Human

di mvstrxl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap.3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap.5 ***
Capitolo 6: *** SPECIALE DI NATALE ***
Capitolo 7: *** Cap. 6 ***
Capitolo 8: *** Cap. 7 ***
Capitolo 9: *** Cap. 8 ***
Capitolo 10: *** Cap. 9 ***
Capitolo 11: *** Cap. 10 ***
Capitolo 12: *** Cap. 11 ***
Capitolo 13: *** Cap. 12 ***
Capitolo 14: *** Cap. 13 ***
Capitolo 15: *** Cap. 14 ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


Merda. E' questa la prima parola che mi viene in mente quando mi guardo in torno. Merda che cammina, merda che respira, merda che parla... basta guardarsi intorno per vedere quanta spazzatura umana vi è.

La verità è che questo mondo è una pura e autentica merda.

Alzo il volume della musica con rabbia, l'unico sentimento che mi rimane. Il continuo brusio della gente mi entra prepotentemente nelle orecchie. Passanti che spingono senza chiedere scusa, ragazzi che ti camminano davanti con una lentezza snervante ignorando il fatto che cerchi di sorpassarli, persone che si fermano di punto in bianco davanti a te... e sorridono questi bastardi... ridono, sorridono, parlano e scherzano come se niente fosse, respirano come se se lo meritassero... che schifo.

Ho una voglia pazzesca di gridare. La rabbia pulsa con forza nel petto, sale arrivando al cervello e mandandolo in corto circuito. Ma sono impotente. Tutto ciò che posso fare è alzare ulteriormente il volume della canzone e affrettare il passo, mani in tasca, cappuccio celato fin davanti agli occhi rigorosamente puntati per terra. Ed ecco che un imbecille mi si para davanti come se niente fosse.

Che nervi.

Lo sorpasso velocemente anche se vorrei alzare la testa, sputargli in faccia e prenderlo a pugni.

Faccio finta di niente e continuo a camminare. Ma quanto manca prima che possa arrivare a casa!?

Quella non era semplicemente una giornata no, era una vita no. E non c'era solo la gente a rompere le palle, no, assolutamente. Avete presente Tokyo? Quella città giapponese, sempre piena di turisti, bellezza e cultura? Bene, dimenticatevela. Quella Tokyo non esiste più. Ormai è una città invasa dal terrore giorno e notte. Basta accendere un qualunque telegiornale per capire il perché di questo radicale cambiamento, tanto ormai non si parla d'altro.

Perché non basta l'essere umano a rendere questa vita, questo mondo peggio di quanto già non sia. Ci si mettono anche i ghoul, esseri che uccidono senza rimpianto, che si cibano di carne umana... e la cosa peggiore è che non sono mostri dalle sembianze strane, no. Sono tali e quali all'uomo. Per questo ormai nessuno si fida di nessuno. Un ghoul potrebbe essere un tuo amico, un tuo conoscente, un professore, una persona con cui hai scambiato quattro chiacchiere al bar o il cassiere tanto gentile del supermercato sotto casa tua. Insomma, avete capito, no? Ma alla fine, loro vogliono solo sopravvivere... quello che fanno per noi è sbagliato ma per loro è semplice routine. Se ci pensate anche l'uomo vuole sopravvivere. Beh, in un certo senso, meglio che crepino tutti. Qui le cose vanno sempre peggio, non vedo neanche un po' di speranza, nemmeno un briciolo di futuro. Guerre di là, crisi di qua... come pretende di sopravvivere l'essere umano se continua di questo passo??

Improvvisamente qualcuno mi urta facendomi cadere una cuffietta. Dio che nerv...

-Ohh scusa! Non volevo, colpa mia! Ho perso l'equilibrio per un secondo-

Non so cosa mi spinge ad alzare la testa. Forse il fatto che in tutta la giornata, questo ragazzo (dalla voce si direbbe essere tale) è stato il primo ad urtarmi ma a scusarsi subito dopo. Eppure il suo tono sembra di scherno.

Alzo lo sguardo, un' espressione truce dipinta in faccia. Ma ciò che vedo mi fa rimanere non poco sorpresa.

Ma che cazz...?? E questo da dove salta fuori?!”

Il ragazzo in questione, indossa una giacca nera più grande di lui, camicia bianca con bottoni colorati, le maniche arrotolate fino il gomiti, pantaloni che gli arrivano fino a metà stinchi, bretelle azzurre e... cuciture?? Sì, quelle sono cuciture rosse. Ne ha il braccio destro pieno e ci sono cuciture anche sotto all'occhio e al labbro, sempre destro. Ha un sorriso che non riesco a prendere sul serio e delle mollette tra i capelli bianchi che formano il segno XIII, ovvero il numero 13 in stile romano.

Ha delle profonde occhiaie sotto agli occhi ma quello che più mi... affascina? Sì, diciamo così...

Quello che più mi affascina è il colore dei medesimi, ovvero rosso rubino.

Scuoto la testa per svegliarmi allo stato di trance e borbotto un “non fa nulla” per poi rimettermi la cuffietta nell'orecchio. Vedo lo strano ragazzo allargare il sorriso e un brivido mi percorre la schiena.

-Bene, allora io vado, ho molte cose da fare- dice con lo stesso tono di prima. Qualcosa mi fa intuire che non ha tutte le rotelle apposto... non so, forse è il suo strano look oppure il modo di parlare o ancora il fatto che si stia allontanando con le braccia spalancate, canticchiando a bocca chiusa. O forse è perché indossa delle pantofole rosse al posto delle scarpe? No, aspettate... pantofole??

Mi volto alquanto stranita e continuo per la mia strada, come se niente fosse successo.


-Sono a casa!-

-Ciao tesoro, com'è andata a scuola?-

-Una schifezza come sempre...-

-Come? Akane non ti sento se borbotti!-

-Ho detto che è andato tutto bene!!-

-Okay, guarda che è quasi pronto-

-Non ho molta fame mamma-

E detto ciò salgo in camera mia prima che mia madre possa cominciare a protestare.

Una volta al sicuro nel mio regno (perché le camere di noi adolescenti sono questo), butto a terra la cartella e svuoto le tasche della giacca. Non vi tengo molto, eppure qualcosa manca... Cellulare, qualche penna...

Merda

Il mio portafogli!!

Frugo con insistenza nelle tasche della giacca, poi in quelle dei pantaloni e ancora in quelle della giacca. Niente. Il mio portafogli è sparito. O forse...

-Cazzo!!- impreco quando realizzo che molto probabilmente, quello strano ragazzo di prima è il colpevole della sparizione della mia piccola cassaforte portatile.

-Quel maledetto bastardo di merda! Era ovvio che fosse gentile! Che stronzo, giuro che se lo becco gli taglio la testa!-

E dopo essermi sfogata con pensieri e fantasie violente, mi butto sul letto abbracciando il cuscino. Beh, per lo meno non mi ero portata molti soldi con me, il problema è che dentro vi tenevo la carta di identità, la tessera della biblioteca e cose così che mi servivano. I solidi... sì, mi servivano ma non era la fine del mondo perdere quattro monetine.

Sospiro.

Sono stanca, stanca di tutto e di tutti. Sono sicura che arriverà un giorno in cui le persone ti sorrideranno solo per avere qualcosa in cambio. Ah no, aspettate, queste cose già succedono.

E' per questo che mi tengo alla larga da tutti. A scuola non ho amici e nemmeno fuori. Vengo sempre etichettata come “l'asociale” ma a me sta bene così. Meglio “asociale” che “puttana” come molte delle ragazze che si trovano nella mia classe. Ma alla fine a che servono gli amici? Io sto benissimo anche da sola, ho imparato a contare sulle mie sole forze. Tanto, che senso ha affezionarsi?

Prima o poi tutti cambiano e ti abbandonano, si dimenticano di te e ti lasciano da solo. Perfino i miei genitori sono diventati degli sconosciuti. Pensano che le uniche domande da fare per conoscerci siano “come è andata a scuola?” oppure, “hai finito di studiare?”. Mai che chiedano “come stai?”.

Eppure... anche io sono cambiata. Non sono sempre stata così. C'era un tempo in cui non ero così misantropa, apatica... un tempo non mi facevo problemi a stringere amicizia, e parlavo tranquillamente con i miei genitori senza finire per chiudermi in camera sbattendo la porta. C'era un tempo in cui sorridevo invece che mettere il broncio per ogni cosa, o se lo facevo, era per avere un po' di attenzioni. Un tempo in cui giravo per strada a testa alta invece che a testa bassa e con il cappuccio alzato. Ora invece, vorrei solo sparire, essere invisibile, vorrei passare inosservata. Una volta mi importava se qualcuno mi sorrideva, mi importava delle parole, belle o brutte che fossero. Ora invece sono una completa menefreghista. O forse no?

Premo la faccia contro il cuscino. Non so nemmeno chi sono... patetico.

Sbuffo con rabbia e mi metto a sedere.

Odio questo mondo.

Odio le persone.

Odio i ghoul.

Odio questa vita.

Guardo fuori dalla finestra. I rami degli alberi si muovono al ritmo della melodia muta del vento autunnale che trascina con sé le foglie secche in una danza tutta sua. Il sole è ancora alto nel cielo ma alcune nuvole si stanno avvicinando minacciose. Nell'aria si sente già odore di pioggia. E finalmente sorrido.

Amo la pioggia.



ANGOLO AUTRICE:

Okay, dico solo che sono nuova nel settore e avevo un bisogno immenso di pubblicare qualcosa.

Se questo primo capitolo (forse troppo breve) vi ha incuriosito lasciate una recensione, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate e se vale la pena andare avanti.

Vi avverto solo che probabilmente alcuni personaggi (e per alcuni intendo Juuzou) saranno un po' OOC, vi basti sapere che la mia stessa OC sarà OOC ma dettagli.


CherryPau_99

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


-Vediaaaaaamo... tessera della biblioteca, tessera sportiva... uuuuh! Carta d'identità! Mhhh... Akane Aisaka, 17 anni. Ma guarda! Abbiamo due anni di differenza, io ne ho 19, hehe! Beeene finalmente il contenuto importante...-

Accovacciato sul bidone dell'immondizia in un vicolo, Juuzou alzò il portafogli in aria dal quale cadde un bel bottino.

-Mhh...non male! E poi considerati i "prestiti" precedenti, riuscirò a comprare qualcosa da mangiare senza problemi! Ahaha! Grazie mille signorina Aisaka!-

Il ragazzo saltò giù dal bidone di metallo con un agile balzo e canticchiando, si avviò alla ricerca di una pasticceria.

* * *

Akane's P.O.V

Mi sveglio di soprassalto, la fronte imperlata di sudore. Mi passo una mano sulla faccia come per scacciare gli ultimi residui dell'incubo che avevo avuto. Cosa avevo sognato precisamente? Ah, sì... un ghoul mi rincorreva per poi saltarmi addosso. Stava per mordermi e fu proprio lì che mi svegliai. Sospirando controllo velocemente che ora segna la sveglia. Le 6:58.

Beh, sono praticamente le 7:00.

Mi alzo di malavoglia sbuffando. Detesto la scuola ma non perché ho brutti voti, i miei sono nella norma. La detesto per l'ambiente angusto e ovviamente per lepersone che la frequentano.

Strusciando i piedi per terra, mi avvio in bagno guardandomi allo specchio per qualche secondo.

I miei capelli mossi, rosso ramati sono un completo ammasso senza forma e ho gli occhi ancora socchiusi. Sembro uno zombie. Con uno sbadiglio, comincio a prepararmi. L'unico suono che riesco a sentire è quello assordante dei miei pensieri.

Non appena finisco di vestirmi e lavarmi, afferro lo zaino e mi precipito al piano di sotto. Non ho molta fame quindi cerco di sgattaiolare via il più silenziosamente possibile per non essere intercettata da mia madre...

-Akane, dove pensi di andare?-

E daje...

-A scuola, ovvio- rispondo secca.

-Akane non dimentichi qualcosa?-

-No mamma-

-Akane sei a digiuno da ieri sera!- alza la voce mia madre. Il fatto che si preoccupi per me mi fa piacere ma ad un certo punto diventa anche una noia...

-Mangerò qualcosa al bar- taglio corto prendendo alcuni soldi dal suo borsellino che lascia sempre all'ingresso.

-Va bene- la sento sospirare rassegnata.

-Non dimenticarti le pillole! Già ieri sera non le hai prese-

-Sì, sì... Ho preso 200 yen. Te li riporto, tranquilla- l'avviso prima di uscire di casa.

Ed ecco che l'odore di pioggia mi entra nel naso e il freddo vento autunnale mi colpisce in pieno in viso come a dire "buongiorno e ben svegliata in questo solito mondo di merda!"

Mi avvolgo la sciarpa rossa attorno alla bocca e controllo l'ora. Le 7:25. Considerando che le lezioni cominciano alle 8:20 ho tutto il tempo per andare al bar. Così, cuffie nelle orecchie e mani in tasca mi avvio verso un bar che adocchiai tempo addietro. Com'è che si chiamava? Anteiku se non sbaglio...

Entro nel bar senza troppe cerimonie, borbottando un "buongiorno". Non vado matta per i bar... in verità, non vado matta per niente che ospiti più persone in uno stesso posto. Vabbè, casa è un altro discorso. Ad accogliermi trovo una ragazza dai capelli blu, un ragazzo con capelli neri e una benda sull'occhio destro e altri camerieri intenti a servire le persone già presenti o a pulire i bicchieri dietro al bancone; indossano tutti delle divise da lavoro. Mi sorridono cordiali, forse la ragazza un po' meno ma non ci faccio caso e vado a sedermi.

Mi guardo un po' attorno notando già una piccola affluenza di gente. Il posto è caldo e accogliente, mi sento a mio agio e questo capita solo quando mi chiudo in camera mia.

Il ragazzo con la benda sull'occhio mi si avvicina con un sorriso.

-Buongiorno, cosa posso portarti?-

-Una tazza di caffè andrà benissimo, grazie- dico provando a ricambiare il suo sorriso.

Annuendo, il ragazzo si allontana.

Volgo lo sguardo alla finestra che affaccia sulla strada. C'è ancora poca gente per strada ma a me sembra già troppa. Sembrano formiche. Non so perché ma mi viene da paragonare la gente a piccole e insulse formiche. Provo una strana sensazione, come se non appartenessi né a quel posto, né al genere umano o a qualsiasi altro essere sulla faccia di questa terra. Mi sento un' estranea, è come se scoprissi le cose per la prima volta, mi sorprendo di cose che sono ovvie. Mi sento così dannatamente sbagliata qui.

Nel preciso momento in cui sto formulando questo pensiero, i miei occhi intercettano una figura familiare per strada. Assottiglio lo sguardo. Camicia bianca, bretelle azzurre, pantaloni che arrivano agli stinchi, capelli bianchi e cuciture rosse...

Quasi salto in piedi. E' lui! E' lui il bastardo che mi ha rubato il portafogli!! Dio, se lo prendo... meglio per lui che non entri in questo bar se non vuole fare una brutta fine.

-Buoooongiornoooo!!!-

Mai una volta che le cose vadano come vorrei.

Tutti i presenti si girano a guardarlo, me compresa.

Lui sembra non accorgersi di tutti gli sguardi straniti che ha attirato, né tanto meno di me e va a sedersi ad un tavolo davanti. Sto tremando di rabbia. Vorrei alzarmi e prenderlo a calci proprio qui davanti a tutti.

-Ecco il tuo caffè- dice il ragazzo porgendomi una tazzina di caffè.

Ringrazio e torno a fissare in modo truce il ragazzo albino che mi dà le spalle. Ha ordinato non so cosa ma quasi sicuramente ha usato i miei soldi... quel bastardo.

E mentre formulo tanti pensieri sadici per farlo soffrire, mi porto la tazzina alle labbra sorseggiando il caffè. Resto sorpresa da quanto sia buono. In quel momento mi ricordo delle pillole. Comincio a frugare nella borsa alla ricerca del piccolo contenitore e quando lo trovo lo apro mettendomi in mano due di quelle palline rosse. A causa della mia anemia sono costretta a prenderle tre volte al giorno: colazione, pranzo e cena. Ingoio le "medicine" senza pensarci troppo e finisco la mia misera ma ottima colazione in men che non si dica. Continuo a fissare lo strano ragazzo che sembra anche lui aver finito di mangiare dato che si alza lasciando i soldi sul tavolo.

-Era tutto ottimo! Grazie mille!- dice con tono squillante per poi letteralmente saltellare fuori.

Non perdo nemmeno un secondo. Mi alzo di scatto, prendo lo zaino lasciando la banconota da 200 yen sul tavolo senza nemmeno aspettare il resto e mi catapulto fuori all'inseguimento del ragazzo.

Non appena esco dal bar mi guardo intorno incazzata nera ed ecco che lo vedo. E' entrato in un vicolo. Non me lo lascio scappare e parto sparata verso di lui.

-EHI TU!!- grido non appena entro nel vicolo. Mi dà ancora le spalle ma quando sente la mia voce carica di rabbia si gira con un'aria sorpresa.

-Dici a me?- chiede mettendosi una mano sulla testa.

-Sì! Dico a te razza di idiota! Sei stato tu a rubare il mio portafogli ieri!-

Mi avvicino minacciosa, i pugni stretti lungo i fianchi.

Il ragazzo mi guarda per un po', dopodiché fa una cosa che mi lascia di stucco.

-Giuuuuusto!! Tu sei Akane Aisaka! Grazie mille per i soldi, ecco!- e detto ciò mi prende la mano mettendovi dentro alcuni yen sorridendo in modo innocente.

Resto a bocca aperta. Guardo prima lui poi la mia mano che si stringe automaticamente attorno ai soldi, poi guardo di nuovo lui e poi di nuovo i soldi e poi lui.

-Era da parecchio che non mangiavo così tanto sai? Grazie ancora!- dice allontanandosi.

Ed io, come una cretina, rimango lì a fissarlo mentre va via canticchiando.

Poi un pensiero si fa strada nella mia mente. E se fosse stato un ghoul? In quel caso sarei già morta. O no? La prossima volta dovevo essere più cauta. Non posso correre dietro ad un perfetto sconosciuto seguendolo addirittura in un vicolo cieco. Era come salire sul patibolo si propria sponte.

Scuotendo la testa, mi avvio verso l'uscita del vicolo. Ma ecco che un altro pensiero mi assale.

Il portafogli!!!

Arrivo a scuola appena in tempo. Il professore non è ancora arrivato ed io mi siedo al terzo banco vicino alla finestra ignorando tutti i miei compagni che vanno in giro per l'aula, parlando, ridendo... che fastidio.

Sento delle ragazze dietro di me sghignazzare. Non mi sorprenderebbe se stessero parlando di me. Cerco di pensare ad altro ma il suono della campanella non me lo permette. Il professore, un uomo sulla cinquantina, entra in aula posando la sua cartella nera sulla cattedra.

-Buongiorno ragazzi-

Come sentono la voce del prof, tutti si siedono e la lezione comincia.

Alla fine dell'ora sono l'ultima ad uscire dall'aula. Non ho fretta e non mi va di venire spintonata da quella massa di bisonti che si accalcano sulla soglia dell'aula.

Una volta fuori, mi dirigo verso il mio armadietto.

-Ehm, scusa...-

Mi giro sentendo una voce maschile proprio dietro di me e rimango sorpresa quando vedo che si tratta del ragazzo con la benda sull'occhio, quello del bar.

-Sì?-

-Ecco, oggi hai dimenticato il resto- dice per poi porgermi una banconota in mano. Ma che è oggi??

-Oh, non ce n'era bisogno... grazie- dico in evidente imbarazzo. Non sono abituata a ricevere soldi né tanto meno a ricevere tanti sorrisi in una giornata.

-Di nulla. Io sono Ken Kaneki- dice sorridendo.

-Io Akane Aisaka- dico ricambiando.

-KANEKIIIIIII!-

Entrambi ci voltiamo vedendo un ragazzo correrci incontro e buttarsi addosso a Kaneki.

-Hide!- dice felicemente sorpreso il corvino.

-Amico dove sei stato? Ti ho aspettato davanti scuola con il rischio di fare tardi!-

-Scusa Hide, è che sono andato a lavorare-

-Lavori anche la mattina presto?? Voglio sperare che ti paghino come si deve!-

-Ma no, è che il capo mi ha chiesto un favore e non me la sentivo di dire no- ridacchia imbarazzato Kaneki mentre il suo amico lo guarda scuotendo la testa.

-Sei il solito Kaneki... uhm?-

In quel momento il cosiddetto Hide sembra accorgersi della mia presenza sfoderando un sorrido amichevole.

-Ciao! Io sono Hideyoshi Nagachika! Sei un'amica di Kaneki?- dice porgendomi la mano.

-Ecco, non esattamente... ci siamo conosciuti oggi- dico stringendogli la mano.

-Io proprio non capisco... ma come fai ad accalappiare ragazze così carine!? Prima Touka e poi lei! Potresti anche essere più gentile e lasciarmene una, no?-

A sentire quelle parole sia io che Kaneki arrossiamo.

Nessuno mi aveva mai detto di essere carina...

-Ma che stai dicendo Hide!?-

-Hahaha! Sto scherzando lo sai!-

Mi volto chiudendo l'armadietto.

-Devo andare. Grazie ancora per avermi riportato il resto- dico facendo un piccolo inchino per poi correre via lasciando entrambi i ragazzi alquanto perplessi.

Finalmente la giornata scolastica è finita. Sono stesa sul mio letto a fissare il soffitto da non so quanto tempo ripensando a tutte le stranezze che sono capitate. Prima il borseggiatore che mi restituisce i soldi sorridendo, poi Kaneki che mi ridà il resto e sorride, poi il suo amico che si presenta e sorride. Che giornata bizzarra...

Mi metto a sedere guardando fuori. Sono le 19:45 e il sole sta tramontando. Direi il momento perfetto per andare a farsi un giro con la possibilità di incontrare qualche ghoul. Ma chissene!

-Mamma, io esco, vado a fare un giro-

La testa riccioluta di mia madre si affaccia dal soggiorno lanciandomi uno sguardo.

-Non fare tardi- si raccomanda.

-Tranquilla- sbuffo con lo stesso tono con cui ripeti un copione troppe volte.

-Akane-

Sta volta è la voce di mio padre.

Mi affaccio in soggiorno dove la mamma è seduta al tavolo con una tazza di thè in mano e il papà sta guardando la tv.

-Sì?- chiedo leggermente annoiata.

Mio padre infila una mano in tasca e ne estrae alcune banconote. Me le porge senza fiatare.

Io mi avvicino e le prendo alzando un sopracciglio con aria interrogativa.

-E' solo un pensierino- dice facendo un gesto di non-calanche con la mano.

-Oh... grazie- dico per poi uscire dalla stanza. Solitamente per avere soldi devo meritarmeli, ma alle volte mio padre se ne esce con questi "pensierini".

Alzo le spalle e mi ficco i soldi in tasca per poi prendere la giacca, le chiavi, le cuffie ed uscire.

Sto camminando da mezz'ora ormai. Il sole è tramontato del tutto lasciando il suo posto ad una mezza luna.

"Direi che è ora di tornare a casa..." penso mentre un brivido mi percorre la spina dorsale.

Ed ecco che come una deficiente, imbocco un vicolo buio.

Ed ecco che sento come degli occhi che mi fissano.

Ed ecco che accelero il passo mentre il panico si fa strada nella mia mente.

Maledizione!

Sento dei passi.

"Sta calma Akane, se ti agiti è peggio! Non correre altrimenti correranno anche loro e finirai divorata senza nemmeno accorgertene"

Okay, il mio subconscio non aiuta neanche un po' ma continuo a camminare a passo svelto.

Il rumore di passi si fa più vicino finché...

-Aka-chan eccoti!-

Mi giro e la prima cosa che mi viene da fare è sferrare un pugno che però viene bloccato da...

-Ancora tu!?-

Esatto, quello strano, stranissimo ragazzo che prima mi ruba il portafogli e poi mi restituisce i soldi.

Ma aspetta... mi ha chiamato... Aka-chan!?

-Già! Volevo ridarti questo- e subito mi lascia il polso porgendomi il mio adorato portafogli di jeans.

-Mi ci è voluto un po' a recuperare tutte le carte che avevi dentro ma ora eccolo qui!- dice entusiasta.

Lo guardo stranita ma mi astengo dal porgere domande. Apro il portafogli e controllo il suo contenuto. E' tutto al proprio posto. Guardo il ragazzo squadrandolo da capo a piedi. E' un po' più alto di me ma di poco e i suoi occhi sembrano risplendere di luce propria al buio. Per quanto possa essere inquietante è anche... carino.

Distolgo immediatamente lo sguardo quando mi accorgo che anche lui mi sta fissando negli occhi e mi volto dandogli le spalle.

-Beh, grazie- dico cominciando a camminare.

-Ehi aspetta!-

Sento la sua mano posarsi sulla mia spalla sinistra e mi irrigidisco.

-Cosa c'è?- chiedo secca senza girarmi. E se fosse un ghoul?

-Non è prudente per una ragazza aggirarsi per Tokyo a quest'ora di sera- dice parandosi davanti a me.

Alzo lo sguardo incontrando di nuovo i suoi occhi e il suo sorriso che ancora non riesco a prendere sul serio. E' come se si stesse prendendo gioco di te fingendo di essere gentile. E non è bello essere presi in giro in questo modo. Non lo è affatto.

Sbuffo abbassando la testa.

-E a te che importa?-

-Permettimi di accompagnarti a casa- dice con il tono di uno che sta chiaramente facendo il buffone. Fa un inchino, mettendo la mano sinistra dietro la schiena e porgendomi quella destra piena di cuciture.

"Okay Akane, se è un ghoul sei finita" dice il mio subconscio ma sta volta non vi do retta. E quando mai lo faccio?

-E va bene...- borbotto continuando però a tenere le mani in tasca.

Il ragazzo si raddrizza di scatto con un sorriso che farebbe invidia a Jeff the killer.

-Bene!! Andiamoooo!- dice cominciando ad avviarsi verso la fine del vicolo.

-E-Ehi! Aspetta! Non so nemmeno come ti chiami!-

-Il mio nome è Juuzou Suzuya!-

Resto in silenzio.

Juuzou Suzuya, eh?

* * *

Camminiamo da qualche minuto nel silenzio più totale. Beh, a dire il vero Juuzou non la smette di canticchiare.

-Quindi... tu quanti anni hai?- chiedo guardandolo con la coda dell'occhio.

-19! Tu invece ne hai 17 giusto?-

-Il mese prossimo ne faccio 18... s-sì ma tu come fai a...-

-L'ho visto sulla tua carta d'identità- dice sorridendo come se niente fosse.

Ovvio, altrimenti come avrebbe fatto a sapere il mio nome?

-Eccoci arrivati- dico indicando con un cenno del capo casa mia.

-Bene!- grida euforico correndo davanti alla porta.

Scuoto la testa sempre più stranita dal suo comportamento. Ha 19 anni ma ha la mentalità di un bambino.

Lo raggiungo tirando fuori le chiavi.

"Non abbassare la guardia. E' vero, sei arrivata a casa sana e salva ma non vuol dire niente..."

Ignoro ancora una volta il mio subconscio e mi volto a guardare Juuzou che scopro starmi fissando a sua volta. Devo ammetterlo, il suo sguardo mi mette a disagio...

-Ecco... grazie di tutto- dico posando i miei occhi nei suoi per poi distogliere lo sguardo.

-Non c'è di che Aka-chan! E' stato un piacere!- dice per poi allontanarsi saltellando.

Ancora con questo Aka-chan?

Lo fisso mentre si allontana e posso giurare di sentirlo canticchiare.

Roteo gli occhi aprendo la porta di casa. Come entro, uno strano odore mi entra nel naso e una strana sensazione mi pervade.

Non mi preoccupo nemmeno di chiudere la porta. Tolgo le scarpe e accendo la luce dell'ingresso.

-Mamma...? Papà?- chiamo ma la risposta non arriva.

-Unità genitoriale?- li chiamo così ogni volta che voglio la loro attenzione. Ma non odo nessun suono.

"Forse sono usciti... no, non può essere, la porta non era chiusa a chiave..." penso mentre la strana sensazione si trasforma in un brutto presentimento. Man mano che avanzo verso il salotto, l'odore che sentivo all'ingresso si fa sempre più forte e insopportabile tanto che sono costretta a mettermi una mano davanti al naso.

Ora sono proprio davanti alla porta del soggiorno. Ho un nodo allo stomaco, il battito è tre volte più veloce...

Afferro la maniglia. La mia mano trema ma non ci faccio caso.

"Okay Akane, conta fino a tre e poi spalanca questa dannata porta! Uno... due... due e mezzo... due e tre quarti..."

-Oh al diavolo!-

Spalanco la porta di botto. E quello che mi si para davanti è l'inferno.




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Capitolo 3
*** Cap.3 ***


Riversi a terra in un lago di sangue ci sono i corpi sventrati dei miei genitori.

Sento le gambe farsi pesanti. Mi lascio cadere a terra senza nemmeno preoccuparmi dell'odore di sangue e carne putrefatta che continua ad entrarmi nelle narici.

I miei genitori... no, non può essere...

-Ehi guarda Eichi! Ne abbiamo un'altra!-

E solo in questo momento mi rendo conto della presenza di altre due persone. O meglio, di ghoul.

Quello che ha parlato mi si avvicina con un ghigno stampato in faccia. I suoi occhi sono agghiaccianti, neri con la pupilla rossa. E' tutto sporco di sangue.

Il sangue dei miei genitori.

-Non fartela scappare Goro!-

L'altro ghoul è accovacciato davanti al corpo di mia madre. Lo vedo allungare una mano verso il suo braccio destro, lo afferra e tira. Sento uno schiocco secco, ed ecco che quel mostro si porta il braccio ormai staccato e inerme di mia madre alla bocca cominciando a sbranarlo.

Non riesco a muovermi. Vorrei scappare, piangere, gridare, ma non ci riesco. Mi sembra tutto un sogno. Uno schifosissimo sogno.

Riemergo dallo stato di trance solo quando sento le mani del ghoul stringersi attorno alla mia gola e sollevarmi da terra.

-Sei magrolina ma non fa niente. Dopo la scorpacciata che ci siamo fatti con i tuoi genitori, una come te è perfetta come dessert!-

La presa sul mio collo comincia a farsi più forte. Mi manca il fiato. Porto entrambe le mani sulle sue nella speranza di riuscire a fargli allentare la presa ma è tutto inutile. In quel momento sento uno stano formicolio dietro le spalle e un altro sulla schiena. Il formicolio si trasforma presto in dolore ma ecco che qualcosa si conficca nella testa del ghoul facendo schizzare il suo sangue sulla mia faccia. La presa sul mio collo si fa più lieve fino a sparire. Il dolore dietro alla schiena invece persiste.

Il ghoul cade a terra senza emettere un suono. Cado a terra anche io con un tonfo facendo dei profondi respiri. L'altro ghoul, avendo visto la scena, si precipita sul corpo dell'altro.

-Goro! Amico mi senti?-

-Temo che non possa neanche più risponderti-

Mi volto sgranando gli occhi nonostante la mia schiena e le spalle vadano a fuoco.

-Juuzou!?-

Juuzou è fermo sulla soglia della porta d'ingresso. Ha la camicia sbottonata che rivela almeno venti se non più coltellini. La sua espressione è un misto di divertimento e follia.

-Aka-chan!- esclama venendomi incontro e accovacciandosi vicino a me.

-Cosa... cosa ci fai qui?- chiedo per la prima volta felice di vederlo.

Sta per rispondere ma la voce dell'altro ghoul lo interrompe.

-Maledetto! Te la farò pagare!!-

Vedo un ghigno spuntare sul viso di Juuzou, il quale si alza in piedi.

Quasi non me ne accorgo; l'albino comincia a lanciare quegli strani coltelli alla velocità della luce ferendo il ghoul in più punti. Ma questo non basta a fermarlo.

Quel mostro si scaglia contro Juuzou che con una capriola all'indietro lo avita e continua a ferirlo. E intanto ride. Una risata malata ma allo stesso tempo allegra come quella di un bambino che sta giocando.

Ha un'agilità incredibile, si muove così velocemente che quasi non riesco a seguirlo. I coltelli si conficcano nel corpo del ghoul come fossero proiettili.

Finalmente il ghoul cade a terra privo di vita mentre una pozza di sangue comincia a formarsi sotto di lui.

-Cheee? Già morto!? Ohh andiamo!- protesta Juuzou.

-J-Juuzou...?-

Juuzou si volta.

-Aka-chan, stai bene?-

-Credo... di no-

Il mio sguardo si posa sui cadaveri dei miei genitori. Ma le lacrime non scendono.

-Dobbiamo andarcene da qui- la voce di Juuzou mi riporta alla realtà.

Annuisco appoggiandomi allo stipite della porta. Il dolore sta sparendo...

-Buffo, ed io che pensavo che fossi tu il ghoul!- esclama Juuzou prendendomi per mano e dirigendosi verso l'ingresso.

Lo guardo sbigottita.

-Anche... anche io pensavo che tu fossi un ghoul- ammetto dopo un po'.

-Questo è ancora più buffo considerando che sono un agente del CCG!-

Mi blocco.

-Tu... tu fai davvero parte del CCG?-

Juuzou si mette una mano in testa.

-Investigatore di seconda classe Juuzou Suzuya! Per servirla- dice poi inchinandosi come aveva fatto nel vicolo.

Lo fisso sbalordita. Dal suo aspetto non si direbbe assolutamente essere un investigatore. Forse mi sta prendendo in giro ma il modo in cui ha ucciso quei ghoul... a sangue freddo, senza pensarci due volte. E rideva.

-Aka-chan?? Ci seeeeei?-

Juuzou mi sventola una mano davanti agli occhi avvicinando la sua faccia alla mia.

Quando mi rendo conto della troppa vicinanza tra noi, mi allontano sussultando.

-S-sì, scusa-

-Bene, non c'è bisogno che mi ringrazi- dice dandomi le spalle e avviandosi verso non so dove con la camicia ancora sbottonata.

Non appena realizzo che sta andando via gli corro dietro.

-Ehi aspetta! Non avrai mica intenzione di mollarmi qui così!?-

Juuzou si volta con un'espressione sorpresa, poi si schiaffa una mano in fronte.

-Giuusto! Beh allora andiamo!-

Ora sono io a guardarlo sorpresa, senza rendermi conto che il dolore è sparito.

-Andiamo? E dove?-

Juuzou sorride.

-A casa mia, ovvio!-






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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


Quando entrai nell'appartamento di Juuzou, mi meravigliai di quanto fosse grande e spoglio. Non era molto accogliente, l'atmosfera lì dentro era fredda e spenta. O forse era solo una mia impressione. A dire il vero non ci feci molto caso, ero ancora sotto choc per quello che era successo.

-Eccociii!- esclamò Juuzou con il suo solito tono infantile.

Mi guardai un po' intorno. L'ingresso era spazioso ma vuoto, vi erano giusto un mobile in mogano e uno specchio. Il soggiorno era altrettanto grande con solo un divano, una televisione e due grandi finestre ai lati di quest' ultima. Le pareti non ospitavano nemmeno un quadro, il pavimento era di lucido parquet con un tappeto al centro della stanza. La cucina non era molto grande ma conteneva senza problemi un piano cottura, un frigo e un tavolo rotondo dove pranzare.

-E tu... vivi qui tutto solo?- chiesi con un fil di voce. Il freddo silenzio di quell'abitazione mi dava l'impressione di essere quasi sacro; era come che se avessi parlato con un tono più alto avrei turbato l'atmosfera.

-Non esattamente dal momento in cui abiterai qui con me- rispose Juuzou sorridendo. Aveva i vestiti ancora sporchi di sangue ma sembrava non farci minimamente caso.

Annuii prestando poca attenzione alle sue parole, ma quando realizzai quello che aveva effettivamente detto, sussultai come punta da un ago.

-Co-cosa?? Credevo che mi avresti ospitato solo per una notte!-

Juuzou mi rivolse uno sguardo perplesso, penetrandomi con quegli occhi color rubino.

-Ma devo proteggerti. E poi non credo che tu abbia altri posti dove andare- disse come se fosse una cosa ovvia.

Mi sentii improvvisamente avvampare.

-Proteggermi?-

-Già!-

Juuzou si avvicinò pericolosamente alla mia faccia, cosa che mi fece indietreggiare più rossa di prima.

-Da quanto ho visto, Aka-chan non è molto brava a difendersi- sussurrò con un ghigno divertito.

Voltai la faccia di lato indignata.

-Tsk!-

-Ah ah! Aka-chan è così divertente quando cerca di fare la tosta!-

-C-come?? E perché sarei divertente? Sentiamo!-

-Perché si vede che stai fingendo!-

Restai in silenzio senza sapere bene cosa dire, fissandolo con uno sguardo di fuoco. Da un lato ero imbarazzata, dall'altro avrei voluto schiaffeggiarlo.

-Dài, ti mostro la tua stanza!- esclamò l'albino prendendomi per mano e trascinandomi al piano di sopra.

Arrivati in cima alle scale, attraversammo un piccolo corridoio ai cui lati vi erano uno stanzino e un bagno per poi fermarci davanti ad una camera da letto con un letto matrimoniale.

-Questa sarà la tua stanza!- esclamò Juuzou entusiasta.

-O-okay ma... tu dove dormirai?- chiesi guardandomi attorno non avendo notato altre stanze.

-Qui, ovvio!-

-Ah...-

Reazione tra tre, due, uno...

-Aspetta un momento... COOOOOOOSA?!-

-Qualcosa non va Aka-chan?-

-Io... tu... letto matrimoniale!? STAI SCHERZANDO??-

-Non vedo quale sia il problema-

Okay, ero ufficialmente rossa come una ciliegia.

-Nonononono, spiacente ma io dormo sul divano!-

-Ma è scomodo-

-Fa nulla, mi abituerò-

-...-

-Che c'è?-

-Sei strana...-

-Senti chi parla...!-

Potevo sentire gli occhi di Juuzou squadrarmi dall'alto al basso. Detestavo essere fissata e il fatto che il mio nuovo coinquilino lo stesse facendo come se volesse privarmi degli strati di pelle che ricoprivano il mio corpo e analizzarmi le interiora non era esattamente il meglio...

-Vuoi smetterla?!- dissi all'improvviso spazientita, tanto da sorprendermi di me stessa.

Juuzou piegò la testa di lato senza togliermi gli occhi di dosso.

-Di fare cosa?- chiese con una vocina innocente che però non mi fece battere ciglio.

-Di fissarmi!- tuonai decidendo una buona volta di affrontare il fuoco con il fuoco. Piantai i miei occhi nocciola nei suoi rubino con determinazione anche se non mi fu facile mantenere il suo sguardo. La sua calma riusciva ad urtarmi i nervi ma allo stesso momento, i suoi diamanti rossi riuscivano a mettermi a disagio.

A poco a poco un sorriso cominciò a spuntare sul viso di Juuzou, cosa che mi fece diventare rossa un'ennesima volta.

-E... e adesso cosa c'è?!- chiesi cercando di non abbassare gli occhi.

-Lo stai facendo di nuovo- disse mantenendo il sorriso.

-Cosa?- chiesi mutando il mio sguardo da furente a perplesso.

-Stai di nuovo tentando di fare la tosta! Ah ah ah! Sei così buffa!- disse cominciando a ridere rimuovendo finalmente i suoi occhi dai miei. Tirai un leggero sospiro di sollievo per poi arrabbiarmi nuovamente.

-Ma insomma! La vuoi finire!?-

-Ah ah ah! Ma è vero! Sei buffa!- esclamò Juuzou puntandomi un indice contro mentre con l'altro braccio si teneva la pancia.

Avvampai nuovamente battendo un piede a terra e coprendomi la faccia con entrambe le mani. Stavo per perdere la pazienza!

-Aaaaw! Aka-chan è così adorabile quando arrossisce!-

-A-adorabile!? Ma che... cosa dici??-

-Sei arrossita di nuovo!-

-Aaaaaah basta!!-

Mi girai dandogli le spalle. Quel ragazzo era una cosa impossibile!

-Oh andiamo! Stavo scherzando! Beh, in parte- esclamò Juuzou facendo capolino da dietro il mio braccio comparendo ancora una volta con il suo viso davanti al mio.

Sospirai mettendomi una mano in fronte. Controllai velocemente l'ora sul cellulare. Era quasi mezzanotte.

-Sì, okay... senti, che ne dici se cucino qualcosa mentre ti fai una doccia? Non so tu ma io ho un po' di fa...-

-SIIIIII!!! AKA-CHAN SA ANCHE CUCINARE?? EVVAI!!- gridò l'albino cominciando a saltare battendo le mani.

-Beh, non è che io sia uno chef di prima classe ma me la cavo... anche se una volta ho fatto esplodere la macchinetta del caffè... ma questi sono dettagli! Ehehe...- ridacchiai nervosamente grattandomi una tempia come se niente fosse.



Pochi minuti dopo mi trovai in cucina alla ricerca di qualche cosa da mettere sotto i denti. Aprii ogni mobile presente in quella stanza ma le uniche cose che trovai furono... caramelle. Caramelle, caramelle, caramelle e ancora caramelle. E un budino. Non erano nemmeno molte ma fatto sta che la dispensa disponeva solo di quelle.

Chiusi le ante del mobiletto che avevo appena aperto con un sospiro. Possibile che Juuzou si nutrisse solo di dolci??

-Aka-chan! E' pronto?-

Come la voce di Juuzou mi giunse alle orecchie, mi venne quasi istintivo chiudere le mani a pugno e voltarmi con lentezza e uno sguardo omicida negli occhi. Ma non appena vidi in che stato era Juuzou mi voltai di scatto coprendomi gli occhi ancora più rossa di prima.

L'albino aveva un solo asciugamani legato in vita e i capelli erano ancora umidi con la frangia che gli ricadeva davanti agli occhi, impedendone quasi la vista.

-MA CHE TI SALTA IN MENTE!?- gridai senza muovermi dalla mia posizione.

Giurai che in quel momento Juuzou avesse piegato la testa di lato con occhi perplessi.

-Mh? Di cosa parli? Ma non hai cucinato niente?- chiese con un tono quasi dispiaciuto.

-NON PUOI GIRARE PER CASA CON SOLO UN ASCIUGAMANI!! E poi non ho cucinato nulla perché qui NON C'E' NULLA!-

-Ma ci sono i dolci-

-Ti pare che possa mettermi a cucinare delle caramelle??-

-Ma hai detto tu che avresti cucinato...-

-AAAAAAARG!!!-




La notte è sempre stata fonte di ispirazione per poeti e scrittori, sacra per gli amanti, triste per i solitari, vita per chi va a far festa, una perdita di tempo per chiunque non appartenga a nessuna di queste categorie. Io ritenevo la notte un qualcosa di strano. Non sono mai riuscita a spiegarmi perché ma non appena giungeva, il mio cervello cominciava a rianimarsi, aprendo tutti i cassetti dove avevo chiuso i ricordi, belli o brutti che fossero. E in quel momento non erano certamente ricordi piacevoli.

Io volevo dormire, riposarmi, far rifocillare la mente e lei puntualmente faceva il contrario.

Vedo che sei stanca. Sicuramente vorrai dormire. Bene, allora perché non rivivere tutti i casini che hai combinato in tutti gli anni della tua vita?”.

Ecco cosa diceva la mia testa quando giungeva la notte. Ed ecco perché per me dormire era impossibile. Ma poi mi chiedevo... “ho diciassette anni, cosa avrò mai combinato di così grave da farmi tenere sveglia dalla mia stessa coscienza?”. Non trovavo mai una vera e propria risposta a questa domanda, eppure puntualmente il mio cervello partiva in quarta facendomi rivivere tutti i momenti peggiori della mia adolescenza, tutti i rimpianti e perfino i tempi felici dell'infanzia che alle volte sono quelli che riescono a farti più male.

Mettersi a letto era stata dura. Stavo morendo d'imbarazzo, anche perché quando ero scappata dalla mia vecchia abitazione, non avevo nemmeno avuto il tempo di raccogliere le mie cose quindi non avevo un pigiama. Per questo Juuzou mi aveva prestato il suo.


-Ma... tu? A te non serve scusa?-

Juuzou scosse la testa.

-Io non lo metto quasi mai. In verità non dormo molto. Il signor Shinohara dice che soffro di in...inso...-

-...Insonnia?-

-Sì, quello!-

-Ma ne sei proprio sicuro? Di non volere il pigiama intendo-

-Nah, puoi tenerlo. Tu dormi pure, io lo farò quando sarò morto- pronunciò l'ultima frase con un ampio sorriso che per una strana ragione mi procurò una stretta al cuore.


E così in quel momento mi trovavo al bordo del letto seppellita dal piumone, facendo attenzione a non muovermi per non rischiare che Juuzou mi sentisse. Si era steso dalla parte opposta del letto ma sapevo che era sveglio. Sinceramente, non mi andava di intrattenere una “commovente” conversazione notturna.

Quando la mia testa non ne voleva sapere di lasciarmi in pace mi alzavo e giravo per casa, oppure rimanevo semplicemente nel letto a fissare il soffitto. La maggior parte delle volte però, aprivo la finestra e mi godevo lo spettacolo che mi donava il cielo. Miliardi di occhi di diamante mi fissavano ridendo e a volte ridevano così forte che non potevo far altro che distogliere lo sguardo e posarlo sulla luna che mi sorrideva benevola. Scioccamente ricambiavo il sorriso.

Quella notte piovve. Sentivo le gocce di pioggia battere con insistenza sul vetro della finestra. Sembrava quasi che stessero bussando per chiedere ospitalità.

Il cielo piangeva. Avrei voluto farlo anche io.

Mi sentivo debole, impotente, piena di rabbia che non riusciva a trovare nessuno sbocco per uscire. Piena di lacrime che non riuscivo a versare.

Ma perché...? Perché sono così... insensibile? No, no non è vero... io... a me importa... i miei genitori... loro... perché non riesco a piangere?”

-Aka-chaaaaaan-

Sussultai lievemente ma non risposi.

Non ero in vena di parlare. Sperai con tutta me stessa che Juuzou credesse che stessi dormendo, così mi avrebbe lasciata in pace.

-Guarda che lo so che sei sveglia-

Mi stava venendo un tic all'occhio.

Mi girai lentamente verso di lui. Era tutto buio ma i miei occhi si erano abituati e riuscii a distinguere senza problemi la sua sagoma. Incontrai i suoi occhi rossi che sembravano risplendere di luce propria.

-Cosa c'è?- sussurrai come se ci fosse qualcun' altro in quella stanza che a differenza di noi, stava dormendo beatamente.

-Nemmeno tu riesci a dormire?- mi domandò raddrizzandosi, il gomito appoggiato sul cuscino e la testa poggiata sulla mano. Indossava una sola canotta nera, la stessa che teneva da sotto al camicia.

-Veramente no...-

-Anche tu soffri di insonnia?-

Ci fu qualche secondo di silenzio in cui la pioggia faceva da sottofondo.

-Diciamo in parte-

Altro silenzio.

Un tuono in lontananza mi riscosse dai miei pensieri.

-Juuzou?-

-Sìììì?-

-Posso farti una domanda?- chiesi raddrizzandomi come lui.

-Ma ceeerto!-

-Chi è il signor Shinohara?-

-Oh beh, lui è il mio partner, lavoriamo insieme alla CCG-

-Capisco... e dove sono i tuoi genitori?-

Giurai che stesse sorridendo.

-Non lo so, la mamma deve essere lì fuori da qualche parte-

-Oh... scusa, non volevo essere indiscreta-

-Mh? Perché ora ti scusi?-

-Beh, io pensavo che...- mi bloccai scuotendo la testa -no, nulla- dissi infine.

-Aka-chan è davvero mooolto strana- disse Juuzou stendendosi con le mani dietro la testa.

Mi venne da ridere. Quante volte la gente mi aveva reputata strana senza nemmeno conoscermi? Quante volte mi era piaciuto essere reputata tale? Sì, mi era sempre piaciuto da morire. Non sopporterei essere vista come il resto del mondo. Io, il resto del mondo lo odio.

Cercai di contenermi ma Juuzou mi sentì ugualmente.

-Allora ne sei capace!!- gridò mettendosi a sedere.

-Di... di fare che?- chiesi cercando di ricacciare la risata.

-Di ridere! Credevo che non sapessi nemmeno sorridere!- esclamò Juuzou. Poi lo sentii scendere dal letto e dirigersi verso l'interruttore della luce che dopo un clic si accese illuminando l'intera stanza.

Mi coprii gli occhi con una mano dato che ormai ero abituata al buio.

-Perché accendi la luce?- chiesi infastidita.

-Perché voglio vedere il sorriso di Aka-chan!-

Ed ecco che la mia faccia si tinse nuovamente di rosso. Mi seppellii sotto al piumone per l'imbarazzo.

-Ma finiscila...-

-Eddaiiiii!-

Sentii il peso di Juuzou sulla mia pancia, cosa che mi spinse a cacciare la testa da sotto le coperte. Quel disgraziato mi si era effettivamente seduto sulla pancia e mi guardava come se fossi un animale strano in via di estinzione.

-Juuzou così soffoco!-

-Sorridi!-

-No!-

-Eddai!-

-Scordatelo!-

-...bene-

-...?-

-Mi costringi ad usare le maniere forti...-

-Che intendi con... AAAAAAAH! NONONONONO SMETTILA!!! AH AH AH AH!!-

Ebbene sì, con “maniere forti”, Juuzou intendeva proprio il solletico.

-JUUZOU SE NON LA SME- AH AH AH!- SE NON LA SMETTI TI PICCHIO!-

Inutili tutte le proteste e minacce di questo mondo.

-Ah ah ah! Aka-chan sta ridendo!-

Finalmente si fermò lasciandomi riprendere fiato.

-Sei... un... cretino- biascicai tra un respiro e l'altro.

-Come pensavo, Aka-chan è molto più carina quando sorride- disse Juuzou regalandomi un sorriso che mi fece avvampare per la... okay, ho perso il conto...

Quella volta però non potei fare a meno di sorridere di rimando.

-Mh? Aka-chan, perché ora piangi?- chiese Juuzou piegando la testa di lato.

-C-come?-

Mi toccai le guance e potei sentire le lacrime che le solcavano. Riconobbi il sapore salato che credevo ormai di aver dimenticato.

-Io... io non lo so... non lo so perché piango- dissi continuando a sorridere.

-Ma stai anche sorridendo...-

-Sì...-

Juuzou continuò a guardarmi perplesso, poi allungò una mano verso la mia guancia sinistra appena sotto l'occhio dove una nuova lacrima stava uscendo. La prese con delicatezza, poi si ficcò il dito in bocca.

-E' salata!- esclamò sorpreso.

-Beh, sì... le lacrime sono salate...- dissi come se fosse una cosa ovvia cercando di asciugarmi gli occhi con le maniche del pigiama.

-Non mi piacciono le cose salate... a me piacciono quelle dolci!- disse risoluto Juuzou.

Lo guardai perplessa e ancora imbarazzata per essere crollata davanti a lui. Nessuno mi aveva mai visto piangere.

Juuzou allungò entrambe le mani verso il mio viso e con una strana delicatezza che non sembrava appartenergli, cominciò ad asciugarmi tutte le lacrime. Lo guardai con occhi sbarrati.

-Ecco! Ora Aka-chan non deve piangere più. Scommetto che se i sorrisi avessero un sapore, sarebbe dolce, quindi sorridi!- esclamò sorridendo a sua volta.

Lo guardai negli occhi senza sapere bene cosa dire o fare.

Per la prima volta i suoi sembrarono meno inquietanti e più rassicuranti. Un abisso di sangue in cui perdersi.




Angolo autrice:

Scusate l'immenso ritardo ma sappiamo tutti com'è la scuola, no?

Non ho molto da dire su questo capitolo, non sono nemmeno sicura che mi/vi piaccia. La parte in corsivo rappresenta un piccolo flashback e... niente, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento almeno in parte. Scusate per eventuali errori.

Grazie a tutti quelli che seguono/recensiscono/leggono.

Al prossimo capitolo!


CherryPau_99

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Capitolo 5
*** Cap.5 ***


Passò una settimana da quando iniziai a convivere con Juuzou. A volte mi faceva saltare i nervi, altre mi faceva addirittura ridere. E ridere era sempre più difficile per me. Non uscivo praticamente più né per andare a comprare qualcosa da mangiare, né per andare a scuola. Mi chiusi in me stessa e nella camera da letto più di prima. Ormai ero tutt'uno con le lenzuola.

Anche quella mattina, Juuzou mi ruppe i timpani per annunciarmi che stava andando a lavoro.

-Aka-chaaaaaaaaan!! Io vado!-

-Mmh...ciao- mi limitai a mugugnare da sotto le coperte.

Non mi alzai nemmeno quando sentii la porta d'ingresso chiudersi. Rimasi a letto, gli occhi socchiusi puntati verso la finestra. C'era il sole ma non avevo nessuna voglia di uscire.

Dopo quella sera in cui crollai davanti a Juuzou, non piansi più e non so dire se fu meglio o peggio. Cominciai ad essere più apatica. Mi aveva abbandonato anche la rabbia. Che senso avrebbe avuto prendersela? Certo, la mia famiglia era stata uccisa da due ghoul ma alla fine erano morti anche loro e accanirsi contro la loro intera specie non sarebbe servito a nulla. Anche se avessi voluto, non sarei mai riuscita ad ucciderli tutti e ciò non avrebbe riportato in vita i miei genitori. Vendetta, giustizia... che parole erano? Qual'era il loro significato? A che servivano? A niente, ecco.

Certo, molto probabilmente sarei stata più incline alla vendetta se quei ghoul fossero stati ancora vivi ma non lo erano.

Con uno sbadiglio mi trascinai fuori dal letto per poi dirigermi in bagno a darmi una sistemata.

Non mi guardai nemmeno allo specchio. Sapevo già di essere un disastro quindi perché peggiorare le cose?

Dopo essermi lavata almeno la faccia evitando il contatto visivo con il mio stesso riflesso, scesi in cucina per fare colazione. Qualche giorno fa avevo mandato Juuzou a fare almeno un po' di spesa ma sperare che fosse avanzato qualcosa era troppo. C'era solo una bibita in frigo così la presi e andai a sedermi sul divano in salotto. Accesi la televisione cominciando a fare un po' di zapping tra i canali finché non incappai nel telegiornale...

Ennesimo massacro da parte di una banda di ghoul nella ventesima circoscrizione. La vittima è una famiglia intera composta da cinque persone. La CCG dichiara...”.

Spensi subito la televisione. Rimasi ferma a fissare il mio riflesso nello schermo nero dell'apparecchio, ascoltando i miei stessi pensieri che si affollavano, scontravano come pesci rossi in un acquario troppo piccolo.

E dopo una settimana finalmente mi resi conto. Era vero, la vendetta non avrebbe risolto nulla ma non lo avrebbe fatto nemmeno starsene a poltrire sul divano con una bibita in mano. Per non parlare del fatto che stavo praticamente vivendo sulle spalle di Juuzou e questo era profondamente ingiusto. Lui mi ospitava a casa sua ed io lo ripagavo in questo modo?

Mi vergognai di me stessa.

Proprio in quel momento udii il familiare suono di chiavi che girano nella toppa.

-Aka-chan sono tornato!-

Mi sorpresi leggermente ma poi rivolsi lo sguardo all'orologio appeso in cucina e non lo fui più quando vidi che erano già le undici e venti.

Non ebbi nemmeno il tempo di voltarmi nuovamente verso l'ingresso che Juuzou mi si piazzò praticamente davanti a qualche centimetro dal mio naso.

-Hai fatto presto oggi- sorrisi leggermente allontanandomi un po' dal suo viso.

-Già!- esclamò lui buttandosi di peso sul divano, le mani dietro la nuca.

-Ne, Aka-chan- disse poi con un tono più serio.

-Mh?-

Juuzou avvicinò nuovamente la sua faccia alla mia.

-Cosa vuol dire “empatico”?-

Alzai un sopracciglio in tutta risposta.

-Perché vuoi saperlo?-

-Il signor Shinohara dice che io non lo sono e che dovrei imparare ad esserlo-

-Oh, capisco. Beh, l'empatia è la capacità di avvertire lo stato d'animo altrui, di capire cosa prova una persona anche solo dallo sguardo, dal tono della voce... Alle volte si può esserne condizionati. Ad esempio, se una persona a te cara è triste o felice, lo sei anche tu a tua volta- cercai di spiegare il più semplicemente possibile.

-Oooora capisco! A me non importa nulla degli altri. Forse è per questo che il signor Shinohara dice che non sono empatico- disse con non-chalance buttandosi nuovamente sul divano.

Mi sorpresi di quello che disse Juuzou. E pensare che quella sera mi asciugò addirittura le lacrime...

Restiamo in silenzio per un po' finché il mio coinquilino non decide di rompere quell'atmosfera.

-Aka-chaaaaaan- pronunciò il mio nome, o meglio, soprannome, con un tono lamentoso.

Un tono che voleva dire solo e soltanto una cosa.

Oh no...

Juuzou si raddrizzò per poi avvicinarsi nuovamente a me.

Non dirlo...

Potevo sentire i suoi occhi che cercavano i miei che invece tentavano di sfuggirgli sapendo che, se avessero ceduto, sarebbe stata la fine.

Non provarci nemmeno...!

-Mi annoio-

Giurai di aver sentito provenire da qualche parte nella mia testa un “D'oh!” pronunciato da Homer Simpson.

Non tutto è perduto! Non guardarlo Akane, non farlo.

Mi sforzai di non voltarmi verso di lui.

Te ne pentirai, lo sai bene.

-Aka-chaan!-

Ecco che parte con la vocina pucciosa. Ma tu sei più forte Akane! Non devi cedere!

-Facciamo qualcosa? Daaai!-

-Ma non sei stanco? Insomma, hai appena finito di lavorare!- protestai tenendo lo sguardo fisso altrove.

Juuzou si accasciò in modo teatrale, la testa a riposare sulle mie gambe.

Non abbassare lo sguardo...!

-Sì ma lì mi sono annoiato terribilmente! Il signor Shinohara mi ha dato da svolgere del lavoro cartaceo- si lamentò l'albino continuando a guardarmi.

-Il signor Shinohara ha anche detto che non ti fa bene stare sempre chiusa in casa. Dice che dovresti uscire a prendere una boccata d'aria-

Come punta da un ago, spostai il mio sguardo sul suo.

-Come fa lui a sapere...-

-Gliel'ho detto io, ovvio- disse Juuzou con la stessa espressione di un gattino in cerca di coccole.

Io invece avevo la stessa espressione di una donna in menopausa. E sicuramente anche l'aspetto.

-Allora?- chiese mutando la sua espressione in una da gattino bastonato.

Non feci in tempo a distogliere lo sguardo che quegli occhioni mi colpirono in pieno.

Maledizione! Proprio quello che stavo cercando di evitare!!

Ma fu tutto inutile. Anche quella volta aveva vinto lui. Sospirai anche se, dentro di me sapevo che uscire mi avrebbe fatto bene.

-E va bene... dove vuoi andare?-

Juuzou sorrise vittorioso. Con un balzo si mise seduto e poi in piedi davanti a me, il sorriso che andava da una parte all'altra.

-Andiamo al parco!-



Il freddo vento novembrino soffiava leggero infilandosi fin sotto i pesanti cappotti, accarezzando delicatamente la pelle e facendo venire i brividi. Ma ciò non bastava a fermare l'intrepido Juuzou Suzuya ed il suo cappotto nero troppo largo per un corpo esile come il suo.

Quando arrivammo al parco, Juuzou si fiondò letteralmente sulle altalene a braccia aperte gridando come un bambino. Io invece lo seguivo con le mani nelle tasche della giacca e la sciarpa ad avvolgermi la bocca. Mi scappò da ridere quando vidi alcuni bambini correre via scandalizzati alla vista di uno strano ragazzo più grande di loro che si buttava a capofitto sulle altalene. Arrivata davanti alla grande aiuola di sabbia che conteneva due altalene, mi fermai.

-Aka-chan! Spingimi dai!- gridò Juuzou sventolando una mano nella mia direzione.

-Sono sicura che sai spingerti benissimo anche da solo- borbottai da sotto la sciarpa rossa.

Juuzou mise un adorabile broncio.

-Aka-chan è noiosa- disse cominciando a dondolare le gambe avanti e indietro.

Riuscii a liberarmi dalla morsa della sciarpa e gli feci la linguaccia.

Rimasi ferma a fissarlo mentre si spingeva sempre più in alto. Aveva un'espressione serena, rilassata. Non vi era ombra di vergogna per quello che stava facendo. I suoi occhi sembravano risplendere di luce propria, donando a quell'ambiente così freddo un tocco di calore.

E per la prima volta mi chiesi chi fosse veramente quel ragazzo che mi aveva salvata. Da dove veniva? Perché si vestiva in quel modo strambo ma che sembrava appartenergli in tutto e per tutto? Come potevano un paio di occhi farmi sentire così a disagio ma anche così bene?

-Aka-chan! Guardami!- gridò Juuzou mentre si spingeva sempre più in alto.

E in quel momento nella mia testa fece capolino un piccolo ricordo che avevo dimenticato di avere.


Papà più in alto!”

L'uomo sorrise benevolo e diede una spinta poderosa alla schiena della piccola Akane la quale lanciò un piccolo grido, lasciandosi poi andare ad una fragorosa risata.

L'altalena era una delle giostre preferite di Akane. Su di essa si sentiva grande. Le piaceva vedere le cose dall'alto e le piaceva quella sensazione di vuoto nel petto non appena l'altalena saliva sempre di più.

Un'altra spinta papà!”

Perché non provi a spingerti da sola?” disse il padre alzando il tono di voce per farsi sentire dalla figlia.

E come si fa?” chiese Akane curiosa mentre suo padre la fermava. La bambina puntò i suoi occhi nocciola in quelli del papà senza staccare le manine dalla catena , i corti capelli rossicci tutti scompigliati per il vento.

Non devi far altro che dondolare le gambe avanti e indietro” le disse il padre sorridendo.

Akane eseguì, cominciando a muovere le gambette. Quando vide che stava cominciando a muoversi da sola, guardò suo padre e sorrise euforica, gli occhi sgranati.

Ci sto riuscendo!! MAMMA! MAMMA GUARDAMI!”

La donna, seduta su una panchina lì davanti sorrise dolcemente agitando una mano in direzione della figlioletta.

Akane riuscì a spingersi sempre più in alto. E in quel momento le sembrò di poter toccare il cielo con un dito.


-Aka-chan? Heeeeeey! Ci sei??-

La voce di Juuzou mi ricondusse alla realtà. Rivolsi in mio sguardo sul ragazzo che ora era fermo.

-Sì? Cosa c'è?- chiesi avvicinandomi un po'.

-Ora tocca a te!- disse con il suo solito sorriso.

Mi irrigidii.

-Non... non è il caso- dissi facendo un passo indietro, poi due, tre...

Juuzou saltò giù dall'altalena e mi corse incontro prendendomi per un braccio.

-Invece sì! Tocca a te! Ho visto come guardavi l'altalena! Avanti, ti spingo io!-

-Juuzou, dico davvero, non...- ma prima che potessi rendermene conto, ero già seduta sul sedile nero della giostra e tutto ciò che potei fare fu reggermi alle catene di essa.

-Tieniti forte!-

-Juuzou aspetta, io non...-

Le mani di Juuzou si premettero con forza contro la mia schiena più volte finché l'altalena non acquisì velocità. Potevo sentire il vento freddo schiantarsi con forza contro il mio viso, la familiare sensazione di vuoto nel petto, il cuore che pompava adrenalina...

-Juuzou se non mi fai scendere...!-

-Oplà!-

Sentii l'altalena appesantirsi. Non mi ci volle molto per capire che Juuzou era proprio in piedi dietro di me.

Alzai la testa e incontrai i suoi occhi color sangue. Mi venne improvvisamente da sorridere, non riuscii a farne a meno. Era come se tutto l'imbarazzo si fosse dileguato. Mi sentii pervadere da un senso di leggerezza.

Cominciai a dondolare le gambe avanti e indietro finché non raggiungemmo l'altezza massima. Juuzou rideva come un bambino ed io continuavo a sorridere come un'ebete.

Proprio in quel momento vidi con la coda dell'occhio un bambino che strattonava la giacca della mamma.

-Mamma guarda!- ci indicò il piccolo.

La donna sorrise benevola e prese in braccio il figlio.

-Hai visto quei ragazzi Koichi? Sono teneri, vero?-

Arrossii all'improvviso. Fermai l'altalena puntando i piedi in terra.

-Aka-chan, perché ci siamo fermati?- chiese Juuzou senza scendere.

Rimasi in silenzio a fissarmi la punta arrotondata degli stivali.

Juuzou scese dall'altalena e mi venne davanti, accovacciandosi a terra.

-Aka-chan...?-

Non risposi. Avevo un fastidioso groppo in gola e il timore che se avessi aperto bocca sarei scoppiata di nuovo a piangere.

-Akane-

Alzai gli occhi di scatto. Juuzou si fissava serio, senza battere ciglio. Era la prima volta che mi chiamava con il mio nome completo.

-Qualcosa non va?-

-Ecco...-

Sospirai.

-Mi dispiace-

-Mh?-

-Sì, mi dispiace. Ultimamente mi sono comportata in un modo orribile. Mi sento un verme. Perdonami, mi sono chiusa a riccio concentrandomi sul mio dolore e dimenticandomi di tutto il resto. Ti prometto che da domani le cose cambieranno- dissi trovando da qualche parte dentro di me, la forza di guardarlo negli occhi. Non avevo mai chiesto scusa. L'orgoglio aveva la meglio in qualsiasi situazione. Era colpa sua se avevo perso tutto. E tutti.

Juuzou continuava a fissarmi intensamente con il suo sguardo penetrante.

-Aka-chan, non devi scusarti!- esclamò poi facendomi sussultare.

-Il signor Shinohara ha detto che chi subisce un lu... lutto, ha bisogno di tempo per riprendersi-

-Oh. Bè, ciò non giustifica il mio comportamento... domani tornerò a scuola e mi impegnerò per trovarmi un lavoro. E andrò a fare la spesa- dissi sorridendo e trovando un po' di sicurezza.

Juuzou si limitò ad annuire mantenendo il sorriso.

-Comprerai anche i dolci?-

-Non ne hai già abbastanza...?-

Juuzou mi fissò serio.

-Oooookay, comprerò i dolci!- mi arresi in fine con un sospiro.

L'albino saltò in piedi alzando le braccia al cielo.

-Yeeeee!!-

-Shhhh! Juuzou abbassa la voce!-

Juuzou cominciò a saltellare avviandosi verso l'uscita del parco mentre io mi affrettai a seguirlo per evitare che potesse scandalizzare qualcun'altro.



Angolo autrice:

Shalve 0^0

Ecco un nuovo capitolo bello fresco fresco :3 XD

Non preoccupatevi, tra poco comincia la vera e propria storia! Hehehe...!

Perdo giusto due secondi per ringraziare Violet_Pendragon e Nora13th_gHouL per aver recensito il capitolo precedente. Un grazie immenso anche a tutti voi che leggete :)


CherryPau_99

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Capitolo 6
*** SPECIALE DI NATALE ***


ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER SULLA STORIA “HUMAN” MA TANTO CHE VE NE FREGA? :D devo avvertirvi perché sì ma niente vi impedisce di leggere! SU SU SU!


* * *


-Aka-chaaaaaan! La stella la voglio mettere io!-

-Ma Aka-chan aveva detto che l'avrebbe fatta mettere a me!-

-Ehhh? Ma non è giusto!!-

-Aka-chan, diglielo tu a Juuzou che la stella devo metterla io!-

-Hikari-kun si sbaglia! Devo metterla io!-

Akane alzò gli occhi al cielo con un sospiro. Quei due erano come gocce d'acqua e sopportarli, alle volte, era impossibile!

-Red, potresti passarmi quelle decorazioni?- domandò Akane mentre aggiustava le luci del grande albero di Natale.

Il bambino, con la sua solita espressione apatica, prese due palline rosse e oro e le passò alla più grande.

-Sei solo invidioso perché Akane vuole più bene a me!-

-Cheeee?? BUGIARDA! Aka-chaaaan! Diglielo che vuoi più bene a me!-

A sentire quell'ennesimo lamento, la rossa ringhiò esasperata.

-Okay, adesso basta!- quasi gridò rivolta verso Juuzou e Hikari.

-Primo, quello da mettere sull'albero è un puntale, non una stella e secondo, se non riuscite a mettervi d'accordo su chi debba metterlo, perché non lo facciamo tutti quanti assieme?- esordì con un sorriso ottimista sperando che le sue parole avessero un qualche effetto.

Juuzou e Hikari restarono in silenzio per un po' a fissare la ragazza, ma quella pace durò poco...

-IO metterò la stella!-

-No, IO!-

-Io!-

-Io!-

-Aka-chan vuole più bene a me!-

L'occhio destro di Akane aveva cominciato a tremare pericolosamente.

In tutto quel baccano, Red se ne stava in disparte a mangiare l'ultimo budino rimasto mentre si godeva lo spettacolo di quell'insolita “famiglia”.

Proprio in quel momento però, Juuzou rivolse il suo sguardo verso il gemello di Hikari e quando vide cosa teneva in mano, la sua faccia si contrasse in una smorfia molto simile a quella dell'urlo di Munch.

-RED-KUN! QUELLO ERA IL MIO BUDINO!!- gridò l'albino portando entrambe le mani alla testa in un gesto disperato.

Red non si scompose minimamente alla reazione del ragazzo ma, anzi, si limitò ad osservare la sua espressione sconvolta mentre si portava alle labbra un altro cucchiaio di quel dolce.

-Oh, davvero? Eppure non mi pare di aver letto il tuo nome sulla confezione- rispose sarcasticamente ma con il suo solito tono impassibile.

Akane, ormai disperata, si schiaffò una mano in fronte mentre Hikari, preso il puntale da dentro la scatola delle decorazioni, scappò via e quando Juuzou se ne accorse...

-HIKARIIII!!!!-

Cominciò così un pazzo inseguimento per tutta la casa. Piedi che sbattevano sulle scale, grida di guerra, minacce, scarpe che volavano a destra e a sinistra...

-E menomale che siamo a Natale...- sospirò Akane.

-Red, che ne dici di aiutarmi a finire l'albe... Red?- la ragazza si bloccò quando si accorse della mancanza del bambino. Con un brutto presentimento, Akane salì le scale dirigendosi nella stanza da letto sua e di Juuzou sussurrando preghiere come “ti prego, fa che non abbiano distrutto niente,” oppure “fa che non abbiano toccato lo specchio nuovo” o ancora “giuro che li appendo come palline fuori sulla grondaia e li faccio restare lì tutta la notte! Anzi! Li ricoprirò di neve e li decorerò come se fossero pupazzi!”.

Quando arrivò davanti alla porta della stanza, si abbassò appena in tempo per schivare un tubo di bagno schiuma.

-Ma che...!-

Facendo leggermente capolino dallo stipite della porta, soffocò un lamento addolorato nel vedere in che condizioni era ridotta la stanza.

Juuzou e Hikari avevano fabbricato delle armature con i cuscini e si stavano prendendo a mazzate con bagno schiuma, bottigliette di plastica prese da non-si-sapeva-dove, telecomandi che provenivano dal medesimo luogo e altri oggetti che si lanciavano usando come fionda improvvisata i reggiseni di Akane.

Hikari era in piedi sul letto matrimoniale e saltellava come un'ossessa mentre Juuzou era inginocchiato vicino all'armadio nascondendosi dietro ad un'anta spalancata indossando un improbabile cappellino da Babbo Natale. In tutto quel trambusto, l'oggetto del desiderio era custodito su una mensola sopra il letto.

-Arrenditi! La stella sarà mia!!- gridò Juuzou bombardando la bambina con palline-bagno schiuma utilizzando la fionda-reggiseno.

-MAI!- controbatté Hikari parando il colpo con un cuscino e lanciando al ragazzo la medesima “arma”.

Akane rimase impalata sulla soglia senza saper bene cosa fare.

-Sapete cosa vi dico?- disse dopo aver fatto un profondo respiro per calmarsi. -io vado a farmi un caffè!- esclamò alzando le mani in segno di resa. Si era appena voltata per incamminarsi verso la cucina quando un forte rumore alle sue spalle le fece perdere l'ultimo briciolo di pazienza che (non) le era rimasto.

-ORA BASTA!!!- gridò con tutto il fiato che aveva in corpo ma ciò non bastò a farle guadagnare l'attenzione di quei due.

Con i pugni stretti prese una trombetta da stadio che giaceva davanti ai suoi piedi e tappandosi un orecchio con la mano libera, la fece squillare più a lungo che poté, costringendo Juuzou e Hikari a smettere di lanciarsi armi improvvisate per tapparsi le orecchie a loro volta.

-Ahhhh! Soldato a terra! Soldato a terra!- gridò Hikari cadendo di peso sul letto mentre si tappava le orecchie.

Quando decise che il “supplizio” era durato abbastanza, Akane buttò a terra la trombetta ormai sicura di avere la loro completa attenzione

-Statemi a sentire,- cominciò mettendo le mani sui fianchi, - è la Vigilia di Natale e noi non abbiamo nemmeno finito di addobbare l'albero! Invece di litigare e distruggere casa per “decidere” chi debba mettere il PUNTALE sull'albero, perché non finiamo prima di decorarlo? Litigare non porterà a nulla!- disse severa, guardando prima Hikari e poi Juuzou.

-Aka-chan ha ragione- disse infine l'albino alzandosi da terra e togliendosi il cappello.

-Già, scusaci- mugugnò Hikari mettendosi a sedere.

-Tranquilli, l'importante è che non abbiate distrutto nulla...- disse la ragazza con un sospiro.

Juuzou, a sentire quelle parole, mise le mani dietro la schiena e fischiettando, nascose dietro di lui, con la punta del piede, i cocci di una tazzina (di ovvie origini sconosciute).

-Ehi ma... Red che fine ha fatto?- chiese poi la rossa perplessa.

In quel momento, le ante di un altro armadio si spalancarono, rivelando al suo interno un Red comodamente steso sui vestiti piegati in modo approssimativo (molto probabilmente opera di Juuzou), intento a finire il suo budino.

-Presente- disse apatico il bambino.

-Bene, ora che ci siamo tutti, che ne dite se collaboriamo e finiamo di addobbare quel benedetto albero?- chiese Akane visibilmente esasperata.

-Ci sto!-

-Anche io!-

-Mh-

-Okay, però prima...- disse Akane scomparendo nel bagno della stanza e ricomparendo con una scopa, -Juuzou e Hikari, sapete cosa fare- concluse fulminandoli con lo sguardo.

-Non possiamo farlo dopo? Sei stata tu a chiederci di aiutarti a decorare l'albero!- protestò la bambina.

-Sì, okay, avete ragione- sospirò la rossa appoggiando la scopa contro il muro.

-Su, andiamo di sotto- disse poi facendo segno agli altri di seguirla.


* * *

-Sembrava impossibile ma ce l'abbiamo fatta!- esclamò Akane allontanandosi dall'albero per ammirarne le decorazioni.

-Red, spegni le luci e collega la presa-

Il bambino annuì. Spense le luci del soggiorno e collegò la presa di quelle dell'albero. Ben presto la stanza fu illuminata da luci rosse, gialle, verdi e arancioni che contribuirono a dare un tocco natalizio all'ambiente.

-E' bellissimo!- esclamò Hikari saltellando sul posto.

-Ora manca solo il puntale!- disse poi guardando Juuzou il quale annuì.

-Già. Bene, ora, se promettete di non azzuffarvi di nuovo...- ma Akane non finì la frase che Juuzou le mise in mano l'oggetto.

La ragazza sbatté le palpebre un paio di volte sorpresa. Alzò lo sguardo sull'albino che le sorrideva e in quel momento il ricordo del loro primo incontro le balenò in mente scacciando via tutti gli altri pensieri. Era come un deja-vù. Juuzou che le restituiva il portafogli per poi sorriderle in modo innocente mentre lei, come un'ebete, se ne stava ferma a fissarlo senza sapere se doveva prenderlo a calci o ringraziarlo. Ma quella volta era diverso. Aveva una strana voglia di abbracciarlo. Presa da quell'improvviso pensiero arrossì lievemente distogliendo lo sguardo.

-Mettilo tu Aka-chan!- la incitò Juuzou.

-Ma...- fece per protestare ma fu interrotta da Hikari.

-Niente “ma”! Tra due litiganti il terzo gode!-

Akane aggrottò la fronte guardando i due gemelli.

-Ma c'è anche Red, perché devo metterlo proprio iiii... wooo!- ma fu ancora una volta interrotta, sta volta da Juuzou che con una mossa repentina l'aveva presa sulle spalle.

-Io sarei comunque troppo basso per arrivarci. E poi non ne ho voglia- si limitò Red.

-Coraggio Aka-chan!- la incoraggiò ancora una volta l'albino, le mani a stringerle le ginocchia.

Akane guardò prima Juuzou poi la punta dell'albero e infine il puntale.

Senza accorgersene, si ritrovò a sorridere.

-E va bene...- disse allungando il braccio verso la cima.

-Ci arrivi?- chiese Juuzou.

-No, potresti fare qualche passo verso sinistra?... Okaaay... no aspetta, più a destra... sì ci sono quasi... fatto!- esclamò felicemente Akane.

-Alèèè!- gridarono euforici Hikari e Juuzou che si mise addirittura a saltellare.

-Juuzou! Attento così cado!- disse la ragazza cercando di reggersi alla sua testa ma fu tutto inutile.

Perse l'equilibrio rischiando di cadere all'indietro ma fortunatamente Juuzou l'afferrò in tempo tenendola in stile sposa.

-Non temere Aka-chan! Te l'ho detto, no? Devo proteggerti!- disse Juuzou sorridente.

Akane arrossì di nuovo sussurrando un “tsk!” imbarazzata.

-Aaaaaw! Non trovi anche tu che Juuzou e Akane siano dolcissimi?- disse Hikari prendendo il fratello dalle spalle e scuotendolo come se fosse un pupazzo.

-Già, mancherebbe solo il vischio- disse Red senza scomporsi anche se in quel momento, si poté intravedere un bagliore sadico nei suoi occhi.

-CHI HA DETTO COSA!?- gridò Akane più rossa di prima.

-Vischio?- chiese Juuzou perplesso senza mettere giù Akane.

-Cos'è il vischio?-

-Niente e ora mettimi giù!-

-Non finché Aka-chan non mi dice cos'è il vischio!-

-Il vischio è una pianta che serve a far sbaciucchiare i grandi!-

-HIKARI!!-

-Aaaaah! Ora capisco! Aka-chan ed io dovremmo sbaciucchiarci?-

-NONONONONONONO ASSOLUTAMENTE NO! HIKARI SE TI PRENDO TI APPENDO!!!-

-Ahahaha! Aka-chan è tutta rossa!-

-Juuzou finiscila! Mettimi giù!!-

-Ma Aka-chan è così teeeenera!-

Red osservò ancora una volta la sua “famiglia”. E pensò che non potesse esisterne una più incasinata, strana e fantastica.



Angolo autrice:

SORPRESAAAAA!

Ebbene sì, ho deciso di scrivere questo speciale di Natale (molto probabilmente ne scriverò uno anche per Capodanno) per augurare buone feste a tutti quanti voi!

Non sono una tipa da smancerie ma... hey! E' Natale! E a Natale siamo tutti più buoni :3

Tsukiyama: * spunta a random * esattamente mon cheri!

Io: ...non in quel senso...

Tsukiyama: oh :c

Scusate se non sono molto attiva, ma ho riscontrato alcuni problemi con la trama e dovrò modificare alcuni capitoli :/

Spero che questo speciale vi abbia strappato almeno un sorriso :)

Buon Natale a tutti!


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Capitolo 7
*** Cap. 6 ***


In piedi con zaino in spalla e mani in tasca, fissavo senza muovere un passo quella sottospecie di prigione creata appositamente per noi poveri ragazzi, anche detta scuola. Orde di giovani mi passavano affianco come spettri, anche se in tutta quella confusione lo spettro sembravo essere io. Erano le 8:15, la campanella sarebbe suonata tra cinque minuti. Ero ancora in tempo per fare dietro front... ma non lo avrei fatto. Avevo promesso a Juuzou che sarei tornata a scuola ed era quello che avrei fatto. E poi non avevo nemmeno voglia di far tardi, altrimenti mi sarei trovata tutti gli occhi della classe puntati addosso e ciò era assolutamente da evitare!

Sospirai per farmi coraggio e cominciai ad avanzare nel cortile. Lo attraversai velocemente con lo sguardo rigorosamente puntato a terra. Alzai la testa solo quando fui nell'atrio. Attraversai velocemente anche quello, salii le scale che conducevano al primo piano dell'edificio e dopo aver attraversato un piccolo corridoio, finalmente giunsi davanti la porta aperta della mia aula. Sbirciai dentro senza farmi vedere dai compagni già presenti. Non avevo la minima voglia di entrare, ma ormai quel che è fatto, è fatto.


Okay Aka-chan... fai un bel respiro e... aspetta... Aka-chan?! Cavoli, l'influenza di Juuzou comincia a farsi sentire...


Entrai in classe tenendo la testa alta e lo sguardo dritto davanti a me ma quell'improvviso silenzio non riuscii ad ignorarlo. Rivolsi uno sguardo truce alla classe che, ovviamente, mi stava fissando con delle espressioni a dir poco sorprese. Non appena il mio sguardo incontrò quello dei miei compagni, tutti, nessuno escluso, ritornarono a fare quello che stavano facendo. Mi andai a sedere al mio banco vicino alla finestra e presi a fissare fuori sperando di non dover lanciare altri sguardi assassini. Non amavo passare per quella “tosta” che inceneriva tutti con lo sguardo. Io ero semplicemente una a cui piaceva stare per conto suo. Odiavo essere ritenuta chi non ero ma in un certo senso, era l'unico modo per andare avanti in quella società.

O divoravi o venivi divorato.

Non era facile essere deboli.


***


La campanella dell'intervallo era suonata da poco e con mia sorpresa nessuno si era mosso dall'aula. Solitamente, come scattava l'intervallo, tutti schizzavano in cortile o nei corridoi.

Mi gettai a capofitto nel mio zaino per cercare le solite pillole. Era da un po' che non le prendevo e avevo stranamente iniziato a sentirmi male... non malissimo ma avevo una spiacevole sensazione allo stomaco, come se avessi sempre fame anche se mangiavo.

-Ehm... Aisaka...-

Alzai lo sguardo sentendomi chiamare. Non mi ero nemmeno accorta che attorno a me si era formato un piccolo gruppetto. Ciò bastò a farmi sentire a disagio ma cercai di non darlo a vedere.

-Sì?-

La rappresentante di classe si fece avanti, posizionandosi proprio davanti a me.

-Ecco... ti porgo le condoglianze a nome di tutta la classe e ci tengo a manifestarti disponibilità e solidarietà-

Okay, questo proprio non me lo aspettavo.

-Oh... beh, grazie, credo...-

-Aisaka Akane?-

Una bidella aveva fatto irruzione in classe cercando tra il gruppo di giovani adolescenti una mano alzata che sarebbe stata la risposta alla sua chiamata.

-Eccomi- dissi alzandomi in piedi mentre gli studenti attorno a me si spostavano per farmi passare.

La bidella fece un cenno con la testa dietro di lei.

-Sei attesa in presidenza-


* * *

La presidenza. Luogo temuto nella maggior parte delle scuole dalla maggior parte degli studenti. Ma non nella nostra scuola.

Bussai un paio di volte attendendo risposta.

-Prego, è aperto!- disse la voce della preside all'interno della stanza.

Aprii la porta e me la richiusi alle spalle. La stanza era accogliente, con delle librerie e qualche vaso di piante. Attaccato al muro, sul lato destro, vi era un divano e al centro della stanza vi era la scrivania.

La preside, una donna alta, sulla quarantina, capelli neri e occhi miele, se ne stava seduta dietro a quest'ultima a controllare alcune carte. Quando alzò lo sguardo e mi vide non si scompose minimamente.

-Tu devi essere Akane!-

-Ehm, sì...-

-Come stai?-

Quella domanda mi lasciò spiazzata.

Come dovevo stare secondo lei?? La mia famiglia era stata divorata da due ghoul, un'investigatore con la mentalità di un bambino mi aveva salvata e ora vivevo con lui sommersa da caramelle e budini e con la costante paura di essere squartata nel sonno. Ma apparte ciò stavo bene. Davvero, eh.

-Lei come crede che stia?- chiesi con un fil di voce.

La donna sorrise.

-A pezzi, distrutta, depressa, senza speranze per il futuro...- cominciò ad elencare girando con la sedia a destra e a sinistra.

-Ma sai? Sono felice che tu non abbia sparato una di quelle cavolate come ad esempio “sto bene” o “è tutto okay” per fare l'eroina. Dopo un lutto del genere, chi dice di star bene, o odia la sua famiglia oppure non si è veramente reso conto di cosa è successo o ancora, vuole fare l'eroe per poi mettersi su siti a condividere frasi su quanto la sua vita faccia schifo. Sappi che apprezzo la tua sincerità- disse.

Sì, okay, mi aveva semplicemente spiazzato.

Ero ancora in piedi ma non mi sedetti. Restammo a fissarci per un po'. La preside mi squadrò da capo a piedi, ma la cosa non mi diede fastidio, anzi, mi ricordò Juuzou. I suoi occhi rubino che mi fissavano come se volesse togliermi tutti gli strati di pelle, la sua faccia a qualche centimetro dalla mia con quel ghigno stampato, la voglia di prenderlo a schiaffi, di gridare di smetterla di fissarmi ma allo stesso tempo, il desiderio che continui a tenere i suoi occhi nei miei. Un brivido mi percorse la schiena.

Persa in quei pensieri, non mi accorsi nemmeno che la donna si era alzata e mi era venuta incontro. Quando me la trovai davanti dovetti alzare lo sguardo per guardarla negli occhi.

A quel punto, lei fece una cosa che mi lasciò completamente senza fiato.

Allargò le braccia e catturò il mio corpo in un abbraccio.

Rimasi così scioccata che mi dimenticai per un istante come si facesse a respirare.

Non ricambiai la stretta ma a lei non sembrò importarle. Continuò a stringermi per un po', senza proferire parola.

Quell'abbraccio mi fece provare una sensazione che avevo dimenticato. Ricordai in quel momento che, quando da piccola cercavo attenzioni, mi catapultavo da mia madre con le braccia spalancate e qualunque cosa lei stesse facendo la lasciava per prendermi in braccio.

Quando la preside si sciolse dall'abbraccio, avevo un fastidioso groppo in gola.

-Mi dispiace molto per la tua perdita Akane. So che le parole in questi casi non servono a molto però, a volte, sono l'unica cosa che ci resta. E quando non abbiamo nemmeno le parole per esprimerci, abbiamo i gesti-.

Non dissi nulla. Mi limitai a fissarla con sguardo perso, le sue mani sulle mie spalle.

-Se può esserti utile, abbiamo sempre a disposizione lo psicologo della scuola- disse.

Io annuii distrattamente.

Lei continuò a fissarmi.

-Ascolta... ti ho convocato qui anche per un altro motivo che va oltre le condoglianze- cominciò, allontanandosi un po' da me.

Non parlai, aspettai che fosse lei a continuare.

-Vedi, quando un ragazzo resta orfano a causa dei ghoul, viene mandato all'Accademia della CCG.

Lì i ragazzi vengono istruiti per...-

-...diventare ispettori. Lo so- la bloccai.

La donna sorrise leggermente.

-Vedo che sei informata. Ecco, stanno per arrivare due ispettori per illustrarti meglio... sì, insomma, le procedure per entrare nella scuola...-

-Io non andrò da nessuna parte- dissi improvvisamente brusca.

La preside sbatté le palpebre perplessa.

-La mia famiglia sarà anche morta ma nessuno ha mai detto che voglio diventare un' ispettrice, né tanto meno entrare a far parte della CCG!- dissi alzando la voce.

La donna non si mosse. Fissò il suo sguardo nel mio per l'ennesima volta. E sorrise.

-Sono perfettamente d'accordo con te!- esclamò.

-C-come?-

-Sì, hai capito bene! Non ho mai appoggiato questa politica. Un ragazzo deve poter scegliere da sé il suo futuro. Non va bene che lo si costringa. Anche se molti giovani scelgono spontaneamente di entrare nella CCG, ce ne sono altri che non vogliono ma sono costretti- disse facendo dietro front e camminando lentamente verso la scrivania.

Non sapevo che dire ma non ce ne fu bisogno, sarei stata interrotta da un leggero ma deciso bussare.

-Avanti- disse la preside restando in piedi.

Mi spostai per far entrare due uomini alti e decisamente palestrati. Non appena misero piede nella stanza, mostrarono i loro distintivi con aria professionale.

-Siamo gli investigatori speciali Daisuke Matsumoto e Seiji Tanaka della CCG. Siamo venuti per Akane Aisaka- li presentò il primo, un uomo dai capelli castani e gli occhi del medesimo colore.

Feci un passo indietro invece che avanzare.

La preside strinse le labbra lanciandomi uno sguardo.

-Ecco, sì, sono io- dissi poi ricambiando lo sguardo della donna.

-E' un piacere conoscerla. Le facciamo le nostre più sentite condoglianze- disse il secondo ispettore, un uomo dalla stessa corporatura robusta del primo, solo più basso, con i capelli neri e gli occhi castani.

Entrambi fecero un piccolo inchino per poi continuare.

-Saremo lieti di accoglierla nella nostra Accademia e...- riprese il primo ispettore ma la preside lo interruppe con mia grande sorpresa e, devo ammetterlo, sollievo.

-Scusate se vi interrompo ma, la ragazza qui presente avrebbe qualcosa da dire-

Come non detto...

In poco tempo tutti gli occhi furono puntati su di me. Che situazione spiacevole.

-Mmh, ecco... vedete, il fatto è che io non...- ma fui interrotta di nuovo, sta volta da una voce nuova.

-Aka-chaaan!-

Anzi, no, semmai molto conosciuta... almeno da me.

Tutti ci voltammo verso l'ingresso della stanza. I miei occhi si sgranarono fino all'impossibile quando vidi Juuzou accompagnato da un uomo con gli occhi verdi e un po' di barba, molto più alto di lui e dalla corporatura robusta.

-Juuzou!- quasi gridai. Non ero mai stata così felice di vederlo!

-Scusate l'interruzione, sono Yukinori Shinohara, investigatore speciale della CCG- si presentò l'uomo mostrando il distintivo.

-E lui è il mio sottoposto, Juuzou Suzuya- disse poi presentando Juuzou che indossava la sua solita giacca enorme.

-Ah, signor Shinohara, stavamo giusto per illustrare a questa ragazzina le opportunità che le offre la nostra Accademia- disse l'ispettore Matsumoto.

-Ah sì!- esclamò il signor Shinohara riponendo il distintivo nella giacca.

-Sono già stato informato di ciò e a proposito di questo, se mi permettete vorrei esprimere una personalissima opinione- disse l'uomo.

-Oh, ma certo...- disse Tanaka grattandosi la nuca perplesso.

-Vedete, io penso che la ragazza debba essere libera di scegliere- disse il signor Shinohara guardando prima il suo collega poi me.

Stavo amando quell'uomo.

Il signor Matsumoto a quel punto sembrò essere punto da un ago.

-M-ma, Shinohara, il regolamento è chiaro. Dice che i ragazzi rimasti orfani a causa dei ghoul e che non hanno nessuno che se ne prenda cura...-

-E chi ha detto che lei non ha nessuno?- lo interruppe nuovamente il signor Shinohara.

Sgranai gli occhi e guardai Juuzou che mi rivolse un piccolo sorriso.

-Vede investigatore Matsumoto, questo ragazzo, Suzuya, ha salvato la qui presente Akane e ora la ospita a casa sua- disse l'uomo mettendo una mano sulla testa di Juuzou il quale rivolse ai due uomini un sorriso a trentadue denti.

I due investigatori rimasero in silenzio. Si scambiarono uno sguardo d'intesa dopodiché si rivolsero nuovamente a Shinohara.

-Mi spiace che siate dovuti venire fin qui. Vedete, il mio sottoposto me lo ha riferito già tempo fa, il problema è che, sommerso da mille impegni, ho dimenticato di avvertire il presidente Washuu- si giustificò l'ispettore.

-D'accordo, se le cose stanno così, la signorina Aisaka può anche rimanere in questa scuola- disse l'ispettore Tanaka.

-Sappia però che la proposta è sempre valida- sorrise cordialmente Matsumoto.

-Scusate il disturbo e arrivederci- si congedarono quindi facendo un inchino.

-Ma no, figuratevi... arrivederci- li salutò la preside che fino a quel momento era rimasta in silenzio.

Quando i due ispettori se ne furono andati, la preside rivolse un caloroso sorrido al signor Shinohara.

-La ringrazio per l'aiuto signor Shinohara- disse porgendogli la mano.

-Dovete perdonare la mia maleducazione, ho completamente dimenticato di presentarmi. Sono Naoko Iwata, preside di questa scuola-

-Ma no, non si preoccupi. E' un piacere conoscerla-

E mentre i grandi facevano le presentazioni, io mi avvicinai a Juuzou.

-Quindi... è lui il signor Shinohara?- chiesi sottovoce.

-Esatto!- esclamò lui.

-Sei stato tu a dirgli...-

-Può eeeeessere!- mi interruppe Juuzou guardando altrove con un sorriso.

-S-sì ma come facevi a sapere che...-

-Akane-

Mi voltai verso la preside cercando di nascondere l'esaurimento nervoso per essere continuamente interrotta.

-Puoi uscire prima per oggi- disse sorridendomi.

-Sìììì! Così potremmo andare allo zoo!- gridò Juuzou euforico prendendomi per mano e trascinandomi fuori.

-Aspetta Juuzou!! Devo ancora prendere lo zaino!!-



POV generale.

Non appena Akane e Juuzou furono usciti dall'ufficio della preside, quest'ultima si rivolse ancora una volta al signor Shinohara.

-Sembrano affiatati quei due- disse ridacchiando.

-Beh, Juuzou mi parla molto di questa ragazzina. Vede, Suzuya è un soggetto molto particolare...- iniziò a spiegare l'investigatore.

-L'ho notato- ridacchiò la preside lasciando poi che l'uomo continuasse.

-Già... il fatto che si stia in qualche modo “legando” a qualcuno, non può essere che positivo-

-Sa, anche Akane mi sembra una ragazzina molto schiva. La maggior parte dei ragazzi, quando subiscono un lutto così profondo, tendono a chiudersi. La mia paura è che Akane si chiuda ancora di più di quanto già non sia- disse la donna incrociando le braccia al petto.

-Questo contatto non potrà che fare bene ad entrambi- concluse il signor Shinohara.


* * *


-Signor Shinoharaaaaa!! Aka-chaaaan! Muovetevii!-

-Sì Juuzou, ora arriviamo!- gridò il signor Shinohara per farsi sentire da Juuzou, il quale si stava avviando verso le giraffe facendo l'equilibrista su un muretto.

Akane, che fino a quel momento era rimasta intrappolata nei suoi pensieri, alzò lo sguardo sul signor Shinohara.

-Ehm... ecco, signor Shinohara...-

L'uomo rivolse il suo sguardo verso Akane e sorrise.

-Sì?-

Akane si fermò e, giratasi verso l'investigatore, si inchinò.

-La ringrazio infinitamente per essere intervenuto prima- disse la ragazza senza alzare la testa, molto probabilmente per nascondere il viso rosso per l'imbarazzo.

Il signor Shinohara sorrise benevolo e accarezzò la testa.

-Non c'è bisogno di inchinarsi. Non potevo permettere che l'unica persona a cui Juuzou si stesse affezionando finisse in una noiosa Accademia-.

A sentire quelle parole, Akane si raddrizzò, l'espressione sorpresa e vagamente imbarazzata.

-Che vuole dire?-

Shinohara sorrise di nuovo spostando il suo sguardo sull'albino che ormai era giunto a destinazione e ammirava le giraffe in tutta la loro altezza.

-Vedi Akane, Juuzou non ha mai avuto amici, né tanto meno sa cosa vuol dire amare o essere amato. La sua personalità infantile non lo dà a vedere, ma lui è totalmente indifferente alla vita altrui. Non ha il minimo concetto di morale e manca di empatia. Ha molto spesso atteggiamenti violenti e non ha nemmeno il senso del pericolo...- spiegò il signor Shinohara senza però abbandonare il sorriso.

Akane però, continuava a non capire. Dove voleva andare a parare?

-Suzuya è stato cresciuto dai ghoul-

Bastarono quelle semplici parole a far accelerare il cuore della ragazza.

Juuzou. Juuzou Suzuya era cresciuto tra i ghoul.

Juuzou, il ragazzo dall'abbigliamento stravagante e la mente di un bambino, Juuzou, l'amante dei dolci, l'investigatore, il ragazzo dagli occhi di sangue, era stato cresciuto dai ghoul.

Akane non parlò. Si limitò a guardare il suo amico -perché ormai, era quello che era- con occhi pieni di sorpresa. Ma di paura non c'era traccia.

-Fin dalla tenera età,- riprese il signor Shinohara, -Juuzou fu allevato allo scopo di uccidere. Un ghoul molto potente, chiamato Big Madame, lo costringeva ad uccidere altri esseri umani per il divertimento di loro ghoul. Juuzou veniva spesso torturato. Erano quelle che lui credeva fossero le ricompense di Big Madame per il suo lavoro. Non sappiamo con certezza quali atrocità gli sono state inflitte, fatto sta che Juuzou non sa cosa sia il dolore fisico. Quando l'ho trovato all'interno dell'arena di combattimento in cui veniva spedito, aveva appena ucciso una persona. Quando mi vide però sorrise. E ancora oggi mi chiedo come possa un ragazzo con un simile passato, sorridere come se niente fosse- concluse il signor Shinohara.

-Forse- sussurrò Akane, -ha semplicemente deciso di vedere oltre le imperfezioni-.

Shinohara la guardò, sorpreso da quell'affermazione. La ragazza invece, aveva lo sguardo fisso sul giovane investigatore. Lo stava guardando con un misto di tristezza ma ammirazione.

L'uomo riconobbe subito quello sguardo.

-Sei una brava ragazza Akane. Promettimi che resterai con Juuzou, qualsiasi cosa accada. Lui ha bisogno di te e tu hai bisogno di lui- disse il signor Shinohara.

Akane lo guardò negli occhi. Non vi era traccia di odio, né di stanchezza o tristezza. Non vi era traccia dei soliti sentimenti che aveva. Erano occhi vispi, luminosi... sembravano appartenere ad un'altra Akane. Alla vera Akane.

Il signor Shinohara, dal canto suo, rimase colpito da quanto quello sguardo assomigliasse a quello di Juuzou.

-Glielo prometto- disse quasi solennemente la giovane.

L'uomo sorrise nuovamente per poi fare dietro front.

-Che ne dite se vi andassi a prendere qualcosa di caldo da bere? Comincia a fare piuttosto freddo- disse strofinando le mani tra di loro.

-Dico che è un'idea fantastica!- esclamò Akane riparandosi la bocca con la sciarpa.

-Bene, torno subito!- disse Shinohara per poi incamminarsi verso il bar dello zoo.

La ragazza invece decise di raggiungere Juuzou il quale se ne stava appollaiato sulla ringhiera che lo separava dal recinto delle giraffe.

-Hey- lo chiamò Akane quando gli fu vicino.

-Mh? Oh Aka-chan! Dov'è il signor Shinohara?-chiese l'albino piegando la testa di lato.

-E' andato a prendere qualcosa di caldo da bere- rispose appoggiando i gomiti alla ringhiera.

-Uuuh! Spero che prenda la cioccolata calda!-

Akane lo guardò con la coda dell'occhio.

Suzuya è stato allevato dai ghoul.

Sorrise.

Lui ha bisogno di te e tu hai bisogno di lui.

-Juuzou-

-Sì?-

-Grazie-

-Uh?-

Juuzou spostò lo sguardo sulla ragazza. Lei aveva lo sguardo rivolto davanti a sé, molto probabilmente verso il vuoto, un dolce sorriso dipinto sulle labbra rosse.

-Per cosa?- chiese l'albino tornando a guardare le giraffe.

Akane stette in silenzio per un po'.

-Per avermi salvata-

Silenzio. La ragazza non aggiunse altro, ma Juuzou capì alla perfezione cosa voleva dire.

-Te l'ho detto Aka-chan. Io devo proteggerti- disse come se fosse la cosa più ovvia.

-Sì, sì, hai ragione- ridacchiò la ragazza.

Ci fu altro silenzio tra i due. I versi degli animali e le voci dei bambini facevano da sottofondo.

E poi quelle parole sussurrate che però spezzarono il silenzio come un tuono improvviso spezza la quiete della notte.

-Ti voglio bene-

Juuzou sgranò gli occhi sorpreso e perplesso allo stesso tempo. Si voltò verso Akane che gli rivolse uno sguardo con la coda dell'occhio, il sorriso ancora presente.

Senza dire altro, la ragazza avvicinò la sua mano a quella del giovane investigatore facendole sfiorare.

Il cuore di Juuzou prese a battere più forte.

Ti voglio bene.

Che voleva dire quella frase? Non l'aveva mai udita. O meglio, forse una volta l'aveva sentita pronunciare da qualcuno per strada ma non ci aveva mai fatto caso. E perché il cuore adesso gli batteva così forte? Era a causa di quelle parole... o era a causa di Akane?

-Ecco a voi due cioccolate belle calde!- esclamò il signor Shinohara arrivando alle spalle dei due giovani.

-Grazie mille!- disse Akane prendendo un bicchiere di carta contenente la bevanda dalle mani dell'investigatore.

Juuzou continuò a fissare Akane.

Ti voglio bene.

Che strana parola, pensò prendendo la cioccolata calda dalle fredde mani del suo mentore.




Angolo autrice:

Prima di dire qualsiasi cosa... *si nasconde dietro a Juuzou* ah ah! Sparate se ne avete il coraggio! POTERE DELLA PUCCIOSITA' VIENI A MEH!


No, okay, a parte gli scherzi, scusate per l'assenza. Come vedete ho ripostato la storia con alcune parti modificate e il mio cervellino sta ancora pensando a come far “evolvere” alcune idee.

Detto ciò, non mi trattengo ulteriormente.

Quasi dimenticavo! Ho modificato alcune parti nei capitoli 2 e 3. Sono cose piccole ma che saranno essenziali per i prossimi capitoli. Grazie a tutti quelli che recensiscono/leggono la storia!

Sayonara!

CherryPau_99


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Capitolo 8
*** Cap. 7 ***


Su Shiori muoviti! Rin, Katashi e Matsuko ci stanno aspettando!” gridò la piccola Akane correndo su per la collina in fiore in una limpida giornata estiva.

Akane aspetta!” si lamentò Shiori che faticava a tenere il passo dell'amica.

Sei troppo veloce!” disse poi fermandosi e poggiando le mani sulle ginocchia.

Akane si fermò e si girò a guardarla, le mani sui fianchi.

O forse sei tu che sei lenta” la schernì la rossa facendole la linguaccia.

A sentire quelle parole, Shiori gonfiò le guance assumendo una buffa quanto adorabile espressione.

Non è vero!” esclamò raddrizzandosi.

Akane ghignò.

Dimostramelo!” gridò poi ricominciando a correre.

Shiori sussultò ma accettò la “sfida” determinata. Cominciò a correre dietro all'amica riuscendo a raggiungerla.

Arrivate finalmente in cima alla collina, entrambe le bambine si buttarono a terra prive di forze per la corsa.

Hai...hai visto... che... sono veloce... anche io?” riuscì ad articolare Shiori con il fiatone.

Akane ridacchiò aprendo la bocca per parlare ma si interruppe quando una zazzera di capelli castani le si parò davanti alla faccia.

Alla buon ora!” esclamò Katashi piegato su Akane.

Pensavamo che non ce l'avreste mai fatta” scherzò Rin dando una mano a Shiori per farla alzare.

Una volta in piedi, la bambina si passò una mano sul vestitino bianco che aveva ormai cambiato colore a causa della terra.

E' colpa vostra” protestò Akane incrociando le piccole braccia al petto ancora stesa a terra.

Ci avete messo fretta”.

Shiori annuì.

Quando si accorse della mancanza di Matsuko, però, Akane cambiò espressione.

Hey, dov'è finita Matsu-chan?” chiese mettendosi a sedere.

Rin e Katashi si scambiarono uno sguardo d'intesa lasciando ancora una volta Akane e Shiori in preda alla curiosità. Era da quando le avevano telefonato dicendo di raggiungerli “al solito posto” il più in fretta possibile, che le due bambine ci stavano pensando.

Eddai cosa c'è??” esclamò Akane scuotendo Rin per le spalle.

Whoooo Aka-chan calmati!” disse Rin riuscendo a sfuggire alla presa dalla bambina.

Tra poco saprete tutto” disse Katashi con la voce intrisa dal mistero e un ghigno giocoso sulle labbra.

Il bambino fece segno agli amici di seguirlo e nessuno si oppose.

Camminarono per un po' attraverso il piccolo boschetto in cima alla collina dove i cinque amici erano soliti passare le loro giornate estive. Il tetto di alberi lasciava filtrare a malapena i raggi del sole. Il cinguettio degli uccelli si univa al suono del sandali dei bambini sulla terra secca, componendo una strana melodia. Non vi era un alito di vento, tutto era perfettamente immobile. Sembrava essere un bosco magico. Nessuno osava proferire parola.

Akane camminava con il naso all'insù esterrefatta da quell'atmosfera. Solo quando andò a sbattere contro la schiena di Katashi si rese conto che erano arrivati.

Il bambino si girò verso gli amici posando l'indice sulle labbra poi si spostò di lato per far vedere anche a loro.

Matsuko era accovacciata davanti a loro e a qualche passo da lei vi erano una giumenta con il suo puledrino entrambi stesi per terra. Sembravano non essersi minimamente accorti di avere degli spettatori.

Akane e Shiori restarono a bocca aperta. Perfino Rin e Katashi che avevano già visto la scena rimasero incantati a fissare gli animali davanti a loro.

A giudicare dal pelo umido e dall'aspetto del puledrino, Akane capì che era nato da poco!

La bambina si avvicinò con cautela a Mastuko che non aveva tolto gli occhi dagli animali nemmeno per un secondo.

Tu... lo hai visto nascere?” chiese Akane con occhi pieni di stelline e le guance rosse dall'emozione.

Matsuko scosse il capo negando.

No. Io, Rin e Katashi siamo arrivati quando il puledro era già lì. Però è sicuramente passato poco tempo da quando è venuto al mondo” disse con un sorriso poi continuò, “mio nonno viene spesso a passeggiare qui intorno. E' stato lui a dirmi che c'era questa cavalla in procinto di partorire. Ha detto che potevamo venire a vedere ma che non dovevamo assolutamente avvicinarci” disse la bambina.

Akane spostò il suo sguardo sul puledro. Aveva il manto marrone scuro mentre il pelo della mamma era bianco. Non si stupì più di tanto, sapeva che la maggior parte delle volte il puledro nasce uguale al padre. Quando formulò quest'ultimo pensiero, il suo sorriso si spense. Lei non assomigliava a nessuno dei suoi genitori. Suo padre aveva i capelli castani mentre sua madre li aveva castano chiaro. Lei invece li aveva rossi.

Improvvisamente il puledro si mosse e l'attenzione di Akane fu di nuovo su di lui.

Il piccolo appoggiò le zampette a terra e, facendosi forza, si alzò in piedi seppur tremando leggermente.

Pazzesco!” sentì esclamare Rin, “è incredibile come sia stato veloce a mettersi in piedi!”.

Dopo aver annusato l'aria con il nasino rivolto all'insù, il puledro sembrò accorgersi della banda.

Nessuno si mosse però.

Anche la giumenta sembrò accorgersi di loro dato che emise un nitrito gutturale guardando verso Akane e Matsuko ma continuò a non muoversi.

Il puledro fece qualche passo. Era così tenero! Le gambette erano sottilissime e le ginocchia parevano palline da tennis. La criniera era ancora un po' ispida ma gli occhietti del cucciolo erano già vispi e curiosi.

Akane cercò di immaginarlo quando sarebbe cresciuto. Bello e possente, il manto lucido, le zampe forti e la criniera e la coda fluenti. Le sarebbe piaciuto cavalcarlo un giorno ma senza sella, né redini. Semplicemente così. In libertà.

Dopo qualche minuto anche la giumenta si mise in piedi. Mosse qualche passo verso il suo piccolo e gli diede delle spinte affettuose con il naso poi rivolse nuovamente l'attenzione verso i bambini, quasi volesse dire “salutali, è ora di andare”.

Quasi fosse vero, il puledrino nitrì sommessamente facendo ridere Akane e i suoi amici.

Ciao piccolino!” lo salutò Shiori.

Torna a trovarci!” esclamò anche Rin.

Mamma e figlio si allontanarono verso il fondo del bosco lasciando i bambini ancora attoniti.

Beh” prese finalmente la parola Katashi, “direi che possiamo andare anche noi”.

Tutti annuirono e si incamminarono dalla parte opposta del bosco. Tutti tranne Akane che aveva ancora lo sguardo fisso verso i due cavalli che si stavano allontanando.

Akane” la chiamò Shiori fermandosi ad aspettarla.

Aka-chan! Ci sei? Aka-chaaaaan!”


-AKA-CHAAAAAAAAAN!!!-

-KYAAAAA!-

Akane fece un salto dalla sedia su cui era seduta rischiando di finire con il sedere a terra.

Juuzou inclinò la testa di lato perplesso.

-Aka-chan ma che fai? Stai bene?- chiese vedendo l'espressione persa della ragazza.

-Eh? Chi? Cosa? Io? Sì... sto bene- balbettò la rossa passandosi una mano sulla fronte. Era stato tutto un sogno dunque? Fissò i quaderni aperti sul tavolo della cucina su cui stava studiando fino a qualche ora fa. Doveva essersi addormentata. Quello che aveva fatto però non era un sogno. Ricordava perfettamente di aver vissuto quella meravigliosa giornata per davvero. Peccato che fosse passato così tanto tempo...

Solo in quel momento, si accorse che Juuzou teneva in mano una strana falce con la lama a forma di saetta. Era enorme, arrivava fino al soffitto.

Quando la vide per poco non svenne.

Si aggrappò allo schienale della sedia additando l'arma.

-C-c-che roba è!?!?- gridò istericamente.

Juuzou guardò prima lei poi la falce con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

-Hai visto?? Finalmente ho una Quinque più grande!! L'ho chiamata Juuzou's Jason, Jason per gli amici!- esclamò il ragazzo saltellando euforico.

-Una Quin che?- chiese Akane stranita, -Juuzou sta attento! Non muoverla così!- lo riprese poi vedendo che Juuzou aveva cominciato ad agitare la Quinque a destra e a manca.

Il ragazzo smise improvvisamente di agitarsi. Spostò lo sguardo su Akane la quale inarcò un sopracciglio perplessa.

-Che c'è?-

-Sono finite le caramelle-

La rossa sbatté le palpebre un paio di volte, non sapendo se meravigliarsi o no.

Juuzou continuò a fissarla per un po', tanto che Akane cominciò a sentirsi a disagio.

-Okay, okay. Vado a comprarle- disse poi alzandosi in piedi. E come si aspettava, ecco che Juuzou ricominciò a saltellare e gridare cose come “evvai!” o “ caramelleee!”.

Akane scosse la testa ridacchiando mentre si avviava verso l'ingresso per prendere la giacca.


* * *


L'autunno aveva lasciato posto all'inverno da più di una settimana ormai. Le strade erano coperte di neve e di luci natalizie. Tutta quell'atmosfera però, non suscitava alcun sentimento in Akane. Non provava più quella gioia che sentiva in quel periodo dell'anno, non avvertiva più niente di niente. Ormai anche il Natale era diventato un giorno come gli altri.

Mentre usciva dal supermercato con due buste della spesa, Akane alzò lo sguardo verso il cielo. Aveva appena cominciato a nevicare e alcune persone avevano tirato fuori gli ombrelli. La ragazza iniziò ad incamminarsi ma non fece molta strada che andò a scontrarsi contro qualcuno.

-Scusa- farfugliò senza alzare lo sguardo.

-Ma no, è colpa mia... Aisaka? Sei tu?-

A sentire quella voce familiare, la ragazza alzò lo sguardo trovandosi davanti Kaneki.

-Oh, ciao Kaneki- disse sorridendo leggermente.

-E' da un po' che non ci si vede eh?- disse il ragazzo ricambiando il sorriso.

-Ah, sì, già... sono stata assente da scuola per un po', sono tornata giusto qualche settimana fa- farfugliò la ragazza.

Kaneki sembrò rabbuiarsi.

-S-sì, a proposito di ciò... ho saputo della tua famiglia... mi dispiace moltissimo- disse Kaneki con un fil di voce senza guardarla negli occhi.

Akane sembrò intenerita poiché sorrise di più sforzandosi di fare una voce più allegra.

-Ma no, non preoccuparti... insomma, poteva succedere a chiunque...!-

Kaneki annuì leggermente sollevando lo sguardo. Proprio in quel momento Akane si ricordò di una cosa...

-Kaneki, tu lavori in un bar, giusto?- chiese sgranando gli occhi.

-Sì, esatto- annuì il ragazzo non capendo dove volesse arrivare la ragazza.

-Vedi, sto disperatamente cercando un lavoro...- disse Akane, ma si bloccò quando vide Kaneki irrigidirsi.

-Mmh... ecco... vedi... il fatto è che siamo al completo, insomma, non credo che il capo abbia bisogno di altro personale...- balbettò il ragazzo poggiando una mano sul mento.

Akane inclinò il capo di lato un po' delusa.

-Capisco... beh, grazie lo stesso- disse facendo un piccolo sorriso.

-Allora ci vediamo a scuola-

Kakeki annuì sorridendo.

-Certo-.

* * *


Essendo inverno, il sole era già tramontato. Le strade però non erano buie, né tanto meno deserte. Vi era una grande affluenza di gente, c'era chi entrava e usciva dai negozi, chi passeggiava senza fretta ammirando le vetrine...

Akane, però, non aveva tempo per guardare le vetrine dietro le quali vi erano vestiti di marca costosissimi o accessori da abbinare a quella gonna che comprasti giorni fa. A lei nemmeno interessavano.

Imboccò un vicolo che l'avrebbe riportata subito a casa di Juuzou. Mentre camminava sentì lo schiamazzo della gente farsi sempre più distante. Sapeva che non doveva entrare nei vicoli bui e vuoti ma quella era una scorciatoia, no? Lo avrebbe attraversato subito senza fermarsi.

Accelerò il passo. Non era esattamente a suo agio lì, ma non era nemmeno del tutto spaventata. Per distrarsi, ripensò a quando aveva incontrato Juuzou le prime volte, entrambe in un vicolo. La prima quando le aveva restituito i soldi e la seconda quando le aveva restituito il portafogli e l'aveva riaccompagnata a casa.

La rossa si ritrovò a sorridere. Ma cambiò presto espressione.

Davanti a lei era apparso un uomo. Akane fece qualche passo indietro. Il cuore aveva preso a batterle all'impazzata.

Era un ghoul, non vi erano dubbi. La giovane riusciva a vedere i suoi occhi neri con l'iride rossa risplendere nel buio.

Il ghoul esibì un sorriso inquietante muovendo qualche passo verso di lei.

-Sta tranquilla piccola- sussurrò egli, -una volta che ti avrò divorata non avrai più motivo di essere spaventata- disse poi scoppiando a ridere.

Akane era paralizzata. Non riusciva a muoversi, avrebbe voluto gridare, scappare ma i suoi muscoli le negavano qualsiasi movimento.

In quel momento, desiderò ardentemente che accanto a lei ci fosse Juuzou.

-Non avvicinarti!- gridò una voce dietro al ghoul.

Gli occhi di Akane si accesero di speranza ma poi si accorse quella voce non apparteneva a Juuzou, bensì a...

-Ka-Kaneki?-

Kaneki era lì, lo sguardo determinato, le mani strette a pugno.

-Altrimenti che mi fa- aspetta... hai un odore strano tu- disse il ghoul voltandosi verso Kaneki e dando le spalle ad Akane. Sarebbe stato il momento perfetto per scappare ma la ragazza rimase lì a guardare.

-Oh beh, non importa. Prima mangio lei e poi faccio fuori te- disse infine il ghoul. Con una mossa repentina, fece uscire la kagune che scagliò contro Akane riuscendo a ferirle il braccio dal quale cominciò a sgorgare caldo e denso liquido cremisi.

La ragazza serrò le palpebre e si accasciò a terra gridando dal dolore provocato non solo dalla ferita. Infatti, proprio in quel momento, avvertì delle fitte all'altezza delle scapole e della schiena.

-AKANE!- gridò Kaneki vedendo la ragazza in preda al dolore.

“Ma cos'è questa sensazione?” pensò la rossa mentre il dolore alla schiena aumentava.

“Io l'ho già sentita...”

-Bene e adesso...- ma il ghoul non finì la frase che Kaneki estrasse la sua kagune facendo colorare il suo occhio di nero e rosso.

Akane aprì un occhio solo ma quando vide la kagune di Kaneki, spalancò entrambe le orbe e la bocca in preda allo choc.

Kaneki le rivolse uno sguardo rammaricato che sembrava volerle dire “non avrei voluto che tu vedessi questo” prima di lanciarsi addosso al ghoul.

Akane seguì il combattimento senza sapere bene cosa doveva fare o pensare. Kaneki era un ghoul. Ma era una persona così gentile, come poteva essere un mostro simile? Non è che l'aveva ingannata solo perché voleva mangiarsela? Ma poi, perché aveva solo un occhio nero e rosso? I ghoul non avevano entrambi gli occhi neri con l'iride rossa?

La ragazza provò ad alzarsi la il dolore alla schiena era persistente. Non ne voleva sapere di svanire. Era come se le sue ossa stessero per spezzarsi o la sua pelle per perforarsi. Le faceva un male cane.

Proprio allora, alle orecchie della giovane arrivò un urlo di dolore. Alzò lo sguardo ancora una volta per vedere il ghoul accovacciato a terra. Kaneki l'aveva ferito ma se ne stava lì, senza muovere un passo. Stava esitando e allora Akane capì.

Kaneki non voleva ucciderlo.

Come a ricordarsi della sua presenza, Kaneki fece scomparire la sua kagune per poi precipitarsi verso la rossa.

-Akane, stai bene?- chiese una volta accovacciatosi accanto a lei.

Prima che Akane potesse dire qualcosa, però, il ghoul si era rialzato in piedi completamente guarito. Stava per attaccarli quando una scia di cristalli gli si conficcò nella schiena.

-Kaneki sei il solito idiota- disse la voce di una ragazza che si rivelò presto appartenere ad una giovane dai capelli blu.

-Touka!- esclamò Kaneki con un sorriso stanco ma rassicurato.

-Dammi il tempo di finire questo cretino e mi senti!- disse prima di lanciarsi addosso al ghoul nuovamente in piedi.

Akane aveva ormai il respiro corto. Stava perdendo troppo sangue e il dolore la stordiva.

-Akane resisti- sussurrò Kaneki mettendole un braccio attorno alle spalle.

Ma ormai la ragazza era troppo debole per parlare. Sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti.

Suoni ovattati, dolore intenso, odore di sangue.

Buio.




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Capitolo 9
*** Cap. 8 ***


"Mamma! Mamma non ci crederai mai! Oggi è successa una cosa incredibile!" gridò Akane correndo nella cucina della piccola casa vacanze.

Sua madre stava cucinando e infatti la stanza era impregnata di un buonissimo odore.

Come la signora Aisaka vide sua figlia correrle incontro con quel sorriso tipico di ogni bambino felice e spensierato, non poté fare a meno di lasciare quello che stava facendo. Si pulì le mani su uno strofinaccio e si accovacciò permettendo alla bambina di abbracciarla.

"Cosa è successo Akane?" chiese la donna sorridendo intenerita.

I capelli di Akane, sebbene corti fino al collo, erano tutti scompigliati. Aveva le guance rosse e gli occhi che brillavano.

"Abbiamo visto due cavalli!" disse alzando le braccia al cielo.

"Ah sì? Due cavalli?" chiese sua madre con un sorriso e il tono stupito che si usa solitamente con i bambini.

"Sì! Due cavalli! Erano mamma e figlio, il puledrino era nato da poco ed era tenerissimo! Si è subito alzato in piedi e ha cominciato a camminare, poi..." cominciò a raccontare ma piano piano, l'euforia da cui era stata investita qualche attimo prima, sembrò scomparire. Abbassò gli occhi cominciando a fissarsi i piedi.

A vedere il suo sguardo improvvisamente spento, sua madre si preoccupò.

"Mamma..." chiamò con un fil di voce la bambina, "perché i miei capelli non sono come quelli tuoi o di papà?" chiese piano senza alzare gli occhi.

La signora Aisaka raggelò.

"Perché mi fai questa domanda tesoro?" chiese a sua volta facendo un sorriso tirato.

La piccola alzò gli occhi fissandoli in quelli della donna.

"Non assomiglio né a te né a papà..." disse con un fil di voce.

La signora Aisaka ebbe una stretta al cuore e subito fu pervasa da una forte voglia di abbracciare la figlioletta.

"Akane ma che dici? Tu assomigli tantissimo a noi! Guarda, sei riflessiva come tuo padre ma pazzerella come me!" disse toccandole dolcemente la punta del naso.

"E poi, hai i capelli rossi come quelli del mio papà, ovvero tuo nonno" disse infine la donna sorridendo calorosamente.

A sentire quelle parole, Akane spalancò gli occhioni piena di sorpresa.

"Davvero? Il nonno aveva i capelli rossi?" chiese mentre sul suo viso si formava un altro sorriso.

Sua madre annuì.

"Proprio così! Aveva i capelli rossi rossi rossi!" disse scompigliando i capelli della figlia che scoppiò a ridere.

"Ma allora, perché non ce li hai anche tu rossi, mamma?" chiese ancora Akane.

"Beh, c'è tutta una spiegazione scientifica sotto. Sono cose che studierai a scuola quando sarai più grande" disse infine la signora Aisaka alzandosi in piedi.

A quelle parole, la faccia di Akane si contrasse in una smorfia.

"Io odio scienze! E' noiosa! E difficile! E... e noiosa!" disse la piccola andandosi a buttare sul divano.

La signora Aisaka sorrise impercettibilmente.

"E anche in questo sei uguale a me" sussurrò continuando a preparare il pranzo.

* * *

Akane si alzò di scatto.

Il cuore le batteva all'impazzata, la fronte era imperlata di sudore e ai bordi degli occhi si erano formate piccole lacrime.

"Mamma..." sussurrò la ragazza rendendosi conto di aver sognato.

Eppure sembrava tutto così reale... aveva giurato che sua madre fosse lì davanti a lei e che le stesse porgendo la mano che lei aveva provato ad afferrare invano.

Akane si passò una mano sul viso come per scacciare i residui di quel sogno.

E nel compiere quel gesto tanto semplice, si ricordò improvvisamente di tutto quello che le era successo.

Il ghoul.

Kaneki.

La ferita.

Il dolore alla schiena.

Il sangue.

Altro dolore.

Un brivido le percorse la schiena. Si guardò il braccio ferito all'altezza della spalla ma di ferito non vi era proprio niente.

Sconcertata, Akane si guardò e tastò l'arto in più punti. Però la stoffa della manica era strappata, come a volerle dire "tranquilla, non sei pazza. E' successo per davvero".

Ancora sotto choc, la ragazza si guardò intorno. Si trovava seduta con una coperta sulle gambe sopra un comodo divano grigio in una stanza non molto grande ma sicuramente accogliente. Al centro della stanza vi era un tavolo di legno su cui vi era una tazzina di caffè. Tutt'attorno vi erano divani e poltrone. Dietro di lei vi era una finestra e affianco una libreria e dall'altro lato della stanza, vi erano appese delle foto. E una domanda si fece spazio automaticamente nella sua testa:

"Dove mi trovo? Cosa diavolo sta succedendo??"

Qualche ora prima.

"Muori schifoso bastardo!" urlò Touka mitragliando il ghoul con tanti cristalli provenienti dalla sua kagune. Il ghoul incassò i colpi in pieno gridando dal dolore. Si accasciò per terra in un lago di sangue, esalando il suo ultimo respiro.

"Tsk" sbuffò Touka lanciando un'ultima occhiata al cadavere.

"Touka sei stata grande!" gridò Kaneki da dietro di lei, ancora accovacciato accanto alla ragazza dai capelli rossi.

Touka ignorò il commento e li raggiunse, accovacciandosi a sua volta.

"Sta perdendo molto sangue, eppure è strano... la ferita non sembra essere molto profonda..." rifletté Kaneki tenendo Akane tra le braccia.

"E che ti importa? Su muoviti, alzati e andiamo" disse secca Touka alzandosi in piedi.

"Non vorrai mica lasciarla qui!?" disse Kaneki sgranando gli occhi.

Touka si voltò lanciando uno sguardo freddo al ragazzo.

"Non dirmi che adesso ti metti a raccogliere gente a caso dalla strada!? Ti ricordo che siamo dei ghoul e lei è un'umana! Ha già visto abbastanza mi pare" disse la ragazza alzando la voce.

Kaneki abbassò lo sguardo.

"S-sì però... io davvero non me la sento di lasciarla qui. Io la conosco, insomma, non siamo proprio amici ma andiamo nella stessa scuola e abbiamo scambiato qualche parola e poi ha da poco perso i genitori e-"

"Un motivo in più per lasciarla qui! Solo perché ti è simpatica non vuol dire che non ci denuncerà alla CCG!"gridò la ragazza spazientita.

Fissò Kaneki dritto negli occhi ma sta volta il ragazzo non abbassò lo sguardo.

"Io non la lascio" disse infine.

La giovane strinse i pugni sentendo la rabbia ribollirle nel petto.

"Se adesso ci fosse Yoriko al posto di Akane... tu la lasceresti morire?" disse piano Kaneki continuando a guardare Touka negli occhi.

La ragazza sussultò lievemente sentendo la rabbia abbandonarla. Guardò la ragazza dai capelli rossi svenuta e una strana compassione si impossessò di lei. Scosse la testa per riprendersi. Ma da quando era diventata così debole?

"Fa come vuoi" disse infine voltando le spalle a Kaneki, il quale sorrise vittorioso.

* * *

"Capo! Abbiamo bisogno di aiuto!" disse Kaneki una volta messo piede all'Anteiku.

"HA bisogno d'aiuto"corresse acidamente Touka ritirandosi nella sua stanza mentre il signor Yoshimura andava in contro al ragazzo.

"Cosa succede Kaneki?" domandò pacatamente l'anziano senza scomporsi quando vide che il ragazzo aveva in braccio una giovane dai capelli rossi.

"E' ferita. Un ghoul l'ha attaccata colpendola al braccio. Sta perdendo troppo sangue" spiegò mentre il capo gli fece cenno di seguirlo al piano superiore del bar.

"Tu la conosci?" chiese il signor Yoshimura una volta che Kaneki ebbe fatto stendere Akane sul divano del piccolo salotto che il personale dell' Anteiku usava come "sala riunioni".

"Sì, frequenta la mia stessa scuola. E'... una mia amica" disse Kaneki allontanandosi per far vedere la ferita della ragazza al capo.

Questi si accovacciò accanto ad Akane prendendole delicatamente il braccio.

"La ferita deve essere subito pulita. Vado a prendere il kit del pronto soccorso, tu resta qui" disse l'uomo per poi alzarsi ed uscire dalla stanza.

Kaneki annuì e si sedette a terra proprio accanto alla rossa. Prese ad osservarla mentre rifletteva su cosa potesse dirle al suo risveglio per giustificare quello che aveva visto.

"Andiamo Ken, pensi davvero che crederà ad una bugia? Questa ragazza non è stupida, sa quello che ha visto... puoi solo sperare che non se ne ricordi ma anche questo è pressoché improbabile" pensò. Le sue riflessioni, però, furono scacciate dall'arrivo del signor Yoshimura che era tornato tenendo il mano un kit bianco del pronto soccorso. Dietro di lui vi era una Touka non poco imbronciata che portava una tazzina di caffè per l'"ospite".

Senza dire nulla, l'uomo si inginocchiò di nuovo accanto alla ragazza.

"Pensa... pensa che se la caverà?" chiese Kaneki per rompere il silenzio.

"Di questo non devi preoccupar-" ma prima che il signor Yoshimura potesse finire la sentenza, dalla ferita di Akane cominciarono ad uscire come dei fili rossi che lentamente, sotto lo sguardo attonito dei tre ghoul, fecero rimarginare la ferita rigenerandola completamente, finché non fu rimasto nemmeno un graffio.

Kaneki e Touka fissavano la scena a bocca aperta, senza sapere che dire. Il signor Yoshimura non era meno sorpreso.

"Ma... che cosa...?" riuscì in fine ad articolare Touka con gli occhi ancora sgranati per la sorpresa. Dopo l'attimo di stupore, la giovane dai capelli blu fu la prima a spezzare quel silenzio carico di tensione e meraviglia.

"Com'è possibile una cosa del genere!? Voglio dire... non è mica..." si voltò verso Kaneki in cerca di spiegazioni ma il ragazzo scosse la testa.

"Io non ne so niente. Anzi, ha da poco perso i genitori a causa di due ghoul..."

E mentre Touka e Kaneki cercavano di trovare una spiegazione logica a quello che avevano appena visto, il signor Yoshimura notò un piccolo oggetto bianco spuntare dalla tasca della giacca della giovane ancora addormentata. Allungò la mano lentamente, afferrando quello che rivelò essere un contenitore contenente delle pillole. Se lo rigirò tra le mani finché non trovò l'etichetta.

"Medicinale anti anemia, da prendere tre volte al giorno dopo i pasti" lesse a bassa voce accigliandosi. Non vi erano altre istruzioni su quel barattolo perciò lo rimise al proprio posto nella giacca della giovane, come se non l'avesse mai visto.

"E allora come spieghi la rigenerazione, eh? Pensi che sia opera di magia nera!?" gridò insistente Touka che stava ancora battibeccando con Kaneki.

"L'unica che potrà darci spiegazioni è questa ragazza. Non possiamo far altro che aspettare che si svegli" disse il direttore del bar mettendo le mani dietro alla schiena e dirigendosi verso l'uscita della stanza. I due ragazzi si scambiarono uno sguardo perplesso ma poco dopo uscirono anche loro chiudendosi la porta alle spalle, stanchi e ancora stupiti da quello che avevano visto.

* * *

Akane si stava ancora guardando in torno completamente spaesata. Cominciava a chiedersi se non fosse stata rapita.

Proprio in quel momento, la porta della stanza si aprì rivelando il volto rugoso ma cordiale di un uomo.

Come lo vide, la rossa si irrigidì.

-Vedo che si è svegliata- disse l'uomo con un sorriso.

Akane non sapeva che dire quindi rimase in silenzio aspettando che l'uomo continuasse.

-Come ti senti?- domandò infatti egli facendo qualche passo verso di lei.

-Confusa...- sussurrò Akane toccandosi istintivamente il braccio dove fino a qualche ora fa vi era la ferita.

Il signor Yoshimura la guardò attentamente per un po' dopodiché indicò la tazzina di caffè sul tavolo di legno.

-Prendi un sorso di caffè- disse dolcemente, -ti aiuterà a rimetterti in sesto-.

La ragazza alzò la testa di scatto come punta da un ago. Guardò l'uomo e poi il caffè. Non sapeva se doveva fidarsi. Qualcosa le diceva che quell'uomo non le avrebbe torto un capello ma era ancora scossa dagli avvenimenti di quella sera.

Il signor Yoshimura notò subito la sua riluttanza e non insistette.

-Come ti chiami?- le chiese sedendosi sulla poltrona accanto.

-Akane Aisaka- rispose la giovane lanciandogli uno sguardo.

-Bene Akane, non hai nulla da temere- disse il signor Yoshimura con un sorriso.

-Ti trovi all'Anteiku, Kaneki ti ha salvato da un ghoul, ricordi?-

A quelle parole Akane annuì. Certo che se lo ricordava. Il ragazzo l'aveva protetta da quel ghoul sprigionando la sua kagune. Già, Kaneki era un ghoul... ma allora perché l'aveva salvata?

-Posso... posso farle una domanda?- chiese infine la giovane titubante.

-Tutto quello che vuoi- disse l'uomo attendendo che la giovane parlasse di nuovo.

La rossa fece un profondo respiro, il cuore aveva preso a batterle più forte, le mani le tremavano. Chissà cosa sarebbe successo dopo aver posto quella domanda...

-Lei è un ghoul?-

Silenzio.

Le parole della ragazza si stavano disperdendo in quella stanza come se fosse stata la cima di un burrone.

Non osava distogliere gli occhi dall'uomo, come se volesse tenerlo d'occhio, come se volesse tenersi pronta a scappare nel caso le fosse saltato addosso per sbranarla. Al solo pensiero rabbrividì.

Passarono altri secondi prima che l'uomo parlasse.

-Sì, sono un ghoul- disse senza scomporsi.

Akane abbassò il capo.

-Anche Kaneki lo è?- sussurrò appena. Conosceva la risposta. Cavolo, l'aveva visto combattere contro un altro ghoul! Qualcosa però la spinse a porre quella domanda. Forse era la persistente l'incredulità.

-Sì, anche Kaneki- rispose l'uomo alzandosi dalla poltrona e incamminandosi verso la finestra della stanza, le mani dietro la schiena.

-Noi dell'Anteiku, però, siamo un po' diversi dagli altri ghoul- spiegò il signor Yoshimura facendo voltare Akane verso di lui ancora una volta.

La ragazza non parlò, attese che l'uomo continuasse.

-L'Anteiku- proseguì infatti l'uomo, -nasce per permettere ai ghoul di mangiare senza dover uccidere. Invece di cacciare come i nostri simili, noi mangiamo carne di chi pone fine alla propria vita di spontanea volontà-.

-In sostanza... mangiate chi si suicida?- chiese improvvisamente Akane incuriosita. La paura l'aveva abbandonata.

Il signor Yoshimura sorrise.

-Sì, in pratica sì. Qui all'Anteiku però, serviamo anche clienti umani- disse l'uomo voltandosi verso la giovane che si era inginocchiata sul divano. Akane inclinò la testa di lato perplessa.

-Dice davvero?- chiese, ma poi si ricordò che qualche tempo fa anche lei era stata cliente.

L'uomo annuì mantenendo il sorriso che alla ragazza suscitò una grande tenerezza.

-Dimmi una cosa Akane- disse poi il vecchio direttore,

-ti andrebbe di venire a lavorare all'Anteiku?-

* * *

Le strade erano buie e le persone cominciavano a ritirarsi nelle proprie case. Un altro giorno si stava concludendo per gli esseri umani mentre per i ghoul era appena cominciato.

Kaneki e Akane camminavano in religioso silenzio l'uno affianco all'altra.

Dopo aver accettato il lavoro offertale dal signor Yoshimura, Akane era al settimo cielo, tanto da essersi in parte dimenticata degli avvenimenti di quel giorno.

Ovviamente aveva dato la sua parola al suo nuovo capo di non riferire nulla alla CCG ma in quel momento, sulla via del ritorno, la sua mente non faceva altro che riportarla a Juuzou. Lui era un investigatore. E lei da lì a poco avrebbe cominciato a lavorare come cameriera in un bar gestito da ghoul. La cosa era un po' contraddittoria.

Ma alla fine di cosa si preoccupava? Forse del fatto che, se il signor Yoshimura fosse stato scoperto, ci sarebbe andata di mezzo anche lei? Non poteva mentire a sé stessa, era questo il grillo che l'assillava. Era inevitabile, l'essere umano poteva essere buono e altruista quanto voleva ma il suo animo sarebbe rimasto sempre quello di un codardo che si preoccupa prima di sé stesso che degli altri. Akane strinse i pugni infilati nelle tasche. Anche lei era come loro, anche lei era una codarda, anche lei pensava prima a sé stessa che agli altri. Semplicemente perché era un essere umano.

Proprio allora si ricordò della ferita, anzi, della non ferita. Non aveva idea di come fosse possibile ma se Kaneki e il signor Yoshimura non avevano detto nulla a tal proposito, forse si era davvero sognata tutto... eppure il dolore se lo ricordava. E ricordava il sangue. Alzò la testa con un sospiro vedendo davanti a lei la familiare struttura dove ormai abitava.

-Siamo arrivati- disse la ragazza mentre tirava fuori le chiavi.

Kaneki si fermò a sua volta mentre la rossa faceva qualche passo verso la soglia di casa.

-Bene, allora ci vediamo domani- disse il ragazzo sorridendo incerto.

C'era ancora tensione. La si poteva quasi toccare.

Entrambi rimasero in silenzio per un po' finché...

-Grazie di tutto- disse Akane sorridendo, -ormai sembra che... già, eh eh, sembra proprio che i ghoul mi perseguitino!- cercò di sdrammatizzare ma si pentì subito di quello che aveva detto. Non voleva che sembrasse un'offesa nei confronti di Kaneki e del signor Yoshimura.

-Cioè... ecco... sì, insomma, volevo dire che... anzi, non volevo dire che... cioè...- farfugliò la ragazza diventando sempre più rossa.

Kaneki scoppiò subito a ridere quando vide la faccia imbarazzata di Akane.

-Non preoccuparti, ho capito cosa vuoi dire- la tranquillizzò il ragazzo ridendo a sua volta.

La rossa si grattò la nuca in evidente imbarazzo ma poi sorrise.

Kaneki era davvero un bravo ragazzo, pensò; era forse una delle poche persone che anteponeva gli altri a sé stesso. Aveva il tipico sguardo di chi ha una forte empatia, di chi gioisce a vedere gli altri sorridere.

-Beh, allora ci vediamo domani- disse infine la giovane spostando il peso da un piede all'altro.

-Sì, a domani- la salutò il moro con un cenno della mano.

Come mise piede in casa, Akane fu assalita da una forte voglia di sorridere. Finalmente era a casa.

Mentre si toglieva le scarpe all'ingresso mettendole affianco alle pantofole rosse del suo coinquilino sentì dei passi provenire dal soggiorno e prima che potesse aprire bocca, Juuzou le si era piantato davanti.

-Aka-chan eccoti finalmente!!- gridò il giovane con un sorriso a trentadue denti.

Akane sentì una strana fitta al cuore quando i suoi occhi si posarono in quelli del ragazzo.

-Ce ne hai messo di tempo!- esclamò l'albino, il piede sinistro batteva a ritmo sul freddo parquet di legno mentre le braccia erano incrociate al petto.

Ad Akane venne da ridere. Juuzou era così buffo cercando di imitare una posa che non gli apparteneva. Probabilmente l'aveva vista fare al signor Shinohara, pensò la giovane.

-Sì, scusa... è che ho avuto un pomeriggio movimentato- spiegò la rossa superandolo e facendosi strada nella cucina.

Proprio in quel momento però...

-Ma dove sono le caramelle?- chiese Juuzou facendo capolino dalla sua spalla destra.

La ragazza si bloccò di scatto.

Giusto, le caramelle...

La busta della spesa doveva essere rimasta in quel vicolo quando Kaneki l'aveva portata in salvo all'Anteiku.

-Eeeeeehm...-

-Aka-chan, non dirmi che te ne sei dimenticata!- disse Juuzou con un tono lamentoso.

-Ecco... temo proprio di sì, eheheh- ridacchiò nervosamente la ragazza.

Juuzou sospirò strusciando i piedi fino alla cucina.

-Sei proprio un caso perso- disse il ragazzo dando le spalle ad Akane, la quale, dopo aver sentito quelle parole, si raddrizzò indignata.

-Scusa tanto se stavo per essere divorata da un ghoul spuntato dal nulla mentre tornavo a casa dopo essere andata al supermercato per comprare le tue stupide caramelle!!- disse tutto d'un fiato la rossa.

Juuzou voltò il capo verso di lei incuriosito.

-Un ghoul hai detto?-

-Sì! Un ghoul! E tutto perché tu non puoi stare un giorno senza zuccheri!- disse Akane incrociando le braccia al petto stizzita.

L'albino sbatté le palpebre un paio di volte. Poi sorrise- un sorriso tutt'altro che rassicurante- facendo rabbrividire la ragazza.

-P-perché adesso sorridi?- balbettò lei lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

-Mi sarebbe tanto piaciuto uccidere quel ghoul con Juuzou's Jason!-

Dopo pochi istanti, la porta della stanza da letto sbatté violentemente.

-...ma che ho detto?- si chiese Juuzou grattandosi la testa dopodiché fece spallucce e si diresse verso il frigo alla ricerca di qualcosa da mangiare.

* * *

Il vento invernale soffiava freddo, facendo scompigliare leggermente i capelli rossi di Akane, la quale sembrava non badarci minimamente. Seduta sul tetto ad abbracciarsi le gambe, la sua attenzione era completamente rivolta al cielo stellato. Quello era l'unico momento in cui riusciva a non pensare a nulla, l'unico in tutta la giornata in cui si sentiva in pace, distante da qualsiasi forma di distrazione, distante da qualunque problema, distante da tutti.

Le stelle sembravano mille occhi indiscreti fatti di luce. Erano gli unici sguardi che sembravano non infastidirla. La mezza luna, alta nel cielo, le sorrideva benevola. Akane scioccamente ricambiò il sorriso.

Quel momento fatto di pace e serenità era semplicemente perfe-

-Aka-chan ecco dov'eri!!-

...come non detto.

Juuzou comparve dalla piccola finestra del tetto spiovente con un largo sorriso.

La ragazza spostò il suo sguardo su quello cremisi dell'investigatore ma lo distolse quasi subito sbuffando.

-Cosa vuoi?- brontolò Akane mentre Juuzou si sedeva accanto a lei.

-Farti compagnia- disse allegramente il ragazzo facendo arrossire la sua amica.

-Fa' come vuoi...- disse lei con un fil di voce.

-Bene, allora starò qui con te- disse Juuzou stendendosi con le mani dietro la nuca.

Akane arrossì lievemente. Doveva ammetterlo, la compagnia di quel ragazzo non le dispiaceva. In poco tempo dimenticò anche di essere arrabbiata con lui. Non era colpa sua, lei lo sapeva che non era in grado di provare empatia. Ciò, però, la rattristava. Cosa avrebbe fatto Juuzou se le fosse successo qualcosa? Quando lui diceva sorridendo "devo proteggerti", Akane si sentiva più sicura ma allo stesso tempo dolcemente malinconia.

Rimasero entrambi in silenzio per un po' ascoltando le stelle che, con il loro luccichio, sembravano ridere di loro essendo a conoscenza di cose che i due giovani ancora ignoravano.

"Smettetela, cosa ci trovate di buffo? Questi due stanno cercando di godersi la quiete! Fa tanto ridere?" sembrava voler dire loro la luna.

-Ho trovato un lavoro- disse infine la rossa spezzando la quiete.

-Mh? Che tipo di lavoro?- chiese Juuzou muovendo i piedi scalzi.

-Lavorerò in un bar- tagliò corto Akane come se la cosa fosse improvvisamente di poco conto.

-Ahh... che bar?-

L'esasperazione che provò Akane in quel momento, non si può descrivere.

-All'Anteiku- sospirò la ragazza protendendo il busto indietro e appoggiando le mani sulle fredde tegole del tetto.

-Fantastico!- esclamò l'albino alzandosi e mettendosi nella stessa posizione dell'amica.

-Perché sei così felice?- chiese la ragazza inarcando un sopracciglio guardandolo.

Juuzou si voltò verso di lei con uno sguardo malizioso.

-Così potrai essere la mia cameriera personale-

Tempo due secondi e il viso di Akane divenne rosso come i suoi capelli.

-Ma... MA CHE CAVOLO DICI!?- gridò la ragazza imbarazzatissima mentre Juuzou scoppiava a ridere.

-Aaaaaaw Aka-chan è tutta roooossa!-

-Sta zitto!!- disse la ragazza prendendo il braccio dell'albino e stringendo la sua pelle tra due dita dandogli un forte pizzico. Juuzou continuò a ridere e solo in quel momento le sembrò udire le parole del signor Shinohara: "Juuzou non sa cosa sia il dolore fisico".

"O almeno, non se lo ricorda..." pensò la giovane lasciando andare la presa.

Notando lo sguardo improvvisamente distante di Akane, Juuzou le sventolò una mano davanti agli occhi.

-Akaneeeee! Ci sei?- chiese avvicinando il suo viso a quello della ragazza.

Quando questi incrociò lo sguardo dell'investigatore, allontanò il proprio viso dal suo nuovamente imbarazzata.

-S-sì, scusa- farfugliò.

-Ad ogni modo credo di aver capito di che bar si tratta! Spero che servano le ciambelle! Vorrei davvero farmi una scorpacciata!- esclamò Juuzou spostando ancora una volta il suo sguardo al cielo mentre quello di Akane rimase puntato verso il vuoto.

-Juuzou... dimmi una cosa...- disse poi con un fil di voce.

-Mh?-

-Non ti manca tua... madre?- domandò la ragazza senza alzare lo sguardo. Aveva pronunciato la parola "madre" in modo molto incerto. Non sapeva nemmeno lei a chi si riferiva con quella parola, se alla madre da cui era nato o la donna, o meglio, il mostro che l'aveva cresciuto.

-Perché mi fai questa domanda?- chiese con tono curioso Juuzou inclinando la testa di lato.

-Ecco... non so...- disse facendo una pausa.

-Forse perché... io sento molto la mancanza dei miei genitori- disse la ragazza appoggiando la fronte sulle ginocchia.

-Beh, ovvio, sono morti!- disse Juuzou sorridendo come se avesse appena detto "due più due fa quattro!"

A quelle parole Akane alzò la testa e gli lanciò uno sguardo rabbioso.

Juuzou stette per un po' senza dire nulla, poi si ricordò una cosa che gli aveva detto il signor Shinohara e sorrise ancora.

-Però chi muore non ci lascia mai veramente. Continua a guardarci e proteggerci da lassù- disse alzando un dito indicando il cielo che si estendeva sopra di loro.

Akane sorrise sentendo la rabbia dissiparsi.

-Però non possiamo negare il fatto che siano morti- aggiunse Juuzou alzando le spalle.

E la rabbia di Akane tornò insieme alla voglia di sferrargli un pugno.

-Comunque- disse il ragazzo, -cosa fanno di solito due persone durante un appuntamento?- domandò facendo cambiare espressione ad Akane ancora una volta.

-Perché me lo chiedi?- chiese a sua volta la rossa sentendo un'improvviso nodo allo stomaco seguito da una strana sensazione...

"Che sia gelosia questa...?" pensò la rossa tra sé e sé.

"Pff ceeerto, come no! Andiamo Akane, gelosa di chi? Di Juuzou? E poi chi mai vorrebbe uscire con lui? Non sto dicendo che non è carino... ma nemmeno che lo è! CIOE', NON STO DICENDO CHE E' BRUTTO!! E' bello... MA NON IN QUEL SENSO! O... o sì? AAAAAAAARGH!!"

Juuzou fissava Akane che intanto si stava prendendo a pugni la testa farfugliando cose come "ma che mi salta in mente!? Sì che lo è ma non... cioè sì, ma..."

-Eeeehm... Akane?- chiamò l'albino picchiettandole la spalla con un dito.

Akane smise immediatamente si prendersi a pugni e sorrise imbarazzata.

-Ehehehe... scusa, dicevi? Ah, sì, l'appuntamento, perché mi chiedi cosa fanno due persone durante un appuntamento, cosa ti importa, voglio dire, perché me lo chiedi?- chiese tutto d'un fiato la giovane, visibilmente agitata.

-Perché è quello che stiamo cercando di fare!- esclamò Juuzou sorridendo.

Silenzio.

Occhi sbarrati, bocca semi aperta, cuore che batte peggio di un tamburo...

-Eh?-

-Ahahaha Aka-chan, sembri un pesce con quell'espressione! Sei buffissima!- scoppiò a ridere l'albino indicando la faccia di Akane che ormai poteva benissimo mimetizzarsi con i suoi capelli.

-Ma... ma... cosa intendi con... cioè... appuntamento?- farfugliò a fatica la ragazza.

-Il signor Shinohara ha detto che dovrei invitarti ad uscire- disse Juuzou con una tenera espressione, tipica di chi non ha capito un'accidente.

Akane sospirò a sentire quella frase.

-Juuzou, non è così che funziona-

-E perché no? Siamo fuori dopotutto, no?-

-S-sì ma...-

-E stiamo parlando-

-Okay ma...-

-Quindi si suppone che questo sia un appuntamento, no?-

Akane rimase in silenzio, non molto sicura su cosa dire. Cominciava a fare più freddo e le strade sotto di loro erano completamente deserte. E intanto le stelle sembravano fare più rumore di prima.

-Perché vuoi uscire con me?- chiese improvvisamente Akane spezzando il silenzio.

-Lo stai facendo perché te lo ha detto il signor Shinohara?-

-Sì- disse Juuzou con leggerezza, -ma anche perché trovo che tu sia buffa-.

Akane lo guardò storto. Doveva prenderlo come un complimento?

-Il signor Shinohara ha detto che quando una persona ti piace devi chiederle di uscire- aggiunse.

La ragazza avvampò ancora una volta.

-Ed io... io ti... piaccio?- chiese la rossa, pronunciando quella domanda con incredulità.

Juuzou la guardò negli occhi.

-Certo, perché non dovresti?-

Il cuore della giovane perse un battito.

Non sapeva come doveva decifrare quella frase ma per il momento si accontentava che Juuzou glielo avesse detto. Non poteva mentire a sé stessa, anche a lei Juuzou piaceva. In quale ambito, però, non lo aveva ancora capito...

-Sì ma... cosa ti piace di me? Voglio dire... guardami! Guardami e trova un solo pregio in... in questo!- disse improvvisamente Akane indicando le stessa. Le si era formato uno strano groppo in gola, gli occhi avevano cominciato a farsi lucidi e dolorosi ricordi avevano fatto capolino nella sua mente.

Le stelle si erano improvvisamente zittite e il vento era cessato. Sembrava che tutto il mondo si fosse fermato.

-Tutte le persone a cui ho voluto bene mi hanno sbattuto la porta in faccia perché... perché... beh, non lo so nemmeno io perché! Ma il motivo lo si può immaginare!- esclamò girandosi completamente verso Juuzou con il classico atteggiamento di chi sta per tenere un discorso.

-Sono antipatica, antisociale, permalosa, acida, lunatica, misantropa, non mi fido di nessuno, sono insicura e schiva e fredda e solitaria e distaccata verso tutti! E non sono nemmeno tanto carina quindi adesso dimmi perché ti piace una come me!- concluse gesticolando.

Juuzou la osservò perplesso per un po'. Poi sorrise.

-Perché sei buffa!- ripeté il ragazzo.

-Perché... perché sono buffa...- ripeté anche Akane.

-Esatto!-

Altro silenzio.

-Beh, a quanto pare, essere buffi non basta per evitare che le persone di lascino- sussurrò voltandosi nuovamente verso il cielo.

-Tutti i miei amici mi hanno abbandonata. Mi hanno lasciata sola senza un motivo. Se ne sono andati come se niente fosse e mi hanno mollata così, senza nemmeno dirmi una parola. E adesso... e adesso se ne sono andati anche i miei genitori...- sussurrò la ragazza nascondendo la testa tra le gambe.

-Cosa diamine c'è che non va in me!?- esclamò senza nemmeno accorgersene.

Juuzou continuò a fissarla senza proferire parola.

-Hai dimenticato di dire che sei stramba- disse infine facendo sussultare la ragazza che alzò la testa e lo guardò negli occhi con sguardo spento.

-Già, hai ragione. Grazie per avermelo ricordato- rispose sarcastica.

-Non c'è di che!-

Il vento riprese a soffiare investendo in pieno i due giovani che ormai, invece che guardare le stelle, guardavano un punto impreciso davanti a loro.

-Tu però non sei sola-

Akane sussultò.

Si voltò verso Juuzou che le regalò il sorriso più dolce che lei avesse mai visto.

-Io sono qui! Non sono mica invisibile!-

Quelle semplici parole bastarono per far spuntare il sorriso sul volto della giovane Akane, un sorriso che andò man mano ad ampliarsi fino a diventare una sonora e cristallina risata.

Juuzou si limitò a sorridere, fiero di essere riuscito nel suo intento.

-Aka-chan è molto più carina quando sorride- disse più a sé stesso che alla ragazza accanto a lui.

Improvvisamente sentì un peso sulla sua spalla destra. Si voltò e solo allora vide che Akane aveva poggiato la testa sul suo omero, forse senza nemmeno rendersene conto.

-Grazie Juuzou- sussurrò la rossa chiudendo gli occhi.

L'albino sgranò gli occhi perplesso ma poi sorrise.

Mentre Akane sprofondava tra le braccia di Morfeo, pensò tra sé e sé:

"Forse mi sono...nah, impossibile" formulò prima di essere vinta dal sonno.

* * *

Il forte cinguettio di un passerotto e la luce del sole che le colpiva le palpebre infastidendola, costrinsero Akane ad aprire gli occhi.

Si strofinò le orbe ancora stesa. Strano, non ricordava che il materasso fosse così duro e scomodo.

Si mise a sedere ma nel farlo delle profonde fitte le attraversarono la spina dorsale.

-Che male...!- pensò massaggiandosi la schiena con entrambe le mani.

Una folata di vento le scompigliò i capelli.

-Possibile che Juuzou si sia dimenticato di chiudere la finestra ieri sera?- si chiese abbracciandosi scossa dai tremori.

Quando però si rese conto di non trovarsi nel letto ma bensì ancora sul tetto, sgranò gli occhi sconvolta.

Aveva dormito tutta la notte sul lì!?

Nel voltarsi verso la finestra scorse un piccolo foglietto di carta accanto a lei.

Lo prese e lesse:

"Buongiorno Aka-chan! Se stai leggendo questo biglietto vuol dire che sono alla CCG! Avrei tanto voluto andare a prendere un gelato con te piuttosto che andare a lavoro ma il signor Shinohara ha detto che dovevo andare a tutti i costi per una riunione. Beh, ci vediamo dopo allora! Non vedo l'ora di tornare a casa e mangiare il ramen! Me lo preparerai, vero?

Juuzou

P.S.

Ho provato a riportarti dentro casa ma eri troppo pesante :P"

La ragazza accartocciò il foglio furente. Ben presto tutto il vicinato fu svegliato in un modo tutt'altro che dolce...

-JUZOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!-

Angolo autrice

FINALMENTE HO AGGIORNATOOO! *fa festa*

Scusate il solito ritardo, come sapete la colpa è della scuola :<

Ad ogni modo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto c:

Detto ciò, mi dileguo!

Sayonara!

CherryPau_99




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Capitolo 10
*** Cap. 9 ***


"Quel maledetto... sarà solo colpa sua se mi ammaaa- etchù!- se mi ammalo!" borbottava Akane incurante degli sguardi perplessi che le lanciava qualche passante di tanto in tanto.

Diretta all'Anteiku, la rossa si avvolse ancora di più la sciarpa attorno al collo. Il vento invernale cominciava ad essere sempre più impetuoso. Le strade di Tokyo traboccavano di gente benché fosse solo mattina; erano tutti intenti a fare acquisti in vista del Natale.

"Ora che ci penso... forse anche io dovrei fare un regalo a Juuzou..." rifletté la giovane mentre saliva le scale dell'Anteiku, dimenticandosi per un attimo la sua rabbia nei confronti dell'albino.

Archiviò quel pensiero non appena aprì la porta del bar, trovandosi davanti una scena che, avrebbe imparato, si ripeteva spesso.

"NISHIKI DI MERDA"

"TOUKA DI MERDA"

"...la scimmia demoniaca!"

"Ehm... buon giorno...?"

Fortunatamente Kaneki fece capolino dal retro del negozio, accogliendo la rossa con un sorriso di scuse.

Come Akane lo vide si fiondò da lui cercando di evitare i piatti che avevano cominciato a volare per poi schiantarsi a terra producendo un gran frastuono.

"Scusali, Touka e Nishio-sempai non vanno molto d'accordo" disse Kaneki una volta che la ragazza gli fu accanto.

"Ho notato..." ridacchiò nervosamente lei mentre si toglieva la giacca.

"Il capo ti sta aspettando di là" disse poi il moro facendo cenno ad Akane di seguirlo.

Senza dire una parola la ragazza si apprestò a seguire il suo nuovo collega nel retro del locale.

Il signor Yoshimura li attendeva nella sala riunioni con le mani dietro la schiena in piedi davanti alla finestra. Stava scrutando alcune persone sedute sulle panchine sotto al bar, intente a parlare e ridere tra di loro.

"Capo".

L'anziano proprietario dell'Anteiku si voltò verso la porta rivolgendo un dolce sorriso ad Akane e Kaneki.

"Buon giorno Akane" .

La giovane ricambiò il sorriso.

"Grazie Kaneki, puoi andare" disse il capo congedando Kaneki che, annuendo, lasciò la stanza diretto al piano inferiore, pronto a ripulire il pavimento del bar dai cocci dei piatti distrutti.

Una volta rimasti soli, Yoshimura invitò Akane ad avvicinarsi.

La ragazza non se lo fece ripetere. Si avvicinò alla finestra affiancando il suo nuovo capo e prese a guardare fuori.

"Cosa ne pensi delle persone, Akane?"

Quella domanda così improvvisa la fece trasalire. Guardò Yoshimura con la coda dell'occhio, volendosi accertare di non essersi immaginata la domanda.

"Ecco..."

Li trovo estremamente fastidiosi, incoerenti, stupidi, rozzi, noiosi, bugiardi, crudeli, con un'intelligenza ridotta, un grandissimo talento per l'auto distruzione, approfittatori e subdoli, soli, deprimenti, rumorosi, odiosi e ignoranti, sempre fissati con i soldi e il guadagno. Si credono al centro del mondo quando invece sono solo pedine destinate a morire. Si comportano come se fossero immortali, credendosi potenti quando non sono altro che una massa di imbranati senza cervello. Si danno tante arie fingendo di essere modesti per paura di essere giudicati per quello che sono veramente, e cioè dei poveri cretini.

Non poteva certo dar voce a tutti quei pensieri misantropi... ma non voleva nemmeno mentire dicendo "uh, li adoro!".

"E lei? Cosa ne pensa?" chiese invece rigirando la domanda.

Solo dopo averlo formulato si rese conto di ciò che aveva detto ma non se ne pentì. Dopotutto, fu proprio il signor Yoshimura a dirle che l'Anteiku nasceva per permettere ai ghoul di nutrirsi senza dover uccidere. E se c'erano ghoul che non volevano uccidere, doveva esserci anche un perché.

"A me piacciono gli umani" disse Yoshimura con un sorriso.

Akane lo guardò con gli occhi leggermente sgranati.

"Per vivere come loro, dobbiamo studiarli a fondo e a me non dispiace" continuò l'anziano capo.

La rossa rivolse nuovamente lo sguardo verso il parco sotto di loro.

"Ma al di là della "specie" e del cibo di cui si nutrono, cos' hanno di diverso gli umani dai ghoul? Entrambi provano emozioni, entrambi hanno un cervello razionale, si circondano di loro simili e addirittura alcune abitudini sono le stesse, per non parlare dell'aspetto fisico. Perché allora li ritenete così interessanti? Non sono poi così diversi..." rifletté ad alta voce la ragazza.

Yoshimura rimase sorpreso da quelle parole. Si voltò a guardare la rossa attentamente mentre lei continuava a fissare fuori la finestra.

"Lo sai? Hai ragione Akane. Dopotutto non siamo molto diversi. Tuttavia non tutti la pensano così" disse il capo avviandosi verso la porta.

Akane lo seguì senza porre altre domande. Quella conversazione era sempre più strana.

"Bene, da oggi fai ufficialmente parte dello staff dell'Anteiku. Hai mai lavorato in un bar prima d'ora?"

"No, è la prima volta"

"Allora ti lascio nelle mani di Kaneki e gli altri. Vedrai, non sarà difficile" sorrise rassicurante l'uomo.

La giovane annuì ricambiando il sorriso.

"Grazie ancora per avermi assunta" aggiunse poi facendo un piccolo inchino.

Yoshimura annuì mantenendo il sorriso.

"Ah, un' ultima cosa. Sai fare il caffè?"

* * *

Seduto sulla sedia girevole della sua scrivania, Juuzou guardava il soffitto girando a destra e sinistra con fare annoiato.

La riunione era durata poco ma non abbastanza da rientrare nelle ore lavorative e così, al povero albino toccava rimanere a lavoro per un altro po' di tempo.

"Hey signor Shinohara" chiamò Juuzou con fare lamentoso.

"Cosa c'è Juuzou?" rispose pazientemente il suo mentore senza alzare lo sguardo da alcuni documenti che stava analizzando.

"Mi annoiooooooo".

Shinohara sospirò con un piccolo sorriso voltandosi a guardare il giovane investigatore che stava girando e rigirando sulla sedia senza accenni di mal di testa.

L'uomo, poi, guardò l'orologio appeso al muro dell'ufficio.

"Manca davvero poco alla fine della giornata, abbi pazienza" disse poi tornando a guardare Juuzou.

"Ma io voglio andarmene adesso" protestò l'albino. Poi il suo viso sembrò illuminarsi.

"Akane preparerà il ramen!" esclamò fermando la sedia.

Il signor Shinohara sorrise nel vedere l'improvviso entusiasmo di Juuzou nel pronunciare il nome della sua amica.

"Ah davvero? Beh allora mangiane un po' anche per me" disse l'uomo ridacchiando.

Juuzou annuì energicamente saltando giù dalla sedia.

"E adesso dove vai?" chiese il signor Shinohara vedendo l'albino allontanarsi.

"Vado a casa, ovvio! Non ci vedo più dalla fame!" esclamò lui cominciando a canticchiare.

Shinohara sospirò pensando che era inutile fermarlo. Non avrebbe ascoltato e comunque mancavano cinque minuti alla fine della giornata.

Rimasto solo nell'ufficio, l'uomo si ritrovò a sorridere.

"Chissà se era proprio fame quella per cui voleva tornare a casa..." pensò ad alta voce.

* * *

"Scusi possiamo ordinare?"

"Certo! Arrivo subito!"

Akane si era trovata subito a suo agio in quel piccolo locale. La signorina Irimi e il signor Koma erano stati davvero gentili e le avevano mostrato come prendere le ordinazioni e usare la cassa.

Nishiki l'aveva aiutata quando un cliente aveva cercato di fare il furbo e farsi dare più resto di quanto non avesse dovuto ricevere e Touka... beh, lei continuava a guardarla in modo strano. Più volte Akane l'aveva sorpresa a fissare lei o il suo braccio con un'espressione pensosa. Avrebbe voluto avvicinarsi e magari parlarle, dopotutto avevano la stessa età e ad Akane era subito risultata una ragazza dal carattere forte ma gentile. Si rivolgeva sempre con un sorriso ai clienti. Chissà, magari avrebbero potuto stringere amicizia...

Quando si rese conto del pensiero che aveva appena formulato, la rossa scosse velocemente la testa. Amici? Ma che parola era "amici"? L'unico che poteva considerare amico era Juuzou e forse Kaneki, ma già era troppo per lei. Si sentiva sempre molto a disagio quando rifletteva su quella parola che lei stessa si era ripromessa di non pronunciare più a nessuno. Aveva riposto troppa fiducia nelle persone. Più volte quello sbaglio le si era ritorto contro e aveva scoperto, con grande amarezza, che le persone non erano come lei credeva. Così aveva finito per odiare tutti e col credere che in nessun essere umano vi fosse qualcosa di buono. Ma poi aveva incontrato Juuzou...

Quel ragazzo l'aveva salvata. Era strano, rumoroso, infantile, sadico e violento ma in qualche modo Akane riusciva a dimenticare il suo odio per le persone quando era con lui. Forse perché era troppo intenta a cercare di non impazzire insieme a lui o forse perché riusciva davvero a distrarla da tutto e da tutti. Si comportava come se non avesse mai sofferto, come se vedesse solo il lato divertente delle cose. Se non fosse stato quello che era, Akane avrebbe seriamente preso in considerazione l'idea che Juuzou si drogasse.

La rossa si ritrovò a ridacchiare da sola a quel pensiero.

"Hey Akane, tutto bene?"

La ragazza alzò lo sguardo su Kaneki che era intento a lavare alcuni bicchieri dietro al bancone.

"Sì, stavo solo pensando a una cosa" lo tranquillizzò lei restando sul vago, con ancora il sorriso sulle labbra.

"Il tuo turno è quasi finito" disse il moro guardando l'orologio appeso dietro di lui.

Proprio in quel momento, la campanella dell'Anteiku trillò annunciando l'arrivo di un nuovo cliente.

"Benvenu-"

Kaneki si bloccò quando vide di chi si trattava.

Akane si voltò curiosa trovandosi davanti l'amico di Kaneki, Hide.

"Yo, Kaneki!" salutò il biondo portandosi due dita alla fronte.

"H-Hide, ciao" salutò Kaneki tenendo lo sguardo basso.

"Hey Akane! E' da un po' che non ci si vede!"

"Ciao Hide" salutò la ragazza sorridendo.

"Non dirmi che anche tu hai cominciato a lavorare qui!" sgranò gli occhi il biondo avvicinandosi al bancone e sedendosi su una sedia.

"Eh già, avevo assolutamente bisogno di un lavoro" annuì la rossa guardando Kaneki con la coda dell'occhio. Era improvvisamente divenuto silenzioso.

"Ancora non capisco come faccia Kaneki ad accalappiare così tante ragazze..." disse Hide con finta invidia.

Kaneki alzò finalmente lo sguardo imbarazzato.

"Ma no, che dici Hide?"

"Ammettilo Aka-chan, sei venuta a lavorare qui solo perché sapevi che c'era anche Kaneki" ribatté Hide facendo l'occhiolino alla rossa, la quale, quella volta, non si lasciò accalappiare dall'imbarazzo.

"O forse perché Kaneki mi ha detto che vieni spesso qui" disse Akane ridacchiando all'espressione di Hide.

"Solo ora mi sto rendendo conto di essere terribilmente attratto dalle rosse" disse il biondo facendo scoppiare a ridere Akane e Kaneki.

"Il mio turno è finito" notò la ragazza guardando l'orologio del locale.

"Ci vediamo domani allora" disse Kaneki mentre serviva il caffè a Hide.

"Certo, a domani" salutò la rossa togliendosi il grembiule e prendendo le sue cose.

Uscita dal locale, Akane cominciò ad incamminarsi verso casa rimurginando su quello che avrebbe dovuto comprare sulla via del ritorno.

Proprio in quel momento i suoi occhi scorsero una massa di capelli albini dall'altro lato della strada. Pantofole rosse, vestiti stravaganti, gente che si girava a guardarlo...

"Juuzou!" lo chiamò Akane agitando una mano in aria per essere notata.

Sentendosi chiamare, Juuzou si voltò incuriosito. Non appena vide la rossa, sul suo viso si formò un sorriso.

"HEY AKA-CHAAAAN!" gridò di rimando l'albino. Senza nemmeno controllare se stessero passando delle macchine si buttò in mezzo alla strada raggiungendo la sua amica, la quale aveva un'espressione tra il preoccupato e l'esasperato.

"Stai più attento quando attraversi!" lo riprese infatti lei con uno sguardo di rimprovero.

"E perché dovrei?" chiese Juuzou inclinando il capo di lato.

Akane si schiaffò una mano in fronte,

"Vuoi per caso essere investito?!"

"Dai non farla tanto tragica!"

"Come sarebbe a dire 'non farla tanto tragica'??" ribatté la rossa incrociando le braccia.

"Forse a te non interessa niente della tua vita ma ci sono persone che soffrirebbero se ti succedesse qualcosa!" disse alzando la voce.

Juuzou a quel punto la guardò stranito.

"Persone che soffrirebbero? E chi se ne importa!" esclamò l'albino dando le spalle alla ragazza e iniziando a incamminarsi.

"Tu saresti felice se al signor Shinohara succedesse qualcosa?" chiese Akane abbassando la voce in quasi un sussurro.

"Mh?"

"Niente, lascia stare" sospirò lei affiancando Juuzou.

"Aka-chan oggi voglio il ramen!" esclamò l'albino mettendo le mani dietro la testa.

"Niente ramen oggi" disse Akane seria.

"Eeeeeeeeh??? Ma lo avevi promesso!!" protestò Juuzou fermandosi di botto.

"Primo, non l'ho mai promesso, sei stato tu a PRETENDERLO e secondo..." spiegò Akane tenendo il conto sulle dita per poi fermarsi e prendere un bel respiro.

"MI HAI MOLLATO SUL TETTO TUTTA LA SANTA NOTTE QUINDI ADESSO TI FREGHI!!" gridò indignata puntando un dito sul petto dell'albino il quale la guardava perplesso.

"Ma eri pesante" si giustificò lui con occhi da cucciolo.

Grosso errore.

"Io. Non. Sono. Pesante" ringhiò Akane lanciandogli un'occhiataccia.

"ANZI!" gridò poi, "Visto che dici che lo sono, non comprerò nemmeno più le caramelle! DA OGGI STAI A DIETA ANCHE TU! TIE'!"

"EEEEEEEEH?!?! NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO AKA-CHAN TI PREGO STAVO SCHERZANDO NON PUOI TOGLIERMI LE CARAMELLE DAAAAAAIIII!!"

"Ormai ho preso la mia decisione" disse la rossa incrociando le braccia e girando la testa dal lato opposto, segno che la discussione per lei era finita.

"Bene, dato che Aka-chan non vuole comprarmi più le caramelle..."

Akane si voltò improvvisamente curiosa e preoccupata allo stesso tempo. Sentì, in quel momento, una mano infilarsi nella tasca posteriore dei suoi jeans.

"C-che stai facendo??" balbettò più rossa dei suoi capelli.

Juuzou ghignò con una strana luce negli occhi. Akane stava per ribattere quando avvertì qualcosa mancarle.

Si tastò tutte le tasche ma il suo portafogli era sparito... di nuovo!

Si voltò rossa di rabbia cercando Juuzou con lo sguardo ma ormai il ragazzo stava correndo in direzione del supermercato con il suo portafogli stretto in mano.

"...ME LE COMPRERO' DA SOLO!"

"JUUZOU MALEDETTO ESSERE IO TI DECAPITO!! TORNA QUI!!"

* * *

Sulla via del ritorno, Juuzou si fermò spesso ad ammirare le varie vetrine della città, rimanendo a bocca aperta. Akane cercò di nasconderlo ma era impossibile non intenerirsi al comportamento infantile di Juuzou. Sembrava davvero un bambino che vedeva la bellezza del Natale per la prima volta.

"Guarda Aka-chan! Quel coltello da cucina non è bellissimo?"

"Ehm... s-sì, proprio bello..."

"E quel martello è enorme!"

"Juuzou..."

"E guarda quella sega da falegname!"

"..."

"Uh e lì c'è anche una motosega elettrica!"

Akane si allontanò dalla vetrina per leggere l'insegna di quel negozio che portava a caratteri cubitali la scritta "La casa della lama".

Ma guarda... ed io che pensavo si chiamasse 'La casa degli arnesi per commettere un omicidio'...

Improvvisamente Juuzou le prese la mano conducendola verso un altro negozio.

Ad Akane mancò un battito quando sentì la fredda mano di Juuzou prendere la sua.

Continuarono a girare per i negozi per il solo gusto di farlo, fermandosi davanti alle vetrine di negozi di dolci e qualche volta di giocattoli.

Fu una serata piacevole per entrambi. Ricordandosi poi della sera prima, ad Akane venne da ridere.

Questo sì che assomiglia ad un appuntamento...

Quando le persone per strada cominciarono a diminuire e i negozi a chiudere, Akane capì che era ora di tornare a casa. Juuzou continuava a tenerla per mano mentre canticchiava.

"Conosco una scorciatoia" disse dopo un po' Juuzou indicando un vicolo.

Akane sentì il proprio sangue gelarsi per un momento. Juuzou avvertì la mano della ragazza stringersi attorno alla sua e si voltò a guardarla perplesso.

"Aka-chan ha paura?"

Akane alzò lo sguardo puntandolo negli occhi cremisi dell'albino. Per la prima volta non trovava la forza di ribattere.

"Stai tranquilla, ti proteggo io!" esclamò allegramente il giovane investigatore.

La ragazza arrossì leggermente ma dovette ammettere di sentirsi più sicura se accanto a lei c'era Juuzou.

Guardò ancora una volta il vicolo e, preso un bel respiro, si incamminò tenendo ancora l'albino per mano.

"Juuzou"

"Sì?"

"Sei sicuro che questa sia una scorciatoia?"

Juuzou si guardò intorno per un attimo per poi spostare la sua attenzione su Akane, la quale aspettava una risposta con le sopracciglia inarcate.

"Ecco... forse mi sono sbagliato" ammetté Juuzou grattandosi la nuca.

Akane sospirò avendolo sospettato.

"Beh, quel che è fatto e fa-"

L'improvviso rumore dei cassonetti dell'immondizia che venivano rovesciati fece trasalire la rossa spingendola a stringersi automaticamente a Juuzou.

"C-cos'è stato?"

"Sembra che un cassonetto si sia rovesciato" disse Juuzou guadagnandosi un'occhiataccia da Akane.

"Wow, non lo avevo capito!" esclamò sarcastica.

Il rumore si ripeté sta volta seguito da alcuni gemiti di dolore chiaramente umani. O quasi.

"Forse dovremmo tornare indietro..." azzardò Akane ma ormai Juuzou si era sbottonato la camicia mostrando i coltellini.

Senza aggiungere niente, l'investigatore si avviò con passo felpato verso la fonte del rumore.

La ragazza lo seguì con il cuore in gola. Ogni passo che faceva, il suo cuore accelerava. Non aveva mai avuto così tanta paura ma allo stesso tempo, quando posava gli occhi su Juuzou, una specie di tranquillità la travolgeva.

Un altro gemito, sta volta più acuto, fece trasalire Akane ma sta volta entrambi sentirono chiaramente qualcuno parlare.

"Mi fate proprio ridere! Se pensate di potervi mettere contro di me vi state illudendo fin troppo!"

"Onii-chan sta attento!"

Sul viso di Juuzou si formò un sorriso tuttalpiù che rassicurante mentre la sua mano si stringeva attorno al manico di uno dei suoi coltellini fatti con acciaio quinque.

"Juuzou stai atten-"

Non riuscì a finire la frase che l'albino era già saltato fuori allo scoperto.

"Come immaginavo! Un ghoul!!" esclamò emozionato.

Il ghoul, un uomo magrolino con i capelli brizzolati, indietreggiò di qualche passo quando vide le piccole armi dell'investigatore.

"Maledizione... una colomba" ringhiò mostrando la kagune di tipo koukaku.

Juuzou sgranò gli occhi assumendo un'espressione di pura follia.

"E' un vero peccato che non abbia con me Juuzou's Jason ma non preoccuparti, non per questo ti farò soffrire di meno" ghignò prima di lanciarsi all'attacco.

Akane intanto era rimasta nascosta ma seguiva lo scontro senza staccare gli occhi nemmeno quando Juuzou lanciò un coltello nell'occhio nel ghoul facendolo gridare dal dolore.

Con la coda dell'occhio, però, percepì un lieve movimento alla sua destra. Si voltò distrattamente ma quando vide che a terra vi erano due bambini non perse minimamente tempo e si precipitò accanto a loro. Erano un bambino e una bambina, gemelli probabilmente. Avevano i capelli castani e grandi occhi di cui non riuscì a distinguere il colore dato che li avevano chiusi probabilmente dalla paura. Il bambino respirava affannosamente mentre la sorellina lo abbracciava spaventata. Probabilmente aveva cercato di combattere.

"State bene?" chiese piano Akane inginocchiandosi.

La bambina sollevò lo sguardo su di lei e solo allora Akane notò con grande sorpresa che l'occhio sinistro era in tutto e per tutto quello di un ghoul mentre l'altro era dello stesso colore dei capelli.

Anche il bambino alzò lo sguardo rivelando l'occhio destro con la sclera nera e l'iride rossa.

Dopo il momentaneo smarrimento, Akane si fece coraggio.

"Quel ghoul vi ha ferito?" chiese cercando di nascondere il tremore nella voce.

La bambina la squadrò per qualche secondo esitante per poi rispondere con un fil di voce "no".

La rossa sospirò piano senza accorgersi che il bambino non aveva smesso di fissarla.

Dietro di loro, Juuzou si stava divertendo a pugnalare a morte il ghoul che intanto gridava in agonia, senza riuscire a schivare gli attacchi del nemico.

"Coraggio! Coraggio!" gridava Juuzou fuori di sé.

Solo quando il ghoul cadde a terra ormai allo stremo delle forze, l'investigatore smise di colpirlo.

Lo puntellò con il piede per accertarsi della sua dipartita e, a malincuore, confermò i suoi dubbi.

"Che noia" sbuffò l'albino voltandosi verso Akane.

"Hey Aka-chaaaan io qui ho fini-" come vide i due bambini, o meglio, i loro occhi, Juuzou si bloccò.

"E questi? Interessante, non avevo mai visto due ghoul con un occhio solo!" esclamò arrivando alle spalle della rossa.

"J-Juuzou che vuoi..."

"Spostati Akane"

Akane sgranò gli occhi avendo capito le intenzioni dell'investigatore.

Con un gesto fulmineo si parò davanti ai bambini aprendo le braccia per fargli da scudo.

"No" disse.

"Eh?"

"Ho detto no. Non ti lascerò uccidere questi bambini" lo guardò dritto negli occhi, lo sguardo determinato.

"Ma sono due ghoul!" ribatté l'albino indicando i bambini con il coltello, non capendo il perché di quel comportamento tanto protettivo.

"E sono anche due bambini!"

Juuzou sbuffò e per la prima volta, parlò come un vero adulto.

"Akane, questi sono due ghoul ed io sono un investigatore. Sai cosa vuol dire, no?"

Akane rimase sorpresa ma non si diede per vinta.

"Puoi uccidere tutti i ghoul che vuoi ma non ti permetterò di uccidere due bambini, ghoul o no" disse.

"Anzi, sai che ti dico?" aggiunse senza abbassare gli occhi.

"Se vuoi uccidere loro, uccidi prima me"

Juuzou inarcò un sopracciglio perplesso.

"Te l'ho già detto che sei strana?"

"Tutti i giorni"

Juuzou spostò lo sguardo sui bambini. La piccola abbracciava il fratellino spaventata mentre lui fissava l'investigatore con uno sguardo freddo. Non riusciva proprio a capire per quale motivo Akane volesse proteggere due bambini che non conosceva. Per giunta erano dei ghoul! Non aveva paura che potessero attaccarla?

Il suo sguardo tornò su quello della rossa.

Gli occhi nocciola di Akane risplendevano di una luce strana, Juuzou non li aveva mai visti così. Senza rendersene conto si ritrovò addirittura a pensare che fossero belli.

"Aka-chan mi metterà in un saaacco di guai..." sospirò infine l'investigatore chiudendo gli occhi. Prima che potesse riaprirli, sentì un paio di braccia circondarlo. Akane gli era saltata al collo in preda alla contentezza.

"Grazie grazie grazie!" esclamò la rossa nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.

Juuzou sbatté le palpebre un paio di volte disorientato. Quando Akane si staccò avvertì una strana sensazione di vuoto.

"Come vi chiamate?" chiese Akane inginocchiandosi nuovamente davanti ai bambini.

La piccola la guardò intimorita ma rispose ugualmente.

"Mi chiamo Hikari... e lui è il mio onii-chan, Red".

Red, ormai raddrizzatosi, guardava diffidente i due giovani che aveva davanti.

"Bene Hikari e Red, dove sono i vostri genitori?" chiese Akane dolcemente.

Juuzou intanto era sempre più convinto che la sua amica fosse impazzita.

"Non ce li abbiamo" rispose freddo, quasi apatico, Red.

Akane sussultò, poi si voltò a guardare Juuzou.

"Che c'è?"

"Non possiamo lasciarli in mezzo alla strada..."

"Akane non penserai di..."

"Vi va di venire a stare da noi per un po'?"

"..."

Hikari e Red si guardarono per un po', dopodiché Hikari si voltò verso Akane.

"Quello lì è un investigatore?" chiese indicando Juuzou.

"Sì" disse Akane un po' incerta.

"Ci farà del male?" chiese Red assottigliando lo sguardo.

"No, non ve ne farà" rispose Akane lanciando un rapido sguardo a Juuzou, il quale alzò gli occhi al cielo.

"Però ha fatto fuori quello lì senza esitare. E rideva" continuò Red.

"Sì ma vi prometto che a voi due non farà assolutamente niente, giusto Juuzou?"

"Mhh..."

"Juuzou?" lo chiamò minacciosamente Akane.

"Gn gn...."

"Caramelle"

"Non vi farò assolutamente niente, promesso!" esclamò Juuzou non appena sentì la "parola magica".

La rossa si voltò verso i gemelli sorridendo.

"Visto? Può sembrare cattivo e fuori di testa ma è simpatico" aggiunse.

Hikari e Red si guardarono di nuovo.

"Va bene" disse infine Red prendendo la mano della sorellina. Akane sorrise intenerita. Doveva tenere molto a lei, ma come biasimarlo? La sua sorellina era l'unica cosa che gli era rimasta. Quel pensiero le portò un po' di malinconia; a lei non era rimasto nessuno della sua famiglia.

Scacciò immediatamente quel pensiero e, alzatasi in piedi, porse la mano ai bambini.

"Io sono Akane e lui e Juuzou" disse presentandosi.

Hikari finalmente sorrise prendendole la mano.

Akane si illuminò quando vide la piccola sorridere. Il fratellino continuava a tenere lo sguardo basso evitando il contatto visivo.

"Red è un po' musone ma anche lui sa essere simpatico" disse Hikari aggrappandosi al braccio del fratello.

La ragazza ridacchiò intenerita continuando a tenere Hikari per mano, ignara del fatto che qualcuno li stesse spiando.

"Vedrete, la casa di Juuzou è davvero grande, vi piacerà!"

Angolo autrice:

No ma io mi ammazzo... non pubblico da trooooooppo tempo...

Perdonatemi! *si genuflette*

Ad occhio e croce mancano pochi capitoli alla fine ma dato che la mia mente è imprevedibile, potreste trovarvi con ancora venti capitoli prima del gran finale.

Che ne pensate di Hikari e Red? :3 

Grazie per la pazienza, spero che continuerete a seguire questa storia che si sano ha ben poco ._.

Sayonara!

Cherry

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Capitolo 11
*** Cap. 10 ***


Dopo aver aperto la porta dell'appartamento, Juuzou si scostò di lato per far passare Akane e i bambini. La rossa nascose un sorriso sorpreso e guardò i piccoli ospiti, i quali occhi erano tornati normali. Hikari sbirciò all'interno con sorpresa e curiosità mentre Red era chiaramente diffidente. Restare sul pianerottolo esposti al freddo di  Dicembre non era esattamente in cima alla lista di cose da fare di Akane e il fatto che fosse raffreddata non migliorava la sua situazione, tuttavia non voleva mettere fretta ai bambini. Capiva perfettamente il loro smarrimento, avevano bisogno di ambientarsi per non parlare del fatto che erano due ghoul e che stavano per entrare nell'appartamento di una colomba...! Insomma, ci voleva delicatezza.

"Vi volete dare una mossa? Di questo passo diventerò vecchio!" sbottò improvvisamente Juuzou facendo trasalire tutti e tre.

Akane gli lanciò uno sguardo carico di "facciamo i conti dopo" ma grazie a lui Hikari e Red si decisero ad entrare senza però abbassare la guardia. Una volta dentro Akane propose loro di fare un piccolo tour per l'appartamento mentre Juuzou provvedeva a mettere dell'acqua sul fuoco per la cena.

"...E per finire qui c' è la camera da letto di Juuzou" disse la rossa aprendo la porta della stanza e rivelando così il disordine più totale: il letto era disfatto, a terra vi erano numerose cartacce di caramelle e briciole di biscotti, fogli di album da disegno con illusrazioni di giraffe arcobaleniche dal dubbio aspetto, calzini, bretelle, matite colorate...
"Non avevamo dubbi" disse atono Red mentre Hikari si fiondava all'interno della stanza per poi cominciare a saltare sul letto.
"Wiiiii! E' morbidissimo!!" gridò la bambina tra le risate.
"Noi dove dormiremo?" chiese il bambino igonorando gli inviti della sorellina a raggiungerla.
"Beh, dal momento in cui non ci sono altri letti ho paura che dovrete dormire sul divano..." rispose la rossa con il capo rivolto verso Red ma lo sguardo puntato su Hikari,  pronta ad inervenire nel caso fosse atterrata dal lato sbagliato del pavimento. Conosceva quella bambina da nemmeno un' ora eppure già provava un forte istinto di protezione nei suoi confronti. Ma ciò era normale, dopotutto era una bambina... no?
"Certo che il tuo fidanzato fa paura... a me non sembra tanto simpatico come dici" Hikari smise di saltare sul letto e si mise a sedere sul bordo guardando la giovane inclinando la testa di lato.
"Dovete solo imparare a cono- aspetta! LUI NON E' IL MIO FIDANZATO!!" sbottò Akane rendendosi finalmente conto di quello che aveva detto la piccola.
"Ceeeerto! Ed io sono la regina dell'Alaska! Red inchinati ai miei piedi!"
"L'Alaska non è un continente monarchico Hikari"
"Ti ho detto che non stiamo insieme!"
"Tu dove dormi?"
"..."
"Qui..."
"Qui con lui?
"Ecco..."
"AH!"
"MA SOLO PERCHE' NON CI SONO ALTRI LETTI!!"
"Non potevi dormire sul divano?"
"Io..."
"Che bugiarda che sei"
"NON STO MENTENDO!!"
"Red inchinati"
"AAAARGH!"
"Sentite anche voi odore di bruciato?" disse poi Hikari correndo fuori dalla stanza con il naso all'insù dimenticando per un momento le prese in giro.
"Sarà la puzza delle bugie di Akane" rispose Red sarcastico ma senza perdere la sua espressione apatica.
"Senti tu...!"
"AKA-CHAAAAAAAAAAAN!!!!"
Juuzou, che si era tolto la camicia (probabilmente andata a fuoco), salì le scale di corsa rivelando il viso e le punte dei capelli bruciacchiati.
"Non dirlo... ti prego non dirlo...!" mugugnò Akane coprendosi il viso con le mani in un gesto esasperato.
"Ti giuro che sta volta non ho toccato nulla!"
"TI AVEVO SOLO CHIESTO DI METTERE DELL'ACQUA SUL FUOCO JUUZOU!! NON VENIRMI A DIRE CHE L'ACQUA SI E' BRUCIATA!"
"Aka-chan è buffa con quella voce nasale!" scoppiò a ridere l'albino sotto lo sguardo furente dell'amica.
"Non cambiare argomento!"
" 'non gambiare aggomendo' AHAHAHAHA! Come sei buffa!"
"LURIDO TROGLODITA DI BELZEBU' IO TI METTO A DIETA DI DOLCI PER L'ETERNITA'!!"
"FALLO PURE TANTO HO IO IL TUO PORTAFOGLI!"

Detto ciò, l'albino corse di sotto non senza aver fatto la linguaccia come un bambino dispettoso.
Nè Hikari nè Red a quel punto furono capaci di dire se l'odore di bruciato provenisse dalla cucina o dal viso di Akane che sembrava stesse letteralmente per andare a fuoco.
Senza pensarci due volte la ragazza raccolse la prima cosa che le capitò sotto mano, ovvero una forcina per capelli, e la impugnò a mò di coltello benchè la maggior parte del piccolo oggetto sparisse all'interno del suo pugno.
"Sei seria? Vuoi davvero ucciderlo con quella?" chiese Red inarcando un sopracciglio.
Akane si voltò verso di lui con occhi che avrebbe fatto ricredere molte persone sull'inquietudine che emanava lo sguardo di Juuzou e sussurrò "tu non mi conosci" prima di fiondarsi giù per le scale con l'intento di infilare quella forcina su per il naso dell'albino.
Rimasti soli, Hikari scoppiò a ridere tenendosi la pancia mentre Red scuoteva la testa incredulo.
"Davvero doremo vivere qui con questi due malati?"
"Secondo me non sarà poi così male! A me Aka-chan sta simpatica" esclamò Hikari aggrappandosi al braccio del gemello.
"E poi..." disse piano staccandosi leggermente.
"Sempre meglio che tornare da lui".

Seguì un lungo silenzio carico di parole mute e pensieri assordanti. L'unico sottofondo erano le urla selvaggie di Akane e quelle terrorizzate di Juuzuou, interrotte di tanto in tanto da qualche minaccia di morte da parte della rossa e risate del ragazzo.
"L'abbiamo trovata, sorellina. Sai cosa vuol dire. Vedi di non affezionartici troppo. Anzi, vedi di non farlo per niente" disse freddo Red senza guardare Hikari.
La bambina abbassò la testa con sguardo malinconico.

"Sì fratellino..."

Sentendo il tono della gemellina Red sospirò affranto facendo per un attimo calare la sua corazza apatica. Odiava più di qualunque altra cosa vedere sua sorella triste.
"Mi dispiace Hikari. Vorrei poterti dire qualcosa per giustificare tutto ciò ma non posso proprio"
Hikari si voltò a guardarlo intenerita e gli sfiorò la mano con delicata dolcezza.
"Non è colpa tua onii-chan. E' successo a noi come poteva succedere a chiunque. Lo stesso deve valere per Akane" disse la piccola.
"Già" si limitò il bambino rialzando il velo apatico che lo caratterizzava.
"Ora dobbiamo solo trovare il modo di avvertire il dottor Kano"
Hikari annuì seria, ma quell'espressione durò poco sostituita dal suo solito sorriso pestifero.

"Andiamo a vedere come se le danno di santa ragione!" esclamò prendendo il fratello per il braccio e trascinandolo giù per le scale.
"Okay" rispose Red.
"Scommetto che vince Akane!"
"Sì, anche io. Secondo te ce li hanno i budini al cioccolato?"
"A quanto pare a Juuzou piacciono i dolci quindi credo di sì!"
"Bene"


Angolo autrice:
"Cosa?? Kano?? Budini al cioccolato?? Juuzou a dieta?? Acqua che brucia???"
Presto, tutto vi sarà più chiaro... mehehehe...!
Come avrete notato, il capitolo è più breve del solito, questo perché ho deciso di scrivere capitoli più corti nella speranza di riuscire ad aggiornare più spesso. Ma non vi prometto nulla ^^ (tanto lo so che mi amate u.u)
Che ne pensate di Hikari e Red? :3
Ci becchiamo nel prossimo capitolo ;p

Sayonaraaaa!

Cherry

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Capitolo 12
*** Cap. 11 ***


Human cap.11 Quella notte piovve. Le nuvole avevano deciso di dare il loro benvenuto all'inverno riversando tutta l'acqua che avevano accumulato nelle ultime giornate di Novembre ma che avevano deciso di conservare. Il brutto tempo, però, non aveva fermato Juuzou che aveva deciso di uscire a caccia di ghoul con la sua amata Juuzou's Jason. Akane non lo aveva fermato augurandogli, anzi, buon divertimento. Chissà, magari sperava che si beccasse un raffreddore anche lui. Dopo l'episodio del tetto e la scoperta che il divano in soggiorno era un divano letto, la rossa non poteva essere più infuriata con lui. Per non parlare del fatto che aveva fatto bruciare una delle pentole nuove che aveva comprato pochi giorno addietro.
Stesa nel grande letto matrimoniale, troppo grande per una persona sola, fissava il soffitto concentrandosi sul ticchettio della pioggia contro la finestra. Riusciva sempre a dormire quando pioveva, il suono delle goccioline che si schiantavano al suolo la cullava come una ninna nanna, ma quella notte aveva troppe cose a cui pensare. Due bambini mezzi ghoul stavano beatamente dormendo sul divano letto al piano di sotto, Juuzou era fuori a divertirsi a modo suo sotto la pioggia, tra qualche settimana sarebbe stato Natale e lei non aveva pensato a cosa regalare al suo coinquilino e adesso avrebbe dovuto occuparsi anche di due bambini.
Non si era ancora pentita di aver ospitato i due gemelli in casa di Juuzou ma doveva ammettre che non era stata la mossa più intelligente del secolo. Tuttavia era curiosa di saperne di più sui ghoul mezzo sangue. Anche Kaneki lo era ma aveva già notato alcune bizzarre differenze tra i piccoli e il suo amico corvino...

Flashback
"Akane, abbiamo fame"
Ecco. Quelle erano le parole che aveva temuto di dover sentire e che aveva appena udito.
'Abbiamo fame'.
Cosa avrebbe dovuto dar da mangiare a due ghoul? Guardò Juuzou con la coda dell'occhio intento a guardare un cartone animato in tv.
No, non era il caso...
"Ci sono budini al cioccolato?" chiese Red risvegliando Akane dalle sue fantasie.
"C-come? Budini?"
"Sì. Budini. Ce li avete o no?" insistette Red con la solita espressione muta.
"A Red piacciono tanto i budini al cioccolato" intervenne Hikari, le mani dietro la schiena, il sorriso di una bambina innocente.
"Non lo so... se Juuzou non li ha mangiati dovrebbero essercene un paio..." rispose la giovane grattandosi la testa confusa.
'Da quando i ghoul si nutrono di budini al cioccolato?'
"Bene" disse il bambino avviandosi in cucina.
Akane lo seguì con lo sguardo senza sapere che dire. Notando la sua confusione Hikari si apprestò a spiegare.
"Vedi Aka-chan, noi siamo ghoul particolari. Possiamo mangiare il cibo di voi umani senza problemi ma dobbiamo comunque nutrirci di carne. Questo potrebbe essere un problema ma sta tranquilla! Siamo bravi a trattenerci. Anche se dobbiamo ancora lavorarci su" ridacchiò la piccola grattandosi la nuca imbarazzata.
Akane la guardò sorpresa per poi inginocchiarsi davanti a lei per guardarla meglio in viso.
"Quanti anni avete?" chiese dolcemente.
"Nove!"
"Nove anni? Come avete fatto a sopravvivere fin ora?" 
"Diiiiciamo che ci hanno dato una mano... però è stato più che altro merito di Red. E' sempre lui a procurarci da mangiare anche a costo di rimanere ferito. Non sembra ma è molto forte"
"Anche tu lo sei Hikari" intervenne il gemello facendo capolino dalla cucina con in una mano un cucchiaino e nell'altra un budino al cioccolato, probabilmente l'ultimo rimasto.
"Sì ma quando ti arrabbi tu..."
"QUELLO E' IL MIO BUDINO!!!"
Tutti e tre si voltarono verso Juuzou, il quale era saltato in piedi avendo visto il suo prezioso budino al cioccolato in mano a Red.
"Vuoi dire... questo?" rispose il bambino senza scomporsi. Con un gesto secco rimosse il coperchio di plastica e affondò il cucchiaino nel dolce molliccio per poi ficcarselo in bocca tenendo gli occhi fissi in quelli di Juuzou a mò di sfida. La scena aveva un non so che di comico dal momento in cui lo sguardo di Red era tutto tranne che competitivo.
Akane era sicura di star sentendo la terra tremare. Tappò le orecchie alla piccola Hikari giusto in tempo per non farle sentire l'urlo animalesco che emise Juuzou.
"KYAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!"
Fine flashback

-Domani andrò all'Anteiku e porterò i gemelli con me- concluse la rossa girandosi dal lato di Juuzou avvolgendosi ancora di più nel piumone.
Chiuse gli occhi per qualche secondo cercando invano le tracce di un sonno che tardava come sempre ad arrivare.
In quel momento, però, sentì dei rumori di passi farsi sempre più vicini. Forse uno dei gemelli non riusciva a dormire?
Si mise a sedere cercando sotto al letto la mazza da baseball che si era procurata qualche giorno prima e si tenne pronta ad usarla in caso di pericolo.
Ma quando dallo stipite della porta fece capolino la testa albina e fradicia di Juuzou, Akane tirò un sospiro di sollievo rimettendo la mazza al suo posto.
-Aka-chan, sei ancora sveglia?-
L'investigatore era zuppo di pioggia ma ciò non era bastata a lavare via il sangue dai vestiti e dall'enorme quinque a forma di falce.
-Già, non riuscivo a dormire. Com'è andata la caccia?- chiese la rossa tirandosi su il piumone dopo che un brivido le aveva attraversato la schiena.
-Non male anche se non sono ancora soddisfatto... perché muoiono tutti troppo in fretta?- mise il broncio l'albino richiudendo la falce nell'apposita valigetta.
-Forse perché ci metti troppo... entusiasmo...? Insomma, prova ad accanirti di meno, magari dureranno un po' di più- azzardò Akane.
"Non posso crederci" pensò, "stiamo davvero discutendo su metodi d'uccisione di ghoul quando al piano di sotto ce ne sono due che stanno dormendo?"
-Mh... forse hai ragone...- riflettè Juuzou avvicinandosi al letto.
-Hey hey hey fermo lì! Cosa pensi di fare?- lo fermò Akane prima che l'amico potesse salire sul letto.
Juuzou la guardò inclinando la testa di lato con fare smarrito
-Mettermi a letto- disse semplicemente facendo un altro passo in avanti.
-Ma non pensarci nemmeno! Prima ti vai a fare una doccia se no col cavolo che ti faccio stendere qui- disse severamente la rossa incrociando le braccia al petto.
-Uhh ma io ho soooonno!-
-Questa sì che è una novità...!- esclamò Akane ridacchiando.
-Quindi posso stendermi?-
-No. Vai a farti la doccia-
-Ma è tardi!-
-Puoi andare ad ammazzare ghoul alle undici di sera sotto la pioggia e non puoi farti una doccia?-
-...ma ho sonno...-
Senza aggiungere altro Akane indicò la porta del bagno con un gesto della mano non dando il tempo all'albino di rispondere.
-Va bene va bene... antipatica- borbottò il ragazzo dirigendosi verso il bagno.
-Guarda che ti sento-
-Meglio, così saprai di essere antipatica!-
-Gne gne gne!-
Juuozu si chiuse in bagno e presto Akane potè udire lo scoscio dell'acqua della doccia unirsi a quello della pioggia.

Dopo essersi fatto la doccia ed essersi asciugato i capelli, Juuzou si infilò una cannottiera nera e un paio di pantaloni di una tuta tre volte più grandi di lui e, con gli occhi pesanti, si apprestò ad infilarsi sotto le coperte accanto ad Akane. Era da tanto tempo che non sentiva le gambe così pesanti, come se qualcuno gli avesse legato dei macigni alle caviglie. Non appena la sua testa incontrò il soffice cuscino, un sospiro beato gli scappò dalle labbra. Un brivido lo fece raggomitolare nelle coperte e, godendosi quel bel calduccio e il suono della pioggia, chiuse gli occhi pronto ad entrare nel mondo dei sogni.
-Juuzou...-
Akane lo chiamò piano toccandogli delicatamente con il piede la gamba coperta dalla stoffa gialla del pantalone.
-Mh...- mugugnò Juuzou dandole un calcio.
-Ahi!-
-Aka-chan fammi domire!-
-Cos... CHI SEI TU?? CHE NE HAI FATTO DEL VERO JUUZOU?!-
-Non urlare-
-...-
-Hai la febbre?- chiese mettendosi a sedere e posadogli una mano sulla fronte per testarne il calore. No, non era caldo, anzi, la rossa si sorprese a sentire quanto fredda fosse la sua pelle. Senza rendersene nemmeno conto fece scivolare la mano sulla sua guancia in una breve carezza. L'albino aprì gli occhi avendo avvertito quello strano contatto e guardò Akane con sguardo tra il perplesso e il curioso. I loro occhi si incrociarono per una frazione di secondo. La giovane ritrasse subito la mano, come se la pelle del ragazzo fosse improvvisamente divenuta bollente e distolse lo sguardo.
-Scusa se ho insistito nel far venire a stare due ghoul nel tuo appartamento- disse poi in un sussurro.
Juuzou si alzò a sua volta stropicciandosi un occhio.
-Già, Aka-chan ha fatto una cosa stupida-
Akane sospirò sentendosi ancora più in colpa di prima.
-Però... è bello quello che hai fatto. O almeno credo. Il signor Shinohara... lui direbbe così, no?- riflettè Juuzou piegando la testa di lato grattandosi una tempia. Akane non sapeva se prenderlo come un tentativo di gentilezza o di imitare il suo mentore ma quelle parole la fecero sorridere.
-Grazie Juuzou- sorrise lei calorosamente.
Vedendo gli occhi della giovane illuminarsi in quel modo mentre gli angoli delle sue labbra si piegavano all'insù, l'albino avvertì una strana sensazione nel petto come se il suo cuore avesse fatto un salto. Poche volte gli era capitato di sentirsi così strano, lo stomaco attorcigliato su sè stesso, le guance improvvisamente bollenti, il battito cardiaco accelerato... forse stava per morire? Era affetto da una qualche grave malattia? Non che gli importasse di morire ma avrebbe almeno voluto svaligiare un'ultima volta il negozio di dolci all'angolo della strada. Magari il giorno dopo avrebbe chiesto al signor Shinohara...
-Comunque pensavo di portare i bambini all'Anteiku domani- disse la giovane riportando Juuzou con i piedi per terra.
-Uh? Ah, sì, come vuoi, basta che ora mi fai dormire!- esclamò l'albino rintanandosi nuovamente sotto le coperte come un cucciolo in cerca di calore.
Akane roteò gli occhi e scosse la testa.
-Certo che sta sera sei strano- commentò prima di chiudere la luce e infilarsi a sua volta sotto al piumone.
Si girò sul fianco dando le spalle all'albrino e chiuse gli occhi ma li riaprì all'improvviso quando sentì un paio di braccia avvolgersi attorno alla sua vita.
-J-Juuzou che...?-
-Ho freddo- mugugnò il ragazzo nascondendo il viso tra i capelli color rame della giovane la quale rimase congelata sul posto.
Non osò muovere nemmeno un muscolo tanto era l'imbarazzo. Certo, a Juuzou interessava solo starsene al calduccio ma quel gesto fece avvampare Akane come se si fosse trovata in una fornace.
Infine, però, il sonno ebbe la meglio su di lei permettendole finalmente di chiudere gli occhi e riposare, cullata dalla pioggia che cadeva incessante e dal leggero respiro di Juuzou contro i suoi capelli.

***

L'umidità galleggiava nell'aria come promemoria della forte pioggia del giorno prima, le pozzanghere riflettevano il cielo ancora nuvoloso e il freddo vento invernale soffiava tra i rami spogli degli alberi.
In una giornata come quella Akane non avrebbe perso l'occasione di camminare a testa alta per ammirare il paesaggio privo dei colori ma in quel momento non ne aveva la possibiltà. Il motivo?
Un uragano chiamato...
-HIKARI TORNA QUI!!-
-TANTO NON MI PRENDI VECCHIACCIA!!-
-VECCHIACCIA A CHI?!?-
-A te-
-Non mettertici anche tu Red!! Ho solo diciassette anni!-
-Per noi sei vecchia-
-Ma vaffan...-
-AKANE GUARDA!! NON ASSOMIGLIA AD UN BARBONCINO?-
-HIKARI NON...! Sono desolata signore...! HIKARI PORCO SCHIFO TORNA QUI O TI...!-
-Pronto, telefono azzurro? Mi chiamo Red e vorrei denunciare una vecchia che...-
-DOVE HAI PRESO QUEL CELLULARE TU!?-
-Hey signore, lo sai che assomigli al sedere di un ippopotamo?-
-Buon Dio aiutami tu...!-
Dopo innumerevoli corse per riacchiappare quella peste di Hikari e imprecazioni poco colorite come risposta ai commenti di Red, finalmente i nostri eroi giunsero all'Anteiku.
-Ciao Akane!-
La campanella del locale trillò allegramente quando la giovane aprì la porta. Kaneki, il quale si trovava dietro al bancone intento ad accendere la cassa, la salutò con un cenno della mano seguito a ruota dal signor Koma e Touka.
-Buon giorno a tutti- salutò Akane di rimando con un tono strascicato. Il tragitto casa-Anteiku non era mai stato così lungo...
-Loro chi sono?- chiese Touka adocchiando i bambini che avevano cominciato a guardarsi intorno ed esplorare il locale incuriositi.
Akane andò a sedersi con un sospiro sentendosi improvvisamente esausta.
-Loro sono Hikari e Red- disse brevemente la ragazza sorreggendosi la testa con una mano.
Non udendo alcuna risposta, la giovane aprì gli occhi che aveva temporaneamente chiuso per guardare i suoi colleghi, i quali la stavano scrutando con cipiglio perplesso e... sospettoso.
-Cosa c'è?-
-Loro... ecco... come dire...-
-Sì, insomma... quei bambini...-
-Sono tuoi figli?-
Silenzio.
Nessuno si mosse.
I rumori di sedie spostate e un vaso rotto fungevano da sfondo.
-Io non ho rotto nulla!- gridò Hikari nascondendo un pezzo di terracotta dietro al piedino.
Ma Akane era troppo sconvolta per dire qualcosa.
-Ehm... Akane?-
-Voi... Io... OVVIO CHE NON SONO MIEI FIGLI!!!- sbottò infine alzandosi di scatto dalla sedia, i pugni chiusi lungo i fianchi. Quel gesto le causò un giramento di testa ma non ci fece troppo caso in quel momento.
-Beh, sappiamo che vivi con un ragazzo...-
-E QUESTO COSA C'ENTRA?? NON E' NEMMENO IL MIO FIDANZATO!!-
-Ma sta mattina stavate dormendo abbracciati!- intervenne Hikari spuntando davanti alla giovane.
Di nuovo gli occhi dei presenti furono addosso alla rossa il cui viso aveva assunto un colorito carminio.
-I-io... ecco n-n-non... n-non è c-come pensate... GIURO CHE NON...!-
-Akane il tuo naso si sta allungando- disse Red con la sua solita espressione apatica.
-Certo che quel bambino è inquietante...- commentò il signor Koma guardando Red. Il bambino a quel punto girò il capo lentamente verso il proprietario della voce e prese a fissarlo con occhi vuoti.
-Ti ringrazio- disse poi facendo rabbrividire il povero Koma.
-Ad ogni modo- intervenne Touka mettendo una mano sul fianco.
-Come mai li hai portati qui all'Anteiku?-
Akane si guardò attorno per essere sicura che non ci fosse nessun'altro oltre a loro sei nel locale. Una volta accertatasi di ciò, raccontò ai suoi colleghi degli avvenimenti della sera prima. Alla fine del piccolo racconto, tutti e tre avevano espressioni sorprese e in qualche modo commosse.
-Hai fatto una cosa davvero nobile- commentò Kaneki mettendole davanti una tazzina di caffè. Akane ringraziò con un cenno del capo tirando poi fuori dalla tasca della giacca il suo fedele contenitore di pillole. Mentre se ne metteva una in bocca, Hikari studiò attentamente il barattolino. C'era qualcosa in quel contenitore che le era familiare e, purtroppo, non in modo positivo.
In quel momento la campanella dell'Anteiku trillò rivelando la presenza del signor Yomo.
-Oh, signor Yomo, buongiorno!- salutò allegramente Kaneki.
-Buongiorno- ricambiò l'uomo accorgendosi poi dei bambini.
Come Hikari lo vide spalancò gli occhioni e gli corse incontro con un espressione sorpresa.
-COME SEI GRANDE!!- esclamò alzando le braccia al cielo.
Yomo la fissò atono, poi si voltò a guardare i presenti in attesa di spiegazioni.
-Akane ha raccolto questi due orfanelli dalla strada- spiegò Koma con le braccia incrociate al petto.
-Sono due ghoul... da un occhio solo- aggiunse poi Touka.
Yomo non sembrò sorpreso come lo furono gli altri e si limitò a studiare i bambini senza accorgersi che Hikari aveva preso ad arrampicarsi sulla sua gamba.
-Hikari scendi!- la sgridò Akane ma la piccola fece orecchie di campana.
-E' come arrampicarsi su una quercia!-
Solo allora gli occhi di Yomo guizzarono dalla sorpresa.
-Come l'hai chiamata?- chiese con voce incrinata.
-Chi? Hikari?- disse Akane perplessa da quella domanda.
-Hikari...- ripetè Yomo come se stesse memorizzando quel nome, come se gli stesse riportando alla mente vecchi ricordi.
Kaneki, Akane, Hikari, Red e Koma non capirono il motivo di quella reazione ma Touka sì.
-Comunque il signor Yoshimura è di sopra- disse la ragazza spezzando il silenzio.
-Se vuoi parlare con lui ti conviene sbrigarti, il tuo turno comincia tra poco- aggiunse rivolta alla rossa che annuì e, messasi sulle spalle Hikari e preso per mano Red, si avviò verso il retro del locale.
Yomo li seguì con sguardo finchè la figura bassina ma slanciata di Akane e quella quasi minuscola dei bambini sparì dietro la porta con su scritto "riservato al personale".

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Capitolo 13
*** Cap. 12 ***


Human cap 12

I colori della stanza parevano amalgamarsi alla vista di Juuzou quando questi, con una poderosa spinta dei piedi, faceva girare su sè stessa la sedia d'ufficio su cui era seduto da quasi quattro ore. Beh, non erano esattamente quattro ore dal momento in cui l'albino non faceva che alzarsi e girovagare per la stanza annoiato. Di tanto in tanto guardava fuori dalla finestra sbuffando. Il cielo aperto sembrava invitarlo ad uscire ma lui era bloccato in quella noiosissima stanza per completare il rapporto sull'uccisione dei ghoul della sera precedente.
Il signor Shinohara qualche volta alzava lo sguardo dal laptop per dare uno sguardo al giovane collega. Una volta lo aveva sorpreso a tenere in equilibrio una matita sul naso. O almeno ci stava provando. In quelle occasioni sorrideva divertito e, scuotendo il capo, tornava a lavorare non senza aver prima richiamato Juuzou al suo dovere.
Come in quel momento ad esempio.
-Juuzou se continui a girare in quel modo ti verrà la nausea- esordì per l'ennesima volta nella giornata l'uomo senza alzare lo sguardo dal suo lavoro.
Juuzou emise un lamento annoiato puntando i piedi a terra per frenare la pseudo giostra.
-Signor Shinohara mi annoio!- esclamò l'albino come se non l'avesse ancora detto quel giorno.
-Perché non ti sbrighi a finire il rapporto? Prima finisci prima potrai andartene- disse l'uomo voltandosi a guardarlo con il tipico sguardo di un padre che si rivolge al figlio iperattivo, ma a cui cederebbe l'anima.
Nei suoi occhi era sempre presente quella scintilla d'affetto quando guardava Juuzou.
Juuzou non rispose. Gurdava il soffitto con sguardo perso girando leggermente la sedia a destra e sinistra.
-Signor Shinohara credo di essere malato- disse infine.
Il cuore di Shinohara perse un battito ma il suo viso non lo diede a vedere. Mantenne la sua compostezza ma si voltò completamente verso l'albino, segno che ormai egli aveva tutta la sua attenzione.
-Che vuoi dire?-
Juuzou non gli rivolse lo sguardo continuando a scrutare in alto.
-Ho spesso una strana sensazione nello stomaco, come se le mie budella si stessero aggrovigliando e poi mi sento scottare la faccia e se mi guardo allo specchio mi accorgo di essere tutto rosso. Il cuore poi mi batte fortissimo, così forte che potrebbe esplodermi da un momento all'altro!- esclamò spalancando le braccia mimando un'esplosione.
Il suo mentore lo ascoltò attentamente per poi tirare mentalmente un sospiro di sollievo.
-Sta tranquillo Juuzou, non sei malato- sorrise l'uomo con un pizzico di emozione nella voce. Non pensava che l'albino avesse mai potuto provare un simile sentimento...!
-Ah no?- chiese lui raddrizzandosi sulla sedia.
-No, ma stai avendo un'altra cosa-
-E cosa?-
-Una cotta-
-Ah. Si mangia?-
-No Juuzou, non si tratta di cibo. La cotta è quando ti piace qualcuno in un forte modo affettivo. Potremmo dire che è la prima fase dell'innamoramento-

Juuzou restò in silenzio a scrutare il viso dell'uomo. Non era sicuro di aver capito. Lui innamorato? Che sciocchezza! E di chi poi? Non conosceva molte ragazze. Anzi, a dire il vero conosceva solo l'investigatrice Akira e...

In quel momento il suo cellulare (regalatogli dal signor Shinohara) squillò riportandolo con i piedi per terra. Lo prese e, dopo aver letto il nome di Akane sullo schermo, rispose con un tono ancora più squillante della stessa suoneria.

-Poooooooonto?-

-JUUZOU!!!-urlò la ragazza dall'altro capo del telefono costringendo l'albino ad allontanare il cellulare dal'orecchio.

-No, mi spiace, ha sbagliato numero arrivederciii!-

-Non azzardarti a riattaccare! Hai di nuovo rubato il mio portafogli!?-

Juuzou si tastò la tasca del pantalone trovandovi effettivamente l'oggetto reclamato dalla ragazza.

-No, non ce l'ho io- disse tranquillamente l'albino.

Il signor Shinohara smise di lavorare incuriosito dalla discussione dei due giovani. Guardò con sguardo di rimprovero Juuzou, il quale sorrideva sornione mentre fingeva di non avere la più pallida idea di dove fosse il portafogli dell'amica.


-Ma se non ce l'hai tu... dove posso averlo lasciato?- abbassò finalmente la voce Akane mentre con una mano manteneva il cellulare premuto contro l'orecchio e con l'altra tratteneva Hikari dal fiondarsi contro un piccolo gruppetto di piccioni mentre Red analizzava un insetto morto.

-Non ne ho idea, ora se vuoi scusarmi devo tornare a lavoro, sai, sono un uomo molto impegnato io!- esclamò Juuzou prima di riattaccare letteralmente in faccia ad Akane il telefono.

-Perché hai il portafogli di Akane?- chiese infine Shinohara.

Juuzou si voltò verso di lui con un sorriso entusiasta.

-Perché oggi è il suo compleanno ed io voglio farle un regalo! E' quello che mi ha detto lei signor Shinohara, no? “Ai compleanni le persone sono solite fare regali”- disse alzando un dito in aria, il petto gonfio e gli occhi chiusi, quasi si stesse immedesimando nel suo mentore.

Shinohara sorrise intenerito.

-E' davvero un bel gesto Juuzou, ma dovresti comprarle un regalo con i tuoi soldi altrimenti non è più un regalo- spiegò l'uomo sorridendo.

Juuzou aprì gli occhi di scatto.

-E perché? Non basta che le dia qualcosa comprato da me?-

-Sì ma deve essere comprato con i tuoi soldi- ripeté l'uomo con pazienza.

-Oh... beh, vorrà dire che dovrò tornare a casa a prenderli!- esclamò il giovane investigatore saltando giù dalla sedia per poi correre fuori dalla stanza senza voltarsi indietro.

-Porta gli auguri ad Akane anche da parte mia!- gridò Shinohara per farsi sentire.

-Va beeeeene!- gridò Juuzou dalle scale.

Shinohara si lasciò andare contro lo schienale della sedia con un sorriso stanco. Rivolse gli occhi verdi verso la finestra mantenendo il sorriso, quasi si fosse dimenticato di averlo.

“Chi l'avrebbe mai detto” pensò tra sé e sé.



Qualche ora prima

Akane salì le scale che conducevano alla piccola sala riunioni dell'Anteiku tenendo Hikari sotto braccio e Red dal colletto della maglia.

Una volta giunta a destinazione chiuse la porta alle sue spalle con un sospiro.

-Cavoli... che... fatica... certo che pesate voi due!- esclamò appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.

-Ma non è vero!- protestò Hikari gonfiando le guance.

-Scommetto che tu pesi almeno...-

-RED STA ZITTO!! LO SAI CHE NON SI DICONO QUESTE COSE AD UNA DONNA??-

-Donna? Quale donna?-

-Giuro che prima o poi io ti...-

Si fermò in tempo essendosi finalmente accorta della presenza di Yoshimura, il quale assisteva alla scena con le mani dietro la schiena e un sorriso divertito a solcargli il viso.

-Ehm... buongiorno Yoshimura-san- si inchinò la giovane.

-Buongiorno Akane. Chi sono questi bambini?- chiese spostando lo sguardo prima su Red e poi su Hikari che prese a salutarlo con la manina.

Akane si raddrizzò e iniziò a raccontare di come lei e il suo coinquilino avessero trovato quei bambini mezzo sangue e di come avessero iniziato a vivere a casa loro.

Yoshimura ascoltò attentamente annuendo di tanto in tanto.

-Capisco- disse una volta che Akane ebbe finito di parlare.

-Ospitarli a casa nostra non sarà un problema- aggiunse la giovane arrossendo leggermente quando pronunciò l'aggettivo “nostra” pensando a Juuzou, -ma ci sarebbero comunque molti rischi da non sottovalutare... Yoshimura-san, mi stavo chiedendo se per lei non ci fossero problemi... ecco...- cominciò a balbettare in imbarazzo. Non se la sentiva di dar voce alla richiesta che da giorni aveva alloggiato nella sua mente ma ormai era lì davanti al suo capo...

-Mi chiedevo se l'Anteiku potesse darmi una mano a mantenerli-

Yoshimura rimase in silenzio per qualche istante guardando Akane dritta negli occhi, la quale si sforzava di non abbassare lo sguardo.

Con suo grande sollievo, l'uomo si sciolse in un sorriso e, facendo qualche passo avanti, disse,

-Saremmo felici di aiutarti. Anche Kaneki è un ghoul da un solo occhio ma, come sai, lo è diventato a seguito di un' operazione. Avere questi due bambini con noi sarebbe anche un' occasione per capire meglio le capacità che possiede e che può sviluppare un ghoul mezzo sangue- spiegò Yoshimura.

Akane annuì con un sorriso determinato poi guardò i bambini accanto a lei. Hikari le sorrise di rimando, un sorriso dolce che però celava un grande senso di colpa, più grande dei suoi occhioni castani.

Red però se ne accorse e le prese la mano stringendola dolcemente. La piccola ricambiò la stretta quasi impercettibilmente e Red si chiese se fosse riuscito a infonderle un po' di forza attraverso quel minimo contatto.

Mi dispiace sorellina” pensò stringendo i denti.

Ti prometto che ne usciremo. Ti proteggerò anche a costo di morire”.

-Akane cosa mangiamo oggi?- chiese Hikari camminando accanto alla più grande e tenendole la mano come una brava bambina.

Akane ci pensò su un istante.

-Vi va del chazuke?- chiese guardando i gemelli accanto a lei.

Red si limitò ad annuire mentre Hikari cominciò a saltellare sul posto e a ripetere allegramente “chazuke! chazuke! chazuke!”.

La rossa la guardò intenerita per un attimo, ritrovando in lei il carattere di Juuzou.

Già, Juuzou.

Era tutta la giornata che non lo vedeva e solitamente il pensiero di non averlo vicino non le suscitava alcuna emozione ma in quel momento si sentì, per la prima volta da quando l'aveva incontrato, vuota. Sentì come se mancasse qualcosa, come se loro tre non fossero al completo senza Juuzou.

Arrossì scuotendo la testa. Non poteva permettersi di sviluppare certi sentimenti verso di lui, l'albino non sapeva nemmeno cosa volesse dire “voler bene a qualcuno”. Si sarebbe solo fatta male. Di nuovo.

Sospirò mentalmente reprimendo quelle riflessioni nel cassetto dei pensieri che poteva permettersi di aprire solo di notte, ma che, sapeva, non avrebbe dovuto lasciar uscire nemmeno allora.

Persa in quelle considerazioni non si era nemmeno accorta di essere arrivata davanti al supermercato. Red la fermò prima che potesse andare a scontrarsi con un palo della luce lì vicino.

-Capisco che ti manchi il tuo ragazzo ma non puoi aspettare di tornare a casa e abbracciare lui piuttosto che un palo?- la schernì il bambino con quel solito tono vuoto mentre Hikari si teneva la pancia dalle risate e Akane si tratteneva dal macchiarsi di infanticidio.

-Credi di essere simpatico?- sussurrò adirata la rossa voltandosi a guardarlo con occhi di fuoco.

Red, ovviamente, non si scompose.

-No. SO di essere simpatico- rispose infatti.

La rossa si schiaffò una mano in fronte facendola scivolare sul viso come per scacciarvi la voglia di chiamare un taxi e caricarvi su i due bambini.

-UAAAA PICCIONIIIII!!!- urlò improvvisamente Hikari prendendo la rincorsa verso il gruppo di volatili intenti a beccare indisturbati dei pezzi di pane sull'asfalto.

Akane, però, riuscì ad afferrare la bambina dal colletto della maglia prima che potesse sfuggirle. A niente serviva dimenarsi, la rossa aveva una stretta ferrea.

-Red potresti darmi una mano a mantenere tua sorella?- chiese Akane spazientita, ma non ricevette risposta. Si voltò verso Red per trovarlo accovacciato accanto ad un' aiuola per osservare meglio un insetto in decomposizione.

-Stai scherzando, vero?-

Red continuò a ignorarla e Hikari a dimenarsi per correre verso quei poveri piccioni.

Forse è il caso di entrare a fare la spesa” sospirò mentalmente la ragazza frugando nelle tasche della giacca per cercare il portafogli.

Che ovviamente non c'era.

-Mh? Akane ti senti bene? Sei rossa proprio come i tuoi capelli!- rise Hikari voltandosi verso la maggiore che aveva solo un nome stampato in testa in quel momento. E non certo in modo positivo.

-Juuzou...- ringhiò prendendo il cellulare e componendo in fretta e furia il numero dell'albino.

Qualche ora dopo

-Vediaaaaamo... cosa potrebbe piacere ad Aka-chan?-

Juuzou camminava con il naso all'insù, le mani in tasca e la mente vuota. Non aveva la più pallida idea di cosa poter comprare alla sua amica, non aveva mai fatto regali a nessuno dopotutto...

Si fermò davanti ad una vetrina del negozio di animali del grande centro commerciale e rimase incantato a fissare i piccoli cricetini che zampettavano in una gabbia posta su un ripiano alto, così da concedere una vista migliore ai clienti e passanti.

L'albino schiacciò il naso contro il vetro per riuscire a guardare meglio mentre un sorriso si faceva largo sul suo viso.

-Trovato!- esclamò staccandosi dalla vetrina per fiondarsi nel negozio.

Akane sentiva i piedi pesanti, la testa che pulsava e lo stomaco completamente vuoto.

-Akaneeeeee- si lamentò Hikari, -abbiamo fame!-

La rossa sospirò.

-Anche io ho fame ragazzi ma se non torniamo a casa a prendere il portafogli non potremo mangiare- spiegò con tono stanco mentre cercava le chiavi dell'appartamento.

Quella scena la riportò improvvisamente alla mente la sera in cui aveva perso i suoi genitori.

Un brivido le attraversò la schiena, una dolorosa morsa le imprigionò il cuore tanto forte da non riuscire nemmeno a respirare. Gli occhi le si fecero lucidi e dovette alzare lo sguardo per impedire a piccole lacrime di scappare.

-Aka-chan?- la chiamò piano Hikari riportandola al presente.

I bambini la guardavano con un misto di preoccupazione e curiosità ma la ragazza scosse la testa e sorrise senza nemmeno guardare la piccola negli occhi.

-Se siete stanchi potete anche aspettarmi qui mentre torno al supermercato. Juuzou dovrebbe essere torna...- cominciò a dire aprendo la porta.

Ma non finì la sentenza che l'albino le si parò di colpo davanti al viso costringendola a fare un passo indietro.

-BUON COMPLEANNO AKA-CHAAAAAAAAN!!- gridò Juuzou tenendo le mani dietro la schiena.

-Buon... che!?-

Le ci volle giusto un secondo per rendersi conto di che giorno fosse.

Già, il sette Dicembre. Proprio il giorno del suo compleanno. Ma come diamine aveva fatto a dimenticarsene?

-Non dirmi che te n'eri dimenticata! Sei irrecuperabile Aka-chan- scosse la testa Juuzou con un' espressione rammaricata.

Akane stava per ribattere ma Hikari le si appese alla gamba costringendola a guardare in basso.

-Che stai facendo!?-

-Tanti auguri Aka-chan!!-

-Hey! Solo io posso chiamarla Aka-chan! Vero Aka-chan?-

-Ciò vuol dire che sei ancora più vecchia... beh, auguri in ogni caso-

Akane non ci stava capendo più nulla. Si voltò prima verso Juuzou, poi verso i gemelli per almeno tre volte.

-I-io... grazie ragazzi- balbettò infine sciogliendosi in un sorriso.

Juuzou sorrise di rimando per poi rivelare ciò che aveva dietro la schiena.

-E questo è il tuo regalo di compleanno!- esclamò mettendole tra le braccia una gabbietta con due piccoli criceti, intenti a dormire beatamente l'uno accanto all'altro. La ragazza notò che vi era un fiocco rosso legato in modo improbabile proprio sulla parte superiore della gabbietta e dedusse che fosse, senza ombra di dubbio, opera di Juuzou.

Si ritrovò a sorridere commossa davanti a quei due esserini che dormivano beatamente, ignari di essere appena entrati a far parte di un'improbabile famiglia composta da ghoul e umani.



Angolo autrice

Lo so. Fa schifo.

UFFA MA PERCHE' NON RIESCO A SCRIVERE NULLA DI DECENTE ULTIMAMENTE??

Beh, in ogni caso...

lancia coriandoli

TANTI AUGURI AKANEEEEEEE!!!
sussurra
e tanti auguri a me ehehe!

Già, esatto, oggi questa Kawaii Potato diventa un anno più vecchia u.u che volete farci? Il tempo passa... ewe

A discapito del fatto che non sia riuscita a renderlo al meglio come avevo sperato di fare, mi auguro che vi sia piaciuto ^^

E noi ci leggiamo nel prossimo capitolo!

Sayonara!

CherryPau_99







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Capitolo 14
*** Cap. 13 ***


Juuzou si lasciò cadere a peso morto sul divano con un lamento. Era appena tornato da una missione ma non era stanco per quello.

-Hey, tutto bene?- domandò Akane facendo capolino dalla cucina dove Hikari e Red stavano finendo di mangiare.

Juuzou mugugnò in tutta risposta.

-Lo prendo come un "mhhh"- rise la ragazza imitando il verso dell'amico.

-Ho ucciso ben nove ghoul- spiegò l'albino stendendosi sul divano a pancia in giù.

Akane rimase in attesa che continuasse.

-Ma il signor Marude mi ha fatto una ramanzina perché per sbaglio stavo per colpire un signore. Alla fine si è fatto solo un graffio ma, insomma, che posso farci io se quello si è trovato in mezzo al ghoul e alla mia Quinque?-

La rossa sospirò mentalmente. Juuzou faticava ancora a comprendere il significato della vita a quanto pareva...

-Juuzou- lo chiamò.

L'interpellato alzò la testa trovandosi davanti la ragazza, le mani sui fianchi e un'espressione severa in viso.

-Aka-chan...?-

Akane protese il busto verso di lui fino ad arrivare a guardarlo dritto negli occhi.

-Se ci fossi stata io tra quel ghoul e la tua Quinque mi avresti colpito?- chiese in un fil di voce. Gli occhi castani si mescolarono a quelli rubino.

Juuzou la fissò pensieroso, non capendo perché la sua amica gli avesse posto quella domanda. Ovvio che non l'avrebbe colpita! Lei era una sua amica. Il signor Shinohara gli aveva spiegato che gli amici devono essere protetti, rispettati, non feriti. Non si sarebbe più trattato di amicizia a quel punto.

-No, non...-

-E al signor Shinohara?-

-No...-

-Bene, ora prova a metterti nei panni di quel signore. Cosa avresti provato se ti fossi trovato tra un mostro e un essere che si ciba di carne umana?-

-...Aka-chan mi ha appena dato del mostro?-

Akane trattenne a stento una risata.

-Rispondimi. Avresti avuto paura o no?- domandò ancora tentando di mantenere il tono severo nonostante la risata.

-Impossibile, io non ho paura dei ghoul-

-Devi far finta di averne. In quel caso non ti saresti spaventato? Non avresti temuto di morire? Non avresti avuto paura di morire e lasciare la tua fami...-

Okay, stava esagerando.

Juuzou inclinò il capo di lato grattandosi una tempia.

-Akane sei davvero strana-

Akane si raddrizzò alzando gli occhi al cielo.

-La prossima volta che stai per colpire qualcuno di innocente pensa a me o al signor Shinohara- concluse tornando in cucina.

Hikari alzò la testa dal piatto per guardare Akane.

-Hey Aka-chan! Voglio altro ramen!- esclamò mostrando il piatto vuoto.

La ragazza sorrise lusingata nel vedere che la sua cucina era di gradimento.

-Mi spiace Hikari ma è finito. Comunque non avresti avuto tempo per fare il bis, dobbiamo andare all'Anteiku, ho il turno pomeridiano e voi dovete mangiare... insomma... lo sapete- spiegò alludendo poi alla loro natura ibrida.

Quando la maggiore si voltò. Hikari e Red si scambiarono uno sguardo.

I loro occhi trasmettevano le stesse emozioni in quel momento. Insicurezza, timore, rimorso.

Quel giorno la loro famiglia sarebbe crollata, la famiglia che non avevano mai avuto... sarebbe stata distrutta.

* * *

Dopo alcuni minuti Akane e i gemelli erano all'ingresso dell'appartamento, incappucciati fino alle punte dei nasi pronti per affrontare il freddo che imperversava fuori casa.

-Juuzou, noi andiamo- annunciò la rossa assicurandosi che il suo portafogli fosse presente nella sua tasca e non in quella dell'albino.

Juuzou stava picchiettando il dito contro la gabbietta dei criceti, osservandoli mentre uno correva sulla ruota e l'altro sgranocchiava semi di girasole.

Si voltò verso Akane e i bambini quasi distrattamente.

-Ah, va bene- disse per poi tornare a fissare gli animaletti.

Improvvisamente si ricordò della missione che l'attendeva quella sera, un'incursione contro l'albero di Aogiri. Aveva sentito molti dei suoi colleghi commentare con frasi poco incoraggianti, che ovviamente non l'avevano minimamente toccato.

Il signor Shinohara gli aveva consegnato un foglio bianco da riempire con tutto quello che avrebbe voluto lasciare a qualcuno nel momento in cui fosse morto in battaglia. Oggetti, soldi, ringraziamenti, qualsiasi cosa.

L'albino aveva fissato il foglio a lungo poi si era rivolto a Shinohara,

"Ho paura che lascerò vuoto anche questo foglio" disse con un sorriso.

Shinohara lo aveva guardato con tenerezza nello sguardo, una tenerezza che Juuzou aveva visto molte volte negli occhi del suo mentore ma su cui non si era mai soffermato.

“Sei sicuro?”

“Sicuro”

“Non hai davvero nessuno a cui voler dire 'grazie' o 'per me sei importante'?”

L'albino ci pensò su e, finalmente, sussurrò "forse qualcuno c'è...".

La porta che si richiuse fece destare Juuzou dai suoi pensieri.

"E' andata via..." pensò rimanendo a fissare l'ingresso per qualche secondo. Tirò fuori dalla tasca il foglio bianco, decidendo finalmente cosa avrebbe dovuto fare.

* * *

Hikari dava la mano ad Akane mentre Red procedeva al suo fianco con le mani in tasca. Un silenzio innaturale aleggiava tra di loro e la rossa non tardò ad accorgersene.

-Che avete oggi voi due?- chiese infatti guardando prima il bambino e poi la sua gemella.

Hikari aumentò la stretta quasi meccanicamente.

-Nulla, il clima ci mette un po' sonno, vero Red?-

-Già...-

Akane annuì comprensiva continuando ad avanzare verso l'Anteiku.

Red guardò la sorella con la coda dell'occhio. La piccola ghoul aveva lo sguardo completamente perso. Strinse i denti e si fermò.

Akane si voltò a guardarlo perplessa, Hikari si irrigidì.

-Cosa c'è Red?-

La strada era quasi deserta essendo ancora le tre del pomeriggio, l'aria era carica di tensione.

Red mantenne lo sguardo apatico ma la sua voce parve tremare.

-Scusa Akane-

La rossa non colse immediatamente il significato di quella frase finché non avvertì un dolore immane irradiarsi nel suo addome.

Il sangue cominciò a colare dalla ferita mentre Red ritraeva la kagune nera a forma di coda di scorpione.

Hikari rimase immobile, impietrita dai sensi di colpa mentre la maggiore si accasciava a terra priva di sensi.

-Non guardarmi così Hikari...- supplicò Red non riuscendo a guardare la gemella in faccia.

La piccola stava per dire qualcosa ma un uomo in camice la interruppe.

-Ottimo lavoro bambini. Sapevo che avreste fatto un ottimo lavoro-

Kanou avanzava a testa alta, le mani dietro la schiena e un sorriso pieno di aspettative.

Si inginocchiò accanto alla ragazza non badando alla pozza di sangue che continuava ad estendersi sotto di lei. Le posò due dita sul collo riuscendo a cogliere il debole battito cardiaco.

-Tutto secondo i piani. Avrei dovuto usare immediatamente voi invece che perdere tempo mandando quegli altri buoni a nulla- disse più a se stesso che ai gemelli.

-Kanou, abbiamo mantenuto la nostra parte di accordo. Ora tu mantieni la tua- disse Red sostituendo il suo tono apatico con uno freddo.

Kanou ridacchiò.

-Ho paura che sia impossibile-

I gemelli sussultarono.

-Cosa vuoi dire...?- chiese Hikari trovando al forza di parlare.

Kanou si alzò da terra guardando i piccoli.

-Davvero pensavate che un ghoul potesse diventare umano?- domandò, il suo scherno mascherato da una tono pacato.

Red strinse i pugni avvertendo la rabbia offuscargli lentamente il cervello.

-Noi non siamo ghoul- sibilò, -tu ci hai resi così!-

Hikari corse verso di lui tentando di farlo calmare, ma sapeva che quando Red si arrabbiava in quel modo era capace di perdere completamente il controllo. Le sue emozioni erano sempre molto forti, difficili da contenere; per quel motivo indossava sempre quella maschera di apatia.

-Onii-chan... ti prego calmati...- sussurrò la gemella ma Red la ignorò.

-Avevi promesso di farci tornare umani in tutto e per tutto!- gridò facendo uno scatto con il busto in direzione dell'uomo che lo fissava compiaciuto.

-La cosa divertente di tutta questa storia è che alla fine dovreste ringraziare questa poverina- disse Kanou indicando Akane.

-Se non fosse stato per lei non sarei mai riuscito ad arrivare alla conclusione di alcuni importanti esperimenti-

I gemelli sgranarono gli occhi. Esperimenti? Anche lei era una cavia allora?

Improvvisamente alcuni uomini li assalirono alle spalle bloccandoli.

-LASCIATECI!- gridò Red con tutto il fiato che aveva nei polmoni.

-I bambini diventano suscettibili se non fanno il riposino- disse Kanou avanzando con una siringa tirata fuori dal camice.

-Ora fate la nanna- sussurrò prima di iniettare il sonnifero nell'occhio di Red.

* * *

Quando Akane aprì gli occhi la prima cosa che percepì fu il freddo. Un brivido le attraversò la spina dorsale facendole capire di trovarsi con la schiena contro una superficie probabilmente di metallo. Si rese presto conto di essere incatenata.

Ancora intontita scosse la testa a destra e sinistra. Essendo riuscita a mettere a fuoco fece scorrere lo sguardo sulle pareti di quella stanza angusta; c'erano macchinari ovunque, lettini ospedalieri con delle cinghie ai lati e arnesi macchiati di sangue.

Il cuore della giovane prese a battere come non mai. Provò a muoversi ma la ferita all'addome la fece gemere dal dolore.

Proprio in quel momento notò la sagoma di un bambino incatenato a qualche passo da lei.

-Red!- esclamò con sorpresa e sollievo. Il bambino alzò lo sguardo freddo ma esso parve addolcirsi quando incontrò gli occhi di Akane.

-Akane...- sussurrò mordendosi l'interno della guancia.

-Mi dispiace... mi dispiace tanto... non credevo che sarebbe finita così...- sussurrò scuotendo la testa. Akane non riusciva a capire.

-Red, calmati. Prima di tutto dove siamo?-

La voce della rossa era pacata ma era chiaro come il sole che stava tentando in tutti i modi da non farsi prendere dal panico.

Red tacque un istante restando in ascolto per accertarsi che Kanou non stesse per entrare.

-Siamo nel laboratorio del dottor Kanou- disse infine.

-Il dottor Kanou?- chiese stupita la ragazza.

Il dottor Kanou era il suo medico di famiglia e l'uomo che le aveva prescritto le pillole per l'anemia, cosa c'entrava lui con tutto ciò?

Sebbene la sua mente ora fosse piena di nuovi dubbi decise di tenerli da parte.

-Perché siamo qui? E Hikari dov'è?-

-Noi...- Red decise di iniziare a raccontare dal principio, Akane doveva saperlo una volta per tutte.

-Io e mia sorella siamo orfani ma questo già lo sai. Quello che non sai è che originariamente eravamo umani e che i nostri genitori sono morti come muoiono oggi tante persone; divorati dai ghoul. Io e Hikari siamo sopravvissuti per un pelo. Quei mostri attaccarono anche noi due riducendoci in fin di vita. Fu allora che apparve il dottor Kanou. Con il suo camice bianco sembrava in tutto e per tutto l'angelo della morte. Prese me e mia sorella e ci portò in salvo. Ci disse che se volevamo sopravvivere avrebbe dovuto sottoporci ad un'operazione "particolare". Hikari non voleva, avrebbe preferito raggiungere mamma e papà... io non ce la facevo a vederla così... stava morendo e io ero impotente... pregai Kanou di salvare almeno lei. E lui lo fece. Trapiantò in noi organi di ghoul e ci salvò la vita. Trascorremmo un lungo periodo in questo laboratorio perché Kanou voleva testare le nostre potenzialità, voleva creare i ghoul "perfetti". Vivevamo come cani, Kanou ci stava letteralmente usando. Non riuscendo più a sopportare le condizioni di vita, così gli chiesi di fare un accordo. Da sempre Kanou era ossessionato da una ragazza, un ghoul di nome Akane che lui definiva molto potente. Io e Hikari avremmo dovuto portargliela. Sì, eri tu e smettila di fissarmi con quella faccia da pesce e ascolta. Kanou aveva tentato altre volte di catturarla mandando dei ghoul creati da lui, ma nessuno di loro era mai tornato. Proposi di catturarla in cambio della libertà mia e di mia sorella, in più lui avrebbe dovuto farci tornare umani. Senti non chiedermi come, è uno scienziato pazzo quello lì e io sono un bambino, okay!? Se può trasformare gli esseri umani in ghoul potrà fare anche lo stesso, pensai! Ma ora lasciami finire. Io e Hikari fummo lasciati liberi la stessa sera in cui tu e quel pazzoide del tuo ragazzo ci trovas... vuoi farmi finire!? Non mi interessa se non è il tuo ragazzo, taci! Insomma alla fine Hikari si è davvero affezionata a voi e io non sopporto vederla ferita... E' tutta colpa mia... Sono stato io a trascinarla in questo inferno. Forse sarebbe stato meglio morire quella notte insieme ai nostri genitori-.

Alla fine del racconto Akane era senza parole. Non ci stava capendo più nulla...

Prima di tutto... lei un ghoul? No, impossibile. I suoi genitori erano umani e lei non aveva mai avvertito la necessità di mangiare carne umana in tutta la sua vita.

-Che storia commovente-

Akane e Red si voltarono verso la porta dove Kanou sostava con le mani nelle tasche del camice.

-Ciao Akane, da quanto tempo che non ci si vede! Avrei voluto chiamarti per porti le mie condoglianze; quando ho saputo della morte dei tuoi genitori sono rimasto molto deluso. Quella da uccidere eri tu, loro non c'entravano poverini... i miei subordinati hanno sbagliato tutto ma hanno avuto la giusta punizione per mano di quell'investigatore-

La ragazza lo fissò con occhi sbarrati.

-Tu... sei stato tu a... uccidere i miei genitori!?- la sua voce tremava, il tono si alzava a ogni parola che usciva fuori dalle sue labbra.

-Non è del tutto esatto mia cara- Kanou avanzò fino ad arrivare davanti alla rossa che lo guardava con odio.

-Dopotutto quelli non erano i tuoi veri genitori-

Se Akane avesse avuto le mani libere lo avrebbe colpito fino a farlo sanguinare.

-Cazzate- sibilò.

Kanou le rivolse un sorriso sghembo.

-Lascia che adesso sia io a raccontarti una storia- disse.

Akane stette in ascolto mentre lo scienziato le raccontava la storia della sua stessa vita.

* * *

Hikari aveva il cuore in gola, le gambe le facevano male, malissimo, ma continuò a correre finché non vide l'insegna dell'Anteiku farsi sempre più vicina.

La campanella del bar trillò allegramente quando la piccola ghoul vi entrò, ma di allegro non c'era proprio nulla.

Il locale era deserto e a pezzi; tavoli e sedie rovesciate, finestre rotte, sangue a terra, sul bancone, sui muri...

Guardandosi intorno con gli occhi pieni di terrore si chiese dove fossero finiti tutti. La paura le attanagliò la gola. Si inginocchiò a terra per riprendere fiato, le lacrime premevano per uscire dai suoi occhi vitrei.

-Hikari-chan?-

La voce di Hinami la raggiunse dalle scale. La bambina alzò lo sguardo sulla coetanea mentre le lacrime iniziarono a sgorgare.

-Hi...Hinami...- chiamò con sollievo.

Hinami scese le scale oltrepassando il bancone e si accovacciò al suo fianco.

-Cosa è successo? Dove sono Akane e Red?- chiese posandole una mano sulla spalla nella speranza di farla calmare.

-Loro... Kanou...- la flebile voce di Hikari fu troncata dai singhiozzi. Dopo essersi calmata un po' raccontò all'amica di come fosse riuscita a scappare dallo scienziato e di come lui avesse rapito Akane e suo fratello.

-Vieni con me, gli altri sono di sopra. Hanno rapito il fratellone e ci stiamo, o meglio, loro, si stanno organizzando per andare a salvarlo. Troveremo una soluzione per aiutare anche Akane e Red- la tranquillizzò Hinami aiutandola ad alzarsi per dirigersi al piano superiore.







Angolo autrice

CYAO BIMBE E BIMBI SONO TORNATAAAAAAA!!!!

Finalmente la scuola e finita e io posso mandare avanti la storia!

Scusate se vi ho fatto aspettare, ho apprezzato infinitamente tutti, e dico TUTTI i commenti che mi avete lasciato. Siete così dolci che mi fate salire il diabete *u*

Per non parlare del fatto che siamo arrivati a 8k e qualcosa di visualizzazioni OUO

Spero di riuscire ad aggiornare con continuità d'ora in poi, meritate questo e altro!

Meglio, però, che non vi dica quanti capitoli mancano o mi uccidereste nel sonno...

Non mi trattengo oltre, vi ringrazio ancora all'infinito per tutto il vostro sostegno!

Questa kawaii potato vi ama, sappiatelo <3

Cherry


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Capitolo 15
*** Cap. 14 ***


-La maggior parte delle storie iniziano con un "c'era una volta" e finiscono con un "e vissero per sempre felici e contenti". La tua, giovane Akane, è una delle eccezioni.
I tuoi genitori erano due ghoul e vivevano pacificamente, quasi come una famiglia normale oserei dire. Si erano integrati molto bene nella società umana, tuo padre aveva trovato lavoro presso una fabbrica e tua madre gestiva un negozietto di antiquariato. Quando nascesti tu sembravano così felici! Eri una bambina davvero adorabile, come dargli torto? I capelli rossi come quelli di tuo padre e gli occhi di tua madre. Ma com'è possibile che una famiglia del genere sia crollata in così poco tempo? Lascia che ti spieghi mia cara: una sera fecero incursione in casa vostra alcuni agenti speciali della CCG a seguito di una soffiata "anonima". Tuo padre combatté con tutte le sue forze ma ciò non bastò a proteggervi. Tua madre fu la prima ad essere uccisa dal Quinque di un soldato sotto i tuoi occhietti innocenti mentre tuo padre fu abbattuto subito dopo. Ma eri troppo piccola per ricordartelo. E tu? Perché sei viva? Forse quei soldati non ebbero il fegato di far fuori una bambina di appena qualche mese. Già, fosti abbandonata lì in mezzo ai corpi dei tuoi genitori. Nessuno si prese la briga di portarti con sé, finché non arrivai io-. A quel punto del racconto Kanou sorrise candidamente, Akane invece sembrava aver perso anche l'ultimo briciolo di vita; i suoi occhi erano atoni. Non sapeva se credergli. Forse stava mentendo per destabilizzarla, forse le stava dicendo quelle sciocchezze perché era un sadico del cazzo o forse era giunto il momento che lei sapesse la verità. Lui, però, come faceva a sapere tutto ciò?

Kanou proseguì.

-Ti portai con me e... beh, diciamo che ne approfittai per svolgere qualche esperimento. Eri un ghoul -cioè, sei un ghoul ed io ero nel bel mezzo dei miei progetti per creare l'essere perfetto. Ti trapiantai organi umani mischiandoli ai tuoi da ghoul, sostituii la tua kagune non ancora del tutto sviluppata e te ne impiantai un'altra ancora. Eri il mio giocattolino. Eri l'essere perfetto che poteva vivere come un essere umano nonostante fossi in tutto e per tutto un ghoul. Sviluppai anche delle pillole con cellule RC così che potessi resistere senza mangiare carne umana. Ma non mi ci volle molto per comprendere il mio errore più grande... già, proprio tu. In un mondo del genere creare un ghoul che sarebbe stato in grado di sopravvivere mangiando il cibo degli umani e assumendo pillole RC invece che uccidere le persone per cibarsi di loro sarebbe stata la soluzione a tutto. Niente più guerre tra esseri umani e ghoul. Il mondo sarebbe migliorato, avrebbero pensato tutti. Ma gli esseri umani sono stupidi. Questa gabbia per uccelli sta diventando sempre più opprimente a causa loro e creare un ghoul che possa vivere insieme ad essi invece che eliminarli come meriterebbero...- afferrò un bisturi da un tavolo poco distante e si avvicinò ad Akane,

-...andrebbe contro i miei principi. Ecco perché devo ucciderti. Dopotutto sei solo un esperimento fallito- sorrise come se avesse affermato la cosa più normale del mondo.

Akane iniziò ad agitarsi sebbene le cinghie le impedissero la maggior parte del movimenti. Red guardava impotente pensando freneticamente a un modo per fermarlo, ma la sua mente sembrava essersi svuotata.

Mentre ascoltava la storia di Akane e gli esperimenti a cui era stata sottoposta dalla mente deviata di quel pazzo non poté far altro che maledicersi per essere stato in combutta con lui contro l'unica persona che non lo metitava, contro la persona che invece di lasciare che la CCG catturasse lui e Hikari li aveva accolti con sé insieme a Juuzou e datogli una casa. Una nuova famiglia, una nuova possibilità che lui aveva mandato all'aria.

-Ho fatto sì che una famiglia ti adottasse- continuò a raccontare lo scienziato avvicinando il bisturi al viso della ragazza.

-Loro sapevano chi eri in realtà e hanno sostenuto il mio progetto credendo davvero che volessi creare un ghoul in grado di vivere in pace con gli umani. Poverini... erano così disperati perché non riuscivano ad avere un figlio che hanno accettato la proposta del primo buon samaritano senza sapere che gli sarebbe costata la vita. Beh, alla fine non ho mai avuto intenzione di ucciderli ma le cose sono andate così- scrollò le spalle prima di conficcare brutalmente il bisturi nel petto di Akane. Lei urlò dal dolore per poi tossire sangue mentre un fiotto del medesimo prese a scorrerle dalla ferita aperta macchiando il camice dell'uomo il quale aveva mantenuto un'espressione impassibile.

-Ma guarda, la ferita inferta dal kagune di Red non si è ancora del tutto rimarginata- notò lo scienziato abbassando lo sguardo sull'addome della rossa.

-Vorrà dire che morirai più in fretta-

-Akane!- gridò Red protendendo il busto in avanti.

Kanou si voltò verso di lui con un sorriso macabro.

-Quando avrò finito con lei toccherà a te- sussurrò pugnalando di nuovo la ragazza.

Un altro urlo di dolore, altro sangue.

"Hikari... fà in fretta..." pensò il bambino mentre i suoi occhi continuavano ad assistere a quello spettacolo dell'orrore.

* * *

Juuzou alzò lo sguardo verso il cielo proprio mentre un fiocco di neve si posava piano sul suo naso per poi sciogliersi.
L'aria era gremita da scariche di tensione e guerra. I soldati si stavano preparando; alcuni erano pronti a combattere, altri a morire.
Perfino il signor Shinohara pareva nervoso sebbene avesse il viso per metà celato dalla sua armatura Arata. Le mani strette attorno alla sua valigetta tremavano leggermente, forse per il freddo, forse per l' adrenalina, fose per la paura.

Juuzou lo guardò con la coda dell'occhio e il suo pensiero corse alla moglie e ai figli del suo mentore. In quel momento stavano sicuramente pensando a lui e pregando affinché egli tornasse a casa sano e salvo.
L'albino non poté fare a meno di chiedersi se anche Akane Hikari e Red lo stessero pensando...
Le sue riflessioni furono troncate da un improvviso polverone che si alzò da terra occultando per qualche secondo la visuale. Quando si fu in parte dissipato, davanti allo squadrone della CCG era comparso un uomo il cui viso era celato da un cappuccio, ma i suoi occhi rossi spiccavano nel buio come tizzoni ardenti.
I soldati si misero in posizione.

-L'atto di rubare è intrinsecamente malvagio; tutti noi nell'istante in cui veniamo al mondo non facciamo che derubare gli altri. Vivere vuol dire solo continuare ad accumulare colpe. La vita in sé e un atto malvagio, ne sono ben consapevole. Anche io sono malvagio così come lo siete voi-.

Il Gufo liberò la sua kagune.

-Coraggio, adesso venite pure ad uccidermi-.

E la battaglia iniziò.

* * *

-Il laboratorio di Kanou è da questa parte- pigolò Hikari indicando una struttura poco distante da loro. Yomo annuì mentre la piccola si stringeva alla sua schiena.

Touka lanciò uno sguardo alla bambina di sottecchi. Il motivo per cui Yomo era così attaccato a lei, lo sapeva, era perché Hikari era anche il nome di sua madre. La prima volta non si era impressionata come Yomo ma lentamente aveva iniziato ad affezionarsi anche lei a quella piccola peste, fatto calcato ancora di più dall'amicizia che sembrava aver stretto con Hinami.

Non poteva ancora credere che quella bambina fosse la causa di tutto.

Flashback

-Akane e Red... Kanou li ha catturati- sussurrò flebilmente Hikari mantenendo lo sguardo basso, gli occhi di tutto lo staff dell'Anteiku puntati su di lei.

-E' colpa nostra... mia e di mio fratello... anzi, solo mia. Red l'ha fatto solo per proteggermi...-

E in breve raccontò la loro storia sotto gli sguardi attenti dei presenti e il senso di colpa a ricordarle che tutto quello stava succedendo solo a causa sua.

-Se solo quel giorno non avessi chiesto a mamma e papà di trattenerci al parco, se solo fossimo tornati a casa prima non avremmo incontrato quei ghoul... forse tutto ciò non sarebbe successo...-

Hinami le mise una mano sulla spalla mentre Hikari tirava su con il naso, piccole lacrime agli angoli degli occhi. Hinami sapeva cosa stava provando la sua amica in quel momento; anche lei aveva perso la madre e non faceva altro che chiedersi se non fosse tutta colpa sua. Nei giorni successivi alla sua scomparsa tutto ciò che riusciva a fare era piangere e desiderare di non essere mai nata. Non voleva che anche Hikari si sentisse così.

Dopo qualche secondo di riflessione il signor Yoshimura prese una decisione.

-Uta, il signor Koma, la signorina Irimi e Tsukiyama si occuperanno di salvare Kaneki; Yomo, Touka, Hikari e Nishiki andranno a liberare Akane e Red- disse con tono pacato ma deciso.

-Capo e lei?- chise Touka.

Yoshimura rimase in silenzio guardando i presenti uno ad uno.

-Io ho una faccenda in sospeso con la CCG-.

Nessuno porse altre domande.

Fine flashback

* * *

Il sangue macchiava il camice, il viso e le mani di Kanou mentre continuava a infliggere ferite al corpo di Akane.
La ragazza urlava investita da un dolore sordo mentre il bisturi le squarciava le carni.

-Che meraviglia! La tua pelle non è affatto resistente come quella degli altri ghoul, oserei quasi dire che è in tutto è per tutto umana!-

Ignorando il commento quasi elogiativo di Kanou, Akane si fece forza e aprì un occhio per guardare Red.
I suoi occhioni marroni erano puntati su di lei, spalancati, spaventati e preoccupati.
Vederlo così vulnerabile, senza la maschera di acida apatia che indossava sempre le fece perdere un battito e provare un dolore all'altezza delle scapole e della schien, un dolore che aveva avvertito altre volte ma che non aveva mai accolto come in quel momento.
Doveva fare qualcosa, non poteva permettere che Kanou ferisse -no, torturasse anche lui. Ormai lui e Hikari erano come dei fratellini minori per lei; non si sarebbe perdonata se non fosse riuscita a proteggere anche loro e Juuzou, che ormai erano la sua nuova famiglia. Non avrebbe commesso due volte lo stesso errore.

Se era davvero un ghoul, restava solo una cosa da fare.

"Devo proteggerti Aka-chan!"

Akane chiuse gli occhi con un sorriso di rammarico.

"Scusa Juuzou, ma oggi Aka-chan dovrà proteggersi da sola".

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


La neve aveva iniziato a coprire i corpi senza vita di umani e ghoul come fredde e candide lenzuola mortuarie; riversi a terra in un lago di sangue, i caduti parevano fiori in un macabro giardino rosso e nero sbocciati ma già appassiti, nemici in vita, tutti uguali davanti agli occhi del Mietitore.
In lontananza la battaglia imperversava senza tregua; non c'era tempo per piangere i morti, erano tutti indaffarati a impedire che se ne aggiungessero altri alla lista.
Silenziosa, la neve cadeva ancora, lacrime del cielo il cui cuore si era ghiacciato davanti allo scempio della natura.
L'odio e la rabbia si scontravano come il metallo delle armi e delle kagune, producevano scintille, appiccavano il desiderio di vedere gli occhi dell' avversario spegnersi.
Shinohara manovrava con destrezza la sua Quinque, l'armatura non sembrava impedirgli i movimenti ma, anzi, li rendeva quasi più fluidi e letali. Continuava ad attaccare senza tregua ma senza smettere di lanciare sguardi ai compagni per assicurarsi che stessero tutti bene. Il Gufo avrebbe voluto approfittare della sua distrazione ma era impossibile, Shinohara era instancabile e impeccabile, sia fisicamente che mentalmente. Egli, dal canto suo, si era reso conto dello stato di difficoltà in cui si trovava il ghoul, quindi non esitava ad affondare l'arma o tranciargli gli arti mentre l'euforia di star vincendo cresceva piano piano in lui, tuttavia bloccata da una parte di se stesso. "Non illuderti Yukinori" si ripeteva, "nessun gallo canta prima dell'alba".
Il suo sguardo fu catturato da un lampo albino che come la morte in persona, reggeva la falce e mieteva qualsiasi cosa si trovasse davanti ma che, in quel momento, sembrava aver incanalato tutto il suo sadico desiderio nel ghoul che tentava con le ultime forze di contrattaccare.
Juuzou non si era mai sentito così carico in vita sua: faceva capriole, salvata, rideva con il suo caratteristico tono psicopatico. I suoi occhi erano due micce, spalancati e bramosi di vedere il sangue scorrere. Non pensava, attaccava e basta come gli era stato insegnato fin da piccolo, senza ripensamenti, senza indugi. Attaccava e rideva, rideva e attaccava. Un concentrato letale di mosse fatali.
Shinohara non aveva mai pensato a Juuzou come una macchina, ma in quel momento era quasi felice di vederlo in quello stato mentale di pura follia. Grazie a lui il Gufo era quasi al tappeto.
Con un ultimo attacco, Shinohara riuscì a distruggergli la maschera mentre un fiotto di sangue fuoriusciva da tutte le ferite, rosso come quelli degli umani eppure ritenuto così differente dal loro. Tutti i presenti si immobilizzarono, i fiati sospesi e gli occhi puntati sul mostro. Passarono i minuti e, con sommo stupore, il Gufo iniziò a camminare dalla parte opposta del tetto zoppicando e ansimando come un cane. Si stava ritirando dunque?
Juuzou impugnò la falce con lo sguardo attento ma Shinohara lo fermò.
Il ghoul continuò a trascinarsi finché non si fermò del tutto. I soldati non riuscirono a udire nulla ma furono certi che avesse mormorato qualcosa. Infine cadde a terra, stremato, ferito, morente. L'aria era ferma, il tempo continuava a scorrere ma il mostro non si rialzava. Gli agenti del CCG non si guardarono, non sorrisero, le loro espressioni erano mute e serie ma i loro cuori tremavano, ansiosi di udire le parole per cui avevano combattuto fino a quel momento. Infine Shinohara premette l'auricolare per comunicare con il quartier generale contro l'orecchio e mosse piano le labbra mentre la neve continuava a cadere.
-Qui Shinohara. Oggi il Gufo è stato abbattuto-.
Grida di giubilo si innalzarono dal campo di battaglia mentre, nell'ombra, qualcuno piangeva.

Qualche ora prima.

Akane non riusciva a distinguere il suo sangue e quello dell'uomo che aveva davanti. Entrambi coprivano il pavimento di pietra grigia, le macchiavano i vestiti e il viso come schizzi di inchiostro vermiglio.
La sua maglietta era tutta squarciata, come le sue spalle dalle quali due ali rosse che ricordavano quelle di una fenice, sovrastavano imponenti il corpo di Kanou, il quale sorrideva come se stesse assistendo ad una commedia teatrale.
-Uccidimi pure- proferì, -questo non cambierà cosa sei, e non salverà nemmeno la tua amica colomba-.
Akane rizzò le orecchie e il busto quasi inconsciamente. Vedendo la sua reazione, il sorriso di Kanou si allargó.
-Già, in questo momento gli investigatori staranno combattendo contro il Gufo, ma... mi domando quale dei due. Probabilmente avranno sconfitto il primo con successo e staranno esultando vittoriosi. Peccato, mi sarebbe piaciuto essere lì a vedere le loro teste venir mozzate dal secondo-.
Una lunga coda da volpe, ma affilata come una lancia spuntò dal fondo della schiena della ragazza e terminò conficcata a qualche centimetro dalla testa dell'uomo.
Gli occhi di Akane erano spalancati, ma non lasciavano trasparire alcuna emozione; il loro colore caratteristico li aveva abbandonati venendo sostituito dal nero e dal rosso.
Il viso dello scienziato non aveva mutato la sua espressione. Lei non lo avrebbe ucciso, per quanto odio provasse nei suoi confronti lui era l'unico a poterle procurare quelle pillole grazie alle quali le sarebbe stato possibile sopravvivere senza dover mangiare umani come i suoi simili.
Stava per dar voce a quella realtà, ma tutto ciò che uscì dalla sua gola fu un rantolo spezzato dal kagune di Akane che gli si conficcò proprio nel cuore.
Il petto della ragazza si alzava e abbassava velocemente, la sua testa si sforzava disperatamente di dare un senso a quello che era accaduto, voleva giustificarsi, ma l'omertà aveva preso posto in lei impedendole di dar voce all'ovvietà. Eppure solo una frase affollava la sua mente in quell'istante.
Juuzou era in pericolo.
Red non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Per un momento si chiese se quella fosse davvero Akane o una copia impassibile della sua amica. Fece per aprire la bocca, voleva chiamare il suo nome perché sapeva che si sarebbe girata, perché, infondo, non aveva dubbi che fosse lei. Voleva guardarla negli occhi nella speranza di vedere il nero e il rosso dissolversi, ma allo stesso tempo la paura di sbagliarsi gli gravava sulle spalle facendo abbattere il suo putrido fiato sul suo piccolo collo.
Quasi avesse accolto il suo pensiero, Akane si voltò come un automa, le ali infuocate e la coda improvvisamente puntate verso di lui. Red raggelò.
-Akane...?- sussurrò con un fil di voce. Era ancora legato mani e piedi a quello scomodo tavolo di metallo ed era troppo debole per potersi liberare con la kagune; la sostanza sonnifera che gli scagnozzi di Kanou gli avevano iniettato, a quanto pareva, non serviva solo a farlo addormentare. Si dimenò con forza sentendo una sensazione di impotenza e panico annebbiargli la mente mentre Akane si avvicinava a lui con passi cadenzati. Era quasi come se il suo cervello avesse staccato la spina lasciando che la parte animalesca prendesse il sopravvento, bastava lanciare un'occhiata al corpo martoriato di Kanou e degli altri ghoul che erano accorsi per combattere poco dopo che la ragazza si era liberata. Una volta che l'ebbe raggiunto Akane fissò gli occhi in quelli di Red, il quale avvertì un brivido percorrergli la spina dorsale come mille formiche.
-Akane, sono Red!- gridò nella speranza di farsi riconoscere, ma in tutta risposta la rossa sollevò la kagune inferiore ancora macchiata di sangue sopra la testa. Non riusciva a capacitarsi di ciò che stava per fare e la guardò ancora con occhi imploranti, tentando in tutti i modi di far uscire la kagune, ma essa non rispondeva al comando.
Con un gesto fulmineo, la ragazza abbassò la coda verso Red, ma invece che avvertire le carni dilaniarsi e il dolore esplodergli nel corpo, il piccolo sentì il rumore delle cinghie che venivano spezzate con un colpo secco.
Cadde a terra con un tonfo alzando la testa quasi immediatamente, confuso e disorientato. Incontrò gli occhi di Akane, ancora sottoforma di ghoul, ma sta volta la ragazza sorrideva.
-Che sciocco, pensavi davvero che ti avrei ucciso?- biascicò prima di cadere in ginocchio davanti a lui improvvisamente priva di forze.
Red le si catapultó affianco posandole una mano sulla schiena mentre tossiva sangue. Dopo essersi accertato che stesse bene, un sorriso che riassumeva tutta la gioia e il sollievo che stava provando in quel momento gli piegò le labbra all'insù. Quando Akane lo vide non riuscì a credere ai suoi occhi.
-Stai davvero sorridendo?-
-Risparmia il fiato per camminare-
-Ecco, mi sembrava strano...-
Red si alzò in piedi aiutando anche la ragazza e in quel momento le porte del laboratorio si spalancarono di botto. Red si mise sull'attenti e Akane alzò lo sguardo piano, completamente svuotata da tutte le energie. Quando, però, i volti di Touka, Hikari, Yomo e Nishiki comparvero davanti a loro, entrambi tirarono un sospiro di sollievo.
Touka si guardò intorno con occhi sbarrati mentre Hikari non perse tempo e scese dalla schiena di Yomo per buttarsi tra le braccia del fratello. Red la strinse a sé per rassicurarla, felice di rivederla e contento che stesse bene, incurante che le sue lacrime avevano iniziato a inzuppargli la spalla.
-Akane stai bene?-
Akane annuì alla domanda di Nishiki, il quale la aiutò ad alzarsi e le avvolse un braccio attorno al fianco per sorreggerla mentre Touka e Yomo ispezionavano la stanza scavalcando i corpi senza vita degli altri ghoul come se non fossero stati altro che sporcizia.
Akane non riuscì a reprimere un gemito di dolore quando il ragazzo le toccò una ferita.
-Sanguini ancora- notò aggiustandosi gli occhiali.
-Guarirà- tagliò corto lei, poi si voltò verso gli altri due ghoul.
-Ragazzi, Juuzou è in pericolo e anche Kaneki!-
-Lo sappiamo- mormorò Touka con lo sguardo basso, quasi arrabbiato, ma Akane sapeva che la sua non era altro che rabbia dovuta all'impotenza.
-Dobbiamo andare da loro!-
-Sei troppo ferita per poterti muovere- intervenne Yomo guardandola con i suoi occhi miti.
-Non mi importa, posso camminare- insistette. Touka la guardò.
-Verrò con te, Yomo e Nishiki invece porteranno i bambini in salvo-
Akane si girò verso di lei con la gratitudine negli occhi. Yomo e Nishiki non seppero più cosa dire, sarebbe stato inutile insistere, Touka e Akane avevano la testa dura...
Non era certo saggio lasciarle andare con la rossa in quelle condizioni, dopotutto la battaglia non era ancora cessata... se si fossero trovate in mezzo al caos cosa avrebbero fatto? Akane non poteva combattere e Touka, per quanto forte, non avrebbe avuto scampo contro tutti quei soldati.
Prima che uno dei due potesse aprire bocca, Touka e Akane si stavano già recando verso l'uscio.
-Staremo attente, promesso-.
Hikari si alzò in piedi e corse ad abbracciare Akane, la quale le posò una mano sulla testa.
-Aka-chan, torna presto- disse alzando gli occhi sui suoi. La ragazza sorrise dolcemente e l'abbracciò ancora, poi si staccò da lei e insieme a Touka si incamminò verso il centro della città.

Presente.

Juuzou non sentiva il freddo vento invernale abbattersi sul suo viso e scompigliargli i capelli dello stesso colore di quei fiocchi candidi, non sentiva le urla dei soldati che venivano feriti da quel mostruoso ghoul da un occhio solo. Era come se non riuscisse più a pensare in modo sobrio, il suo corpo era immobile, inginocchiato in mezzo a quei tubi di metallo contro i quali lo aveva scaraventato il Gufo.
Non sentiva il dolore alla gamba attorcigliata in modo innaturale -non aveva mai accusato alcun dolore ma sapeva che una persona normale avrebbe già gridato in preda agli spasmi. In quel momento, però, non gli poteva importare di meno. Tutto ciò che i suoi occhi riuscivano a registrare in quel maledetto istante era il corpo del signor Shinohara riverso al suolo in una pozza di sangue, l'Arata distrutta e il Gufo che lo fissava compiaciuto con il suo unico occhio, quasi fosse stato un bambino che aveva appena giocato un dispetto a un coetaneo. Continuò a sorridere mostrando la lingua aguzza che si agitava come una bandiera mossa dal vento. In un aggressivo impeto di realizzazione Juuzou si alzò in piedi aiutandosi con la sua Quinque fiondandosi verso il ghoul, chiamando il nome del suo mentore, pregando nessuno in particolare; non gli importava del Gufo che rideva di lui, voleva solo raggiungere Shinohara. Avrebbe dovuto aspettarselo che la sua gamba non avrebbe retto facendolo cadere rovinosamene al suolo, tuttavia non si diede per vinto alzando il capo pronto a tornare all'attacco. Il Gufo continuò a guardarlo con scherno, beandosi della sua angoscia deidendo, quindi, di prolungarla ulteriormente: sollevò la kagune al cielo quasi solennemente e, senza staccare lo sguardo dal giovane investigatore, la fece ripiombare dritta nella schiena di Shinohara. La testa dell'albino si riempì del macabro scricchiolio della spina dorsale di Shinohara che si spezzava. Il respiro gli si accorciò, il corpo iniziò a tremargli in preda a brividi indefiniti, e finalmente gli occhi gli si riempirono di lacrime mentre alzava il viso al cielo. La quiete improvvisamente creatasi venne distrutta da un grido di immane disperazione. La gola di Juuzou bruciava, i suoi polmoni si stavano svuotando velocemente ma lui continuò a gridare in preda a quello che mai avrebbe pensato di poter provare.
Quella notte che parve non finire mai, Juuzou ricominciò a provare dolore.

* * *

Touka e Akane si divisero per andare a cercare rispettivamente Kaneki e Juuzou. La rossa, sebbene ancora ferita e dolorante, iniziò a correre in direzione dei camion del CCG che sostavano in mezzo alla strada. Lungo il percorso incrociò più volte corpi coperti dalla neve, altri da sacchi neri, soldati che soccorrevano i compagni, chi era seduto contro il muro tenendosi la testa tra le mani in preda alla disperazione. Il cuore di Akane si strinse in una morsa di dolore mentre assisteva a quello spettacolo. Tra i cadaveri riconobbe perfino i genitori di alcuni suoi compagni di scuola e non poté far altro che ricacciare le lacrime indietro.
Continuò a correre per alcuni minuti, poi finalmente individuò i capelli bianchi di Juuzou e il suo cuore iniziò a battere all'impazzata. Quando fu più vicina notò che era isolato dal resto dei soldati; seduto con le spalle al muro e circondato da resti, il capo chino e la falce stretta tra le mani come se fosse stata un'ancora, sembrava non percepire la presenza degli investigatori che correvano avanti e indietro per soccorrere i feriti ma, cosa più importante, Shinohara non era con lui.
Avrebbe voluto chiamarlo ma tremava troppo per il freddo, il dolore e la preoccupazione che una minuscola vocina all'interno della sua testa le stava infondendo. Si avvicinò al furgone ignorando alcuni uomini che, notando le sue ferite, le chiedevano cosa le fosse successo e vi sbirciò dentro con il timore per quello che avrebbe visto. E infatti quando il corpo del signor Shinohara le si parò davanti allo sguardo, steso su una barella e avvolto da una miriade di fili, le si mozzò il fiato, il groppo che le si era formato in gola precedentemente premette maggiormente per uscire sottoforma di un pianto dirompente a cui, sapeva, non avrebbe dato sfogo, non in quel momento.
Akane si morse il labbro voltandosi verso Juuzou. Si avvicinò piano, le mani lungo i fianchi, gli occhi nocciola puntati sulle sue forcine rosse. Il ragazzo non si mosse.
-Juuzou- chiamò piano la ragazza, ma non ricevette risposta. Pareva quasi morto.
Si inginocchiò davanti a lui ignorando la neve che le entrava nelle ferite e le congelava il respiro. Rimase ferma in attesa che l'albino alzasse lo sguardo su di lei, ma non accadde, quindi allungò una mano verso la sua guancia fredda e pallida coperta dai capelli come una tenda. Il contatto parve scuotere il corpo di Juuzou che finalmente la guardò.
I suoi occhi rossi la colpirono peggio di uno schiaffo; non li aveva mai visti così vuoti e tristi.
Strinse a pungo la mano libera e, senza preavviso, attirò Juuzou a sé abbracciandolo forte. L'albino, dal canto suo, fu preso alla sprovvista da quel gesto tanto insolito e in parte sconosciuto, ma gli venne quasi d'istinto avvolgere le braccia attorno al corpo dell'amica. Lasciò andare la Quinque che cadde a terra con un tonfo metallico per stringere tra le dita la maglietta strappata di Akane. Appoggiò la fronte contro la sua spalla e digrignò i denti iniziando a tremare. La rossa gli premette una mano sulla testa appoggiando il capo sul suo senza dire una parola. Entrambi iniziarono a piangere in silenzio sotto lo sguardo compassionevole di un cielo di vetro.





Angolo autrice

Ci ho messo letteralmente anni, ma alla fine sono riuscita (anche se a malincuore) a concludere questa storia. Che dire? Ringrazio infinitamente tutte le persone che sono arrivate fino a qui e che ora stanno leggendo queste parole di un'umile giovane come me. Dovete perdonarmi per la poca continuità, ma spero che questa storia vi abbia lasciato qualcosa a discapito dell'attesa.
Sto già preparando un sequel, ma a dirla tutta non sono sicura di pubblicarlo qui su EFP. Lo troverete sicuramente su Wattpad comunque :)
Grazie ancora a tutti, ci leggiamo in giro!

-Cherry

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