La Seconda Guerra Magica, con la luna piena.

di duelontrefandom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In casa Lupin ***
Capitolo 2: *** Hogwarts/Casa Lupin ***



Capitolo 1
*** In casa Lupin ***


In casa Lupin l’aria di festa e felicità della nascita di Teddy stava aiutando i due genitori ad affrontare la seconda luna piena della neo-papà dopo la nascita del cucciolo.
Era il pomeriggio del primo maggio e lui stava camminando avanti e indietro davanti alla moglie col figlioletto sulla spalla.
Era sfinito ma non voleva mostrarsi debole davanti alla moglie che poco più di due mesi prima aveva partorito il bambino che l’avrebbe chiamato papà.
Avrebbe appunto, perché con la guerra che quasi li chiamava da lì fuori la loro porta sarebbero potuti essere morti prima che lui riuscisse a imparare a distinguere i colori dei capelli della mamma e capire la maledizione del papà.
Si sedette sul divano accanto a Tonks, lei dormiva e si appoggiò alla sua spalla con un piccolo lamento del sonno. Dormiva anche il piccolo Teddy. Lo guardò carezzandogli una guancia: lo aveva visto nascere, iniziare la sua vita. Girò poi un po’ lo sguardo verso Tonks, i suoi capelli erano di un lilla-grigio: la paura. Nell’ultimo periodo quando dormiva, e quindi non controllava le sue emozioni, erano sempre di quel colore. Ripensò all’aver visto nascere il figlio: ma aveva anche visto lei farlo nascere e dar lui la vita.
Si sentiva di troppo tra i due: lei lo aveva tenuto dentro di se per nove mesi, lui l’aveva anche abbandonata all’inizio ma lei non aveva mai perso la speranza e secondo lui l’avrebbe cresciuto benissimo anche da sola. Lei gli aveva dato la vita, lei lo aveva partorito. Lui aveva solo assistito. Assistito alla gravidanza tenendole la testa mentre vomitava, l’aveva assecondata nelle sue voglie e si era sorbito le sue crisi ormonali. Era uno spettatore che “pagava il biglietto d’ingresso”. Il bambino viveva con Tonks, dentro di lei. Poi quel minimo di aiuto e supporto che le aveva dato durante i nove mesi erano spariti nelle ore del parto. Tutto quello che aveva potuto fare in quel momento era stringerle la mano e accarezzarle il viso. Tra i due il più impaurito era lui, e lei durante ogni singola contrazione cercava di sorridergli. Lui era pallidissimo e cercava di controllarsi, lei gli allungava la mano tremante e lui la sfiorava, come se avesse paura di farle del male.
-Remus!- gridò lei stringendo i denti –Dammi la mano...va tutto bene...- aveva detto poi cercando di sorridergli durante una contrazione abbastanza forte.
Lui era felice della decisione che aveva preso, e cioè mettersi accanto a lei e stringerle la mano.
Gli rivenne in mente quella serata di due mesi prima: lui aveva messo a lavare i piatti dopo aver cenato mentre Tonks era stesa sul divano con gli occhi chiusi dolcemente che si teneva le mani sull’enorme pancione in cui alloggiava il figlio; camminava verso il salotto con un grande bicchiere d’acqua in mano. La guardò per un attimo: stava dormendo serena, e i capelli erano blu-azzurro. Si piazzò sulla poltrona accanto a lei e le iniziò ad accarezzare i capelli. Ad un certo punto lei fece un lamento nel sogno e lui le sussurrò –Amore andiamo a letto...-.
Lei annuì e si appese alla sua spalla, poi piano piano salirono le scale verso la camera e in dieci minuti lui riuscì a mettere a letto la moglie in uno stato più di dormi che di veglia.
Remus accese il lumino e incominciò a leggere, alle 23.47 Tonks si svegliò emettendo un piccolo urletto di dolore e poi si contorse per una decina di secondi.
-Amore che succede?!- chiese preoccupatissimo Remus prendendole la testa tra le mani.
-Non lo so...- rispose lei ingoiando l’aria.
-Non saranno contrazioni?- chiese lui cercando lo sguardo della moglie.
-E io che ne so?! Ma non preoccuparti è tutto finito...- rispose lei inspirando ed espirando con un piccolo sorriso.
-Vogliamo andare al San Mungo, amore mio?- chiese Remus accarezzandole la guancia.
-Non... non so....- rispose lei.
-Dai vieni prepariamoci...-
-Amore io ho paura!- disse lei iniziando a piangere.
-Di cosa?-
-Degli aghi...- rispose lei abbassando lo sguardo.
Remus trattenne a stento una risata, poi la aiutò ad alzarsi e andarono verso il camino con Remus che aveva la borsa che Tonks di solito portava quando andava ai concerti delle sue band preferite con dentro lo stretto indispensabile.
Quando furono nell’entrata del San Mungo Tonks aveva avuto altre due contrazioni.
-Mi scusi mia moglie è incinta e ha le contrazioni...- esclamò Remus alla stanchissima mago-nò alla reception.
-3o piano, ci sarà qualcuno ad aspettarvi signori?- rispose lei compilando un numero su una piattaforma.
-Lupin- rispose Remus e la ragazza lo ripeté forse a qualcuno che li aspettava li.
Presero l’ascensore mentre Tonks restava appoggiata a Remus facendo gli esercizi di respirazione che insegnavano ai corsi pre-parto.
-Signori Lupin?- chiese la Guaritrice appena imboccarono il corridoio.
-Si, siamo noi-.
La Guaritrice li portò in una stanzetta e iniziò a visitarla.
-Signora, il suo piccolo ha proprio voglia di venire al mondo! A che ora ha detto che ha avuto la prima contrazione?-
-Verso mezzanotte meno un quarto- rispose lei alzando e abbassando un poco la schiena.
-Alle 23.47- precisò Remus.
-Perfetto, ora cara ti legherò questo laccio alla pancia e prima di un paio d’ore non credo succederà nulla. Sono nella stanza del corridoio qui accanto, venitemi a chiamare non appena ti si rompono le acque o per qualsiasi altra cosa.- spiegò la Guaritrice.
-Dora, come ti senti?- chiese Remus quando la Guaritrice se ne uscì dalla stanza.
-Bene, per fortuna non quella Guaritrice non ha ancora cacciato nessun ago...- esclamò la giovane donna.
-Ti va bene se avviso tua mamma e Molly?- chiese Remus pizzicandole dolcemente una guancia.
-Va bene, perché penso che se non le avvisiamo ci affatturano...- rispose Tonks cercando di sorridere un po’.
Remus evocò il suo Patronus così che arrivasse a Molly e Andromeda.
A quanto pare i Patronus erano un mezzo affidabilissimo poiché un quarto d’ora dopo Andromeda, Molly e Ginny erano fuori la stanzetta di Tonks.
Peccato che la ragazza era nel pieno del travaglio, e già quasi le dava fastidio Remus, figuriamoci quelle tre.
La madre si limitò a baciarla sulla fronte e ad accarezzarle un po’ i capelli; Molly invece, la più esperta in materia, le si mise accanto e le accarezzo i capelli posandole un paio di baci sulla fronte dicendole che sarebbe tutto finito presto. E a Ginny non fu permesso di entrare, le tre donne se ne andarono dopo poco e dopo meno di dieci minuti le si ruppero le acque.
-Rem, va’ a chiamare la Guaritrice...- esclamò Tonks.
-No... non mi dire che ti si sono rotte le acque?!-
-Prima o poi doveva accadere!-
 
E poi Tonks lo svegliò dai suoi pensieri prendendosi il piccolo per allattarlo.
 
Durante il pomeriggio del giorno dopo Andromeda venne per passare la notte con Tonks e Teddy mentre Remus era nel suo capanno.
Erano le 18.30 quando Tonks tornò in casa dopo aver lasciato Remus fuori.
-Mamma, ho bisogno che tu mi prometta che resterai con Remus e Teddy sempre!- esclamò Tonks tenendo il figlio tra le braccia.
-Dora cosa è successo?!- chiesa la donna stringendo con la mano il gomito della figlia.
-Mi... mi è arrivato un Patronus dall’Ordine, la guerra è iniziata, tu-sai-chi è ad Hogwarts.-
-No, no... Dora tu non puoi! C’è Teddy, c’è Remus, ci sono io!- esclamò la madre.
-Mamma io devo! Teddy avrà il papà e io sono comunque una Auror addestrata per certe cose. Ma tu mi devi promettermi che starai con loro e che non li abbandonerai mai!- rispose Tonks in lacrime.
Il piccolo era attaccato alla maglietta della mamma mentre lei piangeva e faceva piangere anche Andromeda, sembrava che avesse capito quello che stava per accadere, perché non lasciava la maglia della mamma anche mentre Tonks cercava di porgerlo alla nonna. Lei lo prese a malincuore e Tonks corse verso la sua camera per prepararsi. Tenne il jeans e si cambiò la maglietta, poi si guardò nello specchio: il seno era gonfio per il latte e non aveva ancora recuperato i chili della gravidanza. Afferrò il giacchettino di pelle e la bacchetta, fece per scendere ma si sentì in dovere di lasciare qualcosa di scritto a Remus, prese una pergamena e iniziò a scrivere:
 
Caro Remus, amore mio,
non appena ti ho chiuso nel capanno mi è arrivato un Patronus dall’Ordine in cui mi dicevano che la guerra era iniziata. Non ti volevo abbandonare, ne te ne Teddy; ma doveva è il mio dovere di Auror! Se non dovessi farcela fatti aiutare da mamma, mi ha promesso che resterà.
Vorrei scriverti cose romantiche, e belle. Ma solo pensando a te inizio a piangere, e ho paura che non finirei più.
Ti amo e ti amerò per sempre,
Tonks.
 
La lettera aveva alcune lacrime che l’avevano bagnata.
Scese le scale e baciò Teddy probabilmente per l’ultima volta.
-Ora mamma va a lavoro...- disse senza trattenere le lacrime che le passavano accanto al naso –E torna più tardi... ora tu fai il bravo con nonna e papà viene prima di mamma-.
Uscì sbattendo la porta e dopo due passi sentì Teddy che piangeva. Si asciugò gli occhi e si materializzò.

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Capitolo 2
*** Hogwarts/Casa Lupin ***


Hogwarts Nel castello c’era il delirio: morti, feriti, gente che duellava, gente che piangeva i propri morti... Lanciò un’occhiata alla finestra e da lì scorse la luna, piena e in tutto il suo splendore. Remus. Remus. Quel nome le si ripeteva nella mente facendola quasi impazzire: ma sapeva che se voleva tornare da lui e da Teddy doveva concentrarsi. Mise al tappeto tre mangiamorte e alla fine si trovò davanti a sua zia Bellatrix. -Piccola Nymphadora... ho saputo che hai avuto un bambino! Ma tanti auguri... Stupeficium!- ringhiò la donna. -Protego!- gridò ansimando Tonks. -E dove hai lasciato il tuo lupacchiotto?! Stupeficium!- continuò la mangiamorte ridendo. -Protego!- ripeté Tonks continuando ad ansimare –Crucio!- urlò poi; sapeva che per evocare una maledizione senza perdono bisognava volerlo: e in quel momento pensava al pianto di Teddy, alla sensazione che provava mentre baciava Remus e la zia si contorceva a terra urlando –Il mio lupacchiotto mi sta aspettando a casa!- rispose beffarda. Mentre continuava a mandare maledizioni alla zia ad un certo punto le scappò –Avada Kedavra!- la donna morì. Le girava la testa, ma dopo aver ucciso sua zia sapeva di poter fare tutto. Scagliò un altro po’ di maledizioni, e verso l’alba arrivò un coro di persone che urlava –Voldemort è morto! Abbiamo vinto noi!-. La donna intravide Ginny che sorrideva, incrociò il suo sguardo, le sorrise e poi svenne. Casa Lupin Tonks era appena uscita di casa e Andromeda cercava invano di calmare Teddy. –Sh piccolo, sh, ora tornano mamma e papà...- diceva cullandolo sapendo di star mentendo ad un bambino. Dopo un’oretta il bambino si era addormentato e Andromeda aggiustava un po’ la casa sentendo gli ululati del genero chiuso nel capanno fuori. Arrivò in camera dei due e trovò la lettera che Dora aveva scritto per il marito, la lesse e si commosse pensando a ciò che aveva fatto la sua coraggiosissima figlia: era una testurbante tra Grifondoro e Tassorosso, poi alla fine era finita nella seconda e si era trovata bene in quella casa, pur essendo una ragazza coraggiosissima. Era arrivata la mattina e Teddy si era svegliato, Andromeda lo prese in braccio, lo coprì per bene e andò a prendere Remus nel capanno. -Buongiorno- disse lei controvoglia. -Buongiorno, dov’è Dora?- chiese lui essendo sicuro che la moglie sarebbe sicuramente andata da lui il prima possibile. -Vieni, ho preparato la colazione- rispose lei. Entrarono in casa e Remus, con il figlio tra le braccia, chiese alla suocera Andromeda –Ora mi diresti per favore dov’è mia moglie?- -Mia figlia, è andata ad Hogwarts- rispose lei. -A fare cosa?- chiese distrattamente lui –No... no... non può! Non può averlo fatto!- continuò lui. -Sì, è arrivato un Patronus dall’Ordine ed è andata, ti ha lasciato qualcosa sopra...-. Lui corse di sopra e trovò la lettera della moglie, pianse per dieci minuti buoni e poi si vestì e si materializzò, con Teddy, verso la Tana. Non ci trovò nessuno e allora decise di provare un altro incantesimo, pensò intensamente a Tonks e si trovò nell’atrio del San Mungo. Cosa era successo a Tonks? Vabbè se era al San Mungo vuol dire che non... che era viva. Respirò profondamente, chiuse gli occhi per un secondo e venne travolto da Molly. -Remus!- urlò lei. -Molly, dov’è Dora?- -Al secondo piano, stanza J... è stabile- disse mentre Remus si catapultava agli ascensori con il bimbo nel marsupio. -Avvisa Andromeda!- urlò da un po’ lontano. Arrivò alla stanza con la lettera J sulla porta e intravide i capelli di Dora, erano lilla-grigio. La paura. Appoggiò la mano tremante sulla maniglia e spinse giù. Dormiva, serena. Una Guaritrice entrò nella stanza e gli disse –Lei dovrebbe essere il signor Lupin! E quello il piccolo Teddy. La signora non voleva neanche entrare qui per venire da voi, abbiamo dovuto addormentarla...- -Cosa ha avuto? Ora come sta?- chiese preoccupato lui. -Un semplice calo di pressione, ma dopo aver partecipato alla battaglia vorremmo tenerla sotto osservazione per un altro paio d’ore, nel caso la avesse colpita qualche maledizione. Non si preoccupi può tranquillamente svegliarla...- disse lei vedendo il terrore di Remus anche solo nel guardarla, la donna uscì fuori sorridendogli. Lui le guardò il braccio, c’era un ago collegato ad un medicinale, era davvero coraggiosa la sua Dora. -Hey amore...- sussurrò togliendole i capelli dal viso. -Voldemort è morto! Abbiamo vinto noi!- sussurrava tra se e se con gli occhi chiusi, poi li aprì e vide chi c’era davanti a lei -Remus!- disse cambiando completamente il colore dei capelli arrivando ad un fuxia acceso. -Dora!- rispose lui baciandola. A quel punto Teddy fece un urlo di pianto come per dire “Hey, ci sono anche io”, e Tonks fu la prima a parlare –Amore di mamma! Ti avevo detto che sarei tornata più tardi, e ce l’ho fatta... per te, per il tuo papà e per tua nonna.- gli disse prendendolo tra le braccia -Hai avvisato mia madre?- disse automaticamente a Remus. -Si, ho chiesto a Molly di farlo...- Dora prese il figlio tra le braccia e chiese alla Guaritrice se poteva allattarlo, lei annuì dicendole che però poi avrebbero dovuto somministrarle più pozioni. Lei disse che ormai le avevano forato il braccio con quegli aggeggi infernali e che quindi almeno avrebbe dato da mangiare al suo “orsetto”. -Dora! Anche se mi avevano detto che stavi bene dovevo vederti con i miei occhi!- disse Andromeda irrompendo nel quadretto familiare dei tre. -Mamma!- esclamò lei abbracciandola –Grazie- le sussurrò.

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