Una fantasia molto più che reale

di Ghillyam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine è l'inizio ***
Capitolo 2: *** Una nuova realtà ***
Capitolo 3: *** La profezia ***
Capitolo 4: *** Benvenuti a Torrenuvola ***
Capitolo 5: *** Prime scoperte ***
Capitolo 6: *** La mia canzone ***
Capitolo 7: *** Esercitazioni ***
Capitolo 8: *** Non così diverse ***
Capitolo 9: *** Tra anelli scomparsi e sospetti ***
Capitolo 10: *** Devilix ***
Capitolo 11: *** Amico o nemico ***
Capitolo 12: *** Pronte a partire ***
Capitolo 13: *** Missione su Solaria pt. 1 ***
Capitolo 14: *** Missione su Solaria pt. 2 ***
Capitolo 15: *** Tu sai che io so ***
Capitolo 16: *** Faccia a faccia ***



Capitolo 1
*** La fine è l'inizio ***


 

 

 


La fine è l'inizio



Le lancette dell'orologio sembravano essersi fermate tanto la lezione di latino procedeva lentamente; Irene continuava a far passare lo sguardo dall'orologio azzurro che portava al polso a quello più grande appeso alla parete, sperando che così facendo cambiasse qualcosa. Sulla lavagna spiccavano una miriade di regole ed eccezioni, che facevano incrociare gli occhi agli studenti che tentavano di seguire la spiegazione della professoressa.
«Non vedo l'ora che finisca.» sussurrò Anna, la vicina di banco e migliore amica di Irene, al suo orecchio. L'altra in risposta annuì, con un'espressione che passava dalla noia alla disperazione più totale stampata in viso.
«Ho voglia di M&Ms.»
«Mmm, anche io. E smettila di scrivere sul mio banco.» disse Anna, alzando leggermente il tono di voce.
«Mi annoio.»
«Anche io, ma non scrivo Calliope ovunque sulle tue cose.»
Irene non replicò e continuò a fare come se non l'avesse sentita, ottenendo un'occhiataccia da parte dell'amica.
Cosa darei perchè qualcuno piombasse in classe e mi liberasse da questo strazio pensò Irene, mentre sentiva la professoressa ripetere per l'ennesima volta come si costruiva una frase con i verbi interest refert*.
Improvvisamente si sentì un fragoroso rumore provenire dal corridoio, accompagnato da alcune urla e da...delle risate.
La lezione si interruppe immediatamente e tutti i ragazzi si precipitarono fuori dall'aula, fatta eccezione per Irene che rimase immobile al suo posto con lo sguardo fisso e la mente che viaggiava a mille all'ora: aveva riconosciuto quelle risa eppure non le sembrava possibile che fosse vero. Insomma, ci aveva sempre sperato tantissimo, ma non credeva che il suo desiderio si sarebbe avverato davvero e sopratutto non lì a scuola; con una nuova energia che l'animava, la ragazza si alzò e si affacciò sul corridoio, continuando a pregare che ciò che aveva sentito non fosse frutto della sua immaginazione. I suoi sospetti furono confermati quando vide chi si trovava al centro della massa di ragazzi, che continuavano a gridare (chi per la paura, chi per farsi sentire dai proprio amici al di sopra del frastuono), e non riuscì a trattenere un enorme sorriso.
«Dimmi che non sono chi credo che siano.»
Irene non si era nemmeno accorta della presenza di Anna al suo fianco, che la guardava con occhi sgranati, in attesa di una spiegazione.
«È incredibile! Non è un sogno vero?» chiese Irene, entusiasta.
«No, è un incubo.»
A quanto pare la sua felicità non era ricambiata, ma poco le importava; con passi decisi si avvicinò alle tre donne appena arrivate, facendosi largo tra i suoi compagni. Quasi non sentì le parole della sua migliore amica «Non puoi esserne davvero felice!»
«Oh, si che posso.» ribattè, prima di raggiungere finalmente il centro del corridoio.
Per qualche secondo non riuscì a spiccicare parola, c'erano troppe cose che avrebbe voluto dire e nessuna di queste era adatta alla situazione; alla fine si riscosse e rivolse la parola a quelle che erano sempre state tra coloro che aveva desiderato conoscere ardentemente: Icy, Darcy e Stormy si trovavano a pochi centimentre da lei o, meglio, stavano volando a pochi centimetri sopra di lei e si guardavano intorno con un'espressione di disgusto che Irene non sarebbe riuscita ad imitare nemmeno davanti ad un piatto di broccoli.
«Ciao! Cioè...salve.» esordì la ragazza, maledicendosi mentalmente per quel goffo inizio. Come cavolo ci si rivolgeva a dei personaggi di un cartone animato che però si erano trasformati magicamente in persone in carne ed ossa? Per quanto potesse apprezzare la situazione questo non lo sapeva.
Le Trix si concentrarono su di lei, un'espressione indecifrabile in volto. Vedendo che non accennavano a voler rispondere, Irene continuò «Ehm, okay, non so da dove iniziare, ma è fantastico che siate qui e... insomma, sarebbe bello sapere perchè.»
Irene era incurante dei bisbigli e degli sguardi scioccati che le stavano rivolgendo tutte le persone presenti, la sua attenzione era tutta per le tre di fronte a lei.
«Non sono affari che ti riguardano.» rispose Stormy e la giovane dovette trattenere un'esclamazione di gioia sentendone la voce: era così perfettamente scontrosa e reale.
«Credete che sia lei?» domandò invece Darcy, scrutando attentamente la figura di Irene, che arrossì violentemente sotto quello sguardo penetrante e inquisitorio.
«Secondo me è solo un'altra inutile ragazzina di questo mondo, dovremmo cercare l'anello e non perdere tempo.»
«Ragiona, Stormy - la riprese la strega delle illusioni - Metà di questa gente pare che abbia visto un fantasma, lei è l'unica che sembra conoscersi e la profezia...»
«Zitta, stupida!»
La voce dura e gelida di Icy risuonò tra le pareti e le altre due tacquero immediatamente; durante lo scambio di battute delle minori, gli occhi di Irene non avevano abbandonato per un solo secondo quelli di Icy e se la motivazione della prima era che non aveva potuto farne a meno, la seconda stava chiaramente esaminandola.
«È quella giusta.» affermò semplicemente la strega del ghiaccio.
«A me sembra uguale a tutti gli altri, come fai a sapere che è quella che cerchiamo?» contestò Stormy.
«Ha l'anello.» rispose la maggiore, indicando con un cenno l'anello che la ragazza si stava rigirando nervosamente al dito.
«E so tutto di voi.» aggiunse Irene quasi automaticamente (era una frase che aveva sempre desiderato pronunciare), sorridendo compiaciuta.
«Come?» domandò Stormy, alzando il tono di voce.
«Ne discuteremo dopo, dobbiamo andare.»
Un attimo prima che le Trix, insieme ad Irene, scomparissero la voce di Anna le fermò.
«Che faccio? La elimino?»
«No!» gridò Irene, fermando sul nascere l'intenzione di Stormy e avvicinandosi all'amica.
«Senti -disse prima che Anna avesse la possibilità di parlare- So che pensi che sia una pazzia, ma è il mio sogno e lì mi sentirei a casa, ci sarebbe qualcosa di veramente importante nella mia vita e tu sai quanto lo desidero quindi lasciami andare, okay?»
«Okay.»
Le due amiche si sorrisero poi Irene si avvicinò alle tre streghe e finalmente, dopo tanto tempo, sentì lo schiocco di dita che l'avrebbe salvata dalla sua monotona vita.


 

*Interest refert: sono due verbi latini (3 persona singolare dei composti intersum e refero) che si utilizzano nella sintassi dei casi (nel genitivo in particolare) e significano interessa, importa.


NdA: dunque, quest'idea nasce appunto durante una lunga ed estenuante lezione di latino e spero che possiate apprezzarla.
Credo che ognuno di noi almeno una volta nella vita abbia desiderato di vivere in un mondo più magico e misterioso ripsetto al nostro e questo mi ha spinta a mettere nero su bianco una fan fiction che parte proprio da questo; mi auguro che andando avanti la trama non risulti banale e la storia vi appassioni come sta appassionando me scriverla ;-)
In realtà avrei voluto aspettare di concluderla prima di iniziare a pubblicare i capitoli, ma non riesco più ad aspettare quindi cercherò di mantenere un buon ritmo nell'aggiornare (una volta ogni due settimane in teoria) e di non far passare tempi geologici tra un aggiornamento e l'altro.

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Capitolo 2
*** Una nuova realtà ***


 

Una nuova realtà



Quando riaprì gli occhi, Irene come prima cosa vide una distesa infinita di alberi, che si estendeva in ogni direzione e circondava la piccola radura dove si trovavano lei e le Trix.
Oh mio dio, le Trix! pensò euforica la ragazza. Allora non si era immaginata tutto, l'avevano davvero portata con loro; un nuovo sorriso le illuminò il volto, non si era mai sentita così viva come in quel momento.
All'improvviso, però, un pensiero che fino ad ora non aveva considerato, si fece strada nella sua mente: che cosa avrebbero detto la sua famiglia e i suoi amici? Sua madre come si sarebbe sentita non vedendola tornare? E sua sorella? Non si sentiva in colpa per essersene andata così, era da quando aveva sette anni che non si sentiva a proprio agio nella sua vita, ma non per questo voleva che la sua scomparsa fosse un problema.
«Merda.» disse tra sè e sè, dando voce ai suoi pensieri.
«Qualche problema, ragazzina?»
La voce impaziente di Stormy la riscosse e Irene si voltò verso le tre streghe, che la guardavano con un'aria interrogativa.
«No, sto alla grande -rispose lei con un po' troppa enfasi- Ma, ecco, una piccola domanda tecnica: i miei genitori, ehm...loro si ricorderanno di me o...?»
«Non si ricorderanno niente.» rispose Darcy, agitando una mano avanti e indietro come per scacciare un moscerino.
Irene tirò un sospiro di sollievo, anche se con una punta di rammarico dentro.
«E adesso mettiamo le cose in chiaro...» cominciò Icy solo per essere subito interrotta dalla ragazza, che dentro di sè si stava domandando se quella fosse davvero la strada migliore da prendere, ma del resto aveva bisogno di far capire fin da subito da quale parte stava.
«Qui comandate voi, se faccio scherzi sono fregata e l'obbiettivo è quello di sconfiggere le Winx e conquistare la Dimensione Magica, giusto? In ogni caso sono a disposizione.»
«Ti avverto, terrestre, interrompimi ancora una volta e rimarrai congelata in questa foresta a lungo.»
Irene annuì anche se non riuscì a trattanere una smorfia di soddisfazione di fronte allo sguardo perplesso e stupito che si erano scambiate Darcy e Stormy; lei stessa ammetteva di essere stata imprudente, ma non voleva perdere tempo a sentirsi dire cose che già sapeva, preferiva di gran lunga sapere perchè gli servivano lei e il suo anello e cos'era la profezia di cui avevano parlato.
«Sorelle, penso sia meglio spostarci.»
«Darcy ha ragione, andiamo.»
Le Trix si incamminarono verso l'interno della foresta, seguite da Irene che stava morendo dalla curiosità e dalla voglia di fare domande: sentiva che di lì a poco sarebbe esplosa se non avesse avuto la possibilità di esprimere ad alta voce tutta la sua gioia. Mentre camminavano, Irene continuava ad osservare le figure delle streghe davanti a lei e ogni minuto che passava ne era sempre più ammaliata, erano davvero affascinanti e se prima lo pensava solamente adesso ne era più che convinta: si muovevano con eleganza e austerità, inoltre l'aura malvagia che emanavano era così potente che riusciva a percepirla anche attorno a sè. Solo l'anno prima, se le avessero detto che le antagoniste del cartone animato che le piaceva tanto da bambina (e anche da ragazza) un giorno sarebbero arrivate e avrebbero fatto irruzione nella sua scuola per trovare lei, avrebbe sicuramente pensato ad una presa in giro ben architettata per prendersi gioco delle sue speranze infantili, invece adesso, era davvero lì con loro e per quanto tutti le avessero sempre detto che parteggiare per i cattivi era sbagliato lei sentiva che per quanto la riguardava era la scelta giusta: doveva esserci un motivo che la spingeva in quella direzione e lei non vedeva perchè contrastarlo.
«Ti vuoi muovere, ragazzina?»
Irene accellerò il passo e le affiancò; avevano fretta e questo era palese, ma per capirne il motivo aveva bisogno di qualche risposta in più ed era sicura che le avrebbe ottenute se avesse dimostrato che potevano fidarsi, non che credesse che l'avrebbero fatto presto, ma tanto valeva provarci.
«Dunque, fatemi capire -iniziò Irene- Voi tre avete bisogno di questo anello e...di me. Sia chiaro che io vi aiuterò molto volentieri, ma, per sapere, a che punto della storia siete più o meno? Immagino che abbiate già incontrato Darkar e Valtor, ma non sono sicura che ci sia già stata la parte Stregoni e tutto il resto; però voi siete libere e questo non mi torna quindi o lavorate per qualcuno oppure non viene raccontata tutta la storia.»
Chissà chi si è preso la briga di farlo tra l'altro aggiunse Irene nella sua testa, mentre le Trix la guardavano sbigottite e sospettose.
«Icy, questa qui non mi convince per niente.» sibilò Stormy all'orecchio della maggiore, che però la ignorò e si concentrò sulla loro nuova "prigioniera" «Come fai a conoscerci così bene come sostieni? Sei solo una terrestre.»
«Conoscete la TV, d'altronde esiste anche qui, no? Bhe, nel mio mondo è stato grazie ad essa che ho conosciuto tutto questo e soprattutto le vicende delle Winx e le vostre quindi sono abbastanza informata, ma penso ci sia di più e per aiutarvi, perchè, credetemi, voglio farlo, mi serve sapere a che punto della storia siete.»
«Nessuno è mai dalla nostra parte a meno che non sia costretto, perchè tu sì?» chiese Darcy con un'aria pensierosa dipinta in volto; probabilmente stava ragionando intensamente.
«Mi piacete un sacco -rispose con un alzata di spalle Irene, ma accorgendosi che forse non era una risposta abbastanza esauriente riprese- Non lo so spiegare bene, ma vi ho preferite da subito rispetto alle fate, è stato un istinto immediato e non sapete che nervi ogni volta che Bloom e le altre cinque vincevano. Certo che però, anche voi, se aveste chiacchierato un po' di meno e agito di più adesso sareste in vantaggio se non già vincitrici e, poi, non ha senso sottoporsi a gente che non vi ripsetta quando da sole avete fatto più di tutti gli altri insieme, siete fortissime eppure vi sprecate così, è assurdo!»
La ragazza era partita in quarta non appena aveva avuto modo di lasciar fluire i suoi pensieri, e anche se sapeva che avrebbe fatto meglio a fermarsi non credeva di farcela: era da così tanto tempo che voleva sfogarsi riguardo a certe note dolenti sulla faida Trix/Winx che adesso non riusciva a smettere; per sua fortuna, o forse no, la interruppe bruscamente Stormy «Non ti conviene andare avanti a criticare i nostri metodi, ragazzina.»
«Ehm, scusate. Però quello che ho detto è vero. Okay, okay, ne riparleremo quando non sarete ancora indecise sull'uccidermi o meno.» disse, vedendo l'occhiataccia rifilatale dalla strega delle tempeste che, chiaramente, stava perdendo la pazienza.
«Ci siamo.»
Icy uscì dal sentiero per addentrarsi maggiormente nella foresta buia, dove, racchiuso tra le radici nodose di uno degli alberi più grossi, che sembrava stato fatto crescere apposta per quello, si trovava un portale. Le Trix lo oltrepassarono senza esitazione e così fece Irene, tremendamente curiosa.
Il luogo che si trovò davanti era molto diverso da quello che aveva immaginato: erano all'interno di una casa, una casa decisamente lussuosa.
C'erano un soggiorno, la cucina e al piano di sopra probabilmente almeno tre bagni e più camere da letto; assomigliava ad una casa terrestre sebbene qua e là si notassero oggetti ed elettrodomestici propri dell'Universo di Magix oltre a svariati libri di magia e scaffali pieni di strani ingredienti; le pareti erano dipinte con colori scuri (in particolare blu, viola e porpora) e il pavimento era in legno, come il resto dei mobili.
Notando l'espressione sorpresa della ragazza, Darcy spiegò «È un incantesimo illusorio potenziato. Dopo caverne e tronchi d'albero volevamo qualcosa di sofisticato, ma tu lo sai già.»
Irene si strinse nelle spalle e non disse niente. Faceva uno strano effetto trovarsi in un luogo che per le streghe doveva essere riservato, ma le faceva piacere avere la possibilità di conoscerle almeno attraverso quello, dato che le probabilità che si sarebbero aperte con lei dal punto di vista personale erano infinitesimali.
«Andiamo di là.» disse Icy, dirigendosi verso il salotto. Irene notò che tutte e tre avevano indossato i loro abiti civili e abbandonato le tute da trasformazione non appena erano entrate.
Stormy e Darcy si sedettero sul divano, mentre Icy prese posto su una poltrona e lei rimase in piedi.
«Illuminaci su quello che sai.» la invitò o, meglio, le ordinò la strega del ghiaccio.
«In sintesi: so che avete avuto da sempre scontri con le Winx e che vi siete alleate diverse volte per sconfiggerle, ma avete fallito. E non sapete quanto mi dispiaccia -aggiunse rapidamente- Conosco abbastanza bene i vostri complici e so che sono fuori combattimento, per ora almeno. Per un certo periodo, dopo Valtor, siete rimaste a Roccaluce, di nuovo, mentre le Winx erano sulla Terra per scovare l'ultima fata terrestre e lì si sono scontrate con gli Stregoni del Cerchio Nero che hanno sconfitto e da qui in poi siete voi a dovermi illuminare.»
«A quanto pare non sei così informata, ragazzina.»
«Ho detto in sintesi. E poi perché proprio ragazzina come appellativo?»
«Perchè lo sei.»
Irene non replicò, decise che ragazzina dopotutto non sarebbe stato un gran trauma se era Stormy a chiamarla così e, inoltre, non ci teneva ad inimicarsela più del dovuto: ora si che capiva quando le davano della testarda, impulsiva e diffidente.
«Stormy, piantala -la rimbeccò Darcy, prima di aggiungere- Il tuo nome però non lo sappiamo.»
«Irene.»
«Che nome insulso -commentò Icy- Per stare qui ti serve un nome meno da terrestre
«Ma anche Stella e Aisha sono nomi terrestri.» obbiettò Irene solo per rendersi conto subito dopo che se voleva far valere le sue ragioni probabilmente far riferimento alle Winx non era una buona idea.
«Come non detto -disse- Ma come dovrei chiamarmi?»
«Noia è appropriato, oppure Menzogna.» propose Stormy con un sopracciglio inarcato e portandosi le braccia dietro la testa come se quella situazione non la riguardasse affatto.
Irene si chiese perchè ce l'avesse così tanto con lei; sapeva che non sarebbe stata la più facile da gestire, ma non credeva così tanto.
«Sorellina, oggi sei peggio del solito.» asserì Icy, lanciando uno sguardo stranito verso la strega delle tempeste, che in risposta si limitò a sbuffare.
«Ci sono!» esclamò Darcy, sbattendo una mano sul bracciolo del divano.
«Sentiamo un po'.»
«Erin è perfetto, è praticamente un anagramma del suo nome ed è più particolare.» spiegò la strega delle illusioni.
«Può andare.» concordò Irene o, meglio, Erin.
«E a proposito del punto della storia in cui siamo -riprese Icy- Le fatine hanno sconfitto gli Stregoni circa cinque mesi fa e noi tre siamo uscite da Roccaluce nello stesso periodo per...buona condotta.»
«Ah. Okay.» disse la ragazza senza sapere come ribattere a quell'ultima informazione.
Per un po' tra le quattro calò il silenzio e Irene si sentì perforare da tre paia d'occhi; ringraziò il cielo quando la maggiore delle Trix ordinò a Stormy di accompagnarla nella sua camera.
«Vorrai scherzare, spero -protestò l'altra- Non farò da baby-sitter!»
«Oh, si, che la farai.»
«Non credo mi serva la...» provò ad intromettersi la ragazza senza successo, mentre Darcy guardava la scena divertita come se quella fosse una normale abitudine.
«Non discutere con me, sorellina. Lo sai che non ti conviene.»
«Non ho certo paura di te, Icy. Non mi ridurrò a sorvegliare una ragazzina impertinente.»
«Lo farai, invece, così magari capirai che non stiamo perdendo tempo!»
I toni si erano scaldati e Irene vide comparire nelle mani delle due streghe delle sfere di energia rosse e azzurre. Darcy era ancora immobile sul divano, le braccia incrociate al petto e gli occhi che passavano da una sorella all'altra; Erin le si avvicinò «Fanno sempre così?» domandò.
«Per mia fortuna, sì.»
«Grande. Non si sono mai viste scene del genere, bisognerebbe parlare con chi ha deciso di censurarle.»
Ancora una volta Irene si ritrovò a pensare a chi potesse essersi preso la briga di narrare tutte le vicende di fate e streghe, sopratutto considerando che anche la Terra era stata più volte nominata eppure dove viveva lei non se n'era mai saputo niente.
«Eh va bene! -ringhiò Stormy quando per un pelo la sua scarpa non finì congelata- Ma me la paghi. E tu muoviti.» disse, facendo un cenno stizzito in direzione della ragazza.
Irene la seguì e, salendo una rampa di scale (Caspita, è un gran bell'incantesimo! pensò la terrestre), arrivarono in un corridoio con quattro porte; Stormy le indicò la sua. Erin entrò e si stupì nel vedere un letto enorme, un armadio gigante in legno di quercia, una scrivania, una poltrona, dalla quale, attraverso una finestra, si poteva vedere un paesaggio marittimo stupendo, e uno specchio, che occupava parte della parete opposta alla scrivania. I muri erano di un colore blu scuro che cambiava sfumature grazie alla luce del lampadario appeso al soffitto. C'era anche una porta che dava su un bagno interno.
«Wow!» esclamò Irene.
«Tieni per re i tuoi commenti -la zittì la strega- La stanza di fronte è di Icy, quella qui accanto è di Darcy e la mia è infondo al corridoio, se ti serve qualcosa non disturbare me.»
Detto questo, Stormy stava già per uscire, ma Erin la fermò «So di essere troppo entusiasta e di parlare troppo, ma lo faccio perché, insomma, siete voi; conoscervi era un sogno e adesso è realtá, devo metabolizzare e poi la smetterò, ma per ora ho bisogno di dirvi quanto siate importanti e voglio aiutarvi quindi se riuscissi a sopportarmi sarebbe un vantaggio per entrambe.»
Aveva parlato tutto d'un fiato e appena smise respirò profondamente.
«Cambiati e poi scendi, c'è ancora da discutere.»
«In effetti non mi avete ancora detto niente.» sussurrò Irene, ma il suo commento non sfuggì a Stormy che sprezzante disse «Fino a prova contraria tu non sei nessuno.»
Poi uscì e l'ultima cosa che la ragazza sentì fu la porta della camera della Trix sbattere violentemente.
Anche Erin chiuse la sua e vi si appoggiò, un turbine di emozioni che la invadevano. Dopo qualche minuto si rimise in piedi ed aprì l'armadio: all'interno vi erano una miriade di vestiti e scarpe stupendi che la lasciarono a bocca aperta e automaticamente la portarono a chiedersi perchè cavolo a Magix non si cambiassero mai.
Dopo quello che le sembrò un secolo finalmente decise cosa indossare: aveva optato per una gonna blu a balze e una corta maglietta color verde acqua con una manica a sinistra e dalla parte destra una spallina sottile. Le scarpe le aveva scelte da ginnastica, non sarebbe riuscita a camminare tutto il giorno con i tacchi, ed avevano lo stesso colore della maglietta. Aveva anche trovato alcuni braccialetti e una collana da aggiungere al tutto.
Mentre si toglieva jeans e felpa, il telefono le cadde dalla tasca e subito lo raccolse.
Cavoli, mi ero dimenticata di averlo. Speriamo che funzioni anche in questo mondo.
Irene lo accese e tirò un sospiro di sollievo vedendo che c'erano quattro tacche di ricezione: non avrebbe dovuto comprare un cellulare nuovo.
Lo posò sul letto e poi si vestì. Guardandosi allo specchio si accorse di come il suo aspetto fosse cambiato: ora assomigliava incredibilmente alle persone che vivevano a Magix. Le gambe si erano allungate e la pancia era più piatta, gli occhi marroni sembravano più grandi e luminosi, mentre le labbra rosate erano più sottili e i capelli color rame non erano minimamente fuori posto. Era ancora tridimensionale, o almeno credeva, però le sembianze erano proprio quelle di un cartone animato.
Adesso sì che faceva davvero parte di quel mondo.

 
 
 



NdA: questo è un capitolo di transizione, ma spero che vi sia piaciuto ugualmente. Prima di dare il via alla storia vera e propria ho bisogno di chiarire alcune cose per cui anche il prossimo sarà abbastanza blando, ma non temete: arriverà anche l'azione!

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Capitolo 3
*** La profezia ***


La profezia

 

 

Irene decise di aspettare un po' prima di scendere di nuovo, sicuramente Icy e Darcy avevano di cui parlare e per quanto fosse impaziente non voleva darlo troppo a vedere.
Ne approfittò per pensare allo scambio di battute che le Trix avevano avuto nel corridoio della sua scuola: avevano nominato una profezia e questo comportava che un qualche importante avvenimento stesse per abbattersi sulla Dimensione Magica, era sempre così quando si trattava di profezie, e il fatto che servisse il suo anello per scatenarlo, o impedirlo, dimostrava che era necessario un nuovo potere per affrontarlo di qualsiasi cosa si trattasse perciò la missione che si prospettava doveva essere sicuramente difficile e impegnativa. L'unico tassello di puzzle, in realtà non proprio l'unico, ma uno dei più importanti, che le mancava era sapere cosa c'entrasse lei; dopotutto le Trix avrebbero potuto semplicemente prendere l'anello e andarsene e invece l'avevano portata con loro e, a quanto pareva, contro il parere di Stormy, che la detestava.
Mentre rifletteva, camminava avanti e indietro per la stanza, rigirandosi l'anello tra le dita: la sua pietra azzurra non aveva smesso di luccicare un solo secondo e sembrava contenere un'energia che cercava di uscire in tutti i modi, ma non potesse farlo.
Irene non resisteva più: doveva parlare assolutamente con le streghe.
Uscì dalla camera e mentre scendeva le scale, sentì dei rumori provenienti dalla stanza di Stormy, ma decise di non farci caso: lo sapeva bene che un po' di caos associato alla strega delle tempeste non era niente, soprattutto se era particolarmente nervosa.
Ripercorrendo i corridoi di poco prima, raggiunse Icy e Darcy, che stavano discutendo animatamente.
«Ha qualcosa che non va -stava dicendo Icy- Lo sai anche tu che non è mai stata così.»
«Dobbiamo solo farla calmare, è una testa calda.»
«C'è altro sotto, ne sono certa. Come mai tu sei così tranquilla invece?»
«Perchè la conosco, se non le va di agire in un certo modo reagisce male. Lo sai.» replicò Darcy.
«Non così.»
A quel punto, Erin tossì leggermente ed entrò nel soggiorno.
«Ci stavi spiando?»
«No, dovevamo palare o sbaglio?»
«Non ti conviene mentire, spiare...»
«È la tua specialità, si lo so.»*
Icy le lanciò un'occhiata sospettosa, ma non disse niente.
Irene decise di non fare troppi giri di parole e andò subito al punto «Qual è la profezia di cui parlavate?»
«Allora sei stata attenta.» commentò Darcy, sedendosi sul divano e accavallando le gambe.
«Ovviamente.»
Le due streghe si guardarono velocemente, poi la mora disse «Credo che ci possiamo fidare, dopotutto ha un buon potenziale.»
«Potenziale?»
Entrambe la ignorarono e con uno schiocco di dita Icy fece comparire una pergamena, che fluttuò a pochi centimetri dalla ragazza e si srotolò da sola davanti a lei. Irene sgranò gli occhi, doveva ancora abituarsi a veder praticare la magia in modo così naturale.
Afferrò la pergamena e lesse ciò che c'era scritto.


 

Il potere che state cercando
è sulla terra,
dovete trovarlo.
Una ragazza,
il potere

vi darà
e insieme a voi
combatterà.
Fuoco e ghiaccio
si scontreranno:
la pace o la guerra
riporteranno.
Chi è
amico
o
nemico
ancora non si sa;
bisogna scoprirlo
per aver la libertà.

 

 

Irene la rilesse un paio di volte per capirne meglio il significato e per memorizzarla, poi ripiegò il foglio e lo riconsegnò ad Icy che lo fece sparire.
«Quindi -cominciò la terrestre, cercando di ricapitolare il contenuto della profezia- L'anello sarebbe questo potere che cercate e la ragazza sono io, fuoco e ghiaccio penso che concordiate con me nel pensare che si riferiscano a Bloom e Icy, mentre dell'ultima parte sappiamo che c'è qualcuno in trappola da qualche parte e che non possiamo fidarci di nessuno.»
«Vorrai dire che non possiamo fidarci di te.»
Erin sobbalzò e, imprecando mentalmente per lo spavento, si voltò: Stormy era appena comparsa alle sue spalle ed aveva ascoltato tutto il ragionamento con un'aria di disappunto stampata in volto.
«Sorelle, sul serio credete che una ragazzina possa esserci utile in qualche modo? Per di più una terrrestre che sostiene di conoscere tutti i nostri segreti? Pensavo foste voi quelle riflessive!»
Pronunciate queste parole, la strega delle tempeste uscì dalla porta di casa, attraversando il portale, e sparì nella foresta.
Irene sospirò: non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così difficile farsi accettare.
«Non badare a lei, tornerà.»
«Non lo mettevo in dubbio, ma esattamente da dove tornerà? Cioè...dov'è che siamo?» chiese Irene, che realizzò solo in quel momento di non sapere l'esatta ubicazione del luogo in cui si trovava.
«In una delle zone più isolate di Selvafosca.» la informò Darcy.
«Tornando a noi -riprese Icy- Le tue riflessioni sulla profezia sono giuste, ma non possiamo esserne certe finchè non ne sapremo di più quindi tra un paio di giorni entrerai a Torrenuvola come allieva, lì ci sono informazioni importanti e tu sei l'unica che può procurarsele senza destare sospetti.»
Dentro di sè Erin esultò, ma l'urlo di gioia interiore fu rapidamente sostituito da un'amara consapevolezza.
«Non per mettere in dubbio la vostra decisione, ma io non ho poteri.» fece notare la ragazza.
«E invece li possiedi eccome, solo che non sei mai riuscita a manifestarli.»
«Cosa?!»
Questa si che era una notizia!
«Perchè pensi che oltre all'anello ci serva tu? -chiese retoricamente Darcy- Le nostre ricerche le abbiamo fatte e sappiamo che la Gemma Azzurra, ossia il tuo anello, può essere azionata solo da una strega a lei affine e tale strega sei tu, altrimenti non avresti potuto indossarla così a lungo.»
Irene aprì la bocca per dire qualcosa, ma non riuscì a pronunciare una sola parola, quindi Icy riprese il discorso iniziato dalla sorella «Quest'anello è uno dei manufatti malvagi più potenti mai creati e serve per potenziare i poteri di streghe e stregoni ai massimi livelli oltre ad evocare le più crudeli creature oscure, quindi solo una strega prescelta può indossarlo senza esserne distrutta.»
«E io dovrei imparare a controllare i miei poteri in appena due giorni?» riuscì solamente a dire la ragazza, ancora scioccata per quella rivelazione.
«Ti serve solo la giusta motivazione.»
«Allora iniziamo -esclamò alla fine, prima di ricordarsi di un dettaglio importante- E allora perchè Stormy pensa che io sia inutile per voi?»
Le due streghe si guardarono, poi risposero quasi in contemporanea «Non lo sappiamo.»

 

*

 

Nello stesso momento Stormy stava volando poco sopra le fronde degli alberi di Selvafosca ad una velocità impressionante; era l'unico modo che le impediva di lanciare saette da tutte le parti e rischiare di incendiare l'intera foresta, non che le importasse veramente, ma attirare l'attenzione su di sé e le sue sorelle quando fino a poco tempo prima erano ancora sorvegliate dai Templari di Roccaluce, che volevano assicurarsi che la quiete di Magix fosse davvero al sicuro, non sembrava nemmeno a lei una buona idea. Non che Icy e Darcy ne avessero avute di buone in quel periodo, almeno secondo lei. Non riusciva a capacitarsi di come potessero fidarsi di una ragazzina terrestre, che probabilmente quell'anello l'aveva trovato per caso e che, soprattutto, sembrava conoscerle troppo bene per i suoi gusti, nonostante si limitasse nel rivelare quanto davvero sapeva.
Non le importava ciò che diceva la profezia, tutto ciò che voleva era farla pagare a chi di dovere velocemente e poi finirla con piani lunghi ed estenuanti che non le portavano mai a niente.
Considerava l'arrivo di Irene, Erin o come cavolo si chiamava solo una perdita di tempo e prevedeva che tutto quello si sarebbe concluso con un altro ingresso in una delle prigioni della Dimensione Magica.
Improvvisamente Stormy si fermò ed atterrò in un piccolo spiazzo tra gli alberi, dove restò per qualche minuto, camminando avanti e indietro finchè una voce dietro di lei la fece sobbalzare, ma si rilassò immediatamente, riconoscendola.
«Qual è questo problema così urgente? Sono dovuta andarmene con una scusa stupidissima e per poco...»
Quel flusso di parole fu bloccato dalla strega delle tempeste, che afferrò per le spalle la sua interlocutrice e la sbattè contro il tronco dell'albero più vicino, cercando voracemente la sua bocca con le sue labbra.
«Non si parla.» sussurrò Stormy, separandosi dall'altra.
«Per me va bene.»

 

*

 

Irene stava tentando di sollevarsi in volo da più di mezz'ora senza risultati. Ormai si stava esercitando da ore, tra teoria sugli incantesimi e esercizi di levitazione e telecinesi, ed era riuscita a combinare poco o niente, decisamente iniziare a praticare la magia non era facile come pensava eppure avrebbe dovuto aspettarselo date tutte le serie tv fantasy che guardava.
Ancora una volta piegò le gambe e velocemente le distese, sperando che questa volta sarebbe riuscita ad alzarsi di almeno qualche centimentro, ma non successe niente.
Icy, sopra di lei, le stava urlando suggerimenti, misti ad alcuni insulti; si stava spazientendo e non poco.
Okay, Irene, pensa: le basi le conosci, devi solo calmarti -si disse- Forse è pensare al come che è sbagliato, magari devi concentrarti sul cosa vuoi fare.
Erin prese un profondo respiro e chiuse gli occhi, poi si concentrò sulla sensazione del vento tra i capelli, sul senso di leggerezza e libertà che immaginava si provasse durante il volo e riaprì gli occhi: per poco non cadde quando vide che si stava librando a qualche metro da terra senza l'aiuto di elastici o funi.
Oh mio dio! Sto volando!
Sperando di non capitombolare a terra, si spostò di alcuni centimetri verso destra e ripetè l'operazione per un paio di volte, cercando di acquisire sicurezza; dopo essere andata avanti e indietro per un po', si arrischiò a dirigersi verso l'alto e finalmente si rilassò, godendosi quella meravigliosa sensazione di pace. Dio solo sapeva quanto aveva sognato di poter volare ed ecco che lo stava facendo.
Icy l'affiancò, riportandola alla realtà «Non male, terrestre. Ho visto streghe cresciute in famiglie dedite alla magia metterci molto di più.»
«Però non sono una terrestre se posso volare.» puntualizzò Erin.
«Provieni comunque dalla Terra -la contraddise la Trix- A Torrenuvola però ti presenterai come Erin di Daimonia, un pianeta piuttosto distante da qui.»
«Grandioso.»
«E tutta questa felicità dovrai arginarla e metterla da parte.»
La ragazza ghignò, sentendo la nota di disappunto nella voce della strega mentre pronunciava la parola felicità.
«Certo, le streghe non sono mai felici.»*
«Perlomeno impari in fretta.»
«Icy?» la chiamò Irene.
«Che c'è?»
«Dove avete preso la profezia?»
La Trix valutò la sua domanda e dopo un'accurata riflessione decise di rivelarglielo, del resto sapeva già troppo per non informarla di tutto.
«Poco dopo essere uscite da Roccaluce siamo state sorvegliate dai Templari per un po', ma abbiamo comunque iniziato a cercare un altro modo per farla pagare alle Winx.»
«Certe abitudini sono dure a morire.» commentò Irene, ricevendo un'occhiataccia.
«Nella biblioteca di Magix abbiamo trovato, se si può dire così, un libro di Arti Oscure in cui si parlava di quest'anello e della profezia a lui legata, non sappiamo quanto sia antica, ma non siamo riuscite a scoprire altro oltre a ciò che ti abbiamo detto e per questo ci servono dei manoscritti che si trovano a Torrenuvola. Li avremmo rubati noi, ma non ci teniamo a tornare a Roccaluce perciò tu sei l'ideale.»
Erin si morse nervosamente il labbro prima di porre un'altra domanda «E perchè, ecco...perchè Stormy non approva l'idea?»
«Quindi prima ci stavi davvero spiando.!» esclamò Icy, stizzita.
«Non vi ho spiate, stavo venendo da voi e ho sentito quello che avete detto e comunque se così fosse significa che posso essere una brava strega -la contraddisse la ragazza prontamente- E in ogni caso non sarebbe servito, si capisce da sè che non mi sopporta.»
La strega del ghiaccio alzò gli occhi di fronte alla sfrontatezza di Erin, ma non si scompose più di tanto: anche lei e le sue sorelle erano così.
«Era stufa di piani e sotterfugi, voleva attaccare senza dare il tempo alle fatine di prepararsi, ma dovevamo recuperare al massimo i nostri poteri perciò abbiamo optato per agire in questo modo e sembrava averlo accettato fino a che non abbiamo trovato te.»
Sembrava che Icy volesse aggiungere qualcosa, ma si trattenne: le loro dinamiche familiari erano ancora private.
«Capisco.» disse semplicemente Irene poi la Trix interruppe il suo volo e ritornò a terra, intimandole di fare lo stesso. Controvoglia la ragazza la raggiunse, non era stata in aria ancora abbastanza.
«Vieni con me.» ordinò Icy.
Erin la seguì fino alla radura in cui si erano materializzate quella mattina, dove Darcy le stava aspettando.
«Finalmente. Non ne potevo più di stare qui ad annoiarmi.»
Questa volta fu Irene a riservare un'occhiataccia alla strega «Non ci ho messo poi così tanto!»
«Lo vedremo. Fin'ora hai giocato, ma se non vuoi che quelle nullità di Torrenuvola ti considerino più idiota di loro dovrai darti da fare.»
Detto questo le due Trix si alzarono in volo e la circondarono; prontamente Erin fece lo stesso e arrivò alla loro altezza, adesso che aveva capito il meccanismo volare era una passeggiata.
«Immagino che da adesso sarete solo le Trix, giusto?»
In risposta ricevette una scarica di dardi ghiacciati che schivò per un pelo.
«Direi che questo è un si.»
Da quel momento fu una serie continua di incantesimi schivati e, in poche occasioni, parati grazie ad uno scudo che Irene riuscì a far materializzare per ripararsi da colpi che le avrebbero procurato ferite gravi se fossero andati a segno: Icy e Darcy erano incredibilmente agili e contrastarle stava richiedendo più energia del previsto, fortuna che era stata un'assidua frequentatrice della palestra della sua città nell'ultimo anno. Nonostante quello era comunque piuttosto divertente.
«Ma esattamente cosa dovrei fare oltre ad essere colpita?» chiese Irene, dopo che delle schegge di ghiaccio le avevano graffiato il braccio e una spirale oscura l'aveva presa in pieno: la ragazza si pentì di aver pensato che i raggi viola che utilizzava Darcy in molte occasioni non servissero a niente, erano più dolorosi di quanto immaginava.
Le streghe non risposero quindi iniziò a ragionare rapidamente.
Volare ho capito come si fa, le basi della magia le ho studiate e mi sono esercitata con telecinesi e levitazione. Cosa mi manca?
Quando vide una sfera nera passare a pochi centimetri dalla sua testa, trovò la risposta alla sua domanda.
«Il mio potere attivo!» esclamò ad alta voce.
«Dieci punti per te.» disse Darcy sarcastica.
Okay, concentrati: devi solo attingere alle tue emozioni, è quello che fanno sempre tutti in ogni film.
Erin provò ad isolarsi dal mondo esterno, cercando di trasformare quello che provava in energia magica che le mostrasse quale fosse il potere che la contraddistingueva: si accorse di sentirsi incredibilmente bene, non trovava niente che non andasse in quella situazione. Sì, stava più o meno combattendo contro Icy e Darcy, ma se poteva farlo significava che possedeva la magia e che era insieme a loro, c'era una profezia legata a lei e due giorni dopo avrebbe iniziato a frequentare Torrenuvola; era tutto perfetto.
Probabilmente Icy aveva ragione e doveva piantarla di essere così felice, dopotutto era una strega e le streghe utilizzavano le emozioni negative per manifestare la magia.
La ragazza allora ripensò alle liti con sua madre, alla voglia di strozzare la sua professoressa di storia e alla sua ex compagna di scuola Sara Bensi, una delle persone più insopportabili che avesse mai conosciuto. Intorno a lei sentì come una specie di sfarfallio e si accorse di avere un'aura verde attorno a sè, che però svanì quasi subito: i ricordi non bastavano, le serviva qualcosa che la facesse scattare in quel momento e le provocasse rabbia.
Provò a pensare a cosa l'avrebbe potuta far infuriare sul serio in quel momento ed ebbe un'illuminazione.
«Darcy -chiamò, attirando l'attenzione della strega- So di cosa ho bisogno, ma mi servi tu.»
«È tutta tua, sorellina.» disse Icy in risposta allo sguardo interrogativo che le aveva rivolto la mora.
«Cosa devo fare?»
«Ecco, dovresti tramutarti in...Bloom.»
«Cosa? No, non ci penso nemmeno a prendere le sembianze di quella fata da strapazzo.»
«Lo so, lo so: è chiedere tanto, ma se hai sopportato di spacciarti per Stella, potrai essere Bloom per cinque minuti, no?»*
«Solo e, ripeto, solo per questa volta.» acconsentì Darcy, dopo lunghi minuti di silenzio.
Icy di fianco a loro era indecisa se ridere per quello che Darcy avrebbe fatto di lì a poco o essere indignata al posto suo.
«Un'ultima cosa -disse ancora Erin- Potresti comportarti come se fossi davvero lei?»
In risposta la strega delle illusioni digrignò i denti, ma annuì e un attimo dopo di fronte a Irene c'era la fata della Fiamma del Drago.
Dopo questo mi ucciderà pensò.
«Salve Icy, quanto tempo.» esordì Bloom-Darcy, utilizzando una delle frasi standard della fata.
Irene guardò la strega come per dire «Stai al gioco.»

Icy accolse la sfida.
«Ciao, fatina. Finalmente siamo alla resa dei conti.»
«Ti ho già sconfitta, strega; non sarà diverso questa volta.»
«Ma non ci sono altre frasi nel tuo vocabolario?» si intromise Irene, che al solo vederla sentiva già le mani formicolare: riusciva ad essere insopportabile e piena di sè anche “interpretata” da Darcy.
«E tu chi sei? Cosa le hai fatto Icy?!»
«Non mi ha fatto niente, sono qui perchè l'ho deciso io.»
«Non è possibile. È una Trix, loro sanno solo fare del male, non puoi essere davvero dalla loro parte.»
«Bhe, voi Winx siete capaci solo di lanciare stupidi gridolini e andare dal parruchiere.» replicò Irene, l'aveva già fatta innervosire.
«Noi difendiamo la Dimensione Magiche dalle streghe!»
«Peccato che non ve l'abbia chiesto nessuno.»
Senza che l'avesse stabilito, Erin liberò un raggio di energia verde che passò a pochi centimetri dal corpo di Bloom-Darcy.
Darcy, vedendo che erano sulla strada giusta, rincarò la dose «Tutti si affidano a noi perche nessuno può batterci; siamo le più potenti fate dell'intero Universo.»
«E le più presuntuose.» commentò Icy.
«Trovo strano che parli al plurale quando non lasci spazio a nessuna delle tue amiche nemmeno per allcciarsi le scarpe.»
«Non è assolutamente vero!» ribattè Bloom-Darcy.
«Ma per favore! Spari ordini a destra e a manca, nessuno osa mai contraddirti perchè, poverina, non hai conosciuto i tuoi genitori fino ai diciotto anni; credi di essere la migliore in ogni cosa che fai e non sia mai che possa esserci qualcuno che se la cava meglio di te. Avete un gruppo musicale e, nonostante sia Musa la fata della musica, tu sei la cantante.»
Più parlava più Irene trovava ragioni che la portassero ad avercela con Bloom: quando alla TV la vedeva monopolizzare la situazione il nervoso la invadeva puntualmente, accresciuto dal fatto che ogni singola volta lei e le sue amiche riuscissero a sconfiggere le Trix, ma non si era mai sentita così.
All'improvviso una potente luce color verde smeraldo l'avvolse e quando sparì avvertì una nuova energia scorrerle nelle vene; si guardò intorno e vide Icy che la osservava con un'espressione di malcelata sorpresa, e, poco più in là, Darcy, che aveva ripreso le sue sembianze.
Poi lo sguardo le cadde sul braccio destro, dove risaltava un tatuaggio che partiva dal polso fino ad arrivare poco sotto la spalla; abbassò gli occhi e vide che i suoi vestiti erano cambiati: indossava un abito verde scuro con una solo manica che le lasciava scoperta parte della pancia, mostrando un altro tatuaggio sul fianco. Portava degli stivaletti neri e verdi e una calzamaglia scura.
Grande! Mi sono trasformata.
«Bhe, ce l'ho fatta.» disse Irene, cercando di controllare la nota entusiasta nella sua voce.
«Bene, perchè questa è una cosa che non farò mai più.»
Darcy era palesemente disgustata da quello che aveva appena dovuto fare, ma si vedeva che era soddisfatta. Potevano anche essere le temute Trix, ma se raggiungevano un buon risultato erano in grado di gioirne, più o meno.
«Ottimo, ora vediamo cosa sai fare.» aggiunse Icy.
«Cosa? Ah giusto, il mio potere; ma non dovrebbe essersi già manifestato?»
«Dipende dal tipo di potere.» rispose Darcy.
«Mmm, okay.»
Erin si concentrò e cercò di far fluire la magia dentro di lei, tentando di capire se si sentisse più affine ad un particolare elemento (di solito si basavano su quello i poteri specifici di ogni strega o fata che fosse), ma purtroppo non successe niente per parecchi minuti.
«Dannazione!» esclamò rabbiosamente la neo-strega.
«A volte ci vuole tempo.»
«La stavi rassicurando? -domandò Icy alla sorella, inarcando un sopracciglio- Essere Bloom ti ha fatto male.»
«Non la stavo consolando.!» si difese immediatamente Darcy.
«Non mi servono incoraggiamenti -affermò Irene- Vorrei solo che accadesse qualcosa.»
All'improvviso una sfera di energia si manifestò nel palmo della sua mano, lasciandole interdette tutte e tre.
«Ma che cavolo...»
«Vorrei un gelato.» disse Erin, desiderando la prima cosa che le venne in mente. Forse aveva avuto un'idea su quello che era appena successo.

Non appena una coppetta nocciola e stracciatella si materializzò magicamemte davanti a lei, il suo volto si illuminò.
«So qual è il mio potere -esultò- Posso controllare i desideri.»
«Perfetto, abbiamo appena vinto la strega dei desideri.»
«Ciao anche a te, sorellina.»
Irene stava iniziando a essere infastidita dalla nuova abitudine di Stormy di comparire alle spalle.
«Non è detto che possa far avverare solo i suoi. Quando eravamo ancora a Torrenuvola avevo letto da qualche parte che con questo potere si possono controllare i desideri altrui e sfruttarli a piacimento, tuttavia non si può intervenire su quelli che cambierebbero il corso del destino e cose simili.» si affrettò a spiegare la strega delle illusioni.
Quando dicevano che è la più intelligente non scherzavano pensò Erin.
«Allora questo cambia le cose.» disse Stormy, stringendo i denti.
«Ho capito che mi odi, non serve nasconderlo.» sbottò a quel punto la ragazza.
«Non lo nascondo affatto: penso che tu sia solo una ragazzina che ha avuto una gran fortuna a non finire incenerita, grazie ad una stupida profezia, e credo che tutto questo non ci servirà a nulla e tantomeno tu.»
Era tornata da trenta secondi e già quella ragazzina le aveva fatto saltare i nervi: il rombo di un tuono squarciò l'aria e una saetta illumino il cielo, che iniziava a farsi scuro.
«Qui non sei l'unica ad essere testarda, e non pensare che accetterò che mi odi e basta. Ho sperato tutta la vita di imparare da voi e adesso che posso farlo non lascerò che proprio tu mi detesti.»
Detto questo le due si squadrarono per un tempo che parve interminabile, una esasperata e delusa l'altra alterata. Poi Stormy si voltò e prese la direzione che portava alla casa-sotto-l'albero, come l'aveva soprannominata Irene; tempo pochi attimi e parlò di nuovo, il tono di voce ancora piuttosto scocciato «Voi non venite?»
Indecisa se credere che quell'invito fosse rivolto anche a lei, Irene seguì le Trix come aveva fatto appena quella mattina con la differenza che aveva scoperto di essere una vera strega, che avrebbe potuto aiutare tre delle più potenti nemiche della Dimensione Magica, ed aveva appena dato il via ad una missione personale: Stormy alla fine l'avrebbe accettata.

 



*la frase fa riferimento alla battuta di Stormy della puntata “Il tradimento di Riven” nella prima stagione «Fidati di Icy, lei sa quando si spia qualcuno: spiare è la sua specialità.»
*la frase fa riferimento alla battuta della Griffin nella puntata “L'anello di Stella” nella prima stagione «Se noi non siamo felici allora nessuno deve esserlo, e noi non siamo mai felici.»
*la frase fa riferimento all'episodio “Appuntamento al buio” della prima stagione, dove Darcy si finge Stella per rubare l'anello della ragazza.


NdA: salve gente! In primo luogo buona Pasqua a tutti (sì, so che mancano due giorni, ma dettagli) e, secondo, ho aggiornato stasera perchè non sono sicura che domani avrei potuto quindi eccomi qua. Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto almeno la metà di quanto io mi sono divertita a scriverlo; è difficilissimo riuscire a mantenere lo stesso carattere che le Trix hanno nella serie anche qui, soprattutto considerando il fatto che la maggior parte del tempo il punto di vista è quello di una ragazza che le adora e idolatra (okay, qui la colpa è mia), quindi fatemi sapere se c'è qualcosa che dovrei aggiustare per far sì che restino IC.
Ringrazio
-Tressa per aver recensito i primi due capitoli, aver aggiunto la storia tra le preferite e me tra gli autori preferiti.
-MartiAntares per aver recensito i primi due capitoli e avr aggiunto la storia tra le seguite.
-Hermione2905 per aver recensito il primo capitolo.
-itsyouemma per aver recensito i primi due capitoli.
-cole turner per aver recensito il primo capitolo, aver aggiunto la storia tra le seguite e le preferite e me tra gli autori preferiti.
-jarmione per aver recensito il secondo capitolo e per aver aggiunto la storia tra le seguite.
-Lafada per aver recensito il secondo capitolo.
-Hufflepuff03 per aver aggiunto la storia tra le seguite.

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Capitolo 4
*** Benvenuti a Torrenuvola ***


Benvenuti a Torrenuvola
 



«La devi smettere immediatamente!»
«Di fare cosa?»
«Non far finta di non capire, sorellina. Piantala di urlare contro di lei e di ostacolare noi; ormai è qui e ci rimarrà, Erin ci serve e che ti piaccia o no ha un un potenziale oscuro altissimo quindi continueremo su questa strada e forse, finalmente, avremo davvero un'alleata che abbia il nostro stesso scopo. Chiaro?»
Erano passati un paio di giorni da quando le Trix avevano trovato Irene e non era passato un solo minuto senza che Stormy avesse mostrato il suo disappunto verso l'idea di allenarla in preparazione a Torrenuvola; si era contenuta per un po', ma quando il giorno prima era stata costretta ad ore di esercitazioni per aiutarla a controllare i suoi poteri, rimandando un appuntamento importante, aveva perso la pazienza. Tuttavia sembrava che la ragazza non avesse intenzione di demordere nel suo tentativo di farsi apprezzare dalla strega delle tempeste e, a malincuore, Stormy doveva ammettere che un po' c'era riuscita: aveva un buon intuito e, fatta eccezione per le difficoltà iniziali, era riuscita a destreggiarsi bene con il suo potere, inoltre era testarda almeno quanto lei e dopo qualche esitazione aveva iniziato a risponderle a tono. Le uniche a farlo fino a quel momento erano state le sue sorelle, che, a differenza sua, erano entusiaste della velocità con cui Erin imparava, nonostante fossero molto brave nel nasconderlo.
«Oggi l'accompagnerai tu a Torrenuvola.» disse Icy.
«Cosa? Mi pareva di averti già detto che non farò la baby-sitter.»
«E io sono sicura di averti detto che non mi interessa.»
Stormy sbuffò e si lasciò cadere sul divano pesantemente; stava per replicare, ma si bloccò. Andare a Torrenuvola poteva essere una buona scusa per recuperare l'incontro saltato del giorno prima.
«Eh va bene.» acconsentì alla fine.
«Caspita, Icy, nemmeno contro le Winx hai mai faticato così tanto.» disse Darcy, sogghignando.
«È un insulto?» chiese la minore.
«Per te no, per la nostra sorellona si.» rispose la strega delle illusioni, prima di ritrovarsi per terra a causa di una lastra di ghiaccio comparsa sotto i suoi piedi.

 

*


Irene quella mattina si svegliò con un leggero senso d'ansia, misto ad eccitazione, che la invadeva.
Quel giorno sarebbe diventata un'allieva ufficiale della scuola per streghe e dopo il suo ingresso lì avrebbe dovuto contare solo su se stessa; stare in una casa immaginaria con le Trix era un conto, le conosceva e bene o male sapeva in che verso prenderle, ma a Torrenuvola avrebbe incontrato moltissime persone che avrebbe dovuto imparare a gestire un poco alla volta e le sue capacità di relazionarsi con gli altri erano al minimo. Fortuna che le streghe dovevano pensare solo al proprio interesse. Il lato positivo era che in quei pochi giorni aveva imparato a controllare i suoi poteri quel tanto che bastava per sostenere uno scontro di basso livello, inoltre stava iniziando a capire come percepire i desideri degli altri: era come se la sua mente entrasse in contatto con quelle altrui, captando ciò che l'altra persona desiderava e glielo suggerisse; doveva solo scoprire come riuscire a farli materializzare nello stesso modo in cui faceva coi suoi.
Erin si alzò e dopo essersi fatta velocemente una doccia si vestì e scese al piano di sotto, dove Icy e Darcy la stavano aspettando insieme a quella che doveva essere Stormy sotto false sembianze: i capelli ricci erano più lunghi e lisci ed erano color viola-grigio, indossava una corta maglia rossa e una gonna beije con una striscia rossa intorno alla vita, mentre le scarpe aperte erano rosse sul davanti e viola sul tacco. Se non avesse saputo che era lei non l'avrebbe riconosciuta.
«Carina.» disse Irene, squadrandola da capo a piedi, con una nota di ironia nella voce, che sapeva avrebbe infastidito la strega.
«Sta zitta. È colpa tua se mi sono dovuta conciare così, ragazzina.»
«Ancora un po' e saresti potuta entrare ad Alfea senza problemi.» la prese in giro Darcy.
«Smettetela. Stormy ti accompagnerà fino a Torrenuvola e ti darà alcune indicazioni.» la informò Icy.
«D'accordo.»
Erin e Stormy uscirono, poi si diressero in volo verso la scuola.
Per un po' rimasero in silenzio fino a che Irene non si decise a parlare «Quindi, come funziona? Devo iscrivermi e verrò accettata anche se siamo già a metà anno scolastico?»
«Metà anno? I corsi inziano oggi, ricordati che il tempo funziona in modo diverso rispetto alla Terra, e comunque ci abbiamo pensato noi a iscriverti, ti ricordo che stavamo pianificando da giorni il tuo arrivo.»
«E da giorni tu non eri d'accordo.»
«Non provocarmi.»
«È l'unico modo per parlare con te.»
«Non consideri che io non voglio parlare con te.» replicò secca Stormy.
«Secondo me invece lo vuoi.»
«Non provare a usare il tuo potere con me, ragazzina. Parlo di volontà non di desideri.»
«Io sento comunque che desidereresti parlare di qualcosa.» insistette Erin.
La strega non rispose e tra loro calò un silenzio carico di tensione, interrotto nuovamente dalla terrestre «Sul mio pianeta dicono che chi tace acconsente.»
«Ancora una parola e non arrivi a Torrenuvola.»
«Oh andiamo! -esclamò Irene esasperata- Penso di aver dimostrato che potete fidarvi di me.»
«Tu non hai dimostrato niente -sbottò Stormy- Sei arrivata, affermando di conoscere noi e i nostri segreti, ma di essere dalla nostra parte; queste due cose, però, sul mio pianeta, non sono compatibili quindi no, non mi fido di te e non capisco come le mie sorelle possano farlo.»
Irene sospirò poi iniziò a spiegare «Forse non vi conosco bene come ho detto, ma quello che so mi ha fatto scegliere voi rispetto alle fate: ho visto il vostro impegno e che nulla vi è stato regalato, non so niente del vostro passato prima delle Winx, ma se posso cambiare il vostro futuro lo farò perchè siete donne e streghe potenti e voglio esserlo anche io e questo l'ho deciso molto tempo fa, dopo che degli schifosi hanno reso la mia vita un inferno per anni. A livello personale non vi conosco, so solo che Icy è la leader crudele e carismatica, che Darcy è quella riflessiva e manipolatrice e che tu sei la più impulsiva e pronta ad agire; non sono a conoscenza dei vostri segreti e non mi interessano, mi bastate voi. Se vuoi odiarmi fallo, ma sappi che io non vi tradirei mai.»
La strega delle tempeste non si aspettava una confessione del genere e restò a bocca aperta e, mettendo da parte l'orgoglio e i motivi per cui la presenza di Erin non la faceva sentire tranquilla, disse «Non ti odio, penso che tu sia troppo saccente ed entusiasta, ma non ti odio.»
«Ma continuerò a chiamarti ragazzina.» aggiunse subito dopo.
Forse aveva sbagliato a giudicarla fin da subito, ma non era abituata a fidarsi delle persone e farlo con una terrestre sedicenne cresciuta con le favole non le sembrava il modo migliore di cominciare.
«Quindi...qual è la Winx che odi di più?»
«Come?» chiese Erin, confusa dall'improvviso cambio di argomento.
«Detesti le fate, ma ce n'è di sicuro una che odi di più. Io non sopporto Flora.»
La ragazza accolse con piacere quel tentativo della Trix di sostenere una conversazione con lei.
«Direi Bloom -rispose senza esitazione- Ma penso che Icy la odi abbastanza per tutte e due quindi credo Stella. Ad essere sincera all'inizio pensavo che sarebbe stata Darcy a detestarla maggiormente, ma, pensando a Riven, capisco perchè ce l'abbia tanto con Musa.»
«Già -sibilò Stormy tra i denti, prima di chiedere- E tra di noi, chi preferisci?»
«No, questo non lo dirò.» rispose subito Irene, iniziando a giocherellare con l'anello, come faceva ogni volta che si sentiva in difficoltà.
«Non costringermi a fartelo dire.» l'avvertì la strega, divertita dall'imbarazzo della ragazza di fronte alla sua domanda.
«Icy.» sussurrò Erin.
«Tipico.» fu il commento di Stormy, mentre alzava gli occhi al cielo.
«Me l'hai chiesto tu.» si difese Irene, alzando le spalle.
Le due proseguirono senza aggiungere altro; volarono sopra la foresta per un'altra mezz'ora e finalmente videro il castello in lontananza. Insieme scesero di quota e continuarono a camminare lungo un sentiero che portava direttamente alla scuola. Vedendo alcune ragazze camminare poco lontane da loro, Erin si accorse che non aveva portato una valigia e subito pensò Vorrei avere una valigia con tutto il necessario per vivere a Torrenuvola dentro. Immediatamente di fianco a lei si materializzò un trolley pesante color verde prato, che sollevò, grazie ad uno degli incantesimi di levitazione che le aveva insegnato Darcy, e se lo trascinò dietro.
«Può essere utile.» affermò Stormy, riferendosi al suo potere.
«Sulla Terra pagherebbero per una capacità simile.» disse la ragazza.
«Adesso ascoltami bene -intimò la Trix, interrompendo quello scambio di battute- Poco sopra i sotterranei si trovano gli archivi proibiti, la Griffin li controlla costantemente...»
«Con la sua sfera di cristallo, lo so.»
«Trova un modo per prenderli, il tuo potere aiuterà. Ediltrude e Zarathustra sono delle serpi, si divertiranno a mettervi in difficoltà quindi preparati; la Griffin è una traditrice che lavora con le fate, ma non è stupida: non farti scoprire. E se proprio devi farti delle amiche che non siano delle idiote.»
«Grazie.»
«Non lo dicevo per te, non montarti la testa. E da adesso quella parola è vietata, ti contatteremo noi.» ci tenne a specificare Stormy, prima di girarsi e andarsene, lasciandola sola.

 

*


Non appena varcò l'ingresso di Torrenuvola, Erin dovette trattenere un'esclamazione di stupore: era decisamente più suggestiva che alla televisione. I soffitti erano altissimi e sembrava che le pareti fossero costantemente sul punto di muoversi, la luce soffusa creava un'atmosfera inquietante, che però non le dispiaceva, e i corridoi erano labirintici; si sarebbe sicuramente persa.
Ad attendere lei e le nuove matricole c'erano i due bracci destri della preside: le professoresse Ediltrude e Zarathustra, che tutte le studentesse osservavano preoccupate. Le due streghe chiesero una ad una nome e pianeta di provenienza e quando fu il suo turno ci mancò poco che le venisse un colpo: il suo nome le Trix lo avevano saputo solo un paio di giorni prima, non era possibile che avessero dato lo stesso che avevano scelto insieme. Rapidamente desiderò che sulla lista in mano ad Ediltrude comparisse il nome Erin dove doveva esserci il suo e poi si presentò «Salve, sono Erin di Daimonia.»
L'insegnante fece scorrere l'elenco e quando la trovò spuntò lo spazio bianco accanto alla riga, prima di indicarle la direzione per la sua stanza: quinta porta a destra del terzo piano. Con la sua valigia al seguito Irene si fece largo in mezzo al gruppo di giovani streghe che continuavano a parlottare tra di loro.
«Vorrei tanto conoscere corridoi e stanze alla perfezione.» disse tra sè e all'improvviso le sembrò di avere la piantina del castello stampata in testa.
Questo potere è una forza, ma sarà meglio che smetta di fare affidamento solo su questo pensò, consapevole che doveva imparare a cavarsela da sola.
Dopo una decina di minuti raggiunse la porta di una stanza con attaccate due fotografie, tra cui la sua, accanto alla quale se ne materializzò una terza subito dopo. Evidentemente non appena la loro presenza veniva segnalata sulla lista, le stanze venivano automaticamente assegnate.
Erin entrò e si trovò in una camera enorme incredibilmente simile a quella che occupavano le Trix quando soggiornavano lì, anzi, la presenza di una piccola bambolina bionda, infilzata da degli spilli, su uno dei tre comodini e uno specchio ovale sulla parete di fronte a lei le confermarono che quella era proprio la vecchia camera di Icy, Darcy e Stormy*. La neo-strega si sedette sul letto, vicino al comodino con la bambolina (Chissà com'è sopravvissuta in questi anni? si chiese), e vi si sdraiò, assaporando la trepidazione e il nervosismo che invadevano ogni suo muscolo: era un po' come essere appena entrata in una Hogwarts un po' diversa.
Il suo momento di pace fu interrotto dall'arrivo delle sue nuove compagne di stanza, che senza fare complimenti occuparono gli altri due letti e lasciarono cadere le valigie a terra. Erin si mise a sedere e le osservò, mentre anche loro si guardavano intorno come aveva fatto lei poco prima: una era di carnagione scura e teneva raccolti in due crocchie i capelli viola. Indossava un top rosa, una gonna scura e portava un paio di ballerine dello stesso colore del top; la cosa che più colpì Erin, però, fu vedere che aveva il corpo ricoperto da tatuaggi viola, che partivano dalle caviglie fino ad arrivare alle clavicole.
L'altra ragazza aveva lunghi capelli color cobalto e luminosi occhi azzurri, indossava una semplice maglietta blu a maniche lunghe, che le lasciava scoperte le spalle, e degli shorts sopra ad una calzamaglia nera, che si sposavano perfettamente con le sue scarpe blu con il tacco.
Irene tossì leggermente per attirare la loro attenzione e un paio di occhi color nocciola trafissero i suoi, come se la stesse passando ai raggi X.
«Salve.» la salutò la strega dai capelli blu, mentre l'altra continuava a fissarla.
«Ciao.» disse Erin, accennando un sorriso.
«Io sono Arya.»
«Erin, piacere.»
«E tu sei...?» chiese Arya, rivolgendosi alla terza.
Finalmente quella staccò gli occhi dalla figura di Irene e si presentò «Fanny.»
«Non trovate che sia fantastico questo posto?» domandò Arya per rompere il ghiaccio.
«Non è proprio fantastico il termine che userei per definire Torrenuvola -replicò Fanny, indicando con un ampio gesto della mano la loro camera- Inquietante, cupa e tenebrosa invece sono appropriati.»
«È comunque la scuola dove tutte le streghe vorrebbero studiare.» affermò Erin con convinzione.
«Già -concordò Arya, prima di aggiungere- Anche se non mi conforta molto essere capitata proprio in questa camera.»
«Che intendi dire?» domandò Fanny.
«Bhe, ho sentito alcune ragazze più grandi dire che questa era la stanza delle Trix quando frequentavano la scuola.» spiegò Arya, abbassando il tono di voce nel pronunciare il nome del trio.
«È decisamente un bene per noi, non credi? - disse la strega di colore senza esitazione, stupendo Irene- Erano le migliori.»
«Bhe, se per migliori intendi che hanno quasi portato alla rovina l'intera Dimensione Magica per ben tre volte allora siamo d'accordo.»
«Ma dai! -si intromise Erin, era lì da cinque minuti, letteralmente, e già stava discutendo con qualcuno, e per un argomento che pensava avrebbe affrontato almeno dopo qualche giorno dal suo arrivo nella scuola- Erano, anzi, sono grandi streghe: hanno saputo eseguire incantesimi che noi non ci sogneremmo nemmeno e si sono sempre comportate come si addice ad una strega: hanno pensato e fatto affidamento solo su loro stesse invece di andare a piangere dalle fate come la maggior parte delle persone qui dentro.»
Le sue nuove compagne la guardarono con occhi sgranati, forse ci aveva messo un po' troppa enfasi nell'elogiarle; il silenzio che era sceso nella stanza fu interrotto da Fanny «Io sono pienamente d'accordo.»
La strega dai capelli blu sospirò ed alzò gli occhi al cielo, ma non replicò.
Poi tutte e tre iniziarono a disfare le valigie senza dire una parola, ma dentro di sè Irene stava esultando: le sue compagne non sembravano male, soprattutto Fanny e forse avrebbero reso più piacevole il suo soggiorno lì, almeno fino a che non avesse trovato tutte le informazioni necessarie per decifrare la profezia. Inoltre l'ambiente tetro del castello in qualche modo la faceva sentire a suo agio ed alloggiare nella stanza di Icy, Darcy e Stormy era quasi rassicurante, come se le tre le fossero più vicine e l'idea che non a caso che le fosse toccata quella camera si faceva strada nella sua testa.
I suoi pensieri furono interrotti dalla voce autorevole della preside Griffin, che risuonò tra le pareti «Che tutte le matricole raggiungano immediatamente l'aula magna della scuola, avete cinque minuti.»
La donna non aggiunse altro e dal corridoio iniziarono a sentirsi i primi rumori di porte che sbattevano e di voci stridule e petulanti.
«Non ditemi che ci toccherà sorbirci un noioso discorso di commiato.» sospirò Arya.
«Credo proprio di si.» constatò Erin.
«Caspita, Acquamarina, a vederti così non ti facevo una da "Odio i discorsi d'apertura"!» esclamò invece Fanny, riferendosi chiaramente ad Arya.
«Non mi conosci ancora.»
«Lo vedo, comunque sarà meglio andare. Una di voi sa come si arriva all'aula magna?»
«Lo so io, seguitemi.» rispose Erin prima di uscire dalla stanza e unirsi al resto delle ragazze.
Tutte le nuove studentesse stavano percorrendo i corridoi di Torrenuvola sotto gli sguardi indagatori delle allieve più grandi, che di tanto in tanto ne indicavano una tra loro per poi mettersi a ridacchiare come se niente fosse; sembravano divertirsi un mondo nel prenderle in giro.
Irene, mentre guidava le sue compagne di stanza verso l'aula magna, non smetteva di guardarsi intorno con curiosità, cercando di individuare alcune tra le streghe che aveva visto frequentare la scuola quando seguiva la serie sulla Terra; ne intravide un paio, che però, non stavano badando più di tanto alle matricole e non vi prestò particolare attenzione, l'attirò invece un piccolo gruppo di ragazze accanto ad una delle tante porte delle camere da letto. In particolare si concentrò su una strega dai capelli verdi con dei lineamenti spigolosi e un'espressione decisamente scorbutica in viso, che proprio in quel momento stava parlando con quelle che dovevano essere sue amiche. La terrestre la riconobbe immediatamente: si trattava di Lucy.
Non che le fosse mai importato particolarmente di lei, ma era comunque una forte emozione incontrare persone che fino a poco tempo prima credeva semplici frutti di fantasia, di chiunque si trattasse. Nonostante questo, si limitò ad un'occhiata veloce in direzione della strega prima di proseguire ed arrivare finalmente nella sala principale del castello.
Erin, Fanny ed Arya presero posto su tre delle sedie disposte lungo le gradinate, aspettando l'arrivo della Griffin. Quando tutte quante furono ai loro posti la preside, accompagnata dagli altri insegnanti, fece la sua comparsa sulla piattaforma che dominava la sala e immediatamente calò il silenzio.
«Benvenute a Torrenuvola, giovani streghe -esordì la donna, facendo rimbombare la sua voce tra le pareti- Come di certo avrete intuito, e se così non è stato vi consiglio di cambiare indirizzo di studi, io sono la preside Griffin e questi sono i miei colleghi ed i vostri professori; durante i cinque anni che passerete qui saremo noi ad insegnarvi come padroneggiare e in che modo destraggiarvi con i vostri poteri e con le Arti Oscure per cui vedete di non deluderci.»
Qui la donna fece una breve pausa prima di riprendere «Come forse alcune di voi già sapranno gli stadi che una strega dovrebbe raggiungere durante il proprio percorso sono cinque: la forma base, che solitamente molte tra le matricole ottengono prima ancora di arrivare qui.»
«Questo è poco, ma sicuro.» fu il commento di Fanny alle ultime parole della direttrice.
«Puoi dirlo forte.» risposero in coro Erin ed Arya, scambiandosi un'occhiata complice.
«Il secondo -continuò la Griffin- È il Gloomix, che potenzierà la vostra forma base oltre a permettervi di utilizzare la magia in luoghi in cui non sarebbe possibile.»
Come le Willdlands pensò Irene, ricordandosi della volta in cui le Trix avevano seguito le Winx nella Zona Recinto per rapire Bloom, dietro ordine di Darkar, ed erano state in grado di usufruire dei loro poteri.
«Il terzo stadio è quello del Disenchantix e per ottenere la nuova trasformazione dovrete impedire che una fata riesca a salvare un abitante del proprio pianeta o, in alternativa, mettere in pericolo voi stesse una qualsiasi persona del pianeta opposto al vostro, ma dato che non sempre si può conoscere tale pianeta la prima opzione è la più ricorrente.»
Chissà quali trasformazioni saranno le ultime due? si chiese la terrestre: immaginava che quella successiva dovesse essere la corrispondente del Believix, ma non aveva mai sentito parlare di una quinta trasformazione nemmeno per le fate e da quel che sapeva le Winx, qualunque essa fosse, non l'avevano ottenuta, a meno che in quei mesi non ne avessero avuto l'occasione.
«Dopo il Disenchantix viene il Devilix* e l'unico modo per ottenerlo è fare in modo che almeno una persona perda fiducia nei poteri delle fate, in sostanza una versione amplificata del modo in cui è possibile ottenere il Gloomix, ossia facendo perdere sicurezza e fiducia in se stessa ad una fata. Per finire viene il Blightmix*, in opposizione al potere fatato del Bloomix, e lo potrete attivare inducendo una fatina a compiere un atto vile ed egoista.»
Tutte le nuove streghe stavano ascoltando rapite ciò che la donna davanti a loro stava dicendo, già immaginando quello che avrebbero potuto fare una volta raggiunto lo stadio finale; tuttavia i loro sogni ad occhi aperti vennero bruscamente interrotti da un avvertimento della preside «Ricordate che sono ben poche le streghe che nella loro vita hanno raggiunto tutti e cinque i livelli, molte sono arrivate al Disenchantix e niente di più, ma la maggior parte non ha mai superato nemmeno la forma base quindi rimanete con i piedi per terra e pensate a come migliorarvi, lasciando le speranze e i sentimentalismi alle fate. Un'altra cosa -aggiunse la Griffin con tono serio- Non mi interessa quali imprese vi vedranno partecipi durante la vostra permanenza qui, e non so nemmeno se avrete l'opportunità di compierne, ma scordatevi di lasciare questa scuola, pensando di essere le più potenti o brave della Dimensione Magica, una strega porta sempre a termine ciò che comincia.»
Erin vide molte ragazze scambiarsi occhiate perplesse dopo quella dichiarazione, lei invece si domandò se le parole della direttrice fossero un riferimento alle Winx, che dopo essere diventate Fate Guardiane avevano lasciato gli studi ad Alfea, oppure stesse parlando delle Trix, anche se in realtà il trio era stata lei ad espllerlo da Torrenuvola; in ogni caso la strega dai capelli ramati era felice di quel chiarimento e di aver avuto maggiori informazioni su ciò che da quel momento in poi avrebbe dovuto fare.
La Griffin continuò il suo discorso elencando le varie regole che avrebbero dovuto seguire durante il loro soggiorno a Torrenuvola (coprifuoco alle dieci, niente incantesimi fuori dalle aule, accesso proibito agli alloggi degli insegnanti e divieto di far entrare nella scuola allievi degli altri college, in particolare le fate di Alfea, senza il consenso scritto di un professore) dopodichè aspettò qualche secondo, il tempo di far tornare il silenzio tra le ragazze, e concluse con un annuncio importante «Quest'anno c'è una novità, come sapete tutti gli anni per dare il benvenuto alle matricole il college di Alfea organizza un ballo tra le fate e gli specialisti di Fonterossa a cui le streghe non sono mai state invitate -a queste parole una serie di fischi di disapprovazione invase l'aula magna, ma il silenzio ricalò velocemente- La mia collega Faragonda, però, ha ritenuto che dopo i trascorsi tra le nostre scuole sia opportuno che anche le streghe prendano parte al ballo pertanto vi annuncio fin da ora che tra due giorni non ci saranno lezioni e avrete la possibilità di prepararvi per la serata ad Alfea.»
Così come le altre streghe Erin si rallegrò della notizia, la festa sarebbe stata un'ottima occasione per iniziare a conoscere anche la scuola per fate e magari avrebbe potuto trovare qualche informazione utile riguardo l'anello e la profezia, inoltre al 99% avrebbe incontrato le Winx ed era curiosa di vederle dal vivo.
Con questi pensieri la terrestre si alzò e seguì le altre ragazze fuori dalla sala. La sua missione era appena cominciata.


*


Nel frattempo Stormy, ancora sotto false sembianze, si stava dirigendo verso il lago di Roccaluce.
Non appena aveva lasciato Erin si era affrettata a contattare il suo appuntamento mancato e velocemente le aveva detto di raggiungere il lago, uno dei posti in cui solevano incontrarsi anche se non il più sicuro; quando arrivò, lei non c'era ancora quindi si sdraiò sulla riva e chiuse gli occhi, in parte per rilassarsi in parte per proteggersi dal sole, che quel giorno era eccessivamente luminoso per i suoi gusti. Avrebbe volentieri provocato un bel temporale.
Dopo un tempo che non riuscì a definire sentì qualcuno sedersi accanto a lei e aprì di poco le palpebre, portando una mano a coprirsi gli occhi dalla luce; a qualche centimetro dal suo viso c'erano due scuri occhi a mandorla, circondati da una cascata di capelli blu, che la guardavano con una nota di disappunto mista ad una di quello che Stormy intuì essere desiderio.
«Cos'è quella faccia?»
«Dal tuo aspetto devo dedurre che tu e le tue amiche stiate tramando qualcosa?»
Stormy si mise a sedere e ricambiò lo sguardo indagatore della fata con un'occhiataccia, prima di dire «Punto primo: se così fosse di certo non lo direi a te. Punto secondo: questa è solo una precauzione date tutte le nuove fatine che oggi si aggirano intorno al vostro college scadente e punto terzo: se i capelli ricci ti eccitano di più non hai che da dirlo, cara Musa.»
Detto questo la strega si mise a cavalcioni sulle gambe della fata della musica, che portò indietro la testa mentre Stormy stava già infilando la mano destra sotto la gonna rosa che indossava, graffiandole la coscia con le unghie lunghe; non c'era delicatezza tra loro, non era un rapporto contornato da carezze e preliminari, l'unica cosa che contava era il contatto tra i loro corpi e nient'altro.
Quella relazione clandestina era nata circa due mesi e mezzo prima, all'interno di uno dei bar di Magix, e non nel migliore dei modi: entrambe si trovavano lì per poter spegnere il cervello per qualche ora, una dopo una discussione più accesa del solito con le sorelle l'altra in seguito all'ennesima lite col proprio ragazzo.
I litigi tra Musa e Riven erano diminuiti per un po' di tempo dopo che avevano lasciato la Terra, ma solo per peggiorare di nuovo non appena tutti i consigli di Helia e Nabu erano caduti nel dimenticatoio della mente dello specialista: era bastato qualche giorno a Magix per fargli dimenticare tutti i sentimenti che aveva confessato a Musa e ricominciasse a comportarsi come il solito sbruffone arrogante. La fata di Melody aveva ignorato il suo comportamento per evitare di ricominciare a discutere, ma i suoi tentativi erano falliti miseramente, per questo, quando quella sera aveva incontrato Stormy nel locale, dopo aver sfogato le sue frustrazioni su di lei con insulti vari (imitata dalla Trix), non si era tirata indietro nel momento in cui, senza che avessero capito come fosse successo, si erano ritrovate a baciarsi all'interno di uno dei bagni del bar. Nessuna delle due sapeva quando quello pseudo-rapporto fosse diventato indispensabile, ma non riuscivano più a farne a meno e i loro incontri settimanali erano aumentati, rendendo difficile trovare nuove scuse per allontanarsi dai loro ripsettivi gruppi.
«Non so se sia una buona idea farlo qui.» disse Musa, mordendosi il labbro inferiore.
«Dovresti saperlo che io e le buone idee non andiamo d'accordo.»
Detto questo la strega la fece sdraiare sul prato per poi chinarsi su di lei e lasciarle un grosso segno rosso alla base del collo, provocando numerosi brividi nella Winx, che aveva abbandonato ogni dubbio sul fatto che fare sesso vicino ad un lago facilmente raggiungibile da chiunque non fosse una buona idea.
«Pensi ancora che sia una pessima decisione?»
In risposta Musa l'afferrò per i fianchi e ribaltò le posizioni, cosa che fece sogghignare Stormy.
«Non si parla.» disse la fata di Melody, ripetendo le stesse parole che le aveva rivolto la Trix alcuni giorni prima.
«Direi che è meglio.»

 


Arya




*la bambolina e lo specchio compaiono per la prima volta nell'episodio “Missione a Torrenuvola” nella prima stagione: la prima viene trovata da Tecna, mentre le Winx stanno perlustrando la stanza alla ricerca dell'anello di Stella, il secondo invece è la porta di un passaggio segreto che nel corso della stagione le Trix usano spesso per uscire dal castello di nascosto.
*Devilix: devil in inglese significa diavolo o demone e ho scelto di utilizzare questo termine sostanzialmente perchè mi sembrava avere una buona assonanza e perchè non sono riuscita a trovare un termine che mi soddisfasse con il significato di non credere.
*Blightmix: riguardo a questo dirò qualcosa anche nelle note, comunque blight in inglese significa far appassire ed è il contrario del verboto bloom che significa fiorire e come già scritto l'ho immaginata come la trasformazione opposta al Bloomix.


NdA: okay, okay, okay... so che questo è stato un grandissimo azzardo, ma l'idea di una relazione segreta tra Stormy e Musa mi è venuta così e quando l'ispirazione prende il sopravvento in questa maniera non posso fare altro che lasciare che le mie dita sulla tastiera del computer e la mia mente facciano tutto il lavoro, mi auguro comunque che qualcuno possa apprezzare quest'idea.
Dunque, se non si fosse capito ho deciso di far partire la storia da dopo la quarta stagione senza contare quelle dalla quinta in poi, ma ho deciso di mantenere la trasformazione del Bloomix perchè, effettivamente, tra tutte mi è sembrata la più completa tuttavia non ho inserito quella del Sirenix perchè la storia della maledizione e tutto il resto sarebbe stata troppo complicata da inserire nella trama e lo stesso vale per il fatto che il Bloomix in teoria le Winx lo ottengono anche grazie al frammento di Fiamma del Drago di Bloom, ma qui sarà come se fosse una trasfromazione come le altre.
Da adesso vedremo Irene destreggiarsi nell'imparare ad essere una vera strega e la sua caccia al tesoro per scovare nuove informazioni avrà inizio; scusate per il papiro e alla prossima!
Suggerimenti e critiche sono sempre apprezzati ;-)

Ringrazio
-DarcyRocks99 per aver recensito lo scorso capitolo
E tutti i lettori silenziosi e coloro che ho già nominato nel precedente capitolo.

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Capitolo 5
*** Prime scoperte ***


Prime scoperte



Era notte fonda e le ombre proiettate dagli alberi, grazie alla luce della luna, rendevano decisamente inquietante la foresta di Selvafosca, avvolta da un sinistro silenzio.
Le Trix se ne stavano immobili accanto ad un grosso faggio, che con i suoi lunghi rami faceva loro da scudo contro le grosse gocce di pioggia che avevano iniziato a cadere; Darcy, appoggiata al tronco, stava giocando distrattamente con una delle due ciocche bionde che le ricadevano sul viso e lungo le spalle, mentre Icy controllava con attenzione la situazione, come per assicurarsi che nessuno spuntasse all'improvviso dal folto della foresta. Stormy, invece, seduta su uno dei rami più alti, si stava godendo le gocce di pioggia che le bagnavano la pelle, sbavandole il trucco, ma lei non se ne curava.
«Non dovrebbe essere già qui?» chiese ad un certo punto la strega delle illusioni, rompendo il silenzio.
«Arriverà tra poco.» rispose secca Icy.
«Comunque non c'è fretta, finalmente piove.» aggiunse Stormy, guardando verso il basso in direzione della sorella di mezzo.
«Parla per te -replicò l'altra- Ho i capelli già abbastanza crespi, se l'umidità dovesse aumentare ancora mi ci vorrà un miracolo per lisciarli di nuovo.»
«Ma sentiti: sembri quella smorfiosa di Stella.» rise la Trix delle tempeste, ottenendo una sucessione di insulti da parte della sorella maggiore.
«Smettetela, tutte e due -si intromise bruscamente Icy, zittendole- Abbiamo altro di cui preoccuparci.»
«Si può sapere che cosa ti prende stasera?»
«Già, sorellina, che hai? Non hai smesso di agitarti da quando siamo arrivate.»
La strega del ghiaccio non rispose e fece come se non le avesse sentite, continuando nella sua nervosa camminata.
«Ehi, si può sapere che cavolo c'è che non va?» esclamò Darcy, richiamando l'attenzione della sorella.
«Inizio a pensare che questa sia stata davvero una pessima idea.»
«Spero che tu stia scherzando -sbottò Stormy- Hai tartassato me per giorni e adesso hai dei ripensamenti?»
«Non si tratta di Erin.» chiarì Icy.
«E allora qual è il problema?»
La maggiore delle Trix sembrò riflettere intensamente sulla risposta da dare, ma non riusciva a trovarla neppure lei: non sapeva cosa fosse, ma qualcosa la tormentava e non riusciva a darsi pace per questo. Tutti i suoi sensi erano costantemente in allerta e anche provando a non farci caso, dicendosi che era solo una sua impressione, la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato non l'abbandonava.
«Niente, lasciate stare.» rispose alla fine senza però smettere di rimanere sull'attenti, alla ricerca di ogni possibile e strano rumore.
Stormy e Darcy si scambiarono uno sguardo stranito, ma non dissero una parola e fecero come se quella conversazione non ci fosse stata, riprendendo a stuzzicarsi l'un l'altra.
All'improvviso lo scricchiolare di alcuni rami le fece scattare tutte e tre e per poco Erin non si ritrovò rinchiusa in un blocco di ghiaccio.
Rialzondosi da terra, dove si era buttata per evitare l'incantesimo di Icy, disse sarcasticamente «Ti manderò il conto della lavanderia.»
«Cosa hai scoperto?» chiese subito Stormy, tornando a terra, mentre Darcy sussurrava all'orecchio della strega del ghiaccio «Mi dici che accidenti hai?»
«Ho qualche nuova informazione riguardo l'anello, ma tutti i libri che riguardano profezie e predizioni sono nella cripta del castello; nell'archivio magico ci sono più libri di storia della magia e biografie di streghe che altro.» le informò Irene con un tono di voce grave.
«Come inizio può andare, ma devi sbrigarti se vogliamo dare inizio al piano.» disse Darcy.
«Lo so, ho fatto quello che ho potuto -affermò Erin, prima di far comparire un grosso libro dalla copertina scura e porgerlo alle tre- Intanto date un'occhiata a quello che è scritto qui.»
Le Trix aprirono il tomo alla pagina indicata e iniziarono a leggere.

 

Sono molti e misteriosi i manufatti incantati presenti nell'intera Dimensione Magica, difficili da trovare e complicati da controllare sono estremamente pericolosi (soprattutto per quanto si attiene a quelli oscuri); molte sono le streghe e le fate che nel corso della storia hanno provato a sfruttarli, spesso portando a disastrose conseguenze (basti pensare alla tragedia che nel 1543 colpì il pianeta Zorax a causa del tentativo dello stregone Moraster di incanalare l'energia del famoso ciondolo della fata Lydia).
Tra i più famosi e certamente tra i più potenti ricordiamo la Gemma Azzurra: un anello la cui montatura fu ricavata da un frammento di roccia lunare, nella quale si trova incastonata tuttora la lacrima congelata della prima regina del pianeta Lunaris (ormai disabitato). Creato da potenti maghi oscuri allo scopo di aumentare i loro poteri e di evocare spaventose e terribili creature, il potere di quest'anello è opposto a quello del pianeta Solaria (noto per essere tramandato alla primogenita della famiglia reale) che, di conseguenza, può essere utilizzato per rafforzare i poteri delle fate e dare vita a creature benevole, sebbene tutto ciò non sia mai stato verificato; essendo di natura imprevedibile, la Gemma Azzurra è sempre stata custodita con sapienza dai regnanti di Lunaris (unici in grado di controllarlo) fino alla scomparsa degli ultimi sovrani; ad oggi l'ubicazione dell'anello è sconosciuta e le idee su dove possa trovarsi sono diminuite drasticamente, portando ad un lento disinteressamento riguardo questo antico manufatto, che sembra non preoccupare più la popolazione della Dimensione Magica nè i suoi governanti sebbene circolino ancora numerose leggende intorno ad esso, prima tra tutte quella che lo vedrebbe maledetto dal fantasma di un potente stregone.

 

Le streghe terminarono la lettura e restituirono il volume ad Erin, che, così come era comparso, lo fece svanire.
«Può rivelarsi più utile di quel che pensiamo.» disse Icy, la mente che viaggiava a mille per capire come poter sfruttare al meglio quelle notizie.
«Giusto -concordò la Trix delle illusioni, portando una mano a stringersi il mento e iniziando a collegare le varie informazioni tra di loro- Adesso che sappiamo che l'anello di Stella potrebbe contrastare il tuo dobbiamo solo sottrarglielo così saremo in vantaggio e non appena avremo decifrato appieno la profezia niente potrà coglierci impreparate.»
«Tranne il fatto che abbiamo appena scoperto di avere qui con noi l'ultima principessa di Lunaris.» aggiunse la strega dai capelli argentei, guardando Erin intensamente che per tutta risposta abbassò lo sguardo senza proferir parola.
«Come scusa?» domandò Stormy.
«Ma certo, è ovvio!» esclamò la mezzana, che aveva capito il ragionamento di Icy e della stessa Erin.
«Darcy ha detto che la Gemma Azzurra può essere portata solo da una strega prescelta, che sappia controllarla e su quel libro c'è scritto che le uniche persone che possono farlo sono i sovrani di Lunaris e, dato che possiedo l'anello da quando sono piccola, significa che faccio parte della famiglia reale del pianeta.» spiegò Irene piuttosto abbattuta: scoprire di essere una strega era un conto, ma sapere che sarebbe potuta crescere circondata da magia e incantesimi al posto che in una barbosa città italiana assolutamente comune le provocava un senso di rabbia indescrivibile, velato però dalla tristezza per aver scoperto di non aver vissuto circondata dalla sua vera famiglia e da tutto ciò che aveva desiderato.
Probabilmente -pensava- il mio potere deriva proprio da questo e non è ereditario; devo averlo sviluppato nel corso degli anni.
Se nel corso di quei sedici anni avesse sentito di appartenere al luogo dove era vissuta o, comunque, fosse riuscita a stringere buoni e solidi rapporti (fatta eccezione per Anna e i suoi due migliori amici Giuseppe e Riccardo, che aveva conosciuto un paio di anni prima e che a differenza di altri l'avevano sostenuta nelle sue fantasie e che, quindi, se avessero saputo cosa le era capitato sarebbero stati al settimo cielo) quella scoperta non sarebbe stata così sconvolgente, ma ripensando alle prese in giro e agli scherzi subiti per anni, che la sua conversazione con Stormy aveva riportato a galla, tutto ciò che sentiva era di essere stata privata di qualcosa; il lato positivo della situazione era che adesso poteva riprenderselo e finalmente aveva un vero motivo per essere lì.
«In ogni caso -disse la ragazza- Questo non cambia niente, almeno per voi; la profezia resta il punto principale della ricerca e continuerò in quella direzione anche se cercherò qualcosa riguardo Lunaris e ciò che è successo.»
Le Trix annuirono, non sapendo cos'altro aggiungere: sapevano che Erin doveva avere un qualche legame con quel pianeta, ma non ne erano certe e la conferma dei loro sospetti aggiungeva solo altro mistero a tutto quello che riguardava la profezia, che ancora non sapevano per quale motivo fosse stata pronunciata.
«Domani sera ci sarà il ballo di apertura dell'anno scolastico -riprese Erin- Quest'anno per la prima volta anche le streghe di Torrenuvola sono state invitate e pensavo che potesse essere una buona occasione per curiosare nella Sala degli Incanti di Alfea; sarei rimasta al castello per entrare nella cripta, ma sarebbe sospetto se fossi l'unica a non esserci.»
«Noi intanto prenderemo l'anello di Stella, lei e le sue amiche saranno sicuramente lì, e nessuno si accorgerà di niente.» aggiunse Icy, che vedeva nell'intrusione ad Alfea un ottimo modo per scaricare la tensione e liberarsi da quella fastidiosa sensazione che l'attanagliava.
«Sempre che questa volta Bloom non abbia problemi con il suo vestito.» sussurrò tra sè e sè Irene.
«Che vuoi dire?» domandò Darcy.
«Bhe, l'ultima volta che vi siete intrufolate ad Alfea durante il ballo siete state scoperte da Bloom solo perchè stava cercando un paio di forbici per accorciarsi il vestito.»
«Non posso crederci! -esclamò Stormy- Sul serio solo per colpa di un paio di forbici quella fatina si è messa in mezzo?»
«Purtroppo ha la fortuna dalla sua parte, anche se ancora non capisco il perchè.»
«Questa volta non sarà così -affermò con sicurezza la strega del ghiaccio- Con il tuo potere non avremo problemi con le Winx.»
«Sempre che rubare lo scettro non comporti grandi cambiamenti.» puntualizzò Darcy.
«Vedrò cosa posso fare.» assicurò Erin.
«Direi che qui abbiamo finito, ti contatteremo telepaticamente non appena sarà iniziata la festa.» concluse Icy.
«Perfetto, allora io torno a Torrenuvola.»
Con queste parole Irene, incurante della pioggia, si alzò in volo e si diresse verso il college, mentre le Trix si smaterializzarono a casa loro, fatta eccezione per Stormy che decise di raggiungerla volando, data la scarsità di temporali che si verificavano a Magix.

 

*


Che sia qui o sulla Terra, il suono della sveglia sarà sempre una tortura.
Questo fu il primo pensiero di Irene la mattina dopo, mentre una fastidiosa serie di bip interrompeva la sua gita nel mondo dei sogni.
Svogliatamente si girò dalla parte del comodino per spegnere quell'aggeggio infernale, ma non fece in tempo ad allungare il braccio che un raggio di luce bianco-azzurra mandò in frantumi la sveglia, facendo volare frammenti di plastica e metallo ovunque; Erin ritirò il braccio velocemente e si riparò sotto le coperte per evitare di essere colpita in pieno da uno di quei pezzi volanti. Dopo un paio di minuti riemerse da sotto il piumone e rivolse lo sguardo verso il letto occupato da Arya, che aveva la testa appggiata al materasso e il cuscino premuto sopra la faccia.
«Davvero ogni mattina farai così?» esclamò Irene infastidita: era già la seconda mattina di fila che Acquamarina, come ormai l'avevano soprannominata lei e Fanny, le distruggeva la sveglia.
«Sei tu che vuoi svegliarti all'alba non io.» bofonchiò l'altra, la voce ovattata a causa del cuscino.
«E oggi non c'è nemmeno lezione quindi perchè cavolo non l'hai spenta ieri sera?» aggiunse subito dopo, rigirandosi sotto le coperte.
«Tanto ti saresti dovuta svegliare prima o poi.»
«Poi.!»
Durante i pochi giorni che aveva passato a Torrenuvola, Erin aveva capito in fretta quanto fosse facile far cambiare umore ad Arya e stava ancora cercando di trovare il modo migliore per evitarlo; la mattina, però, non c'era verso perchè la compagna stesse allegra e per almeno un paio d'ore era assolutamente intrattabile. Aveva una personalità che si accordava benissimo all'elemento che controllava: un attimo prima era cordiale e tranquilla come il mare caraibico e subito dopo sembrava che dentro di lei si muovessero onde di burrasca. In poche parole assolutamente imprevedibile.
«La smettete voi due? -le rimbeccò Fanny, che si mise a sedere, stropicciandosi gli occhi- Non ho intenzione di svegliarmi ogni mattina con voi due che discutete.»
«È con lei che devi lamentarti; la sua cavolo di sveglia è insopportabile.»
«Senza la mia cavolo di sveglia ieri avresti saltato la lezione di Zarathustra e non credo che tu voglia finire sulla sua lista nera. E poi sono le nove, ieri ho spostato apposta l'orario dato che oggi non c'è scuola.» puntualizzò Irene.
«Resta il fatto che non mi va di essere svegliata ogni giorno da quella cosa maledetta.» ribattè Arya, che finalmente aveva buttato il cuscino da parte e si era seduta con la schiena appoggiata al muro.
«A questo c'è rimedio. Passami la sveglia, Erin.» disse Fanny.
Vorrei che la mia sveglia fosse di nuovo integra pensò la ragazza per poi lanciare l'oggetto alla strega di colore, che l'avvolse in una sfera violacea per alcuni secondi e poi la fece scattare.
«Sentito?» chiese.
«No.» risposero in coro Erin ed Arya.
«Allora ha funzionato; adesso sarà possibile sentirne il suono solo nel raggio di un metro di distanza.» spiegò Fanny.
«Grande.!» esclamò Arya.
«Bene, e adesso direi che possiamo alzarci.» disse Erin, scendendo dal letto.
«Oh, ma non è possibile! Non la smetti mai tu.» sospirò Acquamarina, lasciandosi scivolare sul materasso.
«Non so tu, ma io stasera non ho intenzione di sfigurare davanti a quelle fate da quattro soldi quindi, per quanto possa sembrare banale, ho bisogno di un vestito e mi servirà tempo per sceglierlo.»
«Okay, allora è proprio ora di darsi da fare.» concordò Fanny, alzandosi dal letto e stiracchiandosi.
«Eh va bene, ma non aspettatevi di vedermi girare come una pazza per tutti i negozi di Magix.» le avvisò la strega dai capelli blu, mettendosi in piedi.
«Scherzi? Io ho un metodo molto più divertente.» la rassicurò Irene, che, con un gesto della mano, sostituì alla maglietta larga e ai pantaloncini che indossava come pigiama i soliti abiti che portava durante il giorno con un sorriso soddisfatto in volto.
«Che dici può andare?» domandò ironicamente Fanny alla compagna.
«Non male.» rispose semplicemente Arya con un'alzata di spalle, che fece sorridere le altre due.
Erin inziava davvero ad apprezzare quei piccoli momenti quotidiani che riempivano le sue giornate e la facevano sentire sempre più parte di quel mondo, cosa che non le era mai capitata prima; con le Trix poteva dare sfogo al suo lato più oscuro, ma anche divertirsi con quelle che stavano diventando sue amiche non era male e poi quella sera avrebbe potuto dare prova a sufficienza delle sue capacità come strega perciò non vedeva perchè non lasciare da parte pensieri su anelli, profezie e origini misteriose, che la facevano sentire un po' troppo come una certa fata dai capelli rossi per i suoi gusti, e svagarsi un po'.

 

*


Il college di Alfea era incredibilemente affollato: fate, streghe e specialisti occupavano cortile, corridoi e salone principale, dove i professori vigilavano con attenzione sulla situazione. Era la prima volta che per il ballo di benvenuto la scuola ospitava anche le streghe di Torrenuvola e questo provocava un po' di agitazione nell'animo degli insegnanti, che, visti i trascorsi, non erano propriamente tranquilli; soprattutto tre nuove professoresse erano particolarmente preoccupate e non perdevano di vista un solo secondo le studentesse della scuola per streghe.
«Secondo voi c'è da fidarsi?» chiese Tecna, mentre osservava con cipiglio dubbioso un gruppetto di ragazze passare davanti a lei.
«Non penso che ci procureranno problemi.» disse Flora, che come suo solito riusciva a vedere del buono in tutti.
«Meglio stare attente in ogni caso.» suggerì Aisha, non troppo convinta che quella di invitare le streghe fosse stata una buona idea.
«Almeno stavolta non rischiamo un'invasione di serperatti.» aggiunse la fata dei fiori, iniziando a ridere, accompagnata da Tecna.
«Serpe che?»
«Dimenticavo che non eri ancora con noi, Aisha -disse la fata dai capelli fucsia- Al nostro primo anno le Trix trasformarono i regali dei ragazzi di Fonterossa in uova di serperatto, come esercitazione ideata dalla Griffin, e fu solo grazie a Bloom che riuscimmo ad evitare il panico generale.»
«Certo che quelle tre hanno sempre saputo come divertirsi.» commentò la fata dei fluidi.
«Puoi dirlo forte.»
Le tre Winx risero insieme, ripensando ai loro primi giorni da studentesse e guardando a che punto erano arrivate: dopo essere tornate dalla missione sulla Terra le ragazze del Winx Club avevano preso strade diverse, seppur fossero ancora in stretto contatto, e avevano cominciato la loro vita da adulte su Magix. Tecna, Flora e Aisha avevano fatto domanda per insegnare ad Alfea e Faragonda era stata ben lieta di accoglierle come professoresse. Rispettivamente si occupavano del simulatore, a cui la fata della tecnologia aveva apportato numerose modifiche e miglioramenti con l'approvazione di Palladium, della classe di Erbologia, che come materia aveva sempre appassionato Flora, e del corso di autodifesa, il cui svolgimento era adesso coordinato dalla principessa di Andros, che aveva trovato conforto nell'insegnamento di fronte alla perdita di Nabu, nonostante essa fosse ancora una ferita aperta e sanguinante dentro di lei.
Stella e Musa, invece, si erano trasferite a Magix dove adesso vivevano, dedicandosi alle loro passioni: la fata del sole e della luna condivideva un appartamento (adiacente a quello occupato da Musa) con il suo amato Brandon, il quale aveva chiesto il permesso al preside Saladin di potersi trasferire lì e contemporaneamente frequentare le lezioni a Fonterossa, e aveva iniziato a progettare una propria linea di moda che la teneva occupata gran parte del tempo e che ogni giorno le regalava nuove emozioni. La fata di Melody si era concentrata su come migliorare la sua musica ed erano molti i produttori che aveva incontrato, sia a Magix che sulla Terra (dove era rimasta in contatto con Jason Queen, che la stava aiutando enormemente), ed era sulla buona strada per incidere il suo primo disco.
Bloom, infine, era tornata su Domino per recuperare il tempo perduto con i suoi veri genitori e pian piano stava imparando a conoscerli.
Per quanto riguardava Roxy, invece, l'ultima fata terrestre aveva acconsentito a diventare un'allieva di Alfea ed aveva appena cominciato il suo primo anno, dopo aver trascorso alcuni mesi, passando dalla Terra all'isola di Tir Nan Og, insieme a sua madre Morgana e suo padre Klaus.
Per quell'occasione tutte le Winx, ad eccezione di Bloom, che non aveva potuto raggiungerle, si sarebbero ritrovate in memoria dei vecchi tempi e a fine serata le aspettava uno dei loro tanto amati pigiama-party.
«Dove saranno Musa e Stella?» chiese a un certo punto Flora, guardandosi intorno.
«Probabilmente Stella starà ancora scegliendo il vestito da mettere.»
«Niente di più facile.»
Le parole di Tecna furono seguite da un nuovo coro di risate, che questa volta, però, fu interrotto da una voce a loro molto familiare.
«Se avete finito di prendermi in giro noi saremmo arrivate.»
«Stella, Musa, ciao!»
Le cinque ragazze si abbracciarono e per un po' ci furono solo esclamazioni e gridolini di gioia a riempire l'aria, come se fossero secoli che non si incontravano.
«Dai raggiungiamo i ragazzi.!» esclamò Stella, non appena si fu separata dall'abbraccio con Flora.
«Io resto qui, c'è bisogno di qualcuno che tenga sotto controllo le ragazze.» disse Aisha, i cui occhi si erano immediatamente incupiti.
«Vorrai dire le streghe.» specificò Tecna.
«Aisha ha ragione, io resto con lei.» si accodò subito Musa, che non voleva lasciare sola la sua migliore amica e non aveva alcuna voglia di incontrare Riven.

 

*


Nello stesso momento Erin stava varcando la porta del salone di Alfea insieme ad Arya e Fanny, guardando con malcelata curiosità quello che la circondava: come Torrenuvola anche il college per fate era decisamente più suggestivo dal vivo, nonostante la predominanza di colori chiari come rosa e giallo.
Sapeva di doversi muovere a raggiungere la Sala degli Incanti, ma la sua curiosità stava avendo la meglio e poi non sarebbe cambiato niente se avesse tardato qualche minuto; lei e le sue amiche si misero ai lati della sala, squadrando con occhio critico i gruppetti di fate intorno a loro.
Dopo ore di prove tutte e tre erano riuscite a trovare l'abito adatto ed erano molto soddisfatte: avevano optato tutte per un abito lungo, che arrivava fino a coprirgli i piedi. Quello di Erin era un monospalla color verde chiaro e con una fascia nera sulla parte superiore, le scarpe che portava erano nere col tacco e a differenza di quel che pensava non erano poi così scomode; Fanny invece indossava un semplice vestito senza maniche dalle sfumature viola che le ricadeva morbido lungo i fianchi, mentre l'abito di Arya era blu scuro, punteggiato da brillantini azzurri che si intonavano ai guanti chiari che le arrivano fin sotto il gomito.
«Okay, ragazze, che ne dite di darci una mossa e di trovare qualche specialista carino prima che i migliori siano andati?» propose Irene, bisognosa di una scusa per allontanarsi dalle altre due.
«Sono d'accordo e mi sembra di averne appena visto uno decisamente più che carino.» disse Fanny, andando in direzione di un giovane dai capelli biondi e dal fisico muscoloso.
«Vedi di non fargli il terzo grado prima di invitarlo a ballare.» le consigliò Acquamarina.
«Non assicuro niente.» rispose la ragazza dalla carnagione scura.
Erin scosse leggermente la testa, divertita: da quello che aveva potuto vedere Fanny era una persona assai diffidente, almeno all'inizio, e non concedeva a nessuno la sua fiducia prima di averlo esaminato attentamente, risultando scorbutica agli occhi della gente. Se però scopriva di avere una buona affinità con la persona in questione diventava decisamente più amichevole. Arya scherzava, dicendo che il suo potere di Metamorfamagus le era utile solo come copertura per indagare su coloro che frequentava, ma in realtà credeva che cambiare forma a piacimento potesse rivelarsi molto utile.
«Bhe, direi che posso buttarmi anche io.» disse Arya, guardando verso uno specialista moro e con gli occhi del medesimo colore decisamente affascinante.
Irene strabuzzò gli occhi nel capire a chi si stesse riferendo l'amica: il ragazzo era Brandon e proprio in quel momento stava raggiungendo un'allegra fata dai capelli color del sole. Erin non riuscì a distogliere lo sguardo per alcuni secondi dalla scena di Winx e specialisti che si stavano scambiando baci e carezze in mezzo alla sala; era la prima volta che li vedeva di persona e faceva uno strano effetto. Erano assolutamente uguali a come li aveva visti per anni con la differenza che sembravano essere più adulti e responsabili, almeno a vederli così.
«Meglio se scegli qualcun altro.» suggerì Irene, bloccando Arya per un polso.
«E perchè scusa?» chiese quella, liberandosi dalla presa.
«Non vedi che ha già compagnia? E poi non credo che tu voglia iniziare la serata litigando con una Winx.»
«Una Winx? Ma cosa dici, non è possib...oh mio dio! Quelle sono le Winx.» esclamò la strega.
«Ti sembra tanto strano che siano ad un ballo organizzato dalla scuola che hanno salvato e in cui hanno studiato per anni?» chiese retoricamente Erin, che mentre parlavano stava cercando di capire se al dito di Stella ci fosse l'anello di Solaria.
«In effetti...In ogni caso io continuo a cercare.» disse Acquamarina prima di dileguarsi in mezzo al resto degli studenti.
Erin si avvicinò senza farsi notare troppo al gruppo composto da Stella, Brandon, Tecna, Timmy, Flora, Helia e Riven, continuando a lanciargli sguardi curiosi; si muoveva con discrezione tra i vari ragazzi e non perdeva di vista i movimenti della fata del Sole e della Luna, che, a quanto pareva, non era in grado di restare ferma per più di trenta secondi. Finalmente vide un luccichio provenire dalla sua mano sinistra e, spostandosi leggermente per evitare il riflesso della luce, ebbe la conferma che si trattava dello scettro.
Senza perdere tempo contattò le Trix telepaticamente, che, da quello che le avevano riferito, si trovavano già nel giardino della scuola.
-Mi sentite? domandò Erin.
-Si. risposero le tre contemporaneamente.
-Stella è qui e ha l'anello, vedo se riesco a farlo materializzare direttamente da voi altrimenti cercherò un altro modo.
-Fai in fretta, ci sono insegnanti ovunque qui fuori. la informò Darcy.
-Dall'ultima volta sono diventati più scrupolosi. aggiunse Icy con una nota di scherno nella voce.
-Io non posso credere che dopo quattro anni ci ritroviamo al punto di partenza: nascoste in mezzo a dei cespugli per rubare l'anello di quella supida fatina. disse invece Stormy, esasperata.
-In effetti è abbastanza frustrante. concordò la strega delle illusioni.
-Questa volta sarà tutto molto più facile e non ci saranno strani scherzi. le interruppe la maggiore.
-Intendi dire paperi rosa che escono da uova incantate?* chiese Irene, trattenendo una risata. Non aveva proprio resistito alla tentazione di lanciare una frecciatina riguardo quell'imbrazzante argomento.
-Non un'altra parola -la zittì Icy- E adesso chiudiamo il contatto prima che ci sentano tutti quanti.
Detto questo le Trix interruppero la comunicazione e Irene iniziò a pensare a quale fosse il modo migliore per far sparire lo scettro senza che la principessa di Solaria se ne accorgesse troppo in fretta e gli desse il tempo di andarsene indisturbate. Come prima cosa provò la strada più semplice: desiderò che l'oggetto comparisse nelle mani delle streghe e che Stella non se ne rendesse conto per tutta la sera, ma non funzionò. Evidentemente sarebbe stato troppo facile, quindi provò qualcosa di più complicato e rischioso.
Vorrei che l'anello scivolasse dal dito di Stella e cadesse sul pavimento.
A quel punto Erin si concentrò sulla fata e vide chiaramente la sua mano impigliarsi nel mantello di Brandon; mentre la fata tentava di disincastrare il braccialetto che aveva al polso dal filo che lo teneva attaccato al mantello dello specialista, l'anello cadde in terra e rotolò in mezzo ai piedi delle persone presenti fino a fermarsi a pochi passi da lei. Subito la ragazza si chinò a raccoglierlo e lo tenne stretto nel palmo della mano, soddisfatta. Per poco però non lo lasciò quando avvertì una scossa percorrerle il braccio.
Ma che cavolo...
La ragazza aprì leggermente la mano e notò che tra il suo anello e lo scettro di Stella scaturivano scintille.
Mi sembra ovvio pensò, affrettandosi a spostarlo nella mano destra.
Poi si diresse verso l'uscita, cercando di non dare troppo nell'occhio, ma il suo tentativo fallì miseramente.
«Ciao.»
«Ciao.»
«Perchè così di fretta?»
«Non sono di fretta.» rispose Irene, cercando di superare il ragazzo che le si era appena parato davanti.
«A me sembra di si.»
«Perchè non vai a provarci con qualche fatina e mi lasci passare?»
«Preferisco rimanere qui.»
«Senti, vedi di spostarti. Non ho tempo da perdere.» esclamò Erin, con un tono più brusco del necessario, sollevando lo sguardo e incontrando un paio di occhi verdi, che la fissavano divertiti.
«Ma le streghe mi piacciono di più.» replicò l'altro.
La ragazza sbuffò, lanciando una rapida occhiata in direzione delle Winx, che non sembravano ancora essersi accorte di nulla e continuavano a chiacchierare amabilmente.
«Fammi passare.» ripetè Erin con tono fermo.
«Io sono Aaron, tu invece sei...?» continuò lo specialista come se non l'avesse sentita.
«Erin -rispose lei a denti stretti- Ma questa non sarà una di quelle situazioni in cui uno dei due non ne vuole sapere di parlare e l'altro in qualche modo riesce ad essere super convincente e a ottenere una conversazione.»
«Ma quanto siamo scorbutici, volevo solo invitarti a ballare.»
Irene alzò gli occhi al cielo, ma guardandolo meglio si accorse che dopotutto non era così male e che probabilmente se non avesse avuto cose più importanti da fare la compagnia di Aaron non le sarebbe dispiaciuta: capelli scuri e occhi verdi avevano sempre avuto un forte ascendente su di lei.
«Facciamo così: tu mi fai passare e appena torno potrei concederti un ballo.» concluse alla fine Erin.
«Potrei?»
«Eh va bene, ballerò con te.» cedette lei.
«Passate pure, madame.» disse allora il ragazzo, abbozzando un piccolo inchino.
Irene sorrise e poi finalmente uscì dal salone e non senza qualche difficoltà raggiunse il cortile; appena fu fuori si guardò velocemente intorno, individuando subito il luogo dove si trovavano le Trix e con noncuranza vi si avvicinò.
«Ho l'anello.» sussurrò, nascondendosi dietro ad un cespuglio per evitare di essere vista dal professor Wizgiz, che si stava avvicinando a quel punto sempre con la sua solita aria baldanzosa.
Una mano dalle lunghe unghie viola, seguita dal resto del corpo di Darcy, spuntò da dietro delle canne di legno e afferrò l'anello che Erin le porgeva.
«Ottimo. Ora vedi di sbrigarti a raggiungere la biblioteca, ti abbiamo già detto dove si trova.» la incitò la strega.
«D'accordo, ma prima una domanda.»
«Cosa c'è?»
«Perchè non vi siete camuffate per venire qui?»
«Perchè così è più divertente.» le rispose la voce di Stormy, ancora nascosta.
«Se lo dite voi. -disse Irene, scuotendo leggermente la testa- Io devo rientrare, poi vi sarò sapere.»
«Cerca di fare in fretta.»
Detto questo le Trix scomparirono e Erin, sempre con fare indifferente e quanto più tranquillo possibile rientrò, ma invece di dirigersi verso la sala da ballo prese la direzione opposta e, scendendo scale e attraversando corridoi, raggiunse la biblioteca.
«Caspita, è bellissima.» disse tra sè, ammirando gli scaffali pieni di libri che occupavano le pareti e annusando l'aria, impregnata dell'odore delle pagine dei vecchi volumi.
Riscuotendosi dallo stato contemplativo in cui era caduta, iniziò ad aggirarsi tra le varie librerie, sperando di trovare qualche informazione utile anche tra i libri più comuni che si trovavano lì. Purtroppo peró non scovò un solo volume che parlasse di profezie o di pianeti disabitati perciò andò verso la Sala degli Incanti, dove tutte le più preziose magie e i migliori incantesimi erano custoditi; cominció a sfogliare numerosi tomi tra quelli che sembravano fare più al caso suo, ma ogni volta era una delusione e dopo quelle che le parvero ore, durante le queli non aveva smesso un solo secondo di giocherellare con il suo anello, sbottó «Possibile che non ci sia niente che possa aiutarmi?!»
«Ci sono io.»
Erin si girò lentamente, sentendo quella voce profonda dietro di lei e rimase decisamente stupita nel vedere chi si trovava nella stanza con lei.

 




*la frase di Erin fa riferimento al comunemente detto “papero di Icy”, ossia Pepe, che compare per la prima volta alla fine dell'episodio “L'anello di Stella” nella prima stagione, a seguito di uno scherzo di Flora e le altre Winx dopo che le Trix avevano tentato di rubare l'anello di Stella.


NdA: eccomi tornata con un nuovo capitolo! Finora è stato forse quello che ho preferito scrivere e penso si noti dal fatto che è il più lungo che ho pubblicato; spero che i riferimenti alla serie non siano eccessivi e che li appreziate, sto cercando di restare fedele al fatto che Irene conosca questo mondo proprio come lo conosciamo noi e che quindi per lei sia inevitabile associare quello che succede o si dice ai fatti accaduti.
Fatemi sapere cosa pensate e se avete suggerimenti sono tutta orecchie (ho sempre paura che ci sia qualcosa che a livello di scrittura e narrazione possa non andare). Al prossimo aggiornamento!
Ringrazio
-DarcyRocks99 per aver aggiunto la storia alle preferite e alle seguite
E ovviamente tutti i lettori silenziosi e coloro già nominati precedentemente.

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Capitolo 6
*** La mia canzone ***


La mia canzone

Erin spalancò la bocca per la sorpresa nel vedere chi aveva appena parlato: davanti a lei c'era un uomo, o almeno credeva che lo fosse, con indosso dei pantaloni di pelle neri, infilati all'interno di un paio di stivali che gli arrivavano poco sotto il ginocchio, e portava una specie di frac blu scuro, che lasciava vedere la sua camicia azzurra, e un foulard del medesimo colore legato intorno al collo. Inoltre sulla sua testa faceva bella mostra di sé un cappello a cilindro nero, da sotto il quale usciva un ciuffo di capelli scurissimi che gli coprivano l'occhio sinistro. Non era l'abbigliamento a stupire Irene però, dopotutto chiunque in quel luogo poteva esibire abiti bizzarri, la cosa sconvolgente per lei era che il suo interlocutore era trasparente e attraverso di lui la ragazza poteva vedere la parete ricolma di scaffali pieni di libri.
«E tu chi saresti?» domandò la strega dopo aver aperto e chiuso la bocca un paio di volte senza sapere cosa dire.
«Come sarebbe a dire chi sono? Io sono Sir Morgan di Lunaris, lo spirito custode dell'anello che tu, mia cara, porti al dito.» rispose quello con una nota di superiorità nella voce e uno sguardo altezzoso.
«Naturalmente, come non immaginarlo.» disse Erin ironica.
«Non mi è mai piaciuto il tuo sarcasmo, trovo che sia un misero sistema di difesa che usi quando sei a corto di cose da dire.»
«Un misero...ehi, aspetta un attimo, cosa significa quel mai?» saltò su la ragazza, scrutando con sospetto lo spirito.
«Andiamo, usa quel bel cervello che ti ritrovi -la rimproverò Sir Morgan- E' logico che io ti abbia osservata durante questi anni, dato che mi hai sempre avuto con te.»
«Tu mi avresti sorvegliata? E com'è che salti fuori solo adesso?»
«Tu hai chiesto il mio aiuto, strofinando l'anello e io sono arrivato.»
«Quindi saresti una specie di genio, tipo quello di Aladdin?»
«Oh perbacco, certo che no. I geni sono tra gli esseri più infami che esistano*, io sono un Guardiano e il mio compito è quello di aiutarti; mi vedi solo ora perchè la tua magia si è risvegliata da poco ed è la prima volta che chiedi aiuto strofinando la pietra, ma io ci sono sempre stato perciò non aspettarti che io sia ai tuoi ordini o qualcosa di simile. In quanto ai desideri ci puoi pensare da sola giusto?»
«Giusto, e se tu vieni da Lunaris allora saprai di certo cosa è successo!» esclamò Irene, sicura di aver appena trovato una preziosa fonte di informazioni che le avrebbe risparmiato ore di ricerche e avrebbe velocizzato la durata del piano delle Trix.
«Certo che so cos'è successo, anzi so molte più cose di quello che pensi, ma non credo sia il momento di rivelartele.» disse lo spettro con semplicità.
«E questo cosa vorrebbe dire?!» domandò con voce alterata Erin, che aveva spalancato la bocca per lo stupore.
«Dunque, di cosa hai bisogno?» riprese Sir Morgan, che aveva iniziato ad aggirarsi a mezz'aria tra gli scaffali, ignorando l'ultima esclamazione della ragazza.
«Non riesco a trovare un solo libro che possa essermi utile per decifrare la profezia.»
«Mmm, non dovrebbe essere difficile trovarne uno -ragionò lo spirito a mezza voce, mentre faceva scorrere i titoli dei vari volumi- Per esempio, dai un'occhiata a questo qui.»
Erin prese il tomo che lui le stava porgendo e una domanda le sorse spontanea «Tu puoi toccare ciò che ti sta intorno?»
«Quando voglio farlo, non sono un fantasma se è quello che stai pensando, ma posso assumerne le caratteristiche come posso assumere quelle degli umani. Vedi?» spiegò il Guardiano, diventando improvvisamente solido.
«Tuttavia ritengo che una forma evanescente sia più comoda.» aggiunse.
«Tu puoi dissolverti nell'aria?»
«Certamente, scoprirai che sono poche le cose che non posso fare.»
«Figo.»
«Dovresti migliorare il tuo linguaggio, signorina.»
«Oh avanti, non è poi così scurrile
Sir Morgan non rispose e Irene si concentrò sul tomo che aveva in mano “Come raccontare il futuro”.
«Dal titolo sembra uno di quei libri che si trovano nei mercatini delle pulci.»
«Non ti hanno mai insegnato a non giudicare un libro dalla copertina?»
La ragazza non replicò e iniziò a sfogliare le pagine ingiallite non del tutto convinta che potesse esserle utile; si dovette ricredere poco dopo quando incappò nel paragrafo “Decifrare una profezia”, sembrava quasi che l'avessero scritto apposta per lei. Senza pensarci due volte fece comparire il suo telefono e fotografò le pagine che le servivano. L'incantesimo di materializzazione che aveva spiegato Ediltrude durante la sua prima lezione era incredibilmente utile e dimostrava che non sempre c'era bisogno che facesse ricorso al suo potere per avere qualcosa.
«Non temi che vedendo tutte le foto che hai lì sopra qualcuno si insospettisca?» chiese lo spirito, memore di tutte le immagine salvate e scaricate da Irene, raffiguranti ogni qualsivoglia personaggio che le avesse suscitato un particolare interesse quando era sulla Terra.
«Non ci avevo pensato -ammise Irene- Ma non posso eliminarle tutte, alcune sono stupende.»
«Sai, ho sempre pensato che anche se sei originaria di un pianeta famoso per essere popolato da cattivi, il modo in cui idolatri quelle tre sia poco sano.»
«Ah no, mi rifiuto di sentire frasi del genere.» lo interruppe subito Erin, l'ultima cosa che voleva era una paternale riguardo quella questione.
«Dico solo che forse dovresti cercare di vedere le cose più obbiettivamente.» insistette Sir Morgan.
«Ho valutato la questione in modo abbastanza obbiettivo, è da una vita che lo faccio e non cambierò idea proprio adesso.»
«Come vuoi.» si arrese alla fine il Guardiano, facendo cadere il silenzio tra loro.
Dopo circa un'ora erano solo tre i libri davvero utili che avevano trovato perciò Irene, subito dopo aver inviato le informazioni essenziali alle Trix, decise che era il momento di tornare alla festa, lì non c'era più niente che potesse servirgli e non c'era motivo per cui si dovesse perdere l'ultima parte del ballo e, soprattutto, quello che aveva promesso al bel specialista che aveva conosciuto.
«Possiamo andarcene, non c'è più niente qui -disse Erin- Come ti faccio tornare qui dentro?»
«Non serve che tu mi faccia rientrare nell'anello.»
«Fammi indovinare: posso vederti solo io.»
«Precisamente.»
«Eh va bene, ma non sognarti di andare a scorrazzare liberamente in giro.» lo avvisò la strega.
«Non potrei allontanarmi troppo in ogni caso, sono legato alla Gemma Azzurra da un incantesimo.»
«Che incantesimo?»
«Non è ancora il momento per te di saperlo.»
«Oh no, sei uno di quei personaggi che sa sempre tutto, ma non dice mai niente. Ho indovinato?»
«Proprio così.» confermò Sir Morgan.
«Fantastico, sarà proprio un piacere averti attorno.»
«Più di quanto immagini.»
Detto questo i due si avviarono verso l'uscita, le orecchie ben tese nel caso in cui la signorina Barbatea avesse deciso di lasciare gli altri docenti per restarsene in compagnia dei suoi amati libri e fosse nei dintorni.
Seguendo il suono della musica e il vociare dei tanti ragazzi, Erin ritrovò con facilità il salone principale e, seguita dal Guardiano, iniziò a guardarsi intorno nel tentativo di trovare Aaron; dopotutto le era dispiaciuto di essere stata così fredda con lui, non sembrava un ragazzo tanto male e c'era da tenere in considerazione il fatto che si era mostrato disponibile nei confronti di una strega nonostante si trovasse circondato da fate che sarebbero state sicuramente più disponibili e cordiali.
Era così concentrata nella sua ricerca che non si accorse della persona davanti a lei e finì dritta dritta contro la schiena di uno specialista a lei ben noto, che si girò verso di lei con un'espressione molto infastidita stampata in volto.
«Attenta a dove metti i piedi.» ringhiò quello.
«Oh, ehm...scusami, Riven.»
Erin si maledì immediatamente per ciò che aveva appena detto.
Non puoi averlo davvero chiamato per nome; sei una grandissima idiota, Irene carissima pensò, mordendosi nervosamente il labbro.
«Come fai a conoscere il mio nome?»
«Io, ecco...» balbettò la ragazza, incapace di trovare una qualsivoglia scusa.
«Usa il tuo potere affinchè se lo dimentichi.» le suggerì Sir Morgan all'orecchio. Irene lo ignorò, voleva cavarsela da sola, non era la situazione più complicata in cui avrebbe potuto trovarsi e di sicuro le sarebbe venuto in mente qualcosa di buono.
All'improvviso ebbe un'illuminazione «Il fatto è che ho un amico che studia a Fonterossa e prima mi stava parlando di te e dei tuoi amici: ha detto che siete la migliore squadra di specialisti della scuola.»
Il ragazzo non sembrava convinto, ma accettò comunque la sua spiegazione, poi alzò i tacchi e se ne andò.
«Ci è mancato poco.»
«Già, se quel ragazzo prima non ti avesse invitata a ballare ora saresti nei guai.»
«Oh sta zitto.»
«Ma se non ho parlato.!»
La voce di Aaron interruppe lo scambio di battute tra Erin e il Guardiano, che, vedendo il ragazzo, decise di togliere il disturbo e, avvolto da un turbine di luce azzurra, rientrò nell'anello.
«Aaron.! -esclamò Irene leggermente imbarazzata- Non dicevo a te.»
«Meglio così -rispose lui prima di aggiungere- Caspita, mi sorprende che tu ti sia ricordata il mio nome.»
«Scusa per prima, ma sai: un'amica in difficoltà.»
«Ah, capisco, cose tra donne.»
«Se...quell'invito è ancora valido, a me farebbe piacere ballare.» disse la ragazza, abbassando leggermente lo sguardo.
«Certo che si.»
Erin sorrise, poi prese la mano che lo specialista le stava porgendo e lo seguì in mezzo alla pista; senza indugio Aaron le prese la mano destra e posò l'altra sul suo fianco sinistro, iniziando a muoversi a ritmo di musica. Era un ottimo ballerino, non doveva essere la prima volta che partecipava ad un evento simile ed era troppo bravo perchè avesse imparato i passi solo partecipando alla festa annuale di inizio corsi.
«Dunque -iniziò Irene per intavolare una conversazione- Com'è che sai ballare così bene?»
«Talento innato?» tentò lui, ma il sopracciglio inarcato della strega gli fece capire che come scusa non teneva.
«Allora?» insistette lei.
«Eh va bene -cedette lo specialista- Ho preso lezioni di ballo.»
«Ma davvero?» lo prese in giro Irene, alzando gli occhi per guardarlo in viso: era più alto di lei di almeno quindici centimetri, nonostante indossasse i tacchi e, abituata com'era a ragazzi che raggiungevano al massimo il metro e settantacinque, non poteva che farle piacere dover piegare di poco il collo per vederlo in faccia.
«I principi lo devono fare.» si giustificò lui, decidendosi a vuotare il sacco.
La notizia non colpì più di tanto Erin, sapeva che a Magix principi e principesse erano all'ordine del giorno e che probabilmente ne avrebbe incontrati parecchi, ma non resistette alla tentazione di infierire un po' su quello che sembrava un argomento spinoso per il ragazzo.
«Principe Aaron campione di ballo. Si, suona bene.» scherzò Irene, attirandosi un'occhiataccia da parte dello specialista.
«Se sei un principe non dovresti essere già promesso a qualche principessa vanesia e capricciosa?» chiese la strega, con l'immagine di Diaspro nitida nella sua mente.
«Per mia fortuna è a mio fratello che spetta questo onore, io sono solo il secondogenito.»
«Sarai contento.»
«Assolutamente si.»
«Comunque non capisco perchè voi reali siate sempre così scettici nel rivelare la vostra classe sociale, se si è importanti tanto vale dirlo, no?»
«Non è così semplice: ci sono persone che prendono in considerazione solo quella e non la persona in sé.» spiegò Aaron, ma venne subito contraddetto dalla ragazza «E tu lasciali fare: impara a distinguere quelli che sono puramente interessati al tuo portafoglio dalle persone che a te ci tengono davvero e poi sii tu stesso a sfruttarli. È semplice.»
«Caspita, da quanto tempo studi a Torrenuvola? Sembra di sentire parlare la Griffin.»
«Si tratta di strategia, se fossero più sveglie te lo potrebbero dire anche queste fatine.» precisò Erin.
«Prenderò in considerazione il tuo consiglio.»
«Tu, invece, da quanto studi a Fonterossa?» chiese Irene dopo qualche minuto di silenzio.
«Sono al terzo anno.»
«Se combatti bene la metà di come balli sarai di sicuro tra i migliori del tuo anno.»
«Ho avuto la mia buona dose di lezioni di scherma.» disse Aaron scherzosamente.
Il ballo dei due fu interrotto dalla voce della preside Faragonda, che era salita sul palco in fondo alla sala e adesso stava facendo un annuncio «Cari ragazzi e ragazze, è con grande piacere che vi presento una delle migliori cantanti che questa scuola abbia avuto l'onore di ospitare e che stasera ci allieterà con la sua musica. Ecco a voi: Musa.»
Una serie di applausi si levò nel salone, in particolar modo un piccolo gruppo al centro della stanza stava facendo sentire il proprio supporto nei confronti della fata di Melody con grida di incoraggiamento; non appena Musa afferrò il microfono calò il silenzio e subito partì la base della canzone, che Erin riconobbe immediatamente. Se c'era una cosa che le piaceva erano i testi delle sue canzoni, sempre che non esaltassero esageratamente il concetto di Winx.


 

L'amore non è un gioco
prima o poi lo capirai;
quando mi tieni stretta
sento il freddo tra di noi.


 

Iniziò a cantare Musa, accompagnata da cori sparsi qua e là; evidentemente non era la prima volta che si esibiva davanti agli studenti.


 

Troppe son le parole
sigillate nel tuo cuore,
no, non è facile amare te.


 

L'attenzione di tutti era rivolta a Musa, che, Erin doveva ammetterlo, aveva una voce in grado di incantare chiunque e riusciva ad assorbirti completamente.

 

Mi perdo tra i ricordi,
tra sorrisi e lacrime.
Se guardo nei tuoi occhi
io non so più chi sei.
Prova a lasciarti andare
solo per un momento
o sarà tutto inutile.


 

Il pubblico cominciava a scaldarsi ed erano sempre più le persone che si univano al coro generale, insegnanti compresi anche se in modo più impacciato.


 

Tu dimmi quando finirà
questo vivere a metà.
Mi prendi e mi lasci e poi
che sarà di noi?
Stavolta non mi fermerò,
la mia vita è un rock 'n roll.
Sentirai la mia canzone e capirai
cos'è l'amore, ma sarà tardi ormai.


 

Sul ritornello tutte le fate e gli specialisti stavano cantando e anche numerose tra le streghe si erano fatte coinvolgere dall'atmosfera gioiosa.

 

Smetti di giocare
e fammi sentire che
per te sono importante
quanto tu lo sei per me.

 

Le Winx avevano lasciato i loro ragazzi in mezzo alla pista per raggiungere Musa sul palco e, fatti comparire quattro microfoni, si erano unite a lei; Erin non potè non sbuffare, mentre alzava gli occhi al cielo: erano le solite esibizioniste.

 

Mi dico «Adesso basta!»
«Che cos'hai in quella testa?»
«Da oggi penserò più a me.»

 

«Fammi indovinare: non ti vanno molto a genio.» disse Aaron ad un certo punto, alzando il tono di voce per farsi sentire dalla ragazza.
«Come?»
«Dalla tua faccia deduco che Musa e le sue amiche non ti stiano particolarmente simpatiche.»
«Si nota tanto?»
«Nah, giusto un pochino.» rispose lui, ironizzando sulla parola pochino avvicinando tra loro il pollice e l'indice della mano destra.
«Non possono essere tutti loro fans, no?»
«Immagino di si.»
«Tu lo sei?» chiese Irene, inarcando un sopracciglio.
«Bhe, ci hanno salvati molte volte e in ogni caso sono brave persone.»
«Si, ma anche voi specialisti e le altre fate avete aiutato, non capisco perchè il merito sia andato solo a loro e poi, come dire, sono un tantino...egocentriche.» spiegò Erin, indicando con la mano il palco, dove adesso le cinque ragazze stavano improvvisando dei passi di danza.

 

Tu dimmi quando finirà
questo vivere a metà.
Mi prendi e mi lasci e poi
che sarà di noi?
Stavolta non mi fermerò,
la mia vita è un rock 'n roll.
Sentirai la mia canzone e capirai
cos'è l'amore, ma sarà tardi ormai.

 

«E non penso che tutte queste acclamazioni aiutino.» aggiunse, guardando con disapprovazione gli altri ragazzi nella sala.
«Tu pensa a goderti la musica e non pensarci.» disse lo specialista, prendendole la mano e facendole fare un giro su se stessa.
«Insomma, dovrei divertirmi e basta?»
«Esattamente, e credo che stia arrivando la canzone giusta per dimostrarti cosa so davvero fare sulla pista da ballo.»
Erin tese le orecchie e sentì partire in sottofondo le note di Unica”; nel momento in cui le Winx iniziarono a cantare varie coppie cominciarono a muoversi seguendo il ritmo e la strega, vedendo la richiesta di fare lo stesso negli occhi di Aaron, decise di ignorare il fatto che su quel palco ci fossero cinque delle sei fate che non sopportava e porse la mano allo specialista, permettendogli di farla volteggiare in mezzo al resto dei ragazzi presenti.

 

*


Dopo quel concerto improvvisato, mentre streghe e specialisti si stavano accingendo a tornare alle loro rispettive scuole, le Winx stavano chiacchierando amabilmente, sedute sui gradini davanti al portone del college insieme ai loro ragazzi.
«Mi sono divertita tantissimo.!» esclamò Stella, alzando le braccia al cielo.
«Sì, è stata una bella festa.» concordò Flora, la testa appoggiata alla spalla di Helia che stava giocando teneramente con una ciocca dei capelli della ragazza.
«Un po' mi mancano le nostre serate al Frutty Music Bar.» aggiunse Aisha.
«Musa, appena torna a Gardenia, potrebbe chiedere a Klaus se ha una serata libera per noi, che ne dite?» propose Tecna, la cui idea venne subito approvata dalle altre.
«Sì, certo.» disse la fata della musica senza troppo entusiasmo, prima di alzarsi e allontanarsi dal gruppo, sotto gli sguardi attoniti di tutti.
«Ma che cos'ha?» domandò perplessa la principessa di Solaria.
«Aisha, tu sai qualcosa?» chiese Flora, preoccupata che ad affliggere Musa ci fosse qualcosa di grave.
«Io no, non mi ha detto niente, ma forse Riven sì.» rispose la fata dei fluidi, lanciando allo specialista uno sguardo inquisitorio.
«Ma perchè ogni volta che ha qualche problema pensate sempre che c'entri io?» domandò esasperato lui.
«Non lo so, amico, forse perchè è così?» replicò Brandon con fare canzonatorio, ricevendo però un'occhiataccia da parte dell'altro specialista.
«In ogni caso non so cosa cavolo le prenda, non mi parla da giorni.»
«Stella, Brandon voi proprio non sapete nulla? Dopotutto abitate vicini.»
«No, Tecna, ma in effetti è da un po' che la vedo strana.»
«Forse dovremmo provare a parlarle.» suggerì Flora.
«Conoscendola, non credo servirebbe a qualcosa -la contraddisse, però, Aisha- Non si sfoga molto facilmente.»
«Quanto vorrei che Bloom fosse qui, lei sa sempre cosa fare in queste situazioni.» disse Stella, sospirando: le sembrava di non vedere la sua migliore amica da secoli, da quando era alle prese con gli insegnamenti per comportarsi come una vera principessa erano rare le volte in cui potevano incontrarsi e le loro chiacchierate le mancavano.
«Ragazze, lasciatele tempo e ve ne parlerà lei; se fosse qualcosa di grave di sicuro ve l'avrebbe già detto.» consigliò alla fine Timmy, seguendo sempre la strada della logica.
«Penso che Timmy abbia ragione, vedrete che le passerà e se non sarà così avrà voi pronte a consolarla.» aggiunse Helia, ponendo fine alla conversazione.


Musa intanto stava camminando per i corridoi di Alfea senza una meta precisa: doveva riflettere e per farlo aveva bisogno di rimanere da sola, voleva bene alle sue amiche, ma certe volte non era stando in loro compagnia che sentiva di poter risolvere i suoi problemi. Quando quella serata era iniziata credeva che sarebbe stata come tutte le altre: un modo per distrarsi e divertirsi insieme ai suoi amici, ma durante il concerto si era ritrovata a pensare a Riven e alla loro storia e il buon umore l'aveva abbandonata. Non sapeva più cosa volesse e il rapporto che aveva intrapreso con Stormy non faceva che confonderla ulteriormente: non aveva mai vissuto esperienze simili e il fatto che avesse riscoperto una passione, che ormai da tempo non sentiva più dentro di sé, proprio insieme alla strega delle tempeste la riempiva di dubbi; non riusciva a credere che l'unica persona in grado di farla sentire di nuovo se stessa fosse una delle tre streghe che si era impegnata a combattere per anni. Il pensiero che quello non fosse altro che uno stratagemma architettato dalle Trix per farla cadere in qualche trappola l'aveva sfiorata più volte, ma qualcosa le diceva che in ballo non ci fosse niente del genere e che l'unico motivo per cui era così sospettosa dipendesse semplicemente dai trascorsi tra lei e Stormy eppure, nonostante questo, riusciva a sentirsi meglio con lei che con lo specialista dagli occhi viola. Dal canto suo, Riven non aveva fatto niente per migliorare la situazione spiacevole che si era venuta a creare e continuava a comportarsi come un bambino capriccioso a cui sembrava essere tutto dovuto e Musa era davvero stanca dei suoi atteggiamenti; sapeva che la morte di Nabu era stato un duro colpo per lui, avevano stretto un forte legame e il mago di Andros era riuscito a capirlo quando nessun altro lo aveva fatto, ma la fata della musica era convinta che se lo avesse visto comportarsi in quel modo l'unica cosa che Nabu gli avrebbe detto sarebbe stata di darsi una svegliata e iniziare a comportarsi come una persona matura.
Ciò che scombussolava di più Musa, però, era il suo continuo desiderio di vedere la strega, che non la lasciava un solo secondo e che la mandava in confusione: era convinta che quella relazione fosse solo un passatempo, niente di più e invece si era trasformata in qualcosa di cui non riusciva fare a meno e non sarebbe stato un problema se non fosse che era tremendamente, assurdamente e incredibilmente sbagliato. Cosa avrebbero detto le Winx? Di certo non avrebbero approvato e lasciato correre come se niente fosse e lei non aveva intenzione di rovinare la loro amicizia solo per una cotta, eppure non credeva che si trattasse semplicemente di quello. Sentiva che c'era di più, ma non avrebbe saputo definirlo esattamente.
«Ma i concerti noiosi non vi stancano mai?»
Come a farlo apposta l'oggetto dei suoi pensieri si era appena materializzato dietro di lei e, appoggiata ad una parete, si guardava intorno con aria palesemente disgustata.
«Insomma, so che il numero di neuroni sommato tra tutte le fate raggiunge forse il numero tre, ma che siate in grado di sorbirvi una tale tortura è troppo da credere anche per me.»
«Ma sei completamente impazzita?! -esclamò Musa, ignorando il fatto di essere appena stata insultata- Ti rendi conto che qualcuno potrebbe vederti?»
«Per qualcuno intendi le tue amichette e i loro bambolotti qui fuori? Credevo fossero troppo impegnati ad amoreggiare per notare qualcosa.» replicò sarcastica Stormy.
«Entriamo qui dentro.» disse la fata di Melody, afferrando la strega per un braccio e trascinandola dentro l'aula vuota lì vicino.
La Trix si sedette sulla cattedra, accavallando le gambe e osservando con un'espressione enigmatica la ragazza.
«Si può sapere che cavolo ci fai qui?»
«Mi stavo annoiando e pensavo di divertirmi un po', ma le vostre canzoncine sono state anche peggio di quello che stavo facendo prima.» rispose la riccia, ripensando alle infinite discussioni di Icy e Darcy su quale fosse la mossa ideale per dare il via al loro piano e a come utilizzare le informazioni che Erin gli aveva inviato durante le sue ricerche nella biblioteca.
«E di cosa si trattava esattamente?» indagò Musa, avvicinandosi alla strega.
«Noiosi programmi di gossip di Magix. Sai quanto mi interessa sapere con chi si sposerà questa principessa o cosa indosserà per andare a cena quest'altra.»
«Mmm, quindi hai deciso di rischiare di farti vedere da una scuola piena di fate solo perchè sei troppo pigra per spegnere la televisione e trovare un altro hobby?»
«Ma io l'ho trovato.» disse Stormy, inarcando un sopracciglio con aria provocatoria e annullando definitivamente la distanza tra lei e la Winx cingendole la vita con le gambe e tirandola verso di lei.
Le sue parole, però, ferirono Musa in un modo che nemmeno lei riuscì a comprendere. Sentendosi definire un hobby, fu nuovamente travolta da un'ondata di dubbi e punti di domanda, ma decise di lasciarli da parte e godersi il momento. Avrebbe affrontato la sua crisi esistenziale in seguito.
«In ogni caso meglio dell'ultimo a cui ho partecipato.» aggiunse la strega delle tempeste.
«Intendi dire quello in cui hai cercato di uccidere mio padre per ricattarmi?»* chiese retoricamente la fata, allontanandosi un poco dall'altra.
«Una giornata nera.» fu il commento di Stormy.
«Perdonami se non ho lasciato che portassi a termine il tuo scopo.» disse la fata ironica.
«Dovrai fare di più per farti perdonare, le mie sorelle ridono ancora.»
«E quando mai fanno altro?»
«Come scusa?» domandò in maniera brusca la Trix.
«Niente, niente -si affrettò a rispondere Musa, declinando la domanda- Questo può essere sufficiente?» chiese poi, baciando la strega.
«So che puoi metterci più impegno.» bisbigliò a fior di labbra la strega.
«Allora forse così...»
Le due furono interrotte dalla voce di Riven, proveniente dal corridoio, che chiamava insistentemente il nome della fata.
«Sarà meglio che tu vada.» suggerì controvoglia la ragazza.
«Seccatore era e seccatore rimane.»
«Ma come, non eravate voi a volerlo dalla vostra parte?»
«Darcy lo voleva, non io. E non ho mai negato che fosse insopportabile.» disse Stormy prima di sparire dalla stanza con uno schiocco di dita.
Musa si passò velocemente una mano tra i capelli per assicurarsi che fossero in ordine poi uscì dall'aula e attirò l'attenzione dello specialista, che subito prese a farle domande «Cosa stavi facendo lì dentro? Le tue amiche sono preoccupate per te, dicono che è da un po' che ti comporti in modo strano e non sanno come aiutarti. Che ti succede?»
«Non mi succede niente, Riven; semplicemente sono stufa di stare insieme ad un bambinone viziato e cocciuto come te. Pensavo che avessi capito che comportarsi così non ti porterà da nessuna parte, ma tu continui a fare come se niente fosse e io non sono più disposta ad accettarlo.» rispose la fata tutto d'un fiato, dando voce a quello che si stava tenendo dentro da troppo tempo.
«Ehi, non c'è bisogno di scaldarsi tanto. Volevo solo sapere come stavi, ma se la pensi così allora è meglio che vada. Almeno rassicura le tue amichette perchè non la smettono più con domande inutili.» replicò duro Riven.
«Quando le persone si preoccupano per qualcuno all'infuori di loro stesse non è per forza una cosa inutile; so che per te è difficile da capire dato che sei un presuntuoso egocentrico, ma gli amici tengono gli uni agli altri.»
«A volte sei davvero impossibile, Musa. Se credi questo di me allora sarà meglio chiuderla qui perchè io non ne posso più di sottostare ai tuoi continui sbalzi di umore e tu non sei l'unica stanca di questa relazione.» gridò il ragazzo, prima di girarsi ed andarsene con passo decisamente infuriato. Che non gli venisse mai più in mente di provare ad aiutare una fata orgogliosa e testarda in vita sua.
Musa, rimasta immobile in mezzo al corridoio, non sapeva come sentirsi: da un lato era arrabbiata e dispiaciuta per quella discussione, dall'altro però si sentiva molto più leggera e le sembrava che un masso si fosse sollevato dal suo stomaco, forse era quella la risposta che stava cercando.

 

 

*molte volte in film e cartoni animati i geni vengono definiti come creature subdole, che pensano solo al loro interesse senza curarsi veramente di esaudire i desideri delle persone, ma anzi le sfrutterebbero per ottenere la libertà.
*la frase fa riferimento all'episodio “Lo spettacolo continua” della seconda stagione, puntata in cui Stormy interrompe il concerto di Fonterossa per vendicarsi di Musa a causa dell'umiliazione subita in uno scontro precedente tra le due e minaccia di uccidere suo padre.


NdA: dunque, che ne dite di questo capitolo? Mi sorprendo di aver scritto una parte così lunga con protagoniste le Winx, ma spero non vi sia dispiaciuta; in realtà senza Bloom sono quasi sopportabili.
Irene ha stretto una nuova amicizia e sembra che questo Aaron sia proprio un bravo ragazzo, mentre più misterioso è sicuramente Sir Morgan. Cosa pensate di questi due nuovi personaggi?
Ah, ci tenevo a precisare che nonostante quello che ho scritto su Riven in realtà a me come personaggio piace molto, ma erano le uniche cose possibili da scrivere in questo contesto. Nonostante continui a pensare che la coppia Stormy/Musa sia un azzardo mi piace sempre di più e mi ci sto affezionando, se avete qualche consiglio da darmi su come dovrebbero essere le dinamiche tra queste due fatemelo sapere ;-) Al prossimo aggiornamento.

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Capitolo 7
*** Esercitazioni ***


Esercitazioni
 

Il sole splendeva nel cielo limpido e privo di nubi, illuminando la foresta di Selvafosca e la città di Magix; scoiattoli e passerotti popolavano i rami degli alberi, mentre numerosi pesci variopinti facevano di tanto in tanto la loro comparsa sulla superficie del lago di Roccaluce.
Era proprio accanto al lago che la preside Griffin insieme ad Ediltrude stava esponendo alle allieve del primo anno in cosa sarebbe consistita la prova che avrebbero dovuto affrontare quel giorno.
«Poichè quest'anno l'esercitazione che normalmente apre l'anno scolastico è saltata - stava dicendo la direttrice, riferendosi al fatto che quell'anno il ballo ad Alfea non fosse stato interrotto da spiacevoli inconvenienti, dato il loro invito all'evento - E a differenza delle allieve più grandi non avete ancora dato prova di ciò che sapete fare, io e le mie colleghe abbiamo ideato una prova di magia per testare le vostre capacità.»
A quel punto prese la parola Ediltrude «Dunque, ragazze, la professoressa Zarathustra ed io abbiamo nascosto nella foresta delle sfere magiche, il vostro obbiettivo è quello di trovarle nel minor tempo possibile e naturalmente -la donna fece una breve pausa prima di proseguire- sconfiggere la sorpresa che troverete al loro interno. Dopodichè dovrete tornare qui; il gruppo più veloce otterrà un ottimo voto sulla pagella finale.»
Le ragazze si guardarono leggermente preoccupate, pensando a quello che le aspettava: dal tono che aveva usato l'insegnante quell'esercitazione non si sarebbe di certo dimostrata una passeggiata.
«Scusi, professoressa - disse una strega che indossava un paio di grossi occhiali rotondi ed aveva i capelli blu - Ha parlato di gruppi, ma non sarebbe meglio per noi lavorare da sole?»
Questa volta fu la Griffin a rispondere «Solitamente avrei preferito una prova individuale, ma dati i fatti verificatisi negli ultimi anni ho imparato che lavorare insieme non è una cattiva idea e che potrebbe esservi d'aiuto.»
«Certo, signora.» rispose la ragazza, ma era chiaro che la spiegazione della preside non la convinceva del tutto.
«Bene, ecco da chi saranno composti i gruppi - iniziò la preside, prendendo un quaderno dalle mani della collega e leggendo i nomi scritti sopra - Dakota, Liv, Cindy, Rikky, Bailee e Jenna voi starete insieme. Erin, Fanny, Arya, Carina, Angie e Jules voi sarete il secondo gruppo.»
Erin, insieme alle sue compagne di stanza, raggiunse le tre indicate dalla Griffin, tra le quali c'era l'allieva che aveva parlato poco prima: indossava una semplice maglietta verde a maniche corte, che le lasciava scoperto l'ombelico, e dei pantaloncini marroni. Ai piedi portava un paio di ballerine verde smeraldo e accanto a lei c'era una ragazza con lunghi capelli rosa, raccolti in una crocchia, ma lasciati in parte liberi lungo la schiena. Indossava un semplice top nero ed una gonna verde che si abbinava alle sue scarpe con la zeppa; sulla spalla sinistra aveva tatuate due stelle i cui contorni gialli erano dello stesso colore degli occhi vispi, che si guardavano intorno senza sosta.
La terza strega indossava dei jeans color marrone scuro, un maglioncino grigio-beije con le maniche a tre quarti e delle scarpe da ginnastica bianche. I capelli e gli occhi assumevano la stessa sfumatura arancione e la facevano sembrare una persona molto allegra e solare.
Quando le sei ragazze furono tutte insieme a rompere il ghiaccio fu la strega dai capelli rosa «Ciao! Io sono Carina, loro invece sono Jules e Angie - disse, indicando prima la ragazza con gli occhiali e poi l'altra - Voi invece dovreste essere Erin, Fanny ed Arya. Giusto?» chiese, indicandole rispettivamente mentre pronunciava i loro nomi.
«E tu come fai a saperlo?» domandò subito Fanny, sospettosa come al solito.
«Frequentiamo gli stessi corsi -rispose semplicemente Carina- Era anche ora che ci presentassimo.»
«Parla per te.» fu il secco commento di Jules, che se ne stava in disparte con le braccia incrociate e lo sguardo basso, che però non nascondeva le sopracciglia corrucciate e le labbra, colorate con un leggero lucidalabbra rosa, tirate in una smorfia di disappunto.
«Fammi indovinare: tu sei quella simpatica.» la provocò Erin, cercando di incrociare i suoi occhi, in parte nascosti dagli occhiali.
«Proprio così -confermò sarcastica Angie, giocherellando con una ciocca di capelli- Lei è quella simpatica tanto quanto Carina è quella intelligente.»
«La vuoi piantare di pensare che solo perchè i miei mi hanno affibbiato questo nome io sia un'idiota?» esclamò la diretta interessata, offesa.
«Ieri hai fatto esplodere una pozione e ti sei giustificata dicendo che i colori degli ingredienti si abbinavano bene tra loro.»
«Si, bhe...Zarathustra mi mette ansia ed è stata la prima cosa che mi è venuta in mente.»
«No, dai, sul serio hai detto una cosa del genere? Com'è che non me ne sono accorta?» si intromise Arya, palesemente divertita da quello scambio di battute.
«Forse perchè anche tu eri sul punto di farne esplodere una?» ci tenne subito a precisare la Metamorfamagus, che non perdeva mai occasione per mettere in imbarazzo l'amica.
«Vedremo quando succederà a te.»
«Sono un mito in Pozionologia, non commetterei mai un errore simile.»
«Bene, abbiamo capito chi tra noi è quella modesta.» scherzò Angie, che trovò subito approvazione a ciò che aveva detto nel successivo commento di Erin «Mai conosciuta persona più modesta ed umile di lei.»
«Per quanto mi piacerebbe stare qui a scherzare tutto il giorno, che ne dite di ascoltare quello che sta spiegando la preside e poi darci una mossa?» le riprese Jules acidamente, ottenendo però quello che voleva.
«Se farà così tutto il giorno non so se riuscirò a resistere.» sussurrò Acquamarina all'orecchio di Erin, che si trattene dal rispondere che molto spesso lei era anche peggio e si limitò ad una scrollata di spalle, mentre teneva un orecchio teso per ascoltare la Griffin che stava illustrando come avesse suddiviso la foresta in cinque quadranti, una per ciascun gruppo, e al loro interno vi fossero posizionate le sfere in modo tale che fossero facili da trovare, ma non troppo.
La superficie segnata dalla mappa olografica che Ediltrude aveva fatto comparire davanti alle ragazze non comprendeva tutta Selvafosca, ma buona parte di essa e Irene notò che tra le zone delimitate c'era anche quella all'interno della quale si trovava la casa-sotto-l'albero; le insegnanti avevano deciso di farle lavorare nelle parti più isolate e lontane dalle tre scuole e dalla città e per sfortuna le Trix si trovavano proprio in una di quelle. In quel momento non poteva rischiare di mandare un messaggio telepatico a una di loro per avvisarle, il rischio che le altre streghe (e in particolar modo la Griffin ed Ediltrude) la sentissero era troppo alto.
Accidenti, Irene, rilassati! Icy, Darcy e Stormy non sono più fuggitive e possono stare dove cavolo gli pare, non serve preoccuparsi così.
La ragazza respirò profondamente e scacciò l'agitazione che l'aveva attanagliata: era così abituata a vedere le Trix nascondersi per non farsi trovare che non aveva pensato al fatto che in quel momento non c'era niente di cui dovesse preoccuparsi, non ancora almeno. Magari si sarebbe offerta affinchè fosse il suo gruppo a controllare quel quadrante, giusto per stare tranquilla, non voleva problemi.
Già la sera prima, quando aveva tentato di scendere nella cripta, per poco non si era fatta beccare dal professore di Storia della Magia, che stava controllando proprio i corridoi lì vicino, ed era dovuta tornare in camera di corsa; la colpa ovviamente era di Sir Morgan che l'aveva distratta con le sue chiacchiere inutili e le aveva fatto alzare la voce nel pieno silenzio del castello. Era passata una settimana e mezza dalla festa ed erano state numerose le volte in cui aveva parlato con lo spirito: per di più lo aveva chiamato per cercare di convincerlo a raccontarle ciò che sapeva su Lunaris e la sua famiglia di origine, ma non appena quello compariva lei ci ripensava e da lì nascevano discussioni che portavano sempre Erin ad innervosirsi dato l'attegiamento da superiore del Guardiano nei suoi confronti.
Era curiosa e voleva sapere di più riguardo la profezia e tutto il resto, ma sentiva che se si fosse affidata a Sir Morgan gli avrebbe dato una soddisfazione immensa e non ci teneva per niente per cui fingeva di avere bisogno di lui per degli stupidi compiti o sciocchezze simili e nonostante questo fosse perfettamente chiaro ad entrambi lo spirito si divertiva a punzecchiarla, insinuando che fosse una strega incapace, e questo lei non lo sopportava.
La sera precedente era la prima volta che lo invocava per un aiuto concreto e lui ne aveva approfittato per darsi ancora più arie di quanto normalmente facesse, mandandola in bestia. Se c'era una cosa che non sopportava erano proprio le persone, o spiriti che fossero, che non sapevano fare altro che pavoneggiarsi; fortuna che il professor Cornelius non era nel massimo delle sue facoltà, soprattutto ad un orario superiore alle nove di sera, e si era limitato ad un'occhiata veloce nel corridoio senza prestare particolare attenzione. Comunque aveva preferito non rischiare ed era tornata in camera.
«Siccome oggi ci sentiamo magnanime, potrete scegliere voi la zona in cui operare.» disse la Griffin e Erin colse la palla al balzo, parlando prima di tutte le altre.
«Noi scegliamo il quadrante numero quattro.»
«Bene, è bello sapere che esistono ancora streghe che amano impegnarsi.» si complimentò la preside.
«Ma sei impazzita? È la zona più estesa ed isolata.» bisbigliò Arya al suo orecchio con una nota di disappunto nella voce.
«Appunto, di sicuro la sfera sarà più facile da trovare: più sono fitti gli alberi e la zona è pericolosa più sarà semplice trovarla, è logico.» replicò Fanny al posto di Irene, che si limitò ad annuire e ringraziò mentalmente la Metamorfamagus per la sua intuizione: a quello non aveva minimamente pensato.
«Se lo dici tu.»
Una volta che i gruppi restanti ebbero scelto, Ediltrude le fece materializzare all'interno delle rispettive aree e l'esercitazione ebbe inizio.
Subito le sei ragazze cominciarono a pensare a quale fosse il metodo migliore per individuare la sfera e ad ipotizzare che tipo di creatura potesse contenere.
«Secondo me dovremmo dividerci ed ispezionare ogni angolo.» propose Carina.
«Rischiamo di metterci troppo e di non riuscire comunque a trovare la sfera.» contestò Fanny.
«Potremmo provare con un incantesimo di localizzazione.» suggerì Angie, trovando l'approvazione di Arya, ma questa volta fu Jules a contestare «Per gli incantesimi di localizzazione serve avere qualcosa che appartenga alla persona o all'oggetto e noi non abbiamo niente.»
«Che ne dite allora di provare ad evocarla?» domandò Erin, che stava cercando di pescare nella sua memoria ogni singola prova di magia a cui avesse assistito alla televisione.
«Non è una cattiva idea.» concordò Angie.
«Ora ci provo.» disse allora Arya, chiudendo gli occhi e concentrandosi intensamente.
Le ragazze aspettarono qualche minuto in attesa di vederla comparire, ma non accadde nulla.
«Bisogna conoscere l'oggetto in questione per poterlo evocare.» fece notare Jules con aria di sufficienza.
«Perchè non l'hai detto subito?» chiese Irene, piuttosto irritata dato che la sua idea non aveva avuto successo.
«Perchè così è più divertente e poi almeno ho dimostrato che anche se ci hai scavalcate scegliendo per prima la nostra area d'azione non sei la migliore.»
«Per tua informazione non avevo intenzione di mettermi in mostra o cose del genere, ho solo pensato che la Griffin avrebbe potuto apprezzare maggiormente ilnostro gruppo.» si difese Erin, sottolineando volutamente l'aggettivo nostro dato che non aveva alcuna intenzione di passare per la Bloom della situazione e far pensare alle altre che volesse prendere il comando; naturalmente sapeva che ad un certo punto una di loro avrebbe dovuto prevalere sulle altre, un gruppo non poteva funzionare senza un leader, ma se fosse toccato a lei non voleva che si pensasse che si fosse auto-eletta.
«Quindi, tecnicamente, volevi metterti in mostra.» insistette quella.
«Quello che Erin voleva era far sì che avessimo un vantaggio rispetto agli altri gruppi e lo perderemo se stiamo qui senza far niente, perciò se hai una proposta che può esserci utile parla altrimenti sei pregata di tenere chiusa quella bocca.» intervenne Fanny, ponendo fine alla discussione.
Jules alzò le mani in segno di resa e si aggiustò gli occhiali, poi disse «Non possiamo contare su incantesimi di evocazione nè di localizzazione, ma la sfera è un oggetto magico e come tale emetterà di certo un qualche tipo di aura perciò dobbiamo individuarla e il gioco è fatto.»
«E per quanto riguarda il mostro?» domandò Carina.
«Ci penseremo quando sarà il momento.»
«Perfetto, ma resto dell'idea che dovremmo dividerci.» ripetè la strega coi capelli rosa.
«Concordo. Adesso che sappiamo come muoverci come idea può andare, ma meglio rimanere in coppia almeno così se dovessimo trovare la sfera e il mostro si manifestasse immediatamente avremmo più possibilità fino all'arrivo delle altre.» aggiunse Angie, facendo spuntare un sorrisetto soddisfatto sulle labbra dell'amica.
«La soluzione migliore è scegliere le coppie in base ai nostri poteri allora - ragionò Jules e, data l'approvazione delle compagne, proseguì- Arya, Carina avete il potere di controllare l'acqua e l'elettricità, se combinate possono essere letali quindi voi andrete insieme. Fanny il tuo potere di Mutaforma è molto simile al controllo molecolare di Angie quindi una di voi verrà con me e l'altra andrà con Erin.»
«Chi sta facendo il capo adesso?» la interruppe quest'ultima, inarcando un sopracciglio.
«Si, bhe, il mio pianeta natale è Newron e io sono la strega della conoscenza cos'altro dovrei fare secondo te se non pianificare e pensare a possibili strategie?» replicò l'altra, mettendosi sulla difensiva.
Erin non ribattè e la invitò a continuare, incrociando però le braccia al petto e battendo insistentemente il piede a terra.
«Come stavo dicendo -riprese la Newroniana- Data la somiglianza tra i vostri poteri e visto che i miei e quelli di Erin si basano più sull'utilizzo della mente è opportuno che Angie venga con me e Fanny vada con lei.»
«E adesso diamoci da fare.» concluse Arya, afferrando Carina per un braccio ed addentrandosi tra gli alberi con la speranza di finire il prima possibile quell'esercitazione.
«Le prime che trovano la sfera devono mandare un messaggio telepatico alle altre con la posizione in cui si trovano.» le urlò dietro Jules prima di incamminarsi nella direzione opposta insieme ad Angie.
«Allora noi andiamo di qui.» disse Erin, dando le spalle al luogo in cui si trovava la dimora delle Trix e lasciando anche lei la piccola radura.
Lei e Fanny camminarono a lungo nel più completo silenzio, concentrandosi il più possibile per riuscire a percepire un'aura magica diversa dalla loro e da quella delle compagne, abbastanza vicine a dove si trovavano per avvertirne la presenza, ma nessuna delle due era riuscita ad avvertire qualcosa.
Erin inoltre, nonostante si fosse detta di non pensarci, non riusciva a smettere di preoccuparsi per la loro vicinanza ad Icy, Darcy e Stormy ed era sempre più nervosa, non aveva pensato che come l'aura della sfera anche la loro poteva essere avvertita, e molto più facilmente, perciò si stava agitando ulteriormente; forse sarebbe dovuta andare verso di loro invece che nella direzione opposta, almeno così avrebbe avuto sotto controllo la situazione. O forse no.
Non ci stava capendo più niente e stava permettendo all'ansia di prendere il sopravvento; purtroppo era un difetto che aveva sempre avuto quello di preoccuparsi troppo, sia che si trattasse di qualcosa di importante sia per delle sciocchezze.
Fanny sembrò accorgersi della sua agitazione e la fece fermare «Che cosa c'è che non va? Non riesco a pensare con te che non fai altro che guardare dietro di noi.»
Erin provò a dissumulare, dicendole che era tranquillissima e il suo nervosismo dipendeva dall'esercitazione, ma la Metamorfamagus non se la bevve.
«Prima scegli senza nemmeno riflettere questa zona e adesso non fai altro che guardarti intorno, hai per caso ucciso qualcuno e nascosto il cadavere da queste parti?»
«Molto divertente - disse la strega dai capelli ramati, trattenendo una risatina nervosa - Sono solo molto competitiva e voglio assolutamente trovare quella sfera prima delle altre.»
Neanche a farlo apposta proprio in quel momento le due streghe videro sopra di loro una luce color magenta, che illuminò per qualche istante gli alberi circostanti; quando sollevarono lo sguardo videro una sfera del medesimo colore che fluttuava tra i rami degli alberi.
«Che stupide! -esclamò Fanny- Avremmo potuto pensarci prima di usare il tuo potere.»
«In realtà avrei preferito che l'avessimo trovata da sole.» disse Erin, che però era felice che la loro conversazione fosse stata sviata.
«Non dire cavolate e contatta le altre, io vado a prenderla.»
Pronunciate queste parole, la Metamorfamagus assunse le sembianze di un falco in un batter d'occhio e spiccò il volo; in un attimo la sfera fu tra i suoi artigli e lei tornò a terra.
«Sai che avresti potuto semplicemente volare?» domandò Irene, retorica.
«Certo, ma così è stato più divertente.» rispose l'altra con voce gracchiante, facendo sorridere l'amica.
«Hai chiamato le altre? Questa cosa continua ad agitarsi.» disse Fanny, che stava tentando di tenere fermo l'oggetto, che cercava in tutti modi di liberarsi dalla sua presa.
«Niente paura siamo qui.»
«Che velocità.»
«Stavamo venendo in questa direzione -spiegò Arya- Miss-so-tutto-io e Angie?»
«Le ho chiamate, dovrebbero arrivare.»
«Che ne dite di trasformarci intanto? La sorpresa di cui parlava Ediltrude ha proprio voglia di venire fuori.»
«Buona idea, Fanny.» concordò Carina, prima di venire avvolta da una luce color rosa pallido, che svanì dopo pochi secondi.
«Non male il vestito - fu il commento di Arya - Ma non è un po' troppo... rosa?»
La strega dell'elettricità lanciò un'occhiata veloce all'abito che indossava: era un vestito corto di cui la gonna a balze e parte del corpetto erano rosa scuro, mentre la restante parte superiore assumeva una sfumatura bluastra, che riprendeva il medesimo colore del leggero velo, cucito alla parte sinistra della gonna, che toccava il terreno. Le scarpe le lasciavano scoperto il piede ed avevano una sottile fibbia che le circondava le caviglie, inoltre sulle braccia portava due manicotti leggeri della stessa tonalità dei suoi capelli su cui risaltavano dei brillantini.
Alla fine, con un'alzata di spalle, rispose «Probabile. Facci vedere il tuo adesso.»
«Volentieri.»
«La piantate di comportarvi come se foste in una boutique d'alta moda e mi date una mano?» le rimproverò Fanny, a cui stava diventando sempre più difficile tener ferma la sfera.
«Ops, scusaci. Lasciala pure.»
La Metamorfagus la lasciò andare poi recuperò le sue sembianze e, mentre Carina intrappolava l'oggetto in una gabbia elettrica di dimensioni ridotte, si trasformò insiema ad Erin e Arya.
Irene rimirò il vestito e le scarpe per qualche secondo con un luccichio di felicità ad illuminarle gli occhi, era solo la seconda volta che si trasformava ed era emozionante per lei.
«Bene, diamoci da fare.» esclamò Fanny, che adesso indossava un semplice abito viola, le cui maniche si congiungevano poco sotto il seno per poi divedersi lungo il busto, lasciando scoperto il resto del vestito color magenta. Le scarpe chiuse, anche quelle viola scuro, erano decorate con dei nastrini blu e slanciavano la sua figura.
Arya, invece, portava un top ed una gonna azzurri molto semplici, che le lasciavano scoperta gran parte del ventre e le gambe erano coperte da una calzamaglia della stessa tonalità, che ricordava vagamente le squame di un pesce, accompagnata da un paio di stivali cobalto, che le arrivavano sotto le ginocchia.
Le quattro ragazze si alzarono in volo e circondarono la sfera, che si stava ingrandendo sempre più e che ormai nemmeno la gabbia di Carina riusciva più a contenere. Poco a poco la sfera assunse una forma più definita e, tempo un paio di minuti, le giovani streghe si trovarono davanti ad una creatura che non si sarebbero mai sognate di vedere e che le lasciò a bocca aperta: la prima cosa che notarono furono le tre diverse teste, i cui colli spuntavano dal busto argenteo, che sarebbe potuto essere quello di un cavallo se non fosse stato per le numerose scaglie che lo ricoprivano anche sulle zampe e terminavano solo dove invece iniziava l'orribile pungiglione di uno scorpione, nel punto in cui si sarebbe dovuta trovare la coda del cavallo. La prima testa era quella di un leone dalla folta criniera cremisi, che, come ebbero la sfortuna di capire quando spalancò le temibili fauci, sputava fuoco. La testa centrale, invece, era quella di una tigre, che a parte avere un'aria feroce sembrava non avere particolari (e pericolose) capacità, tranne forse quella di staccarti un braccio con un morso. Infine, rimaneva la testa di quella che doveva essere una pantera, che, dopo aver fatto brillare di una luce sinistra per pochi istanti gli occhi gialli, iniziò a lanciare raggi di energia in ogni direzione, disintegrando tutto ciò che colpiva.
Come se non fosse abbastanza, il mostro con un balzo si alzò in volo e sovrastò le quattro streghe, che si spostarono velocemente dalla sua traiettoria e si scambiarono un'occhiata preoccupata.
«E noi come dovremmo fare per sconfiggere quella...cosa? E' assurdo!»
Mai come quel momento Erin si trovò d'accordo con Arya, quell'esercitazione si era rivelata più complicata del previsto.

 

*


Nello stesso momento Jules e Angie si stavano dirigendo il più velocemente possibile dalle compagne, ma improvvisamente vennero fermate da una rete comparsa dal nulla che bloccò loro il percorso e si ritrovarono senza una via d'uscita.
«E questa che cavolo è?! -esclamò Angie, guardandosi intorno spaesata- Pensi che faccia parte dell'esercitazione?»
Jules non rispose, ma subito iniziò a valutare attentamente la situazione; non credeva che quella fosse una prova ideata dalla preside Griffin e, anzi, un'ipotesi si stava facendo strada nella sua testa. Ipotesi che venne confermata quando tre figure pouttosto familiari comparvero da dietro gli alberi.
«Ehi, ragazze, guardate cosa abbiamo catturato oggi. Che ne dite di divertirci un po'?»
«Molto volentieri, sorellina, mi andava proprio di scaldarmi un po'.»
«Credo che siamo finite in un bel guaio.» sussurrò Angie, mentre le Trix gli si avvicinavano con un ghigno poso rassicurante in volto, che non faceva presagire nulla di buono.

 

 



NdA: ed eccomi di nuovo qui, anche se questa volta con un capitolo che non mi soddisfa del tutto. In questo periodo purtroppo sono impegnatissima e il tempo da dedicare alla scrittura è diminuito perciò non sono pienamente convinta di quanto ho scritto, ma spero lo stesso che non lo consideriate un disastro totale e lo abbiate apprezzato almeno in parte.
Fatemi sapere cosa ne pensate e al prossimo aggiornamento!
Ringrazio
-TheStrangeCaseOfCass per aver aggiunto la storia alle seguite
e ovviamente TressaMartiAntares DarcyRocks99 per le loro preziose recensioni.

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Capitolo 8
*** Non così diverse ***


Non così diverse
 

«E noi come dovremmo fare a sconfiggere quella... cosa? È assurdo!»
Le quattro streghe si guardarono per alcuni istanti, in attesa che ad una qualsiasi di loro venisse in mente un'idea geniale per mettere KO quel mostro e potersene tornare tranquille a Torrenuvola.
Irene stava cercando di ripescare nella sua memoria le poche informazioni riguardanti creature magiche di vario genere che aveva avuto modo di apprendere durante la prima settimana alla scuola per streghe, ma non ricordava di aver visto o letto niente che facesse riferimento ad un simile... animale? Non sapeva nemmeno come definirlo, ma a quello ci pensò Fanny, che con spavalderia esclamò «Coraggio, bel Pantigrone, facci vedere cosa sai fare.!»
«Tu devi essere impazzita! - la rimproverò Carina, gettandosi di lato per evitare un'improvvisa fiammata - Visto cosa succede a provocare un mostro che sputa fuoco?»
«Da qualche parte si deve pur cominciare, no?» replicò l'altra, mentre dagli occhi della pantera si stavano sprigionando altri raggi distruttivi, che passarono a pochi centimetri dalla testa di Arya.
In risposta, la strega dai capelli blu indirizzò verso il mostro una serie di schegge ghiacciate che però si infransero miseramente contro la sua corazza di squame, ma in compenso lo fecero infuriare ancora di più.
«Ops... Okay, qualche idea brillante?»
«Se provassimo a colpirlo tutte insieme?» suggerì Erin, nonostante dubitasse che sarebbe servito a qualcosa, sicuramente le loro insegnanti si erano assicurate che non ci fosse niente di facile in quella prova.
«Tipo unendo i nostri poteri?» chiese Fanny, schivando con agilità un pericoloso fendente del pungiglione del Pantigrone.
«Be' si, pensavo a qualcosa come una convergenza.»
«Ma sei matta? Sarebbe troppo per noi, le convergenze sono un livello da Gloomix.» contestò Carina.
Erin non fece in tempo a darsi dell'idiota per quell'idea che dovette ripararsi dietro ad un albero per evitare un'improvvisa ondata di sputo viscido - e acido a quanto sembrava - appena scaturito dalle fauci della tigre bianca. Ci mancava giusto quella.
Facendo attenzione, uscì allo scoperto e appellandosi alla frustrazione che la stava invadendo in quel momento evocò una sfera d'energia che puntò verso la creatura; purtroppo però l'incantesimo non si rivelò abbastanza forte e si dissolse non appena entrò in contatto con la sua armatura.
«Voi cosa suggerite?» domandò allora.
«Scappare sarebbe una buona idea secondo me.»
«Arya! - la riprese Fanny aspramente - Non scherzare, dobbiamo portare a termine questa prova. Sicuramente il modo per farlo c'è.»
«Magari se Jules e Angie si degnassero di raggiungerci avremmo qualche possibilità in più!» si lamentò Acquamarina adesso alle prese con le insistenti fiammate leonesche, che tentava in tutti i modi di far estinguere con dei getti d'acqua.
«Già, chissà dove sooo... no.»
Carina era appena stata colpita alla schiena dagli zoccoli posteriori del nemico, che si stava imbizzarrendo ancora di più, e cadde a terra, sbattendo malamente il polso destro che le provocò una forte fitta lungo il braccio; nonostante il dolore vide che il pungiglione era indirizzato proprio verso di lei e riuscì a rotolare lontana dalla sua traiettoria pochi istanti prima che quella si conficcasse nel suolo sotto di lei.
«Ahi.!» gemette poi senza farsi sentire, mentre le altre tre erano concentrate a combattere ognuna contro una testa.
Irene si voltò, per quanto le fosse possibile, verso la compagna per accertarsi delle sue condizioni e vide quella unire in risposta pollice e indice per rassicurarla che era tutto okay, ma la terrestre notò sul suo volto una smorfia di dolore.
«Stai bene?» le chiese, mentre Carina si stava rimettendo in piedi e dava una leggera aggiustata al vestito sgualcito.
«È solo un'ammaccatura - affermò la strega dell'elettricità - Adesso vediamo di staccargli quella coda da scorpione e vincere questa sfida.»
«Forse questo potrebbe funzionare.» disse la Metamorfamagus prima di tramutarsi in un enorme orso bruno dagli artigli e zanne violacee che fece fare un balzo indietro alle altre, che la osservarono spaventate per alcuni istanti, mentre con una forte zampata Fanny staccava di netto il pungiglione della creatura, che iniziò a dimenarsi in preda al dolore, ruggendo furiosamente.
La strega rugliò per la soddisfazione e con un luccichìo soddisfatto negli occhi riacquistò la sua forma; raggiunse le compagne dietro lo scudo evocato da Erin e Carina, che erano riuscite a bloccare così una serie di attacchi simultanei da parte dei tre animali, e si vantò con tono scherzoso della sua impresa «E un problema è risolto. Ringraziatemi pure più tardi.»
«Si si - la liquidò Arya - Ma adesso cerchiamo di farla finita una volta per tutte.»

 

*


Nel frattempo Jules ed Angie, intrappolate nella rete creata dalle Trix, scrutavano impaurite i volti torvi delle tre streghe, che le avevano accerchiate e le stavano studiando come se fossero degli animali molto particolari. Le loro espressioni non facevano trasparire alcuna preoccupazione e anzi vi si poteva scorgere un lieve accenno di divertimento, che contribuì ad aumentare l'agitazione delle due studentesse.
Jules, che tra loro era quella a cui veniva più facile nascondere le proprie emozioni, si costrinse ad assumere un'aria spavalda ed incrociò lo sguardo con quello di Icy, che inarcò un sopracciglio ed emise un verso di scherno di fronte a quella prova di coraggio o - a seconda dei punti di vista - stupidità.
Fu Darcy a rompere il silenzio «Bene, ragazze, assicuriamoci di aver trovato quello che cercavamo.»
Con un gesto svogliato della mano fece scomparire la trappola ed inclinò leggermente la testa, valutando quale fosse la mossa migliore da cui partire.
«Io non ci penserei nemmeno se fossi in voi - le ammonì Stormy, che aveva notato gli sguardi sfuggevoli che si erano scambiate le matricole nel momento in cui si erano trovate di nuovo libere - Non ve ne andrete da qui finchè non l'avremo deciso noi.»
«E chi voleva andarsene? Si sta così bene qui.» replicò la Newroniana con uno scatto di spavalderia improvvisa. Si meravigliò di se stessa, ma non lo diede a vedere e approfittò di quel momento di apparente tranquillità per dare spazio alla sua innata curiosità e porsi alcune domande: cosa ci facevano lì le Trix? E cosa volevano da loro? Gli avrebbero fatto del male?
Le risposte a quei quesiti poteva riassumerle con un gigantesco non lo so e un probabilmente sì, ma nonostante l'inquietudine non potè fare a meno di ammirare, in quanto strega, le figure che aveva davanti. Ne aveva sentito parlare spesso negli ultimi anni sia al telegiornale sia tra i banchi di scuola del suo pianeta, dove - a discapito della loro fama per essere uno dei popoli più istruiti tra i principali della Dimensione Magica - i pettegolezzi facevano da padroni e non aveva potuto fare a meno di restare affascinata dalle loro abilità e capacità magiche, dopotutto poche streghe così giovani avevano avuto la forza di compiere quello che erano state in grado di fare loro e finchè gli avvenimenti si erano svolti in luoghi lontani da lei era stato facile rimanerne colpita. La situazione era diversa se ad affrotarle dovevano essere lei ed un'altra strega del primo livello.
Ci pensò Angie ad esternare i suoi dubbi e in un certo senso le fu grata: era confortante sapere che anche la sua amica aveva abbastanza autocontrollo da non farsi prendere dal panico e che quindi avrebbe potuto contare su di lei.
«Cosa volete da noi? Non abbiamo niente che potrebbe servirvi.»
«Ne abbiamo trovate due con un bel caratterino, non vi pare?» commentò la strega delle tempeste, portandosi una mano alla bocca per soffocare una leggera risata.
«Sembrerebbe di sì - confermò Icy - Forse addirittura un po' troppo per delle fate.»
«Fate?!» esclamò indignata Jules, poteva tollerare di sentirsi chiamare secchiona o Miss-so-tutto-io, ma l'appellativo di fata proprio non poteva reggerlo.
E lo stesso sembrava valere per Angie che si portò le mani sui fianchi e assottigliò gli occhi, visibilmente offesa da quell'affermazione.
«Si dà il caso che noi due siamo streghe.» le informò la ragazza dai capelli blu e con quelle parole si trasformò, venendo avvolta da un bagliore cremisi che quando si dissolse lasciò spazio ad una mini-gonna pailettata rossa e nera, con uno spacco all'altezza della coscia sinistra, e ad un corto top dello stesso modello. La montatura degli occhiali era passata da rotonda a rettangolare e alle ballerine si erano sostituiti degli stivali neri che terminavano appena sotto la gonna; i guanti neri senza dita che indossava davano al tutto un tocco in più.
«Oh lo vediamo - rise Darcy, squadrandola da capo a piedi - Ma la tua amica assomiglia decisamente troppo ad una di quelle insopportabili fatine.»
Jules si voltò verso la compagna, che aveva seguito il suo esempio trasformandosi, e vide per la prima volta la sua forma da strega di livello uno: portava un abito variopinto che passava dalle sfumature del giallo a quelle del rosa man mano che si avvicinavano al centro del vestito, il risultato era quello di far sembrare le varie pieghe come le ali di una farfalla. Erano forme sinuose che ti facevano incrociare gli occhi. Più semplici erano le sue scarpe arancioni col tacco che avevano un cinturino da legare attorno alle caviglie.
Angie incrociò le braccia al petto come a volersi difendere da quella che pareva essere a tutti gli effetti un'accusa, ma mantenne lo sguardo fisso in quello della strega dell'oscurità e con un tono perentorio, che mai si sarebbe aspettata di poter assumere in quel contesto, disse «Sono nata in una famiglia di sole fate e maghi buoni, che colpa ne ho se la mia trasformazione ne risente? Ciò non toglie che sia una strega.»
«Oh, ma che storia toccante! Peccato che questo non ci aiuti, se sono streghe a noi non servono.»
Fu impercettibile il sospiro di sollievo che tirarono le due ragazze nel sentire quelle parole, ma non osarono abbassare la guardia, non potevano ancora dirsi salve.
«Si può sapere cos'è che vi serve?» sbottò Jules, il non sapere la rendeva incredibilmente nervosa e inoltre stava iniziando ad agitarsi, pensando alla loro esercitazione lasciata a metà e al resto delle loro compagne che con ogni probabilità adesso stavano affrontando da sole la sorpresa di Ediltrude.
«Hai fretta di andare da qualche parte?» la schernì Darcy, intuendo i suoi pensieri.
«In effetti sì - rispose la Newroniana, colta da un'improvvisa illuminazione - Siamo qui per un test scolastico e, sapete, ci sono altre ragazze che ci aspettano.»
«Non credo sia una buona idea quella di...» bisbigliò Angie presa alla sprovvista, ma un'occhiata di Jules le fece capire che aveva in mente qualcosa e decise di stare al gioco.
«Una delle solite prove della Griffin, quella vecchia megera non cambierà mai.» sospirò Stormy con tono annoiato.
Icy rise «Pensi che il fatto che ci siano altre matricole come voi nei dintorni ci preoccupi?»
-Forse dovrebbe comunicò Darcy telepaticamente alla maggiore.
Già era stata una mossa azzardata quella di creare una rete magica nel caso in cui qualche giovane fata - o strega - fosse accidentalmente capitata da quelle parti, ma non avrebbero dovuto rischiare di farsi beccare dalla preside e le sue galoppine, per quanto fosse necessario quello che dovevano fare: dopo essere state rilasciate da Roccaluce erano venute a conoscenza dell'avanzamento di livello delle Winx ed avevano stabilito quanto fosse necessario che anche loro passassero dal Disenchantix al Devilix, ma le ricerche e l'addestramento di Erin nell'ultimo periodo le avevano tenute troppo impegnte per andare a scovare qualche fata inesperta da indurre a perdere facilmente la fiducia nella sua stessa specie. Purtroppo il fatto che quelle che avevano catturato fossero streghe non era loro d'aiuto dato che, per definizione, non riponevano grandi speranze in quelle farfallucce scintillanti.
-Quindi che facciamo? Le lasciamo andare? si aggiunse Stormy dubbiosa.
-Darcy può cancellargli la memoria e noi faremo finta di non essere mai state qui stabilì Icy, pentita di essere stata così imprudente, non avrebbe dovuto lasciarsi convincere dalle sue sorelle non finchè si trovavano in una situazione così precaria.
-E va bene, ma dobbiamo farci venire in mente qualcosa per raggiungere il Devilix acconsentì la mora, tornando a concentrarsi sulle due ragazzine.
«A quanto pare non siete utili come pensavamo, ma in compenso siete molto fortunate.»
Con queste parole si avvicinò alle matricole, che istintivamente fecero un passo indietro e, toccandosi le tempie con l'indice e il medio di entrambe le mani, iniziò ad emettere una serie di onde psichiche che colpirono in pieno le due giovani.
Jules ed Angie barcollarono per alcuni istanti e quando risollevarono lo sguardo, Darcy notò con soddisfazione che i loro occhi erano vacui; senza perdere tempo gli ordinò di dimenticarsi di averle incontrate e di tornare a ciò che stavano facendo prima di finire nella loro rete. Per evitare qualsiasi tipo di problema aggiunse «Se è troppo il tempo durante il quale siete rimaste qui giustificatevi dicendo che vi siete perse, ora andate.»
Le ragazze si diressero nella direzione opposta e mentre si allontanavano Icy disse «Chiederò ad Erin di tenerle d'occhio.»
                                                                                                                         

Con un movimento impercettibile del capo Jules si voltò e con la coda dell'occhio vide le Trix scomparire, poi -un'espressione sconcertata in volto - tornò a concentrarsi sull'esercitazione.

 

*


Erin si portò una mano alla testa, mentre cercava di rimettersi in piedi. Sentiva dolere ogni muscolo del suo corpo e un forte bruciore alla spalla sinistra la informava che uno dei raggi appena scaturiti dagli occhi della pantera aveva fatto centro.
Con fatica si risollevò e proprio in quel momento vide una fiammata carbonizzare il velo rosa del vestito di Carina; la strega cacciò un urlo acutissimo e subito dalle sue mani scaturirono delle scariche elettriche che si abbatterono sul muso del leone.
Erin la vide accasciarsi a terra subito dopo e notando il dolore sul suo viso corse da lei per aiutarla.
Quando fu abbastanza vicina vide risaltare sulla sua gamba una grave ustione e capì che la compagna doveva star facendo appello a tutta la sua forza di volontà per non urlare.
«Ehi, adesso a questo ci penso io.» la rassicurò la terrestre, che notò l'improvviso pallore dell'altra.
«Grazie.» balbettò Carina, abbozzando un sorriso.
Vorrei che la scottatura di Carina guarisse.
Immeditamente la bruciatura scomparve e la strega riacquistò colore.
«Sei mitica!» la ringraziò la strega dai capelli rosa rimettendosi in volo per raggiungere Arya e Fanny ancora impegnate con il Pantigrone, ma di colpo si fermò e si girò verso Erin con sguardo trionfante «Perchè non ci abbiamo pensato prima?! Con il tuo potere possiamo farlo sparire in un attimo!»
La rossa fermò sul nascere il suo entusiasmo «Secondo te non ci ho pensato dopo che Fanny ha quasi rischiato di finire trafitta da un ramo? Non ha funzionato.»
«Sei sicura? Non puoi riprovare? Magari questa volta funziona.»
«Non funzionerà, ho già tentato e... Aspetta, forse ho avuto un'idea! Vieni.»
Con uno scatto raggiunse le altre due e riparandosi dietro uno scudo, imitata da Carina, espose il suo piano «È una cosa che non ho mai fatto prima, ma penso che potrebbe funzionare: se noi tutte desiderassimo nello stesso momento che questa bestiaccia svanisca forse potrei aumentare il mio potere e far sì che si avveri. Da sola non ce la faccio, ma con tutt'e quattro le nostre energie potrei riuscirci.»
«Okay, qualunque cosa pur di darci un taglio.» concordò Arya, subito seguita dalla Metamorfamagus.
«Circondiamolo!» ordinò Erin, stupendosi della rapidità con cui le sue amiche seguirono il suo comando.
«Bene, adesso pensate intensamente che volete che il mostro sparisca e continuate a ripeterlo finchè non funziona.»
Le tre streghe si concentrarono tutte sullo stesso desiderio ed Erin chiuse gli occhi mentre le voci di Fanny, Acquamarina e Carina iniziarono a risuonarle nelle orecchie con insistenza. Un'intensa energia la pervase e in quel momento si sentì in grado di poter fare qualunque cosa volesse, era come se l'essenza stessa delle sue compagne le fosse entrata dentro e lei potesse farne ciò che preferiva; si sentiva potente e inarrestabile, ed era una sensazione fantastica.
Si costrinse ad aprire gli occhi e a svolgere il suo compito: senza ben sapere cosa stesse facendo, spalancò le braccia e con voce forte e chiara disse «Vorrei che questo mostro svanisca all'istante.»
All'improvviso calò il silenzio e per dei lunghi minuti tutto ciò che riempì l'aria fu il canto degli uccellini e il frusciare del vento tra le foglie. Le quattro studentesse tornarono a terra, esauste, ed annullarono le loro trasformazioni. Si osservarono l'un l'altra senza dire una parola e - come ad un segnale prestabilito - esultarono per il loro successo.
«Non posso credere che abbia funzionato.!»
«Ci siamo riuscite!»
«Siamo le migliori matricole della storia!»
«La Griffin non potrà fare altro che darci il voto migliore.»
In tutta quella gioia ad Erin per un attimo parve di essere circondata dalle Winx invece che da delle giovani streghe, se qualcuno le avesse viste avrebbe sicuramente pensato che fossero delle allieve di Alfea e non di Torrenuvola. In effetti, ora che ci pensava, durante quelle poche ore passate insieme si erano comportate a tutti gli effetti come una squadra e non si sarebbe mai aspettata che potesse capitare, forse la differenza tra streghe e fate non era così radicale come pensava; magari anche loro potevano mostrarsi aperte a nuove conoscenze e stringere legami d'affetto e amicizia profonda, non era detto che dovessero rimanere dei lupi solitari per tutta la vita. L'unica vera differenza tra loro era il fatto di preferire i pipistrelli alle farfalle o i ragni alle coccinelle - oltre ovviamente al fatto che le streghe fossero più sveglie.
Del resto, se ci rifletteva, le prime ad essere un palese esempio di questo erano proprio le Trix: la prova vivente che sentimenti positivi e negativi potevano convivere.
Per anni Irene aveva pensato di essere sbagliata per una qualche strana ragione e che per questo non riuscisse a fare amicizia facilmente, ma il modo in cui aveva legato con quelle ragazze le dimostrava che ciò che le serviva erano le persone giuste con cui farlo e nient'altro, se poi tali persone erano un po' più scorbutiche del previsto che male c'era?
«Eccoci, siamo arrivate!»
Con un capitombolo Angie piombò sopra la terrestre, interrompendo le sue intricate riflessioni, e entrambe si trovarono spiaccicate a terra.
Jules le raggiunse con più calma e si fermò a pochi passi da loro.
Fanny e Carina le aiutarono a rialzarsi, mentre Arya senza perdere tempo si fiondò contro la Newroniana inveendo «Si può sapere dove diamine eravate finite? Noi abbiamo passato l'inferno e voi ve ne arrivate così tranquillamente? Chi pensate di essere?!»
«Frena, Acquamarina - la interruppe Fanny - Prima senti cos'hanno da dire e poi insultale.»
«Scusateci tanto, ma ci siamo perse.» spiegò Angie, cercando lo sguardo di Jules in cerca di conferma.
«È vero, ci siamo addentrate troppo tra gli alberi.» confermò l'altra, lanciando uno sguardo stranito e indagatore allo stesso tempo ad Erin, che lo ricambiò stupita: non sapeva perchè, ma le sembrava che ci fosse qualcosa di strano nelle parole di Angie però non vi si soffermò più di tanto e invece propose di ritornare sulla riva del lago per informare le professoresse della riuscita della prova.
Concordarono tutte e continuando a bisticciare senza sosta raggiunsero il luogo di ritrovo.

 

*


Ad Alfea intanto sembrava essersi appena scatenata la terza guerra mondiale e ovviamente il tutto si stava svolgendo nelle stanze delle tre professoresse facenti parte del Winx Club.
Tecna, Flora, Musa e Aisha, sedute sul letto di quest'ultima, stavano ascoltando il delirio infinito di un'impanicata Stella, che continuava a fare avanti e indietro senza sosta.
«Non lo trovo, non lo trovo più, capite? È scomparso, S-C-O-M-P-A-R-S-O! Questa è la mia fine, mio padre mi ucciderà. Come è potuto succedere?»
«Stella, adesso calmati e riprendi fiato. Cosa è scomparso?» chiese Flora con la sua solita pacatezza; era passato il tempo in cui si preoccupava ad ogni attacco di panico della principessa, ormai conosceva la sua amica e sapeva che era inutile preoccuparsi prima del tempo.
«L'anello! Ecco cosa, l'anello della mia famiglia, quello che io avrei dovuto custodire e invece adesso non ce l'ho più. Di nuovo!»
«Come sarebbe a dire che non l'hai più? Non è logico.»
«E invece è perfettamente logico, Tecna, l'ho perso e ora mio padre, il re di Solaria, mi ucciderà o, peggio, diserederà!»
«Forse avresti bisogno di rivedere le tue priorità.» scherzò Musa, con la testa a penzoloni giù dal materasso e le gambe sopra quelle di Aisha, che stava cercando di tenere a freno il mal di testa causato dagli strilli della bionda.
«Non è divertente, Musa, questa è una faccenda seria.»
«Devi solo ripercorrere i tuoi passi.» suggerì la fata della tecnologia.
«Esatto, quand'è stata l'ultima volta che l'avevi?» si accodò Flora.
«Fatemi pensare... Sono andata a fare shopping, poi ho incontrato Brandon e... Il ballo! L'ultima volta che lo avevo era al ballo di apertura.»
«E ti ci è voluta una settimana per accorgertene?» la rimproverò Aisha, guardandola in tralice.
Stella affermava che l'anello di Solaria fosse l'oggetto più prezioso in suo possesso eppure non gli prestava la minima attenzione, se per uno sfortunato caso a lei fosse capitato di smarrire l'anello che le aveva regalato Nabu per il loro fidanzamento se ne sarebbe accorta immediatamente e non avrebbe smesso di cercarlo finchè non l'avesse trovato. Non poteva credere che la sua amica avesse una tale noncuranza delle proprie cose.
«Scusa tanto se sono una ragazza impegnata.»
La fata dei fluidi sbuffò, ma lasciò perdere una battaglia che vedeva persa in partenza.
«Quindi l'hai perso per la precisione 9 giorni, 15 ore e 7 minuti fa e non hai idea di dove possa essere, giusto?» riassunse la Zenithiana con fare pratico.
«Giusto e per di più Bloom non risponde ai miei messaggi.» si lamentò la fata del Sole e della Luna.
Musa stava per ribattere con qualche battuta pungente quando un forte bagliore rosso fiamma le costrinse tutte a ripararsi gli occhi; un attimo dopo nella stanza insieme a loro c'era una ragazza agghindata in abiti reali, con una tiara che le pendeva storta sul capo e un sorriso radioso ad illuminarle il volto, che le guardava gioiosa.
«Qualcuno sentiva la mia mancanza?»

 

 



NdA: no, Bloom, non sei mancata a nessuno, ma cause di forza maggiore volevano che tu arrivassi a disturbare la non-quiete di Alfea e di tutte le altre persone della Dimensione Magica perciò eccoti qua.
E anche io sono tornata!! *applausi che si levano dalla platea* Questo capitolo è stato un parto – e penso si capisca dal tempo che ci ho messo per pubblicarlo – ma finalmente eccolo qua! Purtroppo, come avete potuto notare, non posso più garantire il regolare aggiornamento dei capitoli, ma anche se passeranno mesi tra un capitolo e l'altro sappiate che ho intenzione di continuare e concludere questa storia.
Erin e le sue amiche hanno portato a termine la loro prova e, mentre le Trix hanno aggiunto un pezzo di puzzle al loro piano, ad Alfea si sta scatenenado l'inferno; ho già delle idee per il prossimo capitolo e sto già iniziando a dargli forma, voi intanto fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo. Alla prossima!
Ringrazio
-Winxclub per aver aggiunto la storia alle seguite e aver recensito lo scorso capitolo;
-TheStrangeCaseOfCass per aver recensito il primo capitolo;
-Miciachan8 per aver recensito il primo capitolo

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Capitolo 9
*** Tra anelli scomparsi e sospetti ***


NdA: piccolo avvertimento: il cambio di rating è dovuto ad una scena presente in questo capitolo per cui non ero sicura bastasse il giallo anche se forse mi sbaglio, non so... comunque spero che non dia fastidio a nessuno e in caso di dirmelo. Buona lettura!

 

Tra anelli e scomparsi e sospetti

 


 

«Bloom!!!»
Stella si precipitò ad abbracciare la sua migliore amica e mancò poco che tutte e due capitombolassero a terra come sacchi di patate.
«Ciao Stella!» la salutò la fata della Fiamma del Drago, ricambiando l'abbraccio calorosamente; le sue amiche le erano mancate veramente tanto e in particolare la principessa di Solaria che sembrava volesse soffocarla tanta era la foga con cui la stava stringendo.
«Ehi, vacci piano, così la strangolerai.» la rimbeccò Flora affettuosamente, mentre si faceva avanti per riabbracciare Bloom, che l'accolse con entusiasmo.
«Come va, principessa?» chiese la fata dei fiori con un mezzo sorriso a colorarle le labbra sottili.
«Oh ti prego, niente principessa o vostra altezza, non ne posso più di sentirmi chiamare così.»
«Che c'è? La vita di palazzo è troppo dura per te?» la prese in giro Musa, salutandola a sua volta con una stretta calorosa, seguita subito dopo da Tecna e Aisha.
«Oh Bloom.! - sospirò Stella, catalizzando nuovamente l'attenzione su di sè - Non hai idea di cosa sia successo.»
«In realtà penso di averlo capito dai mille messaggi che hai lasciato sulla mia segreteria - disse Bloom, questa volta rivolgendo all'amica uno sguardo di leggero rimprovero - Si può sapere come hai fatto a perdere l'anello di Solaria di nuovo
«Devi credermi, non è stata colpa mia.» trillò la fata del Sole e della Luna, segnandosi con un dito il segno di una croce all'altezza del cuore.
«E di chi sarebbe allora?» domandò retorica Aisha alzando gli occhi al cielo.
«Magari è stato un folletto dei boschi.» riflettè Musa, reggendo il gioco all'Androniana.
«E se invece fosse stato uno spiritello?»
«Forse hai ragione, gli spiritelli sono più dispettosi.»
«Ragazze.! - le richiamò Tecna con tono pacato, ma deciso - Per quanto la nostra amica sia sbadata, questo fatto è di importanza primaria al momento. Sappiamo bene che lo scettro può essere pericoloso nelle mani sbagliate.»
«Tecna ha ragione, dovremo passare al setaccio ogni luogo possibile per trovarlo.» ragionò Bloom.
«Che ne dite di iniziare dal suo appartamento?» suggerì Flora.
«D'accordo. Aisha, posso rubarti dei jeans e una maglietta? Sono scappata talmente di corsa da Domino che non ho portato niente per cambiarmi.»
«Fai pure, Bloom. Nell'armadio ci sono anche un paio di scarpe nel caso ti servissero.»
«Grazie mille.»
«Io chiamo Brandon, può darci una mano a cercarlo: oggi non ha lezione.» disse Stella, che stava già digitando il numero del suo scudiero sulla tastiera del cellulare.
«Anche Timmy ha la giornata libera, provo a sentirlo.» comunicò la Zenithiana, imitando la bionda.
Flora seguì il loro esempio e scrisse un messaggio ad Helia, che sapeva non avere impegni quel giorno infatti avrebbero dovuto incontrarsi per una passeggiata in riva al lago di Roccaluce, ma l'urgente chiamata di Stella aveva cambiato i loro programmi. La ricerca dell'anello poteva essere comunque una buona occasione per permettergli di passare del tempo insieme.
L'ultimo anno a Fonterossa stava tenendo gli specialisti piuttosto impegnati e per questo le Winx cercavano di sfruttare ogni momento possibile per passare del tempo con i loro fidanzati, che erano sempre ben felici di vederle.
«Sky purtroppo è partito per Eraklyon questa mattina e tornerà solo domani sera. Mi ha detto che Saladin gli ha concesso un permesso speciale per tornare sul suo pianeta una volta al mese e aggiornarsi sui suoi compiti di sovrano.» si lagnò la fata del fuoco, lanciando un'occhiata malinconica al blocco schermo del suo cellulare, che ritraeva lei sulle spalle di Sky all'interno della piscina di Gardenia.
Quella foto l'aveva scattata Flora durante il loro ultimo giorno sulla Terra, che avevano deciso di trascorrere all'insegna del divertimento per festeggiare la sconfitta degli Stregoni del Cerchio Nero e godersi gli ultimi momenti di libertà prima di tornare ai rispettivi impegni.
«Nemmeno Riven viene se la cosa ti può consolare.» aggiunse Musa, che in realtà non sembrava poi tanto dispiaciuta e infatti ci pensò Aisha a farglielo notare «Questo perchè sei tu a non volerlo tra i piedi.»
«Si be', è uguale.»
«Aspetta, aspetta, aspetta... Cos'è questa storia?» chiese Bloom, eccitata all'idea di qualche pettegolezzo. A palazzo non aveva spesso l'occasione di parlare di ragazzi e altre frivolezze per cui voleva approfittarne.
«Non lo sai? Musa e Riven hanno rotto!»
«Stella! Non è niente di che, la solita storia solo che questa volta in modo un po' più... radicale.» spiegò la fata della musica con una scrollata di spalle.
«Credevo che aveste risolto i vostri problemi.» osservò Tecna, mentre Bloom accortaciava il suo regale abito e lo infilava sgraziatamente in un angolo dell'armadio della fata dei fluidi, e le altre uscivano dalla camera.
«Dì la verità: ti vedi con un altro.» la punzecchiò Stella, avviandosi nel corridoio deserto.
Musa avvampò e subito avvertì le mani iniziare a sudarle, era una cosa che le succedeva fin da bambina quando si agitava ed era costretta a mentire. Era un maledetto difetto che più volte l'aveva smascherata con suo padre, ma per fortuna nessuna delle Winx ne era a conoscenza.
«Ma sei impazzita? Non mi vedo proprio con nessuno!» dichiarò con fermezza, nonostante dentro di sè si sentisse un'infame nel mentire così spudoratamente alle sue migliori amiche, ma confessare era impensabile: non avrebbero mai capito.
«Ne sei proprio sicura? Guarda che abbiamo notato come sgattaioli sempre via ogni volta che ti squilla il telefono.» rincarò la dose Flora con un sorrisetto malizioso che poco le si addiceva.
«Dovete essere uscite di testa, sono i produttori a chiamarmi ad ogni ora; ormai manca poco all'uscita del mio primo disco.» si giustificò la Melodyana.
«Dai ragazze, lasciatela stare - la difese Tecna, per niente amante del gossip mondano e più concentrata sull'attuale problema chiamato Anello-scettro cercasi - Ashley, non si corre nei corridoi!» riprese poi una minuta ragazzina dalle lunghe trecce bionde che stava rischiando di scivolare sulle mattonelle lucide insieme alla borsa con all'interno i suoi libri.
«Certo, mi scusi, professoressa.» disse la giovane fata prima di allontanarsi a passo svelto e con la testa bassa.
Musa ringraziò mentalmente l'allieva che aveva posto fine alle domande inquisitorie delle altre Winx e con un leggero senso d'inquietudine che la invadeva uscì dal portone della scuola per salire sull'autobus che le avrebbe portate al condominio dove vivevano lei e Stella.

 

*


L'ultimo gruppo di matricole era appena arrivato sulla riva del lago quando la preside Griffin richiamò l'attenzione delle sue allieve e iniziò ad elencare i risultati ottenuti dalle ragazze durante quella prima prova «Dunque, le prime ad essere arrivate e quindi ad aggiudicarsi quanto stabilito sono state Nixi, Pauline, Estelle, Shirley, Jackline e Troian subito seguite dal gruppo guidato dalla signorina Rikky, che ha fatto guadagnare un meno a lei e alle sue compagne; vi ricordo ragazze che una strega deve sapersela cavare facendo affidamento sulle proprie capacità e non richiedendo l'aiuto del paparino, non ammetto che le mie studentesse vengano considerate delle privilegiate al pari delle fate.»
Dei cenni d'assenso confermarono quanto detto dalla preside e alcune tra loro lanciarono un'occhiataccia in direzione di un'alta ragazza con fluenti capelli neri, che sebbene mantenesse la testa alta pareva essere sul punto di sprofondare per la vergogna; Erin notò l'insistenza con cui si stava tormentando l'orlo della manica della felpa che portava, era un'abitudine che aveva anche lei e un po' le dispiacque per la sua compagna, ma poi pensò che dopo quell'umiliazione avrebbe imparato la lezione e sarebbe migliorata. Decisamente il tipo d'insegnamento della Griffin poteva rivelarsi utile per la vita.
Forse il modo in cui ha trattato le Trix è servito a lei di lezione per non commettere gli stessi sbagli. pensò la terrestre.
«Devo invece fare i complimenti a voi, signorine - proseguì la direttrice, rivolgendosi ad Erin e le altre - Non siete arrivate prime, ma vi siete battute bene e il vostro avversario, a cui il nome Pantigrone non rende il giusto merito - disse con una leggera nota di disappunto nella voce, guardando Fanny, che mormorò uno scusi appena percettibile - Era forse il più difficile da battere; tuttavia io e la mia collega Ediltrude abbiamo notato che due di voi non hanno preso parte allo scontro, ma visto che Selvafosca è un luogo nuovo per voi per questa volta chiuderemo un occhio. Ma che non capiti più.»
Angie e Jules tirarono un sospiro di sollievo e di nuovo quest'ultima guardò con sospetto Erin, che si chiese che problemi avesse con lei, ma decise di rimandare la questione a quando fossero tornate a Torrenuvola e ascoltò la Griffin concludere il discorso nominando gli ultimi due gruppi rimasti e il loro rendimento nell'esercitazione.
Quando ebbe finito il reseconto la direttrice le invitò tutte a seguire la professoresa Ediltrude fino al castello dove le aspettavano un pranzo gustoso e un arduo pomeriggio di compiti.
Erin si avviò al fianco di Fanny e Jules e subito intavolò un'animata discussione con la compagna di stanza sulla loro performance.
«Cavoli, non sai quanto t'invidio – stava dicendo la terrestre – Tu sai controllare il tuo potere alla perfezione, non hai mai esitato un secondo, io invece non so nemmeno da che parte cominciare.»
«Stai scherzando? Hai disintegrato quel coso in meno di un secondo!»
«E' vero, ma non ho proprio idea di come ho fatto... Quando vi ho esposto il mio piano non ero affatto sicura che avrebbe funzionato.»
«Sarà, ma io credo lo stesso che tu sia stata bravissima.»
«Credo lo stesso che tu sia stata bravissima. No, dico, ma ti senti?»
Jules, appena più avanti, si voltò verso di loro con un ghigno di scherno dipinto sulle labbra e il suo sguardo si posò sulla strega di colore che lo ricambiò con un'espressione infastidita; inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto chiese «Qualche problema?»
«Niente di particolare, solo il sentirti adulare questa qui.»
«Come scusa?» intervenne Erin, stanca di quell'odioso atteggiamento – perfino per una strega – da parte della Newroniana nei suoi confronti. Jules però fece finta di non sentirla e continuò a rivolgersi a Fanny «Non pensi sia scorretto complimentarsi con qualcuno che non lo merita? - disse, assumendo un tono di finto ammonimento – Io non credo.»
«E chi se li meriterebbe i complimenti, tu? Se la memoria non mi inganna non hai nemmeno preso parte allo scontro perchè ti sei persa nella foresta come un'idiota.» replicò pungente Fanny, senza farsi intimorire.
Per un momento Jules fu incerta sulla risposta da dare: aveva un asso nella manica che però non era ancora certa di voler giocare del tutto, tuttavia non aveva intenzione di farsi zittire così; la ragione, però, prevalse e lottando contro il suo orgoglio si limitò ad un'alzata di spalle e ad un'ultima battuta impertinente prima di portarsi in testa alla fila, lasciando basite le altre due che si scambiarono un'occhiata perplessa .
«Ma cos'ha che non va?» esclamò la Metamorfamagus esasperata, alzando gli occhi al cielo.
«E chi l'ha capito!? E' più acida di un limone.»
«Già, e poi chissà cosa avrà voluto insinuare.»
«Proprio non lo so, ma non sembrava stesse scherzando.» riflettè Erin, a cui tornarono in mente le occhiatacce sospettose e piene d'astio che Jules le aveva rivolto da quando lei ed Angie si erano ricongiunte al gruppo.
«Bah, meglio lasciar perdere gente del genere. Sarà una di quelle che crede che solo comportandosi come una pazza lunatica possa essere considerata strega.» concluse Fanny, che la terrestre aveva notato avere idee assai diplomatiche per quanto riguardava le categorie in cui era inesorabilmente divisa la Dimensione Magica. Erin apprezzava molto il suo modo di pensare perchè le aveva dimostrato quanto in realtà fossero sbagliati i pregiudizi che gravavano sulle streghe, sebbene lei continuasse a credere che fossero decisamente superiori alle fate e che un po' di oscurità rendesse la vita molto più interessante.
«Ehi, voi due! Venite o avete deciso di rimanere a vivere qui?» le richiamò Arya, che insieme a Carina, Angie e tutte le altre si era allontanata da loro.
«Se senti la nostra mancanza basta dirlo.» la canzonò Fanny, accelllerando il passo per raggiungerla. Irene la seguì, ma le parole di Jules non smettevano di martellarle in testa.

 

*


Le Winx erano appena scese dalla navetta, che ormai da anni le accompagnava nelle loro trasferte nella città di Magix, quando si videro sfrecciare accanto tre di quelle che riconobbero essere Wind Rider di Fonterossa.
L'aria sollevatasi al loro passaggio scompigliò i capelli delle sei fate e, tra gli improperi di Stella per la sua perfetta acconciatura – dovuta a ore e ore di piastra – rovinata in meno di cinque secondi e la leggera risata di Flora per quel vizio mai perso dei loro ragazzi, le due professoresse e la fata del Sole e della Luna corsero ad abbracciare gli Specialisti, mentre Bloom, Musa e Aisha – chi per un motivo, chi per un altro – distoglievano lo sguardo da quella scena sdolcinata.
Ad interrompere la loro “sofferenza” ci pensò un vigile, passato proprio in quel momento, che riprese aspramente i tre piloti per quella manovra non autorizzata, che trasgrediva alle norme stradali di sicurezza della città; Brandon si scusò a nome di tutti e tre con un'aria colpevole che però non esprimeva alcuna traccia di pentimento e dava la certezza che quella non sarebbe stata la loro ultima infrazione al codice stradale.
Con un ultimo ammonimento e la promessa di rifilargli una multa salatissima se li avesse beccati di nuovo, l'uomo proseguì per la sua strada e lasciò i giovani alle loro effusioni e ad un coro sommesso di risate.
A sorpresa fu Stella la prima a separarsi dall'abbraccio del bel moro e con tono serio intimò a tutti di darsi una mossa e dare inizio alle ricerche. Nessuno obbiettò e in breve tempo raggiunsero l'appartamento della coppia, dove sembrava essere esplosa una bomba tanto era il disordine che lo invadeva – vestiti sparsi ovnque, attrezzi per la palestra lasciati in ogni angolo e un dito di polvere su tutti i mobili.
«Per curiosità... Da quanto non pulite qui dentro?»
Entrambi i proprietari ignorarono la domanda di Aisha e insieme iniziarono a ribaltare cuscini vari, il materasso del letto e ad aprire armadi, credenze e quant'altro, ma dopo quasi un'ora e mezza di ricerche sempre più disperate Fate e Specialisti dovettero arrendersi all'evidenza: l'anello non si trovava lì.
Sconsolata Stella si fece cadere pesantemente sul divano, sommerso da vari capi di abbigliamento più o meno stravaganti, e scoppiò a piangere – un po' per la frustrazione, un po' per il senso di colpa che l'aveva attanagliata non appena si era resa conto di aver perso quel tesoro così prezioso, sia dal punto di vista materiale sia da quello affettivo. Subito Brandon accorse a consolarla, cercando di far apparire quella situazione meno grave di quanto in realtà non fosse, e lo stesso fecero Bloom e Flora che, sebbene la biasimassero per quell'errore, non avevano il cuore di lasciarla sola nella sua disperazione.
«Coraggio, vedrai che lo troveremo – disse la fata dei Fiori, accarezzandole dolcemente la schiena – Se non è qui sarà sicuramente ad Alfea.»
«Si, Stella, non perdere la speranza: ci sono ancora alcune possibilità di trovarlo.» la rincuorò la principessa di Domino.
«Tecnicamente le probabilità di recuperarlo sono al minimo se calcoliamo...»
Tecna fu bruscamente interrotta da una gomitata di Aisha, che, nonostante la sua disapprovazione, non voleva comunque demolire in quel modo la flebile speranza che tentava di farsi largo nell'animo dell'amica.
«Be', ragazze – esordì ad un certo punto Helia in un tentativo di sollevare il morale a tutti – Io proporrei di andare a mangiare, non so voi, ma io sto morendo di fame.»
«Io ci sto!» approvò Timmy con entusiasmo.
«In effetti anche io avrei un certo languorino.» si accodò la fata dei Fluidi, rendendosi conto solo in quel momento del brontolìo del suo stomaco.
«E va bene - approvò Stella, alzandosi dal divano – Ma a condizione che offra io, è il minimo per l'aiuto che mi state offrendo.»
Non ci furono obiezioni a quella proposta e le idee per il ristorante in cui pranzare presero il posto delle discussioni sullo scettro di Solaria.
«Ragazzi, voi andate avanti; io vi raggiungo dopo, devo finire di sistemare alcune cose prima dell'incontro con il produttore di domani.» disse Musa, fermandosi sulla soglia di casa sua e iniziando a trafficare con lo zaino che aveva alla ricerca delle chiavi.
«Sei sicura?» le chiese Tecna.
«Certo, ci saranno mille altre occasioni per uscire a pranzo insieme.»
«Allora ci vediamo dopo.» la salutò Bloom, avviandosi verso l'ascensore, seguita dagli Specialisti e le altre Winx, fatta eccezione per la Zenithiana, che abbassando il tono di voce le disse «Sai che non mi piace ficcare il naso negli affari altrui, ma le altre hanno ragione quando dicono che sei strana ultimamente. C'è qualcosa che ti preoccupa?»
«Tecna, proprio tu ti fai influenzare? Non ho niente, solo un po' di sonno arretrato, tutto qua.» la rassicurò la fata della Musica, non riuscendo tuttavia a risultare del tutto convincente.
«Be', sappi che noi siamo sempre a tua disposizione.»
«Lo so e vi ringrazio. Ora vai.»
Non convinta che fosse l'opzione migliore anche la fata della Tecnologia se ne andò, lasciando sola l'amica che con un sospiro di sollievo si rintanò nel suo piccolo, ma accogliente appartamento: le pareti erano dipinte con un acceso color porpora e qua e là erano appese varie foto che ritraevano la Melodyana in compagnia delle sue amiche e degli Specialisti, in alcune invece comparivano lei e suo padre quando era più piccola – la sua preferita era senz'altro quella in cui si vedevano lei su un'altalena con dietro Ho-Boe che la spingeva sorridendo, doveva avere all'incirca quattro anni – ma quella che più di tutte significava qualcosa per lei era senza dubbio la foto incorniciata che teneva sul comodino: la raffigurava abbracciata a sua madre, mentre quest'ultima le leggeva un libro di favole. Da quell'immagine traspariva un'aria di perfetta armonia e tranquillità, una gioia e una pace che dalla morte di Wa-Nin raramente Musa aveva ritrovato se non in quei rari momenti in seguito alle crisi cui lei e le altre Winx avevano dovuto porre fine, non c'era giorno senza il quale non sentisse la mancanza di sua madre, ma con il tempo aveva imparato a conviverci e guardare al futuro.
Anche in casa sua l'ordine non regnava sovrano, ma mai quanto in quella di Brandon e Stella. Nonostante questo era convinta che se la sua Pixie, Tune, vi fosse entrata avrebbe iniziato un monologo su quanto poco si addicesse ad una signorina per bene un tale disastro di appartamento; c'erano un paio di chitarre abbandonate accanto al divano color crema e in un angolo, accanto al modesto televisore che aveva potuto acquistare grazie ai suoi risparmi, si trovava una batteria un po' vecchiotta che possedeva da anni e che si era fatta spedire da suo padre quando si era traferita lì dopo essere tornata da Gardenia.
La cucina era forse la zona più disordinata: una pila di piatti era impilata all'interno del lavandino e la tavola era ancora apparecchiata da quando aveva cenato lì l'ultima volta circa due sere prima, il frigo inoltre era svuotato quasi del tutto, rimanevano un vasetto semi-vuoto di olive e un paio di bottiglie di birra.
Sarà meglio che dia una sistemata e vada a fare la spesa. pensò la Fata della Musica, mentre apriva la porta della camera da letto.
Per poco non le venne un accidente quando vide, seduta a gambe accavallate sul suo letto, Stormy che la guardava con un ghigno beffardo in viso. Si stava rigirando tra le lunghe dita laccate di rosso una ciocca violetta e come vide Musa si sdraiò sul materasso, lasciando che la sua tipica gonna rossa scivolasse fino a scoprire quasi del tutto la coscia destra, poi si passò sensualmente la lingua sulle labbra scarlatte e ammiccò in direzione della fata, che la guardò accigliata per alcuni secondi: se c'era una cosa che non si aspettava era proprio trovarsi la sua amante ad aspettarla nella sua camera.
«Che ci fai qui?»
«Pensavo di divertirmi un po'...»
«E per farlo devi sempre comparire così all'improvviso?»
«Se non mi vuoi posso anche andarmene.»
Con queste parole la strega si alzò, curandosi di dare le spalle alla ragazza mentre con lentezza si chinava per raccogliere le scarpe che aveva lasciato ai piedi del letto.
Musa non riuscì a trattenere l'impulso di puntare lo sguardo sul fondoschiena della Trix che con un sorrisetto malizioso si voltò verso di lei, poi si infilò le scarpe e si assicurò di passare a pochi centimetri dalla Melodyana mentre usciva dalla porta. La ragazza non resistette alla provocazione e bloccò Stormy per un polso attirandola a sé per baciarla come ormai non faceva da quasi una settimana. Dopo la loro ultima breve scappatella durante il ballo di Alfea i loro incontri erano diminuiti e adesso che si trovavano di nuovo nella stessa stanza e per di più a distanza zero l'una dall'altra riuscivano a rendersi conto di quanto il contatto tra i loro corpi fosse mancato ad entrambe; naturalmente nessuna di loro l'avrebbe mai ammesso, né a se stessa né con l'altra, ma quella muta consapevolezza aleggiava nell'aria mentre con passi malfermi e una foga crescente – senza che si capisse chiaramente chi fosse a trascinare chi – si avvicinavano al letto.
Prendendo in mano la situazione Musa sfilò il top rosso della strega e la fece sdraiare sul letto, mettendosi a cavalcioni su di lei e facendo pressione sulle ginocchia per non schiacciarla sotto il suo peso; poi con uno schiocco di dita fece sparire le scarpe di entrambe che finirono nuovamente sul pavimento e si chinò sopra di lei, racchiudendo tra le labbra un lembo di pelle appena sopra la clavicola della riccia, che trattenne un sospiro e subito ricambiò il gesto della fata afferrandole le natiche e sollevando leggermente il bacino per avvicnarlo al suo e sfregarli l'uno contro l'altro.
La Melodyana sembrò apprezzare, infatti si tolse i jeans che indossava con un altro schiocco di dita e lo stesso fece con la mini-gonna dell'altra, che, non abituata a sottostare al volere di altri, penetrò senza preavviso l'intimità della partner, spostando di lato i suoi slip; Musa inarcò la schiena e portò indietro la testa, mordendosi le labbra per soffocare un gemito che però non trattenne a lungo quando la minore delle Trix spinse più a fondo, aumentando anche la velocità delle spinte.
«Scommetto che ora non sei più tanto dispiaciuta.» ghignò Stormy senza fermarsi.
«Chiudi il becco.» la zittì la fata e con quelle parole si sporse per catturare le labbra della strega, bloccando ogni suo altro tentativo di parlare.

 

*


Quando Musa si svegliò il sole filtrava ancora dalle persiane delle finestre e lanciando un occhio alla sveglia sul suo comodino si rese conto che, sebbene si sentisse incredibilmente riposata, in realtà erano solo le 14:05 del pomeriggio: non doveva aver dormito per più di venti minuti.
Allungando la mano verso l'altro lato del materasso si accorse di non essere sola e il motivo per cui si trovava a letto a quell'ora del giorno le tornò subito alla mente. Di scatto si alzò e si rese conto di indossare solo il suo paio di slip bordeaux e nient'altro: il reggiseno a fascia che aveva deciso di indossare quella mattina era abbandonato sotto le coperte e dandosi un'occhiata intorno vide il resto dei suoi abiti ammucchiati in un angolo della camera insieme a quelli della strega che adesso stava dormendo pacificamente a pancia in giù nel suo letto.
Musa trasalì, non era pronta ad un simile... evento, il pensiero di lei e Stormy beatamente addormentate dopo del sesso sfrenato non le era neanche passata per la mente tanto era difficile immaginarsi lei, una Winx, in compagnia di una delle tre nemiche più pericolose e potenti della Dimensione Magica in una comune situazione in cui avrebbero potuto trovarsi due persone “qualunque”. Tuttavia la scena della turbolenta strega delle Tempeste addormentata tranquillamente con i folti capelli ricci sparsi sul cuscino e un'aria serena sul volto era una cosa più unica che rara e ispirò nella fata della Musica un moto di tenerezza che mai avrebbe creduto di poter provare per lei.
La Melodyana si soffermò ad ammirare il tonico fisico dell'altra, che come lei indossava solo un paio di slip lilla, e per alcuni istanti rimase ipnotizzata nel vedere la sua schiena sollevarsi e abbassarsi al suono del suo respiro. Improvvisamente Musa si ridestò da quelle riflessioni e si rivestì velocemente poi, indecisa sul da farsi, andò in cucina e si preparò una caraffa di caffè nero super forte; da quando era tornata dalla Terra non aveva più potuto farne a meno.
Mentre versava lo scuro liquido bollente nella sua tazza preferita, decorata con numerose note musicali, un'idea le balenò in testa e l'angoscia che per un po' sembrava averla abbandonata tornò ad impadronirsi di lei: l'ultima volta che lei e Stormy si erano incontrate era stato circa una settimana prima ed era stato proprio in quel periodo che Stella aveva smarrito il suo anello-scettro, ma se invece la presenza della Trix nel college per fate non fosse stata affatto una coincidenza ma il risultato di un piano per sottrarre nuovamente l'oggetto alla principessa di Solaria?
Musa si diede della stupida per non averci pensato: chi altri avrebbe potuto rubare l'anello se non le Trix?
Non riusciva a credere che lei e le sue amiche non ci fossero arrivate prima, ma avessero semplicemente attribuito il tutto alla sbadatezza di Stella, certo lei avrebbe potuto accorgersene prima, ma questo non toglieva che non fosse stata la principessa a perderlo, ma le fosse stato sottratto.
La Melodyana sentì crescere la rabbia dentro di sé e strinse con forza la tazza che aveva in mano; solo quando si rese conto che era sul punto di romperla – anche a causa della sua magia – la lasciò andare e senza aspettare un altro momento a passi pesanti ritornò in camera, dove trovò Stormy che si stava rivestendo freneticamente: i capelli scompigliati le ricadevano disordinati sugli occhi e un impercettibile tremolio delle mani le stava rendendo difficile l'allacciarsi il cinturino delle scarpe.
Musa notò alcune scintille liberarsi nell'aria attorno alla strega, a quanto pare entrambe si stavano ritrovando vittime delle loro emozioni: per delle creature magiche al loro livello era raro che i poteri si manifestassero senza controllo e quando accadeva solitamente era perchè ci si trovava in una situazione che andava risvegliare dei sentimenti particolari.
Quando sollevò lo sguardo Stormy si ritrovò davanti una Musa alquanto infuriata e in un battito di ciglia scandagliò i motivi per cui poteva esserlo e ovviamente raggiunse alla conclusione che quelli validi non potevano che essere due: l'anello di Stella, della cui scomparsa doveva essersi resa finalmente conto perfino la principessina dorata, o il fatto che si fosse addormentata come una cretina a casa sua.
Con ogni probabilità il motivo di tale rabbia era l'opzione numero uno per cui decise di ricorrere al metodo della finta tonta, in fondo di prove non ne aveva e la strada per accusarla era ancora lunga.
«Non serve fare quella faccia, me ne sto andando.» disse, uscendo dalla stanza e dirigendosi il più velocemente possibile verso la porta, ma Musa la bloccò prima che potesse farlo con una leggera onda sonica che la costrinse a portarsi le mani alla testa per il fastidio. Non aveva mai sopportato quel trucchetto.
«Che cazzo fai?» ringhiò in direzione della fata. Perchè le cose tra loro tornassero esattamente com'erano quando si scontravano durante i combattimenti tra Winx e Trix ci voleva un attimo.
«Tu non esci da qui finchè non hai risposto ad un paio di domande.» l'avvertì Musa con tono fermo.
«Non credo, ho altro da fare.»
«Non ci provare!» esclamò la Melodyana vedendo che la riccia era sul punto di teletrasportarsi fuori dall'appartamento.
Stormy sbuffò e si accomodò sul divano, tanto valeva stare comoda se proprio doveva essere sottoposta ad un interrogatorio.
«Che c'è?» chiese sgarbatamente.
La cantante andò dritta al punto «Avete rubato voi l'anello di Stella?»
La Trix si stupì della sua perfetta – e finta – reazione stupita di fronte a quell'accusa; vide chiaramente l'ombra del dubbio farsi strada nello sguardo della ragazza, che non le aveva staccato un solo attimo gli occhi di dosso proprio per carpire un solo piccolo dettaglio che confermasse il suo sospetto.
Musa esitò, forse la sua era una supposizione errata e si era fatta influenzare dalle esperienze passate, ma, d'altro canto, poteva biasimarsi per questo? Era normale che la fiducia scarseggiasse tra loro.
«Sei in ritardo di qualche anno, non facciamo più queste cose.»
«Chi mi dice che tu non stia mentendo?»
«Io.»
«Bella garanzia.»
«Dovrai fidarti, tesoro.»
«Non credo.» insistette Musa, il cui istinto le diceva di non farsi abbindolare in quel modo.
Vedendo che la fata non aveva intenzione di demordere Stormy tornò alla sua intenzione di andarsene e si alzò in piedi, oltre tutto avrebbe anche dovuto ritornare dalle sue sorelle, completamente immerse nell'elaborare un piano che le aiutasse ad ottenere il Devilix.
In quel momento la porta si spalancò e Aisha entrò sorridente con in mano due enormi bicchieri appena usciti dal miglior negozio di frullati di Magix.
«Le altre mi hanno mandato in missione per venirti a prendere, eri spar...»
Le parole le morirono in gola non appena vide Stormy in piedi in mezzo al salotto e i due frullati le caddero dalle mani, andando a spagersi su tutto il pavimento.
Sul volto dell'Androniana si potè leggere la sfilza di emozioni contrastanti che la stavano attraversando in quel momento: stupore, rabbia, angoscia, determinazione e un pizzico di paura.
Stormy ebbe un leggero sobbalzo nel vedere la nuova arrivata, ma immediatamente sulle sue labbra si dipinse il sorrisetto di scherno che era solita utilizzare quando si trovava faccia a faccia con le sue nemiche; Musa invece era passata dal paonazzo all'essere bianca come un fantasma, ora si che era nei guai.
«Che sta succedendo?!» esclamò Aisha, visibilmente sconvolta.
«Posso spiegare...» sussurrò la Melodyana, che continuava a far passare gli occhi dall'una all'altra senza sapere cosa dovesse fare.
«Cosa c'è da spiegare?» scandì la fata dei Fluidi con furore, questa volta rivolto verso la sua migliore amica.
Stormy si aprì in un sorriso trionfante che le nacque spontaneo nel vedere quella scena tra le due Winx.
«Io vi lascio alla vostra discussione, fatine.» disse.
Poi, accompagnata da una risata, svanì avvolta in una luce rossa: aveva appena avuto un'idea geniale.

 

NdA: e rieccomi qua!!! Dopo due settimane passate nel luogo più bello del mondo, che per chi se lo stesse chiedendo è uno stupendo campo in mezzo alle montagne (Vi prego fatemi tornare a Campo!!!), e una “piccola” disavventura che c'entra con il mio telefono caduto nel water a causa di gente che non disegna più pantaloni con le tasche davanti, sono tornata con un nuovo capitolo.
Ci sono stati attimi di terrore prima di publicarlo perchè temevo di non riuscire a recuperare la password di Wattpad, dove tengo tutte le mie bozze quando sono fuori casa, e invece eccolo qui tutto intero; purtroppo non sono riuscita ad inserire i personaggi di Erin e le altre quanto avrei voluto, ma se lo avessi fatto ne sarebbe uscito un capitolo troppo lungo. In compenso, per farmi perdonare del capitolo troppoWinxoso, mi sono concentrata sulla mia nuova OTP, ossia la MusaxStormy (per cui sto ancora cercando un nome adatto) e, sebbene ci siano ancora molte cose che devo evidenziare di questa coppia, ho cercato di dar vita ad uno scenario un po' diverso rispetto alla loro relazione segreta (voi ve la sareste mai immaginata una Stormy tranquillamente addormentata? Io no) e giusto per non far mancar niente ecco il colpo di scena finale.
Adesso la smetto di annoiarvi e passo ai ringraziamenti.
Ringrazio:
-THE LAND OF MATTI per aver recensito i primi tre capitoli ed aver aggiunto la storia tra le seguite;
-Great_Gospel per aver recensito lo scorso capitolo e per aver aggiunto la storia tra le seguite.
E ovviamente tutti coloro che hanno già recensito – in particolare Tressa e MartiAntares, che non mancano mai di commentare con i loro consigli e impressioni la fic – e tutti i lettori silenziosi.
Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Devilix ***


Dedico questo capitolo ai miei cole turner Hook che mi hanno chiesto più volte di aggiornare, spronandomi alla grande, e vi dico che è il mio modo per farmi perdonare per tutte le volte che vi faccio arrabbiare (soprattutto uno di voi), portandovi all'esasperazione. Vi voglio bene e grazie per sopportare me e i miei scleri <3

 

Devilix



Il ritmico ticchettio della penna contro il banco era l'unico suono che riempiva la stanza.
Seduta nell'angolo più appartato della classe, Erin si stava dedicando ai suoi compiti di Magico-fisica o, almeno, era quello che stava tentando di fare. Ad un paio di banchi da lei, Jules continuava a fissarla da dietro le spesse lenti dei suoi occhiali rotondi, impedendole di concentrarsi.

Erin sbuffò per l'ennesima volta, senza smettere di picchiettare la penna contro l'angolo del banco, e di nuovo si voltò verso la sua compagna di “cella” per intimarle di girarsi da un'altra parte.
«Smettila. Di. Fissarmi.» scandì la terrestre, quando sentì gli occhi dell'altra strega tornare a perforarla.
«Finchè ti darà fastidio non ho intenzione di farlo.»

«Ti ricordo che sei tu che ci hai messe in questa situazione, non dare la colpa a me.»
«Non mi dispiace stare qui, almeno così avremo tutto il tempo per parlare.» disse la Newroniana, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
«Signorine, dovreste concentrarvi sul vostro lavoro e lasciare la chiacchiere da parte.»
«Visto? Perfino una lavagna ti dice di stare zitta.» concluse Erin prima di tornare a concentrarsi sul suo libro.
Non poteva credere di essere finita nell'aula di Detenzione, una Dimensione a sé stante che per qualche motivo a lei sconosciuto si trovava all'interno della stessa Torrenuvola. Era proprio come l'aveva vista alla TV – quando le Trix vi erano state mandate dalla preside Griffin durante lo scontro tra Valtor e le Winx – una stanza scura e opprimente che sembrava galleggiare nel vuoto; anche la famosa Faccia da Lavagna* era uguale a quella che Darcy aveva imbrogliato per non dover scrivere i seicento ingredienti che le avrebbero permesso di andarsene insieme ad Icy e Stormy.
Ciononostante era frustrante trovarsi lì, specialmente se a farle compagnia c'era quell'insopportabile di Jules, che si era impegnata a fondo per farle finire lì.
Era stata pressante, inisistente e intollerabile: ovunque andasse Erin sentiva di avere il suo sguardo puntato addosso, la tartassava di domande e non le lasciava un attimo di respiro, soprattutto quando non si trovava insieme a Fanny e Arya, il che accadeva più spesso di quanto non sembrasse.
Da qualche settimana, quando non era sommersa dai compiti, approfittava di ogni suo momento libero per dedicarsi a degli allenamenti extra con il suo potere e per cercare informazioni sulla profezia, che era il motivo principale per cui si trovava lì, e su Lunaris. Aveva sempre la testa sui libri e tutte le volte che ne aveva l'occasione si recava alla biblioteca di Magix, dove stava spulciando ogni singolo libro che parlasse della storia della Dimensione Magica o dell'arte di predire il futuro. Anche l'archivio magico del castello, dopo una ricerca più approfondita, era stato utile, ma ancora non era riuscita ad avvicinarsi alla cripta segreta: ogni volta che ci provava le si presentava davanti qualche ostacolo e per evitare di combinare qualche disastro aveva deciso di aspettare un po' prima di riprovare ad entrarci.
Inoltre i suoi incontri con le Trix erano aumentati e, dato che si incontravano di notte, preziose ore di sonno erano andate perse, ma Erin sentiva che c'era qualcosa che non andava e si respirava sempre una certa tensione tra le tre sorelle. Lei moriva dalla voglia di sapere di cosa si trattasse, ma non aveva avuto il coraggio di chiedere, sebbene fosse stata tentata di fare ricorso ai suoi poteri per vederci chiaro. Il pensiero di quello che avrebbero pouto fare le streghe se l'avessero colta in flagrante era però sufficiente a farla desistere; poteva servire per il loro piano, ma non dubitava che le avrebbero riservato un trattamento assai poco gentile se si fosse intromessa nei loro affari personali.
Come aveva sempre sospettato, le Trix erano molto riservate e, per quanto le sarebbe piaciuto, Erin sapeva che non si sarebbero confidate con lei, ma questo non le impediva di continure a provare.
«Dove sei stata ieri?»
La voce irritante di Jules ruppe nuovamente il silenzio e questa volta Erin rischiò seriamente di alzarsi per farla tacere lei stessa. Non capiva da dove provenisse tutto l'interesse che la Newroniana nutriva verso le sue attività extrascolastiche e la sua invadenza l'aveva stancata. Era dell'esercitazione a Selvafosca che Jules la tormentava, aveva provato ad ignorarla e per un po' c'era riuscita fino a che, quel giorno, non l'aveva fermata in mezzo al corridoio durante il cambio dell'ora per domandarle dove fosse andata la sera prima. A quel punto Erin aveva perso la poca pazienza che le era rimasta e senza riflettere aveva desiderato che la compagna si ritrovasse appesa a testa in giù, lasciando che la gonna che indossava la facesse rimanere in intimo davanti a tutte; lo scoppio di risate che si era levato dalle altre studentesse e gli scatti delle fotocamere dei cellulari erano stati una breve vittoria prima che la sua rivale riacquistasse il controllo di sé e si vendicasse, costringendola ad unirsi a lei con un incantesimo lanciato a tradimento. La consolazione di Erin era che perlomeno lei indossava un paio di jeans.
C'era mancato poco che si trasformassero, (s)fortunatamente l'intervento di Zarathustra glielo aveva impedito, ma non le aveva risparmiate da una settimana di punizione nella Dimensione di Detenzione, la cui pena maggiore era quella di doversi sopportare per tre ore al giorno senza possibilità di fuga.
«Il volo acrobatico di oggi non ti è bastato?» ringhiò Erin, chiudendo il libro con più forza del dovuto.
«Perchè esci sempre dal castello fuori orario?» insistette l'altra.
«Si può sapere perchè accidenti ti interessa?!» sbottò la rossa, che non sapeva davvero più come svincolarsi da quella situazione a dir poco scomoda. Non che non ci avesse già pensato, ma l'idea che Jules potesse sospettare qualcosa del suo legame con le Trix le sembrava alquanto strana (era stata attenta a non lasciarsi scappare niente) eppure non si sentiva affatto tranquilla.
«Quindi ammetti di non rispettare il coprifuoco? Perchè?»
«Voglio solo sapere perchè hai deciso di controllare ogni mio movimento, la metà delle ragazze rientra dopo l'orario.»
«Tu però esci dopo l'orario.»
Erin si portò la testa tra le mani, esasperata. Per una persona come lei, abituata a starsene per conto suo e a ignorare le persone che le stavano intorno, non era facile convivere con un simile tarlo.
Dopo qualche istante di silenzio decise che forse una mezza verità avrebbe potuto salvarla.
«E va bene, hai vinto. Sì, esco di notte e spesso rientro poco prima dell'alba, se uscissi prima delle dieci la Griffin lo saprebbe e quindi saprebbe che non rispetto il suo stupido coprifuoco, ma il perchè sono ancora affari miei.»
«Signorine, se non smettete di parlare dovrò riportare alla direttrice la vostra insubordinazione.» le riprese Faccia da Lavagna, ma nessuna di loro due vi badò.
«Adesso sei contenta?» chiese Erin, consapevole che la risposta che avrebbe ottenuto sarebbe stata al 90% negativa.
«Potrei andare a dirlo alla Griffin e allora sì che saresti nei guai – ragionò Jules ad alta voce – Ma se lo facessi non potrei continuare ad infastidirti e non saprei mai cosa nascondi.»
«Quindi?» indagò la terrestre, che stava già meditando di farle dimenticare quella conversazione non appena l'avessero conclusa.
«Non dirò niente, per ora, e continuerò a tenerti d'occhio.»
Erin si accontentò e, fingendo noncuranza, tornò a dedicarsi ai suoi compiti. Fece passare qualche minuto, poi si concentrò e con fare deciso pensò Desidero che Jules si dimentichi della nostra chiacchierata e del perchè mi stia assillando con le sue domande.
Con soddisfazione vide la Newroniana scuotere la testa disorientata e  trascorse l'ora di reclusione rimanente con un peso in meno sullo stomaco.
Quando il loro sorvegliante le informò che potevano andarsene, Erin si precipitò fuori dall'aula, passando attraverso la lavagna, e non appena fu fuori strofinò la gemma del suo anello.
In un battito di ciglia Sir Morgan, il suo Guardiano, fu davanti a lei.
«Te la sei cavata bene con quella so-tutto-io, ma che non capiti più che tu ti faccia dare una punizione.» la redarguì lo spirito.
«Come sei pesante – sospirò Erin – Però hai ragione: me la sono cavata bene.»
«Sempre modesta.»
«Sempre. Comunque ti ho chiamato perchè mi serve il tuo aiuto per decifrare un testo che ho in camera, forse può esserci utile.»
«Andiamo allora.»

 

Nel momento in cui si lasciò alle spalle la Dimensione di Detenzione, Jules si guardò intorno per individuare Erin e la vide in fondo al corridoio mentre parlava... con il vento.
Esce di notte e parla da sola. Cosa nasconde quella ragazza?

 

*

 

Erin si fermò per riprendere fiato. Stava volando ad una velocità a cui non era mai arrivata per arrivare quanto prima alla radura vicina all'appartamento delle Trix, che le avevano mandato un messaggio dal tono piuttosto urgente.
Non appena la cena era finita, aveva salutato le sue compagne di stanza ed aveva raggiunto Selvafosca - era venerdì perciò era permesso lasciare Torrenuvola per un'uscita serale - e si era subito trasformata per metterci meno tempo possibile.
La strega fece due profondi respiri poi riprese il suo volo e nel giro di dieci minuti raggiunse il luogo stabilito.
Icy, Darcy e Stormy la stavano aspettando e, come ormai accadeva spesso, pareva che avessero appena finito di litigare; in particolare le due maggiori sembravano piuttosto arrabbiate con la strega delle Tempeste, che se ne stava in disparte, seduta sul ramo di un albero. Erin aveva capito che quella era la sua postazione preferita, probabimente perchè le dava la sensazione di essere a capo della situazione.
«Eccomi. Che succede?»
«Dobbiamo dirti una cosa: c'è una novità.» annunciò Darcy, che tra le tre sembrava quella più tranquilla, anche se quella non era una novità.
«Ditemi tutto.» le incitò Erin, con una punta di curiosità nella voce.
Vedendo che né Icy né Stormy accennavano ad intervenire Darcy proseguì «Ci sono stati sviluppi con la missione.»
«Avete scoperto qualcosa sulla profezia?» la interruppe la terrestre, entusiasta.
«No, intendo la nostra missione.»
«Nostra? Cioè... vostra? Cos'altro c'è?»
Doveva ammetterlo, quella notizia l'aveva colta di sorpresa. Presa com'era dalle sue ricerche non aveva neanche pensato che le Trix potessero nasconderle qualcosa.
Che idiota, avresti dovuto pensarci. Non eri tu che ti vantavi di conoscerle come le tue tasche, cara Irene? si rimproverò, cercando di tenere a freno la delusione e la rabbia.
«Non fare quella faccia, ragazzina – si aggiunse Stormy – Era qualcosa che volevamo dare per certo prima di parlarne con te.»
«Meglio fartelo vedere invece di perdere tempo.» disse Icy, categorica.
La strega del Ghiaccio venne avvolta da una luce blu e quando quella scomparve Erin non riuscì a trattenersi «Oh. Mio. Dio! Sei fantastica. E' una nuova trasformazione, vero? Siete avanzate di livello, è il Devilix? La Griffin ce ne ha parlato, è bellissimo! Come siete riuscite ad ottenerlo?»
Notando le espressioni delle sorelle, la terrestre interruppe il mood fangirl, che ancora non l'aveva abbandonata, e si ammutolì, limitandosi ad ammirare il nuovo abbigliamento della sua Trix preferita: al succinto abito del Disenchantix si era sostituito una sorta di corpetto-body color azzurro ghiaccio, che ricordava un'armatura e che terminava con uno strascico blu notte. Il braccio sinistro era coperto da un guanto fatto dello stesso materiale del bustino ed aveva un fiocco di neve che lo fissava alla spalla, mentre al braccio destro Icy portava un manicotto blu della stessa tonalità della parte inferiore della calzamaglia che portava, che si schiariva man mano. Anche gli stivaletti e il girocollo riprendevano lo stile del corpetto. Il trucco era simile a quello della forma base della strega, mentre i capelli, partendo da una sola coda, da cui sfuggivano le solite ciocche ribelli, si dividevano poi in due per venire legati da elastici differenti.
Era bellissima.
«Ora tocca a voi.» asserì Erin, curiosa.
Darcy e Stormy si trasformarono, rivelando i loro nuovi look, entrambi stupendi.
La strega delle Illusioni indossava un corto e aderente abito viola scuro che aveva, come quello della sorella maggiore, un lungo strascico e in vita era stretto da una fascia che ripredeva il modello armatura così come il guanto destro e gli stivali che, a differenza del solito, erano alti e superavano il ginocchio.
Le due ciocche bionde che di norma le incorniciavano il viso adesso erano strette in una treccia che spiccava in mezzo alla folta chioma di capelli scuri, lasciati liberi lungo la schiena, e il trucco era rimasto invariato dalle precedenti trasformazioni.
Per Stormy valeva lo stesso, ma i suoi indomabili ricci erano spariti per lasciare il posto ad un'acconciatura meno disordinata: i capelli erano piastrati e c'erano anche un paio di fermagli ad assicurarsi che non le finissero sugli occhi.
L'abito della strega delle Tempeste si poteva definire un'armatura – comunque molto elegante – a tutti gli effetti: era un unico vestito, che univa corpetto e stivali, lasciando scoperto solo qualche lembo di pelle e nel suo rosso bordeaux appariva piuttosto minaccioso. Al braccio destro, quello lasciato scoperto dal guanto integrato nel completo, erano legati due nastri e metà del palmo della mano era coperto da un altro guanto.
«Wow! Molto meglio del Believix delle Winx – commentò Erin – Ma, a proposito, cosa avete fatto per ottenerlo?»
A quella domanda due paia di occhi, dallo sguardo accusatore, si voltarono verso la più piccola del trio, che sbuffò sonoramente.
«Dovreste ringraziarmi invece di guardarmi così – disse – Se non fosse stato per me, saremmo ancora in alto mare.»
«Ringraziarti per essere andata a letto con una di quelle farfalline luccicanti?»
La voce di Icy era glaciale e i suoi occhi ancora di più: sentiva che c'era qualcosa che non andava, lo aveva avvertito da subito eppure aveva deciso di non badarci, convinta che la sua fosse solo paranoia e invece aveva ragione a preoccuparsi. Stormy era stata più insopportabile del solito da quando erano state rilasciate, ma anche più schiva ed evasiva; se ne andava spesso senza dire dove né a lei né a Darcy e soprattutto nell'ultimo periodo non sembrava più tanto ansiosa di attaccare le fate come aveva invece suggerito di fare per mesi.
Tuttavia non si sarebbe mai immaginata che fosse quello il suo segreto. Inoltre Darcy, a parte lo sconvolgimento iniziale, non l'aveva presa male quanto lei e Icy temeva che potesse addiritura arrivare ad accettarlo.
«Ehm... scusate, forse mi sono persa un pezzo io: ma chi è andato a letto con chi?»
«Stormy, vuoi spiegare tu?»
«E va bene.»

 

2 settimane prima


Stormy si era appena materializzata nella sua camera, ancora scombussolata per quello che era successo poco prima.
Si era sentita una vera stupida quando si era svegliata nel letto di Musa, ma era stanca e non si era nemmeno resa conto di essersi addormentata. Perlomeno il suo attimo di debolezza si era rivelato utile, se quella guastafeste di Aisha non fosse entrata in casa senza preavviso non le avrebbe trovate insieme e a lei non sarebbe venuto in mente di sfruttare la sua storiella con la fata della Musica per far ottenere il Devilix a lei e le sue sorelle.
Già, le sue sorelle... e adesso come cavolo glielo diceva?
Dovevano approfittarsi fin da subito del divario che sicuramente sarebbe nato nel gruppo delle sei fatine quindi anche lei doveva sbrigarsi a parlare con loro. Non l'avrebbero presa bene.
Stormy strinse i denti e scese di sotto: era la loro occasione migliore e non poteva perdere tempo.
«Ma guarda chi si vede. Ormai ti davamo per dispersa.» disse Darcy quando la vide entrare in salotto.
«Dobbiamo parlare – annunciò la strega delle Tempeste – E non dovete interrompermi perchè è qualcosa di urgente.»
Icy e Darcy si scambiarono uno sguardo stranito, poi la maggiore la invitò a continuare.
Cercando di metterci il meno possibile – e evitando di incrociare i loro occhi – Stormy confessò le sue scappatelle e illustrò il suo piano per avanzare di livello. Le sembrava di essere tornata a quando da piccola ne combinava una delle sue e poi era costretta a raccontare tutto.
Quando finì, si azzardò a controllare le reazioni delle altre due e se Darcy stava mostrando chiaramente la sua rabbia e, sì, anche il suo stupore, Icy era impassibile e quello era peggio. Molto peggio.
«Okay, andiamo a Magix. Dove si trovano le Winx?» chiese la sorella di mezzo con cipiglio severo.
«Saranno in centro, non puoi verificare?»
«Aspetta un attimo.»
Darcy si concentrò per alcuni secondi poi fece comparire l'immagine del gruppo di fate, che si trovavano in una via secondaria della città, probabilmente per raggiungere le due compagne, e dalle loro facce si poteva capire benissimo che non erano affatto contente.
«Perfetto, andiamo.» 
Detto questo, Darcy si teletrasportò fuori dall'appartamento.
«Icy, ascolta...» tentò Stormy, ma quella non la calcolò minimamente e seguì la sorella fuori di lì.
La riccia sospirò, poi fece lo stesso.
Le Winx e gli Specialisti si stavano dirigendo verso il condominio dove vivevano Stella e Musa e stavano discutendo animatamente.
«Ma voi avete capito cosa è successo?» chiese Flora, leggermente perplessa rispetto alla telefonata confusa di Aisha.
«Spero proprio di no, Flora. Non sarebbe un bene, non lo sarebbe affatto.» rispose Tecna, con aria truce. Aveva chiesto a Musa se qualcosa non andasse, se avesse avuto bisogno di sfograsi, ma lei l'aveva liquidata come se niente fosse ed era andata avanti per la sua strada, ignorando lei e le altre Winx.
«Non posso crederci. Pensate che sia uno scherzo?»
«E a che scopo, Stella? Magari Aisha si è sbagliata.» ragionò Timmy, che non riusciva a trovare alcuna logica in quello che stava succedendo.
«Può anche essere. Ma davvero si sarebbe confusa su una cosa così grave?» domandò Brandon.
«Ragazzi, vediamo di raggiungerle e capire bene la situazione prima di fare accuse affrettate.» disse Bloom, con cui concordarono anche Helia e Stella.
Intanto le Trix, poco dietro di loro, stavano seguendo la conversazione con attenzione.
«Che ne dite di liberarci dei bell'imbusti? – propose Stormy – Senza di loro sarà più facile.»
«Ci penso io.» 
Darcy si portò l'indice e il medio di entrambe le mani sulle tempie e indirizzò delle onde psichiche verso Brandon, Timmy ed Helia, che si fermarono improvvisamente con un'espressione vacua in viso.
«Ragazze, forse è meglio se vi lasciamo da sole. Meglio non mettere troppa pressione addosso a Musa.» disse Helia.
«Sì, meglio non stressarla troppo – aggiunse Brandon – Potrebbe non sentirsi a suo agio con noi lì.»
«E' logico.» confermò Timmy.
«D'accordo, allora ci sentiamo dopo?»
«Certo, ciccina.» disse il bel moro, dando un veloce bacio a Stella per poi salutare il resto del gruppo e andarsene, seguito dagli altri due.
Le quattro fate proseguirono e tempo pochi minuti raggiunsero l'appartamento, sempre seguite dalle Trix.
Quando entrarono in casa le ragazze trovarono Musa in preda ad un attacco di panico e un'Aisha decisamente infuriata.
«Okay, siamo arrivate, adesso potete spiegarci che cosa è successo?»
«Sentite, ragazze, posso spiegarvi tutto...»
«O possiamo farlo noi.»
Le Trix fecero il loro ingresso con una naturalezza sconcertante, come se non fosse passato un giorno dai loro combattimenti abituali con le Winx, e tra gli sguardi allibiti delle fate le fronteggiarono.
«Oh no, non ditemi che ci risiamo.» sospirò la principessa di Solaria.
«Non vogliamo combattere.» sottolineò Icy, non nascondendo la nota di disprezzo nella voce.
«Ah no? Perchè sembra che siate qui proprio per questo.» esclamò Tecna.
«Si dà il caso che anche noi vogliamo delle spiegazioni. Se non sbaglio anche voi ne avete bisogno, fatine.»
«Parlate.» si arrese Bloom.
Musa e Stormy si scambiarono uno sguardo pieno di rancore, ma con una punta di complicità, forse dovuta al fatto che entrambe erano state messe sotto torchio dai rispettivi gruppi o magari derivava più dallo stupore di vederli collaborare per evitare che il loro rapporto si spingesse oltre.
Anche se forse era tardi per quello.
Per la seconda volta quel giorno, la strega delle Tempeste si ritrovò a spiegare in che modo fosse nata la relazione tra lei e la Melodyana e perchè.
Le espressioni sui visi delle Winx valevano più di mille parole e già quelle furono una vittoria per le sorelle.
Quando Stormy finì di parlare, gli sguardi di tutte le sue amiche erano puntati su Musa e la ragazza sembrava sul punto di sprofondare. Di nuovo provò a scusarsi «Sentite, ragazze, mi dispiace, ma...»
Fu Aisha ad interromperla, che tra tutte era quella che ce l'aveva di più con lei «No, Musa, è inutile che provi a scusarti. Come hai potuto farlo? Non sei più l'amica che conoscevo, non mi fido più di te e non so se potrò mai tornare a farlo.»

 

Oggi


«E a quel punto abbiamo raggiunto la nuova forma.» concluse la minore delle Trix.
Erin era rimasta senza parole, non riusciva a crederci e si stava trattenendo con tutte le forze per non iniziare con le domande. Una nuova ship da aggiungere a quelle comprendenti Icy e Valtor e Darcy e Riven: quella era una novità... fantastica!
Ma a giudicare da come Icy stava guardando la sorella sarebbe stato più saggio tenere per lei quella considerazione. La terrestre si sforzò di essere pratica «Avrei solo una domanda – Una decina in realtà, ma forse è meglio stare zitta pensò tra sé e sé – Le Winx come l'hanno presa esattamente?»
«Non che ci importi di quello che pensano Bloom e le sue amichette, ma per non rivelarci proprio del tutto, siamo riuscite a teletrasportarci fuori da lì nel mentre della trasformazione.» spiegò Darcy.
«Wow, sempre pronte a tutto.»

«Logico, ma sono convinta che qualcosa abbiano intuito. Sarebbe strano il contrario anche per quei cervelli da gallina.»
«Vero.» ammise Erin, dopodichè continuò con le domande ancora per un po' ed insistette per vedere qualche nuovo incantesimo derivante dal nuovo livello raggiunto dalle streghe e per lunghi minuti le sembrò di essere tornata una bambina, che, seduta davanti alla televisione, ammirava le cose fantastiche che accadevano in quel mondo. A malincuore, però, dovette salutare le Trix per tornare a Torrenuvola, si era fatto piuttosto tardi e almeno qualche ora di sonno voleva recuperarla, perciò salutò le streghe e, provando per la prima volta l'incantesimo di smaterializzazione che le aveva insegnato Icy, si materializzò nella sua camera all'interno del castello.

 

*


All'interno della Gemma Azzurra, Sir Morgan aveva seguito con attenzione tutto il racconto della strega delle Tempeste e, adesso, sedeva pensieroso alla sua scrivania.
Al contrario di ciò che si poteva pensare, l'anello al suo interno era elegantemente arredato – anche se era stato imprigionato non voleva dire che non potesse stare comodo – ed era fornito di ogni ambiente che potesse essere utile alla sua persona.
Il Guardiano era perso nei suoi pensieri, fogli e appunti di ogni genere erano sparsi attorno a lui e nell'ammasso disordinato spiccava una pergamena che riportava la profezia su cui stava indagando con Erin. Era sinceramente affezionato a quella ragazza, era rimasto insieme a lei dal momento in cui sua madre l'aveva partorita e probabilmente era colui che la conosceva meglio al mondo: aveva visto ogni sua sfaccettatura e ogni suo comportamento, non aveva segreti per lui o così si augurava.
Con attenzione rilesse la profezia e, prendendo in mano una foto appoggiata sul tavolo, disse «Che siano loro, Aradia?»

 


*La Dimensione di Detenzione e Faccia da Lavagna compaiono nell'episodio "Furia" della terza stagione.


NdA: lo so, è da pazzi aggiornare a quest'ora, ma - ehi! - I'm back!!!
Lo so, non ci credo nemmeno io. A pochi giorni dal primo anniversario di questa storia, aggiorno di nuovo; l'ispirazione mi è arrivata tutta insieme e ho fatto una full immersion nella scrittura a dispetto di verifiche e interrogazioni (Vi prego salvatemi!!!!).
Okay, la smetto di parlare di me e mi concentro sul capitolo: che ve ne pare? Troppo noioso, troppo scontato, troppo banale? Capitemi, sono in ansia, ho bisogno di certezze. Spero davvero che come ritorno non sia deludente e che sia tutto chiaro, voi che dite?
Va bene, cercherò di non farmi prendere dal panico e inizio a dedicarmi alla stesura dei prossimi capitoli, la scaletta l'ho già buttata giù.
Passiamo ai ringraziamenti, ringrazio:
-Vlad123 per aver recensito lo scorso capitolo;
-Still_Sane per aver aggiunto la storia alle preferie e me tra gli autori preferiti;
-icydarcystormy26 per aver aggiunto la storia alle preferite.
E come sempre Tressa, MartiAntares DarcyRocks99 che sono delle presenze fisse e sempre portatrici di buoni consigli :-)

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Capitolo 11
*** Amico o nemico ***


Amico o nemico

 

Erin non riusciva a smettere di muoversi sotto le coperte, continuava a girarsi e rigirarsi senza sosta e l'espressione sul suo volto non era affatto serena. Non era la prima volta che le capitava di avere un sonno agitato, ma mai prima di allora si era trovata a sudare freddo nel bel mezzo della notte per colpa di un sogno.
Era da più di un'ora che tentava di riaddormentarsi, ma, a quanto pareva, era fuori discussione: il suo cervello non ne voleva sapere di andare in stand-by per permetterle di tornare a dormire, continuava, invece, a riportarla alle immagini che avevano simpaticamente deciso di venire a farle visita proprio la notte prima del suo appuntamento con Aaron, lo specialista che aveva conosciuto al ballo di Alfea.
In qualche modo il ragazzo aveva rintracciato il suo numero ed era riuscito a convincerla ad uscire con lui; in quel momento Erin non era sicura di volere o di avere il tempo per una relazione, ma quella era solo un'uscita e non era scritto da nessuna parte che dovesse trasformarsi per forza in qualcosa di serio, inoltre se non le fosse piaciuto passare del tempo con il principe avrebbe sempre potuto dirgli che non le interessava e finirla lì.
La terrestre cambiò posizione per l'ennesima volta e si premette il cuscino sul viso, forse in quel modo sarebbe riuscita a non pensare.
Quell'incubo le aveva lasciato addosso una brutta sensazione e non riusciva a togliersi dalla testa quello che aveva visto: era stato così reale che per un momento Erin aveva dubitato di trovarsi in un sogno, non ne aveva mai avuti di così vividi. Le scene di distruzione a cui aveva assistito erano riuscite a sconvolgerla ed era questa la parte peggiore: era stato tutto molto veloce, ma aveva sentito chiaramente il dolore e la paura provati dalle persone che aveva visto correre ed urlare disperate per sfuggire al crollo di quelle che aveva intuito essere le loro case.
Aveva sentito dei bambini piangere e le grida di un uomo rimasto intrappolato sotto un cumulo di macerie, era stato orribile.
Erin si alzò di scatto, gettando le coperte di lato. Aveva i capelli arruffati e la maglia larga che usava per pigiama le aveva lasciata scoperta la pancia; senza pensarci più di tanto, la sistemò e indossò la felpa e i pantaloncini della tuta che aveva appoggiato sulla sedia accanto al letto, poi, cercando di non svegliare Arya e Fanny, uscì dalla stanza.
Il contatto con il marmo freddo le provocò dei brividi lungo la schiena, ma non si preoccupò di munirsi di un paio di pantofole. Le piaceva camminare a piedi nudi e a differenza di quanto si potesse pensare i pavimenti di Torrenuvola erano mantenuti costantemente lindi e lustri tramite un incantesimo perciò non c'era motivo di preoccuparsi del possibile sporco.
Senza rifletterci prese la direzione che portava alla caffetteria, che a quell'ora sarebbe stata sicuramente deserta, e mentre vi si dirigeva strofinò il suo anello. Puntuale come un orologio, Sir Morgan fece la sua comparsa, immancabilmente elegante anche nel suo completo da notte: pantaloni e vestaglia di seta e un bizzarro berretto con ricamate delle piccole lune.
Erin trattenne un sorriso di fronte a quella scena e cercò di mostrarsi dispiaciuta per averlo disturbato nel bel mezzo del suo sonno di bellezza.
«Non pensare di ingannarmi con quell'espressione contrita, so che pensieri stanno attraversando la tua testolina.» disse subito il Guardiano, fingendosi offeso.
La ragazza rise «Beh, devi ammettere che sei piuttosto... ridicolo, ecco.»
«Come se tu con quel cappuccio sulla testa e senza scarpe non lo fossi più di me.»
«Possiamo essere ridicoli insieme, no problem
Lo spettro sospirò poi chiese «E per quale motivo, di grazia, mi hai chiamato?»
«Ho avuto un incubo e sono piuttosto sicura che non si tratti solo di questo, è stato così reale. E non provare a dirmi che mi sto sbagliando – esclamò, notando che lui stava per replicare – Tutti i personaggi principali di ogni storia fanno sogni che hanno a che fare con fatti accaduti realmente: Harry, Percy, Tris e...»
«E chi dice che tu sia una protoganista, oltre al fatto che tu esisti e loro no?» la interruppe Sir Morgan.
Erin si portò una mano al cuore e si piegò in due, fingendo di non riuscire più a respirare poi esclamò, dando una pacca sul braccio del Guardiano «Quando mi verrà un infarto sarai contento? Ti pare di poter dire una cosa del genere? Io mi trovo nella Dimensione Magica e faccio incantesimi, ma Hogwarts è un'invenzione... Io non me la bevo, proprio no. E comunque, anche senza essere una protagonista, cosa a cui, tra parentesi, non ho mai pensato, so per certo che quello non era solo un incubo.»
Sir Morgan non disse niente e precedette Erin nella caffetteria, prendendo posto ad uno dei tavoli e invitandola a fare lo stesso. La rossa non contestò e gli si sedette di fronte, incrociando le gambe sulla sedia per stare più comoda; concentrandosi per pochi istanti, fece comparire una tazza di cioccolata calda davanti a lei e, dopo averci soffiato sopra, ne bevve un sorso.
«Hai visto? Sto migliorando, mi ci vuole sempre meno per...»
«Hai ragione sul sogno.» la interruppe lui.«Lo sapevo! Dimmi tutto.»
Lo spettro prese un profondo sospiro e spiegò «Non so cosa tu abbia visto di preciso, ma da quello che mi hai detto posso affermare che quelli erano dei ricordi, mi aspettavo che cominciassero a riaffiorare.
Si trattava certamente di Lunaris, non può essere altrimenti. Come sai, è quello il tuo vero pianeta di origine ed è stato attaccato nello stesso periodo in cui sei nata tu e, anche se avevi solo due anni, il tuo subconscio ha metabolizzato ciò che è successo e a causa di tutte le tue ricerche stai iniziando a ricordare.»
«Certo, avrei dovuto immaginarlo. Ci sarei arrivata da sola, ma questa storia mi sa sempre più di Bloom. Non mi sto lamentando, sia chiaro. Io amo essere qui, con la A maiuscola, ma mi sento una 2.0, non so se mi spiego.»
«Capisco, e non so quanto questo possa farti piacere, ma a guardarla da vicino la vostra è davvero una storia simile.
Pensaci, entrambe siete custodi di un potere molto grande e in ogni Universo conosciuto avere una responsabilità tale è fonte di problemi. Anche se tu non ne hai ancora avuti non significa che sarà così per sempre e il fatto che il tuo destino sia stato segnato da una profezia è un chiaro avvertimento su ciò che ti aspetta.»
«Fermati un attimo – disse Erin, aveva bisogno di ricapitolare e di vederci chiaro definitivamente. Era partito tutto come una fantasia diventata realtà, ma da quando era lì non aveva mai pienamente realizzato che potesse esserci un percorso disegnato apposta per lei e, per quanto elettrizzante come idea, un po' di paura l'aveva – Per riassumere: sono stata spedita con tanto di bollo da Lunaris alla Terra, ho vissuto per quasi diciassette anni senza saperne niente con la convinzione che questo fosse un semplice cartone animato e, per una qualche strana ragione, un giorno è comparsa una profezia che ha fatto sì che le Trix mi trovassero e mi portassero qui in modo che il mio destino potesse compiersi con tanto di casini incorporati, dico bene?»
«In sintesi è cosi.» confermò Morgan.
«Quello che non torna è che A- la Terra è stata nominata e vista più volte, tuttavia non è stata diffusa l'ombra di una notizia che parlasse di fate che svolazzavano in giro, B- il parallelismo tra Lunaris e Domino non mi è chiaro, se proprio dovrebbe essere Solaria ad essere presa in considerazione, e C- chi si è preso la briga di raccontare la storia che io conosco?»
«La prima è piuttosto facile: gli Stregoni del Cerchio Nero, quando hanno seguito le Winx sulla Terra alla ricerca di Roxy, per portare a termine la loro missione senza avere problemi aggiuntivi hanno lanciato un incantesimo che schermasse Gardenia e hanno fatto sì che venisse isolata dal resto del mondo. E' per questo che non sono trapelate notizie sul ritorno delle Fate, ma nel momento in cui sono stati sconfitti la barriera è crollata ed è stato allora che i tuoi poteri si sono mostrati, stimolati dall'afflusso di energia positiva e negativa che si è liberato.»
«Okay, ha senso.» concesse Erin.
«Per quanto riguarda il resto... le tre Streghe Antenate non sono state le uniche ad andare alla ricerca di un potere supremo che permettesse loro di conquistare la Dimensione Magica: altri prima, dopo e anche nello stesso momento ci hanno provato, ma la Fiamma del Drago non era l'unico obbiettivo.
I poteri che la Gemma Azzurra possiede non li immagini neanche, se imparassi ad usarla non hai idea dei danni che potresti causare. E' per questo che non ti ho detto niente, non voglio che tu ti spinga oltre, non ancora almeno. Inoltre nessuno sa niente di certo per quanto riguarda lo scettro della famiglia reale di Solaria, potrebbe addirittura essere un anello normalissimo...»
Sir Morgan interruppe il suo racconto, lo sguardo perso nel vuoto. Non poteva proseguire, i ricordi erano ancora troppo vividi per poter affrontare la verità su quanto era successo, e di certo Erin non era ancora pronta per sentirla.
Prima o poi gliel'avrebbe rivelata, ma farlo in quel momento sarebbe stato un salto nel vuoto e non poteva permetterlo. No, molto meglio farla continuare con le sue ricerche e prepararla a quello che avrebbe dovuto affrontare.
«Ehi, Sir, ci sei?» lo richiamò Erin, a cui non era passato inosservato il cambio d'umore del Guardiano.
«Certamente, stavo pensando alla tua ultima domanda e la verità è che non ne sono sicuro. Immagino che dovremo continuare a cercare.»
«E per il resto? Ho capito, questo anello è una bomba ad orologeria, ma chi è che lo voleva... o vuole? Un pianeta è stato distrutto per questo e nessuno ne ha più parlato, perchè? E soprattutto chi è stato? Tu parli, ma non mi dai mai delle vere risposte. Io voglio sapere!»
Tra i due calò il silenzio. Un silenzio carico di tensione che venne rotto da un secco colpo di tosse.
Erin sobbalzò, rovesciando la tazza di cioccolata ormai fredda.
In piedi, davanti all'entrata della caffetteria, si trovava la preside Griffin, sempre impeccabile e dal cipiglio severo.
La terrestre si alzò e affrontò lo sguardo di rimprovero della strega, che le intimò di scendere le scale che le separavano. Irene si strinse nella sua felpa, mentre si avvicinava alla direttrice.
«Buonasera, signora.» la salutò Erin, sperando con tutta se stessa che non avesse assistito alla sua conversazione, mentre Sir Morgan rientrava nell'anello. Ci mancava solo che la credesse pazza.
«Tu sei Erin, dico bene?» domandò la Griffin, sebbene avesse l'aria di conoscere già la risposta.
«Sì, signora.»
«Mi ricordo di te. Hai combattuto bene contro quel Leòtribus.»
Erin ci mise un attimo a capire «Oh, il Pantigrone! Grazie.»
La preside inarcò un sopracciglio nel sentire il soprannome che Fanny aveva attribuito a quell'orribile mostro a tre teste, ma non fece commenti. Invece disse «Da regolamento tu dovresti essere in camera tua, signorina, e non qui.»
«Non riuscivo a dormire, signora.» si giustificò la ragazza, rigirandosi l'anello tra le dita.
«E passeggiare per il castello è un buon sonnifero? Per questa volta lascerò correre, ma che non capiti più.»
«Ci proverò. Buonanotte, preside Griffin.»
La direttrice lasciò passare la sua studentessa e la osservò allontanarsi, notando lo sfarfallio azzurro che per un momento illuminò il corridoio.
«Forse è il caso di contattare Faragonda.» disse tra sé la strega prima di tornare, con uno schiocco di dita, nel suo ufficio.

 

*

 

Stazione centrale di Magix.
Quando udì la voce metallica, Erin si alzò dal suo posto accanto al finestrino e scese dall'autobus, facendosi largo tra il resto dei passeggeri in cerca dell'insegna che indicasse il cinema pricipale della città. Aaron le aveva dato appuntamento lì e la terrestre non vedeva l'ora di sapere che genere di film venissero girati nella Dimensione Magica.
Aveva sentito le sue compagne di stanza spettegolare su qualche attore famoso che spopolava tra le adolescenti dei vari pianeti e lei era stata al gioco, grazie ad un piccolo aiuto magico, unendosi ai loro discorsi, ma era molto curiosa di vedere da vicino di chi si trattasse. Sulla Terra al cinema ci andava spesso, di solito accompagnata da Anna, e di film ne aveva visti parecchi, ma quella sarebbe stata sicuramente un'esperienza interessante. Si parlava pur sempre di qualcosa di magico.
Una scritta al neon a caratteri cubitali dall'altra parte della strada attirò la sua attenzione: Il ritorno di Airmed, recitava.
«In quanto a titoli siamo sullo stesso livello.» commentò Erin a mezza voce, mentre il semaforo diventava verde.
La strega si avvicinò all'entrata, cercando con lo sguardo lo specialista. A seconda del messaggio che le aveva mandato poco prima doveva già trovarsi lì.
Dove sei? digitò sulla tastiera dopo qualche minuto.
Aveva tenuto lo stesso cellulare che usava sulla Terra, ma aveva dovuto apportare alcune modifiche affinchè non sembrasse troppo diverso da quelli utilizzati su Magix. La loro tecnologia era decisamente più avanzata.
Girati.
Erin si voltò e vide Aaron salutarla da dietro il bancone della biglietteria; gli rivolse un cenno con la mano e lo raggiunse.
«Quando mi hai invitata al cinema pensavo fosse per vedere il film non per vendere i biglietti.» scherzò la rossa, appoggiandosi alla cassa.
«Ciao anche te. Come stai? Bene, grazie, tu che mi dici? Non c'è male, ma ho un appuntamento con una streghetta che ha dimenticato le buone maniere, tu...»
«Okay, okay, ho afferrato il concetto. Tutto bene?»
Il ragazzo rise di fronte all'espressione di Erin «Sto alla grande, grazie.»
«Allora me lo dici che ci fai lì dietro?»
«Sto facendo un favore a mia sorella, mi ha chiesto di stare al suo posto un attimo finchè lei andava in bagno. Deve sistemarsi il trucco, non potevo certo dire di no.»
«Sarebbe stato sicuramente traumatico per lei – rise la terrestre – Ma non mi avevi detto di avere una sorella, pensavo foste solo due.»
«E invece c'è anche quella combinaguai.» rispose Aaron, indicando un punto dietro di lei.
Erin si girò e riconobbe immediatamente la cosiddetta combinaguai che stava venendo verso di loro, i capelli rosa inconfondibili anche sotto il cappello della divisa.
Carina sorrise quando li vide insieme e con una veloce corsetta riprese il suo ruolo di bigliettaia, assolvendo Aaron da quell'arduo compito.
«Quindi devo dedurre che sia stata tu a dargli il mio numero. Questa si chiama violazione della privacy, sappilo.» disse Erin con una finta aria minacciosa.
«Smettila, lo so di averti fatto un favore.» esclamò la strega dell'elettricità, strizzandole l'occhio.
«A me di sicuro.» confermò lo specialista.
«Certo che sì, fratellone, non ti faccio pagare i biglietti.»
«Cosa siete? Una famiglia di reali in bancarotta per caso?»
«Oh no, ci hai scoperti – sospirò Aaron scherzosamente – Nah, semplicemente questa signorina mi deve numerosi favori e in questo modo posso spendere di più in popcorn e bibite. I nostri regali genitori sono un po' tirchi sulla paghetta.»
«Se no perché lavorerei qui?» gli fece eco Carina.
«Mai conosciuto dei principi che dipendessero dalla paghetta.»
«Ci farai l'abitudine, ma ora sarà meglio che andiate. Il film sta per cominciare – li avvisò la strega – Poi fammi sapere come è andata.!»
Comprati popcorn e due lattine di una bevanda chiamata Fruits'Bomb, Erin e il suo accompagnatore presero posto in sala. Carina gli aveva procurato due posti centrali da cui la visuale sullo schermo era perfetta.
«Di cosa parla il film?» chiese la strega prima che si spegnessero le luci.
«Ma come... non hai visto il primo? Sono impazziti tutti quando è uscito.»
«Ovvio che l'ho visto, volevo metterti alla prova.»
Erin si stupì della disinvoltura con cui pronunciò quella piccola bugia e in un battito di ciglia desiderò che quello che aveva affermato fosse vero. Subito le parve di aver sempre conosciuto storia e personaggi: due cugine in lotta per il potere di un regno e un giovane licantropo destinato a porre fine al conflitto. Niente che non avesse già visto anche sulla Terra.
Chissà se guardandolo qualcuno abbia desiderato di poterne fare parte.
Era un'ipotesi che le sembrava improbabile viste le cose fantastiche che già esistevano in quel posto, ma forse quella era una normalità noiosa per chi ci aveva sempre vissuto.
L'improvvisa musica della colonna sonora la riscosse dai suoi pensieri e solo in quel momento Erin si accorse di star stringendo la mano di Aaron.

*

Le luci si riaccesero mentre i titoli di coda scorrevano sullo schermo e i primi spettatori iniziavano a lasciare la sala. Erin trattenne uno sbadiglio: ad un certo punto aveva quasi rischiato di addormentarsi a causa della notte insonne e per poco Aaron non l'aveva notato. Per fortuna un colpo di scena improvviso aveva riattirato l'attenzione di tutti e due.
«Ti dispiace se restiamo dentro finchè non spengono? Mi piace ascoltare le canzoni che mettono alla fine.»
«Di solito lo faccio anche io, ma...»
La ragazza non riuscì a trattanere una risata «Tranquillo, ho capito, vai pure. Ti raggiungo fuori.»
«E' assolutamente imbarazzante, ma grazie.»
Lo specialista uscì quasi di corsa, seguito dalla risata della strega.
Erin aspettò che lo schermo diventasse nero poi prese la sua borsa e lasciò che le maschere, con un paio di veloci incantesimi, pulissero la sala.
L'atrio del cinema era pieno di persone intente a commentare allegramente il film appena visto, ma riuscì comunque ad individuare la chioma scura di Aaron vicino alle porte dei bagni. Spinta da un coraggio che di solito non le apparteneva – perlomeno per quanto riguardava quelle situazioni – fece intrecciare le loro dita e... per poco non le venne un colpo.
«Oh mio dio, scusa, ti ho scambiato per un altro!» esclamò, coprendosi il viso con le mani per la vergogna, mentre gli occhi azzurri di un ragazzo, che non era Aaron, la squadravano da capo a piedi.
«Scusami tanto – ripetè Erin, sforzandosi di guardarlo in faccia – E' che ti ho preso per un altro, vi assomigliate parecchio e, oh dio, scusa.»
«Non devi scusarti, direi che mi è andata bene: di solito è più difficile rimorchiare una bella ragazza.» disse quello, sorridendole.
La strega notò che aveva un piercing sul labbro inferiore, mentre pensava ad una risposta da dare.
«Sono Erin, comunque.» disse alla fine, pensando che presentarsi fosse un valido espediente per cambiare argomento.
«Piacere, Adrian. E penso che tu mi abbia scambiato per mio fratello, mi ha parlato di una certa Erin con cui doveva uscire.»
«Caspita, siete dappertutto oggi.! Ti prego non dirlo ad Aaron, è stato troppo strano.»
«Sono qui per vedere mia sorella e, tranquilla, so mantenere un segreto.» la rassicurò lui, facendole l'occhiolino.
Erin avvampò e, causa la vergogna, pensò Vorrei che la situazione si facesse meno imbarazzante.
In quel momento il telefono della terrestre squillò.
«Ehi, dove sei scappato?»
«Mi dispiace, ma mi hanno appena chiamato da Fonterossa per un'esercitazione speciale con i draghi, non posso proprio mancare.»
«Non c'è problema, va' tranquillo. Non vorrei che Codatorta venisse qui di persona.»
«Grazie, ti chiamo io. Okay?»
«Perfetto, ci sentiamo.»
Quando riattaccò notò che Adrian la stava fissando.
Non doveva essere meno imbarazzante? pensò, ma non riuscì a distogliere gli occhi da quelli del principe. Doveva avere qualche anno in più del fratello ed era più alto di alcuni centimetri, i capelli però erano dello stesso nero ebano e aveva il fisico tipico dello specialista. Aveva un non so che di selvaggio che ad Erin piacque e dal modo in cui stava appoggiato alla parete sembrava che non avesse paura di niente.
«Io devo andare, adesso – disse la terrestre, passandosi una mano tra i capelli – E' stato un piacere.»
«Anche per me. Spero di rivederti.»
Erin sorrise, poi si dileguò il più in fretta possibile, fermandosi solo pochi secondi per salutare Carina.
Non aveva ancora messo piede fuori dal cinema che il suo cellulare vibrò di nuovo.
Ci servi qui, vieni ora. Darcy.

 

*


Le Trix erano sedute nel loro salotto, circondate da volumi polverosi e pergamene volanti. Quella che tra le tre finiva di esaminarne una subito la passava all'altra in modo da non tralasciare neanche una parola. Volevano essere il più meticolose possibile.
Erin si era unita a loro ormai da un paio d'ore, ma ancora non riusciva a capire come poter evocare il Guardiano dell'anello di Solaria... se davvero ce n'era uno.
A rigor di logica, come il suo, anche lo scettro di Stella avrebbe dovuto avere uno spettro che lo sorvegliasse, erano pur sempre due manufatti speculari per capacità e avrebbero dovuto possedere le stesse caratteristiche.
Era stata tentata di evocare Sir Morgan e chiedere consiglio a lui, ma era ancora arrabbiata per la loro conversazione di quella notte e non era sicura che sarebbe riuscita a trattanersi dall'urlargli contro di nuovo. Ormai si trovava nella Dimensione Magica da alcuni mesi e a cosa era servita? Con la profezia non c'erano stati risvolti e sia lei che le Trix brancolavano ancora nel buio, riguardo a Lunaris i dubbi erano anche maggiori e la persona che si presupponeva dover essere lì per aiutarla non voleva parlarle di niente. Per di più non aveva nemmeno ben capito quali fossero le intenzioni di Icy, Darcy e Stormy: vendicarsi delle Winx, su questo erano state chiare, ma quello che Erin continuava a chiedersi era cosa volessero fare dopo. Di sicuro non sarebbero potute tornare ad una vita normale e, a meno che non volessero conquistare l'intero pianeta di Magix, ma da quanto le avevano detto non era così, ciò che le aspettava era una vita da latitanti e niente di più. Senza contare il fatto che tra la maggiore e la più piccola c'era ancora aria di guerra e nessuna delle due sembrava voler fare un passo in direzione dell'altra; anche Darcy iniziava a stancarsi di quel loro atteggiamento.
«Sentite – sbottò ad un certo punto la terrestre, stanca di tenere per sé i suoi dubbi – Io non ne posso più di andare avanti così e sono del parere che dovremmo fermarci tutte un attimo e ricominciare da capo.»
«Ragazzina, abbiamo letto e riletto tutto centinaia di volte, è impossibile che ci sia sfuggito qualcosa.» replicò secca Stormy senza sollevare gli occhi dal libro che aveva tra le mani.
«E' questo il punto ed è colpa mia. Mi sono adeguata al vostro metodo e al vostro modo di agire, ma quello che non ho tenuto in conto fino ad ora è che io ho sempre visto come vi muovete e devo ammetterlo, a malincuore ma devo farlo, che non ha mai funzionato granchè come cosa.»
«Ehi! Non siamo sempre andate così male.» si difese subito la strega delle Illusioni, leggermente offesa da quel commento.
«No, è vero, non sempre, ma resta il fatto che in un modo o nell'altro avete perso e mi ero ripromessa che se avessi avuto la possibilità di aiutarvi non sarei incappata negli stessi errori. Non sapete quante volte ho pensato che se avessi potuto parlarvi sarebbe finito tutto alla seconda puntata della prima stagione, in effetti... Sì, scusate, sto divagando – si interruppe nel vedere le occhiate sbieche delle tre sorelle – Dunque, da quello che so posso affermare che qui i fatti si sono sempre svolti in una maniera semplice: i buoni che trovano un aiuto in ogni dove e i cattivi che perdono per uno stupido errore.
Il problema è che per noi non si è verificata né una cosa né l'altra o, meglio, ci troviamo piuttosto in una zona intermedia.»
«E questo cosa significa? Che siamo diventate improvvisamente le sante della situazione?» chiese Icy, che non si sentiva ancora pienamente a suo agio sapendo che ogni sua mossa era stata analizzata da vicino.
«Non credo, ma sono convinta che questa missione non sia così mal vista altrimenti i guai sarebbero già arrivati.»
«Quindi cosa suggerisci di fare?»
«Di ripartire dall'inizio. Appena arrivata ho dato un'interpretazione della profezia, così come avete fatto voi, ma non avevamo in mano tutti gli elementi, mentre ora ne sappiamo molto di più e sono certa che questo cambi qualcosa.»
«Sono d'accordo, non ci farà male tornare sui nostri passi.» concordò Darcy, facendo comparire con uno schiocco di dita la pergamena della profezia originale.

Il potere che state cercando
è sulla Terra,
dovete trovarlo.
Una ragazza
il potere vi darà
e insieme a voi
combatterà.

Fuoco e ghiaccio
si scontreranno:
la pace o la guerra
riporteranno.
Chi è

amico
o
nemico
ancora non si sa;

bisogna scoprirlo
per aver la libertà.

Erin la lesse ad alta voce, soffermandosi più volte sui vari versi e appuntando su un foglio delle considerazioni di tanto in tanto.
Quando fu sul punto di ricominciare fu Stormy a fermarla «Va bene gettare al vento mesi di ricerche, ma io qui sto invecchiando.»
«Chiudi la bocca e lasciala fare.» la zittì Icy.
«Devi smetterla di trattarmi così. Quando tu e Darcy ve la siete fatta con Valtor e Riven sono stata zitta quindi, visto che non è morto nessuno e, anzi, ne abbiamo ricavato qualcosa, dovresti solo ringraziarmi.»
«Noi non siamo andate a letto col nemico e...»
«Nemico! - esclamò la terrestre, vittoriosa – Ecco cosa potrebbe significare.»
«Come scusa?»
Erin non badò alla domanda della strega delle Tempeste e, dimentica della loro discussione, chiamò Sir Morgan. Le Trix la guardarono stranite mentre dialogava concitatamente con il vuoto davanti a lei.
«Bene, e allora voglio che ti vedano anche loro.»
A quelle parole davanti alle tre streghe comparve il Guardiano, che non sembrava particolarmente contento.
Ci pensò la rossa a fare le presentazioni, mentre i quattro si scrutavano diffidenti.
«Allora era vera la leggenda sul presunto custode della Gemma – commentò Darcy, affascinata – Di cosa sei fatto esattamente?»
«Sono una persona vera se è questo che intende, signorina.» replicò Morgan con tono tagliente.
«E tu vivi lì dentro? Un po' stretto.» rise la minore.
«Mi ci trovo benissimo, grazie, e a tal proposito ci ritornerò volentieri.»
«Desidero che tu non lo faccia – lo bloccò Erin con rapidità – Almeno finchè non te lo dirò io.»
Lo spettro la guardò torvo, non si aspettava che la sua protetta lo convocasse, non così presto. Sapeva che Erin era testarda e che non avrebbe desistito dal chiedergli di nuovo cosa fosse accaduto al suo pianeta, ma era anche consapevole che le ci volesse un po' per smaltire la rabbia.
Mentre la ragazza illustrava alle Trix il suo compito e ciò che lui le aveva raccontato – almeno quella minima parte – lo sguardo di Morgan cadde sull'anello di Solaria, lasciato sul tavolo.
Uno strano brivido lo percorse e i suoi occhi si riempirono di lacrime, ma dovette scacciarle quando sentì Erin chiamare il suo nome.
«Hai seguito quello che ho detto, mentre eri nella Gemma? - chiese la rossa. Lo spettro annuì – Bene perché mi è venuta in mente una cosa: il testo parla di unamico o nemico e dice che serve scoprire quale sia dei due per liberare qualcuno e qui arriva il bello... Tu sei intrappolato nell'anello, giusto?»
«Sì, ma...»
«E noi non siamo ancora state ostacolate dalle Winx anche se di solito intervengono quasi subito per sventare i vostri piani, dico bene?» chiese Erin, rivolta alle Trix.
Tutte e tre confermarono.
«E se volesse dire che per liberarti dalla Gemma quello che serve sia una collaborazione tra, ehm, buoni e cattivi?»
«Oh no, non se ne parla nemmeno. Questo è assolutamente...»
«Geniale.»
La strega guardò con stupore Sir Morgan, non si aspettava un commento simile da parte sua, ma ne fu contenta. Lo conosceva da poco tempo, ma si era affezionata a quello spettro scorbutico e altezzoso, e la sua opinione per lei contava molto.
«In effetti – cominciò Icy, che non aveva ancora smesso di guardare con fare dubbioso lo spirito – Ha senso come ragionamento, anche se non capisco a cosa potrebbe servire.»
«Ma poi cosa dovremmo fare? Collaborare con le Winx per liberarlo e dopo distruggerle? Sicuramente non potremo fare il contrario.» obbiettò Darcy, che in tutto quello non trovava alcuna logica.
«Vedete, c'è una piccola clausola che nessuno conosce riguardo la mia prigionia.» disse Morgan, che iniziava finalmente a vedere una svolta in quel piano, partito con l'intenzione sbagliata e destinato a cambiare ancora.
«E cioè?» chiese Erin, colta alla sprovvista.
«Chi mi ha chiuso dentro l'anello si è assicurato che i suoi poteri e miei si annullassero reciprocamente perciò finchè io sarò legato alla Gemma non potrò usare i miei poteri, ma non potranno nemmeno essere sfruttati quelli del manufatto stesso. Di conseguenza il vostro piano non avrebbe potuto funzionare fin dall'inizio.»
«E questo quando avevi intenzione di dirmelo?!»
«Quando ci siamo incontrati la prima volta ti ho avvisata: so molte più cose di quello che credi, ma non posso dirtele. Non posso
«E allora perché sei qui?»
«Perchè sono la tua unica salvezza.»

 


NdA: et voilà!
Lo so, anche questa volta ho fatto passare un po' di tempo, ma spero di essermi fatta perdonare.
Allora, in questo capitolo ci sono parti di cui sono soddisfatta e altre che non mi convincono del tutto, ma non potevo aspettare ancora per pubblicare quindi ho vinto i miei dubbi e l'ho fatto. Diciamo che è un capitolo in cui per avere una risposta devi formulare altre dieci domande e ho paura di essermi incasinata da sola, ahah.!
Era ora che tornassi a parlare di questa benedetta profezia, l'ho lasciata da parte troppo a lungo, ed ecco che un primo tassello va al suo posto; lo ammetto, non so come mi sia venuta questa idea della collaborazione tra fate e streghe, ma mi è piaciuta non appena l'ho pensata perciò eccola qua.
Nel complesso spero che vi sia piaciuto e come sempre aspetto i vostri pareri e consigli :-)
Ringrazio:
-NatalieRiver182 per aver recensito il primo capitolo
-Aven90 per aver recensito il primo capitolo
-Sayuri_92 per aver recensito il primo capitolo

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Capitolo 12
*** Pronte a partire ***


Pronte a partire

 


Perché sono la tua unica salvezza.
Erin schivò il colpo.
La tua unica salvezza.
Con una rapida mossa si portò alle spalle della sua avversaria.
Salvezza.
Fece per attaccare, ma un raggio di luce azzurra le colpì in pieno il braccio. Per un attimo il suo campo visivo si riempì di puntini neri, non si era ancora abituata al dolore improvviso che certi incantesimi potevano causare.
Le ci vollero alcuni secondi per sciogliere lo strato di ghiaccio che l'aveva bloccata dal gomito alla punta delle dita. Rabbrividì.
Stava migliorando: adesso riusciva quasi sempre a canalizzare l'energia del suo desiderio senza doverlo pronunciare per forza ad alta voce, anche se tendeva ancora a formulare il pensiero per intero. Darcy le aveva assicurato che se avesse continuato ad allenarsi sarebbe arrivata al punto in cui non le sarebbe più servito fare nemmeno quello.
Sopra di lei, un agglomerato di nubi si stava facendo sempre più grosso e cupo, ma Erin riuscì a parare con efficacia il fulmine che ne scaturì. Non era però preparata alla raffica di saette che seguì la prima e dovette ricorrere ad un poco elegante zigzagare per riuscire ad evitarle.
«Spirale del gelo!»
L'attacco di Icy arrivò rapidissimo ed Erin si affidò al suo istinto: creò attorno a sé una bolla color verde smeraldo e quando il turbine di schegge ghiacciate la raggiunse fece in modo di farlo rimbalzare in direzione di Stormy, ancora presa dal suo incantesimo... elettrizzante.
La strega delle Tempeste si accorse troppo tardi di quella mossa inaspettata e finì a terra come un sacco di patate, prendendo una bella botta all'osso sacro.
«Ma vorrai scherz... ahi!» si lamentò la riccia, scrollandosi di dosso lo strato di brina che l'aveva coperta da capo a piedi e massaggiandosi il fondoschiena.
La terrestre scoppiò a ridere di fronte a quella scena, ma si bloccò non appena notò di non essere in condizioni migliori. I capelli le si erano gonfiati a causa dell'elettricità sprigionata nell'aria dalla Pioggia di fulmini di Stormy ed era ricoperta di sporco e graffi vari; uno, poco sotto il pollice sinistro, stava sanguinando, ma, a differenza degli altri, decise di non guarirlo. Le serviva una prima ferita di guerra.
Mentre atterrava si passò una mano tra i capelli per cercare di rimetterli al loro posto, ma fu quasi peggio di prima. Non era una modaiola, ma al suo aspetto ci teneva e non impazziva all'idea di farsi vedere in giro conciata come un barboncino a cui avevano spazzolato male il pelo; subito la sua chioma rossa tornò liscia com'era prima che cominciasse l'allenamento.
«Così è perfetto.» borbottò.
«Intendi rischiare di procurarmi una frattura?»
«Non era un mio incantesimo – si difese Erin, alzando le mani a mo' di difesa – E se fosse stato davvero diretto verso di te, ti saresti fatta molto più male.» aggiunse, evitando di farsi sentire da Icy.
«Ah ah, spiritosa.» replicò la minore delle Trix.
«Se può servire, io non penso che sia così male. Musa era la mia preferita.»
«Adesso sì che mi sento meglio.» fu il commento acido di Stormy, prima che la strega del Ghiaccio le raggiungesse.
«Sei migliorata molto negli scontri diretti.» si complimentò quella.
«Grazie.!»
Erin sorrise. Ormai aveva capito che era meglio contenere i suoi momenti da fangirl, soprattutto con Icy, ma per lei era ancora un'emozione grandissima sentirsi rivolgere certi complimenti e non riusciva a credere di essere diventata una parte di quel gruppo che aveva ammirato per molti anni; non si sarebbe mai definita una di loro, ma ormai sentiva di aver stabilito una sorta di legame con le tre sorelle e, con un po' di fortuna, sarebbe diventato sempre più forte.
«C'è un aspetto del tuo potere che vorrei definire meglio, però.» aggiunse la strega albina, tornando normale.
Quegli allenamenti, in effetti, servivano anche alle Trix per esercitarsi con i loro nuovi poteri: dovevano imparare a gestirli e a sfruttarli al massimo – sebbene con Erin non raggiungessero nemmeno un quarto della loro potenza – così come avevano fatto le Winx quando avevano ottenuto la trasformazione Believix e, ancora prima, l'Enchantix e lo Charmix.
Avevano scoperto che, allo stesso modo in cui le fate potevano usufruire di tre paia di ali – le Zoomix, le Speedix e le Tracix* –, loro avevano a disposizione tre modelli di stivali con capacità analoghe in quanto, per citare Stormy, non erano dotate di «Farfalle morte attaccate alla schiena con delle puntine.»
«Di cosa si tratta?» domandò la terrestre, anche se un'idea già ce l'aveva.
«Per quanto riguarda i tuoi desideri hai imparato bene a gestirli, ma con quelli degli altri non hai mai provato a fondo quindi, prima che tu torni a Torrenuvola, ti eserciterai con me.»
«Con te? Caspita.»
Erin non si aspettava che Icy si offrisse di aiutarla ad entrare in contatto con i desideri altrui, piuttosto che obbligasse Stormy a farlo. Era una pratica che si sarebbe sicuramente rilevata invasiva e la ragazza non immaginava che la Trix si fidasse tanto di lei da permetterle di entrare in un campo così privato della sua mente o forse non pensava che sarebbe riuscita a superare le sue difese e di conseguenza non avesse niente di cui preoccuparsi.
Insieme raggiunsero la casa-sotto-l'albero, dove trovarono Darcy in preda ad una crisi di nervi. Nell'entrare dovettero chinarsi per evitare di essere colpite da un libro che andò a schiantarsi contro la parete dietro di loro.
«Non trovo assolutamente niente!» urlò, ormai esasperata da quella ricerca che, per quante vie provasse a percorrere, la riportava sempre al punto di partenza.
«Te l'ho già detto: non c'è niente che possa aiutarti su quei volumi.»
La voce di Sir Morgan era pacata e il Guardiano non sembrava condividere nemmeno una piccola parte del nervosismo di Darcy, cosa che rendeva ancora più furiosa la strega.
«Ancora una parola e ti ritroverai più morto di quanto tu già non sia.»
«Io non sono morto.» specificò lui, ma la mora non lo sentì nemmeno e continuò con la sua sfuriata «Non hai fatto altro che rigirarti quello stupido scettro tra le mani per tutto il tempo e la tua presenza qui è stata del tutto inutile, perché non torni nella tua casa in miniatura e togli il disturbo?»
«Lo farei volentieri, ma una certa adolescente di mia conoscenza non me lo permette.»
Erin incrociò lo sguardo dello spettro e come unica risposta alla sua richiesta alzò le spalle: non l'avrebbe accontentato di certo dopo quello che le aveva detto.
«Perché sono la tua unica salvezza.» quelle parole le rimbombavano ancora in testa e la loro eco era insopportabile.
Su di lei incombeva una minaccia – una calamità da cui non sarebbe potuta fuggire, così l'aveva definita Sir Morgan – e lui era l'unica persona che avrebbe potuto proteggerla. Era stata lei la causa della distruzione di Lunaris, chiunque volesse impossessarsi della Gemma Azzurra aveva bisogno anche di lei e per riuscire ad avere entrambe aveva condannato a morte un intero pianeta e i suoi abitanti; i suoi genitori l'avevano mandata sulla Terra per tenerla al sicuro, ma a quanto pareva non era servito. Il suo destino era già stato segnato e in un modo o nell'altro si sarebbe compiuto.
Non aveva paura, avrebbe combattuto e si sarebbe impegnata per farla pagare a chi aveva deciso di portarle via tutto, ma dentro di lei una grande rabbia imperversava e l'unico verso cui poteva indirizzarla era il Guardiano.
Le aveva ripetuto un milione di volte che non era pronta per tutto quello, che non sapeva a cosa sarebbe andata in contro e che doveva aspettare. Ma Erin aveva aspettato per tutta la vita e non aveva intenzione di farlo ancora.
Sarebbe partita per Solaria il più presto possibile, lì forse avrebbe trovato delle risposte. Il pianeta del Sole era il luogo più indicato per cercare di scoprire cosa fosse accaduto a Lunaris, erano due facce della stessa medaglia ed Erin era sicura che non fosse rimasto indifferente alla distruzione del suo rivale. Dopotutto nella Dimensione Magica era basato tutto su equilibrio tra bene e male e una qualche ripercussione doveva pur esserci stata.
«Darcy, forse è meglio se lasci perdere. Tanto lui non ti aiuterà.» disse la strega dei Desideri prima di salire le scale per andare nella sua camera.
«Ascoltala, sorellina, quella vena sta per scoppiare.» la prese in giro Icy, poi seguì la terrestre, evitando per un pelo un altro libro lanciato dalla minore.

 

*


La mente di Icy era come un’infinita distesa di nebbia che si allargava in ogni direzione. Erin si trovava esattamente nel mezzo – o almeno credeva che lo fosse, visto che non si capiva dove iniziasse e dove finisse – e per un attimo dovette ripararsi gli occhi di fronte a tutto quel bianco; non era una luce particolarmente abbagliante quella che la circondava, ma il passaggio improvviso dai colori cupi della sua camera a casa delle streghe al chiaro baluginio, unico componente dei pensieri della strega del ghiaccio, l’aveva destabilizzata.
«Cavolo, Icy, non rischi di annoiarti tutto il giorno qui dentro?» disse ad alta voce.
Sdrammatizzare le sembrava l’unica cosa sensata da fare dato che non aveva la più pallida idea di come dovesse agire ora che era riuscita ad entrare in contatto con il subconscio della Trix. Non era nemmeno sicura del modo in ci fosse arrivata lì. Sapeva solo di aver avvertito qualcosa, una specie di richiamo, e in un battito di ciglia era stata catapultata in mezzo al nulla, ma le modalità che ce l’avevano portata rimanevano un grosso punto di domanda.
In ogni caso, qualunque cosa si aspettasse di trovare era sicura che non assomigliasse neanche un po’ a quello che aveva davanti. Quando si era immaginata quale dovesse essere l’aspetto di un desiderio automaticamente la sua mente aveva elaborato l’immagine di una lei spettatrice, stupita di fronte ad una scena irrealizzabile che avrebbe dovuto rendere, beh… realizzabile.
E invece ciò con cui aveva a che fare era una foschia umida e piuttosto anonima che le stava facendo rimpiangere di non aver portato una felpa con sé. Ah, e ovviamente c’erano le voci.
«Cacchio! – esclamò, facendo un giro su se stessa nel tentativo di capire da dove provenissero le risate cristalline che sentiva – Quando la finirai di stupirti ogni volta che…»
Erin lasciò cadere il suo personale rimprovero quando vide comparire davanti a sé le figure sfarfallanti di tre ragazzine che, da quello che poteva sentire, si stavano divertendo come pazze.
Non aveva molti dubbi sulle loro identità, considerato dove si trovava – sempre che potesse essere definito un posto – non si doveva essere dei geni per capirlo.
La rossa aguzzò l’udito e si concentrò per cercare di distinguere con chiarezza ognuna delle tre voci. Nel farlo comparve di nuovo la stessa scena di poco prima, ma questa volta non sparì e Erin sorrise, constatando che almeno in parte le sue supposizioni riguardo le modalità “desiderio avverato” erano giuste. Ma c’era ancora qualcosa che non andava: immagini e sonoro erano sconnessi e per un attimo Irene venne riportata ai terribili momenti in cui, guardando un film in streaming, audio e movimento delle labbra non combaciavano o, peggio ancora, battute e sottotitoli non corrispondevano.
Per sua fortuna, in questo caso non ebbe bisogno di spegnere e riattivare il Wi-Fi o di uscire dal sito che stava utilizzando per mettere in ordine le due cose; le bastò focalizzarsi ancora per qualche istante su quello che stava ascoltando e nel giro di un secondo si sintonizzò su un perfetto desiderio formato HD.
Proprio come aveva supposto, le tre bambine, che stavano correndo in mezzo alla fitta nebbia – di cui però nessuna di loro sembrava accorgersi – non erano altro che Icy, Darcy e Stormy da piccole. Poteva riconoscerle dai codini scompigliati di Stormy, gli occhiali tondi di Darcy e la bizzarra frangia a ciuffo di Icy*, seppur il loro stile fosse molto diverso da quello attuale rimanevano inconfondibili.
Le giovani Trix si stavano inseguendo in quella che sembrava a tutto gli effetti un’acchiapparella magica: appena dietro alle altre due, Stormy sprigionò una raffica di vento che fece perdere l’equilibrio alla mezzana che nel cadere trascinò con sé anche la sorella maggiore. Le due capitombolarono, mentre la riccia scoppiava a ridere soddisfatta del risultato ottenuto.
Erin si avvicinò di qualche passo alla ragazza e per un attimo fu tentata di interrompere l’idillio personale di Stormy buttandola a terra insieme alle sorelle – per qualche ragione, sentiva che se avesse voluto avrebbe potuto interferire in qualsiasi modo preferisse – ma quella a cui stava assistendo era una scena troppo dolce e felice perché venisse interrotta da lei.
Sempre ridendo, Icy e Darcy si alzarono e si fiondarono a stringere in un abbraccio caloroso la minore; con una punta di fierezza nella voce la giovane strega del Ghiaccio disse «Hai vinto.» prima di scoccare un sonoro bacio sulla guancia della sorellina.
«Basta così.»
La terrestre si sentì respingere da una forza improvvisa e un dolore acuto le mozzò il respiro quando la sua schiena sbatté contro la parete, il colpo inaspettato la fece cadere a terra e Erin dovette appoggiarsi al muro e al bracciolo della poltrona lì accanto per mettersi in piedi. Si sentiva spossata, molto probabilmente a causa dell’energia che aveva impiegato per collegarsi ai desideri di Icy e che fino ad allora non era stata abituata a sprigionare, e si accorse di essere tornata alla sua forma normale.
La strega si prese qualche momento per far sparire la sensazione di estraniamento e invincibilità che l’aveva pervasa durante quei lunghi minuti. Solo ora che si trovava di nuovo nel mondo reale si rendeva conto di quanto l’avesse fatta sentire potente l’idea di poter far accadere tutto ciò che voleva all’interno di quella fosca nebbia, se solo ne avesse avuto l’occasione.
Non ci aveva fatto caso, mentre ancora vi ci si trovava dentro perché la sorpresa aveva eclissato il resto, ma adesso aveva la certezza che quella nebbia facesse in qualche modo parte di lei e che, in realtà, ci fosse sempre stata.
Erin alzò lo sguardo e vide Icy seduta sul letto, una mano appoggiata al ventre e l’altra stretta attorno alle coperte; teneva gli occhi fissi sul centro della stanza e dal modo in cui stava tentando di regolare il respiro, la terrestre intuì che lo strano comportamento della strega fosse dovuto alla scena cui aveva assistito
Il suo primo istinto fu quello di andare a sedersi accanto a lei e abbracciarla – era questo che aveva sempre sperato di poter fare quando, guardando la TV, uno dei suoi personaggi preferiti si trovava in un momento di sconforto – ma non le ci volle molto per ricordarsi che se ci avesse provato probabilmente si sarebbe ritrovata incollata alla parete con spuntoni di ghiaccio a fare da chiodi.
I suoi dubbi su quale fosse il modo migliore per consolarla vennero interrotti sul nascere dalla stessa Trix che, scuotendo la testa, tornò a concentrarsi su di lei.
«Ottimo lavoro.» disse, ma sebbene le parole appena pronunciate fossero un chiaro complimento, il tono freddo e distaccato con cui le si rivolse fece intendere ad Erin tutto il contrario.
La terrestre si maledisse: aveva fantasticato così spesso su quale potesse essere il passato delle tre sorelle che si era illusa di conoscerle, ma era piuttosto chiaro che non ci fosse niente di più lontano dalla realtà.
«Per la verità io non ho fatto niente. Mi sono semplicemente trovata lì.» spiegò Erin a cui non sembrava di aver fatto molto oltre a girovagare senza sapere dove andare, seguendo delle voci come una povera pazza.
«Noi… Loro erano qui. Le ho viste, sei riuscita a materializzare il pensiero.»
Se non avesse creduto che fosse impossibile, Erin avrebbe giurato di aver sentito la voce di Icy tremare per un secondo; la ragazza si chiese quanto potesse essere stata diversa la loro infanzia da quello che aveva visto perché il primo desiderio percettibile della Trix fosse un normale gioco tra sorelle. Quel pensiero la fece pensare alla sua di sorella, più piccola di lei di quasi tre anni. Anche se non condividevano lo stesso sangue avevano comunque vissuto insieme per tredici anni e di tutta la sua famiglia era lei che le mancava di più, sebbene per la maggior parte del tempo non lo desse a vedere e fingesse di non pensarci.
«C’era molta nebbia, comunque.» disse la rossa per cambiare argomento, in cuor suo sperava che Icy avrebbe apprezzato.
«Se quello che ho letto riguardo ai poteri che hanno a che fare con i desideri, quella dovrebbe essere la Bruma. È ciò che permette di manipolare i desideri altrui.»
«Ora si spiega quella sensazione.» commentò Erin.
«E cioè?»
«Mi sentivo potente. È stato bello.»
«È questo l’effetto che fa il potere, è inebriante.» Icy sorrise.
«È così che vi siete sentite voi quando avete sottratto la Fiamma del Drago a Bloom?»
«Fino a quando quella fatina non se l’è ripresa.»
«Ho sempre fatto il tifo per voi.» sospirò Erin.
«A tal proposito, è da quando ti abbiamo trovata che me lo chiedo: perché scegliere i cattivi?»
«Ve l’ho detto: voi avete sempre lottato per ottenere quello che volevate.»
«Parlo del vero motivo – la interruppe Icy – Dubito che una bambina di sei anni si soffermi su questioni del genere.»
Erin esitò prima di rispondere, non aveva mai ammesso ad alta voce il perché della sua preferenza «Sinceramente? Pensavo fosse più divertente quello che facevate voi e… mi piacevano i tuoi capelli.»
Icy scoppiò a ridere e Irene si sentì avvampare, mentre una piccola parte del suo cervello si stupiva di come la risata della strega non suonasse fredda come al solito, ma fosse più piena e sinceramente divertita.
«Oh, be’, grazie.» disse la più grande, cercando di tornare seria e di recuperare la sua maschera da temibile Trix.
Un grido proveniente dal piano di sotto mise fine a quell’evento più unico che raro e il sorriso di Icy si trasformò in un ghigno divertito.
«Questa è Darcy che ha vinto a briscola. Non avresti dovuto insegnarle a giocare.»
Fu il turno di Erin di mettersi a ridere.

 

*


L’aria che si respirava nell’ufficio di Faragonda era carica di tensione, in parte dovuta alla presenza della preside Griffin – che non era mai considerata un buon segno – e in parte per la distanza che divideva Musa dal resto del Winx Club. Le ragazze non si erano rivolte la parola da quando erano entrate e la direttrice era piuttosto sicura che la situazione fosse addirittura peggiore prima della sua convocazione, sebbene non sapesse per quale motivo.
D’altra parte le Winx, nonostante fossero passate tre settimane dalla sconcertante scoperta della relazione tra Stormy e la fata della Musica, non riuscivano ancora a capacitarsi di come la loro amica avesse potuto fare una cosa del genere. Inoltre l’anello di Stella era ancora disperso e, data l’ultima scoperta e l’alquanto strano incontro avvenuto tra le due parti, erano sempre più convinte che le Trix c’entrassero qualcosa, peccato che non fossero riuscite a trovarle da nessuna parte. Per questo non erano rimaste stupite dal messaggio che Faragonda gli aveva fatto recapitare, ma non immaginavano che ciò di cui volesse parlargli fosse così grave da vedere coinvolta la Griffin.
«Di cosa voleva parlarci, preside?» chiese Stella, ansiosa di rompere il ghiaccio e di sapere se almeno la donna avesse avuto fortuna nella ricerca del suo scettro. Stava iniziando a perdere le speranze.
Lo sguardo enigmatico che si scambiarono le due rettrici fece aumentare l’aspettativa nelle ragazze.
«Avrei voluto aspettare a parlarne con voi, ma a quanto pare sembra essere fuori discussione – iniziò la strega – Come sapete, è da poco iniziato l’anno scolastico…»
«Sì, be’, direi che è piuttosto chiaro.» fu il commento della principessa di Solaria, ma l’occhiata in tralice che le rivolse la Griffin fu un monito sufficiente per farla stare zitta.
«Da qualche settimana ho notato degli strani movimenti all’interno della mia scuola e visto che al contrario di… E dato che non mi piace lasciare niente al caso ho indagato sul come e sul perché di tale avvenimento.»
«E cosa ha scoperto?» domandò Tecna.
«Niente di particolarmente preoccupante, solo delle uscite fuori orario un po’ troppo frequenti di una mia allieva.»
«Scusi, ma come può esserci d’aiuto questo?» chiese Flora, mantenendo un tono di voce gentile ma sottolineando quello che anche le sue compagne stavano pensando.
«Per ora la mia è solo una supposizione, ma ho idea che questa mia studentessa abbia a che fare con dei poteri molto più grandi di quanto lei stessa non sappia o finga di non sapere. Vedete…»
«Da quello che mi ha riferito la mia stimata collega – si aggiunse Faragonda – Ho ragione di credere che presto potremmo avere a che fare con una nuova minaccia. Peggio di tutte le altre affrontate fino ad ora e se abbiamo ragione il tuo pianeta sarà in pericolo, Stella.»
Gli occhi ambrati della fata del Sole e della Luna si riempirono di lacrime a quell’affermazione e subito Bloom, seduta accanto a lei, le prese la mano.
«Tranquilla, ce la faremo anche questa volta – la rassicurò – Direttrice Faragonda, cosa dobbiamo fare? Se c’è la possibilità di anticipare le Trix non possiamo farcela scappare.»
«Non siamo sicure che loro c’entrino.»
«Spero tu stia scherzando! – saltò su Aisha – Non penserai che la visita che ci hanno fatto la scorsa settimana non avesse nessun secondo fine, vero? Ma forse tu eri distratta, Musa.»
«Oh, andiamo! Mi odierai per sempre per un solo errore?»
«Non penso si sia trattato di un errore.»
«Ragazze, per favore, non possiamo permetterci di litigare tra noi. Sebbene non ce ne sia la certezza è piuttosto probabile che Icy, Darcy e Stormy siano coinvolte. Quello che voi dovrete fare è andare su Solaria e cercare nell’Archivio Reale un volume chiamato Magistrorum Liber*. Lì troverete tutto quello che vi serve sapere.»
«Perché è sempre spiegato tutto in un libro?» si chiese Bloom a mezza voce, ma non a volume abbastanza basso da non essere sentita dalle altre.
«Perché è con la scrittura che gli uomini tramandano da secoli le loro conoscenze.»
«Lo so, Tecna. La mia era solo una domanda retorica.»
«Bene, ragazze, è tutto. Date inizio ai preparativi per la missione.»
Dopo il congedo della preside, fu Musa la prima ad uscire dall’ufficio, seguita a distanza di pochi secondi dal resto del gruppo che però non diede segno di volerle andare dietro quando la videro alzarsi in volo verso il lago di Roccaluce.
Intanto, sedute una di fronte all’altra, Faragonda e la Griffin stavano continuando a discutere.
«Le hai volute informare eppure sei rimasta sul vago tutto il tempo. Perché non hai detto loro della Gemma di Lunaris?» domandò la strega, a cui non era ben chiara la politica che la sua collega – e amica – aveva mantenuto per tutti quegli anni con le sue allieve.
«Perché la verità va scoperta a piccoli passi, Damona*. E così tu avrai più tempo per chiarire la faccenda con la tua allieva.»

 

*


Uno. Due. Tre centri.
Le rocce che aveva scelto come bersaglio sulla riva opposta del lago andarono in frantumi sotto alla potenza delle sue onde soniche. Ma ancora Musa non era soddisfatta, l’esercizio extra non la stava aiutando a sbollire la rabbia.
«Dannazione.» ringhiò, mentre tornava a terra.
Era così furiosa che nemmeno il suo Potere dell’armonia era riuscita a calmarla.
Dallo sbocco del sentiero che dalla foresta dava sul lago, Stormy la stava osservando da quelle che sembravano ore e ancora non era riuscita a decidersi se farsi vedere o meno. Fino a quel momento si era limitata ad osservare le movenze decise, ma eleganti che la fata assumeva nelle sue posizioni di attacco; durante i loro combattimenti non ci aveva mai fatto caso, impegnata com’era a cercare di sconfiggerla, ma doveva ammettere che lo stile di Musa non era male.
La mente la riportò ai loro primi scontri, a quando quella rivalità nata tra le strade di Magix sembrava un normale conflitto tra fate e streghe e non l’inizio di una lotta per la conquista della Dimensione Magica.
Allora Musa non era altro che una ragazzina un po’ maschiaccio con dei codini dal dubbio gusto e lei una strega novella con appena due anni di formazione alle spalle e un carattere difficile. Be’, quello era rimasto lo stesso.
Stormy si stupì nel constatare quanto lei e la sua ragazza fossero cambiate.
Una scossa l’attraversò da capo a piedi: la sua ragazza?
Come aveva potuto quel pensiero anche solo sfiorarla? Non c’era assolutamente niente che facesse supporre una simile atrocità. Erano state chiare sul tipo di rapporto che le avrebbe viste partecipi: solo sesso. E nel caso in cui ci fossero stati dubbi il modo in cui si era servita di lei per far ottenere il Devilix a lei e le sue sorelle avrebbe dovuto eliminarli tutti.
E allora perché si era trovata più volte nello stesso posto a spiarla durante l’ultima settimana? E perché Musa non sembrava intenzionata a chiarire con le sue snervanti amiche una volta per tutte e continuava a sfogarsi proprio nel loro posto?
Devi finirla con le seghe mentali o ti verranno le rughe.
La voce di Darcy – che un po’ troppo spesso si sostituiva a quella della sua coscienza – la fece tornare coi piedi per terra. Il suo era stato un lapsus, tutto qui, pensò mentre tornava a farsi inghiottire dagli alberi.
Allora come mai aveva la certezza che il giorno dopo sarebbe tornata di nuovo lì?



*Zoomix: ali del teletrasporto. Speedix: ali della super velocità. Tracix: ali della traccia magica con cui si può guardare nel passato.
*le versioni giovani di Icy, Darcy e Stormy si vedono nella puntata “Le lacrime del salice nero” in seguito all’incantesimo di Flora che le fa cadere nel fiume nato dalle lacrime del Salice Nero.
*traduzione latina di Libro dei Maestri
*nome scelto da me per la povera Griffin che non ne ha mai avuto uno (credo)


NdA: evviva, ce l’ho fatta!! Non vedevo l’ora di aggiornare.
Allora, che ve ne pare di questo capitolo? Io mi sono abbastanza divertita a scriverlo, forse perché ero in spiaggia mentre lo facevo. Mi sto stupendo della mia capacità di dimenticarmi tutto quello che volevo dire nel momento in cui inizio a scrivere le note, sono preoccupante.
Comunque, niente, spero che non siate rimasti delusi e che vi sia piaciuto!
Ringrazio:
-Vanessa1995 per aver recensito tutti i capitoli e aver aggiunto la storia alle preferite;
-Walt96 per aver recensito i primi quattro capitoli e aver aggiunto la storia alle seguite;
-Still_Sane per aver recensito lo scorso capitolo e per il bellissimo disegno della mia Icy in versione Devilix che ha realizzato.
Ovviamente ringrazio anche tutti coloro che ho già nominato almeno una volta e i lettori silenziosi!

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Capitolo 13
*** Missione su Solaria pt. 1 ***


Previously on “Una fantasia molto più che reale”: Erin ha scoperto come utilizzare in modo nuovo il suo potere ed è riuscita a decifrare parte della profezia su cui lei e le Trix stanno lavorando. Per ottenere nuove informazioni ha deciso di partire per Solaria.
Anche le Winx sono pronte per una nuova missione che vede come destinazione il pianeta del sole, ma le loro divergenze non sono ancora state risolte.
 
 
Missione su Solaria pt. 1
 
 
Damona Griffin non si era mai considerata una donna né tantomeno una strega sconsiderata. Sapeva sempre quando era meglio agire e quando lasciare che gli eventi seguissero il loro corso naturale, ma la saccenteria dell’alunna seduta su una delle due sedie dall’alto schienale presenti nel suo ufficio, le stava facendo rimpiangere di non essere più impulsiva di quanto non si addicesse ad una strega.
Mentre guardava fuori dalla maestosa finestra, che offriva come panorama le guglie più basse del castello e il passaggio in pietra che si snodava verso l’alto fino all’ingresso di Torrenuvola, si stava chiedendo chi fosse il pazzo che aveva deciso tempo addietro di bandire dal regolamento scolastico il paragrafo che consentiva punizioni più estreme rispetto alla semplice Dimensione di Detenzione.
«Sì, ho capito, signorina Jules – eruppe, interrompendo lo sproloquio della Newroniana sui crediti extra che si aspettava in cambio di quello che le stava chiedendo di fare – Allora, posso contare su di lei o devo rivolgermi ad una matricola più capace?»
Dopo anni di insegnamento aveva imparato a conoscere i tasti migliori da premere con le sue studentesse, specialmente se erano alle prime armi ed erano impazienti di dare sfogo alla loro ambizione. In quel caso il lavoro le era stato reso ancora più facile dalla naturale inclinazione della ragazza a voler essere la migliore, certamente dovuta al modo in cui era stata cresciuta su Newron; personalmente non li aveva mai capiti quei pianeti dove tutto sembrava ruotare attorno al controllo e alla sete di conoscenza. Secondo lei una buona strega doveva innanzitutto lasciare che fosse l’istinto a guidarla e non dei freddi calcoli matematici che nella loro rigidità potevano impedire di cogliere il quadro completo della situazione. Ma non li avrebbe rinnegati se l’avessero aiutata a raggiungere il suo obbiettivo: doveva scoprire quale fosse il segreto di Erin.
Non pensava al disastro di Lunaris da anni e anche il pensiero della Gemma Azzurra l’aveva ormai abbandonata. Ma i dubbi che l’avevano attanagliata sulla sua possibile ricomparsa erano un motivo più che sufficiente per allarmarsi: quando il pianeta della Luna era stato devastato lei era presente, insieme al resto dei membri della Compagnia della Luce, e perfino l’orrore provocato a Domino pochi anni prima dalla furia delle Antenate le era sembrato nulla in confronto a quanto aveva visto lì. Per qualche ragione, però, a nessuno era sembrato importare e lei era piuttosto sicura che ciò fosse dovuto al fatto che Lunaris fosse da sempre stato luogo di ritrovo per stregoni e ogni tipo di maghi oscuri. L’ennesima dimostrazione di quanto la Dimensione Magica – a dispetto di tutti i buoni discorsi sulla necessità di mantenere l’equilibrio tra bene e male – discriminasse le persone appartenenti alla sua specie. Ora, l’arrivo di quella promettente e giovane strega, e insieme a lei del suo anello e del suo rarissimo potere, aveva riaperto una finestra sul passato che lei per prima aveva bisogno di sprangare; non avevano mai fermato l’artefice di quel massacro – era come se fosse sparita nel nulla una volta che tutto si era concluso – e Damona non riusciva a scrollarsi di dosso l’orribile sensazione che durante tutti quegli anni lei non avesse fatto altro che restare nell’ombra a osservare i loro movimenti in attesa del momento giusto per tornare a seminare panico e distruzione. Questa volta non avrebbero lasciato che li cogliesse impreparati e Jules al momento era la sua opzione migliore per scoprire cosa e quanto effettivamente Erin sapesse al riguardo, senza destare sospetti su di lei nella diretta interessata. Non le era passata inosservata la chiacchierata avvenuta nell’Aula di Detenzione tra le due ragazze e, seppur la rossa non fosse la prima né sarebbe stata l’ultima a violare il coprifuoco, non poteva ignorare la dichiarazione diretta di un suo sottoposto – per quanto il simpaticamente soprannominato Faccia da Lavagna non le fosse mai andato a genio – di una chiara infrazione da parte di una sua alunna. E così aveva iniziato a sorvegliarla da vicino con l’idea di punirla al momento opportuno; poi l’aveva sorpresa nella caffetteria e la vista dell’anello con cui non aveva smesso un solo secondo di giocherellare le aveva fatto dimenticare il resto. Per un attimo si era convinta che la sua fosse solo paranoia, ma non aveva scordato l’aura emanata dall’oggetto e dopo averla avvertita una volta sapeva che non ne avrebbe mai incontrata una simile.
«È tutto chiaro?» domandò, voltandosi finalmente verso la matricola.
«Certo, signora. Ora posso andare? Il pranzo della domenica è il migliore.»
«E il suo compito?»
«Inizierò dopo aver mangiato, se permette.»
Non c’era ombra di cortesia nella richiesta di Jules, ma la Griffin si trovò ad annuire ugualmente e la congedò.
«Giusto per essere sicura – disse la Newroniana con un piede già fuori dalla porta – Avrò il massimo dei voti in tutti gli esami di fine trimestre?»
Ancora una volta la preside si trovò a rimpiangere l’antico regolamento della scuola.
 
*
 
Nel frattempo ad Alfea una navicella proveniente dalla scuola di Fonterossa era appena atterrata nel cortile, costringendo le fate sedute sul prato a spostarsi velocemente. Inutile dire che nessuna di queste fu particolarmente contenta di vederla nel constatare come le loro acconciature, a cui avevano dedicato anima e corpo, fossero state miseramente rovinate nel giro di pochi attimi dalla folata di vento che i propulsori della Hawk avevano sollevato. Ma il fastidio generale scemò nel momento stesso in cui gli Specialisti scesero a terra.
La squadra scelta da Codatorta per accompagnare le Winx su Solaria comprendeva Brandon, Timmy e tre studenti più giovani, di cui due del terzo anno e uno del secondo, che il professore aveva ritenuto essere pronti per la loro prima vera missione in quanto avrebbero imparato come comportarsi sul campo senza però incorrere in veri e propri pericoli.
«Ciao ragazzi.» fu il saluto corale di Stella, Bloom e Musa quando li videro andare verso di loro.
Come da programma la bionda si gettò tra le braccia dell’aitante scudiero, mentre una serie di sospiri e commenti sarcastici proveniva dal resto del gruppo. Quei due erano in grado di far sembrare ogni incontro il primo – come se non vivessero insieme – ed era ormai tradizione che venissero presi in giro per questo.
«Salve, Winx. Dove sono le altre?» chiese Timmy, guardandosi in giro nella speranza di vedere Tecna spuntare da qualche parte.
«Mi spiace, Tim, ma le ragazze saranno impegnate con il primo consiglio dei professori dell’anno e non saranno dei nostri.»
Musa non avrebbe saputo dire se lo sguardo del rosso si incupì per il fatto che non avrebbe visto la sua fidanzata o perché era stata lei a dargli la notizia. Conoscendo il buon cuore dell’amico, la Melodyana avrebbe optato per la prima, ma preferì comunque sviare l’attenzione su qualcos’altro.
«E chi sono i vostri amici?» si informò, rivolgendo un cenno di saluto ai nuovi Specialisti.
«Oh, perdonate la mia maleducazione. Ragazze, vi presento Groove, Ryoko e Aaron.» disse Brandon, indicando prima un ragazzo alto e magro dalla pelle olivastra e l’aspetto gentile, che stava controllando con un palmare i dati della navetta per essere sicuro che fosse tutto in ordine per la partenza, e poi gli altri due.
Quello presentato come Ryoko aveva una corporatura massiccia – con spalle larghe e collo taurino – dovuta alle numerose ore di sollevamento pesi e lotta libera, specialità predilette dagli allievi più inclini al combattimento corpo a corpo o a quello con la spada rispetto a quelli che preferivano l’informatica o le lezioni di strategia e sopravvivenza. Lo Specialista del terzo anno ammiccò in direzione delle fate, mentre si passava una mano tra i corti capelli castani.
Aaron sbuffò di fronte al comportamento del compagno e porse la mano a Musa in segno di cortesia. La ragazza sorrise, mentre gliela stringeva. Forse la loro presenza avrebbe allievato la tensione che ci sarebbe sicuramente stata tra lei e i suoi amici; sfortunatamente non aveva potuto rifiutare di seguirli in missione anche se non capiva come mai servissero tante persone per recuperare un semplice libro. Lei aveva dato la colpa alla forza dell’abitudine, si erano sempre mossi in branco, ma in fondo sospettava che quello fosse il tentativo di Faragonda di farla riavvicinare agli altri.
«Pronte a partire?»
«Non proprio. Ho paura che mio padre farà crollare il palazzo quando saprà dello scettro.»
«Non glielo hai ancora detto?!»
Musa non riuscì a trattenere la nota di rimprovero percepibile nella sua esclamazione e subito si morse la lingua.
«Speravo che sarei riuscita a ritrovarlo. E poi non devo spiegazioni a te.»
Il silenzio che calò dopo quella affermazione venne interrotto dalla voce amplificata di Groove, che stava parlando dagli altoparlanti della Hawk su cui era appena risalito «Siamo pronti al decollo, tutti a bordo.»
 
*
 
Nello stesso momento al terzo piano della scuola più prestigiosa per streghe di tutta la Dimensione Magica si stava verificando un dramma di proporzioni colossali.
«Fanny, finiscila e restituiscimelo subito!!»
Le grida di Erin rimbombavano tra le pareti della stanza, mentre lo squittio insistente e perforante di un minuscolo topolino viola si perdeva tra le assi dei letti e gli scaffali all’interno dell’armadio. Scattante e agile come solo un roditore sapeva essere, la Metamorfamagus era ormai da dieci minuti buoni che, saltando e arrampicandosi in punti solo a lei raggiungibili, stava facendo impazzire la giovane terrestre, rifiutandosi categoricamente di riconsegnarle il tovagliolo da bar su cui a chiare lettere risaltava un numero di telefono sconosciuto. Erin aveva rinunciato a rincorrere la compagna di stanza e dopo aver tentato di fermarla con un paio di sfere di energia – andando contro il regolamento della scuola – aveva stabilito che il modo migliore per porre fine a quella pagliacciata fosse ricorrere al suo potere in via definitiva. Peccato che non avesse considerato la vena dispettosa e a dir poco bambinesca di Fanny, che non appena si era vista privata dell’oggetto della contesa era tornata all’attacco riuscendo a riappropriarsene.
«Giuro che se non la pianti vengo giù e ti torco il collo.!»
Perfino Arya, che al piano superiore stava tentando di recuperare una lezione persa, iniziava a non sopportare più quel gioco tirato troppo per le lunghe. Non tollerava più gli striduli versi con cui l’amica stava rompendo i loro timpani ed era a tanto così da scaraventarle qualcosa addosso, preferibilmente il libro di Storia della Magia che aveva davanti.
Erin lasciò perdere ogni tipo di persuasione vocale e, seguendo i consigli che Darcy le aveva dato e sfruttando l’intenso esercizio del giorno prima con Icy, fece defluire il suo potere che, come la più efficiente delle macchine, agì all’istante: il tovagliolo – ora bucherellato in più punti – le comparve in mano e una Fanny basita si ritrovò inchiodata al letto, senza possibilità di movimento.
«Oh dei*, vi ringrazio.» fu il sospiro sollevato di Acquamarina, mentre la rossa riponeva il suo “trofeo” in una delle tasche posteriori dei jeans.
«Ti prego, mai più una cosa del genere.» supplicò Erin, buttandosi sul letto e affondando il viso nel cuscino.
«Dimmi di chi è il numero, scollami da questo letto e forse potrei anche pensarci.»
«Non so di chi sia.»
Ma la presa sul corpo della Metamorfamagus scomparve.
«Oh fantastico, così va meglio.»
«Perché allora non vieni a darmi una mano?» esclamò Arya, affacciandosi al piano di sotto. I lunghi capelli blu erano raccolti in una coda disordinata da cui pendevano alcune forcine che, per quanti sforzi facesse, non riuscivano a rimanere fissate e sotto ai segni dell’eyeliner, rimosso senza troppo impegno la sera prima, iniziavano ad intravedersi le occhiaie scure.
Fanny accolse la richiesta della compagna e con un balzo volò fino a superare il vecchio corrimano scrostato, che cingeva in tutta la sua lunghezza il ballatoio che fungeva da piano superiore.
Erin approfittò di quel momento per controllare il cellulare: stava aspettando il messaggio di Icy che le avrebbe dato il via libera per uscire da Torrenuvola e raggiungerla prima di partire per Solaria.
Era emozionata. Non si era mai allontanata dal centro di Magix e quella in cui stava per imbarcarsi si poteva considerare una missione vera e propria, esattamente come quelle che aveva visto intraprendere alle Winx numerose volte. Sperava solo di non incappare negli imprevisti e nei disastri che di solito vedevano protagoniste le sei fate.
Sono io l’imprevisto questa volta, forse non c’è da preoccuparsi.
Come il pensiero le attraversò la mente il suo telefono squillò e il nome della strega del Ghiaccio comparve sulla schermata, accompagnato da una foto che le aveva scattato il giorno prima a tradimento. Ora che poteva averne una reale, non le bastavano più le immagini scaricate da internet.
Per evitare di farsi sentire dalle sue compagne, si chiuse nel bagno e nel momento in cui premette il pulsante di risposta alla chiamata la figura a mezzo busto di Icy si materializzò davanti a lei. La Trix era nella sua forma Devilix e dal modo in cui l’immagine tremolava, Erin dedusse che stesse volando.
«Eccoti finalmente, non ci speravo più – esordì la terrestre, mantenendo un suono di voce basso – Dove sei?»
«Sono proprio fuori dalla tua finestra. Tranquilla, sono invisibile.» chiarì subito l’albina di fronte alla faccia sconvolta di Erin. Ancora si stupiva di quanto quelle tre sapessero essere imprudenti, eppure avrebbero dovuto imparare dai loro errori.
«Okay, arrivo subito.»
La ragazza chiuse la chiamata e uscì dal bagno.
Fanny e Arya erano già in piena discussione – questa volta il problema era la scarsa capacità di concentrazione presentata della strega dell’Acqua – perciò quando le salutò, dicendo che avrebbe fatto un salto in biblioteca, nessuna delle due le prestò particolare attenzione.
Di domenica i corridoi di Torrenuvola erano molto meno affollati rispetto al resto della settimana, visto che la maggior parte delle studentesse ne approfittava per tagliare la corda e andare in città, lontana da insegnanti e regole, e come si aspettava Erin non incontrò nessuna delle sue compagne di corso.
Con passo affrettato – troppo per chi non avesse avuto niente da nascondere – percorse la passerella, rischiando di scivolare più volte sulle pietre umide a causa delle prime gocce di pioggia. Dalla sua iscrizione a Torrenuvola, uno dei grandi dubbi di Erin era stato finalmente risolto: il frequente maltempo e il cielo perennemente nuvoloso, tra cui spesso le guglie più alte del castello si confondevano, erano dovuti ad un incantesimo che perdurava fin dai tempi dei predecessori della Griffin. Come aveva avuto modo di imparare, un ambiente sfavorevole – seppur non uno dei peggiori – per gli altri era invece per le streghe, in quanto fonte di energia negativa, un ottimo luogo per poter accrescere i propri poteri e averne un maggiore controllo.
Per quanto la riguardava, Erin amava la pioggia; l’apprezzavano un po’ meno i suoi capelli.
Non appena fu sicura di essere lontana da occhi indiscreti, si alzò in volo e come ulteriore precauzione desiderò diventare invisibile; non aveva ancora sviluppato un controllo tale delle sue capacitò magiche da poter usare un normale incantesimo di disillusione ma, si diceva, era proprio per sconvenienti come questo che il suo potere tornava assai utile e, nonostante cercasse di affidarsi a esso il meno possibile – del resto, anche nella Dimensione Magica non era inusuale che ci si potesse ritrovare senza poteri da un giorno all’altro* –, non era tanto sciocca da rifiutarne l’aiuto.
Affidandosi di nuovo a un piccolo aiuto magico, la rossa riuscì a individuare la figura di Icy, che stava ancora volteggiando vicino alle finestre della sua vecchia stanza. Le si avvicinò e non poté fare a meno di notare di nuovo quanto risultasse spettacolare nella sua appena acquisita trasformazione. A quel proposito, si ricordò che forse sarebbe stato il caso che anche lei cambiasse forma e il suo attestato baluginio verde l’avvolse, lasciando spazio ai suoi indumenti da strega di primo livello.
Solo a quel punto si decise ad attirare l’attenzione della Trix più anziana, che aveva desiderato fosse l’unica a poterla vedere.
«Non ti facevo un tipo sentimentale.»
Era sempre un azzardo ricorrere al sarcasmo con Icy, ma proprio non poteva farne a meno. Sir Morgan probabilmente l’avrebbe rimproverata e lei non si sarebbe nemmeno trovata nella posizione di dargli torto, ma se avesse messo da parte le sue battute rivolgersi alla strega del Ghiaccio sarebbe diventata un’impresa di dimensioni titaniche e non voleva che fosse l’immagine di una bambina impaurita quella percepita da lei.
«Non sei così importante come credi per questa missione.» minacciò l’albina, voltandosi verso di lei, ma Erin non ebbe problemi a replicare «Già, solo per tutto il resto.»
Icy scosse la testa e spiegò «In quella camera abbiamo fatto di tutto – chiaramente si stava riferendo a lei e le sue sorelle – Volevo vedere se fosse ancora intera.»
La terrestre non la incalzò ulteriormente, anche se un beffardo «Bastava chiedere.» stava per sfuggirle involontariamente, e portò la conversazione su ciò per cui si trovavano lì «Allora, come ci arriviamo su Solaria? Teletrasporto, tunnel dimensionale, rubiamo una navetta a Fonterossa?»
«Dimentico sempre quanto tu sia entusiasta.»
«Ops.»
«In ogni caso, per spostarsi da un pianeta all’altro è necessario ricorrere a un portale. A meno che tu non sappia pilotare una Hawk.»
«Negativo.»
«Allora guarda e impara.»
 
*
 
A differenza di quel che Stella pensava, Re Radius non si arrabbiò tanto da distruggere l’intera reggia ma ci andò molto, molto vicino. Non le risparmiò rimproveri, urla e minacce di diseredato – su quest’ultima la fata rischiò un mancamento – ma di fronte al sincero pentimento della figlia, l’ira del sovrano di Solaria si placò. Inoltre, il fatto che non fossero state solo le sue amiche ad averla accompagnata, ma insieme a loro ci fossero anche alcuni degli allievi di Saladin l’aveva messo in allarme. Doveva esserci qualche problema, e forse lo smarrimento dell’anello-scettro non era un caso dopotutto.
Una volta che si fu ricomposto, fece accomodare i suoi ospiti e li invitò a raccontargli per quale motivo si trovassero lì. A prendere la parola fu Bloom.
«Maestà, è stata la direttrice Faragonda a mandarci qui – la Winx esitò, ma del resto non c’era un modo delicato per dirlo – Lei e la preside Griffin ritengono che Solaria potrebbe essere in pericolo.»
«In pericolo? Come?»
«Non lo sappiamo ancora con certezza ed è per questo che abbiamo bisogno del Suo aiuto, Maestà.»
«Ci serve il Suo permesso per accedere all’Archivio Reale.» aggiunse Musa, ma Stella le impedì di proseguire intromettendosi nel discorso. La Melodyana dovette trattenersi dallo sbuffare sonoramente di fronte all’atteggiamento dell’amica; non ne poteva più di essere trattata in quel modo, in fondo non aveva causato problemi a nessuno e non si era certo messa a rivelare dettagli privati sulla vita delle Winx a Stormy, e le sarebbe piaciuto che per almeno cinque secondi la fata del Sole e della Luna – non che le altre avessero dimostrato un maggiore supporto – avesse provato ad aprire la sua mente per capirlo. Ma forse da lei era pretendere troppo.
«Dobbiamo prendere un libro – stava dicendo Stella – Il Magis- qualcosa.»
«Magistrorum Liber.» puntualizzò Timmy.
«Sì, ecco, quello. Allora, possiamo?»
Radius ebbe bisogno di qualche secondo per metabolizzare le informazioni che gli erano state riversate addosso e uno spiacevole presentimento iniziò a punzecchiarlo. Era da anni che non posava il pensiero sui segreti contenuti nell’antico tomo e il fatto che fosse riemersa la necessità di consultarlo non prometteva niente di buono, non poteva essere un caso. Aveva abbastanza fiducia in Faragonda da sapere che non avrebbe mai mandato tre tra le sue migliori fate a recuperarlo se non fosse stato di vitale importanza, ma ciò che questa decisione comportava era talmente terribile da non volerci nemmeno pensare. Ma non poteva rifiutarsi di aiutare quei ragazzi – e se la peggiore delle ipotesi si fosse rivelata veritiera tutto il suo pianeta – così disse «Avete il mio permesso. Prestate la massima attenzione, i volumi che troverete sono molto preziosi.»
«Ne avremo la massima cura, Maestà.» promise Brandon, prima di alzarsi e rivolgere un inchino in direzione del suo auspicato futuro suocero. Si sentiva terribilmente in soggezione in sua presenza.
«Grazie infinite.»
«Grazie, papà.!»
«Vi farò accompagnare da una delle guardie.»
«Non è necessario, so io la strada.»
«E va bene – cedette il re – Ma ricordati che sarai in punizione per il resto della vita.»
«Ma papà, io-»
Le proteste di Stella furono interrotte da Bloom che, dopo una rapida riverenza – ormai sapeva destreggiarsi bene negli ambienti reali – la condusse fuori dalla sala, seguita da tutti gli altri.
Ryoko, Aaron e Groove avevano seguito con attenzione l’intero scambio avvenuto tra il re e i loro compagni più esperti, e non vedevano l’ora di dare il via a quella missione. Certo, non era tra le più entusiasmanti a cui avrebbero preso parte, ma perlomeno era un inizio e, se non altro, avevano potuto saltare il seminario di Codatorta sui draghi.
Ci pensò Aaron a richiamare l’attenzione della principessa di Solaria, chiedendo «Allora, da che parte dobbiamo andare?»
Per lui non era una novità trovarsi all’interno di un palazzo reale, ma ciò non voleva dire che sapesse muoversi tra i suoi corridoi con la stessa sicurezza con cui vagabondava tra quelli del proprio e perdersi non gli sembrava il modo migliore per dimostrare le sue capacità.
«Oh, sì, certo. Seguitemi.»
La bionda li condusse su e giù per diverse scalinate, gli fece attraversare immensi saloni e solo quando sembrava che non sarebbero mai giunti alla meta li fece fermare. Una targa placcata d’oro – Musa non lo poteva davvero concepire tutto quello sfarzo – annunciava che la porta davanti alla quale si trovavano era l’ingresso dell’Archivio.
«Beh, è stato più facile che su Domino.*» rise Brandon, dando una pacca sulla spalla di Timmy che invece trasalì.
«Non è stato a-affatto divertente.» balbettò. Aveva ancora le vertigini, ripensandoci.
«Su, ragazzi, sbrighiamoci.»
Bloom aprì la porta e quello che li accolse fu un’immensa biblioteca, di cui non si vedeva la fine, sui cui scaffali erano presenti più libri di quanti ne avessero mai visti. Dalle vetrate entravano i raggi del Primo Sole* di Solaria che, infrangendosi sul soffitto dorato, illuminava l’ambiente creando particolari giochi di luce, in modo che ogni angolo fosse egualmente illuminato. Tuttavia non era un bagliore accecante il suo e, anzi, compensato dalla neutralità del parquet in legno l’effetto che si creava era di un piacevole calore famigliare.
«Cavoli, i vostri architetti non le conoscevano le mezze misure?»
«Forse è meglio se riformuli, Groove – commentò Ryoko – I vostri architetti non hanno mai pensato che poi qualcuno avrebbe dovuto fare delle ricerche qui dentro?»
«In effetti, forse è meglio se ci dividiamo. Non ho idea di dove potrebbero tenerlo.»
Musa si morse la lingua per non farle notare che avrebbe potuto chiedere a suo padre invece di partire per la tangente senza ragionare e disse «Io vado di là.»
«Vengo con te.» si accodò Groove, mentre anche gli altri si dividevano in coppie, pronti a setacciare ogni angolo per trovare il Magistrorum Liber.
 
*
 
Nello stesso momento in cui Winx e Specialisti stavano atterrando su Solaria, anche Icy ed Erin fecero la loro comparsa sul pianeta.
La strega più giovane aveva suggerito il bosco che circondava il palazzo reale come punto di arrivo, sicura che lì nessuno avrebbe assistito all’apertura del varco dimensionale. Sempre che la sfortuna non avesse deciso di giocarle un brutto tiro, ma grazie al cielo non fu così.
«Detesto questo posto – commentò disgustata la strega del Ghiaccio – Solo degli esseri insulsi potrebbero vivere con tutta questa luce.»
«Se Stormy fosse venuta con noi avremmo potuto far scoppiare un bel temporale.»
Nel momento esatto in cui nominò sua sorella minore, Icy le rivolse un’occhiataccia tale da farla ammutolire all’istante. Doveva decisamente imparare a contare fino a dieci prima di aprire bocca.
«Scusa. Lo so che siete ancora in rotta però… E va bene, sto zitta.»
«Dov’è il passaggio segreto* di cui mi parlavi?» chiese lapidaria, la Trix.
«Credo sia per di qua, ma non ne sono sicura. So che c’è un nastro fucsia legato a uno dei rami.»
«E sei sicura che conduca fino alle fontane del castello?»
«Sì. Però te lo devo dire: era un vero schifo l’ultima volta che l’ho visto. Cioè, quando ho visto le Winx utilizzarlo.» spiegò Erin.
«Del tipo?»
«Frane, ragni carnivori e sanguisughe.»
«Niente che non sappia gestire.»
«Bene, perché siamo arrivate. Incredibile che sapessi la strada.»
«Speriamo che ne valga la pena.»
La giovane era convinta di sì. In fondo, dove potevano trovarsi le risposte che stava cercando se non su Solaria? Se nemmeno lì avesse trovato informazioni riguardo a Lunaris significava che le sue speranze di farlo erano praticamente inesistenti.
Le due streghe imboccarono l’inizio del tunnel ed Erin dovette dare credito alle lamentele delle fate in merito al fango, era ovunque. Per evitare di farsi sfuggire qualche commento e sapendo che non avrebbe avuto un’altra occasione come quella, la rossa chiese «Allora… tu, Darcy e Stormy – sperò di non venire congelata per averla nominata di nuovo – Siete davvero sorelle?»
«Che razza di domanda è?»
«Sai, sulla Terra c’erano diverse teorie a riguardo.»
Icy la guardò stralunata «In che senso teorie
«Beh, c’è chi diceva che foste gemelle, chi solo amiche e così via. Io ho sempre creduto a quelle delle sorelle, ma te lo devo proprio chiedere: com’è che eravate tutte e tre allo stesso anno a scuola?»
L’albina si fermò un attimo a quella domanda. Non parlava del suo passato e tantomeno con qualcuno che non fossero le sue sorelle, ma quella ragazza era capace di suscitare istinti e reazioni che non avrebbe creduto possibili se riferiti a lei. Inoltre, e non pensava che avrebbe mai avuto occasione di dirlo, nutriva una tale ammirazione per loro che il pensiero che potesse tradire la loro fiducia non la sfiorava nemmeno. Era un soggetto incredibilmente singolare.
«Siamo nate a poca distanza l’una dall’altra – iniziò, riprendendo a camminare. Ormai erano in prossimità di una strettoia che avrebbero dovuto attraversare una alla volta per passare dall’altra parte – Io per prima, ovviamente, e dieci mesi dopo Darcy. L’anno dopo è nata quella sconsiderata di Stormy.*»
«Forte! Quindi vi siete iscritte a Torrenuvola quando tu e Darcy avevate sedici anni, mentre Stormy ha fatto la primina, giusto?»
«La che
«Sì, insomma, ha iniziato un anno prima. Oh, qui dobbiamo andare a sinistra.»
«Esatto.» confermò quella, imboccando il tunnel indicato dalla terreste.
Erin stava per chiederle altro quando delle enormi cavità nella roccia, da cui iniziarono a spuntare delle luci rosse – gli occhi dei ragni giganti di cui aveva parlato poco prima – la informarono che erano arrivate nella tana di quelle bestie terribili. Nonostante fosse una strega, sapeva riconoscere quando qualcosa era veramente orrendo.
Lo disse ad Icy che, senza scomporsi minimamente, le disse «Fammi vedere che cosa hai imparato finora.»
«Mm, d’accordo.»
Mentre i primi aracnidi facevano la loro comparsa, Erin fece mente locale: desiderare che non le attaccassero sarebbe stato troppo semplice, senza contare che non voleva giocare in difesa per tutta la vita, e lei era ancora troppo inesperta per poter sperare di sconfiggerli con degli attacchi diretti. Forse ne avrebbe messi fuori gioco un paio, ma sapeva che così facendo sarebbe dovuta subentrare Icy e non era quello che voleva. La sua unica soluzione era riuscire a ricordare che cosa avrebbe potuto metterli in fuga.
Nonostante fosse presa dai suoi ragionamenti, non aveva perso di vista la situazione e quando un ragno uscì dalla tana più vicina a lei, non perse tempo e le colpì con una sfera di energia che lo fece ristrisciare nel suo buco. Come aveva previsto, però, gli altri si fecero immediatamente più aggressivi e a quel punto una soluzione era più che mai necessaria.
A Erin sembrava di ricordare che la professoressa di Zoologia ed Erbologia Magica avesse accennato durante una delle sue lezioni a un modo per liberarsi di creature come i ragni. Certo, lei ne stava parlando per insegnare loro a contrastare tali metodi nel caso in cui le fate avessero deciso di eliminare i loro animaletti, ma in quel contesto anche Amaranta si sarebbe adoperata per sbarazzarsene. Quando ormai iniziavano ad esserne circondate, la lampadina si accese.
Attingendo sia ai suoi poteri di evocazione sia alla Bruma – rivoli di fumo bianco si liberarono dalle sue mani – Erin allungò le braccia davanti a sé e all’improvviso tre esemplari di Rodolia Cardinalis* comparirono nella caverna, frapponendosi tra loro e gli aracnidi. Subito dalle estremità delle loro zampe fuoriuscì un liquido giallastro dall’odore nauseabondo, che non appena colpì uno dei ragni lo mise KO a causa del suo effetto nocivo per tale specie.
Mentre quegli insetti formato gigante erano impegnati a lottare tra loro, la più giovane fece cenno ad Icy di seguirla e di corsa si defilarono dalla zona a rischio. Ci vollero pochi minuti perché raggiungessero lo specchio d’acqua infestato dalle sanguisughe in cui anche le Winx avevano trovato la salvezza – beh, più o meno – e fu il turno della strega del Ghiaccio di darsi da fare. Con una nonchalance invidiabile avvolse se stessa ed Erin con un incantesimo che, così disse, avrebbe respinto qualunque cosa avesse tentato di attaccarsi alla loro pelle; dopodiché entrambe si tuffarono e la rossa ebbe modo di usare per la prima volta l’incantesimo della bolla magica con cui sapeva essere possibile respirare sott’acqua.
Fu facile trovare l’uscita: la corrente spingeva proprio in quella direzione. Con qualche potente bracciata le due raggiunsero il passaggio che sbucava esattamente nelle fontane reali e finalmente si ritrovarono all’interno del palazzo di Solaria. Un cenno di Icy le fece capire di aspettare a riemergere e, intuendo al volo ciò che la Trix le voleva dire, per la seconda volta in un giorno, Erin si rese invisibile.
Insieme raggiunsero il bordo della fontana e, strizzandosi i vestiti infradiciati e scuotendo i capelli, ne uscirono. La terrestre si prese la soddisfazione di anticipare l’albina e desiderò che entrambe potessero tornare perfettamente asciutte.
«È stato troppo divertente!» esclamò Erin, che non era abituata a una simile adrenalina.
«Ci farai l’abitudine – la frenò subito Icy – Ma devo dire che te la sei cavata bene. Una sola cosa…»
«Sarebbe?»
«Non evocare mai più delle coccinelle.»
 
 
 

 
 



*ho utilizzato l’espressione «Oh, dei.» perché non sappiamo effettivamente se e quali siano le religioni della Dimensione Magica perciò ho immaginato che potesse esistere un Pantheon con più divinità.
*al di là del famoso episodio in cui Bloom viene privata della sua magia, nel corso della serie le Winx si ritrovano più di una volta impossibilitate nell’uso dei loro poteri.
*riferimento al film “Il segreto del regno perduto” in cui Winx e Specialisti devono affrontare il temibile Roc, volatile roccioso (?), sul cui corpo è stata costruita la biblioteca di Domino.
*nella terza stagione viene specificato che su Solaria sono due i Soli: uno quello esterno, che illumina il pianeta, e l’altro quello custodito all’interno del palazzo, essenza del pianeta stesso.
*passaggio segreto che Stella afferma di aver utilizzato spesso da ragazza e che compare nella puntata della terza stagione “La principessa e la bestia”.
*so che è stato confermato che le Trix sono gemelle, ma, è più forte di me, io proprio non ce la faccio a vederle come tali e perciò mi sono inventata la mia versione.
*tipo di coccinella, famosa per essere usata come insetticida naturale.
 
 
NdA: okay… Ehm, okay. Quanto tempo è passato, due anni? *si nasconde per evitare di venire picchiata*
Speravo davvero di riuscire a trovare prima l’ispirazione per andare avanti, ma la scuola risucchia qualsiasi energia (peggio delle sanguisughe) e io ho dato adito alle mie ultime prima di morire causa maturità. Nonostante questo sono CONTENTISSIMA di essere tornata! Non posso garantire che non sparirò di nuovo, ma sappiate che io prima o poi la concluderò questa storia perché la amo immensamente.
Dunque, il capitolo l’ho diviso in due parti perché c’erano un bel po’ di cose da fare e dire e altrimenti ne sarebbe uscita una cosa troppo lunga – senza contare che sono una deficiente e ho perso la scaletta dei capitoli che mi ero preparata, stupida me – quindi ditemi se secondo voi ho fatto bene.
Durante questa mia assenza il personaggio di Erin è maturato con me, ma mi sono mantenuta il più fedelmente possibile alla lei dei capitoli scorsi, anche perché, alla fin fine, fangirl era e fangirl rimarrà sempre. Dico ancora una cosa e poi vi lascio ai vostri affari: il fatto che Erin non voglia fare affidamento solo sul suo potere sto cercando di spiegarlo il meglio che posso all’interno della storia, ma se per caso non è chiaro fatemi sapere.
Io ringrazio tantissimo chi, nonostante il tempo trascorso, continua ad interessarsi a questa storia – Mary Rosemary tu non sai quanto mi hai aiutata – e mando un grande abbraccio a tutti!
 
P.S.
Ho modificato la grafica dei capitoli scorsi e ho aggiunto, tra le note di alcuni di essi (2,3,4,5,7,8), le foto di come ho immaginato i miei personaggi. Se avete voglia, date un’occhiata <3

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Capitolo 14
*** Missione su Solaria pt. 2 ***


Missione su Solaria pt. 2
 
 
A Magix, Darcy, ignara delle imprese che stavano vedendo protagoniste Erin e Icy, era ormai pronta per abbandonare il loro rifugio e dedicarsi a un pomeriggio riservato esclusivamente a se stessa. L’assenza di sua sorella, e di conseguenza delle sue paranoie, presentava l’occasione ideale per sfuggire, almeno per qualche ora, alla tensione che nell’ultimo periodo era andata man mano crescendo nel loro ambiente familiare.
Con questi pensieri a premere sul fondo della sua più che evoluta mente, la strega delle Illusioni finì di applicarsi il rossetto scuro – un viola prugna che risaltava in modo impeccabile sulla sua carnagione chiara, adattandosi per altro al suo abbigliamento – e, presa la borsa, scese al piano di sotto.
Trovò Stormy spalmata sul divano, auricolari alle orecchie e una boccetta di smalto rovesciata sul tappeto; a quanto pareva la minore aveva reale desiderio di morte. In quel momento la voglia di Darcy di mettersi a discutere era pari all’attività neuronale – sempre che ce ne fosse davvero una – del bel principino di Eraklyon perciò decise di non badarci e lasciare Stormy al suo destino, ma non appena fu sul punto di attraversare il portale fu quella a fermarla.
«Che fai?»
«Esco.»
«Grazie, genio. Voglio dire: esci così
Darcy non perse tempo nel controllare il suo abbigliamento – era assolutamente convinta che non ci fosse nulla di inadeguato nella gonna di pelle a vita alta né nella sua camicetta viola – e si limitò ad un sopracciglio inarcato. Se era Stormy che cominciava a dare consigli di moda significava che il mondo stava seriamente andando a scatafascio.
Tornando in posizione eretta, la riccia ripeté «Voglio dire: ti si vede la faccia.»
«Hai ragione, scusa. Dimenticavo che di solito esco mascherata.»
«Guarda che puoi anche evitare di prendermi per il culo, lo dico per te. Hai presente: anonimato e stronzate simili?»
«Non siamo più fuggitive – puntualizzò la mora – Non è necessario camuffarsi.»
«Ma Icy-»
«Icy è incazzata con te, io posso fare quel che mi pare.»
E con queste parole, Darcy uscì, lasciando alla più piccola il tempo per un solo, ultimo commento «Stronza.»
 
 
Magix non era una città così schifosa dopotutto.
Per essere onesta con se stessa doveva ammettere che non erano rare le occasioni di divertimento che vi avevo trovato durante la sua adolescenza e, nei suoi anni da latitante, le erano mancati spesso i pomeriggi spesi a passeggiare per le strade, sempre alla ricerca di qualche defilato negozietto di antiquariato e artefatti magici. In realtà, non le era dispiaciuto affatto riprendere le vecchie abitudini.
Gli sguardi sbiechi erano stati il giusto prezzo da pagare, ma per una persona con la capacità di isolarsi e rendersi impermeabile alle reazioni del mondo esterno non si era rivelato un grande problema affrontare un’espressione sprezzante o sfacciata di troppo.
Seguita dal trillo del campanello, Darcy annunciò la sua presenza all’interno del negozio alla donna affaccendata dietro al bancone, che, in un variopinto svolazzare di scialli, stava riponendo sugli scaffali diverse ampolle contenenti i più svariati ingredienti.
«Salve, cara – salutò quella, mentre ancora le porgeva le spalle – Sento chiaramente che c’è qualcosa di cui hai bisogno, da me.»
«Sarei entrata in questo tugurio se così non fosse?»
Non aveva mai sopportato le fattucchiere che pretendevano di farsi passare per vere sensitive quando l’unica cosa che erano in grado di percepire era il sonoro tintinnare del denaro. Quello, però, rimaneva pur sempre il miglior emporio del centro – in realtà erano pochi gli isolati che lo separavano dalla periferia – e lei aveva assoluto bisogno di darsi allo shopping compulsivo. Candele, spezie e un nuovo Grimorio; il suo era stato vittima di uno dei numerosi litigi delle ultime settimane e l’odore di caffè sembrava impossibile da eliminare dalle sue pagine. Un altro motivo per avercela con Stormy.
La donna, nel voltarsi verso di lei, non le nascose l’espressione stizzita che la sua ultima affermazione aveva causato, ma non appena mise a fuoco i tratti della persona che aveva davanti quella mutò all’istante. Le labbra, prima tirate in una linea sottile, si schiusero in una smorfia sbigottita che solo la fronte aggrottata e il movimento frenetico delle verdi iridi confermarono come piuttosto allarmata.
Sebbene Darcy non godesse al pari delle sue sorelle – o, perlomeno, era molto più abile a nasconderlo – nel constatare quanto la sua fama da “più grande nemica della Dimensione Magica” fosse radicata nell’animo della popolazione, non era però esente da quel moto di dissennata soddisfazione che il vedere atteggiamenti di remissività dovuti alla sua presenza comportava. Quell’occasione non fu da meno.
«Cosa ti serve?» chiese la maga – non era mai facile capire a quale specie appartenessero simili soggetti – abbandonando questa volta il finto tono mistico.
La mora le porse la lista che aveva stilato prima di uscire e quella si fiondò subito a cercare ciò di cui aveva bisogno. Non era mai stata tanto veloce: di solito le ci voleva almeno un intero quarto d’ora prima di assecondare l’effettiva richiesta del cliente, rinunciando a propinargli letture della sfera di cristallo o una seduta di tarocchi, ma liberarsi di lei, pensò Darcy, doveva essere stato un ottimo incentivo per farla sbrigare.
Fu ottimo anche per il suo portafoglio. Visto e considerato che in quel periodo le uniche entrate erano dovute al sussidio di riabilitazione per ex criminali – già, ex – e che di toccare l’eredità “non se ne parlava neanche”, Darcy fu ben felice di notare il profumato sconto che la donna apportò alla merce.  Se non fosse stata così impegnata nel mettere a punto un piano – chissà perché toccava sempre a lei occuparsi della logistica, Icy e Stormy si limitavano a fare le puntigliose su particolari di nessuna importanza facendo poi passare il tutto per una loro idea – che avesse potuto evitare loro un’alleanza con le fate, e non capiva proprio perché quella dannata profezia avesse dovuto portarle a tanto, se lo sarebbe anche cercato un lavoro ma a quanto pareva era un’opzione off limits al momento.
Riposto il portafoglio in borsa e accennato un saluto alla maga – tanto valeva provarci a essere gentile qualche volta – Darcy uscì dal negozio, facendo scivolare la busta nell'incavo del braccio nell'aprire la porta.
La strega virò in direzione del centro e una goccia solitaria la informò che il cielo grigio di quel pomeriggio – evento più unico che raro per Magix – non era più da considerarsi come qualcosa di passeggero: un vero peccato considerato il fatto che la sua voglia di tornare a casa al momento fosse pari a zero. Se avesse condiviso la passione di sua sorella minore per il maltempo avrebbe potuto sorvolare il problema facilmente, ma la pioggia era una condizione atmosferica che proprio non poteva sopportare. Inoltre, aveva dimenticato l'ombrello. Alzando lo sguardo con la speranza che quella infrantasi sulla sua pelle fosse l'unica goccia sfuggita alle nuvole sopra di lei, uno schermo, su cui stavano scorrendo le immagini promozionali di un qualche film, le ricordò che c'era un luogo in cui il temporale non sarebbe stato una seccatura e, da quel che ricordava, il cinema della città non era affatto male.
Soddisfatta per aver trovato una valida alternativa all'infradiciarsi, accelerò il passo e, imboccati i vicoli che sapeva le avrebbero risparmiato un più lungo tratto di strada, raggiunse la multisala. Da ciò che recitava l'insegna al di fuori, il film del momento doveva essere Il ritorno di Airmed – Erin ne aveva fatto menzione durante una delle loro conversazioni – ma una sala gremita di ragazzine non era una prospettiva allettante per la Trix, che non si sarebbe astenuta dal far sparire la lingua di chiunque avesse osato disturbarla chiacchierando durante la proiezione, quindi decise di affidarsi alla guida che avrebbe sicuramente trovato all'interno.
Come ci si poteva aspettare da una qualsiasi domenica, l'ingresso era popolato dall'andirivieni di genitori alle prese coi figli e da adolescenti chiassosi, ma ormai allenata per simili situazioni Darcy individuò immediatamente un angolo tranquillo dove scegliere indisturbata il film da vedere. Scartò senza remore la commedia d'amore in elenco, mentre valutò con più attenzione le trame dell'horror e del documentario; quest’ultimo riguardava la storia dei pianeti minori della Dimensione Magica ed era piuttosto noto che le loro condizioni economiche non fossero minimamente paragonabili a quelle prospere dei dodici maggiori, ma più di questo Darcy non sapeva e le sarebbe piaciuto scoprire di più, ma per quello aveva pur sempre i libri perciò optò per il film d'azione che per svuotare la mente – paradossale che fosse proprio lei a volerlo fare – era la scelta migliore.
Dopo aver disinvoltamente superato una coppietta intenta ad amoreggiare, si mise in fila per il biglietto e fu una giovane dai capelli rosa ad accoglierla. Gli occhi della ragazza si spalancarono dalla sorpresa nel vederla ma, forse perché in pubblico, riuscì a dissimularla in modo convincente. Un attimo dopo venne però presa nuovamente in contropiede.
«Mi dispiace – disse – Ma sono rimasti posti solo nella sala degli ologrammi per questa proiezione e c'è una maggiorazione sul biglietto.»
Darcy non si scompose – quella fattucchiera le aveva fatto un vero favore – e rispose che sarebbe andato benissimo. Carina – era il nome che recitava la targhetta appuntata alla divisa – sorrise e le porse il pezzo di carta stampato permettendo finalmente alla fila di scorrere. Prima di entrare in sala, la strega delle Illusioni fece un'ultima deviazione, convinta che per un solo un pomeriggio togliersi uno sfizio in più non avrebbe dilapidato i fondi familiari, seppur essi fossero esigui.
Quando prese posto, tra le mani stringeva un cesto di popcorn medium size.
«Allora avevo ragione.»
Se non fosse stata in grado di riconoscere quel tono grave al minimo accenno di esso, Darcy avrebbe dubitato che il commento fosse rivolto a lei.  Tuttavia, allo stesso modo in cui si canta una canzone che si conosce talmente bene da non aver bisogno di riportare al minuto zero per potersela godere fino in fondo, lei ribatté «A proposito di cosa?»
«Beh, sei fuori di testa.»
«Come scusa?»
«Da quando si mette il cioccolato sopra i popcorn?»
Gli occhi viola di Riven saettarono verso la bustina di cioccolato liquido che aveva comprato al bar e la strega lo vide chiaramente stirare le labbra in una smorfia disgustata. Quasi due anni che non si vedevano e l’unica cosa che aveva da dirle riguardava i suoi discutibili gusti in fatto di cibo.
Incontrare una delle sue vecchie conoscenze era un fattore che Darcy non aveva preso in considerazione quando si era addentrata in un territorio che, di fatto, rientrava pienamente tra quelli da loro maggiormente frequentati e si maledisse per un errore da considerare senza ombra di dubbio imperdonabile; mancava solo che anche il resto della banda si palesasse all’improvviso. Prima che tale possibilità si verificasse concretamente, la mora tastò il terreno «Dimmi, dove sono i tuoi amichetti?»
«In un qualunque posto che non sia questo… mi auguro.»
Non poté trattenere un ghigno «Di nuovo in rotta?»
La risposta dello Specialista venne troncata dal passaggio turbolento di due ragazzini che lo urtarono, facendolo sbattere contro il bracciolo della prima poltrona della fila. Quella di fianco al posto occupato da Darcy.
«Maledetti rompiscatole.» borbottò corrucciato Riven.
«Sei tu a essere in mezzo ai piedi. Siediti.»
«L’avrei fatto prima che tu mi distraessi.»
«Io? Hai deciso tu di infastidirmi con la tua presenza.»
«Volevo assicurarmi che non avessi deciso di far saltare in aria il cinema.»
La Trix non poté che trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo: in un altro contesto avrebbe compreso il perché di quelle parole, ma poteva vantare un discreto talento – in realtà era molto più che discreto – nel saper leggere le persone e la posa neutra che il ragazzo aveva assunto e il fatto che le si fosse avvicinato invece di rimanere a distanza per valutare le sue mosse erano tutti elementi che le suggerivano che lo scopo di Riven fosse ben lontano dal volerla sorvegliare.
Sbuffò «Senti, il film sta iniziando e a me non va di perdere tempo: decidi cosa vuoi fare e fallo in fretta.»
A differenza del modo in cui avrebbe agito di solito lo Specialista non ribatté e, invece, prese posto accanto a lei.
«Non dovresti stare qui secondo il tuo biglietto.» gli fece notare la mora.
«E tu non puoi fare niente a riguardo?»
«Non pensavo me l’avresti chiesto.»
Con un semplice schiocco di dita, che rilasciò alcune scintille viola nell’aria attorno a esse, Darcy modificò il 16 stampato con il 19 indicato dalla placchetta in rame sulla poltrona. Nello stesso momento le luci in sala si spensero del tutto e degli ologrammi a grandezza naturale emersero nel buio della stanza informando il pubblico che la proiezione era ufficialmente iniziata.
 
*
 
Il palazzo reale di Solaria era una delle costruzioni più stupefacenti che Erin avesse mai visto, e non poteva smettere di ripeterselo mentre seguiva Icy camminando radente le sue mura. Trasudava magnificenza da ogni finestra e da ogni guglia, per non parlare dei lussureggianti giardini tutti intorno, che davano l’impressione di oltrepassare l’orizzonte da quanto erano immensi.
La rossa dovette accelerare il passo quando si rese conto di essere rimasta nuovamente indietro, troppo presa nell’osservare quell’incredibile spettacolo.
«Dove stiamo andando esattamente?» chiese, incerta sul punto di arrivo ora che le sue conoscenze riguardo al pianeta del Sole si erano esaurite.
«Non sei l’unica a cui è stato raccontato di passaggi segreti.»
«Oh bene, altrimenti sarebbe stato un problema – disse, prima di aggiungere – E chi te ne avrebbe parlato?»
«Valtor.»
Yei, lo sapevo! gioì Erin, ma fu in modo più pacato che esternò il suo pensiero «Ha senso, visto che Solaria è stata sotto il suo controllo per un certo periodo.»
«Esatto.»
Se per un solo momento Icy aveva creduto che la terrestre si sarebbe limitata a quell’unica osservazione, la domanda seguente la fece ricredere immediatamente. Non che non se lo aspettasse del resto.
«Siete stati davvero insieme?»
«Non è qualcosa di cui-»
«Icy, per favore. È da una vita che mi chiedo certe cose, vienimi in contro.»
«Va bene – acconsentì dopo una lunga pausa l’albina – Ma questa sarà la prima e ultima volta.»
«Grazie!»
«Sssh, non urlare. Solo perché siamo invisibili non vuol dire che non ci possano sentire.»
«Ops, giusto, scusa. Allora… Valtor?»
«Sì, d’accordo, siamo stati insieme. Era potente e affascinante e, beh, sapeva senz’altro quel che faceva.»
«Quel che-? Oh. Okay, okay, passiamo ad altro, non mi servono i dettagli.»
La Trix rise di fronte all’imbarazzo di Erin, ma non obbiettò al suo voler cambiare argomento; di certo non si aspettava che l’argomento successivo si sarebbe rivelato ancora più spinoso.
«Credo che il mio più grande interrogativo – cominciò la giovane – Riguardi voi Trix. Non so assolutamente niente sul vostro passato e devo ammettere che ho fantasticato parecchio in merito, specie dopo che ho visto… insomma, dopo aver percepito il tuo desiderio*. Quello dell’altro giorno intendo.»
Icy sospirò, stringendosi la radice del naso tra le dita. Era ovvio che una mente attenta e curiosa come quella di Erin non avrebbe sorvolato su un simile avvenimento, ma la speranza che non ne avrebbe parlato l’aveva comunque conservata. Ora però era in ballo e tanto valeva porre fine una volta per tutte ai suoi quesiti.
«Cosa vuoi sapere?» chiese quindi, mentre svoltava in prossimità di una parete che, a prima vista, sembrava impenetrabile come tutte le altre. La rossa la seguì immediatamente ed entrambe si trovarono all’interno di un cunicolo buio che, a giudicare dalle dimensioni ristrette, doveva essere una sorta di intercapedine tra l’interno del castello e il suo esterno. Nell’oscurità sembrava proseguire per chilometri perciò Erin dedusse che dovesse seguire l’intero perimetro dell’edificio e che fosse utilizzato in caso di emergenza dagli abitanti del palazzo; dovevano esserci un solo punto d’accesso e uno di uscita, pensò.
Senza che il pensiero l’avesse attraversata per intero, delle fiammelle si palesarono attorno a loro rischiarando l’ambiente: muoversi sarebbe stato molto più semplice.
«Tu sai dove porta, vero?»
«Certo che sì, seguimi.»
Senza ulteriori indugi le due proseguirono e così anche l’interrogatorio di Erin.
«A proposito di quello che voglio sapere, mi sono sempre chiesta: qual è il vostro pianeta di origine? Chi sono i vostri genitori? Come avete scoperto di essere le discendenti delle Antenate e perché avete cercato così disperatamente la Fiamma del Drago?»
«Diamine, ragazzina, tu non hai limiti – esclamò Icy, non riuscendo a trattenersi – Ti risponderò, ma non mi devi interrompere, chiaro?»
«Trasparente.»
«Dunque, siamo nate a Whisperia e lì siamo cresciute. È uno dei dodici pianeti maggiori che governano la Dimensione Magica così come lo sono Solaria e Lunaris, e lo stesso vale per i pianeti di origine delle altre Winx. Anche i nostri genitori erano di Whisperia: Manilde, nostra madre, era la discendente di Tharma e Belladonna e nostro padre Lokni lo era di Lyliss. Ho sempre sospettato che siano state loro a farli incontrare, hanno fatto sì che le nostre nascite avvenissero il prima possibile e non appena hanno avuto quello che volevano nostra madre è morta. Era troppo impetuosa perché potessero controllarla così ci hanno provato con nostro padre. Lui era bellissimo, identico a Darcy naturalmente, ma la sua preferita è sempre stata Stormy: era l’unico che sapesse come farla calmare. Non è durata. Sono riuscite a sopraffarlo alla fine, l’hanno piegato come se fosse stato un fantoccio di paglia, e a quel punto niente gli ha impedito di realizzare il loro piano. Anche dopo la sconfitta su Domino, nostro padre ha proseguito con la loro opera. Ci ha rinchiuse in un Istituto e, beh, nemmeno noi siamo mai state così terribili. Quando Darcy ha compiuto sedici anni siamo arrivate a Torrenuvola, la Griffin ha permesso che Stormy cominciasse un anno prima, forse l’unica cosa utile che abbia mai fatto, e da lì conosci la storia.»
A Erin sembrò che tutta l’aria respirabile fosse appena stata tolta dai suoi polmoni e si trovò a boccheggiare, senza sapere cosa dire o fare: seppur la luce fosse fioca poteva vedere la lacrima solitaria che aveva deturpato il trucco sofisticato di Icy e non le erano passate inosservate le incrinature nel suo tono che avevano rotto il racconto di tanto in tanto. Non sarebbe mai arrivata a immaginare un passato simile per le sue streghe preferite.
Prima che il silenzio diventasse troppo imbarazzante si azzardò a porre un’ultima domanda «Dove si trova adesso Lokni?»
«È morto, la magia delle Antenate lo ha logorato.»
«E voi… insomma, voi come avete scoperto tutto questo?»
«Ti basti sapere che il secondo soggiorno a Roccaluce è stato più produttivo del previsto.»
«Già, lo vedo. Icy, grazie per-»
«Silenzio. Siamo arrivate.»
Icy si arrestò, apparentemente in un punto esattamente uguale a tutti gli altri all’interno del passaggio, e allungò una mano verso una zona imprecisata della parete. Ruotò il polso e uno spiraglio di luce infranse l’oscurità. La strega del Ghiaccio attraversò la porta e lo stesso fece Erin subito dietro di lei; senza ombra di dubbio quello in cui erano sbucate era uno dei corridoi del castello.
«Ora che siamo dentro immagino che tu possa desiderare di arrivare alla biblioteca, giusto?»
«Nessun problema.»
Come già le era successo per Torrenuvola anche la piantina perfettamente dettagliata dell’intero palazzo le si disegnò nella mente e da lì ci volle poco perché raggiungessero l’Archivio Reale di Solaria. Dovettero prestare attenzione a non urtare nessuno dei suppellettili esposti in bella vista nei corridoi e allo stesso modo dovettero evitare di scontrarsi con più di una guardia per non rivelare la loro presenza, ma infine arrivarono a destinazione.
La maestosità dell’Archivio rispettava lo stile di tutto quanto avessero visto fino a quel momento e, data la sua passione per le biblioteche, Erin non poté che rimanerne incantata. Perfino Icy mostrò la sua meraviglia, per un attimo fugace che terminò nello stesso momento in cui si era mostrato.
«Penso sia il caso di dividerci e poi-»
«Ragazzi, venite, l’ho trovato!»
«Le Winx?»
«Che siano dannate.»
Di comune accordo Icy ed Erin si avvicinarono alla zona della biblioteca da cui era giunta la voce – quella di Stella a giudicare dal registro acuto – e trovarono l’intero gruppo radunato attorno a un tavolo su cui era poggiato un tomo polveroso e decisamente voluminoso.
«Cosa diavolo sono venuti a fare?» bisbigliò tra sé e sé l’albina, digrignando i denti. Mai una volta che Bloom e le sue amiche svampite avessero la decenza di stare fuori dai piedi.
Che ci fa qui Aaron? si chiese invece la terrestre, notando la figura del suo amico Specialista vicino a Brandon e a un altro ragazzo che non aveva mai visto prima. In effetti, adesso che li guardava bene, notava che la combriccola non era formata dai soliti partecipanti alle missioni.
«Perché devono sempre essere così grossi?» si stava lamentando Stella, mentre un nugolo di polvere, sollevatosi nel momento in cui aveva aperto il libro, la fece starnutire.
«Su, ciccina, da’ qui.»
Il bel moro prese possesso del libro e iniziò a scorrere l’indice sotto gli occhi attenti di tutti. Le parole erano state scritte da qualcuno con una grafia minuta e aggraziata che, tuttavia, rendeva più difficile decifrare appieno il testo.
«Ragazze, non è che Faragonda vi ha detto con esattezza cosa dovremmo cercare?»
«No, Brandon, niente di particolare.» asserì Musa.
«Allora il nostro sarà un lavoro molto lungo.»
«Icy – chiamò Erin mantenendo un tono di voce basso – Credi che siano qui per il nostro stesso motivo?»
«Potrebbe essere. Anzi, è molto probabile.»
«Già, ne sono convinta anche io.»
«Cos’hai in mente?» domandò la strega più esperta, notando un balenio arguto lampeggiare negli occhi dell’altra.
«Pensavo che forse potrei dargli, non so, un piccolo aiuto?»
«Buona idea.»
«Perfetto allora: vorrei che trovassero le pagine riguardanti Lunaris.»
Non appena l’ultima sillaba lasciò la bocca di Erin il volume, posto sull’orlo del tavolo su cui era stato appoggiato, cadde a terra – diversi improperi si alzarono dal gruppo in rimprovero a Brandon – ma quando lo rimisero al proprio posto il titolo della pagina su cui si era aperto recitava Storia del Pianeta della Luna.
«Direi che si può cominciare da qui – suggerì Bloom prendendo posto, imitata da tutti gli altri – Tu lo conosci, Stella?»
«Sì, è il pianeta di origine di mia madre, ma è stato distrutto tempo fa. In effetti, mi sembra di ricordare che sia successo qualche anno dopo la caduta di Domino, Bloom.»
«Non può essere una coincidenza. Leggi cosa dice, Timmy.»
Si può essere più egocentrici? È appena collegabile a lei e subito bisogna concentrarsi su questo. Mah, meglio non lamentarsi rifletté Erin, drizzando le orecchie.
Timmy diede una lettura veloce poi spiegò «Qui dice che i dodici Maestri della Congrega dovettero affrontare una grande minaccia proveniente da Lunaris.»
«Che tipo di minaccia?»
«A quanto pare, circa milleduecento anni fa il consigliere della famiglia reale di Lunaris, Sir Morgan – nel sentire il nome del Guardiano, la terrestre accorciò la distanza tra lei e gli altri – Si innamorò della sorella minore della regina di Solaria, Lady Aradia. Lei lo ricambiava, ma la loro era un’unione maledetta.»
«Perché lui era uno stregone e lei una fata?» domandò Musa, memore delle lezioni di Wizgiz a proposito di equilibrio tra bene e male.
«Proprio così.» confermò il rosso.
«Scusate, perché dovrebbe essere un’unione maledetta?» si informò uno dei due Specialisti sconosciuti a Erin. Aaron doveva conoscerlo invece vista la mano che gli aveva appoggiato sulla spalla.
«Va contro le leggi della magia che due individui di specie diverse si uniscano, il rischio che possa nascere una creatura con poteri incommensurabili è troppo grande.»
«E a quanto pare così è successo.» aggiunse Musa, che aveva proseguito con una lettura silenziosa per conto proprio.
Sir Morgan ha un figlio?
«Da quello che c’è scritto qui, è nata una bambina.»
«Oh mio dio. E i Maestri cosa hanno fatto?»
«Li hanno – Timmy voltò pagina – Rinchiusi. In due anelli, a quanto sembra, e uno è proprio il tuo Stella.»
«Cosa?!»
«Gli è stato affidato il compito di consigliare i futuri discendenti delle due famiglie per evitare che altri commettessero il loro stesso errore. Non ne sapevi niente?»
«Certo che no. Avrei approfittato di una consigliera personale tutta per me, non credi?»
«Cos’ hanno fatto alla bambina?» chiese Bloom.
«Non sono riusciti a trovarla…»
«Ed è un bene o un male?»
«…fino a che non è stata lei a rivelare la sua presenza. Si è vendicata per la sorte toccata ai suoi genitori: è riuscita a uccidere alcuni dei Maestri, in primis quello di Lunaris.»
«Ma è terribile.»
«E non è finita qui. C’è stata un’aspra battaglia tra… possibile che non ci sia il suo nome da nessuna parte? Ah no, aspetta, eccolo. Una battaglia tra Calamity – Oh dio, Sir Morgan mi aveva parlato di una calamità che avrei dovuto affrontare. Che pessimo, pessimo gioco di parole – e i Maestri restanti e sono loro ad aver vinto, ma purtroppo è riuscita a fuggire. Di lei non si è saputo più niente per moltissimi anni fino a quando non è tornata per distruggere il suo pianeta, e ci è riuscita.»
«Mia madre viveva qui da anni quando è successo, per questo è sopravvissuta.» disse Stella, trattenendo un singhiozzo.
«Deve avere dei poteri incredibili.» commentò Musa, impressionata dal racconto tanto quanto gli altri.
«Già. E, Timmy, immagino sia scomparsa di nuovo nel nulla, giusto?»
«Sì, Brandon. Nemmeno la Compagnia della Luce è riuscita a rintracciarla.»
«Ragazzi, deve essere questo che Faragonda voleva che trovassimo.» affermò convinta Bloom, ed Erin non poté che darle ragione.
Si sentiva frastornata: finalmente non era più all’oscuro di quanto era accaduto al suo pianeta, ma le informazioni da digerire erano tante e più di ogni cosa aveva bisogno di confrontarsi con il suo Guardiano. Doveva sentire la sua versione dei fatti e, sì, doveva anche urlargli contro per aver omesso quel piccolo, insignificante dettaglio che si chiamava avere una figlia distruttrice di pianeti.
Rivolse la sua attenzione verso Icy, che più che interessata a quanto sentito sembrava impegnata nel cercar di capire quale fosse il modo migliore per uccidere Bloom e gli altri con la sola forza del pensiero. Di certo non poteva darle torto ma non era sicura che uno scontro avrebbe giovato alla loro missione: dopotutto rimaneva pur sempre la profezia a cui tenere fede e da quanto avevano scoperto un’alleanza con le fate era il passo successivo da affrontare. Rivelarsi in quel momento, tuttavia, sarebbe stato incredibilmente svantaggioso per loro. Muovendo la mano a mo’ di saluto, riuscì ad attirare l’attenzione della strega del Ghiaccio alla quale indicò la finestra aperta poco sopra di loro; da lì sarebbe stata una passeggiata andarsene, evitando così di ripercorrere il passaggio segreto. Icy annuì, facendole capire che la sua era una buona intuizione, ed entrambe si alzarono in volo quel poco che bastava per uscire.
Nel mentre il resto dei presenti stava discutendo sul motivo per cui l’anello-scettro potesse essere utile a Calamity o a chi per lei e nessuno di loro si accorse del lieve spostamento d’aria che il movimento delle due streghe aveva causato.
Unica prova del loro passaggio l’armonioso volteggiare di un tovagliolino bianco verso terra.
 
*
 
A Torrenuvola, un’altra giovane strega stava portando a termine il proprio compito.
Nel momento stesso in cui aveva terminato il suo pasto, Jules si era volatilizzata dalla caffetteria con come unica destinazione la camera privata di Fanny, Arya ed Erin. Se erano delle informazioni che le servivano, quale luogo migliore della stanza dove erano conservati gli effetti personali della rossa per iniziare?
Il fatto che perfino la Griffin avesse notato degli atteggiamenti strani in Erin le aveva dato la sicurezza necessaria per continuare a indagare sul suo conto. Se l’incontro con le Trix a Selvafosca e il fatto che avessero fatto il nome della sua compagna di corso l’avevano insospettita, il tentativo di Erin di usare il suo potere su di lei aveva rafforzato ulteriormente la convinzione che ci fosse qualcosa di strano riguardo quella ragazza. Fortunatamente la sua immunità innata agli incantesimi di tipo mentale aveva preservato i suoi ricordi in merito ai fatti svoltisi.
Camminando il più rapidamente possibile per evitare di incappare nelle proprietarie della camera, la Newroniana giunse alla sua meta e, assicurandosi di non essere vista, entrò. Una volta che si trovò in una posizione favorevole fu facile scandagliare la camera con delle onde psichiche per individuare gli oggetti appartenenti alla strega dei Desideri e come capì quale fosse non esitò un istante a fiondarsi vicino al suo letto per controllare cassetto per cassetto il comodino lì accanto.
Con un moto di stizza dovette constatare che lì non c’era nulla, ma del resto non si era aspettata che Erin fosse tanto sciocca da lasciare alla mercé di chiunque i suoi segreti. Rimaneva la scrivania da controllare perciò con un balzo volò al piano superiore e ripeté la stessa operazione di poco prima. Questa volta ebbe più fortuna e fu in una scatola in fondo al secondo cassetto che trovò una pergamena dall’aspetto alquanto interessante; la previdenza della sua rivale si mostrò però anche in quel frangente quando Jules non riuscì a srotolare il rotolo che, curiosa ai massimi livelli, si era già rigirata più volte tra le dita. Si trattava senza dubbio di un incantesimo di protezione che per una strega del primo anno non sarebbe stato facile spezzare o, se non altro, non in tempi brevi, valutò quindi che le sarebbe stato più utile portarla con sé per consegnarla alla preside affinché potesse aiutarla.
«Questo alla Griffin piacerà.» considerò, soddisfatta del suo lavoro.
Fedele alla sua mania di perfezionismo e nonostante avesse già trovato prove sufficienti perché la sua media diventasse la migliore del corso delle matricole, Jules terminò di esaminare la stanza senza però trovare nient’altro che avrebbe potuto rivelare ulteriori dettagli sulle attività extracurriculari di Erin. Perciò, dopo essersi assicurata di aver lasciato tutto esattamente come lo aveva trovato, la strega si chiuse la porta alle spalle, non priva di un certo autocompiacimento, che ebbe però vita breve. Come fece il primo passo per allontanarsi da lì, un coro di voci la bloccò sul posto «Che sei venuta a rubare, maledetta?»
 
 
 
*il desiderio percepito e visto da Erin viene descritto nel capitolo 12 “Pronte a partire” di questa stessa storia e riguarda un’amichevole gioco tra sorelle quando le Trix erano bambine
 
NdA: io so che sarete tutti estremamente spaventati di rivedermi qui dopo un tempo così breve, ma almeno per una volta volevo fare la brava autrice e pubblicare con un minimo di costanza. Dopodiché, il capitolo è stato scritto prima su un pullman di ritorno da una gita che ha richiesto molte energie e poi su un divano mentre la sottoscritta lottava con un temibile raffreddore… converrete con me che non sono le condizioni migliori per dar vita a qualcosa di decente. Spero che perlomeno sia comprensibile, visto e considerato che ci sono due “spiegoni” piuttosto impegnativi qui dentro.
Io non sto più capendo se ci sia un filo coerente che tiene insieme il tutto o, se non altro, se il filo che ho in mente io sia stato reso visibile anche voi perciò fatemi sapere. Critiche, suggerimenti, lanci di pomodori: è tutto ben accetto.
Chiudo, ringraziando:
- Heathila per aver recensito lo scorso capitolo
E tutti i lettori che hanno fatto arrivare il primo capitolo a 1652 visualizzazioni, grazie!

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Capitolo 15
*** Tu sai che io so ***


Tu sai che io so
 
 
 
«Che sei venuta a rubare, maledetta?»
Ormai convinta di aver assolto impeccabilmente alla sua mansione, Jules non poté impedirsi di sobbalzare dallo spavento. Era stato sciocco pensare che l’indefinibile legge che sembrava guidare l’Universo Magico l’avrebbe risparmiata da un confronto spiacevole con le due streghe che adesso la stavano guardando con cipiglio severo, in attesa di una risposta.
«Ragazze.! – le salutò, mentre con un gesto apparentemente casuale infilava la pergamena nella tasca posteriore dei jeans – Sempre tristi e malmostose?»
«Quella non è tua.» fu la secca risposta di Fanny, che solo nel sentire il tono borioso con cui la Newroniana si era loro rivolta poteva avvertire le mani formicolare, pronte a lanciare un qualche incantesimo.
«Lo so benissimo che non è la mia stanza, le vedo le vostre foto. Sono uscite maluccio, non trovate?»
«Oh miei dei! – esclamò Arya esasperata – Credi davvero di essere l’unica sveglia qui dentro? Erin è stata incollata a quella pergamena quasi ogni giorno da quando siamo arrivate e di certo non l’avrebbe lasciata a te. Restituiscila.»
Non potendo resistere all’ostilità che permeava l’aria attorno a loro, Jules lasciò cadere la maschera da finta tonta e in tono di sfida ribatté «Temo che dovrete venirla a prendere se la desiderate tanto.»
Era esattamente ciò che Fanny stava aspettando. In un battito di ciglia, alla Metamorfamagus si sostituì uno scimpanzé dalla pelliccia viola che con rapidi passi si avvicinò alla strega rivale con l’intento di sottrarle l’oggetto della contesa. Prevedendo una simile mossa, Jules si preparò a rispondere ma venne fermata da un attacco di Arya, che le impedì di pronunciare il proprio incantesimo avvolgendole la testa con una bolla d’acqua che la ostacolò il tempo necessario affinché Fanny si appropriasse della pergamena.
Intorno a loro, altre matricole e studentesse più anziane si erano fermate a osservare la scena, ma tutte e tre le contendenti erano troppo impegnate per prestarci attenzione.
Prima che la bolla la facesse svenire per la mancanza di ossigeno – l’ultima cosa che voleva era dover spiegare al magi-infermiere della scuola perché quell’insopportabile so-tutto-io non si sentisse bene – la strega dell’Acqua liberò Jules, che cominciò a tossire piegandosi su se stessa nel tentativo di riprendere fiato.
«Bel lavoro, Acquamarina.» si complimentò la sua compagna, tornata nuovamente in forma umana. Tra le mani stringeva il rotolo proprietà di Erin.
Non era mai stato ufficializzato ma c’era un detto che correva tra le vive mura di Torrenuvola: “Frega una di noi e sarai tu a essere fregata”, e questo non valeva solo nei confronti delle fate ma anche per streghe particolarmente indisponenti. Inutile dire che Jules rientrava pienamente in suddetta categoria.
«La prossima volta ci penserà due volte prima di venire a ficcanasare.» commentò la Metamorfamagus, accennando un passo in direzione della propria camera.
«Non ne sarei così sicura, ma dell’esercizio in più non potrà certo farci male.»
Se lo smacco per essere stata appena umiliata di fronte al resto delle sue compagne – alcune di loro erano ancora lì intente a fissarla, ridenti – per un momento l’aveva persuasa ad andarsene per raccontare in un secondo momento alla preside della misteriosa pergamena e lasciare che fosse lei a occuparsene, gli sbeffeggi di quelle due la incentivarono a tornare all’attacco.
Acquisendo una posizione consona a ciò che voleva fare, la strega della Conoscenza esclamò «Lancia di Atena.» e subito un dardo decorato da striature rosse e nere si sprigionò dalle sue mani spalancate. Con invidiabile precisione il tiro andò a segno, colpendo Arya in mezzo alla schiena. Acquamarina, impreparata all’attacco, cadde in avanti travolgendo la stessa Fanny, appena avanti a lei; entrambe capitolarono sul pavimento, mentre Jules, tramite un semplice incantesimo telecinetico, si rimpossessava della sua prova riguardante la strega dei Desideri.
«Bella bastardata, novellina. Complimenti.» si congratulò – o almeno credeva che lo stesse facendo – una del quinto anno con stopposi capelli verdi e un’andatura strascicata che aveva ottenuto come unico risultato quello di farla apparire un’arpia ingobbita. L’arpia, però, le diede appena il tempo di assimilare quanto le aveva detto che già era passata oltre.
Mentre Fanny e Arya si davano alle imprecazioni, Jules ne approfittò per togliere il disturbo e raggiungere finalmente l’ufficio della Griffin. Ma prima di annunciarsi non resistette alla tentazione e ricorrendo a un incantesimo di clonazione – vi si era esercitata per tutta l’estate prima di arrivare a Torrenuvola – doppiò la pergamena così da avere una copia da tenere per sé; non era sicura che la preside avrebbe continuato a coinvolgerla nel momento in cui avesse ottenuto ciò che voleva e lei non aveva intenzione di lasciar perdere Erin e i suoi segreti. Se non altro il suo era un ottimo modo per riempire le giornate nei momenti lasciati liberi dallo studio, poco importava che Angie e Carina lo definissero non sapersi fare i cazzi propri. Non che quest’ultima avesse diritto di criticarla visto e considerato che aveva passato l’ultimo mese a intromettersi negli affari personali dei suoi fratelli – Aaron e Adrian credeva si chiamassero.
Rimuovendo il pensiero delle sue compagne di stanza dalla mente e dopo aver fatto opportunamente sparire il doppione di un oggetto che non avrebbe dovuto possedere fin dal principio, Jules bussò. L’invito ad entrare che giunse dall’altro lato della porta fu pressoché immediato e la Newroniana non se lo fece ripetere due volte.
«Oh, signorina Jules, non credevo che l’avrei rivista tanto presto.» l’accolse la donna dietro la scrivania.
«Deve essersi fatta un’idea sbagliata di me allora.»
«Ne dubito – replicò pungente la Griffin, fulminando la sua allieva con uno sguardo così tagliente da eliminare fin da subito l’insolenza troppo spesso emersa nel loro precedente colloquio – Ebbene?»
Colta l’antifona, la ragazza porse il rotolo alla strega più anziana senza perdersi in giri di parole, e attese.
A Damona non servì più di uno sguardo per capire di aver affidato quel compito alla persona giusta e se ne compiacque, fiera della lungimiranza che aveva mostrato in tale frangente. Anche la diretta interessata lo avrebbe saputo… prima o poi.
«Grazie, signorina, può andare – la liquidò – Ammirerà i risultati della sua impresa sulla pagella finale.»
Dalla posa rigida che assunse e dal chiaro modo in cui si morse la lingua, la Griffin capì che la giovane doveva aver fatto ricorso a tutto l’autocontrollo di cui era capace per non protestare, e ancor più le doveva essere servito per uscire dall’ufficio dopo averla salutata cordialmente. Beh, più o meno.
La preside scosse la testa con un vago sentore di divertimento a colorarle il viso – quella ragazzina le ricordava fin troppo lei stessa alla sua età – ma pensieri più urgenti tornarono subito ad impegnarla. Avvertiva chiaramente l’incantesimo di protezione posto a difesa dell’oggetto, ma più che i modi a cui sarebbe potuta ricorrere per infrangerlo – in fin dei conti Erin rimaneva pur sempre una strega alle prime armi mentre lei aveva raggiunto da tempo il livello massimo di espansione dei suoi poteri – era il tipo di magia utilizzata per crearlo a impensierirla: i casi registrati di streghe o fate che avessero sviluppato il potere di esaudire i desideri si potevano contare sulle dita di una mano e questo era un ulteriore fattore che andava a gettare ombre su una situazione già di per sé preoccupante. Ma almeno per il momento Damona si disse che poteva stare tranquilla, inutile fasciarsi la testa prima del tempo – già, ma quanto ne restava?
La strega, onde evitare di perdersi in altre e nuove elucubrazioni, decise di passare ai fatti e, avvolta la pergamena in un rosso alone di energia, la fece levitare poco al di sopra della scrivania, concentrandosi nella ricerca della combinazione che l’avrebbe liberata dal magico lucchetto posto a sua difesa. Fu un processo che richiese qualche minuto in più del necessario ma alla fine il rotolo si aprì davanti a lei, rivelando quella che, a tutti gli effetti, poteva essere definita una profezia.
Dannazione.
Non c’erano più dubbi sul fatto che Erin fosse implicata in qualcosa di più grande di lei, ma quando il tutto andava a confluire nei versi enigmatici di un’insolita predizione non si poteva più essere certi di nessuna delle carte sul tavolo. L’unica cosa che restava da fare era sperare di riuscire a giocare d’anticipo.
 
*
 
«Quindi adesso che si fa?»
Fu Brandon a rompere il silenzio, stanco di sentire come unico rumore lo sfogliare frenetico delle pagine e il ticchettio delle unghie di Musa contro la superficie lignea del tavolo.
«Immagino che il prossimo passo sia andare a parlare con Faragonda.» replicò la fata della Musica, chiedendo conferma con lo sguardo alle sue amiche. Avvertì aleggiare nell’aria le prime note di una sinfonia quando quello di Bloom, privo per la prima volta dopo giorni della punta di rancore che lo aveva contaminato con la sua cupezza, incontrò il suo.
«In effetti sembra la cosa più sensata da fare.»
«Ma Bloom – saltò su Stella, allontanando con fare scocciato il Magistrorum Liber da sé – A cosa servirebbe? Lei di questa storia sa già sicuramente tutto, è un’altra la faccenda di cui ci dobbiamo occupare.»
«Ossia?» indagò Timmy.
«Dobbiamo recuperare il mio anello, è ovvio.»
«Uhm, ciccina, credevo non sapessi dove si trovasse.» le ricordò il suo fidanzato, a cui, però, rispose prontamente la principessa di Domino «Credo di sapere dove voglia arrivare Stella: noi non conosciamo l’ubicazione esatta dello scettro, ma sappiamo chi ne è in possesso.»
«Esatto.»
«Io non vi sto più seguendo, ragazze.»
«Quello che stanno cercando di dire, Brandon – si aggiunse Musa – È che dobbiamo scoprire quale sia l’attuale posizione delle Trix.»
«Ooh.»
«N-ne siete pr-proprio sicure?»
«Ma sì, Timmy, pensaci bene: è chiaro che quelle tre stiano architettando qualcosa. Non sono forse state loro a rubare il mio anello qualche anno fa? E la comparsata dell’altro giorno? Di sicuro avevano un secondo fine e-»
«E ora è molto probabile che stiano complottando con Calamity per distruggere Solaria proprio come le tre Antenate fecero con Domino.» concluse Bloom.
«Non si può dire che il ragionamento non sia l-logico.»
«Dunque direi che ci serve un piano.»
«Scusate se mi intrometto, ragazzi – si fece avanti Groove, che fino a quel momento si era limitato a seguire la conversazione come esterno – Forse io ho qualcosa che possa aiutarvi.»
«Davvero?» chiese con fare stupito la fata del Sole e della Luna.
«Vedete, ho progettato un dispositivo in grado di individuare la presenza di creature magiche all’interno di un ampio raggio d’azione e credo che questo, unito ai vostri poteri, potrebbe portarci direttamente dalle Trix.»
«È geniale, Groove, grazie.» si complimentò Musa, alle cui parole lo specialista più giovane rispose con un lieve cenno imbarazzato prima di dire «Ciò che ci serve adesso è sapere in che zona cercare. Avete qualche idea?»
«Beh-»
«Forse…»
«Selvafosca.»
Cinque paia d’occhi si voltarono contemporaneamente in direzione della Melodyana, che prese di nuovo la parola prima che altri commenti spiacevoli potessero piovere dal resto del gruppo.
«Non c’è tempo per un’altra ramanzina – cominciò – Perciò toglietevi quelle facce e statemi a sentire: io e Stormy – nonostante lo sforzo, Stella non poté trattenere un verso disgustato – Non ci siamo mai incontrate al di fuori della foresta-»
«E la visitina a casa tua?»
«È successo una volta e nemmeno io me l’aspettavo se proprio volete saperlo, ma il punto è un altro: sono sicura che in qualunque posto si siano nascoste sia a Selvafosca.»
Dopo qualche istante fu Brandon a prendere la parola «Bene, direi che è arrivato il momento di ripartire.»
«Torniamo alla Hawk allora.»
«Stella, dovremmo salutare tuo padre prima?»
«Non preoccuparti, Bloom, gli manderò un messaggio più tardi.»
Scansionate le pagine del Magistrorum Liber – nessuno di loro voleva privarsi della possibilità di consultarlo nuovamente – fate e specialisti si lasciarono alle spalle l’Archivio Reale ripercorrendo i corridoi che li avrebbero portati alla loro navicella. Solo Aaron e Ryoko rimasero indietro.
«Ehi, voi due – li richiamò Groove – Siete ancora con noi?»
Non gli era passato inosservato il fatto che i suoi amici non avessero partecipato al dibattito di poco prima e la cosa lo aveva certamente stranito.
«Certo che sì, Mr High-Tech.» rispose rapidamente Ryoko, sorpassando i due compagni con finta nonchalance.
«Aaron, tutto bene?»
«Tutto a posto, amico, non preoccuparti.» lo tranquillizzò l’altro, ma il biglietto che adesso stringeva tra le tasche della divisa suggeriva tutta un’altra risposta.
 
*
 
Nell’esatto momento in cui mise piede fuori dal portale che Icy aveva creato per riportarle alla casa-sotto-l’albero – non avrebbe sprecato tempo prezioso tornando subito a Torrenuvola, era domenica perciò poteva aspettare – Erin evocò Sir Morgan, che comparve pochi momenti dopo.
La giovane rimase stupita nel vederlo: non aveva la sua solita aria tronfia e anche la postura solitamente composta e impettita era stata sostituita da una parvenza di sconfitta che permeava la sua intera figura e che non si addiceva al Guardiano che Erin aveva imparato a conoscere. Nonostante ciò, la strega era troppo arrabbiata per risparmiargli le sue urla.
«Una figlia, Morgan?! – sbottò. Era la prima volta che lo chiamava per nome – Tu hai una figlia e non hai pensato di dirmelo? Non rispondere, è evidente che non l’hai fatto. Immagino tu ti sia divertito nel vedermi cercare disperatamente delle risposte in queste settimane, mentre in realtà eri perfettamente a conoscenza di ciò che è successo. E forse è una bugia pure il fatto che tu debba rimanere sempre vicino all’anello; è più probabile che tu ti sia riunito con tua figlia distruttrice di mondi per cospirare contro di me!»
Anche quando ebbe finito di inveire l’eco delle sue accuse continuò ad aleggiare nella stanza, mentre sia lei che il Guardiano tentavano di metabolizzare l’intera situazione. Icy, tornata in abiti civili e messasi in un angolo del salotto per evitare di stare tra i piedi, si stava godendo la scena; a distrarla solo l’odore dello smalto rosso che adesso imbrattava il tappeto.
«Erin, devi capire che l’ho fatto per te – ruppe infine il silenzio Morgan – Se ti avessi raccontato tutto fin dall’inizio non avresti avuto la possibilità di imparare a conoscere questo mondo e chi sei tu all’interno di esso. So quello che stai pensando – l’anticipò, vedendo che la sua protetta era sul punto di ribattere – Ecco che tira fuori il solito cliché de “è più importante il percorso della meta”, ma è esattamente così che funziona e se è diventato un cliché è solo perché è la verità.»
«Tu l’hai fatto per te. Perché non volevi affrontare ricordi troppo dolorosi e perché sai che l’unica cosa che ti lega a me è una maledizione. Non importa quali potrebbero essere le conseguenze, tu saresti pronto ad allearti con Calamity.»
«Sì, è probabile che tu abbia ragione.»
All’affermazione del Guardiano, la giovane sentì come se un peso immenso le si fosse poggiato sulle spalle e dovette sedersi per riuscire a recuperare il controllo che le serviva per poter continuare la conversazione.
Dal giorno in cui le Trix erano comparse fuori dalla sua aula a scuola, Erin non avrebbe mai creduto di entrare a far parte di quel novero di eroi di cui aveva letto fin da piccola; lei era i cattivi che stava aiutando dopotutto e, in tutta onestà, all’inizio l’aveva presa quasi come fosse un gioco. Non si era posta il problema del perché fosse toccato proprio a lei – si era limitata a supporre che fosse a causa della sua talvolta esagerata passione per una serie considerata per bambini, che per puro caso si era rivelata essere reale – e fino a che la storia delle sue origini non le era stata posta di fronte nemmeno i suoi pensieri più profondi si erano avvicinati a qualcosa di così assurdo e fantastico. Ora però si rendeva conto di cosa comprendesse il pacchetto completo e sentiva il panico crescerle dentro: panico perché si stava rivelando tutto parte di un disegno più grande, panico perché lo stava realizzando solo adesso e panico perché, a discapito di ogni altra cosa, si sentiva perfettamente inserita nel corso degli eventi – fregature comprese.
«Bene allora – riprese, rimettendosi in piedi – Ora che abbiamo appurato che non hai fatto altro che usarmi-»
«Non è così, Erin.»
«-puoi almeno dirmi se il nostro lavoro con la profezia sia servito a qualcosa, o è stato un’altra perdita di tempo?»
Sir Morgan sospirò «Sono all’oscuro tanto quanto te di cosa significhi questa profezia. Non so chi l’abbia pronunciata né il perché.»
«Quindi sei inutile.» commentò Icy, rompendo finalmente il suo silenzio. Se si fosse trattato di lei lo avrebbe spedito all’altro mondo in un battito di ciglia per un simile inganno, ma era di Erin questa battaglia e la ragazza stava ancora imparando.
«Tuttavia posso immaginarlo.» concluse lo stregone.
«Almeno questa volta cerca di parlare chiaro.»
«Esistono degli incantesimi, magia oscura ovviamente, e persone abbastanza potenti da praticarli. Credo che Calamity abbia trovato una di loro e insieme abbiano creato la profezia.»
«Ma – ribatté la terrestre – Non dovrebbero esserci degli oracoli o qualcosa di simile per questo?»
«È da lì che nasce tutto: i Greci furono i primi a capire come canalizzare questo tipo di magia e nei secoli questa conoscenza si è sparsa nell'intero Universo Magico. Credi davvero che l'oracolo di Delfi fosse una qualche mummia che prendeva vita per caso? No, era certamente opera di un essere dotato di straordinari poteri.»
«Quindi mi stai dicendo che basta trovare la persona giusta per mettere insieme due rime e far credere al primo che passa- Ops, scusa Icy. E, insomma, convincere qualcuno che quello sarà il suo destino?»
«No. Sto dicendo che, se fatto nel modo giusto, il destino si può tradurre in versi.»
Entrambe meravigliate da ciò che avevano sentito, le due streghe si scambiarono uno sguardo stranito, ancora indecise se prendere tale notizia come buona o cattiva. Da un lato mesi di vicoli ciechi e frustrazioni non erano stati invano, dall’altro ciò confermava quanto imminente e vitale fosse la lotta che si delineava all’orizzonte. Icy, poi, il cui scopo iniziale era semplicemente di farla pagare alle Winx per tutti i torti subiti, si stava cominciando a chiedere – non che fino a quel momento non lo avesse fatto – in cosa diavolo lei e le sue sorelle si fossero trovate coinvolte.
 
*
 
Di nuovo a bordo della Hawk – Solaria ormai lontana dietro di loro – Winx e Specialisti stavano mettendo a punto il loro piano.
«Una volta arrivati a Selvafosca – era Brandon a condurre l’operazione – Groove attiverà il suo dispositivo… Come procede l’installazione, Timmy?»
«Liscia e senza intoppi, capo. Ho quasi finito.» rispose il rosso, che aveva avuto la brillante idea di connettere l’apparecchio del ragazzo più giovane alla navetta stessa in modo da rendere più comodo e intuitivo il suo utilizzo.
«Quando sarà tutto pronto voi Winx userete la vostra magia, ehm-»
«Tracix.» lo aiutò Stella.
«La vostra magia Tracix e individuerete quali tracce magiche appartengano alle Trix. Non appena le avremo individuate, le accerchieremo e porremo fine ai loro piani.»
«Ci sarà da divertirsi.» esultò Ryoko, pronto allo scontro. Fino a quel momento le lotte più accese erano state quelle contro i draghi di Codatorta, non stava più nella pelle all’idea di vedere dell’azione vera e propria.
Ci pensò Aaron a smorzare parte del suo entusiasmo «Come possiamo essere sicuri che ci siano loro dietro a questa storia?»
«Amico, non hai sentito quello che hanno detto le Fate? Mi prenda un fulmine in testa se quelle tre sono innocenti.» ribatté prontamente l’altro, dandogli una pacca amichevole. Aaron sentì il sangue affluirgli alle guance quando la mano di Ryoko indugiò più del dovuto sulla sua spalla, ma nessuno degli altri sembrò accorgersene e lui approfittò per chiedere ancora «E saremo in vantaggio, giusto?»
«Affermativo.» assicurò Groove dalla sua postazione di pilota.
«Non c’è da preoccuparsi – aggiunse Bloom – Siamo in vantaggio numerico e loro non si aspettano di vederci arrivare.»
«E in ogni caso i nostri poteri sono più forti dei loro.»
«Non ne sarei così sicura, Stella.»
«E perché no, scusa?»
«Non vorrei sbagliare, ma credo che le Trix abbiano acquisito un nuovo potere; il corrispettivo del nostro Believix, suppongo.» spiegò Musa.
«Spiegherebbe il perché siano uscite allo scoperto.» ragionò la principessa di Domino.
«Siete sempre riuscite a batterle, ragazze – si intromise Brandon, dando un bacio sulla guancia alla fata del Sole – Questa volta non sarà diverso.»
Tutte e tre annuirono alle parole del moro e insieme tornarono a sedersi nei rispettivi posti, più vicine di quanto non fossero da giorni.
 
*
 
Da lunghi, logoranti ed estenuanti minuti l’unico rumore che si poteva udire nel salotto di Icy, Darcy e Stormy erano i ritmici passi di Erin. La giovane strega aveva rimandato con suo enorme disappunto Sir Morgan all’interno della Gemma e da allora non aveva smesso un solo istante di farla passare di dito in dito mentre si arrovellava il cervello nel tentativo di capire in che modo dovesse agire ora: buttarsi alla folle e sconsiderata ricerca di Calamity non le sembrava un’idea geniale eppure era l’unica che le fosse venuta in mente. A questo punto i versi non ancora decifrati della profezia potevano significare qualunque cosa, anche il trovarsi nel pieno di una trappola una volta svelato l’arcano. Se, però, ciò che il Guardiano le aveva detto era vero allora l’essere responsabile della distruzione di Lunaris non aveva voce in capitolo sul destino che l’aspettava e questo significava che ne era succube tanto quanto la stessa Erin.
Ma lei rimane in vantaggio. rifletté, ben consapevole del tempo in più a disposizione che la sua nemica – in un’altra occasione l’idea di avere una nemica sarebbe riuscita a elettrizzarla – aveva avuto per studiare le misteriose parole.
«Tu che ne pensi?» chiese infine, rivolgendosi a Icy.
«Ho messo in atto e partecipato a piani folli, ma questa storia li supera tutti – dichiarò la strega del Ghiaccio prima di aggiungere – Tuttavia credo che sia più semplice del previsto.»
«Come?»
«Non so se te ne sei accorta ma il tuo arrivo ha stravolto i canoni tipici di questo mondo.»
«Non era in questo modo che volevo farlo.» borbottò Erin.
«Quale che sia il caso, a questo punto della storia, e tu stessa lo hai affermato, non siamo più noi le cattive e non è più come tali che dobbiamo agire.»
«Cosa significa?»
«Dobbiamo aspettare – di fronte allo sguardo perplesso della più giovane Icy si spiegò meglio – Ci sono nata da questo lato delle cose, e so per certo che chi è in cerca di vendetta prima o poi si farà vivo. Tu devi solo continuare a esercitarti col tuo potere e imparare quanto più possibile da ciò che Torrenuvola offre, non è molto ma comunque…»
«Ma io non posso star ferma senza fare niente, Icy!»
«Ora parli come Stormy.»
Come Bloom. la corresse mentalmente Erin. Forse era il caso di seguire il consiglio della Trix ed evitare stupidi errori dettati dall’impulsività, sapeva fare meglio di così e soprattutto aveva guardato abbastanza serie TV da sapere che non finiva mai bene quando la prudenza veniva mandata al diavolo in favore di atteggiamenti coraggiosi e decisamente stupidi. Dopotutto la sua formazione terrestre le aveva fornito buoni insegnamenti, pensò.
La rossa fu distratta dall’improvviso suono proveniente dal portale il quale serviva a informare quando qualcuno vi era appena passato attraverso e dopo pochi secondi la figura di Stormy apparve nel salotto.
«Ho sentito fare il mio nome – esordì la strega delle Tempeste con un mezzo sorriso sulle labbra – Credevo fosse stato proibito.»
«Dove sei stata?» inquisì freddamente la maggiore, non dando credito di aver udito il sarcasmo nelle parole della sorella. Erin si stupì nel vedere come lo sguardo di Icy si fosse incupito nel giro di un attimo, causando un indurimento nei suoi lineamenti che le ricordò più la strega che aveva visto nei primi tempi a Magix più che quella che aveva imparato a conoscere durante le settimane seguenti.
«Sta piovendo.» rispose l’altra con una scrollata di spalle. Ciò spiegava capelli e vestiti bagnati, ma per Icy, nonostante continuasse a mantenere la sua facciata di rabbia, sembrò motivare molto più di quello e l’argomento cadde. La terrestre si chiese se facessero finta di non accorgersi della dinamica che intercorreva tra loro o se davvero non ne fossero al corrente, in quel caso le sarebbe proprio piaciuto fargliela notare.
«Quei cretini di Fonterossa hanno parcheggiato una delle loro astronavi sopra la foresta.» le informò Stormy, in realtà non troppo interessata a ciò che stava dicendo – era più preoccupata di far sparire la macchia di smalto dal tappeto prima che Icy decidesse di romperle le palle – ma la notizia catturò in pieno l’attenzione delle altre due.
«Era una Hawk?» chiese Erin.
«Che ne so, era una di quelle grandi.»
«Non saranno stati così stupidi.» fu il commento dell’albina.
«Tu li conosci meglio di me.»
«Sono decisamente così stupidi.»
«Dobbiamo verificare allora.»
«Avete intenzione di includere anche me o chiedo troppo?»
«È probabile che ci siano le Winx su quella navetta – spiegò Erin – Anche loro erano a Solaria.»
«E perché non sono tornate nella loro cavolo di scuola?»
«Vogliono trovare noi.» arrivò a concludere Icy.
«Conoscendole avranno dato per scontato che lavoriate con Calamity.» suppose la terrestre.
«Calami-che?»
«E avranno deciso di attaccarvi.»
«Stormy, dov’è Darcy?»
«In centro, credo. Con questa pioggia mi stupisce che non sia ancora tornata a casa urlando.»
«Deve rientrare subito. Chiamala – ordinò la sorella più grande, poi si rivolse a Erin – Dobbiamo assicurarci che siano davvero loro, tu puoi farlo.»
«Beh, posso di sicuro provarci.»
Mentre Stormy si preoccupava di contattare Darcy, la strega dei Desideri prese un bel respiro e mimando gli stessi gesti che aveva compiuto nelle gallerie di Solaria liberò dalle sue mani rivoli di Bruma che, seguendo le sue direttive, si disposero in modo da formare una sorta di schermo che mostrasse in diretta ciò che stava accadendo sulla navetta degli Specialisti: le immagini di Stella, Bloom e Musa, agghindate nella loro forma Believix, apparvero di fronte alle tre streghe, provocando diverse reazioni. Icy digrignò i denti, Stormy sussultò nel vedere la sua amante – Ex, cavoli! si ricordò – ed Erin rimase attonita nell’osservare i dettagli della loro trasformazione e di ciò che stava loro intorno. Il gruppo era composto dalle stesse persone che avevano visto sul pianeta del sole e un moto di preoccupazione colse la ragazza nel realizzare che se Aaron si trovava con loro significava che di lì a poco avrebbe preso parte a uno scontro aperto con le Trix; non era sicura di come dovesse reagire a tale realizzazione ma immaginò che lo avrebbe scoperto solo vivendo. Si concentrò sulla conversazione che stava avendo luogo tra i ragazzi.
«È tutto pronto. Tocca a voi, Winx.»
Le parole del ragazzo dalla pelle ambrata furono seguite da uno sfarfallio di luci che avvolse le fate e pochi istanti dopo le ali di tutte e tre furono sostituite da un nuovo paio. Dopodiché Stella, Bloom e Musa indirizzarono la loro magia verso un dispositivo elettronico che Erin non riuscì a identificare, ma nonostante questo capì lo stesso ciò che stavano facendo.
«Stanno individuando la vostra traccia magica – informò le Trix – In questo modo sapranno esattamente dove vi trovate.»
«Non ci voleva, dannazione.»
«Maledette.»
«Tra poco saranno qui. Dobbiamo trasformarci e farci trovare pronte.»
«O potremmo sloggiare e non fare niente. Non credi, ragazzina?»
«Non faremo nulla di tutto ciò.» intervenne Icy, mettendo Erin e Stormy d’accordo sul fatto che la leader del gruppo fosse andata fuori di testa, ma questa ci mise poco a far cambiare loro idea «Io e Stormy ci trasformiamo, tu te ne torni a Torrenuvola.»
«Quindi, tecnicamente, faremo entrambe le cose.» sottolineò la riccia.
Anche se di norma avrebbe riso, trovava più importante ribattere all’ordine appena ricevuto perciò Erin esclamò, assumendo un tono di voce ridicolmente acuto «Dimmi che stai scherzando. Hai presente cosa sta per succedere qui?!»
«Meglio di ciascuna di voi perciò non si discute.»
«Icy, pensaci: le Winx si aspettano di trovare solamente voi due e Darcy e lei non c’è, io potrei esservi utile. E poi loro si muovono sempre come fossero plotoni da guerra, due mani in più possono farvi comodo. Senza contare che il mio potere è-»
«E va bene. Ora fa’ silenzio.»
La rossa si ammutolì con piacere, interamente presa a gongolare per le ragioni più che valide che era riuscita a vendere a Icy, quando l’unica cosa che riusciva a pensare era Porca miseria, un match Winx/Trix dal vivo! Che. Mega. Figata.
Nel frattempo la situazione dall’altra parte dello schermo sembrava essersi sbloccata. L’intero gruppo stava osservando uno dei numerosi schermi della Hawk dove adesso campeggiavano tre pallini che, impossibile sbagliarsi, indicavano le due Trix e la loro giovane alleata.
«Sono loro.» indicò Bloom, facendo notare l’ovvio.
«Non è lontano da qui, andiamo.»
«Faremmo più in fretta con la navetta.» suggerì Ryoko, a cui subito rispose Timmy «Ci sentirebbero arrivare, e poi credo che le ragazze abbiano un asso nella manica.»
«Un altro?»
«Adesso che sappiamo dove sono possiamo usare le ali del teletrasporto.» spiegò Stella e in coro lei e le sue amiche gridarono «Winx: Zoomix!»
Come già era accaduto poco prima le tre ragazze sostituirono il loro paio di ali con delle altre, le quali assunsero una forma più sottile e longilinea rispetto alla precedente mantenendo però gli stessi colori per ognuna di loro: azzurre e rosa per Bloom, gialle e arancioni per Stella e blu e fucsia per Musa.
«Vieni, ciccino.» intimò la fata del Sole a Brandon prima di prenderlo per mano. La stessa cosa fecero le altre due con Aaron, Timmy e Ryoko, mentre lo scudiero di Eraklyon dava istruzioni a Groove per trovare una radura che gli permettesse di parcheggiare la Hawk.
«Aspettaci lì, dovrai essere pronto a partire quando torneremo.»
«Agli ordini. Buona fortuna.»
A quel punto Erin interruppe il suo incantesimo e disse «Dobbiamo muoverci.»
Non aspettò una risposta e dopo aver assunto la sua forma da strega di primo livello, attraversò il portale e uscì.
«Darcy sta arrivando.» annunciò Stormy, prima di seguire la terrestre.
«Stormy – la fermò Icy – Niente di stupido, chiaro?»
«Come no.»
Ma nonostante l’apparente indifferenza un moto di esultanza scosse la strega delle Tempeste, avvertendo finalmente qualcosa di diverso dal gelo polare attraversare il tono della sorella maggiore.
 
 
Pochi istanti dopo aver lasciato Groove e il loro mezzo di trasporto, Winx e Specialisti comparvero tra gli alberi vicini al rifugio delle Streghe. La pioggia non aveva cessato di battere ma sembrava ormai sul punto di esaurirsi, o forse erano solo le fronde fitte a dare loro questa impressione.
«Maledizione.» si lamentò Stella, quando si rese conto di essersi materializzata proprio in mezzo a un groviglio di cespugli in cui le si impigliarono calze e gonna.
«Il piano è questo – ricordò Brandon al gruppo, intento anche lui a sfilare il mantello della sua divisa dai rovi – Aaron e Ryoko, mentre io, Timmy e le ragazze ci occupiamo delle Trix, voi setaccerete il loro nascondiglio alla ricerca dell’anello; una volta trovato, ce ne andremo.»
«Ricevuto.» risposero in coro i due guerrieri più giovani.
Date le ultime indicazioni, il gruppo iniziò ad avanzare e non ci mise molto a individuare il portale che faceva da ingresso alla casa-sotto-l’albero.
«Suggestivo, non trovate?» commentò Musa, ammirando il modo in cui il varco si incastrava perfettamente tra le radici dell’albero scelto.
«Certo non gli manca il gusto scenografico.» aggiunse il moro.
«Rimane sempre di cattivo gusto.»
«Ragazzi, dobbiamo concentrarci – li riprese Bloom, che stava studiando sospetta la zona attorno a loro – Sono qui da qualche parte, lo sento.»
«Molto brava, Bloom, sempre un passo avanti agli altri, vedo.»
«Icy.»
«Vi siamo mancate, fatine?»
«Non direi, strega.» ribatté Stella, alzandosi in volo per trovarsi faccia a faccia con la strega del Ghiaccio, che si era posizionata a qualche metro da terra per sovrastare i rivali.
«Non ve l’ha mai detto nessuno che è un reato violare una proprietà privata?»
La voce di Stormy li raggiunse dagli alberi dietro di loro, costringendo Musa, Timmy e Aaron a dare le spalle all’albina per poter fronteggiare la nuova arrivata.
La Melodyana non poté impedire al suo cuore di accelerare il battito alla vista della strega delle Tempeste, ma fece del suo meglio per mantenere un’espressione inflessibile. Dal canto suo, Stormy evitò accuratamente di incontrarne lo sguardo concentrandosi piuttosto sugli altri seccatori.
«Non c’è nulla di vostro qui.»
«Questo è tutto da vedere.»
E con queste parole anche Stormy abbandonò gli abiti civili in favore del suo Devilix e, una volta trasformata, attaccò.
 
 
 
NdA: ta daaa! Ciao a tutti, belli e brutti, come va? Sono troppo contenta di essere riuscita ad aggiornare, questa storia mi manca sempre quando non riesco a lavorarci per un po’.
Dunque, non so se abbiate seguito l’ottava stagione ma io l’ho fatto e devo dire che ho avuto un misto di feels e gioie che mi hanno dato la spinta necessaria per terminare il capitolo (spazio pubblicità: puntate 24 e 25, guardatele!). In teoria lo scontro che tutti stavamo aspettando io non vedevo l’ora di scrivere doveva far già parte di questo capitolo ma poi sarebbe uscita una cosa troppo lunga e perciò ho deciso di rimandare, spero che siate stati comunque soddisfatti.
Io come sempre vi ringrazio di cuore e spero che ora che ho finito il liceo e che finalmente mi trasferisco abbia più tempo per dedicarmi a Erin e a tutta la banda. Baci!

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Capitolo 16
*** Faccia a faccia ***


Faccia a faccia
 
 
Dalla sua postazione – aveva trovato una nicchia perfetta dove appostarsi tra i rami del faggio vicino all’albero, una maestosa quercia, che faceva da ingresso all’appartamento delle Trix – Erin osservò Stormy sferrare il primo colpo.
La conseguenza più grave del fulmine evocato dalla strega fu il costringere Timmy e Ryoko a gettarsi di lato per poterlo schivare, ma entrambi i gruppi lo presero come il segnale tanto atteso per dar via allo scontro vero e proprio: Bloom si alzò in volo, pronta ad affiancare Stella che, impegnata contro Icy, si stava riparando con il suo scudo magico da una serie di dardi ghiacciati che l’albina non aveva perso tempo a indirizzare contro di lei. La principessa di Domino rispose all’attacco con una «Freccia di Fuoco.» da cui Icy tuttavia riuscì a proteggersi, facendola rimbalzare in un’altra direzione; la lingua di fuoco passò a un soffio da Brandon, il quale vedendo che la lotta contro la leader delle Trix si era spostata interamente in campo aereo, per lui inaccessibile, si era subito fiondato al fianco dei suoi compagni contro Stormy. La distrazione causatagli dal vedersi a tanto così dal finire arrostito fu però il pretesto perfetto per la strega delle Tempeste per indirizzare una nuova saetta verso di lui, e questa volta il colpo andò a segno.
Lo scudiero ruzzolò a terra, tra radici e cespugli, con odore di tessuto bruciato a riempirgli le narici – per sua fortuna la minore delle tre sorelle si stava ancora solamente riscaldando e la potenza del suo incantesimo non era stata tale da causare seri danni – e un dolore sordo alla spalla. Nonostante l’intontimento dovuto alla botta, lo specialista si rimise in piedi e, rassicurata la sua ragazza con un rapido cenno sulla sua incolumità, recuperò l’alabarda verde, sua arma prediletta, e tornò in azione.
Erin, completamente rapita da ciò a cui stava assistendo, per emozionanti istanti sembrò dimenticarsi il motivo per cui si trovava effettivamente in tale luogo, ma si riscosse rapidamente nel vedere come gli assalti di Icy stessero venendo respinti con fin troppo successo dalle Winx. Il contrasto tra gli elementi controllati dalle tre contendenti si sbilanciava a netto vantaggio di Bloom e Stella in quanto i loro poteri – la Fiamma del Drago e la luce del Sole – avevano delle similitudini di fondo che, se combinate, rendevano doppiamente efficaci i loro attacchi contro il Ghiaccio dell’albina.
Dopo aver valutato per un attimo quale fosse invece la situazione di Stormy, ma vedendo che, nonostante si stessero battendo tre contro una – sperò nell’arrivo tempestivo di Darcy –, continuava a essere la riccia quella in vantaggio – se fosse per merito del temporale, da cui certamente la strega stava traendo energia, o per il fatto che Musa si stesse tenendo il più possibile fuori dal combattimento, non avrebbe saputo dirlo – Erin concentrò le sue attenzioni sulle tre nemiche in volo. La prima cosa a cui riuscì a pensare per essere d’aiuto fu di neutralizzare il fuoco della principessa di Domino: sebbene odiasse ammetterlo, sapeva perfettamente che il potere della rossa era da sempre il più forte e quello in grado di creare maggiori problemi perciò fare in modo che non potesse più essere utilizzato, almeno momentaneamente, avrebbe offerto un notevole vantaggio alle Trix. Era tuttavia necessario agire così da non destare sospetti sul suo intervento.
La strega dei Desideri ragionò rapidamente e un’idea le balenò in mente: attingendo a un’energia interiore che avvertiva sempre più come propria e familiare, Erin generò un sottile filamento di Bruma e lo indirizzò verso la fata della Fiamma del Drago. Nonostante i movimenti bruschi dettati dallo scontro in corso, il rivolo di nebbia magica si avvolse attorno alla caviglia di Bloom e la giovane notò, esultante, come la fiamma che di norma avrebbe dovuto recare a Icy non pochi danni si infranse invece innocuamente contro lo scudo a forma di prisma ghiacciato che provvidenzialmente la Trix era riuscita a evocare.
Le potenzialità e i modi in cui il suo potere sapeva operare erano talmente ampi che Erin non era sicura che avrebbe mai smesso di stupirsi nel vederlo all’opera e già solo notare come gli attacchi della rossa non riuscissero più ad andare a segno le fece provare una soddisfacente sensazione di imbattibilità che mai prima di allora aveva sperimentato con tale forza. Anche l’albina sembrava aver capito che dietro all’improvviso volgersi della situazione in suo favore doveva esserci l’intervento della loro alleata e, dopo essere riuscita a schiantare Stella contro un albero grazie alla sua «Spirale del Gelo.», rivolse un cenno alla ragazza a mo’ di ringraziamento – o almeno così parve alla diretta interessata.
 

Approfittando del caos generale e del fatto che le due streghe stessero concentrando le loro energie sui nemici storici senza far caso alla loro presenza, Aaron e Ryoko erano riusciti ad avvicinarsi al portale e adesso stavano dando il meglio di loro stessi nel mettere a soqquadro l’intero appartamento. Mentre Ryoko faceva passare in rassegna ogni mobile presente, senza disturbarsi di rimettere al proprio posto ciò che toccava, il principe amico di Erin si stava dedicando a esaminare le camere al piano superiore: da ciò che aveva sentito riguardo le Trix era riuscito a riconoscere le stanze di Icy e Darcy nelle quali però non aveva trovato nulla che potesse essergli utile, tantomeno lo scettro di Solaria. Aveva sperato di trovare un qualche scomparto segreto negli scaffali colmi di libri che occupavano le pareti della strega delle Illusioni, ma era stato solo un altro buco nell’acqua e tale si stava rivelando anche la camera di Stormy; i vestiti ammassati sulla sedia accanto al letto potevano essere un ottimo nascondiglio per qualcosa che non si volesse far trovare in alcun modo ad anima viva eppure non aveva ricavato nulla neanche da quello così come non era emerso niente dalla collezione di CD nascosta sotto al letto. Esasperato, Aaron rinunciò alla speranza di trovare lo scettro anche in quella stanza e si diresse verso l’unica porta che ancora non sapeva cosa celasse, era la sua ultima possibilità.
La camera che si trovò di fronte era strutturata in modo simile alle altre tre, ma i segni che fosse stata effettivamente occupata da qualcuno erano minimi: non c’era traccia di effetti personali e l’unica prova che qualcuno vi avesse abitato almeno per qualche tempo erano il letto sfatto e le pergamene che occupavano la scrivania. Fu su quest’ultima che lo Specialista concentrò la sua attenzione e, dopo aver esaminato attentamente ogni cassetto senza risultati, si sorprese nel notare che gli appunti riportati sui fogli combaciavano con quelli che sua sorella Carina gli aveva chiesto di correggere in vista di un esame imminente che avrebbe dovuto affrontare. Che utilità potevano trarre le streghe da lezioni di Magia Oscura per principianti? Qualcosa non tornava, questo era evidente. Così come il fatto che se avesse voluto trovare l’anello avrebbe avuto più fortuna nel passare in rassegna ogni banco dei pegni nei bassifondi di Magix piuttosto che continuare a perdere tempo ed energie – senza contare che avrebbe potuto impiegarli in modo migliore per aiutare i suoi compagni nello scontro – nel setacciare una casa dove chiaramente nessuna delle Trix era stata abbastanza imprudente da lasciarlo. Rivolta un’ultima occhiata alla stanza – e la giacca appesa allo schienale della sedia gli parve quasi di riconoscerla ora che ci faceva caso – Aaron se la lasciò alle spalle per raggiungere il suo compagno al piano inferiore.
«Niente da fare.» sospirò, prendendo nel frattempo atto del disastro in cui si erano tramutati salotto e cucina. Se fossero uscite incolumi da quella situazione, non si sarebbe stupito se le Trix si fossero scomodate fino a Fonterossa per farla pagare a Ryoko.
«Nemmeno io ho trovato niente.» brontolò quello, arrivando per esasperazione a controllare anche all’interno del frigorifero, ma l’unica cosa che ottenne fu di strappare una risata al principe.
«Penso sia il caso di dichiarare forfait e andare a renderci utili là fuori.» sentenziò, ricevendo un cenno d’assenso da parte dell’amico.
Erano sul punto di attraversare nuovamente il portale quando la loro intenzione fu preceduta dall’inaspettato ingresso di Darcy. Infine, anche la terza sorella aveva deciso di palesarsi – strano il fatto che non lo avesse fatto prima.
«Sembra che una disinfestazione sia d’obbligo – esordì la strega delle Illusioni, già nella sua forma Devilix – A quanto pare gli scarafaggi sono riusciti a entrare.»
 

Erin tirò un sospiro di sollievo quando la figura di Darcy emerse, dopo quello che le era parso un tempo interminabile, dal folto della foresta. La mora si era mostrata abbastanza accorta da rimanere ai margini della battaglia in corso e si era esposta quel tanto che bastava perché la strega dei Desideri potesse vederla dalla sua postazione elevata; le sue sorelle, alla pari dei loro contendenti, erano troppo concentrate per potersene accorgere e la mezzana ne approfittò per valutare a chi delle due servisse maggiormente il suo aiuto, ma ci pensò Erin a guidarla dove ce n’era più bisogno.
Ce ne sono altri due. comunicò telepaticamente, sperando che le Winx fossero troppo assorte per avvertire il messaggio. Era rischioso in casi come quello ricorrere alla telepatia: il fatto che le frequenze che permettessero tale tipo di scambio fossero percepibili da tutte le creature magiche era risaputo*, ma in quel momento le opzioni scarseggiavano.
Li ho persi di vista – continuò la giovane – Non so dove siano andati a finire.
Ci penso io.
Detto questo la Trix emanò una serie di onde psichiche che si espansero lungo tutta la superficie che potessero raggiungere e nel giro di pochi secondi Darcy seppe esattamente dove rivolgersi. Senza perdere tempo si trasformò e in pochi attimi Erin la vide sparire tra le radici della casa-sotto-l’albero. Si sentì un po’ in colpa nel saper di aver appena destinato Aaron a uno scontro al di sopra delle sue capacità – lui e l’altro ragazzo potevano anche essere degli abili specialisti, ma non c’erano dubbi sul fatto che Darcy li avrebbe sconfitti senza problemi – ma non aveva mai avuto paura di ammettere quale fosse il suo schieramento e non si sarebbe certo messa a mostrare un’ipocrita manifestazione di preoccupazione per qualcuno impegnato sul fronte opposto. E inoltre era sicura che al di là di qualche ammaccatura i due giovani non avrebbero riportato seri danni; per quanto fosse strano da ammettere era in difesa che loro stavano giocando.
Il rombo di un tuono più potente del solito riportò la sua attenzione a dove essa serviva veramente ed Erin vide la strega delle Tempeste impegnata in un incantesimo che se fosse andato a segno, a giudicare dalla portata delle nuvole che si stavano ammassando in cielo, avrebbe causato non pochi danni alle loro nemiche. Alle gocce naturali, intente a cadere dall’inizio della giornata, se ne aggiunsero altre più scure e persistenti che al grido «Diluvio Nero!» di Stormy si riversarono scrosciando sul gruppo rivale. Sembrava che la pioggia magica scatenatasi sapesse esattamente chi andare a colpire poiché, come la terrestre stava costatando, né lei stessa né le due streghe stavano subendo l’effetto che l’acqua melmosa evocata stava invece avendo sugli altri: le ali delle fate erano adesso ricoperte da un liquido viscoso che gli stava impedendo di rimanere in volo, nonostante i loro sforzi, e nel giro di qualche istante tutte e tre si ritrovarono costrette a terra dove anche Brandon e Timmy erano rimasti bloccati a causa dei mantelli impregnati i quali stavano compromettendo i loro movimenti.
«Dannazione!» esclamò Stella nel tentativo disperato di togliersi di dosso qualunque schifezza le si fosse incollata su ali e vestiti.
«Non riesco a muovermi.»
«Non posso volare.»
«Strega maledetta.»
«Dobbiamo fare qualcosa, e alla svelta.» incitò Musa, notando che mentre Stormy si stava dedicando a rafforzare il suo incantesimo Icy ne stava invece preparando un altro da scagliare contro di loro.
«D’accordo, d’accordo, fatemi pensare… Stella, usa la magia del sole per contrastare quella di Stormy. Brandon, Timmy dovete riuscire a distrarle e io e te Musa dobbiamo creare uno scudo nel caso in cui non ci riuscissero.» istruì Bloom prima di evocare una barriera infuocata che avvolgesse l’intero gruppo, subito imitata dalla Melodyana che la rafforzò con il suo «Schermo Sonico.». Risultò subito chiaro, però, che qualcosa non stesse funzionando: le fiamme della principessa di Domino si estinsero tanto rapidamente da far dubitare che fossero comparse in primo luogo e a nulla valsero i tentativi della rossa di riprovarci. Erin sorrise notando come la sua magia stesse avendo successo.
«Che accidenti succede?»
«Non lo so Bloom, ma qualcosa non torna: le Trix sono troppo potenti.»
A conferma delle sue parole, una serie di dardi ghiacciati si abbatté sulla protezione innalzata da Musa che tremò pericolosamente sotto la potenza del colpo. Tuttavia, resse.
«Ci sono quasi, ragazze, resistete ancora un po’.» le incoraggiò Stella, ormai sul punto di eliminare le nuvole grazie al suo potere. Stormy però non aveva alcuna intenzione di renderle la vita facile e aumentò l’intensità della pioggia.
«Ci penso io.» intervenne Timmy che a differenza di Brandon, la cui spada aveva subito gli effetti delle gocce incantate diventando inutilizzabile, poteva ancora contare sulla sua arma. Toltosi il mantello, estrasse la sua balestra e approfittando del fatto che Icy stesse accumulando energia per distruggere una volta per tutte il loro scudo la indirizzò verso di lei. Alla scena che seguì, Erin assistette come a rallentatore: tre dei proiettili gialli, che più di una volta aveva visto in azione, partirono in direzione della strega del Ghiaccio che, assorbita com’era da ciò che stava facendo, non riuscì a reagire in tempo per evitarli o contrastarli, e così la stessa Erin che vide senza poterci fare niente i colpi andare a segno, facendo precipitare a terra la Trix.
Icy sbatté contro il terreno umido e per lunghi terribili secondi sembrò quasi che avesse smesso di respirare, ma la paura della terrestre venne subito estinta quando si rese conto che l’albina era semplicemente svenuta a causa della caduta e vide il suo petto alzarsi e abbassarsi a ritmo regolare. In men che non si dica Stormy si fiondò al fianco della sorella, permettendo a Stella di far disperdere le nuvole e con esse la sua pioggia oscura; contemporaneamente anche la melma che fino a quel momento aveva impedito a fate e specialisti di battersi al pieno delle loro forze si dissolse e tutti e cinque si disposero in modo tale da circondare le streghe. Erin capì che se davvero voleva rendersi utile quella era la situazione giusta per farlo. Per prima cosa si occupò di Timmy: senza un’idea precisa su ciò che sarebbe successo, ma più intenzionata a prendersi una piccola ripicca per il colpo inferto a Icy, fece sì che un velo di Bruma si posasse sugli occhiali del ragazzo ed ebbe prova del successo del suo intervento quando quello sembrò perdere ogni tipo di interesse per ciò che stava accadendo attorno a lui e iniziò invece a muoversi nella direzione opposta a quella in cui si trovavano le Trix chiamando il nome di Tecna.
«Tim, ehi, dove stai andando? Timmy.!» lo richiamò Brandon, ma l’amico non parve averlo sentito neanche lontanamente.
«Che gli hai fatto?» aggredì subito Bloom rivolgendosi alla minore delle tre sorelle.
«Niente, fata dei miei stivali, come puoi vedere ho le mani occupate.» ribatté tagliente Stormy, più attenta a controllare che la maggiore non avesse riportato particolari ferite che alle Winx, e, prima che a una di loro potesse venire in mente di attaccare, la strega dei Desideri si assicurò che un’invisibile barriera protettiva mettesse al riparo le sue alleate. Di nuovo una scarica di eccitazione la invase e il pensiero di mettere fine allo scontro per conto proprio le sussurrò allettante, ma la voce dello scudiero di Eraklyon si intromise nei suoi piani «Non posso lasciarlo da solo – dichiarò, riferendosi a Timmy, ormai quasi scomparso alla loro vista – Devo seguirlo.»
Nessuna delle tre fate si oppose e il moro seguì l’amico all’interno del bosco.
«E ora a noi, strega.»
Un piccolo aiuto sarebbe gradito.
 

Ricevuto il messaggio di Erin, a malincuore Darcy dovette trovare il modo di porre fine alla caccia al topo con cui si era intrattenuta fino ad allora: tormentare i due bambocci si era rivelata un’attività più che appagante e si sarebbe divertita ancora a lungo se non avesse saputo che la terrestre non l’avrebbe chiamata se non per reale necessità.
«A quanto pare cose più importanti mi aspettano – dichiarò, non tanto per rendere partecipi i due specialisti dei suoi piani quanto più per diletto. Sia lei che le sue sorelle avevano ereditato una tendenza alla teatralità che poche volte riuscivano a tenere a bada – È ora di farla finita.»
Aaron e Ryoko, riparatisi dietro il divano in seguito a un attacco della Trix, si scambiarono uno sguardo preoccupato ma non riuscirono a fare altro prima che Darcy pronunciasse «Incanto del Buio.» e una densa oscurità li avvolgesse.
La mora non aveva ancora avuto modo di provare quell’incantesimo su qualcuno e le sarebbe piaciuto poter rimanere a verificarne gli effetti – i due avrebbero passato il resto del tempo intrappolati nelle loro stesse menti a cercarsi disperatamente l’un l’altro non sapendo di essere rimasti vicini in ogni momento – ma Icy e Stormy avevano bisogno di lei, e niente era più importante.
Dopo aver lanciato un’ultima occhiata in direzione dei ragazzi – patetici, si erano inconsapevolmente stretti per mano – la strega uscì dalla casa e si posizionò alle spalle delle Winx. Alla vista di Icy stesa a terra avvertì il sangue ribollire nelle vene, ma sapeva far meglio che attaccare lasciando che fosse l’istinto a guidarla.
«Non riesco a capire – stava dicendo Bloom – I miei poteri non funzionano.»
«Niente più deliri di onnipotenza, dunque?»
Tutte e tre ignorarono deliberatamente il commento della riccia.
«C’è qualcosa di strano, ragazze, lo sento.»
«Già, comincio a pensarlo anche io. Prima Timmy, adesso Bloom e gli altri sono ancora là dentro. E del mio anello nessuna traccia.»
«Senza contare che Darcy non si è ancora fatta vedere.» concluse Musa.
Sentendosi chiamata in causa la strega delle Illusioni non poté più trattenersi e finalmente rivelò la sua presenza. Avrebbe voluto guadagnare più tempo per permettere alla maggiore di riprendersi, ma le tre bamboline si stavano rivelando più perspicaci del previsto ed era meglio mettere a tacere i loro dubbi prima che riuscissero a mettere insieme i pezzi e capire che ad aiutarle c’era qualcun altro.
«È il mio nome che ho sentito, Winx?»
«Lo dico sempre io – trillò Stella – Mai parlare del diavolo, c’è il rischio che si faccia vedere.»
«Aww, grazie. Mi perdonerai se non sarò altrettanto gentile.» replicò Darcy prima di indirizzare una vorticante spirale viola verso la fata del Sole e della Luna, che, presa alla sprovvista, non riuscì a difendersi e venne sbalzata via di parecchi metri.
«Alla buonora.» la accolse Stormy, tornata in posizione di combattimento ora che la sua minoranza non risultava essere più così schiacciante.
«Possibile che mi allontani per due minuti e qui accada il finimondo? – la rimbeccò la mezzana raggiungendola al di là dello schermo difensivo innalzato da Erin. Poi chiese – Come sta?»
«Bene. Ha solo deciso che fosse il momento giusto per un sonno di bellezza.»
«Si può sapere cosa diavolo sono venute a fare?»
«Vogliamo l’anello-scettro, so che lo avete voi.» giunse la risposta di Musa, l’unica rimasta a fronteggiarle mentre Bloom si assicurava che la sua migliore amica non avesse nulla di rotto.
«Solo quello? Nient’altro, Musa?»
La fata della Musica non si fece disturbare dalla frecciatina rivoltale e mantenne lo sguardo fisso in quello della mora, le cui parole non avevano invece lasciato indifferente Stormy.
«Dar-» cominciò, ma l’altra non le lasciò il tempo di controbattere e continuò «Non lo abbiamo noi, comunque.»
Tecnicamente non era una bugia: era stata una decisione comune quella di lasciarlo a Erin, che da settimane ormai lo teneva con sé ovunque andasse; per evitare di farlo vedere in giro la ragazza lo aveva infilato in una catenina che si era legata attorno al collo così da essere certa di non rischiare di perderlo. E fino a quel momento aveva funzionato.
«Riusciremo a riprenderlo – proseguì la Melodyana – Vi conviene restituirlo se non volete tornare a Roccaluce. Di nuovo
«Si può sapere che ci trovate tu e Riven in questa qui? – sibilò Darcy a denti stretti prima di rivolgersi ancora una volta alla fata, a cui si erano adesso affiancate le altre due – Leggi le mie labbra quando lo dico, fatina: non. Lo. Abbiamo. Preso. Noi.»
«Vuol dire che useremo le cattive per riaverlo. Stereo Crash!»
Potenti onde sonore si infransero contro la barriera protettiva di Erin causando la formazione di crepe sulla sua superficie ed entrambe le streghe furono costrette a fare un passo indietro di fronte a un simile attacco. Fino a quel momento Musa si era risparmiata, ma avendo visto la sua squadra dimezzarsi a causa delle Trix non aveva più intenzione di lasciare che dei sentimenti che fin dal principio si erano rivelati a senso unico la intralciassero nello scontro. Ripeté nuovamente l’azione di poco prima, ma questa volta a lei si unirono anche Stella e Bloom; con un tuffo al cuore, la fata della Fiamma del Drago si rese però conto che il suo attacco ancora una volta si era dimostrato inefficace.
«Io non posso aiutarvi, ragazze. Sarà meglio che vada a controllare Aaron e Ryoko.»
«Bloom-»
«Va tutto bene, Stella, voi prendete lo scettro.»
Questa volta ad armi pari, le quattro contendenti si schierarono le une di fronte alle altre, mentre Erin, approfittando della distrazione delle Winx, si preoccupava di portare Icy lontano dal campo di battaglia. Facendo ancora una volta ricorso alla Bruma, la giovane realizzò una sorta di portantina con la quale riuscì a muovere il corpo esanime dell’albina al di sotto dell’albero su cui lei stessa si trovava; faceva un certo effetto vedere la strega del Ghiaccio in una veste così vulnerabile ed Erin si appuntò di non farne mai parola con la diretta interessata a meno che non avesse avuto intenzione di scatenare la sua furia. Intenzione che Musa e Stella sembravano star perseguendo in quell’esatto momento, data la natura degli attacchi che stavano lanciando contro le due sorelle. Divisesi per poter affrontare una Trix ciascuna, si stavano adesso fronteggiando Stella e Darcy da un lato e Musa e Stormy dall’altro, e fu su queste ultime che la terrestre concentrò il suo interesse: ad ogni incantesimo di una ne rispondeva uno altrettanto potente dell’altra e nessuna delle due sembrava incline a lasciare maggior spazio d’azione alla rivale. Era evidente che ci fosse ben altro rispetto alla storica inimicizia ad animarle e, assicurandosi che Darcy avesse tutto sotto controllo – la bionda appariva stremata sotto i colpi della strega –, Erin si lasciò vincere dalla curiosità invadendo i meandri più privati della mente delle due ex amanti.
 

Dopo la prova con Icy, Erin non aveva più tentato di entrare in diretto contatto con i desideri di un altro individuo, tantomeno con quelli di due persone distinte, ma dovette ricredersi sulla presunta difficoltà di tale azione quando il desiderio che percepì fu solamente uno: sotto agli strati di risentimento e rabbia che sia Musa che Stormy provavano nei confronti dell’altra, la rossa avvertì un desiderio bruciante premere per essere rilasciato e in entrambi i casi tale desiderio era rivolto nei confronti di colei che né la strega né la fata erano consapevoli di volere fino a quel punto. La terrestre si sentì avvampare per l’imbarazzo che la scoperta le aveva provocato, ma allo stesso tempo una parte di lei non poté che registrare il fatto come qualcosa su cui sarebbe stato fondamentale soffermarsi in un secondo momento. Se con la Melodyana le possibilità di affrontare l’argomento erano alquanto scarse lo stesso non si poteva dire per la minore delle Trix e, nonostante il rischio di finire incenerita persistesse anche in questo caso, Erin sapeva – anzi, ne aveva la certezza assoluta – che Stormy ne avrebbe in qualche modo tratto giovamento. I sentimenti parevano essere off-limits per le tre streghe, ma la ragazza sapeva leggere tra le righe e se c’era qualcosa che aveva imparato durante lunghi anni di rewatch e teorie questa era che le Trix erano capaci di provare con maggiore intensità e passione di quanto il resto del mondo facesse normalmente; in caso contrario non vi si sarebbe affezionata in tal modo, si disse.
 

Come se all’improvviso avesse ricevuto un forte colpo alla schiena, Erin tornò cosciente della realtà che la circondava dove Winx e Trix si stavano ancora affrontando.
«Questo è per avermi usata. Questo per avermi illusa e questo per avermi corrotta.» proruppe Musa, accompagnando ogni motivo elencato con una sfera sonica in direzione della riccia, la quale, dal canto suo, si limitò a pararle tutte e tre accompagnando la sua mossa con una risata.
«Corrotta… questa sì che è una gran stronzata. Non ho fatto niente di più di quello che volessi anche tu, ragazzina ingrata.»
«Ragazzina a chi?!»
Mio Dio, di questo passo non andremo da nessuna parte. pensò Erin, lasciandosi scappare un sospiro esasperato. Era chiaro che a quel punto le forze dei due gruppi avessero raggiunto un punto di equilibrio e le soluzioni che si profilavano all’orizzonte erano due: o palesarsi e rendere alla sua legittima proprietaria lo scettro di Solaria, ma questo era quanto di più stupido avesse potuto fare, o mettere fine allo scontro lei stessa, per quanto le dispiacesse porre termine a un evento che sognava fin da bambina. Con Icy ancora fuorigioco quest’ultima le parve la scelta migliore per evitare che la battaglia si protraesse all’infinito, senza contare che ormai si era fatto buio e se avesse voluto evitare un’altra visita nella Dimensione di Detenzione tornare a Torrenuvola il più in fretta possibile era un suo primario interesse.
Non dovette riflettere troppo su come agire per far finire il tutto e, raccolte le energie necessarie – almeno, sperava che lo fossero – per compiere la sua magia, Erin evocò tutta la Bruma di cui era capace e la indirizzò ovunque ci fosse bisogno: filamenti bianchi avvolsero Musa e Stella, le quali si scambiarono uno sguardo sconcertato senza capire ciò che stava accadendo, e lo stesso fecero con le Trix. All’interno della casa-sotto-l’albero Bloom, alle prese con dei finalmente disincantati Aaron e Ryoko, ora stretti in un abbraccio rassicurante, si vide avvolgere da braccia bianche che imitarono il gesto anche con gli specialisti, e in mezzo a Selvafosca gli stessi Brandon e Timmy, confuso sul perché la figura del moro si fosse improvvisamente sostituita a quella di Tecna, subirono la medesima sorte. Senza rendersene conto, Erin si alzò in volo e spalancando le braccia guidò la nebbia magica affinché eseguisse la sua volontà: con un baluginio accecante quella aumentò di volume e poi, come fosse stata dispersa da un soffio di vento, sparì, portando con sé tutte le persone da lei toccate.
Nello stesso istante la giovane strega avvertì le forze abbandonarla completamente e si sentì precipitare irrimediabilmente verso terra.
 
*
 
Nell’oscurità offerta dagli anfratti di cui l’intera foresta era provvista, una curiosa creatura aveva osservato l’intera scena. Era rimasta impressionata da ciò a cui aveva assistito e, compiendo rapidi gesti con le mani minute, fu lei a creare un supporto che impedisse alla ragazza dai capelli ramati di schiantarsi al suolo poco cerimoniosamente. Con delicatezza e precisione l’accompagnò fino a terra dove l’adagiò vicino alle radici dell’albero su cui era rimasta fino a quel momento e, complice il buio, le si avvicinò per poterla osservare meglio: aveva tratti delicati, ma un animo tumultuoso, all’irrefrenabile ricerca di esperienze che potessero saziarlo. Bene, si disse, avrebbero saputo accontentarla.
Notando l’improvviso movimento degli occhi sotto alle palpebre, la creaturina capì che era giunto il momento per lei di andarsene e senza esitare volò tra il folto degli alberi, consapevole che avrebbe rivisto la giovane strega molto presto.
 
 
 
 

*il fatto che i messaggi telepatici siano avvertibili da tutte le creature magiche non me lo sono inventato di sana pianta, ma l’ho in parte dedotto da un episodio della prima stagione in cui Knut ne manda uno alle Trix e Icy lo rimprovera dicendo «Volevi farti sentire da tutte le altre?»
 
 
NdA: niente, ormai abbiamo capito che io funziono così: mesi senza scrivere per poi riversare sul foglio la bellezza di 4000 parole in una sola giornata. Bene ma non benissimo.
Il capitolo è stato un parto, btw. È la prima volta che scrivo qualcosa di simile e non sono affatto sicura del risultato anche perché ormai questa storia va per i fatti suoi, tenendo conto sì e no del 10% di ciò che io vorrei fare e perciò anche il risultato di questo vis a vis si è trasformato rispetto a quello che avevo in mente originariamente perciò mai come in questo momento ho bisogno dei vostri pareri su come vi sia sembrata l’intera faccenda. Un motivo su come il Winx VS Trix si sia concluso però c’è, dieci punti a Grifondoro Serpeverde per chi indovina (non scervellatevi troppo, non è questo grande scoop).
Io vi bacio e abbraccio e spero di risentirvi presto, bye!
P.S.
Mille grazie a Mary Rosemary, Heathila, Walt96 e a cole turner per il loro supporto costante, e grazie a tutti coloro che continuano a seguire questa storia (il primo capitolo è arrivato a più di 2000 visualizzazioni, grazie grazie grazie).

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