Una vita (quasi) perfetta

di Shadowhunters033
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


                              Era una calda giornata di Giugno e Beth era pronta per fare l'esame per la patente, aveva giá il foglio rosa e quel giorno avrebbe avuto la prova pratica. Era agitatissima, stava aspettando l'arrivo del suo istruttore, seduta su una panchina. Continuava a torcersi le mani, a passarsi una mano tra i capelli, a muovere le gambe avanti e indietro, come un pendolo. All'arrivo dell'istruttore si alzó subito e venne accompagnata all'interno della macchina della scuola guida. Aveva paura di sbagliare, di investire qualcuno, aveva persino paura di dimenticare come frenare, qualcosa di ridicolo. Tutti questi pensieri affollarono la mente di Beth, la occuparono cosí tanto che quasi non sentí la voce dell'istruttore     "Signorina, adesso incominceremo la prova. É pronta?" Lei fece un cenno d'assenso col capo e si soffermó un minuto a scrutare l'uomo: carnagione chiara, sulla cinquantina, capelli neri con striature grigie, corpo asciutto e un paio di occhi azzurri come il cielo. Si accorse di essersi soffermata troppo sull'uomo e subito distolse lo sguardo cercando di trattenere sia l'imbarazzo, per il gesto da lei appena compiuto, che la preoccupazione, per l'imminente prova di guida.                 Liberó la mente da qualsiasi pensiero e inizió a guidare. Sembravano passate delle ore o forse solo pochi minuti, non sapeva dirlo con certezza, eppure aveva appena parcheggiato davanti alla scuola guida e il suo istruttore le aveva appena comunicato di aver superato l'esame in modo eccellente. Non poteva essere piú contenta di cosí; salutó l'istruttore e poi tornó a casa dove avrebbe trovato un paio di braccia muscolose, pronte a stringerla in un caldo abbraccio soffocante.   *** Appena entrata in casa sentí subito un buon profumo aleggiare nell'aria e inconsciamente un sorriso si fece spazio sul suo volto. Il suo appartamento, se cosí lo si poteva definire visto il fatto che avesse due piani con l'aggiunta di una soffitta, era semplice e abbastanza grande. Le scale erano di legno, levigate alla perfezione, con un corrimano elegantemente inciso con delle magnifiche decorazioni floreali; il soggiorno era colorato di bianco e al suo interno si trovavano un divano di pelle dello stesso colore, a sei posti, ed un immenso televisore al plasma che avrebbe fatto invidia a chiunque. Una volta appoggiata la propria borsa sul tavolino, si diresse in cucina, dove vide un ragazzo dalla carnagione chiara e dai capelli castano scuro, nonché il suo fidanzato. Silenziosa, gli si avvicinó di soppiatto e con uno scatto veloce, lo abbracció. " Ahh, Beth!" disse lui, con un tono divertito nella voce. Lei gli fece un sorriso da angioletto e lui, non resistendo a quel faccino che da sempre lo aveva affascinato, le diede un bacio delicato sul naso. A quel gesto lei arrossí, nonostante fossero passati oramai tre anni da quando si erano messi insieme. " Allora..." disse lui, con tono curioso "come é andato l'esame?" Nella mente di lei balenó un'idea; un'innocua, innocente idea. "Sono passata con il semaforo rosso..." disse, fingendo di essere dispiaciuta e imbarazzata al tempo stesso. "Oh Beth, mi dispiace" disse lui con tono dispiaciuto "Quindi niente patente?" "Beh, vedi... Il problema é che la patente alla fine me l'hanno data e tutto questo era uno scherzo..." disse lei mantenendo un viso e un tono di voce triste, mentre dentro di sé stava giá ridendo. Lui aveva una faccia sorpresa e divertita allo stesso tempo. " Beth! Adesso ti faccio vedere io" disse, con un sorriso sulle labbra e cosí iniziarono a rincorrersi per tutta la casa fin quando lui non prese Beth per i fianchi e la trascinó per terra. "Lewis!" urló lei ridendo " Pesi, levati di dosso!" Lui, ancora ridendo, si mise seduto per terra e trascinó Beth vicino a sé. "Sono davvero fiero di te, piccola" "Grazie Lew" "Che ti va di fare dopo pranzo?" "Non lo so..." rispose lei "A te?" "Beh, potremmo..." "Lew..." lo interruppe lei. "Che c'é Beth?" le chiese lui, con un leggero tono preoccupato nella voce. "Sento odore di bruciato..." gli disse. "Cosa? Ma non é possibile! Oddio aspetta...le lasagne nel forno!" disse lui, con gli occhi fuori dalle orbite e senza aspettare una risposta si precipitó in cucina, con le risate di Beth in sottofondo.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


Il pomeriggio era passato tranquillo e Beth si ritrovó seduta sul divano, con la testa di Lewis appoggiata sopra alle proprie gambe. Doveva ammettere che quando dormiva sembrava proprio un angioletto, ma solo quando dormiva. Le gambe le si iniziarono a intorpidire e allora cercó di muoverle appena, riuscendo a non svegliare Lewis.  Il suo telefono segnaló l'arrivo di un messaggio con un leggero tintinnio che le era sempre sembrato delicato, ma che in quel momento assomiglió molto al suono di un'intera orchestra. Subito Beth si affrettó a prenderlo e notó che il messaggio era da parte di suo fratello, Andrew. Sorpresa inizió a leggere il messaggio in cui lui le diceva di incontrarsi immediatamente al parco vicino casa sua e che aveva bisogno di lei. Beth, un po' preoccupata, adagió la testa di Lewis su un cuscino, per poi lasciargli un bacio sulla fronte e una volta prese le chiavi di casa, si affrettó a raggiungere il parco dove scorse un ragazzo da un'indomabile chioma bionda, seduto su una panchina. Loro due erano cosí diversi che nessuno, mai, li aveva presi per fratello e sorella. Lui alto, slanciato, biondo, occhi color ghiaccio e una pelle bianca, diafana. Lei quasi tutto il contrario: statura nella media, magra ma non eccessivamente, mora, pelle olivastra e con due occhi grandi color nocciola, che avrebbero fatto invidia a chiunque. Nonostante fossero cosí diversi, non c'erano parole per descrivere il loro fantastico rapporto; un rapporto che molti potevano solo immaginare, qualcosa di unico e magico, un rapporto di profonda fiducia e affetto. Se uno stava male, stava male anche l'altro e entrambi molto, forse troppo, protettivi nei confronti dell'altro. Beth si incamminó verso la panchina dove si trovava il fratello e subito notó che era stravolto, delle occhiaie avevano preso posto sul suo volto e gli occhi, di solito di un blu acceso, erano vitrei, spenti. L'ansia salí nel petto di Beth che, facendosi coraggio, si sedette accanto al fratello, il quale giró il viso verso di lei e subito si buttó tra le sue braccia nonostante fosse lui il fratello maggiore, ma questo non aveva mai avuto importanza per nessuno dei due. " Andrew, cos'é successo?" chiese lei, con tono materno nella voce. "Beth... Elise m-mi ha lasciato. Ha detto che non ero fatto per lei e che non ero il suo tipo..." disse lui, con il tono della voce incrinato per poi scoppiare a piangere tra le braccia della sorella, che non poté far altro che ripetergli di essere un ragazzo fenomenale e che Elise non sapeva cosa si fosse persa lasciandolo. *** Lewis si sveglió sul divano dell'appartamento che aveva comprato insieme alla propria ragazza, braccia e gambe intorpidite e un torcicollo spaventoso, il tutto accompagnato da un leggero mal di testa. Si guardó intorno alla ricerca di Beth, ma non trovandola suppose che fosse uscita. Si mise a sedere sul divano, tenendosi la testa con una mano mentre con l'altra afferró il telefono per controllare l'ora. Le 20:32. Pensó di aver dormito anche troppo e si chiese come mai Beth non fosse ancora rientrata. Deciso ,compose il suo numero, che ormai conosceva a memoria, ma dopo un paio di squillo partí la segreteria telefonica. Pensó che non fosse poi cosí strano visto che Beth era solita lasciare il cellulare in modalitá silenziosa oppure spegnerlo completamente, perció non si preoccupó piú di tanto. Una volta alzatosi dal divano decise di iniziare a cucinare per la cena ma visto il fatto che in frigo non c'era piú neanche un cartone di latte, che i supermercati stavano chiudendo e il suo mal di testa incessante, decise di ordinare una pizza: una alla margherita, come piaceva a lei, e una al crostino per lui. Mentre aspettava la pizza, si mise seduto sul divano e accese la tv. Sapeva che Beth avrebbe voluto vedere un film, lei ne era appassionata, e lui sapeva anche quale o almeno aveva due opzioni: o Harry Potter e la Pietra Filosofale oppure Shadowhunters- La cittá di ossa, entrambi con gli attori preferiti di lei, Tom Felton nel ruolo di Draco Malfoy o Jamie Campbell Bower nel ruolo dell'affascinante cacciatore di demoni Jace e i suoi quattro cognomi. Anche Lewis era diventato un amante di entrambe le Saghe e a forza di vedere quei film, anche lui aveva imparato tutte le battute a memoria. Mentre stava cercando i film su Netflix, sentí girare la chiave nella porta e subito si voltó verso quest'ultima, trovando sulla soglia la sua Beth, con un' aria leggermente abbattuta. Immediatamente si mise in piedi, avvertendo una fitta alla base delle tempie ,che gli ricordarono il mal di testa, e in meno di uno secondo si ritrovó a stringerla fra le proprie braccia. "Ehi piccola, cos'é successo?" le chiese lui. "Niente Lew, non ti preoccupare. Andrew era molto giú, Elise l'ha mollato, poi peró abbiamo parlato e sembrava stesse meglio" gli spiegó lei. "E allora perché sei cosí abbattuta?" le domandó lui, leggermente confuso. "Perché non riesce mai a trovare quella giusta, dopo un po' si lascia con tutte" rispose lei, con voce affranta. "Beh prima o poi la troverá, come io ho trovato te" disse lui, per poi guardare in viso Beth, che lo stava guardando con sguardo assassino. "Si certo, tu hai trovato me! Vorrei ricordarti che sono stata io quella che ti é venuta dietro per quattro anni!" rispose lei, con tono indignato. Eddai Beth, stavo scherzando" le disse lui, con una faccia da cucciolo ma lei continuava a non desistere. Lewis, guardando la propria ragazza imbronciata e girata di spalle, si arrese all'idea che quest'ultima fosse arrabbiata con lui e che non l'avrebbe perdonato per un po' anche se, a suo parere, non aveva fatto né detto qualcosa di sbagliato. Quando qualcuno suonó il campanello, si affrettó a raggiungere la porta d'ingresso e una volta aperta si ritrovó davanti il fattorino, con due pizze. Una volta pagato, Lewis rientró nell'appartamento, con lo sguardo interrogativo di Beth puntato addosso. "Ho preso la pizza perché il frigo era vuoto" le rispose subito lui, prevedendo giá la domanda. Lei fece un cenno d'assenso col capo, per poi continuare ad essere arrabbiata con lui. Lewis alzó gli occhi al cielo e poi, prese due lattine di Coca-Cola, si mise seduto sul divano vicino a Beth, con in mano la propria pizza mentre porgeva a lei l'altra. Iniziarono a mangiare in rigoroso silenzio, fino a quando Beth non prese in mano il telecomando e mise il film di Shadowhunters. Lewis addentó il primo pezzo di pizza guardando il film, mentre osservava Beth con la coda dell'occhio. All'ennesimo morso decise che non ne poteva piú di quel silenzio perció una volta appoggiato il piatto con la pizza, si avvicinó piano a Beth e la circondó con le braccia ma lei fece resistenza e non ricambió l'abbraccio. "Certe volte ti comporti davvero in maniera infantile!" esclamó lui con tono arrabbiato, per poi alzarsi e dirigersi in cucina dove appoggió il piatto sopra il tavolo di legno e successivamente si appoggió con i gomiti sulla superficie liscia tenendosi la testa con le mani. Il mal di testa era aumentato, un fatto dovuto allo stress e alla stanchezza, nonostante la dormita pomeridiana. Prese un bicchiere dalla mensola e dopo aver rovistato in numerosi cassetti della cucina trovó le bustine di Oki, ció che gli serviva. Ne versó due all'interno del bicchiere riempito d'acqua ma non fece in tempo a appoggiarsi il bicchiere sulle labbra che sentí dei passi leggeri raggiungerlo. Si giró verso quella direzione, dove trovó Beth con lo sguardo rivolto in basso. "Scusami, sono stata una stupida a prendermela per una sciocchezza del genere" gli sussurró lei, con voce flebile. Lui appoggió il bicchiere sul tavolo, si avvicinó a lei, le mise due dita sotto il mento, le alzó il viso e lasció sulle sue labbra rosate un bacio delicato per poi sorriderle amorevolmente. "Sono contento che tu l'abbia capito" le rispose poi lui, con il sorriso sulle labbra. Beth sorrise a sua volta per poi soffermarsi sul bicchiere poggiato sopra il tavolo e guardarlo con la fronte corrugata. "Non stai bene?" gli chiese subito lei, leggermente preoccupata. "Tranquilla Beth, é uno dei miei soliti mal di testa" le disse lui, tranquillizzandola. Dopo aver bevuto, Lewis si diresse in camera da letto con Beth al seguito. Entrambi, una volta pronti, si misero sotto le coperte, abbracciandosi. "Lew, domani hai allenamento?" "Si Beth, come ogni Lunedi, Mercoledí e Venerdí. Perché?" "Perché vedevo se mi potevi prestare la macchina". "La macchina?" chiese lui, le sopracciglia aggrottate "A cosa ti serve la macchina?" "Domani pomeriggio ho un esame all'universitá" rispose semplicemente lei. "Allora te la presto, tanto mi viene a prendere Mattew. Andremo insieme all'allenamento". "Ok. Notte Lew". "Notte Beth" rispose lui stringendola piú forte a sé, mentre entrambi cadevano tra le braccia di Morfeo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Un raggio di luce penetró dalla finestra, illuminando la stanza e di conseguenza facendo svegliare Beth, che in segno della propria disapprovazione emise un debole grugnito. Aprì prima un occhio e poi l'altro, accorgendosi della mancanza di Lewis a causa dell'allenamento di calcio. A volte pensava che si allenasse troppo, insomma ogni giorno andava a correre, a differenza di lei che invece correva raramente e solo se lui glielo chiedeva, supplicandola. Svogliatamente si alzò dal letto, strizzando gli occhi per via della troppa luce. Guardò la sveglia posta sopra il comodino, che segnava le otto, per poi vestirsi velocemente. Si avviò verso il bagno, dalle mattonelle di un azzurro chiaro, e rimase ad osservarsi qualche minuto: era una ragazza che poteva essere definita abbatanza carina, viso leggermente allungato, dai lineamenti delicati, occhi da cerbiatto, color cioccolato e capelli castani, leggermente ondulati, con sfumature ramate. Fisicamente aveva belle forme e tutte al proprio posto: vita stretta, gambe lunghe e affusolate, come le proprie mani, e un altezza che non superava un metro e sessantacinque. Dopo aver perso così qualche minuto, andò in cucina, prese il suo solito caffè mattuttino con due cucchiaini esatti di zucchero, s'incamminò verso l'uscita, con la borsa e le chiavi in mano, e uscì dall'appartamento, richiudendosi la porta alle spalle.     *** Beth rientrò in casa, dopo due estenuanti ore di un esame scritto di anatomia umana. Riguardo al risultato era positiva, era stato un esame parecchio impegnativo, però si era preparata in maniera impeccabile ed era sicura che i propri sforzi avrebbero dato degli ottimi risultati. Guardò l'orologio del salotto, che segnava le dieci e tre quarti; Lewis sarebbe rientrato soltanto verso l'una, se solo il suo allenatore fosse stato di buon umore, così decise di uscire un po' e andare in biblioteca, sapendo che in quella settimana era uscito il libro di una scrittrice, il cui modo di scrivere le proprie storie l'affascinava. Beth era una ragazza che acuni avrebbero potuto definire "secchiona", ma lei si definiva semplicemente una ragazza a cui piaceva leggere, una ragazza che adorava immergersi in una storia diversa dalla propria, ogni volta una trama diversa, nuove avventure da vivere in prima persona, ogni volta che i suoi occhi accarezzavano, in una delicata carezza, ogni pagina, ogni riga. A Beth non piacevano soltanto quelle storie piene di problemi, sentimenti e intrecci complicati, no: a lei piaceva anche l'odore delle pagine, le parole impresse con l'inchiostro sulla carta candida e le sue mani che, delicate come quando si accarezza un neonato, sfogliavano le pagine, con meticolosa attenzione. Beth attraversò la strada, per ritrovarsi così dal lato opposto, nonché di fronte alla biblioteca, dove entrò dopo pochi istanti. Subito l'abituale calore di quel posto l'avvolse, facendola sentire a casa. S'incamminò fra gli alti scaffali, sicura, dopo aver salutato Margaret, la bibliotecaria, una dolce vecchietta che amava il libri quanto lei. Si avvicinò ad uno dei tanti scaffali, dove i libri erano posti in modo meticoloso e prese il libro che le interessava. Si avvicinó ad una delle tante poltrone di cui era ricca la biblioteca, vi si sedette sopra comodamente e inizió a leggere.                                  *** Beth entró in casa all'ora di pranzo e subito notó la presenza di un borsone sopra il divano, quello con lo stemma della squadra di Lewis. Le sue labbra si arcuarono a formare un sorriso e subito sentí lo scrosciare dell'acqua proveniente dalla doccia, così si tolse il cappotto e si diresse verso il bagno. In quel preciso istante l'acqua cessó e, prima che Beth potesse aprire la porta o fare un altro passo, sbucó dal bagno una testa castana e Beth si avvicinó immediatamente, lasciando un casto bacio sulle labbra di Lewis, che con un asciugamano in vita e i capelli bagnati, le rivolse un sorriso e la sollevó da terra, prendendola per la vita. "Lewis! Sei tutto bagnato!" urló lei, ridendo, mentre lui non le diede ascolto e continuó a stringerla a sé, bagnandola ulteriormente. "Lew, dai! Devo preparare il pranzo" ripeté lei, esasperata, e solo allora Lewis la lasció andare per andare un cucina, per poi gridarle: "Tanto dopo ti faccio il solletico!" Cosí, mentre sentiva i lamenti di Beth giungergli in lontananza, finì di vestirsi e la raggiunse in cucina.

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