A fairy love story

di Save10
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


- “Nonna, nonnina!” esclamò la bambina correndo verso la sua adorata nonna. Quest’ultima la prese in braccio e, accennando un sorriso a trentadue denti, le schioccò un bacio sulla guancia ricoperta da puntini rossi. Nel frattempo, dall’atrio destro della porta della cucina, entrò un bambino molto più alto rispetto alla bambina, grassottello, con un pallone in mano. Lasciò le scarpe sporche di fango e terra sullo zerbino e, senza fiatare, percorse la stanza per raggiungere le scale, lasciando dietro di sé impronte marroni.
- “Giovanotto, non saluti la tua nonna?” domandò la signora che ancora teneva in braccio la piccola. Il bambino girò lo sguardo per puntarlo sulla graziosa signora che gli sorrideva dolcemente, mostrando delle fossette solcate da un accenno di rughe. Mosse il capo come cenno di saluto, poi superò ogni scalino a grandi falcate.
- “Nonna mi racconti una fiaba?”
- “Ma certo tesoro, che ne dici se ti raccontassi la storia della bambina dal cappuccetto rosso che poi viene mangiata dal lupo?”
La bambina scosse la testa muovendo quei suoi boccoli d’oro che quasi sbattevano sul suo viso.
- “Quella dei tre porcellini?”
- “No, no…”
- “Dimmi una cosa, bambina mia, tu credi nelle fate?”
A quella domanda, le si illuminarono gli occhi e si mise a sbattere le mani per manifestare la sua felicità. La nonna scoppiò a ridere e, annuendo, posò la nipotina per terra, che si sedette a gambe incrociate, pronta ad ascoltare ciò che le avrebbe raccontato.
- “Allora…” si schiarì la voce e raddrizzò la schiena ricurva nonostante non fosse così vecchia, per evitare ulteriori dolori.
“Bambina mia, devi sapere che ciò che ti sto per raccontare è una storia vera, ma ormai nessuno più ci crede e questo causa dei disordini e dei problemi a Fairybroke, al mondo delle Fate…”
- “Nonnina ma perché non ci credono?” domandò la bambina con aria quasi triste, un boccolo le cadde davanti un occhio.
- “Per tanti motivi, oramai i bambini preferiscono le nuove tecnologie, come quel telefono enorme, l’Iped…”
Una risatina interruppe il discorso della nonna, che si girò per accorgersi del bambino che era sbucato dal corridoio con un nuovo abbigliamento pulito e quei capelli color pece che gocciolavano per tutta casa.
- “Si dice Ipad” s’intromise, afferrando dallo scaffale un videogame per poi buttarsi sul divano. La signora tossicchiò leggermente, poi sistemò i suoi enormi occhiali da vista poggiati sul naso.
- “Dicevo, preferiscono tutt’altro e non credono più alle fiabe, alla magia, alle Fate”
- “Io sì, l’altra volta mi ha lasciato un dolcetto sopra il cuscino in cambio del dentino che metterà a uno dei suoi figli” rispose entusiasta la piccola, mostrando un buchetto all’interno della sua bocca. La nonna continuava a sorridere alla vista di quella creatura meravigliosa così ingenua e sognatrice. Decise di continuare la storia:
- “Poiché quasi nessuno crede più, appunto, nelle Fate, nel loro mondo tutto sta scomparendo, i giardini non sono più verdi come una volta e solamente miseri fiorellini li ricoprono; il freddo e il gelo sta distruggendo tutto, le abitazioni, la polvere e le Fate non sono quasi più in grado di volare. Quasi tutto è perduto…”
- “Nonnina, ma non si può fare niente per salvare Fairybroke?” le domandò, quasi balbettando. Annuì.
- “Secondo una veggente, una delle ventuno Fate prescelte dovrà far innamorare un umano prima dell’equinozio di Primavera, se nessuna delle prescelte riuscirà, tutto Fairybroke scomparirà, per sempre. Tutto inizierà quando la prima pioggia cadrà nel giorno dell’equinozio”
La bambina corrugò la fronte come a dover pensare alla domanda da porle, poi parlò:
- “Ma allora cosa aspettano? Tutte le Fate sono belle e poi se si amano, salvano il loro mondo e anche possono vivere felici e contenti”
- “No tesoro, non è così semplice. Dovrà essere solo l’umano ad innamorarsi della Fata, se fosse un amore ricambiato, il loro mondo verrà comunque salvato, ma lei morirebbe”
- “Bah, che cavolate!” esclamò una voce maschile che sovrastava i rumori provenienti dal videogame. La bambina girò la testa verso il fratello, si alzò e si parò davanti lui:
- “Non sono cavolate, è tutto vero e tu sei un bambino cattivo”
- “E tu pensi davvero che possano esistere? Sono tutte bugie”
La sorellina, arrabbiata, lanciò un pugno al videogame, che cadde a terra, spegnendosi del tutto. Anch’egli infuriato, si alzò e le urlò contro:
- “Guarda cosa hai combinato!”
- “Scusami, io non volevo…”
- “Sei solo una bambina viziata, mettiti in quella testa che non esiste nessuno, né Babbo Natale, né la Befana e soprattutto quelle stupide Fate!”
- “Adesso basta giovanotto” intervenne la nonna, attirò a sé la bambina che, silenziosamente piangeva, poi con un’occhiata il bambino capì di dover andare in camera sua.
- “Nonnina è vero quello che dice mio fratello?” le domandò con le guance rigate da lacrimoni che bagnavano persino il suo vestitino turchese. La signora scosse la testa e, ripresa in braccio, si avvicinò alla finestra notando grandi nuvoloni grigi ricoprire il cielo della città. Un ‘mhmh’ le fece capire che la bambina era appena caduta in un sonno profondo, come succedeva ogni volta che piangeva. Accennò nuovamente un sorriso che scomparve quando numerose gocce d’acqua iniziarono a picchettare sul vetro della finestra.
E’ iniziato, mormorò tra sé e sé.
 


 
| Salve a tutti! 
Sono Save e questa è la mia nuova fanfiction. La mia idea è iniziata circa due giorni fa, mentre mi stavo per uccidere data la noia e il troppo caldo. Se dovesse piacervi, continuerò e spero davvero possa portare a termine questa storia, poichè mi piace tantissimo scrivere ma ho pochissimo tempo tra studio e altri impegni.  Se dovesse avere anche un buon fine, apporterò delle modifiche o magari seguirò vostri consigli, critiche e quant'altro.
Ah, seguitemi in tanti eh! Kiss.

ps. Ehi tu, credi nelle Fate?

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Peonia non suonare, Peonia non suonare.
Una cantilena iniziò a propagarsi per tutta la stanza, svegliandola dal mondo dei sogni. Uscì una mano da sotto la coperta per afferrare uno dei cuscini caduti per terra, per poi poggiarlo sul viso e affondarlo. Quella cantilena aumentò d’intensità e, questa volta, sia la coperta e sia il cuscino volarono via.
- “Ho capito, ho capito!” esclamò la ragazza alzandosi per mettersi seduta. Chiuse le mani a pugno per strofinarsi gli occhi, poi li aprì.
Si guardò intorno, osservando attentamente la sua camera, la sua Peonia. Al contrario delle altre, era l’unica ancora ‘sana’, ma il suo colore rosa andava sempre più ad imbrunirsi, persino la cantilena che utilizzava per svegliarla, come la ninna nanna per addormentarla, erano molto più deboli rispetto ai tempi precedenti. Scosse la testa per cacciare via quei pensieri e si alzò curvando la schiena all’indietro per stiracchiarla. Afferrò la spazzola e si parò davanti l’enorme specchio posto accanto al suo letto, per pettinare i suoi lunghissimi capelli blu notte che incorniciavano il suo viso roseo, e da essi sbucavano due orecchie sottili che finivano a punta, decorate da numerose, piccole margherite. Il suo corpo snello era coperto da un particolare vestito azzurro, corto, che arrivava a metà coscia, composto da un corpetto che prendeva la forma di due foglie e fasciava il suo seno prosperoso, poi esso finiva a campana ed era adornato sempre da margherite bianche. Il colore dell’abito si abbinava perfettamente ai suoi occhi grigi, screziati d’azzurro e alle sue grandi ali, anch’esse azzurre, ricoperte da brillantini.
- “Capelli sciolti o treccia a spina di pesce?” esclamò rivolgendosi a Peonia, che rispose con una cantilena più grave.
- “Hai ragione, legati sono più ordinati e quando dovrò allenarmi, non mi andranno davanti al viso.”  La salutò con un cenno di mano ed uscì. Un vento gelido le accarezzò tutta la pelle, provocandole così tanti brividi da farle sbattere i denti. Il panorama non era dei migliori, la maggior parte delle dimore erano brune, secche e senza vita, la gente era costretta a rifugiarsi da amici, parenti per non morire di fame e di freddo, ma ormai anche il cibo scarseggiava e il sole non riusciva più a combattere le nuvole, il freddo. Le Fate produttrici di polvere perdevano sempre più potere e così dovettero riunirsi nel regno della Regina, luogo, in quel momento, considerato il più sicuro.
Attraversò la via di Tulip, proseguì dritto fino ad un ruscello ormai congelato e molto pericoloso poiché presentava delle spaccature, ed arrivò fino alla via di Dahlia, dove una Lena tutta pimpante l’aspettava seduta su un tronco abbattuto da una precedente tempesta.
- “Alla buon’ora Anemone!” esclamò l’amica, dopo essersi accorta del suo arrivo, si alzò per raggiungerla. Amiche per la pelle fin da piccole, Lena era stata l’unica a catturare l’attenzione di Anemone, poiché quest’ultima era sempre scontrosa, fredda e solitaria, ma con la sua nuova amica non riusciva ad esserlo perché, attraverso la sua ironia e la sua simpatia, la metteva sempre di buon umore.
- “Lena scusami, ma non riuscivo a svegliarmi…”
- “Ancora a perdere tempo con quei libri sugli umani?”
- “Quando andrò lì, dovrò essere pronta a tutto. Sto imparando tutto ciò che riguarda loro” rispose Anemone, spostando una ciocca di capelli da davanti gli occhi. Poi mosse la testa verso destra per indicare la direzione che portava all’ Honey forest, posto in cui erano solite andare per divertirsi, stare tranquille e tenersi in forma. A causa di quell’inverno quasi perenne, i giorni in cui si vedevano diminuivano, la neve e il gelo impedivano anche l’uso delle ali, molte Fate non riuscivano più a volare ed erano costrette a camminare. Ma le due ragazze, per evitare che accadesse ciò anche a loro, correvano e cercavano di volare per raggiungere i rami più alti della quercia. Proprio come in quell’istante, dopo essersi scambiate uno sguardo d’intesa, scattarono più veloci che potevano, evitando i vari massi e il vario ghiaccio che ricopriva alcune parti del terreno. Anemone superò l’amica, saltò tre grandi pietre consecutive e, respirando profondamente, aumentò sempre più la velocità fino a lanciarsi, sbattere le ali e allungare le braccia per afferrare un ramo.
Lena rallentò la corsa fino a fermarsi davanti l’albero:
- “Amica mia sei davvero in forma, eh. Quasi ti invidio”
- “Magari se mangiassi meno, anche tu riusciresti!” le rispose, uscendo la lingua a mo’ di smorfia. Sapeva benissimo quanto la divertissero quelle battute, poiché Lena era considerata tra le Fate più belle di Fairybroke, era molto alta ed aveva un fisico mozzafiato, grandi occhi verdi smeraldo che contrastavano quei ricci biondi, quasi bianchi ed un sorriso così luminoso che pareva avesse delle stelle al posto dei denti.
- “Hai ragione, uffa. Aiutami…” allungò una mano che Anemone afferrò prontamente e fu affiancata dalla giovane che si sedette col fiatone per il troppo sforzo.
- “Che stanchezza! Non mi muovo più di qui”
- “Proseguo da sola, allora”
- “Ma no, è pericolo…” Lena voleva fermarla, ma fu tardi, poiché la Fata era già arrivata al quarto ‘piano’, sempre con l’aiuto delle ali. Si accorse di un ramo abbastanza alto che solo volando poteva raggiungerlo. Socchiuse gli occhi per prendersi di coraggio, puntò gli occhi sul suo obiettivo e sbattette le ali, alzandosi in aria.
- “Sta’ attenta!”
- “Tranquilla, sono abbastanza brava da…”
Prima che potesse completare la frase, urtò un ammasso di foglie e della neve e del gelo finirono sulle sue ali, che non si mossero più e iniziò a precipitare.
- “Anemone!” urlò l’amica, coprendosi gli occhi con le mani, non voleva proprio guardare cosa sarebbe successo. L’altra cercò di afferrare qualche ramoscello, ma nulla, serrò gli occhi per prepararsi alla botta tosta. Ma non avvenne. Si sentì prendere come se fosse una principessa, eccolo qui, come sempre, tempismo perfetto.
- “Nesio come farei senza di te?!”
- “Me lo chiedo anche io, bambola…”
Posò Anemone sotto i piedi della quercia, anche Lena li raggiunse che l’abbracciò chiedendole se stesse bene.
- “Sto bene, tranquilla. Tutto merito di Nesio”
- “Cosa ci fai qui?” domandò la bionda rivolta al ragazzo dai capelli verdi.
- “Stavo facendo una passeggiata quando ho visto la prescelta cadere”
- “O magari ci stavi seguendo perché hai paura che la ‘prescelta’ possa avere un fidanzato, eeeh” dopo aver mimato le virgolette con le sue dita affusolate, diede una gomitata a Nesio che arrossì improvvisamente. Altro amico d’infanzia, solo qualche anno più grande, ha sempre avuto una cotta per Anemone, ma quest’ultima non l’aveva mai visto come qualcosa di più, se non come un semplice amico.
- “Lena sei terribile!” difese l’amico per evitare che iniziasse a balbettare. Un suono di tromba attirò l’attenzione dei tre e, forse, di tutte le altre Fate di Fairybroke. Anemone sospirò profondamente, voleva solo che fosse un sogno perché era passato quasi un anno dall’ultimo suono, anzi rumore fastidioso, di quello strumento.
- “Dobbiamo andare” annunciò la giovane Fata, notando uno sguardo preoccupato nel volto dell’amica. Per tirarla su di morale, le diede una spinta e dopo aver stampato un bacio sulla guancia a Nesio per ringraziarlo dell’aiuto, entrambe si diressero verso Fairyreign.

 

 
 
 
 
| Hi guys!
Eccoci qui, un altro capitolo. Diciamo, l’inizio ‘vero’ della storia? Yes.
Innanzitutto vorrei salutare una mia prima ‘fan’ che mi ha resa così felice da darmi quella voglia di scrivere un secondo capitolo il giorno seguente. Spero se ne aggiungano altri, vorrei proprio condividere con voi questa mia idea.
Baci. Xx
 
ps. Ehi tu, credi nelle Fate?

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