Un amore incompreso - intrighi familiari

di paige95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una calma apparente ***
Capitolo 2: *** Così non funziona più ***
Capitolo 3: *** Bugie? ***
Capitolo 4: *** Fiducia ***
Capitolo 5: *** Strategie di avvicinamento ***
Capitolo 6: *** Nuove prospettive ***
Capitolo 7: *** Separazioni? ***
Capitolo 8: *** Un dolce risveglio? ***
Capitolo 9: *** Una settimana indimenticabile ***
Capitolo 10: *** Piccole interruzioni di felicità ***
Capitolo 11: *** Il confronto ***
Capitolo 12: *** Un ultimo tentativo ***
Capitolo 13: *** Omissioni ***
Capitolo 14: *** La verità ***
Capitolo 15: *** Il lavoro perfetto ***
Capitolo 16: *** Non è il momento ***
Capitolo 17: *** Attimi da dimenticare ***
Capitolo 18: *** Un tuffo al cuore ***
Capitolo 19: *** Una decisione importante ***
Capitolo 20: *** L'ultimo arrivato? ***



Capitolo 1
*** Una calma apparente ***


Una calma apparente
 
Erano trascorsi quattro anni dalla nascita della loro figlioletta. Lily cresceva bella come la mamma e forte come il papà, anzi forse vivace come Goten. Bra passava pomeriggi a correrle dietro per evitare che si facesse male e arrivava a fine giornata sfinita, nonostante fosse anche lei molto giovane.
 
Goten aveva intrapreso una promettente carriera; nonostante i suoi studi fossero stati bruscamente interrotti dall’avvento del loro matrimonio, era riuscito ad entrare in un grande mercato di business che faceva affari praticamente in tutto il mondo.
L’unico difetto nella loro vita era proprio la frequente assenza del ragazzo a causa del lavoro. Bra restava spesso e volentieri a casa da sola, in compagnia della piccola Lily; quella bambina era l’unica cosa che la consolava quando la notte piangeva silenziosamente per l’assenza del marito, la stringeva a sé con la certezza di tenere contro il suo petto anche quella parte di Goten che si trovava in lei.
 
 
 
 
Il ragazzo sarebbe tornato per un weekend dopo quasi due mesi di andirivieni. Non vedeva l’ora di dare la notizia alla sua famiglia.
“Bra, mi senti?”
“Goten!” a sentire la voce del marito si era alzata di scatto dal divano “Certo che ti sento, dove sei?”
Il ragazzo sorrideva dalla reazione sorpresa che aveva avuto la moglie nel sentirlo.
“Sono in Italia, a Roma per la precisione”
“In Italia?” un velo di tristezza nella voce della ragazza, le si era formato un nodo in gola, non riusciva ad essere felice, si risedette lentamente “Ma sei lontanissimo da noi”
“Lo so, tesoro. Mi mancate” la malinconia stava invadendo anche Goten “Come sta Lily?” cercava di farsi sentire il più spensierato possibile, per non angustiare la sua giovane sposa
“Sta bene” era poco convinta, avrebbe voluto dirgli ‘Senza di te non stiamo bene’, ma perché farlo preoccupare dall’altra parte del mondo
Un interminabile secondo di silenzio tra i due. Poi Goten fu il primo a riscuotersi dai tristi pensieri.
“Senti tesoro, ho poco tempo, qui la ricezione non è delle migliori, ma volevo dirti che questo weekend sono a casa” era sicuro di dare una bella notizia a Bra
“Davvero? Ne sei sicuro?”
“C-certo” ora non era più certo di aver fatto breccia nel cuore della moglie “Perché dovrei cambiare i miei piani?!”
“Ok, allora ti aspettiamo” di certo la ragazza non voleva iniziare una lite intercontinentale
“Dà un bacio a Lily da parte mia”
“Sì” rimase un momento sovrappensiero “Goten?”
“Sì, che c’è?” non aveva riattaccato, non riusciva mai ad attaccare per primo in quelle fugaci chiamate
“Ti amo, non dimenticarlo”
Il ragazzo sorrise a quelle parole come se la ragazza potesse vederlo.
“Anche io, a presto” stavolta però dovette attaccare per primo, perché le lacrime stavano vincendo su di lui
Anche Bra dall’altra parte della cornetta iniziava a sentire del sale scenderle giù dagli occhi.
“Mamma, perché piangi?”
Si asciugò velocemente gli occhi per nascondere il suo stato d’animo alla figlia, la prese in braccio e la strinse forte a sé.
“Tesoro, piango perché sono felice” le fece un grosso sorriso “Sai che papà torna da noi questo weekend?”
“Davvero??” il viso della bimba si era illuminato, gli occhi erano diventati due brillanti “Devo fargli vedere il regalo di nonno Goku!”
“Sì, tesoro, quando arriva glielo farai vedere”
 
Sarebbe stato troppo bello se suo marito fosse tornato davvero per il weekend, aveva un brutto presentimento, erano anni che le cose andavano male. Da quando Goten era stato promosso le cose erano precipitate, tutte le promesse che si erano scambiati nel giorno del loro matrimonio che fine avevano fatto??
Bra non ce la faceva più ad andare avanti in quel modo, desiderava solo che suo marito le fosse accanto e crescesse insieme a lei la loro bambina, chiedeva davvero troppo? Non poteva trovare un lavoro più umile? Non le importava un accidente di navigare nell’oro, se poi non aveva la cosa più importante: una famiglia unita. Possibile che Goten non capisse che tutta quella distanza non facesse bene a nessuno?
La ragazza ne era convinta, in tutto questo ci doveva essere lo zampino della suocera, lei aveva sempre desiderato una carriera per il figlio, lo diceva sempre ‘Bra, cara, non ti devi preoccupare, se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamare’, possibile che non capisse che l’unica cosa di cui aveva bisogno era suo marito?
Non importava quanti desideri rivolgesse al cielo, lei restava sola e Goten chissà dove, da qualche parte nel mondo. Temeva gli potesse succedere qualcosa, non pensava alle sue origini sayan, aveva solo paura di non rivederlo più e al solo pensiero di quell’eventualità moriva dentro giorno per giorno.
 
Continua…
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao a tutti! 😊
Come promesso il sequel di ‘Un amore incompreso’ 😊
Spero come sempre che possano piacervi le mie idee!
A presto, baci :3

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Capitolo 2
*** Così non funziona più ***


Così non funziona più
 
Finalmente il giorno tanto atteso era arrivato, Goten sarebbe tornato a casa per stare qualche giorno con la sua famiglia.
Bra era agitata, era da tanto che non lo vedeva, ma era anche stufa di dover ogni volta girare la clessidra e aspettare che finisse il tempo prima che il marito si separasse di nuovo da lei per chissà quanto.
 
Aveva fatto indossare a Lily il suo vestito più bello. Era cresciuta dall’ultima volta che suo padre l’aveva vista, si stava perdendo tutto di lei, si stava perdendo i suoi anni più belli e non avrebbe più potuto recuperarli, stavano velocemente scivolando dalle sue mani.
 
Anche Bra aveva deciso di vestirsi meglio del solito, nei suoi sogni sperava di farlo innamorare ancora di lei come la prima volta e usare il suo fascino per trattenerlo accanto a lei. Ma appunto, era solo un sogno, suo marito si era già innamorato di lei, ma quello non era bastato a farlo stare al suo fianco.
 
 
Un leggero rumore alla porta. Lily iniziò a strillare per la casa.
“È papà!”
Bra non capiva, perché non entrava? Se era lui avrebbe dovuto avere le chiavi.
La ragazza andò ad aprire. Era davvero lui in carne ed ossa, non ci credeva.
Rimasero a specchiarsi l'uno negli occhi dell'altra per interminabili secondi. Poi Lily ruppe quella magia, oltrepassò la madre sulla porta e si mise davanti a Goten con le mani alzate sulla testa.
“Papà, papà!”
“Ehy principessa!” prese in braccio la sua bambina
Bra fece qualche passo indietro per far entrare il marito, lui le sorrise ed entrò.
Quindi adesso non riuscivano nemmeno più a parlarsi? Nemmeno un saluto?
Goten si sedette tenendo Lily sulle gambe “Allora piccola, cosa mi racconti?”
“Nonno Goku mi ha regalato una grandissima casa delle bambole!” cercava con le sue piccole braccine di rendere le dimensioni del regalo
“Davvero??” la stava ascoltando, ma era anche concentrato a scrutare ogni suo singolo dettaglio, era cresciuta, ma da quanto non la vedeva? “E tu hai ringraziato il nonno per averti fatto un regalo così bello?”
“Certo papà!”
“Brava Lily” una carezza sul nasino
 
Bra li guardava da lontano a braccia conserte con la schiena contro il muro. Non ce la faceva a pensare che sarebbe ripartito, che quei pochi momenti familiari sarebbero presto finiti, si potevano contare con le dita delle mani.
Si stava allontanando senza fiatare. Era andata nella loro camera. Più che loro, era diventata presto solo sua. Si era appoggiata al comò davanti allo specchio. La malinconia di quegli anni l’avevano invecchiata precocemente, la curva della bocca era perennemente rivolta verso il basso. Da quanto tempo non rideva di gioia? Si rivolse dal lato opposto dello specchio, restò appoggiata con la schiena al comò e chiuse gli occhi.
“Bra”
Goten aveva notato la sua assenza ed era andato a cercarla.
“Che fai qui da sola?”
“Niente, torniamo da Lily”
L’aveva bloccata per un braccio. Fece scivolare la sua mano in quella della moglie. Lei lo guardò negli occhi per il gesto inaspettato, poi abbassò lo sguardo e sciolse la presa “Sto bene Goten”
Gli era mancata tanto. Non disse più nulla, ma la baciò. Forse ci aveva messo un po’ troppa enfasi, perché la moglie si staccò all’improvviso.
“Che c’è?”
“C’è Lily di sotto, Goten” si stava allontanando quando la voce del ragazzo un po’ più alterata la bloccò nuovamente
“Sicura che sia quello il motivo?”
Bra si voltò verso di lui, gli occhi le pungevano.
“Non ti rendi conto vero del male che ci stai facendo? Io spero tanto che tu non te ne accorga, perché altrimenti potrei dubitare del tuo amore”
Il marito era rimasto senza fiato.
“Anche io sto male senza di voi”
“Allora resta con noi. Trova un lavoro vicino a casa. Ti prego Goten” si era avvicinata a lui
“Bra, ho promesso che mi sarei preso cura di voi e così sto facendo”
“No!” la moglie stava alzando la voce “Non è questo il modo, dannazione!” il suo cuore stava perdendo troppi colpi “Hai promesso di esserci fisicamente. Sto crescendo nostra figlia da sola. Questo non è normale, Goten”
Il ragazzo non sapeva più cosa risponderle “Vuoi passare questi pochi giorni insieme a litigare?”
“Se serve a non farli finire sì”
Goten aveva incassato il colpo “Allora stanotte vado a dormire dai miei, non mi sembra il caso di restare qui”
“E Lily, non pensi a lei? Sono giorni che non parla d’altro di quello che avrebbe fatto con te al tuo ritorno”
“Inventa una scusa per stanotte. Domani faccio un giro con lei” era arrabbiato per la reazione di Bra “Io non voglio litigare con te. Anche io ho immaginato come sarebbero stati questi giorni insieme, non solo nostra figlia. Ma se tu non vuoi passare la notte con me, preferisco non rimanere in questa casa” le era passato accanto a passo sostenuto.
Bra rimase immobile. Sentì solo le voci al piano di sotto.
“Papà, dove vai?”
“Tesoro, vado a salutare i nonni”
“Voglio venire con te” la bambina iniziava a singhiozzare
“Resta con la mamma. Ci vediamo domani mattina, ok?”

Sbatté la porta nell’uscire, poi il silenzio.
 
Continua…
 
 

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Capitolo 3
*** Bugie? ***


Bugie?
 
Possibile che Bra non capisse che tutto quello che faceva era esclusivamente per la sua famiglia? Quale donna si sarebbe lamentata di un lavoro simile?
Erano queste le domande che accompagnavano il giovane Goten nel tragitto verso casa dei genitori. Forse ancora troppo inesperto della vita, non riusciva davvero a capire quanto fosse vicino il baratro del suo matrimonio se quella situazione non fosse cambiata.
Aveva un’unica certezza: amava la sua famiglia e per essa avrebbe dato la vita.
 
Atterrò davanti alla casa dove aveva trascorso la sua infanzia.
Prima di bussare, si appoggiò con una mano al muro accanto alla porta. Era emotivamente sfinito e l’umore era a terra.
Alla fine decise di bussare. Chichi gli aprì dopo qualche secondo. Il viso della donna si illuminò alla vista del figlio.
“Ciao mamma” cercò di forzare un sorriso sereno
“Goten!”
Lo strinse forte a sé, non si vedevano da tanto tempo. Quel calore materno poteva solo che fare bene al giovane sayan.
“Entra, non restare sulla porta”
Si sedettero l’una difronte all’altro.
“Pensavamo passassi prima a casa. Devi vedere come è cresciuta Lily e tua moglie è sempre più bella” la madre era un fiume in piena dalla gioia, ma il viso del figlio si stava incupendo. Lo sapeva, sapeva già tutto, le aveva viste.
“Tesoro, ma che hai?” Chichi bloccò all’improvviso quell’impeto di euforia
“È che” non riusciva nemmeno a trovare le parole “le cose non vanno molto bene con Bra”
“Ma se l’ho vista ieri ed era contentissima che saresti tornato” la madre era perplessa
“Appunto, non le piace che io debba ritornare, vuole che resti” era molto sconsolato, non voleva passare un weekend così importante in quella maniera “Abbiamo litigato, mi ha chiesto di cercare un lavoro vicino a casa” aveva un nodo alla gola e gli mancava il fiato “Anche a me mancano, ma io lo sto facendo per il loro bene, giusto?” quei meschini dubbi non tardarono ad arrivare  
“Tesoro” Chichi non sapeva cosa rispondergli, leggeva tanta tristezza negli occhi del figlio “certo che lo stai facendo per il loro bene”
 
Quella sofferta conversazione fu interrotta dall’arrivo di Goku.
“Figliolo ciao, non ti aspettavo fino a domani” anche lui era felice di vederlo, ma sentiva di aver interrotto qualcosa di importante
“Ciao papà” abbassò gli occhi per la notizia che stava per dare ai genitori “stanotte resto qui”
Il padre rimase interdetto “Ma per quale ragione?”
“Io e Bra abbiamo litigato e non è il caso che torni a casa ora”
Chichi prese dolcemente una mano del figlio fra le sue.
“Goten, lo sai che questa è casa tua e puoi rimanere tutto il tempo che vuoi, ma devi tornare da tua moglie e da tua figlia, loro hanno bisogno di te”
“Ed io di loro” di questo ne era certo
“E allora mi spieghi cosa fai ancora qui?!” era intervenuto Goku, che non gli avrebbe di certo consentito di fare una cosa simile
Il ragazzo si alzò di scatto dalla sedia.
“Avete ragione. Devo tornare a casa e risolvere questa situazione. Grazie ad entrambi”
“Su coraggio vai, non perdere un altro minuto lontano da loro” il padre lo incitò a sbrigarsi con una pacca sulla spalla.
 
 
 
 
Era sconvolta. In poco meno di un’ora era riusciva ad allontanarlo da lei, quando avrebbe desiderato averlo solo al suo fianco.
Cercò di riprendersi da quello shock, non poteva lasciarsi abbattere. Pensò alla sua bambina, che doveva essere sicuramente disperata per il suo papà.
Scese le scale. Lily era ancora in piedi a guardare la porta da dove Goten era uscito minuti prima. Bra le si avvicinò velocemente, si inginocchiò davanti a lei, il pianto della bambina era silenzioso ma colmo di dolore.
“Tesoro, non piangere, papà torna presto”
“N-non mi v-vuole b-bene” singhiozzava la piccola
“Certo che ti vuole bene”
L’abbracciò con tutto l’amore possibile, Bra era affranta nel vedere la sua Lily in quello stato.
 
La donna notò un foglietto alle spalle della bambina. Si sciolse dalla presa e lo raccolse. Era uno scontrino e dal lato opposto vi era scritto il nome di una donna e un numero di telefono. La ragazza si portò d’istinto una mano sulla bocca.
“Mamma, che cos’è?”
“Niente tesoro” si era alzata e aveva fatto una carezza sulla testa a Lily, si accorse tardi di aver esternato un po’ troppo la sua sorpresa davanti alla bambina “vai a lavarti le mani che poi ceniamo”
 
Rimase da sola davanti a quella scritta. Non poteva essere, doveva esserci una spiegazione, lei non ci voleva credere.
 
In quell’esatto istante, Goten rientrò, aprendo la porta con una certa euforia. Bra, essendo già scossa, si spaventò.
“Tesoro! Ascoltami ti prego, io non voglio stare lontano da voi, troviamo una soluzione insieme”
La ragazza non reagì e continuò a fissare l’oggetto fra le sue mani.
“Bra? Mi hai sentito?” Goten non capiva ed abbassò lo sguardo nello stesso punto in cui stava guardando la moglie
“Cos’è?”
La ragazza alzò lo sguardo e porse lo scontrino al marito “Credo che questo sia tuo” c’era un misto di disgusto e amarezza nella sua voce “Ora mi sono chiare molte cose”
Non aggiunge altro, si avviò a passo svelto verso la loro camera, ma in realtà era sempre più convinta che fosse solo sua.
Goten fissava quel nome come se lo vedesse per la prima volta. Cercò di richiamarla indietro.
“Bra aspetta! Hai frainteso, io non so nemmeno chi sia”
L’aveva seguita, ma la moglie gli aveva chiuso la porta in faccia e aveva anche dato un giro di chiave.
Il ragazzo iniziò a dare manate alla porta “Bra, aprimi per favore, ti posso spiegare”
“Non me ne faccio nulla delle tue spiegazioni. Torna dai tuoi, perché non ci sei rimasto? Oppure vai da quella”
“Ma tesoro”
Lily stava uscendo dal bagno e si trovò Goten davanti “Papà, sei tornato!”
“Certo che sono tornato” al ragazzo venne un’idea “Senti Lily, potresti chiedere alla mamma di aprire la porta?”
La bambina non se lo fece ripetere due volte “Mamma, apri la porta”
Bra, sentendo la voce di sua figlia, corse ad aprire. Quando si trovò davanti Goten, tentò di richiuderla, ma il marito glielo impedì.
Il ragazzo entrò e chiuse la porta alle sue spalle. Non poteva credere che in una manciata di ore le cose tra loro fossero precipitate a tal punto.
“Non ti permettere mai più di usare nostra figlia in un modo così viscido”
“Non mi hai lasciato scelta”
Goten si era seduto sul letto, distante dalla moglie, sapeva di non essere gradito in quel momento.
“Bra, c’è una spiegazione a quello che hai visto” doveva trovare delle argomentazioni più che ragionevoli per far tornare l’armonia nella sua casa.
“Quello è solo un semplice scontrino per me. Qualche cameriera deve averci scritto sopra il numero, ma io non me ne sono nemmeno accorto”
“Ti diverte vero?” Bra si era girata di scatto verso il marito
“C-che cosa?”
“Questa situazione. Tu che puoi fare quello che vuoi con chi vuoi, mentre io qui a casa con una bambina di 4 anni”
“Ma che cosa stai dicendo??” Goten non riusciva a capire “Bra, io non ti ho mai tradita!”
“E non lo hai mai nemmeno pensato?”
“Certo che no” si sentiva offeso alle insinuazioni della moglie
La ragazza si alzò, era talmente agitata che lo stare seduta la faceva innervosire ancora di più.
“E chi mi dice che tu non abbia un’altra chissà dove?”
“Mi dispiace, ma dovrai fidarti delle mie parole”
Bra chiuse gli occhi per un istante, desiderava svegliarsi da quell’incubo. Quando li riaprì Goten era un centimetro da lei.
“Ho sbagliato a volerti tenere legato a me” non riusciva a guardarlo negli occhi
“Rimango”
“Cosa?” ora lo guardava fisso
“Mi basta fare una chiamata e resto qui con te”
“Goten” ma le sue parole furono interrotte da un dolce bacio
Bra si lasciò trasportare, ma entrambi furono riportati alla realtà dalla voce della figlia.
“MAMMA! HO FAME!”
Al ragazzo scappò un sorriso “Ha ragione, ho fame anche io” anche Bra sorrise, anche se il suo era più malinconico.
 
 
 
 
Dopo cena arrivò presto per Lily il momento di andare a dormire.
“Uffi mamma, io voglio stare con papà”
“Facciamo così tesoro, papà ti accompagna a nanna, sei contenta?”
Per tutta riposta la bambina saltò in braccio al padre.
Era esattamente quello che Bra avrebbe voluto vivere ogni giorno.
“Okok, ho capito, andiamo” lanciò un’occhiata d’intesa alla moglie prima di allontanarsi con la piccola
 
Le rimboccò amorevolmente le coperte.
“Stai diventato troppo alta lo sai?” lo fece sembrare come un rimprovero
“Presto sarò alta come te”
Gli regalò un sorriso bellissimo. Era così uguale a sua madre: lo stesso colore di capelli, gli stessi occhi azzurri.
Si era nuovamente incantato a guardarla, ma la figlia lo disincantò.
“Papà, sai che nonno Goku e nonno Vegeta hanno detto che sono forte?” gli fece una faccia seria
“Davvero?”
“Sì, quando vengono a trovarmi mi alleno con loro. Ma io voglio allenarmi anche con te”
“Sono un po’ fuori allenamento, ma se ti fa piacere, va bene piccola” l’aveva resa felice
Le diede un bacio sulla fronte “Sogni d’oro, tesoro” poi si alzò e si avviò verso la porta
“Papà?”
Goten si voltò perplesso verso la bambina.
“Non vai via senza salutarmi vero?” stava facendo soffrire sua figlia, se ne rendeva conto
“Non potrei mai farlo”
“Grazie papi, buonanotte. Ti voglio bene” e detto questo si volto dall’altra parte per addormentarsi
“Ti voglio bene anche io, Lily” un sussurro prima di chiudere la porta della cameretta.
 
 
 
 
Bra stava leggendo come al solito un libro prima di addormentarsi. Se lo sentì sfilare all’improvviso dalle mani.
“Ehy, ma che fai?”
“Secondo te?”
Goten si stava avvicinando a lei con l’intenzione di baciarla.
“Fermo lì” lo guardava con aria di sfida
“E dai Bra, cosa devo fare per farmi perdonare??”
“Non lo so Goten, ci devo ancora pensare” si era voltata dall’altra parte a braccia conserte con aria offesa
Il ragazzo però non volle arrendersi e iniziò a farle il solletico “E se facessi così?”
“Goten finiscila!” ma lui non le stava dando retta
Il marito si bloccò quando sentì la porta della camera aprirsi.
“Papà, posso stare qui con voi?”
Goten non rispondeva. Bra le fece cenno di salire sul letto con un sorriso, era stata quasi contenta del tempismo della figlia. Il marito invece guardò torvo la ragazza.
La piccola si coricò in mezzo ai genitori, poi si voltò verso il padre.
“Papà, mi dai la mano?”
Il ragazzo non capiva la richiesta della figlia “E perché mai vorresti che ti dessi la mano?”
“Così sono sicura che non te ne vai”
Bra notò la commozione negli occhi del marito e lei per prima stava scoppiando in lacrime.
Goten strinse la mano della sua bambina e al tocco del padre si addormentò quasi subito.
 
Erano entrambi rimasti a guardare Lily.
“Le sto facendo del male, Bra. Vi sto facendo del male” aveva alzato lo sguardo su di lei, ma la moglie non aveva più parole per rispondergli.
 
 
 
 
Arrivò presto l’alba, ma non fu la luce del sole a svegliare Bra, piuttosto la suoneria di un cellulare.
Cercò di capirne velocemente la provenienza, non voleva che suo marito e sua figlia si svegliassero. Finalmente capì che a squillare era il telefono di Goten, ma non ne capiva il motivo visto che erano solo le 5 del mattino.
Si allungò verso il comodino del ragazzo facendo attenzione a non fare rumore. Prese il telefono, si avviò appena fuori dalla stanza e rispose.
“Pronto?”
“Goten?”
Era una voce femminile. Un’altra donna.
Bra non volle sentire nulla di più, tornò in camera e posò il cellulare dove lo aveva preso. Si fermò a guardarlo, aveva ancora la mano intrecciata a quella della bambina.
Il marito si svegliò “Bra, ma che stai facendo?” era ancora assonnato
“Niente. Attento a non muoverti, Lily ti sta ancora tenendo la mano, rischi di svegliarla”
Goten si voltò verso la figlia per controllare di non aver già fatto danni. Poi riposò gli occhi sulla moglie.
“Torna a letto, Bra. È presto”
“Sì, arrivo” lanciò un’ultima occhiata al telefono del marito prima di coricarsi di nuovo.
 
Continua…

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Capitolo 4
*** Fiducia ***


Fiducia
 
Bra non era riuscita più a chiudere occhio. La voce di quella donna le rimbombava nella testa.
“Goten?”
Ma chi era? Sapeva che se lo avesse chiesto a suo marito, avrebbe accesso una nuova lite, ma cosa poteva fare allora? Aveva un bisogno vitale di risposte, per lo meno prima che lui ripartisse.
 
“Bra. Sei già sveglia?”
“Sì” era imbarazzata come se Goten potesse ascoltare i suoi pensieri, per fortuna il ragazzo non se ne era accorto
“Porto Lily nel suo lettino” aveva preso delicatamente in braccio la piccola, che era ancora nel mondo dei sogni, e si era allontanato
 
La ragazza, in assenza del marito, si era messa seduta con le gambe contro il petto. Cercava di trovare le parole più adeguate: non voleva accusare, ma solo capire. Sapeva che la fiducia era essenziale per tenere in piedi la loro relazione. Ma di quale relazione stava parlando? Se non avessero trovato una soluzione ai loro problemi, non ne sarebbe più esistita nemmeno l’ombra.
 
Goten ritornò in camera e si sdraiò nuovamente, ma senza chiudere gli occhi.
Bra prese coraggio “Goten?”
“Dimmi”
“Stamattina presto hai ricevuto una chiamata” cercava di sembrare tranquilla, come se stesse parlando di una qualsiasi altra cosa “Ho riposto perché non volevo che vi svegliasse”
“Hai fatto bene, tesoro. Chi era?” era sereno, non aveva l’aria di qualcuno che stesse nascondendo qualcosa.
Fantastico, aveva rivolto a lei la stessa domanda che la moglie avrebbe voluto rivolgere a lui.
Goten stava aspettando la risposta e vedendola tardare, si stava preoccupando. Si mise a sedere anche lui.
“Bra, chi mi ha chiamato?” il ragazzo si stava veramente agitando “Erano i miei? I tuoi?”
La ragazza non riusciva a parlare, la voce non usciva.
“Per l’amor del cielo, Bra! Mi stai facendo stare in pensiero”
Uscirono però le lacrime.
Goten non capiva la reazione inaspettata della moglie. Stava seriamente pensando che fosse successo qualcosa di brutto alle loro famiglie. Cercò di tenere i nervi saldi, si era accorto di aver alzato la voce per la paura.
“E-era una donna”
Il marito si stava stufando. Prese il telefono e controllò le ultime chiamate ricevute. Escluse con sollievo i suoi timori. Riconobbe il numero.
“È una mia collega” si era incupito “Ma non capisco per quale ragione abbia chiamato alle 5 del mattino” aveva rivolto lo sguardo alla moglie “Ti ha detto qualcosa?”
Ed ora come faceva a dirgli che aveva interrotto la chiamata?
“Non lo so, è caduta la linea”
Era arrivato un messaggio a Goten. Il viso del ragazzo si era scurito ancora di più.
“Qualcosa non va, Goten?”
“Già, devo ripartire oggi stesso”
“Ovvio” un tono sarcastico da parte di Bra
“Mi dispiace, tesoro”
Le voleva dare un ultimo bacio, ma lei gli mise una mano sul petto per respingerlo.
“Vai Goten, lascia perdere le smancerie. Tanto la situazione non cambia”
“Dai non farmi andare via così, fammi un sorriso”
“Risparmia tempo per salutare tua figlia” lo guardava negli occhi, Goten non capiva la reazione melodrammatica della moglie, dopotutto non era un addio, o sì? “Se scopre che te ne sei andato senza dirle nulla, non so come potrebbe reagire”
“Sì” aveva una strana sensazione, non si era mai sentito così prima di una delle sue tante partenze “Ti chiamo appena posso. Salutami i tuoi genitori”
Detto ciò, Goten uscì dalla stanza per dirigersi in quella di Lily.
Quando Bra non sentì più la presenza del marito oltre la porta, scoppiò in un pianto disperato. Cercò di soffocarlo appoggiando la testa tra le ginocchia.
 
 
 
 
Ma come faceva a dare la notizia della partenza alla sua bambina?
Entrò lentamente nella stanzetta, le si sedette accanto.
“Lily, tesoro” la dondolava lievemente per non rendere traumatico il suo candido risveglio “Piccola mia” anche a Goten stavano scendendo le lacrime, ma le asciugò velocemente, non era il momento.
La bambina finalmente aprì gli occhi.
“Papà?”
Le sorrise “Ascolta, devo andare. Me lo dai un abbraccio prima di ripartire?”
La bambina gli si lanciò al collo e lo strinse. Allo stesso modo anche il ragazzo la tenne forte a sé, desiderava solo imprimere nella mente e nel cuore quel momento.
 
 
 
 
Stava per uscire dalla porta. Si era voltato un momento indietro, poi però fece scattare la serratura.
“Goten!”
A quella voce, si bloccò e si voltò nuovamente. Bra gli si lanciò addosso, stava inondando la spalla del marito di sale.
“Ehy, non piangere”
“Ti prego, torna presto”
Le asciugò accuratamente tutte le lacrime con le mani.
“Te lo prometto” un’occhiata profonda tra i due coniugi “Ora devo andare”
Si tennero la mano finché la distanza lo concesse, poi dovettero separarsi.
 
Le lo aveva promesso. Ma come poteva prometterlo se non dipendeva da lui?”
 
Continua…

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Capitolo 5
*** Strategie di avvicinamento ***


Strategie di avvicinamento
 
Ed ecco che si trovava ancora sola con Lily. Quelle poche ore insieme a Goten erano state solo un piccolo intermezzo, non poi così tanto bello, visto che per la maggior parte del tempo lo avevano passato a litigare.
 
Bra stava sbrigando alcune faccende quando qualcuno bussò alla porta. Una speranza infondo al suo cuore. Corse ad aprire.
“Mamma, papà! Che ci fate qui?”
Bulma era perplessa alla domanda della figlia “Siamo venuti a salutare Goten. Non volevamo rubarvi tempo e così siamo passati noi”
Un sospiro da parte della ragazza “è dovuto ripartire prima”
Vegeta fece un’espressione contrariata “Mollalo e torna a casa, Bra. Non te ne fai niente di un uomo così”
Bulma lo aveva fulminato con lo sguardo “Vegeta, che ti dice il cervello??”
“Forse papà ha ragione” i genitori si voltarono a guardarla “Ma io lo amo e sono sicura che anche lui mi ami. Lily lo adora, è un padre meraviglioso”
 
 
 
 
A quell’ora sarebbe dovuto essere con la sua famiglia, non su un aereo che lo avrebbe portato a Miami. Che poi il mare a lui non era mai piaciuto, figurarsi l’oceano.
Volare ovviamente non lo spaventava, quello che lo infastidiva era il tragitto che aumentava ogni secondo di più la distanza dal suo cuore. Sì, perché Goten il cuore lo lasciava ogni volta a casa.
Gli restavano poche cose di sua moglie e sua figlia quando era in viaggio: qualche foto, la sua fede e poi cos’altro se non i ricordi?.
 
Aveva promesso a Lily che si sarebbero allenati insieme, ma come faceva a mantenere quell’impegno, se non sapeva nemmeno quando l’avrebbe rivista?
 
Doveva assolutamente trovare una soluzione, lo ripromise a se stesso, così non si poteva proseguire.
 
 
 
 
Finalmente, o per sfortuna, arrivò a destinazione. Doveva farsi forza e andare al lavoro, lo avevano richiamato d’urgenza, ma in quel momento per lui la priorità era un’altra. Prese il telefono dalla tasca della giacca e compose il numero della moglie, ma partì la segreteria. Goten era dispiaciuto di non essere riuscito a sentire Bra, l’aveva lasciata in lacrime, anzi aveva lasciato entrambe in quello stato.
Decise che, per come stava la sua vita, un tentativo di raddrizzarla poteva anche farlo. Riprese il telefono e digitò lo stesso numero di quella mattina.
“Pronto?”
“Emma, sono Goten”
La donna dall’altra parte della cornetta a sentire quel nome si alterò.
“Goten! Si può sapere dove cavolo sei finito?”
“Un’emergenza a casa, mi dispiace sono dovuto rientrare”
A quelle parole Emma si acquietò leggermente.
“Renditi almeno rintracciabile. Ti ho chiamato stamattina e mi ha risposto una donna, chi era?”
“Mia moglie” la solita malinconia
“Ha chiuso la chiamata, pensavo fosse tua figlia”
“Mia figlia ha solo” si bloccò “Aspetta, hai detto che ha chiuso la chiamata?”
“Sì, sono sicura che abbia riattaccato”
Quindi Bra gli aveva mentito.
“Senti Goten, va al lavoro, sei già in ritardo”
“Sì vado!” un sorrisetto compiaciuto sulle labbra di Goten, non potevano che farlo divertire quei gesti di gelosia della ragazza
 
 
Sì, Goten si era organizzato il suo personale weekend per stare con la famiglia, nessuno lo aveva mandato in vacanza e tanto meno il suo capo Emma.
 
Continua…
 

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Capitolo 6
*** Nuove prospettive ***


Nuove prospettive
 
La routine di Goten era ricominciata. Il suo lavoro lo sommergeva. Trascorreva le sue giornate dietro a scrivanie in uffici asettici.
 
Una chiamata distolse la sua attenzione. Era Bra.
Il ragazzo mollò tutto quello che stava facendo e rispose velocemente.
“Bra!”
“Goten. Mi hai chiamata?”
“Sì, tesoro. Volevo dirti che sono arrivato a”
Fu velocemente interrotto dalla moglie.
“No, aspetta, non voglio sapere quanto sei lontano da casa. Mi basta sapere che stai bene”
Forse il non dirlo faceva stare meglio anche lui.
“Sì sto bene, per lo meno fisicamente. Voi come state?”
“Goten, ci hai salutate poche ore fa, cosa può essere cambiato?!” la ragazza cercava di tirarlo su di morale, ma non era facile dal momento che lei era la prima a non essere dell'umore giusto
“Lo so, ma mi sembrano già settimane”
 
Lily si era avvicinata alla madre, cominciando ad urlare di voler parlare con il suo papà.
“Goten, tua figlia ti vuole parlare. Hai tempo?”
“Certo! Passamela”
Il ragazzo attese con ansia di sentire la vocina della bimba.
“Papà”
“Dimmi, Lily”
“Dove sei?”
“Sono in ufficio”
“Guarda fuori dalla finestra, mi dici cosa vedi?”
Strana richiesta per una bambina di 4 anni. Goten però diede retta alla piccola: girò la sedia fino a trovarsi esattamente davanti alla grande vetrata che un secondo prima era alle sue spalle.
“Vedo l’oceano”
“E l’orizzonte?”
Ma aveva ancora 4 anni vero?!
“Sì, certo”
“Allora quando guardi l’orizzonte pensa a me”
Un nodo in gola per il povero sayan.
“Ma tesoro mio, tu sei sempre nei miei pensieri”
“Ciao papà, ti passo la mamma” aveva restituito il telefono a Bra ed era corsa a giocare
Così però era veramente insostenibile.
“Goten”
“È ancora la bambinetta che ho lasciato vero?!”
“Sì, non preoccuparti” le sfuggì un sorriso “Questa deve averla sentita da tuo padre. Le dice sempre di guardare l’orizzonte quando è triste per la tua assenza. Forse dovrei cominciare a farlo anche io”
“Non mi dimentico di voi” cercava di rasserenarla
“Lo so, tranquillo, lo so bene, solo che” non riusciva mai a trovare le parole giuste, eppure era così importante, i momenti in cui si sentivano erano sempre più rari “Forse avremmo dovuto amarci di più e litigare di meno, mi dispiace”
“Bra, torno presto, non è un addio” ma ne era poco convinto “Tesoro, devo andare”
“Sì, ciao, a presto”
“A presto”
 
Non fece in tempo a rimettersi al lavoro, che qualcuno bussò alla porta.
“Avanti”
“Signor Son, mi scusi, ma c’è una persona che chiede di lei, dice di essere suo suocero”
“Come??” iniziava ad avere paura “Lo faccia entrare”
Vegeta entrò e chiuse la porta con un colpo deciso.
“V-Vegeta come mi hai trovato? E che ci fai qui? Ok, so come mi hai trovato, ma perché sei venuto da me? Deduco che non sia una visita di cortesia”
L’uomo non fiatò e si sedette davanti a Goten. Solo la scrivania a separare gli istinti omicidi del principe dei sayan. Il ragazzo trattenne il fiato.
“A che gioco stai giocando?” Vegeta lo fulminava con gli occhi “Stai facendo soffrire Bra e Lily, ti avevo avvertito di non farlo, ricordi?”
“Oh andiamo, tu nemmeno la volevi questa nipote!” lo stato d'animo del giovane lo mise subito sulla difensiva
Quella considerazione del genero lo aveva fatto infuriare.
“Ascoltami bene pivello, possibile che non capisca che stanno male senza di te??”
“Vegeta lo so, sta calmo, non è che io me la stia passando meglio”
“Permettimi di dubitarne”
“Cosa vorresti insinuare?” ma allora stava diventando un chiodo fisso
“Insinuo quello che voglio. Guai a te se scopro che ti vedi con un’altra”
Con tutto il male che si stava autoinfliggendo, il suocero lo voleva pure far passare per un marito infedele.
“Io amo tua figlia! Non potrei mai farle una cosa simile”
“Dimostralo, vedi di essere più presente. Sono 3 anni che l’hai lasciata sola con la bambina”
Goten sapeva che, anche se con modi poco garbati, Vegeta aveva deciso di parlargli perché teneva alla figlia e alla nipote.
“Grazie” il ragazzo lo prese alla sprovvista “Grazie per quello che stai facendo per loro in mia assenza. So che tu e mio padre vi state prodigando affinché non manchi nulla a Lily” avrebbe voluto essere presente ogni santo giorno per sua figlia
“Noi non stiamo facendo nulla di più di quello che avremmo fatto in tua presenza, sei tu il padre e non possiamo sostituirci a te. Anche se sinceramente ti cambierei volentieri”
“Non ti sono mai andato a genio, vero Vegeta?” gli era scappato da ridere alle parole del suocero
“Proprio per niente” il principe però non rideva, anzi si alzò per dirigersi verso l’uscita
“Cerco di tornare il prima possibile a casa”
“E stavolta restaci”
Questo però non glielo poteva promettere.
 
 
 
 
Era una splendida giornata di sole. Bra decise di accompagnare Lily al parco, un po’ di svago e di lontananza da quella casa così vuota poteva solo che fare bene ad entrambe.
La bambina giocava serena con i coetanei. La madre la guardava mentre saltellava a destra e a sinistra: invidiava la sua infantile spensieratezza, anche se a lei sarebbe bastato appena un po’ più di ottimismo. Forse un giorno si sarebbe tutto risolto. Esatto, forse, ma dopo 3 anni di partenze e ritorni lei non ci sperava nemmeno più.
Ricordava ancora il giorno in cui Goten le diede la notizia della promozione, un maledetto giorno che cambiò per sempre la loro vita.
 
“Ma Goten, non sarai più a casa. Ti perderai gli anni più belli di Lily”
“Certo che sarò a casa, non potrei mai perdere la mia bambina che dice la sua prima parola e sono sicuro che sarà ‘papà’” sminuiva, e col senno di poi, incoscientemente
“Se non torni nemmeno la sera, significa che non ti vedrò praticamente più”
“Tesoro, stai tranquilla, dovrebbe essere una bella notizia, perché sei così agitata?!” aveva un brutto presentimento
 
Le ultime parole prima della catastrofe. Avrebbe dovuto opporsi, ora lo sapeva, quelle sensazioni erano drammaticamente corrette.
Goten tendeva sempre a sminuire tutto, era lei a dover capire a cosa stavano andando incontro, anche con le minacce se necessario, ma avrebbe dovuto fare in modo che suo marito aprisse gli occhi.
 
Una voce la fece tornare alla realtà.
“Scusa, è libero?” un giovane ragazzo, biondo, occhi azzurri e ben vestito le stava indicando il posto accanto a lei
“Certo”
Si sedette vicino a Bra.
“Ho notato che tua figlia sta giocando con mio figlio” aveva un tono confidenziale
“Ah, è tuo figlio” la ragazza gli aveva risposto con disinteresse
Il ragazzo si era soffermato ad osservare la mano sinistra di Bra.
“Sei sposata?”
La signora Son iniziava ad essere infastidita da tutta quella invadenza, per lei era un semplice sconosciuto
“Già” gli rispose come se fosse ovvio, la ragazza non aveva voglia di fare conversazione, ma allo stesso tempo voleva liquidare quel ficcanaso “da quasi 5 anni” non lo guardava nemmeno in volto
“Ma sei giovanissima?!” si fermò a guardarla incredulo “Io invece non mi sono mai sposato, la mia ragazza ha pensato bene di mollarmi il bambino e sparire”
 
In quel momento Lily si avvicinò alla madre insieme al suo nuovo amichetto.
“Mamma, possiamo andare a prendere un gelato insieme a Lucas?”
Lo sconosciuto non si fece sfuggire l’occasione lanciata dalla bambina.
“È un’ottima idea!”
“Ma tesoro, dobbiamo andare a casa” voleva solo uscire da quell’incresciosa situazione
“Dai mami, per favore”
“Non credo che tuo marito si ingelosisca per un gelato”
Avrebbe voluto rispondergli ‘Nessuno ha chiesto il tuo parere’, ma preferì rivolgersi a sua figlia “Solo 5 minuti d’orologio”
Non voleva privare la bambina di una gioia, se pur minima.
 
Continua…

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Capitolo 7
*** Separazioni? ***


Separazioni?
 
Finalmente poteva ritornare nella sua adorata Satan City. A questo giro si era assentato per un mese.
Desiderava solo abbracciare Bra e Lily, ma prima però doveva passare da Emma. Arrivò all’ufficio del suo capo ed entrò.
Per essere il suo superiore era davvero molto giovane, forse solo qualche anno in più rispetto al ragazzo; era veramente graziosa, Goten lo aveva sempre pensato, ma nel suo cuore c’era sempre e solo una donna, anzi due, Bra e Lily.
“Ciao Goten, prego accomodati”
Il ragazzo era titubante, ma si sedette.
“Goten, ti senti bene?”
“Sì, solo che non vado molto d’accordo con il jet lag”
“E dopo 3 anni non ti sei ancora abituato??”
“Credo che non mi abituerò mai” ma quello per lui era il male minore
Emma ignorò la frustrazione del ragazzo.
“Allora, a casa tutto bene? L’emergenza è rientrata? Non mi hai più detto cos’era successo”
“M-mia madre è stata poco bene, ma ora è tutto risolto” non gli piaceva dire le bugie, ma pensava che quella fosse per una buona causa
“Ne sono felice” non ebbe alcun sospetto “Ti ho chiamato per assegnarti un nuovo incarico”
“Cosa?? Ma sono appena ritornato!”
“Mi dispiace, ma è necessario che tu riparta subito”
Goten doveva prendere il coraggio e dirle quello che da un po’ gli frullava per la testa.
“Emma ascolta, io ci ho pensato attentamente e credo che questo lavoro non faccia più per me. Non fraintendermi, a me piace quello che faccio, ma credo che non sia adatto per un uomo con una moglie e dei figli”
La donna lo guardò con aria assente, forse sperava d’aver capito male.
“Ti stai per caso licenziando?”
Detta in quei termini anche a Goten faceva un certo effetto.
“Sì, è esattamente quello che sto facendo. Non ce la faccio più ad andare avanti così”
“Non posso accettare le tue dimissioni, signor Son” la voce era pacata
“E perché mai?”
“Perché questa azienda ha bisogno di te, sei uno dei migliori nel tuo campo”
“Ma non puoi farlo!” Goten era scioccato
“E invece posso eccome. Al massimo ti posso concedere una settimana di ferie, ma non prima di aver terminato questo nuovo lavoro”
“Ma Emma, non sono stato a casa nemmeno un giorno quest’anno”
“È il massimo che posso fare per te”
Ora sì che era in guai seri. Non poteva nemmeno passare per un saluto, doveva riprendere l’areo.
 
 
 
 
Era più di un mese che Bra e Carlos si frequentavano, i loro figli trascorrevano molto tempo insieme e di conseguenza anche i genitori. Per la ragazza era nata una bella amicizia, che le teneva compagnia nei momenti di sconforto. Il ragazzo invece non perdeva mai l’occasione di farle capire che era interessato a lei e di mettere in cattiva luce Goten agli occhi della ragazza; le argomentazioni c’erano e forse anche in abbondanza, ma Bra non gli dava retta.
 
 
Era il compleanno di Lily. Bra pensò di organizzare una cena a casa sua ed invitare Lucas e Carlos per festeggiare la sua bambina.
 
Anche Goten voleva fare una sorpresa a sua figlia ed anche alla moglie.
Finalmente era arrivata quella benedetta settimana di pace; si era affrettato per prendere un regalo a Lily e per dirigersi velocemente verso casa.
Atterrò esattamente davanti all'abitazione. Era indeciso se entrare e comparire davanti a Bra oppure bussare; escluse la prima opzione ripensando a tutte le volte che suo padre aveva rischiato di far prendere un infarto alla madre comparendole davanti con il teletrasporto. Bussò.
 
Erano nel bel mezzo della cena, quando sentirono qualcuno alla porta.
“Aspettavi qualcuno?” Carlos si preoccupò che potesse diventare una festa più affollata
“No, non avevo invitato nessun altro”
Bra pensò ai nonni di Lily, ma quando si trovò davanti il marito, il suo cuore perse un centinaio di battiti.
“Goten, che ci fai qui?”
“Sorpresa!” non leggeva gioia negli occhi della moglie
“Bra, non sei felice di vedermi?”
“Ma certo amore che sono felice di vederti!”
Goten continuava a non capire.
Comparve Carlos alle spalle della ragazza.
“Bra, chi è?” vide Goten e capì “Tu devi essere il marito”
Goten era incredulo, mille cose gli passarono per la mente; non riuscì a fiatare.
Bra richiuse la porta alle sue spalle, lasciando Carlos al suo interno, probabilmente avrebbe dovuto dare qualche spiegazione.
“Goten, so quello a cui stai pensando”
“Davvero? Non pensavo fossi così perspicace” era estremamente deluso
“Goten! Mi hai chiesto mille volte di avere fiducia, ora te lo sto chiedendo io”
“Hai fatto entrare un altro uomo in casa nostra??” il ragazzo nemmeno l’ascoltava “Il giorno del compleanno di nostra figlia?”
“È il padre di un amico di Lily, non volevo che lo trascorresse da sola”
“E nemmeno tu volevi restare da sola a quanto vedo”
Gli stava arrivando uno schiaffo, ma la ragazza si trattenne bloccando la mano a mezz’aria.
“Su coraggio, che aspetti, tiramelo, tanto non puoi farmi più male di così”
“È solo un amico” Bra cercò di stare calma, non voleva che la bambina li sentisse litigare
“Bè allora spero che il tuo ‘amico’ possa renderti felice, io non posso più farlo”
“Ma cosa stai dicendo Goten, non capisco”
Il ragazzo prese un respiro.
“Volevo licenziarmi, ma a quanto pare non posso e non posso nemmeno costringere te e Lily a questa vita”
“Goten” era una supplica
“Mi dispiace Bra, ho rovinato tutto, ho rovinato il nostro matrimonio con questo lavoro. Tutto quello che potevo concedere a noi era una settimana, ma a che serve rimandare l’inevitabile?!”
Bra lo abbracciò, ma lui non ricambiò e la allontanò delicatamente. Non ce la faceva a sentirla così vicino prima di dirle addio.
“Goten, ma dove vuoi andare? Questa è casa tua”
Non le rispondeva. Come faceva a trattenerlo?
“Dà questo a Lily e dille che le voglio bene” le porse il regalo e fece per andarsene
“Goten, sono incinta” glielo disse tutto d’un fiato
Il ragazzo rimase spiazzato e tardò a voltarsi per guardarla negli occhi.
“Cosa?? E cosa aspettavi a dirmelo?”
“Non mi sembra ci sia stata l’occasione. Avrei dovuto darti una notizia così importante per telefono?”
Era confuso. Fino ad un secondo prima era convinto che la cosa migliore fosse lasciare la possibilità a Bra di avere a fianco un uomo presente per lei e Lily, ora invece non ci capiva più niente.
“M-ma sei sicura?”
“Sì”
“Oddio, che casino”
“Deduco tu non sia felice”
“Come faccio ad esserne felice? Non era il momento Bra, entro in crisi con un figlio tutte le volte che devo andarmene e poi come faccio a lasciarti da sola adesso??”
“Scusa, ho sbagliato a dirtelo. Sono stata stupida a credere che questo avrebbe potuto sistemare le cose tra noi”
“Bra, tu non capisci, se non dovessi ripartire ogni santa volta, io sarei la persona più felice del mondo”
“Hai detto che resti una settimana?”
“Sì”
“Allora rendiamola speciale insieme”
 
Continua…

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Capitolo 8
*** Un dolce risveglio? ***


Un dolce risveglio?
 
Una settimana. Solo una settimana per salvare il salvabile, dopotutto ora avevano una ragione in più.
 
Ciò che a Goten mancava nelle sue tante assenze era la semplice routine quotidiana; a lui mancava tutto, ogni singolo dettaglio: la buonanotte alla sera e il buongiorno al mattino. Era così bello svegliarsi accanto alla persona che si ama.
 
Quella mattina Goten, senza aprire gli occhi, cercava la moglie dall’altra parte del letto, ma non la trovò. Aprì gli occhi per appurare che realmente non ci fosse. Si stava spaventando, quando però la vide rientrare in camera.
“Bra, ma dov’eri finita?”
“Non mi sentivo molto bene, ma tranquillo è tutto normale”
Gli aveva sorriso e si era ricoricata.
Goten la guardò perplesso.
“Sto bene, davvero, torna a dormire”
L’atteggiamento del ragazzo era più che giustificato, dal momento che quando Bra aveva scoperto di aspettare Lily loro non erano ancora sposati.
“Di quanto sei?”
“Poco più di 2 mesi, ma l’ho scoperto solo dopo la tua ultima visita” si girò verso Goten “Davvero volevi licenziarti?”
“Sì. Per lo meno ci ho provato”
“Bè, da un lato non è stato un male che ti abbiano respinto le dimissioni, per lo meno non ora con un altro bimbo in arrivo”
“Sì Bra, lo so, però non ti posso stare accanto” era sconfortato “Perché non ti ho dato retta, quando mi hai detto che questa promozione ci avrebbe divisi?!”
La ragazza gli prese la mano e gliela accarezzò.
“Tesoro, non serve a nulla ripensare a quello”
Goten strinse la mano della moglie.
“Grazie amore mio, so di non meritarlo”
Bra zittì quelle insicurezze con un dolce bacio.
“Ma davvero hai pensato che tra me e Carlos ci fosse qualcosa?”
“Ma io dubito di lui, non di te”
“Dubiti? Ancora?”
L’aveva ad un centimetro dal viso.
“Lo vedo il modo in cui ti guarda” aveva un’espressione disgustata
Bra era divertita dalla gelosia del marito e lo stuzzicò.
“E come mi guarda?”
“E dai su, so che te ne sei accorta. Chiaro, sei bellissima”
“Davvero?”
“Certo, perché, quando mai ho detto il contrario?!”
“È che non me lo dici mai che sono bella”
“Questo però non significa che non lo penso, infatti dico sempre che Lily è stupenda perché assomiglia a te”
“Che ruffiano che sei, Goten!” sentiva una gioia che da troppo tempo ormai le era stata preclusa
 
Bra fece per alzarsi, ma il ragazzo la fermò.
“Dai, ancora 5 minuti”
“Lily deve fare colazione”
“È così bello svegliarsi e trovarti al mio fianco” la guardava con aria sognante “O forse ora dovrei dire trovarvi” fece scivolare lo sguardo sul ventre di lei
“Goten, ne usciremo, non so ancora come, ma sono sicura che troveremo una soluzione” sembrava particolarmente determinata “Se è necessario vado io personalmente a parlare con i tuoi superiori”
A quelle parole il marito si spaventò, di certo non voleva che Bra scoprisse che il suo capo era una donna e per nulla brutta.
Ora era Goten ad essersi alzato per concludere la conversazione.
“Ehy, ma che fretta hai adesso? È per qualcosa che ho detto?”
“Nono tranquilla” non la guardava negli occhi, ma forse così facendo peggiorava solo la situazione
“Goten, aspetta, ti sei agitato quando ho nominato i tuoi superiori”
Il telefono di Goten squillò e lui ne fu grato per averlo salvato dall’imbarazzante momento.
“Pronto”
Bra si stava allarmando, sperava tanto non fosse per lavoro. Lo fissava in cerca di qualche informazione in più, Goten però non si sbilanciava e non faceva trasparire emozioni.
“D’accordo” il ragazzo riattaccò dopo qualche secondo
“Devi ritornare al lavoro?” era diventato un incubo ad occhi aperti
“Certo che no, tesoro. Sono in ferie e nessuno mi scoccia”
Le diede un bacio e si allontanò, lasciando la moglie poco convinta.
“Vado a svegliare Lily”
Prestò attenzione al momento in cui Goten uscisse dalla porta e prese il telefono. Trovò l’ultima chiamata ricevuta.
 
Emma
 
Era un numero di cellulare, forse se fosse stato per lavoro avrebbero chiamato da un telefono fisso, come quella volta in cui aveva risposto lei. Ma allora chi era?
 
 
 
 
A colazione Bra non riuscì a tenersi quel dubbio e non si preoccupò nemmeno della presenza della bambina.
“Goten, chi è Emma?”
Il ragazzo quasi soffocò con il caffè.
“E tu come”
La sua reazione fece agitare la moglie ancora di più.
“Lily, tesoro, visto che hai finito il latte, ti va di giocare? Così io e papà parliamo un momento”
“Sì, mamma”
Brutto segno, era all’ultimo stadio dell’ira.
“Allora, mi vuoi spiegare chi è?”
Non aveva molta scelta, doveva dirglielo, anche perché non aveva proprio nulla da nascondere.
“È il mio capo”
“E da quando il capo usa il telefono privato per chiamare i dipendenti e non il telefono dell’azienda?” era chiaramente gelosa e alquanto sospettosa
“Ma tesoro, da sempre!” come faceva a placarla?
Bra non era convinta “Che ti ha detto?”
“Nulla d’importante, solo la destinazione del prossimo incarico. Ma ora non pensiamoci”
“Manca una settimana e te lo dice ora, mentre sei in ferie?”
“Sì bè, il tempismo non è il suo forte”
A Bra quella donna non piaceva “Quanti anni ha?”
Goten stava sudando “Q-qualche anno in più di me”
“Ed è lei che ti ha respinto le dimissioni?”
“Sì”
“Lo sapevo!” sembrava che avesse scoperto la luna “Ora è tutto più chiaro. Le piaci”
“Come prego?” il marito era confuso
“Ma è chiaro, non dirmi che non te ne sei accorto”
“No, certo che no” ed era vero
“Comunque non preoccuparti, ci parlo io con lei”
“Come scusa? N-non credo sia una buona idea”
“Ci penso io, tu dimmi solo dove trovarla”
Era determinata come non mai a consentire al marito di trovare un impiego vicino a casa e ad allontanarlo da quella sfasciafamiglie.
 
Goten lo sapeva, ci sarebbero stati fuoco e fiamme in quell’ufficio.
 
Continua…

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Capitolo 9
*** Una settimana indimenticabile ***


Una settimana indimenticabile
 
Goten si trovava in una situazione alquanto scomoda: desiderava liberarsi di Emma e di quel lavoro, ma allo stesso tempo non voleva che Bra, nel suo stato, si scontrasse con quella donna.
“Tesoro, ti prego, ragiona, non è il caso”
Erano ore ormai che il ragazzo tentava di dissuaderla.
“No Goten, io vado! Mi sono stufata. Ma come si permette?! Si dovrebbe solo vergognare ad approfittare della sua posizione per scopi così squallidi”
La ragazza si stava avviando a passo sostenuto verso la porta, ma il marito le si parò velocemente davanti.
“Ti prego, Bra. Se non vuoi farlo per me, pensa almeno al bambino, non gli può fare bene tutta questa rabbia”
La moglie si calmò leggermente a quelle parole “E allora cosa pensi di fare?”
“Ora niente. Voglio solo godermi questi giorni con voi”
“Ma Goten”
Lui le sorrise e le diede un bacio sulla guancia. Poi si avviò verso Lily che stava giocando poco distante da loro.
“Allora piccola, ti piace il regalo?”
“Sì, papà. Grazie!”
La bambina era corsa ad abbracciare Goten, per poi tornare ai suoi nuovi giochi.
Bra calmò la sua smania di ‘vendetta’, forse Goten aveva ragione, non era il caso di farsi rovinare quei momenti insieme. Si avvicinò al marito, che sorridendo contemplava la figlia.
“Che fantasia. Delle bambole per una bambina di 5 anni” si prendeva gioco di lui
“Pensi sia un regalo scontato?” mise una mano nella tasca dei pantaloni e tirò fuori un pacchettino color argento “Dimmi cosa pensi di questo”
Porse il regalo alla moglie e lei lo guardò sorpresa “Goten”
“Non è un anello, tranquilla. Spero possa piacerti. Tra pochi mesi è il nostro anniversario, ma non sono sicuro di essere a casa per quel giorno, quindi ho pensato di anticipare” il ragazzo le sorrise “Non guardarmi così. Aprilo”
Bra raccolse il suo suggerimento e scartò il regalo: un bellissimo medaglione a forma di cuore con all’interno una foto, in cui vi erano raffigurati i due giovani con la piccola Lily.
Bra si commosse “Tesoro, è stupendo, grazie!”
“Ovviamente dovremmo cambiare la foto quando arriverà il piccolo”
“Piccolo?” si mise al collo il medaglione “Speri sia un maschietto?”
“Non ho alcuna preferenza, è sufficiente che stia bene”
La moglie rimase incantata da quelle parole.
“Sai Goten, ogni tanto mi ricordi perché mi sono innamorata di te” fingeva serietà
“Solo ogni tanto?” quei momenti di spensieratezza per lui erano impagabili “Stasera vi porto a cena fuori”
“Hai per caso qualche altra sorpresa?”
“Scusa tesoro, ma devo concentrare tutto in una settimana” le fece un sorriso malizioso
 
 
 
 
Erano forse anni che non cenavano in un ristorante e Bra si sentiva come si stesse preparando per il suo primo appuntamento.
La ragazza indossò un vestito color magenta, sobrio, ma elegante, che metteva perfettamente in risalto le sue forme perfette e ovviamente il medaglione, che probabilmente non avrebbe più tolto.
 
Goten, al piano inferiore, si stava spazientendo nell’attesa che la moglie si preparasse e attendeva insieme a Lily.
“Ma quanto ci mette la mamma?!”
“Eccola!” la bimba indicò con il ditino la ragazza che scendeva le scale
Il ragazzo seguì con lo sguardo il punto fissato dalla figlia. Ne rimase incantato.
“Goten?”
Bra lo riportò alla realtà.
“Sì?”
“Andiamo?”
“Certo!”
 
 
 
 
Arrivarono dopo circa una mezz'ora.
“Goten!”
Il ragazzo si spaventò dal tono allarmato della moglie “Che c’è??”
Bra si voltò a guardarlo sorpresa, una reazione che nelle ultime ore la stava spesso accompagnando “È il ristorante più caro della città”
A quelle parole il ragazzo si tranquillizzò e alzò gli occhi al cielo.
“Pensavo stessi male. Lo so, ma non vedo il problema”
Goten prese Lily per mano e si avviò verso l’ingresso.
Bra ci mise un secondo per riprendersi, per poi seguire il marito e la figlia.
 
La ragazza continuava ad essere poco convinta.
“Bra, perché sei così silenziosa?”
“Dovremo farci fare un prestito da mio padre”
“Secondo te mi faccio pagare da Vegeta il ristorante?! Tranquilla, se vi ci ho portate, è perché posso permettermelo”
L’ultima volta che Goten le aveva detto di stare tranquilla, erano stati catapultati in un incubo senza fine.
Stavolta però la ragazza dovette ricredersi; passarono una spensierata serata familiare, forse una delle più belle in assoluto.
 
Lily si addormentò tra le braccia di Bra. Per quella sera avevano eccezionalmente optato per l’auto. La ragazza accomodò la bambina sul seggiolino e prese posto.
“Grazie Goten”
“Per cosa?”
“Per tutto, ma innanzitutto per esserci”
Il ragazzo le sorrise, anche se in cuor suo sapeva di poter regalare raramente quei momenti alla famiglia.
 
 
Quando ritornarono a casa, Goten portò Lily nel suo lettino, mentre Bra andò in camera con l’intenzione di cambiarsi.
Il ragazzo la raggiunse, ma si soffermò sulla porta a guardarla. Sua madre aveva ragione, era diventata bellissima.
“Goten, invece di stare lì come un palo, mi aiuteresti con la cerniera del vestito?!”
“Non aspettavo altro!” il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, chiuse la porta e diede un giro di chiave.
“Goten! Ma che hai capito?! Non fare il cretino e aiutami”
“Ma certo che ti aiuto”
Le fece delicatamente scendere la cerniera, ma ‘inavvertitamente’ le sfiorò la schiena con la punta delle dita.
Bra si voltò verso di lui per rimproverarlo “Goten, ti avevo detto che” ma si perse nei suoi occhi
 
Forse per l’atmosfera o la spensieratezza della serata, Goten e Bra trascorsero dopo tanto tempo la notte insieme, dimenticando per un po’ i loro problemi.
 
Continua…

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Capitolo 10
*** Piccole interruzioni di felicità ***


Piccole interruzioni di felicità
 
Bra aprì lentamente gli occhi. Goten l’abbracciava e lei percepiva il dolce calore del suo corpo.
Era tutto troppo bello per essere vero.
La ragazza tentò di slacciarsi dalle amorevoli braccia del marito, ma lui la strinse con maggiore forza.
“Goten dai, lasciami andare” non era un rimprovero
Il ragazzo le rispose con una debole risata. Bra si divincolò, quasi di malavoglia, e lui mollò la presa; ora la ragazza lo guardava dritto negli occhi.
“Buongiorno”
“Buongiorno, Goten”
Nei loro pensieri solo la notte che avevano trascorso, i loro occhi trapelavano solo profondi e sinceri sentimenti.
Poi un pensiero rattristò il ragazzo.
“Mi chiami appena sai il sesso del bambino?”
“Certo Goten, ma” la sola prospettiva di doverlo salutare a tempo indeterminato la faceva stare male
“Ma?” il ragazzo lesse negli occhi della moglie la risposta “Bra, ci sarò quando nascerà. È una promessa”
“Le promesse non ci sono concesse, lo sai”
Le aveva sollevato dolcemente il viso, già inondato di lacrime.
“Non importa dove sarò o cosa starò facendo, chiamami e sarò accanto a te”
 
Dei colpi alla porta interruppero la loro sofferta conversazione.
“Mamma”
Bra alla voce della figlia scattò a vestirsi, asciugandosi le lacrime e dopo un po’ di perplessità fece lo stesso anche Goten.
La ragazza corse ad aprire a Lily “Tesoro, va tutto bene?”
“Mamma, mi fa male la pancia” si teneva le mani sul ventre, era pallida e sudata fradicia
Goten si chinò davanti alla figlia con l’intenzione di sentirle la fronte con la mano.
“Bra, la bambina scotta!”
“Cosa??” la ragazza rimase immobile
Non c’era mai un momento di pace.
Il ragazzo azzardò delle ipotesi, ma dai sintomi andò a colpo sicuro.
“Credo sia appendicite” si voltò verso la moglie prendendo in braccio la figlia “La porto in ospedale. Prendi dei vestiti per Lily e raggiungici in macchina”
La ragazza continuava a non reagire ed assisteva alla scena inerme.
“Bra, tesoro, mi hai capito?”
“Sì, scusa, è solo che se non ci fossi stato tu, io”
“Ci sono. Andrà tutto bene”
 
 
 
 
Il mezzo più rapido che Goten conoscesse era il volo.
Un flash di 5 anni prima attraversò la mente del sayan: trasportava la moglie in procinto di partorire, ma la ragazza era svenuta fra le sue braccia.
Il ragazzo cercò di allontanare quei tristi pensieri e aumentò ulteriormente la velocità, non poteva rischiare di perderla.
 
Arrivò tempestivamente, lasciando la sua bambina nelle mani dei medici. Per ogni attimo di felicità, ne vivevano mille di ansia.
 
Finalmente Bra era riuscita a raggiungere trafelata la sua famiglia. Era stata accompagnata da Goku e Chichi.
“Mamma, papà, che ci fate qui?”
“Tesoro, avevo chiamato per invitarvi a cena, ma tua moglie ci ha dato la notizia di Lily, così siamo corsi a casa tua”
“Mi dispiace mamma, ma dovremmo rimandare la cena”
Bra sbiancò all’improvviso e si portò d’istinto una mano davanti alla bocca. Si allontanò velocemente.
“Figliolo, ma cosa è preso a tua moglie?” Goku era rimasto perplesso dallo strano comportamento
“Si deve essere agitata per Lily” non era il momento per rivelare loro che sarebbero diventati nuovamente nonni
La madre però non se la bevve.
“Credo di no Goten. Bra è incinta, vero?”
“Goten! Ti sembra il caso nella situazione in cui vi trovate?!”
“Lo so papà” si sentiva già abbastanza in colpa “ma non lo abbiamo cercato. Non siamo così sprovveduti”
“A me pare proprio di sì invece” sapeva bene la sofferenza che provava Lily per l’assenza del padre
“Ora basta, Goku! Non è certo il momento”
Chichi cercava di placare quell’alto livello di nervosismo. Si sedette vicino al figlio e cercò di consolare il povero ragazzo.
“Tesoro, non dare retta a tuo padre” gli prese una mano fra le sue con l’intenzione di far sentire la propria vicinanza “Goten, so che è una situazione difficile, ma un figlio è sempre una gioia”
Lei lo sapeva bene cosa volesse dire crescere dei figli senza un uomo accanto: era stato difficile, ma per lei quei due bambini erano la vita in assenza di suo marito.
“Mamma, ho cercato di piantare quel lavoro, ma non mi è stato permesso” gli occhi pizzicavano
Il ragazzo raccontò ai genitori il suo tentativo e la determinazione di Bra a voler sistemare quella situazione.
“Tesoro, ci deve essere una soluzione”
Chichi iniziava a sentirsi in colpa: e se l’avesse messo lei con le sue manie di grandezza in quel labirinto?
“Ci parlo io” Goku spiazzò i presenti con quell’intervento
“C-cosa?? Papà, vuoi parlare con Emma?”
“Non vedo vie d’uscita. Ed ora con due figli non puoi permetterti di essere così assente”
Forse in cuor suo voleva che il figlio non facesse i suoi stessi errori.
“Grazie” il ragazzo era a corto di parole
“Ringraziami se ci riesco” e detto ciò si avviò
 
In quel momento stava tornando Bra, che lo incrociò nel corridoio.
“Dove sta andando Goku?” rimase perplessa dall’improvvisa fretta del suocero
“A parlare con Emma”
“Cosa??”
Bra guardò allibita il marito, ma sperava tanto che quella donna ricevesse la giusta lezione.
 
Continua…
 
Spazio dell’autrice
 
Scusatemiiii, lo so ieri non ho aggiornato, ma ho discusso la mia tesi di Laurea e sono stata un po’ impegnata XD
Fino ad ottobre non riprendo con la specialistica, quindi proseguo con la scrittura.
Mi concedo solo una piccola vacanza, ma aggiorno il prima possibile 😉
A presto, baci :3

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Capitolo 11
*** Il confronto ***


Il confronto
 
Goten, Bra e Chichi erano rimasti in ospedale e aspettavano con ansia notizie della piccola Lily.
L’attesa era snervante. Bra non riusciva ad aspettare seduta accanto al marito e alla suocera e passeggiava avanti e indietro per il corridoio del reparto.
“Tesoro, stai calma, non è nulla di grave, nostra figlia starà bene” cercava di calmare la ragazza, ma più il tempo passava e più brutti pensieri attraversavano la sua mente
 
Finalmente dopo quasi due ore di agonia ebbero la notizia che l’operazione era finita e la bambina si sarebbe presto ripresa.
Bra e Goten corsero da lei.
Quando Lily vide entrare i suoi genitori, avrebbe tanto voluto correre loro incontro, ma la flebo e l’effetto dell’anestesia le impedivano quel movimento.
La ragazza si precipitò ad abbracciare la figlia.
“Piccola mia, che paura che ho avuto”
Anche Goten si era avvicinato alla moglie e alla figlia. Era sollevato di essere stato con loro in quel momento e sperava che suo padre riuscisse ad intercedere per lui con il suo capo. Non avrebbe potuto sopportare di salutare di nuovo la sua famiglia.
 
 
 
 
Non fu difficile per Goku trovare l’edificio dove risiedeva l’ufficio di Emma.
Un palazzo molto lussuoso; sicuramente non era un pessimo lavoro quello del figlio, ma se esso metteva al secondo posto la famiglia, non era di certo l’impego più adeguato.
Bussò, anche se avrebbe tanto desiderato sfondare la porta.
“Avanti”
Goku a quell’invito entrò.
“Buongiorno”
Emma lo fissava. Era sicura di non conoscerlo, anche se forse una certa somiglianza con qualcuno c’era.
“Buongiorno. Con chi ho il piacere di parlare?”
Per il sayan non vi era alcun piacere a trovarsi lì.
“Mi chiamo Son Goku, sono il padre di”
“Goten!” non lo aveva nemmeno fatto finire di parlare “Prosegue bene la sua vacanza?”
“In effetti sta andando bene accanto alla sua famiglia” cercò di evidenziare con il tono di voce l’ultima parola
“Bene” aveva incassato palesemente il colpo “A cosa devo la visita di suo padre?”
Una ragazza poco perspicace.
“Sono venuto a chiederti di accettare le dimissioni di Goten” di certo non riusciva a rivolgersi ad una ragazza così giovane dandole del lei, sarebbe potuta essere sua figlia
Emma si rattristò. Ed ora cosa avrebbe fatto?
“Come ho già detto a suo figlio, non è possibile”
“Non credo ci sia scritto da qualche parte o sbaglio?”
“Mi scusi, non le ho nemmeno detto di accomodarsi” stava perdendo quel tono autoritario
“Non mi tratterrò molto” Goku invece non voleva mostrare segni di debolezza “Forse non lo sai, ma Goten sta per avere un altro figlio”
Fu una sorpresa per Emma e una fitta al cuore.
 
La ragazza ricordava ancora il giorno in cui vide Goten per la prima volta; il loro primo incontro avvenne quasi 6 anni prima.
 
Sì incantò a guardarlo. Le avevano detto che era molto giovane, ma non pensava fosse quasi suo coetaneo.
Il padre della ragazza le aveva presentato Goten come un nuovo dipendente; quel giorno Emma era passata in ufficio per un saluto.
“Ciao cara, ti posso presentare Goten? Da oggi lavorerà con noi”
“C-ciao”
Il ragazzo le aveva regalato un magnifico sorriso.
“Emma” il padre la richiamò alla realtà “ti posso chiedere di aiutarlo ad ambientarsi? Siete entrambi molto giovani, sono certo che andrete molto d’accordo”
“Sì, papà” aveva accettato di buon grado
 
Così tra loro nacque una bella amicizia. La ragazza davvero lo aiutò ad adattarsi al nuovo lavoro. Ma il caso volle che quella vicinanza portò Emma ad innamorarsene; sapeva che era sposato e aveva una figlia, Goten non parlava di altro, ma lei quei sentimenti non li sapeva controllare e li teneva custoditi nel suo cuore.

Tre anni prima il padre venne a mancare ed Emma, essendo l’unica erede, diventò la proprietaria di tutta l’azienda; ma pur essendo ancora molto giovane riuscì a gestire egregiamente gli affari.
L’amicizia con Goten si affievolì data la posizione della ragazza, ma l’amore che provava per lui non scomparve.
Sapeva di essere stata infame con quella promozione, ma non voleva nemmeno immaginare che Goten fosse felice senza lei.
Ora però il ragazzo stava per diventare di nuovo padre e lei era davvero così cattiva da allontanarlo dalla sua famiglia? Doveva mettersi il cuore in pace, lei non era sua moglie e il suo amore non era corrisposto.
“Dica a suo figlio di passare. Se vorrà, potrà firmare il suo licenziamento”
 
Goku ci era davvero riuscito?
 
Continua…

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Capitolo 12
*** Un ultimo tentativo ***


Un ultimo tentativo
 
Goten era felice che suo padre fosse riuscito nell’impresa, ma c’era ancora qualcosa che non lo convinceva.
Per quale ragione Emma avrebbe dovuto cambiare idea da un giorno all’altro?
 
Si diresse all’ufficio del suo capo.
“Emma?” aprì lentamente la porta, non bussò, dopotutto erano amici, o no?
“Entra, Goten”
La ragazza non alzò lo sguardo e continuò con il suo lavoro.
Il sayan prese coraggio ed iniziò a parlare.
“Mio padre mi ha detto che hai cambiato idea”
A quelle parole Emma posò di scatto gli occhi su di lui. Goten iniziava a spaventarsi: quell’ufficio non gli aveva mai provocato quell’effetto, gli sembrava di essere in una gabbia.
“Goten” si alzò e si avvicinò lentamente al ragazzo “Ti sono mai piaciuta?”
Goten rimase sorpreso dalla domanda, forse le ipotesi della moglie erano corrette.
“Che cosa??”
“È una domanda semplice, signor Son”
La posizione della ragazza rendeva la situazione alquanto ambigua: l’amicizia passata dei due e i sentimenti di lei rendevano il tutto ulteriormente scombussolato.
“Emma, ma che ti salta in mente?”
Il ragazzo indietreggiava, mentre il suo capo si avvicinava sempre di più.
“Signorina Lee, prego” che fosse impazzita all’improvviso? “Rispondi alla mia domanda: ti sono mai piaciuta?”
“A-assolutamente no” era la risposta sbagliata?
“Peccato, Goten” era sconsolata, ma non accennava a fermare il suo avanzamento
L’aveva un centimetro dal naso.
“Emma. Cioè, signorina Lee” era una supplica
La guardava dritta negli occhi cercando di capire le sue intenzioni, anche se erano più che evidenti. Era bella, molto bella e quella vicinanza fisica non aiutava senz’altro.
“Io invece credo di amarti, Goten”
Il ragazzo si riscosse da quella situazione imbarazzante, la allontanò afferrandola per le spalle e andò a sedersi.
“S-sono venuto a firmare le mie dimissioni” dopo quello che gli aveva confessato, faceva una certa fatica a guardarla in faccia
La ragazza, nonostante le previsioni, ci rimase male “Hai capito cosa ti ho detto?”
“Emma, ti prego. Non sono interessato a te, mi dispiace. Amo mia moglie ed ora desidero solo stare con lei e i miei figli”
Una dote che qualunque altra donna avrebbe apprezzato, ma non Emma, non se quella qualità lo avrebbe allontanato per sempre da lei.
“E se ti offrissi un lavoro vicino a casa?”
Si era riseduta davanti a lui. Un ultimo tentativo di tenerlo accanto a lei lo poteva pur fare, dopotutto non aveva più nulla da perdere.
“Signorina Lee” allungò le distanze tra loro “Date le circostanze non mi sembra il caso di lavorare insieme. È meglio se io mi allontani”
“Ma allora ti piaccio, altrimenti non penseresti di allontanarti per non rovinare il tuo matrimonio” si era avvicinata con la sedia, a dividerli solo la scrivania
“Emma, davvero, mi dispiace, posso capire come ti senti, ma io non ho mai pensato ad un’altra donna che non fosse mia moglie. Credo che sarebbe meglio anche per te se mi allontanassi”
Non aveva davvero più speranze.
“In tal caso” stava per piangere, ma si trattenne, si sentiva già abbastanza umiliata
Prese un foglio e compilò le dimissioni di Goten.
Al ragazzo dispiacque di averla respinta e vedendola in quello stato mise una mano sulla sua, bloccandola nella sua azione.
“Sei stata una buona amica, grazie. Se solo avessi capito prima le tue intenzioni sarei stato più attento a non farti soffrire, mi dispiace”
Emma lo guardò con malinconia, poi proseguì a scrivere quelle sofferte dimissioni.
“Manca solo la tua firma”
Gli passò il foglio, ma fu titubante a lasciare la biro nelle mani del ragazzo “Non potrai più cambiare idea. Io non la riassumerò, signor Son”
Goten prese dolcemente la penna da ormai il suo ex capo e interpose la sua firma a piè pagina “Nessun ripensamento” le sorrise e riconsegnò il documento
“Ti auguro il meglio, Emma” si alzò e si avviò verso la porta
La ragazza seguiva i suoi passi con sguardo amareggiato.
Quando Goten fu uscito, Emma non riuscì a trattenere le lacrime e guardò incredula quel foglio “Addio” era stata veramente sconfitta e avrebbe dovuto accettarlo
 
 
 
 
Desiderava davvero uscire il prima possibile da lì, quella donna lo aveva tentato e non poco con le sue moine.
Goten era più che convinto dei sentimenti per Bra, ma era pur sempre un uomo sensibile alla bellezza femminile.
Non vedeva l’ora di arrivare a casa per dare la bella notizia alla moglie.
“Bra!”
Sentendo la sua voce, la ragazza era corsa giù per le scale.
“Allora?”
Il marito la fece stare sulle spine per un attimo, poi però le sorrise.
Bra capì subito la risposta e lo abbracciò
“Goten, ma” si staccò perplessa dalle sue braccia
“Che c’è?”
“Questo profumo, non è tuo. È di una donna. È di Emma?”
Non si era nemmeno accorto che avesse addosso un profumo. Fantastico, ed ora cosa le diceva ‘Sì, tesoro, ha tentato di baciarmi’? No, pessima idea.
“Non ti saprei dire, io non lo sento. Sicura non sia tuo?” detto ciò si avviò verso la cameretta della figlia ancora in convalescenza
L’ombra del sospetto era rimasta sul viso di Bra. Lo seguì e lo bloccò per un braccio.
“Cosa hai dovuto fare per farti accettare le dimissioni?”
“Nulla” almeno lui non aveva fatto niente di compromettente
“Non me la racconti giusta, Goten” lo guardava di sottecchi
Il ragazzo non voleva altri problemi con quella storia e cercò di sviare il discorso.
“Ora dovrò cercare un altro lavoro”
“Prima levati quei vestiti”
“Li vuoi lavare?”
“No, li voglio buttare. Non voglio nemmeno sapere se quella disgraziata ti ha messo le mani addosso. E fatti una doccia, altrimenti io stanotte non ci dormo con te”
“Ma è la mia maglietta preferita” aveva avuto una reazione un tantino esagerata, però cercò di declinarla a suo vantaggio “La fai con me la doccia?”
“Scordatelo, anzi muoviti che la cena è quasi pronta”
Dopo tutto quello che aveva passato in quell’ufficio, la moglie lo ringraziava così. Ma Goten non ci rimase male, anzi era divertito dalla gelosia della ragazza.
“Prima saluto mia figlia”
 
Goten sapeva che Bra era felice, solo un po’ gelosa. Dopotutto sua moglie non aveva nulla da invidiare ad Emma e farle capire questo era compito proprio di suo marito.
 
Continua…

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Capitolo 13
*** Omissioni ***


Omissioni
 
Da settimane ormai Goten era alla ricerca di un lavoro che rispondesse alle sue esigenze.
Il ragazzo iniziava ad arrendersi e Bra, nonostante anche lei fosse preoccupata per quella situazione, tentava di infondere coraggio al marito.
“Dai, tesoro, vedrai che lo troverai”
“Tra pochi mesi nascerà ed io sono in alto mare”
L’umore di Goten era già a terra, ma la ragazza doveva dargli una notizia che sapeva non sarebbe stata gradita.
“Ah tesoro, mi sono dimenticata di dirti che oggi ha chiamato mia madre”
“E che ti ha detto?”
“Ci ha invitati a cena per stasera”
Goten fece un’espressione contrariata “Sai Bra, non credo di sentirmi molto bene”
La moglie lo sapeva, il solo pensiero di passare del tempo con Vegeta lo faceva stare male. Forse non aveva poi tutti i torti, partiva sempre con i suoi terzi gradi e lo metteva spalle al muro, specie in quel periodo con la storia del lavoro.
Bra sorrise alla reazione del marito; sembrava un bambino quando se ne usciva con quelle frasi.
“Ma Goten, quella incinta sono io, non tu” lo seguiva in tutta la casa con l’intenzione di convincerlo “E dai. Io come giustifico la tua assenza?”
“Scordatelo. Dì loro che non sto bene. Non ho voglia di sentire gli insulti di tuo padre. Non perde mai occasione di farmi passare per un cattivo genero”
“Ma Goten, pensa a Lily, lei non verrà se non vieni anche tu”
“Tranquilla che viene. Nostra figlia adora i tuoi”
Non lo avrebbe mai convinto con la dolcezza e la comprensione.
“Basta Goten! Fai l’uomo e affronta mio padre. Dimostragli che si sbaglia su di te”
“E come faccio? Mi piomba addirittura in ufficio a ricordarmi i doveri che ho. Come se io li dimenticassi”
“Un attimo, cosa hai detto??”
Non le aveva detto della visita di Vegeta a Miami ed ora la ragazza lo guardava in cerca di spiegazioni.
“Nulla, assolutamente nulla, tesoro” si era pestato i piedi da solo “Non credi che Lily sia troppo silenziosa? Vado a vedere se sta bene”
Si stava avviando, ma la ragazza lo richiamò senza nemmeno voltarsi.
“Son Goten, fermo dove sei!” aveva tirato fuori il lato peggiore della moglie
Bra si mise davanti a lui.
“Hai detto che mio padre è venuto a parlarti? Perché non me lo hai detto?”
“Mi sono dimenticato. Ha detto che non avrei dovuto lasciarvi più sole”
Bra era perplessa.
“Quindi tutto quello che hai fatto aveva dietro le minacce di mio padre?”
“Ma cosa ti salta in mente? L’ho fatto perché mi mancavate”
Non ne era ancora convinta, aveva una strana diffidenza nello sguardo.
“Goten, guardami negli occhi e dimmi che non è come penso”
“Certo che non è così! Tuo padre ha solo ribadito un pensiero che io ho già in mente. E siete voi”
Bra continuava a pensarci. Perché Vegeta si sarebbe preso il disturbo di raggiungere Goten chissà dove se non avesse intuito qualcosa? Le venne in mente il profumo che sentì sui vestiti del ragazzo e le vennero i brividi. Stava mettendo insieme i tasselli e nella sua mente si andò delineando un’immagine terribile.
“Goten, basta bugie!” lo guardava dritto negli occhi, voleva cogliere la verità “Hai avuto una storia con Emma?”
Non l’avrebbe mai convinta a parole che quella era solo un’assurdità.
“Bra, mi sono stufato. Se non ti fidi non so cosa farci. Ora andiamo a questa benedetta cena”
“Ora sono io a non voler più venire! E come vedi sono più che giustificata” se ne stava andando in un’altra stanza, ma ritornò indietro “Ah, a proposito, è un maschio se ti interessa”
Un flash nella mente di Goten. Si portò le mani in faccia.
“Cavolo, l’ecografia! Era oggi. Tesoro, scusa, mi sono completamente dimenticato”
“Avrai avuto di meglio da fare, suppongo”
“Però ora sei ingiusta. Ero in giro a cercare un lavoro, anche per te e i bambini”
I toni si stavano alzando e Lily, che si trovava nella sua cameretta, iniziava a spaventarsi.
“Mamma, papà, perché urlate?” ma loro non le davano nemmeno retta
“Chissà cosa stavi facendo oggi, altro che trovare un lavoro”
“Mi hai chiesto tu di licenziarmi”
Stavano esagerando e non riflettevano nemmeno su quello che si sputavano contro.
“Se volevi rimanere con Emma, bastava dirlo” per lei la conversazione era chiusa “Vieni Lily” aveva allungato una mano alla bambina “Andiamo dai nonni”
“E come pensi di arrivarci?”
“In auto. Tanto tu non volevi nemmeno venire, quindi ora che ti importa?”
“Bra, lo sai che non voglio che prendi la macchina nel tuo stato”
“E come credi che ci sia andata a fare l’ecografia oggi?”
La bambina teneva la mano della madre e seguiva il litigio dei genitori facendo passare lo sguardo da un genitore all’altro.
“Ti ho già detto che”
Bra non lo fece nemmeno terminare.
“Basta Goten! Sono stufa di ascoltarti” si avviò verso la porta con la figlia “Andiamo, tesoro”
La bambina però faceva resistenza e allungava l’altro braccio verso Goten “Papà!” piangeva, ma il ragazzo rimase immobile ad osservare la scena
Quando la moglie e la figlia furono uscite, Goten si ridestò e le seguì velocemente.
“Bra! Ti prego, non prendere l’auto, ho un brutto presentimento, abbiamo appena litigato, sei alterata”
“Lasciami stare Goten, vai da Emma se ti manca”
Cercò di fermarla, richiudendole la portiera.
“Perché dobbiamo litigare per colpa di tuo padre?”
Lei la riaprì “Perché forse ha ragione”
“Bra, vengo anche io, scendi”
“Ora non ti voglio più io”
Chiuse la portiera e partì. Il ragazzo non sapeva più come convincerla e la vide allontanarsi.
 
“Mamma?” singhiozzava “Perché papà non viene con noi?”
La ragazza aveva gli occhi velati dalle lacrime “Ci raggiunge dopo, tesoro” le fece un sorriso forzato nello specchietto.
Lei però non era nemmeno sicura di ritrovarlo a casa al suo ritorno.
 
Continua…

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Capitolo 14
*** La verità ***


La verità
 
Goten sapeva di non riuscire a fermarla, quando la moglie decideva qualcosa era praticamente impossibile farle cambiare idea. Così il ragazzo decise di anticipare l’arrivo di Bra alla Capsule Corporation.
Vegeta era sempre in grado di mettersi in mezzo a loro e a Goten questa situazione stava stancando.
 
“Goten, sei in anticipo”
Bulma lo aveva accolto con un grande sorriso in giardino.
“Bra è arrivata?” era agitato e la donna si stava preoccupando
“No, mia figlia non è qui. È successo qualcosa?”
“Abbiamo litigato. Strano, vero? Io e lei non litighiamo mai” era tristemente ironico
“Ma per quale ragione?” quei ragazzi stavano vivendo un periodo orribile, che non accennava a passare
Goten sapeva di aver sbagliato a non dire nulla alla moglie riguardo alla visita di Vegeta, ma probabilmente era per evitare tutto quel trambusto.
Il ragazzo raccontò alla suocera della conversazione che aveva avuto a Miami e dei sospetti di Bra.
“Tranquillo Goten, Bra e Lily arriveranno sane e salve. E poi tu puoi percepirlo se stanno bene, no?” Bulma tentò di distrarlo nell’attesa “Oggi siete andati per l’ecografia? Allora, avrò un nipotino o una nipotina?”
“È un maschio, ma io non c’ero, mi sono dimenticato. Con questa storia del lavoro ho sempre la mente altrove. Sono imperdonabile, lo so”
“Goten, finiscila con l’autocommiserazione. Non è successo nulla di grave” gli fece un sorriso e lo prese per un braccio “Vieni, entriamo” arrivarono in soggiorno “Aspetta qui, devo fare una cosa” fece un nuovo sorriso al genero e si allontanò
Goten non percepiva pericolo intorno a Bra e Lily eppure continuava ad avere un presentimento non buono.
 
 
 
 
“Vegeta!”
“È arrivata Bra?”
Bulma si stava esaurendo a fianco di quell’uomo.
Il principe si accorse dello sguardo poco amichevole della moglie “Ed ora che vuoi?”
“Ti rendi conto che in questo modo rovini il matrimonio di tua figlia?”
“Goten non ha bisogno del mio aiuto, è bravissimo da solo”
Mai una volta che avesse una considerazione positiva su quel povero ragazzo; ogni parola che usciva dalla sua bocca era pungente.
“Sei andato a rimproverare tuo genero?”
“Mesi fa”  
“E ti senti orgoglioso? Dai Vegeta, raccontami, ti senti meglio ora che hai fatto litigare quei due ragazzi? Possibile che non ti renda conto che non importa a nessuno quello che pensi tu?!”
“Però ho cresciuto io quella bambina quando suo padre non c’era”
Aveva un egocentrismo smisurato.
“Ed è esattamente quello che dovevi fare, perché sei suo nonno e non devi chiedere nulla in cambio. Era tuo dovere” erano anni che tentava di farlo ragionare “Quindi prima di ricordare a Goten i suoi doveri di padre, abbi ben presente i tuoi”
La conversazione fu interrotta dallo squillo del telefono. Bulma fissò per qualche istante Vegeta negli occhi e poi andò a rispondere.
 
“Pronto” la voce era rotta dalla rabbia
“Mamma”
“Bra, tesoro, dove sei?”
“Volevo avvisarti che farò un po’ tardi”
Bulma non capiva.
“Ma, tesoro, tuo marito è già qui”
“Goten è lì?!” forse lo aveva sottovalutato “Ho una commissione da sbrigare, ma arrivo il prima possibile. Ciao”
Aveva riattaccato frettolosamente. Che Goten avesse ragione?
 
 
 
 
Bra si trovava difronte allo stesso palazzo davanti a cui mesi prima si era recato il suocero. Aveva fatto qualche ricerca e finalmente era riuscita a trovare quel maledetto indirizzo.
Raggiunse l’ufficio di quella donna. Aveva bisogno di risposte ed Emma avrebbe chiarito i suoi dubbi.
Entrò senza nemmeno bussare insieme a Lily. Al diavolo le buone maniere, quella donna non si era fatta alcuno scrupolo a tentare di portarle via il marito. Stringeva la mano della figlia per farsi coraggio e sperava tanto di non svenire date le sue condizioni.
Un profumo familiare le inondò le narici e le venne un conto di vomito, più per l’essenza che per la gravidanza.
“E tu chi sei?”
Emma rimase sorpresa dall’irruzione.
“Sono la moglie di Goten”
Un silenzio interminabile tra le due. Si scrutavano cercando anche solo un difetto nell’altra.
“Perché sei qui? Come saprai tuo marito non lavora più per me”
“Cosa c’è stato fra di voi?”
Emma si mise a ridere e Bra non capiva quella reazione completamente fuori luogo.
“Assolutamente nulla. Ho persino provato a baciarlo e lui mi ha respinta” quell’aria divertita stava scemando, lasciando il posto ad uno sguardo amareggiato “Non perdeva occasione di parlarmi di te e di sua figlia” sorrise a Lily “Ti assomiglia, sai? Anche se ha un che anche di Goten” i suoi occhi emanavano malinconia
La piccola si nascose dietro alla madre.
“Puoi stare serena, tuo marito ti è fedele, non cederebbe a nessuna tentazione, ha una volontà di ferro”  
Bra era felice di quella notizia, anche se la infastidiva il fatto che quella donna avesse avuto pensieri poco innocenti sul suo uomo.
 
In quel momento la porta dell’ufficio si spalancò nuovamente e stavolta fece il suo ingresso proprio il soggetto della loro conversazione.
“Quando si parla del diavolo” Emma non era nemmeno tanto sorpresa di vederlo, negli ultimi mesi il suo ufficio era diventato un andirivieni di componenti della famiglia Son
Il ragazzo ignorò la sua battuta.
“Papà” il viso di Lily si illuminò, sembrava avesse visto il suo eroe
“Bra” aveva il fiato corto per la corsa, appena percepita l’aura della moglie si era precipitato al suo fianco “qualsiasi cosa ti abbia detto non è vero”
La ragazza era confusa, ma Emma intervenne.
“Tranquillo Goten, non sono così carogna, le ho detto la verità”
“Goten, so tutto e mi dispiace di aver dubitato di te”
Il ragazzo non credeva che Emma non avesse colto al volo l’occasione. Forse in fondo non era davvero così perfida.
“Ora se volete risolvere i vostri problemi coniugali altrove, mi fareste una cortesia” sperava veramente fosse l’ultima volta che li avrebbe visti
Goten non se lo fece ripetere due volte e spinse moglie e figlia fuori dalla porta.
 
Si avviarono verso l’automobile e Goten continuava a non aprire bocca. Aveva un’aria infuriata. Si mise al volante e si diresse verso la Capsule Corporation.
“Goten?” Bra non capiva quella reazione “Sei arrabbiato?”
“Ti sembro felice? Ma cosa diavolo ti è saltato in mente?”
“Ti ho già chiesto scusa”
“Bra, non mi importa nulla delle scuse. Sei andata con Lily da Emma?! Ti dovevi fidare di me e non di una sconosciuta”
“Ma io mi fido”
“Non mi risulta” era profondamente offeso da quel gesto
“Vabbè, ora siamo pari. Nemmeno tu mi hai accompagnata all’ecografia oggi” dopo un iniziale momento in cui si finse offesa, si era messa a ridere e con lei anche la figlia; era troppo felice della notizia che aveva ricevuto per litigare
“Guardate che c’è poco da ridere”
“E dai, caro” si era voltata verso Lily “Vero piccola che non vediamo l’ora di assistere al papà in difficoltà davanti alle domande del nonno?”
“Sì!” Lily era felice di essere con i suoi genitori
“Piantatela voi due di complottare contro di me”
Ma Bra e Lily non accennavano a placare le risate.
“Ah aiuto! Fortuna che è un maschio e spero tanto sia l’ultimo. La gravidanza ti fa delirare, io altri nove mesi così non li passo”
A quelle parole gli arrivò prontamente un bacio sulla guancia.
“E non riuscirai a convincermi con le moine” stava iniziando a cedere
“Io credo proprio di sì” un sorriso malizioso si dipinse sul viso della ragazza
 
Continua….

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Capitolo 15
*** Il lavoro perfetto ***


Il lavoro perfetto
 
Il tempo che impiegarono per arrivare alla Capsule Corporation fu davvero troppo poco per il povero Goten. Doveva farsi coraggio, perché non c’erano i presupposti per una serata piacevole.
“Goten? Siamo arrivati” Bra stava scendendo dall’auto quando notò lo sguardo assente del marito
“Sì, arrivo” ma l’ansia non accennava ad abbandonarlo
“Tesoro, cosa credi possa farti mio padre?!”
“Intendi oltre ad uccidermi?” era persino rassegnato a quell’evenienza
“E dai, non fare il tragico!” si era stufata di sentire le lagne del marito, dopotutto lei non pensava che la loro situazione fosse così grave, Emma si era tolta di mezzo e con lei anche la lontananza del lavoro.
 
 
 
 
Finalmente per Bulma arrivarono la figlia e la nipote. Era sempre una gioia averle in casa, le mancavano tanto quando non erano con lei. Ora che Goten era a casa più spesso, le vedeva raramente, ma in cuor suo sapeva che era giusto così; lei doveva essere in grado di essere presente nei momenti di difficoltà e sapere quando farsi da parte e questo era esattamente quello che cercava di far capire a Vegeta. Bra e Goten erano capaci di capire cos’era meglio per loro e in quella situazione lo avevano ampiamente dimostrato senza che suo marito mettesse sospetti tra i due giovani.
 
“Nonna!” Lily era corsa da Bulma, la quale accolse la nipotina a braccia aperte
Anche Bra le raggiunse “Ciao, mamma”
“Mi spieghi cosa hai dovuto fare a quest’ora? Eri agitata quando hai riattaccato”
Bra guardò il marito con complicità e Goten cercò prontamente una scusa.
“È colpa mia. Mi aveva chiesto di passare in lavanderia, ma io mi sono dimenticato”
Bulma non era molto convinta. Poco prima il genero era arrivato da lei in preda ad un attacco di agitazione dicendo che aveva litigato con la moglie e pochi minuti dopo la chiamata di Bra era sparito senza alcuna spiegazione, ora invece sembrava che si fosse tutto sistemato.
“Ok, allora andiamo a tavola. È pronto” diede la mano alla bambina “Vieni, Lily” e si avviò
 
“Grazie, Goten” Bra si voltò nuovamente verso il ragazzo “Sono certa che mia madre non avrebbe approvato”
“Se è per questo nemmeno io ho approvato, ma non è il caso di farla preoccupare. Ha già fatto molto per noi”
La ragazza gli fece un cenno di assenso ed un sorriso “Andiamo”
“Dobbiamo per forza? Volendo potremmo anche lasciare solo Lily”
“Goten!” lo sguardo della ragazza era poco amichevole
“Okok, era solo per non disturbare”
“Sì certo. Cammina!” lo spinse per essere sicura che non cambiasse idea
 
 
 
 
In effetti la cena non fu gradevolissima. C’era un silenzio tombale tra genero e suocero e la situazione peggiorò ulteriormente quando Vegeta si decise ad aprire bocca.
“Come va con il lavoro?”
Tutti guardarono il principe cose se fosse un fantasma. Era esattamente quella la domanda che Goten temeva più di tutte.
Bulma percepì il disagio del ragazzo e anticipò prontamente la sua risposta.
“Benissimo” la donna sorrise al genero, il quale non capiva le intenzioni della donna “Goten, ti andrebbe di lavorare alla Capsule Corporation?”
Il ragazzo rimase senza parole, non sapeva cosa risponderle.
“Cosa??” anche Vegeta era rimasto scioccato da quell’offerta, ma la sua reazione fu ignorata dal resto dei presenti
“Mamma”
“Sì, lo so, tesoro, vi ho presi alla sprovvista. L’altro giorno però pensavo che sarei una stupida a farmi scappare uno come tuo marito. Saresti vicino a casa e lavoreresti con Trunks. Allora, cosa ne pensi, Goten? Ho anticipato l’idea a mio figlio e non vede l’ora che tu inizi”
Vegeta si sentiva umiliato, era stato messo da parte dalla moglie in una decisione così importante “L’hai detto a Trunks e non a me?” l’idea di avere quel ragazzo perennemente tra i piedi non lo riempiva di gioia
Bulma cercò in tutti i modi di ignorare suo marito, non aveva voglia di litigare con lui davanti i ragazzi, quindi tentò di controllarsi.
“Bè, ecco, io” Goten era piacevolmente sorpreso e Bra lo incitava a rispondere “Ne sarei onorato”
“Perfetto, allora inizi domani”
“Domani?”
“Certo, cosa vuoi aspettare?!”
“Nulla” era ancora incredulo “Grazie di cuore, Bulma”
“Figurati. Sono io ad essere felice che tu abbia accettato”
A Vegeta, che era stato completamente tenuto all’oscuro di quella decisione, ovviamente non andava di non avere voce in capitolo.
“E non farcene pentire”
Bulma era arrivata al limite della sopportazione e non riuscì più ad ignorarlo come si era ripromessa.
“Veramente l’idea è stata mia” ne era sempre più convinta, il marito non sarebbe mai cambiato.
 
 
 
 
Quando i ragazzi tornarono a casa, Goten era felice, ma ancora perplesso, sicuramente non si sarebbe mai immaginato un giorno di lavorare alla Capsule Corporation con il suo migliore amico. Bra invece era felice che fosse arrivata in casa sua la pace e la stabilità.
 
Il ragazzo quella sera non riusciva a prendere sonno.
“Goten. Perché non dormi?”
“Nulla, tesoro, riposa tranquilla. Sono solo un po’ agitato per domani” le sorrise
Bra continuava a non essere convinta di quell’insonnia “Cosa ti preoccupa?”
Ci mise un attimo a risponderle, doveva rielaborare i pensieri.
“È solo che non credo che Vegeta sia molto entusiasta dell’idea di tua madre”
La ragazza si era messa a sedere.
“Ancora mio padre?! Goten, non ti deve importare di quello che pensa di te. Vedrai che prima o poi dovrà ricredersi. Io sono orgogliosa di te e lo sarò sempre”
“Ma, Bra, mi fa male leggere la delusione nei suoi occhi”
“Quello è orgoglio, non delusione. Non ammetterà mai che il figlio di Goku possa essere una brava persona” gli prese la mano e la posò sulla sua pancia “Lo senti? È d’accordo con me” sorrise “Lily ti adora e presto lo farà anche lui”
“Non mi merito tutto questo”
“Goten, finiscila con le tue insicurezze. Noi ti amiamo esattamente per come sei. Non ho mai dato retta a mio padre, figurati se inizio ora. Lui e il suo stupido orgoglio sayan che non gli fa mai aprire gli occhi e vedere quanto sono felice al tuo fianco”
 
Le parole di Bra lo avevano rassicurato. Forse lei aveva ragione, i rancori verso suo padre condizionavano il rapporto con il suocero e per quanto Goten si sforzasse, la situazione non sarebbe cambiata.
Ora doveva solo pensare a sua moglie e ai suoi figli, per i quali avrebbe dato la vita, a dispetto di quello che pensava Vegeta.
 
Continua…

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Capitolo 16
*** Non è il momento ***


Non è il momento
 
Goten lavorava alla Capsule Corporation ormai da due mesi. Era felice, perché era davvero fantastico lavorare a fianco del suo amico d’infanzia; la complicità che avevano sempre avuto nell’amicizia, ora veniva trasposta sul lavoro e insieme riuscivano a realizzare importanti progetti. Oltre al lavoro in sé, ovviamente al ragazzo si riempiva il cuore di gioia quando sapeva di tornare a casa la sera dalla sua famiglia.
 
Anche Bra era felice, la loro vita era perfetta e la ragazza non avrebbe potuto chiedere di meglio.
Era un po’ però che non usciva all’aria aperta, il medico le aveva raccomandato riposo, specie negli ultimi mesi, così riceveva spesso la vita di Pan, la quale l’aiutava nelle faccende domestiche e le faceva un po’ di compagnia.
“Allora, raccontami le novità”
“Nessuna novità, Bra. Non ti stai perdendo proprio nulla” le aveva risposto con un tono annoiato
“Ma” si era bloccata
Pan continuava nelle sue mansioni, senza guardare l’amica “Ma?”
Non ricevendo risposta alzò lo sguardo: aveva un’espressione assente.
“Bra, che hai?”
“Pan, sento delle fitte strane” la voce rotta dal dolore e dalla paura
“Ma è presto” la ragazza si stava spaventando
“L-lo so, ma credo sia impaziente di nascere”
“Ok, tranquilla” anche se era la prima a perdere lucidità “ti porto in ospedale” la stava prendendo per un braccio con l’intenzione di aiutarla a muoversi
“No!” stava guardando terrorizzata l’amica “È troppo tardi per l’ospedale”
“Ma che stai dicendo??”
“S-sta per nascere” si era seduta sul divano
“Bra, che devo fare?”
La ragazza non attese nemmeno la risposta, l’amica stava soffrendo, quindi corse d’istinto a prendere coperte, un bacile d’acqua calda e una forbice che sterilizzò. Ma davvero doveva farla partorire?
“Pan, ti prego, aiutami”
“Ci provo” stava iniziando a sentirsi male anche lei e in quello stato non sarebbe stata utile “Bra, respira” era una responsabilità troppo grande per lei “Chiamo lo zio Goten. Non ci riesco da sola, non so nemmeno da dove iniziare. Scusami, Bra” probabilmente l’aveva delusa, ma non se la sentiva di rischiare la vita di quel bambino e dell’amica
“Fa presto, Pan. Non so quanto posso ancora resistere” stringeva i denti, ma il dolore stava diventando insopportabile
Le contrazioni stavano aumentando e Pan era sempre più disperata. Compose il numero più volte prima di digitare i tasti giusti.
Ci mise qualche secondo a rispondere e l’attesa divenne snervante per la povera ragazza.
“Zio!”
“Pan. Stai bene?” la riconobbe, ma dalla voce la sentiva molto agitata
“No, cioè io sì. Bra, il bambino. Ti presto, corri, sta nascendo!”
“Ma è troppo presto!” il panico dilagò anche nel ragazzo
“Credo abbiate fatto male i calcoli”
Goten sentiva le grida della moglie e si precipitò fuori dall’ufficio.
Pan, riattaccò la chiamata “Arriva, stai tranquilla” anche se quella più agitata iniziava ad essere lei
 
In poco tempo Goten raggiunse le due ragazze.
“Bra!”
“Mi dispiace, non sono riuscita a raggiungere l’ospedale”
“Tranquilla, tesoro, andrà tutto bene” il panico più assoluto nella sua mente, ma doveva riflettere con lucidità; le accarezzava i capelli per calmarla, ma era tutto inutile se non facevano nascere il bambino
Il ragazzo la prese in braccio. Pan non riusciva a capire “Ma che stai facendo?”
“La porto sul letto. Pan, devi far nascere mio figlio. Sei l’unica che può farlo”
Goten si era avviato al piano superiore, mentre la ragazza aveva preso tutto l’occorrente preparato poco prima. Non era per niente convinta.
“Zio, forse dovresti portarla in ospedale”
“Non c’è più tempo”
 
L’aveva adagiata delicatamente sul materasso e le stava accanto.
La nipote cercava di fare mente locale “Io non sono un medico, non ho mai fatto partorire nessuno” Bra e il bambino sarebbero morti per causa sua, Goten non si rendeva conto del peso che le stava mettendo sulle spalle “Chiama la nonna, lei saprà cosa fare”
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e in meno di un minuto comparvero Goku e Chichi. Il sayan vedendo le condizioni della nuora propose di portarla in ospedale con il teletrasporto, ma la moglie lo zittì “Come pensi di comparire all’interno dell’ospedale?!” era risoluta a risolvere la situazione “Pan, Goku, vi voglio fuori da qui. Aspettate giù” avrebbe volentieri fatto lo stesso con il figlio, se non fosse che Bra gli stesse stringendo la mano per farsi coraggio; Chichi era tenace e avrebbe fatto partorire la ragazza
“Ora, cara, devi prendere un bel respiro, stringere forte la mano a Goten e spingere”
Il ragazzo si lamentò alla stretta della moglie.
“Zitto Goten! Sto soffrendo io, non tu!”
Lui non ebbe nemmeno il coraggio di replicare, sapeva che era già tanto uscirne vivo.
 
Chichi si bloccò all’improvviso, non disse una parola, ma iniziò ad impallidire.
“Mamma, che succede?”
La voce del figlio la fece tornare alla realtà “B-bra non spingere più”
“Perché?” il dolore si stava mischiando alla paura “Chichi, cos’ha il mio bambino?”
La donna non riusciva nemmeno a rispondere alle domande che i due ragazzi le avevano rivolto.
“Bra, stringi più forte che puoi la mano di mio figlio e resisti. So che il dolore sarà forte”
In effetti dopo poco la ragazza sentì un dolore lancinante.
“Bra!” il ragazzo non sapeva come aiutarla, era paralizzato dalla paura, ma doveva riscuotersi e aiutarla “T-tesoro, come lo chiamiamo?” cercava di distrarla dal dolore, ma non era semplice
“Goten, scusa, ma non è il momento!” urlava
“O-ok, ma non possiamo farlo nascere senza aver prima scelto il nome. Non ci abbiamo ancora pensato” cercava di riflettere “Che ne dici di” doveva trovare un nome rapidamente “Charlie?”
“V-va benissimo” ma lei non lo stava nemmeno ascoltando
“Bra, pensa anche tu ad un nome. Decidiamolo insieme” faceva vagare lo sguardo dalla madre alla moglie, con la speranza che quell’agonia finisse presto “Mamma, quanto ci vuole??”
“Non ci riesco, il cordone è intorno al collo, rischia di soffocare” anche Chichi si stava agitando
Dopo un iniziale momento di shock, Goten tornò a concentrarsi sulla ragazza “Bra, guarda me, non pensare a mia madre” doveva farsi venire in mente qualcos’altro “Ricordi il giorno in cui ti ho regalato il medaglione? Perché non lo porti?” le fece un sorriso
“È nel portagioie” faceva fatica a parlare
“Tesoro, dobbiamo sostituire la foto appena nasce il piccolo. Però lo devi ricordare tu, perché lo sai che io ho la memoria corta, ok?” cercava di farla sorridere, ma la situazione era troppo tragica
“Ok” gli strinse più forte la mano “Goten?”
“Dimmi”
“Non credo di farcela. Il bambino sta soffocando”
“Certo che ce la fai! Non dire sciocchezze, ce la farete entrambi” stava perdendo la pazienza, l’attesa lo stava snervando “Mamma!”
“Goten, lo so! Sto facendo del mio meglio” Chichi si allarmò ulteriormente “Oh no”
“Che altro c’è??”
“Sta perdendo troppo sangue”
Infatti Bra non tardò a dare i primi segni di incoscienza.
“Bra! Resta con me! Ti prego, amore, non dormire” le dava piccoli schiaffetti sulle guance per mantenerla lucida “Guardami”
La ragazza sorrise al marito “Non mi vieni difficile guardarti”
“Allora fallo. È quasi finita” era una bugia, non sapeva nemmeno lui quando sarebbe terminata quell’agonia e in che modo “Ti prometto che questo è l’ultimo. Non ti troverai mai più in una situazione simile. Ma ti prego resisti!”
Pochi secondi dopo Chichi riuscì nella sua impresa “Ce l’ho fatta!” si rivolse alla nuora “Bra, ora devi spingere più forte che puoi. Forza che ora nasce!”
La ragazza impiegò le ultime forze. L’ultimo rumore che sentì fu il pianto di un bambino, prima di chiudere gli occhi e svenire.
“Bra! No, ti prego, svegliati!”
Goten non ci pensò nemmeno un secondo, la prese in braccio e si precipitò alla porta della stanza. La madre lo bloccò con la voce “Goten! Dove vai? Tua moglie non può essere spostata”
“La porto in ospedale” era determinato a salvarla “Mamma, non posso perderla”
Detto ciò, attraversò la soglia, passando davanti a Goku e Pan che attendevano notizie in uno stato d’ansia. Il ragazzo non li degnò nemmeno di uno sguardo.
Anche Chichi uscì dalla camera con il bambino in braccio “Goku, raggiungi tuo figlio, accompagnalo velocemente in ospedale” mise delicatamente tra le braccia del marito il neonato “Porta anche nostro nipote, ha bisogno di cure immediate”
 
Il sayan corse dietro al figlio e quando lo raggiunse gli posò una mano sulla spalla, teletrasportandosi.
 
Continua…

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Capitolo 17
*** Attimi da dimenticare ***


Attimi da dimenticare
 
Da ore ormai Goten attendeva insieme al padre notizie di Bra e del bambino.
Il ragazzo era stufo di trovarsi sempre in situazioni difficili; la moglie era stata male anche quando era nata la piccola Lily ed iniziava veramente a sentirsi in colpa; forse questa seconda sofferenza avrebbe potuto evitarla a Bra.
“Figliolo, tua moglie è forte ed anche il bambino. Ricordati che siamo sayan. Non c’è davvero da preoccuparsi”
Ma Goten non era convinto che le loro origini sarebbero state sufficienti a far girare la ruota dalla parte giusta.
 
Finalmente un medico si avvicinò con l’intenzione di informare della condizione dei due pazienti.
“Mi dispiace dovervi dare cattive notizie”
Goten stava già andando in fibrillazione a quelle parole “C-che significa?”
“Sua moglie è in coma e non sappiamo se il bambino supererà la notte”
Il ragazzo non ci poteva credere, doveva sicuramente essere un incubo dal quale a breve si sarebbe svegliato.
“Posso vederli?”
Il dottore era titubante, ma vedendolo in quello stato non ebbe cuore di negare una visita ai suoi cari.
“Sua moglie si trova nella seconda stanza a destra”
Goten non se lo fece ripetere due volte e piombò nella stanza di Bra.
 
La ragazza si trovava veramente in un sonno profondo; le stavano facendo delle trasfusioni e aveva tubi attaccati ovunque.
Il marito rimase sulla porta a contemplarla: era bellissima anche in quello stato. Poi si decise ad entrare lentamente e prima di sedersi a fianco a lei, le porse un leggero bacio sulla fronte.
“Sei stata bravissima. Non è colpa tua”
Goten si stava sentendo male al solo pensiero di non rivedere più i suoi bellissimi occhi. Pianse silenziosamente. Per la prima volta nella sua vita si sentiva indifeso, contro la morte dei suoi cari non aveva armi di difesa e questo lo stava facendo impazzire.
“Scusami amore mio, ti prego perdonami”
Stringeva le mani di lei per trovare un briciolo di forza.
Poi un sussurro attirò l’attenzione del sayan.
“L-lily”
Il ragazzo non era sicuro d’aver capito e osservò la moglie trattenendo il fiato.
“Lily”
Stavolta non poteva aver frainteso.
“Bra!”
“Goten” aprì lentamente gli occhi sul marito e si tolse la mascherina dell’ossigeno “Lily”
Un sospiro di sollievo “Tesoro, stai tranquilla, la bambina è con i tuoi genitori”
“Dovevi” faceva fatica a parlare
“Non ti sforzare”
“Dovevi passarla a prendere dopo il lavoro”
“È in buone mani, Bra. Pensa a riposare ora. A lei penso io”
“Il bambino”
Ed ora cosa le diceva? Era consigliabile la verità nel suo stato?
“Si stanno prendendo cura di lui”
“Come sta?”
“Starà bene” le sorrise, ma non riuscì a nascondere l’ansia “Tesoro, devi riposare”
“Mi fai un favore?”
“Certo, dimmi”
“Vai da lui. Io non posso, ma tu sì”
Goten guardò la moglie. Non gli piaceva quella richiesta, sapeva già che il suo cuore si sarebbe spaccato in due.
“Vai da Charlie”
“Charlie?”
“È il nome che abbiamo deciso, vero?”
“Sì, è il nome che abbiamo deciso” le diede un bacio sulla mano “Torno presto”
La ragazza gli fece un segno di assenso.
 
 
 
 
Avrebbe dovuto trovare un coraggio immenso per guardare negli occhi quel bambino, sapendo che il suo destino era tristemente segnato.
Goten camminò lentamente per il corridoio. Incontrò un’infermiera e chiese informazioni su suo figlio. La donna lo guardò con compassione e gli indicò dove avrebbe potuto trovarlo.
“Mi dispiace, signor Son. Stiamo facendo tutto il possibile per lui, ma quando è arrivato era condizioni critiche”
Il ragazzo non le rispose e si avviò verso la stanza che gli era stata indicata. Probabilmente sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto. Sentiva che anche quel povero bambino era una sua innocente vittima, si sentiva il mostro della situazione.
 
Era così piccolo e indifeso in quella grande incubatrice. Come poteva rimanere inerme e guardarlo morire? Non ce la fece ad avvicinarsi a lui, non riuscì a seguire il suggerimento di Bra, ma doveva dirle la verità, era giusto essere sincero con lei, per quanto questo l’avrebbe ferita.
 
Nel ritornare verso la sala d’aspetto, una voce lo riscosse dai suoi pensieri.
“Papà!”
In un secondo si trovò Lily addosso.
“Piccola mia”
La strinse forte. Avrebbe tanto voluto farlo anche con Charlie.
“Papà, dov’è la mamma?”
“Dopo ti ci porto. Lasciami prima salutare i nonni”
 
Bulma e Vegeta si erano precipitati in ospedale appena ricevuto la notizia da Chichi ed insieme a loro era arrivata anche quest’ultima.
“Goten, perché non ci hai subito avvertiti prima di sparire?”
“Mi dispiace, Bulma, ma non ho riflettuto molto quando ho ricevuto la chiamata di Pan”
La donna era comprensiva nei confronti del genero.
“Come stanno mia figlia e mio nipote?”
“Bra si è svegliata. Charlie” si era bloccato, non riusciva nemmeno a pronunciare quelle parole
“Charlie?”
Bulma comprese dal silenzio di Goten che la situazione era particolarmente grave.
Il ragazzo allungò una mano alla figlia “Vieni, tesoro. Ti accompagno dalla mamma”
La bambina non esitò e Goten, senza aggiungere altro, si allontanò con lei.
 
Appena Bra vide la figlia, il viso le si illuminò.
“Lily, amore mio”
La bambina corse dalla madre; tentò di sedersi accanto a lei, ma era troppo piccola e non riusciva a salire sul letto.
“Papà, mi aiuti?”
Goten fece sedere la figlia accanto a Bra.
La ragazza accarezzava la sua bambina come se non la vedesse da giorni. Aveva temuto veramente di non rivederla più.
“Allora, tesoro, sei stata brava con i nonni?”
“Sì, mamma”
“Mi dispiace rovinare questo momento, ragazze. Lily raggiungeresti i nonni? Devo parlare un momento con la mamma” il ragazzo non poteva più aspettare, doveva dare la notizia alla moglie
"Vai, tesoro, ci vediamo dopo" Bra le sorrise
La bambina a malincuore scese dal letto e si avviò verso la porta.
Quando Lily scomparve dalla loro vista, la ragazza si voltò verso il marito preoccupata.
“Goten, che c’è?”
Doveva trovare le parole giuste.
“Niente di buono, vero?”
“Purtroppo no. Riguarda Charlie” era titubante “È grave”
Bra non disse nulla, ma scoppiò in lacrime.
“Ti prego, tesoro, non fare così”
 
Sicuramente da quell’incubo avrebbero dovuto svegliarsi prima o poi.
 
Continua…
 
 

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Capitolo 18
*** Un tuffo al cuore ***


Un tuffo al cuore

Goten aveva provocato un dolore immenso nella moglie, la quale sfinita dal pianto, con lui accanto, era crollata fra le braccia di Morfeo.
Il ragazzo raggiunse i genitori e i suoceri nella sala d'aspetto e trovò Lily addormentata tra le braccia di Chichi; si fermò con tenerezza a guardare la figlia; poi si rivolse ai presenti "Mamma, portala a casa. Anzi, andate via tutti, sono ore che siete qui"
"Figliolo, non possiamo lasciarti solo in questo momento. Sei stanco anche tu, hai bisogno di riposo"
"Papà, portali a casa. La mia famiglia è qui ed io non mi muovo. Voglio riportarli a casa sani e salvi" si voltò verso Vegeta "Mi dispiace. So a cosa stai pensando, ma se potessi darei la mia vita in cambio di quella di mio figlio"
Il suocero spese un secondo del suo preziosissimo tempo a fissarlo negli occhi, poi si voltò verso la moglie "Andiamo, Bulma" e si avviò lungo il corridoio
Bulma fece un ultimo tentativo "Goten, tuo padre ha ragione, devi andare a casa per riposare"
Chichi si era rassegnata davanti a quella scelta; si alzò con in braccio la nipotina "È inutile, ha preso la sua decisione e non la cambierà" lo abbracciò teneramente "chiamaci se hai qualche novità"
"Sì" il ragazzo fece una carezza alla figlia
"Ciao, figliolo" "Ciao, papà"
Quando tutti se ne furono andati, Goten si lasciò cadere sulla sedia con le mani sul volto. Non aveva più motivo di sembrare forte. Lo sguardo perso nel vuoto e la sola voglia di tornare nella loro adorata dimora insieme alla moglie e al figlio.
Si concesse quel momento di debolezza, ma non riusciva a restare lì in attesa di un miracolo. Tornò dalla moglie e si sedette accanto a lei. Il ragazzo con quel movimento la svegliò. Bra aprì gli occhi spaventata "Goten, Charlie!"
"Sshh, tesoro, tranquilla" le tolse le coperte
La ragazza era in un bagno di sudore per l'agitazione e fissava il marito "Resta qui con me"
"Non vado da nessun parte, torna a dormire"
"È vivo?"
Quella domanda spiazzò il ragazzo.
Ora forse sì, ma il dottore era stato molto chiaro, non era certo che avrebbe superato la notte e le sofferenze di quell'anima innocente sarebbero finite presto.
"Riposa. Se non ti riprendi, non gli puoi essere d'aiuto e lui ha bisogno di te, non di me"
"Ho paura, Goten" si teneva al suo braccio per farsi coraggio "Non volgo perderlo. Ti prego, promettimi che non accadrà. Ti prego" lo supplicava
Come faceva a fare forza a lei, se lui stesso era il primo a non averne più nemmeno un briciolo?
"Amore, andrà tutto bene. Ce la siamo sempre cavata e stavolta non sarà diverso"
Bra non riuscì a trattenere le lacrime, ma Goten le asciugò prontamente le guance.
"Non hai riposato, vero?
"Non sono stanco" le fece un debole sorriso
"Stenditi qui vicino a me" gli fece spazio accanto a sé sul letto
Goten esitò un momento, ma poi cedette all'invito della moglie. Bra lo abbracciò e chiuse gli occhi. Si addormentarono e riposarono insieme qualche ora.
Goten si svegliò alle prime luci dell'alba. Si concesse un momento per realizzare la situazione in cui riversavano e guardò la ragazza che giaceva accanto a lui; Goten non voleva deluderla, Bra lo aveva supplicato di salvare il loro bambino e allora cosa faceva ancora lì con le mani in mano a piangersi addosso? Lui non era certamente abituato alla passività, ma all'azione.
Il ragazzo si sciolse delicatamente dall'abbraccio della sua giovane sposa e si avviò a passo sostenuto per lo sterile corridoio del reparto.
"Signor Son. Dov'era finito? La stavo cercando"
"Ero con mia moglie, dottore. Ha qualche novità?"
Il cuore di Goten aveva smesso di pulsare nell'attesa della risposta.
"Ne ho una buona e una cattiva"
"La prego, mi dia prima quella buona"
Il medico sorrise e Goten tirò un sospiro di sollievo.
"Suo figlio è riuscito a superare la notte, ma dobbiamo tenerlo ricoverato per un mese"
"Un mese??" il ragazzo desiderava solo portare a casa Bra e Charlie
"È necessario tenerlo sotto osservazione"
"E mia moglie?"
"La possiamo dimettere oggi stesso"



Non era stato facile far accettare alla ragazza il fatto che sarebbe tornata a casa senza il suo bambino; quel giorno Bra fu molto agitata e il sonno la vinse presto.

All'alba quando si svegliò, vide che il marito era intento a prepararsi per uscire.
"Goten. Ma dove stai andando?"
"Buongiorno, tesoro" le sorrise, ma non smise di vestirsi "Sto andando al lavoro"
"Ma avevi detto che ti saresti preso qualche giorno di ferie"
"Lo so, amore, ma Trunks mi ha chiamato e ha bisogno di una mano"
"Odio mio fratello"
Goten sorrise e le diede un bacio "Passo da Charlie prima di arrivare in ufficio"
"Ok" era triste
Il ragazzo stava uscendo dalla porta, quando si voltò di nuovo verso la moglie "Ah Bra, riposati e fai colazione" indicò il comodino a fianco alla ragazza "Il dottore ha consigliato di non muoversi dal letto per almeno una settimana"
La moglie non si era accorta del vassoio pieno di prelibatezze al suo fianco "Mi hai portato la colazione a letto??"
Goten le sorrise "A stasera, tesoro" e uscì dalla stanza, lasciando Bra ammaliata.

Per la ragazza la giornata da sola fu particolarmente lunga; Chichi e Goku avevano insistito per ospitare Lily qualche giorno per dare la possibilità a Bra di rimettersi totalmente.

Goten tornò come al solito a casa verso sera.
"Bra! Sono torn" ma non fece in tempo a terminare la frase che si ritrovò le labbra della moglie sulle sue "Bra, che intenzioni hai?"
"Mi sei mancato" aveva un lieve rossore sulle guance "grazie per la colazione di stamattina"
"Figurati, tesoro" il ragazzo non era convinto del comportamento della ragazza "Cosa ci fai in piedi?"
"Goten, non riesco a restare a letto tutto il giorno" sorrise "Però se tu ci venissi con me, sarebbe tutto diverso"
"Scordatelo. Vado a preparare la cena" fece per allontanarsi
"L'ho già preparata io, Goten"
"Bra, sei impossibile, non mi dai mai retta!"
"E dai, tesoro, non fare così" gli si era avvicinata con passo seducente e Goten la squadrava dall'alto al basso con sguardo distaccato "Lily è dai tuoi, se è questo che ti preoccupa"
"Quello che mi preoccupa è la tua salute"
Bra non gli diede corda e lo baciò appassionatamente. Goten, dopo inutili resistenze, si fece trasportare e la ragazza soddisfatta di quel coinvolgimento, gli allentò la cravatta.
Quel magico momento fu interrotto dal bussare della porta. Bra e Goten si staccarono e la ragazza a malincuore andò a vedere chi potesse essere sulla soglia.
"Papà!" un'espressione di meraviglia si dipinse sul viso della figlia
Vegeta entrò e notò il rossore sulle guance del genero "Vi ho disturbati?"
"N-No" ora Bra era veramente al limite dell'imbarazzo "Certo che no!"
Il principe esitò. Era strano per la ragazza vederlo così titubante; lui che era sempre così risoluto e orgoglioso, ora mostrava il suo lato più umano e sensibile.
"Mi dispiace"
I due ragazzi non erano certi di aver capito bene e, dopo un iniziale momento di shock, Goten fu il primo a rimpossessarsi del dono della parola "P-per cosa?"
"Ti ho giudicato male, ragazzo" stava facendo uno sforzo immane "Ti stai prendendo cura di mia figlia e dei miei nipoti in modo impeccabile"
Goten e Bra rimasero stupefatti, ma Vegeta ignorò quella reazione "Bulma ha ragione, non possiamo desiderare un uomo migliore per Bra" riaprì la porta "Vi lascio a, sì insomma, vi lascio alle vostre cose" stava uscendo, quando si voltò indietro per un ultimo avvertimento "E mi raccomando, cerchiamo di non ripetere questa esperienza"
"Ci puoi scommettere, Vegeta" Goten era particolarmente d'accordo con il suocero su quel punto
Bra fulminò il marito e quando il padre fu uscito, non perse tempo per rimproverarlo "Che significa?"
"Significa che non ho più alcuna intenzione di vederti in quello stato e di rischiare di perdere mio figlio"
"Ma, Goten"
"Niente ma, Bra. Fai sempre quello che vuoi, stavolta facciamo come dico io"
La ragazza era offesa, quella era una decisione importante da prendere insieme "E se io volessi altri figli?"
"Non abbiamo nemmeno portato a casa Charlie che già pensi ad averne un altro?!"
Il ragazzo non capiva come la moglie fosse così incurante del pericolo che avevano corso.
"Bra, ti prego, sono sfinito fisicamente e mentalmente. Dobbiamo per forza decidere in questo momento?"
"A me sembra che tu abbia già deciso"
"Hai ragione, ho deciso che non ti metterò mai più in una situazione simile"
"Quindi intendi non toccarmi mai più con un dito?" era ironica
"Se è necessario sì" lui invece era particolarmente serio.

Continua...

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Eccomiiii. Lo so, sono in ritardo, scusatemi, ma con il cellulare ho più difficoltà ad aggiornare 😓

A presto, baci😘

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Capitolo 19
*** Una decisione importante ***


Una decisione importante

Per tutta sera non una mosca volò per casa; entrambi avevano le loro ragioni e nessuno dei due volle cedere.
Fu il telefono a rompere quel silenzio tombale e fu Bra a rispondere.
"Pronto"
"Mamma!"
Era Lily.
"Tesoro, ciao" quella flebile vocina riuscì a farle tornare il sorriso "Va tutto bene? I nonni stanno bene?"
"Sì, ma mi manchi"
"Amore mio, mi manchi anche tu" avrebbe tanto voluto correre ad abbracciarla
"Mi passi papà?"
"Certo. Resta lì che lo chiamo"
Posò la cornetta sul mobile e andò a cercare il marito.
"Goten, c'è tua figlia al telefono"
Il ragazzo non la degnò di uno sguardo.
"Ehy, mi hai sentito?"
Continuava a non risponderle, ma si alzò per dirigersi verso il telefono.
Bra non sopportava più quella indifferenza e lo bloccò prima che potesse proseguire il suo cammino.
"Che c'è? Mi hai detto che c'è Lily al telefono"
"Goten, ora basta però con questo silenzio" aveva uno sguardo severo
Non le rispose e la lasciò sola con i suoi pensieri.
"Lily"
"Ciao papi"
"Stai facendo la brava con i nonni?"
"Certo!"
"Brava, piccola. Chi c'è lì con te?
"La nonna, però il nonno mi sta aspettando per allenarci insieme"
Goten sorrise: suo padre la stava trasformando in una vera sayan ed era sicuro che Chichi non ne fosse particolarmente entusiasta.
"Ok tesoro, allora passami la nonna, così puoi andare ad allenarti"
Il ragazzo attese qualche istante.
"Goten?"
"Ciao, mamma"
"Dimmi innanzitutto come stanno Charlie e Bra"
"Bra, a parte il fatto che non mi ascolta e fa tutto tranne che riposare, sta bene. E Charlie sembra che abbia tanto voglia di venire a casa con noi" Chichi era felice delle notizie che aveva ricevuto, ma percepiva qualcosa di strano nella voce del figlio
"Goten, è successo qualcosa? Problemi con Bra?"
"Incompresioni"
La madre non era ancora convinta "Sicuro siano solo incompresioni?"
Goten cedette e le raccontò della discussione avuta con la moglie.
"Goten, Bra ha ragione, è una decisione che dovete prendere insieme"
"Ma io non voglio perderla"
"Goten, parlale e fate pace, non è giusto che Lily e Charlie vi sentano litigare. Non la perderai qualunque sarà la decisione che prenderete, tua moglie è forte"
"Scusa per il disturbo che Lily vi sta arrecando"
"Veramente non è la bambina che mi disturba, ma tuo padre con i suoi allenamenti. Con la scusa della nipote non sono un momento a casa e fosse per lui Lily non mangerebbe nemmeno"
"Lascia che la vizi, al resto ci pensate tu e Bra"
Sua madre aveva ragione, dovevano trovare un po' di tranquillità ed armonia e il dialogo era un buon inizio.
Così andò subito dalla ragazza con l'intenzione di risolvere quella situazione.
"Bra"
Lei però gli riservò la stessa indifferenza che poco prima aveva caratterizzato Goten.
"E dai, tesoro" tentò di avvicinarsi a lei, ma Bra si allontanò
"Tieni giù le mani. Sia mai che ti costringa a fare qualcosa che non vuoi"
"Bra, tu non capisci"
"Ti capisco perfettamente, invece. Mio padre mi ha sempre trattata allo stesso modo. Tu stai facendo esattamente lo stesso" la sua voce divenne più pacata "Io ho bisogno di essere amata, non protetta"
Goten non sapeva più cosa risponderle; a lui sembrava di dimostrarle amore.
Ma davvero stava diventando iperprotettivo con lei e i loro figli? Un dubbio gli si insinuò nella mente.

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Scusate non si è copiato correttamente il capitolo. Ora è a posto ;)

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Capitolo 20
*** L'ultimo arrivato? ***


L'ultimo arrivato?

Finalmente era arrivato il momento di portare a casa Charlie. Anche se il giorno sarebbe dovuto essere bello ed emozionante, tra Bra e Goten continuava a tirare una pessima aria.
Il ragazzo tentò di distendere la tensione "Allora, la macchina direi che non serve, possiamo anche andare in ospedale volando"
"Ma sei impazzito??"
"Stavo scherzando, Bra"
"Non ho voglia di scherzare con te"
"Veramente ultimamente non hai voglia di fare nulla con me"
La moglie lo fulminò, era seria e poco propensa al dialogo.
"Tesoro, dobbiamo andare avanti ancora per molto così? È un mese che fai finta che io non esista"
"Goten, forse tu non hai capito che non fingo, per me non esisti. Ma ricordati che hai iniziato tu"
"Ah, quindi è questo che pensi?"
"Sì, è esattamente questo che penso"
L'ingresso plateale di Lily interruppe quell'ennesimo litigio.
"Mamma, papà! Quando andiamo a prendere il fratellino?"
Esitarono nel rispondere alla bambina.
"Ora andiamo, tesoro" sua madre aveva ragione, non dovevano litigare davanti ai figli, anche se quel proposito nell'ultimo periodo stava passando in secondo piano "Piccola, ci aspetti un momento giù? Devo dire una cosa importantissima alla mamma" le sorrise per sdrammatizzare
"Che cosa, papà?" Goten si inginocchiò per arrivare alla sua altezza "È una sorpresa, ma se te lo dico, che sorpresa è?!"
Lily era curiosa di sapere, ma obbedì al ragazzo e scese le scale.
"Ora basta, Bra. Capisco che il momento non sia stato dei migliori, ti voglio anche giustificare, è quasi un mese che fai avanti e indietro in quell'ospedale per il bambino" la guardava per scrutare le sue reazioni "Ma tu mi accusi di essere troppo preoccupato per te o i bambini?! Bè lo sono, mi preoccupo per voi e non penso sia un crimine. Bra, siete la mia famiglia, è normale che mi prenda cura di voi! Vorresti che me ne fregassi? Preferisci questo?"
La ragazza lo fissò per interminabili secondi, poi distolse lo sguardo.
"Oh Goten. Come puoi pensare che mi infastidiscano le tue attenzioni?!"
"Me lo stai facendo capire da un mese. Non vuoi che diventi come Vegeta?! Allora insegnamelo, perché io non so proprio come fare"
Bra lo abbracciò. Era tanto che non la sentiva fra le sue braccia; chiuse gli occhi per assaporare profondamente quel momento.
"Goten, io ti amo esattamente come sei. Scusami, tesoro, mi dispiace per averti ferito in questi giorni. Non te lo meriti. Dico a te che assomigli a mio padre, quando in realtà sono io ad essere orgogliosa come lui. Mi puoi perdonare?"
"Bra, non c'è nulla da perdonare. Anche perché la situazione non è risolta"
"Cosa vuoi dire?" la ragazza era perplessa
"Voglio dire che è iniziato tutto perché ti ho detto di non volere più figli se il prezzo da pagare sarebbe stato perderti"
"Hai ragione"
"Come??"
"È difficile ammetterlo, ma anche se non lo dico, le cose non cambiano. Rischio la vita ogni volta, con Lily prima ed ora con Charlie ed io non voglio lasciare te e i nostri figli" Goten le fece un sorriso malinconico "Ora andiamo a prendere il nostro bambino. Non vedo l'ora di portarlo a casa"
La ragazza lo prese per mano e lo attirò verso la porta.

Arrivarono in auto. Lily non la smetteva di chiedere informazioni sul fratellino, dal momento che non lo aveva ancora visto.
"Ma i suoi capelli sono come i miei? Quanto è grande, mamma? E papà, piange tanto?"
Bra e Goten sorrisero a quelle domande.

Finalmente arrivò il momento tanto atteso da Lily. Quando vide Charlie, appoggiò le manine sull' incubatrice e rimase ammaliata da quel fagottino che dormiva al suo interno.
Anche l'infermiera si avvicinò per staccare il bambino dai tubi e vestirlo. La bambina rimase male quando vide il suo fratellino che si allontanava "Mamma, dove va Charlie?
"Torna presto, tesoro. Devono solo mettergli il vestitino"
Infatti dopo circa un quarto d'ora il bimbo ricomparve e lo consegnarono nelle braccia della sua mamma, che lo strinse forte a sé.
Lily osservava con attenzione quella scena.
"Mamma, anche io voglio tenerlo in braccio"
Goten sapeva che non era il caso di accontentarla, così la prese in braccio per farle avere una nuova prospettiva sul fratellino "Wow, papà! È uguale a te"
L'osservazione della figlia portò Bra ad una inaspettata considerazione.
"Però sai, Goten, ripensandoci un altro bimbo non sarebbe una cattiva idea"
Lui la guardò come se fosse impazzita "Stai scherzando, vero??"
Bra gli sorrise, ma Goten non riuscì a decifrarla.

Fine.

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Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto, seguito e recensito♡ Baci :3

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