La notte di Tanabata

di AlessiaOUAT96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Effimero ***
Capitolo 2: *** si parte! ***
Capitolo 3: *** in ritardo ***
Capitolo 4: *** fuochi d'artificio ***



Capitolo 1
*** Effimero ***


★ Iniziativa: Questa storia partecipa alla challenge “Notte di Tanabata” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole:  463 note escluse
★ Prompt: 16) A invade Instagram/FB/Twitter delle sue foto al festival di Tanabata e status dedicati a B, dall’altra parte del mondo.
 
 
Stavo  tornando a salutare la signora Hudson dopo tanto tempo.

Me n’ero dimenticato un’altra volta e stavo cercando di rimediare, in qualche modo quel piccolo appartamento al 221b in Baker Street mi mancava, ma soprattutto sentivo la sua mancanza. Della signora Hudson? No no. Mi  mancava quel sociopatico iperattivo che di mestiere faceva il consulente investigativo.

Era una giornata piovosa e umida.
“Non è una novità che faccia questo tempo. Ecco le chiavi”

Inserii la chiave nella serratura, la feci scattare delicatamente ed entrai; felice di essere al chiuso e non fuori a prendere freddo e umidità, di quella che ti entra nei vestiti e nelle ossa e che non ti molla più.
Salii le scale e per un attimo mi parve di tornare a quando Sherlock abitava l’appartamento con me, mi parve addirittura di sentirlo suonare, o meglio comporre.
Sorrisi amaramente. Dio, quanto mi mancava  sentire il suono del suo violino!

Mi venne in mente la prima volta che entrai in quel piccolo salotto, camminavo ancora con il bastone. Altro che analista, è stato lui la mia cura!

«Signora Hudson? È in casa?»

Nessuno rispose.

“Probabilmente sarà uscita”
                   ***

«Cosa stai facendo?» domandò John stupito.

Il suo migliore amico era semi disteso sul letto e teneva un piccolo quaderno tra le mani.
Sherlock spostò rapidamente il suo sguardo, prima su John e poi sul diario trovato quasi per caso tra gli effetti del vecchio coinquilino che ora lo guardava con un misto di rabbia e stupore. Non se la sarebbe mai presa sul serio: gli voleva troppo bene per farlo!
Si alzò con calma, come se leggere i segreti del suo compagno non fosse una violazione della privacy.

«Cerco di distrarmi. Le tue foto dal Giappone mentre te la spassi a quel festival mi irritano parecchio»

«E leggere il mio diario risalente ai tempi in cui ti credevo morto ti aiuta? E poi perché sei irritato?»

«Perché non ci sono io in queste foto, non ti sono accanto»

«Siamo nella stessa lacrima, come il sole e una stella.. Il sole mi parla di te, mi stai ascoltando? Ora la luna mi parla di te: avrò cura di tutto quello che mi hai dato 1» lesse ad alta voce il post che aveva ricevuto così tanti cuoricini che gli venne da vomitare.

“Almeno era riferito a me” pensò cercando di trattenersi dal ridere in faccia al romanticismo di quel post più che scritto
da un soldato sembrava opera di un’ adolescente alla presa con la sua prima cotta.

John parve sorpreso, tanto da strabuzzare gli occhi più volte.

«A te non piacciono queste cose, Sherlock. Sì ai giornali, no ai social. Li trovi.. aspetta, com’era?»

«Effimeri: iscriversi su una piattaforma sociale è inutile e non rispetta i miei parametri logici»

«Ecco com’era! Effimeri»
 











NDA: Salve a tutti popolo di Sherlock!
Premetto che è la prima volta che scrivo su questo fandom, aggiungo anche che devo ancora vedere la quarta stagione, ma non preoccupatevi, mi rifarò in tempo!
Appena li ho visti ho subito pensato a loro come coppia, shippati sin dall’inizio <3
Questo è il primo capitolo della raccolta, contiene molto poco, me ne rendo conto, ma i prossimi dovrebbero avere più… ship, più loro due ecco.

Spero che vi sia piaciuto comunque!

1 La canzone citata è Luce di Elisa.
Alessia

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Capitolo 2
*** si parte! ***


«Sono in dovere di dirti una cosa John, e temo non ti piacerà» esordì Sherlock improvvisamente, abbassando con uno scatto il giornale alla ricerca di un caso interessante che, al momento pareva non esistere.

“Perché le persone sono così noiose?”

«Dimmi pure» lo guardò preoccupato, anche se consapevole della teatralità del compagno che spesso tendeva a ingigantire i problemi.

«Mio fratello mi ha convocato per un’urgente missione all’estero e quindi starò via per un po’. Devo essere sincero: temo voglia sfruttare le mie capacità»

John H. Watson non parve sorpreso. Non era la prima volta che succedeva, dopotutto suo fratello era una persona importante e di spicco.
Capì anche il motivo per cui non gli sarebbe piaciuto: avrebbero dovuto separarsi un’altra volta, e questo lo rattristava parecchio. Senza Sherlock le giornate diventavano noiose e lente.
Decise però di provare a persuaderlo a rimanere con lui.

«Che ne dici di andare a quel festival in Giappone? Troviamo qualche offerta last minute e ci facciamo una vacanza»

«Mi stai offrendo una via di fuga?» per un attimo i loro sguardi si incrociarono, e John parve perdersi in quelli chiari di Sherlock, che in ogni momento suggerivano furbizia, intelligenza e quel pizzico di mistero che lo faceva sempre vacillare.

Rispose affermativamente con un semplice “Sì”, sempre mantenendo il contatto visivo nella speranza che lui potesse leggerlo come un libro aperto. A volte John poteva affermare di provare gelosia nei confronti dei clienti; una gelosia senza senso e infondata. Erano solo clienti! Eppure l’essere osservati attentamente da quel suo sguardo magnetico lo infiammava interiormente: voleva che lui leggesse il desiderio che provava in ogni momento che si incrociavano.
Voleva fargli capire il suo stato d'animo, la sua brama di passione che lo avvolgeva ogni volta che lui si fermava a fare uno scanner dei clienti. Lo desiderava sempre di più in quei momenti e voleva che lui lo capisse.

«Tanabata è una festa tradizionale giapponese derivata dall'equivalente festival cinese di Qīxī.
Celebra il ricongiungimento delle divinità Orihime e Hikoboshi, rappresentanti le stelle Vega e Altair. Secondo la leggenda i due amanti vennero separati dalla Via Lattea potendosi incontrare solo una volta all'anno, il settimo giorno del settimo mese lunare del calendario lunisolare.
La festa viene celebrata il 7 luglio, tranne in alcune regioni nelle quali si festeggia il 7 agosto, poiché dal momento in cui il Giappone adottò il calendario gregoriano (1º gennaio 1873) la festa non ha più una data precisa corrispondente alla data originaria, e per questo motivo viene festeggiata in giorni differenti a seconda del luogo, tra il mese di luglio e quello di agosto. È una dei gosekku, le cinque festività maggiori dell'anno 1» disse tutto d’un fiato Sherlock, puntando lo sguardo fuori dalla finestra, osservando la nebbia che stava calando pian piano.

«Cosa?» John si risvegliò dal suo stato di trance, non capendo una parola di quelle appena pronunciate.

«Ti ho appena descritto il festival, dovresti sbrigarti a trovare i biglietti e un alloggio decente»

Watson non se lo fece ripetere due volte. In pochi minuti aveva già prenotato tutto spendendo pochissimo. Non restava che fare le valigie per partire domani stesso.
Nel frattempo Sherlock era andato in cucina ed era tornato con due calici e una bottiglia di spumante ghiacciato. Posò tutto sul tavolino e riempì generosamente i calici.
Dovevano festeggiare la vacanza e la conseguente rinuncia alla missione di suo fratello.

“Pazienza, le sue probabilità avranno calcolato un mio rifiuto. Alla prossima fratello!”

«Perché il vino? No aspetta, non dirmelo» affermò emozionato.

«Alla nostra vacanza caro John!»

I calici vennero alzati e si sentì un delicato tintinnio prima che il contenuto venisse mandato giù e assaporato bollicina dopo bollicina. Era fresco, non troppo dolce e nemmeno troppo secco.
Il soldato non si fece domande riguardo la provenienza della bevanda.  Era fresca e questo bastava, e stava regalando loro attimi di felicità e leggerezza.
Dopo circa un’ora la bottiglia era già finita e i due accusavano i segni della sbornia.

“Di nuovo” pensarono entrambi. La cosa importante era non vomitare tutto in giro per la casa. La signora Hudson non l’avrebbe presa bene, ma loro avrebbero avuto la scusa del viaggio.

In fondo però, gli dispiaceva la situazione in cui l’avrebbero cacciata. Anche perché il vino di sicuro era suo per qualche occasione importante e quindi scolarlo tutto e poi rigurgitarlo in tutto l’appartamento non sarebbe stato decoroso.

«John, perché un corvo assomiglia a una scrivania?»

«Perché mi fai una simile domanda adesso che sono ubriaco?» domandò lasciando andare la testa all’indietro, poggiandola sullo schienale del sofà. Pessima idea che lo costrinse a guardare la sagoma sfocata e ondeggiante del compagno sdraiato sul divano.

«Lo sono anch’io, e vorrei una risposta: mi sto annoiando e non posso risolvere casi in questo stato»

«Non ne ho idea, Sherlock. E sarebbe ora di andare a letto. Domani si parte per il Giappone»

«Le penne John, le penne»

“Le penne.. già..” pensò John sconsolato e con la testa che continuava a martellare, come se una trivella volesse perforargli il cranio.

Senza accorgersene si addormentarono entrambi sul divano con ancora i bicchieri vuoti in mano.
 
 


NDA: Di nuovo salve!
Sto scrivendo più capitoli che posso, vorrei finire in tempo il contest. Ho alzato il rating perché mi sono accorta che Watson prova forti desideri passionali per Sherlock, quindi il verde era troppo basso.
Spero di non aver forzato troppo le cose.. in caso fatemelo sapere. O, se volete lasciate una piccola recensione!
1 descrizione di Wikipedia.
 
 

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Capitolo 3
*** in ritardo ***


“Ma dove sarà finito?”

John guardò l’orologio da polso per l’ennesima volta. Era infastidito del fatto che Sherlock non fosse ancora tornato, gli aveva chiesto solo di parlare con una delle receptionist riguardo la scomodità del materasso: troppo duro e maleodorante; almeno secondo Sherlock.
Secondo John invece, il materasso era della giusta comodità e morbidezza, in più l’unico odore di cui poteva vantarsi era quello di pulito.

Il soldato si guardò di nuovo attorno nella speranza di vederlo comparire all’improvviso tra la gente, con il suo solito sguardo arrogante e con la sua solita postura fiera e rilassata allo stesso tempo.
Invece no.
Lui era lì, solo, all’entrata del festival, a osservare coppiette e famiglie vestite con abiti tradizionali passargli accanto sorridenti.
Molte donne sfoggiavano i propri Kimoni colorati, alcune avevano anche dei bigliettini di carta dove scrivevano i desideri e pensieri per poi appenderli agli alberi.
Aveva visto persone vestite con abiti di carta in attesa della sfilata, altre gustare dei tipici piatti giapponesi. L’ultima volta che era stato lì, seppur senza Sherlock, si era sentito meno solo e abbandonato. Forse perché sapeva che Sherlock era in visita speciale dai suoi genitori?
A questo John non seppe proprio rispondere.

E lui?
Si poteva notare a un miglio di distanza il fatto che fosse un semplice turista. L’unica cosa che aveva in mano era il suo cellulare, in attesa di qualche suo segno di vita.
Decise di scrivere anche lui qualcosa, in quei biglietti colorati che la gente del luogo chiamava “Tanzaku”.

“Non ho mai scritto così male in tutta la mia vita. Ho anche bucato il foglio!”

Lo ripiegò con cura e se lo mise in tasca.
Poco dopo due mani lo afferrarono per le spalle, facendolo sobbalzare e reagire violentemente: si girò di scatto con il gomito destro, pronto a colpire in faccia l’avversario, questo però si abbassò e tentò di bloccarlo per farlo calmare, con il risultato di far arrabbiare di più John.

«Non mi riconosci più? Ma che ti prende?»

«Sherlock?» Watson si fermò improvvisamente. Durante il piccolo combattimento non era riuscito a vedere in faccia “l’aggressore” e aveva agito di conseguenza. Era successo più volte che qualcuno lo aveva afferrato da dietro con cattive intenzioni, e lui non voleva farsi trovare impreparato mai più.

«Sei tornato finalmente» inspirò profondamente, giusto il tempo di sorridere ai passanti e dire loro che no, non era una recita e nemmeno una rissa.
Per tutta risposta arrivarono fischi e applausi, qualcuno lasciò pure qualche moneta nel cappello di Sherlock posato a terra.

“Perché diavolo si è portato dietro quel dannato cappello? Ora si inchina e prende anche le monete”

«Con il tuo piccolo spettacolino ci abbiamo guadagnato ben 600 yen, vale a dire circa 4 sterline. Non male eh? Potremmo iscriverci a teatro, o fare gli artisti di strada. Ti immagini?  Le avventure di Sherlock e Watson..» continuò a fantasticare per circa due minuti nei quali John non riuscì mai a fermarlo.

«Primo: non ti piacerebbe lavorare per strada, teatro sì. Ma i soldi per iscriverci dove li troviamo? Secondo: perché ci hai messo tanto?»

«Il mio giapponese non le piaceva e quindi ha provato con l’inglese. Lo parlava davvero bene, ma la cosa non mi stupiva: aveva evidenti caratteristiche europee, o per lo meno non asiatiche. La sua pronuncia giapponese non era delle migliori anzi, aveva un sottile, ma marcato accento tedesco»

«C’era il servizio interpreti, perché non lo hai usato?»

«Io non ho bisogno di interpreti, John. E comunque ho solo riferito che il materasso puzzava di fumo, e puoi ben capire che non posso sniffarmi il materasso; dato che sto cercando seriamente di smettere di fumare. E poi non riesco a dormire!»

Eccoli di nuovo: quello sguardo arrogante e quel sorriso strafottente che facevano vacillare Watson. Era in quei momenti che non sapeva cosa rispondere effettivamente. Era come parlare a un bambino!

“I muri sanno essere più umili, io però non amo un muro, ma un bambino geniale in un corpo da adulto”

«Si è scusata riguardo l’odore e ha chiamato i suoi superiori per provvedere a una sostituzione. Poveretta! Spero di non aver compromesso il suo ingresso nella carriera lavorativa, era appena agli inizi!»

«Co- come hai capito tutto ciò? Oltre all’accento tedesco che io non ho notato»

Sherlock roteò gli occhi al cielo e sbuffò, per poi infilarsi le mani nelle tasche.

“Come al solito non osserva, lui guarda e basta. Però è questa una delle sue caratteristiche che amo di più, oltre al fatto che con lui io sembro più alto”

«I capelli erano appena stati colorati: le radici erano ancora chiare e i suoi capelli erano bruciati in più punti, segno che la temperatura della piastra era troppo alta, non doveva essere la prima volta che li bruciava a giudicare dalla secchezza che presentavano, come se a momenti si spezzassero. Non va dal parrucchiere da tempo: non ha abbastanza soldi e con quel lavoro spera di aumentare le proprie entrate per permetterle una vita più agiata; in più è più robusta di corporatura rispetto alle donne asiatiche. Il suono “ch” tipico tedesco si sta affievolendo, per lasciare spazio alla fonetica tipica giapponese, ma è comunque presente»

«Fantastico! Ora andiamo per favore? Ho fame e voglio godermi la festa»

“Ho perso il conto di tutte le volte che ho detto ‘fantastico’ dopo le sue deduzioni”

Stava già iniziando ad avviarsi quando, di nuovo venne bloccato da dietro. Stavolta però non si mosse e si beò del suo odore: profumo maschile senza dubbio, non era nemmeno tanto forte come quelli che usava lui, ma rilasciava comunque un odore penetrante.

Poi sentì qualcosa di caldo e morbido sul collo, per poi diventare leggermente umidiccio e stringersi lentamente e dolcemente sulla sua pelle; solo alla fine John percepì il sottile pizzicore della barba appena accennata.

“Un bacio sul collo..”

«Grazie John» sussurrò Sherlock prima di staccarsi dal compagno leggermente sorpreso dal suo gesto.
Sherlock lo precedette e per pochi secondi si girò leccandosi velocemente (quasi impercettibilmente) le labbra che sapevano di profumo, colonia precisamente, gli aveva lasciato un sapore amaro in bocca, ma poco importava; era il suo sapore amaro dopotutto.  Guardò John: era felice e sorrideva come non faceva da tanto tempo.

Lui gli sorrise di rimando.

"Sarà una festa meravigliosa"

 





NDA! Terzo capitolo yee! In teoria il prossimo dovrebbe essere l’ultimo.

Ehm.. che dire? Non sono brava a descrivere le scene d’amore in generale, mi viene abbastanza difficile perché non voglio cadere nel banale o nel troppo fluff.
Essendo anche la mia prima slash, spero di non diventare troppo smielata o, come dico io riferendomi a certe coppiette, diabetica XD
(Non è un insulto o una presa in giro per chi è diabetico realmente)

Ringrazio emerenziano per le recensioni e tutti coloro che leggono questa piccola raccolta <3
 

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Capitolo 4
*** fuochi d'artificio ***


“Aveva detto che sarebbe tornato subito, stessa situazione di prima. Solo che adesso l’ho perso tra la folla e come al solito non risponde al telefono”

John era seduto al tavolo di un chiosco sorseggiando quello che credeva  fino a ieri essere alcool , quando invece era semplicemente riso fermentato.
Non gli era costato tanto, gli aveva dato più fastidio averlo perso di nuovo.

«Vado a prendere una cosa là in fondo, ci vediamo qui tra dieci minuti»

Non gli aveva lasciato nemmeno il tempo di rispondere o chiedere dove stesse andando che Sherlock era già sparito nel nulla.
La notte stava calando e l’atmosfera si era fatta via via più festosa: c’erano più colori, più musica e più allegria. Era difficile non fermarsi ad assaggiare qualche prelibatezza locale, il profumo che emanavano era talmente forte che ipnotizzava chiunque e, se la gola non veniva accontentata, la scia del cibo ti seguiva ovunque, finchè lo stomaco non si sarebbe saziato.

John e Sherlock lo sapevano bene, avevano speso più volte per assaggiare qualcosa, l’ultima erano stati i Dorayaki con la tipica salsa di fagioli dolci.

John continuava a guardare da lontano il punto prefissato di incontro, sorseggiando la bevanda di tanto in tanto.
Aveva visto tante recite d’amore ispirate alla leggenda della storia, canti, balli, sfilate  e tutto gli era sembrato più bello in compagnia di Sherlock, come se vedesse tutto per la prima volta con gli occhi di un bambino.
Si era addirittura emozionato alla fine di una recita, cosa che non succedeva da anni! Lui, John H. Watson, ex soldato di guerra  che si commuove per una storiella d’amore! Per fortuna che Sherlock era troppo impegnato a guardare fino alla fine, chissà se si fosse accorto!
Pagò il conto e si mischiò tra la folla. Stavano per iniziare i fuochi d’artificio dopotutto e lui non voleva perderseli; in qualche modo comunque, sapeva che lui sarebbe arrivato.

Alzò gli occhi al meraviglioso cielo stellato, non scorse nessuna costellazione, ma gli parve comunque bellissimo.
Alcune persone espressero i propri desideri guardando il cielo e stringendo i propri Tanzaku tra le mani. Istintivamente John portò la sua mano in tasca alla ricerca del suo biglietto stropicciato e bucato dove aveva espresso il proprio desiderio, trovando sorprendentemente la tasca vuota.
Com’era possibile?
Nessuno lo aveva toccato, se ne sarebbe sicuramente accorto. Eppure il biglietto era svanito nel nulla.

Bang!

I fuochi d’artificio erano appena iniziati.
Un fischio, silenzio, uno scoppio e poi una cascata rossa e bianca che pareva arrivare fino al suolo. Altri colori, altri suoni:  fischi, applausi, voci, musica, urla di bambini troppo piccoli spaventati dai botti.. una cacofonia di suoni che in quel momento non lo infastidiva per niente.

«Buona festa delle stelle, John»

Non ebbe nemmeno il tempo di girarsi del tutto: un paio di labbra sottili catturarono le sue in un bacio avvolgente, caldo e passionale allo stesso tempo. Un bacio rubato al momento giusto. Watson giurò di sentire qualcosa di umido cercare la sua lingua un attimo prima di staccarsi per riprendere fiato.

«Hai bevuto John? Sai di riso fermentato comunemente chiamato Sake. Le tue dite sono lievemente sporche di rosso, segno che la ciotolina dove ti hanno servito la bevanda era di ceramica dipinta»

“Ma non per questo io non ti voglio accanto”

John afferrò i riccioli di Sherlock e li tirò a sé, le mani di Sherlock afferrarono delicatamente il suo viso rotondo; quel bacio inaspettato lo aveva travolto e stava lascando spazio alla sua passione.
Come aveva fatto a non contattarlo più per un periodo non lo sapeva. Come aveva fatto a non impazzire?

“Non è il momento di pensarci”

Non gliene fregava niente delle persone accanto, lo stesso valeva per il compagno. Le loro labbra si unirono un’altra volta, stavolta più dolcemente.
Durò poco, ma ognuno memorizzò il respiro dell’altro come se fosse una droga, un piacevole stordimento momentaneo, prima di riprendere a unirsi in baci poco a poco meno casti.
In quel momento c’erano solo loro due e i fuochi d’artificio in un meraviglioso cielo stellato.

“I sentimenti sono un difetto chimico della parte che perde. Non mi sono mai sbagliato tanto, John”






Più in là, in uno dei tanti alberi adibiti per la festa, due biglietti ondeggiavano al vento. Uno era parecchio stropicciato e addirittura bucato in un paio di punti.
L’altro era perfettamente in ordine e la calligrafia straordinariamente comprensibile ed elegante.
Quest’ultimo era legato al primo tramite un nastro sottile di colore rosso.

Nel primo vi era scritto:

Vorrei che tu ci fossi sempre, che le nostre avventure durassero in eterno come le stelle in questa festa. Vorrei che tu mi amassi come ti amo io… sarà mai possibile?

Il secondo riportava le seguenti parole:

Se escludiamo l'impossibile, ciò che resta del quanto probabile è pur sempre possibile.
 
 
 











NDA: eccoci qui con l’ultimo capitolo!
Ho finito di vedere la serie e.. oh my feelings!! Non può finire così!!
Cioè.. è stata una delle serie che più mi ha emozionato, l’ultima puntata in particolare.

Tornando alla raccolta.. ho voluto dare un lieto fine per così dire, con un bacio. Ripeto: non riesco a descrivere bene le scene d’amore e vorrei evitare di combinare casini.
La Johnlock però rimarrà sempre nel mio cuore.

Ringrazio CreepyDoll per averla messa tra le seguite.
Emerenziano per aver recensito i primi due capitoli.
E ovviamente tutti i lettori anonimi!
Grazie a tutti!! <3 <3 <3
 
Alessia
 

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