UNA STORIA DI DESTRA

di Ultima Frontiera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutto è iniziato ***
Capitolo 2: *** Assemblea e antifascismo ***



Capitolo 1
*** Come tutto è iniziato ***


Questa è Castelmauro, provincia di Campobasso, un paesino di circa 1500 abitanti.
E’ abbastanza piccolo, non c’è molto di interessante se non delle chiese e qualche vecchio monumento. E’ composto per lo più da famiglie e da anziani, ma non sono qui per parlarvi della mia città; voglio parlarvi di come tutto nella mia vita è cambiato e di come sono entrato in un mondo a me sconosciuto.

24 MARZO 1990
Da dove comincio? Forse è meglio dalle basi: mi chiamo Francesco Gottavi e il 24 Marzo 1990 avevo 16 anni, sono nato e cresciuto a Castelmauro (CB), vivevo in un appartamento insieme a mia madre Claudia  una casalinga di 46 anni, mio padre Alberto un panettiere di 49 anni e mio fratello Sandro di 20 anni. Dei miei familiari non c’era molto da dire…eravamo la famiglia media italiana: casa, scuola, lavoro e basta.
Si annagava nella normalità di tutti i giorni, una normalità che se agli altri era un’accettazione e anche una rassegnazione alla vita per me era una distruzione che mi faceva del male ogni giorno; era una brutta sensazione perché mi sentivo come se quella dovesse essere la mia vita, come se ogni singolo giorno della mia esistenza io dovessi fare la stessa e identica routine come tutti e finire tutto nell’ordinarietà. Questa cosa mi distruggeva perché le grandi città erano sempre state piene di personaggi interessanti, di grandi avvenimenti, di grandi fatti. Io avevo bisogno di qualcosa che desse un senso alla mia vita, qualcosa che sconvolgesse le mie giornate. Anche se ero sempre più convinto che quel giornon non arrivasse mai….Ne ero convinto fino a quel giorno.
Come ogni mattina stesso rituale: mia madre che urlava di svegliarci, vestito, colazione, bagno, zaiono e poi si usciva a prendere il pullman su una città fantasma. Mio Dio! Odiavo quella strada perché mi faceva capire che per quanto io volessi andarmene da quel posto avrei dovuto accettare la realtà che in quel paesino da medio per persone medie avrei dovuto passarci tutta la mia vita.
L’autobus passava a prendere me e mio fratello per portare rispettivamente lui all’Università e me al liceo.
Sul pullman incontravo sempre Marica una mia carissima amica d’infanzia, era cairna e da quello che mi aveva detto mio fratello io gli piacevo anche, la cosa non è che mi dispiacesse ma non ho mai pensato di avere una storia con lei.
L’autobus lasciava mio fratello all’Univerità degli Studi del Molise, per poi proseguire in Via Scardocchia dove scondevo io per andare a scuola mia: il Liceo Classico “Mario Pagano” un’autentica Favelas vivente per me; sembrava più la casa di un quartiere popolare riservato agli spacciatori per come la vedo io.
Non sapevo ancora quello che mi attendeva quel giorno. Mi aspettavo l’ennesima giornata fatte di lezioni noiose e isolamenti e invece….mentre entrvo nel cancello della scuola dal portone dell’entra uscirono 7 ragazzi (del 5 nostri rappresentanti d’istituto) uno di loro possedeva un megafono che portandoselo alla bocca urlò ad altissima voce per far si che tutti quandi gli studenti nel piazzaletto vicino all’asfalto che divideva la strada dalla scuola: “ASSEMBLE ANTIFASCISTA!!!! Tutti quanti nell’aulamagna, SUBITO!!’’ Che cosa stava succedendo? Perché tutta quella confusione? Mi avvicinai ad uno di quei ragazzi per chiedergli quale fosse la causa di tutto quel trambusto.
-Che cosa è successo?  
Il ragazzo con il megafono mi mostrò sotto il naso dei volantini.
-Un gruppo di fascisti erano! Erano venuti per distribuire dei volantini, ma li abbiamo cacciati prima che facessero dai danni.
-Che tipo di danni avrebbero potuto fare?
-Ma che domande fai? Non ci vuole un genio per capire che i fascisti creano solo disordine.
-Non credo che dei volantini possano fare tutti questi danni.
- Ma ci stai con la testa? I fascisti sono servi dei padroni e non devono assolutamente avere agibilità politica. Adesso vieni in assemblea così capirai meglio.
-Cosa dovrei capire?
-Hei! Sarai mica un fascista?
E quasi con rabbia mi tirò il mazzetto di volantini addosso.
Ne colsi uno da terra. C’era disegnata un enorme fiaccola che stringeva tra le dita una fiaccola con i colori dell’Italia, in alto una scritta che diceva: “GIOVANI ADERITE” e in basso “AL FRONTE DELLA GIOVENTU’”.
Quel volantino avrebbe cambiato per sempre la mia vita.

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Capitolo 2
*** Assemblea e antifascismo ***


Nonostante tutto decisi di partecipare all’assmblea. Anche se mi dava molto fastidio il fatto che dei nostri coetanei (per giunta alcuni che erano anche nostri rappresentante d’istitutu) ci obbligassero contro la nostra volontà a partecipare ad un’assemblea dove di sicuro volevano solamente imporre la loro idiologia sugli altri.
Come avrete capito quel gruppetto di ragazzi non mi stava molto simpatico ma dirla tutta non era per la politica, bensì era per il fatto che mi prendessero in giro chiamandomi “paesano”. Bell’esempio di ipocrisia da parte di un cumolo di idoiti che condannavano ogni genere di discriminazione ma poi erano i primi che la commettevano e poi perché darmi del paesano se ci trovavamo in una città talmente piccola che se fosse stata rasa al suolo non avrebbero dato la notizia nemmeno sul giornale?
Comunque come ho già detto partecipai all’assemblea, che dall’aulamagna si era spostata in palestra in modo da far entrare tutti gli studenti. Non disponendo di sedie ci sedemmo tutti quanti per terra mentre qualcuno che aveva avuto la fortuna di trovarsi un posto migliore si accomodò nell’anello superiore, io invece mi seditti in settima o ottava fila.
Una volta sistemato tutto, i 7 ragazzi dieddero inizio all’assemblea mentre io nascosi con molta discrezione il volantino di prima dentro lo zaino affinchè nessuno lo vedesse. Uno di loro intatnto prese un microfono e iniziò a parlare.
-Buongiorno a tutti e grazie per essere venuti. Abbiamo indetto quest’assemblea straordinaria in merito ad un fatto gravissimo successo oggi nella nostra scuola: un gruppetto di 2\3 fascisti si è permesso di distribuire i loro volantini agli studenti in modo da ottenere consensi o simpatie facile per le loro idee violente e incresciose. Ovviamente quello che è successo oggi non passerà inosservato, tenteremo di informare i professore e la preside affinchè prendano dei provvedimenti efficaci contro questa feccia.
E in particolar modo dovete stare attenti pure voi perché da un bel po’ di tempo organizzazioni neofasciste come il Fronte della Gioventù, Fare Fronte o FUAN stanno pentrando sempre più spesso nei licei e nelle università per guadagnare consesi facili da parte degli studenti e dei giovani. La nostra risposta deve essere chiar…
Prima che finisse alzai la mano per fare una domanda.
-Scusate, vorrei fare una domanda se permettete.
-Dicci pure.
-Voi lottate contro il fascismo e i movimenti neofascisti?
-Che domande, certo che si!
-E allora perché li state ostacolando nella loro propaganda politica per imporre la vostra?
-….Noi non abbiamo ostacolato nessuno! Abbiamo semplicemente difeso la nostra scuola da un attacco fascista.
-Non mi sembra che loro abbiano alzato le meni su di voi, semmai è il contrario. Voi avete aggredito dei ragazzi che stavano semplicemente distribuendo dei volantini agli studenti e voi avete usato violenza affinchè loro non potessero esprimese il loro pensiero. Questo a parere mio a fascismo!
-Cosa? Non è vero!
-Si invece! L’antifascismo non si fa con la violenza, ci sono mille altri modi per esprimere il proprio dissenso verso qualcosa.
-Perché li difendi così tanto? Sei un fascista pure tu?
-Ah, quindi chiunque non la pensa come voi è automaticamente un fascista? Bell’esempio che date davanti a tutti gli altri studenti.
Prima che qualcuno potesse ribattere qualcosa entrò la presidem visibilmente incazzata.
-Che cosa sta succedendo qui?
-Preside non si preoccupi è solo un’assemblea.
-Non ho dato nessun permesso per fare un’assemblea! Tornate immediatemente in classe!
In pochissimo tempo tutto tornò alla normalità, eppure io ero ancora arrabbiato perché questo clima da lotta armata è stato già abbastanza pesante 20 anni prima, non servirebbe a nulla riaprire vecchie ferite. Ma in fondo io chi ero per parlare di determinati argomenti? Non sapevo quasi nulla di quello che era successo 20 anni fa e non è che conoscessi più di tanto i fascisti.
Nel mio paesino a nessuno gli importava molto di queste cose; in particolar modo nelle scuole, a quell’età gli unici argomenti belli sono quelli che riguardano il divertimento.
A scuola mia c’erano diversi tipi di gruppi:
I FIGHETTI: L’adolescente medio insomma; gli unici interessi erano le ragazze, automobili, discoteche, apereitivi, sigarette, serate e cazzeggi.
I SECCHIONI: I ragazzi che studiavano sempre più degli altri. Tutte le ragazze facevano la fila ma non per scoparli bensì per farsi dare i compiti. Così come facevano un po’ tutti. Ero certo che una volta finito il liceo si sarebbero trasferiti in una città più grande per fare l’università in una città più grande.
LE BAMBOLINE: Le fighe migliori. Come altro potevo descriverle? Ovviamente uscivano solo con i ragazzi alla loro altezza. Insomma i veri i propri modelli da film americano.
I CIELLINI: Di loro non te ne accorgevi più di tanto. Li vedevi giusto alle elezioni per il rappresentate d’istituto. Vincevano sempre! Ma allora perché c’erano i rossi a rappresentare la scuola quest’anno? Le loro frasi migliori per presentarsi erano:
“Non vi fate prendere di mira’’, “Il dialogo è la soluzione migliore”, “Noi siamo studenti non politici” e molte altre storielle; difficile trovare un gruppo più noioso.
I COMPAGNI: I protagonisti di questa vicenda. Come ho già detto nella mia scuola c’erano più o meno 7 di queste persone ed erano riuscite a vincere grazie alla loro lista formata da 5 dei loro membri. Facevano quasi tutti parte della Federazione Giovanile Comunisti Italiani anche detta FGCI, l’organizzazione giovanile del Partito Comunista Italiano. Classici comunistelli: Kefiah ordinata, capello lungo, “Il Capitale” di Marx dentro lo zaino e intelligentissimi pensieri:
“Il capitalismo uccide i lavoratori”, “Il mondialismo è il cancro dei popoli”, “Non facciamoci influenzare dalla massa”, “Le religioni sono l’oppio dei popoli”, “Bisogna fare una sana autocritica” e…potrei andare avanti tutta la giornata. Dal tronde che compagno sei se non ti autocritichi?
Nelle altre scuole però se guardavi meglio c’erano pure quelle persone di cui non dovevi mai parlare, gli innominabili: I fascisti! O come li chiamavano i compagni: i “topi”.
Come ho gia detto sapevo poco su queste persone; le uniche cose che mi erano entrate in testa su di loro erano: Dio, Patria, famiglia, Mussolini, Piazzale Loreto, Ebrei, olio di ricino, manganelli, Camicia nera, Salò e saluto romano. Ma dei fascisti moderni….quelli erano dei reietti da quello che avevo capito. Anche dal coro che si sentiva “FASCISTI CAROGNE TORNATE NELLE FOGNE!”.
Eppure l’idea “Francesco Ottavi fascista” non l’avevo mai valutata.
Fatto stà che al ritorno in classe prima di seguire la lezione mi misi a leggere la parte posteriore del volentino che recitava:
“Che cos’è il Fronte della Gioventù?
Il Fronte della Gioventù è l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, milita nelle scuole e nelle strade appunto per dar voce agli stessi studenti abbandonati al proprio destino. Una voce che evidenzi i reali problemi della società e tuteli gli interessi della gioventù tanto per il presente quanto per il futuro. Il degrado, sempre più predominante nella società , pervade le menti dei giovani ed è la più grande testimonianza di quanto, alla gioventù, serva una guida, uno sprono, una possibilità per migliorarsi ad affrontare il domani e tornare a sperare in un futuro migliore. Il FdG in sostanza una comunità di combattenti e di volenterosi, un gruppo determinato a riprendersi tutto.”
 
Qulsiasi persona mi avrebbe detto che quelle erano stronzate. Ma allora perché mi avevano catturato?
 

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