Cavaliere dell'alba

di shinigami di fiori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cavaliere x della x nuova alba ***
Capitolo 3: *** Cavaliere x della x sesta alba ***
Capitolo 4: *** Girotondo x delle x rose ***
Capitolo 5: *** Ritorniamo x nel x sangue ***
Capitolo 6: *** Resta x con x me ***
Capitolo 7: *** L'amore x di x una madre ***
Capitolo 8: *** Gin x Gon x Alva ***
Capitolo 9: *** Il x Cavaliere x aspetta ***
Capitolo 10: *** Creatura x dall' x Abisso ***
Capitolo 11: *** Il luogo x a cui x appartiene ***
Capitolo 12: *** Progetto x Greed x Island ***
Capitolo 13: *** Non x tornare x ancora ***
Capitolo 14: *** Risposta x dal x padre ***
Capitolo 15: *** Tramonto ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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-Ti è stato detto che i tuoi genitori sono morti in un incidente stradale, vero-?
-In realtà questa sorte è toccata ai genitori di Mito.


“Piove incessantemente….Una pioggia nera...In questo luogo è cosa più che normale”


-Quando arrivò sull'isola eri piccolissimo...Ancora in fasce e ci chiese di occuparci di te-.
-Non appena Gin si presentò davanti alla porta, Mito urlò “Non dire sciocchezze”-.
-Provammo a chiedere di tua madre, ma disse che si erano separati-.
-Non potevo assolutamente lasciarti a lui...Non avrebbe saputo tenerti al sicuro e se avessi rifiutato Dio solo sa dove ti avrebbe portato-
-Credo che quando Mito urlò “Non osare più farti rivedere su quest'isola” tutti gli abitanti la sentirono-
-N-Nonna, ti ricordi solo questo genere di cose? Comunque sia...Gin ti ha lasciato questa scatola...Dicendomi di dartela solo quando saresti diventato un Hunter-


“è una pioggia pesante...A contatto sulla pelle fa male e brucia”



-Quindi….-



“Il cielo è ancora del colore del sangue...Non smetterà per un bel pò”


-Non sappiamo nulla di tua madre-



-Angolo Autrice-
Sono tornata in questo Fandom fantastico :D
Ebbene si...Dopo "My full moon" e "A new moon, a new life" sono tornata con qualcosa di più complicato che mi ha sempre incuriosito...La madre di Gon.
Premetto che non leggo il manga per cui, dato che tocco il delicato argomento del Continente Oscuro, molte cose saranno frutto della mia fantasia e follia XD
Scrivere qualcosa di serio su HXH mi rende molto felice quindi si...Mi metto alla prova XD
Spero di ricevere qualche recensione perchè, essendo ancora inesperta, ho molta strada da fare :D
Da martedì sarò in vacanza fino a domenica, quindi domani pubblicherò il primo vero capitolo e poi farò una piccola pausa.
Non vedo l'ora di iniziare questo viaggio con un argomento che Togashi non ha mai approfondito ma che ha sucscitato in me (e sono sicura anche in altre persone) molta curiosità e tante domande.
Ciancio alle bande.
Buon viaggio! :D
-Shinigami di fiori-
 

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Capitolo 2
*** Cavaliere x della x nuova alba ***


-Non è facile da avvicinare…- Aveva ghignato il vecchio presidente Netero.
Un giovane Gin si grattò la nuca, confuso.

-Sai con chi abbiamo a che fare vero? Quella persona è guidata solo dai supi desideri personali...Riconosco le tue abilità come Hunter Gin Freecs...Ma “lui” è ad un altro livello- Aveva riso Netero, incrociando le braccia dietro alla schiena e osservando tutti i presenti Zodyac alla riunione.
Il presidente si accomodò a capo tavola, osservando tutti i presenti.

-Gin-san, fossi in te lascerei perdere...Sai che quella persona non è affatto interessata a collaborare con altri Hunters- Disse lo Zodyac più anziano, colui che rappresentava il simbolo del dragone.

-Però è L'Hunter migliore dopo il presidente dico bene? Lo ha testato il vecchiaccio in persona, non è così-? Chiese il giovanissimo Freecs, seduto in modo vichingo sulla sedia bianca.
Il presidente scoppiò fragorosamente a ridere, sputando il thè che stava sorseggiando.
-Questo è verissimo Gin...Un hunter brillante ed eccellente...Se non fosse per il fatto che non segue le regole- Sorrise, sottolineando la parola REGOLE, che al giovane non piaceva per niente.
-Quella persona...Quell'Hunter...è riuscito ad andare all'esterno...Non è vero-? Sussurrò Gin, tornando serio.
Tutti gli Zodyac divennero seri, portando lo sguardo sul giovane Freecs.
Il silenzio calò nell'aula, provocando un leggero brivido a tutti i presenti.

-Gin Freecs...Andare all'esterno non è qualcosa di meraviglioso- Disse Netero, posando la tazza fumante sul tavolo.
-Però quella persona ci è riuscita...Ed è tornata viva- Aggiunse.
Tutti lo osservarono con fare impaurito, quasi sconvolti.
-Io devo sapere...Io voglio sapere cosa succede nel vero mondo...Quello dove noi non abbiamo il controllo-

-Maledizione Gin- Sbattè le mani sul tavolo il Drago, alzandosi.
-Il mondo esterno è una maledizione...Potrai anche essere un ottimo Hunter nel nostro campo...Ma lì fuori c'è ben altro che antiche rovine e reperti archeologici- Urlò, guadagnandosi l'attenzione di tutti.
-Se c'è anche una sola possibilità di ottenere ciò che non ho davanti...è mio dovere sfruttarla- Aggiunse il giovane, osservando Netero per vederne la reazione.
-Mhmm…- Il vecchio si prese la barba tra le dita e buttò la testa indietro, chiudendo gli occhi.
Tutti aspettavano solo un suo commento.
“Glielo dica Presidente...”
“Gli dica che andare all'esterno è proibito”
“Gli dica che la verità non è degna di un prezzo così alto”
“Glielo spieghi...Che l'esterno è solamente una follia”

Fu in quel momento che gli occhi del più anziano dei presenti si aprirono lentamente.
I suoi baffi nascosero un sorriso furbo.
-Basta con le chiacchiere signori miei...Abbiamo visite- Disse, congiungendo le mani e posandoci il viso sopra, osservando ininterrottamente il portone di ingresso.
Tutti si voltarono nella medesima direzione.
-Che sia…-? Chiese lo Zodyac che rappresentava il lupo.
-Non può essere...Che sarebbe venuto a fare qui-? Chiese la più giovane, rappresentante la gatta.
Il cinghiale si voltò lentamente...Curioso come non mai.
Non era entrato da molto tra gli Zodyac...Ma aveva talento nel campo.
Il rumore metallico arrivò alle orecchie di tutti i presenti.
Netero ghignava…Era sempre felice di trovarsi quell'essere davanti.
Il metallo cessò di ticchettare contro al pavimento.
Il portone si aprì piano...Così piano da sembrare una tortura...Una lenta ed agonizzante tortura.
Utilizzando entrambe le braccia, la figura spinse le due parti della possente porta di metallo, spalancandola piano.
Il silenzio avvolse l'intera stanza...La paura avvolse tutti gli Zodyac, eccetto Gin.
Solo la stanza in cui si trovavano era illuminata, mentre il corridoio che ancora avvolgeva quella persona con le tenebre rimaneva buia e ignota.
Il lupo deglutì, aggrottando lo sguardo e tenendosi pronto.
Una gamba dopo l'altra, un lento posso uno per uno.
Quella persona si ergeva nella luminosa stanza in mezzo a tutti i presenti.
Tutti poterono ammirarla.
Era una figura alta, interamente coperta di metallo nero come la pece.
Armatura, gambali, bracciali...Era tutto del colore dell'abisso.
Solo l'elmo era diviso a metà, coprendo solo la parte degli occhi e lasciando le labbra e parte delle guance scoperte in un espressione assente.
Il nero mantello dietro alle spalle era sporco di macchie scarlatte e pieno di buchi e graffi.
Gli stivali di ferro nero toccavano il pavimento dando inizio a un ritmico contro alla rovescia.
Ogni movimento era accompagnato dal rilassante rumore metallico dell'armatura scintillante.
Era una visione stupenda:
Il ferro appuntito sulle spalle e lavorato con delle striature in rilievo sulle braccia.
L'oscurità ricopriva solo la parte superiore delle dita delle mani mentre il palmo era di pelle scura.
Si poteva chiaramente osservare la sua fedele arma riposare nel suo fodero.
Il busto dell'armatura era completamente graffiato e rovinato...Ma ciò non intoccava la sua lucentezza.
Con la sua camminata lenta e straziante raggiunse Netero, ignorando tutti gli altri, Gin compreso.

Con un lento movimento del braccio l'armatura estrasse dal sacchetto opposto all'elsa della spada qualcosa.
Tutto stava accadendo così velocemente...Eppure per i presenti furono momenti interminabili.
Il vecchio non distoglieva lo sguardo dallo spazio degli occhi, intravedendo due perle nocciola nel buio dell'elmo.
Da dietro tutti poterono ammirare la meravigliosa chioma corvina mossa come fili d'erba al vento che fuoriusciva dalla parte posteriore dell'elmo.
Due occhi dall'aria assente e dalla lucentezza spenta.
Allungò il sacchetto che teneva nella mano al presidente, facendo in modo di tenerlo sollevato dal tavolo.
Lo lasciò senza tante cerimonie di delicatezza e quando il contenuto incontrò la superficie della scrivania un rumore crudo fece rabbrividire i presenti.
Il tavolo cominciò a macchiarsi di rosso scuro, un rosso marcio...Un rosso morto.
-C-Che diavolo sarebbe-?
-Netero-san, si allontani da quella persona-
Gin osservò la scena interessato, senza staccare gli occhi di dosso a quella figura nera.
Netero guardò per un attimo il sacchetto macchiato di sangue e la pozza che cresceva sotto ai suoi piedi.
-E così nemmeno l'idea di andare nel mondo esterno ti ha fermato...Non appena ottenute tutte le autorizzazioni, sei sparito nel continente oscuro- Sorrise Netero, continuando ad osservare quella figura.

Tutti osservarono la scena pietrificati.
Tutti sapevano che l'ultima spedizione risaliva a più di quaranta anni anni fa e che poche persone erano sopravvissute.
Possibile che lui ci fosse andato da solo?
Mostruoso.

Questa parola rimbombava nelle menti dei presenti.
-Il continente oscuro...Il tasso di sopravvivenza è dello 0.04%...e solo tre persone su ventotto sopravvissuti riuscirono a tornare alla loro routine- Spiegò il presidente, portando gli occhi di nuovo sul sacchetto imbrattato.

-Presidente Netero...Cè un trattato che nega l'avventurarsi nel continente oscuro...Perchè diavolo questa persona ne è di ritorno-? Chiese un ragazzo sollevandosi, il suo simbolo era il leone.


-Questo Hunter non viaggiava di fatto con l'aiuto di guide...Si è avventurato da solo- Disse Netero.

-Non dica sciocchezze, senza l'aiuto delle guide è impossibile anche superare le terre occidentali- Urlò ancora, sudando freddo.
Il rumore del sacchetto che veniva esplorato fece fremere tutti i presenti.
La mano di Netero stava esplorando quella plastica sporca e sudicia.
Il vecchio ne strasse un teschio umano, lercio, umido e maleodorante.
Tutti si coprirono il viso, schifati.
Netero osservò meglio quel pezzo di scheletro scheggiato e pieno di crepe per poi posare lo sguardo ancora all'interno del sacchetto.
Mise di nuovo la mano dentro e ne estrasse qualcosa.
Al tatto sembrarono le perline di una collana, ma poi quello che doveva essere il ciondolo ricordò a Netero un oggetto famigliare.
Lo estrasse e lo osservò quasi con nostalgia.
-M-Ma quella è…- Il leone impallidì.
Gin incrociò le braccia al petto, continuando ad osservare la scena.
Il presidente emise un sospiro e posò l'oggetto accanto al teschio.

-Ti ringrazio...Faremo in modo che venga sepolto come merita- Disse, osservando quella vecchia licenza Hunter polverosa, rovinata e graffiata legata alla catenina di metallo, adagiata vicino al teschio.
L'armatura volse un ultimo sguardo a quel cacciatore che aveva perso la vita in quell'inferno e poi si girò dalla parte opposta, incamminandosi.
Gli Zodyac osservarono quella figura allontanarsi.
-Era un sopravvissuto dell'ultima spedizione…- Il leone abbassò la testa.
Gli Zodyac che non avevano detto una parola si erano limitati ad osservare il tutto.
La mucca e il cavallo non avevano fiatato, limitandosi ad assottigliare lo sguardo quando necessario.
I più anziani sapevano quando era il momento di tacere e quando quello delle chiacchiere.
Qualcosa fermò la camminata dell'armatura.
Una mano ferma afferrò il suo mantello rovinato, facendo bloccare la figura nera sui propri passi.
Tutti rimasero a bocca aperta.
Gin teneva lo sguardo fisso sulla schiena di ferro dell'Hunter oscuro.
Il suo braccio teso nel tentativo di fermare la sua avanzata.

Fu in quel momento.
Fu quando girai gli occhi lentamente verso quella forza che mi costringeva.
Fu in quel momento che lo vidi per la prima volta…
Fu in quel momento che incontrai per la prima volta tuo padre.


-Cavaliere dell'Alba…- Disse Freecs tenendo gli occhi fissi in quelli nascosti dall'oscurità del cavaliere.
I capelli scuri e lunghi dell'armatura scendevano morbidi sulla schiena ricoperta di metallo.

-Raccontami tutto...Raccontami ogni cosa…-
Il Cavaliere non disse una parola, rimase immobile.
-Raccontami ogni ingiustizia, ogni goccia di sangue che hai visto...Raccontami tutto quello che sai...Sul Continente Oscuro-


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Capitolo 3
*** Cavaliere x della x sesta alba ***


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“Credi a coloro che morirono ignari nel gioco del fuoco”




-Non è qualcosa che si possa raccontare come una favola-

La voce che era uscita da quell'ammasso di ferro scuro fece impallidire Gin.
Netero chiuse gli occhi, comprendendo.
In un movimento lento ed elegante, il cavaliere si tolse l'elmo scuro.
I capelli caddero oltre la metà della sua schiena, rivelando il suo volto.
Era un viso delicato come pochi...Troppo delicato per indossare quell'armatura.
-U...Una….Una rag..- Gin le puntò il dito contro, urlando.
-UNA RAGAZZA-?? urlò, cadendo dalla sedia.
I suoi grandi occhioni nocciola non risplendevano come avrebbero dovuto, inoltre sotto agli occhi una lunga cicatrice percorreva le estremità degli zigomi.
Era bella.
Era graziosa.
Allora perché?
Perchè in quell'armatura?
“Non solo è una ragazza...ma è addirittura più giovane di me” Pensò Gin, stringendo i denti.
-Cavaliere dell'alba- Netero la chiamò, dopo essersi schiarito la gola.
Il Cavaliere fissò il presidente con il suo sguardo spento.
-Ti ringrazio per i tuoi servigi resi all'associazione- La provocò...Si stava divertendo.
La giovane lo fissò seria.
-Non ho svolto nessun beneficio all'associazione...Sono tornata per mia spontanea volontà- E detto questo, cominciò ad allontanarsi, lasciandosi dietro un confuso e curioso Gin.

-Cinghiale- Disse, fermandosi all'uscio della porta.
Gin rimase perplesso.
-Non...Non chiamarmi cinghiale- disse, piegando la testa di lato.
-Se davvero vuoi sapere, allora te lo dirò- Disse, voltandosi ed osservando Gin con la coda dell'occhio.
L'elmo stretto sotto al braccio destro, i capelli scompigliati e scuri liberi.
Lo Zodyac tornò serio, notando con quanta fatica riuscisse a mantenere quel contatto visivo con lei.
-Perchè hai deciso di raccontarmelo-? Chiese, alzandosi e mettendosi le mani in tasca.
La giovane non rispose subito.
-Hai appena detto che non è facile come raccontare una fiaba- Disse, continuando a fissarla in quelle iridi nocciola.
La giovane distolse lo sguardo e se ne andò.
-Se vuoi sapere-
Si bloccò.
-Allora cercami-
Quello sguardo piantato nel suo.
Quell'espressione.
Il suo riflesso nell'armatura.
Il Cavaliere dell'Alba.
Così chiamata da quando la sua fama aveva cominciato a formarsi.
Tutti conoscevano il Cavaliere dell'Alba.
Gin la osservò superare la soglia della porta.
-Ma è commovente…- La voce allegra del Presidente la fece fermare un ulteriore volta.
La giovane voltò lo sguardo, mettendo in risalto la grande cicatrice che andava da uno zigomo all'altro.
-Stai cominciando a sentirti sola, Cavaliere-? Domandò, posando la testa sulle mani giunte.
Il Cavaliere gli regalò un'occhiata gelida, per poi riprendere sonoramente la sua avanzata.
-Ma pensi che andrà bene? Pensi che sia corretto informare gli altri di un tuo inferno personale-? Chiese ancora.
-Ehi, vecchio…- Gin cercò di interromperlo ma il presidente lo bloccò con lo sguardo.
-A nessuno interessa cosa succede la fuori...Perchè a nessuno interessa perdere la vita- Aggiunse ancora.
La giovane era rimasta con lo sguardo basso.
-Hai ragione…-sussurrò, voltandosi del tutto verso i presenti.
-Ed è proprio perché non vi è nessuno interessato alle tragedie, che quando ne trovi uno non puoi fare a meno di essere egoista- Disse lei, mentre una ciocca di capelli le ricadeva disordinatamente sugli occhi.
Il suo sguardo stanco si posò su Gin.
Il ragazzo rimase di sasso e quando vide lo spettacolo successivo.
La giovane donna gli sorrise debolmente, un sorriso poco accentuato ma genuino.
-E quando trovi l'idiota che vuole sapere com'è fatto un inferno, il tuo cuore non può fare altro che accellerare- il viso le tornò serio e il suo sguardo di nuovo sul presidente.
Netero chiuse gli occhi, sorridendo.
-Una risposta degna di te, Cavaliere-
Scoppiò in una fragorosa risata, sotto gli occhi scioccati di tutti.
-Mi piace sempre mettere alla prova l'Hunters migliore di tutti- Sorrise con sfida.
Il Cavaliere dell'Alba sorvolò su quell'ultimo commento e uscì definitivamente dall'aula accompagnata dai ticchettii metallici della sua fedele armatura.
Quando il silenzio piombò di nuovo nell'aula, tutti gli occhi caddero su Gin e Netero.
-è un vero peccato che non voglia collaborare con l'Associazione...Si ritroverebbe tre stelle senza nemmeno accorgersene- Rise il presidente, battendo le mani.
-è un Hunter prodigioso, non ci sono dubbi...Ma l'unica cosa che la lega all'Associazione è quella licenza- Disse il leone, portandosi una mano alla tempia.
-Le sue spedizioni durano anche mesi...Quando è via non possiamo nemmeno dire con certezza se sia viva o meno- Disse la gatta, con un sospiro.
-E adesso il Continente Oscuro…- Il Drago era pensieroso.
-Oi, Presidente- Lo chiamò Gin.
Il vecchio aprì un occhio, osservando il giovane.
-Prima lei ha detto che le azioni del Cavaliere sono legate solo da desideri personali...Cosa intendeva dire-? Chiese il giovane, con le mani in tasca.
Tutti osservarono il presidente.
-Gin-kun- Lo chiamò.
Il ragazzo si mise sull'attenti, curioso.
-Hai sentito parlare del Girotondo delle Rose-? Chiese il vecchio, alzandosi e incamminandosi verso la finestra che specchiava sul lago.
Gin aggrottò lo guardo.
-Certo che ne ho sentito parlare vecchiaccio...Esiste davvero qualcuno che non lo conosca, idiota-? Il ragazzo si scaldò, cominciando ad innervosirsi.
-Ehi, Gin-san...Moderi i termini- Il leone si alzò di scatto, attaccando il cinghiale.
-E quindi sai anche chi è stato a lanciare quelle bombe, vero-? Chiese ancora il presidente, calmo come non mai.
Gin strinse le mani a pugno.
-Certo che lo so…- Sussurrò, sedendosi di peso sulla sua sedia con una mano sulla tempia.
-Oh? Ma allora hai già capito tutto- Sorrise Netero, osservando il nervosismo del ragazzo.
-Maledizione...Vecchiaccio- Urlò Gin.
Tutti i presenti abbassarono lo sguardo.
-Il Cavaliere dell'Alba...Allora lei…- Il leone assottigliò gli occhi.
-Quindi lei…- La gatta si portò una mano sul viso, inorridita.

-Quell'esplosione...La storia del Cavaliere dell'alba inizia lì- Disse, porgendo a Gin un  giornale dall'aria antica e vecchia.
-Tu avrai il privilegio di incontrarla...Potrai chiederle tu queste cose, Gin-kun- Disse il presidente, per niente turbato.

-L'eliminazione di forme di vita non identificate ed ostili nei confronti dell'uomo...Fu questa la causa di quell'esplosione...Non è vero-? Chiese Gin infuriato.
Il presidente spostò il suo guardo verso il ragazzo, serio.
-Trova il Cavaliere, ragazzo...Ci sono cose di quella storia che solo lei potrà dirti Disse solo, tornando a sedersi.
-Tsk…- Ingoiò un insulto e tornò a sedersi, con la mente focalizzata su quella cittadina ormai estinta...Su quella nazione eliminata...Su quella tragedia oramai superata.

………………………………………………………………………………………….


Edd-Yai
Una nazione che faceva da intermezzo alle grandi città d'occidente.
Era una città molto povera prima di trasformarsi in un anello forte del commercio.
I suoi abitanti si resero autonomi dal vivere all'interno di un trattato o un'unione a causa della presenza degli Abissi Silenti, grandi fosse sotterranee che contenevano il Corallo P4.
Una sostanza pericolosa, tossica e letale.
Le persone inizialmente cercarono di stargli alla larga il più possibile, sviluppando di rado malattie terminali incurabili.
Il terreno di quell'enorme terra non era coltivabile a causa della presenza degli Abissi e la pesca era proibita a causa dell'infezione del Corallo P4 sugli esseri marini che venivano a contatto con una possibile fossa subacquea.
Per anni la gente riuscì a vivere di sola importazione prestando in cambio servizio militare, faticando persino a produrre denaro per gli autoconsumi.
 Dopo svariate morti, però, una grande famiglia si fece coraggio e si avventurò nella fossa più vicina con l'obbiettivo di estrarre quel Corallo.
Se fossero riusciti a recuperare quella sostanza e a studiarla forse sarebbe stato possibile produrre un vaccino o una qualsiasi cura.
Gli altri Paesi non vollero saperne nulla e lasciarono che quella coraggiosa famiglia rischiasse la vita.
Si diressero alla fossa più grande...L'Abisso Silente 01.
La famiglia si ripresentò all'alba del sesto giorno, con tre membri mancanti: la più piccola Elya, il maggiore dei fratelli Zepp e la madre Sawly.
Il padre, Don Alexxa teneva tra le mani scorticate e sanguinanti il Corallo P4 e piangeva dalla gioia.
La gente rimase ad acclamarli mentre il sole dietro di loro sorgeva potente, come a simboleggiare il primo passo verso una vittoria.
Dopo tre giorni, la sostanza aveva già raggiunto le cellule celebrali dei sopravvissuti, rendendoli dei vegetali incapaci anche solo di respirare in modo autonomo.
Le persone accettarono con la tristezza nel cuore il loro atto di coraggio e con un' inniezione misero fine alle loro sofferenze.
Con il Corallo P4 tra le mani, le persone poterono finalmente studiarne la composizione, gli effetti e i possibili rimedi.
Non solo, dopo anni e anni di ricerca, gli scienziati riuscirono a trovare una cura, ma riuscirono persino a lavorare il Corallo.
Riuscirono a impiegarlo per la costruzione di combustibile, armi e persino oggetti da lavoro.
Il vaccino era ormai inserito e Edd-Yai riuscì a penetrare tra le tre maggiori potenze commerciali grazie ai suoi prodotti.
Gli addetti all'estrazione del Corallo P4 vennero conosciuti in tutto il mondo come “Cavalieri dell'Alba” in riferimento al primo ritorno della Famiglia.
I Cavalieri avevano sviluppato un incredibile potere Nen...Un Ten sorprendentemente resistente.
Erano gli unici uomini ad aver sviluppato il Nen non per diventare più forti...Bensì per sopravvivere.
Il loro Ten era come un armatura intorno ai loro corpi, il loro Gyo era sviluppato alla perfezione, riuscendo a vedere persino nell'oscurità totale.
Erano più come animali selvatici che combattenti.
Appartenevano tutti alla categoria del potenziamento: non avevano bisogno di inventarsi tecniche di combattimento complicate, solo sani colpi per estrarre il Corallo P4.
Dopo appena tre anni dallo sviluppo, l'associazione Hunter decise di recarsi ad Edd-Yai.
Tutti i Cavalieri dell'Alba erano dei nuovi e prodigiosi utilizzatori di Nen...Avevano delle ottime capacità; così portentose da trasmetterle persino ai propri figli.
Non era raro infatti vedere bimbi di tenera età già alle prese con il Ten o il Gyo.
Inutile dire che i figli che decidevano di non intraprendere la strada del Cavaliere partivano già avvantaggiati come Hunter...Ma era difficile trovare qualcuno che non proseguisse il mestiere di famiglia, essendo i Cavalieri molto noti e rispettati.
Gli Abissi Silenti divennero in men che non si dica luoghi indispensabili per Edd-Yai.

-Riteniamo i servizi dei Cavalieri davvero importanti per l'associazione...Le vostre capacità e il vostro utilizzo del Nen potrebbero davvero fare la differenzia all'interno del mondo degli Hunter.-

-Zyuji-Ka-Ren, undicesimo presidente dell'associazione...Come puoi far vedere ad Edd-Yai la tua faccia-?
Il Cavaliere a capo della tavola era colui per cui Edd-Yai era riuscita a salvarsi.
Tutti lo chiamavano il Cavaliere della Sesta Alba in memoria dell'estrazione del Corallo per la prima volta.
Era il presidente di Edd-Yai, colui che aveva preso in mano le redini della sopravvivenza.

-Siamo d'accordo, non vogliamo avere niente a che fare con voi Hunters- Disse la donna al fianco del Cavaliere capo.
Era di un biondo cenere e dalla lunga chioma legata in una coda di cavallo.
-Voi Hunters non avete alzato un dito ai tempi...Cosa vi fa credere che accetteremo di venire con voi-? Chiese il Presidente.
I suoi occhi erano scuri e i capelli del medesimo colore.
Portava una benda d'acciaio sull'occhio destro e si potevano notare le imperfezioni della pelle sotto ad essa.

L'undicesimo presidente era una persona assai furba.
Era un uomo anziano, ma assai portato.

-Avete davvero intenzione di rimanere dei miseri estrattori di roccia per l'eternità-? Chiese ancora il vecchio, accerchiato dai suoi uomini, tra cui un giovane Netero.
-Abbiamo bisogno di Hunters talentuosi...Se accettate la nostra offerta, non avrete nemmeno bisogno di affrontare l'esame- Assottigliò lo sguardo.
Netero lo fissò…
-Ma signore...Le regole sono…- Un Hunter cercò di fermare il presidente ma venne facilmente zittito da quest'ultimo.
-Ci odiate proprio eh-? Rise il vecchio, osservando tutti i Cavalieri davanti a sé.
Il Cavaliere della Sesta Alba assottigliò il suo unico occhio.
-Non è questione di odio...Abbiamo imparato a non fidarci di nessuno. Siamo solo stati in grado di morire uno dopo l'altro per più di dieci anni.
Non abbiamo bisogno di qualcuno che voglia sistemare le cose ora che il peggio è passato- Le sue parole erano taglienti e decise.

Il vecchio abbandonò quella sua aria gentile ed aprì i suoi occhi rugosi e freddi.
-Il Corallo P4…Una sostanza che si trova solo in questa terra e nel Continente Oscuro- Disse il vecchio, sollevandosi e avvicinandosi al Re dei Cavalieri.
-Cosa-? Chiese stupito quello, facendo tintinnare i suoi orecchini.
-Abbiamo bisogno di quel materiale e delle conoscenze che ne avete ricavato…- Continuò, ormai vicino al suo obbiettivo.
La donna dai capelli biondi estrasse un pugnale stringendo i denti ma venendo bloccata dal gesto della mano del Cavaliere capo.
-Non possiamo permetterci altre perdite nel Continente oscuro...Non possiamo- Disse ancora.
-Folli…- Sussurrò il Re alzandosi e permettendo al lungo mantello color porpora di cadere elegantemente.
Era una tavola rotonda in una piccola stanza all'interno del Municipio più grande di Edd-Yai.
-Ero a conoscenza del fatto che se l'associazione Hunter si fosse interessate al Corallo non avremmo dovuto rallegrarcene- Disse, alzando il viso.
-Non possiamo permettere che quel Corallo finisca nelle mani sbagliate...Voi capite non è vero-? Chiese ancora il presidente.
Il Cavaliere perse quel briciolo di pazienza che gli era rimasto.
-Noi siamo sopravvissuti all'inferno...Abbiamo visto i nostri bambini cadere uno dopo l'altro...Abbiamo visto famiglie distrutte dalla malattia e dalla fame...Come potete strapparci dalle mani tutto ciò che siamo riusciti a conquistare-? Chiese ancora, alzando la voce e spingendo le proprie mani ormai consumate dal lavoro sul tavolo d'acero.
-Noi siamo Hunter...Il nostro obbiettivo è salvaguardare i mondo...Non c'è tempo per pensare ai morti- disse il presidente, allacciandosi le mani dietro alla schiena.
-Se noi siamo riusciti a sopravvivere è solo grazie a tutti coloro che sono e continuano a morire nelle fosse- Urlò ancora il cavaliere.
Il vecchio sospirò.
-Il nome Cavalieri vi si addice molto.- Disse grattandosi la nuca.
-Quindi anche il fatto di entrare a far parte dell'Associazione era solo una scusa per poter mettere mano su questa terra- Sussurrò il capo.
-Non mi piace usare la forza- Sorrise il vecchio, osservando l'uomo con sfida.
-Quindi...Volete il potere del Corallo giusto-? Chiese ancora l'uomo.
-Vogliamo solo essere certi che non cada nelle mani sbagliate...Se tutta questa materia si fosse trovata nel Continente Oscuro allora non ci sarebbero stati problemi...Ma visto che si trova qui, a Edd-Yai...La cosa è gestibile- Disse ancora.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
-Come potete dire certe assurdità? Perchè non siete intervenuti quando il Corallo rappresentava una minaccia? Hai idea della quantità di morti che abbiamo subito? Forse con l'aiuto degli Hunters questa tragedia sarebbe stata più sopportabile- Urlò.
-Non vi era ancora una cura, non potevamo rischiare- Rispose freddamente.
-Non ve ne erano affatto! Eppure vi furono persone che entrarono negli abissi senza la paura della morte e con dei figli dietro alla schiena...Sapevano che sarebbero morti ma sono andati comunque...Sapevano che non avrebbero mai più rivisto i loro bambini eppure si sono avventurati in quelle fosse senza esitazione per salvare tutto ciò che avevano a cuore- Urlò.
E in quel momento un sorriso triste comparve sul viso di tutti i cavalieri presenti.
Si alzarono uno ad uno, posizionando la mano sul proprio cuore.
-Noi non abbandoneremo questo luogo...Non abbandoneremo gli sforzi che i nostri coraggiosi uomini hanno compiuto...Non lasceremo che il loro sacrificio venga sprecato- Disse il capo, spingendosi il pungo al petto.

-Andremo avanti noi...Costi quel che costi- Il suo occhio scuro brillò di incandescente determinazione.
La donna sorrise, per poi incatenare il suo sguardo a quello dell' unidicesimo presidente.

Un sorriso.

-Capisco...Siete davvero degli uomini d'onore e pieni di coraggio...Nonostante fossero solo parole...L'associazione Hunter avrebbe davvero avuto bisogno di Hunters come voi- Disse, prima di uscire e di osservare con la coda dell'occhio il capo un'ultima volta.
L'associazione fece ritorno al quartier generale e gli Zodyac si riunirono in consiglio.
Dopo appena due settimane, l'undicesimo presidente prese la sua decisione.


La bomba era poco costosa e compatta, ma anche sorprendentemente letale.
Con la giusta tecnologia si potevano produrre velocemente in massa.
A causa della forma della nuvola di fumo veniva chiamata Miniature Rose o Rosa del pover uomo, ed era popolare tra i dittatori.

Un'esplosione di massa di queste bombe veniva chiamata Girotondo Delle Rose.



-Angolo autrice-
Rieccomi :D
Volevo solo annunciare il mio ritorno e quindi l'aggiornamento settimanale della storia.
Grazie a tutti coloro che leggono e recensiscono.
Alla prossima!
-Shinigami di fiori-



 

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Capitolo 4
*** Girotondo x delle x rose ***


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-Un conduttore naturale per il Nen che ne incrementa il potere...Da alcune ricerche sembrerebbe quasi che il Nen al suo interno possa resistere anche cento anni.
Il Corallo P4 è una risorsa che non può sfuggirci assolutamente- disse il presidente, mentre le sue iridi riflettevano al loro interno un bagliore rosso e giallo.
Odore di cenere e fuoco.
-S-singore…- Sussurrò un Hunter, guardando il medesimo spettacolo angosciante.
-Se non ce lo vorranno dare...Allora lo prenderemo con la forza- aggiunse ancora, mentre osservava l'inferno dall'alto del suo dirigibile.

Al suo fianco vi erano Hunters che cadevano in ginocchio ascoltando il rumore delle fiamme in lontananza che divoravano l'intera terra.
-Andiamo, non c'è più niente da vedere…- Voltò le spalle a quell'enorme disegno di rose nel cielo.
Rose dipinte di rosso e capaci di urlare.
-Il tempo dei Cavalieri dell'Alba è finito- i suoi occhi non avevano rimorsi.

…………………………………………………………………………………………

-Aspettiamo il papà per mangiare, tesoro-? La donna dai capelli biondi era nella sua piccola casa con la piccola incollata alla finestra.
-Mhn..- La piccola annuì, osservando il cielo.
-Che cosa guardi Trisha-? Chiese la donna Cavaliere, affiancandosi alla bimba.
La piccola assottigliò gli occhi.
-Sta cadendo qualcosa…- Disse solo, senza distogliere lo sguardo.
-Cosa-? Chiese la madre, avvicinandosi al vetro.
I suoi occhi si spalancarono, le sue pupille divennero solo dei puntini.
In un atto disperato abbracciò a sé la piccola, tenendola stretta al petto.
Le lacrime scesero dal suo viso come calde perle salate.
Urlò ancora prima dell'impatto…
Non ci sarebbe stato il tempo per nulla…
Non ci sarebbe stato più nulla.
La piccola continuò ad osservare il cielo dalla stretta presa della madre, poi chiuse gli occhi ascoltando la melodia delle urla della madre.

………………………………………………………………………………………….

-Mamma…-?
Nessuna risposta.
Sopra di lei non vi era alcun tetto…
Vi erano solo nere nuvole e ceneri volanti.
La testa le faceva male, girò appena lo sguardo e riuscì a intravedere la chioma bionda della mamma.
Non era più candida...Era rossa.
Non era più folta...Era strana.
La sua mamma non stava dormendo.
Era stesa a terra e le travi della casa le avevano trapassato il corpo.
Il viso ancora bagnato dalle lacrime, l'espressione angosciante.
La piccola cercò di alzarsi ignorando il dolore al corpo e poi vide qualcosa...Qualcosa che la fece urlare.
Non si sentiva più la gamba destra…
Lacrime scesero copiose dai suoi piccoli occhi sporchi di scarlatto.
Riconobbe la sua scarpetta rossa...riconobbe i suoi pantaloni scuri.
Era caduta per terra...E guardò dove avrebbe dovuto esserci la sua gamba destra.
Solo sangue...Sangue e dolore.
Tastò più volte lì dove finiva ormai la carne.
Sentiva male...Non riusciva a respirare a causa delle ceneri.
Come un colpo d'asma la piccola cominciò a tossire fino a vomitare.
La vista le andò via, così come il respiro.
Non vide più nulla...Riuscì solo a trascinarsi con le braccia vicino al corpo della madre.
Non riusciva a pensare a niente e non appena riconobbe la lana del maglione della donna sorrise, sentendo il sapore delle sue lacrime.
Si accasciò lì e il suo cuore divenne sempre più lento.

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………………………………………………………………………………………….

La sala del consiglio non esisteva più.
I cavalieri erano tutti spenti con il torace riversato sul tavolo.
La tavola rotonda era coperta di fuoco e sangue.
Non vi era più nemmeno il municipio...Era solo un'area di fuoco.
Coloro che non erano stati carbonizzati rimasero riversati al suolo o sulla tavola con le bocche spalancate.
A capo della tavola, il Re dei Cavalieri rimaneva seduto sulla sedia con la schiena appoggiata allo schienale e lo sguardo rivoltato verso l'alto.
La metà del suo corpo era totalmente carbonizzata.
Tutto stava andando in fiamme...Tutto stava per essere divorato per sempre dalle fiamme roventi.

L'intera Nazione di Edd-Yai venne cancellata dalla faccia della terra.
Il girotondo delle rose distrusse ogni cosa, ogni vita lasciando intatti solo gli Abissi Silenti, addormentati sotto terra.
Migliaia di vite in fumo.


Trentadue Rose utilizzate.
Il girotondo delle rose fu grande il triplo delle aspettative previste dalle statistiche.
Vennero inglobate anche le città a occidente di Edd-Yai, Yoko e Rissentball.
Più di settecento mila morti e più di cento mila dispersi.
Gli Hunters furono chiamati ad accorrere in soccorso degli abitanti delle città vicine.
Nessun soccorso per Edd-Yai.

“Nella nazione di Edd-Yai, a causa della malattia diffusa per colpa della materia con il nome di Corallo P4, i civili sono divenuti infetti di una terribile e incurabile malattia terminale...Le persone non hanno più il controllo delle proprie azioni e sono cadute in preda alla follia a causa del dolore...è una questione che va risolta il prima possibile”

L'undicesimo presidente fu messo sotto accusa per la distruzione delle città occidentali rimaste coinvolte con non poche vittime.
Per questa sua colpa venne revocato dalla carica di presidente dell'Associazione Hunter per lasciare il posto al dodicesimo...Isaac Netero.

Nessuno sa cosa accadde alla nazione di Edd-Yai dato che il veleno contenuto nell'aria e nell'acqua era troppo anche solo per avvicinarsi.
Si chiuse qualsiasi contatto con quella città...Nessuno si preoccupò di andare a controllare i suoi morti.
Tutti nel mondo erano a conoscenza della  notizia rilasciata dalla Commissione e nessuno si curò di soccorrere dei mostri, mutanti infetti.
Mentre in quella Nazione si viveva la follia
La paura.


Gli unici sopravvissuti presentavano deformità nel corpo e distruzione degli organi interni.
Avevano sviluppato nuove malattie terminali contagiose con il solo respirarsi vicino.
C'era chi moriva camminando o semplicemente bevendo una goccia della pioggia nera che cadeva tre volte al giorno.
Il veleno era penetrato nella pelle dei sopravvissuti, rendendone duri i tessuti e distruggendone tutte le cellule.
Quella terra desolata non produsse più nemmeno una pianta.
Il veleno uccise ogni creatura acquatica.
La pioggia alimentava solo il dolore e le sofferenze.

Dopo appena cinque anni dall'accaduto, quella terra arida e morta divenne subito una discarica per tutti gli altri paesi.
Vi era gente sopravvissuta al girotondo delle rose e gente che per problemi legali vi si ricava per trovare rifugio o semplicemente nascondersi.
Non vi era niente in quella terra.
Le fu dato l'appellativo di Città delle Stelle Cadenti, o Meteor City.
Divenne un covo marcio di illegalità.

Lunghi capelli corvini volavano con il vento.
Il sole che brillava su quella desolazione non bastava più a far crescere qualcosa su quella terra ormai avvelenata.
Una lunga cicatrice lungo il viso.
I corvi atterravano per mangiarsi qualche cadavere morto da poco per poi rispiccare il volo.
Una mano sollevata come per racchiudere il sole in un debole pugno.
Gli occhi tremanti e un'espressione disgustata.
-Questo…-
Piume nere di un corvo affamato.
-è uno schifo…-

……………………………………………………………………………………………………..

La giovane aprì di scatto gli occhi nocciola, trovandosi il viso di un ragazzo vicino al suo.
La ragazza con l'armatura indossava ancora l'abbondante corazza di ferro con l'eccezione dell'elmo.
I suoi capelli spalmati come fili d'erba sulla paglia che si intrufolava tra di essi.
Il Cavaliere era stesa su quella paglia fresca e fissava il cielo mentre Gin era in ginocchio dietro alla sua testa.
-Sei stato veloce a trovarmi...Come facevi a sapere che sarei stata qui-? Chiese la giovane, sollevandosi a sedere.
Gin si mise accanto a lei in una posa molto più vichinga, con le gambe larghe e il mento posato sul palmo, senza fissare la più giovane.
-Credo che questo sia il posto adatto a te...Istinto, è stato istinto- Spiegò lui, incrociando le gambe.
-Il posto adatto a me, hai detto-? Chiese lei, sporgendosi verso il bordo.
-Dove altro potevi venire se non qui-? Spiegò lui, seccato.
La giovane lo fissò per qualche secondo poi incrociò anche lei le gambe, provocando un piacevole rumore metallico.
-Mi piace solo stare in alto...Tutto qui- Sussurrò la giovane, guardandosi il palmo della mano.
-Bhè-? Chiese lui, osservandola e cercando di capirne il più possibile.
Uno degli Hunters più forti della storia era lì davanti a lui.
La ragazza lo guardò con il solito sguardo freddo.
-Cosa-? Chiese.
-Non mi dovevi mica delle spiegazioni-? Chiese lui, mimando con le mani per aiutarla a ricordare.
Alla ragazza si illuminarono gli occhi semi chiusi.
-Giusto...Perdonami. È passato così tanto tempo da quando ho fatto due chiacchiere con qualcuno- Disse lei.
La voce sarebbe dovuta risultare triste, ma non lo era...Solo spenta.
-Ti piace quassù-? Chiese lei, godendosi la brezza serale e lo spettacolo della luna piena davanti a loro.
-C'è una vista splendida…-Disse lui, portandosi la mano sopra agli occhi come per guardare lontano.
-Già...Potrai portarci qualcuno in futuro se vorrai- Disse lei con la solita espressione.
Gin la fissò, arrossendo leggermente e girandosi dall'altra parte.
-C-chi diavolo ci dovrei portare scusa? Chi è così pazzoide da salire volontariamente quassù-? Domandò, nervoso.
La ragazza lo fissò.
-Già...Hai ragione- disse solo.
Rimasero in silenzio.
Gin era venuto per ottenere informazioni sul Continente oscuro, ma la ragazza era così stanca e tesa che decise semplicemente di farle compagnia.
Da quell'altezza si poteva vedere ogni cosa: la piccola città, le montagne e il grande mare...Da quell'altezza si poteva vedere la sfericità della terra.
-Gin-san…- Chiese.
Il giovane la fissò.
-Cosa dice la gente di questo albero-? Chiese lei.
Lui cercò di ricordarsi le parole di un signore ma non lo aveva ascoltato per niente.
Gli aveva urlato qualcosa del tipo “Via dai piedi, sono di fretta”
-C-Che è molto alto…-? Improvvisò.
La ragazza lo fissò per poi piantare gli occhi all'orizzonte.
-Con l'altezza di 1784 metri…è l'albero più alto del mondo- Lo corresse lei.
Lui la fissò per poi osservare il panorama sotto di sé.
-Capisco...Tuttavia…- Disse, cercando di osservare meglio la pianta su cui si trovava.
La giovane lo osservò.
-Sembrerebbe più che altro un giovane arbusto- Specificò Gin, alzandosi in piedi e mettendosi le mani in tasca.
Il vento faceva volare la sua sciarpa scura e muoveva i suoi capelli.
-Esatto- disse lei, senza osservare il più grande.
-Un albero del mondo che non ha ricevuto nutrimento a sufficienza e non ha superato questa altezza- Aggiunse con un sussurro lei, voltandosi verso Gin.
Il più grande la fissò con gli occhi aggrottati, osservando poi l'enorme dirupo sotto ai suoi piedi...L'enorme vuoto.

Il Cavaliere lasciò che il vento finisse di fischiare per parlare.
Sapeva che Gin, probabilmente, non sapeva nulla del Mondo Esterno.
Quello era il primo albero del mondo che vedeva.
Le sue labbra ripresero a parlare.
-Un vero albero del mondo si nutre di magma, incorpora le sue radici nelle montagne e continua a crescere oltre l'atmosfera-

Gin spalancò gli occhi, rimanendo a bocca semi aperta.
-Ma è tutto al di fuori di questo mondo…-
A quelle parole Gin impallidì.
Gli stava raccontando del Mondo Esterno.
-Perchè le mappe che conosci...Non sono che una piccola parte di questo mondo- Sollevò il viso verso l'alto, osservando le stelle e le costellazioni.

Gin rimase ad ascoltare ogni cosa.

-Creature provenienti dal Mondo Esterno sono già giunte a noi...Anche materiali come il Corallo P4 provengono dal Continente Oscuro- Il suo sguardo era impassibile.
Gin abbassò lo sguardo tristemente.
-Solitamente gli Hunters mandano nel Mondo Esterno solo persone che possono collaborare con l'Associazione così da tenerne d'occhio i progressi…-
Un piccolo sorriso sul viso della ragazza, con la mano ricoperta di metallo accarezzò la paglia su cui era seduta.
Le grandi foglie ospitavano un nido abbandonato su cui i due si erano potuti accomodare...Nonché in cima all'arbusto.
Non vi era nulla sopra di loro.
Fece una carezza a quella paglia secca.
-Persino questo arbusto proviene dal Mondo Esterno...Ma le condizioni climatiche e il poco nutrimento non favoriscono la sua crescita. Il Corallo P4 arrivò dal Continente Oscuro per mezzo del magma che viaggia in continuazione sotto la crosta terrestre.
Anche quel poco che arriva da laggiù...O soffre o fa soffrire- Le sue parole erano naturali.
Gin non le staccava gli occhi di dosso...Se non la osservava in viso le osservava l'armatura o i lunghi capelli corvini che danzavano nel vento.
-Tuttavia…-

Strinse la mano a pugno, tremando.

-Andare nel Mondo Esterno richiede molti requisiti, ne servono quattro anche solo per iniziare- Disse, voltandosi verso il ragazzo.
Autorizzazione, mezzi, qualifica e contratto...Io ho ottenuto tutto questo quando la mia lucidità ancora barcollava-
Si alzò in piedi, osservando Gin dall'alto.
-Ma tu non devi avere fretta...Poiché recarsi nel Mondo Esterno altro non è che una maledizione. Potrei anche dire che faresti meglio a goderti il viaggio...Perché la meta non so quanto sarà in grado di soddisfarti-- Il suo viso era saggio.

-Godermi il viaggio-? Chiese il giovane.
La ragazza osservò di nuovo il cielo.
-Forse sarebbe meglio se ti dicessi...Che faresti meglio a goderti ogni attimo e ogni deviazione al massimo delle tue possibilità, perché è così che troverai cose più importanti di quelle che vuoi- Sussurrò poi.
Gin barcollò, alzandosi e avvicinandosi di fretta alla ragazza.
-Cavaliere-?
Sebbene il viso della giovane fosse perfettamente naturale, le lacrime che le rigavano il viso erano abbondanti e dolorose.
-Non come ho fatto io…- sollevò ancora di più il viso al manto stellato, nella speranza che un qualche sollievo le alleviasse il dolore all'anima.
-Io mi sono maledetta con queste mie mani- Strinse le mani a pugno, producendo un rumore metallico.
-C-Cavaliere…- Gin rimase ad osservarla.
Così giovane...E così forte.
Così giovane...E così triste.
-Fallo anche per me, Gin-san...Goditi quello che mi è stato portato via- Sussurrò.
-Cavaliere…- Gin rimase ad osservare quel viso segnato dalla cicatrice di una lunga ed estenuante vita, seppur così breve.
Quando la luna si levò alta nel cielo, i suoi capelli scuri presero a brillare.









 

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Capitolo 5
*** Ritorniamo x nel x sangue ***


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Da quel giorno, si ritrovarono sempre più spesso.
Passarono settimane...Poi mesi...Sempre con la loro solita routine.
Ogni volta, il Cavaliere gli raccontava un giorno trascorso nel continente oscuro.
Uno solo.
A una condizione.
-Tieni tutto nel tuo cuore...è molto meglio che il continente oscuro rimanga dov'è-
Gin strinse un pugno.
-Ma che stai dicendo? Sono riusciti a guarire un corpo semplicemente con dell'acqua che hanno trovato in una pozza? Che diavolo c'è la fuori? Chissà quante malattie possono essere curate con le giuste sperimentazioni- Si scaldò, sollevandosi.
Persino il grande volatile si sorprese della reazione del giovane, risvegliandosi dal sonno.
L'albero era diventato il loro punto di ritrovo…Era un luogo perfetto per parlare di un mondo maladetto.
La giovane Hunter si portò un dito alle labbra, dicendogli di abbassare il tono.
-Mi hai raccontato cose che non stanno né in cielo né in terra…. -Sussurrò, dopo aver ascoltato una delle tante giornate del Cavaliere del Continente sconosciuto.
Però c'era ancora una cosa che non gli aveva detto...E che era curioso di sapere.
-Perchè…-Chiese con voce flebile.
La giovane si voltò, mettendo in risalto le cicatrici sul viso e l'aria stanca.
-Perchè continui ad andare nel Continente Oscuro-? Domandò serio.
La giovane donna si alzò, permettendo ai lunghi capelli corvini di sfiorare la paglia del nido per un'ultima volta.
-Abbiamo parlato abbastanza per oggi, spero verrai ancora a trovarmi- Disse, avvicinandosi al bordo.
Gin sarebbe sempre venuto e lei lo sapeva...ma ogni volta gli chiedeva di tornare con maniere estremamente genitli.
-Cosa? Non hai risposto alla mia domanda- Si arrabbiò il giovane, sollevandosi a sua volta.
-Gin Freecs…- Lo chiamò la giovane.
Il ragazzo rimase spaesato nel sentire il suo nome uscire dalle sue labbra.
Un po' era onorato.
-Sei molto curioso- Gli sussurrò, quasi dolcemente e teneramente.
Il giovane arrossì di colpo, portandosi una mano a coprirsi il viso.
-C-Che diavolo ti metti a dire tutto d'un tratto-? Chiese, riportando lo sguardo sulla figura della giovane.
Il Cavaliere sorrise, il vento sollevò i suoi capelli.
-Non è una critica...La curiosità va però tenuta sotto controllo-
Il ragazzo si grattò la nuca.
-Non ci posso fare niente...Tutto ciò che è sconosciuto provoca il mio interesse-
-Graooooouuuuu- L'enorme volatile colorato spiccò il volo, producendo un grande e potente spostamento d'aria.
-Tutto ciò che è sconosciuto…Va trattato con prudenza- Disse solo, avanzando nel vuoto.
La conseguenza fu immediata e tutto il suo corpo cadde dall'altissimo albero del mondo.
Gin non provò nemmeno a fermarla...Sapeva benissimo che non vi era nessun pericolo.
-Maledizione...Cavaliere...Che diavolo di Hunter sei-? Si domandò, osservando il cielo stellato, sopra la sua testa spettinata.
-Come mai continui a tornare in quel posto...Se lo ritieni un tale inferno-?
…………………………………………………………………………………………………………
La settimana seguente arrivò velocemente.
Gin arrivò come sempre in cima a quell'albero, sulla vetta di quel possente arbusto del mondo.
Il grande uccello era appollaiato sulla parte più alta...Appena sopra il grande nido.
Ma lei non c'era.
Il giovane Hunter si ritrovò da solo per la prima volta…
-Mi ha dato buca? E io che ero super curioso di scoprire qualcos'altro sul Continente- Sbadigliò, non turbato più di tanto.
Si sdraiò sulla paglia fresca dal forte profumo, con le braccia dietro alla testa e le gambe accavallate.
Le nuvole si muovevano veloci...Molto più del solito.
..………………………………………………………………………………………………………..

-Perdonami...Gin- Sussurrò la giovane, osservandosi la mano sporca di sangue, caldo e denso.
-Spero di rivederti...La prossima volta- portò lo sguardo sull'enorme animale che aveva appena ucciso; giaceva a terra privo di vita.
Sembrava un enorme cinghiale con quattro paia di corna ricurve e un fitto pelo nero.
Il sangue era scuro, tendente al nero o al blu notte...Difficile da distinguere.
Il viso della giovane era macchiato con schizzi di liquido denso e maleodorante, i capelli in disordine da dietro l'elmo.
-Ho fallito di nuovo…- Sussurrò, togliendosi piano l'elmo e sporcandolo di sangue nel mentre.
Il cielo era morto...Le nuvolo scure non accennavano a muoversi.
Persino l'aria pareva immobile...Come se il tempo si fosse fermato.
-Devo andarmene...Sono rimasta esposta ai raggi per troppo tempo...Se non me ne vado immediatamente…-
Su un ramo secco di un albero ormai privo di vita si appollaiò un corvo:
Non era un semplice rapace nero, aveva qualcosa di strano.
La giovane sollevò lo sguardo verso l'uccello, osservandolo.
Il volatile la osservò, strillò e spiccò nuovamente il volo, anche se un po' goffamente.
Non appena aprì le ali al cielo, un secondo animale lo afferrò con il becco affilato.
Enorme...Un mostro.
Le sue ali erano alla loro massima apertura e del colore delle ceneri, gli occhi gialli come quelli di un lupo assetato di sangue come solo un assassino può esserlo.
La coda sembrava un enorme ventaglio del colore del sangue, una lieve cresta color arancio.
Le zampe parevano quelle di un carnivoro, artigliate e ricoperte di pelo.
Osservò per un po' la giovane, sospeso nell'aria grazie ai potenti colpi delle sue grandi ali, prima di volare con la sua preda in bocca.
-Capisco…- Sorrise, mentre una strana pioggia nera cominciava a bagnare e tingere quella terra morta.
-Non ho più nulla da perdere...Quindi…- Si incamminò, lentamente…Sporcando gli stivali di metallo di quello strano catrame caduto dal cielo.
Si rimise l'elmo sulla testa.
-Credo che me la prenderò con calma-
Strane creature la guardavano andare via mentre la pioggia si trasformava in qualcosa di più denso.
Il paesaggio intorno a lei cominciò a mutare.
…………………………………………………………………………………………………………

-Come hai detto-?
Gin sembrava irritato non poco alla notizia del vecchio.
-Ha trascorso due settimane in quel posto...Era prevedibile- Annunciò Netero, calmo e distaccato.
-Così facendo si farà soltanto ammazzare...Possibile che nessuno abbia mai provato a fermarla? Da quanto va avanti così-? Urlò il ragazzo, sbattendo le mani sulla scrivania del Presidente.
-Il Cavaliere è un Hunter libero...Non ha mai ascoltato i nostro consigli- Rispose l'anziano, con un sospiro.
-Non può continuare così...Ci deve essere un modo per impedirle di andare in quel Continente- Urlò, ancora.
-Allora…-
Il presidente si sollevò, giungendo le mani dietro alla schiena.
Nella parete dietro di lui vi era un enorme quadro raffigurante alcuni schizzi neri e rossi.
“Il cuore è prezioso” c'era scritto.
-Perchè non provi a chiedere, Gin Freecs-? Domandò, con uno sguardo furbo.
-I-Io-?
Netero tornò serio.
-Non ne sappiamo il motivo, ma il Cavaliere dell'alba continua a tornare nel Continente Oscuro da sola nonostante la pericolosità del posto...Ogni volta riesce a tornare viva, ma la sua salute ed il suo giovane corpo ne stanno risentendo molto...Di questo passo morirà- Disse semplicemente, accarezzandosi la barba.
-Allora dobbiamo obbligarla a non andare- Ribatté Gin.
-Fortunatamente, il Cavaliere non compie azioni stupide senza una ragione...Deve esserci qualcosa in quel luogo che attira la sua attenzione...Come se fosse alla ricerca di qualcosa- Pensò il Presidente.
-Alla ricerca di qualcosa-? Gin ripensò alle conversazioni fatte con lei.
Il giovane si portò una mano sotto al mento.
-Lei è stata la prima a dirti che il Continente Oscuro non è un luogo normale...La prima a dirti di starne lontano- Netero chiuse gli occhi saggi, sedendosi di nuovo.
-è una ragazza saggia- Sorrise al giovane, ancora impegnato  a pensare.
…………………………………………………………………………………………………………

-La prego di fermarsi...Il Cavaliere dell'Alba si trova in quarantena e non è possibile avvicinarsi-
-Mi lasci passare, devo parlare con il Cavaliere-!

Il medico, dalla carnagione scura e dai muscoli in bella vista, aumentò la sua aura.
-Non è possibile, queste sono le regole- Ringhiò, posizionandosi davanti al giovane.
-Merda…- Gin strinse i denti.
Un rumore di passi fece voltare il grosso medico.
-Su, su, non litigate per favore-
Un battito di mani li fece voltare, incuriositi.
-M...Merotama-? Domandò Gin, osservandolo.
-Yo, Freecs, da quanto tempo...Mi stavo giusto chiedendo che fine avessi fatto- Sorrise l'uomo.
Era alto e dai capelli scuri lunghi fino alle spalle.
Vestiva molto elegante con giacca e pantaloni di un azzurro abbinato.
-Ho sentito che vuoi fare visita al Cavaliere dell'alba nonostante sia in quarantena vero? Sei pazzo-? Scherzò l'amico, posandogli una mano sulla spalla in tono scherzoso.
-Sentito? Adesso andatevene prima che perda la pazienza- Rispose il colosso, avviandosi.
Una volta che furono da soli, Gin si voltò verso l'uomo.
-Ne è passato di tempo, Gin- Lo salutò molto più cordialmente.
-Si, sono felice di vederti Merotoma- Sorrise il giovane.
-Non ci vediamo dalla spedizione della tomba eh-? Sorrise ancora.
Gin abbassò lo sguardo, osservando la direzione della stanza del Cavaliere.
L'amico fece lo stesso, poi abbozzò un sorriso.
-Tranquillo, ci parlerai-
-cosa-? Chiese stupito.
-Il Presidente Netero ha richiesto un colloquio importante con il Cavaliere tramite lo specchio della camera sedici...Se non parlarvi, potrete quanto meno vedervi- Piegò la testa, sorridendo.
-Quel vecchiaccio…- Gin strinse le mani a pugno, impaziente.
-Aspetta solo un altro po'...Sono sicuro che sia tutto pronto-
Passarono due ore prima che la stanza divenne accessibile solo agli Hunters.
Gin fece passare la sua licenza sopra lo scanner e la porta si aprì, richiudendosi subito dopo.
-Grazie...Vecchiaccio-

-Angolino Autrice-
Il capitolo è più corto, ma perché è solo un'anticipazione di tutto quello che accadrà più tardi ;D
i prossimi capitoli saranno pochi, conto di farne altri cinque al massimo...Quindi saranno molto intensi e sentivo di infilare un cuscinetto meno denso.
Alla prossima.
-Shinigami di fiori-


 

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Capitolo 6
*** Resta x con x me ***


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-Per quale motivo-? Urlò ancora Gin sbattendo le mani contro al vetro.
La ragazza aveva un aspetto orribile: bende su tutto l'esile corpo, gli occhi coperti da una benda bianca.

-Gin-kun, calmati- disse semplicemente Netero, abbassando lo sguardo.
-Guarda com'è ridotta! Morirà prima o poi- sussurrò Gin, sbattendo nuovamente le mani contro il vetro che li separava.
Netero sorrise, socchiudendo gli occhi.
Il più anziano si schiarì la gola, premendo il pulsante che gli permetteva di farsi sentire dalla giovane.
-Cavaliere dell'alba…-
La giovane sollevò la testa come ad incitarlo a continuare.
-Tutta l'associazione è al corrente delle tue escursioni nel continente Oscuro- Guardò con la coda dell'occhio il giovane Gin, ancora frustrato.
-Tuttavia essendo missioni non autorizzate dalla società non abbiamo voluto ficcanasare...Ogni Hunter è libero di agire come meglio crede nel vincolo delle leggi-
-Vecchiaccio, avevi detto che non è possibile entrare nel continente Oscuro senza una missione speciale o senza l'autorizzazione dell'associazione- Disse Gin.
-Questo riguarda solamente gli Hunters che collaborano con l'associazione...Il Cavaliere dell'alba non è uno di quelli, Gin Freecs-
Il ragazzo strinse i denti.
-Cavaliere dell'alba...Perchè mai non chiedi aiuto a noi Hunters-? Chiese Netero, indicandosi il cuore.
La giovane rimase in silenzio.
-Vuoi per caso morire e gettare via la tua vita come se niente fosse? Tutte quelle storie che mi hai raccontato su quel posto...Se davvero è così terribile come dici, perché ci torni ogni volta-?
Il grido dell'uomo rimbombò nella stanza.
-Il compito degli Hunters è quello di spingersi oltre le possibilità degli uomini, anche aiutandoci tra noi-
Netero cercava di invogliarla a parlare.
-Rispondimi...Cavaliere…- Gin spinse la fronte contro al vetro, abbattuto.
-Il…-
I presenti sollevarono lo sguardo verso la giovane.
Aveva le mani una sopra l'altra, posate sulle bianche lenzuola.
-Il motivo…- Sussurrò.
Gin la guardava preoccupato, in ansia.
I neri pezzi dell'armatura sporchi di sangue riposavano accanto al letto dell'ospedale.
Un sospiro, e poi lo sguardo coperto dalle bende si posò sui raggi caldi del sole.
-C'è una bambina...-
Gin spalancò gli occhi.
Netero si accarezzò la barba.
-Una bambina…-Sussurrò Gin.
-Piccola, debole...Malata...E non esiste cura-
Il vecchio socchiuse gli occhi.
-Capisco...Sei alla ricerca di una cura per quella ragazzina- Disse.
-Sono alla ricerca di una cura...Ma non per quella bambina-
Gli occhi di Netero si aprirono lentamente.
-è una bambina che non riuscii a salvare…-
Il Cavaliere strinse forte le lenzuola.
-è...Morta-? Sussurrò Gin.
-E insieme a lei molti altri bambini…-
Netero assottigliò gli occhi.
-Le malattie causate dal Girotondo delle rose portarono via innumerevoli vite...Vecchi, donne e bambini...Morirono tutti come topi avvelenati-
-Cavaliere…-Gin la osservò.
-Molti di loro svilupparono malattie terminali del tutto nuove...Incurabili e terribili-
-è come dice lei…-Sussurrò Netero.
Gin osservò il presidente preoccupato.
-Il girotondo delle rose è studiato per provocare i danni maggiori dopo la sua esplosione.-
Il giovane Hunter non riusciva a credere a quelle notizie….Girò lentamente il viso verso la ragazza.
-Molti bambini a cui promisi una cura morirono davanti ai miei occhi…E mi ero ripromessa di trovare una cura anche per me- Sussurrò, osservandosi il palmo della mano.
-Cosa-? Gin si allarmò.
-Sto morendo…-
Le parole che aveva utilizzato erano poche...Ma dietro di esse si celava un enorme dolore.
-Stai…Morendo…-Gin si accasciò contro al muro dietro di sé.
-Cavaliere...Puoi provare quello che stai dicendo? Hai già la diagnosi della tua malattia-?
-Non esiste una diagnosi...Sono solo riuscita a stabilire dei limiti alla malattia. Non è contagiosa, non si trasmette in discendenza e ha solamente tre stadi- Disse la ragazza.
Gin si posò una mano sula tempia, cercando di trovare una soluzione a tutto quanto.
-Io ho da poco iniziato il terzo-
-Come posso fare…-?
Il Cavaliere sollevò la testa.
-Come posiamo fare per aiutarti-? Chiese, a voce più alta.
La giovane si alzò dal letto, rivelando le gambe piene di ematomi violacei: le vene  erano molto più scure e calcate della pelle bianca.
-Non potete...Non c'è modo- Aveva detto decisa, rimanendo in piedi.
Solo allora il giovane Hunter notò le punte dei suoi capelli: erano chiare, tendenti al bianco e creavano un enorme contrasto con lo scuro della sua folta chioma.
Le braccia erano nelle medesime condizioni delle gambe, forse un po' meno calcate.
-Io morirò e questa è una cosa che nessuno può cambiare...Dovevo morire quando ero una bambina e nulla è cambiato...Il mio tempo sta per scadere- Sorrise, tristemente.
Il vetro si ruppe e le schegge atterrarono rumorosamente sul pavimento.
-E non c'è niente che io possa fare-? Gridò il giovane Hunter, stringendo a pugno la mano insanguinata con la quale aveva rotto il vetro.
Nella sua mente passarono tutte le giornata che aveva trascorso con il Cavaliere dell'alba: piovose, nevose e ventose...Tutte passate su quel grande albero semplicemente a parlare.
Sorrideva raramente, addirittura Gin era riuscito a farla ridere.
Le bende della giovane caddero a terra, rivelando gli occhi.
Gin strinse i denti, furioso.
Un' iride era completamente bianca...Probabilmente non poteva più vedere dall'occhio sinistro.
-No…- Aveva risposto.
Gin fece per urlarle addosso, per gridare frustrato...Ma qualcosa lo bloccò.
-Cavaliere...Sarai dimessa a breve, ti preghiamo di scusare la nostra curiosità. Abbi cura di te- Aveva detto Netero, inchinandosi lievemente al di là del vetro rotto.
-Siete stati gentili...Grazie- Rispose, inchinandosi nel medesimo modo.
Vedere il Cavaliere dell'alba inchinarsi era qualcosa di strano...Come vedere una montagna piegarsi.

…………………………………………………………………………………………

-Perchè mai lasceresti l'Hunter migliore dell'associazione morire-? Aveva gridato il giovane cinghiale.
-Gin-kun…-
l più giovane si fermò.
-Hai capito le intenzioni del Cavaliere-? Chiese il vecchio, camminando per i lunghi corridoi dell'ospedale con le mani intrecciate dietro la schiena.
-Certo, vuole trovare una maledetta cura per gli abitanti di Meteor City- Urlò.
-Risposta esatta...Non hai risposto che vuole trovare una cura anche per sé stessa- Disse il presidente, sollevando l'indice al cielo.
Gin non era stupido...Era fin troppo sveglio.
-Questo perché ormai ha deciso di buttarsi via- Rispose ancora Gin.
-Errato- Si girò il presidente, con le braccia incrociate.
-Sbagliato-?
Ripresero a camminare.
-Il Cavaliere dell'alba chiederebbe volentieri il nostro aiuto- Aggiunse.
-Cosa? Ma non l'hai sentita-? Disse Gin, non capendo.
-Gin-kun, come osservatore sei formidabile...Ma devi ancora imparare ad ascoltare il cuore delle persone in quanto Hunter-.
Il giovane piegò la testa, non capendo.
-Il Cavaliere continua a raggiungere il continente Oscuro da sola semplicemente per non coinvolgere altre persone-
-Cosa? Tutto qui? Se così fosse torniamo indietro e diciamole che possiamo aiutarla- Si bloccò sul posto Gin, intenzionato a tornare dal Cavaliere.
-Non possiamo...Quello che sta facendo è sia un atto di coraggio che un atto saggio-
-Cosa-?
-Servono anni di preparazione per andare nel continente Oscuro proprio per le ragioni per cui la ragazza sta morendo...Se radunassimo un ingente gruppo di Hunters ora, significherebbe spedirli verso morte certa. Lei, essendo già malata a causa del Girotondo delle Rose, si sta utilizzando come corriere nel continente Oscuro finché il suo corpo potrà più muoversi-
-Tutto per…-
-Per salvare quei bambini e quelle persone a Meteor City...Nella città delle stelle cadenti-
Gin rispettava molto quella donna…
-Quell'idiota- Aveva sussurrato, continuando a camminare accanto al presidente.

…………………………………………………………………………………………

La brezza era piacevolmente fresca.
Le mani del Cavaliere accarezzavano le grandi piume dell'enorme volatile dolcemente.
L'uccello dormiva tranquillo, gonfiandosi alle carezze della giovane.
In un attimo la ragazza scese dove lei e Gin erano solito parlare e conversare per ore, sedendosi comodamente.
Si portò una mano a coprire l'occhio ormai inutilizzato.
Era terribile non poter osservare per bene quel panorama mozzafiato.
-Proprio come pensavo...Sei qui-
Una voce affannata la fece voltare appena.
Aveva addosso tutti i pezzi dell'armatura meno il casco...Riflettevano la luna con la loro lucentezza.
-Giovane Hunter…-Sussurrò, rivoltandosi verso il mare.
Gin era in piedi dietro di lei, ancora affaticato.
-Non so per quanto ancora potrò ammirare questo posto...Quindi cercherò di imprimerlo nel mio cuore ricordandomi ogni minimo dettaglio-
Gin riprese fiato, appoggiandosi alle ginocchia.
Goffamente si sistemò accanto a lei, incrociando le gambe e voltando lo sguardo altrove, senza guardarla.
Era da molto che le lacrime non lo infastidivano così...Da molto che il dolore non lo assaliva così.
Tirava su con il naso rumorosamente.
-Non starai mica piangendo, giovane Hunter-? Sorrise la ragazza, chiudendo gli occhi e sorridendo serena.
-Chi diavolo starebbe piangendo, mocciosa-? Gridò ancora Gin, senza guardarla.
Il Cavaliere si portò una mano alla bocca, ridendo.
-Sei la prima persona dopo tanto tempo che mi fa ridere così…- Sussurrò, mentre il vento muoveva i suoi lunghi capelli scuri dalle punte argentate.
-Non è giusto che tu muoia…- Ringhiò Gin, afferrando i propri pantaloni e stringendoli.
-Verrò io con te nel continente Oscuro...Ti aiuterò io- Aveva detto, girandosi di scatto verso di lei.
Aveva ancora le lacrime agli occhi, ma l'espressione seria in volto.
-No…- Aveva risposto.
-Perchè-? Urlò agitato il giovane.
-Perchè mai dovresti morire anche tu-? Rispose a tono la giovane.
-Io non morirò-
-Ma io sì...E questa è una cosa che nessuno può cambiare-
La conversazione stava degenerando in urli da parte del giovane.
-Non devi morire nemmeno tu! Sono sicuro che troveremo una cura- Disse, avvicinandosi a lei.
-Trovare una cura…è proprio per questo che noi stiamo morendo...Io e tutti gli abitanti di Metero City colpiti dalla rosa-
Gin non seppe cosa rispondere.
-Fino alla fine...Vorrei provarci fino alla fine...Fino a morire in quel continente maledetto- Sorrise.
Fu un momento.
Gin afferrò il torso dell'armatura e strattonò la ragazza verso di sé.
Posò le labbra su quelle morbide del Cavaliere dell'Alba.
Gli occhi della giovane, rimasero impassibili per poi chiudersi lentamente.
Gin approfondì il bacio, mosso da una rabbia incontrollata.
La ragazza non oppose resistenza, lasciandosi piano piano sovrastare da Gin.
Il giovane si ritrovò completamente sopra il Cavaliere, si staccò per riprendere fiato, osservando il volto stanco della ragazza.
-Cavaliere…-Gin assottigliò gli occhi.
La ragazza rise appena, accarezzando il viso di Gin con una mano stanca.
-Non piangere...Gin- Sorrise, mentre le lacrime scendevano dall'occhio bianco come la neve.
-Ma io...Io ti…-
L'uccello spalancò il becco, gridando alla luna piena.
I piccoli pulcini colorati gonfiarono il piumaggio e si riaddormentarono.
Gin e il Cavaliere erano uniti da un inseparabile bacio, profondo.
-Passa la notte con me...Cavaliere dell'Alba- Aveva sussurrato Gin, stringendo la ragazza forte a sé.
La giovane strinse il ragazzo a sé, portando la sua testa nell'incavo della sua spalla coperta dalla scura armatura.
I suoi lunghi capelli sparsi sotto di loro, come a formare una grande culla.
-Se potessi anche solo vedere un barlume di felicità…-Sussurrò la ragazza, aumentando la presa sugli ispidi capelli di Gin.
-Ti prego...Mostramela…-
Gin sorrise nell'ombra, mentre una lacrima scendeva fino alle sue labbra.











 

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Capitolo 7
*** L'amore x di x una madre ***


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-Gin-san...Gin-san? Mi stai ascoltando-?
-Eh-?
-Sempre il solito con la testa tra le nuvole-
Gin Freecs era seduto malamente sulla sedia e sdraiato sul tavolo del cantiere in cui stavano lavorando.
-Cerca di concentrarti per favore...Pare che questo cantiere abbia dell'incredibile-Sorrise il suo collega, scrivendo qualcosa su un quaderno.
Gin annuì.
-Sembra che le antiche abitazioni di questo villaggio sotterraneo risalgano a più di dieci mila anni fa...Rosaline sta completando gli accertamenti- Aggiunse, con un sorriso sulle labbra.
-Capisco…-Sussurrò l'uomo spettinato.
Il collega si sistemò vicino a lui.
Il tramonto che illuminava con le sue ultime luci il mondo che gli archeologi avevano riportato alla vita era uno spettacolo della natura.
-Sei preoccupato per lei-? Chiese l'amico con un sorriso.
Gin sobbalzò.
I suoi compagni lo conoscevano troppo bene ormai...Erano diventati amici stretti fin da subito.
-E così anche l'impavido Gin è riuscito ad innamorarsi...Deve essere davvero una donna interessante- Disse una giovane dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo.
-Jina…- Gin la osservò.
La donna si sistemò sul tavolo, accavallando le gambe.
-Mi sarebbe piaciuto incontrarla…-Sorrise, stendendosi e portandosi le braccia dietro alla testa.
Gin sorrise tristemente.
Erano passati tre mesi da quella magica notte...Da quando aveva conosciuto anima e corpo del Cavaliere dell'Alba.
-Il fatto è che…-
Tutti lo osservarono, anche i ragazzi che si erano appena lasciati indietro il loro lavoro grondanti di sudore.
-Presto darà alla luce un figlio...E io faccio fatica a prevedere come si evolveranno le cose- Si grattò la nuca imbarazzato.
Jina arrossì, tirandosi su di scatto.
-Diventerà mamma? Quindi tu…-Lo fissò, con gli occhi luccicanti.
-Ma lei sta per...Io non...Non so cosa fare- disse Gin, portandosi le mani ai capelli, cercando di colmare quell'immenso senso di tristezza che sentiva crescere dentro di sé.
Il suo collega gli posò una mano sulla spalla.
-Congratulazioni- Sorrise.
-Sarà un maschietto o una femminuccia-? Si chiese Jina, incrociando le gambe.
-Ragazzi…-
Tutti sorrisero inteneriti.
-Gin-san...è una cosa che vi unisce...Avere un figlio è forse la cosa più bella che le sia mai capitata, vero-?
Gin spalancò gli occhi.

“-Cavaliere...cosa…-?
La ragazza chiuse gli occhi, stringendosi di più al ragazzo che la stava amando con tutto quello che aveva.
-Va tutto bene…- Aveva sussurrato, sorridendo debolmente.
Quelle punte bianche sui capelli scuri erano la rappresentazione dell'orribile malattia che la condannava...Prima o poi, avrebbe inglobato tutto.
-Non devi farlo, Cavaliere...Non devi sforzare il tuo corpo così- Aveva detto Gin, chinandosi su di lei, imprigionandola mettendo le sue braccia muscolose ai lati del suo viso.
-Io ho fallito...Gin…-Lo fissò.
Il ragazzo pianse una lacrima amare nell'osservare l'occhio bianco, ormai spento della giovane sotto di sé.
-Tu non hai fallito...Hai fatto il meglio...Hai fatto un ottimo lavoro a resistere così tanto- Tremò.
La ragazza gli prese il viso tra le mani.
-Ma ho fallito...Ho fallito...Ho fallito…-Continuava a ripetere, le mani tremanti contro le guance di Gin.
-Cavaliere…-Disse il giovane, portando una sua mano a stringere quella della ragazza ormai esausta.
-Ma...Se solo potessi…-
Gin la osservò.
-Se solo potessi creare una nuova vita...Con questo corpo distrutto...Con questo mio Nen corrotto e malato...Se solo potessi andarmene lasciando un segno del mio passaggio…-Sussurrò.
-Nen…-? Sussurrò Gin.
Il Cavaliere del sole sorrise ancora.
-Mi spiace che i nostri destini si siano incontrati troppo tardi-.
Gin si chinò verso di lei per abbracciarla, per sentirla più vicina.
Era come se attraverso la sua forte presa riuscisse a sentire tutto il continente oscuro che aveva sentito solo nei suoi racconti.
-Gin-san…-
L'Hunter la fissò.
Il grande nido era deserto...Il volatile aveva spiccato il volo con i pulcini ormai capaci di volare.
-Dicono che questi uccelli tornino al nido una volta insegnato ai pulcini come volare-
La brezza accarezzava i loro visi.
-Tornerai anche tu, Gin? Tornerai anche tu quando me ne andrò-?
Gin strinse i denti.
-Quello che conta è che adesso siamo qui, insieme- Aveva sussurrato mentre una lacrime gli rigava la guancia.
Un dolce sorriso.
-Hai ragione...Sarebbe bello tornare insieme…-
La donna si avvicinò all'orecchio di Gin e sussurrò qualcosa.



Così...
I mesi passarono...E la chioma del Cavaliere divenne sempre più  pallida.
-Ehi, tutto bene-? Urlò Gin, appoggiandosi al letto d'ospedale dove riposarva la donna.
-Perdonami caro...Sono solo...Un po' stanca- disse, tenendosi la tempia e respirando affannosamente.
I lunghi capelli erano diventati di un bianco neve, pulito e luccicante.
La pelle pallida ospitava i segni violacei delle vene appesantite...Gli occhi non vedevano più ormai.
-Chiamo un medico...è il bambino-? Chiese Gin, preoccupato.
La donna sorrise, mostrando le tremende occhiaie.
-Sei convinto che sia un maschietto-? Sussurrò, accarezzandosi il ventre gonfio con delicatezza.
Gin arrossì, grattandosi la nuca imbarazzato.
-Non so perché…-Sussurrò.
-Anche io...lo penso…-
L'hunter sospirò...Era bellissima...Era bellissima anche mentre lottava inutilmente contro quella malattia.
I lunghi capelli bianchi come la luna...Il viso angelico e stanco.
-Che ne dici…-
Gin la fissò.
-Di Gon…-? Chiese, accarezzandosi il ventre.
-Gon…-? Ripeté Gin.
La donna sorrise.
-Il nome, il nome- Indicò il pancione.
-Assomiglia al verso che faceva l'Arnapo* quando parlavano sull'albero del mondo- Sorrise lei.
-Ha continuato a rimbombarmi in testa…-
Gin assunse il colore del pomodoro maturo fin sopra le orecchie, indietreggiando nervosamente.
-P-Perchè tanta fretta? Manca ancora una settimana no-? Aveva chiesto, grattandosi la nuca nervoso.
La giovane fece sparire il sorriso.
-Una settimana…-Sussurrò, osservando fuori dalla finestra.
Ormai era dall'inizio della gravidanza che non intraprendeva una ricerca nel continente oscuro...E come avrebbe potuto?
Ora aveva una vita a cui dedicarsi...Doveva adempiere al suo compito di madre fino in fondo.
-Non potrò crescere con lui...Gin- Aveva aggiunto poi, aumentando leggermente la presa sul suo ventre.
Gin odiava affrontare quell'argomento.
Sapeva che prima o dopo sarebbe morta...Sapeva che il suo corpo non avrebbe resistito, ma pregò fino all'ultimo che il momento dell'addio non coincidesse con il parto.
-Non dire assurdità...Vedrai il tuo bambino e….-Il giovane non riuscì a completare la frase perché un groppo alla gola gli impediva di parlare.
Si avvicinò alla donna, afferrandole la mano gelida.
-Vedrai il tuo bambino e….-Ancora, il fiato gli venne smorzato dalla cruda verità: si ritrovò davanti quegli occhi spenti, incapaci ormai di vedere il mondo.
Si rese conto...Di nuovo...Di avere davanti a sé una persona in fin di vita, debole e gracile.
Le lacrime stavano per fuoriuscire dai suoi occhi color miele, quando la donna invertì la presa della sua mano, stringendo forte quella del compagno.
-Vedrò il mio bambino...Gin- Sorrise felice la donna, asciugandosi una lacrima con l'indice esile e pallido.
Gin sorrise non curandosi di nascondere le lacrime...Il Cavaliere non le avrebbe comunque viste.
-Gon...è uno splendido nome-

………………………………………………………………………………………….

La settimana trascorse velocemente, ma le condizioni della madre peggiorarono.
-Gin…-Sussurrò, all'interno della maschera d'ossigeno.
-Signore, la preghiamo di uscire immediatamente- Aveva detto un medico, spingendo il giovane Hunter fuori dalla sala.
Il cuore si stava indebolendo.
Il respiro perdeva il ritmo.
Il Cavaliere...Forse non sarebbe nemmeno riuscita ad affrontare il parto.
-Merda-! Urlò l'uomo attirando l'attenzione di tutte le persone nella sala.
-Non perderò né lei, né mio figlio...Maledizione- Sputò, tirando un pugno tanto forte alla porta da inclinarne le assi di acero.
…………………………………………………………………………………………

Era notte fonda…
La notte in cui la donna avrebbe dovuto partorire.
Non vi erano segni di irregolarità nel bambino...Ma non sarebbe nato quella notte.
Il Cavaliere riposava collegata alla maschera dell'ossigeno.
Gin era seduto a fianco del suo letto...Solo loro, in quella stanza gelida e buia.
-Mi dispiace…-Sussurrò l'uomo.
La donna aprì un occhio chiaro, cercando di individuare Gin dalla direzione della sua voce.
-Non avrei dovuto affidarti questa responsabilità...Mi dispiace- Disse ancora, stringendo le lenzuola tra le mani.
La donna posò una mano su quella del compagno, parlando debolmente.
-Gin...Guardami-
L'uomo raccolse tutte le energie che possedeva per poter sostenere quello sguardo da angelo ferito, ormai sull'orlo di un precipizio.
-Gin...Tu…Tu e Gon siete la cosa più bella che mi sia mai capitata in vita mia...Questa anima peccatrice non solo è riuscita ad innamorarsi...Ma anche a dare alla luce un figlio...Non c'è gioia più grande per me- Sorrise.
-Ma io non posso fare niente per te...Perchè posso solo stare a guardare-? Chiese, portandosi la mano della donna agli occhi umidi.
La ragazza sospirò.
-Gin…-
L'hunter sollevò lo sguardo.
-Potresti portare qui quel registratore per favore? Non credo che l'ospedale ne sentirà la mancanza...Così vecchio e polveroso- Disse con un filo di voce.
Gin fece come le era stato detto.
-E poi...In questo cassetto...Ci sono alcune cassette vergini...Potresti…-? Chiese, indicando il cassetto.
L'uomo seguì le indicazioni della compagna...Non capendone le intenzioni.
-Ma che…-?
La giovane si tirò a sedere, permettendo ai lunghi capelli albini di spargersi sul materasso sotto di lei.
-Vorrei lasciare un messaggio a Gon…-Disse, accarezzando la radio per spolverarla.
-Un messaggio? Non ce ne sarà bisogno…Potrai parlargli quanto vorrai.-Sorrise nervosamente.
Menzogna.
La donna tossì.
-Lo so...Però...C'è una cosa che voglio dirgli...Ora...E non so se quando crescerà avrà voglia di ascoltarmi...Quindi vorrei che si tenesse questo nastro sempre con sé- Sorrise.
-Ma…-
-Forse...Non lo ascolterà mai...Ma sento di doverglielo fare, come madre- Sussurrò.
Gin non era stupido.
L'intenzione dell'Hunter era quella di affiancare alla crescita di Gon l'unica persona di cui si fidasse ciecamente.
Sua cugina Mito.
Mito sarebbe stata una donna capace...Certo ora era molto giovane, ma con il passare del tempo sarebbe diventata una splendida e affascinante donna.
Aveva sempre avuto a che fare con il caratterino di Mito, fin dai tempi in cui giocava con lei sull'isola Balena, prima di partire per diventare Hunter all'età di dodici anni.
E la situazione gli arrivò dritta in faccia come una tempesta di neve violenta: più vedeva il Cavaliere dedicarsi anima e corpo a quel bambino...Più si sentiva indegno di poter mai essere chiamato padre.
Il Cavaliere era vicina alla morte...Lui?
Lui aveva solo ascoltato l'egoistico desiderio di poter rimanere con lei per sempre.
Adesso si trovava lì...Con la sua amata in fin di vita e un figlio di cui non meritava né l'affetto né l'amore.
Si sentì così impotente...Così vuoto.
-è la cosa giusta, Gin…-Sussurrò poi la donna, riportandolo alla ancora più triste realtà.
Era strano per entrambi affrontare una discussione senza il pacifico rumore della natura intorno a loro...Senza rumore di fieno secco che si schiacciava o uccelli che cantavano.
Il non sentire la terra tra le proprie dita...Mancava a entrambi quella pace che ora veniva sostituita dal suono di un elettrocardiogramma.
-Affidare Gon alle cure di un'altra donna...Va bene così…-Sorrise.
Gin sudò freddo.
-N-Non volevo intendere questo…-
-Va tutto bene...Non voglio che Gon cresca senza una madre a causa delle mie condizioni...Spero solo- Strinse debolmente le lenzuola.
-Spero solo che riuscirà a perdonarmi...Per averlo abbandonato così-
I suoi occhi non riflettevano più nulla...Il giorno dopo avrebbe dovuto indossare una benda a tempo indeterminato perché la luce cominciava a farle male.
Gin strinse i denti.
-Per Gon non ci saranno problemi...Andrà tutto bene...Sarà fiero di aver avuto una madre come te...Come lo sono io- Disse accarezzando il viso della donna che, subito dopo, gli regalò un dolce sorriso..
Era strano vedere Gin preoccuparsi così tanto di qualcosa.
Ma lei sapeva...Che tipo di uomo fosse.
Lei sapeva.
E forse proprio per il suo troppo “sapere” ora stava morendo.
-Puoi avviarlo…-? Domandò, in tono estremamente dolce.
Gin, con il dito tremante, avviò la registrazione.
Alla donna venne il batticuore...Non lo sentiva battere così forte da anni.
Nella sua testa cominciarono ad affiorare immagini di bambini...Che aspetto avrebbe avuto Gon?
Avrebbe avuto i capelli lisci come i suoi o ispidi come quelli del padre?
Avrebbe avuto gli occhi nocciola o color miele?
Sarebbe stato impulsivo o riflessivo?
Tutte quelle domande…Le sue guance si tinsero di un pallido rosa.
-Gon…-? Pronunciò quella parola con così tanto amore...Forse con tutto quello che aveva.
Gin aveva il volto oscurato...Era una tortura dover ascoltare le ultime parole della donna che amava rivolte a suo figlio.
La donna fissava il registratore intensamente…Non poteva vederlo, ma sapeva che l'unico collegamento che avrebbe mai avuto con suo figlio si trovava li, davanti a lei.
Quello che il Cavaliere avrebbe detto da lì a poco...Sarebbe stato l'ultimo addio.
Aveva così tanto da dire...Così tante cose, che cominciò con quella più importante.
-Gon...Perdonami-.


In quella stanza d'ospedale...Non vi era mai stato tanto calore.
Un calore intriso di disperazione, amore materno e tante, tante lacrime.

Giorni rimanenti al decesso. -10







-Angolo Autrice-
*=Il nome del volatile che ha fatto il nido sull'albero del mondo.
Rieccomi tornata con un aggiornamento anticipato...E sapete perché? (Si rifugia dentro la valigia) Parto di nuovo XD
Spero possiate sopportare questa assenza fastidiosa di due settimane (torno il 19).
Quindi ho voluto aggiornare entrambe le ff che sto scrivendo in anticipo...Mi sembrava il minimo.
La storia è nel suo momento clue ormai...Il vivo è iniziato, ma non finito.
Ringrazio sempre tutti coloro che leggono e chi recensisce ogni volta.
Questa fic significa molto per me, fatemi sapere cosa ne pensate <3
Ringrazio tutti e se avete domande non preoccupatevi...Sono sempre qua, utilizzerò tutti i giga del telefono se necessario XD
Alla prossima!
-Shinigami di fiori-



 

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Capitolo 8
*** Gin x Gon x Alva ***


-Mi dispiace, Gon…-
Gin fece per fermarla allungando una mano, ma il Cavaliere lo fermò con un cenno.
-Mi dispiace di non poter esserti accanto...Di non poter essere la madre che ogni bambino desidera-
Sorrise, rallegrata dal pensiero si star creando il suo legame con il figlio.
Quel nastro avrebbe unito i loro due mondi completamente diversi.
-Però...Sono molto felice di poter parlare con te…-
Strinse le lenzuola.
Gin abbassò gli occhi, rimanendo in silenzio.
C'erano cose che solo lei, da madre, poteva dirgli.
-Sai...Gon…-Iniziò.
-Da madre, ci sono tante cose che vorrei dirti...Tante cose che vorrei insegnarti...Così tanto amore che vorrei darti.
Ma di umano...Non ho più niente da tramandare-
Quelle parole rattristirono Gin.
-I miei occhi non vedono più...Le mie orecchie non percepiscono alcuni rumori e presto non potrò più camminare...Però io…-
i suoi capelli brillarono al buio.
-Sento ancora della vita che scorre in me...E quella vita sei tu...Il mio bambino, il mio piccolo Gon- Si accasciò, accarezzandosi il ventre.
-Chissà quale futuro sceglierai...Chissà se seguirai le orme di tuo padre…-
Non sembrava nemmeno una conversazione...Era un miscuglio di verità, sofferenze, felicità che una madre stanca trasmetteva al proprio figlio.
Le ultime percezioni della sua vita.
-Sentendo la mia voce...Come mi immaginerai-?
In nastro girava, creando quel rumore sottile.
-Ascoltando il silenzio di questa stanza...Dove credi che sia in questo momento…-
-Come sono i miei capelli...Il colore dei miei occhi, i lineamenti del mio viso…Ti chiederai com'era fatta la tua mamma, Gon-?
Sembrava di sentire parlare una Dea.
Una Dea senza alcun potere...Solamente in possesso della saggezza e della pazienza raccolta durante la sua vita.
-Gon Freecs…- Pronunciò.
Lo pronunciò con una dolcezza infinita.
-Non sentirò la prima volta che riuscirai a pronunciarlo...Non udirò tutti i tuoi tentativi di camminare, parlare...Chiamarmi mamma-
-Non sarò lì con te...Gon-
Era frustrante per Gin sentirla sputare tutte quelle verità con quel sorriso lieve in viso.
-Vorrei...Stare con te...Vorrei crescerti, conoscerti, insegnarti a leggere…- Il sorriso le sparì dal volto.
-Però io…-
Successe tutto velocemente.
La donna si tenne il ventre, piegandosi violentemente.
-Cavaliere-! Urlò Gin, reggendole le spalle e guardando la sua schiena tremare.
La donna tossiva violentemente.
-Dobbiamo chiamare i medici…- Sussurrò ormai esausto l'Hunter.
Il Cavaliere fece lunghi respiri.
Una ciocca di capelli albini le accarezzò lo zigomo.
La donna sentì qualcosa di caldo accarezzarle le pallide gambe, solleticandole le cosce.
“….No...”
Gin spalancò gli occhi.
Tra le gambe del Cavaliere colava del sangue; era buio ma si poteva chiaramente distinguere il liquido scarlatto dipinto sulle candide lenzuola del letto.
-Il bambino...Cavaliere, dobbiamo avvertire i medici- Urlò, scostandole le coperte e notando la situazione sempre più grave.
-Ma io...Devo...Parlare...Con…-La donna si tenne il ventre gonfio, sentendo il piccolo dimenarsi.
-Gon...Io…-
-NON ABBIAMO TEMPO, CAVALIERE-
Alla donna si illuminarono gli occhi.
Gin prese il telefono della stanza, digitando il numero con mani tremanti e sporche di sangue.
-Abbiamo bisogno di aiuto nella stanza 103…La mia compagna sta per partorire- Urlò con voce preoccupata il giovane.
Il nastro non aveva mai smesso di registrare...Tutto sarebbe stato documentato.
Mentre Gin ascoltata pietrificato i medici che gli davano istruzioni, le sue orecchie diedero priorità alla donna alle sue spalle.
-Ma certo…-Sussurrò il Cavaliere.
-Ma certo…-Ripeteva sorridendo.
Si afferrò il pancione ormai dipinto di rosso, si raggomitolò su sé stessa per udire il battito del cuore di Gon.
-Sono Alva...Alva Rhea…-
Gin strinse di denti, ricominciando a parlare con i dottori.
Alva...Era stata lei a dire il suo nome a Gin la notte in cui loro amore fece sbocciare la nuova vita dentro di lei.
Lui e Gon erano probabilmente gli unici esseri umani sulla terra a conoscere il nome del Cavaliere dell'Alba...Gli unici a cui lo avesse mai detto.
-Alva Rhea il Cavaliere dell'Alba...Il nome della tua mamma, Gon- Sorrise, piangendo teneramente.
I medici aprirono la porta con violenza.
-Ti voglio bene Gon...La mamma ti vuole bene- Aveva urlato, cercando di dimenarsi dalle prese dei dottori.
-Dobbiamo prepararla per un parto naturale-?
-No, il suo corpo non reggerebbe lo sforzo, preparate la sala operatoria...Faremo un cesario-
Le voci dei dottori vennero registrate all'interno del nastro...Una raccapricciante testimonianza di dolore.
Ma l'ultima frase che la donna urlò...Fu quella che Gin non riuscì a comprendere.
-Il Cavaliere...Aspetta-
Il nastro si bloccò.
Gin non riuscì nemmeno a ricordarsi il suo viso mentre la portavano via.
Ma qualcosa gli diceva che la sua compagna...Era felice.
…………………………………………………………………………………………

Gin era in ospedale da ore ormai.
La luce rosso indicava l'operazione in corso.
Non si udiva alcun rumore.
L'uomo aveva la testa china, quasi tra le gambe.
Non sentiva niente...Era come circondato da una patina impenetrabile di nebbia.
Nebbia che cominciò a diradarsi quando un altro individuo lo raggiunse.
-Oh, oh...Non avevo mai visto il grande Gin Freecs così' abbattuto- Disse una voce roca e allegra.
Quel tono arrivò al cervello del giovane come una scossa elettrica.
-Io...Non so dove ho sbagliato, vecchio- Disse, portandosi una mano ad abbassarsi la bandana sugli occhi.
Netero si accarezzò la barba, appoggiandosi al muro.
-Se tutti sapessero dove poter trovare un errore, allora nessuno sbaglierebbe mai-
Gin strizzò la bandana ancora più forte.
-Io non posso perderla…-
-Non puoi-?
Gin strinse i denti.
-Io non voglio…-
Netero si sistemò le mani nelle maniche, osservando le falene svolazzare intorno alla lampada.
-Il giorno in cui venne scagliato il girotondo delle rose...Io ero presente in quell'aula-
Gin sollevò appena lo sguardo.
-Non ero d'accordo con il modo di fare del Presidente...Ma non feci nulla per evitare lo sterminio di Edd-Yai-.
Gin lo osservava.
-Una cosa del genere...è ciò che io chiamo errore- Disse.
La luce rossa ancora interminabilmente accesa.
-Ma tu, Gin Freecs...Hai ridato speranza ad una creatura corrotta- Si sistemò sulla sedia al fianco di Gin con un sonoro “Oplà”
-Hai permesso ad una vita affogata nelle tenebre di scoprire la luce più grande di tutte-
Gin strinse le mani.
-Le hai permesso di vivere, in questo breve periodo, una realtà luminosa.
Le hai donato amore, affetto e perfino un figlio- Netero parlava, ma non lo guardava negli occhi.
-Lei hai spiegato cosa significa vivere...Io questo non lo chiamerei un errore, Gin Freecs-
Il silenzio avvolse i due.
-Lei ha donato molto a me...Più di quanto io potrò mai fare-
Netero non fece in tempo a finire che la luce rossa si spense con un rumore meccanico.
Il cuore di Gin iniziò ad agitarsi.
Si alzò velocemente, avvicinandosi alla porta.
Non appena il cigolio rivelò la freddezza della sala, il volto del dottore spense in Gin ogni speranza.
-Il bambino è nato in salute ma...La madre non ce la farà…-
Quelle parole furono come un pugnale dritto al ventre.
Gin riusciva a sentire il sangue sgorgare dal suo cuore, lo sentiva pulsare dolorosamente.
Il medico aveva uno sguardo distrutto...Doveva essere straziante non riuscire a salvare una vita.
-Vi lascio soli…-Aveva detto, togliendosi i guanti e lasciando che la parta
accompagnasse quella triste atmosfera chiudendosi lentamente alle spalle di Gin.
L'uomo entrò e vide la scena più triste e bella della sua vita.
La donna dai lunghi capelli bianchi reggeva tra le braccia pallide solcate da scure vene simili a radici un fagottino morbido e profumato.
Si udivano dei versetti infastiditi, dei mugolii dolci.
La donna voltò appena la testa, mostrando i suoi occhi bianchi.
-Vieni qui, Gin...Non è carino? Gon…Il mio piccolo Gon- Sussurrava.
Faceva addirittura fatica a parlare...La sua voce era debole.
Gin era rimasto impassibile...Cosa avrebbe dovuto fare? Non era felice, non era triste.
Era un padre...Ma nello stesso tempo non lo era.
-Prendilo in braccio...Gin- Aveva sussurrato con un debole sorriso.
L'uomo cominciò a sudare…Si prese la testa tra le mani.
Entrò in stato di shock.
Iniziò a dimenarsi come se la testa gli stesse per esplodere.
-Non andartene...Alva, io…-
La donna allungò il piccolo fagotto al padre.
-Prendilo Gin…-Gli aveva detto.
L'uomo la stava guardando come si guarderebbe un mostro.
Gli occhi gli tremavano,
I denti scoperti.
-Prendilo...è come se tutte le preoccupazioni di questo mondo svanissero- Sussurrò.
Gin notando le sue braccia tremare violentemente afferrò il fagotto, reggendolo con poca convinzione.
Il bambino dormiva tranquillo, muovendosi piano piano.
Gin lo osservava ancora sconvolto...Era quello il primo sguardo che avrebbe donato a suo figlio.
Uno sguardo disperato.
Gli occhietti piccoli e chiusi, il nasino arricciato e le manine strette al petto.
Era davvero un bambino normale.
-I dottori hanno detto che è in perfetta salute…-Il Cavaliere respirò affannosamente.
-Congratulazioni, Gin…- Il sudore ancora sulla fronte.
Gin sentì il calore del figlio sprigionarsi in tutto il suo corpo.
Quando Gon aprì gli occhietti si mise a ridere...Una risata cristallina.
L'oscurità che circondava Gin si scrostò lentamente, rivelando il suo corpo ancora un poco scosso da tremori.
Più il piccolo rideva, più Gin si sentiva leggero.
“Questa...è la forza di un figlio?”
Gin sorrise, con delle lacrime agli angoli degli occhi.
-Congratulazioni...Alva...è bellissimo- Sorrise, asciugandosi le lacrime con il braccio per non lasciare cadere Gon.
Il Cavaliere chiuse gli occhi, sospirando e rilassandosi contro al letto.
-Non avere più Gon dentro di me...è una sensazione sgradevole...Come se mi mancasse qualcosa…-
Gin strinse a sé quel piccolo esserino.
Gon sorrise, agitando le piccole braccina.
-Sono qui...Sono qui Gon…-
Il silenzio avvolse la stanza.
-Cavaliere…-Sussurrò Gin, stringendo Gon.
-Gin...Io…-
L'uomo sollevò ancora una volta lo sguardo.
Ultimamente faceva fatica ad incontrare le sue pupille chiare.
-Mi sono accorta...Di non aver alcuna intenzione di morire- sussurrò, osservandosi la mano pallida.
Gin a quelle parole sentì l'anima fare male.
Se esisteva una concezione di dolore...La stava provando in quel momento.
-Alva…-
-Ma so...Di non poter fuggire-
Stava per succedere qualcosa...Gin rimase sull'attenti per capire.
-Quel nastro...Io vorrei davvero che Gon lo ascoltasse…-
-E lo ascolterà...Lo ascolterà Cavaliere- Sorrise nervoso Gin.
Il Cavaliere strinse con la poca forza rimasta nel suo corpo le lenzuola.
-Io non potrò fare parte della sua vita...Ma la mia anima, vorrà sempre vegliare su di lui-
Gin si avvicinò alla sua compagna con il bimbo in braccio, quasi per far si che potesse rimanergli vicino.
-Gon…-La donna si allungò, sforzandosi al massimo delle sue capacità.
-Cavaliere…-
Diede un bacio sulla fronte al piccolo.
Qualcosa si sprigionò da quel gesto.
Un'incredibile aura.
Un potere che fece voltare persino Netero, dall'altra parte dell'ospedale.
-C-Cavaliere…Cosa….-?
 La donna rimase con le labbra appoggiate alla fronte di Gon.
La risata del bimbo, cancellò ogni suo dubbio.
“Questo….”
La luce si intensificò per poi spegnersi lentamente.
La donna si allontanò dal bambino, con il fiatone e del sudore sulla fronte.
“Questo è...Un potere Nen?”
La donna cadde a peso morto sul letto, priva di sensi.
-CAVALIERE-!
Gon iniziò a piangere tra le braccia di Gin.
-DOTTORI, DOTTORI AIUTATEMI- Urlò il giovane Hunter.
Netero osservava tutti i medici correre nella stessa direzione.
-Quella era…-





Tempo stimato per la vita del Cavaliere: 2 giorni.






-Angolo autrice-
Eccomi tornataaaaa
Chiedo scusa per non aver aggiornato appena tornata...Spero di essermi fatta perdonare.
Il Cavaliere è allo stremo...Ma cosa avrà fatto a Gon? ;)
Ringrazio tutti i lettori e chi recensisce donandomi un po' del loro tempo e un sorriso :3
Al prossimo capitolo...Al prossimo, triste capitolo T.T
-Shinigami di fiori-





 

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Capitolo 9
*** Il x Cavaliere x aspetta ***


-Gin-san…-
L'uomo si sollevò dalla scrivania piena zeppa di cartacce.
Jina appoggiò la tazza di te vicino all'Hunter esausto.
Gin aveva la barba da curare, i capelli spettinati.
-Gin-san...Dovresti andare a riposare...Anche tutti gli altri la pensano come me-
L'uomo si portò una mano tra i capelli.
-Quanto tempo è passato-?
-Una settimana, Gin-san- Rispose tristemente lei.
-Gon-?
-è in ospedale...Affidato alle cure di infermiere molto gentili- Sorrise la donna, incrociando le mani dietro alla schiena.
Gin osservò la candela che illuminava la scrivania...L'unica luce in quella stanza.
I suoi occhi sembravano vuoti.
-è morta-?
Jina si sentì come pugnalata in pieno petto.
-No...No Gin-san-
-Perchè non muore-? Chiese l'uomo, stringendo la mano a pugno.
Jina abbassò lo sguardo tristemente.
-I medici mi hanno detto che sarebbe morta in due giorni...Perchè-?
Si sollevò si scatto, facendo cadere la sedia e spargendo i fogli in giro.
-COSA ASPETTA A MORIRE-?
La donna chiuse gli occhi, afflitta.
-Perchè non muore-? Chiese ancora, ormai allo stremo.
La vecchia armatura nera del Cavaliere giaceva nell'angolo della stanza.

………………………………………………………………………………………….

-Dottore…-
Il medico si tolse i guanti.
La donna era completamente svestita, coperta solo da una coperta d'ospedale.
-Non capisco…-
Il dottore si avvicinò al Cavaliere: sembrava una bambola di porcellana da collezione...Così fragile, segnata dalle arterie scure.
I capelli sciolti e chiari sparsi per il lettino che, in alcuni punti, cadevano fino a sfiorare il pavimento.
L'unica cosa che le permetteva di sopravvivere...Non c'era.
Non vi era nulla che le permettesse di sopravvivere.
Non moriva.
-Non capisco...Perchè non muore-?
L'infermiera accarezzò i capelli bianchi come la neve del corpo pallido sul lettino.
-Non vuole saperne di staccarsi da questo mondo…-
Il medico si sistemò su una sedia, portandosi una mano alla tempia.
-Sempre che sia da questo mondo che non vuole staccarsi…-
…………………………………………………………………………………………

-Quanto tempo è passato-?
-Due mesi...Gin- Rispose Rosaline.
Lei era una delle poche a non usare suffissi onorifici con lui.
Era una donna saggia.
Gin si sollevò dalla solita scrivania.
I suoi  capelli erano lunghi, arrivavano fino al mento, il suo aspetto trasandato.
-è morta-?
La donna dagli occhi dorati sospirò, lasciando il te vicino all'amico.
-No…-
…………………………………………………………………………………………

Passarono tre mesi.
Poi quattro.
Infine sette.
Gin sembrava essersi ripreso quel tanto che bastava per farsi la barba e accorciarsi i capelli.
Ogni giorno l'hunter chiedeva se il Cavaliere fosse morto.
E ogni volta loro gli rispondevano di no.
Non l'aveva più vista da allora.
Come non aveva più visto suo figlio Gon, affidato all'ospedale per verificare che fosse tutto a posto con il suo corpo visto il peculiare soggetto da cui discendeva.
La stanza di Gin era vuota e buia….I suoi compagni decisero di farsi aiutare.
-Gin-san…-Jina entrò titubante nella stanza.
L'uomo non rispose.
-Il lavoro va parecchio male da quando non ci sei...Rosaline e i ragazzi cercano di fare qualcosa, ma è più difficile del previsto- Cercò di scherzarci su.
Gin rimaneva immobile, intendo a fissare quella piccola fiamma danzante sulla lanterna bruciata per la troppa cera.
Doveva essere dimagrito molto...Non toccava quasi mai il cibo che Chebook gli portava...Il suo braccio destro.
Persino Merotama, l'Hunter che lo aveva aiutato a parlare con il Cavaliere quando si trovava in quarantena, era passato per convincerlo a riprendersi.
Ora mancava soltanto…
-Gin-san...Il Presidente Netero è venuto a farti visita- Aveva detto la ragazza, inchinandosi leggermente al passaggio dell'anziano.
La porta si chiuse, lasciandoli soli.
-Cielo, cielo...Sono già passati sette mesi sai? Io sono vecchio, è vero, ma credi davvero di poter sprecare in questo modo tutto il tuo tempo-? Chiese, notando il disordine della stanza.
-è morta-? Chiese, con voce roca.
Netero sospirò, accarezzandosi il mento.
-Chiedi ancora cose di cui sai già la risposta…-Disse, con tono severo.
-Perchè non muore-?
Il suo tono era nervoso…
Il più anziano si avvicinò.
-Non pensavo che sarebbe davvero arrivato il giorno in cui il Cavaliere si sarebbe ridotto così-
Gin ascoltava...Ma non riusciva a connettere le parole per costruire frasi di senso compito.
Sentiva solo poche parole: Cavaliere dell'alba.
-Ora basta…-
I suoi sussurri furono vuoti...Una musica senza più melodia.
-Perchè non muore? Perchè non muore-?
Le immagini di Alva, il Cavaliere, seduta sul grande albero del mondo gli passavano davanti agli occhi come un filmato, come una sequenza di ricordi conservati nel suo cuore.
Si ricordava i suoi lunghi capelli corvini, i suoi occhi marroni scuri come l'abisso in cui ora si trovava lui.
Il suo sorriso, la sua debole risata, le sue parole dolci...Tutto sembrava così lontano.
Perchè...Non si decide a morire-? Chiese ancora.
-In questo modo io...Io…-
Un altro sorriso...Quello in cui gli chiedeva di reggere Gon tra le braccia.
-Io non riuscirò a dimenticarla...Non riuscirò ad abbandonare la speranza- Aveva sussurrato...Stringendo i denti.
Netero aveva assistito alla scena impassibile…
-è successo qualcosa...Vero-?
L'hunter più giovane si sollevò, mostrando le tremende occhiaie.
-Quando il bimbo è nato…Il Cavaliere ha fatto qualcosa-
Gin si ricordò quel dolce bacio sulla fronte...Quella immensa energia sprigionata dall'amore di Alva.
-Nen...Io percepii un potere Nen- Sussurrò.
Netero non sembrò convinto.
-Ma pensai che fossero solo le ultime energie di Alva che se ne andavano...è così, d'altronde. Il Nen è l'energia vitale degli essere viventi...Quando una persona muore, essa si dissolve nel cielo, come nebbia- Disse poi, convincendosi.
-Quello non era un potere in procinto di morire…-
-Eh-?
Netero unì le mani, chiudendo gli occhi.
Una volata di vento caldo avvolse il suo corpo muscoloso.
Una forza dorata, incredibilmente calda e rassicurante riempì la stanza.
I fogli sulla scrivania volarono, come tutto il resto degli oggetti sulla scrivania.
Alle spalle di Netero, l'immagine sfocata della sua fidata statua dorata, le mille mani giunte in una silenziosa preghiera...Uno dei poteri Nen più forti del mondo.
Gin rimase abbagliato ad osservare quell'illusione preziosa...Quella statua dai lineamenti delicati.
I suoi capelli corvini danzavano nell'aria intrisa di potere, l'intera baracca respirava un'atmosfera magica e incredibilmente divina.
Non si era mai sentito così.
Netero aprì piano gli occhi stanchi e segnati dal tempo.
-Una preghiera che viene dal cuore...è la rappresentazione stessa del potere vitale-
Lentamente...L'energia ritornò nel corpo del suo proprietario.
Gin si riprese...Era stato come galleggiare all'interno di un dolce sogno.
-Questo...Gin Freecs…-
Separò le mani, sistemandole nelle lunghe maniche.
-Non era minimamente paragonabile al potere che percepii all'ospedale-
-Cosa…-?
-Quello che sto cercando di dirti, è che il Cavaliere...Aspetta-
Le parole di Netero gli fecero scattare istintivamente qualcosa.
“Aspetta...”
Ad una velocità sorprendente il giovane scansò tutte le carte dalla grande scrivania, alla ricerca di qualcosa.
Il Presidente rimase ad osservare.
Gin buttò a terra una vecchia scatola in cui all'interno, polveroso e sporco, riposava il vecchio registratore.
Il batticuore nel toccare quell'oggetto pareva un incantesimo.
Da un cassetto estrasse la piccola cassetta che fece fare parecchi mesi prima.
Mandò avanti per qualche secondo fino a fermarsi al punto cruciale.
-Il Cavaliere...Aspetta- La voce di Alva intrisa di dolore, mentre in sottofondo i medici spiegavano le procedure per il parto.
Cliccò il pulsante per fermare la cassetta e, successivamente, spense il registratore.
Netero assottigliò gli occhi.
-Alva...Aspetta…-
Si voltò di scatto, fulminando Netero con lo sguardo.
-Cosa aspetta? Cosa sta aspettando-? Urlò, avvicinandosi al Presidente.
Dopo un lungo respiro, il più anziano si sistemò sul letto.
-Che ne dici di parlarne di fronte ad una buona tazza di te-?
………………………………………………………………………………………….

-Negativo, Signorina Rosaline...Il Cavaliere è ancora in stato di coma incosciente a tempo indeterminato-
-Capisco…-
Il medico si allontanò, lasciando Rosaline di fronte alla vetrata che permetteva di osservare il Cavaliere sognante.
Sembrava un cadavere.
-Curioso che uno spettacolo del genere rappresenti l'essenza stessa della vita- Una voce interruppe i pensieri della donna dagli occhi dorati.
-Jina...Io non capisco...Come può essere così attaccata alla vita-?
Jina osservava l'espressione della donna albina.
Era serena.
-Col senno di poi...Credo che il suo posto non sia più su questa terra da almeno cinque mesi-
………………………………………………………………………………………….

-Quello che ho percepito allora…-
Il te fumante tra le mani dell'anziano Presidente odorava di arancia e miele.
-Era qualcosa di molto simile ad una Restrizione-
-Restrizione-? Chiese Gin, sistemato sullo sgabello.
-Sai bene che praticare una Restrizione equivale a sacrificare qualcosa per incrementare la potenza del proprio potere Nen- Bevve una lunga sorsata.
Gin abbassò lo sguardo all'interno della tazza.
-Una Restrizione potrebbe essere eseguita da chi ha desideri di vendetta e condiziona il potere del proprio Nen a determinati nemici, o chi sacrifica la propria vita per ottenere una forza disumana...Ci sono molti modi e motivi per applicare una Restrizione-.
-Ma perché utilizzarne una-? Sussurrò Gin.
Netero sorrise, osservando le piccole foglioline di te all'interno del bicchiere.
-L'amore di una madre...Può spingersi oltre il Continente Oscuro-
Gli occhi di Gin si illuminarono.
-Come un albero del mondo...L'amore di una madre incorpora le sue radici nelle montagne…-

“Reggilo, Gin”
“è come se tutte le preoccupazioni del mondo svanissero”

-Si nutre di tutta la dolcezza del mondo-

“Non voglio morire, Gin”
“Ti chiederai che aspetto aveva la tua mamma, Gon?”

La voce del vecchio gli rimbombava nella testa.
-E cresce oltre l'atmosfera…-
Gin posò il te sul tavolo.
-Non esiste limite...Gin Freecs…-
Gin si portò una mano alla tempia, spalancando piano gli occhi.
-Alva aspetta...Alva sta aspettando...Di essere riconosciuta come madre-
…………………………………………………………………………………………

-Dottore...Il suo cuore...Non c'è più battito- L'infermiera aveva detto queste parole per nulla allarmata.
Dopotutto che morisse era la sola cosa che stavano aspettando da sette mesi.
-Sicura? Le onde cerebrali-? Chiese il medico, consultando le attrezzature.
-Si stanno abbassando...Signore…-
Il medico si tolse gli occhiali, osservando il corpo immobile del Cavaliere.
-Sta...Sta morendo-.
Il dottore si accasciò sulla sedia, incredulo.
-è arrivato il momento, eh...Cavaliere-?
Non era cambiato nulla da prima...Ma il fatto si sapere che dentro quel corpo di porcellana non ci fosse più alcuna anima, fece rattristare i due presenti.
L'elettrocardiogramma divenne fisso, accompagnato dal fastidioso fischio monotono.
Le onde cerebrali si spensero.
Il Cavaliere era morto.
Il dottore rimase ad osservare quella scena.
Avevano assistito ad un miracolo durato sette mesi.
-è andata…Dottore…- La donna si asciugò una lacrima.
-Si...è andata-.
…………………………………………………………………………………………
Il piccolo Gon si svegliò improvvisamente nella culla della piccola clinica in cui era stato trasferito.
-Oh cielo, tranquillo piccolino, non piangere su- Una donna dai tratti gentili e i dolci capelli ricci lo prese in braccio, cullandolo.
-Va tutto bene, sono qui-
Gon smise di piangere, ridacchiando divertito.
………………………………………………………………………………………….

-Dovremmo portarla via, dottore-.
Il medico si sollevò, avvicinandosi al Cavaliere.
-Hai finito di soffrire, riposa in pac...e-
Quando il medico allungò la mano, Alva era lì...Che lo fissava con i suoi occhi bianchi e privi di senno.
Si tirò su a sedere sul letto con lentezza, mostrando il suo corpo martoriato...Un corpo che avrebbe dovuto essere morto.
I capelli bianchi si sollevarono con lei.
I suoi occhi chiari puntati nel nulla.
L'elettrocardiogramma piatto come il mare.
Tempo stimato per la vita del Cavaliere: ..?





-Angolo Autrice che si fuma bho, Nen probabilmente-
QUESTO ANGOLO AUTRICE CONTIENE GLI SPOILER SULLA SAGA DELLE FORMICHIMERE XD
….
PLOT TWIST
Okay scusate.
Ho sempre amato questa cosa della Restrizione che hanno fatto Kurapika e SPOILER ALERT...Gon alla fine della saga delle formichimere.
Il fatto che Gon sacrifichi la sua vita per ottenere quel potere...Davvero, Togashi, cosa cavolo ti danno a colazione per creare cose simili?
E Kurapika? Che infonde le catene di una potenza mostruosa che funziona però solo sui membri del ragno che odia? Geniale!
Ancora non sapete quale sia la Restrizione di Alva...Ma forse qualcuno l'ha intuita.
Il Cavaliere ha eseguito una Restrizione...Ma cosa ha che vedere tutto questo con Gon?
E quanto è intelligente Netero? XD
Lo scoprirete nel prossimo capitolo e in quelli a venire.
Ringrazio sempre tutti coloro che leggono e recensiscono, siete i migliori.
Fatemi sapere che ne pensate...Sono molto curiosa.
P-S: Spero che la storia ovviamente vi piaccia e, dato che siamo ormai quasi alla fine...Vorrei tanto sapere un vostro parere...Grassie a chi mi ascolterà *--*
Alla prossima!
-Shinigami di fiori-















 

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Capitolo 10
*** Creatura x dall' x Abisso ***


-Restrizione…Hai detto-?
Netero chiuse gli occhi, sorseggiando il suo te.
-Mi stai dicendo…-Gin si sollevò piano, osservando l'anziano.
-Mi stai dicendo che...Che Alva potrebbe salvarsi-? Chiese.
C'era una punta di sollievo nella sua voce, come se avesse dovuto sorridere da un momento all'altro.
-Freecs...Non farti un'idea sbagliata-
Gli occhi di Gin si oscurarono improvvisamente.
-Una restrizione...Non è mai nulla di buono-
Improvvisamente due uomini si fecero largo nella stanza.
-Signor Presidente...Il Cavaliere…-
le pupille di Gin si rimpicciolirono.
-Ohi...Vecchio...Cosa significa…-?
Netero sudò, ghignando.
-Avevo detto di tenermi monitorato sulle condizioni del Cavaliere…-
-Cosa…Cosa significa…-?
-è successo...Alla fine…-
I due uomini si fissarono.
-Presidente...Il Cavaliere dell'alba è morta-.
Gin si sentì morire...Sentì il mondo crollare addosso.
Era morta.
Quanti mesi aveva aspettato di sentire queste poche parole?
Era morta...Proprio come voleva.
Però.
-é morta...Tuttavia…-
Netero sollevò piano la testa, puntando lo sguardo sui due uomini.
-Tuttavia…-? Gin strinse i pugni.
Il più alto dei due si morse le labbra, ingoiando nervosamente la saliva.
-I parametri vitali sono assenti…Tuttavia...Tuttavia…-
Netero si sollevò dal divano, coprendosi con il proprio kimono posato poco prima sulla sedia.
-è uscita dall'ospedale- Aggiunse Netero.
Gin non ci stava più capendo niente.
-Non capisco...è morta si o no-? Chiese sbottando, prendendosi la testa tra le mani.
-Lo è...In tutto e per tutto se dovessimo parlare di un essere umano- Sorrise il Presidente.
-Ma lei...Lei non lo è mai stato-.
Gin si avviò verso la porta con veloci falciate.
-Dove hai intenzione di andare, Gin Freecs-? Chiese Netero, sistemandosi le mani nelle maniche.
Il giovane poteva anche essere confuso...Ma non era stupido.
-So quello che Alva vuole fare…Andrò da lei- Disse, chiudendosi la porta alle spalle.
Il silenzio avvolse la sala di quell'albergo, lasciandola calma e piena di quiete.
-S-Signore..-?
Netero scoppiò in una fragorosa risata.
-Questa non me la perderei per nulla al mondo, signori miei- Disse, portandosi una mano alla fronte divertito.
………………………………………………………………………………………
Primo piano:

-Chiamate tutti gli Hunter disponibili della città-!
I dottori correvano per tutto l'ospedale.
-Il paziente della camera 2088 è impazzito e sta seminando il caos all'interno dell'ospedale- Disse una ragazzina tirocinante, correndo per i corridoi.
Dei lunghi capelli ricci comparsero.
-Cosa…-? Rosaline era ferma all'interno dell'ospedale, immobile mentre tutti le correvano intorno.
-Rosaline-san-! Gridò Jina, raggiungendola.
-Che succede-?
-Non...Non riescono a tenerla ferma- Disse, spaventata.
Rosaline si morse le labbra.
-Non è ostile...Se nessuno si avvicina a lei non è interessata ad attaccare- Aveva detto, riprendendo fiato.
-Però...Ecco…-
Rosaline deglutì.
-Se qualcuno provasse a fermarla…-
………………………………………………………………………………………
Terzo piano:

-Merda...Che diavolo sta succedendo-?
Il terzo piano dell'ospedale era diventato una trincea: i lettini erano diventati dei muri di difesa dove i poliziotti appostati prendevano tempo fino all'arrivo degli Hunters.
-Signore...Altri due sono morti- disse un giovane stringendo la pistola tra le mani.
-Dannazione…-L'ufficiale si portò una mano al viso.
-Signore...è perché l'abbiamo attaccata…-Pianse il giovane, singhiozzando.
L'odore di sangue era sparso in giro per l'aria...La paura era palpabile.
La luce dell'interno piano andava e veniva, pulsando incessantemente accompagnata da rumori di neon fastidiosi.
Sul muro vi erano macchie di sangue fresco, odore di marcio e morte.
Tutti i poliziotti erano appostati nei corridoi, riparati da lettini e macchinari ospedalieri.
Il silenzio era inquietante.
-Non voglio morire...Signore-
L'ufficiale prese una sigaretta sui denti, accendendola ed inspirando una buona boccata di fumo.
-Anche non vorrei che questa fosse l'ultima sigaretta...Ma purtroppo…-
In mezzo all'enorme hall che collegava tutti i corridoi vi era la figura ignobile, putrida, perfida e causa di tutto quell'inferno.
I suoi capelli bianchi sporchi di sangue toccavano il pavimento, fluttuando e spazzolando l'aria.
Il corpo pallido, privo di sangue e calore.
Il viso fermo come un ritratto di marmo accompagnato da due occhi incapaci di vedere.
Intorno a lei una melma oscura e disgustosa si espandeva sul pavimento, arrampicandosi sulle pareti.
Dietro di lei la scia putrida della melma aveva segnato la stanza da cui era risorta.
Non vi erano reazioni nel suo viso...Puntava dritto come una statua costruita all'entrata di un cimitero.
-So di aver dimenticato il pacchetto in caserma- sorrise, uscendo dal suo nascondiglio e  puntando la donna con la piccola pistola silenziata.
Il dito accarezzò il grilletto, ma del sangue aveva già sporcato la parete.
………………………………………………………………………………………

Secondo piano:

-Jina, qualche notizia di Gin-? Chiese Rosaline mentre correva per raggiungere le scale che le avrebbero permesso di raggiungere il terzo piano.
-Non risponde al telefono…-Disse la ragazza, correndo al suo fianco.
-Dobbiamo avvertire la polizia di non attaccarla- Disse, arrivando ansimante alla porta del terzo piano.
Dopo un attimo di esitazione, entrò tutta d'un fiato, osservando il lungo e buio corridoio davanti a lei.
-Jina...Stiamo vicine- Sussurrò.
Rosaline chiuse gli occhi, lasciando che il Ten avvolgesse il suo corpo.
La sua energia vitale prese le sembianze di una grossa armatura di vento, trasparente e dinamica.
L'enorme corazza era come fatta formata da piccoli tornadi in movimento, impedendo persino ad una mosca di entrare.
Nella sua mano destra si manifestò un'ascia della stessa consistenza dell'armatura.
Era pronta.
Solo i corposi ricci fuoriuscivano dal particolare elmo.
Jina si concentrò, chiudendo gli occhi.
Il suo En si sprigionò come una forza bruta dal suo corpo, scuotendole i capelli.
-Ho avvolto l'interno palazzo...Non sento nessuna forma di vita qui al terzo piano che non sia la nostra- Disse, con un tono più serio del normale.
-Non abbiamo a che fare con una forma di vita a quanto pare- Disse, mentre la sua figura era alterata a causa dell'armatura di Nen.
Un rumore infondo al corridoi buio le fece trasalire, portandole entrambe sulla difensiva.
-Qualunque cosa accada...Non attacchiamola- Sussurrò Rosaline, portandosil'ascia davanti al viso.
Le luci pulsavano...Ma dal fondo…
-O...Ohi...Rosaline-san...Cos'è quell'affare-? Chiese Jina, abbandonando la sua posizione da combattimento.
Rosaline sudò freddo, allentando la presa sulla sua arma.
-Cos'è...Quella cosa-? Chiese la voce spaventata di Jina.
Rosaline indietreggiò appena, facendo perdere alla compagna più giovane ogni istinto combattivo.
Dal fondo, accompagnata dalla povera luce pulsante, una figura svestita e quasi bianca come la neve avanzava lentamente.
I capelli lisci e completamente dritti le davano un'aria mostruosa, il viso abbassato a fissare il terreno.
Al suo passaggio la melma oscura imbrattava l'ospedale, accompagnandola come un fidato compagno.
-Ro...Rosaline-san- Jina era terrorizzata.
La più grande riuscì a mantenere un briciolo di lucidità.
-Jina...Chiama Gin…-Sussurrò, notando la melma oscura dietro quel mostro muoversi in modo strano.
Quado il demone alzò appena lo sguardo, i lunghi rami di fango nero gettarono ai piedi delle due ragazze la testa di un commissario di polizia...Un ufficiale probabilmente.
Il rumore crudo e la scia di sangue fecero gridare Jina che, spaventata, di mise le mani ai lati della testa.
Gli occhi rivolti all'indietro e la bocca spalancata.
Il liquido scarlatto era ovunque.
-SUBITO-! Urlò, spingendo la compagna verso la porta e uscendo a sua volta.
Chiuse immediatamente la grande porta, vedendo per un'ultima volta quel viso stanco...Quel viso che, nella sua vita, aveva subito troppe ingiustizie.
Mentre le due porte si chiudevano, Rosaline vide le lacrime scure e putride della donna più bella che avesse mai visto.
Rosaline riuscì a capire...Capì che quello che la creatura si portava dietro, quello che scendeva dai suoi occhi...Era la sofferenza che in vita l'aveva portata alla disperazione più totale.
………………………………………………………………………………………….

-Stai andando all'ospedale, Gin Freecs-? Chiese Netero, correndo con maestria sui cornicioni che accompagnavano le strade, con le mani comodamente sistemate nel kimono.
-No- rispose semplicemente l'uomo, guardando in alto e vedendo un Dirigibile News sparpagliare notizie.
-Oh Oh- Sorrise il più anziano, osservando il giovane.
-So dov'è diretta…- Sussurrò, stringendosi al cuore il nastro con la voce di Alva e sistemandosi meglio lo zaino contenente il vecchio registratore.
Il suo telefono squillò.
-Pronto…-?
-Rosaline, Jina...State bene.-?
-Gin...I poliziotti sono tutti morti, non venire all'ospedale...Lei non è più qui- Urlò la donna.
-Lo so già, non sono diretto lì- rispose, sentendo in sottofondo gridi e urla.
-Noi stiamo bene...Non preoccuparti per noi e fa quello che devi fare- disse Rosaline, mentre alle sue spalle venivano curati i feriti e le ambulanze portavano via i corpi senza vita di poliziotti e giovani cadetti.
-Allora vi richiamo, a più tar…-
-GIN-!
Al giovane morirono le parole in gola.
-Non strafare, va bene? Qui aspettiamo tutti il tuo ritorno- sussurrò Rosaline, vedendo Jina stretta in un angolo con il viso affondato nelle gambe.
Gin sorrise.
-Che diavolo dici? È la mia compagna sai-?
Quando riagganciò, Netero lo stava osservando.
-Cosa c'è-? Chiese, osservando davanti a sé.
Netero lo imitò.
-Stavo...Pensando…-
I due correvano fianco a fianco.
-E se la sua Restrizione...Avesse qualcosa a che fare con quel nastro-?
Gin si voltò di scatto, senza fermarsi.
-Hai detto che il Cavaliere aspetta...Di essere riconosciuta come madre. L'unico modo in cui vostro figlio potrà mai riconoscerla...Sarà ascoltando quel nastro di cui mi hai parlato-
Gin spalancò gli occhi.
Il rumore dei loro passi veloci.
-Ho capito…-
Strinse il nastro a sé.
-Ho capito tutto...Alva-
………………………………………………………………………………………….

Il piccolo bimbo rideva e lanciava piccoli urletti, agitando le braccina per agguantare quei capelli bianchi che gli solleticavano il naso.
Il muro aveva un enorme foro.
La piccola clinica in cui era stato affidato Gon pullulava di bambini divisi in più stanze...Anche senza occhi, lei era riuscita a trovare quella che le interessava.
Era chinata con il busto in avanti ad osservare quel visino puro, allegro.
Dietro di lei le braccia oscure infettavano le pareti e i mobili, avvolgendo la stanza.
Gon rideva, osservando quegli occhi spenti.
Nell'angolo della stanza l'infermiera era paralizzata, letteralmente incapace di muoversi.
Piangeva e la paura sembrava averla fatta invecchiare di svariati anni, facendole perdere anche alcune ciocche di capelli.
Non aveva provato ad attaccare...Ed è per tale motivo che era ancora in vita.
Rimaneva rannicchiata a fissare quella scena, quei lunghi capelli bianchi che le facevano da mantello.
La culla era inclinata a causa della forza con cui la creatura si appoggiava.
Non poteva vedere il bambino...Ma sentiva la luce che il suo piccolo sorriso le stava donando.
Non era più umana.
Era mosso soltanto da Gon.
Non era più il Cavaliere dell'Alba...Solo un mostro mosso da uno sciocco ideale di madre.
Allungò una mano fredda verso il viso di Gon, portando l'indice sulla sua guanciotta paffuta.
Era bianca, fredda, morta.
Aprì le labbra da cui uscì una densa condensa.
Sentire il bambino così vicino a lei...Le fece riacquistare quell'ultimo atto di umanità.
L'ultimo della sua vita.


-G..G...o...Go…Go..n-.


Non era la voce di una madre.
Non era la voce di una donna.
Non era la voce di un essere umano.
Era cupa, sembrava quella di un mostro.


Il piccolo le aveva afferrato il luno indice privo di calore, giocandoci e ridacchiando.
I suoi rantoli vennero interrotti da un rumoroso respirare affaticato proveniente alle sue spalle.
Un uomo stava recuperando il fiato piegato sulle ginocchia.
Si sollevò, camminando verso la donna avanzando tra la melma oscura che infangava il passaggio.
Si bloccò, vedendo i capelli del mostro fluttuare e danzare piano, come cullati da una ninna nanna.



“Non ho nessuna intenzione di morire...Gin”




Il giovane strinse i denti e prese un respiro.
-ALVA-! Urlò.







-Angolo Autrice-
Ed eccomi di ritorno...*Cof Cof* dunque…
Alva ormai è un guscio vuoto mossa solo dalla volontà di essere riconosciuta come madre...Gin l'ha raggiunta finalmente, ma non è più la sua amata T.T
Non so quanti capitoli ancora prenderà, ma non sono molti.
Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fino a qui dedicandomi parte del loro tempo, sia recensendo sia leggendo...Siete davvero gentili <3
Vi aspetto al prossimo capitolo, un abbraccio.
Alla prossima!
-Shinigami di fiori-



 

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Capitolo 11
*** Il luogo x a cui x appartiene ***


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-ALVA-!



L'infermiera aveva colto l'occasione per scappare dalla stanza e avvisare le autorità di chiamare dei fidati Hunters per risolvere la situazione.
Quella clinica era stata evacuata alla velocità della luce.


L'urlo si era perso in ogni angolo della stanza.
I grumi oscuri fuoriuscivano disgustosi dalla pelle della donna che, immobile, fissava l'uomo che il suo io aveva amato.
Gin ansimava, piegato sulle ginocchia mentre quell'essere si posizionava davanti alla culla.
“Bhe...Dopotutto è sua madre” Sorrise, asciugandosi una goccia di sudore sul mento con l'avambraccio.
La donna si era voltata verso di lui...La melma indescrivibile le aveva cinto gli occhi ciechi, i capelli bianchi si erano sporcati fino a scurirsi completamente.
Spalancò la bocca, rivelando una condensa malsana e uno strano gelo liberato in un soffio da gatto.
Si incurvò con la schiena appena, muovendosi come una danzatrice.
Gin non la riconosceva.
Era Alva...Ma come poteva essere il Cavaliere di cui si era innamorato?



“Non voglio morire...Gin”



L'Hunter chiuse gli occhi, frugandosi nella tasca della giacca.
-Mi senti Alva? Lo riconosci questo-? Chiese, tirando fuori il nastro registrato, mostrandolo bene alla creatura.
Quell'essere mosse la testa di lato, voltandosi poi verso Gon.
-Esatto…Qui dentro ci sono le tue parole rivolte verso Gon- Si schiarì la voce.
-Questo nastro...è la tua unica speranza vero-?
L'essere sembrava non ascoltare Gin; osservava il piccolo dimenarsi felice nella culla, cercando di acchiappare i suoi capelli.
Proprio quando Gin credette di arrivare al dunque...Una lacrima solcò il suo viso.
“C-Che mi succede? È così che deve andare no? Per liberarsi di questa maledizione dovrà solo ascoltare il nastro che ha registrato per Gon cosicché possa essere riconosciuta come madre...Allora...Perchè...La mia bocca non parla…?”
Sapeva qual'era la cosa giusta da fare...Ma farla avrebbe voluto dire perdere per sempre Alva.
Non voleva.
Non lo voleva per niente.
………………………………………………………………………………………….

-Cos'hai detto-?
-Esattamente quello che hai sentito-
Gin stava correndo verso la clinica dove risiedeva il piccolo Gon, convinto che Alva si trovasse li.
Al telefono, un vecchio di sua conoscenza.
-Quindi...Questo nastro…Avevo ragione- Strinse i denti, correndo sotto la pioggia alla massima velocità.
Dall'altra parte del telefono il presidente si accarezzò la barba.
-La sua restrizione le ha donato un corpo immortale, corrotto e inghiottito dall'abisso nero della sua persona-
Gin ascoltava in silenzio.
-Ha utilizzato il Nen per creare questo guscio indistruttibile per mantenere la sua presenza in questo mondo...Per quale motivo, ti chiederai-? Chiese astuto il vecchio, sapendo già che Gin fosse già al corrente di tutto.
-Lo ha fatto per poter permettere alla sua esistenza di farsi riconoscere da Gon quando il bambino sarà adulto...Vuole che Gon la riconosca come sua madre- Disse, inzuppandosi il mantello nel saltare una pozzanghera.
-Ci vorrà del tempo prima che il piccolo cresca...Il Cavaliere dell'alba sarà in grado di aspettare tutto quel tempo-? Chiese il vecchio osservando alla luce di candela il grande quadro appeso nel suo ufficio privato.
“Il cuore è importante” diceva la scritta.
-Il Cavaliere non si farà certo sconfiggere dal tempo...Cosa saranno una decina di anni o poco più in confronto all'amore di una madre-? Sorrise Gin, riattaccando.
Netero sospirò, chiudendo gli occhi e sollevandosi dalla scrivania.
Si avvicinò alla grande finestra che mostrava la vista più bella di quella enorme città.
Era pur sempre il presidente dell'associazione Hunter: era spesso chiamato per partecipare ad alcune riunioni noiose...Ma York Shin City aveva anche i suoi pregi come grande metropoli.
-Anche se ciò vorrebbe dire farla morire…-? Sussurrò, osservando un grande dirigibile passare appena sotto alle nuvole.
-Il riconoscimento del proprio valore di madre...In cambi della propria vita…- Si accarezzò la barba come suo solito.
-Sei davvero una mamma devota, Cavaliere…-
-Signore...La chiamano- Entrò un uomo nel suo ufficio buio, aprendo piano la porta decorata in ottone.
-Aaaah, odio queste noiose riunioni- Gracchiò, prendendo alla sprovvista il povero giovane mandato a chiamarlo.

………………………………………………………………………………………

-Aspetterai-? Chiese Gin, con voce tremante.
Aveva cercato di spiegare a quella creatura la situazione, non ottenendo segni di comprensione.
I lunghi capelli le fluttuavano lentamente davanti al viso.
La melma fangosa era ormai ovunque.
Ricopriva la culla di Gon, il pavimento e il soffito.
Gin tremò appena quando sentì quella sostanza disgustosa arrampicarsi sulla sua gamba destra.
Sudò, ma cercò di mantenere il sangue freddo.
-Sei disposta ad aspettare la crescita di Gon, a non poterlo vedere crescere, a non sapere se penserà a te o meno, a rimanere nell'abisso più totale...Senza la garanzia di ottenere quel riconoscimento che tanto agogni-? Disse, stringendo a sé il nastro registrato.
Quella che una volt fu il Cavaliere prese a camminare lentamente verso l'uomo.
Metteva lentamente un piede davanti all'altro, calpestando la melma e affondando ad ogni passo.
Il suo corpo era spoglio...Ma non vi era niente di umano: pallido, quasi del colore di un cristallo debole, freddo e decorato con le nervature di un albero.
Oltre che dell'abisso, quel corpo era diventato proprietario anche della malattia che ne aveva causato la morte.
La morte del Cavaliere a causa del Girotondo.
L'essere avanzava, mentre l'abisso intorno a lei cambiava forma, mutava e si evolveva.
Cominciò a ricoprire le sue gambe, il suo ventre, il suo petto.
Era come ricoperta dalla sua vecchia armatura...La melma aveva assunto le sembianze di quel Cavaliere del passato.
Era disgustosa e si muoveva in continuazione come un ammasso di serpi nere.
Ma era l'aspetto di un Cavaliere.
Un Cavaliere consumato dalla malattia, dal dolore, dal baratro di una vita ormai in rovina.
Gin osservò il suo volto della donna, ancora privo di quello che presto sarebbe diventato l'elmo.
I capelli si muovevano a ritmo con la nuova armatura.
Tutto quel Nen corrotto e malsano era sfociato in quella melma orribile, rispecchiando esattamente il suo passato e la sua storia.
Il suo corpo lo aveva semplicemente sputato fuori.
Continuava ad avanzare mentre del fumo violaceo ed infetto l'avvolgeva, abbracciandola come stava facendo quella armatura maledetta.
Gin si sforzò di non muoversi, di aspettarla mentre con un'occhiata veloce controllava che Gon stesse bene.
-Ho sentito il nome di quella malattia sai-? Sorrise, osservando quell'ammasso di caos avanzare.
-”Cuore di Betulla”...L'esplosione delle Rose ha causato questa malattia nella città delle Stelle Cadenti dove sei nata e cresciuta-
Il Cavaliere avanzava...Possente in quella melma di caos.
-La stessa malattia che ha ucciso i bambini che volevi curare...Ha indebolito il sistema immunitario, rende i capillari simili alle nervature di un albero, irrigidendoli, provoca la perdita dell'utilizzo degli arti e lo schiarimento della cheratina...Non è contagiosa e non si trasmette in discendenza...Era la tua diagnosi, ricordi? Tutto quello che sappiamo su questa malattia lo dobbiamo a te, il resto lo hanno dedotto i medici-
L'essere avanzava ancora.
-Ma non solo...Per cercare una cura ti sei avventurata nel Continente Oscuro, maledicendoti con le tue stesse mani-
Gin strinse i denti.
-”Mistosangue”, “Lastrone”, “CarneQuercia”, “Sertilla”, tumore dei tessuti e delle ossa e malattia 340 ai bulbi oculari di cui non si conosceva nemmeno l'esistenza...Ho visto gli esami sai…-? Chiese tristemente.
La creatura non accennava a fermarsi.
Quel Cavaliere covava molte maledizioni dentro di lei...Troppe per una sola vita.
-Però Gon non è in pericolo…è stato sottoposto a molti esami specifici e sta bene-
Il rumore della melma disgustosa era vicinissimo.
-Ma Edd-Yai…-
A quel nome il mostro si fermò, placando la sua avanzata.
-Edd-Yai è stata...Una tragedia- Sussurrò, stringendo le mani a pugno.
-E mi dispiace tanto che le conseguenze di quell'epoca si siano abbattute su di te...Non è giusto- Cercò di non far tremare la voce, stringendo il nastro.
Della melma cominciò ad avvolgerle anche il viso, riproducendo quello che sembrava a tutti gli effetti il suo vecchio elmo.
Al posto della nera piuma dietro alla nuca vi era quell'abisso scuro a scendere come una ciocca corvina.
Gin la osservò...E questa volta sapeva che sarebbe stato per l'ultima volta.
-Gon starà bene...Quindi…-
Le lacrime cominciarono a scendere lungo le sue guance, rigando il viso.
Sorrise.
-Quindi...Non preoccuparti per lui-
Il Cavaliere dell'abisso rimase con il volto chinato, nascosta da tutta quella nube scura.
-Diventerà un marmocchio niente male...Te lo assicuro...Sarà proprio come il suo vecchio- Cercò di asciugarsi le lacrime, senza impedirne lo sgorgo di altre.
-Quindi tu...Tu trova un modo per guarire...Mi hai capito-? Urlò, sapendo di star dicendo una stupidaggine.
Alva era morta...E nessuno avrebbe potuto fare nulla.
L'unica cosa a cui quella creatura agognava era il poter sentire dalle labbra di suo figlio “Mamma”.
Era tutto quello che desiderava quel guscio.
-Quindi vai...VATTENE-! Urlò, con le lacrime agli occhi.
Il Cavaliere lo fissò in modo strano...Gin non poteva certo vedere il suo sguardo, ma ne era sicuro.
Lo stava guardando con uno sguardo triste.
-VATTENE VIA...Tra non molto interverranno degli Hunters per darti la caccia- Urlò   ancora.
L'essere piegò la testa di lato.
-Se vuoi davvero che Gon ti riconosca...Dovrai aspettare, capito-? Chiese in lacrime, quasi supplicandola di lasciare quel luogo.
Gin si mosse di scatto verso di lei, simulando un pugno col braccio destro.
Riuscì a strappare la melma dal piede, muovendosi.
Fu doloroso vedere il Cavaliere indietreggiare confusa...Poi l'armatura si guardò intorno, non capendo.
-VATTENE, VATTENE- Urlava l'uomo.
Il cavaliere dell'Abisso fissò Gin, poi la culla in cui piangeva Gon.
-NON HAI NULLA DA FARE QUI- Gin piangeva e le lacrime bruciavano impetuose negli occhi.
Era doloroso.
Era frustrante.
Quando il cavaliere provò a fare un altro passo verso Gin questi sprigionò il Ren con aria omicida verso la creatura.
Con un verso che di umano non aveva più nulla l'essere indietreggiò velocemente con un balzo, atterrando a quattro zampe e piegando la testa.
Gin aveva lacrime pesanti e gli occhi gonfi...Sprigionare una simile aura contro la donna che amava lo aveva ferito profondamente.
Il cavaliere soffiò, condensando il fiato davanti al proprio elmo.
L'uomo mantenne alzato il Ren per impedirle di avvicinarsi ulteriormente.
-Vattene…-
Un rumore melmoso attirò la sua attenzione.
Il cavaliere si sollevò, rimanendo immobile a quella distanza.
-S...Spe...As...Aspe…-
A quel punto gli occhi di Gin non ressero più.
Si accasciò sulle ginocchia mentre osservava e udiva il cavaliere pronunciare quei rantoli spaventosi.
Probabilmente la poca umanità rimasta in lei si stata sbriciolando lentamente.
“Alva...”
L'uomo si prese la testa tra le mani, liberando un urlo straziante che avvolse l'intera clinica abbandonata.
-Aspe….tt...o...Aspe...tto...As...Aspe...tto-
Gin piangeva e urlava, sbatteva i pugni contro al pavimento di ceramica, insanguinandosi le nocche.



“Non ho nessuna voglia di morire...Gin”



-Aspe...tto...G...G...in-
Solo il pianto di Gon riempiva la stanza corrotta…
Il pianto e l'immenso dolore di un uomo.
Gin sollevò lo sguardo immerso nelle lacrime salate.
-ASPETTA, CAVALIERE...ASPETTA-! Urlò, con le mani chiuse a pugno rivolte verso l'alto e la schiena leggermente incurvata all'indietro.
-Asp...e...tto-
-ASPETTA-! Gridava a squarciagola.
-Asp...e...tto-!
Gin sorrise, tremando.
-Perciò...Adesso vai…-Sussurrò, osservandola e sorridendole.
Il Cavaliere abissale si osservò la mano, aprendola lentamente e guardandone le dita.
-Aspe...tto...G..i...n-.
L'Hunter chiuse gli occhi.
………………………………………………………………………………………

-Circondate l'edificio, non lasciate nemmeno un' uscita incustodita-! Urlarono le unità si soccorso, facendosi da parte per far entrare almeno una trentina di Hunters professionisti.
-Ci siamo...Presidente- Disse un Hunter, dopo aver buttato giù la porta della clinica.
Gli zoccoli di legno di Netero accompagnarono quel vuoto eco.
-Molto meglio di una noiosa riunione- Ghignò, varcando la soglia.
………………………………………………………………………………………….

Gin osservava l'enorme buco ne soffitto da cui la costellazione del Kiriko era ben visbile.
Reggeva in braccio Gon, con i piccoli vestiti ancora sporchi di melma fangosa.
Piangeva.
-Va tutto bene...Gon- Sorrise il padre, guardando il piccolo tranquillizzarsi al ritmo del cuore di Gin.
La porta dietro di lui si spalancò, rivelando un'incredibile aura a cui però il giovane non fece caso.
Il presidente si bloccò e fece vagare i suoi occhi sulla stanza putrida e lercia, terminando con il grande buco sul soffitto da cui entrava la luce lunare.
-Sembra che non la rivedremo per un po'...Eh-?
Gin sorrise, con ancora una lacrima sotto agli occhi.
-Aspetterà...Nel luogo in cui appartiene-











-Angolo autrice-

* cof cof *

Ommiodddddiiiioooo!
Manca davvero poco alla fine, sono emozionatissima XD
Credo due o tre capitoli al massimo...Santo cielo un po' mi spiace.
Comuuuuunque, spero di ricevere una vostra opinione...Significherebbe molto per me.
Alla prossima e grazie a tutti coloro e seguono e recensiscono <3
-Shinigami di fiori-
 

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Capitolo 12
*** Progetto x Greed x Island ***


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-Scappata…-? Chiese una voce roca.
Un uomo dai folti capelli bianchi rimaneva seduto immobile su una poltrona color muschio.
-Ho sottovalutato la potenza di quell'essere...è stato un errore di valutazione- Rispose, senza un briciolo di colpevolezza nella voce.
Aveva le gambe accavallate e uni sguardo basso.
-Mi stai dicendo di aver fallito una missione? Sarebbe un disonore per la rinomata famiglia di assassini noti come Zoldyeck- Assottigliò gli occhi un anziano.
Una risata lenta e forzata si affacciò alla porta.
-Non credo voi siate degni di dare giudizio agli operati degli Zoldeyck…- Un uomo dai chiari capelli e i lunghi baffi si fece avanti.
L'uomo seduto sulla poltrona lo guardò, accompagnandolo con lo sguardo: era piuttosto anziano e aveva un'andatura tranquilla che evidenziava con le braccia incrociate dietro la schiena un po' incurvata.
-Signor Zeno…- Sussurrò un altro uomo, seduto alla grande tavolata.
-Silva ha solamente testato la potenza dell'obbiettivo noto come “Cavaliere dell'alba”, è un passo essenziale nel lavoro di un assassino...Lasceremo perdere il pagamento per ora, ma ricordatevi che gli Zoldeyck finiscono sempre ciò che inziano- sussurrò, ghignando.
-Andiamo- Disse, uscendo dalla stanza.
L'uomo dalla lunga chioma lo seguì senza fiatare, attirando l'attenzione di quei dieci anziani rimasti a bocca aperta.
…………………………………………

-Tu sapevi che non sarei riuscito a uccidere quel mostro...Perchè mi hai fatto accettare la missione-? Chiese Silva, curandosi il braccio che ancora sanguinava da quel combattimento fallito.
-Ti ha contaminato con “l'Abisso”-? Chiese il più anziano.
-Ci ha provato...Ma sono riuscito a fuggire in tempo- Rispose l'uomo, osservandosi il braccio.
-Capisco...Meglio così, sarebbe stato problematico continuare il lavoro con qualche arto in meno-
Il più giovane fissò la schiena di suo padre.
-è davvero così forte-?
-Solo se la si attacca da quello che dicono...Comunque è stata una lezione che prima o poi avrei dovuto impartirti-
Silva sollevò lo sguardo.
-Ovvero-?
-Il riconoscere un nemico troppo potente per poi agire di conseguenza...è una di quelle cose che dovrai insegnare anche a Illumi e Milluki...In particolare il più grande ha ottime potenzialità- Disse, osservando il cielo scuro.
-Mi dispiace...Non sono riuscito a portare a termine la missione affidatami dai Dieci Saggi- Chiuse gli occhi Silva.
-Non preoccuparti...è un avversario con cui è meglio non avere a che fare…Perchè immischiarci in situazioni del genere? Ottimo lavoro Silva...Allenamento completato- Sorrise, mettendosi a ridere a tono basso.
-Potevamo evitare questa missione….-Ribattè il figlio, con un sospiro.
-Silva...Ricordi a che età ho cominciato ad allenarti-? Chiese pensieroso il vecchio.
-A cinque anni-
L'anziano scoppiò in un'altra fragorosa risata.
-Allora con Killua inizieremo da quattro- Sorrise, assumendo un ghigno tutt'altro che rassicurante.
-Illumi lo addestrerà come un vero assassino...Sarà l'onore della famiglia Zoldyeck- Disse l'uomo.
-Eh eh eh...Dopotutto, assomiglia molto più a te e a me-.
…………………………………………………………………………………………

-Il videogioco-? Chiese una ragazzina dai corti capelli bianchi.
La sua gemella la fissò con aria interrogativa.
Gin aveva le mani incrociate al petto.
-Voglio tornare al progetto di cui discutemmo tempo fa- Sorrise, con aria determinata.
-AAAAh? E come mai vuoi tornare su un progetto pazzo come quello-? Chiese un ragazzino dai capelli ricci e i vestiti logori, grattandosi la nuca.
-C'è una cosa che voglio fare...E per farla ho bisogno di sviluppare questo videogioco- Disse, posando sulla scrivania i vecchi progetti che aveva disegnato con i suoi compagni.
Il ragazzo riccio sospirò.
-Sempre egoista come al solito...E va bene, se si tratta di te, c'è poco da fare...Dovremmo sistemare un bel po' di roba.-
Il giovane si accese una sigaretta, sorridendo mentre la teneva nelle labbra.
-Quando hai affrontato quel brutto periodo credevamo di averti perso...Per questo ci siamo dedicati ad altro lasciandoti alla supervisione di Rosaline e Jina del tuo reparto archeologico e abbiamo...Sono contento che ti sia ripreso, Gin...Bentornato- Sorrise, offrendogli la mano.
Gin sorrise, stringendogliela con forza.
-Aah...Grazie-.
-Mettiamoci subito al lavoro...Contatterò Rosaline- Sorrise l'amico, tirando fuori la sua licenza Hunter.
Gin sorrise e si avvicinò alla sua scrivania all'aperto, posando le mani su un mucchio di progetti e carte varie.
“Il videogioco relae in cui il Nen regna sovrano”
Sorrise, vedendo arrivare in lontananza un uomo muscoloso e possente.
Rosaline e Jina ricevettero la notifica sulla loro Mail mentre lavoravano al cantiere in una terra remota...Dopotutto quello era il loro posto.
-Rosaline-san...Gin sta combinando un'altra delle sue follie- Sorrise Jina, scorrendo con il dito sullo schermo del telefonino per vedere i progetti.
-Si è ripreso, eh-? Sorrise la donna, seduta su una sedia mentre osservava i suoi operai scavare nell'antica città riportata alla luce che aveva davanti.
Osservò il liquido nel bicchiere.
Il camice bianco che danzava insieme ai suoi capelli neri e ricci.
-Ti sei ripreso...O stai architettando qualcosa per rivederla...Gin-? Sorrise.
Gin sorrise, osservando quell'uomo dall'aria truce.
Lo aveva salvato dalla prigione qualche giorno prima...Sarebbe stato un ottimo compagno.
Le due gemelle si guardarono e sorrisero.
-è un peccato che Rosaline-san e Jina-chan non partecipino...Però dopotutto il loro compito è quello di gestire il reparto archeologico di Gin- Sorrise Elena.
-Allora rendiamo questo progetto ancora più fantastico...Cosicché possano rimanere sbalordite una volta concluso- Sorrise Eta.
-Ehi...Ci chiamiamo Game Masters? Sarebbe forte- Sorrise Dwun, eccitato.
-Sei così infantile- Una voce sorprese il ragazzo riccio, facendolo sobbalzare.
Un ragazzino dai biondi capelli e i verdi occhi da gatto si avvicinò, sorridendo furbo.
-List, smettila di fare il duro, so che ti piace come nome- Sorrise, afferrando il biondino sotto il braccio e dandogli dei boffetti sulla testa.
-Levati di dosso-!
Il bandito arrivò faccia a faccia con Gin, sorridendo.
L'Hunter gli posò una mano sulla spalla, poi osservò l'orizzonte illuminato da una nuova alba.



-Grazie, ragazzi-.
………………………………………………………………………………………….

-Kuroro-san...Vada via-! Urlò una giovane dai corti capelli rosa.
-Maledizione...Se non si allontana finirà per morire- Disse un giovane samurai, estraendo la spada.
Un ragazzo dai corti capelli neri osservava affascinato quella scena davanti a sé, quasi con le lacrime agli occhi.

La nera armatura aveva l'elmo rivolto verso il cielo terso…
Qualcosa…
Qualcosa le aveva detto di tornare a casa...Di salutare quella terra morta e nuda.
L'abisso nero stava contaminando tutta la zona circostante, come un'inondazione oscura.
E sparavano contro, lasciando che la melma inghiottisse i proiettili.
-Non funziona...Mettetevi in salvo- Urlarono degli abitanti armati in malo modo.
-Capo- Un ragazzo muscoloso chiamò a sua volta il ragazzo dai capelli neri che, dal canto suo, non voleva saperne di andarsene.
Rimase ad osservare quella figura coperta di nero guardare il cielo sulla cima di quella collina.
-è questa...La libertà…-Sussurrò, mentre una lacrima scendeva sulla sua guancia.
La creatura lo fissò rivolgendo verso di lui il suo elmo nero e oscuro come l'abisso che emanava.
-Una libertà scavata nel dolore…-Aggiunse, sorridendo e osservando come la creature si allontanasse osservando il cielo, seguita dal suo esercito di oscurità impazzita.
Quell'essere lasciò per sempre un'impronta nel cuore di quel futuro assassino, imprimendogli un'ideale di libertà che si sarebbe sempre portato dentro.
La Città delle stelle Cadenti divenne, se possibile, ancora più putrida.
………………………………………………………………………………………….

-Abbiamo completato le programmazioni per gli NPC- Sorrise il biondino, portando nello studio cinque rotoloni di carta sotto braccio.
-Certo, è stato difficile farne così tanti, Gins-san- Sorrise il riccio, con altri rotoli tra le braccia.
-Gin-san…-? Chiese, non ricevendo risposta dalla porta chiusa.
-Elena-chan...Che succede a Gin-? Chiese.
-Si è rinchiuso lì dentro per creare le carte di Greed Island- Sorrise Eta, posando a terra i prototipi per le missioni del gico.
-Ah giusto...Ne aveva parlato- Disse Il ragazzino, con una mano sotto al mento.
-E quante ne è riuscito a fare-? Chiese poi, sollevando lo sguardo.
Eta sorrise.
-Sono già 547 a dire il vero...Molte le sta sperimentando Elena-.
-Gin-san è fantastico...Possibile che con il suo Nen riesca a creare qualcosa di così incredibile- Sorrise, con gli occhi luccicanti di ammirazione.
-Saranno presenti cento carte specifiche che bisognerà collezionare per completare il gioco, mentre ce ne saranno molte altre da collezionare negli Slot liberi, non indispensabili per finire Greed Island- Sorrise Eta, specificando i dettagli dei progetti che aveva imparato a memoria.
-Eeeeh- Fischiò il biondino.
-Saranno anche prodotte le cosiddette carte incantesimo...Ma sono ancora in fase di produzione e sperimentazione...La selezione avverrà quando sarà il momento- Spiegò poi ai due Hunters.
-Non posso credere che abbia creato così tante carte- Disse Dwun, perplesso.
-A dire il vero…-Divenne seria la ragazza dagli occhi cromati.
-Ha detto che si sta concentrando sulla carta più importante di tutte...Mi ha comunicato che non sarebbe uscito dallo studio finché non fosse stata perfetta-.
-La carta...Perfetta-?

………………………………………………………………………………………….

-Ci sono riuscito...Razor-
L'uomo muscoloso guardò Gin con sguardo ricco di ammirazione.
-Ho creato la carta che volevo...Ora possiamo concentrarci sulle altre- Sorrise, accarezzando quella carta come se fosse la cosa più preziosa al mondo.
Aveva il volto di una bellissima donna raffigurato sopra, dai lunghi capelli che parevano nuvole e dal soffio possente.
Sembrava una Dea.
-Perchè hai lavorato tanto su una carta simile-? Chiese Razor.
Gin sorrise, mettendosi quella carta nella tasca e stringendola forte.
-Soffio dell'Angelo...La chiamerò così-.
Razor incrociò le braccia al petto, pensieroso.
-Questa carta ristabilisce il concreto flusso del Nen, resettandolo all'interno del corpo ciclicamente...Può curare qualsiasi malattia, Razor- Sorrise, quasi in modo maniacale.
-Qualsiasi-.
-Userai questa carta all'interno del gioco-?
-Si, inseritela pure...Io ne terrò una per me...C'è una cosa, che vorrei fare con questa carta-.
…………………………………………………………………………………………

Passarono tre mesi dalla creazione di Greed Island.
Tutto era perfetto.
Il gioco era stato organizzato su un lontano arcipelago raggiungibile solo attraverso una console Nen.
Non si poteva accedere da nessun'altra parte a causa delle barriere erette dai Game Masters.
Costruzioni, regole...Era tutto perfetto.
Era stata creata persino una città, Masadora, con negozi per carte incantesimo e molto altro.
Le copie del Gioco sarebbero state vendute a prezzi molto corposi...Ma non era quello il pensiero che occupata la mente di Gin.
Eta ed Elena furono assegnate al Tutorial e alla spiegazione del manuale di gioco...Sarebbero state le prime persone che i giocatori avrebbero visto durante il caricamento, ovvero, il trasporto della persona fisica a Greed Island.
-Alla fine quel furbo ha optato per il completamento fasullo- Sorrise il piccolo ragazzino, ridacchiando mentre osservava Razor finire la costruzione di un tetto di un o dei primi villaggi del gioco-
-Fasullo-? Chiese Razor, osservandolo mentre accavallava le gambe su un ceppo d'acero.
-Per completare il gioco non basterà raccogliere solo le carte specifiche...Ma anche quelle consegnate a ciascun Game Masters, ovvero noi- Assottigliò gli occhi.
Razor ghignò.
-Poveri giocatori- Sorrise, mentre passava delle mattonelle agli operai sul tetto.
-Ora che ci penso…-
-Mh-?
-Il nome Greed Island è un acronimo no? Chi sono gli altri Game Masters-? Chiese l'uomo, continuando a lavorare.
List sorrise.
-Immagino nessuno te lo abbia detto, eh? Come sai Ci siamo Tu, io, Gin-san, Eta-cha, Elena-chan, Dwun, Aval, Irisviel…-Il ragazzino stava contando sulle dita
-Aspetta...Chi sono gli ultimi due-?
List si bloccò, non capendo per un attimo.
-Ah...Giusto...Tu ne hai solo sentito parlare...Aval è il cognome di Jina e Irisviel quello di Rosaline-san- Sorrise.
-Capisco...Hanno utilizzato il cognome- Disse Razor.
-Avevamo anche questa opzione...Iniziarono con noi, ma poi si dedicarono in tutto e per tutto all'archeologia- Disse List, osservando le fronde degli alberi muoversi con il vento.
-Gli altri hanno abbandonato il progetto…Dissero a Gin che avrebbe potuto anche non mettere la loro lettera, ma lui non li ascoltò- Sorrise, malinconico.
Il silenzio della natura li avvolse per qualche secondo.
-Decisero di concentrarsi su altre follie...Sono tutti molto in gamba sai? Se c'è bisogno di loro corrono immediatamente- Si stiracchiò, godendosi la frescura.
-Ma dopo tutto...Credo sia venuto fuori un bel gioco- Sorrise, sistemandosi la testolina bionda sui palmi delle mani.
-Se lo dici tu, allora sarà così- Disse Razor, mettendosi le mani sui fianchi e riprendendo fiato.
-Ora che ci penso...Dov'è finito Gin-san-? Chiese.
-Aaaah…-
Le nuvole si spostarono lentamente su quel mondo fantastico.
-Ha detto che aveva da fare-.

………………………………………………………………………………………….

L'aria fresca del mattino gli fece dimenticare tutti i suoi problemi.
Chiuse gli occhi, cullato da quella brezza primaverile.
Stare in alto gli permetteva di ricordare momenti felici.
Momenti unici.
Aprì lentamente gli occhi e sorrise al cielo, mentre qualcosa di assonnato e infastidito gli picchiettava il petto.
Teneva tra le braccia il piccolo Gon, ancora addormentato e ignaro del mondo intorno a lui.
Gin Freecs lo osservò nella sua tranquillità...Sorrise nel vederlo così sereno.
-Tu...Sarai Gon- Gli disse, osservando il sole all'orizzonte.
Nella sua tasca, la carta Soffio dell'Angelo riposava al tepore della tunica grigia.




-Angolo Autrice-
CI siamo….CI siamo quasi… Vi giuro...Ho le lacrime XD
Stiamo per arrivare alla conclusione...La conclusioneeeeeee.

Ora..Premetto…
Parliamo di List:
Utente che legge la storia: Ma...Ma se List è appena un ragazzino nella serie...Come fa ad essere un ragazzino anche in questa storia che è ambientata nel passato?

Io: EH….Bho?!

Mi spiego: Quando Gin ha creato il gioco aveva già deciso di chiamarlo Greed Island,  ovvero un acronimo con le iniziali di tutti i nomi dei game master...Di cui conosciamo appunto Eta, Elena, List, Razor, Gin e Dwun...Quindi...List c'era già.
List è la lettera L di Island...Ma non so perché sia così giovane.
Gli ho dato lo stesso aspetto perché mi è venuta in mente Biscuit...Mi sono proprio aggrappata a lei.
Infatti con la conclusione della storia ho buttato giù una teoria, eh.
Comunque...Ecco Greed Island...Come vi è sembrata la sua creazione?
Quanto sono fighi i Game Masters? XD
Alla prossima e grazie a chi segue e recensisce sempre :D


P.S: Ma quanto è fottuta la famiglia Zoldeyck? Non li sopporto :D
Un Hippy Urrà invece per il giovanissimo Kuroro XD

-Shinigami di fiori-






 

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Capitolo 13
*** Non x tornare x ancora ***


L'isola Balena era sempre stata un piccolo angolo di paradiso.
Non vi erano molti bambini; la maggior parte degli abitanti era gente anziana che praticava l'arte della pesca da generazioni e l'isola era spesso utilizzata per le lunghe soste di coloro che venivano a pescare in mare aperto.
Così chiamata a causa della sua forma insolita, molto simile al mammifero acquatico.
La lunga coda di roccia si faceva largo tra i piccoli scogli che la formavano e su cui crescevano verde muschio brillante e mangrovie immense.
Il porto era conosciuto e amato da tutti, non vi era nessun timore ad accogliere i visitatori.
Il piccolo centro ospitava sette giorni su sette il mercato del Paese: pesce fresco, frutta tropicale e vesti della miglior lana che ci fosse in circolazione: oltre a dedicarsi alla pesca, l'umile gente del posto allevava Peco-gatto e Mucchezzù, due particolari specie di ovini e bovini: le Peco-gatto offrivano una lana ispida e fastidiosa al tatto ma che, con la giusta lavorazione, sarebbe diventata l'essenziale materia prima dei vestiti più costosi di York Shin City.
Inoltre le particolari creature attiravano, raramente, alcuni Hunters studiosi della flora e della Fauna alla ricerca di creature particolari e rare come le Volpi Orso, peculiarità dell'isola.
Peco-gatto, e Mucchezzù che, con il loro delizioso latte zuccherato permettevano la lavorazione e la produzione del Formaggio Dolce.
Ma anche sull'isola Balena le cose poteva risultare complicate: i fenomeni meteorologici la rendevano una delle isole più piovose della zona, caldissima in estate e molto ventosa in inverno.
I raccolti di Gruppo e di Aramele venivano spesso rovinati dalla grandine e, nelle stagioni di accoppiamento, le Volpi Orso attaccavano le mandrie.
Al centro dell'isola vi era un laghetto bizzarro circondato da Code di gatto e nespoli.
Molte volte i piccoli animali selvatici venivano a dissetarsi nelle acque di quel piccolo lago, badando però a non immergersi troppo:
Vecchie leggende raccontavano di un “Principe del lago” e solo con le giuste attrezzature i vecchi pescatori scoprirono in tempi più recenti che effettivamente si, esisteva un pesce dalle grande dimensioni, ma i più saggi decisero di lasciarlo nuotare negli abissi nel lago...Magari qualcuno in futuro lo avrebbe pescato.
Sulla collina più alta, che affacciava un meraviglioso dirupo, dominava l'isola una piccola villa dalle bianche pareti.
Una giovane donna stendeva i panni bianchi sul filo del bucato, dando leggeri strattoni per stendere bene le pieghe.
Si passò una mano sulla fronte, godendosi il vento di quella fresca giornata invernale.
Per essere la stagione delle piogge faceva abbastanza caldo quel tardo pomeriggio.
Era tutto tranquillo, tutto nella norme sull'isola Balena.
Per questo quando una signora sulla sessantina raggiunse la giovane con aria allarmata salendo per tutta la collina qualcosa cambiò.
La donna ascoltò con cura le parole dell'anziana, spalancando piano la bocca e schiudendo le labbra.
Le nuvole si fecero scure e una pioggia agitata si fece largo su quelle lenzuola appena stese.
-Mito...Gin è tornato- Aveva sussurrato, bagnandosi di pioggia.

…………………………………………………………………………………………

-Cosa stai dicendo…-? Sussurrò la voce debole della donna.
Con una pioggia incessante come quella era impossibile capirsi senza urlare, ma a lei non importava.
La vecchina rimaneva al fianco della donna con le braccia incrociate dietro alla schiena e un'espressione muta in volto.
Molti paesani osservavano la scena del porto con guardi scioccati.
Le donne si coprivano con i loro veli o con le tovaglie appena acquistate, gli uomini correvano e si riparavano sotto i piccoli negozi.
Le uniche due persone sul molo erano una giovane donna dai capelli arancio e Gin.
No.
Erano tre persone.
Mito, il giovane Hunter e un bambino tra le braccia dell'uomo.
-Potresti occuparti tu di questo bambino-? Aveva chiesto Gin con lo sguardo coperto dal mantello che avvolgeva il suo corpo e che volava con il vento bagnato della tempesta.
Mito si morse un labbro.
-Come ti permetti? Tornare qui dopo così tanto tempo con un bambino...Ed hai anche la faccia tosta di chiedermi di allevarlo e crescerlo-! Urlava, mentre le gocce di pioggia sostituivano le sue lacrime.
Aveva le mani così strette a pugno da sentirne i crampi imminenti.
Gin strinse a sé il piccolo.
-Come stanno Llyon e Astri-? Chiese poi, notando solo in quel momento quanto la donna fosse cresciuta e che, effettivamente, non la vedeva da quando era solo una bambina.
Capiva la sua rabbia e la sua frustrazione...Ma era l'unica donna di cui si fidava.
Doveva dare retta alle parole di Alva nella sua testa.
“Mi va bene...Affidare Gon ad un'altra donna. Non voglio che rinunci ad una madre”

Gin strinse i denti, stava per dire qualcosa quando…
-Sono morti…-
Gin spalancò gli occhi da sotto la lunga stoffa.
-Un incidente stradale...Sono morti, entrambi- Sputò, come se la colpa fosse dell'Hunter che si trovava di fronte a lei.
-Mi dispiace…-Aveva sussurrato.
Mito colpì violentemente il piede a terra.
-Che ne è della madre-? Domandò ancora.
Gin esitò un attimo.
-Ci siamo separati- Rispose a tono.
La tempesta stava facendo perdere le staffe a Mito.
La donna ingoiò tutti gli insulti che avrebbe voluto lanciargli contro non appena vide il viso stanco e bagnato del piccolo che Gin teneva in braccio.
Il suo istinto prese la meglio, come calcolato da Gin.
-Dammi il bambino, non posso lasciare che rimanga con un irresponsabile come te- Disse, avvicinandosi e allungando le braccia verso il piccolo.
La collana della donna luccicò alla poca luce del sole.
Gin sollevò appena il mento e poi incollò nuovamente il suo sguardo a quello del figlio.
Era la cosa giusta.
Lo era?
Era la cosa giusta, Alva?
Fece una cosa che non si sarebbe mai aspettato di fare.
Strinse a sé quel piccolo corpicino gelido, sentendo le braccina di Gon circondargli il collo.
Quando lo staccò da sé provò un'immensa sensazione di tristezza avvolgerlo, ma sapeva che con Mito sarebbe stato al sicuro.
La carta del soffio dell'Angelo ancora asciutta nella sua tasca gli diede la forza per compiere quel difficile passo.
Gli diede un bacio sulla fronte cercando di trasmettere la parola padre attraverso quel gesto.
Con una falciata raggiunse Mito e le mise il piccolo in braccio.
-Sta tremando...Sei un mostro- Sussurrò la donna, strappandosi un lembo della lunga gonna e coprendo il piccolo come meglio poteva.
Gin frugò nella sua tasca e tirò fuori una piccola scatola di legno: era scura e di tante nervature lignee che si bagnavano con la pioggia.
-Ti affido questo oggetto…- Le disse, offrendolo alla donna.
-Non voglio accettare niente da te- Le rispose acida, stringendo a sé il piccolo nel tentativo di scaldarlo.
-Ascoltami…- Supplicò.
La donna assottigliò lo sguardo, ma decise di farlo continuare.
-Dagli quella scatola semmai deciderà di diventare Hunter…- Aveva detto semplicemente.
La donna esplose.
-Non permetterò che questo bambino diventi come te...Non farò mai questo errore- Ringhiò.
Gin sorrise stanco.
-Te ne sarei grato…- Disse.
Mito afferrò con rabbia quella scatola...L'avrebbe sicuramente buttata più tardi.
L'uomo stava già per darle le spalle...Non lo avrebbe più rivisto per molti anni di nuovo.
-Come si chiama-? Chiese la donna, osservando le spalle di Gin.
L'uomo si abbassò il cappuccio ancora di più, stringendo i denti.
-Gon...Gon Freecs…-
Mito osservò il piccolo che cercava di chiamare il padre a sé.
-Il cognome sarà l'unica cosa sporca che avrà di te…-
Prese un grande respiro, sapendo che tanto sarebbe stata ignorata di nuovo.
-NON TI AZZARDARE A TORNARE SU QUES'ISOLA- Urlò, piangendo e stringendo quella scatola bizzarra e bagnata nella mano destra mentre con il braccio sinistro reggeva Gon.
Il suo urlo avvolse l'intera isola...Forse tutti i suoi abitanti riuscirono a sentirla.
Gin sorrise, si mise le mani in tasca accarezzando la carta perfetta e dirigendosi alla fine del molo.
-E-Ehi, amico...Vuoi davvero salpare con questo tempaccio-? Chiese una voce allarmata.
Gin si fermò, osservando i suoi neri stivali zuppi.
Sollevò un occhio e riconobbe quel vecchio pescatore.
Da piccolo lo vedeva spesso scaricare pesce dalle navi e sventrare tonni-viola sulla spiaggia.
-Vecchio...Posso affidarti una cosa-? Chiese.
-D-Dimmi pure- Sussurrò scioccato il vecchio.
Gin estrasse dalla piccola barca con cui era arrivato quello che sembrava un tubo di ferro lucente.
-Potresti darlo a quella donna da parte mia? Sarebbe un regalo per il bambino, ma se la fermassi ora credo proprio che mi butterebbe in mare- Sorrise amareggiato.
-Certo ma...Posso sapere cosa sia-? Chiese, afferrando il pezzo di ferro.
-Aprila e vedrai...Buona fortuna, vecchio- Lo salutò con la mano alzata e salpò senza lasciare traccia.
Il vecchio pescatore si osservò le mani che reggevano l'attrezzo e poi provò a maneggiarlo.
-Ma questa è…-
Allungo una piccola asticella nascosta nella parte inferiore del tubo e tirò con forza, scoprendo quella che sembrava una bellissima e robustissima lenza.
-è una canna da pesa...E anche di ottima fattura- Sorrise, osservando il mare che, poco prima, aveva inghiottito l'uomo più misterioso che avesse mai visto.

………………………………………………………………………………………..

Gin stava osservando il registratore davanti a lui da parecchi minuti ormai.
Prese un profondo respiro.
Azionò il pulsante.
E cominciò a parlare.



-Razor-san...Che sta facendo Gin-san-? Chiese List, raggiungendo l'uomo e osservando la tenda in cui Gin si era ritirato.
-Non lo so...Ma sembrava importante…- Rispose l'uomo, molto più curato e con i capelli più corti di quando era uscito di prigione.
Ora indossava una canotta che metteva in risalto il fisico muscoloso e possente dell'uomo con una scritta simpatica sopra: “Game Master”.
-Da quando abbiamo concluso il progetto di Greed Island...Sembra pensieroso- Sussurrò il biondino.
Accanto a loro, una canna da pesca a cui ancora mancavano la lenza e la manovella riposava vicino al ceppo di un albero.





Quando Dwun uscì dalla sua tenda nel cuore della notte vide Gin intento ad osservare le stelle.
-Non riesci a dormire-? Gli aveva chiesto, grattandosi la nuca e spettinandosi i capelli ricci.
Gin non rispose, stringendo la cassetta nella mano destra.
-Dwun...Avvisa i ragazzi che partirò per un po'- Disse, alzandosi.
Dwun sorrise...Lo conosceva troppo bene.
-Per un po'? L'ultima volta che hai detto così non ti abbiamo visto per secoli…- Sorrise, mettendosi le mani sui fianchi.
Gin non rispose.
Le mancava...Le mancava terribilmente.
-è davvero così importante-? Chiese con un sorriso gentile in volto.
Gin sospirò.-
-Usa pure la mia nave per lasciare Greed Island...Abbasserò la barriera per farti passare- Disse sedendosi accanto a lui.
Gin lo fissò, mettendogli una mano sulla spalla.
-Grazie amico...Salutami tutti- Sorrise.
Forse...Si ricordava ancora la strada più corta per prendere la corrente Freccia.
Così avrebbe raggiunto l'isola Balena.
Si spolverò il mantello ed entrò nella sua tenda dove ad uno stanco Gon, all'età di un anno e tre mesi, spettava un lungo viaggio per mare.

…………………………………………………………………………………………

Il tetro paesaggio di York Shin City sotto la pioggia rendeva spesso la gente di mal umore e isterica.
Ne erano un esempio i vari dipendenti alle prese con le ricche famiglie che si recavano nella metropoli scura per partecipare all'asta più grande del mondo.
Vi era gente di ogni tipo: ricchi Hunters, famiglie nobili e cacciatori che, vendendo la propria licenza erano riusciti a guadagnare una quantità sproporzionata di yen.
Era ormai una fredda serata d'inverno a York Shin...La città si era popolata per l'evento tanto atteso e molti ricchi borghesi girovagavano per le strade con ombrelli raffinati e pellicce umide.
Entro due giorni l'asta avrebbe aperto le sontuose porte ai rampolli di tutto il mondo, ai milionari più conosciuti.
-Guarda caro...Non sarebbe meraviglioso trovare una collana di diamanti che calzi a pennello con quella veste di seta- Disse una nobil donna osservando l'elegante vestito delicato in vetrina.
-Non preoccuparti, Charlot…Vedrai che all'asta troveremo qualcosa di adeguato per questa stagione- Le rispose il marito, porgendole il braccio e invitandola ad aggrapparsi a lui per camminare insieme sotto allo sfarzoso ombrello.
Era una giornata fredda e piovosa...Ma il cuore di ogni cittadino pompava adrenalina per l'immensa asta che stava per strappare il posto a chiunque avesse provato dominare la scena.

………………………………………………………………………………………

-Signor Light...Le serve qualcos'altro-? Chiese un uomo dall'aria composta e due grandi baffi grigi sotto al naso.
-No, ho già contattato tutti coloro su cui potevo contare...Quest'anno ci accaparreremo quell'oggetto e daremo ancora più onore alla nostra famiglia- Disse un uomo intento ad osservare il paesaggio piovoso da una grande finestra.
L'appartamento era lussuoso, ma altro non era che la camera di un hotel: vi era un grande divano color panna e le pareti di un bianco delicato ed elegante.
-Certo, signor Nostrano- Si inchinò il maggiordomo, portandosi una mano sul cuore.
-Se riuscissimo ad ottenere “L'Ebano Nero” diventeremmo gli azionisti più famosi del mondo...Non ci sfuggirà, lo prenderemo- Sorrise, posando una mano sul vetro perfettamente pulito.
La ragazza delle pulizie starnutì, guardandosi intorno.
………………………………………………………………………………………….

-Come dici? “L'Ebano Nero”-? Chiese un ragazzo dalle strane sopracciglia ricciolute e spesse.
-Non ne sapevi nulla? È tutto il mese che la notizia fa il giro del Cervello Elettronico- Disse un giovane dai biondi capelli: aveva le lentiggini su tutto il viso e indossava un paio di occhiali da vista sul ponte del naso e uno dal blu sgargiante sulla testa.
Le lenti scure degli occhiali da sole schiacciavano la simpatica bandana arancione sui suoi capelli.
-Dicono che a trovarlo sia stato un Hunter da due stelle...Alcuni dicono che sia  stata addirittura opera di uno Zodyack- Mormorò, giocherellando con il bicchiere di Brandy vuoto, facendo tintinnare il ghiaccio quasi sciolto.
-Non ne sapevo nulla…-Sussurrò il giovane, osservando lo schermo del portatile del biondino.
-Ma non mi dire...Eri ancora alle prese con la tua arte-? Lo schernì, punzecchiandolo.
-M-Mincio...Lo sai che con quelle sculture ci devo mangiare- Arrossì il ragazzo, nascondendo subito il muso lungo nel suo bicchiere di succo di pomodoro.
-Scusa scusa...Mi dispiace...Però devi ammettere che questo “Ebano Nero” è di una strana manifattura...Potresti quasi prenderne spunto- Sorrise, osservando la foto sul suo portatile.
-Mmm…-
-Qualcosa non va, Zepile -?
-No...è che...Vedo qualcosa di triste in quel pezzo di antiquariato…-Si mise una mano sotto al mento, pensieroso.
-Triste? Cosa vorresti dire con triste-? Gesticolò Mincio, incredulo.
-Bhe...Ho costruito e modellato così tante sculture che...Che mi sono accorto di aver messo un pezzo di anima in ognuna di loro. Ogni mio lavoro rispecchia esattamente il mio stato d'anima di allora- Sorrise, portandosi la mano sinistra sulla destra, accarezzando i segni dei calli diventati ormai permanenti a causa del troppo lavoro di argilla.
-Parli davvero come uno strambo- Mincio gli circondò amichevolmente il collo con un braccio, mentre il Brandy cominciava a fare il suo effetto.
Il Barman li fissò sorridendo, tornando a pulire il bicchiere di vetro che teneva nelle mani.
-Stà zitto...Dico solo che…-
i suoi occhi caddero ancora sulla foto sul monitor.
-Sento fuoriuscire una grande tristezza dalle curve di quell'artefatto...Il colore, le sfumature e il materiale. È come se stessero gridando- Sussurrò perfettamente conscio che l'amico, ormai, non poteva più sentirlo.
-Forza, Mincio...Tu avrai anche il pomeriggio libero ma io devo guadagnarmi il pane- Disse, sollevandosi il braccio dell'amico sulle spalle e aiutandolo a stare in piedi.
………………………………………………………………………………………….

-Signori e Signore...Ho il piacere di presentarvi l'articolo più atteso della nostra Asta-
Un uomo vestito in giacca e cravatta con tanto di tuba parlava energicamente al microfono.
Sulla sua spalla un simpatico pappagallo albino, dotato anch'egli di una piccola cravatta a pois, imitava con le ali le sue movenze.
-Siete pronti per alzare il vostro cartellino alla velocità della luce-? Chiese sorridendo.
La sala era enorme e lussuosa: le tende coprivano le finestre ed erano di un rosso sangue scuro ed elegante dalle rifiniture in oro.
La grande stanza buia ospitava oltre tremila ricconi provenienti da tutto il mondo mentre i riflettori illuminavano il palco in legno di ciliegio scuro e perfettamente cerato.
-è con immenso piacere che vi presento l'oggetto noto come “Ebano Nero”...Dritto dritto dal Continente Oscuro,  strappato dall'abisso solo per voi- Urlava al microfono mentre un'elegante fanciulla dalla lunga treccia bionda e vestita con un sobrio vestitino bianco portava da dietro le quinte un carrellino coperto da un telo rosso di velluto.
Si bloccò, fece un inchino e se ne tornò dietro le quinte.
-Ecco a voi…-
Con uno strattone e accompagnato dalle urla impazienti della folla l'uomo scoprì la teca trasparente.
Una miriade di cartelline di sollevarono al cielo.
-309, 354, 234, 746, 153,...Offerte? Il prezzo base è di 60.000.000 Yen- sbracciò con fare teatrale mentre il pappagallo spiccava il volo e girava in circolo sulla sua testa.
In quella teca, sotto le forti luci dei riflettori, un elmo riposava.
Era un elmo scuro con una grande piuma fatta di una sostanza vischiosa e viscida che si arrotolava intorno a lui.
Non era un materiale comune...Sembrava l'abisso solidificato.
Quella testimonianza fu strappata al Cavaliere dell'Alba.
Solo l'elmo fece ritorno dal Continente Oscuro.
“L'Ebano Nero” venne venduto a 132.000.000.000 Yen a un famoso negoziante orientale.
Il giorno dopo Zepile osservò per l'ultima volta quell'elmo oscuro traboccante di tristezza.
Lui riusciva a vederla…
Vedeva una tenue aura intorno a quell'elmo.






“Sono stanca”







Alva...Non tornò mai più nel mondo da tutti conosciuto.










-Angolino dell'autrice che sta per avere un infarto-
* Bussa piano *
C'è nessuno? C'è ancora qualcuno che sta leggendo questa storia?
Sono indecisa se scrivere altri due capitoli o uno...Devo riflettere su come stendere questo finale...Io sono tristissima...Mi sono affezionata a Gin, a Alva, a tutti T.T.
Vediamo l'isola Balena e Mito finalmente.
Gon: *Salta in groppa all'autrice* -Mito-saaaaaaaan-
Autrice: * Lo prende e lo da a Hisoka *
Dov'ero...Ah si.
Mi sono divertita molto a descrivere l'isola e le sue usanze, spero le abbiate apprezzate anche voi.
E ovviamente, quando Gin si trovava da solo nella tenda, stava per registrare il nastro...IL NASTRO! * si soffia il naso *
Poi l'asta…
Alva è sperduta nel Continente Oscuro...Solo il suo elmo è tornato, lei dove sarà?
Gin ha lasciato Gon….Ormai siamo alla fineeeeeee!!
Sono tristissimaaaa, vi prego consolatemi con una recensione XD
Scherzi a parte, spero davvero di leggere qualche vostro parere e poi a me piace tanto chiacchierare delle storie e dell'opera <3
Ringrazio tutti coloro che leggono e tanto tanto coloro che vorranno recensire :D
Ringrazio di cuore con un abbraccio le persone che hanno dedicato il loro tempo a lasciarmi una recensione nei capitoli precedenti...Mi hanno accompagnata fino alla fine praticamente <3
Grazie grazie...Ci vediamo alla prossima.

P.S: Si il tipo con il pappagallo non so da dove sia uscito...E quanti di voi sono stati contenti di rivedere Zepile? XD
Mi stava molto simpatico quel ragazzone :3
Me voy sul serio...Addiooooo
-Shinigami di fiori-


 

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Capitolo 14
*** Risposta x dal x padre ***


Due delicate mani posarono sul tavolo coperto dalla tovaglia color limone una scatola di legno: era composta da molti dislivelli e ruvida al tatto.

-Che cos’è-? Chiese una vocina acuta.

Così simile a quella del Double Stars Hunter da giovane.

-Me l’ha lasciata Gin...-Sussurrò una voce elegante ed esausta.

Era stata una giornata faticosa: Gon era tornato a casa dopo tanto tempo, era riuscito a diventare un Hunter ed aveva seguito le orme del padre.

I suoi piccoli occhi brillarono e tremarono appena.

Quella scatola...Era l’unico oggetto che poteva condurlo da suo padre.

Quanto aveva desiderato incontrarlo? Tanto da fargli intraprendere la pericolosa strada del Cacciatore.

Voleva scoprire perché suo padre aveva preferito abbandonarlo invece che rimanere con lui.

Doveva essere davvero un bellissimo lavoro, un mondo completamente diverso.

“Me l’ha lasciata Gin...”

Le sue piccole mani si chiusero in pugni determinati.

.....................................................................................................................

 

-Ti dirò...Tutto quello che so riguardo a lui- Le aveva detto la zia Mito, con sguardo serio e fermo.

Il piccolo non riuscì a credere ai suoi occhi; sapeva quanto doveva essere difficile per lei.

Due tazze di té fumanti erano gli unici testimoni di quella conversazione.

La donna chiuse gli occhi, cominciando il suo racconto.

-Gin in realtà, è mio cugino. Di lui ho un ricordo lontano- Sorrise.

Gon ascoltava attentamente.

-Gli correvo sempre dietro...Credo che il più delle volte io l’abbia visto di schiena- Addolcì lo sguardo, nostalgica.

-Ha lasciato l’isola Balena a dodici anni per sostenere l’esame Hunter, proprio come te. Quando gli chiesi perchè decise di lasciare l’siola mi rispose...”C’è una cosa che desidero”-.

Gon assottigliò gli occhi.

-Non mi disse mai di cosa si trattasse e alla fine abbiamo litigato, anche se in realtà la colpa fu mia che lo assalì di parole...Ma dopo essere andato via dall’isola non l’ho più rivisto...Dovevo avere circa tre anni- Disse, leggermente imbarazzata.

Dei piccoli passi fecero voltare il piccolo Gon.

-Ti è stato detto che i tuoi genitori sono morti in un incidente stradale, vero-? Chiese l’anziana nonna mentre portava un vassoio con dell’altro té al limone.

-In realtà questa sorte è toccata ai genitori di Mito-.

La donna chiuse gli occhi, comprensiva.

Era una storia di molto tempo fa, ma le provocava ancora un fastidioso dolore al petto.

Gon si voltò verso Mito, sorpreso.

-è successo dopo la partenza di Gin- Continuò la vecchina.

-Dopodiché il padre di Gin, dopo una gioranta di pesca, non è più tornato- Continuò Mito, osservando le travi del tavolo di noce.

La nonnina, dopo aver posato la caraffa, si portò il vassoio al petto.

-Entrambi i miei figli sono morti- Disse pazientemente.

La donna dai capelli color carota osservò il suo riflesso nella bevanda, assottigliando gli occhi.

“è successo tutto dopo che è partito”

-Dopo dieci anni Gin è tornato sull’isola- Bevve un sorso l’anziana.

-Al suo ritorno aveva te in braccio, eri piccolissimo- Disse seria Mito.

-Era spuntato dal nulla e ci chiese di occuparci di te...Gli chiesi di tua madre ma disse che si erano separati-.

Gon muoveva gli occhi da una donna all’altra...Erano un sacco di informazioni preziose.

-Mentre stavamo ascoltando le sue parole mia nipote ha urlato, NON DIRE SCIOCCHEZZE-! Simulò la donna anziana, con un sorriso divertito sulle labbra.

A Mito si colorarono le gote di un rosa leggero.

-Nonna, potevi risparmiartelo- Disse, imbarazzata.

-Comunque sia, non potevo lasciari a lui- Si ricompose, ancora paonazza.

-Quindi non sappiamo veramente nulla di tua madre- Arrivò infine alla conclusione.

Gon abbassò lo sguardo.

-Ha anche urlato, NON OSARE TORNARE SU QUEST’ISOLA, mentre piangeva- Aggiunse ancora la vecchina.

-Nonna-! La rimproverò ancora imbarazzata la nipote.

-Quindi, Gin ti ha lasciato questa scatola-. Disse poi, portando l’attenzione sull’oggetto al centro della tavola.

Dopo svariati minuti di silenzio la nonna si alzò dalla sedia, diretta in cucina.

-Mito ha cercato di buttarla via così tante volte- Sorrise, con le mani intrecciate dietro la schiena.

-E tu ogni volta la raccoglievi e la rimettevi al suo posto- Le urlò dietro la donna.

-Se davvero avessi voluto liberartene l’avresti bruciata o sotterrata, non buttata nella spazzatura di casa-.

Mito si voltò adirata, posando il viso su una mano.

Il piccolo Gon intanto decise che non avrebbe lasciato la scatola in giro per casa sotto gli occhi di MIto.

La donna si ricompose subito.

-Capito, ora? Non c’è altro...è tutto ciò che so- Disse, voltandosi verso la finestra e osservando il rifelsso dei suoi capelli color tramonto.

Gon sorrise, osservando la scatola tra le sue mani.

-Gin, eh-?

Mito lo osservò, udendo quel nome uscire dalle sue labbra.

-Gin...Gin...Si, suona meglio così...Mito-san, puoi raccontarmi qualcos’altro di quando Gin era piccolo-? Chiese, entusiasta.

La nonna sorrise nell’udire quelle parole dalla cucina.

Mito rimase incantata ad osservarlo e ingnorò la domanda.

-Ah, ti sembra strano che lo chiami per nome? È che a me suona meglio così- Disse il piccolo, grattandosi la nuca.

Mito scosse la testa.

-No, non è per quello- Sorrise, poi rivolse una mano verso di lui.

-Basta che ti racconti di quando era piccolo-? Chiese gentile.

A Gon si illuminarono gli occhi.

-Si, per favore-!

.....................................................................................................................

 

-Basta così...Per oggi puoi anche tornartene a casa- Urlò un uomo dalla trascurata barbetta e un sorriso sulle labbra.

Un mare di fango scuro e sangue ai suoi piedi...Un vero disatro.

La tempesta di sabbia imperversava furiosa, ma all’uomo non sembrava interessare.

Il lungo mantello volava con i granelli di sabbia fine.

La figura umanoide di un Cavaliere Oscuro brandiva una spada maledetta e sporca di abisso.

Un’oscura palude nera lo circondava, facendo appassire ogni cosa che incurante toccasse.

-Non sei un pò lontana da casa? Tornatene nel Continente Oscuro, è ancora presto- Urlò l’uomo, con il viso coperto dall’ombra di uno strano copricapo grigio e svolazzante.

L’armatura oscura era inginocchiata e cercava di tirarsi in piedi conficcando la spada nel terreno, facendola sprofondare nella melma tossica.

Il sangue scuro colava da ferite profonde.

L’uomo osservò quella creatura dimenarsi e contorcersi nella sua stessa meledizione nera.

-Ti ho detto che è ancora presto...Non puoi uscire dal Continente, torna a casa- Urlò, incrociando le mani al petto.

Una manica era completamente distrutta e slambrata mentre sulla pelle vi erano segni del passaggio di quella melma maleodorante e letale.

Il Cavaliere si levò in un rantolo di guerra animalesco, piegandosi goffamente in avanti per osservare l’uomo che, per l’ennesima volta, fermava la sua avanzata.

Gin osservava l’essere con severità, sbattendo i piedi sulla dura superficie su cui si trovava.

-Cavaliere dell’Alba, tornatene a casa, non ti lascerò passare- Urlò ancora.

Il cavaliere nero ruggì, mostrando per un millesimo di secondo le bianche labbra sotto l’elmo oscuro.

Gli occhi di Gin si addolcirono per un secondo.

Quando da quelle labbra comicniò a fuoriuscire melma tossica, però, Gin capì che era il momento di andarsene di nuovo.

-Vattene a casa, non farmi perdere la pazienza...Sei sempre così insistente, Cavaliere- Sorrise, rimboccandosi le maniche.

-Yo- Urlò Gin, incrociando nuovamente le braccia al petto.

Il terreno sotto di lui cominciò a muoversi, la terra tremava violentemente, sollevandosi.

Sotto ai piedi di Gin, quelle che pareva una piccola collinetta vulcanica era invece la schiena di un animale.

Gin sorrise, pestando piano sulla schiena di quella belva gigantesca: aveva le sembianze di un dragone occidentale, era ricoperto di peluria su collo e zampe, palesemente da volatile.

Si scrostava dal terreno come se stesse uscendo da una pozza d’acqua, rispondendo ai comandi di Gin come un obbediente cane domestico.

-Mi hai raccontato molte cose del Continente Oscuro...Sono io che ora ti racconterò del mondo in cui ho vissuto, ricordi-? Urlò Gin per sovrastare il rumore del drago che urlava e la terra che franava dalle sue scaglie.

Il Cavaliere venne oscurato dall’ombra di quell’essere enorme e possente.

-Ti racconterò di Greed Island- Sorrise, dopo averci pensato un pò.

Con una mano ricoperta dal bracciale oscuro come la pece, l’essere accarezzò la lama traboccante di melma della sua spada.

-Non ti arrendi, eh? Dovrò usare le maniere forti come due anni fa-? Chiese sorridendo l’uomo.

Nella sua mente passarono le immagine della carta “Soffio dell’Angelo” che si distruggeva.

Il suo mondo che si sgretolava ancora una volta.

Anche se poetva curare ogni malattia...Per una restrizione così potente non c’era stato nulla da fare.

In più, ormai, la donna note come Alva Rhea non esisteva più...Anche una carta come quella non poteva curarla.

Non c’è cura per la morte, solo accettazione.

-Dopo questo racconto te ne tornerai dritta a casa, mi sono spiegato-?

Il Cavaliere ruggì, spiccando un salto così alto da raggiungere la schiena del drago e portndosci tutta la melma che lo ricopriva sulla grossa armatura.

Colava sulla pelle del drago che si lamentava per il dolore.

L’essere vestito come un cavaliere portò la spada davanti al viso, puntandola poi verso l’uomo.

Gin ghignò.

-Bello...è sempre bello rivederti, Cavaliere-! Rise Gin, scoperndosi il viso e sprigionando un’incredibile aura.

Il loro ennesimo scontro si concluse con il ritorno del Cavaliere dell’Alba nel Continente Oscuro e una storia in meno, per Gin, da raccontare.

Voleva ripagare tutte le storie che il Cavaliere gli aveva raccontato sul Continente maledetto.

 

.....................................................................................................................

 

-Gon, c’è una cosa che non abbiamo ancora provato- Sorrise Kilua, osservando furbo la scatola.

-Eh-?

-Qualcosa che non avevi prima di essere un Hunter- Ghingò.

Il corvino cercò di riflettere per qualche minuto.

-La licenza-!

-Il Nen, Gon- Si portò una mano sul viso il piccolo assassino.

 

 

Dopo aver concentraro la propria aura intorno al corpo e ricoprendone anche la scatola, quest’ultima eslose in mille pezzi.

-Che strano...Non era legno- Disse l’albino, raccogliendone una stecchetta ed osservandola con attenzione.

Gon fece lo stesso.

-Erano solo lamette di ferro messe insieme...E questi simboli...Ho capito-! Gioì il piccolo nel riconoscere i disegni che il loro maestro di Nen aveva già utilizzato.

-Sono gli stessi disegni che Wing-san utilizzò per controllare che non infrangessi la promessa alla Torre Celeste- Sorrise Gon, accarezzando una placchetta di ferro.

Poi il corvino osservò la scatola colorata che il ferro proteggeva.

-Qui ci va la licenza- Disse, inserendo la carta in un’apposita entrata.

Come per magia, la scatola si aprì, rivelandone il contenuto.

Un anello.

Un nastro.

Una memory card.

-Guarda, anche in questo anello ci sono dei simboli...Fossi in te non lo indosserei con disinvoltura- Aveva detto l’albino, sospettoso.

-Dici? Pensi che Gin...- Gon osservò il contenuto della scatola.

-Possa farmi del male-? Chiese il piccolo.

-Questioni di sicurezza- Rispose semplicemente il ragazzino dai capelli blu.

-Bhe, iniziamo ad ascoltare la cassetta- Si sollevò Gon.

-Puoi copiarla-? Si mise una mano sotto al mento Killua.

-Si, perchè-?

Un ghigno sulle labbra dell’assassino.

-Questioni di sicurezza- Sorrise.

 

 

 

Gon infilò il nastro nel registratore e chiuse lo sportellino.

Rimasero seduti a terra ad ascoltare il nastro girare senza riprodurre alcuna voce.

Solo il rumore di un vecchio nastro rotto.

Gon fissava il registratore teso come una corda di violino.

Un rumore di inceppo, poi silenzio.

 

 

 

 

 

 

 

-Yo...Gon-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Angolo autrice-

Ormai è finita...Piango.

* Chiama la vicina di casa *

-Pronto, vicina di casa? Si...Si è finita. Cosa? No, non ora...Il prossimo...Si, esatto...Esattamente il prossimo è l’ultimo capitolo-.

-Pronto zia? Si...La prossima è la fine...Sisi...Si lo so...-

Siamo arrivati al presente ora...Quanti di voi erano tesi come Gon mentre quel maledetto nastro girava? Mamma miaaaa.

Scusate se non ho aggiornato ieri ma ho avuto un piccolo problema di famiglia.

Gon sente per la prima volta la voce di suo padre...Muoro, mi sciolgo e torno.

Un grazie enorme a tutti coloro che sono arrivati fino a qui, che mi hanno sostenuto, che hanno letto, che hanno vissuto questa storia. Per me pubblicarla è stato difficile, quindi...Un grazie speciale a coloro che hanno recensito, mi avete accompagnato in un viaggio incredibile.

L’avventura di Gin e Alva rimarrà sempre impressa nel mio cuore...Spero anche nel vostro <3

Grazie grazie grazie a tutti...Siete stati meravigliosi <3.

Al prossimo e ultimo capitolo!
-Shinigami di fiori-

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Tramonto ***


Gli occhi di Gon si focalizzarono immediatamente sugli ingranaggi del videoregistratore che giravano.

Due uccellini si posarono sul davanzale della colorata finestra della stanza.

 

-E così alla fine sei diventato Hunter-. La voce di Gin era molto matura, quella di un uomo ormai.

Killua fissò prima il ragazzino corvino davanti a sé, poi si concentrò nuovamente su quella voce sconosciuta.

-Comunque ho una cosa da chiederti...-

Ogni parola era preziosa e gli occhi di Gon luccicavano come pietre preziose.

 

 

-Vuoi incontrarmi-?

 

 

 

La sua voce così carica di sentimenti.

Gon si sentì il cuore riempire di una strana forza che non conosceva.

Qualcosa di potente.

Gon aveva sentito per la prima volta la voce di suo padre; era come se, prima di registrare il nastro, Gin avesse letto nella mente di suo figlio.

Certo che lo voleva, più di qualsiasi cosa.

-Se ci tieni continua ad ascoltare, altrimenti premi il tasto Stop- Disse la voce.

A Gon non passò nemmeno per l’anticamera del cervello.

 

Mito approfittò della giornata soleggiata per stendere i bianchi panni al calore del sole, addolcendo lo sguardo quando si ritrovò fra le mani la maglietta verde di Gon.

 

 

-Immagino che la risposta sia “si”-.

Anche se Gon non avrebbe potuto saperlo, pensò che nel pronunciare quelle frasi Gin avesse sorriso.

-Allora rispondi ad un’altra domanda-. Disse ancora.

Gon rimase immobile.

 

-Sei pronto-?

Il piccolo non ebbe nemmeno il momento di realizzare che subito l’uomo parlò di nuovo.

-Gli Hunter sono una razza egoista: sono pronti a rinunciare a tutto per inseguire ciò che vogliono-.

Killua incrociò le braccia al petto.

-Se vuoi semplicemente incontrarmi, è meglio che fermi qui la registrazione-.

I ragazzini rimasero in silenzio.

-Ti do un minuto per pensarci-. E la voce cessò di parlare.

Il piccolo assassino si voltò interrogativo verso Gon.

-Cosa pensi di fare-? Chiese, pentendosene subito dopo.

Non aveva mai visto uno sguardo così determinato sul viso del suo amico...Forse quando doveva rubare la targhetta di Hisoka aveva avuto uno sguardo simile.

L’albino sorrise, attendendo lo scadere del minuto.

 

Mito si asciugò il sudore dalla fronte con un sorriso intenerito, godendosi il calore del sole.

Dal registratore emerse un sospiro dolce e paterno.

-Immagino tu voglia davvero incontrarmi-.

Gon sorrise.

 

 

 

-Ma io non voglio vedere te- Disse poi.

Gon e Killua si stupirono, chi più chi e chi meno dispiaciuto.

-Non so con quale faccia tosta potrei mai presentarmi a te-. Disse imbarazzata la voce, molto simile al tono che usava spesso Gon in certe situazioni.

-D’altronde ho rinunciato alla mia paternità per perseguire i miei interessi, non sono una brava persona- Ammise.

I due piccoli passeri spiccarono il volo, allontanandosi verso il mare.

-Immagino che da quando abbia registrato questo nastro siano passati almeno dieci anni-.

 

 

 

Mentre il nastro scorreva, da qualche parte nel mondo, un enorme tornado di fuoco imperversava su un’isola lontana.

 

-Ma c’è una cosa che non è affatto cambiata-.

 

Sotto un enorme albero secolare, un uomo si sollevò non badando alla sabbia impetuosa e al vento minaccioso.

Un sorriso.

-Io sono sempre lo stesso-.

 

L’uomo, seduto sopra la testa di una strana creatura anfibia, urlò:-Bo-!

E subito la creatura su cui era comodamente sistemato si sollevò, dando il segnale ad un altro mostro sotto di lui di levarsi in volo.

Le eleganti ali piumate iniziarono a sbattere forti contro il vento contro corrente.

Davanti a lui, un oscuro tornado nero si avvicinava senza esitazione, portandosi dietro una sconveniente melma nera.

 

 

-Mentre stai ascoltando la mia voce, starò di sicuro facendo qualcosa di folle- Continuò la voce.

 

-Se mi vuoi incontrare vienimi a cercare, ma come ti ho già detto, io non ti voglio vedere- Disse asciutta la voce del nastro.

 

 

Un ruggito animalesco fuoriuscì da quel tornado di nubi e liquido nero.

I capelli non erano più di quel bianco candido da anni ormai, abbandonati ad un orribile grigio spento.

L’armatura era rovinata e alcune parti assenti: non vi erano più i guanti neri, l’elmo scuro e un gambale.

Ormai era a pezzi.

Il viso era scarno e scheletrico, non vi era niente di vivo sotto quei pochi pezzi di ferro.

A coprire dove avrebbero dovuto esserci gli occhi una benda lasciata penzolare di fianco al viso, lunga fino al busto che, oramai, non si muoveva nemmeno per inalare aria ed espellere anidride carbonica.

-Ancora fuori dal confine, Cavaliere-? Sorrise l’uomo, mordendosi le labbra.

In risposta la creatura gli urlò contro, sguainando la spada arruginita dalla lama spezzata e l’elsa rotta, simbolo che anche la restrizione, ormai, si era indebolita.

 

-Se capirò che ti stai avvicinando, mi allontanerò- Il nastro proseguiva il suo corso.

-Prova a prendermi, sei un Hunter no-?

 

La spada cozzò contro il muso del drago piumato, facendo scaturire scintille rosse e gialle.

 

 

Il piccolo corpo di Gon venne scosso da un fremito e, per istinto, il nen ricoprì il suo corpo per qualche istante.

Aveva accettato la sfida di Gin.

-Sembra che tuo padre ci darà del filo da torcere- Sorrise Killua.

Si sporse in avanti per spegnere il registratore, ma il corvino lo bloccò.

-Aspetta, Gin è ancora lì-. Disse serio.

-Ah, dimenticavao di dirti una cosa-.

Killua si sistemò di nuovo a gambe incrociate.

-Riguarda tua madre-.

Il cuore di entrambi ebbe un sussulto.

-Se ti interessa continua ad ascoltare il nastro, altrmim-.

 

 

 

Click.

 

 

 

 

Il vortice nero rallentò, muovendosi dolcemente.

Le urla del Cavaliere si attenuarono, lasciando spazio solo al silenzio e al grido della tempesta.

Il rumore del battito d’ali della crature era potente, tanto da rimbombare tra le mura del vento compatto.

Gin aguzzò lo sguardo, interrompendo il duello.

Il Cavaliere, tenuta saldamente dalla melma abissale che l’accompagnava, volse lo sguardo coperto verso l’altro, gemendo piano.

Il Double Hunter piegò la testa, confuso.

-Cosa succede? Ti sei dimenticata come si combatte o hai deciso di tornare a casa per questa volta-? Chiese, cercando di mantenere un sorriso sulle labbra.

Ormai le parlava sempre così, non era più Alva.

Ma rimaneva immobile.

-Ohi, Cavaliere-! Chiamò, non ottenendo risposta.

 

 

 

 

 

 

 

-Ne sei sicuro-? Chiese Killua, notando lo sguardo deciso ma, al tempo stesso, confuso del ragazzino di fianco a lui.

Un respiro profondo.

-Si-.

Gon sorrideva.

-Ma potrebbe esserci qualche indizio-. Lo spronò lo Zoaldyck.

-Ne dubito, è il mio istinto a dirmelo-. Sorrise, osservando il vecchio registratore davanti a lui, fermo sulla modalità “Stop”.

-Te l’ho detto ieri no-?

 

 

 

 

Il Cavaliere sollevò il braccio ossuto e tremante coperto di ferro scuro.

Arrivò dove un tempo il suo cuore batteva per la vita, per cercare la cura di quei bambini colpiti dalla malattia causata dal Girotondo delle Rose.

 

 

 

 

 

-Mia madre...è Mito-san-!

 

 

 

La tempesta cessò in quel momento e Gin, preso alla sprovvista, atterrò sulla terra della piccola isola, ai piedi del grande albero secolare.

Improvisamente, grandi nuvole nere portarono la pioggia in quella zona.

Succedeva sempre, pensò Gin: dopo la tempesta di sabbia le nuvole potevano scaricare la loro acqua in santa pace.

-Cosa succede-? Chiese, sentendo con i palmi delle mani la fresca pioggia scura.

Scura.

Perchè quella pioggia era causata dalla tempesta dell’abisso del Cavaliere, e non dalle nuvole sopra di loro, pensò Gin.

Non era una pioggia normale.

Quando Gin sollevò gli occhi, il suo cuore cominciò a pompare più sangue del normale.

Il Cavaliere stava atterrando graziosamente accompagnata dal vento nero, come avrebbe fatto la mano di un uomo che la aiutava a scendere da una carrozza.

Gin rimase in guardia, scendendo dai due mostri che, a quella scena, si ripararono ai piedi dell’albero.

Quando l’unico stivale di ferro toccò l’erba bagnata, il tornado si ritirò verso il mare, come a voler lasciare i due da soli.

Gin azzardò.

 

-Cavaliere-?

 

 

Improvvisamente tutto il fango e l’abisso sul suo corpo cominciarono a cadere a terra, facendo appassire tutti i fili d’erbi superstiti della tempesta.

La pezza che copriva i suoi occhi cadde, acciambellandosi ai suoi piedi.

Gin spalancò piano la bocca.

I suoi occhi del colore del miele divennero lucidi e del moccio cominciò a colare dal suo naso.

Un sorriso gentile e stanco cominciò ad avvicnarsi a lui.

Due braccia magre e pallide si stavano spalancando all’orizzonte, rimanendo però davanti a lui alla giusta distanza.

Gin cominciò a piangere silenziosamente, osservando quello spettacolo.

Erano i suoi occhi.

I capelli decisamente più lunghi, tanto da strisciare contro l’erba umida, ma di nuovo di quel nero corvino che li aveva accompagnati quando consumarono il loro amore in una notte lontana.

 

 

-Alva-. Sussurrò.

 

La donna sorrise, fermandosi a parecchi metri da lui, ma riconosciubile con la donna di cui si era innamorato.

-Ha fatto la sua scelta, Gin-. La sua voce, così dolce, così calma da poter cullare qualsiasi cosa.

Erano più di dieci anni ormai che Gin sentiva solo versi animaleschi e grida di dolore uscire da quelle labbra.

Ora era davanti a lui.

Era li.

-Alva, Alva-.

I singhiozzi rendevano impossibile una conversazione.

-Gin...Grazie per avermi trattenuta tutti questi anni...Grazie di tutto-.

-Alva, aspetta, cosa succederà ora-? Chiese Gin, sbracciandosi verso di lei.

Aveva capito... Avea capito che Gon aveva fatto la sua scelta, e per lui era stata quella sbagliata, per quanto egoista possa essere stato il suo pensiero.

Alva Sorrise dolcemente mentre la melma nera ricominciava ad arrampicarsi sulle sue gambe, i suoi capelli tornavano a schiarirsi e la pelle a impallidirsi.

-Ho tenuto quel poco di energia che mi era rimasta per poter assistere con lucidità alla decisione più importante della mia vita; sono soddisfatta, Gin-. Si portò le braccia al petto, chiudendo gli occhi.

-Cosa? Te ne andrai di nuovo-? Urlò, in preda alla rabbia e alla tristezza.

Aprì piano gli occhi scuri.

-Gin, tornerò ad essere quell’orribile mostro, a meno che tu...-

A Gin mancò un colpo, non poteva chiedergli una cosa del genere.

-Cosa? No, non lo farò mai, mi hai sentito? Continuerò a respingerti, conintuerò a lottare contro di te tutte le volte che vorrai-. Piangeva, accasciandosi a terra in ginocchio.

Alva sorrise tristemente.

-E mi abbandoneresti in un incubo senza fine? Ti prego Gin, ora so che Gon è felice anche senza di me...Non abbandonarmi ancora in quello stato-.

-Io non lo farò, io...Non posso farlo, capisci? Io ti...-

Rhea non era mai stata tanto felice.

-Anche dopo avermi vista in quello stato-?

-Non mi importa! Tu sei Alva Rhea, la donna che ho amato-. Gridò, sbattendo un pugno sull’erba morbida.

Alva sorrise mentre la melma le copriva metà viso, segnadolo in due.

 

-Grazie, Gin-.

 

 

L’Hunter singhiozzava affranto e imbestialito con il mondo intero.

-è l’ultima cosa che ti chiedo, Gin...Non farmi tornare com’ero...Ti prego-.

 

 

 

 

 

 

“Raccontami tutto quello che sai...Sul continente oscuro”

“Sei molto curioso, Gin Freecs”

“Passa la notte con me, Cavaliere”

 

 

 

Alva chiuse l’unico occhio che le rimaneva, dal quale scesero brillanti e trasparenti lacrime.

-Sono quelli i ricordi che dovresti avere di me, Gin...-

Freecs strinse i denti, sollevandosi di scatto e gridando al cielo terso e scuro.

 

 

-Allora...- Alva venne totalemente inghiottita dalle tenebre di nuovo, questa volta per sempre.

 

-Alva Rhea, io ti amo, capito? Ficcatelo in testa-! Urlò, tra le lacrime, accarezzando la piccola pistola che, da qualche tempo, si portava dietro quando il Cavaliere varcava il confine del Continente Oscuro.

La mente del Cavaliere cominciava ad annebbiarsi.

Si sentì in pace.

 

 

 

 

 

-Il tramonto di una vita che ha imparato a splendere...La cenere che ha conosicuto la brace-.

 

 

 

 

 

Netero sollevò lo sguardo verso la finestra; l’aria di York Shin City si era fatta geilda.

-Hai finito di aspettare, Cavaliere-? Sussurrò, osservando la licenza che, molti anni prima, Alva aveva riportato all’associazione.

-Quel continente oscuro...Potrebbe essere un vero problema- Disse in tono scherzoso, mangiando un biscotto che la cameriera gli aveva lasciato sul vassoio.

 

 

 

 

Gon chiacchierava felice con Mito, prendendo in giro Killua che, intanto, arrossiva e rincorreva il corvino in giro per casa.

Anche se il nastro era stato programmato per distruggersi dopo l’ascolto, Gon era convinto di poter trovare Gin anche senza indizzi...Perchè è questo che fa un Hunter.

Dpotutto lui era il figlio di un grande uomo, un grande Hunter.

 

 

 

E di un grande Cavaliere...Una madre che ha sacrificato la sua alba per lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alva Rhea, Cavaliere dell’alba.

3:45- Audio-registrazione:

Mi dispiace Gon, di non poter esserti accanto e di non essere la mdre che ogni bambino desidera.

Però sono molto felice di poter parlare con te.

Da madre ci sono così tante cose che vorrei dirti.

I miei occhi non vedono più...Le mie orecchie non percepiscono alcuni rumori e presto non potrò più camminare...Però io…

Sento ancora della vita che scorre in me...E quella vita sei tu...Il mio bambino, il mio piccolo Gon.

Chissà quale futuro sceglierai...Chissà se seguirai le orme di tuo padre.

 

 

Sentendo la mia voce...Come mi immaginerai?

Ascoltando il silenzio di questa stanza...Dove credi che sia in questo momento…

 

Come sono i miei capelli...Il colore dei miei occhi, i lineamenti del mio viso…Ti chiederai com'era fatta la tua mamma, Gon?

Gon Freecs…

Non sentirò la prima volta che riuscirai a pronunciarlo...Non udirò tutti i tuoi tentativi di camminare, parlare...Chiamarmi mamma.

Non sarò lì con te...Gon.

 

Vorrei...Stare con te...Vorrei crescerti, conoscerti, insegnarti a leggere.

Però io...

“Cavaliere, dobbiamo chiamare i dottori”

Ma io, io devo parlare, con, con Gon.

Gon, io...

“Non abbiamo tempo, Cavaliere”

 

 

Ma certo, ma certo!

Io sono Alva Rhea, il Cavaliere dell’Alba, la tua mamma, Gon!

Ti voglio bene Gon...La mamma ti vuole bene.

 

 

Dobbiamo prepararla per un parto naturale?
No, il suo corpo non reggerebbe lo sforzo, preparate la sala operatoria...Faremo un cesario

 

 

 

 

Il Cavaliere...Aspetta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Angolino dell’autrice in lacrime-

Ve lo dico, sto piangendo.

Finita, capuuuuut!!!

E io sono davvero, tanto, molto, super (stile Franky), iper, mega trsite.

Da dove cominciare? Ahahahaha dalle lacrime nel mio caso.

Spero che questo triste viaggio vi sia piaciuto almeno quanto sia piaciuto a me <3

Ringrazio tanto chi è arrivato fin qui perchè è per far conoscere questa storia anche a voi che l’ispirazione ha fatto le sue mosse... Quindi GRAZIE DI CUORE A TUTTI VOI! <3

A chi ha letto, recensito e parlato con me, davvero, avete reso tutto meraviglioso ;D

Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete discutere di qualsiasi cosa io sono qui, ad aspettare le vostre recensioni e le vostre opinioni <3

Ci vediamo, mando una abbraccio a tutti voi!
GRAZIE <3

-Shinigiami di fiori-.

 

 

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