Gli Ultimi Dei

di bUdson281
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dalla fine ... o quasi ***
Capitolo 2: *** Inizia l'ultimo sogno ***
Capitolo 3: *** La realtà della mano e del serpente ***
Capitolo 4: *** La fine del giorno 1° parte ***
Capitolo 5: *** La fine del giorno ultima parte ***
Capitolo 6: *** La violenza degli anni bui ***
Capitolo 7: *** La prima barba ***
Capitolo 8: *** Che cosa desideri? ***
Capitolo 9: *** il corpo, gli sguardi, le relazioni ***
Capitolo 10: *** Quando l'unico modo per fare un passo è restare fermi ***
Capitolo 11: *** Quattro beagle in calzamaglia ***
Capitolo 12: *** Distanza (il sogno di Furia Buia) ***
Capitolo 13: *** Posizione (la fantasia di Orso) ***
Capitolo 14: *** Pausa (chi ha paura del buio?) ***
Capitolo 15: *** Punto critico (abbattete il porcospino!) ***
Capitolo 16: *** Nella notte un innocente e un animale ***
Capitolo 17: *** La Fortuna dell'Angelo ***
Capitolo 18: *** Non c'è pace (mai che tu prenda una decisione, Shinji) ***
Capitolo 19: *** Fuori dalla tempesta (perché ci avete lasciati soli?) ***
Capitolo 20: *** Il Diavolo si ribella ***
Capitolo 21: *** L'amore degli dei (principio di Ordine nel Caos) ***
Capitolo 22: *** Fantasmi nella città di Gerico (principio di Caos nell'Ordine) ***
Capitolo 23: *** Il cuore di Shinji tra Ordine e Caos (nascita e morte di Furia Buia) ***
Capitolo 24: *** #23 bis Intervallo - Anche il Diavolo cerca la propria Anima ***



Capitolo 1
*** Dalla fine ... o quasi ***


<< Ce l'ho fatta! >> esclamo ancora in debito d'ossigeno, più per rincuorarmi che per esultare
Ma ora che ho sconfitto la mia nemesi, l'uomo che me l'ha portata via e che ha messo in pericolo il mio mondo, i miei sogni, i suoi sogni; proprio ora mi accorgo che questa missione non è ancora finita.
Pensavo che batterlo, salvare la vita ad Asuka, che aveva come sempre trovato il coraggio e racimolato abbastanza stupido orgoglio da affrontarlo da sola nonostante fosse più forte di lei, avrebbe risolto tutto.
No! Vincere in realtà era l'unico, l'ultimo atto effettivamente in mio potere.
"Salvare" Asuka, meglio il suo alterego Shikinami, in questa assurda realtà immaginata dalla mia tanto amata e tanto odiata rossa, non è mai stato un risultato che potessi conseguire con le mie sole forze. Era ed è necessaria la collaborazione della diretta interessata, dell'unico vero giudice.
 
Mi volto a guardarla, è rimasta seduta dove l'avevo lasciata prima di quell'ultimo scontro, il più violento, quello definitivo. Spossata per la fatica della battaglia che abbiamo combattuto insieme, mi osserva con indosso l'ormai logoro plugsuit che portava quando in questo universo mi trasse fuori dall'entryplug del Mark 13. È stato il primo atto della tragicommedia che Asuka aveva preparato per me.
Quanti anni sono passati, e quanto è cresciuta! Siamo cambiati e, nonostante tutti i nostri passi falsi, abbiamo esorcizzato la maledizione degli Eva.
Non era una vera maledizione, ma una "licenza" della sognatrice per rappresentare la nostra storia, iniziata nella prima adolescenza e già zavorrata da un'infanzia da dimenticare; era il suo modo di riassumere tutte quelle faccende che abbiamo lasciate irrisolte negli anni, quelli veri, che seguirono al third impact.
 
<< Ce l'abbiamo fatta! >> le dico dopo averla raggiunta, correggendo il tiro per non sminuire il suo ruolo, anche perché senza di lei non avrei vinto.
Non servono gli Eva (l'ultimo l'ho distrutto io) quando Shinji e Asuka fanno gioco di squadra, soprattutto quando il creatore di questo mondo (che sia Shikinami o Soryu) ha concesso ad entrambi il potere degli angeli. Nel mio caso, poi, i poteri di un dio...
<< Sei ferita? >> domando accovacciandomi sulle gambe proprio davanti a lei.
<< Solo un po' ammaccata >> risponde. Asuka, comunque la vuoi vedere o in qualunque modo si faccia chiamare, quando si tratta di orgoglio, non cambierà mai. < Tu non mi hai salvata! Senza di me avresti perso >>.
<< Anche tu ... senza di me >> ribatto fingendo di arrabbiarmi.
<< Non significa niente >> reagisce voltando degnosamente il viso.
Eh no, principessa, non mi incanti. Lo so che non sei arrabbiata con me, ho visto cosa puoi mostrare quando mi odi veramente o ti senti offesa. Sei un'eterna contraddizione, esattamente come me, esattamente come la mia Asuka.
<< Va bene, principessa, mettiamola così: in coppia non siamo poi tanto male. Per fortuna, questa volta ci siamo aiutati >>.
<< ... Siiii, può andare. Ehi ... ma che fai? >>
Non immaginavi che ti avrei sollevata prendendoti tra le braccia come è giusto faccia un cavaliere, vero antipatica tsundere? Non so se Asuka sia in grado di camminare, è che volevo farlo e oggi, fnalmente, posso farlo.
Percepisco in lontananza la presenza del Wunder; come al solito Misato arriva tardi.
C'è una radura molto ampia a poche decine di metri dalla fine di quel che resta del bosco, travolto e sfigurato dalle masse di energia che fino a pochi minuti prima si erano mortalmente scagliate le une contro le altre.
Potranno atterrare lì, perciò è lì che porterò Asuka.
<< Come, "cosa faccio"? Non l'hai capito? Salvo la principessa >> sorrido muovendo il primo passo chiedendomi ancora in cuor mio se lo sto facendo per lei o per me, se sto cercando di salvare lei o me. << Portandomi in braccio?! >> sbotta imbarazzata, ma senza protestare per la mia iniziativa. << Vuoi cavartela con poco >>.
<< E' un classico, no ? >> In fondo, se la missione, o questa fase della missione, non è ancora conclusa, non vuol dire che sia fallita, perché lei ha ancora il potere di decretare la mia vittoria.
"Una donna desidera la stessa signoria sul marito e sull'amante".
Avrei dovuto leggere quel passo de "I Racconti di Canterbury" a venti non a quindici anni; forse avrei capito meglio il messaggio della "Sposa di Bath", forse avrei commesso qualche cazzata in meno.
La mia vera Asuka - anche lei cintura nera di paradossalità nel pensiero, nelle azioni e nelle parole - non poteva esprimere il suo desiderio, non poteva esercitare quella signoria. Per questo è nata Shikinami, perché quando io e Soryu eravamo pronti per "risolverci" definitivamente, per esorcizzare il nostro orribile passato ... , tutto è precipitato.
<< Stai sorridendo come lui >> esclama Asuka che mi fissa con aria sorpresa come se faticasse a riconoscermi. Eppure le avevo spiegato ogni cosa.
<< Per forza, si impara sempre qualcosa dal proprio padre >>.
<< Ma la tua missione era salvarmi >> afferma con l'espressione di chi, però, intende porre la madre di tutte le domande. << Se non trovi il modo, a che è servito tutto questo? >>
<< A me è servito tanto >>.
<< Ma tu sei qui per me >> replica.
<< Per te, per Soryu ... e anche per me, se devo essere sincero >>  rispondo mostrandole la lingua come se avessi ancora cinque anni.  Peccato che a quell'età non ci fosse nessuno con cui scherzare - infanzia di merda! << Il fatto è che non c'è più niente che io possa fare, ho esaurito le mie mosse. Sebbene le abbia sbagliate davvero tutte con te, almeno una cosa giusta l'ho fatta. E poiché non ho alcun controllo su ciò che accadrà, tocca a te decidere se ti ho salvata o no. Comunque vada ho ritrovato la mia unità, io mi sveglierò, Asuka ... scegli tu se da vincitore o da sconfitto >>.
<< E se io decidessi che mi hai salvata? >>
<< Allora, forse, mi aiuterai ancora come hai fatto poco fa. Ma non è un favore che ti chiedo. Devi sentirlo perché, in un modo o nell'altro, quest'avventura finisce qui >>.
<< Te ne andrai ? >> domanda con finto distacco, come se non sapesse che riesco a leggere il suo cuore. Ce n'ho messo di tempo ad imparare.
<< Mi piacerebbe restare con te, ma ho ancora un'ultima missione da compiere >>.
<< Salvare il mondo di tua figlia >>.
<< Nostra figlia. Anche tu sei Asuka, cosa credi? Quando sarai sveglia ricorderai quanto è bella e quanto tu ne sia innamorata. Te l'ho detto Asuka, te l'avevo promesso. Se voglio salvare il mio mondo, devo "riportarti a casa" >>.
<< Perché non mi convinci ? >> chiede dopo un po' con uno sguardo insolitamente caldo, mentre allunga un braccio per poter afferrare il mio collo, l'altro già appoggiato al petto.
<< Non posso >> rispondo. << E' come per il perdono: non basta chiederlo. Affinché vi sia di nuovo equilibrio è necessario che venga anche concesso. Non preoccuparti per me. Va bene così >> restituendole quello sguardo, << sono fiero di me >>.
<< Sono pesante ? >>
Mi chiedo se durante lo scontro qualcuno l'abbia sostituita. Non avevo mai sentito dolcezza nella sua voce << No, sei davvero leggera! >>
<< Comunque >> riprende di nuovo colorata da quell'imbarazzo che è brava a nascondere dietro una maschera di finto disappunto, << non avrei mai scelto uno come lui. Non capisco perché Soryu ... >
<< ... Responsabilità mia. Ci ho messo tanto, davvero tanto tempo per capire >>.
La mia serenità vacilla quando passa una mano sulla guancia, quella guancia. Chiudo l'occhio buono come se questo semplice gesto potesse proteggermi dal "Che Schifo!" che mi scagliò in faccia, come un ceffone, sulla spiaggia in cui ci eravamo ritrovati.
"Ti prego Asuka - imploro dentro di me - non dirmi niente. Non potevo fare di più, non sono mai arrivato così lontano. Se non vuoi concedermi la vittoria, almeno non bocciarmi così". E' inutile, questo gesto, questa precisa carezza resterà sempre il mio più grande punto debole. Maledizione! Ce l'avevo quasi fatta.
Mi sento rinascere quando le sue labbra combaciano con le mie. E' poco più di un'istante ma, considerato ciò che abbiamo passato e quello che mi aspetta, vale una vita.
<< Grazie >> mi sussurra ancora così vicina da farmi assaporare il suo respiro e il solletico che mi provoca, << per avermi salvata! >>.
<< Missione compiuta, allora ?! >> commento in preda alla commozione e ad un fortissimo senso di vertigine. C'è mancato poco ... così tante volte e mi era rimasta solo quest'ultima occasione.
<< Veramente >> replica delusa mentre mi asciuga le lacrime che senza permesso né controllo avevano iniziato a rigarmi il viso << speravo in qualcosa di me ... >>
Non posso lasciarla finire, Ho imparato che, quando Asuka mi bacia, è bene risponderle subito o fuggirà via.
 
Sarei rimasto così per anni ... o, più realisticamente, fino a quando non mi fossi stancato di tenerla in braccio, ma Soryu, l'altra immagine della mia Asuka in questo sogno, l'altra espressione della stessa equazione, è vicina; l'avverto chiaramente. Forse è venuta a prendermi, forse vuole ricordarmi che mi devo svegliare.
<< Dobbiamo andare! >> confesso a malincuore interrompendo quella continuità tra noi.
<< E' arrivata, vero? >> mi chiede.
<< Si, tra poco la vedrai >>.
<< Secondo te, perché è qui dal momento che hai vinto? >>
<< Già ... perché? >> mi domando raggiunto all'improvviso da una spiacevole sensazione, come di un cattivo presagio. Riesco ora a visualizzarla nella mente, come ho imparato in questi anni e anche nel mio mondo. Riesco a vederla intenta ad osservarci da lontano, poche centinaia di metri. Si avvicina a passo sostenuto, indossa una lunga mantella nera ed un cappuccio di identico colore calato sulla faccia come la visiera di un elmo. E' la divisa del suo nuovo gruppo, ma lì non c'è la sua famiglia.
L'istinto mi mette in guardia. Non è finita! Ma perché?
<< Sei sicuro che il tuo compito fosse salvare me? >> Shikinami traduce in domanda il mio stesso dubbio - Soryu ormai deve essere visibile. << Perché a me non  sembra affatto contenta >>
<< Non capisco >> sbotto confuso dopo averla adagiata sull'erba, al di là del bosco. << Io ti ho salvata. Avrei potuto svegliarmi prima, dopo il mio ultimo sogno. E' stata proprio lei in quell'occasione a consigliarmi di affrontare quest'ultima prova. Me l'ha chiesto lei! >>
<< Allora se ne sarà dimenticata, perché ho l'impressione che voglia attaccarti >> replica Shikinami.
In effetti, Asuka non ricorda mai ciò che accade nei miei sogni, come finora è successo a me nei suoi. Ma è stata lei a darmi l'idea, lei << non può sfidarmi in uno scontro diretto. E' lei che mi ha reso così forte ... cioé tu ... insomma >> scuotendo la testa per non aggiungere confusione a tutto quel casino << non ha alcuna possibilità di vincere contro di me >>.
<< Credi che basti così poco perché mi tiri indietro? >> domanda retoricamente e un po' offesa Shikinami.
<< Ma io >> disperato divido ossessivamente l'attenzione tra lei e Soryu, << io ti ho salvata! >>
............
<< Ah, adesso non ti lamenti >> sbraito dopo aver fatto mente locale  << accusandomi di fare tante storie per una sola persona, vero? >>
<< Ti ricordo >> risponde piccata come se non ci fosse un problema più serio da affrontare << che con me hai salvato il mondo ... Ma che dico?! Tu non mi hai salvata, sono io che ti concedo di pensarlo. In fondo la decisione è sempre spettata a me, giusto? >>
<< Ma mi prendi per il culo?! Ogni tanto potresti essere meno presuntuosa >> ribatto anch'io come se non vedessi le nuvole di tempesta che si addensano all'orizzonte.
<< Io presuntuosa? Sei troppo stupido per raggiungere le vette del mio pensiero. Per questo ti sembro presuntuosa, perché non posso abbassarmi al tuo livello >>.
<< Ehi piccioncini, avete finito di litigare? >> ci raggiunge la voce ancora distante di Soryu. << Siete patetici! >>
<< Non ti ci mettere anche tu, Asuka! >> rispondo frustrato con tutto il fiato che ho in gola, voltandomi nella sua direzione nella speranza che possa cogliere lo sguardo truce che le sto lanciando. << Non vedi che sto litigando con ... TE? E non imitare Toji, sei inquietante! >> Poi, di nuovo verso Shikinami: << come l'ha presa? Non ho il coraggio di guardarla >>.
<< Adesso è davvero incazzata >> mi ragguaglia dopo aver sbirciato la "situazione" alle mie spalle.
<< Avevo qualche possibilità di calmarla? >>
<< Direi proprio di no. Certo che devi averla combinata proprio grossa con lei. Mi spieghi cosa le hai fatto perché non riesco a comprendere tutto quest'odio nei tuoi confronti? ...Non completamente almeno, visto che alle volte te lo meriti ... >> la principessa mi colpisce sotto la cintura proprio nel momento peggiore.
<< ... Ci siamo fatti del male >> ammetto, << in tanti modi e per tanto tempo. Ma io gliene ho fatto di più >>. 
<< Non hai modo di rimediare? >>
<< Non posso tornare indietro. Credevo che questo fosse l'unico modo per rimediare, ma ... >> sospiro, sfibrato e deluso, guardando l'Asuka con la benda << evidentemente non basta per cancellare il tuo odio >>.
<< No no, non io, non io >> si affretta a chiarire agitando la mano come se volesse disperdere l'impressione che le sue parole mi avevano lasciato. << Per quello che può valere, io non ti odio più ... Mi sono espressa male. Scusa! >>
 
"Non riesco a non odiarti!"
Avevo compreso da tempo il senso della sua richiesta: riportami a casa; sapevo che stava chiedendo il mio aiuto per liberarsi da quell'odio che non voleva provare.
Ma avevo fatto male i conti. Non avevo considerato che proprio l'odio era l'ostacolo al suo e al nostro progresso, e al contempo la chiave per chiudere con il nostro passato. Ecco cosa mi teneva sveglio quella notte durante il mio ultimo sogno. Ecco cosa mi impediva di assaporare la quiete di quell'abbraccio a tre con la mia Asuka adolescente e il giovane Shinji. Neanche Soryu, che mi aveva convinto a tentare un'ultima volta, ci era arrivata.
 
E' vero, ho salvato Shikinami, ma ho saldato solo metà del debito. Non avevo compreso fino in fondo che anche Asuka, come me, ha sempre vissuto la contraddizione del nostro legame, come me è sempre stata divisa in se stessa, come me è sempre stata perseguitata dalle sue scelte e da quelle altrui.
Il giovane Shinji doveva salvare la sua principessa perché Asuka aveva bisogno di contare su di me, di sapere che avrei lottato per prendermi cura di lei, che sarei corso in suo aiuto contro un nemico mortale (la serie degli Eva).
Per Shikinami, Shinji è stato davvero il cavaliere; ma non può esserlo anche per Soryu. Io non posso salvare lei, non avrei mai potuto, perché io non sono il cavaliere e lei non è la principessa da salvare. Lei è la vittima ed io il carnefice; lei è il cavaliere che deve vendicare l'onta subita ed io il drago che deve essere abbattuto.
Ha provato ad accettarmi, a capirmi; ha provato ad amarmi o, almeno, a volermi bene. Ma lei non poteva farcela da sola. Aveva bisogno di me che, purtroppo, ero anche il nemico che doveva uccidere per riportare ordine nel caos.
Era inerme in quel letto d'ospedale quando ho sporcato la mia e la sua innocenza, era disperata quando non ho risposto alla sua invocazione d'aiuto, era ferita e debole quando le ho stretto le mani intorno al collo.
Non importa quanti passi in avanti abbia fatto. Vedrà sempre in Shinji la macchia del vigliacco egoista che non può non farle del male. Per questo mi combatte, perché ha paura di me. Per questo l'ho sempre combattuta, perché avevo paura di lei. Per tanti anni non ci siamo mai guardati veramente.
Io non sono più quello Shinji, non lo sono più da tempo, ma per lei non fa differenza. Lei, la mia Asuka, ha bisogno che sia fatta giustizia, ha bisogno di pareggiare quel maledetto conto; non può accettare di essere in difetto soprattutto se si tratta di un'offesa. Solo la mia vita può coprire l'ultima parte del debito.
Finché non avrà ucciso il mostro, vedrà in me solo quell'odio che non desidera ma che la opprime. Il suo problema, in realtà, è che non ha ancora deciso se riscuotere il credito o meno. Altrimenti Shikinami non sarebbe mai esistita.
 
<< Che stupido! >> esclamo ad alta voce per sfogare le mie emozioni.
<< Che succese? >> domanda nervosa Shikinami. << Hai capito cosa fare? >>
<< Combatterà fino all'ultimo! >> rispondo con un entusiasmo inopportuno. << Lei sa che non può uccidermi o forse non vuole veramente farlo. Vuole farsi uccidere ... ancora una volta per tenersi stretto il suo fantasma, l'unica realtà che conosce >>.
<< Ma perché? >>
<< Perché non la forza di liberarsi di me! >>
<< Ma che stai dicendo? >> Shikinami alza i decibel. << Sei impazzito? >>
<< Ascoltami! Asuka non si è mai mossa, è ancora ferma al punto di partenza e Shinji è il suo ostacolo. Io, invece, ho camminato. Grazie a te, in tutte le tue declinazioni, io ho camminato. E' arrivato il momento di ricambiare il favore. Mi serve un altro atto di coraggio, il più importante >>.
<< Vuoi farti ... >> ha capito anche lei.
Non posso permetterle di completare la domanda. Le rubo un ultimo bacio prima di provare a tagliare una buona volta le corde del legame malato che per anni, per secoli, ha unito Shinji e Asuka.
<< Devo andare, principessa. Posso ancora fare qualcosa >>.
<< Allora ... "riportami a casa", Shinji! E quando ci sarai riuscito ... prova a parlarmi ... forse potremo ... >> le lacrime scendono calde e trasparenti sul volto di Shikinami, cadono contro il suo volere dall'azzurro del suo occhio, E dire che entrambe, Soryu e Shikinami, mi hanno sempre costretto a non piangere.
<< Ci provo! >> riesco a dirle con la gola in fiamme. L'hai capito che tra poche ore sarò morto? << Se la mia decisione si dimostrerà corretta, allora dimmelo! Dimmelo ... quando ti rivedrò! ... Addio, mezzosangue >> le accarezzo il viso, cercando di soffermarmi su ognuno di quegli ultimi secondi a nostra disposizione.
<< Al nostro risveglio, stupido bamboccio! >>
 
*****
 
Soryu si è avvicinata parecchio, è a poco meno di trenta metri.
<< Ti ringrazio per averci lasciato un po' di privacy >> la provoco. << Avevamo alcune questioni da risolvere >>.
<< Sei davvero stupido! >> risponde. << Continui ancora con questi sogni assurdi. Credi davvero di poter risolvere i tuoi problemi semplicemente dormendo? >>
<< Quante volte devo dirti che questo è il tuo sogno? Ma mi sta bene, il tuo alterego mi piace, è in gamba ... Carattere difficile, ma ... una come te o l'accetti o non l'accetti >>.
<< Sono felice che tu l'abbia accettata, la tua bambolina. Lo sai che io non posso accettare te >>.
<< Non è vero! >> ribatto opponendo un sorriso sincero all'astio che il suo volto, di poco coperto all'ombra gettata dal cappuccio che non riesce a nascondere il ramato dei suoi capelli, tradisce. Scorgo quella palpebra che nasconde per metà il suo occhio sinistro e la rende, se possibile, ancora più bella. D'accordo, Asuka! Io non sono più fermo, io non piango più, io ho fatto un passo in avanti. Coraggio, Asuka! Prendimi la mano e cammina anche tu! Prendimi la mano e ... GUARDAMI!
<< Tu non lo ricordi >> continuo muovendo verso lei, << ma nel mio sogno, tu mi hai accettato, tu mi hai aiutato. Adesso tocca a me. Forza, Asuka, un atto di coraggio! >>
<< Tu non dovresti parlare di coraggio >> mi ringhia avanzando.
<< Io ho avuto più coraggio di te >> proseguendo a passo lento. << Ora mostrami il tuo! >>
<< Tu sei sempre stato un vigliacco >> grida inferocita, << sei sempre stato un egoista >> libera la chioma rossa dall'ingombro del pesante cappuccio.  << Tu, verme, sei sempre stato la cosa peggiore che potesse capitarmi! >> affretta il passo estraendo il coltello dalla fondina.
<< Neanche con te è stata una luna di miele >>.
<< Tu mi ha fatto del male, hai fatto cose orribili, mi hai lasciata morire, hai cercato di uccidermi e non mi hai mai chiesto neanche scusa, bastardo! Non mi hai riportato a casa >>.
E' in quelle parole il senso di tutte le contraddizioni che Asuka ha mostrato al suo Shinji, a me. << Vieni a prendere la tua vendetta, allora! >> Più che una sfida è una preghiera. Deve finire qui, adesso!
Estraggo il mio pugnale, il trofeo che ho conquistato in questo sogno sottraendolo, ancora adolescente, alla prima persona che ho ucciso;  è identico a quello che, nella mia vera vita, ho ugualmente preso al prezzo di un'altra anima. Asuka ha buona memoria.
 
Incurante dei rapporti di forza, senza pensare, senza timore, senza una strategia, si lancia all'attacco, invasata e disperata, come nelle ultime battute del suo scontro Zeruel.
Vorrei che fosse un abbraccio, non un  combattimento; vorrei tanto aver ragione e sentire la voce del narratore che chiude la storia con un noioso, eppure desiderabile, "e vissero felici e contenti".  Ma non sarà così.
L'alba si approssima nel mio mondo e saluta il mio ultimo giorno. Spero di vincere, di salvare la mia gente, i volti e i nomi che danno significato a quella realtà, al mio vero mondo. Spero di riportarla a casa, ma per riuscirci devo farne ancora una giusta.
Non mi interessa più se lo faccio per me, per lei, per nostra figlia, per la principessa ormai alle mie spalle ... come un ricordo. Non me lo chiedo più. So che ogni singolo atto che compio ha senso per me ... e tanto mi basta.
Ognuno mi giudichi come vuole. Io non giudico la mia volontà, non ne ho bisogno, perché io sono un dio ... un dio imperfetto, ma sono il Signore del mio Universo ... finché esisterà.
Ora so perché combatto. Grazie , signorina Misato!
 
Non fai mai niente!
Non è vero! Una vita e tutti questi sogni per capire. Non mi odio più! Per questo posso avvicinarmi e dirti << Asuka, voglio stare sempre con te! >>,  qualunque sia la tua risposta. Ti aiuterò a liberarti del mio fantasma.
Prendi la mira!
 
Non mi aiuti mai!
Non è vero! Sono di nuovo in questo mondo, nel tuo mondo, per soddisfare il tuo desiderio che è anche il mio. Non posso tornare indietro, ma ho salvato la principessa, il tuo specchio, la tua migliore e più fedele proiezione. Ora, cavaliere, uccidi il tuo drago. Per questo adesso posso avvicinarmi a te e dirti: << io ti ho aiutata! >>
Inquadra il bersaglio!
 
Non mi abbracci neppure!
Non è vero! L'ho fatto. Il mio tempo è finito, non so se al nostro risveglio avrò la forza o la fortuna di provarci ancora. Ma ora posso farlo. Ancora un passo!
Spara!
 
Le vado incontro, correndo a perdifiato, con l'occhio sinistro chiuso (non lo aprirò mai più). Niente at field perché io non la combatterò, io la lascerò entrare.
Le sue iridi sono infuocate come il suo animo, carico di livore. Mi sembra di sentire la sua voce, la voce di una ragazzina sola, arrabbiata, spaventata, proprio come me,  che mi pungola: "non hai un briciolo di volontà, sei un uomo della peggiore specie!".
Ti sbagli, Asuka, non ho alcuna intenzione di mollare. Sto solo obbedendo alla mia volontà: compiere un ultimo passo per riportare equilibrio nei nostri mondi. Per questo io lotterò, per questo abbatterò le "mura di Gerico". Te l'avevo promesso, Asuka, te lo devo, lo devo a me.
Afferra la mia mano, Asuka!
 
Lo scontro è violento, ma non devastante come sarebbe stato lecito aspettarsi da contendenti come noi, con i nostri poteri.
Neanche lei ha attivato il suo at field - avevo indovinato. Si piega in avanti schiantando la testa sulla mia spalla. Prima dell'impatto ho cambiato rapidamente  l'impugnatura lasciando che il manico, non la lama del mio pugnale, raggiungesse il suo stomaco.
Senza fiato si guarda per valutare l'entità del danno; poi ... punta i suoi occhi su di me. Mi scruta incredula prima che il terrore le scolorisca guance, strozza un gemito quando nota che la lama del suo coltello è sparita dentro il mio petto.
"Non te l'aspettavi, eh?" le dico nel mio cuore mentre chiudo con un altro passo l'ultima distanza e protendo con fatica le braccia per cingerle la vita.
Non si aspettava neanche questo, ma non mi respinge.
Ancora impietrita, lascia che la mia guancia sfiori la sua, come quella volta.
<< Ce l'hai fatta! >> sussurro al suo orecchio, sperando che la mia voce non le arrivi distorta e sgradevole come un rantolo. Ti giuro che, se ti incontro in un'altra vita, cambierò strada, ma senza di te non sarei cambiato.
<< Mi dispiace ... per tutto! >> gliel'avevo già detto, ma ho taciuto per tanti anni perché eravamo sempre alla distanza sbagliata. Ripeterlo non mi costa niente.
 
Non sento più le gambe, le braccia cadono pesanti scivolando lungo quei fianchi che ho sempre adorato. Il mondo perde colore, odore e sapore; tramonta veloce, illuminato solo da improvvisi lampi che imprigionano una miriade di ricordi, interi universi di sogni passati.
Mi sembra di poter fare a meno dell'ossigeno, tutto si ammutolisce.
Mi accontento solo dell'ultimo senso che ancora non mi abbandona. Sento le sue mani che mi stringono, le sue braccia che mi sorreggono. Non mi sta buttando via, o almeno ... così mi piace pensare.
Guardami Asuka, sono Shinji!
 
Non è ancora finita, mi aspettano l'ultimo giorno e l'ultima missione. Hai ancora un lavoro da portare a termine, Ikari Shinji,ex pilota dell'unità umanoide Evangelion 01.
Devi ancora salutare tua figlia, Sakura e i tuoi amici; devi uccidere ancora una persona. Se avrai fortuna riuscirai ad abbattere una volta per tutte le mura di Gerico e la riporterai a casa. Adesso ...
SVEGLIATI!!!
 

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Capitolo 2
*** Inizia l'ultimo sogno ***


SVEGLIATI !!!
Ricorda che devi svegliarti. Qualunque cosa accada, Shinji, ricorda che questo mondo non è reale.
E' solo un sogno, è il sogno di Asuka.
La tua missione è salvare Shikinami, l'hai promesso ad Asuka. Non devi dimenticarlo!
Sono Shinji Ikari, ex pilota di Evangelion, ho provocato io il third impact, ho rinunciato al Perfezionamento e da lì in poi è stato tutto, se possibile, ancora più incasinato. Ho promesso ad Asuka che l'avrei riportata a casa. E questo mondo è lo scoglio più duro da superare.
Non devo dimenticare niente, almeno non le cose importanti. So cosa accadrà, devo solo aspettare che lei arrivi, mi farò aiutare proprio da Shikinami.
Ma quanto ci mette? Possibile che le altre volte abbia impiegato tutto questo tempo?
Devo andarle incontro, non posso aspettare. Devo aprire il portello di questa maledetta supposta gigante. Dannazione! Non mi è mai piaciuto fare il pilota.
Trova il portello, Shinji! Usciamo da questa maledetta tomba.
Si, ho bisogno di aria, l'aspetterò fuori, la cercherò. Devo dirglielo.
Perché diavolo non si apre? Che ti prende Shinji, dov'è finita la tua forza? Siamo nel sogno di Asuka, avresti già dovuto far esplodere questa grotta di acciaio.
Cazzo, è vero, non ho ancora scoperto i miei poteri a questo punto della storia.
Non ho più tempo. L'altro Shinji, il me stesso adolescente, il ragazzo la cui personalità sarà influenzata dai ricordi distorti dalla fantasia di Asuka, sta per arrivare. Quei ricordi non sono reali, non sono i miei; quella personalità non è la mia, anche se rappresenta in modo piuttosto fedele ciò che sono stato.
E' un casino trovare un equilibrio con questo Shinji, troppe variabili, troppi elementi caotici in una mente gia contorta di suo, troppe cose che possono andare storte. Io non ho altre occasioni e non ho ancora ritrovato la piena unità con  ... me stesso. Lo sapevo, perché non ho detto niente, perché non ho detto che era una cazzata?
Anche Asuka è un mosaico di persone; così siamo davvero in troppi. E quando la trovi l'alchimia?
Ma perché ho accettato di tornare in questo sogno, invece di svegliarmi?
Ah già, la promessa! Quasi me ne dimenticavo.
No no no no no Shinji, non dimenticare. Muoviti! Trova il modo di uscire da qui! Apriti, maledizione!
Asuka, devo dirti tutto, devo dirtelo prima di dimenticare.
Cosa, cosa sto per dimenticare?
Concentrati, devi assolutamente ricordare! Devi dirle chi sei realmente, devi parlarle della promessa, dirle che non devi ucciderla e che lei dovrebbe farci il maledetto favore di non uccidere noi. Dovrà ascoltarmi.
Devi ascoltarmi, Asuka! Tu non sei Shikinami, tu sei Soryu Asuka Langley e questo è il tuo sogno. Sei una delle funzioni della mia Asuka, forse la più importante, sei una sorta di alterego, sei ... va bene, è meno difficile di quanto sembri. Se ascolterai come è andata tutta la storia, sono sicuro che capirai. Del resto sei il mio genio del male, so che mi crederai se ti dico che questo è un sogno.
 
Perché è un sogno questo? Vorrei tanto che lo fosse, ho quasi distrutto l'umanità ... un'altra volta.
 
No no no, Shinji, non è vero. Io l'ho distrutta, ma ho rifiutato il Perfezionamento e sono tornato sulla terra e ...
 
Oddio, Kaworu è morto per colpa mia. Dovevo morire io al posto suo.
 
No, Shinji, maledizione! Ascoltami, dannato moccioso, questi ricordi non sono reali. Io ho ucciso Kaworu, io gli ho staccato la testa.
 
Mio padre ci ha ingannati!
 
Mio padre ci ha sempre ingannati. Shinji fa' attenzione o diventerai come lui. Lo so perché è capitato anche a me.
 
Sono capace solo di fare del male, tanto vale che non faccia niente.
 
Maledizione, cambiano le forme, ma la sostanza resta sempre la stessa. Per questo mi è facile accettare il passato posticcio che hai preparato per me. Se mi conosci così bene, che bisogno c'era di fare tutto sto casino? Per una volta avresti anche potuto provare a parlarmi visto che anche tu, in mezzo a quel trip da funghi, hai potuto leggere la mia mente. Troppo semplice, vero stronza?
Ok, non perdiamoci d'animo. Questa sensazione di vergogna, di colpa è anche mia. Posso usarla come punto di contatto tra me e lo Shinji che sta arrivando. Io ricordo, lui no.
Non abbatterti adesso, trova qualcosa per aprire questo maledetto portello ...in genere basta premere un cazzo di pulsante. Non riesco a mantenere stabile il mio stato di coscienza. Non ho molto tempo. Cerchiamolo, Shinji! Dobbiamo uscire, dobbiamo andare incontro a Shikinami.
 
Shikinami ... Io le ho fatto del male, il suo occhio, la maledizione degli Eva. E come uno stupido ho combattuto contro di lei. Papà cosa ho fatto? Papà che hai fatto?
 
Zitto, zitto, zitto! Lei non è Shikinami, lei è Asuka, la nostra Asuka. Asuka Soruy ... Scrivilo! Devo scrivere chi sono, la promessa che ho fatto. Muoviti e scrivi ... che è tutto un sogno.
Non ci sono penne, un computer, una macchina da scrivere, una piuma d'oca. Porca miseria, non c'è niente ... Il sangue. Devo ferirmi. Scriverò col sangue. Mi serve qualcosa di appuntito. Al diavolo quanto è buio qui dentro! Possibile che sia tutto a norma? Perché la Nerv è così efficiente? Perché Asuka la immagina così efficiente? Maledetto genio teutonico dei miei stivali, stai sognando un mondo che è collassato. Dove sono gli appalti truccati e i finti ingegneri? Ma se ti becco!
Asuka, quanto ci metti, maledizione?! Non c'è niente con cui possa ferirmi. Finirò per dimenticare. Devo ricordare, ho solo quest'occasione e tutto può andare male. E' un incubo! Te l'avevo promesso  ...
 
Cosa avevo promesso? Che c'entra Asuka? Ayanami, io l'avevo salvata. Adesso Misato ...
 
E BASTA!!! Non sono veri questi ricordi. Ok, rifletti. Non puoi conservare la memoria del tuo passato, non a livello di piena coscienza, almeno. Devo fare una selezione, solo i ricordi chiave, quelli che possono aiutarmi. Accidenti! Non riesco mai a ricordare nel sogno di Asuka. Cos'è, il tuo modo di punirmi? Però non mi rifiutavi! Cosa credi che nostra figlia sia nata perché ti ho impollinata di nascosto? ... Lo so che tocco un tasto dolente ... ma non è così! Ah ma giuro che se riesco a riportarti a casa, con le mie ultime forze, ti dirò: 《 adesso scappa!!! 》
Non distrarti, Shinji! Lei pensa che sia il tuo sogno. Non mi ha mai creduto. Quando si tratta di me, non mi credi mai!
Allora, la promessa ...
 
Quale promessa?
 
Merda! Non fa niente, non fa niente. Allora, primo: questo è il sogno di Asuka; secondo: lei Shiki .. no è Soryu Asuka ecc. Non confonderti, d'accordo? Ci sono due Asuka, una vera, l'altra è  Shikinami una sua ... qualcosa. Sono qui per salvare lei perché l'ho promesso a Soryu, alla mia Asuka nel mio sogno ... Che casino! E' l'unico modo che ho per fare la cosa giusta visto che ...ricordalo, Shinji: non si può tornare indietro! Per questo devi salvare Shikinami ... Non è solo questo, ma devi ricordare soprattutto questo.
Asuka Aiutami! Apri questo dannato ...
 
Asuka io ti ...
 
Mi mancano le forze. Ma quanto diavolo ti deprimi, moccioso?! No scusa ti capisco ... e NON TI GIUDICO ... però, cazzo, tirati su. Con quest'animo ci fanno la pelle subito. Lo so che hai passato cose terribili, ma  ... certo che è costruito bene questo sogno. Avanti, Shinji, non ti abbattere! Non sarai solo, i tuoi fratelli ti aiuteranno. Non avere paura!
Loro ti aiuteranno, sperando che anche questa volta non decidano di ammazzarti. Devi seguire loro, non Asuka ... neanche Kaji e neanche Misato. Solo loro. Non fare così. Non riesco più a muovermi.
 E MUOVITI!!!
 
Perché sono qui? Volevo solo rimediare ai miei sbagli. Mio padre mi ha ingannato, mi ha usato. Dovevo morire io, è giusto che sia io a morire. Io ho tradito Asuka, la signorina Misato. E' naturale che mi odino. Per Ayanami ho distrutto tutto, per questo è giusto che mi rifiutino. Sono un essere inutile, non ne combino una giusta. La colpa è mia ... non può essere che mia.
 
Non sono veri questi ricordi, non hai mai fatto niente del genere; e quanto alla colpa, se vogliamo essere precisi, non è
solo tua. Non addossarti tutta questa merda. Diventerà una scusa, diventerà altro
odio. Asuka lo sa; perciò vuole che affronti questa prova assurda, contorta e inutile.
Io l'avevo pensata meglio di te, Asuka... 
Shinji  tu eri, eravamo soli.
 
Come faccio a sopportare tutto questo? Tanto vale che non faccia niente. Sono un inetto, sono pericoloso, sono da buttare. Dovevo morire io, non lui. Che freddo, mi sento stanco. Vorrei dormire solo un po'.
 
Avanti, ragazzo, resisti! Asuka sta arrivando.
 
Adesso sento anche le voci. Forse sto impazzendo!
 
Credimi, i confini della pazzia li abbiamo polverizzati un sacco di volte.
 
Che gioia sarebbe. Così non dovrei fare niente, non dovrei ricordare niente, non soffrirei più.
 
Ti posso assicurare che non è così
 
Posso restare qui? Lasciatemi marcire qui dentro!
 
Reagisci, ragazzo, usa la tua rabbia. So che ne hai. Usala quando ti serve!
 
Sono arrabbiato solo con me. Non voglio vedere nessuno, non voglio sentire nessuno. Se solo potessi invecchiare e decompormi in questa caverna e in questa esatta posizione. Mi dà conforto, mi fa sentire ancora bambino, ancora innocente. Mamma dove sei?
 
<< Ehi Shinbamboccio, che fai, non vieni a salvarmi?! >>
Con la sua voce è entrato anche il sole, entrambi inopportuni, perché così la mia oscura caverna è solo l'entryplug del Mark 13. Maledizione, Asuka, perché interrompi la mia agonia? Lasciami qui.
 
Ma soprattutto, che gusto ci provi a prendermi  per il culo, me lo spieghi?
Dai su, Shinji, non ascoltarla. NON ucciderla, mi raccomando!
 
Ucciderla io? E come, di noia?
 
Per fortuna se n'è andata, poteva anche chiudere quella porta. Ah no, la porta è volata via - maledetti sistemi di emergenza. Non le ho mai detto che quel suo carattere mi è sempre stato un po' sulle palle ... Ayanami era diversa ... Ayanami era falsa ... Ayanami era mia madre. Dio, che schifo!
Mi stringo la pancia in preda ai crampi. "Che schifo!": l'ho già sentito e mi fa male.
 
Abituati! Ti capiterà spesso.
 
Qualcuno è entrato, sento il rumore di tacchi. Vuoi vedere che è tornata? Cos'è, non hai finito di bullizzare questo straccio? Non so se essere sollevato o no. Se fosse stato mio padre, avrei potuto farmi sfruttare ancora,  avrebbe visto appassire suo figlio. Si, e io mi sarei lasciato morire, così si sarebbe sentito in colpa per quello che stava facendo a me ...
 
Ma sei SCEMO?! ...  In effetti, anche se per altre ragioni, non mi riesce
poi così difficile odiarti.
 
... Oppure, avrei potuto fregarlo. Fammi salire su un altro Eva, papà, e poi vediamo se non ti schiaccio come una mosca.
 
Ora si che inizi a ragionare.
 
<< Il tempo passa ma tu resti sempre una palla al piede >>. Asuka mi ha appena steso con un calcione a segno contro la mia schiena. Non contenta, accompagna le parole con una vigorosa tirata di capelli (i miei !!!), salvo poi lasciare di colpo la presa e permettere così alla mia testa di fare nuovamente la conoscenza con il pavimento dell'entryplug.
Asuka, io ho appena scoperto di aver portato il genere umano sull'orlo dell'estinzione e, per non farmi mancare niente, nel tentativo di rimediare ho toppato alla grande e per poco non ho terminato il lavoro. Ho scoperto che Ayanami, la ragazza per cui ho scatenato quell'inferno, era uno dei tanti cloni di mia madre.
Prima ancora mi sono risvegliato dopo quattordici anni di buio assoluto con quattro fucili puntati in faccia. Senza uno straccio di spiegazione, senza neanche una contestazione di reato - mi perdonerai se mi sono sentito un po' spaesato - mi avete fatto indossare un collare bomba con tanto di guinzaglio corto.
Quel vecchiaccio di Kozo mi ha poi rivelato che l'essenza di mia madre da anni galleggia indisturbata all'interno dell'Unità 01... che io pilotavo. E quasi sicuramente mi ha fatto quella disgustosa confidenza per assecondare qualche piano diabolico di quel bastardo di mio padre.
Sai Asuka, ho conosciuto un certo Kaworu. A dire il vero ho avuto la netta impressione di averlo incontrato un'altra volta, ma non ne sono sicuro. Era un Angelo in forma umana. Sono consapevole che gli Angeli sono sempre stati nostri nemici, almeno prima che lo diventasse mio padre, ma quel ragazzo si è preso la briga di fornirmi almeno una spiegazione sul perché il  nostro mondo faccia così schifo e su quanto io abbia influito, seppur involontariamente, sul tuo, sul nostro, sul mio presente. Quel ragazzo mi ha offerto la sua amicizia senza riserve e si è accollato la mia colpa, ha subito la mia punizione.
Sai Asuka, è orribile guardare la testa di una persona esplodere come un polpetta in un microonde. Immagino che tu abbia sviluppato un gran pelo sullo stomaco. Chissà quante ne hai viste, quante ne hai passate?! Mi dispiace, ma per me era la prima volta.
Per tutto questo Asuka, ti prego, non trovare così ingiusto e assurdo il fatto che mi senta profondamente depresso. E se davvero sei così arrabbiata con me, come mi hai dimostrato tirando quel cazzotto da campionessa del mondo contro il vetro blindato che ci divideva, allora uccidimi.
Invece di fare la stronza!
 
<< ... Ma riesci a stare in piedi da solo? >>.
Non so come, ma mi ha tirato fuori da quella scatola di acciaio che solo ora realizzo assomigliare ad una pillola gigante.
Asuka mi guarda fisso negli occhi e ringhia, mentre il pollice della sua mano destra è infilato nella mia bocca tra il labbro inferiore e i denti. Il resto della mano sorregge il mento se non addirittura tutto il mio corpo.  Mi chiedo se il guanto che indossa sia pulito ... sicuramente no.
Perché mi ha salvato poi? Forse c'entra il fatto che, nonostante il "suicidio" di Kaworu, la Camera del Guf non si era richiusa, forse sono ancora un pericolo. Ecco, deve essere questo il motivo del suo smaniare per portarmi via.
Appare in lontananza Ayanami, esile, longilinea, pallida .... Preferivo l'altra, decisamente.
Eppure nel vederla i miei pochi neuroni ancora attivi si inerpicano in un'assurda associazione. Mi sembra di vedere lei e Kaworu in piedi davanti a me su di un piano che sembra fatto di vetro .. no di acqua. E dal pelo dell'acqua emergono lentamente figure umane a pancia in giù, come cadaveri.
La scena è raccapricciante, ma non avverto alcun fastidio, provo sollievo anzi nell'ascoltare le loro voci così rassicuranti e familiari. << Siamo la speranza >> dice Ayanami << che un giorno le persone imparino a conoscersi >>.
<< Noi siamo >> mi rivela Kaworu << le parole "ti voglio bene" >>.
 
*****
 
Non saprei dire quanto siamo rimasti fermi nella nostra posizione nel bel mezzo di un deserto desolato, mortalmente rosso, dannatamente corrosivo (come dimostrano gli scheletri rugginosi che intorno a noi rendono il paesaggio ancora più deprimente).
Folate nauseanti, che richiamano alla mente i processi della decomposizione delle carcasse, spezzano la regolarità del tanfo di uova marce miste a polvere di ferro che salgono dalla sabbia rossastra sotto i nostri piedi fino alle narici.
Non può esserci vita qui, questo è l'inferno. A me sta bene, questo è un posto perfetto per vivere da esiliato gli ultimi giorni di vita; è un posto perfetto per morire da soli. Me lo merito, ma tu, Asuka, perché aspetti? Cosa aspetti? Qui puoi attendere solo la morte.
Quando mi prende per il polso, accompagnando il gesto con un << andiamo! >>, sibilato a denti stretti e che non ammetteva repliche, non mi oppongo, non reagisco. Invece la seguo docilmente, perché per me una soluzione vale l'altra. Il mio cuore è vuoto come la mia testa e non desidero niente.
Che avrà poi da arrabbiarsi?! Mi sono già arreso, sono già morto.
 
Ho sete e mi fanno male le gambe ... Da quanto camminiamo? Asuka continua a tenere ben stretto il mio polso, così stretto che ho perso la sensibilità della mano.
Non avevo considerato il mio corpo. A differenza di me, il corpo di Shinji è ancora vivo e sbraita per la fatica, per l'arsura, per i primi morsi della fame, perché vuole vivere, vuole che i suoi bisogni siano soddisfatti. Non ha morale il mio corpo, non consoce colpa il mio corpo, non consoce nessuno il mio corpo. Se non fosse per il suo innato desiderio di sopravvivere mi riconoscerei in pieno con la pelle, gli arti e le interiora di questo rachitico pilota.
Di sicuro, ho conosciuto solo me stesso e non mi sono mai capito e neanche piaciuto. Per questo faccio del male, sono solo un egoista. Se almeno fossi coraggioso  ... ma io sono un vigliacco.
Perché proprio la mano, che Asuka stringe come fosse di burro, è l'unica che non sbraita? Svegliati, almeno sentirò un contatto e, chiudendo gli occhi, potrò far finta che sia qualcosa di bello.
Che palle ... adesso stanno resuscitando anche le emozioni. Mi farà male.
Il paesaggio, man mano che avanziamo, diventa sempre più alieno, ostile, disgustoso. I pezzi semiorganici di "coloro che hanno fallito l'infinity" (chissà che vuol dire?) si affacciano contorti da ruderi di cemento come un monito per i vivi che osano attraversare queste terre.
Che cosa ho combinato?!
 
<< Sta calando il sole. Dovremo cercare un riparo >> Asuka interrompe la silenziosa monotonia della processione. << Farà freddo >>.
Freddo? Ne ho sentito parlare ... a scuola. Ma cosa vuol dire? Vorrei chiederglielo, ma non faccio in tempo perché sembra aver individuato un luogo adatto alla nostra destra in direzione del tramonto e mi strattona senza dirmi niente con la delicatezza di un gorilla.
Il riparo è quanto resta di una gigantesca gabbia toracica con tanto di costole ricurve proiettate all'esterno, probabilmente appartenuta ad uno sfortunato mostro di metallo e altro non meglio identificabile materiale. Odora di carne andata a male.
La rossa mi lascia finalmente la mano permettendomi di massaggiarla e scuoterla affinché il sangue torni a scorrervi. Eppure non ne sono lieto, iniziava a piacermi quel contatto.
 E' quasi buio. Ayanami squittisce qualcosa, forse per ricordarci della sua esistenza - mi ero dimenticato di lei. << Perché non procediamo verso est? >> al secondo tentativo capisce che è il caso di alzare il volume. << Li ci sono delle abitazioni >>.
Guardo nella direzione da lei indicata e non vedo case isolate, ma un intero complesso residenziale con decine di palazzi allineati a schiera su due lati di quella che doveva essere una via trafficata e viva ... quattordici anni fa.
Alcuni alti almeno dieci piani - chissà quanta gente vi abitava?! - hanno l'aria di essere ancora in buone condizioni nonostante il degrado, nonostante l'aura amaranto da girone infernale che li dipinge  mentre lo sfondo inizia a scurire velocemente.
<< Non se ne parla! >> Asuka annichilisce ogni possibilità di discussione. << Semmai ci fosse qualcuno, rischieremmo solo di fare altro pessimi incontri. Qui si nascondono solo i ricercati o quelli che devono morire >> conclude lanciandomi un'occhiata di sbieco, come se avesse letto la mia mente.
<< Allora c'è gente, ci sono persone ancora vive >> Non ho alcuna intenzione di fare brutti incontri, ma, se qui si rifugiano i disperati, vuol dire che ci sono posti in cui si può vivere, magari all'aperto e possibilmente lontani dalle cattedrali artificiali come il quartier generale della Nerv o dagli scheletri di balena volanti come il wunder. Chi se ne frega, quindi, se la mia esclamazione può suonare stupida.
<< Chiudi il becco, bamboccio! >> mi reprime il pilota con la benda << Certo che ci sono altre persone, cosa credevi? Fortunatamente non sei riuscito a sterminarci tutti ... Ma in compenso >> assottiglia l'occhio fissandomi carica di rancore e incurvando la bocca per esprimere disappunto,  << quei pochi che sono rimasti hanno mostrato il
peggio di cui è capace l'uomo. E tutto grazie a te, che hai distrutto millenni di evoluzione sociale >>.
<< Cosa intendi per "hanno mostrato il peggio"? >>  azzardo.
<< Sono diventati dei primitivi, bestie buone solo ad uccidere, rubare e distruggere. Si muovono in branchi e si fanno chiamare "cacciatori". Alcune di queste bande sono davvero pericolose. Se ci trovassero qui, da soli, non so se riuscirei a tenerli a bada ... Perciò >> sibila minacciosamente puntando alternativamente il suo famigerato dito accusatore su me e Ayanami,  << vedete di non fare casino, inutili impiastri! Vi consiglio di obbedirmi senza discutere >>.
 
Adesso so cos'è il freddo. Il rifugio di fortuna ci protegge dal vento che soffia da ovest, ma non dall'umidità dell'aria che sembra voler penetrare nelle ossa e sbriciolarle con un'infinità di punture. Tremo e non per la paura; il plugsuit è utile solo quando sei immerso nell'LCL mentre "all'asciutto" è un indumento maledettamente leggero.
Mi avvicino istintivamente ad Ayanami per attingere un po' del suo calore. L'idea non mi va a genio, ma ammetto di provare un certo rispetto per l'amorale volontà del mio corpo che non conosce pregiudizi e se ne frega dei traumi psicologici. Ha freddo e basta.
Evito Asuka perché non mi va di farmi prendere a sassate come un cane randagio. E poi lei mi ricorda il casino che ho combinato, il dolore che le ho procurato quando era imprigionata nell'Eva 03, lo schiaffo con cui l'ho colpita durante l'ultimo scontro (quello che per la cronaca, purtroppo, ho vinto a mani basse). Lei mi ricorda le mie colpe, la mia debolezza, l'ennesimo tradimento perpetrato ai danni di chi mi ha voluto bene, o ci ha provato, solo per seguire mio padre.
Ma la figura di Asuka, seduta di lato con le braccia unite ad anello intorno alle gambe piegate, fiera e perennemente incazzata, preannuncia anche la giusta punizione. E lo confesso: nonostante tutto, non mi piace l'idea di essere punito.
Con la coda dell'occhio osservo quelle trecce da bambina, che non c'entrano nulla con la sua immagine di indomita guerriera e con quella benda sull'occhio che getta un'ombra scura sul profilo del naso leggermente a punta. Non trema, non sembra avvertire la differenza di temperatura, non sembra curarsi di niente ... non sembra provare niente.
Il bisogno di starmi lontano mi costringe ad attaccare il mio interesse su qualcosa di esterno. Il paesaggio non mi piace, Ayanami ... beh il solo guardarla mi mette a disagio, e poi c'è lei. Solo ora mi rendo conto che Asuka è un'estranea, al più una conoscente a cui ho fatto del male in tutte le salse. Eppure, contro questa consapevolezza si oppone l'impressione che sia l'unica persona che conosca davvero.
Sposto subito l'attenzione in un punto indefinito davanti a me quando si gira verso di noi per scrutarci, come se avesse avvertito la proiezione del mio sguardo. Attorciglia la bocca e tende i muscoli del viso fino a trasfigurarlo in una maschera di malcelato disprezzo. << Sembrate due cagnolini spaventati >> sentenzia concentrando il suo sguardo su di me.
Figurarsi, per la sua collega sono il cagnolino di mio padre, per lei sono un vigliacco. Dubito che il vecchio modello della First rientri nello schema.
Non è l'insulto in sé a crearmi problemi, non trovo alcuna ragione per sentirmi offeso dal momento che, anche senza il suo sostegno, sarei perfettamente in grado di insultarmi da solo. E' qualcosa di diverso.
Mentre parlava mi è sembrato di ascoltare l'eco della sua stessa voce che mi sputava addosso: << che schifo! >>. Mi ha fatto stranamente male.
<< Siete davvero patetici! >> insiste con lo sguardo più minaccioso e un visibile tremolio del labbro. Forse è arrabbiata perché non ha ricevuto risposta, ma d'altronde cosa vorrebbe che dicessi?
Mi limito ad osservarla incurante delle provocazioni, quasi dimentico della sonnolenta apatia che fino a poche ore fa mi avrebbe indotto a rimanere ingobbito col capo chino a fissare la terra. L'esterno sta coprendo il mio vuoto e, per ora, il mio esterno è solo Asuka.
 
Fortunato!
 
<< Non hai freddo? >> domando ... non so per quale motivo
<< ... No, io non soffro il freddo >>  risponde sprezzante.
<< Come mai? >>
<< Non sono affari tuoi! >> ribatte voltandosi con fare sdegnato. << Ma tu vedi se devo rispondere alle domande stupide di un bamboccio >> commenta ad alta voce.
<< Sei anche molto forte >> stupidamente insisto con quello che nella mia mente doveva essere un complimento e che, uscito dalla bocca, risuona come un'insulsa leccata. << Possibile che c'entri la maledizione degli Eva di cui mi parlasti? >>
<< Non hai capito niente! >> sbraita la tsundere che torna a fissarmi carica di odio. << Se devi dire stronzate, allora è meglio che tu stia zitto, idiota! >>
 
Non è il caso di insistere.
 
Già, probabilmente, sono responsabile anche di questo. Forse ha a che fare con il suo occhio.
 
Credo che anche l'Angelo di questa storia, quello che l'ha infettata, abbia le sue colpe.
 
Avrei potuto estrarla dall'EVA 03 in tempo.
 
Non potevi. Papino aveva messo in funzione il dummy.
 
Si perché ho preferito oppormi a lui per farmi uccidere in diretta, così avrebbe pianto la scomparsa di suo figlio.

.... e non hai pensato a lei.
 
*****
 
Sospeso a metà tra la superficie e il nero del profondo, mi lascio fluttuare in questo liquido rossastro, appena cullato dal flebile dondolio prodotto dalle onde che sopra di me si infrangono sulla costa e dal conseguente moto di risacca. Mi muovo, ma non mi sposto; non ho paura nonostante sia consapevole di non saper nuotare, non ho paura perché respiro.
Se non fosse che tutto lo spazio intorno a me è riempito da questo liquido, direi che sono in mezzo al mare, ma non può essere. Mi sento bene in questo limbo, ha sapore, odore e consistenza che conosco già: è lcl. Se fosse il mare sarebbe disgustoso, maleodorante e brulicherebbe di schifezze.
La gigantesca luna sopra di me è più piccola del solito, mi pare di notare come uno schizzo di sangue che raggiunge la superficie bianca. L'istinto mi suggerisce di risalire.
Questo mondo subacqueo è al contrario, perché più mi avvicino al limite di  questo infinito grembo, più mi sento pesante. Inizio ad avvertire un forte bisogno di respirare, l'acqua si intorbida ed io ... inizio ad avere paura.
Il satellite, che da quelle profondità si mostrava piccolo come lo ricordavo da bambino, man mano che si approssima la riemersione, si spande come una macchia bianca sulla superficie perdendo ogni apparenza di sfericità.
Assaporo la prima boccata d'ossigeno e tossisco come se i miei polmoni rifiutassero quel cibo. Una macchia bianca galleggia sull'acqua, ma non è la luna, è qualcosa che avevo già visto, qualcosa che non voglio rivedere. Riconosco i resti di un'acconciatura, una sporgenza che assomiglia ad un orecchio ed un prolungamento che mi ricorda il collo di una donna su cui scintillano delle sporgenze di un bianco accecante. Ma quelle sono ... vertebre. Mio dio, è una testa!
Mi viene da vomitare, mi fa male il petto come se l'avessero trafitto. Piango paralizzato dal terrore, invocando mia madre mentre quella cosa davanti a me ruota svelando il profilo di un naso, quel che resta di due labbra sottili e un'orbita oculare sproporzionata.
Qualcuno mi tira giù proprio quando tento di imbarcare ossigeno, dopo averlo sprecato in un inutile, disperato grido. Quello era il volto di Ayanami.
Soffoco! Quest'acqua ha un sapore orribile, sa di sangue. Qualcuno ... qualcuno mi trascina a fondo, avverto chiaramente le dita di una mano stringersi attorno alla mia caviglia. E' la mano di una donna, è la mano di ...
Asuka è di nuovo sopra di me, sta calando la sera e io fremo di un desiderio già adulto davanti a quel seno che mi infiamma eppure mi suscita vergogna. So che dovrei restare fermo, pena la fine improvvisa di una cerimonia che si ripete dolce e amara ogni sera. Ma non posso ...
Non capisco perché le mie mani siano strette intorno al suo collo. Vorrei staccarle, basterebbe un gesto da parte sua, una parola. Ho paura di entrambi.
Una mano sulla mia guancia mi lacera la carne che non può più trattenere il sangue. Un macchia, una pozza, un mare, un mare di sangue e io sono ancora giù, scivolo nel plasma arpionato da quella mano che riconosco di nuovo come quella di Asuka. Sembra un cane rabbioso pronto a strapparmi la gamba a morsi e io penso solo che non posso morire senza rivedere ... mia figlia.
Una mano, due mani, tre mani arrestano la discesa in quella profondità scura.
Di nuovo fuori, con gli occhi chiusi lancio le mani a casaccio per cercare un appiglio. Sbatto contro qualcosa, apro un occhio (solo il destro) e vedo il fianco di una barca e tre uomini in piedi che mi fissano. E' quello di mezzo che mi spaventa, è alto e asciutto e mi osserva come se fossi un mostro o una preda; è lui che mi spaventa con quella benda da pirata che copre un occhio, ma non la vistosa cicatrice sulla guancia e che ora accarezza l'impugnatura di un coltello
Seguendo l'istinto provo a mollare la presa e a nuotare via, ma lui mi ha anticipato afferrandomi per il plugsuit all'altezza del petto e mi solleva con un braccio solo, con tanta forza da vincere la resistenza di Asuka, che ancora resta aggrappata alla mia gamba.
Il mio corpo si stira sotto la pressione delle opposte trazioni. << Asuka lasciami! >> imploro senza guardarla.
<< Vieni giù con me! >> mi risponde con un sorriso maligno. << Andiamo a casa, dentro il tuo dolore. Non hai mai fatto niente. E' tardi! >>
Aiutato dagli altri due l'uomo con la benda fa leva su una gamba appoggiata al bordo della barca per issarmi. << Devi volerlo! >> ringhia per lo sforzo. << Non adesso. Prima ti devi muovere! >>
<< Fammi uscire dall'acqua! Asuka ti prego, lasciami! >>
<< Dopo quello che mi hai fatto pensi di potermi abbandonare così?! >>
<< Non ascoltarla, non è lei ... >> grida l'uomo con un occhio solo << ... sei tu! >>
<< Le ho fatto male! >> piango guardando con disgusto la mia mano aperta.
<< Se vuoi rimediare allora devi muoverti! >>
<< Comeeee? >>
<< Cresci! >>
Sono sulla barca finalmente, il respiro è spezzato e sento il cuore pulsa forsennato sulle tempie e in gola. Non capisco cosa sia successo.
<< Hai fermato il Perfezionamento >> mi rivela Asuka di nuovo adulta con il suo seno piantato a pochi centimetri dalla mia faccia. << Credi che questo possa fare di te un capo? Io non ti accetterò mai >>.
<< Ragazzo >> il secondo uomo, snello e con i capelli biondi, sembra si rivolga a me.
<< Tu hai distrutto ogni cosa >>. Asuka indossa il plugsuit rosso fiammante, ha la mia stessa età, ma non ha la benda. Sembra un'altra. << Tu hai cancellato i sogni di tutti. Non riesco a non odiarti >>.
<< Ragazzo >> il terzo, corpulento e con la barba, gli fa eco.
 << Cosa volete? >> farò qualunque cosa purché mi liberiate da tutto questo.
<< Tu mi hai fatto male! >> strilla ancora Asuka che in piedi sulle mie gambe puntella un fragile equilibrio toccandomi le spalle con le sue piccole mani, non avrà cinque anni.  << Almeno guardami! >>
<< Ehi moccioso! >> urla l'uomo con la benda che si precipita inferocito su di me come se volesse azzannarmi e mi artiglia il collo. Dal nero della sua benda emerge un sinistro bagliore rosso.
<< Cosa vuoi? >> chiedo in lacrime.
<< SVEGLIATI !!! >>
 
*****
 
<< Ehi, SVEGLIATI, Shinbamboccio!!! >>
Quella voce e il calcione sul gluteo mi fanno schizzare in piedi, ma è solo un rush di adrenalina, perché ricado immediatamente a terra, travolto dalle vertigini.
E' come se tutte le emozioni che avevo seppellito a fondo solo il giorno prima fossero emerse dalla tomba gridando vendetta contro il loro oppressore. 
Non so se essere felice per aver abbandonato quell'incubo o infelice per essermi risvegliato in questo mondo dove per Shinji Ikari c'è solo odio e rifiuto, dove Shinji Ikari ha portato solo dolore e morte. Fatico addirittura a capire quale sia la realtà.
Asuka mi fissa interdetta, le sue labbra iniziano a tremolare vistosamente, mentre il viso si colora come i suoi capelli. Capisco che vorrebbe dirmi qualcosa, forse si è preoccupata o è incazzata o forse l'ho nominata nel sonno.
Stizzita mi passa davanti evitando di guardami. << Tra cinque minuti ci muoviamo >> ordina. << Cerca di ... essere pronto, bamboccio, o ti lascio qui! >>
<< Ma che l'è preso? >> mi interrogo a mezza voce per non farmi sentire.
 
Mi sa che di questo sogno hai colto solo alcuni aspetti.
 
Ma che ... << oh mamma! >> esclamo incrociando le gambe e piegandomi in avanti prima che anche Ayanami riesca a prestarmi attenzione.
Maledetto sogno, ma perché il mio corpo è così inopportuno? Dovrebbe obbedire di più ...
 
Ringrazia che almeno lui non lo fa. Ringrazia che voglia vivere più di te
 
E' l'alba. Riprendiamo il cammino. Asuka sembra più buia del solito, direi preoccupata. Non è un buon segno.
 

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Capitolo 3
*** La realtà della mano e del serpente ***


 
Camminiamo in direzione nord seguendo Asuka, rigorosamente in fila indiana; Ayanami è dietro di me, silenziosa, eterea come sempre (sebbene l'altra ... non voglio pensarci). Devo concentrarmi per non dimenticare la sua presenza.
Mi manca la stretta di quella vichinga con la benda. Quando mi ha trascinato via dal luogo del mio atterraggio di fortuna, ancora confuso e con gli occhi semi-chiusi ho pensato che quella fosse la mano di Misato, che lei in persona mi portasse via dall'inferno per guidarmi verso la salvezza o, almeno, verso un po' di pace.
Camminare sulle mie gambe mi risulta penoso ... in genere sbaglio strada.
Il chiarore dell'alba incede rapidamente dalla nostra destra scacciando gli ultimi resti della notte, ma non provo conforto, perché di notte puoi vedere le stelle, fisse in cielo, o comunque i miei sensi non possono cogliere il moto dell'universo, che rimane nella mente piacevolmente stabile e ... immobile.
Di notte, quando solo poche luci fanno capolino e tutto è buio, puoi far finta che non ci sia niente, nessun pericolo, nessun Angelo, nessuna illusione che possa trasformarsi in delusione, nessuna speranza ... tradita.
La sabbia rossa intorno a me  si ravviva di macchie rosa e violacee, screziate da schegge dorate che si raggruppano in piccole lingue di un giallo intenso. Sarà una bella giornata, il cielo minaccia di colorarsi di azzurro.
Eppure, mi sembra che questo sole non possa asciugare le mie ossa, né scaldarmi o illuminare il cammino; è come se fosse stato appena dipinto da una mano invisibile ed estranea. E' freddo e incorporeo, un  miraggio, forse un sogno.
Non riesco ancora a provare dolore, vergogna, rabbia per tutto quello che è successo solo ieri, per tutto quello che ho scoperto su me stesso e su mio padre, per la morte di Kaworu. Ma oggi, a differenza di ieri, vorrei ... vorrei tanto perché questa ostinata latitanza delle emozioni rende la percezione del vuoto inaccettabile. Sta svanendo l'effetto del sedativo immesso dal mio cervello per congelare il sistema e impedirmi di impazzire ... del tutto. Mi sento inaridito come una pianta lasciata troppo a lungo al sole; instupidito, quasi incosciente, mi trascino a passi incerti. Non riesco a fermare nessun pensiero, a puntare l'attenzione su qualunque cosa, non posso guardare neanche le mie mani; per questo bramo ancora un contatto.
E' questo desiderio a tenermi ancora in piedi dopotutto. Desidero almeno una sensazione che mi faccia sentire vivo proprio attraverso il corpo che non vuole abbandonare questo mondo e che se ne frega se fa schifo. Persino il sogno della notte appena trascorsa era così sensoriale, corporeo che ancora adesso ne sento il riverbero nelle ossa; lo accetto come un sorso di acqua fresca e al contempo lo rifiuto perché è così fredda che mi tocca lo stomaco. Troppa vita in quel sogno!
 
Osservo Asuka e di colpo penso che, in questo momento, è il centro stabile del mio universo. Per quanto non ne comprenda le ragioni, ho l'impressione che solo grazie a lei ho una speranza di gestire la vita che sta riprendendo dolorosamente a scorrere nelle vene, di sfuggire all'oblio e alla pazzia. Lei mi mantiene a terra, mi riporta a questo mondo, a ciò che esiste in quanto lo posso toccare, ci posso sbattere contro.
Al contrario di Ayanami (una qualunque a questo punto) quell'europea dal pessimo carattere ha ed ha sempre avuto un qualcosa di carnale, di ferocemente vivo. Lei, che cammina davanti a me, è concentrazione, sensazione, vita al di là di ogni ragione e gusto. Ayanami, che mi segue, è rarefatta, eterea, è la vita notturna che si popola di spettri senza ragione né gusto. E io, se non fossi ancora in modalità di riavvio del sistema, sarei solo chiasso e alla costante ricerca di ragione e gusto.
Perché ho sognato proprio lei? Non ricordo di aver provato chissà quale interesse nei suoi confronti. Era pilota di Eva come me, un'amica dal carattere difficile, una persona cara a cui avevo fatto del male; era una strana perché le piaceva pilotare gli Eva.
Nient'altro, anche perché pensavo ad altro. Certo non mi lasciò indifferente vederla irrompere nuda in cucina dopo essere fuggita dal bagno occupato dal nostro pinguino, ma non feci in tempo neanche ad accorgermi della reazione del mio corpo di fronte a quella vista. Prima che mi potessi vergognare per il solo fatto di averla notata, il suo calcio volante spense ogni cosa, anche la mia coscienza.
Figurarsi io e lei che mettiamo su famiglia!
Ti rendi conto, Shinji, di quello che hai combinato, di quello che hai fatto anche e soprattutto a lei? Da dove ti vengono queste idee? Soltanto ieri Asuka era un inutile intralcio all'esecuzione della tua missione: ufficialmente salvare il mondo o, meglio espirare le tue colpe, di fatto farti prendere per il culo ancora una volta da tuo padre.
Soltanto ieri tu l'hai colpita.
Non posso non farle schifo. Si, deve essere questo il significato del sogno.
Mi volto verso Ayanami che incrocia il mio sguardo per qualche istante.
Sto ancora fuggendo

Ma da cosa? Da chi? E Perché?
La risposta credo sia ovvia: dal male che ho provocato. Ho scagliato il mondo nel baratro della distruzione solo per una persona (che non c'è più); ho tradito ancora una volta la signorina Misato e Asuka e gli altri, scegliendo di tornare da mio padre ... solo perché non capivo come mai tutto fosse così drasticamente cambiato;  ho visto morire Kaworu, ucciso da quel collare, quello della sfiducia e della punizione destinato a me...
Si, sto senz'altro fuggendo da tutto ciò... Ma allora perché  in me sembra, invece, radicarsi la convinzione ...

che tu stia fuggendo da qualcos'altro?
 
Il sole ha da poco superato lo zenit quando la nostra guida arresta il passo, costringendomi a fermarmi di colpo per non urtarla. Sto per chiederle il motivo, ma vengo distratto da ciò che si para dinanzi a me.
Sotto di noi vi è uno strapiombo, alto almeno una cinquantina di metri, e di fronte a poco più di venti un altro muro di rocce scoscese che risplendono di un bianco accecante. Sulla sommità una piana ricoperta da un ipnotico verde...  sono alberi, di diversa specie e grandezza.
Le due pareti formano un canyon, in fondo al quale campeggiano il rosso della sabbia, che lotta per con una ancora rada vegetazione ed il blu di un fiumiciattolo che si riversa in un vasto lago proprio alla nostra sinistra...
Dal punto in cui mi trovo potrei addirittura lanciarmi per assaporare il contatto con quell'acqua scura, probabilmente fredda, che riflette il paesaggio circostante.
Ma non lo farò ...Non so nuotare! E poi da quest'altezza riuscirei solo a frantumarmi.
 
Morire è un conto, ma soffrire ... quella è roba da vivi.
 
Sento rumori in lontananza, rumori di arnesi, di chiacchiere, di esseri umani; rumore di speranza.
Chiudo gli occhi per gustare meglio questi nuovi stimoli che raggiungono i miei sensi e fissarli nella memoria... Una biglia in più da conservare, ma soprattutto posso "liberarmi" per un attimo di Asuka.
<< Dobbiamo raggiungere l'altra parete. Al di là di quegli alberi >> ci informa la guida  << c'è .... casa >>.
Apro di nuovo gli occhi per puntarli ancora una volta sulla distesa verde e ... si, mi sono concentrato troppo sui dettagli. Ho visto solo ciò che volevo, perché oltre gli alberi mi pare di scorgere si alcuni edifici, ma soprattutto un enorme "scheletro di balena" che il mio inconscio deve aver voluto confondere con un massiccio roccioso.
 
Fine delle Bucoliche
 
Il wunder mi strappa da quel piacevole senso di pienezza con cui l'esterno era riuscito a ricoprire i buchi al mio interno, un senso di pienezza che avrei potuto definire "gioia"... se solo ne avessi fatto realmente esperienza.
Odio la realtà. Meglio sognare.
 
Riuscissi a non fare incubi
 
<< Seguiremo il sentiero in terra battuta per scendere a valle >>. Asuka si incammina verso uno stretto budello di terriccio delimitato da file allineate di pietre.
Questa volta, però, non riesco a seguirla , non posso muovermi, non voglio muovermi. Sono stanco di altri soffitti sconosciuti, di un altro ambiente a cui adattarmi, sono stanco degli Evangelion.
 No, non è questo. Ho paura, perché sono passati quattordici anni, perché tutto è cambiato. Non mi accetteranno, perché ho portato distruzione, non sono neanche più utile  ... almeno mio padre mi usava, aveva bisogno di me.
 
Ma che stai dicendo? Sei impazzito?!
 
Mi sento gelare quel poco sangue che ancora mi fluisce nel corpo quanto la mia mente mi scodella questa sentenza: << se non servo a nessuno, se nessuno si cura di me, se nessuno mi accetta, io NON ESISTO! >>
 
Perché  hai voglia di esistere, se fino a poche ore fa volevi solo lasciarti morire?
 
<< Cosa c'è? Hai bisogno di essere accompagnato per mano? Non sai camminare con le tue gambe? >> mi punge Asuka che si è accorta della mia immobilità, pur senza voltarsi né arrestando il passo. Il tono è severo, ma è già tanto che non mi sia saltata alla gola con una lunga teoria di insulti.
<< Asuka >>  non posso tacere, << cosa .... cosa ne sarà di me? >>
<<... Starai con noi >> risponde senza guardarmi.
<< Che cosa vuol dire? >>  non mi bastano tre misere parole.
<< Visto che non puoi stare da solo senza combinare guai ... >> si volta verso di me e si avvicina così tanto che sono costretto a fare un passo indietro per paura che possa tirarmi un pugno << ci occuperemo della nostra ... e della tua sicurezza >>.
<< Quindi ... sono vostro prigioniero? >> la domanda è retorica, ma devo chiedere.
Asuka per un attimo distoglie lo sguardo  (Chiaramente, la risposta è sì), poi i suoi occhi si piantano gelidi sui miei. << Cosa ti aspettavi? >>  attacca. << Dopo tutto quello che hai fatto pensi di meritare un trattamento migliore? Non credevo fossi così stupido! >>
<< Ero sicuro di poter rimediare al mio sbaglio. Volevo salvarvi ... >> provo a difendermi trattenendo a stento lacrime di colpa e rabbia, come se spettasse a lei decretare la mia innocenza.
<< Grazie, moccioso >> ribatte sarcastica la rossa, << ma nessuno te l'aveva chiesto. Dovevi soltanto restare con noi e, invece, hai pensato di nuovo a te stesso. Sei fuggito, ci hai abbandonati ... ancora >> continua ora picchiando l'indice della mano destra contro il mio petto, << e hai deciso di tornare tra le braccia di quella carogna di tuo padre. E naturalmente hai pensato bene di scatenare un altro third impact perché non sopportavi la responsabilità delle tue azioni. O l'hai fatto perché il primo tentativo ti è andato male?  >>
<< Ma io non sapevo... perché non mi avete detto niente? >> lo so che ha ragione, ma se mi avessero spiegato ...
<< Perché avremmo dovuto? Volevi che ti invitassimo a bere il tè? Ti rendi conto di cosa abbiamo passato in questi quattordici anni? Delle battaglie, delle ferite, del dolore, della disperazione, dell'ODIO che abbiamo vissuto in questi anni? Hai idea >> Asuka sembra un fiume in piena, mentre io mi faccio quanto più piccolo mi riesce  << del mondo che ci hai lasciato in eredità, solo per soddisfare il tuo egoismo? Tuo padre era e resta il nemico, ma tu sei la ... COSA più peggiore che potesse capitarci >>.
<< ... Perché? >> chiedo non so per quale masochistico motivo, schiacciato dal peso di quelle parole che riconosco vere anche troppo facilmente vere, come se assecondassi più uno schema collaudato di adattamento che un consapevole giudizio  << Perché non mi hai lasciato lì, dove mi hai trovato? >>
Per tutta risposta, Asuka mi spiattella una smorfia di disgusto prima di voltarsi e riprendere a camminare in direzione del sentiero.
<< Muoviti! >> mi ordina << Non costringermi a trascinarti >>.


In custodia a vita, vestito di collare e museruola, forse mi useranno per esperimenti o sarò il loro cagnolino: ecco la mia condanna! A pensarci bene, non è che cambi molto. Tutto è come è sempre stato e non posso neanche lamentarmi, perché sono stato sempre il cane di ... qualcuno.  Il fatto  è che d'ora in poi mi verrà chiesto solo di stare fermo, di vegetare, e di appassire.
 
Appunto, niente di nuovo. Solo che prima sapevi che qualcuno ti avrebbe innaffiato.
Non sei stato solo in quegli anni. Per questo potevi sentirti solo.
 
Proprio così! Ora che so di essere solo, darei la vita per rivivere "la solitudine" della Neo Tokyo 3.
 
Peccato che hai finito per dare ... la vita degli altri
 
Già! ... Direi proprio che me lo merito. Se non altro, un  po' di giustizia sarà fatta!

Ayanami mi sorpassa come se non esistessi, come se non le importasse niente di quello che ci attende.
 
Tanto vale muoversi.
 
*****
 
La discesa è stata scomoda, ma non particolarmente difficile, il piccolo corso d'acqua che avevo scorto  dalla cima si mostra più "voluminoso" di quanto non apparisse cinquanta metri più in alto, ma è facile da guadare perché l'acqua mi arriva solo al busto.  E' fredda, così piacevolmente fredda che sono quasi tentato di assaggiarla perché soddisfare la sete, ma Asuka ce l'ha caldamente sconsigliato.
La corrente che porta il fiumiciattolo a cadere nel lago è tutt'altro che forte, ma io non mi sento sicuro, non mi piace starmene a mollo. Se dovessi cadere ... una pietra si sposta sotto i miei piedi e rompe l'equilibrio. Istintivamente cerco di aggrapparmi a qualunque cosa a portata di  mano... trovando il braccio di Asuka.
L'afferro con la forza ... della paura.
Lei si volta di scatto, sorpresa come se l'avessi attaccata a tradimento, ma realizza subito. Con aria rassegnata aspetta qualche secondo, il tempo che io riconquisti stabilità; quindi, senza troppi complimenti, si libera scuotendo il braccio.
<< Ehi, vecchio modello >> rivolgendosi ad Ayanami, << Aiuta quest'imbranato! >>
Ayanami mi si avvicina eseguendo alla lettera l'ordine porgendomi la mano. Faccio cenno che non ne ho bisogno.
Non mi sento offeso per la reazione della tsundere, un po' perché ho altro a cui pensare, un po' perché non mi è dispiaciuto tenerle il braccio (mi è tornato alla mente il sogno della notte scorsa). Eccezion fatta per Kaworu, lei è l'unica persona, dal mio risveglio, con cui abbia avuto, direttamente o indirettamente, un ... contatto "umano" (che ironia!). In fondo, mi ha salvato!!!


La salita è tutta un'altra storia. Attraversiamo un  ampio viale semi-asfaltato che costeggia il lago, risalendo dolcemente il versante del colle di cui avevo notato solo lo strapiombo imperlato di rocce bianche e appuntite. La strada è disseminata qua e là di buche che la natura sta lentamente coprendo di verde. Alla nostra sinistra un muretto in cemento, per niente continuo e rovinato in più parti, fa venir voglia di fermarsi ad ammirare il panorama. Niente a che vedere con quell'arido putridume di prima.
Man mano che saliamo, una teoria di cipressi sembra riportare questo mondo indietro nel tempo, prima degli Eva, prima degli impact: niente macchine, niente casino, niente ricordi. Solo pace e quiete.
<< Fate attenzione! >> Asuka rompe il silenzio che ci aveva accompagnati.  << Questa zona non è completamente ... pacificata. Qui ci sono più bande di cacciatori che si contendono lo stesso territorio. Animali!  Sono armati e violenti, e le imboscate sono all'ordine del giorno >>.
 
All'anima della pace!
 
Inizio a guardarmi intorno con una certa apprensione. Per essere uno che ha desiderato lasciarsi morire così tante volte è strano da dire, ma.... pensieri, sogni e rimorsi mi hanno appena abbandonato. Persino quello strano dormiveglia del mio cuore evapora per far posto ad una elettricità ancestrale. Di colpo riesco a concentrarmi, ad essere di nuovo interamente presente a me stesso.
 Che non abbia più tutta questa voglia di crepare?
 
Quando raggiungiamo la cima vengo sopraffatto, per pochi istanti, dalla visione di una fitta boscaglia che si para dinanzi a noi, mi sembra di notare anche salici e querce. Non vedo ancora case, ma i suoni di una zona urbana sono ora inconfondibili.
<< Non sarebbe stato meglio >> ah già Ayanami << superare il burrone usando quel ponte? >>
Lontano, alla nostra destra, in direzione proprio del precipizio che avevamo superato e appena riconoscibile a causa degli alberi che coprono la visuale, si nota un ponte sospeso in legno, sembra anche robusto.
Asuka  fissa per qualche istante la copy - first come a volerle dire "tu apri bocca solo per farmi incazzare, vero?". << Quel ponte è degli abitanti del villaggio >>  chiarisce << quelli che abitano al di là del bosco. Sono prevalentemente dei banditi, ma li stiamo addomesticando >>.
<< Allora perché si trova lì quella ... cosa? >> Domando, riferendomi alla balena gigante che avevo, purtroppo, visto parcheggiata poco prima.
<< Ti ci metti anche tu?! >>, sbotta Asuka che temo stia per piazzare un altro bel gancio ai pochi brandelli del mio coraggio (ammesso che ve ne sia ancora). << Piuttosto >> si rabbuia << cerca di starmi vicino. Con questi selvaggi abbiamo degli accordi, ma la convivenza con loro è ancora tesa. E ricordalo!!! >> fissandomi negli occhi,  << loro non ti amano affatto >>.
<< Intendi dire che potrebbero uccidermi? >> azzardo un'altra domanda retorica. Non chiederò il motivo di tanto odio, c'è solo l'imbarazzo della scelta.
<< Intendo dire >> risponde  << che vogliono ucciderti! Alcuni ... anche più di altri. Sono estremamente pericolosi e non potrai dirti al sicuro fino a quando non saremo rientrati alla base. Questa gente non sa cosa sia un processo, perciò, resta incollato a me... Anche tu signorina. Finché siete vicini a me non vi toccheranno... Ma voi fate ugualmente attenzione >>.
<< Perché? >> mi anticipa Ayanami.
<< Perché tra quelle teste calde ci sono anche degli ottimi cecchini. Non capisco perché non li abbiamo sterminati quando ne abbiamo avuto la possibilità.... Comunque >> scuotendo la testa come per cacciare un pensiero molesto, << muoviamoci ... e non vi fermate per nessun motivo. Ah, Shinbamboccio! Non guardare nessuno! Molti di loro non conoscono il tuo volto, ma a loro basta solo un pretesto per ... >>
Non termina la frase e io non chiedo.  Non c'è bisogno di essere un'aquila per concludere la frase; posso solo deglutire rumorosamente per ingoiare l'ansia prima che azzeri la produzione di saliva. Non mi è nuova la paura, ma questa è la stessa sensazione che ho provato affrontando il mio primo Angelo. Spero solo di non svenire.... E non c'è neanche mamma 01 a proteggermi. Solo Asuka... spero.
 
Questa si che è fortuna!
 
*****
 
Il bosco non è particolarmente esteso, almeno attaccandolo dal lato che quasi affaccia sul lago; deve essere stato oggetto di occasionali o comunque razionate attività di disboscamento perché non noto alcuna soluzione di continuità con ....il villaggio!!!
Non è neanche lontanamente paragonabile ad una città; si tratta di un agglomerato di case, prevalentemente in legno con tetti spioventi a falde composti da mattoni, alcune hanno tetti di paglia e quasi tutte affacciano direttamente su un'unica grande strada fatta solo di terra battuta. Più che una via sembra un confine realizzato per distinguere il bosco dalla "civiltà".
Solo due abitazioni si distinguono: la prima è un edificio che si trova proprio all'ingresso, è il primo che riusciamo a vedere. Prevalentemente in legno molto ampio e di forma rettangolare, presenta un'architettura non dissimile a quella delle altre case, se non fosse per le dimensioni ragguardevoli e per il fatto di ergersi su due piani; la seconda, anch'essa a due piani, è invece in cemento e non presenta tetti spioventi, ma un unico lastricato in parte nascosto da un muretto a secco posticcio che si snoda lungo tutto il perimetro (magari lì ci sono i cecchini).  Si trova un po' più avanti in direzione del Wunder che campeggia in lontananza oltre la fine della pseudo strada principale.
Non ci saranno più di trenta case, ma il posto brulica di vita. Vedo operai  intenti a costruire un nuovo edificio, donne e uomini al lavoro in mezzo a piccoli orticelli conquistati al bosco, ci sono anche bambini che giocano... Questo mi rassicura. "Non possono uccidere qualcuno", penso, "davanti a  donne e bambini".
E' un po' meno rassicurante, invece, notare quanti uomini, usciti (neanche li avessero avvisati del nostro arrivo) dall'immenso capannone all'ingresso del paese, siano armati. Fucili a canna corta e coltelli a lama lunga sembrano i più gettonati, mentre quasi tutti indossano dei giacconi o spolverini in simil pelle (o chissà quale altro tessuto), che cade fino all'altezza delle ginocchia. Non sembrano amanti dell'igiene, ma mi dà i brividi riscontrare che le macchie più evidenti negli indumenti di quei bestioni sono di fango indurito e sangue rappreso.
La cosa peggiore è che adesso stanno guardando questi due "stranieri" con la stessa intensità che un cacciatore riserverebbe ad una preda. Non voglio neanche immaginare cosa stia passando nella loro testa, so solo che non vedo l'ora di attraversare il paese.
Rispetto alla lettera la consegna di tenere lo sguardo basso, mantenendomi il più vicino possibile ad Asuka che incede, fiera e distaccata, come se quella gente, quegli sguardi e il brusio che sale minaccioso al nostro passaggio non la riguardassero.
Con la coda dell'occhio localizzo la posizione di Ayanami sulla mia sinistra, forse solo un passo dietro di me. Per la prima volta dal suo volto sembrano trapelare emozioni, ma è difficile intuire quali. In realtà, mi sembra più sorpresa che impaurita... Meglio non dirle niente.
<< Ma guarda guarda, carne fresca! Stasera ci sarà da divertirsi >>; << ehi bambolina, perché non resti con noi? >>; << ma quanto sei carina, dove ti eri nascosta? >>; << per essere piccola sei fatta già bene. Tranquilla, ti faccio crescere io >>.
Ovviamente, Ayanami è la più gettonata, lei non sembra curarsene forse perché non le è chiaro cos'hanno in mente quelle persone. Lei è così ... vuota.
<< Dai non avere paura. Non dirmi che quella mezza cartuccia è il tuo ragazzo? >> adesso è il mio turno. << Non preoccuparti lo sistemiamo noi, così non ti darà mai più fastidio >>; << ma quale fastidio, non è il suo ragazzo, sembra più l'amichetta del cuore >>; << qualcuno è interessato al ragazzo? >>
<< Merda! >> esclamo a bassa voce continuando a simulare la più assoluta sordità - tutt'a un tratto una morte rapida non mi sembra poi così spiacevole.
Perché Asuka non mi ha lasciato morire da solo in tutta tranquillità?
Le lancio un'altra occhiata, nessuno la sta calcolando. E' evidente non possono toccarla anche in ragione della sua forza che di umano ha ben poco. Mi conforta notare che avanza con il suo passo regolare e la sua postura fiera, forse è segno che continueranno a "colpirci" solo con le parole, come normalissimi (anche se mortalmente inquietanti) ubriaconi da quattro soldi.
Un particolare, tuttavia, mi lascia perplesso: perché non risponde? Non che debba abbassarsi a ribattere, soprattutto perché non è oggetto di attenzioni esplicite, ma ... lei è sempre stata una ragazza agguerrita e poco paziente anche verso queste spacconaaa... oh mamma! ...
Alla mia destra, in una piccola e stretta via a neanche dieci metri dal capannone degli alcolizzati, vedo il corpo di un uomo, riverso per terra a faccia in giù, con un  coltello piantato all'altezza della nuca. Altri due stanno armeggiando per togliergli giaccone, stivali e armi. Ce n'è un terzo, però,  un ragazzo non più grande di me.  Esile e alto, capelli di un  biondo più vicino al bianco che al giallo,  indossa una camicia dal colore blu spento con striature di rosso ... scuro... troppo scuro ... che cola giù  ... Con un gesto deciso si fa strada tra i due gentiluomini che sembrano cedergli volentieri il passo e, dopo aver estratto il coltello dalla nuca del cadavere, ne pulisce la lama passandola tra i capelli del malcapitato.
Proprio in quel momento un gruppo di bambini che stava correndo lungo la strada,  gira sul vicolo e ... si divide per evitare il morto, ricongiungendosi una volta superato l'ostacolo... Il tutto senza neanche rallentare la corsa, senza  un grido o un accenno di panico, neanche un'occhiata al cadavere. Quasi fosse normale...
 
Non davanti a donne e bambini, vero?
 
<< Che hai da guardare stronzetto? >> minaccia uno dei due uomini. Non dovevo guardare. Giro subito la faccia ed abbasso lo sguardo il più possibile. Se ci riuscissi, guarderei alle mie spalle attraverso le gambe.
A spaventarmi davvero non è stato, però, il tono di quella voce, ma il ragazzo che, sentendo "l'allarme" del suo ... collega, ha rapidamente puntato su di me i suoi occhi grigi, freddi, mortali.
<< Ti avevo detto di non guardare, stupishinji. Ma sei stupido? >> sibila Asuka.
 
Perché parli a voce bassa? Non hai detto che non possono toccarci se ci sei tu?
 
<< Maledizione! >> l'esclamazione della rossa mi strappa via la possibilità di rispondere. Proprio non ci voleva, soprattutto perché ... non ce l'ha con me.
Davanti a noi un corpulento uomo di mezza età, pelato, si avvicina con passi sgraziati e un'andatura ciondolante. E' vestito come il personale del wunder agli ordini della signorina Misato (in tema di stile sono stati compiuti parecchi passi indietro).
<< Come fa ad essere ancora vivo quel bastardo di Ikari? >> grida il ciccione in vena di complimenti. << Perché l'ha portato qui, comandante? Ci ha quasi uccisi tutti .... di nuovo >>.
Un brusìo sinistro alle mie spalle mi fa intuire che la situazione sta per precipitare, che hanno capito chi sono: quello che non amano. Asuka non degna di una risposta il goffo subordinato e si volta verso gli uomini che ci avevano "salutati" poco prima. La sua espressione rimane all'apparenza composta, ma mi sembra di cogliere una preoccupazione che assomiglia maledettamente all' affacciarsi della  paura.
<< ANDIAMOCENE! >> tuona infine. << E tu avverti la sicurezza della base. Voglio un'unità di scorta. ALL'ISTANTE!!! >>
Ho notato che ha volutamente alzato i decibel per impartire gli ordini, forse vuole farsi sentire dalla piccola orda che, ne sono sicuro, sta muovendo verso di noi.
<< Ma comandante, siete quasi arrivati >> risponde con l'aria di chi non ha alcuna intenzione di collaborare e sfoggiando un sorriso beffardo come se riponesse speranza in quel "quasi". << E poi ... >>
Asuka non lo lascia finire, mi prende per il polso (grazie!) e parte di gran carriera, senza correre (forse solo per orgoglio). Anche Ayanami aumenta la falcata per starci dietro; ancora non sembra spaventata.
 
Ma cosa ti davano alla Nerv?!
 
<<....è inutile, comandante >> sento dire dal pelato, che non si dimostra preoccupato di essere lasciato indietro.
Ancora cinquanta metri e addio case. Solo ...un enorme (sigh) spiazzo circolare in cemento posato di recente, privo di ogni riparo, e poi il Wunder (non credevo di desiderarti così tanto, schifosa lisca di tonno gigante!).
Trovo il coraggio di voltarmi, il brusìo è finito, ma questo non attenua i miei timori. Anzi, quella che prima sembrava una rumorosa banda di beoni, è diventata una piccola folla silenziosa, in un modo per certi versi surreale. Le loro facce sembrano fameliche e livorose, gli occhi puntati su di me, le mascelle serrate, le mani alle fondine . E' tutta rabbia concentrata e pronta ad esplodere su un solo obiettivo: ME!!!
 Sarebbe un peccato se mi arrivasse una coltellata alla nuca proprio ora, a pochi metri dalla liber ... dalla sopravvivenza.
Il piccolo corteo si ferma, come se una barriera invisibile gli avesse bloccati. Si ammassano sul limitar dello spiazzo come quegli imbecilli che alle due di notte sbavano dietro le porte a vetri di un negozio che sta per lanciare la vendita di un nuovo videogioco o di un cellulare di ultima generazione.
Non riesco a tenere il passo di Asuka, eppure sono convinto che, senza la sua presa, forse sarei riuscito a dileguarmi più rapidamente. Mi volto a guardare di nuovo il Wunder per misurare la distanza da percorrere.
Eccola, la barriera invisibile: una decina di uomini in divisa, con giubbotti antiproiettile e, soprattutto, fucili sta avanzando  nella nostra direzione.
Deve essere l'unità di scorta di cui parlava la donna che prima o poi riuscirà ad amputarmi la mano, tanto forte è la sua stretta. Non so chi li abbia contattati, ma chi se ne frega. Siamo salvi!!! 

 
*****

"Una decisione andrebbe presa nello spazio di sette respiri"[i].
Non deve essere letto come un semplice consiglio ad agire secondo l'istinto o la condizione del momento. Se ci pensate, tutte le decisioni importanti "possono" essere prese in poco tempo, dalla scelta tra la guerra e la pace a quella tra lo spostamento di truppe a destra o a sinistra di uno schieramento per reagire alla mossa dell'avversario. La preparazione non è esclusa, semmai è presupposta.
Se qualcosa va storto può dipendere da tanti fattori: dalle contromosse degli altri, dalle possibilità del campo di battaglia, dall'effettivo valore delle forze in campo, dalle armi di cui disponi.
Se qualcosa va storto, può dipendere anche da un difetto nel tuo "udito".
Si perché, in quei sette respiri, se riesci a fare vuoto dentro di te ed a tenere a bada il rumore della tua mente, puoi ascoltare una "voce" che sa esattamente cosa scegliere e come condurti al successo...fortuna permettendo.
In effetti è applicabile praticamente a tutto: un amore, un hobby, un percorso di studi, uno sport. Non c'è bisogno di pensarci troppo. Sappiamo sempre cosa dobbiamo scegliere se troviamo il coraggio di ascoltare e di compiere il passo successivo: tradurre la decisione in azioni.
Superati quei sette respiri, la mente ordinaria riprende il controllo, al servizio del primo signore della guerra che prende possesso di te (si tratti della paura, di un moto d'ira, dell'impressione lasciata nella tua anima da un trauma del passato, dell'illusione che formuli con la frase "io sono così").
E' più o meno quanto accade nel tuo corpo in situazioni di pericolo. Un predatore sta per saltarti addosso, un camion per investirti o sta per verificarsi una qualunque situazione eccezionale ed imprevista. L'ipotalamo stimola l'ipofisi, che a sua volta stimola le ghiandole surrenali a produrre cortisolo e adrenalina. Attacca o fuggi!
l tuo corpo in quei brevi istanti è pronto e sa, quasi sempre, cosa fare. E' quella reazione che ci ha permesso di sopravvivere quando condividevamo gli spazi con le tigri dai denti a sciabola ...anche se non sempre quest'istinto si dimostra molto "intelligente".
Il problema vero si crea quando il tuo sistema nervoso avverte il pericolo, lo definisce, lo inquadra prima ancora che diventi attuale. Produci gli ormoni necessari alla reazione, ma non sei ancora costretto a reagire ... E' da quel momento parte il countdown.
Sette, sei, cinque .... due - DECIDITI! - uno.... ZERO.
Non hai deciso. La paura inizia a trasformarsi in panico e ad avvelenare il cuore. Chissà quali fattori hanno permesso al tuo cervello di decidere che non c'è niente che tu possa fare? ... E allora più del nemico puoi tu quando si tratta di autodistruzione.
Neanche il pensiero di un'ultima, disperata azione... Accetti il tuo destino come ogni condannato; accetti con remissività e quiete la mano del boia che tira all'indietro la tua testa per calare la lama nella tua gola. Non puoi fare niente perché quegli stessi ormoni ormai sono "decaduti".
Gambe pesanti, fiato corto, mente annebbiata. Il fisico non regge, la coscienza è bloccata, l'anima è perduta.
Non tutti, però, hanno la "fortuna" di poter raccattare tempo sufficiente per accettare la propria fine.
L'azione è cruenta e prolungata, il fisico è già immobile e la mente è, si confusa, ma, ahimé, sei ancora "sveglio".
Sei incapace di reagire, incapace persino di sentire dolore, eppure tutta la gamma delle emozioni sperimentabili esplode a ripetizione nel tuo petto. Se ti va bene, hai solo la forza di chiuderti nella tua ultima difesa: una posizione fetale, il ricordo di un grembo. E provare così a difendere le parti essenziali alla tua sopravvivenza, tutte posizionate sulla centrale del tuo corpo. Ti richiudi in te stesso, schermandoti con un colpo di coda ... dalla realtà.
Che provenga da stimoli interni o dall'esterno, che si manifesti sotto forma di rassegnazione o di blocco, questa incapacità di compiere una qualsiasi azione, in fondo, ha solo un unico nome "TERRORE!"
 
Non so perché,  ma mi sembra di sentire nella mia mente Maya Ibuki che grida "Asuka è ..." . Non ricordo di aver vissuto una simile esperienza. 
Forse l'ho solo sognato, una volta...
... ormai tanto tempo fa ....
 
*****
 
Siamo scortati fin quasi ad una delle porte d'ingresso della nave ammiraglia della Wille - non che ne conosca altre, oltre a quella che vedo. Temo che quella per me sarà solo un'entrata e mai un'uscita, perché di uscite ne ricordo solo una, quella gentilmente aperta senza tanti complimenti dall'attuale versione semi-sintetica di mia madre.
Dubito che questi soldati siano qui per difendermi; probabilmente, sono qui per assicurarsi che non crei altri problemi.
I  miei salvatori diventeranno i miei carcerieri tra pochi metri. Non posso darli torto: due tentate apocalissi sono decisamente troppe perché si possa dimenticare...
A nulla vale sostenere che, senza un EVA, non sono nient'altro che un ragazzino privo di qualità, con una spiccata tendenza all'apatia ed all'autocommiserazione. Me l'avevano detto di non farlo, anche se non mi venne fornita nessuna spiegazione.
Ed io sono risalito a bordo di un EVA dopo essere fuggito per ricongiungermi al mio odiato padre.
La Wille combatte mio padre ... Adesso so che la ragione è dalla parte di questi uomini. Se potessi tornare indietro ...
 
Nessuno ti avrebbe tolto il collare che ti avevano infilato e che stanno per rimetterti.
 
Dovrei fuggire, ma non saprei dove né saprei cosa fare. Cos'è meglio: il carcere a vita o gettarsi nella mischia e farla subito finita?
E' evidente che sto scegliendo il carcere a vita. Forse così potrò espiare le mie colpe, forse sono davvero soltanto un vigliacco egoista, non ho il coraggio di Kaworu, né quello di Asuka. La sentenza è giusta, la sua esecuzione inevitabile.


<< Comandante, temevamo di averla persa. Non abbiamo sue notizie da circa ventiquattr'ore >> dal centro della pattuglia si stacca per venirci incontro un uomo sulla quarantina non molto alto, piuttosto magro ma all'apparenza ancora atletico. E' vestito come i soldati della scorta, ma, a differenza di questi, la sua divisa non dà sul verdastro. Ha una giubba nera con sulle spalle delle mostrine che non riconosco, neri sono anche i pantaloni e gli anfibi che calza, nere le sue iridi. Dai fianchi penzola un cinturone ai cui lati sono appese due pistole a canna lunga. Deve essere un ufficiale.
<< Non potevo mettermi in contatto con voi >> risponde decisa Shikinami  << perché la densità della barriera dimensionale era troppo alta per consentire le comunicazioni. Inoltre >> il tono e l'espressione tornano a tradire un punta di velenoso sarcasmo,  <<  non avreste potuto raggiungerci, né muovere una nave della flotta per recuperare una sola persona >>.
L'ufficiale guarda me con aria perplessa. << Lui? >> chiede.
<< Ma no! >> sbotta la rossa. << Parlavo di me. Del resto, non l'avete mai fatto, perché questa volta avreste dovuto fare un 'eccezione? Questo qui >> riferendosi a me << ... è stato un incidente. Piuttosto ... i sistemi di rilevamento della flotta avrebbero dovuto captare la nostra presenza già da qualche ora. Come mai non ci avete raggiunti prima ? >>
<< La "quasi" singolarità prodotta dal Mark 13 >> risponde mentre mi lancia un'occhiata carica di odio << ci ha resi momentaneamente sordi e ciechi... Ma ho già disposto ... sono stati già avviati i lavori di riparazione. Al massimo tra dieci ore saremo di nuovo connessi. I cacciatori, per il momento, ci stanno fornendo assistenza >>.
<< Quale gruppo? >>, domanda Asuka.
<< Tutti! >>
<< Anche ... >>
<< Si anche quello di Kosuke >>.
<< Dove sono adesso? >> chiede la rossa guardandosi intorno come se temesse di incrociarli. Indugia un attimo su di me e questa volta la sua espressione non lascia spazi ad interpretazioni: si tratta di paura e non credo tema per sé.
<< A quanto ne so presidiano la zona del ponte >>.
<< Ok, Kuchinawa[ii] >> ribatte Shikinami che non riesce a trattenere un sospiro che sa di sollievo. << L'importante è che siate arrivati in tempo. Quello stupido di Kohji[iii] stava per scatenare quelle bestie contro di noi, rivelando l'identità di questo .... >> mi indica con un leggero scatto della testa << bamboccio >>.
<< Questo criminale >>  anche Kuchinawa non è un mio tifoso, << vorrà dire? >>
<< Se fosse un criminale meriterebbe almeno un minimo di considerazione >> e figurati se Asuka si lascia sfuggire l'occasione. << Questo qui non vale i vestiti che porta. Non è neanche capace di fare danni consapevolmente. Come ho detto, è solo un bamboccio >>.
<< Capisco! >> risponde l'ufficiale allargando la bocca in un sorriso malizioso. << E' per questo  che tiene la mano del bamboccio. Per paura che combini altri danni?! >>
 Eh si, nella fretta della .. ritirata strategica, la mano della tsundere  era scivolata giù verso la mia ... Sarà stata la paura, ma l'ho afferrata senza alcuna esitazione; in fondo, quella mano era la mia unica sicurezza.
Asuka si accorge solo ora di aver portato a spasso, tenendolo per mano, il bamboccio più pericoloso dell'intero pianeta, per giunta davanti a soldati addestrati a combattere, come lei, quelli come me.
<< IDIOTA! >> esplode dopo qualche secondo necessario per il caricamento dell'ordigno. << Che razza di uomo sei? Se non scappi da papino, hai bisogno della protezione della mamma? Non farlo mai più! >>
<< E la ragazza? >> chiede Kuchinawa indicando Ayanami. << Immagino sia l'esca che ci ha attaccati qualche settimane fa >>.
<< Si, ho catturato anche lei >> si affretta a precisare Asuka che si para prontamente davanti al graduato, quasi a voler ostacolarne la visuale, invece fermamente concentrata sulle fattezze della ragazza dai capelli bianchi. << Adesso porto entrambi dal colonnello Katzuragi e dalla dottoressa Akagi >> precisa con fermezza prima di scartare il suo interlocutore per proseguire verso l'astronave. Le basta un'occhiata per intimarci di seguirla.
Il soldato dalla giubba nera lascia passare il suo comandante e me, ma si sposta quanto basta per costringere Ayanami a fermarsi. Ancora di fronte a lei continua a fissarla con un sguardo che non mi piace affatto.
<< Non vedo cosa potreste farvene di lei >> commenta come se le parole di Asuka, ormai alle sue spalle, non lo avessero raggiunto, << visto che è solo il pezzo di un lotto. Ma tu sta' tranquilla, piccola, sapremo come utilizzarti! >> dichiara afferrando  il mento di Ayanami tra pollice ed indice e piegandosi leggermente in avanti.
 
Eh no, NON TOCCARLA!!!
 
Torno sui miei passi, spingendo leggermente Ayanami verso la sua sinistra quanto basta per "liberarla". Non sarà la ... mia Ayanami, ma ... quelle manacce deve tenerle a posto.
Sostengo per qualche secondo lo sguardo di Kuchinawa, ma davvero solo per qualche secondo, perché non mi ci vuole molto per ricordare che: a) sono prigioniero, b) alcuni fucili erano già da un po' puntati contro di me, c) anche senza fucili, l'uomo davanti a me è sicuramente in grado di farmi a pezzi.
<< Andiamo! >> sussurro mascherando a stento un tremolio nella voce che tradisce i mio disagio. << Il ... comandante vuole che la seguiamo >>.
<< Qualcosa non va? >> anche Asuka è tornata indietro. << Questi due sono sotto la mia custodia, Kuchinawa. Non dimenticare la gerarchia. E voi >> rivolgendosi ai soldati << puntate quei fucili da un'altra parte! >>
L'ordine non viene eseguito subito, le guardie sembrano attendere una conferma dal loro superiore, che a sua volta appare divertirsi a dilatare l'attesa prima di scuotere debolmente la testa in un cenno affermativo.
Forse per evitare altre sorprese, la rossa guerriera riprende l'iniziativa ed artiglia questa volta la mano della nostra compagna di viaggio. << Muoviti anche tu, bamboccio, e cerca >> aggiunge tagliente, sotto voce << di non fare l'eroe. Non è nelle tue corde e non te lo puoi permettere >>.
<< Lui NO !!! >> giubba nera mi blocca. << Lui è sotto la mia custodia >>.
<< Come sarebbe a dire? >> domanda sorpresa Asuka.
Già, come sarebbe a dire?

<< Dovrebbe saperlo >> risponde con malcelato disprezzo <<... comandante! Io sono il capo del personale militare addetto alla sicurezza all'interno del complesso. E lui rappresenta un problema di sicurezza. La sua autorità prevale solo in caso di operazioni di guerra che comportino l'uso di EVA. Rispetti i ruoli! Comunque >> aggiunge sarcastico, << può sempre presentare reclamo direttamente al colonnello. Ma non servirà a niente. E' stata proprio lei ad affidarmi la ... cura di questo ragazzo >>.
<< Non ti credo >> replica inviperita la rossa, che però sembra più arrabbiata che convinta. In effetti, trattandosi di me, il ragionamento del serpente fila dopotutto.
<< Non  è importante, ... comandante >> sorride trionfante Kuchinawa.
<< Parlerò subito con il colonnello! >> minaccia furiosa incamminandosi come una furia verso l'entrata del Wunder e tirandosi appresso la pilota turchina. << ... E, finalmente, ci libereremo delle corde marce! Tu aspettami li, Shinji e non ti muovere! >>
<> sputa viscido a denti stretti, sicuro di non essere sentito dal suo comandante.
 
Asuka è fuori dalla mia vista. Sono nuovamente solo ... Non mi piace per niente! Non è che non voglia ubbidire al suo ordine; è che non credo di avere chissà quali possibilità di decidere il corso dei prossimi minuti. Spero torni presto, perché non sono ancora fuori pericolo. E questo mi piace ancora meno.
<< Sai, quando pilotavi l'unità EVA 01 >> esordisce affabile Kuchinawa dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio passato a squadrarmi come se fossi un animale raro, << facevo il tifo per te >>.
<< Davvero? >>, fingo interesse mentre in cuor mio prego che tutto fili liscio; darei un braccio per ricadere nell'apatia di poche ore fa.
<< Davvero! >> risponde. << Certo trovavo assurdo che la salvezza del mondo dipendesse da tre ragazzini, ma, tra il personale della Nerv, si parlava del figlio del comandante Ikari capace di pilotare quelle ... cose senza neanche un giorno di addestramento. Non fraintendere! Io sono dell'idea che solo allenamento e pratica costanti formino i veri soldati ... Ma tu eri capace di cose incredibili... >>
<< Beh, a dire il vero, non è che fos ... >>
Un violento destro alla bocca dello stomaco spezza la frase e mi fa sputare tutta l'aria che avevo in corpo.
<< Non ti ho dato il permesso di interrompermi! >>  ringhia mentre mi aiuta a rimettermi in piedi.
<< Scusi >> è il massimo che riesco dire e non perché mi manchino le parole. Un altro pugno a segno al bersaglio grosso mi rispedisce carponi. Mi abbraccio lo stomaco, ma non serve a niente. Dannazione, fa male!
<< Non ti ho dato il permesso di parlarmi >>.
E' evidente che non vuole insegnarmi la disciplina. Aveva già deciso di usarmi come sacco da boxe, aspettava solo il momento in cui sarebbe stato più divertente colpirmi. Che gusto c'è, del resto, a terrorizzare una preda se prima non fai almeno la finta di metterla a proprio agio?
Inizio a sentire un fastidioso ronzio e un brivido gelido che parte da non so che punto del mio cranio e si espande come una macchia oleosa su tutto il volto. Non so se sia diventato più rosso o più bianco, io vorrei solo piangere.
Mi fa di nuovo rialzare.
<< Inoltre, quando parlo con una donna non voglio che un moccioso come te si metta in mezzo >> si riferisce chiaramente al mio gesto "eroico". << sono stato chiaro? >>
Accenno un si con la testa e ... mi arriva un destro in faccia.
Mentre sono a terra, sento a malapena il mio aggressore dirmi: << pretendo che tu risponda "SI, SIGNORE!". Con chi credi di avere a che fare? Qui non c'è spazio per i mocciosi. Figuriamoci per i mostri come te >>.
Ancora in ginocchio vengo raggiunto da un pestone sul petto che mi caccia schiena a terra.
<< Non ti ho detto che potevi alzarti!... Avete visto ragazzi? Questo è un chiaro esempio di insubordinazione >>.
Le risate grottesche e distorte dei soldati intorno a me intonano la colonna sonora del mio stato d'animo. Sto tremando, il petto mi fa male ma è il prossimo colpo che temo; è qualcosa di peggio che temo. Perché non grido aiuto?
 
Chi credi che verrà a salvarti?!
 
Sono morto!
 
Non era quello che volevi?
 
Non così!
 
Già! Questa volta non puoi startene fermo ad aspettare una morte che in fondo non vuoi veramente!
 
Che ne sai tu?
 
Allora perché hai paura come contro gli Angeli?
 
L'innato istinto di conservazione scaccia via ogni senso di colpa, ogni tendenza autodistruttiva. Non c'è da starsene fermi. Potrei scappare ... ma se ci provo mi arriveranno altri colpi. Forse mi spareranno.
<< Adesso puoi alzarti, moccioso >>.
 
Spiacente, Shinji. credo ne arriveranno ancora prima che ti sparino.
 
Per quale dannato motivo ubbidisco al comando?
Un altro potente calcio frontale, scagliato ancora contro il busto dal serpente, mi fa indietreggiare di qualche metro. A fermarmi ci pensa una della guardie, che rincara la dose piazzandomi il calcio del suo fucile tra i reni. E sono di nuovo carponi a guardare il cemento sotto di me che si arrossa del mio sangue.
Non posso più scappare,ono come una volpe dell'artico circondata da un branco di lupi che l'hanno sorpresa a rubare un po' del loro cibo. Tra poco mi sbraneranno, e potrò solo contorcermi e gridare ... e mordere senza speranza. Forse non riuscirò neanche a mordere ... Potrebbero sbranarmi con più cattiveria.
 
Questo si che è stupido!
 
Sono aperto a suggerimenti di ogni tipo!
 
 ....................
 
Morirò come sono vissuto ... come "una palla al piede". Meno male che non c'è Asuka a guardarmi.
<< Sei già cotto, lurido cane? >> infierisce l'ufficiale. << Non pensavo fossi così debole. Ti ho appena toccato, vedrai tra un po'. Adesso alzati, ché non abbiamo ancora finito >>.
Con fatica riguadagno una posizione vagamente eretta. Obbedire è l'unica cosa che so fare.
 
Bravo cagnolino, lecca la mano che ti sta uccidendo!
 
Cos'altro potrei fare? Sento le gambe svuotate, le braccia molli, sono del tutto in confusione, riesco solo a chiedermi quando finirà. Però, ho ancora i riflessi necessari per schivare la sventola tremenda che stava per precipitare sulla mia guancia sinistra e che invece si infrange sulla testa di una delle guardie, facendola stramazzare.
<< Come hai osato? >>  Kuchinawa è livido dalla rabbia, dal suo punto di vista io l'ho offeso.
Magra soddisfazione, perché subito mi afferra per le spalle e mi assesta una dolorosa ginocchiata al fegato, bissata da due ganci ai reni... Non resisterò a lungo.
<< Ehi! Non spetta a te ammazzarlo, bastardo! >> sento una voce in lontananza. << Già non erano questi i patti, vipera maledetta >> le fa eco un'altra.
Per un attimo torno a sperare, perché quelle parole hanno presa su Kuchinawa, che molla l'osso e mi dà la possibilità di respirare  (che male!!! Devo essermi rotto qualcosa); ma la speranza dura appunto un attimo, perché mi accorgo che a fermare lo spettacolo sono quelli ... che non mi amano! Sono rimasti dove li avevo lasciati, bloccati al confine del paesino, immobili a fissare la loro preda finire in pasto ad altri carnivori. E adesso vogliono la loro fetta di carne.
<< Si, si >>  Kuchinawa sorride con finto imbarazzo << mi sono lasciato prendere la mano. Non pensavo fosse così fragile >>.
Detto questo, mi afferra per un braccio costringendomi a seguirlo ...dalla parte opposta del Wunder verso quel branco di tagliagole - e pensare che ce l'avevo quasi fatta!
Il muro umano formato da quei predatori si divide al passaggio di Kuchinawa ... e del sottoscritto trascinato già come una carcassa.
Si vede che hanno una gran voglia di estrarre i loro coltelli e piantarmeli in corpo, ma si trattengono. Per quale motivo poi?
Ci seguono mentre proseguiamo in direzione del capannone che avevo notato all'uscita del boschetto; le guardie, invece sono rimaste indietro.
Ogni tanto qualcuno mi centra con un calcio o con qualche sonoro ceffone, ma tutto sommato mi aspettavo di peggio. A metà strada, però, un pugno ben piazzato contro la mascella mi mette quasi a nanna. Un imperativo si impossessa di me: "non svenire!".
L'unica parte del mio corpo ancora non a contatto con il suolo è il braccio sinistro, saldamente tenuto dal serpente .  << Su ragazzi, non esagerate! >> dice candidamente la corda marcia. << L'avete detto voi. Non erano questi i patti. Ci sono dei diritti di prelazione, ammesso che sappiate cosa significhi prelazione, stupidi ignoranti! >> 
<< Chi se ne frega! Questo lo voglio sgozzare io >> minaccia un uomo che, giusto per attirare ulteriormente la mia attenzione, accompagna alle parole un ennesimo calcio alle costole. E' piuttosto basso, dall'aspetto trasandato e sporco, sembra più brutto della media con quei capelli biondo-canarino lunghi e oleosi alla nuca e ai lati, ma completamente latitanti all'attaccatura.
<< Se ne hai il coraggio >> lo ammonisce un altro, << fai pure. Poi, però, non provare a chiederci aiuto. Contro quei tre non ci mettiamo >>.
<< Quello che a me interessa >> interviene Kuchinawa  << è che lo togliate di mezzo. Non mi curo di altro >>.
L'ufficiale si piega per afferrare una mia gamba e riprende la marcia. Non ricordavo che la strada fosse così lunga e dissestata, I bambini mi si avvicinano incuriositi; di tanto in tanto qualcuno li spinge via in malo modo, ma non sembrano darsene troppo per intesi. Sono pieni di infantile e crudele stupore di fronte allo svolgersi di una battuta di caccia proprio davanti ai loro occhi.
Occasionali pestoni mi impediscono di divagare. Posso solo cercare di coprire la testa e inarcare, per quanto possibile, il busto a protezione della mia centrale.
Se non altro, non mi pare di avvertire  più dolore. Si, sta arrivando la rassegnazione, non voglio neanche più cercare un motivo per oppormi all'inevitabile, voglio solo che finisca ... il più presto possibile. Non ce la faccio più.
Anche i brividi mi hanno abbandonato; non saprei dire, invece del colore del mio viso.
Per accedere all'unica porta d'ingresso della lunga casa rettangolare a due piani, è necessario salire tre gradini, anch'essi in legno. Supero l'ostacolo abbastanza agevolmente ... con la nuca.
Le due ante della porta sono aperte verso l'interno e mi offrono l'immagine di un numero imprecisato di tavoli sparsi lungo l'area di un ampio salone di forma anch'esso rettangolare; c' è odore di alcool, mi ricorda il classico saloon che si vede nei film western.
Scorgo due persone sedute a qualche metro di distanza l'una dall'altra. Il primo, un po' defilato sulla destra, ha i capelli bianchi e incolti, indossa uno spolverino color cuoio e sta pulendo un coltello a lama lunga e seghettata; più avanti il secondo è un uomo brizzolato, corpulento, sicuramente alto. Indossa anche lui uno spolverino che, però, dà sul blu scuro, fatta eccezione per degli aloni bianchi all'altezza delle scapole. Picchietta ritmicamente un accendino sul tavolo. Nessuno dei due si volta, nonostante il casino.
Insieme a me saranno entrate poco più di dieci persone, le altre attendono, rumorose, sull'uscio... forse non avevano i soldi per il biglietto.
<< Fine della corsa >> annuncia Kuchinawa che lascia la mia gamba proprio davanti all'uomo con l'accendino. Ha l'occhio sinistro bendato e deve essere sulla cinquantina.
<< Ehi dico a te, verme! >> rincara la dose con un calcio alle gambe. << Rimettiti in piedi e crepa da uomo ... se ti riesce >>
<< Si ... da uomo >> il bruttone se la ride mostrando quei pochi denti  che si ostinano a resistere nella sua bocca, << quello lì!? Non sarà mai un uomo. E' pericoloso solo quando sale su quelle scatole giganti >>.
L'uomo con un occhio solo e l'aria truce non mi degna di uno sguardo e continua ad accompagnare con l'accendino qualsiasi stramaledetto motivo gli stia passando per la testa. Deve essere il capo perché ho l'impressione che basterebbe una sua parola ... Forse è lui che avanza diritti sulla mia salma.
La punta di uno stivale all'altezza della spalla destra mi ricorda ch devo alzarmi .... Va bene, così sia!
<< Come vedi, rispetto sempre la parola data >> afferma Kuchinawa sorridendo riverente e ingessato all'indirizzo di occhio bendato (fino ad ora nessuno ha pensato di presentarsi), che, per tutta risposta, interrompe il suo personale concerto per sputare teatralmente a terra fissando quel bastardo negli occhi.
A giudicare dall'espressione, carica di rancore a stento represso, direi che il messaggio è arrivato forte e chiaro alle sinapsi della vipera.
La scena mi provoca un certo compiacimento, sebbene non abbia alcun motivo per essere allegro. E infatti ... mai distrarsi!!!
Un discreto manrovescio dello sdentato, che, nel frattempo, deve aver ceduto alla tentazione di saltare la fila, restituisce alla mia mente ancora una volta il senso della realtà e delle priorità su cui concentrare l'attenzione.
Mi accorgo solo ora di sgocciolare sangue dal mento. Chissà come sono ridotto?! Ma non importa, sono un condannato a morte, in fondo. E' giusto che reciti il mio ruolo. Se solo avessi studiato la parte...
 
*****
 
<< FATEMI PASSARE! Dove sei, Shinji?!? >>
Un bagliore di lucidità, un senso di vergogna, una fitta alla cuore. E' Asuka.
Si fa strada spintonando senza grazia gli spettatori accalcati all'ingresso del saloon per assistere all'esecuzione. E' trafelata come quando ha aperto l'entrata dell'entry plug. Non saprei dire sè infuriata o ... preoccupata, non riesco a metterla a fuoco.
Lei da sola, troppo sola, contro tutti. Se le facessero del male non me lo perdonerei mai; se le facessero del male non potrei fare niente. Dio, che nausea! Non voglio che tu mi veda così... "inerme".
<< SHINJI!!! >> grida non appena mi vede.
Perché sei venuta? ...  Dannazione!  Perché ti ostini a riportarmi indietro, in questo mondo?

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Capitolo 4
*** La fine del giorno 1° parte ***


<< Che state facendo, maledetti?!  Lui è nostro. LASCIATELO!!! >>
Infuriata, Asuka percorre il corridoio ad ampie falcate per sottrarmi al supplizio, il suo occhio spalancato emette lampi di furia mentre sotto il nero della benda si fa strada un bagliore verdastro.
Supera di poco il guercio alla mia sinistra, che continua meccanicamente a battere a tempo il suo accendino sul tavolo, e punta lo sdentato cercando nel contempo di individuare la posizione degli altri attori di questa macabra commedia. Ho l'impressione che sia preoccupata, forse perché adesso è in grado di valutare meglio le mie condizioni.
<< Si fermi, comandante! >> le intima Kuchinawa che si para davanti allargando le braccia per impedirle di proseguire.
Asuka si arresta per un attimo a fissare il suo oppositore negli occhi. << Togliti di mezzo, verme >> ringhia riprendendo la marcia. << Ti giuro che non la passerai liscia >>.
<< Comandante, non si intrometta! Non ha alcuna autorità per intervenire >> risponde imperterrita la corda marcia facendo un passo indietro per riproporre lo sbarramento.
<< Neanche tu >> replica << hai il diritto di organizzare questa ... esecuzione. Il colonnello Katzuragi non ha mai autorizzato niente del genere. Il bambo ... Ikari Shinji è sotto custodia della Wille. Nessuno deve ... >>
<< Non è vero! >> la interrompe Kuchinawa. << Nessuno al comando ha ordinato il recupero del ragazzo quando è fuggito. E nessuno ha disposto che tornasse in  custodia. Si è trattata solo di una sua iniziativa >>.
<< Perché, qualcuno ti ha ordinato di ucciderlo? >> domanda retoricamente la rossa riprendendo ad avanzare verso di me.
<< Lo faccio per il nostro bene >> insiste il graduato. << Soltanto ieri stava per scatenare un'altra apocalisse, non possiamo lasciarlo vivere. Il fatto stesso che sia ancora vivo è un pericolo per tutti noi ... E, comunque, a dimostrazione di quanto affermo le faccio notare che, a parte lei, non vedo nessun altro del comando >>.
<< Credevi che avrei aspettato di essere ricevuta? ... E comunque, il "comando" non è al corrente di questa tua iniziativa. Il moccio ... lui era già nostro prigioniero e questa condizione non è mai cambiata, a prescindere da quello che è accaduto >>.
<< Resta il fatto che si tratta di scegliere tra il bene di una sola persona e il bene di tutti >> la fulmina l'ufficiale. << Crede davvero che lasciarlo vivo sia un bene? >>
Asuka ha appena smesso  di sostenere lo sguardo della corda marcia. E' ancora concentrata su di me, vedo ... la paura nei suoi occhi. Che abbi paura di me? Il suo slancio sembra affievolirsi come se ...
 
... fosse d'accordo. Non vuole ammetterlo, ma
anche lei non è sicura di volerti vivo.
 
<< Dovevate solo recuperare lo 01 >> affonda Kuchinawa. << Non era previsto che il soggetto si materializzasse proprio al termine dell'operazione. Il suo ritorno è stato solo uno ... spiacevole incidente. Comandante, avrebbe dovuto lasciarlo morire lì dove lo ha trovato >>.
Il solerte ufficiale deve aver detto una parola di troppo perché Asuka recupera l'energia di pochi secondi fa e afferra l'ufficiale per la giubba scaraventandolo malamente contro il bancone. << Al diavolo! >> sbotta. << Il prigioniero verrà con me >>.
Vomita aria e saliva il bastardo mentre, lentamente, lascia cadere il suo culo da graduato a terra, portando una mano all'altezza dei reni e cercando di riprendere il filo spezzato del respiro.
<< Che botta! >> Qualcuno ride, sicuramente uno degli sciacalli dietro di me.
Lo sdentato si accorge di essere sulla traiettoria della piccola ... grande... tsundere, e si sposta.
Vuoi vedere che ti ha salvato ancora?
 
Lo schiocco del cane di un'arma ha il potere di arrestare tutto: Asuka, le risate, il ritmo del mio cuore che aveva appena ripreso a battere nel petto; persino i colpi di tosse di Kuchinawa, che alza prontamente lo sguardo per capire chi sta facendo cosa, ma soprattutto contro chi. Individua la fonte del rumore e... si rilassa (per un attimo deve aver pensato che il bersaglio fosse lui).
Certo che l'amicizia da queste parti non deve avere un gran valore.
Seguo il suo sguardo, mi ero dimenticato dell'uomo seduto dietro l'omone con la benda, quello che "giocava" con il coltello; non mi ero accorto che avesse anche un'arma da fuoco (forse la teneva nascosta sotto quel sudicio spolverino dal colore improponibile). 
Adesso punta un fucile a canne mozze sulla rossa ancora piantata sul posto, ma carica come una molla mentre sbircia con la coda dell'occhio buono in direzione della minaccia, che, ahimè non resta isolata perché anche altri seguono l'uomo dai capelli bianchi. E tra questi lo sdentato che riesuma un po' di quel suo coraggio da vigliacco per puntarle la canna della pistola in prossimità della tempia. 

 
Merda!
 
Mi si chiude lo stomaco, ho già dimenticato il dolore e la paura di poco fa. Per me non c'è speranza... ma non possono farle del male, gliene ho già fatto io e, nonostante questo, non mi ha abbandonato. Io devo fare qualcosa.
 
Cosa?
 
No ... non ne ho la minima idea! Possibile che sia così incapace? Cosa posso fare?
 
Credo niente
 
Se combattessi ...
 
Aprirebbero il fuoco su di voi. E, anche se non lo facessero,
credi davvero di poter combinare qualcosa di buono?
 
No .... Eppure ci deve essere qualcosa che posso fare. Non posso restare fermo. 
Se la uccidono sarà solo per colpa mia perché ... non avrò fatto niente.
<< Volete davvero giocare con me? >> Asuka non sembra preoccuparsi; anzi, appare determinata come non l'avevo mai vista. Si volta lentamente verso l'uomo col fucile e con sicurezza gli dice: << non mi fate paura. Se mi costringerete a combattere >> lanciando un'occhiata carica di disgusto contro sdentato che arretra di un passo, << sappiate che sarò felice di farvi a pezzi >>.
Il bagliore verde che mi era sembrato di vedere pochi minuti prima fa nuovamente capolino sotto la benda e mi fa pensare che forse non ha bisogno di essere salvata da me.
<< Ne sono sicuro, mezzosangue >> il tono compassato del brizzolato contrasta con la freddezza assassina della sua espressione, come se la minaccia della rossa non lo scalfisse minimamente. << Ma dimentichi un particolare fondamentale: noi siamo armati e tu non sei in grado di produrre un at field. Perciò, comunque tu voglia vederla, se decidi di combattere, non uscirai viva da qui >>.
<< Noto che parli al plurale Ronin[1] >> provoca Asuka svelandomi il nome di quella faccia da assassino. << Non credevo avessi paura di una ragazza sola e disarmata. Tu e i tuoi cani siete e rimarrete solo dei vigliacchi >>.
<< Ma tu non sei ... una ragazza normale >> sorride maligno. << Sei solo un altro aborto dell'evoluzione come il moccioso che ci ha quasi sterminati. Contro mostri come voi è molto più saggio cercare di prendersi tutti i vantaggi >>.
<< Sono un pilota di Evangelion >> risponde piccata. << Voi siete vivi grazie a quelli come me. Capito, inutili insetti? Voi siete vivi perché la Wille vi vuole vivi... Su, forza ... perché non spari? Anche se non riuscirò ad uccidervi tutti, sarà comunque la vostra stupidità a condannarvi a morte. Chi pensi che combatterà contro i mark della Nerv, tua madre? >>
<< Questo è quello che pensi tu >> il rinnegato reagisce, ma senza convinzione, forse vuole solo vincere lo scontro verbale o giustificare il suo desiderio di farla fuori. Asuka aveva ragione, sono dei primitivi. << Non credo che ai tuoi padroni >> insiste << farebbe piacere scontrarsi anche con noi. Siete già troppo impegnati a nascondervi dal padre di quel bastardo di Ikari >>.
<< Giaaaaà... >> interviene lo sdentato con una risata sguaiata e inopportuna che viene subito ricacciata in gola da un'occhiata feroce della rossa .
<< Via via! Abbassate le armi. Non siamo nemici >> Kuchinawa si è rialzato e, pur zoppicando e con le pieghe del viso che tradiscono il dolore che lo affligge, riconquista il centro della scena posizionandosi tra Asuka e il killer dallo spolverino color cuoio. << L'unico vero nemico è questo ragazzo e la sua morte renderà ancora più salda l'unione d'intenti che lega la Wille ai cacciatori di questo villaggio >>.
Sostiene con molta confidenza lo sguardo di Ronin che, alla fine, abbassa il fucile e lo adagia sulle gambe, imitato anche dai suoi pari.
<< Come pensavo >>  sbotta Asuka dopo aver notato l'intesa tra i due. << Il ragazzo è solo la merce di scambio. Ti farò processare e giustiziare per questo >>.
<< Le ripeto >> replica compassato la corda marcia << che è mio compito garantire la nostra sicurezza. Così come è suo dovere combattere i mark di Gendo Ikari. Non può negare che i "cacciatori" svolgano un lavoro di vitale importanza per la nostra causa. Se vogliamo vincere, dobbiamo collaborare tutti ... Combattere tra noi in questo momento vorrebbe dire spianare la strada al successo della Seele e del suo piano di distruzione. Sa perfettamente che questo ragazzo, vivo, rappresenta un pericolo. Persino adesso, la sua sola presenza è in grado di mettere a rischio la nostra coesione, a tutto vantaggio del nemico. Doveva immaginare che sarebbe finita così. La sua condanna era stata già decretata nel momento in cui è ricomparso. E di ciò eravamo tutti al corrente, anche lei. E lei sa chi vuole la sua testa più degli altri. Quell'uomo ci serve e noi siamo in guerra. Vuole veramente mettere in discussione tutto per il bene di una sola persona?  >> conclude riproponendo quell'unico tema che sembra avere enorme presa su Asuka, il cui volto si rattrista come ad anticipare l'approssimarsi della resa.
Mi guarda con l'azzurro sempre più lucido del suo occhio, il verde non brilla più dietro la benda. E' evidente che ...
 
Sta mollando.
 
Beh, se non altro non la uccideranno. Spero solo che se ne vada, così non assisterà alla mia miserevole fine.
Le mani di Asuka, prima chiuse a pugno si rilassano; sospira come rassegnata prima di distogliere lo sguardo da me, mordendosi nervosamente il labbro.
Sono di nuovo solo, forse per l'ultima volta. Sicuramente mi manca più di qualche dettaglio, ma, se anche Asuka ha rinunciato a salvarmi, allora vuol dire che davvero la mia morte è necessaria.
 
Buffo, volevi salvare il mondo con il Mark 13
 e adesso ci riuscirai facendoti ammazzare.
 
Almeno riuscirò in qualcosa. Mi dispiace per Asuka, non deve essere facile prendere una simile decisione, considerato che proprio lei mi ha tirato fuori da quella tomba di metallo, proprio lei era pronta a combattere per salvarmi.
Il bene di tutti contro quello di uno solo. Mi piacerebbe sapere cosa si prova visto che l'ultima volta non mi sono posto il problema. Io la capisco e tuttavia....
 
... ti senti tradito da lei?
 
Si. Io probabilmente , al posto suo, avrei ...
 
... scelto di salvarla come hai fatto per Ayanami, fregandotene del mondo.
 
Non sapevo che, salvando Ayanami, avrei scatenato l'apocalisse.
 
Sicuro?
 
Perché non dovrei esserlo?
 
Ma se  l'avessi saputo?
 
Nessuno mi vuole? Allora, morte a tutti ... morte anche a me stesso
La mia mente sforna queste terribili parole. Non ricordo di averle dette, ma ... so di averle già dette. Quale razza di patetico vigliacco egoista può fare pensieri di questo genere. Come potrei condannare a morte tutti per ... Possibile che anche quando provo a fare del bene io sappia essere solo un mostro?


<< Kosuke ... >>[2] Asuka si rivolge al bestione che detta il ritmo con l'accendino, come a chiedergli di intercedere per me o di fornirle nuovi argomenti. Chissà perché proprio a lui sente di dover rivolgere la supplica?!
<< Mi dispiace, ragazzina >> la interrompe prima che possa concludere la frase. << Personalmente, non ho niente contro il moccioso, e non mi crea problemi saperlo vivo. Ma ... sai bene che Furia Buia ha deciso di ucciderlo. Se sapesse che lo tenete in custodia, al sicuro da lui, ve lo strapperebbe con la forza. Sai anche che è meglio non farlo incazzare perché lui ... è in grado di sviluppare un at field e di usarlo come arma >>.
<< Ma è un tuo uomo >> tenta ancora la rossa.
<< E' un mio fratello >> precisa Kosuke, << non un mio sottoposto. E il ragazzo è la sua ossessione, in questi anni ucciderlo è diventata la sua ...missione >>.
Perché? Che gli ho fatto?
 
Alle volte sei proprio stupido! Asuka aveva ragione.
 
<< Non deve essere presente, comandante >> ne approfitta Kuchinawa. Ormai è chiaro che ha vinto lui questo gioco e può permettersi di mostrarsi magnanimo. Prova con cautela a farla indietreggiare poggiandole una mano sulla spalla.
<< Non toccarmi! >> Asuka elimina il contatto con un secco movimento del braccio, ma non farà altro - glielo leggo in faccia.  Forse non riesce ancora a decidere.

La tensione finalmente si allenta e tutti possono ora concentrarsi di nuovo su di me, come mi dimostra un violento calcio allo stomaco tirato dallo sdentato.
Il colpo mi piega in due, ma ad abbattermi in ginocchio ci pensa un pugno ben assestato alla schiena. Con le braccia tese a frenare un rovinoso crollo sul pavimento posso solo alzare lo sguardo per cercare, non senza paura e vergogna, lei che, stranamente, ha girato la testa. Non ti facevo così debole di stomaco!  
                                                                                                        
                                                                                                         Vattene Asuka!
 
<< Va' via Asuka, ti prego! >> pronuncio con un filo rugoso di voce puntando l'attenzione sul pavimento su cui cadono lacrime e gocce di sangue, tutte provenienti da me. Un altro pugno, questa volta alla mascella, tirato dallo sdentato che accompagna il gesto con un ghigno ridicolo, annebbia il già confuso intreccio dei pensieri.
Cosa faccio adesso?
 
Tu cosa vuoi?
 
Non lo so, ma in questo momento ho davvero tanto sonno!
<< Non avete il diritto di torturarlo! >> Che diavolo ci fai ancora qui?! Se non vuoi, se non puoi fare niente, vattene! Decidi che cosa vuoi da me. O, almeno, sta' zitta! Quella voce è come la sua mano: ostacola il torpore e trascina i miei occhi quasi chiusi a cercarla ancora una volta.
Ma non è lei che vedo, non è la ragazzina con la benda sull'occhio; non siamo in una stamberga da vecchio film western. Mi sembra un posto familiare, deve essere vicino al mare perché sotto di me un sottilissimo strato di sabbia copre la terra battuta. Asuka è adulta, veste come questi animali e anche io. Veste così anche la persona che sta abbracciando con fare malizioso, mentre mi guarda con la sua più azzeccata espressione di disappunto, se non di disprezzo. Muove le labbra, ci metto un po' a ripulire la sua voce dalle distorsioni che impazzano nelle mie orecchie. << Non fare finta di essere cambiato >> mi sta dicendo mentre muove un passo nella mia direzione, mentre sorpreso e affranto attendo in ginocchio proprio come adesso. << Accetta il fatto che sai pensare solo a te stesso. Anche perché, quando pensi agli altri, guarda cosa succede. Conseguenze, Shinji ... Perciò adesso piega la testa e arrenditi! Fa' il bravo, cagnolino >> 
Devo aver perso, ma quando e contro chi? Intorno a me si è raggruppata una piccola folla, ne conosco molti. Stanno per reagire ma non capisco a cosa. So solo che devo fermarli o moriremo tutti. Io non posso permettermi di lottare ... per lei.
Che mi succede?  


Il sole sta tramontando alle mie spalle, la sua luce a malapena mi raggiunge dentro l'ampia caverna in cui mi trovo. Produce una danza di ombre grottesche e cangianti, mentre mi incammino sempre più in profondità, dentro la terra. 
C'è un piccolo stagno al centro di una camera irregolare, trabocca di una sostanza nera, densa e viscosa come il caramello. Nessun'ombra può danzarvi sopra.
Mi arresto sul bordo roccioso arido e polveroso come se non fosse mai stato lambito dall'acqua.
Qui niente si muove, qui niente si è mai veramente mosso. Solo la melassa nera  ha reagito al mio arrivo abbandonando le sue caratteristiche, che la rendevano più simile al catrame, per acquisire la fluidità e la fuggevolezza dell'acqua, un'acqua pur sempre nera, pur sempre immobile. Sono quasi ipnotizzato dall'assenza di increspature, dalla certezza che in quel putridume non potrà mai prosperare la vita.
Mi affaccio senza alcuna emozione, non provo neanche curiosità, ma solo il presentimento che, osservando quell'unico aspetto mutevole di un ambiente cristallizzato come in una fotografia, qualcosa possa cambiare. Eppure, non vedo ... NIENTE!!!

 
Cosa vuoi?
 
SETTE: queste due parole riecheggiano nell'antro e cadono al centro dello stagno nero come due gocce d'acqua precipitate da una stalattite. Cerchi concentrici danno vita a quel vuoto nero che assorbe tutto. Piccole onde si infrangono sui bordi, bagnandomi i piedi. E' il principio del movimento ed è il principio della voce. Queste piccole onde producono suoni che riverberano nel mio corpo come se volessero parlarmi. Non è una sola voce, sono più voci.
 
Ayanami:  "Hai provato a capire tuo padre?"         Misato: "Meriteresti le lodi di tutti"
HAI PAURA DI FARTI MALE?
Mamma: "Finché sei vivo puoi essere felice"                     Papà: "Non fuggire Shinji"
Asuka:"Tu non potrai mai capirmi. Vattene!"

Cosa significa?
 
E' il tuo bisogno di essere accettato e amato.
Senza il riconoscimento degli altri temi di non esistere.
 
Ma se gli altri non mi riconoscono...
 
Sarai costretto a riconoscerti da solo. Ti fa paura prenderti cura di te, vero?
 
Cosa vuoi?

SEI: Una luce bianca e fredda risale dalle profondità della melma, assomiglia ad una piccola sfera che restituisce al liquido la capacità di riflettere e di rimandarmi i contorni ancora indistinti dell'immagine di me, affacciato sul bordo di quella notte infernale. Io chi sono?
 
"Hai paura di soffrire, Ikari kun?"            "ti preoccupi di quello che pensano gli altri"
IO TI PIACCIO?
"Perchè sei qui?"                                                 "Comportati da adulto Shinji"
"Sei solo un patetico vigliacco"

Non vi capisco. Perché non mi dite cosa volete da me? Lo farei se solo non foste più chiari, se solo non foste così ... incoerenti. 
Vi prego prendetevi cura di me. NON UCCIDETEMI.
 
E tu cosa pensi degli altri?
 
Io voglio solo essere lodato. Così so che mi sto comportando bene, che non farò del male a nessuno e nessuno mi punirà, nessuno mi butterà via. 

 
E così preferisci dare potere agli altri. Così aumenti solo la tua ansia.
 
Devo comportarmi bene se voglio essere amato.
 
E per questo che odi tutti, vero Shinji?
 
Si! E' per questo che odio tutti!
 
Cosa vuoi?
 
CINQUE: la sfera risale dal fondo increspando e rischiarando quell'acqua scura, aumenta di dimensioni man mano che si avvicina alla superficie. La sua luce è più gialla, un po' più calda, e lancia saette rossastre . Lo specchio si definisce, ma non vedo più la mia sagoma, solo immagini di sogni e di ricordi (qual è la differenza?):
immagini di sangue, di croci, sabbia e metallo, una luna immensa, un arcobaleno rosso... il rosso dei capelli di Asuka, il rosso del suo plugsuit.
 
"Hai voluto che tutto fosse una cosa sola"                                               "Fatti forza!"
IO NON VOLEVO!
"Avevi solo paura".                                            "Perché continui a sognare Shinji?"
"Mai che possa contare su uno stupido come te"

E' colpa mia. Sono inutile.
 
E' comodo per te, vero Shinji?
 
Perché dovrebbe essere comodo?
 
Perché così ti illudi di avere il controllo, perché così tutto ha un senso.
 
Non è vero, io ho commesso errori imperdonabili.
 
E cerchi la redenzione nella sofferenza. Così puoi ancora fuggire!
 
Da cosa?
 
Dalla responsabilità per ciò che hai fatto e per ciò che non hai fatto.
 
E' giusto che una colpa sia punita.
 
Eppure quando la punizione sta per arrivare tu la rifiuti!
 
 
Cosa vuoi?

QUATTRO: Il lago ribolle fino a far esplodere il magma nero che ricopre la cavità infinita. Vorrei allontanarmi, ma non ci riesco, sono incantato da questo nero che promette l'approssimarsi dell'alba, di una parola, di un segno, di un destino. 
Ancora immagini di sogni e ricordi: il seno di Asuka, una lama che brucia il mio occhio, caffè sul pavimento, l'Eva 02 come un animale ucciso su cui banchettano strani predatori, la mano di Misato che mi afferra ... 
Trascinato, trascinato, sempre trascinato. Mai che mi muova da solo.... Il mio petto ferito ... Veleno, veleno, veleno. Tradimento... Io morirò ... 
PERCHE'?
 
"Mi dispiace. Non ho ottenuto nulla"               "In te avevo riposto ogni mia speranza"
POSSO TORNARE INDIETRO?
"Perché ti guardi indietro, figlio mio?"    "Non otterrai niente senza sacrifici"
Che schifo!!!

Ditemi cosa posso fare, vi prego!
 
Puoi solo andare avanti. Ma questo ti fa paura, vero?
E' meglio sognare di rimediare che accettare.
 
COSA DIAVOLO DOVREI ACCETTARE?
 
I rimpianti di un'intera vita.
 
CHI DIAVOLO SEI?
 
Ciò che si diventato.
 
Cosa vuoi da me?
 
Che ti svegli!
 
 
Cosa vuoi?
 
TRE: il nero ha ceduto il posto ad un rosso fiammante mentre la sfera ormai incandescente ha quasi raggiunto la superficie e scaglia dardi incendiari contro la roccia. Scariche stridule come rapaci riuniti in stormi mi perforano i timpani; mi tappo le orecchie prima di accorgermi che lo stagno adesso mi riflette. Ma non posso essere io, quello che vedo è già un uomo dallo sguardo severo e determinato. Sembra in procinto di dichiarare guerra al mondo, ma dietro di lui c'è ... dolore, distruzione, guerra, lame, lame affilate .... delle case, dei bambini, una bambina ... la mia. Non ho figli...
Va bene, vi ascolto. Ditemi cosa devo sapere?
 
"Non fare niente allora!"                               "Ormai per noi ... non devi fare nulla!"
SU CHI CONFIDI?
"Avrei voluto vederti crescere"        "Se non puoi essermi utile, vattene!"
"Con te ... neanche morta. Mettitelo bene in testa!"

Se non servo a nessuno, se nessuno mi dice cosa fare, se nessuno ... nessuno .... nessuno .... Io sono nessuno. Il rifiuto è dolore, la vita è dolore. 
Meglio non far niente, così eviterò la sconfitta, eviterò la sofferenza, dormirò un sonno di morte, in vita.
 
E' perché speri in qualcosa che temi di fallire. Uccidi la speranza!
E' perché ti illudi di poter essere felice che resti deluso. Uccidi l'illusione!
E' perché vuoi essere amato che ...
 
... temo di essere ferito.
 
No! E' perché vuoi essere amato che rinunci ad amare te stesso!

La risata di una bambina dissolve questo dialogo e riecheggia per tutta la caverna. E' meravigliosamente insopportabile, così insensata, inopportuna, inarrestabile; è il suono della vita. Forse ridevo anch'io così, da piccolo. Questa risata trasforma quel lento movimento dal fondo dello stagno in un esplosione di luce intorno a me, anche l'aria nella caverna si sposta e raggiunge, fresca e umida, le mie narici per scendere attraverso la mia gola fino ai polmoni che, finalmente si gonfiano. Ho l'impressione che il mio cuore abbia iniziato a battere solo ora. 
Voglio ridere così, senza motivo, senza senso, senza speranza.
 
 
Cosa vuoi?
 
DUE: Il lago trabocca inondando l'antro di sangue arterioso, la sfera emerge dall'acqua e si alza fino in cielo come un sole che illumina, riscalda, brucia. 
Si espande fino a riempire lo spazio vuoto in cui mi trovo. I fantasmi di poco fa sono fuggiti. Non ha bisogno di un significato questo sole che lampeggia davanti a me.
Vorrei diventare tutt'uno con quell'astro, ma al contempo lo temo perché può bruciare i miei occhi e seccare la mia carne. Esso è vita e morte unite. 
Quasi mi conforta quell'ultimo rigurgito di fango nerastro che striscia sui miei piedi e risale lungo il mio corpo, avvolgemi e soffocandomi e opprimendomi. Sono sensazioni a me più familiari. Ditemi chi siete?
 
"Vuoi diventare una cosa sola con me"    "Se la realtà ti fa male puoi sempre fuggire"
COSA DESIDERI?
"Shinji"                                                                        "Shinji"
"Perché non ti arrendi e ti lasci andare?"
 
"BASTAAAAAAAA!"
 
 
Allora, cosa hai deciso?

UNO: Tutto svanisce, niente acqua, niente sole, niente caverna. 
Solo il pavimento in legno che si avvicina alla mia testa il mio corpo dolorante, la paura, la rabbia, la frustrazione e ... una consapevolezza, quella di due corsi d'acqua che muovono l'uno verso l'altro fino a scontrarsi e confondersi e comprendersi in un unico mare. Sono punti di vista che convergono e formano un'identità nuova, sconosciuta eppure familiare. D'un tratto io
so cosa fare


Sono ancora vivo e vivo intendo restare. Devo trovare il modo di uscire da qui, le questioni morali possono aspettare.
Non so perché ancora non mi abbiano ucciso ... peggio per loro! Io non mi sarei concesso tutto questo tempo, ne sono certo.
Non conosco chi mi vuole morto, ma se davvero ci tiene, allora dovrà sprecare energie per cercarmi.
Ho preso la mia decisione: COMBATTERO'!!!
 
Sai che morirai?
 
Finché sono vivo ho ancora una possibilità e me la giocherò! Tentiamo!!!
Coraggio, Shinji, analizza la situazione.
Primo: dietro di me sono in due e sono armati, ma non credo abbiano estratto le loro pistole; mi hanno colpito ma solo per divertimento. Sono lì solo per togliermi una via di fuga ... quindi è inutile cercare di sfondare nella loro direzione.
Secondo: davanti c'è il bruttone che vuole pestarmi, impugna ancora la pistola ma la canna punta al pavimento. Alle sue spalle ci sono Asuka e Kuchinawa, distanti due o tre passi, e dietro ancora a un paio di metri una grande finestra.
Terzo: a destra c'è solo il bancone e una porticina che si staglia ai lati dello specchio versione maxischermo. Non so dove porta, quindi ... esclusa anche quella via.
Quarto:  a sinistra il guercio che non muove un muscolo, tranne quelli del polso; più indietro il bastardo che ha dato inizio a quella tetra "danza" di giocattoli da fuoco, con il coltellaccio ancora visibile nella sua mano sinistra e gli occhi  imprigionati nel ghiaccio che mi fissano incolori. Mi ricordano quelli ...
Merda! All'ingresso scorgo, tra i volti anonimi e spaventosi dei predatori in attesa, il  ragazzo che avevo notato, mio malgrado, appena entrato nel villaggio. Osserva la scena battendo a ritmo sulla coscia la lama del coltello che aveva pulito con i capelli di un morto.  Anche da quella parte, quindi, niente da fare.
Va bene, non mi resta che giocarmi la fortuna davanti a me. Se riesco a togliermi di mezzo quella faccia da clown, mi basterà superare l'ufficiale. Non mi conviene affrontarlo, ma posso distrarlo gettandogli addosso lo sdentato. Se Asuka mi fa anche il favore di rimandare la soluzione dei suoi dubbi e soprattutto di levarsi dalle palle, forse riesco a sfondare la finestra.
 
Spareranno!
 
Si, ma se sono veloce, dovranno farlo quando sarò fuori da qui. Devo tentare.
 
Mi raccomando, nel dubbio ...
 
Ho capito, cercherò di passare alla destra di Asuka così non dovrà farmi da scudo. Quante storie ...
 
... per una sola persona?
 
 
ZERO: Non temere di fallire. Sei in ginocchio, sfruttalo! Non devono capire.
Un bel respiro e ... lentamente raddrizzo la schiena portando il mio busto sulla linea del fuoco. Chino il capo in segno di resa perché non nutrano sospetti.
<< Ti prego... >> fingo di piangere mentre mi curvo per caricare la molla facendo al contempo leva sulle braccia per alzarmi quel tanto che basta a posizionare gli avampiedi a contatto col pavimento. Ora,inquadra il bersaglio!
Alzo lo sguardo verso lo sdentato, quasi ho difficoltà a metterlo a fuoco a causa di un fastidioso formicolio agli occhi. L'obiettivo è a portata di tiro, la mano destra  è già chiusa a pugno. Sono pronto. << Ti prego ... >> ripeto.
Spara!
<< Crepa! >> urlo mentre lascio partire il montante. Colpito!
Beccato al basso ventre il nemico si accascia sputando anche le tonsille; non stramazza solo perché istintivamente riesce ad allungare il braccio verso terra, ma è fuori uso. Lo slancio del pugno mi ha permesso di tornare in piedi, ogni muscolo, ogni osso del mio corpo mugghia di dolore, però adesso lo sovrasto. Il bersaglio ora è alla mia destra, ho poche forze, ma posso contare su un alleato: la gravità.
Carico il gancio sinistro e lo scaglio sulla sua faccia con tutto il mio peso, gridando con tutto l'odio che infiamma il mio petto e adesso anche i miei occhi.

 
Se solo ne avessi la possibilità vi ucciderei tutti!


Un altro centro e ... uomo a terra. Ho esagerato, però, perché adesso non ho niente da spingere addosso all'ufficiale della Wille.
"Adattiamoci" mi dico mentre preparo lo scatto.
Le nocche di un pugno mi raggiungono prima che possa liberare tutta l'energia che avevo accumulato nella gambe. Hanno reagito rapidamente, più di quanto sperassi.
Il cazzotto impatta sulla guancia sinistra, ed è così potente da farmi ruotare di 180° in una spirale verso il basso. Sbatto il petto contro il tavolo di Kosuke, che ha almeno smesso di "strimpellare" sul tavolo.
 
Game over, ragazzo! Bella partita, però!

Sento un indistinto vociare intorno a me, fonemi sconnessi che mi raggiungono ovattati. Scivolo lentamente a terra, le mie braccia sono protese in avanti, ma non afferrano niente. Un momento: l'accendino!!! Non so per quale motivo, ma faccio appello alle ultime forze per compiere un insensato, meravigliosamente puro, gesto: gli strappo l'accendino dalle mani con tale velocità da stupire entrambi.
Sei un pessimo musicista, Kosuke. Se ti può consolare, anch'io non ho niente contro di te.
Sono a terra, pancia all'aria, le braccia stese a formare una croce. Solo la mia gamba destra, piegata, si ostina a puntare verso l'alto. Un calcio mi raggiunge al fianco, subito doppiato da un altro. Non so chi mi stia colpendo e non mi interessa, ormai ho perso. Ammazzatemi pure!
Qualcuno mi fa rialzare a forza, immobilizzandomi e soffocandomi con un braccio stretto intorno al collo; un ginocchio che spinge all'altezza dei reni mi costringe a stare in piedi sulle punte per attenuare il dolore.
<< Schifoso bastardo! >> piagnucola lo sdentato rimettendosi in piedi.  << Guarda come mi hai ridotto. Rimpiangerai di non aver incontrato subito Furia Buia >> pulendo il sangue via dalla faccia strofinandola contro la manica della sua giacca. 
Estrae un coltello che punta rapidamente al mio viso.
<< Fermi!!! >> tuona il guercio alzandosi di scatto; è alto, ma meno di quanto mi apparisse dal pavimento. << NON spetta a voi ucciderlo >>.
<< Tranquillo boss, non lo ucciderò, ma gli farò qualche bel ricamino >> assicura ridendo nervosamente come un tossico in pieno sballo.
Ho provocato due mezze estinzioni di massa, ho distrutto creature potentissime chiamate "angeli", sono stato l'oggetto del desiderio e il crepacuore delle organizzazioni più potenti al mondo... E adesso devo farmi torturare da questa cicca di uomo. << Che schifo!!! >> esclamo cercando istintivamente con lo sguardo proprio Asuka, come se volessi sputare addosso a lei quell'ultima affermazione.
La rossa mi scruta con il suo occhio stranamente lucido e il volto congelato in un'espressione di sorpresa. Chissà, forse anche gli altri non si aspettavano che la volpe dell'artico sapesse mordere.
 
Ti rendi conto che adesso sarai sbranato con maggiore crudeltà?
 
Ah ah ah. Questo sì che è stupido!
 
Come ti senti adesso?
 
VIVO!
 
La punta del coltello è tanto vicina al mio occhio sinistro da farlo lacrimare mentre la palpebra sbatte vorticosamente. Sarà doloroso.
 
*****
 
<< AAAAAARRRGGGHH!!! >>
Non riesco a comprendere le ragioni di quell'urlo inumano.
Devo essermi perso qualcosa perché ho l'impressione di aver registrato l'azione confondendo, però, le sequenze e giocando con la velocità per far andare la musica ora più veloce, ora più lenta. E' stato come sdoppiarsi. 
Il mio sistema nervoso è rimasto in allerta ed ha percepito il pericolo prima che l'informazione giungesse alla coscienza. Riassemblando i byte di memoria nel loro giusto ordine rivedo tutto a rallentatore, mentre continuo ad osservare incredulo quella maschera da clown ricoperta di sangue che si contorce con il volto immortalato in uno spasmo di dolore. Il suo coltello giace ai piedi del bancone, insieme a qualche falange, legno scheggiato e sangue. Gli hanno sparato, è evidente; ma solo quando il mosaico si completa nella mia mente sento il rumore dello sparo che ha scaraventato a terra il mio avversario. Adesso avverto i battiti accelerati del mio cuore che mi riportano alla velocità normale del mondo in cui vivono i comuni mortali.
Asuka e Kuchinawa si voltano verso l'uscita  indietreggiando di qualche passo, quasi in sincrono. Anche il clown mugolante e piegato a protezione della sua mano guarda in direzione dello sparo prima di trasfigurarsi nel più efficace esempio di terrore che abbia mani visto. Si allontana strisciando sui glutei finché non viene fermato dal legno del bancone.
Anche il blocco alle mie spalle è caduto. Di regola adesso sarei libero di muovermi, ma mi accascio, mentre Kosuke è ancora in piedi e con la sua enorme stazza mi copre la visuale. Com'è possibile che non sia ferito? Eppure era sulla linea di tiro. Chiunque abbia sparato deve avere una mira eccezionale.
Il ragazzo con il coltello ha smesso di giocare con l'arma e Ronin mi pare si sia girato su un fianco in direzione dell'uscita.

<< Che palle! Aveva appena finito di pulire >> sento dire dietro l'armadio con un occhio solo. Il tono è un po' canzonatorio, il timbro pulito, quasi sottile. << Mami ti ucciderà questa volta ... o ti caccerà ancora >>.
<< Ma quel che è peggio è che se la prenderà anche con noi e non ci cucinerà per almeno una settimana >> fa da eco una voce profonda e un po' rauca.
<< Non adesso! > una terza voce, dura e inflessibile che probabilmente appartiene al cecchino che ha salvato il mio occhio.
<< Aaahhh, sei sempre troppo serio. Dovresti rilassati ogni tanto, migliora la qualità della vita >> sfotte il primo senza, però, ottenere risposta.
Sento i loro passi. Kosuke, finalmente, sposta la sua massa e, aprendomi la visuale, mi permette di vedere un uomo alto, magro, atletico, con capelli biondi e occhi azzurri, che cammina dinoccolato sfoggiando un sorriso quasi infantile. Avanza con le mani sulle fondine aperte che ospitano due pistole di grosso calibro, procedendo al fianco di un ... gigante, al cui confronto Kosuke dà l'impressione di essere un peso medio. E' piuttosto panciuto, forse supera i cento chili, ma in compenso è alto e ben piazzato con le sue spalle a quattro ante. Anche lui accarezza la pistola mostrando un'espressione vagamente imbronciata, ha i capelli neri, ricci e incolti come la sua barba.
Appena un passo più avanti c'è il cecchino con un fucile a canna corta ben visibile e puntato nella nostra direzione. Con la sinistra stringe il manico di un coltello a lama seghettata solo in parte nascosto dalla fondina. Io l'ho già visto.
Come gli altri due non supera i trent'anni, la corporatura è simile a quella del biondo ma i capelli danno sul castano scuro tendende al nero, lo stesso colore dei vestiti, eccezion fatta per uno spolverino grigio chiaro che cade fino alla coscia. 
A differenza del biondo e dell'omone, però, la sua espressione appare maledettamente feroce e non solo per via di una lunga cicatrice che sfregia il lato sinistro della faccia, interrotta solo da una benda piratesca posata sull'occhio.
E' l'uomo che ho sognato ieri, quello che mi ordinava di svegliarmi, quello che cercava di salvarmi ... forse. C'erano anche gli altri due. 
Deve essere lui il famigerato Furia Buia, perché il ragazzo dagli occhi di ghiaccio, anche se malvolentieri, rincula verso la parete per lasciarlo passare, rinfoderando velocemente il coltello, e i campioni che avevo alle spalle all'improvviso sembrano essersi volatilizzati. Persino la rossa è sbiancata e adesso rimpalla freneticamente l'attenzione tra me e lui.
<< Boss >> il cecchino saluta Kosuke senza guardarlo e senza fermarsi.
<< Ragazzo >> gli risponde.
<< Visto? >> simula cordialità il serpente. << Te l'ho portato .... >>
<< STA' ZITTO!!! Non devi rivolgermi la parola! >> ordina la Furia, ottenendo immediata obbedienza.
Ormai davanti a me, senza curarsi di Asuka e di Kuchinawa immobili alle sue spalle e dopo aver constatato che lo sdentato non rappresentava più un disturbo, rinfodera il fucile e prende a fissarmi in modo inquietante. Trasuda un furore folle mentre muove nervosamente le mani.
 
Mi sa che non è l'uomo dei tuoi sogni!

Prima che il mio cervello possa realizzare quanto sta accadendo, con una mano mi afferra per il collo, così forte da farmi tossire sangue e saliva sul suo braccio, e con l'altra estrae rapidamente il coltello che prima coccolava dentro il fodero.
Sento la proiezione dell'affondo che sta per sferrare e capisco che non c'è assolutamente niente che possa fare per scongiurare la fine.
Ho di nuovo paura, il mio ordinario stato di coscienza ha scelto proprio il momento giusto per riapparire e guadagnarsi così un posto in prima fila per assistere alla mia esecuzione. Lancio una lenza nell'inconscio sperando di pescare il combattente di poco fa ... ma niente.
<< Non credevo che fossi davvero capace di farlo >> Asuka tenta di distrarlo dal suo proposito. << Pensavo fossi migliore di .... >>
<< Taci, mezzosangue! Non sono affari tuoi >>.
Asuka ricaccia in gola le parole indietreggiando, come se fosse stata spinta via dalla voce di Furia Buia, ma è solo un attimo. Anche lei lancia una lenza nel suo animo alla ricerca della combattente che pilota gli Evangelion. Al contrario di me, però, noto dalla sua espressione che la pesca è stata fortunata. Prova ad avanzare serrando i pugni.
 
Non deve affrontarlo! Riconosci lo sguardo del cacciatore, vero?
 
Si, è quello di un predatore. Devo fare qualcosa, deve rimanere concentrato su di me. Io non sono tagliato per fare l'eroe, al massimo sono di quelli che, dopo essere stato pestato, trova solo la forza di afferrare da terra la gamba dell'avversario per permettere alla sua ragazza di fuggire.... Non mi piace questo ruolo, ma tant'è  ... non è che abbia molta scelta. E, visto che diventerò cibo per vermi ....
<< Ehi tu, preoccupati di me! >> non ci credo, gliel'ho detto. Per giunta le mie parole devono averlo sorpreso perché la coltellata non arriva... Solo che adesso sembra ancora più arrabbiato ... Il nero della benda viene rischiarato da un rosso amaranto proveniente dall'interno ... Anche lui con l'iride cangiante.
 
Questo prima ti ammazza, e poi ti resuscita per ucciderti di nuovo!
 
<< Come ti permetti? >> sibila minaccioso a un palmo dal mio naso, stringendo più forte la presa alla gola e sollevandomi da terra solo con quel braccio. << Hai capito che stai per morire? >> ringhia inferocito.
<< Da un bel po' >> rispondo con una vena di insperato sarcasmo. 
Sono sempre stato cintura nera di ... accomodamento diplomatico e sventolio di bandiera bianca, ma credo che l'ininterrotto pestaggio e il continuo ballo con la morte mi abbiano reso alquanto insensibile all'etichetta.
Sento la sua mano tremare, il rosso sotto la benda non è svanito; anzi .... qualunque cosa si nasconda dentro quel bulbo oculare brilla come una lucciola impazzita.
Ma è come se avesse perso la concentrazione, se fosse stato spiazzato. Io l'ho spiazzato.
Pensavi che sarei impallidito, che avrei tremato, che avrei pianto implorando pietà. Era questo che volevi, vero? Era questo lo scenario che hai sognato? Era questa la tua catarsi?
Beh, se proprio vuoi farmi secco, almeno non ti permetterò di dormire in pace.
Vorrei sfidarlo, dirgli: << che aspetti a colpirmi? >>, ma nonostante tutto non mi va di morire. Ogni tanto mi è capitato di tornare a casa grazie ad un miracolo.
 
<< Permesso, permesso! Che modi sono questi? Lasciate passare le signore! Dov'è finita la vostra galanteria, Miaaao? >> è
la collega di Asuka, la riconosco dalla voce, è quella che anni fa mi stese sul tetto della scuola, quella che mi ha tirato fuori dal Mark 13 ricordandomi che è mio dovere salvare la principessa. Ha superato lo sbarramento, forse ho una speranza.
<< Come mai >> domanda << il cagnolino è ancora vivo? Credevo l'aveste già ucciso. E proprio tu, Furia Buia - che razza di nome - proprio tu mi deludi >>.
 
Nessuna speranza. E' solo che eravamo a corto di stronzi.

La Furia mi scaraventa a terra, chiude l'occhio buono e fa un profondo respiro, rilassando le spalle fin quasi ad ingobbirsi e "spegnendo" il bagliore del suo occhio, come se potesse comandarne la luminosità.
 
Ahia. Credo che abbia appena accettato il cambio di scenario.

Punta di nuovo lo sguardo su di me, come chi ha appena inquadrato il bersaglio, e con lentezza colma la distanza.
<< Finalmente! >> esclama Mari. << Così ci liberi del mostriciattolo >>.
Furia Buia afferra i miei capelli e li tira costringendomi a mostrare la gola.
<< NOOO! >> grida Asuka che cerca di raggiungermi nonostante la marcatura stretta dell'ufficiale della Wille.
<< Non piangere principessa. Il cagnolino merita di essere abbattuto perché ... >>
Furia Buia punta il coltello alla mia gola, mentre chiudo gli occhi, forse per sempre.
<< ... in fondo, è solo un vigliacco egoista! >>  
La lama si ferma a contatto con la pelle. Sento il respiro del mio assassino diventare irregolare, riapro timidamente una fessura tra le palpebre per capire cosa è andato storto nell'esecuzione. Se non fosse per le contrazioni innaturali delle spalle, lo stridio dei denti che cercano di scaricare un po' di pressione e per quell'occhio sano che sembra in procinto di schizzar via dall'orbita, direi che quell'uomo si è congelato nell'atto di tagliarmi la gola. Vorrebbe concludere ma non ci riesce, qualcosa lo blocca. Il suo volto tradisce frustrazione, confusione ... ma quella è paura. Anche tu hai paura?

<< Certo che l'avete ridotto proprio male >> commenta il biondo nel frattempo si era accomodato su uno sgabello ed aveva preparato due cicchetti. Fissa Furia Buia con aria tesa. << Tu che dici, Orso? >>
L'omone che gli siede affianco, spalle alla porta e a noi, si limita a rispondere con un semplice << boh! >> dopo aver vuotato il piccolo calice di nettare.
Anche Mari, senza curarsi degli attori impegnati nella scena madre, ha approfittato dell'intervallo tra primo e secondo tempo per accomodarsi vicino al biondo. Lo guarda con fare malizioso, puntellando il gomito sul bancone per sostenere il mento con la mano.
Il biondo scippa il bicchiere, nuovamente pieno, dalle mani di Orso prima che possa tracannarlo e glielo passa. << Prego, tette d'oro >> si rivolge affabile alla gatta. << Più siamo e meglio è >>
<< Tu si che capisci le donne al volo ... Non sei d'accordo, Orso? >>
<< See, See! >> risponde infastidito il gigante mentre fa per servirsi direttamente dalla bottiglia.
 << ... Avete ragione. E' ridotto troppo male >> sbotta Furia Buia che, evidentemente, ha per ora rinunciato a farmi lo scalpo, ma non a mollare l'osso. << Dobbiamo avvertire il medico. Non voglio che questo stronzetto muoia per mano di qualcun altro >>.
<< E già >> lo accompagna il biondo che ripropone di nuovo stampato in faccia un largo sorriso, << sarebbe un vero peccato se schiattasse da un momento all'altro per qualche emorragia interna >>.
<< O esterna >> commenta Orso, che si era appena girato a guardarmi, mentre oscilla il braccio per indicare me.
In effetti, i miei vestiti sono sporchi di sangue e sorte non migliore ho riservato al pavimento. Chissà come sono ridotto?!
 Il cecchino ripone il coltello e mi alza a forza con una sola mano, tirandomi da non so quale estremità del plugsuit all'altezza del petto.
Si volta verso l'uscita, con me appresso alla sua sinistra, mentre cerco di ristabilire un contatto con il suolo.
<< Si, meglio muoversi in fretta >> segue anche il biondo, << prima che ci diano la colpa di questo casino. A proposito >> si rivolge a Mari, << il dottore lo troviamo nell'infermeria o dobbiamo cercarlo a bordo della vostra "astronave"? >>
<< E' a bordo dell'astronave >> sorride sorniona il pilota. << L'avviso io >>.
 << Che ... che significa? >> domanda il serpente. << Non erano questi gli accordi >>.
<< Io non faccio accordi con te >> replica secco Furia Buia senza fermarsi.
<< Non puoi rimangiarti la parola in questo modo >> sbotta la corda marcia
<< Non ti ho dato alcuna parola >>.
<< Non finirà così >>.
<< Sai quanto me ne frega >> ribatte laconico il cecchino con un occhio solo.
Mi volto per gustarmi la faccia di Kuchinawa; lo capirebbe anche un cieco che vorrebbe riservargli lo stesso trattamento che aveva offerto a me, ma a quanto pare non è così sicuro di farcela contro il mio portantino.
Il biondo e Orso sono dietro di noi e ci coprono le spalle; si sono mossi tutti come una squadra affiatata che applica schemi di gioco ripetuti fino alla nausea.
<< In effetti, non erano questi i patti >>  sibila Ronin. << Lo abbiamo lasciato vivo per te >>.
<< MOLLA IL FUCILE! >> Furia Buia punta l'arma dritto sulla sua faccia; nello stesso istante il biondo ha già tirato fuori la pistola costringendo il ragazzo col coltello all'immobilità. Orso, invece, minaccia la folla accalcata all'uscita.
Acceso da un istinto di conservazione che non pensavo di possedere, il mio cervello processa un dettaglio che in tutto quel casino non avrei dovuto neanche essere in grado di contemplare: i due dietro di me, dove sono finiti?
Abbandono per un attimo la visione del corteggiamento a suon di armi tra il ciclope a cui faccio da zaino e il biancastro con la passione dei coltelli e, voltandomi, li vedo ancora vicino al bancone. Sono immobili e danno l'impressione di essere spaventati. Dietro di loro un terzo uomo, che non avevo notato, strofina i taglienti di due coltelli sulle loro gole.
<< Possiamo andare Matsuda? >> domanda Furia Buia come se avesse visto tutto con i miei occhi mentre resta concentrato sull'obiettivo.
<< Si, si, questi non sono un problema >> risponde quell'uomo sul metro e settanta dai capelli lunghi e neri, naso liscio e a punta. Veste come gli altri -neanche si trattasse di una divisa- ma non mi sembra abbia con sé delle pistole.
Matsuda rinfodera i coltelli e piazza un poderoso calcione sulle natiche di uno dei due; l'altro capisce l'antifona e fa per sedersi su uno sgabello.
<< Allora >> riprende Furia Buia, << vuoi essere così gentile da farmi vedere le mani o devo farti saltare la testa? Ti prego, scegli la seconda >>.
Ronin lentamente alza le mani, atteggia la bocca ad un sorriso infernale mentre osserva il movimento della canna del fucile che si abbassa per tornare a casa.
<< Tu non mi chiami mai per nome >> esclama apatico.
<< Fatti due domande! >> replica la Furia. << Scusa Boss >> aggiunge rimettendosi in marcia sempre con me a tracolla.
<< Tranquillo, Ragazzo >> sento la voce calma di Kosuke, << tanto non si è offeso >>.

All'uscita la folla si dirada, ma considerati i minuti di puro terrore che ho passato, vedere quelle brutte facce mi mette ansia. Temo che qualcuno possa spararci alle spalle, ma il gigante ed il simpaticone sono sempre a pochi passi di distanza, armi in pugno. 
Quei due, non so perché, mi danno un senso di sicurezza e mi aiutano a digerire meglio la constatazione che il procedere dei tre cacciatori rimandi al suono della campanella di fine ricreazione. Il loro passaggio provoca una pacificazione di morte e di paura. 
Avverto uno strana sensazione di calore intorno a me, come se mi trovassi all'interno di uno spazio chiuso, molto angusto, ma anche stranamente sicuro ... oserei dire "a prova di proiettile".
<< Che vuoi farne di lui? >> la rossa ci ha raggiunti fino ad affiancarci.
<< Cosa vuoi farne di lui? >> ripete la domanda dopo averci superati. Davanti a noi cammina all'indietro sulla nostra linea fissando il ciclope e un ex pilota di Evangelion riadattato a ventiquattr'ore. << Rispondimi! >>
<< Lo faremo visitare >> risponde serafico il mio sherpa.
<< Il medico è ancora a bordo dell'ammiraglia. Portiamo il ragazzo da lei >>.
<< Bel tentativo, >> replica Furia Buia, << ma il marmocchio è mio >>.
<< Ero convinta che fossi migliore di ... quelli >>  lo rimprovera la rossa. << Pensavo ...
<< Pensavi male >>.
Asuka assottiglia lo sguardo e serra le labbra, poi riprende: << lo sai che Misato e Kaji non sono d'accordo con l'esecuzione del bamboccio >>.
Kaji è ancora vivo!?
<< Non possono farci niente. Conoscevano le mie intenzioni. Se vogliono fermarmi possono  sempre provarci. Ma se non sono qui con te, vuol dire che conviene anche a loro >>.
<< E così saresti disposto a scatenare una guerra contro la Wille >> ribatte rossa in volto la piccola tsundere, << a mettere tutti a rischio solo per una tua vendetta? >>
<< Lo sai che non mi interessa altro >>.
<< Sei un ... EGOISTA! >> sbotta  Asuka.
<< Sono d'accordo >>.
<< Se volessi ... , potrei far uscire in un nanosecondo un esercito per toglierti il bamboccio. Non ne usciresti vivo. Sei disposto a correre questo rischio per una persona? >>
<< Morirebbero in tanti >> la gela il ciclope. << Sei disposta a correre il rischio per la vita di una sola persona? >>
Asuka si morde il labbro e stringe i pugni, mentre rallenta fino a farsi superare. Deve essere il suo punto debole.
 
Prendi nota!
 
<< Che c'è? >> domanda Furia Buia che pare abbia notato il disagio della rossa. << Ti interessa così tanto il moccioso? >>
<< ASSOLUTAMENTE NO!!! >> Asuka vomita queste parole con tanta veemenza che alla sua voce si accompagna uno scatto in avanti del busto che le scompiglia i capelli. Per un attimo il rosso di mescola all'azzurro del suo occhio. L'ho sempre considerata una ragazza molto carina, ma non avevo mai notato che fosse ... così ... carina. Forse è per questo che l'ho sognata.
I nostri due angeli custodi la superano, il biondo le sorride strizzando l'occhio, Orso invece si limita a  distogliere lo sguardo.
Ho l'impressione che le labbra del mio salvatore/boia, prima incurvate minacciosamente verso il basso, si aprano ad un accenno di sorriso.
<< Posso camminare da solo >> mi affanno a dire una volta smessi i panni del terzo incomodo. Mi dico: << tanto devo comunque farmi visitare. Una botta in più o in meno >>.
Furia Buia arresta il passo e prende a scrutarmi con meticolosa attenzione.
<< Ok >> esclama infine mollando di colpo la presa.
Una rapida consultazione delle mie condizioni fisiche mi fa capire che quel moto d'orgoglio era del tutto fuori luogo e sono costretto ad aggrapparmi per non cadere. In effetti, mi conviene usare il "taxi". << Come non detto >> pronuncio non senza fastidio e al contempo facendogli segno che può "indossare" nuovamente lo zaino.
 
*****

L'infermeria si trova all'interno dell'altra struttura fuori contesto che avevo intravisto all'entrata del villaggio, quella in cemento.
Furia Buia spalanca la porta con un calcio. Resisto a fatica alla tentazione di sfotterlo facendogli notare che, girando il pomello della maniglia, avrebbe ottenuto lo stesso risultato.
Sulla sinistra, un breve corridoio si apre su una stanza quadrata molto grande in fondo alla quale noto tre letti da poco rifatti. La parete sul lato della porta è interrotta da due ampie  finestre e, sotto quella in prossimità dell'entrata, un tavolo rettangolare in legno, ampio e robusto con due sedie posizionate disordinatamente a poca distanza.
Sul lato opposto scorgo due porte chiuse e, in prossimità, di queste una piccola intelaiatura a quattro gambe in acciaio che perimetra una rete per materassi, su cui è piegata  una coperta di lana grezza stile militare.
Appena superato il corridoio, immediatamente sulla destra una credenza in legno con le  porte a vetri, tendente più al decrepito che al classico, contiene garze, cerotti e medicinali. A piedi del mobile due sacchi di canapa pieni di non so cosa, e un baule frigo portatile, di quelli che servono per il trasporto di organi da trapiantare.
<< Aspetta qui! >>  mi ordina Furia Buia schiantandomi senza tanti complimenti sul tavolaccio. Ispeziona rapidamente il locale, poi si concentra sul soffitto. Vedo di nuovo la benda sull'occhio emanare una fluorescenza rossastra.
<< Tutto bene! >> commenta a bassa voce prima di concentrare l'attenzione nuovamente su di me liberando il sinistro dall'ingombro della benda.  
Ho visto cose meno sgradevoli e inquietanti. L'iride è di un rosso acceso ma sembra finta soprattutto a causa delle sue dimensioni assolutamente sproporzionate rispetto all'omologa dell'occhio destro. Anche la consistenza non appare naturale, dà quasi l'impressione di un ologramma, di una massa d'energia costretta ad assumere le sembianze di un occhio. Lo sfregio sulla faccia, peraltro, non aiuta ad attenuare il disagio che mi provoca.
La sensazione di calore è tornata a farsi sentire ed ho come l'impressione che sia correlata all'intensità di quel rosso.
<< Pensavo peggio! >> sentenzia dopo avermi praticamente scansionato.
Con noi sono entrati anche il biondo, che ha controllato che le porte secondarie fossero effettivamente chiuse,  e Asuka, ferma a pochi passi da me, mentre Orso monta di guardia alla porta.
<< Conviene spostare il tavolo >> fa il biondo. << Orso, non startene lì impalato a non far niente. Tanto non verrà nessuno a darci fastidio. Entra e dammi una mano! >>
<< Volete che scenda? >> propongo confuso.
<< No no, tranquillo >>  risponde sorridente. << Sei un peso pulce. Non puoi darci fastidio >>.
Mi posizionano tra i due finestroni. << Così a nessuno verrà la voglia di spararti alle spalle >> mi spiega Orso.
<< Esci! >> comanda la Furia ad Asuka.
<< Non ci contare! >> risponde piccata la rossa. << Voglio assicurarmi .... che vada tutto bene >>.
<< Non puoi fare niente. Perciò, vattene! >> minaccia a denti stretti avvicinandosi alla rossa che, fedele al suo personaggio, non arretra di un passo.
<< Oggi non sei proprio diplomatico ... come tutti i giorni, del resto >> si intromette, anche fisicamente, il biondo. << Facciamo così: pel di carota va incontro alla dottoressa e tu, Ragazzo, porti i due sacchi a Mami. Noi, intanto, lecchiamo i graffi al pupo. Liscio, no? >>
<< ... D'accordo, ma lei non deve rientrare >> risponde Furia Buia.
<< Entrerà >> replica << insieme al medico. No, dico, non vorrai lasciarmi da solo a controllare Orso? Lo sai che potrebbe saltarle addosso >>.
<< La finisci?! >> tuona il gigante.
Fura Buia ci pensa un po', guarda i due compari, Asuka e me, e poi riprende il giro finché non si arrende. Afferra i due sacchi di canapa vicino alla credenza e si incammina verso l'uscita. A pochi passi dall'uscio della porta raccomanda: << se tentano qualche scherzo resistete. Arriverò in un attimo >>.
<< Si, si >> lo rassicura il biondo. << Tanto lo sai che non lo faremo. Piuttosto hai dimenticato di salutare Paparino. Vorrà sapere cosa hai combinato >>.
<< Già >> sospira Furia Buia chinando il capo, << mi ero dimenticato del vecchio >>.
Asuka, in silenzio, lo osserva andar via.
<< Vai! >> la rassicura Orso mentre rovista tra i medicinali nella credenza. << Ci siamo noi qui >>.
La rossa, prima di sparire, mi lancia un'ultima occhiata che non riesco a decifrare, indugia un po' troppo su di me.
"Leccare i graffi al pupo"... Sarà che ho avuto una pessima giornata; anzi, una due giorni da panico ma la percezione di un pericolo imminente non intende abbandonarmi, nonostante l'atteggiamento di quei due sia stato tutt'altro che aggressivo.
<< Coraggio, ragazzo! >> prova a rincuorarmi quello simpatico che inizia a studiare lividi e ferite. << Forse vedrai l'alba....  Però, Ragazzo aveva ragione. Anch'io pensavo peggio. Hai la pelle dura. Guarda che è un buon segno >>.
<< Pensi >> interviene Orso con le manone piene di garze e di piccole fiale in vetro rinforzato che contengono un liquido giallastro simile all'lcl << che sia ... >>
<< ... Come noi? E' presto per dirlo.  L'hai visto anche tu quando ha colpito quella specie di Joker ... Non ricordo mai il suo nome >>.
<< Forse perché non è importante ricordarlo >> fa spallucce Orso.
<< Ma che diavolo combini? >> sbotta il biondo. << Guarda che quelle boccette non sono piene di vitamine. L'lcl va trattato prima dell'uso medico >>.
<< Io l'ho sempre usato così: spalmato per le ferite esterne, bevuto per quelle interne >>.
<< Sei proprio un orso! Quando uscirai dalla caverna sarà sempre tardi ... Ma si, dai! Passamene un po' che glielo spalmo sulla faccia >> sorride il biondo che finge di spaventarsi all'accenno di carica del bestione.
<< Perché mi state curando? >> chiedo con poca convinzione. << Se non morirò per le ferite, morirò per mano di ... >>
<< ... Ragazzo >> suggerisce Orso.
<< Si? >>
<< No, no >> chiarisce il biondo, << Ragazzo è il soprannome del ciclope che ti ha risparmiato, almeno per ora >>.
Mi prendi per il culo?
<< Non ti prendo per il culo >> precisa neanche mi avesse letto nel pensiero. << Ognuno di noi cacciatori ha un suo .... nome di battaglia. Lui ne ha addirittura due: quello che gli hanno imposto i suoi fratelli e quello che gli hanno affibbiato tutti gli altri .... Beh >> continua notando il mio stupore, << anche lui è stato un ragazzo, sai? Ed era anche un finto gracile, proprio come te >>.
<< Ok, credo. Ma il fatto resta. Lui mi ucciderà ... Ho sentito che sono la sua ossessione >>.
<< E' vero >> conferma Orso scuotendo la testa.
<< Si >> continua il biondo, << ma sei ancora vivo. Devi essere più ottimista. Credimi! Quando decide di uccidere qualcuno, Ragazzo non conosce incertezze, né paura. In pratica non fallisce mai. Porta a termine il suo proposito anche solo per orgoglio >>.
<< Sotto questo punto di vista >> insiste Orso << devo dire che sa essere un po' ottuso. Ti muovi, Musashi[4]? Non posso restarmene qui con tutta questa roba in mano >>.
<< Perché devi sempre strafare! ... A proposito io sono Mushashi. E' il ... nome d'arte che mi hanno dato >>.
<< E' il soprannome che ti sei dato. L'abbiamo accettato solo perché non la finivi di rompere >>.
<< E' lui è Orso. Il perché lo puoi immaginare facilmente >>.
<< Io sono Shinji, Ikari Shinji >>.
<< Tutti sanno chi sei ... purtroppo per te >> commenta Musashi.
<< Che stavamo dicendo? >> prosegue. << Ah si. Allora, poiché Ragazzo non ha mai fallito, il fatto che tu sia ancora vivo dimostra che non è più tanto sicuro di voler portare la tua testa a spasso come trofeo >>.
<< Già! >> conferma Orso. << Negli ultimi giorni, infatti, si comportava in modo strano. Subito dopo quella ... discussione con il piccolo diavolo >>.
<< Sarebbe la tua amica >> mi spiega Musashi.
<< Asuka? domando. << Lei non è proprio una mia amica >>.
<< Si, proprio lei. Hai ragione, Orso. Sarà passata poco più di una settimana >>.
<< Perché cos'è successo? >> chiedo celando a malapena un principio di stizza. Mi stanno riempiendo di informazioni inutili.
<< Non lo sappiamo >> ammette, questa volta con espressione più grave,  il biondo. << Ma qualcosa deve essere successo >>.
<< Ahi! >> vedo le stelle nonostante l'accortezza con cui il mio infermiere improvvisato verifica lo stato della mandibola.
<< Mmmmmhhh  >> arriva la diagnosi. << Si gonfierà tutt'intorno  Passami un altro po' di lcl! >>
<< Sicuramente >> commenta il gigante, porgendo un'altra boccetta di elisir, << avranno litigato. Non fanno altro da quando si conoscono. Sono come cane e gatto >>.
<< Cioè, lei è la gatta >> sorride malizioso Musashi << e graffia tutti, tranne Ragazzo che ha una testa più dura della sua. Solo che lui non ha voglia di fare la parte del cane >>.
<< Ha il cuore ancora impegnato >> prosegue Orso con aria più svagata. << Chissà quando la dimenticherà? ... Dopo che l'avrà ricordata, è chiaro >>.
Cristallino!
<< Che male! >> mi lamento di nuovo quando la visita si concentra sul mio fianco destro.
 << Forse >> prosegue il biondo << hai qualche costola  rotta. Orso, un'altra fiala! >>
<< Ricorda che le scorte sono scarse >> chiarisce il bestione.
<< Non preoccuparti. Male che vada ne prenderemo un po' ... in prestito >>.
<< Riassumendo >> cerco di riportare la conversazione su un tema che per ovvie ragioni in questo momento mi sta particolarmente a cuore, << vuole uccidermi o no? >>
I due incrociano per qualche secondo gli sguardi. << Chi lo sa!? >> borbotta il biondo. << Ragazzo è un po' ombroso e  non è facile da capire. Lo sapremo quando il medico ti avrà visitato >>.

Mi piacerebbe chiedere il loro aiuto affinché convincano Furia Buia a non appendermi come un salame.
<< Non ci sta chiedendo aiuto >> afferma Orso con soddisfazione. << Mi piace questo mucchietto d'ossa. Spero proprio che sopravviva >>.
 
Ritenta. Sarai più fortunato al prossimo giro.

<< Un altro punto a suo favore >> annuisce il biondo. << Chissà, forse Ragazzo l'ha sognato e, come al solito, non ce l'ha detto >>.
<< Non ci sto capendo niente >> sbotto sconfortato e più confuso di prima.
<< Come posso spiegartelo? >> Musashi fissa il soffitto come per intercettare le parole necessarie a gettar luce su quell'oscurità che aveva pesantemente contribuito a formare. << Allora, quella dei cacciatori è una realtà variegata, basata su piccole, lasciami passare il termine, "bande di fratelli" con interessi diversificati e spesso contrapposti, ma che condividono una comune ritualità. In genere, per farne parte è sufficiente superare una serie di ... per così dire "prove iniziatiche", diverse a seconda dei luoghi e delle ... bande. Nella nostra, però, si entra solo ... >>

La spiegazione si interrompe sul più bello. Sentiamo rumore di passi in rapido avvicinamento, qualcuno sta correndo nella nostra direzione.
Dalla porzione di finestra che riesco a coprire con la coda dell'occhio mi sembra di vedere un'onda di capelli castani. Pochi istanti dopo si spalanca la porta.

<< Shinji! >>

Ruoto a fatica il busto per inquadrare meglio la sagoma che appare lungo il piccolo corridoio alla mia destra.
<< Suzuhara! >> esclamo con gioia, anche se mi costa un altro blackout di fiato. 
L'adrenalina è passata da tempo. Soffrirei anche se mi scontrassi con una mosca.

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Capitolo 5
*** La fine del giorno ultima parte ***


<< Oddio, come ti hanno ridotto!? >>
Sakura Suzuhara, l'ufficiale medico della Wille che per prima si era presa cura di me al mio risveglio, nonché sorella minore del mio amico Toji, mi raggiunge trafelata e prende ad indagarmi con attenzione mentre con una mano rovista all'interno di un borsone portato a tracolla.  Musashi e Orso si sono spostati giusto in tempo dalla sua traiettoria.
> le dico sfoggiando uno stentato sorriso di gratitudine.
<< Ma cosa diavolo >> Sakura si rivolge furiosa alla strana coppia di cacciatori << avete in quel cervello bacato? Come avete potuto ... >>
<< Non siamo stati noi >> la interrompe il Biondo, mentre Orso, visibilmente rosso, si è rapidamente spostato alle spalle del compare. << Semmai noi lo abbiamo salvato da quegli sciacalli >>.
<< Fareste meglio a dire che volevate concludere voi il lavoro >> anche Asuka fa capolino nella stanza.
<< Sta ... stavamo cercando di curarlo >> le risponde Orso.
<< E' vero >> lo aiuta il Biondo. << Poi, se dobbiamo essere precisi chi lo voleva morto .... >>.
<< ... Qui non ci sono gli strumenti adatti per effettuare gli accertamenti necessari >> lo interrompe il medico che non sembra affatto interessato ad acquisire informazioni che non riguardino il mio stato di salute. << Dobbiamo portarlo al nostro ospedale >>.
<< Niente da fare, dottore! >> anche Furia Buia è dei nostri. << Il moccioso resta qui >>.
Quell'uomo ha davvero il potere di gelare il sangue, il mio soprattutto. Persino Asuka è stata colta alla sprovvista, tant'è che istintivamente indietreggia come se avesse visto un fantasma, prima di ricordare il proprio nome e grado e bloccarsi in una delle sue collaudate pose da lancio del guanto di sfida.
L'unica che non sembra scomporsi davanti all'apparizione del ...  fantasma è Sakura che, anzi, lanciandogli un'occhiata severa, lo attacca:  << sei un dottore, forse? Chi credi di essere per decidere cosa è meglio per lui? >>
<< Non sono un medico >> risponde Ragazzo dopo un attimo di esitazione, << è vero, ma sono quello che può decidere di ucciderlo anche in questo momento e rendere inutile la tua presenza. Del resto, tu salvi i vivi, non resusciti i morti >>.
<< Ho salvato anche te e più di una volta. O lo hai dimenticato? >> risponde piccata Suzuhara.  << Non mi interessano i tuoi problemi con Shinji ma, certamente, lui non ti appartiene >>.
C'è qualcosa di strano in Sakura, soprattutto nel suo atteggiamento. Lo riconosco ... la riconosco, ma è come se fosse un'altra; ha qualcosa di diverso rispetto alla ragazza che si era timidamente presentata dopo la mia estrazione dallo 01. Registro il dato e lo metto subito da parte; forse, semplicemente, non la conosco abbastanza.
<< Adesso mi appartiene. Non è vero ... comandante? >> replica il ciclope spostando nervosamente la sua attenzione su Asuka.
<< Vieni a prenderlo! >> lo insegue Sakura. << Ma dovrai prima fare del male a me >>.
<< Che farai, Ragazzo? >> Asuka carica di ironico livore il suo "nome".  << Ucciderai anche lei? >>
<< Non chiamarmi Ragazzo! >> Furia Buia si concentra sulla rossa. << Tu sei ... un'estranea >>.
<< Ragazzo, Ragazzo, Ragazzo >> insiste provocatoria e un po' infantile. << Voglio vedere se riesci ad impedirmi di ripeterlo ancora >>.
<< Mentre i colombi tubano >> il Biondo ne approfitta per distrarre Sakura, << dottore, può verificare adesso come sta il piccolo? Per il momento dovremo adattarci. La prego >> supplica con fare innocente.
<< ... Ho capito >> si arrende Suzuhara dopo aver riflettuto e forse scaricato un po' di tensione. << Vediamo cosa posso fare ... Intanto, tu e Orso, per favore, aiutatemi a stenderlo su uno di quei letti >>.
Salto dal tavolo per farmi trovare già in piedi. E' stata una pessima idea perché una catena di pugnalate mi trafigge ogni vertebra della spina dorsale spezzandomi un respiro già irregolare a causa del dolore al costato. Ma non importa, non posso permettere che Asu ... che Suzuhara mi veda mentre mi trasportano di nuovo a mo' di zaino ... come aveva fatto poco prima Furia Buia.
E dire che fino a ieri avrei preferito di gran lunga questa soluzione: poter contare su qualcuno che mi spostasse, mi facesse muovere, colmando il vuoto di una volontà latitante. Una mano che mi trascina... La mano di Misato!!! No era la mano di Asuka. Perché ho pensato proprio alla signorina Misato?
Orso mi offre la spalla e mi aiuta a raggiungere il letto più vicino, quello posto in corrispondenza di una delle ampie finestre che danno sulla strada.
<< Non è la sistemazione migliore >> afferma il gigante, << ma ormai dovrebbero aver capito che non li conviene spararti adesso. Non è vero, Ragazzo? >>
<< Ho provveduto a chiarire questo punto >> assicura Furia Buia, << anche se non era necessario. Del resto stanno aspettando che  ... chiuda questa storia ... A proposito >> cercando di cambiare discorso, << è successo qualcosa mentre ero via? >>
<< E' filato tutto liscio >> risponde il Biondo. << Tu, piuttosto, sei stato veloce. Di' la verità! Non hai parlato con Paparino, vero? >>
<< Lo farò dopo >> replica con mal celato imbarazzo, mentre, chinando il capo, incrocia le braccia e inizia a dondolarsi sul posto muovendo ritmicamente le punte dei piedi.
<< Sei testardo, Ragazzo! >> commenta Orso che si è nuovamente posizionato dietro Musashi usandolo come scudo tra sé e Suzuhara.
<< Comunque, è andato tutto bene >> prosegue il Biondo. << Ci siamo presi cura di lui e abbiamo parlato. Gli stavamo raccontando di come si entra nella nostra banda >>.
<< Per quale motivo? >> Furia Buia si riprende. << Lui non entrerà mai nella nostra banda.  Lui deve... >>
<< E chi ha detto che deve entrare? >> lo anticipa Musashi assottigliando gli occhi e inarcando le labbra in un sorriso scaltro. << Gli stavamo solo spiegando come funzionano le cose da queste parti. Ah, gli abbiamo anche parlato del tuo caratteraccio... >>
<< E del fatto che alle volte sei ottuso >> aggiunge Orso, << proprio come la rossa >>.
<< Io sarei ottusa? >> ringhia Asuka contro il gigante.  << Come ti permetti cavernicolo?>>
<< Via, non scaldiamoci! >> prova a mediare il Biondo, mentre Sakura estrae dalla borsa che aveva con sé uno strano aggeggio di forma rettangolare con un piccolo monitor all'estremità superiore. <<  ... Ma si, scaldiamoci pure! Gli abbiamo anche parlato della cotta che la rossa ha per te e della tua insensibilità verso i suoi sentimenti >>.
<< Cheeeeeee ... >> gracchia un'Asuka color peperone che, a metà strada tra me e Furia Buia, ruota rapidamente e ossessivamente il capo per guardare prima lui, per nulla imbarazzato, e me alle prese con un'improvvisa vampata di calore e una sensazione di attorcigliamento all'altezza dello stomaco.
<< Scusa piccola tsundere dai capelli rossi >> sfotte ancora Musashi, << non abbiamo fatto in tempo a dire al piccolo che da quando è ritornato non corteggi più il nostro fratello come una volta. Tranquilla ché tanto Ragazzo se ne farà una ragione >>.
<< Ma come vi permettete! >> attacca Asuka. << Non mi interessano gli psicopatici e i ... i .... >> indicando verso me.
<< Bambocci >> l'aiuto.
<< Esatto, bambocci. Io sono il pilota dell'Unità Eva 02. E per voi, animali, sono il Comandante Shiki ...>>
<< ... Insomma >> la interrompe Furia Buia che, evidentemente, non gradisce le commedie romantiche << avete cazzeggiato >>.
<< Ma no, no >> si difende il Biondo. << Stavamo solo cercando di dargli tutte le informazioni utili per ... capire questo mondo. Non è vero, Orso? >>
<< Si si, è vero >> risponde l'omone il cui viso è immortalato in un sorriso un po' ebete mentre osserva Suzuhara armeggiare su di me.
<< Grazie per il sostegno, bestione >> continua Mushashi. << Adesso, però, smettila di alitarmi sul collo. Lo sai che non mi interessi >>.
<< Che ... che cosa vorresti dire? >> domanda sorpreso e di nuovo corrucciato l'armadio.
<< Non serve l'eco scanner. Non ha emorragie interne. Ho già controllato >>  precisa la Furia di nuovo concentrato su Sakura che indugia con la panoramica a distanza del mio corpo attraverso il monitor portatile.
<< Se permetti, preferisco assicurarmene di persona >> ribatte con una punta di fastidio senza, tuttavia, perdere la concentrazione. << C'è un versamento all'altezza del fianco destro. Devo verificarne l'entità >>.
<< Lo sai che quando attivo il mio occhio sono più efficiente di quel ... coso >> borbotta deluso il ciclope che forse si aspettava un po' più di attenzione.
Dopo avermi aiutato a sfilare il plugsuit fino all'altezza del bacino, inizia a controllare la zona incriminata. Voluminosi ematomi si mostrano in vari punti del busto, conferendogli una gamma cromatica per nulla rassicurante. A dire il vero non ne sono impressionato. Piuttosto mi sento imbarazzato perché solo ora realizzo che a) sotto la mia bella tutina da pilota sono nudo come un verme, b) ci sono troppe persone, c) la sorella del mio migliore amico potrebbe vedermi, appunto, nudo come un verme, d) ma soprattutto, non mi lavo da due giorni.
<< Niente di grave >> conclude il dottore cercando i miei occhi che, invece, preferiscono sfuggire alla marcatura e perdersi in un punto qualsiasi di questo stanzone, << ma è meglio accelerare il riassorbimento >>.
Dopo aver nuovamente rovistato nella borsa, estrae una piccola valigetta in metallo al cui interno sono contenute siringhe monouso già pronte con all'interno un liquido che mi ricorda...
<< E' lcl quello? >> domando.
<< Si, è una delle varianti realizzate a scopo terapeutico. Questa serve a favorire i riassorbimento del sangue raccolto nello spessore dei tessuti e a cicatrizzare i vasi sanguigni lesionati ... Inoltre, ho notato che hai anche due costole incrinate, ma non mi preoccupano >> prosegue dopo avermi bucato in più parti per iniettare il farmaco. << Adesso controlliamo la testa >>.
<< Tanto è vuota. Il bamboccio non è mai stato una cima >> Asuka prova a fare dell'inopportuno spirito su di me, ma anche lei incassa solo silenzio. Imbarazzata e infastidita, incrocia le braccia e aggrotta la fronte mentre mi lancia un ennesimo sguardo incazzato prima di mostrarmi sdegnosamente la nuca.
Stai a vedere che adesso è anche colpa mia se la tua battuta faceva schifo.
<< Come sta Ayanami? >> domando a Suzuhara mentre con la coda dell'occhio sbircio verso la nuca della Second. Il dottore è impegnato a frugare tra i miei capelli pericolosamente vicine al mio viso ed ha un buon odore. Non so perché ma riconosco anche questo momento, sono quasi tentato di allungare il collo per sfiorarle le labbra, ma qualcosa mi trattiene ...
<< Non sono affari tuoi! >> mi risponde Asuka.
<< Suzuhara  >> insisto dopo aver ripulito la mente da quella strana fantasia, ancora una volta ricondotto a terra dalla voce di quella ... << puoi dirmelo? Voglio sapere se sta bene, voglio sapere solo questo >>.
<< Quante storie per una persona. Tanto non è la tua Ayanami ...  Sei il solito bamboccio egoista >> sputa veleno la rossa che, però, ottiene l'effetto di colpire, riportandolo tra noi, Furia Buia. Ragazzo prende a fissarmi con uno sguardo che sembra tradire emozioni finalmente "umane", anche se non so proprio cosa gli passi per la testa.
<< La stavo visitando fino a pochi minuti fa. E' in ottime condizioni, non devi preoccuparti. Il colonnello Katsuragi ha messo un'unità di scorta ... >>
<< Non è al sicuro! >> esclamo guardandola dritto negli occhi. << Kuchinawa ha ... pessime intenzioni e i suoi uomini ubbidi... >>
<< Sta' zitto! >> il grido di Asuka riesce solo per un istante a ricacciarmi in gola le parole. <<... Ubbidiscono a lui. Suzuhara, Ayanami non è al sicuro. Ti prego. Puoi fare qualcosa? >>
Sakura mi scruta perplessa, poi guarda Asuka visibilmente alterata e Furia Buia che sembra interessato alla risposta.  << ... Forse, forse potrei parlarne con il colonnello >> risponde titubante. Non è granché, ma mi sa che devo farmelo bastare.

<< Ma che .... >> Sakura di nuovo alle prese con le mie condizioni deve aver individuato l'ennesimo problema. << Cosa avete combinato? >> alza la voce rivolgendosi al Biondo e ad Orso.
<< Gli abbiamo spalmato un po' >>  si difende Musashi << del contenuto di queste fiale. Sappiamo che è lcl non trattato, ma ... >>
<< Siete impazziti?! >>  sbotta il dottore. << L'lcl grezzo ... è caustico e in più è anche tossico. Volevate ucciderlo? >>
<< Beh >> azzarda una risposta Orso << ... abbiamo pensato che ... insomma .... per tanti anni i ragazzi sono stati dentro quei ...cosi >>
<< Si chiamano Eva >> lo corregge Mushashi che sembra davvero prendere alla leggera ogni cosa.
<< Si appunto ... e così... >> biascica il bestione, rosso e sudato.
<< Anche il liquido contenuto nelle entry plug è trattato. Nessuno può resistere al contatto  con la formula originale dell'lcl. A quest'ora Shinji .... >> Sakura si blocca, torna a concentrarsi su di me mostrando apprensione e al tempo stesso curiosità. << Non è possibile. I tagli si stanno rimarginando, ed anche le ecchimosi  ... il tuo corpo le sta riassorbendo. Non noto ulcerazioni... Come ti senti, Shinji? >>
<< Come un sacco da boxe dopo l'uso >>  non cerco di fare il duro, è proprio così che mi sento.
<< Un altro punto a suo favore >>, esclama raggiante il Biondo guardando Furia Buia, che invece si sforza, con sempre minor successo, di rimanere impassibile. << Ragazzo, tu lo hai sognato, vero? >>
<< ... Anche se fosse ... non vedo quale sia il problema. Non do mai retta ai sogni >>.
<< Sei ostinato >>  sibila Orso a denti stretti.
<< E' vero >> lo spalleggia Mushashi.  << Cosa ti preoccupa, quello che penseranno gli altri se non lo uccidi dopo che hai quasi scatenato una guerra per conquistare il diritto di prelazione sul corpo del piccolo, o quello che pensi di te stesso visto che hai cambiato idea? >>
<< ... Non ... non ho cambiato idea. Sto solo ... riflettendo >> ringhia nervoso il ciclope. << E comunque questo non è né il luogo né il momento per parlarne >>.
<< Che significa Suzuhara? >> interviene Asuka incurante della parentesi tra cacciatori.
<< Non lo so. Non riesco a spiegarmelo ma Shinji reagisce all'lcl come ... loro >> rivela indicando Furia Buia & Co.
<< ... Lui come il gruppo di Kosuke, mi prendi in giro? >>  incalza Asuka scrutandomi sorpresa come se al mio posto ci fosse un alieno. << Shinji non ha niente a che vedere con ... Non può  ... >>
<< ... essere vero? >> conclude la frase il Biondo. << Ormai dovresti saperlo. Noi non siamo come gli altri. Tutto quello che riguarda noi non è ... comune. Per questo, pur essendo soltanto in sei, siamo la migliore squadra di cacciatori in assoluto. Forse non è un caso se abbiamo incontrato il pupo >>.
<< Ma voi non siete umani! >> esplode la rossa.  << Come diavolo può essere che ... Shinji... proprio lui... >>
<< Non è carino dirlo in quel modo >> le risponde offeso Orso.
<< E, comunque, detto da te suona ridicolo >> commenta acido Ragazzo, ricevendo in cambio l'occhiata al vetriolo del pilota.
<< Quindi, Suzuhara? >> chiedo visto che anch'io sono interessato alle mie condizioni. << Come sto? >>
<< Direi ...direi apparentemente bene nonostante le ... "ammaccature". Tuttavia, la tua "condizione" richiede ulteriori approfondimenti. Non sappiamo se si presenteranno degli effetti collaterali... Come ho detto ci vogliono strumenti di analisi che in questa struttura non sono disponibili. Dovrò chiedere aiuto alla dottoressa Akagi... Lei  potrà ...>>
<< ... Mettermi un nuovo collare >> l'anticipo, << non è vero? >>
<< Beh, non ... non so se sarà necessario >> risponde Suzuhara evitando di guardarmi.
<< Certo che sarà necessario. A prescindere dagli accertamenti >> Asuka torna in cattedra, << l'applicazione del dss chocker è necessaria per la nostra sicurezza. E questa volta, dovrà essere a prova di tutto. Non capisco come mai non abbia funzionato l'ultima volta >>.
<< Ha funzionato. Eccome se ha funzionato! >> replico a bassa voce.
<< Se avesse funzionato tu non saresti vivo >> mi corregge la rossa.
<< Ha funzionato, ti dico. Se sono vivo >> provo a spiegare cercando di bloccare le lacrime che si ammassano per uscire, << è perché qualcuno si è sacrificato per me >>.
<< Chi? >> domanda Asuka. << L'altro pilota?  Gliel'avranno ordinato. Povero stupido! >>
<< Si chiamava Kaworu >> rispondo a denti stretti, << Kaworu  Nagisa. Era un Angelo. E'stato l'unico a trattarmi come un amico e di sicuro non era uno stupido >>.
<< Credi di intenerirci? >> mi pungola la rossa. << Tutti abbiamo perso qualcuno e di certo non piangeremo la perdita di un Angelo. E' solo un problema in meno, mentre tu ... sei ancora qui >>.
<< Grazie a te. Così impari a farti i fatti tuoi >> rispondo sostenendo con imprevista facilità la sua espressione di disgusto, pur comprendendo quanto ingiuste siano queste parole. Dal profondo del mio essere qualcosa di feroce, molto simile a quella insolita disposizione dell'animo che mi aveva permesso di reagire per la mia vita, è emerso nuovamente per affacciarsi su ciò che esiste fuori. Sono così arrabbiato, e non solo con lei, che quasi non riesco più a sentirmi triste per quell'unico amico che mi aveva teso una mano, caricandosi la mia croce sulle spalle. Tu guarda che fine ha fatto! Eppure mi aveva detto di fermarmi. << E' morto per colpa mia. Avresti dovuto lasciarmi dove mi hai trovato >>.

E tu hai provato a capirla, Ikari Kun? La voce di Ayanami risuona nella mia testa. Non ricordo di averla sentita pronunciare queste parole, ma sono certo che l'abbia fatto. Questi deja vu iniziano a rompere.
<< Calmo cucciolo >> il Biondo rompe il silenzio spettrale seguito alla mia uscita, forse per bloccare sul nascere eventuali propositi violenti della furia rossa, << sono già in tanti a volerti morto, non aggiungerne altri alla lista >>.
<< E' inutile che fai il duro, bamboccio >> Asuka, ci ha messo qualche secondo per riprendersi dalla sorpresa. Il tono della voce sembra calmo, ma i pugni serrati e l'ombra che la frangia getta sulla fronte preannunciano temporale in arrivo. << Non hai alcun diritto >> prosegue  << di pretendere la nostra pietà o la nostra simpatia dopo quello che ci hai fatto >>.
<< Non voglio >> rispondo con speculare autocontrollo << né pietà, né simpatia. Dico solo che sono d'accordo con voi. Sarebbe stato più giusto se fossi morto io, come era previsto. Kaworu era migliore di me >>.
<< Non è esattamente quello che intendevo ..., ma,  per quanto riguarda l'Angelo, di sicuro non era un innocente visto che serviva tuo padre >>.
<< Aveva escogitato >> replico per difenderne almeno la memoria. Devono saperlo che lui non era un mostro ... come me << una soluzione per rimediare al casino che avevo combinato. Ma mio padre ha ingannato anche lui ... e io... >>
<< Allora >> ghigna rabbiosa Asuka, << era degno amico tuo >>.
"Fanculo!" sbotto senza parlare, consapevole di non essere nella posizione di sentirmi offeso. Osservo uno spaccato del villaggio che si apre alla vista oltre il vetro dei finestroni che separano il dentro dal fuori. Non c'è niente che possa interessarmi in questo momento, ma non voglio vederla. Vorrei stare da solo.
<< E' davvero triste quando perdi un amico >> prova a rincuorarmi Orso che si sforza di vincere l'afasia prodotta chiaramente dalla presenza di Suzuhara.
<< E si >> lo accompagna il Biondo. << E quando ne trovi uno vero, non puoi stare a sottilizzare su chi sia o cosa rappresenti per te. Non è vero, Ragazzo? >>
Furia Buia non risponde, si limita a guardare il compare con fare sempre più cupo e un po' meno incazzato. Se ne sta lì, impalato, poco distante dalla porta con le mani ora pesantemente ancorare ai fianchi.
Musashi mi strizza l'occhio senza attendere risposta; evidentemente il suo silenzio era la risposta che voleva sentire. << Comunque >> riprende, << ritieniti fortunato. C'è chi non incontra mai persone del genere. Come diceva il vecchio, ognuno attira il simile, vero Ragazzo? Quel Kaworu deve aver visto qualcosa di buono in te per morire al posto tuo >>.
Qualcosa di buono. Peccato che l'abbia visto solo lui!
<< Voi siete ... davvero STUPIDI! >> esplode Asuka. << Vi fate impietosire da questo bamboccio. Vi preoccupate per lui come se fosse una povera vittima. Lo compatite perché adesso sembra debole e indifeso ... anche se soltanto questo dovrebbe farvi venire la nausea. Continuate a guardarlo ...  a guardarlo nella speranza che combini qualcosa di buono, che faccia un passo. Continuate a dargli fiducia, aspettando che dimostri un po' di coraggio ma, in realtà, sapete benissimo che lui è la causa dei nostri mali. Lui ha provocato l'apocalisse, lui e il suo egoismo hanno portato a tutti questi anni di dolore, anche i tuoi, dannato Furia Buia ... o come cavolo ti vuoi far chiamare. Io ho combattuto ... da sola ... per tutti questi anni per salvarvi il culo, per difendere la nostra casa, la nostra causa. Questo patetico vigliacco, invece, è scappato ancora una volta, è corso tra le braccia del padre per ... che ... che avete da guardare? >>
Mentre parlava il volto di Asuka aveva iniziato a trasfigurarsi. I capelli seguivano il moto ondoso che, rinforzato da ogni parola, scuoteva il suo corpo; le dita scricchiolavano sotto la pressione dei pugni serrati e le sopracciglia, incurvate fino all'inverosimile a incorniciare un occhio spalancato in modo innaturale, sembravano voler tracimare su tutto il viso. Anche lei è stata posseduta da qualcosa che stava cercando solo il pretesto per uscire allo scoperto, senza curarsi della pertinenza delle parole al tema generale del discorso.
Ci mette un po' a tornare sulla terra mentre il petto, come un mantice sotto sforzo,si gonfia e si sgonfia a intervalli rapidissimi.
Nessuno le risponde, non una battuta di Musashi, non una stilettata di Furia Buia che si limita a fissare assorto il pavimento. Persino Sakura alla fine le dà, imbarazzata, le spalle, mentre io rinuncio a domandarmi cosa sia successo. Di certo, qualcosa si è rotto.
<< Fate quello che volete >> dice spossata e irosa la rossa avviandosi verso l'uscita.
<< Perché lo hai salvato? >> domanda Furia Buia costringendo Asuka a bloccarsi proprio sull'uscio.
La Second si volta a guardarmi, ma non riesce ad assemblare i connotati in modo da comporre la solita espressione di forzata superiorità. Ha rovistato tra i cassetti ma non ha trovato la maschera giusta.
<< Me lo sto chiedendo anch'io >> commenta prima di sparire.
 
<< Allora cos'hai deciso, Ragazzo? >> torna sul punto Musashi concentrando nuovamente tutta l'energia rimasta in sospensione.
<< Dottore ... sopravvivrà? >> Ragazzo prende tempo.
<< Ma certo >> risponde Sakura ancora scossa. << E' un po' disidratato. Come ho detto, ha un paio di costole incrinate, ma non ho riscontrato traumi importanti. Resto comunque dell'idea che sia necessario un ulteriore periodo di osservazione presso di noi. Giusto per ... scrupolo, per capire come mai Shinji reagisce in quel modo .... >>
<< No >> la blocca Furia Buia. << Avrete altre occasioni per fare esperimenti su di lui. Ritzuko aspetterà >>
<< Vuoi dire che non lo ucciderai? >> chiede di slancio Orso
<< Non ho detto questo >> smorza l'entusiasmo. << Ho detto solo che Ritzuko può aspettare. Per quel che mi riguarda e che la riguarda può benissimo studiare il suo cadavere. Non credo che faccia molta differenza per lei >>.
<< Nessuno farà esperimenti su Shinji >> reagisce Sakura. <<  Non lo permetterò, il colonnello Katzuragi non lo permetterà .... E anche la dottoressa Akagi non è quella persona insensibile che immaginate. Sono sicura ... sicura ...>>
<< Non lo sai >> glielo leggo negli occhi che la sua è solo una speranza perché non è in suo potere fare simili promesse. Sono convinto che, se dipendesse da lei, non mi accadrebbe niente di male. Posso solo confortarla: << so che tu non lo faresti mai. Ed è tanto per me >>.
<< Non è vero >> mi risponde con forzata sicurezza. << Sono sicura di quello che dico. Sarò io a tenerti sotto osservazione, non permetterò che ti accada niente. Avete capito? >> si volta di scatto in direzione dei cacciatori. << Non lo permetterò neanche a voi >>.
La busta era indirizzata a tutti e tre, ma chiaramente il messaggio era per Furia Buia, che coglie subito l'antifona ma non si scompone.
<< Non metterei mai in dubbio la tua parola >>  Ragazzo prende aria. << Ti confesso ... ti confesso che dopo tutti questi anni, per la prima volta non sono più sicuro che riuscirò a portare a termine la mia "missione". Si perché uccidere ... Shinji credo sia stata ... è stata la mia missione. Non so più cosa voglio fare. Potrei lasciarvelo, tanto sono sicuro che avrà la sua punizione nonostante i tuoi sforzi. Tuttavia, poiché non ho ancora deciso, non intendo farlo. So solo ... >> lancia un'occhiata ai suoi amici come se cercasse conferma << che adesso il tuo compito è finito. Non puoi fare più niente per lui >>.
 
Peccato! Il tuo discorso iniziava a piacermi

Le sue parole affettano l'aria come una pessima battuta che chiude una barzelletta ben raccontata. Musashi sospira rumorosamente chinando il capo mentre Orso guarda dall'altra parte esplodendo in un sincero e frustrato << Uffaaaa! >>.
<< Che significa? >> chiede atona e pallida Suzuhara. << Che senso ha farmi chiamare per soccorrerlo se poi tu ... >>
<< Il fatto è >> la interrompe Furia Buia << che davvero non puoi fare più niente per lui. Il pivello non verrà con te. Sai bene che, se decidessi di tener fede al mio proposito di ucciderlo, non mi fermerei davanti a niente e a nessuno. Non permetterei neanche al rispetto e alla riconoscenza che nutro nei tuoi confronti di intralciarmi. Se ti concedessi, invece, di portarlo a bordo di ... quel coso che chiamate "ammiraglia", tu non potresti proteggerlo comunque. E Shinji morirebbe a causa di qualche proiettile vagante partito dal fucile di uno dei vostri... Sempre che Ritzuko non ritenga più utile studiare una cavia ancora viva. Ma allora i suoi giorni sarebbero ugualmente contati e miseramente spesi. Non so se tenerlo ancora in ostaggio presso di noi sia la soluzione più giusta, ma è l'unica che al momento posso accettare ... Dal suo punto di vista le cose non cambiano più di tanto. Si tratta pur sempre di barattare qualche giorno o settimana di agonia con una morte più rapida e dignitosa >>.
<< ... Pensi davvero di confondermi con queste sciocchezze? >> ribatte Sakura stringendo i pugni e incassando la testa nelle spalle. E' davvero esile, come può sfidare quel mostro? << Noi non siamo come  ... il capo della Nerv e soprattutto non siamo degli incivili ... >>
<< ... Come noi >> conclude la Furia. << E' vero. Non siamo come alcuni di voi!  E di certo il nostro modo di risolvere i problemi è molto ... diretto. Ma non osare paragonarci a quel bastardo di Gendo Ikari - sì non ho paura di nominarlo - e dei vecchiacci con cui collabora. E se tu puoi salvare vite, lo devi soprattutto a quelli come noi. Ci trattate con disprezzo, neanche fossimo animali, ma non è un caso se questo ... mondo ha prodotto cacciatori. A darvi fastidio è solo il fatto che non potete inquadrarci, che, anzi, dovete scendere a patti con quelli come noi. Perché saremo anche animali, ma quando vi serve non avete problemi a cercare il nostro aiuto. Ero convinto che almeno tu ... fossi diversa da loro >>.
<< Non volevo paragonarvi ai nostri nemici >> Sakura sta tremando << e ... mi sono espressa male. Non volevo insultarvi. E' che non riesco ... non riesco ad addossargli tutte le colpe. E' vero, Shinji ha commesso degli errori terribili ... e c'è qualcosa che non capisco che lo rende ancora più pericoloso di ... Ma se siamo vivi, se sono viva, è perché lui ha combattuto  ... a quattordici anni e senza addestramento. So che può fare ancora qualcosa di buono. Non voglio che lo uccidano, non voglio che tu lo uccida ... Io lo porterò con me. Fermami se ... se ne sei capace >>.
 
Ma è stata colpa mia se tutti hanno sofferto, Kaworu è morto per il mio egoismo, Asuka  è quasi morta perché mi sono comportato come un bambino, Ayanami è scomparsa perché ... sono stato un inetto. Non ne faccio mai una giusta. E Suzuhara ... l'ho quasi uccisa durante il primo scontro perché sono svenuto come un vigliacco. Se fossi stato più coraggioso ... Hanno ragione a disprezzarmi, se mi punissero farebbero solo giustizia.
 Eppure c'è chi non la pensa come te. Dovresti rifletterci!

Non c'è niente su cui riflettere. Anche quando cerco di rimediare, riesco solo a fare più danni. Mio padre ha fatto bene ad abbandonarmi.
 
Però poi ti ha usato per i suoi piani

Si, anche mio padre è colpevole. Ma sono io che ho provocato dolore.
 
Cerchi ancora di riprendere il controllo, vero shinji?

Quale controllo?
 
Il controllo della tua illusione.

Quale sarebbe?
L'illusione di essere speciale.
 
<< Dovresti essere orgoglioso, piccolo >> la voce di Musashi mi strappa dal mio snervante dialogo interiore. Indossa una maschera di sfrontata noncuranza ma percepisco la sua tensione. Vuole che dica qualcosa per porre fine allo stallo. << C'è un'altra persona pronta a lottare e a sacrificarsi per te. E visto che si tratta del medico, ne devi valere proprio la pena >>.
Sacrificarsi per me!? E' vero, Suzuhara mi sta facendo da scudo, vuole proteggermi. Ha paura di Furia Buia, eppure non si sposta e non arretra.  Questa piccola donna rischia di morire per difendere me ... come Kaworu. No, No, No,No, No!!!!
 
Non un'altra volta!!!

<< Resterò con voi! >> mi alzo a fatica, devo riuscire a stare in piedi; sistemo il plugsuit con molta calma, non riesco a muovere un muscolo senza provare dolore; mi affianco a Suzuhara praticamente in apnea, non posso respirare e camminare contemporaneamente.  << Sono pronto >> esclamo fissando negli occhi Furia Buia. Alla mia sinistra la strana coppia non riesce a contenere un'espressione di sollievo. E' quello che mi hai chiesto, vero Musashi?
<< Molto bene >> esclama Ragazzo più rilassato, come se anche lui sperasse in un mio intervento.
<< No Shinji, non sei costretto ad andare con loro... Io ... >>
<< Ti ringrazio Suzuhara. Mi sento già meglio Comunque, hanno ragione: se vengo con te sarò senz'altro in pericolo ...  Asuka potrà confermartelo. E poi ... non hanno detto che mi uccideranno. In questo momento sono più al sicuro con loro >>.
Negli occhi di Sakura leggo sollievo e soprattutto la speranza che non stia mentendo. << Pensaci! E' proprio come ti ho detto. Vedrai che andrà tutto bene >> scusa, ma sto mentendo.
<< ... Almeno resta qui, così potrò controllarti meglio. Non puoi ancora reggerti in piedi, sei disidratato e probabilmente sono giorni che non mangi. Solo per questa notte >>.
<< Veglieremo noi su di lui >> interviene Furia Buia.
<< Cosa intendi? >> domanda preoccupato Orso.
<< Mangerà con noi >> risponde seccamente prima di offrirci le spalle.
A giudicare dall'espressione di Orso e del Biondo, non si tratta proprio di un invito e neanche di un appuntamento. Ho capito...
<< Sentito? Ci penseranno loro a me >> mi affretto a rassicurare Sakura. << Con loro >> ripeto fissando nuovamente il cecchino con un occhio e qualcosa << non può accadermi niente di male >>.
Il solito Shinji avrebbe fiutato il pericolo e reagito in due possibili modi ... entrambi sbagliati: avrebbe accettato il consiglio di Suzuhara utilizzandola ancora come barriera contro un nemico micidiale, oppure si sarebbe illuso che quell'"invito a cena" non nascondesse insidie e si sarebbe determinato a seguire i suoi potenziali carnefici docilmente, come un animale da macello. Tutto pur di non affrontare la realtà.
Ma in questo momento davanti a te, dannato Furia Buia, non c'è l'ordinario Shinji. Comprendo a quali rischi sto andando incontro, ma non importa. Avrò paura, ma non adesso. Ti seguirò senza fare storie, ma per salvare lei .... bastardo!
<< E' vero >> annuisce Musashi che, come me, vuole proteggere l'ufficiale medico. << Lo sai che Ragazzo è un po' emotivo e, quindi, ogni tanto straparla. Devi fidarti ... di noi >>.
<< Torna da Ayanami >> le dico << e, ti prego, fa' il possibile per tenerla lontana da Kuchinawa e dai suoi tirapiedi. Sembravano ... interessati a lei >>.
Mi incammino verso la porta cercando di nascondere ogni segno di fatica e dolore, mi fermo davanti Furia Buia continuando guardalo negli occhi. << Possiamo andare anche adesso, se vuoi >> gli dico cercando di non tradire alcuna emozione. Quando mi partono gli attacchi di coraggio è bene che ne approfitti.
Qualcosa di straordinario deve essere accaduto, perché Ragazzo non sostiene il mio sguardo. << Infatti >> voltandosi nuovamente in direzione dell'uscita, << è ora di andare! >>
Lo seguo ma, prima di varcare la soglia, mi rivolgo forse per l'ultima volta  alla sorella di Toji ancora impalata dove l'avevo lasciata pochi istanti fa. << Scusami Suzuhara se sono salito ancora a bordo di un Eva. Ti prometto che non accadrà più! >> in un modo o nell'altro.
<< Per te sono Sakura >>
 
*****

Il sole sta calando, è ancora freddo  e sterile così come mi era apparso all'alba. Intorno al suo nucleo giallo, mentre si inabissa nel lago, un potente alone rosso si spande dipingendo nuvole isolate e insanguinando un cielo dall'azzurro sempre più spento.
Ombre allungate e cupe oscurano il verde all'altezza del terreno, ma non dappertutto. Là dove la boscaglia è meno fitta la luce riesce ancora a insinuarsi circondando e difendendo piccole radure ancora scintillanti, oasi di luce in un deserto sempre più oscuro.
Ne individuo una in particolare, ampia e irregolare, proprio davanti a me che intanto indugio sul limitare della porta. Quanto vorrei stendermi al centro, forse non sentirei più tanto freddo. No, non devo fuggire.

Sono subito dietro Furia Buia che guida in direzione del saloon, Musashi mi copre a destra mentre Orso è alle nostre spalle. Ho ancora qualche minuto ... per non pensare.
La mia destinazione partecipa del gioco di ombre in accordo con il paesaggio circostante; tuttavia, non riesco a vedervi luce, se non quella artificiale proveniente, ancora flebile, dall'interno. Facciamo un gran casino camminando su questo sterrato che sembra fatto di piccoli gusci fratturati e odora ... odora di uova andate a male. Il cadavere dell'uomo pugnalato alla nuca è scomparso, ma è ancora visibile il suo sangue ormai rappreso. Una vita che non c'è più e non ne è rimasta che una pozza color rosso scuro che sarà lavata via.
C'è molta gente vicino all'entrata. Sfoggiano colori cupi e volti anonimi, assomigliano a cadaveri appena usciti dalla tomba o dall'inferno. Non mi stupirei se fosse davvero così.
Mi volto verso Musashi. E' teso, ma non credo tema qualche imboscata; continua a fissare la schiena di Furia Buia come se cercasse un segno.
<< Che significa "mangiare con voi"? >> gli chiedo a bassa voce pur sapendo che la risposta potrebbe non piacermi.
<< Beh ... >> esita il Biondo << per il momento solo che cenerai con noi >>.
<< Hai capito cosa intendo? >> insisto.
<< Diteglielo pure! >> suggerisce scocciato Furia Buia senza voltarsi e senza arrestare il passo.
<< Può' significare due cose >> spiega Orso: << o che non ti ammazzerà o ... >>
<< Si, ma perché quell'espressione? >>  mi avete preso per stupido?
<< Una coltellata fa più male a stomaco pieno >>. Quando non c'è Sakura ti si scioglie la lingua eh, bestione? 
Con gli "zombie" in attesa all'ingresso della taverna, assiepati sui gradini esterni, i miei due angeli custodi chiudono la distanza intorno a me:
avverto di nuovo quella sensazione di calore avvolgermi ... no avvolge anche Orso e il Biondo.
La piccola folla indietreggia alla vista di Furia Buia. Che abbia attivato il suo occhio?
Il locale è stracolmo, perciò le possibilità sono due: o in questo villaggio non ci sono svaghi o lo svago sono io.
<< C'è il pubblico delle grandi occasioni >> ironizza Furia Buia parlando con Matsuda, anche lui in attesa a mo' di guardia armata vicino alla porta basculante a due ante.
<< Sono venuti anche da fuori per ... quello >> risponde indicando ovviamente me.
<< Ci andrà di traverso qualche boccone? >> domanda Orso.
<< No, ho già pensato a tutto. I nostri posti sono prenotati >>.
<< D'accordo! >> dichiara il cacciatore con la benda dopo un paio di respiri profondi. << Si va in scena >>.
<< Speriamo tu abbia letto il copione >> si lascia sfuggire Musashi.


Visto da una posizione finalmente eretta, il vano principale sembra più ampio e capiente. A differenza del confuso assembramento sul limitare della soglia, il "pubblico" che  riempie il locale è più ordinato. Sono tutti seduti, ai posti di combattimento, secondo una geometria fatta di piccoli tavoli sistemati in file regolari.
Alla mia destra ne conto quattro, ciascuna formata da tre tavoli occupati dalla razza di Furia Buia & co. Dopo averci accolto, Matsuda si accomoda su una sedia libera, la più lontana in quarta e ultima fila, a ridosso della parete verso l'angolo. Da lì può controllare l'entrata ed ogni movimento nella sala.
Ronin occupa lo stesso posto di qualche ora fa, affiancato dal ragazzo che mi mette i brividi ogni volta che lo incrocio. Anche Kosuke troneggia in prima fila, là dove gli avevo sfilato l'accendino.
 
Li avranno inchiodati alle sedie.

 A sinistra un'unica fila, composta da almeno sette tavoli si snoda, disallineata e compressa come un serpente che si srotola per avanzare, per tutta la lunghezza del locale fino a costeggiare il lato corto del bancone.
Stretti come sardine quelli della Wille prima di vedermi stavano bestemmiando per lo spazio limitato e lo scarso approvvigionamento di bevande. Riconosco il ciccione pelato che ci aveva accolti all'ingresso del paese e che ora mi guarda con aria truce. Non posso preoccuparmi anche di lui, ci sono troppe persone a cui prestare attenzione.
La disposizione dei tavoli crea un corridoio un po' decentrato rispetto all'asse mediano del vano, uno stretto budello che porta direttamente al bancone color legno chiaro che emerge dal lato opposto all'entrata.
Poco più alto di un metro e mezzo e di pari profondità, la struttura delimita  l'area dedicata al  ... barista: una donna, l'unica presente, di mezza età, corpulenta e piuttosto alta. I corti capelli neri, distesi su un bianco letto di imponente e non curata ricrescita, evidenziano le paffute guance rosse e due grandi occhi sorretti da un naso importante e irregolare. Indossa  un maglioncino color viola pastello, sblusato su un grembiule che ricorda la tavolozza di un pittore.
Sormontato da uno specchio formato maxischermo, su cui riesco addirittura a vedere la mosca che dà il tormento alla nuca di Matsuda ormai alle mie spalle, il bancone si presenta insolitamente vuoto considerato il pubblico; ci sono soltanto sgabelli allineati in attesa ciascuno di essere occupato.
 
Come un pugile scortato dal suo staff, percorro il corridoio che divide due ali di folla così rumorose che riesco a sentire il rumore dei miei passi mentre vengo "pugnalato" da sguardi carichi di odio.
Mi sarei aspettato, data l'esperienza di poche ore fa, una lunga sequela di insulti e qualche calcio o pugno a tradimento. Niente di tutto ciò, solo mezzi grugniti bisbigliati che, sommati, producono un fastidioso e informe borbottio.
Furia Buia deve essere in modalità superman, perché quella ormai nota sensazione di calore  non mi abbandona; anzi, inizia ad assumere una consistenza quasi fisica, come se fossi ... come se fossimo protetti da ... un at field, proprio come aveva detto Kosuke. Come fa a creare un campo di forza senza un Eva e per di più in grado di contenere anche me e gli altri due cacciatori, invece di respingerci? Che cosa diavolo sei, Ragazzo?

Mi accomodo infine al mio "angolo", spalle verso il muro, all'altezza del lato corto del bancone, quello più distante rispetto all'uscita.
Riesco a monitorare tutta la fila occupata dal personale della Wille e i tavoli occupati dai cacciatori che costeggiano il corridoio. Dietro di me uno spazio vuoto e non credo sia un caso.
Accanto a me è seduto Furia Buia che ha una mano appoggiata allo spigolo e con l'altra sfiora il calcio del fucile. Orso e il Biondo si sistemano sul lato lungo, offrendo le spalle ai presenti. Un azzardo se non fosse per lo specchio.
Di fronte a me l'altro segmento del piano, sufficiente per due persone, resta vacante, ma non sarà così ancora per molto a giudicare dalla presenza di bicchierini da cicchetto e di una bottiglia di non so quale liquore pronta per l'uso.
La visuale mi è in parte coperta dal donnone di prima che si avvicina a noi con l'occorrente per l'"aperitivo": alcool e tre boccali da birra.
 << Questo lo offre la casa. Per i miei migliori fornitori >> sorride materna mentre serve lo strano trio riempiendo fino all'orlo i bicchieroni.
<< Vale anche per la cena, vero Mami? >> azzarda Orso che guarda la donna come un bambino in attesa che la madre gli dia il permesso di avventarsi su una torta.
<< Ma sei una bestia! >> lo rimprovera il Biondo. << Se dovesse offriti anche la cena, con quello che mangi, la porteresti al fallimento. Poi toccherebbe a me cucinare ... A proposito Mami, sai che non siamo stati noi a combinare il casino che hai trovato per terra, vero? >>
<< Conoscendovi non ne sarei così sicura, ma tanto il vostro capo ha provveduto a risarcirmi ... Quindi >> guardando l'armadio, << questa volta mangerete gratis. Ricordatevi, però, che le scorte sono limitate >>.
<< E perché non ce l'hai detto? >> domanda Orso. << Ci avremmo pensato noi. Non siamo incapaci come quegli altri >>.
<< Cosa hai detto? >> qualcuno tra le fila dei cacciatori si leva in piedi, spostando il giaccone per mostrare le pistole.
Orso ruota sullo sgabello per guardare in direzione del sordo. << Ho detto >> estraendo l'arma dalla fondina << che siete degli incapaci >>
Musashi fa altrettanto ma senza muoversi. Sorseggia dal bicchiere fissando il grande specchio per scorgere qualche movimento inopportuno.
Furia Buia non sembra preoccupato, anche lui beve dal boccale come se niente fosse. E vorrei vedere visto che ci copre con la sua aura elettromagnetica.
<< Siediti! >> Ronin fissa il coltellaccio con cui cerca di pulirsi le unghie ma è chiaro a chi si rivolge. Ottenuta obbedienza, alza gli occhi nella direzione di Orso che gli sorride con aria di sfida.
<< Non nel mio locale! >> tuona Mami battendo un pugno sul bancone così vigoroso da farmi saltare dalla sedia. 
<< Ha ragione >>  commenta la Furia. << Questa volta non dobbiamo iniziare noi. Vediamo se qualcuno ha il coraggio di andare oltre le parole. Nel caso ci difenderemo ... sempre che ne valga la pena >> conclude la frase scansionandomi con la coda dell'occhio.
<< Beh, ho solo pensato di anticiparli... Tanto finirà male comunque >> la risposta di Orso è tutt'altro che rassicurante.
<< Ma noooo! >> lo sfotte il Biondo ad alta voce. << Sei sempre pessimista. Vedrai che non faranno niente. Non vedi che facce da brave persone? Brutte, ma brave >>.
<< I tuoi uomini credono di essere superiori. Non è un bene >> Ronin non mi sembra proprio il tipo che lascia correre.
<< I miei fratelli >> risponde Kosuke prontamente, stoppando sul nascere la reazione di Ragazzo << possono permetterselo, perché sono i migliori cacciatori in circolazione. E comunque, Ronin, tu avresti detto anche di peggio >>.
<< Non sono d'accordo con te >> replica il cacciatore dai capelli bianchi. <<  Prima o poi dovremmo chiarire questo punto >>.
<< Anche adesso se vuoi! >> risponde Furia Buia, dimostrando che le insinuazioni del Biondo sulla sua emotività erano più che fondate. Intanto l'at field intorno a noi si scalda ulteriormente, in linea con l'atmosfera e l'umore del suo creatore.
<< Te l'avevo detto, Principessa, che sarebbe stato divertente. E tu che non volevi venire >>. La voce di Mari squilla all'ingresso del locale, come il suo plugsuit orribilmente rosa. Due passi più indietro, Asuka cammina scocciata, il volto cupo, lo sguardo basso e distratto. Anche lei indossa la divisa da pilota  e nasconde il capo sotto un cappellino con visiera su cui sono puntellate alcune spillette da ... bambina.
Porta lo stesso giacchino amaranto con cui "salutò" il mio ritorno tra i mortali. Meno male che il vetro era blindato.

Se non altro la loro presenza è servita ad allentare la pressione.
Ma un altro tipo di tensione inizia a montare tra la folla, anche nella zona appannaggio degli aderenti alla Wille, dal momento che quelle divise, più che per pilotare un Eva, sembrano pensate per il fan service.
Gli sguardi, infatti, puntano su specifiche aree del corpo già generosamente evidenziate da madre natura, sebbene sia convinto che sarebbero state oggetto di attenzione anche se si fossero mostrate impaludate in uno scafandro. Del resto, oltre Mami, il cui aspetto rispecchia l'utenza media, loro sono le uniche due donne presenti.
Si accomodano di fronte a noi occupando proprio i due posti sull'altro lato corto del bancone. Asuka sembra infastidita e lancia qua e là occhiatacce che hanno lo scopo di intimidire gli ammiratori, ma non ci mette molto a capire che si tratta di fatica sprecata. Alla fine si arrende scegliendo di non curarsi di quelle inopportune e mute lusinghe.
<< Oh grazie, Mami >> miagola Mari, mentre prepara due cicchetti. << Sapevo che avresti pensato anche a noi. E tu, Principessa , non dar retta a questa plebaglia! Sei troppo bella per loro >>.
<< Come facevi a sapere >> Asuka si rivolge all'oste << che sarei venuta anch'io? >>
<< Mari mi ha detto di preparare anche per te >> risponde Mami avvicinandosi alle due clienti. << ... E voi la piantate, animali?! >> sbraita in direzione degli avventori rafforzando la minaccia con la canna di un fucile, estratto con insospettabile rapidità da sotto il piano bar, e che ora fa oscillare lentamente e ad ampio spettro per essere sicura che a nessuno sfugga il messaggio. << ... Ha sorpreso anche me sentirglielo dire. E' da un po' che non ti fai vedere >> riprende di nuovo affabile a parlare alla Second.
<< E' perché adesso c'è "qualcosa" da vedere, vero Principessa? ... Woff >> sfotte la quattrocchi.
<< Stupida! >> sibila alla gatta, che, di rimando, le sorride maliziosa.

<< Ma quando si mangia? >> Orso freme sullo sgabello.
<< Scusate >> Mami si congeda dalle ospiti, << il bambino ha paura di dimagrire >>.
<< Non è questione di peso >> risponde piccato il bestione. << Ho bisogno di mangiare per essere sempre forte >>.
<< Vero, vero >> lo rintuzza a bassa voce il Biondo, << ma solo perché ci sono loro due. Se fosse entrata anche la dottoressa decanteresti la virtù del digiuno... o forse utilizzeresti almeno le posate, caprone! >>. Invidio l'abilità di sdrammatizzare di cui è dotato Musashi che ora ridacchia nonostante una violenta spallata di Orso lo abbia quasi scaraventato a terra.
Di fianco a me, Ragazzo sembra interessato ad altro, forse non apprezza la presenza delle nuove arrivate. Fissa Ronin, che risponde con malcelato astio, ed il suo pupillo che, invece, sembra più interessato ad Asuka.
Cerco di registrare ogni movimento, ogni parola, ogni espressione. Sono ancora in pericolo, perché, a parte Asuka, che potrebbe non essere interessata a rivestire i panni della mia paladina, e forse i due compari che mi hanno "leccato i graffi", tutti sono potenzialmente miei nemici. Soprattutto il ciclope che siede a fianco a me. Ho l'impressione che la possibilità di salutare il sole di domani dipenda da una decisione che spetta a lui e che, purtroppo o per fortuna, non ha ancora preso.


<< Mangia anche tu Ragazzo! >> Mami è riapparsa da una porticina adiacente allo specchio, vicino alla postazione di Mari e Asuka. Scodella premurosa un sorriso e un piatto stracolmo di carne e legumi, affogati in una brodaglia scura e poco invitante alla vista ma non all'olfatto.
Il suo sguardo materno mi rincuora e suscita nel contempo una certa malinconia. Anch'io sento il bisogno di queste attenzioni, di questi sguardi, dell'abbraccio confortevole di una madre che ti fa sentire al sicuro, che concilia un sonno senza incubi.
<< Siamo in quattro >> le risponde sbuffando come se avesse dovuto sostenere chissà quale sforzo per includermi nel novero degli affamati. << Porta da mangiare anche al moccioso e ... dell'acqua ... molta acqua >>.
I sorrisi per Furia Buia si spengono quando gli occhi neri di quella donna, che per costituzione potrebbe essere la madre almeno di Orso, incrociano i miei. Il suo volto si incupisce, mentre gli occhi si chiudono lasciando che lo spazio venga occupato da due folte sopracciglia incurvate verso il basso.
 
Ho capito. Niente coccole!

<< ... Lui deve pagare >> sbotta tra il disgustato e l'inferocito guardando nuovamente Furia Buia e puntando un dito minaccioso su di me. Non credo si riferisca solo al conto.
<< Ci penso io >> risponde secco Furia Buia. << E ricordati l'acqua. Il moccioso deve bere >>.
Mi piacerebbe dirgli che non ha alcun diritto di chiamarmi moccioso ma, come ho detto, la mia vita dipende, a quanto pare, da una sua decisione e dal suo at field, un guscio che potrebbe trasformarsi in trappola da un momento all'altro. Non posso farci niente, niente supershinji per adesso, ho di nuovo paura.
L'atmosfera rimane tesa nonostante il chiacchiericcio dei presenti nutra un'illusione di normalità. E' solo carica emotiva che ha bisogno di scaricarsi. Bevono, mangiano, parlano ma non sono qui per questo, ingannano solo l'attesa. Scommetto che, se starnutissi, smetterebbero anche di respirare pur di cogliere, al centro della scena, il segnale di inizio di .... che ne so?
 
<< Vedo che hai deciso di risparmiarlo. Allora hai cambiato idea >>  evidentemente ce l'aveva dentro da parecchio. Asuka è girata su un fianco con la guancia appoggiata su una mano. Sembra annoiata e distratta, ma con la coda dell'occhio presta attenzione a me e a Furia Buia.
<< E' per accertarti di questo >> risponde con una punta d'ironia il cacciatore alla mia sinistra  << che sei qui? >>
Asuka, dopo aver probabilmente ingoiato una manciata di insulti pronti per l'uso, accenna una risposta, ma viene anticipata.
<< Il mitico Furia Buia che fallisce la sua missione >> anche Ronin parte con una presa per il culo, ma le sue finalità sono chiaramente altre. << Hai minacciato tutti per avere lo scalpo di quel mostro ... e adesso osi cambiare idea?! Beh >> continua << se è così, dovresti farti da parte e lasciar fare a noi >>.
Il monocolo smette di massaggiare il calcio del fucile a canna corta ancora nella fondina ed inizia a stringerlo avvicinando l'indice al grilletto. Beve un altro sorso dal boccale. << Cos'é >> domanda con voce calma, << hai fretta di ricevere la paghetta da Kuchinawa? >>
<< Stai abusando della mia pazienza >>  ribatte Ronin con lo stesso tono, ma mi è bastato osservarlo per un solo secondo, di nascosto s'intende, per capire che è stato colpito ed ora è veramente incazzato.
Non so per quale motivo - non avevo notato nessun movimento sospetto - ma Ragazzo estrae il fucile e lo punta. Non ha Ronin nel mirino; copre, invece,la nostra sinistra. Orso, senza distogliere lo sguardo dallo specchio, ha già il colpo in canna, rivolto verso alcuni tavoli occupati dalla Wille, mentre Musashi si è voltato e, con due pistole in pugno, tiene sotto tiro la fila occupata dall'antagonista del gruppo.
Matsuda, in piedi, dopo aver scartato sulla sinistra di qualche passo, ha adagiato il coltello sulla gola di un cacciatore che, lentamente, alza le mani in segno di resa. E' stato così silenzioso che nessuno intorno a lui si è accorto della sua mossa se non quando era ormai troppo tardi.
<< Come vedi >> Furia Buia vuole dare un altro morso << sei troppo lento per noi >>.
Anche stavolta Ronin fa buon viso a cattivo gioco e, dopo aver dato cenno al suo pupillo e ad altri affini perché mantenessero la calma, replica: << non ci saranno sempre i tuoi amici a proteggerti >>.
<< Se i miei avversari avessero il coraggio di affrontarmi a viso aperto >> Ragazzo scandisce bene le ultime parole << potrei risolvere la questione da solo. Ma tu e i tuoi siete bravi solo quando attaccate in gruppo, ... possibilmente alle spalle >>.
<< Risolveremo ... presto i nostri problemi >> ringhia Ronin << ma adesso c'è la questione del cagnolino. Prima il dovere e poi il piacere >>.
<< Io la vedo diversamente >>  anche Ragazzo mostra le zanne. << Preferisco togliermi prima lo sfizio di chiudere le questioni in sospeso con te >>.
<< Si come con quel cacasotto >> l'albino dal coltello facile prende la parola per difendere il suo capo.
La battuta fa effetto perché scatena risate chiassose, anche tra i compagni di Asuka, che assiste tesa all'evolversi della situazione.
<< Se non mi credete, possiamo verificare subito se sono capace di farlo >> risponde sorridente Furia Buia mentre fa per togliersi la benda. Queste persone, penso, hanno già visto il suo occhio e, a giudicare dal silenzio che è appena calato, neanche a loro piace lo spettacolo.
<< Non verificheremo niente! >> interviene Kosuke con la sua voce, imponente come la sua figura. Lancia un'occhiata severa a Furia Buia. << I vostri problemi li risolverete in un altro momento. E adesso armi e mani a posto! Conoscete le regole >>.
<< E' ancora presto >> Orso sottovoce cerca di confortare il suo fratello con un occhio e mezzo. << Va bene pestarli, ma non possiamo permetterci una guerra adesso ... con lui e quell'altro stronzo >>.
Ragazzo attende prima di eseguire l'ordine, ma alla fine ripone l'arma insieme agli altri.
<< Lo sai cosa significa, Kosuke? >>chiede retoricamente Ronin.
<< Esattamente quello che intendi tu >> gli risponde senza guardarlo.

<< Peccato! Mi stavo divertendo >> Mari sembra l'unica  preoccupata solo di non avere tra le mani una confezione extra large di popcorn.
<< Non fate casino! E poi ci sono pur sempre delle signore, ... cani rognosi! >> sdrammatizza e offende Mami con in mano un piatto prima di lanciarmelo praticamente addosso. E' la mia cena, l'odore è sempre accattivante, ma confesso di aver perso quel poco di appetito che si era timidamente affacciato quando la situazione sembrava più sotto controllo. Mi riempie anche un bicchiere di acqua e non so dire se sia più sporco il bicchiere o il liquido che vi ha versato.
<< Strozzati! >> mi fa il donnone. << Dico sul serio >>
 
Grazie, ci proverò!
 
<< Il tuo collega ... Ronin ha ragione, avevi promesso di ucciderlo. Confidavamo tutti nel fatto che gliel'avresti fatta pagare per tutto quello che ha combinato >>. koji smania sudato e rosso, ancora sprofondato nella sua postazione. Ha atteso che smettesse di tuonare prima di prendere la parola; più che dalla rabbia sembra posseduto dall'alcool. Maledetto pelato che, con una benda sull'occhio, assomiglieresti al coach di Rocky Joe. << Se non vuoi più farlo >> continua titubante, << va bene. Ma lascia, allora, quel mostro a qualcun altro! Non può passarla liscia così >>.
<< E' vero >> un cacciatore dà man forte a Koji. << E' colpa sua se abbiamo perso tutto. Lui con quella macchina infernale ha distrutto le  nostre case, i nostri cari, le nostre vite, anche la tua >>.
<< Senza quel mostro non vivremmo come animali senza legge >> un'altra voce dalla sala.
Mi curvo sul piatto, sforzandomi di non ascoltare e di non guardare niente e nessuno. Provo a rimpicciolirmi dietro Furia Buia, sperando di diventare invisibile ... anche agli occhi di Asuka che, lo so, mi sta guardando.
<< Senza contare che, quando lo abbiamo recuperato, è corso scodinzolando da papino per pilotare il suo Eva. Per poco non finiva il lavoro dell'altra volta. Deve essere per colpa del suo odore da cagnolino >>. Beh, se non è Asuka ad insultarmi ...
<< Che tu sia maledetto, tu e la tua razza di merda! >> Ancora voci, ancora voci su voci non più disperse in un ronzio di sottofondo fatto di sciocchezze, ma concentrate al punto da essere, purtroppo, comprensibili. E' stato sufficiente dare il via ché tutti hanno preso il biglietto per dire la loro, per insultare il mostro; hanno tanta rabbia in corpo, una rabbia covata per anni che adesso, vigliaccamente rassicurati dal numero, scatenano contro di me.
Non servirà a niente dire loro che non volevo, che se avessi saputo ... se solo potessi tornare indietro. No, non mi ascolterebbero, non sono qui per ascoltarmi, non sono qui per processarmi. Volevano giustizia sommaria e le loro aspettative per il momento sono rimaste frustrate, perché contrariamente ad ogni previsione sono ancora vivo.

<< Certo che a vederlo così ... sono deluso >> il delfino di Ronin lascia la compagnia del suo maestro avanzando lentamente in direzione di Asuka. << Mi aspettavo un avversario che valesse la pena uccidere. Ma quel cacasotto non vale neanche un dente del mio coltello >> dice poggiando un gomito sull'angolo del bancone. << Non è vero, Principessa? >> domanda provando a intrufolare un dito tra le ciocche dei capelli vermigli della second.
<< Non toccarmi! >> reagisce Asuka che allontana senza grazia il braccio di quel bastardo.
<< Mi spiace Tasoichi >> dice sorniona Mari,  << ... ma alla Principessa piacciono vigliacchi ed egoisti >>.
<< Mmmh! Hai pessimi gusti in fatto di uomini >> commenta Tasoichi, il ragazzo dai capelli argentati, incurante della reazione di Asuka . << Ti farò cambiare idea >> continua. << Non dovresti pensare alle femminucce. Si, "femminuccia" sarebbe un ottimo soprannome per lui >>.
<< Anche cacasotto andava bene >>  ride sguaiato Ronin, seguito dai suoi e dai sottoposti di Kaji.
In circostanze diverse farei finta di niente, ma  ... no, non guardarmi così Asuka. Cosa pensi che possa fare?
Proprio come pensavo, sei uno smidollato senza un briciolo di volontà,  un uomo della peggior specie!
Il mio cervello deve essere andato in tilt perché, mentre mi sforna queste parole pronunciate da Asuka, mi mostra un frame di vita sconosciuta eppure familiare. Siamo nella nostra casa a Neo Tokyo 3 e c'è anche Misato, ma non ricordo questo momento, non mi pare di averle sentito dire quella frase.
<< E' un ottimo soprannome per il tuo scagnozzo >> riferendosi al piacione che non vuole saperne di allontanarsi, Asuka mi difende e, materia nella quale risulta particolarmente ferrata, mi riporta al qui ed ora strappandomi dai miei pensieri.
<< Potrei stupirti >> Tasoichi parte all'attacco afferrando di scatto il braccio della rossa.
<< Toglile le mani di dosso! >> non è né un ordine né una supplica. Il fatto è che mi è uscito di bocca come per istinto. Non ho alcuna speranza di cavarmela contro di lui. Eppure non ce la faccio più. Mi fa male, mi fa male non poterla aiutare, non poter fare niente, anche se sono sicuro sia capace di difendersi tranquillamente da sola. Non voglio restarmene ... seduto. Sento un fuoco divampare dalla bocca dello stomaco e spandere il suo calore su tutto il mio corpo. Di nuovo gli occhi iniziano a formicolare e sudo, sudo freddo, sudo di paura e di rabbia.
<< Che hai detto? >> domanda furioso il piccolo molestatore bastardo mentre le risate si placano.
Orso e Musashi mi guardano straniti. Persino Asuka arresta per un attimo l'operazione "molla la presa" mentre Furia Buia mi fissa come ... se capisse cosa si agita dentro di me.
 
Oggi è la terza volta che lasci tutti a bocca aperta. Hai talento.

<< Ripetilo >> insiste  << se hai il coraggio!  Non vedo l'ora di scannarti! >>
E deciditi, maledizione!
 
<< ... E va bene! >> sbuffa Furia Buia dopo aver diretto lo sguardo in un punto imprecisato davanti a sé. Sfodera rapidamente il coltello e affonda la lama nel legno del bancone quel tanto che basta perché possa reggersi da solo, lasciando il tagliente rivolto precisamente in direzione del petto di Ronin. La mia pancia produce dolorose scariche elettriche; per un attimo ho creduto che avrebbe piantato la lama nella mia carne. Sui volti di Orso e Musashi si stampa un largo sorriso di soddisfazione, anche Kosuke sembra compiaciuto. << Giù le mani dalla mezzosangue o te le amputo! E allontanati, cacasotto! >> minaccia la Furia restituendo gli insulti al mittente. << Scusa Mami, dopo te l'aggiusto. E tu, moccioso, drizza la schiena ... o ti verrà la gobba >.>
Ubbidisco prontamente. Se fossi stato in piedi, sarei scattato sugli attenti. Anche Tasoichi reagisce come se avesse preso la scossa, lascia il braccio di Asuka e guarda preoccupato il suo capo.
Ragazzo si volta verso i presenti, osservandoli  uno ad uno; su Ronin, ovviamente, indugia un po' di più.
<< Mettiamo le cose in chiaro >> riprende il discorso dopo essersi accertato di avere l'attenzione di tutti. << La vita del ... di Shinji mi appartiene. E si, ho cambiato idea ... per il momento. Se qualcuno di voi .... Ti ho detto di ALLONTANATI DA LEI!!! >> ripete il comando al pupillo di Ronin che continuava ad indugiare vicino alla rossa, ma che adesso ha finalmente fiutato il pericolo ed inizia a rifare il percorso al contrario. << ... O prima di ammazzare il tuo capo, farò pratica su di te ... E me ne fotto della politica >> sbotta rivolgendosi ai suoi fratelli, in particolare a Kosuke. << Come dicevo, non mi interessa cosa ne pensiate. Se qualcuno di voi non è d'accordo con me, può provare ad ucciderlo >>.
 
Devi lavorare sui finali delle storie, Ragazzo!

<< Ma, vi avverto >> prosegue, << ogni offesa al .... a lui la considererò come un'offesa rivolta a me >>
<< A noi >> lo corregge Musashi.
<< Come un'offesa rivolta a noi >> si corregge Furia Buia. << Se ci provate adesso, mi darete l'occasione di liberare questo mondo da un bel po' di spazzatura. Mi riferisco anche a voi, vermi in divisa! Sono perfettamente in grado di uccidervi tutti >>. 
<< Siamo >> questa volta tocca a Orso correggere la persona, mentre porge il suo piatto ormai semivuoto a Mami. << Per favore, non lasciare che si freddi >> chiede docilmente prima di girarsi per gustare le reazioni.
<< Siamo in grado >> Ragazzo inizia a scocciarsi  << di uccidervi tutti >>
<< Ma non è giusto! >> sbraita Koji.
<< E io sono ingiusto >> risponde Ragazzo. << ... Uffa, d'accordo ... Siamo ingiusti! E non dobbiamo giustificarci per le nostre decisioni, né chiedere il vostro permesso. Se poi intendete provare nei prossimi giorni, o anche questa sera all'uscita, a preparare qualche imboscata; se oserete torcergli anche un solo capello senza il mi ... il nostro consenso o se anche solo dovesse sputare sangue lavandosi i denti, sappiate che diventerete la mia ossessione - niente noi -  e non avrò pace finché non vi avrò sterminato. E vi prego di non credermi perché così mi darete una grande gioia. Io adoro gettar via la spazzatura >>.
<< Stai dicendo che vuoi farlo diventare uno dei vostri? >> indaga Mari questa volta insolitamente seria, mentre, al suo fianco, Asuka manifesta una gamma colorata e confusa di espressioni. Non ne sono sicuro ma ho avuto l'impressione che un po' si sentisse sollevata.
<< Sto dicendo >> risponde la Furia << che avrà una possibilità di sopravvivere. Se dovesse sfruttarla, chissà?! >>
<< Non diventerà mai un cacciatore >> Ronin spegne gli entusiasmi sul nascere e riaccende le proteste. << Non ne è degno >>.
<< Significa che tu o i tuoi uomini tenterete di ucciderlo? >> lo pungola Kosuke. << Personalmente non avevo e non ho nulla contro quel ragazzo. E non ho nulla neanche contro la decisione di Ragazzo. Pondera bene le tue parole e le tue prossime decisioni perché comporteranno conseguenze adeguate. Ricorda, comunque che la tua banda non è poi così potente come vuoi far credere >>.
<< Tzk >> ribatte Ronin con un ghigno. << Almeno adesso mi confermi da che parte stai >>.
<< Non hai risposto >> lo incalza il boss continuando a dargli le spalle.
<< ... Non ho detto questo >> Ronin sembra rilassarsi, anche se un leggero tremolio del labbro tradisce altro. << Ma nessuno può garantire che al ... moccioso non accadrà niente, che a qualche testa calda non salti in mente di regolare i propri conti in privato. Non abbiamo certezze neanche per la nostra sicurezza. Figurarsi per la sua >>.
<< A malincuore devo darti ragione >> interviene Furia Buia. << Ma l'unione fa la forza. Noi faremo la nostra parte addestrandolo e voi potrete occuparvi dei  ... vostri affari, senza che qualche testa calda vi crei problemi >>.
<< Sai bene >> il messaggio deve essere arrivato forte e chiaro << che, se entra nel nostro ambiente, dovrà affrontare delle prove pericolose. Non potrete proteggerlo per sempre >>.
<< Per esempio >> gli fa da spalla Tasoichi, << qualcuno potrebbe sfidarlo o sentirsi offeso da qualche cazzata che sicuramente combinerà >>.
<< Rendiamola più interessante >> il sorriso di Furia Buia non promette niente di buono. << Noi ci preoccuperemo di far crescere il piccolo e di insegnargli le buone maniere. Voi ci aiuterete a fare il nostro lavoro, evitando che si verifichino spiacevoli incidenti >>.
<< Cosa ci guadagniamo? >> chiede Ronin.
Il sorriso di Ragazzo diventa ancora più malefico. Credo non aspettasse altro. << La nostra neutralità per quattro mesi >>.
<< Perché quattro mesi? >> domanda lo sciacallo.
<< Perché tra quattro mesi Sh ... Shinji >> proprio non riesce a dirlo << ucciderà il tuo pupillo >>.
 Io cosa?
<< Lui cosa? >> Asuka ha stampata in volto la stessa espressione che sfoderò quando la signorina Misato ci comunicò che avremmo dovuto convivere sotto lo stesso tetto.
<< Ahahahah! >> se la ride Tasoichi. << Lui cosa? >>
<< Ti ammazzerà >> risponde tranquillo Furia Buia. << E allora potrebbe guadagnarsi il diritto ad essere dei nostri. Del resto, per entrare in famiglia, oltre a sopravvivere, dovrebbe comunque sporcarsi le mani di sangue. E preferisco che sia il sangue di uno dei tuoi >>.
<< Perché non adesso? >> rilancia Ronin.
<< Perché adesso non avrebbe alcuna possibilità di farcela. Va bene che la sportività non rientra tra i vostri valori, ma perché non aspettare? >>
<< E quando il mio ragazzo avrà vinto? >> fingendo di non aver sentito.
<< Potrete fare quello che vorrete con il suo cadavere. E non dovrete temere ritorsioni. Così vivranno tutti felici e contenti >>
A quanto pare non sono l'unico a cui difetta la capacità di immedesimazione. 
<< Ma è come condannarlo a morte >> esplode Asuka infrangendo un pugno sul legno del piano.
<< Perché >> Furia Buia domanda con aria seria, << ci sono forse alternative? Ah, è chiaro che restituirvelo non è un'opzione che sono disposto a considerare ... almeno per ora >>.
La rossa non risponde, prova a pescare un asso da qualche parte del suo vulcanico cervello, ma alla fine sembra che anche lei non trovi o non voglia scovare alternative.
 << Allora cos'hai deciso? >> Ragazzo vuota il contenuto della bottiglia nel boccale.
Lo sciacallo contrae i muscoli del viso in una smorfia di disgusto, per poi liberarli con un'altrettanto disgustosa sputacchiata, guardandomi con tanta ferocia da farmi accapponare la pelle. << Tra quattro mesi il mio ragazzo ucciderà quel mostro e ci vendicherà tutti >> risponde minaccioso prima di levarsi di scatto dalla sedia per guadagnare l'uscita, seguito da una decina di cacciatori.
Tasoichi si attarda. << Ci vediamo presto >> mi dice facendo scorrere il pollice lungo la gola da parte a parte. Poi con fare sicuro guarda Asuka e le lancia un bacio, ottenendo in cambio l'infastidita indifferenza della rossa.
 
Fanculo!
 
*****

 La sala adesso è meno gremita, ma il silenzio calato dopo l'uscita di scena di Ronin la fa sembrare addirittura vuota.
<< Hai proposto una tregua a quella carogna? >> Musashi, a bassa voce, interroga Furia Buia. << Avresti potuto consultarci prima >>.
<< Non avevo tempo di sentire la vostra opinione >> risponde pacato. << Ho preso una decisione solo adesso e ho dovuto improvvisare. Mi è venuta un'idea ma abbiamo bisogno di qualche mese per metterla in pratica e, se davvero quella carogna è in combutta con il capo della sicurezza della Wille, anche a lui questi mesi fanno comodo >>.
<< Spero tu sappia quello che fai >>commenta amaro Orso. << Comunque cerca di renderci partecipi quanto prima, così possiamo aggiustare il tiro se serve >>.
<< Vi ho detto che ho un piano ... ancora molto grossolano e si, ve ne parlerò stasera stessa ... Mangia ragazzo! Il tuo addestramento comincia ora >>.
 
<< MA SEI STUPIDO? >> Asuka ce l'ha con il ciclope alla mia sinistra, ma mi volto anch'io obbedendo ad un riflesso condizionato. << Shinbamboccio non è in grado di affrontare quell'assassino. Non ha ... >>
<< ... le palle per cavarsela? Non lo so. Lo verificheremo presto! Intanto >> puntualizza Ragazzo, << cercheremo di aumentare le sue chance ... sempre che riesca, nel frattempo, a restare vivo >>.
<< Ma lui è a malapena in grado di fuggire >> continua la rossa sempre più alterata. << Non ha la stoffa del combattente. E' il più inutile degli uomini. Lontano da un Eva è solo un ... INCAPACE! >>.
Affannata, si sgonfia dopo aver sputato quell'ultimo insulto. Me ne ha dette tante da quando la conosco, anche di peggio; ma questa volta ... è diverso. Non c'è di mezzo l'orgoglio, il gioco di ruoli o l'incompatibilità di carattere, questa volta ha pronunciato la sua verità, la stessa verità di mio padre ... per quell'inetto di Shinji Ikari.
Come folgorata da una rivelazione, mi guarda confusa con l'azzurro del suo occhio che sembra chiedermi "ma l'ho detto davvero? E' così che ti vedo realmente?".
E' così che mi vedi realmente?
Avrei preferito un altro pestaggio ... Avrei preferito ascoltarla imprecare contro il mio egoismo, la mia stupidità, e snocciolare l'elenco di tutti i mali che ho procurato al mondo. Chiamami cane come fa Mari ... ma non questo! Non sono così, non voglio essere per te
 
QUESTO SHINJI
 
Perché mi ha salvato?
 
<< ... Ha ragione >> confermo demoralizzato, distogliendo lo sguardo da Asuka, non per dispetto, né per vergogna.
<< Magari ci dimostrerai il contrario >> mi rincuora Musashi.
<< E perché no? >> lo spalleggia la Furia. << Del resto, da quel che so, quando salivi su quei mostri di metallo, non eri certo uno smidollato. Quindi, forse, hai del potenziale >>.
<< E' per questo che siamo ridotti così >> commenta Koji che emana delusione da tutti i pori, testimoniando il comune sentimento dei colleghi che, probabilmente, avevano metabolizzato la possibilità che la mia esecuzione venisse sospesa, ma di sicuro non si aspettavano un finale del genere.
<< Giusto! >> esclama Ragazzo. << Chiariamo alcuni punti. Non per voi, naturalmente, ma per ... Shinji. Ti ho detto di stare dritto! Non mi servi a niente se ti deprimi >> mi ordina con un tono per la prima volta quasi amichevole, anche se la scelta dei termini non è stata molto felice. Concentra nuovamente la sua attenzione sul bruttone della Wille, fa un lungo respiro e ... << Vedi ... Shinji, qui tutti ti odiano, ognuno per un motivo diverso, profondamente personale. In questi anni sei stato per queste persone la personificazione del male assoluto, il capro espiatorio su cui riversare tutta la merda di questo mondo, tutta la merda che non vogliono vedere dentro se stessi. Se fossero ancora dei primitivi superstiziosi - e in parte lo sono - ti darebbero la colpa anche di un'eclissi di sole. E sai perché ti odiano, forse anche più di quanto detestino tuo padre? Perché è comodo! Prendi  ad esempio >> continua dopo una breve pausa  << quegli straccioni della Wille che credono di essere i soldati dell'esercito del bene ... Loro combattono tuo padre, Gendo Ikari, e quelle mummie rinsecchite della Seele, li ucciderebbero anche a vista, e a ragione. Ma Gendo, la Nerv, la Seele sono solo nomi, parole. Diventano reali quando devono fuggire da qualche mark inviato contro di loro o quando devono mettere in moto quella disgustosa nave ammiraglia. Altrimenti sono solo i simboli del Nemico. Tu, invece, sei qui, in carne ed ossa ... per di più debole e indifeso. Possono facilmente proiettare su di te la loro rabbia e la loro paura, ricordando che sei il figlio del cattivo.
Per loro sei colpevole di aver scatenato il near third impact. In questo non proiettano soltanto la loro rabbia e la loro paura, ma anche il loro senso di colpa. E' più facile pensare che sia stato il tuo egoismo a devastare il mondo che conoscevamo (e che non era poi un granché) invece di ammettere che la responsabilità andrebbe ripartita tra molti: Kaji sapeva cosa aveva in mente Gendo, ma aveva i suoi piani;  Misato era in grado di saperlo, ma non ha saputo o voluto indagare ... >>
<< Non osare parlare così delle persone che vi stanno salvando! >> Asuka si infuria, ma viene trattenuta da Mari che sembra ansiosa di ascoltare il resto dell'arringa.
<< La mezzosangue, certamente, non poteva saperne niente. Era all'oscuro di tutto, come te e la tua fata turchina  ... e basta! >> chiosa la Furia fissando negli occhi la gatta. << Lei è un ottimo soldato, come Misato. Per loro, però, esistono solo il bianco e il nero, il papà buono e quello cattivo tra cui poter scegliere. Peccato che la vita sia refrattaria a schemi e giudizi ... Anche Ritsuko >> riprende il filo del discorso << non poteva non sapere cosa fossero in realtà gli Eva e a cosa servissero. Altre persone più o meno importanti della Nerv, che hanno poi cambiato casacca, consapevoli o meno, ti hanno messo nelle condizioni di fare tutto quel casino. E adesso, che sono in grado di quantificare la loro parte di responsabilità, preferiscono dire che la colpa è solo di Gendo e del suo instabile figlio. E per questa ragione che possono sentirsi addirittura traditi da te. Molti di loro (molti noi) avevano riposto in te, più che nella rossa - è vero - e in quella strana ragazza clonata in lotti, le loro speranze di salvezza. Per questo ti accettavano, perché speravano che li avresti salvato il culo. Avrebbero accettato anche l'aiuto del diavolo. Ma non si sono mai veramente curati di te. E adesso, dopo tutto quello che è accaduto, possono rifiutarti come uno scarto, perché la responsabilità di cui ti avevano caricato aveva un prezzo: il biasimo e l'odio come punizione in caso di sconfitta. E tu quella volta hai perso ... il controllo e noi una parvenza di normalità. Non si chiedono cosa significhi per te aver portato un simile fardello o cosa sia stato per te combattere a quattordici anni con il peso dell'umanità sulle spalle. Non se lo chiedono perché non gliene frega niente! >>
<< Non è vero >> ringhia Asuka. << Lui ... >>
<< I motivi per cui tu lo odi non ci riguardano >> la stoppa Ragazzo. << ... Sempre ammesso che ti siano chiari >>
<< Però io ... >> provo a dire la mia.
<< E' inutile >> Furia Buia è un fiume in piena << che cerchi di farti punire. Il riconoscimento degli altri ... e soprattutto il tuo posto nel mondo dovrai guadagnarteli. Non te la caverai così facilmente addossandoti la colpa solo per sapere che esisti. Questo è da egoisti... >>
<< Si, però, quando lo abbiamo recuperato  ... >> attacca Koji.
<< ... E' tornato da papino, ho capito. Luridi ipocriti!!! Cosa vi aspettavate dopo quattordici anni? Voi state combattendo contro Gendo e i suoi scheletri di silicio da altrettanto tempo e scommetto che non ci avete ancora capito granché ... dal momento che il vostro, il nostro, nemico è sempre due passi avanti a tutti. Se non si trattasse proprio di lui, proverei quasi ammirazione nei confronti di un avversario così capace. Scommetto che, solo perché non l'avete vivisezionato sul posto, il ragazzo avrebbe dovuto restare "in custodia" con voi per principio. Voi, che lo giudicate per il suo egoismo >>  adesso guarda Asuka  << siete solo dei falsi ... >>
<< ... Impedire che fuggisse era una priorità per la nostra sicurezza, dati gli eventi successivi >> ribatte compassata Mari che gioca con il suo bicchiere neanche fosse un gomitolo di lana.
<< Adesso non dovrete più preoccuparvene. Il ragazzo non salirà mai più a bordo di un Eva, a meno che non siate VOI a volerlo. Intanto, ci penseremo NOI a controllarlo. E a differenza di VOI, NOI siamo efficienti. Quindi, anche il problema del "mostro" è risolto. Perché come ha saggiamente ripetuto .... Asuka  >> sputa il suo nome nello stesso modo in cui espettora il mio ... con fatica, << al di fuori di uno di quei cosi, il ragazzo è un innocuo bamboccio, vigliacco, e ..., come lo hai definito poco fa? >> finge di non ricordare, mentre Asuka  si distrae sullo strano gioco di Mari. << Ah si, un incapace >>.
<< Resta, però, il fatto che per il cane abbiamo ancora pronta una comoda cuccia >> Mari, con gli occhiali calati sul naso stile nonna ma con le iridi ben puntate su Furia Buia, non molla. << Potrebbe sorgere un problema sul suo ... affidamento >>.
Sorride Furia Buia, esattamente come aveva fatto durante i negoziati con Ronin. << In questo caso, se Kaji non è d'accordo, può parlarmene di persona. Magari scoprirebbe che non è una cattiva idea lasciarlo a noi >>.
<< Perché no? >> risponde Mari con aria soddisfatta. << Potrebbe anche darti ragione >>.
I miei occhi incrociano quello di Asuka. Sta succedendo qualcosa di importante qui dentro, qualcosa che va al di là del processo a Shinji Ikari. Forse è proprio come avevi detto tu: io sono merce di scambio.
La rossa sostiene per un attimo il mio sguardo, anche a lei evidentemente sta sfuggendo qualche passaggio.
 
Spiacente tsundere! Non riusciamo mai a stare sul pezzo!
 
<< Comandante >> la voce rauca del pelato suona come un contrabbasso pronto per la discarica, << insomma finisce cosi? Lei permetterà che ... >>
<< ... Non mi occupo di politica >> Ad Asuka, è vero, manca qualche informazione, non l'intuito. << Per il momento >> mi mostra la sua migliore aria di sufficienza, << è meglio aspettare. E' stata una giornata stressante >> conclude prendendo la via dell'uscita <<  e ho bisogno di dormire >>.
A chi lo dici!
Mari segue, scodinzolando, la sua principessa facendo un segno a Koji, colto anche dagli altri colleghi. La festa è finita.
 
*****

<< Ti ringrazio per quello che hai detto, però, comunque tu la voglia vedere, le conseguenze delle mie azioni sono evidenti. Anche se il mondo di prima non era granché ... guarda adesso cosa ho combinato >>. Ora so che riuscirò a vedere l'alba di domani e provo ad azzardare un dialogo con questo strano, nuovo "amico".
Il pubblico delle grandi occasioni non c'è più. Il grande evento non c'è stato e non è previsto il rimborso dei biglietti. In compenso Mami ha guadagnato parecchio e, nonostante tutto, in sala c'è ancora gente. Gli spettatori hanno potuto occupare i posti lasciati vuoti dai vip della prima ora, sono entrati più rilassati ed ugualmente delusi, consapevoli che non sarebbe accaduto niente di particolare. E' come se fossi uscito dai loro radar, tollerano la mia presenza o fingono semplicemente che io non ci sia. Ho vuotato il piatto senza troppo entusiasmo, quasi forzandomi di mandar giù ogni boccone. Solo alla fine il mio stomaco si è svegliato, e con esso i miei sensi. Ed ho finalmente gustato il sapore della vita nella carne di non so quale animale.
<< La tua affermazione è giusta, non il presupposto da cui parti >> risponde dopo un po' Ragazzo che ha appena pescato dalla tasca del suo spolverino un fiammifero. << Ci torneremo dopo >> afferma addentandolo con forza. << Tuttavia >> riprende, << in questo momento ti serve considerare questo: hai certamente notato che questo villaggio non ha niente a che vedere con la società che hai conosciuto. E questa, posso assicurartelo, è un'isola felice se confrontata con altre >>.
<< Asuka mi aveva detto >> lo interrompo << che le persone hanno mostrato il peggio in questi anni >>.
<< E' vero >> conferma. << E in questo ci hai messo del tuo distruggendo il mondo che costringeva questi stessi uomini a tenere in gabbia le loro bestie. Ma tu non le hai create, c'erano già. In ogni uomo c'è un assassino, un predatore ... un mostro.  Le vecchie relazioni sono collassate e con esse un intero sistema morale ... E così le bestie sono uscite. Non puoi essere tanto presuntuoso da credere di aver scagliato da solo l'umanità nel neolitico >>.
<< Ma tutti credono che abbia fatto anche questo >> rispondo.
<< E tu lascia che lo credano! Non è detto che abbiano ragione. E poi, come ho detto prima, è più facile costruirsi un capro espiatorio su cui trasferire tutto il male del mondo, che accettare la verità >>.
<< E quale sarebbe? >>
<< Che il male che vedi era ed è dentro ognuno di loro >>.
<< Anche in me? >>
<< Certo ma, a differenza degli altri, tu non hai altra scelta che accettarlo! ... Mami, noi >> Ragazzo si rivolge al donnone mentre poggia delle monete sul bancone  << ce ne andiamo. Questi sono per la cena di .... Shinji ... e di Orso. Ha mangiato troppo >>.
<< Ehi non è vero. Avete buon gioco a sfottermi solo perché sono grande e forte >>.
<< Si dice grosso >> lo corregge Musashi che allunga la mandibola per stirare i muscoli del viso.
<< Orso è mio ospite >> Mami rifiuta l'offerta. << Accetto solo i soldi per  ... quello >>.
<< Quand'è così procurami anche dei vestiti che siano della sua misura! >> Ragazzo aggiunge altri oboli. << E' imbarazzante vestito in quel modo ... So che li hai già pronti >>.
<< Beh ... domani >> tergiversa, livida in volto, Mami che non sembra felice di accontentare il suo prediletto << puoi procurargli tutti i vestiti che vuoi >>.
<< E' il caso che il pupo faccia un bagno. Avremo dimenticato le buone maniere >>  Musashi dà man forte all'amico, << ma l'olfatto funziona ancora >>.
<< Già >> si accoda Orso. << E se qualcuno volesse ucciderlo stasera, dovrebbe solo seguire la puzza >>.
Scusate tanto. Quando ero ancora carne morta il tanfo non vi dava fastidio.
<< Se qualcuno volesse ucc... >> Mami non finisce la frase, fulminata dallo sguardo severo della Furia.
<< Tranquilla! Te li restituirò lavati e stirati. Fallo per me >>.
<< D'accordo... >> Mami sospira. << Spero solo tu sappia quello che fai, Ragazzo >>.
Lo spero anch'io.
Pesante e sgraziata scompare dietro lo specchio per tornare dopo pochi minuti con, tra le mani, ben piegati uno sopra l'altro, un pantalone e un gilet neri con una camicia bianca nel mezzo. Li poggia con cura sul bancone quasi fossero una reliquia. Profumano di pulito ed ho quasi paura di toccarli, non perché  Mami mi punta come se fossi un profanatore di tombe. Il fatto è che sono così puliti ...
Attraversiamo il corridoio a ritroso. Non avverto la minaccia di sguardi assassini. Sonnacchiosi e distratti, i presenti si limitano a non calcolarmi.
<< Quasi dimenticavo >> La Furia si ferma di colpo ed estrae il fucile a canna corta, lo punta sul soffitto e spara.
<< Che fine avevi fatto, Ragazzo? >> sento domandare dopo qualche istante. La voce proviene dal piano di sopra. Rauca e un tantino "alta" mi dà l'idea di appartenere ad un uomo non più giovane.
Guardando in su, conto i buchi di proiettile e penso: << o l'inquilino ha molti nemici o Furia Buia ha uno strano modo di salutare >>.
<< Avevo da fare vecchio >>  risponde il cacciatore. << Mi ero dimenticato di te >>.
<< Di' pure che non avevi il coraggio di sentirmi >> risponde acido il vecchio del piano di sopra. << Piuttosto che ne hai fatto del piccolo? >>
<< Per il momento non lo ucciderò, contento? >>
<< Se lo sei tu, Ragazzo >>.
Furia Buia non risponde, in silenzio con il fiammifero incollato al labbro inferiore si limita a rinfoderare il cannone e a muovere un passo.
 
*****
 
La notte ci accoglie rischiarata da quella tremenda luna macchiata di sangue, la strada principale è deserta e silenziosa. Camminiamo in direzione della pineta su cui si affacciava l'infermeria.
<< Beh, se resta con noi >> è Orso che si incarica di restituirci un po' di rumore, << dovremo dargli un nome ... anche provvisorio >>.
<< E' giusto >> conferma Musashi.  << Chiamarlo col suo vero nome potrebbe non essere conveniente ... E poi noi non usiamo i nostri veri nomi >>.
<< Noi non li conosciamo >> lo riprende la Furia che cammina due passi avanti a noi << ...  i nostri veri nomi ... E comunque >> si affretta a precisare, forse consapevole di aver toccato un tasto dolente,  << lui non è ancora dei nostri >>.
<< E' in prova >> replica il Biondo, << lo sappiamo. Ma non è neanche un estraneo. E se dobbiamo rischiare la pelle perché non lo uccidano, allora abbiamo il diritto di dargli un nome >>.
<< Io lo chiamerei "Ragazzo" >> provoca Orso, << perché porta guai, esattamente come te >>.
<< Sono d'accordo >> lo segue Musashi. << Del resto, non possiamo continuare a chiamarti Ragazzo. Inizi ad avere una certa età >>.
<< Ah sì? >> chiede Furia Buia. << Allora come dovreste chiamarmi d'ora in poi? >>
<< Paparino! >> rispondono all'unisono i sodali come se si fossero messi d'accordo.
<< Perché proprio Paparino? >> domanda distratto il ciclope procedendo come se l'argomento non lo riguardasse.
<< Tu hai deciso di salvarlo >> risponde sarcastico il Biondo. << Tu lo hai sognato. Quindi, tocca a te prendertene cura, come Paparino ... scusa! ... Come il vecchio ha fatto con noi, e con te soprattutto ... visto che, senza offesa, ne avevi più bisogno >>.
<< E il noi di prima che fine ha fatto? >> Furia Buia si arresta e, pur sforzandosi di darci  le spalle, cerca un contatto visivo ruotando leggermente il capo.
<< E il sappiate che se gli succede qualcosa diventerete la mia ossessione? L'hai scordato? >> rintuzza il Biondo.
<< E hai anche precisato >>  rincara la dose il bestione: << niente noi! >>
<< Non credo che il vecchio la prenderà bene >> Furia Buia riprende la marcia.
<< Se ne farà sicuramente una ragione >> lo rassicura Musashi. << Del resto, siete sempre stati troppo pigri per cambiare i vostri nomi >>.
<< Quello che più conta  non è quale nome affibbiargli >> Furia Buia cambia argomento,  << ma fare in modo che riesca a sopravvivere. Morto non ci serve a niente. Almeno per ora >>.
<< Diciamo per i prossimi quattro mesi >> provo ad inserirmi. Sono stanco di essere sempre all'oscuro di tutto (è per questo motivo che ho fatto del male a tante persone), sono stanco di essere usato come un'arma o un agnello da mandare al macello, sono stanco ... di mio padre!
Furia Buia si gira a guardarmi. << Precisamente! >> conferma gelido. << E' utile che tu sopravviva per quattro mesi >>.
<< Utile per chi?  >> domando con lo sguardo rivolto a terra.
<< Per noi >>.
<< Perché, cosa hai in mente? >> insisto.
<< Non ti riguarda ... almeno per ora >>.
La sua risposta mi fa male. Ancora una volta non ho il diritto di decidere per me. Non che la cosa mi turbi più di tanto dal momento che lasciar decidere gli altri ha i suoi vantaggi. Il fatto è che non sopporto di dover impersonare un'altra volta un oggetto in questa commedia degli orrori. << E invece si! >> ribatto alzando il capo per fissarlo con tutto l'astio di cui sono capace. << Si tratta della mia vita >>.
<< Non dovrebbe essere un problema per te >> Furia Buia ovviamente non è intimorito. << Ti sei fatto usare da tutti. Perché dovresti farti venire gli scrupoli proprio con noi? >>
<< E se non volessi? >> so che questo incontro è perso in partenza, ma  ... non così, non in modo così spudorato.
<< Puoi sempre scappare da Misato, Kaji e ... Kuchinawa >> di punti deboli ne ho fin troppi, il mio interlocutore per colpirmi ha solo l'imbarazzo della scelta. << Sono sicuro che sarai utile anche a loro. Certo, non per salvare il mondo. Ma vedrai che una cuccia te la daranno comunque, un bel collare, qualche droga per fare esperimenti o confetti di piombo >>.
<< Non sei diverso da loro ... o da mio padre >> gli sbatto contro il mio odio mentre sento le lacrime gonfiarmi gli occhi. Non fanno in tempo a scendere perché Furia Buia in un istante ha colmato la distanza che ci separava, afferrandomi alla gola.
<< Stammi a sentire stronzetto! >> mi ringhia. Non è soltanto la sua mossa a spaventarmi, ma il bagliore rosso nel suo occhio sinistro che rischiara nuovamente il nero della benda. << Non osare paragonarmi a loro, né a tuo padre! Non ti piace questa soluzione? Beh chi se ne frega! Le alternative sono poche e una più schifosa dell'altra. Questo è ciò che passa il convento: prendere o lasciare >>.
<< Non è giusto >> mugolo con un filo di voce con il viso rigato dalle lacrime di prima che ora scendono copiose. << Sono stanco di essere il cane di qualcuno >>.
<< Buuhuuuuh! Hai ragione >> mi canzona la Furia che non molla la stretta. << Siamo brutti, sporchi e cattivi. E' la vita, moccioso. Cosa credi? Che ti basti piagnucolare o scappare perché tutto si risolva? Vuoi essere punito, così potrai sentirti in pace con te stesso? ... No, non ti darò questa possibilità, perché la punizione sarà solo la morte e non servirà a niente. Non c'è nessuna giustizia, non l'hai capito? >>.
<< Non è vero >> sto decisamente piagnucolando.
<< E invece si. E noi andremo avanti anche senza di te. E quando avremo fatto fuori tuo padre, rideremo, godremo e ce ne sbatteremo di te e della tua misera esistenza. E sarai dimenticato come Shinji, come pilota ... anche come mostro ... Si, hai capito bene, come mostro. Non credo affatto che tenerti lontano dagli Eva sia sufficiente. Io vedo cosa sei!!! >>
La  Furia molla il colpo, forse convinto da Musashi che, delicatamente, gli aveva poggiato una mano sulla spalla;  o forse perché, guardandomi, ha capito di aver vinto su tutti i fronti. << Non sfuggirai >> la sua voce tradisce dolore mentre mi infligge il colpo di grazia << così facilmente alle tue responsabilità! Che ti piaccia o no >>.
<< E quello che hai detto prima? >> frastornato, senza forze, mi aggrappo a tutto quello che mi aveva detto per non cadere di nuovo ... in me stesso.
<< L'ho detto per me >> ansima rabbioso la Furia, << perché dovevo giustificare a me stesso la decisione di non ucciderti, una decisione che ancora non riesco a comprendere. E dioooooo >> grida disperato muovendosi, disordinato, sul posto, << quanto mi odio per questo. Tu  >> punta l'indice contro di me, la mascella serrata e lo sguardo di chi pare in procinto di implorare, non di ordinare, <<  ... tu me lo devi! Tu ci aiuterai, hai capito? >>
<< Che cosa vuoi da me? >> A terra, in ginocchio, espello saliva al ritmo dei miei singhiozzi.
<< Che tu cresca!!! >> risponde stanco, ma ancora emozionato il ciclope. << Non so come vivessi prima, né cosa ti abbiano insegnato. Ma dovrai diventare adulto e in fretta se vuoi sopravvivere ... Anzi, se vuoi vivere. E, per la cronaca, non potrai rintanarti in quegli Eva. Non devi rifugiarti in quei cosi >>.
<< Perché proprio io? Cosa ti fa pensare che sarò all'altezza? >>
 
Bravo Shinji. Quindi non ti pesa essere usato; ti spaventa l'idea ...

... di essere buttato!

<< ... Non lo so >> l'ex Ragazzo non mi guarda. Per un attimo ho l'impressione che sia dispiaciuto. << Ma lo scopriremo presto Il tuo ... addestramento è già iniziato >>.
Orso mi aiuta a rialzarmi, Musashi lascia la compagnia del fratello dal pessimo carattere per raggiungermi.
<< Può stare in piedi da solo >> li riprende Furia Buia, dandomi di nuovo le spalle.
<< Chi ti dice che un giorno non deciderò di oppormi a te? >> non so per quale insana ragione voglia provocarlo ancora, dicendogli proprio quello che avrei tanto desiderato sputare in faccia a mio padre. Eppure, per certi versi dovrei essere grato a quella faccia sfregiata.
<< Se vuoi conquistare la tua libertà >> il "nuovo" Paparino, invece di distribuire dosi di biasimo e disprezzo, risponde con insperata tranquillità,  << ... allora diventa più forte! E per diventare più forte, dovrai essere più disciplinato. Perciò... >>.
<< ... Impara il più possibile da noi! >>  conclude Orso dandomi una pacca sulla spalla prima di seguire i fratelli.


Attraversiamo in pochi minuti la pineta credevo fosse più grande. Superati gli ultimi alberi, si apre davanti a noi la vista del lago, bellissimo col nero delle sue acque chiazzate qua e là dall'argenteo riflesso della luna. Vedo del fumo salire dalla riva. Due uomini ci vengono incontro, dall'abbigliamento direi che sono cacciatori.
Non so se perché distratto o per via dei nervi ancora tesi, ma Orso e Musashi mi offrono un altro esempio della loro rapidità. Uno dei due uomini è a terra, tramortito da un vigoroso pugno scagliato in pieno volto da Orso l'altro ha le mani alzate, mentre il Biondo preme la canna della pistola sulla sua fronte.
<< Non vogliamo guai >> si affretta a dire quello ancora in piedi.
<< Quand'è così, non ne avrete >> risponde Musashi facendo cenno al suo bersaglio di indietreggiare. << Prendi il tuo amico e vattene! >>
Il comando viene prontamente eseguito. Tuttavia, Musashi, prima di riporre l'arma, aspetta che i due cacciatori, uno con le proprie gambe, l'altro trascinato come un sacco di patate, siano abbastanza lontani da essere fuori portata .
<< Rilassati! >> afferma pacato Furia Buia che, considerata l'ormai nota sensazione di calore che inizio ad avverire, deve aver attivato il suo at field. << Ci penso io >>.
<< Perché li avete colpiti? >> domando confuso e stanco.
<< Io non ho colpito nessuno >> precisa il Biondo. << E' quel cavernicolo di Orso che deve usare sempre la violenza. Io preferisco una sana dialettica >>.
<< Si >> risponde Orso senza scomporsi, << fatta di argomenti di piombo. E scusa se non sono così "civile" come te, ma preferisco andare sul sicuro >>.
<< Non era necessario colpirlo >> lo rimprovera la Furia. << Non avevano cattive intenzioni. E quello che hai steso non era neanche armato >>.
<< Si, lo avevo notato >> risponde, supponente, Orso .
<< Su, bestione >> lo sfotte Musashi, << che esempio dai a ... Ragazzo. Di' la verità >>.
<< E va bene! >> sospira l'armadio volgendosi verso di me. << Non ero riuscito a capire se fosse armato o no ... Perciò, nel dubbio, ho preferito colpirlo >>.
<< Questo è un ottimo esempio >> conferma soddisfatto Musashi.
 << Ho capito, ma perché? >> non mi pare di aver posto male la domanda.
<< Perché non devi fidarti di nessuno >> chiarisce Furia Buia.
<< Non erano del villaggio? >> domando nel tentativo di dare a questi suggerimenti un po' più di contenuto.
<< Si >> risponde Orso, << ma non vuol dir niente >>.
<< In questo ... ambiente >> Musashi si prepara allo spiegone << puoi fidarti solo dei tuoi fratelli. Almeno se i tuoi fratelli siamo noi! Gli altri cacciatori condividono con noi, come cercavo di dirti qualche ora fa, lo stesso tipo di attività e una certa ritualità, ma .... a dire il vero ... >>
<< E stringi! >> sbuffa Orso.
<< Insomma >> sorride sornione il Biondo, << devi essere sempre vigile, perché ogni cacciatore che incontri potrebbe spararti o accoltellarti alle spalle ... se ti ritiene pericoloso. Altrimenti ... dritto alla pancia >>.
<< E come si può vivere così? >> chiedo rassegnato. << Cioè sempre sul filo del rasoio, intendo >>.
<< Ci si abitua >> chiarisce Furia Buia che si ferma sul limitare della riva. << ... E comunque non c'è molta scelta ... Eccoci, queste sono le nostre "terme" >>.
Proprio davanti ai suoi scarponi una piccola conca, delimitata da alcune pietre sporgenti sul pelo dell'acqua, è ravvivata da tante piccole bolle che salgono dal basso fondale. In profondità non credo superi il metro e mezzo.
<< Tocca prima a te >> mi dice la Furia. << Io sarò l'ultimo. Monteremo di guardia a turno >>.
 
Acqua calda in piena notte, nel cuore di un bosco su cui troneggia la sagoma imponente e gelida del Wunder; acqua calda in una piccola conca pressata da un gigantesco, scuro, freddo lago; acqua calda per lavar via il freddo che mi opprime.
Ho quasi scatenato un'altra apocalisse, Kaworu è morto, mio padre fuggito chissà dove  ( o almeno lo spero), Ayanami dispersa nel ventre della balena, la mano di Asuka. Sembra passato un secolo, non sono trascorsi neanche due giorni! Che diavolo è successo?
 Il chiarore della luna non mi permette di contemplare le stelle, ma non importa perché non potrebbero confortarmi. Che mi piaccia o no, tutto è cambiato. E' sempre stato così. Anche quando ho cercato di riportare tutto com'era all'inizio, ho solo aperto nuove strade al mio destino. E domani ... I miei sensi non percepiscono più la solidità della terra, ma solo la mobilità dell'acqua e davanti a me c'è solo acqua ...
 Devo imparare a nuotare!

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Capitolo 6
*** La violenza degli anni bui ***


Un vento leggero increspa la superficie del lago frazionando l'immagine riflessa del paesaggio circostante in tanti tasselli, come quelli di un mosaico, in attesa di essere ricomposti. Scintillano in una danza disordinata diretta dai raggi del sole che cadono a picco sullo specchio d'acqua.
Il cielo terso, meravigliosamente azzurro, fa da cornice a questo piccolo angolo di paradiso, un'oasi di verde che non si arrende al deserto ferroso.
Seduto sul muretto prospiciente il lago, con le spalle rivolte alla strada che porta al bosco e al villaggio, ammiro questo spettacolo di colori che mi fa sentire al centro di un universo pacifico, vivo, che si muove con lentezza e grazia.
Mi fa sentire speciale, un privilegiato... eppure anche triste, perché tra qualche ora il sole calerà e l'azzurro seguirà l'onda dello spettro di colori che conduce al nero della notte. Spero tanto che quella colossale luna permetta di vedere qualche stella.
E' inutile che mi aggrappi a questo momento perché passerà, esattamente come questo senso di completezza che mi pervade. Le ombre del mio passato e l'incertezza del mio futuro sbraneranno questa coscienza e la resurrezione del villaggio dalla siesta mi riporterà con i piedi per terra, gettandomi nuovamente nel caos del tempo.
Ma, in fondo, ... mi sto abituando ad accettare la natura effimera e mutevole delle mie esperienze. 
Non posso rimaner fermo ad aspettare che i cambiamenti mi travolgano. Tanto vale accettare che tutto cambi, anche me stesso. Se solo non facesse cosi male!
Dovrò uccidere, più probabilmente morirò... e prima del previsto... accidenti!
Mi massaggio le spalle per combattere un'ondata di freddo che risale lungo la colonna vertebrale, ma non è colpa del vento ... sono tornato a terra.
E' già passato oltre un mese da quando mi sono risvegliato in questa realtà così cruda e primitiva, così incomprensibile. In quattordici anni tutto è precipitato tanto rapidamente che persino il mondo che ricordavo - anch'esso post apocalittico - mi sembra, al confronto, il migliore possibile. Ma tant'è ... non si torna indietro!
Questo finalmente dovrei averlo capito.
Non ho ancora capito, invece, il mio posto visto che non sono più un pilota di Evangelion ( e conviene che non lo sia mai più ) e non sono ancora un cacciatore come le mie balie.
Non so per quale motivo si prendano cura di me, non sono neanche più sicuro che la risposta risieda nel fatto che, volente o nolente, mi trovo nel bel mezzo di un complicato gioco di potere tra la Wille e fazioni contrapposte di cacciatori.
Ho come l'impressione che potrebbero aver deciso davvero di accettarmi come uno di loro, almeno fino a quando non sarò in grado di badare a me stesso ... e ammesso che quel giorno arrivi. Tuttavia, preferisco non pronunciare ad alta voce questo sospetto che inizia a diventare una fondata speranza. Non è per scaramanzia ... è che non vorrei sciogliere l'incantesimo.

Finalmente sono consapevole che mio padre è il Nemico (e non più solo il mio), anche se non so il perché, non conosco i suoi obiettivi e le motivazioni che lo spingono ad agire in un modo tanto assurdo.
Eppure non mi fido ancora di quelli della Wille,forse per come mi hanno trattato, per il pestaggio di Kuchinawa, perché hanno dei progetti per me, o peggio, su di me...
Ma chi prendo in giro? In fondo non posso dar torto a Kaji e alla signorina Misato dopo tutto il casino che ho involontariamente combinato, orribilmente visibile a pochi chilometri di distanza da qui.
Però anche loro avrebbero potuto darmi qualche spiegazione. Se davvero erano a conoscenza dei piani di mio padre perché non me ne hanno parlato? E se non li conoscevano che diritto hanno di giudicare me che sono stato un burattino nelle mani di tutti, costretto a fare qualcosa che non volevo, a combattere mostri terrificanti con il peso del destino dell'umanità sulle mie spalle, a sopportare il dolore .... no non è giusto.... tutto per colpa di mio padre.
 
Quindi?
 
Possibile che io non sia più utile, che non serva a niente, tranne a quei tre sociopatici che mi portano a spasso?
 
Hai cercato di essere utile a tuo padre e alla signorina Misato e
cosa ne hai guadagnato?
 
Niente! Anzi. Prima ero la speranza di tutti, ero considerato, protetto. Avevo un posto nel mondo anche se non mi piaceva. Adesso ...
 
... sei il mostro che ha scatenato l'inferno. Eppure ciò è stato possibile proprio perché hai accettato quel ruolo.
 
Si, ma tutto questo mi sembra una punizione troppo severa. Perché solo io devo subirne le conseguenze?
 
Perché, agli altri è andata meglio?
 
Io ho solo cercato di salvare Ayanami, non è  stato uno sbaglio. Dovrebbero capirlo...
 
E quindi, cosa dovrebbero fare?
 
Darmi delle spiegazioni, accettare di incontrarmi, accettarmi!
 
E poi?Vorresti tornare a pilotare il tuo Eva?
 
E' l'unica cosa che so fare.
 
E' quello che vuoi fare?
 
Non lo so. Davvero non so cosa voglio!!!
 
Un assordante rumore di motori mi strappa dal mio ormai abituale colloquio con me stesso. Sono le navi da guerra della Wille di ritorno dall'ennesimo pattugliamento in cerca di informazioni sul nemico e di tecnologie utili a proseguire la guerra contro mio padre. Solcano l'aria, che si adatta al loro passaggio esattamente come farebbe un liquido. Sono ancora in formazione ... a cerchio.
Mi è stato detto che questa disposizione non dipende da esigenze strettamente militari, quanto piuttosto funzionali. Quelle sono in tutto e per tutto navi da guerra, costruite per domare le acque, non i cieli, riescono a volare grazie alla campo di forza dispiegato dal Wunder, il centro della circonferenza. Quando non ingaggiano battaglia, quelli della Wille sono impegnati in attività di ricognizione finalizzate  alla ricerca di carburante e macchinari da ... recuperare in danno della Nerv che, a quanto pare e nonostante le apparenze modeste, è ancora superiore in quanto a produzione industriale e sviluppo tecnologico. 
Il bottino più ambito resta comunque l'lcl, sia nella sua formula originaria, che nei suoi svariati composti, adatti ad una vasta gamma di usi: dalla stimolazione delle connessioni neuronali all'interno delle entryplug, alle infinite applicazioni in campo medico, dal raffreddamento degli impianti di produzione alla realizzazione di un nuovo supercomputer  ideato da Ritzuko sul modello dei "Magi".
Poiché la Wille non è ancora in grado di produrlo, approfitta della carenza di personale del nemico per  ... svuotarne i magazzini con raid mirati. Anche se, con lo 01 a fare da fonte energetica praticamente infinita, sono convinto che la signorina Misato, tra una missione di intelligence ed una di ... recupero, cerchi il pretesto per ingaggiar battaglia contro i mark di mio padre - il colonnello Katsuragi detesta fuggire.
Durante le trasferte cercano di stringere alleanze con i vari villaggi o gruppi tribali che si sono formati dopo l'olocausto di quattordici anni fa, ma senza troppo successo.
Se per la maggior parte dei membri dell'organizzazione di Kaji io sono l'angelo della morte e la causa di ogni male, per i sopravvissuti Wille e Nerv sono egualmente sinonimi di distruzione.
Deve essere difficile fidarsi di chi cerca di presentarsi come alleato portando al seguito quelle stesse macchine che hanno stravolto il mondo e che, forse, in questi anni non hanno mai smesso di provocare lutti e macerie.
Insomma un Eva è un Eva, comunque la vuoi vedere! Erano l'ultima speranza per il genere umano, mentre adesso vengono guardati con sospetto e timore e poco importa a quale schieramento appartenga il pilota.
Certo, non è che gli abitanti di queste piccole nazioni non mi conoscano. Esattamente come quelli della Wille , nonché degli uomini e delle donne di questo villaggio, conoscono bene Shinji Ikari e, come diceva Asuka, non lo amano.
In compenso la distanza che mi separa da loro fa sì che il mio nome venga confuso con quello delle superpotenze in lotta, definendosi come un altro sinonimo per sciagura.
In fondo entrambi gli schieramenti in campo hanno in me un imbarazzante comune denominatore.
Nel mio villaggio di adozione non sono affatto il benvenuto; mi avrebbero, infatti, già ucciso se non fossi stato temporaneamente adottato dal gruppo di Kosuke.
Evidentemente qui la paura che suscita il mio tutore con l'occhio strano e la sua ancor più strana compagnia è più forte dell'odio verso una preda facile come me, ossuto, condannato ad una perenne adolescenza e maledettamente in gamba quando si tratta di fare casini.
L'accordo raggiunto quella sera da Furia Buia con il gruppo rivale ha reso meno insicura la mia permanenza, almeno per il momento, almeno fino a quando non scadranno i termini e dovrò confrontarmi con il delfino di Ronin.
Ma, dati gli ultimi sviluppi, sarà già un miracolo se riuscirò a vedere l'alba di quel dannato giorno.
Fortunatamente, ho avuto sinora poche occasioni per ... socializzare con gli indigeni, avendo trascorso la maggior parte del tempo lontano dal villaggio al seguito della mia nuova, originale, comitiva.

Secondo Asuka,  Furia Buia, Orso e Musashi non sono altro che "cacciatori", una razza abortita, il frutto marcio di una pianta, quella umana, quasi morta, imbarbarita dal collasso delle vecchie strutture del tessuto sociale  e dal conseguente capovolgimento di quei valori e di quelle leggi che tenevano in piedi la vecchia civiltà e che soprattutto - per dirla come Furia Buia - accorciavano il guinzaglio all'animale che è in ogni uomo.
Non credo, però, che il giudizio di Asuka sia del tutto corretto. In realtà, i cacciatori sembrano essere perfettamente adattati al loro ambiente.
E' vero, non vedo niente, a parte per alcuni aspetti la Wille, che rimandi a concetti come "autorità statale", "organizzazione sociale", "ordinamento giuridico"; non c'è polizia, non ci sono giudici, non esiste un vero commercio, non ci sono prefetture; non esiste alcun senso di unità tra le popolazioni sparse, almeno nell'angolo di mondo che sto sperimentando.
E, tuttavia, queste tribù non sono del tutto isolate in quanto sono presenti, seppur in fase germinale, forme essenziali di relazione e scambio, così come i rudimenti di rapporti diplomatici.
Ciò sarebbe stato possibile proprio grazie alla comparsa dei cacciatori, all'occorrenza mercanti, altre volte predatori, oppure  diplomatici, ma soprattutto guerrieri.
Probabilmente sono per ora il vero collante di una umanità ferita e sparpagliata che forse avrebbe già dimenticato il passato recente, se non fosse per la guerra combattuta ininterrottamente in questi anni dai due grandi eserciti.
I cacciatori incarnerebbero, insomma, la spinta a cercare nuove forme di coesione, visto che le vecchie sono estinte.
Quanto alla morale, beh, il fatto che in questi tempi sia la forza a guidare i destini degli uomini non è che sia poi tutta questa novità. I modi sono senz'altro più barbari, ma dai miei compagni di avventura ho scoperto che non sono mai scomparsi il senso della giustizia e la propensione alla solidarietà. E' che hanno trovato nuovi modi di manifestarsi.
Ed anche in questo caso, mi pare di capire che i cacciatori siano nati proprio per contrastare, molto a modo loro, la disgregazione degli ultimi brandelli di civiltà sopravvissuti ed il conseguente ritorno ad una pura ed insensata animalità...

Ma, alla fine, cosa ne so? Mi baso sulla breve esperienza che ho maturato al fianco di tre cacciatori e delle informazioni tutt'altro che imparziali raccolte come briciole in queste settimane. 
Forse Asuka ha davvero ragione, forse i cacciatori sono solo l'espressione del lato peggiore dell'uomo!

 
*****


<< I cacciatori si riconoscono tra loro e seguono le stesse regole, qualunque sia il gruppo di appartenenza o il villaggio da cui provengono. Abbiamo un codice morale che ci protegge dall'anarchia >>.
Come mi aspettavo fu Mushashi a fornirmi questo dettaglio. Finora lui è stato l'unico che si sia sforzato di farmi "recuperare" tutti questi anni di buio.
In realtà, non è che faccia poi tanta fatica poiché adora parlare e fare sfoggio della sua conoscenza; anzi, direi che adora la propria voce ed ama ancora di più la compagnia, probabilmente perché così ha un pretesto per ascoltarsi.
La sua vanità è confermata dalla cura quasi maniacale che ha per il suo aspetto. Infatti, è il nostro cercatore d'acqua più abile, non perché gli altri siano da meno, ma semplicemente perché trovano più proficuo lasciare a lui il compito di garantire il necessario approvvigionamento.
Non potrebbe sopportare un intero giorno senza un bagno e odia indossare vestiti sporchi. Lui è l'unico tra noi che porta con sé due cambi di vestiario, uno specifico sapone per lavarli e lo shampoo per i capelli, che cura con la stessa attenzione che riserva alle sue pistole. 
L'ho osservato allenarsi nei tiri di precisione e nella velocità di estrazione dalla fondina e devo ammettere che ha un ché di sovrumano. Non l'ho mai visto in azione, non ce n'è mai stato bisogno.

Anche quel giorno, mentre cercava di tenere una lezione sul codice etico dei cacciatori, non fu necessario ricorrere alle armi. Eravamo nascosti dietro un dosso naturale nei pressi di un ruscello, ad una cinquantina di metri dal centro della scena. 
Il gruppo di un altro villaggio stava setacciando una stretta lingua di terreno perimetrata da una rada boscaglia, una come tante altre ma  resa più allettante dalla presenza di una casupola in legno e fango ancora in discrete condizioni per passarvi una notte di fortuna. Alcune zolle sparse di terriccio indicavano che la zona era stata visitata da poco.
Per la precisione da una decina di giorni. Lo so perché ero presente, visto che l'avevamo visitata  noi.
La Nerv ha i suoi magazzini per le scorte di lcl, difficili anche se non impossibili da assaltare; le radure anonime come quella, invece, vengono spesso utilizzate dai cacciatori per nascondere parte del prezioso elisir o altri beni di prima di necessità, un po' come i cani che sotterrano l'osso per sgranocchiarlo in tempi di magra. Spesso agiscono così per piazzare i prodotti sul mercato quando il prezzo sale insieme alla domanda.
Non sempre, però, questi nascondigli apparentemente improvvisati fungono da "deposito bancario". Può accadere, infatti, che, quando la caccia è stata particolarmente fortunata, non sia possibile portare a casa l'intero malloppo. In quel caso è più facile sotterrarlo o nasconderlo per poi tornare a prenderlo in un secondo momento. Oppure la caccia può aver richiesto il "sacrificio" di un gruppo rivale e occultare per un po' le prove del misfatto risulta utile se si vogliono evitare ritorsioni.

<< Beh, se non ti scoprono il gioco funziona >> Orso snocciolò questa perla di saggezza mentre, stiracchiandosi, cercava un lembo di terra sufficientemente piano e sgombro da sassi e sterpi da permettergli di accomodarsi supino senza essere visto dai nostri "colleghi".
<< E questo sarebbe il vostro codice morale? >> sibilai  in mezzo al biondo e all'armadio.
<< Che  pretendi!? Ognuno porta acqua al proprio mulino >> rispose Musashi. << In fondo, è questione di sopravvivenza. Non è un modo elegante di comportarsi, ma lo rispettiamo >>.
<< Quindi >> azzardai, << tra le vostre regole c'è anche quella di rapinarvi? >>
<< Nnnnnon è proprio così >> tentò di precisare il Biondo. << ... Vedi il fatto è che ... >>
<< E' proprio così >> lo interruppe Orso come al solito. << E' esattamente questo. La regola è chiara: ognuno procura il necessario al benessere del proprio villaggio, non importa come. Se cercano di derubarci li uccidiamo; se puntano la nostra stessa gallina li uccidiamo o loro uccideranno noi; se ... >>
<< ... Se scopriamo >> riprese la parola il Biondo << che hanno rapinato qualcuno dei nostri ci vendichiamo. Siamo cacciatori, ma abbiamo interessi ... in conflitto. Inoltre, Ragazzo, tu hai la fortuna di far parte di un gruppo specialissimo ... noi, infatti, non siamo come quegli zulu che stanno cercando nella "nostra" zona... il nostro compito è più importante >>.
<< Quale sarebbe? >> chiesi.
<< La prossima volta mi porto delle galline. Fanno meno casino di voi >>.
Un po' defilato alla nostra destra, Furia Buia ruppe il suo silenzio mentre era ancora intento a fissare con in mano il fucile carico quei poveracci in cerca di qualche briciola che potessimo aver per sbaglio lasciato loro. << E comunque >> continuò, << questo è il territorio di quegli zulu te ne sei dimenticato? >>
<< Allora >> tirai preoccupato le somme, << se ci scoprono, ci fanno fuori >>.
<< Nooooo, non hanno speranze contro di noi >>  mi rassicurò Orso accompagnando l'affermazione con gustoso sbadiglio. << Certo che ce ne mettono di tempo. Dovrebbero aver capito che li abbiamo spazzolato tutto >>.
<< Il problema, però, non è questo >> continuò il Paparino dopo aver estratto anche il coltello. << Ci stanno rallentando. Dobbiamo attraversare il bosco o arriveremo a notte fonda >>.
<< Lascia stare! >> rispose, stranamente serio, Musashi . << Possiamo aggirarli. Lo sai che quelli hanno tutto l'interesse ad aspettarci. Non ne vale la pena >>.
<< Non sappiamo >> replicò Furia Buia << quanti ce ne sono in giro. Alcuni potrebbero essere in perlustrazione e il mio raggio di percezione non supera i cento metri. Andando dritto usciremo prima e potremo sostenere meglio la loro reazione. Ci basta essere rapidi ed efficienti, come sempre. Di questi mi occupo io, sarò veloce >>.
<< Come puoi uccidere qualcuno solo perché ti rallenta? >> gli ringhiai contro pentendomi subito di aver aperto bocca. Anche con un occhio (fortuna che non aveva spalancato quello "speciale") il suo sguardo, puntato su di me come la lama seghettata del coltello che stringeva, riuscì a spezzarmi il respiro.
<< Non ha detto questo >> intervenne Orso, per mia fortuna. << In realtà toglierli di mezzo e proseguire sulla via più breve è la soluzione migliore. E' necessario allontanarsi da qui il più presto possibile dal momento che questo è il loro territorio. Lo conoscono meglio di noi e potrebbero esserci vedette o trappole nei paraggi. Comunque ... >>
<< Cosa? >> chiese infastidito la Furia.
<< Non credo si aspettassero di trovare il porcellino rotto e, probabilmente, non hanno preso precauzioni. E poi l'hai detto anche tu che puoi garantirci una copertura di centro metri ... >>
<< E in ogni direzione >> confermò il Biondo strizzando l'occhio verso di me e scuotendo ripetutamente il capo in segno di auto assenso.
<< .... Uff! Il moccioso vi sta rammollendo >> sbuffò Furia Buia rinfoderando l'arma da taglio ma non il fucile a canna corta. << Prima o poi dovrà imparare >>.

Come aveva ipotizzato Orso, non avevano preso precauzioni. Uscimmo dal bosco senza intoppi, pur seguendo la pista più lunga, ed imboccammo una strada sterrata che si snodava lungo un'ampia savana, delimitata a nord da una catena collinare in parte  scolpita a terrazze.
Arrivammo a destinazione qualche ora dopo il tramonto.
Fui sorpreso nel constatare che il posto era illuminato da energia elettrica - da noi questo lusso era possibile solo per gentile concessione della Wille, che elargiva il beneficio con particolare parsimonia.  
Si trattava dei resti una piccola cittadina, forse di un quartiere. Alcune abitazioni in cemento a cinque o sei piani avevano tutta l'aria di essere ancora agibili, sicuramente erano abitate; altri fabbricati, quelli più alti, erano, invece, pericolanti, sfregiati da antiche esplosioni e crolli che lasciavano nude ampie parti dello scheletro in acciaio. Si poteva notare, di quando in quando, anche una traccia del reticolato di strade che separava gli immobili.
Ai margini di questi residui pre impact, una baraccopoli di case in legno e pietra disposte un po' alla rinfusa contribuivano a costruire un'impressione generale di caos e degrado. Niente a che vedere con il mio ... con il villaggio in cui dimoro che, al confronto, sembra un modello di urbanistica. Eppure mi esaltava pensare che stavo entrando in un vero centro "urbano", abitato forse da qualche migliaio di anime.
Attraversammo il dedalo di capanne scortati da un paio di ragazzi armati che ci stavano aspettando all'ingresso del paese (erano anch'essi cacciatori), per poi fermarci di fronte ad un palazzo a tre piani situato all'interno della zona "vecchia", là dove presumibilmente avremmo incontrato le persone con cui dovevamo ... dovevano parlare. Come era ovvio immaginare, si trattava di una taverna, non molto grande, ma ampiamente illuminata. Sparsi per la sala vi erano tavoli di varia grandezza e forma, alcuni in legno, altri in acciaio, altri ancora costruiti con materiale sintetico. Sulle pareti alcune generose strisciate di vernice color blu scuro o amaranto su una base che, al principio, doveva essere interamente bianca, indicavano che precedenti tentativi di restauro  erano stati avviati senza valutare se vi fosse materiale sufficiente per portarli a termine.
Un grande tavolo da biliardo, alquanto decentrato e ancora utilizzato, compensava un po' il disordine e la congestione del resto dell'ambiente, popolato da strane e, soprattutto, tante carnevalesche creature rumorose.
Guidati da Orso e dal monocolo, che non avevano alcuna intenzione di perdere la voce a forza di chiedere "permesso", raggiungemmo un tavolo rettangolare coperto da una lunga tovaglia piena di toppe multicolori e macchie di non meglio precisata natura e consistenza.
La nostra scorta ci abbandonò per riferire il buon esito della missione ad alcune persone intente a giocare a carambola e a monitorare i movimenti in sala.

<< E' tardi! >> sentenziò Furia Buia che, intanto, aveva attivato il suo occhio, fornendoci un'invisibile ma preziosa protezione. << Non ci riceveranno stasera >.>
<< Permalosi, eh? >> lo seguì Orso.
<< Che vuoi farci? >> continuò sornione Musashi. << Non conoscono le buone maniere. Tanto vale approfittarne per mangiare qualcosa. Abbiamo camminato tanto >>.
<< Questo è certo >> confermò il bestione. << Sto morendo di fame >>.
<< E quando mai? >> disse la Furia fissando con attenzione alcune persone dalle facce poco rassicuranti intente a mandare la palla in buca. Evidentemente dovevamo ... dovevano incontrare loro.
<< Scusate, quindi ... >> azzardai.
<< Perché ti scusi sempre? >> chiese il Biondo.
 Questa l'ho già sentita
 
Anch'io.
 
<< B...Beh ... per educazione >> neanche li avessi insultati.
<< Dai, sto scherzando >> disse Musashi ridacchiando. << E' che ti scusi sempre. Va bene non essere bestie come la maggior parte di questi pagliacci, ma tu esageri >>.
<< Non provochiamoli! >> si affrettò a riprenderlo Furia Buia. << Siamo in ... missione diplomatica, per le risse possiamo aspettare qualche altro giorno. Però il Biondo ha ragione >> continuò spostando l'attenzione su di me. << Ti scusi troppo >>.
<< Che c'è di male? >> chiesi.
<< Non è sbagliato >> rispose Orso al posto di Paparino (sempre più indizi mi portano a concludere che quei tre siano davvero un'entità collettiva). << Solo vedi di non esagerare perché potrebbero intenderlo come segno di debolezza >>.
<< Ma non è così >> replicai.
<< Io non ne sarei tanto sicuro >>. Fino ad ora, quando si è trattato di darmi addosso, la lingua di Furia Buia è stata sempre particolarmente sciolta. << Comunque, qui non siamo nella tua Neo Tokyo. Quando incontri uno sconosciuto la prima cosa da fare è valutare la sua forza e la sua attitudine alla lotta. Lo facciamo noi, lo fanno loro, e dovrai farlo anche tu! Si tratta delle più importanti, e alle volte delle uniche, informazioni che devi acquisire quando hai a che fare con degli estranei. Non c'è tempo né voglia di conoscersi e accettarsi per quel che si è >>.
<< Non che prima fosse diverso >> continuò il Biondo. << Il fatto è che sono cambiati gli indicatori. Prima accertati di poter sopravvivere all'incontro e adatta di conseguenza il tuo atteggiamento. Poi decidi se vale la pena perdere tempo per abbracciare la complessità del tuo prossimo >>.
<< Cos'è, l'ora del catechismo? >> sbottò Orso che già da qualche minuto stava tentando infruttuosamente di attirare l'attenzione di un ragazzo che forse, e dico forse, svolgeva mansioni di cameriere.
<< Niente di tutto questo, caprone! >> ribatté  il Biondo simulando sdegno. << Ci tengo a nutrire la mia mente e ad arricchire il mio vocabolario. E' una questione di civiltà. Ma che ne vuoi sapere tu? >>
<< E non hai paura >> chiesi << che possano considerarti debole per questo? >>
<< Oh no no >> rispose Musashi. << Faccio in modo che gli altri comprendano subito il mio potenziale >>.
<< E come? >>
<< Mi ascoltano sempre con molta attenzione quando si accorgono che la canna della mia pistola preme sulle loro palle, ahahahah >>.
<< E fu così che ebbe fine la lezione di civiltà >> commentò ironico Orso alzandosi.
<< Dove vai? >> chiese preoccupato Furia Buia.
<< Ad uccidere il cameriere se non prende l'ordinazione >>.
<< Ma l'hai visto? >> intervenne il Biondo. << E' da solo a servire tutta questa marmaglia. Non è colpa sua >>.
<< ... Allora vado a uccidere il cuoco >>.
<< A ma porta lo stinco >> ordinò Musashi.
<< E per lei, Signore? >>  chiese Orso al monocolo con atteggiamento falsamente sussiegoso.
<< Non fare lo scemo! >> fu la risposta. << ...M a, se è grasso, portami la trippa >> concluse accennando un sorriso.
<< Ne dubito, Signore. Qui c'è tanta di quella fame che gli avventori leccano perfino le tovaglie. Perché crede ci siano tutte queste toppe? >>
<< che schifo! >> affermai disgustato facendo decollare gli avambracci fino ad allora educatamente posati sul tavolo e suscitando al contempo le grasse risate dei miei compagni.
<< Vediamo cosa trovo >> tagliò corto Orso, di nuovo serio, prima di incamminarsi verso una porta situata in fondo alla nostra destra che probabilmente dava sulla cucina.
 
Se Musashi è un mago nel trovare l'acqua, Orso è ovviamente l'addetto al cibo. Il suo fiuto farebbe invidia ad un cane da tartufi, troverebbe qualcosa di commestibile persino in una discarica di rifiuti tossici pur di soddisfare il suo stomaco dalla capienza potenzialmente illimitata.
Per forza sono tutti magri, ci pensa lui a far fuori le scorte.
In compenso, il suo palato è piuttosto pigro. Intendiamoci! Per lui mangiare del buon cibo, ben cucinato, è quasi un equivalente del sesso o del combattimento. E' solo che il suo senso del gusto non ha pietà per niente e nessuno quando lo stomaco brontola. 
Un giorno a digiuno trasforma quell'omone, in genere pacifico e dinoccolato, in un cane rabbioso pronto a menar fendenti alla prima occasione. Alle volte mi diverto ad immaginarlo mentre, in piena scazzottata, azzanna il braccio del suo avversario per assaggiarne la carne.
Un altro "settore" in cui Orso eccelle è appunto la lotta. La sua forza è conosciuta e temuta in parecchi villaggi. Ho sentito dire che potrebbe abbattere una quercia con un pugno e trasportarne il tronco sulle spalle per parecchi chilometri. Non so se sia vero, ma mi auguro di non trovarmi mai sulla traiettoria di un suo colpo... e, a quanto pare, anche Furia Buia e Musashi la pensano allo stesso modo.
Riguardo al sesso, ... non ho indagato molto, ma ha senz'altro meno successo del fratello con i capelli dorati che, al contrario, si procura avventure con la stessa facilità con cui scova l'acqua anche nel deserto.
Orso sarebbe un bell'uomo se non fosse che ha dedicato la sua vita al ... risparmio energetico. Se Musashi ci costringe a fermate impreviste per lavare i vestiti usati e cambiarli con quelli puliti, siamo noi (cioè loro) a costringere Orso a siglare di tanto in tanto un armistizio con l'acqua. E se non sapessimo che sarebbe bellamente capace di andarsene in giro nudo, gli avremmo già bruciato i vestiti che indossa.
Ci pensa il Biondo ogni tanto a derattizzarne l'abbigliamento quando il bestione è impegnato a riscoprire il colore naturale della pelle o russa come un grizzly dopo una buona cena.
Se Musashi è estroverso, Orso è un introverso; è anche colto e sagace sebbene non lo dia a vedere, ed anche in questo dimostra la sua peculiarità in quanto cacciatore in economia: parlare lo stanca, pensare lo stanca e, a meno che non sia assolutamente necessario o non lo ritenga utile, non spreca energie e non interviene.  Per questo mi sento un po' un orgoglioso del fatto che spesso si "attiva"  per chiarire o correggere il tiro dei suoi fratelli quando mi danno spiegazioni o consigli...
Cioè, Musashi mi dà spiegazioni o consigli, Furia Buia impartisce prevalentemente ordini in formato telegramma, sempre che si degni di parlarmi o di partecipare alle conversazioni che intratteniamo noi altri.
Ho passato molte serate a raccontare la mia storia ad Orso e Musashi. Narravo del mio rocambolesco e drammatico ingresso nel mondo degli Eva, delle mie paure, dell'orrore provato alla notizia che mia madre era stata assorbita dallo 01, della cancellazione del ricordo di quell'evento dalla mia coscienza, dell'abbandono da parte di mio padre che mi aveva scaricato come un oggetto inutile, di come avessi quasi ucciso Asuka per colpa del dummy system.
Loro mi ascoltavano e dimostravano comprensione. Occasionali pacche sulle spalle mi incitavano a continuare nonostante la tempesta di emozioni che quei ricordi mi procurava e che spesso riusciva a sopraffarmi stringendomi la gola e riempiendo i miei occhi di lacrime.
Furia Buia, invece, se ne stava sempre in disparte, spesso e volentieri di spalle, a fissare il cielo o il vuoto. Non dimostrava alcun interesse come se non gli importasse nulla di ciò che avevo passato.
Eppure, avrebbe dovuto capire che non sono io il nemico, quello che meritava di essere ucciso, che ero solo una vittima delle circostanze, una pedina in un gioco molto più grande, e neanche l'unica.
Solo una volta ebbi l'impressione che prestasse attenzione alle mie parole. 
Stavo descrivendo per l'ennesima volta, ma con maggior dovizia di particolari, i fatti del maledetto giorno in cui scatenai il near third impact, concentrandomi sugli avvenimenti che avevano avuto come protagonista Ayanami. Riferii loro della mia ferma volontà di salvarla, nonché della delusione e lo shock provati quando in seguito appresi che della mia Ayanami esistevano interi lotti  realizzati con il contributo genetico di mia madre.  
Quella sera Furia Buia era seduto su un grande e nodoso ramo, il busto appoggiato al tronco dell'albero. Guardava  l'immensa e inquietante luna che campeggia quasi ogni notte sulla volta, lasciando poco spazio alla brillantezza delle stelle.
Mentre parlavo volsi lo sguardo nella sua direzione sperando che mi stesse ascoltando e lo vidi per un attimo scrutarmi con la coda dell'occhio. Non sembrava arrabbiato (a dire il vero, non saprei definire in alcun modo il suo sguardo). Sta di fatto che riprese immediatamente ad amoreggiare con la luna senza dire una parola.
 
<< Ho portato l'antipasto >> Orso, raggiante, ci raggiunse con in mano due bottiglie e una scodella di carne, all'apparenza cosce di pollo. << Il cuoco ci farà portare il resto tra poco >>.
<< Dico, non l'avrai minacciato come al tuo solito?! >> chiese preoccupato Furia Buia.
<< No >> rispose l'omone. << Gli ho solo promesso che l'avremmo pagato e gli ho anche anticipato la mancia per il cameriere ... Te lo giuro >>.
Il monocolo dal pessimo carattere finse di crederci e afferrò una delle due bottiglie. << Niente bicchieri? >> domandò.
<< Non ne ho trovati, ma possiamo ... chiederli in prestito agli appestati seduti a fianco >>.
<< Lascia stare! >> commentò sconfortato. << Berremo dalla bottiglia >>.
<< Ma si, così ci confondiamo meglio in mezzo a questi incolti >>.  commentò felice Musashi dopo aver scippato l'altra bottiglia dalle mani di Orso.
<< Non avete paura che vi sentano? >> chiesi all'incredibile duo.
<< E anche se fosse? >> chiese Orso. << A occhio e croce qui ci saranno al massimo quindici persone buone per noi. Troppo poche >>. Si, aveva fame.
<< Intendeva nel caso di un eventuale scontro >> si affrettò a spiegarmi il Biondo con eccessivo zelo.
<< E se usassero le pistole? >> domandai preoccupato. << Sono quasi tutti armati >>.
<< Perché i miei cari fratelli sono convinti >> spiegò la Furia dopo un lungo sospiro << che potranno contare sullo scudo antiproiettile, come sempre. Beh, questa volta no. Non facciamo casini! Siamo qui per trattare con questa gente, non per mandarla in infermeria. Perciò, se volete fare gli sbruffoni, dovrete cavarvela da soli >>.
<< Da quando sei diventato un esperto diplomatico? >> domandò Musashi con malcelata ironia.
Senza battere ciglio e con fare serafico rispose il Paparino: << da quando siete diventati così stupidi!? >>
<< Wow! >> esclamò Orso dopo aver inghiottito sonoramente il boccone. << Riesci anche a fare battute. Il ragazzo ti sta facendo diventare ... diventare ... Aiutami, Biondo! >>
<< ... un essere umano >> suggerì il biondo. << E comunque mi chiamo Musashi >>.
<< Se lo dici tu?! >>
<< Cosa vorreste dire? >> domandò Furia Buia ormai rassegnato al fatto che non poteva sottrarsi alla commedia.
<< Che tu stai all'arte della diplomazia come Godzilla all'edilizia residenziale >> rispose Musashi sforzandosi di sembrare serio.
<< Beh in effetti, è vero >> dissi cercando di entrare nel gioco e ottenendo di rimando solo un imbarazzante silenzio ed espressioni di rimprovero. Quando avevo ormai realizzato che avrei fatto meglio a tacere, i tre scoppiarono in una fragorosa e sconcia risata.
<< Che faccia che ha fatto! >> commentò Musashi asciugandosi le lacrime. << Merita una bevuta anche lui >>.
Anche se mi rendevo conto di essere stato trattato da ... pivello, confesso che non mi dispiacque quella parentesi. Mi sentii tra amici ... accettato.
Peccato che i momenti belli svaniscano così presto.
Non avrei dovuto bere quella schifosa miscela, più adatta ad appiccare roghi che al consumo umano. Mi ustionò la gola così rapidamente che incominciai a tossire anche l'anima.
Ci vollero due manate ben assestate del Biondo sulla schiena e l'ordine secco, sibilato da Furia Buia a denti stretti come una minaccia, "smetti di tossire!" per convincermi a  ... resistere.
<< Non è colpa mia >>  dissi con un filo di voce.
<< Non importa ... ma smettila! >> continuò Furia Buia ancora più minaccioso.
Mi voltai verso Musashi e Orso chiedendo con lo sguardo il perché di quella reazione. Notai che anche loro erano tesi.
< Ragazzo >> il Biondo aveva intuito la mia domanda, << hai appena fatto capire a tutti i presenti che il tuo indice di ... pericolosità è pari a zero >>.
<< Beh, ma è vero >> risposi.
<< Si, ma potevi almeno provare a nasconderlo per qualche ora >> mi rimproverò anche Orso. << Questi sono predatori ... Ti converrà starci attaccato. Con noi presenti non dovrebbero aggredirti >>.
 E chi vi molla!

Il problema è che con queste canaglie devi dimostrare di essere... della loro pasta, perché i cacciatori si riconoscono tra loro come appartenenti ad una casta di guerrieri a prescindere dal rispetto o meno di un codice cavalleresco, anche se finora ho incontrato ben poca nobiltà d'animo.
Innanzitutto oltre all'attitudine alla lotta, che sicuramente rappresenta un importante metro di valutazione, ciò che a quanto pare conta davvero è dimostrare di saperci fare. 
Sei combattivo? Ok ti rispettano... ti uccideranno ugualmente, ma ti rispettano.
Sei provvisto di quell'acutezza e di quell'istinto che permette ad un animale di fiutare la puzza del pericolo ad un chilometro di distanza? Ok, ti rispettano ... non è detto che ti salverai, ma ti rispettano.
Sei coraggioso, non scappi, non piangi come un bambino di fronte al pericolo? Ok, ti rispettano .... probabilmente lo scriveranno sulla tua tomba, ma a scriverlo saranno i tuoi assassini  (sempre che non abbiano niente di più importante da fare, e allora al diavolo i tuoi resti).
Sai usare un'arma, hai un talento particolare per quelle da taglio o da fuoco? Ti rispettano molto di più ... fa' solo attenzione a non farti beccare alle spalle (come ho detto e come mi è stato insegnato sin dall'inizio, non tutti sono dei cavalieri).
Sei abile  a ricercare, nascondere, trasportare e magari rivendere lcl o altro? Ok ... sei un mercante. Ma in questo angolo di mondo anche un mercante deve possedere tutti gli altri requisiti.
Affermare che l'essere cacciatore si riduca a tutto questo, però, non basta. Quello che cerco di descrivere, in realtà, è  per ovvie ragioni solo lo sfondo di una società frammentata - così come frammentate e "territoriali" sono le bande di cacciatori che vi operano - che non è ancora in grado di produrre nuove sovrastrutture per canalizzare o imbellettare la naturale tendenza all'aggressività e alla competizione.
L'istinto di conservazione in un mondo povero di risorse e privo di riferimenti non lascia molto spazio alla solidarietà, al diritto o alla morale (almeno quella del 2015).
No, deve esserci qualche altro elemento che permetta di identificare questa strana "casta dai mille volti" e ai loro membri di riconoscersi.
Per esempio, pur sentendosi parte di (e spesso controllando) un territorio ben delimitato al cui benessere ed alla cui protezione si votano, sono poco sedentari, si spostano continuamente.
Come le primitive tribù di cacciatori-raccoglitori si muovono in lungo e in largo per reperire quanto necessario alla sopravvivenza ed al benessere del proprio villaggio. Un po' come gli esploratori del Nord d'America vagano alla ricerca di  zone più "fertili" (in questo caso soprattutto dei ricchi e spesso incustoditi depositi della Nerv); un po' come i mercanti di tutte le epoche intrattengono rapporti basati sullo scambio e non solo di beni; un po' come corsari si preparano costantemente per affrontare altre persone che riconoscono loro pari ma che hanno interessi uguali e contrapposti.
Collegando i frammenti di informazioni, ho scoperto che, almeno in questo angolo di mondo, i vari gruppi hanno sviluppato comuni usanze e cerimonie di ammissione dei nuovi  membri, sebbene non abbia ancora avuto modo di assistere ad alcuno di questi riti di passaggio. Temo, però, che presto dovrò scoprirlo, visto che "la scommessa" di Furia Buia contro  il delfino di Ronin era stata lanciata proprio quando si parlava di una mia possibile cooptazione.
Alcuni gruppi non avrebbero dimenticato del tutto la vecchia civiltà. Dotati di spirito pratico forse hanno imparato a fare i conti con le mutate circostanze, certo, ma << l'obiettivo almeno di alcuni tra noi >> aveva provato a spiegarmi una volta Musashi << non è la conquista del potere o di un vantaggio personale. Si tratta di portare avanti una propria visione del mondo che potrà rinascere da questi anni bui. Solo chi entra a far parte di un gruppo sa a quale visione dovrà dedicarsi >>.
 
<< Dovevamo fare a modo mio >> sbuffò Furia Buia. << Avremmo risparmiato almeno un paio d'ore e adesso saremmo già fuori con l'accordo in tasca. Non ci facciamo una bella figura se ci scambiano per i babysitter di questo moccioso >>.
 
Al di là dei modi indelicati capaci di ferirmi nel profondo, Furia Buia non aveva tutti i torti. Era stato un azzardo portarmi con loro e non solo perché sono... Shinji (che è già tutto dire). Per fortuna anche in questa popolosa favela era giunta sì voce del ritorno sulle scene di Shinji Ikari, grazie anche al mio fallito tentativo di concludere il lavoro di quattordici anni fa, ma le notizie erano ancora confuse e per lo più fantasiose, così come il ricordo della mia faccia. 
Pertanto, gli abitanti e i cacciatori del posto non erano ancora teoricamente in grado di associare me a quel diabolico nome.
Inoltre, c'era chi dubitava della fondatezza della notizia, dato che negli anni il mio fantasma sarebbe stato agitato più volte come uno spauracchio per creare disordini.
Lo scopo ufficiale della missione era ottenere l'autorizzazione ad attraversare indisturbati il territorio controllato dal gruppo locale, il più popoloso sinora incontrato, per accedere a terreni di caccia più floridi, oltre le colline, in cui presumibilmente si trovavano copiosi centri di stoccaggio del prezioso lcl di provenienza garantita Nerv (ma questo dettaglio non fu rivelato).
In cambio avremmo ... i miei compagni/tutori avrebbero assicurato una quota del ricavato a mo' di ... dazio doganale, nonché assistenza "militare" in caso di necessità. 
Gli argomenti forti a disposizione di Paparino & Co. erano principalmente due: la loro fama di cacciatori abilissimi, dei veri segugi, ed il timore che incutevano, sebbene facessero parte della banda più esigua in circolazione. Erano famosi e famigerati la forza di Orso e il talento con le armi da fuoco di Musashi. Quanto a  Furia Buia  ... bastava già il nome.
Probabilmente anche  Kosuke  e Matsuda possiedono delle qualità invidiabili, ma non ho ancora avuto modo di approfondire la loro conoscenza.
Perché parlamentare allora con questi pagliacci? Perché erano, e sono ancora, maledettamente tanti. Una soluzione di forza era decisamente sconsigliabile.
Musashi mi spiegò in seguito che quella visita aveva anche lo scopo di valutare la propensione del gruppo locale ad allearsi con altre bande, potenzialmente rivali, ed in particolare con quella di Ronin che, purtroppo, operava proprio in casa nostra ... cioè del gruppo di Kosuke. 
Insomma, per non farci mancare niente eravamo seduti in mezzo a quel casino per svolgere anche attività di spionaggio.
 
<< Magari non daranno peso a Ragazzo >> Musashi cercò di minimizzare l'accaduto. << E anche se fosse, basterà mettere in chiaro che lui è dei nostri >>.
<< E che interverremo per difenderlo >> ribattè Furia Buia impegnato ad osservare nervosamente le reazioni del pubblico. << Quindi, che siamo vulnerabili >>.
<< Non avrai pensato davvero che lo avrebbero scambiato per uno di noi? >> rispose Musashi.
<< No, ma se capiscono che è così inetto .. che è ancora così inetto >> si corresse Furia Buia (senza sforzarsi troppo, aggiungerei) ma il colpo ormai l'avevo sentito, << potrebbero succedere casini >>.
<< Da quando ti preoccupa dover combattere? >> chiese provocatorio il biondo.
<< Forse >> provai a dire la mia, << avreste dovuto lasciarmi al villaggio. In fondo per un po' non mi daranno fastidio >>.
<< E come pensi di imparare restando chiuso in casa? >> si affrettò Orso cercando di associare alle parole un sorriso pateticamente falso, mentre Furia Buia voltò semplicemente la faccia dall'altra parte neanche avessi detto una bestemmia. << Il tempo stringe >>.
<< A pensarci bene >> Musashi prese la parola dopo avermi indagato per qualche istante, << dovremmo iniziare a curare il suo aspetto >>.
<< In che senso? >> chiesi.
<< Beh, premesso che non toccherai più una goccia d'alcol in pubblico fino a quando non avrai imparato a sopportarlo, devi sforzarti di apparire più, più, piùùù .... meno pivello. Se ancora non sei abbastanza forte da difenderti, prova ad apparire più forte >>.
<< E come?! >>
<< Intanto non sei a scuola, perciò portare la camicia sblusata e sporcare un po' il tuo abbigliamento potrebbe essere utile. Certo, mi disgusta solo il pensiero, ma conviene che tu assuma un aspetto un po' più  ...  vissuto >>.
<< Dovresti anche smettere di pettinarti >> si aggiunse Orso. << Lascia liberi i tuoi capelli di crescere come vuole madre natura >>.
<< Giusto >> convenne il Biondo, << e già che ci sei, fatti crescere la barba >>.
<< Lo sai che non mi cresce. Sono condannato ad essere un quattordicenne a vita >> risposi stizzito.
<< Questo è un problema >> mugugnò pensieroso Musashi come se l'aver toccato quel tasto dolente non fosse rilevante. << Sei belloccio, imberbe e pulito, educato. Finirai per attrarre sgradevoli attenzioni >>.
<< Non ho capito >> avevo capito.
<< Avrai notato che ci sono poche donne in posti come questo >> Musashi confermò la mia intuizione.
<< Cosa mi consigliate di fare? >>
<< Non so. Intanto >> suggerì Orso, << prova con un "grattati, sputa e rutta". Magari riesci a disgustarli >>.
<< La solita bestia! >> ringhiò schifato Musashi. << Tanto vale mettergli un cartello al collo con la scritta "sono un pivello, faccio finta di essere un duro e sono anche vergine" >>.
<< Che ne sai? >> provai a ribattere rendendomi immediatamente conto di aver aperto un'autostrada di sfottò.
<< Perché, l'hai fatto? >> domandò sorpreso il bestione.
<< No! >> ammisi rassegnato. << Si nota così tanto? >>
<< Si! >> concordarono in sincrono i miei maestri.
 << Tu che ne pensi, Paparino? >> Musashi approfittò del rinnovato interesse del suo ombroso fratello.
<< Deve imparare a difendersi. Questo è quanto! >> fu la risposta, lapidaria come di consueto, del ciclope.
<< Mmmmmh ci vuole ancora tempo, sempre ammesso che sopravviva >> commentò Orso.
<< Ci sono >> esclamò Musashi colpendosi soddisfatto la mano con un pugno. << Gli serve una bella cicatrice! Del resto è per questo che ti sei fatto tagliuzzare la faccia, vero Paparino? Per sembrare più pericoloso >>
<< Sicuro >> attaccò ammiccante anche il bestione. << Ti assomiglierebbe anche di più ... visto che sei il suo padre adottivo >>.
<< Non dite cazzate! >> ribatté infastidito Furia Buia.
<< Che ne pensi, Ragazzo? >> chiese Orso.
<< Io ... >> guardai per un attimo la Furia che mi porgeva la nuca, << ... io non vedo nessuna somiglianza con lui >>.
<< Neanche io >> rispose immediatamente il monocolo voltandosi per fissarmi con il suo solito sguardo gelido e distante.
 
Ancora adesso non so decidere se mi abbia dato fastidio più l'essere paragonato a lui o la rapidità con cui quel paragone era stato liquidato. Certo, avevo iniziato io, ma perché dovrebbe essere così terribile assomigliare a me? E' vero non ho talenti, combino guai ... Possibile che anche per Furia Buia io sia inutile?
Il fatto è che in fondo vorrei essere come lui, perché è l'esatto contrario di me.
Eppure, al tempo stesso non voglio essere come lui perché non riesco a capirlo come non capisco il mondo in cui vive.
Sento il bisogno di non dargliela vinta. Non è che mi opponga alle sue decisioni perché, anzi, mi rassicura sapere che ci sia qualcuno che mi dice cosa fare; è solo che mi rifiuto di accettarlo, anche se mi ha risparmiato, anche se può insegnarmi a sopravvivere. Lui è ciò che odio: un altro adulto che vuole costringermi ad essere l'adulto che ha in mente, un'altra persona che pensa di usarmi per i suoi piani, che ordina senza spiegarmi niente, senza dirmi niente . Lui è ....

 
... un altro padre che non ti accetta.
 
A differenza dei suoi compagni, Furia Buia è difficile da decifrare non foss'altro perché non fa niente per essere compreso. 
Ho capito che vuole bene ad Orso e Musashi, probabilmente anche agli altri membri del gruppo, ma sembra che in generale non gli importi niente di ciò che pensano gli altri. Per lui l'approvazione o la disapprovazione hanno lo stesso valore: nessuno. 
Non gli interessa essere temuto o amato. Magari preferisce essere temuto, ma solo perché gli torna più utile.
Non è rissoso, anche se non è affatto il tipo che evita uno scontro. Semplicemente per lui la violenza è un mezzo; non lo diverte ma non lo disgusta. 
E' freddo, concentrato, quasi spietato, come quando poche ore prima voleva togliere di mezzo quei cacciatori solo perché ... aveva altri progetti. Ancora non l'ho mai visto veramente perdere il controllo, tranne quando ci siamo conosciuti.
A volte ripenso a quel giorno. Se non fosse stato per la malcelata ferocia che gli aveva quasi permesso di uccidermi, per il suo sfogo all'uscita dalla taverna e per altri piccoli e ancora non chiariti particolari che mi era parso di cogliere e che rivelavano una personalità più volubile, sanguigna e contraddittoria di quella che è solito mostrare in pubblico, adesso direi che Furia Buia non ha sentimenti ... per il resto del genere umano.
Di certo, non ne ha per me.
Tralasciando il distacco, anche fisico, dimostrato tutte le volte in cui se ne stava lontano in disparte mentre parlavo con Musashi e Orso, fingendo di fissare chissà quale punto nel vuoto (evidentemente più interessante delle chiacchiere di un moccioso), finora il suo dialogo con me è stato sempre ridotto all'essenziale. 
Certo, sempre meglio che essere ucciso, ma visto che TU hai deciso di salvarmi e di insegnarmi a diventare uno di voi, potresti almeno sforzarti di più, magari dandomi qualche consiglio o rispondendo, anche solo per educazione, alle domande che ti faccio. In fondo sono io quello resuscitato, senza che l'avessi mai chiesto, da un buio di quattordici anni.
Invece, Furia Buia si limita ad elargire ordini e ad impormi quegli stupidi esercizi.
Se Orso e il Biondo mi addestrano o si sforzano di addestrarmi nella lotta e nell'uso delle armi da fuoco, sebbene le lezioni siano ancora al livello "poppante", lui mi fa semplicemente ... meditare.  
Mi costringe a ore di assoluta noia, rigorosamente seduto come un bonzo con la schiena dritta e il collo teso, che bruci il sole o cada pioggia acida. Sempre fermo, dopo la fatica degli allenamenti con gli altri due, a concentrarmi ora sulle mie emozioni, ora sui miei pensieri, ora sul mio corpo, come se l'attenzione potesse farmi acquisire chissà quale potere.
Altre volte, invece, l'esercizio consiste nel cercare di percepire l'ambiente circostante, la terra, i sassi, le piante, i rottami, l'acqua, ogni cosa si trovi intorno a me, persino i miei stessi compagni di viaggio. Non si tratta solo di avvertirne la presenza o sentire odori e rumori. Con gli occhi rigorosamente chiusi il Paparino mi chiede di visualizzare ogni cosa come se fossero spalancati.
Unico comun denominatore è il comando che Furia Buia ripete come un mantra: << Respira! >>

<< E' stupido e impossibile! >>
Una volta trovai il coraggio di dirglielo, ero frustrato per la mancanza di risultati che potesse trovare accettabili e più depresso del solito. << A cosa dovrebbe servirmi? Non credo che passare le ore a terra, immobile, mi aiuterà a sopravvivere. Dovresti insegnarmi a combattere >>
<< Alle pratiche di combattimento ci pensano gli altri >> rispose. << Quanto alla "capacità" di combattere, quella non te la può insegnare nessuno. Quindi, non posso sprecare tempo >>.
<< Credi anche tu che io sia un incapace? >> mi aveva appena detto che ero una causa persa.
<< ... Non hai capito! >> disse la Furia dopo alcuni istanti di silenzio passati a fissarmi come se avesse letto la parola "imbecille" sulla mia fronte. << Comunque, per te è più utile questo >>.
<< Va bene. Ma, almeno, posso sapere quale vantaggio mi può dare? >>.
<< Bene che vada >> disse, << potresti scoprire di possedere qualche ... abilità ..., qualcosa che sia utile a te e a noi ... >>
<< E se così non fosse? >>
<< ... Allora, male che vada avrai allenato la tua concentrazione. Se poi va malissimo, beh >> continuò scostante, << morirai dimostrando calma >>.
<< Ch.. che co-sa ?... >> le parole mi si strozzarono in gola.
<< Scherzo!  >> riprese con un espressione che tradiva l'esatto contrario della sua affermazione. << Considerato quello che devi affrontare, la tua morte sarà piuttosto violenta >>.
Non so dire se il senso di terrore che mi assalì sentendo quelle parole fosse dovuto all'immagine  della mia morte - che pure mi passò davanti agli occhi - o alla certezza che non avrei avuto nessuna possibilità di sfuggire ad un simile destino perché, ne ero certo, non avevo nessun talento nascosto.
<< ... Pensi ... pensi che io possa farcela? >> domandai pregando in cuor mio che mi offrisse almeno una speranza.
<< Non me lo sono chiesto E non credo che lo farò >> rifiutò la mia preghiera. << Prima o poi lo scopriremo >>.
<< Io ... so soltanto pilotare gli Eva >>.
<< Allora ... sei fregato >>.
<< Quindi, non serve a niente starmene seduto come uno scemo? Perché dovrei continuare? >> domandai più a me stesso.
<< Nessuno ti costringe a farlo >> rispose.
<< Ma tu non mi hai detto che potevo smettere >>.
<< E non lo farò. Adesso continua! >>
 

Passammo almeno  altre due ore in quella puzzolente e rumorosa bettola cercando di vincere la noia con chiacchiere di poco conto e qualche breve siparietto messo in scena dalla strana coppia dello smilzo e del bestione.
Cioè, a dire il vero, loro combattevano la noia, io ... la paura. Mi terrorizzava il fatto che tutti mi stessero guardando per "pesare" la mia pericolosità o ... peggio; mi sentivo esattamente per quello che ero: indifeso, alla mercé di pervertiti tagliagole che come squali nuotavano a pelo d'acqua  intorno a me, protetto solo da una esile per quanto agguerrita imbarcazione. 
Provai a simulare una certa noncuranza, fingendo di ascoltare le conversazioni dei miei commensali (non era importante che parlassero o meno; non sarei riuscito comunque a sentirli), ogni tanto allargando la bocca in un sorriso che nelle intenzioni doveva essere contenuto ma non educato. 
Con rapidi gesti riuscii a sblusarmi la camicia e a spettinarmi per quel che potevo. Il tutto cercando di sembrare naturale e a mio agio e mantenendo rigorosamente il contatto visivo con i miei tutor, perché non avevo il coraggio di avventurarmi in qualche osservazione della sala. Avrei, infatti, potuto incrociare lo sguardo di altri cacciatori, fornendo il loro il pretesto per sentirsi provocati o insultati. 
Guardare Orso e Musashi, ma - devo ammetterlo - soprattutto il monocolo, mi dava un senso di tranquillità, di protezione, perché erano la mia unica difesa e non da poco, visto che, sebbene appena percettibile, sapevo che Furia Buia non aveva mai disattivato la protezione del suo at field. 
Talvolta ci racchiudeva tutti come un una sorta di ampio guscio antiproiettile, talvolta ci si attaccava addosso come una plugsuit a mo' di scudo personalizzato total-body.


In un paio di occasioni Orso abbandonò il posto per ricordare al cuoco che l'antipasto era finito da tempo, ammonito puntualmente dalla Furia con un laconico  << con gentilezza! >> 
Per me non era un problema poiché l'appetito era fuggito via parecchie ore prima e sembrava fermamente deciso a rimanersene nascosto nella sua panic room.
Furia Buia scansionava con allarmante costanza le persone vicine al biliardo, da ore impegnate in quella che, a quanto pare, doveva essere la madre di tutte le partite. Apparentemente era tranquillo, ma il suo insistente picchiettare il tavolo con le dita era sintomo una certa insofferenza. Era con loro che doveva parlare e loro avevano intenzione di farci aspettare.
Finalmente si avvicinò un ragazzo, aveva capelli corti e neri ed era alto quanto me ma più robusto. Doveva essere più grande di me di un paio d'anni e mostrava bellamente i lividi sulle nocche delle mani, segno che il suo indice di pericolosità non era indecente quanto il mio. Anche il suo volto non dava l'idea di essere immacolato.
Con fare rispettoso, ma tutt'altro che deferente, si rivolse al Paparino: << i miei capi hanno terminato la loro riunione. Data l'ora vi propongono di rimandare il colloquio a domani. Anzi, vi invitano a partecipare alla festa che si terrà in mattinata >.>
Era chiaro che i suoi capi volessero in questo modo dimostrarci la propria forza, al punto da dettare la nostra agenda, ma Furia Buia stette al gioco. << Cosa si festeggia domani? >> chiese con l'occhio buono puntato sul giovane messaggero.
<< Il mio "ingresso in società" >> rispose con un fiero e maligno sorriso.
<< Con chi combatterai? >> domandò Musashi.
<< Bah, non ricordo il nome >> spiegò, << ma tanto che importa? Vincerò io >>.
<< Sembri sicuro di te >> commentò il Biondo.
<< Si, lo sono. Perché non fate provare anche il moccioso? >> chiese guardandomi con sufficienza mista a disprezzo.
<< Così ci insulti >> lo freddò la Furia.
<< S...scherzavo >> rispose imbarazzato il ragazzo. << ... E' solo che pensavo fosse qui per par... >>
<< Non siamo qui per perdere tempo >> disse velenoso il Paparino. << Ora va' dai tuoi e di' loro che siamo grati per l'invito ma che domattina dovremo rimetterci in viaggio. Non siamo stanchi, perciò possiamo parlare anche adesso ... se vogliono >>.
Sebbene chiaramente infastidito dalla durezza della risposta di Furia Buia, il ragazzo riconquistò un sufficiente controllo per ribattere: << in tal caso >> disse tradendo comunque paura e nervosismo, << i miei capi vi suggeriscono di rimandare sempre a domattina prima della festa. Non possono ricevervi adesso >>.
<< Riferisci che per noi va bene! Puoi andare! >> lo liquidò il ciclope senza troppi complimenti.
Colpito e affondato il galletto dovette incassare in silenzio e abbassare la cresta ma, prima di voltarsi per raggiungere i suoi capi e riferire il "nostro" consenso a pernottare, mi lanciò un'occhiata sanguigna, neanche fossi stato io a trattarlo male.
Fu solo un attimo ma non sfuggì al Biondo, che subito esclamò : << ti sei fatto un amico, Ragazzo! >>
<< E io cosa c'entro? >>
<< Beh, non penserai >> ci avrei scommesso che a rispondermi sarebbe stato Orso << che quello stronzetto sia così stupido da affrontare uno di noi?! E' chiaro che proverà a vendicarsi su di te. Del resto Paparino lo ha trattato come un cane >>.
 
E che palle!!!
 
<< Ha parlato di una festa >> provai a cambiare discorso dopo aver digerito l'ingresso di un nuovo elemento nel partito "chi odia Shinji", mentre sempre più nel profondo si radicava in me il proposito di non allontanarmi dai miei istruttori neanche se mi avessero scacciato a calci. << Di che si tratta? >>
<< Un duello >> iniziò Musashi. << Quel ragazzo affronterà un suo pari in uno scontro all'ultimo sangue. Se vince, diventerà un membro effettivo del branco, se perde, invece ... >>
<< ... avrà un'altra occasione? >> simulai ironia per celare il panico.
<< Chissà!? >> rispose il bestione. << Probabilmente no, ma chi può dirlo?! >>
<< Vedi, Ragazzo >> di nuovo il Biondo, << si tratta di un modo barbaro, ma sicuramente efficace, almeno per questi primitivi, per scegliere i più ... adatti. Non è detto che debba concludersi con la morte  di uno dei contendenti. Infatti, è prevista anche la resa a discrezione, ma non credo che quel ragazzo, se dovesse prevalere, sarà compassionevole >>.
<< Già >> confermò Orso. << Ha proprio una brutta faccia da cattivo. E' meglio fare attenzione >>.
<< Quindi, toccherà anche a me? >> azzardai giusto per un masochistico bisogno di conferma.
<< Si ma per altre ragioni >> sottolineò il Biondo. << Da noi, te l'ho detto, i criteri di ingresso sono diversi ... ma >> raccolse per un attimo le idee, complice lo sguardo minaccioso del cacciatore con la benda << abbiamo deciso di non parlartene ... per ora. Diciamo che per quanto ti riguarda, non hai molta scelta! Dovrai essere pronto a tutto se vuoi vivere >>.
<< Ed essere utile >> chiosò Furia Buia, mostrandomi subito con un cenno del capo che non si aspettava né desiderava una mia replica.
 
*****

 
<< In piedi! >> Il pestone sulla mia caviglia era la formula di "Buongiorno, Ragazzo" preferita dal bifolco con un occhio e qualcosa. 
Quella mattina, però, non lo interpretai come il felice inizio di un nuovo, raggiante, giorno schifoso, ma come la chiosa finale ad una notte di merda - quanto mi sbagliavo! -, passata montando di guardia ogni due ore, rigorosamente in coppia, e condividendo, sempre in coppia, un materasso pre impact ad una piazza e mezzo. Considerate le differenti strutture fisiche, a me toccò la compagnia del bestione.
Solo alle prime luci dell'alba la stanchezza prevalse sul tanfo nauseante del mio grasso amico ... e anche del materasso. E proprio sul più bello ...
<< Io e Musashi ci muoviamo. Voi tenetevi pronti! >> comandò Furia Buia. << Appena avremo finito di parlare con quegli stronzi, ce ne andremo >>.
<< Ehm ... Paparino >> intervenne il Biondo,<< ti ricordo che Ragazzo non è pronto ... sai, nel caso dovesse andar male >>.
E così Paparino prese a fissarmi indeciso sul da farsi. Quindi, sentenziò :<< concordo! Avevo calcolato quattro ... operativi. Va bene, vado da solo! Se si mette male, portatelo via e, se ci metto troppo a raggiungervi ... >>.
<< Ce ne andiamo? >> chiese Orso.
<< No, tornate a prendermi! Certo che dovrete andarvene! Per nessun motivo, ripeto, per nessun motivo tornerete indietro a salvarmi, intesi? >>.
<< D'accordo >> rispose Orso stringendo le spalle.
<< Anche a me sta bene >> lo affiancò Musashi.
<< Fanculo! >> Furia Buia accennò un sorriso prima di uscire dalla stanza.
 
<< Davvero lo lasceremo da solo? >> chiesi preoccupato.
<< Certo che no! >> mi rassicurò Musashi. << Ma prima dobbiamo essere certi che tu non corra troppi rischi. Non possiamo salvare la principessa con un occhio solo se dobbiamo badare anche a te >>.
<< Altrimenti >> commentai, << sareste vulnerabili >>. Dio, quanto ero inutile!
<< Solo per il momento >> cercò di confortarmi Orso che aveva letto bene il mio stato d'animo. << Ti assicuro ... che più in là ti abbandoneremo al tuo destino >>.
<< Grazie >> gorgogliai lottando contro l'imprevisto impulso di ridere. Non mi andava affatto giù che potesse accader loro qualcosa di male, non tanto perché erano il miglior punto nella mano della sopravvivenza, quanto perché ... non lo trovavo giusto. Per la prima volta avrei voluto davvero essere un ... "operativo", nonostante i pericoli che ciò avrebbe comportato.
 
Ci dirigemmo verso l'uscita del paese abbandonando le macerie semi agibili della vecchia città per infilarci in mezzo alle più attuali catapecchie sparse alla rinfusa. 
C'era elettricità nell'aria e un'insolita gioia, la terra battuta brulicava di persone agitate e chiassose proprio come, appunto, in un giorno di festa.
Dovevano essere presenti altri stranieri oltre noi, perché ci confondemmo facilmente tra la folla, seppur costantemente scortati a distanza dalle guardie della sera prima.
Proprio sul limitare della zona abitata alcuni operai erano intenti a montare un ring, quattro corde tese a delimitare un quadrato non perfetto di terriccio spianato da poco.
Mi avvicinai, non so, forse per abituarmi all'idea che un giorno avrei dovuto scavalcare quelle corde, chiedendomi perché mai avrei dovuto farlo. Orso e Musashi si fermarono a poca distanza a mo' di discreti angeli custodi. Niente a che vedere con la sicurezza della Nerv, quella dei (bei?) tempi, composta da professionisti invisibili e distaccati  che parlavano di me come il "soggetto": "il soggetto si trova qui", "Il soggetto ha preso il treno", "Il soggetto è al sicuro".
No, le mie due nuove guardie del corpo conoscevano e conoscono il mio nome .... è che fanno bene a non pronunciarlo apertamente!

<< Anche tu sei qui per diventare un cacciatore? >>
Voltandomi vidi accanto a me una ragazza dai capelli neri e lunghi e dalla figura longilinea. Non doveva avere più di quindici anni. Di poco più bassa di me, indossava un mix di abiti tradizionali giapponesi e indumenti moderni, ... però maschili. L'hakama a righe bianche e grigie presentava ampie pieghe ai bordi inferiori - segno che quel vestito era stato cucito per  qualcun altro - sufficienti a scoprire un paio di scarpe da tennis dall'improponibile colore. Un classico haori color grigio topo portato a mo' di spolverino, anch'esso di un paio di taglie più grande, lasciava  intravedere una camicia rosa, fortunatamente della giusta misura,  e le grazie che questa copriva.
Non l'avevo sentita avvicinarsi. Onore a lei e biasimo per me che, peraltro, mi allenavo a potenziare l'attenzione.
 
                                                                Ecco a cosa possono servire  quegli esercizi.
 
<< Co ... come? >> domandai più imbarazzato che sorpreso.
<< Ti ho chiesto >> disse paziente fissandomi negli occhi e sorridendomi come se avesse incontrato un vecchio amico << se anche tu sei qui per diventare un cacciatore? Non pensavo di averlo detto a bassa voce >>.
Le sue iridi erano di un nero profondo, aveva un naso fine leggermente a punta e perfettamente proporzionato al resto del viso, i lineamenti erano gentili. Si, era davvero bella!
<< Ah, No, no. St ... stavo solo guardando ... così ... >> biascicai cercando di argomentare la risposta con la mimica del corpo visto che le parole faticavano a comporre una frase decente .
<< Non mi dirai che sei già un cacciatore? E da quanto tempo? E di quale gruppo? >> cominciò ad incalzarmi anche fisicamente al punto che dovetti fare due passi indietro per non essere travolto.
<< Oh no, non sono ... cosa ti fa pensare che io sia già un cacciatore? >>
<< Ho visto i tuoi amici >> rispose indicando i miei compagni << dietro dite, un po' defilati. E sono chiaramente dei cacciatori. Poi sei vestito come loro, hai i capelli spettinati e sembri un po' trasandato. Certo, ora che ti guardo meglio vedo che non hai armi con te. Ma sembravi così tranquillo, non prestavi attenzione a chi ti passava accanto, come se fossi sicuro di te. Quindi, ho pensato che fossi uno di loro >>.
 
Già! Diglielo che, invece, eri distratto dalle tue angosce.
 
<< A dire il vero >> iniziai sempre più imbarazzato dalla mia evidente pochezza << ero distratto >>.
<< ... Allora dovresti fare più attenzione! >> mi intimò seria puntandomi un indice ammonitore contro il petto, esattamente come avrebbe fatto Asuka e con la stessa voce squillante. A differenza della rossa, però, non aveva accompagnato il rimprovero con insulti e una buona spazzata per gettarmi con il culo per terra. E sul suo viso mi sembrò di scorgere i segni di una sincera preoccupazione e non di esagerato disappunto.
<< Si >> confermai accennando un inchino di scuse. << Me lo dicono sempre >>.
<< E dovresti ascoltarli di più! >> confermò imbronciata, incrociando le braccia sul seno.
<< Tu ... >> cercai di cambiare discorso  << vivi qui? >>
<< No >> rispose dopo aver sbollito un fastidio che non riuscivo a comprendere. << Vengo da un villaggio che dista qualche giorno di cammino. Si trova in direzione est dietro quelle colline! Tu, invece da dove vieni? >>
<< Chi ti dice che non sia del posto? >> dissi sorridendo nel patetico tentativo di fare lo splendido.
<< Se tu vivessi in questo villaggio non mi avresti chiesto se vivessi qui >>.
Datemi una spada, pensai, voglio fare seppuku! << Sicuro che vuoi diventare un cacciatore? I tuoi deficit dell'attenzione sono preoccupanti >>.
<< Eheheh, scherzavo >> dissi cercando di puntellare il sorriso più falso della mia vita nella speranza di risultare anche credibile. << Io vengo da un piccolo villaggio che si trova ... >>
                                                                                                                                                                                                                                            Dove si trova?

<< ... da quella parte >> continuai puntando a casaccio il dito davanti a me e bestemmiandomi un'altra volta in tempo reale poiché avevo appena indicato proprio le colline cui aveva fatto cenno la ragazza ... E non ce n'erano altre. Il fatto è che non sapevo dove fosse il villaggio ... e neanche dove si trovasse l'est.
 
Certo che come aspirante cacciatore fai proprio schifo!
 
<< Ma quello è l'est. E' lungo la strada che porta al mio villaggio >> esclamò senza preoccuparsi di contenere l'entusiasmo.
<< Si, infatti, ma il mio villaggio è lontano almeno una decina di giorni di viaggio >> mentii spudoratamente visto non sapevo neanche quanto fossi lontano dal mio ... territorio.
 
E ti lamenti quando ti chiamano "inetto"?
 
<< Certo che è parecchio distante! >> rifletté guardando con aria meravigliata nella direzione che le avevo appena indicato.
<< Tu perché sei qui? Non dirmi che sei un cacciatore o, peggio, che devi combattere per diventarlo >>.
Devo ammetterlo: sebbene non ne avessi azzeccata una e nonostante i saggi consigli del mio cervello, che mi suggeriva di svignarmela prima di sparare cazzate ancora più grosse, non volevo ... fuggire. Trovavo stranamente piacevole la compagnia di quella ragazza, avvertivo un senso di affinità come se la conoscessi da molto tempo. 
<< Non dire sciocchezze! >> rispose esplodendo in una fragorosa risata. << Certo che sei divertente. Non sono un cacciatore e non ci tengo a diventarlo, ma mio fratello si. Lui si è allenato così tanto per questo giorno. Sono qui per fare il tifo, è pur sempre mio fratello >>.
Rimasi per qualche istante in silenzio a guardarla cercando di controllare una stretta al cuore provocata dal solo pensiero che il fratello probabilmente si sarebbe scontrato con il ragazzo che avevo visto la sera prima.
<< In più >> rilanciai il discorso per distrarmi da quella sgradevole sensazione. Mai e poi mai l'avrei condivisa con lei, che senz'altro aveva già da fare i suoi conti con la tensione << non mi pare ci siano donne tra i cacciatori >>.
<< Ma da che mondo vieni? Dai, non prendermi in giro >> disse ridendo ancora più forte e accompagnando alle parole una vigorosa spinta. << Lo sai benissimo che ci sono donne tra i cacciatori e che alcune guidano anche bande molto famose. Io, però, non provo alcun interesse per questo tipo di carriera >>.
<< Non ti piacciono? >> domandai.
<< Mmmmmh >>  tornata apparentemente seria, iniziò ad accarezzarsi il mento con pollice e indice fissandomi con i suoi occhioni neri. << Non lo so. Alcuni potrebbero anche piacermi >>.
Sicuramente le mie guance diventarono rosso peperone, perché subito dopo la sua bocca si aprì dolcemente per accogliere un imbarazzato sorriso che si tramutò rapidamente in un'altra risata scomposta. Di energia ne aveva da vendere e quella che non poté investire nello scoppio di ilarità la impiegò curvandosi in avanti e premendo sulla pancia con le mani. << Che faccia che hai fatto! >> singhiozzò liberandone una per poggiarla sulla mia spalla. << Sono contenta di averti incontrato.... uuuuhhh! Ok, adesso riesco a respirare. Un attimo ché ritorno seria... Allora >> finalmente si riprese, << il fatto è che non credo che questo mondo abbia bisogno dei cacciatori. Insomma, un commercio civile di beni secondo me è più utile delle vostre rapine. Inoltre, il vostro culto della forza e dell'aggressività  ... Non è così che usciremo da questa miseria >>.
<< Credi che in questo mondo non serva essere forti? >> domandai un po' infastidito. In fondo stava insultando l'identità che volevo ... dovevo assumere. Come Asuka, pensai, considera i cacciatori alla stregua di bestie.
<< No, no, non volevo dire questo. Sicuramente è necessario essere coraggiosi e forti, sapersi difendere è importante. E non lasciarti ingannare dalle apparenze! Sono brava a combattere. Dico solo che tutti i cacciatori si considerano quasi dei salvatori dell'umanità. Non è con la prevaricazione che risolveremo i nostri problemi, ma con  l'organizzazione, la disciplina e il duro lavoro. Senza contare che a voi cacciatori non farebbe male ogni tanto leggere qualche libro, invece di bruciarlo per ravvivare il fuoco! Fino a che saremo divisi in tante piccole tribù affamate, saremo vittime dei più violenti e ... >> indicando con disappunto il ring << costretti ad assistere a queste disgustose cerimonie che non hanno nulla di cavalleresco o di elegante >>.
<< Insomma, saremmo noi il problema? >>
<< Credevo di aver spiegato il mio punto di vista in modo chiaro e, soprattutto, esauriente. Ti è rimasta solo questa impressione? No, intendevo dire che  ...  >> si bloccò corrucciata quasi assumendo la posa del pensatore << ci sguazzate in  questo mondo perché in fondo siete  ... degli scansafatiche >>.
<< C ... come? >> tutto avrei potuto pensare, tranne che i cacciatori fossero dei nullafacenti ... anche se il ragionamento, per certi versi, filava.
<< Ah non tutti, non tutti >> si affrettò a precisare agitando animatamente le braccia come per scacciare l'idea che potessi interpretare quelle parole come un insulto diretto a me. << Sono sicura che ci siano persone in gamba che, in circostanze diverse, potrebbero fare grandi cose, ma ... ecco ... scusa! Non volevo offenderti >>.
Mi aveva chiesto scusa, quella ragazza da mille parole al minuto aveva chiesto scusa a me. Le avrei perdonato anche una coltellata volontaria alla coscia, figurarsi un'opinione che non mi toccava direttamente. Io con Asuka ero abituato a ben altro ... e di certo non alle scuse.
<< Non mi sono offeso. Io ancora non sono un cacciatore; anzi, la penso  come te... forse. Penso, però, che fino a quando non finirà la guerra tra la Wille e la Nerv non sarà possibile ricostruire niente. Tu che ne  ... che c'è? Perché mi guardi così? >>
La ragazza, quasi ipnotizzata, immortalata con le labbra rosse leggermente aperte e gli occhi spalancati come alla presenza di un fantasma o di ... un eroe dei fumetti, esclamò: << so chi sei!!! >>.
 
Merda!
 
<< Tu sei ... >> mi sussurrò all'orecchio dopo aver accorciato la distanza e appoggiato entrambe le mani sulle mie spalle in un quasi abbraccio << Ikari Shinji >>.
Il mio primo pensiero non fu: << mi ha scoperto, adesso sono fregato! >>. No, sentirle pronunciare quel nome mi procurò, invece, un viscerale senso di fastidio. E' strano, ma dopo circa un mese, da quando cioè sono stato ribattezzato come "Ragazzo", le mie vere generalità mi sono diventate quasi estranee, e quel poco di familiare che ancora avverto è legato a qualcuno o, peggio, a qualcosa che non vorrei mai più incontrare, che non vorrei mai più essere.
<< No no >> farfugliai, << ti sbagli. Io ... >> non riuscivo a proseguire, non riuscivo neanche ad allontanarla, non riuscivo a toccarla perché ... ero il nemico pubblico numero uno, un importante pezzo nella sequenza di concause che avevano portato a tutto questo.
<< Si invece >> replicò stringendosi a me con sincero trasporto. Il mio viso fu coperto da quel fiume di capelli neri come una notte senza stelle, la più desiderabile notte che abbia mai immaginato.  << Tu sei quello che ha combattuto contro gli angeli. Mio padre mi ha raccontato spesso di Shinji Ikari, mi ha mostrato anche alcune vecchie foto. Senza di te il mondo sarebbe finito >>.
 
Le informazioni di tuo padre sono piuttosto lacunose al riguardo.
 
<< Sta' tranquillo! >> continuò allentando la presa quanto bastava per guardarmi. Sembrava così innocente, era così vicina e quel contatto era così confortante per me che avevo trascorso tutta la vita ad evitarlo. << Non lo dirò a nessuno. So che i piloti di Eva non sono amati da queste parti >>.
Trovai, infine,la forza di scostarla sebbene a malincuore. << Non posso essere Shinji Ikari >> le dissi con un sorriso stentato. << Adesso dovrebbe avere circa trent'anni. Guardami! Ti sembro così grande? >>
<< Non so come sia possibile ma una volta ho visto anche l'altro pilota >> rispose senza scomporsi, << quella ragazza con i capelli rossi. E'identica alle foto che abbiamo di lei ... a parte la benda sull'occhio! Non ricordo il suo nome >>.
<< Si chiama Soryu Asuka ... scusa Shikinami Asuka Langley! >> ancora mi chiedo come diavolo abbia fatto a sbagliarmi. << Lo so perché la Wille ha una base praticamente dentro il mio villaggio >>.
<< Ooooh! Che coincidenza! >> esclamò sorpresa mostrando un'innocenza ancora infantile nel volto e nella voce. << Però non capisco... il villaggio di cui parli è da quella parte >> indicando con lo sguardo ed un dito << in direzione sud. Perché, allora, poco fa  mi hai detto che si trova ad est? ... Cheeee?  Non crederai che verrò a cercarti? Se poi non ti va di vedermi, puoi benissimo dirlo, invece di inventare scuse per non farmi ... >>
<< ... Non sapevo dove si trovasse il mio villaggio >> confessai a mo' di scioglilingua. << Non volevo ammetterlo... Ancora non so orientarmi >>.
Mi fissò interdetta per alcuni secondi, poi: << mmmppfff, ahahahah! Scusami, ma per essere un aspirante cacciatore mi sembri un po' tonto >>.
Mi unii alla risata, in fondo me lo meritavo. Ogni tanto, però, ci penso a quell'ultima frase: l'ho già sentita, sono sicuro di averla sentita! Eppure, per quanto mi sforzi, non riesco ad associarla ad alcun ricordo, ad alcuna persona, se non, forse, Asuka ...  e non so per quale ragione.

<< Cosa c'è di così divertente, ragazze? >>
Una voce alle mie spalle mi fece trasalire, avevo riconosciuto il bulletto dalla faccia cattiva della sera prima ed era chiaro che ce l'avesse con noi. 
Mi voltai lentamente, cercando di mostrare calma per evitare di offrire un pretesto a quello stronzo. Anche volendo non sarei riuscito a sembrare aggressivo perché in quel momento avrei preferito fuggire.
Avanzava spavaldo verso di noi con gli occhi però puntati chiaramente nella mia direzione. Brillavano i suoi occhi di un luccichio maligno ad ulteriore dimostrazione che aveva pessime intenzioni.
<< Non ti riguarda quello che facciamo! >> rispose piccata, e per nulla intimorita, la ragazza, mentre io con la coda dell'occhio cercavo di individuare i miei due angeli custodi. Erano ancora lì dove si erano fermati, si limitavano a guardare la scena come chi aspetta che inizi lo spettacolo.  << E se provi a darci fastidio, mio fratello ti ucciderà prima del previsto >>.
Avrei dovuto sentirmi offeso per essere stato escluso dalla lista dei salvatori di fanciulle, ma mi rincuorava che qualcun'altro potesse prendersi la rogna di dargli una lezione.
<< Tuo fratello non ha scampo >> rispose il brunetto ormai ad un passo da noi. << Ma, se lo chiami ora, toglieresti il divertimento a tutte queste persone. Ti prometto, però, che mi farò perdonare per averti resa vedova >>.
<< Per rendermi vedova >> replicò allontanando in malo modo la mano del ragazzo che cercava di intrufolarsi tra i suoi capelli << dovresti uccidere mio marito, ignorante! E comunque, non puoi farcela contro di lui >>.  
L'offesa sortì l'effetto di scatenare l'ilarità degli astanti che avevano iniziato ad accalcarsi fino a delimitare uno spazio semicircolare.
<< E tu, come osi ridere?! >> ringhiò il ragazzo volgendosi contro di me che, per la cronaca, avevo accuratamente evitato di provocarlo.
<< Ehi, amico >> dissi alzando le mani in segno di resa e indietreggiando di qualche passo per mantenere intatta la distanza, << non cerco guai >>.
 
Sono loro che ti trovano.

<< Taci, ragazzina! >> gridò lanciando una sventola che mi colpì in pieno viso. 
Una scarica di adrenalina percorse il mio corpo e una miriade di pensieri iniziò ad affollarsi caoticamente nella testa. Non potevo scappare ma non me la sentivo di accettare lo scontro; mi aveva insultato e schiaffeggiato, e i miei amici non accennavano ad intervenire. Cosa  avrei dovuto fare? Di certo non sarebbe servito discutere.
<< Cos'hai? Non sai combattere, femminuccia?! >> rincarò la dose tentando di riproporre l'azione precedente ma senza successo poiché riuscii fortunosamente a schivare e ad allontanarmi dal raggio delle sue armi. 
Le mie braccia non erano più aperte in segno di dichiarata capitolazione ma neanche posizionate in una delle guardie che mi avevano insegnato ad assumere.
<< Sei solo un vigliacco >> ruggì la ragazza approfittando della distrazione del nostro assalitore per gettarlo a terra con un poderoso calcio sul sedere che produsse una seconda e più robusta esplosione di risate da parte di quella che ormai stava diventando una piccola folla di spettatori. Qualcuno arrivò ad applaudire al gesto con l'unico risultato di far impazzire di rabbia quell'aspirante animale, che, scattato in piedi, afferrò l'afferrò per i capelli allargando il braccio libero per colpirla. 
Istintivamente mi lanciai tra i due riuscendo a sottrarla alla presa e beccando al suo posto un violento ceffone, doppiato da un pugno che mi scaraventò a terra.
<< Allora vuoi combattere con me?! >> mi disse sbavando come cane. << Va bene, ti pentirai di avermi insultato >>.
Strisciando sui gomiti per allontanarmi da lui e dalle sue mani, vidi ancora lei, indomita, avventarglisi contro e colpirlo alla nuca. Non sapevo se esserle grato o chiederle di non intervenire più, visto che, ad ogni colpo che subiva (fisico o psicologico), quel ragazzo diventava sempre più feroce ... con me. Guardai nuovamente Orso e Musashi: erano ancora in prima fila a osservare quello strano combattimento come se non li riguardasse.
 
Niente aiuto, quindi.
 
<< Smettila! >> urlò alla ragazza spingendola via con violenza. Per un attimo sembrò indeciso su chi attaccare. Ero consapevole che non potevo permettere che scegliesse lei.
<< Sono qui! >> gridai rimettendomi in piedi e andandogli incontro insicuro ed indeciso sul da farsi. Già sapevo che non avrei combinato niente, le gambe erano molli,  il fiato corto, la mente annebbiata, le braccia pesanti. Avevo già sperimentato i sintomi e gli effetti della paura e mi era, pertanto, fin troppo chiaro che non avrei avuto il coraggio di colpirlo, nella segreta e, ormai conclamata, stupida speranza che, in questo modo, avrei potuto evitare conseguenze peggiori. Ma dovevo almeno salvare la faccia ... in senso metaforico, si intende.
Come previsto, precipitai di nuovo a terra dopo una rapida e bestiale combinazione di pugni, gettati un po' a casaccio, ma potenti. E come previsto, non avrei evitato conseguenze peggiori. Infatti, dopo avermi afferrato per la camicia, mentre ero ancora supino, mi centrò con un altro pugno in faccia e sono sicuro che ne sarebbero arrivati molti altri se la mia coraggiosa amica non si fosse precipitata alle sue spalle premendogli le dita negli occhi.
<< Per favore, lascialo stare! >> supplicava senza mollarlo; anzi costringendo lui a mollare me.
Rialzatosi in piedi a fatica, il ragazzo riuscì ad allontanarla e, accecato dall'ira (e non solo da quella), la colpì con un poderoso manrovescio che la fece stramazzare. 
<< Ucciderò anche te, stronza >> rugliò scuotendo vigorosamente la testa e sbattendo le palpebre.
Provai di nuovo quell'orribile sensazione di impotenza. Il difensore ancora in pericolo, ancora una ragazza in pericolo, come Asuka e Sakura, per proteggere me, un vigliacco che non valeva niente, un inetto: ecco chi è Shinji Ikari in realtà, aveva ragione Asuka a darmi dell'incapace.
Rividi mio padre abbandonarmi perché ero inutile. Per quale altro motivo, altrimenti, avrebbe dovuto gettarmi via insieme agli stracci che indossavo e a quelli sistemati alla rinfusa nella valigia che mi aveva costretto a riempire quella mattina in tutta fretta? 
Rividi Kaworu togliermi quel maledetto collare e subire la punizione per la mia colpa. Era migliore di me, ha avuto il coraggio di morire pensando a me .... io ... io ...l'ho ucciso.
In quegli istanti in cui la mia mente partoriva immagini a ritmo forsennato, fui spettatore ... dell'impossibile: osservai avvenimenti che non potevano appartenere al mio passato, ma che ero e sono sicuro di aver vissuto (lo sento!). 
Così nitidi fin nei dettagli più minuti, sebbene slegati, i ricordi di uno Shinji che mi era ignoto protestavano la loro esistenza, la loro realtà, facendosi gustare dalla mia lingua, toccare dalle mie dita, intercettare dalle mie orecchie. Ed ogni frame era una pugnalata al cuore: lo 02 di Asuka sbranato, la sua voce che chiede di me, una porta sbattuta in faccia; "ti odio, odio tutti!" - le sue grida furiose e disperate che mi fanno male; un letto d'ospedale, e la mia voce che sentenzia "sono un mostro!"; la signorina Misato in fin di vita, da sola, accasciata sul pavimento, la schiena contro il muro; e ancora la signorina Misato nuovamente viva che ... piange, piange disperata a pochi metri da me, che resto dannatamente immobile alle sue spalle come una statua di sale.
Ancora e ancora questo senso di impotenza. Io a terra, sconfitto. Asuka, ancora lei, adulta, senza la benda, che ride feroce incurante degli sguardi atterriti dei miei amici, il mio sangue che sgocciola via dalla faccia. Ancora lei, sdraiata su un letto spossata e sudata, che rifiuta una mia carezza, e una neotata poco distante. E ancora, ancora mio padre, sempre di spalle che si allontana, non gli importa se piango, non gli importa di lasciarmi, non gli importa di usarmi, non gli importa di tradirmi... mi ha abbandonato per Ayanami ...

Fu allora che
 
"Basta! Basta! Basta!"
 
"Basta!" gridavo nel mio cuore mentre dalla mia bocca usciva un sommesso gorgoglio. Ad ogni "basta!" colpivo il suolo con un pugno, ad ogni "basta!" la paura mi abbandonava, lasciando il posto ad una furia sorda che scalciava per prendere possesso della mia anima. Lasciai che vincesse e immediatamente tornarono le forze. I miei occhi ... i miei occhi bruciavano come legna secca gettata in mezzo al fuoco. 
Presi ad alzarmi, lentamente, mentre le mie labbra continuavano a ripetere in silenzio "basta!" come se nessuno le avesse avvertite che gli ordini erano cambiati.
Il nemico se ne accorse e non perse tempo, caricò la gamba per colpirmi con un calcio frontale approfittando del fatto che avevo ancora un ginocchio ancorato a terra. L'attacco era deciso, quasi selvaggio, ma prevedibile e grossolano.
Mi slanciai verso di lui con le braccia incrociate per intercettarlo prima che potesse sparare il colpo. Scelsi bene i tempi perché la punta del suo piede riuscì solo a sfiorarmi il petto e lui, squilibrato dal contraccolpo, rinculò di qualche passo. 
Sarebbe stato meglio se fosse finito subito a terra ma mi adattai subito e, con un altro allungo, lo raggiunsi allo stomaco con un diretto.
Troppo slancio! Me lo avevano ripetuto migliaia di volte, sia il biondo che il bestione: << mai perdere l'equilibrio durante un affondo! >> 
Qualche istante dopo una spruzzata di saliva, espulsa con forza dal nemico, la mia schiena fu investita anche da una gomitata inferta con certa violenza sospinta da un gorgoglio che non aveva nulla di umano. 
Nonostante il respiro mozzato e le braccia impegnate a frenare la caduta del corpo, mi accorsi che stava per tentare di sferrarmi un altro calcione. Facendo appello a tutte le mie energie e accettando di lasciarmi abbracciare dal terriccio, lancia di nuovo entrambe le braccia con l'intento di effettuare una spazzata sulla sua gamba d'appoggio. 
L' idea si rivelò azzeccata e l'esecuzione efficiente. L'avevo abbattuto. 
Mi avventai subito su di lui che intanto si era portato una mano sul fianco lamentandosi della botta. Ancora una volta, però, non avevo riflettuto - non ci sarei comunque riuscito, volevo solo fargli male, anche a costo di farmi spaccare le ossa - e venni investito da un pestone a bersaglio in pieno volto che mi fece crollare pancia all'aria.
Mi ci volle qualche istante per recuperare la vista, sentivo in sottofondo, ovattate, le grida di eccitazione delle persone intorno a noi (gli stavamo regalando l'antipasto), i lamenti della ragazza che aveva tentato difendermi, respiravo a fatica per il sangue stagnante nelle mie narici e in gola. 
Mi accorsi che il ragazzo si era seduto sulle ginocchia proprio sopra di me e stava per mollarmi un destro bestiale.
 
COPRITI!!!

Obbedii al mio stesso comando e chiusi le braccia all'altezza del volto. Non avevo paura, nonostante il mio avversario, gridando come un ossesso, si abbattesse su di me con pugni pesanti. La mia guardia era ben chiusa e, sebbene Orso e Musashi non mi avessero preparato per queste evenienze, stranamente sapevo cosa fare. 
Mantenevo il contatto visivo con il mio aggressore per intuire la traiettoria dei colpi, spostando il busto quanto bastava per assorbire l'impatto con gli avambracci,  e contavo, contavo l'intervallo di tempo tra un colpo e l'altro. Convinto di avere la vittoria in pugno, lanciava prima il destro e poi il sinistro, sempre così: destro e sinistro, destro e sinistro, gettati bovinamente seguendo gli stessi tempi, senza mai accennare ad un minimo di protezione.
Colsi l'occasione proprio quando stava preparando l'ennesimo destro. Il suo braccio era già piegato e caricato fin dietro la nuca mentre il polso stazionava parallelo al viso. Due precisi diretti gli ammaccarono la faccia. Peccato che avessi valutato male la mia forza e la sua resistenza, perché non riuscii a stordirlo e fui così centrato da quel destro che aspettava di essere esploso.
Sentii la botta ma restai lucido. Le braccia appena lanciate tornarono subito in chiusura attendendo un'altra scarica di pugni, per poi ripartire nuovamente dopo qualche secondo  ... Colpi chirurgici sul muso di quel bastardo.
Il terzo assalto fu il più drammatico. Incurante delle bordate e dei danni che in qualche modo riuscivo ad infliggere alla sua brutta faccia, riversò su di me tutto il suo peso con le mani giunte a cercare di sfondare la mia difesa e il mio cranio, gridava e sbavava sangue come una bestia ferita. Era davvero forte e la mia guardia non avrebbe retto ancora per molto; i diretti che gli scagliavo contro non sembravano sortire alcun effetto apprezzabile. 
Stavo perdendo, ne ero consapevole. La paura stava riconquistando potere mentre subivo il contraccolpo delle mie braccia spinte violentemente sul viso. Non avrei resistito a lungo.

Tossii convulsamente il sangue che mi aveva già riempito la bocca, ma ero salvo. 
Finalmente, Orso aveva deciso che lo spettacolo doveva concludersi ed era intervenuto, scagliando lontano il ragazzo come un sacco di patate dopo averlo  afferrato per la nuca.
Mi rialzai rapidamente e tentai di ripartire alla carica - la paura stava riprendendo piede, certo, però quella rabbia insolita che avevo provato non ne voleva sapere di cedere il passo. Venni bloccato proprio dall'armadio che, dopo avermi preso per un braccio, ordinò secco: << adesso calmati! Finisce qui! >>
<< Come finisce qui? Lasciami! >> sbraitai cercando di divincolarmi. << Posso battere quell'incapace >>.
<< Forse >> rispose Orso serrando la presa con più forza, << ma ora DEVI ... STARE ... CALMO! E' un ordine! >>


Ad essere onesti non mi ci volle molto per decidere di assecondare l'omone. Iniziavo, infatti, ad avvertire gli effetti dello scontro e la ritrovata sicurezza, grazie al provvidenziale intervento del cacciatore con la barba che si era posizionato davanti a me per fare da scudo, mi permise di rilassarmi. Dovetti piegare il ginocchio per non crollare miseramente e intanto cercavo con ampie boccate di  riempire i polmoni, di colpo in deficit di ossigeno, e magari anche la testa. 
Nonostante il peggioramento repentino delle mie condizioni, mi accorsi comunque che la mia eroina si stava avvicinando alle spalle prima ancora che potessi vederla o che mi raggiungesse il rumore dei suoi passi.
<< Ti senti bene? >> mi sussurrò piegandosi ed appoggiando una mano sulla mia schiena. Sentii montare nuovamente la rabbia quando scorsi il livido sulla sua guancia, e gli occhi riprendere a bruciare, anche se meno intensamente. La mia faccia non doveva essere uno spettacolo perché ebbi l'impressione che la mia sola vista la spaventasse. Tuttavia, non si allontanò da me, anzi, mi strinse con gentilezza spegnendo in un colpo solola mia rabbia e il bruciore agli occhi.
<< Grazie per avermi difesa >> disse appoggiando la guancia gonfia al palmo della mia mano, ancora indecisa, a pochi centimetri da lei, se sfiorarla o meno. << Va detto, però, che la tua strategia di combattimento ... fa davvero schifo >> accennando un sorriso carico di tensione ancora inesplosa.
<< Eeeeh?! >>
<< Per tua fortuna c'ero io >> continuò a bassa voce. << Come vedi so difendermi >>.


<< Ehi piccioncini, un'altra volta! >>
Un rumore metallico alle mie spalle mi richiamò all'attenzione. Non mi aveva spaventato, perché sapevo che Musashi si stava avvicinando pistole alla mano, ma produsse comunque una scarica di adrenalina che, risvegliandomi, mi fece concentrare sulle priorità del momento. Tutti i sensi erano attivi e pronti a cogliere il minimo segnale che giustificasse lo scatto dei miei muscoli insolitamente tesi in attesa del "via!".
Davanti a noi gli amici del bastardo o, meglio, quelli che speravano di proclamarlo di lì a poco membro del gruppo, avevano serrato le fila. Tra loro c'era anche la nostra "scorta", anch'essa pronta a tutto.
<< Abbassa quelle armi! >> intimò qualcuno del fronte avverso. << O sarà peggio per te! >>
<< Abbassate le vostre! >> ribatté Musashi. << O di sicuro tu non vivrai! Come la vedi? ... Quanti ne controlli? >> rivolgendosi a bassa voce al compagno.
<< Sono troppi >> rispose a mezza voce Orso che si voltava nervosamente per individuare le più probabili e immediate minacce.
<< Quel moccioso ha offeso il nostro ragazzo >> a decretare quella sentenza fu uno dei cacciatori che la sera prima ci aveva fatto aspettare fingendo di saper mandare una palla in buca.
<< Devi esserti addormentato prima del film >> replicò di nuovo il Biondo, << perché è stato il vostro sgorbio ad attaccare il nostro fratello. E se le ha prese, peggio per lui >>.
<< L'avrebbe fatto secco  se quel bestione non si fosse mezzo in mezzo >>.
<< Avvicinati e prova a ripetermelo se hai il coraggio! >> gridò l'armadio.

<< Chi avrebbe fatto secco? >>
Fu un sollievo sentire la sua voce, un po'meno per tutti quelli che si trovavano sulla sua strada e che si affrettarono istintivamente a spostarsi per lasciarlo passare. 
E così tra i due ali di folla e nel sommesso mormorio generale, vidi Furia Buia avvicinarsi con passo lento e sicuro, ma con le mani saldamente appoggiate al calcio del suo fucile a canna corta e al manico del coltello seghettato, a riprova che, prima ancora di sapere cosa stesse accadendo, era già ... pronto. 
Vicino a lui procedevano nervosamente tre uomini, vestiti all'uso dei cacciatori, intenti a cogliere tra il pubblico i segnali dei possibili sviluppi.
<< Cos'è successo? >> chiese uno di loro, alto e pelato con una folta e ruvida barba grigia, rivolgendosi al ragazzo e a quello più anziano che aveva minacciato Musashi.
<< Quel vigliacco mi ha offeso >> rispose il bastardo confortato dai mugugni di assenso dei cacciatori presso cui si era rifugiato. << E quando ormai l'avevo messo sotto, i suoi amici sono intervenuti e mi hanno aggredito >>.
<< Non è vero >> esplosi. << E' stato lui a provocarmi e ad attaccarmi senza motivo >>.
<< Ha ragione Ragazzo >> confermò Musashi. << Può testimoniarlo anche Orso >>.
<< E anche io >> si aggiunse la ragazza.
<< E così quel piccolo verme >> commentò disgustato il barbone, << sta dando del bugiardo al mio figlioccio e ai miei fratelli. E tu >> rivolgendosi a Furia Buia << lo hai portato in casa mia? >>
Il monocolo mi rivolse uno sguardo apatico e veloce per poi puntare sul ragazzo che aveva lanciato le accuse. << E così il tuo bastardo >> disse scandendo bene le parole << e quelle pecore che gli stanno accanto hanno appena accusato i miei fratelli e il mi ... nostro allievo di essere bugiardi. E tu tratti così gli alleati? >>
Calò per un attimo il silenzio intorno a noi, il rintocco di una campana avrebbe fornito la giusta colonna sonora. Molti curiosi, con famiglia al seguito, iniziarono ad allontanarsi nel timore di trovarsi in mezzo ai guai.
<< Hai attivato lo scudo? >> chiese Orso sottovoce senza ottenere risposta dal ciclope.
<< Si, l'ha attivato >> lo informai. Lo avvertivo chiaramente; anzi, l'avevo percepito sin da quando Furia Buia aveva fatto finalmente il suo ingresso.
<< Guscio collettivo? >> mi domandò Musashi.
<< No >>  risposi spostandomi lentamente per fornire copertura alla mia amica di modo che  le nostre spalle fossero in direzione del ring, in quel momento l'unica zona "smilitarizzata". << E' individuale >>.


Era la soluzione migliore. Quello che il cacciatore dai capelli dorati definiva "guscio collettivo" era un muro di at field, più spesso una sorta di campana protettiva in grado di delimitare sul terreno una circonferenza del diametro di dieci, anche venti metri. 
Quando Furia Buia ci metteva più impegno, quella protezione, che niente avrebbe potuto trapassare, assumeva la consistenza e la translucenza del vetro rinforzato, quasi visibile anche ad occhio nudo. 
Lo svantaggio consisteva nel fatto che, se niente poteva entrare, niente poteva uscire. Orso si sarebbe rotto una mano se avesse cercato di colpire qualcuno posizionato, per ovvie ragioni, al di fuori della barriera ed i proiettili di Musashi sarebbero rimbalzati più volte mettendo a rischio la nostra stessa incolumità.
La protezione "individuale" era meno impenetrabile, difficile da vedere o da percepire, ma offriva l'opportunità di usare liberamente tutte le armi in dotazione. Come ho già detto, era come indossare una plugsuit di at field, ma sviluppata come scudo antiproiettile. Non avrebbe resistito all'attacco di un Eva, ma chi si sarebbe messo contro un mecha che soffre di disturbi della personalità?


<< Molto bene, Ragazzo >> commentò Musashi.

<< Se offendi i miei uomini >> riprese il pelato cercando di apparire freddo e sicuro di sé, << mi costringi a rivedere l'utilità del nostro accordo >>.
<< Se credi ai tuoi uomini >> rispose la Furia << o credi che ti abbia offeso, perché non agisci di conseguenza? Noi siamo qui e di certo non scapperemo >>.
<< ... Perché non ve lo permetteremmo >>  ribatté l'ormai quasi ex alleato.
Mi stavo già preparando al peggio, ma il sorriso perfido del monocolo mi diede speranza. Come mi fu chiaro dopo, la replica del pelato serviva più a mantenere la palla in gioco che una inasprire la tensione già altissima. Erano in tanti, troppi, ed erano stati sfidati. Se fosse stato realmente sicuro di vincere, avrebbe dato ordine ai suoi di passare alle vie di fatto e al diavolo gli accordi conclusi un minuto prima.
<< Tu che proponi, socio? >> domandò Furia Buia con tono di sfida.
<< Beh >> rispose il "socio", << c'è un ring, c'è il pubblico ... i ragazzi possono risolvere la questione all'uso nostro >>.
Dopo avermi squadrato per qualche istante, ma forse più la ragazza alle mie spalle, pose fine all'attesa: << NO! Il ragazzo non  è ancora pronto! E' con noi da poco. Pensa a qualcos'altro ... ah, tieni conto che i termini dell'accordo non sono più negoziabili >>.
<< Ma pensa! >> disse il socio con grossolano sarcasmo. << E' strano che abbiate portato con voi addirittura una recluta. Un mese fa non c'era. Quant'è passato da quel casino, un mese vero? Sembrava di essere tornati indietro di quattordici anni. Sai, si racconta che sia stato Shinji Ikari, quel figlio di puttana che ci ha quasi sterminati. L'hai sentito anche tu? >>
Neanche avesse evocato il diavolo, la sola pronuncia del mio nome provocò un vocio scomposto e stonato, interrotto o coperto da esclamazioni di sorpresa e paura provenienti non solo dalla marmaglia di cacciatori presenti, ma anche dai "civili" ormai appollaiati a distanza per godersi il potenziale conflitto a fuoco in tutta sicurezza.
<< Sono anni che sento parlare del suo ritorno >> affermò la Furia senza scomporsi, una volta certo che l'isteria di massa si fosse almeno in parte placata. << Quello che non capisco è come possano esserci ancora persone così semplici da credere ai fantasmi >>
<< Forse si tratta solo dell'ennesima favola >> replicò il pelato fingendo di non aver colto l'offesa, << ma questa volta sono in  molti a dire di averlo visto e c'è chi è pronto a giurare che sarebbe protetto da un gruppo di cacciatori. Tutto questo non ti dice niente? >>
<< Ti rendi conto >> iniziò il monocolo grattandosi il mento e fissando per alcuni secondi il terreno << che adesso stai offendendo me? Credi che  io >> occhio puntato dritto sul nemico, << proprio io, proteggerei quel verme dopo aver giurato di strappargli il cuore? Vuoi forse dirmi che non rispetto la mia parola? Beh sai che ti dico? ...>>
Il vocio nervoso si tramutò in grida di panico quando, interrompendosi, Furia Buia sfilò la benda e mostrò il rosso acceso del suo occhio sinistro. Alcuni cacciatori iniziarono ad indietreggiare  e  a spostarsi di lato nel tentativo di uscire dalla linea del fuoco che puntava proprio in direzione del loro capo. << ... Adesso  >> continuò << sono io che potrei non essere più interessato all'accordo >>.
Bianco come un cencio, avendo compreso di non poter contare sull'obbedienza dei suoi uomini, il barbone sforzò la bocca in un sorriso tanto grottesco quanto incerto. << Tu cosa proponi >> chiese visibilmente scosso, << socio? Il problema non è ancora stato risolto >>.
<< Quando sarà pronto, il ragazzo affronterà il tuo pivello! Niente armi naturalmente >>.
<< Dobbiamo aspettare così tanto >> timidamente il pelato riprese a sfottere << per risolvere il nostro problema? >>
<< Tre settimane saranno sufficienti >> replicò la Furia con sicurezza.
<< Si come no?! ... Ma, in fondo è il tuo "allievo". Naturalmente, sarà all'ultimo sangue >>.
<< Naturalmente >>.
<< Pensi davvero che in tre settimane quel moccioso possa essere degno di diventare uno di noi? >>
<< Oh no >> rispose salace Furia Buia che aveva nuovamente coperto l'occhio, ma non disattivato la sua funzione. << Per entrare nel nostro gruppo dovrà dimostrare grandi qualità, altro che fare a pezzi una mezza sega come il tuo campione. Ma sarà un buon allenamento. Ah >> accennando a muoversi, << sia chiaro che, se provi a giocare sporco, ci prenderemo la tua zona >>.
<< Noi siamo corretti >> fu la risposta sdegnata.
<< A proposito di correttezza >> intervenne Musashi dopo avermi toccato il braccio per farmi capire che era tempo di muoversi, << noi sappiamo dove vive questa ragazza. Non sarà necessario fare una visita al suo villaggio per vedere come sta, vero? Sai ... per il bene dei nostri accordi >>.
<< E tu chi saresti, il capo? >> domandò con sufficienza il pelato.
<< Si. Ti crea problemi? >> reagì il monocolo.
<< Quindi? >> riprese il Biondo. << Garantisci tu per la sua incolumità, vero? >>
Un cenno affermativo del capo fu più che sufficiente.
Sono ancora grato a Musashi per aver chiarito quel punto, dato che io non avevo alcun diritto di intromettermi nella conversazione e Furia Buia (pensai) come al solito aveva curato solo i suoi affari, di qualunque cosa si trattasse.
Guardai la mia nuova amica cercando di formulare qualche decente parola di commiato, ma fu lei a prendere l'iniziativa. 
​Mi baciò delicatamente sulla guancia e mi chiese sottovoce : << ci salverai, vero Shinji? >>


Avrei voluto restare ancora un po' con lei, parlarci. Doveva essere un dono del cielo perché aveva dimostrato di accettarmi pur sapendo, almeno in parte, chi fossi in realtà, aveva lottato per me, mi aveva offerto la sua amicizia senza riserve in un luogo e in un tempo in cui per Shinji Ikari l'amicizia era ed è un bene sempre più raro ... e sempre più pericoloso per gli altri.
Non ebbi il coraggio di dirle niente, mentre camminando all'indietro tirato da Orso, con lo sguardo da ebete e accarezzandomi la guancia, mi sforzavo di non perdere il contatto visivo. Solo quando la sua figura si ridusse ad un puntino in lontananza realizzai che non le avevo chiesto neanche il nome.
<< Che stupido che sono! >> pensai.  E lo penso ancora.

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Capitolo 7
*** La prima barba ***


<< Credi se la siano bevuta? >> chiese Orso alla Furia ponendo fine al silenzio che avevamo religiosamente osservato sin da quando, un paio di ore prima, avevamo abbandonato il villaggio di quei tagliagole . 
<< Che lui non è Shinji? >> di rimando Furia Buia. << Penso di essere stato convincente >>.
<< Secondo me >> intervenne il Biondo, << quello ha solo cercato di farti incazzare conoscendo le intenzioni che avevi in passato su Ragazzo >>.
<< Sicuramente. Del resto, tu non proteggeresti mai quel "verme" >> sarcastico gli fece eco il bestione. <<  Le quotazioni della tua parola sono in ribasso, Paparino >>.
<< Dovevo essere credibile >> sembrò giustificarsi il ciclope. << Comunque, non mi interessa l'opinione di quelle bestie >>.
<< Prima o poi  >> continuò Musashi << la notizia verrà confermata e la nostra posizione diventerà parecchio instabile >>.
<< Tutto cambia, ragazzi. Lo affronteremo a tempo debito >> lo liquidò il cacciatore bendato. << Sapevamo cosa ci aspettava quando abbiamo deciso di prenderlo con noi. Di certo, non ho mai contato sulla discrezione dei nostri concittadini >>.
<< Ronin? >> domandò Orso.
<< Può essere. O forse qualche emissario della Wille >>.
<< E se l'avesse solo buttata lì, se fosse stato il frutto di una banale associazione d'idee? >>
<< Mmmmmh! Quel barbone non ha abbastanza neuroni per fare associazioni di idee. Lo avranno sicuramente imbeccato. Questo vuol dire che la nostra missione ha avuto successo >>.
<< Se è così >> rifletté Orso, << quando ritorneremo, potremmo trovarci nei guai. Saranno più preparati >>.
<< Allora, ci prepareremo anche noi >>.
 
<< Ma perché diavolo ogni volta che devi risolvere un tuo problema metti in mezzo me? >> riuscii finalmente a far detonare l'ordigno da tempo piantato nello stomaco. << Avevi bisogno di tempo per regolare i tuoi conti con Ronin e mi hai usato come merce di scambio, combinando quell'assurda sfida. Adesso ti serviva una via d'uscita per salvare la pelle e il tuo stupido accordo e indovina un po' chi hai usato? Si tratta della mia vita. Ci pensi a quello che voglio io ogni tanto!? Hai mai provato almeno una volta a pensare a come io mi senta? >>
Furia Buia non mi degnò di una risposta, continuò invece a camminarmi davanti come se la mia voce non l'avesse raggiunto.
<< E smettila di ignorarmi! Rispondimi se ne hai il coraggio! Rispondimi! >>
Non potevo, non volevo mollare anche a costo di rimetterci la vita. Non volevo che mi trattasse come un moccioso.
Furia Buia arrestò il passo e si voltò con una lentezza snervante. << Se non ti sta bene, ... allora VATTENE! >>
Avrei preferito essere giustiziato sul posto piuttosto che sentire quelle parole, le stesse di mio padre. Non era importante quanto tempo fosse passato, quanto fosse cambiato il mondo, Shinji Ikari vivrà sempre lo stesso tradimento.
<< Sei un traditore!!! >> gli gridai seguendo il filo del mio ragionamento.
<< ... Te lo spiego meglio >> disse greve la Furia che intanto si sforzava di tenere le mani lontane dalle armi. << Puoi anche non accettare le mie decisioni. In tal caso, però, sei fuori. Non potrai più contare sul nostro aiuto, non avrai più a che fare con noi. Puoi sempre chiedere asilo alla tua vecchia amica. Sono convinto che katsuragi ti accoglierebbe nonostante tutto ... come Ritsuko e la rossa. Scegli pure. Ma se decidi di restare, farai quello che dico senza discutere >>.
<< Questo è un ricatto >> protestai. << Sai bene che lì non sono al sicuro. Sai bene che non sarò mai al sicuro. Lo hai detto tu stesso >>.
<< E' vero >> replicò serafico. << Non sarai mai al sicuro. E chi lo è a questo mondo? Allora cosa vuoi fare? >>
Appunto! Non sapevo (e ancora non so) cosa rispondere. Avrei dovuto tacere e lasciare che la discussione finisse lì, in quanto ero consapevole di non avere argomenti per continuare, ma all'occorrenza so essere davvero testardo oltre che, qualche volta, vagamente infantile.
<< La libertà di scelta che mi riconosci è una farsa >> continuai più per insano orgoglio. << Non mi hai mai lasciato una scelta. Almeno potresti degnarti di spiegarmi cos'hai in mente. PERCHE' NON LO FAI? >>
<< PERCHE' NON ASCOLTI!!! Pensi di non avere scelta? Hai ragione! Ma chi ce l'ha veramente? Ti sei mai chiesto se anche gli altri ne abbiano mai avuta una? Ti sei mai chiesto se tutte le persone che hai incontrato possano scegliere come vivere su questa terra? Ti sei mai chiesto se noi abbiamo mai avuto una scelta o credi davvero che il sogno della nostra vita sia combattere per amore di avventura in un mondo che puzza di cadaveri in decomposizione? Sul serio pensi che diamo peso a questa balla della casta di nobili guerrieri? I cacciatori sono signori della guerra. Pensi che i civili che hai visto poco fa o quella ragazza che ti faceva il filo vogliano davvero vivere sotto il giogo di quelle carogne?
<< Certo che non ci pensi!!! ... Perché poi dovresti farlo?! Shinji Ikari ha il complesso del paparino, non può essere abbracciato dalla mamma, viene sempre usato come una pedina, nessuno gli dice niente, nessuno lo capisce, nessuno lo accetta. Che importa degli altri, che importa cosa provano, come vivono, se si sentono usati, impotenti o schiavi di qualcosa o di qualcuno ... Prendi Asuka!  Ti chiedi mai cosa avrebbe voluto, cosa vuole, cosa le piace, cosa la disgusta, cosa ha passato, cosa la rende felice? Sai quale fosse il suo rapporto con il padre? Sai se la madre le ha voluto bene o no?  Non te ne frega niente se gli altri soffrono. Tu riesci solo a vedere te stesso >>.
<< ... Io salivo comunque sugli Eva >> provai a rispondere senza più convinzione, quasi sussurrando. << ...  Anche se avevo paura, anche se non volevo, io ... >>
<< Cosa vuoi, un grazie? >> mi interruppe. << Tralasciando le ovvie considerazioni sull'efficienza del tuo lavoro, non giocare la carta dell'eroe che combatte per la salvezza del mondo! Per ognuno di noi il mondo ha un volto, ha un nome. E' per quello che combattiamo. Tu combattevi per te stesso e non ci sarebbe niente di male se non fosse che ti odi abbastanza da boicottarti da solo. Ma finora chi è rimasto fregato siamo stati noi >>.
<< Io ho ... >> tentai.
<< ... Salvato Ayanami, si lo sappiamo. Un giorno dovrai dirmi se era davvero quello che volevi ... E comunque >> proseguì dopo alcuni respiri profondi e forzati, << tu vuoi spiegazioni, ma dimmi: a chi devo dare spiegazioni? Con chi dovrei parlare? Con lo Shinji Ikari che si accolla le colpe del mondo intero, perché altrimenti si sentirebbe il più inutile dei mocciosi, o con quello che le colpe le rifiuta tutte sputandole addosso al padre, alla "signorina Misato", a Kaji, a ME, giustificandosi con la scusa di essere stato sempre usato? E TU PERCHE' CONTINUI A FARTI USARE???? ... Almeno prova a far pace con la tua testa >> commentò ansimante, mentre si accomodava pesantemente su una sezione di tronco coricata sul terreno. << Quando imparerai a vivere? Che ti piaccia o meno il tempo passa. Non puoi farci niente, non hai scelta. Dovrai diventare adulto prima o poi. E se non ci riesci, anche se sopravvivessi, che vita sarebbe la tua? E' questo che vuoi per te stesso >> guardandomi dispiaciuto, << Shinji? >>
Cosa avrei potuto dire per replicare?­­­­­­
 
<< Orso, porta con te Ragazzo >> intervenne  Musashi << e dai un'occhiata in giro! Ci accamperemo qui ... E' un buon punto e non abbiamo riposato ... Già che ci sei >> lanciò una boccetta presa dalla tasca dello spolverino, << passagliene un po' sulla faccia così guarisce prima >>.
<< D'accordo >> rispose Orso afferrandola al volo. << Deve anche berlo? >>
<< No >> disse stremato Furia Buia. << L'interno è a posto. Ho già controllato >>.
<< Va bene. Andiamo, Ragazzo! >> ordinò il bestione incamminandosi senza aspettare una risposta. Io mi rassegnai a seguirlo.
 
<< Perché ci siamo fermati così presto? >> domandai ancora distratto quando fui certo di essere fuori dalla portata di orecchio e degli altri sensi del Paparino. << E' ancora giorno e potremmo fare altra strada >>.
<< Tieni, strofina bene! >> disse Orso porgendomi la boccetta che conteneva lcl. << Non lo hai visto? Non riusciva più a stare in piedi >>.
<< Com'è possibile? >> chiesi sorpreso.
<< E' spompato >> rispose. << E' da ieri sera che ci sta proteggendo con il suo at-field. Mantenere la concentrazione per così tanto tempo è dispendioso e modellare la difesa su ognuno di noi richiede uno sforzo anche maggiore. Cosa pensavi ... >> cogliendo il  mio stupore, << che fosse una macchina? >>
<< Quindi, non ha neanche dormito? >>
<< Direi proprio di no. Questo dovrebbe farti cambiare idea sul suo conto visto che ha protetto anche te >>.
<< E perché? In fondo ha solo difeso i suoi fratelli ... e me, che sono il suo investimento >>replicai scostante, sebbene in fondo mi sentissi in torto per il solo fatto di aver formulato un simile pensiero.
<< Certo che sei ottuso! >> esclamò il bestione tirandomi un pugno sulla testa, << ... quasi quanto lui >>.
<< Non è vero. Non sarò mai come lui >>.
<< Questo ti rende fiero o ti delude? >> domandò incenerendomi all'istante. << Ascolta! Il fatto che tu creda o voglia credere che il nostro ottuso fratellino abbia in mente di sfruttarti, solo perché così hanno fatto anche gli altri, non significa che tu abbia ragione. Dovresti, almeno ogni tanto, concedere il beneficio del dubbio. E poi, anche se noi avessimo un piano (e ce l'abbiamo) e tu ne facessi parte, credi davvero che per noi addestrarti e proteggerti sia la soluzione più efficiente ed economica? Beh, non è cosi; anzi, è esattamente il contrario >>.
<< Lo capisco, ma almeno potrebbe parlarmene, aiutarmi a capire >>.
<< Non è proprio nel suo stile ... ma forse pensa che non sia ancora il momento. E lo penso anch'io >>.
<< Non sono poi così stupido. E sicuramente non andrei a raccontarlo in giro >> risposi un po' indispettito.
<< Non è questo >> Orso arrestò il passo, iniziò a fissare il terreno come se avesse potuto trovarvi le parole che stava cercando.<< Inoltre, ad essere precisi, neanche ti obbligheremmo ad accettare la nostra ... visione delle cose. E' che non senti ragioni. C'è qualcosa che devi assolutamente risolvere, altrimenti non sarai d'aiuto né a te né agli altri. Lo so >> continuò riprendendo a camminare << che ti abbiamo detto che è sempre bene non fidarsi ma tu parti dal presupposto che noi non ne meritiamo affatto >>.
<< Beh, non è vero >> replicai. << Mi fido di te e di Musashi >>.
<< Si ma solo perché il nostro atteggiamento è diverso. Devi considerare che noi siamo più di una squadra, siamo una famiglia. Se non ti fidi di lui, allora non puoi fidarti neanche di noi. Non lasciarti ingannare dalle apparenze, per quanto anche secondo me Paparino a volte esagera. Prova almeno a pazientare. Male che vada, con noi farai esperienza e potrai capire se ne è valsa la pena oppure no. Ah, ti tolgo subito ogni dubbio: puoi essere bravo quanto vuoi ma nessuno può farcela da solo >>.
<< E se sbagliassi? >> domandai.
<< Cerca di uscirne almeno vivo >>.
<< Però, ha praticamente fissato per me due combattimenti. A fidarmi rischio di rimetterci la vita >>.
<< ... In fondo sai che ha ragione: non hai molta scelta. Chi ti dice che questo non sia l'unico modo che hai per salvarti? >>
<< E se non ci riuscissi? >>
<< Cosa ti spaventa di più: morire o fallire? >>
<< Scusa, ma non noto la differenza >>.
<< Magari un giorno la vedrai. Adesso basta, però, mi hai fatto parlare troppo. Mi verrà di nuovo fame >>.
 

 
*****
 
 
I giorni successivi trascorsero incolori senza avvenimenti degni di nota; li attraversammo fingendo (almeno io) che non fosse accaduto nulla.
Ho continuato a svolgere diligentemente gli esercizi che mi proponeva Furia Buia, evitando naturalmente di fare commenti; gli allenamenti con Orso e Musashi hanno, invece, subito un'accelerata ... ovviamente su mia specifica richiesta. Per il resto, ho cercato di assorbire tutte le informazioni che potessero tornarmi utili ma non abbiamo più affrontato alcun argomento "delicato".


Siamo tornati al villaggio ieri sera. Rischiarato dalla solita gigantesca luna, appariva davvero minuscolo, se confrontato con il paese che avevamo lasciato con emozioni contrastanti, e silenzioso ... forse troppo silenzioso.
Ronin e i suoi si erano allontanati qualche giorno prima del nostro ritorno (quanto vorrei che non tornassero!) e l'intero schieramento della Wille aveva temporaneamente smontato le tende per ulteriori attività di ricerca e pattugliamento. E' stata una gioia scoprire che Suzhuara aveva mantenuto la promessa di occuparsi di Ayanami. Adesso la mia fata turchina presidia in pianta stabile l'infermeria, garantendo un ancora limitato, ma pur sempre prezioso, primo soccorso.
<< C'è molto da studiare >> confessò mentre mi visitava su ordine delle mie balie. << E devo richiedere altre attrezzature >>.
Non disse altro se non un laconico, alla fine: << fatto! Non hai niente >>.
Ancora seduto su uno sgabello, osservandola allontanarsi con il suo passo lento e leggero e poi sparire silenziosa dietro una delle porte che affacciavano sullo stanzone per i degenti, ho realizzato che neanche io avevo voglia di parlarle, ma per altre ragioni: lei non era la mia Ayanami.
Forse non sarei riuscito a parlare neanche con l'altra.

Mi sarebbe utile, invece, instaurare un dialogo con il donnone che serve da mangiare e cura la stanza in cui dormiamo quando siamo al villaggio. E' già tanto che abbia mostrato segni di tollerare con meno fatica la mia presenza ma non credo sia sufficiente per scongiurare il rischio che sputi nel mio piatto.
Ieri sera, approfittando del fatto che la sala era praticamente vuota (era presente Matsuda sempre defilato vicino all'uscita, mancava invece il grande capo), fatta eccezione per un paio di avventori addormentati ed ubriachi, i miei compagni di viaggio mi hanno impartito in gran segreto le prime lezioni di "bevuta" per aiutarmi a scoprire il mio limite di tolleranza e prepararmi a reggere degnamente eventuali futuri rapporti con altri cacciatori senza far precipitare troppo la percezione del mio indice di pericolosità.
 
 
*****
 
 
Mi piace stare qui, da solo, a guardare il panorama. Il muretto su cui siedo (o, meglio, uno dei suoi tronconi ancora "agibili") è stabile, nonostante le apparenze, e la stabilità è sempre stato un mio pallino.
Ma è alla mutevolezza delle acque del lago che miro. E' come se mi invitassero a raggiungerle in cambio della rivelazione di chissà quali segreti.
Visto che tutto sta cambiando - o almeno adesso inizio ad accorgermene - devo affrettarmi ad abituarmi più alla mobilità e all'incertezza dell'acqua che alla fissità della terra. Si, devo assolutamente imparare a nuotare!
Chissà se Asuka sa nuotare? Non la vedo da quel giorno.
Ad essere sinceri non ho pensato molto a lei perché troppo preoccupato da questioni di mera sopravvivenza (come aveva detto Furia Buia, io alla fine penso solo di me). Questo mi fa sentire un po' in colpa dal momento che, nonostante il distacco e l'insofferenza che mi ha dimostrato, sono vivo grazie a lei. Lei è l'ultima persona della mia vecchia vita con cui posso affermare di avere una specie di rapporto.
Kaji e la signorina Misato non li ho ancora visti, so solo che sono a conoscenza della piega che ha preso la mia vita e che, a quanto pare, non sono contrari ai piani che il monocolo ha elaborato sulla mia persona. Questo lo so perché me l'ha detto il Paparino.
Non so, invece, se il loro gradimento dipenda dal fatto che lontano dalla Wille ho più possibilità di sopravvivere o di essere ucciso.
Visto che il wunder è ormai prossimo all'atterraggio, forse più tardi potrei provare a cercarla, magari per chiederle come è andata la missione o, semplicemente, come sta. La conosco così poco, non l'ho mai conosciuta veramente. Non che lei si sia mai sforzata di condividere i suoi pensieri con me, ma neanche io, lo ammetto, ho fatto i salti mortali per accorciare le distanze.
Provo a ideare qualche battuta e a fantasticare su improbabili scene comiche con l'unico scopo di farla ridere, un po' come stranamente (e involontariamente) mi era riuscito con quella ragazza che ho salutato a malincuore senza neanche chiederle il nome.
Si, Asuka deve averne davvero un gran bisogno considerata tutto quello che ha affrontato in questi anni.
Oppure potremmo restare qui, da soli, su questo muretto e parlare un po' ... così giusto per sgretolare i muri della nostra reciproca ignoranza.
Mi domando cosa si provi ad essere abbracciati da quella guerriera dai capelli rossi: sarà fredda e distaccata o calda e gentile come la ragazza dai capelli neri? Chissà che sapore ha la sua pelle!?
Scuoto la testa per arginare la pericolosa deriva dei mie pensieri e spegnere il fuoco che inizia a divampare sulle guance.
No, è troppo lontana perché una simile confidenza possa instaurarsi tra noi, divisi da un oceano immenso e profondo che non saprei come attraversare. E, a dire il vero, non sono neanche sicuro che vorrei attraversarlo. L'istinto mi mette in guardia: se fosse troppo vicina potrebbe ferirmi o, peggio, potrei farla soffrire, deluderla ancora una volta, perderla per sempre.
Ma, soprattutto, perché sento il bisogno di avvicinarmi a lei? Perché dovrei pensare a lei ... in quel modo? Non l'ho mai fatto. Deve essere a causa della moretta che non ama i cacciatori ... proprio come Asuka.
 
Il "dolce" Paparino sta arrivando, è a meno di cento metri da me e deve avere l'occhio in modalità "on" perché percepisco il suo campo di forza. Quasi quasi ne approfitto per fare una prova.
Rallento il respiro, come mi ha insegnato, cercando di spostare l'attenzione sull'ambiente che mi circonda; la mente deve essere sgombra.
Riesco a "vedere" il muro in buona parte della sua lunghezza, i punti in cui è crollato, le macerie appoggiate sulla strada di cui riesco a contare anche i buchi; vedo il lago, le leggere increspature dell'acqua; vedo la riva opposta e l'ombra delle formazioni montuose che sembrano costeggiarla.
Niente di ché! Probabilmente sto solo "pescando" dalla memoria.
Mi raggiunge, infine, un'immagine, la sua: cammina dinoccolato e un po' curvo, insolitamente rilassato. Ha i capelli appena spettinati, un accenno di barba non uniforme e il suo solito completo nero. Non riesco a scorgere le sue armi e non vedo lo spolverino che indossa sempre come se fosse una seconda pelle.
E' chiaro: faccio schifo!!! Devo essermi immaginato tutto.
<< Smetti di sognare! >> adesso è proprio dietro di me. << Muoviti, abbiamo una missione da compiere! >>
Mi volto lentamente senza dire una parola; mi sono ripromesso di adottare una strategia di opposizione passiva: non reagirò più in modo squilibrato e infantile come l'ultima volta (l'ultima di tante), ma non scatterò mai più prontamente sugli attenti ogni volta che mi impartirà un ordine.
Questa volta, però, vorrei davvero rimettermi in piedi anche perché i secondi di tolleranza che mi sono imposto sono già trascorsi, ma non ci riesco. Furia Buia è esattamente come l'avevo visualizzato: niente armi, niente cappotto, i capelli un po' spettinati, la barba. Possibile che ci sia riuscito?
<< Sei diventato sordo?! >> mi riprende mentre accenna ad incamminarsi lungo la discesa. << Dobbiamo andare >>.
<< Dov'è finito il tuo giaccone? >> domando eseguendo finalmente l'ordine.
<< A lavare, è ovvio >>.
<< E le tue armi? >>
<< Non me le hanno cucite addosso. E visto che non c'è nessuno ... >>
Scuoto la testa per bloccare sul nascere ogni inutile divagazione. << Deve essere stata una coincidenza >> mi dico.
<< ... Hai detto che abbiamo una missione da compiere, vero? >>.
<< Si, è anche molto importante >>.
<< Di che si tratta? >> insisto camminando dietro di lui a qualche passo di distanza.
<< Dobbiamo fare un po' di spesa per Mami >> mi spiega. << Oggi si mangia pesce >>.
<< Missione impossibile, quindi! Cosa le serve? >>
<< Solo il pesce >> risponde canzonatorio.
<< Soltanto?! ... E dove lo troviamo? >>
<< In tabaccheria! >> esclama orgoglioso come se quella insulsa battuta meritasse un applauso. << Anche i pesci hanno diritto ad una buona fumata ogni tanto >>.
<< Divertente >> rispondo storcendo la bocca.
<< Mai come la tua domanda. E' chiaro che ci tocca pescarlo. Prenderemo in prestito una delle barche ancorate a riva >>.
<< Cioè ... >> arrestandomi di colpo, << ... cioè dobbiamo per forza prendere la barca? >>
<< Beh, non mi pare il caso di raggiungere il centro del lago a nuoto. Tu >> fissandomi con la coda dell'occhio buono << non sai nuotare, vero? >>
<< N-no. Magari posso ... >> la mia gola si chiude come una tagliola intrappolando le parole.
<< ... Farai bene a non cadere, allora >> riprende dopo aver atteso invano che concludessi la frase. << Sai, neanche io sono un gran nuotatore ... ma, a differenza di te, so stare a galla >> commenta allargando la bocca in un sorriso all'apparenza genuino.
 
Quindi, se va male sono guai!
 
Saliamo su una piccola barca a motore legata ad un palo di sostegno di una breve e instabile passerella formata da pannelli in legno per la maggior parte marciti.
Non riesco a spiccicare parola, non riesco a pensare.
E' vero, voglio imparare a nuotare, ma preferirei non fosse oggi e non in compagnia di Furia Buia, un pessimo nuotare dal pessimo carattere.
Evito di guardare l'acqua mentre solchiamo le piccole onde prodotte dall'elica, optando invece per una meticolosa indagine dell'imbarcazione alla ricerca di qualche imperfezione o micro-fessura che giustifichi un rapido ritorno a riva.
Furia Buia sembra, invece, rilassato mentre regge la leva del timone, fissa il panorama davanti a sé con aria insolitamente serena.

Ci fermiamo dopo una decina di minuti di traversata silenziosa, a parte il rumore dei cavalli che scalciavano dentro la scatola del motore. Dopo essersi guardato intorno, mi dice compiaciuto: << siamo arrivati. Apri la scatola delle esche! >> indicando dietro di me un cofanetto in acciaio ormai arrugginito appoggiato su un piccolo rialzo a prua.
Ubbidisco con la mia autoimposta lentezza. Sorpreso, però, scopro che la scatola è vuota e, ancora accovacciato sulle gambe, mi sovviene che nella barca non ho notato attrezzature da pesca.
<< Deve essere stato uno sbaglio! >> conclude il mio cervello che si sforza di sposare la soluzione più logica, ma il mio stomaco lancia fitte che mi feriscono risalendo fino alla base della nuca. Ho un brutto presentimento!
Mi alzo di scatto, ma è ormai troppo tardi. Si era già avvicinato di soppiatto.
Ho avvertito la spinta prima di poter fotografare il movimento delle sue braccia ... e sono già sott'acqua.

<< Non so nuotare, non so nuotare! E' scura ... E' gelata >>.
Sputo anche l'anima riemergendo con violenza come se la spinta delle mie gambe potesse farmi spiccare il volo, ma non sono un delfino e il lago mi risucchia immediatamente, lasciandomi appena il tempo di aprire la bocca per ingurgitare tutto l'ossigeno del mondo, mentre provo a schiaffeggiarne la superficie con ampie manate, quasi a voler cercare quella base solida d'appoggio che le gambe non avevano trovato.
<< Aiutami! >> tossisco terrorizzato allungando fino allo stremo il braccio verso Furia Buia che mi fissa con le mani appoggiate al bordo dell'imbarcazione. << Aiutami! >> grido ancora prima di ridiscendere.
<< Nuota! >> lo sento dire mentre con le braccia provo a grattare l'acqua per strisciare fino alla salvezza. << Non farti prendere dal panico! Ricorda il principio di Archime ... >>
Di  nuovo sotto il pelo dell'acqua, vedo la sua immagine ondeggiare e deformarsi.
<< Aiutami, ti prego! >> rantolo dopo un'altra emersione.
<< Affogherai se non trovi il ritmo. Non essere scomposto! Muovi le gambe, le gambe! >>
<< Non ci riesco >>
<< Sei solo nel panico. Fa' come ti d... >>
Di nuovo giù, non sono in grado di pensare a niente, so solo che non posso respirare sott'acqua, non devo aprire la bocca. Aria, aria, non voglio morire annegato.
La mia testa è nuovamente fuori, la piego all'indietro fin quasi a spezzarmi il collo. << Respiro ancora, respiro ancora >>, mi dico a mente per rincuorarmi. << Riesco a non affondare >>.
<< Ecco, bravo, stai imparando finalmente. Ancora un po' e avrai fatto il primo passo. Non essere troppo teso, se ti viene un crampo sei finito >>.
<< No, un crampo no! Resta calmo, resta calmo! >> ripeto con un filo di voce per non svuotare i polmoni.  Non voglio morire. Devo restare calmo >>.
<< Se non ti lasci governare dalla paura >> Furia Buia sembra divertirsi a fare la parte del professore, << puoi usare le armi di cui disponi. In questo caso puoi correttamente applicare il principio di Archimede secondo cui un corpo immerso in un liquido ... >>
<< Fammi salire! >> gli ordino disperato.
<< ... Dicevo >> prosegue, << ... immerso in un liquido, riceve una spinta dal basso verso l'alto pari al peso del volume del liquido spostato. Ti dice niente? Sei andato a scuola, vero? >>
<< Si, sono andato a scuola >> gli rispondo nella sciocca illusione che questo possa in qualche assurdo modo convincerlo  a riprendermi a bordo.
<< Quindi? >>
<< Non lo so >> piango. << Non so cosa fare >>.
<< Tu no, ma il tuo corpo si. Stai parlando con me e la tua testa è ancora fuori dall'acqua. Adesso cerca di coordinare il movimento di gambe e braccia >>.
E' vero, mi muovo ancora in modo scomposto, faccio fatica, ma riesco a rimanere a galla. << Riesco a galleggiare! >> esclamo, rincuorato, giusto un attimo prima di ingoiare un litro d'acqua. Tossisco e sputo mentre cerco di vincere il senso di soffocamento e di ributtare aria in un petto che non ne vuole sapere di espandersi.
<< Ecco! Ancora un po' e potrai raggiungermi. Ancora uno sforzo e potrai fare un altro passo >>. Le parole di Furia Buia mi suonano come una minaccia, ma devo andare per gradi, devo prima raggiungere la barca.
Spingo sulle braccia come fossero remi, sforzandomi di mantenere, invece, il busto dritto mentre penso: << non mi coricherò sull'acqua e non sbatterò i piedi. Non se ne parla. Sì, cosi! Ancora un po', ci sono quasi >>.
Assaporo finalmente il contatto con la solidità del legno. << Ce l'ho fatta! >> ruggisco trionfante. << Adesso aiutami a salire! >>
<< Non se ne parla, Ragazzo >>.

Ancora panico. Cosa vuole da me?  << Perché? Hai visto, so stare a galla adesso. Il grosso è fatto. C'è tempo per imparare a nuotare. Ti prometto >> supplicante protendo una mano verso il monocolo << che mi allenerò ogni giorno. Diventerò un nuotatore provetto. Per favore, aiutami a salire! >>
<< Puoi farcela da solo >> risponde Paparino ora in piedi e con le braccia incrociate al petto.
Lo prendo volentieri per un permesso a tirarmi fuori dall'acqua e artiglio così il bordo della barca con lo stesso braccio che avevo alzato in supplica, lanciando anche l'altro per issarmi.
Un calcio sulla mano mi fa perdere la presa e i centimetri di asciutto che avevo conquistato.
<< Ma che diavolo fai? >> impreco per lo shock dopo essermi stabilizzato. << Cosa vuoi da me? >>
<< Hai fatto il primo passo. Adesso tocca al secondo. Perché non hai mai cercato di imparare a nuotare? >>
<< E' questo il secondo passo? Rispondere ad una cazzo di domanda che potevi farmi a terra? ... Perché >> mi affretto comunque a dargli ciò che vuole visto che, se non collaboro, posso dimenticarmi la salvezza << gli uomini non sono fatti per nuotare, perché vivevo in una maledetta città, pilotavo un maledetto robot. E soprattutto le acque erano avvelenate. NON MI SERVIVA IMPARARE A NUOTARE! >>
Vorrei che le mie parole si trasformassero in veleno e che l'aria le portasse fin dentro le sue narici, così da ucciderlo all'istante. 
<< Di cosa hai paura adesso? >> insiste Furia Buia.
<< Di affogare! Non ci arrivi da solo, maledetto? >>
<< Non affogherai per il momento. Quindi, te lo chiedo di nuovo: di cosa hai paura adesso? Concentrati! >>
<< Ok >> mi dico, << deve essere un altro esercizio. Concentrati Shinji! Devi solo eseguirlo. Lo sai fare. Devi solo concentrarti e rispondere a quello schifoso bastardo. Respira! Mantieni la calma! >>.
<< L'acqua è scura >> rispondo dopo una manciata di secondi o un'eternità. << Non vedo niente e mi spaventa non sapere cosa c'è sotto di me. Inoltre, l'acqua non è il mio elemento, e, se ci fosse un predatore, non potrei difendermi >>.
<< Si ... il tuo cervello conserva il ricordo ancestrale di quando eravamo prede indifese e avvicinarci ad uno specchio d'acqua significava contrattare con la morte. E' qualcosa, ma non basta! >>
<< Ho detto la verità >> confesso disperato al solo pensiero di dover restare ancora a mollo. Cosa ci sarà qui sotto? E se qualcosa mi trascinasse giù?
 
Frammenti discontinui di immagini mi accecano come il flash di una foto sparata a corta distanza; suoni distorti, rumore di motori, il ruggito di un Eva, una sedia che si rompe, voci, voci, milioni di voci ignote si scontrano e sovrappongono nella mia testa; odore di sangue e carne rancida, di umido e sudore, l'odore di mia madre; ferro e sabbia tra le mani, i pugni di Toji, una carezza, la mano di Misato, il corpo di Ayanami; il gusto di un bacio, il sapore delle mie lacrime, il sapore di un caffè bollente.
L'acqua, l'acqua è rossa, orribilmente rossa, le mie mani toccano qualcosa. Sono grumi e brandelli di corpi, sabbia tra le mie mani, il collo di Asuka tra le mie mani. Perché tutto quest'odio? Perché devo ascoltarvi? Perché nessuno mi vuole?
Un altro pugno e sono a terra. Non uccidetemi! Il treno della mia mente, il mio rifugio, sono solo. << Prendetevi cura di me!!! >> . << Volevo solo essere accettato, volevo solo sapere che non sono inutile >>. << Papà, cos'hai fatto? >>. << Mamma aiutami! Mamma, ... io non ti vedrò più! Ci ho provato, ma ho fallito, ho distrutto questo mondo! >> ... No, no, no, no, non l'ho distrutto io, è stato mio padre, è stato lo 01, è stato l'Angelo, è stata Misato - non doveva dirmi di seguire il mio desiderio - il mio desiderio ...
Morte a tutti, anche a me stesso!
 
Svegliati!
 
Sono di nuovo in me. Devo riavvicinarmi alla barca.
Mi muovo meccanicamente, non percepisco il mio corpo, ma solo i dardi infuocati che colpiscono il mio stomaco (potrei essere inghiottito o mangiato da un momento all'altro). << Devo pensare solo a salvarmi >> recito muovendo solo le labbra, << devo pensare solo a questo >>.
I miei polpastrelli aderiscono alla pancia della barca con tanta forza che quasi spero riescano a legarsi chimicamente agli assi di legno che la compongono.
Ancora uno sforzo. << Ho capito! >> grido al monocolo con la voce rotta dall'emozione e dalla paura. << Ho capito. Fammi salire e te lo spiego. Fammi saliiiire! Ti prego! >>
<< Ci siamo quasi. Non mollare proprio ora! >>
Quel maledetto non ne vuole sapere di farmi uscire. Potrei essere sbranato, ma da cosa? Osservo terrorizzato l'acqua che mi copre fino al petto, provo a spingere lo sguardo il più a fondo possibile in quel nero senza fine. Potrei vedere qualcosa. Oddio! Qualcosa sta risalendo, una macchia rossa, Asuka: << arrenditi! >> mi dice. << Arrenditi! Scendi con me! Non vuoi essere una cosa sola con me? Lo sai che te lo meriti. Lo sai che è quello che vuoi >>.
<< Non  è vero >> rispondo al fantasma. << Volevo salvare te. No, volevo salvare Ayanami, Ayanami....Ayana ... >>
Davanti a me non c'è Ayanami, ma il suo gigantesco volto, come nel sogno.
<< Cosa sei? Che cosa ti hanno fatto? Che cosa ho fatto? >>
Qualcosa mi sfiora la gamba. Adesso...

 
                                   BASTAAAAA!
 
La mia mano si abbatte sul bordo della barca, ma non riesco a trarmi in salvo perché ne sradico la porzione che avevo appena arpionato.
<< Lasciami salire, maledetto! >> sbraito contro Furia Buia mentre con gli occhi in fiamme riesco quasi a saltar fuori da quell'oscurità.
<< Se non vuole aiutarmi >> mi dico, << salirò con la forza >>.
La pianta del suo scarpone centra in pieno il mio viso sventando il tentativo di arrembaggio, ma avevo riconquistato il contatto con la salvezza e non l'ho ancora perso.
Riapro gli occhi per individuare posizione e distanza del nemico; tutto il coraggio svanisce alla vista di quell'occhio rosso, aperto, minacciosamente fisso su di me. La Furia si è tolto la benda, questo significa che non ne uscirò vivo.
<< Avevi promesso >> mi lamento cercando ugualmente di puntellare il mio ancoraggio avvicinando la mano ancora libera << che non mi avresti ucciso. Lasciarmi morire annegato è un modo per salvare le apparenze e la tua schifosa parola? >>
<< Ti lascerò morire >> risponde impassibile << se non risponderai con sincerità >>.
<< Cosa vuoi sapere? >> chiedo con la voce distorta dal pianto.
<< Perché hai distrutto il nostro mondo? >>
<< Ma, ma, ma >> sono sorpreso che proprio lui mi faccia una domanda simile, << mi avevi detto che non era colpa mia >>.
<< Ti avevo detto >> ribatte afferrandomi il polso << che non era soltanto colpa tua. Sta di fatto che il grilletto l'hai premuto tu. Quindi, rispondi! Perché hai premuto quel grilletto? >>
<< Per salvare Ayanami! Era stata inghiottita da quel mostro. Non potevo abbandonarla. Tu che avresti fatto al posto mio? Aveva lottato per difenderci, per difendermi. Non volevo lasciarla >>.
<< Ma lei, come te, sapeva a cosa andava incontro entrando nel suo Eva e sapeva benissimo che la sua era un'azione suicida. Mi sono documentato e trovo che, dati i risultati, la tua Ayanami sia stata davvero stupida >>.
<< Non osare insultarla! Se l'Angelo avesse vinto adesso saremmo tutti morti, tutti. Lei ci ha provato ed era pronta a sacrificarsi >>.
<< Ma tu non eri pronto a sacrificarla, vero? >>
<< No! Combattevamo insieme, era mia amica. Non potevo ... Tu non abbandoneresti i tuoi amici >>.
<< Ma io non sono uno schifoso egoista, come te. Dai, ammettilo! >> sorride sprezzante mentre io fatico a credere a ciò che sento. << Ti sei immedesimato in lei, sola e abbandonata, dimenticata da tutti ... come te >>.
<< No, non è vero. Ma che stai dicendo? Non ti capisco >>.
<< Anzi no >> la Furia si sporge in avanti fissandomi con il suo occhio spaventoso, a differenza dei miei che sono già "spenti". << Temevi di rimanere solo, vero patetico vigliacco? >>.
<< Io avevo già lasciato la Nerv, non ne volevo più saperne di tutta quella merda >>.
<< Ma sei tornato. Lo hai fatto per salvare il mondo o per salvare lei? >>
<< Ti sbagli, volevo salvare Ayanami perché ho visto che era in pericolo ... e il mondo perché dovevo provare >>.
<< C'era il dummy-system a guidare il tuo 01. Non servivi più a niente. Non hai mai voluto pilotarlo e alla fine ti svegli e scopri che vuoi fare l'eroe? PERCHE' PROPRIO TU? >>
<< MI ERA RIMASTA SOLO LEI!!! >> 
Partorita dalle mie oscure profondità, quella frase azzanna il mio cuore come uno squalo farebbe con le mie gambe. So già che è solo il primo morso perché ...dagli abissi di Shinji Ikari non può uscire nulla di buono.
<< E Misato, Kaji, i tuoi amici? Loro non erano niente per te? Non hai pensato a loro quando sei salito a bordo di quella bestia di metallo? >>
<< Io credevo di aver ucciso Asuka, per colpa di mio padre che mi ha tradito, che mi ha obbligato a guardare mentre la facevo ... lo 01 la faceva a pezzi. Non potevo perdere anche Ayanami! >>
<< E quindi, fanculo tutti, vero? >>
<< Io non sapevo che, salvandola, avrei rischiato di distruggere tutto >>.
<< E se l'avessi saputo, cosa avresti scelto, l'umanità, e quindi Misato, Kaji, Toji e chissà chi altro... o lei? >>
<< Non lo so! Non lo so! >> ti prego non farmelo dire.
<< Andiamo! Alle volte sei così bravo a prenderti tutte le colpe. Ma quando ti accusano di aver condannato tutti noi, tiri fuori la storia che almeno una persona l'hai salvata, come se questo potesse redimerti agli occhi del mondo. Avanti, dimmi almeno perché lei. Non te la scopavi, probabilmente a mala pena riuscivate a parlarvi. O forse sentivi l'odore della mamma ? >>
<< Basta! Smettila! Perché mi fai questo? >>
<< Non la smetto perché appena sei tornato hai scatenato di nuovo l'inferno >>.
<< Mio padre, mio padre ci ha ingannati. Io pensavo di riportare tutto a com'era quattordici anni fa >>.
<< Tuo padre ti conosce meglio di te. Se non è stata colpa tua perché combinare tutto quel casino? >>
<< Perché potevo farle qualcosa. Così nessuno mi avrebbe considerato il mostro. Io non sono un mostro! Mi avrebbero accettato di nuovo, mi avrebbero elogiato. Non sarei più rimasto solo! >>
<< Ma sentilo! Neanche in quel momento te n'è fregato un cazzo degli altri. Il moccioso stava pensando a come evitare le conseguenze delle proprie azioni. E' vero, all'epoca ti era rimasta solo quella Ayanami; adesso sei solo, non c'è neanche lei ... Te lo chiedo ancora una volta e, se non mi dici la verità, ti affogo con le mie mani! Perché lei e non gli altri? Perché lei? Perchè lei? >>
<< Te l'ho detto: non mi era rimasto nessun altro. Mio padre, la signorina Misato mi avevano tradito, mi avevano mentito. Tutti i miei sforzi ... inutili. Non mi era rimasto più niente >>.
<< Avresti salvato il mondo se avessi saputo cosa sarebbe successo? RISPONDI! >>

Messo alle corde, nudo davanti allo specchio, mi sforzo di sostenere la visione dello Shinji Ikari che si rivela, riflesso davanti a me. Ma forse sono io l'immagine riflessa e posso solo copiare il movimento delle labbra.
<< No, non l'avrei salvato! >> confesso a me stesso. << Non mi importava niente ... di nessuno, neanche di me. Volevo soltanto salvare lei >>.
<< E tu sai perché era così importante per te salvarla, vero? >>
Rispondo con un cenno affermativo del capo prima di appoggiarlo al fianco della barca. Non richiesta la verità si è rivelata, orrenda e oscena, alla mia coscienza. Non posso credere che sia davvero questa, sento le forze abbandonarmi, non mi interessa se morirò annegato o nella pancia di qualche pesce gigantesco. Se ora non sono in fondo al lago è perché Furia Buia regge il mio peso tenendomi la mano.
<< Perché ero stanco >> spiego rassegnato e incolore << di attendere l'approvazione di mio padre, ero stanco di quel mondo tossico, ero stanco di lottare, di fare quelle esperienze orribili solo per non essere abbandonato. Ma soprattutto ero stanco di sentirmi inutile, come se fossi nato con due piedi sinistri. Dovevo dimostrare a me stesso che potevo salvarla >>.
<< E lei era l'unica persona cara che, in quel momento, potevi salvare >>.
<< No! >> esclamo con un inopportuno orgoglio per la mia scoperta, vile nudità, fissando l'attenzione sull'occhio sinistro, ormai spento, di Furia Buia. Adesso so qual è la risposta del mostro. Anche lui dovrà ascoltarla e guardare il suo volto, che è il mio. << Lei era l'unica che mi serviva salvare!  Mio padre non era riuscito a salvare mia madre e non poteva salvare lei. E io sarei riuscito dove lui aveva fallito. Io .... Io non sono inutile, e non voglio essere buttato via! >>
Espello lacrime incandescenti cariche di dolore e disgusto. Sono un mostro, soltanto un mostro. Non c'è speranza per me. Sono perduto.
 
<< ... Come ti senti adesso? >> mi domanda il monocolo dopo un profondo sospiro, come se si fosse liberato di un peso.
<< ... Mi faccio schifo! >> rispondo a fatica in preda a conati di vomito.
<< A nessuno piace l'immagine che vede riflessa nello specchio. Ma non puoi passare la vita a voltarti dall'altra parte! Prima o poi devi farci i conti >>.
<< Ti capirò se vorrai lasciarmi annegare >> gli dico. << Non è importante che qualcun altro mi abbia messo in mano una pistola carica perché avrei sparato comunque. Era solo questione di tempo. La verità è che sono nocivo. In un modo o nell'altro riesco sempre a fallire o a fare del male. Tanto vale che non faccia niente! >>
<< Probabilmente tuo padre contava proprio su questo. Ascolta, Shinji! Lo so che tu sei e ti senti il centro del tuo mondo, ma devi toglierti dalla testa la convinzione di essere speciale! E non lo dico per offenderti. Di speciale c'è solo la portata cosmica che hanno le tue azioni. Se avessi vissuto un'esistenza meno "anormale", saresti stato come tanti altri, con enormi problemi e una famiglia di merda e avresti comunque fatto soffrire le persone a te più vicine. Ma che si tratti di grandi o di piccole cose, la sostanza è la stessa: non hai scelta!
<< Se ti rifiuti di riconoscere le tue debolezze, i tuoi lati spiacevoli, le ferite del tuo passato, vivrai perseguitato dalla tua ombra. E guai se dovesse prendere possesso di te nei momenti più critici ... perché non sopravvivremmo ad un terzo tentativo di distruzione. Anche su questo non hai scelta. Che ti piaccia o no, tu sei Shinji Ikari e quello che fai ha effetti sul mondo. Si potrebbe dire che questo è ... >>
<< ... Il mio talento e il mio destino >> concludo la frase stentando un sorriso amaro.
<< Si, volevo usare proprio queste parole >>.
<< Me le hanno già dette, solo non ricordo chi e soprattutto non ricordo di averle mai sentite >>.
<< ... Ragazzo, non si può mai tornare indietro. Perciò, devi accettare ciò che hai fatto ed anche quella parte di te che non ha niente di eroico o di "positivo". Non tentare di fuggire perché i tuoi stessi fantasmi e le azioni che hai compiuto potrebbero un giorno indicarti la via d'uscita. Anche in quel mostro che chiami "Shinji" c'è il tuo talento e il tuo destino >>.
<< Trovi giusto che io viva dopo quello che ti ho rivelato? >>
<< La giustizia di cui parli può accontentare quella gente >> sbotta indicando il villaggio, <<  non me. E non deve accontentare neanche te, perché tu chiameresti giustizia solo il tuo senso di colpa. Ma TU >> mi prende per la maglia tirandomi quasi completamente fuori dall'acqua, << TU puoi fare l'impossibile: accettare la tua responsabilità, accettare le conseguenze di quello che hai fatto, smettere di fuggire sopportando anche l'odio degli altri. Tu puoi accettare la fortuna di essere ancora vivo e di non essere solo, nonostante tutto, nonostante tutto quello che hai vissuto. Sfruttala! E forse, dico forse, riuscirai anche a rimediare a tutto questo casino. Ma, se rifiuti di provarci, sarai sbranato dalla tua ombra o, alla meglio, continuerai ad essere il cane di qualcuno e molte persone soffriranno ... Non puoi volere questo ,Shinji! >>

Furia Buia continua a tenermi sollevato quasi per intero dalle oscure e minacciose profondità del lago. Basterebbe uno strattone e finirei nella pancia della barca, ma non ho più tutta questa fretta. La sua presa salda mi infonde sicurezza, la sicurezza che non precipiterò nel magma incandescente della mia mente. In questo momento lui è il centro di gravità che contrasta la spinta centrifuga di tutte le forze che compongono la mia personalità e che, scoperte, cercano di sfuggire ai raggi del sole con la disperazione di vampiri che bramano il buio della cripta; o, forse inorridite, cercano solo di abbandonare il loro miserabile risultato.
Ormai quasi abbandonato da me stesso, la mia mente si aggrappa a qualunque cosa possa difenderla dalla disgregazione, trovandola in un pensiero finalmente accogliente e liberatorio: lui sapeva cosa sono, l'ha sempre saputo! Ha sempre ascoltato i miei racconti, ma non ha mai accettato di puntellare le mie giustificazioni con una pacca sulla spalla e una parola di conforto. Lui conosceva Shinji Ikari e, nonostante questo, lo ha accettato.
Mi sono odiato e ho odiato perché mi sentivo abbandonato; mi sono odiato perché avevo bisogno di essere accudito ed ho odiato le persone a cui mi aggrappavo perché un giorno anche loro mi avrebbero gettato come spazzatura. Adesso, invece, proprio adesso che abbandonerei volentieri me stesso alla follia e all'oblio, qualcuno non è disposto a lasciarmi pur sapendo cosa sono.
Voglio ricordare questo. Ho bisogno di ricordare questo ... e non le spalle di mio padre.
Se non fossi consapevole di rovinare tutto, abbraccerei Furia Buia per trasferirgli quei pochi brandelli di me che ancora meritano di essere salvati, per ritrovare un po' di pace. Ma non è possibile ... No, non devo fuggire!

<< Avanti! >> mi fa il Paparino compiendo un ultimo sforzo per estrarmi completamente dal freddo abbraccio dello specchio d'acqua. << Hai "camminato" abbastanza per oggi. Possiamo tornare >>.
<< No, aspetta! >> rispondo sorpreso da una inarrestabile frenesia. << Rimettimi in acqua! Dammi ancora qualche minuto! >>
Doveva aver previsto anche questo, perché alle mie parole il suo volto, sempre così serio, si rilassa per concedere spazio ad un sorriso gentile e soddisfatto.

Di nuovo giù, questa volta per mia scelta, provo a stendermi sulla superficie incostante muovendomi con lentezza, quanto basta per rimanere a galla, sospeso tra due mondi: l'acqua, con i misteri che custodisce sotto di me, e l'aria, con tutto ciò che svela ai miei occhi.
Anch'io sono così, sospeso tra due Shinji, nello stesso tempo luce e ombra, bene e male, grande e piccolo, speciale e ordinario. Il bianco e il nero di tutte le mie maschere scivolano via dalla pelle e dai vestiti; si spandono  come macchie di vernice sul pelo dell'acqua prendendo direzioni opposte, ma restando legate tra loro attraverso me che galleggio e che non ho più paura di affondare. Noto e ignoto sono altri attributi opposti, che si guardano a distanza come due amanti separati eppure desiderosi di riunirsi per condividere ognuno la propria metà dell'universo: che si tratti dell'universo di Shinji o del mondo circostante non fa differenza.  
Tu non mi piaci, Shinji Ikari, come io non piaccio a te. Ma non abbiamo scelta. Siamo legati l'uno all'altro e, se vogliamo combinare qualcosa di buono, dovremo imparare a collaborare.
 
<< Non hai paura che qualche mostro ti mangi? >> domanda semiserio la Furia.
<< No, perché in questo momento mi stai proteggendo >> rispondo mentre mi godo una serenità finora ignota che abbraccia il mio cuore.
<< Lo facevo anche prima, ma tu eri troppo spaventato per avvertire il mio at field >>.
<< Che vuoi farci? Avrai capito che odio le sorprese >>.
Con gli occhi chiusi mi sforzo di non ridere. Non ho nessun motivo per farlo, sarebbe inaccettabile farlo. Eppure i muscoli del viso se ne fregano della decenza e preferiscono ubbidire al moto della mia anima, che mi spinge a sfogare tutta la frustrazione in una feroce e infantile risata, e che mi incita a respirare come se finora avessi passato tutta una vita in apnea.
Un senso di liberazione e di leggerezza, entrambe dal sapore così primitivo e amorale, scintilla lungo il corpo come un convegno di lucciole e mi rinfresca come lo zampillare di acqua di fonte.
<< Devi imparare >> il Paparino ripassa la lezione << a controllare la tua paura o ti farà colare a picco! O, peggio, scatenerà la sua gemella, una rabbia insensata. Anche quella devi imparare a controllare >>.
<< Scusami  ...  per quello che ti ho detto prima. Ti prometto che mi impegnerò a non perdere la testa >>.
<< Non ti ho chiesto di reprimere la tua rabbia, perché ti servirà, esattamente come la tua paura. Devi solo essere più disciplinato e stabilire chi comanda nel tuo cervello malato! ... Adesso, però dobbiamo tornare >>.
 

 
*****
 

Le onde  prodotte dall'elica del motore non mi fanno più paura, ma non mi attirano come mi sarei aspettato; l'ebbrezza convulsa e folle di prima si è placata mentre la mia attenzione si focalizza su tutto e su niente, perché tutto e niente meritano la mia attenzione.
Sorrido valutando il danno che ho fatto alla barca. << E' tutto merito della disperazione >> rifletto, << se sono riuscito a tirar fuori dai miei sessanta chili scarsi tutta quella forza, come quando ho divelto il bracciolo protettivo davanti al sedile dell'entryplug ... solo per salvare Ayanami >>.
<< Arrivati a terra >> Furia Buia rompe il silenzio, << corri a cambiarti o ti ammalerai! >>
<< Il mio cambio è a lavare >> rispondo, << come il tuo spolverino. Ho un guardaroba decisamente povero >>.
<< Chiedi a Mami allora! Ti presterà il completo dell'altra volta >>.
<< Non credo lo mollerà così facilmente se non sei tu a chiederglielo. Quando mi porse quei vestiti aveva l'aria di chi stava subendo una rapina >>.
<< Sono sicuro che non farà storie >> mi rassicura il monocolo. << E comunque devi avere pazienza con lei ... Quelli erano i vestiti del figlio. Aveva la tua età quando è morto >>.
<< ... Come è morto? >> chiedo ignorando una saggia indecisione, avendo avuto il sentore di conoscere la risposta.
<< Penso che tu l'abbia già capito. E' morto durante il near third impact >> conferma senza tradire emozioni.
Che pena quella donna! Ha perso un figlio ed ora deve sopportare la presenza del ragazzo che gliel'ha strappato via. Quante vite ho interrotto? Quanti lutti ho provocato? Quante scelte ho negato? Perché quella volta non sono neanche riuscito a pensarci?
<< Tu cosa avresti fatto al posto mio? >> chiedo infine. La maturata consapevolezza non rende meno pesante il peso della mia responsabilità, soprattutto perché attualmente non ho più un bersaglio su cui scaricarla.
<< Vuoi sapere se al posto tuo avrei salvato la tua Ayanami o il resto del mondo? ... Non lo so! Dovrei trovarmi in una situazione del genere per decidere.  Di sicuro so che non è una scelta che spetta ad un ragazzino >>.
<< Se solo avessi agito diversamente ... >>
<< ... Adesso, forse, vivresti con il rimpianto di non aver fatto il possibile per aiutarla. Un pensiero simile, a lungo andare, può distruggere un uomo, provocare una piccola apocalisse interiore ... Alle volte ti accorgi che la scelta non è tra qualità, ma tra quantità diverse >>.
<< Come si fa a prendere la decisione giusta? >>
<< Non so neanche questo. So solo che ogni volta che decidi devi rinunciare a qualcosa e accettare le conseguenze che ne deriveranno... A qualcuno farai sempre torto >>.
<< Eppure non riesco a giudicare così inaccettabile la scelta che ho fatto .. almeno in sé >>.
<< E' proprio questo  il punto. Adesso sai che a farti veramente male non è tanto il "cosa" hai fatto, ma il "perché" lo hai fatto. E non c'è niente di sbagliato in questo, o almeno non puoi negare la realtà di ciò che provi >>.
<< Se l'avessi compreso per tempo ... >>
<< ... Saresti stato un'altra persona. Purtroppo, spesso la chiarezza di vedute segue i nostri atti, invece di precederli >>.
<< Stai dicendo che, senza il macello che ho combinato, non sarei stato in grado di conoscermi? Dovrei esserne contento? >>
<< Beh, non proprio! ... Non vedo come una simile consapevolezza possa renderti felice. Inoltre, dal mio punto di vista è una magra consolazione sapere che miliardi di morti sono serviti ad ampliare i confini della tua autocoscienza. Ma, puoi almeno farci qualcosa! Puoi evitare che accada di nuovo >>.
<< Credi che un giorno potrebbero accettarmi o anche solo dimenticare quello che ho fatto? >>
<< Non lo so. Molto dipenderà da quello che farai d'ora in poi. Ma sono certo che non serva a niente elemosinare un po' riconoscimento (di chi poi?). Se non impari ad accettarti, resterai sempre diviso da te stesso, e porterai la tua divisione all'esterno >>.
<< Che casino! >>
<< Eh già! Benvenuto nelle croci e nelle delizie dell'età della ragione. Non ci pensare troppo, anche perché ogni giorno cambierai prospettiva e vedrai le cose in modo sempre diverso >>.
<< E come fai allora a sapere cosa è vero e cosa no; cosa è giusto e cosa no? >>
<< Dovrai deciderlo di volta in volta. E comunque, se non accetti che ogni aspetto della tua vita è in realtà una questione di prospettiva, finirai per perderti tutte le sorprese che può riservarti >>.
<< Finora non sono state belle sorprese >>.
<< Fa parte del gioco. Cerca solo di non prenderti per il culo come hai fatto finora o finirai per essere usato da qualcun altro o da qualcos'altro >>.
<< Parli come se avessi una scelta >> commento sciogliendomi in una risata  in parte distorta da un rinnovato senso di disperazione.
<< Magari ce l'hai >> mi risponde ammiccante il Paparino che sembra aver definitivamente dismesso (almeno è quello che spero) la maschera del freddo calcolatore, per mostrare ai miei occhi una persona amichevole e premurosa, disposta a parlarmi alla pari e soprattutto disposta a non giudicarmi.
 
<< E' vero che non ricordate niente del vostro passato? >>
Soltanto ora, ora che non vedo più un nemico da cui proteggermi, mi rendo conto che davanti a me c'è una persona e che la sua vita non è meno complicata della mia.
<< Beh ... non è esatto >> risponde dopo aver guadagnato qualche secondo per raccogliere le idee. << Ricordiamo qualcosa ... sporadicamente. Ma sono prevalentemente flash, immagini sparse e confuse, difficili da ordinare in modo coerente. Oppure si tratta di suoni, parole che abbiamo già sentito o sensazioni. Altre volte sono sogni ... Alla fine dei conti, però, non abbiamo niente in mano, neanche la certezza di maneggiare veri ricordi o i fantasmi delle nostre fantasie.  Ma tu lo sai già, vero? >>
<< In realtà io... >> provo a spiegarmi  << credo di avere il problema opposto: è come se nella mia testa ci fosse anche la vita di un altro Shinji. All'inizio li scambiavo per inquietanti parti della mia fantasia, prodotti dallo stress o da chissà cosa ... Non si tratta ancora di sequenze di fatti ordinate in modo coerente, ma ho come l'impressione che sia solo questione di tempo ... E poi sono sempre così vividi, così dettagliati ... >>
<< ... che non puoi non considerarli veri >>.
<< Si, ma sono comunque sicuro di non aver vissuto nessuno di quei momenti >>.
<< Forse sbagli ad esserne così sicuro ... Del resto ora sei qui con noi! >>
<< Quindi ... sono davvero come voi? >>
<< Non ne ho la minima idea, ma potrebbe anche essere >>.
<< Quando ci siamo conosciuti Orso e Musashi ti hanno chiesto se avessi sognato me, alludendo al fatto che si trattasse di un indizio della nostra comune natura o dello stesso ... destino. Il fatto che condividiamo poi problemi di memoria mi sembra che sia un altro indizio. Esattamente cos'hai sognato? >>
Forse ho scelto il momento sbagliato per fare questa domanda, perché il volto di Furia Buia si ricompone rapidamente nella ormai nota espressione ombrosa.
<< Credo sia ancora presto >> risponde con il tono, anche quello abbondantemente sperimentato, di chi ritiene chiuso l'argomento. << ... Preparati, siamo quasi a riva >>.

Scavalco con le gambe l'asse trasversale su cui ero seduto per posizionarmi con lo sguardo a prua  in direzione terra.
A breve distanza dal punto di approdo, posizionate vicino alla riva, le vedo, inconfondibili con il loro abbigliamento, i colori  e ... l'atteggiamento. I capelli di Asuka, del consueto rosso acceso come la plugsuit da battaglia che indossa, cadono insolitamente liberi sulle spalle, alcune ciocche si appoggiano sul seno sostenuto dal vigoroso incrocio delle braccia all'altezza del petto; le gambe leggermente divaricate  sembrano ancorate al suolo per stabilizzare meglio la sua figura marziale. Al suo fianco, un po' scomposta e con le mani plasticamente posate sui fianchi, c'è la sua collega anch'essa stretta nella sua tenuta rosa pallido.
<< Chi stavate aspettando? >> domanda sornione Furia Buia dopo aver ridotto i giri del motore, << me o il ragazzo? >>
<< Nessuno dei due! >> sbotta Asuka. << Come ti ho già detto tempo fa, non spreco il mio tempo con i bambocci e con gli ... >>
<< ...Psicopatici >> l'anticipa il Paparino che intanto stava già legando la barca al molo. << Allora perché ci stavate aspettando? >>
<< Ma sei stupido? Chi ti dice >> la rossa prende fuoco scuotendo la statuaria immobilità con cui ci aveva accolti << che siamo qui per voi? Siamo appena tornate e volevamo goderci il panorama... Poi siete arrivati voi ... e avete rovinato tutto >>
<< Hai fatto il bagnetto al cucciolo? >> domanda la gatta attirando anche l'attenzione della rossa sulle mie condizioni. Sono bagnato fradicio, i capelli sono più lunghi del solito e spettinati, forse ho ancora sulla faccia i segni del calcione che mi ha mollato il mio dolce Paparino.
<< No, sono caduto >> provo a tagliar corto, salvo rendermi subito conto di aver appena aperto un'autostrada per potenziali battute su di me.
<< Che idiota! >> sputa sprezzante Asuka accentuando una tremolante smorfia di disgusto.
Fingo di non aver sentito. Non ho voglia di litigare, non mi preoccupa se il ragazzo che vedono è di loro gradimento o meno, non mi interessa cosa dirà la gatta, che si aggiusta gli occhiali con l'indice per guardarmi meglio. E non mi interessa neanche cosa pensa la rossa di me (beh, un pochino si). Vorrei solo trovarmi da un'altra parte, lontano da Asuka e dalle emozioni che provo.
Cammino compassato verso i due piloti senza guardarle, senza guardarla ... direttamente.
Più mi avvicino a lei più comprendo che la distanza che ci separa è incolmabile. Non mi perdonerà mai perché, a differenza della ragazza dai capelli neri, lei sa cosa ho fatto!
<< Hai visto, Principessa? Il cucciolo sta crescendo! Sta addirittura mettendo su un po' di muscoli >> sfotte Mari.
<< Sta solo diventando come loro! >> ribatte la principessa alzando il tono della voce e seguendomi con la coda dell'occhio mentre le passo accanto.
Magari, se cercassi meglio, potrei trovare oltre agli argomenti anche la voglia di ribattere. Solo che mi pesa questo fardello. Le ho fatto del male e, se i frammenti di quell'altra vita che mi assalgono nei momenti peggiori possiedono un qualche fondamento, forse più di quanto riesca ad immaginare. Cosa potrei mai fare per avvicinarmi a lei? Cosa potrei dirle ... per placarla?
 
Magari la verità!
 
Sì, è l'unica cosa che posso fare adesso!

Separati dalla distanza, di pochi passi, schiena contro schiena, mi limito a bloccare il passo e a dirle: << Perdonami! ... se puoi  ... So che ti ho fatto del male e che, per causa mia, sei costretta a vivere tutto questo. E avevi ragione: sono un bamboccio egoista. Ho provato, infatti, a rimediare, ma solo per me ... e mi  è andata anche male. Vorrei tanto tornare indietro e prendere decisioni diverse, ma non posso. Per il momento posso solo chiederti scusa >>.
Nessuna parola , nessun commento, nessuna esplosione d'ira con annessa serie di insulti.
<< Se non altro >> mi do conforto, << non mi ha ancora ucciso. Poteva andare peggio >>.
<< ... Dovrai fare di meglio >> sibila la rossa quando ormai non ci speravo più << ... che profonderti in scuse! Non so cosa tu possa fare, non so neanche se voglio che tu faccia qualcosa; ma ... farai bene a trovare un modo per rimediare a ciò che hai combinato... Lo devi a tutti noi... Lo devi a me!!! >>

Riprendo a camminare in silenzio (ciò che doveva essere detto è stato detto) dirigendomi verso la salita che mi porterà al villaggio e mantenendo saldo nella mia mente un unico ordine: << Non voltarti! >>
Furia Buia è già sparito e, ormai solo, avverto come un nodo alla gola, sento le lacrime ammassarsi, premere per scivolare via e, tuttavia, rimanere bloccate contro un muro invisibile. Un pensiero mi solleva dalla vergogna e dal dolore: <<ho fatto un altro passo! >>.
 
 
*****
 
 
Il saloon è ancora vuoto. Non potevo aspettarmi altro visto che il sole non è ancora tramontato e i non morti della zona staranno ancora riposando nei loro loculi. Solo due anime rendono meno spettrale il posto: Mami, con la sua imponente stazza e la sua divisa ricca di toppe e colori, che pulisce alcuni bicchieri dietro il bancone; e un vecchio che sorseggia un cicchetto di fronte a lei. Un po' incurvato, ha i capelli bianchi, alquanto spettinati ed è di costituzione minuta; indossa un giacca di jeans logora ma all'apparenza pulita.
Mi avvicino ai due con passo incerto non solo perché sto per chiedere a quella donna di prestarmi i vestiti del suo unico figlio, morto a causa mia, ma anche per ridurre lo squittio prodotto dalle mie scarpe zuppe quando calpestano il pavimento .
<< Che ti è successo? >> domanda Mami con il suo giunonico timbro.
<< Sembra proprio che abbia deciso di fare un bagno >> commenta il vecchio che si era voltato.
<< Sono caduto in acqua >> mi affretto a ripetere la versione ufficiale. << Volevamo pescarti qualcosa per stasera, ma non è andata bene >>.
<< Lo vedo >> conviene l'oste. << Ma per oggi ho preparato stufato di carne >>.
 
Quel figlio di...
 
<< Però >> prende la parola, sorridente, l'uomo con ancora in mano il bicchiere, << "Paparino" ti ha salvato, vero? >>
<< In un certo senso ... >> rispondo mentre ripeto a me stesso pensando a Mami: << non posso farcela. Non posso chiederle i vestiti >>.
<< Bel tipo pure lui >> sbuffa il donnone. << Non è mai stato un pesce. Ha imparato a nuotare solo perché un giorno è caduto in acqua >>.
<< A dire il vero ce l'ho buttato io >> le rivela il vecchio.
Deve essere lui l'ex tutore di Furia Buia, quello che abita al piano di sopra e che il monocolo saluta ogni volta sparando una salva di fucile all'altezza del suo appartamento.
<< Non me l'avevi mai detto. Per quale motivo lo hai fatto? >> domanda sbalordita l'oste anticipandomi sul tempo.
<< Doveva affrontare le sue paure a cominciare da quella per l'acqua. Pensa che convincerlo a salire su una barca gli avevo detto che avremmo fatto una cena a base di pesce >> il vecchio prende a fissarmi come se la mia sola presenza valesse a testimoniare la verità del suo racconto. << E poi se lo avessi preso con le buone, a quest'ora non saprebbe neanche fare il morto a galla >>.
<< Che storia commuovente! >> sogghigna Mami. << Ecco perché è cresciuto così strano. Perché stai lì impalato, Ragazzo? Stai bagnando a terra >>.
<< Mi scusi >> mi affretto a rispondere portando una mano dietro la nuca e chinando il capo.
<< Vatti a cambiare! >> mi ordina di rimando.
<< Ecco, Furi ... Papari .... insomma >> coraggio, << lui mi ha consigliato di chiedere a lei un cambio di vestiario. Al momento non dispongo di altro >>.
Mami non mi ha mai rivolto un sorriso (non che ci siano state chissà quante occasioni), ma darei un braccio perché la sua espressione tornasse come quella di pochi istanti fa. << Consigliato di chiedermi, eh? >> mantiene il tono della voce basso e calmo, ma le sopracciglia paurosamente aggrottate e la smorfia che fatica a stabilizzarsi sul viso dicono il contrario. << Quello stronzo preferisce comandare. E' tutta colpa tua! >> inveisce contro il vecchio che, colto di sorpresa, indietreggia col busto. << Avresti dovuto sprecare un po' di tempo ad educarlo meglio!... Aspettami quì, moccio ... Ragazzo, e non ti muovere! >>
 
<< Lo sai cosa ti sta portando? >> mi chiede il vecchio, assicuratosi prima di non essere udito dall'oste che era appena sparita dietro la porta di accesso alla cucina.
Faccio cenno di si.
<< E scommetto che vorresti dirle qualcosa, ho ragione? >>
<< Si, ma non so cosa posso dirle >> ammetto.
<< Beh >> mi fa il vecchio, << conoscendola, non c'è niente che tu possa dire che ti scampi da uno sganassone dei suoi >>.
<< Quindi, dovrei far finta niente? >>
<< Questo devi deciderlo tu >> ecco da chi ha preso la Furia. << Certe ferite è bene non riaprirle, ma le sue non si rimargineranno mai. Devi valutare se per te è più importante lavarti la coscienza con un "mi scusi" e uno schiaffone, solo per sentirti meglio, o lasciarle un po' di tempo per abituarsi a te >>.
<< Cosa c'è di sbagliato nel chiederle scusa? >> lo interrogo non senza una punta di fastidio. Ho appena preso coscienza del dolore che ho procurato, delle mie responsabilità e non dovrei almeno scusarmi.
<< Niente >> risponde il vecchio riempiendo furtivamente il bicchiere e facendomi segno di tenere la bocca chiusa. << Avere il coraggio di scusarsi è una cosa buona, ma tu dovresti scusarti con tante ... davvero tante persone. E non tutte sono pronte ad ascoltarle... Naturalmente parlo di quelli che un giorno saranno pronti anche ad accettarle, perché per tutti gli altri non puoi farci niente. Si tratta solo di cogliere la differenza >>.
Come se fosse facile! Tuttavia, credo che gli darò ascolto, perché sono convinto abbia ragione: scusarmi non le darà conforto e farmi prendere a schiaffi non laverà le macchie dal mio passato e, soprattutto non le restituirà il figlio. Proprio come aveva detto quel dannato ciclope: è  una questione di prospettiva.
<< E sia >> sospiro, << aspetterò! >>
 
<< Ecco, tieni! >> Mami, appena tornata, mi porge con distacco i vestiti che, a malincuore, dovette prestarmi quando piombai la prima volta in questo villaggio. << E vedi di non rovinarli! ... Ci sono anche degli scarponi, dovrebbero essere della tua misura >>.
Prendo delicatamente i vestiti come fossero una reliquia e afferro le calzature mantenendo lo sguardo basso. << Grazie >> sillabo a bassa voce  << e ... mi dispiace ... per  il disturbo >>.
<< D'accordo! >> risponde secca Mami incrociando le braccia e porgendomi di scatto il fianco.
Accenno un inchino di commiato e ricambio rapidamente  lo sguardo di approvazione che, di nascosto, mi aveva lanciato il vecchio.


Varcata la porta, situata ad un tiro di schioppo dal lato del bancone, trovo ad accogliermi la mia o, per meglio dire, la nostra stanza: un buco rettangolare claustrofobico di tre metri per tre in cui, in quattro, si sta davvero stretti.  Un ampio finestrone con le inferriate in ferro è posto immediatamente sulla sinistra a sormontare un piccolo letto a una piazza abbondante. Il resto del vano è vuoto al fine di consentire agli sfortunati, che non sono di turno per bearsi della comodità di una rete, di liberare la propria stuoia da notte lungo il pavimento. Sulla destra, una piccola apertura lungo la parete in legno permette di accedere ad un altrettanto minuscolo bagno dotato appena dell'essenziale e sprovvisto di porta.
Che schifo di posto! Per fortuna abbiamo girato molto in questi giorni.
Mi avvicino allo specchio appeso alla parete del bagno, un grosso frammento di vetro  scheggiato e malamente incorniciato. E' da tanto che non mi guardo, ma oggi non lo faccio per controllare il mio aspetto.
Voglio vedere, voglio vederti finalmente in faccia, Shinji Ikari.
L'impressione è sgradevole, quasi non mi riconosco: le guance infossate; le labbra arrossate e scurite dal sangue, ormai rappreso, colato giù dal naso dopo il calcione di Paparino; gli occhi cerchiati, insolitamente grandi, e così ... estranei; i capelli lunghi e spettinati cadono un po' ondulati a coprire le orecchie e parte della fronte.
Tocco non senza timore il vetro per sincerarmi che quel fantasma, che vedo riflesso, sia proprio io. Se non sapessi di essere condannato ad un'eterna adolescenza direi che ... un momento, cos'è questo? 
Strofino sulla superficie la manica ancora umida convinto di aver visto una ... due, tre .... molte (non riesco a contarle) piccole, microscopiche, macchie.
Mi avvicino così tanto che per poco non faccio cadere lo specchio (ci mancherebbe solo questa!), le mani accarezzano nervosamente la bocca e il mento e stendono la pelle sulle guance per permettermi di spianare l'area di osservazione. Piccoli puntini neri, per nulla ispidi, spuntano radi sulla mia faccia. Penso: << devo essermi sporcato >>. Mi lavo gettandomi l'acqua addosso con ampie e imprecise manate prima di riprendere ad analizzarmi con attenzione. Uno, due ... ci sono ancora. Qualche puntino sembra essersi srotolato lasciando liberi filamenti quasi invisibili.
Com'è possibile? Mi sta crescendo ...
... la barba!

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Capitolo 8
*** Che cosa desideri? ***


Ho sempre temuto la dispersione, come si teme una malattia infettiva o un colpo di sfiga. Il solo fatto di sapere che potrebbe colpirti, che aleggia nell'aria pronta ad assumere le sembianze di una persona, di un ricordo, di una parola sbagliata sfuggita ad uno sconosciuto, è lo stesso che sentirsela addosso.
Ecco, la dispersione per me è esattamente una forma di sfiga. Non è importante che tutto sia disperso intorno a me o nella mia mente. Resta il fatto che, appunto, me la sento addosso, pulsante e disgustosa come un bubbone della peste.
La dispersione che sbriciola l'unità delle mie forze in una miriade incoerente di desideri e obiettivi è sinonimo di disordine e il disordine è assenza di controllo. Le uniche medicine a mia disposizione sono sempre state una cura maniacale per l'igiene e l'ordine, un irrazionale attaccamento ad ogni tipo di routine (anche farmi pestare da Toji un giorno sì e l'altro pure mi lasciava impressa la confortante percezione di una costante, coerente e prevedibile realtà) e una cieca obbedienza agli ordini di qualcun altro.
Ho sempre trovato conforto nel pensiero che altri, indifferente chi, mi esonerassero dalla responsabilità di indagare nel mio cuore per scegliere un desiderio anziché un altro. Così non avrei fatto torto a me stesso e soprattutto non sarei stato costretto a vedere i tanti desideri nascosti, le speranze che temevo sarebbero state puntualmente frustrate, i bisogni più profondi che mi chiedevano di assumere una posizione, mi chiedevano di prendermi cura di loro. Non potevo farlo, perché sono sempre stato io ad aver bisogno di cure. Io ho sempre avuto bisogno che altri si curassero di me.
Trovo inquietante che, pur temendo l'assenza di controllo, abbia ogni volta rinunciato, per via della medesima paura, ad ogni possibilità di controllo, scegliendo di esternalizzare il potere sulla conduzione della mia vita.
Per questo mi andava bene affidarmi ad un tutore, alla signorina Misato, persino a mio padre. Loro potevano darmi uno scopo, un'identità e, in cambio della mia obbedienza o della mia adesione alle loro aspettative, il conforto che mi serviva.
Tuttavia, alla lunga proprio questa deresponsabilizzazione mi ha portato a odiare e a mostrare il mio odio in modi anche cruent,i a seconda delle circostanze.
La strisciante opposizione che di tanto in tanto informava le mie azioni non era tanto il capriccio di un moccioso che chiedeva continuamente conferme sul fatto che non sarebbe mai stato abbandonato, quanto il sintomo di una tenace ribellione fomentata da una parte di me, quella che non voleva arrendersi ad un destino da schiavo, non voleva uscire di scena con indosso il costume dello sconfitto.
Ma assecondare quello Shinji era difficile, quasi impossibile, perché avrei dovuto accettare il cambiamento, il respiro dell'universo, il ciclo di vita e morte di ogni esperienza e di ogni relazione. Temevo ogni inizio non perché rappresentasse la fine di un vecchio equilibrio, ma perché era anch' esso destinato a finire come ogni nuovo sole è destinato a calare in virtù della rotazione della Terra.
Ad un certo punto per me dispersione era diventato sinonimo di cambiamento e di vita. Odiavo questa immensa forza refrattaria ad ogni morale, ad ogni tentativo di dominio, ad ogni sforzo per piegarla ad uno schema o a un dogma. Come acqua non poteva essere afferrata a mani nude, come aria non poteva essere toccata, ed io ero sempre lì, nel mezzo.
Confondendo il significato delle parole, la mia paura di non trovare uno scopo che sentissi mio, di non intraprendere un'azione che considerassi realmente voluta da me; la mia paura di fallire, di affrontare il dolore e la responsabilità della scelta; tutte le istanze tese, insomma, alla vita hanno finito per allontanarmi dalla vita stessa e da tutto ciò e da tutti coloro che erano Altro, che non combaciavano con la mia routine. Anche per questo preferivo Ayanami ad Asuka ... eppure anche per questo in cuor mio cercavo più Asuka di Ayanami.
O almeno così mi sembra di ricordare.
Tutto ciò, il semplice terrore della dispersione, così maldestramente interpretata, mi ha portato quasi a distruggere il mondo, l'enorme specchio in cui si rifletteva la codardia da mercante- truffatore che non potevo riconoscere in me, quella di chi per vivere in pace rinuncia alla vita, limitandosi a guardarla di nascosto, curioso ed invidioso, da dietro i vetri di una finestra.
Adesso che tutto è stravolto, che l'Altro mi presenta il suo volto più spietato, che la solitudine e l'inquietudine per la mancanza di un senso da dare alle cose mi opprimono oltremodo l'anima; proprio adesso mi aggrappo ad un sogno, quello di poter un giorno imparare a danzare sotto la pioggia, a navigare nella tempesta per  approdare là dove c'è sempre il sole e il segno del mio destino.
Il mio sogno è assediato da ogni dove, sferzato da una tempesta di sabbia, ma rimane, nonostante tutto, saldo grazie ai suoi tre puntelli: un ciclope dal pessimo carattere, un biondissimo figlio di buona madre e un corpulento barbone.
Se non fosse per loro non sarei quì, se non fosse per loro non potrei neanche sognare. Certo, se non fosse per loro non sarei neanche salito su questo ring  a giocarmi nientemeno che la vita, ma sono salito sullo 01 tante volte solo per pagarmi il riconoscimento che avrei ricevuto in cambio. Se oggi dovessi morire a causa loro, mentre intanto già sto morendo di paura, in fondo non mi sentirei tradito.
Non devo barattare niente coi tre cacciatori; semmai ho l'occasione di saldare un debito!
 
*****

 
Il tempo è decisamente relativo.
Quando sei felice le ore volano come fossero minuti; quando affronti una situazione stressante o noiosa, i minuti sembrano ore; quando attendi con ansia qualcosa, questa sembra non arrivare mai; e quando la temi ...
 
Sono già passate tre settimane, veloci come un battito di ciglia. Mi chiedo se questo ring sia stato montato solo questa mattina o se non si tratti dello stesso dell'altra volta, quello predisposto per "festeggiare" l'ingresso in società del nuovo cacciatore, che ora davanti a me non vede l'ora di farmi la pelle.
E dire che proprio io non gli avevo fatto niente ... non direttamente, certo.
Purtroppo, dato che sono qui, è evidente che il fratello della mia sconosciuta ammiratrice non ce l'ha fatta; probabilmente in questo momento lei lo sta piangendo.
Ci penserò dopo: ora devo restare concentrato!
Niente arbitro, niente casco per agonisti dilettanti, niente guantoni o parastinchi, niente regole. Ci è concesso solo un paradenti perché un cacciatore sdentato è come un lupo senza canini, praticamente condannato a morire di fame. Il settore odontoiatrico, del resto, ha subito una drastica involuzione in questi anni, a meno che tu non sia un raccomandato della Nerv o della Wille ... ma preferisco non dover verificare se presso le due superpotenze ho ancora aperta una linea di credito. Non è richiesto, ma non è neanche vietato, l'uso della "conchiglia" o di un qualsiasi sospensorio artigianale che garantisca copertura ai gioielli di famiglia. Io la indosso e probabilmente anche il mio avversario. Non è una scappatoia per  garantire la perpetuazione dei nostri geni; è che, senza protezione, lo spettacolo potrebbe finire presto.
 
<< Quanti round sono? >>. Negli ultimi giorni ho cercato di acquisire dai miei tutori maggiori informazioni su ciò che mi aspettava, ma la domanda mi sovviene solo ora.
<< Uno solo >> risponde teso il Paparino.
<< E quanto dura? >>, chiedo pur sapendo in cuor mio la risposta.
<< Il tempo necessario >> replica immediatamente confermando i miei timori.
Tre settimane fa il piazzale in terra battuta era meno affollato. Evidentemente l'occasione di assistere alla performance del nuovo rampollo dell'esclusivo gruppo di Kosuke era troppo ghiotta. Non credo che la mia vera identità sia stata scoperta, ma ci sono tante brutte facce assiepate vicino alle corde e potrebbe esserci qualche infiltrato della banda di Ronin o dei suoi alleati e i dintorni sono presidiati da un numero preoccupante di guardie armate. Potrebbe anche trattarsi "solo" di un servizio d'ordine organizzato con eccessivo zelo, ma temiamo - anzi ne siamo certi - che la loro presenza serva ad impedirci una strategica ... ritirata, qualora la fortuna si dimostrasse nostra amica.
 
Orso e Musashi mi hanno consigliato di non preoccuparmene troppo. L'ultima notte l'abbiamo trascorsa a poco più di un paio di chilometri dal villaggio intenti a sistemare trappole ed a studiare il territorio circostante per preparare la  via di fuga. Il mio gruppo non si affida alla fortuna, ma ad una metodica pianificazione che tenga conto di tutte le variabili che l'esperienza e l'intuizione possono suggerire ... almeno spero.
Furia Buia, nel frattempo, riposava. Oggi ci servirà al massimo della forma!
Davanti a me, all'angolo opposto, il mio avversario smania per iniziare l'incontro, saltella a petto nudo gonfiandolo come un rospo in amore per dimostrare che la sua massa è più imponente della mia e sbatte rumorosamente i pugni fissandomi con aria feroce.
Io la maglia non me la sono tolta visto che non possiedo ancora un apparato muscolare che valga la pena esporre a scopi intimidatori. Sono teso come una corda di violino, l'agitazione cresce e provo a sciogliermi per contrastare l'apprensione che contrae e appesantisce il corpo e la mente.
Non è come tre settimane fa, ma ho comunque paura - su questo non ci piove. So che il mio nemico ha già ucciso, e anche se non lo sapessi non avrei bisogno di conferme: posso leggerglielo in faccia. Questa consapevolezza non mi fa sentire migliore, semmai in difetto perché lui sa di possedere la cattiveria e la resistenza allo stress necessarie per vincere; io ... dovrò scoprirmi strada facendo. Spero solo che l'altro Shinji, quello che si agita dentro di me appena sotto la superficie della coscienza, possa compensare la mia inesperienza (anche se non ne sono più così sicuro) e, magari, venirmi in aiuto al momento opportuno, visto che non sono in grado di evocarlo a comando.
Dietro di me Furia Buia, Orso e Musashi dividono la loro attenzione tra il ring e i presenti. Sapevano che ci stavamo cacciando in una trappola, adesso cercano di valutarne le esatte proporzioni. Non lo danno a vedere, ma sono preoccupati per me, perché non possono combattere al posto mio.
<< Quando avrò finito anche  con te >> mi provoca il mio avversario, << andrò a fare una visita a quella ragazza. Senza una merda come te tra i piedi, scommetto che sarà più gentile >>.
Le sue parole mi colpiscono allo stomaco. Non bastava la strizza generata dall'istinto di conservazione e dal buon senso che nelle ultime ore continuavano a ripetermi "per quale diavolo di motivo sei finito in questo guaio!?"; adesso quello stronzo mi rilancia l'immagine di Shinji (proprio lui) come ultimo baluardo a difesa di quella ragazza - senza contare che il suo volto nella mia mente si alterna a (e si confonde con) quello di Asuka - aggiungendo così tensione a tensione. << Ci salverai, vero? >>. Quella domanda mi rimbomba nel cuore già stordito dal rumore della folla, mentre le orecchie iniziano a fischiare.
<< Resta concentrato! >> mi ordina la Furia. << Sta cercando di  spaventarti >>.
<< E ci riesce benissimo >> confesso saltellando nervosamente sulle punte.
<< Nessuna distrazione! Se ci tieni a quella ragazza, allora non ci devi pensare! >>  continua criptico il monocolo.
<< Se finisce male >> chiedo già a corto di fiato, << voi ... >>.
<< ...Tranquillo >>  mi anticipa Musashi, << non la toccherà >>.
Lo sguardo del Biondo mi conforta autorizzandomi a chiudere subito la parentesi; non devo lasciarmi distrarre.
Un "VIA!", tuonato dal barbuto per sovrastare il chiasso della platea in fibrillazione, sostituisce la campana.
Si comincia! Devo far tesoro di quanto ho appreso.

 
*****
 

Di nuovo lontani dal villaggio, ma questa volta esclusivamente in ritiro preparatorio,  il mio allenamento aveva subito uno significativo upgrade. In aggiunta agli esercizi per rinforzare la mia gracile costituzione e migliorare la tecnica di combattimento, Orso e Musashi avevano introdotto più sessioni di lotta simulata o, meglio, a contatto ridotto.
Sin da subito si era unito alla full immersion anche Furia Buia. Inutile dire che il Paparino era quello che tratteneva meno i colpi.
Ogni sera a turno il Biondo e il bestione si occupavano di incerottarmi e passarmi un po' di lcl sui lividi; ed ogni mattina, sempre più dolorante, mi svegliavo all'alba consapevole che avrei dovuto sorbirmi un altro carico di mazzate, che avrei sputato sangue (in senso letterale) e che probabilmente non avrei retto fino al tramonto.
Furia Buia si accaniva in modo particolare inventando originali adattamenti alle sessioni programmate dagli altri due compari, tutti finalizzati a portarmi oltre i già sperimentati limiti di sopportazione dello stress psico-fisico. Mi costringeva a gestire situazioni di lotta a terra o in piedi, schiena contro un albero, ad affrontare ora il corpo a corpo, ora scambi ravvicinati affinché imparassi a crearmi una via d'uscita.
Per consentirmi di padroneggiare il senso di stordimento provocato da un pugno in pieno viso, mantenendo ancora attive la mia capacità di concentrazione e la precisione delle combinazioni, i due cacciatori mi ordinavano di ruotare velocemente sul posto, più e più volte, per poi rimettermi in guardia, fronte all'avversario, e colpire (naturalmente queste specifiche prove si svolgevano lontane dai pasti). Furia Buia, invece, risparmiava tempo: un destro ben assestato al mento sostituiva la prima parte del metodo light e puntualmente mi provocava l'urto del vomito.
<< Accetta il fatto che le prenderai! >> mi ripeteva dopo avermi steso. << Se pensi che ne uscirai senza un graffio, hai capito male. Perciò abituati! Alla fine, vincerà chi tra voi due avrà più coraggio >>.
Come se non bastasse, Furia Buia, in preparazione all'evento, aveva modificato i quotidiani esercizi di meditazione. Non dovevo più visualizzare l'ambiente circostante, non dovevo più sgomberare la mente da ogni pensiero; dovevo, invece, immaginare la mia ..."morte". Sceglieva lui le modalità, ogni giorno diverse, della mia dipartita, descrivendole lentamente e con dovizia di particolari. E' superfluo sottolineare che in nessuno scenario proposto dal mio istruttore mi veniva concesso di morire in età avanzata, placidamente,  e  nel mio letto.
L'unica costante delle sue narrazioni erano l'ineluttabilità dell'evento e la mia assoluta mancanza di controllo sulle dinamiche che inesorabilmente mi avrebbero condotto ad una morte atroce, per quanto "sognata". Mi imponeva di proiettarmi in un ipotetico scontro con il mio nemico, di salire con la mente sul ring e di sperimentare, rigorosamente in prima persona e nel modo più realistico possibile,  la scena della mia sconfitta. In alcuni casi dovevo visualizzarmi ormai a terra, stordito e privo di forze, mentre quel ragazzo mi finiva con colpi pesanti che mi rompevano il cranio sporcando tutt'intorno di sangue e materia cerebrale; in altri morivo dopo un devastante calcio in pieno petto, che evidentemente non ero riuscito a schivare; in altri ancora mi veniva richiesto di sentire il crack del mio collo, spezzato al termine di inutili resistenze da una morsa letale.
Affinché, tuttavia, il pensiero della sconfitta non mi ossessionasse più del dovuto, sporadicamente, Furia Buia proponeva variazioni sul tema che, dal suo punto di vista, avrebbero dovuto "alleggerirmi". E' così, di quando in quando, la mia morte era causata dalla folgorazione provocata da un fulmine  o da una malattia improvvisa e che non lascia scampo, da un proiettile in fronte sparato da un cecchino, da una trappola predisposta per  far saltare in aria il disattento malcapitato, o da una ferita che, io agonizzante, mi portava lentamente via per dissanguamento.
La seconda settimana è stata senz'altro la più dura. A differenza della prima, durante la quale le mie "risposte" avevano più volte sorpreso sia Orso che Musashi, non riuscivo, infatti, a fare progressi. La mattina mi risultava sempre più difficile rimettermi in piedi, la sera mi addormentavo sempre più rapidamente di un sonno che non ristora. Cominciava a dominarmi il pensiero fisso che non ce l'avrei fatta!
<< Cosa pensi di ottenere facendomi "vedere" la mia morte? Perché non mi fai fare i soliti vecchi esercizi? >> protestai contro il Paparino interrompendolo mentre mi propinava una delle sue meditazioni guidate sul genere "splatter".
<< Voglio che tu accetti l'idea della tua morte >> rispose laconico.
<< Pensi che non riuscirò a vincere? >> chiesi.
<< No, voglio solo che accetti l'idea della tua morte. Così, quando dovrai affrontarla, il peso della sua presenza non ti bloccherà, né ti farà perdere la lucidità >>.
<< Ti ricordo >> ribattei piccato << che ho affrontato la morte in più di un'occasione >>.
<< E allora perché ti preoccupa quest'addestramento? >>
<< Perché >> già perché? << ... Perché in tutti questi scenari io ... non posso fare niente. Non ho possibilità di reazione >>.
<< Di controllo vorrai dire >> mi beccò in pieno. << E' vero, hai già affrontato il pericolo, ma adesso non sei a bordo di un Eva. Tra te e la morte c'è solo la tua carne e il tuo sangue. La carne che ti farà male in modo insopportabile e il sangue che uscirà dalle tue ferite. Non è assolutamente detto che, nonostante l'addestramento, tu possa farcela. E anche se questa volta riuscissi a vincere, rischierai la vita ancora ed ancora >>.
<< Quindi, dovrei rassegnarmi all'idea di morire? >>
<< No, ma accettando l'idea che un giorno morirai, la tua mente non sarà scossa dalla paura e potrai trovare, ammesso che ci sia, una soluzione per cavartela anche quando nessuno, al posto tuo, riuscirebbe a vedere una via d'uscita >>.
<< E se non la trovassi? Se tutto andasse storto? >>
<< E' esattamente questo il punto >> replicò la Furia. << La differenza tra gli scenari che ti ho prospettato, tra la morte cioè per mano dello stronzo con cui devi combattere e le altre, sta nel fatto che quando passerai attraverso quelle corde tu avrai la possibilità di fare qualcosa per portare la fortuna dalla tua parte. Quello che accadrà dopo dipenderà anche da te Ma non potrai concentrarti sul tuo nemico se davanti a te vedrai solo la tua fine >>.
<< Non credi che lui sia più forte di me? >> domandai dimenticandomi che Furia Buia non ama dare conforto.
<< Se ti riferisci alla forza fisica, in questo momento la risposta è sì, ma non vuol dire niente. Tutti, anche coloro che sembrano invincibili, hanno un punto debole o possono sbagliare. Il combattimento è innanzitutto questione di strategia e attenzione. Non importa quali piani tu possa preparare a tavolino, perché la realtà sfugge sempre ad ogni schema. Le occasioni per batterlo si presenteranno solo quando lo affronterai >>.
<< Tu ... tu >> balbettai indeciso se porgli la domanda << sei preoccupato per l'esito? >>
<< Trovo inutile pensarci >> e quando mai! << So solo che dobbiamo prepararti al meglio, affinché tu possa contare su più armi. Se e come le userai riguarda te, noi non possiamo combattere al posto tuo. Che ci piaccia o no ogni passo comporta dei rischi e, siccome stai con noi in questo mondo e in questo tempo, il rischio sarà sempre elevato. Dovrai accettarlo, così come facciamo noi >>.
<< Forse >> continuai esasperato << sarebbe più utile se io immaginassi la mia vittoria. Mi darebbe più fiducia >>.
<< Devi concentrarti sull'istante che vivi non su ciò in cui speri! Guardare la propria vittoria o la fine della sofferenza, mentre davanti a te c'è qualcuno fermamente intenzionato a farti a pezzi, è peggio che guardare la propria morte. Devi voler vincere, devi prepararti bene per vincere, ma la vittoria te la dovrai costruire colpo dopo colpo, secondo dopo secondo >>.
<< Il fatto è che ... >> confessai imbarazzato << non riesco a trovare una "vera" motivazione per continuare, anche se già la mia sopravvivenza dovrebbe essere una ragione sufficiente. I miei muscoli mi sembrano pietre, il respiro mi si accorcia al solo pensiero di quel momento. Mi chiedo a che serva tutto questo? >>
<< Hai solo paura >> rispose. << E' naturale, non farne un dramma! Talvolta la paura di non superare una prova può togliere energia; la sfiducia nel buon esito o, come nel tuo caso, nelle proprie capacità può portare la nostra anima a cercare la comoda soluzione della rassegnazione, ma è solo un'altra forma di ipocrisia. E ti ho già detto che non puoi continuare a prenderti per il culo >>.
<< Che intendi dire? >>
<< Rassegnarti alla sconfitta >> mi spiegò << è solo una scusa per non affrontare la responsabilità di doverti guadagnare il successo e, con esso, la vita. Poiché temi di fallire, che non ci sia alcuna possibilità, preferisci abbracciare l'idea della sconfitta e non fare niente per evitarla. A differenza della vittoria, sulla sconfitta puoi avere sempre il pieno controllo. Ti basta solo presentarti come un animale da macello. Ma, mentre in circostanze diverse puoi sempre svegliarti il giorno dopo e consolarti illudendoti che in un futuro lontano ti basterà volerlo per rifarti, in questo caso, se perdi, non ci sarà domani >>.
Mentre lo ascoltavo dal profondo della memoria emerse un ricordo che più volte, da quando mi sono risvegliato, si era affacciato a tormentare il mio io cosciente, sebbene in modo rapido e confuso. Quella volta, però, non fui assalito dal solito flash fatto di piccoli bocconi di esperienza forse vissuta; sentii, invece, in anticipo l'emergere del "mio" presumibilmente spaventoso passato e mi rassegnai allo spettacolo.
I frame che avevo già visto si composero naturalmente in una scena nitida, temporalmente delineata: ero accovacciato, la testa chinata in avanti a sfiorare  le braccia incrociate sulle ginocchia, la schiena contro una parete d'acciaio all'interno della zona di lancio degli Eva. A pochi passi da una balaustra lo 01 era immerso, scomposto come se fosse stato colto di sorpresa, in una sostanza la cui durezza faceva pensare al cemento. Sapevo che Asuka stava combattendo ed era in pericolo. << Mai che si possa fare affidamento su uno stupido come Shinji  >> gridava affannata. La sua voce era così chiara, così reale, che pensavo, se mi fossi guardato intorno, sarei riuscito a scorgerla dietro qualche albero.
Più della visione, rimasi impressionato dalle sensazioni che portava con sé. Mi sentivo impotente, incapace di correre in suo aiuto, anche perché, pur volendo, non avrei saputo come liberare il mio Eva. No, peggio! In cuor mio sapevo che mi sarebbe bastato solo desiderarlo per "svegliare" il mecha, ma non riuscivo a desiderarlo perché non avrei potuto far niente comunque, perché avrei sicuramente fallito. << Io >> i pensieri di quell'inerme Shinji riecheggiavano sinistri come l'ululato di un branco di lupi << so solo causare dolore, la mia sola presenza condanna alla sofferenza i miei cari: la signorina Misato è morta per salvare me, la testa di Kaworu è stata tranciata dalle mie mani e ho anche fatto cose orribili ad Asuka.  Meglio che non faccia niente >>.
Mi strappai a forza da quel ricordo di un'esistenza che mi appariva peggiore la mia. << Ma chi diavolo sei? >> pensai ad alta voce respirando ai limiti dell'iperventilazione per compensare un improvviso senso di oppressione al petto.
<< Hai avuto un'altra immagine? >> chiese Furia Buia.
<< Peggio! >> risposi. << Era un intero spezzone di vita e non era un prodotto della mia fantasia. Eppure sono convinto di non averlo vissuto. Cosa mi succede? >>
<< ... Non lo so >> disse il Paparino dopo aver ascoltato un rapido resoconto di quell'incubo a occhi aperti. << Per il momento puoi solo registrare il dato. Più in là potrebbe assumere un significato più chiaro >>.
<< Pensavo che l'altro Shinji  fosse più in gamba. Ma quello che ho visto, quello che ho provato mi ricorda così tanto .... me >>.
<< ... Beh, non hai abbastanza informazioni per ricostruire la "sua" storia. Anzi, non hai abbastanza informazioni neanche per parlare non dico di un'altra vita, ma di un altro Shinji. Tuttavia >> riprese dopo aver esitato alcuni istanti, << se può esserti utile, considera che - per amor di semplicità - quello Shinji sia cambiato nel corso del tempo, esattamente come stai facendo tu >>.
<< Il fatto è che >> azzardai, dato l'insperato tentativo di rincuorarmi da parte di Furia Buia << confidavo che, come in altri momenti critici, quell'altro Shinji sarebbe corso in mio aiuto. Ma adesso temo che dovrò stare attento anche a chi risponderà alle mie richieste >>
<< Sei capace di ...evocarlo a volontà? >> chiese il Paparino.
<< No >> risposi.
<< Allora, non tenerne conto! >> mi disse. << Non è bene sperare nel "favore degli dei" e, anche se potessi farlo, sarebbe comunque un azzardo. Dovrai fare affidamento solo su di te! >>
<< Se io, da solo non ... fossi sufficiente >> chiesi << e dovessi realmente soccombere, tu ... voi cosa ... >>.
<< Quello che posso prometterti >> esclamò Furia Buia abbassando lo sguardo << è che, se la situazione dovesse volgere al peggio, non permetterò che tu soffra. Sarà rapido e indolore per te >>.
Avrei deglutito sonoramente se le mie ghiandole non avessero smesso di colpo di produrre saliva. Non era la risposta che volevo sentire, ma  ... la vita (e Furia Buia talvolta sa incarnarla maledettamente bene) ama deludere le aspettative.
<< Per oggi può bastare >> sentenziò infine. << La cena è quasi pronta ... e cerca di mangiare >>.
 
Nei giorni successivi ho continuato ad allenarmi incitato come sempre da Orso e Musashi che si sforzavano di sostenermi il morale ripetendo fino alla noia "Resisti!", quando raggiungevo il mio limite. Ed io ... ho resistito, sempre. La mia  attitudine a portare avanti qualsiasi compito, fino a quando qualcuno non mi dicesse che potevo smettere, mi è tornata utile.
Il Paparino, man mano che anche la mia resistenza al pensiero della morte aumentava, modificava l'oggetto delle meditazioni. Seguendo la sua nuova prospettiva da sociopatico nel training versione 2.0 riuscivo a sopravvivere allo scontro; in compenso ne uscivo orribilmente sfigurato, paralizzato o instupidito a causa dei traumi subiti.
<< Devi considerare >> snocciolava altre perle di fastidiosa saggezza << che tra i due estremi, tra l'uscire vincitori e illesi e morire, esiste un ampio spettro di possibilità intermedie, alcune delle quali forse anche più terribili perché non negano la tua esistenza, ma  possono condizionare il corso della tua vita >>.
Non avrei creduto di poterlo dire, ma iniziava a mancarmi l'idea di una morte che, per quanto cruenta, avrebbe posto fine si alle mie speranze ma anche alle mie sofferenze.
Ogni volta che mi immaginavo costretto a vivere per anni con la mente annebbiata al di fuori di me o privato della capacità di muovermi liberamente o così deturpato da dover stravolgere il modo di relazionarmi a cui mi ero abituato, pensavo al mondo che sarebbe andato avanti incurante di me, pensavo a quella dannata rossa.
<< Cosa penserà di me, Asuka?! >> una volta mi capitò di lagnarmi a voce più alta del solito.
Furia Buia accennò un sorriso: << se questo può esserti utile >> disse usando un tono che sapeva alla lontana di presa per il culo, << continua a pensare a lei. Ma non adesso! Non  è questo lo scopo dell'esercizio >>.

 
*****
 

<< Qui possiamo contare su un'ottima copertura >> dichiarò soddisfatto Musashi. << Se riusciamo a raggiungere vivi questo punto, è fatta! >>. Ieri notte avevo accompagnato Orso e Musashi in un giro di perlustrazione della zona. A qualche centinaio di metri dal nostro accampamento il campo era libero, alcuni alberi d'alto fusto sparpagliati e distanziati tra loro, unitamente ad occasionali, imponenti massi levigati (probabilmente trasportati da qualche piena alluvionale o da un evento "apocalittico"), offrivano riparo da potenziali inseguitori che, per raggiungerci, avrebbero dovuto galoppare allo scoperto per almeno cinquanta metri.
<< Torniamo indietro e sistemiamo le trappole! >> ordinò il Biondo. che si mise subito all'opera senza attendere risposta.
<< Secondo voi come andrà domani? >> chiesi durante i lavori.
<< Boh, chi lo sa?! >> fu la risposta, ovviamente sintetica, di Orso.
 << Noi ci prepariamo al peggio >> continuò Musashi che aveva letto la mia non troppo celata insoddisfazione per ... "l'esaustiva previsione" formulata dal bestione. << Se ci hanno teso una trappola, allora li sorprenderemo a nostra volta. Certo, se davvero hanno in mente qualcosa, non sarà facile per noi tornare, ma, in fondo, cosa è veramente facile, non credi Ragazzo? >>
Annuii senza troppa convinzione. Ero imbarazzato, perché avrei voluto estorcere loro un pronostico sul mio combattimento del giorno dopo. Non avevo pensato al dopo e ... ai rischi che Furia Buia, Orso e Musashi avrebbero corso insieme a me , o a causa mia. Quando imparerò?!
<< Perché state facendo questo? >> domandai omettendo di concludere la frase con un pretenzioso "per me".
<< Nessuno ci costringe >> rispose il Biondo con un sorriso rassicurante. << Alla fine è quello che abbiamo scelto. Questo rende più facile accettare le conseguenze >>.
<< Bisogna avere delle buone motivazioni per affrontare simili pericoli >> precisò Orso. << Senza quelle solo un pazzo metterebbe a rischio la propria vita. Bisogna avere una ferma volontà di vivere se si vuole affrontare la morte. Spero tu riesca presto a trovare qualcosa per cui valga la pena vivere e ... morire >>.
Restai in silenzio. Sapeva(no) che ancora non avevo trovato quel "qualcosa" a cui valesse davvero la pena aggrapparmi. Nonostante gli ammonimenti di Paparino, in cuor mio speravo ancora che l'altro me mi scodellasse davanti delle buone ragioni per combattere fino all'ultima goccia di sangue.
 
Salutai i primi raggi del sole nascente vomitando anche il cibo che avevo mangiato quindici anni fa al mio arrivo a Neo Tokyo 3. E il bello è che non avevo ancora fatto colazione.
<< Ahah Ragazzo! >> iniziò a sfottere il biondo assestandomi un paio di pacche tra le scapole per aiutarmi ad espellere più rapidamente la ... tensione. << Non preoccuparti, è buon segno. Vuol dire che sei carico! Non  è vero? >>
Furia Buia e Orso non emisero un fiato, ma si limitarono a guardarmi un po' sorpresi, un po'disgustati indecisi se trangugiare o meno il caffè caldo dalle tazze che avevano in mano.
 
Avevamo da poco superato la zona che ci eravamo preoccupati di "coprire" la sera prima, procedendo lentamente, accomunati da un silenzio denso e inquietante che il mio cervello traduceva come anticipazione di cordoglio. Il Biondo e il bestione sembravano nervosi, Furia Buia sembrava ... sempre lui, darwinianamente distaccato e assolutamente incurante di quello che mi sarebbe potuto ....
<< Prendi! >> mi passò una bottiglia. << E' acqua. Bevine poca per volta e a intervalli brevi!  Non puoi presentarti disidratato ... all'appuntamento >>.
<< Si >> obbedii afferrando la bottiglia.
<< Non devi essere troppo teso >> continuò, << ma neanche troppo rilassato! Devi trovare il giusto mezzo e mantenerlo sempre! >>
<< Si, lo so >> mi affrettai a rispondere.
<< Se sei troppo teso la tua mente non sarà in grado di processare rapidamente le informazioni e i tuoi colpi saranno lenti e prevedibili. Viceversa, se sei troppo rilassato, non potrai esprimere al meglio la tua forza e perderai in reattività se dovesse colpirti. Devi essere concentrato e scattante... >>.
<< Si, me lo hai ... >>
<< ... E anche se dovesse colpirti, NON devi preoccuparti! Una volta passato dovrai pensare all'istante successivo, alla mossa successiva. Dopo ogni scambio si torna sullo zero a zero. Palla al centro e via. Dovrai spezzargli il ritmo anticipandolo e scegliendo bene timing e distanze! >> dicevo ... assolutamente incurante ... dei miei tentativi di inserirmi nel suo monologo, proseguì con un'inarrestabile raffica di consigli, iniziando anche a saltellare sul posto e mimando alcune delle combinazioni che avevamo provato in allenamento, come se vedesse l'avversario davanti a sé e volesse stenderlo in prima persona. << All'inizio cercherà di imporsi con la forza e confiderà nel fatto che perderai presto coraggio. E proprio la sua presunzione segnerà la sua sconfitta, perché  sai chi è lui e conosci te stesso. Non sei un picchiatore, sei un diesel, uno di quelli che escono fuori alla distanza. Per questo riuscirai a resistere ai primi assalti che saranno i più brutali. Se riesci a reggerli ... >> il suo volto come la sua voce tradirono per un istante il timore che forse non avrei retto; ma si riprese subito. << ... Poiché riuscirai a reggerli, quello stronzetto da quattro soldi perderà fiducia, mentre tu avrai finalmente chiaro che non sei fatto di vetro ... Nessuno, nessuno può pensare di battere uno di noi >>.
<< Ragazzo ce la farà! >> intervenne Musashi poggiando una mano sulla mia spalla e rivolgendosi al Paparino.
<< Lo so >> si affrettò a confermare di nuovo serio e un po' imbarazzato Furia Buia che, grazie alle parole dell'amico, era tornato sulla terra.
<< Grazie >> dissi al Biondo.
<< Figurati! >> rispose. Poi, avvicinandosi al mio orecchio, confessò: << comunque, a dire il vero l'ho detto per tranquillizzare lui. A quanto pare, è piuttosto agitato >>.
Trattenni a stento una risata; provavo una certa soddisfazione al pensiero che anche mister "non posso preoccuparmene" fosse in pensiero per me. Passai buona parte del tragitto a ripercorrere a mo' di loop quell'insolita trasfigurazione del mio istruttore così apparentemente estraneo all'empatia. Mi rendeva poi orgoglioso il fatto che per la prima volta proprio lui mi avesse riconosciuto espressamente come parte del gruppo. << Chissà! >> riflettei. << Potrebbe essere una buona motivazione per lottare >>, salvo poi pentirmi di aver osato azzardare tanto. L'ipotesi di una umiliante e definitiva sconfitta mi si palesò ancora più inaccettabile. Se avessi perso, non solo avrei gettato nello sconforto queste persone che, ciascuna a suo modo, avevano dimostrato di volermi bene, non solo avrei rischiato con la mia dipartita di minarne la lucidità in vista della battaglia che quasi certamente sarebbe scoppiata un secondo dopo la fine dello spettacolo, ma avrei anche disonorato il mio gruppo.
Ok, meglio non pensarci adesso.
 
Prima ancora di poter mettere a fuoco i contorni del centro urbano con annessa favela, ad una ventina di metri dal limitare della maculata vegetazione che avevamo attraversato in direzione nord,  fummo intercettati da ventina guardie  ben armate, la nostra scorta.
<< Se non altro >> disse il Biondo a denti stretti, << quanto a discrezione fanno davvero cagare. Paparino ci sei? >>
<< Si >> la Furia confermò di aver attivato il suo occhio. A dire il vero la sua protezione ci aveva accompagnato durante l'intero tragitto, ma non dissi niente. A quanto pare sono l'unico  ad accorgersene.
C'erano più di duecento persone accalcate intorno allo spiazzo recintato al cui interno si sarebbe svolto il combattimento. Pochi tra loro sembravano essere normali e civili (in tutti i sensi) spettatori; quelli veri, i civili, stazionavano invece a debita distanza in prossimità della baraccopoli. Non c'erano bambini in giro e niente aria di festa, nonostante in teoria lo spettacolo organizzato non presentasse niente di diverso rispetto a quello, ugualmente violento, di neanche un mese fa.
<< Sono più di quanto mi aspettassi >>  brontolò Orso, aggrottando la fronte.
<< Già! >> gli diede man forte Musashi. << Forse non abbiamo calcolato bene la loro forza. Avremmo dovuto chiedere consiglio a Matsuda, lui sì che è un professionista quanto a  strategia. Paparino, mi sa che oggi dovrai incazzarti sul serio >>.
<< Ce la faremo! >> rispose un po' inquieto la Furia. << L'importante è rimanere vicini e attenerci al piano >>.
<< Solo per curiosità >> insisté il Biondo, << se fosse necessario, sei sicuro che riusciresti a  .... sì, insomma, lo so >> rinculando dopo un'occhiataccia del ciclope << che non ti senti a tuo agio con quella ... cosa, ma potrebbe davvero tornarci utile >>.
<< Se sarà necessario >> rassicurò Furia Buia, forse più se stesso che il fratello, << allora riuscirò a portarvi via da qui ... interi, naturalmente >>.
 
Il signorotto della cittadina si staccò dalla massa per venirci incontro con la sua testa luccicante e allargando le braccia in segno di saluto. Sfoggiava un sorriso di circostanza, in parte coperto dalla lunga e malcurata barba.
<< Sembra allegro >> commentò Orso.
<< Ci parlo io >> rispose il Paparino.
<< Mi raccomando! >> replicò ironico Orso. << con gentilezza >>.
<< Siete arrivati finalmente! >> esordì il pelato. << Temevamo che il moccioso fosse morto di paura >>.
<< Ragazzo non si spaventa per così poco >> ribatté gelido la Furia. << Vedo piuttosto che ci sono parecchie brutte facce. Hai sparso la voce >>.
<< Cos'è, ti mette a disagio forse? >> chiese il padrone di casa puntando spavaldo gli occhi sul monocolo. << Hai paura che possano farvi del male? >>
<< Spero che ci provino. La tua zona inizia a piacermi >> ringhiò il ciclope avanzando di un paio di passi per coprire la distanza che lo separava dal suo interlocutore.
<< Ahahahah! >> scoppiò a ridere in modo sguaiato quella testa splendente, colpendo Furia Buia con due vigorose pacche sul braccio. << Te l'ho già detto che siamo corretti ... noi >>.
<< ... Ti credo >> concluse il Paparino accompagnando l'affermazione con una pesante pacca sulla spalla del malcapitato che trattenne a stento un grugnito di dolore. Poi rivolgendosi a noi: << Prepariamoci! >>
Mentre ci dirigevamo al nostro angolo Musashi disse la sua: << troppa confidenza da parte di quello stronzo. Questa volta si sente più sicuro >>.
<< Si >> confermò Furia Buia. << Adesso ne abbiamo la certezza >>.
<< Sono tutti qui, Paparino? >> chiese sottovoce Orso.
<< Ce ne sono altri >> rispose. << Per lo più sparsi in prossimità delle uscite dal paese e la nostra scorta si è fermata alle nostre spalle vicino agli alberi. Ma il mio raggio d'azione è pur sempre limitato. Quando ce ne andremo potrò darvi più informazioni >>.
<< Secondo te qui ci sono anche dei "normali" spettatori? >> domandò preoccupato l'omone.
<< Non abbiamo modo di saperlo >> Furia Buia fece una breve pausa, forse per accettare quello che stava per dire. << E non possiamo permetterci di indagare. Cerchiamo solo di evitare vittime tra i civili. Se vicino a noi ci sono solo dei cacciatori curiosi, peggio per loro >>.
<< Perché non ce ne andiamo adesso che siamo ancora in tempo? >>  domandai. << Non ha senso cadere nella loro rete in questo modo, solo per rispettare la parola data >>.
<< Non se ne parla! >> tagliò corto Paparino. << Non è questione di mantenere la parola. Tu devi farla questa cosa! Noi ti proteggeremo fuori dal ring. Quando ... quando avrai finito, corri subito da noi! Ragazzi >> rivolgendosi anche agli altri, << scorrerà parecchio sangue. Orso libera il nostro angolo per favore! >>
Con una rapidità inconsueta data la sua stazza il bestione mise a dormire un paio di cacciatori che occupavano il nostro angolo. << Permesso! >> disse subito dopo fissando uno ad uno gli altri troppo vicini e troppo indiscreti curiosi. << Sareste così gentili da farci spazio? E già che ci siete buttate la spazzatura! >>, indicando i colleghi svenuti.
L'ordine fu eseguito con diligenza, nonostante qualche mugugno nelle retrovie. In fondo, chi vuole essere il primo a farsi ammazzare?
 
*****
 

Come previsto il mio avversario parte subito alla carica. Grida come un indemoniato quasi certamente per terrorizzarmi, considerato che non ha bisogno di farsi coraggio per affrontare una "ragazzina"; supera rapidamente il centro raggiungendomi quasi a ridosso del mio angolo e tenta di colpirmi in faccia con un largo destro.
L'assalto mi fa per un attimo tremare le gambe, sono indeciso sulla strategia da adottare, so solo che se mi becca è finita. Per fortuna l'attacco è prevedibile e riesco a mandarlo facilmente a vuoto spostandomi all'ultimo momento (non per scelta tecnica) dalla sua traiettoria.
Il bisonte sbatte contro uno dei pali di sostegno proprio davanti ai miei fratelli, si gira e riparte a tutta velocità mentre io indietreggio un po' per la fifa, un po' per garantirmi una distanza di sicurezza. Grazie alla rincorsa si dà lo slancio e salta lungo per stendere una gamba mirando al busto ma anche questa volta liscia di brutto.
 
Continua così, maledetto. Ti stancherai prima!
 
Il neo cacciatore non trova pace e, come un lottatore di wrestling, fa leva sulla corda per riguadagnare equilibrio e spazio. Purtroppo per me deve aver capito che la tattica adottata nei primi due affondi non funziona perché adesso avanza più lentamente e più arrabbiato a causa della facilità con cui ero riuscito a schivarlo.
<< E' arrivato il momento >> mi dico. << Dovrò sostenere uno scontro ravvicinato >>. Nonostante tutte le ore passate a provare, ho la testa così vuota che vi sento rimbombare il sibilo prolungato, come quello di un elettrocardiogramma piatto, che parte dalle orecchie. Provo a immaginare le mie mosse ma non ho la minima idea di cosa abbia in mente. Mi limito, perciò, a saltellare, pronto a scattare o a scartare perché non posso offrirgli un bersaglio fisso.
Quando la "luce" tra noi finalmente si riduce abbastanza da permetterci di "aprire il fuoco", il ragazzo salta come se avesse le molle ai piedi protendendosi in avanti con la guardia interamente aperta. Non vuole tirarmi un altro pugno, sta cercando di afferrarmi. Il suo braccio destro, infatti, si infrange contro la mia spalla proprio quando mi decido ad effettuare una nuova uscita di lato.
Approfittando del contatto, l'avversario riesce a rallentare la velocità dell'evasione e torce il busto fino all'inverosimile per spararmi una sventola col sinistro. La vedo e la intercetto col destro, spingendomi nel contempo all'indietro, ma non basta per togliermi dai guai perché lancia subito un diretto destro inaspettatamente preciso che riesco ad evitare per un soffio con uno scatto di reni e un altro metro in retromarcia. Ci riprova col sinistro ma ormai ha perso un tempo e mi dà la possibilità di allontanarmi dall'angolo in cui ero finito sfruttando al massimo il passante della corda.
La folla intorno a noi grida, fischia, comincia a protestare, per l'inizio deludente dal momento che ancora non vede il sangue, soprattutto il mio. Spero di deluderli ancora, ma sono preoccupato ... non tanto per chi ho di fronte (anche se dovrei), ma perché mi sento bloccato. Sono carico, veloce, attento, ma ho come l'impressione che le mie armi siano pistole che si contrappongono a cannoni. Eppure l'ho già affrontato. Forse è per questo che non mi sono ancora deciso a colpirlo, forse mi preoccupa il fatto che chi gli ha dato filo da torcere ero io fino ad un certo punto. Il solo "me" potrebbe non essere sufficiente.
C'è solo un modo per esserne certi. Tentiamo!
Lo lascio avvicinare affidandomi all'occhio per distanze e timing che i tre cacciatori con metodi spesso discutibili hanno addestrato. Il cervello riconosce il momento giusto, dà lo start e fa partire un calcio circolare basso a colpire i legamenti della gamba avanzata. Mi sembrava un buon colpo ma non l'ha neanche sentito; anzi reagisce con un gancio sinistro che riesco solo in parte a bloccare grazie alla guardia normale che avevo alzato durante l'esecuzione della tecnica per non scoprirmi troppo. La botta sulla guancia mi procura solo un po' di fastidio ma è il montante al bersaglio grosso che catalizza tutta la mia attenzione. Troppo tardi per fermarlo, tento almeno di disturbarlo alzando rapidamente un ginocchio e portandolo in avanti mentre cerco di arcuare la schiena fin quasi a piegarmi come un foglio di carta pur di limitare i danni.
Il colpo va segno e una catena di fitte si spande dall'addome lungo tutto il corpo come i cerchi d'acqua prodotti dalla caduta di un sasso in mezzo ad uno stagno. Sbilanciato, cerco il sostegno del palo opposto a quello dietro sbraitano infervorati i miei tre tutori. La figura del mio avversario diventa sfocata mentre vedo nitidamente un altro diretto che sta per abbattersi. Sono ancora abbastanza lucido da pararlo e scattante il giusto per spostarmi di qualche centimetro alla mia sinistra. Scorgo con una frazione di ritardo il suo gancio destro che mi lascia soltanto il tempo di allargare la mano sulla faccia per assorbire alla meglio l'impatto.
Questo mi ha fatto male. E' troppo vicino e lo sa anche lui che ora cerca di forzare i tempi sparandomi una testata che non conclude la corsa perché d'istinto gli serro il collo tra gli avambracci.
<< Devo attaccare, ha troppe armi libere >> mi ordino consapevole che non serve a niente aspettare che finisca la benzina. Le lezioni dei miei fratelli sono state utili perché il mio corpo, prima del cuore e della mente, rispondendo ad un preciso automatismo, coglie un'occasione e asseconda la mia determinazione facendo decollare una discreta ginocchiata che gli arriva allo stomaco. Anche stavolta, però, non ho di che rallegrarmi dovendo, infatti, constatare che quel maledetto è riuscito ad incassare il colpo con frustrante facilità. Non contento, dopo avermi prontamente restituito la cortesia, cerca di fare il bis afferrandomi per la nuca e approfittando del fatto che mi ero piegato in avanti per il dolore.
E' probabile che io sopravvaluti il mio nemico ma anche lui sbaglia a sottovalutarmi perché, nonostante le fitte che diramano come fulmini dal mio stomaco, ho la forza di fargli morire il colpo sul nascere gettandogli contro a incrocio le braccia e portando in avanti la gamba sinistra per ostacolare nuovi tentativi di carico. Aveva investito troppo in quelle bordate e ne approfitto per sentire di nuovo cosa si prova a tirargli un pugno. Tolgo la sicura ad un montante ravvicinato che impatta all'altezza del plesso solare.
Questa volta l'ha sentito lui perché, boccheggiando, allenta il forcing e mi permette di scartare di lato e completare la combinazione con un gancio sinistro in faccia come svariate volte avevo fatto in allenamento.
Il senso del tatto mi rimanda la vibrazione dello zigomo che stride al contatto con le mie nocche e l'udito mi concede altrettanta soddisfazione allietando le orecchie con lo scoppiettare della guancia che applaude sui denti. << E adesso >> ordino a me stesso, << ritorniamo al centro! >>
Non ero sicuro che avrei avuto il coraggio di resistere, non ero sicuro che mi sarei fatto "sentire". E, invece, sono sopravvissuto al primo vero scambio e quasi non ci credo.
Il piccolo cacciatore, inferocito al punto da sembrare ancora più brutto, non ci sta a lasciarmi andare e non mi dà la possibilità di gustarmi lo scampato pericolo. Temo la brutalità della sua reazione e, tuttavia, so che non posso farci niente. << Non devo fuggire! >> ripeto la parola d'ordine antipanico.
La formula magica possiede ancora potere ed elargisce un po' di energia ai muscoli delle braccia che partono d'incontro con un uno-due al viso. Sebbene lo scontro tra masse mi veda perdente e di nuovo proiettato sulla corda, non avverto sbandamenti nell'anima e nel fisico e riesco ad impedirgli di caricare un altro destro bestiale anticipandolo con una spallata. Un diretto senza pretese ma chirurgico lo acceca, i piedi fanno la loro parte e compiono passi brevi e veloci per togliermi dagli impicci. Inizia ad apparirmi evidente che la full immersion, a cui i tre super cacciatori mi hanno costretto fino a ieri, sta dando buoni frutti e, tuttavia, non sono fisicamente in grado di confrontarmi con il ragazzo che ho di fronte soltanto in termini di forza bruta.
<< Ok, Shinji >> mi dico dopo aver lanciato un'occhiata fugace all'angolo in cui si trovano i miei fratelli, forse per farmi prestare un po' di coraggio supplementare, << lo hai già colpito e lui si è incazzato. Raddoppia la posta! >>
Mi coglie di sorpresa quando, fingendo l'ennesimo attacco al volto, si piega di scatto buttando in avanti le braccia per afferrarmi alle gambe. La mia schiena subisce il duro abbraccio dello sterrato sconnesso che fa da base al ring ma per mia fortuna il blocco non gli è riuscito del tutto e, grazie ad una provvidenziale scarica di adrenalina, reagisco in una frazione di secondo. Pugni veloci e precisi in faccia e sulla testa lo convincono a non insistere e mi fanno guadagnare la libertà necessaria per strisciargli lontano e centrare il suo brutto muso con la pianta del sinistro.
<< Ho raddoppiato la posta >> tiro le somme una volta in piedi, << forse posso alzare il tiro >>.
Il sangue che gli esce dal naso dimostra che non è fatto d'acciaio ed io posso fargli male. Sono elettrizzato dalla paura e da un'inebriante frenesia che inizia a salirmi lungo la colonna vertebrale. Mi sorprendo a pensare che potrei davvero vincere.
La concentrazione è al massimo ma sta passando troppo tempo. Quanto riusciranno i miei nervi e il mio corpo a sopportare tutto questo stress?
Anche il nemico è in piedi, avanza più incerto muovendo il busto nel tentativo di non offrirsi facilmente ai miei colpi o di non farmi capire la sua prossima mossa; mi gira un po' intorno mentre continuo a saltellare per non adattarmi ai suoi tempi e soprattutto per non dargli la possibilità di gestire la distanza.
<< Non è più così sicuro >> sento nitidamente la voce di Furia Buia in mezzo al casino e all'eccitazione del pubblico. << Stai in campana, Ragazzo! >>
Il bulletto del branco a noi ostile fa per tirare un sinistro dei suoi. << So cosa fare >> penso ma non faccio in tempo neanche a darmi dello stupido tanto rapidamente balza in avanti lanciando un destro poderoso che atterra tra orecchio e collo. Il conseguente senso di vertigine ed un fischio acuto che mi rimbomba nel cervello riducono drasticamente le mie capacità di difesa. Posso solo assistere impotente all'estensione del calcio circolare ad uscire che cerca e trova il lato sinistro del mio addome. Quel caprone, però, ha calcolato male la lunghezza del percorso che la gamba avrebbe dovuto coprire e, troppo vicino, non imprime tutta la potenza che la tecnica meritava di esprimere.
Magra consolazione per le mie costole.
Rinculo nuovamente sulla corda portando istintivamente il braccio sinistro in avanti per disturbare il cross di destro che mi becca comunque in faccia. Blocco fortunosamente il suo sinistro ma sta andando male perché ora sono io indietro di un tempo e fatico anche solo a difendermi.
Cerco di rompere l'assedio e, spezzando il ritmo che aveva appena trovato, lo spingo via per uscire dalla linea di fuoco. << Troppo poco >> considero in una frazione di secondo. La mia reazione ottiene come unico risultato quello di farmi guadagnare una boccata d'ossigeno. Un altro destro, scagliato da lontano ma non quanto avrei desiderato, mi riporta di nuovo all'angolo dopo aver pesantemente accarezzato il mio volto.
Le gambe iniziano a farsi pesanti e mi risulta sempre più difficile pensare. Più per disperazione, che per reale convinzione, lascio partire un calcio frontale al busto così telefonato, così fuori tempo che il baby cacciatore non ha problemi ad afferrarmi la caviglia prima che il piede possa anche solo sfiorarlo.
<< Sono nei guai! >> mi dico. Preso dal panico, dimentico ogni insegnamento e obbedendo all'istinto richiamo la gamba. Se il mio avversario fosse stato un combattente professionista a quest'ora sarei già morto. Ma davanti a me c'è solo un animale con tanta forza e cattiveria e poco cervello o scarsa attitudine a scontri più complessi di una semplice rissa da strada. Infatti, non volendo rinunciare al vantaggio e, soprattutto, alla presa che aveva conquistato grazie al mio errore, si sporge troppo in avanti pur seguire l'arto lungo e perde l'equilibrio lasciando scoperto un intero banchetto di bersagli. La paura non mi blocca, anzi strilla con tutto il fiato che ha in gola per implorarmi di appforittarne. Obbedisco e lo centro con un gancio sinistro, doppiato dal destro e seguito da una ginocchiata che viene frustrata poco prima del termine della corsa da una reazione che non avevo preventivato. Un pugno impreciso ma robusto mi costringe ad un'altra infelice conoscenza con uno dei tronchi che delimitano il quadrato. Gli sputo addosso tanta doloroso è l'urto con il legno ma, anche se a corto di fiato e con la schiena dolorante, sono ancora in me e riesco se non altro ad alzare una mano a protezione del volto contro un'altra sventola di destro.
 
Al diavolo, quanto fa male!
 
Lo spingo un'altra volta per tenermi fuori dalla gittata di quelle bordate e guadagnare spazio sufficiente per piazzarli un paio di pugni che lo centrano in pieno viso.
Mi sento crollare le braccia quando mi accorgo che non ha neanche cercato di proteggersi. Mi sorride sicuro della vittoria come se lottasse con un poppante. Lo attacco ancora, ma i miei adesso sono colpi incerti e imprecisi dettati dalla paura. << Voglio chiudere subito, devo chiudere subito! >> mantrizzo disperato nella mia mente.
Ho perso la testa e la pago cara: un destro furioso si abbatte sul mio zigomo facendomi finire di nuovo chiuso all'angolo, con un braccio steso appoggiato sulla corda per non cadere. Sono scoperto e non ho il tempo di bloccare il sinistro che impatta sul torace, spezzandomi nuovamente il fiato.
 
Esci!
 
Avanzando di mezzo passo lego per evitare che mi spari un altro destro, per recuperare e, soprattutto, per riorganizzare il cervello. Sbuffo come una locomotiva mentre aderisco a lui consapevole che, appena riuscirà ad allontanarmi, mi bombarderà con altri pugni. Devo solo pensare a come uscirne.
E infatti, dopo aver "massaggiato" le costole già doloranti con un paio di destri al corpo, mi fa letteralmente volare al punto di partenza. Questa volta finisco, però, sulla corda e non sul palo che delimita l'angolo. Era quello che speravo, perché finalmente ho un'idea. Abbasso leggermente la guardia fingendo di essere spompato (in buon parte lo sono davvero), mentre mi appoggio sulla canapa cercando di sfruttarne l'elasticità.
Quando parte col destro, avanzo di scatto, lanciando sempre il sinistro a mo' di disturbo e abbassando nel contempo il busto per lasciarlo passare. Prima che possa caricare il suo di sinistro, con un calcio gli pungo la gamba d'appoggio. Ci avrei giurato che non sarebbe caduto, ma l'ho squilibrato abbastanza da fargli aprire la guardia e permettere, così, ad una mia discreta combinazione di portare a termine un buon lavoro sulla sua faccia scoperta.
<< Se non possiedo il colpo del ko >> provo almeno a rincuorarmi, << posso sparargliene contro di più e tecnicamente sono più preparato. Un altro calcio ai legamenti del ginocchio mi garantisce un'uscita sicura verso il centro del ring, dove posso rifiatare. Sono sopravvissuto anche a questo scambio, ma meno indenne di prima. Perciò, non mi farò i complimenti.
Paura e tensione agonistica si scontrano tra loro, alternandosi alla guida del mio cuore e ancora una volta sono nel mezzo a giocare al piccolo alchimista per far sposare queste forze refrattarie alla convivenza.
Il mio avversario si rifà sotto ben chiuso per proteggersi il viso, ciondolando come uno scimpanzé che sperimenta un'andatura da bipede. Riprovo con un altro circolare basso che schiaffeggia l'interno del ginocchio sinistro, portando nuovamente un braccio a protezione. Anche questa volta la tecnica risulta inefficace, perché mi arriva addosso un rapido  uno-due (il destro sfiora la mandibola, il sinistro arriva dritto sul muso) che mi fa arretrare.
<< Smettila con quei calci! >> sento gridare Orso. << Non gli stanno facendo niente >>.
Il ragazzo insiste cercando di trarre vantaggio dal momentaneo sbandamento per chiudere l'incontro; finta un altro gancio per poi lanciarsi nuovamente in una presa alle gambe. Il mio cervello aveva memorizzato il gesto e mi comanda di saltare all'indietro. Evito il blocco a terra, ma l'eccessivo slancio mi impedisce di imprimere potenza al calcio di ritorno che, ciò nonostante, lo colpisce dritto in faccia.
Frustrato, si rialza e, allungandosi, cerca di spararmi una testata allo stomaco. Porto avanti le braccia per stabilire un contatto che avviene all'altezza delle spalle, "sento" il vettore dell'attacco e posso formulare una contromossa: un mezzo passo a destra, torsione del busto e lui finisce con il torace sulle corde. Quando si gira lo centro con un destro in faccia e un sinistro corto all'orecchio.
<< Ce l'ho in pugno! >> penso prima di essere smentito dalla rapidità della sua reazione: mi afferra il braccio sinistro e, tirando con forza, mi scaglia con violenza all'angolo. Grida e sbava come un animale ferito facendomi gelare il sangue e polverizzandomi il fiato a forza di sprangate al busto. All'ultimo secondo blocco un'altra ginocchiata alzando a fatica la gamba.
Già, a fatica perché ora le mie gambe sembrano fatte di piombo e non si allungano in tempo per evitare un secondo colpo che mi centra ancora in pieno addome; anche le mie braccia mi risultano pesanti come macigni, sebbene abbia l'impressione che al loro interno non circoli più sangue tanto debole è la spinta con cui provo a togliermelo di dosso. Posso solo portare ancora una volta la mano al volto per attutire quell'ultimo destro che sbatte sulla guancia. Sento schioccare le ossa del mio cranio e scoppiarmi un altro fischio alle orecchie. << Cazzo, non ho i guantoni! Non mi serve a niente parare in questo modo >>.

 
Finalmente ci sei arrivato.  

Un altro paio di pugni al busto si tramutano nella mia testa nel rumore di lampadine rotte e nel bagliore di un fulmine; evito per un soffio la testata che puntava dritto al mio naso accettando di offrire in sacrificio uno zigomo. La botta mi acceca per infiniti centesimi di secondo sia in senso letterale che ... di rabbia. Anche se lo sforzo fisico e mentale inizia a risultarmi insopportabile, sto resistendo a tutto questo, sono ancora in piedi. Inizio a credere nelle parole del Paparino: davvero non sono di vetro. La sola vicinanza di questo precoce assassino, che mi odia dal primo momento in cui mi ha posato gli occhi addosso pur non conoscendo il mio vero nome, mi irrita tanto quanto mi spaventa. << Mi hai rotto! >> sento ruggire dalle profondità dello stomaco. << Smettila di colpirmi! Al diavolo voglio farti male anch'io >>.
Con gli occhi ancora chiusi (forse il sinistro non si riaprirà per un po'), gli abbatto un diretto sul naso lasciato scoperto da un avversario così sicuro della propria forza e della fiacchezza dei miei colpi che non aveva recuperato quella sua specie di guardia dopo aver segnato con la fronte. Le cartilagini del setto stridono all'impatto, il suo busto asseconda il moto impresso dal mio braccio. Mi si apre un'altra invitante finestra di possibilità ed è con crudo piacere che, usando l'occhio ancora funzionante, prendo la mira e pareggio il conto dei colpi di testa. Un calcio frontale che mi fa vedere le stelle (il costato mi fa pensare ad una scatola piena di vetri infranti) completa l'opera facendolo barcollare all'indietro.
Mi sposto con passi ora lenti e pesanti sforzandomi di non sostenere la parte dolorante per non invitare il nemico ad infierire. E, invece, dopo aver digerito con più difficoltà i colpi che gli avevo inferto, lui infierisce proprio su quel punto. Le mie tibie parano qualche calcio, le braccia deviano qualche pugno ma l'addome piange sempre più forte e il fiato perde pezzi ad ogni ammaccatura. Un pugno portato sfruttando grossolanamente il peso del corpo - anche lui inizia ad essere stanco - sfonda la mia guardia e mi scarica sulla corda. Sono costretto ad aggrapparmi per rimanere in piedi.
Mentre prende la rincorsa per finirmi, vedo la mia morte. Sono a terra inerme, maciullato senza pietà dalla sua furia bestiale. Non trovo giusto che un simile stronzo possa avere la meglio su di me ma questo è un combattimento all'ultimo sangue, niente e nessuno verrà a salvarmi.
L'immagine mi risulta più opprimente delle altre volte, ma proprio perché mi sono allenato a guardarla in faccia so che non devo accettare rassegnato la mia fine perché la mia fantasia è a terra, io ancora no.
La visione sbiadisce e al suo posto tornano di nuovo a fuoco i movimenti scomposti e minacciosi del predatore che sta per azzannare la preda. Non riesco ad alzare un piede, perciò niente calci. Mi spingo contro il passante e ne sfrutto la molla per servirgli un altro destro d'incontro, di quelli da manuale.
Eppure, nonostante il centro perfetto che gli fa scattare la testa all'indietro, l'inerzia porta il piccolo animale ad abbattersi su di me bloccandomi, sia pure involontariamente, il sinistro che non ero riuscito ad alzare in tempo. Faccio leva con la spalla per tenermi lontano dalla sua testa mentre col destro cerco di stordirlo con ripetute botte ravvicinate. E' un rush di adrenalina quello che mi permette di muovermi così rapidamente ma anche lui ha benzina nel serbatoio e, dopo un paio di prove, al terzo tentativo mi arriva al mento.
D'improvviso lo spazio tutt'intorno comincia a ballare paurosamente come una nave in piena tempesta e con il giroscopio rotto. Ho come l'impressione di non avere più le gambe attaccate al corpo, mi sta venendo da vomitare.
Non so cosa sia successo immediatamente dopo ma sta di fatto che, quando un altro pugno mi ha raggiunto, non ho provato alcun dolore. Sembra immobile, come in una fotografia, mentre mi domando se sono io allontanarmi da lui o lui da me ...
... E perché adesso vedo il cielo? Provo a muovere il collo per cercare i miei fratelli. Credo di scorgerli da qualche parte ma non potrei giurarlo. Le figure che, condotto da una specie di sesto senso, riconosco come appartenenti ai tre cacciatori hanno l'aria di essere agitate. Mi pare che muovano le labbra ma non odo la loro voce. Che cosa dicono? Anche gli altri, gli spettatori, smaniano, contorcono le facce che assomigliano a maschere grottesche, parlano, forse gridano. Io, però, sento soltanto un ronzio incessante nelle orecchie.
Mi accorgo che il nemico è sopra di me perché, prima di accomodarsi, mi è "cascato" con una pedata sullo stomaco. So che sto ancora lottando e che sto chiaramente perdendo, le braccia si chiudono sulla faccia obbedendo ad comando che nelle ultime settimane ho ripetuto fino alla nausea.
Ho già visto questo film, so come va a finire, ma non provo alcuna emozione, nessuna rabbia, nessun timore. Mi restano pochi secondi e li spenderò tutti ... proteggendomi fino all'ultimo. Mi servono quei secondi di coscienza, quegli istanti in cui sono ancora in vita, in cui sono ancora io. Anche durante l'addestramento Furia Buia mi obbligava a resistere ... e non mi ha ancora detto che posso smettere.
Già, ma a che serve resistere ancora visto che l'esito è ormai scontato? Perché mi interessa così tanto questa vita agli sgoccioli?  Così non faccio altro che attaccarmi all'ennesima biglia che perderò insieme alle altre; così proverò dolore ad ogni colpo con la mano impotente tesa ad afferrare il suo bene più prezioso mentre gli viene strappato via. In fondo, ho fatto già tanto, sono stanco, potrei anche riposare un po' ... giusto il tempo di riprendere fiato.
Ancora cinque minuti e mi alzo.
 
 
La piccola Asuka è infuriata, ma in fondo non gliel'ho chiesto io di passare ogni mattina a svegliarmi. E' lei che vuole andare a scuola insieme a me, non dovrebbe lamentarsi se poi non arriviamo mai in tempo.
Non sembra neanche un ricordo, ma l'inizio leggero di un fumetto per bambini. Tuttavia, quanto mi piacerebbe che la mia vita fosse davvero così. Non è un ricordo, vero?
 
E' solo un sogno, di tanto ... tanto tempo fa!
 
Perché non ci ritiriamo lì, tra le strisce di quel fumetto?
 
Mi dispiace, ma noi siamo qui!
 
Anche questo è un sogno?
 
Per te tutto questo è reale, non  è vero?
 
Se fosse un sogno, allora potrei svegliarmi!
 
Se così fosse, dimmi: è davvero questo che desideri?
 
Non fa niente! Tanto questo mondo ce lo stanno togliendo dalle mani.
 
Non vuoi provare a difenderlo?
 
Perché dovrei farlo?
 
Non ricordi? Hai fatto una promessa?
 
Quando? E a chi?
 
Cosa desideri?
 
"Cosa desideri?", avverto sussurrare dalle profondità placide di un liquido che sembra lcl. E' mia madre, davanti a me, con indosso un lungo camice bianco, sento la sua mano che mi accarezza dolcemente la guancia. E' così bella, la sua mano così calda. Da quanto non mi accarezzavano così!
<< Che schifo! >>
Ora è il turno di Asuka il cui tono disgustato conferma in pieno il senso di quelle parole. Anche la sua mano era calda, rassicurante, la mano di chi ti accetta. E chi se ne frega se odorava di sangue e mi irritava la pelle con quelle bende incrostate di sabbia. Mamma, chi è quel ragazzo che sta sopra di lei, lo sento piangere! Mamma, dove sei?
<< Non accetti mai la realtà. Hai perso! Perciò adesso piega la testa e arrenditi! Fa' il bravo cagnolino >>. Ancora quella dannata rossa mi parla con il suo solito tono di sufficienza mentre la bocca si deforma in un sorriso che trasuda disprezzo. Non sono tanto la sue parole a farmi male ma la percezione delle forza dell'odio che le spinge contro di me; sembra quasi che la diverta nel vedere a terra me, che con le  mani afferro, frustrato, i granelli di sabbia impastati con il mio sangue e le mie lacrime. Temo sia salita sul carro del vincitore ... no, era saltata giù dal mio da tempo. Intorno a me ci sono volti che riconosco, nonostante le sembianze più mature: vedo Kensuke, Toji, vedo la capoclasse. Ormai devo accettarlo! Protendo una mano verso i miei amici per bloccarne ogni possibile reazione: << mi ha battuto! >> ammetto senza guardare colui che mi ha vinto e quella ... donna che gli sta a fianco. << La responsabilità è solo mia >>.
Di nuovo in questo liquido rossastro, che mi avvolge e mi protegge da ogni male come da ogni esperienza, facendomi sentire come immagino debba sentirsi un feto immerso nel liquido amniotico, trovo ancora conforto nella visione benevola di mia madre. << Mi dispiace, mamma. Ti giuro che ci ho provato, questa volta ho provato davvero a fare la cosa giusta, ho provato a rispondere alle mie domande, a correre dei rischi pur di cambiare. Ho provato davvero a lottare, ho provato a mantenere la mia promessa. Non ce l'ho fatta. Perdonami, Asuka! >>
Mia madre mi guarda con quegli occhi carichi di un amore che non ricordo di aver mai ricevuto, sebbene provi a spingere la mia memoria fino al primo flash che la coscienza è in grado di afferrare. Muove le labbra: << cosa desideri? >>
Un gigantesco corpo andrigino di un bianco accecante, grande quanto l'intero pianeta, sopporta il peso di due enormi teste, quella di Ayanami e di Kaworu. Le braccia protese verso di me, pronte ad abbracciarmi, non mi scaldano il cuore; anzi lo ghiacciano, mentre la devastazione si palesa ai miei occhi e tutto appare perduto per sempre. Una lancia trafigge il petto dello 01 ... e il mio. Sciogliendomi insieme agli ultimi brandelli della realtà che conoscevo, sento ancora la voce di mia madre ripetermi per l'ennesima volta quella domanda: << cosa desideri? >>
 
Già, cosa desidero?
 
A cosa stai pensando adesso?
 
Sto pensando a ... sì è proprio ...
 
un seno!
 
Ma quello è ...
 
il seno di Asuka!!!
 
 
Il dolore può essere un grande alleato. Ho visto persone ammaccarsi a sangue la fronte a furia di testate contro il muro per vincere una sensazione di torpore. Il dolore può aiutarti ad abbandonare ogni pensiero inutile e a concentrarti; ti ricorda quanto l'esistenza possa essere ... troppa, ti spiattella tutto ciò che non va, tutto ciò che vorresti evitare, da cui vorresti proteggerti, a cui vorresti reagire. Ma, cazzo, ti ricorda anche che sei ancora vivo e, quando lo stordimento ti impedisce di pensare, di agire e persino di provare emozioni, lei può ... svegliarti!!!
Frustrato dalla tenace efficienza della mia guardia che ha tenuto botta a dispetto della mia assenza, il nemico cambia strategia e si accanisce sulla parte sinistra dell'addome là dove sa che le costole sono sul punto di cedere.
Un stilettata mi attraversa il cuore all'ennesimo cazzotto ma non è niente rispetto al dolore che provo quando il formicolio che aveva iniziato a serpeggiare nei miei occhi si trasforma in un incendio che, divampando rapidamente, apre non richiesto anche il sinistro squarciando i tessuti circostanti e facendo schizzare il sangue che vi si era riversato.
Sono ancora a terra, in tutti i sensi ma sono di nuovo miracolosamente sveglio. La sua guardia continua a fare schifo e con due proiettili, sparati pescando non so da quale serbatoio la forza necessaria, lo colpisco al mento. Il ragazzo si affloscia e, poggiando una mano a terra per non cadere su un fianco, riduce l'ingombro del suo peso quanto basta per permettermi di slittare di pochi centimetri, proprio quelli che desidero.
Assecondando le determinazioni di un corpo che ancora una volta, fortunatamente, va per la sua strada, a mani aperte afferro la sua testa tirandola verso di me per intercettarla a metà strada con la mia e fanculo alle costole. Il suo naso non resiste, il suo corpo non resiste; cade all'indietro frenato soltanto dalla tensione dei quadricipiti prossimi allo strappo.
Ancora meno zavorra, ancora più spazio. Esco dalle macerie del giovane cacciatore che mi avevano tenuto imprigionato e saluto la riconquistata libertà scaraventandogli il taglio del piede sinistro dopo essermi concesso il lusso di mirare al cuore. Per la prima volta lui è a terra mentre io mi rialzo sputando gemiti carichi di sofferenza, aggrappandomi alla disperazione, a quel simbolo di vita e a quelle scene di morte e dolore a cui devo la fortuna di respirare ancora poiché mi hanno strappato all'oblio.
Il suolo non ne vuole ancora sapere di stabilizzarsi, inizio a sintonizzarmi su suoni e rumori che finalmente competono con questo maledetto ronzio ma mi risultano ancora ovattati e confusi. Le persone accalcate a bordo ring e persino l'ambiente circostante non hanno ancora ripreso a sputare i colori che non li appartengono. Insomma sto una pezza ma sono in piedi!
Non mi sono illuso di aver vinto, perciò il fatto che il mio coriaceo avversario riesca a vincere lo stordimento e a schiodarsi da terra non fa vacillare la strana e folle sensazione di fermezza che rallenta i battiti del cuore e placa gli spiriti della mente.
Un'altra combinazione al volto gli fa tremare le gambe spegnendogli ogni proposito di vendetta. Adesso ha paura. Pensava di aver già vinto e, invece, la "ragazzina" è riuscita a stenderlo.
Mi muovo come se il centro di coscienza si fosse spostato; il mio corpo sa cosa fare, dove colpire e quando colpire.
<< Finalmente, sei arrivato! >> dico a me stesso mentre un altro destro toglie la sicura al braccio. << Ce ne hai messo di tempo; ma non farò da spettatore. Voglio esserci anch'io fino alla fine. Buttiamolo giù! >>
Nella mia mente immagino di rincorrere il pugno che ho appena scagliato calzandolo come un guanto un attimo prima che vada a segno. Il riverbero del contatto con lo zigomo del mio avversario mi attraversa le nocche della mano risalendo lungo il braccio. Man mano che si spande ho come l'impressione che contenga tutto ciò che avevo smarrito: emozioni, sensazioni, rumori, odori, colori, luce, persino il mio senno. Giunge contemporaneamente al cuore e alla testa, e di colpo... paura e rabbia, frenesia, eccitazione, chiasso assordante. La vita ha riacceso l'interruttore, riportando me, Shinji Ikari, nel suo seno e dileguando la nebbia dell'ottundimento e della rassegnazione.
Non credo di aver mai percepito niente con tanta chiarezza da quando quest'assurda sfida è iniziata e, per la prima volta, riesco pensare ad una strategia.
<< Ricapitoliamo! >> mi dico. << Lui è stanco esattamente come me e probabilmente ha perso fiducia nei suoi mezzi. La sua tecnica è pessima, il suo punto debole sono i calci >>.
 
Allora impediamogli di muoversi. Continua a colpirgli le gambe!
 
I pugni sono potenti, ma preferisce scommettere solo sulla forza e non si copre!
 
Punta agli occhi e ancora al naso, così non potrà vedere né respirare!
 
Mi fanno un male cane le costole!
 
Resisti! Dobbiamo finirlo adesso.
 
Tocca a me avanzare e a lui attendere la mia iniziativa. Devo cogliere l'occasione.
Fingo un altro cross di destro e, quando si chiude in attesa di un attacco alto, lo bastono con due circolari bassi al ginocchio che avevo punzecchiato prima; cambio gamba e metto a segno altre due battute sempre sullo stesso punto, bloccando, in fase di richiamo, un destro pesante e prevedibile con la mano arretrata.
Un attimo di respiro e ripeto lo schema aggiungendo un paio di combinazioni al viso. Ogni volta che centro il bersaglio sento aumentare la mia forza e la mia rabbia, mentre il dolore si attenua.
Il ragazzo prova a reagire caricando un altro destro dei suoi, ma le ginocchia che avevo bersagliato sin dall'inizio, finalmente, cedono facendolo barcollare in avanti, spinto dall'inerzia che lui stesso aveva innescato.
 
E' il momento!
 
La sua testa si piega in modo innaturale, seguendo il vettore del montante che gli ho appena scaricato contro, a sua volta doppiato da un sinistro alla mascella, finché una liberatoria sventola di destro gli spegne la luce. Ed è di nuovo giù.
In preda alla furia, questa volta mi accomodo io su di lui e lo tempesto di colpi rabbiosi gridando fino a farmi scoppiare la gola come se la mia voce potesse polverizzarlo più rapidamente dei miei pugni e cancellare tutti questi anni di dolore.
Mi blocco sull'ultimo colpo, non quello del ko (sento che il suo corpo è già svuotato di ogni energia e non reagisce, ormai privato della coscienza), ma quello definitivo. Qualche volta ho fantasticato di nascosto su quest'istante ed ho provato sempre un sacro terrore al pensiero di causare volontariamente la morte di qualcuno, pensavo che non sarei mai riuscito a superare quell'ultimo ostacolo. E invece adesso mi trattengo per la ragione opposta, perché voglio ucciderlo, perché mi sembra la cosa più giusta se non la più naturale da fare. Non capisco, non è questione di rabbia, ma di chiara percezione. Quest'altro Shinji, adesso lo so, si è già sporcato le mani, mentre io non sono così sicuro di volerlo fare.
 
Finiscilo! Se non lo fai dovrai guardarti le spalle per il resto della vita.
 
Ma non è gusto!
 
Forse, ma da domani ci sarà un problema in meno per te.
 
Da dove proviene questo pensiero, dal mio passato o dal cacciatore che voglio diventare?
 
Che importa?
 
..................
 
 
Per sua (e forse anche mia) fortuna il precipitare degli eventi mi permette di sospendere ogni decisione.
Nella mia mente si delinea chiaramente la figura di un cacciatore che proprio alle mie spalle ha estratto la pistola e mira in direzione della nuca. Il tempo sembra rallentare, mi giro verso i miei fratelli: Furia Buia ha appena estratto il fucile a canna corta dalla fondina e grida qualcosa, ma in mezzo a tutto questo casino posso solo intuire che dalle sue labbra sia uscito uno "spostati!"; il Biondo allarga le braccia per mimare lo stesso comando, mentre Orso abbraccia uno dei pali di sostegno come per sradicarlo.
Dietro di me il cacciatore fa fuoco, seguito a una frazione di secondo dal Paparino. Entrambi i proiettili stanno per incrociarsi su piani sfalsati proprio in prossimità del mio busto.
Non ho bisogno di gettarmi a terra, "vedo" le loro traiettorie e mi piego sulla sinistra quanto basta per mandare a vuoto il colpo partito alle mie spalle e osservare la pallottola del monocolo passarmi vicino all'orecchio. E' così lenta che se volessi potrei afferrarla al volo. Ne accompagno con lo sguardo il percorso che si conclude in mezzo agli occhi del cacciatore, le cui cervella esplodono addosso ai compari che gli stavano vicino.  Non avevo mai visto uccidere, fino ad ora non avevo mai visto Furia Buia uccidere qualcuno. E non ho provato niente!
Ci sono altre armi pronte all'uso e qualcuno sta per passare le corde, non posso restare quì. I miei fratelli gesticolano invitandomi a raggiungerli. Mi risveglio dalla trance e obbedisco prontamente mettendomi a correre verso la salvezza dalla forma di un occhio rosso. Velocità normale, caos, urla , morte e ... che male!
Musashi non ha perso tempo ed ha già iniziato a sparare alla sua destra falcidiando con rapidità e precisione una prima fila di cacciatori che non hanno avuto il tempo di capire che erano già morti. Furia Buia materializza sulla sua sinistra uno muro di at field che, dopo aver teso il braccio, scaglia addosso ai nemici più vicini che si sfracellano all'impatto con la massa d'energia come se fossero stati investiti da un treno in corsa.
Orso ha già divelto il tronco dal terreno e, coprendo il lato del Biondo, lo getta con violenza  contro  cinque cacciatori che vengono abbattuti come birilli.
Quando li raggiungo sono, siamo tutti e quattro coperti da uno scudo personalizzato; anche Furia Buia, dopo aver scaricato il fucile, estrae due pistole dalle fondine agganciate dietro la schiena e coperte dal giaccone proseguendo con il tiro a segno praticamente senza soluzione di continuità.
Sono stati così rapidi da mandare a monte ogni possibile piano del nemico, impedendone al contempo un'efficace reazione. Ancora ammassati gli uni vicino agli altri gli ex "spettatori" sono un facile bersaglio per i tre di Kosuke e in alcuni casi, presi dal panico, arrivano a spararsi tra loro, mentre il resto delle pallottole, che iniziano a piovere copiose, si infrange contro le nostre barriere.
Abbiamo conquistato un po' di campo e la Furia cambia assetto materializzando una campana di energia che posa intorno a noi. I colpi delle armi da fuoco all'impatto producono sinistre scintille che sembrano voler crepare, senza successo, questo "vetro" all'apparenza impenetrabile.
<< Perché ci hai tolto il giubbotto antiproiettile? >> chiede Musashi.
<< Sono troppi >> risponde Furia Buia. << Non posso concentrarmi su voi e su tutti loro. Finirò per stancarmi troppo  presto. Dobbiamo correre verso le trappole! >>
Retrocediamo rapidamente in direzione del bosco da cui siamo arrivati neanche un'ora fa, la gragnola di pallottole si smorza. Hanno capito che non serve a niente sparare e soprattutto che non conviene restare uniti. Si sparpagliano su ogni lato per circondarci, tenendosi a distanza.
Quando non sentiamo  più il "fuoco", Furia Buia impartisce le disposizioni: << partirò con un'altra murata davanti a noi. Orso tu coprici a destra, Musashi la scorta dietro di noi! >>
<< E alla nostra sinistra? >> chiede il Biondo?
<< Sono ancora in pochi e sono lontani >> risponde. << Non si accorgeranno che ho tolto lo scudo. E' questione di secondi. Proviamoci! >>
Come preannunciato, alza la saracinesca semisferica per produrre un altra parete di energia che abbatte, come l'oplon di un soldato greco, su alcuni inseguitori, disposti in ordine sparso davanti a noi, atterrandoli per sempre. Orso dà la sveglia sul suo lato infrangendo due micidiali pugni sul terreno e sollevando zolle di terra e schegge di pietre che si conficcano nel corpo di altri cacciatori; estrae poi le pistole per aiutare il Biondo che, intanto, ha iniziato a freddare con la precisione di un cecchino alcuni dei bersagli designati, accorsi dopo i primi spari.
Manca poco per raggiungere gli alberi, la Furia rimodula l'at field sui nostri corpi per permetterci di sfondare la linea che si frappone tra noi e il primo riparo. << Il campo è libero >>  grida a missione compiuta. << Corriamo! >>
Non riesco a capire niente, sono terrorizzato all'idea che il giubbotto antiproiettile possa "sfilarsi" da un momento all'altro e di essere così colpito a morte. I nemici mi sembrano dappertutto, anche sottoterra, pronti a sbucar fuori come ninjia. Sono spaventato anche dai miei fratelli, ma senza di loro sarei già morto.
Confuso, mi muovo al centro della formazione e non per mia scelta; il mio cuore sta per esplodermi in petto e sento una forte pressione all'altezza delle tempie. L'elettricità che mi percorre mi impedisce di provare dolore e l'occhio sinistro si è richiuso.
Quando finalmente i primi fusti interrompono lo spazio aperto, la Furia piazza un'altra poderosa murata addosso ai più immediati inseguitori, mentre Orso, che intanto mi fa da scudo con la sua stazza, e Musashi freddano ai lati tutti quelli che capitano a tiro.
Siamo di nuovo coperti, individualmente, da un'aura di at field, ma i contorni adesso mi appaiono più sfumati e la sua intensità fatica a stabilizzarsi.
<< Come stai, Paparino? >> chiede il Biondo dopo averne spedito un altro nell'aldilà. << Quanti colpi hai ancora? >>
<< Uno >> risponde la Furia a corto di fiato, << forse due, ma adesso non posso usarli o non potrò proteggervi dopo. Siamo ancora lontani! >>
<< Quanti ne conti? >> sbraita Orso.
<< Sono ancora più di cento. Non devono superarci! >>
<< Perché non ti arrabbi una buona volta? >> insiste l'armadio senza ottenere risposta. Poi rivolgendosi a me: << Muoviamoci! E restami incollato! >>
Percorriamo un altro miglio, alternando brevi scatti a furiosi scambi di fuoco, la protezione regge ma è sempre più debole. Manca ancora un altro buon chilometro alla nostra safe zone e questi bastardi non ne vogliono sapere di mollare nonostante le perdite.
Mentre il contrattacco si fa più violento, sentiamo ancora la voce di Furia Buia: << ci attaccano sui lati! Provo a coprirvi a sinistra, concentratevi sulla vostra destra! >>
Proprio in quel momento una pallottola fa volar via una delle pistole di Orso, ma non la sua mano grazie alla difesa ancora attiva. << Non ne avrà per molto >> commenta preoccupato il bestione che manda in buca in mezzo agli occhi del tiratore che lo aveva colpito. << Si mette male >>.
Per la prima volta da quando è iniziato il casino, mi rendo conto di non aver fatto ancora niente, di essere rimasto soltanto al riparo; siamo in quattro ma a combattere sono in tre. Seguo l'impulso di recuperare la pistola di Orso, dicendomi che, in fondo, anche se solo a dei barattoli ho già sparato e qualcosa dovrei pur riuscire a combinarla.
Sono già ad un passo dall'arma quando vedo la Furia scaricare un altro micidiale colpo che mi fa tornare alla mente il mio scontro con Zeruel. I cacciatori che non sono stati travolti dalla barriera energetica vengono dilaniati dalle schegge di legno prodotte dall'esplosione dei tronchi d'albero che si trovavano sulla traiettoria.
Lo stupore e l'ammirazione per quel colpo cedono rapidamente posto al terrore. Paparino si accascia respirando a fatica, mentre alla sua destra due cacciatori ce l'hanno nel mirino e stanno per sparare. Rinuncio a prendere la pistola e d'istinto gli corro incontro gridando come un disperato, mentre con gli occhi che bruciano di nuovo alzo il braccio destro come se potessi solo con quel gesto e la mia volontà sventare l'inevitabile.
Un altro muro di at field si materializza giusto in tempo per rispedire le pallottole al mittente. Furia Buia, scattato in piedi, termina il lavoro facendo saltare le cervella ad altri due cacciatori che seguivano a poca distanza.
<< Ce l'ha fatta! >> esulto. << E' riuscito a fermarli. Allora, non è ancora finita >>. Intanto uno spossato Furia Buia, curvato con le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, mi squadra con attenzione.
Uno sparo, uno dei tanti alla mia destra, mi suona in modo diverso, come se gridasse il mio nome. Saranno state le abilità acquisite con la meditazione di questi mesi, o forse l'istinto, ma riesco a visualizzare quello specifico proiettile un attimo prima che una fitta lancinante, partita dal braccio che avevo alzato, venga elaborata dal mio cervello.
Mi hanno preso!
Mi porto la mano all'altezza del bicipite a coprire il foro d'entrata, serrando l'occhio ancora funzionante per non dover valutare le mie condizioni e gli sviluppi dell'azione intorno a me. Posso solo sperare di non essere nuovamente colpito e di non cedere al panico perché ... mi hanno sparato. Spalanco la bocca, ma non ne esce un gemito. Vorrei gridare: << sto per morire! >>
Furia Buia grida come un indemoniato mentre un'ondata del consueto calore prodotto dall'attivazione del suo occhio sinistro mi fa intuire che sono di nuovo immune agli attacchi, ma mi accorgo di essere l'unico a beneficiare della difesa. Lo guardo mentre  spara al cuore del cacciatore che mi aveva colpito. Feroce, lo raggiunge e gli svuota il caricatore della pistola da distanza ravvicinata.
<< Copriti maledizione! >> gli urla contro Musashi che intanto, dopo avermi raggiunto, mi trascina via prendendomi per la maglia. << Ti vuoi incazzare come si deve, si o no? ... Fatti dare un'occhiata! >> prosegue dopo avermi messo al sicuro accanto ad Orso dietro un piccolo dosso erboso. <<  La pallottola non è uscita. Riesci a muovere il braccio? >>
Ancora sotto shock faccio cenno di si. Pur di non essere beccato ancora, ci farei anche le flessioni.
<< Ok, allora gliela togliamo dopo! >> taglia corto Orso, che si strappa una manica per coprire la ferita, coperto dal Biondo. << Speriamo che regga per un po' >> si augura ammirando fugacemente il bendaggio di fortuna.
Ci ritiriamo di altri cento metri, non possiamo più contare sull'at field di Furia Buia che, al riparo dietro un albero alla nostra sinistra, sembra sempre più stanco e deconcentrato.  
<< Dovevamo chiedere a Matsuda, porca puttana! >> grida Musashi centrando un cacciatore che, alle spalle della Furia, stava per coglierlo di sorpresa. << Datti da fare o moriremo qui! >>
<< Perche gli dai addosso in questo modo? >> gli chiedo abbassandomi d'istinto a causa dell'intensificarsi della sparatoria.
<< Perché dobbiamo farlo imbestialire! >> risponde. << Offese, sensi di colpa, qualunque cosa. Siamo ancora distanti dalle trappole che abbiamo sistemato. A proposito >>  porgendomi una pistola, << tieni! >>
Darei il braccio ancora funzionante per recuperare la follia di pochi minuti fa, perché ora non so se riuscirò davvero a sparare a un uomo, mi tremano le gambe; ma afferro ugualmente l'arma come fosse la lampada di Aladino. << Facci uscire vivi! >> esprimo il mio desiderio a mezza voce.
La Furia non si dà pensiero di quello che gli accade intorno; con una spalla appoggiata ad un tronco, si limita a fissarci come se ci vedesse già stecchiti, mentre il suo respiro comincia ad essere più profondo e regolare.
<< Si sta concentrando! >> grido. Forse abbiamo ancora una speranza.
<< Allora copriamolo! >> mi segue Orso. << Magari stavolta si decide >>.
<< Speriamo bene! >> risponde Musashi dopo altri due tiri da primato mondiale. << E' da parecchio che non ci riesce >>.
Ormai ci hanno circondato e sono ancora in troppi; gli alberi che ci proteggono ora ci incutono anche timore in quanto potenziali polveriere di schegge letali. Infatti, una si conficca nella coscia di Orso che trattiene a stento un urlo bestiale durante la frettolosa procedura di estrazione.
<< Paparino, >> grida ancora Musashi, << Orso è ferito e Ragazzo sta perdendo un mare di sangue. Non ci abbandonare adesso! >>
Finalmente il ciclope risponde, a modo suo. Come posseduto da uno spirito, lentamente, si toglie la benda e lascia libero il suo occhio sinistro di colorarsi  e infiammarsi. Protetto da una piccola bolla di at field, di intensità crescente e proporzionata alla pigmentazione dell'iride, guadagna il centro di un piccolo spiazzo recintato da quel che resta della flora d'alto fusto tutt'intorno.
<< A cinquanta metri dietro di voi >> pronuncia con un'espressione sul volto che mette i brividi << c'è un masso. E' grande abbastanza perché vi possiate nascondere ed è spesso quanto serve per ... resistere. Andate! Io vi copro >>.
Da come si muovono gli altri due, capisco che è meglio non fargli ripetere l'ordine. Di nuovo sotto "scorta energetica" ci allontaniamo il più velocemente possibile curandoci di non lasciare indietro Orso che ci segue zoppicando vistosamente. La sfera intorno alla Furia, che ci guarda andar via con l'aria di chi sta trattenendo la rottura di una diga a mani nude, inizia a emanare rumorose e inquietanti scariche elettriche.
Ci sistemiamo dietro il macigno che ci aveva descritto. E' saldamente conficcato nel terreno, alto due metri per tre di larghezza. Se non fosse per la profondità di poco inferiore al metro e mezzo direi che è quanto la nostra stanza al villaggio.
Orso e Musashi ai miei lati chiudono la formazione cercando di offrirmi con i loro corpi la massima copertura. << Tappati le orecchie e chiudi gli occhi! >>, mi ordina il Biondo.
All'urlo di Furia Buia segue immediato un violento spostamento d'aria come l'onda d'urto di un ordigno esploso a poca distanza. Nella mia mente "vedo" appunto un'onda scura infrangersi conto la roccia dietro cui ci siamo riparati, dividersi e infine ricomporsi davanti a noi. Il rumore di tutta quella scarica di energia ci raggiunge  con un attimo di ritardo, ed è così potente da ferirci le orecchie.
Quando riapro gli occhi vengo assalito da un feroce senso di vertigine che mi impedisce di ricordare come si sta i In piedi. Il tempo di due respiri forzati e riesco a mettere a fuoco la scena davanti a me.
Spalanco la bocca inorridito, incapace di emettere un fiato; mi volto a destra e poi a sinistra, ma lo spettacolo non cambia. Nel raggio di circa venti metri si mostra a noi un paesaggio alieno: la terra è sconquassata, dell'erba e degli alberi che la coprivano è rimasto solo l'acre odore di cenere ancora calda, alcuni resti di tronchi, abbattuti e carbonizzati, riposano su un fianco lasciando scoperte le enormi radici.
<< Cosa è stato? >> mi chiedo balbettando anche con il pensiero.
Musashi ha tentato di dirmi qualcosa, ma avverto solo un fastidioso ronzio e non ho capito una sola parola. Lo vedo alzarsi e muoversi ancora barcollante in direzione della Furia.
<< Esci la pistola! >> al secondo tentativo riesco a distinguere le parole di Orso che, spingendosi sulla gamba buona e strisciando sulla schiena contro la roccia, si rimette in piedi e punta le armi in direzione dei compagni. Lo imito meccanicamente, constatando che anche dietro di me la devastazione ha completamente stravolto l'ambiente circostante. Punto la canna della pistola a casaccio, non so dove guardare, non so neanche se possa esserci ancora vita nei paraggi, non riesco a controllare il tremore che fa ballare la pistola nella mano, mentre le mie ossa, il mio occhio e il mio braccio imprecano perché mi accorga finalmente di loro.
Il Biondo ci raggiunge trascinando Furia Buia, quasi incapace di camminare, sostenendolo per un braccio. Continua senza fermarsi, esclamando soltanto: << Dieci metri! >>
Indietreggiamo ancora, questa volta divisi in coppie, ciascuna alternandosi all'altra ogni dieci metri per coprirne la ritirata. Spero non ci sia più nessuno, non voglio sparare e nel contempo non voglio neanche lasciare senza difesa i miei fratelli. Ora siamo in quattro e tutti, tranne Musashi, decisamente malandati.
Mancano finalmente una cinquantina di metri alla salvezza, a quel lembo di terra nelle cui viscere avevamo piazzato le nostre polizze-fuga. Cinquanta metri di spazio completamente e maledettamente aperto - non ci era sembrato così terribile l'altra notte, a causa delle diversa prospettiva.
Non abbiamo subito altri attacchi e non abbiamo visto nessuno, ma non basta per farci abbassare la guardia dal momento che alcuni tra i superstiti, superato lo shock, potrebbero aver notato che Furia Buia era fuori uso e ripreso coraggio.
<< Paparino >> Musashi lo schiaffeggia nel tentativo di mantenerlo sveglio, << ne vedi altri? Fa' uno sforzo, te ne prego! >>
<< Non riesco a sentire niente! >> rantola il ciclope.
E' un guaio perché quell'informazione ci serve o saranno i cinquanta metri più lunghi della storia.
<< Ragazzo >> mi fa Orso, << Tu riesci ad avvertire le modulazioni del suo at fiel, vero? >>
Confermo con un cenno del capo.
<< Ti è mai capitato di vedere o "sentire" qualcuno o qualcosa che non fosse alla portata dei tuoi organi di senso? >>
<< Si, mi è capitato, ma  >> intuendo dove vuole andare a parare << avviene in modo occasionale e non previsto. Non sono io che comando queste percezioni >>.
<< Beh, provaci! >> mi incita Musashi. << In fondo ti ha allenato proprio per questo, o sbaglio? >>
<< Va bene! >> rispondo in preda all'ansia al solo pensiero di tutta quella responsabilità caricata improvvisamente sulle mie spalle. << Ci provo! >>
Sono troppo teso, troppo dolorante e troppo stanco per concentrarmi. Nella mia testa, sento solo una voce fastidiosa che grida in continuazione "muoviti!"
<< Non può riuscirmi solo quando tutto intorno a me è tranquillo >> mi dico. << A che mi serve un'abilità che non so controllare. Devo cambiare approccio: se non posso fare vuoto nella mente, allora posso provare ad allineare pensieri, emozioni e sensazioni. Se non posso accogliere l'esterno, allora gli andrò incontro >>.
Cerco nel magazzino della memoria eventi del passato in cui mi sono sentito sicuro di me, consapevole delle mie azioni e deciso a portarle a termine. Per primo mi sovviene lo scontro con Zeruel (in fondo in quell'occasione sono stato determinato e padrone di me stesso) ma la memoria indugia troppo sui dettagli e mi confonde con un'inopportuna sovrapposizione di immagini. Non mi servono i ricordi di un altro Shinji.
Tentativo fallito, proviamo ancora!
Scarto anche l'episodio del Mark 13 e l'immagine di Kaworu decapitato, così come la scena del lago con annesso annegamento. Sono a corto di soluzioni, possibile che non ci sia altro? Poco fa ho vinto, ma certo devo pensare ... al seno di Asuka!
... Ok, magari un'atra volta! Maledizione! Maledizione! Maledizione! Oltretutto la ferita al braccio mi sta uccidendo. << Basta! Non ce la faccio >> sbotto amareggiato.
<< Non fa niente >> sospira Musashi. << Dovevamo almeno tentare. Sta' tranquillo, vedrai che ce la caveremo >>.
"Dovevamo almeno tentare!". Ho fallito e ciò nonostante i miei fratelli non mi dicono "sei una palla al piede", "sei inutile" o che il mondo è condannato. Non mi dicono "vattene"! Anzi si caricano nuovamente sulle spalle la responsabilità che mi avevano affidato. Rapidi flash mi ripropongono i momenti salienti di questa cruenta e sanguinosa ritirata, sbattendomi nuovamente in faccia la verità: loro, fino ad ora, mi hanno sempre protetto perché volevano. Io ... io non l'ho mai fatto ...
 
... per nessuno!
 
Non accadrà ancora!
 
<< Aspettate! >> ordino posseduto dal presentimento di un'intuizione. Sento di nuovo i miei occhi bruciare (purtroppo anche il sinistro) e con essi un'ira sorda e inarrestabile. Ogni volta che questa sensazione mi assale, ogni volta che le mie iridi bruciano, la mia personalità subisce un cambiamento e il mio corpo mi rende capace di azioni fuori dall'ordinario. Forse c'entra quell'altro me e forse è proprio la rabbia che lo evoca! E poiché sta montando dentro di me, adesso so che, come sul ring, è a questa forza che devo allinearmi calzandola come un guanto.
<< Ci sono! Vedo dei cacciatori, devono essere una trentina, sparpagliati in piccoli gruppi >> aggiorno i tre sulle immagini che mi arrivano. << Si muovono alla mia sinistra e procedono in linea retta. A destra mi sembra di individuarne alcuni, sono senz'altro di meno. Dietro non percepisco nessuno >>.
<< A che distanza sono? >> domanda il Biondo.
Mi affaccio, sporgendo la testa, dal mio resinoso nascondiglio e cerco di individuare qualunque albero, masso o buca che combaci con le mie visioni. << Ecco! >> esclamo indicando i punti di riferimento una volta individuati.
<< Sono circa settanta metri >> calcola Musashi. << Si tengono fuori dal raggio di Paparino ... Se sapessero che può fare anche di peggio ... Anche se ci superano, finiranno in trappola. Forse ce la facciamo >>.
<< Tentiamo! >> sentenzia la Furia che, appoggiandosi ad un tronco inspira ingurgitando aria con ampie boccate per prepararsi all'impresa.
Più facile a dirsi che a farsi: Orso corre con una gamba e mezza, io non so più a quale parte danneggiata del corpo dare retta e Musashi sostiene il Paparino che prova a saltellare per darsi più spinta.
Sentiamo delle grida a pochi metri dal primo riparo utile. Gli inseguitori hanno trovato le sorprese che avevamo preparato per loro.
Una fitta alla nuca mi avverte del pericolo, un gruppo ha tagliato verso il centro ed ora ci ha sotto tiro. Deve essersene accorto anche Furia Buia perché, arrestando il passo, spinge lontano Musashi e mi afferra per la maglia posizionandomi alle sue spalle.
Stendendo il braccio sinistro in direzione della minaccia, urla arrabbiato e disperato mentre materializza di fronte a sé un ultimo muro che respinge le pallottole in arrivo.
Pochi secondi e la parete di at field svanisce, ma loro non lo sanno e, ancora incerti sul da farsi, si lasciano abbattere dal Biondo e da Orso. Paparino, invece, cade esausto in ginocchio prima di crollare definitivamente a terra.
Non siamo più allo scoperto e il territorio che ci si apre davanti lo conosciamo meglio visto che l'avevamo "arricchito" e modificato a nostro uso e consumo. Evitiamo le insidie che avevamo predisposto, mentre esplosioni e grida strazianti intorno a noi ci fanno capire che il peggio non è ancora passato.
<< Quanti ce ne possono essere ancora?! >> si domanda affannato Musashi con sulla spalla il corpo privo di sensi del ciclope che penzola a faccia in giù e con le braccia stese verso terra.
 
Da almeno dieci minuti non ci sono più segni della presenza del nemico, rifiatiamo dopo aver superato un terrapieno di forma semicircolare che avevamo realizzato come ridotta, qualora lo scontro a fuoco si fosse protratto fin qui.
<< Come sta? >> domanda Orso con la faccia livida per lo sforzo.
<< Sta riposando >> risponde senza fiato il Biondo. << Beato lui >>.
<< Ragazzo >> il bestione cambia subito argomento , << riesci a vederli? >>
Provo a concentrarmi di nuovo, ma questa volta sento spegnersi il motore. La calma di questi ultimi minuti, associata alla conquista della ridotta vicino all'accampamento della scorsa notte, che ora mi appare come la più desiderabile delle regge, deve aver fatto crollare la tensione nervosa che mi manteneva sveglio. << Non ci riesco >> farfuglio prima di tossire sangue e afflosciarmi sul busto dell'omone.
<< Dobbiamo muoverci! >> gli sento dire mentre mi solleva dal suolo prendendomi in braccio. I miei occhi sono ancora aperti, ma fatico a mettere a fuoco e a registrare ciò che sta accadendo. Riesco solo a far cadere la testa all'indietro per sincerarmi che Musashi e Furia Buia siano dei nostri ... almeno così voglio pensare.
 
*****
 

Orso mi adagia a terra con cautela, assicurandosi che la mia schiena poggi contro qualcosa di solido. Ancora semi-incosciente resto in bilico tra il bisogno di dormire e la resistenza a questo torpore per paura di non potermi più svegliare.
Macchie sfocate in movimento, colori improbabili e improvvise fiammate luminose sono tutto ciò che riesco ad elaborare della realtà circostante. Mi arriva distorta la voce del Biondo che, prendendomi per la nuca, mi dice: << bevi! >>.
Il sapore è metallico e disgustoso, esattamente come il sangue che da un po' deglutisco insieme alla saliva. Un dolore lancinante al busto riaccende per qualche istante i miei sensi. Orso mi sta massaggiando il costato, probabilmente con un unguento a base di lcl, poi passa all'occhio.
<< Forse dovremmo pensare anche alla mia gamba >> esclama il bestione.
<< Ma no, stai benissimo! >> risponde Musashi, stappando un'altra boccetta di elisir che mi porge affinché la beva. << Vediamo prima come sta il suo braccio >>.
<< Non sarà troppo? >> domanda Orso. << E' la formula grezza quella che gli stai dando >>.
<< Lo so >> ammette il Biondo, << ma Ragazzo è come noi. E poi l'altra volta gliene abbiamo data molto di più >>.
<< Si >> ribatte Orso, << ma non da bere >>.
<< Non sono un medico >>  sbotta frustrato e nervoso il Biondo. << Non so cosa fare ed è ridotto male. Se la "bella addormentata" riuscisse a dargli uno sguardo dei suoi ... >>
<< D'accordo! >> lo interrompe Orso con apparente calma. << Facciamo così: visto che ne ha già bevute due fiale, ci fermiamo. Finché Paparino non si sveglia gli faremo degli impacchi per ridurre i danni che riusciamo a vedere. Ora concentriamoci su quella pallottola! >>
Mentre armeggiano con l'ala ferita, il dolore mi riporta a terra. Inizio a dimenarmi per allontanare le mani di Musashi che tastano e premono sul muscolo per individuare il corpo estraneo.
<< L'ho trovata! >> esclama infine. << Sono in grado di estrarla >>.
<< Sakura >> sillabo a mezza voce per far capire alle due infermiere che preferisco essere curato da un medico vero.
<< Ci vuole troppo tempo per raggiungere il villaggio >> dice Musashi contorcendo i muscoli facciali per mostrarmi uno strampalato e falso sorriso. << Tranquillo, l'ho già fatto altre volte >>.
Cerco di strisciare lontano dalla punta arrostita del suo coltello che si avvicina al mio braccio, completamente steso e bloccato dalla presa di Orso che, nel frattempo, si è seduto dietro di me e mi abbraccia per tenermi immobilizzato.
<< Abbiamo qualcosa per il dolore?  >> chiede Orso.
<< Si, ma >> risponde Musashi << non le ma sento di somministrargliela. Non so quali effetti possa avere se combinata con l' lcl >>.
<< Dovevi pensarci prima! >> lo rimprovera l'armadio. << Alle volte sai essere davvero superficiale >>.
<< Vuoi farlo tu!? >>  grida furioso il compare. << Accomodati! >>
<< Io devo tenerlo fermo, perciò resta calmo, Musashi! Concentrati! E tu ascoltami, Ragazzo: sentirai un po' di dolore, ma faremo in fretta. Sono sicuro che puoi resistere >>.
Vorrei dirgli che non me ne frega niente di quello che pensa, ma la sua stretta è troppo forte e posso solo provare a tendere i muscoli ancora liberi e sgranare terrorizzato l'occhio buono.
Mi sembra di morire mentre Musashi rovista con il coltello alla ricerca del proiettile, riesco solo a gemere << morfina >>.
<< Mi spiace! >> quasi piange Orso stringendomi ancora più forte.
 

<< Mi dispiace, non posso dartene ancora. Tu cerca di resistere, farò il più in fretta possibile! >>.  E' la voce di Sakura, riesco a metterla a fuoco, ma sembra così diversa con i capelli corti e la pelle abbronzata. La mia schiena nuda sta gelando a contatto con l'acciaio di un lungo e scomodo tavolo operatorio. Fatico a riconoscere la stanza in cui mi trovo, so solo che mi sento uno schifo, mi manca l'aria nonostante la maschera ad ossigeno calata sul viso. Come accadeva durante i miei ricoveri forzati all'ospedale della Nerv, provo a gestire l'ansia sincronizzando il respiro con il cicalio dell'elettrocardiografo, ma questo non è l'ospedale della Nerv.
Sakura mi accarezza dolcemente la fronte, sforzando un sorriso che viene tradito dalla paura dipinta nei suoi occhi lucidi. La guardo ma il pensiero è altrove, concentrato sulle fattezze di una ragazza che non avrà neanche quattordici anni. Le sono molto legato - in fondo è per lei che mi trovi qui. Mi affligge l'idea di non poterla rivedere, che tutto finisca così. Ho ancora qualcosa di importante da fare. Tutto questo dolore è ... insopportabile.
 

Il dolore è insopportabile, i miei occhi si infiammano velocemente come la punta di un fiammifero. Inizio a dimenarmi per sfondare il blocco del bestione ed allontanarmi da tutto quel dolore.
<< Tienilo fermo! >> grida Musashi. << Ancora qualche secondo >>.
<< Ci sto provando >>  risponde Orso chiaramente sotto sforzo. << Si è attivato di nuovo >>.
<< Per questo ci sei tu a tenerlo! Ragazzo >> mi dice il chirurgo improvvisato, interrompendo l'operazione e afferrandomi il viso per spostarlo in direzione di Furia Buia che giace incosciente sul terreno, << si è quasi fatto ammazzare per farci arrivare qui ... e quando ti hanno beccato. Trova qualcosa che ti faccia resistere! >>
Non riuscirei a pensare ad un tozzo di pane neanche se lo avessi sotto i denti, figurarsi trovare motivazioni. Posso solo provare a concentrarmi sul respiro e a sfogarmi gridando con tutta la forza di cui dispongo quando finalmente Musashi tira via la pallottola.
<< Che fatica! >> sospira soddisfatto il Biondo. << Hai visto che ce l'hai fatta? Ora puliamo un po' e tappiamo il buco >>.
Un grazie e un'imprecazione si strozzano in gola, le mie labbra si muovono ma non emettono suono. Spero che stringere la mano a pugno alzando il pollice in segno di approvazione sia sufficiente, spero perché non vedo più niente ...

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Capitolo 9
*** il corpo, gli sguardi, le relazioni ***


Per fortuna non ho sognato, né sono stato assalito da altri assurdi "ricordi". Tuttavia, quando ho riaperto gli occhi, ho fatto fatica a convincermi di essermi svegliato nel posto giusto. Ancora intontito e con i "piedi" uno al di qua e uno al di là della veglia, mi chiedevo se il mondo che si stava materializzando attraverso i sensi fosse reale o meno.
Deve essere stato a causa del fatto che la prima cosa che ho visto con una certa chiarezza è stato il solito bagliore rosso irradiato dall'occhio sinistro di Furia Buia. Evidentemente, mi stava scansionando per valutare lo stato delle mie interiora.
<< Beh?! >> biascico con la bocca impastata. << Come sto, dottore? >>
<< Pensavo peggio! >> sorride. << Dovrebbe essere questo il tuo nome >>.
Provo a mettermi seduto, ma vengo trafitto da un pugnalata allo stomaco che acuisce un altrettanto risvegliato senso di nausea.
<< Piano, piano! >> mi fa il ciclope. << Ci è mancato poco che si rompessero, invece hai solo due costole ... piuttosto incrinate. Meno male che hai messo su un po' di addominali. Due mesi fa ti avrebbe spezzato come uno stuzzicadenti >>.
<< Quando mi passerà questo dolore? >>
<< Completamente? Tre settimane, forse un mese. Ma con un trattamento adeguato anche prima, del resto ... >>.
<< ... Sono come voi >> pronuncio con una certa soddisfazione abbandonandomi nuovamente supino.
<< Si >> ammette, << sembra proprio che sia così. Riposa ancora un po'! Appena torniamo al villaggio controlleremo meglio anche il braccio >>.
<< Come sta Orso? >> chiedo.
<< Io sto bene >>  mi risponde l'omone con la sua voce profonda e rauca che, intanto, si avvicina zoppicando con la coscia ampiamente fasciata. << Sono come Obelix, da piccolo sono caduto nell' lcl >>.
<< Come dire >> sfotte Musashi: << un bagno solo nella vita, ma quello giusto >>.
<< Resterai sempre un bastardo! >> ribatte offeso l'omone.
<< Complimenti, Ragazzo! >> mi dice il Paparino. << Non te la sei cavata male, anche se ad un certo punto ho temuto che non ce l'avresti fatta >>.
<< Hai temuto? Ne eri certo! >> lo rimprovera Orso. << Hai già dimenticato che ti abbiamo fermato prima che potessi combinare un guaio? >>
<< Già! >> conferma Musashi. Poi, rivolgendosi a me: << stava per spararti. Diceva che non ti avrebbe lasciato morire in quel modo atroce >>.
<< Sai, Paparino >> dico dopo aver lasciato che passasse il brivido generato dal pensiero di quel possibile sviluppo, << ... sono contento che ci siano loro >>.
<< Anch'io >> risponde un po' imbarazzato. << Però, la prossima volta risparmiaci l'effetto sorpresa! ... A proposito come hai fatto a riprenderti? >>
<< ... Ho pensato >> scoppiando a ridere per poi maledirmi un istante dopo << alle tette di Asuka ... Dico sul serio >>.
<< Beh >> risponde divertito Orso, << non era proprio a quello che pensavo quando ti ho detto che ci vuole una motivazione, ma il sesso mi sembra un'ottima ragione per vivere  ... e per morire >>.
Il senso di sollievo per lo scampato per pericolo e l'insensata allegria che avevano elettrizzato il mio cuore si smorzano a quelle parole: sento che il seno di Asuka rappresenta un simbolo, una porta che cela un'infinità di mondi e di esperienze. Temo che, se provassi ad aprirla, scoprirei troppo su di me, verità scomode ed esperienze orribili che non sono sicuro di voler conoscere .
Per il momento, davvero, mi accontento di fermarmi all'immagine!
<< Questo, però, è un problema >> mi dice il Biondo. << Con quella faccia, adesso, non so se potresti ancora interessarle >>.
<< Perché? >> chiedo temendo che potrebbe non trattarsi di uno scherzo. << Sto messo così male? >>
<< Eh si! >> risponde Musashi abbassando lo sguardo. << La tua faccia ... diglielo tu Paparino! Io non ci riesco >>.
<< Cos'ha che non va? >> passandomi istintivamente una mano sul viso.
<< ... Hai proprio ... >> mi fa serio la Furia dopo un profondo sospiro. <<  ... una faccia da pivello >>.
<< Fanculo! Mi avete fatto prendere un colpo >> scoppio appoggiando nuovamente la testa sul mio cuscino di fortuna. Certo è che il combattimento deve avermi lasciato alcune serie ammaccature; quindi, forse è il caso valutarle adesso, così avrei il tempo di provare a "sistemarmi" prima del rientro.
<< Posso vederla anch'io >> domando fingendo di assecondare lo scherzo per nascondere la preoccupazione << questa faccia da pivello? >>
 
 

*****

 

Abbiamo impiegato più tempo del previsto per tornare al villaggio, ma in questi giorni ci siamo mossi in territorio (stavolta) amico con estrema lentezza. Nonostante le impressionanti capacità di recupero (e di tolleranza al liquido miracoloso)  del mio corpo, infatti, non riesco a percorrere lunghe distanze e Orso, al di là delle spacconate, non ha ancora recuperato del tutto dalla ferita alla gamba.
Ne abbiamo approfittato per oziare (almeno nei limiti concessi da una vita seminomade), non tanto perché costretti da una reale necessità di riposo, quanto perché avevamo bisogno di decomprimere. C'era molto, davvero molto materiale da processare e non avevamo voglia di farlo (ci sarà tempo per questo!). Le emozioni che si erano scatenate in quei concitati frangenti erano ancora troppo vive e pulsanti poco sotto la superficie; era opportuno trattarle con prudenza.
La parola d'ordine è stata "distrazione": per non pensare, per favorire la naturale digestione di quelle esperienze straordinarie, anche per loro.
Me lo confermò Musashi: << non ci siamo mai trovati in una situazione simile >> si lasciò sfuggire, forse a causa di un occasionale calo di tensione che gli aveva fatto smarrire la sua proverbiale leggerezza. << Non so se riuscirei a sopportarne un'altra! >>
 
Sospesi tra un passato recente, certamente orribile, e un futuro probabilmente tutt'alto che sereno,ci siamo preoccupati di dormire e di ingozzarci, soprattutto Orso; ma anche io ho scoperto di essere una buona forchetta. Non avevo mai provato in vita mia una sensazione di fame così ... stressante.
Tuttavia, non abbiamo mai smesso, durante quella forzata vacanza, di rispettare la nostra routine: levataccia all'alba, quando possibile attenta cura dell'igiene, turni in cucina e di guardia e ricerca di un nuovo posto per posare la stuoia (possibilmente vicino ad un corso d'acqua). Se le nostre condizioni fisiche fossero state meno precarie, avremmo continuato ad allenarci. Da quel che so i miei tre tutori, nonostante le abilità innate e acquisite, non rinunciano mai ad affinare la tecnica e a mantenere la forma.
<< Dobbiamo rispettare una certa ritualità >> fu Orso per la prima volta a prendere in prestito il termine tanto caro al Biondo. << Dobbiamo farlo, a maggior ragione quando non sembra necessario o non abbiamo alcun motivo per farlo, perché non si sa mai ... quando devi essere pronto. E poi, ci protegge dal caos. Senza, finiremmo per pensare troppo e per porci troppe domande. E' pericoloso! >>
Come Musashi, anche Orso indossava sempre la stessa maschera, quella di un uomo buono sebbene perennemente imbronciato. Mi colpì la tristezza dello sguardo mentre cercava di spiegarmi il suo punto di vista; capii che non voleva insegnarmi niente, ma che lottava per aggrapparsi a quelle parole. 
 
Le nostre conversazioni in genere spaziavano seguendo infiniti rivoli di amenità che non vale neanche la pena ricordare se non per l'ostinazione e la cattiveria con cui fuggivamo da ogni argomento serio.
Mi resi conto che le nostre ferite erano molto più profonde e lontane dalla guarigione. Alla fine si sarebbero rimarginate, ma avrebbero lasciato cicatrici sulla pelle delle nostre anime, deturpandole; alla fine, ci avrebbero cambiato.
Stavo giusto riflettendo su questo mentre analizzavo le condizioni della mia faccia, avvicinando e allontanando e spostando di lato un piccolo specchio portatile (un altro pezzo di vetro). L'occhio sinistro era ancora gonfio ma presto sarei riuscito a riaprirlo, anche le irregolarità all'altezza dello zigomo e i lividi sulle guance e sul mento si stavano lentamente riassorbendo. I capelli erano sempre più lunghi e cadevano ribelli sui lati, sulle spalle e sulla faccia; erano troppo fini per resistere alla gravità e formare così un grande ispido cespuglio sulla testa. Sarebbe stata più consona una simile acconciatura, visto che lo specchio mi rimandava il viso di un animale, come quando scoprii i primi peli della barba che, radi e lisci, ora macchiavano il viso facendolo sembrare sporco.
Mi risultava difficile accettare il mio riflesso. Se non fosse stato ... per Asuka, per la possibilità di rivederla presto, per quella nuova paura di risultarle sgradevole alla vista, avrei evitato di confrontarmi con l'immagine di Shinji, per via di ciò che non poteva dirmi: chi o cosa stavo diventando.
Non era più la faccia del ragazzino che pilotava il suo Eva soltanto una manciata di mesi fa (sebbene fossero trascorsi quattordici anni da quel maledetto scontro con Zeruel), ma non era ancora la faccia di un uomo, del cacciatore che, più o meno consapevolmente, stavo cercando di diventare; non era più ciò che ricordavo di me e non era ancora ciò che probabilmente sono stato ancora prima.
Davanti allo specchio mi si parava una creatura di passaggio, una creatura senza forma alla ricerca di una forma. Ma se quella era la crisalide, mi chiedevo, cosa sarebbe uscito dal bozzolo?
 
Ogni tanto contravvenivo alla consegna non scritta della superficialità, perché avevo bisogno di confidarmi con loro, di raccontare le scoperte su di me, le impressioni e i ricordi di un'altra vita che affioravano in modo sempre più sistematico. Lo facevo perché loro erano e sono in grado di comprendermi, perché non riuscivo a sopportare da solo il peso di quella personalità all'apparenza schizofrenica che rispondeva al nome di Shinji. E poi mi chiedevo se avrei avuto altre occasioni per paralare con i tre cacciatori. Dati i rischi che correvano e che avevo finalmente toccato anch'io con mano non potevo non domandarmi: << chissà se, quando simili occasioni capiteranno di nuovo, ci saremo ancora tutti?! >>
Davanti al fuoco acceso, nel pieno di un rituale antico migliaia di anni, riproponevo il tema delle tette di Asuka e di quanto fossi grato della loro inaspettata e provvidenziale intromissione nei miei pensieri, spiegavo come fossi riuscito a sfoderare della capacità di visualizzazione simili a quelle di Paparino. Rispondendo poi alle domande di Orso e Musashi, provai a descrivere gli stato d'animo che avevano preceduto (e che erano seguiti a) gli exploit di Shinji Ikari e la mia teoria circa la presenza di un altro Shinji, più antico, in grado di confondermi ma anche di togliermi dai guai, e che probabilmente era stato il vero artefice dei miei successi, quasi tutti preceduti da un immancabile bruciore agli occhi.
La strana coppia non commentava mai; l'omone e il Biondo si limitavano a lanciarsi sguardi d'intesa e a fissare di tanto in tanto con la coda dell'occhio Furia Buia che aveva ripreso a starsene sulle sue, in disparte.
A differenza delle altre volte, però, aveva se non altro perso la cattiva abitudine di darci spalle; semplicemente ci guardava, un po' defilato rispetto alla circonferenza del cerchio, con l'espressione di chi elabora in silenzio una convinzione che ancora non vuole esprimere o che, probabilmente, pensa ad altro.
Quando, però, il cielo notturno era sereno e la luce dell'immensa luna oscurava le stelle, Furia Buia non resisteva a lungo al richiamo del satellite e prendeva a fissarla con uno sguardo perso e vagamente malinconico.
<< Perché fa sempre così? >> chiesi sottovoce agli altri due, non senza una certa apprensione dal momento che era ancora vivo nella memoria il ricordo di altre serate passate a chiacchierare  in tre prima della "prova dell'acqua".
<< Lascialo fare! E' il suo modo di elaborare. Ha bisogno del suo tempo >> rispose Orso.
<< Ognuno trova il suo metodo >> aggiunse Musashi porgendomi un sorriso più forzato del solito, come se fosse stanco.
<< Certo che deve proprio piacergli la luna! >> commentai sovrappensiero.
<< Oh no, per niente! >> mi colpì la risposta dell'omone. << Dice che gli permette di sentirsi solo >>.
<< E non gli piace neanche quello >> continuò il Biondo, << anche se devo ammettere che non è molto portato per la compagnia >>.
<< Se non gli piace, perché vuole stare solo? >>
<< Perché è convinto >> disse Orso << che quella sensazione possa ricordargli qualcosa di sé. E visto che la luna è la madre dei nostri sogni ... >>
<< Anche voi cercate di ricordare? >> domandai.
<< Certo! >> rispose Musashi. << Anche noi abbiamo bisogno di sapere chi siamo, ma ci piace andare un po' a rimorchio. Siamo legati legati da un filo sottile e resistente che ancora non riusciamo a comprendere. Perciò, se lui dovesse ricordare qualcosa, getterebbe luce anche sul nostro passato. E' orribile non sapere perché sei a questo mondo, soprattutto se la tua anormalità di fa temere di essere finito nel posto sbagliato! >>
<< Anche avere "troppi ricordi" può lasciarti nella stessa incertezza! >> precisai marcando la differenza della mia condizione.
<< Perché non sai ancora come organizzarli >> affermò Orso. << O, forse, non sono ancora "troppi". Non preoccuparti, un giorno saprai ... e allora potresti aiutare anche noi >>.
<< Intanto, non fare come quel sociopatico che ulula alla luna! >> Musashi tagliò corto con le analisi introspettive. << Cerca di vivere ciò che sei adesso e di assaporare le cose belle che hai intorno >>.
<< A trovarne ... >> risposi arrossendo.
<< Esatto! >> esclamò il Biondo. << Mi riferivo proprio a quello. No, dico, non vorrai pensare alle belle donne solo quando ti stanno pestando ... a meno che non ti piaccia così. In tal caso ... >>.
<< Ma no >> sbottai spingendomi in avanti con il busto. << Non mi piace così! >>
<< E' divertente prenderti in giro, Ragazzo! >> concluse il bestione. Anche lui non aveva più voglia di discussioni impegnate.
 
La notizia della nostra impresa probabilmente già ci precede. I miei fratelli pensano che, dietro quella battuta di caccia, con noi a fare la parte dei fagiani, possa esserci lo zampino di Ronin e dell'ufficiale responsabile dell'esercito della Wille, ma anche stavolta non abbiamo riscontri. Di sicuro c'è solo che il nome della banda ne ha guadagnato in prestigio e in odio. Qualcuno, infatti, deve essere sopravvissuto al casino e starà già meditando vendetta.
 
<< Non potevamo agire diversamente >> mi disse Furia Buia durante l'allestimento dell'ultimo campo per la notte. << Se non altro, adesso i nostri nemici sanno che devono temerci più di quanto non abbiano fatto in passato >>.
<< Perché ne sei convinto? >> chiesi.
<< Perché non abbiamo mai dovuto combattere una battaglia tanto dura e con un rapporto di forze così a nostro sfavore >>.
<< Ma se quel giorno tra gli spettatori ci fossero stati dei cacciatori, per così dire, "neutrali", il numero dei nostri nemici potrebbe essere aumentato >>.
<< Di regola, dovrebbero prendersela con chi li ha invitati per fare numero, ma, visto che ad ammazzarli siamo stati noi, non credo coglieranno la differenza. Non è un bel modo di vedere le cose; però, se non avessimo agito così, a quest'ora saremmo noi sotto due metri di terra >>.
<< Potevamo lasciar perdere >> azzardai, dato che non riuscivo a cogliere il senso di quell'avventura.
<< No >> rispose categorico la Furia. << Prima o poi avremmo dovuto affrontarli, visto che avevano già deciso di schierarsi contro di noi. E una guerra è meglio farla subito. Inoltre, ti serviva sostenere il tuo battesimo del fuoco, anche se a dire il vero non mi aspettavo che sarebbe stato così traumatico >>.
<< Io, però >> balbettai oppresso da un senso di vergogna. << non sono riuscito a fare niente. Voi avete affrontato tutte quelle persone; io, invece, non ricordavo neanche come si impugnasse una pistola e non sono sicuro che, all'occorrenza, sarei stato capace di usarla >>.
<< Quanto corri! >> sorrise Furia Buia strofinando velocemente il pugno sui miei capelli. << Hai fatto tanto, invece! Innanzitutto sei sopravvissuto a quell'incontro, mettendo al tappeto in un colpo solo il tuo avversario, che non era affatto uno stupido, e la tua paura. Inoltre, sebbene non fossi ancora pronto per il casino che ne è seguito, non hai mollato, dimostrandoti davvero più  ... utile di  quanto immagini. E' solo un passo a cui dovranno seguirne altri, ma fino a domani pensa solo che hai superato due prove tremende e che ha diritto ad essere orgoglioso di te >>.
<< Non sono stato io, ma l'altro Shinji. Io ho solo cercato di non rimanere fuori dalla scena >>.
<< ... Cosa te lo fa pensare? >>
<< Insomma >> risposi, << hai visto tu stesso che stavo per perdere. Poi ho ricordato altri spezzoni del mio passato ed è stato come se non fossi più io a comandare le mie azioni. Quando mi sono trovato sopra quel ragazzo l'unica cosa che mi chiedevo era per quale motivo non avrei dovuto ucciderlo. Io non sono così >>.
<< ... Può darsi, ma >> replicò la Furia << sospendi il giudizio ancora per un po', non trarre conclusioni affrettate! Stavi perdendo sì, perché durante il combattimento quel ragazzo ha avuto un'occasione e l'ha sfruttata. Ma questo può sempre accadere perché in ogni scontro devi tener conto anche delle circostanze e di un po' di fortuna. Fino a quel momento te l'eri cavata più che bene, considerato che si trattava della tua prima esperienza. Qualunque cosa ti abbia permesso di reagire dovresti accoglierla come una benedizione e considerare che ... tu c'eri >>.
<< Si, ma dopo lo sai anche tu che mi sono limitato solo a correre, mentre voi avete rischiato la vita per proteggermi >>.
<< Beh sei riuscito a "vedere" quei cacciatori >>.
<< Non so neanche io come ho fatto. Comunque è sicuramente merito dei tuoi insegnamenti >>.
<< Ti sbagli! Se non possiedi questo genere di dono non esiste addestramento che possa aiutarti a svilupparlo >>.
<< ... Tu >> gli chiesi << come fai a creare quei muri di at field? Credevo che gli esseri umani non potessero produrlo >>.
<< ... E forse  così! >> rispose la Furia. << Forse non sono "umano". La verità è che non so come io ci riesca. So solo che possiedo da sempre questa abilità. Col tempo e con il loro aiuto >> indicando Orso e Musashi, << ho trovato il modo di padroneggiarla secondo volontà >>.
<< Avevi dei flash o dei dejà vu quando il tuo ... potere... si manifestava >>.
<< No, mai! ... O almeno così mi pare di ricordare. Invece ho sempre associato  questo ... potere, come lo chiami tu, a emozioni molto intense, sebbene quasi mai accompagnate da immagini. Anche ora che sono in grado di controllarlo a comando, ho bisogno di rievocarle e di lasciare che mi possiedano: paura di essere indifeso o di non potere proteggere le persone che mi sono care; rabbia, una rabbia che non proviene dai miei nemici ma che è sempre presente dentro di me da che ho memoria (e non parliamo di chissà quanti anni), una rabbia che a volte si presenta sotto forma di odio viscerale verso chi ho di fronte o verso me stesso; o tristezza alimentata da un senso di solitudine che non riesco mai a colmare. Non credo che queste emozioni siano la causa diretta di ciò che sono in grado di fare, ma sicuramente mi permettono di esprimere il mio potenziale e  ... mi costringono ad essere Furia Buia >>.
<< Cos'era >> approfittai della sua buona disposizione per insistere e fargli "La" domanda << quella ... cosa che hai fatto? Quella specie di esplosione, intendo >>.
<< Qualcosa ... >> titubante, provò a rispondere mentre il suo viso si trasfigurava come se avesse aperto, al solo ricordo di quell'evento eccezionale e terribile, le porte del suo inferno, << qualcosa che spero tu non sia mai in grado di fare >>.
<< Perché? >> obiettai. << Ci ha salvato la vita >>.
<< Perché tutte quelle emozioni si sommano e si fondono e si concentrano: il risultato è ... un dolore insopportabile. Un dolore che hai bisogno di scacciare via a qualunque costo, prima che ti uccida. E per liberartene devi essere disposto ad uccidere ogni compassione, a oltrepassare ogni limite perché, una volta liberata tutta quella carica, niente potrà sopravvivere. La prima volta ero così arrabbiato, così terrorizzato da questo ... stato d'animo che, pur intuendo che quell'energia sarebbe esplosa, letteralmente, all'esterno, non riuscii a preoccuparmi di niente e nessuno. Ero disposto a distruggere ogni cosa pur di proteggermi da quella disperazione, nonostante mi rendessi conto che avrei potuto perdere la mia anima >>.
<< E dopo che ci sei riuscito? >>
<< Quando fui in grado di apprezzarne gli effetti, mi resi conto che l'avevo persa davvero. Quella ... cosa non distrugge solo ciò che è fuori, ma anche ciò che è dentro di te. La sensazione di vuoto che provi un secondo dopo ti fa rimpiangere di aver scacciato il dolore >>.
<< Per questo non ti riesce sempre? >>
<< Beh, in fondo chi vuole essere un mostro? Tu dovresti capirlo meglio di tutti >>.
<< Quindi pensi di esserlo anche tu? >>
<< Chi non lo è, a suo modo? >>
<< Perché l'hai fatto allora? >>
<< Perché ho preso una decisione. In quel momento mi era chiaro che la vostra vita era più importante ... per me >>.
<< Allora, ti prometto che qualunque sia il mio dono, se ne ho veramente qualcuno, mi allenerò al meglio per svilupparlo. Così potrò essere come voi >>.
<< No! >> Paparino mi afferrò di scatto per la maglia mostrandomi il suo occhio sinistro "acceso". << Devi promettermi che imparerai a cavartela, a pensare e ad agire come se non possedessi alcuna di queste ... qualità, perché se ti affidi troppo ai tuoi ... poteri  potresti essere tradito da te stesso proprio nel momento peggiore - aveva ragione il vecchio. Avrei dovuto ascoltare Musashi, ma ero così orgoglioso, così arrogante che pensavo bastasse essere soltanto il Furia Buia che tutti conoscono per superare indenni ogni ostacolo. Sono stato troppo sicuro di me e ho valutato malissimo i rischi.  Per poco la mia stupidità e il mio nome, non ci hanno fatti ammazzare. Devi promettermi >> stringendo ancora più forte << che sarai ... migliore di me o giuro che non ti allenerò! >>
Non mi diede neanche il tempo di giurare, mi lasciò andare lentamente, mentre la sua iride man mano perdeva la consueta, sinistra, lucentezza. Guardava davanti a sé come se io non ci fossi, con l'aria triste di chi si sente in colpa ... o perduto. << Tocca a te cucinare >> disse, tornato di nuovo sé, muovendo verso l'accampamento. << Ti darò una mano >>.
Montò di guardia da solo quella notte. Sentivo già il profumo del lago.
 

 

*****


 
Sono più "presentabile": riesco ad aprire quasi del tutto l'occhio sinistro che non è più gonfio; i lividi sulla faccia stanno degradando su un viola sbiadito che tende al grigio chiaro; le costole fanno male ma posso muovermi con più scioltezza; il braccio bendato poggia su un anello di stoffa che mi cinge come una collana, non presenta  segni di infezione e il dolore mi sembra sempre più tollerabile.
Oggi finalmente saremo ... a casa.
E tuttavia, invece di abbreviare il tragitto usando il robusto ponte che unisce le due pareti dello stretto canyon che protegge su un lato il villaggio, i miei fratelli hanno scelto di seguire la via più lunga, quella che percorsi la prima volta con Asuka e Ayanami. Non ho domandato la ragione di quella deviazione perché mi sembrava ovvia.
Ciò che ci aspetta all'ombra del Wunder è quanto più si avvicina all'idea, appunto di "casa", di un luogo in cui puoi rilassarti, leccare le ferite e tornare a vivere un'esistenza più ordinaria (certo, in senso molto lato). Siamo consapevoli che si tratta solo di un inganno della mente; per questo ci affatichiamo a percorrere la ripida discesa, a guadare il fiumiciattolo che sfocia nel lago e a risalire lungo le vestigia della vecchia strada: perché, arrivati a destinazione, ci sveglieremo dal sogno di quiete degli ultimi giorni, ricordando che questo luogo non è poi tanto diverso dalla terra che abbiamo lasciato bagnata di sangue  (per fortuna solo in minima parte nostro) e alcuni dei suoi abitanti non sono meno pericolosi.
Mi godo la sensazione di sicurezza che la compagnia dei miei tre incredibili amici alimenta e assaporo il calore dell'illusione che accompagna ogni ritorno dalla guerra, che ti fa esultare perché sei ancora vivo, che ti fa dire: << andrà tutto bene! >>.
Grazie al tempo trascorso a contrattare con la morte ogni volta che salivo a bordo di un Eva, ho imparato a reggere discretamente lo stress post bellico, se non altro a seppellire abbastanza a fondo i traumi da permettermi di non crollare. Si dice che, quando scampi alla morte, tutto risulti più bello: i sapori sono più buoni, la musica è più dolce. In passato, però, non mi è mai accaduto. Appena uscito dall'ospedale, ogni volta, non riscontravo alcuna differenza dentro e fuori di me.
Mi chiudevo in uno spazio mentale privo di fantasie o dedicavo con prudenza e parsimonia l'attenzione ai tanti temi irrisolti della mia anima contorta, seguendo uno strano senso delle priorità, come se le battaglie contro gli Angeli fossero solo spiacevoli interruzioni del filo (il)logico dell'esistenza che mi viveva.
Tuttavia, questa volta è diverso. Sento che ...
 
Asuka ci aspetta, seduta sull'ultimo lembo di muretto, là dove terminano la salita e la strada. Indossa la divisa che aveva quando mi strappò dall'entryplug del Mark 13, quando per poco non mi fece lo scalpo. Mette in mostra le stesse lunghe e fastidiose trecce da adolescente che fanno a pugni con la sua benda e la sua aria perennemente incazzata, mentre ci fissa con il mento appoggiato alle ginocchia piegate, cinte dalle braccia.
<< Datti un contegno, Ragazzo! >> mi prende in giro Musashi. << La tua mogliettina è qui per darti il benvenuto >>.
<< Dai ... non sfottere! >> sbotto in preda all'agitazione, passando rapidamente in rassegna le mie condizioni nella speranza di non trovarmi troppo ripugnante.
<< Mi spiace, Paparino >> Orso finge di attaccare un altro obiettivo. << Mi sa che ti ha scartato per  Ragazzo. Che vuoi farci? Stai diventando vecchio >>.
<< Oh no! >> la Furia asseconda l'armadio. << E io che speravo di avere ancora una possibilità con lei Adesso dovrò convivere con il rimpianto di non aver colto un'occasione >>.
<< Non fare così >> Orso continua con la scenetta il cui "soggetto" sono chiaramente io. << Pensa al lato positivo! Ho l'impressione che aspetti da molto. Ragazzo sarà cazziato a sangue >>.
<< Sparito il rimpianto >> commenta il Paparino lanciandomi una veloce occhiata mentre se la ride.
<< Andiamo! Non è qui per me >> rispondo imbarazzato, sperando che, invece, abbiano ragione. << Sarà successo qualcosa o si tratta di un caso >>.
<< Mmmmmmh, non credo proprio >> riflette Musashi. << Comunque, mi raccomando: non concentrarti troppo sul seno o potresti ammazzare qualcuno >>.
<< O lei potrebbe ammazzare te >> chiosa Paparino che alza i decibel della sua risata, seguito dagli altri.
<< Finitela! >> ordino ormai rosso come un pomodoro maturo. Saliva azzerata, battiti del cuore in aumento, mi conforto sapendo di aver fatto un bagno questa mattina e di essermi lavato i denti. Lo sfarfallio nello stomaco e un senso di vertigine aumentano man mano che la distanza si accorcia. E - devo proprio ammetterlo - queste sensazioni non hanno niente a che vedere con un attacco d'amore romantico.
<< Perché ridete come scemi? >> ci "saluta" Asuka, ora in piedi, con la solita aria di sufficienza.
<< Anche noi siamo felici di vederti >> risponde Paparino. << Però, non dovresti dimostrarci tutto questo interesse. Qualcuno potrebbe diventare geloso >>.
<< Simpatico! Le vostre imprese hanno fatto notizia, ero solo curiosa di vedere come foste ... >> il suo occhio indugia su di me <<  ridotti >>.
<< Sicuramente meglio di quegli altri >> sentenzia la Furia iniziando a muoversi in direzione del villaggio.
<< Beh >> continuando a fissarmi con un mix di disappunto e curiosità dipinto sul viso, << mi pare che ... Lui le abbia prese per tutti >>.
<< Chiedilo a ... Lui! >> le fa il verso Musashi che, prima di superarmi, mi strattona velocemente la maglia per ... suggerirmi di non seguirli. << In fondo ... Lui ha vinto >>.
Siamo soli a neanche un metro di distanza e l'unica cosa che riesco a fare è vomitare un banalissimo << sono stato fortunato >>, condito con una risata che nella mia mente doveva essere di finta modestia, ma che ritorna alle mie orecchie come stentata e un po' isterica. Mi sembra quasi naturale associare questo momento alle fasi più critiche dello scontro che ho avuto con quel cacciatore, quando ero indietro di un paio di tempi e non ero neanche in grado di pensare alla mossa successiva.
<< Non dovresti >> risponde col consueto piglio << fare affidamento sulla fortuna! Ci vuole ben altro per sopravvivere e tu non possiedi nessuna qualità utile. Finirai solo per farti ammazzare e tornare ridotto così ne è la prova. Dovresti proprio smetterla di comportarti come un  bam ...boccio >>.
Non l'ho fatto apposta ma, mentre mi parlava, i miei occhi si sono concentrati sul ... simbolo della mia salvezza, portandosi dietro tutta l'attenzione e respingendo ogni interesse per quelle parole che in altre circostanze mi avrebbero ferito.
Anche lei se n'è accorta. Non riesce a credere a ciò che vede, sgrana il suo occhio e piega la bocca, sorpresa, come se di colpo fossi diventato un estraneo. Arrossisce in fretta mentre copre il seno incrociando le braccia e puntando lo sguardo su un punto imprecisato sopra la mia testa.
Tuttavia, non si arrabbia, non si allontana ... non dice di niente.
Forzando più del lecito i muscoli del collo riesco a cambiare focus e a incanalare la visuale lungo un tunnel che sfocia su quel volto che per la prima volta da tanto, tanto, tempo riconosco appartenere ad una ragazza. Non importa quante ne abbia passate, quanto sia coraggiosa, quanto questi anni di battaglia l'abbiano indurita; non riesco a scorgere in quella faccia, che adesso irrazionalmente vorrei riempire di baci, niente di quel guerriero che solo due mesi fa mi aveva trascinato fin qui come una palla al piede ... niente a parte la benda.
Ho addirittura l'impressione che sia più bassa di me.
Indietreggia appena di un passo, serrando le labbra che contribuiscono a modellare un broncio davvero grazioso. Un senso di vergogna per il mio atteggiamento e la paura di un'imminente, violenta, reazione mi consigliano di chiuderla lì e di raggiungere i miei fratelli, che mi attendono a una decina di metri. Mi avrebbero lasciato più spazio, ma evidentemente qualcosa non va.
<< C'e il gruppo di Ronin al villaggio? >> domando dopo aver conquistato un paio di metri.
<< Perché me lo chiedi? >> risponde astiosa, muovendosi agitata sul posto con le spalle leggermente in curvate e le braccia stabilmente conserte a protezione della ... visuale. << Credi davvero che mi interessi ciò che fate? >>
Già perché gliel'ho chiesto? La risposta ce l'ho davanti. Non volevo che la conversazione terminasse così e, soprattutto, volevo guardarla ancora. Anzi, a dire il vero, credo di essermi allontanato non per sfuggire ad una sua ipotetica sfuriata, ma per poterla ammirare a figura intera ... da una distanza di maggior sicurezza, certo.
Ci vuole coraggio a chiamare divisa quella tutina attillata.
La Second è sempre più nervosa, prova a girarsi schiena a me, ma finisce per fare retromarcia, scegliendo di mostrarmi un più neutro fianco sinistro, ed evitando rigorosamente di incrociare i miei occhi.
Deve aver fatto la mia stessa considerazione sul suo plugsuit da combattimento.
Osservandola dalla giusta distanza, nel tentativo di alleggerire il suo (e il mio) imbarazzo, provo a cercare dettagli meno compromettenti. E' così che mi salta agli occhi un vistoso rattoppo all'altezza della sua coscia (due mesi fa non c'era). Probabilmente si sarà ferita scontrandosi con un Mark o con un mostro della serie Infinity di cui mi parlò Kaworu. Del resto, con il nuovo Eva operativo, assemblato in tutta fretta mettendo insieme i rottami dello 02 e dello 08, doveva necessariamente tornare in prima linea.  
Sento un brivido percorrermi la schiena al pensiero che un giorno potrei non rivederla più. Mi sono preoccupato così tanto per la mia incolumità che non ho mai pensato alla sua. La pochezza e i difetti che attribuivo a me stesso mi portavano (anche prima di farla a pezzi con lo 01) a vedere in Asuka un'eroina invincibile, una combattente sicura, abile, in grado di affrontare ogni battaglia e di uscirne sempre illesa.
Ma adesso che la distanza tra me e quel mito si riduce e la cicatrice sotto forma di rammendo fa da specchio alle mie ferite, mi accorgo che anche Asuka condivide con me lo stesso destino: anche lei domani potrebbe morire. Perché quattordici anni fa non riuscivo a capirlo? Perché non mi interessava?
<< Come va la gamba? >> domando.
<< La smetti di fissarmi !? >> mi abbaia contro incassando la testa nelle spalle come una tartaruga che cerca di rientrare nel guscio.
<< Scusami! Non volevo metterti a disagio, ma ho notato quella ricucitura sulla gamba. E visto che prima non c'era ... >>.
<< Preoccupati di te, piuttosto! >> taglia corto con uno scatto sdegnato del viso che mi consente di ammirarne meglio il profilo.
<< Pensavo ... pensavo solo che devi aver corso dei rischi. Insomma chissà contro chi o cosa hai combattuto >>.
<< Le nostre operazioni non ti riguardano! E inoltre ... >> contrattacca rabbiosa neanche l'avessi insultata, << ... non ho bisogno della compassione di uno come te >>.
Mi ricorda qualcosa, ma non mi va di scoprilo adesso. Mi limito a spiegare: << volevo solo dirti >>  stronza, << ... che sono felice che tu sia qui. Solo questo >>.
La mia risposta deve averla colta di sorpresa. E' solo un attimo perché subito si ricompone. << ... Comunque ti conviene fare attenzione! >> mi dice quando, ormai rassegnato e con la bandiera bianca in mano, faccio per girarmi. <<  La vostra impresa ha infastidito più di qualcuno. D'ora in poi sarà tutto diverso per voi >>.
<< Grazie per .... Asuka >> riprendo a fissarla ... esclusivamente negli occhi, << se in un combattimento dovessi avere la peggio ... se dovessi perdere, tu ... come ... cosa penseresti ... di me? >>
Sussultando come se avesse sentito un colpo di pistola, fugge nuovamente i miei occhi dopo averli sostenuti con il suo mentre tentavo di formulare la domanda; contrae i muscoli del viso per recuperare a forza la brevettata espressione da scazzata indifferente. Di nuovo proiettata, almeno in apparenza, nel vuoto preme il tasto "play" della segreteria telefonica per snocciolarmi le solite frasi: << ... Sicuramente non ne sarei sorpresa. Te l'ho già detto, non sei tagliato per fare l'eroe. Dovresti mollare questo ... gioco! Tornare con noi, dopo quello che è successo, potrebbe essere la tua unica possibilità di sopravvivere. L'avrai capito anche tu >>, inquadrandomi con la coda dell'occhio e le sopracciglia alzate << che i tuoi "amici" ti lascerebbero andare se lo volessi >>.
<< E' vero! >> le rispondo vincendo la paura di deluderla. << Ma ... non voglio >>. La mia domanda mirava a ben altro, ma adesso ho capito.
<< Cosa credi di dimostrare? Che sei diventato coraggioso? Non dovresti ... sopravvalutarti. Resti pur sempre ... >>.
<< ... Un bamboccio! >> la interrompo. << Di cosa hai paura: di sbagliarti o che io muoia? >>
<< Io non mi sbaglio! >> mi ringhia liberando le braccia che ora sono stese verso il basso e terminano in due pugni serrati. << E comunque di te non me ne frega niente! >>
Dovrei sentirmi offeso o rifiutato, ma quest'ultima piega del discorso ha congelato le mie emozioni, a parte una rabbia un po' infantile che mi spinge a tenere il punto. << Se non te ne frega niente >> le dico rispecchiando senza volerlo la sua postura, << allora non darmi consigli. Non tornerò da voi! >>
 

Non tornerò da te! Non così, non a queste condizioni.
Non è per questo che sono di nuovo qui.

 
<< Già, sei convinto di aver trovato la tua casa >> mi risponde con una punta di amarezza nella voce dopo aver contrastato un moto di sorpresa suscitato dalla mia reazione. << Come al solito fai sempre la scelta sbagliata >> commenta prima di incamminarsi verso la discesa con la sua inconfondibile andatura fiera. L'unica nota stonata è il capo leggermente chinato in avanti come se guardasse a terra.
<< Abbi cura di te! >> sibilo a bassa voce guardandola allontanarsi. Non so se abbia ragione, non so dire se la mia scelta sia giusta; anzi, ad essere sinceri, non so neanche se ho davvero preso una decisione. Ma due cose le ho capite: primo, ho permesso a tutti di decidere per me e al posto mio cosa fosse giusto e cosa sbagliato, sentendomi poi puntualmente in colpa perché, accettando una visione facevo torto alle altre. Anche quando ho creduto di sceglier per conto mio ho delegato ogni potere alle mie paure o al mio egoismo, provando poi a scaricare sugli altri la responsabilità per gli eventi che io avevo provocato. Questa volta, però, accetto già da ora ciò che sarà di me. Non importa se a spingermi tra i cacciatori sia una chiara consapevolezza o il bisogno di casa ... non tornerò indietro. Non voglio più essere lo Shinji che sono stato.
 

E la seconda?

 
E' un vero peccato che a quel corpo sia attaccata proprio lei!
 

E questa da dove diavolo ti è uscita?

 
Non lo so ... Forse me l'hai suggerita ... una volta; o forse sto davvero cambiando.
 
Raggiungo i miei fratelli che probabilmente si erano preparati a lanciarmi qualche frecciata prima di desistere. Credo che la mia faccia sia troppo trasparente.
Nonostante le sue parole, so che lei non mi getterebbe via come un rifiuto, non si farebbe condizionare dalle mie fortune,  perché lei non è ... l'Asuka dei miei sogni, quel seno, l'ho capito osservandolo (ammirandolo), non era il suo. Ma allora di chi? Possibile che ci sia un'altra Asuka? Shikinami, come me, ha un altro passato? Cosa siamo io e lei?  "Non ho bisogno della compassione di uno come te": quelle parole non sono sue perché non le appartengono e perché ... hanno fatto male all'altro me. Purtroppo, i suoi sentimenti sono anche i miei.
<< Non dovresti pensare troppo al passato >> mi rimprovera la Furia, << o ti perderai il bello del presente >>.
<< Non c'è nessun presente >>, rispondo ancora sovrappensiero.
<< Sarà ... ma è la seconda volta utile, da quando ti ha salvato, che cerca di incontrarti >> replica. << Forse dovresti tenerne conto, sempre che sia quello che vuoi >>.
<< Non c'è mai stato niente di speciale tra noi e dopo quattordici anni non vedo perché dovrebbe esser cambiato qualcosa >>.
<< Beh magari aveva una cotta per te >> prova a teorizzare Orso.
<< Ma smettila! >> risponde Musashi. << Non ho mai sentito di una cotta che dura così a lungo. Ci vuole un sentimento più forte e strutturato >>.
<< O qualcosa di profondamente irrisolto >> commenta la Furia che sembra aver interpretato i miei timori.
<< E appunto non c'è mai stato niente di tutto questo >> provo a uscirne. << Almeno da parte mia ... forse >>.
Perché avrebbe dovuto provare qualcosa per me?
 

Piuttosto, perché proprio ora provi qualcosa?

 
<< Non fa una piega >> mi dice il Paparino. << Peccato che sul tuo passato tu non abbia poi questo gran controllo.... Magari un giorno ci dirai a chi realmente appartenevano le tette che hai visto >>.
<< Si, ma nel frattempo >> consiglia il Biondo con fare ammiccante punzecchiandomi con il gomito, << goditi quelle che hai davanti! Però ... forse è il caso che impari a controllarti. Insomma ti sei comportato un po' da pervertito >>.
<< E' vero! >> le sue parole richiamano immagini che mi ... distraggono dal gusto amaro dei miei pensieri. << E' stato ... più forte di me. Non me l'aspettavo >>.
<< A quanto pare neanche lei >>  commenta sarcastico Orso.
 
Poco prima di uscire dal boschetto che separa il villaggio dal lago, Paparino attiva il suo occhio: <<  riesci a stare senza il tutore al braccio? >> mi chiede.
"Addio pace", penso.
<< Ci riuscirò! >> rispondo liberandomi a fatica dall'anello di stoffa improvvisato.
Giunti all'altezza della locanda, sulla strada principale, vediamo muoversi un ventina di cacciatori in direzione del ponte. Ci fermiamo per lasciarli passare.
Sono i nostri rivali che senza emettere fiato ci sfilano davanti mostrando volti tesi e minacciosi. A parte Ronin e i suo rampollo che alla testa del gruppo ci trafiggono con sguardi carichi di rancore e frustrazione, gli altri ci superano come se non potessero vederci.
Osservo Tasoichi, il ragazzo che un giorno dovrò affrontare. Sarà la sicurezza che mi infondono i miei guardiani, saranno le prove e gli allenamenti di questi due mesi, saranno le botte che ho preso e la consapevolezza che non sono fatto di vetro, ma non mi sembra più così inquietante. Sostengo il suo sguardo di sfida senza troppa emozione, mentre un'ondata di coraggio - che finalmente riesco a sentire come "mio" - mi porta quasi a desiderare che arrivi presto quel giorno. Per fortuna c'è ancora tempo.
Quando la processione finalmente si allontana e con lei il mio nemico, noto che Furia Buia sta guardando alla sua sinistra. Il suo modo inconfondibile di accarezzare il manico del coltello mi fa capire che sta cercando di tenere a freno la "furia" che lo ha reso famigerato .
Seguo la direzione su cui sta puntando e scorgo .... lui: Kuchinawa sull'altro lato della strada a pochi passi dalla zona neutra che separa il villaggio dal territorio di esclusiva pertinenza della Wille; ci studia ostentando sicurezza dietro le sue braccia incrociate e coperto ai lati dai fucili di una manciata di uomini in divisa. Indugia un po', forse per provocarci o per dimostrare che non ha paura di noi, prima di fare un cenno e di guadagnare la via per l'astronave.
Neanche io posso controllare un moto di rabbia al ricordo del pestaggio con cui mi aveva dato il benvenuto; mi piacerebbe restituirgli il favore.
Uno schiaffo dietro la nuca mi distoglie dalle fantasticherie sulla vendetta. << Non ti montare la testa! >> mi fa Orso portando poi la mano sulla mia spalla per consigliarmi di non restare impalato. << Solo perché hai tirato qualche pugno non vuol dire che puoi aspirare al campionato del mondo. Devi essere paziente! >>
<< A quanto pare >> Musashi si rivolge al Paparino, << non si preoccupano più neanche di salvare le apparenze. E' davvero squallido ... persino per Ronin >>.
<< Già! >> risponde il ciclope. << Mi pare una chiara conferma che c'erano loro dietro quella trappola >>.
<< Chissà da quanto la stavano progettando?! >>
<< A questo punto non è importante. Ciò che conta è che li abbiamo fatto andare di traverso il boccone >>.
<< Certo >> interviene Orso, << che le cose stanno precipitando rapidamente >>.
<< Così sembra >> taglia corto la Furia. << ... Dai, raggiungiamo l'infermeria! Tu e il ragazzo dovete farvi visitare >>.
 
Non vedo l'ora di rimettere il braccio a riposo, ma tra me e un controllo decente (altro che lo scanner ambulante di Furia Buia e le mie due Florence Nightingale improvvisate) proprio all'ultimo ci si mette Orso che si rifiuta di entrare quando sente  la voce di Sakura. Ad un passo dalla porta, imbalsamato come un gigantesco trofeo di caccia, l'armadio con la sua mole ci fa da tappo: inutile spingerlo, tirarlo o spostarlo.
<< Ma come fai a paralizzarti quando c'è lei, maledetto bestione? >> Musashi sforza le parole esattamente come i muscoli delle braccia.
Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, e a cui non ho partecipato per timore di essere investito da una carica improvvisa del bisonte spaventato (adducendo, però, come scusa le mie pessime condizioni fisiche), finalmente il Paparino decide che si è rotto di ammazzarsi la salute e per giunta davanti al pubblico che si ammassa nei pressi dell'infermeria per gustarsi la scena. E là dove la forza fisica aveva fallito, ci pensa una murata di at field a scaraventare il plantigrado all'interno del locale.
Sakura e Ayanami assistono interdette, ma senza scomporsi, all'entrata spettacolare di Orso, ora riverso a faccia in giù su quel che resta della porta.
<< Accidenti a te! >> sbraita ansimante il Paparino. << Che razza di figura ci fai fare? >>
<< Ma che è successo? >> domanda, serafica, il dottore.
<< Tu che ci fai qui? >> rilancia la Furia.
<< Anch'io sono felice di vederti >> di rimando la dottoressa che con un sorriso smonta immediatamente la ruvidezza del Paparino.
<< Vi stavamo aspettando >> non ci eravamo accorti della gatta che si mostra avanzando di qualche passo verso di noi con la sua andatura dinoccolata e leggera.  << Ci sembrava giusto accogliere ... >>, sorridendo con fare malizioso a Musashi.
<< Shinji! >> esclama Sakura interrompendo il pilota quattrocchi, correndomi incontro dopo avermi inquadrato poco più indietro. << Sei ridotto proprio male. Vieni! >> prendendomi per mano. << Ti visito subito >>.
<< ... Quante storie! >> sibila infastidita Mari. << Insomma, quando siamo ritornati tre giorni fa, abbiamo saputo del vostro ... incidente. Così abbiamo tenuto d'occhio i vostri spostamenti e anche i parametri vitali ... per sicurezza >>.
<< E' un po'inquietante! >> commenta Furia Buia.
<< Nooo, in certi casi la prudenza non è mai troppa >> replica.<< Comunque, quando ci siamo resi conto che stavate arrivando, il colonnello ha ordinato a Suzuhara di unirsi alla piccola Ayanami per fornirvi assistenza. A quanto pare alcuni di voi ... ne avevano proprio bisogno >>.
Devo ammettere di essere contento che la signorina Misato abbia pensato anche a me ... spero; ma sono ancor più felice di rivedere Sakura, l'unica tra le persone che gravitano nell'orbita Angeli-Eva la cui presenza mi trasmette sicurezza e calore. Ho l'impressione che sia stato sempre così. Con quella divisa, i capelli lunghi e lisci e quell'incarnato così pallido non assomiglia molto alla Sakura del mio passato. Mi chiedo se anche lei ricordi qualcosa; e, siccome con Asuka ho preferito trattenermi ...
<< Sakura, ti capita mai >> le domando mentre scioglie le bende che avvolgevano il braccio << di ricordare qualcosa di insolito, qualcosa che di regola non dovresti ricordare perché non ne hai mai fatto esperienza, o di avere come dei dejà vu? >>
<< Perché ti è successo spesso in questi giorni? >>
<< Si, perché? >>
<< Allora dopo controllerò l'entità del trauma cranico >>.
<< No, no! >> mi affretto a spiegare. << Mi è accaduto anche prima di combattere >>.
<< Ma che razza di addestramento gli avete fatto fare? >> urla inferocita contro i cacciatori. << Credete che basti picchiare qualcuno per renderlo più forte? Dovrei analizzare il vostro di cervello >>.
<< No, c'è un equivoco! >> prova a chiarire Musashi, mani in alto come a voler dire: "io non c'entro nulla". << Il fatto è che ... >>.
<< ...Straparla!  Il combattimento è stato più duro del previsto >> Furia Buia scippa la parola al Biondo rispondendo con voce calma. << Per il resto, in precedenza Ragazzo aveva solo fatto qualche brutto sogno, ma è normale data la tensione di quei giorni >>.
<< Già, il combattimento >> riprende Mari anticipando il secondo attacco di Sakura.  << Abbiamo saputo che il ca .... >>.
 

Se mi chiami ancora una volta cagnolino giuro che  ti sparo!

 
<< ... Il ... ragazzo >> recupera forse intuendo l'esatta formulazione del mio pensiero << è riuscito addirittura a vincere, anche se era ridotto male. Se foste arrivati prima avreste trovato la principessa, ma poi si è stancata di aspettare. Sapete com'è fatta, non è un tipo paziente! Deve essere tornata a ... >> fissandomi ancora << casa >>.
<< Abbiamo cambiato strada >> le risponde il Paparino con una punta di fastidio nella voce. << Piuttosto, spero che la notizia non vi abbia fatto esultare troppo >>.
<< A dire il vero >> ribatte Mari, << in molti sono rimasti delusi, anche perché avevano scommesso contro di lui ... e contro di voi >>.
<< Immagino! >> risponde sorridendo sornione il Biondo prima di continuare con un fulmineo e imprevisto: << anche Orso aveva scommesso contro Ragazzo >>.
<< Ma che ca ... >> prova a replicare il cacciatore a due ante prima di essere colto da un attacco di afasia dopo aver incrociato lo sguardo del dottore.
<< Che c'è fratellone >> ne approfitta il Biondo, << vuoi dire qualcosa alla dottoressa? Hai bisogno di cure anche tu? >>
<< Perché cosa ti è successo? >> domanda Sakura.
Il povero scimmione con la sua timidezza cronica rinforza la mia autostima. Altro che "sono stato fortunato!". Scommetto che i fonemi sconnessi che escono da quella faccia visibilmente in preda al panico non potrebbero essere tradotti neanche con una macchina in grado di leggere nel pensiero.
<< Tranquilla, conosco il linguaggio dei sordomuti >> insiste il buon feroce Musashi. << Dice che ha una brutta ferita alla gamba che ha, peraltro, fasciato malamente come il braccio di Ragazzo. Vuole che ti sbrighi perché non ha tempo da perdere >>.
<< Fatelo stendere su uno dei lettini! Appena finisco con Shinji controllerò la sua gamba >> risponde, nuovamente concentrata su di me, Sakura che evidentemente non aveva intenzione di dar troppo peso alla scenetta, perdendosi così la poderosa mazzata che Orso abbatte sulla spalla del Biondo.
<< Che c'è ancora? >> chiede seccata il dottore reagendo al mugolio di Musashi.
<< Nie... niente! >> risponde. << Orso voleva ringraziarmi. Non è vero omone? >>
<< E finiiiitela! >> sbotta il Paparino coprendosi il viso con una mano. << Non è il momento >>.
<< Sei sempre noioso! >> sbuffa la gatta guardando il Paparino. << E adesso che i vostri rivali se ne sono andati  pur di non darvi il benvenuto, so che mi annoierò ancora di più. Ho voglia di passare il mio tempo con persone divertenti >>.
<< Allora, sei nel posto sbagliato >> risponde il Biondo intento a massaggiarsi. <<  Ragazzo e Orso sono feriti e Paparino è sempre stato noioso >>.
<< E tu? >>  domanda  Mari il cui timbro tradisce un malizioso entusiasmo.
<< Io non sono né ferito, né noioso. E visto che non siamo medici ... >>.
<< Hai ragione! >> lo anticipa Mari raggiungendolo con il suo passo leggero per poi superarlo strisciando l'indice sul suo petto. << Non dovremmo restare qui. Così potremo parlare di cose interessanti >>.
<< Arrivo subito! >> di rimando il Biondo che, afferrata per un breve istante la mano della gatta, ne solletica il palmo prima di lasciarla scivolar via.
Dopo aver ammirato tutti e quattro (si, anche io, sebbene con più discrezione data la vicinanza di Sakura), senza ritegno e con molta attenzione  le ondulazioni ... della schiena felina fin quando visibili, Paparino afferra il braccio del Biondo già pronto ai nastri di partenza. << Mi raccomando alla ... "chiacchierata"! >> dice. << Non dimenticare niente, ma ... >>.
<< ... Si, niente ricordi e niente "abilità" >> lo rassicura sotto voce Musashi prima di raggiungere Mari.
 
<< O lui era troppo forte o tu ... devi diventarlo >> sbuffa Sakura dopo aver tagliato in due la maglia per verificare lo stato delle mie costole. Mi squadra il petto e l'addome con l'aria di chi si chiede: << e ora, da dove comincio? >>
<< Ti ha ridotto proprio male! >> sbotta preoccupata. << Mi date una mano a sistemarlo su un letto? >>
<< Posso farcela da solo! >> protesta il mio orgoglio che mi fa scattare in piedi costringendomi, però, ad una forzata apnea. Ho già detto che questo dolore è sopportabile, non che non possa essere in alcuni momenti lancinante.
<< D'accordo, d'accordo >> esclama Sakura che, dopo una breve esitazione, mi sorride allungando una mano per accarezzarmi in viso; ma rinuncia dopo essere arrossita, come se si fosse accorta di aver assecondato un impulso di cui non riusciva a cogliere le ragioni. Sceglie, quindi, di passare leggere le dita affusolate sul mio braccio sano. << Sembri più alto >> commenta guardandomi le labbra.
 
<< Avrò bisogno di portare qui alcune attrezzature >> afferma il dottore dopo aver passato ripidamente in rassegna la strumentazione presente nell'infermeria. << Non credevo fosse necessario >>.
<< Non vuoi portarlo ... a casa? >> domanda serio la Furia caricando sull'ultima parola.
<< Sta cambiando tutto >> risponde con la stessa inflessione Sakura che prende a fissare il monocolo con aria preoccupata.
<< Quindi, sono stati in troppi >> replica il Paparino << a scommettere contro di noi >>.
<< Ciò che conta >> ribatte Suzuhara << è che il signor Kaji, il colonnello e io abbiamo scommesso su di voi e su Shinji.  E, dopo quanto accaduto, altri seguiranno. Spero davvero che il vostro amico abbia qualcosa di interessante da dire a Makinami >>.
<< Mi pare di capire che confermerà solo ciò che sapete già >> conferma Furia Buia.
<< Ad eccezione dei "ricordi" e delle "abilità", vero? ... Per il momento >> torna a guardare me, << non dirò niente anche perché ... tutta questa storia non piace >>.
Lo so che non si parla di sesso o di amabili conversazioni e mi è chiaro anche che dietro la parola "scommessa" si cela qualcosa di oscuro e pericoloso, ma non comprendo il contesto. Muovendomi a tentoni nel buio della mia ignoranza posso solo provare a seguire la scia delle parole. << Asuka >> chiedo, << su chi ha scommesso? >>
<< E' vero >> mi dà man forte il Paparino, << la ragazza vuole farlo rientrare nella balena >>.
<< Il comandante Shikinami ... >> Sakura cerca le parole << credo non abbia ancora deciso se scommettere ... Ayanami, per favore, medica la gamba di Orso e pratica altri impacchi di lcl sulle ecchimosi di Shinji! Io torno presto >>.
<< Abbiamo pochi sintetici >> risponde la violetta che fino ad allora aveva assistito rigorosamente in modalità off .
<< Ti farò avere il necessario! >> risponde Sakura. << Intanto ... con loro puoi usare la formula base. Tanto per quella potete contare >> lanciando un occhiata al ciclope << sulle vostre scorte >>.
 
<< Mi piacerebbe sapere di cosa avete parlato >> dico rivolgendomi al Paparino quando siamo al riparo da orecchi indiscreti - mi dispiace dirlo, ma ancora non riesco a rendermi conto di Ayanami.
<< E' in corso una lotta di potere all'interno della Wille >> mi spiega senza fare, stranamente, troppi complimenti.
<< Questo l'avevo capito, ma noi cosa c'entriamo e soprattutto qual è il mio ruolo? >>
<< Ti prometto >> mi fa la Furia << che le tue domande avranno una risposta, ma non adesso, non sei ancora pronto. Per il momento, cerca di avere fiducia in noi >>.
 

E su chi altro potrei riporla?

 
<< ... Se non altro >> mi sforzo di accontentarmi, << mi pare di capire che il signor Kaji e la signorina Misato sono dalla nostra (mia) parte. E' già qualcosa >>.
<< E' vero! >> risponde Furia Buia senza guardarmi.
<< Per ora >> mi gela Orso di nuovo in sé.
 
 

*****

 
 
A me e a Orso, tutto sommato, è andata bene. Le nostre condizioni non richiedono necessariamente un ricovero "ospedaliero"; possiamo muoverci liberamente per il villaggio, sebbene sia sufficiente affacciarsi dalla finestra dell'infermeria per averlo quasi interamente sott'occhio. Non dobbiamo seguire alcuna dieta (per fortuna di Orso), ma ovviamente niente alcool (per sfortuna di Orso), e, soprattutto niente sforzi (per la gioia di entrambi). Quanto a me, dopo settimane di estenuanti allenamenti, l'ultima prescrizione suona come la campanella di scuola che sancisce l'inizio delle vacanze. Per alcuni giorni, tuttavia, resteremo sotto ... relativa osservazione; quindi dormiremo nei letti dell'infermeria, vigilati prevalentemente da Ayanami, che pare, come l'altra, aver scoperto il piacere della lettura e ora divora testi di medicina, e protetti dal sistema di sicurezza targato Matsuda.
Pertanto, niente conta o turni per stabilire chi dorme per terra e chi su un materasso.
Quando Sakura ha elencato le "ferree" prescrizioni a cui avremmo dovuto attenerci per un attimo ho pensato di aver vinto alla lotteria o di essere finito in paradiso. Non mi chiedo come sia possibile che basti così poco per essere felici; quello che mi chiedo è perché prima niente mi rendesse così felice: le cene con Asuka e la signorina Misato, le prime uscite con i miei compagni di scuola, le pulizie e i bento che preparavo ogni giorno praticamente per tutti, l'acqua calda nella vasca.
Erano tutte perle preziose e io ci passavo davanti perché mi sembravano troppo piccole e inutili perché valesse la pena raccoglierle. Io raccattavo solo biglie senza valore, come i complimenti da rinforzo positivo di mio padre, illudendomi che fosse pezzi di diamante.
Evidentemente non sono l'unico a gioire per così poco, perché anche il bestione ha iniziato a gongolare come un paffuto bambino viziato quando, uscita dai radar la causa della sua afasia, gli ho ri-spiegato i comandamenti.
Persino il villaggio ha tratto vantaggio dalle nostre ferite, perché Sakura ha dotato l'infermeria di strumentazioni e scorte di medicinali adatte a garantire un'assistenza medica decente. Ufficialmente la Wille le ha sistemate lì temporaneamente su disposizione d'urgenza dell'ufficiale medico (cioè Sakura) per provvedere alle nostre cure; ma fino ad allora saranno a disposizione di tutti. E poiché, in mancanza di ordini sempre dell'ufficiale medico, nessuno può rimuoverle o disporne a piacimento, neanche Kuchinawa e la sua squadra di sicurezza, probabilmente la qualità della vita degli abitanti migliorerà sensibilmente.
Mettendo insieme i tasselli a mia disposizione ho capito che non si è trattato solo di un'iniziativa di Suzuhara junior. Chi scommette su di noi ha voluto lanciare un messaggio, dichiarando di essere dalla nostra parte, come già il loro addetto alla milizia aveva fatto con il gruppo rivale. Quello che non capisco è ...
<< ... Perché adesso? >> domando al Paparino seduto alla mia sinistra al suo solito posto sul lato corto del bancone.
<< Perché adesso >> mi spiega << devono schierarsi, anche se ancora non proprio apertamente. Che kuchinawa stia organizzando una sorta di colpo di stato all'interno della Wille è cosa ormai risaputa, proprio come i suoi tentativi di portare i rapporti di forza a suo favore facendo accordi con alcuni signori della guerra, tra cui Ronin. Per questo un mese fa ci siamo recati in quel villaggio, per costringerli ad uscire allo scoperto >>.
<< Quindi >> dico, << in pratica cadere in trappola era il ... nostro ... modo di tenderli una trappola >>.
<< Un po' macchinoso, certo, ma è proprio così. Inoltre, la vittoria che abbiamo riportato ha sensibilmente modificato gli equilibri in gioco, non solo perché i nostri rivali hanno subito perdite pesanti, ma perché abbiamo ulteriormente dimostrato la nostra forza. Molte altre bande, infatti, probabilmente avranno timore di prendere una posizione, proprio per non doverci affrontare o in attesa di capire come si svilupperà la situazione. La percezione delle forza, in guerra, è importante quanto la forza stessa ... Se non di più >>.
<< La Wille non farebbe prima a usare gli Eva o quel che ne è rimasto per spazzarli via? >>
<< Beh, intanto, il "quel che ne è rimasto" è uno dei motivi per cui Kaji non può spingersi a tanto. E poi, una guerra apertamente dichiarata e combattuta renderebbe la Wille ancora più debole, a tutto vantaggio di tuo padre. Neanche Kuchinawa oserebbe attuare il suo piano con la Nerv ancora in vita, anche perché gli mancherebbe l'indispensabile apporto dei due piloti >>.
<< Mi stai dicendo >> chiedo sorpreso << che siamo degli agenti segreti della Wille travestiti da cacciatori? >>
<< Sei fuori strada! >> risponde trattenendo una smorfia di disgusto. << In questo momento abbiamo solo dei nemici in comune e una visione del mondo abbastanza simile da permetterci di collaborare. Cosa credi, che i rifornimenti all'infermeria siano un dono? In questo modo Kaji può puntellare la sua posizione mentre rafforza la nostra facendo sapere a chi sa combattere che è dalla nostra parte e creandoci con i civili un "cuscinetto" di sostenitori. Anche perché gli abitanti del villaggio e delle zone più vicine penseranno di dover ringraziare noi per questa concessione >>.
<< Da come ne parli >> ribatto deluso, << allora sembra che siamo un ... investimento >>, per non dire che ci stanno usando.
<< E il migliore, o forse è meglio dire l'unico, che Kaji & Co. possano curare >>.
<< Non pensavo che Kaji, la signorina Misato, non pensavo che Sakura facessero simili calcoli. Credevo ... >>.
<< Sono convinto >> prova a confortarmi il Paparino << che il dottore ci tenga a te. Forse anche Misato anche se non la conosco bene. Conosco, invece, Kaji perché è con lui che ho sempre avuto a che fare, direttamente e per il tramite di Makinami ... >>.
<< Quindi l'incontro tra Musashi e Mari non era finalizzato ... >>.
<< ... Solo a quello  >> mi anticipa, << esatto! ... Anche se quei due amano unire l'utile al dilettevole. E come darli torto? >> strizzandomi l'occhio. << ... Non invidio Kaji, ha molte responsabilità. Ma per me resta solo il nemico dei miei nemici. E immagino che lui mi veda allo stesso modo >>.
<< Mi dirai un giorno qual è il vostro piano su di me, visto che è evidente che anche Kaji è d'accordo avendo approvato la vostra decisione di prendermi con voi? >>
<< Un giorno, forse, ma potremo parlarti solo del nostro piano, sempre che tu voglia o possa farne parte... Insomma ne hai di prove da affrontare ancora >>.
<< Perché alla Wille hanno un piano diverso per me?>>
<< Non lo so. E comunque i piani cambiano, tutto cambia. Tra un anno chissà cosa accadrà! Tu impegnati a restare vivo, così potrai scoprirlo! >>
<< Posso chiederti una cosa? >> insisto perché ho bisogno di togliermi questo dubbio.
<< Si, ma poi rilassati, per favore! Dobbiamo festeggiare >>.
<< Farmi combattere, allora, era ... >> mi sforzo di formulare la domanda senza lasciar trasparire dalla mia voce o dalla mia espressione il senso di frustrazione che le parole del Paparino mi avevano scatenato << il pretesto per farli uscire allo scoperto e dimostrare la forza di questo gruppo? >>
<< Ancora con la paura di essere usato, vero? >> sospira Furia Buia. << Ti mentirei se ti dicessi di no, ma direi solo parte della verità se ti dicessi soltanto di si. Come ti ho spiegato, quell'esperienza andava fatta. Quali che siano le tue scelte, in futuro dovrai essere preparato a combattere più duramente di quanto tu non abbia fatto finora. Anche contro di noi se sarà necessario >>.
<< Ma io non voglio combattere contro di voi >>.
<< Meglio così! >> sorride il Paparino.
<< Avete finito di confessarvi? >> interviene Orso in fremente attesa che Mami appaia con la cena.
 
In sala non c'è neanche l'ombra del gruppo di Ronin, né dei soldati della Wille. Hanno disertato in massa forse per far capire, con l'interruzione delle relazioni diplomatiche,  che le ostilità stanno per iniziare o forse  perché, ancora sotto shock a causa della nostra capacità di "risposta", hanno bisogno di raccogliere le idee. Personalmente non posso che essere grato a quegli stronzi per la loro assenza, e neanche Mami ha di che lamentarsi. La locanda non è affatto vuota; anzi, ci sono tante facce nuove.
Alcuni sono cacciatori anche non ne riconosco praticamente nessuno. Devono essere nostri "amici" dei paesi vicini, spinti a raggiungerci forse dalla curiosità di ammirare dal vivo gli autori dell'impresa o forse per dichiarare la propria scelta di campo. Non costituiscono, di certo, una minaccia perché Matsuda, il nostro stratega,  è seduto al fianco di Orso di fronte all'imponente specchio e sembra rilassato.
Ci sono anche gli abitanti del villaggio che finalmente hanno avuto la possibilità di trovare posto e si sentono abbastanza sicuri da accomodarsi con le famiglie al seguito. Non avevo mai visto tante donne nel locale di Mami e ci sono anche dei bambini. Persino Furia Buia può concedersi un po' di relax e disattivare la protezione.
Ci ha da poco raggiunti Kosuke che, superando lo scranno preferito, lentamente e claudicante come se avesse una gamba più corta, si accomoda anch'egli sul lato lungo del bancone con l'aria distesa di chi per una volta non deve tenere tutto sotto controllo.
Quando l'oste ci raggiunge fissiamo le pietanze che ci mostra con la venerazione di una comitiva di bambini in un negozio di dolci: okonomiyaki di maiale, sashimi di carne brasata (probabilmente pollo), onigiri assortiti e zuppa di miso e, per i palati meno attenti alla presentazione sperlunghe piene di spiedini di carne mista e altri non meglio identificabili volatili arrosto. Credevo che dietro la porta da cui è sbucata il donnone vigesse la regola "qui si cucina tutto con tutto e dentro tutto!", forse nella stessa pentola.
<< Ma che, siamo morti? >> do voce al brontolio del mio stomaco eccitato dalle immagini ricevute dal cervello.
<< Non è da escludere! >> risponde distratto e con l'acquolina il Paparino, che sembra in procinto di scansionare col suo occhio ogni singolo boccone di quel ben di dio.
<< Da quando sai cucinare in questo modo? >> domanda Orso che per primo allunga le mani.
<< Non ti sei mai lamentato finora! >> di rimando Mami schiaffeggiandola rumorosamente. << E poi oggi, finalmente, ho dei clienti che possono apprezzare le mie doti >>.
<< Noi le abbiamo sempre apprezzate >> ribatte il bestione cercando di acquisire punti - benevolenza.
<< Non mi riferivo a voi >> lo rimprovera l'oste. << Se non cuocessi la carne sareste capaci di mangiarla cruda. Mi riferivo a loro >> indicando i "civili" che, ancora guardinghi, ammirano timidamente l'interno del locale come fosse la prima volta. Sarei davvero felice se un giorno scoprissi che il nostro compito è proprio quello di proteggere persone come loro e far sì che anch'esse possano godere di questi piccoli piaceri. Se me l'avessero detto quattordici anni fa o, meglio, se i miei occhi avessero potuto e saputo e voluto vedere tutto questo, sarei salito più volentieri sullo 01 e chissà, forse ...
<< Devo essere morto! >> esclama raggiante anche Musashi che, appena entrato nel locale ancora alle prese con una specie di paresi che ne aveva immortalato la faccia sorridente, si era precipitato per raggiungere il suo posto dopo aver notato la qualità, la qualità e la densità delle pietanze sui tavoli.
<< Purtroppo no! >> sbuffa Orso che in cuor suo sperava di accaparrarsi la parte del Biondo.
<< Ce ne hai messo di tempo! >> lo pungola Kosuke.
<< Eh si >> risponde, << è stata una luuuunga chiacchierata. Ho dovuto ripetere più volte gli stessi concetti per essere sicuro che fossero stati adeguatamente compresi >>.
<< O forse >> ribatte Orso, << la tua dialettica ha fatto cilecca >>.
<< Lo sai >> sorride Musashi dopo aver costretto il bestione a scartare con lo sgabello per lasciargli spazio << che non ci sarebbe gusto a risponderti su questo punto, caro il mio timido omone .... Comunque ho detto solo il necessario >> assicura rispondendo alla silenziosa domanda di Paparino e  facendo morire nella gola di Orso la replica chiaramente pensata con un secondo di ritardo. 
<< Makinami non viene? >> chiedo con finta noncuranza tacendo la vera domanda.
<< No, aveva altro da fare >> >> mi informa il Biondo che, avvicinandosi continua sussurrando con aria furba: << per esempio, riposare >>.
<< Ah ... ok! >> commento apatico per non mostrare delusione.
<< E' vero! >> interviene Mami poggiando sul bancone vino e sakè e non quegli intrugli disgorganti che ci appioppava di solito. << Credevo che i due piloti sarebbero stati dei nostri >>.
<< No >> risponde il Biondo, << lo sai che la principessa ciclope non si muove senza la sua collega. Il rapporto tra quelle due è piuttosto sospetto. Anche se la rossa probabilmente non sarebbe venuta comunque >>.
<< Come mai? >> Mami mi frega sul tempo.
<< Perché >> fa il Biondo incenerendomi con la coda dell'occhio << ha detto che non sopporta, testuali parole, "gli sguardi lascivi di quei pervertiti" >>.
Che palle, penso, un metro guadagnato e un chilometro perso!
<< Dove avevi tutte queste bottiglie? >> chiede Matsuda. << Non  è possibile che non ne sapessi niente >>.
<< Era la mia scorta segreta >> risponde la donna. << Volevo usarla per occasioni come questa >>.
<< Come ho fatto a non accorgermene!? >> lo stratega si interroga sfiduciato sulle ragioni di quella singolare toppata.
<< Perché non guardavi nella mia borsa >>. Dalla cucina emerge, portando altre bottiglie, il mentore dei miei tre istruttori che saltano sulla sedia alla vista del vecchio come se si fossero imbattuti in uno spettro.
<< Allora sei risorto! >> commenta Orso che rinuncia addirittura ad addentare una fetta di maiale. << Credevo ti fossi seppellito nel tuo appartamento >>.
<< No >> sorride il vecchio. << Evitavo solo di vedere le vostre brutte facce >>.
<< A proposito di brutte facce >> interviene Paparino con un chiaramente falso distacco. << Come mai hai deciso di farci rivedere la tua? >>
<< Dopo tutto il casino che avete combinato >> spiega il vecchio, << a voi mocciosi servirà tutto l'aiuto possibile e, soprattutto, qualcuno che vi tenga d'occhio >>.
<< Avresti dovuto farlo prima! >> finge di rimproverarlo il boss con la benda. << E' sfibrante tenere sotto controllo quei debosciati. Adesso capisco perché ti sei ritirato. Forse otterremmo risultati migliori se ci muovessimo noi tre lasciando che i tuoi allievi si occupino della sicurezza del villaggio. Che ne pensi Matsuda? >>
<< Loro qui al villaggio? Tanto vale >> risponde il professionista della banda << chiedere a quelli della Wille di bombardarlo a tappeto. Di sicuro farebbero meno danni >>.
<< E dì qualcosa Paparino! >> sbotta Musashi toccando col gomito il braccio di Furia Buia. << In fondo sei tu il nostro capo >>.
<< Quando ti conviene fratello bastardo >> ringhia sottovoce il ciclope prima di assecondarne la richiesta. << Ci tengo a sottolineare, però, che questi mocciosi hanno compiuto la più grande impresa nella storia del nostro gruppo >>.
<< Si, ma il culo non conta! >> lo smonta subito Matsuda stappando una bottiglia di vino.
<< Sacrosanta verità! >> gli dà man forte il vecchio che rivolgendosi ai suoi rampolli rincara la dose. << Quando imparerete a cavarvela senza ricorrere ai vostri poteri? Quante volte vi ho detto >>  fissando la Furia << che un giorno i vostri giocattoli potrebbero guastarsi nei momenti peggiori? Con voi ho perso le speranze, ma che cosa insegnerete al piccolo? >>
<< Si si, gliel'ho già detto ... che non deve prendere esempio da noi >> Furia Buia assente portando la mano dietro la nuca e inchinandosi più per scusarsi che per confermare con il corpo la verità delle sue parole.
<< La mela non cade lontano dall'albero! >> sentenzia Orso. << Se siamo ancora dei mocciosi  vuol dire che non hai fatto un gran lavoro >>.
<< Non faccio miracoli! >> rintuzza il vecchio riempiendo il bicchiere di Kosuke. << Con voi era impossibile fare meglio >>.
<< Dovresti occuparti tu di Ragazzo >> lo segue il boss, << prima che cresca storto come quei tre allampanati. Buono questo vino! >>
<< Credo sia troppo tardi >> fa il vecchio sorridendomi.
<< Sono d'accordo! >> dice Matsuda. << Non c'è niente da fare: queste nuove generazioni sono lo specchio della decadenza del genere umano >>.
<< Non dargli retta, Ragazzo! >> mi dice Musashi. << Sono vecchi anche nell'animo. A quest'ora dovrebbero giocare a carte o a shogi con una coperta sulle spalle per non prendere freddo >>.
<< E bere latte caldo >> aggiunge Orso.
<< E invece questa sera >> replica Matsuda << toccherà a te bere il latte caldo e a questi vecchietti  scolarsi questo nettare ... alla faccia tua >>.
<< E quelle persone? >> chiedo notando che l'elisir gira solo tra noi. Non mi sembra giusto lasciarle fuori.
<< Ha ragione! Quante ne hai ancora? >> domanda Kosuke al donnone.
<< ...Ne ho ancora >> risponde incerta . << Però ... >>.
<< Allora, le divideremo con loro. Ti aiuteremo a rifarti la scorta. Intanto queste bottiglie te le pago io >> insiste il boss.
<< Mi sembra giusto >> conviene sornione Matsuda. << Del resto il nostro compito è proprio questo: iniziare quelle brave persone all'alcool per tenerle meglio in pugno >>.
<< Ma prima che diventino tutti alcolizzati >> il Paparino si mette in piedi alzando il suo boccale, << abbiamo molto da festeggiare! Per questo voglio fare un brindisi: innanzitutto alla nostra più grande, epica e ... si, anche fortunata, vittoria; in secondo luogo >> guardandomi con orgoglio << al  battesimo del fuoco di Ragazzo che ha superato alla grande la sua prova senza farsela sotto; ma soprattutto .... soprattutto brindo ai suoi primi turbamenti adolescenziali >>.
<< Ma per favore! >> sbotto colto di sorpresa nel pieno di un boato da stadio.
<< Ci hai fatto davvero preoccupare >> infierisce il Paparino.
<< E' vero! >> incalza Musashi dopo aver tracannato il suo sakè. << Per un attimo abbiamo pensato che fossi una causa persa ... esattamente come Orso >>.
Per tutta risposta il bestione frantuma con un calcio le gambe della sedia su cui era appollaiato il Biondo, che frana rovinosamente col culo a terra.
<< Ma tu guarda che modi! >> si lamenta Musashi. << Non sei capace di rispondere da persona civile? >>
<< Sei tu quello bravo con le chiacchiere. Ma se non ti sta bene posso usare i miei argomenti migliori >> risponde l'omone mostrando orgoglioso la mano chiusa a pugno, prima di aprirla nuovamente e tenderla per offrirgli  aiuto.
<< Te ne approfitti perché sei più grosso di me >> ride il Biondo rimettendosi in piedi dopo aver afferrato la mano dell'amico. << E adesso dove mi siedo? Non c'è neanche uno sgabello libero >>.
<< Peggio per te! >> lo sfotte il vecchio. << ... Te lo sei meritato >>.
 
Finalmente ho compreso!
Anche quattordici anni fa affrontavo la morte, anche allora provavo dolore e finivo spesso per conoscere le stanze d'ospedale. I traumi cadevano lentamente nel fondo della mia anima quasi per inerzia e all'oscuro della mia coscienza. Ero abituato a lasciarli cadere, mi ero abituato sin da piccolo, pur di non soffrire.
Tornavo ogni giorno al quartier generale della Nerv per sostenere l'addestramento come se non fosse mai accaduto niente. La sera mi chiudevo nella mia stanza ad annichilire ogni pensiero pur di non ricordare premendo sul tasto del volume del vecchio lettore cd che mi aveva lasciato mio padre; oppure meditavo su faccende banali e serie, ma sempre importanti: il rapporto con mio padre, con la signorina Misato, con Asuka, con quei soffitti sconosciuti; i compiti per il giorno dopo, le relazioni con i miei compagni di classe. Non approdavo mai a niente, perché spegnevo il cervello tutte le volte che una qualche domanda ragionevolmente sconveniente si apprestava a turbare il ritmo monotono della melanconia. Mi bastava pensare a cose normali, per me già tanto straordinarie, ma solo entro gli stretti confini di una comoda superficialità e a patto che non aprissero porte indesiderate, specialmente quella della morte.
Ero sempre così spaventato all'idea di morire, di essere scartato da un'esistenza che pure non mi piaceva, che avevo imparato a rinunciare ad apprezzare il fatto di essere ancora vivo e di non essere ancora solo. Ogni tanto mi guardavo allo specchio e, osservando la mia immagine, provavo il desiderio di chiederle, apatico: << ah ci sei ancora? >>
Ma adesso no... Adesso posso finalmente dire a me stesso che ho paura di morire, gustare la forza sconvolgente di questa sensazione che, per contrasto, mi spinge con violenza proprio tra le braccia della vita, della carne, del respiro e degli altri.
I pugni di quel bastardo o il proiettile che mi ha centrato non hanno niente a che vedere con gli Angeli, perché ad essere colpito non era lo 01, ma io; perché il dolore che ho provato era solo mio, fisico, vero, feroce e non una simulazione prodotta da una connessione nervosa. Non erano neanche come i pugni di Toji, perché questa volta ho desiderato combattere, ho desiderato sopravvivere.
Finalmente posso accettare la paura di morire e l'ineluttabilità della morte stessa, perché adesso voglio vivere a qualunque costo, voglio assaporare ancora questo cibo, voglio perdermi nel casino di tutte queste voci, risate e imprecazioni che si confondono in una nuova melodia. Non mi infastidisce questo baccano, perché ci sono anch'io. Per una volta non mi sento vissuto, ma parte di un organismo pulsante. Posso vederle queste persone, posso toccarle, parlarci, colpirle se necessario.
Ecco cosa mi mancava! Quando pilotavo il mio Eva portavo sulle spalle la responsabilità di un mondo che non conoscevo e che mi era estraneo; combattevo per comprare un po' di riconoscimento e la speranza di non essere buttato ancora via come un giocattolo difettoso; e poi timbravo il mio cartellino d'uscita come un normale impiegato della Nerv. Andavo a scuola, incontravo i miei amici, sebbene sotto stretta sorveglianza dei servizi segreti, quasi come un ragazzo qualsiasi, dopo aver dismesso una divisa per indossarne un'altra. Ero solo un semplice ingranaggio (uno dei tanti) di un meccanismo ipocrita che cercava di salvare un'apparenza di normalità pur di non lasciare spazio alla consapevolezza dell'assoluta anormalità che informava il corso degli eventi.
Stasera no! Questa sera sono consapevole di essere perduto proprio come tanti anni fa, ancora costretto a combattere. Ma il mondo sta assumendo i volti e i nomi di persone perdute quanto me, che rischiano la morte insieme a me, che mi fanno fisicamente da scudo, che mi accettano, che come me hanno paura, si sforzano di capire chi sono, e ... non smettono di porsi domande e di cercare risposte.
Non devo nascondermi perché oggi non mi sento solo!
Domani potrei essere morto, ma non questa sera perché mi sento ... vivo!
 

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Capitolo 10
*** Quando l'unico modo per fare un passo è restare fermi ***


<< Quanti sono, Paparino? >> chiede Orso fingendo di osservare distrattamente il panorama.
<< Alle nostre spalle sono una ventina, a circa trenta metri. Si nascondono dietro i tronchi >> risponde a voce bassa Furia Buia senza voltarsi. Da più di un'ora, cioè da quando ne aveva avvertito la presenza, ci "copre" col suo brevettato giubbotto antiproiettile di pura energia.
Che seccatura! E dire che questo giorno era iniziato sotto buoni auspici: cielo azzurro, temperatura mite, nessun rompipalle al villaggio, il wunder sulla via del rientro da una ricognizione e, quindi, ancora lontano da "casa". I nostri nemici sembrava fossero stati inghiottiti dalla nebbia o avessero preso il largo possibilmente per lidi lontanissimi, né ci erano giunte notizie di vendette in corso di preparazione da parte dei superstiti al mio battesimo del fuoco.
I miei fratelli avevano, pertanto, deciso di organizzare una specie di tranquilla scampagnata per mostrarmi il deposito segreto di lcl ed armi della banda di Kosuke, ma quei cacciatori hanno rovinato tutto costringendoci a cambiare percorso per non rivelare l'ubicazione dei nostri tesori.
<< Che coglioni! >> esclama Musashi. << Sono così rumorosi che non ho bisogno di poteri per girarmi e farli secchi >>
<< Vediamo cosa vogliono >> dice Furia Buia. << Proprio perché sono stupidi è strano che non ci abbiano attaccato quando li abbiamo offerto un tiro libero in campo aperto. O sanno che non serve a niente ... >>.
<< ... Oppure ci stanno studiando >> conclude Orso.
<< Si ma ci sono anche... >> azzardo perché non sono soltanto "quelli" il problema. Ho percepito altre minacce.
<< Esatto, Ragazzo! >> mi ferma la Furia con tono compiaciuto. << Mi interessano più quelli che ci precedono >>.
<< Ah, ce ne sono altri allora >> commenta perplesso Musashi.
<< Si, non sono più di quindici, si trovano a cinquanta metri e sono decisamente più esperti di quegli altri. Bravo, vedo che stai migliorando >>.
<< Pensi al gruppo di Ronin? >> domanda Orso.
<< Ha buoni elementi >> risponde Musashi << ma non li manderebbe a morire così facilmente con il rischio di far saltare la "tregua" >>.
<< Quelli davanti sono militari! >> ci rivela Furia Buia. << Si sono travestiti da cacciatori, ma hanno fucili di precisione e pistole che noi non usiamo >>.
<< Kuchinawa? >> quando penso a militari il primo volto che vedo è il suo.
<< Beh noi siamo il suo peggior nemico. Non mi stupirei se il capo della sicurezza della Wille cercasse il modo di toglierci di mezzo. Soprattutto ora che è lontano dalla base e da azioni ... "compromettenti" >>.
<< Che facciamo allora? >>.
<< Li portiamo dove sappiamo come muoverci >> mi spiega Orso. << Dovrai starmi attaccato, Ragazzo >>.
Quindi, dovremo attraversare una zona infarcita di trappole, una delle tante che ancora non conosco.
<< Stavolta dovrai muoverti anche tu! >> mi ordina lapidario Furia Buia. L'espressione rilassata di questa mattina e la soddisfazione dimostrata pochi istanti fa sono già un lontano ricordo. Mi ha appena detto che dovrò sparare ... e non ad una bottiglia o al tronco di un albero. Sapevo che sarebbe arrivato il momento.
Del resto, avevo passato la prima prova, grazie soprattutto alla protezione dei miei fratelli. Ora tocca alla seconda, serve compiere il prossimo passo. Accarezzo il calcio della pistola (regalo per "l'esame" superato) per assicurarmi che sia ancora al suo posto, mentre con l'altra mano mi aggrappo alla fibbia del cinturone nel tentativo di scaricare la tensione e di non mostrare agli altri che sto tremando.
Ufficialmente io e Orso siamo ancora convalescenti, ma la capacità dei nostri corpi di interagire con il sacro liquido amniotico ha dimezzato la vacanza ... e io, purtroppo, non so barare.
 
Ad un cenno di Furia Buia giriamo a destra in direzione di un piccola radura che spezza la continuità del bosco.
<< Adesso abbiamo dietro anche quegli altri >> afferma a mezza bocca. << Appena i più scemi saltano in aria io e il Biondo ci occuperemo dei militari. Mi raccomando >> rivolto a Musashi, << prendi i loro fucili e usali bene >>.
<< Tu fammi arrivare a quelle armi >>.
<< Io e il Ragazzo >> interviene Orso << ci mettiamo al riparo e vi copriamo le spalle. Adesso dietro di me, matricola! >>
Siamo quasi al centro della piana quando il primo ordigno esplode rivelando apertamente la loro presenza: è il segnale.
Prima ancora che si attenui l'eco delle urla dei malcapitati, Furia Buia ci sfila per un attimo il giubbotto per scaricare una violenta murata in direzione dei militari. Sono sparpagliati, ma il colpo va a segno e buca la formazione; schegge di legno scagliate in aria come proiettili inibiscono per alcuni preziosi secondi il contrattacco.
Approfittando della breve finestra temporale, il cacciatore con la benda e Musashi si lanciano nello spazio vuoto dello schieramento nemico, nuovamente protetti da un'aura di at field, e raccolgono senza fermarsi i fucili dalle mani dei cadaveri. 
E' il turno del Biondo. Se Furia Buia deve il suo potere ad innate capacità e, soprattutto, al controllo delle emozioni, le armi sono l'innesco che permettono a Musashi di scatenare le sue abilità. Ne ha centrati già tre e con tale rapidità da non lasciare il tempo al Paparino di indicarne la posizione; semplicemente li ha visti con gli occhi ... del fucile.
Io e Orso, stesi al riparo dietro una cunetta naturale, stiamo sparando ... ai pivelli. Anche il bestione ha una buona mira; io no, nonostante il terrore abbia mandato in confusione i cacciatori da strapazzo che, cercando invano una copertura, si abbattono tra loro o si schiantano contro i tronchi. Sono un bersaglio facile, ma non riesco a colpirli. Miro alle gambe, alle braccia, cerco più che altro di allontanare la minaccia e di far fuoco solo per impedire che lo facciano loro.
<< Fai pena, Ragazzo! >> mi rimprovera l'armadio senza guardarmi dopo averne freddati un paio. << Eppure è come sparare a delle galline dentro un pollaio >>.
Non rispondo, lo so anch'io che non ne ho ancora ucciso uno e non per difetto di mira. E' che ... non posso.
<< Se ne vanno! >> esclamo sollevato dopo qualche minuto. Vedo chiaramente quei dilettanti in rotta correre come dannati, alcuni buttano via anche le armi per liberarsi della zavorra e fuggire più velocemente.
<< Bene! Adesso aiutiamo quei due psicopatici >> afferma Orso rimettendosi in piedi con qualche problema.
Dietro le spalle del gigantesco cacciatore corro incurvato per non offrire tutta la figura a qualche pallottola vagante o ad un cecchino ancora in vita; è solo l'istinto che mi ammonisce, perché sono consapevole che niente può ferirmi in questo momento. Mi viene da vomitare osservando i resti sparpagliati di un cacciatore che ha messo i piedi dove non avrebbe dovuto, sebbene sul terreno fossero sparsi così tanti indizi che anch'io mi sarei accorto del pericolo.
Non so quanti ne siano rimasti, la tensione e la frustrazione limitano la concentrazione. So solo che i colpi di arma da fuoco si fanno sempre più radi. << Forse >> penso,  << siamo fuori pericolo >>. Perdo volutamente qualche metro da Orso nella speranza di raggiungere i miei fratelli quando tutto sarà ormai finito.
Davvero una pessima idea.
Dagli alberi, un po' defilato dalla scena principale, sbuca un ragazzo con un giaccone da cacciatore e la pistola in pugno. Poco più che ventenne, ha i capelli corti e neri; è sbarbato di fresco e sembra pulito. Non può essere uno di noi.
Mi si spezza il respiro quando anche lui, accortosi di me, punta l'arma per freddarmi. Rispondo al gesto alzando la mia pistola e tirando il cane, ma non riesco a premere il grilletto. Non sparerei neanche per la mia vita, perché sono bloccato dalla paura, perché quel ragazzo è ... una persona, quel ragazzo mi ricorda  ... me.
Il simil cacciatore non conosce i mei scrupoli e fa fuoco. Per fortuna la protezione di Paparino è ancora resistente, perché i proiettili mi rimbalzano addosso senza quasi che me ne renda conto, mentre resto impalato a guardare la faccia di quel giovane militare trasfigurata dal terrore e dalla frustrazione per l'inutilità del suo gesto.
Cade a terra, tenendosi lo stomaco e lasciando cadere la pistola. Orso era tornato indietro e lo aveva colpito, credo qualche centimetro più in basso di quanto avesse sperato. Mi avvicino al mio nemico come in trance tenendo inutilmente puntata la canna sulla sua faccia. << Dovrei sparare >> provo a scuotermi, << ma come faccio? Lui ha un volto. Potrei esserci io al suo posto >>.
<< Finiscilo! >>
Mi risveglio, colpito dall'imperativo, schioccato a mo' di frustata, di Furia Buia, prendo la mira ...
Perché diavolo la mano non collabora?
<< Finiscilo ti ho detto! >> ripete l'ordine.
<< No, ti prego! >> implora il ragazzo che striscia sulla schiena per allontanarsi e, intanto, fissa spaventato la mia pistola. << Non farlo! >>
<< Ma ... abbiamo vinto >> provo  a giustificare la mia resistenza, soprattutto a me. << Possiamo farlo prigioniero e interrogarlo >>.
<< D'accordo! >> risponde Furia Buia, ormai a pochi passi da me e con l'aria di chi sta pensando esattamente il contrario di quel che dice. << Allora, perché ci stavate seguendo? >> domanda al ragazzo.
<< Volevamo ... >> rantola il ferito che continua a guardare me  << volevamo solo ... rapinarvi >>.
<< Solo?! >> scherza la Furia << E' questa la risposta che dovevi dare? Chi è il tuo superiore? >>
<< No, non so ... >> il ragazzo sbianca a quelle parole <<  ... non so di cosa parli. Io sono solo un cacciatore. Abbiamo sbagliato, ti chiedo scusa >>.
<< Un cacciatore parecchio pulito. Le vostre armi sono buone e costose; troppo buone e troppo costose per un moccioso con il giaccone così nuovo. O Kuchinawa è stupido o si affida a dilettanti. Allora chi vi ha dato l'ordine di ucciderci? >>
<< Non capisco cosa dici! >> replica abbassando lo sguardo. << Ci deve essere un equivoco.  Io non ne so ... >>.
<< Parla, bastardo! >> ruggisce la Furia piazzando la pianta del piede sulla ferita allo stomaco e puntando il fucile a canna contro la sua gola. << So chi sei e cosa rappresenti. Dammi qualche informazione in più e ti prometto che morirai rapidamente >>.
<< ... Vai a fare in culo, non ti dirò niente! >> gorgoglia rabbioso il finto cacciatore gettando così la maschera del randagio sfortunato.
<< Intanto fammi strada. Ragazzo, uccidilo! >> comanda per la terza volta dopo aver fatto due passi indietro.
<< Ma può ancora darci informazioni >> lo supplico.
<< Fa' come ti dico! >> grida inferocito il Paparino.
<< Sappiamo già quello che ci serve >> mi spiega, sospirando, Orso. << Anche se ci rivelasse di più non potremmo fare molto in questo momento contro Kuchinawa o chi altro lo ha inviato a farci visita >>.
<< Capito? >> riprende Paparino. << Altrimenti non ti avrei detto di ucciderlo. Muoviti ora! >>
<< Perché io? >> domando in preda al panico, assolutamente certo del fatto che non riuscirò ad obbedire. Non è che non voglia, è solo che ... << non posso, non ce la faccio. Mi stai chiedendo di giustiziarlo ...  non è giusto! >>
<< La prima volta è sempre difficile >> continua Furia Buia con quella maledetta freddezza, come se mi avesse chiesto semplicemente di mettermi seduto a meditare. << Prima ti togli il dente, meglio è. Questo stronzo è a terra, non corri neanche rischi >>
<< Ma ho fatto abbastanza oggi >> piango ancora con il braccio teso.
<< Non ne hai preso nessuno, ti ho visto. Se non lo uccidi continuerà a darci la caccia. Non possiamo guardarci alle spalle anche per colpa di questo stronzo >>.
<< No, non sparare! >> mi supplica il ragazzo artigliando il terreno. << Vi prometto che non mi vedrete più >>.
<< Magari sta dicendo ... >> provo ad aggrapparmi alla promessa pur sapendo che è falsa.
<< ... Grazie tante! >> ironizza la Furia. << Ma non ne abbiamo bisogno. Ragazzo ... uccidilo! OBBEDISCI! >>
<< Noooooooo! >> urlo puntandogli contro, ad occhi chiusi, la pistola.
<< Non osare ... >> mi ringhia in faccia prima di sfilarmi l'arma e spingermi a terra. Non è l'ira che trapela dalla sua espressione a spaventarmi, quella la conosco, ma ciò che si nasconde appena dietro la maschera: biasimo, delusione. Ho fallito la missione, ho disobbedito ad un ordine, non sono stato all'altezza delle aspettative ... di mio padre.
 << Inutile moccioso! >> rincara la dose. << Cosa credi, che rispetterà la parola? Maledizione Shinji, usa il cervello! Lui vivo è un problema in più. Pensi che ci sarà grato? No, tornerà dai suoi e continuerà ad essere una minaccia e vorrà vendicare i suoi compagni >>.
<< Ma a che serve? >> ribatto per non accettare la mia inutilità. << Cercheranno comunque di vendicarsi o riceveranno ordini ... >>.
<< Allora, come vedi, meglio uno in meno ... >>.
<< Uccidilo tu allora! >>
<< Ti ho dato un ordine! >>
<< Ma ... >> non faccio in tempo ad articolare la frase perché il giovane militare, approfittando della nostra distrazione, dopo aver recuperato la rivoltella, mi spara addosso. Furia Buia, perché concentrato su di me o per troppa sicurezza, aveva disattivato il suo occhio.
Per puro miracolo i colpi non arrivano a bersaglio tranne una pallottola che di striscio mi graffia il fianco. Non ne arrivano altri perché Paparino, estratto il fucile, gli fa esplodere la testa da distanza ravvicinata.
<< Hai visto, stupido? >> mi attacca un secondo dopo come se sbriciolare il cranio di un uomo non meritasse un minimo di rimorso. << Ecco cosa succede ad avere compassione. Quando imparerai che ti vogliono e ci vogliono morti!? E adesso in piedi! >>
<< Ma è ferito! >> accorre in mio aiuto Musashi.
Furia Buia non mi dà neanche il tempo di rialzarmi; dopo avermi afferrato per la maglia come al nostro primo incontro, livido in volto e con il solito bagliore rosso che riluce sotto la benda nera, sbotta: << sta bene, basterà un cerotto ... E' finita la scuola, Shinji! Ora più che mai siamo in guerra e tu devi essere pronto o ... non ci servi a niente! >>
Deve aver realizzato l'esatta portata di quelle parole perché si morde un labbro, ma si riprende subito e, ancora più arrabbiato, stringe la presa. << Perché hai disubbidito? >>
<< Dai, lascialo stare >> interviene Musashi, << ha ancora il cuore tenero, dagli un po' di tempo >>.
<< Non ne abbiamo e neanche lui >> risponde senza togliermi il suo occhio e qualcosa di dosso. << E, comunque, quando Ragazzo fa il buono c'è sempre qualcos'altro sotto. Avanti, Shinji, dimmi cos'è? >>
<< E va bene! >> reagisce al mio silenzio sforzandosi di riprendere il controllo. << Mi ... prometti ... che sarai capace di ubbidire la prossima volta? Ci farai la ... cortesia ... di ammazzare qualcuno, possibilmente non uno di noi? O c'è qualcosa che vorresti dirmi? >>
Non sono semplici domande, lui sa già la risposta; mi sta solo provocando.
<< Non avevo il coraggio di ucciderlo >> confesso con un filo di voce obbligandomi a non piangere davanti a lui. << ... E non credo che ne sarò capace in futuro. Quel ragazzo potevo essere io >>.
<< E un giorno capiterà anche a te >> ribatte spingendomi via. << Non è questione di se, ma di quando. Mi spiace, Ragazzo, ma o il coraggio lo trovi o ... >>
<< ...sarò una palla al piede >> concludo la frase ripescando dalla memoria le parole di Asuka.
<< Si >> conferma prima di darmi le spalle. <finisce qui, torni da Misato. Farti restare con noi sarebbe pericoloso, anche per te... Dovrai andartene! >> mi silura con un'altra bordata mentre lo osservo allontanarsi a passo deciso. Riesco solo a pensare che mi sta abbandonando anche lui, perché sono inutile. E' questo che mi importa davvero?
<< ... Se ci fosse l'altro Shinji? ... >> riesco a dire prima che la gola si chiuda.
<< E piantala con questa stronzata! >> sbraita Furia Buia.
<< Non fartene una colpa, non è una vita adatta a tutti e capire i propri limiti è una virtù >> prova malamente a rincuorarmi Orso colpendomi leggermente sulla spalla. In genere, lui è il perfetto contrappeso alla durezza e all'oscurità di Furia Buia che non si preoccupa mai di spiegare il suo pensiero. << Ma vedrai che non è il tuo caso. Devi solo accelerare un po'. Paparino ... >>.
<< ... Adesso dobbiamo nascondere le armi >> Furia Buia si fa ancora sentire muovendosi nervosamente con le mani serrate a pugno. << Torneremo a riprenderle più tardi... Ragazzo, visto che non sei riuscito a fare niente ... ripulisci i cadaveri! Sicuramente troveremo qualcosa di utile >>.
Vorrei non farlo, vorrei dirgli che, se sono davvero così inutile, allora ho anche il diritto di non obbedire; ma non mi oppongo forse perché quel compito è più alla mia portata. Magari se lo faccio bene non mi cacceranno.
Senza emozioni e incapace di pensare mi avvicino barcollando proprio al ragazzo di cui ora non è più possibile scorgere la faccia. Se provassi compassione per i resti di chi mi ha ricordato me stesso forse potrei definirmi umano, ma non provo compassione per lui; purtroppo ne provo solo per me. << Che pena! >> mi dico. << Possibile che Shinji Ikari sia utile solo come sciacallo? >>  
 
Attraversiamo il ponte che unisce i due lati del canyon. Ho le mani e i vestiti sporchi di sangue, l'odore è così forte che devo combattere contro insistenti conati di vomito.
Quel graffio inizia a bruciare, e questo è un bene. Il mio corpo mi aiuta a non perdermi, visto che il cuore si è congelato e la testa è così vuota che, se vi lanciassero contro un sasso, potrei sentire l'eco dell'impatto.
Furia Buia e Musashi ci precedono di qualche metro. Paparino non si è mai voltato a guardarmi, il Biondo si, strizzandomi di tanto in tanto l'occhio per farmi capire che non ce l'aveva con me. Orso, invece, ha camminato sempre al mio fianco correggendo spesso la mia direzione. Quando sulla via del ritorno ci siamo imbattuti in un'altra delle nostre safe zone, una di quelle che dovrei conoscere, ha dovuto letteralmente guidarmi come un cane pastore per impedirmi di finire sulla zolla sbagliata.
Se non fosse per il wunder che ora sporca lo skyline davanti a noi, non saprei neanche dove mi trovo; persino questo ponte, questi due semplici ma enormi assi di legno che tengono uniti i lembi della frattura più grazie alla fisica che all'ingegneria dell'uomo, mi appare sconosciuto. Senza il contatto del bestione e la faccia rassicurante di Musashi, mi sentirei lasciato indietro, da solo.
Sentirsi soli: è questa l'unica sensazione che sono in grado di decifrare, mentre il resto del mio sistema nervoso si mantiene prudentemente in stand by. Vorrei scrollarmela, ma mi basta fissare le spalle di Paparino per sentirmi immobilizzato, ancora con la valigia a terra, di nuovo abbandonato.
<< Devo resistere a questa giornata, devo solo resistere! >> mi ripeto ossessivamente.
 
<< Portatelo in infermeria! >> esclama senza grazia Furia Buia appena giunti all'altezza del saloon. << Lasciatelo lì e raggiungetemi dal boss. Abbiamo compagnia >>.
<< Ci sono tutti? >> domanda Orso bloccandomi.
<< I più importanti >>.
<< Forse non è il caso di lasciarlo solo >> azzarda Musashi.
<< ... Sta arrivando la dottoressa. Nessuno avrà il coraggio di creare problemi davanti a lei, almeno per ora >>.
<< Sa.ku.ra! >> sillabo il suo nome ancora imbambolato come se solo questo fosse sufficiente a salvarmi.
Peccato che con Sakura ci sia anche Asuka! Se non altro la mia capacità di visualizzazione mi esonera dalle sorprese, ma l'idea non mi piace lo stesso. Non voglio che mi veda così, non voglio che veda il suo Shinbamboccio.
 
 
*****
 
 
In pratica, Ayanami sarebbe stata più che sufficiente, ma è chiaro che tutte le anime della Wille ci osservano con fastidioso interesse. Capisco che Kaji e Misato vogliano proteggere il loro investimento, ma, quando qualcosa non fila per il verso giusto, Sakura compare per visitarci personalmente.
Per la felicità di Musashi spesso esce anche Mari, mentre Asuka ... beh questa è la prima volta che accompagna la dottoressa o che si fa vedere da quando si è accorta che la mia "disposizione" nei suoi confronti era cambiata. E' entrata anche lei nell'infermeria senza un motivo, senza dire una parola, evitando accuratamente di rivolgermi lo sguardo. Davvero non la capisco.
Sakura, dopo aver dato un'occhiata distratta alla ferita, procede a scansionarmi per l'ennesima volta con meticolosa attenzione, prelevandomi anche campioni di sangue. Inizio a chiedermi cosa cerchi esattamente sottoponendomi a questi controlli che gridano "Ritsuko Akagi" da tutte le fiale, tutti i chip e la nano-macchine utilizzate per il check up; ma ora ho altro per la testa.
Seduto, con la mente chissà dove, su una scomoda branda rialzata adibita alle visite ambulatoriali, assecondo meccanicamente le richieste del medico, contentandomi della sua presenza. Averla vicina mi fa sentire bene ... e questo è un male, perché mi stimola il pianto e mi suggerisce di chiederle conforto.
Il fatto è che c'è "lei" nella stanza, a neanche due metri da noi. Adesso mi osserva come il giorno del mio risveglio e non sembra avere intenzione di smettere. Anzi mi appare più spavalda come se leggesse alla perfezione il mio stato d'animo e, a giudicare dalla lenta (eppure costante) alterazione del viso, che rilascia quantitativi sempre maggiori di rabbia e disgusto, direi proprio che la "lettura" non è di suo gradimento. Si morde nervosamente le labbra per impedire ai denti di macinare il vuoto, mentre le sopracciglia si incurvano verso il basso formando quasi delle linee rette.
Non reggo alla sfida contro quell'espressione sempre più accigliata, perché non ne ho voglia, perché sento odore di tempesta in arrivo, perché riflette il giudizio di condanna che ho già emesso contro me stesso.
 Che diavolo vuoi?  Non te l'ho chiesto io di entrare.  
<< Ti è andata bene >> la sorella di Toji deve aver intuito qualcosa perché sfodera un sorriso tenero ma stentato dopo aver disinfettato la ferita e applicato un banale cerotto post operatorio. << Ogni tanto >> continua indugiando con la mano sul mio cuore  << non guasta un po' di fortuna. Come ti senti? >>
Smetterei di trattenere le lacrime, mi getterei sul suo petto pregandola di abbracciarmi, di accarezzarmi i capelli, di dirmi che posso ancora fare qualcosa, ma Asuka è sempre lì; anzi, si è avvicinata ed è ora distante solo una manciata di passi con le braccia incrociate a copertura del seno e con quel sempre meno celato disprezzo dipinto sul volto.
<< Considerato che ha la faccia di un cane bastonato, direi che le ha prese più del solito >> la rossa, conoscendola, ha aspettato troppo. Poi, chiudendo definitivamente la distanza: << no, forse non sei riuscito a darle, vero bamboccio? >>
Provo a concentrarmi sul pavimento e stringo i denti nell'assurda speranza che, fingendo di non vederla né sentirla, decida di lasciarmi in pace.
Si curva in avanti allungando il collo per squadrarmi dal basso come se cercasse di stanarmi. << Che c'è? Ho ragione, stupido moccioso? >>

<< Perché mi fai questo? Cosa vuoi da me? >>  scoppio saltando nervosamente in piedi.
Vuoi i miei occhi? Eccoli!
Asuka si rimette dritta quasi impettita ma non arretra. Continua a puntarmi come se ... "Che schifo!".
No, no, no. Ancora quel ricordo: sopra di lei che piango come un disperato. Non è la visione a farmi male, ma le sensazioni che porta con sé. Mi sembra di rivivere quel momento carico di rabbia, vergogna, terrore, liberazione... Aiutatemi!
<< E me lo chiedi? >> sibila feroce facendomi ricadere con una spinta decisa. Quindi, afferrandomi il mento: << ehi bamboccio, guardami quando ti parlo! Me lo chiedi? E' da tempo che ti aspetto. Questo gioco è durato abbastanza. Credevi davvero di avere la stoffa per diventare un cacciatore, credevi davvero di non essere il patetico vigliacco che sei? >>
<< Basta comandante! >> prova a intervenire Sakura.
<< E' vero, basta così! Coraggio cagnolino, la conosco quell'espressione. Resti sempre una palla al piede, è la tua natura, non puoi farci niente. Nessuno dovrebbe scommettere su uno smidollato, incapace, come te. Hai preso in giro anche quegli idioti, ma loro almeno sanno fare qualcosa >>.
<< Ma che le prende? >> domanda il medico che dà così voce ai miei pensieri, mentre sprofondo come se non ci fossero più ossa nel corpo.
<< Perché mi fai questo? >> le chiederei se riuscissi ad articolare le parole.
<< Il bambino ha bisogno di conforto, vero? >> insiste crudele la Second con un ché di sensuale nella voce, mentre si piega nuovamente su di me mostrando, sfacciatamente fiera, il seno ad un palmo dai miei occhi. << Che c'è, non ti sveglia neanche questo? Mi hanno detto che l'altra volta le mie tette ti hanno salvato. Lo so a cosa stai pensando Shinji >>.
So a cosa pensi quando non ci sono, so quello che fai.
Al diavolo Shinji, non mi serve il tuo passato.
<< E' inutile che fingi con me, cagnolino. Da bravo, fatti mettere il guinzaglio e torna nella tua cuccia. Potresti vederle più spesso >>.
Se non puoi essere mio e soltanto mio
Ti prego Shinji.
<< Asuka ti pre ... >> non riesco a terminare. La vedo, vedo il suo cadavere in decomposizione, un mucchio di ossa dentro una tuta da pilota squarciata e vermi che escono dalle orbite e cadono sui capelli.
Scatto così rapidamente all'indietro che anche la rossa rincula per la sorpresa.
<< Cosa stai dicendo Shikinami? >> sbraita più decisa Sakura, che si frappone fisicamente tra me e lei per liberarmi dall'assedio. << Ma che hai? >>
Asuka, confusa come dopo un brusco risveglio, alterna ora lo sguardo tra me e la dottoressa come se volesse lei chiedere spiegazioni. Riesce solo a farfugliare in preda all'emozione: << no .. non riesco a trattenermi ... quando lo guardo mi vengono ... i nervi >>.
<< Devo andarmene! >> boccheggio cadendo in ginocchio dopo aver tentato di issarmi da quella maledetta branda.
In piedi in piedi, devi uscire!
Al secondo tentativo riesco ad abbandonare la posizione, barcollo fino alla porta aggrappandomi alla parete di cemento. Ma è come tentare di fuggire davanti ad un orso, perché Asuka ricade preda di qualunque demone l'avesse posseduta fino a pochi secondi fa e parte al mio inseguimento. << Dove scappi, moccioso? Sai solo fuggire! >>
Non fuggire, Shinji!
Non parlarmi papà! Non ti ci mettere anche tu!
Tutta quella tensione, a pochi metri dall'uscita, si sfoga sulla terra battuta che sporco con quanta bile e saliva mi escono dalla bocca. Rivedo il cielo quando un calcio di Asuka, piazzato proprio all'altezza della ferita, mi fa ruotare sulla schiena.
<< Rimettiti in piedi, vigliacco. Senza mamma Eva o il Papino che ti dice cosa fare non sei niente >> ringhia come un'ossessa.
Hai paura di papino e mammina!
<< Come fai a non provare schifo solo a guardarti! >>
Sei un uomo o no?
<< Basta Asuka, per favore. Lasciami stare! >>
E tu hai provato a capirla? Ci mancava solo Ayanami che mi interroga con la sua faccia da sfinge dentro lo scompartimento semibuio e vuoto di un anonimo treno.
<< Vattene, Ayanami! Perché solo io devo provare a capire? >>
<< Come ti permetti di paragonarmi a lei! >> grida inferocita la rossa colpendomi alle gambe con altri due calci. << Tu hai distrutto tutto per salvare uno dei cloni di tua madre >>.
Per questo guardatemi!
 
Perdonami, ho distrutto tutto solo per me.
 
<< Mi hai fatta a pezzi >>.
Mai che possa fare affidamento su uno stupido come Shinji.
 
E' vero ti ho lasciata morire.
 
<< Per colpa tua siamo finiti in questo inferno. Ci hai tolto il nostro futuro >>.
Al diavolo mi manca lo 02.
 
Lo so, principessa, ma non posso tornare indietro.
 
<< Sei la cosa peggiore che potesse capitarci >>.
Vorrei che tu non ci fossi, vorrei non averti mai incontrato.
 
Vorrei tanto riportarti a casa.
 
<< Sai cosa sei? >> domanda retoricamente con una voce che mi fa pensare allo strillare di una bambina.
Il terreno diventa trasparente, uno specchio attraverso il quale posso assistere a quello che accade in una stanza d'ospedale. A niente vale chiudere gli occhi, perché sono io che proietto questo film. Il finale è triste, disgustoso, come la mano che sto guardando, la mia. Io sono...
 
Si, quella volta lo sono stato davvero.
 
<< ... un mostro >> pronuncio a bassa voce. Dio che nausea!!! Ma c'è almeno qualcosa di decente in me?
I miei occhi iniziano a bruciare, ma è un fuoco diverso. E' più incandescente delle altre volte e si spande nel mio corpo come una colata di lava.
Basta Shinji, non riesco a sopportare questa vergogna!
Basta Shinji, non voglio questi ricordi!  Non riesco a sopportare tutto quest'odio. Non voglio gridare: << morte a tutti >>.
Basta Shinji, non voglio i tuoi ricordi, i miei sono più che sufficienti! Non posso sopportare tutta questa paura, la paura del rifiuto, la paura dell'abbandono, la paura di fallire.
Basta Shinji, ti prego, non posso sopportare questo disgusto ... per me stesso!
Vattene, ti prego!
 
Non posso.
 
<< Che c'è Shinbamboccio, non vieni a salvarmi? >> sbuffa frustrata la tsundere alle mie spalle.
Esiste un modo perché possa tornare a casa? Aiutami!
<< Ti prego, Shinji >> continuo a recitare la mia preghiera << mandali via! >>
 
Sono anche  i tuoi ricordi.
 
<< MANDALI VIAAAA, SHINJI! >> urlo disperato mentre l'aria intorno squittisce e stride e gracchia come se fosse pervasa da una corrente ad alto voltaggio.
<< Il cagnolino è impazzito? >> il sarcasmo di Mari, che deve essere accorsa per godersi lo spettacolo, è fastidioso quanto la sua sola presenza.
<< Cosa accidenti ti è preso, bamboccio ? >> chiede Asuka, incurante del dottore che, rotti gli indugi e accorsa finalmente in mio aiuto, cerca di mettersi in mezzo implorando il suo comandante di smetterla.
<< Asuka >> caccia via i miei fantasmi, non volevo farti del male, mi dispiace; volevo solo rimediare al male che ho fatto, che ho fatto a te, soprattutto a te. Aveva ragione mio padre quando mi ha abbandonato, io non posso fare niente.
Allora non fare niente!
Io sono inutile.
Tu non vuoi aiutarmi. Tu non ami nessuno, non ami neanche te stesso.
<< Asuka >> voglio aiutarti, << ti prego, aiutami!!! >>
<< No! >>
Non ne sono più sicuro, non so quali frammenti di vita siano veri e quali frutto della fantasia. Secondo la mia versione ufficiale Asuka è stata fatta a pezzi perché ho preferito arrabbiarmi con mio padre; ero furioso nei confronti di quell'Angelo che aveva inghiottito Ayanami, ma in fondo ero solo spaventato per lei, per me, di me. Ce l'avevo con me stesso quando mi sono incaponito per estrarre quelle maledette lance di longino dal mastodontico cadavere di Lilith in decomposizione, ma quella rabbia mi serviva per raggiungere un obiettivo.
Il "no" di Asuka ha origini diverse, più lontane come quell'altro rifiuto, qual'era? Ah si, "che schifo!". Non attenua il disgusto, la paura, la vergogna, neanche il senso di colpa; anzi mi sembra stiano crescendo come piante maligne nella mia anima. Il fatto è che non avevo mai considerato che la rabbia potesse essere la miglior cura contro tutto questo dolore. La rabbia racchiude e canalizza tutte le energie emotive che altrimenti mi farebbero a pezzi o si disperderebbero - che spreco sarebbe! E' così confortante quest'ira stranamente gelida, quasi non mi importa più di essere perdonato; non è importante che possa fare o meno qualcosa di buono per queste persone che continuano ad apparirmi estranee. Si fottano!
Non sento più il bisogno di piangere, non ho più lacrime. Restate qui, mie meravigliose pile, datemi la vostra forza, fate che possa gettare tutto questo pattume fuori di me e chi se ne frega se qualcuno si fa male!
 
Respira , Shinji, respira. E' pericoloso!
 
Coraggio Shinji, fammi sbirciare ancora un po' nel nostro passato. In quello che ricordo io, Shikinami è solo una principesca rottura di palle, ma niente di più. Mostrami qualcosa della tua Asuka. Deve averti fatto incazzare in qualche modo, forse se lo meritava.
 
Non posso, sei tu che non sei pronto a ricordare.
E' ancora presto.
 
Ho capito, non vuoi darmi una mano. Dovrò improvvisare.
 
Conosco questa furia. Non fuggire, Shinji!
 
Tu non sei mio padre, io non sono mio padre.
 
Ancora in un poco dignitoso contatto col suolo, in ginocchio ma con il busto perfettamente eretto, mi godo il crepitare del fuoco nei miei occhi e nel mio corpo. Lo stridio dell'aria intorno si fa più intenso, non sembra neanche più un rumore di sottofondo percepibile solo da un cane come me. Controllo a stento una vergognosa risata.
Sebbene non possa essere più sicuro di niente, vedo le cose con una insolita, seppur indubbiamente distorta, chiarezza.
<< Shinji >>.
Il tono di Asuka mi ritorna più mansueto; avrei giurato che a parlare fosse una stupida bambola di pezza, però più brutta di quella che Shikinami portava con sé. Accidenti a te, ragazza, ma << cosa c'è, Asuka? Hai finito di fare i capricci? >> le dico ancora girato di spalle, fisso in quella postura che ora mi pare così comoda.
<< Si, quattrocchi, mi sa che è impazzito! >> sibila la tsundere.
<< No, no >> rispondo con una calma che non mi appartiene mentre faccio leva su un braccio per rialzarmi. << E' che proprio non ti capisco. In un modo o nell'altro ho fatto del male praticamente a tutti, eppure ci sono persone disposte, non a perdonarmi, ma a concedermi almeno una possibilità ... che non merito, lo devo ammettere; ma tu no! A sentire te si direbbe che al mio confronto Gendo Ikari sia un santo. Non riesci neanche a fare finta come quegli stronzi che ti danno gli ordini >>.
<< Se hai raccattato un po' di coraggio dalla spazzatura, allora ... >>.
<< Avanti, perché non parli, perché non mi dici cosa passa dentro quel cervello che ti ritrovi e che è disturbato quanto il mio? Cosa ti dà più fastidio >> le dico rialzandomi sostenuto da un odio accecante, << che abbia distrutto il mondo o che lo abbia fatto solo per salvare il clone di mia madre? >>
 << Sei un figlio di ... >> si ferma la rossa.
<< Si dice "di puttana" >> spiego con sicurezza mentre scrocchio le ossa del collo per prepararmi alla lotta - per quella sono abbastanza portato. Com'è che non c'ho pensato prima? << No, mia madre a quanto pare era una brava donna >> ruoto il busto con studiata lentezza per gustarmi ogni istante prima di scatenarmi contro di lei.
Spero che il fuoco che brucia dentro i miei occhi possa incenerirti. << Sai Asuka >> continuo, << mi puoi accusare di tutto ma non puoi incolparmi se preferivo Ayanami a te ... Perciò strofina le tue tette su chi vuoi ... tanto ... >> modulando il ritmo e il tono di una risata isterica alla follia che mi pervade << sono più piccole delle sue! >>
<< Lurido bastardo !!! >>
La vedo prima ancora che lei se ne accorga, la vedo prendere la rincorsa, caricare lo stesso pugno con cui mi aveva dato il benvenuto. E' così prevedibile, farebbe prima a spedirmi una raccomandata. Non ha capito che sarò io a colpirla.
 
Non l'ho neanche visto arrivare. Sputo sangue e terra mentre mi guardo intorno per capire da dove diavolo arriva la minaccia. E' stato Furia Buia che mi ha anticipato con un destro in pieno viso prima che potessi stenderla, prima che potessi guardarla. Come ho fatto a non accorgermene? Forse ero troppo concentrato su quella dannata rossa.
Anche Asuka è a terra, è andata a sbattere contro un muro di at field - Paparino, evidentemente, non è andato troppo per il sottile. L'azzurro cielo della sua iride lancia scintille di rabbia ... e dolore.
I miei occhi, invece, si sono spenti di colpo.
<< Basta Ragazzo! >> mi urla il monocolo.
Io dovrei smetterla? Ma se è stata lei ad insultarmi e a pestarmi. << Cosa accidenti ho fatto stavolta? >> mi lamento. Dov'è finita la voce dura e profonda  di poco fa? Dov'è finita quella rabbia? Mi serviva. Maledizione Furia Buia, con quel pugno mi hai spento la ferocia, ti rendi conto di cosa significa? Mi piaceva quel tiranno, adesso sono solo ... Shinji.
<< In piedi e torna tra noi! >> insiste Paparino senza degnarmi, come al solito, di una spiegazione.
<< Dimmi perché almeno? Perché te la prendi con me? Perché ... >> non sono come te?
<< Fa' silenzio e muoviti! >>
<< Già obbedisci al tuo padrone! >> rincara la dose Asuka, tornata in sé dopo l'urto.
<< Sta' zitta mezzosangue! >> la gela il Paparino. << Sta' zitta e non ti avvicinare a lui! >>
Avverto la carica elettromagnetica di Furia Buia aumentare d'intensità, ha sicuramente l'occhio sinistro spalancato. Deve essersene accorta anche lei perché non sta rispondendo.
Mi rimetto in piedi a fatica, come se ogni muscolo del mio corpo, muovendosi, rilasciasse tutta quella emotività molesta che mi aveva fatto perdere il controllo, poco prima che scoprissi un rifugio dietro mura fatte di un odio sordo e una lucidità spietata.
E con le emozioni ... di nuovo i ricordi.
Non ho il coraggio di guardare il viso del Paparino, non riesco perché ho paura, perché provo vergogna, mi sento impotente come di fronte a mio padre. Anche lui mi guardava con indifferenza se non con malcelato disgusto, quello che ora provo per me.
Non è colpa mia se non ho talenti, non è colpa mia se finisco sempre per sbagliare. Almeno qualcuno mi dica che cosa è giusto. Ditemi cosa volete e lo farò (o almeno ci proverò). Giuro che ripulirò tutti i cadaveri del mondo se volete, ma, vi prego, non buttatemi via!
<< Non buttarmi via! >> mi lascio sfuggire.
<< Non fare il bambino, Shinji! Quando diventerai adulto? >> sibila a denti stretti prima di darmi le spalle. << Andiamo adesso! >>
<< Shinji non cambierà mai! >> sbotta Asuka. << Lui ... non cambia mai. Resterà sempre ... un'inutile, pericolosa, pall ... >>
<< Ti ho detto sta' ZITTA! >> grida la Furia puntandole contro il fucile.
<< Ehi, non ti conviene colpirla >> interviene Mari.
<< Allora convinci quella mocciosa a tacere! >>
<< Non osare darmi ordini >> reagisce la rossa. << Sono io che do gli ordini. Io sono il comandante Shikinami, io sono pilota di Eva, io sono una guerriera ... >>
<< Io decido, io decido! >> Furia Buia, fuori di sé, avanzando minacciosamente verso i due piloti, ricaccia nella gola di Asuka l'elenco dei suoi titoli. << IO DECIDO cosa fare. Io decido cosa posso dire. Io decido se Shinji è inutile o pericoloso, non voi, non Kaji, NESSUNO ... E tu schiodati, Ragazzo! >>
"Io decido", "io decido", "io decido". Papà, tu hai sempre deciso, hai deciso di gettarmi nella spazzatura, hai deciso come e quando usarmi e ... io ti ho lasciato decidere perché avevo bisogno di sapere che non era colpa mia, ho visto cose orribili, ho fatto cose orribili ... Asuka ... ti ho fatto cose orribili.
Non mi aiuti mai, non fai mai niente, non mi abbracci neppure.
Vorrei tanto che mi perdonassi.
No!
Almeno prendi la mia mano, portami via da qui!
Che schifo!
Sono solo, se nessuno ha bisogno di me, allora nessuno mi ama.
Ti odio, non riesco a non odiarti!
Io seguo sempre mio padre perché non mi basto da solo, ma non voglio farlo.
Se non mi servi allora vattene!
E' per questo che ho fatto del male, perché non potevo andarmene. Non mi sono mai mosso, eppure ti sono corso incontro. Tu non ti sei mai girato, papà.
<< Muoviti, Shinji! >>
<< Noooo >> guardami! << Vai al diavolo! >> urlo scagliandomi contro Furia Buia con gli occhi di nuovo in fiamme - guardami, ho abbastanza coraggio per oppormi a te.
Il mio destro impatta sul suo stomaco - guardami, ho imparato a combattere. Ti prego, girati ... papà!
Solo quando il suo ginocchio mi raggiunge al petto realizzo che sto combattendo con uno dei cacciatori più forti in circolazione, un uomo capace di giustiziare a sangue freddo un ragazzo della mia età; ma non posso mollare, non può pensare che il suo allievo sia un debole. Ho imparato solo questo da lui.
Devo resistere, devo vincere.
Caricando ogni grammo di forza sulle gambe lo atterro dopo avergli cinturato il busto, un altro scatto di reni e posso colpirlo in faccia.
Dannazione, fatti colpire! Non posso vincere se mi tieni lontano con quella mano che mi soffoca.
Col destro non arrivo neanche a sfiorarlo, col sinistro posso solo colpirlo al fianco e sulla spalla.
Maledizione, smettila di bloccarmi e combatti; altrimenti come faccio a dimostrarti che valgo ancora qualcosa, non mi importa per cosa. Ti prego << combatti, maledetto!!! >>. Io ti sconfiggerò, io devo sconfiggerti.
I miei occhi ardono come tizzoni, mentre invoco quell'altro me: Aiutami Shinji, aiutami a farlo girare.
 
Non tornerà, lui non tornerà!
 
<< Il cagnolino vuole mordere. Questo si che è divertente! >>
Quella dannata gatta miagola proprio quando il monocolo mi fa volare con un calcione dalla cortissima distanza. Fugge anche l'anima quando atterro sulla terra battuta, ma sento di avere ancora energie. Se solo l'altro Shinji collaborasse ...
 
Non è questa la tua battaglia!
 
<< Sta' calmo, Ragazzo! >> mi intima o consiglia Furia Buia dopo aver rapidamente bloccato ogni possibilità di reazione serrando il braccio intorno al mio collo e immobilizzandomi il sinistro che ora rimane inutilmente steso verso l'alto.
Perché ha attivato il suo occhio? Così non vale, non è alla pari.
<< Orsooooo! >> grida il Paparino.
Perché fare tutto questo casino?! E' una questione tra me e te. Devo farcela, non posso perdere; se perdo contro di te, dovrò fare quello che dici tu e poi farò il contrario e ti deluderò; se perdo contro di te mi manderai via per "alto tradimento"; se perdo contro di te sono solo un patetico moccioso ...
... senza un briciolo di volontà, sei un uomo della peggiore specie.
Se non vuoi aiutarmi, dannato Shinji, almeno risparmiami questo! << Nnn...on ppperderròòò >> gorgoglio con quel poco fiato che Furia Buia mi permette di raccattare, mentre cerco di colpirlo con la mano ancora libera.
<< Avanti Ragazzo, respira! >>
Vaffanculo! Non è un esercizio di meditazione. Se perdo non mi rimane più niente, se perdo condannerò a morte tutti ... Io l'ho fatto.
Morte, morte a tutti! Morte anche a me stesso!
Che tu sia maledetto, Shinji. Io non voglio sapere ....
Gemo e scalpito come un indemoniato per liberarmi, calciando a più non posso l'aria e la terra come se bastasse a sottrarmi alla morsa. Se non sto in piedi come faccio a camminare? Se non cammino la signorina Misato ... sarà morta invano.
<< Dai, lascialo, ha capito! >> Con la coda dell'occhio vedo Asuka che prova a raggiungerci, ma sbatte di nuovo contro l'at field di Furia Buia. Perché ci hai chiuso nel tuo guscio, vuoi forse uccidermi?
<< Avanti! >> si infiamma la rossa << cosa vuoi fare? Gli hai già dato una lezione. SMETTILA!!! >>
La realtà si confonde, inquinata da immagini random del terribile passato che lega me ed Asuka, peggiore di quello che Shikinami ricorda; e con le immagini ... ancora tutto quel dolore. Non ce la faccio più, non lo sopporto.
<< Maledizione, lascialo andare! >> Asuka picchia sulla barriera. << LASCIALO, COSI' LO UCCIDI!  E tu, Shinji, arrenditi. Forza arrenditi! >>
Certo che sei proprio stupido. Non accetti mai la realtà: hai perso! Non è per te fare l'eroe, vola più basso, nel tuo caso rasoterra.
Come hai potuto farmi questo Asuka?! Basta!!!! Basta !!! BASTAAA! Andatevene via, lasciatemi solo!
<< ANDATE VIA !!! >> urla Furia Buia mentre l'atmosfera dentro la cupola di energia è illuminata da lampi bluastri che si spengono rapidamente lasciando come scarto il sottofondo di lame che si feriscono.
<< Ti prego, lascia andare Shi ... >> prova a supplicare Sakura, che aveva cercato di avvicinarsi muovendo da un'altra direzione forse pensando di trovare un passaggio libero. Crolla in ginocchio, terrorizzata, guardandomi negli occhi, come se vedesse un mostro.
Perdonami Sakura, è quello che sono, se non fossi stato così debole ...
Furia Buia mi serra il petto da spalla a spalla con l'altro braccio. << Resisti, Ragazzo! >> sembra pregare. << Sakura ! SAKURA !!! >>
La sorella di Toji si scuote quando sente Furia Buia invocare il suo nome, allunga esitante una mano, poi l'altra fino a toccare il confine dell'aura impenetrabile del Paparino. << Shinji, calmati ... Ti prego, accetta la sconfitta. Ti prego accettala! >>
Non capisco cosa significhi, non capisco quello che dice. Perché dovrei essere io a calmarmi? Vedo solo che ha pietà per me e ha paura di me che sto perdendo.
<< Ti prego, non farci del male! >> mi implora in lacrime.
Io non voglio farvi male, io non volevo farvi male ...Per questo ho combattuto, perché non volevo farvi male, perché volevo dimostrarvi che valevo qualcosa ... e vi ho procurato altro dolore.  Che abbia sbagliato ancora?  Quindi, che io combatta o meno, che io vinca o perda, non fa alcuna differenza?
<< Sakura >> rantolo cedendo alla disperazione, << Sakura, io >> appoggio la mano sul braccio di Furia Buia e batto tre volte in segno di resa << ... io ho perso! >>
So di averlo già detto, ma non mi importa quando. Non mi interessa più.
Paparino riduce la forza del blocco ma non mi lascia subito. << Ehi Ragazzo, coraggio respira! >>
<< Furia Buia >> pronuncio con voce rotta il "nome" con cui è conosciuto dai nemici, continuando a picchiettare sul suo braccio fin quando non si stacca, << finisce qui! >>
Niente più at field, niente rabbia, niente presa al collo, nessuna scarica elettrica nelle vicinanze; solo io con la faccia di nuovo a contatto con questa terra polverosa e, purtroppo, ... anche gli altri.
<< Vattene via, Ragazzo >> consiglio a me stesso. << Non hai motivo di dare altro spettacolo >>.
<< Che significa? >> chiede la Furia che ansima come se non avesse più energie.
<< Shinji .. >> mi chiama Sakura con dolcezza mentre cerca timidamente di avvicinarsi.
<< Sto bene, Sakura. Non mi serve il tuo aiuto >>.
Mi rialzo (anche quello so farlo bene, forse perché finisco sempre a terra), ancora una volta con le gambe molli e la testa vuota; so solo che devo mantenere la schiena dritta o mi verrà la gobba.
Un passo alla volta e sarò abbastanza lontano da non sentirli, un passo alla volta e forse non sarò più visibile.
<< Si può sapere dove vai? >> incalza Furia Buia.
<< Ehi Ragazzo >> mi si fa incontro Orso, << cos'è successo? >>
<< Niente >> rispondo senza guardarlo con in mente soltanto la consegna di camminare in linea retta << Devo dormire un po' ... sono stanco >>.
Anche Musashi mi raggiunge, ma non mi dice nulla, si limita a fissarmi mentre lo supero come se potessi passare attraverso ogni cosa. Io sono un fantasma.
<< Non vi preoccupate, lo accompagno io >> non mi ero accorto che anche il delfino di Ronin, quello che mi ucciderà se resto in questo posto di merda, si era goduto lo spettacolo.
<< Se ti muovi, ti apro in due! >> urla Furia Buia. Sta facendo troppo baccano per i miei gusti. << ... Ragazzo, dove vai? >>
<< Va a buttarsi dentro una cuccia, ovviamente. Povero cagnolino >> mi schernisce Mari.
<< Chiudi il becco! Non osare chiamarlo così! >>
<< Non puntarmi quella cosa addosso! Hai fallito col cagnolino. Ora devi restituircelo >>.
Un colpo di fucile risveglia almeno il mio corpo che si gira in direzione del rumore. Furia Buia agita scomposto il suo fucile conto Mari, Tasoichi mi fissa velenoso ma non avrà il coraggio di muoversi perché non oserebbe mai sfidare il ciclope quando è incazzato. Anche Sakura e Asuka mi guardano, ovviamente con occhi diversi: Sakura sembra combattuta tra il desiderio di raggiungermi e la paura di farlo;  Asuka, beh ... chi se ne frega.
La scena, tutto sommato, non è interessante, meglio andare.
<< Con il prossimo ti faccio saltare la testa, troia! >> Furia Buia è di nuovo fuori controllo.
<< Se lo fai, salta tutto >>.
<< Sai dove vi potete ficcare quell'accor ...>>
<< Sta' calmo, sta' calmo! >> anche Orso ha una buona voce, ce l'ha sicuramente con Paparino. << Abbassa il fucile ... Respira! >>
<< Io decido per Shinji >> grida emozionato il cacciatore con la benda come se volesse convincere innanzitutto se stesso - quasi non lo riconosco.
<< Non essere stupido >> si aggiunge Asuka. << Tutto questo casino per una persona sola ... per lui? >>
<< Non parlarmi! Lascia che sia tu quella persona e vedrai se non ti faccio morire come un cane ... Non rivolgergli mai più la parola! ... E tu, Shinji ... SHINJI,  mi dici cosa ti è preso? ... Dimmi almeno cosa diavolo ti è preso >> si sgola. << Almeno aiutami a capire cosa cazzo ti passa per la testa. Vuoi andartene? VATTENE allora, fa' quello che ti pare! ... e CRESCI, MALEDIZIONE! ... Maledizione! ... Maledizione! >>
 
<< Mamma, lui è quello cattivo? >>
Un bambino tira la gonna della madre per ricevere attenzioni. Indossa pantaloni troppo grandi per la sua età, sebbene i ripetuti risvolti lascino scoperte le caviglie. Mi guarda incuriosito come si fa alla vista di un animale raro.
La donna, invece di rispondere, spaventata dà uno strattone al vestito per liberarlo dalla mano del piccolo prima di caricarselo in braccio. << Andiamocene! >> esclama a bassa voce allontanandosi al mio passaggio come già altri spettatori nei paraggi. << E' pericoloso >>.
Sento solo un fastidioso brusio intorno a me mentre trascino i piedi stancamente, uno davanti all'altro, come se i miei anfibi fossero fatti di cemento. Aumenta d'intensità e volume, ma non cambia il contenuto.
E' odio, rifiuto, rabbia, è la fine di una relazione, una porta sbattuta con violenza, è il dolore per un'offesa subita e il piacere per una vendetta consumata, è emarginazione, è inadeguatezza, è sfiducia; è separazione ... dolore.
Le voci sono così tante, tutte ammassate e confuse, che fanno a gara per trovare il loro spazio e raggiungere le mie orecchie; sono così tante che non possono provenire solo dalle persone che ora si stanno nascondendo al mio passaggio.
C'è un intero mondo fatto di divisione e di incomprensione che mi si apre davanti, è un mondo che ho già visto. Povero, Shinji, quante devi averne passate! Anche per te non c'era più speranza?
Le persone che fino a ieri portavano i figli in quel saloon da cacciatori nonostante ci fossi anch'io, che fino a ieri sembravano accettare la mia presenza, ora mi voltano le spalle, vedono nuovamente il pericolo, la causa del loro male e ancora una volta la rifiutano. Hanno di nuovo un condannato da insultare, temere, odiare, hanno di nuovo  un nemico da scacciare.
Dovrei chiedere scusa, mettermi in ginocchio e implorare la grazia, ma mi vergogno di me. Se poi la grazia mi venisse negata, proverei ancora più vergogna.
Tutti gli sbagli che ho commesso gridano vendetta, la solitudine che mi attende è solo la giusta punizione. D'un tratto provo un malato conforto nel pensare che, se posso essere punito, vuol dire che esisto, vuol dire che c'è una ragione se sono così, vuol dire che almeno a qualcosa servo. Asuka ha ragione: io non cambio mai.
 
Manca poco per raggiungere la stanza, devo solo superare queste porte e attraversare l'ampio corridoio che divide i tavoli e costeggia, verso la fine, il bancone su cui troneggia l'ampio specchio. C'è Ronin davanti all'entrata, fermo a gambe larghe, con le braccia poggiate sui fianchi e i gomiti ben aperti per bloccarmi l'accesso.
Si sposta lateralmente di mezzo passo, ora a destra ora a sinistra, marcandomi stretto. Fosse per me mi siederei sui gradini davanti all'entrata, ma devo vomitare e non voglio farlo davanti a tutti, non davanti a lui. << Devo passare >> pronuncio apatico con lo sguardo perso nel nulla.
<< Mi stai dando ordini, moccioso? >> domanda gonfiando minacciosamente il petto.
La paura può solo accennare un saluto da lontano. Lo so che il suo istinto di predatore smania di fronte ad un animale ferito, ma non me ne frega niente se mi uccide.
<< No, ti sta gentilmente chiedendo di lasciarlo passare >> si affaccia il vecchio che con il suo corpo, urtando il cacciatore, conquista luce a sufficienza per aprirmi la strada.
 << Cosa c'è, vecchio, vuoi affrontarmi al posto di quella mezza sega? >>
<< No >> risponde canzonatorio facendomi nel contempo cenno di affrettarmi prima che il passaggio si chiuda, << non ho più l'età per queste cose. Posso cedere il posto a uno dei miei figli se vuoi >>.
<< Ma non ce ne sarà bisogno, vero?  >> interviene Kosuke con le braccia appoggiate sul bancone di fronte all'oste, che intanto pulisce un boccale di vetro come se niente fosse.
<< Qui è davvero tutto così noioso >> commenta con fare disgustato Ronin che, lo sento, mi sta trafiggendo con gli occhi. << Il tempo passa troppo lentamente... ed è divertente cacciare le prede >>.
Non credo che avrebbe ceduto così facilmente se non fosse stato per Matsuda che, comodamente seduto al suo solito, anonimo, angolo, sorseggia  un cicchetto con la pistola puntata su due sodali della banda avversaria, saggiamente immobili e con le mani in alto.
Peccato, avrei potuto imparare ancora molto da queste persone ... purtroppo non sono come loro.
<< Stai bene, Ragazzo? >> chiede Mami preoccupata ... e mi sento ancora più male. Se sapesse cosa ho appena fatto sarebbe la prima a mandarmi via.
<< Devo vomitare! >> sbuffo prima di sparire dietro la porta della mia stanza ... ancora per poco.  
Raggiungo la tazza giusto in tempo per sfogare tutta la mia nausea, finalmente da solo in quel buco striminzito, opprimente e maleodorante che aumenta il disgusto costringendomi ad aggrapparmi con maggior forza ai bordi della ceramica.
Ci metto un po' a capire che non ho più niente da buttar via; ancora accasciato mi spingo con le braccia per schiodarmi dal cesso; la testa mi gira come mi è capitato in questi mesi dopo una sboccata da sbornia.
Guardando il pavimento di nuovo in ginocchio e con le braccia tese per non sbatterci il muso, invoco il senso del tatto affinché mi ricordi che ci sono ancora; me ne pento quasi subito, però, perché ci sono solo io qui, in questo piccolo bagno, al buio. Fuori è altra desolazione e ancora abbandono.
Istintivamente  cerco un punto di (sia pur) precario equilibrio. Ci sono io e non mi basto, ma è tutto quello che ho; il mio corpo è il mio piccolo evangelion. Se mi convinco che è così, l'esterno fa meno paura; se capisco che non è proprio così l'interno non mi assorbirà; se mi chiudo in questo spazio, forse non arriverà domani, non pioveranno conseguenze.
Chissà se anche Asuka si sentiva così dopo avermi sbattuto la porta in faccia, in ginocchio anche lei, spaventata anche lei, anche lei sola ... in un altro mondo.
<< Basta Shinji, lasciami in pace! >> piango ad alta voce. << Avevo appena trovato un posto e un istante confortevoli. Lo so che è un'illusione, ma perché me la vuoi togliere? >>
<< Ragazzo, come stai? >> il vecchio bussa alla porta. Speravo e temevo fosse uno dei suoi "figli". << Hai bisogno di qualcosa? >>
<< No, ... sto bene >> grido per sconfiggere l'inerzia della mia gola e nascondere il pianto con il volume, << ti .. ti ringrazio. Non mi serve niente. Sono solo un po' stanco >>.
<< Tra un po' Mami preparerà la cena, te ne porto un po' se ti va >>.
<< Non ho fame ... >> un ultimo sforzo << adesso vorrei dormire >>.
<< ... Ma cos'è successo? >> è la voce di Kosuke, credo.
<< Non lo so >> risponde il vecchio. << Ma dovranno spiegarcelo >>.
<< Secondo te come sta? >> domanda la donna.
<< Chiaramente male! >>
 

 
*****

 
Riuscissi almeno a dormire. Continuo a girarmi su questo materasso logoro sforzandomi di non guardare il soffitto per timore di scoprire che ormai non è più tanto sconosciuto. Sudo freddo mentre tendo l'orecchio per ascoltare i rumori provenienti dalla sala, aspettando da un momento all'altro di sentire, come un condannato a morte, i passi del boia che deve eseguire la sentenza.  Ho fallito su tutta la linea e non posso farci niente; non potrò mai riscattarmi, non ne sono capace.
Perché non sento quei passi? L'ansia mi sta uccidendo.
Prendetevi cura di me!
Cos'è, l'antipasto della condanna? Se tutto ciò che vedo e sento e provo di quell'altro mondo fosse vero, allora per Shinji non potrà mai esserci alcuna speranza di riscatto.
 
D'un tratto è calato un insolito silenzio, sembra non esserci vita dietro quella porta. Possibile che se ne siano andati tutti? Già mi vedo vagare come uno spettro tra le case vuote e l'enorme piazzale in cemento su cui non atterrerà più il wunder.
Solo un lontano rumore di posate che graffiano e battono mi fa capire che, oltre questo piccolo sudicio mondo, esiste ancora qualcosa. Devono essere davvero in pochi a cenare.
Non mi stupirei se, dopo il casino che ho combinato, gli abitanti del villaggio avessero deciso di starmi prudentemente alla larga. Probabilmente non ci sono neanche i nostri nemici, altrimenti sarebbe già scoppiata una rissa o qualcuno avrebbe provato a sfondare la porta per finirmi.
L'odore di carne ai ferri si materializza davanti ai miei occhi come una mano di vapore che invoglia il mio stomaco a seguirla, ma almeno stavolta il corpo sembra voler assecondare i miei non pensieri e declina l'invito.
Avverto un bisbigliare confuso; stanno parlando ... forse di me. Non mi serve a niente starmene disteso e inquieto su questo materasso bucato dagli spuntoni della rete; tanto vale provare a capire cosa avviene in camera di consiglio.
Deve dirmi cosa pensa di me quel dannato Furia Buia.  
<< Che sta facendo Ragazzo, sta dormendo? >> avvicinandomi alla porta facendo attenzione a non farmi scoprire, finalmente riconosco la voce stranamente seria di Musashi.
<< Credo di si >> sento rispondere il vecchio tutore dei tre cacciatori. << Sembrava parecchio sconvolto. Ma cos'è accaduto? >>
<< La mezzosangue deve averlo attaccato più del solito e lui ha dato di matto >> commenta Furia Buia che prova a liquidare una giornata di merda come un banale litigio tra innamorati o, meglio, tra bambini.
<< Lo sai bene che non è questo >> lo rimprovera ... si è la voce di Orso, profonda e rugosa, << non solo almeno >>.
<< Perché, Paparino, cos'hai combinato stavolta? >> attacco l'orecchio alla porta come fosse una ventosa. Credo sia Kosuke o Matsuda, li ho sentiti parlare così poco che non riesco ancora a distinguerli.
<< Avanti Paparino >> prego, << rispondi, dimmi cos'è successo. Dimmi qual è il verdetto! >>
<< Niente, il moccio .... Ragazzo non riesce a superare questo step. Ci siamo trovati in un conflitto a fuoco con i militari, quasi certamente agli ordini di Kuchinawa, e non ha fatto ... niente, non ha avuto il coraggio di sparare. E, quando gli ho dato l'ordine di finire un prigioniero, si è rifiutato di farlo >>.
<< Immagino tu gli abbia anche detto qualcosa, vero? >> ribatte il vecchio.
<< Gli ho solo ricordato che avrà bisogno di dimostrare più coraggio se vuole restare. Lo stress lo ha fatto andare nel pallone >>.
<< E che ti aspettavi, stupido? >> sbraita l'ex Paparino. << Sta con noi da neanche tre mesi e pretendi che possa giustiziare una persona a sangue freddo o che spari contro qualcuno come se fosse la cosa più semplice al mondo, come se fosse ... TE? >>
<< Ma io e Orso e il Biondo non abbiamo avuto di questi problemi, mai >>.
<< Tu non ne hai avuti, Ragazzo. No, sbaglio sempre, Paparino! Sei tu l'anomalia, non loro, non Shinji. E, comunque, quando ti ho trovato a vagare senza memoria e senza un occhio, eri già più grande di lui. Nessuno di noi sa com'eri prima, neanche tu >>.
<< Resta il fatto che lui deve superarla questa prova. Se non ci riesce vuol dire che non è adatto per questa vita, soprattutto non è adatto a stare con noi. E allora sarebbe meglio per lui se ... non rimanesse qui o finirà per farsi ammazzare presto >>.
<< Beh, è dotato di abilità non comuni >> Orso prova a difendermi, << simili alle tue. Potrebbe esserci utile, non deve per forza uccidere qualcuno, non adesso almeno. E' ancora molto crudo, ma è naturale >>.
<< Si, ma se non riesce a combattere - e non mi riferisco ad una scazzottata - non potrà sopravvivere e rischieremo anche noi. Sappiamo bene che cercheremo di proteggerlo, ma noi non possiamo difenderlo per sempre. Vi rendete conto con cosa abbiamo a che fare, proprio ora? La Wille sta preparando il contrattacco al quartier generale della Nerv, Kuchinawa sta preparando un colpo di stato insieme ai nostri nemici, il padre di Shinji è ancora potente. E indovinate chi sta in mezzo a questo casino? Noi, perché con noi c'è Shinji. Se non ce la fa non ci serve >>.
Se non puoi servirmi, allora vattene!
Credevo fosse diverso da mio padre. Se anche lui la pensa così, vuol dire che merito la mia solitudine ... che non valgo niente.
<< Lo sai che ci saremmo trovati comunque in mezzo a questo casino e che, se non ci fosse stato, l'avremmo creato noi >> replica Musashi. << E' il prezzo che dobbiamo pagare per la nostra ... "visione" delle cose. Non scaricare su Ragazzo la colpa >>.
<< Sapete bene >> rilancia Furia Buia << quali sono gli accordi con Kaji riguardo a Shinji >>
Credevo che volessi aiutarmi a crescere, che l'accordo con Kaji fosse una scusa per aiutarmi a crescere, a diventare un uomo. Io non ce la faccio da solo, sono ancora un bambino.
<< E allora? >> chiede ... Orso. << Da quando ci lasciamo legare da questo genere di patti? TU SAI BENE che noi e Kaji cerchiamo di fregarci a vicenda, che siamo alleati solo perché abbiamo nemici più pericolosi in comune >>.
<< E poi >> gli dà man forte Musashi << l'accordo l'hai fatto dopo aver deciso sulle sue sorti, non prima >>.
<< E senza neanche avvertirmi >> questo deve essere Kosuke. << Non dico chiedermi il permesso, ma avresti potuto almeno comunicarmi le tue intenzioni >>.
<< Quando mai ti sei preoccupato della parola data? >> lo accusa il vecchio. << Usi questa balla dell'infallibilità della tua parola solo quando cerchi un pretesto per attaccar lite. Cambi idea spesso ... Sei sempre stato un tipo contraddittorio e anche piuttosto volubile. Forse è colpa della tua emotività >>.
<< Io so sempre quello che faccio, le mie scelte sono sempre logiche, anche quando cambio ide ... >>.
<< Ma fammi il favore! Chi credi che ti abbia cresciuto in questi anni? Puoi fregare tutti, ma non me. Tutti siamo una contraddizione, tutti abbiamo dei sentimenti, delle passioni. E tu più degli altri perché ti sforzi di non averne. Da dove attingi la benzina che fa muovere i tuoi poteri? Saranno innati, certo, ma sai bene cosa li innesca. E lo sai perché anche tu ne sei consapevole? Perché l'ho scoperto io. Almeno ogni tanto prova a guardarti dentro, così forse capirai qualcosa e ... ricorderai chi diavolo sei veramente >>.
<< Ma io ho imparato a gestire le mie capacità, io ho imparato a controllarmi, a controllare i miei stati d'animo >>.
Potresti ancora insegnarlo a me. Lo sai che imparo in fretta e che faccio quello che mi dici (o, se non altro, ci provo)... Insomma, sarà capitato anche a te di scalciare qualche volta, di non portare a termine una missione? Non posso essere solo io quello sbagliato.
<< Io io >> sbotta Kosuke.  << Fai la predica a Ragazzo sull'importanza di essere fratelli, di far parte della famiglia. Fino a prova contraria siamo noi che ti trattiamo come se facessi parte del gruppo, ma fai sempre solo quello che decidi tu. Io dovrei essere il capo ma, in pratica, sono un sovrano che non regna. Ma mi sta bene, perché sarei un pazzo se impedissi a delle forze della natura come voi di mettere in campo tutto il vostro potenziale. Per questo avete una simile libertà di manovra, mentre a noi tocca fare in modo che i vostri casini siano utili ... in qualche modo. E, tuttavia, non è questo il punto. Riesci almeno qualche volta a pensare a come si sentano gli altri? Passi per noi, ma Ragazzo ha appena quindici anni e non sa neanche cosa sia questo mondo. Ha paura, vuoi fargliene una colpa? >>
Se non avessi paura di sbagliare, se non avessi paura di fare male, se non avessi paura di essere ... così inutile.
<< Non puoi neanche immaginare quanto ci stia pensando in questo momento, quanto abbia a cuore il nostro progetto, quanto abbia a cuore la nostra incolumità ... persino la sua. Non gliene faccio una colpa, ma non abbiamo scelta. E' la vita che è stronza e lui deve accettarla o ... finisce qui >>.
<< Però, durante quel combattimento, hai visto com'è cambiato? >> interviene ancora Musashi.
<< Già quella cazzata dell'altro Shinji ... Comunque non ce l'ha fatta ad ucciderlo >>.
Non è una cazzata, quello Shinji è l'unico che possa esservi utile. Lasciatelo con voi, io starò buono, non vi darò fastidio.
<< Certo che sei proprio ottuso! >> grida Orso. << Quello che conta è che ha il potenziale. Sei tu che gli dai fretta. E puoi chiamare anche l'universo a testimone, non puoi forzare la mano con lui. Se non trova le motivazioni giuste, le sue, sicuramente non ce la farà. E se dovesse riuscire ad essere un sociopatico come te, avresti creato solo il tuo clone. Perché non lo accetti? >>
Perché non mi accetti? Forse riuscirei a farlo anch'io.
<< PERCHE' NON LO CAPISCO!!! >> esplode Furia Buia facendo un gran casino come se avesse sbattuto i pugni sul bancone. << Credete che uccidere sia la vera prova di Shinji? No, è questa, è tutto quello che è accaduto oggi. Al di là del fatto che tra un mese dovrà lottare contro quello stronzetto di Ronin ... >>.
<< E allora non farlo combattere! >> Orso rinforza il vocione. << Lascia che vengano a reclamarlo! Lascia che ci insultino, che ci accusino di non rispettare gli accordi! Che ci provino a torcergli un solo capello!  Li faremo affogare nel loro sangue >>.
<< E tu ti lamenti perché potrebbe non essere all'altezza? >> attacca ancora Musashi. << Stavi per ucciderlo quel giorno quando quell'animale gli stava fracassando la testa. Almeno di' che hai paura che muoia >>.
<< Certo che ho paura che muoia. Tutti noi abbiamo paura per lui. Questo ci toglie lucidità. Ma sono disposto ad accettarlo, esattamente come voi. Il problema è un altro >>.
Almeno ha paura per me. E' una biglia, afferrala!
<< E quale? >> chiede il vecchio con tono più pacato.
<< Se mi lasciate finire ... >> sbuffa Furia Buia che indugia prima di rispondere, mentre il mio orecchio è così sudato ed incollato al legno della porta che temo di portarmela dietro se solo provassi a staccarlo. Qual è il problema? Aiutami a capire!
<< Quel ragazzo è come un buco nero che divora tutto, anche se stesso. Ha così tanta paura di essere buttato via, ha così poca fiducia in sé, è così vuoto dentro che prima o poi farà del male anche a noi. Se non trovo ... se lui non trova un motivo per cercare di essere anche solo Shinji Ikari, se non cresce e non canalizza tutta quell'energia la sua morte sarà solo il minore dei mali. C'è ... quell'ombra in lui ... è spaventosa. Se non impara a credere nelle sue capacità, a conoscersi e - mi sembra assurdo dirlo - ad amarsi, non potrà governarla e sarà la fine ... per tutti >>.
Scivolo in ginocchio graffiando il legno per attutire l'impatto. Ho solo quindici anni, non salirò più a bordo di un Eva. Cosa credi che possa fare? Come posso essere un pericolo anche per voi? Vi basta solo smettere di proteggermi!
<< Sappiamo tutti che possiede abilità ... simili ... alle mie, ma è così pieno di paure, di rabbia, di frustrazione, di colpa, e accidenti a lui chissà cos'altro, che finirà per provocare un'altra apocalisse ... e forse non avrà neanche bisogno di salire a bordo di un Eva. Ho fatto male i conti, perché sapevo cos'è quel ragazzo >>.
Provo a resistere ad un feroce attacco di panico che confonde i contorni delle pareti e distorce i suoni. Io ... un'altra apocalisse? Gli Eva sono i veri mostri, io lo sono soltanto quando entro nel mio 01; altrimenti sono un inutile bamboccio. L'ha detto anche Asuka, maledizione. Cosa diavolo sono allora?
<< Cosa diavolo è allora? >> domanda il vecchio.
<< Non lo so ... Il fatto è che ha così tanto bisogno di essere accettato che è pronto a seguire chiunque senza fregarsene di ciò che è giusto o sbagliato, di cosa vuole o non vuole; ha così tanto bisogno di non essere buttato via che non ha cuore nessuno. Eppure ha così tanta paura di essere buttato che odia chiunque gli capiti a tiro perché è inevitabile che gli altri ti deludano se vivi solo in funzione del loro giudizio. E uno Shinji egoista e che odia e che ha paura è pericoloso. E' così contraddittorio che un minuto sembra quasi aver bisogno di essere davvero il mostro perché così almeno potrà dare un senso a quell'ansia da abbandono, potrà illudersi che c'è almeno un ordine nel suo universo, come se la punizione lo rendesse meno inutile; e poi un minuto dopo sfugge ad ogni colpa, all'idea stessa della punizione come se non volesse sentire ragioni ... >>.
E' che non voglio restare solo. Lo so che dovrei pensare anche agli altri, ma è più forte di me. Io ho paura ...
<< ... Perché per lui l'unica conseguenza sarebbe appunto essere gettato via, non è chiaro? >>
<< Certo che lo è, ma non posso farci niente, non posso aiutarlo, non possiamo, non abbiamo tempo. Temo che sia tardi, che lui sia già perso. E non serve a niente dirgli cosa fare perché anche in quel caso non so mai con chi ho a che fare. Perché sembra sempre disposto ad obbedire a qualunque ordine, a seguire qualunque indicazione purché non spetti a lui scegliere; poi rifiuta gli ordini, anche i consigli ... >>.
<< ... Delle stesse persone che teme un giorno lo scarteranno, gli diranno che è inutile. Cosa c'è di così complicato? E' stato abbandonato, è solo. Anche tu lo eri e guardati adesso >>.
<< Ma io non ho scatenato la fine del mondo. E possiamo parlare tutta la notte del suo diritto ad avere più tempo, ma non c'è, non abbiamo mai avuto scelta, neanche lui. Non abbiamo più tempo per gestire quel ... mostro che è dentro di lui >>.
Ho quasi l'impressione che provi pietà per il ... mostro, ma probabilmente è solo la pietà che provo per me stesso, non diventerò mai come Furia Buia.
<< E che vorresti fare, ucciderlo ? >> chiede Orso
<< Non ho detto che dovremmo arrivare a questo, ma che alternative abbiamo? Riconsegnarlo alla Wille? Sappiamo bene che anche lì sarà usato e probabilmente sacrificato al momento opportuno esattamente come accadrà a noi e sempre ammesso che anche loro non sbaglino i calcoli, perché in quel caso Shinji completerà l'opera di distruzione. L'altra possibilità è che torni dal padre e noi siamo fottuti lo stesso >>.
<< E' vero, viviamo in un mondo complicato >> il vecchio sembra riflettere ad alta voce, << e anche lui è complicato. Per questo sei necessario tu. Non è vero che non riesci a capirlo. Sei spaventato perché lo hai compreso fin troppo bene. E ci riesci perché anche tu sei un mostro, lo sei sempre stato. Anche tu eri pericoloso in un mondo maledettamente più pericoloso di questo. Almeno noi ora  sappiamo dove ci troviamo. Avremmo dovuto buttarti via? Tu avevi quei poteri e soprattutto quella "cosa" che poteva realmente ucciderci tutti. Io ho rischiato con te, eppure non sapevo cosa avessi passato e non lo so neanche adesso. Ma tu hai capito quel ragazzo e puoi farci qualcosa >>.
<< Cosa? >>
<< Potresti iniziare cercando di concedergli un po' di tempo >>.
<< Non ne ha!!! >>
<< E tu trova il modo! >>
<< Perché non lo fai tu? Sei sicuramente più bravo di me. O può farlo Orso o Musashi ... >>.
E' che volevo identificarmi con te; avrei voluto che fossi tu mio padre.
<< Perché tu >> si intromette Orso << hai deciso di non ucciderlo e di fargli da padre >>.
<< E senza chiedere il nostro parere >> insiste Musashi che, con il suo modo di fare perennemente canzonatorio, sembra volerlo prendere in giro. Non riesco mai a capire quand'è serio.
<< Ma se eravate d'accordo anche voi >> prova a difendersi Furia Buia.
<< Perché tu, al diavolo i soprannomi >> sbotta il vecchio, << sei la persona a cui vuole arrivare. Che ti piaccia o no ha scelto te come specchio. Devi accettarlo, devi accettare che in questo momento, oltre suo padre, ci sei tu. E purtroppo per lui non ci sarà mai la fila dietro la porta, sei la sua unica alternativa. Non puoi tirarti indietro proprio ora >>.
<< E dire che gli hai pure parlato come suo padre >> rincara la dose Orso.
<< Voi non sapete cos'è successo  ... >>.
<< Non piace neanche a me l'idea >> lo interrompe il vecchio. << Tu non sei ancora pronto per aiutarlo. Ti aspetti che l'unico modo che ha per salvarsi ed esserci utile sia diventare come te? Orso e il Biondo sono cacciatori migliori. Tu hai solo i tuoi poteri e questo pessimo carattere. Credi davvero di essere il più bravo solo perché sai colpire più forte, perché sei sempre più incazzato degli altri? L'ultima volta hai sopravvalutato le tue capacità e siete quasi morti. Fai il duro solo perché non vuoi far vedere quanto sei spaventato. Se il ragazzo ha paura di essere buttato via tu hai il terrore di fallire; anzi, peggio, hai paura di provare dolore. E adesso fuggi dalle tue responsabilità, proprio come secondo te fa Ragazzo, solo perché così puoi proteggerti meglio >>.
<< Io non sono un vigliacco >>.
Quindi anche tu pensi che io lo sia.
<< No tu sei anche un egoista. Altrimenti, saresti almeno capace di chiederti cosa non ti va giù di Shinji. Qual è il vero problema: non è come te o lui ha quello che non vuoi accettare in te? Se non fosse così come potresti riconoscere i fantasmi che ha dentro? Tu li vedi perché sono i tuoi. Quell'ombra spaventosa che hai visto in lui è la stessa che io ho trovato in te. Per questo sono stato felice quando hai deciso di non ucciderlo, perché significava che eri disposto a metterti in gioco, ad affrontare i tuoi demoni. E pensavo che, se tu ci fossi riuscito, avresti potuto salvare non solo Shinji, ma anche te stesso. Sei l'unico figlio che non sono riuscito ad aiutare >>.
<< Sei stato tu, vecchio, ad insegnarmi che anche le persone migliori e più promettenti possono perdere o fallire perché si trovano nel posto e nel momento sbagliati. E' una questione di fortuna, ma con Shinji non si tratta di semplice fortuna; con Shinji si tratta di giocare alla roulette russa con tutte le camere piene di proiettili tranne una; si tratta di avere una sola possibilità >>.
<< Noi ce la siamo cavata anche con mezza possibilità >> ribatte Orso.
<< E, a proposito di vigliaccheria, io  ... >> ed ecco quello che temo, lo capisco dalla pausa << ho il coraggio di dirvi adesso che non sono in grado di gestirlo. Devo ammettere che ho fallito >>.
E se tu hai fallito, io che possibilità ho? ... Mi eri rimasto solo tu ... se neanche tu ce la fai ...
<< Non devi gestirlo >> la voce di Kosuke mi costringe a rimanere concentrato. << Devi aiutarlo a crescere. Nessuno può farcela da solo. Se lui non ce la fa, dagli una mano, come abbiamo fatto noi con te. Non comandarlo come faceva il padre, insegnagli a guidarsi da solo. E se poi la fortuna non è dalla sua, pazienza >>.
<< Ma è a ME che si oppone >>.
<< E cosa dovrebbe fare un figlio? >> domanda il vecchio
<< Ma io non voglio essere suo padre ... non ne sono capace. E per quanto mi disgusti ammetterlo, la mezzosa ... Asuka ha ragione. Si tratta di scegliere tra una persona sola e il mondo intero. E io so cosa è giusto scegliere >>.
<< Abbandonarmi! >> anticipo la lettura del dispositivo di condanna.
<< Solo tu possiedi la verità? >> domanda Kosuke con tono fermo, ma non ostile. << Certo che sei assurdo! Ma va bene, scegli tu ... >>.
<< Ma perché ... >> reagisce Musashi.
<< ... Però ricordati perché lo hai risparmiato. Scegli tu solo che cosa è importante per te e cosa sei disposto a rischiare. E dopo affronta le conseguenze da uomo >>.
<< Dovrei farlo anch'io. Almeno potrei morire con un po' di dignità. Davvero mi basta solo questo >> mi dico scostandomi dalla porta e sedendomi sui talloni con le mani giunte sulla pancia.
<< Se scegli male >> ammette il vecchio, << perderemo anche te e la nostra vita sarà ugualmente in pericolo. Lo capisci vero? >>
<< So cos'è importante >> sento il rumore di uno sgabello accompagnare  le parole di Furia Buia. << E sono disposto a sacrificare tutto, me stesso ... e anche lui >>.
Una sola persona non vale la salvezza degli altri. Lo trovo giusto, soprattutto considerato che quella persona sono io. E' solo una questione di conseguenze. Non posso sfuggire a ciò che ho fatto, a ciò che sono, al mostro. Il problema semmai è come fare a ridurre al minimo i danni ... per gli altri.
<< Dove vai? >> chiede Orso.
<< In giro ... non ho voglia di dormire >>.
<< A dire il vero neanche io >> ammette dopo un po' Musashi. << Orso, facciamo a turno per stare con Ragazzo ... io magari nel frattempo do un'occhiata a quell'altro squilibrato >>.
<< No >> si intromette il vecchio. << Lasciatelo solo, lasciateli soli! Non possiamo fare niente. Quello stupido aveva ragione: devono superarla questa prova, altrimenti siamo nei guai >>.
 
 
*****
 
 
Non è ancora l'alba, a est si affaccia timidamente un celeste cupo a scolorire la notte. Mi muovo in un territorio ancora sicuro, potrei camminare così per almeno una settimana e, se non perdo troppo la testa, potrei riuscire a non mettere il piede nel punto sbagliato. Certo, ammesso che non mi uccidano prima e non perché io sia Shinji Ikari, ma perché sono solo.
Non mi pento di aver preso questa decisione, mi è sembrata la più sensata, per così dire "a minor impatto". Se quello che ha detto Furia Buia è vero - e non ho motivo di pensare il contrario - allora andarmene era la cosa giusta da fare. Se fossi rimasto avrei messo in pericolo quelle strane brave persone che hanno cercato di accudirmi o sarei stato consegnato alla Wille come un giocattolo difettoso. Non so cos'abbiano in mente Kaji, la signorina Misato o la signorina Ritzuko - sono così diversi dalle persone che ho conosciuto, quasi non riesco a credere che siano davvero loro. Ma, se anche alla Wille hanno deciso di usarmi, beh non permetterò che questo giocattolo scoppi nelle mani e nel momento sbagliati. Se riesco a stare lontano da quei maledetti Eva, l'umanità forse potrà salvarsi. Perché tutto ciò che mi riguarda deve avere effetti di portata così vasta? Io volevo solo essere normale con una madre e un padre anche solo decenti.
E comunque la Wille come la Nerv non è casa mia. Non mi sono mai preoccupato di scegliere un posto che potessi chiamare "casa", ma ora per me è importante ricordarlo, perché è l'unica certezza che mi è rimasta, l'unica cosa che so di volere. Dappertutto anche sottoterra, ma non lì e non da mio padre. Anche lui mi userebbe per portare avanti il suo stramaledettissimo piano, qualunque esso sia.
Andarmene è l'unica possibilità che ho di avere ancora un'idea di controllo sul mio destino, è l'unica cosa finalmente giusta che possa fare. Nella fondina c'è la pistola carica, c'è acqua nella borraccia e qualche soldo in tasca, sulle spalle porto la mia bisaccia immaginaria, piena non di ricordi ma di tutto ciò che non va in me e che non potrà mai andare.
Per il resto sono solo, ma è difficile da spiegare. Non mi sento come quando provai ad abbandonare la Nerv dopo quel drammatico scontro con il secondo Angelo, Shamshel, perché allora volevo essere ripreso; né come dopo gli eventi che seguirono al ferimento di Toji ... di Asuka - dannato Shinji. In quell'occasione non volevo che qualcuno tornasse a prendermi.
Come ormai troppo spesso mi accade, mi ritrovo in mezzo a due correnti di uguale forza, modulo e intensità che si scontrano o si tendono in direzioni opposte fino a lacerarmi.
Oggi, vorrei tanto che almeno loro, solo loro, i tre cacciatori mi cercassero; vorrei tanto tornare indietro in quel posto che iniziavo a sentire mio. Ma se lo facessi altri soffrirebbero. Che abbia imparato ad essere meno egoista? Chissà se lo scriveranno sulla mia lapide?!
 
Il sole è già alto, al contrario del morale che si riduce ad ogni passo. Pagherei per conservare la determinazione di una manciata d'ore fa; continuo a voltarmi non per scorgere le loro facce, ma un segno che mi consigli di fare marcia indietro.
Anche l'istinto mi mette i bastoni tra le ruote e fa incespicare i miei piedi ricordandomi quanto poco durerà il mio forzato auto-esilio. Quando avrò superato i territori non ostili, la mia sopravvivenza dipenderà solo da me e dai miei scarsi tre mesi di addestramento e io non sono capace neanche di sparare ad una persona. Su di ... me non posso contare, visto che si tratta pur sempre di Shinji Ikari.
Non si può fare affidamento su uno come Shinji ... 
Eh no, per favore, non mi serve riascoltare le parole di Asuka; avrà avuto senz'altro le sue ragioni per sputarmi contro una simile verità. Ancora non so bene cosa io ... tu ... o noi le abbiamo fatto e non mi va di colmare la lacuna.
 
E' passata un'altra ora. Il mio animo è ormai terra di conquista per ansia, paura e dolore. Al diavolo, non voglio restare solo.
<< Che c'è, non parli più, Shinji? >> mi dico ad alta voce. << Non mi dici niente? Non approvi la mia decisione, sei arrabbiato con me? Certo che non sei di compagnia. Vuoi abbandonarmi anche tu così che il primo stronzo che riuscirà a mettere in buca una pallottola nella mia fronte, potrà ridere di quel moccioso che parlava da solo? Ti rendi conto che sto parlando da solo, vero? Ti rendi conto che sto parlando a ... me stesso e che ... me stesso neanche mi risponde?
<< Avanti, puoi mandare in onda qualche ricordo se vuoi >> alzando il tono della voce, << così potrò ripetermi che scappare era l'unico passo decente da compiere. Mi sto annoiando e sono spaventato! Quando non te lo chiedo >> ormai grido guardando nel vuoto poco sopra di me e intorno a me << mi ammorbi con queste immagini orribili, queste sensazioni schifose, e adesso che ti chiedo di ... battere un colpo ti nascondi? Anche tu mi hai abbandonato >>.
E dire che stavo facendo progressi, mi ero quasi illuso di poter combinare qualcosa di buono, di purificare il mio nome, di liberarlo dal fantasma della morte, di liberarlo da mio padre. Volevo davvero essere utile.
Si anche per essere accettato. Che c'è di male? Ma non è solo per questo: avevo una possibilità di capire il mio posto come persona e non come cagnolino di qualcuno; avevo una possibilità di dimostrare che posso essere migliore di così ... E ho fallito miseramente.
 
Un'altra radura interrompe un'irregolare schiera di arbusti; davanti a me a neanche venti metri un insolito dosso di terriccio si snoda in larghezza, ondulato come un serpente, collegando due file di alberi; in altezza supera di poco quella di un uomo adulto nella media. Non sembra affatto una formazione naturale, deve essere opera dell'uomo, forse per segnare un confine.
Rallento, colto da uno strano presentimento, alzo il cane della pistola, pur nutrendo totale sfiducia nelle mie capacità di usarla. Non posso essere già in pericolo, a meno che ben altre persone non abbiano mangiato la foglia la scorsa notte. Potrebbero avermi anticipato, in quel caso sono ...
<< Era solo questione di tempo. sapevo che saresti tornato da me >>.
Il terrore che mi assale nell'udire quella voce per poco non mi fa partire un proiettile sul piede. Una sagoma, scura e indistinta come un'ombra, si materializza emergendo dal dosso, man mano che procede nella mia direzione, fino a raggiungere la sommità del terrapieno, si definisce nei contorni e nelle fattezze ... Come fa a trovarsi qui, come può essere proprio lui?
Aiuto, è mio padre!
 
Immobilizzato dalla shock, posso solo tremare davanti a quell'uomo che ora si aggiusta con il suo inconfondibile gesto gli occhiali da sole a visiera. La sua barba curata, appena macchiata da occasionali peli bianchi non attenua la spigolosità di quel volto che non ha mai espresso emozioni.
Cosa faccio adesso? Davanti a me c'è lui e dietro non c'è più niente. Nessuno verrà a salvarmi e io non posso tornare. Maledizione perché non riesco neanche a scappare?
<< Abbiamo perso anche troppo tempo >> continua con tono calmo eppure aspro. << Questa volta cerca di non deludermi >>.
E tu, tu non ti preoccupi di deludermi, di non dirmi niente? Ti rendi almeno conto di cosa hai fatto, di cosa mi hai fatto fare, di cosa ho fatto ... per te?
<< Puoi ancora essermi utile >>.
Io non voglio esserti utile. Volevo essere utile a Furia Buia, ad Asuka ... non a te.
<< E' l'unica cosa che puoi fare, è l'unica che sai fare >>.
Non voglio essere il tuo cane, non voglio essere il cane di nessuno... Almeno potresti dirmi perché.
<< Se resti con Misato vivrai da cavia e morirai in prigione. Con me puoi ancora fare qualcosa di buono >>
<< Qualcosa di buono? >> ripeto a bassa voce per sentire sulle mie labbra il sapore di quelle parole, come se potessi esorcizzarle dal significato malvagio che vi ha sicuramente infuso. Io voglio solo fare qualcosa di buono, ma con te non è possibile.
<< Ti osservavo ieri mattina mentre i tuoi amici facevano fuori i miei uomini! Vuoi davvero ripulire cadaveri? >>
Allora eri tu? Beh, se non altro, quello lo so fare ... e non è pericoloso.
<< Avanti, Shinji, seguimi! >>
Un momento ... perché sento l'impulso di obbedire? Devo dire "no", devo assolutamente dire "no", è solo una maledetta sillaba, perché non riesco a pronunciarla? Asuka non ha problemi a dirmi "no" ... lei non ha problemi ... a ... lei è coraggiosa. Non è come me, io sono un uomo della peggior specie, senza un briciolo di volontà.
Orso mi ha detto che capire i propri limiti è una virtù, ma essere un cane non è una virtù. Come posso obbedire a lui quando ho rifiutato di farlo con chi mi ha salvato ...? In me non alberga un briciolo di altruismo o di lealtà. Un incapace come me non è degno ...
... di salire su un Evangelion.
 
Non ce la faccio neanche a tenere la schiena dritta, trattengo le lacrime perché non sono abituato a piangere davanti a mio padre ... non mi darà conforto. Coraggio cagnolino, arrenditi! Se questa è la tua natura, allora devi fare solo un passo, gli altri seguiranno.
Aiutami, Shinji!!!
 
Hai paura di incontrarti con tuo padre? Se non ti sforzerai di fare il primo passo in avanti, non cambierà mai nulla da sé.
La signorina Misato! Mi aiuti, cosa devo fare?
Chiarisci le cose con te stesso e sugli Eva, sui motivi per cui sei venuto qui, suo motivi per cui sei rimasto. Trova le risposte che devi a te stesso.
La signorina Misato è morta, vero?
 
Qui è ancora viva e anche lei ti vuole bene. 
 
Temevo mi avessi abbandonato.
 
Anche volendo, dove vuoi che vada?
 
Nonostante tutto, mi piace questo tuo ricordo, le sue labbra hanno un buon sapore ancora adesso.
Non si tratta solo di fare un passo, ma di continuare ad avanzare, un passo alla volta.
Ma se faccio un passo, anche uno solo; se faccio un passo in avanti io andrò da mio padre. Se cammino in direzione di mio padre io farò ancora del male, le farò ancora del male, farò del male ad Asuka.
<< Cosa aspetti, Shinji? >>
Di capire cosa fare.
Pensa tu solo, decidi tu solo che cosa tu debba fare in questo momento. Spero che non ne avrai mai a pentirtene.
Kaji! Anche questo è un tuo ricordo, vero? E' bello! E' un buon motivo per combattere ancora, non credi?
 
Ne abbiamo trovati tanti di buoni motivi.
 
E adesso quale altro motivo posso trovare?
Cosa desideri realmente?
Mi sembra di vivere ogni momento, di vedere tutte le persone amiche che mi parlano e si frappongono, a mo' di scudo, tra me e lui. << Mamma! >> sussurro a bassa voce mentre una risata nervosa scioglie il nodo alla gola e fa salire le mie emozioni fino agli occhi. In fondo non è così spiacevole provare emozioni, perché non c'è solo dolore e, immersi in quest'acqua, tanti momenti della vita di Shinji Ikari (mia o ... mia) non mi appaiono proprio da buttare. << Mamma, lo sai che desidero le tette di Asuka! Se solo fossi stato migliore, se solo avessi fatto qualcosa ... >>
Tutti commettiamo degli sbagli che diventano rimpianti. Pensa alla possibilità di riscattarti.
 
Anche questo mi sembra un buon motivo per combattere, signorina Misato.
 
<< Non mi hai sentito? Seguimi, Shinji! Tanto non puoi tornare indietro >>
E' vero, non si torna indietro, io non posso tornare indietro, l'ho detto ad Asuka, le ho detto tante cose ... le ho detto anche che l'avrei riportata a casa. Diventerà davvero così bella da grande?
 
Ehi si!
 
Anche questo mi sembra un buon motivo per combattere.
 
Anzi, questo mi piace di più, sebbene non sappia cosa significhi. So solo che dovrebbe imparare a fare il caffè, quello che prepara lei è disgustoso.
Dovresti avere più coraggio
Hai ragione, Asuka, dovrei avere un po' più di coraggio, il coraggio di fare l'impossibile, come mi diceva Furia Buia. Posso accettare la fortuna di essere ancora vivo, posso accettare la responsabilità per quello che ho fatto. In fondo, anche nello Shinji che sono stato, il mostro, c'è il mio talento e il mio destino. E il mio destino è rialzarmi sempre, io mi sono sempre rialzato.
<< Se resti lì non avrai alcuna possibilità di sopravvivere. Devi venire con me, Shinji! >>
No, io ho almeno una possibilità. Non è male ... lo so perché tutti questi fantasmi del passato mi dicono che è così. Se ho un motivo per combattere, ho ancora una possibilità e io ne ho tanti davanti ai miei occhi e dentro il mio cuore. Se ho un motivo per combattere posso ancora fare l'impossibile. Sebbene con me non ci siano i miei fratelli, io ho ancora una possibilità; anzi, i bravi cacciatori se la cavano anche con mezza ... e i miei fratelli sono i migliori.
<< Smettila di fare storie, smettila di fuggire! >>
Non puoi e non devi sempre fuggire!
Signorina Misato, non è soltanto questione di dovere. Lo so anch'io cosa è giusto, ma non basta. Non mi basta compiere un atto solo perché è giusto, devo soprattutto volerlo. Se non voglio davvero, finirò solo per obbedire a qualcuno prima di ... disubbidire un'altra volta. E' questione di volere, signorina Misato, e la volontà è una disposizione dell'animo.
 
E tu cosa vuoi in questo momento?
 
Beh, visto che dietro di me non c'è più niente, visto che davanti a me c'è quello che non voglio, e poiché finora ho sempre girato a vuoto, allora ... desidero compiere l'unico passo possibile.
 
E quale sarebbe?
 
... Questa volta ...
<< Ti ho detto "vieni con me, Shinji"! >>
                                                                                                                                                                                                                 Shinji 

... preferisco ....
<< Mi servi >>.
Shinji

... stare fermo!
<< MUOVITI! >>
SHINJI

<< NOOOOOOO!! >>
Io non voglio fuggire

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Capitolo 11
*** Quattro beagle in calzamaglia ***


Il cuore batte all'impazzata e rimbomba all'altezza delle tempie come una scarica di tamburi in uno stanzino, relegando quasi in sottofondo ogni altro rumore. << Se dovesse venirmi un infarto >> penso, << mi esploderà prima la testa >>. Nelle mie gambe non ci sono più muscoli che si stendono e si contraggono. Corro solo in virtù dei watt assicurati da un maremoto di acido lattico che pugnala la pelle e graffia le ossa dei miei arti inferiori. Brucia la mia gola impegnata a rapinare tutto l'ossigeno che gli alberi intorno si degnano di mettere a disposizione. Il sudore e le lacrime inacidiscono i miei occhi tornati di nuovo alla normalità.
Corro quasi cieco temendo il prossimo passo, perché il mondo intorno a me balla, come il mio corpo, ad ogni falcata, ad ogni irregolarità del terreno. Aspetto il momento in cui metterò il piede in fallo o le caviglie cederanno ... e allora dovrò sperare di non fracassarmi il cranio contro una pietra e di trovare la forza per rialzarmi.
Corro a perdifiato ormai da più di un'ora, corro oltre le mie possibilità succhiando carburante dal terrore e dalla rabbia, che riducono la mia intera esistenza all'essenziale, ma soprattutto dal bisogno di rimanere attaccato a loro, ai miei fratelli, che volano nonostante lo sfinimento e ringhiano come se la resistenza dell'aria fosse un nemico da aggredire senza pietà.
Ma il nemico è dietro di noi, spaventoso, mostruoso, e ci insegue a passo lento. Non ha bisogno di accelerare per raggiungerci, non ha bisogno di armi per ucciderci. A quella cosa basterà abbassare un piede e allora dei tre cacciatori più uno non resterà che una poltiglia indistinta di carne, ossa e sangue.
Non dobbiamo neanche voltarci per valutarne la distanza, perché il fracasso metallico provocato dal suo passaggio riesce a competere con le pulsazioni del cuore e con il sibilo angosciante prodotto da schegge di legno e pietra che fischiano come proiettili. Non ci resta che sperare che i colpi sparati a casaccio non centrino il bersaglio.
Nonostante ora sappia quanto poco ci sia di realmente umano in noi (me incluso), non possiamo combattere un evangelion, anche se quella creatura è soltanto un sottoprodotto del mio 01, guidato forse da qualche sventurato o stupido volontario il cui tasso di sincronizzazione è stato artificialmente portato a livelli di assorbimento della coscienza.
Non è leale, non è giusto morire così, come prede in fuga, senza che ci sia data la possibilità di giocarci la vita in un combattimento a viso aperto.
<< Provo a rallentarlo! >> grida sconvolto Furia Buia prima di interrompere la corsa e puntare il braccio sinistro in direzione di quella cosa. Vuole tentare di arrestarne l'avanzata materializzando una barriera di at field.
<< Orso, prendilo! >> comanda Musashi che come me istintivamente ha rallentato.
Il bestione, a dispetto della stazza, aumenta addirittura il passo come se avesse intravisto la salvezza a una manciata di metri da sé.
Probabilmente, è l'ultima cartuccia per Paparino che poco fa ha dato tutto, e forse anche di più, per combattere contro mio padre.
L'operazione riesce perché il muro, che in altezza superava a stento i piedi del nostro inseguitore, ottiene lo stesso risultato di un provvidenziale sgambetto: l'infinity perde l'equilibrio e rovina in ginocchio.
Ma l'impatto contro il muro di energia, come una fucilata, produce un rinculo che dà a Furia Buia appena il tempo di portare le braccia a protezione del capo prima che l'onda d'urto lo scagli lontano come una palla da baseball. Per sua fortuna, l'ordine del Biondo è stato compreso da Orso che, alla distanza giusta, da buon catcher afferra il fratello con la benda prima che si frantumi contro un albero.
<< Muoviamoci! >> mi urla Musashi riprendendo a correre.
Quando li raggiungiamo Orso e il ciclope sono di nuovo in piedi e provano doloranti e ancora intontiti a prendere il nostro ritmo.
<< Come stai? >> domanda il Biondo riducendo le pedalate per non lasciarli indietro.
<< Ce la farò >> risponde la Furia.
<< Servirà un altro sgabello per quel coso >> grugnisce l'omone toccandosi il fianco. << Ragazzo pensi di farcela? >>
<< Non lo so >> rispondo con la voce che sembra uscire dalle profondità di una caverna. << ... Posso ... tentare >>.
<< Solo se necessario >> esclama Paparino appoggiandosi, a corto di fiato, ad un tronco.
<< Dobbiamo andarcene! >> lo incita Musashi.
<< Abbiamo qualche secondo ... rifletti! >> lo riprende il cacciatore dall'occhio magico. << Davanti a noi ... c'è il villaggio >>.
<< Non possiamo farci inseguire fin lì >> osservo.
<< Esatto ... portiamolo verso le trappole ... Se ce la facciamo potremmo anche salvarci >>.
<< D'accordo ... sei pronto? >> chiede ansimante il Biondo.
<< Si! >> sputa il Paparino abbassando rassegnato la testa. Chiaramente la risposta, per lui come per noi, è No!

Oltrepassata la pineta, svoltiamo a sinistra in direzione di una piana che al primo sguardo mi è sembrata senza limiti. Lì sono piazzate le nostre invisibili, esplosive sentinelle e dopo c'è ... l'ultima linea: una piccola oasi di massi, cemento e fusti nasconde lo strapiombo che dà sulle acque gelide del lago.
Gli ordigni, sebbene rudimentali, lavorano al meglio per coprirci la ritirata ma riescono soltanto a nascondere il frastuono dei passi di quell'ammasso gigante di ferro e carne.
<< Non ce la faremo >> mi dico.
Arranchiamo in preda al dolore e alla fatica sforzandoci di mantenere il focus sul traguardo come se potessimo tirarlo verso di noi. Dio, quanto vorrei fare un bagno in questo momento! I serbatoi fisici ed emotivi che finora avevano alimentato la macchina sono ormai vuoti; avanzo disperato dannandomi per rilanciare il passo sempre più lento e pesante, sospinto solo da un selvaggio desiderio di vivere.
Ce l'avevamo quasi fatta, stavamo per uccidere il nostro nemico, il mio nemico. Avremmo salvato il mondo, avrei rimediato alle mie colpe. Non posso morire proprio adesso che so di avere una possibilità, che so di avere una famiglia, che ho finalmente una casa da difendere; non posso perdere la vita oggi, perché ho ancora una missione da compiere. Non deve finire così, voglio vivere, voglio rivedere quella stupida e riempirle la faccia di schiaffi, così impara a trattarmi in quel modo, così mi dirà qualcosa, mi dirà ... perché proprio io ...
<< Va male >> sbuffa Orso riferendosi all'inefficacia del nostro piano B.
La bestia non sembra neppure accorgersi di passare attraverso un campo minato e noi siamo ancora troppo lontani per trovare rifugio, e forse la morte, nelle profondità del lago.
<< Shinji! >> grida Furia Buia ormai allo stremo. Quando mi chiama per nome vuol dire che siamo in una di quelle situazioni tragiche da cui possiamo uscire esclusivamente con un atto o una parola che concentrano un destino, di quelli da "dentro o fuori".
<< Ho capito! >> rispondo bloccandomi di colpo e piegando in avanti il busto per incamerare un'altra scorta d'aria. << Ci provo >>.
Ora so che anch'io sono in grado di sviluppare un at field e ho sperimentato, durante lo scontro con mio padre, alcuni dei processi che favoriscono l'innesco delle mie "abilità".
Mi sento a pezzi, ogni cellula del mio corpo è in stato di agitazione permanente e scende in piazza per reclamare una camera iperbarica. Sono così stanco e l'indicatore della benzina è così al di sotto della spia rossa che fatico a formulare anche i pensieri più banali e il cervello stenta persino ad elaborare i colori.
Alzo il braccio destro immaginando una barriera che ci protegga dall'assalto di quel mostruoso mietitore. Chiamo a raccolta gli ultimi brandelli di emozione sfuggiti all'ipossia: cerco la rabbia e la paura, il dolore e la frustrazione, nel frattempo aggrappandomi come un naufrago a ogni desiderio o capriccio che il mio animo riesce ad afferrare.
<< Non pensarci troppo! >> mi dice Furia Buia che, posizionandosi al mio fianco e senza la benda a coprire l'occhio, alza il suo braccio sinistro per darmi manforte. << Non cercare un motivo per attivarlo. Lascia che sia lui a trovarti! >>
<< Non mi viene in mente niente >> sorrido angosciato.
<< Cosa desideri? >> rilancia cercando di incoraggiarmi.
<< Voglio proteggervi >>.
<< Anch'io >>.
L'aria diventa elettrica, dal nulla emergono saette di colore rossastro.
<< Cos'altro? >> insiste Paparino la cui iride prende vita.
<< Voglio rivedere quella stupida >> ribatto, mentre avverto finalmente il tanto atteso formicolio agli occhi.
Un muro esagonale di energia inizia a delinearsi tra noi e il mecha, sebbene ancora instabile quanto ad intensità e consistenza.
<< Non avere paura di morire, Shinji! Perché non lo permetterò >> grida con l'occhio sinistro color del sangue Furia Buia che sembra aver trovato un'altra tanica di benzina: la paura che io possa morire.
<< Voglio vivere >> urlo guardandolo dritto in volto. E' il primario, irrazionale, impulso di vita che si fa strada e permea ogni fibra dell'essere senza permesso, senza doversi appellare ad una ragione. So che sono le parole di Asuka, che ho appena pronunciato la stessa formula magica che tanto tempo fa, in un'altra vita, l'aveva risvegliata dall'oblio prima ... della sua morte.
I miei occhi ardono come torce, sento nuova energia scorrermi dentro. La barriera si stabilizza al punto da cambiare stato: è viva, pulsante, vera ... e tangibile come il cemento armato.
<< Pronti a recuperarci? >> il ciclope si rivolge a Orso e Musashi che, senza rispondere, raccolgono le forze e galoppano via per prepararsi ad un altro storico salvataggio.
<< Incrocia l'altro braccio e proteggi il viso! >> mi istruisce il Paparino ridendo spavaldo e gasato come se fossimo in procinto di gettarci nel mezzo di una rissa. << Tra poco si vola >>.
Mi scopro a non provare più paura, perché non sono solo, perché anch'io adesso faccio parte degli "operativi", perché siamo in due a combattere ... come in fondo ho sempre sognato da quando ho conosciuto il cacciatore dal carattere impossibile.
Atterriamo malamente al suolo a pochi metri di distanza l'uno dall'altro. Il contraccolpo è stato così violento che non mi sono accorto di essermi librato in aria abbastanza a lungo da superare gli altri due cacciatori. Mi ci vogliono alcuni interminabili istanti per recuperare la vista, mentre un fischio alle orecchie mi tortura costringendomi a coprirle con le mani per attenuare il fastidio. Musashi si incarica di afferrare il mio corpo che si affloscia come un pallone sgonfio non appena si stacca da terra.
Il mecha questa volta è letteralmente stramazzato al suolo sbattendo la faccia contro altre trappole che lo inondano di schegge. Mugghia come un toro ferito mentre cerca, parzialmente accecato, di rialzarsi.
Il Biondo e l'armadio ci trascinano di peso come sacchi di patate; né io né Furia Buia riusciamo a mettere in fila due passi di seguito.
Anche Orso, alla fine, si arrende e crolla; prova a strisciare insieme al suo fratello con l'occhio strano pregando invano per un'ultima scarica di adrenalina. Musashi ne ha ancora per qualche metro, ma deve cedere anche lui. << Mi dispiace, Ragazzo >> si scusa alzando bandiera bianca. << Non ce la faccio più >>.
Se non altro, l'idea di morire con loro riesce a confortarmi. Accidenti a te, Asuka! Avresti dovuto concedermi una tregua. << Giuro che, se sopravviviamo >> rantolo in attesa della fine stendendomi sulla schiena e fissando un bellissimo cielo azzurro, << riuscirò a toccarle il seno >>.
<< Fallo anche per me! >> ride Musashi che segue il mio esempio.

<< Ehi rammolliti, toglietevi di mezzo! >> sento la sua voce. << E' ora di lasciar spazio ai professionisti >>.
<< Finalmente combattiamo insieme! >> gioisce Mari.
<< Vedi di concentrarti Quattrocchi >> si incazza la teutone << o ti butto fuori >>.
<< Quella stupida non mi lascia in pace neanche quando sto per morire >> esclamo reprimendo a fatica una risata isterica, convinto di aver sentito quelle parole nella mia testa.
<< No no >> mi corregge Furia Buia. << Quella stupida sta venendo a salvarci >>.
Faccio appello a ciò che resta dei muscoli del collo per guardare in direzione dei rinforzi. Quando metto a fuoco un osceno Eva rosa e rosso, che sembra essere stato assemblato facendo combaciare due metà sbagliate, mi limito ad osservare: << il mio 01 era più bello >>.
<< Ora non puoi più tirarti indietro >> sfotte il Biondo toccandomi il braccio perché ... è ora di rialzarsi.

Di nuovo in pista avanziamo scomposti e sgraziati fendendo l'aria con i muscoli della braccia, perché le gambe sono vuote e molli; se fosse possibile useremmo anche le orecchie per darci la spinta.
Il chiasso della battaglia che infuria dietro di noi copre i lamenti e gli sbuffi che emettiamo ad ogni passo. Sbavando come cani rabbiosi, procediamo così vicini che, se qualcuno di noi inciampasse, trascinerebbe a terra anche gli altri come i tasselli del domino.
Ad ogni metro che conquistiamo, ad ogni gracchiar di metallo, ad ogni ruggito animalesco dei mostri che ci stanno rubando la scena, alle imprecazioni della rossa che accompagnano ogni suo "ti decidi a morire?", ad ogni fitta del corpo sento aumentare un'insensata allegria. E' una gioia disturbante alimentata dalla prospettiva sempre più concreta di un'insperata salvezza, è una brama animalesca di vita. Ed io la sto mordendo come un lupo affamato ed ogni boccone che mando giù mi fa sentire più forte. Anche in questo non sono solo perché siamo attraversati dalla stessa energia.
<< Quando torniamo il letto è mio! >> ghigna malefico Musashi che guarda invasato gli alberi davanti a noi.
<< Io non mi alzerò più da tavola >> gli fa eco Orso gridando come se volesse macellare di persona l'animale che Mami gli dovrà cucinare.
Io riesco solo a pensare che sarebbe bastato così poco per chiudere tutti i conti. Una soluzione comoda, certamente sbrigativa, ma al diavolo ...
<< Ce l'avevamo quasi fatta ... Fanculo! >> sbraita Furia Buia dando corpo con la sua voce ai miei pensieri.
<< Tutta colpa tua >> latra il bestione rivolgendosi a Musashi, << caprone! >>
<< Si era alzato il vento >> sbotta il Biondo trasformando il ghigno in una contagiosa, folle e cattiva, risata.
Di colpo mi rendo conto che non stiamo più cercando riparo, perché il chiasso della battaglia si è da poco spento e ci raggiunge un eco sbiadito delle grida di vittoria di Asuka. << Hai visto Quattrocchi? >> urla come se non si rendesse conto che la gatta è seduta proprio affianco a lei. << E' così che si fa. E' così che si combatte! >>
No, stiamo gareggiando per vedere chi arriva prima, come se toccare il primo tronco d'albero o tuffarci per primi garantisse la realizzazione di un desiderio. Cerchiamo di superarci come quattro bambini che hanno deciso di sfidarsi solo per sapere chi è il più veloce.
<< Ma dove corrono quegli idioti? >> domanda Mari alla collega.
<< Mi sa che sono del tutto impazziti >> borbotta la pilota con la benda all'occhio.
Asuka forse combatte con grazia ed eleganza, ma parla in modo ruvido e a volte sgradevole; eppure non ha tutti i torti perché possiamo soltanto essere dei pazzi per frustare ancora i nostri poveri corpi e dimenticarci di regolare il respiro pur di assecondare la melodia di risate contorte che assomigliano a grugniti.
<< Ho vinto! >> grida trionfante Musashi sfiorando un "cucciolo" di faggio, che per primo salutava il nostro arrivo.
<< Perché sei quello ... che si riposa di più >> commenta acido Furia Buia.
<< E poi ... >> mi aggiungo << diciamo che è Orso il cacciatore ... in economia >>.
<< Ben detto, Ragazzo >> mi appoggia l'omone che pianta le ginocchia sul terreno morbido arcuando la schiena a mo' di cucchiaio per accompagnare la testa e farle accarezzare l'erba.
<< Chissà che avranno da ridere quei malati di mente!? >> si domanda Asuka mentre il suo mecha bicolore si avvicina a passo lento.
Questa volta, però, l'intuito della rossa ha fatto cilecca, non ha capito che non stiamo veramente ridendo, che non siamo felici, che non c'è sollievo nella nostra gioia. Quella risata è, invece, la maschera della ferocia che ci procura il sapore della vita e della frustrazione per l'occasione perduta, perché siamo stati costretti a fuggire per allontanarci dai mostri che hanno distrutto la nostra esistenza, la mia e quella di Asuka. Perché quelle cose, persino l'orribile mostro rosa e rosso ormai sopra di noi, sono ancora lì a riflettere su scala più grande la nostra stessa maledizione: l'essere sempre costantemente fuori posto, condannati alla solitudine che colpisce tutti coloro che hanno il destino marchiato ben visibile sul viso o nel nome.
Quel mecha è la mia vecchia vita, orribile quanto questa e subita esattamente come subisco il momento presente; è il male che ho vissuto, ma soprattutto è il male che ho fatto ... anche a te stupida tedesca, quello che forse non sarà mai perdonato.
Non ci vuole molto perché il vero volto della mia ilarità rompa gli argini e si tramuti in un ruggito rabbioso che mi fa quasi scoppiare la gola, mentre scarico la pistola contro quel maledetto metallo in direzione dell'entryplug per dare altro sfogo alla pressione accumulata.
Non "canto" da solista, ma come parte di un coro affiatato. Davanti alle due pilote esplode un unico sentimento, un unico umore che per puro caso ha intercettato quattro fantocci che potessero contemporaneamente incarnarlo. Anche Orso, infatti, apre il fuoco bestemmiando come un condannato all'inferno e Musashi, che non ha più proiettili, stira il viso serrando persino le palpebre per aumentare l'ampiezza del megafono. Fuira Buia spreca le sue ultime once di energia per sparare improvvisati e instabili muri di at field forse nella speranza di far cadere anche quell'incestuoso prodotto dell'unione tra lo 02 e lo 08.
<< Si, principessa >> sentiamo la voce di Mari, << sono davvero impazziti >>.
<< ... Andiamocene! >> ordina atona la rossa. << E' inutile perdere tempo con loro >>.
Guardo allontanarsi l'essere mostruoso a cui dobbiamo la vita e non riesco a decifrare i moti che attraversano la mia anima con la forza di un fiume in piena prima di evaporare svuotandomi il corpo. Mi sento così ... esausto.

Poco prima che la terra si interrompa bruscamente, come tagliata da un unico e ben assestato colpo di accetta, ci accoglie un piccolo spiazzo, vagamente rettangolare, delimitato da due vecchi tronchi rovesciati l'uno di fronte all'altro e da un grande masso, squadrato sulla sommità, che offre una parete abbastanza liscia da potervi appoggiare la schiena e che fronteggia uno striminzito dosso di terra costruito a bella posta. Al centro un letto di cenere grigia attesta che la zona è stata spesso usata per trascorrervi la notte.
Orso e il Paparino si coricano sui tronchi sbuffando come cetacei; Musashi si abbatte con la schiena contro il masso lasciandosi scivolare dolcemente; io, che sono arrivato per ultimo, mi sdraio a terra in mezzo ai due fusti abbattuti, dando licenza ad ogni mio muscolo di abbandonarsi al contatto con il suolo.
Ancora non riesco a credere a quanto è accaduto.

 

*****



<< Quando crescerai, Shinji? Quando diventerai un adulto? >>
Fui sorpreso non tanto dalle sue parole, che rispondevano ad una collaudata strategia di contenimento della mia ribellione, ma dall'impressione che mi fece quell'uomo. Mi resi conto che era ormai un estraneo. Avrebbe potuto minacciarmi, impegnarsi a formulare tutti i possibili ricatti morali, sbraitare come un posseduto o restare glaciale. Non me ne importava più niente. Anche mio padre se ne accorse perché il suo volto, a differenza del tono sempre implacabile della voce e nonostante la copertura di quei grandi occhiali a visiera, prese a rivelare inquietudine ... oserei dire insicurezza.
In quel momento, capii che qualcosa in me era davvero cambiato, perché il mio "no" non nascondeva una richiesta di attenzioni, né il bisogno di emanciparmi dai tormenti del giorno prima. Mi era stato chiaro sin dall'inizio, solo guardandolo, che non avrei avuto alcuna speranza contro di lui, ma non riuscivo a preoccuparmene. Non mi sarei tirato indietro, avrei affrontato il mio nemico e tutte le conseguenze che sarebbero scaturite dalla mia decisione.
Sospirai rumorosamente piegando leggermente il capo prima di rizzarlo con violenza in modo che i miei occhi potessero fissare con fierezza la faccia dell'uomo che avevo sempre cercato e fuggito. Un sorriso sereno e consapevole si allargò con insospettata facilità ricacciando indietro e in alto le guance. << Non l'hai capito, padre? >> iniziai a parlare senza avvertire alcun segno di cedimento nel cuore. << Io non sono più un bambino ... Io sono un cacciatore! >>
<< Sei così stupido da scegliere sempre la parte sbagliata >> ringhiò trattenendo a stento una smorfia di disprezzo.
<< Sei tu la parte sbagliata >> risposi immediatamente. << Io ... ti combatterò >>.
<< Credi veramente >> replicò sfoggiando un malefico sorriso << di potermi battere? >>
<< Non è importante >> dissi inspirando con forza per dare un po' di carica al corpo e al cuore << perché oggi moriranno due mostri e il mondo sarà salvo >>.
<< Questo mondo è falso >> sbottò prima di far esplodere una fragorosa risata. << E' stato creato da un dio imperfetto. E' per questo che esistono ... due mostri come noi >>.
Rifiutai di riflettere su quelle frasi, pensando che volesse confondermi e temendo che dicesse il vero. << Sei impazzito? >> ringhiai.
<< No ... e sono sicuro che anche tu l'abbia capito. Ma non fa niente, perché io distruggerò questa illusione, farò nascere l'ordine dal caos e ... alla fine >> gettando per la prima volta la maschera che non aveva mai tradito emozioni << ... io la rivedrò, Shinji. Il vostro e il mio sacrificio è un giusto prezzo da pagare per una sola persona: mia moglie >>.
Furia Buia mi aveva detto che spesso la scelta è tra quantità non tra qualità diverse e che tutto il nostro mondo è una questione di prospettiva, ma ascoltando mio padre non potei non rivedere me nell'atto di condannare la civiltà per salvare Ayanami, una sola persona ... mia madre. Guardandolo, vidi le sue fattezze mutare e riconobbi in lui me stesso. Mi sentii infiammato da un odio incontrollabile, e tuttavia diverso da quello che ieri mi aveva permesso di soffocare ogni stato d'animo. La sua energia, al contrario, era così forte che non sarei mai riuscito a contenerla senza scoppiare; doveva, voleva trovare sfogo, distruggere qualcosa, qualunque cosa e soprattutto ... me che ero più simile a mio padre di quanto immaginassi. I miei occhi presero a bruciare.
<< Anche tu sei come me. Devi accettarlo, Shinji! Insieme distruggeremo questo inferno e tutti i demoni che lo popolano. Li uccideremo tutti >>.
<< Non te lo permetterò! >> gridai furiosamente estraendo la pistola dalla fondina. Gli svuotai rapidamente contro l'intero caricatore mirando al cuore e alla faccia.
Sentii vacillare le gambe quando vidi i proiettili rimbalzare contro un possente muro di at field prodotto proprio da mio padre.
<< Anche tu hai questo potere?! >> constatai a denti serrati mentre continuavo a premere a vuoto sul grilletto. << Sono perduto >>.
<< Noto che la tua mira è migliorata >> commentò sarcastico. << Come vedi, anch'io sono un dio imperfetto. Ce ne sono tanti in giro. Un motivo in più per eliminare questo errore che tu chiami realtà >>.
<< E adesso che faccio? >> domandai a me stesso sperando nell'aiuto dei miei fratelli, in balia di altri flashback della mia vita mescolati ai brandelli di quell'altra. Sentii per l'ennesima volta rimbombare nelle orecchie la voce di Asuka che, a modo suo, mi chiedeva di intervenire, perché stava combattendo da sola ... senza alcuna possibilità di uscirne viva. Io non feci niente. << Adesso è il mio turno >> sibilai.
Non so cosa tu possa fare, non so neanche se voglio che tu faccia qualcosa; ma ... farai bene a rimediare a ciò che hai combinato ... lo devi a me[1].
Gettai a terra la pistola e mi rimboccai le maniche serrando i pugni. << Non usare trucchi con me e combatti da uomo se ne sei capace, stupido moccioso! >> urlai ricordandomi di aver steso un giovane cacciatore. E se avevo trovato il coraggio di lottare contro Furia Buia, allora potevo combattere un altro ... mostro. Se non altro non sarei morto come un patetico vigliacco egoista.
Un'altra risata folle di mio padre colmò la distanza che ci separava spandendosi nell'aria come un gas tossico. << Credi veramente che possa sprecare il mio tempo con te? >> disse. << Sfidarmi ad una scazzottata padre-figlio ... questa non me l'aspettavo. Comunque >> tornando immediatamente serio, << ultima possibilità, "Ragazzo": o vieni con me senza fare tante storie o dovrò eliminarti prima che tu possa diventare una minaccia. Cosa scegli? >>
Quel maledetto aveva predisposto il nodo scorsoio e, non contento, mi offriva l'ingrato compito di scegliere se stringerlo o meno intorno al collo.
Mentre mi prendeva a calci, Asuka aveva detto: ci hai tolto il nostro futuro ... sei la cosa peggiore che potesse capitarci.
<< Almeno >> pensai << non ti farò altro male ... non ti rivedrò mai più >>.
Assaporai il gusto dell'aria di cui si nutrivano i polmoni, fissai i colori del paesaggio intorno a me resi ancor più brillanti dal sole a picco in un cielo azzurro sgombro dalle nuvole, ascoltai ogni molecola del mio corpo e ogni fremito dell'animo che cercavano di accordare gli strumenti per suonare la loro melodia di vita. Che sfiga morire in un giorno così bello. << Vediamo che sai fare >> lo sfidai rabbioso sistemandomi in una guardia che non mi sarebbe servita, << vigliacco! >>
Ormai rassegnato, chiusi gli occhi quando alzò il braccio verso di me, e trattenni il respiro dopo aver percepito la proiezione del colpo e un'ondata di calore raggiungermi come se ...

<< E così puoi curvare l'at field e trasformarlo in un raggio?! Interessante! >>
Non potevo crederci, Furia Buia era davanti a me senza benda e con l'occhio sinistro già in fiamme fisso sulla fonte del pericolo. Il suo braccio destro era piegato poco sopra il viso e la mano chiusa come a stringere l'immaginaria impugnatura in cuoio di uno scudo di at field, che scintillava e sfrigolava a causa della pressione esercitata dalla fucilata sparata da mio padre.
<< Peccato che debba ucciderti! >> riprese quando i flussi di energia si dissolsero. << Avresti potuto insegnarmi il tuo colpo >>.
<< Aspettavo anche te >> disse Gendo per nulla sorpreso. << Ce ne hai messo di tempo, Ragazzo. Ah no, adesso ti fai chiamare "Paparino". Anche tu reclami il possesso del cane? >>
<< Non chiamarlo così! >> urlò Furia Buia scagliandogli contro una violenta murata delle sue.
Il colpo era ottimo, ma mio padre, chiaramente, conosceva le regole di quel gioco, perché non ebbe alcuna difficoltà ad opporre una sua personale schermata all'attacco brutale del ciclope.
<< Sai, mi dispiace che anche tu sia così stupido >> replicò. << E dire che ti ho osservato parecchio in questi anni. C'è stato un tempo in cui ho pensato che non sarebbe stato necessario recuperare Shinji >> continuò preparandosi al contrattacco. << Potevi essere tu l'arma nella mia mano, tu il mio degno erede >>.
<< Felice di averti deluso >> ghignò la Furia preparandosi ad un'altra "parata".
Già dal ruggito di Gendo compresi che avremmo fatto meglio a trarci fuori dalla linea di fuoco. I suoi occhiali emettevano un'intensa, sinistra, luminosità che ne rischiarava il volto al punto da nasconderlo alla vista.
Ma io ero ancora sorpreso e intontito e non riuscivo a muovermi; Furia Buia, invece, non sembrava intenzionato a spostarsi, forse perché aveva un piano o semplicemente perché era troppo orgoglioso per cedere. Si limitò ad abbassare il baricentro per resistere meglio.
Il fascio elettromagnetico ci raggiunse simile ad un giavellotto di luce e fuoco dalla punta incandescente. Sentii lo schiocco della mandibola di Paparino che spingeva contro la mascella per trattenere la fuoriuscita di un gemito di dolore; indietreggiò di un passo per non perdere l'equilibrio e con il braccio libero mi spinse via colpendomi al petto.
<< E bravo il vecchietto! >> ringhiò la Furia al termine dell'affondo. Poi continuò spavaldo, togliendosi lentamente il giaccone dopo aver spento alcune lingue di fiamma che spuntavano dalla manica che aveva maggiormente sopportato il calore prodotto dall'"abilità" dell'avversario: << Appenderò la tua testa sopra il camino. Sarai il mio migliore trofeo >>.
<< Shinji >> mi disse poi sottovoce, << scappa! E' più forte di me. Io cerco di coprirti >>.
<< Eh no! >> sbottai di nuovo in me. Non mi aveva abbandonato, perciò non lo avrei lasciato solo anche a costo di essere fatto a pezzi. << Voglio anch'io la sua testa >>.
<< Non discutere! >> reagì il ciclope prima di prepararsi ad assorbire un altro colpo di mio padre.
<< Se ti uccide siamo fottuti lo stesso >> dissi approfittando della copertura dall'at field di Furia Buia e della sua momentanea distrazione. << E comunque io non me ne vado >>.
<< Che palle! >> esclamò rosso in viso per lo sforzo e, conoscendolo, anche per la rabbia. << Ci hai preso gusto a dirmi di no. Che facciamo allora? >>
Alla disperata ricerca di una soluzione, una qualsiasi, la memoria mi spiattellò i ricordi confusi del mio primo scontro con un angelo. Nonostante fossi svenuto quasi subito, le mie orecchie forse avevano intercettato una conversazione tra Ritzuko e Maya che aveva a che fare con ... l'annullare lo spazio di ... qualcosa.
<< Cerca di avvicinarti e fa' in modo che il tuo e il suo at field entrino in risonanza! >> gli ordinai come se davvero comprendessi qualcosa di ciò che gli stavo dicendo. << Dovresti riuscire ad annullarlo. Se mi dai il fucile, lo colpirò quando non sarà più protetto >>.
<< E come faccio a entrare in risonanza con l'at field di quello spostato? >> domandò il Paparino ancora in posa da oplita sotto attacco, nonostante fosse terminato l'effetto dell'ultima bordata.
<< Non lo so >> ammisi disperato. Credevo lo sapessi tu.
<< Che idea assurda! >> ribatté Furia Buia fissandomi stravolto. << ... Al diavolo! Scopriamo se c'è un modo per batterlo. Ragazzo, prendi bene la mira e ... pensa a qualcosa che ti faccia arrabbiare! >>
Si lanciò contro mio padre caricando come un toro pronto all'incornata e spingendo verso l'obiettivo, dopo averlo materializzato a pochi metri da sé, un altro muro. Estrasse il fucile a canna corta dalla fondina lanciandolo a mezz'aria perché potessi afferrarlo al volo.
Mi spostai sulla destra sforzandomi di puntare gli occhi su mio padre come per tarare un mirino immaginario. Non mi chiesi neanche se avrei avuto il coraggio di premere il grilletto, non solo perché c'ero già riuscito poco prima, ma perché non potevo permettermi dubbi.
Il primo tentativo di azzeramento della protezione non andò a buon fine, perché le estensioni di Furia Buia e Gendo, una volta scontratesi, continuarono a rimanere attive e a scagliare tutt'intorno scariche ad alto voltaggio. In compenso, però, raggiunta in linea d'aria la posizione del ciclope, individuai un varco, puntai il fucile e sparai.
Mio padre aveva notato il mio movimento e, senza perdere il contatto con il Paparino, creò un'altra barriera stendendo il braccio libero.
<< Così non vale. Due contemporaneamente non è giusto >> pensai prima di sgranare gli occhi di fronte alla sua reazione. Respinto il proiettile, infatti, il nostro rivale aveva tramutato lo scudo in un altro dardo infuocato prima di scagliarmelo contro.
Anche in quel caso ne uscii illeso perché il ciclope che, purtroppo per lui, non possedeva un'abilità così duttile, scelse di abbandonare i suoi propositi di sintonizzazione per proteggermi.
Avendo perso contemporaneamente attacco e difesa, il cacciatore fu investito dal muro ancora attivo che mio padre aveva mantenuto stabile proprio per lui.
Era ancora a terra quando Gendo tentò di infliggergli il colpo di grazia. In quel momento non pensai a niente: nessun ricordo strappalacrime capace di far rialzare un pugile dopo un colpo da ko, nessuna parola dolce sfuggita al fantasma di una donna amata. Allungai il braccio, come feci durante la rocambolesca fuga dopo il mio primo combattimento[2], immaginando di teletrasportarmi lungo la traiettoria del proiettile luminoso per proteggere quel maledetto cacciatore che si ostinava a salvarmi la vita anche se non riusciva a capirmi.
I miei occhi si accesero di nuovo e ... una parete di at field si formò proprio là dove si era concentrata la mia immaginazione.
Mio padre e il Paparino mi fissarono interrompendo per qualche secondo le ostilità, i loro volti non tradivano alcuna sorpresa. Realizzai, allora, che quel muro l'avevo creato io grazie alla paura che potesse accadere qualcosa di male al mio fratello.
Provvidenziale, l'istinto mi ordinò di non perdermi dietro quella rivelazione, perché Gendo, cambiando rapidamente target, cercò di incenerirmi. Mollai il fucile e incrociai le braccia a coprire la testa e il petto e creai con la mente un altro scudo nei termini di proiezione o continuazione della mia intera persona, un diaframma tangibile come il mio corpo. Quando notai un altro esagono dai colori dell'arcobaleno, realizzai che l'avevo creato io grazie alla paura di essere ferito, grazie al timore del dolore e della morte.
<< Non lo toccare, bastardo! >> ruggì imbestialito Furia Buia scagliandosi contro quel vecchio maledettamente agguerrito. Si scontrò con un'altra difesa ma non subì alcun danno e non fu ricacciato indietro. Era come se il suo corpo fosse ricoperto da ventose, perché dopo il contatto restò attaccato a quel muro di at field e cominciò a tempestarlo di colpi.
Aveva cambiato tattica: anziché opporre un altro parallelogramma multi cromatico, si era concentrato per modulare il suo at field a mo' di giubbotto antiproiettile. I suoi avambracci e le mani rilucevano, invece, di una sfrigolante luce bluastra che ne confondeva i contorni e le proporzioni. Era riuscito a scovare la ricetta per usare i suoi poteri in modi diversi, contemporaneamente.
Potevo udire, nonostante la distanza, il rumore dei sui ganci che si infrangevano contro quella mostruosità, che a sua volta rispondeva ululando sempre più forte ad ogni colpo come se provasse dolore, fino a quando ...
L'ennesimo pugno del ciclope si abbatté con particolare violenza sul bersaglio frantumandolo. Gendo in tutta fretta ricreò un'altro ostacolo tra sé e il suo aggressore, ottenendo solo di assistere all'esplosione di quell'ultimo esagono sotto altri colpi brutali del cacciatore.
Il destro di Furia Buia, finalmente, investì in pieno il viso di mio padre che franò rovinosamente a terra perdendo i suoi occhiali da sole a visiera. Realizzai che anche quella particolare manifestazione dell'energia, che aveva permesso al Paparino di scardinare la difesa dell'avversario, aveva origine in una parte ben precisa dell'anima: quella presidiata dall'odio.

L'at field è la forma fisica delle nostre emozioni, il lato visibile dell'imperfezione delle relazioni umane, la prova inconfutabile della nostra solitudine.
In quel fazzoletto di terra non stavano combattendo degli esseri sovrumani, ma tre creature condannate dalla loro stessa umanità, legate dalla stessa maledizione.

<< Beccati questa, stronzo! >> esultò Furia Buia prima di gettarsi sul nemico abbattuto.
Ma il "vecchietto" non aveva alcuna intenzione di sventolare bandiera bianca solo per un pugno e con un calcio al petto fece volare il cacciatore per un paio di metri nella mia direzione.
Ripresi il fucile da terra, ricordando di avere ancora un colpo utile, iniziai a correre sulla mia sinistra per costringerlo a difendersi su più fronti, presi la mira praticamente in corsa e ancora una volta feci fuoco mirando alla testa.
Mio padre respinse la pallottola all'ultimo momento perché intento a contenere un altro assalto del ciclope che, avendone assaggiato il sangue e compreso come vanificarne la difesa, era tornato alla carica per chiudere la partita.
Sentivo il cuore pompare come una turbina, i polmoni ventilare così forte che mi sarei aspettato di sentirli esplodere. Non ero spaventato, ma inferocito, affamato. Mio padre, per quanto forte, non era imbattibile e stava lentamente perdendo tempi e terreno; io e Furia Buia, accorciando di volta in volta la distanza, e coordinando con maggior precisione gli attacchi, lo stavamo braccando.
Al rumore metallico dei blocchi che si scontravano, al tanfo sordo dei cazzotti che Furia Buia scagliava ormai senza alcuna accortezza, si aggiunse l'eco di spari e il fischio di proiettili che provenivano dalle mie spalle.
Musashi e, un po' più distante, Orso si erano finalmente uniti alla battuta di caccia e, senza alcun bisogno di istruzioni, si allargarono per individuare altre possibili brecce.
Mi resi conto che il nostro antagonista, pur potendo duplicare la stessa energia e concentrarsi su due fronti, non era in grado di arcuare i suoi scudi per tenere sotto controllo una circonferenza di attacco, né di adattarli alla propria persona per respingere le pallottole. Quindi ...
<< Dividetevi! >> gridò il Paparino che come me aveva colto il punto debole della preda.
Gendo indietreggiava, annaspando sempre più confuso, segno che l'intuizione era corretta. Ma anche noi avevamo un punto debole: il legame.
Mio padre, certo, non ne apprezzava il valore ma ne riconosceva la forza e sapeva come ritorcerla sui suoi nemici. E così, pur mantenendo il contatto con Furia Buia che si stava dissanguando per non offrirgli tregua, approfittando della mia poca dimestichezza con quel potere, stese un braccio nella direzione di Musashi che da qualche minuto lo costringeva a salvataggi di emergenza. Il Biondo alla mia destra era sdraiato in posa da cecchino, impugnando un fucile di precisione che gli aveva passato Orso durante le prime concitate fasi del loro intervento. Come noi era concentrato sul risultato e aspettava l'occasione di colpire il bersaglio accettando i rischi di una pressoché azzerata mobilità. Il bestione, invece, rimbalzava lungo tutta la linea tra me e il fratello dai capelli lunghi per dare una mano dove risultava più utile.
Il giavellotto di Gendo ci mise più tempo a materializzarsi e mi diede la possibilità di piazzarmi fisicamente lungo il percorso ideale che avrebbe seguito prima di annientare il cacciatore da calendario. Fu sufficiente figurarmi la sua morte e quella del bestione per rimescolare nelle giuste dosi paura, dolore e rabbia e con esse realizzare un altro muro composto da strutture esagonali sovrapposte.
<< Non toccarmi, Orso! >> sentii gridare Musashi dietro di me. << E tu, Ragazzo, fammi avere campo libero per un secondo >>.
Più facile a dirsi che a farsi, data la potenza e l'insolita durata di quel dardo infernale che premeva piegandomi il braccio e bruciandolo con il tessuto della maglia che lo avvolgeva.
<< Fa' come me! >> mi ordinò Furia Buia.
Non avevo la minima idea di come emulare il Paparino, né sapevo se tra le frecce nella mia faretra ci fosse anche quella che mi avrebbe permesso di modellare l'at field sul mio corpo; perciò decisi di imitare il primo attacco esplorativo del cacciatore con la benda.
Quando il fascio di energia svanì insieme alla sua carica mortale, invece di recuperare, mi sforzai di mantenere attivo il muro e andai incontro a mio padre costringendolo a contrastarmi con un'azione speculare.
Durante la collisione mi ricordai del salvataggio di Ayanami. Quella volta mi erano rimasti solo lei e la possibilità di fottere mio padre. << Se fossi stato migliore >> pensai, << Asuka sarebbe ancora umana. Se mio padre non mi avesse abbandonato ... >>
La mia energia, senza che me ne accorgessi iniziò a fondersi con quella di Gendo al punto che non sarebbe stato possibile distinguere l'origine dell'unico pannello di at field che ci separava. Smisi di pensare alla necessità di difendermi e poggiai entrambe le mani sulla parete, piegai le dita per artigliarne la superficie alla ricerca di una fessura, di una crepa, spingendo con tutto me stesso per raggiungere ... lui.
In mio aiuto accorse anche l'altro Shinji, che poco prima mi aveva convinto a combattere. Affiorarono dal magma della memoria i brandelli di un sogno strano in cui, invece di pugnalare al termine di un attacco suicida un angelo, colpivo mio padre al cuore[3]; sentii i denti dello 01, che erano i miei, affondare nella carne di una ragazza che non voleva più restare sola; vidi il volto di Asuka, anzi i suoi volti scorrere rapidamente davanti agli occhi. Esprimevano tutti rabbia, paura, dolore, mai felicità ... quando guardavano me. E poi, infine, una voce, la mia: Io non sarò come mio padre.
Le mie mani, divenute incandescenti, trapassarono come il burro quella maledettamente reale illusione ottica. Non annullai il suo at field, lo distrussi come fece lo 01 quando era in modalità berserk proprio durante le ultime battute dello scontro con il mio primo angelo.
Privo di difese, il nemico era così vicino che riuscivo a sentirlo rantolare per la fatica e la tensione, così vicino che mi sarebbero bastate un paio di buone falcate per colpirlo. Assecondai l'istinto e mi scagliai contro la prima causa di ogni mio dolore, contro la malattia che mi aveva infettato. Chiusi gli occhi ormai accecato dall'ira quando mi accorsi che stava per centrarmi con un colpo a bruciapelo.
<< Crepa! >> urlò il Biondo facendo fuoco.
Gendo, ferito alla spalla destra, ruotò su stesso indietreggiando di qualche metro prima di cadere a terra.
Pensavo fosse ormai nostro, ma quel vecchiaccio con due rapide murate pescate dal cilindro e portate con l'ala ancora integra fece in tempo a scagliare lontano me e Furia Buia. Rialzatosi a fatica, tentò la fuga correndo goffamente e coprendosi le spalle con un ultimo e instabile muro.
<< Non finisce così! >> gridò il Paparino correndogli dietro dopo aver recuperato dalla botta.
La certezza della vittoria aveva spento il mio furore . Credevo davvero che fosse oltre la mia portata e che non avrei mai trovato il coraggio di affrontarlo. Mi piegai a raccogliere i suoi occhiali perché testimoniassero che Gendo Ikari non era più mio padre e che non era invincibile.
<< Recupera il fucile del Paparino! >> mi disse Musashi superandomi nel tentativo di rincorrere il fratello. << Ricarica la pistola e seguici! >>
<< Non vorrai lasciare solo quello psicopatico? >> aggiunse Orso.
Ventilando al punto da avvertire i crami allo stomaco, cercai di eseguire l'ordine il più velocemente possibile. Quando mi voltai per unirmi all'inseguimento mi accorsi che erano tutti spariti. Quello che pensavo fosse un semplice dosso semi naturale probabilmente marcava il termine della pianura e l'inizio di una ripida discesa. Mi feci forza e iniziai a correre.
<< VIA! Andiamo via !!! >> gridò Furia Buia riemergendo dal nulla e sbracciandosi come un dannato, tallonato a breve distanza dagli altri due. << Corri! >> mi ordinò superandomi di volata.
<< Ma che succede? >> chiesi facendo dietrofront.
<< Un Eva >>.
Abbiamo corso per quasi un'ora, è un miracolo che siamo ancora vivi.

 

*****



<< Grazie >> riesco a rantolare dopo aver immagazzinato abbastanza aria da poterla sprecare sotto forma di voce. Ancora stravaccato a terra con un braccio a coprire la fronte, penso che sono vivo perché i miei tutori mi hanno cercato nonostante fossi per loro una causa persa o, peggio. Soprattutto per ... lui che soltanto ieri sera sventolava bandiera bianca dopo aver constatato in me il suo fallimento. Temevo che mi avesse già scartato.
<< Ringrazia il bastardo con la benda! >> risponde dopo un po' Musashi che, con le mani intente a detergere il sudore dalla fronte, ammira uno spiraglio di cielo tra le fronde. << Io mi sono limitato a seguirlo >>.
<< Non ti fidavi? >> chiede il Paparino.
<< Di te? >> si intromette Orso. << Sei pazzo? Soltanto il diavolo sa come ragioni sempre che riesca a capirci qualcosa >>.
<< E poi non ti saresti degnato di condividere la tua decisione con noi >> rincara il Biondo.
<< Colpa mia >> ammette scocciato il ciclope. << Scusate! ... E' che ho deciso all'ultimo momento >>.
<< Mi hai seguito? >> domando.
<< Si. E non ti sei accorto di niente. Sei una schiappa >>.
<< Qualche parola gentile sarebbe gradita >> azzardo una battuta.
<< Meriteresti di peggio. Come ti è saltato in mente di andartene in quel modo? >>.
<< Pensavo di essere un peso per voi; ero convinto di avervi deluso ... Insomma, mi avete salvato, mi avete protetto fino ad ora. E io ... >>
<< Questo significa che ieri sera ti ha sentito >> l'armadio si rivolge al fratello con l'occhio strano. << Non hai niente da dire, Paparino? >>
<< ... Devo ammettere >> risponde rimettendosi lentamente in piedi e fissandomi con aria seria << ... che il cazziatone di ieri è servito a qualcosa, visto che oggi ha avuto il coraggio di sparare davvero a qualcuno. E non ad una persona qualunque, ma al padre. Ciò dimostra ... >>
Che mi venga un colpo! Furia Buia non riesce a concludere, gira di scatto la faccia per nascondere il suo occhio lucido (è l'unico aperto al momento) e si morde il labbro soffiando come una focena. << Mi dispiace, Shinji! >> riprende emozionato dopo aver strofinato la manica non bruciacchiata del giaccone sulla faccia. << Scusami per quello che ho detto. Non avrei dovuto metterti tutta quella pressione addosso. Ho fatto una cazzata >>.
<< Sto bene. E poi ce l'abbiamo fatta >> riesco a dire con un tono più basso di quanto volessi. Non mi aspettavo una simile reazione, mi sarei accontentato anche di una mezza pacca sulla spalla, abbastanza amichevole da poterla interpretare come un: non fai proprio schifo!
<< E' che avevo così tanta paura >> confessa il ciclope << di non riuscire ... ad aiutarti in tempo. Pensavo che essere più severo ti sarebbe stato utile, ti avrebbe fatto crescere più velocemente, che fosse la soluzione giusta per prepararti a questo mondo. Non mi ero accorto che stavo cercando di creare un altro me. Ti guardavo e pensavo ... >>
<< Che non sarei mai diventato come te !? >> cerco di concludere seguendo le mie premesse.
<< No, che potresti davvero diventare come me >> mi sorprende con un'altra inattesa rivelazione. << Non so neanche se sia proprio questo a infastidirmi di te, ma di certo è questa possibilità che mi tormenta. Il fatto che tu non abbia avuto il cuore di uccidere quel ragazzo ieri mattina non solo è naturale, è anche giusto. Sono io che ho dimenticato cosa significa >>.
<< Beh, me lo dite sempre che questo mondo è violento >>.
<< Già! E, tuttavia, hai fatto passi da gigante. Avrei dovuto dirtelo che ... sei un pivello in gamba >>.
<< Fa piacere sentirselo dire >> dico dopo un paio di colpi di tosse per rendere presentabile la voce e aver issato la schiena chinando il capo verso le ginocchia già piegate contro il petto.
<< Dai, non fare così >> Musashi prova ad alleggerire la conversazione. << Magari anche tu da ragazzo eri un poppante, esattamente come lui >>.
<< Peccato che non me ne ricordi >> ribatte Furia Buia con un instabile sorriso. << A proposito, bel colpo di merda >>.
<< Uffa, quante volte devo dirvelo che si era alzato il vento >>.
<< Eri a meno di dieci metri >> rintuzza Orso. << Non ho visto un tornado in giro. Le tua abilità di tiratore sono decisamente sopravvalutate >>.
<< Ero pronto a farmi ammazzare per colpirlo >> risponde alterato il Biondo.
<< Noi, invece, stavamo giocando a carte >> ironizza Orso. << E dire che, quando ti ho visto pedinare quell'altro squilibrato, ho pensato di portarmi appresso un fucile di precisione per permetterti di essere utile una volta tanto, buffone >>.
<< Hai pensato di seguirmi? Ma se stavi russando come una motosega >> sbotta Musashi. << Per riuscire a svegliarti ci è mancato poco che ti lapidassi >>.
<< Allora che facciamo adesso? >> Paparino interrompe il litigio tra coniugi.
<< Ora vuoi il nostro parere? >> si lamenta l'armadio. << Comunque, abbiamo la certezza che è come noi; purtroppo più come te. E non mi riferisco al fatto che sappia produrre un at field, quello l'avevamo capito da tempo ... >>
<< Ma al fatto che decide di testa sua e non avverte >> gli fa eco il Biondo che mi guarda con falso disappunto.
<< Allora? >> rilancia il Paparino.
<< Allora >> risponde Musashi, << a prescindere da riti tribali e cerimonie ufficiali, adesso è parte integrante di questa famiglia di disadattati. Perciò ... >>
<< ... ha il diritto di crescere secondo la propria natura. E noi lo aiuteremo comunque, qualunque strada scelga in futuro >> interviene Orso che, strizzandomi l'occhio, precisa: << fa' in modo, però, che la tua natura non getti infamia sulla nostra nobile casata >>.
<< E' chiaro che alcune sfide non potrai evitarle, comunque >> mi ammonisce rassegnato il ciclope. << Ma cercheremo di darti più tempo per ... prepararti >>.
<< Ma vedi di darti una mossa >> sfotte Musashi.
<< Messaggi contraddittori! >> riassumo sospirando. Fingo soltanto perché mi sento così bene che ho quasi dimenticato l'enorme cazzata che stavo per fare. << Sono a casa >> mi dico.
<< Abituati! >> mi spiega il Paparino. << Perché la vita non aspetta di sapere quando sei pronto. Scegli chi vuoi essere, altrimenti non troverai mai un vero motivo per combattere. E se non lo trovi, non avrai alcuna possibilità. Noi possiamo soltanto fornirti gli strumenti >>.
<< Oggi ho trovato buone ragioni per combattere >> sorrido. << E sono convinto di poterne trovare altre >>.
<< E cerca di non fare più scherzi! >> intima Musashi che, avvicinatosi, mi molla un ceffone dietro la nuca.
<< Concordo >> lo imita Orso.
<< E questi per cosa sono? >> mi lamento massaggiandomi la testa.
<< Per ricordarti che d'ora in poi non potrai più combinare il casino di oggi >> spiega Furia Buia muovendo verso di me.
<< Ehi! >> alzo la voce allungando una mano per arrestarne l'avanzata. << Tu me le hai già date >>.
Il cacciatore con la benda, forse ricordando i miei vaneggiamenti di ieri, invece di tirare il terzo schiaffo, poggia una mano sulla mia testa e strofina spettinando ancor di più la mia irrequieta capigliatura. << Come vedi >> dice, << non sei inutile e non ti abbiamo abbandonato. Soprattutto, non ci devi niente >>.
Scherzi? Io vi devo tutto. Glielo direi se solo non avvertissi un forte senso di pressione alla gola, ma non è così e mi accontento di annuire augurandomi di non sembrare troppo ebete.
<< Pensavo >> Furia Buia riprende il controllo << di non dire subito ai nostri avversari che la sfida con il piccolo serial killer è annullata >>.
<< Resta il fatto che, allo scadere del tempo, non credo che gli concederanno un altro periodo di tregua >> riflette Orso.
<< Vediamo come va >> propone il ciclope. << Magari troveremo un modo per toglierli di mezzo una volta per tutte. Ehi non guardarmi così, Ragazzo! Siamo in guerra, non te lo ricordi? >>
<< D'accordo >> sbotta Musashi schiaffeggiandosi le gambe. << Però, visto che è nostro fratello e giusto per aumentarne l'indice di pericolosità, appena torniamo al villaggio gli regaliamo un giaccone. Altrimenti con quello stile da poppante ci abbassa la media >>.
<< E' vero >> commenta Orso. << Possiamo chiedere al vecchio di dargli il suo. Tanto non lo usa più. Il tempo di ... acquistarne un altro >>.
<< Perché mi suona male? >> domando dopo aver notato la sinistra inflessione con cui il bestione aveva rimarcato la parola "acquistarne".
<< Diciamo che ... >> prova titubante a rispondere Paparino << vestiamo i nostri trofei >>.
<< Si, ma non devi pensare >> Musashi si sforza di annacquare il rigurgito di terrore che mi ha appena assalito << che sia un'usanza da neolitico come accade per gli altri cavernicoli che ... >>
<< E' così invece >> taglia corto spazientito la Furia, prima di cogliere anche lui le ragioni che avevano spinto il fratello ad arrampicarsi sugli specchi. << Credo sia più opportuno procedere per gradi >>.
<< A proposito di indice di pericolosità >> mi distrae il bestione. << Vediamo di aumentare anche la sua popolarità. Appena torniamo converrà fargli anche un po' di pubblicità affinché aumentino le sue quotazioni. In fondo ha affrontato il nemico pubblico numero uno. Senza, ovviamente, scendere troppo nei dettagli >>.
<< Se passassimo prima dall'infermeria? >> propongo toccandomi delicatamente l'avambraccio sinistro a causa della recente ustione.
<< No! >> risponde Furia Buia tornato minaccioso. << Devo parlare con Kaji. Perciò, visto che anch'io non sono uscito illeso dallo scontro, ci faremo curare a casa sua >>.
<< Nella pancia del mostro? >> scoppio riferendomi al wunder. << Lì troveremo non solo la signorina Misato, ma anche Ritzuko, Kuchinawa e ... >>
<< E anche il demone con la benda >> si intromette ammiccante il Biondo. << Ricordati la promessa >>.
<< Non mi riferivo a questo >> il mio tono squillante tradisce un'ampia e incoerente gamma di emozioni.
<< Vediamo cosa si prova a entrare nella tana del lupo da uomini liberi. Chissà quando ci ricapiterà! >> prosegue Paparino. << Quando Sakura ci avrà rimesso in sesto, io e te dovremo allontanarci per un paio di settimane. Devi imparare a conoscere e a gestire il tuo potere >>.
<< Perché solo voi due? >> si indigna Musashi. << E' un addestramento o una scampagnata padre-figlio? >>
<< E non mi pare >> rincara la dose Orso << che sia così scontato che la patria potestà spetti a te >>.
<< Alla Wille sanno >> spiega il ciclope sforzandosi di rimanere calmo << che Shinji non è propriamente umano, ma non sanno quanto; sono consapevoli che possiede delle abilità particolari, ma non sono ancora in grado di stabilire quali. Ce lo hanno lasciato perché temevano di non poterne garantire la sicurezza o, meglio, di non riuscire a controllarlo. Sakura da questo punta di vista ci sta dando fiducia, ma vorrei anche verificare che, dopo quanto accaduto ieri, non abbia cambiato idea e, soprattutto, che non abbia riferito ciò ha visto con i suoi occhi. L'obiettivo, comunque, se possibile, è che scoprano di cosa è capace il più tardi possibile >>.
<< Vuoi portarlo nella zona morta? >> chiede Orso sedendosi a terra ed accendendo un mezzo sigaro nascosto nella tasca color senape scuro della camicia. << La barriera dimensionale renderà spiacevole il soggiorno e impossibili le comunicazioni >>.
<< E il rilevamento delle fluttuazioni del campo elettromagnetico prodotte dall'attivazione di un at field. E' l'unico posto in cui non potranno scoprirci >>.
<< Ma non possiamo sopravvivere lì! >> provo a contestare.
<< Certo, che possiamo, noi non siamo comuni mortali. E poiché noi tre siamo in grado sopravvivere in luoghi come quello, tu non avrai problemi >>.
<< Ma allora perché noi non possiamo venire con voi? >> domanda il Biondo.
<< Mi piacerebbe dirvi che sareste più utili al villaggio a controllare quelli della Wille e i tagliagole che seguono Ronin, ma la verità è ... >> Paparino sospira rumorosamente << Shinji può davvero essere come me nel bene (se ce n'è) e ... nel male. Perché secondo voi ieri sono stato costretto a isolare me e lui dentro quella che, Musashi, chiami una "cupola di energia"? Eppure non aveva alcuna possibilità di vincere o di farmi male. Senza offesa, Ragazzo >>.
<< Porca ... puttana! >> esclama il Biondo cascando a terra e fissandomi come una creatura rara. << Quindi >> scippando il mozzicone all'armadio << lui ... >>
<< Stai dicendo che ... >> Orso sotto choc non si è accorto di aver perso il sigaro e porta due dita alla bocca aspirando il nulla, mentre mi guarda tra l'inorridito e lo stupefatto.
<< Ho capito! >> esclamo trionfante dopo aver rivisto il match in differita nella mente prima di cogliere l'esatta portata dell'oggetto della mia comprensione. << Oh mamma! >> mi correggo rimettendomi supino per resistere ad un improvviso giramento di testa. Ripenso agli occhi Sakura, al terrore che vi era dipinto. Solo adesso le sue parole acquistano un senso.
<< Si >> conferma Furia Buia, << stavi per radere al suolo il villaggio. Se non fossi riuscito a fermarti a quest'ora saremmo tutti morti. Te lo dissi già il primo giorno che sapevo cosa tu fossi realmente; non immaginavo, però, che nel tuo "bagaglio" ci fosse spazio anche per ... quella cosa. Per questo dobbiamo addestrarci. Così ne approfitto anch'io per fare l'upgrade >>.
<< Grazie per avermi battuto >> rispondo prossimo ad un attacco di nervi.
<< Perché non l'hai detto ieri sera? >> sbraita il Biondo
<< Avevo paura che, sapendolo, non avreste cercato di dissuadermi dal ... mollare con Ragazzo. Insomma, lo sapete che parto sempre in quarta. Se non ci foste voi a controllarmi, farei un sacco di sbagli >>
<< Meno male >> conviene Orso << che alle volte non dai ascolto neanche a te stesso ... Giusto per rimanere in tema, hai detto che vuoi parlare con Kaji, vero? Spero che, invece di fare qualche altro predicozzo a Shinji, tu abbia capito finalmente cosa vuoi fare >>.
<< Adesso lo so >> risponde con sicurezza e calma il ciclope. << Non so, invece, se vi piacerà. Più ci penso e più la mia decisione mi sembra criticabile sotto tutti i punti di vista, anche perché se dovesse andare male l'elenco dei nemici diventerebbe ancora più nutrito >>.
<< Allora mi piace >> ghigna Musashi che deve aver letto tra le righe del discorso alcuni significati che a me, invece, sfuggono. << Tu che ne pensi, plantigrado? >>
<< Dico che sei uno stronzo e che prima di tornare ti spaccherò la faccia ... E dico anche >> guardandomi << che piace anche a me . Tanto ho smesso di contare quelli che ci vogliono morti. E poi adesso anche Shinji ci può almeno fornire un po' di protezione in più. Tu che dici, Ragazzo? >>
<< Che non ho capito niente. Comunque sono con voi >>.
<< Benvenuto in famiglia! >> schiocca il Biondo battendo le mani. << Anche noi prima agiamo e poi pensiamo >>.
<< Non mi sembra una grande politica >> rispondo un po' deluso.
<< Perché non conosci >> Orso impone il suo vocione da stereotipo del taglialegna canadese << il vero punto di forza della nostra banda, il super segreto che ci ha permesso di restare vivi nonostante il nostro sia il gruppo più esiguo e patologico che esista >>.
<< E quale sarebbe? >> chiedo sospettando di essere il bersaglio di uno scherzo organizzato apposta per un pivello come me.
<< Diglielo tu, Paparino >> fa Orso. << Sai che su certe cose sono reticente >>.
<< No, facciamolo dire al capellone che ha sbagliato mira. A lui piace raccontare i cazzi nostri >>.
<< Non ascoltare questi due debosciati! >> il Biondo finge distacco. << Devi sapere che a proteggerci dalla nostra famigerata stupidità, di cui anche tu sei chiaramente dotato, è un'ineguagliabile botta di culo >>.
<< E io che stavo per crederci >> ribatto forzando una risata giusto per far capire che sono disposto a stare al gioco.
<< E' vero >> continua il Biondo. << La dea Fortuna è la moglie, la madre, la sorella e l'amante di tutti noi. Per questo l'amiamo alla follia. Ti insegneremo tutti i riti e le preghiere per propiziarti i favori di quella sgualdrina >>.
<< E tu, Ragazzo >> sentenzia Furia Buia, << dovrai esserle particolarmente devoto >>.
<< Soprattutto se vuoi mantenere la promessa che hai fatto prima che la principessa della tundra e la mia gattina ci salvassero >>.
<< E basta!!! Ho capito >>.

 

*****



Nell'universo non esisteranno mai due cose uguali e non importa quante volte percorri una strada o con quali nomi scegli di raggruppare esperienze all'apparenza simili; ci sarà sempre qualcosa di diverso, anche solo il tuo stato d'animo.

Siamo di nuovo sulla via del ritorno.
Mi è capitato tante volte in questi mesi di vivere il senso del ritorno, ma oggi questo viaggio a ritroso mi offre sensazioni nuove. Non ha niente a che vedere con il rientro mesto di ieri, sebbene mi senta così spossato che ho ancora bisogno di stare un passo indietro rispetto ai miei fratelli perché non ricordo bene quale sia il tragitto sicuro. Sarebbe più giusto paragonarlo a quello che aveva salutato il mio ingresso in paese dopo le due prove del fuoco superate a pieni voti e con tante ferite[4]; ma farei torto al vero, perché, almeno io, non vedo l'ora di immergermi tra quelle case prevalentemente in legno e non ho bisogno di assaporare il retrogusto amaro che ti dà la consapevolezza di non avere un posto migliore a cui appartenere. Annuso gli odori e ascolto i rumori di quel piccolo angolo di purgatorio e sono tentato di dire che non baratterei quel buco con nient'altro, neanche con il mondo reale qualora questo, come aveva detto Gendo, si rivelasse falso. Non devo proteggere un'illusione, la butto via volentieri sostituendola con il pensiero del materasso bucato su cui ieri sera non riuscivo a dormire. Ho voglia di rivedere le persone che appena ieri erano fuggite dopo il mio ennesimo attacco di micidiale pazzia infantile e che, probabilmente, mi guarderanno chiedendosi ancora se non sia io il vero cattivo.
Va bene così, perché so che ho una possibilità di non esserlo più.
Anche i miei compagni di viaggio, dopo aver recuperato il fratellino che si era perso, sembrano ansiosi di raggiungere la meta. Camminiamo in silenzio, ancora confusi e stralunati. Se solo due giorni fa ci avessero detto che avremmo combattuto il nostro demone, personale e collettivo, e che saremmo stati ad un passo dalla vittoria, lo avremmo mandato al diavolo senza tanti complimenti.
Non è necessario nemmeno comunicarci a gesti la strada da seguire perché, nonostante lo splendido tramonto che sta per mostrarsi, non ci interessa allungare il cammino. Attraversiamo il robusto ponte in legno che unisce le due sponde dello strapiombo che, come un imponente fossato naturale, protegge un lato del paese. Calpestiamo il pavimento per fare rumore e dare l'avviso alle sentinelle del nostro passaggio. Per evitare casini, tempo fa i due gruppi che si contendono la zona decisero di appaltare il controllo delle vie di transito a "personale" proveniente di centri limitrofi, tendenzialmente neutrali ... almeno fino a quando non sarà necessario schierarsi. Diamo un cenno ai due uomini che si erano affacciati per identificare i viandanti e che ora si spostano per liberarci la strada. Noto alla mia destra, posati a terra e maldestramente nascosti dietro un ampio cespuglio, due lunghi assi probabilmente dello stesso tipo di legno che forma il ponte. Mi era già capitato di vederli, ma non avevano mai stimolato la mia curiosità. << A che servono quelli? >>
<< Nel caso in cui il ponte venisse abbattuto o bruciato >> risponde laconico Musashi.

I miei sospetti erano fondati. Qui hanno solo visto un Eva bicolore sganciarsi dalla nave madre e correre incontro ad un nemico di cui forse avranno sentito il riverbero metallico dei passi e le grida inumane poco prima della sua fine. Non sanno ancora niente della nostra impresa. Quei pochi che erano usciti dalle case, dopo il rientro alla base del mecha, si sono rintanati alla svelta quando hanno visto me. << Certo che è davvero difficile liberarsi del proprio passato! >> mi dico constatando la forza di un potere che mi ha accompagnato ogni giorno dal mio risveglio: il mio passaggio è in grado di provocare emozioni dannatamente forti.
Sento risalirmi dallo stomaco una conosciuta apprensione quando, salutati Orso e il Biondo, proseguiamo verso la nostra destinazione seguendo un percorso a cui non riesco ad associare alcun ricordo piacevole.
Arrivati nella terra di nessuno, che divide la zona abitata dal presidio militare, fisso nervosamente intorno ai miei piedi temendo di trovare qualche piccola macchia di sangue raggrumato in memoria del mio pestaggio di benvenuto. Mi chiedo cosa faremo se la sicurezza e il potenziale golpista che la governa decidessero di portare a termine il lavoro. L'occhio sinistro di Furia Buia pulsa sotto la benda, consentendomi di beneficiare della consueta protezione personalizzata, proprio quando un manipolo di uomini in divisa esce dal varco principale, disponendosi a ventaglio per accoglierci o respingerci.
Per ultimi si mostrano alla luce proprio Kuchinawa e il pilota con gli occhiali: il primo ci scruta incazzato impugnando il manico della pistola d'ordinanza per ora a riposo nella, ma non ancorata alla, fondina; la seconda ci osserva sfoggiando una divisa da body painting, il solito ghigno fastidioso e una sgraziata postura a gambe larghe e braccia incrociate che la fa assomigliare ad una bambola giocattolo contraffatta destinata al mercato di contrabbando.
<< Fermi! >> intima il capo della sicurezza avanzando verso di noi. << Decido io quando potete ... >>.
Non termina la frase perché un feroce pugno del Paparino si abbatte sulla sua mandibola facendolo collassare al suolo.
<< Ehi non sparate! >> interviene prontamente la gatta per reprimere sul nascere la reazione dei soldati. << Volete farmi ammazzare? E comunque non sono questi gli ordini >>.
<< Se provi un'altra volta a toccarlo, pregherai perché ti uccida subito >> Furia Buia grida al corpo esanime di quella carogna.
<< Ma è svenuto >> mi lascio sfuggire un po' deluso perché avrei preferito vedere la sua faccia contorcersi per il dolore.
<< Vale anche per voi >> risponde ad alta voce il ciclope osservando le guardie all'ingresso. << Quando si sveglia riferitegli il messaggio, anche se credo abbia capito ... Schifoso bastardo! >> sibila lanciando un'ultima occhiata infuocata e un calcione all'uomo miseramente steso. << Così impari a fare il vigliacco >>.
<< Tu non rendi mai facile il mio lavoro, stronzo >> lo riprende tagliente la gatta che serra i denti per contenere il tono della voce.
<< Anch'io ti detesto >> ribatte il fratello con la benda superandola senza degnarla di un'occhiata.
<< Dovrei essere io a farvi strada >> sbotta Mari.
<< Se dovessero spararci alle spalle, almeno serviresti a qualcosa >>.
<< Sei troppo miope >> replica entrando nel personaggio malizioso e sensuale con cui ama presentarsi << per apprezzare migliori impieghi del mio corpo. Dovresti allargare le tue vedute >>.
<< Perché no!? >> continua sarcastico il monocolo. << Se prometti di non parlare troppo potrei permetterti di curare la mia cecità. Ora, però, chiama il medico, abbiamo bisogno di un po' di coccole! >>
<< Ma Mari non è la ragazza del Biondo? >> chiedo sottovoce, fingendo che me ne freghi qualcosa giusto per distrarre la mia coscienza e impedirle di apprendere che ... sono dentro.
<< Non fare il bacchettone, Shinji! >>

O il wunder è più grande di quanto appaia all'esterno o è stato progettato per rendere snervante l'itinerario che porta in plancia. Dopo un'infinita serie di scale mobili, attraversamenti semoventi, ascensori, pannelli ricomponibili e sale matrioska raggiungiamo un pontile sopraelevato che taglia, un po' decentrato, l'intera sala comando. Affacciati alla balaustra ammiriamo, io con una certa curiosità mista a disagio e Furia Buia con annoiata freddezza, una colonia di piccole e operose formiche che coprono come un tappeto il pavimento di quell'immensa area. Per la maggior parte si tratta di ragazze e ragazzi forse di qualche anno più grandi di me ( ... si, insomma, giusto per intendersi). Fanno un gran fracasso a smanacciare sulle tastiere dei loro computer portatili, a sporcare schermi olografici oppure a manovrare joystick e a schiacciare pulsanti. Gli "anziani" che, per la maggior parte sono coetanei di Furia Buia o della signorina Misato, si riconoscono per la loro maggiore mobilità; percorrono in lungo e in largo i corridoi che delimitano gruppi di postazioni.
Non capisco cos'abbiano tutti di tanto importante da fare visto che l'allarme è rientrato e la bestia è ancora a terra.
Qualcuno si accorge della nostra presenza e distoglie l'attenzione dalle proprie mansioni e anche chi ha il compito di controllarli rinuncia a punire i subalterni e si lascia distrarre dai due cacciatori. Quelli tra i più vicini che mi conoscono di vista non ci mettono molto a focalizzare l'attenzione solo su di me, infettando il resto della colonia con un rapido passaparola. Un brusio all'inizio a malapena soffocato si spande come un'ola da stadio per tutta la sala ritornando robusto, simile al rumore di una forte risacca. Tra le tante facce anonime riconosco il trio di operatori della ex Nerv con cui avevo stabilito un legame meno effimero. Shigeru sembra aver resistito bene all'assalto degli anni che passavano; non è cambiato molto, fatta eccezione per la chioma drasticamente ridimensionata e l'espressione meno scanzonata e più appesantita. Makoto, sempre fedele alla montatura da nerd dei suoi occhiali, si confonde facilmente con la massa di giovani apprendisti che, come lui, sembrano usciti da un negozio di fumetti. Maya non l'ho inquadrata facilmente. Della ragazza timida, geniale e all'apparenza troppo empatica per il lavoro che le veniva chiesto di svolgere, credo non sia rimasto quasi niente. Indossa una divisa unisex di colore scuro, sfoggia un'acconciatura che di femminile non ha niente e risalta dalla massa per la prepotenza dei movimenti e delle parole.
Da quando mi ha individuato non ha fatto altro che squadrarmi carica di livore e mostrarmi il suo disprezzo sputando almeno un paio di volte.
Vicino al punto in cui mi trovo intercetto i volti di altri addetti della Wille: sono giovani e non hanno l'aria di essere comuni operatori. Indossano plugsuit da combattimento, mostrano un corpo atletico e la faccia di chi ha già combattuto o è in attesa di farlo. Anche loro non sono felici di riavermi a bordo. Se sapessero quanto ricambi il loro fastidio!
Dovrei provare vergogna, ingobbirmi sotto il peso della colpa; dovrei strapparmi i vestiti e i capelli per il male che, volontariamente o meno, ho provocato; dovrei mettermi in ginocchio e invocare il loro perdono, chiedere loro di accettarmi o, almeno, di non odiarmi.
Invece, il rancore che trasuda da quelle facce incazzate, dai gesti scomposti e dalle maledizioni scagliate a mezza bocca mi provocano solo irritazione. Drizzo la schiena e incrocio le braccia al petto per sfidarli e farli incazzare di più.
Non si tratta di un meccanismo di difesa. Come durante la mia drammatica lezione di nuoto[5], una consapevolezza sgradevole, eppure sincera e pura nella sua crudele potenza, si fa strada nel mio cuore, suggerendomi una nuova visione dell'universo ... di Shinji.
Si, io sono responsabile di tutto questo. Non cerco un'identità, non cerco una punizione che garantisca l'ordine e la stabilità del cosmo, non cerco di sfuggire al disprezzo ... per me stesso. Il fatto è che davvero non posso negare ciò che ho fatto e posso comprendere il loro odio anche se non lo giustifico.
Io sono responsabile e, semplicemente, non me ne frega niente di loro. Non me ne frega niente del loro rancore, non me ne frega niente se mi accetteranno o no. Se vorranno distruggermi dovranno venire a prendermi ... Io non abbasserò più lo sguardo davanti a queste persone, non sarò più quello Shinji, non lo permetterò più ... a me stesso. E se tutto questo mi rende ingiusto, così sia, perché pensarla diversamente non mi allungherà la vita, non mi farà guadagnare crediti con quella stronza della dea Fortuna.
Io sono fiero di me perché ho combattuto contro mio padre, perché posso ancora contrastarlo, perché sono un cacciatore come loro che mi hanno accettato e difeso nonostante tutto. Io non ho mai veramente accettato di essere un pilota di Eva; io accetto, invece, la vita dei miei fratelli ... Anche l'altro Shinji ha scelto così, tanto tempo fa.
In realtà, la lampadina che si è accesa nel mio cervello e adesso illumina l'intimo del mio animo presenta una piccola imperfezione. Non so che farmene di tutte queste persone, non voglio conoscere neanche i loro nomi e voglio dimenticare l'identità di quelli che già conosco. Li rinnegherei apertamente fino all'ultimo, compresi forse persino Misato e Kaji; tutti tranne ...
Le mie certezze, quando si tratta di lei, semplicemente vacillano. Vorrei tanto rimediare al dolore che le ho procurato, in questa e in altre vite. No, per quell'unica persona il rimorso non può abbandonarmi, per quell'unica persona sono ancora in debito con tutti.
<< A cosa pensi? >> chiede il Paparino che come me provoca con il suo atteggiamento la produzione di bile dei miei detrattori.
<< Adesso ho capito ciò che cercasti di spiegarmi quel giorno[6]. So di non averne fatto una giusta, ma ... non mi importa di loro, non mi importa di quello che pensa l'umanità intera >> .
<< Benvenuto nel club degli egoisti consapevoli >> commenta il Paparino, << gli unici che possono essere altruisti e fare qualcosa di buono >>.
<< La tua morale è strana >> rispondo nella speranza che i suoi argomenti mi insegnino a curare il seme di questa epifania.
<< E' sempre una questione di punti di vista. Il fatto che tu ancora non la comprenda del tutto non la rende per questo sbagliata. E poi ciò che conta è la verità di quello che provi, e tu non puoi negare ciò che hai appena detto >>.
<< Già, è una sensazione nuova >> ammetto evitando di parlargli della "macchia" rossa. << E' piacevole, tuttavia, non temere l'odio degli altri >>.
<< Eppure devi tenerne conto, anche se per altre ragioni >>.
<< Quali? >> chiedo distogliendo lo sguardo dai miei sfidanti per concentrare l'attenzione sul cacciatore bendato.
<< Cosa credi che accadrà se un giorno dovessimo sconfiggere tuo padre, se un giorno questa macchina militare, la Wille, che ha come principale obiettivo quello di combattere la Nerv, si trovasse di colpo senza un nemico? Io credo che potrebbe essere tentata di trovarne un altro, al di là di quello che pensano o sentono le singole persone. E indovina, in quel caso, di chi si ricorderanno? >> conclude fissandomi amareggiato.
<< Di me >> rispondo chiudendo gli occhi ed espirando rumorosamente con le mani appoggiate ai fianchi.
<< Di te >> conferma. << Di te che hai distrutto la società che conoscevamo e dei tre cacciatori che non obbediscono agli ordini, che non sono del tutto umani e che non abbandoneranno mai il proprio fratello >>.
Mi volto di nuovo verso la massa indistinta e rumorosa che, sotto di noi, dà segni di sempre maggiore insofferenza. << Cosa impedirà a queste persone >> mi chiedo << di dichiararci guerra? Non hanno neanche bisogno di cercare un motivo; per loro io sono già il nemico da abbattere. In questo momento possono soltanto sprecare tempo a lamentarsi e a bestemmiare la loro frustrazione, soltanto perché hanno l'ordine di non uccidermi. Ma dopo? Se fossi costretto a combatterli, io ... >>.
<< Qual è la nostra visione? >> domando al Paparino affinché mi indichi un buon motivo per accettare anche quest'altro aspetto del mio destino.
<< Portare equilibrio >> svela laconico Furia Buia. << Un giorno lo saprai e quel giorno sta per arrivare >>.
Portare equilibrio. Non so cosa significhi realmente, ma so che mi suona bene perché posso tradurlo come "rimediare ai miei sbagli", come la possibilità di un altro modo di essere e di vivere per Shinji Ikari ... al fianco dei suoi fratelli. Si, è un buon motivo per lottare.
<< Allora li aspetterò >> ringhio furioso, anche se non del tutto convinto, davanti ai miei quasi certamente prossimi avversari, mentre le iridi iniziano ad infiammarsi. << Paparino, io non vi abbandonerò mai più. Combatterò anche contro di loro e ... >> mi fermo, distratto dal pensiero di un'onda dai capelli rossi. Un giorno potrei essere costretto a ...
<< Magari sono solo pessimista >> prova a rincuorarmi Furia Buia. << Comunque, tornando al presente, se non puoi farne a meno, cerca di chiudere gli occhi quando ti attivi >>.
<< Vuoi dire che quando li sento bruciare ... >> colto da un'illuminazione chino il capo per guardare il reticolo di acciaio sotto i miei piedi e nascondermi così alle attenzioni dei miei "ammiratori".
<< Si, i tuoi occhi diventano come il mio. Meglio che tu non ti faccia scoprire così presto >>.
<< Scusa, non avevo associato questa sensazione a ... >>
<< Ascoltami, Shinji! Quelli come noi, inclusi Orso e il Biondo, sono destinati ad avere pochissimi veri amici. Saremo sempre odiati e temuti perché non siamo davvero umani. Un tempo gli uomini hanno venerato la tecnica che ha permesso loro di combattere creature dai nomi divini e ha venerato i suoi figli: gli Eva che anche tu hai pilotato. Ma di quel tempo è rimasto ben poco, forse solo questo enorme ammasso di metallo assemblato intorno allo scheletro di un angelo. E chi è sopravvissuto non ha avuto altra scelta che rispolverare le vecchie divinità, anche se nessuno le chiama più così. Noi siamo quelle divinità, gettate sulla Terra per ascoltare i lamenti dei mortali. Siamo gli ultimi dei creati dalla fantasia dell'uomo e dalla natura, che ci ha tirato uno scherzo davvero crudele.
<< Le persone >> continua quasi in trance << ci invocano, innalzano preghiere quando sono in pericolo e non possono difendersi. Ma non appena passa la tempesta quelle stesse divinità che sono accorse in loro aiuto, che sono state accolte come una benedizione, diventano ingombranti, vengono guardate con sospetto e mandate via, se va bene con parole gentili ... sempre che non venga chiamato un altro dio per cacciarle >>.
<< Anche quelli del villaggio faranno così? >>
<< E' probabile. Per questo, quando incontri qualcuno disposto almeno ad accettarti per quello che sei, devi tenertelo stretto. Prendi Kosuke, Matsuda, il Vecchio, quella gran donna che ci prepara da mangiare e ci lava i vestiti. Considera Sakura, forse la persona migliore che abbia mai incontrato >>.
<< E' vero >> sorrido tenendo a freno un moto di amarezza perché nel novero degli amici non ha inserito il demone teutonico.
<< Non odiare Asuka! >> neanche mi avesse letto nel pensiero, Furia Buia mi spiazza con un tono e un'espressione che ricordano più una supplica che un ordine. << Lei è come noi, lei è una di noi ... anche se non le piacerebbe sentirselo dire >>.
<< E se ... >> lei odiasse me al punto da volermi distruggere?
<< Se dovesse arrivare quel momento, saprai cosa fare >>.

<< Scusate il ritardo. Ho avuto poco preavviso >> Sakura ancora trafelata ci ha appena raggiunti. Indossa un lungo camice bianco, che copre in parte la divisa standard con cui fece le presentazioni al mio risveglio, e sfoggia un sorriso così sincero da apparire infantile. Non ho dubbi sul fatto che sia davvero contenta di vederci e mi fa bene constatare che, nonostante abbia guardato il mostro negli occhi, manifesti sollievo, e non paura o disprezzo, nel vedermi ancora vivo. << Seguitemi! C'è ancora un po' di strada da fare. Tu >> si rivolge a me smorzando l'espressione gioviale << conosci già il nostro centro medico ... >>
<< Si, ho capito >> confermo con un certo disagio.
<< Ma non preoccuparti! >> si sbraccia il medico. << Non sarà come l'altra volta >>.
<< Avremo una scorta armata? >> domanda Furia Buia notando quattro soldati armati piazzarsi a coppie a presidio dei punti di accesso al corridoio sopraelevato.
<< Si, però ... >> balbetta Sakura imbarazzata.
<< Ci accompagneranno fino all'ascensore >> interviene Mari che riesce a sorprenderci materializzandosi dal nulla. << E' poco più di una formalità >>.
<< Allora di' ai tuoi uomini di non puntarci i fucili! >> risponde infastidito il cacciatore giocherellando con il manico del coltello come fa tutte le volte che qualcosa lo infastidisce (praticamente sempre).
<< Nient'altro, signore? >> scherza la gatta.
<< Si >> rispondendo al pilota ma guardando me. << Le nostre armi non ve le diamo >>.
<< Confermo >> sibila Mari con fare scocciato: << non rendi mai facile il mio lavoro. Comunque, va bene. Tanto neanche le altre volte ce le hai consegnate. E il ca ... ro Ragazzo è sotto la tua responsabilità. Se qualcosa andasse storto ... >>
<< Andrà tutto bene! >> si intromette Sakura toccando il braccio di Furia Buia forse per distrarlo dal suo pessimo carattere. << Andiamo? >>
Attraversiamo un lungo e stretto corridoio prima di raggiungere l'ascensore. Controllo il respiro per mantenere la calma e gestire la nausea che mi provocano i ricordi del mio primo incontro con l'organizzazione di Kaji.
Ancora quattro soldati, disposti agli angoli del piccolo corteo, mi tengono d'occhio con il fucile carico. Sebbene questa volta la canna punti verso il basso e non sulla mia faccia, percepisco la loro tensione e vedo con gli occhi della mente le dita contratte a pochi millimetri dal grilletto.
E ancora questo maledetto montacarichi con le pareti trasparenti ad alta definizione dentro cui mi sono risvegliato ancora sotto gli effetti di un'anestesia totale durata quasi tre lustri.
Come promesso da Mari il servizio d'ordine non ci ha seguito fin qui e posso concedermi un attimo di relax.
Per fortuna, c'è Sakura che, davanti a me, di tanto in tanto si volta per offrirmi un sorriso confortante; e per fortuna c'è il Paparino che, invece, non mi degna di uno sguardo ma mantiene attiva la protezione.
Quando, finalmente, la salita si interrompe e le porte di cabina si spalancano veniamo accolti da un piccolo disimpegno che dà su uno stretto varco di cui non è immediatamente possibile scorgere la fine a causa della forma sua serpentina, prodotta dalle curve in sequenza che lo compongono.
Giunti dinanzi ad un'imponente porta in acciaio, attendiamo che dall'altra parte qualcuno risponda al cenno che l'ufficiale medico rivolge alla telecamera di sicurezza per farci accedere alla sala medica, composta da un unico vano delimitato da anonime mura in ferro dipinte di bianco e tagliato a metà da un divisorio in vetro rinforzato (lo stesso contro cui Asuka scagliò quel pugno).
Quello che mi si para davanti, e che indica l'area in cui riceveremo le cure necessarie, è un pannello trasparente completamente integro, come intatta risulta la parete che l'ennesima Ayanami aveva gentilmente fatto esplodere per facilitare la mia fuga. Hanno fatto davvero un buon lavoro perché nessuno, ignaro di quanto accadde quel giorno, potrebbe associare questo posto alla Beirut che abbandonai in tutta fretta pochi mesi fa.
L'agitazione mi avvampa le guance alla vista delle tre donne che ci attendono. Ritsuko armeggia con un portatile posto al centro dell'unica scrivania presente in sala, adiacente al maxischermo blindato, è l'unica in borghese e non distoglie lo sguardo dal monitor.
Asuka indossa il plugsuit rosso in parte coperto dal suo piccolo giubbotto post combattimento e contiene il fluire della chioma grazie ad un cappello a visiera pieno di spillette. Anche lei, pur sapendo del nostro arrivo, non ci degna di un'occhiata e resta immobile con le mani nelle tasche e spalle alla porta. Mi basta un attimo per capire che il mio proposito di prenderla a schiaffi e costringerla a parlarmi è già andato a farsi benedire. Figurarsi, poi, allungare una mano al suo petto.
Misato, impaludata nella sua mise minimal da colonnello di un esercito con pochi soldi, è l'unica a prestarci attenzione schiodandosi dalla parete e puntando i suoi grandi occhiali da sole nella nostra direzione.
Cedo all'istinto di rispondere a quel gesto appena accennato di considerazione. << Signo ... >> mi lascio sfuggire emozionato prima di ingoiarmi ogni altro suono a fronte della reazione dell'unica donna che avrei ancora potuto chiamare "madre".
<< E' tutto pronto? >> domanda con tono basso e severo alla dottoressa Akagi quasi a volermi chiarire che non si sarebbe lasciata andare a stupidi convenevoli.
<< Si, colonnello >> risponde incolore Ritsuko. << Suzuhara, falli accomodare! >>
<< Non fa niente >> mi dico incrociando l'occhio del Paparino che mi guarda come per esortarmi a resistere. << E' una questione di conseguenze. E io devo accettarle. Peccato che anche il giudizio di Misato non mi sia indifferente! >>
<< Togliti la giacca, Ragazzo >> esorta Sakura che precisa: << Non so quale sia il tuo soprannome adesso. Furia Buia è troppo lungo e ... >>
<< Ragazzo andrà bene. Basta che non mi confondi con Shinji >> prova malamente a scherzare il Paparino che sembra soffrire come me la tensione di questa visita davanti ad un pubblico tutt'altro che amichevole. Si accomoda lentamente su una delle due poltrone riservati ai pazienti e fissa in silenzio i nostri spettatori dopo aver sistemato il giaccone sulle ginocchia
<< Dovrò tagliare la manica >> riflette il dottore al termine di una rapida visita all'arto ammaccato. << Cercherò di liberarti il braccio senza farti male. Poi, se ti è possibile togliti la maglia. Lo stesso vale per te, Shinji >>.
<< Io ho il suo stesso problema all'altro braccio >> spiego accomodandomi sulla seconda poltrona alla destra di quella occupata dal Paparino. In mezzo una faretra da odontoiatra dall'altezza regolabile e direzionabile manualmente contiene ordinati strumenti di varia forma per la maggior parte a me sconosciuti.
<< Arrivo subito, Shinji! >> mi sorride Sakura sforzandosi di apparire rilassata.
L'operazione "petto nudo" si è rivelata più macchinosa del previsto ma non troppo dolorosa. Mentre Sakura avvicinava la forbice guardavo Furia Buia levarsi, incerto e imbarazzato la maglia nera, cercando una ragione in più per non mostrare la paura del dolore che avrei provato.
Una lunga cicatrice gli taglia in diagonale tutto il pettorale come il tatuaggio di una grande "X" lasciato a metà ed in attesa di essere ultimato. Altre, più piccole, dipingono l'addome e la schiena di un uomo che non è stato sempre protetto da un at field. Tagli antichi sulle braccia e lembi circolari di pelle perennemente tesa testimoniano che, spesso, ha dovuto usare i suoi arti superiori per proteggersi da affondi di coltello e proiettili.
<< Deve averne passate davvero tante! >> penso, mosso a compassione per la condizione di Furia Buia, prima di porgere il braccio a Sakura con noncuranza. << Se lui non ha battuto ciglio >> mi dico, << non lo farò neanche io >>.

<< Abbiamo rilevato un'insolita attività sul luogo dello scontro >> se ne esce a lavori in corso Ritsuko, con gli occhi fissi ancora incollati al computer e l'inflessione di chi sta leggendo il bugiardino di un farmaco. << Enormi quantità di energia sono state rilasciate da più fonti contemporaneamente >>.
<< Abbiamo incontrato niente meno che il comandante della Nerv >> risponde lapidario Furia Buia.
<< Non è una spiegazione sufficiente >> lo ammonisce Misato.
<< Mi aspettavo una reazione più sorpresa da parte vostra >> replica. << Allora visto che avete un quadro abbastanza chiaro perché prenderla così da lontano? Forza sparate le vostre domande >>.
<< Gli strumenti hanno rilevato anche picchi importanti nel campo elettromagnetico di tutta l'area >> spiega Ritsuko.
<< Quindi, oltre te >> le ruba la parola Misato fissandomi come se si aspettasse una confessione, << qualcun altro ha creato degli at field e di potenza raramente registrata in questi anni >>.
<< Gendo Ikari! >> Furia Buia scaglia l'anatema ad alta voce per catalizzare l'attenzione dei presenti e sviarla da me. << Mi ha sorpreso. Anche da solo è veramente pericoloso >>.
<< Ma noi abbiamo riscontrato più variazioni simultaneamente >> cerca di stanarlo Ritsuko.
<< E' in grado di produrre più campi nello stesso momento. Le sue "abilità" sopravanzano di gran lunga le mie. Ma contro noi quattro non aveva alcuna possibilità di vincere >>.
Per la prima volta l'espressione distaccata di Asuka sembra incrinarsi sotto il peso di quelle parole, ma non mostra nessuna emozione "positiva"; anzi, il suo volto si rabbuia rapidamente rilasciando un mix di amarezza e delusione.
Me l'aveva detto che non sapeva in che modo avrei potuto redimermi, che non era neanche sicura di volere un qualunque atto in tal senso da parte mia[7]. Ma io ho avuto il coraggio di combattere mio padre, il nostro nemico, pur di non essere ancora il ragazzo che aveva scagliato il pianeta nell'abisso. Lo so che può suonare come un altro "ho salvato Ayanami"; lo so che è un singolo passo e che dovrò farne altri. Ma se non basta neanche questo, allora ...
<< E Shinji come vi è stato utile? >> domanda ancora Ritsuko.
<< Conosce le nostre strategie >> taglia nervosamente corto il Paparino che, fedele al suo proposito, cerca di non tradirmi. << Ha imparato molto bene >>.
<< Io non gli credo, colonnello >> risponde la dottoressa Akagi girandosi verso il graduato. << Propongo di fissare il nuovo dss chocker sul soggetto >>.
<< Che hai da dire, Shinji? >> chiede Misato con voce ruvida.
<< Non voglio un altro collare >> reagisco sottovoce in preda all'ansia, mentre mi chiedo se Furia Buia non abbia osato troppo ottenendo come unico risultato quello di farmi finire in trappola.
<< Quello che pensi è irrilevante! >> prova a spegnermi Ritsuko.
<< Ho detto che non voglio un altro collare! >> ripeto a fil di denti. Non mi farò marchiare ancora una volta per i vostri peccati e neanche per i miei. Sento i miei occhi bruciare e non riesco a chiuderli.
<< Hai gli occhi arrossati >> si intromette Sakura che mi si piazza davanti coprendomi alla vista delle tre donne. << Ti applico un collirio >> continua poggiandomi di nascosto una mano sul petto. Lei conosce la verità, lei ha avuto paura di me, e nonostante questo ha deciso di proteggermi. Mi concentro sul palmo della sua mano, fastidiosamente freddo al tatto eppure caldo e rassicurante. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalla sensazione piacevole che mi provoca quel contatto, tenero come una carezza.
<< E infatti non gli metterete nessun collare >>. La frase e la voce di Furia Buia suonano come un ultimatum, esattamente come il suo occhio che pulsa più forte sotto la benda. Io posso vederlo e sentirne gli effetti. << Prova a controllare, Ritsuko, se ci sono variazioni nel campo elettromagnetico della stanza >>.
<< Ci stai minacciando? >> ringhia la Akagi.
<< Si. E quello che pensate è irrilevante >> risponde il Paparino risputando dall'altra parte l'affermazione della scienziata. << Il ragazzo è un pericolo solo a bordo di un Eva >>.
<< Non è vero. Potrebbe, anzi sicuramente è in grado di sviluppare una connessione a distanza con lo 01 >>.
<< Finora non ne avete rilevate >> ribatte grave il cacciatore a cui non deve essere sfuggitala brutta piega che hanno preso gli eventi e sta programmando la fuga. << E sono passati più di tre mesi da quando è entrato nel nostro gruppo. Quindi, perché cambiare una formula vincente? >>
<< Colonnello, lei ... >> insiste Ritsuko.
<< Colonnello! >> Furia Buia alza i decibel per coprirne la voce. << E' molto semplice. Voi NON gli metterete alcun collare e NOI continueremo ad occuparci del ragazzo. Se questa soluzione vi è andata bene fino ad oggi, non vedo perché dovreste cambiare idea dal momento che Shinji si è impegnato con NOI per combattere il padre che è soprattutto il VOSTRO nemico >>.
<< Non stiamo parlando di una persona normale >> esplode Asuka. << Non possiamo fidarci di lui ... e neanche di voi. Soltanto ieri quel vigliacco ha dato di matto e oggi è addirittura scappato. Lui non cambierà mai! Lo volete capire? >>
<< Come ho detto ha imparato bene >> il Paparino sfoggia un ghigno che simula soddisfazione. Solo io in questa stanza so come interpretarlo: sta per cambiare le carte in tavola. << Avevamo il sospetto che il capo della Nerv ci stesse osservando, e che probabilmente tramasse qualcosa per riappropriarsi di Shinji. Per questo abbiamo inscenato davanti a tutti quella commedia. Eravamo certi che qualcuno avrebbe riferito l'accaduto inducendo Gendo ad uscire allo scoperto. Il ragazzo si è offerto volontariamente di fare da esca >>.
<< Stai mentendo! >> sbraita la rossa sbattendo le mani contro il vetro.
<< Libera di non credermi >>.
<< Avete idea di chi vi controlli? >> chiede Misato.
<< No, ma abbiamo molti nemici. Tutti noi ne abbiamo! >>
<< Un motivo in più per riprenderci Shinji >> attacca Asuka. << Così non si verificheranno inconvenienti simili >>.
<< Allora non ascolti >> il ghigno di Furia Buia si trasforma rapidamente in un ringhio. << Non c'è nessun motivo per cambiare i piani. E comunque non è una decisione che potete prendere solo voi >>.
<< Basto io per decidere >> si infiamma Misato.
<< Noi adesso ce ne andremo >> sibila il Paparino. << Provate a fermarci! >>
<< Credi di spaventarmi? >> urla il colonnello.
<< Credo che il tuo punto di forza sia nelle battaglie, non nella guerra. Ma se vuoi ... a te la scelta >>.
A giudicare dall'intensificarsi della sensazione di calore e dalla maggiore pressione che avverto lungo tutto il corpo, Paparino sta per partire alla carica. Mi sa che dovrò entrare in azione anch'io, ma spero tanto che non sia necessario.
<< Io ho finito. Per quanto mi riguarda possono andare >> interviene ancora una volta Sakura che riserva al Paparino lo stesso trattamento che pochi minuti prima aveva destinato a me. Il respiro del ciclope si fa più lento e regolare mentre l'attività del suo occhio si riduce; abbandona la sfida con Misato e offre a Sakura uno sguardo caldo e un po' triste.
La mossa del nostro medico produce l'effetto di una benefica corrente che spazza via l'aria pesante che aveva preso possesso dei due spazi al di qua e al di là del vetro. Se non altro offre a tutti una possibilità di cercare una via d'uscita onorevole. Tranne ad Asuka che non reagisce all'antidoto e, figuriamoci, non rinuncia a dire la sua: << Colonnello, non possiamo dargliela vinta. Siamo tutti consapevoli che Shinji nasconde ben altro e quegli idioti sicuramente lo stanno comprendo. Non si tratta solo delle connessioni con lo 01; deve esserci qualcosa di peggio. Vi siete dimenticati >> rivolgendosi anche a Ritzuko << di quello che ha fatto quando ha cercato di salvare quello stupido clone della Second? Abbiamo studiato i dati migliaia di volte, abbiamo visto e rivisto le immagini della scatola nera presente nello 01. Ha divelto gli ancoraggi di sicurezza della sua postazione ... a mani nude. E voi pensate ... >>
<< Quindi, fatti di cui eravate già al corrente quando ce l'avete affidato >> commenta Furia Buia.
<< Non interrompermi! >>.
<< Smettila di odiare Shinji! Non ti porta nessun vantaggio >> sbotta il Paparino alzandosi. << Noi >> indossando con poca cura quel che resta della maglia << ce ne andiamo. Non siamo venuti qui per farvi una visita di cortesia, ma per parlare con Kaji >>.
<< Misato non permetterai che finisca così? >> Shikinami non vuole mollare l'osso.
<< Colonnello ... >> invoca Ritsuko.
<< Misato ... noi ci muoviamo >> minaccia e al contempo prega Furia Buia.
Mi sento mancare l'aria, mentre osservo, come a rallentatore, i gesti, le contrazioni del viso e i movimenti delle labbra di queste persone che conosco e al contempo mi risultano estranee.
I lineamenti del colonnello Katsuragi sono duri e severi, ma le braccia incrociate sin dall'inizio hanno continuato a stringere, fin quasi a stritolarlo, il petto e a piegarla in avanti. Non vuole farmi del male, ma non può dimenticare ciò che ho fatto, non può non temere per il futuro quando il suo figlio preferito è davanti ai suoi occhi a ricordarle anche la sua parte di colpe. Alla sua figura se ne sovrappone un'altra, quella di una Misato che un tempo ha sacrificato la sua vita per concedere a me una possibilità di vivere la mia, che mi ha salutato con un bacio, che non ha potuto odiarmi, che non ha visto l'orrore della mia follia.
Ritsuko ha perso il suo contegno e mostra, sfacciata, una natura insolitamente passionale. Non c'è calcolo nei suoi modi, ma solo odio e ribrezzo. Vedo la sua delusione, la delusione di una donna, un'altra donna, tradita dall'uomo che amava e dalla madre a cui era colpevolmente devota ... prima di morire nei sogni dello Shinji più antico. Non ha più amore da dare questa donna, solo nella guerra può ancora scovare una ragione che dia senso alla sua vita. E Shinji è il perfetto capro espiatorio.
Almeno qui loro sono vive.
Furia Buia con le sue cicatrici e la sua paura di soffrire è quel che resta di un'altra possibile vita che non ha avuto la fortuna o la forza di venire al mondo. Anche lui, come me, è imprigionato in una realtà a cui non sente veramente di appartenere, nella quale lui è il demone-dio che morirà da solo; anche lui patisce, senza potersi neanche spiegare il motivo, quello Shinji Ikari che dà nome alle sue ferite.
Sakura è l'unica che mi accetta veramente, l'unica che in fondo rifiuta di attribuirmi anche le colpe che merito o che, se non altro, rifiuta di odiarmi. Ci guarda spaesata come se cercasse di pescare dal mazzo il jolly che ci salverà tutti. Lei sa cosa sono e deve tradire la sua famiglia per non tradire me. Lei non è morta nei miei sogni passati e ha continuato, ne sono convinto, a tifare per il suo eroe.
E, infine, c'è lei: Asuka. O, meglio, ci sono loro, le mie due Asuka. E sono proprio davanti a me, concentrate in una sola persona che, fuori di sé, smania indecisa se pregare per una punizione esemplare e definitiva, che riporti equilibrio nell'universo cancellando per sempre anche il ricordo di Shinji, o sperare che il cagnolino resti al sicuro nella cuccia. Non riesco a capire se vuole che cambi o se in cuor suo si auguri che io resti sempre il suo Shinji, stritolato tra gli estremi dello stupido e del bamboccio. Io le ho fatto cose indicibili nel mio e in un altro passato e non riesco a darmi pace. Io non so se potrò mai fare qualcosa per saldare il mio debito, per strapparti via l'odio, il dolore e, che io sia fulminato all'istante, la paura che provi quando mi guardi. Non so se riuscirai mai a perdonarmi ... e dire che adesso darei tutto solo per questo.
Sono, invece, rassegnato al fatto che siamo legati da un filo tanto indistruttibile quanto marcio e presto potrei farti altro male o tu potresti farne a me, perché si, Asuka, tu riesci a farmi male come mio padre. Un giorno potremmo essere nemici, incontrarci per combattere all'ultimo sangue. Io non sono un pilota, Asuka, non lo sono mai stato e non voglio più esserlo. Questo posto che per te ha senso non sarà mai la mia casa; il mondo che vuoi salvare è troppo grande e ha troppi volti e nomi perché mi interessi.
Non posso dirti ciò che sento perché non mi ascolteresti. Tra me e te c'è questo vetro così resistente che è impossibile superarlo (tu stessa hai fallito l'ultima volta), così trasparente che non possiamo neanche fingere di non vederci; riflette così bene le immagini che non posso non vedere i miei contorni confondersi con tuoi.
Se questo vetro non ci fosse, forse potremmo parlarci, potremmo trovare almeno un accordo, potrei aiutarti a non odiarmi e tu potresti aiutare me a non odiarti, perché anch'io ti odio, Asuka, persino più di quanto possa odiare mio padre. Odio la mia Asuka che riflette gli sbagli accumulati in tante vite, odio la mia Asuka dietro lo specchio perché protegge il mio vero nemico: lo Shinji che vedo davanti a me e che combacia con la sua forma; l'unico Shinji che tu, Asuka, sei davvero disposta a vedere, il piccolo germoglio di Gendo Ikari.
Se non ci fosse questo muro ... non staremmo qui a portare avanti, impacciati come pessimi attori, questa commedia dell'assurdo e, forse, io potrei uscire dalla mia prigione.
<< E' vero >> dico alzandomi in piedi con la testa piegata in avanti e gli occhi chiusi dopo aver memorizzato la posizione della rossa. << Voi sapete bene che non sono un comune mortale, perché le mie ferite guariscono velocemente, sopporto l'lcl e... sono più forte ... di quanto sia lecito >>.
<< Ragazzo >> preoccupato, Furia Buia cerca di riportarmi a terra.
<< Fatti che già conoscono, Paparino >> rispondo muovendo un passo e immaginando di concentrare la mia energia in un guantone di at field che prontamente inforco con la mano destra chiusa a pugno.
Avanzo contratto respirando con impeto ai limiti dell'iperventilazione.
<< C'eri tu >> recito a mente << in quella stanza d'ospedale, in cui non sono mai stato, quando ho sfogato quell’insana pulsione; c'eri tu dietro l’esperienza del rifiuto racchiusa in un "no" alle mie richieste di aiuto e in un esiziale "che schifo"; c'eri tu in tutti i tentativi falliti di abbattere quella barriera >>.
Ho ancora gli occhi chiusi mentre carico tutta la mia rabbia sul destro; li apro solo quando sento il tonfo delle nocche che impattano sulla superficie del muro trasparente e il rumore del vetro che si crepa ma, purtroppo, non si rompe. Migliaia di Asuka si materializzano tra le schegge incompiute; sono tutte immagini distorte, rese più confuse dalla fastidiosa presenza di altrettanti piccoli Shinji che mi guardano come ... si, li ho già visti. Sono tanti Shinji - scarafaggio dagli occhi rossi.
Perdonami Asuka!
Shikinami si blocca sul posto, come pietrificata, fatta eccezione per un passo, caduto all'indietro, e per le mani che smettono di agitarsi e scendono flosce lungo i fianchi. Mi fissa stupita, ma non è realmente sorpresa. E' come se non mi riconoscesse, come se fosse dispiaciuta perché davanti a sé non vede più il suo Shinji.

Mi dispiace, Asuka, il tuo Shinji non può cambiare.

<< Signorina Misato >> riesco a dire fregandomene del tono lamentoso della mia voce, << ti prego, dammi una possibilità! Lasciami morire come desidero! >>
Misato tira un lungo sospiro offrendo un po' di pace ai polmoni e ai muscoli del viso fino a quel momento nervosamente contratti; ho quasi l'impressione di vedere i suoi occhi lucidi dietro le lenti nere che fissano quel che resta della sua famiglia passata. Vengo scosso da un fremito inopportuno quando pone fine all'attesa e, voltandosi di scatto, rompe il silenzio (di tutti) affermando emozionata: << ... lui vi aspetta all'uscita >>.
<< Misato >> implora mestamente Ritsuko.
<< Hanno il permesso di allontanarsi >> sentenzia il colonnello prima di scomparire alla vista.
<< Andiamocene Shinji! >> mi dice Furia Buia che con le parole sembra volermi appoggiare una mano sulla spalla affinché mi decida a muovermi e a seguirlo.
<< Mi dispiace Sakura >> piango con il pugno ancora incollato al vetro.
<< Me lo dirai un'altra volta, Shinji. Adesso ... fuori di qui >> mi rincuora il dottore, anche lei in lacrime.
Ritsuko controvoglia obbedisce agli ordine e sblocca il passaggio. Incrocio e supero Asuka che non si è ancora mossa, ma si limita a seguirmi con la coda dell'occhio mordendosi il labbro e stringendo i pugni per tenere a bada chissà quale reazione inconsulta.

<< Volevi colpire lei ... o te? >> mi chiede a bassa voce Furia Buia quando manca poco alla luce del sole.

 

Poi ti lamenti che nessuno ti capisce


<< Non lo so >> ammetto.
<< La prossima volta, almeno avvisami! >> finge di rimproverarmi.
<< E' come avrei potuto? Mi è uscita così, al momento. Tu dovresti saperlo ... >>
<< ... D'accordo >> sbuffa il Paparino. << Eccolo! >>

Ryoji Kaji non sembra invecchiato di un giorno, se non per alcuni fili argentati, sperduti qua e là in mezzo ad una foresta corvina che termina in una lunga coda, che dichiarano il decorso del tempo. Di poco più basso del cacciatore al mio fianco ci attende a pochi passi dall'uscita immortalato in posa dinoccolata e un po' curva. Riposa le mani nelle tasche dei pantaloni mentre accarezza il colletto della camicia con il mento pulito.
Anche lui, mi dico comparando l'individuo dinanzi a me con due serie distinte di ricordi che lo riguardano, è un'altra possibilità, quella che è sopravissuta. Indagando tra le immagini che mi propina lo Shinji antico che imperversa nella mia testa, confronto quest'uomo con il suo doppio che è morto nel momento migliore (per me e per se stesso), come un padre o almeno un adulto decente. Quel Kaji è morto prima di fallire e mostrarmi la sua debolezza, prima di tradirmi come gli altri.
Gli fanno compagnia alcuni soldati della sicurezza della Wille e l'immancabile Kuchinawa che, chiaramente lontano dalla forma migliore, ci mostra incazzato i denti e due occhi sgranati e invasati dall'odio.
<< Volevi parlarmi? >> domanda compassato Kaji fissando il vuoto.
<< Si! >> risponde il Paparino.
<< Che ci fa lui con te? >> chiede riferendosi chiaramente a me. << Dovrebbe essere un incontro riservato >>.
<< Riguarda anche lui >> ribatte Furia Buia. << Se ti dà fastidio posso continuare ad agire di testa mia senza dirti niente >>.
<< Lurido verme! >> gorgoglia il capo della sicurezza estraendo la pistola.
Mossa davvero stupida. Del resto, lui dovrebbe sapere che non serve a niente. Il colpo, infatti, rimbalza contro l'invisibile difesa opposta dal Paparino che, accorciata la distanza, risponde sferrando un poderoso calcio allo stomaco dell'ufficiale.
Il serpente si piega indietreggiando di alcuni passi per rimanere in piedi, ma rimanda solo l'inevitabile, perché un montante al mento lo sradica dal suolo e dalla coscienza.
Un muro d'intensità controllata spazza poi via i suoi sottoposti, alcuni si scontrano con l'acciaio della struttura, altri volano all'esterno.
<< Bene, adesso siamo soli >> proclama Furia Buia avvicinandosi con fare minaccioso al signor Kaji che ha osservato impassibile il breve ma intenso spettacolo.
<< Devo farvi i complimenti >> inizia svogliato l'uomo col codino. << Ho saputo della vostra impresa. Notevole considerato il nemico che avete affrontato >>.
<< E che tu conosci meglio di quanto vuoi far credere >> ribatte Furia Buia. << Grazie per non averci rovinato la sorpresa >>.
<< Invece qual è la tua sorpresa? >> chiede alzando lo sguardo per fissare il cacciatore.
<< L'avrai sicuramente capito, ma è un vero piacere dirti che il nostro accordo è saltato. Dovrai accettare un nuovo patto >>.
<< E sarebbe? >>
<< Shinji non è più vostro, in nessun modo. Non potrete accampare più alcun diritto su di lui. Shinji adesso fa parte del nostro gruppo >>.
<< Tu sai bene >> accorciando anche lui, per nulla intimorito, le distanze dal cacciatore << che il rischio è alto. Il vostro compito ... >>
<< Decido io qual è il mio compito. Cosa credevi che il nostro fosse un centro di recupero? Credevi che te l'avremmo ripulito per metterti in mano l'arma perfetta? >>
<< Quindi, sei stato scorretto sin dall'inizio?! >> prova a insultarlo.
<< Si >> lo sfida il ciclope. << Non ti daremo mai il ragazzo >>.
<< Cosa c'è, Shinji? >> Kaji mi rivolge un'occhiata di sbieco, enigmatica e inquietante come il suo sorriso. << Ti fai imbrogliare da un altro padre? >>
<< Sceglierà lui il suo destino >> il Paparino lo afferra per la camicia. << E non osare guardarlo! Se ci vuoi ancora come alleati ti conviene non fare lo stronzo. La nostra collaborazione può essere ancora vantaggiosa. Dovete solo comprendere che ora lui non è più merce di scambio >>.
<< Avete troppi nemici per rischiare di perdere anche il nostro aiuto >> gli rinfaccia Kaji.
<< Vediamo chi ha più da perdere >> replica maligno Furia Buia mollando la presa. << Se vuoi riprendertelo, puoi sempre tentare >>
<< Il ragazzo mi serve a bordo di un Eva e, soprattutto, mi serve che il suo utilizzo sia "sicuro" >>.
<< L'unica cosa certa è che voi non siete in grado di "mettere in sicurezza" uno come lui. A me, invece, interessa che sappia usare il suo potenziale. Shinji salirà su uno di quei cosi solo se lo vorrà. Ma se dovesse decidere di stare lontano da voi, allora ve ne farete una ragione >>.
<< La tua scelta potrebbe costare la vita a milioni persone. Sei disposto a tanto? >>
Furia Buia mi guarda come se cercasse in me un suggerimento. Poi si rilassa e sorride. Non è il ghigno malefico di chi ha qualcosa in mente, ma piuttosto una dimostrazione di insolita contentezza, quella che accompagna un sospiro di sollievo dopo un passo importante, che ti porta quasi a dire: non credevo fosse così semplice.
<< Assolutamente si ... Principessa >> risponde quasi in lacrime guardando oltre me.
Ero così attento al confronto che non mi sono accorto del sopraggiungere alle mie spalle di Asuka. Il suo occhio freddo e azzurro, puntato su quello caldo di Furia Buia, tradisce la paura della risposta. << Tra il bene del mondo >> confessa il cacciatore << e quello di una sola persona, io scelgo l'ultimo. Scelgo il bene di Shinji. E sono disposto a puntare sul piatto le vite di tutti noi >> tornando di nuovo su Kaji. << Quindi, se mi costringerai a farlo, sappi che mi assumo già adesso la responsabilità per le milioni di vite che potrebbero essere falciate ... Allora, Ryoji, che mi dici? >>
<< Tanto per essere chiari >> risponde flemmatico il capo della Wille che non lascia trapelare alcuna emozione, << avremo tempo di analizzare con maggiore ... attenzione ... questo nuovo patto. Anche perché alla tua scelta seguiranno importanti conseguenze, a tempo debito, che ricadranno persino sul ragazzo. Perché non gli chiedi se è disposto a caricarsi questo peso? >> chiede tornando a guardarmi.
In linea di massima temo di aver capito che non ci sarà lieto fine, comunque vadano le cose. D'istinto, più che per convinzione, sono tentato di gridare la mia sentenza irrevocabile, di dire: << si, accetto di diventare il vostro prossimo nemico >>.
<< Non lo farò! >> Furia Buia mi impedisce di compromettermi << E guai a voi se proverete a metterlo alle strette ... Andiamo, Shinji! Il nuovo accordo è stato concluso >>.
Obbedendo ad un cenno del cacciatore, mi avvio verso l'uscita, fingendo che Asuka non sia dietro di me; cammino in compagnia di un assordante ronzio nella testa che mi impedisce di ascoltare la voce dei miei pensieri. Riesco solo a vedere, quando li supero, le spalle di Furia Buia che mi nascondono la vista di Kaji. Anche lui, quindi, è un'altra persona.

<< Dicevi sul serio? >> chiedo angustiato al Paparino sulla via del ritorno, mentre faccio un cenno col capo a Orso e Musashi che ci vengono incontro a passo sostenuto.
<< Non è molto razionale, lo so. Ma non sempre le decisioni seguono la logica. Ricordi, vero? Bisogna trovarsi nella situazione per scegliere tra quantità diverse. Ciò che conta è che accetto la responsabilità della mia scelta. Ah, naturalmente, ho fatto anche un po' di scena. Perciò vedi di meritartelo o giuro che ti ucciderò io. Ci tengo a queste persone. Magari non a tutte, ma a molte si, anche a quelle che non conosco >>.
<< Soltanto tu riesci a vedere la coerenza in quello che dici >>.
<< Siamo tutti una contraddizione >> sorride il Paparino.
<< Mancano punti certi in questo modo >> borbotto.
<< Non fare la mammoletta. Comprendi a malapena te stesso, a voler essere gentili. Come puoi pretendere di cercare sempre una ragione negli altri? >>
<< E cosa dovrei fare, allora? >>
<< Non te l'avevo già detto? Impara ad avere un po' di fiducia in te o sarai sempre il cane di qualcuno >>.
<< Bel futuro che mi aspetta! >> sbotto scoraggiato.
<< Pensa al tuo passato >> ride il Paparino.

<< Come è andata? >> chiede ansioso il Biondo.
<< Quando sconfiggeremo la Nerv >> risponde il ciclope, << torneranno alla carica per l'affidamento del pupo ... e per uccidere noi, probabilmente >>.
<< Gli hai fatto notare che non ce ne frega niente? >> domanda Orso.
<< Direi che l'ha capito >> ride il cacciatore con la benda riprendendo a muoversi in direzione del villaggio, seguito dagli altri due.
Io, invece, non mi muovo. Non si tratta di stanchezza o di confusione, non cerco neanche di tirare le somme di questa assurda giornata. Vedere i miei tre fratelli allontanarsi di spalle mi riporta alla mia infanzia, al giorno in cui fui abbandonato. Mi rendo conto che quel giorno è nato lo Shinji Ikari che tutti temono e che in tanti, anche inconsapevolmente, hanno contribuito a plasmare. Quel giorno ho imparato che per sopravvivere, per non rimanere solo, avrei dovuto comportarmi da bravo cagnolino. E ora che non voglio più scodinzolare e leccare dita, scopro che essere uomini e adulti è molto complicato.
Osservando la schiena di Furia Buia che si allontana, non posso non pensare a mio padre che quel giorno non si voltò nemmeno una volta, nonostante lo chiamassi disperato e spaventato per un gesto tanto incomprensibile e inaspettato. Come faccio a diventare un uomo?
Il Paparino si arresta e ... lentamente si gira verso di me. << Che fai, Ragazzo >> chiede, << non ci raggiungi? >>
<< Non possiamo aspettarti tutta la vita >> mi sfotte Musashi.
<< La cena è quasi pronta >> mi spiega l'omone. << E io ho fame >>.
Mi risveglio dall'incubo che mi aveva rapito, inspiro fino a sentire dolore guardando davanti a me. Ancora incerto, salto ad occhi chiusi l'ostacolo immaginato dal mio passato e ... quando con il piede finalmente riabbraccio il suolo, sento una voce dentro di me dichiarare: << non credevo fosse così semplice. E' inutile, dovrò accettare di convivere con la paura >>-
<< Alla buon'ora, Ragazzo! >> esclama il Biondo quando li raggiungo. << Pensavo saremmo invecchiati qui >>.
<< Scusatemi, mi ero addormentato >>.
<< Adesso sei sveglio? >> ride il Paparino.
<< Ci sto provando >>.
<< E' già qualcosa >> continua Musashi. << Comunque, in attesa che il nostro sonnambulo apra gli occhietti, visto che presto dovremo traslocare, sarebbe opportuno ufficializzare la scissione dal gruppo madre e fondarne uno nuovo >>.
<< Letteralmente quattro gatti >> sbuffa Orso.
<< E che gatti! >> ribatte il Biondo. << Anzi, ho già in mente il nostro nuovo nome. Saremo gli Underdog >>.
<< Nel senso di sfigati? >> domanda scazzato il Paparino.
<< No, nel senso di quattro beagle in calzamaglia. In fondo, siamo o non siamo degli strani supereroi? >>
<< Dal momento che si tratta di noi, sarebbe più corretto parlare di quattro bastardi con la scabbia >> commenta acido l'armadio.
<< Perché devi sempre personalizzare tutto? Tu che dici, Ragazzo? >>
<< Scusami Bio ... Musashi, ma con i soprannomi non hai molta fortuna. Secondo me finiranno per chiamarci "sfigati" >>.
<< Lo sapevo >> scuote la testa. << Paparino ti ha infettato il suo pessimismo >>.
<< E la sua mancanza di umorismo >> aggiunge Orso.
<< Altri difetti? >> interviene sarcastico il ciclope.
<< L'elenco è troppo lungo. Devo rileggere i miei appunti >> ribatte Musashi tirando un pugno al braccio del fratello.

 

*****



Usciamo dalla taverna che è già notte fonda. Sistemo il giaccone in pelle che mi ha regalato il vecchio dopo cena durante un'informale cerimonia di investitura alla presenza di pochi intimi. Si vede che ne ha conosciute di avventure, ma è caldo quanto basta per resistere all'umidità della notte e non mi dispiace neanche il colore, un marrone chiaro che transita verso l'ambra.
Furia Buia effettua un ultimo controllo prima della partenza. Come me manifesta i segni della carenza di sonno e della stanchezza provocata dallo stress, fisico e non, di queste ultime ventiquattr'ore. Ma, come disse ai suoi fratelli prima gettare quasi del tutto la spugna, non abbiamo molto tempo.
Mi diverte malignare un po' sulla faccia seria del mio Paparino, pensando che dipenda dalla disparità di trattamento che ci hanno riservato i nostri ... "amici", quelli che dobbiamo tenerci stretti. Diciamo che Orso e Musashi mi hanno fatto una grande pubblicità; anzi, hanno curato così bene le mie pubbliche relazioni da abbassare le quotazioni di Furia Buia, colpevole di aver esagerato in questi mesi e, soprattutto, di avermi quasi abbandonato.
Quando Mami ci ha portato da mangiare, ha servito prima me annunciando che la mia cena era offerta dalla casa. Il cacciatore con la benda ci è rimasto male vedendosi scodellare, ultimo della fila, un piatto semivuoto e il conto da pagare; ma naturalmente non l'ha dato a vedere o forse ha accettato il momentaneo declassamento come una giusta punizione. Per quanto mi riguarda sono contento che quella donna alla fine, dopo essersi presa il suo tempo, mi abbia finalmente accettato.
Mi chiedo se anche Asuka .. un giorno ... riuscirà a fare altrettanto.
<< Secondo te, ci sta osservando? >> chiedo guardando verso il wunder.
<< Lo sai che è troppo distante per me >> risponde pacato e stanco Furia Buia che prende a fissare nella stessa direzione, << ma non mi sorprenderebbe >>.
<< Perché? >>
<< Beh, per quanto ne sa tu hai cercato di colpirla. Il bamboccio che ha fatto tutto quel casino ha osato ribellarsi. Non credo che se l'aspettasse e, a dire il vero, neanche io. Sono convinto che ci stia rimuginando su >>.
<< Pensi che dovrei chiederle scusa? >>
<< Non servirebbe a niente. Non credo le interessino le tue scuse ... ma potrei sbagliarmi >>.
<< E allora che faccio? Lei continuerà a odiarmi >>.
<< Lo so che è importante per te; è che non puoi farci molto. Dipende anche da lei. Comunque, non sono del tutto sicuro che lei ti odi ... e basta. Potrebbe essere più complesso >>.
<< E figurati. Cosa te lo fa pensare? >>
<< La scorsa notte neanche lei è riuscita a dormire. Stava seduta sul muretto che delimita la strada che porta al lago. Ricordi quando tornammo dopo quella battaglia? Proprio lì, dove ci accolse quel giorno. Sembrava triste. Ho pensato si sentisse in colpa >>.
<< Te lo ha confermato? >> chiedo cercando di non tradire la mia apprensione.
<< No, è una mia sensazione. Non le ho parlato. Che vuoi? Se permetti avevo altro per la testa e non ero in vena di fare conversazioni >>.
<< Bella consolazione! >> rispondo deluso. << Il fatto è che dopo quello che mi ha detto ieri e ... dopo oggi, mi chiedo se avrò mai una possibilità; anzi mi chiedo se ne ho mai avuta una >>.
<< Non lo so, ma posso dirti questo: quel pugno è stato il gesto più stupido e avventato che abbia mai visto. E forse proprio per questo è stata la cosa migliore che potessi fare. Capisci? Lei hai rubato un po' delle certezze che aveva su di te. Forse anche lei sarà costretta a cambiare .. e non mi riferisco soltanto all'opinione che ha su di te >>.
<< Sai, Paparino, non si tratta solo di me. Anche l'altro Shinji o il mio passato, chiamalo come vuoi ... insomma, lei ha sofferto così tanto a causa mia, così tanto che io stesso non trovo una ragione per perdonarmi. E se anche lei ricordasse ... >>
<< Ma non ne sei certo. Ti converrà scoprirlo. Tuttavia, hai colto il nocciolo del problema >>.
<< Quale sarebbe? >>
<< Non posso dirti niente di utile sul tuo passato e neanche sul suo, non so neanche come interpretare quella specie di vita che dici di aver vissuto. Perciò, devo basarmi su ciò che posso valutare direttamente. Penso che lei non solo non abbia bisogno della tue scuse, ma anche che non le importi granché se le attribuisci il potere di giudicarti. Non otterrai niente da quella ragazzina, che è contraddittoria esattamente come me e te, se prima non affronti ciò che hai fatto, tutto ciò che hai fatto. Forse, se un giorno tu riuscissi a perdonarti, potresti trovare una soluzione al tuo problema. Tanto non puoi tornare indietro >>.
<< Mi sa che sono fregato allora >> sorrido amaramente perché, in effetti, non vedo alternative, né scorciatoie che possano garantirmi il risultato. E' vero, non dipende solo da me.
<< Probabilmente è così. Non è detto che sia possibile riscattarsi, ma almeno ci proviamo. E per quello che può valere io ti ho già perdonato >>.
Osservo il cacciatore che, al primo incontro, aveva cercato di sgozzarmi e mi dico che, se lui è riuscito a cambiare così tanto, a trasformare fino a questo punto l'immagine che aveva di Shinji, forse anch'io potrei imparare ad amarmi o, almeno a non odiarmi. << ... Grazie, Paparino! >>
<< Muoviamoci adesso! >> Furia Buia si carica uno zaino sulla spalla. << Non possiamo perdere altro tempo >>.
<< D'accordo >> dico afferrando il mio borsone.
<< Perché ti porti appresso quegli occhiali? >> mi chiede indicando il trofeo rapinato a Gendo e ora appeso al colletto della maglia nuova.
<< Per ricordarmi chi sono stato e che, se non sto attento, un giorno potrei diventare come lui >> rispondo fiero della saggezza di quelle parole.
<< Bell'idea >> ammette Furia Buia. << Anche se il grosso del lavoro l'ho fatto io. Quindi, il trofeo spetterebbe a me >>.
<< Prova a prenderlo! >> fingo di sfidarlo.
<< Diciamo >> sorride << che per il momento te li presto >>.

 

Bel modo di fare un passo in avanti. Mi tocca tornare al punto di partenza.























 


 

 


[1] cfr in capitolo VII dialogo tra Shinji e Asuka.

[2] cfr capitolo VIII

[3] cfr episodio 16° della serie tv

[4] cfr di nuovo capitolo VIII

[5] Cfr capitolo VII

[6] Cfr sempre Capitolo VII - discorsone di Furia Buia

[7] Cfr ancora una volta Capitolo VII

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Capitolo 12
*** Distanza (il sogno di Furia Buia) ***


<< Telefono caaaaasa >> biascico allungando il collo e puntando l'indice in direzione del villaggio che ci attende oltre gli assi di legno che, eufemisticamente, i cacciatori della zona chiamano "ponte".
<< Non fare lo scemo, Ragazzo! >> mi rimprovera distratto Furia Buia. Non è infastidito dal mio modo di fare, reagisce così per abitudine. Sebbene cerchi di non mostrarlo, anche lui è sollevato all'idea che le ultime due settimane siano ormai, letteralmente, alle nostre spalle.
Sono stremato, affamato ma, soprattutto, disgustato dal tanfo pestilenziale che ci avvolge come un'aura malefica.
<< Non vedo l'ora di farmi un bagno >> sbotto dopo aver dismesso i panni del piccolo e brutto extraterrestre. << Per un anno non voglio sentir parlare di allenamenti. Voglio solo mangiare e dormire >>.

Quando siamo partiti il vecchio promise che ci avrebbe concesso per un po' il suo appartamento al piano di sopra, ma, a poche centinaia di metri dal traguardo, mi accontenterei di condividere il materasso bucato che riempie il nostro stanzino con le colonie di batteri, potenzialmente letali, che lo popolano ... sempre che, nel frattempo, non lo abbiano bruciato.
Sapevo che trascorrere due settimane nel cuore putrefatto del nulla sarebbe stato difficile; non avevo calcolato, invece, che passarle con il Paparino sarebbe stato così drammatico. Se credessi nella legge del karma, potrei rincuorarmi pensando di aver saldato a occhio e croce almeno metà del mio debito con l'umanità.
Non ci siamo risparmiati neanche un secondo pur di sperimentare possibilità e limiti dei nostri poteri e di studiare nuove (per lui) e più efficienti strategie di combattimento che tenessero conto anche del finalmente "quarto" operativo del gruppo.
Purtroppo per me, ero assolutamente impreparato a ciò che mi attendeva e, sempre purtroppo per me, neanche Paparino aveva con sé il manuale delle istruzioni.
Si divertiva a giocare al piccolo scienziato-guerriero e sembrava non dar peso alla mancanza di confort, alle scorte limitate (e non ricaricabili) di cibo e acqua e all'odore di uova marce rilasciato dalle micropolveri, sicuramente tossiche, che permeavano l'aria e saturavano la terra ferrosa.
Abusando del pretesto che avrei dovuto imparare alla svelta a conoscere e padroneggiare la mia abilità di produrre e modulare diverse forme di at field, di giorno, a me toccava spesso impersonare la sagoma nel tiro al bersaglio del ciclope.
Ma era di notte che il cacciatore dava il peggio di sé per angosciarmi in quanto, al fine di stimolare al massimo le mie capacità di concentrazione e percezione, simulava imboscate senza quartiere con me a sostenere il ruolo dell'ispettore Clouseau.

<< Ti sei divertito a darmi la morte, vero? >> chiedo con una punta acuminata di sarcasmo.
<< Oh si >> risponde, << è stata un'esperienza interessante >>.
<< E' stata orribile, invece >>.
<< In effetti avremmo dovuto organizzarci meglio, ma non c'era abbastanza tempo per i preparativi >>.
<< Perché? Si trattava di rimandare la partenza di un giorno. I tuoi fratelli hanno ragione: sei impulsivo, altro che freddo e calcolatore. Ammettilo! >>
<< Non ti va mai bene niente >> ribatte il ciclope. << In fondo, ce l'abbiamo fatta. E, anche se mi suona ancora strano, devo farti i complimenti. Sei stato in gamba . Certo ... ci sono altre ... >>
<< ... Prove. Si me l'hai detto un miliardo di volte. Mi chiedo quando potrò prendermi una pausa >>.
<< Quando andrai in pensione >> mi spiega con fare canzonatorio il Paparino.
<< E quando si va in pensione? >> domando giusto perché so che romperà per un bel pezzo se non gli permetto di completare la battuta.
<< Quando muori! >> ultima la freddura con aria soddisfatta. << ... A proposito della tua morte >> riprende fissando preoccupato il ponte che stiamo per attraversare.
<< Spara! >>
<< In tanti saranno curiosi di vederti e di sapere cosa hai fatto in tutto questo tempo. Ricorda quello che ti ho detto >>.
<< Si, si >> provo a rassicurarlo. << Farò il possibile per non farmi scoprire. Ma, intanto, posso farmi almeno un bagno decente? >>
<< Forse sarebbe il caso di passare prima dall'infermeria per far sapere a quella gente e anche a noi stessi che non siamo radioattivi >>.
<< Ma ... >> tento imbarazzato di argomentare le mie ragioni << ... la puzza >>.
<< Non devi preoccuparti, non credo che troverai Asuka >>.
<< Ma Sakura si! >> aggiungo ad alta voce, pregandolo nel frattempo con gli occhi di autorizzarmi ad una deviazione che mi consenta di essere meno repellente alla vista e soprattutto all'olfatto.
<< E' vero >>. Furia Buia arrossisce dopo aver fatto mente locale e confermato l'intuizione con una rapida annusata ai vestiti.
<< Fammi indovinare: non ci avevi pensato?! >> approfitto della guardia abbassata per vendicare mesi di maltrattamenti. << Sai, non mi aspettavo che reagissi così >>.
<< Così come? >>
<< Beh, per essere un sociopatico che si vanta di non provare il minimo interesse per il giudizio altrui, è bastato poco per farti cambiare idea. Oltre che distratto, sei anche contraddittorio >>.
<< A parte il fatto che non l'ho mai negato ... di essere contraddittorio, continuo a non curarmi dell'opinione degli altri >> dichiara respingendo l'occhiata da "ti ho fregato" che gli avevo appena lanciato. << Si può essere fieramente refrattari alle relazioni umane senza intraprendere la ignobile via della puzzola. Quando la pubertà, che da qualche tempo sta tormentando il tuo sonno, riuscirà ad attecchire nella tua fisiologia, così che finalmente potremo chiamarti "signorina", anche tu comprenderai le mie parole >>.
<< Le tue battute fanno pena! >> gli ringhio in faccia.
<< E il tuo senso dell'umorismo non dà cenni di miglioramento >> replica con ostentata sufficienza. << Comunque, è inutile attraversare il ponte, prendiamo l'altra strada >>.
<< Perché? Così allunghiamo. La nostra conca è vicina al villaggio >>.
<< Proprio per questo. Ci tufferemo nel lago >>.
<< Ma l'acqua è fredda >> mi lamento immaginando le nostre piccole terme prendere il volo.
<< Fammi indovinare: continui a piagnucolare ?! >>
 

Tutto sommato, non è stata una cattiva idea. Il mio corpo, complice la temperatura resa mite dal sole ormai alto, si è adattato facilmente al freddo delle acque scure che, in virtù di non so quale magia, sembrano esercitare il potere di purificarci non solo dalle incrostazioni lasciate dalla sabbia rossa, ma forse addirittura dall'orrore che entrambi abbiamo provato alla vista di quelle parti di mondo che ho contribuito a rendere inabitabili.
Ne abbiamo approfittato per lavare i vestiti, anche quelli di ricambio.
<< Che ti aspettavi dopo due settimane? >> Furia Buia anticipa un'altra serie di obiezioni alla sua "impeccabile" organizzazione. << Attenderemo che si asciughino. Poi, se non ti sta bene, puoi benissimo andartene in giro nudo a cercare un cambio ... naturalmente anche per me >>.
<< Va bene >> sbuffo sedendomi su uno scoglio posto a ridosso della riva, appena sotto il pelo dell'acqua, << aspettiamo >>.
<< Già che ci sei >> mi dice il ciclope appoggiando la schiena al bordo dei resti di muro, che in alcuni punti cade ancora a strapiombo sul lago, e lasciandosi cullare da una serie di piccole onde prodotte dal passaggio di un'imbarcazione a motore, << attiva la protezione, così riposo un po' >>.

Mi riesce piuttosto facile materializzare un muro stabile di at field; posso, addirittura, curvarlo facendolo calare sulla zona prescelta come una cupola di energia, esattamente come quelle che confeziona all'occorrenza il Paparino.
Sono ancora piuttosto in difficoltà, invece, quando, come mi è stato appena richiesto, si tratta di modellare la protezione sui nostri corpi, dal momento che non devo semplicemente (si fa per dire) produrre un campo elettromagnetico, ma visualizzare costantemente e e alla perfezione le persone a cui deve aderire. Il risultato non è ancora soddisfacente e mi costa un'emorragia di ampere, ma almeno non ho più bisogno di far ricorso al mio purtroppo inesauribile serbatoio di intense emozioni che alterano in modo importante il sistema nervoso (ci mancherebbe solo questo!). Più la concentrazione e la sicurezza nell'utilizzo del mezzo aumentano meno devo evocare gli spiriti maligni che affollano il mio inconscio.
Invece, altri spiriti, già conosciuti eppure finora non troppo invadenti, hanno iniziato a bussare alle porte della coscienza, specialmente di notte.
Sarà per la consapevolezza che ho acquisito nei mesi trascorsi in questo mondo post impact, per le esperienze traumatiche che hanno scandito tutti i momenti salienti che ho vissuto dal mio risveglio, perché mi sono in parte adattato ad uno stile di vita primitivo ma semplice; sarà perché ho trovato il coraggio di affrontare mio padre e, con lui, anche il mio destino, ma sono costantemente pervaso da una fame insaziabile di vita. Ho assaggiato il miele per la prima volta e non posso più farne a meno.
Di giorno questa nuova disposizione d'animo si è manifestata sotto forma di feroce appetito o di batteria a pieno carico che mi ha permesso, durante gli allenamenti, di essere pronto già alle prime luci dell'alba, nonostante le poche e non consecutive ore di sonno che il Paparino mi concedeva.
Al calar del sole, invece, ha iniziato a presentarsi sotto diverse e più piacevoli sembianze, prevalentemente dipingendo la figura di Asuka, ma non solo la sua. Nel dormiveglia venivo attirato o assalito da sirene che, non contente di turbarmi con il canto, dimostravano fisicamente la loro esistenza pescando nei meandri della mia memoria per trafugare il ricordo di un contatto, anche solo di una carezza.
Ho assaporato più volte il bacio di quell'altra Misato, il desiderio che aveva acceso e che vergogna e dolore avevano subito spento; ho gustato le labbra di un'Asuka ancora adolescente, così come mi appare ora Shikinami, e di una già adulta con le guance arrossate e la frangia che velava in parte l'azzurro dei suoi occhi; sono caduto sul morbido delle gambe di Sakura che accoglievano la mia testa, mentre le sue dita affusolate si attorcigliavano ai capelli. Ho baciato anche lei ... in un'altra vita.
Di più l'altro Shinji non mi ha permesso di ricordare. Non so se perché geloso delle proprie biglie o perché non ce n'erano altre da mostrarmi (spero di no). Oppure, non faceva in tempo a presentarmi il dolce, dal momento che Furia Buia, in versione maggiordomo cinese esperto di arti marziali, cacciava le sirene proprio sul più bello.
 
Passo una mano sulla testa a dividere alcune ciocche annodate.
<< Dovresti tagliarti i capelli >> mi sveglia il cacciatore che ha preso ad indagare incuriosito il mio viso. << Va bene aumentare l'indice di pericolosità percepita, ma adesso inizi a sembrare un animale >>.
<< Il fatto >> rispondo << è che preferisco questa criniera incolta alla pettinatura da scolaretto di prima >>.
<< Non stavi poi tanto male. Quando torniamo, chiediamo al vecchio se può rimettere ordine in quel casino. E' bravo. Finora è stato lui a sistemarmi la testa, ovviamente, mi riferisco ai capelli >>.
<< Per forza >> sfotto, << per quanto riguarda quello che c'è sotto si sarà arreso >>.
<< Stai diventando spiritoso >> finge di arrabbiarsi, << quasi quanto me. Adesso capisco perché nessuno ride alle mie battute >>.
<< In questo devo ammettere che sei stato un pessimo maestro >>.
<< E tu perché mi imiti? >>
<< Ma fai sul serio? >> ribatto infastidito pur rendendomi conto che non aveva intenzione di offendermi o rimproverarmi.
<< Fatti anche la barba >> continua il Paparino senza darmi corda. << Purtroppo sei come me e il Biondo. Ti cresce sottile e rada. Se non te la curi, darai l'impressione di essere sporco >>.
<< E dire che pensavo non mi sarebbe mai cresciuta. Invece ... >>
<< Invece sei diventato anche più alto e ora inizia a notarsi. Anche la tua voce sta cambiando, non sembra più quella di una principessa che invoca il suo cavaliere affinché la liberi dal drago >>.
<< Che palle! >>
<< Non te la prendere. Te l'ho detto: finalmente la pubertà sta producendo i suoi effetti. Stare lontano dagli Eva forse ti ha liberato dalla maledizione >>.
<< Forse, ma se è così per me, allora ... >> mi scuoto pensando ad Asuka e al suo corpo ancora acerbo nonostante il procedere degli anni .
<< E' proprio per questo o, meglio, è anche per questo motivo che non ci ho mai provato con lei, anche se devo ammettere che una parte di me la trovava, e la trova ancora, interessante. E, non per vantarmi, ma lei non era affatto insensibile al mio fascino da duro tenebroso >>.
<< ... Prima di scoprire che, in realtà,  sei solo un disadattato >> rispondo a tono cercando di modificare i connotati affinché possa leggervi: << stai decisamente rompendo >>.
<< Non essere geloso! Parliamo ormai di secoli fa. Quando l'ho conosciuta ero già più grande di lei ... come età apparente, visto, s'intende, che siamo coetanei. Una volta scoperto che, probabilmente, non sarebbe mai cresciuta, ho ritenuto più opportuno lasciar perdere. La mia vita era già strana ed ero condannato alla compagnia delle persone che conosci. Non mi sembrava il caso di aggiungere altre stranezze o, peggio, di scaricare su di lei le mie. E poi, mi ci vedi a stare con una donna che mi assomiglia? >>.
<< Mi sembra un ragionamento un po' superficiale >> azzardo trattenendo a fatica un'ondata di astio provocata da non so da quale punto del discorso.
Furia Buia abbassa la testa e fissa il riflesso della sua faccia sfregiata sull'acqua. La bocca si allarga per accogliere il sorriso amaro e sereno di un uomo che, probabilmente, non può in altra maniera difendersi da ciò che ha vissuto.
 << Odiavo lei quasi quanto te >> riprende con calma. << Non avevo una reale ragione per provare un sentimento simile. Se ci rifletti, lei in questa storia dovrebbe impersonare l'eroe e tu il cattivo. E per molti e per molto tempo, anche per me, è stato così. Eppure, la sua sola presenza mi provocava sentimenti a dir poco contrastanti. Sentivo che lei era come me, ma anche che non potevo fidarmi, che i conti non tornavano ... Forse >> guardandomi << mancavi tu ... Senza contare che quando parlavo con lei >> il Paparino strizza l'occhio buono << mi veniva sempre voglia di ...
<< ... Strangolarla  >> concludo sovrappensiero sforzandomi di tenere gli occhi aperti per non assistere alla messa in onda del primo piano delle mie mani strette intorno al suo collo.
<< Scusa, me n'ero dimenticato. Comunque >> colpendomi con il gomito, << non preoccuparti! Questa è una sfida che ti lascio volentieri. Vedrai che anche Asuka troverà il modo di fare un passo e di crescere come natura vuole >>.
Mentre mi parlava, nonostante il tema fosse ... "sensibile", la mia attenzione si è concentrata sull'ampia cicatrice che dalla fronte, passando per l'occhio sinistro, cadeva a piombo fin sotto lo zigomo per poi deviare, più sottile, verso l'orecchio. L'immagine del cacciatore davanti a me richiama alla mente il ricordo dell'uomo che, in presenza di Sakura, si era tolto la maglia mostrando grandi e piccoli indizi di un passato violento.
<< Come ti sei fatto quelle cicatrici? >> approfitto della sua momentanea loquacità per porgli una domanda che mi frullava da due settimane.
<< Non lo so >> ammette dopo averci riflettuto. << Almeno per quanto riguarda le più "importanti", come quella sulla faccia e il taglio che ho sul petto. Le avevo già quando mi sono svegliato qui. In realtà, non so risponderti neanche sulle altre, non sono in grado di associarle ad eventi determinati. E come potrei visto che ho combattuto tante, troppe volte e le ferite guariscono in fretta? >>
<< Tutto merito dell'lcl >> dico.
<< E' il vantaggio di essere gli dei di questo mondo >>.
<< O i demoni >>.
<< Perché no? E' pur sempre una questione di punti di vista >>.
<< Questo, però, vuol dire che in passato neanche tu riuscivi a produrre un at field >>.
<< Da che ho memoria ci sono sempre riuscito; forse prima, durante quella parte della mia vita che ancora non posso ricordare, non ne ero capace >>.
<< Come me allora? >> deduco, lo ammetto, un po' emozionato per aver scovato un punto in comune tra le nostre vite.
<< Per certi versi ... >> mi spegne il Paparino che ora pare assentarsi. << Mi accorsi praticamente subito di possedere questo dono, o condanna se vuoi. Non ho mai realmente avuto bisogno di addestramento per esprimerlo. Mi veniva così, per istinto, come se avessi avuto a disposizione anni o secoli per imparare ad usarlo >>.
<< Chissà perché ci è capitata una cosa simile? >> mi domando ad alta voce.
<< Forse dovremo chiederlo a chi ha creato questo mondo >> risponde fissando pensieroso il panorama, << proprio come ha detto tuo ... Gendo, quella volta >>.
<< Credi parlasse sul serio o che fossero i vaneggiamenti di un pazzo? >>
<< Non mi stupirei in nessun caso, ma sta di fatto che persone come noi sono chiaramente un'anomalia. Quando vivevi a Neo Tokyo 3. prima che ... le cose andassero nel modo che conosciamo, ti eri accorto che lui possedesse i poteri che ci ha mostrato? >>
<< No >>.
<< E tu provavi mai il formicolio agli occhi che senti ogni volta che ti stai attivando? >>
<< No, avverto questa sensazione praticamente dal giorno in cui mi sono risvegliato >>.
<< Strano, non trovi? >>
<< Molto >> convengo. << Com'eri ... che tipo di persona eri quando sei entrato nel gruppo di Kosuke? Eri già un cacciatore? >>
<< No, non ero un cacciatore. Quando mi ha trovato il vecchio, quello che chiamavo "Paparino" prima che arrivassi tu, ero ... ero ... >> sospira per darsi la spinta << ... non soltanto davo l'idea di essere un animale. Io ero un animale. Senza memoria, senza passato, senza un occhio, magro, affamato, con un potere così terribile tra le mani e ... nessuno che mi aiutasse. Quei pochi che non cercavano di uccidermi per rapina, per istinto territoriale o semplicemente per divertimento, mi costringevano a fuggire o a nascondermi oppure fuggivano, terrorizzati, a loro volta quando perdevo le staffe, quando la rabbia e la frustrazione prendevano il posto della paura. E' terribile dover badare a se stessi, sapendo che non c'è un posto in cui tu sia il benvenuto, che ogni incontro che fai potrebbe essere l'ultimo; insomma che probabilmente nessuno si prenderà cura di te >>.
<< Tu mi hai insegnato che un uomo deve cavarsela da solo >>.
<< Si, ma chi vuole restare solo? Chi può restare solo per sempre? Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo bisogno di qualcuno al nostro fianco, di un gesto d'affetto e di un posto che possiamo chiamare "casa". L'incertezza può ucciderti. So che è difficile da comprendere, ma ... >>
<< No, non è difficile >>. Potrei tenere dei seminari sull'argomento.
<< L'incertezza e la paura possono anche trasformarti nell'uomo nero che tutti vedono in te. E ad un certo punto ero diventato davvero l'uomo nero. Prendevo tutto ciò che volevo, quando volevo, anche ciò che non mi serviva. Insieme ai poteri, infatti, scoprii presto di essere particolarmente portato per il combattimento. Forse ero un militare o il discepolo di un maestro di arti marziali. In più, adesso mi vergogno a dirlo, non mi risultava difficile uccidere. Non è che volessi o mi piacesse farlo; è solo che l'idea di togliere la vita non mi creava troppi problemi >>.
<< Insomma, eri aggressivo esattamente come ora ed in più eri anche un rapinatore >> provo a scherzare per smorzare la pressione che dal cuore di Furia Buia è risalita fino alla gola e agli occhi.
<< Succede quando le persone ti fanno paura. C'erano troppi predatori in giro e io dovevo difendermi, volevo vivere anche se ero convinto che uno come me meritasse di essere abbattuto come si fa, appunto, con un animale pericoloso. Comunque ... >> alzando il tono << furono loro a trovarmi perché mi stavano cercando. Ancora adesso devo far loro i complimenti. Mi resi conto troppo tardi di essere circondato, altrimenti sarei fuggito >>. Furia Buia tira un lungo sospiro. << No, avrei cercato di ucciderli >>.
<< Cosa accadde? >>
<< Il vecchio gettò le armi a terra e iniziò ad avvicinarsi lentamente e con le mani alzate. Poi mi disse con gentilezza, come quando si cerca di calmare un pazzo: Ragazzo, finalmente ti abbiamo trovato. I tuoi fratelli ti hanno sognato per tante notti. Non ti faremo del male, abbi fiducia in noi. D'ora in poi ... >> il ciclope si ferma per inghiottire il magone. << Mi disse: d'ora in poi non sarai più solo. Capisci? >> voltandosi visibilmente commosso. << Loro mi hanno salvato, mi hanno dato una casa, delle regole e un motivo per lottare, mi hanno aiutato ad incanalare tutto il mio potenziale. Hanno dato un senso alla mia vita. Insomma, mi hanno accettato ... nonostante tutto >>.
<< E gli credesti? >>
<< Si, perché anch'io li avevo sognati. Più precisamente, avevo sognato i due squilibrati che mi accompagnano sempre >>.
<< E il vecchio no? >>
<< No. E neanche gli altri del gruppo. Solo loro due >>.
<< Quando hai sognato me cosa hai visto? >>
 Furia Buia appoggia la nuca al muretto, ammira per qualche secondo il cielo sgombro prima di chiudere l'occhio. << E' un sogno >> inizia << che si è ripetuto, sempre uguale, infinite volte e che continua a rovinare le mie notti anche da quando sei con noi. Mi trovo in una barca di legno che galleggia, senza remi né motore, in mezzo al nulla su un mare color rosso sangue e sporco in un modo che mi dà la nausea. Ci sono anche Orso e il Biondo, sono seduti sul banco che taglia a poppa; io invece sono in piedi, al centro. C'è qualcun altro, ma non riesco a identificarlo. Forse non si tratta neanche di una essere umano, è piuttosto un'ombra, più nera di una notte senza stelle. So che è una minaccia e che sta per attaccarmi, perciò la anticipo. Lottiamo così a lungo e con tanta violenza che ho quasi paura che l'imbarcazione possa rovesciarsi da un momento all'altro, ma devo rischiare perché sento che ne va della mia vita e, soprattutto, perché mi sta facendo imbestialire >>.
<< In che senso? >>
<< Mentre io sbraito come un dannato, da quella creatura esce un lamento continuo come il pianto di un bambino. E' insistente e così forte che vorrei tagliarmi le orecchie per non sentirlo. Chiedo aiuto ai miei fratelli, ma loro non si muovono, si limitano ad osservare la scena. Alla fine riesco a gettare in acqua quella cosa e cado in ginocchio, stremato, aggrappandomi alle costole laterali dell'imbarcazione. Penso sia finita, ma proprio in quel momento una mano esce dall'acqua ed afferra il bordo con tale decisione da strappare un pezzo di legno. Mi rialzo in preda al panico dopo aver recuperato il coltello, che durante lo scontro mi era caduto, e  ... vedo te che mi implori di farti salire perché non sai nuotare >>.
<< Questo particolare non mi è nuovo >> mi sforzo di ridere per non tradire l'apprensione che mi provoca il racconto in quanto è ancora fresco il ricordo della mia prima lezione di nuoto.
<< Ti guardo stringendo il manico del pugnale e non riesco a decidere cosa fare >> riprende incurante dell'interruzione. Mi guarda spaventato come se ancora adesso non riuscisse a scegliere. << Provo un risentimento irrazionale, poderoso, nei tuoi confronti. Vorrei lasciarti affogare o tagliarti la gola, ma allo stesso tempo non posso sopportare di vederti in pericolo, perché ho la netta sensazione che tu faccia parte della mia famiglia e che, abbandonandoti, tradirei me stesso e i miei due compagni. Poi ... >>
<< Poi? >> lo incalzo.
<< Poi ... poco sotto la superficie si ripresenta quell'ombra che rompe lo stallo dei miei pensieri e cerca di trascinarti a fondo prendendoti per le gambe. D'istinto ti afferro la mano ma non cerco di issarti a bordo, semmai mi accontento di resistere; osservo, invece, quella cosa nera che si staglia tra i grumi che galleggiano sull'acqua inquinata e maleodorante. Diventa sempre più grande fino a sembrare un mostro marino. Sono quasi ipnotizzato perché quella creatura ha un fascino terribile, mi provoca quasi un'ebbrezza di libertà e allo stesso tempo un moto di compassione. Anche tu, le domando, sei solo e incompreso?  >>
<< Allora, nel sogno mi lasci morire? >>
<< No perché mi risveglia la voce di Asuka. Non so da dove provenga, mi guardo intorno ma non la vedo >>.
<< Cosa ti dice? >> e arriva al punto!
<< Salvalo! Solo questo >>.
<< E tu ...? >>
<< Lo sai come sono fatto. Mi metto a gridare: non darmi ordini! >> mi rivela prorompendo in una distorta risata. << Ma alla fine, decido che ne ho abbastanza e tento di trarti in salvo, non perché me l'avesse detto lei, ma perché ad un certo punto ti eri arreso. Ripetevi: non fa niente, lasciami dormire! O forse morire. Non riesco mai a capirti. Ora, nonostante faccia appello a tutte le mie forze, non ce la faccio a metterti al sicuro. Frustrato, mi arrabbio con te e ti urlo: dammi una mano. E cresci, maledizione! >>.
<< E io che faccio? >>
<< Finalmente ti "attivi", nel senso che già conosci, e ti dai una mano. In pratica, si può dire che nel sogno ti liberi dalla presa del mostro più grazie ai tuoi sforzi che ai miei >>.
<< E che fa l'ombra? >>
<< Beh, a questo punto il sogno diventa ancora più assurdo perché, quando finalmente sei in salvo nella pancia della barca, mi ricordo che siamo in mezzo al nulla con quella cosa, ormai gigantesca, che nuota sotto la chiglia. Estraggo il fucile dalla fondina e, puntando la canna in direzione dell'acqua, aspetto che sia a tiro, ma, un attimo prima che prema il grilletto, mi spingi via gridando: non uccidermi! Non serve a niente sparargli; se lui esiste è perché devo affrontarlo anch'io ... un'ultima volta >>.
<< Che cosa vuol dire? >> chiedo.
<< Non ne ho idea. E anche nel sogno non riesco a comprendere; capisco solo che proprio tu hai osato contrastarmi e sento risalire, come un incendio indomabile, tutta la rabbia che provavo fino a pochi istanti prima nei tuoi confronti. Ti afferro per il collo, come feci la prima volta che ti ho incontrato, e l'unica ragione per cui non ti uccido è che non so scegliere come. Sono letteralmente bloccato dalla mia stessa furia >>.
<< Esattamente come quella volta >> preciso tremando al ricordo di quegli istanti che avevo dato per scontato sarebbero stati gli ultimi.
<< E' vero. Nel mio sogno, però, invece di fartela sotto, getti la maschera e ... >>
<< Ehi, non me la sono fatta sotto >> mi ribello.
<< Dai, lasciami scherzare un po'. Anche a me procura una certo disagio ripensare a quando stavo per tagliarti la gola. Come stavo dicendo, dopo aver acceso entrambi gli occhi, arpioni il mio giaccone e tirandomi verso di te mi dici: senti, papà! Io porterò a termine la missione, come promesso; ma ho bisogno del tuo aiuto. Dobbiamo salvare Asuka. Non possiamo controllare quello Shinji finché Asuka è in acqua  >>.
<< Certo che è un sogno davvero strano e ti ho anche chiamato papà. Asuka però la salviamo, vero? >>
<< Non so risponderti. Anche nel sogno non ne sono sicuro >>.
<< Perché non ne sei sicuro? >>
<< Perché, dopo averla issata a bordo, ci guardiamo indecisi sul da farsi. Asuka intanto è svenuta o sta solo dormendo, indossa la sua tuta acchiappa Otaku, ma sembra diversa senza la benda all'occhio >>.
<< Soryu! >> esclamo.
<< Può darsi. Comunque, tornando al sogno, noi due restiamo imbambolati a guardarla mentre è priva di sensi, rannicchiata in posizione fetale. Dopo un po' sono io che ti chiedo: ci siamo riusciti? Come se impedire che affogasse o che venisse divorata avesse esaurito la nostra missione. E tu, più confuso di me, rispondi: non lo so. Credevo fosse sufficiente questo. Forse mi sfugge qualcosa, forse ci conviene  aspettare che si svegli anche lei ... Si, è davvero un sogno strano. Ma, Shinji ... che ti prende? >>
<< La posizione fetale. Io ricordo ... anche se non c'ero >> dico d'un tratto a corto di fiato a causa dell'agitazione causata dall'immagine di Asuka in pericolo, che riemerge dalle profondità della memoria dell'altro Shinji. Anche quella volta era priva di sensi, l'avevo già "sporcata" e poco dopo << l'ho abbandonata >>.
<< Quanti anni aveva Asuka nel tuo ricordo? >>. Il Paparino non ama vedermi distratto, neanche quando siamo nelle condizioni di riposare, neanche quando a rapirmi sono brandelli di un passato sconosciuto ma che hanno effetti sul presente. La filosofia di vita che, più o meno esplicitamente, cerca di inculcarmi può riassumersi nella frase: << ok, hai preso un pugno. E adesso che fai? >>. Peccato non ci sia nessuno a rinfacciarglielo quando capita a lui.
<< All'incirca quattordici anni >> approfitto della domanda per recuperare la piena coscienza di me. << Quasi tutti i momenti che mi appaiono si riferiscono allo stesso periodo, come se io e lei avessimo vissuto un altro 2015 in un'altra Neo Tokyo 3 ... >>
<< ... Che, mi pare di aver capito, si è concluso peggio di quanto la tua memoria ufficiale ti suggerisca. Avevo notato anch'io, almeno da quanto mi hai raccontato finora, che la maggior parte dei tuoi ricordi, quelli più nitidi ... e più inquietanti riguardano un 2015 alternativo[1] >>.
<< Non riesco ancora ad organizzarli in modo coerente, ma ci sono sequenze ben definite, alcune sono ... orribili >>.
<< Come quella volta che non l'hai salvata da ... quanti erano gli Eva? >>
<< Non erano proprio degli evangelion, ma ci assomigliavano molto. Erano nove. Lei aveva invocato il mio aiuto, ma io ... >>
<< Del dopo impact, del Perfezionamento credo, ti torna in mente qualcosa? >>
<< Non so se il third impact "alternativo" e il Perfezionamento siano la stessa cosa. So solo che sono collegati tra loro. Comunque, di ciò che sarebbe accaduto dopo rammento ben poco, per lo più istantanee, quasi fantasmi che si materializzano per spaventarmi >>.
<< O per aiutarti, come quando hai incontrato Gendo >>.
<< Almeno >> sconfortato e con la testa che inizio a sentire pesante, chiudo gli occhi cercando sollievo nel freddo contatto con un lembo di muro.
<< Sai dirmi se e come tu e Asuka avete vissuto o siete cambiati dopo quel 2015 alternativo? >> incalza il Paparino.
<< Ho visto più volte un'Asuka già adulta. In quel mondo sono diventato adulto anch'io. E questo rende il casino ancora più incasinato >>.
<< Vorrei vedere! ... Noi ci siamo? >>
<< No, non mi pare. Ci sono tante persone che sono sicuro di conoscere, sebbene adesso non saprei come identificarle; credo di riconoscere, invece, Kensuke e Toji e la capoclasse. C'è anche Sakura, lei è un medico anche in quel "passato". Ma, prevalentemente, si tratta più di una consapevolezza che di una certezza da testimone oculare. Non ho abbastanza informazioni >>.
<< Con Asuka come credi siano andate le cose? >>
<< Ho dei flash belli ed altri orribili. Ce n'è uno in cui credo di essere stato sconfitto, sono preoccupato per l'incolumità di tante persone. Forse ho una figlia e ho paura anche per lei >>.
<< E Asuka? >>
<< Lei mi ha tradito ... o così penso di ricordare >>.
<< E Misato, Kaji o altri che hanno un ruolo importante nel nostro mondo? >>
<< Misato è morta per salvarmi, non ha potuto vederci crescere; Kaji è morto, forse ucciso, prima che tutto andasse male. Non c'è mio pa ... non c'è Gendo, non c'è il wunder, non esistono più né la Nerv e non c'è traccia della Wille. Esistono, però, i cacciatori. E poi sono costantemente ossessonato da una frase pronunciata da Asuka: riportami a casa! Mi capita di sentirla quasi ogni giorno >>.
<< Secondo te cosa significa? >>
<< So che non devo intenderla in senso strettamente letterale, ma non ho capito come interpretarla. Secondo te? >>
<< Hai ragione! >> esclama Furia Buia dopo aver provato a riflettere sulla risposta. << Le informazioni sono ancora poche >>.
<< Tu, invece, cosa ricordi? >> domando nel tentativo di uscire da quel botta e risposta che mi sta facendo salire l'ansia. Quando si tratta dell'altro Shinji non ho a che fare solo con film o diapositive del suo mondo, ma anche con tutte le emozioni che essi contengono.
<< Assolutamente niente! >> risponde, lapidario come al solito, il Paparino. Guarda ancora davanti a sé come se le montagne che cingono il lago potessero suggerirgli le parole giuste. << Per quanto mi sforzi, per quanto, a volte, abbia l'impressione di essere sul punto di rammentare qualcosa o di riconoscere un luogo, una voce o una faccia, non c'è nulla che attecchisca nella mia mente. Darei tutto anche solo per vedere un misero secondo della mia vita passata >>.
<< Quando ... rinunciasti al proposito di uccidermi, Orso e Musashi dissero che eri innamorato di una donna e che, per tale motivo, rifiutavi le avances di Asuka >>.
<< Non dar retta a quei due chiacchieroni >> sorride. << Asuka non è proprio il tipo donna che ama fare la seduttrice ... almeno non in questo mondo >> continua voltandosi di nuovo verso di me. << E poi sono stati i miei bravi fratelli a giungere ad una simile conclusione. Io sono stato solo attraversato sporadicamente da impressioni che, però, non sembrava riguarsassero una sola, bensì più donne che, in qualche modo, devono essere state importanti per me. Ma ... in fondo che ne so? Forse si tratta veramente di una sola donna e ciò che ho sperimentato sono stste le tracce delle sue personalità. Quanto al resto, posso solo convincermi che l'armadio e il fotomodello fossero con me anche prima, ma solo perché  lo sento >>.
<< E io? >>
<< Sei come noi. Forse c'eravamo anche noi nel tuo passato, anche se, a questo punto, mi piacerebbe sapere di quale passato parliamo. Probabilmente, se lo chiedono anche Orso e il Biondo >>.
<< Secondo te, esiste un'altra Asuka? >>
<< Quella che chiami "Soryu"? Beh, nel tuo passato alternativo c'è questa Soryu praticamente in tutte le salse. Inoltre, è probabile che nel mio sogno ci sia lei e non Shikinami >>.
<< Quindi, pensi che anche Shikinami sia condizionata da "quell'altra", esattamente come me? >>
Come sorpreso dall'apparizione di un fantasma, il Paparino sgrana rapidamente l'occhio buono e trattiene il respiro. Poi, dopo aver metabolizzato qualunque idea lo avesse assalito, afferma: << se fosse così, avremmo due Shinji e due Asuka che insieme, forse, possiedono alcune delle chiavi più importanti per svelare il mistero del nostro mondo e dell'esistenza di persone come noi. Peccato che non ci sia ancora modo di farvi andare d'accordo. Questo è un problema. Comunque, la risposta è si. Mi è venuto in mente pochi minuti fa >>.
<< A cosa hai pensato? >>
 << Mi sono ricordato di quando ti ho gettato in acqua perché imparassi a nuotare >>.
<< E chi se lo scorda >> bastardo!
<< Anche il vecchio fece la stessa cosa con me e, prima ancora con Orso e Musashi. Non fu per imitare lui che decisi di farti fare il bagnetto, ma perché mi erano rimaste impresse le parole che un giorno mi aveva rivolto proprio Asuka. Naturalmente, l'oggetto della discussione eri tu. Ti eri "risvegliato" da un paio di settimane ed eri già finito in esilio volontario tra le grinfie di tuo padre ... di Gendo, scusa. Mentre mi consigliava, implorava, addirittura minacciava affinché non ti uccidessi alla prima occasione utile ... >>
<< Lei voleva che tu mi risparmiassi? >> chiedo stupito.
<< Eh si. Mi spiace, Ragazzo. Non esistono certezze a questo mondo, tranne due: non è possibile conoscerti completamente e non è possibile conoscere veramente qualcun altro. In quell'occasione, alternando le minacce a me e le lamentele su di te, mentre stilava l'elenco di tutti i tuoi difetti, mi confidò che non avevi mai voluto imparare a nuotare e che per questo ti aveva preso in giro spesso >>.
<< Si, è vero >> esclamo emozionato dallo svelarsi di un altro tassello di passato ... alternativo. << Ho in mente ... il suo costume. Eravamo al mare, no ... dovevamo andare al mare. Quindi, non può essere ... >>
<< Hai visto?! In effetti, quella volta, quando eri ancora a mollo, dicesti una cosa giusta. Ehi, guardami! Sono sicuro che Asuka indossasse un costume da urlo, ma potresti prestarmi attenzione ancora per un po'? >>
<< Scusa. Il fatto è , cioé ... >> farfuglio imbarazzato << quel costume l'ho rivisto spesso per via ... >>.
<< ... Del suo seno. Hai una fissazione per i davanzali >>. Furia Buia prende a fissare le piccole increspature prodotte sull'acqua da una folata di vento. << Guarda cosa è riuscito a fare Kaji >> sembra riflettere ad alta voce. << Ha bonificato questo posto, l'ha reso vivibile. Forse anche quest'acqua era rossa e morta come il luogo che abbiano appena lasciato. Se ci pensi bene >> mi dice riprendendosi dalla divagazione, << che motivo avevi di imparare a nuotare? Non c'erano mari o laghi o semplici corsi d'acqua naturali che fossero balneabili. In quanti avrebbero avuto interesse ad imparare a nuotare nel nostro passato posto second impact? >>
<< Un'ulteriore conferma della fondatezza dei miei timori >> devo ammettere.
<< Si, e io ho paura che non ti basterà rimediare agli errori che conosci, ma anche a quelli che non ricordi o non sei sicuro di aver commesso. E la stessa impresa forse è riservata anche a lei. Insomma, dovrete risolvere tra voi e con voi stessi anche tutti i nodi di cui non siete al corrente >>.
<< Mi viene il mal di testa solo a pensarci >>.
<< Anche a me. Tuttavia, non abbiamo scelta. Devi riuscire a scoprire cosa sa, cosa ricorda e, perché no?, aiutarla a ricordare >>.
<< E a che scopo? Perché trovi altri buoni, anzi ottimi, motivi per odiarmi? >>
<< Non è detto che debba finire così. Potresti o, meglio, potreste trovare il modo di ... non lo so, almeno capire cosa è successo; con un po' di fortuna potreste anche trovare una soluzione. E' importante anche per noi >>.
<< Perché siamo collegati, vero? >>
<< Esatto! Inoltre, noi viviamo in un mondo la cui realtà inizia ad essere messa in dubbio o, comunque, confusa da: un altro scherzo della natura come Gendo che ne sostiene la falsità. E, per quanto lo ritenga un pazzo, non è uno sprovveduto; dal fatto che esistiamo noi, tu e la demone guerriera inclusi, e che anche noi siamo chiaramente un'aberrazione; dai tuoi ricordi alternativi che, quasi sicuramente, sono legati ad altrettanti ricordi alternativi di Asuka. Infine, dal fatto che tutti noi "supereroi" abbiamo in comune problemi di memoria. E' sufficiente? >>
<< E' troppo. Adesso ho le vertigini. Avevo capito che sarebbe stato complicato, ma non così complicato. Come faccio a rimettere ordine tra me e lei dal momento che, in quell'altra vita, le ho fatto cose ... ? Se lei dovesse ricordarle ... >>
<< Non so se ti perdonerebbe, se è questo che vuoi sapere; non posso garantirti un lieto fine. Solo le favole si concludono con un "e vissero felici e contenti". Nella realtà ... si, insomma, quello che è, puoi solo cercare di fare qualcosa per non aggiungere nuovi rimpianti a quelli vecchi, per ... >>
<< ... Riscattarmi >> concludo la frase prendendo in prestito le parole che quell'altra Misato aveva usato con me.
<< Si >> conferma il Paparino. << Dipende anche da lei decidere se c'è qualcosa che tu possa fare o sei hai fatto abbastanza. Tu puoi solo concentrarti sulla tua parte e sperare che non sia troppo tardi. Perciò, considerato che non sai quanto di Soryu si agiti sotto la coscienza di Shikinami, come accade a te, allora parti proprio da Shikinami. Cerca di conoscerla, di farla uscire allo scoperto. Se non vi parlate, se rimanete a distanza di sicurezza, non risolverete niente. Non sarà facile ... >>
<< Strano >> provo a sdrammatizzare, << avrei detto il contrario >>.
<< Tu hai avuto noi >> continua imperterrito il ciclope. <<  Non è il massimo, ma alla fine sei riuscito ad aprirti, soprattutto con te stesso. Lei, invece, mi dà l'idea di essere sola, forse anche per sua scelta. Pertanto, poiché cercherà di difendersi, tu non arrenderti e continua a cercarla ... Dai, muoviamoci adesso! >> battendomi una mano sulla spalla. << I vestiti si saranno asciugati >>.
<< Meglio così >> dico, << ho già perso la sensibilità alle mani e ai piedi >>.
<< L'importante è che le estremità più importanti siano ancora sensibili >>. Ero così preso dalla conversazione che avevo da tempo disattivato la protezione e messo a dormire le mie capacità di visualizzazione. Pertanto, non mi sono accorto dell'arrivo di Musashi, seguito a poca distanza da Orso. Naturalmente, pago la distrazione.
<< Devi stare più attento! >> mi ammonisce Furia Buia piazzandomi un pugno in testa. << Impara a mantenere la concentrazione, qualunque cosa accada. Stavamo solo parlando. Se basta così poco, mi spieghi come potrai aiutarci quando ci troveremo in situazioni pericolose? >>
<< Scusami! >> mi affretto a dire allungando una mano per ostacolare un eventuale bis del cacciatore.
<< Potevate avvertirci anche di questa scampagnata >> si lamenta il Biondo. << Ci saremmo uniti anche noi >>.
<< Ma neanche per sogno. L'acqua è gelida >> obietta Orso che, a poca distanza dal fratello, ci attende con degli abiti tra le mani. Entrambi ci guardano dalla strada che funge da tetto al muro che delimita il lungolago. << Questi sono per voi, vestiti di ricambio. Ce li ha dati il vecchio perché ... >>
<< ... era sicuro >> continua il Biondo che non perde il vizio di rubare la parola all'armadio << che il programma di Paparino avesse qualche falla >>.
<< Io parlerei di voragini >> aggiungo uscendo dall'acqua e riconquistando l'asciutto su una lastra di pietra che, caduta dalla sua sede originaria, si offre ora come pontile improvvisato.
<< Quante storie! >> si lamenta Furia Buia che, invece, si arrampica per raggiungere i due compari sfruttando le crepe prodotte dal tempo e dall'incuria. << Sali, Ragazzo! >> mi ordina dopo aver terminato l'arrampicata e raggiunto la strada.
<< Cerco una via più comoda >> rispondo.
<< E' un buon allenamento. Non puoi sapere quando ti verrà richiesto di essere pronto. Quindi, sfrutta l'occasione >>.
 << Uffaaaa ... arrivo >>.
 
 
<< Allora, come è andata la gita? >> domanda Musashi che ci ha concesso solo il tempo di coprire la nostra nudità. << Dovete raccontarci tutto >>.
<< Ragazzo non è poi quell'inetto che crede di essere >> risponde il Paparino incamminandosi verso il villaggio con Orso al suo fianco.
<< Un attimo! >> mi lamento giocando con l'equilibrio per infilarmi più rapidamente gli scarponi.
<< Non te la cavi con così poco >> sbotta Musashi che attende con me.
<< E non è quell'inetto che tu credevi che fosse >> commenta sarcastico Orso rivolgendosi al fratello con la benda all'occhio. << E comunque, l'aveva chiesto a Ragazzo >>.
<< Un inferno >> sbotto trafelato dopo averli finalmente raggiunti. << Il Paparino è uno psicopatico >>.
<< Allora è andata meglio di quanto ci aspettassimo >> ride il Biondo.
<< Adesso, sono perfettamente in grado di produrre un at field a volontà >> dico con ostentato orgoglio. << E posso anche modularlo su di voi >>.
<< Rallenta! >> reagisce Furia Buia camminando a testa bassa come se fosse sovrappensiero.
<< Va bene, sto ancora imparando >> correggo il tiro per essere più fedele alla verità. << Ma ho fatto grandi progressi >>.
<< Ora va meglio >> conferma il ciclope.
<< E sei diventato più alto >> osserva Orso. << Forse è perché è da un po' che non ti vediamo. Hai messo su anche un po' di muscoli ... Sono pochi, ma ci sono >>.
<< Era ora! >> esclama Musashi che, grattandosi pensieroso il mento prosegue:<< certo, sembri un po' sciupato e di sicuro sei più trasandato del solito ... e poi c'è quell'ipotesi di barba. Ti fa sembrare ... >>.
<< ... Sporco, ho capito. Che più? >> sbuffo.
<< La tua voce sta cambiando. Adesso mi ricorda vagamente quella di una donna che ho frequentato >>.
<< Anche tu fai pessime battute >> ringhio al fotomodello.
<< Non era una battuta >> risponde Musashi indossando la maschera dell'ingenuo. << Lei cantava da baritono >>.
<< Contralto, vorrai dire? >> suggerisce Orso.
<< No, no >> Musashi respinge il tentativo di rettifica. << Era proprio un baritono >>.
<< Sicuro che fosse una donna? >> lo sfotte l'armadio.
<< Di sicuro, quando l'ho conosciuta, era una donna a tutti gli effetti >> sghignazza guardandomi con fare ammiccante.
<< Non capisco mai >> ammetto << quando scherzi e quando, invece, parli sul serio >>.
<< Allora siamo in due >> ride ancora più forte.
 
<< Sai, Shinji >> esordisce Furia Buia  mentre attraversiamo la pineta che porta al villaggio. Deve essere appena ridisceso dal paradiso delle sue elucubrazioni per propinarmi qualche altra dose della sua follia, resa ora più inquietante dal fatto che mi ha chiamato per nome. << Credo di avere un'idea su come potresti comportarti con Asuka. Niente di preciso, ma potremmo considerarla una bozza di strategia >>.
Oh mio dio! << Di che ... di che si tratta? >> azzardo la domanda.
<< Credo che con Asuka sia necessario superare almeno tre step: distanza, posizione e punto critico >>.
<< All'anima dell'analisi psicologica! >> scoppio in preda all'ennesima ondata di disagio della giornata. Mi sento male al solo pensiero di dover tradurre in atti e parole il trittico che mi ha appena sparato addosso. << Ma tu sai pensare solo al combattimento? >>
<< Sto parlando di relazioni e anche il combattimento è una forma di relazione. Poi quelle che ho pronunciato sono solo parole. Interpretale come vuoi, ma prima di giudicare, considera questo. Innanzitutto, con lei devi valutare bene la distanza. Se sei troppo lontano è inutile cercare di farla ragionare perché non puoi raggiungerla. Se sei troppo vicino, potrebbe non darti l'occasione di fare qualcosa per via del posizionamento e del punto critico >>.
<< Ovvero? >> ancora più confuso e tuttavia rassegnato, posso solo augurarmi che il ragionamento sia meglio delle conclusioni. Intanto, guardo Orso e il Biondo nella speranza che almeno loro riescano a seguirlo.
<< Lascialo parlare! >> mi dice Musashi alzando il tono per farsi sentire anche dal Paparino. << Devi sapere che, quando quel groviglio di nervi scoperti che chiamiamo fratello entra in modalità "logorroico", ascolta solo se stesso. Quindi, ti conviene aspettare che finisca >>.
<< Peccato che tocchi anche a noi sorbircelo >> sbotta Orso. << In fondo, ce l'ha solo con Ragazzo >>.
<< Ben detto, Orso >> commenta il Biondo.
<< Grazie, Musashi >> di rimando l'armadio.
<< Mi hai chiamato Musashi?! >> sorride il cacciatore come se gli avessero rivolto il più dolce dei complimenti. << Non me lo sarei mai aspettato da te >>.
<< Ho sbagliato >> si affretta a precisare Orso. << Volevo dire Biondo ... tinto >>.
<< Troppo tardi. Ormai l'hai detto. Sapevo che alla fine la mia politica dello sfinimento sarebbe stata coronata dal successo >>.
<< Avete finito di interrompermi? >> ringhia Furia Buia. << E tu, Shinji, ascolta! Come ormai ci è chiaro, Asuka è come noi, e come noi e ogni altra persona su questo pianeta, presenta le sue contraddizioni, ha i suoi sentimenti e i suoi desideri a cui devi aggiungere contraddizioni, sentimenti e desideri di Soryu che, tanto per non farci mancare niente, conosci ancora meno di quelli di Shikinami >>.
<< Senza contare >> aggiunge Musashi << che non sai come si siano evoluti i rapporti tra quella Soryu e quell'altro Shinji ... o il tuo passato >> fa retromarcia dopo aver percepito il vettore dello sguardo assassino di Furia Buia.
<< Il Biondo ha ragione. Avrai, pertanto, a che fare con una galassia sconosciuta di ... forze che, è ragionevole presumere, possano essere in contrasto con ciò che dice o che fa. Insomma, anche lei ogni tanto non sa cosa vuole o non sa o non riesce ad esprimerlo ... ma al quadrato. Perciò tende a polarizzarsi quando la distanza è troppo corta e qualcosa o, come nel tuo caso, qualcuno non le va troppo a genio. Per lei è più facile >> mi subissa con argomenti che sembrano motivati dalla volontà di istigarmi al suicidio << combattere, assumere il ruolo dell'antagonista. Forse è anche una questione di abitudine. Che vuoi farci? Questi sono stati davvero anni difficili, ma credo che questa sua ... attitudine dipenda proprio dal punto critico >>.
<< Cos'è un diamante? >>
<< Per certi versi, si. Solo che lei non è trasparente come un diamante. Nessuno lo è. Il punto critico è ... quel nodo che la fa scattare. Non si tratta di un punto debole, ma di qualcosa di più profondo, di irrisolto. Una paura o un'esperienza che non riesce a gestire. E, considerati i tuoi ricordi, non mi sento di darle torto >>.
<< E quale sarebbe ... questo nodo? >>
<< Non lo so e sicuramente non lo sa neanche lei. Altrimenti sono sicuro che, testarda com'è, avrebbe già fatto qualcosa al riguardo, se non altro per evitare di provare disagio. Questo tocca a te scoprirlo, perché il suo punto critico ha a che fare con te >>.
<< Cioè con l'altro Shinji >>. Questa volta è Orso ad interrompere il soliloquio del Paparino, forse per prenderlo in giro.
<< Ma no, con il passato di Shinji >> replica Musashi che, sicuramente, vuole prendere in giro il fratello con un occhio e qualcosa. << Lo sai che non gli piace ... l'altro Shinji >>.
<< Con voi ci vuole mooolta pazienza >> riprende Furia Buia senza nascondere la fatica che sta facendo a restare calmo. << E sapete bene che io ne ho poca. E' una cosa seria ... Allora ... Gli esempi si sprecano. Asuka ti considera quello che ha distrutto il mondo, la causa prima, se non unica, di ogni male possibile e cosa ha fatto? Ti ha salvato quando avrebbe potuto benissimo lasciarti morire o finirti sul posto. Dimostra sempre di non sopportare la tua presenza ma si preoccupa per la tua incolumità, anche se devo ammettere che lo nasconde davvero bene. Ti evita come la peste ma in più occasioni ha cercato di avvicinarsi a te. Ti fa a pezzi appena può >> continua anticipando le mie obiezioni basate sulle ultime esperienze, << ma, se avesse voluto, avrebbe fatto l'impossibile per riportarti a casa ... la sua, ovviamente. Certo, non gliel'ho avrei mai permesso, però ricordi anche tu che ha accettato il nuovo corso senza fare troppo chiasso >>.
<< Io resto dell'idea >> interviene Orso con l'aria di chi sta parlando seriamente << che abbia una cotta per lui e che non voglia farlo capire perché orgogliosa e perché vuole che Ragazzo rimedi a qualcosa di brutto che sicuramente avrà fatto, oltre a tutto quello che già sappiamo, non è così? >>
<< Beh, è ... probabile >> rispondo indeciso se sostenere la convinzione dell'omone o confermare che io ... ho causato molto dolore a quella ragazza.
<< Io non credo >> afferma Musashi. << Però, se chiedessi scusa con più convinzione, forse ... >>
<< Va bene che la soluzione non deve essere necessariamente troppo complicata >> alza la voce il Paparino chiaramente spazientito, << ma adesso state esagerando. Quanto alla cotta è passato troppo tempo. E GIURO ... che, se mi fate finire, vi racconteremo ogni secondo di queste due settimane >>.
<< Sarà meglio per te >> minaccia Orso.
<< E pensare che finora ho dato del moccioso solo al Ragazzo >> sibila a denti stretti Furia Buia.
<< COME? >> domandano all'unisono gli altri due cacciatori.
<< Niente! Quindi >> sospira, << Shinji, devi ... >>
<< Anche la prospettiva della ... cotta per me potrebbe definirsi come qualcosa di irrisolto e, pertanto, come un punto critico >> dico perché non mi va di scartare a priori questa possibilità ... che mi piace.
<< ... Devi acquisire più informazioni ... anche per noi >> continua il Paparino senza filarmi neanche di striscio. << E, per riuscirci, devi impedirle di polarizzarsi, cioè devi risolvere la questione della posizione >>.
<< E, quindi, devi trovare la distanza giusta e mantenerla >> mi fa il Biondo rubando il microfono proprio a Furia Buia. << Dico bene, Paparino? >>
<< Mi avete rotto le palle! Sono convinto >> sospira << che lei ci tenga a te, forse anche ... il suo passato alternativo. Non ho capito bene in che termini, ma ci tiene. Devi fare uscire Asuka allo scoperto. Se riuscirai a rompere gli schemi con cui ti conosce, non potrà schierarsi per la battaglia >>.
<< E per questo devo accorciare le distanze >> provo a tirare le somme. << Però, quando le sono vicino, è pronta  a frantumare un vetro antiproiettili perché le faccio ... venire i nervi, oppure sbriciola ogni possibilità di dialogo >>.
<< Allora cambia le carte in tavola, gioca sporco, qualunque cosa ti permetta di fare un passo in avanti con lei >>.
<< Dovrei cambiare personalità? >>
<< Di cosa si lamenta, che non cambi mai? Allora dimostrale che stai cambiando! ... Adesso ho finito >>.
<< GRAZIE!!! >> mi unisco al coro della fronda anti Paparino.
Sono convinto che Furia Buia ci abbia pensato con attenzione e che abbia provato a regalarmi dei consigli preziosi, ma ... resta il fatto che non ci ho capito quasi niente.
 
Giunti sull'unico viale, Orso e Musashi proseguono verso il saloon. << Ehi, non venite con noi? >> chiedo. << Pensavo voleste conoscere i dettagli del mio supplizio >>.
<< Al vostro ritorno >> risponde il Biondo la cui espressione furba da inguaribile fancazzista si spegne quando si gira per guardarmi. << Pensa alle donne! >> conclude prima di proseguire.
<< E poi dobbiamo parlare con il vecchio >> rivela l'armadio rivolgendosi al Paparino. << Gli diremo di tagliare i capelli a Ragazzo. Non può presentarsi come un barbone ... all'appuntamento >>.
Furia Buia non risponde e ciò mi provoca inquietudine.
<< A che si riferivano? Mi sono sembrati strani >> interrogo il ciclope.
<< Al fatto che sembri un barbone >> risponde ironico il Paparino. << Un passo alla volta, Ragazzo >> prosegue come se fosse dispiaciuto o preoccupato. << Anzi, piccoli passi in avanti. Occupiamoci dell'obiettivo principale. A proposito, ti stai concentrando? >> 
<< No, mi ero stancato. Rimedio subito >>.
<< Non fa niente >> mi dice. << Rilassati e vedi il lato positivo delle cose. Stiamo per incontrare una persona ... straordinaria >>.
<< Comunque, non voglio la mia vecchia pettinatura da poppante >>.
<< Lo dirai al barbiere >>.
<< Tu perché non lasci crescere i tuoi capelli? >>
<< Perché, altrimenti, sembrerei un animale >>.
 
 
*****
 
 
Varchiamo l'uscio dell'infermeria. Furia Buia, nonostante i rapidi cambiamenti d'umore, sembra aver trovato dei buoni motivi per apparire quasi felice; io, invece, lo sono senz'altro e non solo perché mi sono "purificato" con un buon bagno. So che, oltre ad Ayanami, ci attende Sakura. Non può che essere lei la persona straordinaria di cui parlava il cacciatore dall'occhio magico.
Non ho verificato la reazione del cacciatore bendato, ma il mio sorriso è fuggito (nella mia immaginazione sfondando la finestra) non appena affianco al medico e alla fata turchina ho individuato ... lei.
 
Ecco perché non voleva che ti concentrassi.
 
<< Cos'è, una maledizione? >> mi dico sconfortato mentre rivivo a velocità sostenuta i momenti salienti dello "scontro " che si era consumato tra e poco oltre queste mura.
Asuka ci guarda senza tradire alcuna emozione, appoggiata ad una parete nella stessa posa con cui ci accolse Misato all'interno del wunder; Ayanami, invece, dopo una rapida occhiata, probabilmente per anticipare le decisioni del medico, rovista tra le provette di lcl e le fiale da riempire per le analisi.
Sakura, come al solito, si distingue salutandoci con un sorriso che in tutte le lingue sarebbe tradotto con un caloroso "bentornati" e smorza subito l'imbarazzo che aveva iniziato a serpeggiare prendendo la parola. << Pensavamo sareste arrivati prima >>.
<< Ci sentivamo bene, perciò abbiamo deciso di rilassarci un po' >> risponde Furia Buia.
<< Meglio così >> commenta Suzuhara. << Vuol dire che non dovrò annoiarvi troppo. Oggi, inizierò da te >> dice indicando proprio il ciclope al mio fianco. << Così non penserai che faccio favoritismi, contento? >>
<< Sai che non mi curo di queste cose >> risponde imbarazzato il Paparino che, però, non si fa pregare per seguire l'invito del dottore ad accomodarsi sul lettino ambulatoriale.
<< E' inutile che me lo dici >> replica. << Tanto lo so che non è vero. Shinji, per favore siediti sullo sgabello vicino alla finestra. Sarò subito da te ... Però >> esclama con un'espressione che oscilla tra il soddisfatto e il sorpreso, << sei diventato più alto. Questo è interessante, non trova comandante? >>
Il comandante sembra riflettere sulle parole del Sakura, ma non risponde.
<< Forse >> penso, << si chiede perché non stia capitando anche a lei ... di crescere "come natura vuole" >>.
Adoro Sakura. E' così forte da non aver bisogno di alzare barriere, da accogliere con gioia due scherzi della natura come noi e prendere in giro il caratteraccio del cacciatore con la benda che, contrariamente a quanto ci si attenderebbe dal personaggio, accetta mansueto le attenzioni del medico, salvo qualche mugugno o sonora sbuffata lanciati occasionalmente per dar l'idea di non gradire gli sfottò della nostra fan.
Guardandoli, ho come l'impressione di assistere ad un rito vecchissimo che si ripete in continuazione e che permette a Furia Buia di apparire sereno, oserei dire più umano ... del solito. << Certo, che la sua vita >> rifletto << deve essere più strana della mia, se trova pace solo davanti ad un dottore >>.
Mi rincuora assistere alla scena, non soltanto perché certe piccolezze mi sembrano desiderabili come l'oasi nel deserto che un giorno potrei trovare anch'io, ma anche perché mi permettono di distrarmi dalla Second che, proprio come quella volta, non mi ha mai tolto il suo occhio e mezzo di dosso.
<< Non può accadere di nuovo >> provo a farmi coraggio. << E' passata una vita da quel giorno. Non posso accettare che tutto si ripeta, sempre uguale. Devo uscire dallo schema, devo provare a toglierle i suoi punti di riferimento, devo farla andare a vuoto. Un bel respiro e ... >>
Mi concentro su di lei sostenendone con decisione lo sguardo. Pur sapendo che sarà quasi certamente interpretato come un segno di sfida o come un'autorizzazione a caricare, cerco di modulare un sorriso che una parte di me voleva sembrasse gentile, ma che in realtà tradisce una disposizione d'animo vagamente derisoria.
<< Che hai da ridere? >>
Come previsto, Asuka era solo ferma ai nastri di partenza con il motore accesso e parte all'attacco.
<< Sono felice di rivederti >> l'anticipo d'incontro sfruttando il fatto che in una certa misura lo penso davvero.
<< ... Io no >> replica dopo una breve esitazione. Non se l'aspettava e ha finito col perdere lo slancio iniziale.
<< Perché sei qui, allora? >> incalzo consapevole che sto azzardando troppo e di non aver preparato alcuna strategia. Come durante il mio primo combattimento mi toccherà conoscerla e conoscermi strada facendo. << Vuoi fare il medico anche tu? >>
<< ... Ciò che faccio non ti riguarda >>. Ora Asuka, senza più il sostengo del muro, resta in piedi a pochi passi da me; solo il suo sguardo ancora arcigno e la frustrazione che le leggo in faccia sono proiettati verso il suo obiettivo, ma è evidente che una vagonata di bile per la prima volta è rimasta imbottigliata in un ingorgo imprevisto e non sa come uscirne.
Non la mollare! Come le rispondo ora? Ah si. << E' che ti sto incontrando spesso in infermeria >> le dico facendo appello a tutte le mie capacità mimiche e ad ogni timbro di voce sperimentato perché colga appieno l'ironia. Ma chi me la fa fare?
Forzo il respiro ripetendomi ossessivamente: non aver paura, mentre il viso di Asuka, superata la fase del duro militare da prima linea, si trasfigura lanciando saette di pura violenza. Arriccia il naso, abbassa le sopracciglia e incassa la testa come chi sta solo decidendo dove colpire. << Non mi fido di te >> sputa velenosa.
L'istinto di conservazione e l'abitudine indotta da una costante esperienza, fatta di sconfitte emotive e maltrattamenti, mi implorano di lasciar correre e, invece ... << Ah beh, questo spiega tutto >> continuo a sfotterla perché ... ci sto provando gusto e perché, male che vada, potrei materializzare una piccolissima barriera tra me e ...
<< Non fare lo spiritoso! >> interviene Furia Buia che mi fissa come per dirmi: << non pensarci neanche. Se va male, prendile e zitto! >>
<< Non è spiritoso >> Asuka approfitta del mio momentaneo sbandamento per recuperare l'iniziativa. << E' solo stupido >> insiste avvicinandosi pericolosamente. << Io ti controllo, Shinbamboccio >>.
<< Non dovresti dirmelo >> ribatto  dopo aver ripristinato la modalità "presa per il culo", mentre stringo i bordi dello sgabello per contrastare l'istinto di indietreggiare col busto. << Così salta la tua copertura >>.
<< Cos'è? >> sibila tagliente. << Sei felice, ti senti in gamba? >>
E' una trappola! << Solo questo vuoi sapere? Ho subito interrogatori peggiori, vero Paparino? >> dico guardando Furia Buia con la coda dell'occhio per cercare sostegno e una pausa onorevole dalle pugnalate che mi arrivano da entrambi gli occhi di Asuka.
<< Dove siete stati? >> continua la rossa che ha subito il colpo ma non vuole darmi soddisfazione e si piega in avanti per portare la faccia all'altezza della (e a pochi centimetri di distanza dalla) mia. Questa volta, però, non sfodera orgogliosa il petto.
 
Non si sente sicura.
 
Come se questo potesse confortarmi.
<< A donne >> prova a togliermi dall'acqua il ciclope.
<< Per quale motivo? Avete già lui! >>. Non era nei piani di Furia Buia, ma Asuka è riuscita a ritorcere su di me l'apertura del secondo fronte d'attacco.
<< Di' la verità, Paparino >> carico sull'appellativo perché si sbrighi a issarmi sulla barca visto che, con il suo intervento, ha solo peggiorato la situazione. << Anche ad Asuka hai insegnato a fare battute stupide, ho ragione? >>
<< Non mettermi in mezzo! >> risponde il cacciatore dimostrandomi ancora una volta che è particolarmente propenso al risentimento. << Devi imparare a combattere da solo le tue battaglie >>.
<< Ho capito, devo nuotare >> mi dico sforzandomi di non deglutire davanti a lei.
<< Se aspetti che lo faccia davvero >> Asuka si rivolge al Paparino, ovviamente riferendosi a me, << finirai per invecchiare. Lui è solo una palla al piede >>.
Provo un certo sollievo quando mi accorgo che il mio inconscio ha assorbito il colpo con insospettabile facilità, forse perché ormai mi sto adattando a ben altro o forse perché ho notato che anche Asuka ha cercato una spalla a cui appoggiarsi.  Sta di fatto che: << rinnova il repertorio! >> rilancio con maggiore confidenza.  << Va bene che il classico non muore mai, ma sono convinto che puoi fare di meglio >>.
<< Ehi moccioso >> ringhia inferocita la Second la cui benda trattiene a stento un'inquietante luce verdastra, << dimmi! >> forzando un sorriso maligno ma instabile e avvicinando le labbra al mio orecchio. << Hai imparato a usare i tuoi poteri, hai imparato a produrre un at field, vero? >>
<< Non esiste domani. Se non tento un passo non cambierà niente >> mi condiziono pescando nel frattempo dalla memoria ricordi capaci di scacciare l'agitazione che mi scuote. Sposto la testa quanto basta per poterla guardare e dirle con simulata serietà: << si ... e ho imparato anche a cavalcare gli unicorni >>.
 
Questa ti è uscita male!
 
E' vero. Il fatto è che mi sembrava divertente.
Per mia fortuna, però, Asuka non approfitta dell'occasione d'oro che le ho servito per muovere altri dubbi sulla mia virilità. Non si aspettava neanche questa risposta, mi guarda livida in volto con i denti serrati in bella mostra, ma è confusa come alla ricerca di un punto di ancoraggio.
<< Ehi Paparino >> esclama con il suo sempreverde tono da battaglia, << hai buttato via il bamboccio e ci hai portato questa brutta copia? >>
E' poco più di un'intuizione; il mio cervello ha ragionato rapidamente, confortato dalla constatazione che ancora una volta proprio lei, nel pieno di uno scontro verbale con ... me, ha richiesto "l'aiuto da casa". Mi faccio i complimenti da solo mentre, sfoggiando la gioia del vittorioso, non le concedo altro tempo: << ti piace la nuova versione cinematografica? >>
<< Aaaahhh  >> sbotta ritirandosi. Ripiega sulla collaudata posa da chiusura sdegnata che ora, invece, mi lascia un piacevole retrogusto di dichiarazione di resa. << Ma fammi il favore! Non ho tempo da perdere con uno come te. Suzuhara, quando avrai finito, prepara un resoconto dettagliato dei risultati! >>
<< Lo faccio sempre >> risponde Sakura che, intanto, si sforza di rimanere professionale.
<< Lo so >> grida nervosa Shikinami dirigendosi verso la porta in quella che mi appare chiaramente come una fuga << Stupidi cacciatori! >> si lascia sfuggire  prima di sparire.
<< E' incredibile, sei riuscito a stupirla. Complimenti, Ragazzo! >> commenta soddisfatto Furia Buia una volta sicuro (almeno credo) di non essere a portata d'orecchio del pilota.
<< Hai stupito anche me >> si aggiunge Sakura. << Questa volta hai vinto tu >>.
<< Lo so >> rispondo incredulo, << mi sembra impossibile ... Presto, datemi carta e penna! >>
<< Perché vuoi fare testamento? >> ironizza il Paparino.
<< Per quello c'è tempo. Voglio scrivere come ho fatto, prima che me ne dimentichi >>.
<< Non credo che scorderai tanto facilmente un momento simile. Comunque, lo sai che la prossima volta non sarà così facile >>.
<< Non essere sempre così ottimista >> replico acido,  << o finirò per illudermi che ogni tanto le cose possano andarmi anche bene. Senti, questa è una megabiglia che devo assolutamente conservare >>.
Dopo uno sguardo d'intesa tra il cacciatore e Sakura, il medico mi offre finalmente quanto richiesto.
Afferro il block notes e la penna come un tesoro inestimabile e inizio a vergare i fogli bianchi. << Mi tremano le mani >> ammetto interrompendo l'opera. << Non so se per l'emozione o per la paura >>.
<< Entrambe le opzioni >> sorride Furia Buia << sono buone. Capisci, anche tu però che non è sufficiente, vero? >> 
<< Si >>. Le parole del ciclope smorzano il mio entusiasmo, ma in compenso hanno bloccato il tremolio alle mani.
Come diavolo faccio?
<< Adesso tocca a te, Ragazzo. Siediti al posto del Paparino >> ordina il sottufficiale mostrandomi la lingua e strizzando l'occhio. << Perché non mi raccontate come è andata ... se volete, è chiaro >> si corregge temendo di aver sopravvalutato il credito che ha presso di noi.
<< Lo farà Ragazzo >> scioglie la riserva Furia Buia avviandosi verso l'uscita.
<< E tu non resti? >> domanda il medico.
<< Trattamelo bene. Lui sarà il bastone della nostra vecchiaia >>.
<< Dove vai? >> chiedo anch'io spiegazioni.
<< A dare un'occhiata alla sfera di cristallo per sapere ... se diventeremo vecchi. Ah, Shinji, non te la cavi così. Devi cercarla >> conclude col suo broncio da eterno pensatore.
<< Non me la racconta giusta >> commento a bassa voce dopo aver risposto al suo cenno di saluto.
<< Neanche a me >> ai aggiunge Sakura che sembrava aver indagato con scrupolo il linguaggio del corpo del cacciatore fin quando visibile. << Ma lo sai anche tu che ha ... un carattere difficile. Ci vuole pazienza con lui ... e anche con te. Forza >> mi sorride << racconta tutto e non tralasciare niente! >>


 
 *****


Con il vecchio abbiamo trovato un accordo onorevole: io ho ottenuto che il taglio non fosse quello ordinario e un po' indiscriminato di chi non sa o non ha voglia di usare le forbici in luogo del rasoio elettrico; lui è riuscito a imporsi su una lunghezza sindacalmente accettabile per gli standard di tutti i pettini. E soprattutto via la peluria informe che mi sforzavo di spacciare per barba.
Durante la dolorosa battaglia con i nodi, che non avevano niente da invidiare a quelli di uno cane a pelo lungo malamente accudito, il vecchio e i miei fratelli mi sfottevano sulla "missione Asuka" che avrei dovuto intraprendere, anche se, a dire il vero, ho avuto la sensazione che mi stessero nascondendo qualcosa. I loro volti sembravano distesi e non mi era parso di riconoscere nelle voci una qualche inflessione rivelatrice; eppure avvertivo una strana tensione nell'aria. Tuttavia, ho lasciato correre pensando che si trattasse solo della paura provocata dal pensiero di incontrarmi di nuovo con la rossa.
 
Ho già fatto due volte il giro del paese per trovarla - questione di poche decine di minuti, è chiaro. Ho anche testato i limiti delle mie percezioni, scoprendo che coprono appena una circonferenza del raggio di settanta metri. << Devo darmi da fare se voglio superare il Paparino >> mi sono detto al termine di un altro infruttuoso tentativo di migliorare il personale.
Attraverso la pineta in direzione del lago, l'ultima zona che voglio battere, mentre segretamente imploro ogni potenziale entità sovrannaturale affinché non mi aiuti a scovarla. << Fa' che sia già ... a casa sua >> recito mentre gli alberi lasciano il posto alla rivelazione delle acque su cui si specchia la luce del sole che tramonta.
Non ho bisogno di ricorrere alle mie abilità per capire che la ricerca è finita. Asuka è seduta sul muretto che dà sul lungolago, rivolta verso la discesa con le ginocchia alzate, la testa, appoggiata al dorso di una mano, punta sull'astro che cala rapidamente. Mi stava aspettando nello stesso piunto quando tornai dal mio battesimo del fuoco[2].
<< Anche lei sogna >> penso dimenticando che tutte le divinità da me neanche tanto implicitamente invocate si erano date malate pur di non accontentare la mia fifa.
E ora che faccio?
 
Comincia col fare un passo.
 
 << E' davvero bello ... il tramonto! >> esclamo con un tono da dimenticare.
Asuka si gira lentamente e spalanca l'occhio. Non scorgo alcun montar di rabbia, né fastidio causati dalla mia intromissione nelle sue fantasie. << Che ... che ci fai qui? >> domanda confusa.
Mai quanto me che scopro di non avere alcuna risposta credibile da proporle, non perché non ve ne siano, ma a causa di un non preventivato sciopero totale del cervello che ha anche dimenticato come si articolano i fonemi.
<< Volevo ... volevo parl ... Non volevo disturbarti >> inizio a singhiozzo, inondato di colpo da una tale quantità di informazioni, che vagano selvagge nella mente, che quasi mi dispiace che il blackout sia finito così presto. << Volevo solo parlarti >>.
<< Per dirmi cosa? >>. La voce nuovamente aggressiva della rossa getta lumi sul senso che il Paparino dava al termine "posizione".
Peccato, si è schierata! Ok, ricorda che questa è una missione. Ti servono informazioni.
<< In quest'ultimo periodo, tutte le volte che ci vediamo finiamo sempre per scontrarci >> tiro tutto d'un fiato.
<< Veramente, io mi scontro. Tu batti solo in ritirata >> infila la stoccata senza neanche il saluto di rito.
<< Diciamo che i vetri hanno parecchio da lamentarsi >> lancio la battuta per non farle vedere che mi ha punto e per ricordarle che anch'io sono capace di arrabbiarmi.
<< Comunque >> riprendo prima che il suo orgoglio colga il pretesto per sfidarmi ad un vero scontro, << pensavo che, forse, potremmo cercare insieme il modo di ... non dico andare d'accordo, ma ... >>
<< Sarebbe impossibile >> mi gela subito Shikinami.
<< ...MA ... >> insisto alzando i decibel per scacciare almeno la sua voce dalla mia testa << di convivere pacificamente. Mi verrebbe da dire "di coesistere". Abbiamo già troppi nemici da affrontare e il fatto che tra i cacciatori e ... Kaji i rapporti siano ... altalenanti non vuol dire ... >>
<< Non esiste alcun modo >> mi stoppa per la seconda volta, << perché tu sei e sarai sempre un nemico per me. Ricerca finita >>. Asuka si mette in piedi e mi fronteggia a debita distanza nascondendo le mani nelle tasche del giaccone. Guardarla mi crea ansia perché, contrariamente alle altre volte, non percepisco nessuna emozione che possa lasciarmi l'illusione del dubbio, che possa farmi fantasticare di parlare con una semplice ragazza. Davanti a me c'è solo un pilota di Eva, una combattente forgiata da mille battaglie. Anche la rabbia è tenuta a freno da una stretta disciplina. Shikinami è presente a se stessa e sta dicendo ciò che pensa davvero.
Non so, invece, cosa pensa di me quando siamo lontani, ma una distanza così vasta non mi serve a niente.
Adesso siamo più vicini, a vista l'uno dell'altra; eppure percepisco ancora un muro trasparente che ci divide e ci protegge e lo ha appena eretto lei.   
No, anche così siamo troppo distanti. E, dal momento che si è già posizionata, allora ... << Perché ho distrutto tutto per Ayanami, vero? >> insieme alle parole spingo in avanti tutto il mio corpo. << Lo so e vorrei tornare indietro per impedirmi di farlo, ma non posso. Purtroppo, sono qui >>.
<< Hai ragione: purtroppo sei qui >> risponde Asuka che ha dovuto reprimere l'istinto di spostarsi dalla mia traiettoria. Non saprei dire se la sua mente le avesse suggerito di andarsene o di venirmi incontro per picchiarmi. << A dirti la verità >> continua ancora con un tono aspro e privo di cedimenti, sebbene ora sia abbastanza vicino da poterla sfiorare solo allungando un braccio, << io non penso che tu ci abbia portato sull'orlo dell'estinzione per salvare Ayanami. Tu non hai distrutto niente per lei, hai distrutto tutto per te stesso. E per la stessa ragione hai fatto a pezzi anche me ... quella volta >>.
Registro la voce dentro di me che avverte: "Soryu", e vado avanti. Non posso dirle che ha ragione. << E' stato il Dummy. Io mi sarei fatto uccidere piuttosto che ... >>
<< E guarda cos'è accaduto invece! >> ribatte alzando il tono mentre il viso inizia a rilasciare le energie che aveva tentato di tenere a bada. << Volevi solo opporti a tuo padre. Se avessi affrontato tu ... quell'angelo, forse mi avresti ... salvata, ma non l'hai fatto. Tu hai tolto un futuro a tutti ... a me >>.
Eccoti, finalmente! E' questa la distanza giusta. << Dimmi cosa posso fare per rimediare >> le chiedo aiuto senza riflettere abbastanza perché, per concentrarmi su di lei, non ho prestato sufficiente attenzione a me.
<< Non fare niente! >>
Avverto un'altra fitta. E' ancora l'altro Shinji che segna con l'evidenziatore un altro punto dell'elenco. "Soryu", mi dice e, non contento, sovrappone l'espressione di quell'altra Asuka, severa e persa quando mi rivolse quelle esatte parole, al viso di Shikinami.
<< Come posso rimediare se non faccio niente? >> domando rosicchiando un' altra manciata di centimetri.
<< Tu porti solo guai, ... tu non cambi mai, Shinji >> le passioni di Asuka, rotti gli argini, esondano. << Puoi fingere di essere un duro con quei capelli e quella faccia da finto uomo. Credi che avere un po' di muscoli in più e saper tirare un pugno ad un vetro ti renda diverso? >> agitando il suo indice in tutte le direzioni. << Se le cose vanno male, se abbiamo bisogno di te, tu scappi >>.
E' vero, l'ho fatto ... forse più di quanto voglia ammettere ma << mi sto impegnando e non scapperò >> ci proverò almeno. << Sto lottando per non deludervi >>.
<< E chi ti dice che ci riuscirai? Non ho bevuto quella stronzata del tuo Paparino. So che quel giorno[3] sei fuggito, come hai fatto quando ti abbiamo recuperato >>.
<< Tu non sai come sono andati i fatti >>. Sapere di averla stanata non mi procura alcun sollievo e non migliora la mia posizione perché non riesco ad impormi una rotta. La verità è che non so cosa voglio.
<< E non mi interessa saperlo >>.
<< Allora mi condanni in partenza? Non è importante >> chiudo gli occhi  e do sfogo al senso di frustrazione che alimenta l'essere stretto tra Soryu e Shikinami << se da qui fino alla fine dei tempi non ne sbaglierò una; tu continuerai a pensare che non sono cambiato, che non merito fiducia. E guai se commettessi anche un piccolo errore, perché potrai dire di aver avuto sempre ragione ... perché a me non è concesso neanche di essere umano >>.
<< Non frignare! >> para e contrattacca. << Io guardo solo al risultato e tengo conto dell'esperienza. Ammira cosa hai combinato! >> accompagnando le parole con un ampio gesto del braccio a indicare ... "tutto". << E a te non posso concedere niente perché non sei umano. Quando tu sbagli la Terra trema. E anche se non diventassi un assassino come i tuoi fratelli, avremmo solo un patetico vigliacco armato di "chissà cosa", pronto a scatenare il suo odio contro tutti, contro di noi. Già, tu non sei solo un vigliacco buono solo a fuggire, ma anche uno schifoso egoista che si incazza quando resta solo e che spazza via ogni cosa se ne ha l'occasione >>.
"Soryu", pronuncia più forte la voce nella testa. << Dammi una possibilità! >> Volevo dire: datemi una possibilità, ma ciò che voglio davvero è più forte dei comandi della ragione e della morale comune. Sto perdendo lucidità, forse non sono mai stato lucido perché non so ancora se difendermi dalle sue accuse o dirle ciò che ho capito senza  fingere. In quel caso, però, non mi perdonerebbe.
<< NO! ... Io ho perso la mia a causa tua. Perché tu dovresti avere una possibilità? >> esplode ancora più forte. << ... Che mi frega >> ansima spossata, << tanto riuscirai a sabotarti comunque. Ma non ti permetterò >> puntandomi l'indice contro << di distruggere quel poco che mi è rimasto >>.
E smettila di dire "NO"! << Non voglio farti del male >>. Ancora ciò che conta per me prevale su ciò che sarebbe giusto dire.
<< Ma, stando con loro, me ne  ... ne farai ancora. Mi sento più sicura a saperti in una cuccia con noi >> mi rivela mentre il suo corpo si chiude.
<< Io non sono il cane di nessuno, non voglio più esserlo. E' vero, ho fatto un casino dietro l'altro, ma devo ... voglio fare qualcosa per riscattarmi. Si, per riscattarmi. Credi che sia facile per me vivere con questi rimorsi? >>
<< Allora sparati! >>
<< Per liberarmi da questo peso, devo fare qualcosa >>.
<< E così saremo costretti a subire ancora altro dolore perché farai la cosa sbagliata o non sopporterai la pressione, oppure la frustrazione si trasformerà in odio e il cerchio si chiuderà di nuovo, questa volta sterminandoci tutti >>.
Le servono due buoni respiri per riprendere fiato. Quando si rilassa, capisco che insieme all'ossigeno è tornata un po' di lucidità. << Senza farla tanto lunga, dimmi cosa vuoi, accettazione, perdono? >>
<< Ciò che ho fatto >> rispondo << non sarà mai perdonato, non da tutti almeno. Questo sono disposto a sopportarlo. Vorrei almeno che ti fidassi di me >>.
<< Ma sei stupido?! E' impossibile fidarsi di te. No, tu non vuoi che mi fidi di te. Vuoi che ti accetti >>.
<< Anche ... anche questo >>. Sapessi quanto!
<< Perché dovrei accettarti? Io?! E Misato e Kaji? >>
Intercetto appena in tempo la mia determinazione prima che sputi la sua oltraggiosa (anche per me) parola. Non posso dirle che, per quanto mi senta responsabile di tutto ciò che è accaduto, del dolore provato da ogni abitante del pianeta, è la sua accettazione che bramo e che mi fa male pensare che, probabilmente, non arriverà mai. No, non devo dirglielo. Sento che non è ancora il momento e non mi resta altro che affidarmi ad una sensazione.
<< Perché ancora una sola persona? >> insiste Asuka. << Io non sono, io non voglio essere la tua Ayanami, non voglio essere un altro specchio su cui può vederti >>.
Anche questa l'ho già sentita. << Perché ti ho fatto del male >> quasi certamente più di quanto sappiamo consciamente  << e non ce la faccio ... >>
<< Ne hai fatto  molti >>.
Ma è quello che ho fatto a te, soprattutto a te, in questa e in un'altra vita che non riesco  a lasciar andare. E  non so neanche il perché. <<  Sto parlando con te adesso >>.
<< Non avrei mai creduto che mi sarei stancata di dirlo: TU ... NON ... CAMBI ... MAI!!! Vuoi solo stare bene. Non ti importa come io mi senta ... Conseguenze, Shinji. Io non ti accetterò mai, non lo capisci? Ogni volta che ti guardo mi vengono i nervi. Io non sono qui per farti da straccio del dolore. Smettila di piagnucolare per una carezza! Sei patetico! Che c'è, ti manco solo io all'appello, così potrai sentirti in pace con la tua coscienza? Scordatelo! Meriti di soffrire per ciò che hai fatto ... a tutti >>.
<< Allora perché  ...? >>
<< ... Ti ho salvato? Uffa, hai rotto con questa storia >>.
<< Non intendevo questo ... cioè anche, ma volevo chiederti: se è vero che tu vuoi che non faccia niente, perché mi hai detto che devo trovare il modo di rimediare?[4] Perché ti lamenti che non cambio mai, che vi lascio soli; perché mi detesti quando sono triste e poi, appena provo a fare un maledetto passo, almeno per non essere più quel vigliacco egoista buono a nulla, che però secondo te è un genio quando si tratta di fare del male, quello che tu vedi ogni volta che guardi me quando provo a cambiare; perché allora reagisci come se ti avessero pugnalato alle spalle? >>
<< Tu sei la nostra più grande minaccia. Per questo ... >>
<< ... Mi vuoi nella tua astronave. Per controllare il mostro, vero?  Almeno potresti provare a rassegnarti. Hai sentito Furia Buia, hai sentito Kaji e io non intendo tornare da voi a farmi mettere un altro collare >>.
<< Questa è un'ulteriore dimostrazione di quanto la tua stessa esistenza sia una fregatura. Tu ci hai traditi! >> fa esplodere un'altra carica. Inspira rabbiosa digrignando i denti come se volesse punire la voce che non aveva obbedito agli ordini << ... Vuoi sapere perché ti rompo le palle? >> riprende con maggior controllo. << Perché ti odio. Mi disgusta vedere quel muso da bamboccio depresso perché è la faccia dello Shinji che ha distrutto tutto; mi fa incazzare vedere i tuoi insulsi tentativi di mostrarci che sei un'altra persona, perché la tua illusione sarà la nostra più grande delusione. Se tu fossi solo un moccioso qualunque, non noterei mai uno come te >>.
<< Già, ma quando non vedi davanti a te quel muso da bamboccio ti arrabbi ancora di più >>.
<< Perché vuol dire che ancora una volta pensi solo a te stesso >> grida di nuovo inferocita. << Se ti senti in colpa, vuoi perdono e guardi solo te; se rifiuti la colpa guardi sempre e solo te e noi ne paghiamo le conseguenze perché non c'è mai niente di nuovo quando si parla di te. Tu non sei in grado di cambiare da solo, tu non sei in grado di salvarci, tu non sei neanche in grado di salvarti >>.
<< Adesso so di essere stato così, ma conoscere il problema è già un passo. Potrò compierne altri, lo capisci? >> ti prego, dimmi che hai capito.
<< Oh scusami se non riesco ad essere felice per questo stupido dettaglio. Scusami se sono così egoista da non riuscire a preoccuparmi delle turbe mentali di una sola persona, soprattutto se quella persona sei tu. Scusami >> continua trasformando ad ogni "scusami" un sorriso feroce nel ringhio di un lupo pronto a mordere << se, invece, penso a tutto ciò che per causa tua abbiamo perso. Scusami se penso a ciò che io ho perso. Mi hai tolto la possibilità di vivere una vita felice proprio quando mi stavo aprendo al mondo. E mi hai derubata anche della mia umanità >> mostrandomi la benda mentre, emozionata, sembra sul punto di piangere. << La prima l'ho persa quando hai gridato un sonoro "vaffanculo" al mondo intero perché ti stavano portando via la mammina, la seconda quando mi hai fatta a pezzi >>.
Conosco i reali motivi che mi hanno spinto a quel gesto terribile e che in parte sto imparando ad accettare, perché non posso farci molto. So per certo, tuttavia, che non ho più bisogno di chiamare in causa la responsabilità altrui. So cosa ho fatto, ma << io non volevo ... >> riesco a far uscire mentre vorrei dire soltanto Scusami!
<<  ... Farmi del male. Si, sei stato chiaro >>.
Infiammato dalla rabbia, dalla vergogna, dal ricordo delle orribili sensazioni e dei crudeli pensieri che mi spinsero a punire proprio Asuka perché mi rifiutava, grido anch'io fuori di me: << tu al posto mio avresti obbedito senza battere ciglio >>. Perché parlo così?
<< Stupido! Avrei pensato alla salvezza del mondo perché era il mio dovere e non ho bisogno di fingere di essere buona o di cercare scuse per nascondere il fatto di essere una persona patetica >>.
<< E allora se è così, almeno per ... la tua benda, perché me ne fai una colpa se ti ho ... se lo 01 ti ha ... ha eliminato una minaccia? Se non altro, quel giorno, il mondo è stato salvato. Dimmi, se ti avessi ... "fatta a pezzi" di mia spontanea volontà, adesso mi giudicheresti una persona migliore? Questo sarebbe stupido >>. Sono stordito dal caos che ho in testa, capisco solo che mi sta attaccando e che ha ragione e che ... non posso sopportarlo.
<<  ... Io non riesco a non odiarti! >> mi centra con un altro pezzo di anima che condivide con il suo alterego.
E' ancora Soryu che usa Shikinami per ricordarmi che esiste e per frustrare tutti i miei maldestri tentativi di condurre la discussione.
Con chi devo parlare, maledizione? Almeno siate sincere con me. Aiutatemi perché << io non riesco a capirti! >> urlo per respingere il suo odio. << Ti è indifferente che io cambi o resti uguale. Allora cosa vuoi da me? >>
<< Dovresti chiederti cosa vuoi per te stesso? >>
<< Io .. io voglio riscattarmi, io devo riscattarmi,  io >> devo riportarti a casa e riportare equilibrio nella mia, nella nostra vita. << ...  non sfuggire alla mia domanda! >>
<< Allora sei sordo oltre che stupido. Non devi fare niente! Io non voglio niente da te >> urla con le guance in fiamme e il petto che non riesce più a compensare lo sforzo.
Forse si è resa conto di aver concesso troppo al cuore o a quell'altra voce che partecipa alla battaglia. << Allora, va bene >> dice dopo un lungo e faticoso respiro, << facciamo così. Te lo spiego una volta per tutte, così evitiamo altri fraintendimenti. Ti ho salvato perché non sono come te, perché, sebbene fossi consapevole che sei una iattura per l'umanità non me la sono sentita di buttarti via ... anche se ci ho seriamente pensato. Ho agito d'istinto. A differenza di te, in me c'è davvero qualcosa di umano. O forse vuoi sapere perché mi vedi così spesso? Te l'ho detto, Shinji, io ti controllo perché credo che Kaji, Misato e anche quelli che chiami fratelli abbiano commesso un grave errore di valutazione con te. Io cerco solo di capire con chi ho a che fare: se con il solito bamboccio (e me ne stai dando la prova) che piange ed è inutile o con il bamboccio che, appena ha una pistola in mano, spara all'impazzata. Insomma, voglio capire quale faccia della stessa medaglia ho di fronte. Io penso che, anche senza salire a bordo di un Eva, tu sia un male, il moccioso insicuro, frustrato e arrabbiato che ci ha ridotti in questo modo. Non ti permetterò di distruggere quel poco che è scampato al tuo egoismo, alla tua debolezza e, maledizione, alla tua ira. Non ti permetterò di distruggere la mia casa, perché la Wille è la ma casa. Non è la casa che volevo, ma è l'ultima possibile >>.
Non che all'inizio mi aspettassi una drammatica dichiarazione d'amore, ma speravo che, davvero, nella rocambolesca incoerenza delle sue affermazioni, ci fosse almeno un indizio che ci tenesse a me. Era il punto di contatto che mi serviva. E, invece, la verità ha un brutto sapore, come il dolore che Asuka ha espulso rivelandomi che la sua vita non le piace.
Mi si blocca il respiro quando Shikinami, apparentemente senza motivo, abbandona i panni del predatore pronto a mordere e prende a sorridere, raggiante e vagamente maliziosa << Aaaaaahhhh! Ora ho capito. Ti sei preso una cotta per me ... o sono solo gli ormoni? Certo >> portando l'indice al mento e fingendo di riflettere ad alta voce, << questo sarebbe davvero un ... cambiamento inaspettato. Ecco perché vuoi la mia accettazione. Ma non confondere il mio cuore con il mio corpo. Vedrai che quando troverai una donna stupida quanto te che sia disposta a darti il suo di corpo, non avrai più bisogno che io ti dica "mio invincibile Shinji, io ti perdono, io ti voglio tutte per me" stringendo le mani al cuore e con gli occhi sognanti rivolti al cielo ... >>
Se non puoi essere mio e soltanto mio. Lei ...
 
Si, anche questo appartiene a Soryu.
 
<< ... E bla bla bla. Usavi poco il cervello prima, ma adesso che il tuo uccello dà segni di vita, lo usi ancora meno >>.
<<  Non è per questo ... >> provo a negare omettendo di aggiungere: << non solo >>.
<< Non so per quale motivo, ma, quando eravamo a Neo Tokyo3 nella casa di Misato, io avevo una cotta per te. Non te ne sei mai accorto. Pensavi al papino e facevi il filo a quella Ayanami che hai deciso, fallendo miseramente, di salvare a discapito soltanto dell'umanità. Che poi, se ci pensi bene, lei era la tua mammina. Molto freudiano, no? Che schifo! Avevi ferito il mio orgoglio, lo ammetto, ma l'ho accettato perché mi ero accorta che l'amore di mamma era più forte del mio. Per questo mi sono offerta volontaria per testare l'Eva 04 ... per dare ad uno stupido come te la possibilità di essere felice, addirittura con la ragazza che pensava al tuo bene più di me >>.
<< Perché non me ne hai mai parlato? >>
<< Perché avrei dovuto dirtelo? Cosa avresti fatto? Avresti mollato la First e mandato a cagare tuo padre, quell'altro mostro di cui cercavi le attenzioni? Non so come facesse a piacermi una nullità come te. Forse perché non eri un perdente assoluto, forse perché cercavi di mostrare il tuo valore ed eri disposto a lottare anche se spesso per i motivi sbagliati, forse perché mi facevi tenerezza o, più semplicemente, perché non c'era niente di meglio in giro. Succede quando vivi in un piccolo stagno: anche i rospi sembrano principi. Quando presi quella decisione promisi a me stessa che non mi sarei mai più chiusa per proteggermi dagli altri, che non sarei più rimasta sola. Si, ti do questa grande notizia: anch'io avevo paura della gente, delle relazioni. Fingevo di non aver bisogno di nessuno, ma non era così. La solitudine mi faceva paura anche se mi sarei fatta uccidere piuttosto che ammetterlo. Se tutto fosse andato bene, sarei riuscita prima o poi a fuggire da quello stagno melmoso e avrei scoperto che c'erano milioni di ragazzi migliori di te. Ma niente è andato come speravo. Tu avevi la possibilità di ... e non l'hai sfruttata >>.
<< Io posso ancora invece ... >>
<< ... Eh no! Tu non puoi ... E' passato troppo tempo >>. Asuka, ormai in piena, riduce la distanza tanto che potrebbe urtarmi; solo il suo indice, che ora spinge contro il mio petto come la lama di un coltello, le impedisce di rovinarmi addosso. << Non provo più niente per te se non disgusto e rabbia, perché tu sei il dolore fatto persona. Il problema è che non potrò mai dimenticarmi di te. Io ti vedo ogni giorno quando mi guardo allo specchio. Io ... devo difendermi da te >> confessa ritirandosi di un passo immediatamente dopo, come se neanche lei si aspettasse di sentire quelle parole. << Il tuo odio è pericoloso >>.
Hai paura di papino e mammina. Tu non ami nessuno, non riesci neanche ad amare te stesso, Shinji. Chiesi il suo aiuto un'ultima volta, nonostante ciò che le avevo fatto, e lei rispose con il primo di tanti "No", scatenando così la rabbia, la rabbia di tutta una vita nascosta dietro una maschera di gentilezza. Tutto il mondo dovette pagare perché mi era rimasta solo Asuka a cui aggrapparmi. Solo Asuka avrebbe potuto proteggermi da ciò che odiavo di più: Shinji Ikari. Per questo la condannai, perché mi aveva abbandonato come mio padre; per questo condannai il mondo e il suo più malriuscito prodotto, ciò che sono. I miei occhi stanno per attivarsi. << No >> mi dico, << non voglio fuggire >>.
<< E se imparassi ad amarmi, Asuka? >> mi lascio guidare dai ricordi e dall'istinto. Se in lei c'è davvero qualcosa di quella ragazza, allora forse capirà cosa voglio dire ... e magari potrà spiegarlo anche a me.
Ho fatto centro perché le mie parole rapiscono per qualche secondo ogni sentimento, inquadrabile nella categoria del rifiuto di Shinji, che le aveva suggerito il canovaccio da seguire << Almeno qualcuno ti amerebbe >> prova a riorganizzare le truppe facendo un altro passo indietro e muovendo il busto come per mettersi in guardia.
<< Ti sbagli, Asuka. >> ribatto avanzando di un passo. Non le permetterò di fuggire. << Ci sono già persone che mi amano, ci sono sempre state. Non sono mai stato solo, Asuka. E dire che non so spiegarmi tanta fortuna >>.
<< Per una volta sono d'accordo con te >>.
<< Per questo non posso restare fermo, per questo devo fare qualcosa, devo ... >>
<< L'unica cosa che mi viene in mente è che ti lasci mettere un altro collare e molli questa stronzata della vita da cacciatore. Così almeno saremo al sicuro ... tutti. Fa' l'uomo, Shinji, per una volta ... e accetta la punizione >>.
<< Se lo facessi, non potrei amarmi davvero. Se lo facessi, non cambierebbe niente e tutto ciò che di pericoloso, infantile, sbagliato e contorto vi è in me, potrebbe prendere di nuovo il sopravvento e allora ti ... vi procurerei altro dolore. Non posso accettarlo. Non mi serve una punizione per soddisfare la vostra sete di vendetta >>.
<< Si chiama giustizia, ignorante! >>
<< La vostra sete di giustizia >> mi correggo perché mi è indifferente. << A me serve solo una possibilità di farne una giusta. Anzi, me ne basta mezza. Non potrò mai fare niente di buono se non riesco a pareggiare i conti, anche con me stesso. E se anche tu vuoi mettermi il collare, allora dovrai farlo con la forza >>.
Solo la sua volontà riesce a reprimere lo spasmo che le scuote il viso. << Rifiuti la colpa, strano. Come volevasi dimostrare, non cambi mai. Ti ricordo che, per lo stesso motivo, stavi per farci secchi di nuovo >>.
<< Adesso, invece, la sto affrontando. Ora so che non esistono scorciatoie. Io non voglio salvare il mondo, per quello ci sei tu. Mi accontento di combattere per le persone che hanno un nome e un volto, anche per te ... >>.
<< "Non ho ... bisogno ... di te"! E' una frase semplice, che cosa non ti è chiaro? >>
<< Tutto e niente >> rido nervosamente. << Io ... io riuscirò a riportare equilibrio >> guardandola come guardai Gendo quel maledetto giorno affinché mi permettesse di salire sullo 01 un'ultima volta. << Io ci riuscirò anche senza il tuo aiuto, anche se non mi dici niente.. E forse un giorno anche tu potrai ... >>
I miei fratelli mi hanno insegnato che in un combattimento esistono due tipi corretti di distanza: una cortissima ed una lunga. Entrambe consentono l'attacco e garantiscono la difesa. Ma ce n'è una, quella che solo i professionisti possono gestire, che corrisponde allo spazio che può coprire un pugno.
Non sono ancora un professionista e in più non ero preparato alla reazione della rossa. Entrambi stanchi abbiamo reagito diversamente. Io ho scelto di spegnere il cervello e confessare la mia speranza e la mia rassegnazione; lei ha scelto di non ascoltarmi.
Non ero pronto a parare il suo gancio destro.
<< Non osare! Non è il tuo senso di colpa che voglio, non lo capisci? >> grida come se fosse disperata, anziché infuriata. << Non so che farmene di un cane che scodinzola quando torno a casa. Tu non vuoi amarti, tu vuoi solo smettere di soffrire. Non te ne frega niente di me. Tu continui a vedere Shinji quando mi guardi. Ed è disgustoso perché io sono qui >> si batte il petto con violenza. << ... Tu avresti dovuto capirmi, tu potevi capirmi  perché hai sofferto come me. Tu potevi fare qualcosa. Ma adesso è tardi, perché io non sono la principessa da salvare  e, se anche lo fossi, cosa ti fa pensare che proprio tu saresti il mio cavaliere? Dovresti pensare a salvare te stesso ... allora forse ... >>
<< Ma se hai detto che non posso farcela? E comunque sono sicuro che mi diresti che sono egoista. Tu non hai mai voluto che io ti capissi, forse non hai mai neanche provato a capire me >>. Ancora a terra, mi lascio trasportare dal mio oscuro passato, perso nel dubbio. A quale delle due Asuka mi sto rivolgendo?
<< Non paragonarti a me, non te lo puoi permettere! >>.
Non voglio paragonarmi a te e so bene che non posso permettermelo, perché perderei nel confronto. Quello che vorrei è che mi aiutassi a capire perché sono qui, perché non riesco a lasciarti andare, perché tu non mi lasci andare. Eppure so che è davvero importante. << Io non mi arrenderò, Asuka >> minaccio e piango, << a costo di giocarmi la vita e solo la mia questa volta >>.
<< Non vuoi capire, allora. Non fare niente! NIENTE!!! Tu non puoi ... non puoi cambiare! >>
 
 
Ero ancora supino quando Asuka se n'è andata come una furia sbattendo i piedi come se volesse lasciare impronte indelebili sull'asfalto prima e sulla terra battuta poi. Nel vederla allontanarsi con quell'andatura per nulla dignitosa, con la testa incassata tra le spalle strette in modo quasi innaturale e con i pugni che cercavano di resistere alla direzione imposta dalle braccia perfettamente parallele al corpo, ho solo pensato: << ce l'ho fatta! Le ho finalmente strappato una maschera >>.
Se non fosse per il dolore alla guancia su cui si è accanita, forse potrei anche ridere rumorosamente. E, invece, resto a terra comodamente sdraiato con un ginocchio alzato e la mano che si è trascinata fino a toccare la fronte con il dorso. Guardo le prime stelle come se fossero pezzi di intonaco di uno dei tanti tetti sconosciuti, ma ora sto respirando a pieni polmoni e mi piace ciò che vedo, anche se non vi presto attenzione. E' stata la prova più dura, ma ne è valsa la pena. << Bravo, Shinji >> mi dico.
<< Deve essere davvero un bello spettacolo >>.
Furia Buia, in piedi davanti a me con le mani in tasca e un'aria stanca, osserva il cielo che si annerisce rapidamente. Ci mette un'eternità per riprendere a parlare. << Certo che quando c'è lei, la tua capacità di concentrazione va a farsi benedire >>.
<< Perché, eri forse a portata dei miei ... sensi straordinari? >> domando dimenticando la consegna di non ridere.
<< Ero a meno di cinquanta metri, quindi avresti dovuto accorgertene >> risponde chiudendo l'occhio, senza abbassare il capo. Sorride come se le sue narici avessero catturato un profumo invitante.
<< Mi allenerò di più ... Sai, ho capito quello che cercavi di dirmi. Forse, però, mi sono avvicinato troppo >>.
<< Secondo me, ti sei avvicinato abbastanza >>.
<< Allora, perché fa male? ... A parte il pugno, intendo >>.
<< Che ti aspettavi, il bacio de vero amore? Mi dispiace, ma non era questo che ti avevo promesso >>.
<< Allora è colpa della mia fantasia, galoppa un po' troppo a briglia sciolta in questo periodo >>.
<< Almeno hai capito qualcosa? >>
<< Si, Soryu esiste e contende a Shikinami il possesso di quella ragazza. Il fatto è che non so a chi dar retta >>.
<< Secondo te, ne è consapevole? >>
<< Non credo che la sua condizione sia differente dalla mia >>.
<< E ... il tuo passato? >> chiede Furia Buia che finalmente smette di assaporare l'aria e si concentra sulle mie condizioni.
<< L'altro Shinji mi ha suggerito dove guardare e cosa ascoltare per trovare gli indizi che mi servivano >>.
<< Sono ricordi legati sempre al 2015? >>
<< Alcune frasi me le ha rivolte, più o meno con le stesse parole che oggi ha usato Shikinami, anni dopo, ma non mi è arrivata nessuna immagine nuova >>.
<< E tu come ti senti? >>
<< Sfinito! >>
<< Lo credo bene >>.
<< Non sapevo cosa dirle esattamente. La prossima volta dovrò prepararmi meglio >>.
<< Allora, la prossima volta, prima di parlarle, di' a te stesso la verità e stabilisci cosa vuoi >>.
<< Ho bisogno di saperlo: perché quella volta non mi hai ucciso? >>
Furia Buia mi offre la mano. << Perché mi ero accorto che non ti accettava nessuno ... Avanti, Ragazzo >> mi esorta << basta dormire. In piedi! >>
<< Comunque, non mi serve la balia >> gli dico accettando l'aiuto.
<< No, ora hai bisogno di un po' di ghiaccio >>.
 
 
 
[1]  Non potevo resistere, l'occasione di citare Ritorno al Futuro Parte II era troppo ghiotta.
[2] Cfr Capitolo VIII.
[3]  cfr Capitolo X
[4] Cfr Capitolo VII

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Capitolo 13
*** Posizione (la fantasia di Orso) ***


<< Ecco perché sei così bravo con la pistola: compensi la tua inabilità al combattimento >>.
Da quasi un'ora Orso e Musashi si beccano come una coppia di lungo corso. E' uno sport che praticano ogni giorno, ma oggi la partita sta durando ben oltre i tempi regolamentari e non si contano i cartellini. L'armadio ha sempre dimostrato una certa insofferenza alle frecciatine del Biondo forse perché difficilmente riesce a contrastarlo sul suo terreno o perché, in quanto introverso, fatica a tenere a freno la personalità esuberante, ed apparentemente priva di punti deboli, del fratello. Questa volta, però, deve aver perso la pazienza e ne ha svelato un nodo scoperto semplicemente toccandolo.
<< Non mi sembra che tu ne abbia prese meno di me >> risponde Musashi.<< Anzi, che io sia più capace anche nella lotta lo dimostra proprio la tua bruttezza >>.
<< Possiamo verificare anche adesso >> minaccia Orso.
<< Prima torniamo al villaggio >> sbotta scocciato Furia Buia. << Una volta arrivati, risolverete le vostre questioni come più vi piace. Potrete anche ammazzarvi per quel che mi frega >>.
<< Non ce ne sarà bisogno >> assicura il Biondo. << Io non accetto le provocazioni di quel gorilla >>.
<< Hai paura, vero? >> provoca il cacciatore con la barba. << Non vuoi che si sappia in giro che la tua vera vocazione è fare la top model >>.
<< Mi stai facendo incazzare, grassone, ti avverto! >> ringhia la top model toccando il calcio della pistola.
<< Su, ragazzi >> li esorto, mettendomi fisicamente in mezzo, << in fondo, è andata bene. Non è il caso di arrabbiarsi per così poco >>.
<< E' da un po' che Orso mi rompe le palle. Non è colpa mia se sono un cacciatore eccezionale, così bravo che non sono mai stato ferito >>.
<< Mai? >> chiedo.
<< Esatto, mai! E dire che mi sono sempre trovato nel cuore di numerose battaglie. Niente, neanche un graffio ... E beccare qualche pugno in faccia non conta >> sputa rabbioso rivolgendosi all'omone.
<< Appunto >> replica Orso. << Ma questo dimostra solo che sei fortunato >>.
<< Non parlare di fortuna con me! >> grida il Biondo muovendo verso l'armadio caricando un gancio.
<< Che ne dite se vi imprigiono a vita in un guscio di energia, animali? >> ringhia il Paparino attivando il suo occhio.
<< Lo sa che mi dà fastidio e continua a battere sullo stesso tasto >> si lamenta Musashi.
<< Parlo così perché la tua fissazione è pericolosa, imbecille! >> gli risponde a tono Orso. << Devi smetterla di essere uno sciocco superstizioso >>.
<< Ma di che parli? >> domando al mio corpulento fratello che, sdegnato, ha appena voltato la faccia per mostrare il suo disappunto al pistolero.
<< Il Biondo è convinto che, solo ferendosi, potrà evitare la morte >> chiarisce il Paparino.
<< Questa non l'ho capita >>.
<< E' molto semplice. Io non ho cicatrici >> concitato, Musashi parte con la sua arringa, << eppure ho combattuto sempre con loro. Loro hanno cicatrici profonde e ... sono ancora vivi perché la morte li ha solo sfiorati. Hanno saltato il turno, ti è chiaro? Se non mi feriscono, e non parlo di un occhio nero o di qualche livido, la morte saprà che deve ancora tirare i dadi guardando la mia ... bellissima ... faccia >> alza il volume affinché Orso colga meglio la frecciata. << Non trovo giusta questa disparità di trattamento >>.
<< Non credo funzioni così >> provo sommessamente a dire la mia cercando di far scivolare le parole per non alimentare la discussione. << Credo che ogni volta il conto delle possibilità si azzeri. Magari è proprio una questione di fortuna. Ad avercela sempre ... >>
<< Molto saggio, Ragazzo >> ammette Orso. << Però, se tu imparassi a concentrarti meglio, non dovremmo contare così tanto sulla fortuna. E' una dea volubile e non può accontentarci sempre >>.
<< Si, lo so. Scusatemi! >>
<< Le scuse non bastano >> mi rimprovera il Biondo che, come il barbuto, ha appena cambiato bersaglio. << Devi darti da fare. Tu che dici, Paparino? >>
Sbuffo in anticipo, sicuro che il ciclope stia per sotterrarmi con l'immancabile pippone o, in alternativa, l'insulto in formato telegramma con cui mette in risalto i miei punti deboli.
<< Pensavo peggio! >> pronuncia, invece, l'insperata formula assolutoria. << Come prima volta può andare. Del resto, si trattava di un'operazione facile e a Ragazzo serve fare esperienza. L'importante è che sia pronto quando sarà veramente necessario >>.
Tra le due opzioni  non avevo contemplato la terza: l'atto di grazia.
 
La missione, in effetti, è stata semplice, quasi una vacanza se paragonata al primo scontro a cui avevo partecipato.
Pochi giorni fa, per ragioni ancora non del tutto chiare, sono sorte delle controversie tra alcuni dei nostri vicini, tutti alleati del ... villaggio ma attualmente neutrali quanto alla scelta della "banda" a cui dichiarare apertamente amicizia.
Da queste parti non ci vuole molto perché dai malumori si passi all'ostilità aperta e allo spargimento di sangue; perciò siamo intervenuti.
Mi piacerebbe dire che la nostra iniziativa di "peacekeeping" fosse animata dal più puro altruismo, ma mentirei.
Era rischioso imporre una mediazione tra i contendenti, ma non potevamo permetterci che a riportare la calma fossero i nostri rivali, i quali, probabilmente, avrebbero cercato, con i loro metodi, di ingrossare le fila di un esercito già numeroso, magari cooptando nuovi membri o assicurandosi in esclusiva un'alleanza militare con il gruppo che si fosse dimostrato più forte.
I miei fratelli, invece, non permetterebbero a chi non è stato già condannato dalla natura, dal nome o dal destino di entrare nella banda. E non appoggerebbero mai, se non costretti, una tribù a discapito di un'altra. Loro non si fidano e preferiscono lasciare aperta la porta a tutti coloro che un giorno potrebbero essere, per i più svariati motivi, interessati a darci una mano.
Quando si è in pochi l'abilità politica può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
E' chiaro che, se entri nelle case di persone poco avvezze al dialogo, è bene portare il ramoscello d'ulivo in una mano e il fucile in un'altra. Anche per questo ci siamo mossi, perché, dove non arriva l'amicizia, arriva la paura. E noi, cioè loro con me al seguito e la benedizione del re senza corona, dovevamo approfittare della circostanza per far capire quanto poco conveniente fosse schierarsi con quelli dall'altra parte del muro.
Le regole d'ingaggio, pertanto, prevedevano un moderato uso della forza, possibilmente disarmata, e la consegna di non uccidere nessuno, salvi i casi di estrema necessità.
A me è stato chiesto solo di imparare a coordinarmi sul campo con i miei fratelli e di assicurare loro la necessaria protezione mantenendo una salda concentrazione anche in condizioni di stress.
Ovviamente, avevo anche la consegna di rimanere il più possibile defilato dall'eventuale centro dell'azione. In questo modo tutti i nostri potenziali avversari avrebbero creduto che le batterie di Furia Buia fossero diventate inesauribili, il mio segreto sarebbe rimasto ancora al sicuro per qualche giorno e la fama della nostra banda ne avrebbe ulteriormente guadagnato.
 
Dovendo tracciare un consuntivo direi che, al netto di alcuni miei impressionanti svarioni, l'operazione è stata un successo. A parte qualche ferito tra i più facinorosi, troppo indisciplinati per rinunciare ad estrarre, sin dai primi accenni di schermaglia,  coltelli o armi da fuoco, più che altro ho partecipato (anche se dovrei dire più correttamente "assistito") ad una gigantesca ed indiscriminata rissa che aveva spezzato la monotonia di ore inutilmente trascorse in laboriose trattative.
Contrariamente a quanto mi sarei aspettato, però, proprio la violenza sfogata in quei frangenti ha sortito l'effetto sperato. Stanchi e ammaccati, alla fine, i guerrieri delle fazioni in lotta e i tre mostruosi mediatori sono riusciti a raggiungere un accordo, che è stato poi consacrato da quasi ventiquattr'ore di bagordi.
<< La vita è troppo breve  per non godersela quando se ne ha l'occasione >> Musashi provò a sputare saggezza forse per giustificare a se stesso la nausea post sbornia che lo aveva svegliato poco prima dell'alba, mentre Orso e Furia Buia, ancora assonnati, cercavano di prepararsi per la partenza.
<< Se la vita fosse sempre così >> disse Orso con aria vagamente sognante. << Una rissa ogni tanto e poi sempre festa ... >>
Parlando di festa, non si riferiva solo al cibo e all'alcool, ma anche al fatto che, insieme agli altri due, era riuscito a farsi adescare dalle bellezze locali. Dubito che in quei momenti abbiano pensato alle conseguenze politiche, ma come dar loro torto.
Dal canto mio, posso ritenermi abbastanza soddisfatto perché non  è morto nessuno e, soprattutto, non ho dovuto uccidere nessuno. Non sono stato, invece, "fortunato" come i miei fratelli.
Sia chiaro, ho avuto le mie "occasioni", ma, a causa dell'età ... biologica delle potenziali partner o perché costantemente sorvegliato dai loro genitori, non ho voluto rischiare di compromettere la pace raggiunta.
Sono pur sempre Shinji Ikari. I nostri vicini stanno imparando a tollerarmi, ce ne vorrà prima che riescano a fidarsi ... anche loro.
Ciò nonostante torno al villaggio con alle spalle tre proposte di matrimonio, rese gradite dal trasporto mostrato dalle dirette interessate e, allo stesso tempo, inquietanti perché a formularle erano stati i rispettivi padri che, in tal modo, cercavano di assicurarsi la protezione ad vitam della ditta "Furia Buia & Bros". Per non scontentare nessuno e anche per non farmi incastrare, ho provato a rimandare la scelta e la stipula di un prematrimoniale alla fine della guerra, ricordando ai procuratori delle spasimanti che non ero ancora un cacciatore, e che, data l'incertezza sul futuro, sarebbe stato ingiusto rendere presto vedova una delle loro figlie. Ma la mossa vincente è stata scaricare la responsabilità sui miei fratelli, dichiarando che ogni trattativa, per concludersi, avrebbe richiesto la loro approvazione.
 
<< Io avrei acconsentito a sposarle tutte e tre >> Musashi smonta le mie capacità diplomatiche quando siamo già a buon punto sulla via del ritorno. << Anzi, avrei preteso un anticipo sulla prima notte di nozze >>.
<< Non sarebbe stata una cattiva idea, Ragazzo, dal momento che potresti non arrivarci >> Orso mi pugnala a tradimento con questa sorta di maledizione.
<< Cosa avrei dovuto fare, provarci? >> tento di difendermi.
<< Certo che no >> risponde serio Furia Buia. << Si sarebbero rivoltati contro di noi se avessi toccato una delle loro figlie. Alle volte basta davvero poco per buttare nel cesso un lavoro ben fatto >>.
<< Non mi pare che questo pensiero vi abbia angosciato quando siete spariti >> replico più che altro mosso dall'invidia.
 << Perché noi sappiamo come comportarci, non ci chiamiamo Shinji Ikari e, soprattutto, non insidiamo le ragazzine >>.
<< Ma io non le ho insidiate >> grido per anticipare il mio stesso imbarazzo.
<< E avresti dovuto farlo >> mi rimprovera Musashi. << Non puoi aspettare il nostro permesso >>.
<< E' vero >> continua il Paparino, << devi imparare a prendere delle decisioni per conto tuo, devi pensare con la tua testa; altrimenti non riuscirai mai a coordinarti con noi >>.
<< Ma l'ho fatto. Se avessi seguito il mio istinto, ci avrei provato ... con tutte >> sparandola più grossa del necessario. << A differenza di voi, mi sono preoccupato di calcolare le conseguenze >>.
<< Giusto! >> schiocca Orso. << Peccato che tu abbia calcolato troppo o troppo poco durante le fasi più critiche della missione. Non ne abbiamo mai prese così tante ... grazie a te >>.
<< Ragazzi, ve lo ripeto >> il ciclope si incarica nuovamente di stoppare le critiche al mio operato, << è ancora inesperto e, quindi, non poteva sapere quando e in che modo adattarsi ai nostri movimenti. Per questo lo abbiamo portato con noi. Vedrete che imparerà a leggere le situazioni e andrà meglio >>.
<< Perché non mi rimproveri? >> domando sorpreso dal fatto che proprio Furia Buia abbia indossato per la seconda volta in un giorno la toga del mio avvocato difensore.
<< Perché, hai bisogno di essere rimproverato? >>
<< No, volevo solo dire che è strano che non sia tu a leggermi i capi d'accusa >>.
<< Io non rimprovero mai senza motivo >> risponde un po' risentito.
<< Secondo me, invece, voleva essere rimproverato >> si aggiunge il Biondo che deve aver annusato una buona pista per rendere ancora più leggera una conversazione, finora, per nulla impegnata. << Ragazzo deve avere qualche tendenza masochistica >>.
<< Non sfottere, non sei divertente! >> mi affretto a stoppare il nuovo argomento temendo che gli altri due seguano la scia del cacciatore da rivista.
<< Però, se consideriamo che, quando quel ragazzo ti stava pestando, hai pensato ad un seno[1] >> Orso vanifica il mio tentativo, << il dubbio è lecito >>.
<< Senza contare >> rincara la dose il Paparino << che, quando stai vicino alla ragazza che ti piace fioccano pugni come fossero caramelle ... >>
<< Ah ah!  Davvero bravi. Continuate pure! Prima o poi vi stancherete >>.
<< Certo che sei noioso, Ragazzo! >> brontola il Biondo. << Devi imparare anche a stare allo scherzo, soprattutto perché per la prima volta, da quando sei entrato tra le nostre aristocratiche  fila, tu sei l'unico che non deve farsi curare >>.
<< E' perché sono più bravo di voi >>.
 
Non sono più bravo di loro e non lo sono stato quando l'opera di pacificazione aveva raggiunto il suo apice violento. Nonostante gli sforzi, non sono quasi mai riuscito a "seguire" i miei fratelli e, pertanto, a difenderli con un invisibile "giubbotto antiproiettili". Erano troppo veloci per me.
Avrei voluto che mi avvisassero dei loro spostamenti, ma ovviamente non potevano. La mia mente cercava di concentrarsi su di loro e sui nostri avversari, mentre era inondata da una valanga di informazioni, per così dire "extrasensoriali", che mi confondevano, rallentandomi di almeno un paio di tempi.
Furia Buia ha evitato una coltellata alla schiena perché si era accorto delle mie incertezze e, per prudenza, aveva attivato il suo occhio.
Orso ha rimediato solo un graffio al braccio grazie ai suoi riflessi, che gli avevano permesso di non farsi centrare da un proiettile, e al fatto che neanche lui era disposto ad affidare la propria vita nelle mani di un pivello.
Musashi ha agito come sempre, curandosi poco dei rischi. Forse confidava troppo nella sua buona stella, forse in me; oppure aspettava quella ferita che non lo avrebbe fatto più sentire in debito con la fortuna.
A parte queste spiacevoli eccezioni, ho fatto ancora più schifo verso la fine, quando le armi erano già a terra e lo scontro era diventato più caotico e ... fisico.
Insomma, se la missione è andata bene, l'esito del mio impegno da "operativo" può essere giudicato ampiamente insufficiente.
 
<< Dovremo intensificare il tuo addestramento >> annuncia Furia Buia. << Ne aumenteremo l'intensità, almeno sui fondamentali >>.
<< In più deve migliorare nell'uso delle armi da fuoco e di quelle da taglio >> continua il Biondo.
<< E far sviluppare quei punture di zanzara che chiama muscoli >> conclude Orso.
<< Wow! >> esclamo. << Che bella prospettiva >>.
<< Non puoi mai sapere ... >> prova a dire il Paparino.
<< ... Quando devo essere pronto >> concludo la frase che ho ascoltato fino alla nausea.
<< Detesto essere interrotto >> borbotta il cacciatore toccando minacciosamente la benda.
 
Al di là delle mie lamentele di facciata, so bene che hanno ragione.
Il periodo di pace con la banda rivale è ormai agli sgoccioli e non so se i miei fratelli riusciranno a strappare un altro po' di tempo. E, anche se ci riuscissero, quanto mi verrebbe concesso e a che prezzo, dal momento che ... << Come mai non stiamo incontrando quegli stronzi? >> chiedo fermandomi di colpo davanti al ponte.
<< Di sicuro non è un buon segno >> glissa Furia Buia.
<< Questo l'ho capito, ma secondo voi perché? >>
I tre cacciatori incrociano gli sguardi per un istante ed ho come l'impressione che stiano cercando di concordare una risposta.
<< Stanno sicuramente preparando qualcosa >> il Paparino si incarica di fare da portavoce. << Ma anche noi ci stiamo muovendo. Perché, secondo te, abbiamo rischiato la faccia per convincere quei barbari a riappacificarsi? >>
<< Si >> insisto, << anche questo mi è chiaro. Credo, però, che non vogliate dirmi tutti ciò che sapete >>.
<< Perché ne sappiamo ancora poco. Di una cosa, tuttavia, siamo certi: dobbiamo prepararti il più presto possibile e al meglio delle tue e delle nostre capacità. Tu sei il fattore che non possono misurare >>.
<< Neanche voi >> ribatto senza celare lo sconforto che sto provando all'idea di fallire proprio quando dovremo affrontare i nostri nemici giurati.
<< Così sarà una sorpresa per tutti >> tenta di rincuorarmi Musashi. << A noi piacciono le sorprese >>.
<< Un passo alla volta, Shinji. Uno dietro l'altro >> mi precetta il ciclope. << Concentrati solo su questo e vedrai che ce la faremo. Dacci ancora un po' di fiducia. Lo sai che siamo meno approssimativi di quanto possa sembrare >> conclude abbozzando un sorriso per ispirarmi tranquillità.
<< E poi, ricorda che non dobbiamo combattere solo una guerra >> interviene Orso con un'affermazione all'apparenza infelice. << Dobbiamo anche capire come portare equilibrio in questo mondo. E non sarà mai una guerra a risolvere i problemi. Ci serve che tu ... >> guardando per un istante i compagni << prosegua nella tua "missione" con il pilota dai capelli rossi. Se riuscirete a comprendere cosa vi è successo, forse sapremo perché siamo qui >>.
<< Mi sembra meno importante >> obietto.
<< Rispondere alla domanda: "chi siamo?" >> ribatte Musashi << può dar senso a tutta una vita, non credi? Avanti, concentrati! >>
<< E continua ad allenarti >> rilancia Furia Buia.
<< E studia ogni tanto >> Orso, invece, mi sorprende.
<< Come  ... studiare? >>
<< Non vorrai crescere come un ignorante? >> Musashi mi fissa come se avessi bestemmiato. << La cultura è potere, non te l'avevo già detto? >>
<< Non pensavo che voi cacciatori foste addirittura divoratori libri >> commento con un po' di malignità.
<< Ci ha preso per dei cavernicoli >> sbuffa Orso rivolgendosi agli altri due.
<< Credevo di averti insegnato a non ... farti comandare dai pregiudizi >> mi rimprovera il Paparino, << neanche dai tuoi. Devo aver sbagliato qualcosa >>.
<< Comunque, Ragazzo ha ragione >> interviene il Biondo. << Solo noi diamo il buon esempio >>.
<< E quando? >> carico sull'avverbio perché capiscano che non mi lascerò fregare così facilmente.
<< Quando cucini, quando vai a cercare l'acqua, quando lavi i piatti o i vestiti, quando fai meditazione, quando fingi di fare esercizi ... l'elenco è lungo >> risponde pacato il ciclope con un'espressione che la mia mente traduce nella frase: << non te n'eri accorto? >>.
<< Va bene, studierò >> nel dubbio mi arrendo.
<< Bravo! >> esclama Musashi. <studia il modo di riavvicinarti alla tsundere, invece, di aspettare che ti offrano altre vergini da impalmare. Non pretenderai che ti aiutiamo anche nelle questioni di cuore? >>.
<< E' una parola >>.
<< Intanto, studia questa >> scherza Furia Buia: << guardia! Quella che ti servirà per non farti stendere di nuovo >>.
<< Perché non studiate un po' i fatti vostri? >> replico scocciato.
<< Devi studiare un po' di buone maniere, Ragazzo >> mi colpisce anche Orso che si finge infastidito. << Prima eri così educato. Chissà cosa ti ha fatto cambiare? >>
 
Mi rendo conto che la "missione Asuka" è tutt'altro che secondaria e non solo per me. Mi piacerebbe, però, che fosse l'unica.
Ad essere sinceri, poi, non mi sento neanche più di tanto in colpa per aver fatto pena alla mia prima da cacciatore in pectore, perché stiamo tornando a casa, non sono ferito e i nemici sono lontani.
Lo so che non durerà per sempre, che tutto cambia. Il fatto è che la mia paura ha ... cambiato obiettivo.
Prima desideravo l'immobilità perché mi avrebbe preservato da altro dolore; adesso farei qualunque cosa per congelare lo spazio e il tempo affinché tengano lontane le nubi di tempesta che si addensano minacciose sopra le nostre teste. Per la prima volta, infatti, posso illudermi di vivere problemi coerenti con la mia età, perché ci sono loro e chi se ne frega se ancora non mi rendono partecipe di tutti i loro segreti.
Quei segreti che svelano a piccole dosi, secondo le mie possibilità di comprensione, sono le verità di una vita da adulto. Certo, devo crescere, imparare a conoscere il mondo dei grandi e non ho alcuna possibilità di scegliere, ma è davvero così brutto sognare che la mia primavera duri a lungo?
Se solo i nostri avversari non si opponessero a questo sogno, se solo Asuka la smettesse di impersonare il ruolo dell'antagonista, se solo ... ecco ... se solo la vita smettesse per una volta di essere solo cambiamento, rinunciando così a resistere alla corrente del mio sogno. << Se solo non ci fosse tutta questa opposizione >> concludo a voce più alta il mio ragionamento mentre camminiamo sugli assi che ci condurranno dall'altra parte.
<< Senza opposizione, non ci sarebbe cambiamento >> risponde Furia Buia.
<< E se non avvertissi il senso di un'opposizione, allora sapresti che tutto è già cambiato >> continua Musashi.
 << E se, di colpo, non si presentasse più alcuna opposizione, avresti la certezza di essere morto >> chiude Orso.
<< Dovrei cambiare punto di vista, quindi? >> domando.
<< E' proprio l'opposizione di qualcosa che ci spinge a cambiare, è il problema che ci obbliga a risolverlo e ad evolvere >> spiega il Paparino. << E' un vantaggio, non una maledizione >>.
<< Ma così anche le cose belle finiscono >>.
<< Se ne andranno comunque perché cambieranno, che tu lo voglia o no >> spiega Orso.
<< Ma >> continuo quasi in lacrime solo all'idea di morire, << se non potessi più vivere qualcosa di bello? >> come questo momento.
<< Senza opposizione >> è il turno di Musashi << non sapresti neanche riconoscere il bello. Senza l'opposizione del legno che resiste al nostro peso, finiremmo per assecondare la forza di gravità e ci sfracelleremmo al suolo >>.
<< Ogni resistenza è un punto d'appoggio. >> continua il cacciatore dall'occhio magico. << Vale per tutto, vale per te e vale per le relazioni. Devi decidere tu in che modo vuoi decifrare la tua realtà >>.
<< Però un muro si può opporre alla mia direzione impedendomi di andare avanti >> ribatto cercando un altro tipo di esempio per proteggere la mia fantasia, mentre associo istintivamente il tema dell'opposizione al "posizionamento" di Asuka.
<< E tu non opporti al muro e aggiralo! L'importante è che tu sappia dove vuoi andare >> ride il Paparino.
Scuoto la testa per spegnere il fuoco acceso da una fiammata di irrazionale e pericoloso egocentrismo, che pure mi era apparso affascinante, perché in mezzo al fumo ho visto i tre cacciatori, piombati su questo pianeta con l'unica missione di aiutare me a diventare adulto.
No, non sono il centro del loro mondo, sebbene ci provino con tutte le energie a farmi sentire così. 
 
<< Forse è il caso di fare un salto alle terme >> propone Furia Buia, << Così ci togliamo l'odore di ... alcool >>.
<< Che c'è >> domanda malizioso Musashi, << non vuoi far sapere che hai fatto sesso? Non perderai la stima del dottore per questo; Orso potrebbe addirittura guadagnare punti e, quanto a me, non ci sarebbe niente di strano >>.
<< Resta il fatto che io andrò a fare un bagno >> ribatte a denti serrati il Paparino che pugnala il fratello con l'occhio normale.
<< E poi tu >> reagisce Orso << non dovresti parlare, visto che puzzi come uno che l'alcool non lo regge >>.
<< Ti sfido a svuotare con me questa >> il Biondo brandisce come un'arma una bottiglia di vero whisky che ci era stata offerta in regalo, come ringraziamento per i "servigi" resi.
<< Non ti conviene >> lo rintuzza l'armadio. << Il tuo alito dice che devi ancora riprenderti. Abbatteresti un'aquila in volo con quel fiato >>.
<< Ma lo avete sentito? >>
<< Si ... e anche il tuo fiato >>  il Paparino conferma la fetida verità.
<< E tu, Ragazzo? >> mi interroga con apprensione il cacciatore dalla criniera dorata.
<< Non volevo offenderti >> ammetto. << Per questo ho fatto finta di niente >>.
<< D'accordo >> cede Musashi. << E facciamo un salto alle terme. Io, intanto, vado a lavarmi i denti ... di nuovo >>.
 
Non potrà mai esserci paragone tra le acque calde della nostra conca e il freddo allucinante del lago. Peccato che ci sia posto al massimo per due persone. Non per noi, certo, perché la nostra regola è goderci il bagno rigorosamente uno alla volta, mentre gli altri fanno la guardia o, come oggi, attendono nervosi che il fortunato esca presto.
Abbandonati i vari odori che tradivano le diverse storie della nostra impresa, ci siamo incamminati verso l'infermeria. Non avevo bisogno di cure mediche, ma i tre cacciatori hanno insistito perché li seguissi, sebbene il paese già da un po' sia da considerarsi moderatamente sicuro per me. Nel dubbio ho preferito assecondarli.
Questa volta non c'è Asuka ad attendere il mio ritorno.
Confesso che mi dispiace e a poco vale ricordarmi che ho inanellato un filotto spaventoso di esperienze negative in sua presenza. Io le ho strappato via un pezzo di  armatura e forse ha deciso di non concedermi un'altra possibilità; forse, si è posizionata, schierata in modo permanente per la battaglia senza aspettare di avermi a tiro e, soprattutto, senza cercarmi.
L'assenza non è sfuggita a Furia Buia che, dopo una rapida occhiata per fare la conta dei presenti, interroga Sakura: << e il demone che fine ha fatto? Non dirmi che Ragazzo l'ha esorcizzata? >>
<< Non ci trovo niente da ridere >> il dottore smorza il sorriso che aveva preparato per noi e punisce l'ironia del cacciatore. << Mi piacerebbe sapere cosa le hai detto, Shinji >>.
<< Sono raga ... sembrano ragazzi >> interviene il Biondo per togliermi dall'imbarazzo. << Lascia che vivano la loro età apparente >>.
<< Si >> prova a rimediare Furia Buia rivestendo i consueti abiti del cacciatore freddo e attento alle distanze, << devono solo imparare a conoscersi meglio o non andranno mai d'accordo >>.
<< Allora, farete meglio a dare a Shinji qualche consi ... >> Suzuhara si blocca,  scruta con attenzione i due cacciatori, non Orso che risulta già "non pervenuto". << Allora, Shinji >> riprende dopo aver esalato anidride carbonica e rassegnazione, << farai bene a non dare ascolto alle scemenze che ti dicono. Dovresti solo cercare di essere più onesto con lei ... e con te. Non è una gara a chi è più testardo >>.
<< Non credo che basterà >> rispondo.
<< Si ... cioè no ... >> farfuglia Sakura che nell'equazione deve aver inserito solo ora l'incognita di Asuka, << può darsi, ma forse c'è un modo ... >>
<< Intanto, dottore >> la interrompe il Biondo, << Occupati di noi! C'è un po' di pace e vorrei passare i prossimi giorni senza sentire dolore >>.
Musashi non aveva alcuna intenzione di rimproverarla ma le sue parole hanno l'effetto di una chiamata all'ordine e costringono il sottufficiale a rimettersi prontamente al lavoro.
<< Ragazzo non ha bisogno di niente >> chiarisce il Biondo, << a parte il solito prelievo di nettare da far bere a Ritzuko che, altrimenti, invecchierebbe di colpo. Lascia per ultimo me e fa' pure con calma. Aspetto che la mia gatta venga a darmi il benvenuto >>.
Quando arriva il suo turno, Musashi ci sorprende invitandoci ad uscire. << Devo chiedere un favore personale al dottore e ad Ayanami. Voi non aspettatemi per cena >>.
Ci guardiamo per capire se assecondare la sua richiesta o far finta di non aver sentito. Persino Sakura sembra perplessa, ma è la First (l'ultima in ordine di tempo) a rompere il silenzio imbarazzato ponendo l'unica domanda sensata: << perché? >>
<< Se questi babbei se ne vanno, ti risponderò volentieri >> risponde fissandoci come se volesse cacciarci con la sola forza del pensiero.
<< D'accordo >> accetta, infine, il ciclope, << ma se vi dà fastidio, lanciate un urlo. Manderemo Orso a salvarvi ... Magari è la volta buona che lo uccide >>.
<< Non ascoltatelo! >> sdrammatizza Musashi << E' solo geloso. Vuole tutte le attenzioni per sé >>.
 
   

*****

 
 
<< Ma dove ci stai portando? >> domanda Furia Buia.
<< Mi sto annoiando >> si limita a dire il Biondo, come se fosse sufficiente a soddisfare la curiosità del fratello, che è anche la mia.
<< Potevamo annoiarci davanti ad un piatto di carne >> si lamenta Orso.
<< Non facciamo mai niente di divertente >> il pistolero insiste nella sua conversazione a senso unico. << Vorrei passare una serata diversa >>.
<< Perché, ci sono alternative? >> chiedo.
<< Infatti >> il Paparino approfitta della mia domanda, << non ce ne sono e non ce ne sono mai state. Non ci abbiamo fatto caso perché finora non ci siamo mai annoiati  >>.
<< E' vero >> conferma Orso, << non ci è mai capitato di avere tutto questo tempo libero ... e senza troppe preoccupazioni >>.
 
Siamo tornati da tre giorni e le ore passano troppo lentamente per i miei compagni d'avventura che ormai non presentano più traccia della "calorosa" accoglienza dei nostri vicini. Anche con me le lancette dell'orologio non si sono dimostrate amiche, ma per il motivo opposto, in quanto sono stato logorato da una serie estenuante di esercizi fisici e mentali, quelli si ripetitivi e noiosi
<< Appunto per questo >> si arrabbia Musashi << approfittiamone! >>
<< E come >> rintuzza il Paparino, << passeggiando all'infinito lungo l'unico viale di un paesino di appena cento anime? >>
 << Di cui la metà non ha neanche l'età minima per bere >> si accoda l'omone.
<< Potremmo assaggiare quel whisky che ci hanno regalato >> propongo.
<< Questa è una bella idea! >> esclama entusiasta Orso.
<< Solo un po' di pazienza >> ci esorta il Biondo. << Intanto, andiamo a prendere un po' in giro Ayanami e, se c'è, anche Sakura. Dopo ci sediamo sui nostri sgabelli fino a che Mami non ci caccia con la scopa. Che ne pensate? >>
<< Andiamo! >> sbuffa il ciclope. << Tanto non la finirai di rompere >>.
 
<< Oh, che coincidenza! >> esclama Musashi con sospetta enfasi << Eccole lì! >>
Sakura e Ayanami sono sulla strada e parlano tra loro. Le ho riconosciute solo perché me l'ha appena suggerito il fratello dai capelli dorati. Le due ragazze, infatti, complice il gioco di luci e ombre prodotto dai fari posti all'esterno e dalla luce elettrica accesa all'interno dell'infermeria, si erano involontariamente mimetizzate.
Suzuhara non indossa la consueta divisa, ma porta un pantalone in stile Misato (nuova versione) e veste una camicetta di seta che dà sul bianco; sfoggia, inoltre, una lunga coda castana. Ayanami, invece, si uniforma alla perfezione alla moda "Wille" con una sola eccezione: un'acconciatura più sbarazzina che attenua le spigolosità del viso sempre imperturbabile.
<< Avete un appuntamento? >> chiede Furia Buia bruciandomi sul tempo.
<< Si >> risponde sorridente Sakura, << con voi >>.
La rivelazione meritava sicuramente più del nostro silenzio e del rumore prodotto dalla saliva inghiottita da Orso, ma non ce l'aspettavamo.
<< Co ... co ... >> balbetta il Paparino che ritrae le labbra come se avesse trangugiato un limone intero, << come sarebbe a dire? >>
<< Si, con voi >> ripete Suzuhara senza perdere il suo entusiasmo. << Avevamo un appuntamento, no? ... Ma voi >> analizzandoci << non avete altri abiti? >>
<< No >> rispondiamo in sincrono io e il Paparino con la stessa sfumatura di panico nella voce.
<< Anch'io non ho altro >> interviene senza inflessioni Ayanami.
<< Perché non hai voluto provare i miei vestiti? Non ti piacevano? >> chiede Sakura.
<< Perché sono i tuoi >> risponde la First.
<< Te li avrei fatti indossare volentieri. Adesso siamo amiche >>.
<< Davvero? >> domanda l'ex pilota lasciando timidamente trasparire un po' di emozione.
<< Ma certo >> conferma Suzuhara che, voltandosi nuovamente verso di noi, continua: << ... le stanno bene i capelli, vero? Le ho dato una mano >>.
Questa volta riusciamo solo ad annuire, Musashi incluso, colti dal presentimento che la domanda nascondesse un tranello e una velata minaccia.
<< ... E cosa facciamo, allora? >> provo a chiedere. Controllo l'istinto di mettermi in guardia quando il ciclope mi incenerisce con lo sguardo. << Perché ti arrabbi? >> bisbiglio.
<< Perché non possiamo far sapere che non abbiamo un programma per la serata >> risponde anche lui sottovoce. << Finiranno per annoiarsi a morte con noi >>.
<< Voi non avete programmi >> tuona Musashi, raggiante in volto, << ma io si >>.
<< Cosa avevi in mente? >> chiede preoccupato Furia Buia.
<< Mangeremo carne, assaggeremo il whisky ... o qualcos'altro per chi è astemio, e faremo quattro amabili chiacchiere >>.
<< Io ti ammazzo! >> si infuria il cacciatore dall'occhio strano che, come me, deve aver considerato che: a) il Biondo non ci aveva informato della sua idea, togliendoci così la possibilità di rapinare qualcuno per mettere addosso qualcosa di decente, b) era il nostro programma sin dall'inizio della serata, c) era un programma così insulso che Sakura avrebbe perso per sempre interesse nei nostri confronti e nei confronti della nostra causa (quest'ultimo punto, lo ammetto, è solo mio).
<< A noi va bene così >> Sakura annega l'incendio dei nostri intenti brutali. << Ciò che conta è la compagnia >>.
<< Forse, hai ragione >> afferma Furia Buia che cerca di riattivare la solita modalità ... Furia Buia, ma con una sfumatura meno violenta.
<< Quindi ... >> azzardo, << dobbiamo già muoverci o ... >>
<< Aspetta ... >> dice Suzuhara alzandosi sulle punte e guardando in direzione del wunder. << le vedo, stanno arrivando >>.
<< Chiiii? >> scivolo sulla vocale dopo aver visualizzato le due figure in avvicinamento. << Perchéééé ... Biondo? >> chiedo passando, nell'arco di due parole, dal lamento di un cavallo azzoppato al sibilo tagliente di un maniaco omicida.
<< Perché se aspettiamo te, passeranno intere ere geologiche; il Paparino non ci avrebbe pensato neanche tra un milione di anni e Orso ... beh, stasera dovremo lottare per tenerlo almeno in vita. E, comunque, chiamami Musashi! >>
<< Entro domani ... avrò il tuo scalpo, Biondo >> lo minaccio mentre lo stomaco lancia fitte che arrivano fino alle tempie.
<< Respira, Shinji! >> mi suggerisce Furia Buia, anche lui lontano dalla sua forma migliore.
 

Mi sa che dovresti farlo anche tu.

 
Me ne frego bellamente della missione; se mi trovassi fuori dalla visuale degli altri, fuggirei a gambe levate. Sono pervaso da una paura irrazionale. Non temo i suoi pugni anche perché, se avesse voluto, la volta scorsa mi avrebbe ucciso, non temo di litigare con lei o di subire un'altra badilata di insulti e accuse. Il fatto è che, come mi era accaduto nelle prime battute della nostra ultima, unica e drammatica conversazione, ho la testa completamente vuota.
<< Hai paura, eh? >> Musashi interrompe lo stand by della mia coscienza battendomi una mano sulla spalla. << Succede quando desideri qualcosa >>.
<< Se non desiderassi niente >> mi aggrappo ad un'intuizione dettata dall'angoscia, << allora non ci sarebbero problemi >>.
<< No! >> mi raggiunge il tono saldo del Paparino che si è, evidentemente, ripreso dal momento di confusione per assolvere al suo compito ed impedirmi di agire da vigliacco. << Se non hai il coraggio di desiderare, non otterrai mai niente. Vedrai che passeremo ... una bella serata >>.
Mi rincuora notare che neanche Asuka resta impassibile alla nostra e, penso, in particolare alla mia vista. Il suo passo diventa più incerto e piega leggermente il busto di lato portando al contempo le mani chiuse a pugno all'altezza del petto. Ci pensa Mari, toccandole la schiena, a rimetterla dritta. << Che diavolo ci fanno qui? >> domanda incazzata quando ci raggiunge.
<< Usciamo con loro >> risponde Sakura un po' seccata. << Makinami non te l'aveva detto? >>
La rossa non risponde, si limita a trapassare la collega con gli occhi.
<< Non sono l'unico a voler scuoiare qualcuno >> gongolo quasi ad ultrasuoni per non essere sentito.
<< Scusa, Principessa >> Mari esce la lingua, << me ne sono dimenticata  >>.
<< Io non ci penso ... >> parte la teutonica innestando la retromarcia.
<< Non essere noiosa! >> la blocca la gatta. << Ci serve una distrazione ogni tanto. Male che vada puoi usare uno di loro come sacco da boxe >> sorride centrandomi con un'occhiata maligna.
<< Bene! >> dà il via Musashi, inforcando il braccio del pilota con gli occhiali per allontanarla dalla collega. << Possiamo andare >>.
Io e Asuka probabilmente abbiamo formulato lo stesso pensiero: evitarci ad ogni costo.
Agendo rapidamente per impedire ad altre coppie di formarsi, raggiungiamo i nostri rispettivi obiettivi: Furia Buia e Sakura che, presi alla sprovvista, non riescono a smarcarsi in tempo.
Lasciamo passare il demone, che trascina Suzuhara dopo averle arpionato la mano con poca grazia, prima di avviarci anche noi verso il saloon dimenticandoci completamente di Ayanami, che non aveva letto in tempo i movimenti del gruppo, e di Orso, che non aveva letto niente.
<< Per favore, lasciami sedere accanto a Sakura >> imploro il Paparino sapendo che non mi proteggerà a lungo accampando l'abusata scusa che devo approfittarne per acquisire nuove, preziose, informazioni.
<< E dovrei passare io la serata con Asuka? >> il ciclope, come pensavo, sbarra tutte le vie di fuga. << Lo sai che io e lei non andiamo molto d'accordo >>.
<< Perché lei con me è dolce come il miele, vero? >>
<< Vuoi farmi passare una brutta serata? >>
<< Perché, della mia non te ne fotte niente? E' già in assetto di guerra, l'hai vista? >>
<< Andiamo, Sh ... Ragazzo, devi rilassarti ... non troppo, naturalmente. Considera che c'è Sakura con noi e lei è in grado di placare la sete di sangue del suo comandante. E poi, guardale, sono due ragazze molto carine; sembrano così innocue, così ... Solo questo ... sarebbe ... sufficiente ... >>.
<< ... Può ... ragione ... >> butto due parole nella speranza che abbiano senso, mentre le sirene del mio inconscio mi afferrano la testa e spalancano gli occhi per convogliare l'attenzione sui loro ... su di loro.
Asuka si blocca di colpo e noi con lei.
<< Cazzo >> penso, << deve aver capito che non ci serve guardarle a figura intera per dedurne ... la bellezza >>.
<< Facciamoli passare avanti! >> comanda all'amica prima di girarsi e ringhiare la sua aggressività per tenerci a distanza. << Non mi fido a dare ... le spalle a questi due pervertiti >>.
<< Lo sapevo >> mi dico, << ha avvertito la proiezione del nostro sguardo >>.
Incassiamo in silenzio e superiamo le due ragazze a capo chino.
<< Ma non sarà che Asuka ci legge nel pensiero? >> domando cautamente al Paparino dopo aver guadagnato qualche passo di vantaggio rispetto alle nostre più immediate inseguitrici.
<< No, è solo che hai guardato troppo e nella direzione sbagliata. L'avrà capito >>.
<< Certo, tu invece contavi le stelle >>.
<< Non so di che parli. Piuttosto non è carino guardare il culo delle ragazze in quel modo. Inoltre, pensavo fossi interessato solo ad Auka. Per colpa tua ha chiamato pervertito anche me >>.
<< Mi è caduto lo sguardo ... solo per un istante. E poi tu non sei stato da meno. Quindi, ti meriti l'insulto tanto quanto me >>.
<< Ma se stavi sbavando >> ribatte infastidito Furia Buia. << Non puoi sapere cosa stessi facendo >>.
<< E tu come fai a sapere che stavo sbavando? >> contrattacco con il fuoco, anche di rabbia, sulle guance. << Per tua informazione so bene che anche tu le stavi guardando in modo lascivo dal momento che sto imparando a concentrarmi anche davanti a lei. A proposito, non hai detto che Asuka non ti interessava? >>
<< Uffa, tu le stavi guadando in modo lascivo >> si infervora il cacciatore. << Io al massimo le ho ammirate. E poi, smettila di preoccuparti! Ti ricordo che ho a che fare con la tua Shikinami da più tempo di te. Se avessi voluto, me la sarei portata a letto già da un pezzo >>.
<< Nei tuoi sogni! >> urlo sporgendomi minacciosamente verso Furia Buia a cui adesso caverei anche l'occhio sano.
<< Ehm ... ragazzi, ragazzi! >> ci interrompe la voce di Sakura che accompagna il vocativo picchiettando con un dito sulla mia spalla. << Vi dispiacerebbe abbassare la voce >> chiede imbarazzata << quando parlate di certe cose ... anzi ... vi dispiacerebbe cambiare proprio argomento, per favore? >>
Ancora immortalati nella posa da pre combattimento di pochi istanti fa, ma solo perché pietrificati dalla vergogna, guardiamo senza profferire parola la piccola Sakura che, ora, mi appare più minuta di quanto ricordassi e l'esile pilota dai capelli rossi la cui aura malefica sfratterebbe anche i diavoli dall'inferno.
<< Che ... che ... >> ripete sotto shock  Furia Buia, << ... si vaaaaa? >>
<< Non davanti a noi. Non sono qui per vomitare ascoltando  ... voi >> gracchia la tsundere.
<< Neanche dietro >> rifletto ad alta voce.
<< Potremmo camminare affiancati >> suggerisce Sakura.
<< Si, possiamo procedere allineati >> rigurgita il Paparino che deve aver bruciato tanti anni fa il suo vocabolario in lingua "borghese".
<< Si >> provo ad aiutarlo, << intende dire che possiamo disporci in formazione >> Ma adesso parlo come lui?
<< E io che ho detto? >> si domanda perplessa Sakura guardando al contempo Asuka come se cercasse conferma.
<< E' deciso >> dichiara Furia Buia, che, ridestatosi dal sonno della mente, afferra con decisione il braccio di Sakura. << Mi sembra la soluzione più logica >> continua mentre sincronizza il passo con quello del sottufficiale.
E' stato così rapido da bruciare ogni possibilità di reazione mia e di Shikinami che restiamo, invece, fermi ad osservare la neo coppia che si allontana.
<< Ma che cavolo ... >> sbotto dando voce al pensiero di entrambi.
<< Non si è detto di camminare in quattro >> risponde ormai a distanza il Paparino.
<< Si, ma perché >> ti sei preso Sakura lasciandomi solo con ... lei?
 << Sono stato più veloce, non trova dottore? >>  spiega divertito e soddisfatto stringendo a sé Suzuhara..
<< Ehi non è giusto! >> si infiamma Asuka.
<< Che vuoi farci? >> di rimando Sakura che si volta, non so se per chiedere aiuto o, più probabilmente, per intimarci di accettare la nuova situazione.
<< Io non voglio avere a che fare con questo sgorbio >> dichiara inascoltata la rossa.
<< Neanche io ... voglio stare con lei >> grido, bloccando poi anche il respiro per resistere all'occhiataccia della ragazza al mio fianco. Forse, se resto immobile penserà che sia morto e non mi colpirà.
 << L'opposizione insegna la via dell'armonia >> le spalle del Paparino mi spiattellano, inopportune, un'altra perla di saggezza.
<< E ogni appoggio richiede una resistenza >> aggiunge Musashi mentre mi passa accanto.
Quando anche Orso, con al fianco Ayanami, ci supera, mi rendo conto che non ho mai avuto alcuna possibilità di decidere le sorti della serata. Che si tratti di un caso o di un piano ben studiato, mi tocca affrontare di nuovo la mia prova, resa più imbarazzante dalla constatazione che si svolgerà nel corso di una uscita di gruppo.
<< Andiamo! >> sibila Asuka che, dopo aver incrociato le braccia, si rassegna a seguire il resto del gruppo. << Andiamo! >> comanda con più cattiveria dopo aver notato che non le avevo ancora obbedito. Non vuole avermi al suo fianco, vuole soltanto evitare di avermi di nuovo alle sue spalle.
Questa volta, però, la precauzione è inutile, perché sono concentrato solo su di me, alla ricerca di buoni motivi per accettare ciò che non posso cambiare, ma soprattutto di una strategia che mi impedisca di giungere impreparato e con le idee confuse all'ennesimo appuntamento col destino. Sakura vorrebbe che io fossi onesto con Asuka, ma non è facile. Ciò che sto imparando a comprendere di me è in netto contrasto con quelle che credo siano le sue aspettative, ammesso che vi sia coerenza nel suo cuore. Io bramo il perdono e l'accettazione di Asuka. Forse è proprio questo desiderio che rende più forte l'attrazione che provo per lei; forse è anche per questo che voglio lei.
Sospiro per non smarrirmi nel mare aperto di sentimenti che non so gestire e vinco l'inerzia delle gambe per "dispormi in formazione" accanto ad Asuka.
Devo concentrarmi, il mio obiettivo è chiaro: acquisire informazioni su Soryu e valutare come interagisce con Shikinami. Le circostanze mi sono chiare: Asuka si è già posizionata, perciò qualunque cosa dica o faccia, a lei non andrà bene. Nello spettro delle possibilità di Shinji non c'è mossa a cui lei non sappia opporsi perché ha già deciso che non mi concederà ciò che chiedo. Se voglio vincere la partita, devo cambiare tattica.
I miei fratelli hanno detto che l'opposizione è motore del cambiamento? Bene, allora probabilmente è il caso che mi opponga anch'io a lei. Non potrà usare le sue tattiche contro uno Shinji che non cerca di avvicinarsi.
L'opposizione porta all'armonia? Bene, allora, forse proprio in questo modo riuscirò a capire come trovare l'armonia con quel demone. E se l'unico modo che abbiamo per conoscerci è resisterci a vicenda, allora sarò io a usarla come punto di appoggio.
<< Raggiungiamoli! >>  con le mani affondate nelle tasche, un andatura da strafottente e lo sguardo fisso davanti a me, adatto il tono a quello di Asuka. << Altrimenti, si fotteranno i posti migliori >> continuo senza fermarmi << e ci toccherà stare vicini >>.
Paghiamo l'esitazione iniziale perché i nostri "cuscinetti" umani si sono già sistemati occupando gli spazi lungo l'intero bancone, lati corti inclusi, lasciandoci soltanto due posti di fronte al grande specchio dove in genere stazionano il Biondo e Orso. Furia Buia conserva il suo angolo preferito mentre il mio trespolo è occupato da Sakura. Sul lato opposto Musashi ha appena usurpato il "trono" della Principessa al fianco della gatta. Alla nostra sinistra, più anonimi in quanto più silenziosi, si trovano l'omone, che muove nervosamente una gamba, e Ayanami che sembra preoccupata dello stato emotivo del suo cavaliere e mostra un'insolita, materna, tenerezza mentre cerca di calmarlo strofinandogli la mano sull'enorme braccio.
<< Che schifo! >> commenta Asuka sedendo sullo sgabello alla mia sinistra.
Guardo Furia Buia per fargli notare con lo sguardo che l'affermazione appartiene a Soryu. Stendo l'indice per indicare "uno", anche se inizio a credere che Shikinami abbia ormai fatto in parte suo il "verbo" di quell'altra Asuka.
Non rispondo solo perché ho lasciato correre troppi secondi e perché attaccarla in modo indiscriminato non mi porterebbe a niente. << Ho una missione da compiere >> continuo a ripetermi.
Tuttavia, tanto per farle capire che stasera la musica sarà diversa, appoggio la testa sulla mano, dopo aver piantato il gomito sul legno del bancone ruotando al contempo il busto affinché la Principessa potesse contemplare la nuca più del profilo.
Asuka, però, risponde con un'azione speculare volgendosi verso il Biondo e la sua Quattrocchi che, intanto, stanno già dimostrando a tutta la comitiva di comporre il duo più affiatato.
<< Ti sta bene quella camicia >> mi rivolgo a Sakura per non restarmene in silenzio e anche per distrarla dal Paparino.
<< Oh, grazie Shinji >> risponde con un pizzico di vanitosa modestia, << ma non è niente di ché ... >>
<< ... Potresti anche fare qualche complimento ad Asuka >> interviene Furia Buia.
 Non capisco se voglia impedirmi di fuggire o pretenda che non gli rompa le palle.
<< A parte il fatto che non l'accetterebbe ... >> dico.
<< E' vero >> conferma la Second continuando a guardare dall'altra parte.
<< ... Non vedo cosa potrei dire >> fingendo di non aver sentito, << visto che indossa ancora il suo ... costume da pilota >>.
<< E' una divisa, imbecille! >> la rossa si inalbera senza, però, alzare il volume. Smette di fissare i piccioncini o il finestrone laterale o qualunque altra stramaledetta cosa per riportare l'attenzione su di me.
Avverto le punte acuminate dei suoi occhi (quello umano e quello angelico) che mi trafiggono come un pollo allo spiedo e, opponendole i miei, ribatto con ostentato distacco: << non si direbbe >>.
<< Non mi sembra che tu ti sia messo in tiro >> replica perdendo parte del suo contegno.
<< Perché, come te, non ne sapevo niente, altrimenti anch'io ... >> avrei evitato?, me la sarei svignata? No, muoverebbe l'alfiere per darmi del vigliacco << avrei scelto di passare la serata in un altro modo >>.
<< Non credere che mi piaccia averti vicino >> dice mostrandomi un sorriso carico di rabbia pronta ad esplodere.
<< Paparino, facciamo a cambio? >> schernisco la provocazione per dimostrarle, senza accartocciarmi in uno scontro frontale, che la penso esattamente come lei.
<< Sono carini >> ride nervoso Furia Buia parlando con Sakura.
<< A me non sembra >> risponde la sorella di Toji osservando con una certa apprensione l'escalation della battaglia.
<< Non essere pessimista. Stanno cercando di ... di ... andare d'accordo >>.
<< Col cavolo! >> sbotta Asuka annichilendo i tentativi del ciclope di minimizzare il problema.
<< No, dico davvero. Facciamo a cambio? >> insisto pregando con gli occhi il Paparino come un lottatore di wrestling che offre la mano al compagno perché batta un colpo e salti dentro il ring.
 << Shinji, comprendo che in questo momento ti senta ... vi sentiate un po' a disagio >> inizia allungando metaforicamente la sua mano verso la mia, << ma voi siete stati i più lenti. Non è colpa nostra >> conclude chiudendo le dita a pugno e lasciando scoperto solo il dito medio.
<< Cerchiamo di divertirci >> ci esorta Sakura. << Questi momenti non capitano sempre ... Fatevi coraggio >> implora alla fine.
<< Quella parola non esiste nel suo vocabolario >> si insinua feroce Shikinami.
<< ... Oddio! >> esclamo sarcastico, dopo un'altra studiata pausa ... anche per recuperare dal colpo. << Questa proprio non me l'aspettavo >>.
<< Ehi, bamboccio >> ringhia a corta distanza. << Ti conviene non fare lo spiritoso. Se volessi ci metterei un secondo a farti a pezzi >>.
<< Cioè, intendi picchiarmi? >> ribatto senza cedere un centimetro di terreno.
<< Hai paura? >>
<< No, tengo conto dell'esperienza >> risputandole, ironico, una delle tante affermazioni con cui mi aveva sbriciolato l'ultima volta.
<< Non combatto con i più deboli >>.
<< Allora, visto che mi hai già colpito, non mi consideri un debole >>.
Il contrattacco va a segno ma non la stende. << Adesso te lo spiego in parole povere così che anche l'unico neurone che si aggira solitario nel tuo cervello possa comprendere. Se continui a fare lo splendido, farò a pezzi la tua fragile anima da poppante complessato. Ti conviene pregare che mi dimentichi della tua presenza. Hai tanti di quei punti deboli che ho solo l'imbarazzo della scelta >>.
 

E' solo terrorismo psicologico, resisti!

 
Però è brava!
 

In effetti.

 
Devo farle capire che non ho paura o sarà la prima di altre disfatte. Concentrati sul bersaglio, Shinji, poi prendi la mira e spara.
<< Vuol dire che, finalmente, hai aggiornato il menù degli insulti? Almeno sentirò qualcosa di nuovo >> paro l'affondo e rilancio per impedirle di pianificare nuove imboscate. << Tuttavia, non dovresti pensare a me così tanto, potrebbe distrarti da questioni più importanti. Io, per esempio, non ho voglia di perdere tempo con te >>.
<< Sei ancora deluso perché ti ho detto che non mi piaci >> neanche Asuka vuole perdere tempo e parte con una granata ad alto potenziale esplosivo mentre accompagna la notizia con un broncio da bambino in procinto di frignare, intendendo così rappresentare lo stato d'animo del suo Shinbamboccio dopo la frustrazione dei suoi sogni romantici.
<< Mi imita bene >> ammetto a me stesso. Un paio di secondi per confortare il fanciullo interiore, che ha preso a strillare come se gli avessero appena rubato il gelato, e: << non ti ho mai detto che mi piaci. Sei tu che l'hai dedotto. Forse >> continuo ordinandomi di non caricare l'accento sull'ultima parte della risposta, << è quello che vuoi vedere tu >>.
 Restiamo uno di fronte all'altra in silenzio e a distanza di respiro, fissandoci, immobili e tesi, come due rapinatori di banche che, per non spartirsi il malloppo, si sono dati appuntamento all'ok corral. Mi sforzo di mantenere un'espressione imperturbabile qualunque cosa accada, controllando a stento la tentazione di lanciare sul piatto anche solo l'ipotesi di un ghigno, perché so perfettamente che basterebbe la contrazione di un singolo muscolo per tradire la mia agitazione e farle partire un altro cazzotto.
Usciamo dal collo d'imbuto dentro il quale ci eravamo incastrati quando, grazie ad uno starnuto che Sakura non era riuscita a trattenere, notiamo che intorno a noi è solo silenzio. Ispezioniamo la sala, prima incuriositi, poi imbarazzati, dopo aver constatato che tutti gli occhi sono puntati su di noi. La sfida stile western aveva catalizzato l'attenzione di un vasto pubblico in attesa, col fiato sospeso, che il dramma avesse luogo.
Come automi perfettamente, anche se involontariamente, sincronizzati, io e Asuka scegliamo, pertanto, di assumere una posa più composta e distaccata appoggiando le braccia sul bancone ed evitando di incrociare i nostri sguardi attraverso il riflesso dello specchio formato maxischermo posto davanti a noi.
<< Perché avete smesso, mi stava piacendo? >> si lamenta Mari.
<< Forse è meglio ordinare >> il Paparino cerca di afferrare il timone impazzito della barca.
<< Ho già parlato con Mami >> lo rassicura Musashi. << Niente è stato lasciato al caso >>.
<< Stronzo! >> sputiamo a bassa voce io e Shikinami.
<< Uniti contro un comune nemico. Questa si che è armonia >> scherza ad alta voce Furia Buia che, però, abortisce subito una risata chiassosa dopo aver compreso che nessuno lo avrebbe seguito. << Che palle! >> sbuffa fuori dai denti.
<< Ecco a voi! >> annuncia l'oste che, emergendo in tutta la sua imponenza dalla porticina che dalla cucina immette nel vano principale, inizia a servirci. Dietro di lei il vecchio, in versione aiutante cameriere, fa capolino con la sua costituzione meno ingombrante.
<< Che ci fai qui? >> domanda il Paparino. << Vuoi controllare anche tu Ragazzo? >>.
<< Veramente,volevo controllare voi >>.
<< Abbiamo tutto sotto controllo >> proclama con sicurezza il Biondo.
<< Appunto >> lo spegne il vecchio.
<< Dammi ancora un paio di minuti, tesoro >> dice il donnone rivolgendosi ad Asuka con una dolcezza che non aveva mai mostrato. << Ti ho preparato una bistecca ai ferri, come piace a te >>.
<< Grazie >> risponde laconica e con il suo tono altezzoso che mi manda ai matti.
<< Guarda che è stata gentile >> la rimprovero. << Potresti anche far finta di provare emozioni, invece di trattare gli altri come degli insetti >>.
<< Non parlarle così, Ragazzo! >> intima Mami sorprendendo me e bloccando sul nascere la reazione di Shikinami. << C'è altra roba che sto cucinando ... anche per te >> mi avverte ricordandomi così che fino a neanche un mese fa non era sempre igienico mangiare quello che mi preparava.
 << Così impari! >> infierisce Asuka quando la padrona di casa si è ormai ritirata nella sua "officina".
<< Se non altro non fingi di essere ciò che non sei >>.
 Non finge di essere ciò che non è. Come ho potuto pensarlo? Non sono parole mie.
 

Sono anche le tue, ma mi hai dato la possibilità di suggerirtele.

 
Perché? A che mi serve?

 

Fa' il confronto!

 
Shikinami è sempre stata così: distaccata, fredda, con l'andatura fiera e il mento alzato di un sovrano che ammira i sudditi dall'alto del balcone della reggia. E' sempre stata aggressiva, eppure controllata, più matura dei suoi tredici anni. Ha sempre avuto quell'aria incazzata e ... triste.
Soryu ... lei fingeva, lei fingeva di essere un'altra persona con tutti, perché non vedessero la sua debolezza, per non ammettere la sua fragilità. Con me, invece, era ... anche lei era una bambina come quando invocò la madre nel sonno mentre era distesa nel mio letto. Si, ricordo anche questo. Lei era fuori controllo quando eravamo soli, era capricciosa, prepotente, scortese, era il suo vero volto, quello incoerente che mostrava a pochi. Proprio come faceva Misato. Con me le sue contraddizioni erano esposte alla luce del sole. Mi ha sempre mostrato una parte di sé, la più impresentabile in quanto più dolorosa ... Io non ci ho mai pensato, non ho mai compreso, nonostante gli indizi, che dietro la sua sicurezza nascondesse paura.
 
Tu non puoi capirmi!
Come faccio a capirti se non mi dici mai niente?
 
Mi aggrediva per difendersi proprio perché mi aveva permesso di avvicinarmi abbastanza da poterla scoprire. Ma io guardavo solo me ... Voleva che la capissi, ma mi spiazzava con i suoi messaggi contrastanti perché non si fidava neanche di me, non si fidava di nessuno. Fuggiva proprio come me.
Anche Shikinami fuggiva. Lei ha sempre rifiutato tutti perché aveva paura degli altri e preferiva corteggiare la solitudine solo per tenersela amica. Lei non ha mai finto neanche con me, si sforzava di non perdere mai il controllo ... << Lei non fingeva mai, non fingeva mai >> ripeto, incosciente del fatto che la mia lingua sta trasportando i pensieri oltre me.
<< Cos'è, bamboccio, ti si è incantato il disco? >> Asuka con la sua battuta mi fa precipitare nuovamente nel mondo dei vivi.
<< Abbiamo capito che non fingeva >> Paparino questa volta decide di salire scorrettamente sul ring e di distrarre l'avversario per darmi la possibilità di riprendere fiato ... e perché deve aver capito.
Stendo indice e medio della mano destra affinché possa leggervi: "due".
<< Che cosa hai capito, Shinji Kun? >> domanda Mari che, chiamandomi per nome, mi fa venire i brividi.  Poteva prendermi in giro e, invece, mi indaga come se anche lei sapesse ... No, non può essere. Respira, Shinji!
<< Shikinami è sempre stata fredda e distaccata, esattamente come immagino la conosciate voi >> affermo senza pause fingendo di non essermi mai assentato. Afferro le bacchette e le pianto sul bancone come due colonne per appoggiarvi sopra il mento.
<< Fai bene a prendere le distanze da me. Non sei più autorizzato a chiamarmi Asuka >> reagisce il pilota che, però, blocca l'offensiva, forse intuendo che l'affermazione non era consona ad una guerriera navigata come lei.
<< Strano >> commenta perplessa la gatta lanciandosi nella mischia. << Con me la Principessa è sempre stata calorosa e passionale >>.
Per poco non mi impalo le narici perdendo l'appoggio delle bacchette, mentre il Biondo tossisce anche l'anima per liberare le vie aree dal boccone che ha inghiottito male.
<< Ma che ... che diavolo  ... >> impreca Asuka che, incredula di essere stata colpita alle spalle proprio dall'unico nemico che non aveva considerato, allarga il suo raggio d'azione per registrare le reazioni di tutti. << Che hai da guardare, bamboccio? >> grida più rossa di quando entrò nella cucina della signorina Misato completamente nuda. Evidentemente dalla circonferenza è passata al ... centro.
<< Perché te la prendi solo con me? >> mi lamento come un ragazzino annullando tutti i miei sforzi di mostrarmi calmo e maturo.
<< Lo so cos'hai pensato! >> mi accusa con occhio e denti che, dal canto loro, sibilano implicitamente: << confessa! >>
<< Tutti lo abbiamo pensato >> purtroppo confesso.
<< Non è vero >> mette le mani avanti Furia Buia. << Noi non abbiamo pensato niente di male >> cercando e ottenendo immediatamente una conferma non verbale dagli altri. << Non credevo avessi simili pregiudizi. Mi deludi! Dovresti saperlo >> sbircia verso il pilota e allarga la bocca per contenervi un sorriso che spruzza vendetta << che l'amore giustifica se stesso e non tiene conto del genere >>.
<< Idiota!!! >> ruggisce Asuka che si avventa sul bancone con tanta foga che per un attimo temo (e spero) voglia salirci sopra per piazzare un calcione in faccia al Paparino. << Diglielo, Quattrocchi, che ha frainteso! >>
<< Ho detto solo la verità >> simula innocenza la collega.
<< Che avete da gridare?! >> Mami rientra in scena con in mano la cena destinata alla Principessa. << Tieni, tesoro >>.
<< Grazie. Scusa, ho gridato io >> risponde il tesoro questa volta con voce quasi supplicante e gli occhi fissi sulla carne appena servita.
<< Che le avete detto per farla arrabbiare? >> grida l'oste che parla al plurale ma guarda al singolare ... a me.
 

E basta!

 
<< Perché deve essere per forza colpa mia? >>, per qualunque cosa poi.
<< Stavolta, Ragazzo è innocente >> mi difende il Paparino.
<< Già è stata la mia gatta >> precisa Musashi.  << Ha confessato a tutti di avere una relazione segreta con la ... con lei, insomma >>.
<< La faccenda si complica >> sbuffa la donna, la cui perplessità si riassume in velocissimo scatto delle sopracciglia. << Sono quindici anni che non guardo una soap opera e non voglio riprendere il vizio. Perciò, vi porto un'altra bottiglia >>.
<< Facciamo tre >> suggerisce il Biondo.
<< A proposito di bottiglie, che ne dite >> propone Furia Buia, << se apriamo quella di whisky e la vuotiamo prima che venga usata come arma? >>
<< Ottima idea! >> concorda il Biondo.
<< Per Orso va bene >> conferma Ayanami che risponde in nome e per conto del suo protetto.
<< Ci sto >> dico. Tanto anch'io so bere.
<< Io non bevo alcolici >> confessa Sakura.
<< Neanche io >> dai banchi dell'opposizione pure Asuka vota "no".
<< Io si >> dice Mari, << ma non mi fido. Potrebbe essere avvelenato. Perciò è meglio che proviate prima voi >>.
<< Anche io? >> domanda Musashi. << E se fosse davvero avvelenato? >>
<< Allora dovresti bere per primo >> risponde fissandolo, severa, dritto negli occhi. Solo quando sulla faccia del suo amante iniziano a diventare visibili i primi segni della delusione, rivela lo scherzo e si fa perdonare con un bacio breve ma appassionato.
<< L'avete sentita? >> grida orgoglioso il cacciatore da copertina. << Il primo sorso è mio >>.
<< Non così in fretta >> lo ferma Furia Buia. << Il diritto a morire per primo te lo devi conquistare. Chi vuole rischiare? >> alzando la mano, subito seguito dall'altro candidato.
Sono convinto che non ci sia niente da temere, perciò alzo la mano anch'io.
<< Siamo in quattro >> conclude Musashi constatando che Orso non ha avuto problemi almeno a muovere volontariamente il braccio. << Vedo che ancora respiri, omone >>.
<< Allora, come decidiamo >> chiedo << chi sarà il primo? >>
<< Perché ognuno di voi non racconta la sua fantasia erotica più nascosta? >> propone ovviamente la Quattrocchi.
<< Makinami! >> sbotta Sakura smorzando l'entusiasmo di Furia Buia e del Biondo che, invece, sembravano pronti a gustare la succulenta occasione di aggiungere un altro po' di casini alla serata. << Non è il caso di essere così ... invadenti >>.
<< Già e poi chi se ne frega delle fantasie di questi depravati >> Asuka porta avanti la cavalleria per difendere la posizione di Suzuhara, << considerato che riguarderanno sicuramente noi >>.
<< Hai ragione >> rafforza il concetto la sorella di Toji che rossa in volto, rivolgendosi al Paparino, domanda: << non è vero? >>.
Furia Buia nasconde la delusione scuotendo affannosamente la testa in senso affermativo. << Sono d'accordo ... solo sulla bocciatura della proposta di Quattrocchi, naturalmente ... non anche sul fatto che ... vi pensiamo ... cioè ... Allora >> grida alla platea battendo contemporaneamente un pugno sul bancone, << i candidati sveleranno il loro sogno, non erotico, più nascosto. Chi riceverà più voti dalla giuria avrà il diritto di rischiare la vita assaggiando per primo questa delizia >> indicando il premio.
Dallo sguardo complice che lancia al Biondo intuisco che sarà una farsa. I nostri sogni sono troppo personali per essere svelati solo per un cicchetto e troppo dolorosi per condividerli durante una serata che probabilmente rimarrà una parentesi unica nella nostra vita.
<< Comincio io, l'ultimo arrivato >> mi candido con finta austerità. << Il mio sogno più nascosto è: tornare a scuola >>.
<< Che scemenza! >> commenta acida Asuka che o non ha capito la battuta o non gliene importa e mi attacca per partito preso
<< No no >> obietta Furia Buia reggendomi il gioco. << Le sue argomentazioni implicite sono piuttosto valide >>.
<< E il tuo, scimmione? >> replica Asuka.
<< Il mio è ... la pace nel mondo, piccola ... grandissima ... Principessa >>.
<< Mi spiace, fratello >> contrattacca Musashi. << il concorso di Miss Mondo lo vinco io, perché il mio sogno è: portare amore ovunque >>.
<< Tu vuoi solo crearti un harem >> simulo di stanarlo.
<< E' un modo per portare amore. Chi siete per giudicare i miei metodi? >>
<< Accidenti! >> esclama il Paparino portando simil contrito una mano a sostenere la fronte come se si sentisse davvero sconfitto. << Mi sa che ha vinto lui! >>
<< Scemi! >> brontola Sakura che anticipa sulla linea del traguardo il suo comandante.
<< Datemi qua! A me l'elisir >> esulta il Biondo.
<< Forza, di' quello che hai confidato a me! >> sentiamo la voce di Ayanami che incita Orso a parlare.
L'intromissione della First congela i nostri pensieri e, forse, l'intero pianeta perché preannuncia uno storico passo del cacciatore timido: sta per parlare ... in presenza di Sakura.
In silenzio, emozionati come genitori che attendono di sentire la prima parola del figlio, guardiamo il bestione che suda e provoca micro movimenti tellurici con quella gamba che non ha mai smesso di tremare.
<< Io ... >> ecco il primo suono articolato del poppante da oltre cento chili << io ... sogno di ... lamentarmi di mia moglie >> confessa stringendosi le mani e guardando davanti a sé, sostenuto da Ayanami che ha preso a massaggiargli la schiena.
<< Che significa? >> Furia Buia lo incita a continuare compensando l'eco secco della domanda con un tono quasi paterno. E' chiaro, a lui come a noi, che l'armadio vuole rivelare la sua vera fantasia.
<< Ecco ... sogno di vivere in una città normale >> risponde impacciato, << di fare una lavoro normale. Sogno di stare a casa tutto il fine settimana  e di non avere niente da fare, se non mangiare e dormire ... dare una ripassata a mia moglie >> ride con il viso color pomodoro. << Sogno che mia moglie mi voglia preparare un dolce e che mi costringa a scendere di casa ... più volte per andarle a comprare gli ingredienti che le mancano. Sogno di incontrarvi il lunedì successivo, in ufficio o al bar e di lamentarmi davanti ad un caffè caldo >> stringendo il boccale con entrambe le mani << perché mia moglie è stata ... snervante >>.
<< Perché sogni proprio questo?>> domanda Sakura che non si accorge dei nostri tentativi di bloccarla.
<< Perché ... >> tagliando a straccetti ogni nostra convinzione, Orso osa rispondere alla causa diretta della sua afasia.
<< Solo i sogni >> rifletto, << sono più forti della paura >>.
<< Perché ... >> ripete evitando di incrociare lo sguardo di chiunque << vorrebbe dire che non va male. Se il mio problema fosse ... essere costretto ad uscire di sabato per andare al supermercato, allora vorrebbe dire che ... non devo aver paura di essere ucciso o di uccidere. E se posso lamentarmi di mia moglie, solo perché vuole preparare un dolce ... che sicuramente mangerò solo io, allora ... allora vuol dire che sto con una persona che mi vuole bene. Ecco ... lo so che è poco ... >>
<< A me piace! >> confessa dopo un po' Furia Buia che, visibilmente commosso, prova a rischiarare la voce. << Vorrei esserci anch'io ... Magari la settimana dopo potrei raccontarti di quanto sia snervante la mia >>.
<< Anche a me ... piacerebbe lamentarmi di tua moglie >> prova inutilmente a scherzare il Biondo che con gli occhi lucidi non riesce a stabilizzare la sua tipica espressione derisoria. << Che cavolo! >> sbuffa. << Per colpa di tua moglie e della sua insana passione per le torte, ho perso la partita >>.
<< Che dolce! >> esclama Sakura.
<< Piace anche a me >> mi lascio sfuggire sovrappensiero.
 
Ho cercato di proiettarmi nella vita desiderata da Orso e, purtroppo per me, le mie fatiche sono state premiate. Assistere a quell'eden nella mia testa è stato come toccare una vetta inarrivabile, un 'esperienza di altezza che rende solo più rovinosa la caduta, perché un sogno simile non potrà avverarsi. Né lui, né i miei fratelli, né tutte le persone in questo locale potranno viverlo ... soprattutto a causa mia.
Ma non è soltanto questo a ferirmi quanto la coscienza che una tale possibilità l'ho tolta anche a me. Certo, probabilmente, data la piega storta che da subito aveva preso la mia vita, non credo che sarei riuscito a conquistarmi un'oasi di serenità anche solo paragonabile al miraggio che ho di fronte, ma io ho fatto la mia parte per rendere l'impresa irrealizzabile.
 
<< Che sogno ... noioso! >>
La voce di Asuka rompe l'unione tra noi (o tra alcuni di noi), ma anche la deriva depressiva che stava prendendo piede. Con uno scatto un po' vezzoso della mano e della testa, libera il braccio dai capelli che vi si erano coricati e mostra il muso lungo e annoiato di chi non vuole sprecarsi a (o teme di) considerare certe sciocchezze. Chissà se ora si sta difendendo, chissà se anche lei fa di questi sogni!?
<< Non è carino, Asuka >> la rimprovera Sakura.
<< E' vero >> le dà man forte Furia Buia. << Ti lamenti che siamo vuoti e stupidi e poi reagisci in questo modo a delle parole così sincere. Non credevo che potessi ... fingere ... fino a questo punto >>.
<< Ma no >> stoppo la replica. << Si è solo appiattita sullo stereotipo della tsundere. Le serve per coprire la sua vulnerabilità >>.
Non volevo prenderla in giro, né offenderla o provocarla. Sono ancora in caduta libera e, insieme a me, precipitano anche tante lenti con cui fino ad oggi avevo osservato il mio mondo. Uno dei tanti problemi che ho con Asuka è proprio questo: ho visto in lei le mie colpe, il mio acerbo desiderio e i lamenti di un altro Shinji, anche lui derubato dei suoi sogni. Se non si trattasse di me, direi che non è innaturale confondersi tra questi riflessi, ma il nocciolo della questione è che non ho mai pensato che lei fosse semplicemente Asuka.
Credo abbia fatto bene a tirarmi quel pugno.
<< Cosa dovrei fare, mettermi a piangere? >> sbotta la rossa ovviamente puntando le armi cariche sul suo bersaglio preferito. << Invece di distrarre l'attenzione e sforzare inutilmente il tuo cervello a delineare il mio profilo, come se veramente sapessi chi sono, perché non dici al tuo profondo fratellone di chi è la colpa se il suo sogno  non potrà realizzarsi? >>
Non serve a niente distribuire la percentuale delle colpe, finirei per commettere sempre lo stesso errore; mi limito solo a registrare la provocazione di Shikinami perché anche in quelle parole si nasconde un pezzo dell'Asuka del mio passato; ora, però, ho qualcosa di più importante da fare.
Mi sporgo verso il bancone e cerco di guardare negli occhi il cacciatore con la barba aggirando l'ostacolo di Asuka che intralcia la visuale con la sua espressione inferocita e i suoi capelli vaporosi.
<< Perdonami, Orso. Io ... >> mi blocco perché ho sentito dentro di me il rumore di un oggetto che va in frantumi, come se avessi spezzato un sigillo.
Chiedere perdono è ammettere ad alta voce l'offesa. Ho già chiesto scusa a Shikinami[2], sebbene in modo grossolano, perché temevo e temo ancora di dover conquistare il suo favore; ma non ai miei fratelli. Ho sempre dato per scontato che non ce ne fosse bisogno proprio perché mi avevano accettato.
Mi sembra di sentire l'eco di una voce lontana, che assomiglia alla mia e che implora: perdonami, Shinji!
Orso riprende a muovere la gamba e mi fissa come se mi pregasse di restituirgli ciò che gli ho tolto, poi si rilassa e, inforcando la maschera del burbero plantigrado, scuotendo una mano, risponde: << non fa niente, Ragazzo. Non fartene un problema. Tanto anche la vita di prima probabilmente faceva schifo >>.
La tensione di quegli attimi, che si era accumulata nei miei occhi, scava una piccola breccia e, goccia dopo goccia, si fa strada senza fare casini;  la vista mi si annebbia di colpo.
No, non sto per piangere e singhiozzare come un bambino; anzi, mi sento  leggero perché mio fratello mi ha appena perdonato, proprio come gli altri, senza che facessi niente di importante per meritarlo. Loro mi accettano sulla parola a differenza di Asuka che ora torna ad occupare il centro della mia scena.
A lei non piace uno Shinji che piange, non le è mai piaciuto, anche in quell'altra vita. Quasi certamente, lei non mi perdonerebbe nemmeno se davvero riuscissi a riportare tutto a com'era quattordici anni fa; lei mi vedrà con le sue lenti distorte e rifletterà sempre, come monito a tutti, l'immagine di ciò che ho provocato. E io non posso farci niente, posso solo rassegnarmi sperando che sia sufficiente. Le ho fatto del male perché non avevo potere su me stesso; dovrò  voltarle di nuovo le spalle per non dare potere a lei. Perdonami, Asuka!
<< Il bambino si è commosso >> prova a infierire con infantile cattiveria avvicinando, a mo' di sfida, il suo viso al mio.
Le è bastato un secondo per perdere fiducia e ritirarsi, creando nuova luce tra me e lei; le è bastato guardarmi negli occhi che non hanno più smesso di osservarla, senza odio, senza timore, senza colpa. Non credevo fosse possibile, ma per la prima volta i suoi insulti non mi fanno alcun male, il suo giudizio non mi fa male. Ho compreso: io sono davvero uno stupido! Io ho sbagliato tutto!
Aveva ragione Furia Buia: è il problema stesso che suggerisce la soluzione. L'opposizione muta in armonia solo se cambia la sua stessa natura. Io non ho compiuto un solo passo in avanti.
Comportandomi come ho fatto stasera, ho solo protetto me stesso nascondendomi dietro la stupida illusione di poter spezzare soltanto in questa maniera l'incantesimo che ci tiene prigionieri.
Opponendo muro a muro ho solo perpetuato, cambiando l'ordine degli ingredienti, la stessa ricetta che mi ha tenuto lontano da lei e che mi ha permesso di restare ignorante, un bambino che non vuole proprio imparare a prendersi cura di sé; agendo in tal modo ho continuato ad escludere la possibilità che la soluzione potesse essere davanti ai miei occhi, come appunto fare un semplice passo.
La distanza che mi separa da Asuka rimanda alla divisione che lacera l'intera esistenza di Shinji.
Non è lei la mia resistenza, sono io che mi sforzo di essere la sua pur di mantenere il contatto e, così facendo, le offro un punto d'appoggio per giustificare le sue convinzioni. Se non voglio che si posizioni, non c'è alcuna strategia che valga la pena adottare, devo allontanarmi dal campo di battaglia, devo spezzarmi come gli assi del ponte per farla precipitare.
Tuttavia, accettando che lei sia divisa esattamente come me, riesco a superare, aggirandolo, il muro della mia colpa che inquina la sua immagine, della paura di essere abbandonati e del bisogno di essere amati.
Ero così interessato al giudizio di Asuka, e alle interazioni tra le due coscienze che la formano, che non mi sono mai preoccupato di accettarla per quella che è. E, per la prima volta, sono felice che davanti a me ci sia solo Asuka, la ragazza che avrei potuto conoscere. Poco importa se il suo nome nasconde un conflitto tra universi costantemente in guerra con i miei.
 
<< Cosa ti è preso, Shinbamboccio? >> spara dopo aver fortificato le difese con il collaudato incrocio delle braccia al petto. << Hai perso la lingua? Non c'è niente che vorresti dire? >>
Devo trattenermi dal ridere quando la mia mente mi scodella la risposta perfetta, non solo perché sincera ma anche perché per me e per l'altro Shinji sarà sempre e solo la risposta di Asuka, quella che più conosciamo e temiamo: << NO! >>
Shikinami sgrana l'occhio destro e, ne sono convinto, anche l'altro mentre fatica a mantenere il controllo della sua postura da testimone ostile. << Perché hai paura di me, vero? >> prova a reagire. La mia  Asuka è così orgogliosa che non capisce quando una battaglia è finita. << Beh, puoi stare tranqui ... >>
<< Si, è così! >> taglio corto girandomi rapidamente in direzione dell'enorme specchio. << Continua pure a darmi addosso. Ad essere sinceri inizia a piacermi. Devo essere un masochista >> sorrido incontrando di nascosto gli sguardi complici dei tre cacciatori. << Però, se non ti dispiace, intanto inizio mangiare. Ho una fame >> dico prima addentare un pezzo di carne.
<< Tu non mangi la tua bistecca? >> le domando dopo un po' approfittando della confusione ben visibile sul suo viso e di un silenzio prolungato. << Se non la vuoi, visto che l'ha preparata Mami ed è un peccato sprecarla, posso mangiarla io >>.
<< ... Mangia pure fino a scoppiare! >> sibila velenosa squadrandomi dalla testa ai piedi forse cercando il suo bell'addormentato Shinji. Non deve averlo trovato perché pone fine alla sua serata con uno speciale saluto rivolto solo a  me: << Bastardo! >>
<< Asuka >> grida Suzuhara alzandosi dalla sedia, prontamente bloccata da Furia Buia. Sull'altro lato del bancone tocca a Musashi frustrare i tentativi della gatta di seguire la Principessa.
<< Perché non la segui? >> mi incita il Paparino con un'espressione che non lascia dubbi: dice sul serio.
<< Già dovresti assumerti le tue responsabilità >> ridacchia Mari che, per la verità, non si era dannata troppo per abbandonare la compagnia. Le sue parole mi provocano irritazione perché le ha pronunciate lei e perché le ho già sentite.
<< Shinji >> insiste Furia Buia.
<< Si, si > sbuffo. << Ho capito >>. La mia missione è acquisire informazioni sul mio passato tramite il suo. Vorrei solo che ...
<< No >> replica mostrandomi disappunto e comprensione allo stesso tempo. << Non hai capito, invece. Ti sei dimenticato che la nostra aspettativa di vita è bassa? Come ti sentiresti se sapessi che chiederle di vuotare il suo piatto è stata l'ultima frase che le hai rivolto? >>
<< E cosa dovrei dirle? Questa volta non mi sento in colpa. Per tutto il resto, non serve a niente chiedere ... >>
<< Perché non le dici la verità? >> consiglia Sakura.
<< Così le dimostri che sei cambiato >> Orso vince un altro round contro la propensione al mutismo selettivo e si accoda al medico.
<< Non piace a me >> dico alzandomi lentamente dallo sgabello. << Figuriamoci a lei >>. Fa male spezzarsi per fare la cosa giusta. E' come pugnalarsi al cuore!
 
 
La raggiungo in strada a pochi metri dal locale. Se n'era andata a passo spedito, ma, raggiunta l'uscita e lontano dai nostri occhi, si era fermata con il viso rivolto in direzione della sua  ... casa. Ora stringe le mani a pugno, battendole ritmicamente sui fianchi.
La chiarezza di poco fa, dettata dalla rassegnazione ad una verità orribilmente chiara, ora che sono di nuovo vicino a lei trema come la fiamma di una candela esposta al vento. Stilo l'elenco di tutti i buoni motivi per non dirle ciò che devo, perché dopo non potrei tornare indietro.
Se le mie parole fossero forbici abbastanza affilate, sento che potrei recidere per sempre quella corda marcia che ci unisce da ... dalla notte dei tempi. E proprio ciò che mi sembrava come sano e desiderabile, ora mi spaventa.
Chissà se anche lei ha paura di perdere il suo fantasma?
<< Asuka >> pronuncio con cautela.
<< Sei la cosa peggiore che potesse capitarmi. Vorrei che tu non ci fossi >> mi dice senza voltarsi, scuotendo le spalle ad ogni parola.
<< L'ho già sentito >> le dico a bassa voce tenendo a bada una nausea improvvisa provocata dalla puzza di salsedine e putridume che mi assale accompagnando il ricordo di quelle sentenze. << Deve avermelo detto una vecchia amica. Si chiama Soryu, la conosci? >>
Quel nome ha il potere di farla girare. Mi mostra il suo occhio gonfio e l'azzurro dell'iride ovattato da lacrime che non cadranno. Non piangerà mai davanti a me; credo di aver preso anch'io un'abitudine simile in sua presenza.
Mi appare chiaro che, in qualche modo, sappia di cosa parlo, perciò la questione non è se, ma quanto debba sforzarsi, come me, di decifrare e contenere l'irruzione di un'altra vita e la voce di un'altra se stessa.
<< Cosa vuoi? >> sbraita con un tono tutt'altro che limpido. << Sei venuto a dirmi di nuovo che ti dispiace?  Beh, fa' in fretta, allora! >>
<< Non ti dirò ... che mi dispiace >> rispondo ancora insicuro mentre provo a scaricare un po' di stress stendendo e chiudendo la mano destra. << Anche se, forse, penso che avrei dovuto dirtelo più spesso >>.
Sorpresa, forse (mi piace credere) addirittura delusa, assottiglia lo sguardo come se non fosse sicura della mia identità. << Allora che vuoi? Vuoi che torni dentro con te? Scordatelo! Io non ... >>
<< Non voglio che torni! >> le dico questa volta senza incertezza e così a bruciapelo da cogliere in controtempo anche me.
<< Ma che ... che significa? >> 
 Avanti, Shinji, non essere vigliacco, dille ciò che hai capito! Forse, non potrai mai rimettere a posto ciò che si è rotto, ma almeno lei ha diritto ad un po' di onestà. Quindi, ...
 
Prendi la mira!

 

Inquadra il bersaglio!


Spara!

 
<< Non so cosa tu voglia, Asuka >> inizio lentamente. << Non so più neanche se tu sappia cosa vuoi veramente ... e forse, anche se me lo dicessi >> cedo per un istante ad una risata nervosa, << non lo capirei. Decidi tu, se puoi ... tollerare o meno la mia presenza. Non voglio più chiedermi se ho anche solo una speranza di farti cambiare idea ... su di me. Non cercherò di convincerti, perché, anche se ci riuscissi, tutti gli sbagli che ho commesso mi rimarranno ugualmente addosso, saranno un enorme peso che condizionerà il resto della mia vita. Devo rassegnarmi alla mia condizione perché, semplicemente, non ho scelta. Eppure, nonostante tutto, vorrei tanto illudermi di poter essere un giorno veramente felice, anche se mi suona male che la fortuna possa amarmi fino a questo punto. Succede quando non ti è mai capitato ... Ma non è importante, Asuka. Quello che conta è che con questa "macchia" dovrò fare sempre i conti. Io cercherò di rimediare, ma non come vuoi tu, come vogliono Kaji e la signorina Misato ... forse neanche come sperano i miei fratelli. Troverò il mio modo ... >>
<< Basta! >> mi interrompe Asuka. Vedo la sua paura che è la mia. << Così ci farai ... >>
<< ... sapendo >> continuo senza curarmi delle sue obiezioni, seguendo il filo di un ragionamento che si dipana facilmente come se da tempo attendesse di uscire alla luce del giorno. Anche l'Altro Shinji deve aver detto parole come queste alla sua Asuka. << ... Sapendo che a molti non andrà bene, te compresa, che sarò sempre giudicato, che sarò accompagnato dalla sfiducia e che non smetterò mai di avere dubbi, proprio perché ho già sbagliato; sapendo che tutto il male che mi imputate non è paragonabile alla condanna che ho già emesso contro di me. Ma preferisco questa consapevolezza, che mi fa male più del tuo odio e dell'odio della gente, perché ora sono certo di poter fare qualcosa. Almeno, non passerò gli anni o i giorni che mi restano a piangere come il bamboccio rannicchiato in posizione fetale che hai salvato dall'entryplug o con la schiena appoggiata ad un'anonima parete di cemento >>.
<< Stai solo fuggendo, Shinji >> risponde la rossa che, però, non sembra crederci davvero; anzi, sembra sperarci.
<< No, è esattamente il contrario. Subire la vostra punizione e convincermi così che esisto solo perché voi mi riconoscete come il cattivo della vostra storia ... questa è la soluzione più comoda, anche per te. Io, invece, accetto il peso delle conseguenze, accetto il fatto che non posso cambiare il mio passato e neanche la mente degli altri e non posso più preoccuparmene. Credimi, urta ogni fibra morale del mio essere; anzi, urtava perché ... mi mancavi ancora tu >>.
<< Cosa c'entro io? Non vorrai addossarmi la colpa della tua infelicità? Io ...  >>
<< E' vero >> questo non è un dialogo. Devi solo ascoltare, << tu mi piaci! Quando ci siamo conosciuti trovavo che fossi molto carina, eri interessante nonostante, o forse proprio per, il tuo pessimo carattere... ma niente di più. Invece ora, ... chissà, magari è perché a volte ho la sensazione di conoscere  solo te oppure si tratta solo un mix di ormoni e senso di colpa ... >> sorrido fiaccamente. << Sta di fatto che il male che ti ho procurato mi pesa più di ogni altra cosa e trovare un modo perché tu smetta di odiarmi, non so per quale ragione, mi appare come l'unica ... "missione" che abbia veramente un senso. Eppure ... >>
<< E non ti ... disgusta >> quasi sputa l'ultima parola << un simile pensiero? E i tuoi fratelli, allora? >>
<< Per me loro sono importanti ... e non solo loro. E' proprio grazie ai miei fratelli che ora posso dirti almeno la verità. E cioè che è così e basta! Non ho una spiegazione, ma non posso negare che in questi mesi strapparti via l'odio e la sfiducia che provi nei miei confronti sia stato il mio chiodo fisso. Devo ringraziarti perché, se non ci fossi stata tu, non sarei mai riuscito a cambiare o, meglio non continuerei a provarci. Ma adesso ... >> mi fermo prima dell'ultimo passo.
<< Adesso? >>
<< Adesso ... deciderò io la mia strada, deciderò io cosa è giusto fare e cosa farò, assumendomi la responsabilità di ogni parola e di ogni azione, anche se a te non andrà bene. Accetto il tuo odio e la tua sfiducia e non lascerò che anche questi mi condizionino. Lo devo a quelle persone >> indicando il locale << che mi hanno accolto e che mi amano, nonostante tutto, nonostante sia la scelta più difficile. Ma tu sei un'altra persona, quindi è giusto che la pensi diversamente >>.
<< Non mi serve il tuo permesso >> rompe il monologo con sempre meno convinzione.
<< E lo devo a me >> ti dirò tutto, << non solo perché voglio riscattarmi da una vita di rimpianti, ma perché posso, perché, se quando sbaglio la Terra trema, allora, se faccio la cosa giusta, la Terra può gioire >>.
<< Sai anche tu di non esserne capace >> Asuka si abbraccia e sfugge ai miei occhi mentre ripete il suo mantra.
<< Guardami, Asuka! >> le dico. Quando finalmente ho di nuovo la sua attenzione, continuo: << lo sapremo presto. Io voglio tentare. Non mi resta altro, dal momento che i miei sogni non potranno mai realizzarsi, esattamente come i tuoi ... Ah dimenticavo, devo ringraziarti anche perché, come ti ho detto, mancavi solo tu e oggi mi hai aiutato ad eliminare l'ultimo ostacolo. Sai, mi piace il sogno di Orso, vorrei tanto che la mia vita fosse così ... semplice. Beh >> digrignando i denti per contrastare la tentazione di tacere, << lo desidero più di quanto desideri te. E se io non potrò viverlo, vorrei almeno che lo vivessi tu. E se neanche questo fosse possibile, allora farò di tutto perché qualcun altro, un giorno, possa lamentarsi di sua moglie. In fondo, vale la pena combattere perché quella vita immaginata diventi realtà anche se non la conoscerò mai. Poco fa mi hai fatto capire soprattutto che, comunque vada, non potrei mai ... >> prendo fiato e resisto a tutti i rimorsi dell'altro Shinji << "lamentarmi" di te. Non ho mai avuto la possibilità di farlo, neanche nei sogni più arditi di un altro passato >>.
<< Cosa? >> domanda a bassa voce con la faccia di una bambina che non riesce a spiegarsi perché il suo giocattolo di colpo abbia smesso di funzionare e che ora non sa cosa fare.
<< Niente. Sono solo cortocircuiti del mio cervello >> mi affretto a rispondere. << In conclusione >> mi concentro, << pensala come vuoi sul tuo Shinji. Io non ho alcun potere su di te e non intendo curarmi della tua visione del mondo e di me. Ho una missione da compiere >> le dico consapevole di aver fatto l'unica scelta possibile, sebbene mi tormenti il pensiero che forse stia tradendo entrambi.
<< Mi farò passare la cotta che ho per te >> giuro più a me stesso che a lei, << devo solo essere paziente. Volevo dirtelo la volta scorsa: tutto ciò che desidero veramente è ...  >>
Questa volta ero preparato, ma non ho cercato di difendermi dal secondo destro rabbioso di Shikinami, mi sono limitato a chiudere gli occhi e ad aspettare l'impatto e con esso il dolore. << ... riportarti a casa, qualunque cosa significhi >> concludo la frase in silenzio, mentre di nuovo a terra mi massaggio lo stesso punto di pochi giorni fa. Ascoltando il rumore dei suoi passi sempre più distanti, penso a quante ne ha passate la mia guancia sinistra sempre a causa di Asuka. Se non fosse che ricordo l'istante successivo, sarei tentato di rifugiarmi nel ruvido calore della carezza che mi ha regalò con una mano sporca di sabbia e sangue.
 
<< Mi sa che è andato storto qualcosa >> mi dice il Paparino che, insieme al resto della comitiva, è uscito dal locale, forse per curiosità o perché aveva sentito il tonfo del mio corpo che cadeva sul selciato.
<< No >> rispondo con lo sguardo perso nelle profondità di una notte oggi senza stelle. << E' che mi piace la posa plastica che assumo quando mi atterra >>.
<< Di plastica, è molto plastica >> commenta sarcastico Musashi.
<< Asuka, aspetta! >> grida Sakura correndo incontro alla rossa, seguita da Ayanami che si incammina a passo più lento, non prima di aver preso commiato con un inchino.
<< Temo che la tua strategia non funzioni, Paparino >>.
<< O forse funziona >> obietta fissandomi pensieroso. << Credo che le parole non siano il vostro forte >>.
<< Lei è come me ... E proprio come accade con me, non so cosa fare >>.
<< ... Cosa lei hai detto? >>
<< Le ho detto la verità, le ho detto ... che ... >> rispondo alternando alle parole vigorosi colpi di tosse per non singhiozzare davanti ai miei fratelli << non voglio più preoccuparmi di ciò che pensa di me, ... che la salverò a modo mio ... e che ... per me ... non è più così importante >>.
<< Uff ... >> sbuffa il Paparino grattandosi nervosamente la testa. << Se non altro sei stato onesto ... spero. Cerca di non dimenticare neanche una delle parole che le hai rivolto. Dovrai spiegarti meglio di così ... Però >> sbotta, << potevi evitare di essere così diretto. Accidenti a te! >>.
<< Forse, ho polarizzato troppo >>.
<< Questa sera sicuramente >> mi fa Orso. << Sei stato proprip uno stronzo >>.
<< E' vero >> rintuzza Musashi. << Lo avrebbe visto anche un cieco che non le dispiaceva ... troppo ... la tua presenza. E trattandosi di lei, dovresti ritenerti fortunato >>.
<< Ho pensato che se mi fossi comportato diversamente, se le avessi opposto un altro tipo di Shinji, avrei superato le sue resistenze >>.
<< Decisamente contorto >> riflette Furia Buia << ... anche per uno come me. Dai >> allungando la mano, << ti aiuto a rialzarti. Fa' che non diventi un'abitudine >>.
<< Stasera vorrei provare a rialzarmi da solo >>.
Furia Buia sorride e ritira l'offerta.
Ancora stordito, seduto sulla terra sporca, prima di dare l'ultimo scatto per rimettermi in piedi, perdo la mia battaglia contro le emozioni che avevo tenuto a bada fino a poco prima e piango davanti al Paparino: << non riuscirò a salvarla, vero? >>
Furia Buia si volta verso l'infermeria dove Sakura è riuscita a bloccare l'avanzata (o la ritirata) di Asuka. << In piedi, Ragazzo! >> ordina bruscamente << E vieni con me! >>
<< Veniamo anche noi >> grida Orso.
<< Si, ma state zitti! >> risponde a bassa voce il cacciatore bendato.
 
 
Avanziamo curvi lungo una sottile striscia di strada non illuminata, costeggiando i muri perimetrali di un paio di case. Chi ci vedesse da lontano penserebbe che i cacciatori e una donna dalla sgargiante divisa da pilota hanno appena puntato due prede e tentano, furtivi, di avvicinarsi per tendere loro un agguato.
A un isolato dall'infermeria voltiamo a destra percorrendo un altro breve tratto di sterrato, lo stesso lembo di terra che, alla mia prima in questo villaggio, fu macchiato dal sangue di un uomo[3]. Sembra passato un secolo e ricordare l'episodio non mi fa alcun effetto.
Come ladri forziamo la serratura dell'entrata posteriore dell'edificio in cemento e raggiungiamo le scale che conducono ad una stretta apertura che dà sul lastrico solare.
<< Fatemi spazio! >> sibila infastidita Makinami che cerca come noi un buon punto di osservazione. << Carino questo posto, non ci sono mai stata. Un po' sporco, forse >>.
<< Silenzio! >> comanda tagliente Furia Buia che ostenta l'occhio sinistro spalancato e pulsante per stroncare sul nascere eventuali tentativi di insubordinazione.
Io non mi curo della gatta e, coperto dalla stazza di Orso, attivo tutti i miei sensi per essere al centro dell'azione che si sta svolgendo sotto di noi.
 
<< ... Un corno! >> la voce di Asuka non necessita di superpoteri per essere udita. << Lui non sta cambiando, sta solo rifiutando le sue colpe >>.
<< Non è vero >> si accende Sakura. << Lui, invece, le sta accettando. Non è più quello di prima, te ne rendi conto?  Non è più lo Shinji che mi aveva spaventata a morte quando l'ho visto il giorno del suo risveglio. Sta davvero crescendo, sta cercando di essere una persona diversa e forse ... forse non dovremo più temerlo. Uno Shinji che ha fiducia in se stesso sarà uno Shinji migliore >>.
<< Tu dici? E come sta cambiando secondo te? Per quanto mi riguarda, il fatto che stia imparando a combattere non vuol dire che non sarà ancora causa di altri disastri, che torni o meno a pilotare il suo 01. Anzi, uno Shinji sicuro di sé potrebbe diventare come suo padre e ripetere i suoi sbagli >>.
<< Ma lui non tornerà più dal padre, lui non diventerà come lui perché lo ha combattuto, gli ha detto "no". Non era mai successo. E, anche se non vuoi ammetterlo, tu sai che è diverso. Perché non lo accetti? >>
<< Perché non mi fido! >> grida Asuka.
<< Ma ora abbiamo la possibilità di dargli fiducia. Shinji la sta meritando >>.
<< Io, invece, aspetto solo che faccia un passo indietro, perché a lui non importa niente degli altri, non gli importa di ciò che ha fatto; vuole soltanto che le persone continuino a prendersi cura di lui >>.
<< Ho conosciuto anch'io quel ragazzo >> Sakura sembra rimproverare il suo superiore << e in questi mesi ho avuto modo di guardarlo e di ascoltarlo quanto e forse più di te, Per questo sono convinta che ... >>
<< Lui sbaglierà di nuovo >> la interrompe Shikinami. << E' solo questione di tempo. Quante volte ha fatto la cosa giusta e poi è crollato? Quante volte ha fatto un passo in avanti per poi farne cento indietro? >>
Soryu!  << E sono tre >> conto sottovoce stendendo tre dita.
<< Di che stai parlando? >> Sakura, la nostra Sakura, non ha un'altra storia alle spalle e non può comprendere il senso di quelle domande, ma anche lei è più matura della sua età e non si lascia distrarre facilmente. << E se non fosse come dici tu, se questa volta riuscisse ad andare avanti, tu lo accetteresti? >>
<< ... Non ho bisogno neanche di chiedermelo >> Asuka prova a schivare il colpo. << Un giorno ci deluderà di nuovo, si sentirà l'inetto che è realmente e sarà altro dolore >>.
<< Magari se gli stiamo vicino, come fanno i cacciatori, se almeno noi due gli tendiamo una mano, potremmo evitare che faccia dei passi indietro e, forse, con il suo aiuto eviteremo a nostra volta di commettere degli errori >>.
<< Il fatto è che se lui cambiasse davvero, se tu avessi ragione, ... come posso dimenticare tutto quello che è accaduto? >>
Ciò che Asuka sente veramente sta ora emergendo davanti ai miei occhi e rovina il tessuto di un'altra delle maschere con cui si presenta al mondo.
<< Sai bene che non è soltanto colpa sua >>.
Sakura, invece, non deve indossare maschere e mi difende perché è quello che vuole.
<< Lo so, cosa credi? Lo so anch'io che il male non è soltanto Shinji o la Nerv; lo so che abbiamo fatto anche noi la nostra parte perché quest'inferno ci piombasse addosso >> confessa lasciandoci a bocca aperta. << Quando Shinji è lontano riesco ... non a giustificarlo - questo mai - ma a comprenderlo. Riesco anche a non incolparlo per quel maledetto angelo che mi ha infettata. In fondo ... si è trovato nel momento sbagliato e nella circostanza sbagliata. Lui non voleva farmi del male.  Deve averne passate tante >>.
<< E allora? >>
<< Già, e allora? >> ripeto la domanda.
<< Quando è troppo vicino >> spiega Asuka, << non riesco a ... trattenermi. Vedo solo quello che anche lui ha fatto, vedo quello che ancora può farci. Devo difendermi, devo difendere la mia casa, la mia famiglia, il mio mondo. Quando ce l'ho vicino mi capita persino di dimenticare tutto: che siamo in guerra, che noi siamo i buoni. Quando ce l'ho vicino mi chiedo se tutto questo abbia senso, se sia tutto vero. Non ti capita mai di porti una domanda simile? >>
<< No, Asuka >> risponde Suzuhara, << non mi è mai capitato >>.
<< Vorrei tanto che facesse qualcosa e allo stesso tempo ... >> il pilota tira un lungo respiro, << allo stesso vorrei che non facesse niente. In realtà, vorrei solo che non fosse tornato, così forse riuscirei a trovare un po' di pace e non dovrei pormi domande stupide. Forse riuscirei a ricordarmi di lui senza provare tutta questa rabbia. Ma lui è qui e io non so cosa fare, non so cosa voglio, non riesco a non odiarlo. E' più forte di me >>.
<< Tu hai paura di Shinji, vero? >> Sakura pietrifica noi con la sua domanda, ma riattiva i sistemi di difesa del cuore di Shikinami ... e di Soryu.
<< Come ti permetti?! >> sbraita. << Io non ho paura di uno stupido come lui. Ero pronta ad ucciderlo quando stava per estrarre le lance e lo sono anche adesso. Lui non può battermi >>.
<< Non hai risposto >> la incalza il dottore. << Stai solo contraddicendo ciò che hai appena detto >>.
<< Ehi ragazzina >> Asuka reagisce avvicinandosi con fare talmente minaccioso che Furia Buia e Musashi devono bloccare Orso e me per impedirci di intervenire. Mi calmo soltanto quando comprendo che il Paparino la sta già proteggendo. << Dico a te, con chi credi di parlare? >>
<< Con una donna molto coraggiosa che, ne sono convinta, non ha paura di dire la verità >> le tiene testa, e non solo a parole, il sottufficiale che non arretra e non si scompone. << Perché, allora non dici cosa pensi davvero? >>
<< E' proprio questo il punto >> sbotta Asuka battendo nervosamente i piedi a terra. << Tu stai dalla sua parte, quegli scherzi della natura stanno dalla sua parte come se non fosse mai accaduto niente. Non lo posso sopportare, non posso sopportare che lui cambi davvero, perché allora tutto gli verrebbe perdonato e non potremmo più punirlo. Se Shinji trova la sua strada, non c'è giustizia perché io non ho avuto questa possibilità ... Me l'ha tolta lui.  Non posso sopportare che sia felice. Non se lo merita! Non è giusto ... Non ha mai fatto niente, non ha mai aiutato nessuno, non ha mai mostrato di tenere a qualcuno, ma solo a se stesso. E non è ... >> si sgonfia e inizia inaspettatamente a singhiozzare, << non è neanche riuscito a volersi bene. E ora può permettersi anche il lusso di avere una chance, di ridere nonostante tutto ... >>
<< E quattro >> dico aggrappandomi al conto, che sto tenendo diligentemente, per non essere travolto dal suo odio e dal dolore che lo alimenta.
 << Se lui cambiasse davvero, allora ... a me cosa resta? Non ci sono più certezze, non lo credi? >> sembra implorare che Sakura confermi la sua teoria.
<< Tu non hai paura di Shinji ... Tu hai paura del cambiamento >>.
<< Non lo so ... >> si dispera. << Te l'ho detto: non riesco a non odiarlo >>.
La giovane pilota, che ora sembra la sorella minore di Suzuhara, si curva come se volesse avvolgere, proteggendole, le mani strettamente intrecciate adagiate sulla pancia. Spossata le lascia, infine, libere di cadere, mente chiude l'occhio che aveva lasciato fuggire solo alcune delle tante lacrime che premevano lungo il confine. Non si vergogna, però, del solco salato che le riga la guancia; anzi, abbozza un sorriso rassegnato e dolce per l'amica che forse per prima, in assoluto, è riuscita a vedere un lato del diamante, a conoscere un pezzo di un'anima più grande e sfaccettata di quanto non voglia far credere la narrazione del suo mito.
 
 

*****

 
 
Sono proprio di fronte a lei che non può accorgersi di me, la vedo nella sua meravigliosa e spaventosa nudità.
Eppure non provo compassione, non ho il diritto di provarne perché sono drammaticamente umano, proprio come Asuka.
Non trovo conforto nel cogliere, finalmente, una differenza tra il personaggio e le donne (Soryu e Shikinami) che gli danno vita, perché sono consapevole che ogni differenza si annulla quando il diavolo pronuncia davanti a loro la sua parola che è "Shinji".
Non importa, perché ho conquistato un premio importante: l'ho conosciuta e forse l'ho capita un po' di più.
Non ne parlerò con i miei fratelli; questo trofeo, che mi appare come la più splendente tra le biglie che ho raccolto lungo il cammino, è solo mio e lo sarà per tutta la notte fino a che non svanirà alla luce del nuovo giorno.
Guardando quella ragazzina, che ora sembra aver dimenticato la guerriera che è sempre stata, capisco che a lei, che pure è uguale a me, è toccato in sorte un po' più di amore e, per questo, su di lei saranno puntati tutti i riflettori, per questo lei sarà luminosa e  conosciuta come il sole.
La mia condanna, pertanto, è di essere la notte.
Mi dispiace, Asuka, non potrò mai correrti incontro e dirti: << io ti capisco >> perché non è vero. Le persone non si conosceranno mai veramente, nessuno può conoscere se stesso completamente.
Mi dispiace, Asuka, non riuscirò a dirti che la ragazza che mi hai appena mostrato, qualunque sia il sua nome, mi piace ancora di più, anche se non smetterà mai di respingermi.
E va bene, regista, a me tocca impersonare il buio, vero? Allora, cosa aspetti, lasciami al buio! Io sono la notte, giusto? ... E COSI' SIA!

... Per ora!
 
 

*****

 
 
<< Torniamo a casa, Suzuhara? >> chiede Asuka con tenerezza. << Inizio a sentire freddo >>.
<< Certo, Comandante ... Anch'io sento freddo >>.
 
<< Io, invece, non sento freddo >> ci informa svogliata Mari che segue con gli occhi la Principessa e il medico che si allontanano, << ma devo andare >> alzandosi in piedi.
<< Che serata, ragazzi! >> confessa stremato il Biondo mettendosi a pancia in su. << Di certo non ci siamo annoiati >>.
<< Stai bene, Ragazzo? >> domanda Orso.
<< No >>.
 
 
Camminiamo ancora stravolti vagando senza una meta precisa; al contrario di Musashi rimpiango la noia di poche ore fa.
<< Se non altro >> Furia Buia senza preavviso rompe la quiete opprimente della notte,<< hai risolto anche l'enigma del posizionamento >>.
<< E cosa me ne viene? >> ribatto << Sono di nuovo al punto di partenza >>.
<< Io non credo >>.
<< Cosa potrei fare, allora? Adesso la conosco un po' meglio, eppure mi sento ancora più confuso. Non ho ottenuto niente ed ho anche sprecato l'ultima chance che avevo,  non lo credi anche tu? >>
<< Non lo so, ma prima non ne avevi nessuna >>.
<< Beh, allora vorrei tornare indietro nel tempo, perché potrei almeno illudermi che ci sia ancora una ... speranza. >>.
<< E, se fosse davvero possibile >> mi interroga Musashi, << ti basterebbe l'illusione? Ti basterebbe la speranza ... per sopravvivere? >>
<< No, non mi basterebbe. E poi, non è possibile. Devo andare avanti, devo preoccuparmi di quello che posso fare, non di ciò che ho perso. Come le ho detto, troverò la mia strada e con voi potrò fare sicuramente qualcosa di buono. Al diavolo Asuka, non posso occuparmi anche delle sue incertezze, ho già le mie >>.
<< Eh si >> si intromette Orso, << ci sei rimasto male >>.
<< E' un problema dell'altro Shinji. A lui interessa la sua Asuka, a me Shikinami non ... per me lei era solo un pilota di Eva come me. Adesso ... >> inspiro rabbiosamente << è solo attrazione fisica >>.
<< E' già qualcosa >> prova a sdrammatizzare il Biondo.
<< Sicuro che sia solo questo? >> al contrario del fratello, Furia Buia non intende alleggerirmi.
<< E io che ne so? Non so neanche chi comanda nella mia testa e, a questo punto, non so neanche se mi convenga scoprirlo >>.
<< Ah, la prima delusione amorosa! >> Orso getta acqua sul fuoco e rafforza lo sfottò  fingendo di asciugarsi una lacrima immaginaria
<< Già >> gli dà corda Furia Buia, << Crescono così in fretta >>.
<< E rischiano di morire altrettanto in fretta >> commento con amarezza e allo stesso tempo confido la mia paura di non vivere abbastanza a lungo da afferrare un'altra occasione.
<< Ragazzo ha ragione >> afferma Musashi che, lo sento, sta per spararne un'altra delle sue. << Perciò dobbiamo aiutarlo almeno a non morire vergine. Insomma, visto che ha chiaramente abbandonato l'infanzia e sta per diventare una vera donna, sarebbe giusto iniziarlo ai piaceri dell'amore ... e senza distinzione di genere >>.
<< Non facciamo scherzi! >> rispondo atono. Non riesco ancora a ridere ma mi rincuora sapere che i miei fratelli, come sempre, non mi stanno lasciando solo. Non credo alla fortuna, ma credo in loro, perché sono loro la mia fortuna.
<< Guarda che siamo cacciatori, non papponi >> Orso rimprovera la top model.
<< Mi riferivo al fatto >> reagisce il Biondo << che dovrebbe almeno imparare come si corteggiano le donne, come si gestisce un appuntamento; insomma tutto ciò che una persona normale dovrebbe sapere >>.
<< Scusami >> ribatte Orso. << Non avevo capito che volevi fare il ruffiano. Accomodati pure allora! >>
<< Sei invidioso perché sappiamo bene che con te sarebbe solo fatica sprecata. Resterai sempre uno sfigato >>.
<< Mi hai rotto! >> urla il bestione prima di abbattersi sulla faccia del Biondo con un pugno che lo fa crollare a terra.
<< Tu ... Tu >> rantola Musashi che si aggrappa ad Orso per rialzarsi e scuote vigorosamente la testa per scacciare il senso di stordimento. << Tu sei ... proprio ... un bestione! >> grida prima di piazzargli una larga sventola in faccia con il dorso della mano.
Non li avevo mai visti litigare in quel modo, pensavo che non sarebbero mai andati oltre le frecciate più o meno velenose e gli scherzi crudeli, perché erano gli strumenti che usavano per dimostrarsi affetto, ma ora ... << non dovremmo intervenire? >> chiedo, stupito e preoccupato, a Furia Buia.
<< No, lascia perdere quegli animali! >> risponde ad alta voce per coprire il rumore dei colpi che i due cacciatori si stanno assestando senza troppi convenevoli. << Hanno il diritto di divertirsi come vogliono, Intanto proseguiamo >>.
<< Ma loro ... >>
<< Ogni tanto hanno bisogno di darsele come si deve >> ghigna. << Si amano ancora di più quando si pestano a vicenda >>.
<< Non sono arrabbiati a causa mia? >>
<< Perché dovrebbero? >>
<< Perché ho fallito, non ho raggiunto l'obiettivo, nonostante i vostri sforzi, soprattutto di Musashi che ha organizzato la serata e di Orso che è riuscito a parlare addirittura due volte in presenza di Sakura >>.
<< Senti, Ragazzo ... >> inizia incerto il Paparino strofinandosi la nuca. << A proposito della missione, in realtà ... >>
<< E smettila di chiamarci animali! >> sento urlare Orso che strozza le parole in gola a Furia Buia afferrandolo per le spalle e scaraventandolo a terra, incurante dei pugni ai fianchi e alle spalle portati a ripetizione ma con scarsi risultati dal Biondo.
 
Non credevo che potessero amarsi al punto da picchiarsi come nemici giurati; invece, davanti a me infuria un'altra rissa, questa volta tra i tre cacciatori che sghignazzano e mugghiano e imprecano mentre in sottofondo il ritmo viene dettato dal rumore delle batterie di colpi.
Inizio a ridere anch'io quando finalmente capisco quello che mi aveva suggerito il Paparino: << solo così >> penso << sanno mostrare l'affetto che provano in tempo di pace. Loro non si abbraccerebbero mai. Anche i cacciatori hanno bisogno di maschere, perché senza non potrebbero sopportare l'incertezza. Lo stesso vale per Asuka, lo stesso vale per me. Non era sbagliato il mio bisogno di certezze, era sbagliata la resa incondizionata alla paura >>.
<< Che hai da ridere? >> ringhia minaccioso Furia Buia dopo aver fatto indietreggiare l'omone con un calcio allo stomaco ed evitato un destro di Musashi. << Vuoi prenderti gioco ... >>
Il Biondo, dimenticato il liscio di un attimo prima, tronca la frase centrando il ciclope con un pestone alla schiena. << ...  Di noi? >> conclude la domanda fissandomi come una rivale.
<< Prendiamolo! >> suona la carica Orso. << Non lasciamolo scappare! >>
Ho già inserito la quinta quando l'inseguimento ha avuto inizio. Per un attimo sono stato tentato di fermarmi e  accettare la sfida, ma poi mi sono ricordato che hanno le mani pesanti e il buon senso, almeno questa volta, ha prevalso sulla stupidità.
 
Mentre corro per non farmi prendere, indeciso se piangere o chiudere gli occhi e ridere perché ora so di essere semplicemente umano tra gli esseri umani, solo un po' più strano della media; mentre corro a tutta velocità, penso a quanto sarebbe bello se io e Asuka non avessimo in comune quel passato ancora oscuro; anzi se non avessimo alcun passato ad accompagnarci come un fantasma dei natali passati che porta con sé i semi di un futuro, forse, già scritto. Purtroppo non è così e devo tenerne conto.
Sto cambiando anche ora, proprio io che pregavo per una vita vuota purché comprensibile e immobile, proprio io che ora, a forza di sprintare, ho quasi perso la coordinazione. Avverto la mano del Paparino che sta per prendermi e immagino di rincorrermi e raggiungermi; immagino di trovare la forza di guardarmi in faccia e dire finalmente: io ti accetto Shinji!
Chissà se troverò mai il coraggio di compiere una simile impresa, chissà se ci sono mai riuscito ... nel mio passato. Se non altro ho avuto abbastanza fegato da dire ad Asuka la mia verità. E così ho già cambiato tutto.
Adesso capisco perché desideravo che questa condizione di insolita pace apparente durasse in esterno. Non era tanto per il timore di ciò che mi, anzi ci aspetta, quanto piuttosto per il bisogno di conservare questo mio stato d'animo. Io ho una famiglia che non mi butterebbe mai via e che sostiene una neonata fiducia in me stesso; sono un ragazzo problematico che ha perso la testa per una ragazza altrettanto problematica e che negli ultimi giorni è stata il mio unico vero problema.
Vorrei tanto che i miei fratelli fossero persone normali, con una vita normale, che aiutano il più piccolo della cucciolata a capire soltanto come si sta a questo mondo e non a difendere la vita. Vorrei tanto essere sempre felice come in questo momento, come un adolescente qualunque.
Quando Furia Buia mi fa perdere l'equilibrio, fantastico di fare un altro passo, perché per fare un passo devi perdere l'equilibrio. Anche loro come me sognano un mondo in cui possiamo giocare come bambini e vivere un'esistenza serena, fatta di piccoli piaceri e piccole rotture.
La consapevolezza che questo momento passerà, però, non mi crea più ansia, non mi rende triste. Semmai, lo rende più prezioso.
Schiena a terra guardo Furia Buia ridere come non lo avevo mai visto, mentre carica il pugno che mi raggiungerà al volto se non cerco di pararlo. Per lui quest'istante senza senso è importante perché potrebbe essere l'ultimo. Io, invece, trovo che sia importante per il motivo opposto, perché, se gli angeli e gli evangelion non avessero invaso la mia esistenza, avrei passato i miei anni da solo, senza alcuna possibilità di viverli davvero.
Sarebbe bello se potessi dirlo anche a lei.
 
<< Aspetta! >> imploro il Paparino di non colpirmi, stendendo per precauzione il braccio contro la sua mano. << Ho capito qual è il mio sogno. Dobbiamo riaprire le urne >>.
<< Sei fuori tempo massimo >> gorgoglia Musashi che a neanche un metro di distanza si dimena per vincere la resistenza del braccio di Orso che lo sta strangolando.
<< Però >> continua affaticato l'armadio, << io voglio sentire il sogno di Ragazzo >>.
<< Prima, però, devo colpirti >> aggiunge il ciclope. << Non puoi abituarti a ritornare a casa tutto intero >>.
<< E se poi mi colpisci troppo forte e mi rendi stupido? Potrei non ricordare più il mio sogno >>.
<< Più stupido di così? >> rantola il Biondo che con uno scatto di reni e una spazzata ha atterrato il cacciatore con la barba. << Non credo sia possibile >> conclude massaggiandosi il collo.
<< D'accordo >> acconsente Furia Buia. << Dillo adesso! Così, se diventi più stupido, la nostra curiosità non rimarrà insoddisfatta >>.
<< Voglio stare sempre con voi >> confesso. << E voglio anche baciare Asuka >>.
Il monocolo allenta la pressione e rimette la sicura al destro. << Pensavo peggio! >> dice compiaciuto.
<< Anche se per la seconda parte del tuo sogno, la vedo dura >> sfotte l'armadio che, di nuovo in piedi, smanaccia sui pantaloni per levar via un po' di terra.
<< Sono d'accordo >> dice Musashi scambiando uno sguardo d'intesa col Paparino ancora sopra di me. << E non mi va di sapere che il sogno di Ragazzo non potrà mai realizzarsi completamente. Forse dovremmo accorpare i desideri >>.
<< Lo credo anch'io >> sorride maligno il Paparino. << Vorrà dire che lo baceremo noi >>.
<< Ehi, no no no. Non ci provate! >> grido incastrando il mio avambraccio sotto il mento del cacciatore per impedirgli di avvicinarsi. << L'alcool vi fa male >>.
Furia Buia si blocca e mi fissa inorridito. << Il WHISKY!!! >> urla come un generale che carica le truppe prima di un assalto all'arma bianca.
<< Oh cazzo! >> esclama Musashi. << L'abbiamo lasciato incustodito. Si scoleranno la bottiglia. Ehi ... Orso, aspetta! >>
Da buon pigro, Orso doveva scegliere se sprecare energie per lamentarsi o per recuperare il tesoro prima che lo scovassero i pirati. Ha scelto di sfidare le leggi della fisica ed è partito a razzo.
<< Inseguiamolo! >> ordina il Paparino scattando in piedi. << Se si impossessa della bottiglia per noi è finita >>.  
Mi alzo lentamente guardando i miei fratelli che filano come lepri per salvare la loro principessa alcolica dai cattivi. << Che imbecilli! >> penso ad alta voce prima di correrli dietro, ricordandomi che lo sono anch'io. << Ehi voi, lasciatemene un bicchiere! >>

 


[1] Cfr Capitolo VIII

[2] Capitolo VII

[3] Cfr Capitolo III

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Capitolo 14
*** Pausa (chi ha paura del buio?) ***


<< Paparino, secondo te, io ... sono il buio? >>
 
Quando ho affrontato Asuka fuori dal locale, ero convinto di aver capito tutto, almeno tutto ciò che mi serviva comprendere. E, invece, mi è bastato imbattermi nel lato fragile della sua anima, messa definitivamente a nudo più dall'onestà di Sakura che dalla mia, per mettere in dubbio i risultati di tante riflessioni, esperienze ed insegnamenti.
So già cosa mi dirà il cacciatore, che mi capiterà ancora di avere dubbi e che è giusto così. Ma ho bisogno di porgli questa domanda e mi è indifferente che confermi il mio sospetto o che lo scacci con forza dalla testa.
 
<< Non so più in che lingua dirtelo. Ma, se insisti, prima o poi dovrò arrendermi e tenerti contento >> scherza Furia Buia. Forse non ha colto l'importanza della questione, oppure cerca di sdrammatizzare per farmi capire che sono io a dargliene troppa.
La falcata del Paparino è lunga e veloce. Non faccio fatica a seguirne il passo perché mi sono ormai abituato; tuttavia, mi chiedo che senso abbia questa sua perenne fretta che non si attenua neanche quando, come oggi, dovrebbe regnare la calma dal momento che siamo nell'unico territorio in cui la banda di Kosuke può sentirsi al sicuro.
 
 
*****
 
 
Il luogo segreto del gruppo è segnato in una immaginaria mappa del tesoro che i miei fratelli custodiscono gelosamente da anni. Qui c'è il nostro magazzino con annessa casamatta, ma soprattutto l'oggetto più prezioso in possesso del gruppo, che ora Furia Buia sta per mostrarmi.
Non ci sono recinzioni né mura che, proteggendo il luogo, ne rivelino il valore. Di trappole, invece, ce ne sono tante e di tutti i tipi, da quelle esplosive a modelli più rudimentali e primitivi, fatti di legno e acciaio o di pietre scheggiate; ce ne sono per chilometri, ma sono sistemate in modo volutamente confuso per impedire ad un incauto "viaggiatore" di scoprire che a piazzarle è stata la stessa mano.
Se poi l'incauto viaggiatore fosse così fortunato da superare indenne il campo minato, che solo i pochi eletti sono in grado di attraversare in virtù di una conoscenza che un giorno tramanderanno anche a me, si troverebbe a guardare, dall'unica via d'accesso percorribile, due ruderi di legno ormai marcito posti sulla sommità di una salita dolce e coperta in linea retta da un manto uniforme di erba.
Se un esercito caricasse lungo il viale dipinto di verde potrebbe sbaragliare il nemico con un semplice attacco frontale. Ma, come penso ormai sia chiaro, alla fase finale dell'assalto parteciperebbero in pochi.
Gli altri lati della collina sono protetti dalla natura, che ne ha reso due impraticabili anche per degli scalatori professionisti ed ha favorito il controllo del terzo, posto sul lato opposto rispetto alla salita, grazie ad un consistente e traumatico smottamento che mi sono chiesto se fosse imputabile proprio a me.
La parte di collina sprofondata a valle non rappresenta un ostacolo insormontabile, perciò i miei fratelli di tanto in tanto "curano" le zolle di terreno innaffiandole abbondantemente per mezzo di una complessa rete di tubature che trasporta in superficie enormi quantità di acqua drenata direttamente dal lago.
   
Appena le ho viste, quelle due case ad un piano con i vetri delle finestre rotti e i tetti a spiovente in parte crollati, sembravano abbandonate da tempo all'incuria e ormai prossime a crollare. Non mi sembrava vero che fossero la grotta di Alì Baba, ma ho dovuto ricredermi presto dal momento che nulla qui può considerarsi casuale; persino i buchi tra le tegole del tetto, presenti solo sul lato posto in direzione del villaggio, distante pochi chilometri, sono stati creati ad arte per consentire le comunicazioni nel caso in cui si rivelasse necessario attendere i rinforzi al chiuso.
L'interno della prima casa ha confermato, peggiorandola, l'impressione lasciata dall'esterno. Spoglia, sporca, con il pavimento deformato, le pareti gonfie e un plotone di chiodi arrugginiti pronti a saltare alla minima pressione, emanava un insopportabile tanfo di umido.
Guardandomi intorno, con il naso ben protetto dalla superficie anteriore del gomito, ho creduto che i tre cacciatori volessero prendermi in giro, fin quando Orso, muovendosi a memoria e raggiunto un orribile quadro da anonimo motel, malamente appeso sulla parete opposta alla porta, ha premuto un angolo della cornice.
Poco sulla destra è apparsa una tastiera digitale a caratteri alfanumerici.
<< Anche il codice ti verrà insegnato a tempo debito >> mi ha spiegato il cacciatore con la barba pigiando sul tasto "invio" e azionando un complicato e rumoroso meccanismo che, modificando la disposizione delle tavole che compongono il pavimento, ha rivelato sotto gli assi taglienti una botola che conduceva ad una stanza sotterranea.
 
 << E' questo il vostro rifugio? >> ho chiesto senza nascondere lo stupore.
<< E' la nostra Batcaverna >> ha risposto soddisfatto Musashi tuffandosi su un divano a quattro posti colorato di un rosso sgargiante.
<< E questo è il Batletto >> gli ha fatto il verso Orso mentre si accomodava educatamente su un vero letto che sembrava rifatto da poco.
Il vano si presentava ordinato, pulito, accogliente e più grande dell'ambiente al pian terreno. Le pareti alternavano quadri e arazzi, presi (non ho voluto chiedere a che titolo) chissà dove, a colonne di mensole piene di libri e raccoglitori di dvd. In un angolo erano sistemati con cura addirittura un televisore ad alta definizione e residuati vari di pc, alcuni probabilmente assemblati prima del second impact.
<< Spaziale! >> ho esclamato spalancando la bocca e gli occhi.
<< Non è male, vero? >> ha commentato il Paparino stravaccandosi a sua volta su una poltrona reclinabile, dello stesso colore del suo giaccone, con poggiapiedi estraibile.
<< E' questo, quindi, il vostro tesoro? >>
<< Per noi si >> ha detto Orso aprendo un libro logoro e dalla improponibile copertina gialla appena estratto dallo zaino.
<< Hai già iniziato a leggere quella robaccia? >> ha retoricamente domandato Musashi punzecchiando l'armadio.
<< La risposta è no >>. Con un tono grave e, purtroppo, familiare, Furia Buia ha corretto l'affermazione dell'armadio. Mi ha lasciato una sgradevole impressione vederlo accavallare le gambe e poggiare i gomiti sui braccioli per incrociare le mani sotto il mento come era solito fare Gendo.
<< Non sei abbastanza pazzo per imitarlo >> ho reagito dando sfogo al fastidio.
<< Paura eh? ... Un giorno potresti imitarlo meglio di me >> .
Non so descrivere l'esatta portata del disagio che in quel momento mi ha procurato lo humor nero di Furia Buia, le cui parole, unitamente alla mimica, mi suonavano come un ammonimento o un cattivo presagio. Fatto sta che, << se davvero essere il buio è il mio destino >> ho pensato, << potrei rischiare di diventare come lui, esattamente come teme Asuka >>.
<< Dipende solo da te >> il Paparino ha concluso la performance assumendo la sua posa da cacciatore con la schiena dritta, entrambi i piedi poggiati a terra, la mano sul manico del coltello e la faccia da sbruffone, seppure un po' triste. 
<< Ho capito >> ho detto << Devo scegliere in quale dei due modi dovrò sedermi >>.
<< Speravo che volessi trovare il tuo >> ha risposto un po' deluso. << Forse è ancora presto. Andiamo >> alzandosi, << ti mostrerò la vera stanza del tesoro che si trova nell'altra catapecchia. Chi di voi vuole accompagnarci? >>
<< Io no, ho da fare >> Orso senza degnarci di uno sguardo si è tirato indietro.
<< Neanch'io >> è stata la volta di Musashi che aveva appena preso da sotto un cuscino del divano alcune riviste per adulti. << Il bestione mi ha fatto venire voglia di leggere >>.
<< Quella non è lettura >> ha obiettato Orso, << è solo pornografia. Ma se vuoi restare qui, ti conviene tenere le mani bene in vista o te le taglio >>.
 
 
*****
 
 
<< Mi è venuto in mente mentre ascoltavo la conversazione tra Sakura e Shikinami >> inizio a spiegare le ragioni di quella domanda.
<< Capisco che tu ci sia rimasto male, ma non è il caso di esagerare. Ci vorrà tempo perché tra voi le cose si risolvano; tuttavia, devo dirti che mi sento moderatamente ottimista >>.
<< Prima dovrei capire cosa esattamente risolvere >>.
<< E' la parte più difficile, certo. Il resto, però, è tutto in discesa. Non preoccuparti, vedrai che ti picchierà ancora >>.
<< Chissà quando?! >> provo a scherzare per non sembrare un lagnoso poppante.
<< A questo, invece, non posso rispondere. C'è un limite anche ai miei superpoteri >> gongola Furia Buia che, evidentemente, ha deciso di non darmi corda.
<< Comunque, dicevo sul serio. E' stata poco più di una sensazione, ma molto potente; così forte che ancora adesso più ci rifletto più mi sembra di aver colto una verità >>
<< E quale sarebbe? >>
<< Destino. Io e Asuka siamo molto simili, forse troppo. Eppure siamo anche diversi. Insomma, quando per la prima volta l'ho vista piangere mi sono accorto di una importante differenza >>.
<< Che tu non piangi mai? Non è vero. Frigni come un neonato, alle volte sei quasi imbarazzante >>.
<< Non scherzo >> taglio corto. << Mi è piaciuta ancora di più. Io non ho provato alcuna compassione, ma avrei dovuto ... almeno sentirmi dispiaciuto nel vederla afflitta, quasi indifesa. E, invece ... >>
<< Se non altro non ti senti superiore a lei >>.
<< E' quello che ho pensato, ma, ascoltami! Mi sembrava che luccicasse. Lei ne ha passate tante, eppure è ancora lì a combattere, lei ha coraggio e non ha mai elemosinato per essere accudita, è sempre riuscita a cavarsela da sola >>.
<< Si, ma hai ricordato tu stesso che fingeva e non credo ti riferissi solo al "suo passato" >> ribatte il ciclope.
<< In realtà, mi riferivo a Soryu ma ... per altri motivi. Anche Shikinami, però, nascondeva la paura del dolore e di restare sola. Me lo ha confidato lei e trovo che sia normale >>.
<< E perché non dovrebbe esserlo anche per te? >>
<< Perché lei, nei momenti che contano, fa la scelta giusta. Io, invece ... >>
<< Hai fatto scelte sbagliate nel tuo passato "alternativo" e nel nostro. Ma non vuol dire che sia sempre stato così e non vuol dire che lo sarà ancora. Purtroppo, comprendi i momenti che contano solo quando sono già passati. Poi, chissà perché, per noi i momenti che contano spesso sono proprio quelli in cui abbiamo fallito. Se tu non avessi pilotato il tuo Eva, l'umanità si sarebbe estinta già quindici anni fa. E se siamo ancora qui, è perché tu combattevi >>.
<<  Ma proprio io poi ho buttato via tutto il ben fatto >>.
<< Eh si. Anche quello era uno dei tanti momenti che contavano e hai toppato alla grande. Adesso, però, smettila di prenderla così alla larga e dimmi esattamente cosa intendi quando ti riferisci a te parlando di buio >>.
Adesso che ho tutta la sua attenzione mi domando se non avessi fatto meglio a stare zitto, ma, poiché così non è stato ... << ... Asuka ... >> riesco a dire solo il suo nome.
<< ... Soryu è morta per colpa tua >> mi fredda il Paparino. << Anche quello deve essere stato un momento importante, sebbene vorrei capire come abbia fatto a resuscitare. Mi costringi a ripetere l'ovvio: non puoi tornare indietro e, come saggiamente, hai detto tu stesso alla tua Principessa, dovrai farci i conti per il resto della vita >>.
<< Io ... io ho questi poteri e una gran rabbia dentro. Provo disgusto se penso al ragazzo che sono stato. E non parlo solo di ... me, ma anche di quell'altro Shinji, quando aveva press'a poco la mia età. Non voglio più esserlo, ma ho paura >>.
<< Di cosa? >>
<< Hai visto cosa divento quando perdo il controllo? Stavo per distruggere il villaggio[1]; e prima ancora stavo per uccidere quel ragazzo[2] e mi era sembrata la cosa più naturale di questo mondo. C'è un odio feroce dentro di me. Quell'altro Shinji o il mio passato alternativo, anche lui ha conosciuto quest'odio. Non ho paura solo di uccidere, temo ... >>
<< ... Che ti risulti più facile di quanto vorresti >> conclude Furia Buia che, mentre parlavo, ha preso a guardare pensieroso i suoi scarponi.
<< Si, esatto. Tu ... tu puoi capirmi. Per questo penso che ... insomma, Asuka sia quella buona, l'eroe che combatte per un fine giusto e distrugge solo i mostri. Forse, però, posso fare qualcosa. Se nel mondo c'è tanto male, potrei essere un altro tipo di male; anzi, potrei servire il bene nell'oscurità e grazie alla mia oscurità, come ... si come Batman,  un cavaliere oscuro,  ... come te >> concludo sottovoce.
<< Io trovo interessante che tu abbia scelto la parola "destino" >> mi dice dopo averci pensato un po' apparentemente ignorando l'ultima affermazione. << Si, credo che tu fossi destinato a diventare uno di noi. Se vivrai abbastanza, infatti, capirai che per certi versi è un po' quello che siamo: la notte, se per giorno intendi tutte le brave persone che non vivono di guerra. Ma è solo un punto di vista. Preferirei, tuttavia, che non mi prendessi come modello >> come non detto. << Sono solo molto oscuro e poco cavaliere. Soprattutto, vorrei che ti ricordassi ciò che ti insegno >> il cacciatore si blocca e mi colpisce all'improvviso sulla testa con un pugno. << Non devi prenderti per il culo! >> grida.
<< Ahia, perché? >>
<< Perché te lo meriti. Però, devo darti atto che adesso stai escogitando modi più sottili per ingannarti. Vuol dire che hai fatto almeno un passo avanti >>.
<< Non capisco a cosa ti riferisci >> mi lamento massaggiandomi quello che ormai sta diventando il bersaglio preferito del cacciatore. << Io sono certo di quello che dico >>.
<< Invece no >> si arrabbia. << Lo credi e basta perché alcuni (non tutti i) ricordi te lo fanno pensare, perché ti senti in colpa soprattutto con lei e allora, ad un tratto, l'animo tormentato di Asuka è nobile, mentre il tuo non può esserlo. Pensa che sfiga: se non ti senti in colpa sei uno stronzo, se ti senti in colpa sei uno stronzo lo stesso perché ci deve essere per forza qualcosa di sbagliato in te. Beh, per me lo sei quando ti nascondi dietro un'altra maschera dal momento che crederti destinato a diventare un cavaliere oscuro non è molto diverso dal sentirsi la causa di ogni cosa che non va su questo schifoso pianeta. Smettila di sentirti inutile! Sei stato coraggioso a dire ad Asuka che non vuoi accettare la soluzione più comoda e poi ti freghi da solo in questo modo? >>
<< Dovrei assolvermi allora? >>
<< Oh no, impara a distribuire meglio colpe e meriti e, magari, considera anche che non puoi definirti in alcun modo. In base a cosa, poi? Al fatto che quando vedi Asuka, ti senti in difetto e, per inciso e per tua stessa ammissione, soprattutto quando si tratta di lei?  Certo che ti senti così, hai tanto da farti perdonare, ma Asuka ... non è tutto l'universo. Ti vedi come buio solo perché ti convince il giudizio che hai sulla bella Shikinami. Ma ammettiamo che sia come dici, allora saresti la notte solo in relazione ad Asuka. Se ti confrontassi con Gendo, ora, ne usciresti come un cavaliere della tavola rotonda; anzi come Parsifal >>.
 << Il fatto è che non riesco a non avere paura, adesso anche di me. E se sbagliassi ancora? Posso raccontarlo al mondo intero che sono pronto ad accettare il rischio, ma non è così >>.
<< Non è cercando una scusa che eviterai di temerti e non è giustificandoti in anticipo che ti assolverai dai tuoi errori. Anzi, un giorno proprio questa paura potrebbe addirittura dimostrarsi la tua migliore amica. Shinji, il mondo non si divide in bianco e nero, non ci sono da un lato, a proposito di cavalieri, gli Jedi, che affettano migliaia di persone con la loro spada laser e poi tornano a casa osannati come eroi; e dall'altra i soldati dell'impero, che devono per forza essere dei dannati bastardi anche quando salvano un gattino. La vita è più complessa di così, è relativa in un modo insopportabile. Non puoi pensare davvero di sapere qualcosa di te solo perché ti metti in relazione con una ragazza a cui hai fatto del male in questa e in un'altra vita >>.
<< Non è solo questo, lo sai >>.
<< Si, lo so. Beh, farai meglio ad imparare presto a vederla come ti sto dicendo, perché con noi ti troverai costretto a scegliere tra soluzioni che, quasi sicuramente, saranno l'una più inaccettabile dell'altra. Ci arrivo anch'io a comprendere che uccidere non è un bene, e non mi sento un dio solo perché potrei sterminare gli abitanti del nostro villaggio in un colpo solo. Credi che non pensi mai a tutte le persone a cui ho tolto la vita? Credi che mi lasci dormire anche solo il sospetto che, il giorno in cui hai combattuto per la prima volta, io abbia ucciso, oltre ai cani che ci avevano teso una trappola, anche dei semplici curiosi? >>
<< Ma quella volta non avevamo scelta >>.
<< Non è vero, noi avevamo una scelta. Potevamo andarcene, potevamo evitare di farci fregare. Io ho scelto in base alle priorità che mi sono dato e alle conseguenze che potevo sopportare. E, sai una cosa, in fondo sono contento che  la responsabilità per le mie azioni si trasformi in incubi che mi danno la caccia costringendomi a svegliarmi di soprassalto, perché vuol dire che sono ancora umano >>.
<< Ma voi avete la vostra visione >>.
<< Che inizia a piacere anche a te, perché ci vedi una possibilità di riscatto. Si, abbiamo la nostra visione, ma certe notti, quando guardo quella stramaledetta luna e il cervello non ha alcuna intenzione di concedermi un minuto di pace, mi appare come l'equivalente di quello che per te era salvare il mondo quando pilotavi il tuo evangelion. Mi piacerebbe sapere se la nostra visione abbia davvero senso. Oh, puoi stare certo, però, che per chi è dalla nostra parte o ha interesse al nostro ... momentaneo successo, noi siamo i buoni, siamo i cavalieri jedi che eliminano i cattivi e rendono il nostro angolo di inferno un posto quasi migliore. I "danni" collaterali >> continua gesticolando in modo sempre più animato << ci verranno rinfacciati quando la guerra sarà finita e il mondo, allora, non avrà più bisogno di cacciatori dai poteri infernali. E pagheremo anche le conseguenze per le morti che abbiamo volutamente causato per un fine "giusto" >> accompagnando l'aggettivo con un scatto delle dita per indicare le virgolette. << Credi che alle mogli o ai figli delle persone, le cui anime abbiamo "legittimamente" spedito nell'aldilà, sarà sufficiente dire: non è colpa nostra ma dei vostri mariti o padri, ché erano cattivi? E scusa se ti rovino la sorpresa, ma i cacciatori non sono soltanto uomini adulti. Perciò, pensa a quando ci accuseranno anche di aver ucciso donne e ragazzi e la nostra unica consolazione sarà quella di essere sopravvissuti per sentire quelle accuse ...
<< Anche tu hai scelto, Shinji, quella volta >> riprende col tono aspro che in genere usa dopo aver respinto con crudeltà la rivolta dei suoi sentimenti, << quando hai provocato il quasi impact, e il "quasi" non attenua ciò che hai fatto. Lo sai anche tu: non è importante che tu abbia compreso pienamente o, addirittura, voluto quell'evento. Hai preso una decisione e, come anche tu riconosci, ti rimarrà addosso per il resto della tua vita ... Noi siamo, innanzitutto, le esperienze che facciamo, Shinji. E' naturale che alcune ci lascino il segno. L'odio che senti dentro di te è il figlio di quelle esperienze e ti risparmio altre domande: ti rimarrà addosso anche quello fino a che non smetterai di odiarti per ciò che hai fatto, forse per ciò che credi di essere. Ma puoi decidere, puoi scegliere come guardare il mondo, cosa pensare di te e anche di quel tuo strano passato. Puoi sempre scegliere cosa farne delle tue esperienze ... senza ingannarti.  >>.
<< Da dove inizio? >>
<< Hai dichiarato ad Asuka la tua volontà? Bene! Adesso convinci la legione di Shinji che hai dentro ad obbedirti. Stabilisci le tue regole, le tue priorità, poniti le tue domande e accetta i tuoi dubbi. Poi, se ti serve una maschera, usala, ma fa' che sia una tua decisione. Avrai sempre da recriminare su di te, figurati gli altri ... >>. La pausa, lo scolorire dell'astio nella sua voce, il suo respiro più lento e profondo, le spalle che finalmente si rilassano; sono tutti indizi che la tempesta è passata. Attendo, pertanto, in silenzio che concluda. << Mi è piaciuto il discorso che le hai fatto. Credo di essere un po' invidioso perché, forse, non sarei riuscito a osare tanto. Beh, sforzati di seguirlo alla lettera e non avrai bisogno di appendere il mio poster in camera >>.
 
Giunti davanti alla seconda abitazione, Furia Buia apre la strada con un calcio alla porta. L'unico grande vano che ci accoglie sembra la copia esatta di quell'altro, tranne per una gigantesco e ben visibile passaggio sulla parete di fronte protetto da una lastra in acciaio rinforzato.
<< Che stai cercando, Ragazzo? >> mi chiede il ciclope notando che il mio interesse è concentrato dappertutto fuorché sull'accesso alla vera stanza del tesoro.
<< Cerco il quadro che attiva il meccanismo di apertura >> rispondo. In realtà, la mia attenzione è lontana da questo posto.
<< Non c'è >> mi spiega. << Abbiamo la chiave >>.
<< Ma così  troppo facile >>.
<< Così facile che nessuno ci penserebbe. Alle volte, per nascondere qualcosa basta esporla alla luce del sole. L'uomo è complicato >> continua inserendo la chiave nella toppa della porta blindata, << perciò impara a pensare fuori dagli schemi. Ora preparati! Stai per vedere il gioiello della corona >>.
<< Amuchina gel? >> domando con trepidazione.
<< Esiste davvero? >> di rimando il Paparino che, sorpreso, sgrana l'occhio buono.
<< Si, perché? >>
<< Credevo fosse una leggenda per far credere ai bambini che Babbo Natale esiste o per spaventare quelli come Orso. Ce l'hai? >>
<< Come potrei? Lo sai che, altrimenti, l'avrei condivisa volentieri >>.
<< E' vero >> ammette deluso prima di riprendersi e dare l'ultima mandata. << Comunque, il nostro gioiello è reale. Ammira! >> esclama spalancando la porta.
<< Ma quella è ... è ... >> non riesco a completare la frase.
<< Esatto! >> conferma orgoglioso Furia Buia. << E' una Ferrari >>.
<< Ma ... ma  ... >> balbetto.
<< ... E' stupenda, lo so >> commenta soddisfatto come se mi avesse presentato la moglie o la figlia.
<< No. Volevo dire: perché? >>
<< Perché è stupenda >>.
<< Questo lo vedo anch'io, ma ... a che vi serve? >>
La domanda smorza al cacciatore l'entusiasmo con cui aveva accompagnato la presentazione del bolide. << Beh ... a niente ... per ora, ma ciò che conta è che è stupenda >> ripete fissandomi troppo intensamente alla ricerca dello stupore sulla mia faccia.
<< Non ci sono strade >> faccio notare. << Dove potreste guidarla? >>
<< A dire il vero non abbiamo neanche la benzina. E' più difficile da trovare dell'lcl e alla Wille sono piuttosto taccagni. Non è che possiamo rapinarli per una macchina che non può camminare >>.
<< E allora? >>
Imbarazzato il ciclope evita il mio sguardo e massaggia nervosamente la nuca. << Allora ... ci piace entrare in macchina e fingere di ... guidarla. Sappi che è molto comoda e ci aiuta a pensare >>.
<< In pratica giocate con la "macchinina" >> tiro le somme.
<< Ho capito >> ringhia. << Ti faccio vedere il resto ... Ma come fai ad essere uno di noi >> borbotta, << non hai il senso del bello? >>
<< Ho sbagliato >> sospiro. << Non dovevo paragonarti a Batman >>.
 
Il magazzino, a differenza della "Batcaverna", dà l'impressione di essere gestito da un accumulatore seriale. Pieno al punto da sembrare in procinto di esplodere, contiene senza ordine apparente provette grandi e piccole di lcl a fianco a medicinali per lo più scaduti e a cibo in scatola a lunga conservazione. Inoltrandomi in quel dedalo di cianfrusaglie, facendo attenzione a non graffiarmi per non essere ucciso dal tetano, scorgo parecchie armi, molte delle quali forse non più utilizzabili. In mezzo al pattume, però, noto anche dei pezzi di mortaio e un paio di rpg che prendono polvere tra confezioni di proiettili di diverso calibro. Mi incuriosisce, poco distante, un enorme scatolone pieno di vecchi cellulari .
<< Si possono usare per le comunicazioni? >> chiedo prendendone uno tra pollice e indice con palese disgusto.
<< No. Anche se non siamo all'interno della barriera dimensionale >> mi informa il Paparino, << la zona non è coperta. Però, quando tutto sarà finito, potremo rivenderli. Sai, come una sorta di "riconversione economica" >>.
<< E intanto giocate a telefonarvi? >> insinuo sarcastico.
<< Non ti ho mai insegnato come comunichiamo a distanza, vero? >> domanda.
<< No. Come fate? >>
<< Non te lo dico >> ribatte risentito. << Così impari a prendere in giro i tuoi fratelli >>.
<< E se ti pagassi? >> contrattacco mostrando una mazzetta di banconote di vario conio che avevo estratto da sotto il tripode di un mortaio .
<< Viviamo in un sistema fondato sul baratto. I soldi che hai in mano sono buoni per tener vivo il fuoco. Non sei ancora pronto per apprezzare lo splendore di questo posto >>.
<< Ora mi servirebbe l'amuchina >>.
<< E basta! Ammesso che sia mai esistita, adesso è ... estinta >>.
 
 
*****
 
 
<< Allora, Ragazzo ha gradito il giro turistico? >> domanda Musashi ancora concentrato sulle immagini della rivista.
<< No >> risponde il Paparino, << le sue aspettative erano esagerate >>.
<< Gli hai fatto vedere la Ferrari? >> chiede Orso leccando la punta dell'indice per sfogliare una pagina del suo libro.
<< Si, ma non è rimasto impressionato. Sostiene che siamo infantili >>.
<< Gli hai spiegato che dentro c'è tutto il nostro esplosivo? >> chiede il Biondo finalmente lanciando un'occhiata nella nostra direzione.
<< Non meritava di saperlo >> risponde Furia Buia colpendomi con un'occhiataccia che grida "vergogna".
<< Beh, se quel bolide non gli è piaciuto, allora hai fatto bene >> commenta Orso.
<< Avete imbottito quella meraviglia di esplosivo? >> gracchio inorridito.
<< Adesso è una meraviglia, eh? ... Spiacente non te la farò provare >>.
<< E chi ci pensa? Non vorrei saltare in aria. Comunque, a parte la macchina, il vostro magazzino è davvero incasinato. Se un ladro riuscisse ad entrarvi fuggirebbe in preda al panico >>.
<< E chi ti dice che quel casino non sia voluto? >> bluffa il Paparino mentre osserva l'etichetta di un vino preso nel frattempo da un portabottiglie in legno a forma di barile.
<< Perché, è voluto? >> vedo e rilancio.
<< No >> scopre le carte il bestione. << Ci manca la donna delle pulizie >>.
<< Possiamo affidare il compito al nostro giovane rampollo >> propone il ciclope stappando la bottiglia.
<< E' un'idea >> dice Musashi. << Ragazzo, adesso hai un lavoro. Prima ci pensava il Paparino, ma alla fine abbiamo sconfitto la sua ossessione per l'ordine e la pulizia. Ehi sfregiato, versami un po' di vino >>.
<< Muovi il culo e serviti da solo! >> ringhia il ciclope prima di sistemarsi sulla poltrona.
<< Credevo fossi tu quello fissato con l'igiene >> mi rivolgo perplesso al Biondo.
<< Con l'igiene personale. Per quanto riguarda la casa, resto dell'idea che tenerla in ordine sia un lavoro che non si confà a noi cacciatori >>.
<< Perché non lo dici all'amore della tua vita? >> lo rintuzza il Paparino. << Voglio proprio vedere se non ti trasforma in un'efficiente massaia >>.
<< A proposito della mia micetta, tieni Ragazzo! >> dice Musashi lanciandomi una pila di materiale non adatto ai minori. << Rifatti gli occhi, così impari qualcosa. Ah, dovrebbero esserci delle foto di Makinami. Me le ha regalate perché non mi dimenticassi di lei >> spiega sfoggiando un sorriso fiero. << Se le trovi, avvisami. Non ricordo in mezzo a quale rivista le ho buttate >>.
<< Questo si che è un grande insegnamento, complimenti! >> sfotte salace Orso mentre strofina la schiena sul materasso per trovare una posizione più confortevole. << Comunque Ragazzo, non dar retta al nostro pervertito di corte. Fa così perché non vuole ammettere che sta cedendo inesorabilmente al fascino castrante della monogamia >>.
<< Vuoi proprio che ti risponda? >> minaccia il Biondo.
<< Ragazzi >> interviene Furia Buia che, intanto, scuote il vino all'interno del calice, << non rompete! >>
<< Stiamo solo parlando >> mugugna Musashi. << Io cerco di aiutare Ragazzo a recuperare gli anni perduti. Una rinfrescata di anatomia ed una rapida "occhiata" alla ... meccanica dell'amore non gli faranno male >>.
<< In effetti ... >> mi lascio sfuggire distratto dalla foto in copertina del periodico in prima fila.
<< Quella è semplicemente pornografia >> Orso ritorna sull'argomento dopo aver interrotto la lettura e poggiato il libro aperto sul petto. << Ti offrirà solo una visione distorta dell'amore >>.
<< Dell'amore, ma non del sesso >> scherza il Biondo.
<< Anche di quello >> si inalbera l'armadio. << L'amore non è solo una questione di "meccanica", ma coinvolge per intero due anime ... due o anche più se è possibile. Amore è, soprattutto, sentimento, è passione, è anche una questione mentale legata all'immaginazione e alla fantasia. Oserei dire che l'amore ha una dimensione prevalentemente spirituale >>.
<< Quei libercoli da casalinghe disperate ti hanno mandato in pappa il cervello >> replica maligno Musashi. << Voli sulle ali dello spirito e dimentichi la carne. E non hai neanche imparato a parlare con una donna >>.
Il pistolero ha chiaramente esagerato e rischia di pagarla cara. Evita, infatti, per un soffio il tascabile che Orso gli ha appena lanciato addosso con violenza. << Volevi uccidermi? >> urla alzandosi di scatto. << Non credevo che fossi capace di far del male ad un amico per una semplice battuta >>.
<< Ero sicuro che ti avrebbe colpito >> dico sospirando per lo scampato pericolo.
<< E io credevo ti saresti spostato >> ribatte il bestione, << così ti avrei centrato in pieno >>.
<< Io, invece, credevo che non avessi amici >> piazza la freddura il Paparino con la faccia di chi è appena sceso dalla luna.
<< Questa era carina. Stai migliorando >> ammette un po' confuso il Biondo. << Tuttavia, lo dico per il tuo bene, stupido omone. Dovresti lasciar perdere i tuoi romanzi erotici d'accatto >>.
<< Solo perché parlano d'amore e restituiscono all'unione carnale la sua naturale collocazione nella smisurata galassia di una relazione sentimentale vissuta con trasporto ed intesa in senso olistico? >>
<< Che? >> domanda Musashi prima che gli caschi la mascella.
<< Fai tanto per sembrare sofisticato ed evoluto >> gli occhi di Orso brillano di gioia alla vista del fratello per la prima volta senza la battuta in canna, << ma alla fine ti mostri per il terrapiattista che sei in realtà. Mi stupisce che tu non apra le bottiglie con i denti >>.
<< Ma le avete sentite le scempiaggini che sta dicendo? >> Musashi, colpito, chiede il nostro aiuto.
<< Beh, forse non c'è un punto di vista migliore in assoluto >> timidamente azzardo una mediazione.
<< Assolutamente no! >> esclama Orso che, alzandosi dal letto, si affretta a  recuperare il libro. << La pornografia ha a che fare con il meretricio. Eros, invece, è Amore e l'amore è poesia. Il desiderio che unisce due persone è una schiena che si inarca sinuosa, è un respiro interrotto. Persino il vino che ha in mano quel maniaco omicida del nostro fratello è una metafora della gioia e dell'ebbrezza che esaltano gli innamorati >>.
<< E la scopa che rappresenta? >> Furia Buia si abbatte sull'analisi critica di Orso come un vichingo su un prete nel bel mezzo di un'omelia.
<< Oh no! >> Musashi si afferra il capo con entrambe le mani. << Due battute semidecenti in pochi minuti. Cos'hai in mente? >>
<< Per tutte le divinità! >> scoppia l'armadio.
<< Perché >> chiedo sinceramente divertito, << che significa? >>
<< Significa che i suoi neuroni da schizofrenico >> risponde Musashi che, invece, continua ad essere agitato, << hanno partorito un'idea assurda. E quando il tuo Paparino diventa la madre di qualche follia inizia a fare battute per controllare la tensione >>.
<< E' vero? >> domando al ciclope..
<< No, non preoccuparti >> Furia Buia respinge frettolosamente l'insinuazione. << I tuoi fratelli hanno la cattiva abitudine di esagerare. Volevo solo prendere in giro Orso. Perché, io non posso farlo? >>
<< Allora sei d'accordo con me!? >> dice Musashi.
<< Beh, no >> riflette il ciclope. << Il sesso nella sua "meccanica" è solo una parte di una relazione. Molto molto molto importante, aggiungo. Tuttavia, andrebbe considerato e sperimentato nella sua dimensione più ampia che coinvolge, come ha detto giustamente Orso, passioni, sentimenti, fantasie. E' un'esperienza completa, totalizzante e, si spera, sempre appagante. E la narrativa erotica, se scritta bene, riesce a descrivere l'eros in tutte le sue sfaccettature e, perché no?, in tutta la sua poesia >>.
<< Vuoi leggere il mio libro? >> propone trionfante l'omone.
<< No >> risponde serafico il cacciatore con la benda, << preferisco i porno >>.
<< Incolto! >> sbotta Orso.
 << Io ... io ... >> balbetto alla ricerca del corretto timbro di voce << ... io vorrei scegliere in autonomia cosa pensare >>.
<< Almeno Ragazzo non è condannato come voi >>. Orso ha chiaramente interpretato le mie parole in senso eccessivamente ottimistico.
<< Sbagli! >> lo contraddice Musashi, la cui esegesi è più vicina al vero. << Vuole solo farsi una ... scorpacciata di informazioni >>.
<< Lascivo! >> finge di insultarmi il ciclope.
<< Devo compiere sedici anni >> mi difendo. << Ho il diritto di ... informarmi e magari >> riflettendo sui possibili effetti collaterali del nuovo tema d'indagine << di indossare qualcosa di più ... adatto >>.
<< Cos'ha che non va il tuo abbigliamento? >> chiede il Paparino.
<< Questi pantaloni alla "Mad Max" saranno pure fighi, ma temo siano un po' troppo ... stretti >>.
<< Hai paura di scoprire che sei maschio, vero? >> si lancia all'attacco il Biondo.
Sono ancora indeciso sulla gravità dell'insulto con cui rispondergli quando il cacciatore con un occhio e mezzo mi dà il colpo di grazia. << C'è ancora tempo >> dice << prima che il "problema" diventi ingombrante >>.
<< Almeno possiede ancora il senso del pudore, perciò ... Trattamelo bene! >> mi esorta Orso posando il suo libro sulla pila di magazine del Biondo già saldamente in mio possesso. << E' il mio tesssoro >>.
<< E con la benedizione del mostruoso Smèagol possiamo chiudere >> sbuffa il Paparino tornando ad analizzare le bottiglie sistemate all'interno del portavini. << Il nostro agente segreto ci aspetta per darci informazioni >>.
<< Chi è? >> domando.
<< Non sarebbe segreto. Tra poco lo conoscerai >>.
<< E chi spia? >>
<< gli amici del tuo amore >> risponde sornione  afferrando due bottiglie di rosso.
<<  Clap, clap, clap! >> ironizzo. << Hai perso lo smalto di pochi minuti fa >>.
<< Che devi farci col vino? >> chiede Musashi.
<< Pensavo di portarlo con noi. Non prevedo troppi spostamenti, perciò inganneremo l'attesa con un po' di questo >> indicando il prezioso succo d'uva.
<< Va così male? >> provo ad interrogare i miei fratelli pur sapendo che probabilmente mi proteggeranno ancora dalla verità.
<< Per il momento no >> Orso di nuovo concentrato stoppa la mia curiosità. << Ciò che conta è che oggi va tutto bene >>.
 
 
*****
 
 
<< Prendi l'altra strada >> mi dice il Paparino in prossimità del ponte, << quella che costeggia il lago e aspettaci in cima alla salita >>.
<< Dove hai preso il primo pugno >> precisa divertito Musashi.
<< Ti raggiungeremo presto >> chiude Orso.
<< Non mi direte perché devo andarci da solo, vero? >>
<< ... Io, al posto tuo >> risponde Furia Buia con aria dispiaciuta, << approfitterei di questi momenti, perché potrebbero non tornare ... Forza, muoviti! Il nostro contatto ti aspetterà lì >>.
<< Come faccio a riconoscerlo? >>
<< Ti riconoscerà >>.
<< Almeno >> cerco di essere ottimista, << mi state dando fiducia >>.
<< Per niente >> l'armadio abbatte il mio slancio. << Il fatto è che per fortuna non corri ancora troppi rischi >>.
<< Altrimenti, Matsuda ci avrebbe già avvertiti >> mi spiega il Biondo.
 << E poi, all'occorrenza, potrei proteggermi ... >> materializzando uno scudo di at field. Gli sguardi di biasimo che mi lanciano contemporaneamente i tre cacciatori mi strozzano in gola l'ultima parte della proposizione. << Va bene, vado! >>
Guardando i loro giacconi che si allontanano, mi sento attraversato da sentimenti contrastanti.
Da un lato non posso che esserli grato per l'impegno che mettono nel prepararmi alla vita schifosa che ci è toccata, curando nello stesso tempo di tenermi il più distante possibile (e finché possibile) dalle esperienze che potrebbero distruggere quel po' di innocenza che ho da poco riscoperto. Credo che, se potessero scegliere, preferirebbero essere loro il buio pur di permettere a me di essere luce; si farebbero uccidere piuttosto che zavorrarmi con il peso del mondo intero sulle spalle.
Dall'altro lato, però, sento che non è giusto che io mi cibi del loro sacrificio. Non voglio che perdano il diritto di vivere qualcosa di bello solo per prolungare in modo innaturale quest'infanzia posticcia. La mia vita è andata così, non è colpa loro. Non voglio che indossino il mio collare. Mi hanno già indicato una via, non quella che desideravo, ma neanche ad Asuka è toccata la vita che sognava.
Ciò nonostante, devo ammettere che << sembrano Qui, Quo e Qua. Altro che cavalieri oscuri >>.
 
E poi il sesso non è proprio un affare da bambini. Il fatto che io rischi la vita dovrebbe, anzi, stimolarmi a rubarne i piaceri. Si tratta solo di abituarsi a vivere alla giornata.
Forse, però, non avrei dovuto iniziare a documentarmi partendo dal libro di Orso. Ho capito che non è necessario indulgere troppo nei particolari, ma, dopo aver letto tre pagine di quello che dovrebbe essere un passionale amplesso tra i due protagonisti, rigorosamente descritto dalla prospettiva del tavolo della nonna di lei su cui l'atto si sta consumando; dopo aver compatito quel povero disco di legno a quattro zampe che si incurva e si piega e ondeggia e scricchiola e salta e si riabbatte sul pavimento; dopo tutto ciò, seduto sul muretto con il libro aperto in mano e le riviste del Biondo a fianco, non posso non chiedermi: << ma stanno facendo sesso o una seduta spiritica? ... Magari mi conviene dare prima un'occhiata al materiale di Musashi. Così controllo se ci sono le foto dell'amica di Asuka ... e, nel caso, ... le metterò da parte ... per lui ... Non le guarderò, ovviamente >>.
<< Che stai facendo, Shinji kun? >> mi raggiunge la voce di Sakura.
<< NIENTE! >> grido lanciando il tascabile alle mie spalle e spazzando le riviste di Musashi con l'altra mano. Solo quando sento il rumore del tomo che impatta contro l'acqua prima di esserne inghiottito, mi rendo conto che ho appena distrutto la reliquia dell'armadio. << Mi pesterà >> piango disperato in cuor mio.
<< Allora, che stavi facendo? >> domanda sorridente Suzuhara appena mi raggiunge.
<< Aspettavo ... una persona >> rispondo mettendomi in piedi e pregando che anche i giornali non siano più a vista.
<< Hanno mandato te a proteggermi? >> mi chiede con il suo consueto tono gentile.<< Sono d'accordo con loro >>.
<< Sei tu la spia? >>
<< Non è piacevole sentirsi chiamare "spia" >> mi ammonisce severa puntandomi l'indice sul naso prima di scoppiare a ridere. << Scherzo, non mi sono offesa. Comunque, io sono vostra amica, non Mata Hari >>.
<< Scusa >> sorrido imbarazzato ... per migliaia di ragioni. Una di queste è che è così vicina che mi risulta impossibile non notare quanto sia bella. Il suo volto, poi, è legato agli anni che l'altro Shinji ha vissuto dopo il Perfezionamento. Alcune immagini della sorella di Toji si affacciano alla coscienza portando con sé un fiume di emozioni, tutte piacevoli.
Mi risvegliano il ricordo di un bacio di quella Sakura e la voce del medico che ho davanti. << Stai pensando ad Asuka? >> mi chiede voltandosi di scatto verso il lago.
Ad essere sinceri, non proprio. << Beh, non posso negarlo >> scelgo la diplomatica via di una prudente bugia per evitare che si creino inutili incomprensioni. Del resto, non voglio perderla. << Non si può dire che non lasci il segno >> scherzo toccandomi la guancia che ha assorbito per ben due volte l'ira della tsundere.
<< Devi darle un po' di tempo ma, soprattutto, non devi arrenderti! >>
<< Il fatto è che ha ragione, almeno su un punto. Capisco la sua sfiducia in quanto è la mia; io ho paura di commettere altri sbagli, di farvi ancora soffrire. Ne stavo giusto parlando con Furia Bua. E, sebbene abbia cercato di far credere ad Asuka che so quello che faccio, la verità è che ho i suoi stessi dubbi. Quanto al mio passato >> senza specificarti quale, << posso solo tentare di accettarlo, sperando che non mi condizioni troppo ... o troppo poco >>.
Sakura mi guarda con tenerezza. Provo un certo disagio nel constatare che io, in questo momento e da questo ... punto di vista della mia coscienza, sono più piccolo di lei. << Non so spiegarti perché >> inizia abbracciandomi con la sua voce << ma non sono mai riuscita ad odiarti, anche quando ero convinta ... mi avevano convinta che l'unico vero responsabile di quanto accaduto fossi tu. Forse è solo una questione di ... affinità elettive. Ed è stato un bene perché ho avuto l'opportunità di osservare la realtà da un'altra prospettiva >>
<< Che intendi dire? >>
<< All'inizio pensavo che il fatto di non riuscire ad adattarmi al sentire degli altri mi rendesse strana. Poi ho compreso: non siamo solo noi le vittime, lo sei anche tu. Anzi, tu non porti soltanto il peso dei tuoi sbagli, ma anche del racconto che si è sviluppato su di te. Più di altri paghi le conseguenze di una cattiva pubblicità e delle invenzioni dei cantastorie che hanno creato il personaggio di Shinji Ikari. Molti tra noi, di nascosto e senza saperlo, sono grati a questo personaggio perché, dal confronto con l'immagine di Shinji, in qualche modo sentono di uscirne purificati, come se semplicemente il tuo nome fosse sufficiente a farli sentire migliori. Tutti riescono ... riusciamo >> si corregge imbarazzata << a considerarci un po' più  buoni o più in gamba perché (e proprio perché) tutto ciò che tu puoi fare deve essere sbagliato o per i motivi sbagliati. Il tuo mito, che poi è quello di un adolescente "difficile", non ammette che tu ne faccia una giusta. Nessuno vuole credere che Shinji Ikari sia uno dei tanti specchi fedeli su cui è facile riflettersi. Le nostre debolezze diventano più accettabili quando esiste qualcuno come te a cui possiamo evitare di perdonarle. Ognuno ci ha messo del suo, sputando su questa maschera i propri pregiudizi, le proprie colpe, i propri ideali. Alla fine la maschera ha preso vita e ha insegnato come dobbiamo giudicarti, facendoci dimenticare che esiste ... >>
<< ... Un altro punto di vista? >>
<< Si, il tuo, perché tu sei reale, non sei una favola. Sei umano e i tuoi poteri riguardano solo la portata della tue azioni, non la tua natura. E il fatto che si possa aver paura non cambia la sostanza delle cose, e cioè che anche tu, come ogni essere umano, sei egoista e altruista, coraggioso e vigliacco, intelligente e stupido, meraviglioso e odioso. Eri solo, eri spaventato, avevi bisogno di essere aiutato >> mi dice toccandomi delicatamente la guancia sinistra. Dovrei pensare ad Asuka e alle orribili, sebbene meritate, parole che sciolsero l'incantesimo, ma preferisco riposare su questo contatto perché lo sto vivendo proprio ora. << E, nonostante ciò, hai dovuto affrontare situazioni sconvolgenti per un adulto, figurarsi per un bambino >>.
 
E quello che ricordi tu non è niente.
 
<< E tutti, anche coloro che avrebbero dovuto proteggerti, anche coloro che dicevano di non aver bisogno di te, chiedevano a quel ragazzo di fare qualcosa come se solo tu potessi aiutarli, come se solo tu fossi ... >>
<< ... L'invincibile Shinji >> concludo la frase. << Peccato che ... in alcune occasioni abbia avuto il potere di fare qualcosa e ... io non l'ho sfruttato >>.
<< Non farti ossessionare dal tuo senso di colpa >> afferra anche l'altra guancia e avvicina il viso fissandomi negli occhi, << non lasciarti travolgere dal tuo passato e neanche dai giudizi degli altri o sbaglierai ancora ... Io ho paura di te >> mi confessa ridendo e piangendo, << ma sono anche sicura che tu non sia più lo Shinji di prima. Io so che stai cambiando, perché ora puoi comprendere i motivi che ti hanno spinto ad agire come hai fatto e, soprattutto, ora puoi apprezzare l'affetto che ti circonda, anche il mio. Non arrenderti, Shinji! Per il nostro bene, per il nostro futuro >> continua con tale passione da entusiasmare anche me. << Il passato non puoi modificarlo; perciò, fa' i conti con te stesso una volta per tutte, trova le tue risposte e decidi chi vuoi essere. E allora, forse, un giorno sarai proprio tu a salvarci, considerato che hai chiaramente il potere di farlo >>.
<< Ho anche il potere di distruggere tutto, probabilmente senza dover neanche salire su un Eva. Tutto ciò che faccio ha delle conseguenze >>.
<< E' così per tutti. Il tuo caso è diverso per ...  >>
<< ... Per quantità, immagino >>.
<< Si. Te l'avevano già detto? >>
<< I miei fratelli me lo dicono sempre; loro mi proteggono da sempre >> rispondo a bassa voce per non far sapere al destino quanto, in realtà, mi senta fortunato.
Le labbra di Sakura riscaldano la guancia che ha conosciuto la prima carezza di Asuka, sono morbide e promettono amore. << Ma se vuoi salvare noi >> mi sussurra all'orecchio, << devi salvare prima di tutto te stesso, Shinji Kun. I tuoi cari ti daranno una mano, ci sono i tuoi fratelli con te ...e ci sono anch'io >> battendosi il petto per dichiararsi presente.
<< Come hai fatto a cambiare idea su di me? >> chiedo strofinando la manica della maglia sugli occhi, approfittando, mio malgrado, della fine di quel contatto.
<< Te l'ho detto >> sorride. << Non l'ho mai cambiata ... Perciò >> continua con un tono più squillante << il mio caso non ti sarà utile per risolvere i tuoi problemi con Asuka >>.
<< Quindi, davvero non c'è niente che io possa fare per farle cambiare idea su di me? >>
<< A te importa? >>
<< Si >>.
<< Allora no, non c'è niente che tu possa fare. Però ... >> si ferma. Mi offre un sorriso enigmatico, appena camuffato da una confidenziale strizzata d'occhio, << quando capirai cosa significa, ti sarà sufficiente non fare niente per farle cambiare idea, perché le mostrerai lo Shinji Ikari che puoi essere >>.
 << Vista così >> penso, << non sembra un'impresa impossibile >>. Se solo riuscissi a capire cosa mi hai appena rivelato!
<< Ciao, Ragazzi! >> Sakura grida e si sbraccia per salutare i tre cacciatori che stanno risalendo lungo la strada. << Ah, Shinji >> continua a bassa voce, << quasi dimenticavo, Asuka tra poco sarà qui. Lo sai che ama fermarsi a guardare il paesaggio. Perciò, è meglio che non associ te alle riviste che hai cercato di nascondere >>.
I miei occhi individuano gli oggetti incriminati, tutt'altro che nascosti, prima che la vergogna mi paralizzi. << Non sono miei, sono del Biondo >> con la faccia arroventata sputtano senza remore il fratello. << Li tenevo per lui ... Non li ho neanche sfogliati >> non me ne hai dato il tempo.
<< Non preoccuparti >> ride sventolando imbarazzata la mano all'altezza del mio viso. << Non era mia intenzione esprimere un giudizio, volevo solo darti un consiglio. Anzi, se ... >> si ferma, indecisa e rossa, fuggendo all'improvviso i miei occhi << ... se ne accetti un altro, forse ... dovresti indossare pantaloni ... meno attillati >>.
Ero consapevole che, dopo la lettura del libro di Orso, la prospettiva di "leggere" la collezione di Musashi con annessa analisi critica degli autoscatti di Makinami, la mia fantasia che si ostinava ad assumere le forme di Asuka e il contatto ravvicinato con le labbra di Sakura, avrei avuto bisogno di tuffarmi in acqua, possibilmente contro una lastra di permafrost; ma ho preferito comunque valutare rapidamente l'entità della ... dilatazione termica.
<< Io ... tu ... lei ... >> interrompo l'elenco dei pronomi personali considerando che a) li conosce, b) non sarebbe interpretato come segno di maleducazione voltarle le spalle. << Credo >> riprendo dopo una drammatica inversione a "U" e gracchiando così forte che, se fosse il mio canto d'amore, sarei fregato. << ... credo che seguirò i tuoi consigli >>.
<< Wooooh! >> reagisce il Paparino alzando la mano per proteggersi dalla mia vista. << Ragazzo, hai vinto. Ti procurerò dei pantaloni meno aderenti >>.
<< Non c'è bisogno di arrivare alle minacce >> scherza il Biondo. << Non è vero, cavernicolo? >>
Orso riesce solo a pronunciare uno stentato "ciao" prima di essere imprigionato nella grafite. Anche lui ha compiuto un passo, ma per relazionarsi alla pari con Sakura dovrà concludere una maratona.
<< Non è bello che ti rivolga a lui in questo modo >> Sakura spezza lo slancio salace di Musashi.
<< Oh, non farci caso >> risponde. << E' riuscito a salutarti, ma adesso deve riavviare il sistema. Quand'è in questo stato non sente niente. Piuttosto, spero che Ragazzo si sia comportato bene. Sai, sta crescendo anche lui >>.
<< Me ne sono accorta >> scoppia a ridere Sakura, incurante del mantra di scuse che cerco di comunicarle telepaticamente. << A proposito, non ho ... >> tornando seria << proprio ... molto tempo. Perciò ... >>
Davanti ai nostro occhi, Suzuhara si trasforma; l'imbarazzo che mi aveva mostrato non accenna a rifluire, anzi, sembra gonfiarsi come il letto di un fiume dopo un'abbondante pioggia, mentre le sue iridi, di colpo impazzite, non riescono a concentrarsi su niente, sebbene abbia la sensazione che cerchino Furia Buia. Incrocia le mani stendendo le braccia in avanti ed inizia a dondolare come una bambina che vuole esprimere un desiderio ... e, naturalmente, fa di tutto per affascinare chi ha il potere soddisfarlo. << Se ... se volete, possiamo allontanarci un po', così ... non ci vedranno >>.
<< Allora sarà meglio che di te si occupi il Paparino >> interviene Musashi che mi prende per un braccio strozzandomi in gola un istintivo obiezione, Vostro Onore.
<< Perché io? >> chiede sorpreso e un po' spaventato il cacciatore con la benda. << Deve parlare con ... noi >>.
<< Rifletti! >> Musashi lo imita. << Orso è ancora in letargo, io voglio fare le coccole alla mia gatta e Ragazzo sta per esplodere. Quindi, sei l'unico che può prestare attenzione alla nostra amata dottoressa e dare, al contempo, l'idea che vi stiate godendo una romantica passeggiata >>.
<< Non fraintendere, scemo! >> si ribella Sakura che, però, non si lascia pregare ed arpiona con finto disappunto il braccio del Paparino per costringerlo a seguirla.
I miei occhi, carichi di un'insana gelosia, incrociano il suo, spalancato dal disagio e fisso su di noi, come se sperasse di contrastare in tal modo il corpo che al contrario asseconda la direzione imposta da Suzuhara.
<< Non ti ingelosire >> mi fa il Biondo. << Tu hai ancora la tua "missione Asuka" >>.
<< Chissà quanti secoli ci vorranno prima che riesca a completarla?! >>. E' bastato il nome del pilota per farmi sotterrare in un attimo l'ascia di guerra che avrei voluto scagliare contro il cacciatore bendato.
<< Mai quanti ne sta impiegando il dottore per far capire al nostro ottuso fratello che le piace. Muoviamoci adesso. Finché siamo a vista, al Paparino potrebbe venir voglia di fuggire >>.
<< Dobbiamo far sparire le tue riviste >> comunico al Biondo dopo aver geolocalizzato la posizione della rossa a neanche trenta metri da noi. << Se non ti dispiace ... >>
<< Ho capito, le prendo io, ma non ti aspettare che le nasconda quando incontreremo il tuo demone >>.
<< Basta che non dici che sono mie >>.
<< Mmmmmmh! Questa è musica per le mie orecchie >>.
<< Ti prego >>.
<< Perché stai implorando? >> domanda Orso.
<< Ben scongelato, fratello! Non è niente di importante, ma se vuoi ci penso io a colmare i tuoi vuoti di memoria >>.
<< Ci vuole ancora un po' per ... >>  prova a dire confuso e deluso il barbuto.
<< Ciò che conta è che stai facendo progressi >> lo rincuora Musashi, invece di finirlo.
 
La sagoma di Asuka emerge dall'ombra della piccola pineta come le immagini di una foto all'interno di una camera oscura. Cammina lentamente con un'aria vagamente distratta.
Ognuno di noi prima o poi trova un posto in cui può liberarsi dal peso dei propri doveri, dismettere i panni del personaggio che il ruolo e le conseguenti aspettative ci costringono ad indossare. Lei l'ha trovato sulle rive di questo lago.
Qui può coltivare la sua quasi trentennale amicizia con la solitudine. Non so che darei per sapere cosa pensa quand'è solo Asuka ... ammesso che dentro di lei esista una qualche entità che sia conforme alla definizione.
Perde il ritmo quando si accorge di noi, ma è il massimo dell'incertezza che ci concede perché supera presto la fase di disorientamento e rimodula subito il passo e il linguaggio del corpo affinché soprattutto io possa leggervi l'avvertimento "attenti al cane" affisso a bella posta.
<< Non mi conviene parlarle >> confido alla coppia che mi affianca mentre affondo con forza le mani nelle tasche per non farle intuire la natura delle sensazioni e delle ... fantasie che poco prima mi avevano assorbito.
<< Non ti converrà mai >> incalza Musashi. << Quindi, inventati qualcosa! Più passa il tempo ... meno occasioni avrai >>.
<< Però, mi ha colpito due volte >> replico abbassando il volume. << Anche lei ... >>
<< E se domani lei morisse? O se morissi tu? >>
<< Io non so cosa fare >> mi lamento quasi a mente quando stiamo per incrociarla.
<< Se non ti muovi, ti tiro un pugno >> sibila minaccioso Orso spegnendo ogni ragione di piagnisteo interiore. << Dille almeno "ciao" e vedi se ti risponde >>.
Non ho fatto in tempo neanche a guardarla, mi è passata accanto come se non esistessi.
<< Che cavolo! >> sbotto arrestandomi.
Lascio proseguire i due cacciatori, inspiro profondamente e cerco di calmare la corrente di emozioni che mi scuote, alimentata dalla percezione di Asuka che, come me, si è fermata a pochi passi di distanza.
<< Forse, vuole dirmi qualcosa o vuole che sia io a farlo >> mi dico meditando sui motivi che spingono me e la Second a darci sempre le spalle, almeno fino a quando uno di noi non trova il coraggio o un pretesto per girarsi. << Beh, vediamo se mi risponde >>.
<< Cercherò >> inizio con tono sostenuto e impostando il timbro per dare un "aspetto" decente a ciò che voglio dirle << ... cercherò comunque di non fare troppi casini >>.
Sto per andarmene dopo aver atteso, inutilmente per un'eternità, una parola, anche solo un cenno di vita ... dall'altra parte dell'oceano.
<< Sarà meglio >> finalmente rompe il silenzio << ... o dovrò fermarti io >>.
Non avverto l'astio della persona che non riesce a non odiarmi, né la determinazione della guerriera che mi tiene a distanza. A dire il vero non so decifrare questa ragazza, ma ciò che conta è che ha risposto
<< In quel caso te ne sarò grato >>.
Non riesco a voltarmi e so che anche lei non ha trovato il coraggio o il pretesto per farlo. << Mi sa che è finita qui >> penso. << Tutto sommato, posso accontentarmi >>.
<< Comunque >> riprende a parlare , << non è che il sogno di Orso non sia ... bello. E' solo che non mi piacerebbe passare tutta una vita così >>.
<< Come darti torto? >> mi accodo ringraziandola nel mio cuore << Alla lunga, annoierebbe anche me >>.
Potrebbe essere una coincidenza, ma ho l'impressione che quando non siamo a vista l'uno dell'altra ci sia più facile parlare. Peccato che non mi basti più.
<< Ti va ... ti va se resto con te >>.
<< ... Non esagerare! >> gracchia come la "ragazzina" ... dei miei sogni. Spero che l'altro Shinji abbia detto almeno una volta alla sua Asuka che ascoltarla non era poi un'esperienza così traumatica.
<< Ci ho provato >> rido nervosamente voltandomi il necessario per vederla con la coda dell'occhio e non solo con la mente.
Anche lei si era girata per guardarmi. << Stupido! >> esclama porgendomi di nuovo e poco gentilmente la nuca.
 
<< Pensavo peggio! >> pronuncio la formula del Paparino mentre raggiungo Orso e Musashi che mi attendono sul limitar della pineta al confine con il villaggio. Un brivido mi corre lungo la schiena << Come l'altra volta >> rifletto[3]. << Mi stanno tenendo d'occhio >>.
Non ci sono pericoli nelle vicinanze e dai loro volti distesi intuisco che più avanti non farò incontri sgraditi. Tuttavia, rimettendo assieme i tasselli, realizzo che non mi hanno mai lasciato veramente solo da quando io e Furia Buia siamo tornati dai luoghi del nostro addestramento segreto.
Ormai ne sono certo, mi hanno mentito. Sanno più di quanto vogliano farmi credere. << Come è andata? >> domanda Orso che non riesce a nascondere l'agitazione.
<< Mi ha parlato. Abbiamo scambiato poche battute, ma ... >> mi concentro sul tema che più mi sta a cuore, nonostante abbia perso l'esclusiva nella mia mente.
<< Non è finita, quindi?! >> commenta Musashi con un sorriso a trentadue denti.
<< Sarà un lungo cammino >> rispondo scoraggiato per smorzare il loro ottimismo. << Visto che si tratta di Asuka, conviene rimanere con i piedi per terra >>.
<< Finché hai anche solo una mezza possibilità ... >> mi dice l'armadio << puoi sempre fare qualcosa >>.
<< Ma si, in fondo l'ultima volta mi è andata bene >>[4].
 
 
*****
 
 
<< Mi sa che è andata male >> sospira Musashi.
Dai finestroni del locale abbiamo intravisto Suzuhara risalire a passo svelto lungo la strada che porta al quartier generale della Wille. Strofinava nervosamente una mano sulla faccia mentre l'altra stringeva il giacchino della divisa.
<< Niente, proprio non riesce a fare quel maledetto passo >> commenta amareggiato il vecchio che, dall'altro lato del bancone, ha potuto mettere meglio a fuoco l'espressione del sottufficiale.
<< Cos'è successo secondo voi? >> chiedo.
<< C'è che il tuo Paparino >> risponde il Biondo << non ne vuole proprio sapere di essere felice >>.
<< Ha paura di essere felice >> continua il vecchio, << perché in quel caso avrebbe qualcosa da perdere >>.
<< Forse ... pensa di non meritarlo >> provo a dare un senso a quelle parole immedesimandomi nel cacciatore, salvo rendermi subito conto che ho appena descritto me.
<< Hai colto nel segno, Ragazzo >> mi dice l'ex Paparino. << Il problema di quello stupido è che è un buono costretto ad essere cattivo. Non ha ancora trovato il modo di accettarlo. Speriamo che quella ragazza non decida di mollare con lui, è una delle poche che abbia il potere di salvarlo >>.
<< Da cosa? >>
<< Dal suo nome ... Forse tu potresti provare a dirgli qualcosa >> mi suggerisce il vecchio.
<< Io, perché proprio io? >> domando sorpreso.
<< Perché a noi non darebbe ascolto. Sa bene come tenerci a distanza >>.
<< E credi davvero che a me darebbe retta? >>
<< No, ma potresti contare su un vantaggio iniziale: non si aspetta di doversi difendere da te >>.
<< Ma non saprei cosa dire >> ammetto.
<< Digli la verità >> afferma Musashi. << Come, già una volta, ti ha consigliato Sakura >>.
<< Finirò in infermeria >> sbotto rassegnato. Il vecchio e i suoi due "figli" attendono di conoscere la mia decisione. E' chiaro che sono preoccupati per il cacciatore sociopatico e non vogliono lasciarlo indietro. In una famiglia ci si dovrebbe comportare sempre così e, in fondo, non mi dispiacerebbe per una volta sdebitarmi. << Tentiamo! >> pronuncio a bassa voce abbandonando il mio sgabello
 
 
<< Ha fatto in fretta Sakura. Almeno ti ha dato notizie importanti? >> avvio cautamente la discussione.
Furia Buia è seduto sul muretto ed occupa il posto preferito da Asuka. Stringe un ginocchio vicino al petto e, di spalle al lago, fissa la mia mano destra che tradisce la tensione del momento con un incessante movimento di apertura e chiusura. E' più buio del solito e resta in silenzio. Non mi ero mai accorto di quanto la solitudine fosse opprimente anche per lui.
<< Si >> risponde dopo un po' ancora distratto. << Mi ha riferito ciò che mi serviva sapere >>.
E' costretto a guardarmi negli occhi quando lo sveglio dall'ipnosi nascondendo la mano dietro la schiena.
<< Sei seduto al posto di Asuka >> gli faccio notare.
<< L'ho vista andarsene. Forse non voleva incontrarmi. Devo averla disturbata >>.
<< Il posto non è male >> dico. << Magari è giusto goderselo da soli. Perché, però, guardi dall'altra parte? >>
<< Perché non ho voglia di guardare niente >>.
<< Ti va se sto un po' qui con te? >> gli chiedo con calma mentre già penso alla contromossa da attuare in caso di risposta negativa. Non temo il suo rifiuto, ho paura di lasciarlo solo.
<< La verità è che ti capisco >> inaspettata arriva la confessione. << Io ho ancora paura di ciò che è in mio potere fare. Eppure quella paura è un bene. Abbiamo tutti bisogno di ... "un senso morale" con  cui fare i conti, di un grillo parlante anche se quasi sempre si presenta come il più severo dei giudici. Abbiamo bisogno di una regola, di stabilire i confini che devono delimitare il nostro cammino, di una bussola che ci aiuti a decidere come comportarci, cosa scegliere soprattutto quando non abbiamo il tempo di valutare le possibilità a nostra disposizione.
<< Il mio nome mi piaceva >> continua dopo aver stimato, credo solo a proprio beneficio, il valore dell'equilibrio, << perché mi faceva illudere che in questa vita ci fosse un posto anche per uno come me, ma il fatto che qualcosa abbia senso per noi, non vuol dire che ce l'abbia veramente. Ora, però, mi sta stretto, mi crea disagio perché non può riassumere ciò che sono. Grazie alle persone che mi vogliono vene ... beh, riflettendo sulla "relazione" che ci unisce, mi viene da pensare che potrei essere qualcosa di più di un ... cacciatore dal pessimo carattere >>.
<< Per questo, stamattina, sapevi come rispondere alla mia domanda >>.
<< Che vuoi farci? Tu mi costringi a spremermi le meningi più del necessario perché non posso trasmetterti solo la mia esperienza. Perciò devo provare ad insegnarti anche ciò che ancora non so o non sono capace di mettere in pratica. E di questo ti sono grato >> conclude stirando il volto per mostrare una serenità che, invece, serve solo a celare sconforto e stanchezza.
<< Immagino non sia facile assumere il controllo della propria maschera >>.
<< E' maledettamente difficile >>.
<< E' la tua maschera che ti impedisce di dire a Sakura che ti piace o sei tu? >>
In questi mesi, a forza di subirla, ho imparato la tecnica di gestione del discorso di Furia Buia: secca e mirata.
Il cacciatore accusa il colpo, non è abituato a trovarsi dall'altra parte ed ora non sa decidere se arrabbiarsi o accettare il nuovo ruolo. << Vorrei dirti >> forse ha scelto la seconda opzione<< che non sai di cosa parli, ma non lo credo. Però, resta il fatto che le relazioni tra adulti sono complicate >>.
<< Non so cosa significhi essere adulti, mi chiedo se riuscirò mai veramente a capirlo. Tuttavia, inizio ad essere curioso >>.
<< Un altro passo in avanti >> si rilassa Furia Buia.
<< Credo che, comunque, avrò sempre paura delle relazioni >> continuo ripensando ad Asuka. << In realtà, non so niente di te e non so neanche se posso esserti utile in questo momento. Perciò, mi limiterò a dirti soltanto quello che penso >>.
<< Non sei molto fortunato quando lo fai >>.
<< Non avrò mai una risposta giusta e non sono nessuno per dare consigli ... figurarsi giudicare come una persona conduce la sua vita. Però mi avete insegnato a non mentire a me stesso, quindi, dirò a te quello che ho confessato a me >>.
<< Spara! >> esclama con apparente leggerezza il cacciatore che, invece, concentra tutta l'attenzione su di me come se si aspettasse un'illuminazione. Respiro per non lasciarmi condizionare dalla sua speranza che è anche mia.
<< Da dove comincio? >> fingo di riflettere mentre la mano destra è di nuovo posseduta e riprende a stendersi e a contrarsi. << Io ho paura di deludere non solo le persone che mi sono care, ma tutti; ho paura di fare del male, di non arrivare in tempo; ho paura di essere un inetto e, quindi, di essere condannato a fallire, vuoi perché tra due possibilità finirò per scegliere quella sbagliata, oppure perché, anche se scegliessi la cosa giusta, non sarei capace di portarla a termine. Alle volte non riesco a dormire o mi sveglio nel cuore della notte pensando a tutte le persone che confidavano in me, perché non avevano altra scelta, e alla loro delusione. Ho paura che vada tutto male e ho paura che possa andare tutto bene perché non lo merito e perché la fortuna potrebbe voltarmi le spalle.
<< Ah, e non ti ho detto ... >> serro i denti fin quasi a spezzarmeli per mantenere la concentrazione sul mio fratello << ... che, poiché temo ancora di essere un inetto, ho paura del rifiuto, dell'abbandono, della fine di tutto ciò che è bello. Insomma, ho paura di soffrire, Furia Buia! L'ho sempre avuta, per questo ho sempre tenuto tutti a distanza, per questo ho sempre odiato il cambiamento, per questo ... ho sempre rifiutato la responsabilità. Ma guai se a qualcuno fosse venuto in mente di liberarmi da quel peso, perché quel peso era la mia assicurazione, mi dava la certezza che non sarei stato buttato >>.
La mia mano, ora ferma, è chiusa così saldamente a pugno che sento le dita infilzare il palmo.
<< E' parecchia roba >> riflette il Paparino. Voleva rientrare nel personaggio e riconquistare il ruolo del padre che per un figlio è come dio. Mi piace credere che si sforzi di essere dio almeno per me, ma mi piace ancora di più constatare che non ci riesce. Un figlio dovrebbe accettare che anche il padre sia un uomo e alleggerirlo del fardello dell'infallibilità.
Osservo ora il mio fratello con la consapevolezza di trattare con un mio pari, un altro essere umano come me. Anche lui continua a porsi domande, a cercare risposte; anche lui si sforza di imparare a vivere.
<< Scegli tu >> riprendo a parlare << quella che ti piace, decidi tu in quale paura ti riconosci ... se ce n'è una. Vedi, non è che non condivida il tuo modo di ragionare >> insisto per impedirgli di dire la sua, visto che anche Furia Buia, all'occorrenza, si posiziona. << E' solo che il mio parte da una prospettiva differente. Ricordi quante volte mi hai detto che la nostra aspettativa di vita è bassa, che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo? Beh, invece, ti chiedo: e se riuscissimo per qualche miracolo a sopravvivere per cento ... no, addirittura per mille anni, come giudicheresti la tua vita, cosa diresti pensando a ciò che non hai voluto vivere, a ciò che ti sei lasciato sfuggire? Soprattutto, cosa diresti se si trattasse di persone che hai amato? >>
<< Che, forse, grazie alla mia ... scelta avranno trovato la felicità incontrando qualcuno che non fosse me >>.
<< Davvero vuoi chiamarla scelta? E, se anche fosse così, ti soddisfa questa risposta? Perché a me non andrebbe proprio giù >>.
<< Perché pensi da egoista >> cerca di scherzare il Paparino il cui volto trattiene, invece, tutta la fatica che fa per non mostrarsi apertamente. Lo capisco, perché anche lui, come me, ha paura; usa il suo pessimo carattere, la sua logica e l'ironia, ma il fine è sempre lo stesso: proteggersi.
Fa male sentirsi vulnerabili. Io e Asuka non siamo speciali neanche in questo.
<< Oh si >> rispondo a tono. << E lo faccio a fin di bene. Se mi sacrificassi, anzi, se rinunciassi a qualcosa senza volerlo veramente, finirei per arrabbiarmi, per starci male e forse per fare del male. Considerato, poi, che parliamo di me, al mondo conviene che io sia un po' egoista >>.
Furia Buia, finalmente, si lascia andare ad una risata amara, ma al contempo liberatoria. << Non fa una piega, Ragazzo >>.
<< Non credo ci sia niente di male nel volere qualcosa di bello. Perché dovremmo lasciarlo agli altri senza combattere? >>
<< E se poi lo perdessi ? Se la felicità, in vena di scherzi, volesse solo farmi un saluto per poi fuggire? Se io non fossi in grado di rendere felici le persone a cui voglio bene? >>. Ecco che il suo buio ha trovato la strada per uscire alla luce del sole.
<< Ti tirerei un pugno in testa se non avessi la certezza che finirebbe male per me >> grido cercando di imitare la sua voce e i suoi modi. << Continui a distrarti. Hai appena descritto la versione standard di Shinji. Se vuoi il modello full optional devi aggiungere tutte le altre voci dell'elenco esemplificativo, ma non esaustivo, che ti ho appena descritto ... Sai, grazie a voi riesco anche a riderci su. Io non voglio confondere >> dico tornando ad impersonare soltanto Shinji << la mia paura di provare esperienze spiacevoli con l'altruismo. Non è questo che mi avete insegnato. L'ho fatto tante volte solo perché non avevo il coraggio di rischiare e, quando è arrivato il momento della verità, non sono stato pronto sia in questa che in un'altra vita. La mia menzogna si è ritorta contro di me e contro di voi >>.
<< Ti rendi conto che mi stai dando del vigliacco e dell'ipocrita? >>.
<< No ... cioè, forse un po' si. E' che ... insomma, non ti va di scoprire se esiste un altro punto di vista, se puoi vivere in un altro modo? O preferisci arricchire la collezione di rimpianti? >>
Furia Buia sospira mentre osserva pensieroso i resti del manto stradale sotto i nostri piedi; rialza lentamente la testa guardando me e la pineta alle mie spalle. Dopo alcuni respiri lenti e profondi, si rimette lentamente in piedi. << Va bene >> esclama a bassa voce. << Tentiamo! ... Ragazzo, ti dà fastidio se, mentre me ne vado, ti do una spallata per mostrarti tutto il mio disappunto? >>
<< No. E a te dà fastidio se cerco di schivarla? >>
<< No >>.
 
La spallata non è mai partita e io non ho dovuto spostarmi per lasciar passare il cacciatore.
 Approfittando della momentanea solitudine ho messo in allerta le mie capacità di visualizzazione per controllare l'ambiente circostante e materializzato un invisibile guscio di at field, sufficientemente intenso da permettere al Paparino di non distrarsi dal suo proposito con la scusa di doversi occupare della mia sicurezza.
Al diavolo, devo pur imparare a cavarmela da solo.
Ha ragione Asuka, il panorama da questo punto del lungolago e a quest'ora, quando il sole inizia ad inabissarsi, è veramente stupendo.
Eppure mi annoia stare fermo a contemplare i colori della natura, mi sento agitato e a nulla vale ricordare che mi è sempre stato facile perdermi nella visione di un paesaggio, possibilmente lontano da altri esseri viventi. E' una strana sensazione quella che mi pervade. Sono solo, in pace, addirittura soddisfatto perché per la prima volta il Paparino sono stato proprio io. Eppure mi manca qualcosa, desidero la compagnia e mi muovo sempre più scomposto, sempre più deconcentrato senza riuscire a decidermi se restare o andarmene. Avverto tutto il peso della separazione dagli altri, il mondo mi adesca come il canto di una sirena che mi infiamma di passione. Non mi basta vedere il bello, che gusto c'è a guardarlo da soli?
 
 
*****
 
 
E' ormai buio già da un pezzo e, nonostante il mio animo in fermento, sono ancora qui di fronte al lago rischiarato soltanto dalla luce bianca della luna. Mi sono perso l'ultimo bagliore del sole mentre colava a picco con la sua barca e ho continuato a dondolare come un pazzo senza attaccarmi ad alcun pensiero.
Mi colpisco in testa per punirmi quando mi rendo conto di essermi distratto disattivando sia i miei sensi umani che il sistema di protezione aggiuntivo. << Non va bene >> mi dico. << Forse è meglio tornare >>.
La brama di relazioni con altri esseri umani si è placata, ma non l'agitazione; perciò indugio sul viale principale del villaggio, costeggiando il piccolo boschetto sulla sinistra accompagnato solo dal rumore dei miei passi.
Non c'è nessuno a portata di sensi, nessuno a portata di fucile, nessuno nascosto dietro un albero per tendere un'imboscata, nessuno ... tranne Ayanami.
L'ho riconosciuta per istinto, dal momento che faccio fatica a "concentrarmi". E' seduta a terra in mezzo a due alberi, la schiena è leggermente incurvata in avanti e le gambe sono piegate. Non so se stia osservando il cielo o le ginocchia, ma, se non fosse per gli abiti della seconda superpotenza che indossa, mi volterei a cercare Ramiel[5].
<< Che ci fai qui? >> le chiedo quando mi accorgo che ha avvertito la mia presenza.
<< Mi perdo >> risponde chiudendosi quasi a uovo.
<< In che modo? >>
<< Guardo, penso, ascolto. E allo stesso tempo non faccio niente di tutto ciò >>.
<< Ci vieni spesso? >>
<< Quando posso, sempre di sera >>.
<< Ti disturbo? >> domando accomodandomi accanto a lei, senza aspettare la risposta.
<< Non lo so ... Se cerchi il dottore e il cacciatore, sono nell'infermeria. Dovevano parlare e li ho lasciati soli >>.
<< E' da molto che sei qui? >>
<< Non saprei dire >>.
Sorrido, nonostante il fastidio provocato da un'altra fiammata che risale dallo stomaco.
<< Se devi parlare con loro, puoi usare i tuoi poteri per sapere se hanno finito >> mi dice candidamente la First.
E' vero, potrei, ma anche mio fratello ha diritto alla sua privacy. << Come fai a sapere dei miei poteri? >>
<< Li sento ... da quando il comandante Shikinami ci ha condotti qui >>.
<< E quando mi hai incontrato alla Nerv? >>
Rei mi fissa interdetta come se non comprendesse la domanda. << Non fa niente! >> le dico. << E' inutile ricordare quei giorni. Piuttosto, per favore non parlarne con nessuno, tranne con Sakura chiaramente. Lei è nostra amica ... anche tua >>.
<< Me lo dice spesso >>.
<< E per te lei è un'amica? >>
<< Non so ancora bene cosa significhi. Però, mi piace stare con lei >>.
<< Ne sono lieto. E io sono felice che tu sia qui, al villaggio >> e non tra le grinfie di quel maledetto.   
<< Mi piace anche averti vicino >> afferma con un'ingenuità che non dà adito a fraintendimenti ma che mi coglie ugualmente di sorpresa. Lei è pur sempre un clone di quell'altra Ayanami, la ragazza che volevo salvare al prezzo dell'estinzione della vita sul pianeta; a sua volta quella Rei, che aveva svegliato in me i primi, crudi e incerti, desideri da adulto, era il parto di menti malate che giocavano a imitare dio mischiando i geni di un angelo con quelli ... di mia madre. Sei un pazzo, ... Gendo.
<< Anche ... anche a me ... >> provo a ricambiare.
<< Tu puoi capirmi >> mi spiazza ancora guardandomi con i suoi occhi innocenti e gelidi. << Come me, neanche tu sai chi sei. Ma le somiglianze finiscono qui >> prosegue puntando di nuovo davanti a sé. << Io non dovrei esserci, io non esisto >>.
Forse si riferisce al fatto che ci sono state altre Rei Ayanami prima di lei. L'ha scoperto all'improvviso, nel modo peggiore, guardando la faccia di Lilith. Io so solo che di Ayanami ne ho conosciute molte e, in quell'altra vita, anch'io ho visto il suo volto in quello dell'angelo prima che ogni cosa cessasse di essere.
Poggio le mani a terra per non perdere l'equilibrio e trovare sollievo nel contatto con il freddo del terreno affinché mi confermi che sono qui e che esisto.
Mi raggiunge l'eco di ciò che (non) ho vissuto in quei momenti, di tutte le voci, i pensieri e le azioni che sono stato. Tutto e niente contemporaneamente in un arco di tempo infinito eppure concentrato in un minuscolo punto inesistente.
La voce di Asuka mi svegliò da un sonno mai fatto eppure reale ed eterno.
Con te, neanche morta!
Quel rifiuto segnò la frattura dell'unità indistinta che percorrevo senza muovermi, squarciò il velo della non esistenza distinguendo l'alto dal basso, la destra dalla sinistra. La mia rossa dovette assumersi l'onere della creazione pronunciando il Fiat Lux che generò lo spazio per la manifestazione della forma.
Non capii subito, perché ero ancora stordito a causa della ferita provocata da quelle parole. Rammento soltanto che mi ritrovai da solo nel nulla, già separato dal nulla, ma nel momento in cui immaginai di nuovo me stesso come Shinji il nulla si adattò e divenne qualcosa, concentrandosi nella figura di Rei, l'altra faccia di mia madre.
Era bello averla sopra di me, non avvertivo nessun rimorso, nessun senso di colpa, ma sentivo il peso del conforto di quel grembo materno che negava il mio diritto a venire al mondo. Avevo scoperto di nuovo me stesso e provai simpatia per quella speciale alchimia dell'universo conosciuta come Shinji Ikari. E amai la sua possibilità di vivere e amai la lacerazione della separazione che avrebbe trasformato quella possibilità in realtà.
Non provai disgusto per l'abbraccio di mia madre, né dolore per la pressione che Ayanami continuava ad esercitare perché io rimanessi in lei. Provai, invece, gratitudine perché mi aveva concesso l'occasione di sapere e di scegliere. E io scelsi ... di (ri)nascere.
L'universo intero non esisterebbe se non mi percepissi come entità separata, non potrebbe travolgermi con la sua bellezza, con il suo caos, con la sua insensata indifferenza se non possedessi la coscienza di me.
Non so se riuscirò mai a rispondere alla domanda: "chi sono?"; non so neanche se questa forma di coscienza, che ora parla con questa unica Ayanami a pochi metri da un villaggio sperduto alla periferia di un mondo che forse non è reale, sia vera o no.
E non mi importa, dal momento che, se ad essere vero fosse l'altro Shinji (o il mio passato) che dialoga con me come una voce fuori campo, allora dovrebbe fare i conti con ciò che sto imparando, con tutte queste esperienze che sono mie.
<< Io so chi sei >> le dico alzandomi.
Rei mi fissa stupita, poi meccanicamente mi imita.
<< Tu sei Rei Ayanami >> rivelo solenne come se le mie parole, se l'imposizione del nome, potessero far (ri)nascere anche lei. In fondo riconoscere l'altro ed essere a propria volta riconosciuti sono due facce del medesimo potere, creativo e generativo. << Non una della tante, infinite, che sono già esistite, ma questa. Sei unica e preziosa, sei le tue e solo le tue esperienze, le tue relazioni. Sei ciò che puoi pensare ... no, sei ciò che puoi scegliere di essere. E sono felice di stare qui con te, ora, in questo mondo perché, se ci sei tu, so che ci sono io >> grazie ad Asuka ... e a me.
<< Tu hai scelto chi vuoi essere? >> mi domanda immobile con quelle iridi rossastre che assomigliano alle porte del tutto e del niente.
<< Ancora no >> le dico prendendole la mano. << Ma per adesso ... va bene così >>.
<< Grazie di tutto >> suona una voce dentro di me quando la sua mano stringe la mia.
La First sorride come l'altra Ayanami (come le due Ayanami che ho conosciuto) quando forzai l'entryplug dello 00 al termine dello scontro con il quinto angelo.
<< Adesso, però, torniamo >> la esorto con la gentilezza nella voce e un'emozionata serenità nell'anima. << Se hanno bisogno di più tempo, la prossima volta faranno bene ad appendere il cartello "non disturbare" sul pomello della porta >>.
 
 
Mi fermo a pochi passi dall'infermeria, subito emulato dall'ex pilota; imposto due vigorosi colpi di tosse confidando che bastino ad attivare le antenne di Furia Buia ed una qualunque reazione chiarificatrice.
<< Arrivo, Ragazzo! >>
La sua voce mi suona più squillante del solito, così come più intenso mi appare il campo di forze che ha appena ripristinato per monitorare la zona.
Blocco Ayanami, che evidentemente aveva interpretato quell'arrivo come un'autorizzazione ad entrare. Io, invece, sono consapevole che, se avesse voluto proporci un simile invito, avrebbe usato una formula più appropriata.
Il cacciatore esce aggiustandosi i capelli leggermente spettinati con una mano, mentre con ostentata (e, devo dire, malriuscita) nonchalance usa l'altra per richiudere la porta alle proprie spalle. << Ragazzi >> ci saluta cordialmente con l'occhio ancora lucido e un lampante rossore che gli colora la faccia, << come va? >>
<< Bene >> rispondo incerto se scoppiare a ridere o incazzarmi. << E a te? >>
<< Non c'è male >> risponde controllando la cintura con annessa fondina prima di avvicinarsi.
<< E in famiglia tutto a posto? Se vuoi parliamo del tempo >>
<< Ma tu lo sopporti? >> Furia Buia, colpito e affondato, si rivolge ad Ayanami che, però,  non riesce ad abbassarsi al nostro livello. << Io non ce la faccio >>.
<< Ayanami stava sentendo freddo >> invento una scusa al momento perché sento il bisogno di giustificare la nostra presenza.
<< Oh, fa ... fa bene allora a rientrare. Io e Sak .. Suzuhara abbiamo appena finito di parlare di questioni importanti >> spiega arrampicandosi chiaramente sugli specchi.
<< Non te l'abbiamo chiesto. Perché ce lo dici? >>
<< Così ... >> risponde sottovoce chinando la testa. << Pensavo voleste saperlo. Abbiamo parlato molto di te e di Asuka >> si riprende. << Lo sai che ci teniamo a voi >>.
<< Essere altruisti ha i suoi vantaggi >> commento sarcastico, ma solo perché non sono riuscito a trattenermi. Adesso basta, non è giusto torturarlo così. E' troppo facile. << Comunque, se dovete riprendere a ... "parlare", io e Ayanami possiamo farci una passeggiata o andare a mangiare qualcosa >>.
Il cacciatore sta ancora riflettendo sulla mia proposta quando esce Sakura. Anche i suoi capelli, come e più di quelli di Furia Buia, non la raccontano giusta; ha le guance rosse, gli occhi e il sorriso sono scintillanti. Non ci corre incontro ma resta ferma sull'uscio e prende a giocare con una ciocca ribelle fingendo di guardarsi intorno. << Ragazzi >> parte con un'impressionante impennata della voce, << come va? >>
<< Va bene, Sakura >> rispondo colto da un improvviso senso di vergogna, avendo notato che il medico, a causa della evidentemente concitata "conversazione", ha indossato la maglia al contrario. Non credevo che il mio cuore potesse essere così volubile; eppure, sono contento di vederli brillare.
<< Noi dobbiamo cenare >>  Furia Buia dà a malincuore il segnale di smobilitazione. << Sakura ... poi ... mi fai sapere ... >>
<< Ah si ... >> si anima il dottore, << per l'appuntamento ti faccio sapere presto. Vedrai che riuscirò a conv ... >>
<< Fammi solo sapere quando! >> la interrompe bruscamente il Paparino.
<< Certo, certo >> si controlla Suzuhara dopo aver metabolizzato l'affermazione del cacciatore e lanciato una fugace occhiata nella mia direzione. << Ti faccio sapere ... >>.
<< Allora ... noi ... andiamo ... >> tentenna il cacciatore, cadendo all'indietro con un passo per costringere il suo corpo ad obbedire.
Sakura non ci sta a chiuderla così, perde di vista il contesto e raggiunge rapidamente Furia Buia baciandolo teneramente e a lungo sulla guancia.
Il Paparino ci rimane male. Anche lui dimentico degli spettatori, aveva infatti cercato di incontrare le sue labbra, ma era riuscito solo ad afferrarle una mano e ora la stringe come se gli appartenesse.
Data l'intensità con cui si cercano e la difficoltà che incontrano a staccarsi, mi pare evidente che desiderano continuare la ... conversazione.
Sto per andarmene, deciso a portarmi dietro Ayanami, quando il cacciatore con uno scatto dei suoi abbandona l'eden che gli era letteralmente corso incontro e mi fa segno che è pronto a muoversi.
<< Ci ... ci vedia ... No, io ... io ti ... >> farfuglia impacciato un saluto potenziale che non intende trasformare in attuale.
<< Ti aspetto! >> Suzuhara lo toglie dai guai rispondendo alle parole che lui non era riuscito a dire.
 
 
<< Di che ... appuntamento parlava? >> chiedo a pochi metri dal saloon
<< Ho ... ho pensato di chiedere a Sakura >> mi dice passandosi una mano tra i capelli << di ... accettare di uscire con te >>.
Mi prendi per il culo? << Senti, Paparino. sei gentile, ma non mi sembra il caso >>.
<< Perché? >> si arresta Furia Buia.
<< Perché è evidente che ... dovresti uscirci tu con lei. A che mi servirebbe? >> oltre al fatto che non mi va di fare da  terzo incomodo.
<< Tu vorresti un appuntamento con Asuka? >>
<< A dire la verità, no. Ho capito che niente sta andando bene, contrariamente a quanto cercate di farmi credere. Forse dovrei preoccuparmi di questo e non di proteggermi dall'ira di Shikinami, senza contare che non credo riuscirò a prenderle ancora senza reagire. Se non altro ci ho provato. E' andata male, con lei ... va sempre male >>.
<< Appunto perché niente sta andando bene, non sarebbe una cattiva idea vivere un'esperienza piacevole, ed è indifferente che tu parta dal mio o dal tuo punto di vista. Considera poi un altro vantaggio: potresti imparare qualche trucco per gestire meglio un altro eventuale faccia a faccia con lei >>.
<< Sakura non è Shikinami. E per Sakura non provo ... cioè provo qualcosa ma ... non so spiegarlo. Comunque, non ritengo che un ... incontro con lei mi tornerebbe utile per portare a termine la "missione Asuka", e non è necessario spiegare che non sarebbe onesto da parte mia ... >>
<< Sono d'accordo con te, ma, visto che non vuoi sfidare la sorte ed invitare Asuka, ho pensato fosse il caso di aggirare l'ostacolo. E poi ... non è stato difficile convincere Suzuhara >>.
Non me la bevo. << Ascolta! Se davvero tu hai sprecato tutto questo tempo con lei per parlare dei miei problemi sentimentali, GIURO che ti tiro un pugno in faccia >>.
<< Devi togliere Asuka dal piedistallo! >> ribatte di nuovo sicuro il cacciatore. << E non ci riuscirai fino a quando la tua Shikinami rimarrà confinata nella tua testa o, peggio, fino a quando parlerai di donne solo con noi tre. E' naturale che ti sembri un sole, in fin dei conti sei un adolescente. C'è una certa poesia nella prima cotta, ma tu non puoi permettertelo perché c'è il vostro passato di mezzo, perché la vita è stronza e tra poco sarai costretto ad occuparti di altro >>.
<< Pensi che, facendo come dici, riuscirei a non provare più disagio? >>
<< Oh no, ne proverai ancora. E' questo il bello, ma, se riesci a cacciarla dal trono su cui l'hai insediata nel tuo cervello da squilibrato, invece di bramare o temere l'Asuka che hai dentro di te, potresti finalmente guardare la ragazza che hai di fronte, potresti anche capirla o, se così non fosse, smetterai almeno di vedere le tue colpe e le tue paure e non dovrai più posizionarti contro di lei >>.
<< Questo l'avevo già capito >>.
<< E allora? Visto che hai fatto un passo, fanne un altro. Se non vuoi farlo per te, fallo per noi ... La "missione Asuka" non è ancora conclusa e non ha perso la sua importanza >>.
<< E se dovessi fallire? >> dovrebbe esserti chiaro che è questa la mia paura. Del resto te ne ho parlato solo un paio di ore fa.
<< Anche a me piaceva Asuka >> mi spiazza il cacciatore << tanti anni fa. Non è stato l'odio che provavo per lei a impedirmi di ... pensare ad un futuro diverso. Semplicemente, non avevo il coraggio che hai dimostrato tu. L'hai appena detto: ci hai provato e l'hai fatto nonostante le tue paure. Come te anch'io pensavo di essere il buio e ho spacciato per altruismo la mia vigliaccheria. Avevi ragione, io ho sempre avuto paura di soffrire. Ma la verità è ... >>
<< Io ho avuto voi >> provo a giustificarlo.
<< ... Mancavi tu, adesso ne sono sicuro >> dichiara Furia Buia con fermezza. << C'è una ragione se viviamo tutto questo. Shikinami non poteva essere mia, perché non spetta a me salvarla. Il mio compito è aiutarti, io ... te l'avevo promesso anche se non so quando. Ci siamo già incontrati in un'altra vita, Shinji. Noi quattro abbiamo già combattuto insieme, dovevamo solo ritrovarci >>.
<< Ricordi qualcosa? >> chiedo, emozionato al pensiero di poter conoscere un altro tassello della mia vita e non da poco dal momento che riguarderebbe loro.
<< Non proprio >> risponde commosso. << Ma sono convinto che sia così, sento che è sempre stato così. Perciò, lo prenderò come un indizio del mio passato. E nel nostro passato c'è anche lei >>.
<< ... Ne sono convinto anch'io ... fratello >>. Non era proprio ciò che mi aspettavo ma me lo faccio bastare. La sua convinzione mi dà forza perché dimostra che non sono mai stato veramente solo, neanche quando ero l'altro Shinji.
<< Allora? >> domanda.
<< Allora, uscirò con Sakura >>.
 
<< Ah, sia chiaro >> avverte il Paparino salendo i gradini che portano all'entrata. << Comportati bene. Se mai dovessi provarci con lei, sarò io a tirarti un pugno >>.
<< Non ce ne sarà bisogno. Sono molto più giovane di te. Mi basterà essere paziente e aspettare che ti lasci ... sempre ammesso che stiate insieme, perché altrimenti ci proverò subito e tu non potrai picchiarmi >>.
<< Che bastardo! Allora ci proverò con Asuka. Male che vada non finirò al tappeto come te >>.
<< Ah Paparino, fammi un favore >> non mi serve cercare una risposta ad effetto perché ce l'ho davanti. << La prossima volta che ... mi organizzi un appuntamento con Sakura ricordati almeno di riallacciarti gli scarponi >>.
Dopo aver verificato che non lo stavo prendendo in giro, Furia Buia si piega per nascondere le tracce. << Non una parola! >> sibila a disagio.
E' a metà dell'opera quando si blocca e prende a fissarmi, stranito e spaventato come se volesse chiedere aiuto.
<< Furia Buia >> non so per quale motivo sento la necessità di chiamarlo per nome.
<< Lascia stare! >> mi blocca scuotendo la testa. << Una sensazione strana, bella e brutta allo stesso tempo >>.
<< Un altro ricordo? >>
<< Non lo so >> dice intrecciando rapidamente l'ultimo nodo. << E' passato >>.
 
 
*****
 
 
<< Domani è il gran giorno >> annuncia Musashi. << Facciamo un ultimo ripasso >>.
Per "ultimo ripasso" intende un'altra imbarazzante ora di lezione di ballo con me ad impersonare la dama.
E' ormai notte fonda e nella sala ci siamo solo noi quattro, l'oste che sbadiglia ogni due minuti per ricordarci educatamente che è già passato l'orario di chiusura. Il vecchio s'è dato per vinto un paio di ore fa e si è trasferito nelle sue stanze al piano di sopra.
<< Credo di aver imparato abbastanza >> mi oppongo.
<< Voglio solo essere sicuro che saprai come muoverti >> insiste il Biondo.
<< Non devo essere perfetto. Non credo che ... >> mi blocco prima di pronunciare il nome di Sakura davanti ad Orso che fuma il suo mezzo sigaro appoggiato al bancone. Finora non si è espresso, forse perché si fida di me. Se sapesse che la concorrenza per la conquista del cuore del dottore è più agguerrita di quanto immagini e, soprattutto, che la guerra l'ha appena vinta il fratello con l'occhio magico, reagirebbe diversamente. Tuttavia, preferisco non stuzzicarlo troppo. << Non credo che mi darà il voto alla fine della performance. L'importante è che non le calpesti i piedi >>.
<< Hai ancora tanto da imparare, Ragazzo. Per questo ci sono io ad aiutarti >>.
<< Buffone! >> sbotta il bestione senza voltarsi.
<< Invece di insultare, fa' partire un po' di musica! Tranquillo, Ragazzo, ti ho preparato una compilation da acchiappo imbattibile. Solo i brani migliori tra quelli che abbiamo provato >>.
Con letargica lentezza l'omone abbandona la postazione per attivare il mini impianto stereo montato solo due giorni fa per scandire le fasi del mio nuovo addestramento. Ma, invece di far partire la consueta musica da "lento", ci spara un pezzo black metal con il volume al massimo >>.
<< Finiscila! >> grida Mami che era quasi riuscita ad addormentarsi in piedi.
<< Sarebbe divertente >> commento << se ascoltassimo qualcosa del genere. Darebbe maggior brio alla serata >>.
<< Non stai affrontando la questione con lo spirito giusto >> mi rimprovera il Biondo iniziando il ... ripasso senza il mio consenso.
<< E' vero >> interviene Furia Buia che, sgranocchiando un fiammifero, si diverte a guardare me e il Biondo mano nella mano. << Se il tuo fratello dai costumi licenziosi vuole stingerti a sé, dovresti prestargli più attenzione >>.
<< Adesso fai il grande >> sfotte Musashi << solo perché anche tu hai scoperto di essere entrato nella pubertà >>.
<< E cerca di non dimenticarlo! >> sorride malizioso il Paparino.
<< Avanti, Orso >> riprende il cacciatore dalla criniera dorata, << rimetti la nostra musica. Devo insegnare a Ragazzo il casquet finale con annesso bacio appassionato >>.
<< Provaci! >> lo minaccio puntandogli addosso i miei occhi rossi.
<< Spegni quei fari! >> mi intima Mami pulendo la cenere che Orso aveva distrattamente lasciato cadere sul bancone. << Diventi brutto come quell'altro mostriciattolo mangiafiammiferi >>.
<< Ehi >> reagisce Furia Buia fingendo di arrabbiarsi. << Io non mangio i fiammiferi >>.
<< Vai col tango >> esclama Orso senza alcun entusiasmo prima di tornare al suo posto. << Scusami, Mami. Mi passi un portacenere? >>.
<< Spegni quella schifezza piuttosto >>
<< Va bene, Ragazzo >> il Biondo si concentra nuovamente su di me. << Niente mosse azzardate e soprattutto niente reazioni violente. Ricorda i passi base, mantieni il ritmo e fa' molta, molta, molta attenzione a controllare la respirazione. Durante il ballo devi riuscire a parlarle e a farti capire senza rantolarle nell'orecchio o sbavarle sul collo >> .
<< Sempre ammesso che ci arrivi >> sentenzia Orso.
<< Non essere pessimista >>.
<< Diglielo, Paparino, che con ... lei non ho motivo di preoccuparmi >> invoco il cacciatore affinché confermi la mia convinzione.
<< Meglio ... >> Furia Buia sputa il fiammifero con un colpo di tosse << meglio essere pronti, non credi? ... Così non dovrai più partecipare a queste ... sedute di allenamento >>.
<< Giusto >> conviene Musashi. << Anzi, Ragazzo, adesso ti insegno una tecnica infallibile per portare il bacino a contatto senza fare la figura del maniaco sessuale >>.
<< Ti do una testata! >>
<< Ti prego, dagliene una anche per me >> implora Orso.
<< Ok, questo significa che è ormai pronto >> taglia corto Furia Buia che, intanto, con un cenno invita la giunonica padrona di casa ad avvicinarsi. << E poi domani deve svegliarsi presto per cucinare >>.
<< Non ho ancora capito perché non posso farlo io >> si lamenta l'oste.
<< Perché la cucina è anche un suo punto di forza e domani sera avrà bisogno di giocarsi tutte le carte migliori. Per favore, Mami ... sai già cosa devo chiederti >>.
<< Si, lo so. Ho preparato i vestiti ... un'altra volta. Ma perché non gli comprate qualcosa di decente? >>
<< O almeno lasciate che sia io a farlo >> mi intrometto. << Non pretendo di partecipare agli utili, ma visto che mi fate ... lavorare tanto, potreste almeno riconoscermi una paghetta >>.
<< Parlane con il sindacato >> mi snobba il Paparino.
<< E poi anche quei pantaloni sono troppo ... >> stretti << ... davvero troppo per me >> modifico la frase dopo aver spento con un sorriso da cucciolo e un complimento fasullo l'occhiata al lanciafiamme del donnone.
<< Te li presto ... abbastanza volentieri >> risponde Mami che, ovviamente, non ha compreso la mia reale preoccupazione. << A proposito, chi è la  ... fortunata? >>
Un silenzio spettrale cala all'interno dell'ampio locale, complice la pausa tra un brano e l'altro dell'lp.
Il ciclope si avvicina all'orecchio dell'oste dopo averle afferrato un braccio.
<< Ma ... ma >> balbetta sconvolta Mami. << Io li rivoglio indietro ... interi >>.
 
Come sarebbe a dire?!
 
<< Non preoccuparti! >> la rassicura Furia Buia accarezzandole una mano. << Abbiamo un piano >>.
<< Se è un tuo piano è la fine >> ansima in preda al panico. << E' rischioso. Lo sai che ci tengo ai vestiti di mio figlio >>.
Ehi, stiamo parlando di Sakura: un metro e sessanta con i tacchi e quarantacinque chili con le scarpe e la divisa bagnate. Uscire con lei non è rischioso; Sakura semmai è la persona che chiami perché ti riaggiusti quando hai già preso i tuoi rischi. Che sia io il vero pericolo?
<< Nulla è stato lasciato al caso! >> il Biondo mi gela il sangue ripetendo l'infelice battuta del primo, strano e unico appuntamento a cui abbia mai preso parte.
<< Poveri ragazzi! >> scuote la testa Mami.
 
Non pensavo fosse così terribile uscire con me.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[1] Cfr Capitolo X
[2] Cfr Capitolo VIII
[3]  Cfr Capitolo IX
[4] Cfr ultima parte Cap X
[5] Cfr puntata n. 6 della serie o primo film della Nuova Versione Cinematografica.

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Capitolo 15
*** Punto critico (abbattete il porcospino!) ***


Premessa
 
Per molto tempo mi sono chiesto in che modo si sarebbe svolto l'appuntamento, come descriverlo e da quale prospettiva. Alla fine, un po' per stanchezza, un po' per frustrazione, ho pensato di riderci su, così da permettere a me ed ai personaggi di rompere più facilmente il ghiaccio e trascorrere,  fin quando possibile, una piacevole serata.
Dati i tempi che corrono, poi, buttarla sullo scherzo mi è sembrato addirittura doveroso ...
P.S. - Quest'annotazione preliminare si autodistruggerà, senza che ve ne rendiate conto, al termine della forzata clausura di questi mesi.
Buona lettura.
 
 
 
« Ascolta, Paparino, ancora non mi convince questa storia dell'appuntamento » confesso appena metto piede fuori dal locale.
« Che significa? » domanda. « Dopo tutto il lavoro che hai fatto, vorresti tirarti indietro? »
« Non voglio tirarmi indietro » provo a difendermi. « Dico solo che dovresti essere tu ad uscire con Sakura, non io ».
« Ti ho già spiegato perché tocca a te » ribatte Furia Buia dando una rapida occhiata ai miei vestiti. « Stai decisamente crescendo. Tra un po' non potrai più indossarli ».
« Con somma gioia di Mami. Ha accettato me ma non riesce ancora a separarsi da questi abiti ».
« È comprensibile ».
« Sicuramente » convengo, « ma oggi, quando me li ha dati, sembrava che stesse dicendo addio al figlio. Non aveva mai reagito così ».
« Magari... magari si è trattato di una tua impressione » spiega senza troppa convinzione. « Andiamo adesso. Non vorrai far aspettare... una ragazza? »
« Ti prometto che mi comporterò bene » lo rassicuro avendo colto i segni di una crescente tensione nel suo volto, nella voce, persino nella sua andatura insolitamente a singhiozzo.
« Ne... ne sono convinto ».  
 
 
« Ti ringrazio per la compagnia, ma posso arrivarci da solo. Conosco la strada ».
Capisco che anche Furia Buia trovi strano che sia io a dover uscire con la sua fiamma ma è stato lui a partorire una tale assurdità. Non vedo perché dovrebbe farmi da balia.
« Non preoccuparti, non ti scorterò fino all'altare » ribatte Furia Buia semiserio, fissando lo sterrato che stiamo percorrendo. « Voglio solo evitare che scappi e, possibilmente, darti qualche altro consiglio. Non si sa mai » mi rivolge un sorriso che tutto un programma. « Potrebbe servirti ».
« Perché dovrei fuggire da un appuntamento con Sakura? Male che vada sarà una serata pacifica. E poi penso di aver appreso abbastanza. Il resto lo imparerò con lei. In fondo è per questo che hai organizzato la serata. Devo fare esperienza per quando uscirò con... qualcun'altra, no? »
« Eh sì » assente incerto e con voce un po' tremolante il cacciatore che si ostina a non guardarmi.
Orso e Musashi ci attendono vicino all'entrata dell'infermeria, riconoscibili unicamente grazie alla luce elettrica proveniente dal fabbricato in cemento.
« Come ti senti, Ragazzo? » esordisce il Biondo massaggiandomi una spalla.
« Fatti valere! » lo segue Orso che mi riserva uno dei suoi rari sorrisi. « Abbiamo fiducia in te ».
« Siamo pronti? » domanda il Paparino ai fratelli.
« Tutto come da programma » lo rassicura Musashi. « La tavola è imbandita e la zona bonificata ».
« Bene » esclama soddisfatto. « Io do le ultime indicazioni a... Shinji e vi raggiungo ».
Un brivido mi cavalca la schiena, trascinandosi dietro il presentimento che l’appuntamento più easy della storia (almeno della mia) potrebbe prendere una piega tutt'altro che... facile. Sono già scattati alcuni allarmi ma soprattutto uno: mi ha chiamato Shinji.
« Che... che significa? » chiedo al Paparino dopo aver abbandonato la strana coppia.
« Oh, nieeente « biascica il ciclope rivolgendomi un nuovo tipo di sorriso, stavolta falso e patetico.
« Guarda che è un semplice appuntamento » gli faccio notare sperando che confermi, « non un'operazione da cacciatori ».
« Siamo pur sempre... cacciatori » risponde sempre più titubante.
« Già, la mia sicurezza ... Ci sono guai in vista? »
« No no. La tua e la nostra sicurezza vengono al primo posto... sempre. Ma, proprio in quanto cacciatori, ogni atto è una missione, quindi dobbiamo preoccuparci che tutto sia perfetto » conclude come un professore che ha appena terminato di spiegare la lezione.
« D’accordo ma mi hai chiamato per nome e quando lo fai vuol dire che non va poi così bene ».
« Non è vero » sbotta scrutando gli alberi della pineta che abbiamo attraversato centinaia di volte come se ci trovassimo in territorio sconosciuto.
“ Sta mentendo “  penso. Ora il brivido si è trasferito allo stomaco come accade tutte le volte che stiamo per fare brutti incontri. Ma perché? Pensa Shinji... cioè Ragazzo, cos'altro non va? ... Orso!
« Come mai » azzardo, « Orso era così contento? Dovrebbe essere geloso visto che esco con... Sakura, ho ragione? ».
« Beh... lo sai che è un tipo sportivo ». Furia Buia spara quest'assurdità dopo aver deglutito anche la saliva dell'ultimo mese ed inizia ad accarezzare il manico del coltello.
« Mamma che tensione! » sbuffo frustrato. « È un appuntamento, non un » orribile presentimento « comba... aaa... »
« Volevi dire combattimento? » mi aiuta il Paparino che, finalmente, si decide a mostrarmi il suo occhio e ciò che finora si è sforzato di non manifestare: ansia tendente al panico.
« Non troverò Sakura, vero? »
« No » risponde lapidario senza neanche provare a scusarsi.
« Quindi » continuo sottraendomi alla domanda più importante, « questa è davvero un'operazione da cacciatori. Di che si tratta? »
« Niente di pericoloso... in un certo senso » si agita il monocolo. « De... devi semplicemente dare il meglio di te e far funzionare questa serata. Evita naturalmente di parlare di noi, delle tue abilità, dei nostri problemi e... basta. Al resto pensiamo noi. Se poi si mette male... allontanati con calma senza mostrare apprensione ».
« Devo uscire con Asuka, ho ragione? » trovo il coraggio di nominare il desiderabile incubo dai capelli rossi che mi ha mandato due volte knock out.
« Sì... mi dispiace ».
 
Almeno si è scusato.
 
Aiutami!
 
Non saprei come.
 
Esattamente, che tipo di relazione avevi con Soryu?
 
E me lo domandi? Complicata!
 
Hai ragione, non avrei dovuto chiedertelo.
 
Deluso anche dall'Altro Shinji provo a simulare noncuranza tentando di tenere la schiena dritta e di materializzare sul volto un'espressione calma e distaccata. Ma, intanto, un pelo sotto le apparenze, sto lottando contro una legione di voci che gridano: « SCAPPA! »
« Perciò, quando ti ho visto uscire dall'infermeria... 
» lo incalzo perché voglio una piena confessione.
« Eh sì » ammette esitante il Paparino.
« L'avevo capito. Quindi, ti sei inventato la balla dell'appuntamento con lei solo per non ammettere... »
« In parte » mi interrompe il cacciatore. « A mia discolpa, però, devo dire che stavo cercando effettivamente una balla per convincerti a... ad accettare un appuntamento con lei ».
« E questa sarebbe un'attenuante? » inizio a sbraitare. « Hai dimenticato di fornirmi un dettaglio importante: che per lei intendevi Asuka ».
« Beh, ora che ci penso, in effetti, è stata una carognata. Ma ho agito a fin di bene » insiste il Paparino gesticolando in maniera quasi convulsa per consolidare la sua arrampicata sugli specchi.
« Il mio o il vostro? » chiedo pur sapendo che con il Paparino dovrò attivare al meglio le mie antenne anti stronzate.
« Di tutti » traccheggia lasciando liberi di esprimersi tutti i movimenti automatici e le rapide smorfie che ho imparato a riconoscere come indicatori di menzogne. La soddisfazione per i palesi risultati dell’addestramento non attenuano né la rabbia, né la fifa. « Tu hai un'occasione d'oro » continua « per capire come relazionarti con lei e conoscere il vostro e il nostro passato. E noi per comprendere anche, attraverso una fonte attendibile, in quanto ancora indecisa, cosa stanno pianificando alla Wille ».
« Chi ti dice che con me si confiderebbe? »
« Non è quello che dirà che conta, ma quello che farà ».
« Per esempio, uccidermi » ribatto cercando di ricordargli che avere a che fare con Asuka va oltre l'ordinaria amministrazione.
« Non essere il solito pessimista! Andrà bene, vedrai. E poi lei ti piace, vero? »
« Non tentare di fregarmi! Piuttosto, se lei ha accettato, vuol dire che deve svolgere una missione simile alla mia ».
« Probabile. O forse vuole che l'aiuti a decifrare cosa accade nella sua testa. Tuttavia, non scartare l'ipotesi che potresti ancora interessarle... nonostante (o forse grazie a) l'audace operazione verità della volta scorsa ».
Trattengo a fatica l'istinto di mollargli un pugno. « In breve, avevi architettato da tempo questo appuntamento al buio con Asuka. Non me ne hai parlato per impedirmi di svignarmela dal momento che lei è la mia prova e poi c'è in ballo anche la nostra sopravvivenza come gruppo, ecc ecc ecc. Infine, ti sei inventato la balla di un'uscita con Sakura solo perché quando mi hai visto non sei riuscito a trovare una scusa migliore per nascondermi, maldestramente aggiungo, che avevi iniziato una relazione con lei. È corretto? »
« Ineccepibile » conferma Furia Buia dopo aver schiarito la voce.
« Bene! » esclamo. « È importante avere un quadro completo e soprattutto sincero della situazione ».
“ Mi fa davvero piacere che tu la veda così. Pensavo che avresti reagito molto peggio. Sei davvero maturato molto in que... »
« Lurido verme! » ruglio come Orso quand'è affamato, scaraventandolo a terra. « Ti rendi conto » afferrandolo per il bavero del giaccone « che quando il tuo cervello bacato da sociopatico partorisce un'idea che mi riguarda finisco sempre all'ospedale? »
« Dai, non farla tanto lunga! E poi ti capitava anche prima... di finire all'ospedale; perciò, non capisco perché te la prenda così tanto con me » obietta Furia Buia la cui voce segue il ritmo degli scossoni che subisce il corpo. « Non c'era altro modo per convincere un altro sociopatico come te a darsi una mossa. Fallo per noi! Per quanto ne sappiamo, il vostro futuro e il futuro del mondo dipendono dalla vostra risoluzione sia come individui che come coppia ».
« Non siamo una coppia. Perché continui ad essere reticente con me? Lo sai che non mi piace quando formuli i tuoi piani stramboidi senza informarmi ».
« Ma se ho perso il conto di tutte le volte in cui ti ho spiegato perché è importante che tu e Asuka troviate un accordo ».
« Sto parlando dell'appuntamento » gli ringhio in faccia.
« Ti ricordo che ha accettato di uscire con te. E lei è troppo orgogliosa per recitare la parte della seduttrice solo per estorcerti informazioni. Se lei è qui è perché vuole incontrarti ».
« Mi stai prendendo ancora per il culo? »
« No » reagisce serio il Paparino. « E lo sai anche tu, Shinji. Te lo ripeto: lei è una di noi. Non possiamo abbandonarla senza fare almeno un ultimo tentativo. In fondo, non vuoi salvarla? ... Adesso, però, lasciami! Se ti butto a terra potresti sporcarti i vestiti ».
« Perché non lo fai? » lo sfido nella speranza che mi fornisca un pretesto per saltare la corsa.
« Perché partiresti in svantaggio... ulteriore, dal momento che TU TI PRESENTERAI... alla prova, e perché, se non lo fai, dirò a Mami che è colpa tua se gli abiti del figlio si sono rovinati. Vuoi che torni a sputarti nel piatto? »>
Allora è vero! « Ottima giocata, cacciatore! » dico mollandolo a malincuore prima di rimettermi in piedi.
« Hai paura, ho ragione? » chiede Furia Buia smanacciando sui pantaloni e sul giaccone.
« Secondo te? Sono terrorizzato ».
« Al posto tuo lo sarei anch'io ».
« Finirà male, lo sai ? » esterno la facile premonizione piagnucolando come un bambino.
« Dipende tutto da te » mi dice il ciclope poggiando fraternamente una mano sulla mia spalla. « Per una volta puoi anche cercare di schivare i suoi pugni ».
« Non mi riferivo a questo. Io e lei siamo preda del dilemma del porcospino, hai presente? »
« Sì. Quindi? »
« Come quindi? Che facciamo? »
« Abbattere il porcospino e sostituitelo con un altro animale ».
« Ma sì » gli rilancio contro la freddura con disperato sarcasmo, « c'è il dilemma dello scorpione, del serpente a sonagli, dell' iguana delle Galapagos ».
« Il dilemma del Golden Retriever ti fa schifo? »
« Sarebbe? »
Le possibilità sono due: o si sta divertendo a schernirmi o cerca di imporsi la calma. È una certezza, invece, che dalla sua bocca non usciranno parole sensate. Purtroppo, sono così imbambolato che voglio illudermi ci sia un qualche utile consiglio involontariamente nascosto dietro la sua comicità da quattro soldi.
« Pappa e coccole » ridacchia il ciclope riassumendo gli elementi costituivi del dilemma canino.
« Avrò la mia vendetta » sputo tutta la mia rabbia, « in questa vita o... in qualunque altra ... Mi viene da vomitare ».
« Eh no, Ragazzo » Paparino trasforma la pacca sulla spalla in una presa vulcaniana. « Fatti forza! Non mostrare, per nessuna ragione, segni di cedimento. Quella è un predatore. Sappiamo bene che, se solo annusasse la tua paura, potrebbe attaccarti ».
 
Grazie per aver placato ogni timore
 
 
« Così la fai sembrare ancora più inquietante » dico abbozzando un sorriso carico di frustrazione.
« Cercavo di scherzarci su, Ragazzo! » spiega il Paparino riprendendo a camminare. « Ma sforzati di trarre insegnamento dai due vergognosi ko che hai subito ».
Finiscila! « Allora, dal momento che non posso tirarmi indietro, hai... qualche consiglio vero, genio? » chiedo, nonostante tutto, aggrappandomi moralmente a lui come un discepolo al maestro. Del resto, in questo momento c’è solo lui.
« Non sono proprio un esperto di appuntamenti con ragazze affette da severi disturbi della personalità “ inizia uccidendo la fiducia del discepolo. « A dire il vero neanche con ragazze mentalmente sane. Sì, insomma, non ho mai avuto bisogno di corteggiarle in modo... »
« ... Normale? » integro la lacuna.
« Sì » conferma impacciato.
« E dalle infime profondità della tua inesperienza hai pensato bene di organizzarmi proprio TU un appuntamento? »
« Volevo studiarne i meccanismi ».
« Per non fare brutta figura con Sakura ».
« Anche » risponde senza convinzione corrugando la fronte. Il Paparino si assenta per alcuni istanti fissando lo sguardo sulla faccia della luna. « Del resto, c'è una prima volta per tutto … Che stupido! ».
« Che ti prende? »
Furia Buia scuote la testa e costruendo a bella posta un muro sotto forma di sorriso, guardandomi, dice: « però, sai bene che sono esperto nella lotta e nelle missioni impossibili. Perciò, ascolta: non perdere mai il controllo, non mostrare timore o, appunto, ti attaccherà con ferocia; metti i tappi alle orecchie del tuo orgoglio e, qualunque frecciatina o... insulto micidiale ti lanci addosso, pondera le parole e dimostra tranquillità. Dovrebbe bastare a non scatenare la sua ira funesta. Ah, quasi dimenticavo, tieni il guinzaglio corto allo Shinji pervertito che finalmente hai fatto resuscitare. Saremo distanti, quindi devi darci almeno la possibilità di intervenire in tuo aiuto. Ah, non attivarti per nessun motivo ».
Le sue inutili istruzioni hanno il potere di reindirizzare l’attenzione sulla prova che mi attende, spegnendo ogni curiosità riguardo ai sentimenti che pochi secondi fa avevano aperto una breccia nella corazza del cacciatore. « Perché, già che ci sei, non mi suggerisci anche di rimanere sottovento? »
« Perché sarete a vista l'uno dell'altra. Non serve una simile accortezza » mi gela Furia Buia che dimostra di non aver colto l'ironia. Almeno, è di nuovo in sé.
« Cosa faccio? » lo supplico stoppando il passo e artigliando di nuovo le falde del suo giaccone.
« Non lasciare che sia lei a condurre il gioco! Anche perché non ti darà mai questa soddisfazione. Sei un uomo, no? »
« Non parlare come lei, ti prego! Non mi servono i ricordi dell'Altro Shinji ».
« Ah, Soryu ti parlava così? Non lo sapevo. Questo particolare non me l'avevi mai rivelato. Comunque, restiamo calmi. Dobbiamo essere assolutamente concentrati. Questa è la tua prova del fuoco... un'altra...  tra le tante... che ti attendono. Devi guidare tu, mi raccomando! Le donne sembrano apprezzarlo ».
« Peccato che lei non apprezzi niente di quello che dico o che faccio ... » mi rassegno, « Maledizione! Quindi, dovrei forse dirle zitta e dammi un bacio? »
« Sarebbe una mossa suicida » risponde Furia Buia dopo aver riflettuto sulle mie parole. « No, lascia stare! Niente colpi di testa ».
« Ma stavo scherzando >.
« Bravo! Fai bene a scherzare, è un buon segno. Devi scioglierti! »
« Ma ci sei? Capisci quello che dico? »
« No » confessa. « Sono troppo preoccupato per te ».
 
Senza accorgercene siamo arrivati a destinazione al centro della pineta, a metà strada tra l'unico viale del villaggio e le nostre terme. Una lunga tovaglia quadrata delimita, come il ring in cui ho quasi perso la vita, il luogo dell'evento. Il cibo è già apparecchiato in ordine sparso sul telo e lascia sgombri i bordi per consentire ai commensali di non sedersi sull'erba. Due piccoli ma potenti fari, posizionati uno di fronte all'altro, lungo una delle diagonali che partono dal centro ideale del quadrato, danno man forte al riflesso lunare ed illuminano a giorno il palcoscenico.
Asuka è già arrivata. Siede sulle ginocchia fissando le pietanze che Orso e Musashi avevano poco prima sistemato ed inganna l'attesa giocando con una ciocca di capelli. Indossa un lungo abito verde a mezze maniche, ampio e all'apparenza pratico da vestire. L'impressione è piacevole ma anche strana dal momento che non ricordo di averla mai vista sfoggiare un capo d'abbigliamento che non fosse una delle due succinte divise da pilota o la più castigata uniforme scolastica. Certo, avendoci convissuto per alcuni mesi nella casa di Misato, ho conosciuto anche la Shikinami informale con maglietta e pantaloncini, o con quel babydoll che solo allora non trovavo del tutto improprio. Che scemo!
Recupero la concentrazione tirandomi di nascosto un pizzico alla gamba, prima che i miei ricordi varchino il confine riproponendomi la scena del micidiale calcio in faccia con cui per poco non mi staccò la mandibola.
Non sembra si sia preparata per un appuntamento galante, ma per un’innocente uscita senza impegno con un compagno di scuola. Mi viene il sospetto che, qualora dovesse annoiarsi, potrebbe bellamente andarsene omettendo anche di augurare la buona notte.
« Avrei dovuto portare il violoncello » penso divertito, salvo poi rendermi conto che la scenetta, con annesso slogan finale, mi era stata gentilmente offerta dall'Altro Shinji.
Asuka interrompe il martirio della chioma rossa quando si accorge della nostra presenza. In un battito di ciglia capisco di aver già perso un punto, dal momento che mi ha appena visto accompagnato dal Paparino, ma siamo ancora abbastanza lontani e non può ascoltare la mia richiesta di un rapido riepilogo.
« Allora Shinji » inizia a bassa voce il ciclope, « devi immaginare che sia  un combattimento. Si tratta di studiare l'avversario, gestire la distanza, non scoprirsi troppo e affondare non appena ti si presenta l'occasione. Devi cercare di non farle capire le tue mosse, devi distrarla, stupirla! Così perderà sicurezza. Non farti chiudere all'angolo e, se serve, visto che non ci sono arbitri, gioca sporco e mira sotto la cintura! Ma, soprattutto, non restare fermo, colpisci e spostati! »
Che razza di appuntamento è questo? « Mi sarebbe stato più utile il Biondo » ringhio come un cane con la rabbia.
« Hai ragione, sono stato egoista. Comunque, tieni a bada lo Shinji timido e un po' vigliacco, lo Shinji orgoglioso e ancora, ci tengo a sottolinearlo, fa' attenzione allo Shinji pervertito! Ascoltali, ma prendi tu le decisioni ».
« Altri tre Shinji! » esclamo ormai schiavo dell'orrore. « Già è difficile avere a che fare con l’Altro Shinji ... Sì, insomma, con il mio oscuro passato, ma questo è un incubo ».
« Su, su, sono convinto che ce la farai » dice il Paparino con la faccia che svela il suo vero pensiero: che non ce la farò.
« Ma lei mi odia e non perderà occasione per fraintendermi, insultarmi o mettermi in ridicolo ».
« Proprio per questo, finora, ho sempre parlato di prova. Non ho mai detto che sarebbe stata una passeggiata ».
« E se nella mia testa, oltre a tutti gli Shinji, mi partisse la telecronaca del... combattimento? »
« Perché, ti succede anche questo? » domanda preoccupato il Paparino. « Tu stai male, Ragazzo. Te ne rendi conto, vero? »
« Uffaaaa, scherzavo. Oggi non registri l'ironia ».
« Perché la faccenda è seria. Adesso fatti coraggio! » mi incita spingendomi delicatamente con aria contrita come se mi stesse indicando il patibolo.
« Ricordami perché lo sto facendo ».
« Devo rifarti l'elenco? »
« No ... Tu » tento un'ultima domanda prima di dedicarmi a... alla rossa, che nella mia fantasia mi appare incappucciata e con la scure in mano « saresti uscito con lei? »
« Oh no, sei pazzo!? » si lascia sfuggire il cacciatore, salvo poi correggere l'eccesso di onestà. « Cioè, ad essere sinceri, non saprei cosa dirti così, su due piedi. Per fortuna non sono obbligato a pormi la domanda né tantomeno a rispondere ».
< Maledetto! » sibilo astioso.
« Ehi Shinji » sorride. « Nel dubbio, buttati! Così non avrai rimpianti ».
 
Sembra fiducioso
 
« Ah, quando dico buttati, non intendo che devi prendermi troppo alla lettera. Insomma… hai capito, no? »

Falso allarme. È ancora nel panico.
 
« Ti sei fatto accompagnare dalla mammina? » sfotte ad alta voce Asuka che deve essersi scocciata di aspettare.
« Oh no » risponde in mia vece Furia Buia. « Dovevo parlare con Shinji. Noi cacciatori non siamo mai in pausa. Anzi, scusami, Shinji » fingendosi rammaricato « se ti ho fatto perdere tempo. Scusami anche tu, Principessa » alza i decibel allargando un sorriso da semi presa per il culo, talmente forzato che riesco a sentire i suoi muscoli facciali gridare sbalorditi: che diavolo sta succedendo?
« Continui ancora a farti difendere? » rincara la dose la Second.
Lancio un'ultima occhiata carica di supplica al mio fratello con la benda come per dirgli: hai visto?
« Mi dispiace » bisbiglia Furia Buia. « Speravo che chiamandola Principessa si sarebbe distratta e avrebbe attaccato me. Ma è chiaro che ormai ti ha puntato. Buona fortuna ... Beh » continua con voce squillante prima di abbandonarmi al mio destino, «  vi auguro una piacevole serata ».
 
« Perché? » mi domando ormai dento il ring. « Cosa ho fatto di male? ... Ah già, che stupido! Dimentico sempre che non sono affatto nella posizione di lamentarmi ».
« Ciao »  inizio con un saluto di circostanza e uno stentato sorriso portandomi la mano alla nuca. « Scusa per il ritardo. È da molto che attendi? »
« Dal momento che si tratta di te, ho aspettato anche troppo » risponde incrociando di scatto le braccia e voltando stizzita la faccia.
Iniziamo bene.
Mi accomodo lentamente sistemandomi nella posizione del loto, consapevole che un po' di meditazione mi tornerà sicuramente utile. Mi preoccupo di non starle di fronte, anche perché non vorrei che si sentisse sfidata, senza tuttavia offrirle troppo il fianco per evitare che si offenda o che mi stenda a tradimento con un colpo al fegato.
Quante precauzioni! « Come va? » chiedo per rompere il ghiaccio pregando la faccia di reggere l'espressione di finta allegria che ho esibito per l'occasione.
« Perché ridi? » risponde stroncando i miei sforzi.
 
Shinji Timido: « È finita, andiamocene! »
Shinji Orgoglioso: « che maleducata. Rispondile a tono! »
Shinji Pervertito: « Beeeeeeelllllllaaaaaaaaa! »
 
E io che speravo mi avreste lasciato solo. Però, devo ammettere che è davvero carina. Si sente a distanza il profumo di lavanda effuso dai suoi capelli che scendono morbidi lungo le spalle e le braccia. Alcune ciocche lucenti seguono un percorso alternativo e si affacciano in avanti, plasmando così la forma del collo, bianco come il latte, fino a lambire il seno interamente protetto dai tre bottoni sul davanti che blindano gli spazi e concedono accesso esclusivamente all’immaginazione.
« Ti sta bene questo vestito » provo a sondare il terreno riutilizzando il complimento che qualche sera fa avevo rivolto a Sakura.
« Lo so » ribatte gelida tornando a fissare un tronco d'albero alla sua destra come se fossi io il terzo incomodo.
« Non credo di averlo mai visto. Forse l'hai preso dopo... » cazzo, mi sono chiuso in un angolo.
« Dopo che hai massacrato mezzo mondo? » gancio destro di Asuka. Non mi conforta il fatto che si degni di prestarmi attenzione. « Comunque, no. L'avevo già prima ma... mi hai fatta a pezzi quasi subito. Quindi, non mi stupisco che tu non l'abbia notato ».
 
Shinji Timido: « sta ringhiando. Non picchiarmi, ti prego! »
Shinji Orgoglioso: « che palle! Guarda che volevo farti un complimento, non tirarti un calcio in culo. Almeno fammi mangiare visto che ho cucinato io ».
Shinji Pervertito: « Fa' qualcosa, Shinji! Se ti lasci sfuggire questo bocconcino non te lo perdonerò mai ».
 
« Allora mi piacerebbe stringere la mano a chi lo ha... confezionato » cerco di allontanarmi dalle corde cancellando dalla memoria il colpo sotto la cintura che mi ha appena sparato. « Si è mantenuto magnificamente ».
« Vorrei vedere! » sbotta la nippo-tedesca. « In questi quattordici anni di guerra ho avuto poche occasioni per indossarlo. Scommetto » insiste acida « che, se ci rifletti, puoi arrivarci anche tu ».
 
Shinji Ikari è alle corde e viene tempestato da un'implacabile serie di bordate al bersaglio grosso. La campionessa fa valere il suo maggiore allungo e la migliore preparazione atletica costringendo il mostriciattolo a patetici tentativi di legare. Forse il baby cacciatore spera di restare in piedi fino alla fine del round ma vediamo che a bordo ring l'allenatore ha già pronto l'asciugamano.
 
Oh mamma! Nella mia testa c'è davvero uno Shinji che fa la telecronaca. Mi serve un analista. Possibile che li abbia sterminati tutti?
« Co... come » quasi in farsetto mi ostino a rilanciare la conversazione prendendo spunto dalla sua ultima affermazione « ci si diverte da queste parti quando... non si è impegnati... in... »
« Non ci si diverte! »
E figuriamoci! Proprio a te dovevo chiederlo?! « Intendevo che, siccome hai appena detto di averlo già indossato, forse ci sono state... circostanze meno tristi o pericolose ».
« Vuoi sapere i fatti miei? »
Ma porca. « No » rispondo chiudendo gli occhi e concentrando l'attenzione per arrestare un improvviso e fastidioso tic che mi scuote la faccia a ritmo di zumba.
 
Shinji Timido: « adesso ci picchia. Scappiamo! »
Shinji Orgoglioso: « reagisci smidollato! Dille che non te ne frega niente della sua vita sociale di merda. Niente sensi di colpa... e mollale uno schiaffo! »
Shinji Pervertito: « ADDDOOOOSSOOOO! »
 
« Ero solo curioso » riprendo dopo un profondo sospiro « di sapere come pass... ate gli app... cioè  il tempo libero, visto che, personalmente, da quando mi sono risvegliato non ho ancora fatto questo tipo di... esperienze ».
« Neanche prima » commenta salace.
« Non ricordo che ti divertissi più di me » replico d'istinto « quando vivevamo a casa di Misato ».
 
Grande montante di Shinji. Sembrava un gesto dettato dalla disperazione e, invece, è riuscito a rompere l'assedio e la monotonia di un combattimento a senso unico. Ma è evidente che ora il demone dai capelli rossi è ancora più incazzato.
 
« Ascolta! » attacco prima che parta alla carica per incornarmi. « Quello che intendevo dire è che questa è forse... anzi no, è sicuramente la prima sera che passo senza dover temere aggressioni » come no?! « o allenarmi o cercare acqua e cibo o montare trappole per non essere sgozzato nel sonno ».
« E la prima che esci da solo con una donna, vero poppante? » mi infilza, spietata, la progenie di Attila.
« Sembra tutto così normale e pacifico » ringhio a bassa voce impartendomi a loop il comando di non accettare alcuna provocazione. Se provo a seguirla sul suo terreno sono fregato. « Mi chiedevo se anche tu avessi vissuto momenti come questo ».
« Non siamo incivili come voi... come i cacciatori e come te, che stai appresso a quella gentaglia. Mi costringi a ripetere lo stesso concetto. Ti ho detto che l'ho indossato altre volte. Che c'è, sei sordo? >
« Ti va di raccontarmi qualche aneddoto? » così magari convogli un po' di energie nel dialogo invece di usarle per frantumarmi i...  « Niente che riguardi le vostre operazioni e non ti chiederò neanche di parlarmi delle battaglie che hai sostenuto... a meno che tu non voglia » provo ad insinuarmi nella sua difesa. « So che non mi parleresti di fatti coperti dal segreto. Me lo hai già fatto notare e io ricordo bene quello che dici, ma... »
« Perché non mi racconti cosa fai quando occupi il tempo al fianco di quei cavernicoli? » Asuka  annulla la tecnica e la ritorce contro di me.
 
Shinji Timido: « diglielo o ci ucciderà! »
Shinji Orgoglioso: « non osare! Prima di tutto la lealtà ».
Shinji Pervertito: « tutto quello che vuoi, tesoro ».
 
« Non ci penso neanche » le rispondo con insperata facilità concedendomi addirittura il lusso di puntarle contro l'indice (tanto per farle capire cosa si prova) ma non gli occhi che si concentrano sul vuoto pur di non assistere alla sua trasformazione in donna lupo. « Anch'io sono vincolato alla consegna del silenzio ».
« Voi non siete militari » obietta la Second. « Al massimo siete solo un branco di barboni ».
 
Shinji Timido: « dille che non è vero e poi scappa! »
Shinji Orgoglioso: « questa poi. Dille che quegli accattoni con la divisa da commessi, che lei si illude di poter chiamare colleghi, non valgono neanche una pallottola sparata dalle nostre pistole! »
Shinji Pervertito: « saltale addosso come se non ci fosse un domani! Ricordati di Alamo! »
 
« Se vuoi » dico dopo aver letteralmente espugnato, in pochi secondi di forzato training autogeno, le vette spirituali del Buddha e riflettuto sull'utilità di una strategia fondata sul dare il buon esempio, « posso raccontarti qualcosa di non troppo impegnativo, come... » 
Come? Suggeritori, ci siete?
 
Shinji Timido: « non mi viene in mente niente ».
Shinji Orgoglioso: « chiuditi in un dignitoso silenzio, oppure insultala! »
Shinji Pervertito: « avvicinati un po'! La sua pelle sembra avere un odore diverso. Dobbiamo assaggiarla ».
 
Inutili alterego!
 
La prossima volta pensa prima di fare il grande!
 
« Ecco! Come la prima volta che ho fatto a pugni[1] » esclamo con orgoglio avendo trovato da solo la soluzione al problema. « Un giovane cacciatore privo di… »  non dire “cervello”. Sarebbe come concederle la vittoria a tavolino. « Era molto forte per la sua età ed era così grosso che sembrava un mini suv. Mi attaccò solo perché Furia Buia lo aveva trattato male in presenza di tutti ».
« Che storia commovente! » la rossa mi prende per il culo simulando un'altra volta il pianto di un bambino. Quindi, infierisce: « soprattutto, riassunta malissimo ».

Shinji Orgoglioso: << Tirale una testata! 
»

« Forse perché ho appena iniziato a raccontarla ». È evidente che ho sopravvalutato l’argomento e non ho considerato i possibili sbocchi narrativi. Tuttavia, non mi resta che aggrappandomi disperatamente alla storia poiché dal cilindro non esce nient'altro e bloccarmi adesso verrebbe inteso come una dichiarazione di resa. « Per me fu un'esperienza davvero intensa. Sai, Asuka, io non mi ero mai trovato in una situazione del genere. Senza contare che » evitando di descrivere i dettagli del mio poco onorevole comportamento durante le prime fasi delle ostilità « stavo perdendo di brutto ».
« Ne ero sicura » sferzante, ancora una volta la voce di Asuka mi passa da parte a parte.
Umana compassione, questa sconosciuta. Vero, Asuka?
Avrei dovuto aspettarmelo. È inutile che mi affanni a descrivere avventure di guerra e combattimenti vari solo per cercare un punto di contatto. Non c'è storia tra me e lei. E non posso rivelarle che gli esseri umani sono più terrificanti degli Angeli. Adesso come me la cavo? ... Ma sì, può funzionare. Fanculo, tentiamo! « Però, mi sono battuto bene anche grazie all'aiuto di una ragazza. Doveva avere la nostra età... apparente. Era coraggiosa e combattiva, per certi versi mi ricordava te » provo a lisciarla. « Pensa che mi ha riconosciuto e non mi ha dimostrato odio » esagero, praticamente azzerando le mie possibilità di comprarne la benevolenza. « Ha mantenuto il segreto sulla mia identità per evitarmi guai peggiori. È stato un incontro piacevole nonostante le circostanze ».
« Pensi di farmi ingelosire? » chiede seccata dopo alcuni interminabili secondi di silenzio. « Quante volte ti devo dire che... »
« ... Che non ti interesso? Una basta e avanza ».
 
Shinji Ikari si è salvato per il rotto della cuffia e ora si porta al centro per rifiatare. Mi maledico al solo pensiero, ma potrebbe aver superato il momento più difficile della serata.
 
Chiudi il becco! « Mi sembrava bello condividere con te alcuni aspetti della mia nuova vita da… aspirante cacciatore ».
« Credi che questa sia una seduta degli alcolisti anonimi? » domanda con fare disgustato.
 
Shinji Timido: « ma non le va bene niente. Vuole farci del male, fuggiamo! »
Shinji Orgoglioso: « mi divertirei di più ».
Shinji Pervertito: « eureka! Se vogliamo schiacciarla, è necessario giocare d’astuzia. Dobbiamo farla ubriacare ».
 
Certo che il pervertito sta diventando esuberante
Shinji Pervertito: « guarda che sono una parte di te ».
 
« A proposito » chiedo moooolto incerto sulle parole da utilizzare, « esattamente che... cos'è... questo... che stiamo ... »
Incasso un'altra muta risposta della rossa con incluso scatto indignato della testa a completare il pacchetto totale disprezzo per Shinji. Sono sicuro che non sarebbe servito a niente formulare la domanda con maggiore determinazione.
« Che ne dici se iniziamo a mangiare? » propongo a corto di tutto, anche della voglia di nascondere la mia rassegnazione e un senso sempre più opprimente di fastidio allo stomaco e, soprattutto agli occhi. « Ho cucinato io, perciò puoi star certa che sarà di tuo gradimento ».
Shikinami afferra le bacchette con l'impeto che metterebbe per strappare ad un angelo il suo core ancora pulsante e analizza i piatti prima di... scegliere e fregarmi sotto il naso il piatto di donburi con carne che avevo puntato per primo. Mi mostra il suo più crudele sorriso di vittoria mentre mi sbeffeggia facendo schioccare a tempo le punte delle bacchette.
Mi accontento che non abbia concluso l'azione chiamandomi sfigato e, ripiegando su una ciotola di ramen, controllo le reazioni del pilota con la coda dell'occhio. Da un lato, infatti, spero che la mia proverbiale abilità ai fornelli mi faccia superare la zona retrocessione e rilanci un inizio app... serata da dimenticare; dall'altro, preferisco non fidarmi e mantenere attiva la guardia nel caso decidesse di usare le posate in legno a mo' di prog knife.
Inaspettatamente, Asuka si blocca un attimo prima di addentare un pezzo di maiale che riposava sulla base di riso, così succulento e carnoso che il ramen mi sa di sconfitta; si rattrista guardando la sua mano destra. Un pensiero spiacevole le ha appena attraversato la mente, purtroppo per me seguito a breve distanza da un altro decisamente più aspro.
« Non ho più fame! » scoppia incenerendomi con un'occhiata assassina e scattando in piedi.
 
Shinji Timido: « non picchiarmi! »
Shinji Orgoglioso: « ma lascia perdere quella psicopatica! »
Shinji Pervertito: « NOOOOOOOOOO! »
 
« È finita! » penso mestamente. « Forse se le avvicinassi la mano per fargliela odorare... »
 
Shinji Orgoglioso: « te la morderebbe ».
 
« Perdonate l'intrusione! »
Provvidenziale (spero) ci raggiunge la voce di Furia Buia che dal nulla si materializza alle mie spalle. Porta con sé una delle bottiglie che aveva preso dal portavini della Batcaverna, un lettore mp3 e due casse acustiche di forma semisferica, ciascuna abbastanza piccola da stare comodamente in una mano. « Vi ho portato da bere » dichiara. « L'abbiamo tenuto in fresco come ci hai consigliato tu, Shinji, perché a quanto pare va servito così ».
« Senti, Paparino. Non è il caso... » gli dico alzandomi con penosa lentezza.
« Ah no! È il caso. Abbiamo tutti rischiato la pelle, te compreso, perché lei potesse assaggiare questo vino » risponde ad alta voce, fissandomi come per ordinare: sta' al gioco!  « Sai, Principessa, Shinji certe volte non sente ragioni. Voleva che tutto fosse perfetto per questa serata ».
Sfoderando il suo famigerato broncio copri imbarazzo, Asuka abbandona la deriva violenta che stava per inghiottirla e finge di non prestare ascolto al cacciatore con la benda limitandosi a chiedermi: « da quando ti intendi di vini, bamboccio? »
«  Cucino » spiego d'istinto, organizzando i connotati affinché si pietrifichino in un'espressione serena e distaccata e così difendano la stronzata che mi è appena uscita dalla bocca, come se quelle tre sillabe da sole potessero coprire tutta la gamma delle risposte possibili.
« Non potete andarvene senza prima averlo gustato! » insiste il cameriere più inquietante che abbia mai visto.
“ In fondo, vale la pena tentare “ mi dico avvicinandomi al Paparino che non si era mosso dal luogo della sua comparsa, evidentemente per costringermi a raggiungerlo. Afferro la bottiglia, ma non riesco ad entrarne in possesso perché il ciclope approfitta del contatto per sussurrarmi altri suggerimenti. « Sta andando male. Devi cambiare strategia! Muoviti e non offrirle punti di riferimento. Confondila! E quando attacca, schiva e colpiscila d'incontro! »
« Inizi a stancarmi! Ma, soprattutto, ci stai spiando? »
« Solo per precauzione. Ci siamo sistemati a poco meno di cento metri da voi. Tranquillo, se va bene, mi concentrerò su altro ... Ah, e lavorala ai fianchi ».

« C'è altro, coach? » chiedo strappandogli la bottiglia dalle mani.
« Musica » risponde porgendomi lettore e mini casse. « Per creare un po' di ambiente ».
« Come se bastasse con una come lei ».
« Non ti arrendere! »
mi incita Furia Buia. « Ricordi quando quel ragazzo stava per ucciderti?[2] Beh, se senti che stai per mollare, concentrati sul seno di Asuka, ma fa attenzione a non... concentrarti troppo. Soprattutto, non farle notare... »
« Non ho bisogno di pensare al suo seno per... »

« Appunto! » replica il cacciatore. « Adesso non ci sta guardando; perciò, sblusati la camicia! »
Avevo già obbedito al non ci sta guardando. Conquistata la detenzione anche degli attrezzi necessari a creare l'ambiente giusto, ringhio al Paparino: « voglio dei pantaloni meno attillati ».
« E falle un complimento! »
« Non funziona ».
« Ritenta! »

« La smettete di bisbigliare. È da maleducati ».
« Scusaci » squilla Furia Buia che sottovoce aggiunge « Conan ».
« Sì, scusaci. Mi stava informando su… »
« Non mi interessa »
Mi volto verso Furia Buia e alzando le spalle ripeto: « non le interessa ».
« Non fa niente. Colpa mia. Buon proseguimento » il ciclope che rivolge ad Asuka un sorriso bigusto, caldo e gentile fuori, glaciale presa per il culo dentro.
La Second, però, non è stupida e con una frase abbatte due nemici. « Che foste dei cavernicoli è ampiamente risaputo. Tuttavia, non credevo che voi cacciatori valeste così poco dal momento che fate i portaborse ad uno stupido come Shinji ».
Il monocolo assorbe il colpo inspirando profondamente per contrastare l'attivazione dell'occhio magico. Prima di sparire regala alla rossa un sorriso alla Joker e un “mezzosangue” a fil di labbra.
 
Shinji Orgoglioso: « scolati la bottiglia e tiragliela in testa! »
Shinji Timido: « esagerato. Non picchiarmi! »
Shinji Pervertito: « secondo round. Non è ancora detta l'ultima parola, piccola ».
 
Dopo essermi nuovamente accomodato, questa volta imitando la postura di Asuka, stappo la bottiglia con cautela muovendo solo i muscoli strettamente indispensabili per estrarre indenne il sughero senza far esplodere il vetro; riempio in religioso silenzio due calici riflettendo sulla formula di brindisi da adottare:
1) A noi? No, le partirebbe la repulsione feroce.
2) Alla nostra felicità? No, mi ammorberebbe con la storia che io porto morte e distruzione.
3) Al futuro? No, mi perculerebbe rinvangando il passato.
Ci vuole qualcosa di più imparziale e, tuttavia, adatto ad  incontrare il suo favore.
« Vuoi proporre un brindisi? » incapace di trovare una frase che non la inciti a scatenare le sue fauci contro di me, cerco di passarle la patata bollente, dimenticando che sono io sotto esame.
« Perché, tu non sei capace di inventarne uno? »  colpisce mantenendo un algido distacco tra sé e il bicchiere.
Appunto! « Che ne dici di: alla vittoria della Wille » non completa, possibilmente « e alla sconfitta della Nerv? »
« Non abbiamo ancora vinto » abbaia il rottweiler dalla cresta rossa. « Cos'è, visto che non puoi distruggerci, hai deciso di portarci sfiga? »
 
EEECCCHECCCAAAZZZO!!!
 
« Prosit! » taglio corto toccando l'orlo del suo calice, seriamente tentato di trangugiare il contenuto del mio e chiudere quest'incubo con un rutto da camionista.
La osservo avvicinare il bicchiere alle labbra sottili e colorate come i suoi capelli, annusare l'aroma del vino e...
Ho un'idea. Forse riesco a farle perdere l'equilibrio.
Dopo aver imbavagliato lo Shinji pervertito, parto all'attacco mentre sta assaggiando il nettare. « Wow! » esclamo simulando stupore. « Non mi ero mai accorto di quanto fossero meravigliosi i tuoi capelli ». In realtà me n'ero già accorto, ma dovevo esagerare con i complimenti.
La strategia è vecchia e semplice ma efficace perché il tempismo si rivela perfetto: la sorsata le va di traverso.
La piccola tsundere con la benda, incontrastato terrore di tutti gli Shinji mai esistiti, nel tentativo di liberare le vie aeree a forza di robusti colpi di tosse, perde la presa del bicchiere che cade sulle sue gambe lasciando che il prezioso succo d'uva si spanda a macchia d'olio sul vestito.
« Accidenti! » impreca stendendo rapidamente i bordi inferiori dell'abito e affannandosi a cercare qualcosa per arginare la diffusione della chiazza che scurisce il verde, altrimenti acceso, del tessuto. « Fa' qualcosa! » mi urla.
“Devo approfittarne” penso porgendole un tovagliolo.
 
Come?
 
Non lo so!

« E adesso che faccio? » si lamenta Asuka spiazzandomi con la sua voce quasi infantile. « Era il migliore che avevo... uno dei pochi abiti da civile » con le guance color amaranto si corregge fissandomi minacciosa. « Non se ne andrà mai la macchia! » deve poi constatare, dispiaciuta e ancor più imbarazzata, dato il momentaneo fallimento dei suoi tentativi di salvare la purezza dell'abito.
 
Shinji Timido: « non guardiamola negli occhi! »
Shinji Orgoglioso: « beccati questa, così impari! »
Shinji Pervertito: « che peccato per il tuo vestito! TOGLITELO! »
 
« Dai, non fare così » provo a confortarla. « Vedrai che si laverà via facilmente ».
« Se lo dice una massaia come te » mugugna forse ricordandosi di aver perso l'occasione di addossarmi la colpa anche di questo (voluto) inconveniente, « allora sono fregata ».
Una percezione mi cattura prima che anche Gendo, a chilometri di distanza, possa portare le mani alle orecchie per proteggerle dal vaffanculo apocalittico che sto per tirarle. Un oggetto è stato scagliato da lontano e fende l'aria così rapidamente che non riesco a identificarlo; so solo che sta per colpirmi.
Lo intercetto al volo strangolando sul nascere l'urlo di dolore, causato dalla potenza dell'impatto, misto al cordoglio per le falangi sbriciolate.
Deve averlo lanciato Orso. « Ma è... è uno smacchiatore » mi dico leggendo a mente l'etichetta del prodotto prima di nasconderlo dietro la schiena affinché Asuka non lo noti.
« Cosa nascondi? ». Se n'è accorta.
Il bisogno di farmi visitare da un ortopedico!  « Oh niente! Si tratta di... » mostrandoglielo « questo ».
« Mi spieghi che ci fai con uno smacchiatore ad un primo appuntamento? » gracchia incredula il pilota. « Ma sei davvero noioso, lo sai? »
 
Shinji Timido: « perché mi insulti? ».
Shinji Orgoglioso: « questo sarebbe un ottimo momento per metterle le mani al collo ».
Shinji Pervertito: « no, mani sulle bombe ».
 
« Ah si?! » replico piccato. « Se la metti in questo modo, posso anche buttarlo. Del resto, perché dovresti accettare qualcosa da un noioso con lo smacchiatore al primo appuntamento? »
« Dai qua! » reagisce Asuka strappandomi il trofeo dalle mani.  « Dici che si leva? » domanda con tono più gentile continuando ad indagare con apprensione la forma e l'ampiezza della macchia.
Non me ne frega niente! « Sicuramente! ... Senti, perché nel frattempo, in attesa che il... problema si risolva, non proviamo a dimenticare questo piccolo incidente? » che dura praticamente da quando mi hai rivolto la parola... quindici anni fa, calcolando per estremo difetto. « Dovresti proprio gustarlo » propongo offrendole il mio calice. « Anche senza brindisi. Ti prometto che non dirò niente ».
« Vuoi farmi ubriacare? » mi interroga Shikinami che ora concentra l'attenzione sul mio bicchiere, indecisa se accettare o meno l'offerta.
 
Shinji Timido: « adesso ci uccide ».
Shinji Orgoglioso: « dille di si! Voglio proprio vedere se avrà il coraggio di combattere contro di noi ».
Shinji Pervertito: « l'hai capito, eh? »
 
« Ma se non ne hai bevuto neanche una goccia. Non dirmi che basta così poco per... »
« No, certo che no! » arpiona con fare da burbera il bicchiere dalla mia mano. « Voglio solo metterti in guardia: non farti venire strane idee! »
« Sono sicuro che saresti tranquillamente in grado di difenderti » sospiro a corto di pazienza. Eppure, devo ammettere che mi incuriosisce la piega che sta prendendo questo... appuntamento. « E poi, si tratta solo di un bicchiere ».
 
Molla il cinque, Bro! Bella risposta.
 
Mossa astuta di Shinji che sembra aver preso le misure al suo avversario. Ma il combattimento è ancora lungo. Asuka regge il calice mantenendo una postura ed un atteggiamento composti e misurati che non avremmo mai attribuito a quel barbaro della steppa. Forse è ancora confusa a causa della macchia sul vestito. Sta di fatto che ora sembra subire il forcing del piccolo cacciatore. Tuttavia, cari telespettatori, non mi faccio illusioni. Shinji Ikari è campione olimpico di cazzate colossali e deve superare l'ostacolo più duro: convincerla a ballare con lui.
 
Quel maledetto di un telecronista ha ragione. Ho la musica, ho le casse, c'è spazio per ballare senza correre il rischio di inciampare e non è ancora riuscita a riposizionarsi. Con le parole io e lei facciamo veramente pena; perciò, se voglio raggiungere il punto critico, sciogliere quel nodo, rimanendo a corta distanza ed impedendole di polarizzarsi per tempo, devo bypassare ogni forma di relazione basata su processi logico-linguistici.
 
Hai ingoiato un vocabolario?
 
« A cosa pensi? » chiede Asuka che, con una voce meno criminogena del solito, riesce a sorprendermi con uno sguardo caldo, ben visibile nonostante i tentativi di nasconderlo dietro la maschera di simil collera sempre pronta all'uso quando si tratta di spaventare i viandanti.
Anche nella tua testa ci sono due personalità, entrambe bipolari? « Aspettavo che assaggiassi il vino, così mi dici se... ho scelto bene ».
« Devo dire che, alle volte, mi piacerebbe sapere cosa ti passa per la testa » confessa incassando la sua nelle spalle mentre avvicina le labbra al mio bicchiere.
Preferisco risparmiarti almeno questo dolore. « Non penso sia il caso di parlarne proprio adesso » respingo con cortesia la sua richiesta di informazioni. « Vediamo come va la serata. Che ne pensi? »
« Forse hai ragione » ribatte infastidita e di nuovo rossa in viso. « Che vuoi fare allora? »
« Io inizierei... » più assertivo, Ragazzo! « No, io propongo di sentire, intanto, un po' di musica... » di che genere? « musica rilass... da ambiente » cancello e riscrivo  schiacciando nel frattempo il tasto play e pregando che non parta un pezzo black metal.
« Cioè musica noiosa » interviene abbozzando un sorriso. « Buono! » si lascia sfuggire un secondo dopo aver bevuto.
Miracolo! Ha appena cercato di scherzare con me e le è anche piaciuto il vino.
« Beh, che ti aspetti da un ragazzo noioso? » sto al gioco mentre dentro di me passo il dorso della mano sulla fronte sospirando per lo scampato pericolo.
« Al primo appuntamento per giunta! » insiste insolitamente spiritosa.
« Ovviamente! ».
 
L'aria si satura della melodia da lento propagata da quei due piccoli, ma decisamente potenti, mini altoparlanti. La rossa sembra gradire le note che colmano lo spazio tra noi. Io, invece, ringrazio che si tratti della compilation su cui mi sono addestrato.
« Ti va di ballare? » le chiedo a bruciapelo sorprendendo anche me.
« Ballare? ... Vuoi dire ballare con te? » rincula a disagio.
« Sì, ballare. E, a parte noi due, non mi sembra di vedere altre persone ».
« Stupido! » è la punizione che merito per aver osato prendere in giro il suo imbarazzo.
« Tu sai ballare, vero? » la incalzo perché ormai non posso tornare indietro.
« No... non dico di non saper ballare. È che non abbiamo molto tempo per queste sciocchezze ».
Chiaramente, non è il suo forte ma è meglio non rinfacciarglielo. Il problema semmai è come me la gioco adesso.
Passo in rassegna tutte le possibili alternative invocando l'aiuto dello spirito da puttaniere di Musashi.
Trovato! Grazie, Biondo. « Se vuoi te lo inse... » frenata in corsa e inversione di marcia. « Ti rinfresco un po' la memoria. Si tratta di pochi passi e di seguire il ritmo. Conduco io... se ti va, naturalmente » metto le mani avanti e non solo in senso metaforico « Tanto, dopo un po', è la musica che guida ».
« Da quando sai ballare? » domanda forse per guadagnare altri minuti prima di sciogliere la riserva.
« Misato » sputo ad alta voce altre tre sillabe prima che lo Shinji timido spiattelli l'imbarazzante verità. « Me l'ha insegnato Misato, tanto tempo fa ».
« E perché vuoi ballare proprio con me? »
Ma che, lo fai apposta? Al diavolo, adesso basta! « Hai paura che qualcuno possa vederci o solo di fare brutta figura con me? »
Mi pento subito di aver sfidato tanto apertamente la sorte.
 
Lo sapevo che Shinji ne avrebbe combinata una delle sue ... Ma, un momento. Che succede? Asuka non chiude l'incontro, non infierisce su quel patetico mollusco che crede di poter un giorno diventare un cacciatore. Traccheggia come se non sapesse cosa fare.
 
« Credi di poter giocare la carta dell'orgoglio con me? » mi chiede arcigna.
 
A dire il vero, ci speravamo.
 
Frusto il mio cervello affinché partorisca un'idea capace di bloccare le manovre di schieramento dell'esercito della tsundere. Ma, per tutta risposta, la Pizia che riposa nelle mie meningi, ancora assonnata, mi lancia il suo terribile oracolo: o la va o la spacca!
« Allora? » rassegnato, obbedisco all'insolitamente chiaro volere degli dei, « ho ragione o no? »
« Ti avverto » ribatte scomposta piegando il busto verso di me e lanciando l'indice accusatore con cui riesce ad imporre le distanze. « Se provi a prenderti delle libertà, io... »
« Ma sì, ma sì »  le dico per rassicurarla, mentre nella mia mente esplodo in un roboante Ma sììììì dal momento che sta per cedere. « Non hai nulla da tem ... Non lo farei mai. E poi, ricordi anche tu che mi hai steso per molto meno. Quindi conosci bene il rapporto di forze » concludo sommerso dai fischi perché quest'ultima precisazione potevo veramente risparmiarmela.
« Già. Ti sei fatto buttare giù come un pupazzo. Davvero patetico! »
 
Shinji Timido: « scusa se te lo dico, ma potevi evitare di dirglielo ».
Shinji Orgoglioso: « se ci umili ancora in questo modo, ti spezzo le gambe ».
Shinji Pervertito: « ti giuro che, se per questa uscita infelice mi mandi in bianco, ti romperò le palle... letteralmente ».
 
Accidenti, la solita fesseria.
 
Ehi sabotatore, almeno hai capito che non ha detto di no?
 
È vero, il volto di Asuka proietta in successione una processione di emozioni che vanno dal rimprovero alla delusione, dal disprezzo all'agitazione. Ha incrociato le braccia al petto e adesso picchietta nervosamente sul gomito con l'indice che poco prima mi aveva quasi trafitto il cuore. Tuttavia, non ha ancora rifiutato la proposta. Lei sta... aspettando.
Idee, ragazzi?
 
Shinji Timido: « aiuto, aiuto! Ansia, frustrazione, rassegnazione ».
Shinji Orgoglioso: « non chiederlo a me! Io sono qui solo perché volevo gettarle addosso tutto il mio risentimento ».
Shinji Pervertito: « che te lo dico a fare? Comunque, lascia parlare me e seguimi a ruota. Muovi semplicemente le labbra, la voce la metto io. Tranquilli! A differenza di voi, non ho alcuna intenzione di morire vergine ».
 
Forse il maniaco può esserci utile. Tentiamo!
 
Va bene! « Facciamo così. All'inizio, e finché non ti sentirai più... a tuo agio, potrai salire sui miei piedi ».
« Mi hai preso per una bambina? » mi accusa alzando il tono al punto da sembrare davvero una bambina.
No, per una... « E perderti l'occasione di schiacciarmi i piedi per tutto il tempo che vorrai? Poi, se non ti va più o se semplicemente ti annoi, ci fermiamo. Che ne dici? » domando dopo aver provvidenzialmente bloccando la saliva in mezzo all'esofago e i battiti del cuore.
Asuka non ne vuole sapere di farmi uscire dai carboni ardenti con cui ha lastricato la strada che mi conduce a lei; mi fissa con un'espressione enigmatica come quella di una sfinge, ma non parla.
Chiamando a raccolta tutto il coraggio residuo, armeggio con il lettore e le casse fingendo di controllarle... come se avessi già sentito un si.
« Sono un po'... arrugginita » grazie, o dei!!! « Come pilota non ho molto tempo per questi svaghi. E del resto capitano così raramente ... Si nota molto la macchia? » chiede stendendo dai lati i bordi della gonna e osservando quell'enorme ombra che rabbuia la tinta unita color primavera. Sembra così piccola, innocente, così... dolce. Se non fosse per la benda che dimezza l'incantesimo dell'azzurro del suo sguardo, sarei tentato di pensare che siamo ancora nella nostra Neo Tokyo 3, che il mondo non è stato ancora devastato, che sono qui al mio primo appuntamento con la ragazza che mi piace, la compagna di scuola che ho corteggiato di nascosto (e a sua insaputa) per mesi prima di trovare l'occasione e il fegato per chiederle di uscire.
Dovrei sentire i cori esultanti della tifoseria assiepata sugli spalti dello stadio che ho costruito a tempo di record nella mia testa, la voce del telecronista che strepita: campioni del mondo. Dovrei sopportare il fastidioso brusio dei tre mostriciattoli che rantolano le loro istanze da piccoli ego incompiuti. Dovrei essere felice e lo sono ma non come mi aspettavo.
 
Non ci si diverte! … Era il migliore che avevo … Non abbiamo molto tempo per queste sciocchezze … Sono un po' arrugginita. Come pilota non ho molto tempo per questi svaghi. E del resto capitano così raramente ... Si nota molto la macchia? 
 
Spezzoni di frasi, apparentemente innocue, nate dal cuore e non dalla ragione di Asuka nel corso di questa incredibile serata, si accostano quasi per naturale attrazione le une alle altre, riverberando come una melodia triste. La stessa melodia, penso, che ha fatto da base musicale ai suoi ultimi quattordici anni, forse alla sua intera esistenza.
“ Dovrò ballare da dio “ mi dico vergognosamente infiammato alla vista di una ragazza dal carattere impossibile, come se solo questo potesse cancellare non le mie colpe, ma il ricordo di due vite prive di spensieratezza.
La sua solitudine riflette la mia. Chissà se è vero anche il contrario? Forse intendeva questo quando, dopo avermi messo al tappeto e prima di andarsene, mi disse che io avrei potuto capirla.
« Si nota appena, Asuka »  rispondo cercando di nascondere la commozione che provo... insieme a qualcos'altro. « Vedrai che quella macchia sparirà ».
La rossa accenna un sorriso di gratitudine prima di sciogliere la tensione ed esibirsi in alcune piroette sul posto. Poi, spalle a me e con la faccia rivolta alla luna proclama: « Che sia chiaro: ti farò morire, Stupishinji! ».
Un EEEVVVAAAIII gridato con troppa enfasi dalla mia libido mi fa sgusciare dalle mani i piccoli altoparlanti, che riesco a salvare da un letale schianto al suolo solo grazie ad un plastico tuffo in ricezione da pallavolista. Drizzo la schiena prima che si accorga che mi sono spalmato a terra, stirando fino all'ultimo muscolo e tendine del corpo.
«  Intendevo, quando ti calpesterò i piedi » cerca frettolosamente di precisare Asuka che, rossa come non mai, si gira per accertarsi che non abbia colto alcun doppio senso. « Ehi, non fraintendere quello che ho detto ... Io... »
« Non ho frainteso » l'anticipo in apnea per evitare che concluda la frase con un ferale pervertito. Sfoggio a bella posta anche un'espressione ilare che serve a celare una paresi totale post traumatica.
« Allora che fai? » mi incita Asuka. « Muoviti! »
« Arrivo. Dammi un secondo » e un paio di analgesici se te ne avanzano.    
 
Procedo in silenzio al fianco di Shikinami, come lei concentrato sul prossimo passo. Eseguo un check up del mio stato fisico ed emotivo: la colonna vertebrale è percorsa da un ondata di freddo polare, mentre la faccia e lo stomaco ribollono come lava vulcanica; il cuore sembra un tamburo suonato da un principiante senza talento perché ogni tanto sbaglia i tempi; la gola è così secca che percepisco il movimento di una foresta di rotolacampi da deserto texano, ma sono pronto a scommettere che, se provassi ad aprire bocca, si aprirebbero i rubinetti ed inizierei a sbavare come un molosso di Bordeaux. In questo momento nessun imperativo morale è in grado di contrastare efficacemente un'irresistibile voglia di fuggire, amplificata dalla quasi matematica certezza che non ne azzeccherò una neanche per sbaglio. Già mi vedo insultato, rifiutato, picchiato, e infine schiattato a causa di un infarto mentre le mani continuano a sudare post mortem.
« Speriamo non mi venga da starnutire » mi dico aggiungendo un'altra ragione di panico al già corposo elenco « o... peggio ».
« Qui? » chiede Asuka fermandosi.
« Ok » rispondo praticamente in trance.
Il posto è perfetto. La luce della luna, unita a quella dei fari ancora posizionati intorno alla grande tovaglia che abbiamo abbandonato, penetra più soffusa schiarendo il colore di due arbusti che pare siano stati piantati l'uno accanto all'altro con il proposito di delimitare il confine della pista e indicarci le posizioni di partenza.
« Non ho abbastanza fiato per parlare » mi dico mentre sistemo su una piccola sporgenza rocciosa l'ultramini impianto stereo. « Perciò massimo due parole, possibilmente monosillabiche. Niente frasi di senso compiuto ».
Prima di raggiungere la dama fingo di contemplare uno dei tronchi contro cui probabilmente mi farà volare, avendo cura di asciugare le mani sul retro della camicia e nel frattempo controllare che l'indumento non risulti troppo umido. Mamma che stress!
Asuka mi attende con l'aria annoiata massaggiando nervosamente i fianchi.
Solo a due passi da lei mi rendo conto che gli ultimi quattro mesi e, soprattutto, le lezioni di Musashi, non mi hanno preparato a questo momento. Cosa facciamo?
 
Shinji Timido: « fuggi e non voltarti indietro! »
Shinji Orgoglioso: « muori con dignità! »
Shinji Pervertito: « se aspetti ancora un po' metterete radici ».
 
E rifletti, accidenti a te!
 
Ok, analizziamo la situazione:
a) se la tirassi a me con maschia determinazione? Non mi conviene, Asuka partirebbe d'istinto con una ginocchiata nelle palle;
b) se le chiedessi il permesso di tenerle una mano e con l'altra abbracciarla? Probabilmente mi risponderebbe di no per mero rifiuto concettuale;
c) se lasciassi a lei l'iniziativa? No, confermerei soltanto il disprezzo che prova nei confronti del suo Shinbamboccio.
Considerato poi che dialogare è ora fisiologicamente impossibile, oltre che tendenzialmente pericoloso, mi rimane una sola possibilità.
« Allora? » domanda stranamente paziente e un po' incuriosita Shikinami mentre squadra il suo cavaliere che si è congelato in una posa da ballo... a vuoto.
“ Innanzitutto, distrai l'avversario " consiglia il Furia Buia che ho interiorizzato.
Fingo una presa alla mano destra, che Asuka ritira di scatto come se fossi un appestato, e afferro come un ladro l'altra posizionandola delicatamente ma con rapidità sulla mia spalla. Allora, la tua mano sinistra va « qui ». Mi accorgo delle implicazioni fisiche, emotive e psicologiche del gesto solo quando le sue dita si stendono e si allargano alla ricerca di una più confortevole sistemazione.
Lascio rapidamente passare un inebriante senso di vertigine per concentrarmi sullo step successivo. Il primo contatto, infatti, è avvenuto ma percepisco chiaramente che non basta ad annullare la forza di repulsione dei nostri nuclei. Prima di avventurarmi in una fondamentale ma azzardata cintura all'altezza delle sue spalle, ritento, perciò, il rendez vous. La tua mano destra deve tenere la mia sinistra « così » dico a collisione avvenuta.
« Su! » la incito a schiacciarmi i piedi e intanto stendo di lato il braccio libero affinché lo veda, non si senta minacciata e, soprattutto, non mi costringa a spiegarle che mi serve per abbracciarla.
Asuka guarda i suoi stivaletti che fronteggiano i miei scarponi; titubante ne manda uno in avanscoperta e preme nervosa sul dorso del mio piede per valutare la solidità dell'appoggio o l'intensità delle mie tendenze masochistiche. Si decide a completare l'operazione quando strozzo solo in parte un gemito di dolore.
« Fa male? » mi chiede con sadica soddisfazione.
« No » mormoro confortato dal fatto che il sacrificio delle estremità dei miei arti inferiori è servita a chiuderla permettendomi così di bloccarle le vie di fuga.
 
Shinji Timido: « è pazza, vuole ucciderci ».
Shinji Orgoglioso: « ti rendi conto che, lasciandoti pestare i piedi, stai umiliando anche i tuoi fratelli? »
Shinji Pervertito: « basta che poi me la dai ».
 
Devo ammettere che non è stata una grande idea proporle di sistemarsi sulle mie scarpe non solo in quanto, dopo pochi minuti, il senso di torpore sta già risalendo lungo le caviglie, ma anche perché l'opzione risulta particolarmente disagevole per ballare.
In costante debito d'ossigeno, nel tentativo di non respirarle in faccia, mi muovo in maniera sgraziata preoccupandomi più di mantenere l'equilibrio che di seguire il ritmo. L'impresa è ostacolata anche dall'ovvia necessità, data la prossimità tra noi, di garantire un'adeguata distanza tra i rispettivi bacini. Il miocardio collassa solo al pensiero che possa accorgersi dell'ormai consolidato stato di... dilatazione termica.
 
Se la chiami erezione non si offende nessuno, bamboccio!
 
Invece di prendermi in giro, renditi utile!

Il botta e risposta con me stesso mi costa un minaccioso lampo verde emesso dall'occhio angelico di Shikinami per avvertirmi che la mia mano stava pericolosamente precipitando lungo la sua schiena.
Non mi sento di criticare la volontà del mio corpo che ha solo cercato di approfittare della mia disattenzione; provo quasi ammirazione per il suo coraggio insensato e così ingenuo, ma sono costretto a scendere a patti promettendogli il soddisfacimento futuro dei bisogni in cambio di una momentanea sopravvivenza.
« Così no » mi gela la rossa scendendo... dal piedistallo.
Brucerò la mano che mi ha tradito. « Pe... perché? » chiedo terrorizzato, eppure deciso a morire piuttosto che lasciarla andar via.
« È scomodo » risponde atona Asuka che, con mio grande sollievo, non si è allontanata, non ha sciolto il contatto. Vuole continuare questo gioco ma in condizioni più dignitose per lei e, oso sperare, anche meno dolorose per me.
« È vero » investo tutti i risparmi di ossigeno per due misere parole.
Riprendo a condurre come mi ha insegnato Musashi, sebbene in questo momento non riesca neanche a sentire la musica.
Io e Asuka siamo più simili a due squali e la danza è la nostra acqua. Siamo troppo vicini e, al contempo, maledettamente lontani da ogni schema di relazione che abbiamo mai potuto sperimentare. Se ci fermiamo adesso, la serata affogherà.
La consapevolezza che il punto di non ritorno è stato abbondantemente superato, e che nella partita che sto giocando la patta non è contemplata, mi costringe a proseguire la navigazione in un mare sconosciuto.
Reagisco ad un principio di liquefazione quando senza volerlo, almeno non consciamente, accorcio la distanza fin quasi a sfiorarle la guancia con la mia, invitato dalla Second che si muove più a suo agio come se avesse eliminato la ruggine.
« Sa ballare anche lei » rantola il cervello prima di svuotarsi di ogni pensiero inutile, praticamente tutti, per lasciarsi riempire dall'odore di pesca e lavanda che emanano la sua pelle e i suoi capelli; già fantastico sulle sensazioni che mi cattureranno quando il seno di Shikinami si accomoderà sul mio petto.
Ho rischiato più del lecito ma Asuka si dimostra clemente e mi invita a ridimensionare le aspettative aumentando la resistenza del braccio che, poggiato sulla mia spalla destra, ha il compito di regolare la luce tra noi.
Commetto, però, l'errore di incrociarne lo sguardo e in un lampo mi vedo rifiutare la benda e chiedere un'ultima sigaretta prima che il plotone d'esecuzione faccia fuoco su un bamboccio i cui occhi hanno rivelato troppo.
In parole povere, mi sono fatto scoprire.
I polmoni e la testa stanno per scoppiare e il calore che mi avvampa non riesce a contenere il fremito che mi scuote come una foglia. Adesso ho capito il consiglio del cacciatore: sono prigioniero di lei, che mi appare stupenda e gigantesca, mentre io mi incurvo sotto il peso della paura, di un immortale senso di inadeguatezza, della vergogna...
 
Shinji Pervertito: « eeeee ».
 
Sì, anche dell'eccitazione. Come faccio a riportarla a terra tra gli umani? Io sono soltanto Shinji.
Asuka è riuscita a leggermi ed ora si posiziona come meglio desidera perché può vedere il suo odiato ma anche rassicurante Shinbamboccio. E lei sa come tenerlo a distanza, conosce le regole della nostra esclusiva relazione e può dimenticare la differenza tra le vere fattezze del proprio io e le sembianze della maschera che indossa quando c'è il pilota per cui aveva una cotta.
A nulla servirebbe dirle che è un inganno visto che, senza volerlo, mi sto già identificando col buio e mi rimpicciolisco ancor di più per darle la possibilità di sedersi sul trono destinato a chi è grande e luminoso.
Con uno scatto Shikinami si protende in avanti alzandosi sulle punte e, liberandosi dalla stretta della mia mano per ghermire anche la spalla sinistra, avvicina le labbra all'orecchio al punto che avverto il riverbero del suo respiro e la morbidezza della pelle liscia.
« Ehi poppante « pronuncia con voce carica di esultanza e rabbia, « allora non è vero che non ti... »
Non riesce a concludere la frase, sbuffa e trema e ansima come se le avessero tranciato il respiro, mentre preme sul  tessuto della camicia alla ricerca di un appiglio.
Anche lei è agitata, anche lei non si sente sicura, anche lei ha paura e finora ha usato soltanto singole parole. Non aveva letto niente, ha solo cercato di uscire da una situazione che come me non era più in grado di gestire. Non ha visto il suo Shinji; lo ha cercato, questo sì, ma non l'ha trovato perché, abbracciandomi, non ha più trovato se stessa.
“ Anche io le piaccio. Anch’io le piaccio. Anch’io le piaccio”. Un sospetto o una speranza si trasformano rapidamente in una certezza. L’ansia svanisce, tutte le paure fuggono in ordine sparso, la stessa percezione di noi due rivela la sua natura di autocondanna. “ Non è la somma di tutte le virtù, è solo  Asuka. Io non sono il compendio di ogni vizio, io sono Shinji ”.
Ha rischiato ed ha perso tutto il vantaggio, centinaia di chilometri conquistati negli anni (non mi importa quanti) ed ora posso riprendermi il mio regno. Invasato da un irrazionale senso di sicurezza, rotti gli argini che contenevano le emozioni e frenavano la mia volontà, tento l'impossibile: metterla alle corde.
Continua a rimanere legata a me in equilibrio precario sulle punte perché non le permetto di scendere; anzi intensifico la stretta stringendola anche con il braccio libero e incollando la mia guancia alla sua. Mi auguro che non mi spari addosso l'unica pallottola d'argento che in questo momento potrebbe uccidermi.
Le imprigiono, accarezzandola, la nuca e maledico ogni secondo che passa perché non sta ricambiando.
Butto fuori, riassunti in un lunghissimo soffio liberatorio, secoli di Shinji quando finalmente si decide a rispondere. Asuka fa sparire le sue dite affusolate tra i miei capelli, stringe e tira. Premendo con la bocca sul collo, soffia a lungo la confusione per una caduta inaspettata.  
“ Ce l'ho fatta! ” gridano le campane a festa che suonano nelle orecchie, così rumorose da stordirmi. Il mio abbraccio si fa più prepotente.
Se la perdessi adesso, potrei cadere; se la perdessi adesso, allora avrei solo sognato. E, se fosse un sogno, ucciderò chi oserà svegliarmi.
Tuttavia, per quanto mi piaccia, non rimarremo così per sempre e a questo punto ho la sensazione che la partita con lei sia passata al livello successivo. Conoscendoci, da questo momento, si giocherà unicamente in all in.
I miei ego, piccoli o grandi, compiuti o meno, sono ammutoliti oppure hanno solo deciso di girarsi dall'altra parte e lasciarmi cogliere l'attimo. Per questo possono correre in mio aiuto il corpo e l'istinto che mi costringono ad interpretare il contatto con le sue labbra come un bacio  (pessimo forse, ma pur sempre un bacio) e a ricambiare così da aggiungere alla percezione del profumo anche quella del sapore della mia assurda Principessa.
« Shinji » si lamenta Asuka convogliando altre energie nelle braccia. Sta lentamente recuperando e questo contatto inizia ad essere motivo di disagio.
“ Non reggeremo a lungo ” penso. “ Tra poco si allontanerà ”.
Anticipandola, dimezzo il blocco per consentirle di fare un passo indietro e recuperare con la distanza un po’ di sicurezza, ma non mi autorizzo a sciogliere del tutto il legame per paura di non saper riprodurre l'alchimia che l'aveva creato.
La osservo con attenzione e, non più offuscato dal timore, mi sembra di guardare una bambina che aspetta una carezza dalla madre e in quella bambina vedo me, a quattro anni, che aspetto invano la mia.
 
Concentrati, siete di nuovo al punto di partenza. Muoviti con calma!
 
« Ok » le dico in luogo di un antico e abusato scusa. Non è il momento di restituirle il personaggio di Shinji e poi non c'è niente di cui ora voglia scusarmi. Le porgo di nuovo la mano mentre l'altra aderisce chimicamente alla sua schiena lungo la fascia del reggiseno, per mio piacere ma anche per mandare vuoto la procedura di estrazione attivata dal pilota. « Continuiamo? »
Asuka si concentra sulla mia offerta e ancora una volta prende tempo, forse perché ancora indecisa o perché si è ricordata che ci prova gusto a farmi stare male.
« Andiamo » la esorto riconquistando altri preziosi centimetri.
Non so quale genio o fantasma imprigionato nel suo cuore ringraziare per averle consigliato di darmi un'altra possibilità. Forse Soryu non è così ostile come temevo, ma certamente, come la mia Shikinami, è orgogliosa. Entrambe mi afferrano la mano con piglio deciso.
Il formidabile recupero di Asuka non basta, però, a ripristinare le consuete dinamiche. Stavolta non cedo. Non sono più quel ragazzino, non lo sono più da una manciata di secondi, perché le piaccio, posso combattere alla pari e al diavolo la musica!
Colmo l'ultima distanza con un balzo di migliaia di miglia per riportare le nostre guance a contatto e osservare la realtà attraverso la lente rossa dei suoi capelli.
C'è ancora troppa elettricità e mi domando chi di noi due sbaglierà per primo perché, da quando la conosco sotto questa forma, non sono più così certo che sarò proprio io.
« Mi piace quando mi chiami Shinji » riesco a infilare una frase intera. Inspiro più forte per bearmi del suo profumo e continuare: « perché hai scelto Stupishinji? »
« Perché sei stupido » sussurra cercando di far sembrare minaccioso un tono che, al contrario, mi suona delizioso.
Mi sento talmente in forma che mi permetto di abbozzare una battura. « Questo lo so, ma... tu come facevi a saperlo? »
« Presentimento » soffia sulla mia pelle.
« Avevi ragione » rido sommessamente e tremo ad un centimetro dal suo orecchio mentre provo a sfiorarla con il naso.
« Sai perché ti chiamo anche bamboccio? » mi pietrifica con la domanda che non le avrei rivolto neanche sotto tortura visto che temo di conoscere la risposta.
D'accordo. Se deve finire qui. « Perché? » domando tuffandomi per baciarle la guancia finché non sarà lei a bloccarmi.
« Perché » Asuka smentisce i miei timori e mi lascia fare, « ti comporti ... ti comporti come un bambino ».
« È vero » sospiro appoggiando la fronte alla sua tempia, consapevole che non le avrei risposto diversamente se mi avesse rivelato che la luna è azzurra. L'intera gamma dello scibile si contrae nell'unico dato che mi interessa e cioè che lei si è lasciata baciare.
« E poi hai la faccia da bambino » continua voltandosi per fissarmi negli occhi.
Le mie labbra non hanno mai smesso di cercarla e così le rubo un bacio sulle labbra. Evidentemente Asuka non era preparata ad accogliermi. Spalanca l'occhio, come incredula che il suo bamboccio potesse dimostrare tanto coraggio.
Siamo oltre il posizionamento cosciente, siamo nella terra di nessuno, presidiata dai nostri doppi di cui percepiamo l’esistenza ma non conosciamo la storia. C'è solo una via che sono disposto a percorrere, quella che non porta indietro.
Prendi la mira! Inquadra il bersaglio! Spara!
Prima di aggregare qualsiasi spirito sotto forma di immagine o ricordo, chiudo gli occhi e mi butto. Le sue labbra sottili fanno di nuovo muro contro la mie che, invece, non vogliono più staccarsi. La mia Shikinami rimane ancora in quella dimensione neutra che presto muterà in accettazione o rifiuto ma non mi importa cosa deciderà. Mi risveglierò volentieri in infermeria sapendo di aver assaporato questo frutto.
« Asuka » pronuncio separandomi quanto basta per osservarla e provare a capire cos'ha intenzione di fare. Non faccio in tempo a ripetere il suo nome perché ci pensa proprio lei stavolta a chiudere il circuito e a insegnarmi come dovrebbe essere un vero bacio.
Proiettato nello spazio mi lascio guidare e rapire. Il desiderio reagisce e mi impone il suo comando: a questo dialogo non voglio partecipare come semplice ascoltatore.
Prima timidamente, poi con più fiducia imposto il mio ritmo esultando per il provvidenziale soccorso del mio passato. Io non ho bisogno di maestri, io ho vissuto per migliaia di anni e so istintivamente come comportarmi. Io so baciare, io so come devo baciarla.
Se ne accorge anche Asuka che, dopo un accenno di sorpresa, accetta di buon grado la mia determinazione a non impersonare l'allievo. Con noi anche Soryu e l'altro Shinji possono incontrarsi di nuovo e sostituire questo momento a quello, vissuto in un altro mondo, in cui il bacio fu a senso unico.
Meno male che hai fatto progressi, Shinji.
 
Non te l'aspettavi, eh?
 
Sono felice che tu mi abbia stupito.
 
Mi avevi chiesto una mano. Anzi, ti do un suggerimento. Prova a sinistra.
 
Farò come dici. Senti, già che ci sei, che ne dici di anticiparmi qualche altra... lezione? Sai, per il dopo bacio intendo, nel caso...
 
E toglierti il piacere della scoperta? Scordatelo!
 
Non pensavo che io fossi così bastardo.
 
Un fremito improvviso della mia rossa mi obbliga di nuovo a canalizzare tutta l'attenzione su di lei. Purtroppo non è di piacere o desiderio la scossa che l'ha appena attraversata. È  Soryu che deve aver cambiato idea e ora si ribella sparando nella coscienza di Shikinami spezzoni di vita che non dovrebbero essere ricordati, non stasera almeno.
Riesco ad afferrarla per i polsi, chiamandole entrambe con lo stesso nome, prima che il nostro comune passato, che l'altro Shinji sta accuratamente cercando di risparmiarmi, irrompa nel nostro piccolo cerchio, spazzandolo via.
« Restcon me! » le dico con tutta la fermezza e la tenerezza che posso esprimere; « resta con me! » insisto disperato prendendole le mani; « restcon me! » mantrizzo in fiamme appoggiandole dietro la mia nuca; « resta con me! » prego guardandola negli occhi (entrambi) nella speranza di distrarla da qualunque immagine le sia arrivata; « restcon me! » le ordino prima di baciarla ancora, più a lungo che posso, anche a costo di farmi scoppiare il cuore.
Asuka si risveglia dall'incubo e risponde furiosa premendo contro la mia bocca. « Shinji » sembra piangere quando salta di nuovo sulle punte per raggiungermi in altezza e aggrappandosi come se fossi una scialuppa di salvataggio.
L'aveva cercata tante volte, a modo suo, ed è sempre rimasta delusa perché io... non sapevo nuotare. Ma ho imparato.
Mentre la stringo a me come il bene più prezioso, turbato dall'ebbrezza che mi provoca sentire il suo seno che incontra la resistenza del mio torace, mi accorgo che stiamo vivendo un'esperienza nuova e antica allo stesso tempo. Già altre volte (poche temo) io e lei abbiamo conquistato questo traguardo, abbiamo conosciuto un attimo e un luogo di intimità e pace quando tutt'intorno a noi e tra noi e dentro di noi infuriava la tempesta, e abbiamo danzato per superare le barriere che ci dividevano e abbiamo esposto reciprocamente le nostre anime con fiducia, due anime buone e luminose costrette a combattersi per ragioni più di copione che di volontà...
 
Shinji timido: « scusate! »
 
Sta' zitto! ... Costrette a sporcarsi ogni volta per i malumori di un qualche creatore di copioni intricati o per gli scherzi di una vita a cui non gliene frega niente...
 
Shinji timido: « scusate! »
 
Sta' zitto!
 
... Di indagare se siamo felici, di sapere se siamo pronti, di...

Shinji timido: « SCUSATE! »
 
CHE VUOI?
 
Un'orda di Shinji si è appena mossa, armata di torce e forconi, per uccidere quello sfigato del timido, salvo disperdersi disordinatamente in preda al panico quando sente suonare l'allarme.
 
Shinji timido: « ICERBERG!!! »
 
Asuka si era lasciata trasportare dal momento ed ora sta chiudendo l'unico spazio che mi ero ripromesso sin dall'inizio di concederle senza esplicito permesso scritto, quello che la separava dalla mia... dilatazione termica.
 
Uffaaa!
 
Non rompere! Ma perché mi perdo sempre in queste riflessioni esistenziali?  
« Macchine indietro tutta! » comando al mio corpo disobbediente. « Spostare immediatamente il bacino! Signor Sulu: aggiornamenti! ... Signor Sulu ... Signor Chekov ... Ma dove siete? Sono fuggiti, maledizione. Spock, aiutami! »
« È scappato anche lui , Comandante ».
« Uhura, almeno tu sei rimasta ».
« Sono una donna » risponde orgogliosa il fantasma dell'ufficiale, « aveva dubbi? »
« Non volevo mancarti di rispetto ».
« Ma lo ha fatto. Non capisco come qualcuno con una bassa autostima come lei riesca ad immaginarsi comandante di una nave ammiraglia della flotta interstellare ».
« È spaventoso quanto mi ricordi Asuka ... Scotty, motori di curvatura alla massima potenza! »
« Mi dispiace, Comandante. Qualcuno ha staccato la spina ».
Shinji pervertito: « indoviiiina chiiiii? »
« Che facciamo, Uhura? »
« E io che ne so? Sono solo una proiezione del suo inconscio. Lo siamo tutti sull'Enterprice ».
 
Che inconscio di merda!
 
« Sono malato » arrivo a diagnosticare un istante prima dell'impact. Ormai devastato da un maremoto di sensazioni, chiudo gli occhi per non assistere alla fine della mia miserabile vita e attendo in apnea che mi arrivi in faccia un hentai accompagnato dall'ennesimo gancio.
La sentenza di condanna, però, non viene eseguita. Solo un picco nella pressione esercitata dalle sue dita, che ora mi artigliano alla base del collo, riassume lo stupore di Shikinami che non arretra, non si sposta, non dice niente.
Apro timidamente un occhio, poi l'altro. Davanti a me c'è solo il rosso dei suoi capelli e il bianco del collo, dentro di me la consapevolezza che vergogna e panico sono solo ostacoli, inutili barriere che separano, insieme ai vestiti, ciò che deve essere unito e bloccano l'ultimo passo che mi separa dalla felicità.
“ Ti voglio! ” formula la mia mente mentre gusto l'impressione di naturale confidenza che mi lascia il suo corpo e che centuplica le forze e mi galvanizza al punto da permettermi i osare un altro passo e un altro bacio.
Sebbene sicuro che anche quest'offerta di me le sarà gradita, non cerco di forzare e ripropongo la sequenza che poco fa ha ottenuto un clamoroso ed insperato successo. Con pazienza torno a baciarle le labbra aspettando che si schiudano e accolgano ancora l’offerta di uno Shinji indefinibile. Mi sento di nuovo morire quando mi accetta; anzi, mi cerca per rendere più profonda e completa quest'esperienza di gioia.
Colmo di gratitudine per questa ragazza che ha ridefinito l'accezione del termine Angelo, sono ancora lontano da ogni forma di coscienza e non posso difendermi dalla carica di Asuka che, bruscamente, interrompe questo nuovo ballo e con ruvidezza mi allontana ma senza mollare la presa. Al contrario, con le mani strette come una tagliola al petto mi graffia la pelle, mostrandomi nello stesso momento il volto di un nemico e di un'amante. Solo il ritmo accelerato del suo respiro, che compensa lo sforzo chiamando in causa anche la bocca, mi toglie il dubbio che io possa aver sbagliato qualcosa.
Subisco il suo bacio che spinge così rabbiosamente a fondo da farmi male, mentre le sue mani salgono a martoriarmi anche il viso.
Il mio istinto riorganizza le truppe e mi comanda di afferrarle. Non voglio, non devo lasciarle la libertà di giocare, non voglio concederle l'opportunità di tapparmi il naso, deve accettare che io bramo lei.
Io sono qui e adesso e niente mi impedirà di perdermi... alle mie condizioni.
Contrattacco con identico impeto, spingendomi su di lei per far valere la mia altezza e costringerla a curvare indietro il capo e il corpo.
Chissà, forse è questo che si intende per inarcarsi.
 
Ma anche no, verginello.
 
Fottiti!

« Asuka » sussurro sulle sue labbra, con devota dolcezza, al contrario del mio corpo che la tiene prigioniera.
Scopro nella lotta una nuova declinazione di danza ed anche in ciò posso gustare un sapore antico, quello dell'estremo opposto nelle oscillazioni del legame ormai secolare tra Shinji ed Asuka.
Contengo a fatica la resistenza della sua testa, l'opposizione delle sue labbra e l'intraprendenza della sua lingua che chiama agli straordinari la mia. Mi rendo conto che c'è qualcosa di vero nell'apparente gioco di due ragazzi che si desiderano; stiamo lottando davvero, proprio in questo momento, come (queste sì) tante altre volte, per stabilire chi di noi due deve vincere.
Ma io so come mandarla a vuoto e allontanandomi dalla battaglia, concedo un attimo di conforto ai muscoli del volto e ai polmoni, prima di bloccarle il viso. Combatto con la mia rossa per ridurre la velocità dell'azione e attenuare la sua rabbia scendendo con estenuante lentezza lungo il mento che copro di baci teneri e prolungati, salvo fiondarmi di scatto a pochi centimetri dalla sua bianca gola come se volessi azzannarla.
Non so perché ma mi fermo, sento che devo attendere mentre respiro e ringhio sulla sua pelle. Capisco cosa ho fatto quando è proprio lei, gemendo spazientita, a spegnere l'esile filo di luce che la separava dalle mie labbra. È... una tecnica che ho già usato... con lei.
 
Mi ringrazierai dopo.
 
Lo farei, invece, adesso se solo Asuka non avesse preso ad imitarmi, imprigionando la mia di testa tra le mani aperte, e a tirarmi i capelli e a baciarmi con trasporto sempre maggiore.
Sto per scendere ancora quando mi allontana di nuovo, questa volta scaraventandomi senza grazia contro il tronco di un albero. Si avventa  su di me per ricambiare la cortesia.
“ Per la miseria! ” mi dico con incontenibile entusiasmo gustando l'abilità con cui mi sta assaggiando Con i denti fa saltare un bottone della camicia. “ Per fortuna è una ragazza competitiva ”.
Senza più freni né incertezze mi abbandono all'escalation del conflitto e, dopo averla staccata a forza da me, riprendo l'iniziativa proprio dal punto in cui mi aveva interrotto.
Asuka si ostina a vendere cara la pelle graffiando e mordendo e stringendomi e spingendomi e muovendo le gambe e il busto per divincolarsi o dettare l'agenda ma le basta un no appena sussurrato, quasi spaventato, per stopparmi proprio nel momento in cui, raggiunto e in parte scoperto il suo seno, ben protetto da un vestito che adesso mi appare come il più acerrimo dei nemici e che sono seriamente intenzionato a fare a brandelli, scorgo il segno di una cicatrice, forse la punta di una lacerazione più vasta.
« No » ripete seriamente stendendo le braccia e imponendomi una distanza da pre intimità. Se avesse voluto veramente tenermi lontano a quest'ora sarei chissà dove. Non vuole che mi avvicini e non vuole che mi allontani; non è preda di un attacco di pudore, ma di una contraddizione infantile, la stessa che tormenta anche me ad un passo da un baratro che più si approssima più mi risulta desiderabile.
Provo una certa soddisfazione nell'immaginare che potrebbe essere sempre così tra noi, una perenne, adolescenziale, prima volta, confortato e rattristato dall'istintiva certezza che sia sempre stato così tra noi.
Non abbiamo mai avuto il tempo di stancarci.
Il suo no, la parola di potere che scatena le mie legioni infernali e spalanca la porta di una stanza degli orrori, ora non ferisce la mia anima ma la allieta come la più armoniosa delle melodie, perché in quel no c'è la fragilità che ogni mia Asuka ha imparato a nascondere, c'è il volto nudo della ragazza e della donna che ha perso ogni maschera e proprio per questo non potrà mai abbandonare i miei sogni.
Aveva ragione, il Paparino: farla scendere dal trono che le avevo costruito non è un atto dissacrante, ma l'unico modo per poter guardare solo lei. Non mi sento più forte, né migliore; anzi sono costretto a ricambiare la sua sincerità e ad accettare di trovarmi davanti a lei indifeso e, per la prima volta, innocente come un bambino.
« D'accordo » ansimo instupidito smarrendomi come ipnotizzato nell'azzurro caldo e luccicante del suo occhio. Giuro che sono sincero; giuro che, se in questo momento mi ordinasse di gettarmi nelle acque fredde del lago, lo farei senza pensarci; voglio rispettare la sua richiesta. Lo giuro per la terza volta pur sapendo che tra un secondo ci tradirò, vinto da una forza irresistibile, perché il premio vale ben più della mia parola.
Riuscirò ad ammirare anche l'impronta di una ferita e l'amerò purché, al contempo, mi sveli il paradiso sognato dai miei sensi ormai fuori controllo. E se scoprissi che in quella cicatrice è la casa dell'Angelo che vive in lei, allora sarà meglio che gli piacciano i maschi, perché stanotte avrò anche lui pur di avere lei.
Ancora uno, due, mille baci schioccati e accarezzati, rapidi e lenti e piccoli morsi sulle sue labbra rosse. Il mio corpo, come previsto, ignora presto il blando avvertimento di Asuka di mantenere una più gestibile prossimità e le braccia l'avvolgono come le spire di un serpente.
Alla fine rinuncia a tenermi lontano e si concede di poggiare, delicatamente, la fronte sotto il mento obbligandomi a masticare e sfilare dalla bocca i suoi capelli e a godere delle sue mani che percorrono leggere la mia schiena.
La stringo ancora ed ancora. Non mi basta più aderire alla mia Shikinami; mi sono abbeverato ad una fonte resa magica da una strega perché, anziché diminuire, la sete aumenta ad ogni sorsata, lasciandomi insoddisfatto e arrabbiato, come al solito conteso da due antagonisti che tirano in direzione opposte gli estremi della corda annodata ai miei fianchi.
Asuka è la sicurezza del centro vivo e coerente dell'universo, qualcosa che dà un senso, è ordine nel caos, concentrazione che contrasta l'orrore della dispersione, è il punto in cui convergono tutti i vettori di forze della galassia entropica che il mondo conosce come Shinji Ikari.
Eppure, Asuka stessa è l'essenza della dispersione, di quel vuoto informe e infinito che farebbe a brandelli la coscienza di me se solo azzardassi un ultimo passo per raggiungere l'orizzonte degli eventi. Anche per questo motivo la stringo, poiché la prospettiva di perdermi in lei e con lei è forte quanto il bisogno di rimanere separato per restare me, che mi sforzo di resistere alla gioia per viverla con più intensità.
« Proprio perché non può essere per sempre » mi dico, emozionato e terrorizzato dalla transitorietà delle cose, « questo Perfezionamento è amabile. È solo il nostro ».
Asuka corica la guancia come se volesse intrufolarsi tra i miei pensieri seguendo il battito del cuore ed io mi infiammo nella dolcezza di un gesto che mi pare di aver atteso per innumerevoli vite.
Ho già conosciuto quest'istante in cui ogni distanza perde di significato poiché tutto si riduce ad un punto e posizionarsi è impossibile in quanto non può esserci schieramento in un'unione infinita. L'ho già sperimentato, da adulto, e non fa niente se ora mi salutano soltanto due episodi tornati alla luce dagli angoli più remoti della memoria.
Non voglio sapere se questo è tutto ciò che può offrirmi il mio passato. Non mi interessa se tutto il resto è andato storto, non tremo neanche di fronte al presagio che il mio vero sogno non potrà realizzarsi. Questo momento, come quegli altri, vale da solo il prezzo del biglietto e intendo godermi il viaggio, ovunque mi conduca, e amare la vita di Shinji e la sua strana relazione con Asuka. Accetto di assaporare insieme il dolce e l'amaro.
Scaccio l'ombra di altri embrioni di memoria perché desidero inebriarmi solo del sapore di pesca della mia contorta primavera ormai concentrata nel profumo che emana la pelle color del latte di questa ragazza dai capelli rossi.
« Asuka, io… io volevo dirti… io desidero dirti  »
 
Un abbraccio sincero e prolungato nonché l’inizio stentato di una dichiarazione forse ancora prematura possono significare tanto, suscitare entusiasmo, tenerezza o, male che vada, un semplice no. Non mi sarei mai aspettato che deflagrassero come una bomba. L’incantesimo si spezza. Asuka grida furiosa e terrorizzata. Si stacca con violenza e inizia ad ansima come se le mancasse il respiro o si fosse svegliata di soprassalto da causa di un incubo. Sembra stordita mentre si guarda intorno, quasi cercasse di riconoscere il luogo. Poi prende a fissare me, a lungo.
Sono tentato di presentarmi, di rivelarle che io sono lo Shinji di questo mondo e non l’Altro; sono tentato di chiamarla Shikinami per tenerla lontana da Soryu; sono tentato di abbracciarla ancora. Ma mi basta un’occhiata per capire che non posso fare niente.
È vero, sono stato stupido a volermi identificare con il buio solo perché consideravo lei più luminosa di me. Ho attribuito un senso alla mia intera esistenza basandomi sulla relazione con l'universo di Asuka dimenticando che luce e ombra sono gli estremi del medesimo spettro, che giorno e notte si alternano.
E così io, che credevo di essere buio, ho scacciato le tenebre per lasciarmi attraversare dalla luce di pochi e illusori, eppure perciò preziosi, attimi.
Lei, che invece credevo fosse sempre un sole, è stata risucchiata dalle tenebre di tutti gli avvenimenti orribili che hanno sempre razziato le nostre poche oasi di felicità. Ed ora ha paura, certamente la stessa paura che provo davanti a lei, ormai orfano dell'innocenza di una brama acerba e al contempo matura, la paura di perdere tutto, la paura della delusione che segue all'illusione.
Chissà se io ho mai veramente capito che questo è l'ordine delle cose? Soltanto ciò che è morto non può cambiare. Ma una cosa mi è sicuramente chiara dalla notte dei tempi: per lei il dolore della vita si incarna nel personaggio di Shinji.
Non oggi « Asuka ». Quel dolore non sparirà con me « Asuka ». L’afferro per le spalle e disperatamente provo a scuoterla. Intuisco che non è ancora preparata all'intrusione di quell'altra vita, ma da guerriera ha appena deciso di reprimere il suo turbamento nell'unico modo che conosce, recuperando il controllo, la sua divisa e persino l'ingombrante casco totale che si era infilata per la nostra rimpatriata.
« Asuka » insisto, « tu puoi scegliere quali ricordi accettare... tu puoi ancora scegliere chi vuoi essere, puoi scegliere di stare qui, con me. Asuka, tu... tu puoi scegliere » di guardare finalmente me.
Lo slancio delle mie parole si infrange contro la barriera che Shikinami e Soryu hanno di comune accordo eretto per proteggersi da me. Non ho modo di abbatterla perché non posso insegnare loro una lezione che neanch'io so mettere in pratica.
Shikinami ha sbirciato dalla serratura sbagliata e osservato ciò che ricordo di averle fatto o forse, temo, ciò che ancora non riesco a vedere: il punto critico, il nodo che ancora non so come sciogliere.
« Shinji » mi chiama con voce dura, « Shinji » ripete puntandomi uno sguardo che mi fa venire i brividi, « tu... »
« Sta' zitta! » le urlo. « Non parlare » ti prego. « Resta con me! »
« Tu » continua costringendomi, con passi rapidi e brevi portati con rinnovata marziale determinazione, a indietreggiare finché il tronco contro cui prima, con ben altri sentimenti, mi aveva gettato, non ferma la corsa. « Tu puoi ancora salvarti se farai quello che ti dico. Tu tornerai ... »
 
Lasciala parlare, dobbiamo sapere.
 
Noooo! « Asuka, non ascoltarla! Non sei costretta a fare quello che ti dice. Guardami, sono qui. Guardami! Non c'è l'altro Shinji ».
 
Mi dispiace, Shinji.
 
« Se decidi di tornare, potrò aiutarti » sorda alle mie preghiere, Asuka avvicina ancora la bocca al mio orecchio. « Da solo finirai inevitabilmente per sbagliare. Io so cosa è giusto. In fondo, non ti andrebbe male. Magari, potresti anche avere... me » mi tramortisce con questa rivelazione da sirena cantata, però, come una marcia funebre.
 “ Non ci sono certezze " si era lamentata parlando con Sakura. “ Tu hai paura del cambiamento " le aveva risposto Suzuhara.
 
Non è la mia salvezza che desidera adesso ma il controllo dell'unica variabile che non è mai riuscita davvero a calcolare. Lo so perché anche lei è la mia vera incognita.
« Se non riesci neanche più a baciarmi » la provoco dopo aver trovato l'animo di guardarla ancora negli occhi, mentre le mie labbra sono così vicine alle sue che mi basterebbe lasciarmi cadere per unirle ancora. Ma non accadrà perché il muro che ci divide è più solido che mai. « Tu non parli così, Asuka. Non puoi odiarmi fino a questo punto. Non devi... avere paura ».
« Io non ho paura di te » ringhia la guerriera con la benda che indugia alla distanza di un respiro.
Dispiacere e delusione cedono il passo alla rabbia. « Io non voglio sopravvivere » sibilo «  e tu non puoi salvarmi, non così. Io voglio vivere, io voglio tutto, voglio… »
« Salvare me? Non hai mai avuto abbastanza coraggio » sussurra, maliziosa come Quattrocchi,  ma i suoi occhi non tradiscono e disperdono il fumo delle mie preghiere.
L'ho già sentita troppe volte. Mi chiedo se tra Soryu e Shikinami il rapporto non sia più osmotico di quello che mi tiene attaccato al mio passato. Forse ha ragione Furia Buia: sono io che sbaglio a cercare di prendere le distanze da me.
« Immagino » le dico « che tu non voglia aiutarmi a riportarti a casa ».
« Non puoi portarmi da nessuna parte » risponde passando suadente l'indice sotto il mio mento. « Io, invece, ho una casa da regalarti. Devi credermi. Non troverai un posto più sicuro ».
Ora io non ho più certezze e non so come interpretare la donna che, parlando attraverso la ragazza, ne polverizza l'immagine e mi propina l'unico farmaco contro cui non avevo preparato un antidoto. Ciò nonostante trovo così invitante il suo veleno che, se non fossi spaventato dalla crudeltà della seduzione con cui dà l'assalto alla mia fortezza, chiuderei di nuovo gli occhi e mi lascerei tentare.
Resisto solo in virtù di una chiara percezione del mio sé attuale: lo Shinji che la seguirebbe è ancora diviso dal suo passato ed è immaturo; finirebbe per farle ancora del male e... non la riporterebbe a casa.
Speravo che unirci ci avrebbe salvati e forse è così, ma di nuovo ho ceduto alla lusinga della via più semplice. Temo che dovrò separarmi da lei prima di ritrovarla. Magari l’unico modo per risolverci è fare… assolutamente niente.  
« Io non devo tornare » come se mi stessi amputando un braccio trovo la forza di strapparmi le parole. « Non sono più un pilota e nella mia casa non c'è spazio per la Nerv e neanche per la Wille. Se insisti, non ci sarà spazio neanche per te ».
« Sei un idiota! » ruggisce la rossa che, tornata alla distanza di posizionamento, ha potuto scacciare l'incantatrice che l'aveva usata ed ora carica l'ennesimo destro per punire il suo Shinji.
Stasera, però, non intendo aspettare rassegnato il castigo per una colpa che non ho commesso..
Dopo avere intercettato il suo pugno, ne sfrutto l'energia per proiettarla con violenza contro il nostro albero. Asuka tossisce per la botta e non fa in tempo ad evitare che io la blocchi. « Credevi davvero che ti avrei permesso di colpirmi ancora? » urlo fuori di me afferrandole la gola con una mano, deciso ad uccidere ogni sua parola sul nascere. « Non sono più il ragazzo che hai salvato, accettalo! »
Soprattutto l'ultimo gesto mi procura un'ondata travolgente di angoscia e odio perché ne conosco il significato. È uno dei nodi che ancora mi soffocano, uno di quelli che non siamo ancora riusciti a sciogliere.
Anche Shikinami possiede gli strumenti per intenderlo come me ed ho poco tempo prima che superi lo shock e sciolga il guinzaglio alla sua natura semi divina. « So quali informazioni ti sta inviando il cervello; perciò per prima cosa toglierò subito la mano.  Perché » chiedo dopo aver mantenuto la promessa e completato un passo all'indietro, « perché mi fai questo? Il mio vero sogno era stare bene con te. Con te, non con la mia colpa » sento il bisogno di specificare memore di una conversazione finita male proprio con lei e di… un qualcosa che immagino solo l’Altro Shinji sia in grado di identificare. « Dillo alla stupida che ti manda in onda tutte quelle immagini e quelle sensazioni disgustose! Volevo solo un po' di tempo… un po’ di tempo per stancarmi finalmente di te, come succede ad ogni stramaledetta persona normale ».
« Tu sei pazzo » sputa e ride e ringhia mentre cerca di recuperare una distanza più confortevole. « Stavo cercando di aiutarti, stupido! Ti ho offerto un'occasione d'oro e tu la rifiuti? Non solo non hai abbastanza coraggio per salvarmi, sei troppo ottuso per salvare te stesso ».
 
Ci siamo avvicinati ballando e, proprio ballando, ora ci stiamo lasciando eseguendo una macabra danza di guerra. Conosco troppo bene questo rituale.
Ci spostiamo lentamente, uno di fronte all'altra, descrivendo la circonferenza del cerchio in cui sta per svolgersi il giudizio di dio[3].
Il suo occhio sinistro è già attivo, l'angelo è stato risvegliato e ora accende per reazione i miei occhi che chiudo appena in tempo affinché non svelino la mia vera natura. Non ho bisogno di guardarla per sapere cosa sta facendo; alla mia mente non servono i normali organi di senso per formare una rappresentazione fedele della realtà che mi circonda.
Ho bisogno, invece, di prendere una decisione e alla svelta: combattere o fuggire?
In questo stato non solo le mie capacità ma la mia intera personalità subisce una pericolosa trasformazione; senza contare che, anche in modalità umana, ora sarei maledettamente incazzato con Shikinami.
La donna, anzi le donne che ho davanti sono lontane anni luce dall'Asuka che mi aveva dato il benvenuto dimostrando di ricambiare i miei sentimenti.
Ce l'avevo quasi fatta e, invece ... credevo di essere io o io il suo punto critico o, quantomeno la stanza in cui il dannato nodo gordiano della nostra storia riposa. Che presuntuoso sono stato!
Il vero nodo è nella relazione tra Shinji e Asuka in qualunque tempo e luogo; anzi è proprio la relazione tra questi due ragazzi di cui io e Shikinami incarniamo solo il più recente punto di vista.
“ Vattene! " mi ordino. “ vattene prima che sia troppo tardi, prima che anche l'altra vita spalanchi la porta della stanza proibita mostrandomi ciò che Shikinami ha solo intravisto ”. Mi basta udire l'eco delle voci e dei lamenti delle anime perdute che filtrano attraverso la serratura per comprendere che la mia stessa salute mentale e, con essa, l'incolumità di Asuka, sono a rischio, che l'ombra sognata da Furia Buia è reale e aspetta l'occasione di impossessarsi di me e strappare ogni speranza di futuro a Shinji e alla sua stupenda ragazza dai capelli rossi.
« Dimmi chi è Soryu! » grido nella speranza che capisca e cambi idea.
« Piantala! Non so di che parli “ strilla come un'ossessa, come faceva spesso la ragazza di quell'altro 2015. « Dovresti farti vedere da uno bravo. Ma chi ti credi di essere? Ti... ti uccideranno se non torni oppure diventerai come loro, non sarai più Shinji ... Ehi, dove vai?  Non scappare, Riporta qui la tua faccia da bambino ... Shinji ».
 
« Non sto fuggendo... almeno credo » mormoro in modalità “off” mentre supero a passo sostenuto la tovaglia su cui si è raffreddato il lavoro di un'intera giornata. « Mi allontano solo un paio di minuti, il tempo di respirare un po'. Mi manca l'aria e tu non puoi aiutarmi adesso. Devo solo ... Si, tornare alla casa che ho scelto tra quelle poche che il destino mi ha messo a disposizione. Non ti sto abbandonando, Asuka, devo solo recuperare dalla fatica. In fondo, sono riuscito a comprendere la distanza giusta, a sbaragliare il tuo esercito impedendoti di posizionarti contro un bersaglio fisso. Per quanto riguarda il punto critico, bisogna lavorare ancora molto e dobbiamo farlo insieme, perché da solo non ce la faccio. Non posso aprire quella porta, non posso guardare cosa c'è in quella stanza. Non posso farlo da solo ».
 
Mi fermo solo quando raggiungo la strada, a pochi metri dall'entrata dell'infermeria. Furia Buia è sul tetto e credo mi stia aspettando. Non avverto invece la presenza di Orso o del Biondo.
Il viale sembra scintillare, illuminato dal riflesso pallido della luna e dalla luce gialla proveniente dal locale. 
Anche se volessi sapere cosa sta facendo, Asuka è ormai fuori portata e, comunque, non userei i miei poteri perché, se mi stesse correndo incontro per dirmi che desidera provare a scegliere un futuro diverso per noi, allora le mie orecchie sarebbero strumenti più che sufficienti.
Ho ripetuto quell'assurdo mantra, che a me toccherebbe riportarla a casa, tante di quelle volte che non ho mai considerato quanto fosse vero anche il contrario. Sento che, nel mio passato, senza di lei la mia casa è vuota. Ma se questa realtà fosse veramente un sogno o un incubo, a che serve chiamare in causa il futuro?
« Forse dovrei tornare da lei » inizio a parlare da solo. « Forse ha ragione: devo dimostrare più coraggio. Però, anche Asuka ogni tanto potrebbe smetterla di andarsene. Non dico tendermi una mano ma almeno voltarsi. No, non intendo muovermi. Lei non ha mai cercato di raggiungermi. È brava solo a rimproverarmi perché non la capisco ma quando provo a parlarle mi arrivano solo calci in culo.
« Hai mai provato a chiederti cosa penso o come mi sento? » grido in direzione del wunder. « Hai mai provato a capirmi? Tu non mi cerchi mai, tu non ti avvicini mai, tu non mi guardi neppure. Questa volta tocca a te fare il primo passo. Altrimenti, non farti più vedere. MI HAI SENTITO, STUPIDA? ».
Fanculo Shinji. Se non combinassimo sempre guai, adesso non starei qui a urlare come un pazzo e a prendermela così perché... mi ha mandato in bianco.
Ancora niente. « Dannazione » impreco costretto ad ascoltare la mia voce posseduta da emozioni che non riesco a ricacciare dentro. « Quella stronza non torna. Al diavolo, non le permetterò di scappare ancora. Deve dirmelo, deve dirmi ciò che sa, deve dirmi cosa ricorda. La costringerò a parlare e a collaborare con me, anche a costo di usare la forza e di piantarle addosso i miei veri occhi. Domani sarà già troppo tardi ».
Ho superato di volata il confine immaginario che divide il villaggio dal territorio della Wille. Coperto dalla notte, dai miei sensi attivi e dagli alberi sempre più radi, costeggio la strada asfaltata in pieno campo nemico.
 
Mai che possa contare su uno stupido come Shinji!!!
 
“ Parli bene tu ” rispondo nella mia mente alle parole di Soryu. “ Intanto, sono io che ti sto correndo dietro. Tu per me non lo faresti, tu sai solo sbattermi la porta in faccia ”.
Anche Asuka aveva seguito questo sentiero anonimo. È a pochi metri da me e dall'ultimo arbusto, ancora troppo giovane per nascondermi del tutto alla vista. A neanche trenta metri, si vede l'entrata principale dell'ammiraglia e con lei c'è Mari, impaludata nella sua divisa da pilota che gioca con la montatura degli occhiali. Shikinami si sbraccia agitata come se avesse qualcosa da rinfacciare alla collega.
Un profondo respiro e sono con loro.
  
 
« Stava andando tutto così bene » commenta Makinami. « Perché lo hai fatto? »
« Mi avete spiata? »
« Solo io, Principessa. Lo sai che sono curiosa. Allora, dimmi: perché insisti a volerlo ancora con noi? »
« Sai bene che mi sento più sicura a saperlo qui, dove posso controllarlo meglio ».
« Se non può essere tuo e soltanto tuo... » Quattrocchi congela anche me citando le parole dell'Altra Asuka.
« Cosa? » domanda sorpresa Shikinami che deve aver fatto la mia stessa constatazione.
« Niente » sbuffa il pilota dalla divisa rosa. « Almeno hai deciso cosa vuoi farne del cagnolino? »
La Second stringe i pugni e gira di scatto la testa. Con gli occhi chiusi risponde: « uno come Shinji non è adatto alla vita dei cacciatori. Finirà per farsi ammazzare. Ho solo considerato che, se tornasse... a casa, eviteremmo che crei altri problemi e lui potrebbe vivere più a lungo. Ma quello scemo non ha capito niente, come al solito ».
« Hai paura per luuuuui » provoca maliziosa la gatta. « Questo sì che è molto premuroso da parte tua. Così potrai portarlo a passeggio tre volte al giorno e dargli da mangiare direttamente dalle tue mani. Però, devi preoccuparti delle vaccinazioni e della paletta per i suoi bisogni ».
« Non è un cane » si infuria. « Possiamo aiutarlo a capire, possiamo cambiarlo. Noi, non quei barbari che combattono senza eleganza, non lui ».
« Cos'è veramente importante per te, lui o noi? » domanda Mari di nuovo seria.
« Il mondo. Noi, certamente ».
« Che fine credi che farà Shinji? Te lo sei mai chiesto? »
« Che significa? » Asuka assottiglia lo sguardo.
« Sei così ingenua, Principessa. Sembri proprio una ragazzina alle prese con la sua prima cotta. Che tenerezza! »
« Lasciami perdere, Quattrocchi! Non ho voglia di farmi prendere in giro. Rispondi alla mia domanda! »
« Vedi, Shinji è un problema qualunque cosa faccia » spiega Makinami. « È un  problema, sia che resti il solito bamboccio, come lo chiami tu, sia che diventi un pazzo furioso come il padre. Sarebbe un problema anche se, per puro caso, diventasse il migliore degli uomini. Insomma, che cambi o resti uguale, per noi è indifferente ».
« Per me no, invece. Ti ricordo che il nostro obiettivo è solo limitare i danni fino a quando Shinji non capirà che è giusto combattere al nostro fianco e allora, con le... dovute cautele... potrà di nuovo salire a bordo dello 01 e darmi… darci una mano a sconfiggere il padre. Non è così, forse? Tu credi che, stando con i cacciatori, ammesso che sopravviva, tornerebbe? »
« Da noi o da te? TU vuoi farlo rientrare alla base, mentre a noi serve proprio là fuori, perché noi sappiamo già che Shinji salirà a bordo dello 01. È quello che vogliamo e dovrà farlo solo una volta. Ma lui accetterà più facilmente di pilotare il suo mecha solo se si affezionerà a qualcuno, come i suoi fratelli. Pensi che agirebbe allo stesso modo se fosse costretto a vivere in prigione? Perché è così che vivrà, sperando che qualcuno o qualcuna non lo uccida prima che possa tornarci utile. È, soprattutto, per questa ragione che lo abbiamo lasciato andare ».
« Sai anche tu cosa ha detto Furia Buia l'ultima volta ».
« Niente che non avessimo già previsto. Cresci, Asuka! » continua la gatta che ha appena gettato la maschera della svampita sorella minore e tratta la collega come i miei fratelli hanno sinora fatto con me. « Scegli bene, e una volta per tutte, su chi vuoi scommettere ».
« Perché, cos'è cambiato? » chiede confusa Asuka. « Io... io non ti capisco ».
« Non te ne abbiamo mai parlato perché non sapevamo come avresti reagito, ma poiché insisti ... E dire che sei abbastanza intelligente da arrivarci da sola, se solo volessi » la riprende il felino. « Tu hai intuito che Shinji ha gli stessi poteri del suo Paparino e del povero Gendo kun. Noi, invece, siamo sicuri che sia proprio così. Ci mancano i dettagli, certo, ma non ne abbiamo mai dubitato, sin dal giorno in cui riportasti lo 01 sulla Terra. Anzi, siamo certi che possa diventare ancora più pericoloso. Per questo, quando avrà esaurito la sua funzione, dovremo liberarcene. Non possiamo permettere che sopravviva ».
« Non ha senso. Misato... Misato  » farfuglia Shikinami con l'occhio spalancato. « Non accetterebbe mai... »
« Non ho detto che questa soluzione debba piacere, ma ti informo che anche il colonnello è d'accordo. Lei non rischierà mai la vita di tutti per una sola persona, anche se vuole bene al ragazzo.  Credevo che anche tu la pensassi allo stesso modo. È chiaro che non le lasceremo mai il potere di premere il pulsante per evitare che ceda ai suoi sentimenti per Shinji come è successo l'ultima volta, ma... lei non ha altra scelta che adeguarsi. Tu, invece, hai ancora una possibilità di decidere e cambiare il corso dell'intera storia. Forse è il caso che, finalmente, tu lo faccia, invece di giocare con le parole ».
« Non è vero. Vi state sbagliando. Se farete come dico io, non sarà necessario ucciderlo. Posso occuparmene io, posso aiutarlo io... posso salvarlo... »
« Ma se non riesci a perdonarlo » ride. « Ti ho ascoltata mentre parlavi con Sakura e da troppo tempo vedo quanto la sola presenza di quel piccolo cacciatore sia destabilizzante per te. Anche solo il parlarne ... Proprio tu vorresti salvarlo, farlo cambiare? »
« Vai al diavolo » reagisce Asuka. « Ci deve essere un altro modo ».
« Non c'è, o lo accetti o non lo accetti. È semplice. Se vuoi che giustizia trionfi, che il ragazzo paghi per quello che ha fatto a te, allora... » stira a lungo la pausa, « mi dispiace, dovrai rinunciare al sogno che possa salvarti ».
« Ti avverto, Quattrocchi » sibila minacciosa la tsundere. « Non ci metto niente ad stenderti ».
« Diventi ancora più bella quando ti arrabbi » esclama entusiasta Mari saltellando e battendo le mani come una bambina, ma è solo una finta per far innervosire ancora di più la sua Principessa. Chiuso il siparietto, infatti, ne apre un altro ma, per far capire che in mezzo al fumo c'è anche arrosto, aggiustandosi gli occhiali come farebbe Gendo, prosegue: « è un vero peccato perché, segretamente » finge di guardarsi attorno e porta una mano vicino alla bocca, « io faccio il tifo per te e per Shinji. Sono convinta che lui sia l'unico in grado di salvarti o... cosa dicevi a proposito di quel sogno, quello che fai spesso? Ah si, che possa abbattere le indistruttibili mura di Gerico. Non voglio offenderti ma da sola non sei in grado di cavartela, nessuno lo è. Solo Shinji può aiutarti, dal momento che a quanto pare anche lui fa strani sogni ».
« Stronzate! » sbotta Asuka. « Sono solo stressata e Shinji è una delle cause ... Salvarmi lui? Tzk! Ma se non sa fare niente da solo ».
« Appunto! Esattamente come te. Solo che lui ha il coraggio di ammetterlo e forse proprio per questo potrebbe davvero riuscire a ... »
« Sta' zitta! Smettila! Lui non può salvare me. Io non ho bisogno di essere salvata, io so badare a me stessa. E anche se un giorno avessi bisogno di aiuto, lui non lo farebbe ... Non può essere lui a ... Non posso aver bisogno di lui. No, non se ne parla! E se osasse farlo, se osasse trovare una briciola di coraggio, sarebbe migliore di me e io... io sarei in debito con uno come Shinji. Io conosco quel moccioso, io so chi è, so cosa devo fare ... Se trovasse il coraggio » dal tono della voce più che dall'espressione del viso capisco che sta per farmi involontariamente scoprire un altro indizio, « cosa farò allora? Io ... Io non saprei più chi sono! »
« Ahia! Tu non hai paura che fallisca » Makinami tira le sue somme, « temi che potrebbe riuscirci. Questo è un problema. Se non fosse che non ci sarà un lieto fine, ti direi che, invece di aspettare che abbatta quelle mura, che difendi come se fossi assediata da un'orda di barbari, potresti anche aprirgli la porta e invitarlo ad entrare. Magari grazie a lui riusciresti a capire perché lo odi così tanto o non lo odi abbastanza e, soprattutto, perché continui a fare quei sogni. È anche a causa di ciò che vedi che non riesci ad accettarlo, vero? »
Questa volta Asuka non attiva il suo collaudato fuoco di sbarramento; sembra anzi estraniarsi, come se aspettasse o temesse la rivelazione di un altro pezzo di verità dalla stessa porzione di anima che, poco avvezza alla reticenza, l'aveva già colta impreparata in più occasioni. « Eppure, sono certa che deve esserci un'alternativa, che la vostra scelta sia troppo... definitiva. Ci serve solo un po' di tempo per capire, ci serve solo la distanza giusta ».
« Ti capita ancora di sentirti fuori posto in questo mondo, Asuka? »
Shikinami non risponde, si volta prima verso il luogo del nostro assurdo appuntamento poi verso Makinami. Infine, lancia un'occhiata alla sua ultima casa possibile e in silenzio, lentamente, si avvia verso le fauci spalancate del wunder.
La guardo sparire, inghiottita dalla balena, in attesa che anche Mari la segua.Sarebbe un guaio se avvertisse la mia presenza.
« Erano queste le informazioni che ti servivano? » mi coglie di sorpresa girandosi di scatto. « Spero che quanto hai sentito possa tornarvi utile. Fa' che non debba pentirmene, Shinji Kun ».
« Ma che significa? » domando uscendo allo scoperto. Vorrei chiederle tante spiegazioni ma quella donna mi fa paura perché sembra averne anche troppe da fornire e non sono sicuro di essere veramente pronto ad ascoltarle tutte.
« Un giorno potrei darti la possibilità di farmi una sola domanda. Ti conviene pensarci bene » dice muovendosi per raggiungere Asuka. « Ah, quasi dimenticavo. I tuoi fratelli sono piuttosto pallidi. Dovrebbero passare un po' di tempo vicino al mare a prendere il sole. La Principessa li ha sognati su una spiaggia non molto lontano dal luogo in cui tu e il tuo Paparino vi siete allenati per non farvi scoprire da noi. A quanto pare non si sta male ».
« Tu da che parte stai? » le chiedo ad alta voce senza più preoccuparmi che la sicurezza si accorga di me. Vorrei sapere chi è realmente ma ho diritto ad una sola domanda e d'impeto ho scelto la più inutile.
« Non è ancora arrivato quel giorno » Makinami mi fa segno di tacere. « Questa, però, te l'abbuono. Io non sto da nessuna parte » sorride prima di mandarmi un bacio soffiando sul palmo aperto della mano.
 
 
*****
 
 
Raggiungo il tetto dell'infermeria risalendo dalla grondaia sulla parete opposta all'entrata. Non avevo le chiavi e non mi andava di svegliare Ayanami né di farle prendere un colpo cercando di forzare la serratura.
Furia Buia è da solo, stravaccato a terra, con la schiena coricata al piccolo muretto, che delimita il lastrico solare, e mastica nervosamente un fiammifero.
« Mi stavi aspettando? » formulo una domanda retorica.
« Sì » risponde il cacciatore.
« Di' la verità » dico dopo essermi accomodato al suo fianco: « ti sei goduto lo spettacolo, vero? Avevi promesso... »
« No, non l'ho fatto ... Cioè sì, l'ho fatto ma solo fino a quando non vi siete baciati » si giustifica imbarazzato buttando il cerino. « Poi, sperando che andasse ancora meglio, mi sono concentrato su altro ».
« Che vergogna! »
« Pensa se avessimo sparato per festeggiare l'evento ».
« L'avreste fatto? » chiedo preoccupato e nello stesso tempo un po' divertito pensando a quei tre disposti a fare tanto casino per un bacio.
« Io, a dire il vero » confessa strofinando una mano tra i capelli. « Per fortuna mi hanno bloccato Orso e il Biondo ... Che vuoi? Mi sono emozionato ».
« Il punto critico di Asuka è la sua relazione con Shinji »riassumo la mia scoperta. « Ma credo tu già lo sapessi ».
« Lo temevo più che altro » sospira rammaricato Furia Buia.
« Ed hai opportunamente evitato di condividere con me il tuo timore ».
« Non ne ero certo. E poi speravo di sbagliare ».
« Se non riesco a ricordare il… mio passato, non mi basterà un'intera esistenza per... » fatico a proseguire « di riportare equilibrio nelle nostre vite ».
« Se non altro hai smesso di oggettivizzarlo come se fosse qualcosa di estraneo a te. È un ottimo passo ». Furia Buia non è in vena di complimenti, cerca soltanto di per tirarmi su il morale. « Vedrai che ti tornerà utile in futuro » conclude con il tono e la faccia di chi sta formulando un augurio e non affermando una certezza.
« Futuro? La mia “adolescenza ... Sì, insomma, la pace di questi giorni è finita, vero? » pongo la domanda che compendia tutte le mie precedenti richieste di chiarimenti sulla nostra reale situazione.
« Purtroppo sì. Da domani cambia tutto » Furia Buia conferma i miei timori. Sono contento che mi abbia detto la verità, anche se una parte sperava in una risposta diversa.
« Mi dispiace, Paparino. Vi ho delusi, non ho portato a termine la missione ».
« No, Shinji » mi rincuora assestandomi una pacca sul braccio. « Non siamo delusi, anzi... »
« Ma se non avessi più occasioni » se dovessi morire? « Io non sono riuscito a scoprire niente di utile su noi, sui cacciatori, sul perché siamo qui. Io... io credo di aver avuto la possibilità di aprire una porta, di far emergere dei ricordi importanti e... ho avuto paura ». Perdonami!
« Forse non eri ancora pronto. Essere prudenti è sintomo di saggezza non di debolezza » mi sostiene il Paparino.
« Non cercare di confortarmi! » ribatto senza convinzione forse per abbandonare prima il ruolo dell’adolescente o perché preferirei una lavata di capo ed un consiglio.
« Non era mia intenzione » replica tranquillo il cacciatore appoggiando la testa al muretto. Guarda il cielo insolitamente stellato nonostante la luna piena. « Era da un po' che volevo dirtelo ma poi mi è balenata l'idea dell'appuntamento e ... Immagino » tornando a guardarmi « ti sia venuto il sospetto che la missione Asuka non è mai esistita. Un giorno riusciremo a capire chi siamo e, se così non fosse, non saremmo diversi da centinaia di milioni di esseri umani. Un giorno ci sarà chiaro, vedrai, per quale motivo abbiamo questi poteri e qual è il nostro vero scopo; oppure » alza le spalle « lo decideremo di volta in volta, che la memoria ci aiuti o meno. In fondo, inizia a piacermi la persona che sto diventando, soprattutto negli ultimi mesi. E sono sempre più convinto che costituisca un vantaggio poter scegliere chi voglio essere ».
« Allora, tutta quella storia del devi farlo per noitutti abbiamo bisogno di rispondere alla domanda chi siamo?, ecc ecc, erano tutte balle? »
« In parte » sorride il ciclope con la faccia di chi vuole dire: « mi hai scoperto ».
« Allora perché? »
« Perché quella ragazza ti piace. Non era un motivo sufficiente perché ti buttassi nella mischia? Non dire che te l'abbiamo tenuto nascosto, perché te l'ho spiegato una marea di volte. Solo... »
« ... L'hai nascosto alla luce del sole. Mi avete usato » scoppio nervosamente a ridere. Avevo concentrato l'attenzione sul focus sbagliato.  Per mia fortuna, aggiungo, perché, senza la prospettiva di poter essere utile a loro, forse non avrei neanche cercato il coraggio necessario per rischiare ciò che piaceva a me.
« Sì, era l'unico modo per spingerti a provare ad essere felice. Avrei voluto concederti più tempo » il cacciatore non nasconde la tristezza. « Se tornassi indietro farei l'impossibile per tenerti lontano da... tutto questo ».
« Beh, non posso fuggire per sempre » dichiaro per frenare la deriva depressiva del Paparino. Mi accontento di sapere che le stesse persone che mi hanno messo in questa situazione dimostrino di tenere così tanto a me e senza secondi fini. « Prima o poi dovrò crescere ».
« Sì, ma non in questo modo » sembra disperarsi. « Vorrei tanto... »
« ... Che non crescessi come voi? » come te. « Mi sa che non ho mai avuto scelta ».
I cacciatori non dimostrano apertamente i loro sentimenti e, se voglio diventare come loro, è bene che mi adegui a questo strano modo di relazionarsi. Spero solo che il Paparino colga il vero senso delle mie parole, ovvero che non gliene faccio una colpa.
« Già, scusami ».
« Voi avete mai avuto la vostra missione Asuka? »
« E chi se lo ricorda? » Furia Buia si guarda intorno. « Però, abbiamo pensato che, siccome almeno tu avevi questa possibilità, non sarebbe stato giusto privarti di un'esperienza... bella » pronuncia l'aggettivo annuendo con  il capo.
 
In tanti e per tanto tempo mi hanno nascosto la verità perché volevano utilizzarmi per realizzare i propri incubi o dare sfogo alla propria follia. C'è stato anche chi, come Misato, che pure ha cercato di essere una madre, mi ha eletto suo campione per consumare una vendetta. I tre cacciatori, persone che in un mondo normale marcirebbero in galera o in un ospedale psichiatrico, mi hanno ingannato, invece, per costringermi a conoscere l'amore con gli occhi di un normale adolescente in un inferno da adulti, prima che fosse troppo tardi.
« Tutto sommato, non mi posso lamentare » risveglio Furia Buia cambiando discorso e cercando di imitarne la voce. « A parte alcune parentesi violente, direi che è stata una grande battaglia ».
« Decisamente » il Paparino mi segue volentieri sul nuovo terreno. « Insomma, hai baciato il terrore di tutti i Mark, Angeli, Eva e macro organismi semi sintetici in circolazione negli ultimi due lustri. Se i vostri nodi non fossero così intricati e, considerato come si stava... evolvendo la situazione, probabilmente ora festeggeremmo il tuo ingresso in società ».
« Poco fa, però, hai detto che non mi stavi spiando » sorpreso, gli rinfaccio un'altra menzogna.
« È così, infatti » si affretta a chiarire, « ma il Biondo aveva il binocolo ».
« Che pervertito! »
« Non dirlo a me! Perché credi che mi sia preso la briga di organizzare da solo quest'appuntamento? È stata una fatica tenerlo a bada quando doveva insegnarti a ballare; non mi sembrava il caso di scaraventarlo in aria con un muro di at field ».
« Forse hai ragione, oppure sei stato troppo prudente. Se gli avessi lasciato curare i dettagli » dico puntandogli l'indice contro. « Musashi avrebbe potuto darmi qualche dritta utile per... »
« Non lo sapremo mai » tronca il ciclope. « Piuttosto, vedi  il lato positivo ».
« E quale sarebbe? »
« La contraccezione non è molto praticata da queste parti. Avreste rischiato di concepire il quinto cavaliere dell'apocalisse ».
« Non capisco cosa ci sia di male » gli do corda solo perché mi è venuta in mente una battuta stupida, alla Furia Buia. « Sarebbe stato certamente bello, forte, intelligente e coraggioso... come lei ».
« E da te cosa avrebbe preso? »
« Il fascino travolgente dell'angelo della morte ».
 
Siamo andati avanti così per un po', spesso punzecchiandoci con freddure da caserma a cui sono ancora poco avvezzo. Adesso, in silenzio riusciamo a goderci persino la notte. Quando mi hanno raccolto da terra non ero neanche sicuro di voler vivere e ora assaporo ogni respiro come un soldato accasermato nelle retrovie, alla vigilia della partenza per la prima linea, che ammira da lontano i lampi fragorosi dell'artiglieria fingendo si tratti di fuochi d'artificio.
I miei fratelli ci sono abituati, eppure ancora lottano per non essere assorbiti da una vita perennemente sul filo del rasoio, per non recidere gli ultimi fili che li tengono legati ad un’idea di civiltà. Mi piace pensare che io sia proprio uno di quei fili. Si preoccupano per l'ultimo arrivato e per la loro giovinezza sporcata, ormai lontana, a cui speravano di rendere un po' di giustizia attraverso me, un ex pilota ed un quasi cacciatore. Quell’ex e quel quasi fanno di me una specie di ponte tra la loro vita attuale e il sogno di un’altra.
Il loro è egoismo e altruismo insieme, e nessuno dei due. Si tratta pur sempre di punti di vista.
Hanno piegato anche troppo la schiena sotto il peso del mio nome, spinti dall'affetto con cui, ciascuno a modo proprio, mi hanno fortificato. Adesso basta! È arrivato il momento di scendere e camminare sulle mie gambe, è arrivato il momento di dimostrare che non si sono sforzati invano, è arrivato il momento di crescere.
« Ti prometto che diventerò adulto » pronuncio con tale determinazione che ho quasi la sensazione di sfidare il mio stesso destino. « Mi auguro soltanto che, diventandolo, io riesca finalmente a capire cosa significhi ».
« Sono convinto che ci riuscirai » mi dice e rilassa le spalle, come se si sentisse più leggero. « Poi, se ti va, potresti spiegarlo anche a noi. No perché, sinceramente, non è che mi sia così chiaro ».
« Contaci! »
« Molte grazie, Shinji ».
« Anche se non ti piace sentirlo » riprendo un po' incerto un tema per me ricorrente, « voglio, comunque ringraziarvi e non credo che smetterò mai di farlo. Se non avessi avuto voi... »
« Vedremo più in là se la penserai ancora così » prova a raffreddare il mio slancio.
« Fino ad allora… » cerco di fargli capire che non mi importa cosa accadrà domani. Almeno oggi, so cosa penso. « Se fossi stato tu mio padre, niente di tutto questo sarebbe accaduto ».
« Mmmmmh » colpito nel punto debole - la sua sfera emotiva - il cacciatore mette su una faccia da presa in giro. « Sarà, ma sappi che non ti avrei mai detto: Shinji, ti voglio bene! Non è da noi usare simili smancerie ».
Però l'hai detto, bastardo  di un ciclope. « Allora ti  propongo una virile stretta di mano ».
 
Stringere la mano ad Ayanami è stato un vero e proprio atto creativo, la mano di Misato che proteggeva la mia esprimeva l'amore e la fiducia di una madre. Non so, invece, cosa aspettarmi da questo gesto tra pari e, da quel che vedo, neanche Furia Buia.
 
In effetti, non c'era modo di presagire cosa sarebbe successo, perché, non appena ci siamo dati la mano, mi sono ritrovato in una stanza confortevole di un appartamento simile a quello in cui abitavo con la signorina Misato in quel di Neo Tokyo 3. Seduto per terra e appoggiato alla parete con la mia mano legata alla mano di Furia Buia in quello che ho voluto interpretare come il sigillo di un patto fraterno, ho assaporato una sensazione di serena chiarezza, mentre poco distanti da noi due donne discutevano su come si prepara un buon caffè.
 
« Te l'avevo detto: ci siamo già incontrati » mi dice elettrizzato il Paparino.
« Davvero strano » ammetto altrettanto inquieto. « Però, io ho ricevuto solo un'istantanea. Non so come decifrarla ».
« È vero, le informazioni erano scarse. Riproviamo, ridammi la mano! »
« Pensi che così facciamo contatto? » domando un po’ scettico. « Non mi sembra un'idea da freddo e maturo razionalista ».
« Stringerci la mano ha dato un risultato » chiarisce risentito il cacciatore, « e poi tu pilotavi un robottone ».
« Hai ragione, tentiamo! »
 
« Niente? » chiedo dopo alcuni minuti.
« Niente » risponde Furia Buia
« Paparino ».
« Che c'è? »
« Mi fa strano ».
« Anche a me » conferma ponendo fine all'esperimento. « Beh » si alza, « è ora di rompere le righe. Devo andare ».
« Dove? »
« A dormire ».
« Si hai ragione, sono piuttosto stanco. Vengo con te ».
« Non se ne parla. Prima è bene che tu ti dia da fare ».
« In che senso? ».
« Non esiste che ti facciamo dormire con noi in quelle condizioni. Sei troppo... carico » Furia Buia mi indica a figura intera. « Devi liberarti della... pressione in eccesso. In questo modo il tuo corpo rilascerà endorfine e ti farà... rilassare. E poi se non lo fai, potrebbe farti male. Cioè, date le tue condizioni, probabilmente anche se lo fai, ma in quel caso il dolore sarà meno intenso e dovrebbe passarti prima ».
« Ti riferisci » chiedo dopo averci riflettuto « a... alla dilatazione termica ? »
« Ah, la chiami così? E dire che io l'ho sempre chiamata erezione. Pensa tu che scemo! »
Tu quoque. « Quindi, cosa vuoi che faccia? »
« Come sarebbe a dire? Devi fare... » mi scruta perplesso « quello! Divertirti in solitaria, sollazzarti, conoscere e amare te stesso».
« Inte... intendi... ? »
Ho capito benissimo ma il tentativo di domanda, abortito per colpa di una balbuzie fulminante, deve aver ingenerato l'impressione opposta. « Insomma » prova a chiarire, « tira la fune, strizza lo straccio, strangola il tacchino, impicca la zucchina. Come lo diresti tu? »
Non in questi modi assurdi. « Lo so cosa mi stai chiedendo di fare. È che non credevo volessi riferirti a... quello ».
« Meno male! » sospira. « Per un attimo ho temuto di doverti fare il discorso ».
« Paparino, devo... devo confessarti una cosa » farfuglio stringendomi le mani fin quasi a spezzarmi le dita.
« Non ti sei mai fatto neanche una sega? Non ù è un problema. Non è che sull'uccello ci sia la data di scadenza. Te lo immagini? Da smanettare entro e non oltre il » Furia Buia se la gode a fare lo stupido ma la vena comica si svuota subito. Si è accorto che ho qualcosa di più importante e drammatico da rivelare. « Di che si tratta? »
« Si tratta del mio passato. Mi capita di rivivere una sequenza in particolare ed è... » forzo due respiri per spingere le parole « orribile, disgustosa. Lui... io l'ho fatto con... in presenza di Asuka ».
« Non mi sembra tanto grave» risponde Furia Buia che, interpretando le mie parole alla luce delle numerose pause, deve aver travisato l'intero senso della frase. « Insomma, se con quella Soryu c'era un simile rapporto... »
« Lei era incosciente, seminuda, era in un letto d'ospedale » tiro fuori le parole come se mi stessi estraendo i denti a mani nude. « Ho rubato quel momento, mi sono... masturbato davanti al suo corpo. Le ho sporcato l'anima » piango «  e ho sporcato la mia ».
Il cacciatore con la benda si rabbuia più del suo nome; si piega sulle ginocchia e inizia a fissare oltre il muretto alle mie spalle. Non so a cosa pensi, forse sta riconsiderando le ragioni che lo hanno spinto a salvarmi. Resta fermo in silenzio massaggiando nervosamente le mani. Dà cenni di vita solo quando il corpo gli rammenta che, in quanto essere umano, è costretto a respirare. « Sei sicuro che sia accaduto realmente? » mi chiede puntandomi addosso il suo occhio. Il cacciatore assume la forma di un inquisitore ma una lieve incertezza nella formulazione della domanda tradisce ansia. Forse sta cercando di valutare quanto una simile informazione potrebbe influenzare l’esito della missione. « Che non si tratti, invece, di una fantasia o di... un incubo? »
« Non sono sicuro di niente ma è una visione fin troppo dettagliata. Sono convinto che sia accaduto. Eppure, io so di non aver mai fatto una cosa così riprovevole. Però... »
« Non hai tutto questo gran controllo sul tuo passato » ripete Furia Buia. « Sai anche perché? Cioè sei anche in grado di circostanziare l'evento? »
« A che serve? » singhiozzo disperato. « È, comunque, l'atto di un mostro ».
« Su questo non ci piove ma deve esserci un... maledetto motivo » ringhia il cacciatore. Butta fuori l’aria e riprende: « Restiamo concentrati. Sai almeno se quell'Asuka ne era al corrente? Hai detto che era incosciente. Scusa se ti sembro insensibile, ma ho bisogno di... dati ».
« Credo di sì. Perché me lo chiedi? »
« Perché a questo punto bisogna anche considerare che Soryu possa aver già informato la tua Shikinami di... dell'episodio. Sai se l'Altro Shinji ha avuto modo di chiarire la... la… la questione con la sua Asuka, se lo hanno affrontato, se lo hanno superato? »
« Stai cercando di oggettivizzare il mio passato per liberarmi dal senso di colpa? »
« Un po' sì, lo ammetto, ma non è questo il punto. Cerca di rispondere ».
« Non lo so. Probabilmente no. Di sicuro io ho difficoltà ad accettarlo ».
« Se non altro, non hai fatto di peggio! Non voglio sminuire il gesto ma ci sei già tu a darti la morte per questo. Non serve a niente che mi unisca al coro. E, comunque... » continua come se stesse parlando da solo, « non hai un quadro completo dei fatti. È l’equivalente di una foglia di fico, me ne rendo conto. Io, però, sono sicuro ... Ci deve essere una spiegazione! »
« Potrei non vivere abbastanza per sapere la verità ».
« È vero, ma dobbiamo assolutamente scoprirla. Intanto » incamera aria con cattiveria, « datti da fare! Ti lasceremo il letto per questa notte ».
« Nonostante ciò che ti ho confidato? »
« Soprattutto, per ciò che mi hai confidato » dice il Paparino rialzandosi. Il suo volto è teso ma non mi fa paura; non vuole punirmi per ciò che ho fatto in un'altra vita. Come sempre cerca di aiutarmi. « Io so solo una cosa: che tu, lo Shinji che c'è adesso, non lo faresti mai. Sono convinto che neanche il più spaventoso e traumatico degli eventi potrebbe farti perdere la brocca spingendoti a… compiere un gesto simile. E sono convinto, sulla mia vita, che anche l'Altro... lo Shinji che sei stato... ad un certo punto abbia almeno cercato di farci i conti con... e che abbia provato ad affrontarlo con Soryu » continua concitato. « Sono certo che ci abbia almeno provato. Quindi, devi vivere, devi vivere abbastanza a lungo da ricordare cosa vi è successo, tutto ciò che vi è successo e trovare il modo di... »
« E se non riuscissi a... salvare la Principessa, dal  momento che il mostro a quanto pare sono proprio io? »
« Mi piacerebbe fornirti anche solo un'ipotesi di suggerimento ma non saprei cosa dirti » risponde serrando i pugni. « Però, ci puoi provare. Tanto, per tutto quello che hai combinato, non hai altra scelta che andare avanti. Tu ce la farai a riscattarti » grida come se, però, toccasse a lui correggere uno sbaglio. « Anzi, il tuo riscatto inizia proprio ora ».
« Masturbandomi? »
« Precisamente. È una cosa naturale, innocente. Strappa all'Altro Shinji ogni diritto su quell'atto! Si, sto oggettivando il tuo passato perché io posso farlo, non tu. Combatti quell'esperienza distorta » insiste quasi invasato « e sostituiscila con una corretta. Vuoi quella ragazza? Allora continua a desiderarla senza vergogna, continua a ripeterti quanto lei ti piace, continua a conquistare il controllo della tua vita! Riprogramma la mente e forse saprai come farti perdonare da lei ».
« Dovrei dimenticare? »
« Non puoi e non devi. Non si torna indietro. È la nostra condanna ed è la nostra migliore arma. Non ti abbiamo mai insegnato a fuggire ».
« Credi davvero che, così facendo, potrei riscattarmi da quel gesto? »
« Magari nel vostro passato vi siete già chiariti, ma » il Paparino si ferma come se cercasse di non aggrapparsi alla speranza che entrambi condividiamo, « se così non fosse, allora consideralo per ciò che è: solo... un altro... fondamentale... passo ».
« Il fatto è che mi sembra inutile ».
« Quindi, vuoi fare voto di auto astinenza o, peggio, di astinenza a vita? Cosa te ne viene? Per quanto ne sai, tu sei qui con la tua... dilatazione termica e Asuka è a bordo dell'astronave, viva e vegeta, in perfetta forma e capace di difendersi all'occorrenza. Quindi, non è affatto il momento sbagliato per masturbarsi. Ancora meglio, tieniti stretto questo fantasma prima che possa farti sbagliare ancora. Fingere che il nemico non esista o illudersi che sia utile voltarsi dall'altra parte, è la migliore strategia per perdere tutto. Avanti, è un ordine! » conclude tagliando le gambe ad ogni possibile contestazione con un militaresco dietrofront.
Il cacciatore si allontana a passo svelto; sta per calarsi giù quando, mi dice: « Ah, se continui a pensare che non sia giusto farlo, allora considera che mi assumo ogni responsabilità. Perciò incolpa me! »
« E chi se lo scorda questo appuntamento! »
 
 
Da solo, seduto sul lastrico del tetto incrostato dalle cacate degli uccelli, ancora sconvolto, fisso il cielo affinché la sua apparente immobilità plachi il mio cuore e zittisca le voci che ingombrano la mente, visto che non riesce a far scemare la fastidiosa erezione che mi accompagna da quando ho visto Shikinami.
Osservo lo strumento della mia prossima missione sospirando amaramente. « Lo so che avresti preferito un finale diverso » dico slacciandomi la cinta. « Anch'io, cosa credevi? Dovremo accontentarci » mi sbottono il pantalone. « Non vorrai anche tu un appuntamento? Al massimo posso presentarmi. Lieto di conoscerti, sono Ikari Shinji, ex pilota di evangelion, aspirante cacciatore e spina nel culo dell'umanità anche se non lo faccio (o forse proprio perché non lo faccio) apposta. E in questo momento, dopo che quella stupida dal sapore di pesca ha mandato tutto all'aria, mi ritrovo su questo tetto e sto parlando al mio uccello perché Furia Buia mi ha ordinato di menarmelo e perché lo devo ai miei istinti preferiti che fino ad ora ho ingiustamente trascurato. Non sia mai che, reprimendoli ancora senza motivo, mi facciano impazzire spingendomi a compiere altre cose orribili.
« Come a chi dobbiamo pensare? Te lo dico subito: dobbiamo pensare proprio ad Asuka. Primo perché sono ancora dannatamente incazzato con lei. In secondo luogo, perché è Asuka che voglio » urlo a squarciagola in direzione del wunder « e non ho mai provato una sensazione così forte, considerato poi che l’Altro Shinji mi appioppa i ricordi di merda ma le scopate non le condivide. Terzo perché, proprio a causa di quell'altro imbecille, oltre me, ho bisogno di annullare almeno in questa vita e nella forma di questa coscienza gli effetti di un passato schifoso. E, poiché non è il momento sbagliato, combatterò il fuoco con il fuoco. Ti bastano come motivi?
« Tranquillo! Mi concentrerò sui momenti piacevoli della serata, ché sono solo i miei » carico sulle ultime parole sperando che quella dannata voce nella mia testa dia un cenno di vita dandomi così la possibilità di mandarla al diavolo. « E magari ci aggiungo qualche... dettaglio di fantasia in modo da placare l'ira del pervertito che da poco è venuto al mondo.
Ah, ultima annotazione per te e per la legione di Shinji che infesta la mia psiche: vi conviene imparare ad obbedirmi se volete sopravvivere. E, sia chiaro, non lascerò che Furia Buia si addossi il peso di questo gesto. Sono io che me ne assumo la responsabilità, io decido di oltraggiare il mio oltraggioso passato pur di riprenderne il controllo. Se non vi sta bene, fatevi sotto, perché me ne fotto di ciò che è giusto, non posso permettermi di avere simili scrupoli. Adesso basta parlare! » mi ordino strofinando una manica per asciugare gli occhi. « Portiamo a termine la missione ».
 
Accidenti a te, Asuka! Accidenti a te, Shinji! Non abbiamo abbattuto il porcospino.
 
 
 
 
Nota dell'autore: Ho tifato anch'io per il buon esito dell'appuntamento, ma dovrò aspettare prima di usare i fuochi d'artificio che avevo preparato per l'occasione. Per quanto la tensione, innanzitutto, sessuale possa essere forte e strutturata, per i personaggi i tempi non sono ancora maturi. E, quindi, anche oggi Shinji e Asuka faranno sesso domani.
Nei prossimi capitoli cercherò di fare un passo e di allontanarmi dalla storia “canon” (serie tv ed EoE proiettati sullo sfondo del Rebuild) e, in generale, da quel contesto narrativo che mi ha permesso di sviluppare le personalità degli (e le dinamiche tra gli) attori, protagonisti e non. Lo farò solo per poi ritornare, mi auguro forte di un rinnovato bagaglio dii esperienze, e permettere a Shinji e ad Asuka di chiudere i conti con il loro passato.
Si tratterà in buona parte di materiale interamente frutto della mia immaginazione e di speculazioni che spero risulteranno abbastanza credibili, considerato che il mio obiettivo principale resta comunque far crescere i personaggi e che pertanto, se l'avessi ritenuto utile, avrei messo anche i puffi in questa storia. In particolar modo, a partire dal prossimo capitolo, riporterò Shinji all'inferno, in un certo senso anche del dopo EoE, per fargli conoscere e affrontare una volta per tutte  la sua Ombra. Anche perché, in caso contrario, non riuscirà a portare a termine la sua vera missione.
Ringrazio chi sta già leggendo questa mia avventura e coloro che vorranno darci un'occhiata in futuro.
P.S. - Anche questa nota farà una brutta fine.
Buon tutto.  
 

[1] Cfr Capitolo VI
[2] Cfr Capitolo VIII
[3] qui inteso come ordalia

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Capitolo 16
*** Nella notte un innocente e un animale ***



Il presente capitolo è il primo di un ciclo di quattro attraverso i quali cercherò di sviluppare, e per certi versi esaurire, alcune delle premesse poste nei capitoli III, IV e V - NdA



<< Ti fa male? >>
E' Orso, dopo non so più quante ore di silenzio, a pormi la domanda. Come gli altri non mi guarda, non guarda nessuno, fissa solo la strada davanti a sé, teso e concentrato  per captare ogni rumore che possa tradire la presenza di una minaccia.
<< Non mi fa male >> rispondo incolore. In realtà, la strisciata di coltello che mi ha graffiato la pancia brucia da morire, ma non è niente di grave. Forse basteranno qualche punto e una buona applicazione di lcl perché non resti neanche il segno. Perciò, non ho motivo di lamentarmi davanti a loro.
Vorrei risalire il lungolago come abbiamo fatto tante volte per rendere più emozionanti i nostri ritorni e stordire così il senso di bruttura che ci lascia la vita da cacciatori, assorbendo i dettagli dell'acqua resa trasparente e scintillante dal sole a picco, separata dal cielo solamente grazie alla catena montuosa posta a ovest che protegge il riposo del sole come uno schieramento di mute sentinelle.
La ricerca di ciò che è bello e innocente è terminata quella sera; non è più tempo di giocare.
I volti sono induriti, all'apparenza impermeabili alla compassione e all'amore; le parole si sono fatte più rade e secche, schioccate come fruste per colpire l'essenziale fatto di ordini e imprecazioni.
<< Va molto meglio, Ragazzo! >>
E' il massimo dell'apprezzamento che negli ultimi giorni mi abbia concesso il Paparino, la cui personalità sembra essere tornata spietata e ferina come l'avevo conosciuta il primo giorno.
Al pari di Orso e Musashi, anche lui è preoccupato, ma cerca di non darlo a vedere e si nasconde dietro una maschera di durezza o di intontita noncuranza che rende più dolce e più triste il ricordo di quell'altra faccia, più complessa e fragile, che il cacciatore con la benda mi aveva lasciato intravedere.
Avevo capito che sarebbe andata così; non pensavo, invece, che sarebbero stati sufficienti pochi giorni per ridurre la missione Asuka ad un'annotazione a piè di pagina su un libro di storia. Non ne abbiamo ancora parlato, io non ho l'animo di farlo e i tre cacciatori probabilmente non ne hanno per ascoltarmi.
Attraversiamo il ponte battendo a ritmo i piedi per avvertire gli uomini nascosti dall'altra parte che non devono spararci.
Il Biondo ha preso l'abitudine di imbracciare il fucile durante la traversata, nell'eventualità di qualche imprevisto cambio di scenario; Furia Buia non porta neanche più la benda, è sempre in allerta e mantiene costantemente attivo l'occhio sinistro fino quando le condizioni non gli consentono di riposare. E allora tocca a me occuparmi della protezione del gruppo.
Mi concentro sulla batteria del passo, in alcuni momenti stonando volutamente per combattere pensieri ed emozioni che potrebbero distrarmi. Non ho paura di morire, non ora almeno.
Questi mesi mi hanno insegnato a perfezionare le abilità che già in passato mi avevano permesso di estraniarmi all'occorrenza per affrontare l'incertezza e la costante tensione di una vita in prima linea spesa a salvare il mondo dagli Angeli, i terribili mostri che ci attaccavano senza neanche spiegarci il motivo.
Semplicemente, spengo l'ansia per non consumare inutilmente energie. In compenso, ho scoperto e ottimizzato il feeling con la parte più antica del mio cervello, costantemente pronta a controllare l'ambiente, silenziosamente concentrata sul presente. E' quella parte istintiva preposta all'autoconservazione che la notte mi leva dal sonno e mi fa scattare in piedi dalla stuoia quando gracchia una trappola in lontananza.
Da giorni l'animale che è in me rifiuta di riposare e fa la guardia. Questo mi conforta perché crea spazio per altro. Le nostre sovrastrutture sono anch'esse naturali e un uomo non può sostenere troppo a lungo una dinamica da attacca e fuggi. Coperto dai miei sensi e dalla vigilanza armata posta appena fuori dalla stanza della coscienza, mi concedo, talvolta, il permesso di lasciar scorrere immagini in bianco e nero e di valutarle a seconda dell'importanza e dell'attenzione che meritano.
 
Non ho ancora ucciso nessuno o, meglio, non ne ho la certezza. Mi urta sentire una voce dentro di me che sbuffa: << che peccato! >>. Soprattutto perché non appartiene più solo al mio passato, a quell'agglomerato di esperienze che chiamo l'altro Shinji e che, ne sono convinto, parlerebbe allo stesso modo.
Forse è per questo che non mi pare di averlo ancora sentito da quando sono sceso dal tetto dell'infermeria al termine dell'assurdo appuntamento con Asuka. Forse stiamo iniziando a usare la stessa lingua.
Uno macabro scricchiolio prodotto dagli assi che calpestiamo chiude una piccola finestra emotiva e ne apre un'altra, riportandomi giù anche con lo sguardo, proiettato in direzione del fiumiciattolo che attraversai con Asuka e Ayanami.
Come poteva quel ragazzo essere Shinji? Deve esserci stato uno sbaglio, forse mi hanno davvero sostituito, perché non conosco più quel pilota che voleva lasciarsi morire e, al contempo, temeva di essere ucciso. Imprigionato nella sua patetica divisa, se solo avesse alzato gli occhi al cielo, avrebbe provato orrore scorgendo la figura indistinta del suo sé futuro che, sempre più adattato a questo mondo, ora cammina sul ponte scaricando come briciole di pane raffermo il vecchio sistema di valori insieme agli ultimi rottami della vita che aveva sperimentato.
Guardo l'ombra di ciò che sono stato incespicare tra i sassi scivolosi e sono combattuto tra l'istinto di scendere per aiutare fraternamente quel ragazzo a camminare e l'insano desiderio di risparmiargli altra sofferenza, o di eliminare una palla al piede, sparandogli con il fucile di Furia Buia che mi precede.
 
Siamo entrati in territorio formalmente amico per  ... chiarire la nostra posizione. Non era, però, a differenza dell'altra, una missione di pace e non si è conclusa con una disordinata rissa e un'intera giornata di festa.
Una fazione a noi avversa, ovviamente alleata dell'altra banda, aveva preso il controllo della zona eliminando fisicamente i nostri simpatizzanti senza risparmiarne le famiglie.
Solo al termine dell'operazione, mi sono reso conto che avevamo semplicemente completato l'opera di cancellazione di quel piccolo villaggio e che le profezie di Furia Buia non contenevano metafore.
Non siamo i buoni, lo siamo solo in relazione agli altri che consideriamo cattivi. Tuttavia, sono sempre più convinto che noi siamo il buio e che lo siamo nonostante gli altri siano i cattivi.
Nessuno, neanche Orso e il Biondo, ha cercato di indorarmi la pillola. Hanno svolto il loro compito con diligenza, come il Paparino che, allineato come poche volte l'avevo visto, non ha concesso asilo neanche alla rabbia, la sua distorta valvola di sfogo per contenere paura e dolore e dispiacere in eccesso.
Sono stato molto più efficiente nell'uso delle mie abilità in chiave difensiva, non avendo ancora ottenuto il permesso di manifestarmi apertamente e di scagliare parallelogrammi multicromatici di at field per annientare i pericoli.
Noi non siamo i buoni, ma abbiamo ancora remore ad eliminare i testimoni ... per il solo fatto di essere tali.
Ho sparato più volte e ho ferito, credo anche gravemente. E' probabile che, a quest'ora qualcuno sia già morto. La mira è buona ma mi risulta difficile puntare alla testa o al cuore di una persona che non sia ... Gendo. Non sono ancora pronto a fare quell'ulteriore passo, sebbene ormai mi sia sempre più chiaro che appartiene alle mie corde. Deve esserne consapevole anche Furia Buia che non batte sul tasto dolente e si sforza di non mettermi fretta, nonostante il tempo sia agli sgoccioli.
Ho cercato di seguire il ritmo della mia natura in divenire e ho preferito, perciò, andare per gradi e contentarmi di premere il grilletto senza cercare il centro del bersaglio ma soltanto le estremità della sagoma, quelle che danno pochi punti. L'impressione è stata ugualmente sgradevole, ma ora cammino al fianco dei miei fratelli con un certo sollievo per l'ulteriore passo che ho compiuto, identico per natura a tanti altri, identico persino a quello che mi ha portato a colpire le labbra di Shikinami.
Mi sento un po' più simile a loro, fiero di aver aggiunto un altro tassello al mosaico del perfetto cacciatore che devo e voglio diventare. La mia anima può assistere a questa strisciante trasformazione nell'uomo che i tempi e le circostanze richiedono. Ogni tanto la scopro mentre piange per le tante alternative che non potranno mai realizzarsi; la osservo in disparte per non disturbarla perché ha tutto il diritto di dolersi di questa vita in cui possedere la capacità di uccidere i propri simili, e non dei mostri informi, è una virtù o quantomeno un utile vantaggio.
E, tuttavia, mi muovo con più sicurezza sapendo che la via è ormai tracciata e che il timone mi porta nella direzione voluta o dovuta (a seconda dei momenti).
<< Io crescerò >> continuo a dirmi accettando la sfida che tempo fa i tre cacciatori mi lanciarono come un salvagente. << Diventerò adulto >> ripeto la promessa che ho fatto all'unica persona che chiamerei padre senza sentirmi a disagio, a cui vorrei assomigliare ma non del tutto.
Questi mantra hanno sostituito quel non devo fuggire colmo di saggezza e di ipocrisia con cui mi sforzavo di tenere lontani, insieme ai traumi, la mia infanzia al fine di ottenere un infantile riconoscimento.
Se potessi tornare indietro, cercherei di sottrarmi alla stretta di tutte le mie esperienze  e poserei per terra le pietre che in un altro futuro avrebbero identificato nuovi possibili cammini, inesplorate possibilità di Shinji; ma io sono ciò che ho fatto e che ho subito e non posso tornare indietro. Davanti a me si snoda un'unica via su cui convergono tutti i miei passati.
In un altro mondo noi quattro saremmo diversi, ma in questo possiamo essere solo quattro anime perse condannate a vivere come animali ma con la coscienza di uomini, ad alimentare una morale squallida e cruda che deve costantemente scendere a compromessi con se stessa per permettere alla nostra umanità di scorrere superando il blocco dei nervi tesi allo spasmo, delle emozioni accese e sonnacchiose, dei pensieri lucidi e torbidi.
Se questo mondo è falso, neanche in quello vero a noi è toccata una sorte diversa.
Accada quel che deve!
 
Orso regala scatolette di carne, sigari ed alcune boccette di lcl ai guardiani del ponte, Musashi il suo sorriso cordiale e il rumore del cane tirato, Furia Buia il saluto e il rosso del suo occhio.
Non cerchiamo mai di essere troppo generosi per non abituare i nostri amici a standard che non possiamo mantenere, ma soprattutto per non dare l'impressione che ci serva comprare alleati, affinché non decidano di alzare il prezzo costringendoci a considerarli un problema. Ne abbiamo troppi ed è evidente che i miei fratelli uccideranno qualsiasi nuovo cucciolo di drago.
Ma i cacciatori che ci hanno appena accolti conoscono il significato di questa prodigalità e della minaccia con cui è accompagnata e ringraziano riempiendo le tasche dei giacconi.
<< Sono al villaggio >> ci avverte uno di loro tra una boccata e l'altra tirate con forza per ravvivare il fuoco che brucia il tabacco.
 
<< Secondo voi quella carne la mangeranno loro o la daranno ai figli? >> chiedo quando siamo abbastanza lontani.
<< Non possiamo salvarli tutti, Shinji >> risponde arido Furia Buia. << Non potremo mai >>.
<< L'importante per ora è che capiscano >> prosegue il Biondo terreo in volto << che non li rivedranno se si mettono contro di noi >>.
<< Credo che i nostri nemici ragionino allo stesso modo >> rifletto ad alta voce.
<< E' vero >> mi fa Orso. << Ma non possiamo curarcene. Quelle persone devono soltanto augurarsi di scegliere la parte giusta >>.
<< La nostra? >>
<< Quella che vince >> sbotta amaro l'armadio.
<< Facciamo mettere i punti a Shinji e cerchiamo di capire come va >> ordina il cacciatore con un occhio solo.
<< Così impari, Ragazzo! >> esclama insolitamente ruvido Musashi.
 
Mi sono smarrito per pochi secondi mentre cercavo di ricaricare la pistola e per poco non ho pagato il prezzo il più alto. Quando quel cacciatore di pochi anni più grande mi ha attaccato con il coltello in pugno, ho dimenticato persino come si produce un at field. Il mio corpo ha sopperito al black out del cervello spostandosi appena in tempo e trasformando così l'affondo in un taglio poco profondo di circa sei centimetri appena sopra l'ombelico.
Ho perso l'equilibrio scivolando su quanto restava di uno o forse due individui che si erano trovati troppo vicini a Furia Buia mentre faceva partire una delle sue collaudate murate.
Incapace di rialzarmi a causa della ridotta aderenza ho potuto solo alzare un braccio per proteggermi prima di essere finito. Un attimo dopo sono stato investito da un'ondata calda di acqua rossa e di materia lattiginosa e appuntita. La mano che avevo proteso in alto ha difeso i miei occhi ma non ha salvato il viso dal rosso scuro e viscoso che circolava nel corpo di quel ragazzo. Il Paparino era corso in mio aiuto e egli aveva fatto saltare la testa sparandogli alla nuca col fucile.
Mi era già capitato di assistere ad una scena simile, ma allora potei contare su un punto di osservazione migliore[1].
<< Resta concentrato >> mi ha detto subito dopo il cacciatore controllando frettolosamente la ferita << e ricorda ciò che ti abbiamo insegnato! >>
Non ho dimenticato le nostre lezioni, lo sanno bene i miei fratelli; ma il mio sistema nervoso pesca ancora da un troppo recente passato in cui la massima percezione del pericolo e della morte è rappresentata dal combattimento con il baby cacciatore di quel popoloso villaggio[2]. Non sono ancora abituato ai ritmi e alle circostanze cruente che appartengono all'esperienza di quell'altra vita. Per il solo fatto di non ricordarla e di trovarmi in questo presente, io sono uno Shinji diverso, un punto di vista ancora adolescente che si sorprende e si spaventa di fronte ad esperienze nuove.
<< Devi accettare la tua morte, Shinji! >> mi sono detto al termine della giornata mentre ero intento a lavar via i resti del mio aggressore dalla faccia. << Devi lottare anche quando sembra finita >>.
Il vetro rotto di una finestra fungeva da specchio opaco e mi ricordava la barriera trasparente del centro medico del wunder, quella che in tempi diversi io e Asuka abbiamo cercato, inutilmente, di frantumare. Non ho visto tanti Shinji scarafaggio dagli occhi rossi, ma solo e ancora il volto sporco di un giovane animale in transizione. << E' difficile crescere da queste parti >> ho confessato all'immagine che vedevo riflessa rallentando lo sfregamento dell'asciugamano sulla pelle; mi sono lasciato incantare da uno strano sorriso che a malapena potevo vedere ma che non riuscivo a sentire. Tra il pilota che non c'è più e il cacciatore che non c'è ancora, si era intromesso un folle con la faccia da clown che riassumeva tutte le mie contraddizioni. << Povero Shinji, non hai mai conosciuto la pace >>.
<< No >> mi è parso rispondesse lo specchio che aveva preso a nascondere me stesso allo sguardo sostituendolo con la visione confusa di un mondo come questo, solo meno ... cavalleresco e comprensibile, un mondo in cui vivere è la parola che risponde ad una domanda che non sempre è possibile porsi.
Ho avvertito un freddo bruciante insieme all'eco di un rimpianto, quello di una vita in cui c'erano almeno gli Angeli a dare l'idea che ci fosse qualcosa che meritasse di essere difeso.
<< Questa faccia non piacerà ad Asuka >> mi sono detto toccandomi le labbra prima di accorgermi che le dita erano ancora sporche di sangue e terra. << Come potrebbe desiderare queste labbra? Lei è un cavaliere che combatte i draghi a bordo del suo destriero di metallo. Io sono precipitato in una fossa e devo ripulirmi dal sangue di nemici che hanno un nome, sogni e affetti. Come faccio a riportarti a casa? E se l'unica casa che posso offrirti fosse proprio questa fossa in cui sono caduto? >>    
 
<< Che facce da stronzi! >> commenta Orso ad alta voce per farsi sentire dai cacciatori del gruppo rivale che sembrano aspettarci davanti all'entrata del saloon.
L'ultima volta che ho visto tanta brutta gente avevo da pochi minuti messo piede al villaggio. Ricordo il terrore che mi gelava il sangue e la gratitudine che provavo nei confronti di Asuka, in quel momento l'unica difesa possibile contro un'aggressione indiscriminata ... che ho dovuto comunque sopportare.
Al fianco dei cacciatori e dopo oltre quattro mesi i miei sentimenti sono diversi. Il cuore batte velocemente e una scarica di corrente continua mi scuote, ma non è propriamente paura; è uno stato di coscienza alterato, una più acuta percezione della realtà che amplifica la mia attenzione e carica come molle nervi e muscoli.
Non solo i miei fratelli, anch'io sono la mia difesa.
Guidato da un istinto meglio educato, cerco possibili ripari nel caso la situazione dovesse precipitare e osservo i movimenti degli altri cacciatori per cogliere i segnali e  reagire di conseguenza.
Questa volta non partono né sfottò, né insulti. L'occhio di Furia Buia spiega che non sarà tollerato niente; l'insulto di Orso è caduto nel vuoto, ed è motivo di riflessione, perché l'at field del cacciatore dall'occhio magico non basta. I nostri nemici non saranno campioni di eroismo, ma non sono nemmeno dei vigliacchi; sono anch'essi animali dalla pelle coriacea.
<< Hanno avuto ordini di non reagire >> considera Musashi.
<< Cerchiamo di stabilire fino a che punto >> risponde il Paparino. << Shinji, li vedi? >>
<< No >> dico senza distrarre l'attenzione da quell'accozzaglia di persone che un giorno faranno la stessa fine del ragazzo che mi ha ferito. << Loro non ci sono >> né Ronin, né il suo rampollo, quello che deve sfidarmi.
<< Staranno amoreggiando con Kuchinawa >> conclude Musashi sputando per terra dopo aver pronunciato il nome del capo della sicurezza della Wille. Anche lui ha gli occhi fissi su quegli altri cacciatori nella speranza che si sentano offesi.
 
 
*****
 

Sakura è tesa e lo dà a vedere, ma è un militare oltre che un medico e mi cura con scrupolo.
<< Sono tornati ieri sera >> ci informa. << Credo che il capo sia andato a parlare con ... voi sapete chi. Ho avuto l'impressione che fossero più organizzati e, ancora peggio, meglio armati rispetto all'ultima volta >>.
<< Su Shinji hai sentito qualcosa? >> domanda Furia Buia.
<< No, ma credo che vogliano occupare il villaggio. Il vostro capo sta cercando di tenerli lontani dall'infermeria. Ho paura che ... >> Sakura si blocca e ci guarda preoccupata.
<< Prima o poi doveva succedere >> la rincuora il Biondo. << Avranno una bella sorpresa >>.
Suzuhara alla parola sorpresa si gira istintivamente verso di me e aumenta la tonalità di bianco della sua apprensione.
<< Non faccio così schifo >> provo a scherzare.
<< Non intendevo questo >> si risveglia il medico. << E' che non voglio ... >>
<< Non puoi farci niente! >> la secca il Paparino che deve aver lasciato il romantico amante in qualche buca durante il viaggio. << Concentrati sulle priorità e ... >> sospira << cerca di stare attenta >>.
Sakura si morde le labbra e riprende a controllare la mia ferita. << A ... Ayanami, per favore >> chiama agitata la First << sutura la ferita di Shinji >>.
<< Non ancora >> ci allarma il tono aspro del ciclope che stende un braccio per
impedire a Rei di avvicinarsi. << Tra poco i punti salteranno, quindi meglio aspettare >>.
Chiudo gli occhi per concentrarmi, inspirando con decisione al solo fine di non perdere la calma. Il mio rivale, il ragazzo albino che si fa chiamare Tasoichi si sta avvicinando all'infermeria, lo vedo affrettare il passo e puntare su ...
<< Ci sono anche Asuka e Mari >> dico fissando Furia Buia.
<< E allora? >> di rimando il cacciatore.
<< Quello stronzo non sta cercando noi, vuole semplicemente dare fastidio ad Asuka >>.
<< Un buon motivo per dargli una lezione >> ribatte Musashi che, in luogo del sorriso ammiccante, mi propone un ringhio sommesso. << Così la smetterà di importunare la tua ragazza >>.
<< E' rischioso >> rispondo. << E poi Asuka non ha problemi a difendersi >>.
<< E chi se ne fotte di Asuka, muoviti! >>
Più del tono, più del comando pronunciato come se non ammettesse né repliche né spiegazioni, è stato l'autore ad agitarmi. Orso, incurante della presenza del dottore posta proprio tra me e lui, quasi che l'oggetto del suo desiderio fosse trasparente, ha violentato la sua timidezza.
In realtà è conscio di aver parlato e di essersi espresso così aspramente davanti a Suzuhara; soffia via la tensione poggiando le mani sui fianchi che guarda come se volesse sincerarsi di avere ancora entrambe le braccia. Poi torna a scrutarmi con i suoi piccoli occhi avvolti nel faccione irsuto.
Mi giro incredulo verso Musashi e il Paparino, entrambi mi fissano in silenzio.
Non c'entra niente Asuka, forse è solo il pretesto per acquisire, questa volta senza ombra di dubbio, informazioni. Una nuova missione è incominciata e mi hanno chiesto di fare la mia parte.
Mi rimetto in piedi alla svelta, felice di provare dolore per la piccola ferita non ancora chiusa. << Questo dolore >> mi dico << serve a ricordarmi che sono vivo, il fastidio che provo posso trasformarlo in rabbia >>.
Eppure non è sufficiente. Temo che mi abbiano appena ordinato di sfidarlo. 
Mi sto abituando a mettere la mia intera esistenza in gioco e, tuttavia, ciò non placa il nervosismo, la paura di fallire, la paura di morire che è stata appena risvegliata dall'approssimarsi del pericolo, la paura di poter compiere un atto definitivo.
E non so neanche a quale scopo i miei fratelli mi chiedano di puntare la mia e la vita di quel ragazzo sul piatto proprio ora che Tasoichi si avvicina solo per farsi rifiutare da Shikinami.
<< Avanti, Shinji! >> mi percuote con la voce il Paparino, nonostante la sua espressione tradisca disagio e preoccupazione.
La loro preoccupazione è la mia, il loro disagio è il mio. Non sono soltanto tesi, non sono soltanto concentrati sull'imminente battaglia. In qualche modo recitano una parte, come quando avevano nascosto alla luce del sole il loro desiderio di vedermi felice con la ragazza che mi piaceva. Orso ha dovuto vincersi, Musashi vorrebbe ridere e Furia Buia darmi una pacca sulla spalla e dirmi che non permetterà a niente e a nessuno di uccidermi.
Devono, invece, incarnare il mood di questi nuovi giorni e indicarmi la via di un cacciatore.
Il bambino è speciale, il ragazzo gioca, l'adulto non è speciale e impara a capire quando è il momento di fare sul serio.
<< Va bene >> sibilo stringendo le mani a pugno e muovendo un passo verso la porta. Non mi serve che mi mettano a parte del loro piano, perché io ho fiducia in loro.
<< Guai a te, Shinji >> mi dico << se non sarai all'altezza del compito. Se non ti dimostrerai degno della loro fiducia, allora è meglio che tu muoia >>.
<< Ah Shinji >> Furia Buia interrompe la sequela dei miei ammonimenti. << Non devi sfidarlo, ma solo stenderlo ... per ora >>.
<< E quando l'avrai steso ... >> continua il Biondo.  << ... Quando gli avrai fatto male, puntagli la pistola o ti farà a fettine col coltello >>.
<<  Se non te la senti di ucciderlo >> è la volta di Orso, << mira alle braccia, così non potrà attaccarti >>.
<< Ma, se te la senti ... >> il Paparino non conclude la frase.
Senza volerlo mi commuovo perché solo i miei tre fratelli riescono a comporre insieme un unico pensiero.
Ci sono ancora e ancora sono con me.
 
<< Non devo ucciderlo >> mi carico con animo sollevato esattamente come il passo che è diventato veloce e leggero; << devo solo prenderlo a pugni >> continuo quando di volata ho già oltrepassato l'uscio. << Posso farcela perché l'ho già fatto >> mi do coraggio pur sapendo che forse i nipoti di zio Paperino confidavano proprio in questo rapido cambio d'umore per spingermi più facilmente a compiere un gesto che quasi certamente sarà il casus belli che tutti attendono.
Se non altro, noi gli eventi li anticipiamo.
Gli sono già addosso quando un barlume di consapevolezza mi informa che sto per colpire l'albino, il ragazzo che la prima sera al villaggio mi aveva soprannominato cacasotto mentre cercava di rubare una carezza alla rossa.
Il mio arrivo stupisce Asuka, che stava per riservare al suo corteggiatore lo stesso trattamento che ho in mente di assicurargli, mentre fa brillare gli occhi alla gatta che ha sicuramente letto le mie intenzioni e si prepara a gustarsi lo spettacolo.
La mia rapidità e l'eccessiva sicurezza dell'avversario chiudono l'incontro prima ancora che cominci rivelandomi la pochezza dei suoi fondamentali e la portata dei progressi compiuti da me, l'impacciato ex pilota.
Sulle ali di un folle entusiasmo, idealmente spinto dalla mia famiglia in attesa dentro l'infermeria che ho imparato a conoscere così spesso, mi sono quasi illuso di poterlo buttar giù con un solo pugno. Gliene ho dovuti tirare tre prima di vedere la sua luce spegnersi e gli occhi roteare, al contrario del corpo che è cascato in linea retta sul terreno.
<< Pensavo peggio! >> mi lascio sfuggire prima di ricordarmi di respirare, prima che la coscienza dell'atto mi riporti nell'azione del momento, prima che un fischio alle orecchie accompagni il pulsare impazzito delle tempie e mi risparmi le imprecazioni di Asuka che si avvicina minacciosa, agitando i pugni, e ringhia suoni che arrivano soffocati.
<< Non mi serviva il tuo aiuto, stupido bamboccio >>.
Quasi rimpiango la sordità selettiva di pochi istanti fa ma è appena partita un'altra scarica di adrenalina a comunicarmi che tra poco giungeranno le conseguenze. Il ragazzo è ancora a terra ed inizia a contorcersi in modo innaturale, emettendo mugugni e sbuffi angoscianti; sta per riprendere i sensi e io non so se rimarrà stordito a lungo (magari per sempre) o si rialzerà per completare l'incisione chirurgica sulla mia pancia che ha appena ripreso a vomitare.
<< Vattene! >> grido alla Second estraendo la pistola per puntarla sull'albino.
La presenza di Shikinami deve aver influito sulla decisione dei cacciatori, ma non credo che abbiano valutato appieno le possibili reazioni di questa ragazza dal carattere imprevedibile che potrebbe stendermi, proprio ora che devo restare sveglio.
Mi salva Makinami bloccando la collega prima che le sue mani si concentrino sul mio muso.
La canna della pistola punta al cuore di Tasoichi e non trovo alcun motivo per allontanarmi da un centro così facile e limitarmi, invece, a tenere sotto controllo le braccia. Deve essere lo Shinji che sono stato a guidare la mano. Meglio così, mi servirà aiuto perché il mio avversario si sta risvegliando e alle spalle rinvengono altri cacciatori.

Se non altro, non mi stai abbandonando.
 
Lo sai che, anche volendo, non posso abbandonarti.
 
Confortante, credo. Per fortuna ti sei intromesso, altrimenti non mi sentirei così sicuro di poter fare fuoco.
 
Intervengo meno di quanto tu voglia immaginare.
 
Ma tu hai già ucciso, io no.
 
Anche tu. E' solo che non lo ricordi. La mano che impugna l'arma la stai guidando tu, non io.
 
Cosa dovrei fare secondo te?
 
Concentrati!
 
Primo: presta attenzione al tuo obiettivo!
Il ragazzo sbatte le palpebre, prova a guardarsi intorno, poi dà uno scatto con la testa per individuarmi. Del resto, io sono la sua principale minaccia e questa percezione, prima ancora della rabbia per l'umiliante lezione, lo porterà a breve a vincere la resistenza di un corpo ancora afflosciato.
La mia mano non trema, posso gestirlo.
Secondo: controlla il perimetro!
I rinforzi del cacasotto hanno bruscamente interrotto la missione di salvataggio, bloccati dai tre cacciatori che sono appena usciti dall'edificio in cemento. Furia Buia, Orso e il Biondo sono già pronti. Il Paparino si avvicina a me e intanto ci protegge applicando sulle nostre figure, anche su Asuka e Makinami, uno scudo personalizzato. La strana coppia tiene sotto tiro i soccorritori della parte avversa che non possono neanche tornare indietro e restano allo scoperto privi di vie di fuga dal momento che dal locale sono usciti il nostro capo, il vecchio e persino la donna che ci prepara da mangiare. Anche loro sono cacciatori (si, persino Mami), sono armati, sono esperti e, perciò, incutono timore.
Vedo anche Ronin che sta per uscire dalla strada che interseca il viale principale all'altezza dell'infermeria e che potrà contare su un altro metro di copertura grazie alle due pilote che gli offriranno le spalle.
Terzo: stabilisci le priorità!
Sono, siamo al sicuro. Perciò, qualunque cosa accada, non abbasserò la pistola; qualunque cosa accada, se sarà necessario, io sparerò al ragazzo; qualunque cosa accada, se mi ordineranno di farlo, io sparerò al ragazzo.
 
<< Mollalo, stronzetto! >>
Pur consapevole della solidità della protezione invisibile del Paparino, sebbene i miei organi di senso extra abbiano dipinto un quadro attendibile della situazione, consentendomi anche di prevedere alcuni dei probabili sviluppi, l'ordine di Ronin, che punta la sua arma contro di me, provoca una contrazione involontaria del mio braccio, che sembra indeciso se obbedire e abbassarsi per liberare Tasoichi o mandare l'ultimo comando all'indice affinché, chiudendosi, faccia partire il colpo.
<< No! >> grido scaricando al contempo la tensione.
<< Perché non gli spari? >> lo punge Furia Buia con il suo occhio aperto. << Così ti ammazzi da solo >>.
Il Paparino lo sta sfidando, con la sua ironia vuole mancargli di rispetto, ma ... perché non lo chiude all'angolo insultandolo come sa fare? Basterebbe chiamarlo, che ne so?, coglione o anche soltanto vigliacco, davanti ai suoi per costringerlo a reagire e a morire.
Respiro profondamente continuando a pressare l'albino che ha compreso di non avere a che fare con il moccioso di quattro mesi fa e non azzarda di muovere un muscolo.
<< Non vali niente! >> gracchia Ronin che continua a tenermi a tiro. << Furia Buia, tu non vali niente senza i tuoi poteri >>.
<< Vuoi proprio che ti risponda male? >> ribatte il cacciatore. << E' davvero questo che vuoi? No, perché a me sta bene >>.
Il Paparino passerebbe alle vie di fatto per molto meno. Non è la sua umanità a guidarlo, non è preda del suo pessimo carattere e della sua emotività a volte esplosiva. E' lucido, centrato, psicologicamente inattaccabile. E' sostenuto dalla sua disciplina che lo porta a concentrare ogni energia sulla preda. Al mio fianco vi è il meglio e il peggio dell'uomo che potrei diventare: un predatore, un predatore con un piano.  Peccato che i suoi piani siano spesso basati sull'improvvisazione e fortuna che spesso sia proprio così.
<< Respira, bastardo! >> insiste il ciclope. << Continua a puntare la pistola solo su Ragazzo così non fai cazzate e magari per oggi ritornerete tutti a casa >>.
<< Non puoi ucciderci tutti >> risponde pieno di livore e frustrazione Ronin che abbassa la pistola. << Siamo in tanti e bene armati. Ti prenderemo per stanchezza e allora per te e per la tua famiglia, persino per quel mostro >> indicando me prima di sputare a terra << sarà la fine. Noi siamo più forti >>.
<< Disse il vigliacco! >> scherza il Biondo ad alta voce. Conoscendolo ha resistito anche troppo. Per fortuna certe cose non cambiano.
<< Così mi costringi ad ucciderti subito >> replica pacato Furia Buia << e ad uccidere il mostriciattolo che striscia per terra ... Ragazzo non ti distrarre! Se si muove fallo secco. E ucciderò i TUOI e le VOSTRE famiglie e i vostri cani e i vostri gatti >> aumenta il volume << e CHIUNQUE vi abbia mai aiutato durante la vostra disgustosa e inutile vita >>. Il cacciatore tira un profondo sospiro. In pochi in questo momento sanno che è oltre la rabbia e che ha appena recitato la parte dell'infuriato.
<< Minaccia quanto vuoi, tanto presto finiranno le batterie e ... >> rilancia rabbioso il nostro nemico.
<< ... Ma non la strategia >>.
Non avevo contato il nostro ... stratega, Matsuda, che nell'ombra si è sempre occupato della sicurezza del e nel villaggio. Appollaiato sul tetto ha Ronin nel mirino del fucile. << Riposati pure, Paparino >> dice. << Hanno già perso. Ciao, faccia di merda >> continua ironico e crudele rivolgendosi all'uomo dall'altra parte della canna. << E' da parecchio che non ti guardo negli occhi. A proposito di occhi, hai un ripugnante punticcio vicino ad una palpebra. Sta' fermo ché te lo faccio esplodere subito >>.
<< E adesso? >> sibilo sperando che il Paparino riesca a sentirmi.
<< Facciamo così >> Furia Buia riprende la parola.
Ho l'impressione che il suo cervello abbia partorito l'ennesimo figlio diabolico perché lo vedo coi miei occhi atteggiare il sorriso maligno di chi sta per dare scacco matto. << Ragazzo ha offeso il tuo efebo perciò, se lui vuole può sfidarlo. Stabilite voi quando. Il dove, ovviamente, è qui >>.
Allora lo fai apposta!
<<  Ma che diavolo ... >> sbotta Shikinami che non ha più bisogno di essere marcata da Quattrocchi.
<< Puoi abbassare la pistola, Ragazzo >> continua il ciclope. << Voglio sentire la loro sincera risposta >>.
 << Certo che voglio ... >> l'albino di nuovo in sé fa per rialzarsi.
<< No, non vuole >> interviene bruscamente Ronin che con due passi ha appena raggiunto il suo delfino e a gesti gli ha ordinato di non muoversi.
<< Allora, sono io ... >>
La tensione prolungata non si è tramutata in tossine, non mi sento svuotato, né condannato al macello. Sono arrabbiato e mi alimento dell'incertezza che ho colto nello sguardo di chi avrebbe dovuto impedirmi di diventare un cacciatore. Ma Furia Buia la pensa diversamente.
<< Neanche lui vuole >> tuona fissando il suo rivale e ricacciandomi in gola il resto della frase. << Strana situazione, non trovi? >>
Le labbra di Ronin tremano di furia repressa. << Stavano litigando per ... una ragazza >> sputa indicando Asuka con uno scatto del mento. << Non è buon motivo per sottoporli alla prova >>.
<< Sono d'accordo con te >> conviene con ostentata superiorità il Paparino  
 << Ehi! >> prova a reagire la ragazza.
<< Non arrabbiarti, Principessa! >> le sussurra Makinami che guarda lontano. << Non ce l'hanno con te. Tu non c'entri niente in questa faccenda >>.  
<< Ci vedremo molto presto >> minaccia Ronin tirando il suo ragazzo per la maglia con l'intento di allontanarlo e proteggerlo. << Salutami il dottore! >> continua lanciando tutto l'odio che non può ancora sfogare. << Magari un giorno mi farò visitare da lei >>.
<< Ti ucciderò molto lentamente >> ribatte il cacciatore con un tono così calmo e confidenziale che, se le parole non fossero invece dannatamente chiare, potrebbe traghettare un fraterno arrivederci.
Anche la piccola folla (solo una piccola parte di un esercito più vasto e con alleati potenti) stretta tra le nostre linee si disperde senza confusione in direzione della pineta.
 
<< Spiegatemi cosa vi è preso! >> ruggisce Asuka finalmente libera di buttar fuori la sua parte di stress. << Non ... non c'era bisogno ... >>
Aveva sicuramente un paio di maledetto Shinji da sparare, ma deve aver capito che io non ho avuto scelta.
<< Abbiamo chiesto a Shinji di colpirlo >> conferma il ciclope. << Tu eri il pretesto perfetto per scatenare il casino e al contempo garantire a tutti noi una via d'uscita >>.
Lo schiaffo di Shikinami raggiunge la guancia di Furia Buia poco sotto la cicatrice. << Non permetterti mai più! >> grida imbestialita. << Non usarmi mai più! >>
Dillo a me! << Che significa? >> domando.
<< I quattro mesi sono passati da tempo >> spiega il Paparino che sfida immobile Asuka puntandole entrambi gli occhi addosso. << Eppure, nonostante l'occasione che gli hai fornito, Tasoichi non può sfidarti. E' curioso, non credi? >>
<< Preoccupante direi >> si aggiunge il Biondo che pare non prestare attenzione alla gatta. Anche Makinami si dimostra più interessata all'oggetto della discussione che al suo amante dai capelli dorati. Sorride come sempre, ma sotto quegli occhiali c'è una persona che non ha alcuna voglia di giocare.
<< Non hai spiegato niente >> lo rimprovera Asuka che non abbassa lo sguardo ma incrocia le braccia e inizia a scuotere la testa per apparire più aggressiva.
<< Hai ragione >> il Paparino le volta le spalle e si dirige verso l'entrata dell'infermeria da cui emerge la figura di Sakura.
<< Non sono uscita prima >> dice Suzuhara appoggiando una mano al petto di Furia Buia << perché, altrimenti, avresti dato di matto >>.
<< Già >> risponde. << Non so cosa gli avrei fatto se ti avesse chiamata per nome >>.
<< Forse non siamo stati abbastanza discreti >> ride il dottore mentre il cacciatore le passa l'indice sulla guancia. << Non è da me, ma non mi dispiacerebbe ucciderlo. In fondo, sono un soldato. Perciò, non preoccuparti per me. So difendermi e poi ... >>
<< E poi niente >> il ciclope torna alla realtà. << Neanche alla Wille siete al sicuro >> dichiara volgendosi verso Mari.
<< Dovremo occuparci della loro sicurezza ... anche di Ayanami intendo >> precisa Orso che dà le spalle all'amore della sua vita.
<< Ma non potete proteggerci per tutto questo tempo e poi non ne abbiamo bisogno. Non sono così stupidi da osare ... >> Asuka si blocca e trattiene il respiro forse considerando che anche in questo caso lei non c'entrava niente.
<< E' questione di ore, al massimo un paio di giorni >> il Biondo la fa rientrare nel cerchio.
<< La sfida non si farà >> dice Furia Buia << perché non sono più sicuri di vincere >>.
<< Quindi, ci affronteremo in uno scontro vero >> tento di trarre le mie conclusioni << come quello che abbiamo vinto proprio ieri >>.
<< No. Devono vincere e allo stesso tempo ridurre al minimo le perdite se vogliono mantenere un potere contrattuale con il capo della sicurezza, è corretto gattina? >>
<< Stai andando bene >> risponde sorniona Quattrocchi ostentando il pollice all'in su in segno di approvazione.
<< Perciò, ci tenderanno delle imboscate. E tu sarai il primo bersaglio. Probabilmente tra stasera e domani cercheranno di farti fuori e di non farsi scoprire >>.
<< Perché non li hai ammazzati subito? >> si infervora Shikinami rivolgendosi al cacciatore.
<< Regole >> dico.
<< Non le rispettano loro, perché dovremmo farlo noi? >> domanda retoricamente il Biondo.
<< Giusto. Si fottano le regole! >> rincara la dose il cacciatore. << Siamo abbastanza maturi da poterle tradire >>.
<< E fondare la nostra religione >> Musashi piazza la battuta dimenticando la consegna di freddezza che i tre cacciatori si erano imposti. Sbuffa rumorosamente e liscia la fondina nel tentativo di riaccasare la pistola.
<< Ti sembra il momento?>> chiede Sakura.
<< Certo che lo è. La situazione è grave, noi siamo sotto stress e dobbiamo stressare Ragazzo affinché sia pronto. Ma ora che si è aperta una finestra di quiete lasciatemi decomprimere. Io controllo la tensione facendo il cazzone, Orso ... tu come decomprimi, bestione? >>
<< Alzandoti le mani ogni due o tre giorni >>.
<< Appunto, lui si stanca a furia di inutili tentativi di colpirmi. Ragazzo sta sperimentando forme di auto gratificazione pensando a Shikinami >>.
<< Non è vero! >>. Perché gliel'hai detto?
<< Solo il tuo uomo de ... >> Musashi si tappa la bocca e chiude gli occhi. Riprende soltanto quando Orso gli dà il via libera con una pacca sul fianco. << ... Solo il Paparino sguazza nel casino ... Cazzooo!!! >> esplode infine.
<< Anche senza gli stronzi che vivono a casa tua e lo foraggiano alle vostre spalle >> Furia Buia guarda Asuka, << Ronin può contare su un esercito numeroso e da un po' di tempo sicuramente più addestrato. Ammazzare lui e la sua guardia privata in questo momento avrebbe fornito a Kuchinawa il pretesto per prendere possesso del villaggio con la scusa di assicurare l'ordine; e ... possiamo solo immaginare con quali conseguenze per tutti noi >>.
<< Dieci e lode. Adesso cosa pensi di fare? >> lo pungola Makinami.
<< Prima di tutto, come ha detto Orso, organizziamo la sicurezza di ... alcuni tra noi. Poi, non lo so, pensavo di contrastarli pianificando imboscate fuori dal villaggio >>.
<< Parliamone con il vecchio >> consiglia il cacciatore con la barba. << Ehi, stratega, vuoi venire con noi? >>
<< No >> risponde Matsuda che usa il mirino del fucile per osservare i movimenti della fazione nemica per adesso in ritirata. << Cerco di capire almeno come difendere l'infermeria e il locale. Voi fornitemi due o tre scenari possibili e al resto penserò io >>.
<< Scusatemi! >> interrompo la comitiva mentre parte in direzione del locale. << Se non vi dispiace, vorrei farmi sistemare la ferita da Ayanami >>.
 

 
*****
 
 
 << E' il nostro whisky? >> chiede il Biondo a Mami che, dal lato giusto del bancone, sta riempiendo dei bicchieri da cicchetto.
<< Quello l'avete già consumato >> risponde la donna continuando a versare.
<< Questa bottiglia appartiene alla mia riserva speciale >> chiarisce il vecchio che si è posizionato a fianco alla donna.
<< Un giorno dovrai spiegarci come fai visto che ti stai decomponendo in questo posto >> sfotte Orso.
<< E' quello che voglio farvi credere >> sorride, << miei amatissimi pivelli >>.
<< Tesoro, tu ne vuoi? >> domanda l'oste avvicinando un bicchiere ad Asuka.
Preoccupazioni, domande, emozioni si congelano mentre ci concentriamo sulla rossa che ci ha seguiti nel locale come se l'avessimo invitata o, questa volta, pensasse di dover contribuire a formulare una strategia "salva cacciatori".
Accortasi di essere diventata il centro momentaneo del nostro piccolo e incasinato universo, Asuka si irrigidisce e lascia libero un ghigno imbarazzato prima di accettare meccanicamente l'offerta. << Io ... io >> balbetta impacciata << sono ... avevo già intenzione di venire qui. Non è che voglia ... >>
<< Ragazzo non beve >> interviene secco Furia Buia che con un gesto veloce della mano scaccia dalla testa ogni considerazione sulla presenza della Second ad una riunione della banda a cui partecipano, in veste di guest star, anche Sakura e Makinami. Ormai, è evidente che siamo sulla stessa barca in mezzo al mare mosso.
<< Solo un cicchetto per calmare i nervi >> si giustifica l'oste.
<< Appunto. E' meglio che non si rilassi >>.
A malincuore pronuncio un desolato rifiuto: << sto bene così >>.
<< Voi perché non bevete? >> domanda Musashi al vecchio e alla donna prima di buttar giù l'alcool.
<< E' troppo presto. Grazie per non avermelo chiesto >> provoca Kosuke che, invece, di accomodarsi al bancone con noi, si era insediato sul suo abituale trono lungo la prima fila di tavoli alle nostre spalle.
<< Potresti anche sederti con noi >> ribatte l'omone. << Fai di tutto per sembrare invisibile >>.
<< E' la prerogativa dei bravi cacciatori >> lo infilza il vecchio con voce gentile.
<< Allora, perché voi non bevete? >> Furia Buia ripropone la domanda dopo aver vuotato d'un fiato il suo bicchiere.
<< Non è successo niente di grave >> svela Mami. << Non abbiamo bisogno di calmarci >>.
<< Siamo abituati a molto peggio >> rincara la dose l'ex Paparino.
Provo una soddisfazione da vendetta consumata nel vedere i tre giovani psicopatici in imbarazzo.
Makinami non dà peso al loro disagio e ne approfitta per chiedere il bis. Sakura trattiene una risata nervosa, mentre Shikinami, rossa anche in viso, osserva il bicchiere ancora pieno nella sua mano come se contenesse veleno.
<< Versamene un altro! >> sibila il ciclope che prova a nascondere il bruciore patito dall'orgoglio così facilmente offeso.
<< Quindi, avete pensato alle prossime mosse? >> lo interroga con fare serio il vecchio mentre serve i suoi ragazzi.
<< Non ci sarà nessuna sfida, adesso ne abbiamo la certezza >> inizia il cacciatore. << E dire che Shinji, su nostra richiesta, ha fatto il possibile per provocare quel ragazzo. Probabilmente, proveranno ad ucciderlo qui forse già stanotte per costringere noi a reagire e dare a Kuchinawa una scusa per intervenire e costringere Kaji al fatto compiuto >>.
<< L'avevamo già previsto >> risponde paziente il vecchio.
<< E' vero. Inoltre, considerato che sono in tanti e che alcuni della sicurezza della Wille si saranno già infiltrati tra i cacciatori, proveranno a chiuderci all'angolo con qualche azione dimostrativa >>.
<< Il nostro deposito >> conferma Orso che fissa il vuoto mentre stringe il suo bicchiere tra le mani. La pausa di compensazione è finita e, di nuovo concentrato, sembra non dar peso al fatto che Sakura sia seduta proprio al suo fianco.
<< Sarebbe la giusta spinta per costringere i gruppi neutrali a schierarsi e, se perdiamo il controllo delle vie di accesso al villaggio, dovremo scappare >>.
Mentre Furia Buia parlava, senza volerlo, ho iniziato a fissare Asuka. Le parole del cacciatore fanno male perché dipingono un dramma più intenso di quello concepito dal mio innato pessimismo, perché quell'appuntamento mi appare ora come una parentesi non più ripetibile, perché, anche se andasse bene, lei non riuscirà mai più a rivedere la sua faccia da bambino.
Shikinami risponde al mio sguardo, il suo volto rimanda tristezza e rabbia. Forse ha appena fatto la mia stessa considerazione.
Chiudiamo presto la muta conversazione poiché è inutile rimpiangere un passato così recente e già così lontano. Tutto è cambiato, tutto sta cambiando e posso solo lasciar cadere la sensazione di un'occasione persa. La nostra adolescenza è sempre stata una farsa.
<< Non hai ancora risposto alla domanda >> il vecchio incalza il Paparino.
<< ... Non toccheranno i due piloti >> sospira Furia Buia che istintivamente accarezza il manico del coltello. << Se non fossero i nostri migliori alleati, non me ne fotterebbe niente di Kaji e di ... Misato , ma Sakura e Ayanami saranno prive di protezione. E noi non possiamo farci intrappolare. Quindi, pensavo di spostare lo scontro all'esterno. Lasceremo che ci diano la caccia mentre, in realtà, saremo noi dare la caccia a loro. Col tempo perderanno pezzi, coraggio e alleati e Kuchinawa non potrà intervenire >>.
<< Lui ha già deciso cosa fare. Se non troverà un pretesto, ne inventerà uno >> obietta il vecchio. << Ha già deciso di uccidere noi, e sono convinto anche il dottore e l'ex pilota. La tua strategia è buona ma dispendiosa e non abbiamo tempo. In più, anche applicando una tattica basata sulla guerriglia, non potreste garantire la sicurezza di nessuno. E io non ho alcuna intenzione di vivere da randagio >>.
<< In guerra nessuno è al sicuro >> ribatte a denti stretti Furia Buia.
<< E mentre sarete lontani il villaggio sarà comunque occupato, Misato e Kaji moriranno e i due piloti rimarranno in vita a patto che si dimostrino ancora utili >>.
<< Il dummy >> esclamo fissando la rossa e Quattrocchi. << Ritsuko lo sta ricreando, non è  vero? >>
<< Non ... non è un'informazione ... >> Asuka mostra il suo dilemma mentre prova a difendere il segreto da buon militare.
<< O scegli di stare dalla nostra parte oppure ... vattene! >> Furia Buia alle volte sembra davvero un padre, il mio. Eppure, ora che sono ... seduto alla sua destra, dall'altra parte del tavolo, devo ingoiare il disagio che mi procurano quelle parole e ammettere che hanno senso.
Ne hanno anche per Shikinami che, però, le vive dalla mia prospettiva. Non ricordo se anche Soryu abbia fatto una simile esperienza, ma per la ragazza seduta a pochi sgabelli da me è la prima volta e non fa in tempo a organizzare una reazione.
<< Ti va di darci una mano? >> Musashi si rivolge alla collega della Second. << Ci servono tutte le informazioni in vostro possesso sugli accordi tra il capo della sicurezza e i cacciatori >>.
<< Ci serve anche sapere su quanti uomini può contare Kaji >> precisa il Paparino, << in quanto tempo può schierarli e a che punto siete con il dummy. E ci serve saperlo entro ieri >>.
<< Un altro >> la gatta allunga sorridente il bicchiere in direzione di Mami. E' così fuori luogo il suo atteggiamento impertinente e scanzonato; mi ricorda molto il Biondo, ma nell'ironia del mio fratello è possibile ascoltare sempre un sottofondo di tristezza; in quella del pilota, c'è ... mi sembra non ci sia proprio niente. << Non è stato carino parlare in quel modo alla mia Principessa, rozzo villano >> conclude insultando il ciclope.
<< ... Non ho bisogno neanche del tuo di aiuto >> brontola la collega.
<< Scusami, Asuka! >> Furia Buia esprime ciò che non pensa e lo dimostra non degnando di alcuno sguardo la persona con cui si è appena scusato. << Così va bene? >> domanda provocatorio.
<< Non sei stato convincente >> lo rintuzza Quattrocchi.
<< Fattelo bastare! Allora, vuoi rispondere? >>
<< Magari vuole ... dirlo solo al Biondo >> Orso tenta la mediazione.
<< No, oggi sono stanca. Non so, mi sento così annoiata >> il pilota chiude lo spiraglio.
<< Se non te lo vuoi scopare, allora dicci cosa sai! >> Furia Buia perde le staffe, sbatte un violento pugno sul bancone e spalanca il suo occhio sinistro con tale rabbia che un rivolo di sangue gli percorre la guancia, << o ci penso io a tirarti fuori le parole >>.
<< Non c'è bisogno di arrivare a tanto >> interviene Sakura che accenna ad alzarsi per coprire al cacciatore la visuale del pilota.
<< Paparino >> dice a bassa voce Musashi che forza il respiro mentre i muscoli delle spalle si contraggono, << trova un altro modo o avremo un problema. Lo sai che ci tengo a lei >>.
Furia Buia continua a fissare con la sua iride color del sangue Makinami, mentre sento l'aria intorno a noi elettrificarsi. << Ti voglio bene, Biondo, morirei per te. Ma se lei non parla, allora io e te avremo un problema >>.
<< E fa' qualcosa! >> ordina l'oste che dà una vigorosa spinta al vecchio per costringerlo ad intervenire.
<< E perché? >> risponde. << Ormai c'è un problema ed è bene che si chiariscano subito. Fuori dal villaggio, naturalmente. Non dobbiamo dare l'impressione di essere divisi >>.
<< Furia Buia ... >> pronuncia digrignando i denti Makinami che, finalmente, mette via quella sua faccia da schiaffi per mostrarne una più sincera e, soprattutto, più in linea con lo stato d'animo generale. << Il mitico, il famigerato >> continua alzandosi dalla sedia, << il sociopatico Furia Buia, il cacciatore dall'occhio strano e dalla faccia sfregiata >> continua con gli epiteti mentre si avvicina con un ché di seducente nella camminata. Passando, accarezza senza soluzione di continuità le braccia e le spalle di Asuka, di Sakura, di Orso. Indugia un secondo in più su Musashi prima di rifiutare la sua mano e toccare il Paparino. << Nonostante tutto, sei diventato davvero un bell'uomo >> ammette iniziando a massaggiargli le spalle e il collo << e i tuoi capelli hanno un buon profumo >> baciandolo sulla testa, << come quelli di un bambino. E' l'ultimo baluardo di innocenza che ti è rimasto, vero? >> dice stringendosi a lui mentre corica la guancia sul suo capo volgendosi verso di me ed io provo terrore perché i suoi occhi mi appaiono vuoti e incolori, due porte che aprono all'abisso dell'umanità. La sua è l'unica maschera che non strapperei mai.
<< La perderai lo stesso. Non vedi che è tutto così ... finto? >> sussurra mentre si strofina tra i capelli del cacciatore che adesso stringe il manico del coltello come se cercasse di non cadere. << E anche se non lo fosse, sarebbe banale, privo di significato. Quante illusioni dobbiamo ancora alimentare prima di capire che non serve a niente attaccarsi alle cose? >>
<< Allora considerami dio >> risponde tagliente e roco Furia Buia. << Io decido quali illusioni nutrire. Decido io il senso delle cose >>.
<< Però, la verità che non puoi accettare nel tuo cuore >> ribatte graffiandogli il  petto come se volesse ghermire il suo centro delle emozioni e stritolarlo << è che poi ti toccherà >> intona la sua macabra canzone scivolando di lato fino a baciargli l'orecchio << distruggere ciò che crei. Dico bene, Principessa? >> domanda ad alta voce rizzandosi di scatto.
Asuka, come me, come Sakura, come tutti non riesce a celare il disagio che le procura la vista di quella strana creatura che pensava di conoscere. E non ha neanche sentito le sue parole.
<< Devi imparare a rilassarti, Paparino >> torna alla carica la gatta che riparte con il massaggio e il canto della sirena. << Prendi la vita con più filosofia, come me. Tanto ... >> avvicinando le labbra alla sua nuca << morirai presto, ma sta' tranquillo, non sarai solo >>.
<< Makinami! >> sbotta Sakura inferocita. Soltanto l'intervento di Orso le impedisce
di attuare il suo proposito di fronteggiare il pilota a muso duro.
<< Te lo lascio subito >> ride Quattrocchi staccandosi dal cacciatore. Non fa, tuttavia, in tempo ad allontanarsi perché Furia Buia l'afferra per il polso e la tira verso di sé.
<< A maggior ragione >> ringhia << aiutami a non lasciare conti in sospeso! >>
Makinami  evita la sfida e mi lancia un'occhiata, questa volta calda e dolce. << Sei un buon padre >> sorride al Paparino cercando di forzare il blocco del polso per accarezzarlo in viso.
<< Guardami! >> Furia Buia la strattona stringendola ancora più forte. << Ora chiediti se me ne fotte qualcosa di quello che pensi! Allora, ci aiuti o no? >>
Mari indugia sui dettagli della faccia del cacciatore, attenta e forse un po' delusa per la tiepida critica alla sua performance, poi si rilassa. << Va bene >> sbuffa, << vi aiuterò. Volevo soltanto fare due chiacchiere con i miei amici ... Andiamo, mio bellissimo capellone >> esorta il Biondo quando il ciclope le libera il polso. << Mi è venuta voglia di ... parlare con te >>.
<< Non finisce qui >> sibila minaccioso Musashi prima di alzarsi.
<< Ne sono consapevole >> risponde il Paparino.
<< Non fate così >> schiocca la gatta tirandosi dietro il Biondo. << La vita è troppo breve per sprecarla in inutili litigi. Non preoccuparti, Principessa, l'altra volta non te la sei cavata male, ma padre e figlio sono due clienti davvero difficili >>.
 E' vero, quella sera mi aveva ricordato Mari. Sfrutto al massimo la visione periferica per controllare le reazioni della Second che pare incerta se sprofondare o dare in escandescenze.
<< Tutto scorre rapidamente, Principessa >> Mari rende inutile la scelta. << Dovresti prendere esempio dai cacciatori. Del resto, non penserai davvero di pilotare per sempre un Eva? Ci sono tanti altri nemici da combattere. Tante piccole, fastidiose formiche. Non puoi calpestare tutte le colonie con il nostro mecha >>.
<< Io non sono un cacciatore >> ribatte acida Shikinami con gli occhi fissi sul bancone come se volesse convincere il legno.
<< Magari lo sei e non sai di esserlo >> grida la gatta prima di uscire dal locale.
Asuka, con aria vagamente smarrita, inizia a guardarsi intorno cercandoci uno ad uno e lasciando me per ultimo. Che si tratti solo di Shikinami o di entrambe, ha visto i cacciatori, li consoce e adesso osserva me, ormai privo di forma e di ruolo, l'unico punto di contatto (ancora per poco) tra il mondo degli Eva e questa realtà da neolitico post apocalittico, tra il suo 2015 e questo 2030 (immagino).
<< Non c'è cavalleria in voi >> commenta disgustata e desolata. << Non c'è grazia, non c'è significato. Mi piace essere un pilota e combattere da pilota. Non voglio mischiarmi >> sibila rabbiosa guardando me e Furia Buia << con voi, che combattete da cani contro altri cani ... Grazie per l'ospitalità >> si rivolge rammaricata all'oste, consapevole di aver offeso anche lei, che è un cacciatore come noi. Esegue un educato inchino e si avvia all'uscita.
<< Hai ragione Asuka >> la blocca il Paparino. << Il nostro modo di fare la guerra è volgare e povero come la nostra vita e non c'è niente di romantico nelle battaglie che conduciamo. In fondo, Shinji ci ha visto giusto. Quelli come te avranno il loro meritato trionfo perché combattono nemici letali, ma senza volto né famiglia, l'incarnazione stessa del male, solo non in forma umana. Beh >> stringe i denti, << se non vuoi abbassarti al nostro livello, se aspiri a goderti il tuo sogno, almeno non sputare su di noi, perché noi siamo quelli che puliscono la via su cui camminerai tra due ali di folla festante. Fa' pure finta di non sapere da cosa la stiamo ripulendo, ma non chiamarci mai più cani! >>
<< Allora fate il vostro ... dovere, così >> s'infervora Asuka che pare in procinto di piangere mentre si concentra su di me come se volesse fotografare il suo Shinji << ... potrò dimenticarmi di voi, di tutti voi >>.
 
 
*****
 
 
Anche Sakura se n'è andata, scortata da Kosuke. Prima di uscire il capo del nostro gruppo ha fatto un cenno al vecchio, una sorta di silenziosa autorizzazione.
Suzuhara ha guardato a lungo Furia Buia, ma se n'è andata salutando solo Orso e le due persone al di là del bancone. Nessuno corre tra le braccia della morte, neanche una persona innamorata.
<< Spero che non avrò problemi anche con te >> mi dice il ciclope.
<< ... Forse no >> rispondo sovrappensiero. << Non ancora credo >>.
<< Dammi tregua >> ribatte stancamente toccandosi il viso. << Fammi risolvere ... un problema alla volta >>.
<< A proposito di problemi >> Mami stranamente poggia la sua mano sulla mia. << Dovrete comprarvi altri vestiti. Quelli che mi avete chiesto di lavare ho dovuto buttarli. C'era troppo ... >>
<< Grazie >> le dico << per non averlo detto davanti a ... >> freno in tempo la lingua prima che pronunci quell'unico nome.
<< Per come sta andando >> l'oste mi accarezza, << se sopravvivi, non potrai nasconderle più niente >>.
<< Potevi andarci più morbido >> Orso si rivolge al Paparino. << Lo sai che abbiamo lo stesso interesse e ci avrebbe aiutati comunque. Makinami è solo strana >>.
<< Ho ancora difficoltà a gestire la rabbia >> sorride spossato il cacciatore. << E sono preoccupato >>.
E' normale >> fa l'omone. << Non mi crea problemi che tu provi a gestire la rabbia. Mi preoccupo quando ci riesci. Sakura è una ragazza forte ... non metterla così duramente alla prova >>.
<< Mi dispiace, Orso >> dice afflitto il Paparino.
<< Lo so >> l'armadio guarda il fratello con un misto di simpatia e rassegnazione. << E poi, io sono troppo robusto e forzuto per lei >> si schernisce alzando le spalle. << Se l'abbracciassi con eccessiva passione potrei spezzarle la colonna vertebrale >>.
<< Picchierò lo stesso Musashi >> ribatte con amarezza, come se costretto a evidenziare il punto.
<< E lui picchierà te >> replica Orso riempiendosi da solo il bicchiere. << Fate in fretta e cercate di non ammazzarvi >> conclude servendo anche il fratello e me. << Bevi, Ragazzo! Per un po' dovremo restare astemi >>.
Vuoto il cicchetto prima di cedere alla tentazione di chiedere il permesso; Paparino finge di non farci caso.
 
<< Io >> il vecchio approfitta del silenzio, << fossi in voi, insisterei sul rituale d'ingresso dei nuovi cacciatori >>.
<< Sono consapevole >> il ciclope riprende a sfiorare il pugnale nella fondina << di quanto per te siano importanti le regole, ma: 1) il tuo rito funziona in tempi di pace mentre noi aspettiamo che venga sparato il primo colpo perché sarà quello che ammazzerà la colomba; 2) le regole che tu invochi non verranno rispettate dalla parte avversa e nel gioco sono entrate anche creature estranee alla nostra ... specie; 3) il figlioccio di quel bastardo a quest'ora ha avuto ordine di non sfidare Shinji e di non accettare provocazioni. Le tue regole >> soffia via la tensione << non ci servono adesso >>.
<< Quelle regole ci proteggono dal caos >> ribatte il vecchio.
<< Siamo già nel caos >> si lamenta Furia Buia, << dobbiamo cercarne altre >>.
<< Quelle regole ti hanno salvato >>.
Il cacciatore dall'occhio magico vuota il suo bicchiere e ingoia più del dovuto. << Perdonami, Paparino >> risponde amareggiato. << Sono pronto a crearmi le mie >>.
Invece di manifestare delusione, invece di adirarsi per l'alto tradimento, il vecchio rivolge uno sorriso affettuoso al suo problematico figlio adottivo e poi guarda me. << Crescono così in fretta >> mi dice. << Peccato siano ancora stupidi >>.
<< Co... come? >> Furia Buia guarda confuso me e Orso nella vana speranza di capire attraverso noi il senso di quell'ultima affermazione.
<< Non ti ho detto di rispettare le nostre finte usanze, quelle sono state create per disciplinare i pivelli >> il vecchio rimprovera i suoi allievi, ma quando arriva ai pivelli indica me con tutta la mano. << Ti sto dicendo di usarle perché una parte dei nostri avversari le conosce ed è abituato a considerarle vere. La tua idea di dar loro la caccia fuori dal villaggio non serve a niente perché tu vuoi colpire il corpo del nemico, ma dimentichi che il nemico ha due teste. Devi tagliare quelle! >>
<< E come? >>
<< Semplice! Non è necessario che Shinji sia sfidato o che sfidi qualcuno a sua volta. Ciò che conta è che ... immediatamente dopo, secondo le nostre usanze, attenda la fine della cerimonia. Durante il tempo necessario non potrà essere toccato e non ci saranno disordini che autorizzino Kuchinawa a far intervenire i suoi uomini. Quando Shinji sarà diventato membro della banda dovrete essere veloci e ripristinare l'ordine >> carica sulla parola affinché non vi siano dubbi sul significato da attribuirle << il più in fretta possibile. Alla Wille dovranno accettare la nuova situazione. Dopo si tratterà di smembrare quello che resta del corpo e ottenere da Kaji l'autorizzazione ad una spedizione punitiva dentro quel mostro >>.
<< Orso, passami il tuo sigaro >> Furia Buia guarda attonito il vecchio e cerca di prendere tempo per analizzare i vari punti del piano che ha appena ascoltato. L'apparente calma è tradita dalla mano che compulsivamente estrae e rinfodera il coltello.
<< Lasciamene due tiri >> risponde shockato l'armadio tirando fuori i resti del suo sigaro dal taschino della camicia.
Io non riesco a parlare, non ho più saliva e combatto per rimanere seduto da essere umano, percorso da brividi e conati di vomito, instupidito dalla paura. Ho capito bene?
<< La tua idea è ... >> inizia incerto il Paparino che forza una boccata << più audace di quanto sperassi, ma ... è troppo ottimistica. Non è assolutamente detto che gli altri cacciatori rispetteranno la tregua per permettere a ... Shinji di completare la cerimonia di passaggio; non è detto che Kuchinawa, intuendo la nostra mossa, non decida di attaccare a sua volta; non è detto che, qualora il primo atto dovesse concludersi come immagini, riusciremo poi ad eliminare anche la seconda testa, perché potrà contare proprio sulla vitalità di quel corpo incestuoso >>.
<< Giuste osservazioni >> replica il vecchio, << ma dimentichi che una parte di quel corpo potrebbe mostrare segni di rigetto verso la testa che vi è rimasta incollata, che i nostri simili  saranno confusi e che seguiranno più facilmente, in mancanza del capo che hanno accettato, le regole e la morale che conoscono. In pochi sono disposti a cavalcare il caos e la maggior di questi probabilmente il caos l'hanno intenzionalmente provocato. E' solo questione di tempismo e determinazione >>.
<< Ci sono troppe variabili >> obietta Furia Buia. << Dovremo ... pensarci me  ...>>
<< Perché non dici cosa ti spaventa? >> lo incalza il vecchio. << Shinji è la nostra carta vincente, è arrivato il momento di scoprirla >>.
<< Shinji non è ancora pronto per affrontare quello che ... dovremo fare. Anche se ha poteri come i miei ... >>
<< Se fate come vi dico, non dovrà usare i suoi poteri così presto >>.
<< Non lo darò in pasto a Ronin! >> si infuria il Paparino calciando via lo sgabello. << Lo ucciderò io, non rischierò la vita del ragazzo >>.
<< Respira! >> lo esorta paziente il vecchio. << Usa il cervello e tieni a bada il cuore >>.
<< E' azzardato >> commenta Orso guardando Furia Buia che sembra impazzito, << ma ... >>
<< Ma un corno! >> sputa rabbioso il ciclope << E' una cazzata. Spiegami, vecchio, in che modo Shinji potrebbe diventare un cacciatore? Anche se riuscisse, senza trucchi ad uccidere proprio lui, non gli verrebbe concessa nessuna tregua, sarebbe linciato sul posto e noi, per impedirlo, faremo scoppiare un casino così rumoroso che lo avvertirà anche quella merda di Gendo dalla sua tana di topi. Ronin non accetterà mai una sfida dal ragazzo; anzi, proverà a sgozzarlo, ergo di nuovo casini >>.
<< Ritorsione! >> esclama l'ex Paparino.
Non so cosa intenda, ma la furia del ciclope svanisce sostituita da un panico letale che lo pietrifica sul posto. Anche Orso sbianca e le sue mani iniziano a tremare.
<< Che ... >> mi schiarisco la voce con un colpo di tosse, mentre mi auguro di sputar fuori anche l'angoscia che mi sta uccidendo. << Che significa? >>
<< Se sarai abbastanza rapido >> spiega il vecchio con la tranquillità di chi sta raccontando una favola ai nipoti, << mentre i tuoi fratelli terranno a bada gli spettatori in questa sala, potrai giustificarti dicendo che hai vendicato un torto e chiederai di diventare ufficialmente membro di questo gruppo. Kosuke gode, oltre tutto, di un rispetto personale che va al di là degli schieramenti. Perciò ti rivolgerai a lui >>.
<< Perché ... >> implora Furia Buia. << Perché qui? >>
<< Perché qui ci riuniremo per piangere la persona che Shinji dovrà vendicare. Ronin è un maniaco egocentrico. Sentendosi più forte, sarà più invogliato a mostrarsi magnanimo per compiacere la sua autostima ... prima di darvi il colpo di grazia >>.
<< Non ti sembra di esagerare? >> Mami, angosciata, si avvicina al compare prendendolo amorevolmente per un braccio.
<< Oh no, non esagero affatto >> risponde picchiettando sulla mano della donna. << Si, Ragazzo >> continua, << il piano funziona se qualcuno si sacrifica per dare a te la possibilità di arrivare a bersaglio >>.
<< No nessuno ... >> scatto in piedi spaventato. << Nessuno deve ... per me ... >>
<< Non è solo per te, ma per la nostra visione. Cerca, però, di farcela. Noi possiamo soltanto accompagnarti fino all'entrata. Vorrei tanto non metterti pressione, ma se tu esci vivo e Ronin no, gli altri tuoi fratelli, Sakura, Ayanami e i due piloti forse vivranno; se, al contrario, sarà lui a uscire vivo e vincitore, moriranno tutti quelli a cui vuoi bene. Ci serve che sia tu ad avvicinarti per primo perché ti sottovaluterà >>.
 
Ha ragione!
 
Ma la pressione resta ugualmente insopportabile.

<< Chi? >> chiede Furia Buia.
<< Uno di voi tre! >>
La risposta del vecchio è stata così secca che ho quasi l'impressione di non averla sentita. Mi lascio cullare da un instante in cui tutto è sospeso: le mie emozioni, le facce dei presenti immortalate in uno stupore che contiene tanta disperazione, le nostre vite. Busso alla porta del mio cuore per chiedergli se almeno lui ha ascoltato l'anziano cacciatore, perché non sono ... non sono ... << No! >> grida il mio cuore attraverso la bocca, riavviando le lancette dell'orologio. << No, non devono morire. Possiamo fare finta. Uno di loro si nasconderà per il tempo necessario. Paparino, Orso, dite che ho ragione >>.
Sebbene mi stia rivolgendo al Paparino e a Orso, non voglio guardarli, perché so già che non mi daranno ragione e io non posso farci niente. Il mio nome ancora una volta maledice tutto ciò a cui tengo. Mi sento come un bambino che col dito fa la conta per scegliere un compagno da inserire nella sua squadra. Solo che, nel mio caso, il compagno dovrà morire.
<< Non può essere come vuoi, Shinji >> Furia Buia uccide gli ultimi brandelli di speranza e una cascata gelata appiattisce i miei capelli e comprime la testa fin  quasi a farmi esplodere il cervello. Il peso dell'ineluttabile. << Perché uno di noi dovrà necessariamente farsi uccidere. E visto che tu sei il trofeo più ambito, una tregua verrà concessa solo se la sfortunata vittima sarà ... sarà ... >>
<< Un trofeo altrettanto ambito >> lo aiuta Orso.
<< E se non fosse sufficiente? >> chiedo al vecchio aggrappandomi disperatamente ad ogni evidente falla di quel piano assurdo. << Se non fosse magnanimo? Ronin odia loro tre >>.
<< Non lo conosci quanto me. Lui ancora non lo sa, ma il suo orgoglio sarà la sua rovina >> cerca di rassicurarmi, anche se a dire il vero non me ne frega niente. Non accetterei neanche se la sua idea avesse il cento per cento di possibilità di andare in porto. << Quando il Biondo avrà terminato la chiacchierata >> continua parlando agli altri due, << uscirete dal villaggio, cercherete un posto sicuro per risolvere le vostre questioni e poi sceglierete chi di voi tre dovremo ringraziare >>.
Ho sempre visto il vecchio come il grillo parlante, la voce buona e saggia che ha il compito di placare le intemperanze dei soldati di questa banda di assassini, il discreto timoniere che guida la barca delle anime agitate durante la tempesta. Sorride come un nonno amorevole ma le sue parole tagliano più del coltello di Furia Buia.
<< Resta il fatto che non è pronto >> il Paparino scuote la testa.
<< Lo avete addestrato per questo >> risponde il vecchio. << Dovresti avere più fiducia in lui >>.
<< Ho fiducia in lui, ma so che ... ha bisogno di altro tempo >> replica con una determinazione che ha il vago sapore di una supplica.
<< Che non gli puoi dare. Lo hai detto anche tu: è la vita che è stronza[3]. Devi accettarlo o finirà qui >> ribatte il vecchio che si sforza di confortare il problematico figlio accarezzandolo col suo tono paterno e rassicurante. << Non abbiamo scelta e neanche lui. Non sei d'accordo, Ragazzo? >>
Tanti Shinji dentro questo adolescente gridano: << no, non sono d'accordo. Ho bisogno di tempo >>, ma sono soltanto le voci della mia paura, non del mio senso del giusto. Ne prendo le distanze aggrappandomi non tanto all'illusione di dovere che aveva reso schiavo un pilota, ma all'aspirazione di poter essere un giorno come i miei fratelli, perché amo questi disperati senza patria. Non posso accettare che i loro sforzi siano stati inutili, non posso nascondermi dietro la mia famiglia.
<< Non mettere in mezzo Shinji >> Furia Buia si ribella all'autorità.
<< So che sei d'accordo con me >> rilancia il vecchio. << Hai solo paura, ma non puoi proteggerlo per sempre. Non è il momento di essere deboli ed egoisti >>.
<< Fa male anche a me >> Orso si avvicina al fratello, << ma può funzionare e non abbiamo altro >>.
Buffo! Se il Paparino scegliesse di accettare dimostrerebbe di avere a cuore la sua famiglia e me che, per crescere, devo affrontare questa prova; se scegliesse di proteggere solo me, dimostrerebbe di pensare solo a se stesso proteggendosi dal dolore.
Essere adulti fa schifo!
<< Naturalmente, verrò con voi >> il vecchio interrompe il pressing ai danni del ciclope. << Se non vi stessi dietro, ne combinereste una delle vostre >>.
<< E' rischioso >> si lamenta Mami.
<< Come te, anch'io mi sono stancato di questa brutta vita in mezzo agli animali. Aiuto i miei bambini un'ultima volta >> accarezza il viso dell'oste, << poi apriamo un albergo da qualche altra parte; sai, in uno di quei bei posti abitati dalla gente normale che non abbiamo mai visto. Per favore trova un ricambio per Ragazzo. Se aspettiamo che se ne occupino quei tre imbranati finirà per andare in giro nudo >>.
 
 
*****
 
 
Non so per quale motivo ma prima di partire alla ricerca di un posto adatto per permettere a Furia Buia e al Biondo di appianare le loro divergenze, il vecchio ci ha costretti a fare più volte il giro del villaggio come un'appariscente ronda di vigilantes. << Facciamo sapere >> ci aveva spiegato << che non temiamo nessuno >>.
<< Dobbiamo avvertire Matsuda >> propone titubante il Paparino.
<< Ci ha già pensato l'altro orbo del gruppo >> ride il suo mentore. << Mentre giocavate, e a ragione, a fare i Cupido con i cuori dei due ragazzi, noi abbiamo pensato a tutto >>.
<< Avresti potuto ... >> prova a ribattere Musashi.
<< Ce l'avreste permesso? E poi non mi andava. Era bello vedervi sprecare tempo a fare i ruffiani >>.
<< Lo farò io >> Furia Buia non vuole allontanarsi dal focus dell'azione. << E' mia responsabilità >>.
<< Questo lo pensi solo tu >> sputa accigliato il Biondo. << Rimetti i piedi a terra. La responsabilità è di tutti >>.
<< Io posso affrontarlo meglio di voi >> ringhia il Paparino che ha colto la sfida e, testardo com'è, sta per impuntarsi.
<< Morire è facile >> contrattacca Musashi. << E poi non sei tu a decidere >>.
<< Scommettiamo? >>
<< Non qui, non qui >> li ammonisce il vecchio.
<< E poi litigare su chi di voi deve morire >> commenta l'armadio spingendo senza grazia i due fratelli per dividerli << è da stupidi >>.
 
<< Avete spiegato a Ragazzo l'utilità di conoscere il proprio ambiente? >> il vecchio pone questa domanda dopo aver svoltato lungo una piccola stradina a un isolato dall'infermeria, là dove vidi per la prima volta dei cacciatori all'opera[4].
<< Praticamente tutte le volte >> risponde ancora infastidito il ciclope.
<< Verifichiamo! Ragazzo, per favore, fermati e chiudi gli occhi >>. Ottenuto quanto richiesto prosegue: << sei disarmato e un cacciatore ti insegue per ucciderti. A differenza di te lui è armato, non importa se di fucile, pistola o di un coltello. Dalla via principale, svolti a destra lungo questa stradina. Cosa fai? >>
<< Beh, per prima cosa cerco di non muovermi in linea retta >> argomento un po' in affanno considerando che uno scenario simile potrebbe presentarsi davvero, << così il mio aggressore ha meno possibilità di colpirmi >>.
<< Bene >> annuisce il vecchio. << Poi? Non puoi fuggire per sempre >>.
<< Dipende da dove mi trovo alla fine della strada. In base a ciò e a quanto riuscirò a notare, potrò decidere se girare a destra o a sinistra >>.
<< Sbagliato! Ti troveresti allo scoperto per molto più tempo e quindi torneresti ad essere un bersaglio facile, che tu proceda o meno a zig zag. Se dovessi difenderti qui, cosa potresti fare? >>
<< Non ne ho idea >> devo confessare.
<< Cosa c'è in questa strada che può tornarti utile? Va' a memoria >>.
<< Non ... non lo so >> mi arrendo. << Qui non c'è niente >>.
<< Stupido! >> il vecchio mi tira uno schiaffo in testa. << Quando saremo usciti, ricordatemi che devo prendere a schiaffi anche voi ... Va bene, Ragazzo! >> rifiata. << Analizza l'ambiente con gli altri sensi senza aprire gli occhi e dimmi cosa vedi >>.
<< C'è ... c'è >> inizio incerto << un barile di legno. Potrei nascondermi lì dietro o farlo rotolare contro il mio assalitore per farlo cadere >>.
<< Chi si prende un altro ceffone al posto suo? >> domanda ironico. << Hai queste capacità, usale come si deve. Il barile è ancorato ad una base in cemento, quindi non puoi scaraventarlo da nessuna parte e rintanarti dietro quell'obbrobrio significa aspettare la morte. Ritenta! >>
<< Modulo un at field? >> chiedo abbassando la testa per assorbire un altro colpo.
<< Uffaaaaa! Prima di tutto, non devi fare affidamento sui tuoi giocattoli. Non commettere gli stessi errori dei tuoi fratelli! In secondo luogo, apri gli occhi e osserva bene! >>
Tra il barile e una piccola finestrella, posta ad altezza d'uomo sul muro perimetrale di una casa, vi è una pensilina con sopra vasi da fiori evidentemente mai utilizzati.
<< Potrei usarlo come appoggio per saltare e prendere uno di quei vasi >>.
<< E' un'idea, moccioso >> sbotta il vecchio toccandosi il naso. << Regalare un fiore è sempre un gesto carino. Fate l'amore, non fate la guerra! E' così che si dice, vero? ... Che ne dici, invece, di usare quell'affarino in acciaio che se ne sta lì comodamente appeso poco sotto quei vasi ? >>
<< Un piede di porco >> esclama Furia Buia. << Non l'avevo mai notato >>.
<< Ma come avete fatto a sopravvivere? >> si lamenta l'ex tutore. << Siete dei pivelli. Matsuda l'ha sistemato qualche giorno fa e voi non ve ne siete accorti. Siete cacciatori non impiegati di un'agenzia per cuori solitari >>.
<< Ma ... >> azzarda Orso.
<< Niente ma! Faremo un altro giro e cercate di prestare più attenzione! Come direbbe il nostro stratega, il mondo intero può essere dalla vostra parte se sapete come sfruttare le occasioni che vi offre >>.
 
 E io, intanto, cammino con la mia strana famiglia, un po' imbarazzato ma sempre con quest'aura da predestinato che mi riveste come una pesante armatura o un denso alone di sfiga. Mi inoltro per l'ennesima volta su una via che non ho scelto, chiamato ad impersonare il ruolo dell'invincibile Shinji, mentre tutto ciò che vorrei è una vita tranquilla, un po' come quella sognata da Orso, soltanto un filo meno noiosa.
Non mi rende orgoglioso sfoggiare il giaccone del vecchio, né il suo coltello, ultimo regalo in ordine di tempo insieme ad un pacchiano cappello a visiera che mi ha ordinato di indossare subito. Quando Mami si è ritirata per lasciarci soli, me l'ha presentato come il suo portafortuna. E' a quadri rossi e bianchi, un vero pugno nell'occhio. Se non temessi di offenderlo, lo infilerei rapidamente in tasca per non essere insultato, preso in giro o, peggio. << Con questo cappello >> mi dico << anche un miope nella notte più tetra riuscirebbe a spararmi in testa >>.
Mi fido di queste persone, ma non ce la faccio a mandar via un pensiero orribile: e se, appena fuori dal villaggio, lontano da occhi indiscreti, mi uccidessero? Se nel locale avessero recitato una parte per non far capire alla capra del sacrificio che il macello è già aperto? 
 
 
<< Qui va bene! >> esclama il vecchio che, fermandosi nel mezzo di una piccola radura dal terriccio bagnato ad alcune centinaia di metri dal ponte che abbiamo attraversato senza troppi problemi, mi prende per un braccio e stringe tanto da farmi male.
<< Che ... >> sto per chiedere.
<< Allora, ragazzi >> continua rivolgendosi al Paparino e al Biondo, << che avete intenzione di fare? Dichiariamo che va tutto bene o avete qualcosa da dire? >>
Perché tirar fuori quell'inezia? In fondo non è accaduto niente di irreparabile e poi anche Mari potrebbe evitare di comportarsi da stronza specialmente in un momento come questo.
<< Naturalmente le donne sono una scusa >> mi spiega sottovoce il vecchio. << I ragazzi devono crescere alla svelta e non devono esserci questioni irrisolte perché loro avranno bisogno di restare uniti >>.
<< Mi dispiace, Biondo >> inizia subito Furia Buia, quasi non aspettasse altro. << Comprendi bene che Makinami ha scelto il momento sbagliato per giocare come al suo solito >>.
<< Ci avrebbe detto tutto senza problemi >> ribatte il cacciatore dai capelli lunghi avvicinandosi al fratello. << E' il suo modo di gestire la tensione. Ma tu sei troppo egoista per provare a capire gli altri, sei troppo stupido per accettare che siano diversi da te >>.
<< Tutti dobbiamo forzare la nostra natura quando serve >> il Paparino si irrigidisce e lentamente sposta i piedi per assumere una posizione di guardia. << Te lo ripeto: ha scelto il momento sbagliato. E se fosse davvero come dici, allora ammetterai che lei si è divertita a farmi incazzare, considerato che non è una stupida >>.
<< Soltanto noi ci preoccupiamo dei tuoi momenti giusti e di quelli sbagliati >> ribatte Musashi stringendo i pugni; << non tutti sono pazienti come noi e, in fondo, non meriti queste accortezze perché sai pensare solo a te stesso >>.
<< Non è vero. Mi preoccupo sempre per tutti voi >>.
<< E ci tratti come cagnolini scemi, come spalle, a volte come sudditi. Tu non sei il mio capo >> Musashi è a portata di calcio.
<< Non ho mai pensato di esserlo, ma, nel dubbio, preferisco decidere da solo. Se non vi sta bene, andate per la vostra strada! >> il ciclope alza le braccia.
<< Tu vai sempre per la tua strada e noi dobbiamo rimediare ai tuoi casini, parare il tuo brutto culo peloso e proteggerti dalla tua mente malata. >> Musashi è a portata di pugno.
<< Io decido perché io posso sopportare le conseguenze >> il cacciatore incassa la testa.
<< Non dovevi minacciare la mia donna, Furia Buia! >>
<< Non doveva sfidarmi, Biondo! >>
<< Chiamami Musashi, bastardo! >> grida prima di colpire la faccia del fratello con un destro violento subito doppiato da un sinistro.
il Biondo non insiste e aspetta che il Paparino assorba i colpi.
<< Non devi mai darmi ordini, stronzo! >> sibila il ciclope prima di partire per pareggiare il conto dei pugni, ma va a vuoto perché Musashi ha buoni riflessi.
<< E tu non devi darne a me! >> risponde prima centrare altre due volte il cacciatore allo stomaco e al volto. Il terzo pugno, quello del probabile ko, non parte perché Furia Buia è ancora abbastanza lucido da allontanarlo con una provvidenziale spallata.
Il Paparino lancia un destro buono ma telefonato; Musashi cade nella trappola e si scansa giusto in tempo per beccarsi un gancio sinistro in faccia seguito da un calcio allo stomaco. Ora sputa in ginocchio stringendosi la pancia ed aspettando la fine dell'incontro che, però, non arriva.
<< Ora che si sono riscaldati >> mi confida il vecchio, << toglieranno il guinzaglio all'animale e si picchieranno seriamente >>.
<< Ma lo hanno fatto >> ribatto sorpreso, anche per la forza che dimostra nello stringermi il braccio. << Loro si vogliono bene >>.
<< Oh si e tanto anche. Ma non c'è più la vita civile della tua Neo Tokyo a controllarlo. Devi conoscerlo quell'animale, devi rispettarlo e temerlo perché dovrai averci sempre a che fare. Se non altro, da noi è tutto molto più semplice >>.
<< Ma non è giusto, noi siamo uomini >>.
<< Definisci uomo >> ironizza. << Guarda e impara! >>
Non avevo bisogno di guardare. Mentre mi parlava, fissavo il vecchio e valutavo il suo metodo educativo, che mi sembrava decisamente peggiore di quello che mi aveva imposto il Paparino, per non associare alcuna immagine all'eco sordo ed ormai ininterrotto di pugni e calci, allo strisciar di tessuti e ai tonfi tra masse che impattano, a  lamenti e ringhi prolungati e colpi di tosse.
I miei fratelli hanno smesso persino di gridare e ora si picchiano fissandosi inferociti come nemici giurati che si giocano la vittoria e la vita.
Quando Musashi butta a terra il ciclope e inizia a tempestarlo di colpi, portati con spietata precisione, decido che ne ho avuto abbastanza e mi attivo per liberarmi dal blocco.
<< Non adesso, Shinji >> grida il vecchio. << Osserva bene il tuo Paparino! >>
Furia Buia mi aveva mostrato tante volte la guardia da adottare in simili frangenti. Ha lasciato sfogare il fratello e, nonostante la violenza dei pugni, ha aspettato che Musashi si adagiasse su un ritmo calcolabile. Così, al momento opportuno ...
Un diretto al cuore e un gancio alla mascella stordiscono il Biondo e permettono al ciclope di cinturargli il collo con le gambe. Una secca torsione del busto e anche Musashi è a terra ed ora lotta per non essere soffocato. Il tacco del suo stivale centra Furia Buia sul muso costringendolo a interrompere la tecnica e a rotolare un paio di volte per guadagnare la distanza.
Il suo occhio sinistro non è aperto, il suo occhio destro è in parte tumefatto, naso e bocca sono colorati di rosso. Nessuno di questi dettagli mi impressiona; sono invece atterrito da ciò che non vedo, da ciò che non sento.
Di' qualcosa! ... E grida, maledizione, torna in te!
Il Paparino, che non aveva il coraggio di corteggiare Asuka quando era poco più che un ragazzo, che temeva le attenzioni di Sakura, la persona buona e triste che ho imparato a conoscere, è ridiventato Furia Buia, l'uomo violento che ho riscoperto negli ultimi giorni. E' di nuovo concentrato, insensibile al dolore e focalizzato sull'obiettivo quando si rialza, più velocemente di quanto non faccia Musashi, e lo colpisce con un rumoroso calcio in faccia.
Mi libero del vecchio spingendolo a terra e mostrandogli i miei occhi rossi per fargli capire che non deve azzardarsi a mettermi di nuovo le mani addosso; mi volto verso i due combattenti ma non faccio in tempo a gridare << fermi! >> che sento armare il cane di una pistola.
Furia Buia è sopra Musashi, lo guarda negli occhi mentre il suo destro è carico e pronto ad abbattersi; il Biondo guarda il Paparino negli occhi e, sebbene meno lucido, è riuscito ad estrarre la pistola e a premere la canna contro il suo petto.
<< Ti sfonderò comunque il cranio >> grugnisce Furia Buia.
<< E io ti farò esplodere il cuore >> ansima Musashi.
<< Allora spara! >> replica il primo.
<< Allora colpisci! >> ribatte il secondo.
Il pugno si infrange producendo un tonfo sordo, il proiettile viene percosso ed esplode con fragore. Altri pugni si abbattono e altre pallottole vengono sparate. I due cacciatori gridano di rabbia, terrore e frustrazione, faccia a faccia, come due animali feriti.
Furia Buia ha colpito più volte il terriccio a pochi centimetri dalla tempia di Musashi in attesa che un proiettile lo trapassasse.
Il Biondo ha spostato la pistola svuotando il caricatore a pochi centimetri dal busto del Paparino, convinto che la sua testa sarebbe stata fracassata.
<< Ecco cosa addomestica l'animale! >> esulta il vecchio che mi si avvicina pacificamente con le mani alzate e la schiena un po' incurvata: << una volontà ferma e un cuore buono, oserei dire puro. Né l'uomo, né l'animale possono prevalere per sempre. Sono come due buoni cavalli, devi far capire loro chi comanda >>.
Respiro profondamente a bocca spalancata come se a combattere fossi stato io, impersonando entrambi i ruoli contemporaneamente.
<< Non sei il miglior cacciatore >> Musashi butta via la pistola e la sua voce è rotta.
<< Non lo sono mai stato. Sono solo più cattivo >> Furia Buia apre il pugno e fa respirare le nocche arrossate.
<< La nostra vita non può essere solo questo >> sbuffa in lacrime il Biondo. << Ci tengo a quella donna >> .
<< Anch'io tengo alla tua donna >>. La battuta del Paparino accompagna lo sciogliersi di altre e più umane emozioni. << Io tengo a tutti voi, più che a me stesso. Siete tutto ciò che ho e ... ho paura >>.
<< Anche noi ne abbiamo e teniamo anche a te, bastardo egoista! Potresti provare a parlarci, invece di obbligarci a seguirti. Fai sempre tutto da solo e non ascolti. Dobbiamo fare squadra >>.
<< Non so ancora come si fa >> risponde disperato Furia Buia stringendo il giaccone del fratello.
<< Non è vero >> sibila Musashi afferrandolo per il collo della maglia. << Ci tratti da fratelli minori. Non puoi proteggerci, sei un presuntuoso! >>.
<< Io mi assumo la responsabilità ... >>
<< E chi te l'ha chiesto di prenderti anche la nostra? Noi siamo come te >>.
<< Non dovete essere come me >> singhiozza il cacciatore. << Voi non siete dei mostri come me >>.
<< Non siamo i buoni, non siamo innocenti >> piange Musashi. << Nessuno di noi lo è. Non ci serve che tu finga di essere più buio, perché nessuno di noi vedrà l'alba. E tu non sei speciale, sei fatto del nostro stesso fango >>.
<< Perché sono così, Musashi? >>  il Paparino appoggia la testa sotto il mento del fratello.
<< Sfortuna forse >> risponde commosso il Biondo mentre gli assesta una pacca sulla spalla. << Non puoi salvarci tutti, Paparino >>.
 
Per questo i cacciatori sono sempre in grado di leggermi. Non so quanto merito vada riconosciuto al nostro comune e sconosciuto passato, ma capisco che ciascuno di loro sa cosa dirmi perché vede sé in me, soprattutto Furia Buia. In fondo, mi aveva confidato più volte la ragione del suo odio e del suo timore nei miei confronti: il nostro essere in qualche modo simili. Ha sempre saputo cosa dirmi perché parlava di se stesso a se stesso, mentre l'ex pilota che aveva preso sotto la sua ala ascoltava i suoi monologhi; si è preoccupato per me, come per gli altri, perché non diventassi come lui e per osservare attraverso me un altro Furia Buia, l'uomo che non è stato in grado o non ha avuto la fortuna di diventare, un uomo con un nome vero.
Io sono l'unico che ha un nome. Al di là delle speranze dei miei fratelli, ciò che diventerò è stato in parte scritto nel mio passato e tante possibilità di me non vedranno mai la luce. Ho diritto più che altro ad accontentarmi dell'illusione di poter per qualche tempo scegliere tra le poche opzioni rimaste e così inserire nuovi tasselli tra gli spazi ancora disponibili del mio essere. Tutto questo è Shinji!
Ragazzo non esiste, è solo una  maschera come quella che i due cacciatori rimasti a terra si sono strappati. Se è così, allora, si tratta solo di spostare l'attenzione e di non identificarmi con il personaggio: lo Shinji pilota, lo Shinji abbandonato, lo Shinji egoista, lo Shinji innamorato, lo Shinji cacciatore.
Per questo il Biondo detesta il suo soprannome e pretende di essere chiamato Musashi: è il nome che si è dato da solo perché non ne ha altri.
Per questo Furia Buia non dà importanza ad alcun soprannome: lui si conosce e soffre una natura eterogenea che gli sguscia dalle mani perché non ha un nome che possa contenerla.
Io ce l'ho un nome, formato da mille significati eppure ancora abbastanza vasto da accoglierne altri mille, tutti nuovi, tanti quante saranno le esperienze che riuscirò a vivere. Non posso tornare indietro, ma posso fare qualcosa: cambiare ciò che è suscettibile di essere cambiato e accettare ciò che deve rimanere immutato.
 
Orso tira su col naso. Era rimasto a guardare i fratelli che si pestavano protetto dalla sua maschera, quella del pigro imbronciato. Più di me aveva compreso le ragioni di quell'assurdo combattimento, perciò non era intervenuto e ha represso il dolore che il suono di ogni colpo gli procurava. A distanza versa lacrime senza preoccuparsi che i sali di quell'acqua inopportuna sciolgano la vernice che lo oscura rivelando così la finzione di un cacciatore delle tenebre.
<< Che avete da guardare? >> domanda, minaccioso e al contempo imbarazzato, a me e al vecchio. << Mi sono commosso, vi sembra strano? Quei due frignano come due ragazzine al concerto del loro idolo >> continua strofinando una mano sugli occhi << e guardate me che mi sono appena un po' emozionato? >>
<< Non farci caso, Ragazzo! >> ghigna il vecchio. << I tuoi fratelli sono così innocenti, sono ... emotivi come appunto dei ragazzi >>.
<< Guarda che siamo cresciuti, vecchio >> ribatte l'armadio, << e anche bene >>.
<< Non ho detto il contrario. Per fortuna sono entrate delle donne nella vostra vita, altrimenti avreste continuato a vivere all'infinito il vostro omoerotismo puberale illudendovi di essere tre uomini in gamba >>.
<< E io cosa c'entro? >> obietta Orso. << Sono loro che stanno per concepire un figlio, io ... io ho la barba >>.
<< E ammettilo che sei innamorato di noi! >> Musashi ha la voce rauca, ma sta riattivando la sua modalità standard. Questa volta, però, non avverto alcuna punta di tristezza. << Soprattutto di me, che sono il più bello >>.
Furia Buia si è coricato al fianco del fratello e recupera a pancia in su. << Vieni, omone >> scoppia a ridere, << ché ti facciamo stare in mezzo a noi, così possiamo coccolarti meglio >>.
<< Anche io ho molto da rimproverarvi >> minaccia Orso.
<< Se ti azzardi a colpirmi >> reagisce il Paparino senza più acredine, << ti sparo una murata di at field >>.
<< Se ti azzardi a colpirmi >> ripete il Biondo, << ti sparo. Punto >>.
Orso sorride trionfante. << E' perché avete paura dei miei pugni, non è vero, ragazze pon pon? >>
<< Si, tesoro >> rispondono in sincrono.
<< Comunque, tocca a me fare da esca >> annuncia il Paparino immortalato in un'espressione d'infantile sorpresa di fronte alla nascita della sera che annerisce il grigio di un giorno nuvoloso.
<< Dobbiamo ricominciare? >> lo rimprovera il Biondo massaggiandosi la gola. << Tu ci servi vivo. Lo farò io >>.
<< Se aspettate che mi offra volontario >> si intromette Orso, << avete capito male. Lasciamo fare alla fortuna, è l'unica che ha il diritto di decidere per noi >>.
 
 
*****
 
 
E' calato da un pezzo il sole quando raggiungiamo un'ampia pianura alluvionale che si estende per chilometri come un'autostrada, limitata solo su un lato da una ripida sporgenza rocciosa alta poco più di venti metri. Ci troviamo a meno di un'ora di marcia dal rifugio della banda.
Durante il tragitto non ci sono stati altri problemi, ma appena abbiamo iniziato a costeggiare l'altipiano il vecchio ha preso ad osservarne la cima come se vedesse o sentisse qualcosa. Ogni tanto poggiava la mano sul cappello che mi esortava a calzare ancora per un po' ripetendomi che mi avrebbe salvato.
Furia Buia non ha avvertito finora nessuna presenza, ma non è sufficiente per farci sentire al sicuro. Il suo raggio d'azione è limitato ed il mio lo è anche di più.
<< Perché ci siamo fermati? >> chiede Orso. << Ti sei forse stancato, vecchio? >>
<< Oh no >> risponde camminando con cautela tra i massi in direzione di una piccola grotta. << Qui c'è il mio rifugio. Negli anni vi ho conservato tanto di quell'lcl che potrei far saltare il mercato. Ne prendo un po' per i due galletti >>.
<< Non ce l'avevi mai detto >> commenta sorpreso Furia Buia.
<< Voi avete presunto che mi fossi ritirato. In realtà, non ho mai smesso di essere un cacciatore >> spiega il vecchio che poggia una mano su una sporgenza per non perdere l'equilibrio.
<< Ma noi abbiamo già un posto. L'hai creato tu >>.
<< Ci vuole sempre un piano di riserva >>.
 
<< Non ci sono trappole, né ostacoli naturali >> riflette il Paparino spalmandosi sulla faccia la formula grezza del liquido amniotico dei piloti. << Come fai a difendere la tua grotta? >>
<< Non devo difenderla, perché nessuno >> dice il vecchio mentre controlla l'articolazione del braccio di Musashi << penserebbe di trovarci qualcosa. Ragazzi, fate almeno finta di ricordare ciò che vi ho insegnato >>.
<< Non credevo >> interviene il Biondo <<... ahia, si è qui che fa male ... Non credevo che avessi ancora tutte queste energie >>.
<< E non sei l'unico >> ride il loro maestro. << Per questo il mio nascondiglio personale non è ancora stato scoperto. Voi siete giovani e un po' guasconi. Vi piace farvi notare. Quelli come me ... >>
<< I vecchi? >> precisa ironico Orso che si occupa di ravvivare il fuoco.
<< Grazie per il chiarimento. Si, i vecchi come me possono contare sull'esperienza e sul fatto che non vengono considerati una minaccia. Non esistono armi migliori, ma solo armi usate nel modo opportuno o in quello sbagliato >>.
<< Perché il fuoco? >> chiedo. << Così possono scoprirci >>.
<< Io non ho una visione notturna sviluppata come la tua o quella del tuo Paparino. Abbiamo ancora un po' di tempo e non sarebbe una buona cosa farci sorprendere durante un principio di ipotermia. Devi considerare anche i dettagli, Ragazzo. Insieme agli errori dei tuoi nemici, sono i dettagli che fanno la differenza tra la vita e la morte >>.
<< Hai ragione >> dice il Paparino, << ma neanche io sono d'accordo con la tua idea del falò. Diventeremo un bersaglio facile >>.
<< Ricordatelo quando ti lamenterai ancora che tuo figlio si oppone a te >> ironizza il vecchio. << Non hanno bisogno della luce del nostro fuoco. Quasi certamente i nostri nemici possono contare su visori notturni con stampato il marchio della Wille. Quindi, perché morire anche di freddo? >>
<< Che facciamo adesso? >> chiede Musashi dopo aver vuotato il contenuto di una boccetta di lcl.
<< Voi tre vi recherete al nostro luogo segreto e deciderete amichevolmente chi tra voi dovrà fare da sagoma per il tiro al bersaglio. Informerete, quindi, i nostri che sono già in attesa al villaggio >>.
<< Di sicuro non ami i giri di parole >> sbotto dopo aver in parte digerito la risposta.
<< Ho poco tempo. E poi la tua presenza renderebbe più difficile il loro compito >> confessa con un sorriso troppo accentuato per essere vero.
<< Andiamo! >> sospira rassegnato Furia Buia alzandosi in piedi. << Non serve a niente rimandare ... Se >> continua più incerto guardando i fratelli << ... se siete d'accordo >>.
<< Ma si >> schiocca Musashi. << Tanto il braccio non mi fa più tanto male e il dolore al collo passerà presto. Togliamoci il dente >>.
<< Al rifugio c'è una scatola piena di sigari >> Orso si pulisce le mani. << Ho una gran voglia di fumare >>.
<< Attiva la protezione, Ragazzo! >> mi ordina il Paparino.
 
 
*****
 
 
<< Riposati, Ragazzo! >> mi fa il vecchio dopo un po'. << Il mio istinto è più collaudato dei tuoi poteri. E non ti conviene sprecare energie. Se qualcosa non torna sarò io a chiederti di accendere le luci >>.
<< Non siamo qui solo perché volevi mostrarci il tuo nascondiglio segreto, vero? >> domando.
<< No, era da un po' che aspettavo l'occasione per parlarti >>.
Il vecchio, piegato sulle gambe, fissa le lingue di fiamma come ipnotizzato; soffia sulle mani e avvicina i palmi quanto basta per non scottarsi.
<< Credevo mi avessi già impartito la tua lezione >>.
<< Guarda che l'ho fatto anche per loro >> mi dice.
<< Non era necessario incitarli a combattere in quel modo, neanche fossero cani >>.
<< Si, invece. Conosco i miei ragazzi o ... almeno così ricordo. Orso è abbastanza saggio e pigro da lasciarsi scivolare di dosso molte cose, ma loro due ... >> si volta verso di me che ascolto seduto al buio su una roccia << dovevano far uscire quello che avevano dentro. Io ne ho approfittato anche per farti capire cosa diventerai. E credimi, non è necessariamente un male >>.
<< Perdonami se te lo dico, ma non piacciono i tuoi metodi. Capisco che questo mondo sia duro, ma forse se tu avessi provato ad educarli diversamente ... >>
<< C'è poco di me in loro. Anzi, a volte mi chiedo se abbia mai veramente fatto qualcosa per quei ragazzi, soprattutto per il tuo Paparino. Era già così, come lo conosci, quando l'ho trovato. Era soltanto un po' più sbandato >>.
<< Ti faceva paura? >>
<< Mi faceva paura o ... almeno così mi pare di ricordare. Mi faceva paura perché era già un cacciatore migliore di me, come se fosse nato o fosse stato creato per esserlo. Anche Orso e Musashi erano migliori di me. Quando li guardavo avevo la sensazione che non appartenessero a questo pianeta. Ma il tuo Paparino era diverso proprio per il suo modo di essere, e non mi riferisco ai suoi poteri. Non si è solo adattato a questa vita, è letteralmente specializzato per resistere in questo mondo e ciò mi rattrista >>.
<< Perché? >>
<< Puoi intuirlo >> risponde mostrando tutto il suo dispiacere, nel volto e nella voce, per le sorti del suo ragazzo. << Lui può vivere solo qui. Orso e Musashi in un modo o nell'altro possono sopportare un cambiamento di ... stile di vita, possono ancora vivere in pace in una casa vera e proteggersi dagli incubi e dai cattivi ricordi. Ma Furia Buia no, lui rimarrebbe fermo davanti alla porta oppure potrebbe trovare il coraggio di entrare per scoprire di sentirsi straniero in casa propria. Poi, però, la Wille ha recuperato lo 01 ed è riapparso un ragazzo e, allora, ho avuto una speranza. Meglio, questo è ciò che ricordo >>.
<< Perché lui mi sognava? >>
<< Puoi passarmi il tuo giaccone? >> mi chiede il vecchio che si avvicina abbracciandosi per contrastare il freddo. << Sai, alla mia età >>.
<< Figurati! Del resto è il tuo >>.
<< E' tuo fino a quando non ne troverai un altro ... Non preoccuparti >> mi dice notando il mio disagio perché intendo il significato delle sue parole, << è molto più poetico di quanto immagini, se guardi le cose da una certa prospettiva >>.
Indossa lentamente il trofeo che ha prestato all'ultimo della cucciolata e ammira soddisfatto le maniche logore e il tessuto in parte scolorito. Non credo noti davvero questi dettagli, non c'è abbastanza luce. Penso, invece, che li ricordi e non so come considerare la sua felicità per quel capo che grida omicidio. Posso solo sospendere il giudizio.
<< Per prima cosa >> riprende a parlarmi << dovrò partire dalla fine. Perciò, tienilo a mente: è stato Ronin >>.
<< A far cosa, scusa? Non capisco >>.
 << Ti sarà più chiaro tra poco. Ah e non preoccuparti, loro saranno qui al massimo in dieci minuti. Che ti stavo dicendo? Si, anch'io ti ho sognato, il giorno prima che tu facessi quella drammatica e cruenta apparizione nel nostro villaggio. Sapevo cosa Furia Buia aveva in animo di fare, ma io vi ho visti >> si entusiasma, << ho visto te e lui camminare insieme come fratelli, così affiatati come se foste amici o commilitoni da una vita. E Orso e Musashi e altre persone che non conosco vi aspettavano ... Allora sono tornato a sperare. Vi state cambiando a vicenda. In te c'è, nonostante tutto, qualcosa di innocente, di buono; tu puoi tornare a casa e viverci. Il tuo Paparino ti sta aiutando a costruire un guscio per permettere a quella parte buona di te di attraversare il nostro inferno. E tu aiuti lui a cercare l'innocenza che ha smarrito >>.
<< Quindi, io devo riportarlo a casa >>.
<< No, non credo >> sorride il vecchio guardandosi intorno, soprattutto in alto rivolto alla sommità della scarpata. << Sono riuscito a capire tante cose nelle ultime settimane, ma non tutto, forse perché non mi compete sapere di più ... Mi passi il cappello? In effetti, a pensarci bene, non ci fai una bella figura con quell'affare >>.
<< Certo >> scoppio a ridere mettendomi in piedi per passargli il berretto. << Non me lo sono tolto per non mancarti di rispetto >>.
<< Però a me sta bene >> dice sistemandoselo sulla testa. << No, tu devi riportare a casa Soryu. Quella sarà un'impresa titanica; sarebbe molto più semplice se si trattasse solo di Shikinami >>.
<< Te l'ha detto il Paparino della doppia Asuka, vero? >>
<< Tu puoi aiutarlo >> il vecchio riprende il suo discorso senza curarsi della mia divagazione << a trovare il proprio posto e, se la fortuna sarà dalla sua, a restarci. Tutti, Shinji, una volta nella vita abbiamo bisogno di qualcuno che ci prenda per mano e ci accompagni per il tempo necessario verso casa quando abbiamo perso la strada o i nostri piedi sono troppo stanchi e la nostra schiena è curva sotto il peso degli anni e degli sbagli >>.
<< Quante case! >> provo a scherzare, commosso e al tempo stesso spaventato per questa prospettiva di ... famiglia.
Il vecchio mi volta le spalle e torna a contemplare il fuoco.
<< Sono contento di averti conosciuto >> gli dico. << Scusami, oggi ti ho giudicato male. Spero un giorno di diventare saggio come te >>.
<< Sono molto più giovane dei miei figli, sono molto, molto più giovane di te, Shinji. La mia vita si potrebbe contare in giorni anziché in anni. Anche questa verità mi è stata rivelata da poco ... Ma che importa? >> alzando le spalle. << I ricordi sono così intensi e così tanti che è come se avessi vissuto per molto tempo. Chi potrà mai convincermi che la mia vita è stata brevissima? Io faccio esperienza della mia stessa  contraddizione che è quella di tutti i miei simili ... C'è una cosa, Shinji, che non ho mai rivelato a nessuno, neanche a loro. Nonostante l'apparenza, io non sono come voi, io non sono uno di voi >>.
I miei occhi si sono attivati senza una ragione apparente. Le iridi hanno cambiato colore e con esse la mia personalità e l'aria dentro e intorno al mio corpo; hanno agito così per riverbero, come quella sera, quando a stimolare la parte non umana della mia natura fu l'occhio angelico di Asuka. Stringo il manico del coltello che il vecchio mi aveva lasciato, piego leggermente le gambe e carico sugli avampiedi; il mio corpo si allinea per scattare e colpirlo. << Girati! >> gli ordino.
Scarto di un paio di passi all'indietro quando il vecchio si gira mostrandomi i suoi occhi rossi e una invisibile aura di at field che riesco a cogliere con gli altri sensi.
<< Chi sei? >>
<< Questa è solo apparenza, Shinji. Non sono i vostri poteri a rendervi ciò che siete perché io non sono uno di voi; quelli che chiamate poteri o abilità sono solo simboli distorti, metafore di relazioni ed esperienze partorite e alimentate dalle menti impaurite di un manipolo di ragazzi tornato dalla morte. E' il vostro passato che fa di voi degli esseri speciali. Voi siete vincolati al vostro destino, ma non al destino di questo mondo. Perciò voi potete cambiarlo e spezzarlo e ricomporlo, fargli compiere un passo e così realizzarlo una volta per tutte; ciò che a quelli come me è in buona parte proibito. Voi potete riportare equilibrio nelle vostre vite grazie a tutto questo >> indicando ogni cosa, << e così dispensare un po' di giustizia a chi è nato in questa realtà. Datele la dovuta importanza o non riuscirete a portare a termine la missione >>.
Gli occhi del vecchio tornano normali; non percepisco più alcuna alterazione nel suo campo di forza. << Non avere paura, Shinji! E sappi che non è colpa tua >>.
<< Cosa ... cosa significa? >>
<< Sai, mi piace la porzione di destino di cui sono incarnazione, anche se non era affatto scontato che ci saremmo trovati qui. Voi avete il potere di trasformare l'ineluttabile nel naturale compimento di una libera scelta. E grazie a voi se ora stiamo parlando davanti ad una grotta che non ho mai scoperto e che, come voi, oggi vedo per la prima volta. Per tale ragione posso accettare ciò che mi aspetta, perché ti assicuro che, se fosse stato diverso, se il corso degli eventi fosse stato scritto in modo diverso, avrei sfidato anche il creatore e lo avrei costretto con le cattive a cambiare i suoi piani. Non avrei mai permesso a niente e nessuno di far morire i miei figli prima di me ...  Ricordi >> il vecchio allarga le braccia e chiude gli occhi, sorride e piange soddisfatto << cosa ti ho detto all'inizio? >>
E' stato Ronin!
 
Rifletti, Shinji!
 
Il bersaglio principale sono io, è a me che danno la caccia. Il vecchio non ci ha mai accompagnato, perché lo ha fatto proprio oggi? Ha mandato via i miei fratelli affinché scegliessero tra loro la vittima sacrificale, eppure ha appena detto che non avrebbe mai permesso a nessuno di far morire uno dei suoi figli prima di lui. Mi ha fatto girare per il villaggio con quel cappello vistoso in testa davanti agli sguardi dei soldati della Wille, degli abitanti e di stranieri e ora lo indossa lui, insieme al  giaccone che mi aveva regalato, in una notte tiepida davanti a ... il fuoco!
<< Giuuuuuù >> grido lanciandomi su di lui con il braccio teso per afferrarlo prima che  ...
Un frammento scuro, evidenziato dal giallo e dal rosso delle fiamme, lo attraversa. E' solo un attimo, ma so cos'è e il suono che mi raggiunge, mentre l'istinto mi comanda di gettarmi a terra, non lascia alcun dubbio. Un secondo diventa un secolo e osservo la scena a rallentatore. Il suo corpo segue la spinta invisibile del proiettile e salta e si piega in modo innaturale come un fantoccio posseduto dal diavolo, poi s'incassa, si affloscia, si abbatte. Sta ancora ridendo ed è già cadavere.
Respiro profondamente. Dovrei avere paura ma non ne ho; nessun pensiero attecchisce nella mia mente, nessuna emozione riscalda il cuore. Vorrei quasi afferrare e trattenere un umano terrore davanti allo spettacolo della morte e far accomodare nella mia casa il dispiacere per una perdita, ma vedo solo le labbra di un'Asuka senza la benda e i suoi occhi arrabbiati e tristi su cui si specchia la mia faccia.
Un altro respiro e la gabbia si apre. Un uomo mi guarda e sussurra: io so baciare. Un animale si affaccia e grida: io so combattere.
 
Muoviti, Shinji, e fa' ciò che sai fare!
 
1) Colpo di fucile proveniente dalla mia sinistra, unico proiettile mortale. E' stato un cecchino; 2) la traiettoria era discendente e non ho percepito alcuna presenza. Hanno sparato da almeno cento metri di distanza e il tiratore era posizionato in cima all'altura che si snoda alle mie spalle; 3) la mia uniforme è nera e sono ancora lontano dal fuoco. Probabilmente, non mi hanno visto ma, se non stanno fuggendo, hanno già ricaricato.
 
Attivati, Shinji!
 
Devo cercarli, non si aspettano che io sia invulnerabile.
 
In piedi, Shinji!
 
Corro incontro agli assassini che hanno sparato per colpire me, corro e la mia aura  sfrigola e gracchia aumentando d'intensità come la rabbia che inizia ad accecarmi arroventandomi gli occhi.
L'animale che è in me, addestrato per intere vite, passate al fianco dei miei fratelli, strappa a morsi il suo guinzaglio per andare a caccia della sua preda. E proprio io che dovrei comandarlo mi affretto, invece, a liberarlo perché faccia strage di chiunque e qualunque cosa. Se riuscissi a prenderlo non avrei problemi ad uccidere il mio nemico; avrei, anzi, difficoltà a non profanarne il cadavere.
Nel cuore delle mie urla scopro un piacere ingiusto, un'eccitazione che accompagna il dolore e lo rende più forte insieme al desiderio di vendetta. Avrò il suo sangue e tutti dovranno sapere che Shinji Ikari non è più un pilota, ma un assassino; tutti, persino Asuka, dovranno guardare il piccolo cacciatore che porta in giro la testa sanguinante di Ronin.
Uno, due, dieci muri di at field creati e scagliati a casaccio contro le rocce alla ricerca di vita da distruggere, la mia. Un muro per ogni Angelo, un muro contro le spalle di mio padre che si allontanano, un muro contro la porta che Asuka mi sbatte in faccia, un muro contro tutte quelle Ayanami, un muro contro lo 01 che decapita Kaworu, un muro contro di lui, un muro contro il ragazzo che si masturba davanti ad Asuka, un muro contro la serie degli Eva, un muro contro lo Shinji che non ha salvato Soryu, un muro contro lo Shinji che ha costretto Misato al sacrificio, un muro contro ... mia madre. << SHINJIIIIIIII!!! >> grido fuori di me sperando che i colpi sempre più potenti possano ucciderli, uccidermi, uccidere l'uomo nero che è dentro di me. Sogno di imbracciare un fucile e di colpire in testa il cecchino e l'energia si curva e aderisce alle braccia e si concentra sulle mani, sembra gridarmi:  << SPARA! >>.
Ed io sparo e il mio at field esplode in linea retta come una lunga lancia dalla punta acuminata e incandescente. Posso curvarlo come faceva Gendo. E' l'unica cosa che sono felice di avere in comune con l'uomo che mi ha abbandonato e ha permesso al mostro di nascere. Ucciderò anche lui in questo mondo ... o in qualunque altro. Purché muoia.
Da quanto sto correndo, da quanto sto distruggendo senza senso, senza più mirare? I miei nemici sono già fuggiti, forse convinti di aver eliminato il piccolo, impacciato Shinji e di essere scampati alla furia del suo Paparino.
Mi sono lasciato andare e ora mi fermo stremato, mi volto per valutare la pericolosità dell'animale che si è risvegliato; provo orrore di fronte alla devastazione che porta ancora una volta il mio nome. E' l'innocenza di Shinji, come la chiamava il vecchio, che torna a galla protetta però dal guscio della consapevolezza che i miei fratelli pazientemente hanno costruito pezzo per pezzo, mattone su mattone per far crescere il loro bambino e proteggerlo dall'adulto che sarebbe diventato.
Gli opposti che mi compongono si armonizzano senza annullarsi. Torna la paura e io le apro la porta; torna l'ansia e io le apro la porta; torna Shinji che mi chiede scusa e io gli apro la porta; torna Asuka nel mio cuore e io le apro la porta sperando che entri e accetti tutte queste forze che chiamo Shinji.
 
I tre cacciatori, frastornati e increduli sono inginocchiati e circondano il corpo del loro padre, non pronunciano lamenti, non imprecano, non piangono. Restano fermi in silenzio con gli occhi fissi su un morto. Sarebbero disperati e svuotati se non fosse per la loro disciplina e per l'istinto che li mette in guardia a causa della prossimità di una minaccia. Sono al sicuro dentro i gusci preparati da Furia Buia che non si scompone al mio arrivo. Mi aveva già percepito, perché controllava il suo ambiente.
<< Chi è stato? >> mi chiede con una voce che proviene da una profonda caverna.
<< E' stato Ronin >> rispondo approfittando dell'estensione della protezione del Paparino per rifiatare.
<< Lo hai visto? >> chiede Orso.
<< No >> dico quando sono davanti a loro. Mi accovaccio per coprire l'ultimo quarto di cerchio intorno al centro esanime del nostro interesse. << Me lo ha confidato il vecchio >>.
<< Come ... come faceva a saperlo? >> mi interroga il Biondo.
<< Aveva gli occhi come i miei ... e come te >> rivelo guardando il cacciatore che fino a pochi giorni fa portava ancora la benda.
<< Non può essere >> Furia Buia mi scruta sorpreso. Non posso dargli torto, al posto suo non mi crederei.
<< Si, invece. Non me l'aspettavo. Però ha detto anche che non è mai stato uno di noi >>.
 
 
*****
 
 
Lo abbiamo seppellito tra le due baracche fatiscenti. Non una croce o un palo o una lapide che possa indicare il punto, neanche una pietra affinché non ci faccia cadere quando un giorno combatteremo per difendere il nostro rifugio.
Ho provato a raccontare fedelmente i fatti che ne avevano preceduto la morte e, soprattutto, a riportarne le parole, quelle strane rivelazioni che ora risultano incomprensibili anche ai miei fratelli, perché come me non hanno gli strumenti per decifrare il codice. Ci ho provato ma non è servito a molto; i cacciatori hanno cercato di ascoltarmi, apatici e smarriti, ma non ci sono riusciti.
Un centro stabile del loro mondo sconclusionato e irrazionale è crollato e loro non possono solo cercare di resistere all'urto di un evento traumatico
<< Che facciamo? >> mi incarico di scuotere il nostro torpore, perché non è finita; anzi, << tutto comincia adesso >>.
Furia Buia si allontana di qualche passo senza darci le spalle, il suo respiro è forzato e l'occhio destro si spalanca come alla vista di un fantasma.
 
Ha paura!
 
<< Cosa ne pensate, ragazzi? >> domanda guardando il terreno.
<< Tu cosa ne pensi? >> Musashi, altrettanto agitato, respinge la domanda al mittente.
<< Forse dovremmo seguire il piano del vecchio, non ne abbiamo altri >> conclude Orso. << E adesso ... adesso abbiamo la ... persona da vendicare >>.
<< Dobbiamo cambiare piano, invece >> sbotta Furia Buia perso nel vuoto, mentre ansima e stringe le braccia al petto. << Si, è troppo rischioso. Ci sono troppi elementi da calcolare >>.
L'animale è tornato in gabbia e l'uomo che sono stato è ridisceso nella sua stanza. Sono rimasto di nuovo io, un punto di coscienza che trema all'idea di morire e di uccidere, che piange sotto il peso della prova e del probabile fallimento. Ma io non ho scelta, dietro di me c'è quello che non posso cambiare, davanti a me una strada tortuosa e la consapevolezza che la vita è stronza. Voglio camminare con loro lungo questa via, la più improbabile ma anche l'unica che può farci tornare a casa. Voglio riprendermi la mia Asuka. << Fatemi combattere! >> imploro i tre cacciatori mentre guardo il Paparino che continua lentamente ad indietreggiare perché ha scoperto di essere diventato il nuovo centro stabile a cui tendiamo.
<< No >> ringhia il Paparino. << Appena ti vedrà, giocherà al massimo per un paio di minuti e poi ti taglierà la gola. Non rispetterà neanche la tregua, lo capite? E allora il sacrificio del vecchio sarà stato inutile >>.
<< Mi bastano due minuti >> dico vincendo gli spasmi di terrore che mi scuotono e mettendo a tacere le voci che sentenziano: << non ce la farai >>.
<< E' l'unica finestra temporale che abbiamo >> insisto.
<< Un possibilità su un milione >> obietta il ciclope. << Più facile vincere alla lotteria >>.
<< L'hai dimenticato che a noi ne basta mezza >> chiedo sull'orlo della disperazione.
<< Tu non sei capace! >> grida Furia Buia. << Io ... io ... io >>.
<< Sei un vigliacco!!! >> gli rinfaccio gettandogli addosso il dolore per la ferita ancora aperta che ha toccato.
Un altro dèja vu: Furia Buia si sveglia scagliandosi su di me e mi afferra per il collo. E' sconvolto ma non vi è rabbia in lui. Con l'altra mano mi stringe il braccio e penso sia l'unica forma di abbraccio che potrà mai regalarmi.
<< Non puoi proteggermi per sempre >> gli dico << Lo so che hai paura per me, ma è per questo che sono qui >>.
<< Ha ragione >> mi sostiene Musashi che si avvicina.
<< Non statemi alle spalle! >> si infuria il Paparino che torna a squadrarmi con il suo occhio lucido e il ghigno furioso di un bambino. << Non voglio che tu muoia >>.
<< Dammi una possibilità di crescere! >> lo supplico.
<< Volevo un'altra vita per te >> inizia a piangere. << Non ce la faccio, non voglio che tu sia come noi >>.
<< Non è colpa tua se non abbiamo altre possibilità >> rispondo mettendogli una mano sulla spalla, gustando nel frattempo il suono di parole che avrei voluto fossero state rivolte a me, ma che forse non meritavo. << Se voglio restare con voi, devo dimostrare coraggio[5] >>.
<< Chi l'ha detta questa stronzata? >> singhiozza appoggiando la sua fronte alla mia.
<< Tu >>
<< E' quello che temevo >> si sforza di scherzare allentando la presa.
<< La mia vita fa schifo >> confesso. << Ha sempre fatto schifo e tutto questo mi fa ancora più schifo. Io non so neanche chi sono, ma davanti a voi c'è un ragazzo che ha paura di questa vita. Io voglio camminare con voi, non perché siete la mia famiglia, ma perché siete i miei eroi e rendete meno brutto questo posto. Qui sono ancora un un adolescente e ho diritto di credere agli eroi. Non mi importa se il mio compito è ripulire le strade dalla merda. Io voglio essere come voi >> voglio tornare a casa, << voglio essere il mio eroe >> porterò Asuka con me. << E chi se ne frega se è una questione di relazione o di punti di vista ... Ti prego! >>
<< Ragazzo ... >> mi chiama.
<< Non sono Ragazzo. Io ho un nome >> sbraito cercando Musashi. << Rivoglio il mio nome. E' tutto ciò che mi rimane. Io sono Shinji Ikari >>.
 
<< Allora che vuoi fare? >> lo incita il Biondo.
<< Perché io? >> chiede il ciclope.
<< Siamo tutti responsabili >> risponde Orso. << Ma tu sei l'uomo della guerra, l'hai dimenticato? >>
<< E l'uomo delle missioni impossibili. Ripeti questa balla così spesso che ora ci voglio credere anch'io >> continua Musashi. << Se adesso non ci credi neanche tu, perderemo. Perciò, avanti! Dobbiamo muoverci e dobbiamo essere d'accordo >>.
<< Paparino >> gli dico con gli occhi che prendono fuoco e attivano il suo, << respira e concentrati! >>.  
Il cacciatore combatte lo smarrimento, contrae e rilassa le spalle, afferra il manico del pugnale e lo stringe facendo guaire i filamenti di cuoio che lo avvolgono. << Io mi assumo le mie responsabilità, io non fuggo, io accetto i rischi e sopporto le conseguenze delle mie scelte >> sussurra a se stesso, mentre ho l'impressione che gli altri due stiano recitando la stessa formula.
Uno scatto della testa ed è di nuovo lui. << Il vecchio è morto >> inizia. << Seguiremo il suo piano finché sarà possibile, ma ci adatteremo >> guarda Orso e Musashi come se volesse una conferma del sostegno che gli avevano appena dichiarato. << Se qualcosa va storto, se, Shinji, non te la senti, se dovesse mancarti l'occasione o il coraggio, se avessi anche solo un dubbio, attivati e distruggi anche tutto il locale se è necessario. Penserò io a tutelare i nostri. Siamo intesi? >>.
<< Ma la Wille? >> chiedo.
<< Se muori abbiamo perso comunque >> mi blocca Musashi. << E non possiamo permettercelo >>.
<< Appunto, quindi, sta' pronto a giocare sporco >> mi precetta il ciclope. << Non c'è onore in ballo, solo la vita. E se quelli con la divisa dovessero intervenire, allora attaccheremo anche loro >>.
<< Meglio così! >> ruglia Orso. << Morirò soddisfatto sapendo di essermi sfogato come si deve >>.
<< E sarà memorabile! >> ulula Musashi.
<< Brucerò all'inferno! >> ride una iena dentro di me.
Furia Buia ci osserva e si gasa. Sospira lentamente prima di sputare il suo veleno: << Che sia la notte allora! >>
 
 
*****
 
 
<< L'idea è quella del codice morse >> Musashi sottovoce mi spiega perché Furia Buia sta lanciando ondate di at field di diversa intensità e durata. << Al villaggio sanno come decodificarlo >>.
<< E prepareranno la scena >> precisa Orso.
<< Oppure troveranno il modo di dirci luce rossa e allora ... >> si interrompe il Biondo
<< Allora? >> lo incalzo.
<< Allora dovremo cambiare piano >>.
<< Cosa sta dicendo? >>
<< Informa che il vecchio è ... è morto e ... >> fa una pausa << che il piano va avanti >>.
<< Devo completare il messaggio >> ci informa Furia Buia. << Allora, Shinji ... entrerà per primo e noi lo seguiremo a breve distanza, intesi? >>
<< Perché vuoi precisarlo? >>
<< Così sanno in che modo ci organizzeremo noi quattro. Se Shinji entra da solo potrebbe avvicinarsi più facilmente. Io lo terrò sotto controllo, ma  .... se avete un'altra idea, giuro che vi ascolterò molto volentieri >>.
<< Speriamo che il vecchio conoscesse il nostro avversario meglio di noi >> l'omone soffia sul petto e smuove il colletto della camicia.
<< Shinji, cosa ne dici? >> mi domanda Musashi.
<< Anche ... >> respira! << anche a me sta bene >>.
<< D'accordo >> conclude il Paparino. << Allora, visto che ... siamo eroi presuntuosi, dei guasconi che amano farsi notare, prendiamo in giro la morte. Il messaggero aprirà la porta e i tre cavalieri la chiuderanno. Preparatevi! Che ne dite? >>
<< Siamo la notte >> commenta serio Orso. << Allora i tre cavalieri della notte >>.
<< Così, però, ci fai sembrare degli uscieri >> critica Musashi. << Non si deduce l'azione. Shinji entrerà per primo e si avvicinerà il più possibile, dopo entreremo noi per distrarre tutti e permettergli di colpire >>.
<< E poi penseremo a proteggerlo >> chiude Orso.
<< Ma, veramente, volete discutere di questo? >> chiede incredulo Furia Buia.
<< Non sei bravo con le parole >> lo rimprovera Musashi. << Se vuoi parlare come un supereroe ascolta noi che siamo più saggi di te >>.
<< Cosa proponi? >>
<< Allora ... io propongo questo: il messaggero entrerà per primo e cercherà il suo nemico. Quando i cavalieri della notte appariranno, il messaggero porterà la morte >>.
<< Il vecchio direbbe che siamo dei cazzoni >> sbuffa il ciclope.
<< E avrebbe ragione >> conferma l'armadio.
<< Va bene >> si arrende Furia Buia, << facciamo come dici, Musashi >>.
 
E così io sarei il messaggero di morte. Vi è una perfida ironia nella scelta delle parole dal momento che Messaggero è la traduzione di Angelo, il nome comune che identifica tutti i nemici che, sotto svariate forme, hanno cercato di recapitarci la missiva che preannunciava la fine del mondo prima che io stesso, un essere umano, dopo averli combattuti ne portassi a termine il lavoro.
Gli Angeli erano l'ossessione di Misato. Avverto il sapore ferroso del suo bacio e il calore delle sue mani che stringevano le mie guance.

Tutti commettiamo degli sbagli che diventano rimpianti. Pensa alla possibilità di riscattarti.

Così mi aveva detto, ma io non mi sono ancora riscattato dal mio passato e i rimpianti sono aumentati e lottare non è servito. Ora dovrò combattere di nuovo.
Guardo Furia Buia e penso alle ultime parole che mi aveva rivolto la sera in cui ho baciato Asuka. Sorrido amaramente considerando che forse il mio vero riscatto è iniziato masturbandomi, mentre fantasticavo di possederla sul tavolo di legno di sua nonna, proprio come nel libro di Orso, quello che ho gettato nel lago[6];  è iniziato incarnando, trasformandolo, uno dei tanti, luridi sbagli che costellano la galassia di esperienze da cui voglio emanciparmi.
Che sia questa la strada? Rivivere in chiave diversa ciò che ho fatto visto che non posso tornare indietro? Diventare il mio demone per integrarlo, inforcando la maschera del mietitore che ha fatto piovere la distruzione sulla Terra?
In fondo, ho pur sempre i poteri di un Angelo. Magari vale la pena tentare!
Mi sorprendo a provare un compromettente brivido di piacere nel riformulare a mente la frase di Musashi. << Aspetta, Paparino! >> dico. << Non il messaggero. L'Angelo entrerà per primo, l'Angelo porterà la morte >>.
<< Non sono superstizioso >> ribatte preoccupato il cacciatore, << ma finora tutti gli Angeli hanno perso >>.

<< E allora, facciamo in modo che questa volta sia proprio un Angelo a vincere! >>
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[1] Cfr prima parte Capitolo X
[2] Cfr Capitolo VIII
[3] Cfr il discorso tra cacciatori nella seconda metà del Capitolo X.
[4] Cfr Capitolo III
[5] Cfr Capitolo X
[6] Cfr Capitolo XIV

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Capitolo 17
*** La Fortuna dell'Angelo ***


<< Quando sapremo se possiamo proseguire? >>
E' l'ultimo dei miei pensieri, ma è un'informazione importante perché tutto oggi può andare storto; anzi in un modo o nell'altro tutto andrà storto.
<< Arrivati al ponte >> Musashi si limita a tre misere parole ma vale un intero discorso, dal momento che gli altri due danno l'impressione di non avermi neanche sentito.
Il dolore, la furia e l'esaltazione della scorsa notte sono evaporati alle prime luci del sole e dentro di me è rimasto soltanto un sordo terrore che scorre sotterraneo nelle caverne dell'anima, tenuto a stento a bada dalla mia capacità di congelare il sistema per evitare sovraccarichi.
Sfuggo come la peste ogni considerazione o immagine che possa farmi concentrare sulla mia missione e guardo intorpidito e stupido il giorno nuvoloso che accompagna il nostro lento e funebre cammino.
Mi chiedo come deve essere sdraiarsi sull'erba umida, come se non mi fosse mai capitato, e intanto strofino le mani sul petto e sulla schiena per asciugarmi da quella fantasia prima che senta freddo. Una parte di me è convinta che non sia vero, che stiamo tornando al villaggio per riposare. Ho tanto sonno, un sonno ottuso che non ristora.
Mi appiglio al mio vaneggiamento e alla stanchezza, che mi ha svuotato le gambe, poiché proteggono un territorio neutro della mente, una stanza conosciuta in cui posso rifugiarmi per non assistere allo scontro tra due tendenze di Shini. Una sfugge alla pressione dicendo: << rilassati! E' inutile prepararsi, è inutile pensare, andrà come deve e, se muori, nessuno ci farà caso>>; l'altra, invece, risponde: << no, pensa! Concentrati e preparati! Devi riuscire, devi uccidere o sarà la fine per tutti. Ti stai solo arrendendo, vigliacco! >>
Entrambe hanno ragione, entrambe mi urlano le loro istanze incuranti delle mie preghiere. Non posso neanche tapparmi le orecchie e io vorrei solo godermi questo momento e la luce, fioca e malata, di un sole spento che almeno riesce ad illuminare la strada che percorriamo.
Mi attraversa una sconvolgente intuizione: non solo io, l'universo stesso trema al pensiero che io possa fallire come se la vita di ogni cosa affrontasse con me la sua prova più dura, perché se io perdo, se io muoio, tutto si spegnerà per sempre.
Il mio passato latita; prego solo stia ricaricando le batterie per condividere al momento giusto la sua esperienza e non imiti la mia fuga dalla realtà, che si traduce in un senso di ubriaca leggerezza nella testa e nel corpo.
Il problema di ogni "sbornia", tuttavia, è che finisci prima o poi per cadere dalle nuvole su cui riposi, mentre dalle profondità risale un sapore rugginoso che invade la bocca arsa e ... dio, che schifo!
Non ho niente da vomitare, ma continuo a schiumare e sputare sempre più prostrato, sempre più sprofondato tra le zolle di un terreno fangoso. Sono capace di non piangere davanti ai miei fratelli, ma non di nascondere la tensione che non voglio.
Lo so che i tre cacciatori si getterebbero tra le fiamme pur di alleviare il mio sconforto, ma cosa possono fare?
Furia Buia è determinato a portare avanti l'operazione, ma evita di guardarmi mentre mi porge una bottiglia di acqua. << Bevine a piccoli sorsi! >> mi ordina. << Non puoi arrivare disidratato >>.
La sua voce è profonda, bassa e secca come non mi era mai capitato di sentirla. Non è il cacciatore spietato che tutti gli chiediamo di essere in questo momento, anche se si sforza di mantenere vivo il personaggio; lo rivelano il tremore della sua mano e il pallore che gli chiazza il viso.
<< Butta fuori, Shinji! >> mi consola Musashi che intanto mi aiuta a cercare qualcos'altro da eliminare. << Porta bene. Anche l'altra volta è stato di buon auspicio >>.
 << E' naturale >> dice Orso. << Anche a noi è capitato >>.
La rivelazione mi infonde coraggio perché mi proietta in una dinamica di gruppo e mi fa abbandonare per un istante i lidi della solitudine sui cui stavo naufragando.
<< Non sono solo >> mi ripeto più e più volte, così come ripeto il comando alle mie gambe affinché si stacchino dal cemento che le appesantisce e mi aiutino a tornare in piedi. Grugnisco ventilando con forza per riattivare la circolazione dell'energia e contraggo l'addome per centrarmi e fortificare le difese. << Ci sono >> brontolo prima di riprendere a camminare.
Attraversiamo sentieri a me sconosciuti, allungando un tragitto altrimenti breve, per evitare di offrire un bersaglio facile a coloro che ci attendono e che sicuramente vogliono rimediare allo sbaglio della scorsa notte. In effetti, mi preoccupo dell'appuntamento con la fortuna, mentre dovrei rimanere vigile per non mancarlo.
<< Accampiamoci lì! >> ci blocca il Paparino indicando uno stretto lembo di terra limitato dalle rocce di una scogliera che cade a strapiombo sul lago. << Dobbiamo attendere che faccia buio >>.
<< Io mi occupo delle trappole >> si fa avanti Musashi.
<< Io cosa faccio? >> chiedo.
<< Cerca di riposare >> risponde Orso.
 
Il silenzio ci avvolge come nebbia mentre ci stringiamo per non sentire freddo. Non possiamo accendere il fuoco e io non ho più la giacca lunga del vecchio, quella è piegata in un sacco di tela insieme al cappello portafortuna.
Possiedo ancora il coltello perché dovrò usarlo e, in cuor mio, spero che il suo spirito possa guidarne la lama quando scoccherà l'ora.
Furia Buia si toglie il giaccone e me lo passa. << La giornata è umida >> accompagna il gesto con parole di una durezza solo simulata. << Devi essere in forma >>.
Ripropone l'offerta con uno scatto del braccio e della testa quando per orgoglio tento di rifiutare. << Prima di muoverci me lo restituirai >> mi dice.
La galassia vorticosa degli eventi si ferma mentre indosso il trofeo del Paparino; assaporo come un bambino il gusto e l'eccitazione di gesti portati lentamente, con rispetto e gratitudine. Il mio cuore si rasserena e le nubi si disperdono. Non mi sento fiero, non rido per il giocattolo; semplicemente mi infagotto in una sensazione di sicurezza che avrei potuto provare altre volte se il mio vero padre non mi avesse lasciato così presto.
Il giaccone mi va largo e odora di avventure e stenti; non mi dà fastidio l'odore pungente perché ci sono abituato e perché probabilmente sto sentendo il mio. Sorrido al pensiero che un giorno potrei almeno assomigliargli; in fondo, è questo che cerca di fare un figlio prima di scegliere la propria strada.
Confortato dalle virtù del cacciatore, che sogno possano difendermi per semplice traspirazione, sento la voce interiore di uno sbruffone che mi grida nelle orecchie: << la notte non coprirà il mio cadavere, ma accoglierà la nascita di un eroe >>.
<< Ti sta bene >> il Paparino mi sveglia da una fantasia buona.
E' bastato davvero poco per farmi tornare un po' di fiducia e con essa la voglia di scacciare il silenzio. << Il vecchio mi ha detto che i vostri trofei possiedono una certa poesia, ma non ho capito cosa intendesse. Sono pur sempre oggetti sottratti a dei morti >>.
<< A persone che abbiamo ucciso, per essere precisi >> risponde il ciclope.
<< Capisco che la nostra morale sia diversa, ma la trovo comunque una macabra ostentazione >>.
<< Non mostriamo le nostre vittorie >> mi corregge Orso, << ma dimostriamo di essere ancora vivi e che siamo vivi a scapito di altri. Non derubiamo i morti, li portiamo con noi >>.
<< Così attraverso noi potranno continuare a vivere >> continua Musashi.
<< Magra consolazione per loro >> commento.
<< Certo >> replica il Biondo, << ma in questo modo i morti ci ricordano cosa abbiamo fatto e ci costringono a ... >>
<< ... Restare umani e a fare incubi la notte >> Furia Buia rispiega una vecchia lezione, << perché non dobbiamo dimenticare che siamo responsabili e che un giorno toccherà a noi >>.
<< Non avete paura di morire? >> pongo la domanda che cela una confessione.
<< Sempre >> rivela Musashi. << Ognuno l'affronta a modo proprio >>.
<< Tanto prima o poi dobbiamo morire tutti >> prosegue Furia Buia fissandomi dritto negli occhi. << Non sappiamo quando, né come, ma so che intendo lottare fino alla fine perché potrei conquistarmi la possibilità di vivere ancora >>.
<< Siamo così abituati alla morte >> mi dice l'omone << che, alle volte, almeno io dimentico che il vero casino è vivere. Per questo mi piace l'idea di portare con me queste anime, perché così non posso fuggire >>.
<< E' vero >> lo appoggia Musashi. << Secondo te per quale motivo sono così ... edonista? >>
<< E tu perché sei così? >> domando a Furia Buia mentre infilo le mani nelle tasche per prendere uno dei suoi fiammiferi da ex fumatore occasionale.
<< Anch'io gioco troppo spesso con il mietitore ma, al contrario di Orso, non ho mai dimenticato che la vita è un casino. Se non fosse per voi, non conoscerei neanche la differenza tra vivere e sopravvivere >>.
<< Non hai paura di perdere tutto? >> gli domando ricordandomi del discorso che facemmo soltanto due settimane fa. Discutevamo dei nostri rispettivi punti di vista sulla vita che adombravano, in realtà, i volti di due giovani donne[1].
<< Certo, ma ... fa parte del gioco. Spero solo che chi mi porterà con sé non sia uno stronzo >>.
<< Io spero che sappia fare sesso come me >> finalmente sorride il Biondo << e che soprattutto gli piaccia farlo vestito. Della morte non sopporto la forzata astinenza dai piaceri >>.
<< ... Che mi frega >> Orso dice la sua, incitato e costretto dai nostri sguardi, << sarò morto >>.
 
<< Nessuno può farcela da solo >> concludo nella mia mente prima di chiudere gli occhi.
 
 
*****
 
 
Annuso l'odore di marcio del mare nero che accarezza la sabbia argentata. Più in là, al largo, è ancora rosso e grumoso, come una grande pozza di sangue stantio, e culla i resti bianchi di una gigantesca testa in decomposizione da anni. Non siamo ancora riusciti a smaltirla, ma va bene così. Non devo dimenticare!
E' già buio e il mio cuore è oppresso da una paura furiosa che cerco di digerire a piccoli bocconi mandati giù ripetendomi ogni volta << sono ancora vivo >>.
La pressione è troppa e le mani tremano.
Sono vivo, perciò tutto è ancora vivo intorno a me. Cerco la forza di andare avanti osservando tre ragazzini che non ne vogliono sapere di andare a dormire e ora fuggono gridando, spaventati e divertiti, per non farsi prendere da un'acerba giovinetta di nome Sakura, una fanciulla brillante, promettente e più matura della sua età. Ciò nonostante, anche lei prova gusto a giocare alla madre e ride mentre rincorre quelle piccole pesti; forse è per questo che non riesce a raggiungerli.
E' anche per loro che non devo avere paura.
Non lo farei mai per me stesso; se si trattasse solo di me non avrei la forza di combattere e mi sarei già lasciato uccidere.
Oggi c'è mancato poco. Non posso farci niente, devo lasciar passare questo timore, devo lasciarlo sfogare affinché perda energia e io possa dominarlo ancora una volta, perché ancora una volta stavo per morire e ancora una volta ho vinto contro ogni pronostico, contro un avversario più forte di me. Sarebbe stato sufficiente un colpo meno preciso, un umano attimo di indecisione, spostare il piede un centimetro più a destra per inciampare su una comunissima pietra; sarebbe bastato uno sbaglio in meno al predatore che mi aveva attaccato, e non da solo, e a quest'ora non sarei qui, a quest'ora un piccolo branco di iene affamate, che adesso non c'è più, girerebbe nei dintorni del villaggio a cercare  i nostri cuccioli.
<< Sono ancora vivo >> mi dico a bassa voce, << sono ancora vivo perché il mio avversario ha fatto male i suoi calcoli; perché anche oggi in me non c'è stata indecisione, perché volevo vivere più di lui e vivere significava vincere; perché, come contro gli Angeli, devo vincere se voglio vivere, devo vincere se voglio proteggere il mio mondo, devo vincere se voglio rivederla e non fa niente se nove volte su dieci non mi rivolge la parola o non mi permette neanche di avvicinarla >>.
Nel cuore della mia insana esistenza c'è l'amore che provo per tutte le persone che chiamo fratelli e sorelle e c'è lei a cui sono ferocemente legato come può esserlo un assetato che beve un'acqua amara eppure necessaria.
Lascio scorrere le emozioni, << io accetto che un giorno morirò. E' nell'ordine delle cose, un giorno incontrerò chi mi ucciderà, non importa che sia più forte di me o solo più fortunato. Non conosco il mio futuro, ma io ce l'ho fatta. Oggi sono ancora vivo >>.
Il mio io, spaventato dall'incertezza e dalla comprensione dell'inevitabile, si trincera dietro l'esperienza e il dato di fatto che sono a casa e che posso permettermi di stare male in quanto respiro.
<< Finché respiro sono padrone della mia vita e la difenderò con tutte le forze. Finché un muscolo riuscirà a stendersi e a contrarsi avrò un'arma da usare, finché la mia mente potrà formulare pensieri cercherà un modo per eliminare i predatori a cui do la caccia, finché avrò a disposizione anche un secondo di coscienza, proteggerò quel secondo perché tutto può accadere in un lasso di tempo così lungo. E io proteggerò il mio piccolo mondo che sta rinascendo dalla devastazione che ho portato, lo devo a tutte queste persone che mi sono care, lo devo a lei che voglio rivedere anche domani >>.
Voglio toccarla ancora e sentirla ancora e illudermi ancora di avere un possibilità di sostituire la corda marcia che ci unisce con una pura e più resistente agli scossoni che fanno naufragare le nostre anime.
<< Io posso farcela! >> ringhio a me stesso. << Respira e ripetilo un'altra volta: io posso farcela! >>.
La paura scivola via lentamente, troppo lentamente, e si disperde tra i granelli di sabbia sotto i miei piedi. Ricerco una parvenza di controllo rifugiandomi nella ugualmente malata e disperata espansione del mio io che, frustrato dalla costante insicurezza, crede davvero di poter ancora sfidare la morte e vincerla come così spesso è capitato.
 Ed ora cresce questo io ferito e si finge dio, si insinua negli spazi lasciati vuoti dalla paura che rifluisce; mi rende sordo alla ragione, poiché la ragione discerne e in tal modo mi costringere a considerare anche ciò che non voglio.
Divento folle e mi lascio persuadere da un delirio: << se mantengo il controllo su me stesso posso controllare ogni cosa, la vita e la morte, il bene e il male, tutto e tutti, perché io sono il re di questa giungla, sono il re di questi uomini, di queste donne, di questi bambini. Io sono il re anche di Asuka >>.
Sono consapevole di vaneggiare, ma quando scampo così fortunosamente alla rovina non ho altro antidoto, oltre al tempo che non ho, contro il veleno del terrore che blocca il cervello e il corpo.
Passerà anche questo momento, non devo rinnegarlo. Un giorno potrei non essere neanche più in grado di rimpiangerlo.
 
Asuka è dietro di me, mi osserva in silenzio già da parecchio. Non è la prima volta e in genere mi chiedo a cosa pensi, visto che capita poco dopo che abbiamo litigato, praticamente sempre.
Da quando sono tornato non ha fatto altro che evitarmi; ha visto com'ero ridotto e, soprattutto, la luce maligna nel mio sguardo. Il suo istinto è ben addestrato e riconosce che quello sguardo non appartiene al ragazzo che in due occasioni aveva tentato di strangolarla, ma ad un uomo cresciuto troppo in fretta che, avendone l'occasione o il pretesto, non fallirebbe nel toglierle la vita. Davanti a sé Asuka vede l'unico Shinji di cui ha paura, anche se si farà uccidere piuttosto che ammetterlo.
Non so perché si sia avvicinata così tanto, sa che non le conviene. L'ultima volta aveva sottovalutato il suo avversario e ne è nata una splendida bambina.
<< Vattene! >> ordina muto il mio cuore. << Io sono il re e, quando mi convinco di esserlo, prendo tutto ciò che voglio. Vattene prima che prenda anche te, perché tu sei vita, mentre io sono la morte, ed è la vita che voglio >>.
Asuka non se ne va e io mi volto perché non posso rinunciare ad ammirarla, perché potrebbe essere la volta buona, forse potrebbe decidere di salvarmi.
Pensieri, passioni, suoni, odori e l'esistenza intera, che striscia tra le vie del mio ego ipertrofico, collassano nella figura della donna dai capelli rossi; si schiantano con tale violenza da formare un buco nero che attira anche la luce e me che sono il buio. Sono già davanti a lei e odoro i suoi capelli che profumano di lavanda.
Soltanto Asuka è capace di trovare il meglio. Se volesse, sarebbe il miglior cacciatore in circolazione, ma non ha mai smesso di rimpiangere il suo 02.
E' così bella con quella palpebra calata a metà dell'iride e il suo corpo da poco adulto sa di buono e di morbido. La mia colpa e la mia brama mi attirano a lei, ma Soryu è una donna ostinata e mi tiene sulla corda. Cosa spera di ottenere, cosa vuole?
Il nostro odio è forte, ci divide e ci protegge tenendoci al riparo dietro una barriera invisibile; eppure c'è qualcosa, oltre la mia brama e la mia colpa, che non oso nominare e che ci unisce. Neanche lei vuole colmare il vuoto e, insieme all'occorrenza indossiamo una maschera di rancore, anche se non ne proviamo, per poter giocare quando ci va senza doverci prendere sul serio.
Ma stasera non c'è spazio per il gioco, né mi curo dell'avversione che ci tiene imprigionati in celle separate, perché qui c'è un re che tutto vuole e tutto prende senza chiedere il permesso.
Asuka non mi guarda, lascia che le annusi i capelli e le sfiori il naso col petto. Lei è coraggiosa, più coraggiosa di me, ma sa di non avere alcun potere sulla creatura che la fronteggia. Se solo fossi capace di confessarle che è semplicemente una finzione, che è soltanto paura, che le basterebbe appoggiare una mano sul mio cuore per cacciare il tiranno e lasciare esposto un bambino nudo che vuole piangere e ammettere la propria debolezza.
Ma lei non lo fa, lei non ama la mia debolezza; la accetta in tutti, ma non in me; da tempo ormai non l'accetto neanche io.
I miei fratelli sono lontani. Meglio così! Li ucciderei se provassero a fermarmi.
<< Dov'è il mio Shinji? >> mi chiede. Non si muove, non sostiene i miei occhi e io la maledico perché, se fosse rimasta in silenzio, l'avrei presa, come un giusto premio per un guerriero tornato dal campo di battaglia e al diavolo se lei è una mia pari. Se avesse reagito o alzato la voce, il re avrebbe preteso di esercitare il suo diritto.
Perché non mi dice mai che andrà tutto bene? Odia il suo Shinji quando lo vede e lo invoca quando non c'è. Perché? Perché non mi manda via, perché non recide la corda marcia? Io non ne ho il coraggio.
<< Devo andare >> riesco a sibilare facendomi strada con una spallata che evita solo in parte.
La prossima volta aspetterò fuori dal villaggio, non porterò mai più la paura tra le case che conosco, non permetterò al tiranno di farle del male, perché voglio credere di avere ancora tempo per riscattarmi.
Mi corre incontro una bambina che, se non fosse per il colore dei capelli che ha preso da mia madre, sarebbe la copia esatta di Asuka. << Hai litigato di nuovo con la mamma? >>
<< Proteggila, mi raccomando! >> rispondo accarezzandole la guancia. Non mostrerò la disperazione a mia figlia, difenderò anche lei dal ragazzo che ha distrutto tutto.
<< Già te ne vai? >>
<< Ho da fare >>.
<< Hai sempre da fare, papà. Non ci sei mai >> mi rimprovera la piccola.
<< Lo so, amore mio >>.
<< Perché non rimani, almeno per questa notte? >>
<< Devo tenere lontani i mostri >>.
Esco dal nostro piccolo paradiso portando con me un ragazzo, un mostro e un bel sogno: io che dormo con lei, e la nostra piccola è in mezzo, in una casa normale, in un mondo normale, come una famiglia normale. Resterà un sogno, ma a chi posso rivelare che proprio grazie a questa fantasia io sono ancora vivo?
E dire che in un mondo normale, probabilmente, riuscirei a stancarmi di averla accanto come farebbe una stramaledetta persona normale.
 
 
*****
 
 
<< Svegliati! >>
Il Paparino ha abbandonato da tempo l'abitudine di strapparmi al sonno con un calcio.
Apro gli occhi e assaporo le lacrime che mi sono cadute. Il sole è già tramontato trascinando con sé il maltempo, mentre l'approssimarsi della notte ci regala la meraviglia di un frammento di via lattea.
<< Ho sognato il nostro passato >> dico rimettendomi in piedi.
<< Questo o ... >> si interrompe Furia Buia.
<< L'altro, il post impact >>.
<< E com'era? >> chiede Musashi.
<< Non c'è paradiso per noi >>.
<< Magari >> il ciclope oppone un sorriso tiepido e stentato alla delusione << hai ... hai soltanto poche informazioni >>.
<< E poi >> prosegue Orso, << non può esserci mai un paradiso se l'inferno te lo porti dentro >>.
 
Perché mi fai del male, Shinji? Perché mi fai rivivere solo momenti orribili o tristi?
 
Io non faccio niente. Sono i nostri ricordi che riemergono. Io, semplicemente, ricordo. Anzi, se vogliamo essere precisi, io faccio da argine affinché il passato non ti travolga e, quando posso, cerco di darti dei suggerimenti.
 
Come quando mi hai insegnato come baciare Asuka?
 
Era un file in memoria. Io ti ho solo aiutato a trovarlo e ad aprirlo.
 
Allora, perché non la facciamo finita e mi dici tutto ciò che sai?
 
Credi, davvero, che, se fosse stato possibile, non l'avrei già fatto? Sarebbe più facile anche per me. 
 
Perché me lo dici solo ora?
 
Perché ora puoi sopportare quanto ti sto rivelando.
 
Abbiamo vissuto così male?
 
Lo sai anche tu che ci sono stati momenti belli.
 
Ho l'impressione che dovrò accontentarmi.
 
Non è esatto, ma sarebbe un bel passo in avanti.
 
 
Lo stomaco ha finalmente deciso di darmi tregua, le gambe non sono più vuote ma le mani continuano a tremare, percorse da piccole scariche elettrice; non sentirei freddo neanche se girassi nudo al centro del circolo polare; il respiro è breve e ogni tanto si interrompe.
Sono già catturato dalla forza di gravità dell'azione che dovrà svolgersi e mi chiedo con insistenza cosa accadrà. Provo ad immaginare le fasi immediatamente precedenti lo scontro e mi do indicazioni per correggermi a seconda dei possibili scenari. Con la mente non riesco ad andare oltre perché l'istante successivo, quello della verità, non posso prevederlo. Faccio appello alla mia volontà, che sarà messa ulteriormente alla prova, e all'intervento del mio passato affinché non mi abbandonino.
Siamo arrivati al ponte, non ci resta che attraversarlo mentre i suoi guardiani attendono, armati e allo scoperto, dall'altra parte.
<< Sapremo adesso se ... possiamo procedere? >> domando a singhiozzo.
<< Non hai più saliva, eh? >> mi chiede Orso posandomi una mano sulla schiena.
<< In un modo o nell'altro lo sapremo >> soffia Furia Buia che spalanca il suo occhio e lo infiamma tanto da illuminare i nostri prossimi passi.
Tra Orso e Musashi seguo in apnea il camminamento con le orecchie concentrate sullo scricchiolio degli assi e gli occhi puntati sui tre cacciatori dall'altra parte; riprendo a respirare quando alzano al cielo le canne dei fucili.
I miei fratelli scelgono ciascuno il loro guardiano e gli si parano davanti in silenzio fissandolo come se si preparassero a giustiziarlo.
<< Non chiedeteci di schierarci >>  azzarda uno di loro. Lo riconosco, è la stessa persona che ieri stava fumando uno dei sigari che l'armadio aveva elargito. << Ci dispiace per il ... >>
<< Quanti? >> domanda Furia Buia.
<< Una quarantina. Il vostro amico ci ha ordinato di dirvi che ci saranno anche ... quelli che non sono come noi, ma solo in sala e non tutti nemici >>.
<< E quindi non tutti amici. Altro? >> insiste Musashi che vince un accenno di reticenza estraendo le pistole.
<< Si >> risponde un secondo guardiano. << il bancone sarà liberato e protetto. Vogliono conferma da voi >>.
<< L'avranno. E i nostri? >> è la volta di Orso.
<< Non ne sono arrivati più di venti >> informa il terzo guardiano.
<< Più di quanto immaginassi >> commenta Furia Buia.
   << Pochi >> ribatte il primo guardiano. << Attendiamo almeno altre persone ... che non vi amano, forse cinquanta >>.
<< Bene! Informateli allora che dovranno prendere la strada lunga >> ringhia il cacciatore.
<< Sai che non possiamo, noi ... >>
Il Paparino modula un'onda di at field che scaglia contro il ponte. Il colpo non è potente ma spezza il legno degli assi nella parte centrale da cui iniziano a diramarsi  piccoli rivoli scoppiettanti di superficie crepata.
<< Allora, fateli passare! >>  concede sarcastico il ciclope.
<< Grazie >> sospira il guardiano abbassando l'arma.
 
<< Quindi, che significa? >> chiedo ai tre mentre iniziano a darci il benvenuto gli schiamazzi di un assembramento che provengono dal confine dell'esile barriera di alberi.
<< Vogliono occupare il villaggio >> risponde Furia Buia. << Proveranno, pertanto, ad ucciderti praticamente subito. E sarà proprio lui a farlo >>.
<< Però, devono tener conto anche di voi >>.
<< Infatti, la sicurezza della Wille interverrà per aiutare i suoi alleati qualora la nostra reazione si rivelasse efficiente. E' chiaro che quella corda marcia ha già piazzato alcuni dei suoi nel locale >>.
<< Ufficialmente per rendere omaggio >> prosegue Musashi.
<< Ma quando scoppierà il casino ... >> intervengo dando per scontato che riuscirò a fare la mia parte. In realtà ho solo spostato l'attenzione su altri aspetti della missione.
<< Che ha deciso Kaji? >> il Paparino si rivolge al Biondo.
<< Non permetterà l'impiego di formazioni da combattimento e Misato non darà il via libera all'uso dell'Eva. Ma non possono contrastare il capo della sicurezza troppo apertamente, perché non hanno abbastanza soldati dalla loro parte, quantomeno tra quelli fidati,  ma già così ... >>
<< Un occhio avanti e uno alle spalle >> riassume Orso. << Dovrebbe bastare a mettergli pressione >>.
<< Dov'è la fregatura? >> lo incalza Furia Buia.
<< Non ammetterà disordini prolungati. Userà la scusa del patto di non intervento nelle nostre questioni per lasciare che il problema sia sbrigato tra di noi. Tuttavia, se l'ordine non sarà garantito ... >>
<< ... Sarà il primo a spararci >> conclude il Paparino. << Non si può dire che non sia flessibile. Mi chiedo come abbia potuto permettere ad un simile mostro di crescere nella sua creatura >>.
<< Avrà già inviato alcuni ... rappresentanti >> riprende il Biondo.
<< Questo è un problema >> commenta Orso. << La loro tutela può fornire un ulteriore pretesto per un intervento armato >>.
<< Ma è anche un motivo per attendere! >> obietta Musashi.
<< In conclusione? >> intervengo.
<< In conclusione, non abbiamo la sfera di cristallo, perciò andremo per gradi >> risponde Furia Buia. << Per prima cosa cerchiamo di arrivare al nostro obiettivo e di ... farlo fuori. Appena avrai concluso la tua parte, prova a ... chiedi di essere accettato ufficialmente nel gruppo usando le parole che ti abbiamo insegnato. Se il vecchio aveva ragione, il corpo privato di una testa sarà confuso e perderà tempo per riorganizzarsi ... a nostro vantaggio >>.
<< E se così non fosse? >>
<< Cambiamo tattica >> interviene Orso << e ci giochiamo il tutto per tutto >>.
<< Male che vada scappiamo prima che Kaji ci spari addosso >> dice il Biondo ridacchiando ma senza ironia.
 
<< Allora Shinji, ricapitoliamo >>.
Furia Buia mi afferra per le spalle e le stringe finché non è sicuro di avere tutta la mia attenzione. << Entrerai per primo con ... i ricordi del vecchio che ... che porterai direttamente a Mami. E' il segnale che sarai tu a farlo. Individua il bersaglio e avvicinati il più possibile. Non guardare nessuno, non ascoltare nessuno, non parlare con nessuno. Concentrati solo sull'obiettivo e sulle potenziali minacce nelle immediate vicinanze. Io ti proteggerò a distanza. Lo stratega si sarà già occupato di garantirti lo spazio necessario >>.
<< Tu non vedi niente? >>
<< Si, ma non ho modo di prevedere con esattezza cosa accadrà. Devi affidarti a Matsuda e al nostro sovrano senza regno. Ricordi l'accendino del boss? Non lo batte a caso, dà indicazioni. Quando entrerai starà già picchiettando lo zip sul tavolo; se cambia ritmo, vuol dire che puoi procedere. Se non lo fa, questa parte della missione è abortita. In quel caso, cerca di uscire ... >>
<< E se non ci riesco? >>
<< Da' fuoco alle polveri, intesi? >>
<< E voi? >>
<< La nostra assenza li lascerà perplessi, mentre Ronin probabilmente vedrà l'occasione che aspettava. Ti concederemo solo un paio di minuti, poi entreremo. Da quel momento o attacchi o partiamo noi. Ah, è chiaro che se non ci sono le condizioni, agiremo prima. Tu concentrati solo su ciò che devi fare >>.
<< Ragazzi, ho paura! >>
<< Non pensare al risultato >> anche Musashi cerca un contatto, << né all'azione che devi compiere. Presta attenzione solo al gesto, non al suo significato >>.
<< Trova un motivo per combattere, qualcosa, qualunque cosa ti possa dare il coraggio necessario! >> Orso mi posa una mano sui capelli.
<< Già, vuoi riportarla a casa, vero? >> lo segue Musashi. << Bene, abbatti l'ostacolo! >>
<< Ha ragione >> Furia Buia mi dà una pacca sul cuore. << Ronin è solo una pietra sul cammino, prendila a calci e prosegui! Ma calciala via come si deve >>.
<< Ci ... ci provo >> balbetto strofinando le mani sul cinturone per asciugare il sudore e permettere al sangue di tornare a scorrervi.
<< Devi resistere! >> il Paparino mi scuote. << Ti ordino di resistere! >>
<< Questa non ti serve >> Musashi estrae la pistola dalla mia fondina.
<< Questa è la roba del vecchio >> mi dice Orso porgendomi il sacco di tela e staccando il bottone che immobilizza il coltello nella sua casa. << Così potrai estrarlo più facilmente >>.
<< Un'ultima cosa ... >> Paparino deglutisce.
Ho solo la forza di sgranare gli occhi. << Ti prego no ... Asuka >>.
<< Con Makinami >> precisa. << Riesco a vederle. Non capisco perché Kaji sia così stupido. Avrebbe fatto prima a disegnare un bersaglio sulle loro tute >>.
<< Se dovessi riuscire, io >> sarei il re << ... la perderò >>.
<< Lo Shinji che sei stato non ha avuto migliore fortuna. Ti prego, fa' finta che non ci sia. Tu la salverai >> mi incita il Paparino << e questo è un altro passo >>.
 
Il cuore mi è salito in gola, ansimo a tre gradini dall'entrata protetto da un'invisibile aura di energia, tormentato da un'emicrania lancinante e da un tremore agli arti che non so come placare. Non posso farmi vedere così.
Incespico sul primo gradino.<< Shinji, resisti! >> mi dico augurandomi che un altro Shinji ascolti il mio appello e mi aiuti a trovare, solo per il tempo richiesto, l'animo del tiranno che ho conosciuto nell'angosciante sogno di qualche ora fa. Io non mi basto.
Alcuni cacciatori attendono all'entrata e osservano i miei passi stentati. Sono amici o nemici?
<< Fa' attenzione! >> sussurra il più vicino quando lo incrocio.
 
Concentrati!
 
Un vento freddo mi colpisce quando le porte si richiudono dietro di me; è il gelo del silenzio che mi accoglie e rende più sinistro il cigolio delle ante che ondeggiano scandendo un ritmo sempre più breve e lontano.
Come accadde alla mia prima in questo villaggio, c'è il pubblico della grandi occasioni ad attendermi. Alla mia destra solo cacciatori, alcuni apertamente ostili; alla mia sinistra i nemici di Gendo. Non conosco quasi nessuno e non posso sprecare energie per stabilire chi è dalla mia parte.
Kosuke è l'unico che non si volta a guardarmi e batte sul tavolo l'accendino.
<< Non pensare! >> mi dico muovendo il primo passo.
Il bancone è occupato. Proprio in fondo al corridoio che inizio a percorrere siede Ronin che mi fissa trattenendo una smorfia; a fianco siede il suo pupillo, il ragazzo che avrebbe voluto uccidermi già da tempo. Più distante, sulla destra, Matsuda in mezzo ad altri due fa scivolare una mano lungo la gamba.
<< Mi proteggono >> cerco di farmi forza mentre fantastico di attraversare una stanza vuota. Quella volta c'erano i miei fratelli a scortarmi e a tenere a distanza una folla che reprimeva a fatica il desiderio di linciarmi. Avverto lo stesso umore, inspiro la medesima carica.
I tre cacciatori non camminano con me, mi sorvegliano a distanza, ma il dato non cambia: mi sento solo.
L'oste si limita a guardarmi, non mi accoglie con un cenno d'intesa, non mi rivolge la parola; i suoi movimenti sono misurati ed essenziali.
Asuka e Mari siedono al solito posto. Incrocio per un istante gli occhi della gatta, che tradiscono una certa elettricità e rifiuto con tutto me stesso di vedere Shikinami come se fosse trasparente.
Su entrambe le mani è poggiato il sacco di tela che porto come un fedele reca con sé l'offerta votiva. << Non ci sono spazi >> mi dico fissando la donna al di là del bancone e con l'orecchio teso per cogliere il definitivo luce verde di Kosuke.
Una parte di me spera che la missione sia annullata; preferisco combattere vicino ai miei fratelli che affrontare la mia prova in solitaria.
Mi fermo all'altezza della prima fila di tavoli mostrando la fondina sbottonata al nostro capo che siede alla mia destra.
<< Cosa porti? >> chiede Mami che intanto lucida un bicchiere.
<< Il vecchio >> rispondo atono.
<< Fallo sedere! >> Ronin cela a malapena il ghigno con cui accompagna l'ordine impartito al suo delfino.
Il ragazzo si alza liberando lo sgabello su cui sedeva e avanza verso di me.
<< Non devo accettare provocazioni >> mi dico trattenendo il respiro. << Se prova a colpirmi, sbatterà contro il muro del Paparino e allora ... sarà meglio filare o scoprire le carte >>.
<< Sei fottuto! >> fischia tagliente prima di superarmi.
Uno spazio libero e l'accendino intona una nuova musica; Matsuda dà le spalle allo specchio e porta lentamente un bicchiere alla bocca.
Espiro l'aria di mille vite. Luce verde e il piano va avanti.
<< Tieni! >> dico alla donna appoggiando il sacco mentre mi raggiunge la visione di tre fucili carichi nascosti tra le stoviglie ma a portata di mano.
<< Grazie, Ragazzo >> risponde con voce metallica.
<< Siediti, Ragazzo! >> Ronin schiaffeggia lo sgabello per sostenere la finta esortazione.
Sta per uccidermi, lo sento. Vuole solo giocare in attesa di vedere cosa faranno i miei fratelli.
Mi accomodo con il viso ed il busto rivolti verso lo specchio ma con tutti i sensi, extra e non, prossimi al fuori giri.
<< Versagli da bere! Dobbiamo piangere un uomo buono >> schiocca sicuro il predatore che devo uccidere.
Continua a parlare, ma non riesco a registrare niente di quanto sta dicendo. Sono proiettato in una stanza interiore fastidiosamente spoglia, una prigione senza tempo in cui mi ritrovo recluso insieme alla preda che vuol darmi la caccia. E io devo trovare la forza e l'occasione di anticiparlo. Questa cella ha un ché di confortante perché le sue sbarre tengono lontane emozioni che, come larve affamate, premono per succhiarmi il sangue. Stupide emozioni! Se vi nutrissi ora, vi condannerei a morire di fame. Eppure devo uscire da questa cella dal momento che nella mente esiste solo il riflesso della mia prova e questo riflesso cerca di ingannarmi assumendo le sembianze del nemico.
Il mio nemico, invece, è qui fuori, accanto a me e mi assesta una potente pacca sulla spalla. << Dico bene? >>
Il Paparino ha tolto la protezione. A questa distanza sta solo a me decidere se attivarmi o no. Non rispondo perché non so cosa ha detto, dimentico i consigli e prendo a fissarlo a lungo negli occhi.
Forse troppo perché la sua mano risale dalla spalla per avvolgermi all'altezza del collo. Uno strattone e mi tira a sé. << Sarebbe educato da parte tua rispondere >> grugnisce ad un palmo dalla mia faccia.
<< Non ti stavo ascoltando >> confesso con franchezza senza abbassare lo sguardo.
Devo essergli grato per tanta confidenza perché la vicinanza di quest'uomo mi provoca un feroce fastidio che zittisce ogni voce e mi spara nel momento presente quasi fuori da me stesso. Sono a portata di coltello e ho come la sensazione che la paura se ne sia andata.
Allora perché sento spegnersi il motore? Non sono più teso, non temo il cacciatore che ho davanti, non tremo. Perché mi accontento di tenergli testa solo moralmente? Meglio così, Shinji. Concentrati solo sul gesto senza passione.

Colpiscilo, colpiscilo, colpiscilo! 
 
Aspetta!
 
Dove, dove potrei colpirlo? La mia mano è ancora lontana dal coltello; se la muovessi ora gli darei il tempo di difendersi. Ronin ha una mano libera che penzola dal braccio coricato sul bancone e copre la visuale alla gola e al petto, proprio dove ho necessità di colpire.
Tutto questo in un battito di ciglia.
La sua faccia si trasforma e rimane informe perché non trova l'impossibile sintesi  tra scherno, disgusto e rabbia.
Avverto l'azzurro dell'iride di Asuka che mi centra in pieno. Colgo un suggerimento e caccio via il resto. << Vuoi proporre un brindisi? >>  sibilo senza  mostrargli i denti.
Il cacciatore mi lascia, indugia un po' sul mio braccio prima di staccarsi. << E' quello che voglio >> grida voltandosi a mo' di sfida verso gli spettatori.
Fingo di afferrare con la sinistra il cicchetto che Mami mi ha appena riempito, mentre la destra è discesa indisturbata a stringere il manico del pugnale. Sfuggo agli occhi dell'oste che fatica a nascondere l'apprensione e ruoto il torace per posizionarlo sulla linea d'attacco. Makinami vede solo me e ha capito. Asuka ...
Asuka non guardarmi! Ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio! Mi allontano solo un po'. Ti prometto che tornerò.
Mi serve campo libero. << Non aspetti i miei fratelli? >> sputo praticamente in trance e con i polmoni che ventilano all'altezza delle orecchie proprio mentre solleva il bicchiere, anche lui con la sinistra. La mano destra è appoggiata al giaccone a pochi centimetri dal suo trofeo che presto dovrà essere mio.
<< Perché, dove sono quei bellissimi cani? >>
<< Eccoci! >> tuona Furia Buia che si affaccia all'entrata e arresta il passo.
Ronin si distrae e punta sugli avversari che teme di più.
Movimenti sotterranei e striscianti animano la sala come un unico organismo vivente; il mio cuore si ferma e la tensione mi brucia.
La finestra si sta aprendo.
E' solo un attimo, Shinji. Estrai e affonda!

Gli occhi vagano impazziti e si lasciano catturare dal suo che di colpo scolorisce di fronte a due tizzoni infuocati.
Mi ha visto! Perdonami, Asuka!
<< Non abbiate paura, entrate! >> Ronin insulta i miei fratelli staccando il braccio dal giaccone e, allontanandolo così dal coltello, per far loro segno di avvicinarsi.
Il via è uno scatto delle ante, spinte con violenza dal Paparino, seguito da un colpo di fucile sparato da Musashi.

Che tu sia maledetto!

Senza riflettere, buco la guardia aperta e nascondo la lama nel suo corpo fino a sbattere con la mano. Grido come un dannato mentre lo spingo per farlo cadere a terra, terrorizzato dal gesto, dal rumore delle armi da fuoco che hanno iniziato a suonare la loro terribile musica e da grida di dolore e paura che mi instupidiscono più dell'azione risucchiando, polverizzandolo, il mio senno.
Ronin non cade, indietreggia di qualche passo prima di puntare i piedi e cercare la sua arma.
<< L'ho colpito male >> mi dico mentre forzo sull'impugnatura per cambiare l'angolazione attaccandomi nel contempo a lui con l'unico fine di bloccarne il contrattacco, insieme alla mano destra che rovista vicino al fianco.
Un violento gancio sinistro fa scoppiare una bomba che sputa schegge di vetro nella mia testa, un altro gancio lo segue, accompagnato da grida bestiali. Al terzo rispondo con un gancio, al quarto rispondo di nuovo scaraventandogli contro tutta la follia e l'ira che finalmente si scatenano facendomi sbavare sulla sua giacca mentre sbraito: << muoriiiiii! >>.
Più lo colpisco, più la furia aumenta. Adesso vorrei ucciderlo soltanto con le mie mani e lanciargliele addosso fino a spaccargli la testa.
Il coltello si spezza e un poderoso manrovescio mi fa precipitare sul tavolo posizionato appena sotto la grande finestra quasi alle spalle dei due piloti. I miei occhi individuano una bottiglia piena e la mano l'afferra e, prima ancora che il cervello formuli un comando, la scaglia contro il cacciatore che non si cura della ferita e vuole saltarmi addosso con le ultime forze.
Il vetro sbatte contro la sua fronte ma non si infrange; Ronin barcolla stordito. Di nuovo in piedi, seguo il riflesso di abbassarmi per non essere centrato dalla fucilata che Mami spara all'indirizzo di un soldato della Wille che voleva approfittare del momento. A testa bassa carico sul cacciatore e lo schianto contro lo spigolo del bancone. Sento il suo torace deformarsi all'impatto e sangue e saliva schizzarmi lungo il collo sospinti da un rantolo prolungato che risuona come campane a stormo che intonano un canto di vittoria.
Un destro e un sinistro in faccia e poi rabbia, terrore e dolore per lo Shinji che sono stato e che ora si allontana. Chi di noi due sta morendo? Chi di noi due sta svanendo alla luce della notte?
Una ginocchiata interrompe l'addio colpendomi al basso ventre. L'istinto mi guida e muove la mia testa per centrare quella di Ronin prima che mi abbatta un altro sinistro sul muso.
Quanto ci metti a crepare, bastardo?!
Afferro la manica del suo giaccone per allontanare il coltello che è riuscito nonostante tutto ad estrarre. Il tagliente seghettato dell'acciaio è l'unica cosa che in questo momento riesca a vedere poiché mi ricorda che lui morirà presto ma io non sono ancora in salvo. Con un colpo di stinco lanciato contro l'avambraccio faccio saltare l'arma, ma una larga sventola punisce l'eccessiva concentrazione e sbatte contro il mento facendomi rotolare a terra.
 
Svegliati!
 
Una fiammata di adrenalina tiene aperti i miei occhi e blocca il vorticare della stanza e l'instabilità del pavimento consentendomi di mantenere il focus sulla minaccia. Una mano, alla disperata ricerca di un punto solido in mezzo ad una insolita e nauseante cedevolezza, incespica sul coltello seghettato e l'agguanta senza attendere una mia decisione.
Mami è di fronte a me e imbraccia il fucile con una mano, mentre con l'altra sbarra i movimenti di un'Asuka bloccata dallo stupore, dalla paura e dalla sua Quattrocchi. Non reagisce neanche quando, nel tentativo di rialzarmi, vomito il mio stordimento sui suoi stivali.
Ansimo e sbuffo e ruglio avvicinandomi, curvo e intontito, al nemico che resta in piedi aggrappato al bancone come un pugile alle corde durante il conteggio.
Mi muovo con cautela, incurante delle persone che riempiono il locale, dei miei fratelli, incurante anche di Asuka. Il mio universo si restringe fino a comprendere solo due persone ed un coltello; la sua funzione si riduce ad un unico atto, quello che devo compiere.
Ronin boccheggia semicosciente cercando inutilmente di catturare l'ossigeno che gli manca, tossisce sangue e scivola lentamente. Solo gli occhi sono ancora vivi e mi trafiggono.
<< ... Visione! >> gorgoglia quando gli sono davanti. Poi uno sbattere di palpebre e un cenno con la testa.
Si è arreso!
Tronco ogni possibile colpo di scena e come un automa chiudo di nuovo la distanza dopo aver mirato al cuore.
 
 La sua vita fugge e in un istante un uomo è diventato un sacco vuoto. Era vivo pochi minuti fa, gustava il sapore della vittoria e ora non c'è più.
 
Le acque si ritirano rapidamente e presagiscono l'onda di tsunami che sta per colpirmi. Come un respiro a vuoto la mia esistenza viene distorta e assorbita e risputata senza muoversi di un millimetro ...
 
Uno specchio, lo specchio del bagno della casa di Misato e la faccia di un ragazzetto con i capelli ordinati e la camicia bianca della divisa scolastica. Il volto sempre ombroso nonostante il velo superficiale di apatia. E nel fondo dei suoi occhi solo tristezza, la tristezza di un'anima ancora innocente, spaventata e arrabbiata perché non capiva.
Non capivo perché mi sentissi così solo. Cosa avevo fatto di male per essere abbandonato? In cosa avevo sbagliato per meritare un'infanzia da straniero, sempre oppresso dalla fragilità di anni passati con la valigia vicino alla porta? Era un buono quel ragazzo, aveva paura quel bambino ed era disposto a pagare con la vita l'elemosina di alcune attenzioni.
Non era cattivo il pilota che Asuka aveva trascinato per un giorno intero. Se potessi incontrarlo, gli darei una mano e lo proteggerei da ogni male, ma lo specchio riflette un'immagine antica. Quel ragazzo resisteva ancora nella mia coscienza come ultimo brandello di un'innocenza che mi è appena scivolata via.
Un volto buono svanisce e nuove opache fattezze prendono il suo posto. Lo specchio mi rimanda finalmente, anche se solo in parte, il viso di quell'altro Shinji la cui voce mi è diventata così familiare, il futuro di quel ragazzo che sono stato, dell'innocente che temo sia svanito del tutto con un affondo di pugnale ... forse già in un'altra vita.
Non è un uomo quello che ho davanti, ma lo scherzo amaro di una natura che non avrebbe mai dovuto manifestarsi.
Grido, folle di disperazione, davanti allo specchio e lo rompo con un pugno frantumando l'intera casa di Misato.
 
E' solo buio, è la cecità fittizia che ho trovato sprofondando la testa tra le pieghe del cadavere di Ronin ancora in piedi. Mi stacco appena un po' per cercare la luce e proteggermi dal nulla e da ciò che sono; urlo volgendomi verso Asuka con gli occhi di nuovo in fiamme, le fiamme dell'inferno che porto ovunque poiché è dentro di me.
<< Asuka >> aiutami! Sono perduto!
Shikinami è una guerriera, ma non era preparata a veder crollare così rapidamente le sue certezze e ad assistere impotente al realizzarsi delle sue paure. I resti dello Shinji che ha sempre cercato e puntualmente scacciato sono ora inceneriti dagli occhi rossi di un demone.
<< Asuka >> aiutami, ti prego!  
Lei è un pilota, combatte e distrugge i nostri nemici da anni, ma uccidere un uomo non è la stessa cosa. Gli evangelion non ci hanno mai veramente protetti dal mondo che dovevamo proteggere. Erano i ventri caldi e rassicuranti delle nostre madri dentro cui ci nascondevamo per non vedere le brutture della vita, un po' come bambini che si illudono di sfuggire al pericolo infilandosi sotto il letto; ma la vita è fuori da ogni conforto, è acida, corrosiva, disgustosa.
I miei fratelli mi hanno nascosto il particolare più amaro: i trofei non servono a ricordare ciò che abbiamo fatto, né a far vivere attraverso noi le persone che uccidiamo. Esorcizzano la morte, ma non è quello il loro scopo; sono semplicemente parte di un baratto: un pezzo di anima di Ronin racchiuso nell'oggetto che prenderò per un pezzo di anima, la mia, quella più innocente.
Il suo coltello mi ricorderà ciò che ho lasciato di me.
La Principessa non correrà ad abbracciare e a baciare il suo cavaliere, né lo ringrazierà per aver ucciso il drago. La morte non infiamma i cuori, il sangue appena versato non accende il desiderio degli amanti. Cenerentola fugge tirando l'ultima scarpa contro il principe.
C'è stata una volta in cui osò raggiungere il cavaliere ma per sfidarlo. Anche allora rifiutò di abbracciarlo, rifiutò di baciarlo, rifiutò di ringraziarlo eppure lo cercò e lui senza saperlo pregò di essere salvato. Ne nacque una splendida bambina il cui compito era vivere per rendere giustizia alle nostre purezze sporcate.
Al diavolo, mi manca il mio 02!
<< Asuka >> invoco sotto voce per la terza volta con gli occhi spenti e il capo di nuovo stancamente adagiato sul petto di un morto che ora chiamerei fratello mille volte pur di farlo resuscitare. E' tuo diritto scegliere la vita che vuoi tra quelle possibili. Tu hai ancora un desiderio da realizzare. Che differenza fa se è vero o finto? Se ti rende felice e ti basta, allora guardami! Al mondo ci pensiamo io e i miei fratelli, così avrai il tuo meritato trionfo. Io non ho mai avuto scelta, sono ciò che sono sempre stato. Ho accettato di vivere dall'altra parte, non perché lo volessi, ma perché un tempo, in ogni tempo, ho eseguito io stesso la condanna che mi era stata inflitta alla nascita e ho saputo realizzare solamente ciò che temevo.
 
 << Scusami! >>
 
<< Ragazzo >> suona a bassa voce Mami.
E' vero, non è ancora finita.
I due sconosciuti che sedevano appoggiati al bancone vicino a me sono morti. E' stato il nostro stratega ad eliminarli rapidamente e in silenzio.
L'occhio del Paparino è in fiamme e protegge il centro della mia scena. Nella sua zona insieme a Musashi e ad Orso ha agito con brutale efficienza. Pochi uomini a terra o accasciati sulle sedie, come clienti stanchi e assonnati, hanno trovato una fine veloce che non ha fatto distinzioni tra giacconi e divise. Gli altri sono vivi perché dei nostri o perché hanno assecondato il buon senso e per il momento si sono arresi. Tra questi anche il giovane protetto dell'uomo esanime che ora sorreggo grazie al pugnale che lo ha ucciso.
Prostrato mi osserva come se non riuscisse a capacitarsi di ciò che è appena successo. In lui lo sconcerto vince di un'incollatura su dolore e ira.
<< Ragazzo >> ripete l'oste che tiene sotto tiro due agenti della Wille probabilmente al soldo dell'altra testa che guida il nemico.
<< Si >> sbuffo senza energie.
Un respiro profondo ed estraggo l'arma dal corpo del cacciatore con accortezza e rispetto per paura di fargli altro male. Lo scambio si è concluso e un pezzo del mio spirito, che assume la forma di una mano, passa in lui. Accomodo le sue spoglie per terra e mi curo che il busto resti dritto appoggiandolo delicatamente al legno del bancone.
Un altro respiro, mi rialzo e mi volto verso gli spettatori. << Se sono arrivato fin qui >> mi dico, << posso ... mio dio, posso farcela >>.
Il mio corpo alza al cielo il coltello insanguinato, la mia anima un moncone e sono in me, spaventato e concentrato, mentre provo per la prima volta ciò che, purtroppo, so di aver già provato.
E' tempo di muoversi e di parlare. << Quest'uomo voleva uccidere me e ha ucciso il vecchio. Lui lo ha visto prima di morire e anche io ... >> un altro respiro e la nausea torna giù. << I miei maestri possono confermare >> riprendo a recitare a memoria il testo della petizione che pensavo non sarei mai riuscito a pronunciare.
<< Non è vero >> grida il ragazzo e per un attimo temo che la situazione stia per precipitare, che la confusione non bloccherà la reazione.
<< Si, invece, >> rispondo fidandomi del vecchio. Punto la lama nella direzione di un nuovo bersaglio. << E tu lo sai. Noi rispettiamo le regole. Per questo >> volgendomi al nostro capo, anche lui con la benda sull'occhio sinistro << dichiaro che un'offesa è stata vendicata, chiedo ... chiedo >> mi impongo di continuare pur essendo in debito d'ossigeno << di essere riconosciuto come uno di voi e rivendico la proprietà di questo pugnale >>.
Kosuke accenna un sorriso soddisfatto mentre stringe l'accendino che non batte più il tempo. Porge l'orecchio in direzione dell'entrata presidiata dai miei fratelli per ascoltare l'ultima parte della formula di rito.
Musashi e Orso scambiano un cenno d'intesa con Furia Buia autorizzandolo a parlare per tutti.
<< Sulla nostra vita >> proclama con l'iride ancora accesa << e sul nostro onore noi tre confermiamo che quanto ha detto Shinji è vero. Chi crede che non sia così e che un innocente sia morto, allora dovrà sfidare prima noi ... in questo momento  >>.
Si guarda intorno e indugia su Tasoichi in attesa di una voce di dissenso; quindi finisce: << poiché nessuno muove contestazioni, chiediamo che Shinji sia ammesso come vogliono le nostre usanze >>.
Il capo si alza con un po' di fatica, cerca gli occhi dell'oste e dello stratega e poi batte sul tavolo con due dita. << Posa qui sopra la tua arma! >> mi ordina. << Segui i tuoi testimoni fin dove ti condurranno. E lì attenderai vigile fino all'alba. Durante la notte >> alza la voce << nessuno dovrà toccarti pena la rappresaglia nei confronti del gruppo a cui appartiene il trasgressore. Gli estranei >> rivolgendosi ai soldati della Wille << saranno uccisi a vista anche se soltanto sospettati di voler infrangere la tregua. Durante la notte non ci saranno disordini e non ci sarà guerra. Quando Shinji sarà pronto, chiunque potrà sfidarlo. Io mi occuperò della sepoltura di quest'uomo >> indicando Ronin compostamente seduto a terra come se stesse riposando. << Chi vuole si occupi degli altri >>.
Un esercito di Shinji crea un terribile frastuono che mi percuote la testa. Compio un passo e comprendo che è tutto vero, avanzo di un altro passo e la nausea risale, un terzo e vorrei dormire, un quarto ed ho di nuovo paura perché non è finita, un quinto e vorrei piangere perché tutto è già finito.
Mi piacerebbe voltarmi indietro per salutare il pilota e il pivello ma qualcuno potrebbe attaccarmi anche adesso. La protezione del Paparino è tornata a coprirmi; è ancora stabile ma percepisco che è stanco come gli altri due. Se non posso mostrare i miei occhi accesi devo comunque muovere le antenne e infondere nuova carica ai muscoli per reagire all'occorrenza.
<< Resisti, Ragazzo! >> bisbiglia il mio capo quando depongo il coltello dalla lama seghettata.
<< Mi chiamo Shinji >> rispondo sfibrato.
Il corridoio non mi è mai sembrato così lungo, non so dove guardare e chi, ma ogni centimetro è come un colpo di defibrillatore che mi tiene sveglio per evitare che un pugno o altro mi arrivi addosso. Incrocio Tasoichi che non vuole spostarsi. << Ti ammazzerò! >> sputa a denti stretti.
<< Non rispondere Shinji! >> mi intima Musashi che allontana il cucciolo di cacciatore puntandogli la pistola alla testa.
<< Non ho sentito Asuka >> mi dico quando scendo i gradini. Furia Buia è al mio fianco e Orso è davanti. << Forse non poteva o non voleva dire niente >>.
Lotto contro ogni pensiero giusto ma inutile. Non posso valutare adesso le implicazioni del mio atto, non posso occuparmi della mia anima monca, né distrarmi pensando al giudizio di Shikinami. Ci sarà un tempo opportuno ... spero.
E se domani morissi? Domani è ancora troppo presto. Se stasera ho vinto, domani potrei perdere.
Vomito un'altra volta ciò che non ho misto a sangue mentre cammino frastornato. Fortuna che sono i miei vestiti, altrimenti Mami tornerebbe a sputarmi nel piatto.
<< Non ci mollare adesso! >> ansima emozionato Furia Buia che mette su una maschera spaventosa come quella degli elmi da samurai. Anche lui è stravolto; Orso incespica un paio di volte quando si gira per guardarmi in faccia e Musashi, alle mie spalle, gioca troppo con il cane della pistola. Sento che in molti ci stanno seguendo.
Arrivati alle nostre terme la processione finisce. Non mi ero mai accorto che le rocce sotto le acque bollenti, colpite dal riflesso della luna, restituissero piccoli lampi di colore rossastro. Quanto vorrei fare un bagno e lavar via tutto!
<< Qui? >> chiedo,
<< Voltati! >> mi fa il Paparino.
<< Si, è sempre stato qui >> rivela commosso e teso il bestione.
I tre cacciatori mi si parano davanti, Furia Buia copre solo me rinchiudendomi in una bolla che si estende parallela alla piccola piscina naturale ora alle mie spalle. A un paio di metri di distanza da loro vi sono predatori affamati e i nostri amici che si posizionano velocemente per formare una linea di difesa.
<< Saranno almeno otto o nove ore. Domani sarà disidratato e stanco >> si lamenta Musashi. << E se provassimo a portargli almeno dell'acqua? >>
<< Non adesso >> lo respinge il Paparino. << Tra un po' facciamo un tentativo >>.
<< Cosa devo fare io? >>
<< Restare in piedi >> risponde Furia Buia << per tutto il tempo. Puoi muoverti, ma non puoi sederti, né stenderti. Se ti serve dormire, dovrai arrangiarti. Se non ce la fai, fingi di concentrarti, io cercherò di darti una mano >>.
<< Non capisco il perché di questo rito assurdo >> sbotta Orso. << Non è leale. Quando lo sfideranno sarà a pezzi >>.
<< Di regola serve a far riflettere il neo cacciatore sulle implicazioni della sua scelta >> ragiona Musashi << e a testarne la tenuta, oltre a far divertire gli altri, ma così ... >>.
<< Applichiamo un'usanza  pensata per tempi di pace, approfittando del fatto che la guerra non è stata ancora dichiarata >> sentenzia amaro il Paparino. << Sarà già un miracolo arrivare a domani. Ci serve quest'assurdità perché quegli stronzi sembrano accettarlo. Sta andando come diceva il vecchio, atteniamoci al piano per ora. Ma vi giuro che questa è l'ultima volta. Noi non siamo come gli altri >>.
<< Non credo resteranno imbambolati fino a domattina >> riflette il Biondo. << Se qualcosa non va ... >>
<< Allora riporteremo ordine. Quindi, Shinji, vale quello che abbiamo deciso. Se serve, ti attivi e al diavolo il rito >>.
Rispondo affermativamente con un cenno del capo. L'immobilità e l'apparente sicurezza mi obbligano a dare udienza ad istanze che non c'entrano molto con la mera sopravvivenza. Soprattutto, non capisco cosa ci faccio qui e perché devo partecipare a questo gioco insensato. Se non avessi la certezza che anche lì esiste l'inferno, vorrei tornare a casa.
 
Abbiamo già affrontato un rito di passaggio come questo?
 
No, non perdevamo tempo con certe stronzate.
 
Beh, forse serve a darsi delle regole, a imbrigliare l'animale.
 
Ma queste regole  finora non le hai mai viste applicate.
 
Magari la cerimonia ha una sua funzione che a noi sfugge.
 
Non lo so. Noi non abbiamo avuto il tempo di creare una nostra religione.
 
Vuol dire che tutto questo non ci appartiene?
 
Nel nostro mondo non c'è eleganza, né cavalleria.
 
Come si diventa cacciatori in quel mondo?
 
Da noi non sono mai esistiti i cacciatori.
 
Ma io sono convinto di esserlo stato ... con i miei fratelli per giunta.
 
I cacciatori sono nati dalla fantasia di pochi ragazzi e sono cresciuti nel mito che hanno tramandato ai loro figli.
 
Perché quei ragazzi hanno sognato proprio i cacciatori?
 
Per farsi coraggio e vivere da adulti prima del tempo, come sta capitando a te e come è capitato a me ... meglio, come ci è capitato.
 
Sono maschere, allora?
 
Sono come i costumi dei supereroi. Se ne indossi uno ti sembra di esserlo, i tuoi nemici cambiano forma e tutto appare un po' più romantico.
 
Per non ammettere che la realtà è squallida.
 
Si.
 
Qual era la nostra visione? Anche noi volevamo portare equilibrio nel mondo?
 
No, volevamo soltanto tornare vivi a casa.
 
E perché uscivamo di casa?
 
Per poterla ritrovare intatta al nostro ritorno.
 
Per tenere lontani i mostri.
 
Per dare la caccia ai predatori.
 
Quindi, quei ragazzi hanno iniziato a chiamarsi cacciatori ...
 
... per non dover riconoscere che si stavano trasformando in predatori e che potevano morire da prede.
 
Mi sembra uno scenario desolante.
 
Proteggere la propria casa e la propria vita non ha meno senso che difendere un mondo intero. Anzi, si può dire che sono la stessa cosa, cambiano solo le proporzioni.
 
E Asuka?
 
Diciamo che, se non fosse stato per lei, non saremmo ciò che siamo.
 
Perché sono diventato così?
 
Lo sai anche tu.
 
Perché tutte le altre scelte erano peggiori!
 
La Second e Makinami ci raggiungono. Quattrocchi è nervosa, mi lancia un'occhiata distratta mentre, scura in volto, si morde l'unghia del pollice.
Shikinami non mi guarda; pallida e triste, resta ferma con il suo occhio basso davanti alla barriera che ci divide, nasconde le mani nelle tasche del giacchino.
Quando rivide il suo Shinji dopo quattordici anni era arrabbiata e lo fissava senza timore. Quanto darei perché si scuotesse e provasse a tirare un altro pugno contro la barriera che Furia Buia ha eretto per tenermi al sicuro. Almeno potrò sapere cos'ha dentro, cosa pensa dell'Angelo che ha appena vinto e che solo pochi giorni fa era riuscito a baciarla.
Vorrei baciarla ancora, non per soddisfare un desiderio da uomo, ma per riposare nella promessa di un abbraccio. Eppure, allo stesso tempo, vorrei che non fosse qui, poiché sono sicuro che ora mi rifiuterebbe, sono sicuro che non accetterà mai il cacciatore che ha davanti.
<< Per ora c'è confusione >> Matsuda si è appena unito a noi e riferisce le ultime notizie. << L'altra testa non ha ancora deciso di entrare in azione, ma sta cercando di organizzare i cacciatori >>.
<< Come reagiscono i soldati del morto? >> chiede Furia Buia.
<< Per il momento sono sconvolti e stanno rigettando l'altro cervello. Il vecchio aveva ragione >>.
<< Per il momento >> smorza il Paparino. << Ma fino a domani? A Kuchinawa basterà aumentare il presidio ai confini del villaggio o proporre qualche strategia che preveda la nostra fine per convincerli a seguirlo >>.
<< E' vero, bisogna anticiparli >>.
<< Kaji ha cambiato idea? >> Musashi si rivolge alla gatta.
<< No, non fornirà alcun appoggio, ma aspetterà l'evolversi della situazione. Ciò che conta è che non forniate al nostro capo della sicurezza un pretesto per intervenire direttamente >>.
<< Però Kaji ha bisogno di Shinji per far muovere lo 01 >> il Paparino mi anticipa e come me finge di non ricordare che alla Wille c'è una donna chiamata Ritsuko Akagi.
<< Dovevate pensarci prima di mettere in mezzo il ragazzo o almeno potevate informarci. Non ce l'aspettavamo. Se va male è solo colpa vostra >>.
Furia Buia stringe il pugno per non afferrare il coltello e distoglie lo sguardo sbuffando copiose quantità di frustrazione.
<< Non parlarci mai più in questo modo >> la ammonisce il Biondo, << non farlo mai più! Cosa immaginava quel coglione? Dovevamo far fuori uno dei suoi nemici e l'abbiamo fatto. Fino ad ora non ci ha aiutato per simpatia >>.
Sorpresa e ferita, Mari si irrigidisce ma solo per pochi secondi. << Più in là riprenderemo l'argomento >> spiega di nuovo padrona di sé. << Ora dobbiamo preoccuparci di questioni più stringenti. Come sta il ragazzo? >>
<< Si chiama, Shinji >> reagisce Orso. << E puoi chiederlo direttamente a lui? >>
<< Io sto bene >> biascico sforzandomi di guardare solo i cacciatori. Lo so che Asuka fa finta di non prestarmi attenzione.
<< Non mi sembra >> ribatte Makinami. << Non so cosa i tuoi fratelli abbiano in mente, ma non credo che durerai molto in quello stato >>.
<< Quando ... >> Asuka chiude l'occhio e appoggia la testa e le mani al muro di energia. << Quando sono stanca o in difficoltà, mi basta ... risvegliare l'Angelo dentro di me e recupero le forze >>.
Espiro un lamento che sa di sollievo.  << E' dalla mia parte >> mi dice quel po' di gioia che sono capace di recuperare. << Nonostante tutto, non vuole abbandonarmi >>.
<< Non gli conviene farlo adesso >> la smonta il Paparino.
<< Ma dai! >> sbotta Musashi che poi riprende a voce più bassa: << l'hai detto anche tu che non ce ne frega niente se gli altri lo scoprono. E poi ormai sono in troppi a saperlo >>.
<< Non è questo. Ho detto solo che non gli conviene farlo adesso. E' meglio che si attivi quando serve. Non so com'è per te, Asuka, ma le mie batterie non si ricaricano così facilmente e neanche le sue; anzi ... >>
<< E allora come ... ? >> prova a domandare Asuka.
<< Allora deve resistere e ... e dobbiamo fare in modo ... >> Furia Buia non riesce a continuare, deve aver avuto un'altra idea azzardata. Riguarda sicuramente me e, come troppo spesso accade, fatica ad accettarla.
<< Avanti, Paparino >> non devi sopportare da solo il peso, << dimmi cosa devo fare, io obbedirò. Adesso sono il quarto operativo >>.
<< Sono d'accordo con te >> Matsuda sospira e si rivolge a Furia Buia come se avesse capito.
<< Ah! >> esclama Orso.
<< Abbiamo tagliato una testa >> il ciclope si tira fuori le parole. << Facciamone ... crescere un'altra al suo posto. Ci serve solo un cucciolo di drago che viva per una notte >>.
<< Stai pensando a lui? >> chiede il Biondo.
<< In fondo >> Furia Buia stringe i pugni, << l'abbiamo detto sin dall'inizio che Shinji lo avrebbe eliminato >>.
<< Ma ... >> si lascia sfuggire Shikinami prima di reprimere in gola qualsiasi obiezione.
Io chiudo gli occhi per assorbire una notizia che, tuttavia, non mi lascia affatto sorpreso.
<< Mi dispiace, Principessa >> le dice rammaricato il Paparino, << ma, anche volendo, lui non può tornare. Può solo andare avanti e a noi, a tutti noi, non resta che fare altrettanto e ... sperare per il meglio. Mi auguro davvero che tu possa accettarlo >>.
<< Non volevo dire questo ... >> sospira la Second.
<< Toglieremo il vantaggio a quel bastardo con la divisa >> continua il cacciatore magico. << Non voglio, Asuka, credimi! Io, però, non vedo alternative. E Shinji continua ad essere in pericolo >>.
<< Può funzionare >> Musashi sembra volersi convincere. << Il ragazzo è giovane ma gode di rispetto presso i suoi ed è sempre stato l'erede designato del morto >>.
Riapro gli occhi e lo spazio davanti si divide in tre sezioni che corrispondono a tre linee temporali che posso leggere in due sensi diversi.
Alla mia destra, Asuka e Makinami rappresentano il passato che non volevo e la responsabilità di un pilota che ha portato la morte invece di preservare la vita; al centro, i cacciatori sono il presente e la possibilità di riscatto che passa attraverso un altro sacrificio di sangue; alla mia sinistra, più distante, vi è l'imminente futuro: un ragazzo che, come tanti, mi odia da quando ne ha memoria e ora vuole vendicare un fantasma che è stato un uomo.
Alla mia destra Asuka è il futuro che posso ancora volere, la tensione che dà valore ad ogni idea di riscatto, più di quanto la mia ragione sia capace di afferrare. E se muoio non la rivedrò, se muoio non la riporterò a casa e io non potrò mai tornare alla mia e trovarla ancora intatta.
Davanti a me è ancora il presente, indossa giacconi e trofei che gridano dolore. E' l'ingiustizia che devo compiere per un fine giusto o, meglio, per realizzare ciò che desidero. I miei fratelli sono lo scudo che assorbe l'impatto del mio io che si ribella e si schianta; sono la famiglia che non lascia mai solo me, il quarto; sono stati sempre sinceri e non mi hanno mai nascosto cosa comportasse essere "operativi". E io voglio camminare con loro, perché solo così ho una possibilità di creare il futuro che posso ancora volere.
A sinistra, più distante, il mio passato assume la forma di un giovanissimo cacciatore dai capelli argentati per ricordarmi che non posso sfuggirgli. Lui non è soltanto la maschera dell'impact che un tempo portai a termine, è anche ciò che ho vissuto dopo quell'evento, è l'insieme delle esperienze che condivido sotto traccia con la parte di me che chiamo l'altro Shinji. Devo affrontare un'altra volta il mio passato perché non posso tornare indietro e perché nella mia maledizione vi è il mio talento e il mio destino. Non vedo altre strade per creare il futuro che posso ancora volere.
Mi dispiace, Asuka! Ti avevo detto che non avrei più accettato la via comoda; non volevo credere che il percorso della mia emancipazione sarebbe stato così impervio. Devo uccidere lo Shinji che hai nella testa; anzi tutti gli Shinji che vedi quando pensi a me, perché loro non potranno salvarti, perché non riceveranno mai il tu perdono, perché non cambiano a meno che non sia tu a cambiare.
Chissà quante volte riuscirò a materializzare la tua paura per lo Shinji cacciatore?! E dire che << ho paura anch'io >> do voce ai pensieri che costringono i miei occhi a concepire soltanto lei.
Shikinami accoglie la confessione con le stesse emozioni che avevo percepito quando tentai di rompere il vetro che ci divideva.
Devo allontanarmi se voglio tornare. << Perdonami! >> sussurro in lacrime.
Non le lascio il tempo di dirmi la sua, mi volto di scatto verso la nuova prova che devo sostenere a tutti i costi o sarà la nostra fine.
<< Ehi, bastardo! >> volevo dire "amico". << Non è stato difficile ammazzare il tuo capo >> oggi ho nascosto ai miei fratelli che avrei preferito morire piuttosto che ucciderlo. << Ti conviene lasciare il posto ai grandi >> mi dispiace. << Tu non sei alla mia altezza, tu non dovrai mai osare sfidarmi >> sei la pietra sul mio cammino e io devo buttarti via anche se non lo trovo giusto.
 Tasoichi perde le staffe, vorrebbe scagliarsi contro di me, ma viene prontamente bloccato e ora può solo urlare, smaniare al vento e spararmi i suoi occhi carichi di odio.
<< Mettete la museruola a quello stronzo! >> grida qualcuno riferendosi a me.
<< Ha iniziato prima il vostro pidocchio >> sfotte e minaccia Orso che sembra non veder l'ora di fare del male. << Insultalo un'altra volta e ti farò soffrire >> .
<< Ottimo lavoro, Shinji! >> scherza lo stratega. << Vediamo se abboccano >>.
<< Possiamo aiutarvi? >> chiede Makinami insolitamente collaborativa, mentre Asuka non riesce a credere a ciò che ha sentito e annota in silenzio i miei patetici tentativi di celare la vergogna. Se potesse leggermi nel pensiero ...
<< Sakura è ancora dentro l'infermeria, vero? >> chiede Furia Buia.
<< Si, Kaji le ha ordinato di non muoversi da lì proprio per evitare ... >>
<< Bisogna farla uscire >> il Paparino si rivolge a Matsuda.
<< Anche Ayanami >> aggiungo.
<< Scusa, Shinji. Anche Ayanami. Se va male devono poter fuggire dal villaggio. Noi cercheremo di raggiungerle >>.
<< Le porterò al locale >> risponde l'amante dei coltelli. << Mami è piuttosto incazzata e a quest'ora avrà già blindato la sala >>.
<< Makinami! >> il ciclope, a bassa voce, riprende il discorso con il pilota. << Tu e Asuka dovete tornare alla base. A voi non possono fare del male ... >>
<< Ma ... >> provo a contestare.
<< Sono d'accordo ... per il momento non possono >> mi stoppa Shikinami con un tono duro. Il militare che è in lei si è schierato.
<< Finché resterete >> continua il ciclope, << la sicurezza della Wille può continuare ad agire in casa nostra. Cercate di tirarvi dietro anche la vostra scorta. >>.
<< Torneremo a riprendervi se sarà necessario, qualunque cosa accada >> il Biondo si rivolge alla sua gatta afferrandole la mano.
<< Lo so >> sussurra Makinami stringendo quella di Musashi.
<< Andiamo Quattrocchi! >> schiocca Asuka dandomi le spalle. << E' inutile restare qui. Non abbiamo mai avuto alcuna ... possibilità di fare qualcosa. Cerchiamo almeno >> stringe i pugni mentre si allontana << ... di stare al passo con i tempi >>.
<< Vado anch'io >> dice Matsuda. << Iniziate pure senza di me >>.
 
<< Avrai capito >> mi dice Furia Buia con fare austero imitato da Orso e Musashi che si mettono sugli attenti, quasi a voler sottolineare con il corpo la solennità del momento << che sei diventato ufficialmente un cacciatore quando ... hai ucciso il tuo nemico e immagino tu sia anche consapevole che non esiste un vero modo di essere cacciatori, che l'unica cosa che ci accomuna sono simboli esteriori e queste usanze che noi tre, ora, proprio in quanto cacciatori, abbiamo deciso di superare >>.
<< I cacciatori possono essere signori della guerra >> continua Musashi << che usano il numero e la forza per imporre la propria legge >>.
<< Ma possono essere anche i protettori della propria casa >> è la volta di Orso << ed usare la forza per respingere la legge della forza imposta da altri cacciatori, ed usare le proprie abilità per rendere prospero un villaggio >>.
<< Un cacciatore può essere un mercante >> spiega il Paparino << o un guerriero o un ladro o un tiranno o un guardiano, tutti questi e nessuno di questi >>.
<< Dipende da ciò a cui dà la caccia >> precisa il Biondo.
<< Noi siamo tutto questo >> continua l'omone << e niente di tutto ciò. Però, noi sappiamo a cosa vogliamo dare la caccia. Noi cacciamo altri predatori >>.
<< E poiché non siamo comuni esseri umani >> sentenzia il ciclope << noi cacciamo predatori speciali ... Fino a poco tempo fa ti avrei detto che è ciò che vogliamo, ma ora posso dirti che lo vogliamo perché abbiamo il potere di farlo. Forse il nostro compito è stabilire l'equilibrio nelle nostre vite >>.
<< Ma l'equilibrio è un cammino infinito >> dice il cacciatore dai capelli dorati.
<< E fino a quando non ricorderemo chi siamo >> afferma Orso << seguiremo gli indizi della nostra natura e porteremo equilibrio all'esterno >>.
<< Perciò possiamo portare equilibrio nell'unico modo che conosciamo >> dichiara Furia Buia: << opponendoci >>.
<< Ricordi, Shinji? >> mi chiede Musashi. << Senza opposizione non ci sarebbe cambiamento >>.
<< E l'opposizione è resistenza e la resistenza è un punto d'appoggio >> continua Orso.
<< E la resistenza impedisce ad un punto di vista di prevalere. Noi non costruiremo nessun mondo felice >> mi rivela il Paparino. << Noi siamo il fuoco che distrugge ciò che può impedire la costruzione di un mondo felice e bruciamo pur sapendo che quanto ti ho appena detto non significa niente >>.
<< Noi siamo gli assi del ponte che sostengono il cammino dei viandanti >>.
<< Noi siamo le mura che respingono gli invasori >>.
<< Per questo combattiamo la Nerv, per questo combatteremo anche dopo contro chiunque avrà un simile potere, anche contro chi è come noi. Soprattutto contro chi è come noi >>.
<< Ma fa' attenzione a non confonderti o diventerai il nemico che vuoi combattere >>.
<< Noi combattiamo i mostri e possiamo farlo perché lo siamo anche noi. Cacciamo i predatori perché noi siamo predatori. Teniamo a bada l'animale che è nell'uomo e ne regoliamo la forza perché anche noi conosciamo quell'animale >>.
<< Quindi, tu seguirai la nostra regola ... finché avrai vita. Punto primo >> scandisce Furia Buia: << tu ti assumerai le tue responsabilità! >>
<< Per ogni vita che salvi e ogni vita che togli >> spiega Musashi.
<< Accettando che giusto e necessario, ingiusto e futile sono falsità >> conclude Orso.
<< Secondo: tu non fuggirai! >>.
<< Mai davanti al pericolo solo perché ti spaventa >>.
<< Mai da te stesso >>.
<< Terzo: tu correrai i tuoi rischi! >>.
<< Il rischio di sbagliare >>.
<< Il rischio di fallire >>.
<< Infine: tu sopporterai le conseguenze delle tue scelte! >>.
<< Sapendo che le tue scelte comportano conseguenze >>.
<< E che ogni scelta aumenterà il carico di domande e forse anche di rimpianti >>.
<< Per favore, Shinji, devi dire: finché avrò vita >>.
<< Finché avrò vita >> sospinto da un'inerzia stranamente dolce, stringo il patto che idealmente mi unisce a loro per la vita. Non mi sento prigioniero di un destino, perché nel mio cuore so di aver già udito e proferito io stesso le parole del giuramento.
<< E adesso? >> chiedo. << Quindi sono ufficialmente uno di voi? >>
<< Lo sei sempre stato >> sorride emozionato e dispiaciuto Musashi. << Dovevamo farti ugualmente la lezioncina >>.
<< In genere >> mi spiega Orso, << ogni gruppo rivela la propria natura al nuovo entrato e approfitta di questo ... momento di pausa per dargli la possibilità di riflettere mentre gli altri si divertono a vederlo stanco e assonnato >>.
<< Ma il tuo caso è diverso >> ammette Furia Buia. << Cerca di riposare, se puoi. Salvo cambiamenti improvvisi di programma, mi sforzerò di adattare la barriera per fornirti un appoggio migliore. Ma dovrai dormire praticamente in piedi >>.
<< Ho sete >> confesso.
<< Prova a dormire >> mi dice il Biondo. << Tra un paio di ore proverò a passarti una bottiglia di nascosto >>.
<< Ok >> rispondo ringraziando i miei fratelli con gli occhi.
 
Non ci metto molto ad addormentarmi sull'at field che il Paparino è riuscito ad inclinare perché vi potessi poggiare la testa e le braccia incrociate. Lo stress e l'inconcepibile confusione che nelle ultime ore hanno imperversato nell'animo mi hanno reso esausto. Devo fuggire per qualche ora o impazzirò.
Mi lascio cullare proprio dal contatto con la barriera che serve a dividere e che ora vivo come un fraterno abbraccio. Rivedo Asuka allontanarsi, all'inizio rassegnata poi infuriata, in una notte senza stelle. La sua immagine è confusa dal buio, da grida strazianti e da un nauseante odore di morte; poi sparisce.
 
Non so dire se stessi già sognando, ma, mentre chiudevo gli occhi, mi è parso di sentire ... odore di lavanda.
 
 
*****
 
 
Asuka è convinta di aver assistito al mio primo omicidio; certo, escludendo l'evento apocalittico che, da morta, si è trovata a vivere.
In realtà, lei non c'era la prima volta, soltanto i miei fratelli.
Se ce n'avessero dato la possibilità, ci saremmo fatti rapinare senza opporre resistenza e saremmo fuggiti. Il mantello da supereroi dei cacciatori non ci rendeva immuni al panico, né resistenti ai colpi, né abili combattenti.
La realtà non dà peso al gioco dei bambini.
Già al mio risveglio avevo intuito che qualcosa in me era cambiato, ma quel giorno il seme di una diversa disposizione dell'animo non germogliò e potei soltanto coprirmi la faccia mentre un ragazzo che non doveva avere più di vent'anni mi tempestava di pugni. I miei fratelli non potevano aiutarmi perché le stavano prendendo anche loro.
Pallido e rosso non riuscivo a comprendere gli ordini che quel bastardo mi impartiva, ero concentrato a non farmi colpire troppo forte, sebbene a causa dello shock non riuscissi a provare alcun dolore.
Ci eravamo già arresi, ma a loro non bastava. Il ragazzo che mi stava pestando, mentre ero già schiena a terra, uscì un coltello da cucina con la lama arrugginita e me lo puntò vicino agli occhi. Non volevano solo il contenuto dei nostri sacchi, avevano visto dei ragazzini aggirarsi più volte nella loro zona e pensarono che da qualche parte ci fossero delle ragazzine. Ce lo dissero chiaramente, senza possibilità di fraintendimenti.
Le strutture morali sono vulnerabili come quelle sociali e, quando crollano, l'animale antico esce fuori più facilmente. Accade anche in natura: si caccia o si uccide il maschio per accoppiarsi con le sue femmine. Tutto qui. Altro che gli Angeli e la salvezza dell'umanità.
Un nuovo Eden, un nuovo inizio? Ma vaffanculo! Il nuovo mondo puzzava già di vecchio. Forse, avrei fatto meglio a rimanere per l'eternità perso in quell'abbraccio incestuoso con mia madre.
Non capivo gli adulti, ma compresi che i bambini non sono il futuro, sono il passato che non è stato ancora disciplinato a sufficienza per poterne creare uno.
Probabilmente quel ragazzo non era ancora pratico a dare la morte, o forse confidava troppo nella sua superiorità. Dopo avermi chiesto per l'ennesima volta dove fosse la mia casa, cercò di vincere la reticenza che mi sforzavo di opporgli piantando il coltello nella sabbia a pochi centimetri dal mio orecchio, affondandolo a mo' di pugnalata.
Io ero certo di quattro cose: a) che presto me la sarei fatta addosso; b) che assecondarlo non ci avrebbe salvato la vita; c) che non avevo fatto niente per aiutare Asuka quando combatté da sola contro la serie degli Eva; d) che non li avrei mai portati da lei.
Sono sopravvissuto perché il mio avversario era poco più di un bullo e meno di un assassino. Approfittai di un'autostrada di possibilità e ad occhi chiusi lanciai una mano aperta contro il suo naso, né schiaffo né blocco; con le unghia sporche violai le sue palpebre. L'altra mano decollò chiusa, a casaccio, una frazione di secondo dopo, accompagnata da un grido più potente del pugno. Per fortuna lo stordii beccandolo al mento.
Sentendo alleggerirsi la pressione del suo corpo, feci leva su addominali che ancora non possedevo, sulle anche, sulla schiena, sui piedi e riuscii a liberarmi. Non ebbi neanche il tempo di temere la sua reazione, perché, afferrato d'istinto il coltello ancora piantato nella sabbia, mi lanciai contro di lui.
Sono sempre stato una schiappa nell'uso del prog knife, Asuka avrebbe fatto meglio di me; fui una schiappa anche allora con quel coltello dalla lama arrugginita che portai avanti senza mirare.
Non era una soldato, non era addestrato, non era ancora un predatore maturo e rimase paralizzato dal terrore quando gli lacerai la gola. E io mi resi subito conto di ciò che avevo appena fatto. Soltanto la percezione di altre minacce eliminò ogni divagazione e mi fece scattare in piedi. Aiutai i miei fratelli, schiappe come me, a liberarsi lanciando contro i nostri aggressori tutto quello che la mia mano riusciva ad afferrare, solo la mano libera perché l'altra era imprigionata dall'utensile da cucina che stringeva.
Quei ragazzi fuggirono e noi rimanemmo soli a guardare un giovane che stava morendo e intanto tossiva sangue e piangeva.
<< Cosa facciamo, lo aiutiamo? >>
<<  No >> dissi immaginandolo libero di fare il suo comodo con Asuka. << Lo lasciamo qui >>.
<< Sta soffrendo, Shinji. Dovremmo fare qualcosa >>.
Non ricordo chi propose una così giusta e altrettanto inutile osservazione. Avrei preferito un consiglio, meglio ancora un ordine. O forse no, visto che stavo cambiando e i miei fratelli con me.
Pensai a mio padre e alla sua distorta, seppur incontestabile, determinazione. Pensai alla signorina Misato che aveva ucciso ed era morta per salvarmi. Pensai ad Asuka, a come era indifesa quando la sporcai, a come l'avevo abbandonata nel momento più difficile, alla forza con cui cercai di strangolarla. Pensai a me che avevo distrutto ogni cosa e poi accettato che un simile schifo si materializzasse.
<< Devo assumermi le mie responsabilità >> dissi ad alta voce ma a me stesso. << Io non fuggirò, correrò i miei rischi e sopporterò le conseguenze ... finché avrò vita >>.
Divenne il mio imperativo e il mio portafortuna; poi la formula fu adottata anche dagli altri e nacque il nostro motto.
Non avevo forza nelle braccia e nessuna intenzione di portare a termine l'atto, non per sincero scrupolo, ma per il suo significato e per ciò che presagiva: il mio essere direttamente e volutamente colpevole della morte di qualcuno e la certezza che un giorno sarebbe toccato a me.
La giustizia, l'essere dalla parte dei "buoni", l'avere ragione ... non significano niente. Alla fine, vince chi un secondo dopo respira ancora.
Sfruttai la forza di gravità per obbedire ad una decisione che sembrava essere stata presa al di fuori della mia coscienza tanto mi risultava estranea a ciò che, nonostante tutto, conoscevo di Shinji. Chiusi di nuovo gli occhi perché nella sua faccia avevo appena visto la mia.
Per sua sfortuna ero una schiappa con il coltello e ha sofferto più del necessario.
Passai un giorno intero e una lunga notte lontano da casa a vomitare in preda ai crampi, spossato dalla febbre del corpo e dal delirio dell'anima; poi tornammo.
Asuka aveva terminato da poco il suo giro, come al solito fece finta di non vedermi e io ne fui sollevato perché provavo vergogna, perché la paura e il disagio non volevano abbandonarmi, ma soprattutto perché era salva. Avevo perso la mia innocenza e non riuscivo ad accettarlo. Forse tutti i casini che ho affrontato negli anni successivi sono iniziati proprio in quel momento, quando scelsi di non aiutare una persona che sarebbe morta comunque.
Da noi non sono mai esistite licenze, permessi o giorni di malattia Così la mattina dopo abbandonai di nuovo la mia casa per le solite esplorazioni, ancora frastornato ma deciso a ritornare e sostenuto da una rivelazione: eravamo fragili.
Ed io, che ogni volta che potevo cercavo "giustamente" di svignarmela, decisi che non sarei più fuggito, che sarei uscito prima di tutti e sarei rientrato dopo tutti e sarei arrivato prima degli altri e avrei reso sicuri i viaggi degli altri. Proprio io che non ero riuscito a salvare nessuno.
Non l'ho mai confidato ad Asuka: era troppo orgogliosa per permettere ad uno come Shinji di assumersi anche i suoi di rischi.
<< So cosa sono i cacciatori >> dissi ai miei fratelli. << Noi andiamo a caccia di predatori >>.
Fu allora che compresi un altro modo di sfruttare l'abilità con cui ero rinato.
Molti hanno provato a seguirmi, i miei fratelli ci sono riusciti ... fino all'ora più tarda della notte, quando mi sono spinto troppo oltre e sono rimasto solo.
 

 
*****
 
 
<< Shinji ... Shinji ... Shinji, svegliati! >>
La voce di Furia Buia mi allontana da un incubo vestito di speranza riportandomi in questo mondo. Prima di riaprire gli occhi riesco a pensare che mi sono svegliato nel posto sbagliato.
E' ancora buio, ma sento già il sapore dell'alba. << L'ho fatto davvero >> mi dico di nuovo angosciato mentre mi guardo intorno come se fossi uno straniero. Il Paparino mi ha protetto per tutta la notte, il rosso della sua iride ha perso di intensità e inizia a lanciare lampi sfocati; mi sembra quasi di sentire il rumore di un motore che singhiozza perché non riceve più benzina.
Anche Orso e Musashi sono stanchi e faticano a tenere gli occhi aperti, muovono i piedi e le mani per restare svegli e sconfiggere il torpore.
Matsuda fuma una sigaretta che illumina i tratti di un volto spigoloso e tutto sommato brutto; i capelli, né lisci né ricci, scendono a fatica verso le spalle ma non coprono la sua fronte alta. Devo aver conosciuto anche lui.
Più in là, verso il villaggio, non si vede nessuno; regna una calma opprimente come la foschia che nasconde, quasi cancellandoli come una pennellata di scolorina, gli alberi e le case.
<< Hanno abboccato >> mi comunica il Biondo. << Cerca di riprenderti >>.
<< Mi stanno aspettando? >>.
<< Si >> risponde il ciclope. << Tra poco sarà finita. Un ultimo sforzo >>.
<< Cosa devo fare? >> chiedo mentre mi prendo a schiaffi per ripescare un po' di lucidità, pur conoscendo già la risposta.
<< Dovrai combattere con il ragazzo >> dice Orso.
<< E voi? >>
<< Non aspetteremo che l'incontro finisca >>. Furia Buia non dice altro, non ne ha bisogno perché è stato chiaro.
<< La sfida inizierà sulla via principale a metà strada tra l'infermeria e il locale >> lo stratega mi istruisce. << Fa' in modo che prosegua altrove. Devi lasciarci spazio o rischierai di essere colpito anche da noi >>.
<< E' stato già deciso come si svolgerà? >> domanda Musashi.
<< Arma bianca. Lo ha chiesto lo sfidante >> risponde raggiante il fumatore.
<< Lui è più bravo di me con il coltello >> commento preoccupato. Altre fitte hanno sostituito quelle cariche di rimorso che avevano accompagnato il mio risveglio. Sono concentrato sul momento presente e di nuovo terrorizzato dalla prospettiva della morte. E dire che l'ho sfidato io.
<< Non ho detto che combatterete a colpi di pugnale >> ribatte Matsuda. << Il nostro capo ha proposto l'alternativa tra arma bianca e armi da fuoco e il ragazzo non ha colto la sottigliezza >>.
<< Neanche io >> sbotta il Paparino. << Cosa dovrebbe fare allora Shinji, lapidarlo? >>.
<< E perché? >> sorride Matsuda. << Non ce ne sarà bisogno. Il mondo intero è dalla nostra parte se sappiamo come sfruttare le occasioni che ci offre >>.
Le parole del vecchio! I nostri sguardi si incrociano e rivelano volti elettrizzati, percorsi dalla stessa illuminazione.
<< La stradina! >> esclamo.
<< Il vecchio aveva visto giusto >> commenta lo stratega gettando la cicca per terra.
<< Ma che cos'era ... il vecchio? >> si domanda, e non è il solo, Orso.
<< Quando sarà finita, >> dice Musashi, << dovremo rifletterci seriamente >>.
<< Pertanto >> Furia Buia non ci sta a porsi domande esistenziali e si rivolge a Matsuda, << abbiamo la certezza che i cacciatori non hanno accettato il corteggiamento della corda marcia, vero? >>
<< Esatto. Attendono di vedere se il ragazzo può essere il loro nuovo capo. Se ci muoviamo rapidamente, la seconda testa potrà solo assistere alla prima di altre sconfitte >>.
<< Il vecchio aveva ragione anche su questo ... D'accordo, tentiamo! Cercherò di proteggervi il più a lungo possibile >>.
<< Lo farò anch'io >> proclamo drizzando la schiena spinto più dalla simpatia per un padre buono che dall'orgoglio. << Anzi, smettila di proteggere me, sei stanco >>.
<< E' vero >> mi dà man forte il Biondo, << dovresti cercare di ricaricare le batterie >>.
<< Non ci vorrà molto >> sorride spossato il Paparino. << Shinji, ancora una volta concentrati solo sul prossimo passo. Quando avrai finito, ci raggiungerai >>.
<< Il cattivo con la benda ha ragione >> commenta lo stratega che estrae qualcosa dal giaccone e velocemente punge Furia Buia sulla gamba. << Era una siringa preriempita di adrenalina >> spiega prima di subire la reazione istintiva del fratello. << Me l'ha data il dottore. Ti aiuterà a reggere un po' di più >>.
<< E se la tua ragazza ti prepara qualcosa per farti durare, dovresti porti qualche domanda >> sfotte Musashi con un sorriso che rende solo più evidenti le occhiaie.
<< E io che pensavo di essermela cavata bene con lei >>.
 
 
Abbiamo superato gli alberi che ci separavano dalla strada; il cielo è grigio, come la terra battuta che calpesto insieme ai miei fratelli e le case stentano a riprendere colore. Per strada c'è solo chi è obbligato o ha interesse a farsi vedere. Gli altri, i buoni, hanno cercato riparo; qualcuno, invece, è nascosto ed ha cattive intenzioni. Spero solo che il nostro stratega sia riuscito a piazzare i cattivi che sono dalla nostra parte.
L'albino mi attende a pochi passi dall'infermeria vuota (ancora per poco),  si muove nervosamente e mostra una faccia stanca e tesa.
<< Lascia che lui sia caldo >> mi dice Furia Buia. << Tu sii freddo! >>
<< Giusto! >> si aggancia il Biondo, << Fa' come il buon Musashi a cui ho rubato il nome. Lascia che il tuo avversario si incazzi >>.
<< Hai capito cosa devi fare, vero? >> mi domanda per l'ennesima volta Orso.
<< Si! >> rispondo a corto di fiato e di saliva.
<< Appena pronto, dimentica tutto, la tua e la sua fine. Concentrati su ciò che fai! >> mi precetta ancora il Paparino che mi rimane accanto, mentre Orso e il cacciatore da copertina si allargano forse per prendere posizione.
<< Vi voglio bene >> pronuncio prima che la tensione spenga i sentimenti.
<< Anche noi ti vogliamo bene >> risponde Furia Buia. << Perciò, torna da noi! >>
<< Tentiamo! >> Grazie papà!
 
Davanti a me la morte che guarda sul taccuino per leggere il nome dell'anima che dovrà prendere; e, oltre la morte, il wunder, la casa che non voglio in cui ha trovato rifugio la Principessa dei miei incubi.
Nessuna campana o sparo, nessun via. Tutto inizia quando il mio avversario estrae il coltello e lentamente si avvicina. Non è dozzinale come il piccolo cacciatore contro cui ho combattuto ere fa; sa perfettamente cosa fare.
Un respiro profondo e Asuka non c'è più, spariscono i miei fratelli e ogni forma di Shinji; resto solo io, un neo cacciatore con un piano da seguire.
Avanzo a passo sostenuto con il coltello di Ronin stretto nella mia mano; devo raggiungerlo prima che superi la traversa che devo imboccare o non avrò altra scelta che attivarmi, perché uscirò vivo da questa sfida ... a qualunque costo.
Quattro mesi fa il panico mi avrebbe bloccato o sarei svenuto come la prima volta che pilotai un Eva, ma il tempo trascorso con i cacciatori e l'eco di altri anni, ugualmente difficili, mi hanno reso più forte della paura che provo; il cuore che batte forsennato nel petto è il motore che rende più reattivi i miei muscoli.
Il tempo rallenta e tutto mi appare chiaro come se ammirassi la scena dall'alto, come un generale che osserva con il binocolo il movimento delle truppe.
Mi blocco di colpo quando arrivo per primo all'altezza della viuzza al termine della quale mi attendono un barile e un piede di porco; piego le ginocchia pronto a scattare e mi incurvo per tenere lontano il busto dalla minaccia. Tasoichi non attacca subito, attende che io commetta uno sbaglio e strisciando con i piedi sul terreno guadagna centimetri. Non ha capito che non intendo combattere in modo convenzionale.
Cambio al volo la presa del coltello afferrandolo per la lama e lo lancio con sufficiente precisione contro il bersaglio, sperando di beccarlo subito e di risparmiarmi altra fatica.
L'albino evita per un soffio il tagliente del pugnale ma si distrae quanto basta per darmi la possibilità di correre e sparire tra due case ad un piano.
 << Non scappare, vigliacco! >> mi urla contro partendo all'inseguimento, mentre io procedo a zig zag per non essere colpito alle spalle proprio come avevo immaginato durante la conversazione con il vecchio.
Gli occhi puntano in avanti concentrati sull'arma che mi attende, l'altra vista controlla l'avversario che guadagna terreno alle mie spalle. Potrebbe lanciare il suo coltello, ma non lo fa, è uno sportivo e vuole vincere da cavaliere per vendicare lo spettro del suo re.
Con un salto conquisto la sommità del barile e sfilo l'attrezzo in acciaio dalla sua casa temporanea; un salto di lato, una rotazione in aria e, a occhi chiusi, lo colpisco tra il collo e il petto.
A differenza del ragazzo nel mio sogno, Tasoichi è già un predatore maturo e, sebbene ferito a morte, non si fa prendere dal panico. Con la mano libera afferra il piede di porco per estrarlo dalla gola, mentre con l'altra mano, ancora armata, cerca di infilarmi al cuore.
A differenza del ragazzo che ha ucciso quasi per sbaglio in quel sogno di un'altra vita, io e l'altro Shinji in questo momento siamo completamente allineati, una sola persona, e neanche noi ci facciamo prendere dal panico. Indietreggio serrando la presa sull'acciaio per non farmi colpire e per impedire che riesca a liberarsi.
Il dolore per un istante vince la rabbia del nemico e Tasoichi abbassa il coltello. Io non penso a niente, non provo niente pur intuendo che qualcosa o qualcuno dentro di me vorrebbe gridare e piangere fino allo sfinimento; approfitto dell'occasione e colpendogli il polso lo disarmo.
A nulla vale che ora sia riuscito a tirar via la punta acuminata dal momento che, ferito e senza la sua arma, non è più un avversario temibile. Un largo gancio si schianta sul suo viso, seguito da altri colpi, stranamente imprecisi eppure violenti.
La connessione con me stesso, che mi aveva per pochi minuti trasformato in un cacciatore efficiente, si interrompe e il frastuono del mondo interiore ed esteriore torna ad assordarmi. Migliaia di grida mi derubano del giudizio mentre continuo, spaventato e furioso, ad infierire sul ragazzo che voleva uccidermi.
Come mi accadde durante le battute finali del mio primo combattimento, mi fermo con l'ultimo pugno pronto a scattare, ma ora non sto lottando per reprimerlo; sto lottando perché devo finirlo e proprio in questo momento, ad un passo dalla vittoria, non ho più il cuore di continuare.
Eppure ho già ucciso ... anche qui.
<< Potrei essere io >> sussurro pietrificato ad un palmo dalla sua faccia.
Tasoichi gorgoglia sputando sangue e schiumosi respiri mentre la ferita al collo fa il suo corso.
<< E' solo un ragazzo, come me >>. I miei occhi si spalancano alla vista del pilota di Eva di nuovo morente che piange invocando l'aiuto di un padre che non verrà a salvarlo.
Se lui avesse ucciso Furia Buia, avrei fatto l'impossibile per vendicarlo; io comprendo il suo animo. Se io fossi lui, adesso morirei sapendo di aver fallito.
Il giovane Shinji non poteva difendersi da tutto questo orrore, voleva solo essere accettato.
A pochi metri da me inizia la vera battaglia. So che qui è già tutto finito e che dovrei andare incontro ai miei fratelli e proteggerli, ma io sono lontano migliaia di miglia e di anni, sono prigioniero in una dimensione che condivido con un ragazzo che sta morendo, le cui fattezze mi sono conosciute e che si confondono con le mie.
<< Aiutatemi!!! >> supplico mentre premo sulla ferita per bloccare l'emorragia. Non sono sicuro di essere riuscito a gridare; c'è troppo chiasso nella mia testa.. << Aiutatemi >> piango e imploro. << Non lasciatemi solo!!! >>
<< Ragazzo, muoviti! >> mi raggiunge Matsuda che imbraccia un fucile. << Non puoi restare qui. Ti uccideranno >>.
<< Sta morendo, aiutami!!! >>
<< Non puoi farci niente >>.
Gli salterei addosso e lo costringerei a inventarsi qualunque cosa che mi permetta di sottrarlo alla morte ma, se mi muovo, perderà altro sangue e la mia mano è l'unica che può tenerlo in vita. Almeno così voglio pensare. << Ti prego! >>.
<< Non puoi farci niente >> ripete Matsuda. << Muoviti adesso! >>
<< Ma sta soffrendo >> ribatto disperato e senza vergogna per il piagnisteo infantile che esprime tutta la mia paura. << Riportami indietro! >>
<< Shinji! >> grida. Aspetta che io riemerga dalla nebbia e poi uccide ciò che resta di me con una sola frase. << Allora non farlo soffrire! >>
Il mio passato, suggerito da un sogno angosciante, si riaffaccia nitidamente alla coscienza e mi ricorda i giuramenti che ho contratto, mi ricorda che sono responsabile di ciò che ho fatto, che non posso fuggire neanche da questa esperienza, che sono qui perché ho corso i miei rischi e che devo sopportare le conseguenze delle mie azioni finché ... << finché avrò vita >>.
 
Per sfortuna di quel ragazzo, il primo uomo in assoluto a cui ho tolto consapevolmente la vita, ero una schiappa con il coltello e ha sofferto più del necessario.
Per fortuna di questo ragazzo anni o secoli, vissuti portando il marchio di Caino sulla fronte, mi hanno reso abile e non ha sofferto più del necessario.
 
E così non abbiamo imparato soltanto a baciare!
 
Purtroppo no, ma avrei voluto imparare solo quello.
 
Verso i residui limacciosi delle ultime lacrime su un cadavere che ha ancora una volta le mie sembianze. << Perdonami, Shinji! >> gemo con le labbra serrate e un click nella testa mi riporta in una stanza d'ospedale a un passo da un letto su cui riposa un'Asuka seminuda; un altro click mi costringe a sentire tra le mani, che sono le mani dello 01, il collo di Kaworu che si spezza prima che la sua testa precipiti in un brodo di lcl; un altro click e mi asciugo le labbra e la lingua dal sangue che Misato ha offerto in sacrificio perché uno come me potesse vivere. Un altro click e le mie mani stanno strangolando l'unica ragazza che non mi accettava e che, proprio per questo, un giorno ha permesso alla vita di riaccendersi.
In me non alberga un briciolo di altruismo o di lealtà ... Io sono un uomo della peggior specie!
 
<< Te la senti, Shinji? >> mi chiede Matsuda quando lo supero dirigendomi verso il teatro dello scontro più importante. << Shinji, riesci ad attivarti? Shinji >> insiste lo stratega che ora cammina al mio fianco e mi fissa. << Cosa vuoi fare, Shinji? >> mi chiede afferrandomi per il colletto della maglia prima che superi l'angolo. << Devi coprirti, ragazzo! >>
<< Vado a prendere il mio coltello >> pronuncio con calma. << L'ho lasciato a terra >>.
<< Shinji >> mi chiama Matsuda che non mi lascia proseguire.
<< Devo riprendere il mio coltello >> ripeto distratto. << C'è un pezzo della mia anima lì dentro. Il resto non lo trovo più >>.
Il cacciatore fa passare il braccio sul mio petto e mi cintura stringendomi a sé.
La battaglia che infuria oltre la vista ha raggiunto il suo apice, si levano lamenti e sono così forti che coprono il chiasso degli spari. Piccoli bagliori mi informano che il Paparino sta sparando le sue ultime cartucce e io non sono con lui. Dovrei riprendermi, dovrei avvicinarmi a loro e, invece, mi allontano da quel maledetto angolo, trascinato da un cacciatore che so essere mio amico ma che conosco appena.
I miei occhi non bruciano, il mio cuore non brucia. Non pensavo che l'inferno potesse congelare; le anime che lo affollano intonano una musica sgraziata che si tramuta in un assordante fischio alle orecchie.
<< Basta! >> credo di affermare. << Voglio tornare a casa. Non voglio essere un cacciatore, voglio tornare dalla signorina Misato, voglio pilotare lo 01. Basta, non ce la faccio più >>.
Non capisco come ma mi ritrovo seduto sulla terra bagnata. Chiudo gli occhi perché potrei rivedere il ragazzo che voleva uccidermi e che ora è morto a causa mia.
<< Resta qui, Shinji! Resta qui e non muoverti! Ti faccio portar via >>.
<< Mi riporti a casa? >>
<< Si ... Adesso, però, non muoverti. Verrò a prenderti tra poco >>.
La presa si allenta, la mano si sfila e io, privato di un contatto umano, scivolo rapidamente nello spazio vuoto che ho dentro.
 
 
*****
 
 
Non credo di aver mai veramente perso conoscenza anche se non ho registrato niente di quanto mi accadeva intorno. Sono stato stordito da rumori indistinguibili, talvolta ovattati, talvolta esplosivi, che associavo ad immagini deliranti e sconclusionate.
Devono avermi trasportato da qualche parte o forse ho camminato e non me ne ricordo. Avvampo di brividi gelati e arroventati, mi sento come una lastra di ghiaccio colpita da getti di acqua bollente; non riesco a scacciare il senso di attaccaticcio di un sudore stantio che, però, fluisce come lava o colla lungo il mio corpo mentre sprofondo sul sedile del passeggero della macchina di Misato. Mi massaggio la gola e il petto che sembrano un puntaspilli e osservo con disgusto la mia mano sporca di sangue, un sangue bianco come sperma sprecato.
Un boato proviene dal motore e mi terrorizza perché riconosco il fragore di una fucilata.
Apro gli occhi, è già buio soprattutto dove mi trovo mentre l'esterno è illuminato da fari molto potenti. Sono su un letto ormai zuppo, non voglio sapere di cosa; intorno a me si muovono ombre che preferisco non distinguere perché galleggio a metà tra due mondi senza partecipare a nessuno di essi. << Se fingo di dormire >> vaneggio, << non mi uccideranno o crederanno che sono già morto >>.
E' così che mi sento: morto. Eppure sono vivo e ciò non mi rincuora poiché rende solo più dolorosa la sensazione della perdita, più devastante il lutto.
Non so identificare questo posto, non so perché sono qui; gli occhi sono spalancati ma quale realtà osservano? Tutto torna a confondersi o forse è sempre stato confuso e la finestra davanti a me è solo un sogno.
Pesantemente stravaccato sul parapetto di un cavalcavia assisto ad un diverbio a senso unico tra Asuka e Ayanami. Toji ha compreso cosa accomuna noi piloti: abbiamo più di qualche problema.
Un gemito alle mie spalle mi distrae dallo spettacolo, non riesco a voltarmi immobilizzato come sono dalla paura e dallo sconcerto che leggo negli occhi del ragazzo che ho ucciso. Niente a che vedere con la dignitosa rassegnazione del suo capo. << Chissà che faccia vedrà il mio assassino? >>
Ma io lo so! Lo so perché chi è morto sono proprio io.
Torno in me, purtroppo, e una scossa lancinante mi scuote lo stomaco e il petto; ciò che mi appariva reale e sensato è ora semplice delirio, una fuga necessaria dalla coscienza delle azioni a cui non posso rimediare, dalla constatazione che tutto è cambiato.
Non potevo tornare indietro quando sono risalito a bordo di un Eva, mentre adesso mi accontenterei di tornare a ieri. E' solo un giorno, ma è bastato a uccidere un ragazzo, l'ex pilota che era stato abbandonato e che ha passato ogni sua adolescenza indossando due vite incompatibili, una divisa scolastica ed un plugsuit.
Quel ragazzo è ormai un fantasma, un sacco vuoto; lo accomodo dolcemente per terra con la schiena appoggiata al bancone e mi dispero pensando che per lui non ci sarà futuro. Di tutto ciò che di buono Shinji sarebbe potuto diventare, di tutte le possibili vite che avrebbe potuto conoscere, di tutte le gioie che avrebbe meritato di gustare anche se non osava sognarle, sono rimasto io: un animale non ancora uomo, non più innocente.
Piango per le persone a cui ho tolto la vita, ma in realtà ululo inconsolabile alla luna perché ho paura di aver perso per sempre Shinji e che non potrò più riabbracciarlo. Darei la mia vita per lui. No, la vita non è stata giusta con quel ragazzo e non è stata giusta con Asuka, che ha avuto la sfortuna di incontrare me.
<< Shinji >>.
Alle mie spalle qualcuno invoca il fantasma e i miei sensi esplodono. Davanti a me di nuovo una grande finestra chiusa e oltre la finestra ombre di uomini armati e dentro la stanza in cui mi trovo altri uomini armati. << Sono un bersaglio >> mi ammonisce l'istinto e con gli occhi follemente in fiamme mi getto a terra per schivare proiettili che non vengono sparati.
<< Shinji >>.
E' la voce di Sakura. Sentirla non dà sollievo perché spalanca il mio udito e lo costringe a prestare attenzione ai lamenti delle anime dannate che occupano questa ... Sono nell'infermeria.
<< Shinji >> Suzuhara si avvicina, resiste all'impressione che ancora le suscitano i miei occhi.
<< Sta' giù! >> le dico facendole segno di abbassarsi.
<< Non preoccuparti, Shinji >> mi rassicura con dolcezza inginocchiandosi lentamente e iniziando ad accarezzarmi una gamba. << Sei al sicuro. I cacciatori sono fuori a proteggerci e qui ci sono i vostri amici. Non c'è niente da temere >>.
<<  C'è stato ... uno scontro >> farfuglio mentre cerco di tappare i buchi della memoria.
<< Si >> conferma Sakura. << I tuoi fratelli sono stati rapidi e hanno riportato l'ordine. La sicurezza della Wille non ha potuto far niente e il villaggio non è stato occupato >>.
<< Chi si lamenta? >> chiedo regolando il respiro, ma senza lasciar riposare gli occhi.
<< Ci sono stati dei feriti. Alcuni ... >>
<< Chi? >> la interrompo terrorizzato.
<< ... Per la maggior parte stiamo curando i vostri alleati, non c'è nessuno del ... tuo gruppo. Però ... >> si guarda intorno, << sto aiutando anche i vostri nemici. Non ho il permesso di farlo, ma ... non mi sembrava giusto. Tuttavia, sta' tranquillo, sono sotto controllo >>.
<< Per quanto tempo ho ... dormito? >> le chiedo un po' più calmo e con occhi umani.
<< E' già notte. Forse sedici ore >>.
<< Non sento il campo del Paparino. Deve essere stanco >> dico dopo aver guadagnato un altro metro sulla strada della coscienza del momento presente.
Se non ci fossero i tre cacciatori, che sono la mia barca, annegherei in una disperazione senza fondo; se non ci fossero loro non potrei sopportare da solo il peso delle mie azioni; se non ci fossero loro mi sarei già perso in questo inferno e non riuscirei ad attraversarlo; se non ci fossero loro, a quest'ora sporcherei Asuka e griderei morte a tutti, anche a me stesso.
 << Sono uno di loro >> pronuncio ad alta voce per trasferire i resti della mia identità in una maschera ancora viva. Lo so che non dovrei cedere al fascino di alcun personaggio, ma il cacciatore che sono appena diventato in questo mondo e in questa famiglia è l'unico centro che considero capace di salvare dalla dispersione i vetri rotti del mio io.
<< Lo so >> piange Sakura. << Mi dispiace >>.
La guardo sorpreso, non capisco perché sia così affranta. Non lo sa che non ho mai avuto scelta, non ha capito che non è mai stato in mio o in suo potere tornare indietro?
I miei fratelli, privi di energia e allo scoperto, fanno la guardia per proteggere la loro casa, i loro affetti e me che sono come loro. Un uomo si contorce su una branda di fortuna; mi guardo intorno alzando, ancora guardingo, la testa sopra il materasso. Pochi letti e tanti feriti. Fuori non c'è pace e neanche qui.
Che mi piaccia o no, che fossi pienamente consapevole oppure no dell'esatta portata delle conseguenze, ho accettato di vivere ai confini, dove non c'è salvezza, dove non c'è più sicurezza, al solo scopo di portare equilibrio in qualcosa che non sono capace di definire in alcun modo.
<< Hai un letto libero >> informo Suzuhara e la mia voce è secca come il comando che mi sono appena dato. << Il mio posto è là fuori >>.
<< Dormi ancora un po', Shinji >> mi supplica il medico. << Domattina starai meglio >>.
<< Ho dormito troppo, Sakura >> rispondo tornando con la memoria alla prima battaglia contro un mostro dal nome divino. Non volevo combattere, non ero e non mi sentivo pronto, ma mio padre usò Ayanami per costringermi ad assumere una responsabilità che non avrei altrimenti sopportato.
Quella volta non salii su un Eva per ottenere la stima di mio padre, né per dimostrare che ero buono a fare qualcosa; accettai il rischio perché Ayanami era più indifesa di me e non era giusto che andasse avanti al posto mio. << Passami i vestiti, per favore >>.
Ayanami è indaffarata e non è ferita. Gendo non c'è e non può fottermi mostrando il corpo di una ragazza agonizzante. Nessuno mi obbliga, eppure esco sulle mie gambe per raggiungere le persone a cui voglio bene e che ora hanno bisogno di me.
<< Perché, Shinji? >> chiede Sakura prima che io sparisca.
<< Perché adesso solo io ho il diritto di fottermi >>.

Forse, nonostante tutto, c'è ancora traccia del ragazzo nella creatura che è nata dalla sua morte.
 
I tre operativi fanno da scudo al grande finestrone; incrocio prima Orso e gli tocco il braccio. Lui si limita a guardarmi e ad accennare un saluto con la testa.
<< Shinji >> riesce a dire Musashi quando lo saluto allo stesso modo.
Furia Buia resta immobile e in silenzio quando arrivo al suo braccio, ma non mi permette di superarlo, non mi dà la possibilità di essere tra i quattro quello che più vicino all'ammiraglia della Wille. << Tu stai in mezzo a noi! >> sbotta spingendomi con poca grazia per farmi occupare lo spazio tre sé e il Biondo.
<< Sei stanco >> gli dico.
<< Allora, proteggici tu >>.
<< Sono stanco anch'io >>.
<< Quindi, lascia che Paparino si sprema ancora un po'. Te lo sei guadagnato >> scherza Musashi con una voce vuota come la sua faccia.
Provo ad estendere il raggio delle mie percezioni, ma non riesco a concentrarmi, la testa è leggera e pesante allo stesso tempo. Dentro e fuori e tutt'intorno a noi è un silenzio opprimente, di tanto in tanto lacerato dall'eco di un temporale che infuria in lontananza. Vige il coprifuoco e in strada ci siamo solo noi e quei cacciatori che ci hanno dato una mano.
<< Come ti senti? >> chiede Orso.
<< Mi sento uno schifo >> rispondo senza emozione.
<< Ci vorrà un po' prima che passi >> mi dice Musashi << e, onestamente, non so dirti se ciò sia un bene >>.
<< Le prossime volte sarà più semplice? >>
<< Di regola si >> spiega Furia Buia. << E, onestamente, neanche io so dirti se ciò sia un bene >>.
<< Hai visto cosa sono i tuoi eroi? >> riprende triste dopo una breve pausa.
<< Direi che l'eroismo è davvero un punto di vista. Io non mi sento un eroe per aver ucciso un nemico, mi sento sporco, anche se forse non avevo scelta >>.
<< Anche noi ci sentiamo così >> confessa Musashi, << tutte le volte >>.
<< Come fate a conviverci? In questo momento nessun fine mi appare così giusto da purificare un atto tanto orribile >>.
<< Ci proviamo >> confessa il Paparino. << Ma, per certi versi, ci sta anche bene sentirci di merda. Questa sensazione è nostra amica. Guai se ci abbandonasse! >>
<< Dobbiamo sempre provarci >> ammonisce Orso. << Guai se non lo facessimo perché allora questa sensazione diventerebbe nostra nemica e ci travolgerebbe quando e come meglio crede >>.
<< Come fate a stabilire quando questa sensazione può esprimersi? >>
<< Per ora ci riusciamo >> risponde Musashi. << E tanto basta perché ci mantiene svegli, vigili, ci costringe a cercare la giusta distanza con gli eventi e con noi stessi per non cadere in ... umane disattenzioni nel momento sbagliato >>.
<< Fino a quando >> prosegue l'omone << non cadremo e allora, siano libagioni ed ex voto alla dea Fortuna, nostra protettrice >>.   
 
Il bagliore dei lampi si fa più intenso, ma il tuono ci mette ancora un po' a raggiungerci, sempre meno.
<< Brutto tempo in arrivo >> esclama Orso.
<< Si >> conferma il ciclope che guarda, invece, preoccupato in direzione del wunder. << La tempesta non è ancora iniziata >>.
<< Nel mio passato >> intervengo con lo sguardo perso sulle macchie di sangue che colorano il terriccio del viale illuminato dai fari sopra le nostre teste, << in quell'altro passato, io ho ucciso Kaworu su sua richiesta. Dovevo scegliere tra la salvezza del mondo e la sopravvivenza dell'unica persona che mi avesse dimostrato un amore e una fiducia incondizionati. Io ho scelto e poi ho pensato che fosse morta la persona sbagliata >>.
<< E adesso? >> mi domanda Furia Buia.
<< Mentirei se vi dicessi che non ho mai avuto dubbi; anzi, in alcuni momenti avrei preferito morire piuttosto che togliere la vita, ma  ... ecco, non mi importa che quelle due persone fossero nostre nemiche, non credo che meritassero di vivere più di me, ma non ritengo neanche giusto che proprio io sia ancora vivo e loro no >>.
<< Già, la guerra non è un motivo sufficiente >> sospira il Paparino. << Però, tu devi riportarla a casa, ricordi? >>
<< A dire la verità, non oso aspirare a tanto, non ho neanche il coraggio di nominarla. Ora mi accontenterei solo di pareggiare i conti, almeno con me stesso >>.
<< Ah, Shinji, quando saremo più tranquilli, cerca di ridere >> consiglia Musashi che, come me, non riesce a staccare gli occhi dal viale che fatica ad assorbire i segni dell'ordine appena ripristinato.
<< Nonostante ciò che ho fatto? >>
<< Soprattutto per ciò che hai fatto >> replica. << Lo fanno i pezzi di merda, non vedo perché non dovremmo farlo noi >>.
<< Siamo vivi >> insiste il Paparino. << Questo significa che in mezzo a tante cose storte abbiamo ancora la possibilità di farne una giusta ... O almeno di tentare >>.
<< Sono felice di avervi incontrato, adesso più che mai >> dichiaro sperando che il ciclope colga il riferimento e butti via un po' di senso di colpa. So fin troppo bene quanto un simile veleno sia tossico per l'anima.
 
Il temporale si avvicina e disturba un silenzio meno opprimente che non ha più il sapore della morte, ma della vita che rinascerà all'alba; preannuncia la manifestazione di qualcosa, la ricomposizione degli elementi fuggiti da un centro non più stabile e raccolti e protetti, durante la notte, nel grembo caldo di una piccola banda di cacciatori. Sono in attesa che un fulmine elettrifichi la nuova materia e le infonda uno spirito rinnovato.
<< Io sono un operativo adesso >> pronuncio stringendomi al tepore che mi procura il senso di completa appartenenza.
<< Come ti ho detto prima, lo sei sempre stato >> mi sostiene Musashi.
<< Siamo sempre stati una famiglia >> commenta Orso.
<< Non sono solo >> sussurro e, intanto, gusto il suono di ogni singolo fonema.
<< E questa è una grande fortuna >> chiosa Furia Buia.
E' vero, sono fortunato, nonostante tutto, nonostante non meriti i favori della dea. L'Angelo ha vinto e ha distrutto ogni cosa perché ogni cosa potesse rinascere. Però,
 
quant'è pesante l'amore della Fortuna!
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
[1] Cfr Capitolo XIV

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Capitolo 18
*** Non c'è pace (mai che tu prenda una decisione, Shinji) ***


Tutto cambia rapidamente. Non sarebbe un problema se solo non mi fossi fermato.
Ero riuscito ad accettare la mobilità dell'acqua e ora la vita mi prospetta un altro punto di vista, presentandosi non come il corso regolare di un fiume, ma come una slavina in primavera che più procede più acquista velocità.
Ho ucciso due persone soltanto quarantott'ore fa ed è come se fosse passato un secolo perché devo rimettermi in marcia e affrontare nuove sfide.
E io non sono pronto.
Ho battuto nemici che sembravano invincibili, sebbene i loro nomi non fossero celesti, ho compiuto un orribile miracolo e tra poco mi sarà chiesto di realizzarne altri. Così non va, il cambiamento è impetuoso, non riesco a gestirlo e non sono neanche in grado di prevedere chi prenderà il timone che governa la mia mente e il mio cuore, ormai in balia dell'inafferrabile precipitare degli eventi.
L'altro Shinji, a cui sento di assomigliare ogni giorno di più, ora mi spaventa.
Mi aggrappo, pieno di vergogna, all'apparente fissità del piccolo buco in cui mi trovo, la nostra stanza al piano terra del locale con il suo unico arredo: un materasso che dovrebbe terminare i suoi giorni in una discarica, ammesso che non provenga proprio da lì. Con la testa nascosta tra le ginocchia, spingo la schiena contro la parete chiedendo, ossessivamente e genericamente, perdono. Il corpo tocca solo il legno, ma sento il freddo dell'acciaio che sostenne il mio peso quando toccai il fondo, in quell'altra vita, prima di scoprire che c'era ancora spazio per scavare una fossa più profonda.
<< Lo so, Asuka, che non è dignitoso >> piango in preda ad una fantasia su cui la mia attenzione converge al punto da farla apparire tangibile, come se la Second fosse davanti a me, intenta a biasimare, con la faccia disgustata e l'indice puntato, il suo Shinji. << Lo so che non faccio mai niente, lo so che, se faccio qualcosa, finisco solo per sbagliare e procurare altre sofferenze. Lasciami riposare solo un po', ho bisogno di stare fermo. Devo riflettere, non capisco niente. Se mi muovo finirò per perdermi; se mi alzo cadrò di nuovo ed il mondo con me; se esco di qui, morirò. Ho paura, Asuka >>.
Non è soltanto l'esterno a intimorirmi con la sua imprevedibilità, con la promessa di altro sangue da versare, forse il mio; mi atterrisce innanzitutto l'instabilità dell'interno.
Quando ho passato la notte di guardia insieme ai miei fratelli, mi sentivo più forte, ero sicuro che sarei riuscito a superare il naturale senso di sbandamento seguito alla presa di coscienza, che sarei rinato al sorgere di un nuovo sole. Ora, invece, sono solo e precipito nel vuoto della vita di Shinji, sempre e in ogni modo inaccettabile. Ho ucciso, morirò e non potrò farci niente; quasi certamente non potrò mantenere la mia promessa. E anche se ci riuscissi ... rivoglio Shinji, rivoglio la mia ... La mia vita non è mai stata diversa, perché dovrei temere la morte? Brucerò sempre tra le fiamme del mio inferno. Non ho mai avuto scelta e non c'è mai stato un tempo in cui vorrei veramente tornare.
Perché sono nato? Perché mi hanno lasciato qui?
<< Devi recuperare >> mi ha detto Musashi.
<< Devi elaborare quest'esperienza >> mi ha ordinato Furia Buia, come se per un'impresa simile fosse sufficiente un atto di volontà.
<< Coraggio, Shinji >> mi ha esortato Orso.
Hanno un bel parlare loro. Erano stravolti, spaventati, dispiaciuti esattamente come me, ma i miei fratelli possiedono gli strumenti per andare avanti, io ancora no. E chi se ne frega del mio passato. Adesso ci sono io a tormentarmi, per questo Shinji è stata la prima volta.
Ho bisogno di quei tre squilibrati perché insieme a loro ho un motivo per camminare, per rimanere attaccato alla realtà, ho una barca per navigare in mezzo alla tempesta. Senza la mia piccola banda sono come un pc con la batteria fottuta. Mi servono i miei fratelli perché in questo momento sono la mia alimentazione esterna.
<< Quegli stupidi si ostinano a trattarmi come un moccioso >> sbraito guardando furioso oltre la finestra. << Non posso elaborare da solo, non lo capite? E' troppo difficile, è doloroso, non ce la faccio. Potevate almeno dirmi la verità, che non mi volevate tra i piedi perché devo essere riparato >>.
Hanno deciso di concedermi un po' di tregua mentre in questo momento saranno sicuramente in giro a correre rischi al fine di acquisire informazioni sul resto della banda di Ronin, sulle manovre di quell'altro stronzo che non vede l'ora di toglierci di mezzo e sul numero di tribù che vorranno darci una mano. Si, sono tribù. Fanculo l'etichetta! Questo villaggio non ha niente di nuovo, è solo uno stramaledetto residuo del neolitico e uno tra tanti.
Avrebbero anche potuto portarmi con loro. Se non hanno fiducia in me ... si faranno ammazzare e io non avrò più una famiglia. Devo rimettermi in piedi. << Coraggio, Shinji, alzati! >> provo a caricarmi facendo al contempo forza sulle braccia per schiodare il culo da terra, ma ricado esausto come un pezzo di metallo che non ha la forza di vincere l'attrazione di una calamita. << Ho capito che ora solo io posso fottermi, ma ti pare il momento? Se volessero ucciderci dovrebbero solo affacciarsi alla finestra o sfondare la porta. Se esco, invece ... no, andrò incontro alla morte ... Basta, basta! Perché ti opponi, eppure non è la prima volta che rischiamo la vita? Il fatto che tu abbia ucciso non significa che dovrai fare la stessa fine. E, anche se fosse, dov'è la novità? Vuoi che qualcuno ti comandi? Beh, io no ma, se non puoi farne a meno, sono io che ti ordino di alzarti. La vita è fuori da questa stanza. Si, la vita è un rischio e allora? Quale alternativa proponi, lasciarci morire in questa posizione da sfigato come nell'entryplug del Mark di mio ... di Gendo? Non possiamo lasciarli soli, sono un cacciatore adesso. Là fuori c'è anche Asuka, io devo riportarla a casa, io ...  non ho nemmeno il coraggio di guardarla >>.
Provo a issarmi una seconda volta e nuovamente atterro sul pavimento.
<< Che faccio adesso? >> sbuffo angosciato, accontentandomi di drizzare il busto quanto basta per adagiare stancamente la nuca sul legno scheggiato della parete. << La fortuna non può amare uno come me >>.
<< Raga ... Shinji? >>
La voce di Mami mi riporta tra i vivi. << Posso entrare? >> chiede dopo alcuni robusti colpi inferti alla porta. << Ti ho portato la colazione. I ragazzi sono appena tornati e ti stanno aspettando. Devi muoverti >>.
Al di là delle apparenze ruvide, non era mai stata così gentile con nessuno, almeno da quando la conosco. La donna che mi sputava nel piatto, perché mi considerava responsabile della morte del figlio, ora si preoccupa per me, che da quasi un giorno, rispolverate le vecchie abitudini, attraverso il tempo rannicchiato in un angolo.
Mi assale l'ennesima immagine di esperienze che, a rigor di logica, non ho mai vissuto. E' nuova ma sgradevole come le altre: uno spazio molto vasto delimitato da muri di cemento armato e ... macchine, tante macchine ferme e strisce di vario colore. E' un parcheggio, sono seduto per terra in un parcheggio sotterraneo in mezzo a tante macchine ferme.
<< Stai bene, Shinji? >> insiste la padrona di casa che, dopo la morte del vecchio, non vuole perdere il cucciolo che lo ha vendicato.
<< Alcuni cambiamenti sono buoni >> mi rincuoro. << Anche gli atti ingiusti producono conseguenze felici. Il caos che ho creato dentro di me, paradossalmente, ha riportato un po' di ordine e di giustizia nella vita di questa donna >>.
<< Non ho molta fame >> cerco di rifiutare sperando che non entri, così che non mi veda ridotto come la caricatura di un cacciatore. << Ti ringrazio ma ... >>
<< Io entro lo stesso >> annuncia con tono risoluto prima di spalancare la porta senza attendere che concluda la frase. << Non mi interessa se non hai fame >> dice squadrando con triste disappunto il bamboccio che si rotrova davanti. Si dirige verso il materasso con il vassoio in mano. << Devi mangiare qualcosa >> afferma scavalcando i miei piedi. << Devi reagire, cacciatore! Lo so che è difficile >> ammette e i miei occhi si riempiono di lacrime perché so che sto per sentire parole buone, << ma gra ... ma sei ancora vivo. Dovresti essere felice visto che era tutt'altro che scontato. Per quello che può valere io ... sono felice che tu sia vivo >>.
<< Ho qualche problema adesso a vederla così >> rispondo abbozzando un sorriso che si spegne quasi subito. << Mi serve ancora qualche minuto per capire >>.
<< Non c'è niente da capire >> ribatte poggiando il vassoio sul nostro letto. << Si tratta solo di accettare quel che è successo e di fare ... come direbbe il tuo Paparino? Si, di fare un altro passo >>.
<< Perdonami per ciò che ho fatto a tuo figlio >>.
Non so perché l'ho detto, non ho avuto neanche la possibilità di accorgermi della nascita di un simile pensiero. Doveva essere nella mia testa già da qualche tempo, ben nascosto per sfuggire al controllo della coscienza. Sorpreso da me stesso chiudo gli occhi in attesa del ceffone presagito proprio dal vecchio al nostro primo incontro[1].
<< Non devo perdonarti >> risponde strisciando le parole come se fosse stanca. << Avevo bisogno di un colpevole e, giacché per tutti eri tu, ho solo scelto la via più facile. Non ti conoscevo >>.
Dovrei dire qualcosa, magari grazie, ma la gola si serra come una tagliola e le lacrime finalmente cadono, in silenzio, confondendo la visione di quell'imponente donna di mezz'età dagli abiti pieni di toppe e macchie colorate.
<< E poi, sarei ingiusta se ti giudicassi proprio ora ... >> si ferma, forse aspettando che le chieda il motivo. << Per aiutarci >> riprende << sei stato costretto a uccidere un figlio. E non avevi, non avevamo altra scelta >>.
<< Cosa? >> quasi esalo, colto dallo stupore e dalla paura del significato malamente celato in quella rivelazione.
<< Il ragazzo, l'albino >> mi fa Mami. << Era il figlio di Ronin e non era molto più grande di te e di ... mio ... Per fortuna, il padre non ha assistito >>.
Ci mette un attimo ad accorgersi che non avrebbe potuto scegliere momento peggiore per scaraventarmi addosso un tale scoop; abbassa lo sguardo, mentre il mio continua a restarle incollato. << Credevo te l'avessero detto. Mi dispiace >>.
 
Non ho neanche registrato la sua discreta uscita di scena. Un respiro più lungo e pesante del normale, accompagnato da vigorosi e involontari scatti del corpo, mi fa capire che alcuni minuti della mia vita sono passati nella più totale incoscienza.
Mi sento così impotente, così ... squallido. Ho ucciso un padre davanti a suo figlio. Tasoichi voleva vendicarsi e non ce l'ha fatta. << Non dovevo vincere io >> singhiozzo sbattendo la nuca contro la parete per scrollarmi di dosso l'eccesso di veleno che produce il cuore. Non c'è niente, neanche la missione che per me vale un'intera esistenza; non c'è niente, neanche l'amore per i miei fratelli; non c'è niente che possa assolvermi da una responsabilità così opprimente, perché se fosse capitato a me non avrei potuto accettare una tale ingiustizia. Mi vedo a terra tossire sangue, accecato dalle lacrime perché hanno ucciso Furia Buia e io non sono riuscito a vendicarlo.
Mi schianto su un'anonima passerella che affaccia sul silo di contenimento dello 01 imprigionato nella bachelite. Io non ho salvato Asuka e ho continuato a chiedere muto il suo aiuto anche quando stava morendo. << Io non ho fatto niente >> immagino di dire.
La paura di fallire acquista sostanza e si presenta al mio animo affranto come certezza. La certezza che non riuscirò a fare la cosa giusta, che perderò ed altri pagheranno , che ... non posso fare niente. Mamma!
Vorrei che il mondo finisse adesso, così non dovrei più soffrire; vorrei che tutto fosse già finito, sono così stanco.
 
Svegliati!
 
Ritorno nella nostra stanza, il puzzo di umido ferisce le narici attirando, senza troppo successo, la coscienza in questo misero corpo. << Aiutami, Shinji! Non riesco a muovermi >>.
 
In piedi, Shinji!
 
Avanti Shinji, alzati![2]
La signorina Misato.
Forza, dobbiamo andare ... allo 01.
<< Mi riporti a casa, per favore >>.
Dannazione, Shinji, ce la stanno mettendo tutta per impedirti di raggiungere lo 01. Non possiamo starcene qui con le mani in mano, dobbiamo sbrigarci.
E' pericoloso, farò ancora del male, io perderò, io morirò.
Shinji, o scappi da questo posto e ti rifugi altrove o sali a bordo dell'Eva. Deciditi!  Se continui a comportarti così, ti farai ammazzare.
<< Asuka aiutami! >>
In un momento simile preferisci aggrapparti a una ragazza, scappare, usare sotterfugi? Mai che tu prenda una decisione.
Ho lasciato che altri prendessero decisioni per non assumermi le mie responsabilità e guarda cosa ho combinato. Non ho voluto correre i miei rischi e la signorina Misato è morta. Sono sempre fuggito dal dolore e ho cercato il conforto e l'accettazione di Asuka, che ne aveva bisogno quanto me, e alla fine l'ho sporcata. Non ho voluto affrontare le conseguenze delle mie azioni e, per questo, Asuka è ... Asuka è ... Asuka è ...
La signorina Misato è a terra, il suo sangue si spande lentamente sul pavimento di un anonimo corriodio. Ho l'impressione che la sua giacca rossa stia diventando liquida per mescolarsi al sangue e coprire quello che tra poco sarà l'involucro vuoto della donna che ha provato ad essere mia madre. Mi guarda con amore, muove le labbra, ma devo avvicinarmi o non riuscirò a sentirla.
Avanti, Shinji, alzati!
 
IN PIEDI!!!
 
Tutta la resistenza del mio corpo, finora inerte, viene spazzata via. Sono già sugli attenti e urlo di una rabbia infuocata come i miei occhi; sento che potrei incenerire questa piccola cella solo con uno schiocco delle dita. << Devo uscire, la mia vita è fuori di qui, ai confini del giusto e del razionale. Io voglio riscattarmi da me stesso, non voglio più essere quello Shinji >>.
Quando apro la porta, Mami mi aspetta dall'altra parte; si era precipitata a raggiungermi temendo che mi fosse accaduto qualcosa. Blocca anche il respiro e strabuzza gli occhi di fronte ai miei, accesi e sfrigolanti.
<< Non ho fame adesso >> le dico con una voce così profonda che penso debba appartenere al mio passato. << I miei fratelli mi aspettano >>.
Mentre la supero, la donna, ancora imprigionata nella posa in cui l'avevo trovata, riesce solo a escalamare: << mio dio! Tu ... >>
Ho già vissuto un momento come questo, me l'ha rivelato un sogno[3]. So che a muovermi non è una consapevole e coraggiosa determinazione, ma una paura folle che si trasforma ad ogni passo in un delirio di onnipotenza, perché l'unica verità che posso dichiarare è che, nonostante in me non alberghi un briciolo di lealtà, nonostante io sia un uomo della peggiore specie, nonostante le ingiustizie che ho commesso, io sono ancora vivo. E non ho altra scelta che terminare la mia missione, anche se non vi è certezza, poiché ho il potere di calciare via tutte le pietre che ostacolano il cammino, perché sto scalando i vertici della catena alimentare, perché io sono il re.
 
Lascia passare la paura!
 
Sono gli altri che devono avere paura di me.

<< Sh ... Shinji >>. Dopo un attimo di esitazione Mami riprende il controllo, proprio quando sto per spingere le ante a guardia dell'ingresso, e grida: << i tuoi occhi. Non farti vedere in quello stato >>.
Obbedisco controvoglia. Un re non dovrebbe ricevere ordini, tantomeno eseguirli. Se non posso mostrare i miei poteri, posso attivare i sensi extra che la fortuna o la malasorte mi hanno regalato e tenere sotto controllo l'ambiente dal momento che ... qualcuno potrebbe uccidermi e non devo permetterlo.
Ho vissuto nella paura e la paura ha modellato il mio destino e stroncato quello delle persone che mi hanno affidato la loro vita; ho permesso ad altri di impartirmi ordini per non dover prendere una decisione. Ora solo io ho il diritto di comandare su di me, solo io ho il diritto di comandare sulla vita e sulla morte.
<< Perché >> rifletto, << perché quel sogno mi è sembrato tanto intollerabile, perché quello Shinji temeva il piacere dell'ebrezza alcolica fermentata dalla paura della morte e dalla constatazione che era ancora capace di respirare? Perché voleva scacciare questa sensazione di potere che attenua ogni giudizio morale e rende insignificanti i piagnistei di un piccolo moccioso costretto a essere un pilota? >>
In fondo, io sono un dio ... o un diavolo.
Il fuoco dei miei occhi cova sotto una cenere di istintiva tensione, la mia faccia, lo sento, è quella di un cacciatore che ha già tolto la vita.
Alcuni operai lavorano alla costruzione di due case in direzione della pineta che porta al lago, ma sono più indaffarati a cacciare i figli che, annoiati, si avvicinano troppo al cantiere per estorcere attenzioni ai loro genitori. Interrompono ogni attività quando mi vedono e salutano con un esagerato rispetto che ha il retrogusto del panico.
<< Odiavano il pilota >> commento a denti stretti << e temono la creatura in cui si è trasformato >>.
Non importa, non importa da quanti nemici dovrò difendermi, non mi curo dei sentimenti di questi comuni mortali, non scenderò a patti con loro perché io sono più forte.  Io ho battuto la morte tante volte, in questa e in altre vite. Chi se ne frega di sbagliare o di fallire o di deludere. Tutta queste persone dovrebbero ringraziarmi perché scelgo di risparmiarle.
<< Devo respirare >> un'altra voce si contrappone alla deriva del mio io. << Che mi succede? Io non penso così, io non sono così >>.
Vedo i miei fratelli nei pressi dell'infermeria, Furia Buia smette di parlare con Sakura appena mi nota.
<< Devo raggiungerli. Con loro sarò al sicuro, con loro non dovrò temere niente. Ho bisogno di averli vicino. Questo re è solo una menzogna, ma finché non li raggiungo, sono solo e non posso sopportarlo. Finché non sarò al loro fianco, mi serve questo re che incarna l'altra faccia di tutte le mie paure >>.
A metà strada c'è lei, la rossa che mi suscita sempre emozioni contrastanti. Mi viene incontro a passo lento, a differenza del mio che dal trotto sta per passare alla corsa sfrenata. Non potrei giurare che cercasse proprio me. Forse si tratta di una banale coincidenza, ma adesso non può far finta di non avermi visto.
Procede nella mia direzione e pare abbia deciso di seguire la linea che percorro in senso opposto, per bloccarmi o scontrarsi con me. Il suo corpo mostra già i segni di un rapido posizionamento: le sopracciglia si incurvano, le mani si serrano a pugno mentre piega la testa in avanti e indurisce il collo e le spalle come chi si prepara a combattere.
Io, però, vedo, voglio vedere solo i miei fratelli che sono oltre lei, poiché la semplice consapevolezza della sua presenza riaccende la vergogna e svela l'inconsistenza del re. Il piccolo tiranno si ribella di fronte all'unica persona che, se volesse, potrebbe ucciderlo. L'invincibile Shinji non è mai esistito, neanche nelle fantasie della mia rossa, e anche solo l'idea del riscatto mi appare come il sogno di un bambino.
Quando siamo a distanza di collisione, provo a scartare di lato ma non me lo permette; anzi, mi si piazza davanti, puntandomi minacciosa il suo occhio azzurro, forse alla ricerca di un punto debole che le permetta di scatenarsi contro di me, come accadde il giorno prima dello scontro con Gendo[4], e rafforzare così l'illusione del controllo che non ha mai avuto.
<< Mi stai evitando? >> provoca e la sua iride sembra impazzita mentre si affretta a scovare dettagli rivelatori sulla mia faccia. << Cos'è, hai messo la maschera da duro per non far vedere che stai piangendo? >>
<< Cosa vuoi da me, Asuka? >> le chiedo fissando il terreno e muovendomi nervosamente, deciso a non accettare la sfida, per aprirmi un varco.
<< Come ti senti adesso >> domanda con tono aspro Shikinami, << più grande, più stupido, cambiato? >>
<< Lasciami stare! >> rispondo minaccioso.
<< Mi chiedevo solo quale lato della medaglia sarebbe uscito dalla tomba, se quello sbagliato o quello peggiore >> sorride sprezzante forse, penso, perché conosce le regole di questo dialogo e crede di averne già previsto la conclusione.
<< Te lo dico un'ultima volta >> inizio a ringhiare. << Lasciami stare! >>
<< E' inutile che giochi a fare il cacciatore. Avevo ragione: hai paura di me >>.
<< Non ho paura di te >> rinuncio a fuggire e prendo a sostenere il suo sguardo.
Asuka mostra i denti e chiude la distanza. << Adesso hai capito >> sussurra nel mio orecchio con voce spigolosa << quant'è difficile la strada che volevi seguire. Dimmi, ne valeva la pena? >>
Pochi giorni fa mi sarei aspettato un bacio, ora, invece, devo accettare che siamo tornati al punto di partenza e non mi resta che imitarla opponendole un muro. << Si >> rispondo quasi incosciente a un centimetro dalla sua guancia mentre con la mano le artiglio il polso.
Shikinami s'infuria e attiva il suo occhio angelico liberandosi dalla presa con uno scatto del braccio. << Avresti fatto meglio a seguire il mio consiglio, bamboccio >> strilla a un palmo da me come se si preparasse a mordermi.
<< Non chiamarmi bamboccio! >> grido ancora più forte. I miei occhi rispondono a quello di Asuka e fanno esplodere il magma incandescente che avevo cercato di contenere. << Io sono un cacciatore >> io sono il re.
<< Tu non sei nessuno. Sei solo quello che vogliono gli altri >>.
<< io ho deciso cosa fare >> ne ho davvero abbastanza.
<< Tu non decidi niente, puoi solo obbedire >>.
<< Va' al diavolo, Asuka! >> esplodo. << Io ho deciso quale sarà la mia strada, io non obbedisco a nessuno, io decido >> smarrisco il senno, << io faccio tutto ciò che voglio, io prendo tutto ciò che voglio, quando voglio >> anche te.
<< Sei impazzito? >> Shikinami, sbigottita, fa un passo indietro ma non è ancora spaventata. Si sta solo preparando a colpirmi ... o a essere colpita.
<< Io non ho bisogno di te >> libero una menzogna. Non mi accorgo che una via d'uscita si è aperta e di mia iniziativa richiudo lo spazio che aveva appena creato. << Io non mi aggrapperò più a te, non seguirò nessuno o ... >> non potrò averti ...  tutta per me.
L'Angelo si ritira e la rabbia di Asuka cede il posto alla tristezza e alla delusione, camuffate da muto rimprovero, che ha imparato a esprimere quando non mi riconosce. Scorgo tracce di paura e sono costretto a scartare l'invitante speranza che tema per me.
Ogni ragionamento è stato trascinato via dalla piena che ha rotto gli argini del mio autocontrollo e il vuoto che ne è seguito viene rapidamente riempito dalla percezione del suo odore, che attira tutti gli Shinji impegnati a fare casino nella mia testa. Il ricordo dell'intimità che abbiamo vissuto, accentuato dal buon sapore che il mio passato quella sera mi aveva lasciato gustare, accende un fuoco che non illumina né scalda, ma getta soltanto fiamme malate. E' il fuoco che distrugge, insieme allo Shinji che cercava conforto, mentre si riconosceva come mostro, anche tutto ciò che c'è stato di buono in me; è il fuoco che brucerà i miei cari e lei a cui tengo più di chiunque altro. Ho ancora la forza di comprendere che tutto questo è male ma non è sufficiente a farmi resistere alla tentazione di toccarla ancora e di inebriarmi del profumo della frangia e delle due lunghe trecce rosse che le cadono sulle spalle.
Proprio ora che non desidero più evitarla è lei che chiede tregua e si affanna a cercare una via di fuga. Il calore che proviene dai miei occhi si unisce a quello che sale dallo stomaco e dà vita al peggiore di tutti i pensieri: se potessi prenderla, forse ... non sarebbe più tanto importante arrivare alla fine del percorso.
<< Dov'è il mio Shinji? >> mi chiede con una dolcezza inquinata da una mal controllata agitazione.
Vorrei tanto sapere chi diavolo è il tuo Shinji. Credo di essermi sempre posto questa domanda e sono convinto che neanche tu sappia cosa rispondermi. Posso dirti come la vedo e cioé che in questo momento, per me, il tuo Shinji non è il bamboccio che ha distrutto il mondo che conoscevamo, non è il vigliacco, non è il moccioso che si aggrappa a qualcuno affinché questi viva al suo posto, non è il pilota di Eva; è piuttosto il ragazzo che ha attraversato il ponte con i suoi fratelli prima che la realtà si ribaltasse ancora e ciò che doveva essere compiuto fosse compiuto. Quello Shinji aveva un'aspirazione ed era innocente, nonostante le terribili conseguenze nate dai suoi errori; quello Shinji era ancora in grado di tornare alla sua casa, andava avanti spronato da questa motivazione.
Le sue parole spengono ogni desiderio e l'ira con cui avevo cercato di difendermi dal terrore per ciò che non so spiegare e per il destino a cui temo di essere legato. Allo stesso modo, il fuoco dei miei occhi si affievolisce fino a svanire e ora rivedo ciò che sono stato in quell'altra vita: un giovane adulto che lotta con se stesso per digerire la paura che lo rende folle e, prima ancora, un adolescente che non ha retto alla pressione ed è impazzito.
Se la prendessi adesso, non le farei soltanto del male, non perderei soltanto ogni possibilità di riportarla a casa; strapperei, invece, un piacere e un'accettazione effimeri e falsi. Non godrei nessuna unione ma mi limiterei a sporcarla, come feci quando la vidi distesa su quel letto d'ospedale, condannandomi a vagare senza senso mentre invoco proprio il suo aiuto.
 
Riprendi il controllo, Shinji!
 
Noi non ripeteremo i nostri sbagli!!!
 
<< Io non le farò alcun male >> torna la lucidità, << io non mi farò alcun male. Deve esserci ancora una possibilità. Non aggrapparti a lei, Shinji! >> la lucidità incontra un po' di coraggio. << Devi camminare sulle tue gambe. Decidi cosa vuoi fare, Shinji, perché nessuno può vivere al posto tuo! Forza Shinji, dobbiamo andare ... per tornare a casa con lei >> il coraggio mi guida fino alla strada conosciuta.
<< Non lo so, Asuka >> soffio amareggiato e in parte sollevato per il recupero in extremis delle mie facoltà. Indietreggio per lasciarle spazio, concedendole al contempo di assistere per un breve istante alla nudità del re e al pianto del bambino che nasconde. << Ti giuro che non lo so. Vorrei tanto restituirtelo sano e salvo. Forse, però, sta cambiando >> spero in meglio.
La tensione si scioglie e anche Shikinami sembra disfarsi delle emozioni che l'avevano sostenuta nelle concitate fasi di quest'assurdo scontro. Non credo si sia liberata anche dei pregiudizi che nutre nei miei confronti, ma non ho il diritto di chiedere tanto, visto che non ho ancora dimostrato di meritare la sua fiducia. Mi accontento di sperare che nella sua incredulità Asuka celi il desiderio di scoprire se esiste davvero uno Shinji a cui vale la pena concedere una possibilità. Quanto darei per baciarla in questo momento!
Mi spiace, Asuka << devo andare adesso >>. Per ora posso mostrarti solo questo Shinji, il meno impresentabile perché si sforza di resistere. << I miei fratelli mi aspettano >>. Mi sposto dalla sua linea e ruoto il busto per non colpirla con una spallata.
E' già dietro di me, distante alcuni metri, quando raccolgo un po' di gioia che mi fa battere una mano sul petto in segno di approvazione poiché sono riuscito a fare un altro passo, ancora una volta da solo. Certo che ho rischiato davvero grosso.
<< Stupida ragazza orgogliosa! >> sibilo a fior di labbra. << Tornerò, Asuka, magari per mostrarti uno Shinji che piaccia a entrambi >>.
Signorina Misato, mi sto muovendo.
 
Aumento l'andatura, ancora una decina di passi e saremo di nuovo in quattro; ancora dieci passi e, se dovessi cadere, loro mi aiuteranno a rialzarmi. I tre cacciatori non sono strumenti per il mio conforto, sono i compagni d'avventura che affronteranno la tempesta con me.
Reprimo la tentazione di abbracciare quei tre squilibrati e confessare che ho paura praticamente di tutto e, intanto, scuoto la testa per non farvi rientrare la fantasia nella quale Furia Buia viene ucciso da un giovane ex pilota. Ho giurato che non sarei mai più fuggito, soprattutto da me stesso e l'ho giurato perché Misato era morta.
Il Paparino deve aver notato la violenza con cui ho cercato di dominare l'entusiamo; di sicuro è consapevole, perché era presente, del mio litigio con la Second. Mi fissa perplesso dopo aver lanciato un'occhiata all'apparenza distratta verso il locale, là dove ho lasciato Asuka. << Come ... >> prova a dirmi o a chiedermi, ma evidentemente non trova le parole per continuare e si limita a darmi una vigorosa pacca sul braccio stringendo con le dita lunghe e un po' callose per non lasciarmi troppo presto. Musashi si avvicina e mi schiaffeggia dietro la nuca, mentre Orso fa per aprire la bocca prima di rinunciare.
<< Come ti senti, Shinji? >> domanda emozionata Suzuhara.
Sakura non si pone alcun problema a fare domande e a esprimere i suoi sentimenti. << Credo sia il caso di fare un altro controllo prima ... >> non riesce a finire, sbuffa rumorosamente e prende a guardare Furia Buia come se implorasse. Il cacciatore non regge e china il capo.
Diventerò adulto gli avevo promesso. Beh, la mia infanzia è volata via e con essa i suoi privilegi. Non si torna più indietro, posso solo accettare le conseguenze. Quanto vorrei crederci in questo momento! << Non è necessario Sakura, sto bene e ... ho mangiato dav ... davvero tanto >>.
<< Che voleva Asuka? >> mi chiede il cacciatore, forse per cambiare discorso.
<< Voleva ... voleva ... >> un altro groppo in gola mi spezza il fiato e blocca parole che suonerebbero false e vuote.
<< Era preoccupata per te >> mi informa il dottore. << Anche se lo sai che non è molto brava a dimostrarlo >>.
<< Volevo umiliarla >> confesso, piagnucolando con un bambino in punizione. << Volevo prenderla, farle pagare la mia colpa. Perché non mi accetta, perché non mi accetto? Io ... >>
<< Sei sconvolto >> mi interrompe ruvidamente Furia Buia. << Non c'è niente di male >>.
<< Già >> lo aiuta Musashi, << sarebbe strano il contrario. Non è facile ritrovare l'equilibrio dopo ... dopo quello che è accaduto >>.
<< Anche lei >> precisa con decisione Sakura << è sconvolta ... e anch'io. Nessuno di noi si aspettava ... voleva che ... >>
<< Devi essere paziente. Ci vuole un po' di tempo per mandar giù un boccone simile >>. Orso non è più afasico di fronte alla donna dei suoi sogni. E' passato poco tempo e credo che quell'orribile notte abbia cambiato anche lui; anzi, ha cambiato tutti noi, perché ha cambiato me e ridisegnato i rapporti.
<< Così impara >> taglia corto il ciclope. << La prossima volta Asuka ci penserà meglio prima di romperti le palle in momenti come questo. Magari ... >> alza la voce per bloccare la replica di Sakura << si renderà conto che deve provare anche lei a capire gli altri, soprattutto te. Possiamo parlarne fino a domani, ma resta il fatto che crescere significa cambiare e tu ... sei costretto a farlo nel modo peggiore. Beh, ora tocca a lei cogliere l'opportunità di modificare il suo punto di vista >>.
<< Mi ha chiesto dove fosse il suo Shinji >> riprendo con tono irregolare. << E io non so come trovarlo >>.
<< Non puoi preoccuparti dello o degli Shinji che sta cercando, non puoi curarti delle maschere che ha in mente. Ora pensa solo a mandar giù questo boccone, come ha detto Orso, e a cavarne qualcosa di buono >>.
<< Ma se non ci riuscissi, io ... la perderei >> ribatto sperando che il Paparino abbia colto il reale significato che attribuisco al verbo.
<< Non impazzirai >> pronuncia severo il cacciatore con l'occhio magico che ha tradotto alla perfezione.
<< E se poi sbarelli >> il Biondo mi massaggia dietro la nuca, << ci siamo noi qui >>.
<< Esatto >> prosegue il Paparino. << Non ti permetteremo di farle del male. E, se dovessi perderti, verremo a cercarti >>.
<< Che significa? >> domanda Sakura con aria confusa.
<< Non preoccuparti >> le risponde Orso. << Sono soltanto ... brutti sogni >>.
<< Adesso andiamo, operativo >> mi esorta Furia Buia con finta sicurezza. Sbuffa con forza e riprende a parlare: << abbiamo una missione da compiere. E' necessario che tu venga con noi >>.
Vorrebbe lasciarmi ancora un po' al sicuro, come gli altri due e come Sakura, che sarebbe capace di trovarmi la più esotica delle febbri pur di tenermi lontano dai guai. I loro sforzi donano un po' di respiro all'anima e rafforzano la mia determinazione. Rispetterò il giuramento perché sento che lì vi è il nucleo dello Shinji che vorrei diventare e che, quasi sicuramente, sono diventato nel mio ormai sempre meno oscuro passato. Chissà, forse, potrei anche piacerle.
<< D'accordo >> rispondo.  
<< Allora, tieni il tuo coltello >>. Paparino mi porge l'arma che apparteneva a Ronin e con cui ho posto fine alla sua esistenza.
Provo a ostentare orgoglio mentre sistemo il trofeo nella sua nuova casa, affinché serva un altro padrone, ma dentro di me vorrei buttarlo via perché ... non lo so, non ci capisco niente.
Salutiamo Sakura senza concederci troppi convenevoli evitando ogni forma di contatto, come se avessimo paura di infettare la nostra maledizione a una persona buona che non è una di noi. Il dottore ci rimane male ma comprende e sorride con educazione.
Furia Buia è il più lento e chiude la fila. Dopo alcuni passi, Orso s'incarica di scuoterlo. << Va' a salutarla come si deve! >> gli ordina. << Non è colpa sua se qui fa tutto schifo >>.
<< Vedi, però, di non metterci troppo >> fine di pungerlo Musashi.
<< Avanti, Paparino >> mi unisco al coro. << Avrei voluto salutare diversamente Asuka. Perciò, abbracciala anche per me >>.
<< Per noi >> precisa Orso.
<< Se poi vuoi baciarla ... >> Musashi rischia non riesce a proseguire la battuta. La sua consueta valvola di sfogo deve essersi incrostata a causa del calcare che vi si è depositato in questi giorni. << Vai! >> sbuffa abbassando la testa e accompagnando l'esortazione con un eloquente gesto della mano.
Furia Buia ci ringrazia in silenzio e fa retromarcia.
Nessuna dolce melodia accompagna il gesto, nessun ti amo, neanche un abbraccio. Quelle due persone così diverse si riuniscono in un bacio frettoloso e pudico, come marito e moglie che si salutano prima di correre al lavoro.
<< La prossima volta >> penso << potrei provarci anch'io, invece di lasciarmi possedere dalla paura >>.
 
La fazione neutrale che presidia le vie d'accesso al villaggio ha deciso a chi offire sostegno ora che la guerra è stata dichiarata. E il merito è in buona parte mio, visto che ho eliminato un cacciatore molto temuto e suo ...
Le sentinelle che controllano il ponte ci aggiornano sulle ultime notizie raccolte dai cacciatori nostri amici impegnati a tempo pieno a controllare i movimenti sul fronte avverso. Rispetto ad altre occasioni noto subito che la musica è cambiata poiché stanno comunicando informazioni anche a me che ora mi ritrovo dentro il loro cerchio senza dover neanche chiedere permesso. Mi parlano come se potessi intendere tutto ciò che dicono e ogni tanto annuisco con la testa vuota, le labbra chiuse, leggermente incurvate verso il basso, e la fronte corrucciata nel tentativo di far credere loro che sia davvero così.
Quando siamo dall'altra parte mi giro verso il villaggio cercando il wunder. << Non sono più un pilota >> dico a bassa voce.
<< Eppure un giorno ti sarà richiesto di pilotare il tuo 01 >> mi risponde Musashi che camminava al  mio fianco.
<< E nonostante ciò, non sarei comunque un pilota di Eva >> replico senza emozioni, perché in fondo ho sempre saputo che la mia redenzione prima o poi avrebbe preteso il sacrificio del pilota.
 
<< Dove andiamo? >>.
Camminiamo già da un po' ma solo ora mi rendo conto che dobbiamo pur andare da qualche parte e, purtroppo, a fare qualcosa.
<< Al rifugio >> risponde Musashi.
<< Al nostro, non a quello del vecchio >> precisa Orso. << Dovremo lavorare un bel po'. Quindi, mi auguro che tu abbia davvero mangiato molto stamattina >> conclude guardandomi come se, in realtà, volesse dirmi: non mi freghi.
<< Che intendi per lavorare? >> domando.
<< Cercheranno di prendere la nostra ... casa >> spiega Furia Buia che procede davanti a me, << quindi, dobbiamo potenziare le difese >>.
<< Sapete quando? >>
<< Presto >> risponde Musashi.
<< In quanti saremo? >>
<< Noi quattro >> mi gela il Paparino.
<< Noi quattro? ... Noi quattro? >> ripeto terrorizzato mentre istintivamente mi aggrappo al coltello che riposa lungo la coscia. << Ma siamo troppo pochi e ... gli altri quanti saranno? >>
<< Molti >> spiega Orso. << Forse ci saranno anche quelli della sicurezza della Wille. Del resto, ora la corda marcia comanda anche i cacciatori >>.
<< E' una follia! >> sbotto arrestando il passo. << Non sarebbe meglio lasciarli quelle due inutili catapecchie e impiegare energie solo per mettere al sicuro ciò che ci serve? >>
<< E' naturale che tu abbia paura >> considera Furia Buia, << ma abbiamo già stabilito che non possiamo permetterci una guerra di logoramento. Inoltre, quel posto ha un valore simbolico molto importante, soprattutto per coloro che ancora non si sono schierati. Lasciarlo senza combattere sarebbe inteso come segno di debolezza. Se, invece, riuscissimo a difenderlo e a decimare i nostri avversari, beh, sarebbe ... >> prende fiato << un'ipoteca sulla vittoria >>.
Paparino ha preso la sua decisione, ha calcolato le conseguenze ed ha scelto quelle meno intollerabili, proprio come Orso e il Biondo. Quella pausa indicava che è disposto a compiere azioni che ritiene ingiuste e che ha già patteggiato con la coscienza.
<< Per vincere, però, non dovremmo essere anche vivi? >>. La mia voce è instabile come il mio animo. Ricomincio a camminare per seguire i miei fratelli che non si erano fermati.
<< Per vivere dobbiamo vincere >> mi arriva la voce di Musashi che non si gira. << E per vincere dobbiamo correre dei rischi >>.
<< E' una prospettiva spiacevole >> commenta Orso che, invece, mi lancia un'occhiata veloce, << ma questa è la vita e le circostanze sono quelle che sono >>.
<< E noi non fuggiamo, Shinji >> grida Furia Buia rincordandomi un altro pezzo del giuramento.
<< D'accordo, non fuggirò >> ribatto a tono, imponendomi di sembrare almeno un po' sicuro. << Tuttavia, non capisco ... non capisco perché non li affrontiamo in campo aperto, magari organizzandoci con i nostri alleati >>.
<< Batterebbero in ritirata >> mi dice Musashi. << I nostri nemici hanno interesse a vincere subito, esattamente come noi; ma a differenza nostra possono anche permettersi di portare lo scontro per le lunghe. Loro hanno un esercito, anzi sono già un esercito. Con noi ci sono cacciatori che non resisteranno a stare troppo lontani dai loro villaggi ... e che non hanno un grande interesse a rischiare il tutto per tutto >>.
<< E che potrebbero ricordare come d'incanto che questa non è la loro guerra >> prosegue Orso.
<< Ma così, ci facciamo mettere in trappola >> osservo.
<< Precisamente >> conferma il Paparino. << Ci faremo mettere in trappola in un posto che sappiamo come difendere. E poi abbiamo già fatto sapere a tutti che ci saremmo fatti trovare. Non possiamo >> mostrandomi un sorriso cattivo << fare la figura dei vigliacchi >>.
<< Che ... >> provo a dire.
<< Si, hanno lasciato trapelare la notizia che avrebbero tentato di rubare in casa nostra >> Musashi cerca di farmi l'esegesi della pessima battuta di Furia Buia. << Ed hanno aggiunto, come falsa informazione, che all'assalto avrebbero partecipato in pochi, così da convincerci a difenderla senza dover elemosinare l'aiuto dei nostri alleati >>.
<< In questo modo, dividendoci, pensavano, e sicuramente pensano anche ora, di poter avere la meglio >> prosegue Orso.
<< Invece saranno in molti >> provoco perché non riesco a trovare alcun senso nel loro ragionamento.
<< Esatto >> annuisce Orso. << Anche noi in fatto di intelligence sappiamo il fatto nostro >>.
<< E allora? >> gracchio sempre più confuso.
<< Allora, è l'occasione perfetta >> dichiara stizzito Furia Buia. << Per questo ci stiamo muovendo adesso, per rendere il nostro rifugio inespugnabile. Noi sappiamo come blindare l'intera zona, ma soprattutto adesso abbiamo te >> sibila l'ultima parte piantandomi l'occhio in faccia. Il suo volto è tornato a essere feroce, eppure sento che mi sta studiando, forse per stabilire se può contare su di me. << Stavolta dovrai far vedere al mondo intero di cosa sei capace >>.
<< Per questo faremo finta di essere caduti nel loro tranello >> giungo all'unica conclusione possibile, << perché io sono l'incongita che loro non possono valutare >>.
Il sorriso di Furia Buia, come la sua espressione di sfida al mondo intero, si attenua. Ancora non gli va giù che io debba affrontare tutto questo. << Sapevamo che un giorno avremmo dovuto scoprire tutte le carte >> sembra scusarsi. << Ora dimostrerai i progressi che hai fatto >>.
<< Ma ... >>
<< Dopo Shinji! >> sbuffa il cacciatore. << Quando arriverà il momento, ti daremo le istruzioni necessarie. Ho l'impressione che ora non ascolteresti >>.
 
Anche oggi seguiamo vie in parte nuove allungando il tragitto. Provo un amaro conforto nel considerare che sono sopravvissuto per attraversare di nuovo il ponte e sperimentare un'apocalisse emotiva che può facilmente straziarmi perché la mia coscienza è attaccata ad un corpo ancora vivo.
Capisco che le deviazioni non sono casuali quando incrociamo un paio di cacciatori, appartenenti a una tribù amica, che fanno la guardia a un trivio appena abbozzato. Vicino al check point tre tumuli improvvisati di terriccio fangoso ricoperti di foglie coprono altrettanti cadaveri che, quasi certamente, avevano il compito di monitorare i nostri spostamenti.
<< Ecco cosa hanno fatto mentre ero imprigionato nella mia mente >> mi dico. << Si sono preoccupati di bonificare la zona per interrompere le comunicazioni >>. Non sono soltanto io l'asso nella manica; questa astrusa strategia per funzionare richiede che si arrivi a destinazione prima di quanto i nostri nemici avessero programmato.
I miei fratelli non vogliono cadere in trappola, ne hanno appena preparata una.
Fantastico di accarezzare la mia anima, sul cui volto non riesco però ad appiccicare le fattezze di Shinji, per farle accettare che, comunque vada, dovrà subire altre ferite.  Cazzo, non c'è pace!
 

*****

 
 
<< Secondo voi è così che porteremo equilibrio nel mondo? >>.
Sono consapevole di essere l'ultimo della cucciolata e, soprattutto, che non è in verità questo pensiero a opprimermi il petto. Confido e temo che Furia Buia mi legga nel pensiero e provi a stanarmi, visto che io non ho la forza di farlo.
<< Perché lo domandi? >> mi interroga Orso.
<< Perché uccidere non mi sembra la soluzione >> rispondo.
<< Neanche essere uccisi >> commenta il Biondo.
<< Così però ... >> provo a insistere guardando Furia Buia che ha tutta l'aria di volermi ignorare << tutto si riduce alla sopravvivenza. Alla fine a cosa servono un motivo o una missione, a farci illudere forse che non siamo animali? La nostra vita non può limitarsi a questo, la nostra missione non può essere una balla che ci diciamo per non ammettere che quello che facciamo non ha senso >>.
<< Per te forse >> finalmente il Paparino reagisce. << Se vuoi vederla così, durerai poco. E adesso ti svelo un segreto, anzi due. Mi raccomando, custodiscili gelosamente. Non c'è un senso in assoluto, puoi solo trovare il tuo. E, se lo trovi e vuoi servirlo, devi fare i conti con una fastidiosa, piccola condizione: come hai appena riconosciuto, devi essere vivo >>.
<< Per te ogni cosa è relativa >> mi infiammo. << E' troppo comoda come risposta >>.
<< Allora, cos'è giusto? >> interviene Orso che si è avvicinato abbastanza da afferrare la mia spalla per invitarmi a ponderare con più attenzione le parole.
<< Non lo so >> guaisco. << Perché dobbiamo uccidere? >>
<< Perché altri vogliono uccidere noi >> afferma Musashi.
<< Appunto ... >>
<< Appunto cosa? >> alza la voce il Paparino. << Se vuoi, quando li incontreremo, diremo loro che tutto ciò che stiamo facendo non significa niente, che è stato uno sbaglio. E magari li offriremo dei fiori, le nostre donne e la nostra vita senza scopo >>.
<< Perché mi parli così? Ho bisogno di sapere per quale motivo ... sto andando a morire. Lo so che me ne avete già parlato, che ho accettato, che non posso tornare indietro, ma vorrei almeno sapere che combattere servirà a qualcosa, che ... >>
<< ... Che non siamo il buio >> termina il ciclope. << Allora è questo che vuoi sapere >>.
<< Il fatto, Shinji, è che ci troviamo qui >> dice il Biondo. << Chi può dire perché questa guerra è iniziata? Magari solo per antipatia o per diffidenza. Sta di fatto che noi abbiamo il potere di fare qualcosa. Prendi il fuoco: distrugge senza volerlo, semplicemente brucia sia fuori che dentro di noi. E non gli importa se, distruggendo, crea le condizioni per una nuova vita; la crea perché ha agito secondo la sua natura fuori e dentro di noi. Ma la nostra natura è più complessa, perché noi possiamo, non tutti certo, dominare la nostra azione e valutarne le conseguenze. A differenza del fuoco, l'uomo distingue e così crea la possibilità della scelta. Per questo il fuoco non è responsabile e noi si. Noi possiamo decidere quale scopo vogliamo servire quando bruciamo qualcosa >>.
<< E assumerci le nostre responsabilità >> chiosa Furia Buia.
<< Senza contare che, riguardo al giusto, vai a capire chi ha davvero ragione e chi torto >> continua Orso che ora cammina guardando il terreno davanti a sé, come fa tutte le volte che sta cercando le parole adatte. << Non credo sia possibile fare una distinzione netta. Anzi, sono convinto che ognuno abbia le sue ragioni o scelga quelle che più gli piacciono o gli fanno comodo. Cosa credi? Anche chi, secondo noi, si comporta male o si presenta come il nemico troverà senz'altro una giustificazione per difendere i propri interessi, il proprio egoismo o per non ammettere davanti agli altri o al proprio accusatore gli errori che ha commesso. E, se sarà costretto, combatterà. Qualcuno, nel caso tu ti opponessi per motivi sacrosanti, potrebbe addirittura sentirsi offeso nell'onore che non ha e decidere di non dartela vinta. A quel punto, tu che fai? >>
<< E' vero, Shinji >> incalza il Paparino, << tu che fai? In fondo la scelta è sempre maledettamente semplice: o lasci perdere o difendi il tuo punto di vista, o scappi o lotti. Cerchi una ragione? Beh, considera che non chi ha ragione vince, ma chi ha la forza e il coraggio di combattere. Non hai a che fare con gli Angeli, ma con persone, come te e me ... con persone >> si corregge, avendo valutato che il paragone non era del tutto appropriato << in carne e ossa che si feriscono e sanguinano >>.
<< Se sapessi di aver torto, io ... >> mi fermo prima di terminare un'affermazione che non posso difendere, considerata la mia non ancora datata attitudine a rifiutare le colpe.
<< ... Sono convinto che lo ammetteresti >> sembra venirmi incontro Furia Buia, << o almeno ci proveresti ... sperando, naturalmente, che tu lo faccia perché lo pensi davvero e non ... per altro. Ok, ti condedo di essere un cavaliere, ma in quel caso sarebbe solo una tua scelta che, come ogni scelta, comporta delle conseguenze, prima tra tutte la rinuncia a qualcosa. Il resto dell'umanità, invece, ha la possibilità e quindi il diritto di scegliere di fottersene della cavalleria >>.
<< Del resto, ognuno usa le armi di cui dispone >> riprende Musashi. << Anche nella tua Neo Tokyo 3 funzionava così. Le persone combattevano tra loro come potevano sfruttando il campo di battaglia all'interno del quale potevano agire. Cambiavano solo le forme. In un posto come questo, però, ci sono meno armi, il contesto è diverso ed è più difficile nascondere la propria debolezza. E' tutto più duro ma, in compenso, meno complicato >>.
<< Non che io voglia minimizzare il problema >> Orso deve aver trovato altre parole sotto qualche sasso, << ma hai a che fare con nemici che vogliono ucciderti, non citarti in tribunale o licenziarti. E se per te questo non è un motivo sufficiente per lottare, allora, trovane uno. Stabilisci cosa vuoi ottenere e ricordati che non hai mai avuto molta scelta. Da noi è meglio essere capaci di lottare, di uccidere se serve, e scegliere di non farlo piuttosto che ... ridursi a poter solo restare fermi aspettando una fine che non si desidera >>.
<< E' che mi fa male dover uccidere ancora. E' una sensazione orribile e non riesco a scrollarmela di dosso >> vomito un pezzo di verità, eppure non mi sento più leggero poiché dal cuore partono spasmi sempre più violenti per ricordarmi quanto grande e composto sia il boccone.
<< Purtroppo, ci vuole tempo per ... accettarlo >> sospira Musashi.
<< E noi non ne abbiamo >> tagliente e addololorata arriva la sentenza del Paparino. << Devi resistere >>.
<< Se può esserti d'aiuto >> mi dice Orso, << noi siamo qui con te e sappiamo bene cosa provi >>.
<< E' che ora tutto si è rovesciato >> parto con un altro conato. << Ho bisogno di una morale certa, di sapere che ci sono i buoni e i cattivi, ho bisogno di sapere che in ciò che ho fatto c'era qualcosa di giusto >>.
<< Che cosa vuoi, una dichiarazione d'intenti, un manuale di istruzioni, precise regole d'ingaggio? >> Furia Buia perde le staffe. << Anche se avessimo qualcosa di simile, non potrebbe mai soddisfarti. Volevano ucciderti e volevano uccidere noi. E avrebbero ucciso Sakura perché è nostra amica e Asuka perché non avrebbe mai tradito Kaji e Misato. Questa è la vita e, soprattutto questa, è la nostra vita. Mi dispiace, dovrai imparare a convivere con ciò che hai fatto, esattamente come stai imparando a convivere con quello che hai combinato come pilota. Siamo dall'altra parte, Shinji >> prosegue, arrabbiato e frustrato come se cercasse di impartire una lezione prima di tutto a se stesso. << Siamo fuori dalle mura, i confini sono labili e la morale è ribaltata. Davvero, Shinji, non abbiamo risposte, abbiamo solo le tue stesse domande e viviamo la tua stessa situazione, ma ormai ci siamo dentro e dobbiamo combattere e vincere ancora se vogliamo sopravvivere. Te l'ho detto, alla fine ci presenteranno il conto, oppure sarà la nostra anima a farlo. Quelli come noi compiono azioni ingiuste sperando di aver riposto fede in un fine buono e sapendo che un giorno saranno tentati di metterlo in discussione. Quelli come noi non partecipano alla festa, noi non danziamo con i giusti, noi restiamo a guardia dei confini affinché ... >>
<< ... I giusti abbiano ancora una casa >> completo la frase. << Non avete paura di perdervi? >>
<< Sempre >> confessa Musashi. << Per questo consideriamo il valore dei tuoi dilemmi che sono i nostri. Se sarai fortunato, scoprirai che, col tempo, le voci che ora ti angosciano si affievoliranno e a quel punto ti converrà sviluppare l'udito se non vuoi perderti del tutto >>.
<< Il senso di colpa che ora avverti >> dal volto di Orso, sempre refrattario a concedere l'ora d'aria alle emozioni, traspare una sincera simpatia per il fratellino che chiede aiuto, << ... anzi no, il senso di responsabilità che ora avverti, se riesci a controllarlo e a impedirgli di condizionarti troppo, può aiutarti a elaborare una sorta di regola morale. Potrebbe rallentarti, certo, ma ti ricorderà cosa è giusto per te, ti costringerà a essere lucido e consapevole delle tue azioni. E, insieme a un buon obiettivo, ti proteggerà dal caos >>.
<< Forse ... forse è così >> rispondo senza convinzione poiché le parole di Orso suonano piacevoli alle mie orecchie ma troppo generiche perché la mente possa tradurle in un preciso metodo di condotta.
<< L'importante è che tu non ti prenda per il culo, Shinji >> Furia Buia integra il ragionamento dell'armadio mentre punta dritto su di me. Chiudo gli occhi perché ho capito che sta per buttarmi giù dalla barca. << Nei momenti che contano, a differenza di quando hai salvato Ayanami o hai lasciato morire Soryu, non dovranno essere la tua paura o la tua sfiducia a guidarti. Sentirsi responsabili non serve a niente se non sei disposto a prendere una decisione >>.
<< Che ... che cosa intendi dire? >> ho riaperto gli occhi ma non ho il coraggio di guardarlo. Resisto alla tentazione di afferrare il manico del coltello e così ancorarmi a una sinistra boa di salvataggio, giacché uccidere Ronin è stato comunque il più orribile e al tempo stesso evidente atto di affermazione della mia voglia di vivere. Quel coltello mi ricorda che posso ancora lottare e che posso vincere e, proprio per questo, perdere e  morire.
Mi aspettavo una spinta, non di essere afferrato con violenza per il collo. Il Paparino mi solleva da terra e dopo aver spalancato e acceso il suo occhio sinistro, mi schiaccia contro il tronco di un albero. << Adesso, smettila di fare il buono >> ringhia imbestialito << e dicci la verità! >>
<< Ma io sto dicendo la verità >> rantolo mentre gli stringo il polso per indurlo a mollarmi. I miei occhi non si attivano, forse perché credo che non mi ucciderà o perché non voglio lottare contro il cacciatore.
<< Lo so che stai dicendo la verità >> ribatte senza curarsi delle mie condizioni, << ma non è questa la verità che vuoi confessare. Avanti! >>.
<< Ehi cosa credi di fare? >> urla Musashi che tenta di raggiungerci sgomitando per liberarsi dalla marcatura di Orso che dimostra, invece, di stare dalla parte del ciclope.. << Lasciami bestione! E tu smettila! Non è più un pivello, non puoi trattarlo così >>.
<< Shinji >> implora il Paparino, << buttalo fuori o ... non ce la faremo >>.
<< Non ti avrei vendicato >> riesco a sputare prima che la carenza di ossigeno spenga tutte le mie facoltà.
Furia Buia lascia che i miei piedi tocchino terra e ritira la mano guardandomi stupito.
Anche il Biondo smette di dimenarsi e Orso rinuncia a tenerlo.
<< Se ti avessero ucciso ... >> ansimo e tossisco massaggiandomi la gola << se ti avessero ucciso non sarei riuscito a vendicarti, avrei perso e sarei morto come quel ragazzo. Io non sono in gamba come voi. Io non sono riuscito a salvare Asuka, non sono neanche riuscito a vendicare la sua morte. Due sere fa sono stato solo fortunato. Non ha vinto il più forte >>.
<< Non esiste il più forte, Shinji >> il Paparino ci mette alcuni secondi prima di articolare la risposta, guarda i fratelli come se cercasse un suggerimento. << Non esiste. Un combattimento è un'alchimia unica di tanti, troppi fattori. Tu hai vinto perché hai saputo sfruttare le occasioni, gli errori dei tuoi avversari, perché eri preparato e hai affrontato la tua paura. Non ci sono cavalieri tra noi. Conta solo chi vince. E diteglielo anche voi! >> incita gli altri due cacciatori con ampi e scomposti gesti delle braccia.
<< E' ... è vero >> si scuote il Biondo. << Non c'è addestramento o potere o, che ne so?, che tenga. Puoi solo provare a vincere e confidare che andrà tutto bene. Non puoi permetterti di dubitare della vittoria >>.
<< Esatto, non puoi dubitare >> lo segue per inerzia il cacciatore con la barba, << proprio perché avrai già messo in conto che puoi perdere >>.
<< E' una questione di concentrazione e di determinazione >> continua il Paparino con un tono che giustifica il soprannome con cui lo conosciamo. << Poi, se va male, augurati di avere la possibilità di riscattarti. In quel caso, rimettiti in piedi e riprova. Del resto, siamo qui perché un giorno tu hai perso ... o vinto. Comunque, non credo sia necessario spiegarti che sbaglierai ancora >>.
<< E' proprio questo il fatto. Io ho perso tante volte e tante volte ho rinunciato anche a combattere >>.
<< Non sei perfetto, Shinji. Non lo è nessuno. Perdere è una delle due opzioni. E allora? Smettila di sentirti un buono a nulla! Tuo padre ti ha abbandonato perché era un vigliacco. Non è stata colpa tua. Chiudi con questa storia! Non inseguire lui perché non è nessuno, non è mai stato nessuno per definire chi sei. Cosa ti abbiamo insegnato? >>.
E' vero, però io provo a inseguire te. << Sai >> rispondo quasi senza voce, << grazie a voi ho potuto credere di non essere un inetto, ma poi ... >>
<< Hai sempre continuato a giudicarti un inetto; hai solo imparato a non ripetertelo troppo spesso >> mi interrompe il ciclope. << Anche noi abbiamo dubbi e siamo spaventati perché sappiamo di poter perdere. Credi davvero che l'unica scelta al mondo sia tra l'essere infallibili per definizione da un lato e perenni stronzi incapaci dall'altro? La vittoria esiste perché esiste la possibilità della sconfitta. Per paura di perdere vuoi rinunciare a lottare? D'accordo, qui ci giochiamo niente meno che la vita, ma con le dovute proporzioni è sempre questa domanda che devi porti. E non conta cosa diciamo noi, ma ciò che decidi tu. Vuoi rimanere a piangere in un angolo? >>
Un violento brivido elettrifica la spina dorsale portando con sé il ricordo di quel misero, desolante, spezzone di vita passata che avevo inavvertitamente riportato alla coscienza soltanto poche ora fa. Guardo i tre cacciatori e l'umana fragilità che ho riconosciuto più volte in loro e che più volte ho trascurato perché ingannato dal riflesso della mia immagine.
<< E se il giorno della fine non arrivasse? >> riprende il cacciatore. << Ti resterebbero solo rimpianti, quelli che ti porti sulle spalle da quando sei tornato. Non ti sei stancato di tenere la schiena sempre curva a causa del loro peso? >>
<< Che cosa posso fare? >>
Furia Buia chiude nuovamente la distanza ma non avverto l'imminenza di un altro attacco. << Fa' un ultimo passo >> dice << fino al cuore del problema. Che cosa ti fa star male adesso? Che cosa non hai coraggio di dire? >>
Appoggio la testa al petto del Paparino. << Ho paura di morire! Ho paura di morire! Ho paura di morire! >> ripeto in lacrime. << Mi dispiace, pensavo di essere più coraggioso >>. Mi risulta odioso ammettere da cacciatore questa scomoda verità e ancora più urticamente dover confessare a me stesso che la mia opposizione era solo un patetico tentativo di truccare  l'egoistica paura di vedere la mia vita strappata via.
<< Questione morale, paura del fallimento e, infine, paura della morte >> riassume il Paparino che dal tono sembra in procinto di scoppiare a ridere. << Voi che ne pensate, ragazzi? >> chiede, restando immobile, permettendo così alla mia fronte di riposare ancora un po'.
Musashi non si controlla e si esibisce in una risata chiassosa. << Non preoccuparti, Shinji >> mi dice. << Questi tre demoni torneranno spesso a turbare il tuo sonno e anche la veglia e non sempre in quest'ordine. Ed io che pensavo ci avresti fatto scoprire il quarto demone >>.
<< Guarda che anche noi >> sfotte Orso con maggior contegno << ce la stiamo facendo sotto. Gli stronzi che non temono la morte o sono pazzi o stupidi oppure li trovi nei film >>.
<< Anche tu hai paura di morire, Paparino? >> chiedo.
<< Da morire >> sghignazza facendomi il verso << Ho tanto da perdere adesso >> continua posando una mano sulla mia schiena e battendo un paio di volte per invitarmi a rimettermi dritto. << Non possiamo fare molto per aiutarti ad affrontare la tua paura >> continua quando finalmente può guardarmi negli occhi. << Possiamo solo dirti ancora una volta che la condividiamo con te, così come il timore che falliremo, che tutto questo non serva a niente; soprattutto, conosciamo bene quel fastidioso senso di sporco che nessun bagno potrà mai lavare. Anche prima temevi la morte >>.
<< Solo che non ho più la mia stanza >> gli dico ripensando alla camera da letto nell'appartamento della signorina Misato, quella in cui mi chiudevo per spegnere più facilmente il cervello.
<< E non ne troverai altre, perché adesso hai visto tu stesso come si spegne un uomo, hai visto come si svuota per mano tua e ora puoi dire di sapere come ... potrebbe essere la tua morte. Hai capito che c'è un abisso tra cacciatori e piloti, vero? >>
Annuisco con gli occhi gonfi e la faccia imbronciata e rossa mentre l'energia venefica di quei nodi scoperti, finalmente sciolti, si disperde velocemente nel terreno. 
<< Non rifiutare la tua paura >> mi spiega Furia Buia. << Accettala e ruba la sua forza! Se hai difficoltà, allora pensa solo a resistere. Ricordi >> sorridendo << gli esercizi che ti costringevo ad eseguire quando ti stavi allenando per fare a pugni con quel mostriciattolo? >>[5]
 
***
 
<< Voglio che tu accetti l'idea della tua morte >>.
<< Pensi che non riuscirò a vincere? >>
<< No, voglio solo che accetti l'idea della tua morte. Così, quando dovrai affrontarla, il peso della sua presenza non ti bloccherà, né ti farà perdere la lucidità ... Tra te e la morte c'è solo la tua carne e il tuo sangue. La carne che ti farà male in modo insopportabile e il sangue che uscirà dalle tue ferite. Non è assolutamente detto che, nonostante l'addestramento, tu possa farcela. E anche se questa volta riuscissi a vincere, rischierai la vita ancora e ancora >>.
<< Quindi, dovrei rassegnarmi all'idea di morire? >>
<< No, ma accettando l'idea che un giorno morirai, la tua mente non sarà scossa dalla paura e potrai trovare, ammesso che ci sia, una soluzione per cavartela anche quando nessuno, al posto tuo, riuscirebbe a vedere una via d'uscita ... Quello che accadrà dopo dipenderà anche da te Ma non potrai concentrarti sul tuo nemico se davanti a te vedrai solo la tua fine. Devi concentrarti sull'istante che vivi >>.

 
***
 
Durante il combattimento, prima di essere steso, mi era capitato di vedere la morte caricare a testa bassa. In quel frangente con una mano stavo stringendo la corda del ring e cercavo di scacciare lo stordimento. << Proprio perché mi sono allenato a guardarla in faccia >> ripeto davanti a loro le parole che dissi a me stesso << so che non devo accettare rassegnato la mia fine, perché la mia fantasia è a terra; io ancora no[6] >>.
<< Se questo può aiutarti, ok >> commenta perplesso il Biondo.
<< Si ma, come me ne esco adesso visto che tra poco avremo chissà quante ragioni per spaventarci? >>
<< Uffa >> soffia Orso. << Non ricordi proprio niente. Ci vuole un buon motivo per vivere e morire. Eppure te lo sto ripetendo da quando abbiamo iniziato a svezzarti >>.
<< Pensa alle tette di Asuka >> si allinea Musashi che non sembra, però, in vena di scherzare; anzi, direi che sta volutamente suggerendo una soluzione la cui utilità è stata già confermata dall'esperienza.
<< Ho trovato tanti buoni motivi, oltre al seno di Shikinami ... >>
<< Forse, in questo momento te ne servono altri >> azzarda Furia Buia.
<< O forse >> interviene l'armadio << devi solo riconsiderarli con il cuore che hai adesso. E' o non è una questione di punti di vista? >>
<< Ti ha rubato la battuta, Paparino >> Musashi spara la sua frecciata al fratello.
<< E anche alla grande >> incassa il colpo il ciclope. << C'è altro, Shinji? >>
Mi asciugo la faccia con la manica della maglia. << No >>.
<< Bene! >> sospira Furia Buia. << Allora ... vediamo se anche stavolta ne facciamo una giusta. Orso, sta' vicino a Shinji, per favore. Io e Musashi vi precederemo di qualche metro >>.
<< No, vengo io con te >> si oppone il cacciatore con la barba.
<< Che ti prende? >> chiede Musashi.
<< Il vecchio è morto e non mi piace sapervi troppo vicini. Gli estrogeni che avete in corpo potrebbero farvi impazzire un'altra volta >>.
 
 
*****
 
 
Quando raggiungiamo il rifugio è già pomeriggio inoltrato e, poiché ogni secondo di luce va sfruttato, siamo costretti a snobbare la batcaverna.
Svaligiamo, invece, la seconda capanna, quella che contiene l'esplosivo tesoro della corona e altri valori utili per la guerra e per il mercato. In ossequio alla nuova composizione delle coppie imposta da Orso, io e Musashi ci occupiamo di portare le scorte di lcl e le munizioni in eccesso al sicuro nella grotta che ci aveva fatto conoscere il vecchio; Il Paparino e l'armadio provvedono, invece, a piazzare tutte le mine e le trappole artigianali ancora in dotazione lungo il viale principale di accesso al luogo, già in passato oggetto di particolari lavori.
L'obiettivo è quello di guadagnare altri metri per impedire a qualche cecchino di posizionarsi e farci fuori con soli quattro colpi. I sensi di Furia Buia e i miei hanno una portata senz'altro straordinaria ma, come ha, purtroppo, dimostrato l'esperienza, non sono sufficienti.
Per facilitare il trasporto, il Biondo ha unito due robuste stuoie in vimini e distrutto tre piccoli carretti di legno per usarne la base, in quanto il terreno, sebbene all'apparenza uniforme, non è adatto alle ruote.
 
<< Forse ci tornerà utile come barella >> ride Musashi mentre testiamo la tenuta della sua invenzione portando il primo carico.
<< Spero di no >> rispondo affannato.
<< Beh, è chiaro che la useremmo solo per i feriti. I morti li seppelliamo vicino al vecchio >>.
<< Ti pare il caso di scherzare in questo modo? >>
<< Il fatto che sia spiacevole da dire non significa che non sia vero. Prima o poi moriremo e le probabilità non giocano a nostro favore >>.
<< Questo lo capisco ... ma come fa a divertirti la prospettiva della tua fine? >>
<< E che dovrei fare? Quando arriverà il momento di proteggere la pellaccia sarò concentrato, ma adesso mi va di scherzare >>.
<< Pensi di poter esorcizzare la morte facendo il buffone? >> provo timidamente ad adattarmi al suo umore nella speranza di trovare un antidoto alla paura che non ne vuole sapere di mollare il colpo e mi impedisce di apprezzare i colori accesi di un  cielo azzurro completamente sgombro.
<< Magari fosse così facile >> s'intristisce. << No, è solo il mio modo di affrontare la paura ... E poi, se proprio devo perdere la vita, allora preferisco gustarmela fino all'ultimo e apprezzarne il lato positivo >>.
<< Come ci riesci? >>
<< E' semplice >> Musashi mi guarda dispiaciuto come non l'avevo mai visto. << Basta fare finta che esista un lato positivo e col tempo ti convincerai che è così. Io mi sono abituato a ridere a differenza di quegli altri due >>.
<< Quindi, scherzi ... a fiducia? >>
<< Non proprio o non sempre. Il fatto è che do la caccia a tutto ciò che può proteggermi ... >> soffia l'aria con violenza, ma non per lo sforzo. << Ognuno si difende come può >>.
<< Decomprimi in questo modo >> traduco il concetto usando le stesse parole che aveva pronunciato quando mandai al tappeto il cucciolo di drago.
<< Non si tratta solo di decomprimere >> mi spiega. << E' più che altro un abito mentale; forse sarebbe più appropriato parlare di corazza. Ne ho viste troppe e, se davvero esiste quell'altra vita di cui tu e il Paparino parlate, devo averne viste ancora di più. Io non rido mai, Shinji, io non riesco a ridere. Per questo mi piace farlo, perché di tanto in tanto mi capita, ascoltando le mie battute, di dimenticare che la mia vita non mi piace. E allora tutto sembra meno brutto. Insomma, ho trovato il mio modo per capire che la realtà è prima di tutto un punto di vista e devo dire che qualche volte sono rimasto sorpreso >>.
<< Da cosa? >>
<< Dalla constatazione che anche quelli come noi possono vedere la bellezza, se si convincono di avere occhi buoni per vederla >>.
<< Tu perché combatti? >>
<< Io? >> Musashi scruta il terreno davanti per sincerarsi che stiamo seguendo l'invisibile e stretto sentiero sicuro. << Io non ho un reale motivo per combattere >>.
<< Come? >> mi lascio sfuggire, non so se incredulo o infastidito, considerato che sto disperatamente cercando di recuperare e sommare tutte le buone ragioni che mi hanno permesso di arrivare fin qui.
<< Non fraintendere. Non ho un vero motivo come puoi averlo tu. A dire il vero portare equilibrio in questo mondo non mi dice niente, così come, credo, anche agli altri >>.
<< Abbiamo pochi dati >> commento come avrebbe fatto Furia Buia.
<< Si, ma al di là di questo, io non ho pretese. Mi piacerebbe che tutto questo casino finisse, così potrei prendermi la mia gattina o un'altra donna, qualora Mari avesse altri programmi, e cercare di godermi qualche anno in totale tranquillità >>.
<< Vuoi mettere su famiglia? >>
<< Scherzi!? >> sbotta di nuovo sorridente. << Mi ci vedi incatenato a moglie e figli? Sono uno spirito troppo libero. Mi accontenterei di un po' di pace per divertirmi finché ne avrò la forza. Poi ... penserò a qualcos'altro >>.
<< E allora perché adesso sei qui? >>
<< Perché voi siete qui e non vorrei stare con nessun altro. Ci tengo alla mia vita e puoi star certo che la difenderò, non ho bisogno di cercare una ragione per farlo. E difenderò anche la vostra. Insomma ... >> arrossisce, << vi voglio bene. Chissà, potremmo invecchiare insieme mentre ... ci costruiamo il nostro harem >>.
<< Io Asuka non te la cedo >> sorrido amaro.
Le motivazioni terrene del mio fratello da copertina, al pari delle fantasie di Orso, sono così semplici da sfuggire ad ogni giudizio critico. Il problema è che neanche il suo sogno mi appartiene del tutto e l'immedesimazione non aiuta a cacciare un antipatico senso di incompiuto. No, per me non può essere così semplice, anche se probabilmente il traguardo è identico, anche se il mio passato non aveva bisogno di scomodare grandi categorie per infarcire di significato le sue azioni.
Per me non ci sarà pace!
 << Ricorda che hai giurato! >> mi coglie di sorpresa. << Quando avrai dubbi, quando niente avrà più senso per te, ricorda che hai giurato >>.
<< Mi proteggerà dal caos >>.
<< Esatto >>.
 
 
<< Ora la parte più spiacevole. Portiamo la ... macchina in zona di lancio >> Furia Buia non ce la fa a celare il disagio che gli provoca l'idea di dover sacrificare l'amata e mai guidata testarossa.
Dobbiamo spingerla fino al limitare della salita che affaccia, oltre le due baracche, quasi a strapiombo su una vasta e in parte paludosa piana che degrada fino a cadere nel lago. Smottamenti naturali o prodotti artificialmente hanno reso quella via di accesso disagevole ma non del tutto impraticabile e, poiché è la più vicina al centro della nostra zona, conviene concentrarvi la maggior potenza di fuoco. << Togliamo un po' di esplosivo >> prosegue il Paparino e i muscoli della mascella si contraggono producendo un sinistro rumore.
<< Ho capito >> sospira Musashi. << Me la vedo io >>.
<< Shinji >> tuona il ciclope, << prendi i due mortai e piazzali vicino al burrone. Occhio alla distanza, altrimenti ce li fanno fuori in un colpo solo >>.
I pezzi erano maneggevoli e li ho già sistemati quando Orso e Furia Buia, dimezzato il carico letale della vettura, iniziano a spingerla lungo la salita.
 
<< Shinji, al momento opportuno ... >> il Paparino stringe i denti per lo sforzo, << Orso e Musashi faranno precipitare la Ferrari. Io e ... te useremo gli at field per proteggerci dall'esplosione >>.
<< Che peccato! >> ansimo mentre, in mezzo ai due cacciatori, cerco di facilitarne il lavoro.
<< Hai avuto la tua occasione >> mi punge Furia Buia. << Non lamentarti >>.
<< Non fate finta di spingere, mammolette >> ci riprende, meno affaticato, l'omone.
<< Vorrei avere la tua forza >> gli dico.
<< A ognuno la sua maledizione >>.
 
Musashi sistema le cariche lungo la circonferenza ideale che passa per le due baracche; sotterra la maggior parte e nasconde le altre sotto un velo sottile di fango e fogliame.
<< Che ti prende, Shinji? >> domanda il Paparino, non appena raggiungiamo il centro del cerchio immaginario, notando che da qualche metro mi stavo guardando intorno.
<< Non ricordo più dove abbiamo seppellito il vecchio >> rispondo. << Avremmo dovuto lasciare un segno >>.
<< Perché? Tanto, se tutto va bene, questo posto non ci sarà più >>.
<< Ci vuole lo stesso qualcosa ... >> provo a contestare.
<< Qualcosa come una lapide, una croce, una statua votiva? A che servirebbe? Sottoterra ci sono le sue spoglie, nient'altro >> replica, apatico, il cacciatore.
<< Ma serve a noi per ricordare >>.
<< E noi lo ricorderemo finché saremo vivi >> Furia Buia sembra non comprendere la causa del mio disagio.
<< Così ci siamo solo sbarazzati di lui >> replico sempre più irritato ricordando la risposta che mi diede Gendo davanti all'anonimo palo numerato che indicava la tomba vuota di mia madre. << Anche mio padre ... anche Gendo la pensava così >>.
Furia Buia non si scompone e incassa il neanche tanto implicito accostamento con il comandante della Nerv. << Non ci siamo sbarazzati di niente, Shinji. I suoi vestiti li ha Mami, il suo coltello ti ha servito nel momento più difficile. Non c'era altro >>.
<< Gendo non mi ha lasciato neanche una foto di mia madre >>.
<< E adesso sai perché >> mi riprende con pazienza. << Quanto al vecchio, noi non abbiamo una sua foto >>.
<< Allora dovremmo farci noi una foto >> sbotto.
<< Perché un giorno tu possa portarci come santini nel tuo portafogli? No grazie >> cerca di sdrammatizzare Orso che, dopo una pausa, ammette sovrappensiero: << in effetti, non sarebbe ... del tutto una cattiva idea scattare una foto di famiglia >>.
<< Mentre cerchi una macchina fotografica, io aiuto Musashi a collegare gli esplosivi >> lo liquida il Paparino. << Sta' tranquillo, Orso. Ci uccideremo un'altra volta. Tu e Shinji, intanto, occupatevi dei lati. Non vorrei che tra gli scagnozzi di Kuchinawa ci fosse qualche scalatore >>.
<< Posso riposare un minuto? >> domando tenendomi, dolorante, la schiena con entrambe le mani. Oltre allo sforzo, gli effetti della carenza di sonno e della dieta forzata iniziano a farsi sentire.
<< E dillo che non hai mangiato niente >> insiste l'omone.
<< Ho ... ho mangiato poco >> mento. << Il mio problema è che da tre giorni non faccio altro che vomitare >>.
<< Ti riposerai dopo aver aiutato Orso >> il Paparino delude le mie speranze di concedere almeno un po' di pace al fisico. << Lavorando eviterai di pensare troppo e il tuo cervello è piuttosto pericoloso quando lo lasci libero di cavalcare per le praterie sterminate della tua testa vuota >>.
<< Si, d'accordo >> mi arrendo.
 
 
<< Avremmo dovuto rubare un po' di benzina a Kaji >> mugugna Orso.
<< L'olio mi sembra una buona soluzione >> rispondo.
Una delle due pareti che delimitano il promontorio su cui ci troviamo è stata abbondantemente innaffiata con olio da cucina, per motore, soluzioni industriali e qualunque altro liquido in nostro possesso idoneo a rendere le rocce tanto scivolose da annichilire ogni tentativo di arrampicata furtiva.
<< Non ne abbiamo abbastanza >> considera il cacciatore << e ci è rimasto ancora l'altro lato da coprire. Se avessimo avuto della benzina sarebbe bastato un fiammifero per fottere quei bastardi >>.
<< E' orribile! >> reagisco nauseato dal solo pensiero che potrebbe capitarmi di assistere ad uno spettacolo del genere.
<< Non temere >> Orso accompagna alle parole una fraterna pacca sulla nuca. << In certi momenti la morale è sospesa. Quando ci attaccheranno, non vedrai degli uomini, non guarderai i loro volti né ti chiederai quali siano i loro nomi. Vedrai, invece, tante creature anonime che vogliono ucciderti. E quando saranno abbastanza vicini da poterne distinguere le fattezze, probabilmente non te ne fregherà più niente perché riconoscerai solo la faccia della morte. Se sopravviviamo >> continua strizzando l'occhio, << ti prometto che cercheremo un bravo psicologo >>.
<< Allora, considerato che non abbiamo benzina, che facciamo? >> riprendo il tema iniziale per sfuggire alla piega che ha preso il discorso.
<< Proviamo con la vernice >> Orso si accende e sorride trionfante come se fosse sul punto di esclamare eureka. << Se siamo fortunati, troveremo qualche barattolo che contiene solventi infiammabili >>.
<< Sei proprio sicuro che funzioni? >> chiedo perplesso.
<< Per niente >> ammette uccidendo il sorriso. << Ma non mi viene in mente altro e poi non credo che ci capiterà di ridipingere questi due ruderi >> indicando i casolari in legno. << Che ne pensi? >>
<< Che cosa devo pensare? Tentiamo >>.
 
<< Orso, posso farti una domanda? >> provo a intervistarlo, come ho fatto con il Biondo,  mentre ci avviciniamo al magazzino.
<< Che vuoi sapere? >>
<< Tu per cosa combatteresti oggi? >>
<< Non ti è ancora passata, eh? >>. Orso mi osserva attentamente e, dopo averci pensato, risponde: << a essere onesti non te lo so dire. Probabilmente, non saprei neanche spiegarti perché siamo finiti in questo casino. Eppure eravamo consapevoli che sarebbe successo. Forse a un certo punto abbiamo solo scelto da che parte stare e ora dobbiamo affrontare le conseguenze delle nostre decisioni >>.
<< Ma sei tu che mi hai detto sin dall'inizio che è necessario trovare una buona ragione per vivere e morire >>.
<< E te lo confermo. Solo che adesso non trovo nessun grande ideale che mi faccia sentire pronto a impersonare l'eroe o il martire >>.
<< E se evitassimo di scomodare i grandi ideali? >>
<< In quel caso, innanzitutto, combatterei per salvare la pelle e proteggere la vostra. Oggi mi accontento di questo >>.
<< Ti penti mai di aver scelto di seguire questa strada? >>
<< No, anche perché avremmo potuto cambiare il corso degli eventi in tante occasioni e, se non l'abbiamo fatto, ciò non è stato a causa dell'attaccamento a un astratto concetto di coerenza. Ci siamo trovati in circostanze che ci hanno imposto di prendere una posizione e noi l'abbiamo presa. L'esigenza di decidere nasce quando si presenta la possibilità della scelta >>.
<< Non pensi mai a una vita diversa? >>
<< La sogno, questo tu lo sai, ma non ci penso troppo. Mi infastidicsce, invece, che non conosco la mia, la nostra storia; altrimenti, forse risponderei meglio alle tue domande. Tuttavia, non mi pare il caso di spremersi troppo le meningi >>.
<< Perché? >>
<< Perché, se il presente affonda le sue radici nel passato, che razza di vita abbiamo avuto? Che cosa abbiamo fatto per trovarci qui? >>
<< Forse è solo una questione di fortuna >>.
<< Chissà ... >> riflette il cacciatore con la barba. << A proposito, quando avremo finito, ricordami di nascondere nella grotta del vecchio il mio secondo romanzo rosa preferito visto che al primo gli hai fatto fare un bagno di troppo >>.
<< Scusami >> simulando un inchino. << Senti, mi spieghi perché ti piace quella roba? >>
<< Perché non devo rifletterci. Quando vivi come noi pensare troppo è davvero rischioso. In qualche modo devi proteggerti dallo sporco o finirai per impazzire >>.
Orso ha imparato non a spegnere il sistema, perché lui non fugge; ha imparato, invece, a rallentare il flusso di pensieri ed emozioni per non essere travolto, per rifugiarsi in tempo nella piccola isola interiore che si è creato e trovare così la giusta distanza dalla realtà.  
Non lo biasimo, ma non posso seguire neanche la sua via, perché io la trasformerei in un più sottile pretesto per fuggire. Devo ricordarmi che ho giurato.
Cazzo, neanche così avrò pace!
 
 
Le cariche sono state sistemate e ora Paparino e il Biondo discutono per stabilire quale convenga far esplodere affinché l'intero spuntone di altipiano salti per aria.
<< E' l'ultimo colpo >> mi spiega Furia Buia. << Per quando non ne avremo altri da sparare >>.
<< Sperando di essere ancora vivi >> aggiunge Musashi.
<< Non sarebbe meglio decidere prima dove sarà opportuno trovarsi quando farete scoppiare questa gigantesca casamatta? >> Orso pone la domanda che avevo in mente.
<< Direi all'incirca lì >> il ciclope indica un punto a una decina di metri dall'asse delle baracche in direzione della discesa.
<< Mi sembra un po' poco >> valuto ad alta voce.
<< Vi coprirò io >> ci rassicura Furia Buia. << E, se fossi già morto, dovrà pensarci tu, Shinji >>.
<< Io? >> gracchio mentre indietreggio di un paio di passi toccandomi il petto per accertarmi anche della mia identità.
<< Non posso pensarci io >> mi fa Musashi.
<< Si, tu >> insiste il Paparino puntandomi contro l'indice. << Comunque, non pensarci troppo. Se ci muoviamo bene, potremmo anche non dover ricorrere a una soluzione così ... estrema >>. Mi mette le mani sulle spalle e, curvandosi di poco per portare la testa al livello della mia, riprende a parlarmi: << allora, Shinj, non ci siamo mai trovati in una situazione simile, quindi la sopravvivenza dipende dalla nostra capacità di adattamento e dalla rapidità con cui sapremo prendere decisioni >>.
Mai che tu prenda una decisione, mi afferrano le parole della signorina Misato.
<< Tu hai già deciso tante volte, Shinji >> Furia Buia scaccia i fantasmi. << Altrimenti non saresti qui. Perciò, qualunque cosa tu pensi di te, di ciò che sei stato o che hai fatto, mettila in frigo. Riprenderai a ragionarci quando sarà tutto finito. Per prima cosa >> drizzandosi per guardarci tutti << abbiamo il vantaggio di doverci concentrare solo su due lati. La via principale è protetta da così tante trappole che ho paura di non ricordarmi dove sono piazzate. Quando inizieremo a sentire le esplosioni, potremo valutare la distanza del nemico. Presteremo, pertanto, maggiore attenzione all'altro lato, almeno nelle prime fasi. Shinji, finché sarà possibile ci alterneremo: se io scaglio un muro di at field, tu modelli il tuo sui nostri corpi per difenderci da qualche cecchino fortunato; poi toccherà a te. Non sanno >> continua estraendo il coltello per immettere altra benzina nel serbatoio della fiducia << dei tuoi poteri >> inizia a giocherellare nervosamente con l'arma. << Quindi, penseranno che tutto il lavoro lo stia facendo io e attaccheranno convinti che le mie batterie si esauriranno presto. Questo ci permetterà di tenerli a distanza e di decimarli. Tutto chiaro fino ad ora? >>
<< Io ... io non sono >> devo confessare << ancora molto bravo a modulare l'at field con tanta precisione >>.
<< Allora dovrai diventarlo >>. Le parole di Orso mi tagliano come se fossi di burro.
<< E' proprio così >> osserva il Paparino. << Non appena, saranno più vicini, inizieremo a spostarci verso ... il nostro punto zero. Cerchiamo di rimanere in formazione e di coprire tutti i lati. Io e te continueremo ad agire come ti ho detto anche per dare la possibilità a Orso e Musashi di regolarsi di conseguenza. Dopo ... >> prende un profondo respiro << dopo saremo soli e dovremo almeno provare a non pestarci troppo i piedi >>.
<< Come faccio ad adattarmi a voi? Io a malapena sono riuscito a starvi dietro quando dovevo preoccuparmi soltanto di difendervi da una distanza di sicurezza >>.
<< Lo saprai soltanto in quel momento >> Musashi cerca di farmi capire che non c'è risposta al mio interrogativo.
<< Shinji, non avrai neanche il tempo di ragionare; perciò cerca di fidarti dell'istinto. Accetta ora che potrai sbagliare perché non c'è un manuale d'istruzioni neanche per quello che stiamo per vivere >>.
<< Grazie >> riesco a bisbigliare rivolgendomi a tutt'e tre.
<< Però, vedi di non sbagliare >> Il Paparino mi tira uno schiaffo in testa.
<< Ma ... >>
<< Non intenderlo come un messaggio contraddittorio >> Orso anticipa le mie rimostranze e intanto mi schiaffeggia una spalla.
<< Il fatto è che, se non possiamo sbagliare noi, non puoi farlo neanche tu >> precisa Musashi colpendomi l'altra spalla.
<< Come fanno a gestire questo stress? >> mi chiedo.
<< Bene >> dice Furia Buia dopo aver incamerato una grossa scorta d'aria. << Credo che possiamo prepararci e poi dritti alla batcaverna >>.
<< Aspetta! Prima dobbiamo propiziarci i favori della dea Fortuna >> sale in cattedra Musashi che parla a Furia Buia ma ce l'ha chiaramente con me.
<< E come? >> sollecito la risposta, pur sapendo che non mi piacerà.
<< Vai a vomitare! Insomma, ha portato bene due volte a te e, siccome siamo ancora vivi, anche a noi >>.
<< Ma se non sto facendo altro >> contesto.
<< E' vero >> ribatte Orso, << ma l'hai fatto solo per te stesso. Ora serve un sacrificio in onore della nostra protettrice >>.
<< Io ... >> credo che mi stiate prendendo per il culo.
<< Pensa a ciò che ti aspetta >> insiste il Biondo maledettamente teso in volto. << Anzi, proprio perché sicuramente non hai mangiato niente e la tua offerta di saliva e succhi gastrici potrebbe essere scambiata per un insulto, ti aiuterò io. Tu che fai Orso? >>
<< Io ho mangiato >> dice l'armadio e anche lui parla sul serio. << La mia offerta sarà più gradita >>.
<< Superstiziosi! >> sbotta disgustato Furia Buia. << Comunque, andate. Io vi aspetto qui >>.
<< Superstiziosi! >> gli fa il verso l'omone. << Parli così perché non vuoi che Shinji scopra che sei nervoso >>.
<< No, ha paura che Shinji scopra che neanche lui ha mangiato >> lo corregge Musashi.
<< Non rompetemi le palle e cercate di sbrigarvi! >> si infuria il ciclope.
 
Questi mesi d'intimità forzata con i miei tre squilibrati preferiti, unita alla totale mancanza di confort, hanno ridefinito in me il concetto di privacy ma, soprattutto, hanno spazzato via il senso del pudore alimentato dalle passate consuetudini di una vita civile. Ho condiviso ben altro con loro, ho vomitato più volte in presenza di Furia Buia, di Orso e Musashi e non necessariamente per propiziare, sia pur involontariamente, una vittoria. Eppure non posso non considerare che << è disgustoso >>.
<< Chi cazzo me l'ha fatta fare >> impreca il Paparino prima di cedere a un altro conato.
<< Dovevamo farlo ciascuno per conto proprio >> grugnisce Musashi che con una mano tiene la pancia e con l'altra prova a salvare i capelli.
Ha ragione. Se ci fossimo imposti di offrire singolarmente e in privato il sacrificio in onore della dea, a quest'ora avremmo già finito; e, invece, uno al fianco dell'altro, ci scambiamo la nausea e il riflesso del vomito come quattro ragazzi che hanno esagerato con i bagordi.
La loro compagnia deve aver modificato anche il mio senso del bello, poiché questo schifoso momento riesce a donarmi, non pace, ma un po' di tregua da me stesso che sono di nuovo tutt'uno con questa famiglia nel destino e nella fifa.
Eh si, anche gli eroi a cui mi ispiro hanno paura. Me l'avevano detto, ma pensavo che cercassero soltanto di farmi sentire meglio.
Per l'ennesima volta si sono sforzati di reprimere le legittime istanze del cuore con l'obiettivo di darmi il buon esempio costringermi a camminare e a vivere questo momento, nel frattempo dividendosi un po' del mio fardello in modo che il mio viaggio risultasse meno opprimente.
Non mi va, però, di giudicarmi e darmi addosso chiamandomi vigliacco ed egoista, perché devo essere sincero: non potrei farcela da solo. Non è giusto, ma semplicemente è così. In futuro, semmai riuscissi a sopravvivere, potrei non avere accanto nessuno che mi aiuti a rialzarmi, ma oggi ho questa fortuna; perciò mi riesce facile affermare che, a conti fatti, non vorrei trovarmi da nessun'altra parte. Se mi chiedessero di scegliere, allora sceglierei di restare qui a sputare la tensione nel corso del rituale collettivo più armonioso e antiestetico a cui abbiamo mai partecipato.
Resta però un punto da chiarire: perché combatto? Dio che nausea!  
 
 
*****
 
 
Prima di scendere nel nostro salotto buono abbiamo ultimato i preparativi per la battaglia rastrellando tutte le armi, soprattutto quelle da sparo, e le munizioni. Alcune le abbiamo piazzate all'esterno in punti strategici individuati tenendo conto degli step che i tre cacciatoi hanno già pianificato e che, qualora i fatti confermassero le loro previsioni, detteranno la strategia da adottare durante la progressiva ritirata fino al punto di non ritorno.
Sarà Musashi a scegliere quale carica far esplodere per cancellare questo quarto di collina dalla mappa.
L'operazione è stata più lunga del previsto, ma eravamo così sfibrati e storditi che non avremmo visto un cannone neanche se ci avessimo sbatutto contro.
Furia Buia sembra un bandito messicano senza sombrero; indossa a tracolla due cinturoni con annesse pistole a tamburo adagiate poco sotto i pettorali, mentre due semi automatiche, bloccate dai pantaloni, puntano minacciosamente sulle chiappe. Per sua fortuna, Musashi sa entrare in un tale stato di sintonia con le armi da fuoco che, nonostante un insorgere di delirio da disidratazione, ha fatto in tempo a inserire la sicura prima che il Paparino si ferisse da solo.
Il Biondo ha fatto incetta di fucili e ora riempie di pallottole le tasche del giaccone, e dei jeans; un paio di scatole sono state già malamente stipate dentro la camicia e ora lo fanno sembrare un taccheggiatore più che soldato. Estrae le pistole dalle fondine del suo cinturone e le poggia a terra. << Mi spiace, piccole, ma oggi userò le vostre sorelle >>.
<< Adesso ti metti a parlare con le armi? >> chiede Orso con aria seccata. << Tu non sei normale >>.
Musashi finge di non sentire e, piegandosi verso le due sei colpi che aveva sfrattato, bisbiglia: << non dategli retta. Lui non può capire >>.
Orso, invece, si accontenta di un fucile e dei suoi revolver d'ordinanza. << Se ce la fate >> si rivolge a me e al Paparino, << mettetemi un bel giubbotto antiproiettili e ve li ammazzo con questi >> indicando fiero i suoi pugni.
<< Almeno questa volta, toglierai le ragnatele al tuo portafortuna? >> gli chiede il Biondo.
<< La mia cucciola vedrà il sole ... la luna >> si corregge, << ma preferisco che la tenga il Paparino. Lui è più bravo di me ad affettare >>.
<< La sua cucciola è una spada che non ha mai usato >> mi svela Furia Buia dopo aver vuotato d'un fiato una bottiglia d'acqua. << Tra poco la vedrai >>.
<< E le ... sorelle di cui parlava Musashi >>.
<< Vedrai anche quelle >>.
<< Quindi, siete tutti specializzati. Musashi è bravo con le armi da fuoco, Orso con i pugni e tu con i coltelli >>.
<< No, con i coltelli sono solo più bravo di loro. Diciamo che me la cavo bene in tutti i fondamentali, ma non eccello in nessuno. La mia specialità è la creazione di at field >>.
<< E adesso non è più soltanto tua >> Musashi gli assesta una vigorosa manata tra le scapole.
<< Ricordati che ti ho battuto >> ringhia il Paparino.
<< Voglio la rivincita >> scherza Musashi prima che Orso ponga fine alla scenetta allontanando i due cacciatori con due spintoni.
 
<< Vieni con me! >> mi dice Orso appena entriamo nella casa diroccata. << Ti insegno il codice per accedere alla nostra stanza dei piaceri >>.
<< Salterà in aria. A che serve? >> gli faccio notare.
<< Proprio per questo >> risponde. << Così potrò dire di averti tramandato il segreto. Toccava a me farlo >>.
<< Come vuoi >> dico grattandomi confuso la testa.
Mentre tocca la cornice del quadro appeso alla parete, alla ricerca del bottone che farà apparire poco più in là una tasteria digitare su cui comporre il codice, mi distraggo contemplando il soggetto che la scorsa volta non avevo notato. L'opera è dominata quasi per intero da un mare che si svela rosso al chiarore di una luna imponente come la nostra. Più in basso noto un lembo di spiaggia in cui la sabbia dà sul grigio, a causa dell'ora, e sul ruggine. Ai lati, tratteggiati solo in parte forse per dare l'impressione della profondità, vi sono scheletri di palazzi di cemento armato e detriti difficilmente definibili che mi ricordano la zona proibita, quella incubata nella barriera dimensionale da cui mi strappò Asuka. Non riconosco nessun particolare, ma penso che, se un posto così esiste veramente, forse l'autore ha voluto lasciare degli indizi per trovarlo.
<< Shinji, guarda! >>
Orso deve digitare il codice ma non riesco a prestargli attenzione perché, osservando più da vicino il quadro, ho scoperto qualcos'altro. Proprio sul bagnasciuga, infatti, si vedono tre piccole figure, probabilmente tre uomini che ammirano la luna o il mare. Mi danno l'idea di essere in ginocchio. << Questi siete voi? >> chiedo.
Furia Buia e Musashi si avvicinano incuriositi.
<< Dove ci vedi? >> chiede il Biondo.
<< Qui >> indicando il punto. << Ci sono chiaramente tre uomini, forse inginocchiati >>.
<< A me sembra solo una macchia >> Orso dice la sua. << L'artista doveva essere un incapace >>.
<< Chi l'ha dipinto?  >>
<< Credo il vecchio >> risponde il Paparino. << Comunque non possiamo essere noi, perché non ci piegheremmo mai neanche di fronte ad un altro dio come noi >>.
<< Dai, Shinji, voglio stendermi sul letto >> mi dà fretta l'omone, mentre Furia Buia e Musashi, nonostante la stroncatura, continuano a fissare la tela. << Non ci avevo mai fatto caso >> si lascia sfuggire il ciclope.
<< Allora, Shinji, il codice è Bath >> mi svela mentre compone la parola sulla tastiera virtuale.
<< Stano codice >> commento.
<< L'ha ideato il vecchio >> riprende l'armadio schiacciando il tasto di invio << pensando ad una novella molto antica intitolata "I racconti della donna di Bath" ... o della sposa di Bath, non ricordo. Faceva parte di una raccolta di storie in lingua inglese del XIV secolo. Se non sbaglio l'intera opera è conosciuta come "I racconti di Canterbury" >>.
<< E che racconta di bello questa donna o sposa di Bath? >> chiedo, poco incuriosito, mentre mi incammino per raggiungere la botola che si è appena aperta sul pavimento sconnesso.
<< E' una storia con una morale interessante >> spiega l'omone. << Narra di un cavaliere che commette un atto atroce, lo stupro di una donna >>.
La rivelazione accende la curiosità e, purtroppo, il disagio. Io so di non aver violentato Asuka - quantomeno mi auguro di non averlo mai fatto - ma non mi è difficile indossare i panni di quel cavaliere indegno della sua investitura. << Cosa gli è accaduto? >>
<< La regina lo condannò a morte >>.
<< Se ... se lo meritava >> non era quello che speravo.
<< Tuttavia, proprio la regina, dopo essersi consultata con le altre dame del regno, decise di offrire al cavaliere la possibilità di avere salva la vita >>.
<< In che modo? >>
<< Al cavaliere ... >> Orso mi afferra prima che mi sfracelli cadendo lungo la ripida scalinata. << Al cavaliere, dicevo, venne concesso un anno di tempo per trovare la risposta a una domanda: che cosa desiderano le donne? Se avesse risolto l'enigma gli sarebbe stato perdonato l'oltraggio >>.
<< Ho già capito: è morto >> azzardo il finale per me più plausibile.
<< Il cavaliere vagò disperato per un anno intero e, quando ormai gli era chiaro che non sarebbe sfuggito all'esecuzione della condanna, incontrò una brutta e vecchia strega che si offrì di aiutarlo >>.
<< E stringi! >> lo rintuzza Musashi. << Dicci qual è la risposta o quando avrai finito saremo già morti >>.
<< Capra! >> sbotta l'armadio. << Comunque, il cavaliere imbrogliò la regina e quel branco di arpie delle sue dame di corte dicendo, in sostanza, che le donne vogliono la stessa sovranità sul marito e sull'amante >>.
<< Che razza di risposta è questa!? >> scoppio deluso, anche perché non ho compreso il senso della soluzione all'enigma. << Dovrei riconsocere ad Asuka la sovranità su ... me? >>
<< Che c'entra Asuka? >> domanda stupito Orso.
<< Non farci caso >> interviene Furia Buia. << E' una torbida storia che vede per protagonisti una bella addormentata, un piccolo squilibrato e una mano disobbediente >>.
<< Cioé lo Shinji delle ultime settimane >> mi spinge Musashi.
<< Non devi concedere la sovranità a nessuno >> sbuffa il Paparino. << Quel racconto propone solo il punto di vista di una donna. Le relazioni hanno sempre qualcosa di unico e riguardano due persone diverse. La donna che narra quella storia, che si tratti di un personaggio o di una persona realmente esistita, alla fine spiega solo cosa desidera per sé >>.
<< Prova a fare incazzare Sakura e poi vediamo >> insinua il Biondo.
<< Però, il cavaliere si è salvato >> cerco il lato positivo come farebbe Musashi. << Quindi gli è andata bene >>.
<< Gli è andata benissimo >> rilancia Orso, << perché la strega aveva aiutato il giovane uomo a condizione che lui la sposasse >>.
<< E questo sarebbe un lieto fine? >>
<< Si. La strega, infatti, gli diede la possibilità di scegliere: o avere una moglie vecchia e brutta ma fedele per tutta la vita, oppure godere di una donna giovane e bella, ma infedele. Il cavaliere si arrese e lasciò alla strega il potere di decidere >>.
<< E quindi? >> maledetto bestione, lo fai apposta, vero?
<< E quindi lei si trasformò in una donna giovane e avvenente e lo amò con devozione fino alla morte ... e vissero felici e contenti >>.
<< Beh, se fosse così >> mi anticipa il Paparino, << forse accetterei il ruolo di principe consorte >>.
 
<< Ora ti mostro la mia piccola >> mi avvisa sorridente Orso azionando una leva, la prima di tre, incastrata all'interno di quello che mi sembrava un normale quadro elettrico da appartamento.
Uno schiocco attira la mia attenzione poco sopra il portavini, su una porzione di parete che scarrella lateralmente rivelando una cassaforte a muro con combinazione meccanica e una porta  d'acciaio di forma rettangolare.
Dopo averla aperta, Orso estrae con entrambe le mani dalla pancia del contenitore un'uchigatana con impugnatura in legno rivestita di un tessuto di color nero.
<< Guarda che meraviglia! >> esclama con orgoglio estraendo la spada dal fodero, anch'esso colorato di nero.
<< E' bellissima >> ammetto. << E la compagna? >> [7]
<< Non lo so, che io ricordi ho sempre posseduto solo questa >>.
<< Come l'hai avuta? >>
<< Mmmh >> il cacciatore con la barba aggrotta la fronte e alza gli occhi. << Che vuoto! Credo me l'abbia regalata il vecchio ... Si, deve essere andata così >>.
<< E non sai usarla? >>
<< Un po' >> tentenna. << Non sono molto bravo. Se dovessi scegliere, preferirei un coltello come quello che uso, forse un po' più lungo e minaccioso come il tuo >>.
Orso si concentra sulla mia arma e i suoi occhi si accendono di un appetito che riconosco facilmente. << Se ... >> mi faccio forza << se dovesse ... finire male per me, puoi prenderlo >>.
L'armadio si risveglia e, scuotendo violentemente il capo, risponde: << scordatelo. Finché sarò vivo, non perderai il tuo coltello. Paparino, tieni! >> dice porgendo la spada a Furia Buia. << Usala bene! >>
<< Guarda, Shinji. Ti presento le sorelle delle mie pistole. Le uso solo per le occasioni speciali >>. Anche il viso di Musashi si illumina di una fierezza quasi paterna quando prende dalla cassaforte due semiautomatiche color argento brillante.
<< Wow >> esclamo rapito dal luccichio del metallo. << Da quanto tempo le hai? >>
Il cacciatore smorza l'entusiasmo e mi fissa sorpreso. << Sai, neanche io ricordo quando le ho avute, né come. Forse è stato il vecchio >>.
<< E quando le hai usate l'ultima volta? >> domanda con fare serio il Paparino.
<< In questo momento ... oddio, non ricordo neanche questo >> ammette corrucciato il Biondo.
<< Strano > dico ai due cacciatori. << Sono armi bellissime, forse trofei, eppure non ricordate quando e come le avete avute >>.
<< Sarà la stanchezza o, forse, lo stress >> prova ad argomentare Musashi senza, però, dare l'idea di crederci troppo.
Non insisto pur intuendo che nella loro amnesia potrebbe nascondersi un indizio importante sulla loro e sulla mia natura. Penso al vecchio e alle sue strane rivelazioni. Sono sicuro di non aver capito male quando mi disse che non aveva mai scoperto il suo rifugio e che quella sera, come noi, l'aveva visto per la prima volta; ma non è il caso di divagare.
<< Posso mettermi anch'io sul letto? >> chiedo a Orso.
<< Fa' pure, tanto c'è spazio per entrambi >>.
<< Non dirmi che vuoi leggere qualcuna delle tue schifezze? >> si arrabbia Musashi.
<< Così passo un po' il tempo >> risponde apatico l'omone che, dopo aver aperto un cassetto del comodino posizionato di fianco al letto, estrae un altro libro formato tascabile dalla copertina colorata e un paio di occhiali da lettura che inforca con una mano.
Il materasso è meravigliosamente comodo e il cuscino mi fa pensare a una nuvola. Strofino la nuca per gustare il frusciare della federa che sembra accarezzarmi i capelli e muovo le gambe e il busto per sperimentare altri centri di banale piacere.
<< Hai finito? >> mi rimprovera l'armadio sdraiato accanto a me.
<< Scusa >>.
<< Hai fame, Shinji? >> mi chiede il Paparino.
<< A dire la verità si, ma temo che il mio stomaco non riuscirà a trattenere niente >>.
<< E voi? >>
<< Neanche io ho fame >> afferma un po' assonnato Musashi che si è appena sistemato sul divano.
<< Io preferisco leggere >> ci sorprende Orso.
<< E tu, Paparino? >> gli domando.
E' seduto sulla poltrona, accomodato pesantemente sullo schienale reclinato all'indietro. << Mangerò dopo >> borbotta chiudendo l'occhio buono.
Lui si è svegliato in questa realtà senza un occhio, senza conoscere il suo passato né il suo posto nel mondo. Più degli altri due soffre la latitanza dei ricordi perché non ha trovato una formula capace di proteggerlo dalle brutture.
<< Tu perché combatti, Paparino? >> colgo l'occasione prima che si addormenti. << Meglio, perché sei disposto a combattere adesso? >>
Furia Buia non si muove, continua a restare sprofondato nella sua poltrona come se avesse già preso sonno, ma in realtà sta riflettendo.
<< Oggi? >> inizia a guardare il soffitto. << Perché devo. La decisione è stata presa tempo fa e adesso non possiamo sottrarci alle conseguenze >>.
<< Vorrei sapere qual è la tua motivazione? >> lo incalzo.
<< La mia motivazione è qui. Ci siete voi e ci sono io. Voglio sopravvivere a questa notte, perché ... non lo so. Un giorno potrei fare qualcosa di buono. E mi piacerebbe farlo con voi >>.
<< E la possibilità di portare equilibrio? >>
<< Ne abbiamo già parlato. Non so ancora come interpretarlo e forse è bene che sia così. Posso dirti, però, che questa missione ha assunto tanti significati per me, soprattutto ... negli ultimi mesi >>.
<< Se potessi scegliere? >>
<< La verità è che non so dirti neanche cosa vorrei realmente perché desidero una vita diversa e allo stesso tempo ne ho paura, quasi quanto l'eventualità di morire oggi >>.
<< Perché hai paura che non possa realizzarsi, vero? >>
Il Paparino sradica la schiena dalla poltrona e, piegandosi in avanti, appoggia il mento sulle mani massaggiandosi lentamente la pelle del viso << Anche >> ammette. << Temo, però, che sia più complicato. Inizio a credere, infatti, che il mio desiderio potrebbe addirittura realizzarsi, eppure devo sopportare >> continua stringendo i denti << la sgradevole sensazione che questo momento, questo luogo, persino questa circostanza siano gli unici a me familiari, gli unici coerenti con la mia natura >>.
<< Come se avessi sempre vissuto così? >> prendo in prestito, adattandole, le parole del vecchio.
<< Come se non fossi in grado di vivere in altro modo. Allora mi chiedo: che vita potrà mai essere la mia? Io ho bisogno di ricordare, perché riuscirei finalmente a comprendere chi sono e come mai sono proprio così e non una persona diversa; potrei scoprire che c'è un motivo in grado di giustificare la mia esistenza, che sono utile per qualcosa di buono, che non sono uno sbaglio. Magari troverò un po' pace o  ... boh?!. In realtà, mi basterebbe solo avere dati a sufficienza per accettarmi >> si schiarisce la voce e intanto stropiccia la faccia con le mani. << La priorità adesso, però, è vivere, non mi interessa altro >>.
<< Non hai mai dubbi? Si, insomma, come fai a prendere le tue decisioni? >> ho bisogno di saperlo.
<< Ho sempre dubbi >> risponde. << E devo decidere proprio perché non sono mai veramente certo di niente, non del tutto almeno. Il fatto che spesso debba scegliere tra schifo e più schifo non sposta di molto la questione in quanto, alle fine, quale alternativa ho? >> chiede retoricamente ma mi guarda come se sperasse in una rivelazione.
<< Credi che sia stato facile >> continua << per me, per noi mettere in gioco la tua vita, credi che sia stato facile far crescere un "cucciolo di drago" sapendo che si trattava di un ragazzo che a malapena doveva avere un anno più di te? Credi che sia stato facile preparare una condanna a morte per uno di voi due? O noi o loro. Non c'entra alcuna ... visione in situazioni del genere. E ho dovuto ... abbiamo dovuto prendere la decisione che ci appariva più efficiente in relazione alle circostanze e a questa specie di obiettivo, di chimera che seguiamo a tentoni come se fossimo ciechi >>.
Le parole del Paparino mi gettano nel ricordo di quelle lunghe e traumatiche ore. << Prima di morire >> dico. << Ronin ha pronunciato la parola visione. Sai qual è la visione dei nostri nemici? >>
<< Pensavi che fosse al servizio del lato oscuro della forza? >> ribatte il ciclope senza sarcasmo. << Non so quale sia, ma certamente ne hanno una e non è detto che sia peggiore della nostra; anzi nelle linee generali magari non è neppure diversa >>.
<< Allora perché sono nostri nemici? >>
<< Credo che la causa siamo poprio noi >> mi spiazza Furia Buia.
<< Chi si fiderebbe di noi? >> gli ruba la parola Orso. << Tu cosa faresti, con chi ti schiereresti se fossi una persona normale sapendo che ci sono esseri come noi che hanno delle abilità soprannaturali, che hanno il potere di distruggere un'intera comunità anche solo per uno scatto d'ira? Secondo te perché abbiamo così pochi alleati, perché non ne vogliamo? >>
<< Per la maggior parte delle persone >> interviene Musashi << noi siamo al terzo posto nella classifica dei nemici pubblici, dopo la Nerv e la Wille che pure si impegna parecchio per apparire come il lato buono della medaglia. Perché ora ci siamo solo noi quattro, te lo sei domandato? Perché anche chi combatte al nostro fianco non ci ama e, se finisse male, in pochi piangerebbero la nostra morte >>.
<< La verità è che gli dei servono agli esseri umani, ma non piacciono a nessuno >> riassume con amarezza il Paparino.
<< Se io non fossi come noi, adesso sarei dall'altra parte perché ... non mi sarei mai accettato >> confessa Orso.
 << C'è una cosa che non ho capito >> affermo cambiando solo in parte discorso. << Ronin senz'altro doveva sapere che avremmo cercato di ucciderlo. Anche se fosse stato certo di non esser stato visto da noi quando ha colpito il vecchio, doveva pur immaginare che lo avremmo ritenuto responsabile della sua morte >>.
<< Sicuramente sapeva che sarebbe morto per mano nostra >> dice il Biondo.
<< Appunto. Inoltre, come poteva prevedere che sarei stato io a ... compiere la ... vendetta? >>
<< Non l'ha previsto. Lui voleva solo ucciderti >> mi spiega atono Furia Buia.
<< Se ci fosse riuscito, come pensava di sfuggire a voi? Gli sarà venuto in mente. Non ha senso >>.
<< Certo che ne ha >> risponde Orso. << Lui era consapevole di avere le ore contate. Il suo obiettivo era farti fuori, farci incazzare e fornire alla sicurezza della Wille un pretesto per scatenarsi contro di noi. E poiché era, come tutti, convinto che tu non possedessi qualità simili a quelle del nostro cattivo fratello, contava sul fatto che saremmo stati facilmente sopraffati dal numero >>.
<< Cioé lui era disposto a sacrificarsi per la sua ... >>
<< Visione? Si. >> Furia Buia conferma la mia intuizione. << Era uno stronzo ... dal nostro punto di vista, ma nessuno dice che non fosse un uomo. Non si diventa cacciatori per caso >>.
<< Così, però, avrebbe consegnato anche i suoi nelle mani di Kuchinawa >>.
<< No >> obietta il Biondo. << Per questo non voleva far correre rischi al suo erede, perché il ragazzo sarebbe stato il nuovo capo del gruppo >>.
<< Era suo figlio, vero? >>
<< Ah, quindi ne sei al corrente? Scusa se non te ne abbiamo parlato >> si affretta a dire il Paparino, << ma saperlo ti sarebbe stato d'aiuto o di ostacolo? >>
Non ho bisogno di ragionarci troppo anche perché l'ho già fatto a suo tempo. << Di ostacolo >> devo riconoscere.
<< Visto? La decisione da prendere >> Furia Buia mi regala un ghigno << spesso è maledettamente semplice >>.
<< Perché combatto, allora? Si, perché sono un cacciatore? >>
<< Perché, anche se potrà sembrarti impossibile >> risponde il Paparino lasciandosi di nuovo cadere sullo schienale, << così hai scelto. Cosa significa precisamente per te essere un cacciatore dovrai deciderlo tu, così come dovrai decidere da solo, volta per volta, a quale scopo combattere. Ognuno di noi, se cerca, può trovare una buona ragione per fare ciò che fa. Alle volte è così forte da spingerti a compiere imprese impossibili per chi non è altrettanto determinato, è di quelle che durano a lungo e può guidarti anche per tutta la vita; altre volte è più immediata ed è utile in quanto ti fornisce il carburante necessario per superare la prova che hai davanti. Ascoltami, però, quando ti dico che non dovrai mai dubitare di questo: non appena scoppierà il casino, non penserai a niente, a nessuna ragione o senso o visione. Non appenta tutto avrà inizio, sarà solo una questione di vita o di morte >>.
Furia Buia non trova conforto, né sicurezza nella durezza dell'animo poiché la sua è solo una maschera, che indossa per non far sapere quanto soffra la sua condizione. Fa il cattivo ma ingoia amaro ogni volta che deve obbedire agli ordini di una natura che non conosce interamente e non accetta mai completamente. Lui non ha trovato la pace e non può insegnarmi alcuna via per conseguirla.
<< Cazzo, non ci sarà mai pace per me >> mi lascio sfuggire.
<< La pace è una condizione dell'anima >> Orso mi batte una mano sul petto.
<< A chi non piacerebbe? >> interviene il Paparino. << Solo, non ad ogni costo >>.
<< Eh si >> esclama il Biondo, << al mondo ci sono tanti punti di vista differenti, tanti interessi e desideri. Il conflitto è praticamente inevitabile, anche quando cerchi di mediare o di fare un passo indietro >>.
<< Ergo >> conclude l'omone, << fino a quando non arriverà il momento di stendere le mani in atto di adorazione o di resa, tieni stretti i pugni e combatti >>.
 
Musashi si è addormentato sdraiato su un fianco con la faccia appoggiata alle mani giunte; Orso ne ha ancora per poco, lotta per tenere gli occhi aperti mentre il libro si adagia lentamente sul petto e il respiro si fa sempre più lento e profondo. Furia Buia aziona un'altra leva per far partire il sistema di irrigazione progettato per trasformare il terreno intorno al promontorio in un acquitrinio.
<< Buonanotte >> mi dice. << Adesso dormi, ci servi in forma >>.   
<< Nessuno di loro >> penso, << conosce la pace >>. Di motivi per lottare ne hanno avuti e ne cercheranno ancora, ma quello vero, quello che può guidarli per tutta la vita, non lo rivelano. Sono sicuro che l'abbiano scovato, ma non si arrischiano a tradurlo in parole perché quel motivo deve rimanere fluido e incerto quanto basta perché possa contenere l'esperienza e le contraddizioni di universi infiniti. Esprimere la ragione, semi sconosciuta, che dà senso alle cose significherebbe ucciderla.
In questa notte, qualunque sia la loro visione generale, si riconoscono nel particolare desiderio di sopravvivere e di proteggere il fratello al proprio fianco. Niente di più e non mi pare che serva altro.
Forse aveva ragione Orso. Per quanto mi riguarda, non si tratta di scartare i vecchi stimoli ma di recuperarli alla luce di una nuova prospettiva, quella del mio cambiamento che un giorno spero di poter presentare con serenità ad Asuka.
Se sono qui è perché ad un certo punto ho cercato di scegliere la mia strada accettando anche quella parte del percorso che, già segnata, non potevo e forse non potrò mai modificare.
Ho deciso di riscattarmi dal mio passato e da quell'altro, per riportarla a casa e ritrovare la mia intatta. Sono andato avanti guidato da queste luci in lontananza. Prima di uccidere con le mie mani, in questa forma di Shinji scorreva il sangue del pilota che era ancora in grado tornare alla sua casa.
Ora, invece, non sono sicuro neanche che riuscirò a fantasticare sulla mia redenzione. Seguo gli indizi disseminati lungo il cammino, indagando senza emozioni né speranze perché il mio cuore è mutato. Sono meno innocente, meno ignorante, eppure il mio cuore è arido e ciò che mi lega ancora a una missione che può valere intere vite è solo la volontà di crederci.
E' vero, il mio cuore è arido ma forse è una percezione momentanea o la conclusione che traggo osservandomi da un'altra prospettiva. Infatti, non mi è mai sembrato così colmo di amore per questi tre sbandati, che mi amano a loro volta, in cui sono felice di riflettermi anche nella solitudine di chi sarà sempre accolto da pochi; per Sakura, che ha scelto noi e me, e per Asuka, che tende i miei nervi fin quasi a spezzarli, ma che dà ancora volto a tutto ciò che di buono potrei essere. Scopro che ne avanza persino per me.
Nel mio cuore non c'è solo amore, però ... non credevo che l'amore potesse essere ruvido e liscio allo stesso tempo.
 
 
*****
 
 
La ronda notturna è pericolosa. Il buio fa uscire i predatori allo scoperto e li rende più audaci. Da un paio di mesi mi ostino a muovermi ogni notte, anche da solo, tra le dune sabbiose e i radi scheletri di cemento armato, ultime vestigia di una civilizzazione che altrimenti sopravvivrebbe solo nei ricordi di alcuni di noi. Lo so che è un azzardo, ma preferisco sapere i miei fratelli vigili all'interno dei nostri confini. Proteggeranno i miei cari all'occorrenza.
Forse mi carico sulle spalle un'eccessiva e presuntuosa responsabilità, ma sono rinato con la consapevolezza delle conseguenze prodotte innanzitutto dai miei errori e non so perdonarmi. Forse, voglio essere punito o forse guadagnarmi un giusto riposo ... da me stesso. Temo la prospettiva del riscatto, promesso o auspicato dalla signorina Misato; fatico anche a nominare quella parola perché ho paura che rappresenti uno splendido miraggio per uno come me, così invitante da rendermi insopportabile la delusione quando scoprirò di essere stato abbagliato dai miei sensi ... di colpa. 
Cerco di tradurre in immagini le correnti che attraversano la mia anima e che ora mi spingono a rischiare così inutilmente la vita e vedo solo Asuka. Da quando ha scoperto di essere incinta, mi tratta peggio del solito e mi osserva arcigna da distanza di sicurezza, come se fossi il diavolo.
Tanto per non farmi mancare niente, a tutte le paure, che non mi hanno mai abbandonato, si è aggiunta questa: diventerò padre. Proprio io che ho distrutto tutto ciò che ho toccato, che sono costato la vita a chi mi ha voluto bene.
 
Non è sempre spiacevole camminare in questa giungla di sabbia, soprattutto quando è rischiarata dalla luna; a volte riesco quasi a rilassarmi appoggiandomi sul fianco scuro di un'alta duna mentre controllo il perimetro, coperto dal gioco di ombre prodotto dal satellite. Guarderei il mare, di cui posso invece apprezzare soltanto il rumore delle onde che siinfrangono sulla battigia, se solo non fosse così dannatamente rosso, se solo la testa di Ayanami mi facesse almeno la cortesia di girarsi dall'altra parte per permettermi di dimenticare, per qualche minuto, la mia responsabilità e, soprattutto, quella lurida, infetta latrina in cui sono caduto quando mio padre mi richiamò a Neo Tokyo 3.
Stare da solo, al netto dei rischi, mi piace, mi aiuta a riflettere o ad abbassare il volume dei pensieri. E poi non sono mai riuscito a sopportare il baccano che fanno le persone quando sono in compagnia. La luna accompagna i miei incubi da sveglio, ma dà forma anche alle fantasie che proteggono il mio senno e mi fanno desiderare di vivere un altro giorno.
Sto per diventare padre e sono qui a dare la caccia ai mostri dentro e fuori di me perché sono terrorizzato all'idea di dover toccare un giorno mio figlio. Ho paura di fare del male anche a lui o ... a lei. << Se sarà una femmina, taglierò le mani a tutti i maschi in età puberale >> mi riprometto esagerando volutamente nel vano tentativo di esorcizzare il ricordo di un atto orribile, uno tra i tanti che ho compiuto.
Ma ora non ho tempo per preoccuparmi di un futuro così lontano o del passato di cui io e questo mondo siamo ciò che rimane. Devo prima assicurarmi che nasca e che, venendo al mondo, trovi la casa che lo accoglierà ancora intatta.
 
Da un'ora sto seguendo tre giovani uomini che, come spiriti vaganti, sono attratti dalle luci del nostro villaggio. Non ho bisogno di usare il visore notturno e, da come si muovono, non sembrano intenzionati a chiedere asilo o un posto in cui riposare pacificamente per una notte. Stanno esplorando i ditorni della mia "casa". Non ho modo di conoscere le loro intenzioni, ma finora ne ho incontrati molti di "occasionali visitatori". L'esperienza e l'istinto mi consigliano di diffidare.
E poi ... sto per diventare padre.
Sono stati fortunati ed hanno superato indenni le zone che abbiamo minato; non so se per miracolo o perché già da tempo impegnati a perlustrare il nostro territorio, sono riusciti a non far scattare neanche i rudimentali sistemi di allarme che avevamo piazzato nei dintorni perché ci avvisassero dell'arrivo di qualcuno. Si sono avvicinati troppo, sono solo in tre e, mentre li controllavo, non ho notato la presenza di nessun altro. E' arrivato il momento di fermarli.
Non sono un cavaliere. I cavalieri combattono di giorno, contro altri cavalieri, in uno scontro leale a viso aperto, mentre io mi faccio chiamare "cacciatore" e i tre che ho nel mirino sono le mie prede perche sono anch'essi predatori. Non devo dimostrare chi è il più valoroso, devo solo vivere un secondo più di loro. Aspetto l'occasione per coglierli di sorpresa.
Entrano in un breve e stretto corridoio naturale, limitato da lievi rialzi di terriccio coperti di rena e filamenti d'erba. << E' il momento! >> grida il mio istinto. Lascio indietro la paura e porto con me soltanto la concentrazione che mi serve.
Sono già sull'ultimo della fila e gli trapasso il cuore pugnalandolo alla spalle mentre con una mano gli copro la bocca affinché non gridi.
Sono diventato molto abile con il coltello grazie al mio dono, ma un gemito di dolore sfugge al blocco del mio palmo e fa voltare gli altri due. Posso sfruttare la distanza e reprimo ogni possibile reazione, di fuga o di attacco, con la pistola.
Riprendo a respirare quando l'ultimo dei tre smette di farlo, afferro il rilascio di tensione per il rischio che ho corso e per l'atto che ho compiuto prima che possa travolgermi e provo a trasformarlo in una tanica di benzina per tenere attivo il motore.
<< Devo verificare che non ce ne siano altri >>.
Mi guardo intorno, però non riesco a muovermi; i miei sensi sono così eccitati che scorgo ombre dappertutto, avverto un rumore di passi provenire persino dai cadaveri distesi a formare una circonferenza di cui io sono il centro. << Non sei concentrato, sei nel panico >> mi ammonisco. << Avanti, Shinji, respira! >>.
Mi nascondo dietro un riparo alla mia sinistra e mi appiattisco sulla sabbia umida cercando di proteggere gli occhi e il naso da una folata di vento che soffia dal mare e porta con sé l'odore di carne marcia.
<< Sono stato efficiente. La signorina Misato sarebbe orgogliosa di me e anche Asuka. Perché ... perché è stato così facile? Perché diventa sempre più facile? >>
Sono passati alcuni minuti e non ho visto nessuno. La ragione mi suggerisce le priorità, eppure non riesco a resistere alla tentazione di voltarmi verso quei cadaveri. << Dovrei almeno seppellirli. In fondo, li ho uccisi io >> penso ad alta voce.
 
<< Avrei dovuto avvisare gli altri e risparmiarmi questa fatica >>.
Sudato e in affanno do gli ultimi colpi con la piccola vanga, che porto sempre a tracolla, per verificare la stabilità di tre tumuli improvvisati. << Forse non volevano farci del male, forse avevano solo fame. Se li avessi minacciati con la pistola, se ne sarebbero andati o mi avrebbero detto perché si stavano dirigendo al mio villaggio ... No, no. Se avessero avuto buone intenzioni si sarebbero mossi di giorno, magari annunciando il loro arrivo. Dovevano per forza essere dei predatori. Io ... io al posto loro avrei agito allo stesso modo, mi sarei avvicinato di nascosto, coperto dalle tenebre, per determinare se i miei vicini fossero stati bellicosi oppure pacifici ... E se avessi ucciso delle persone buone, se avessi reso invano orfani i loro figli? No, avrebbero cercato di uccidermi. Ad essere buoni si rischia solo di morire. Se mi avessero sopraffatto, i miei fratelli li avrebbero fermati, ma forse quei tre sarebbero riusciti comunque a fare del male a qualcuno, a fare del male a mio figlio >>.
Qualcosa rotola a pochi metri da me e sono di nuovo a terra, questa volta al sicuro dietro uno dei corpi che riposa sotto uno strato compatto di sabbia bagnata e terra. << Avrei dovuto fare più attenzione >> mi dico di nuovo paralizzato dalla paura di morire e ancora scosso dall'orrore per un'azione che forse non era necessario portare a termine. << Mi dispiace >> dico al morto dietro cui mi nascondo, mentre stringo il coltello e sistemo il visore notturno al fine di controllare le zone in ombra alla ricerca di un'altra minaccia. << Non potevo rischiare >> continuo più per assecondare un'ancestrale superstione, che mi porta a chiedere perdono ad un fantasma affinché non mi tormenti, che per reale pentimento. << Asuka è incinta e non può difendersi >>.
<< Mi dispiace >> sussurro al secondo cadavere. << Non potevo rischiare. Sta per nascere mio figlio. Voi al posto mio, nel dubbio, avreste scelto di fare lo stesso con me >>.
<< Mi dispiace >> mi rivolgo all'ultimo senza emettere alcun suono. << Non permetterò a nessuno di toccare la mia famiglia. Loro sono il mio mondo. Non rischierò di perderlo un'atra volta. Voglio rivederla ancora, lo capisci? ... Accidenti, Shinj! Hai chiesto scusa a tre cadaveri e non hai neanche il coraggio di dire "mi dispiace" proprio ad Asuka >>.
La prospettiva di essere ucciso non mi è mai sembrata così terribile, vorrei diventare tutt'uno con la sabbia pur di non muovermi da qui, ma, se davvero qualcuno mi osservasse di nascosto, sarei un facile bersaglio. << Coraggio, Shinji, non aver paura! >> mi esorto strisciando verso un riparo più sicuro. Davanti a me una lunga teoria di piccole montagnole di sabbia mi mostra un inquietante percorso fatto di tante chiazze nere immuni al pallore argenteo della luna. Dentro di me è solo paura, è il ritorno di fiamma dei concitati momenti che hanno accompagnato la fine di tre predatori, è il disgusto per me ed il mio talento nel dare la morte.
<< Non temere di morire, avremo tempo per piangere per le anime delle persone che ho ucciso. Avanti, Shinji! Sono sicuro che non c'è nessuno, ma dobbiamo controllare. Se ti lasci governare dalla paura, la signorina Misato sarà morta invano; se cedi alla paura non potrai aiutare Asuka, non potrai riscattarti; se cedi alla paura non riuscirai a difendere tuo figlio >>.
Schiaccio la bocca sul gomito del giaccone che poco tempo fa ho rubato ad un'altra vita spezzata ... per non dimenticare. La schiaccio così forte che sento gracchiare il collo e, intanto, urlo sul tessuto sporco tutto il mio tormento.
Davanti a me c'è l'ignoto e la paura dell'ignoto che non può offrire alcun significato; dietro di me una casa sicura, il conforto che promette e il significato che voglio difendere. << Lo so che vorresti tornare indietro, Shinji >> dico soffiando via lacrime immaginarie dalle labbra, << ma è avanti che dobbiamo andare, verso ciò che ci spaventa, verso ciò che non conosciamo. Altrimenti, non potremo tenere lontani i mostri, altrimenti non cambierà niente. Coraggio, cacciatore! La morte non rinuncerà a cercarti solo perché ti sei rifugiato sotto il letto. Deve nascere mio figlio e io non voglio essere ciò che sono stato, non voglio essere per lui il padre che ha distrutto tutto. Ti prego, Shinji, muoviamoci! Non voglio essere come mio padre. Nessuno deve toccare la mia famiglia. Loro sono il mio mondo >>.
Aumento la frequenza del respiro per pompare più sangue, il comando parte dal cervello e raggiunge le gambe e ora sto correndo, incurvato in avanti, per raggiungere una strada lastricata di buchi neri. Se non desiderassi riscattarmi, se non amassi il mio piccolo mondo, pregherei di essere inghiottito. 
 
 Sento rumore di tuoni in lontananza. Ci mancava solo il temporale.

 
 
*****
 
 
<< Svegliati!!! >>
Furia Buia mi scuote con violenza. << Stanno arrivando >>.
Mi basta un secondo e il rumore distante ma percepibile di un'esplosione per tornare lucido. Scatto in piedi, mentre Orso e Musashi stanno già salendo le scale per uscire allo scoperto; il Paparino sistema la spada nel fodero che porta appeso dietro la schiena e mi fa segno di muovermi.
Sto per attaccare il primo gradino quando sento pungermi la gamba. Furia Buia mi ha infilzato con una siringa simile a quella che il nostro stratega usò per garantirgli un po' di energie extra[8].
<< La prossima volta devi mangiare >> ringhia prima di precedermi.
Mi indago rapidamente per assicurarmi di essere armato, inspiro come se fosse l'ultima volta e ... << Esci! >> mi ordino dandomi lo slancio.
 
Razzi luminosi rischiarano una notte altrimenti tetra, a causa delle nuvole che celano una luna più lontana del solito, colorando di rosso e arancione il nero che ci nasconde. Le detonazioni aumentano di frequenza a dimostrazione che è appena partita una carica, mentre l'intensificarsi del rumore ci suggerisce che gli assalitori non si sono lasciati scoraggiare e avanzano per guadagnare metri. Flebili ci raggiungono i lamenti di quelli che non arriveranno alla fine della corsa.
Sono ancora lontani e possiamo concentrarci sull'altro lato.
Orso e Musashi hanno messo in moto i piccoli mortai che avevo sistemato mentre Furia Buia, senza neanche mirare, scarica una violenta murata contro un'altra squadra che arranca sulla terra che abbiamo reso melmosa.
Qualcosa di luminoso si infrange contro il parallelogramma di energia.
<< Artiglieria! >> urla Orso.
<< Shinji! >> grida Furia Buia. Sono vicino a lui ma il trambusto sta diventando assordante e sono riuscito a sentirlo a malapena.
Non serve, però, che mi dica altro, so già cosa vuole che faccia. Avverto la presenza del nemico, ma non riesco a vedere nessuno. << Non devono avvicinarsi o moriremo >> recito a mente e intanto formulo un muro di at field, proietto la mia immaginazione là dove si trova la minaccia e sparo.
Altri lamenti e urla, questa volta più vicini, formano un coro per comunicarmi che il colpo è andato a segno, che lo spazio vuoto che avevo immaginato era pieno di uomini e che neanche loro finiranno la corsa.
Un'altra processione di razzi ci passa sopra la testa, ma anche le nostre armi producono bagliori che irraggiano il campo nemico.
Alterniamo i colpi: Orso e Musashi regolano la gittata dei proiettili di piccolo calibro e fanno fuoco per centrare alcuni pezzi del fronte avverso; Furia Buia lancia un altro muro mentre io mi concentro sui nostri corpi per difenderci dai cecchini che probabilmente stanno lentamente strisciando alle nostre spalle per bucarci il cranio; rimodulo l'at field e scaglio una seconda barriera mentre il Paparino prende il mio posto. Andiamo avanti per altre quattro ripetizioni.
Dietro di noi, lungo la via principale, le trappole saltano ed esplodono e gracchiano sempre più dappresso. << Shinji >> Furia Buia rompe la sequenza e mi parla all'orecchio senza perdere la concentrazione, << stanno avvicinando dei pezzi anche da quella parte >> indicandomi l'altro fronte. << Non devono sistemarsi. Va' al nostro punto zero, spara con tutta la forza che hai e falli saltare. Non andare oltre >> mi blocca prima che io parta << o non riuscirò a proteggerti >>.
<< Vado con lui >> Musashi prepara il fucile.
<< Guarda anche me >> gli dice il cacciatore dall'occhio magico afferrandolo per la camicia << e se faccio un segno, tornate! >>
Corro con gli occhi accesi lungo la discesa ancora dolce per coprire i circa ottanta metri che mi separano dalla zona di tiro. La tensione toglie ossigeno al ragionamento e la paura ora si dimostra amica facendo tacere in me ogni considerazione morale. Non posso ancora fallire perché sono lontani, sono un'orda indistinta di fantasmi e io non devo identificarmi con nessuno dei membri dello sciame che vuole eliminarci. Non vedo alcun uomo, non vedo alcuno Shinji. Carico il primo colpo, mentre Musashi, coricato sul terreno, si concentra per cercare un bersaglio con gli occhi del suo fucile. << Non sono ancora uomini >> mi dico, << sono come gli Angeli e ci stanno attaccando >>.
Carico il secondo, il Biondo ha sparato e regola il mirino. << Non sono io che uccido >> mi illudo. << E' come sparare alle gambe o alle braccia e l'ho già fatto >>. Carico il terzo, Musashi mi indica posizione e distanza dell'artiglieria che è riuscita a superare la prima serie di mine. E' lontana ma posso farcela. << Non voglio morire >> mi arrabbio. << Più li tengo lontani più possibilità ho di vedere l'alba >>. Un'esplosione diversa dalle altre fa esultare il cacciatore da copertina. La protezione del Paparino è ridotta a causa della lontananza ed è intermittente perché sul suo lato deve compiere il mio stesso lavoro. Per mia fortuna, è attiva e robusta quando vi rimbalza contro un proiettile che stava per aprire la via al mio terzo occhio. Musashi non guarda neanche e spara.
<< Cazzoooo! >> grido con il cuore a mille prima di scaraventare contro nemici, che ancora non vedo, la bestia più potente che potesse uscire dallo zoo di Shinji, illuminando a giorno un intero pezzo di collina. Penso alla morte del vecchio, alla furia che mi aveva posseduto, a Ronin e al figlio agonizzante, alla benda di Asuka e al suo corpo dilaniato. << Vaffanculooooo! Andate viaaaaa >>.
<< Tira un altro cazzotto e torniamo >> mi dice il Biondo.
L'avrei fatto comunque. Non percepisco neanche la sporcizia che si accumula nell'animo e non mi interessa se non riuscirò mai a lavarla via. << Non vi avvicinate! >> sbraito con voca rauca prima che un altro muro parta a caccia di qualcosa o di qualcuno da distruggere. Un'intuizione mi ordina, all'ultimo istante, di modificare la traiettoria verso una precisa porzione della zona minata.
Il fragore che ne segue è assordante, la terra trema come se lo spicchio di collina, su cui ci troviamo, fosse sul punto di precipitare da un momento all'altro.
Ci sei allora?
E non ti mollo.
 
 
Sul nostro lato abbiamo guadagnato qualche minuto e possiamo tornare dal Paparino e da Orso che non hanno avuto miglior fortuna. Non avverto stanchezza, né mi curo del fastidioso ronzio che da qualche minuto infesta le mie orecchie e fa ballare lo spazio tutt'intorno.
L'offensiva si è intensificata e Furia Buia, costretto anche a proteggere noi, è riuscito solo a creare scudi sempre più deboli per parare una pioggia più fitta prodotta dall'artiglieria che il nemico è riuscito ugualmente a posizionare.
<< La macchina >> strilla il ciclope. << Shinji, su di noi >>.
La paura torna ad affacciarsi e per una frazione di secondo mi chiedo se riuscirò a concentrarmi; la mia capacità di immaginare i giubbotti antiproiettili e le persone su cui dovranno aderire si inceppa.
<< Al diavolo, non devo immaginare niente, posso guardarli >>.
E' stata una buona idea perché, solo osservandoli, ritrovo un po' di autocontrollo e di fiducia. Orso, più di Musashi, spinge a piena potenza la Ferrari per imprimerle il maggior slancio possibile.
Quando l'auto inizia a precipitare, Furia Buia colpisce la pancia del bolide con l'ennesimo pannello di energia ad alto voltaggio scaraventandolo con violenza sull'avanguardia nemica e proteggendoci al contempo dall'onda d'urto e dalle schegge.
Altre bocche di fuoco sono state zittite e meno razzi solcano il cielo. Iil bagliore prodotto dalla deflagrazione ci mostra l'esito di un gesto dettato dalla necessità e favorito dalla concezione del nemico come semplice categoria. Ora possiamo stabilire con certezza che abbiamo portato la morte e versato sangue e sparpagliato carne di uomini e di ... ci sono anche donne. E lo abbiamo fatto in nome di una guerra tra visioni forse compatibili, combattuta in nome della sfiducia.
Stavolta la mia protezione salva il Paparino che si era distratto di fronte a quello spettacolo infernale. Si sveglia, prende la mira e fuori di sé colpisce più lontano.
La compassione e il disgusto hanno vita breve nei nostri cuori, anche nel mio. Sono di nuovo concentrato, violentemente sospinto dal terrore che si alterna a un odio sordo. Non provo rimorso, non provo niente per queste persone nonostante, a causa della maggiore prossimità, i loro volti inizino a prendere forma. Non mi interessa se hanno nomi o affetti, non mi interessa il genere. Si, io li odio perché vogliono ucciderci, li odio perché mi spaventano, li odio perché mi obbligano ad avvelenare la mia povera anima, li odio perché vogliono impedirmi di tornare da lei, li odio perché sono i miei nemici, il mio nemico.
 
Davanti a noi l'attacco ha perso in violenza, ma si tratta di una quiete apparente. Certamente stanno studiando modi alternativi per tenerci sulla corda e sfiancarci fino a quando le batterie non saranno esaurite.
Dietro di noi le trappole fanno ancora un buon lavoro, ma quei maledetti sembrano preferire farsi saltare piuttosto che mollare la presa.
Dai nostri fianchi non sono arrivate minacce, ma ho percepito movimento lungo la scarpata che non siamo riusciti a cospargere di olio. Fortunatamente, sono scalatori armati alla leggera e non vivranno a lungo.
 
L'indicatore della benzina per me e Furia Buia crolla fino a lambire la tacca oltre la quale si accenderà la spia rossa.
Il ciclope fa un cenno e iniziamo lentamente a ritirarci, disponendoci in formazione per coprire ciascuno un quarto di campo. Non siamo ancora spalla contro spalla, ma il fatto resta: siamo più vicini perché intorno a noi esiste cerchio che si sta restringendo.
Di buono per me c'è soltanto la consapevolezza che non sono da solo e che, perciò, sono responsabile prevalentemente della mia zona. Devo resistere a tutti costi se voglio difenderli, se voglio impedire che arrivino a loro. Tuttavia, non posso non tremare all'idea che, se siamo a questo punto, è perché la morte ci ha già agganciati nel mirino.
Il nuovo step della nostra strategia, quella che tra poco ci costringerà a guardare un po' più da vicino gli avversari che vogliono annientarci e che noi uccideremo, stringe un altro cerchio dentro di me, riducendo il volume di quell'at field ideale che finora mi ha permesso di mantenere le distanze dagli eventi e dai miei atti. La materia si comprime e cerca sfogo trovandolo nella creazione di flussi prodotti in coppie che scaricano nel mio universo ciò che cercavo di tenere imprigionato.
Amore e odio, colpa e riscatto, paura di me, per me, di loro, per i miei cari, lo sporco dell'animo e la purezza di un bacio, fallimento e vittoria, vita e morte; si insediano tutti stabilmente a livello di coscienza e disturbano la mia attenzione. Non so più chi sono e un motivo che mi mantenga allineato mi sembra ora indispensabile per non perdermi. Io e il mio passato cerchiamo tutto ciò che può tornarci utile e individuiamo piccole molliche di pane che potrebbero indicarci la via della salvezza.
 
Ma sei stupido? Di fronte ad un branco di chissà cosa che ci attacca noi non possiamo fare altro che scacciare le fiamme, mi sembra ovvio[9].
 Hai ragione, Asuka. Un nemico che vuole attaccare non richiede ragionamenti né giustificazioni; non c'è bisogno di farsi domande. Quando un nemico ti attacca, devi difenderti. Un nemico, considerato nella sua essenza, in relazione al momento presente, è solo un nemico. E quando sei in grado di combatterlo o sei costretto a farlo, non serve a niente provare scrupoli. Non posso permettermi riflessioni esistenziali su ciò che sono stato, su ciò che sto diventando, sulle altre vite che saranno spente a causa mia.
 
Abbiamo ancora spazio di manovra e riusciamo a coordinarci secondo il programma iniziale; risparmiamo watt preziosi rinunciando a scagliare murate per prolungare la protezione che ci deriva dalla creazione di barriere, personali e di gruppo. La nostra potenza d'attacco si riduce alle armi da fuoco di cui disponiamo, per lo più quelle che avevamo nascosto nei dintorni.
Sbagli Asuka, non è tutto così semplice, perché il branco di chissà cosa assomiglia a me, come me ha paura di morire, come me è pronto ad uccidere anche se non sa spiegare come sia stato possibile giungere a tanta follia.
Le contraddizioni che mi dilaniano vengono assorbite dai tre cacciatori. Anche loro hanno paura e io li proteggerò. Trovo nuovo coraggio nella considerazione che la loro vita vale anche il sacrificio della mia. Questa è una ragione sufficiente per gettare il cuore oltre l'ostacolo e dare tutto, poiché non vi è traccia di giustizia in ciò che facciamo, per quanto nobili possano essere gli ideali che ci sforziamo di difendere, per quanto peggiori possano essere i nostri nemici.
Sto strappando la mia anima a mani nude un brandello alla volta, ma io voglio solo vivere, voglio che i miei fratelli vivano, voglio tornare a casa con loro.
La paura di morire è naturale, però non posso lasciare che mi blocchi o mi ritroverò nuovamente seduto con la schiena attaccata a una parete mentre Asuka perde la vita.
La morte non rinuncerà a cercarti solo perché ti sei rifugiato sotto il letto.
L'altro Shinji è attivo e mi protegge dall'unico assalto che niente e nessuno potrebbe aiutarmi a sostenere: il ricordo dell'uomo che sono diventato. Sento che mi basterebbe davvero poco per aprire quella porta e sapere finalmente tutto; ma sento anche che, se mi azzardassi a farlo, non avrei più scampo.
 
Arretriamo fino a raggiungere il nostro punto zero incespicando sui corpi di chi non ce l'ha fatta e ci ritroviamo a contatto a formare una piccola croce che non reggerà a lungo. La distanza si accorcia e intorno a noi si rivelano sembianze che purtroppo riconosciamo, ma è troppo tardi. Ucciderei anche Toji e Kensuke se provassero ad avvicinarsi.
I dubbi, le colpe, i dolori del passato, i sogni e le aspirazioni di un futuro che non è ancora nato non esistono più. Non esiste più niente, tranne noi che passiamo attraverso una catena di istanti, spessi come i grani di un rosario.
I piani sono saltati e possiamo solo scambiarci di sfuggita un'occhiata per avere conferma che siamo ancora in quattro. Solo Musashi non molla i fucili; per noi tre la pistola è già troppo. Usciamo i coltelli e Furia Buia chiede aiuto alla spada ... e la formazione si rompe.
Ora è puro caos e devo affrontarlo in totale solitudine. Asuka è così lontana che forse non è mai esistita e la mia missione altro non è che il sogno di un ragazzo.
Ora è davvero una questione di vita o di morte.
 
Io e l'altro Shinji combattiamo insieme, fianco a fianco, come una squadra affiatata; il mio corpo dimostra di sapere più di quanto abbia imparato sotto il controllo della mia coscienza, il cervello vomita informazioni che non ho mai acquisito. E' come trovarsi nel Mark 13, ma con me non c'è Kaworu; c'è, invece, il mio passato che mi regala la sua esperienza. Siamo in due a dividerci il comando del piccolo cacciatore.
Furia Buia è concentrato e veloce, abbatte senza pietà le sue armi su chiunque gli capiti a tiro. La paura non lo governa, la rabbia non lo governa e quella natura che tanto detesta ora si presenta come una virtù salvifica.
Musashi sorride ma è un ghigno nervoso, maneggia gli ingombranti fucili come se giocasse con delle penne; si muove poco ma compensa con l'efficiente collaborazione di occhi, testa e dita che non conoscono errore.
Orso, invece, corre per inseguire qualunque cosa si muova nei suoi paraggi e azzannarla con le lame e i pugni, ancora in parte coperto da un ormai misero giubbotto di at field che il Paparino si sforza di lasciargli addosso. E' l'unico privilegiato perché anche con le mani può essere letale.
 
L'azione mi guida, l'atto precede la determinazione. E' un'intuizione ragionata, un istinto consapevole. Non sono ebbro, non sono spaventato, non sono furioso. Semplicemente io non ci sono, assisto soltanto al movimento dei muscoli, eppure sono lucido e vedo e sento ogni cosa. Sono interamente cosciente soltanto nel respiro che regolo e adatto allo sforzo per permettere al mio corpo di fare ciò che ha imparato in migliaia di vite, mentre l'io si contrae per lasciare spazio o si espande fino a identificarsi con me, con l'altro e con il gesto che terminerà la vita di uno di noi due.
Affondo, schivo, paro, colpisco, taglio, sparo. L'azione diventa più cruenta e confusa, ma io sono ordinato e guardo già alla minaccia alle mie spalle, al fendente che mi raggiunge di lato o alla canna del fucile che a metri di distanza punta su di me o sui miei fratelli. E sono contemporaneamente ognuno di questi possibili atti di un futuro imminente. Si, sono fuori dal tempo mentre ballo al centro di ogni frazione di secondo, l'universo non mi è mai sembrato così vasto, il tempo mai così ricco. E io non ho più bisogno di definirmi.
Una pausa per recuperare e valutare ciò che ho appena fatto, un grido feroce perché il ritorno dell'io in se stesso riporta a galla la paura della morte, che gioca con il mio fisico di colpo stanco; la nausea per i brani di carne e i rantoli e i grugniti e i guaiti di creature ferite che, una volta decedute, non potrò portare con me; la fantasia di tutte le fini a cui sono scampato in pochi secondi; la sfiducia nelle mie facoltà di ripetere troppo a lungo il miracolo e parare la falce che continua ad abbattersi.
Troppe armi ha la morte, troppi e troppo ravvicinati i colpi che sferra. L'imminenza della sua vittoria, la sensazione che io sia qui solo per guadagnare miseri, eppure preziosi, secondi mi implorano di assumere il controllo e mi consigliano di non farlo, poiché, se tornassi a dividermi dall'azione la falce mi trancerebbe e vivrei il mio ultimo secondo.
Molto meglio essere sorpresi nel sonno dell'azione in cui affogo.
Un altro respiro e scaccio me stesso per piegarmi e rizzarmi e pugnalare sotto il mento. Il caricatore è vuoto, devo sostituirlo, proteggo Musashi, ricevo la difesa di Furia Buia che sottrae a se stesso un briciolo di attenzione e di forza per regalarli a me; spingo lontano tre assalitori con schegge improvvisate di ciò che qualche minuto fa sarebbe stato un perfetto muro di energia.
Sono stanco e inizio ad essere cieco, la spia si è spenta e non riesco a credere che la macchina possa ancora camminare.
Così anche quella del Paparino che ora, come un comune mortale, colpisce con incosciente determinazione perché non riesce più a parare gli attacchi e può solo sperare di anticipare i nemici uccidendoli prima che questi premano il grilletto o allunghino il braccio.
Orso dimostra che la sua fama è ampiamente meritata, mentre sudore e sangue colano sugli occhi, sulla barba e dai capelli, ormai rossi e disgustosamente sporchi. I vestiti sono zuppi e coprono le lacerazioni che aumentano dopo ogni impatto.
Musashi ha ancora armi cariche e funzionanti e uccide e tiene a distanza le minacce senza neanche mirare, perché i suoi occhi sono fucili e pistole. Punta la semiautomatica che si inceppa e la carabina lo salva. Guai se rimanesse sguarnito, privo di armi da fuoco perché allora sarebbe cieco e sordo. Vede con gli occhi delle sue estensioni, sente attraverso lo scoppio e il sibilo dei proiettili, la sua intera vita è nelle falangi attaccate ai grilletti.
 
In un mondo normale, combatterei in un altro modo o forse non combatterei affatto; in un mondo normale avrei tante, troppe cose di poco valore a cui attaccarmi al punto da temere di perderle, tante inutili biglie da barattare al mercato perché hanno un prezzo per gli altri. La vita per me è sempre stata spoglia.
Tuttavia, non mi legavo a oggetti o schemi di scarsa importanza, ma al mio piccolo inferno personale. Un'inezia in confronto al bene dell'umanità, ma quel piccolo inferno era l'unico che conoscessi e l'unica esperienza che volessi superare per essere felice.
Non sono felice e l'inferno è cresciuto in dimensioni e temperatura, eppure la libertà che questa realtà semplice mi assicura gli dà un nuovo senso: non più un luogo di dannati, ma il vaso di una forza trasformativa.
Tutte le impurità dei mondi che ho conosciuto stanno evaporando e nella pentola vengono bolliti e mischiati solo gli ingredienti che servono. Non i più buoni, non i migliori, non i più belli, solo quelli che servono a rovesciare il dritto e raddrizzare il rovescio affinché vi sia equilibrio nella mia anima. E questo equilibrio non sarà plasmato nello stampo del giusto ma nell'ennesima incarnazione di tutto il male che ho realizzato e per cui tante persone hanno sofferto.
 
Sparo alla mia paura, sparo a un mostro, sparo a un innocente, sparo alla mia giustizia; accoltello il senso di colpa e il pensiero della punizione; taglio in due i miei sogni, il mio passato; fantastico di lanciare muri a casaccio contro mio padre, contro mia madre, contro i miei fratelli, contro tutti quelli che mi hanno usato o mi hanno voluto bene, contro Asuka e tutto ciò che li unisce.
Colpisco ogni mi sbaglio, oltraggio la redenzione, lacero il giusto e l'ingiusto, il bene e il male, i re e gli schiavi, la grazia e il perdono; attraverso lo stomaco della quiete dello spirito e dell'illusione della felicità che rende più amaro il sapore del dolore. Scaccio la vittoria e la sconfitta, la famiglia e la solitudine, l'amore e l'odio e tutte le Misato, i Kaji, le Ritsuko, la Nerv, la Wille, i cacciatori, i piloti, gli Eva, gli Angeli, gli amici, i nemici.
Non c'è ordine, non c'è senso, non ci sono regole, tutto è assurdo e paradossale. Non può accadere davvero eppure accade e mi chiedo se in realtà non stia vivendo in una volta sola tante vite contratte, riassunte e rappresentate nella strage che anch'io sto compiendo.
Fanculo tutti i miei passati, fanculo quello che ho fatto, fanculo il futuro, fanculo Shinji in ogni sua forma e fanculo Asuka in ogni sua manifestazione.
Esistere è la mia unica ragion d'essere e non c'è posto per sentimenti. Proprio la paura, che mi teneva bloccato, e la rabbia, che ha fatto a pezzi chi mi stava vicino, sono le uniche braccia funzionanti di questo feroce impulso di vita che muove un fantoccio di nome Ikari Shinji.
 
Uccido e provo un senso di liberazione perché è un altro match point annullato alla morte, perché è uno Shinji in meno nella foresta del mio sé, perché ci sarà più carne da mangiare per gli Shinji che sopravvivranno. Voglio tornare a casa ... con loro, per rivedere lei e rapinare l'odore della sua pelle bianca.
Le persone davanti a me sono di ostacolo al mio unico desiderio, quello di respirare un minuto in più e io non ho altro perché ho già ucciso milioni di pensieri e non ho più forza di partorirne altri.
Sento bruciare tutto il corpo, il sangue che mi bagna i vestiti appartiene anche a me e non c'è più tempo né testa per valutare la gravità delle ferite poiché non voglio scoprire che sto già morendo.
Furia Buia sacrifica un braccio per proteggersi da una stoccata e mugghia di dolore, quando la punta trapassa il muscolo, prima di abbassare la spada sul suo aggressore e mozzargli il capo con un fendente.
Orso corre in suo aiuto ma viene pugnalato alla schiena. Vedo la lama di una spada corta attraversarlo facendolo rizzare, quasi saltare sulle punte dei piedi mentre curva la testa all'indietro. Musashi dimentica i suoi obiettivi, compie due passi e spara a bruciapelo sul cacciatore prima che termini l'opera e possa appuntarsi una medaglia per aver ucciso il gigante con la barba.
Il Biondo si piega sulle ginocchia accompagnando il fratello e lo aiuta a estrarre l'arma. Un ultimo alito di energia mi permette di piazzare un velo elettromagnetico tra loro e tre cacciatori che stavano per cogliere l'occasione perfetta.
Fischiano le orecchie e stridono i denti quando un pugno mi raggiunge in pieno viso. Non mi ero accorto della sua presenza, eppure non aveva fatto assolutamente niente per non essere notato.
Sono a terra, spossato e stordito, e con il braccio di traverso mi impegno a bloccare la sua mano che sta per calare sulla faccia insieme al coltello che stringe. Il mio è appena caduto e ora strofino disordinatamente il braccio libero sul terreno nella speranza di trovarlo.
Il tempo rallenta e il mondo perde colore.
Sopra di me vi è un uomo in bianco e nero che ho già visto al villaggio insieme al defunto che aveva ferito Orso. Prova a vincere la resistenza e a rompere il blocco del mio braccio. L'istinto mi dice che c'è campo libero a destra e lo colpisco con due pugni dopo aver mirato alla tempia. La reazione non è efficace e un poderoso sinistro si abbatte sul mio viso. Sta per tirarne un altro ma sono un fascio di nervi e non sento dolore. Paro il suo pugno. Tenta di nuovo e va ancora a vuoto.
Combatto due battaglie contemporaneamente, una a sinistra contro il coltello che si avvicina alla fronte e all'occhio, l'altra a destra contro il suo pugno che cerca di chiudere il match.
Frustrato a causa della mia difesa e accecato dagli ammiccamenti di una vittoria che non arriva, pur visibile ad una manciata di centimetri dal suo naso, il cacciatore mi afferra per il collo e stringe stendendo il braccio per impedirmi di raggiungerlo al volto.
<< Che coglione! >> mi insegna l'altro Shinji. << Al posto suo avrei continuato a colpirmi >>.
Torno a cercare il coltello con un'ansia che cresce quanto il mio bisogno d'aria. Con la coda dell'occhio il mio probabile assassino nota il movimento e sta per cambiare strategia.
E' finita! E adesso che faccio?
<< Shinjiiii! >> sento gridare Furia Buia alla mia sinistra ... e il tempo si ferma. Smetto di guardare la punta d'acciaio che sta per trapassarmi l'occhio e il cervello e osservo il mio fratello che mi corre incontro per salvarmi. Un cacciatore lo ferisce alle spalle con un ampio colpo sferrato di taglio. Il Paparino reagisce mettendo a dormire la minaccia con un brutale manrovescio; rinuncia a finire il suo aggressore e riprende a correre, incespica e piega un ginocchio per terra. Il suo occhio torna ad arrossarsi, respira, si rimette in piedi, ma è ancora lontano e deve già fronteggiare il pericolo che galoppa dietro di lui.
<< Shinjiiii! >>
E' la voce di Asuka che chiede il mio aiuto. E' in pericolo, siamo in pericolo in quell'altro mondo. Non è la serie degli Eva, ma un piccolo gruppo di anonimi predatori a minacciare tutto ciò che per me conta davvero.
Le circostanze creano le opzioni tra cui scegliere; decidere significa scegliere e scegliere significa rinunciare a qualcos'altro. In fondo, è maledettamente semplice, basta rispondere a una sola domanda: a cosa sei disposto a rinunciare?
Il tempo riprende a muoversi e io ho già preso una decisione.
Distrai l'avversario! Lascia che creda di aver già vinto, così non ti disturberà mentre cerchi il coltello che lo farà fuori.
Riduco la resistenza del braccio e lascio che la lama punga la mia fronte e scenda. L'uomo sopra di me smette di preoccuparsi della mia mano e di ciò che cerca tra le zolle insanguinate, si lascia ingannare dal successo che ha il colore rosso della mia vita. E' arrivato allo zigomo quando afferro la salvezza per il manico. Ero convinto che, quando la punta avesse raggiunto l'occhio, sarei morto per il dolore ma ho sentito solo bruciare e adesso avverto un piccolo fiume che scorre su un'intera metà del viso. Un colpo veloce e la presa al collo si allenta. Con uno scatto dei reni e della testa mi sfilo dal tagliente che precipita sul terreno scivolando leggero lungo la mia guancia e strisciando contro l'orecchio.
Spalanca gli occhi e la bocca quando ho già affondato la lama in tutta la sua lunghezza partendo dallo stomaco per non incastrarla in mezzo alle costole. Sputa sangue e contorce il muso in una smorfia che non mi curo di interpretare. Sta morendo e so di esserne l'unico responsabile; ma non vedo me agonizzante, vedo soltanto un predatore che non ci farà più alcun male.
Mi aggrappo al manico del mio trofeo, mentre con l'altra mano lo afferro per i capelli e, issandomi, mi avvicino tanto da toccargli la fronte con la mia e opporre una visione a metà ai suoi occhi che perdono luce.  << Io l'ho già fatto >> urla il mio passato; << io ti ho ucciso >> grida la mia coscienza.
Mi crolla addosso, è pesante e non ce la faccio a liberarmi. Ci pensa Furia Buia a spostare l'ingombro e a rialzarmi tirandomi per la maglia. E' stravolto, ferito e anche lui sporco di sangue color catrame perché non c'è più alcuna luce nella notte.
Orso sbuffa a un metro da noi, piegato in avanti mentre spinge una mano sulla pancia. Davanti a lui, Musashi è a terra con un fucile ancora in mano, ma non è morto; ha finto di essere stato colpito per prendere indisturbato la mira.
I predatori che ci danno la caccia sono rimasti in pochi e ora si avvicinano lentamente con sospetto, timore e soprattutto odio.  Forse, prima che tutto iniziasse, si sono posti le mie stesse domande, ma ora che hanno visto morire i loro amici non vogliono più sapere chi ha ragione. Per loro noi siamo il male che va cancellato.
Su questo spicchio di collina non ci sono più esseri umani, ma solo animali che per miracolo ancora respirano.
<< Hai benzina? >> ansima il Paparino.
Non ho bisogno di riflettere per rispondere: << no, mi dispiace >>.
Furia Buia stringe le labbra, mentre indugia con lo sguardo sulla mia faccia e piange. << Allora ci penso io >> sibila scuotendo il capo come se volesse dire a se stesso che può farcela.
Non riesco a disperarmi per l'approssimarsi della fine, il motore non funziona più e lo spirito si è rassegnato. Guardo mio padre e il suo occhio sinistro che lancia brevi e sbiaditi lampi di un rosso che precipita nel rosa e capisco che non ne ha più. << D'accordo, papà >> dico fingendo di credergli per non stressarlo inutilmente.
<< Accidenti >> penso, << tutta questa fatica per morire a un passo dal traguardo >>.
Furia Buia inspira con violenza e grida: << ORAAAA! >>.
Musashi con uno scatto ruota a pancia in giù e preme il grilletto; il Paparino si gira verso me e Orso alzando il braccio come un oplita che, per bloccare una pioggia di frecce, solleva in aria lo scudo mentre si abbassa. Forse spera che un così plateale gesto possa aggiungere consistenza alla difesa che sogna di materializzare, mentre l'occhio sanguina e i capillari del naso scoppiano. Orso mi abbraccia per proteggermi dall'esplosione.
L'orgolio è inutile a questo punto e chiudo gli occhi appoggiando la testa sotto il possente collo del mio fratello e ringraziando il tanfo ostile della sua pelle e dei suoi vestiti e la sensazione di viscido che mi lascia il contatto con ciò che resta di altre essenze vitali che si sono attaccate al cacciatore con la barba.
Non è poi così male morire con loro. Però, se potessi scegliere, preferirei morire appoggiato ...
 
... al seno della mia Asuka.
 
Percepisco il bagliore dell'esplosione una frazione di secondo prima del rumore.
Tra poco dormirò e sono certo che non ci sarà pace nel sonno che mi attende. Spero di risvegliarmi perché in questo sonno non troverò niente,
 
neanche il tormento dei miei fantasmi.
 
[1] cfr ultima parte Capitolo VII
[2] Sono le parole che pronuncia Misato poco prima di morire in EoE.
[3] cfr primo sogno del capitolo XVII
[4] cfr Capitolo X
[5] In corsivo riporto alcune battute del dialogo tra Shinji e Furia Buia descritto nel Capitolo VIII
[6] Cfr Capitolo VIII
[7] wakizashi, più corta dell'uchigatana.
[8] Cap. XVII
[9] Cfr puntata n. 11 NGE.

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Capitolo 19
*** Fuori dalla tempesta (perché ci avete lasciati soli?) ***


<< Svegliati! Shinji, svegliati! >>.
Nessun'immagine prende forma nella mente e, se ciò è accaduto, allora non lo ricordo. Il nulla definisce se stesso come spazio vuoto mentre viene attraversato dal suono di una voce, quella di Musashi. E' ancora buio ma il vuoto inizia a essere percorso da lampi che si concentrano in un punto indefinito, uno tra i tanti possibili, che, come percorso da un torrente d'acqua radiattiva, ora si accende dimostrando che una forma già esisteva. Era soltanto nascosta.
E' la forma di un busto, il mio, e di una mano, quella della persona che mi sta chiamando. Ho gli occhi chiusi, pertanto è evidente che sto ricostruendo artificialmente ciò che i sensi del tatto e dell'udito percepiscono.
Come faccio a sapere che ho gli occhi chiusi? E perché sono chiusi?
C'è stata una battaglia, ci sono stati morti e feriti. Io mi sono ferito e poi non ho sognato ...  I miei fratelli.
<< Svegliati! >>. Ancora la voce di Musashi.
Mi sono addormentato, deve essere stata la stanchezza. No, ci stanno attaccando!
La coscienza rientra nel corpo attraverso il respiro, il respiro ... non respiro. Annaspo spalancando la bocca e gli occhi in preda a spasmi che muovono le gambe e le braccia, ma non ho capito se sono in piedi o sdraiato. Grido ma non esce suono, solo aria che svuota i polmoni e non scarica il dolore che parte da un lato del viso e mi taglia in lungo come una lama arroventata.
<< Shinji >>.
<< Mi hanno ferito, ci uccideranno >> urlo col pensiero mentre lancio le mani a casaccio contro chi mi parla così da presso, perché nessuno, nessuno deve avvicinarsi a me o a loro.
<< Sono io, sono io >>.
Riconosco di nuovo, nel buio, proprio Musashi che copre una metà confusa e malamente visibile di universo; l'altra è ancora persa nella notte.
<< Come ti senti? >> domanda il Biondo che cerca di mettermi seduto. << Resta calmo >> mi dice con voce angosciata e, intanto, armeggia con la mia guancia sinistra. << Cazzo, non ho niente >> si dispera. << E' tutto sporco >>.
Lo osservo a lungo, ancora intontito, cercando nel frattempo di capire dove mi trovo. Vorrei domandarglielo ma la lingua non si muove e la gola è secca; sul mento si depositano gocce che formano un piccolo corso d'acqua e scendono lungo il collo. Non mi sembra di piangere e non sta piovendo.
Dietro Musashi scopro Orso che, sdraiato, mi osserva con occhi da miope e la bocca contorta mentre stringe un panno ... no è una camicia legata all'addome come una benda.
<< Come ... >> come stai? E' la mia prima parola.
E' ancora notte ma sento approssimarsi l'alba. E' una questione di istinto poiché i sensi sono alterati dall'odore di sangue e polvere da sparo, da un ronzio che fa da base invadente alla musica della vita, da una vista a metà ancora sfocata.
Si, ricordo. Ricordo come si ricordano frammenti di sogni al risveglio. Presto quei frammenti si comporranno o svaniranno e saprò se ho sognato oppure no. Cerco Furia Buia e lo trovo davanti a me, a pochi passi, disteso su un fianco, immobile e pesantemente accasciato.
Lotto contro la fiacchezza delle gambe e la resistenza di Musashi per raggiungerlo mentre un altro grido resta imprigionato nel profondo della gola e dalla bocca esce solo un pallido mugolio.
<< E' vivo, è vivo >> mi calma il Biondo. << Non riusciva a respirare e l'ho sistemato così. Lascia che ti aiuti >>.
Sono ancora spaventato, confuso e incapace di controllare i polmoni mentre si toglie la scarpa e sfila un calzino. Noto solo adesso che è a torso nudo, deve aver dato la sua camicia al fratello con la barba.
<< Scusa, Shinji, ma non ho niente di più pulito >> mi dice dopo aver strappato una striscia di tessuto dalla mia maglia per avvolgermela intorno alla fronte e tenere fermo il calzino che ora stende sul mio occhio. << Ti prometto che dopo ti imbottisco di antibiotici >> pronuncia emozionato. << Ti prego, dimmi qualcosa >>.
<< Sia ... siamo sa ... salvi? >> balbetto o singhiozzo.
<< Più o meno >> sorride sollevato con gli occhi gonfi, stringendomi la faccia tra le mani che tremano senza ritegno, prima che uno scatto e una smorfia lo costringano ad allontanarle. << Resisti! Io vado alla grotta a prendervi qualcosa e le barelle. Potrebbero tornare. Riesci a stare sveglio? ... Guardami! >> grida catalizzando la mia attenzione. << Riesci a proteggerli? >>
<< Siiii >> rispondo senza alcuna certezza di aver compreso la domanda.
<< Ti puoi attivare? ... No, evidentemente no. Tieni allora >> appoggia sulla mia mano destra una delle due sorelle, sistemando il pollice sul cane e l'indice sul grilletto. << Non farli muovere e ... se dovessero peggiorare ... >> si blocca mentre io mi rianimo un altro po', preso a schiaffi dal pensiero che potrebbero morire davanti ai miei occhi.
<< Nooo >> lo imploro e una fitta lungo la faccia mi fa immaginare una tenda che viene lacerata da un violento acquazzone.
<< Non muoverti troppo o la ferita si aprirà di più. Io torno subito >>.
Lo vedo attaccare la discesa come un forsennato dalla testa frusciante e posso solo pregare che torni. << Chissà se ricorda la strada sicura? >> mi chiedo ruotando il busto per mettermi in posizione e provare a schiodarmi da terra.
<< Torna ... lui torna >> rantola Orso che tenta invano di girarsi su un fianco per aiutarmi a rimettermi in piedi. Nere e pesanti occhiaie si espandono a macchia d'olio sul suo viso, come un'infezione maligna, e sinistre righe sciupano la rotondità delle guance. Neanche la barba era mai riuscita, da quando lo conosco, a sfinare quella faccia pingue.
<< No >> lo blocco con la mano disarmata. << Fermo! >> gli ordino mentre perdo il primo round con le gambe.
Forzo due respiri veloci per pompare sangue al cervello e alzare la pressione, ma niente da fare. << Dovrò essere paziente >> mi rassegno.
Striscio sulle ginocchia passandogli la mano sulla spalla, nella speranza di convincerlo a non muoversi e mantengo il contatto finché possibile mentre mi avvicino al Paparino.
<< Ehi >> esclamo a bassa voce per fargli sapere che sono io, altrimenti potrebbe provare a colpirmi. Lo accarezzo tra le scapole per sincerarmi che respiri ancora ma ritiro subito la mano perché devo aver toccato una ferita.
Furia Buia grugnisce e dà uno scatto di reni, fa per allontanarsi ma senza muoversi e senza perdere la postura, un po' come chi salta nella doccia per resistere a uno scroscio di acqua gelata.
Ciò che conta è che è ancora vivo.
<< Resisti, papà! >> Musashi sta per tornare, lui ci << aiuta >>.
<< Shinji >> riesce a dire ed è un tormento sentirlo poiché mi raggiunge la voce di un fantasma. Gli impedisco di girarsi bloccandogli un braccio. << Ce la faremo >> sussurro spaventato poiché mi è fin troppo chiaro che non sono un medico e che non saprei cosa fare per tenerli in vita.
E ora?
<< Respira, cacciatore! >> dalla memoria pesco le istruzioni che a suo tempo mi furono impartite. << Punto primo: controllare l'ambiente circostante >>. I miei sensi extra sono fuori uso e la concentrazione latita; mi affido perciò alla semplice vista, seppur dimezzata. Dietro di me scorgo una distesa di buche, ricolme di un'acqua scura e viscosa che intervallano un'irregolare e stagnante macchia, dall'apparenza oleosa, stesa su zolle che non diventeranno mai più verdi e ... mucchi sparsi di ... dio sono uomini, quel che resta di altri esseri umani. Erano gli ultimi, quelli che ci avrebbero ucciso, quelli che non potevano ripararsi dall'esplosione.
Mi volto verso Furia Buia per sfuggire alla scena e inorridisco poiché ciò che ora vedo è anche peggio. Le nostre case non ci sono più, la terra su cui posavano non esiste più, lo spuntone di roccia su cui si ergeva il nostro rifugio si è sbriciolato e soltanto a due metri da noi si apre un burrone che affaccia su una piana devastata e fangosa fermata solo dal lago. Il suolo, su cui poche ore fa camminavo, è sparso per chilometri, ridotto in schegge gigantesche di roccia appuntita che ridisegnano la mappa di un paesaggio lunare senza più alberi. 
Vorrei gridare ma mi accontento di saper di nuovo come si respira. Una fitta all'occhio e la puzza dei piedi di Musashi, che forse mi sta proteggendo da ben altri odori, mi ricacciano nella piena coscienza di me.
Nella mano destra ho ancora la pistola che mi ha fatto calzare il Biondo. E' una semiautomatica e solo adesso mi accorgo che il dito è ancora sul grilletto e la canna punta dritto alla nuca del Paparino. Il mio universo si concentra sull'indice cui rivolgo la preghiera di non muoversi. Sposto la pistola e l'adagio a terra, faccio leva sul polso e sul palmo per togliere il dito. << C'era la sicura >> bisbiglio dopo aver controllato meglio l'arma, anche se l'ho fatto solo per resistere alla tentazione di guardarmi di nuovo intorno.
Quando ciò che restava dello 02, guidato da Mari, mi trasse fuori dal rifugio, rimasi sconvolto nell'assistere alle rovine che lo scontro tra giganti aveva lasciato. Qui non hanno combattuto giganti, ma uomini e donne fatti di carne e sangue, l'area è più ristretta, ma ... non c'è niente che possa essere paragonato  a ... << Che cosa abbiamo fatto?! >> piango. << Papà, papà ... siamo all'inferno, vero? >> chiedo scuotendo debolmente Furia Buia.
<< Si >> risponde e capisco che anche lui subisce l'impressione dello spettacolo ripugnante che abbiamo contribuito a mettere in scena.
Mi volto verso Orso. Lui mi guarda e assente con il capo mentre versa in silenzio lacrime che non si preoccupa di asciugare.
Le circostanze fanno la morale e determinano le priorità. Capitano eventi straordinari in cui tutto è sospeso, in cui progetti, ansie, motivazioni devono arrestarsi, come davanti ad un semaforo rosso, in attesa di riprendere la marcia all'accendersi del verde. Sembra quasi che certi avvenimenti siano fuori dal tempo poiché interrompono il flusso di qualcosa, danno l'idea di una parentesi, ma non è così perché in realtà stravolgono il corso della storia. Il flusso riprende ma è stato già cambianto nella forma e nella sostanza dal momento che è appena cambiato il soggetto che stabilisce direzione e valore alle cose. Torna il rimorso per ciò che è avvenuto, il rimpianto per tutti gli errori commessi che mi hanno inesorabilmente portato fin qui; torna il desiderio di riscatto e il bisogno di vivere per compiere la mia missione e pagare un debito che si è ingigantito; torna l'amore per i miei cari e il desiderio di Asuka; tornano le opinioni su ciò che sono e che sto diventando; torna la desolazione che rende tutto questo vociare assolutamente inutile.
Non è come prima, non può esserlo perché mi sono trasformato di nuovo. Mi stupisco a sognare che vorrei almeno tornare a ieri, non a tre giorni fa, e mi stupisco ancora di più sentendo una voce saggia e spietata che mi rimprovera: << è inutile piangere. Sei nel cuore dell'inferno. Ora guarda avanti! >>.
E il bello è che quella voce non proviene più solo dal mio passato.
 
<< Taglia il suo giaccone lungo la schiena partendo dal basso fino alle spalle! >> mi istruisce Musashi passandomi il suo coltello, visto che il mio, dopo una breve e frettolosa ricerca, non lo abbiamo trovato.
Per fortuna non ha sbagliato strada ed è tornato con bende, una quantità industriale di lcl e vari kit di primo soccorso, tutti trasportati sulla doppia stuoia che avevamo realizzato per mettere al sicuro il nostro tesoro.
Furia Buia prova a reagire quando con molta cautela inizio ad aprire il suo trofeo. << No >> gorgoglia ancora disteso sul fianco.
<< Non preoccuparti, papà >> gli dico con gentilezza senza fermarmi. << Mami te lo aggiusterà, vedrai. Adesso devo disinfettare le ferite e passarti un po' della nostra acqua magica >>.
Orso ruglia fuori di sè quando Musashi parte con il primo impacco sulla pancia, prova a liberarsi per sfuggire al dolore ma è debole e può solo afferrare il braccio del Biondo che, chino su di lui, si sforza di accelerare l'operazione. << Non ammazzarmi, bestione! >> ringhia menando lacrime prima di aiutarlo a girarsi per passare alla schiena.
Una lunga ferita attraversa le scapole di Furia Buia e sono costretto a strappare la maglia con poca delicatezza per liberare la pelle dall'abbraccio colloso del tessuto. Stringe i denti per non urlare ma non riesce a contenere sbuffi di saliva venosa e colpi di tosse ogni volta che riesco a tirar via altri centimetri di indumento. Imito Musashi, ma mi accorgo che il taglio non rappresenta il vero problema.
Ha fatto l'impossibile per proteggerci. Lo scudo ha retto e, contro ogni aspettativa, ha opposto resistenza all'onda d'urto e alle fiamme che l'hanno seguita, ma non è riuscito a bloccare tutte le schegge. << Non va bene, Musashi >> grido indicando i piccoli buchi che disegnano la schiena del Paparino.
Il cacciatore mi passa altre fiale di lcl. << Passaglielo sopra più volte e fagli bere il resto! >>
<< Qual è quello da bere? >>
<< Non lo so, tu faglielo bere lo stesso. Bevi anche tu, Orso! Su, non fare i capricci >> dice al fratello alzandogli la testa.
 
Ero così preoccupato per i due cacciatori che ho quasi dimenticato di aver bisogno delle stesse cure. << Ci vorranno un sacco di punti >> mi dice Musashi dopo avermi tolto il bendaggio di fortuna.
La sua faccia mi spaventa. << Sono così brutto? >> chiedo prima che parta con un'applicazione.
La domanda vola via dal mio cervello cacciata da un grido incontenibile e un po' stridulo come quello di una bambina.
<< Così dovrebbe tenere per un po' >> mi dice, con la voce rotta e gli occhi arrossati, ammirando la nuova e più pulita fasciatura e porgendomi due boccette di lcl. << Ora tocca a te berlo >>.
 
Le condizioni di Orso e Furia Buia sembrano essersi stabilizzate. Non siamo in grado di valutare la gravità dei danni, possiamo solo trovare conforto nel fatto che respirano meglio e che hanno smesso di sanguinare. Li abbiamo sistemati sulla grande barella di vimini, curando di non muoverli troppo e riservando particolare attenzione al Paparino per mantenerlo sdraiato sul fianco destro durante il viaggio.
Io e Musashi stiamo trainando i due feriti da quasi un'ora seguendo il tragitto più breve consentito dalle condizioni del terreno. Il dolore all'occhio è una costante del viaggio, il sudore e la contrazione dei muscoli del viso, causati dallo sforzo prolungato, ci hanno costretti a due brevi soste per pulire la ferita e sostituire le bende ormai zuppe. Ne abbiamo approfittato per dare un'altra occhiata ai più gravi se non altro per avere ulteriore conferma che fossero ancora vivi.
<< Ce la fai? >> mi chiede Musashi sulle spine.
<< Andiamo >> rispondo.
Ho recuperato in buona parte dallo stordimento dei primi munuti seguiti al risveglio; le energie non sono molte ma, tutto sommato, posso sopportare lo sforzo poiché in mio soccorso giunge l'angoscia per le loro condizioni. Tiro la corda posta sul vertice destro della barella rettangolare, quello sbagliato in quanto mi fa male il collo e, per guardare i due feriti più gravi, devo per forza ruotare il capo. << Respirano? >> chiedo di tanto in tanto a Musashi che è rimasto miracolosamente illeso.
<< Si. Ancora un po', Shinji, e ce l'abbiamo fatta >> prova ad incitarmi e al contempo ad aumentare l'andatura approfittando di una piana apparentemente liscia. << Resistete, ragazzi! >> grida simulando una fiducia che il suo volto, invece, non sa come mimare. << Tra poco vi faranno un sacco di coccole >>.
<< Per fortuna, siamo in due a tirare >> sbuffo per distrarmi dall'agonia che mi procurano le migliaia di punte acuminate che trafiggono la mia faccia anche quando respiro.
<< Già >> mi segue il Biondo con gli occhi puntati sul terreno e la schiena curva per lo sforzo. << Guarda come sei ridotto. Mi dispiace Shinji >> si lamenta. << Dovresti riposare con loro >>.
<< Tra poco mi riposerò. Al villaggio ormai avranno capito cos'è successo. I nostri alleati ci stanno cercando ... >> mi fermo per lasciare sfogare una fitta lancinante.
<< Ti fa male? >>
<< No, no, continuiamo >>.
 
Abbiamo percorso almeno altri cinquecento metri e non si vede ancora nessuno.
<< Kaji avrà sicuramente mandato qualcuno a prenderci >> rompo il silenzio in questa notte che non vuole saperne di lasciare spazio al nuovo giorno. L'ho detto per farmi forza, per non farmi trascinare dalritorno inaspettato di un fin troppo familiare senso di abbandono.
Sono con i miei fratelli e due di loro potrebbero morire. Abbiamo combattuto i cacciatori della fazione avversa, abbiamo inflitto pesanti perdite al partito del capo della sicurezza. << Kaji e Misato sono nostri alleati >> rifletto << e noi quattro abbiamo affrontato un comune nemico. Loro hanno tutto l'interesse a salvarci. Anche gli altri cacciatori devono muoversi. Ormai si sono schierati e non possono permettersi di perdere questa guerra >>.
<< Non possono lasciarci così, vero? >> chiedo a Musashi che non risponde ma si limita a deglutire mostrandomi un sorriso flebile di desolata comprensione. << Lui può localizzarci, gli conviene ... >> un'altra fitta, << ha bisogno di noi. Perché non è arrivato ancora nessuno? >>
<< Non lo so, Shinji >> confessa il Biondo e nella sua voce c'è la stessa delusione che ha dato colore alle mie sterili domande. << Al villaggio ci cureranno, non temere >>.
<< Sei ferito? >> domando sorpreso.
<< No, non sono ferito >> si riprende. << Ho sbagliato, scusa. Lo sai che a me non capita mai. Maledetta fortuna! >>
<< Di che ti lamenti? E' un bene >> replico ricordandomi del suo molto originale rapporto con la dea bendata[1].
<< Tu dici? >> farfuglia iniziando a singhiozzare. << Questi due stronzi si fanno male ogni volta che si muovono e io devo rimettere assieme i pezzi o starli a guardare mentre li ricuciono ... e a me niente. Non è giusto, non è giusto che sia sempre io quello che deve preoccuparsi, mentre loro stanno ... stanno male. Non capisco ancora un cazzo di medicina. E ... e guarda cosa ti hanno fatto >>.
 
Musashi non è mai stato superstizioso, non ha mai creduto a quell'assurdità del debito che avrebbe contratto con la fortuna, non teme di morire prima degli altri. Non sopporta, invece, che la fortuna gli sia così amica e dimentichi il resto della sua famiglia. Le spacconate che ci propinava, quando toccavamo l'argomento, nascondenvano un certo senso di colpa o una sensazione di difetto alimentata dal dispiacere per le sofferenze che non poteva dividere con chi gli restava sempre accanto.
Ci è voluto un dramma come quello che stiamo ancora vivendo per fargli abbassare la guardia e costringerlo, involontariamente, a confessare. Ognuno di noi ha qualche piccolo o grande segreto che nasconde soprattutto ai più cari, spesso anche a se stesso.
Tu non mi capirai mai. Tu non potrai mai capirmi.
Stupida ragazza! Credi che sia facile capirti? Non hai mai cercato di farti capire. Avresti voluto e allo stesso saresti fuggita davanti al genio della lampada capace di compiere l'impresa.
Come faccio a capirti? Tu non mi dici mai niente.
Stupido ragazzo! Credi che basti così poco per capirsi? Ogni cosa che riveliamo di noi è solo una mezza verità ed è limitata nel tempo.
 
<< Quando arriviamo ... ti sparo ... Contento? >> Furia Buia ruota la testa alla ricerca del cacciatore dai capelli dorati, ma non può vederlo perché l'occhio sinistro è ancora chiuso.
<< Muovetevi >> rantola Orso che ha ripreso a tossire sangue e le sue parole sono per noi come frustate.
 
Tiriamo con tutte le forze per superare l'ultimo tratto, quello che ci separa dal ponte. Dobbiamo fare in fretta, lì troveremo per forza qualcuno e lo costringeremo ad aiutarci con le buone o con le cattive. Controllo a stento l'insorgere di un formicolio a entrambi gli occhi che rivela il risveglio dei miei poteri.
Devo resistere o farà molto male.
Ho paura, paura di perderli, siamo solo noi quattro e la tempesta non è ancora finita. << Al villaggio ci salveranno, al villaggio li salveranno >> ripeto nella mia mente per non cadere in quello stato di prostrazione che blocca a terra in attesa che tutto finisca. << Se restiamo vivi, possiamo ancora attraversare l'inferno, uscire dal buco del culo della terra e rivedere la luce del sole che splende per i vivi. Perché non si vede nessuno? Perché non corrono in nostro aiuto? Eppure abbiamo combattuto lo stesso nemico, abbiamo lottato anche per voi, per tutti voi. Perché nessuno viene a salvarci? Perché non venite ad aiutare gli dei che avete invocato? Perché non venite ad aiutare i vostri amici? Perché non venite ad aiutare i vostri figli? >>
 
Perché ci avete lasciati soli?
 
<< Da bere >> brontola furia Buia a denti stretti.
<< Pazienta ancora qualche minuto >> risponde senza voce Musashi. << Siamo quasi arrivati >>.
Il terreno è sgombro e a neanche duecento metri ci attende il passaggio che segna i confini della nostra casa.
<< Da bere, ora! >> ripete con più vigore obbligandoci ad arrestare il passo, perché è evidente che non sta chiedendo della semplice acqua.
<< Che succede? >> lo interroga preoccupato il Biondo porgendogli una fiala di lcl. << Cerca di far bere anche Orso >> mi dice.
Furia Buia si mette seduto con enorme fatica spingendo la mano sul pettorale destro e ansima in modo impressionante per incamerare aria. << Arriva qualcosa >> sibila dopo aver vuotato il contenuto della boccetta.
Mi concentro per scansionare i dintorni, ma non sento niente. << Deve essere a cento metri, forse ... >> mi blocco perché adesso anch'io percepisco una presenza. Si avvicina rapidamente. << Un mark >> grido terrorizzato.
Furia Buia si mette in ginocchio, il suo viso è sporco e sembra più rovinato del solito. << Il maledetto vola >> afferma guardando in alto come se riuscisse a vederlo con il suo occhio normale.
Non è un infinity, non è un Eva privo di anima come quello che pilotai con Kaworu, ma un piccolo, veloce, bastardo ragno volante di metallo. Compie una drammatica frenata dopo averci superato di slancio e inverte la rotta stendendo quattro braccia d'acciaio con, alle estremità, chele appuntite come quelle di uno scorpione. Apre le sue pinze e parte all'attacco.
Non è solo la sua forma a disgustarci e a spaventarci, ma anche il suo ululato che ricorda vagamente il cigolio prolungato di una porta di legno che si apre lentamente in una casa infestata dagli spettri.
Non devo neanche pensare e materializzo in un attimo un muro di at field che mi costa una valanga di pugnalate in faccia e scatena un grido disperato. Ho come l'impressione che il mio occhio sinistro stia per dar fuoco a tutta la faccia.
La creatura però non si sfracella e non rimbalza, rimane anzi attaccata al parallelogramma con le sue chele che si aprono e si chiudono ossessivamente e rovistano sulla superficie dell'energia solida come se cercassero un varco ... o tentassero di crearne uno.
<< Anti at field >> grida il Biondo.
<< E adesso? >> esclamo guardando la bestia di metallo e alcune piccole crepe che iniziano a interrompere la continuità della parete.   
 << Lascialo passare! >> grida il Paparino che attiva il suo occhio e stende il braccio mentre arranca per avvicinarsi a me.
Quando il mark dilania il mio at field sbatte contro lo scudo, più debole ma efficiente, che gli oppone Furia Buia.
<< Non difenderti >> gorgoglia il ciclope.
<< Ho capito >>.
Del resto, ho imparato proprio da lui che uno scudo può essere un ottimo strumento di offesa. << Se glielo lancio addosso >> penso, << non potrà strapparlo e subirà comunque danni >>.
Anche il pannello messo su dal Paparino cede alle braccia metalliche e quello schifoso insetto ora è libero di caricare.
<< Tentiamo >> mi esorto prima di colpirlo.
La bestia rincula eseguendo numerose capriole all'indietro, poi arresta la deriva e riparte.
<< Vuole te >> mi avvisa Musashi che spara a quella ... cosa col suo fucile. I proiettili non lo scalfiscono ma un nuovo colpo di oplon sul muso lo ricaccia lontano.
Al terzo assalto provo ad aumentare la potenza del cazzotto, come l'aveva chiamato il Biondo, ma l'occhio mi fa impazzire e perdo concentrazione.
Resto paralizzato di fronte a quell'aracnide bionico che si fionda su di me e, colto dal panico, non riesco ad afferare nessuno dei miei "giocattoli".
Il mark perde la traiettoria e mi passa di fianco dopo che una violenta sassata gli ha ammaccato la carrozzeria. Orso, miracolosamente, ha vinto il dolore ed ha usato la sua prodigiosa forza. In piedi contro ogni pronostico, cerca qualcos'altro da lanciare mentre preme una mano sulla ferita.
Il mostro non fa in tempo a girarsi perché una botta lanciata dal Paparino gli arriva come un calcio nel culo e lo spinge ancora più lontano.
Fuira Buia cade in ginocchio e sputa sangue.
<< Non gli fanno niente >> ammetto scoraggiato. << Aiutami! >>
Il suo occhio normale, che di giorno dà sull'azzurro, e l'altro dalla luce intermittente indugiano su di me, poi le sopraccigliano si alzano e la bocca si stringe. Paparino spinge sulle braccia per rialzarsi poi ringhia: << Gendo >>.
Sto ancora cercando di ricordare come curvare l'energia intorno al braccio e impugnarla come si fa con un fucile[2], e soprattutto sto ancora cercando il coraggio per sopportare il doloreche l'azione scatenerà, quando mi accorgo che la scatola volante ha appena cambiato bersaglio e ora tira dritto sui miei fratelli.
Musashi si piazza davanti a Orso e Furia Buia e scarica il fucile prima di lanciarlo disperatamente contro la minaccia. Io non ho tempo per imitare Gendo e lo spingo via con un altro colpo di scudo.
Purtroppo, com'era prevedibile, il mark aziona i freni, punta e torna all'attacco.
I battiti del cuore rallentano, il respiro si fa regolare e ricordo che ... sono stato padre e forse lo sono ancora.
 
Nessuno tocca la mia famiglia!!!
 
Stendo il braccio e prendo la mira con l'occhio ancora sano che diventa incandescente. Tengo a freno l'occhio sinistro per non disperdere forze e attenzione. Inquadro il bersaglio, mi concentro sull'arto che funge da canna,immagino di calzare come un lungo guanto l'odio che provo per il mio nemico, in qualunque forma si manifesti, invoco il mio passato e sferzo l'attuale coscienza di me. Accendo, finalmente, anche il sinistro e ringrazio la lacerazione intollerabile dei tessuti che vanno a fuoco, perché posso scaricare anche questa sofferenza contro il mostro.
 
SPARA!!!
 
Il ragno di metallo schiva solo in parte la fucilata, perde un braccio e lo stabilizzatore, si avvita su stesso ma non vuole morire.
Come impazzito inizio a inseguirlo, procedendo di gran carriera verso il ponte, per tenerlo lontano almeno da loro che non possono difendersi.
Parte un altro colpo di fucile che manca il bersaglio perché quella cosa non può più volare ma vede benissimo e salta di lato. Un terzo tentativo fallisce e così anche il quarto.
Sono stanco. E sta' fermo, maledizione! Devo farlo avvicinare, devo ucciderlo o moriremo. Nessuno verrà a salvarci.
 
Che facciamo?
 
Fermati e prendi aria!
 
Non capisco perché dovrei farlo ma, in fondo, se sono ancora vivo lo devo anche a me.
 
Quando ti attaccherà, crea soltanto una barriera davanti a te.
 
La farà a pezzi.
 
E sarà più vicino.
 
Tentiamo!
Abbasso il capo e rilasso le braccia come in segno di resa, mentre provo a regolare il ritmo del cuore. Non ho bisogno di guardarlo, lo vedo nella mia mente avvicinarsi claudicante e sospettoso sulle tre zampe di metallo che gli sono rimaste. Quando è alla distanza giusta salta per finirmi e si arresta davanti ad un velo di at field, piazzato tra noi due per durare poco.
<< Questo mark >> ragiono << è un regalo di Gendo a suo figlio. Questo oggetto è il passato, è ogni passato che torna a perseguitarmi, è il mostro che il ragazzo deve guardare negli occhi protetto dall'abbraccio della madre. Io non ho bisogno degli Eva, non sono più un pilota. Mi sono staccato da mia madre e ho sfidato mio padre. Ora sono in piedi, da solo, a combattere come farebbe un adulto >>.
Il colpo è pronto per uccidere ancora ... i miei nemici, il mio nemico.
<< Gendoooooo! >> urlo lanciando un pugno contro quella cosa che ha appena sbriciolato il tessuto che mi divide da tutto. << Nel mio braccio c'è ancora un proiettile per te, figlio di puttana >>. Apro la mano quando penetro nella piccola bocca del mostro e sparo.
Una scia luminosa procede oltre il mark per centinaia di metri e so di aver vinto. Sento come un pizzico, tirato da una mano arroventata, all'incirca all'altezza del gomito, ma non ci faccio caso perché tra poco il Mark esploderà e io sarò morto. << Strano! >> mi dico. << Non mi ero accorto che avesse i denti >>.
Il mio corpo si colora e sono nuovamente diviso dalla creatura a cui resto comunque legato in virtù del braccio che è sparito nella sua pancia. Mi volto e vedo il Paparino, distante e in piedi con il braccio steso verso di me. Non distinguo la sua faccia perché il bagliore incandescente che emana la fa apparire com un unico grande occhio rosso.
<< Ero sicuro che non mi avresti abbandonato, papà >> sospiro e rin grazio.
Il mark esplode mentre guardo dall'altra parte e sento la pressione del metallo che spinge contro l'aura che Furia Buia ha creato intorno a me. Barcollo per qualche metro e mi arresto piegando un ginocchio, la protezione svanisce e il ciclope crolla a terra.
Orso grida disperato, o almeno così mi sembra, butta in avanti due passi e si accascia; Musashi ha la faccia stravolta e mi corre incontro.
<< Ce l'ho fatta >> penso. << Mi fa male la mano >>.
Avrei fatto meglio a non guardare, ma non potevo immaginarlo e ora precipito nel vuoto più insensato di Shini perché la mano non può farmi male, non potrà mai più farmi male. Pelle, carne e ossa pendono irregolari dal gomito per non più di dieci centimetri e non c'è nient'altro.
Rivedo il braccio di Asuka, di quell'altra, tagliato a metà. Che scherzo crudele!
Un brivido fa timidamente tremare la schiena e un singhiozzo fa saltare il mio petto. Intuisco che il conto alla rovescia è partito.
Cinque: << il mio braccio >>; quattro: << ho perso il mio braccio >>; tre: << non potrò più combattere >>; due: << non potrò riportarla a casa >>; uno: << cosa penserà di me Asuka? >>;
 
Zero!
 
 
*****
 
 
La notte è nostra amica poiché è la protettrice delle imboscate. Nel suo ventre non ci sono giudizi morali e il buio non ha nulla da invidiare alla luce. E' solo una fase del giorno e, proprio come il giorno, accecando nasconde le sue verità.
Vado a caccia con la mia squadra. I fratelli della prima ora, quelli con cui ho condiviso avventure e fatiche, negli anni che sono seguiti al nostro ritorno, non ne fanno parte. La separazione è stata consensuale. Non ricordo da quanto sono lontano dal villaggio e non mi importa perché ho individuato il mio obiettivo.
Più avanti tre sonnacchiosi scimmioni fingono di controllare il sentiero che conduce a quella fogna che pensano di chiamare "casa", mentre fantasticano di prendersi la nostra. Aspettano il cambio, non sanno che li colpiremo prima così saranno sei in meno o, meglio, sei in più.
Siamo più forti dei nostri nemici che non potranno contare troppo a lungo sul vantaggio del numero; li dissanguiamo poco a poco, riempiamo di buchi le linee di un esercito di animali eliminandoli uno alla volta e terrorizzando i superstiti.
Non si tratta solo di sopravvivenza. Mi piace piuttosto pensare che sia uno scontro tra sistemi. Da un lato noi siamo la civiltà in un mondo barbaro, siamo legge, siamo relazioni e scienza e senso morale, siamo persone che si riconoscono in una comune identità, che hanno qualcosa da difendere, che rappresentano il futuro; dall'altra c'è solo un antico e schizofrenico mondo pre-umano del passato incarnato da un branco di strane creature che bivaccano nel disordine, senza regole, unite solo dalla stessa fame e dal timore per (e dall'obbedienza al) l'alpha che hanno scelto, anche lui senza ordine, senza legge, senza coerenza. Se non fosse un egomaniaco in preda a una pluralità di voci che lo rendono imprevedibile anche a se stesso potrebbe cambiare il suo mondo. Ma lui è un folle caduto e vuole la casa da cui sono ormai lontano.
Sono convinto che la sua ossessione non dipenda dal desiderio di garantire il benessere dei suoi maiali, ma dal fatto che qualcuno si è opposto a lui e lo ha costretto a conoscere l'esistenza del limite. Invidio la sua libertà che si puntella, assoluta, sul sacrificio e sulla sottomissione del suo popolo; ma la mia disciplina è più utile.
Ha già perso e non vuole accettarlo.
Io e la mia squadra siamo diversi dai nostri nemici ma anche dagli amici, siamo una specie a parte. L'amore per i nostri cari è la giustificazione che ci siamo dati per riempire di un senso ormai fittizio le operazioni che concludiamo e per illuderci di non essere ormai della stessa pasta delle persone che uccidiamo. In realtà, i miei compagni si illudono, io temo di aver capito da tempo che cosa sono diventato.
Siamo anche noi l'altra faccia della moneta, l'estremo opposto di ciò che difendiamo; siamo violenza organizzata, disciplinata e professionalmente addestrata, eppure non c'è niente di eroico in noi perché, in fondo, temo ci venga naturale essere così e il sangue del nostro nemico rappresenta un richiamo ogni giorno sempre più forte delle braccia accoglienti dei nostri amati. Ormai siamo creature di mezzo, un branco di contraddizioni viventi in cui giusto e ingiusto hanno perso ogni valore.
Non ho idea di cosa faranno i miei compagni di viaggio quando tutto sarà finito; per quanto mi riguarda, se sarò ancora vivo, non tornerò a casa. Di Shinji non è rimasto quasi niente e quel poco che ancora sopravvive in me non può più tenere lontani i mostri, può solo cercare di contrastarmi per impedire che la disgregazione sia completa.
Lo sanno anche coloro che chiamavo fratelli, lo sa anche Sakura, temo l'abbia compreso persino  mia figlia. Non possono fare niente e io non ho il coraggio di guardarli, perché sono ormai più simile al nemico che combatto che a loro.
No, quando vinceremo, io proseguirò con la caccia, anche da solo, anche se fossi certo che il mio piccolo angolo di mondo potrà contare su cento anni di tranquillità. E' l'unica cosa che ormai so fare, è l'unica che abbia ancora senso. Io cercherò questi predatori, io ucciderò tutti i predatori fino all'ultimo per rimediare all'errore del ritorno alla vita; io ucciderò lui perché mi assomiglia e forse potrò convincermi di aver punito me che sono la vera causa di tutto questo male, in quanto è responsabilità mia se sono tornati in vita i demoni.
Il mio giaccone è nero perché mi facilita nelle operazioni notturne e perché così vuole il personaggio che i nostri nemici hanno immaginato e ora temono, come si teme un incubo.L'ho rubato all'unica preda la cui testa desidero appendere sopra il camino. Non è ancora un trofeo perché la mia preda è viva.
Per far parte della mia squadra bisogna essere "particolari", è necessario estirpare gli scrupoli etici che permettono ai nostri uomini e alle nostre donne di lottare per difendere una casa e che permetteranno loro un giorno di tornarvi.
Seleziono personalmente i ragazzi e le ragazze che possono seguirmi e scarto i non adatti. Una parte di me, quella ancora sotto il dominio del mio passato, è felice quando individuo una persona da bocciare, poiché allontano solo i migliori.
Quella ragazza progetterà ponti e strade che uniranno i popoli, quel ragazzo scriverà buone leggi, quella donna salverà vite e quell'uomo sarà per sua figlia un padre migliore di me.
Chi mi accompagna lo fa perché non ha nient'altro da dare o da chiedere alla vita, perché è già perso; chi mi accompagna è destinato a non tornare in quanto inadatto a godere la pace.
Li guardo negli occhi, uno ad uno; alcuni hanno iniziato ad imitarmi e indossano giacconi rubati a qualche morto, parlano come me, si muovono come me e sfoggiano fieri le loro cicatrici confrontandole con le mie. Quelli più cattivi gioiscono per aver perso un occhio come il loro eroe dell'inferno e piangono perché hanno compreso che non potranno tornare a casa. E se anche ci provassero, io non lo permetterò.
 
Uccidere le vedette è stato facile e ora ci nascondiamo in attesa che arrivino gli altri. E intanto, in lontananza, vedo il luogo che un giorno riuscirò ad espugnare.
Se non avessi già deciso che li eliminerò tutti, mi piacerebbe togliere di mezzo soltanto il loro capo, sedermi sul pacchiano trono di legno che si è fatto costruire e farmi acclamare re dei dannati.
Finalmente, potrei arrendermi a questa mia natura corrotta, cedere ai bisogni del mio piccolo io ingigantito e diventare lui, il peggiore dei re che fa la sua legge volta per volta secondo i capricci del momento, ormai liberato dalla responsabilità e dal perenne senso di colpa. Finalmente, potrei abbandonare del tutto Shinji e il suo motto del cazzo. Lui, cacciatore e pilota, ancora resiste e, insieme all'obiettivo di concludere questa guerra, oppone un argine alla mia libertà sebbene, proprio per tale ragione, mi sia utile a non sprecare energie e a concentrare così la forza.
Aveva ragione Sakura: quei due sono la stessa persona, ma quando tutto sarà finito, li eliminerò per sempre dall'esistenza e potrò compiacermi di essere l'erede degli Angeli e godermi la fine di Asuka.
Ho già pronto un cappio per impiccare chi, a furia di odiarmi, è diventato un ottimo bersaglio del mio odio per me stesso. Mi manca la bambola di pezza da accarezzare durante l'esecuzione.
Se solo non l'avessi baciata ... se fossi morto prima ... se trovassi il coraggio di farmi abbracciare dalle persone che amo ... se riuscissi ad abbracciare mia figlia ... se non fossi il peggio di mio padre.
Sono tre in meno e tra poco saranno sei in meno. No, saranno sei in più, sei tacche in più.
 
 
*****
 
 
<< Shinji, sei sveglio? >>
Le orecchie di sicuro e, come primo passo verso il recupero della coscienza, devo dire che non è male, giacché la voce che sento è quella di Sakura. Il recupero dell'olfatto, invece, inizia ad abbassare la media poiché percepisco un urticante odore di disinfettante da ospedale. Il tatto è ancora non pervenuto ma, si sa, che alle volte è più lento; tuttavia riesco a percepire me stesso nello spazio e ringrazio di non sentire dolore. La vista è offuscata e ancora a metà. Chissà quando tornerà normale?
Il gusto ... dio, il gusto fa collassare le quotazioni del risveglio inondando le mie sinapsi di informazioni insopportabili provenienti dalla bocca che mi sembra piena di anestetico per dentisti. << Se non voglio vomitare >> consiglio a me stesso, << mi conviene rinunciare a deglutire >>.
Sono in un letto quasi al centro di una stanza molta grande e Suzuhara, piegata su di me a pochi centimetri dalla faccia, controlla le mie reazioni.
<< Shinji, come ti senti? Puoi rispondermi? >>
Lascio partire il comando ai muscoli facciali affinché si dispongano a formare un sorriso, ma non sono sicuro che la truppa abbia risposto con la dovuta diligenza.
<< Sakura! >> con un filo di voce inizio la frase che posso terminare solo col pensiero.Finalmente un volto amico, finalmente qualcuno che si preoccupa per me. Non potevi che essere tu.
<< Shinji >> sembra sul punto di piangere per la gioia mentre sorride con un entusiasmo appena mitigato da residui di un'amarezza che le aveva già rigato il viso.
Accarezzandomi una guancia, ripete la domanda: << come ti senti? >>
<< Non lo so. Dove sono? >> chiedo con la bocca ancora impastata.
<< Sei nel nostro ospedale. Abbiamo dovuto operarti >>.
<< L'occhio, è vero >>.
Sakura prende a massaggiarmi dolcemente il cuore. E' un gesto meraviglioso che mi infonde calore, ma ho la netta sensazione che stavolta non sia un buon segno, considerate le circostanze.
<< Allora >> inghiotto la saliva amara che avevo lasciato stagnare, << non funzionerà più? >>
<< Il trauma era importante >> prova a darsi un contegno per apparire professionale e guadagnare una maggiore distanza dal paziente e dalla brutta notizia che deve dargli. << Abbiamo tentato di tutto, ma il danno è irreversibile. Mi dispiace >>.
Espiro l'aria più volte con soffi secchi e rapidi mentre lotto per digerire anche questo boccone ripetendomi che sono ancora vivo e che poteva andarmi peggio. Forse Asuka si abituerà a ... << il braccio >> scatto per guardare alla mia destra come se dovessi impedire all'arto di fuggire.
<< Attento, sei sotto flebo >> mi rimprovera il medico che cerca di tenermi fermo. << Per quello, per il tuo braccio eravamo nelle condizioni di rimediare ... è stata un'operazione lunga ... >>
Il braccio è al suo posto, interamente fasciato ma c'è. << L'avete trovato? ... Come avete fatto? >> sorrido dimenticandomi dell'occhio. Dalla ferita parte un ceffone per ricordarmi che non si è ancora cicatrizzata.
Ricado lentamente con la testa sul cuscino e guardo il braccio che mi hanno riattaccato, chiudo l'unico occhio, ahimé, funzionante per gustarmi la percezione del mondo attraverso i recettori che pensavo di aver perduto per sempre e ... << E' come ... se non l'avessi perso >> devo constatare mentre sperimento la pronta obbedienza della mano ai miei comandi. << E' normale? >> la guardo sorpreso poiché mi rendo conto che non è affatto normale.
<< Tra poche ore dovresti essere già in grado di usarlo correttamente, devi solo farci l'abitudine >>.
<< E' un miracolo >> esclamo senza alcun entusiasmo. << il mio organismo è ...  fantastico >> torno a fissare con un'attenzione nervosa le bende e ciò che nascondono. << Sei stata ... eccezionale >> inizio ad ansimare. << Questo ... questo >> sono quasi in iperventilazione << questo non è il mio braccio >>.
<< Non ti accorgerai neanche della differenza >> ora Sakura mi tiene per le spalle caricando il suo peso su di me. Prosegue con la delicatezza che si deve ad un amico che sta per impazzire: << da questo punto di vista siamo all'avanguardia >>.
<< E' una protesi? >> domando rifiutandomi di pensare a cosa vedrò una volta che quella "cosa" sarà libera dalla fasciatura.
<< Si ma il materiale è quasi interamente organico e a prova di rigetto. I nervi, i vasi sanguigni, i muscoli, tutto è naturale >> pone l'accento sull'aggettivo << ed è stato suturato alla perfezione. Di ... non organico >> continua anticipando la mia domanda << c'è solo lo scheletro che è in lega metallica, la stessa che utilizziamo per ... >> distogliendo lo sguardo << gli Eva ... Però è molto resistente >> torna a cercarmi con gli occhi scuotendo la testa ed il busto come una macchina che singhiozza.
<< Sempre meglio che non averlo >> cerco di farmi forza ma soltanto perché c'è lei con me. Stringo i denti per sbarrare la via ai lamenti che risalgono dalla gola e cercare distrazione nel dolore che minaccia di riaprire le ferite.
Sakura aspetta che mi calmi. << Ti farà male per un po' >> mi dice portandosi sull'altro lato del letto dopo aver preso una siringa. << Questo ti aiuterà ... ti aiuterà a sopportare il dolore >> spiega con il volto contratto e buio mirando all'agocannula. Non esegue, però, l'iniezione e lascia che la medicina coli lungo le guide laterali in metallo.
Fingo di non accorgermene, obbligandomi a non fiatare per evitare di tradirla, e mi guardo intorno. In questo momento c'è chiaramente altro a cui prestare attenzione. Suzuhara non voleva ingannare soltanto l'occhio delle due telecamere di sicurezza, piazzate rispettivamente in direzione della porta d'ingresso e del letto, ma anche i curiosi dietro il solito maledetto specchio antiprivacy che squarcia la parete di fronte a me. Dall'altra parte mi osservano, in piedi e al centro di uno stretto corridoio, la signorina Misato, nascosta dai suoi grandi occhiali neri, che tradisce nervosismo battendo ritmicamente un dito sul braccio; Ritsuko che mi pugnala con gli occhi come se volesse strapparmi la carne a mani nude, forse per studiarmi o per mangiarmi; e, infine, Mari che mi guarda come se volesse capire in cosa mi sono trasformato.
<< Non c'è Asuka. Me l'aspettavo >> sospiro ma in realtà , dentro di me, sto chiamando a raccolta tutte le qualità che ho assorbito dai cacciatori per non perdermi. La necessità a volte è più persuasiva di mille buoni ragionamenti, non conosce morale e non si cura dei sentimenti ma contrasta ogni vana dispersione di energie.
<< Non te la prendere >> Suzuhara prova a confortarmi e intanto mi accarezza, furtiva, il braccio dopo aver mostrato la siringa vuota al pubblico. << Quando ... quando abbiamo avvertito le prime esplosioni >> racconta facendo attenzione a misurare il tono della voce, << ha cercato di salire sull'Eva per correre da voi. L'avrebbe pilotato anche da sola, anche senza Makinami ma ... >> sbuffa e i suoi occhi si inumidiscono << ... Per non parlare del casino che ha combinato quando quel mark vi ha attaccato. Ma tu sei stato ... l'hai distrutto così rapidamente che ... >>
Non so cosa sacrificherei per sentirle dire che Asuka era in pena per me, ma credo di aver già dato abbastanza. Ora mi interessa che risponda a due sole domande: << Come stanno i miei fratelli? >>
<< Siamo riusciti a stabilizzarli >> spiega emozionata battendo più volte con vigore il palmo della mano contro l'intelaiatura del letto. << Adesso Orso e il mio ... e Furia Buia sono fuori pericolo e recuperano in fretta. Lo sai come sono, anzi come siete fatti. Quanto al Biondo ... >>
<< Si chiama Musashi >> la corrego. Credo che meriti di essere conosciuto con il nome che ha scelto.
<< Scusa, ma con tutti questi soprannomi >> si morde le labbra e mi sento in colpa per averla ripresa. << Anche Musashi >> riprende << è stato operato e non abbiamo ancora sciolto del tutto la prognosi. Ciò che conta, però, è che abbia ripreso conoscenza >>.
<< Che ... che cosa? Operato? >>
<< Dicono che sia impazzito. Il mark che avete affrontato era una sentinella, alla Nerv ne hanno costruite molte fino a pochi anni fa. Deve avervi cercato dopo quell'esplosione ... maledizione potevate essere più discreti >> si dispera colpendo il materasso con un pugno a pochi centimetri dalla mia gamba.
<< Continua, per favore >>.
<< Beh >> riprende ancora scossa, << vi aveva seguito anche una pattuglia di soldati agli ordini di tuo ... Musashi, forse, se n'è accorto perché ha iniziato a gridare nella direzione da cui provenivano, come se riuscisse a vederli. Pare abbia sfidato anche la fortuna, chiamandola in modi indicibili. Pensa che ha sparato anche ad alcuni dei cacciatori che sono con voi solo perché volevano attraversare il ponte per dargli una mano >>.
<< E i soldati? >>
<< Se non sono morti tutti, i sopravvissuti avranno sicuramente rinunciato. Poverino, era così fuori di sé che, nonostante fosse ferito gravemente, ha steso due dei vostri quando hanno cercato di portarlo qui >>.
Gli avrei dato volentieri una mano << Perché non ci avete aiutati? >> mi lascio sfuggire.
Lo so che Asuka non poteva essere autorizzata a intervenire in uno scontro che ufficialmente non riguardava la Wille; comprendo che sarebbe stato azzardato far muovere l'unico Eva immediatamente attivabile e lasciare sguarnita la base proprio mentre noi stavamo affrontando una battaglia dall'esito incerto. Tutto questo lo capisco ma, dopo << perché nessuno si è mosso? >>
Sakura piega la testa in avanti e prende a martoriarsi le labbra e le mani mentra il viso torna a rigarsi, sembra quasi regredire all'infanzia.
<< Scusami! Non volevo >>. Lo so che, se fosse stato in tuo potere decidere, ti avremmo trovata sul posto con tutto l'occorrente per curarci.
<< Mi dispiace >>. Può dirmi solo questo e parlare unicamente per se stessa.
La mia attenzione torna sulle tre donne in attesa dall'altra parte, porto lentamente la mano alla gola per cercare il collare della mia punizione. << Hai detto che sono stato veloce ad abbattere il mark di Gendo. Quindi ... >> provo a formulare la seconda domanda assicurandomi che le mie labbra non siano visibili.
Sakura torna a controllare il nuovo braccio che riposa su una sorta di barella d'acciaio collegata al letto per mezzo di un sostegno mobile. << Si, ti hanno visto >> non mi lascia completare la frase. << Anzi, Kaji ha fatto partire i droni la notte scorsa. Abbiamo visto praticamente tutto >>.
E, nonostante avesse visto tutto, ci ha lasciati soli.
 << E no >> continua sottovoce sfiorando con le dita la guancia offesa, << non ti hanno messo alcun collare, ma è già pronto per te e per il tuo Paparino >>.
<< Dove sono i miei fratelli? >> chiedo presentando al pubblico sugli spalti l'espressione più mite ed ebete che riesco a pescare dal mazzo per non destare sospetti.
<< Nella stanza a fianco, tutti e tre >>.
<< Quanti soldati ci sono a controllarci >>.
<< Nel reparto >> Suzuhara mi offre un sorriso complice e arrabbiato << nessuno >>.
<< Si fidano di noi? >>
<< No, si fidano di me. Ho detto che, con tutti i tranquillanti che vi ho somministrato, per il momento non rappresentate una minaccia >>.
Meravigliosa ragazza! Sta scommettendo la sua vita su di noi darci la possibilità di fuggire o difenderci qualora la situazione dovesse volgere al peggio.
<< Comunque, Kaji deve tenere sotto controllo i militari del nostro aspirante golpista che è ferito e, per questo, imprevedibile >>.
<< Misato? >> chiedo.
<< Al colonnello non dispiace che siate al sicuro, ma lei e Kaji hanno una ... >>
<< Visione >> l'anticipo. Mi avete rotto con questa faccenda. Potremmo anche parlarne tra noi per stabilire quanto siano compatibili ed evitare così di buttare le nostre vite per niente.
<< Devo andare a visitarli >> mi comunica il dottore che, sicuramente, non vede l'ora di stare vicino al Paparino.
<< Quando potrò alzarmi? >> non mi va di farmi ammazzare in un letto d'ospedale né di farmi aggiogare con un collare bomba.
<< Devi essere paziente. Tra qualche ora ti sistemerò con gli altri, così potrete ... parlare >>.
<< Voglio i miei vestiti >>.
<< Che cosa non hai capito di quanto ti ho appena detto? >> prova a scherzare posando le mani sui fianchi per mimare disappunto. << Tra poco starai con loro >>.
<< Voglio ... i miei ... vestiti >> scandisco meglio affinché non vi siano dubbi, mentre mi domando da dove provenga tanta determinazione. << ... Se credi che nei prossimi giorni saremo al sicuro >> decido di correggere la fermezza dell'asserzione, << allora fa' conto che non ti abbia detto niente; ma se non è così, voglio i miei vestiti ... e le armi >>.
<< Quelle le hanno i tuoi amici, quelli veri, al locale >> risponde di colpo pallida.
<< Come ti senti, Shinji? >> riformula la domanda iniziale prendendo a guardarmi con impressionato stupore. Forse anche lei si sta chiedendo cosa io sia diventato. Su questo tema posso dire di essere due passi avanti a tutti e, tuttavia, l'enigma rimane irrisolto. I terremoti che si sono scatenati negli ultimi giorni mi hanno, comunque, insegnato a sospendere il giudizio e a calibrare con maggior freddezza le priorità. Non posso avere paura, non posso permettermi scrupoli né dubbi. Siamo ancora in pericolo, siamo ancora nel cuore della tempesta e, soprattutto, non possiamo contare su nessuno. Bastardi!!!
<< Non so dirtelo, Sakura >>.
Suzuhara scrolla la testa e, incerta, si avvia all'uscita. Prima di aprire la porta, si blocca e dice: << comunque, se vuoi ancora saperlo, Asuka vi era corsa incontro mentre i cacciatori vi stavano portando qui. E' rimasta sconvolta quando ha visto te senza un braccio, con tutto quel sangue sulla faccia, e i nostri medici che cercavano di rianimarti. Poi ha aspettato per tutto il tempo fuori dalla sala operatoria. Lo sai com'è fatta, non ti avrebbe mai dato la soddisfazione di vederla in ansia per te ... Ah, quasi dimenticavo >> si volta sorridente e triste, << se dovessi avvertire dolori allo sterno, sappi che la colpa è sua. Una con la sua forza non dovrebbe provare a praticare il massagio cardiaco >>.
<< Volevo ancora saperlo >> rispondo con il cuore un po' più leggero. << Grazie >>.
 
Sakura sta parlando con le tre fate turchine, una delle quali travestita da avvoltoio. E' inutile che mi sforzi di capire cosa si stanno dicendo, tanto non so leggere le labbra. Ripiego, pertanto, sulla vecchia abitudine di guardare il soffitto sconosciuto color bianco sporco che spezza la monotonia di un verdastro snervante.
<< Spero che almeno il Paparino e Orso siano ancora svegli >> penso ad alta voce. << Come faccio a proteggerli qui dentro? Come faccio a difendermi da Kaji? Lui è uno stratega fine come Gendo, lui guarda lontano, combatte di fioretto e non di clava come noi, lui gioca a scacchi. Io ho imparato soltanto dai miei fratelli e loro hanno tante qualità, sono in gamba e più esperti di me, ma non sono campioni di strategia. I pezzi degli scacchi sarebbero capaci di mangiarli sul serio. Che cosa posso fare da solo? >>
 
Mi sento meglio, tanto che fatico a restare fermo e mi rigiro nel letto sempre più insofferente. Il pubblico ha perso interesse nei confronti dell'attrazione della serata rinunciando così all'occasione di vedere l'animale da circo che si agita perché vuole alzarsi e perché l'effetto dell'anaestesia è ormai passato e il braccio finto inizia a fare un male cane.
<< Se non altro si comporta come uno vero >> mi dico stringendo i denti.
Scansiono la stanza per la millesima volta ma solo ora mi accorgo della presenza, sulla parete posta alla mia sinistra, di un lavabo in ceramica sormontato da uno specchio. << Tanto dovrò alzarmi. Non succede niente se mi guardo allo specchio per vedere come sono messo. In fondo, resterei pur sempre nella stanza >>.
Sollevo delicatamente l'arto dal piano su cui riposa, avendo cura di poggiarlo lentamente sullo stomaco e di reggerlo con la sinistra. Mi metto seduto, completo un paio di respiri per regolare la pressione e salto.
C'è troppo spazio per un solo posto letto. Me ne accorgo quando, impaludato in una vestaglia coloro grigio topo a pois celesti, arrivo a destinazione scortato dal sostegno mobile della flebo e termino il conteggio dei passi: ventisei. << Ok, so contare >> bisbiglio questa stronzata per rimandare di qualche secondo l'appuntamento con la mia immagine riflessa sullo specchio pulito.
Della mia faccia si vede solo la bocca ed il lato destro fino all'occhio, il resto è coperto senza soluzione di continuità da un tessuto bianco che in alcuni punti si sta già macchiando di rosso. << Mi sa che è gonfia >> commento trascinando i polpastrelli sulle garze. << Come faccio ad essere un buon cacciatore >> come faccio a difendermi << se vedo solo metà dell'universo? Come fa il Paparino a essere un buon cacciatore? >>
Chiudo anche l'occhio destro e svuoto la mente da ogni pensiero, come mi è stato insegnato. Su una tela bianca prendono forma la stanza in cui mi trovo con il suo arredo spartano, i dettagli del letto e poi il corridoio esterno. Mi fermo per confrontare quanto appena visto con ciò che impressiona il mio occhio buono. << Ok, la mia seconda vista funziona >> constato.
Riavvio l'esperimento, spingendomi oltre fino ad eguagliare il mio personale, e trovo i tre cacciatori stancamente adagiati nei loro letti. Musashi è decisamente il meno in forma ed inforca una maschera per l'ossigeno; Orso non presenta le occhiaie della morte che gli avevo visto quando siamo partiti da ciò che restava del nostro rifugio; Paparino è sveglio e si volta nella mia direzione come se anche lui stesse cercando di guardarmi ... No, come se avesse capito che lo sto guardando.
Riapro gli occhi di scatto, purtroppo anche il sinistro, e sono costretto a tenermi la guancia con la mano, per timore di riaprire la ferita, e a pestare il pavimento con forza per disperdere il dolore.
<< Avanti, Shinji, un atto di coraggio >> parlo allo specchio. << Anche dopo averlo perso, il tuo occhio si è attivato, forse funziona ancora. E' solo che non ricordo >> se in quei momenti si è accesa anche l'altra metà di universo.
Chiudo la mano destra a pugno e la riapro più volte. << Almeno il mio tic è salvo. Vediamo cos'altro puoi fare. Mi servi >> spiego alla nuova estensione prima di usarla per staccare la flebo. << Forse il dolore resterà sopportabile >> cerco di fregarmi dopo aver preso nota del successo dell'operazione. << Dai, Shinji, adesso arriva la parte più difficile >>.
Lentamente, con entrambe le mani e con non poche difficoltà, sfilo le bende. Come in una camera oscura la parte nascosta del mio viso si rivela per gradi: il taglio è lungo e i tessuti sono ancora gonfi ed irritati; sono saltati alcuni punti e la pelle circostante è macchiata di un rosso non del tutto fresco. Mi manca l'occhio da scoprire e richiudo l'altro prima di gettar via l'ultimo velo. Lo stomaco si elettrifica ed il cuore spinge sull'acceleratore quando sento che l'ultimo lembo di tessuto cade a terra. Timidamente sbircio lo specchio e  ... un cerotto bianco di forma rettangolare oppone un altro ostacolo alla mia curiosità.
<< Ma vaffanculo! >> sbotto strappandomelo senza cautela.
Indietreggio di qualche passo, istintivamente allungando il braccio umano contro quella cosa, quasi fosse un nemico. Ci metto un'eternità prima di trovare il coraggio di riavvicinarmi per definire, finalmente, l'insieme e i dettagli. Il braccio rimane steso ma, non più teso, ora tocca la guancia e l'occhio del mio riflesso. La palpebra è gonfia, in linea con tutto il lato della faccia, e chiusa malamente come il braccio orizzontale di una croce che, in verticale, si apre seguendo il solco di una ferita che da sotto lo zigomo supera il sopracciglio e si perde sulla fronte. 
<< Io ti ho già visto >> mormoro osservando l'immagine del cacciatore, che non ha più niente dell'adolescente che sono stato fino a pochi giorni fa. << Tu sei ... l'altro Shinji. Sto vivendo quello che hai vissuto tu? >>
 
Si, anche se in modo diverso, perché tu non parti da zero.
 
Secondo te, funzionerà quest'occhio?
 
Prova a scoprirlo. Noi non potevamo usarlo.
 
Mi ricorda quello che mi ha detto il vecchio. Diceva la verità?
 
Diceva ciò che sapeva.
 
Appoggio la fronte allo specchio per toccare idealmente la sua e dargli un po' di conforto. << Mi dispiace, ragazzo >> piango iniziando a sbattere la testa sul vetro per sfogare il senso di impotente frustrazione che provo di fronte al rinnovarsi di una sempre uguale presa di coscienza: << non c'è mai stata un'altra via possibile per me >>.
<< Coraggio, Shinji, non devi perderti in riflessioni esistenziali >> mi risveglio e stacco la testa dal vetro. << Dobbiamo imparare nuovamente a conoscere il nostro corpo >> ristabilisco le priorità. << Vedrai che non farà troppo male >> mi prendo ancora in giro centrandomi nel respiro.
Il destro si accende e così fa il sinistro, ancora coperto da una palpebra gonfia che presenta solo vaghe tracce di una precedente sutura. E' doloroso ma devo resistere. << Aumenta il voltaggio! >> ordino a me stesso.
Alla fine i tessuti cedono spruzzando sangue e svelano un occhio rosso fatto di at field che ridona una vita diversa al bulbo oculare ormai morto. Devo tapparmi la bocca per non gridare. Conto a ritroso i passi che mi hanno condotto dal letto allo specchio e ritorno: cinquantadue passi. E' quanto ci vuole perché il dolore si plachi. << Riesco a vedere, si riesco a vedere tutto, riesco a vedere >> continuo a dirmi con sempre maggior entusiasmo. << Devo solo regolarmi con la percezione della profondità. Sono ancora un cacciatore, posso essere ancora un operativo >>.
Devo fermarmi di nuovo e spingere una mano sull'occhio e sullo zigomo per ricacciare indietro le fitte che scatenano..
<< Povero, papà! >> esclamo. << E' questo che provi? Ti fa sempre così male? >>
Riprendo a indagarmi, il dolore si attenua, il respiro torna normale e posso togliere la mano. Sono di nuovo calmo e provo simpatia per il giovane cacciatore. << Questa non è la faccia di Gendo, io non sono lui. Ora assomiglio al padre che voglio e in più ... ho due occhi rossi. Io non sarò come te, Gendo >>.
Ci ho messo troppa enfasi e l'occhio si riapre un'altra volta. Devo fare appello alla volontà che ho messo a dura prova negli ultimi mesi per misurare la mia resistenza. << Se papà ci riesce >> mi carico, << ci riuscirò anch'io >>.
Tutt'a un tratto, considero che lo Shinji davanti a me non ha bisogno della mia simpatia, non ha bisogno di conforto. << Lui sa camminare da solo. Se lui c'è riuscito, allora posso farlo anch'io >>.
Sopportando la sofferenza, mi do coraggio e mi lancio in un sorriso, questa volta sfrontato e pronto a sfidare le rimostranze dei miei tessuti che vorrebbero riposare. Lascio libera una risata crudele e rumorosa perché sono ancora vivo, sono come il padre che ho sempre desiderato, e non come quello che mi è toccato in sorte; perché posso camminare da solo, perché posso combattere i miei nemici.
Non mi sento il re, ma potrebbe trattarsi di un difetto di prospettiva, perciò devo stare attento.
 
Sto ancora studiando questa nuova forma di Shinji quando entra Sakura che porta con sé i miei vestiti e gli scarponi. Sono indeciso se mostrarle o meno la faccia di un cacciatore dell'inferno con i giocattoli attivi, ma come uno stupido non ho considerato che lo specchio aveva già reso inutile la scelta.
Arresta il passo e lascia cadere i miei indumenti portandosi una mano sul petto. Suzuhara mi fissa impietrita e ora deve affrontare la sua prova e decidere se confermare a se stessa le belle parole che mi regalò sul lungolago[3].
<< Ti prego, Sakura >> sbuffo ancora di spalle. << Ti prego, accettami >> mi volto, << accettami anche se hai tutto il diritto di aver paura di me. Accettami >> piango e sanguino mentre mi avvicino perché lei non accenna neanche a respirare << anche se sono un pericolo. Non lasciarmi! >>.
Fortunatamente per me, Sakura è coraggiosa ed ha un gran cuore. Invece di fuggire tira un profondo sospiro e mi viene incontro. << Io ti accetto >> mi dice guardandomi con le labbra sporche dopo avermi baciato calorosamente proprio sulla ferita. << Dovrò rimetterti i punti >> sorride.
Abbraccio la sorella di Toji facendo attenzione a non stringerla troppo, mi riposo sul corpo e sull'animo di una persona gentile che, ancora una volta, per prima ha salutato il mio ritorno alla vita con un sincero benvenuto. << Dovrò fare pratica con il mio nuovo braccio >> butto una sciocchezza perché non serve dire niente di serio.
<< Ti abbiamo già visto, ricordi? >> bisbiglia al mio orecchio stringendosi a me. << Ho chiesto esplicitamente che il materiale non organico fosse quello degli Eva. E' un buon conduttore >> mi spiega. << Aumenterà l'intesità del tuo campo magnetico e renderà più potente ... quel colpo >>.
<< Ti voglio bene, Sakura >>.
 << Anch'io >> Suzuhara mi afferra per la nuca e abbassa di un altro tono la voce. << Non so cos'abbiano deciso, ma Kaji chiuderà i conti molto presto e non sono sicura che voglia restare in società con voi. Devo trovare il modo di trasferire i tuoi fratelli all'infermeria del villaggio. Lì saranno più al sicuro, ma avrò bisogno di tempo >>.
<< Quanto? >>
<< Mi servono almeno un paio di giorni >>.
<< Per questo hai deciso di portarmi i vestiti? >>
<< Non lasciare che lo uccidano >> mi implora.
<< Dovranno uccidere prima me >>.
Sakura si stacca dolcemente. << Allora non lasciare che ti uccidano ... però >> da medico indaga nuovamente la mia faccia, << dobbiamo fare qualcosa per quella ferita. Non puoi fare affidamento solo sul tuo fisico. Se non stai attento, non si chiuderà mai >>.
<< Come quella del Paparino >> rispondo. << Lasciami solo qualcosa per pulirla; temo che non potrò stare attento >>.
 
E' stato un sollievo strapparmi di dosso il lungo camicione da degente e indossare la  divisa da cacciatore. Riconosco i vestiti, sono quelli gelosamente custoditi da Mami perché appartenuti al figlio. Sono chiaramente freschi di bucato e, tuttavia, annusando la camicia, sento odore di sangue. << Non se ne andrà mai >> sospiro.
<< Hanno scelto bene anche il colore della pelle >> commento osservando da più angolazioni l'arto semi organico una volta liberato dalla fasciatura. Le dimensioni sono quelle giuste << Speriamo che cresca con il resto del corpo o un giorno mi ritroverò con un fucile a canne mozze innestato sul gomito >>.
Ci penserò dopo. Ora devo raggiungere i miei fratelli.
 
Camminare è fastidioso. Piccoli e innocui tagli tappezzano la pelle e si infiammano sfregando contro i vestiti, aggiungendo così un costante senso di bruciore ai colpi di sciabola che provengono dal volto e dal braccio. Il corridoio è sguarnito - ho atteso che fosse sgombro - e arrivo davanti alla stanza senza dover dare spiegazioni o forzare blocchi.
I tre cacciatoi sono ancora a letto. Furia Buia, davanti a me, è il più vicino alla porta, non ha la benda da pirata e la fronte è fasciata da garze che sembrano sul punto di cadere. Rimane immobile sotto le lenzuola lasciando scoperto solo il braccio sinistro, che poggia sul petto. Mi osserva con attenzione come se cercasse di scansionarmi e, intanto, stringe rumorosamente i denti e serra la mano a pugno.
Alla sua sinistra Orso si sforza di mostrarsi impassibile, ma il mio viso deve fare impressione non tanto per la ferita, quanto perché si tratta della faccia deturpata del cucciolo, sacrificata per saziare la fame dell'assurdità. Sembra più in forze e mi accoglie quasi seduto, con la schiena appoggiata a un cuscino sistemato in verticale, mentre con la mano accarezza il punto in cui la lama lo ha trapassato.
Ancora a sinistra, vicino al muro, Musashi è il più malridotto. E' sveglio ma non può ancora respirare autonomamente, eppure è l'unico che prova a salutarmi con un debole cenno della mano. Il monitor cardiaco segna un leggero picco nei battiti.
Come ci siamo ridotti!
<< Come va la faccia? >> domanda incolore Furia Buia che contrae la mascella per tenere a bada uno dei suoi scatti d'ira.
<< Pensavo peggio >> cerco di scherzare perché capisco che è triste per me. E quando Furia Buia è triste, possono succedere casini.
<< Di' la verità, volevi assomigliare al Paparino? >> mi prende in giro Orso, dopo aver ingoiato la sua dose di pressione.
<< Da quando lo conosco >> rispondo sedendomi su un piccolo sgabello circolare posto tra i due letti. << E poi l'alternativa era assomigliare a Gendo. Direi che il piano ha funzionato >>.
<< Mi sa che la cosa ti è sfuggita di mano >> commenta, con stentato umorismo, Orso che non può nascondere il tremolio della voce, << letteralmente >>.
<< Però, ho guadagnato un braccio nuovo >> mostro il trofeo mentre con l'altra mano mi asciugo il viso e non solo dal sudore. << Sakura mi ha fatto l'upgrade >>.
<< Certo che il dio di questo mondo ama gli orbi >> commenta l'omone.
<< Già >> interviene Furia Buia << ed ha un'insana passione per l'occhio sinistro >>.
<< Sarà un dio feticista >> rischio la battuta prima di piegarmi in avanti perché da un po' anche il petto ha iniziato a dire la sua. << O forse ... forse ne sa più di noi >>.
<< Anche tu hai una ferita al petto? >> mi domanda il Paparino con apprensione.
<< No, no >> mi affretto a spiegare. << A quanto pare sono andato in arresto cardiaco e vicino a me c'era Asuka. Si è fatta prendere dal panico e ha scatenato la sua natura angelica contro il mio povero cuore >>.
Sento che l'occhio del Paparino sta per aprirsi mentre stringe il pugno al punto da far scricchiolare le nocche.
<< Non l'ha fatto apposta >> smorzo la sua rabbia fingendo di aver capito che l'obiettivo dei suoi strali interiori fosse Asuka. << Voleva salvarmi. La prossima le chiederò di limitarsi alla respirazione artificiale ... Perché >> domando dopo aver fatto mente locale << mi hai chiesto se anche io ho una ferita al petto? >>
<< Così >> Furia Buia guarda da un'altra parte e inizia a massaggiarsi all'altezza del cuore. << Da come ti stavi toccando sembrava ... >>
<< Ha sbagliato altezza >> Orso mi aiuta a calmarlo. << Deve riprendere l'occhio per certe cose. Anche se mi domando >> tornando serio << cosa diavolo sta succedendo >>.
<< Intanto, non ho perso i miei poteri e questo ci tornerà utile >> raccolgo le uniche biglie decenti che ho in tasca. << Anche l'occhio sinistro funziona e non fa poi tanto male. In più mi ha detto Sa ... >> mi blocco perché mi sovviene che qualcuno potrebbe ascoltarci.
<< Non preoccuparti >> mi rassicura il ciclope. << Deve essermi casualmente sfuggito un picco di energia. Ci metteranno ore per curare le orecchie >>.
<< Sakura >> continuo spalle alle telecamere << ha fatto in modo che il mio braccio contenesse del materiale in grado di migliorare la potenza delle mie fucilate. Adesso sono ... la vostra super arma segreta >> concludo con una freddura che non fa ridere neanche me.
<< Chissà come sarà il tuo allievo? >> dice Orso che, notando la mia perplessità e quella del Paparino, si affretta a precisare: << insomma il nostro capo ha perso l'occhio sinistro, tu >> indicando Furia Buia << ti sei svegliato senza l'occhio sinistro e con quella cicatrice. Shinji ha perso l'occhio sinistro ed ora ha anche un braccio da sei milioni di dollari.[4] Perciò mi pare lecito chiedersi cosa accadrà al suo protetto e, soprattutto, chi sarà >>.
Musashi inizia a guaire e a muovere la mano. Mi precipito a raggiungerlo temendo in un peggioramento delle sue condizioni.
Il Biondo si agita facendomi segno di aiutarlo a togliere la maschera, forse vuole dirci qualcosa. Obbedisco facendo attenzione a non distruggere il suo salvavita e soffro sentendolo già boccheggiare in debito d'ossigendo mentre mi afferra debolmente il polso. << Io lo so >> rantola.
Avvicino l'orecchio alla sua bocca, affinché non si sforzi, per ascoltare una risposta che forse può anticipare il mio destino >>.
<< E' ... è >> si affanna << ROBOCOP! >>
Non faccio neanche in tempo a maledirlo per la fitta lancinante che ha ripreso a suonare un allarme stavolta del tutto inascoltato, perché la stronzata di Musashi ha il potere di spazzar via la tensione accumulata in giorni interi e di sbeffeggiare il dramma di una vita da condannati con una sonora pernacchia, di quelle che abbassano i toni e spodestano i re. La sua è comunque un'ottima strategia.
<< Imbecille! >> esclamo ridendo come se fosse la prima volta, mentre il sangue torna a colare lungo la guancia. Sistemo nuovamente la maschera al Biondo che mi accarezza sulla fronte girando la testa dall'altra parte per non farsi vedere.
<< Hai detto bene >> conferma con il suo timbro cavernoso il bestione. << Sei stato un coglione, Musashi. Adesso tu faresti la guardia e noi tre potremmo riposare. Ma appena ti riprendi ... appena ti riprendi ti ammazzo di botte >>.
<< Come state? >> chiedo.
<< Io e lui >> risponde Furia Buia riferendosi anche ad Orso << miglioriamo in fretta e non siamo stati drogati. Il moribondo, invece, ha ancora qualche problema e non ha bisogno di essere drogato >>.
<< Ritsuko? >>
<< Non è il diavolo >> commenta il Paparino. << Non solo lei almeno >>.
<< Anche con me Sakura ha finto di praticarmi quell'iniezione >>.
<< Dobbiamo uscire da qui >>.
<< Ha detto che ci vorranno almeno un paio di giorni prima che possiate muovervi, almeno voi due.Vuole curarvi ... >>
<< ... Al villaggio, si ce l'ha riferito. Il problema sarà arrivarci >>.
<< Che cosa sappiamo? >> ci e si interroga Orso.
<< Sappiamo che non ci ha aiutati >> inizia Furia Buia, soffocando un ringhio. << Quindi, Kaji aveva calcolato che saremmo riusciti a decimare il partito d'opposizione e sperato forse di liberarsi al contempo dei suoi ingombranti alleati, magari non tutti >>.
<< Eppure siamo qui >> riflette Orso. << E ci sta curando >>.
<< Non ha ancora vinto. Perciò ha deciso che tenerci in vita può tornargli utile >>.
<< E poi io devo pilotare lo 01 >>.
<< Kaji non si lascia distrarre dal suo obiettivo, che resta Gendo. No, se avesse davvero temuto di perdere il suo asso nella manica, non ti avrebbe mai permesso di stare con noi, non foss'altro perché questa volta sapeva bene cosa sarebbe successo >>.
<< Oppure >> propone il cacciatore con la barba << si sarebbe mosso apertamente per garantire a te e a noi protezione durante lo scontro e soprattutto dopo >>.
<< Il suo piano B è a buon punto >> sentenzia Furia Buia con l'occhio piantato su di me. << Ritsuko deve aver quasi ultimato il dummy utilizzando proprio le tue cellule. Ma, visto che non ama restare solo con un colpo a disposizione, Kaji ha colto l'occasione di tenere in vita il suo piano A, invece di ucciderlo dopo e nonostante quello che ha visto >>.
<< Si, Sakura mi ha accennato qualcosa al riguardo >> sospiro.
<< Quindi, cosa vuole? >> Orso prende a massaggiarsi il mento.
<< Quel figlio di puttana, vuole stravincere >> sputa il Paparino battendo il pugno sul materasso.
<< Come? >> domanda.
<< Vuole sfruttare la nostra condizione per costringerci ad assecondare i suoi piani. Lo farà con le buone rinfacciandoci le cure che ci sta fornendo o con le cattive facendo capire che non potrà garantire la nostra incolumità >>.
<< Perché ci farebbe questo? >> chiedo. Il ragionamento del Paparino fila ed è coerente con ciò che ho imparato di questo Kaji, sebbene soprattutto attraverso gli occhi dei miei fratelli. Il fatto è che non riesco ancora a far combaciare questo Ryoji con quell'altro
<< Siamo innanzitutto ciò che viviamo e le esperienze che facciamo >> risponde Furia Buia. << E, se non stiamo attenti, finiamo per diventare ciò a cui ci opponiamo. E' un confine sottile, un confine che non può mai essere definito con certezza >>.
<< Secondo te cosa ci chiederà di fare? >> Orso interrompe la deriva filosofica del Paperino e lo incita a tornare con i piedi per terra.
<< A noi niente >> ribatte.
<< A me? >> scoppio sorpreso indicandomi con il dito.
<< Tu sei ricattabile perché vuoi proteggerci e sei ancora un'arma utilizzabile. Vuole che facciamo fuori Kuchinawa, assumendoci davanti a tutti i suoi soldati e ai fedeli di quella corda marcia la responsabilità della fine dell'ultima testa. In questo modo, si libererà del capo dell'opposizione, non dovrà sprecare troppe energie per riportare l'ordine in casa propria, perché si occuperà solo degli ufficiali troppo compromessi, e, infine, potrà convincere i superstiti a rientrare nei ranghi e a odiare noi >>.
<< Offri un altro nemico ai tuoi nemici >> riassume Orso. << Scommetto che è sempre stato questo il suo piano. Mi mette i brividi proprio come ... Gendo >>.
<< Tu sei in grado di muoverti e lui lo sa >> mi dice il Paparino; << tu sei preoccupato per noi e lui o sa; tu non hai l'esperienza per contrattare con lui e lui lo sa >>.
<< Questo lo so anch'io >> aggiungo.
<< Non è un problema, Shinji, perché non devi giocare secondo le regole. Inoltre, l'esperienza può essere anche una fregatura, perché lui non può sapere quanto tu sia realmente cambiato. Nella sua mente resti pur sempre il cane di quell'altro stronzo >>.
<< Cosa devo ottenere? >>
<< Due giorni di vita per noi e la possibilità di andarcene >>.
<< Come faccio? >>
La sicurezza di Furia Buia fugge dal suo volto e riconosco il ritorno della paura.
<< Andiamo a caccia >> dico dopo aver ingoiato un litro di ansia. << Quindi, devo fare ancora la parte della lepre, vero >>?
<< Devi dargli fiducia, Paparino >> lo esorta l'omone. << Se l'è meritata >>.
<< Io ho sempre avuto fiducia in lui >> sbuffa Furia Buia. << ... Il problema è che >> continua guardando desolato la mia cicatrice << è troppo presto. E' troppo presto per te. E' tutto troppo veloce per te. Così non puoi elaborare quello ... >>.
Le incertezze di Furia Buia sono un potente carburante e non solo perché dimostrano quanto lui tenga a me, ma perché quasi certamente non avrei avuto la forza di fare ciò che ho fatto se non avessi desiderato liberarli dal mio peso. Se Furia Buia teme per me, allora posso comportarmi da adulto e rifiutare di aggrapparmi a lui. Ho giurato che non sarei mai più fuggito.
<< Ne avevo poco di tempo >> lo consolo. << Non è colpa tua papà ... rino, non è colpa vostra. Voi mi avete concesso fino all'ultimo secondo. Se saremo ancora vivi, mi aiuterete a non crescere troppo storto >>.
<< Dovresti dargli ascolto >> Orso rimprovera il fratello. << E poi ti sta chiamando papà da due giorni. E fallo crescere! >>
<< Non è vero >> ribatto imbarazzato. << Non l'ho mai chiamato papà >>.
<< Infatti, io non ricordo di averlo sentito >> sbotta Furia Buia fissando una delle telecamere alle mie spalle. << Sta arrivando >> ci rivela dopo un po'.
<< Ok >> mi affretto. << Allora, qual è il piano? >>
Il Paparino raccoglie le idee. << Fagli credere che vogliamo uccidere solo Kuchinawa e che vogliamo farlo alla luce del sole. Digli che ci serve il suo aiuto per trovare un pretesto plausibile e che gli converrà essere pronto. Non vuole che accadano casini all'interno del Wunder, perciò menti e giura anche sulle nostre madri che non entreremo in casa sua con le armi in mano >>.
<< E invece? >>
<< Vediamo come si svilupperà il piano, poi decidiamo. Kaji non è l'unico che sa adattarsi >> sorride maligno.
<< E chi ti dice che Kuchinawa non capirà che gli stiamo tendendo una trappola? >>
<< Perché ha più paura di noi e non ha ancora dichiarato apertamente guerra al suo capo. Anche di questo Kaji è consapevole >>.
<< Come faccio a imbrogliare uno come Kaji? >>
<< Semplice, non ci riuscirai. Lui ha già deciso cosa fare e contrattare è solo uno dei sistemi che usa per conoscere i punti deboli dell'avversario. Cosa ti disse Sakura quella volta? Sii onesto[5] >>.
<< Del resto tu non vuoi che qualcuno ci faccia la pelle >> continua Orso. << Perciò, diglielo e già che ci sei spiegagli che non ci farebbe male un approvvigionamento costante e a vita di energia elettrica e un maggior controllo del mercato di beni, lcl incluso >>.
<< Esatto, offrigli lo stock di lcl che abbiamo lasciato nella caverna del vecchio >> Furia Buia sviluppa il suggerimento dell'armadio. << Chiedi di essere scortato dai suoi soldati. Il capo della sicurezza non si farà sfuggire l'occasione di inviare una sua squadra per farti fuori >>.
<< Non so se riuscirò a convincere Kaji >> confesso i miei dubbi.
<< Devi farcela. Inventa, imbroglia, piangi, incazzati, ricatta, minaccialo, spaventalo, fagli vedere i tuoi occhi >> Furia Buia parte con l'elenco trasfigurandosi ad ogni parola come se immaginasse di trovarsi davanti al comandante in capo della Wille. << Non pensare alla vittoria o alla sconfitta >> continua con tono più calmo dopo aver notato che i miei sentimenti erano diversi dai suoi. << Lo stress è normale, ti mantiene pronto. Accettalo, perché questa è solo un'altra forma di combattimento: controlla la paura, resta concentrato e credi in te >>.
<< Poi, se va male, non preoccuparti >> mi sostiene Orso. << Tanto una soluzione la troviamo >>.
<< Shijni >> Furia Buia punta l'indice su di me. << Noi siamo già nella lista dei suoi nemici da quando siamo comparsi. E c'è anche il tuo nome. Da quella lista usciremo solo da morti. Quindi, non c'è niente che tu possa fare o promettere che gli farà cambiare idea. Invece, puoi decidere cos'è importante per te e cosa sei disposto a rischiare >>.
<< Io ho già deciso >> almeno spero.
<< Ottimo. Ah, ricorda che noi abbiamo un piano e alle volte per non far scoprire ciò che vuoi veramente tenere segreto è sufficiente ... >>
<< ... nascoderlo alla luce del sole[6] >> termino la frase.
 
 
Kaji mi viene incontro con la sua andatura dinoccolata e l'aria apparentemente distratta; cammina con passo leggero guardando il pavimento, quasi saltella sui piedi mentre affonda le mani nelle tasche. Mi saluta con un sorriso falso e gentile.
Lo precedono due robusti uomini stranamente vestiti in borghese, come le guardie del corpo che mi proteggevano quando esisteva ancora Neo Tokyo 3. Appena un passo dietro di lui, procede Ritsuko che distanzia di poco Sakura.
<< Non aver paura, Shinji >> mi incoraggio. << Hai già provato questa sensazione e sei riuscito a sconfiggere avversari molto più forti di te. Devi restare calmo. I miei fratelli mi hanno protetto, adesso tocca a me. Ho la testa vuota. Sta' calmo! Ehi, dico a te, te la senti di darmi una mano? >>
 
Secondo te? Lo sai che non ti abbandono.
 
Ci è mai capitato un combattimento come questo?
 
Tantissime volte.
 
E come ne siamo usciti?
 
A volte da vincitori e a volte da sconfitti.
 
Come faccio ad affrontarlo?
 
Devi fare una scelta e prendere una posizione.
 
Ci provo. << Allora, devo giocare di rimessa >> faccio un breve riepilogo << e lasciarlo parlare mentre io ascolterò con pazienza. I miei fratelli sono in pericolo e io devo aiutarli, devo guadagnare due giorni. Nessuno ci aiuterà, siamo soli. Tu, lurido bastardo, ci hai abbandonati senza farti scrupoli >>.
Mi basta accendere l'occhio destro per tramortire le due guardie con uno dei nostri muri brevettati. << Levatevi dalle palle! >> grido contro quelle figure già esanimi riverse sul pavimento.
 
Mi raccomando, avvisami quando decidi di incazzarti.
 
 Oh merda!
 
 Ormai è andata.
 
<< Cosa vuoi da noi? >> gli domando a bruciapelo a un palmo dalla faccia mentre rivedo i primi, concitati, secondi che avevano condannato a morte Ronin.
<< Che stiate bene >> risponde senza scomporsi facendo segno a Ritsuko di non agitarsi. << Sono felice che tu sia in piedi. Deve farti male la faccia e quanto al braccio ... >>
<< I medici sono fantastici >> lo interrompo.
<< Lo prendo per un grazie. Del resto, lottiamo contro una minaccia comune e gli alleati si aiutano a vicenda >>.
<< Grazie per aver fatto meno del minimo sindacale >> rispondo con quel poco di sarcasmo che riesce a sfuggire alla ronda della mia aggressività. << Più che come alleato ti sei comportato da >> stronzo << debitore distratto, visto che il grosso del lavoro l'abbiamo fatto noi. E grazie per non averci aiutato quando potevi intervenire >>.
<< Kaji dobbiamo chiamare la sicurezza >> sbraita la Akagi.
<< Sta' zitta >> le urlo imbestialito.
<< Non mi pare il caso di avvertire proprio loro >> la rimprovera con gentilezza. << Shinji è ancora sotto shock, è comprensibile. Torna più tardi, me ne occupo io >>.
Ritsuko non è sicura di aver capito bene o fa finta, ma deve fare marcia indietro quando il suo comandante, semplicemente fissandola, mette in chiaro che non la vuole tra i piedi. La Akagi soffia sulla frangia tornata lunga e si ritira, non prima però di avermi scagliato tutte le maledizioni conosciute in formato telepatico.
<< I tuoi compagni >> riprende Kaji che si è concentrato nuovamente su di me << ti avranno detto che non potevo muovermi apertamente per proteggervi. Quanto è avvenuto l'altra notte è stato orribile e abbiamo temuto per voi tutto il tempo, ma ufficialmente si trattava di uno scontro tra cacciatori e noi dovevamo fingere neutralità >>.
<< Peccato che all'assalto abbiano partecipato cacciatori >> piegando le dita per simulare le virgolette << con la divisa del vostro servizio di sicurezza >>.
<< Allora, abbiampo un motivo in più per essere felici di com'è andata perché il nostro comune nemico ha commesso il più imperdonabile degli errori >>.
Non mi prendi per il culo. La rabbia non si placa ma sento aumentare il controllo, non tanto per via del sempre più familiare senso di continuità con l'altro Shinji che in qualche modo si sta stabilizzando; ma in quanto comprendo che restare vigile è indispensabile se voglio portare a casa il risultato e difendermi dalla doppiezza nascosta nei suoi argomenti. Lui è freddo, come Gendo; lui sta mentendo. << Cosa aspetti allora, che muoia di vecchiaia? Vuoi prendertela comoda o hai bisogno di noi? >>
<< Non mi servite >> ribatte seccamente gettando la maschera. << Non mi servite affatto. Se mi prendo cura di voi è perché rispetto sempre la parola e aiuto i miei alleati >>.
<< Non hai risposto >> replico chiudendo la mana pugno con pessima scelta di tempo.
<< Non devo risponderti >> ribatte gelido. << Non voglio offenderti, ma, se mai dovessi giustificare il mio operato o condividere le mie idee, lo farei con il vostro capo, non con voi, non con te >>. Recupera la sua espressione da uomo affabile e mi poggia una mano sulla spalla. << Devi solo fare esperienza, è ancora troppo presto per te. Però, devo confessarti che non posso rischiare che scoppi una guerra nel wunder. In tanti, qui, non hanno mai usato un'arma in vita loro. Qui ci sono scienziati, ingegneri, medici >> indicando Suzuhara cui era stato concesso di restare, << tutte persone che possono restituire benessere a questo povero pianeta >>.
Ho capito. << Non l'avevo vista così. Scusa, sono stato impulsivo >> fingo rammarico.
<< Non fa niente, Ragazzo. Un giorno capirai come funziona e allora potresti essere la nostra unica speranza di salvezza. Un giorno >> poggia anche l'altra mano << potresti essere tu a guidare la Wille >>.
Sono tentato di farlo esplodere perché anche Gendo rivelò a Furia Buia di aver visto in lui il suo degno successore. << Ma quanti eredi! >> rispondo afferrandolo per i polsi. << Quindi, se ho capito bene, ormai hai vinto e puoi sbrigartela da solo. Vado a comunicarlo al mio capo. Deve essere al locale adesso. O vuoi farlo tu? >> gli chiedo allontanandolo bruscamente proprio come avrebbe fatto il Paparino.
<< Tu non capisci, Ragazzo >> sibila l'uomo col codino.
<< Se ho capito male, allora mi dispiace. Se hai ancora bisogno di noi mettiti d'accordo col mio capo. Ci sarà anche il nostro stratega. Vi intenderete meglio >>.
<< Vedo che continui a farti usare >> mi spara al cuore confidando di trovarlo ancora sguarnito.
Mi crea fastidio sentire che il colpo arriva ancora a segno. Tuttavia, ho sviluppato buoni anticorpi e so che vuole fottermi esattamente come faceva Gendo . << Non mi curo del tuo punto di vista >> mi affretto a replicare con durezza.
<< Non ti rendi conto che noi possiamo salvare la Terra rimarginando le ferite che tu le hai inferto? >>
 
Le lusinghe non funzionano e ora parte col senso di colpa.
 
Fa male sapere che non ha completamente torto. << Ti farò costruire una statua >>  lo insulto.
<< Noi facciamo rinascere paesi, intere città, bonifichiamo i corsi d'acqua ed eliminiamo il veleno che aveva invaso l'aria che respiriamo e resa sterile la terra >>.
<< Te ne farò costruire due, allora. Però, non mi sembra giusto far crescere villaggi o addirittura città e poi mantenere il controllo della maggior parte delle risorse, obbligando i nuovi cittadini a vivere di rapina >> azzardo perché devo provocarlo. Non conosco niente del mondo al di fuori di questa piccola regione in cui mi muovo, ma sta dettanto lui il gioco, non mi ha ancora detto cosa vuole né mi offre la possibilità di mostrargli i miei punti deboli. Non ce la faccio più.
<< Non sai di cosa parli Le risorse sono poche >> risponde Kaji che si sta chiaramente spazientendo << e siamo in guerra >>.
<< E per vincerla ti serviamo, vero? Anzi, no, ti servo io a bordo dello 01 >>.
<< Se fosse come dici, non saresti mai finito in mezzo ai cacciatori. Vedo che non è un momento buono per parlarti >> Kaji infila di nuovo le mani in tasca e si volta verso Sakura. << Per favore, aiutali a riprendersi. Addio, Ragazzo >>.
Ho fallito. Ho chiesto troppo a me stesso. Chi mi credevo di essere? Io sono solo un bambino. Chi mai potrebbe dar retta ai capricci di un bam...bi... NO! Io non sono più un bambino. Non avrò esperienza, la tua esperienza, Kaji, ma a pochi metri da noi ci sono tre persone che hanno fiducia in me. Io << mi chiamo Ikari Shinji >> urlo come feci quando chiesi a Gendo di farmi pilotare lo 01. Io non chiedo più e sono fiero del nome che porto. E' il nome di uomo.
<< D'accordo, Ikari Shinji >> risponde Kaji ormai di spalle sventolando la mano e il codino.
<< Da quando sei diventato come Gendo? >>.
<< Da quando ho deciso di oppormi a lui >>.
<< E ne è valsa la pena? >>
<< Dimmelo tu >>.
Torna di nuovo il dilemma: la salvezza del mondo o quella di una sola persona? Aveva ragione Furia Buia, la scelta è maledettamente semplice e non puoi tenere due piedi in una scarpa. Se ho una speranza di combinarne una giusta è perché un giorno quei tre hanno deciso che la mia vita era più importante[7]. Certo, non è andata esattamente così ma hanno preso una posizione quando era necessario farlo.
<< Anche tra cent'anni mi vedrete come un nemico >> ragiono, << anche tra cent'anni ricorderete quello che ho fatto e sceglierete di farmi indossare la maschera che più convince i vostri pregiudizi o i vostri interessi oppure i vostri capricci. Non importa quante azioni giuste riuscirò a compiere. Crederete a ciò che vorrete perché il succo della storia è che non mi perdonerete mai. I miei fratelli, invece, l'hanno fatto e hanno creduto in me >>. Ci avresti lasciati morire, figlio di puttana!
<< Non avresti dovuto farlo >> ora basta.
<< Come? >> Kaji si ferma.
<< Hai commesso un grave sbaglio a lasciarmi con i cacciatori >> torna a divampare il fuoco << perché adesso so che sei solo l'altra faccia putrida della medaglia >>.
<< Tu non sai niente >> Kaji si volta.
<< Non è importante. Posso decidere di inventarmi una qualunque balla e crederci come se fosse vera >> lo raggiungo scostando malamente Suzuhara, pregando che capisca e mi stia lontano << e sai perché? >> spalanco anche l'occhio sinistro e altro sangue schizza, macchiandogli la giacca. << Perché io ho il potere di decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato. E se non sei d'accordo, allora prova a fermarmi >>.
<< E' così che deve finire? >>. Kaji non perde il controllo, ma ha accusato il colpo.
<< Dimmelo tu >> fanculo! Non aspetterò che tu ti decida a parlare. << Non me ne fotte niente di Gendo, di te, dello 01. Mi interessano solo quei tre >> e anche Sakura. << Tu mi assicuri che nessuno farà loro del male e non dovrai temere niente da me >> gli ringhio in faccia e provo orrore per quello che sto per dire e per la facilità con cui lo dirò. << Ma, se loro muoiono, potrei perdere la testa e dare la caccia a tutti voi >>.
<< Sei davvero cresciuto o sei rimasto sempre lo stesso ... >>
<< Bamboccio? E' una questione di punti di vista. Ah riferisci a quella zitella che si illude di essere una scienziata che i miei poteri si evolvono rapidamente e le sue analisi sono ... datate >> so che sto forzando la mano, ma ho come l'impressione di seguire una strada che si assottiglia fino a ridursi ad una linea quasi invisibile. Solo l'obiettivo alla fine del percorso giustifica i miei passi da empio. Non mi faccio prendere in giro dalla sua visione, pur sapendo che il bene e il giusto sono presenti su entrambi i lati dello schieramento. Io so cosa voglio, eppure non sopporto il piacere che provo a minacciare il mio nemico, non sopporto che mi risulti così naturale. << Perciò, gli inibitori che mi avete somministrato non hanno avuto alcun effetto su di me >>.
<< Sai bene >> replica compassato << che non posso garantire la loro sicurezza. Non posso garantirla neanche a noi >>.
<< Quindi, non hai tutto sotto controllo >> vuoi usarci ancora << e hai bisogno di noi. Bastava dirlo. Però >> il dolore braccio mi sta facendo incazzare, << ... però, giusto perché il concetto non ti sfugga, se dovessero morire anche per cause naturali o per un attacco fulminante di vecchiaia, non solo aiuterò Kuchinawa, ma lo proteggerò fino a quando non avrà dato il comando di sparare al plotone d'esecuzione che ti farà fuori. In fondo, mi pare di capire che sia un tipo ragionevole, proprio come te >>.
<< Se lui vince, vincerà anche tuo padre >>.
Non dovevi dirlo. << E chi se ne frega! Tu guardi troppo lontano Kaji. Tu hai in mente Gendo, ma non capisci che davanti a te >> lo afferro per la camicia, << c'è un altro Ikari in circolazione >> tanto è così che mi vedi.
<< Non parli da alleato, ma ... da nemico >>. Una semplice pausa al momento sbagliato tradisce la sorpresa che ha bucato l'autocontrollo, altrimenti a prova di bomba, del più degno avversario di Gendo. Kaji, però, recupera il dominio di sé e, sfoderando il sorriso delle migliori occasioni, mi assessta due veloci pacche sul dorso per invitarmi a lasciarlo.
<< Che pretendi da un alleato che hai prima usato e poi hai quasi lasciato morire? E risparmiami le tue stronzate ... >>
I due agenti di scorta dietro di me stanno recuperando i sensi. Senza distogliere gli occhi dal mio principale obiettivo punto il braccio nella loro direzione. << Sakura, allontanati! >>. La mia voce fa trasalire anche me (avevo sbagliato braccio).
<< E tu saresti disposto a rischiare tutto per una sola persona? >> domanda nervoso il capo della Wille riferendosi chiaramente a me.
Così provocò Furia Buia che aveva già deciso. Ora comprendo la risposta che gli diede e sono più certo della mia scelta. I miei fratelli non metterebbero mai in pericolo chi può costruire qualcosa di buono, perché il nostro compito è portare equilibrio; i miei fratelli non permetterebbero mai a Gendo di vincere perché è il vero nemico a cui ci opponiamo. La paura di trovarmi dalla parte sbagliata in un mondo in cui giusto e sbagliato sono solo punti di vista era frutto di una visione limitata. Il bene e il giusto, infatti, non si trovano in una parte soltanto poiché esistono all'interno di una relazione di cui noi siamo, appunto, una parte. Siamo il limite per eccellenza, quello che dà significato alla libertà, siamo il limite per chiunque e di qualunque visione affinché nessun punto di vista possa prevalere. E lo siamo perché la nostra natura ci ha regalato abilità straordinarie e perché così abbiamo scelto. << Per loro tre puoi starne certo >> non puoi capire che dico sul serio e sto anche scherzando, proprio come fece il Paparino. << E tu sei disposto a rischiare? >>
Neanche Kaji aveva calcolato bene l'incognita che rappresento, non si aspettava che decidessi di diventare adulto. A sua difesa devo dire che anch'io sono sorpreso e spaventato da me stesso che, accompagnato dal mio passato, seguo piste che scopro di aver già battuto in un altro tempo.
<< Allora dovrai darmi una mano, così potrò proteggerli meglio >> l'uomo col codino, l'amore di Misato assorbe con frustrante facilità anche questa risposta.
<< Suzuhara >> schiocco ad alta voce, << per quanto dovrete tenere i miei fratelli sotto osservazione ... qui dentro? >>
Sakura sta al gioco e aspetta che Kaji l'autorizzi a parlare. << Almeno due giorni >> dice dopo aver ricevuto l'ok.
<< E poi? >>
<< Poi, potrò curarli al villaggio >>.
<< Dove vengono usati i nostri strumenti >> precisa il capo della Wille.
<< Con cui hai appena pagato tanti quantitativi di lcl che vi abbiamo fornito finora. Per il futuro devi considerare che adesso abbiamo il monopolio, quindi dovrai rinegoziare con il nostro capo >> dio, che schifo
<< Nient'altro? >> Kaji mi guarda pensieroso.
<< Ti chiedo solo di essere nostro amico. Sarebbe un bel gesto da parte tua accettare anche di rifornirci di energia elettrica a vita e metterti d'accordo con noi per il benessere del nostro villaggio. In fondo, è quello che vuoi, portare il genere umano dall'età della pietra a quella del bronzo >>.
<< Potremmo anche andarcene >>.
<< Non hai capito che è un ricatto? Proprio per questo ci darai quello che ci serve prima di farti schiantare da Gendo. Non preoccuparti, lo sconfiggeremo noi per te >>.
<< Se hai finito, adesso parlo io >> para e contrattacca. Quel maledetto non ha emozioni. << Ho già deciso: accoglierò tutte le tue richieste >>
Troppo facile!
 
In effetti, non ci ha chiesto niente. E tu sei andato troppo in fretta.
 
Grazie per avermi fermato.

Mi stavo divertendo, scusa.
 
<< Torniamo al nostro attuale problema. Esiste ancora una minaccia ed è a capo di diverse centinaia di uomini. Non voglio un'epurazione di massa e non voglio che sia versato sangue nella mia casa. Voglio che siate voi a occuparvi della questione, dal momento che sta a cuore anche a voi. Credo che il tuo Paparino ci sia arrivato, ho ragione? >>
Cazzo! Mi stava studiando.
 
Cazzo!

Qualcosa di più utile?
 
Adattati!
 
<< Bene >> riprende senza darmi il tempo di organizzare una contromossa. << Io trovo il modo di farlo uscire allo scoperto, tu lo uccidi, io intervengo e i tuoi fratelli potranno tranquillamente recuperare da noi >>.
Fottiti! << Prima la mia famiglia dovrà essere al sicuro, poi trovi un modo per farlo uscire allo scoperto e noi lo uccidiamo >>.
<< Non abbiamo tutto questo tempo. E' migliore la mia idea >>.
<< Non lo è perché ... >> le parole di Sakura: "sii onesto" << perché non mi fido di te. E poi, tecnicamente, è un tuo problema >>.
<< Che cosa propone Furia Buia? >>
E' evidente che cerca di stanarmi colpendo ai fianchi la sicurezza che in buona parte sto simulando per rimanere fedele ai suggerimenti del Paparino. D'accordo, diamogli una bugia più luccicante << Un pretesto. Vi forniremo le nostre ... metà delle nostre scorte di lcl. Il viaggio è lungo e tra andata e ritorno farò in modo che ci vogliano due giorni. Mi farò accompagnare da alcuni dei tuoi soldati e lascerai che ci segua una scorta del vostro reparto di sicurezza. Cercheranno di uccidermi e come cacciatori saremo costretti a reagire perché Kuchianwa sarà uscito allo scoperto. Tanto lo sa >> provo a forzare il suo consenso << che sei nostro alleato >>.
<< Credi che abboccherà? >> mi chiede incassando la testa nelle spalle e incrociando le braccia come se non fosse convinto.
<< Certo che lo farà. Lui deve eliminarmi e ... >> non so cos'altro dire. A questo non ci avevi pensato, Paparino.
<< Droga >> provvidenziale mi arriva, camuffata da colpo di tosse, la soluzione da Suzuhara.
<< Fa' sapere che sono stato drogato >> grazie Sakura << e che non sono una minaccia. In fondo, non era questo il vostro piano? Lui vuole la mia testa e io gli offrirò la mia testa >> meglio la mia che la loro.  
<< Può funzionare >> riflette Kaji << ma dovrai esserci solo tu ... anche se non sarà facile darvelo in pasto quando tornerai, sempre ammesso che tu  riesca a tornare >>.
Un altro ricordo: Furia Buia che litiga con Mari[8]. Ravvivo le fiamme dei miei occhi e << guardami e chiediti se me ne frega qualcosa. Trova il modo o al ritorno mi vedrai dall'altra parte. Ah, non farti trovare impreparato! Se ci attaccano in massa, farai bene a scoprire le tue carte questa volta o ... non c'è bisogno che mi ripeta, vero? >>.
<< Mi piace il tuo piano >> sorride maligno fingendo di non aver colto nessuna minaccia. << Ti farò scortare all'uscita. Dammi il tempo di organizzarmi ma penso che tra un paio di ore potrete muovervi. Non è necessario che tu riferisca ai cacciatori, tanto ci avranno già ascoltati oppure saranno aggiornati dal loro medico >>.
Non ho bisogno di girarmi per capire che Sakura è sbiancata.
<< Ah, tenente, non dirò niente alla dottoressa Akagi della misera fine che hanno fatto i suoi preparati, ma la prossima volta fa' più attenzione. Sono composti pericolosi e vanno smaltiti secondo le procedure. Ancora non si sono ripresi? >> indicando i due che avevo steso pochi minuti prima.
<< Cre ... credo che ci vorrà ancora qualche minuto >> risponde con un'impennata del timbro << So ... sono ... >>
<< Ricoverali! >> ordina impassibile.
 
<< Come hai fatto? >> Sakura sta ancora tremando ma non per lo Shinji che ha visto; sta tremando per l'uomo che se n'è appena andato. Si appoggia alle mie spalle, non so se per rincuorarmi o per cercare un sostegno.
<< Dolore e paura >> sospiro e sto tremando anch'io. << Ha ragione Orso: quell'uomo mi mette i brividi >>.
<< Gliene hai messi anche tu. Che cosa pensi di fare ora?  >>
<< Non lo so, ma ho dato due giorni di vita ai miei fratelli. Non chiedevo altro >>.
<< Visto che a quanto pare non sono una brava spia, devo dire qualcosa? >>
<< Paparino sa già tutto >> la bacio sulla fronte << Io esco da solo. Devo prima parlare con gli altri del gruppo. Non preoccuparti, consoco la strada >>.
<< E' rishioso. Ti conviene aspettare >>.
<< Devo vomitare, Sakura >> sono costretto a confessare in balia della vergogna e della nausea. << Non ho ancora imparato a gestire lo stress >>.
 
 
All'uscita mi accolgono una bella giornata di sole e tanti soldati. Alcuni sono agli ordini dell'uomo che dovremo uccidere e che ora mi osserva arrabbiato e preoccupato a pochi metri da me, sulla destra, marcato stretto da Makinami. Ci sono altri militati, indossano una giacca più chiara e obbediscono a Kaji.
Non servono le mie percezioni per avvertire la presenza di Asuka che mi scruta dalla sommità del wunder, fiera e impostata come quando mi spazzò a terra in quello che la mia attuale coscienza ricorda come il nostro primo incontro.
Non so se può vedere com'è ridotto il suo Shinji. Io, più passa il tempo, più ho paura di cercarlo perché non posso più fingere che tutte le colpe siano del pilota e la violenza di quell'altro.
Inizio a camminare a passo lento guardandomi nervosamente intorno; l'occhio destro è acceso e formula una protezione sul mio corpo.
Conto i fucili e continuo a camminare; penso ai miei fratelli ancora nella pancia del mostro e aumento il passo; rivedo nella mente Furia Buia e Orso moribondi e i miei occhi indugiano sull'ultima testa da tagliare, prima che maturi il tempo per dare la caccia a Gendo e forse a Kaji; partono spezzoni del mio scontro con il mark e sento montare la rabbia. Ci hanno lasciati soli perché tutti vogliono vedere morte quattro divinità che non hanno chiesto di essere tali. << Ho affrontato Kaji >> mi dico e la frequenza aumenta. << Ho superato quella mostruosità e non ho trovato pace. Ho ucciso i miei nemici >> arrivo al piazzale in cemento che delimita la terra di nessuno << e ho perso la mia innocenza. Io ho combattuto il padre che mi ha abbandonato. Cos'è nato dal caos? >>
Io non sono così. Non sono mai stato così.
 
Abbiamo imparato.
 
Chi sono realmente?
 
Ikari Shinji
 
Chi sei realmente?
 
Ikari Shinji
 
Perché siamo diversi?
 
Non siamo diversi.
 
Perché allora parlo con me?
 
Perché siamo divisi.
 
Perché ci siamo divisi?
 
Perché non ci siamo mai veramente accettati.
 
Allora perché mi aiuti?
 
Per lo stesso motivo per cui tu accetti il mio aiuto.
Perché abbiamo cercato di volerci bene e ora stiamo imparando anche questo.
 
Cosa mi succede?
 
Semplicemente, hai deciso di crescere.
 
Cosa sto facendo?
 
Stai prendendo una posizione.
 
Cosa devo fare?
 
CORRI!!!
 
Protetto dal mio at field, volo sospinto da un furia bruciante come i miei occhi (anche il sinistro), spaventando con la faccia da demone altre persone che mi invocano di giorno e mi odiano di notte.
Non sono più la preda inerme che si fece picchiare senza reagire proprio qui su questo cerchio di cemento, il primo giorno; ora so combattere, io sono un predatore. Non sono più seduto ad aspettare e desiderare la fine, perché io voglio vivere. Non sono più travolto da eventi che devo subire per comprare un po' di conforto. Io ho deciso il corso della mia vita, io decido il mio destino, io cammino sulle mie gambe e non seguirò nessuno.
Grido con tutto il fiato che ho in gola e al diavolo il mio cuore - obbedisci e continua a pompare! Non è il pianto di un bambino, non è il lamento stridulo di un adolescente incompiuto. << Questo >> penso << è l'urlo di un uomo. Ve l'avevo promesso. Aspettatemi, perché io non vi lascerò soli, io difenderò il mio mondo >>.
 
 
*****
 
 
Ho avuto l'impressione che mi stessero aspettando. Il boss e lo stratega parlottano in piedi vicino al tavolo preferito dall'orbo più antico del gruppo; l'oste è dietro al bancone e ha l'aria distratta; vuota un cicchetto che la va di traverso quando si accorge di me.
Anche i due cacciatori faticano a rimanere calmi di fronte al viso gonfio e deturpato del nuovo membro del gruppo.
<< Come stanno gli altri tre? >> Kosuke deve avere già un quadro della situazione e sta già considerando le priorità.
<< Abbiamo solo due giorni per portarli a casa. Dopo ... moriranno >> rispondo con voce dura e i fari ancora attivi, nonostante il dolore e il sangue.
<< Per ora sei al sicuro >> mi dice Matsuda strofinando velocemente una mano dietro le mie scapole. Anche lui considera le priorità ma mi concede un gesto d'affetto. << Perciò, risparmia la benzina e fatti dare una pulita. Stai sporcando a terra >>.
Mami non smette di fissarmi, sembra indecisa se riconoscermi o cacciarmi. Alla fine sceglie la terza via: vuota un altro bicchiere e sparisce in cucina.
<< Racconta com'è andata! >> mi esorta il capo con la benda. << Siediti! >> offrendomi il suo posto.
 
<< Tu che ne pensi? >> l'orbo si rivolge a Matsuda. Non lo dà a vedere ma è sconvolto e furioso.
<< Penso che, se dovesse capitare un'altra volta, non resterò a difendere il villaggio >> risponde trattenendo una smorfia di rabbia.
<< La corda marcia l'avrebbe occupato, vero? >> traggo le mie conclusioni.
<< No, dovevamo proteggerlo dai nostri alleati >> risponde. << Questa non è casa loro e non hanno i nostri interessi. Cosa pensi che avrebbero fatto se aveste perso? Ci avrebbero saccheggiato, offrendo così una scusa al nostro attuale avversario per intervenire >>.
<< Per questo non si sono mossi per aiutarci >>.
<< Più che altro perché avevano paura ... >>
<< E poi non ci amano >> Kosuke dice la sua verità, che è la nostra, senza girarci attorno.
<< Comunque, abbiamo ancora spazi di manovra >> riflette Matsuda tornando al tema più importante.
<< Tra poco verranno a prendermi >> comunico mentre continuo a pulirmi la faccia con un panno, ormai da buttare, che il capo era andato a prendere dall'appartamento del vecchio al piano di sopra.
<< Andiamo per gradi >> dice lo stratega. << Per prima cosa, verrò con te e già che ci siamo ci portiamo qualche cacciatore con noi, giusto per tenerli lontani da qui e perché saranno costretti a intervenire se la situazione dovesse precipitare >>.
<< Ma Kaji vuole che io vada da solo >>.
<< E' un'occasione troppo ghiotta per lui. Non farà storie. E se dovesse farle >> digrigna i denti serrando i pugni, << andiamo a prenderci quei tre e ce la giochiamo. Non andrai da solo, io non mi fido >>.
<< Perché? >>
<< Perché è un degno avversario di tuo padre ... scusami, Shinji >>. Prende un profondo respiro e continua: << la sua posizione è più forte dopo l'impresa che avete compiuto; purtroppo non sappiamo quanto. Ciò significa che potrebbe aver deciso o messo, comunque, in conto di prendere due piccioni con una fava. A giudicare da come si è svolta la vostra trattativa, non mi stupirei se ti avesse portato dove voleva >>.
<< Mi ha fregato, quindi? >>
<< Non te la prendere. Ti sei misurato con un fuoriclasse. E' possibile che nel piano che avete concordato tu sia davvero la preda. Per questo mischieremo un po' le carte. Se al ritorno i tre marmocchi saranno ancora vivi, seguiremo l'idea del Paparino >>.
Mami esce finalmente dalla cucina portando con sé garze e fiale, supera il bancone e sposta bruscamente il nostro capo. << Alzati, Shinji! Fatti dare un'occhiata >>.
Sono consapevole di quanto possa apparire stupido, ma la sua premura, per quanto ruvida, ha il potere di farmi dimenticare che vogliono ancora ammazzarmi e che siamo nel pieno di una letale mano di poker. Temevo che mi avesse rifiutato.
Mi scorta fino allo sgabello su cui era solito sedersi Orso tenendomi per il braccio buono e inizia dal viso. E' gentile e attenta come una madre mentre strofina più volte sulla ferita dell'ovatta imbevuta di lcl allo stato grezzo, di quello che va applicato a mo' di impacco e che solo in quattro al mondo possiamo tollerare. << Bevi >> mi dice porgendomi l'altra versione dell'acqua miracolosa di Obelix.
E io bevo senza fare storie, godendomi le coccole spartane di questa donna e un piacevole senso di pace che accoglie l'inaspettato vagito del ragazzo che fu pilota di Eva.
<< Il piano del Paparino è azzardato, se non suicida >> lo stratega striglia l'adulto che voglio diventare.
<< Non ho capito in cosa consista >> girandomi verso il cacciatore.
<< Sta' fermo! >> mi rimprovera con dolcezza la donna prendendomi il mento con la mano.
<< Io si. E al diavolo, a me sta bene. Del resto, me lo sono immaginato tante di quelle volte che potrei muovermi a occhi chiusi >>.
<< Mi occuperò di convincere o costringere anche gli altri cacciatori >> ringhia Kosuke. << Dopo quello che avete passato ho voglia di tornare in azione >>.
<< Considerate anche me >> sibila Mami che non distoglie gli occhi dalla mia guancia e dall'occhio.
<< Te la senti? >> chiede il capo.
<< Hanno ammazzato quello stupido del vecchio >> risponde emozionata. << Hanno fatto questo >> accarezzandomi la ferita << ai miei ragazzi e li hanno anche abbandonati. Puoi star certo che me la sento >>.
<< Cosa volete che faccia? >> domando.
<< Per adesso ci concentriamo sulla nostra gita di due giorni >> risponde lo stratega.
<< E già che ci sei mangia qualcosa >> sbotta l'oste.
<< Mi fa male parlare, figurati masticare >>.
<< Ti ho già preparato un frullato così dovrai solo bere >>.
 
Guardo la caraffa che mi ha appena servito e il liquido colorato che contiene. << Il fatto >> le dico mettendo una mano alla bocca << è che non ho molta fame >>.
<< Allora? Vuoi che te lo faccia bere a forza?>>
Ti rendi conto che mi si è chiuso lo stomaco? Ti rendi conto che, anche se bevessi il tuo intruglio, non lo terrei a lungo? Non puoi trattarmi come un bambino, io sono un cacciatore.Decido io se berlo o no.
 
Ho appena scoperto che anche bere mi procura dolore e continuo a non avere fame, ma chi ha il coraggio di discutere con lei?
<< Certo che, se davvero in me si è risvegliato un animale >> penso, << non è poi così difficile addomesticarlo >>.
 
 
*****
 
 
<< Come facciamo a distinguerli? >> domando sottovoce a Matsuda.
Dal wunder sono usciti una ventina di militari, hanno tutti la stessa divisa, quella dei diversamente nemici, ma sappiamo che tra loro ci sono anche gli indesiderati che stavamo aspettando.
<< Ci vorrà un po' >> ammette preoccupato lo stratega.
<< Com'è possibile? >> più che altro rifletto.
<< O il nostro fan sfegatato ha imposto a Kaji questo camuffamento, oppure il capo della Wille non si è fatto pregare più di tanto >>.
<< Quindi, non vuole che io torni >>.
<< Può essere o può darsi che non avesse molta scelta >>.
<< Dovremo ucciderli tutti? >> chiedo implorandolo con lo sguardo di dirmi che non sarà necessario.
<< Non sarebbe conveniente ... per ora >> risponde. << No, facciamo i bravi. Non ci attaccheranno prima di scoprire dove si trova il nostro nuovo magazzino, perciò allunghiamo il tragitto, così avrò il tempo di individuare gli intrusi >>.
<< D'accordo >>.
<< Modella il tuo at field solo su noi due. Se ti senti stanco, avvisami. Ci organizzeremo in modo diverso >>.
Butto giù una delle pillole che Sakura è riuscita a consegnare di nascosto (anche se, a questo punto, forse non abbastanza) a Mami affinché mi aiutassero a sopportare il nuovo impianto e, soprattutto, i nuovi connotati. La ferita si sta rimarginando a tempo di record e ora posso parlare senza timore di versare altro sangue.
Cerco di memorizzare le facce dei nostri accompagnatori e la disposizione dei sei cacciatori che hanno accettato di seguirci e su cui non faccio alcun affidamento.
Se non altro, non mi viene più da vomitare.
 
Matsuda è un portento e mi ha aiutato a riconoscere gli emissari della seconda testa. Sono in quindici e li teniamo d'occhio con particolare attenzione.
Siamo già sulla via del ritorno e sono stanco; mantengo attive solo le mie percezioni da cacciatore non umano controllando così i movimenti di tutti.
Lo stratega non è al mio fianco perché ha trovato la sua posizione, quella che gli permette di tenere d'occhio l'intero branco che si muove in ordine sparso.
Per sicurezza abbiamo costretto tutti, anche i cacciatori, a portare una cassa ciascuno di lcl o di armi. E, nonostante il bottino che abbiamo trafugato, in quella grotta c'è ancora parecchio da prendere.
Io precedo di qualche passo i nostri sherpa perché è arrivato il momento di fare la parte della preda. Ogni tanto mi fermo lamentandomi del dolore al braccio, oppure ansimo rumorosamente fingendo di essere spompato o simulo distrazione inciampando su qualche pietra.
L'attesa è snervante, si mescola alla paura per l'aggressione che sta per partire e al terrore per ciò che seguirà alla nostra legittima difesa. Sono ancora costretto a compiere atti ingiusti, sapendo che saranno proporzionati all'offesa, che non vi è certezza del risultato, che, comunque vada, perderò qualcosa. Ripenso all'ultimo sogno e vorrei avere i miei fratelli accanto.
Vedo lo scatto di una mano alle mie spalle, il luccicare del metallo e un dito che preme ripetutamente sul grilletto. I proiettili rimbalzano sullo scudo che ho appena attivato.
Rimango immobile per interminabili secondi. So che ormai l'azione è partita, che Matsuda ha già fatto secco il mio aspirante assassino, che altri stanno reagendo e che i nostri si stanno allontanando, forse per vedere di cosa è capace l'erede di Furia Buia.
 
C'è ancora tempo. Potremmo provare a parlare.
 
Non servirebbe a molto. E poi hanno appena cercato di ucciderci.
 
Perché gliel'hanno ordinato.
 
E' un modo di vedere le cose, ma non è utile al momento.
 
Già, ci serve il pretesto.
 
Conviene andare fino in fondo.
 
Devo saperlo: tu al posto mio li risparmieresti?
 
No.
 
Neanche io.
 
Mi volto e mostro anche l'occhio fatto di pura energia, che ora prende a pulsare come il cuore di un atleta sotto sforzo, mentre piccole scariche elettriche attraversano il braccio destro sfrigolando in superficie. Continua ad essere una tortura e qualcuno deve pagare.
<< Potrei andarci piano, ma se anche i soldati di Kaji >> mi dico, << che sono nemici dei miei nemici, non intervengono; se anche loro un giorno riceveranno l'ordine o godranno della liberà di uccidermi, perché frenarmi? Perché non dovrei insegnare a questi insetti ad avere paura di me? >>
Ho quasi l'impressione che un pesante giaccone nero si stia materializziando intorno alla mia figura per rendere gelido il fuoco della furia che mi pervade. Lo vedo adagiarsi sulle mie spalle e avvolgermi il busto, mentre le lunghe falde cadono sui fianchi fin quasi a toccare le ginocchia. So che dovrei combattere contro ciò che sta arrivando perché canta la più terribile e desiderabile delle melodie, ma nuoto in acque velenose e mi tocca restare a galla.
L'azione si conclude rapidamente. Ancora una volta il mio corpo ha dimostrato di sapere più di quanto mi abbiano insegnato i tre cacciatori e non ho dovuto neanche usare i miei giocattoli. Inspiro l'aria e riavvolgo il nastro per assistere alla scena ma a rallentatore, come se mi aspettassi di guardare un altro attore.
Non serve a niente invocare la necessità perché niente può giustificare il fatto che sono stato troppo rapido, troppo brutale, troppo efficiente. Non va bene, non può, non deve essere così facile.
Ricado nel presente. << Coraggio, Shinji, respira! Non è il momento di preoccuparsi, ci sarà tempo per piangere i morti e affrontare il mostro. Ora non puoi permetterti cedimenti. Resta nel personaggio! >>
Sono nove in meno e li abbiamo uccisi in due. Ne restano sei con le braccia alzate, alcuni non si erano neanche mossi. Osservo tutti i miei eterogenei compagni di viaggio, uno alla volta, per decifrarne le intenzioni e leggere ciò che i loro volti tradiscono.
Me ne fotto di quello che pensate - tanto lo penserete comunque - e un gesto magnanimo non mi farà scalare la classifica delle vostre simpatie. << Allora >> grido, incitato dallo stratega che è il solo a non apparire sorpreso, << qualcun'altro vuole continuare a servire la parte sbagliata? >>. Attendo in silenzio, concentrato per prevenire altri attacchi, poi riprendo: << gettate le armi! >> rivolgendomi a quelli dell'altra razza, a prescindere dall'appartenenza. << Dividetevi il loro peso >> ordino, con una voce che non riconosco, indicando i cadaveri.
<< Non li seppelliamo? >> mi chiede uno degli uomini di Kaji.
Tanto mi odierete comunque << No, li lasciamo qui. Sbrigatevi! >>
<< Assicuratevi che siano disarmati e che non facciano scherzi o mi ricorderò che non avete fatto un cazzo neanche questa volta >> mi rivolgo a due dei cacciatori che avrebbero dovuto proteggermi. Sono l'ultimo arrivato di questa tribù di uomini antichi e sarebbe opportuno trattare i miei simili con più rispetto, ma io sono stato efficiente, ho due occhi rossi, faccio parte del gruppo più forte in assoluto e sono Ikari Shinji, il distruttore di mondi.  Il messaggio viene recepito e tanto basta.
Al posto loro mi odierei anch'io.
 
 
*****
 
 
Quarantott'ore sono trascorse, più velocemente di quanto mi aspettassi. Non provo niente attraversando il ponte e calpestare con forza gli assi non fa circolare sangue migliore nelle vene. Sono già proiettato sul prossimo passo, forse l'ultimo; rinuncio a farmi domande e fingo di non accorgermi che ogni cosa mi sta sfuggendo di mano. Imposto il ritmo sul respiro dell'animo di Shinji che ora dorme e forse sogna di aprire gli occhi in un'altra vita, mentre un corpo dolorante e una coscienza svuotata si aggrappano alla realtà che non possono controllare, adattandosi alla corrente che li trascina. Forse non ho mai deciso niente e il mio libero arbitrio, esaltato dalla rumorosa rottura delle catene che lo avevano tenuto prigioniero per chissà quanti anni, ha solo costruito un'illusione.
La scorta è aumentata in quantità, non in qualità.
Mi volto verso lo stratega e colgo il suo cenno. Ci muoveremo presto.
Quando intravedo la facciata del locale e l'imponente figura del nostro capo, finalmente le mie emozioni disperdono il pesante torpore che le aveva oppresse ricordandomi che i miei fratelli mi aspettano e Asuka è nascosta da qualche parte nella sua grotta.
Kosuke ci blocca. << Quella è la vostra parte >> dice ai nostri occasionali alleati in divisa riferendosi alle casse che trasportavano. << Potete andare >> tuona spegnendo sul nascere l'insorgere di un'obiezione. << Quanto a voi >> si rivolge ai soldati che avevamo risparmiato << siete nostri prigionieri. Consideratevi fortunati >>.
<< Noi ... >> mi lascio sfuggire.
<< All'infermeria, Shinji! >> comanda sorridendo soddisfatto prima di sbuffare come se volesse dire: << c'è mancato poco >>.
L'anima si sveglia e corre più rapidamente di me, afferrando per strada tutto ciò che mi stava sfuggendo. << Ce l'ho fatta >> urlo. << Siete ancora vivi >>.
<< Qualunque cosa accada >> mi rivolgo alla mia anima che non riesco a raggiungere tanto è veloce, << siamo ancora una squadra, tutto è ancora possibile. Con loro prenderò a calci in culo l'uomo nero e riporterò a casa Asuka >>.
Correggo la traiettoria in volo per non schiantarmi contro il telaio della porta, cavandomela con una rumorosa botta al braccio destro che mi fa sparare un rosario di imprecazioni.
<< Bentornato >> mi fa Furia Buia con un sorriso appena accennato.
In piedi, davanti al tavolaccio di legno posto a ridosso del finestrone che illumina tre letti disposti uno accanto all'altro, sistema frettolosamente un mezzo guanto nero di tipo militare con chiusura a strappo ad avvolgere il polso. Non indossa il suo giaccone, la fronte è ancora coperta da una fasciatura leggera e dalla maglia nera spuntano lembi di stoffa bianca.
Orso, vicino al suo letto, sistema il cinturone e controlla che le armi siano cariche, stringe i denti piegandosi di poco su un fianco per cercare sollievo. Musashi non dovrebbe stare in piedi e invece, appoggiato alla parete fa le prove con le sue piccole color argento. Da come respira sembra che incameri metà dell'aria che chiede.
<< Grazie, Shinji >> afferma Orso. << Sei stato in gamba >>.
<< Sono uno di voi >> rispondo così felice che sto per piangere.
Furia Buia riprende a guardarmi e nella faccia mescola affetto, tristezza e una rabbia che non vede l'ora di sfogarsi. << Te la senti? >>
Non ho alcun dubbio. << Finché avro vita >>.
<< Bene. Tra qualche minuto usciamo >>.
<< Kuchinawa sta per essere abbandonato. Wow! >> esclamo. << Kaji è stato rapido >>.
<< Per quanto ne sappiamo, lui è ancora al sicuro e Kaji ha solo messo in allerta i suoi uomini >>.
<< Allora, cosa ... Vuoi entrare? >> domando sbigottito. Capisco che quella mente partorisce solo idee che ribaltano la logica comune, ma << era questo il tuo piano? >>
<< Credi davvero che lascerò a capitan codino l'iniziativa? >> ribatte << Credi che gli permetterò di dettare l'agenda? Sono stanco di stare due passi indietro, sono stanco di gurdarmi le spalle anche da chi dovrebbe coprirmele. Non doveva giocare con le nostre vite, non doveva giocare con la tua vita >> il suo occhio si apre e ora il Paparino è ridiventato Furia Buia.
<< Vuoi vendicarti? >>
<< Non sono stupido, sono solo incazzato. Kaji non avrà quello che vuole, dovrà sporcarsi le mani e dovrà farlo davanti a tutti assumendosi le sue responsabilità. Vediamo se, oltre al cervello, ha anche le palle di mandare a morire i suoi di uomini >>.
<< Tanto siamo sulla sua lista, Shinji + tre >> prende la parola Orso. << Allora è meglio aiutarlo a capire con chi ha a che fare. Lui calcola, perciò è bene ricordargli che alla follia non si può dare alcun valore >>.
<< Ma non sappiamo cosa deciderà >> obietto.
<< Se neanche lui è stupido, si adatterà >> risponde il Paparino, sistemando il fucile nella fondina. << Sceglierà il male minore e ordinerà ai suoi uomini di aiutarci >>.
<< E se non lo fa, se il male peggiore fossimo proprio noi? >>
<< Tu eri un pilota. L'alternativa che avevi era vincere o morire. Non è cambiato molto ... Se punta le armi contro di noi >> continua forse intuendo che ho in serbo una valanga di se e di ma, << allora il colpo di stato lo facciamo noi. Se ci muoviamo adesso, non avrà il tempo di prendere contromisure visto che le navi da guerra sono lontane e l'Eva non  può combattere lì dentro >>.
<< Asuka ... >> mi esce.
<< E' solo l'ipotesi più pessimistica >> mi rassicura (poco, devo dire) Orso.
<< E comunque abbiamo già avvertito gli altri cacciatori che i piloti, i civili e, soprattutto Misato e Ritsuko non dovranno essere toccati o sapranno anche loro cosa significa averci come nemici >> chiarisce con aria feroce Furia Buia.
<< Gendo non ... avrebbe scampo >> rantola il Biondo che deve scegliere tra ridere e respirare.
<< Andrà bene, Shinji >> carica il Paparino che rivolgendosi agli altri due chiede: << siamo pronti? >>
<< Musashi dovrebbe restare >> commento.
<< Fanculo >> il Biondo respinge la mia preoccupazione.
<< Allora siamo pronti >> esclama il Paparino.
<< Non avete paura? >>
<< Lo sai, Shinji, che la risposta è si >>.
 
<< E' un'assurdità! >> sbotto a pochi metri dall'ampio piazzale circolare in cemento oltre il quale sarà di nuovo guerra.
<< Lo so >> risponde il Paparino che, insieme a Orso, aiuta Musashi a camminare più rapidamente. << Tra poco dovrai cavartela da solo >> gli dice.
Il Biondo annuisce.
Con noi ci sono anche Kosuke e Matsuda che seguono un po' più indietro per lasciare intendere, con la sola presenza, ad una trentina di cacciatori che non saranno ammesse ritirate.
<< Come mai hanno deciso di venire con noi? >> domando.
<< Li abbiamo detto che Kaji è dalla nostra. E poi lo sai che gli Eva non piacciono a noi cacciatori >>.
<< Io però non li proteggerò >> loro non l'hanno fatto.
<< Neanche io ... Venti metri >> il Paparino guarda verso lo stratega << e riuscirò a vederli >>
<< I cecchini sono già in posizione >> di rimando Matsuda.
<< Adesso vedrai come spara Mami >> mi comunica Orso. 
 << Shinji, preparati! >> Furia Buia indugia un attimo poi: << a volte la strada di casa è più tortuosa del previsto >>.
<< D'accordo, papà >> gli dico mentre soffio sul fuoco dei miei occhi. Voglio solo che tutto questo finisca.
 
L'entrata principale è bloccata da una spessa lastra di metallo. All'esterno sono già piazzate due squadre, in una vi sono militari con la divisa sbagliata.
<< Che facciamo? >> rallento il passo.
<< Se sparano >> mi spinge Furia Buia, << peggio per loro. Quando avrai il segnale, facci entrare! Avanti, Kaji >> ringhia a bassa voce, << non fare lo stronzo >>.
Il segnale sono le teste dei soldati giusti che vengono bucate da proiettili sparati da lunga distanza con precisione chirurgica. La seconda squadra non interviene e continua a tenerci sotto tiro, probabilmente in attesa di ordini.
<< Buttala giù! >> mi grida all'orecchio il Paparino.
Non ho bisogno di chiedere l'aiuto dell'altro Shinji (tanto lo so che c'è), né del terribile uomo con la giacca nera, né acclamare un piccolo re. Non devo elemosinare energia al cuore, alla chimera del riscatto, alla pelle di Shikinami. Nella mia mente qualcuno proietta a ripetizione lo spezzone di un film recente in cui io sto per sparare alla nuca del Paparino mentre tutti si preoccupano di trovare una scusa ... perché avevano già deciso di lasciarci morire da soli. Ho perso un occhio e un braccio e sono stanco di inghiottire merda!
Sakura aveva ragione, il nuovo scheletro è un buon conduttore e rende più potente il giavellotto incandescente che lancio contro la bocca della madre che genera mostri. La saracinesca resiste al primo, ma cede al secondo e ora possiamo caricare, coperti dal Paparino che mugola e sbuffa imprecando contro le ferite che ancora lo tormentano.
Kaji ha finalmente preso una decisione e la sua squadra esterna libera gli ultimi metri di corsa spararando su quanto resta dell'altra.
<< Niente più colpi >> mi istruisce Furia Buia quando siamo quasi all'entrata. << Solo muri e non oltre i cinquanta metri. Limitiamo i danni >>.
Orso e Musashi sono rimasti indietro e prenderanno un'altra strada; soltanto lo stratega con una decina di uomini ci segue.  
Cinquanta metri sono troppi, mi accontenterei di capire cosa accade a dieci metri da me. Io e Furia Buia corriamo in un caos totale, da tutti contro tutti, storditi da colpi ravvicinati di arma da fuoco, esplosioni e grida che non possono appartenere soltanto a uomini. Ci copriamo a vicenda e iniziamo a usare le pistole, ma fatico a distinguere i miei bersagli. I colori dei nostri nemici sono simili a quelli degli attuali amici e finiscono per confondersi e confonderci nella mischia. Sicuramente, a fine giornata, avremo sulla coscienza anche le persone con la divisa giusta e un giorno spunteranno i creditori a presentarci il conto.
Il nostro alleato è stato colto di sorpresa e non ha fatto in tempo a evacuare i civili che ora, in preda al panico, si fanno abbattere come birilli mentre, sognando l'uscita, passano in mezzo al fuoco incrociato.
Ancora una volta, non ho modo di definirmi se non nei termini di un puro istinto di sopravvivenza. Il pensiero che c'è ancora una testa da tagliare è l'unico che mi spinga a proseguire. Senza, mi arrenderei facilmente alla tentazione di fare marcia indietro e mettermi al sicuro.
Ripuliamo le viscere di questa balena un pezzo alla volta bucando la resistenza, sempre più tenue, come la punta di una freccia. Della corda marcia, intanto, neanche l'ombra.
<< Benzina >> scoppio sfiancato per avvisare il mio fratello più grande che tra poco sarò solo un giovane cacciatore con un occhio solo.
<< Pure >> arranca il Paparino che perde terreno, mentre attraversiamo la passerella che dà sulla gigantesca, e ormai vuota, sala di comando[9]. Non c'è traccia di Misato - conoscendola, l'avranno costretta con le cattive a mettersi al sicuro.
Furia Buia si appoggia alla balaustra sputando sangue e anidride carbonica.
Non sono ancora un combattente maturo e, come un pivello, torno indietro per raggiungerlo senza controllare il perimetro.
Una botta alla schiena mi spara di faccia a terra. Il mio giubbotto non ha lasciato passare il proiettile ma ora si contorce, si slabbra e, infine, sparisce. Anche Furia Buia resiste ad altri due pugni che stavano per centrarlo in faccia, perde la pistola e rovista sul fianco sinistro per afferrare il fucile a canna corta.
Chiudo il mio occhio per non assistere alla sua fine che anticiperà di poco la mia.
Un urlo spaventoso, come un grido di battaglia, interrompe l'agonia e fa scattare i miei organi di senso (solo quelli ordinari, purtroppo). Ancora a terra, mi volto di scatto e vedo Asuka.
Un soldato è già morto con il collo spezzato, un altro perde la sua pistola e viene steso rapidamente con un violento gancio in faccia. Ne è rimasto ancora uno, quello che ci ha sparato. Asuka evita all'ultimo, grazie ad una secca rotazione del busto, un incontro ravvicinato con la canna del fucile che fa partire un colpo a pochi centimetri dal suo naso. La Second ha già vinto e senza alcuna esitazione piazza la pistola, che aveva appena rubato al secondo malcapitato, sotto il mento del cecchino e spara. Si concede un secondo per prendere fiato, si gira e lontana da ogni forma di misericordia finisce l'uomo che aveva tramortito.
<< Asuka >>.
Shikinami resta di spalle e inizia ad ansimare.
<< Asuka >> ci avviciniamo.
<< Io non sono come voi >> pronuncia ancora di spalle col capo piegato verso un morto e le braccia stese lungo i fianchi.
<< Asuka! >> grido più forte.
 La Second finalmente ascolta la mia voce e si gira a guardarmi. L'Angelo ora dorme come la fredda risolutezza che pochi istanti fa ci ha salvato la vita rivelando un'Asuka più antica a cui il plugsuit del pilota evidentemente va stretto . << Anch'io so uccidere come voi >> intimorita da se stessa, piange senza vergogna con la pistola ancora stretta nella mano. << Anch'io so uccidere come voi >> ripete fissandomi confusa.
La sua faccia dice tutto: anche lei si è scoperta spettatrice della performance di un'altra parte della propria natura; anche lei ha avvertito di non essere sola al governo delle sue azioni.
Io e Asuka ci guardiamo come se fossimo gli ultimi sopravvissuti sulla Terra. Per Fortuna, Furia Buia non si è distratto e, dopo aver abbattuto un'altra minaccia con un preciso colpo di fucile, corre verso Asuka e le afferra la mano per impedirle di lasciar cadere la pistola ... o di spararmi.
<< Lo so, Principessa >> le dice. << Lo sappiamo >>.
<< Io non sono un cacciatore >> vaneggia cercando conferma dal Paparino. << Io non sono un cacciatore, vero? Io sono un pilota >>.
<< ... Concentrati! >> ribatte Furia Buia scuotendole la mano. << Tu non puoi restare qui. Devi andartene >>.
 
E, invece, Asuka non se ne va. Darle ordini non serve a niente, ma a difesa di Furia Buia va detto che neanche la psicologia inversa sarebbe riuscita a condizionarla.
Partecipa ad altri interminabili scambi a fuoco con sempre maggior convinzione e confidenza. Sembra istintivamente sapere come muoversi e, soprattutto, come coordinarsi con noi. Incrocio lo sguardo Furia Buia, e comprendo che siamo giunti alla stessa conclusione: Shikinami si sta rapidamente sintonizzando con il suo passato rivelandoci che Soryu ha vissuto come noi.
Solo la (non più tanto) provvidenziale apparizione di Mari, che la stava cercando, con al seguito una scorta armata, pone fine alla collaborazione.
<< Non puoi farti ammazzare >> la rimprovera Mari che si sforza di trascinarla via. << L'ordine è di restare al sicuro all'interno dell'Eva >>.
Asuka è indecisa, resiste passivamente alla presa della collega mentre io e il Paparino rifiatiamo, protetti dai provvidenziali fucili delle guardie del corpo dei Children.
<< Sei un pilota, maledizione >> strilla la gatta che sradica la Second dal limbo in cui si era impantanata.
La rossa non reagisce bene alla rivelazione. Anche la forma attuale della sua coscienza deve aver considerato che il nostro presente è troppo piccolo per contenere tutto il nostro essere. Sembra volermi chiedere aiuto ma non lo fa; sembra in procinto di ribellarsi ma alla fine cede. La sua guerra interiore si manifesta attraverso la peculiare smorfia del viso che solo lei sa costruire. La sua bocca dalle labbra sottili si apre leggermente per comunicare smarrimento e i denti bianchi, serrati come saracinesche, impediscono che il sacco, riempito solo in minima parte di parole, venga vuotato. L'azzurro della sua iride brilla per la frizione delle contraddizioni e rilascia calore che vorrei tanto, un giorno, riservasse a me.
<< Col tempo ci si abitua >> le dico, mentre la portano via quasi di peso . La novità nel mio aspetto si allea con l'arto semi umano e torna a percuotermi con scariche ininterrotte a basso voltaggio. Non sono felice e non sono dispiaciuto di vederla andar via. << Gli Eva hanno vinto ancora >> penso << e ora allontanano la mia motivazione. Peccato! >>
<< Muoviamoci! >> Furia Buia ne ha abbastanza e punge il mio braccio con il dorso della mano. << L'ho agganciato >>.
Mi guardo intorno e mi accorgo che siamo andati troppo veloci e ora siamo rimasti solo in due.
 
La preda si muove in fretta ma ormai il Paparino la vede e segue il suo stesso percorso nel dedalo di strade e piani sfalsati che separano gli spazi di ciò che resta di un Angelo.
Sono in pochi a scortarlo nella sua ritirata verso stanze sempre più anonime, incustodite e, perciò, sacrificabili. I settori più importanti devono essere ormai off limits e la corda marcia è costretta a prolungare la sua sopravvivenza allontanandosi dal cuore di ciò che voleva governare.
Interrompiamo l'inseguimento non appena giugiamo in un piazzale ancora in fase di ultimazione, ampio quanto un capannone industriale e grande quanto un palazzo di dieci piani, su cui si aprono centinaia di porte e sboccano corridoi e piattaforme mobili.
I proiettili fischiano ad altezza uomo ma lo sbarramento non è fitto, rivelando che le armi sono poche e le munizioni prossime ad esaurimento.
Vedo il graduato approfittare del fuoco di copertura per sparire dietro un varco in acciaio. << Sta scappando >> grido indicandolo con la mano.
<< Quanti colpi hai? >> chiede il Paparino.
<< Solo quelli nella pistola. Due, credo >>.
<< Intendevo quanti colpi hai? >>
<< Di quelli buoni nessuno, non ne ho neanche per un muro >> rispondo.
<< D'accordo >> Furia Buia guarda nel vuoto e scuote la testa per convincersi che nel cilindro ci sia ancora una coda di coniglio. Preme la schiena contro il muretto di metallo dietro cui si era riparato, controlla un lamento prima di alzarsi con l'occhio a corrente alternata. << Tentiamo! >> urla stendendo il braccio e materializzando un scudo instabile che scaglia contro i resti di quello che fino a neanche un'ora fa era un esercito temibile.
La fortuna ci assiste perché il colpo provoca un'esplosione che proietta nell'aria una grande quantità di polveri. La nube artificiale invade presto l'ambiente riducendo la visibilità e la capacità dei polmoni.
Furia Buia tiene al coperto il fucile e sguaina il pugnale. << Loro non mi vedono >> sembra dire a se stesso prima di fiondarsi nel cuore della foschia tossica.
Il mio coltello è da qualche parte a prendere aria sul terreno che abbandonammo quella notte, oppure nella fondina di qualche fortunato che vive razziando i morti. Ho solo un'arma e me la faccio bastare, supero la mia copertura e a memoria inseguo l'uomo che mi diede il benvenuto a suon di pugni.
C'erano tante vie d'uscita che gli avrebbero permesso di guadagnare altri insensati minuti e, invece, si è chiuso senza volerlo in un piccolo vano interamente spoglio e non del tutto rifinito.
Nessun Super Shinji varca la soglia e soltanto la velocità del mio ingresso, che mi ha fatto sbucare all'ultimo secondo dalla nube di polvere, manda a vuoto il proiettile che mi spara contro. Il mio sistema nervoso reagisce rapidamente al pericolo e mi permette di rispondere a mia volta. Senza prendere la mira ho già messo in moto gli eventi anticipando la consapevolezza stessa dell'azione. Il resto lo fa la cieca fortuna.
Kuchianwa strozza un grido e, ferito alla spalla, perde la pistola rinculando contro una lastra d'acciaio.
Con le tempie sul punto di esplodere e il respiro contratto e irregolare muovo un passo e punto la canna sul bersaglio. Neanche ora c'è traccia di Super Shinji e scrollo la testa per spegnere dentro di me un barlume di giusta e assolutamente inutile incertezza, poiché siamo giunti alla fine. << Anche così >> mi dico << sono in grado di toglierlo di mezzo >>.
Kuchianwa esplode in una risata nervosa mentre si tiene l'ala bucata. << Tu >> scoppia.  << Tu sei solo un bambino >>.
<< Che sta per ucciderti >>.
<< Volevo un mondo senza quei mostri. Salvare il pianeta è un lavoro da grandi >>.
<< E guarda un po'? >> ringhio contro la preda. << A fregarti è il debole pilota che hai pestato[10]. Che ironia, vero? >>
L'ufficiale smette di ridere e i suoi occhi si svuotano di colpo come se non fosse più presente. << Non sarà il pilota a uccidermi >> pronuncia con una voce che mi arriva estranea. << Tu non sei più un pilota ma resti comunque un inutile, patetico, bamboccio. Credevi di essere diventato un uomo? Sei solo il mostro che sei sempre stato >>.
Risale l'ira e l'occhio destro si accende.
<< Tu non puoi cambiare, Shinji >> continua e la sua voce diventa irriconoscibile. << Continui a prenderti in giro? >>
Si accende l'occhio sinistro e forza la blanda opposizione della palpebra.
<< Tu non puoi salvarci, tu non puoi salvarti >> insiste avanzado nella mia direzione sbavando sangue e saliva come un cane con la rabbia.
Non vedo la corda marcia; vedo, invece, Asuka, tante Asuka impazzite che gridano e puntano il dito e competono tra loro per stabilire chi riuscirà a farmi fuori con l'insulto o la maledizione più potente.
 
Basta, Asuka!
 
<< Tu devi pagare per quello che hai fatto, PER SEEEMPREEE >>.
<< Vaffanculo! >> abbasso la pistola e stendo il braccio libero per togliermi il gusto di polverizzarlo.
Uno scoppio alle mie spalle mi impedisce di sentire il fischio della pallottola che fa esplodere il petto di Kuchinawa facendolo volare di nuovo contro il muro.
Il Paparino mi aveva raggiunto e ha centrato il bersaglio con l'ultima cartuccia del suo fucile.
Si avvicina al cadavere superandomi senza degnarmi di considerazione, osserva il corpo esanime e ormai innocuo della nostra ossessione e rinfodera l'arma.
<< Perché? >> gli chiedo stravolto e definitivamente a secco di tutto.
<< Perché lo volevo io >> risponde con la voce di un assassino.
<< D'accordo >> mi adeguo alla volontà di Furia Buia chiedendomi se mi stia bene davvero, se essergli grato o sentirmi derubato.
Furia Buia mi butta giù con un pugno, estrae il coltello e me lo punta in faccia. << Era troppo presto >> sbraita inferocito. Ha l'occhio chiuso ed è solo un uomo. << L'ho ucciso perché sta diventando facile per te, vero piccolo bastardo? >>
Volto la faccia da un'altra parte, angosciato ma non spaventato. Se mi eliminasse ora, non gli serberei rancore; se mi eliminasse ora, grazie a lui saprei, un attimo prima di morire, quale Shinji abbandonerà il mio corpo.
<< Finché starai con noi >> la voce del Paparino cede e le mani tremano, << non permetterò che accada >>.
Il cacciatore lascia cadere il coltello e si sdraia accanto a me respirando affannosamente. Le nostre teste sono divise dal suo coltello e penso che quell'arma è buona solo a separare. << Non possiamo essere capaci soltanto di distruggere >> singhiozzo. << Dobbiamo pur costruire qualcosa >>.
<< Per noi la vita è lotta >> mormora stremato il Paparino guardando il soffitto. << Fortunato e saggio chi comprende che è solo amore >>.
 
 
Intorno a noi è un mortale silenzio. Fuori dalla stanza l'aria è irrespirabile ma noi prendiamo ossigeno da questa piccola bolla d'aria al centro della quale ci ostiniamo a restare supini, quasi schiacciati dalla stanchezza del corpo e della mente.
<< Dobbiamo tornare >> mi dice il Paparino con il tono di chi vorrebbe invece porre una domanda.
<< Nel casino? >> chiedo retoricamente.
<< Si >>.
<< Non abbiamo più niente per proteggerci >>.
<< Vorrà dire che combatteremo come due uomini normali, come fanno gli altri >>.
<< E le armi? >> domando distratto perché, in realtà, sto pensando che mi ha riconosciuto come uomo.
<< Ce le procuriamo >> ghigna disperato.
Ci alziamo lentamente e con circospezione raggiungiamo l'uscita ventilando per placare la tensione e prepararci a tornare dove non c'è ancora pace.
Do un'ultima occhiata al cadavere di Kuchianwa. Abbiamo ucciso un altro uomo che aveva le carte in regola per vivere da protagonista, che ha investito energie, sacrificato desideri e tempo per realizzare una visione o un incubo che ha disturbato la vita di molti e principalmente la nostra. E' bastato un colpo di fucile ed è già passato, un solo secondo e di lui non resta più neanche un pensiero.
<< Dovremmo seppellirlo >> mi dico. Non lo faccio per pietà; la mia compassione è figlia dell'immedesimazione perché, quando toccherà a me, potrebbe non esserci nessuno a piangere la mia fine. Si, andranno tutti avanti proprio come io sto facendo adesso.
Il Paparino fatica a drizzare la schiena, lascia passare una smorfia e: << via! >>
 
Il ritorno è stato relativamente semplice poiché l'esercito nemico era già in rotta e la base quasi interamente sotto il controllo degli uomini di Kaji.
Abbiamo rischiato due volte di essere seccati proprio dai soldati del capo della Wille, ancora tesi per aver sparso sangue conosciuto, ancora troppo su di giri per trattenere i colpi o resistere all'odio che, neanche tanto segretamente, covano nei nostri confronti.
Alla fine Furia Buia ha perso la pazienza e, accortosi di essere stato riconosciuto, ha impartito ordini a una pattuglia: << adesso ci scorterete! >> ha gridato pur sapendo di non aver alcun titolo per comandarli . << Non ho voglia di ammazzarvi, ma se qualcuno di voi ci spara ancora, vedrete di cosa sono capace >>.
Stava chiaramente bluffando, perché al massimo sarebbe riuscito a sputare un po' di saliva elettrificata, ma il cacciatore sa essere convincente e ci ha procurato una barriera umana e armata.
Esalo un prolungato e liberatorio sospiro di sollievo quando incontriamo il nostro stratega con alcuni cacciatori, che questa volta hanno rispettato le consegne e fatto un buon lavoro.
Musashi, invece, ci aspetta ad un passo dalla bocca dell'Angelo, tenuto in piedi da Orso e dal nostro capo. Accanto a loro, un po' in disparte c'è Kaji che fuma una sigaretta e fissa il pavimento con aria apparentemente serena, ma non più strafottente e sicura. Del resto, grazie a noi ha vinto e per colpa nostra non ha stravinto.
A pochi metri da loro, Furia Buia fa un cenno col capo indicando l'esterno e prosegue. Non so se Kaji si sia voltato per squadrare i suoi scomodi alleati ma io non l'ho fatto perché voglio solo andarmene.
La situazione si sta rapidamente normalizzando e i superstiti della parte avversa o si sono arresi o sono fuggiti. Non c'è da essere felici, se non per il fatto che potremo riposare.
Intanto, ci concediamo di camminare più lentamente obbedendo ai bisogni dei nostri corpi, incuranti della scena che attraversiamo e delle prove della nostra efficienza e di quella dei cecchini tra cui c'è la donna che mi sputava nel piatto.
Non abbiamo niente da festeggiare, anche se potremmo, non daremo pacche sulle spalle ai cacciatori a mezzo servizio che ora ci accompagnano, non brinderemo con chi ha tratto il maggior vantaggio da questi giorni di inutile follia; non ricevermo complimenti per aver portato una pace dolorosa, necessaria e ingiusta. Nessuno offrirà da bere a tre uomini e un ragazzo che, terminata la prova, torneranno ad essere emarginati, ricacciati lungo i confini del paese per proteggere, senza disturbarlo, il ballo dei giusti.
Il senso di sporco temo diventerà presto una seconda pelle, ruvida e spessa ma capace di difendermi meglio da altra sporcizia che insozza l'inferno degli empi. Converrà abituarsi e vivere con la consapevolezza che sono ormai più adatto alla notte che al giorno e che non potrò neanche rifugiarmi nell'illusione degli eroi dei manga e degli anime che facevano sognare Kensuke.
Mi sento più grande e ho il cuore ancora arido. Continuo a non sapere cosa voglia dire essere adulti, ma confermo la mia prima intuizione: fa schifo!
 
Osservo il Paparino e ripenso alle sue parole, a quel "è troppo presto" che si è arricchito di nuovi e desolanti significati.
<< Ho sognato la mia ombra >> rompo il nostro silenzio. << Ho visto l'ombra del tuo sogno[11] >> rivolgendomi a Furia Buia.
<< Era un ricordo? >> mi chiede.
<< Quell'ombra sono io >>.
<< Lo sapevamo >> mi dice.
<< Non era una parte di me. Ero proprio io >> insisto percorso da brivici di paura.
Il Paparino cammina sovrappensiero. << Quando si presenterà, l'affronteremo >> pronuncia minaccioso. << Del resto, nel mio sogno io le ho fatto il culo e tu, invece, l'hai salvata proprio perché dovevi affrontarla >>.
<< Ti tocca, Shinji >> si intromette Orso. << Non preoccuparti, i tuoi fratelli sono grandi e forti >>.
<< Quando Asuka mi portò al villaggio, in uno dei tanti strani sogni che ho fatto, quell'ombra aveva il suo volto[12] >>.
<< Forse non c'è differenza >> riflette stancamente il Furia Buia.
<< Comunque >> rivelo ai miei compagni di viaggio, << è probabile che sia stato proprio io ad iniziarvi alla vita dei cacciatori >>.

<< Ci hai visti? >> domanda Orso.
<< ... Forse >> rispondo ingoiando l'amarezza per quel passato e per l'ultimo squarcio di Shinji che avevo visto, così lontano anche dalla speranza della pace. << Mi auguro di no. Ma sono sicuro di aver pronunciato per primo il nostro giuramento e di averlo insegnato ad altri come me >>.
<< Il tuo regno è durato poco, Paparino >> Musashi ha gli occhi spenti, arranca nonostante l'aiuto del bestione, ma non rinuncia a scherzare. Dobbiamo portarlo di peso all'infermeria o ci lascerà presto. A me tocca prenderlo per le gambe.
Oltre le piaghe del cacciatore dai capelli biondi, più distante, c'è il muso spaccato del wunder. << L'equilibrio di questi mesi è saltato >> penso. << In qualche modo il mio arrivo ha scosso la vita che c'era prima >>. Però, adesso gli elementi si sono dispersi e le forze che regolavano il nostro piccolo mondo sono state slegate. Qualunque cosa nascerà da questo caos porterà le cicatrici delle ferite che l'ordine precedente ha subito; qualunque cosa nascerà da questo caos dovrà sopportare le conseguenze della rivoluzione che si è compiuta. Non si torna indietro >>.
<< Svegliati, Shinji! >> mi scuote il tono arcigno e acuto di Furia Buia. << Non è il momento di tirare le somme >>.
 
Sistemiamo molto goffamente Musashi nel suo letto con l'intento di aiutare Ayanami, ma il risultato è che la procedura di allettamento risulta dolorosa per noi e per il Biondo, mentre la First fatica più del necessario.
Guardiamo avidamente i due letti rimasti, scartando la branda che si stende di traverso lungo la parete opposta.
<< La branda è mia >> alla fine mi faccio avanti.
<< No, usa il mio letto >> si oppone Furia Buia che prova a nascondere la stanchezza. << Tu non hai riposato, io monterò di guardia per primo. Poi mi darai il cambio >>.
L'invito è troppo allettante e cedo alla lusinga della comodità.
Quando mi sono già sistemato, pronto a lasciarmi cadere in un oblio questa volta ristoratore, il Paparino si accomoda con cautela sulla branda.
<< Ma che fai? >> sbotto.
<< Ti ho fregato, Shinji >> risponde dopo aver rinunciato a incrociare le mani dietro la nuca.
<< Si, ... me l'hai fatta >> lascio correre.
Si sentono ancora rumori di spari in lontananza e mi sforzo di pensare che da qualche parte nel mondo sia iniziata la festa a cui non siamo stati invitati. 
Senza la mia famiglia e senza gli amici che danno un senso all'orrore che ho vissuto e fatto vivere, senza questo piccolo cerchio di ordine nel caos dell'esistenza, il cacciatore impazzirebbe e il pilota vagherebbe come un fantasma inquieto. E senza il ruolo e l'identità del cacciatore, in questo tempo e con questa compagnia, Shinji Ikari si disperderebbe come cenere al vento.
Eppure, ora che la tempesta è alle spalle, mi chiedo quanti danni abbia subito questa nostra barca e quanto potrà reggere. L'equipaggio è malandato e non si vede un porto. Speriamo di non essere cambiati troppo.
<< Tra poco dovrete alzarvi >> ci comunica Ayanami. << Stanno per arrivare alcuni feriti gravi e ci serve questa sala. Non tu, Musashi. Tu puoi restare >>.
<< Perché? >> la spiazza il Paparino. << Nessuno dei nostri è stato ferito e qui si sta bene. Curateli da un'altra parte >>.
<< Ma sono cacciatori >> replica la First.
<< Non vedo perché dovrebbe interessarci. Hanno scelto loro di schierarsi con noi, non li abbiamo obbligati >> ribatte cattivo. << Sopporteranno le conseguenze delle loro azioni >>.
<< Sakura ha detto ... >>
<< Ok >> esclama Furia Buia che estrae dalla fondina il fucile a canne mozze fingendo di caricarlo. << Di' a Sakura che me ne occuperò io! Non li farò soffrire e tu avrai la serata libera >>.
<< Ikari >> Ayanami chiede il mio aiuto.
Eh si, noi siamo le esperienze che facciamo e alcune possono trasformarti nell'uomo nero che ho sperimentato sulla e nella mia pelle. Non è solo l'ombra del mio sogno che devo temere; in ognuno di noi si nasconde un uomo nero che aspetta solo l'occasione di uscire. << Non è un mio problema, Ayanami >> le dico senza emozione . << La loro vita non mi interessa >>.
<< Orso >> tenta l'ultima carta.
Il cacciatore con la barba non risponde neanche e si gira lentamente su un fianco.    
L'aiutante di Suzuhara se ne va sconfitta, forse rassegnata a dover sistemare i feriti fuori dall'infermeria o decisa a informare il medico della nostra occupazione.
Mi concentro sull'esterno, protetto dalla barriera di una grande finestra di vetro mentre strofino lentamente la guancia intatta sul cuscino.
Sembra tutto così normale, il sole tramonta e i suoi raggi filtrano nella stanza, un intenso bagliore rossastro colora la pineta poco distante che ci divide dal lago confondendo il paesaggio. Sento il suono di rondini che sfrecciano veloci in cerca di un posto per la notte.
Siamo ancora vivi e per questo possiamo anche scegliere di rimanere intontiti e secchi come foglie morte; siamo ancora insieme dopo aver compiuto imprese memorabili, di quelle che racconti davanti a un fuoco per spaventare i bambini. I sentimenti scivolano nelle profondità delle nostre personali e buie caverne.
Niente di tutto questo ha valore perché al mondo non importa nulla delle formiche che pretendono di salvarlo.
<< Paparino >> chiamo il cacciatore senza troppo impegno, ancora perso nell'esterno che non ha forma definita.
<< Paparino >> ripete Orso.
<< Si, si >> sbuffa alzandosi controvoglia. << Shinji, per favore, avvisa Ayanami che si sono liberati due letti e una branda. Tu resti qui, Musashi. Noi ci sistemiamo fuori >>.
 
E' notte e noi siamo seduti a terra con la schiena curva e le facce sofferenti per tanti motivi. Sporchi, insanguinati e puzzolenti, sembriamo tre barboni che chiedono l'elemosina e passano il tempo lasciandosi osservare dal silenzioso pallore della grande luna. Non ci curiamo dei lamenti che ci assalgono alle spalle, come predatori, né dell'odore acre di metallo e plastica bruciati che emana il wunder.
Anch'io mi faccio catturare dal satellite, ma solo perché non mi va di cercare qualcos'altro da guardare. A differenza di Furia Buia non mi aspetto nessuna illuminazione, nessuna grande intuizione, non mi aspetto niente.  
Capisco solo che neanche questa è pace;
 
è soltanto l'ennesima caduta nel vuoto.





N.D.A: Anche questo ciclo di quattro capitoli si è concluso. Al di là delle resistenze, soprattutto iniziali, credo che Shinji (cui va interamente imputata la mostruosa lunghezza degli ultimi due capitoli) abbia finalmente accettato "sul campo" la via che a parole aveva già scelto di seguire. Illusioni e fantasie sono cadute e al piccolo cacciatore ed ex pilota resta soltanto il gusto, amaro ed essenziale, della realtà degli adulti.
Sto iniziando a lavorare ad un altro ciclo, di tre capitoli (spero). Saranno meno cruenti e mi permetteranno di capire come sono cambiati Shinji e Asuka dopo queste esperienze e, soprattutto, quali formule adotteranno per riavvicinarsi. Comunque, il prossimo obiettivo di Shinji è Gendo.
Ringrazio tutti coloro stanno leggendo questa long e chi lo farà in seguito.
Buona giornata (perché è quasi ora di pranzo) e buon tutto.
 
[1] Cfr  prima parte del Capitolo XIII
[2] Cfr Capitolo XVI dopo la morte del vecchio.
[3] Cfr Capitolo XIV
[4] coloro che capiscono a cosa mi riferisco, senza ricorrere all'ausilio di motori di ricerca, non sono millennials :D
[5] Cfr seconda parte Capitolo XIII
[6] Cfr prima parte Capitolo XIV
[7] Cfr ultima parte Capitolo XI
[8] Cfr primametà Capitolo XVI
[9] Cfr seconda metà Capitolo XI
[10] Cfr pestaggio ai danni di Shinji descritto nel Capitolo IV
[11] Cfr il sogno di Furia Buia descritto nella prima parte del Capitolo XII
[12] Cfr Capitolo II

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Capitolo 20
*** Il Diavolo si ribella ***


Sono giorni che non facciamo brutti incontri. Camminiamo in silenzio, distratti da mille dettagli che non riusciamo, tuttavia, a mettere realmente a fuoco, persi in altrettanti pensieri che la nostra mente non sa come articolare.
Siamo ancora noi quattro, come sempre, e vaghiamo da almeno un paio d’ore in territori non del tutto pacificati, trascinandoci stancamente. Siamo svegli ma non del tutto, una parte di noi, quella più antica, è attenta ma non ce ne rendiamo conto.
Il paesaggio è spoglio, dominato dal grigio terreo di una giornata umida e deprimente. Il puzzo di sangue e di interiora trafigge le narici. Non è il luogo che attraversiamo ad esalare tali miasmi, siamo noi che appestiamo l’ambiente circostante con i nostri vestiti sporchi e strappati e le armi da taglio che non puliamo da tempo.
Continuo a crescere, almeno in altezza, e presto dovrò aggiornare il guardaroba. Ad essere sinceri, dovrei farlo comunque perché ciò che indosso andrebbe bruciato, come ho già fatto con gli indumenti di ricambio, possibilmente lontano da un centro abitato. Gli anfibi resistono grazie a tre buoni giri di nastro adesivo che, però, non bastano a tener chiusa la bocca di coccodrillo che mi fa imbarcare acqua durante le giornate di pioggia e nutre le vesciche.
Lo stomaco di Orso brontola e presto saremo costretti a fermarci per mangiare anche se non abbiamo fame. Paparino sta perdendo la guerra con i suoi demoni e muove le labbra senza emettere suono come se si stesse confidando con qualcuno. Musashi ha i capelli così sporchi che sembrano castani e ora si arrabbia con un nodo grande quanto la mano che cerca di scioglierlo e compatto come un tappeto a trama fitta.
 
In una settimana non solo la mia, anche la loro vita è stata rivoluzionata da assurdità e stravolgimenti che il nostro piccolo mondo interiore deve aver interpretato come lo squillar delle trombe dell’Apocalisse. Persino i miei fratelli non erano pronti a sostenere una prova così dura e a sopportare le conseguenze che ne sono derivate.
In quei giorni[1], ormai sono passati quasi tre mesi, abbiamo combattuto una feroce battaglia contro gli elementi che si erano coalizzati per formare una tempesta di sangue e lame e proiettili. Abbiamo retto, quasi sempre da soli, il grosso dell’urto di quella forza spaventosa. Separati dalle acque grazie al legno di una robusta ma piccola barca abbiamo resistito alla nausea della traversata, ai colpi delle onde anomale e alla fatica.
Ne siamo usciti vincitori eppure abbiamo continuato a precipitare poiché quella tempesta era solo una metafora, era simbolica nella forma e vera nella sostanza e perché a superarla sono stati quattro animali che imploravano di sopravvivere, non quattro uomini.
Gli animali col tempo hanno perfezionato la loro naturale capacità di adattamento, funzionale unicamente all’autoconservazione. L’essere primitivo che è in me si è abituato a vivere sul filo del rasoio, costantemente accompagnato dallo spettro della morte.
Gli uomini, invece, quelli che hanno bisogno di un motivo, che devono soddisfare ben altre esigenze, che invocano un senso, quelli sono stati rivoltati come calzini e cadono senza riuscire a scorgere il fondo. Il problema degli uomini è che l’esistenza da sola non basta, concepiscono uno spazio-tempo che si srotola e si espando e, in mancanza di coordinate, finiscono per vagare nel vuoto.
Vaghiamo nel cuore della nostra notte sperando che nella cassaforte di cui abbiamo dimenticato la combinazione siano ancora leggibili le mappe che ci condurranno in porto; sentiamo, anche se abbiamo perso il coraggio di dircelo, che siamo ancora in balia del mare mosso. La barca è danneggiata e i marinai sono atterriti.
 
Fu Orso un giorno, distrattamente quasi per sbaglio, a dar voce ad un pensiero che la ragione rifiutava di formulare tanto lo giudicava assurdo. << Non ci lascia andare! >> disse guardando in lontananza alle nostre spalle. << Ci sta cercando >>.
<< Chi? >> domandai sebbene mi fosse stranamente chiaro che non si riferiva ad una persona.
<< Ci sta ancora dando la caccia >> aggiunse scuro il Paparino. << Si diverte a farci impazzire >>.
<< Lo sai a cosa si riferisce, alla tempesta che ci segue >> mi rimproverò Musashi.
<< Ma non c’è niente >> finsi di sorprendermi. << Non si vede neanche una nuvola >>.
<< C’è, c’è >> replicò il Biondo. << La tempesta è furba, si nasconde per non farsi notare, perché TEME >> alzò la voce mettendo in bella mostra i denti ingialliti come per sfidare un nemico invisibile << che potremmo decidere di affrontarla >>.
 
La tempesta su cui vaneggiavano i miei fratelli è diversa da quell’altra poiché è simbolica nella sostanza ma in qualche modo vera quanto alla forma. I tre cacciatori sono effettivamente convinti che il maltempo, un fenomeno atmosferico, dotato però di autocoscienza, ci stia studiando per colpirci al momento opportuno, che sia il nuovo nemico da combattere. In cielo proiettano la battaglia che infuria all’interno del confine delle loro anime. Ma non sarei corretto se non confessassi che condivido la stessa follia, al punto che mi appare più convincente e reale della stessa terra che calpesto.
Non sappiamo o non vogliano o non possiamo arrestare l’impetuosità delle forze caotiche che ci sbattono con violenza da una parte all’altra dell’universo; non abbiamo un centro da opporre alla dispersione, non un principio di ordine che faccia da argine al disordine. Per questo, abbiamo bisogno di vedere fuori di noi la guerra che è stata dichiarata all’interno; per questo l’avversario ora non può che essere un temporale, un fatto naturale, perché nessun essere umano è abbastanza grande e finto il giusto per farci da specchio, per riflettere l’odio che nutriamo nei confronti della natura a cui temiamo di appartenere.
La preda non è l’animale, quello sa come muoversi, semplice com’è e guidato da un istinto disciplinato, oltre che fortificato dall’esperienza, e spinto all’azione più dall’inerzia prodotta da atti precedenti che da un fine buono. All’animale non serve una stella polare che indichi la via nel cielo notturno quando nessun’altro punto di riferimento impressiona l’occhio, all’animale non serve neanche che il fine sia buono.
No, la preda è l’uomo, ferito e delirante. Evochiamo sempre più raramente e con meno fervore gli spiriti della visione e della missione che poggiano sul concetto di opposizione e gravitano nell’orbita della massima: portare equilibrio.
Quando pronunciamo queste parole fingiamo di essere consapevoli del loro significato e ci ostiniamo ad accettare anche quella porzione di senso che ci è oscura confidando che celi la parte più importante della formula magica della nostra salvezza.
Purtroppo, la verità è un’altra. Semplicemente, siamo terrorizzati all’idea che siano sempre state parole vuote e che niente possa giustificare la violenza di questa vita e la violenza che facciamo a noi stessi ogni volta che uccidiamo coloro che corrispondono o facciamo corrispondere alla categoria di nemico. I nostri patteggiamenti con il senso morale finirebbero per svelare il loro ipocrita squallore.
I giuramenti ci tengono in vita ma è un fatto che stiamo fuggendo e che recitarli a mo’ di orazione non allevia la pena poiché il nostro cuore è chiuso e ha dimenticato come si prega.
<< Asuka, ho chiuso il mio cuore >> piango talvolta nella mia mente. Sono convinto che, se le esprimessi ad alta voce il mio pensiero, lei o il suo doppio potrebbe capirmi.
Salvare la Principessa, riportarla a casa, tornare con lei, riscattarmi. I nomi della via che, attratto dall’intuizione e protetto dall’ignoranza, avevo dichiarato di voler seguire, testimone la stessa Shikinami, hanno ancora senso per me in quanto Asuka è reale, proprio come il nostro disorientamento rende vera e tangibile la tempesta. All’occorrenza posso proteggere l’uomo che è in me trafugando di nascosto un po’ di desiderio proprio dai campi presidiati dall’animale. 
Eppure mi fa male rammentare tali nomi.
Speravo che il neo cacciatore potesse compiere l’impresa, ora mi domando come abbia potuto essere così stupido. La creatura che sto diventando non ha una bussola, né una direzione da seguire. Lo scopo non è privo di significato; mi sembra, però, irraggiungibile perché non mi sento più degno di tentare la fortuna.
Scivolo ogni giorno sempre più in profondità nella fossa che ospita tutti gli Shinji feroci e imbelli, distruttivi e autodistruttivi, quelli che avrei preferito non fossero mai nati, quelli che il mondo avrebbe voluto non fossero mai nati, quelli che non conosceranno mai alcun riscatto.
<< Perché? >> si lascia sommessamente sfuggire il Paparino che cammina sovrappensiero e continua a perdere il controllo della lingua insieme al senno.
Siamo preoccupati per lui in quanto pare il più sofferente; siamo preoccupati per noi perché Furia Buia è quello che, in genere, sopporta meglio i colpi di una natura che si presenta quasi sempre sotto forma di condanna, è il più bravo a metabolizzare ciò che ci accade e facciamo accadere, è il più resistente quando si tratta di reggere il peso delle conseguenze, è quello che si ostina a porsi domande.
In condizioni normali (normali per gli standard della banda di Kosuke) il Paparino avrebbe raschiato il fondo del barile al fine di trovare il coraggio e la saggezza necessari per aprire il paracadute e farci atterrare dolcemente, avrebbe frustato il suo corpo e la mente e avrebbe senz’altro scovato ed elargito, senza ipocrisia, senza prendersi per il culo, buone motivazioni per andare avanti, per stabilire le priorità e così digerire gli effetti che sarebbero seguiti alle decisioni.
Ma queste non sono circostanze normali e, se lui non riesce a mantenere la rotta, se non riesce a reggere il peso delle sue e delle nostre azioni, se non trova risposte, allora siamo nei guai … allora sono nei guai.
Sentiamo un rumore di sterpi che si spezzano, l’uomo si addormenta e l’animale torna a prendere possesso delle nostre facoltà. Continuiamo a camminare con l’orecchio teso, le gambe pronte a scattare e le mani già sulle armi. Le domande svaniscono, il dolore viene cacciato in profondità, gli scrupoli nascosti sotto il letto e siamo di nuovo concentrati, radicati nel qui ed ora.
Un secondo rumore conferma che abbiamo compagnia e che, probabilmente, non ha intenti amichevoli. Paparino non calcola le probabilità, individua le minacce e scaglia lontano un muro di at field mentre noi cerchiamo riparo. Il colpo va a segno e il silenzio di pochi istanti fa è già un ricordo sbiadito. Furia Buia estrae il coltello e, coperto dal suo personale scudo anti proiettile, corre incontro a chi ora ci sta sparando.
<< Shinji! >> Musashi pronuncia il mio nome implicitamente chiedendomi di assicurare protezione a lui e ad Orso.
Accendo i miei occhi che si mettono così al pari con l’altra vista, quella della mente, e resisto alla fitta che mi percuote quando anche il sinistro, strappando il tessuto cicatriziale, si spalanca.
<< Ci sono! >> informo i miei fratelli prima di partire con loro all’inseguimento del cacciatore dal pessimo carattere per difenderlo anche da se stesso.
 
 
*****
 
 
<< Smettila di ingozzarti! Eri già grasso ma tra poco dovremo chiamarti Balena >>.
Musashi si è coricato a terra senza curarsi di aprire la stuoia che usiamo per la notte. Rimprovera Orso con accentuata animosità che tradisce, invece, una frustrante dichiarazione di resa.
Neanche il cacciatore con la barba ha aperto la stuoia e affloscia il busto fino ad ingobbirsi, sicuro che le gambe incrociate, ampliando l’area della base ben oltre la superficie coperta dalle sue natiche, gli impediranno di sbattere il muso sullo sterrato.
<< Fatti gli affari tuoi! >> risponde senza acredine sputando brandelli di carne superficialmente masticata. Altri due affondi con l’indice piegato ad uncino e la scatoletta si svuota.
<< Sono affari miei >> replica il Biondo con meno ardore, quasi lamentandosi. << Presto rimarrai spiaggiato da qualche parte e non potrai aiutarci. Almeno usa il cucchiaio. Fai proprio schifo! >> sbotta prima di rannicchiarsi su un fianco.
<< Pensa a te piuttosto! >> replica Orso. << Sbaglio o hai perso il tuo feeling con l'acqua? >>
<< Mi adatto alla media puzzolente di questo gruppo >> Musashi muove solo la testa per guardare il fratello come un cobra che prende la mira per sputare. << Non voglio che un cecchino si accorga di me perché profumo di pulito >>.
Orso afferra nervosamente lo zaino e inizia a rovistare al suo interno alla ricerca di altro lavoro per le sue mandibole. Soffia rabbioso mentre infila quasi per intero il braccio muscoloso come se si aspettasse di trovare un doppio fondo. << Quando ti lavavi eri meno rompipalle >> brontola prima di gettare la spugna insieme alla borsa avendo constatato che non v’era rimasto più niente di commestibile. << Dobbiamo fare rifornimento >> afferma senza che qualcuno di noi accenni a dargli retta.
Quando non siamo impegnati a salvare la pelle, Orso schizza come un folletto pur di soddisfare un appetito nervoso che pretende attenzioni a qualunque ora, che la pancia sia piena o no; oppure cade in un torpore quasi letargico. Dove si ferma lì si inchioda e spesso non riusciamo a spostarlo (anche letteralmente) da questa sua condizione poiché abbiamo a malapena la forza di tenerci in piedi.
<< E’ da parecchio che non leggi i tuoi libri >> preferisco constatare piuttosto che chiedergli: perché non leggi più?
L’omone fa finta di non sentire, forse per non dover ammettere a se stesso ciò che abbiamo già compreso: non sa come tornare al suo piccolo rifugio, dove la vita scorre ad un ritmo controllabile e i processi di elaborazione di ciò che proviene dall’esterno sono più a misura d’uomo. Striscia lentamente in avanti, senza sciogliere l’intreccio delle gambe, ed allunga il braccio per raggiungere lo zaino di Furia Buia che, al contrario degli altri due cacciatori, si è preso la briga di mettere qualcosa tra sé e il terriccio.
Com’è suo costume si è sistemato un po’ più distante, allungando così uno dei bracci della croce che, come da “protocollo”, avevamo formato. Se ne sta sdraiato con la mano destra a sostenere la nuca a mo’ di cuscino e la sinistra sul petto; guarda il cielo con aria distratta e rumina un fiammifero già mangiucchiato mentre fa ciondolare una gamba piegata con il ginocchio puntato nella direzione cui volge l’occhio. Da quella notte passata fuori dall’infermeria, dopo la drammatica irruzione nel wunder, ha smesso di guardare la luna, gli è rimasta, però, la melanconia degli incontri con la madre dei sogni.
<< E tu perché non mangi? >> Orso interroga il Paparino dopo aver raggiunto l’obiettivo.
Furia Buia interrompe l’assenza e, tirandosi le parole, risponde: << tu perché non dici che vuoi sbranare anche le mie scorte? Prendile e non rompere! Io non ho fame >>.
<< E' da parecchio che non hai fame >> lo punge Musashi che questa volta non si prende neanche la briga di schiodare la testa dalla polvere e lascia che i suoi capelli non più dorati si sparpaglino come le radici di un albero secolare. Qualche mese fa ci avrebbe costretti a camminare per chilometri al solo fine di trovare acqua per lavare il corpo, i vestiti e soprattutto la chioma. Tra un po’ saremo noi a costringerlo a riscoprire il colore naturale della pelle.
Il Biondo, così come ho imparato a conoscerlo, è sempre più lontano da noi e da ciò che è stato. Qualche volta cerca di ingannarci per dimostrare che riesce ancora a vedere il bello ma è lampante che non si sforza più neanche di cercarlo.
<< Ti prometto che più tardi mangerò >> seccato, il Paparino finge di dargli corda per chiudere il discorso. Rinuncia, infine, al dondolio e stende la gamba.
Come ho detto, tutti e tre siamo preoccupati per Furia Buia e possiamo permetterci di stare in apprensione per la sua salute psichica perché da alcuni giorni godiamo di una pressoché totale tranquillità. Non si tratta, però, di pace. Quella, come mi disse giustamente Orso, è innanzitutto una condizione dell’animo; la nostra è solo la quiete del soldato che può riposare un po’ nelle retrovie lontano dalla prima linea. E’ una quiete malata perché nessuna esperienza viene digerita o smaltita, la memoria è un impiccio e i traumi è più facile fingere che non esistano che affrontarli.
 
Non saranno passati dieci giorni dall’ultima volta che ci hanno attaccati. Il grosso del lavoro lo fece proprio il cacciatore magico e non sono sicuro sia stato un bene.
 
La giornata è discreta, non troppo umida, non ci sono nuvole ma il cielo continua a non essere pulito. Dà sul celestino spento chiazzato qua e là da macchie di grigio che favoriscono il malumore. La terra, invece, è bagnata nonostante sia passato il mezzodì e non abbia piovuto. Nessuno sembra aver pianificato di ucciderci in queste ore e non abbiamo intenzione di cercare guai.
Obbedendo alle pretese di una stanchezza ormai cronica, ci siamo quindi fermati, senza preoccuparci di scegliere il posto, per allestire un bivacco di fortuna in territorio ormai pacificato.
Questi momenti non rinfrancano né il corpo né lo spirito. Quando ancora la guerra tra cacciatori era al suo apice di intensità e violenza, la possibilità di rifiatare era l’equivalente di un invito ad una festa a cui è bene recarsi nonostante manchi la voglia. Potevamo, infatti, ingannarci immaginando che i ghigni fossero sorrisi, che la frustrazione, la rabbia e la paura esprimessero in realtà gioia.
Ora che solo due tribù, poste ai confini della regione e per giunta ridotte  allo stremo, ci separano dalla fine delle ostilità, ora che la guerra è chiaramente vinta, non riusciamo neanche a fingere.
Prima di pigiare il pulsante “off” abbiamo, come sempre, controllato e pulito le armi ma solo quelle da fuoco, celebrando quasi per riflesso condizionato, in virtù di una disciplina di tipo militare che si sforza di non cedere troppo terreno, l’ultimo rituale che ancora ci permette di riconoscerci come cacciatori. Curare i nostri i fucili, le pistole, e unica eccezione tra le armi da taglio la poco usata katana che Orso chiama piccola ma tratta come una figliastra, non è soltanto utile, è addirittura indispensabile, è una parvenza di ordine nel caos.
Le armi ci infondono una senso di sicurezza, non di protezione. La sicurezza che c’è qualcosa di stabile e tangibile in una realtà che non sappiamo più interpretare, la sicurezza che abbiamo almeno qualcosa da opporre alla tempesta che ci sta ancora dando la caccia, la sicurezza dell’animale che è in noi e che è l’unico vero padrone delle armi che portiamo. L’animale è vivo e noi, che siamo uomini, elemosiniamo un po’ del suo vigore.
 
A volte le lucidiamo al punto da farci sanguinare le dita, le controlliamo, le studiamo, le tocchiamo in modo compulsivo. Pochi giorni fa Furia Buia dovette strapparmi la pistola dalle mani perché non riuscivo a smettere di stringerla.
 
 
Ad eccezione del Paparino, che le armi le ha praticamente cucite al corpo, e di me che non avevo perso il mio coltello quella notte, nonostante non ricordassi di averlo recuperato dal petto dello sventurato che avevo ucciso[2], temevamo che le sorelle[3] di Musashi e la katana del bestione fossero andate perdute.
Le ritrovammo, invece, miracolosamente intatte e inspiegabilmente lucenti, come nuove, tra le macerie insanguinate e maleodoranti di quello che solo pochi giorni prima era un piccolo trancio di collina e il rifugio segreto della banda di Kosuke.
<< Com’è possibile? >> si domandò Orso mentre, in preda alla nausea, premeva la faccia sull’avambraccio per proteggersi dal fetore.
Molto a malincuore eravamo tornati sul luogo dell’eccidio per cercare proprio le armi che Orso e Musashi possedevano senza sapere come ne fossero entrati in possesso, che forse avevano ricevuto senza ricordare precisamente da chi.
Per quanto mi riguarda, sono dell’idea che a farci muovere sia stata una necessità. Avevamo bisogno di vedere cos’era rimasto di quella notte nella neanche tanto segreta speranza che ciò avrebbe posto termine agli incubi; e invece …
Ho rimosso interamente la scena che si presentò al nostro arrivo, ho eliminato ogni informazione tranne la percezione dell’olezzo emanato dalla carne in decomposizione intinta nel sangue rappreso. Intorno a noi il testimone della vita era nelle mani di sciami di mosche che avevano da banchettare ancora per molto.
Vomitammo tutti e vomitammo tutto, con buona pace della dea Fortuna a cui non offrimmo nessun sacrificio.
<< Ci vorrebbe un sacerdote, non importa di quale religione >> disse stralunato Musashi mentre, impugnata una delle due pistole speciali, macchiava l’argento splendente del calcio strofinandovi contro una mano già sporca.
<< Qui non potrà mai esserci alcun dio >> ribatté, glaciale solo in apparenza, il Paparino. << E se ci fosse, lo caccerei >>.
Mentre a passo svelto e con il cuore oppresso, essendo terminata la ricerca, ci stavamo allontanando, Furia Buia puntò il braccio destro verso quel cimitero, stese la mano, coperta fino al polso da un mezzo guanto nero di fattura militare e, gridando come se volesse esorcizzare la sua stessa anima facendola uscire dalla bocca, formulò in rapida successione due potenti parallelogrammi di at field contro gli enormi massi che disegnavano il nuovo paesaggio.
Li sbriciolò e io mi chiesi se non avesse offeso i morti distruggendo le loro lapidi.
 
 
Quel giorno il mito della banda di Kosuke è svanito nel cuore scettico dei miei fratelli, sopravvive nel mio solo perché li amo e perché non mi resta altro. La realtà che vivo non è per niente romantica.
<<  Noi distruggiamo perché altri possano costruire un mondo migliore. Non importa se siamo condannati a vivere ai confini, lontani dalle case >>.
Nei giorni successivi mi sono ripetuto fino alla noia le istruzioni che i tre cacciatori mi fornirono la notte della mia iniziazione per aiutarmi a tracciare le coordinate della nostra visione. << La bussola è l’opposizione >> mi dicevo << che si manifesta sotto forma di battute di caccia alla ricerca di predatori, soprattutto di quelli speciali, poiché siamo condannati dalla nostra natura ad essere speciali >>.
Eppure, ogni volta che ho tentato di riflettere su queste frasi ho avuto l’impressione di affannarmi a contenere la nebbia con le mani e ho dovuto ingurgitare l’amaro di una fondamentale mancanza di senso, la stessa che tempo fa trasformò un ragazzo senza talenti evidenti in un burattino guidato da mani oscure.
Il nodo intricato che lega me e Asuka è quasi svanito dalla coscienza, seppellito da brutture da cui non so come difendermi proprio perché ho volutamente contribuito a crearle.
Più della veglia è il sonno che si ostina ad invocare la ragazza dai capelli rossi. Peccato che anche i miei sogni si siano adattati ai tempi. Non ci sono baci, né parole d’amore, né l’ebrezza carnale che i sensi di un adolescente hanno tutto il diritto di immaginare. In uno ricorrente Asuka è già adulta e si allontana dame a passo lento con indosso il plugsuit rosso da pilota in una notte chiassosa e lugubre, in cui il tempo è scandito da pianti e rantoli e dallo zampillar di sangue. Tutt’intorno si respira aria di furia e di vittoria. Vorrei fermarla, convincerla a tornare ma quando provo a stendere il braccio affinché accompagni le parole che ho depositato nella parte più intima del cuore, la mia mano stringe il coltello seghettato e punta sulla sua schiena. L’unica soluzione che trovo è restare fermo e non dire niente.
 
Un brivido gelido improvvisamente scuote il mio corpo costringendomi a stringere le spalle e ad abbracciarmi per ridurre la percepita dispersione di calore. Mi stavo aggiustando la benda sull’occhio sinistro e c’è mancato poco che strappassi il laccio.
E’ la benda del Paparino.
 
<< Te la presto >>. Così disse offrendomi un pezzo di ciò che nel nostro mondo dipingeva il personaggio di Furia Buia, dopo che Sakura, decretando che i tessuti del mio povero viso non erano più infiammati, mi informò che avrei potuto finalmente liberarmi dell’importante fasciatura, che mi avvolgeva la testa quasi a mo’ di casco integrale, e del grande cerotto bianco che copriva per intero l’orbita oculare.
Non mi ha mai chiesto di restituirgliela. Mi piace pensare che fosse il suo modo di riconoscere il nuovo cacciatore e di rinsaldare il legame che lo univa a me, ma credo che, più semplicemente, non l’abbia fatto perché non la voleva più. Non è più sicuro, temo, di voler accettare ancora la maschera di Furia Buia. Le nuove ferite non sanguinano e, nonostante ciò, lui non riesce a fermare l’emorragia.
 
<< Senti freddo? >> mi chiede Orso.
Il Paparino torna per un attimo tra noi e mi squadra preoccupato, Musashi, invece, continua a offrirmi le spalle sdraiato su un fianco.
<< Un po’ >> rispondo. << Eppure la giornata è abbastanza calda >>.
<< E’ il freddo dell’anima >> sbuffa il Biondo raggomitolandosi in posizione fetale. << Non c’è sole che possa scaldarlo >>.
 
 
I tre demoni dei cacciatori, quelli che avevano abbattuto le mie fragili difese psicologiche dopo un duplice omicidio e poco prima che il mondo si ribaltasse sulla cima di un anonimo altipiano, non sono scomparsi. Tuttavia, non possiedono più la stessa potenza, non mi bloccano perché ormai sono diventati la preda favorita di un animale.
La paura di morire si affaccia alla coscienza soltanto quando non corriamo troppi rischi e le circostanze ci concedono un po’ di tempo, non gradito, per pensare. Nei momenti che contano, il naturale timore che l’uomo prova alla vista del mietitore, cede il passo all’istinto e ad una inumana capacità di concentrazione che scarta ogni emozione, ogni sentimento, ogni pensiero inutile pur di rimanere fissa sul momento presente.
La paura di fallire dorme perché è ormai un fatto che la guerra è vinta e che non resta altro da fare che pulire la strada … prima di passare al nemico successivo.
La questione morale, tra i tre, è il demone più agguerrito poiché è intimamente legato all’uomo che ci sforziamo di difendere dall’erosione degli eventi e dai colpi che la creatura primordiale sferra contro di noi per completare il suo adattamento. Dobbiamo essere grati a questa entità di disturbo che ci obbliga ancora a porci domande, a esprimere giudizi e a sentirci appunto umani.
Quanto avevano ragione i tre cacciatori!
Per questo ci addolora constatare che con il passare dei giorni, delle settimane e dei mesi il demone ha continuato a ritirarsi, lentamente ma inesorabilmente, sconfitto da una certa semplificazione della realtà che si limita a ripetere lo stesso slogan: un nemico è solo un nemico.
Sento che si sta consolidando in me un processo mentale che mi spinge ad odiare, non a temere, chiunque e per qualunque motivo impersoni la parte dell’antagonista perché è una minaccia ai nostri tentativi di giungere alla conclusione … se non altro della guerra; perché può ancora ucciderci. Mi sto abituando a compiere con sempre maggior efficienza azioni che continuo a giudicare ingiuste, che non sono eroiche e a poco vale la considerazione che uccidere il nemico è la cruda sostanza di ogni guerra. Tale consapevolezza, sviluppata dalla malafede più che dal ragionamento, serve a rimandare la resa dei conti con me stesso e a rendere intanto meno dolorosi gli strappi che mi lacerano dall’interno. Mi scopro, inoltre, a trovare di volta in volta accomodamenti astrusi e spericolati con ciò che ricordo essere giusto e civile, a creare giustificazioni o a inventare motivi che mi facciano illudere di essere ancora sulla via che mi porterà a casa con lei.
Ma è difficile sentirsi umani quando, piombando sugli avversari, ci rendiamo conto che non uccidiamo un concetto. I miei fratelli prima di me avevano conosciuto questa avvilente verità e trovo sgradevole che in poco tempo io abbia imparato tanto velocemente la lezione, che sia diventato così facile per me metterla in pratica. Neanche io sono in grado di dire se ciò sia un bene[4] e di sicuro sarei un vigliacco se mi limitassi a dare la colpa al mio passato.
Paradossalmente, proprio la costante ritirata dei tre demoni ci ha permesso di scoprire il quarto, quello che cercava Musashi[5]. Non ha niente a che vedere con la semplificazione, quanto piuttosto con la mistificazione poiché, proprio ora che la guerra è vinta, la categoria di nemico abbandona le vecchie forme e riempie il vuoto che sta lasciando, in attesa di scegliere un volto più adatto alle mutate circostanze (un volto che purtroppo conosco fin troppo bene), includendo anche le minacce potenziali, coloro che un giorno potrebbero decidere di darci la caccia per vendicarsi, perché ci ritengono l’incarnazione del male o perché vogliono riportare il caos nel pax militare che stiamo concorrendo ad instaurare.
Sappiamo bene che a noi toccherà pagare il conto anche per ciò che non abbiamo consumato ma il problema è più sottile e orribile. Adesso dobbiamo guardarci a vicenda le spalle per respingere le sortite di un’entità oscura che è proprio dentro di noi[6] e che, avendo rubato l'aureola a dio, pretende di decidere chi è il giusto da risparmiare e l'empio da punire.
Non ci resta che impiegare le poche energie per restare vigili perché non abbiamo ancora sviluppato i giusti anticorpi. Ci accontentiamo per ora di seguire uno strano e distorto sesto senso, a metà strada tra la premonizione e il giudizio sommario, che ci parla con voce simile a quella del rimorso o del terrore ma che possiede un timbro peculiare e ci aiuta a distinguere i predatori o, per meglio dire, gli irriducibili dalle persone che, in fondo, chiedono soltanto di tornare a casa e di trovarla ancora intatta.
Il metodo è empirico, la casistica ancora scarna e non abbiamo protocolli per valutare i risultati.
 
Se noi siamo il buio, tuttavia, Kaji non ha molto a che spartire con la luce. Non si trova nelle nostre condizioni perché ha agito con una rapidità e una ferocia che ha inorridito anche i signori della guerra più sanguinari.
Di sicuro ha fatto tremare noi. Neanche a me, che sono l’ultimo arrivato, è sfuggito infatti che nella metodica e spietata caccia ai dissidenti era nascosta appena sotto la superficie una minaccia rivolta a quattro cacciatori speciali che osarono sfidarlo apertamente.
La civiltà che ha in mente Kaji non ammette che siano lasciati conti in sospeso, il piano per salvare il mondo è così vasto, la visione è così generale che le singole vite perdono di importanza. Il capo della Wille, l’amore di Misato, non ha dovuto sporcarsi direttamente le mani ma si tratta di un dettaglio. Noi gli abbiamo prima strappato e poi  bruciato la maschera dell’anti Gendo con cui riusciva ad attrarre consensi e fiducia ed ora anche lui è costretto a governare per mezzo della paura.
Mi addolora il pensiero che forse noi e la Wille stiamo gareggiando per chi dovrà accaparrarsi l’eredità dell’uomo che fu mio padre nell’ultima sfida, al termine della quale, comunque vada, non vincerà il più buono.
 
 
<< Potevi almeno lasciare il giaccone a Shinji >> Orso tenta di bloccare l’evasione del Paparino che, come il Biondo, si è girato su un fianco con la faccia, però, rivolta verso me << visto che non vuoi più indossarlo >>.
L’omone si morde la lingua perché ha toccato un tasto dolente, anzi uno dei mattoni che compongono l’invalicabile muraglia contro cui si schiantano tutte le nostre velleità di trovare una giustificazione all’assurdità che siamo e che ci circonda, di individuare un principio d’ordine nel caos.
 
Fu Sakura ad impedire che lo spolverino di Furia Buia finisse nella spazzatura.
L’avevo quasi interamente diviso a metà, senza sfilarglielo del tutto, per controllare le ferite che aveva riportato alla schiena[7]. Il dottore consegnò ciò che restava del trofeo del Paparino a Mami insieme ai medicinali che aveva rubato per me e che aveva saggiamente nascosto in una tasca interna.
L’oste, che era un asso con il fucile e discretamente brava in cucina, improvvisandosi sarta, ingannò l’attesa e l’ansia per le sorti dei tre cacciatori, ancora convalescenti nella pancia del mostro, e del cucciolo che, orbo di un occhio e con un braccio dalla natura indefinita, lontano dal villaggio stava rischiando la propria vita per salvare la loro.
La notte prima del mio ritorno o, meglio, la notte prima che assaltassimo il wunder si addormentò sulla sedia dopo aver sprecato le ultime energie imprecando come un’eretica per la pessima qualità del lavoro svolto. Al risveglio - almeno così ci raccontò lo stratega – si trovò tra le mani il giaccone del Paparino di nuovo integro e con i segni del rammendo appena visibili. Ovviamente, la povera donna non sapeva cosa pensare, per questo decise di credere che fosse stato tutto merito suo e di aver solo sognato il fallimento della notte precedente con annesse bestemmie.
Non abbiamo mai commentato quel fatto, neanche quando Matsuda, alquanto confuso, ci comunicò l’evento straordinario.
Sta di fatto che il Paparino indossò il suo giaccone lungo una sola volta prima di lasciarlo sul pavimento dell’infermeria.
 
<< Avanti, rispondi! >> Musashi attacca astioso Furia Buia che ha continuato a voltare letteralmente le spalle alle considerazioni del cacciatore con la barba. << Sei o non sei l’uomo della guerra? Hai ancora intenzione di fuggire? Tanto non puoi farci niente se non sai cosa sei. Almeno trova il coraggio di dirci ciò che pensi >>.
Furia Buia aumenta la frequenza del respiro per reprimere un moto di rabbia che solo io posso vedere. Non cambia posizione, sputa il fiammifero e ribatte: << perché non cominci tu visto che sei tanto coraggioso? Se hai qualcosa di interessante da dire, ti ascolterò volentieri >>.
 Il Biondo non risponde, appoggia nuovamente il capo a terra tirando su col naso come se fosse in procinto di piangere.
Orso fa finta di niente e fissa il vuoto davanti a sé con la faccia instupidita resa più grottesca e angosciante dagli occhi sbarrati puntati sul nulla e dalle labbra semi chiuse. Io mi sdraio a pancia in su allargando le braccia e chiudo il mio occhio pregando di riuscire ad addormentarmi e magari di non fare troppi incubi.
 
Macché! La stanchezza che mi porto appresso come zavorra non concilia il sonno e, dopo pochi minuti di estenuante lotta con me stesso, mi arrendo. Torno a sedermi senza una particolare ragione, non voglio muovermi e non riesco a stare fermo.
<< I momenti di pausa sono aumentati >> rivelo l’ovvio pur di non perdermi nel silenzio.
Lo spirito di Orso rientra nel corpo producendo un sospiro rumoroso. << La guerra è finita >> dice. << Mancano solo due tri … due gruppi. Capitoleranno presto >>.
<< E’ … è un bene >> rilancio a singhiozzo << che non si debba più intervenire. Non … non dobbiamo neanche avere a che fare con i nostri … >> non riesco proprio a dirlo.
<< Alleati? >> l’omone corre in mio aiuto. << Si, anche se, a dire il vero, preferiamo farci da parte >>.
<< Perché? >>
<< Dobbiamo pur permettere a questi viscidi esseri umani >> pronuncia il bestione senza neanche sforzarsi di trattenere il disgusto << di sbrigarsela da soli o finiremo per essere costretti a governarli con la forza e la paura e per diventare i loro nuovi nemici >>.
Il cacciatore con la barba esprime un pensiero comune. Non amiamo i nostri “alleati”, non nutriamo alcun rispetto per coloro che si sono dichiarati dalla nostra parte. Non stimiamo i cacciatori che erano con noi sin dall’inizio, figurarsi quelli che si sono affrettati a inviarci doni e ambasciate, acclamandoci come salvatori, quando era ormai chiaro che avremmo vinto. Proviamo, invece, un’insolita comprensione per quei gruppi che non si sono arresi e che hanno continuato a resistere e a cercare di toglierci di mezzo.
Ci sta bene camminare in territori amici ma cerchiamo di non incontrare quelli che li controllano, i nostri simili, perché siamo consapevoli che prima o poi richiederanno i nostri servigi per regolare vecchi conti, interni o con altri gruppi del partito vincitore.
<< Tanto ci odieranno comunque >> brontola Musashi la cui voce è così profonda e lontana che sembra provenire dalle viscere della terra sulla cui superficie riposa. << Ci odiano quando imponiamo loro un freno, quando li lasciamo liberi di vivere la loro vita e di risolvere da soli i loro problemi. Ci odiano quando interveniamo e quando non interveniamo ma continueranno a chiamarci qualora ne avessero bisogno e tenteranno di corromperci o di rinfacciarci l’aiuto che sono convinti di averci dato >>.
<< Come l’ho detto io è meglio >> ribatte Orso che, guardandomi, tenta un sorriso. << E poi non è con la forza e la paura che porteremo equilibrio in questo mondo. Ricordi la notte del tuo giuramento? >>
<< Certo che la ricordo >> rispondo alla domanda lasciando intendere che sono d’accordo con lui ma entrambi sappiamo che quella parte della cerimonia di iniziazione ha perso quasi tutto il suo valore.
La verità è che non interveniamo perché siamo stanchi e non vogliamo diventare strumenti nelle mani di piccoli omuncoli egoisti che spacciano la loro ottusa, falsa ed egoistica visione del mondo per giustizia e ragione. La vittoria ha permesso a chi era con noi di trarre profitto dal casino imponendo la propria legge, contrabbandandola per nostra. In alcuni casi, quando gli intenti incontravano una resistenza non prevista, gli amici non hanno esitato a cercarci e ad implorare il nostro aiuto, esagerando le proprie virtù e demonizzando i comportamenti dell’altra parte. Le prime volte, lo ammetto, ci siamo fatti fregare perché avevamo poco tempo per svolgere indagini; poi, forti dell’esperienza, ci siamo imposti unicamente di agire per limitare i danni. Ora, invece, non facciamo neanche quello.
Cerco un appiglio che mi protegga dal disgusto e lo trovo nella considerazione che << finalmente c’è un po’ di pace >> anche se ancora non ho del tutto capito perché sia scoppiata una guerra.
<< Almeno >> si anima il Biondo, << distruggere è servito a qualcosa. Abbiamo permesso che si creassero le condizioni per una maggiore prosperità >>.
<< Già >> sostengo e intanto mi obbligo a non confutare le sue affermazioni. << Grazie a noi molte persone si sentiranno più sicure e potranno vivere meglio >>.
<< Esatto! >> Musashi si mette seduto e, infiammato, inizia a gesticolare per imprimere maggiore energia al discorso. << La pace e la sicurezza favoriscono il lavoro, i commerci, le buone relazioni. Forse un giorno queste comunità scopriranno che è più vantaggioso unirsi ed essere governate da leggi giuste. E potremo dire che è stato merito nostro >>.
<< Non è vero >> replica mestamente l’omone smontando la verità sognata dal fratello. << Non è merito nostro. Semplicemente, prima c’erano due galli che combattevano tra loro e questo alimentava l’incertezza. Ora, invece, uno dei due galli è morto e l’incertezza è venuta meno >>.
<< Ma se avessero vinto Ronin e Kuchinawa molti avrebbero sofferto e … >> mi blocco.
<< … Per gli abitanti di questa regione >> Orso ha capito e sceglie di terminare il suo ragionamento, << in fondo, non è importante chi ha vinto ma che qualcuno abbia vinto. A chi non è un cacciatore non interessa quale gruppo sia al potere >>.
<< Però c’è pace >> insiste Musashi, << non dappertutto, non ancora almeno, ma c’è pace >>.
<< C’è pace per chi ha vinto … forse >>. Non ce la faccio a prendermi ancora per il culo e mi incarico di opporre resistenza alle speranze del Biondo. << Cos’è accaduto a coloro che hanno perso? I nostri alleati, che erano pronti a saccheggiare le nostre case nel caso in cui ci avessero uccisi, cosa avranno fatto ai loro nemici e alle loro famiglie? Là dove c’era già pace, come dici tu, forse c’è anche maggiore prosperità ma dove si è combattuto, dove ancora si combatte? >>
<< Che vuoi dire? >> domanda Orso.
<< Dico solo che i cacciatori di una fazione hanno perso ma i loro villaggi cosa c’entrano? Prendi il nostro, ci sono tante persone che non hanno niente a che vedere con noi, con la razza a cui apparteniamo, che non sono … >> rapinatori, signori della guerra, spietati assassini.
<< Non possiamo salvarli tutti, Shinji >> mi stoppa l’ormai ex cacciatore da copertina che parla come se avessi detto stupidaggini ma i cui occhi mi implorano di non continuare. << Non possiamo occuparci anche di questo >>.
<< Concordo >> si accoda l’omone.
<< Perché? >> finalmente Furia Buia resuscita. Anche lui si mette seduto e avvicina le ginocchia al petto strofinando le mani sulla faccia come se volesse pulirla o coprirla. << Perché >> continua << non possiamo salvarli tutti? Cosa ce lo impedisce? Cosa ci impedisce di imporre che i civili, a qualunque schieramento, gruppo, fazione e altra stramaledetta categoria appartengano, non vengano toccati? >>
<< Ma tu vivi solo di guerra >> gli sputa addosso Musashi.
<< E tu fai finta di non vedere. Cos’è, adesso ti fa paura la guerra? Voglio sapere perché non possiamo salvarli tutti. Siamo creature speciali, abbiamo i poteri del diavolo in persona e non possiamo salvarli tutti? >>
<< Lo sai che non possiamo, Paparino >> prova a mediare Orso. << Vai a capire chi sono questi tutti e da cosa li dobbiamo salvare. Ognuno … >>
<< … Ha le sue ragioni, sono d’accordo. A voi, però, sta bene ciò che facciamo? Sapete almeno perché lo facciamo? >>
<< Capisco >> Orso si incarica di dargli soddisfazione visto che le sue domande sono state accolte da un silenzio che tradiva un’ammissione di colpa << che … per te sia … difficile accettare … >>
<< Lascia perdere me! >> scoppia il Paparino. << Rispondete alla mia domanda, sempre ammesso che sappiate cosa rispondere >>.
<< Perdonami, Paparino >> mi azzardo, << ma sai anche tu che non può esserci una risposta definitiva alla tua domanda. E proprio tu un giorno mi dicesti che … >>
<< … Non possiamo salvarli tutti[8]. Lo ricordo >>.
<< E cos’è cambiato da allora? >> domanda Musashi il cui volto trasuda ira se non addirittura disprezzo.
<< E me lo chiedi? >> di rimando il Paparino che con la mano indica se stesso e il Biondo.
<< E cosa dovremmo fare? Concludiamo prima la guerra, anzi >> spiega Orso che non si arrende e riempie altri secchi d’acqua da gettare sul fuoco << a questo punto aspettiamo che la concludano, ricarichiamo le batterie e … >>
<< E poi? >> lo interrompe Furia Buia. << Ok, poniamo termine alla guerra con quelli della nostra specie. Credi davvero che avremo il tempo di aggiustare questa pace? >> sputa l’ultima parola.
<< Dovremo affrontare Gendo, te ne sei dimenticato? >> reagisce Musashi. << Dobbiamo tener conto delle priorità. Se non lo affrontiamo noi … anche noi, che abbiamo il potere di contrastarlo, lui vincerà e allora non potremo più porci il problema di come sarà la vita quando taglieremo il traguardo dei cent’anni >>.
<< Ha ragione >> più pacato Orso interpreta il pensiero del fratello smussandone le asperità. << Se riusciamo a batterlo, avremo una chance di farne una giusta per usare un’espressione che a te piace … a me no >> prova malamente a scherzare puntando sul piatto un sorriso imbarazzato, << ma … >>
<< E dopo Gendo? >> vede e rilancia Furia Buia con tre parole pronunciate con stanca lentezza ma che rimbombano come un terribile anatema. << Dopo Gendo >> riprende << ci sarà sempre qualcun altro, magari Kaji, che vuol dire la Wille. E lì ci sono innocenti, lì ci sono persone a cui vogliamo bene. E dopo la Wille chissà?! Forse uscirà qualcun altro da combattere. O forse sperate davvero di poter un giorno metter su famiglia e vivere felici e contenti? … Non ho mai creduto che la vita avesse un significato speciale ma per quale motivo dovremmo continuare a combattere, a trascinarci in questo modo? Perché devo continuare a perdere la mia anima un pezzo alla volta quando è chiaro che stiamo fallendo? >>
<< Dobbiamo seguire la nostra visione >> recito a memoria perché non posso sopportare l’idea che questi mesi siano stati uno sbaglio, che non ci sia alcuna speranza di redenzione né per il pilota né per il cacciatore.
<< E quale sarebbe? >> ghigna il Paparino.
<< Noi dobbiamo portare equilibrio in questo mondo >> anche Orso dimostra di aver studiato, anche lui dà l’idea di non credere in ciò che sta dicendo.
<< Il Vecchio … >> la mia lingua anticipa il pensiero, << il Vecchio mi aveva detto che è nostro compito aiutare questo mondo a compiere un passo e così dispensare un po’ di giustizia ai suoi abitanti[9] >>.
<< L’oracolo di Delfi sarebbe stato più chiaro >>. Non è stato tanto il commento quanto la smorfia di disgusto con cui l’ha accompagnato che mi lascia stupito. << E così noi, come da sempre ricordiamo di sapere >> Paparino si rivolge sarcastico all’omone, << abbiamo l’ingrato compito di portare equilibrio all’esterno. Ma vi chiedo: come facciamo a portare equilibrio all’esterno se dentro di noi siamo completamente fuori asse? Che equilibrio possiamo portare, quale passo aiuteremo questo universo a compiere e in quale direzione? Che significa portare equilibrio? >> si infervora e protende in avanti il busto rinunciando ad alzarsi in piedi soltanto perché le gambe sembrano intenzionate a non obbedire ad alcun comando. << In che cazzo consiste la nostra missione? >>
Ho presente ogni singola parola con cui i tre cacciatori mi istruirono quella notte ai misteri della banda. So che la nostra missione consiste nell’opporci ma Furia Buia è già oltre questi dogmi e ora li sta rifiutando, apertamente e con il livore e il timore del blasfemo stampati in faccia.
Orso è titubante e non risponde subito. Quando, finalmente, sembra pronto, viene anticipato da un Musashi tutt’altro che arrendevole. << Hai dimenticato anche questo? Noi porteremo equilibrio nel mondo soltanto opponendoci. La nostra missione è opporci. Sei stato proprio tu a rivelarlo a Shinji >>.
<< A chi ci opponiamo, a cosa, perché ci opponiamo? Cosa c’è, non vi siete mai posti queste domande? Continuate ad avere fede nel Vecchio dimenticando che ci ha  sempre nascosto alcuni dettagli di una certa importanza, come ad esempio che probabilmente lui non ci ha mai insegnato niente >>. 
Neanche Musashi riesce a staccarsi da terra ma d’istinto cerca la pistola mentre minaccia il ciclope con un feroce << brutto figlio di … >>
<< Non ti azzardare! >> Furia Buia spalanca e accende l’occhio sinistro.
<< BASTAAA!!! >> tuona il gigante con la barba. << Non voleva insultare il Vecchio >> si rivolge a Musashi bloccandolo idealmente con il braccio steso nella sua direzione. << In effetti ci sono questioni che un giorno … un giorno … un giorno dovremo risolvere. E tu >> mostrando i denti al Paparino << sta’ bene attento a quello che dici e a come lo dici! >>
I due pugili ci mettono un  po’ prima di tornare ai rispettivi angoli e sfilarsi i guantoni. Quando finalmente danno l’impressione di essersi calmati, Orso ricomincia a parlare. << Noi ci opponiamo >> afferma chiudendo gli occhi come se stesse leggendo le tavole della legge nella sua mente << a coloro che possono impedire la costruzione di un mondo migliore >>.
<< Noi siamo il fuoco che distrugge coloro che si oppongono alla costruzione di un mondo migliore >>. Anche Musashi estrapola dallo stesso testo e ripropone un altro pezzo della cerimonia di ammissione al gruppo di Kosuke[10].
Io, però, non mi accodo alla declamazione di una poesia che Furia Buia sta facendo a pezzi anche nel mio cuore.
<< Ce l’ha ordinato il medico forse? >> il Paparino non è bravo a fare battute e non vuole essere spiritoso. In lui si percepisce il terrore rabbioso di chi non può fare a meno di sbriciolare a colpi di spada l’ordine che fino a poco tempo fa aveva servito con diligenza sperando di emanciparsi così dalla condizione di animale degno solo di essere abbattuto[11]. Il suo occhio è lucido, temo perché si è accorto che quell’ordine si lascia distruggere facilmente come accade ad ogni falsità. << Per opporci a qualcuno dovremmo sapere chi siamo, per opporci a qualcosa dovremmo avere, non dico una visione ma almeno un punto di vista da promuovere, una cazzo di idea. Ma ammettiamo che abbia senso la pappardella che abbiamo offerto al ragazzo, per voi questo è un mondo migliore? E per creare questo schifo che abbiamo rischiato la vita, per questo abbiamo ucciso, per questo viviamo la nostra contraddizione? >>
<< Qual è il punto? >> Orso perde la pazienza.
<< Il punto è che noi abbiamo soltanto distrutto, non possiamo essere unicamente l’incarnazione di un incendio. E anche se esprimerci come fuoco fosse giusto, non si sono create le condizioni perché qualcosa di buono potesse nascere dalle ceneri che noi abbiamo lasciato. Da che abbiamo memoria sappiamo soltanto combattere e che ci tocca combattere e che dobbiamo distruggere il nemico ma non abbiamo mai provato a costruire qualcosa, ci siamo limitati a mettere sul piatto del disordine le nostre abilità. E se non avessimo mai provato a vivere diversamente, ad aggiustare, a costruire, non perché le circostanze ci fossero avverse, non perché c’era sempre uno stramaledetto nemico che ce l’aveva con noi, ma perché era troppo difficile? E se il caos fossimo noi? >> continua con la foga di uno spiritato mentre il suo occhio umano sembra voglia pregarci di fermarlo. << L’hai detto tu, Orso, poco fa che per questa gente era indifferente chi tra noi avrebbe vinto. Beh, ne sono convinto anch’io. Noi siamo stati il meteorite che ha stravolto la catena alimentare e permesso a piccole, sordide creature di scalare la classifica. Finora siamo riusciti soltanto a far emergere nuovi dittatori che hanno preso il posto dei vecchi. Non può essere questo il nostro contributo al mondo >>. Furia Buia ansima e torna a strofinare con forza e in modo ossessivo le mani sulla faccia, poi piega la testa per nasconderla tra le ginocchia tirandosi i capelli.
<< Noi … noi >> balbetta emozionato Musashi << seguiamo solo gli indizi della nostra natura. Non è colpa nostra, non è colpa nostra se niente sta andando come speravamo. Non è colpa nostra >>.
<< Chi l’ha detto? >> Furia Buia è in lacrime. << Chi l’ha detto che questa è la nostra natura? >>
<< Il Vecchio >> risponde atono l’armadio che, però, si ingolfa un attimo dopo. << E’ stato … è stato … >>
<< Voi ricordate >> il Paparino torna a guarda i fratelli << quando ce l’ha spiegato? Io lo ricordo come si ricorda un sogno sapendo che si sta ricordando un sogno. Siamo sicuri che sia accaduto davvero? Possibile che la mia natura sia adatta solo a distruggere? Questa non può essere la mia, nostra natura, questa è una condanna, è una maledizione. Io non conosco la mia natura, io non so chi sono realmente e, se parliamo di indizi, allora vi confesso che mi disgusta ciò che rivelano. Non so perché sono qui, perché dovrei aiutare questo mondo, che non conosco, a fare un passo, non so … cosa fare >>.
<< Forse se ricordassimo … >> mi intrometto augurandomi di aver lanciato la lenza abbastanza lontano da far abboccare la mostruosità che sta trascinando in profondità il Paparino.
<< E’ vero, noi non ricordiamo. E a questo punto mi chiedo se non riusciamo a ricordare perché non possiamo o perché non vogliamo. Se devo essere sincero, io ho paura di ricordare >> confessa. << Se scoprissi che io … sono proprio ciò che penso di essere … Il problema comunque >> drizza la schiena puntellando la posizione con i palmi delle mani che affondano sulla stuoia ai lati del busto. << non è cosa nasconda il mio, il nostro passato, ma come sarà la nostra vita. Se dovessi campare fino a cent’anni >> il Paparino mi fissa << cosa potrei mai pensare di me? >>
<< Resta il fatto che la nostra natura ci ha lasciato degli indizi fin troppo chiari >> argomenta Orso. << Forse, a prescindere dal misterioso passato che ci accomuna, la nostra confusione deriva dal fatto che ci mancano ancora alcuni tasselli per completare il mosaico. Forse quello che ci serve lo troveremo lungo il cammino >>.
<< E quindi? >> ora tocca a me mettere in discussione la tesi della difesa, non per dar man forte al Paparino ma perché non ce la faccio a nascondermi sotto il letto di ciò che mi illudo di conoscere.
<< E, quindi >> Musashi prende il testimone dell’omone, << a noi tocca dare la caccia ai predatori speciali poiché noi siamo chiaramente speciali >>.
<< So che ti incazzerai >> ribatte Furia Buia con un tono misurato che però lascia intendere che ha solo preso la rincorsa, << ma te lo chiedo ugualmente: i predatori ordinari ti fanno schifo? No perché allora abbiamo sprecato tempo visto che in questi mesi ci siamo confrontati con predatori ordinari. I nostri alleati sono predatori, ordinari ma predatori. E lo stesso possiamo dire dei nemici a cui abbiamo dato la caccia in questi mesi >>.
<< Meno male >> anche il Biondo si controlla ma solo per tarare il mirino << che ciò che facciamo non ha senso per te. Per essere uno che non accetta più il ruolo del distruttore mi pare tu abbia ancora voglia di menare le mani >>.
<< No >> replica l’ex cacciatore con la benda, << io vorrei vivere in pace, sapendo di aver veramente favorito la pace e non di aver avuto il merito di spopolare un’intera regione >>.
<< Ma noi … >> prova ad obiettare Orso.
<< Si, siamo in guerra. E noi uccidiamo il nostro nemico, e noi lasciamo che il nostro nemico sia ucciso e noi facciamo finta >> Furia Buia scioglie la lingua e la sua amara ironia << di non vedere cosa i nostri amici fanno al nostro nemico >>.
<< Non abbiamo tempo per pensarci. Più in là lo faremo, te lo prometto >> schiva l’armadio.
<< Il fatto è che le domande sono troppe >> insiste il ciclope << e le risposte troppo poche. Per esempio, io non conosco il mio nemico, non so perché è mio nemico, perché lo combatto, non conosco le sue ragioni, il suo punto di vista. Chi ricorda perché è scoppiato tutto questo casino? >>
<< Dovevamo fa guadagnare tempo a Shinji >> ribatte di getto Musashi che di colpo si blocca come se avesse colto qualcosa nel discorso del fratello, o nella sua stessa risposta, che a me invece sfugge.
<< Perché volevano ucciderlo, certo >> assente il Paparino. << Kuchinawa aveva tentato di corteggiare noi prima che arrivasse il ragazzo o almeno … così ricordo. Ma Ronin era già nostro nemico. Shinji ha solo contribuito ad imprimere velocità ad una slavina che si era già messa in moto >>.
<< Non esiste mai un’unica spiegazione >> obietta il cacciatore con la barba. << Sono sempre tanti i fattori causali che determinano un evento, non tutti prevedibili, non tutti facili da individuare. Per quanto riguarda Ronin e molti dei cacciatori che lo hanno appoggiato, semplicemente ci siamo trovati a dividere un posto troppo piccolo e la nostra … natura rende diffidenti coloro che non sono come noi >>.
<< Nel senso che è difficile stare dalla parte dei mostri? > chiede retoricamente Furia Buia.
<< Eppure è proprio per questo che noi li combattiamo >> ringhia il Biondo. << Perché noi li riconosciamo e li riconosciamo perché lo siamo anche noi. Anche questo fa parte della cerimonia >>.
<< Io, invece >> ribatte Furia Buia, << mi chiedo, coerentemente con il rifiuto della mia natura, che credo di aver reso in modo efficace, se non ci faccia un po’ comodo considerarci dei mostri. Shinji aveva ragione: noi siamo il buio. E anche io ho avuto ragione quando gli ho risposto che quell’affermazione rivelava solo un punto di vista[12]. E allora: contro chi combattiamo realmente? Come facciamo a stabilire chi è un mostro e chi no? Lo stabiliamo sulla base della mostruosità, dell’anormalità che riscontriamo in noi? Noi diamo la caccia a predatori, speciali e non, che pensiamo di riconoscere sulla base degli stessi elementi che usiamo per definire noi stessi come predatori >>. Furia Buia sospira e prende a fissare il vuoto. << Ho come l’impressione >> sembra confidare al punto indefinito su cui si perde il suo sguardo << che ci sforziamo di combattere contro noi stessi proiettando ciò che non amiamo, ciò che ci spaventa, la nostra stessa sfiducia all’esterno. E se noi non fossimo predatori o mostri solo perché sappiamo fare bene la guerra e abbiamo poteri che intimoriscono anche noi che ne siamo i custodi, se noi riuscissimo ad amarci per ciò che siamo, forse … >>. Il Paparino d’improvviso si scuote come se fosse stato ributtato nel proprio corpo da quel punto invisibile con cui stava parlando. << Forse, è soltanto una la domanda >> afferma di nuovo concentrato, << quella su cui converge ogni punto del nostro rito di passaggio: chi siamo? No, anzi, chi vogliamo essere? Conoscere la risposta è più importante che sapere cos’è esattamente qui >>.
<< Noi siamo ciò che possiamo essere >> sembra lamentarsi Orso. << Noi siamo in grado di volere solo ciò che possiamo fare >>.
<< E la scelta? Nessuno ce l’ha tolta, siamo stati noi a negarcela. Esattamente, che cosa possiamo fare, chi possiamo essere, quali sono le possibilità tra cui scegliere? E in base a cosa scegliamo? >>
<< Ma dove ci porta tutto questo? >> Musashi ne ha abbastanza. << Che … che cosa dovremmo fare allora >> chiede al Paparino: << una ricerca spirituale, un pellegrinaggio, prenderci un anno sabbatico ? Non ti capisco >>.
<< Parli come me >> sorrido inquieto mentre osservo Furia Buia disfarsi. La sua contraddizione riflette la mia, la sua paura chiama in causa la mia, il suo smarrimento mi riempie d’angoscia perché, se la barca affonda, io che speranze ho di toccare terra? E la tempesta non è neanche arrivata.
<< La verità è che …  >> non so se stia cercando le giuste parole o il coraggio di lasciarle uscire << non ho più un motivo per continuare a combattere, non trovo conforto in nessuna ragione, non vedo nessun obiettivo che meriti di farmi compiere anche solamente un altro passo. Non ce la faccio più a fare del male e a farmi del male. Opporsi non significa niente per me, portare equilibrio non significa niente per me. Non sono in grado di stabilire quale sia la nostra missione, non sono in grado di definire in alcun modo la nostra visione probabilmente perché non esistono. Tutte queste parole che pensavamo ci fossero state offerte come torce accese per guidarci nella notte, ora mi appaiono come armi giocattolo che qualcuno ci ha messo in mano per tirarci il più crudele degli scherzi.
E non accetto >> continua serrando i denti << che Furia Buia sia il nome della mia condanna. La mia natura? Fanculo! Ci stiamo ammazzando per delle parole vuote >>. Il Paparino mi guarda afflitto. << Perdonami, Shinji, ti avevo promesso che ti sarei stato vicino, che ti avrei aiutato a crescere, che non ti avrei mai permesso di perderti. E, invece, posso solo arrendermi e confessare che … mi dispiace, mi sono perso! >>
Non riesco a reggere il suo occhio e abbasso il mio. Mi ha appena chiesto aiuto … e io non so che fare.
<< Tu non puoi perderti >> si arrabbia il Biondo che ora sembra più spaventato che incazzato. << Finora ti abbiamo sempre seguito, abbiamo protetto il ragazzo con tutte le nostre forze, ti abbiamo aiutato ad uscire dai casini che tu stesso hai contribuito a creare e ora ti permetti di avere dubbi? Non puoi farci questo. Sei un maledetto! >>
<< Non parlargli così, Musashi! >> lo rimprovera Orso. << Siamo stanchi. Dobbiamo aspettare che questo momento passi. E tu, Paparino, cerca di rimettere ordine nella tua testa >>.
<< E’ vero, siamo stanchi >> il cacciatore dall’occhio magico rafforza l’aggettivo con il linguaggio del corpo. << E si, cercherò di mettere ordine nella mia testa se davvero pensate che l’unico ad aver perso la testa sia proprio io. Se questa vita vi sta bene, sono felice per voi; ma se non è così, se anche voi siete disperati perché vi sentite smarriti, allora siete solo dei vigliacchi egoisti. Io vi vedo, TUTTI. Musashi, tu mi chiami l’uomo della guerra e aspetti da me una soluzione. Tu, Shinji, non dici niente e aspetti da me una soluzione che vorrei tanto poterti regalare. Tu Orso difendi qualcosa in cui chiaramente non credi più e intanto aspetti che io trovi una soluzione. Preferite confidare in me piuttosto che in voi stessi. Credete davvero che possa trovare risposte alle vostre domande? Salvo rinfacciargli tutti i suoi sbagli e la pessima qualità del suo carattere, vi aspettate che Furia Buia digerisca la merda meglio di voi, e vi lamentate se non riesce a vomitare rose. Beh, in questo momento vorrei tanto che qualcuno mi aiutasse >>.
Il cielo si presenta ora come un’unica e uniforme pennellata di grigio tendente al chiaro, lo spazio intorno a noi riflette una neutralità frustrante che dà l’idea di una perfetta copertura per imboscate.
La tempesta ha nascosto le sue nuvole ma non ce la fa a trattenersi e dichiara la sua presenza e con un unico colpo, così veloce da essere a malapena registrato dai nostri sensi, manda giù una scarica di lampi fitta come una rete di capillari.
Controllo a stento un fremito che elettrifica e fa tremare il mio braccio angelico mentre il resto del corpo rimane immobile in attesa che le informazioni vengano processate e portate all’attenzione delle coscienza.
Conto i secondi ma non si sente il tuono. << E’ strano! >> penso ma non oso dirlo ad alta voce.
Furia Buia digrigna i denti fino a far scrocchiare la mandibola, con uno scatto di reni vince la disobbedienza delle gambe e si alza; lentamente si volta offrendoci le spalle e inizia a strascinare i piedi dirigendosi verso alcuni alberi.
<< Dove vai? >> gli chiede preoccupato Orso.
<< A pisciare >>.
<< Credi … sia opportuno considerato … il tempo? >>
<< Non mi va di farmela addosso. Se un fulmine dovesse colpirmi >> risponde senza fermarsi, << dite a Sakura che sono morto combattendo eroicamente e non che sono stato folgorato mentre mi tenevo l’uccello in mano >>.
<< Avrei dovuto anticiparlo >> soffia a mezza bocca Musashi.
<< Se potessi tornare indietro gli impedirei di muoversi >> lo segue Orso << anche a costo di stenderlo con un pugno >>.
<< Non sarebbe cambiato niente >> concludo con amarezza.
 
 
Quando quel giorno ci attaccarono Furia Buia fece ciò che sapeva fare meglio: individuò l’origine della minaccia, elaborò rapidamente una strategia, scelse le priorità e, munito di corazza energetica, partì di slancio a caccia del problema.
Erano cinque cacciatori. Raggiunto il Paparino, ci accorgemmo subito che non ci sarebbe stata battaglia poiché uno stava fuggendo e tre erano già morti. Sui loro volti era immortalato lo stupore che precede la paura, non ancora, invece, il dolore del corpo a cui viene strappata l’anima, segno che la fine era stata immediata.
Il quinto era un ragazzo, più giovane persino di me. Ormai a terra fissava pallido e tremante la canna corta del fucile del Paparino che puntava dritto sulla sua fronte.
Mi ricordai del militare della Nerv che Furia Buia mi chiese di giustiziare prima di provvedere personalmente alla sua esecuzione[13]. Ma quello era appunto un militare, era giovane ma addestrato. Davanti a noi, invece, c’era solo una via di mezzo tra un bambino e un adolescente chiamato, ancora imberbe, a svolgere un compito per il quale nessuno si era preoccupato di addestrarlo, costretto a rischiare la vita perché gli sconfitti dovevano ricorrere a quelli della sua leva.
Provai rabbia per me stesso e vergogna poiché avrei voluto chiedere al Paparino di risparmiarlo ma scelsi di rimanere in silenzio in quanto … non trovavo più tanto intollerabile la scena.
Fu allora che nel cuore dell’uomo della guerra qualcosa si inceppò, spezzando il ritmo dei battiti. La sua mano tremava, il suo occhio sinistro era chiuso, mentre il destro, sgranato, fissava quasi inorridito quel bambino vestito con abiti da adulto, chiaramente appartenuti a qualcun altro, e munito di una pistola che non aveva fatto in tempo ad estrarre dalla fondina.
<< Quanti anni hai? >> domandò minaccioso il cacciatore che si sforzava di non mostrare la confusione che già lo governava.
<< Dodici >> rispose a voce bassa senza perdere il focus sull’arma che lo costringeva all’immobilità.
La rivelazione ci congelò all’istante.
<< Dodici … dodici >> ripeteva tra sé il Paparino prima di scoppiare in un urlo bestiale che pensavo avrebbe ucciso il ragazzo per via dell’onda d’urto.
  << Vattene! >> ordinò abbassando il fucile dopo aver sfogato le sue emozioni. << Vattene! Torna a casa e … >> sospirando << prova a costruire qualcosa di buono. Non voglio ... >>.
<< Mostro >> lo insultò il ragazzino che, pazzo e disperato, contro ogni nostra previsione, forse perché aveva intravisto un’opportunità o non aveva creduto al cacciatore e alla sua promessa di grazia, cercò di afferrare la pistola.
L'istinto e la disciplina ripresero possesso di Furia Buia e della sua mano spazzando via ogni incertezza. Il rumore del cane che si alzava e il fragore della fucilata spensero quella vita senza darmi neanche il tempo di chiudere gli occhi (entrambi).
<< Perché lo hai fatto, imbecille? >> il Paparino iniziò a gridare al cadavere dopo aver realizzato l’atto appena compiuto. << Volevo … volevo lasciarti vivere, volevo darti un'occasione, schifoso piccolo bastardo! Avrei accettato il rischio che tornassi un giorno a vendicarti ... e ti avrei compreso >> disse disperato, in preda ad un pianto senza lacrime, facendo cadere il fucile a terra. << E invece, guardati! Sei morto e per cosa, per una guerra che non ha senso? Non mi conoscevi neanche >> continuò spostando l’attenzione sulla sua mano stretta a pugno coperta dal guanto nero. << Perché mi chiami mostro? >> riprese a sbraitare e a dimenarsi davanti ad un cadavere. << Neanch’io ti conosco e non ti ho mai chiamato nemico … Era solo un ragazzo … Non capisco più niente >>.
<< Non è concentrato >> mi disse sottovoce Orso che prima di tutti aveva fatto precipitare nel profondo quell’orribile esperienza << e potrebbero esserci altre minacce. Shinji! >> mi chiamò facendomi sussultare.
Presi un lungo respiro raccattando la concentrazione che mi serviva e discretamente tentai di immaginare un giubbotto antiproiettile di energia sul corpo del Paparino.
<< NON OSARE PROTEGGERMI!!! Non farlo mai più! >> reagì fuori di sé vanificando i miei sforzi. Poi tornò a fissare il volto imberbe e spento del ragazzino. << Perché, perché siamo qui? >> iniziò interrogarlo con voce supplice. << Perché dobbiamo fare tutto questo? Non c’è ragione di proseguire, vero? E io non so neanche dirti perché sono il tuo nemico. Non ti avevo fatto niente, non l’ho scelto io di nascere così >>.
 
La sua era stata una umana e giusta indecisione. Furia Buia non voleva compiere quell’atto non tanto per simpatia verso un suo simile, non solo per scrupolo di coscienza, quanto perché si trattava di uccidere un ragazzo che in alcun modo sarebbe stato possibile far rientrare nella categoria dei predatori che gli indizi della nostra natura ci hanno sempre chiesto di cacciare.
E, tuttavia, non fu quell’evento a decretare l’inizio della discesa negli inferi del cacciatore diabolico; semmai rese evidente che il processo di disgregazione era in corso da tempo.
Quel giorno Furia Buia andò a sbattere contro il suo limite e adesso non può neanche fantasticare su un motivo che giustifichi ciò che la sua anima si rifiuta di accettare.
La sua morale ora si ribella perché non ce la fa più a riconoscere autorità ad una confusa e quasi mistica visione, né a quel generico programma che ci illudiamo ancora di spiegare con il termine missione. Il mondo che conosceva e che aveva imparato, pur con le sue aporie, a tollerare lo schiaffeggia senza pietà.
Mi era già chiaro da tempo che l’autenticità di ciò che noi superficialmente potremmo definire realtà fosse quantomeno dubbia ma adesso sulla sua pelle sono impresse le cicatrici di una menzogna che ha scelto proprio Furia Buia come suo profeta e al contempo testimone dello scherzo cattivo di una divinità sadica.
Affermare che un universo sia vero, che ogni esperienza e ogni ricordo siano veri in quanto influiscono sul nostro io non ha molto senso quando il tuo stesso corpo ti dice che il delicato equilibrio generato dall'adattamento è definitivamente saltato.
La sopravvivenza stessa perde valore, l’amore per i fratelli non basta più. I grandi ideali con cui tentiamo di condurci, le sovrastrutture che costruiamo per non ammettere che tutto è un gioco e che, a dirla tutta, non ci piace, le stesse parole di potere, che ora riecheggiano come gli ululati di fantasmi lontani, non possono nulla quando la stessa base su cui poggi è crollata. Se il fondamento stesso della tua realtà si sgretola, non c’è più né un sopra né un sotto, un dritto e un rovescio, non c’è più una direzione e allora come si fa a scegliere, come si fa a sopportare un atto ingiusto?
Esiste un punto di rottura per tutti noi o, se vogliamo, un livello immaginario oltre il quale le informazioni non vengono più gestite in modo funzionale e il trauma di alcune esperienze trabocca senza freno dalle profondità dell'inconscio. Reprimere il magma che risale serve solo a prolungare l'agonia. Il cambiamento si manifesta come rigurgito di se stessi e rifiuto di ciò che ci sta intorno.
Il credente diventa ateo per delusione e inizia a precipitare pur conoscendo con certezza la stessa natura di dio.
Furia Buia sprofonda nel caos e non riesce a risalire, noi lo osserviamo impotenti perché non sappiamo ammettere che ci siamo persi anche noi.
 
<< Non l’ho aiutato >> confesso a capo chino mentre fingo di mettere ordine nel mio zaino. << Non l’ho aiutato perché >> continuo illudendomi di volerne davvero parlare con gli altri << non mi piace ciò che sto diventando. L’eroismo non esiste, credevo che sarei riuscito a salvare la Principessa. Ora, invece, penso che l’unica cosa giusta da fare sia stare lontano da lei e da tutte le persone buone. Diventa sempre più facile per me … >>
<< Non è una bella cosa ma qui è utile >> cerca di confortarmi Musashi che, pancia all’aria, accomoda la testa sulle mani incrociate.
<< Non prendermi in giro, Musashi! >> ribatto infastidito. << Sai cosa intendo. Sarà anche la più utile delle qualità in questo … posto ma cosa rivela di me? E se anch’io fossi condannato dalla mia natura? >>
<< Non usare le parole del Paparino! >> mi ammonisce con dolcezza il Biondo. << Lui stesso le sta mettendo in discussione, anzi è l’unico tra noi che abbia il coraggio di farlo apertamente. Quello che mi preoccupa è che non so quanto della sua vita stia mettendo in discussione >> chiude gli occhi e sospira. << Vedrai che, quando troverà una soluzione, andrà meglio >>.
<< Mi sa che stavolta >> interviene Orso << dovremo fornirgli qualcosa di più efficace del sostegno morale. Non ce la farà da solo perché non può più guardarsi allo specchio >>.
<< E credi che io possa? >> ribatte il Biondo. << Un giorno, forse, riuscirò a farlo e a fingere che non sia accaduto niente. Comunque, se avete qualche idea e, soprattutto, energie, sarò felice di darvi tutto l’appoggio che posso. Tu perché non l’hai aiutato? >>
<< Perché >> risponde Orso amareggiato << non riesco ad aiutare neanche me e … >> si blocca.
<< Perché non leggi più? >> finalmente trovo il coraggio di chiederglielo.
<< Perché dovrei farlo? Ho perso il mio posto speciale >> risponde. << E se mai riuscissi a ritrovare la strada non vorrei tornarci. Temo, infatti, che poi non avrei la forza di abbandonarlo. Preferisco rimanere in esilio in questo mondo anche se non lo capisco >>.
<< Quello stronzo ha ragione : il problema non è questo mondo >> riflette il Biondo << ma chi siamo >>.
<< Perché gli dai sempre addosso? >> gli domando.
<< Perché non posso aiutarlo, anzi … non voglio … >> si strappa le parole. << Voglio solo che tutto questo finisca e poi … vi notificherò le mie dimissioni >>.
<< Ma che diavolo dici? >> si scuote l’armadio.
<< Io ho paura di voi >> risponde trafiggendomi con l’azzurro spento delle sue iridi. << Ho paura di te e di quello squilibrato >>.
<< Per via dei nostri poteri, vero? >> chiedo sperando che, dicendomi semplicemente no, disperda ogni mio timore. Posso accettare che altri provino orrore o disgusto o rabbia per il giovane cacciatore, ormai ex pilota, dalle qualità angeliche. Non posso sopportare, invece, che tra quegli altri ci siano i miei fratelli. In buona parte, se io posso ancora lottare per accettarmi è perché loro mi accettano.
<< No, i vostri giocattoli ci hanno salvato la vita in tante occasioni >> Musashi mi fa tirare un sospiro di sollievo, << ricordandomi che … non sono poi così speciale, non così importante per le sorti del gruppo. Ma non è neanche questo che mi fa star male >>.
<< E cosa allora? >> lo incalza l’omone.
<< Non riesco a vincere la paura che provo da quando avete … abbiamo combattuto quel mark. Non so … davvero, non so cosa pensare >> sbuffa con forza prima di rimettersi seduto. << Andiamo! >> esclama dopo un po’. << Se noi non possiamo aiutarlo, forse al villaggio qualcuno sarà più bravo di noi; magari qualcuno riuscirà a salvarci >>.
 
 
*****
 
 
Kuchinawa era stato da poco gettato in una fossa comune insieme ai corpi dei dissidenti che, il giorno della nostra incursione all’interno del wunder, non riuscirono a fuggire. Furia Buia mi aveva da poco prestato la sua benda e, sdraiato su uno dei lettini dell’infermeria, fissava apatico Suzuhara che, distante lo spazio di una carezza, valutava i positivi effetti delle straordinarie capacità di recupero del suo corpo. Il Paparino, però, non le aveva permesso di controllargli la mano, né di sfilare il bendaggio leggero che gli copriva la fronte. Offrì all’esame del dottore il suo petto soltanto perché, altrimenti, Sakura non avrebbe potuto controllare le ferite alla schiena.
<< Si è … si è cicatrizzato tutto molto rapidamente >> commentò con entusiasmo malamente recitato la sorella di Toji. Era ormai abituata a non stupirsi più di fronte alla nostra costituzione che poco aveva di umano, almeno dal punto di vista clinico, ma neanche lei riusciva a darsi una qualunque spiegazione che giustificasse i risultati degli accertamenti obiettivi. << Quasi … quasi non si vede niente >>.
<< E per quello che si vede? >> le chiese il Paparino spostando l’attenzione sul pavimento.
Sakura non rispose, io mi ero già voltato dall’altra parte per non assistere all’ulteriore prova dell’anomalia che rappresentiamo.
 
Lo stesso giorno, mentre Orso era al lago e Musashi faceva il bagno immerso nell’acqua calda delle terme, il Paparino entrò nel locale per ritirare il giaccone che Mami era riuscita miracolosamente a rimettere insieme. Sembrava avere un gran fretta, perciò decisi di lasciarmi distanziare, non foss’altro perché non mi andava di stare in compagnia.
Furia Buia era solito prendermi in giro quando, in presenza di Asuka, le mie capacità di concentrazione finivano bellamente nella spazzatura. Quella volta, però, non si accorse che lo stavo guardando dietro le ante basculanti del saloon. Arrivai quando il discorso tra lui e l’oste aveva già preso un buon ritmo e i toni si stavano animando.
<< Io so cosa ho visto. Ne sono certa >> disse Mami schiaffeggiando animosamente l’aria con le sue tozze mani.
<< Tu non sai niente >> le rispose a muso duro il cacciatore che intanto stringeva in una mano il suo trofeo ritrovato. << E’ una sciocchezza, te ne rendi conto? >>
<< Non te la cavi così!>> ribatté la donna avvicinandosi al Paparino e pugnalandolo con due occhi da invasata. << Era uguale … cioè … quasi uguale ma tutto corrisponde anche se non so spiegarmelo. Io lo ricordo bene … >>
<< Tu non ricordi niente! >> urlò Furia Buia sporgendosi in avanti col busto con tale impeto da costringere la povera donna a rinculare di un paio di passi. << Nessuno qui ricorda niente. Noi pensiamo di ricordare ma non è così. Non puoi sbattermi in faccia una notizia del genere, non è giusto >>.
<< Te lo ripeto: io so cosa ho visto >> mugugnò l’oste con meno fervore. << Tu … tu devi fare qualcosa! >> sembrò supplicarlo.
<< Che cosa dovrei fare secondo te? >> le chiese Furia Buia. << Io non capisco neanche di cosa tu stia parlando >>.
<< Innanzitutto, devi dirlo agli altri, devi dirlo anche al ragazzo >> rispose << o lo farò io >>.
<< Basta! >> tuonò in faccia alla donna. << Tu non farai niente. Tu non sai niente. Tu non ricordi niente >> il Paparino alzava sempre più la voce ad ogni frase gettata a terra come una lastra di pietra. << Hai capito? NIENTE!!! Non ti azzardare a confidare i tuoi vaneggiamenti al ragazzo o chiunque altro! >> minacciò puntandole contro l’indice della mano inguantata. << E’ un’assurdità >>.
<< Ti stupisce che io possa aver ragione? >> Mami sembrava stravolta ma era un cacciatore e difficilmente avrebbe ceduto il passo all’uomo dal pessimo carattere.
<< No, non mi stupirebbe se avessi ragione. Ho smesso di stupirmi ma questo è troppo … è troppo per me. Ti rendi conto di cosa abbiamo passato noi quattro? Tu non c’eri quella notte e … guardami! >> ringhiò in lacrime. << Non ha senso >>.
<< Neanche per me ha senso >> si difese la donna. << Per questo devi fare qualcosa! Non posso accettare che il Vecchio sia morto senza un nome. Passi per me ma … >>. La donna non resse alla pressione e iniziò a strofinare con cattiveria la manica della maglia sugli occhi. << Tu devi farlo! >>
<< Perché io? >>
<< Tu sei responsabile >> rispose rancorosa. << Tutti voi siete responsabili di tutto questo. Non so come ma è così. Perché non vuoi fare qualcosa? >>
Il Paparino rilassò le spalle fino ad ingobbirsi. << Perché ho paura, Mami >> confessò quasi sussurrando. << Non ne ho mai avuta così tanta e non posso neanche fuggire >>.
Ancora oggi non comprendo il senso delle richieste e delle accuse che sparò addosso al cacciatore ma l’afflizione di Furia Buia risvegliò il cuore di una madre. La donna accantonò la discussione su quei fatti straordinari e terribili che voleva mi fossero rivelati e, premurosa, si avvicinò all’uomo che amava come un figlio. Le sue guance sembravano più paffute e rosse mentre la bocca si riduceva ad una piccola fessura i cui bordi erano scolpiti da labbra che si gonfiavano come quelle di un bambino messo ingiustamente in punizione.
 << Perché non ti provi il giaccone? >> propose accarezzandogli teneramente un braccio. << Ho … lavorato tanto per … >>
Furia Buia assentì con lenti e ripetuti movimenti del capo. Lo indossò controvoglia per non farle torto. << Adesso vado >> disse terminata la vestizione.
<< Perché non fai colazione? >> provò a bloccarlo tirandolo per la manica. << Ti preparo qualcosa >>.
<< Più tardi >> rispose Furia Buia baciandola sulla testa. << Devo andare >>.
Mi sentii in difetto quando i nostri sguardi si incrociarono. Il Paparino si fermò di colpo, irrigidendosi sorpreso come se l’avessi colto in flagranza di reato. Poi riprese a camminare, spinse una delle ante e mi superò senza dirmi niente. Prima di seguirlo guardai Mami che, invece, chinò il capo e si ritirò mestamente in cucina.
<< Cosa dovresti dirmi? >> chiesi dopo averlo raggiunto, rinunciando a fargli pesare il suo deficit di attenzione e a scusarmi per essere rimasto ad origliare.
<< Tu cosa hai sentito? >>
<< Troppo poco. Altrimenti non ti farei questa domanda >>.
<< Mami è … anche lei è a disagio >> disse, chiaramente evitando di rispondere << per quanto è accaduto. Ha bisogno di un po’ di tempo e anche noi >>.
<< Sembrava importante >> replicai.
<< Ti prego, fa’ finta di non aver sentito niente. Almeno per ora. Fallo per me! >>
Mi mancò il cuore di insistere e, visto che l’argomento gli procurava un tale sconforto, decisi di mettere la museruola alla mia curiosità. Non fu, comunque, un grande sacrificio, perché di assurdità me n’erano capitate fin troppe e, in fondo, non mi andava di ampliare la collezione dei non sensi.
<< La tua fasciatura sta cadendo >> gli feci notare indicando il bendaggio sulla fronte che, ormai allentato, iniziava a penzolare dalle estremità lungo le tempie scendendo fino a toccare le orecchie all’altezza dei lobi.
<< E’ vero >> ammise sovrappensiero, << è arrivato il momento di toglierla >>. Poi guardandomi con aria rassegnata continuò: << E’ arrivato il momento di guardare in faccia la … realtà. Quanta ironia in questa parola! Il problema è che non riesco a trovarne una migliore >>.
 
L’infermeria era vuota, non c’era neanche Ayanami. Penso che Furia Buia ne fosse consapevole.
Io mi fermai al termine del piccolo corridoio che collega la stanza principale alla porta d’ingresso; Paparino, invece, proseguì girando a destra costeggiando i tre letti che in tempo di pace riempiono una delle pareti. Si fermò davanti ad uno specchio posto sul lato opposto rispetto al grande finestrone che affaccia sulla strada. Per prima cosa si sfilò il giaccone e lasciò che cadesse a terra, poi si tolse la maglia.
<< Vedi niente? >> mi chiese senza voltarsi.
Quando gli prestai le prime cure notai una lunga ferita, provocata da un unico fendente che attraversava le scapole, e tanti piccoli fori praticati da schegge di esplosivo che si erano conficcate nel suo corpo quando cercò di proteggerci. Non era rimasta traccia di quei traumi, neanche un po’ di pelle arrossata e tesa. << Come ha detto Sakura non si vede niente. Hai recuperato in fretta >> mi sbrigai a rispondere. Avevo appena perso un occhio, la mia faccia era marchiata da uno sfregio e il mio braccio puzzava di sangue ed lcl. Anche volendo mi sarebbe risultato difficile, compatirlo per una ferita che ormai esisteva solo nel mio ricordo.
<< E’ quello che temevo >> disse voltandosi.
Indietreggiai finché non incontrai la resistenza della parete. Sul petto di Furia Buia alla cicatrice che tagliava in diagonale i pettorali se n’era aggiunta un’altra complementare e opposta a formare una lunga “X”[14]. Mi spaventò soprattutto constatare che quel nuovo taglio sembrava antico quasi quanto quello vecchio. << Non … non me n’ero accorto. Meno male … >> deglutii a vuoto << che te l’hanno curata in tempo >>.
<< Neanch’io me n’ero accorto >> rispose. << E dire che un taglio simile avrebbe dovuto farmi impazzire dal dolore >>.
<< Quella notte è accaduto tutto troppo in fretta e hai subito molte ferite >> mi affrettai a razionalizzare. << Considera anche lo shock per … >>
<< E come mai allora è rimasto il segno di questa ferita >> passando le dita sulla linea del tessuto incriminato << di cui non mi ricordo, mentre non v’è traccia dei tagli e dei fori che tu stesso hai visto e che io ho sentito sulla e nella mia carne per tutto il tempo? >>
Iniziò a tirare un capo della benda che gli cingeva la fronte. << Sai >> disse, << quando mi parlavi del tuo passato e ti consigliavo di limitarti a registrare le informazioni, in quanto non possedevi abbastanza dati, in realtà cercavo soprattutto di porre una giusta distanza tra me e i tuoi racconti. Perché in cuor mio sapevo e so che ciò che ricordi è accaduto davvero e che lì, in quel passato, forse riposa anche il senso della mia vita, e quasi certamente è nascosto il mio, il nostro vero nome. Ma se è davvero così, allora non mi chiedo perché siamo qui >>. Quando finalmente la garza atterrò sul pavimento, di fianco al giaccone, lasciò scoperto il segno di un altro taglio, perfettamente  rimarginato, che percorreva la fronte da tempia a tempia incrociando nella parte superiore la cicatrice che cadeva fino allo zigomo passando per l’occhio. << Io mi chiedo: cos'è qui? >>
<< Forse … forse >> chiusi gli occhi per credere alla risposta che gli stavo dando poiché avevo notato qualcosa di strano sulla sua faccia ma non sangue, non un solco così importante << non ce lo ricordiamo. Magari non era tanto profonda >>.
<< Allora perché ne porto le tracce? >> si avvicinò a me a rapidi e lunghi passi, quasi saltando mentre, con l’aria di chi è sul punto di cedere all’ira, sfilava il semi guanto nero di tipo militare che gli nascondeva la mano destra fino al polso, fatta eccezione per le lunghe falangi. << Come me lo spieghi questo? Neanche Sakura ha il coraggio di darmi una risposta >>.
Ringraziai il muro per avermi impedito di cadere a terra. La mano non presentava neanche un graffio mentre il polso era abbracciato lungo tutta la sua circonferenza da una vistosa, ininterrotta cicatrice su cui era possibile notare ancora i segni di una sutura praticata goffamente ed in tutta fretta. << Questa mano >> gridò spaventato << me l’hanno amputata. E qualcuno si è preso la briga di riattaccarla. Quando è accaduto, Shinji? Quando ci siamo risvegliati avevo ancora la mano; quando abbiamo sconfitto il mark avevo ancora la mano; quando mi hanno ricoverato alla Wille avevo ancora la mano e … già questa cicatrice. Sakura è sicura che niente è andato storto in sala operatoria. Era presente … era presente >>. Si morse il labbro fino a tagliarlo per impedire alle emozioni di tracimare.
Ecco perché non si era mai fatto vedere senza la fasciatura, ecco il perché di quel guanto, ecco perché quando entrai nella loro stanza mi chiese se anch’io fossi stato ferito al petto[15].
<< Che è successo? >>
Musashi era appena entrato, forse allarmato dal tono acceso del cacciatore. Si bloccò a metà del corridoio guardandoci perplesso e, ora lo comprendo, anche intimorito.
Furia Buia gli fu subito addosso, come se avesse visto un nemico, e, senza dargli il tempo di organizzare una difesa, fece saltare i primi bottoni della sua camicia. Iniziò ad indagare, tastando con forza, in prossimità delle spalle e vicino al collo. Cercava i segni dei colpi di arma da fuoco che avevano raggiunto il cacciatore dai capelli biondi. Musashi rimase paralizzato, stupito da quell’aggressione priva di senso, ma si rilassò presto quando comprese le ragioni del gesto. << Non troverai niente, ho già controllato >> gli comunicò con calma.
Furia Buia e il Biondo si guardarono a lungo, poi il cacciatore con un occhio solo spinse il fratello contro la parete e uscì, quasi fuggendo, dall’infermeria gridando: << maledizione! Maledizione! Maledizione! >>
<< La prossima volta potresti almeno invitami a cena >> sbraitò il Biondo prima di toccarsi il torace.
<< Stai bene? >> mi avvicinai.
<< Tutto quel dolore >> disse rammaricato e ancora confuso guardando la pelle liscia su cui non v’era segno di ferite << … per niente. Non è rimasto niente e stavo per morire. Che cosa siamo, Shinji? >>
<< Ti giuro che non lo so >> sospirai.
 
 
 
*****
 
 
<< Mi sa che ci vuole un altro giro di nastro >> constato ad alta voce dopo una veloce occhiata agli anfibi ormai prossimi a polverizzarsi.
Siamo quasi arrivati al ponte. Sono settimane, forse mesi, che per tornare al villaggio non seguiamo la strada che affaccia sul lago. Non abbiamo né fretta né voglia di arrivare prima, è che non ci va di camminare troppo.
<< Animo, Paparino! >> incita Orso senza convinzione impiegando più correttamente la lingua fino a poco fa intenta a ripulire, per quel che poteva, i denti dai rimasugli di carne. << Sono sicuro che troveremo Sakura >>.
Furia Buia reagisce alla notizia con una smorfia di fastidio. Non parla ma almeno ha smesso di muovere le labbra. Il suo aspetto è orribile quanto il nostro, il puzzo che emanano i suoi vestiti e le sue armi eguaglia in potenza il nostro. Eppure non sembra curarsene; si limita, invece, a soffiare su una mano per controllare l’alito.
<< Magari c’è anche la tua gatta >> mi rivolgo a Musashi.
Anche lui è impresentabile e anche lui non si preoccupa delle apparenze. Nel Biondo che cammina un paio di passi più avanti c’è ancora qualcosa del vecchio playboy, maniaco dell’igiene e dell’aspetto, e si manifesta con una rapida pettinata a mani nude frustrata da nodi inestricabili.
<< Se c’è la mia gatta >> mi dice, << probabilmente c’è anche la donna dei tuoi sogni >>.
Blocco il passo e inizio a sistemare la benda sull’occhio ma non per prepararmi ad un eventuale incontro con la tsundere. So perfettamente che dovrei dedicare un’intera giornata affinché lei possa convincersi di avere a che fare con un essere umano anziché con un animale fuggito dal recinto.
Sono stato colto da un improvviso disagio e non so se mi imbarazza il pensiero di mostrarle il segno che mi deturpa il viso o la benda che, come la coperta di Linus, non riesce a coprirla. A farmi sentire così drammaticamente in difetto, però, è forse un pensiero che mi tormenta già da tempo: i cacciatori non saranno mai eroi. Asuka cerca ancora il suo fantomatico Shinji, io … mi vergogno di presentarle un cacciatore.
<< Ti vergogni della … si, della tua cicatrice? >> mi domanda inquieto il Paparino ed io comprendo subito che mi ha chiesto altro. Vuole sapere se mi vergogno di far parte del gruppo, se mi vergogno di essere l’allievo se non il figlio adottivo di Furia Buia, se mi vergogno di assomigliare a lui. Cerca sostegno in me dal momento che ha perso tutti i suoi punti di riferimento e gli resta solo l’affetto che prova per i suoi fratelli e per il ragazzo che lo ha costretto a comportarsi come un padre.
Provo a rispondere. Devo solo dire no, lui capirà. E, invece, la lingua si annoda e la gola si chiude.
Furia Buia attende che io parli mentre il viso si chiazza di macchie rosse e il respiro si ferma. Il padre si è perso, è deluso di se stesso e teme di aver perso il rispetto di suo figlio.
<< Mi mancano alcuni dati >> riesco a dire con incredibile sforzo perché non voglio rivelargli la verità, che mi vergogno di me, mi vergogno di lui, mi vergogno dei miei fratelli.
Pensavo davvero che diventare un cacciatore, che assomigliare a Furia Buia fosse la mia unica speranza di raddrizzare il fusto dell’albero della mia vita cresciuto storto. Anche quando non riuscivo ad accettare l’idea che si potesse vivere come loro, anche quando provavo terrore per le abilità dei miei fratelli e risentimento nei confronti del cacciatore con la benda che non riusciva a decidere se accettarmi o meno; anche allora vedevo in Orso, in Musashi e soprattutto in Furia Buia qualcosa di romantico e di buono.
Se fossi stato come Furia Buia, mi dicevo, sarei stato in grado di rimediare alla condanna della mia nascita e alla pena che tutti hanno dovuto scontare, soprattutto Asuka, perché sono stato debole, perché il pilota è stato inetto e vile.
Quando sono diventato un cacciatore a tutti gli effetti, mi sono subito accorto dell’inganno. La favola è morta insieme al primo uomo che ho ucciso e, inconsciamente, li ho accusati, ho accusato soprattutto lui di avermi tradito. Non è colpa loro, non è colpa del Paparino. Loro non c’entrano con le mie illusioni da bambino; sono stati così onesti da non cercare mai di alimentarle e così saggi da accettare che credessi ancora negli eroi.
Ora la paura di Furia Buia, che un giorno io possa diventare come lui[16], si arricchisce di un significato più desolante come il senso di inutilità che è tornato ad occupare le zone della mente da cui l’avevo scacciato.
Il Paparino è orgoglioso e tiene botta; distoglie lo sguardo e scuote più volte la testa in segno di assenso come se cercasse di rispondere affermativamente alla domanda che mi aveva posto. << Vedrai … >> mi dice << vedrai che col tempo sarà più facile. Il segreto è accettare quello sfregio. Se non lo fai tu non lo faranno neanche gli altri >>.
<< E invece il casino qual è? >>
Il Paparino ha capito e amareggiato confessa: << il casino è proprio accettare quello sfregio >>.
Il Vecchio mi aveva detto che avrei potuto aiutarlo a trovare il proprio posto, magari una casa, e a restarci. Furia Buia si è perso e ha teso il braccio chiedendo aiuto ad un giovane che vuole diventare adulto e, invece, siamo stati sorpresi entrambi dal muro di un bambino.
Mi dispiace, papà! E dire che volevo arrivare a te.
 
Ci supera l’eco di tuoni che partono da lontano e la mia immaginazione si figura un esercito che si mette in marcia.
 
E’ passata da poco l’ora di pranzo; il villaggio, sonnacchioso e vuoto, ci accoglie come estranei. Non è irritato dal nostro arrivo, si limita a regolare il suo aspetto e la sua vitalità per conformarlo alle media regionale e al tempo perennemente neutro, né bello né brutto. Mi sembra quasi che non si accorga di noi.
<< Che schifo di posto! >> commenta Musashi. << Sembra una città di fantasmi >>.
Eppure, oltre la barriera delle anime invisibili dei defunti ancora imprigionati in questo limbo, forse intenti, com’erano soliti fare in vita, a metter radici tra i tavoli del saloon o sui gradini che conducono all’entrata, poco più in là, all’altezza dell’infermeria, ci sono segni di vita.
Non devo ricorrere ai miei sensi straordinari per accorgermi che è la vita che cerchiamo. Anche i miei compagni di viaggio identificano il buono a cui aspirano nelle persone che, in prossimità della strada principale, chiacchierano in pace. Lo spirito vuole raggiungerle mentre il corpo resiste. Come quattro Eva congelati nella bachelite non riusciamo a muoverci.
Davanti a noi ci sono le uniche anime che vorremmo incontrare, le uniche che non vorremmo deludere, ma soprattutto le uniche che temiamo di infettare con il nostro caos che si manifesta attraverso l’odore della morte che portiamo addosso e della scarsa igiene.
<< Forse avremmo dovuto fare un bagno >> riflette il Biondo.
Sakura parlotta con Mari mentre Ayanami, un po’ disparte, si limita ad ascoltare.
E’ la gatta la prima ad accorgersi di noi; non fa una piega e attira l’attenzione del medico.
Suzuhara fa partire un cenno di saluto che perde subito slancio, come il sorriso che istintivamente aveva preparato, quando ci mette a fuoco.
<< Almeno non c’è Asuka >> penso tra me.
<< Ehi Principessa >> grida Makinami  in direzione della piccola struttura ospedaliera del paese, << sono arrivati >>.
<< Fanculo! >> sbotto. Mi ero convinto che a questo giro avrei saltato il turno.
La Principessa esce di corsa seguita dalla scia di due lunghe e ben pettinate code rosse. Indossa lo stesso plugsuit, assurdo e poco militare, che portava quando, dopo aver fatto saltare il portello dell’entryplug, mi chiese cosa aspettassi a salvarla.
Per fortuna è abbastanza lontana e non riesco a scorgere la sua espressione. Tanto sono  sicuro che ancora una volta la sorpresa non è di suo gradimento. Dopo averci fissato per interminabili istanti, come bloccata in un fermo immagine, si riattiva e bruscamente ci dà le spalle. Makinami, senza rinunciare ad analizzarci, frustra la reazione sdegnosa della tsundere afferrando al volo l’estremità di una delle sue code e tirandola a sé. << Che fate piantati lì? >> ci chiede. << Aspettate di germogliare? >>
<< Paparino, che facciamo? >> chiedo a Furia Buia.
Il Paparino ha compreso solo ora le implicazioni di quest’incontro e prende a guardarsi nervosamente e a strisciare le mani sui vestiti come se volesse controllarne la densità, forse sperando di spazzar via un po’ di sporco. Il suo naso fa rumore mentre annusa il colletto della maglia.
<< Dovevamo farci un bagno >> ripete sempre più in affanno Musashi.
<< Al diavolo! >> esclama sprezzante l’omone che muove un passo in direzione delle giovani donne. << Ormai è andata. Facciamo questa figura di merda e poi ce ne andiamo >>.
<< Più vicino! Guardate che non mordiamo >> ci esorta e al contempo ci sfotte la gatta. Lei è l’unica, però, che non mostra disagio davanti alle ombre di quattro cacciatori. Sakura mantiene gli occhi bassi, Asuka accigliata fissa la strada, Ayanamy ha provato ad imitare Makinami ma non ha resistito e, con aria dispiaciuta, lentamente ha voltato la testa.
Includendo il fattore emissioni odorose, visto che sull’impressione visiva non possiamo far niente, dopo una rapida valutazione circa distanza prossemica da mantenere, ci fermiamo a un paio di metri da loro.
Nel tentativo di offrire ad Asuka solo il mio profilo intatto ho fatto in modo di piazzarmi sulla destra della linea dei cacciatori e sono il più vicino a Sakura. Orso, che ci aveva dato il buon esempio, ha perso coraggio per strada e, tra me e il Paparino, si è fermato un paio di passi indietro. Musashi, più a sinistra, si era lasciato distrarre dall’abitudine di salutare la gatta con un bacio e ora si blocca in avanguardia a neanche un metro dalla meta.
Sakura si dà forza, guarda prima me e poi Furia Buia, titubante fa per andargli incontro ma il Paparino la stoppa con un cenno della mano a metà strada tra il saluto e il non ti avvicinare.
<< Certo … Certo che state messi proprio male >> considera Asuka che ha dovuto restaurare in tutta fretta il suo broncio da separazione relazionale, mentre le mani sono indecise se afferrare i fianchi o intrecciarsi tra loro.
<< Avete avuto problemi? >> chiede, come sempre amorevole, Sakura.
<< No, nessuno >> Musashi si incarica di rispondere per tutti.
<< Con l’acqua sicuramente >> scherza Makinami.
<< Quattrocchi! >> la riprende Asuka.
<< Che c’è, Principessa? >> si difende << Abbatterebbero uno sciame di locuste >>.
 << Come state? >> domanda Suzuhara forse più per cambiare discorso che per conoscere la verità.
<< Per ora stiamo >> mormora il Paparino che mi osserva avvilito mentre riprendo ad armeggiare con la benda.
<< Vi fermerete questa volta? >> rilancia il medico che, accortasi dei fraintendimenti che la genericità della sua domanda avrebbe potuto far sorgere, precisa: << vi fermerete al villaggio, almeno per un po’? >>
<< Non lo sappiamo >> è la volta di Musashi. Allontana con un scatto stizzito della mano le dita di Makinami che volevano raggiungere i suoi capelli. << Dai, non toccarmi! >>
Mari non se ne dà per intesa e dopo avergli tirato una ciocca lo prende in giro: << qui bisogna tosare senza pietà >>.
<< Makinami, smettila! >> la redarguisce il dottore.
<< Che volete? >> ribatte. << Se decidono di restare, faranno bene a darsi una ripulita. Non vorrete uscire con questi relitti >>.
Lei si impegna (o, meglio, non sembra fare alcuno sforzo) a mantenere leggero l’umore ma la sua ultima uscita ci cade in testa come un macigno. Ricordo bene quella serata, ricordo con dolcezza, nonostante il finale, la mia prima è ultima uscita di gruppo. Baratterei tutto pur di rivivere i momenti che avevano preceduto il pugno che Asuka mi sferrò senza fare complimenti. Allora, il futuro aveva ancora il sapore dell’avventura, sebbene mi fosse chiara l’ineluttabilità degli atti, del sacrificio che avrebbe richiesto. Ma, adesso che il conto è arrivato, che abbiamo dovuto vendere l’anima per pagarlo ed è rimasto ancora metà del debito da saldare, sono sempre più sfiduciato e non so se riuscirò ad arrivare alla fine del percorso, se sarò in grado di mantenere la promessa (o la minaccia) che le feci fuori dal locale[17]. Mi chiedo se sia ancora possibile recuperare un po’ di innocenza e godere un’altra occasione di compagnia con le persone che danno un volto e un nome al mio mondo.
Dio, che schifo!
Vinco l’istinto di fuggire e accetto di rispondere all’azzurro caldo dell’occhio di Shikinami che da qualche minuto, contrariamente a quanto lascerebbe supporre  il  solito atteggiamento scostante, sembra volermi accogliere o proteggere, come qualcosa di buono.  
Probabilmente, è solo ciò che voglio vedere.
La memoria, però, non mi lascia gustare il momento e mi sbatte in faccia la morte di quel bambino e, per associazione, il pestaggio con cui proprio Asuka punì la mia indecisione[18] prima che affrontassi Gendo e nascesse una speranza … di farne una giusta.
Ho come l’impressione che mi legga nella mente ma, a differenza di quel giorno, non mi pare arrabbiata né intenzionata a svegliarmi a suon di ceffoni. E’ triste, forse rassegnata al fatto che il suo Shinji sia andato perduto per sempre. Si concentra sulla cicatrice e io abbasso e ruoto la testa per sottrarle una parte di me, quella che non voglio vedere neanch’io. Lei almeno ha uno Shinji da rimpiangere, io neanche quello.
<< E’ passato tanto tempo da quella sera >> commenta con amarezza Sakura.
<< E’ cambiato tutto >> rispondo d’istinto.
Sakura deve aver colto nella mia esternazione un invito ad accorciare le distanze ma capisce di aver frainteso quando, per sfuggire al suo contatto, porto indietro il busto chiudendomi a riccio, come se temessi di essere picchiato.
<< E’ vero, è cambiato tutto >> la distrae Shikinami che, prendendosi per i fianchi e alzando il mento, si stabilizza in una fin troppo plateale postura di noncurante superiorità. << Tuttavia, Makinami ha ragione >> dichiara. << Se volete uscire con noi dovrete bruciare i vestiti e ci fareste cosa gradita se uccideste anche i parassiti che state allevando. Il vostro odore è davvero nauseante >>.
Mari anticipa una replica che non sarebbe comunque partita: << Adesso sei tu quella scortese. E’ da tempo che … li aspettiamo >> appesantisce le ultime due parole mentre occhi e occhiali sono incollati al Paparino che, indispettito da tanta ostinata attenzione, decide di ricambiare. << Perdonatela! >> continua un po’ meno sorridente. << Le stanno arrivando e il suo naso in questi giorni è peggio del tartufo di un cane da caccia >>.
<< Ma che ca … Tu ce l’hai con me, confessa! >> scoppia Shikinami precipitando dal suo finto piedistallo di aristocratico autocompiacimento.
<< Perché, non è vero? Poco fa avevi chiesto a Sakura se nell’infermeria ci fossero … >>
<< E chiudi il becco! Non sono affari loro >>.
<< Ha ragione, non sono affari nostri >> l’aiuta Furia Buia che ha l’aria di essere sul punto di mettersi in guarda.
<< Tu credi? >> gli sorride vagamente minacciosa la gatta.
<< Lo credo io >> attacca Asuka.
<< Via, non litigate! >> si mette in mezzo Sakura che poi torna sul Paparino. << Come … come va la mano? >>
Furia Buia, colpito in un punto sensibile, accusa il colpo e perde la connessione con Mari. << Co … continua ad essere strana ma funziona >>.
<< Ah, questo è il passato! >> lo silura Makinami.
<< Che intendi dire? >> a stretto giro arriva la domanda di Furia Buia.
<< Solo che è accaduto in passato. E’ passato del tempo infatti … o sbaglio? >> Quattrocchi non si scompone e insiste nella muta sfida con il cacciatore.
<< Dovresti guardare me e non quel sociopatico con un occhio solo >> si lamenta Musashi che poi aggiusta il tiro: << quello grande, non l’adolescente >>.
<< Una sola parola >> risponde Mari senza degnarlo di un’occhiata: << doccia … o bagno. La scelta spetta a te >>.
<< Parla chiaro, Makinami! >> ordina spazientito il Paparino.
<< Vi stavo solo prendendo in giro >> minimizza. << Siete così … tristi e noiosi >>.
<< Lo sai che non mi piace stare dalla parte dei cacciatori >> interviene Asuka che ha colto, come tutti, la pericolosa deriva che sta prendendo il duello a distanza tra il pilota e Furia Buia, << ma stai decisamente esagerando. E’ evidente che sono in difficoltà e … sporchi. Sebbene non sopporti certe debolezze >> fissandomi con ritrovato disappunto, << non è cortese offenderli in questo momento. Li preferisco in forma. Sarà più divertente buttarli giù. Inoltre >> punta l’indice al cielo lasciandoci intendere che la lezione di galateo è solo agli inizi, << devi anche considerare che … >>
Shikinami si blocca, sgrana l’occhio e chiude la bocca con tanta rapidità e violenza da ridurla quasi ad un punto. L’indice, prima teso come lo scettro di un sovrano, si chiude rapidamente cercando rifugio nel palmo, le guance diventano più rosse dei suoi capelli e i denti provano a ricreare spazio divorando le labbra.
<< Che succede, Asuka? >> chiedo confuso mentre Sakura, la gatta e persino Ayanami, non sembrano preoccuparsi.
La Second si avvicina al dottore. << Allora dove … >> le chiede con una faccia che dal disagio galoppa verso il panico.
<< Te l’ho detto prima >>.
<< Non li ho trovati >> replica a mezza voce. << Per favore >> implora portando le mani giunte all’altezza del viso.
<< Ayanami, puoi accompagnarla tu? >>
<< Io non seguo il vecchio modello >> si inalbera la rossa.
<< Il vecchio modello è dietro di te >> serafica e un po’ tagliente ribatte la First.
Asuka si arrende e, dopo aver sbuffato tutta l’aria contenuta nei polmoni, ad occhi(o) chiusi riprende seccata: << Avanti, Ayanami, guidami! >>
<< Ma che … cosa le è preso? >> domando incerto dopo che Shikinami, a passi piccoli e veloci, e rigida come un ciocco di legno, è entrata nell’infermeria.
<< Arrivate! >> annuncia sorniona Makinami.
<< Elementare, Watson! >> finalmente ride anche Sakura che deve aver trovato nel contrattempo di Asuka un utile rimedio alla tensione accumulata durante i minuti passati con noi.
<< Io, però, non ho ancora capito >> rivelo ingenuamente.
<< Dopo ti facciamo un disegnino >> taglia corto Furia Buia. << Perché >> interroga di nuovo Mari << dovrebbe riguardarci il fatto che Asuka ha le mestruazioni? >>
Ah, ecco!
<< Cosa pensavi >> di rimando la gatta, << che solo il piccolo Shinji avesse sconfitto la maledizione degli Eva? Il tempo ha ripreso a scorrere anche per Asuka >>.
<< Vuoi dire che prima non … >>
<< Esatto! >> conferma. << E, a questo punto, la domanda più ovvia èèèè? >>
Come illuminato da una potente intuizione, il Paparino stira la fronte e spalanca l’occhio buono. << Quando? Quando il tempo ha iniziato a scorrere? >>
<< La parola al dottore >> risponde canzonatoria indicando Sakura con la mano.
<< Non mi sembra opportuno … >> si chiude Suzuhara.
<< Ti prego >> Furia Buia prova a vincerne la reticenza. << Quando ha avuto il primo ciclo? Cioè, quando è terminata la sua … pausa? >>
<< Mi risulta … >> Sakura, ancora titubante, risponde << mi risulta che il ciclo si sia ripresentato dieci giorni, forse due settimane dopo l’arrivo di Shinji. Non posso essere più precisa. Asuka non me l’ha detto subito. La conoscete, sapete che lei … >>
<< … Che intendi quando parli dell’arrivo di Shinji? >> Furia Buia si anima e non le dà la possibilità di divagare. Avverto una crescente ansia nella sua voce e nei modi, come se sbrogliare la matassa che ora si trova davanti fosse la più indesiderata delle necessità. << Ti riferisci a quando è stato recuperato lo 01 o a … >>
<< Mi riferisco a quando Shikinami l’ha portato al villaggio >> spiega il medico.
Il Paparino, sconvolto, indietreggia perdendo per un attimo il controllo del respiro. Ci mette un’eternità a stabilizzarlo e a legare testa e lingua. << Ci state dicendo che, quando Asuka ha recuperato Shinji dall’entryplug stava … era in ovulazione … per la prima volta dopo tanti anni? >>
Il quadro inizia a prendere forma ma non ne distinguo ancora il soggetto.
<< Sarebbe molto romantico se fosse così, vero? >> finge di sospirare Makinami. << E’ molto probabile >> continua poi con aria più seria aggiustandosi gli occhiali come farebbe Gendo. << Non c’è modo di saperlo con certezza. Voi credete alle coincidenze? >>
<< Purtroppo, sempre meno >> risponde Orso al posto del fratello.
<< Dove vuoi arrivare, Makinami? >> domanda preoccupata Sakura, forse anche lei invischiata negli stessi ragionamenti che ora sconvolgono i miei fratelli.
<< Chiedilo a lui! >>. La gatta rimanda la palla sulla metà campo di Furia Buia e intanto si diverte a farci venire i brividi con quel suo sorriso a metà strada tra il maligno e il soddisfatto. << Però, aspetta che metta insieme i pezzi >>.
Ci voltiamo verso il cacciatore per assistere alla nascita delle conclusioni.
Il Paparino sembra assorbito da un vortice di pensieri, si tocca la fronte con la mano destra, poi si concentra sul guanto che copre il senso dell’inesplicabile. << Il Vecchio non ci ha insegnato niente >> esala stringendo il pugno.
<< Lavora tarlo, lavora! >> dice Mari imitando un cane che abbaia. << Ti serve una mano? >>.
<< Chi ..  chi sei? >> le chiede turbato Musashi, mentre l’animale che è in me è già in preallarme e mi ordina di accostarmi a Sakura, incurante della repulsione che potrebbe suscitarle la mia eccessiva vicinanza. << Se qualcosa va storto >> mi istruisco, << la porto via >>.
<< Domanda interessante ma poco utile >> risponde severa Makinami. << Mi basterà dirvi che so meno di quanto voglia farvi credere e che non sono neanche sicura di poter rispondere correttamente a questa domanda. Ma una cosa è certa: io non sono una di voi >>.
Un brivido mi attraversa la schiena, anche Orso resta allibito e reagisce allo stupore appoggiando pesantemente una mano sulla mia spalla.
<< Sono le parole del Vecchio >> constata il Biondo che si allontana dalla sua gatta resistendo alla tentazione di prendere la pistola.
<< Anche il Vecchio non era uno di noi >> Orso tira le somme.
Furia Buia scrolla con violenza la testa e le spalle, mi guarda e: << il Vecchio ti disse che avrebbe potuto contare la sua vita in giorni anziché in anni[19] >>. Poi tornando a Mari chiede: << cos’è qui? >>
<< Perché non lo scopri? Non sei stanco di fuggire? >>
<< Ho paura di porre quest'altra domanda >> confessa con aria rassegnata il Paparino, << soprattutto a te ma perché io? >>
<< Perché tu sei il grano maturo pronto per la mietitura >> Makinami dà la spiegazione che suona come la lettura di una sentenza di condanna a morte. << Il ragazzo non è ancora pronto. Vuoi che il peso delle vostre vite e di … qui ricada su di lui? >>
Dalla smorfia che altera il suo viso, capisco che le energie vorticose e informi che avevano gettato nel disordine il cuore del cacciatore stanno ora collassando, attratte da un singolo stabile punto dell’animo che si è appena riattivato. Un padre ha messo da parte la vergogna per la delusione dimostrata dal figlio e ora zittisce ogni voce per assecondare un naturale istinto di protezione. 
Furia Buia stringe ancora più forte la mano prima di rilasciarla, espira lentamente fino a svuotare la cassa toracica, inspira con avidità e …
<< Allora? >> Mari nelle intenzioni gli è ancora addosso. << Fa’ la tua scelta! O ti serve un suggerimento? >>
<< Immagino >> Furia Buia sorride rispondendo con insperata calma << che ci consiglierai di passare alcuni giorni vicino al mare >>.
<< Siete così pallidi >> si illumina Makinami.
<< E’ quello che mi dicesti quella sera >> esclamo ottenendo in cambio una strizzata d’occhio.
<< In fin dei conti, non mi pare che ci sia molta scelta >> riflette Furia Buia.
<< Purtroppo non so dirvi con precisione dove si trovi questo posto >> il pilota mette le mani avanti. << Posso darvi indicazioni di massima visto che io non ho … >>
<< Lo conosciamo noi >> la blocca il Paparino.
<< Il quadro! >> esclama il Biondo.
<< Che facciamo? Dobbiamo andare? >> ci interroga Orso tanto elettrizzato quanto spaventato.
Furia Buia rimane in silenzio e prende ad accarezzarsi il mento e a fissare assorto la punta dei suoi anfibi.
<< Paparino … >> provo inutilmente a farlo reagire.
<< Stavi andando così bene >> tenta anche Mari. << Cosa ti blocca? Più di così non posso fare >>.
Sakura è la più sottile nel cogliere la natura del nodo che il cacciatore sta cercando di sciogliere. << Non so di cosa state parlando >> ammette. Obbedisce alla sua iniziale determinazione e, senza preoccuparsi delle eventuali reazioni, rapidamente spegne la luce che la separava dal Paparino. Con delicatezza ma senza alcuna indecisione gli poggia una mano sul petto. << Mi pare di comprendere che … è il qui che ti blocca, vero? >>
<< A quanto pare, noi dovremmo fargli fare un passo >> bisbiglia Furia Buia. << Non so né come né perché >>.
<< E allora, cosa vuoi fare? >>
Il cacciatore digrigna i denti e aggrotta la fronte. Sta per rispondere ad una domanda che il mio cuore traduce con un antico cosa desideri?
Qualcos’altro ha ascoltato quella domanda e, come me, è consapevole che una decisione sta per essere presa. L’esercito in cammino è ormai prossimo all’accampamento del nemico ed è costretto a rivelarsi.
Scrosciano veloci e abbaglianti centinaia di lampi che trasfigurano le nostre immagini creando uno spettacolare gioco di ombre, giunge immediatamente dopo il boato dei tuoni che accompagna una folata improvvisa e gelida di vento.
Il Paparino spalanca l’occhio sinistro e voltandosi verso l’uscita del villaggio, là dove la tempesta si sta schierando, punta il braccio e crea un muro di at field.
<< Adesso BASTAAA!!! >> grida come un indemoniato facendo partire il colpo che attraversa lo spazio finché ne ha la forza, così intenso che la barriera di energia sembra solida, prima di disperdersi nell’ambiente.
Prende la mano che Sakura aveva coricato sul suo petto e ne bacia il palmo. << Affronterò il mio passato ma PRIMA … >> mi guarda come se mi richiamasse alle armi << prima voglio concludere questa guerra >>. Attende invano qualche secondo un segno di assenso o anche una semplice reazione. << Va bene, lo farò da solo >> dichiara infine abbandonando la mano del dottore. << Tornerò >> ci comunica avviandosi quasi marciando in direzione del ponte e già stringe il manico del coltello e il calcio del fucile.
Restiamo imbambolati lanciandoci a vicenda occhiate veloci all’affannosa ricerca di un suggerimento sul prossimo passo da compiere.
<< E’ impazzito! >> dice Musashi.
<< No >> sorride l’omone, << quello stronzo si è svegliato ed ha già partorito un pessimo piano. Andiamo! >> sembra ingiungere a se stesso schiodando i piedi dal suolo.
<< Perché dovremmo andare con lui? >> mugugna il Biondo. << Io non ne ho più >>.
Personalmente, sento di avere tanti buoni motivi per muovermi e tanti per restare fermo. Nessun senso di colpa, nessun senso del dovere, nessuna paura di deludere, niente di tutto ciò che, anche per me, ha da sempre composto la specificità di Shinji può influire sulla decisione. La scelta è semplice perché so a cosa voglio rinunciare. E decido di non restare perché sono consapevole che in queste condizioni finirei per marcire presto accanto alle persone che amo. Posso soltanto cogliere la mezza possibilità che mi si è appena presentata di trovare un principio di ordine nel caos.
Anche Musashi, alla fine, cede e pur riluttante si accoda alla piccola processione.
<< Ci siamo dimenticati di salutarle >> penso quando sono già lontane.
 
Furia Buia ha sfruttato al meglio le sue lunghe leve e siamo riusciti a raggiungerlo poco prima che raggiungesse la frattura unita da due assi di legno da mesi non più custoditi.
<< Cos’hai in mente? >> gli chiede Orso affiancandolo. << Cos’hai in mente? >> ripete visto che il fratello continua a camminare senza prestargli attenzione, come se vedesse il peggiore dei predatori davanti a sé e si preparasse a ucciderlo. << Cos’hai in mente? >> chiede un’ultima volta afferrandolo per il braccio.
L’occhio del Paparino ha il color del sangue, di un tono più chiaro rispetto alla riga venosa che cola dalla palpebra.
<< Voglio verificare se posso essere l’uomo della pace, non soltanto della guerra >>.
<< E cosa vorresti fare, >> lo pungola a distanza Musashi, << camminare scalzo e predicare amore? >>
<< No >> risponde liberandosi dalla presa del cacciatore con la barba. << Abbiamo vissuto di guerra fino ad ora e ora più che mai siamo in guerra con noi stessi. Sono rimaste soltanto due tribù. Incontrerò i loro capi e li convincerò ad accettare una pace onorevole >>.
<< Credi davvero che ti ascolteranno? >> Orso cerca di sbarrargli il passo.
<< Sono io che voglio ascoltare loro. Io voglio conoscere il mio nemico >>.
<< Loro non si fideranno mai di te, mai di noi perché hanno paura >> urla spazientito l’omone.
<< E io ho paura di loro >>.
<< Ti uccideranno >> si unisce il Biondo.
<< E io non mi farò ammazzare, ma non torcerò un capello a nessuno se non sarò costretto >>.
<< Perché correre rischi inutili? >> si infuria il Biondo che ha appena raggiunto il fratello. << Dobbiamo preoccuparci di ricordare, tanto qui è falso >>.
<< Non lo sappiamo >> lo spinge via il Paparino. << Non sappiamo niente e poi è qui che siamo, è qui che soffriamo, sono qui le persone che amiamo. Non me ne frega niente di far fare un passo a questo mondo. Fanculo a tutti questi messaggi oscuri, alle mezze verità, a questa costante sensazione di essere preso per il culo come uno stramaledetto burattino in mano a stupide divinità! Io voglio sapere chi sono e non incontrerò il mio passato finché non ci sarò riuscito >>.
<< Perché allora non lasci che siano i nostri a sbrigare la questione? >> Musashi non molla e artiglia il Paparino per la maglia.
<< Perché noi non saccheggiamo >> contrattacca Furia Buia strattonandolo per il bavero della giacca. << Noi non stupriamo e non abbiamo fatto niente. Noi siamo i peggiori perché abbiamo finto che non ci riguardasse, perché dovevamo tener presente il quadro generale, dovevamo occuparci di predatori speciali mentre facevamo a pezzi quelli ordinari. Le persone non hanno il marchio del predatore stampato in faccia. Io non voglio essere il mostro che ho sempre pensato di essere, io non voglio più uccidere un bambino, io rifiuto che la mia missione sia oppormi a qualcosa che non ha una forma o un nome che possa intendere, ad un nemico che non conosco solo perché posso o perché un fantasma mi ha detto che devo >>.
<< La nostra visione … >> fatica il Biondo.
<< Non sai di cosa parli >> grida emozionato e teso il Paparino. << Io non porterò un equilibrio che non comprendo e che non possiedo >>.
<< E’ la nostra natura >> Musashi inizia a piangere.
<< Neanche tu vuoi che sia così. Dici che è la nostra natura? Verifichiamolo! Noi non conosciamo la nostra visione, non consociamo la nostra missione, non conosciamo i nostri nemici ma soprattutto non conosciamo noi stessi. Il passato non c’entra un cazzo. E’ ciò che scegliamo di essere in questo momento che conta. Se la mia natura è solo guerra, se a me tocca la parte del mostro, allora combatterò la mia natura perché potrei avere un’opportunità >>.
<< Di fare cosa? >>
<< Di non vedermi più come un mostro >>.
<< E’ quello che siamo, tutto quello che abbiamo fatto è … >> Musashi molla la presa.
<< Allora, non voglio fuggire dalla mia responsabilità >> ringhia Furia Buia, << non voglio dimenticare. Non posso tornare indietro ma proverò a fare qualcosa che mi faccia sentire per una volta veramente fiero di me. Perché distruggere non ha portato a niente >>.
<< Sono stanco, Furia Buia >> il Biondo sventola bandiera bianca. << Non ce la faccio più >>.
Il ciclope lascia il fratello, sospira e poi torna a guardare oltre il ponte mentre il rullo di tamburi di una tempesta ancora non del tutto visibile riprende a produrre un suono rotto e intenso.
<< Anch’io sono stanco, Musashi >> afferma. << Sono stanco di non capire, sono stanco di non sapere, sono stanco di accettare per buoni gli oracoli degli altri, sono stanco di assecondare una natura che NON ACCETTO >>.
Il cielo si oscura, rapidamente coperto da un’orda di nuvole nere che, comparse dal nulla, ora si uniscono, compattandosi a mo’ di cemento.
<< Io porterò >> Furia Buia ora avanza verso il ponte << l’equilibrio che SCEGLIERO’ DI PORTARE! >>
L’oscurità non basta, perciò la tempesta risponde sparando una scarica di fulmini che incendiano l’aria e feriscono gli occhi.
Furia Buia attraversa il ponte. << Io combatterò il nemico che SCEGLIERO’ DI COMBATTERE, ANCHE TE! >>
La terra sotto i nostri piedi trema e guaisce come una muta di cani infernali. Saltano in aria le zolle e piccole fratture, come letti di fiume ormai secchi, si allungano e si curvano e si spezzano davanti ai nostri occhi.
Furia Buia è dall’altra parte. << IO SARO’ LA MIA LEGGE! >>
La tempesta lascia liberi i suoi leoni di scatenare tutta la loro potenza e di ruggire così forte che tapparsi le orecchie non serve.
<< IO SARO’ CHI VOGLIO ESSERE, IO DECIDO CHI VOGLIO ESSERE! Furia Buia non sarà più il nome della mia condanna, ma il nome di UN UOMO che ha conquistato se stesso e dominato il suo destino. Io non mi arrenderò senza combattere. IO TI COMBATTERO’ anche a costo di fallire miseramente >>.
Una pioggia fitta di stiletti d’acqua congelata crea davanti al cacciatore un muro, che sembra fatto di vetro opaco, seguita da bombarde di grandine che esplodono al contatto col suolo e, minacciose, colpiscono sempre più dappresso.
<< IO MI OPPONGO, IO MI OPPONGO ALLA MIA NATURA, IO MI OPPONGO  A TE! >>. Furia Buia alza uno scudo per proteggersi dall’assalto degli elementi e per difendere noi che ancora non osiamo muovere un passo. Guarda verso l’inferno che è in cielo e che si presenta come il primo terrificante volto della tempesta. << E’ questo che mi hai insegnato, vero? Mi hai insegnato che devo oppormi. TI PENTIRAI DEL TUO SBAGLIO!!! >>
Il Paparino ha polverizzato ogni ritegno e, ormai privo di controllo, lotta anche contro la voce del fortunale per imporre la sua. La tempesta ribatte colpo su colpo per intimorirlo e costringerlo al silenzio.
Sebbene di spalle, la luminosità del suo occhio mi appare più accecante delle vie sfavillanti che collegano cielo e terra.
<< Te ne pentirai perché hai creato IL DIAVOLO e ora IL DIAVOLO SI RIBELLA. Vuoi me? Aspettami e preparati perché IL DIAVOLO STA ARRIVANDO!!! Vuoi la mia vita, maledetta? Io sono qui. VIENI A PRENDERLAAAA!!! >> grida fino a scoppiare battendosi il petto con violenza.
Furia Buia rantola gli ultimi brandelli di fiato, producendo suoni dal tono discontinuo come il raglio di un asino, irrigidisce le gambe per contrastare l’improvvisa cedevolezza delle ginocchia.
Anche la tempesta sembra stremata e ora si allontana trascinandosi dietro i latrati e i bagliori delle bestie con cui voleva terrorizzarci. 
Torna la calma. Nessun tuono, nessun lampo, nessun lamento e la terra, pur sfregiata da tante ferite dai lembi frastagliati, è ora quieta e il cielo torna ad infagottarsi nella sua coperta color grigio chiaro.
<< La tempesta esiste >> pronuncio sbalordito.
<< Pensavi che fosse una metafora? >> mi scuote Orso.
<< A dire il vero si >> rispondo.
L’omone soffia sul petto e artiglia i fianchi, poi ammette: << lo pensavo anch’io >>.
Orso attraversa il ponte con passo incerto fermandosi un paio di volte per calibrare l’equilibrio, come se anche lui fosse privo di forze.
Osservo le pareti di roccia che limitano la bocca del precipizio su cui poggiano due miseri assi, rammentando il nostro appuntamento di gruppo e l’importanza della resistenza. << Io devo resistere >> mi dico. La memoria fa un balzo in avanti superando la notte in cui baciai Asuka per fermarsi al giorno della morte del Vecchio. Proprio mentre calpestavo il legno del ponte dei cacciatori, io che ancora non lo ero, provai vergogna e compassione per il pilota che non riusciva a guadare un minuscolo torrente[20].  << Io devo resistere a tutto questo >> penso << o il ponte crollerà e non smetterò di cadere >>.
Ho appena poggiato un piede sul camminamento quando mi accorgo che il Biondo è di nuovo fermo e trattiene il respiro mentre mi guarda come se mi stesse dicendo addio. Stringo i denti per bloccare il magone che mi sale in gola al solo pensiero che il mio fratello sia sul punto di mollare.
Vorrei convincerlo a venire con noi ma sento che non ho il diritto di dirgli cosa fare. Mi limito a imbastire un sorriso incerto sperando che capisca che lo accetterò ugualmente, qualunque decisione prenda.
Musashi ha le guance dello stesso colore dello sterrato che calpesta. << Perché vuoi andare? >> mi chiede.
<< Perché non ne posso più. Non posso tornare così alla mia casa … dovunque essa sia >>.
<< Potresti morire >> sussurra, forse a se stesso.
<< Eh si >> sospiro. << E’ uno dei nostri demoni. Ma se mi fermo adesso, io sono sicuro che morirò. Non so cos’abbia in mente il Paparino e sono spaventato quanto te ma da quella parte >> indicando oltre il ponte << c’è una possibilità di vivere. Noi siamo cacciatori, a noi … >>
<< … Ne basta mezza >> conclude il Biondo con gli occhi lucidi.
<< Decidi tu >> gli dico riprendendo a camminare per unirmi agli altri.
Sono già con Furia Buia e Orso quando sento la voce di Musashi che urla: << aspettatemi! >>
Il Biondo, gettando quasi a casaccio i piedi, arranca scomposto nel tentativo di tirarsi dietro anche tutte le voci che lo implorano di fermarsi.
<< Non eri stanco? >> gli chiede Furia Buia ancora in affanno.
<< Si, SONO STANCO >> risponde e dal suo tono capiamo che si è convinto che vale la pena tentare. << Perciò, andiamo a conoscere i nostri nemici e poi di filato sulla spiaggia, sempre ammesso che, a questo punto, dio ce lo permetta >>.
<< Sarà una lunga camminata >> considera Orso, << dobbiamo attraversare l’intera regione >>.
<< Allora sarà meglio sbrigarsi >> dichiara il Paparino che ci confonde muovendosi in direzione del lago.
<< Guarda che stai sbagliando strada >> gli urla Musashi.
<< Vado a farmi un bagno >> spiega il Paparino. << Ho appena sfidato un dio. Se devo combatterlo non lo farò come l’ultimo dei pezzenti >>.
<< Ma i tuoi vestiti fanno schifo >> ribatte Orso.
<< Vorrà dire che lo affronterò nudo >> replica senza voltarsi né fermarsi.
E’ tornato! << Quello stronzo >> inizio a sghignazzare << ci farà uccidere tutti >>. Accarezzo il manico del coltello e, chinando il capo fino lambire il petto con la punta del mento, chiudo il mio occhio liberando la mente come mi è stato insegnato per cercare l’altro Shinji. Non mi pare di sentire la sua voce, il mio udito interiore deve essere ancora incrostato dai depositi dei pianti a cui non ho permesso di raggiungere l’uscita. E, tuttavia, un battito del cuore, di qualità diversa dagli altri, provoca un riverbero che riconosco. Do un’ultima occhiata al ponte che ho attraversato e mi sembra di aver fatto un balzo immenso per superare il precipizio. << Non serve che io senta la sua voce >> mi dico. << In questo momento io e lui pensiamo e sentiamo allo stesso modo >>.
Uno scatto del mento, il mio occhio si apre e si accende il desiderio dopo settimane che mi sono sembrate anni. << Vado a buttarmi anch’io nel lago >> comunico al Biondo e all’omone.
 
<< Per fortuna ho imparato a nuotare >>.
 
 
[1] Riferito agli avvenimenti raccontati nei Capp. XVI-XIX.
[2] Cfr la battaglia sulla collina descritta nell’ultima parte del Cap. XVIII.
[3] Cfr Cap XVIII, prima della battaglia.
[4] Cfr ultima parte Cap. XVII.
[5] Cfr viaggio verso la collina descritto nel Cap. XVIII.
[6] Cfr il re di cui Shinji ha paura e che si presenta come una sorta di demone collettivo nell’ultima parte del Cap. XIX.
[7] Cfr prima parte Cap. XIX.
[8] Cfr ritorno al villaggio descritto nella prima parte del Cap. XVI.
[9] Cfr la morte del Vecchio descritta nella seconda parte del Cap. XVI.
[10] Cfr Cap. XVII.
[11] Cfr prima parte Capitolo XII.
[12] Cfr prima parte Capitolo XIV.
[13] Cfr prima parte Cap. X.
[14] Cfr descrizione della cicatrice al petto in Cap XI ultima parte.
[15] Cfr seconda parte Cap. XIX.
[16] Cfr Cap. XI: dialogo tra cacciatori dopo lo scontro con Gendo.
[17] Cfr ultima parte Cap. XIII.
[18] Cfr prima parte Cap. X.
[19] Cfr ultima parte Cap. XVI.
[20] Cfr prima parte Cap. XVI che richiama a sua volta il Cap. III.

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Capitolo 21
*** L'amore degli dei (principio di Ordine nel Caos) ***


La via che seguiamo per raggiungere la nostra meta particolare è lastricata di ricordi. Come una macchina del tempo il viaggio mi fa ripercorrere a ritroso le esperienze che ho vissuto in soli sette mesi, da quando cioè Asuka mi ha guidato fino al villaggio, da quando la mia tsundere ha ripreso ad ovulare.
Certo che è davvero strano!
Abbiamo evitato la grotta del Vecchio per timore di fare qualche altra scoperta capace di destabilizzare il nostro già fragile equilibrio, che regge solo perché a sostenerlo sono forze irrazionali per puro caso interessate alla salute della ragione. Sono la rabbia disperata del Paparino, la necessità quasi fisica di Orso di tornare al suo rifugio, la paura di sprofondare di Musashi che non sa più fingere che il bello esista. Infine, ci siamo io e il mio desiderio di rivederla, io e la rabbia che provo nei miei confronti, io e la necessità quasi fisica di pareggiare i conti con Asuka e con tutti gli Shinji che sono stato e con quelli che potrei diventare, io e la paura di fallire.
Allo stesso modo e per gli stessi motivi ci siamo comportati quando siamo giunti in prossimità del cimitero che fu il nostro rifugio. Ho pianto quando abbiamo attraversato la terra sotto cui riposa il giovane militare che non avevo avuto il coraggio di uccidere e ho sospirato per il sollievo, caricato da un orgoglio incontenibile, quando mi sono fermato ad ammirare il luogo che ha visto Ikari Shinji sfidare Gendo e combatterlo con l’aiuto della sua famiglia.
 
Riconosco questa zona. Sulla nostra destra, in direzione est, una fila di colline, che la distanza e l’illusione della prospettiva fanno sembrare ordinata, costituisce un importante punto di riferimento.
Quando incontrai quella ragazza dai capelli lunghi e neri[1] non sapevo ancora orientarmi e, per evitare una brutta figura, che ho comunque fatto, le dissi che il mio villaggio si trovava oltre quegli altipiani.
Più avanti, a nord ovest, intravedo i resti dei palazzi costruiti prima che facessi sprofondare la civiltà nel baratro del neolitico. << Lì ho combattuto >> dichiaro indicando il piccolo paese.
<< Anche noi >> precisa Orso che si sforza di porsi come eccezione all’ostinato mutismo degli altri due cacciatori.
Non dico altro perché, nonostante la rocambolesca vittoria che riportammo, quel giorno fu comunque orribile[2] e a nulla vale considerare che proprio allora io superai la prima vera prova da aspirante cacciatore.
La lontananza consente alla fantasia e alla memoria di colmare i vuoti lasciati da una vista non ancora in grado di cogliere i dettagli. Ma noi continuiamo a camminare, la distanza si accorcia e la loro utilità viene meno … purtroppo.
Il Paparino si blocca di colpo e, impietrito, lascia cadere lo zaino dopo aver messo a fuoco ciò che nessuno di noi avrebbe voluto vedere. Il cacciatore si piega in avanti col busto e inizia ad ansimare e a sputare come se avesse la nausea. Musashi si gira dall’altra parte e brontola un frustrato << fanculo! >>. Orso resta imbambolato mentre io non so decidere se piangere, gridare o strapparmi l’occhio umano e quello diabolico.
Gli alti palazzi della vecchia civiltà, pur gravemente feriti, avevano resistito al capriccio di un pilota, perciò non sarebbero mai crollati per mano di pochi predatori. Tutto il resto, invece, è andato. La baraccopoli che vi era cresciuta intorno è ridotta in cenere; qua e là le strutture più resistenti al fuoco sono rimaste in piedi e forniscono sostegno a piccole montagnole di spazzatura che assomigliano a tumuli preistorici.
<< Non c’è più nessuno >> riflette Orso che, dopo un comprensibile momento di incertezza, riprende il cammino.
<< No … non siamo stati noi, vero? >> domando e al contempo prego che qualcuno, rispondendo, interrompa l’avanzata di un intollerabile senso di colpa. << Non siamo stati noi >> insisto. << E’ stata … è stata la guerra, ho ragione? >>
<< Sono stati gli uomini >> Furia Buia pronuncia le prime parole da quando ha sfidato un dio. << E siamo stati anche noi >>.
<< E i civili? >>
<< Se i signori della guerra che li governavano hanno combattuto >> risponde Musashi che imita Orso e, a capo chino, si rimette in marcia, << forse avranno avuto il tempo di fuggire … spero il più lontano possibile >>.
<< Erano dei tiranni >> replico disgustato aggrappandomi ad un pensiero che mi convince solo in parte. << Loro opprimevano quella povera gente >>.
<< Gente che ora non ha più una casa >> mi smonta il Paparino << perché altri tiranni volevano prendersi tutto >>.
<< Quando siamo venuti la prima volta erano pochi i gruppi che ci appoggiavano >> si lamenta il Biondo.
<< Niente è più affascinante della prospettiva di vincere >> sentenzia il Paparino. << Andiamo via o sarò tentato di sterminare la mia stessa razza o … peggio >>.
<< Cosa c’è di peggio? >> gli chiedo.
<< Potrei lasciarmi sedurre da un’idea terribile, quella di essere il tiranno ideale >>.
Riprendiamo il viaggio e provo a calcolare quanto tempo ci vorrà prima che anche il mio ricordo venga distrutto esattamente come questo posto. << Chissà se quel bastardo è morto?[3] >> penso ad alta voce.
<< Il ragazzo che hai battuto? >> mi chiede il Biondo.
<< Si >>.
<< Può darsi. Del resto, era una mezza sega >>.
<< La ragazza! >> esclamo. << Cosa le sarà successo? >>
<< Tecnicamente il suo villaggio non rientrava nella zona di influenza delle due fazioni >> mi spiega il Paparino. << E poi è troppo piccolo per scatenare chissà quali appetiti >>.
<< Non ci sono neanche cacciatori >> Musashi mi spiazza con quest’informazione.
<< Quindi, è indifeso >> concludo.
<< In un modo o nell’altro finisce sempre male >> è il commento amaro di Orso.
<< Per questo può essere conquistato in un secondo momento >> mi rianima Furia Buia anche se mi rendo conto che spaccia per certezza una mera speranza. << Dobbiamo sbrigarci a chiudere tutti i conti ancora in sospeso >>.
 
 
<< Mi sa che non troveremo contadini >> azzarda una previsione il cacciatore con la barba guardandosi intorno.
Stiamo entrando nel territorio di uno dei due gruppi di irriducibili e il paesaggio ravviva il fuoco del disagio che durante il tragitto non si era mai spento. La zona è così malmessa che sembra sia stata investita da una serie ininterrotta di cataclismi, ultimo tra i quali un fulmineo processo di desertificazione che ne ha insterilito la terra. Ci copriamo il naso e la bocca nel vano tentativo di filtrare l’aria pregna di fumo e di sopportare l’odore di legno bruciato misto a quello di carne andata a male. Solchi lunghi e regolari disegnati per centinaia di metri ci dicono che attraversiamo quello che un tempo doveva essere un campo coltivato. Qui il suolo è stato generoso, almeno fino a quando vi erano mani esperte a prendersene cura, mentre ora nutre solo erbacce e forse nasconde trappole per i visitatori non graditi.
<< E’ inutile tentare la fortuna >> consiglia Musashi << o salteremo in aria >>.
<< Perciò seguiremo la via principale >> considera Furia Buia indicando una stretta lingua appena spianata che taglia i reticoli destinati alle colture .
<< Direttamente? Senza neanche controllare la zona e individuare possibili vie di fuga? >> chiede poco convinto il Biondo.
<< Non siamo qui per ucciderli ma per concordare una pace onorevole … per loro e per noi. Percorrendo una delle vie di accesso si accorgeranno presto della nostra presenza e capiranno … >>
<< … Che siamo impazziti e vogliamo fare una brutta fine >> si arrabbia Musashi. << Di regola dovrebbero essere loro a chiedere la pace >>.
<< Sanno bene che le possibilità tra cui scegliere si limitano alla resa, alla fuga e alla morte >> ribatte il Paparino.
<< Allora, penseranno che siamo qui per finirli e che siamo così sicuri del fatto nostro da non aver bisogno di studiare un attacco a sorpresa >>.
<< Ha ragione  Musashi >> si associa Orso.
<< Lo so >> ammette Furia Buia, << ma non abbiamo tempo per farci annunciare e poi, se inviassimo ambasciatori, dovrebbero comunque passare di qui. Facciamo così, vado avanti io. Del resto, è stata una mia idea >>.
<< Fessi noi che non abbiamo pensato ad un piano migliore >> sbuffa l’omone.
<< Ero così emozionato all’idea di portare pace anziché morte che non ho pensato a questo … dettaglio. Ormai è fatta! >> Furia Buia prova a schivare altre critiche. << Speriamo che siano così spaventati da convincersi che abbiamo buone intenzioni >>.
<< Pensi di cavartela così? >> riparte Musashi.
<< Si e poi di che ti lamenti? Male che vada ci sono i nostri giocattoli >>.
<< I tuoi forse >> pronta arriva la replica << e quelli di Shinji. Non dovreste contare troppo sui vostri poteri >>.
<< Usi parole che non ci appartengono >>.
<< Considero le nostre esperienze >>.
<< Ti ricordo che quei poteri ti hanno salvato il culo su quella collina[4] >>.
<< E prima ancora la tua superficialità nell’usarli ci stava costando la vita[5] >>.
<< Vuoi litigare? >> gli fa il Paparino avvicinandosi minaccioso al fratello.
<< Mi stupisce che tu l’abbia capito >> il Biondo non si tira indietro.
Sto per attivarmi al solo fine di materializzare una barriera e in tal modo dividerli, consapevole che probabilmente se la prenderanno con me per motivi diversi, quando Orso svuota il caricatore della pistola sparando in aria.
I due antagonisti smettono di beccarsi e si voltano stupiti a fissare l’armadio che, dopo aver rinfoderato l’arma, avvicina le mani ai lati della bocca e inizia a gridare a perdifiato: << VOGLIAMO SOLO PARLARE. VI ASPETTIAMO QUI >>.
<< Ahi! >> mugolo portando una mano all’orecchio.
<< Che ne dite di questo superpotere? Comodo, no? >> ringhia astioso Orso parlando agli altri due.
<< Ma che diavolo ti è preso? Tu … >> sbraita Furia Buia.
<< … Stupido bestione! >> Musashi ha letto nella mente del fratello e anticipa l’insulto.
<< Così adesso sanno che siamo nel loro territorio >> spiega Orso. << Hanno sentito, perché mi hanno sentito, che vogliamo soltanto parlare e, quando le loro vedette noteranno che li aspettiamo tranquillamente seduti, forse avranno il sospetto che possa essere vero. In più ho fame e mi fanno male i piedi. Cercate quindi >> li minaccia << di non farmi incazzare! >>
 
<< Abbiamo compagnia >> ci informa il Paparino le cui capacità di percezione hanno almeno venti metri di vantaggio sulle mie.
<< Armati? >> chiede il Biondo che simula noncuranza calciando con l’indice uno dei sassolini che tappezzano la terra e hanno reso scomoda la nostra attesa.
<< Avevi dubbi? >> lo rintuzza il ciclope che un istante dopo impallidisce. << Porca miseria! >> esclama. << Non hanno neanche l’età di Shinji >>.
La rivelazione ci atterrisce al punto che, pur sapendo di aver percorso tanti chilometri solo per offrire un prezioso ramoscello d’ulivo, accomunati dal medesimo ricordo, accarezziamo la tentazione di fuggire a gambe levate.
In tutto sono nove, guidati da una donna che deve avere all’incirca l’età dei miei fratelli. Sono quasi tutti armati di fucile, ad eccezione di tre ragazzini ancora imberbi e di cui non è facile distinguere il genere che cercano di capire come si impugni una pistola.
<< Andatevene! >> grida la donna. Imbraccia con entrambe le mani e una certa disinvoltura una carabina in buono stato ma non si azzarda a puntare l’arma contro di noi. E’ chiaramente spaventata, tuttavia è costretta a salvare le apparenze dovendo fare da chioccia a un esercito di mocciosi il cui indice di pericolosità è inversamente proporzionale alla quantità di fango con cui si sono impiastricciati il viso per assomigliare a dei guerrieri.
<< Vogliamo parlare con i vostri capi >> le risponde con voce calma il Paparino.
La donna stringe il calcio del fucile e aspramente ribatte: << per dirci cosa? >>
<< Per concordare una buona pace. Se questo può rassicurare i tuoi capi sono disposto a parlarci da solo e disarmato >>.
<< Tu vuoi fregarmi! >> strilla ancora più forte per camuffare il panico. << Tu sei Furia Buia, sappiamo che non hai bisogno di armi. E con te c’è il giovane Ikari >> continua puntandomi gli occhi addosso. << Anche lui è … come te >>.
<< Allora >> il Paparino forza la mano e, pur mantenendo un contegno tale da farlo apparire accomodante, sbatte in faccia alle guardie la verità, << siete al corrente che uno come me non ha bisogno neanche di parlare. Eppure sono … >> ci guarda << siamo qui >>.
La donna con il fucile capisce subito l’antifona ma non può permettersi di cedere facilmente. << Chi ci dice >> cerca di indagare mentre con un gesto rapido sfila la pistola dalle mani di un bambino prima che si spari su un piede, << chi ci dice che, con la scusa di parlare di pace, non vogliate, invece, risparmiarvi un po’ di fatica? >>
<< Nessuno >> il ciclope non la molla.
<< Perché dovreste proporre la pace visto che state vincendo? Dite piuttosto che volete che ci arrendiamo! >>
<< Noi non stiamo vincendo >> Furia Buia curva la schiena per smussare con la postura la durezza delle parole. << Noi abbiamo già vinto >>  scarica la terza bordata. << E non vogliamo la vostra resa, vogliamo trovare un accordo prima che arrivino …altri >> non ce la fa a dire alleati o, peggio, amici << che, credimi, non vorranno parlare neanche di resa >>.
<< Ci stai ricattando? >> la donna con cautela fa indietreggiare i più piccoli guidandoli con un braccio.
<< Ti sto dicendo come andrà >>.
<< E noi … noi li respingeremo >> replica con un tono tanto acuto che ho quasi paura sia prossima al pianto.
<< Con dei ragazzi? >> domanda retoricamente il Biondo.
<< Ascolta! >> si intromette Orso. << Manda qualcuno ad avvisare i tuoi capi e di’ loro che li incontreremo dove vogliono ma che non ce ne andremo dal vostro territorio finché non ci avranno ascoltati. Che cavolo! >> sbotta verso di noi << ho camminato tanto per questo. Non esiste che torniamo indietro >>.
<< D’accordo >> acconsente un po’ sollevata il capo della piccola (in tutti i sensi) banda. << Ma, se decidono di incontrarvi, solo uno di voi dovrà essere presente >>.
<< Facciamo due >> Musashi si alza con cautela e inizia a stiracchiarsi. << Wow! Certo che è scomodo qui. Saremo in due >> precisa al capo delle guardie << e, prima che tu muova obiezioni, considera che, anche se non ci credi, qui tutti abbiamo tanta paura e poca fiducia >>.
<< Dacci una possibilità! >> la imploro curando di non muovere un muscolo e di non accendere i miei occhi per evitare che a qualcuno di quei poppanti la tensione faccia partire un colpo.
Per fortuna o per necessità la donna sceglie di non opporsi e invia i tre bambini, insieme ad un ragazzo di poco più grande, a portare il nostro messaggio.
<< Perché due, Musashi? >> chiede sottovoce il Paparino. << E’ il mostro che vogliono, che le loro intenzioni siano buone o no >>.
<< Sono stanco di avere paura >> sibila il Biondo << … anche dei mostri >>.
<< Se va male, io posso proteggermi >>.
<< Sei diventato tirchio? >> replica. << Se si mette male spreca un po’ di energia e proteggi anche me >>.
 
I messaggeri tornano, diversi nel numero e nella composizione. Sono in due adesso: il babysitter dei tre pargoli e un uomo sulla cinquantina, chiaramente della nostra razza. Ha pochi capelli, malamente sparsi e bianchi come i peli della barba che gli sporcano il mento, tende al magro e indossa abiti di un paio di taglie più grandi. Ci basta una veloce occhiata per capire che prima il suo fisico calzava meglio la divisa.
Orso, vicino a me, sospira per il sollievo, accortosi che l’uomo è disarmato.
<< Ne sei sicuro? >> chiede la donna in risposta ad una comunicazione ricevuta all’orecchio.
Il cacciatore l’accarezza e le regala un sorriso tenero. << Falli passare! >> dice. << Tutti e quattro. Abbassate le armi! >> ordina con fare più risoluto ma per nulla aspro al resto della turba. Poi ci fa cenno di seguirlo.
Ci fissiamo interdetti poiché ci ha appena dato il permesso di entrare nel cuore del suo territorio ma nulla ha detto riguardo alle armi che portiamo.
<< A chi … >> timidamente osa il Paparino ancora bloccato nell’atto di sfilarsi il cinturone con i suoi trofei da combattimento.
<< Tenetele pure! >> concede stancamente il nostro nemico che deve aver compreso la ragione di tanta titubanza pur essendo già di spalle.
<< Dove ci stai portando? >> domanda Orso.
<< A casa mia >> risponde.
 
I solchi aridi, un tempo tracciati per seminare, sono già alle nostre spalle e ora ci inoltriamo in uno spazio reso quasi lunare da una foschia che sembra volerci inghiottire, dalle buche prodotte dall’attivazione di trappole anti invasione e dalla cenere che copre un’ampia radura interrotta qua e là da sporadici tronchi carbonizzati. Solo la terra spezza la monotonia di un’atmosfera completamente bianca ed ho come l’impressione di vagare in una valle infestata dai fantasmi.
<< Neanche prima era granché >> la guida ha intuito il disagio che questo posto ci suscita. << Siamo ai confini della regione. L’acqua è poca e … gli incendi hanno fatto la loro parte >>.
<< Ma noi siamo stati bravi >> cerca conferme il ragazzo che gli cammina a fianco.
<< Oh si >> l’uomo gli dà soddisfazione assestandogli anche un’affettuosa pacca sulla spalla. << Siete stati bravi. Come farei senza di voi? >>
Guardo i miei fratelli e nei loro volti vedo riflessa la mia angoscia. Ormai possono solo provare a difendersi da raid sempre più violenti, che penetrano ogni volta più in profondità, e possono farlo schierando dei bambini.
<< Maledizione! >> impreca a mezza bocca l’omone che si asciuga gli occhi strofinandoci sopra una mano.
Non siamo mai entrati in alcun villaggio che già non conoscessimo. Abbiamo affrontato i nostri nemici nei loro territori, certo, abbiamo preso parte agli scontri più violenti ma mai abbiamo combattuto tra le loro case. Forse avremmo dovuto farlo, forse avremmo posto un limite anche alla vittoria. Invece, abbiamo preferito voltarci dall’altra parte per non stare male, per non rivivere quella notte che gli eventi successivi ci avevano fatto considerare giorno dopo giorno sempre più assurda … e non è servito a niente. Abbiamo infranto una delle nostre regole: in questi mesi siamo fuggiti.
<< Forse … >> azzarda il ciclope << potremmo aiutarvi … con gli incendi >>.
<< Dicono che oltre il nostro territorio >> il nemico risponde dopo alcuni minuti passati in assoluto silenzio, apparentemente cambiando discorso << ci sia … il nulla, un deserto inospitale, forse un’altra zona morta … ma è solo una diceria >> si affretta a cambiare registro avendo colto il turbamento sul volto del ragazzo che lo accompagna. << Magari, al contrario, avremo la possibilità di trovare addirittura quei grandi villaggi chiamati città di cui si tramanda il ricordo >>.
<< Ricordi piuttosto se hai mai voluto verificare che fosse vero? >> Furia Buia gli pone una domanda la cui risposta vale letteralmente un mondo intero.
<< Strana domanda! >> il cacciatore, che fino ad ora aveva  condotto la processione in prima fila con gli occhi esclusivamente rivolti alla sua casa, ruota il capo e guarda perplesso il nemico. << Non abbiamo mai avuto motivo di indagare ma, chissà, potrebbe essere un buon momento per farlo >>.
<< Tu credi che ci sia davvero il nulla? >> gli chiede con apprensione il ragazzo.
<< Non aver paura, sono sciocchezze >> d’istinto interviene il Biondo. << Per esempio, ad est, oltre la catena collinare, sappiamo che ci sono altri villaggi che non appartengono a questa regione e ci hanno parlato dell’esistenza di altre zone abitabili che occupano decine, forse centinaia di chilometri. Tuttavia … >> si blocca per timore di essere frainteso dal momento che la trattativa era già iniziata << non vedo perché dovreste andarvene. Questo posto ha solo bisogno di essere … tutelato >>.
L’uomo dai capelli bianchi si ritira dalla conversazione, forse perché non sa come interpretare quest’ultima uscita dettata unicamente dalla simpatia nei confronti di un pivello, la stessa che il Biondo mi aveva dimostrato quando la mia vita era ancora appesa al filo di una decisione che Furia Buia non riusciva a prendere[6].
 
Il villaggio è molto più grande del nostro, perlomeno in estensione, ed è composto da più case, alcune delle quali a prima vista inabitate, che orbitano un po’ alla rinfusa intorno ad un grande spiazzo occupato al centro da una gigantesca tavola di pietra di forma circolare, così bassa che conviene sedersi a terra. Il luogo è protetto da un emiciclo di pali che si alternano a muretti a secco quasi tutti crollati e a terrapieni tirati su alla meglio. L’altra parte affaccia su una savana che è già deserto a poco più di duecento metri dalla circonferenza ideale che delimita il piccolo paese.
<< Accomodatevi! >> il capo fa gli onori di casa e ci indica l’imponente tavolo.
<< Perché qui fuori? Hai detto che ci avresti portati a casa tua >> domanda Furia Buia che non sembra disposto ad assecondare tanto facilmente il nostro ospite e si guarda intorno obbedendo alla disciplina che gli impone di tenere sotto controllo il perimetro e di valutare presenza e posizione di eventuali minacce.
Finora abbiamo visto molti ragazzi, pochi adulti e ancor meno anziani.
<< Questa è casa mia, qui è il centro del villaggio. Lo spazio è grande >> spiega il cacciatore dai capelli bianchi accomodandosi pesantemente al suolo, << il tempo non è poi così brutto e noi siamo in pochi. Ci facciamo compagnia >> sorride.
<< Non dovresti raccontare come siamo … >> si affretta a rimproverarlo la guardiana dei pivelli curvandosi per bloccargli un braccio e anche le parole.
<< Non dovrei dire che abbiamo perso? >> il cacciatore la respinge con gentilezza. << Lo sanno già >>. Quindi, torna a prestarci attenzione e, curando di tenere la schiena ben dritta, aspetta paziente che anche noi ci sediamo.
Io e Furia Buia dopo un rapido cenno d’intesa accettiamo infine l’invito attivando al contempo la nostra vista, senza tuttavia accendere gli occhi, né formulare protezioni energetiche. Le apparenze, infatti, lasciano ben sperare … ma non si sa mai.
<< Perdonatemi se le mie parole suoneranno male alle vostre orecchie >> il capo della tribù ha già esaurito i convenevoli e inizia a parlare con voce impostata fissandoci a turno. Non mi pare di leggere nel volto e nel tono segni di paura o astio. << Tuttavia, ho l’obbligo di essere sincero. Per quanto ci speri, non riesco a capire il senso della vostra visita che, se ho sentito bene, mira alla stipula di un accordo di pace. Non possiamo affrontarvi, non possiamo affrontare neanche avversari … più alla nostra portata e, nonostante i nostri tentativi, finora non ci è stato concesso di arrenderci. Perciò non intendo fingere e vi dico subito che accettiamo la sconfitta. Siamo disposti a cedervi la terra, le case e le armi ma, per favore, permetteteci di andar via … anche con poche scorte >>.
<< E se, invece >> il Paparino si schiarisce la voce con un colpo di tosse << volessimo proporvi di restare? >>
<< Per quale ragione? >> replica << Per morire di fame o per essere sterminati o … peggio? >>
<< No, per vivere appunto in pace. Non vi chiediamo di dichiararvi sconfitti, non siamo qui per accettare la vostra resa e non vi toglieremo niente, neanche le armi. Vogliamo, invece, che dichiariate con noi che la guerra è … finita >> Furia Buia fatica a tenere a bada la commozione. << In cambio vi tratteremo come pari e nessuno potrà recriminare perché dovrebbe farlo con noi >>.
<< Volete che diventiamo vostri alleati proprio alla fine? >> chiede incredulo e nella sua voce colgo l’eco di un’amara punta di sarcasmo.
<< Lo hanno fatto in tanti quando hanno capito come sarebbe andata a finire >> prova a rassicurarlo il ciclope.
<< Vi forniremo protezione >> anche Orso si spende nell’offerta di garanzie. << E, come ha appena detto il nostro fratello, gli altri gruppi dovranno accettare il fatto compiuto e comportarsi di conseguenza o … >>
<< E voi sareste disposti >> lo fulmina il capo del villaggio << anche ad uccidere i vostri amici per difendere i nemici che non hanno voluto salire sul carro del vincitore? >>
<< Si! >> risponde seccamente il Paparino. << Certo che sono disposto a farlo, a patto naturalmente che decretiamo oggi la fine delle ostilità. Non mi interessa cosa pensi di noi. Se ti piace credere di avere a che fare con cacciatori senza onore che non rispettano la parola, fa’ pure. Per quel … che ricordo, il mito della parola data spesso è stato usato da quelli della nostra razza come pretesto per menare le mani quando si consideravano abbastanza forti da offendere o da sentirsi offesi. Che tu incarni o meno questo mito a me non importa, tanto di amici ne abbiamo e ne abbiamo sempre avuti molto pochi >>.
<< Allora perc … >>
<< Per noi stessi >> lo interrompe Furia Buia.
<< Tu non sei stanco di tutto questo? >> Musashi ci mette il cuore e si propone come specchio.
<< Visto che eri pronto ad arrenderti >> il Paparino non permette al nemico di riflettere, << dovresti pensare che proprio noi, che abbiamo vinto e che siamo fuori dalla vostra portata, vi stiamo offrendo di restare in questo posto che conoscete e chiamate casa. Ti sono rimaste poche armi e degli adolescenti, se non bambini, per maneggiarle. Anche ammettendo che ve ne andiate, cosa ti fa credere che sopravviverete? >>
L’uomo sospira e chiude gli occhi come se cercasse di intercettare al volo una risposta adeguata, poi torna su Furia Buia: << perché il mio nemico è disposto ad entrare nella mia casa per offrirmi protezione dai suoi stessi amici? >>
<< Perché non vogliamo che tu sia ancora il nostro nemico >> gli spiega il ciclope, << perché non abbiamo amici e perché ne abbiamo le palle piene di questo … caos >>.
<< Ammettiamo che sia come dici, e non puoi immaginare quanto io voglia crederti, c’è una falla nel tuo piano. E si chiama Ikari, il capo della Nerv >> replica il cacciatore che fa gli onori di casa evocando senza complimenti il nostro più grande spauracchio e chiamandolo proprio Ikari, il cognome di mia madre, l’unico vero punto di contatto che mi lega a lui. << Se restassimo qui, in queste condizioni, allora che lui vinca o perda per noi non fa molta differenza perché sicuramente anche voi dovrete occuparvi di un avversario così temibile. Dimmi: cosa impedirà ai vostri, diciamo, alleati di rompere la tregua e approfittare della vostra assenza per spazzarci via? Abbiamo poco, si, ma ciò che abbiamo è indifeso e stimola una vasta, troppo vasta tipologia di appetiti. La bestia si è svegliata e mangia anche se non ha fame >>.
<< Per questo ti proponiamo la pace e non un armistizio >> il Paparino non fa una piega. << C’è tempo prima che la minaccia rappresentata dalla Nerv ci costringa a impiegare diversamente le energie. Tempo sufficiente per abituare gli altri gruppi ad accettare nuove forme di convivenza, tempo sufficiente perché voi possiate rimettervi in sesto, tempo sufficiente perché diventiate più forti >>.
<< E come? >>
<< Immagino che ormai abbiate fin troppo in comune con l’altro gruppo che, come voi, ha continuato a resistere sebbene, a questo punto, mi pare di capire spinto più dalla necessità che da motivazioni ideologiche. I vostri territori sono contigui, perché non fate un passo e trasformate l’alleanza in qualcosa di più … stabile? >>
<< Intendi dire che dovremmo fonderci? >>
<< Perché no? Aumenterebbe le vostre chance di resistere agli appetiti dell’animale. Al supporto … logistico, oltre che politico, penseremmo noi perché abbiamo i mezzi per farlo e la volontà di farlo >>.
La proposta è allettante e sembra scardinare la comprensibile diffidenza di colui che non vorremmo più definire nemico. L’uomo scuote la testa ancora alla ricerca della fregatura.
<< Posso farti una domanda? >> Furia Buia lo strappa dai suoi ragionamenti. << Perché hai scelto di stare dalla parte di Ronin? Noi non abbiamo mai fatto niente di male né a te né al tuo gruppo. Mi viene in mente che questa potrebbe essere addirittura la prima volta che ci incontriamo. Almeno … così credo di ricordare >>.
<< Lui non era mio amico >> risponde << e le nostre tribù non sono mai state alleate. Quando ci è stato chiaro che tra voi sarebbe scoppiata una guerra, prendere posizione è diventato praticamente inevitabile e noi non abbiamo avuto dubbi >>.
<< Eppure sapevi dei nostri poteri >> insiste il Paparino.
<< Proprio perché sapevo dei vostri poteri. Ronin era ambizioso ma non lo abbiamo mai considerato pericoloso come voi. Cosa avrebbe impedito a te e ai tuoi fratelli di opprimerci o di annientarci per interesse o anche solo per capriccio? E noi come avremmo potuto fermarvi? >>
<< Quindi, avevate paura di noi? >> il Biondo esprime un commento sotto forma di domanda.
<< Si, si può dire così. Avevamo, comunque, valutato l’ipotesi della neutralità ma ci dissero che anche la Wille era contro di voi. Insomma >> si lascia andare ad un ghigno amaro, << credevamo di poter contare su buone carte >>.
<< Solo una parte della Wille si era schierata con l’altra fazione >> chiarisce il Paparino. << Kaji, in realtà aveva già scelto di stringere un’alleanza temporanea e … poco limpida con noi. E’ probabile che alla base di tutto ci sia stato proprio il conflitto interno alla Wille, che la tensione esplosa nel cuore dell’organizzazione abbia coinvolto quelli come noi. Almeno … così credo di ricordare >>.
<< Perché i vostri gruppi si sono lasciati coinvolgere? >>
<< Probabilmente perché anche Ronin e i suoi uomini non si fidavano di noi o forse volevano semplicemente essere gli unici a comandare, non saprei dirtelo. Siamo sempre stati in competizione. Almeno … così credo di ricordare >>.
<< Concludi sempre con questa frase: almeno così credo di ricordare >> valuta perplesso l’uomo dai capelli bianchi. << Sembra che tu non sia certo di niente. Mi dà da pensare >>.
<< A cosa? >> domanda Furia Buia.
<< Quando cerco di ricordare come fosse la nostra vita prima di questa guerra mi pare di avere tutto chiaro in mente ma, se tento di collegare i fatti ho come l’impressione che qualcosa non torni. Hai presente i sogni? … >>. Il cacciatore si blocca e dà quasi l’impressione di essersi perso come se fosse consapevole di sognare e tentasse di svegliarsi. << Anche nei sogni >> riprende << puoi contare su un passato che dà senso a ciò che stai vivendo, ma se lo analizzi meglio, dal punto di vista di una persona sveglia, ti rendi conto che quel passato non l’hai vissuto … Deve essere la stanchezza >> scuote il capo. << La verità è che ogni cosa ha subito un’incredibile accelerazione da quando è ricomparso il figlio di Ikari. Quanto tempo è passato, poco più di sette mesi, vero? >>
Abbasso le sguardo per non sostenere il suo che mi riversa la mesta compassione di chi non ha più neanche la forza di odiare. Serro i pugni premendoli contro le cosce per impedire ad una sensazione fin troppo conosciuta di conquistare la signoria sui miei pensieri, ma sentirmi appellare il figlio di Ikari crea per forza di cose l’associazione che non voglio e che purtroppo non è poi così irragionevole. << Anche questo è colpa mia >> sentenzia una parte di me e so che non è il bambino che vuole sentirsi in qualche modo speciale o che così prova a razionalizzare tutta una serie di eventi su cui non ha mai avuto il controllo.
<< Ad essere sinceri >> Furia Buia mi guarda ed ha un’aria triste, << l’unica cosa di cui sono certo è che, prima che lui arrivasse, niente poteva dirsi definito. Che io ricordi, l’amico di Ronin corteggiava anche noi. Gli schieramenti si sono formati lo stesso giorno in cui il ragazzo è giunto al nostro villaggio, quando abbiamo deciso di risparmiarlo >>.
<< Perché lo avete fatto? >> lo interroga l’uomo.
<< Perché non lo voleva nessuno >> risponde emozionato il Paparino[7].
<< E’ una sensazione orribile >> spiega Orso, << una sensazione che abbiamo sempre dovuto sopportare, almeno … >>
<< … E’ questo che ricordate >> lo aiuta a terminare, << vero? Posso capirlo ma non mi basta. Sono consapevole che non ci sono veri margini di trattativa e che siamo in vostro potere ma come avete potuto accettare tutto questo per … lui? Senza offesa, ragazzo >>.
<< Le sue responsabilità >> il Paparino indurisce il tono << sono meno chiare … credimi, molto meno chiare di quanto ricordiamo. E nessuna delle due superpotenze da sempre in guerra è senza colpe. Nessuna delle due. Scaricare tutto il peso dei peccati sul ragazzo era la soluzione più semplice >>.
<< Inoltre, noi sapevamo e sappiamo >> interviene di nuovo l’omone << che lui è la nostra carta migliore per battere suo … Gendo >>.
<< E’ vero >> lo spalleggia il Biondo. << Un giorno, non molto tempo fa, il ragazzo è quasi riuscito ad ucciderlo. Certo, anche grazie a noi, ma ce l’avrebbe fatta se non fosse arrivato un Eva da discount a darci fastidio[8] >>.
<< Quindi, è per questo? >> riflette il nostro ospite << C’era la salvezza del mondo in ballo. Come ho già detto, per noi cambia poco ma ora la vostra scelta ha più senso >>.
<< Non è per questo motivo che lo abbiamo difeso >> lo contraddice il Paparino.
<< E perché allora? >>
<< Per noi … >> il ciclope si morde il labbro e sbuffa con violenza. Poi si riprende: << per noi >> confessa << è come un figlio. Tu che faresti per un figlio? >>
L’uomo ha il volto sciupato ma occhi ancora vivi che studiano quello di Furia Buia piantato su di lui e il mio che continua a fuggire. << Che pazzia! >> sospira abbassando la testa. << Non conosco il mio nemico >>. Si rivolge quindi alla donna sulla trentina che aveva preso posto al suo fianco. << … Portala qui! >> ordina a bassa voce.
<< Credi sia prudente? >> gli domanda. E’ chiaro che non ha voglia di obbedire ma si arrende alla calma determinazione del suo capo.
Il comando attraversa lo spazio mediante una muta catena di trasmissione fatta di veloci occhiate seguite da brevi scatti del mento a conferma dell’avvenuta ricezione del messaggio.
<< Avevo due figli >> ci informa intanto l’uomo. << Ho perso il secondo quando ancora non avevo terminato di seppellire il primo. Sarà stato un mese fa. Non esistono parole per descrivere cosa si prova. Se non fosse per la mia gente … >> si interrompe, accortosi della presenza di una bambina che si era appena fermata alle sue spalle; quindi, si volta e stende il braccio per invitarla ad avanzare. << Mi è rimasta solo lei >> sospira cingendole i fianchi. << Tesoro, siediti in mezzo a loro! >> le sussurra massaggiandole le scapole per infonderle coraggio. << Non aver paura! >>
La bambina non avrà più di dieci anni e saggiamente ha paura. Deve combattere parecchio prima di determinarsi ad assecondare il volere del padre, aiutata anche da noi che ci eravamo subito distanziati, affinché potesse scegliere il suo posto, tentando al contempo di apparire più piccoli per non spaventarla troppo.
Alla fine decide di posizionarsi di fronte al genitore, tra Orso e il Paparino, e ancora non convinta scarica il nervosismo toccandosi i lunghi e ribelli capelli corvini che accentuano il pallore di un viso smunto dominato da grandi occhi neri. La costituzione esile non camuffa la magrezza ingiusta che fa ballare il suo piccolo corpo dentro i vestiti rattoppati.
<< Non vogliatemene >> riprende a parlare il padrone di casa << ma, se le vostre intenzioni non sono sincere, chi ci andrà di mezzo sarà lei. Non è ancora una fanciulla, eppure cosa credete che le faranno se riuscissero a travolgerci? >>
<< Niente! >> ringhia Furia Buia che come noi conosce la risposta. << Assolutamente niente se ora concludi l’accordo con noi. Non sarà difficile mettere la museruola ai più avidi se togliamo loro la scusa del nemico. E’ morta tanta gente e i vincitori sono più piccoli di quanto credi, sono egoisti e hanno bisogno di rifiatare. Aiutaci a parlare con l’altro gruppo e vi metteremo in condizioni di farvi rispettare anche, anzi possibilmente, senza bisogno di chiamare noi quattro >>.
<< Allora sogni una città >>.
<< Non ho un buon rapporto con i sogni >> sorride amaro il ciclope. << Mi accontento che si creino le possibilità affinché possa nascere qualcosa di buono. E tu potresti scoprire che, tolti i più rapaci, ci sono molte persone disposte a concederti fiducia, soprattutto nel nostro villaggio >>.
L’ospite incrocia le braccia con aria assorta, forse medita sul da farsi o sta rivivendo il dialogo intrattenuto con i suoi nemici. << No, non vedo nessuna alternativa >> borbotta infine tornando al qui ed ora. << E allora come funziona adesso? >> ci interroga. << Come consacriamo la pace? >>
Non avevamo pensato neanche a questo. Eravamo così smaniosi di convincerlo a trattare, così segretamente disillusi circa il buon esito della missione, che non abbiamo pensato a una cerimonia che sancisse la conclusione dell’accordo. Usare la carta per vergare le clausole della pace sarebbe stato inutile perché dalle nostre parti si scrive poco e si legge anche meno.
L’uomo dai radi capelli bianchi interpreta correttamente la nostra incertezza e ci leva dall’imbarazzo. << Un tempo >> dice << l’ospitalità era un mezzo per saldare i legami. E’ ora di pranzo, perciò mangiate con noi >>.
Senza attendere una risposta, con una mano fa un cenno ad alcuni ragazzi, con l’altra cerca di sedare una spontanea sinfonia di mugugni che traduco facilmente. Non desiderano condividere il cibo con noi, non tanto perché siamo ancora i nemici ma perché hanno fame.
 
I bordi del tavolo accolgono altri commensali. Non sono molti e colgono l’occasione per sedersi lontano da noi; non sono tutti perché c’è del lavoro da svolgere.
 Arrivano delle scodelle in legno riempite a metà con una brodaglia che dà sul verdastro ed emana un odore appena tollerabile.
<< Il servizio buono non c’è più >> scherza il capo mentre noi indugiamo bloccati dallo stesso timore, quello che il nemico non desideri cambiar pelle e che in realtà stia provando ancora a darci la morte magari con l’aiuto del veleno.
Musashi blocca il Paparino che aveva quasi trovato il coraggio di trangugiare la sua razione, porta la ciotola alla bocca e prende una copiosa sorsata. Continua a tener fermo il braccio di Furia Buia, con gli occhi trattenendo anche me e Orso dall’imitarlo, mentre mastica un po’ della verdura bollita che galleggia anche nel mio brodo. << E’ … amaro >> giudica con un sorriso che cerca di mascherare un principio di voltastomaco.
<< Tesoro, per favore >> dice l’ospite, rivolgendosi alla bambina seduta vicino a noi, << assaggia dai piatti dei nostri ospiti >>.
Tanto ci basta per annientare ogni remora e, prima che possa allungare il cucchiaio, smettiamo di fare inutili complimenti.
Il sapore è peggio dell’odore ma per fortuna la zuppa è ancora bollente e posso concentrarmi sulle ustioni alla lingua.
Consumiamo in silenzio e con gratitudine il nostro patto, nonostante le offese all’olfatto e al gusto.
Dopo i dubbi e la sfiducia iniziali, dopo mesi passati a veder ingrassare il senso di solitudine che provo da che ho memoria, mangiare con altre persone in un clima di accettazione mi emoziona e allo stesso tempo mi fa rilassare. Persino lo strano intruglio che assumo a brevi sorsate muta ad ogni assaggio ed ora comincia a risultami addirittura buono come quello che mi aspetterei di mangiare se a prepararlo fosse mia madre.
Sono stato accolto da una minuscola banda di cacciatori che mi ha fatto da scudo per proteggermi da un mondo che non mi amava; adesso divido il pranzo con il mio nemico e << per la prima volta >> considero << anche questo mondo sembra disposto ad accettarmi nonostante io sia il figlio di Ikari >>. Penso ad Asuka e penso a me e alla mia insana famiglia. Non sento crescere la speranza, quella non la voglio più. Avverto, invece, rinnovarsi un’antica determinazione che mi spinge ancora a desiderare. A desiderare di vivere un altro giorno per recuperare la rotta, per conquistare un principio di ordine nel caos.
Eppure, suggerito anche dal mio passato, non posso non considerare che la sofferenza, provocata e subita, è stata generata dal fatto che in qualunque realtà io sono nato Ikari Shinji e che i miei fratelli sono rinati  in questa con il marchio maledetto della diversità. Paura e diffidenza nutrono la rabbia e confondono la ragione. L’animale scalcia e l’uomo finisce in disparte.
Orso ha soltanto assaggiato il suo rancio e cede il resto alla bambina che, invece, aveva già ripulito il suo piatto.
<< Non possiamo offrirvi cibo migliore >> si rammarica l’uomo che come noi è stato testimone del gesto, reso incomprensibile dal chiasso che continua a provenire dallo stomaco del cacciatore con la barba.
<< Il cibo è buono ma ho già mangiato … tanto >> risponde imbarazzato. << Sono ingrassato >>.
<< E se … >> Musashi si rivolge al Paparino.
<< Vediamo se serve altro >> lo anticipa. << Così sappiamo cosa prendere >>.
<< Vado io >> si fa avanti l’omone. << Sono più forte e il viaggio è lungo >>.
<< Di che state parlando? >> chiede sospettosa la donna che guidava le sentinelle.
<< Ci siamo appena resi conto >> spiega Furia Buia << della nostra scortesia. Infatti, ci siamo presentati alla vostra tavola a mani vuote e vogliamo rimediare >>.
<< Accompagno io Orso >> notifico ai miei fratelli. << Non sono forte come lui ma sono capace di rendere sicuro il viaggio>>.
<< Dovrete fare attenzione >> ci avverte l’uomo dai capelli bianchi guardando nella direzione da cui siamo venuti. << Il tempo non promette bene >>.
<< Siamo abituati al cattivo tempo >> lo rassicura l’armadio.
 
 
*****
 
 
<< Controllo se c’è del nastro adesivo >> informo Orso muovendomi tra le viuzze del labirinto disegnato dalle scorte immagazzinate nella grotta in modo insolitamente ordinato e accatastate così bene da formare piccoli palazzi alti fino a tre metri. << Queste scarpe mi lasceranno presto >>.
<< D’accordo ma fa’ in fretta! >> risponde Orso che intanto sta riempiendo di scatole di cibo e provette di lcl uno dei due carretti che i nostri ex nemici ci avevano offerto. << Controlla anche se ci sono bottiglie d’acqua, arnesi da lavoro e semi … Ah, anche stoffa >>.
<< Di che tipo? >>
<< Di tutti i tipi >>.
<< Un solo viaggio non basterà >> rifletto ad alta voce mentre provo a tratteggiare nella mente una bozza d’inventario. << Ci conviene portare solo l’indispensabile >> grido per farmi sentire dal cacciatore con la barba.
<< Per quelle persone tutto è indispensabile >> ribatte quasi invasato. << Se serve spacchiamo qualche cassa di legno e costruiamo un’altra piattaforma. La porterò io. Fidati del mio superpotere >>.
La grotta sembra non finire mai e, cosa ancor più strana, pur inoltrandomi nelle sue profondità non soffro la mancanza della luce del sole. Qui tutto è illuminato, sebbene non vi sia elettricità.
Il mio occhio umano individua un rotolo di nastro per imballaggi su una pila di tessuti di vario genere e colore, tutti ben piegati e puliti, che poggia su due stuoie di vimini. << Sembrano le stesse con cui abbiamo trasportato i tesori del nostro rifugio >> mi dico. << E’ come se avessero impacchettato ciò che mi serve >>.
Registro l’assenza di stupore nel mio animo e inizio a studiare il regalo multistrato per decidere come trascinarlo verso l’uscita. Poi noto, subito dietro, una panca aperta. La sorpresa che non avevo provato poco prima mi assale d’un colpo perché al suo interno ci sono dei vestiti nuovi che dividono lo spazio con quattro paia di scarponi neri di differenti misure, molto simili (per non dire identici) a quelli che calziamo. Mi avvicino per osservare meglio e << ORSO, vieni qui! Fa’ presto! >>
<< Cos’è successo? >> chiede trafelato l’armadio dopo avermi raggiunto.
<< I nostri … i nostri vestiti >> rispondo confuso indicando gli abiti << e ci sono degli anfibi. Un paio è della mia misura >>.
Il cacciatore con la barba si avvicina con cautela e inizia a tastare gli indumenti sfregandovi sopra le dita grassocce e callose, analizza una camicia color senape scuro con piccole e regolari scanalature verticali. << Questa è la mia camicia! >> esclama guardandomi sbalordito con la mano ancora intenta a stropicciare il capo. Poi scuote la testa. << Al diavolo >> sbotta, << è inutile porsi domande. Indossiamo le nuove divise e portiamo il cambio a quei due sciroccati. Tu, intanto, continua a cercare quanto ti ho chiesto di portarmi >>.
<< E’ tutto qui >> gli dico mostrandogli il regalo già bell’e pronto della grotta.
Orso sospira quasi fischiando, alza le sopracciglia fino a portarle in zona decollo e, infine, scuote la testa. << Va … va bene >> balbetta. << Allora trova qualcosa per rinforzare quelle stuoie e delle corde per legare il bottino. Questa grotta è il ventre pieno e generoso del mondo. Dobbiamo approfittarne prima che il suo animo cambi >>.
<< Ma questo mondo ha la fissa per Mad Max >> mi lamento infilando i pantaloni. << Possibile che non possa avere un semplice paio di jeans? >>
<< Gli piaci così >> ironizza l’armadio. << Di che ti lamenti? Ti fa sembrare molto fury road >>.
<< Come no?! Considerata la camminata che ci aspetta sarò poco fury e molto road >>.
<< La tua battuta è così stupida da risultarmi addirittura simpatica >> risponde Orso che come me sta per concedere aria ad una risata che nasce dal cuore, come da tempo non accadeva.
Eppure, nonostante il desiderio di esprimere una gioia finalmente sincera ed innocente, entrambi obbediamo allo stesso impulso e ricacciamo in profondità tutta quella energia per non doverci sentire poi in colpa.
<< A proposito >> torna di nuovo serio, << controlla se questa gigantesca stanza del tesoro vomita anche libri … del mio genere possibilmente >>.
<< Se ti metti a cercarli da solo, credo che li troverai prima di me. E’ chiaro che questa grotta conosce i nostri particolari bisogni >>.
 
 
*****
 
 
Avevamo impiegato più di una settimana per coprire la distanza che separava il nostro villaggio dalla casa del nemico; sono bastati quattro giorni a me e ad Orso per raggiungere il rifugio del Vecchio e tornare.
Il bestione ha dato prova della sua immensa forza trascinandosi dietro quintali di doni.
Io ho sperimentato i miei limiti e scoperto in me nuovi giacimenti di carburante per superarli. Ancora adesso mi domando dove si fosse nascosta tutta quella forza che per settimane avevo invocato invano insieme ad una qualunque accettabile motivazione che potesse farmi accettare la mia nuova vita.
Ho camminato e tirato, ho imprecato per la stanchezza e provato rispetto per la volontà con cui riuscivo a ridurre all’obbedienza il mio corpo. Mai fatica mi è sembrata più dolce e giusta, mai mi sono sentito tanto fiero di essere un cacciatore e già pregustavo le facce sbalordite e felici di chi avevamo chiamato nemico. Per difendere quel nemico, mi dicevo, sarei stato disposto a lottare, per lasciar crescere quei ragazzi e vederli diventare uomini e donne forti, io … << se tornassero gli Angeli >> ad un certo punto ho gridato con la voce rotta per lo sforzo ed il fervore, << distruggerei il wunder pur di salire sullo 01. Anzi … lo distruggerei comunque >>.
<< Ma, come una volta proprio tu hai ammesso[9] … >> ha ansimato Orso, << non saresti comunque un pilota >>.
<< Per fortuna >>.
 
Il viaggio è stato tranquillo. Soltanto in un’occasione abbiamo dovuto tenere alla larga i cacciatori di un territorio amico che, con la brama stampata sul volto, si erano offerti di farci da scorta.
<< ANDATE VIA O VI AMMAZZO! >> gridò Orso, mentre io sostenevo la sua minaccia con due occhi che arrossavano l’aria.
Capirono subito che non avremmo condiviso niente né concesso loro di seguirci.
Contrariamente alla nomea, che lo accompagnava sin da prima che lo conoscessi, fino all’ultimo il bestione non si è concesso tregua pur di guadagnare tempo, rifiutandosi sistematicamente di prestare ascolto allo stomaco e alle gambe che pregavano per un po’ di ristoro.
Quando, a meno di un giorno di cammino, la stanchezza sembrava ad un passo dalla vittoria, Orso, ormai a secco, estrasse dalla tasca del giaccone una siringa monouso simile a quella che, in altrettanti momenti di difficoltà, aveva riempito il mio serbatoio e, ancor prima, quello del Paparino[10].
<< Me l’ha regalata … Musashi>> disse quasi rantolando dopo aver infilzato l’ago nella coscia. << Mi ha confessato che … le usava >> mostrandomi il cilindro ormai vuoto << per … darsi la carica >>.
<< Speriamo che non ne senta più il bisogno >> commentai posando il mio zaino stracolmo e allentando la canapa legata ad una stuoia traboccante. << Se vuoi possiamo aspettare >>.
Per tutta risposta l’armadio diede un forte strattone alle corde per rimetterle in tensione e far ripartire i vagoni, tuonando: << muoviamoci! >>
Abbiamo continuato a tirare, carichi come muli e aggiogati come buoi anche dopo che le giovani vedette ci avevano avvistato. Come era ovvio aspettarsi, ci sono corse incontro, abbandonando il posto di guardia, per riempirsi le mani soprattutto di cibo. Il loro angelo custode dai capelli neri ha avuto un bel daffare a coordinare il disordinato aiuto dei giovani portantini ma alla fine si è arresa ed ha lasciato che affondassero le dita nelle scatole di carne appena aperte.
 
La linea del traguardo ora è una porta improvvisata, fatta di pali acuminati piantati a fondo nel terreno, che immette direttamente sulla strada che conduce al grande monolite circolare. Una volta superata, io e Orso ci siamo autorizzati a crollare e ora boccheggiamo come pesci fuori dall’acqua.
Il luogo è pervaso da una incontrollabile frenesia, dovuta solo in parte all’arrivo dei rifornimenti. Il paese dei fantasmi è tornato alla vita e molte più persone di quante ne ricordassi corrono, schiamazzano e lavorano.
Ancora a terra, pancia all’aria, con l’occhio destro afflitto da gocce di sudore che continuano a cadervi, scorgo altri cacciatori e i due fratelli che avevamo lasciato. Furia Buia e Musashi si avvicinano in compagnia di un uomo dall’età indefinibile e con una barba riccia e folta che dà sul castano chiaro e copre solo in parte i segni di precedenti scontri violenti combattuti a distanza di coltello. E’ alto come i due cacciatori che lo scortano e il suo viso sembra immortalato in un’espressione da perenne incazzato.
<< Deve appartenere all’altro villaggio >> rifletto. Il fatto che stia con i miei fratelli dimostra che anche con il suo gruppo è stato raggiunto l’accordo. I lividi ancora freschi sul suo volto e sulle nocche, corrispondenti per numero e posizione a quelli che sfoggia il Paparino, mi fanno, invece, capire che le trattative sono state più movimentate.
<< Bravissimi! >> si complimenta Musashi tirando due robusti schiaffoni sul petto di Orso. Il bestione di rimando prende da una tasca interna della lunga giacca una confezione di shampoo e brontola: << basta droga! Lavati … i capelli >>.
<< E così questo è il giovane Ikari?! >> afferma ruvido il nuovo amico fissandomi accigliato con i suoi occhi profondi. Tuttavia, non percepisco alcuna minaccia imminente alla mia incolumità.
<< E’ proprio lui >> conferma Furia Buia che smorza un accenno di sorriso per non perdere la marzialità dell’atteggiamento, mentre di nascosto chiude la mano inguantata per mostrarmi il pollice all’insù.
L’uomo dalla faccia cattiva si concentra sullo sfregio che definisce metà del mio viso e intanto passa due dita su una tumefazione recente che gli evidenzia uno zigomo. << Adesso è un cacciatore >> emette l’inaspettato verdetto. << Quindi, peggio non potrà fare. Che nome gli avete dato? >> chiede al Paparino.
<< Quello che si è scelto: il suo vero nome >>.
<< Decisione coraggiosa! >> commenta tornando a scrutarmi ancora qualche secondo prima di voltarsi, senza dire altro, e tornare dai suoi.
<< Sono un cacciatore e sono stato coraggioso >> penso gustando tra un respiro affannoso e l’altro una piacevole sensazione di libertà. << Il mio nemico ha appena riconosciuto il giovane Ikari come membro di questa strana e complicata specie e, soprattutto, ne ha ridefinito il significato. Il giovane Ikari ora è un cacciatore, non il figlio di Gendo. Forse, davvero non sono più un pilota. Possibile che sia già diventato un uomo? >>
 
 
*****
 
 
<< Stai sempre in disparte >> fingo di rimproverare il Paparino dopo aver attirato la sua attenzione battendo con forza i piedi a terra per annunciarmi.
Lo stomaco finalmente soddisfatto e la maggior sicurezza alimentata dal numero, dagli accordi appena stipulati e, paradossalmente, dalla nostra presenza, hanno acceso una comprensibile voglia di festa nei superstiti di due tribù fino a pochi giorni fa angosciate dalla prospettiva dell’estinzione. Il loro divertimento è sobrio, coerente più con le energie disponibili che con il desiderio; la nursery si è ampliata e i cacciatori si scoprono babysitter.
Orso sembra un bambino tra i bambini mentre Musashi, di nuovo presentabile, cerca di corteggiare, a quanto pare con discreto successo, il capo delle vedette che solo pochi giorni fa ci aveva accolti stringendo un fucile.
Furia Buia osserva da lontano come al solito. E’ seduto per terra e con una mano accarezza la manica della maglia nuova che questo mondo gli ha regalato. << Non è che ti abbia visto far faville in giro >> ribatte con un largo sorriso incorniciato dalla serenità della sua espressione. << E poi lo sai che non sono abituato al casino >>.
<< Abbiamo sbagliato tutto >> gli dico.
<< Perché? >>
<< Perché ogni cosa si è nuovamente ribaltata >> rispondo. << Abbiamo combattuto un nemico che non conoscevamo. E’ bastato sforzarsi di capirlo perché si trasformasse in amico. Sarebbe stato sufficiente un po’ più di coraggio prima che le cose andassero troppo oltre. Quindi, mi chiedo … >>
<< … Capisco quello che dici >> mi interrompe << ed hai ragione. Eppure, tanto per non lasciar morire di fame il tarlo del dubbio, ti dico che hai anche torto >>.
<< Ma questa settimana >> obietto << ha dimostrato che non era necessario … >>
<< Circostanze, Shinji! Mi pare ancora evidente che ci siamo trovati in circostanze su cui non abbiamo avuto molte chance di influire; anzi, si può dire che almeno le condizioni di partenza della nostra storia ci sono semplicemente piombate addosso. Noi possiamo recriminare sulle decisioni che abbiamo preso ma neanche troppo >>. Furia Buia si alza e toglie alla meglio la polvere dal pantalone. << Guardali, Shinji! >> mi dice e il suo volto torna a dipingersi di amarezza. << Guarda i tuoi nuovi amici. Il nostro nemico ha davvero cambiato pelle non tanto perché abbiamo dimostrato buona volontà o cercato di guardarlo da un’altra angolazione. Sono state piuttosto la fame e la paura a trasformarlo. Noi ci siamo limitati ad offrire loro la via d’uscita di cui avevano un disperato bisogno >>.
<< Vuoi dire che prima … >> e lasciami sognare, dannato pessimista!
<< Un mese fa ci avrebbero sgozzati senza neanche darci il tempo di aprir bocca. E anche ora posso assicurarti che non ci amano. Molti di loro torneranno a diffidare di noi quando si sentiranno più sicuri, alcuni (non tutti), invece, hanno già ripreso ad odiarci di nascosto. La cosa peggiore è che probabilmente neppure se ne accorgono >>.
<< Nonostante ciò che abbiamo fatto >>.
<< Soprattutto per ciò che abbiamo fatto >> il Paparino inizia a camminare verso la porta di accesso al villaggio. << Dimostrandoci diversi da come ci avevano immaginato, dimostrandoci amici, abbiamo incasinato il loro universo >>.
<< Com’è possibile? >> mi rassegno a seguirlo.
<< Come credi che ci giudichino le persone che soltanto ieri ci ritenevano gli unici responsabili delle morte di figli e genitori, fratelli e sorelle? Abbiamo tolto loro il conforto che scaturisce dalla certezza che esiste un nemico a cui dare tutta la colpa e che, perciò, merita di essere punito. Tu dovresti essere un esperto in materia. Anche per loro >> continua mentre usciamo dal centro abitato lasciandoci alle spalle una recinzione un po’arlecchinesca ancora in fase di costruzione << noi siamo stati un concetto, i cattivi la cui fine violenta sarebbe stata un’adeguata ricompensa per il dolore patito. Adesso che vedono degli uomini simili a loro, distanti dall’idea che si erano fatti, la speranza di trovare soddisfazione viene meno, il senso di una karma inesorabile che compia per loro la tanto sognata vendetta si scolora e così i cari estinti sono morti invano. Il problema è che in tanti … sono morti invano >>.
<< Credi che un giorno smetteranno di odiarci? >>
<< Mi interessa di più che noi smettiamo di odiarci. Lo sai, perché ormai lo vivi sulla tua pelle, che le nostre abilità ci rendono speciali agli occhi degli abitanti di questa realtà. In pochi si chiedono se proviamo sentimenti o se conosciamo il dolore come capita a qualunque essere umano. E ancora meno saranno coloro che ci accetteranno perché raramente facciamo sentire al sicuro. In verità, noi mettiamo a disagio. Le persone si sentono indifese in nostra presenza … ma di questo te ne avevo già parlato >>.
<< E poi >> aggiungo << io sono pur sempre Ikari Shinji. Il mio nome ha influito molto sul corso degli eventi più di quanto non abbiano fatto tutte le nostre abilità messe insieme >>.
<< Così sembra >> risponde sovrappensiero. << Eppure non possiamo esserne sicuri dal momento che ciò che pensiamo di ricordare è … come un sogno >>.
<< Ti riferisci al fatto che questo mondo potrebbe essere falso? >>
Furia Buia inspira a pieni polmoni e guarda con rilassato distacco il cielo. << Hai visto che bella giornata? >>
<< E’ uscito il sole finalmente >> noto dopo un’occhiata veloce. << Tuttavia, preferirei che rispondessi alla mia domanda >>.
<< Non so dirti cosa sia vero o falso. Anzi, non ho la minima idea di cosa sia … qui. Non so dirti se si tratti del sogno di un dio … o di una dea, oppure di un universo alternativo al nostro. Potrebbe essere addirittura una mostruosa allucinazione di gruppo o l’unica esistenza possibile. Ma il problema possiamo porcelo solo noi che probabilmente non siamo di questo mondo e che, tuttavia, viviamo la contraddizione di esserne al contempo parte. Per tutti gli altri questa realtà è vera e noi dobbiamo tener conto che possiede una sua verità anche se non riesco a coglierla. Il Vecchio non disse forse che dovevamo riconoscerne l’importanza al fine di portare un po’ di giustizia ai suoi abitanti? >>
<< Credi di nuovo nel Vecchio? >>
<< No >> mi sorride. << Credo in te e in quell’altra vita che ricordi e che nel cuore sento anche mia. Scopriremo perché ci è capitata una simile avventura ma continuo a pensare che non saremo mai soddisfatti finché non sapremo chi siamo o, meglio, chi vogliamo essere. E per colmare questa lacuna ricordare il proprio passato può non essere sufficiente. Senza questa personalissima verità, infatti, nessun mondo è mai veramente reale, la vita diventa una prigione e finisce per svilupparsi come il sogno di qualcun altro. No, Shinji >> prosegue tornando a concentrarsi sul cielo. La voce si fa rugginosa e il suo volto inforca lentamente la maschera da uomo della guerra. << Questo mondo è vivo, ci riconosce come estranei, eppure esiste un motivo se siamo qui, un motivo importante che in qualche modo deve aver determinato le nostre scelte. Per questo >> stringe il manico del coltello << non dobbiamo arrenderci >>.
<< Hai trovato un motivo per combattere? >> domando elettrizzato.
<< Ahahahahah! >> ride di gusto. << Te ne posso elencare cento di buoni motivi per non combattere, per svignarcela da questo casino e tentare la sorte magari per vivere felici. E non dovrei neanche pensarci troppo. Shinji, io >> il Paparino torna serio e continua ad ammirare un cielo che sarebbe terso, come acqua limpida, se non fosse per alcune coorti di piccole nubi bianche che ora si avvicinano lentamente lasciando che il vento ne acconci i boccoli e il sole li illumini << non ho più bisogno di un motivo. Non sarà mai un motivo a dare un vero senso alla mia vita, soltanto ciò che scelgo di essere può farlo. Il senso è nella nostra stessa volontà, non in ciò che la eccita. E’ il senso che è già maturato in noi che si manifesta attraverso questo o quel motivo, che sia generale o specifico. In ciò sperimentiamo non uomo e animale ma uomo e dio >>.
<< Non capisco >>.
Furia Buia afferra il calcio del fucile. Mi attraversa un’altra scarica ma questa volta la interpreto come la premonizione di un pericolo. << Una missione >> riprende alzando il volume << è solo un insieme di atti da compiere per raggiungere un risultato, niente di più. Non abbiamo bisogno di una missione per stabilire chi siamo. E’ ciò che siamo che ci guida dicendoci se una missione vale la pena intraprenderla oppure no, se è giusto sopportare o meno le conseguenze. Eppure sono convinto che abbiamo una missione da compiere, probabilmente noi quatto miriamo allo stesso obiettivo. E dobbiamo svelare a noi stessi il segreto di una tale missione particolare e portarla a termine non perché costretti, non perché possiamo ma perché è ciò che vogliamo. Ciò che vogliamo, Shinji >> si volta emozionato verso di me. << Capisci? Non siamo condannati. Non è vero che abbiamo sbagliato tutto; più correttamente dovremmo ammettere che, piuttosto, abbiamo guardato dalla parte sbagliata >>.
<< Che sta succedendo? >> grido afferrandolo per un braccio mentre il cielo inizia a scurirsi.
<< Opposizione è solo una parola >> il Paparino a sua volta stringe il mio e ringhia. << Ogni cambiamento, ogni azione, ogni pensiero produce una resistenza. Se io mi oppongo a qualcosa è vero anche il contrario. Io mi oppongo in virtù delle circostanze, oppormi è una conseguenza perché  finalmente ne comprendo il significato. Portare equilibrio non significa niente in sé perché ogni equilibrio poggia su un punto e deve essere per sua natura instabile o non ci sarà evoluzione. L’equilibrio che invoco genera la sua ombra: lo squilibrio per qualcun altro.
<< Ci siamo accontentati di sperare >> stringe più forte per costringermi ad ascoltarlo << che ci fosse LA MISSIONE, quell’esperienza o quell’avvenimento o quell’obiettivo che potesse completare l’architettura della nostra esistenza e svelarci il piano del dio che ci possiede. Ma non può esservi missione se non si conosce l’obiettivo. E cos’è una visione? Un’idea generale e confusa di un mondo perfetto che come tale non è pensabile. Nessuna visione può redimere l’umanità perché non è in grado di conoscerla. Solo l’uomo può salvare se stesso e le persone che ama >>.
<< E il fatto che siamo … strani, allora? >>. Ciò che dice mi suona familiare e accetto di prestargli l’attenzione che mi chiede rinunciando a preoccuparmi della minaccia che prende forma di temporale e si fa annunciare da rulli di tamburo. << Allora, la nostra natura? >>
<< Anche parlare della nostra natura è stata una mistificazione. L’uomo è un universo infinito e la sua natura contiene, perciò, infinite possibilità. Alcune vengono alla luce per necessità, altre per caso, altra ancora per adattamento o per reazione agli avvenimenti che ci accadono. Interno ed esterno, uomo e dio danzano come due amanti e l’unico motivo che giustifichi questo gioco, ineluttabile in ragione della nascita, è la danza stessa. Ma io … guardami, Shinji! >> mi strattona per sottrarmi alla confusione. << Io posso scegliere chi voglio essere, posso scegliere cosa fare di questi poteri, posso scegliere quale porzione unica e originale delle mia natura incarnare. Proprio ora che tutto ciò che mi illudevo di capire si è rivoltato contro di me, proprio ora che tutto ciò in cui credevo ha perso valore e ho conosciuto la vera solitudine, io scelgo chi voglio essere. Io sono libero, Shinji! Sono libero di … accettarmi >>.
Tutte le emozioni che si era sempre sforzato di controllare, facendole filtrare attraverso i fori striminziti del setaccio di una ragione chiamata a rattoppare frettolosamente le ferite provocate da domande a cui non era possibile dare risposta, ora fuoriescono fluide dalla sua anima. Ciò che di sé aveva sempre temuto, come la più intollerabile delle imperfezioni, ora gli dona una lucidità che sembra non possa essere offuscata e una determinazione più rarefatta, meno esplosiva, ma che ai miei occhi appare tremendamente solida.
Deve essere questa la forza della debolezza.
<< I predatori, i mostri >> il Paparino ha altro da dire << li vediamo perché sono anche dentro di noi, ma se ci limitiamo a quest’affermazione, che pure è vera, rinunciamo a vedere l’altra metà dell’universo e alimentiamo la rabbia nei nostri confronti mentre combattiamo dei riflessi. No, i predatori e i mostri li consociamo perché esistono e ne facciamo esperienza. Noi continueremo a lottare contro i demoni, contro il caos che abbiamo dentro, contro la cattiva coscienza ma dobbiamo smettere di combattere contro noi stessi. Odiarci perpetua solo l’inganno e non ci è di alcun aiuto. Perciò voglio spezzare questo circolo vizioso e affrontare i miei avversari non perché credo che mi assomiglino ma perché ho qualcosa da difendere. Non sono schiavo della mia natura e, se la guerra è ciò che so fare meglio, ora so perché sono disposto a lottare: per proteggere i confini. Predatore sarà chiunque tenterà di depredare la mia casa, mostro chiunque vorrà distruggerla. Non sei condannato, Shinji! Nessuno di noi lo è >>.
<< Chi sei allora? >> rispondimi prima che sia tardi!
<< Io sono la scelta che ho già fatto. Io difendo i confini, io sono il guardiano del limite, io … sono l’essenza stessa del limite. Io mi oppongo perché da qualche parte ho una casa da proteggere, perché qui ho una casa da proteggere. Ti è chiaro, Shinji? Io posso partecipare alla festa dei giusti, io posso tornare alla mia casa senza sentirmi uno straniero, senza sentirmi in difetto. Io mi trovo fuori dalle mura non perché devo, non perché posso, ma perché così voglio, perché solo così posso trovare il mio equilibrio. Mi hai detto che … non distrarti! >> Furia Buia deve gridare per impedirmi di cedere all’inquietudine che mi suscita la rapida trasfigurazione dell’ambiente circostante. << Mi hai detto >> riprende << che il tuo passato, la notte in cui sei diventato un cacciatore[11], ti ha svelato la missione che ci eravamo dati in quell’altra vita. La ricordi ancora? >>
<< Dovevamo semplicemente difendere le nostre case >> rispondo distratto e allo stesso tempo intimorito da un improvviso e assordante frastuono, come lo squillare di centinaia di trombe. << Nostro compito era trovarle intatte al ritorno. Nient’altro, soltanto questo >>.
<< E non era forse un buon motivo per essere cacciatori? >> Furia Buia si avvicina. << Non è stato, forse, per quest’unico, semplice e finalmente chiaro obiettivo, che tu ci hai regalato il nostro giuramento? Non so dove sia la mia vera casa ma ora sono pronto a scoprirlo >>.
Furia Buia mi lascia andare, sospira e torna a fissare il cielo, ora coperto da nuvole color della pece, che viene squarciato e infiammato da saette di luce.
La tempesta ci ha raggiunti.
<< Che state facendo? >> ci raggiunge alle spalle, appena riconoscibile, la voce di Orso. << Dobbiamo metterci al riparo >>.
<< Cazzo! >> esclama Musashi. << Che diavolo succede? >>
Se non fosse per i lampi ormai non vedremmo ad un palmo dal naso. Il sole è stato inghiottito da un unico fronte scuro che punta dritto su di noi.
<< E’ venuta a prenderci >> spiega, stranamente calmo, il Paparino.
<< Non dovevi sfidarla! >> lo rimprovera l’omone.
<< Dai, togliamoci da qui! >> ci esorta il Biondo.
<< Non ci lascerà andar via >> ribatte il ciclope. << Non esiste luogo in cui possiamo nasconderci. Se restiamo qui, forse distruggerà soltanto noi >>. Con un braccio protegge il suo occhio umano dalla polvere che forma piccoli vortici, con i talloni traccia un solco sul terreno. << Io non mi muovo da qui >> dichiara ancorandosi al manico del coltello.
<< Che ti prende? >> si incazza Musashi che prova a tirarlo per la maglia. << Così ti farai ammazzare >>.
<< Io sono dove ho scelto di stare, oltre questa linea >> il Paparino si libera e torna a concentrarsi sulla tempesta che ci ha trovati. << Pensavi che sarei fuggito ancora? >> le grida << Non ne posso più di fuggire. Perciò mostrami di cosa sei capace, bastarda! >>
Un violento ruggito prorompe dalle nubi che scaricano altre scrosciate di fulmini.
<< Non ce la faremo mai >> mi sgolo sperando di convincerlo a desistere da questa follia.
<< Andatevene! >> reagisce Furia Buia il cui viso e la cui voce non tentano neanche di dissimulare il panico. << Mettetevi al riparo! Rimango io qui. Voi non siete costretti >>.
<< Che diavolo dici? E’ stupido! >> gli strillo contro.
<< Lo so che è stupido, lo so che è inutile e sto morendo di paura ma io non mi muovo da qui! Credi che un guardiano possa battere in ritirata proprio quando sta arrivando il nemico? >>
<< Perché? >> riprova Musashi incurante dei capelli che gli frustano le guance e lo accecano.
<< Perché così voglio! >> di rimando Furia Buia.
<< Sei un maledetto egoista! >> sbraita Orso la cui voce potrebbe perforare i timpani del dio che abbiamo di fronte. << Lo sai che non possiamo lasciarti solo, Paparino >>.
<<  Non esistono egoismo e altruismo e non esiste nessun Paparino. Spetta a voi scegliere cosa fare. Ciò che decidete e perché è solamente una vostra responsabilità >>.
Vorrei scappare e cercare un riparo esattamente come Orso e Musashi, persino come Furia Buia che, nonostante l’ostentata spavalderia, si fa violenza per non indietreggiare dimostrando ancora una volta quel suo lato ostinato del carattere che ci manda puntualmente in bestia.
Tutto dentro di noi ci prega di fuggire, eppure rimaniamo fermi ad attendere che si scateni l’ira di un dio.
<< Come faccio a prendere a pugni una tempesta? >> schiamazza Orso che agita in aria le sue grandi mani.
<< Mi sono appena fatto la doccia >> si lamenta, solo apparentemente più compassato, il Biondo. << Ti rendi conto, stronza, che qui farsi una doccia è un lusso? >>
<< Come fai a saperlo? >> artiglio con violenza Furia Buia tirandolo per la maglia. << Se devo rischiare la pelle, devi dirmelo! Dimmi come hai fatto a capire chi vuoi essere! Dimmi come hai fatto a scegliere! >>
Il Paparino rinuncia ad estrarre il suo trofeo dalla lama seghettata e accostandosi al mio orecchio confida: << E’ come essere innamorati, Shinji. Voglio che tu viva >> mi prende per la nuca e poggia la fronte sulla mia. << Voglio che tu viva per scoprire cosa si prova. Impara ad amarti, ragazzo! Resisti a ciò che non vuoi essere ma accettalo perché è una parte di te e a suo modo ti indica la via che conduce a te stesso, al centro più puro della tua volontà, così intima che non può che essere la tua, così immensa che non può essere soltanto tua >>.
Mi lascia bruscamente e con uno scatto del busto torna in posizione mentre io fatico a raccogliermi nel momento presente, disorientato dal casino che si sta scatenando e dalle parole di quest’uomo che trova il modo di rialzarsi ogni volta che l’arbitro ha quasi terminato il conteggio.
I dardi infuocati smettono di cadere a casaccio e colpiscono con precisione che aumenta man mano che il cuore della tempesta si approssima. Il mostro aggiusta la mira e calibra la potenza squassando al suo passaggio la terra che reagisce deformandosi e gonfiando le vene che tendono la pelle della crosta e si diramano come lingue di fiamma ad imitazione dei fulmini in aria.
Furia Buia resta immobile e lascia dormire i suoi poteri.
<< Coraggio attivati! >> lo imploro dopo essermi tolto la benda. L’occhio destro è già acceso e inizia a formulare un at field dalla forma e dalla funzione ancora incerte perché a frenarmi è proprio l’incognita del Paparino che non accenna a reagire. << Che fai? Attivati, maledizione! Dov’è finita la tua voglia di difendere i confini? Combatti, accidenti a te! >>
Ancora pochi secondi e i proiettili luminosi lo ridurranno a un mucchio di cenere.
<< Papà, muoviti! >> gli ordino con tutta la paura e la rabbia che ho in corpo. << Apri quel dannato occhio o ti ucciderà! >>
<< Allora >> Furia Buia butta fuori l’anima per parlare, << proteggimi!!! >>
Spalanco il mio occhio sinistro lasciando al calore del sangue che cola lungo la ferita il compito di attenuare il dolore e, sistemandomi nella posa dell’oplita che attende di assorbire l’urto della fanteria nemica, materializzo una grande cupola di at field proprio nell’istante in cui il primo fulmine centra il bersaglio.
La corazza è così solida che la saetta sembra rimbalzare in cielo per ferire la mano che l’aveva lanciata e così lucida che possiamo guardare all’esterno e al contempo specchiarci.
La concentrazione è ferma, il cuore è in rivolta.
Un battito del cuore appena fuori tempo mi dice che non sono solo nelle profondità di Shinji.
<< Se devo morire oggi ho bisogno … ho bisogno di saperlo >> il Paparino mi parla e la sua voce trema per l’emozione << Ti vergogni ancora di … >>
<< Nooo! >>  rispondo con sicurezza poco prima che un’altra scarica elettrica riveli la struttura prismatica di un at field.
Il Paparino emette un soffio prolungato mentre il torace si svuota e, lasciandomi spazio, dice: << allora  fa’ un buon lavoro e proteggi la tua casa! Siamo nelle tue mani >>.
L’atmosfera al di fuori scoppia torturando l’oscurità; all’interno si satura invece di una carica che pare non voglia decidere quale stato della materia assumere. Ai confini, l’at field trasforma la luce bianca a cui resiste in una sinfonia di arcobaleni che fanno spalancare la bocca al Biondo. << Dio, che meraviglia! >> esclama estasiato.
Non partecipo alle sue emozioni, non mi godo lo spettacolo; dissanguo, invece, corpo e mente per restare allineato e scaricare a terra la forza che bypassa il mio stesso scudo e riverbera fin nell’ultima delle mie ossa.
Il fuoco che ci circonda è come quello che brucia dentro di noi. Ha distrutto solo ciò che poteva essere distrutto, le illusioni e le finte risposte da cui ci siamo lasciati sedurre per non dover ammettere che avevamo smarrito la strada. Ora gli sterpi bruciano insieme a tutte le parole senza senso, sono già fumo e brace. Un giorno renderanno fertile la terra e forse permetteranno a buoni semi che ancora dormono di diventare i frutti che sognano di essere.
La luce dei lampi illumina la mia oscurità e vedo nitidi, nonostante la cecità di quella notte, quando neanche un razzo solcava più il cielo, i volti delle persone che ho ucciso[12]; assisto alle fasi concitate di altre battaglie che non ricordo di aver combattuto ma che sono certo di aver vinto; sono testimone delle lacrime che cadono, spinte fuori dall’orrore di tante insane vite trascorse sempre in guerra per difendere idee tanto semplici che anche un bambino con le sue piccole mani potrebbe afferrarle.
Un altro battito fuori tempo.
 
Queste sono le indistruttibili mura di Gerico!
Non compresi quelle parole, che Shikinami non ha mai detto, e non me ne faccio una colpa perché l’altro Shinji era troppo occupato a coprire i varchi nella propria guardia e non poteva immaginare che Asuka fosse così divisa da sé da creare delle mura nella segreta speranza che lui le distruggesse.
La porta che mi sbatté in faccia avrei potuto aprirla con un dito.
 
Tra noi e la tempesta la distanza è pari a zero e i tuoni rimbombano in simultanea. La barriera regge ma è sensibile e pulsa ad un ritmo sempre più frenetico come se fosse in procinto di essere travolta dalla violenza delle onde sonore. Se la mia disciplina non mi obbligasse a restare immobile, scolpito nella postura che da mesi adotto per imitare il Paparino, mi coprirei le orecchie e griderei: << basta, per pietà! >>
Un altro battito fuori tempo.
 
Una marea di voci invade il mio cervello, sono le voci della memoria. Migliaia di lamenti che danno forma al lutto delle anime che furono strappate dai loro corpi quando pronunciai le parole del giudizio universale.
Tutto è iniziato con quel morte, morte a tutti. Morte anche a me stesso.
L’occhio sinistro brucia come se volesse carbonizzarmi, alimentato dal grido disperato di un’Asuka straziata dalla lancia che le ha appena trapassato l’occhio. Piango ascoltando il secco rumore del metallo che trafigge e separa i tessuti del suo braccio dividendolo in due parti uguali. Ascolto l’ultimo rantolo di Tasoichi e della prima persona in assoluto a cui ho reciso consapevolmente il filo della vita. Resisto a tutto questo solo in ragione di quel no! e del successivo che schifo! che ora si levano dalla massa di angoscianti ululati e coprono come un mantra intere esistenze per ricordarmi ciò che ho fatto e quanto il mio mondo si riduca per necessità o sfiga ad una sola persona.
 
<< Ce la fai? >> mi chiede il Paparino.
<< Ci provo >> ansimo e sputo.
<< Resisti! >> mi esorta << La tua barriera attira i fulmini. Il villaggio non è stato colpito >>.
La mia casa è ancora intatta.
E’ vero, noi non portiamo solo la morte. I nostri poteri non sono soltanto la nostra maledizione, forse sono davvero metafore distorte della paura che abbiamo conosciuto e dei traumi che abbiamo sofferto in quell’altra vita. Ma qui, proprio in questo momento, proteggono le persone. << Forse posso davvero … riportarla a casa. Forse io non sono uno sbaglio. Forse io posso tornare con lei >>.
Si ma quale casa? Io non conosco la mia casa, io ho sempre avuto una casa e sono sempre fuggito per paura di perderla, di essere cacciato, di non essere perdonato.
Un battito più forte mi trafigge il petto.
 
Misato sta piangendo mentre io resto fuori dalla porta perché non so cosa fare, non so come possa un bambino darle conforto, io non posso fare niente.
Asuka siede composta e immobile mentre fissa in silenzio la superficie del tavolo in cucina. Sono passate ore, il suo corpo respira, talvolta dondolando in avanti; la mente invece è persa. Neanche con lei so cosa fare, non riesco ad aiutarla perché non la capisco, perché non ho mai voluto capirla, perché lei non ha mai provato a capire me, perché anch’io ho bisogno di aiuto e io non so darmelo.
Io non ho difeso la mia casa perché non sapevo difendermi.
 
Un cazzotto impatta sul mio braccio.
<< Fa’ attenzione, Shinji! >> mi risveglia Orso. << Non  perdere la concentrazione. Ora arriva la grandine >>.
Frustrata dalla mia resistenza, la tempesta mena sassate di ghiaccio con animalesca ferocia, grugnendo come, come …
<< la bambina è infuriata >> ghigna Musashi.
Osservo la pioggia solida color bianco sporco cadere dal tappeto di pece che nasconde il sole e mi pare di scorgere lo spettro di una bambina che sfoga la sua rabbia mugolando e lanciando pugni scomposti e innocui. Si, una bambina dai capelli rossi ha gli occhi chiusi e tira pugni senza rendersi conto che non possiede sufficiente forza per arrecar danno.
La fantasia ha vita breve poiché davanti a noi non c’è una bimba arrabbiata ma la furia di un dio che carica le sue catapulte di macigni per abbattere quattro insetti solo un po’ meno comuni rispetto alla media.
<< Il villaggio! >> grido.
<< Questa poi … >> si lascia andare Orso. << La grandine piove soltanto sullo scudo. Ce l’ha proprio con noi. Mi raccomando, resisti! >>
<< Perché non mi dai una mano, Paparino? >> imploro mentre le gambe si piegano facendomi perdere centimetri in altezza. Le piccole comete che la tempesta ci scaglia contro non intaccano la solidità dell’armatura ma ne ammaccano la superficie e la spingono verso la sua fonte. << Sto per andare in riserva >>.
Furia Buia sembra non curarsi della sfida in corso. Osserva tutto e non presta attenzione a niente, se ne sta in piedi tra me e Musashi, assorto come se cercasse di capire o, peggio, di pianificare qualcosa. Lo so che è un buon segno ma << ti sbrighi?! >>
<< Sta perdendo forza >> risponde ancora pensieroso e nella sua voce non trovo niente di rassicurante.
Un colpo più forte mi costringe a svuotare un’altra tanica di benzina. I capillari cedono e il naso sanguina.
Un altro battito fuori tempo.
 
Asuka stringe il mio naso tra le dita mentre le sue labbra si incollano alle mie e la sua lingua cerca impacciata di far vivere la mia lingua. Avrei voluto rispondere a quel bacio pur sapendo che non era me che voleva. Temevo che, se avessi accettato di giocare mi avrebbe spinto via, temevo che se avessi partecipato alla festa non mi avrebbe più invitato perché io ero Ikari Shinji e sbagliavo sempre, qualunque cosa facessi. Quelle dita mi stavano togliendo la vita e il suo alito nella mia bocca non saziava la fame d’aria dei polmoni.
La sua mano accarezza la mia guancia e poi … Ogni suo tocco è l’anticamera del dolore, ogni sua parola è una punizione. Non vorrei conoscere cos’ha nel cuore perché lei non ha mai voluto sapere cosa ci fosse nel mio. Eppure allo stesso tempo desidero conoscerla perché è simile a me e l’occhio non può vedere se stesso. E desidero conoscermi perché forse potrei trovare il coraggio di farla alzare da quella sedia e  abbracciarla invece di sporcarla.
Perdonami, Asuka. Perdonami
 
<< Shinji! >> sento esultare Orso. << Ce l’hai fatta. Si ritira >>.
Uno squarcio nel soffitto notturno lascia passare un raggio di luce che illumina una piccola oasi scintillante nel deserto scuro della terra e lancia tutt’intorno schizzi di colore sfruttando il riflesso prodotto dal ghiaccio che si scioglie.
Riduco l’intensità dello schermo per rifiatare ma non spengo del tutto la concentrazione, né abbandono la postura che la facilita.
<< Papà >> mi rivolgo stremato a Furia Buia, << è finita, vero? >>
Il Paparino guarda oltre la barriera in direzione della falla nella nave nemica da cui timidamente si affacciano nuovamente piccoli ricci bianchi di vapore condensato. La sua espressione è indecifrabile, forse sta cercando indizi che gli permettano di rispondermi. Dopo un po’ spezza le impalcature dello stentato sorriso che i secondi di quiete stavano costruendo sul mio viso. Abbassa il capo e sospira rassegnato.
<< Nooo >> esala inorridito Musashi con gli occhi e la bocca spalancati.
La tempesta ha tappato il buco e, esiliato di nuovo il sole, ora caccia un latrato lugubre di intensità crescente. Il mio scudo, che ormai è ridotto a poco più di un velo, si deforma e inizia ad ondeggiare sotto la spinta di un vento micidiale.
Il Paparino si volta verso di me. << Mi spiace, Shinji, non vuole arrendersi >>.
Dal cuore pulsante del fortunale inizia a prodursi un gigantesco vortice che, come un orizzonte degli eventi, ricombina la forma del fronte e svela al suo interno una sfera massiccia che fagocita la luce.
<< E’ il suo occhio >> Musashi pensa ad alta voce.
Nessuno risponde, io non oso farlo perché la memoria mi ha appena suggerito una spaventosa associazione.
Il vortice ricopre l’occhio del dio che per pochi secondi aveva svelato e punta verso terra formando una colonna che si restringe in basso. E ora procede veloce sospinta dall’alternanza di contrazioni ed espansioni che ne deformano il corpo.
<< Quella cosa respira >> dice Orso che poi aggiunge puntando un indice in avanti: << che strano tornado. Guardate! >>
In effetti la nuova espressione della tempesta dalla natura ha soltanto preso in prestito una forma riconoscibile, mentre la sua vera sostanza si rivela nei dettagli. La superficie, infatti, è composta da gigantesche lamine di metallo il cui corpo è così liscio da essere perfettamente aerodinamico al contrario del bordo irregolare, quasi rugoso. Le foglie d’acciaio si incastrano tra loro come le scaglie di un serpente e ognuna partecipa del moto uniforme del tutto roteante, che dà l’idea di un gigantesco trapano azionato da una mano invisibile.
Il finto tornado sembra saltellare sul terreno e non divelle la terra al suo passaggio, non abbatte i radi tronchi che non si trovano sul suo cammino. Eppure è al tempo stesso vento impetuoso - così arriva a noi attraverso la barriera che non ho più energia per rinforzare - come una corrente inarrestabile, come la pioggia di lance che preannuncia il corpo a corpo tra soldati già in formazione da battaglia.
I fulmini cadono dall’apice della tempesta lungo i suoi fianchi come ciocche spettinate di capelli dorati.
<< Non è un tornado >> trovo, nonostante la disperazione che mi atterrisce, il coraggio di parlare: << è un Angelo >>.
<< No >> ribatte il Paparino che si è appena avvicinato a me. << Gli Angeli non hanno né coscienza né volontà. Distruggono senza saperlo. Quell’essere sa perfettamente cosa sta facendo >>.
<< Papà, aiutami! Non ce la faccio da solo >>.
<< Guardami, Shinji! >> Furia Buia si è avvicinato ed ora al mio fianco protende il braccio sinistro già piegato e si posiziona in una guardia speculare alla mia. << Lo sai che i nostri muri sono differenti perché restano individuali. Pertanto, verranno travolti facilmente. Sai anche >> continua mentre il suo occhio magico lentamente si apre << che due at field che impattano tra loro o si respingono o si annullano come ci è capitato con Gendo poiché la loro essenza è la separazione e la loro forma è un confine >>.
<< Ti pare il momento? >>
<< Ascoltami, Shinji! >> ordina e la sua iride s’illumina. << Devi fidarti di me. Devi capire che un at field è un limite e che è necessario come la terra sotto i nostri piedi. La separazione crea relazione e l’opposizione, la guerra, è solo una possibilità. Noi, però, riusciamo a proteggere anche altri con le nostre barriere, noi riusciamo ad includerli come se fossero noi. L’uomo riflette se stesso nella sua casa e nelle persone che l’abitano e lui e la sua casa sono una sola persona; si estende fino a comprendere un villaggio e lui e il villaggio sono una sola persona; si specchia nel mondo e lui e il mondo sono una sola persona.
<< E’ così anche all’interno >> continua a voce alta. << Noi stessi siamo un mondo popolato da tante persone, tutte separate tra loro. E anche questo è un bene o niente esisterebbe, niente sarebbe vivo. Nella relazione tra le sue parti l’uomo può scoprire l’armonia >>.
Ascolto le sue parole e la mia ansia si placa.
<< Tanti sono gli strumenti, in noi c’è una moltitudine di strumenti, noi stessi siamo uno dei molti strumenti di un intero universo. Ma, se non fossero separati, nessuno di questi potrebbe suonare le sue note particolari. La MUSICA è sempre una, è ciò che armonizza le parti >>.
<< Perché mi stai dicendo tutto questo? >>
<< Per distrarti >> risponde sorridendo con un’innocenza che non so come interpretare << Osserva!>> indicando la barriera. << Ti sei fidato di me e, mentre mi ascoltavi, hai lasciato che accordassi i miei strumenti ai tuoi >>.
Mi volto anch’io e riconosco il muro di at field uguale eppure diverso da quello che finora avevo mantenuto con le mie sole forze. Sento scorrere, attraverso la superficie elettromagnetica, proiettata dalla mia anima per mezzo dell’immaginazione, un’energia che mescola più vibrazioni e produce un suono unico, intenso come la rinnovata resistenza che oppone alla minaccia e avvolgente come la protezione che ci offre.
<< Ora, combattiamo insieme >> si gasa il Paparino che getta altra legna sul fuoco. Mentre avanza con il busto, quasi volesse colpire la tempesta con una testata, il suo occhio rilascia un bagliore talmente intenso che mi impedisce di distinguerne le fattezze.
Vi ho visti camminare insieme come fratelli, aveva detto il Vecchio.
<< Che facciamo, Musashi? >> grida Orso.
<< Non c’è niente che possiamo fare >> gli risponde il Biondo con fare rassegnato. << Potevamo solo decidere se restare e l’abbiamo fatto … Ora lasciamo lavorare i nostri due diavoli custodi. Siamo nelle loro mani >>.
Il tornado di metallo colpisce e mette alla prova la solidità della difesa che io e il Paparino stiamo facendo vivere, dimostrandomi ancora l’intima connessione che c’è tra me e l’at field.
La mazzata si infrange contro il muro e io sento di esser stato colpito. Un altro colpo e sento stridere le ossa della faccia, un terzo e nelle orecchie scoppiano migliaia di fischi, un quarto e il sibilo dalle orecchie passa a entrambi gli occhi trasformando le onde sonore in bagliori di luce.
La tempesta carica e colpisce, carica e colpisce, ora flessibile e sinuosa come un serpente che si inarca e si drizza prima di allungarsi e mordere, ora rigida e pesante come un gigantesco pistone. La sua bocca talvolta si chiude a punta, come il pungiglione di uno scorpione, per trapassare la pelle e far penetrare il suo veleno, talvolta si spalanca come le fauci di un gigantesco verme, per inghiottirci in un sol boccone.
Un nemico, normale o straordinario, investe energie nel combattimento e così facendo le spreca. Ma la mostruosità che continua ad abbattersi su di noi è oltre le regole della natura a cui ha rubato le sembianze. Ogni assalto è più potente di quello precedente e l’intervallo si riduce come lo spazio da difendere e il braccio con cui idealmente mantengo in sospensione lo scudo di energia perde il suo angolo, un grado dopo l’altro.
<< Papà, facciamo un passo indietro >> ululo affaticato mentre la mano è quasi arrivata a lambirmi il petto. << Sto per cedere >>.
<< Non possiamo >> risponde paonazzo e ingobbito. << Se indietreggiamo colpirà il villaggio. Non ci darà tregua >>.
<< Solo un passo indietro >> ripeto. << Dobbiamo sistemarci meglio. Ti prego! >>
<< No, non possiamo >> replica.
<< Brutto stupido! >> perdo le staffe. << Non puoi farci morire per il tuo dannato orgoglio >>.
<< Non è per orgoglio, Shinji >> mi dice mentre con la mano destra spinge sull’avambraccio. << Non possiamo perché … >> copiose lacrime iniziano a colare dal suo occhio umano,<< mi dispiace, non serve a niente >>.
Furia Buia grida e dà fondo alle ultime scorte per tappare i buchi che la violenza di quel pestaggio continua ad aprire nella nostra guardia.
<< Perché, perché? >> domando non so se a lui o a me. << Perché allora dovremmo combattere? Perché combattere se non serve a niente? Perché resistere se … abbiamo già perso? >>
La tempesta annusa la paura e lo sconforto che avanza nei cuori dei difensori, comprende che la capitolazione è solo una questione di tempo e si inebria del profumo della vittoria. Scalcia e percuote con selvaggio vigore e fa tremare l’atmosfera che si satura, fino a scoppiarne, del chiasso della morte. Non sono più i pugni di una bambina, non è più il gorgoglio di una rabbia che sta per trasformarsi in pianto. Questi sono i colpi di una donna adulta e potente che scatena su di noi la sua natura incontenibile.
Un bagliore più intenso, un battito nuovo.
 
Sono seduto di fronte ad Asuka in quella che da tempo ho rinunciato a reclamare come casa mia. Soryu ha posato una mano sul mio ginocchio. I suoi occhi sono così caldi, il suo viso è triste, la sua mano è bella da vedere nonostante le nocche pronunciate e la sua voce è tanto amorevole che mi chiedo se sia davvero lei, dal momento che tutte queste attenzioni le sta riservando a me.
<< Credi che delle scuse sarebbero sufficienti? >> mi chiede o mi rinfaccia, << E, se così non fosse, dimmi: esiste una parola o anche un gesto, per quanto assurdo … esiste secondo te un semplice gesto, purché sincero e coraggioso, che possa aiutarmi a tornare a casa? >>
Con una mano stringo la mia arma e irrigidisco il braccio affinché il comando non venga eseguito, l’altra è chiusa a pugno e trattiene il tessuto del pantalone per non cedere alla tentazione di interrompere il gesto più simile ad una carezza che mi abbia mai regalato.
Non avevo capito che, a modo suo, voleva suggerirmi una via d’uscita, la soluzione ai problemi di una vita trascorsa di fallimento in fallimento alla ricerca di un riscatto. Lei aveva capito come abbattere il muro che ci divideva e aveva visto il muro che mi divideva da me stesso. Eppure neanche lei sapeva esattamente tradurre in azione una tale conoscenza, altrimenti avrebbe parlato più chiaramente. Offrendomi un consiglio, mi aveva chiesto allo stesso tempo di aiutarla a superare la sua stessa divisione, altrimenti avrebbe scelto un altro momento, altrimenti mi avrebbe dato la possibilità di capirla.
Ma io non capii e conclusi che aveva appena condannato a morte la speranza di porre rimedio ai miei torti e dichiarato l’inutilità di tutti gli sforzi e di tutti i sacrifici che avevo sopportato per ristabilire un po’ di ordine nel nostro caos.
<< Hai ragione, Asuka >> risposi. << Non c’è! >>
 
<< Perché mi fai questo? >> levo il mio lamento alla tempesta. << Perché vuoi ucciderci? Chi diavolo sei? >>
La colonna si alza fino a metà della corsa, la bocca si spalanca mostrandoci il cuore massiccio del dio o del diavolo che la governa. L’occhio sembra ancora più grande e più nero e profondo, eppure la superficie è talmente lucida che possiamo indagarne l’interno. Strisce colorate nascono da quell'oscurità indescribile e si affacciano sul confine della sfera risputando parte della luce che essa aveva inghiottito; si mischiano tra loro e ruotano e fuggono finché non generano un’immagine, un volto.
<< Quella è la mia faccia! >> esclamo sbalordito mentre braccia e gambe si svuotano di colpo.
<< Sono io! >> ansima Furia Buia.
<< Non ho la barba, io non ho la barba >> si dispera Orso toccandosi il viso, anche lui ipnotizzato da ciò che vede nel cuore del gigantesco occhio.
<< Ma quello sono … quello … >> balbetta Musashi, << quello è, quello è … Chi è quello? >>
<< Se tanto mi dà tanto >> reagisce Orso, << sei tu, imbecille >>.
<< No >> si arrabbia Musashi dimenticando che la falce già ci punge la gola. << Quello non mi assomiglia affatto. Sembra Matsuda >>.
Che la visione fosse una risposta data dal mostro alla mia domanda o il riflesso del timore più profondo che per mesi noi quattro avevamo condiviso o addirittura il più subdolo dei trucchi, la tempesta ha conquistato un definitivo vantaggio e, approfittando della ridotta concentrazione dei suoi avversari, assesta la più tremenda delle percosse.
<< Arrivaaaa! >> ha giusto il tempo di gridare Furia Buia.
La barriera si sbriciola e l’onda d’urto ci scaraventa a terra.
Mentre cado, l’ennesimo battito fuori tempo mi informa che un altro pezzo dell’esistenza di Shinji chiede di parlare alla mia coscienza.
Non ho neanche l’animo di spaventarmi, perciò lo lascio passare sperando che faccia buona compagnia ai miei ultimi istanti e, intanto, osservo il Paparino che già supino a fatica si dimena per recuperare dalla botta e rimettersi in piedi.
 
Ho la febbre e la faccia mi fa male. Non mi sono del tutto ripreso dall’anestesia e non mi curo di cambiare i vestiti ancora imbrattati di sangue, prevalentemente mio. Mi hanno detto che è andato tutto bene ma voglio esserne certo. Un occhio solo mi basta.
Asuka non risposa nel nostro letto, ha l’aria stremata mentre osserva con gli occhi lucidi un fagotto rosa che dorme accanto a lei a portata di mano. Mi ha visto ma finge di non accorgersi della mia presenza.
Parliamo o forse no, tutto si confonde in una nebbia che dà sonnolenza. So solo di essermi perso nella visione di una neonata, che non resisto alla tentazione di toccarla per sincerarmi che non stia sognando, che ho paura di infettarla tanto sono malmesso.
La nebbia si rianima e torna a comporre momenti che ho già vissuto.
Sto uscendo dalla stanza, come al solito con la coda tra le gambe. Asuka si è girata dall’altra parte e oppone le sue spalle alle mie. << Comunque >> mi rivela quando sto per chiudere la porta dietro di me, << è tua figlia >>.
Terrore e gioia mi inchiodano alla parete facendomi esclamare:<< io sono padre. Io … >>
 
Non posso morire!
 
Dal centro di non so quale parte di me giunge altro carburante che riattiva entrambi gli occhi e fa sfrigolare il braccio che un Eva mi ha prestato.
Scatto in piedi e carico il mio colpo.
Devo resistere, resistere alla tempesta dell’anima. Se nel mio cuore riesco a resistere al caos e alla dispersione, allora potrò ancora aggiustare una vita storta, allora potrò ancora riportarla a casa e tornare con lei. Se resisto ho ancora una possibilità di scovare un principio di ordine nel caos. Io sono un cacciatore e me ne basta mezza.
Concentro l’energia lungo l'arto completamente steso. Imbraccio il fucile e prendo la mira puntando al cielo il palmo della mano.
Furia Buia ha trovato un senso; anzi, lui è diventato il senso stesso che genera i motivi con cui può direzionare il suo moto. E’ diventato tutt’uno con una volontà che ha scoperto per grazia di un amore che non so neanche come immaginare e ama ciò che per necessità ha scelto di essere. Io non conosco ancora l’amore e non sono ancora abbastanza maturo per diventare il creatore dei miei significati. Io, però, non ho mai perso il senso di una missione da compiere, non sono riuscito a fuggire abbastanza lontano da dimenticarla poiché è stata scolpita nel mio cuore anche da Asuka. E’ stata proprio lei a scegliere i caratteri che sono in grado di leggere ma non di comprendere. Le parole che la racchiudono hanno continuato a mantenere il loro valore. Mi sono ingannato e ho ingannato i miei fratelli perché avevo paura. Non temevo di essere un inetto, temevo che per l’ennesima volta avrei scoperto che combattere era inutile.
Inquadro il bersaglio, l’occhio che ci guarda e ci riflette.
<< Io non mi arrenderò >> urlo a quel dio o diavolo. << Io sono ancora in piedi, io ho ancora una possibilità e ne troverò altre finché avrò vita >> anche se ciò che devo fare è insignificante per il mondo, anche se la mia missione è inutile.
Sparo la fucilata elettromagnetica e un fascio multicromatico divide l’aria e centra il cuore della tempesta che non ha neanche cercato di difendersi.
Strozzo un grido di esultanza e assisto angosciato allo spreco dell’ultima chance di vittoria.
L’occhio del ciclone infatti non è stato attraversato, non è stato trapassato, ha letteralmente ingoiato il fascio di energia facendosi beffe dei miei giocattoli.
La colonna fino a quel momento in attesa a mezz’aria si ritira creando un unico, uniforme cerchio  di nubi cariche di pioggia che ruota intorno alla massa globulare. L’occhio ora è fornito di palpebre e i fulmini che si allungano e si ritirano come gli artigli di un felino sono le ciglia.
<< E’ finita >> mi dico. Indietreggiando inciampo in una piccola irregolarità del terreno e, privato anche della forza di resistere, crollo di schiena.
<< Paparino, ne hai ancora? >> chiede Musashi che timidamente prova ad alzarsi.
Furia Buia, invece, o perché ha rinunciato o perché non ce l’ha fatta, rimane a terra e osserva l’occhio scuro con uno stupore infantile dipinto sul viso. << Forse >> risponde, << ma ci farebbe guadagnare solo qualche secondo >>.
<< A me piacciono i secondi >> risponde il Biondo.
<< Ahahahahah >> il Paparino non si trattiene e ride di cuore. << Ha vinto! >> ammette. << E’ più forte di noi perché noi l’abbiamo alimentata. Gli invincibili cacciatori sono stati sconfitti, siamo noi la causa della nostra sconfitta >>.
<< Che ci trovi da ridere? >> lo interroga Orso.
<< Rido perché abbiamo perso … finalmente >>.
<< Non riesco mai a capirti, Paparino >> sospira Musashi accovacciato con un ginocchio a terra.
<< Allora siamo in due >>.
<< Il villaggio almeno è salvo? >> domando.
Orso si gira su un fianco e allunga il collo per esaminare le condizioni delle case alle nostre spalle. << Così pare >> ci informa coricando di nuovo la testa. << In fondo, mi sta bene >>.
<< Cosa sta facendo la tempesta? >>
<< Non lo so, Shinji >> confessa l’omone. << Forse aspetta di finirci >>.
<< No! >> Furia Buia, come colpito da una frustata, con un colpo di reni si mette seduto e, voltandosi verso me, dice: << aspetta di fare un passo >>.
<< E perché non lo fa allora? >>
<< Perché non sa come farlo >> risponde con sicurezza il Paparino. << Anzi … >> dà un’occhiata al villaggio e bisbiglia a se stesso: << non possiamo solo distruggere >>.
Furia Buia lentamente si alza, riprende ad indagare l’occhio gigantesco ma senza dare l’impressione di volerlo sfidare, avanza di un passo e slaccia il cinturone. Lascia cadere le armi accompagnandole finché il braccio lo permette.
<< Che fai? >> gli chiedo sorpreso. Ho sempre pensato che Furia Buia non sarebbe mai morto disarmato.
<< Provo a capire la tempesta >> svela il suo assurdo piano. Poi parla al dio: << tu non hai ancora deciso se fare o meno un passo. Tu non hai ancora deciso cosa vuoi, ho ragione? >>
Il globo nero si deforma e il cerchio di nubi tutt’intorno si stira e i fulmini salgono in cielo.
<< Se quello è l’occhio di dio >> considero a mente, << allora dio ha appena sgranato l’occhio. Quel diavolo di Furia Buia lo ha sorpreso >>.
<< Tu continui ad opporti a te stessa >> insiste il cacciatore che avanza ancora << e cerchi di uccidere le persone a cui chiedi aiuto, anche se fai finta di non averne bisogno. Beh, se ci uccidi, resterai per sempre ciò che sei, non potrai cambiare, rimarrai divisa nelle tue stesse contraddizioni e, quando te ne sarai pentita, scoprirai che non si può tornare indietro. Nessuno può farlo, neanche tu che esprimi il dio di questo mondo. Se ci uccidi non potremo aiutarti a compiere un passo >>.
<< Bravo, Paparino! >> si complimenta Musashi che, primo tra noi, si era mosso per affiancare il fratello.
<< MA >> il cacciatore magico aumenta il volume, << se credi di poter delegare a noi tutto il lavoro, allora hai capito male. Se pensi che saremo noi e soltanto noi a farti cambiare e a portare equilibrio dentro di te, allora sei proprio stupida! >>
<< Ma porca puttana! >> sbotta il Biondo che allarga disperato le braccia e, muovendosi in tondo, batte il terreno con i suoi scarponi.
L’occhio si illumina di un rosso incandescente.
<< No, dico, non avrai davvero creduto >> continua imperterrito il Paparino, << che ti avremmo permesso di aggrapparti a noi? Assumiti le tue responsabilità e CRESCI, MALEDIZIONE! >>
<< Ti pare il momento di farla incazzare? >> anche Orso ne ha abbastanza e si mette in piedi.
Dalla sfera esce un ruggito.
<< Che significa? >> chiede Musashi. << Che sta facendo? >>
<< Ti sembro uno psicologo per divinità >> replica sottovoce il Paparino prima di tornare a parlare alla tempesta: << ti è chiaro o no? Non potrai mai veramente cambiare se non è quello che vuoi. Non potremo mai farti fare un passo se non ce ne dai la possibilità. La scelta spetta solo a te >>.
<< Continua così >> gli dico schiodandomi da terra sostenuto da un nuovo ottimismo alimentato proprio dall’inerzia del dio o del diavolo che, per qualche ragione, sembra subire la reprimenda del cacciatore.
<< Si, continua così >> ripete Orso. << Cerca di guadagnare tempo >>.
<< Vedi di fare in fretta, però! >> come se il cacciatore con la barba non gli avesse detto niente, Paparino tende al massimo la corda. << Devi decidere ora! Non abbiamo tempo da perdere con una mocciosa indecisa e a me non va di aspettare >>.
Le nuvole intorno alla sfera turbinano e scintillano trasformandosi nuovamente in lamiere di metallo.
<< Sei un diplomatico di merda! >> si infuria il bestione.
<< Se ci pensa troppo siamo fottuti >> ribatte il Paparino che torna a parlare alla tempesta: << non c’è da pensare, devi prendere una posizione >>.
La divinità, che si presenta a noi come fenomeno atmosferico, si arriccia e si infuoca come se cercasse di raccogliere sufficienti energie non so se per polverizzarci o insultarci.
<< E ora, genio? >> sbuffa Musashi.
<< E ora aspettiamo >> Furia Buia ci squadra uno per uno. << Aspettiamo in piedi. Se dobbiamo morire, facciamolo come da tradizione. Siamo giapponesi o no? >>
<< E io che ne so? >> Orso smonta la deriva epica del Paparino. << Non conosco neanche il mio nome >>.
<< Affrontare la morte con gli occhi aperti e digrignando i denti come consiglia l’Hagakure? Bello ma è un cliché, non trovi? >>
Furia Buia guarda perplesso il fratello. << Di’ la verità >> lo esorta, << vuoi mostrarle il culo alla Braveheart, vero? Anche quello è un cliché >>.
<< Si ma sbeffeggiare il vincitore non ha prezzo, soprattutto se stringe la falce e indossa il cappuccio >>.
<< Sono d’accordo ma ho paura che ci attacchi con il pungiglione >>.
Musashi riflette sull’apparente freddura, poi alza la testa verso l’iride di quella mostruosità, stringe e curva le labbra verso il basso. << A pensarci bene >> la sua voce trema mentre poggia una mano sulla spalla del fratello, << io ho sempre rispettato le tradizioni, anche quelle che non conosco >>.
<< E io ti credo >>. Ancora una volta Furia Buia scoppia a ridere.
Sebbene mi sia impossibile comprendere da dove scaturisca tanta leggerezza, sono felice che le mie anime dannate, dopo tanto tempo, abbiano recuperato le maschere da spacconi che usavano per farsi strada in un mondo cattivo. E ora ridono davanti ad un dio senza curarsi di offenderlo. Vorrei imitarli ma non posso. Non me ne frega niente del dio o del diavolo che ho di fronte, ho in mente soltanto che non devo morire oggi.
D’un tratto le lastre di metallo si allungano trasformandosi in giavellotti e all’unisono indirizzano le punte contro di noi.
<< Ha deciso di ucciderci >> considera Orso.
<< Allora non diamole soddisfazione! >> ribatte il Biondo.
<< Non posso morire >> sospiro guardando Furia Buia come se, pronunciando tali parole, potessi modificare il corso degli eventi. << Papà, io non posso ancora morire >>.
Furia Buia comprensivo risponde: << non aver paura, Shinji! >>. Quindi, un’ultima volta torna a parlare alla tempesta. << Neanche tu devi avere paura! >> la incoraggia. << Tu conosci già la risposta alla tua domanda. Tu sai già cosa vuoi. Devi solo trovare il coraggio di accettarlo >>.
I dardi partono e una pioggia di aculei fiammeggianti precipita sibilando.
<< La scelta è semplice perché >> prima tuona Furia Buia, a pochi istanti dalla fine, che sussurrando conclude:<< … è come essere innamorati >>.
L’acciaio non ci trapassa; anzi, giunto a contatto con la nostra pelle, si polverizza e diventa vapore che ci passa di fianco e attraverso. La velocità impressa dalla mano che aveva menato il colpo di grazia muta in vento lieve e ci accarezza con il suo profumo di …
<< E’ lavanda >> esalo con entrambi gli occhi chiusi chiedendomi se sono salvo o già morto. Dopo un po’ riapro quello umano mentre il globo del dio che abbiamo combattuto si assottiglia fino a diventare un punto. Poi il punto svanisce.
Il manto, che aveva steso per coprire il cielo, perde la sua uniformità e viene ferito dai raggi del sole. C’è ancora energia nelle nuvole che attendono di dissolversi; la natura è stata scomodata ed ora segue le proprie leggi svuotando le cisterne dell’acqua che era rimasta in cielo.
Una pioggia intensa, fitta e sottile, inizia a cadere bagnando la terra e spegnendo i fuochi. Lava lo sporco lasciato da una guerra appena finita. Lava via anche lo sporco che si era accumulato dentro di noi e in tal modo libera il bene dal male. Eppure non lava tutto lo sporco, lascia intatta proprio quella patina opaca e inspessita che protegge il centro più innocente del cuore. Quello sporco è la nostra corazza. Guai se la pioggia ce lo portasse via, guai se rinunciassimo a difendere il male dal bene poiché allora non vi sarebbero né equilibrio né movimento. Anzi entrambi questi punti di vista, bene e male, non sarebbero poiché l’uno non esiste senza l’altro. 
Furia Buia si affloscia e cade in ginocchio, piange senza alcun freno né vergogna, butta lacrime che pesano come macigni e ulula lamenti come un bambino disperato ma i suoi singhiozzi, man mano che giorni o anni di sconforto colano lungo la sua guancia intonsa, assomigliano alle contrazioni di una madre che sta per partorire una gioia più grande. Il cacciatore lascia cadere libere le braccia lungo i fianchi mentre le mani, prima serrate, adesso offrono indifese i palmi al bel tempo.
<< Quest’uomo ha trovato la sua pace >> penso e provo simpatia per il fratello che si è per la prima volta innamorato. Vorrei dirgli qualcosa, forse abbracciarlo, ma preferisco imitare la silenziosa discrezione di Musashi che rinuncia ad avvicinarsi per non disturbarlo.
Il Biondo deve aver infatti compreso e decide, perciò, di sdraiarsi sull’erba bagnata, incurante del fango che lo costringerà a fare un’altra doccia e un altro bucato. Intinge i capelli in una pozza fangosa appena formata e gioca allargando e richiudendo a tempo le gambe e le braccia stese. Sorride soddisfatto come fa quando sta per infilare una battuta stupida o ha appena piazzato un insulto a bruciapelo al gigante con la barba.
<< Crede di nuovo nel bello >> considero.
Un ostacolo è stato superato, un nodo è stato sciolto. Abbiamo combattuto una vera battaglia, quella dentro di noi e abbiamo vinto … la paura che abbiamo sempre avuto di perdere e di perderci.
L’omone sbuffa come una balena prima di sedersi con una lentezza che pare studiata, come se volesse gustare ogni istante di quell’abbandono dei nervi e del corpo che segue ad ogni scampato pericolo. Incrocia le gambe, anche lui dimentico dell’umidità che invade presto il tessuto del pantalone. Tira fuori dal taschino della camicia ormai fradicia un mezzo sigaro che si sfarina rapidamente nella sua mano callosa sotto il peso delle gocce di pioggia che vi si posano. L’omone sembra compatire il suo piccolo vizio ormai privo della forma che l’uomo gli aveva dato, osserva incuriosito i brandelli di tabacco che nascondono la linea della vita, poi ci soffia sopra e raschia i resti con i polpastrelli dell’altra mano. Prende, quindi, a contemplare la terra che si inzuppa, il villaggio che abbiamo protetto semplicemente restando lontani e noi che siamo la sua famiglia. Scorgo sul suo volto l’espressione serena che assumeva quando leggeva uno dei suoi libri da casalinghe disperate, quella che i profani scambiano per broncio o cattivo umore.
<< Ha ritrovato il suo piccolo rifugio >> mi dico.
Quanto a me, beh, sono ancora in piedi, imprigionato nella posa che avevo assunto per attendere degnamente l’arrivo della morte. Non lo faccio per orgoglio, né per mancanza di emozioni che abbiano bisogno di un gesto originale per esprimersi all’esterno. No, resto imbambolato a guardare i miei fratelli perché non so decidermi. Mi piacerebbe imitare tutti e tre, contemporaneamente, ma proprio perché non riesco a scegliere mi tocca … impersonare il quarto.
<< Va bene così >> sussurro chiudendo l’occhio mentre la testa sprofonda nelle spalle. Solo le mie mani non partecipano alla quiete ritrovata e rimangono chiuse a pugno.
Non sono ancora abbastanza matura per vedere la forma della mia pace, né per gustare appieno il bello, figuriamoci per scoprire quel posto segreto dell’animo i cui tetti non sono mai sconosciuti.
Non sono ancora pronto ad amare perché non so amarmi ma forse, almeno in questo luogo e in questo tempo, potrei tentare un altro passo e … imparare a volermi bene.
Tutto questo, però, non potrò ottenerlo solo con il mio impegno poiché richiede la collaborazione, al di là di ogni spiegazione, della mia Asuka.
Vorrei tanto scoprire cosa c’è … nel cuore di Shinji. Forse, imparerei a parlare al cuore di Asuka.
 
 
*****
 
 
Il Paparino ha ragione. Nessuno dimenticherà ciò che è accaduto in questi mesi, i corpi che giacciono sottoterra continueranno a gridare vendetta nei cuori dei loro cari. La memoria è breve e i sentimenti volubili. Noi siamo gli dei che tutti cercano e nessuno vuole, eppure oggi abbandoniamo le case di coloro che avevamo incontrato per la prima volta da nemici, salutati come eroi. Quelle persone hanno assistito all’infuriare della tempesta perfetta, non avevano compreso che cercasse proprio noi. Ai loro occhi era apparsa per annunciare lo scoccare dell’ultima ora, ai loro occhi quattro beagle in calzamaglia[13] avevano fatto muro contro la natura in rivolta dimostrando che gli individui speciali possono essere talvolta una benedizione.
Quando tutto è finito alcuni si sono inginocchiati al nostro passaggio e c’è voluta più energia di quanta non ne avessimo spesa per contrastare il dio di questo mondo per convincerli a non trasformare un gesto di esagerata ammirazione in un atto di devozione.
<< E’ fatto divieto a chiunque di inginocchiarsi davanti a noi! >>. Musashi aveva colto l’opportunità di cazzeggiare e, dicendo una cosa vera, si è divertito a recitare la parte del profeta per insegnare al popolo superstizioso un nuovo comandamento.
<< Di più >> ha aggiunto Furia Buia. << è fatto divieto a tutti di inginocchiarsi. L’uomo è nato per stare in piedi >>.
<< O sdraiato in dolce compagnia >> ha chiosato il Biondo.
<< Non esagerare! >> lo ha stoppato il Paparino sforzandosi di non ridere. << Noi restiamo in piedi davanti al nemico, davanti alla morte e, perché no?, davanti a dio >>.
<< Disse il diavolo >> è stata la battuta dell’armadio, << che, peraltro, alla fine si è comunque inginocchiato >>.
<< Si >> ha ammiccato il cacciatore dal pessimo carattere che aveva capito la tempesta, << ma l’ho fatto solo per amor di dio >>.
<< Quale? >>
<< Chi lo sa? >> sorridendo malizioso. << Sono o non sono una divinità? Magari l’ho fatto per amor mio >>.
Non siamo riusciti, invece, ad impedire alla fantasia dei bambini di costruire lo scheletro di una fiaba che narra di quattro dei accorsi, da chissà dove, forse da un altro mondo oppure scesi dal cielo, a salvarli da un diavolo travestito da temporale.
A dire il vero, abbiamo volutamente fatto finta di nulla perché, dopo mesi trascorsi a odiarci in quanto espressione del buio, ci piaceva l’idea di impersonare la parte dei cavalieri solari dall’armatura scintillante.
 
 
<< Se quei bambini sapessero che all’inizio le parti erano invertite … >> scherza Orso con un sorriso un po’ ebete e la faccia felice mentre siamo sulla via del ritorno.
<< La verità è troppo complessa e non piace a nessuno >> riflette Furia Buia. <<  I miti sono più affascinanti e poi contengono comunque un po’ di verità >>.
<< E come accade nei miti gli eroi sono sempre belli. Quindi >> il Biondo pungola l’omone, << c’è speranza anche per te >>.
<< Sono anche intelligenti >> ribatte. << Quindi, c’è speranza anche per te >>.
<< E ora che facciamo? >> chiedo. << Siamo eroi, non possiamo riposare sugli allori >>.
<< Ora completiamo questa parte dell’opera >> risponde il Paparino, << così potremo compiere il nostro viaggio >>.
<< Una settimana al mare mi sembra un buon premio >> schiocca Musashi che passa le dita tra i capelli di nuovo puliti.
<< Quindi? >> insisto.
<< Quindi, i nemici ci hanno dato fiducia, gli amici ne hanno, invece, approfittato. Perciò, parleremo con questi ultimi usando un linguaggio che già conoscono. Fine delle ostilità o toccherà a loro >>.
<< E se la tregua non durasse >> confesso i miei timori, << se diventassimo più deboli proprio perché poi ci toccherà … Gendo? >>
<< Per questo quei due gruppi dovevano unirsi >> risponde << e per questo anche loro dovranno sottostare alle regole che imporremo. I vincitori sono piccoli ed egoisti. Costringiamoli a temerci ancora e proteggiamo chi non è come loro, chi non è come noi >>.
<< Veramente vuoi costruire una città? >>
<< Non ne sono capace e voi? >> rivolgendosi agli altri due.
<< Perché come si fa? >>Musashi sta al gioco.
<< Troppo faticoso >> sbadiglia Orso.
<< Aiuteremo quelli che possono farlo >> riprende l’analista degli dei. << In fondo, fa parte del nostro giuramento. Visto che la guerra è ormai finita, stabiliamo alcune leggi per regolare i rapporti tra le tribù. Un giorno i signori della guerra saranno emarginati. Non li lasceremo prosperare in casa nostra >>.
<< E poi, per combattere contro la Nerv >> aggiunge il Biondo, << ci serviranno persone leali. E solo chi ha qualcosa da difendere e non da depredare è pronto a dare tutto >>
<< I rapinatori >> Orso esce dal suo rifugio e aggrotta la fronte << li porteremo con noi, con la forza se è necessario. E allora saranno costretti a battersi. Se non altro di faranno ammazzare per qualcosa di utile visto che Gendo vuole ridurci tutti a ingredienti del suo brodo primordiale >>.
<< Credete davvero che riusciremo ad assicurare un po’ di … giustizia? >> domando incerto. << Si, insomma, che non si verificheranno più … >>
<< Non possiamo salvarli tutti, Shinji >> il Paparino riutilizza una lezione che già conosceva e che per un po’ aveva rifiutato. << Non possiamo proteggerli tutti. Non perché non vogliamo ma perché non abbiamo un simile potere. Non ci resta che fare del nostro meglio e intanto creare le condizioni perché non ci sia bisogno di noi. Per quanto speciali, siamo pur sempre esseri umani, dei punti di vista e … possiamo sbagliare >>.
<< La verità è che >> Orso ora appare desolato, << sebbene questo mondo abbia bisogno del nostro aiuto, sebbene i suoi abitanti abbiano diritto ad un po’ di giustizia, noi non possiamo cambiare il cuore dell’uomo, saremmo dei presuntuosi anche solo a pensarlo. La nostra stessa idea di salvezza, un po’ come accadeva per la nostra visione, che tanti problemi ci ha creato, può essere il peggiore degli inferni per gli uomini >>.
<< Tutti reclamano di essere difesi e dichiarano che il cattivo è sempre l’altro >> anche Musashi abbandona l’espressione strafottente del Biondo. << Possiamo solo difendere ciò che conosciamo e che amiamo. Alla prova dei fatti, quando conta davvero, il mondo ha un volto e un nome >>.
<< E’ facile sognare di lottare e morire per un grande ideale ma, nel momento in cui ti trovi nel cuore della tempesta >> conclude il Paparino, << il grande ideale si sgonfia e svanisce se non incontra una forma familiare, fosse anche semplicemente la nostra >>.
<< Comunque, è importante che tutti sappiano >> Orso stringe i pugni << che se qualcuno tocca quella bambina, farò una strage >>.
<< Però non capisco >> dico grattandomi, confuso, la testa. << Cos’è cambiato allora? >>
<< Tutto >> spiega il Paparino. << Siamo cambiati noi >>.
 
<< E se passassimo dalla grotta? >> propone il cacciatore con la barba.
<< Abbiamo abbastanza scorte per tornare a casa >> ribatte Musashi. << Hai già finito la tua razione? >>
<< No >> si difende Orso. << Pensavo di portare qualcosa al villaggio. C’è tanto da mangiare. Scommetto che troveremo anche della carne fresca >>.
<< A proposito >> mi inserisco nella conversazione dopo aver fatto mente locale, << sbaglio o hai mangiato poco durante il viaggio? >>
<< Mi sono messo a dieta >> risponde a disagio. << Non posso rischiare di spiaggiarmi in qualche landa sperduta. Chi si fida di voi >>.
<< Ti ho visto anche leggere >> lo pungola il Paparino. << Altre schifezze delle tue? >>
<< Perché avevi dubbi? >> si aggrega Musashi.
<< Non rispondo alle provocazioni di incolti scherzaioli come voi >>.
<< Ti riferisci a Shinji? >> ride il Biondo.
<< E ti pareva! >> fingo di prendermela.
<< Daiii, scherzo! Però fino a che la Principessa non ti concederà di assaggiare il miele, farai bene a tenere sotto controllo la … pressione >> .
<< Così >> mi sferza il Paparino << potremo permetterci di dormire a pancia sotto senza temere il pungiglione della tempesta >>.
Non mi dà fastidio essere preso in giro da quei tre stupidi. Mi chiedo, anzi, come abbia fatto a non perdere la ragione senza i nostri sfottò da caserma. E, ciò nonostante, mi scopro ancora a reprimere la voglia di ridere. Rinuncio, perciò, a stare al gioco anche perché distratto dal solito freddo improvviso che proviene dall’interno.
<< Che c’è, Shinji? >>  domanda Musashi che mi pare abbia compreso .
<< Non riesco a ridere>> confesso. << Lo trovo ingiusto >>.
<< Drizza la schiena o ti verrà la gobba >> mi ammonisce con dolcezza il Paparino. << Pensavo che sarebbe stato diverso >> continuo dopo aver obbedito. << Vi prego di non fraintendermi. Sono felice di stare con voi, sono felice di essere come voi ma … penso ancora a tutto quello che abbiamo fatto e a ciò che non abbiamo fatto. E’ che continuo ad essere deluso da me. Speravo che un giorno avrei potuto dimenticare i miei sbagli, non che avrei riempito fino a farlo scoppiare il sacco dei rimpianti >>.
<< Eppure ti avevamo detto che sarebbe andata proprio così >> mi dice Orso.
<< Lo so e, tuttavia … >>
<< Anche prima eri tormentato dai tuoi sbagli e … da quegli altri >> Furia Buia mi blocca. << Tuttavia, ti sei divertito quando hai affrontato la missione Asuka, vero? >>
<< Perché mi ero illuso >> spiego.
<< Devi farci l’occhio >> dice il Paparino aggiustando la benda che non ho ancora imparato a  regolare. << Quell’illusione è stata una cosa buona perché ti ha permesso di vivere un po’ di sana adolescenza … considerate le circostanze, certo >>.
<< Perché voi me ne avete dato la possibilità >> ribatto.
<< Vuoi farcene una colpa? >> scherza il Biondo.
<< Sei stato un adolescente >> riprende il Paparino. << Ora hai cambiato pelle come noi, sei un adulto e devi rifare i conti con ciò che sei, con la tua nuova identità di cacciatore e ora anche con la tua delusione. Considera che persino la tua delusione può essere una cosa buona. Devi accettare le tue responsabilità, ricordi? Dovevi farlo prima di diventare come noi, a maggior ragione dovrai farlo adesso. Non si torna indietro, abbiamo dovuto spiegarlo anche ad un dio. Perciò sforzati di trovare un altro modo per essere felice. Non puoi ripetere ciò che hai vissuto, non puoi vivere di ricordi neanche di quelli belli >>.
<< E, mi raccomando, non prenderti per il culo, Shinji! >> riassume Orso.
<< Voi come fate? >> chiedo.
<< Come sempre ci proviamo o, meglio, ci proveremo >> risponde Furia Buia.
<< Ricordi cosa ti dissi quella notte[14]? >> mi aiuta Musashi. << Cerca di ridere, soprattutto dopo quanto hai vissuto. Del resto >> sorride, << lo fanno gli stronzi. Perché non dovremmo farlo noi? >>
<< Che siamo i re degli stronzi >> commenta Orso.
 
Ci resta poco meno di un giorno di cammino per raggiungere il nostro villaggio. Abbiamo per un po’ costeggiato i confini della zona morta che occupa il centro di questa regione, mantenendo il silenzio, non per rispetto o cordoglio.
Il fatto è che ridere costa molta fatica e bisogna saper riposare per restare in equilibrio. Quando ero ancora un aspirante cacciatore immaginavo che, dopo aver posto rimedio alle conseguenze del passato, avrei trascorso il resto della vita godendo della gioia irresponsabile di un ragazzo, forse addirittura di un ragazzo qualunque. I sogni non vanno rifiutati ma è bene tener strette le briglie o finiscono per diventare incubi. Avevo giurato a me stesso che sarei diventato grande, ho pianto quando ho iniziato a capire quanto fosse caro il prezzo della mia libertà. Ora, guardando i miei fratelli, mi rendo conto che devo imparare ad imitarli e abituarmi alla tristezza che nasce dalla consapevolezza che un bambino non può avere e dalla responsabilità che un ragazzo non dovrebbe conoscere così, tutto d’un botto.
Ho commesso errori terribili, ho compiuto azioni di cui non andrò mai fiero e non ho avuto il coraggio e la saggezza di oppormi ad eventi su cui avrei potuto influire. Ma qualcosa è sopravvissuto a tutte le cadute per il semplice fatto che non poteva essere realmente abbattuto.
L’innocenza di un bambino e la gioia di un adolescente esistono ancora dentro di me; anzi, esistono ancora in noi quattro. Quell’innocenza si è solo disfatta del velo della spensieratezza scegliendo di ripararsi dentro un’armatura, il cuore di un adulto che sono già stato. Me lo aveva rivelato proprio il Vecchio[15]: i miei fratelli hanno protetto un innocente mentre aiutavano un ragazzo a diventare uomo.
<< Paparino, tu credi che nel nostro passato abbiamo conosciuto la felicità? >> pongo la domanda a pochi metri dall’entrata del ventre pieno e generoso del mondo.
Il cacciatore si ferma per riflettere meglio. << Sono curioso di scoprirlo >> risponde << ma in questo momento non mi dispiace essere Furia Buia >>.
<< Secondo te, cos’è qui? >>
<< Non lo so ma è vivo e ha bisogno di noi e noi probabilmente abbiamo bisogno di questa realtà per fare un passo >>.
<< Io so che devo riportare a casa Soryu, qualunque cosa significhi. Però, a questo punto, mi chiedo: e Shikinami? Anche il Vecchio … >>
<< Non accontentarti delle risposte degli altri. Cerca le tue! Sappiamo che, proprio noi che in questo momento parliamo, non siamo di questo mondo. Lo stesso vale per Asuka, per Shikinami, che è una di noi. Se il tuo compito fosse soltanto quello di riportare a casa Soryu, come ti fece intendere il Vecchio, allora la missione non dovrebbe neanche riguardare te ma l’altro Shinji e non è così. Poiché tu sei importante lo è anche Shikinami >>.
<< Ti sei mai chiesto perché siamo divisi, anche dal nostro passato intendo? >>
<< Le tue domande mi colgono impreparato. Però ho l’impressione che non sia corretto, quando ti riferisci a quell’altra realtà, parlare del nostro … passato >>.
<< Non statevene lì impalati! >> grida Orso. << Ho l’impressione che il magazzino sia più pieno di quando l’abbiamo lasciato >>.
<< Arriviamo! >> lo rassicura il Paparino riprendendo a muoversi.<< Scommetto che questa volta ci regalerà un po’ di alcol >>.
<< E’ vero, ora che ci penso non ne abbiamo mai trovato >>.
<< Evidentemente temeva che saremmo diventati degli alcolizzati >>.
<< Timore più che fondato direi >> commento mentre cerco di adeguare il passo al suo sempre al limite del trotto. << A proposito, credi che il dio di questa grotta sia diverso da quello contro cui abbiamo combattuto? >>.
<< Credo di no >> ride. << Temo che questo dio sia problematico, quanto  o più noi >>.
<< Siamo fregati allora! >>
 
 
<< Ecco il ponte! Facciamo un’entrata ad effetto o fingiamo che non sia successo niente? >>
Orso è il più elettrizzato o, almeno, lo dà più a vedere, perché questo ritorno è chiaramente diverso dagli altri.
Il villaggio che ci attende non è l’ultimo rifugio di uomini che si ritirano sconfitti e non è neanche l’ultimo avamposto delle nostre speranze. Quelle le abbiamo lasciate per strada perché erano ingombranti e noi abbiamo i sacchi e le tasche piene di cibo e di attrezzi da regalare.
Il luogo da cui siamo sempre partiti, anche a causa di una certa irrequietezza che non si è placata col tempo, e a cui puntualmente siamo tornati è una strana casa. Una casa che non ci appartiene, un altro posto che ci ospita ma non abbiamo motivo di lamentarci.
La vita è un viaggio e, anche volendo restare fermi, prima o poi bisognerà rimettersi in cammino per rendere onore alla vita stessa o per dirle addio. Tanto vale apprezzare questo posto, il quartier generale della nostra banda e della sua squadra speciale che ha il compito di far compiere un passo nientemeno che al mondo.
<< Pensavi ad un ingresso in slow motion >> gli chiede Musashi << o all’attacco di quattro samurai impazziti? >>
<< Non so decidermi >> risponde l’omone scuotendo la testa. << Comunque, voglio un’entrata che faccia capire che siamo arrivati i quattro della banda di Kosuke, i cacciatori di tempeste. Siamo o non siamo degli eroi nazional-popolari[16]? >>
<< Slow motion allora! >> conclude il Biondo che, invece, sistemato meglio il pesante zaino sulla spalla, inizia a correre per raggiungere il ponte.
<< Bastardo! >> gracchia Orso partendo all’inseguimento.
Guardo il Paparino per capire cos’ha in mente visto che non sono sicuro di volere imitare la strana coppia di cacciatori.
Furia Buia mi fa l’occhiolino per nascondere un accenno di amarezza e stringe le spalle. << Facciamolo anche noi >> mi dice. << Potrebbe essere divertente >>.
Sfioro con due dita la mia cicatrice, indugiando un secondo in più sulla benda, e realizzo che siamo come le cicatrici che portiamo. Ci ricordano cosa abbiamo passato, a cosa siamo sopravvissuti. Non sono medaglie ma dicono che sappiamo combattere e che, poiché siamo ancora vivi, possiamo costruire una vita diversa. L’altra metà del mio viso è quella che può ridere in questa e di questa vita proprio perché ci pensa il lato sinistro di Shinji a proteggere il cammino.
Comunque, avrei preferito un ingresso a rallentatore tanto per fare il figo davanti alle ragazze. Del resto, chi non ama gli eroi?!
 
<< Ma vi rendete conto? >> ansima Musashi piegato in avanti, quasi ventre a terra, a pochi passi dal saloon. << Non ci sta cacando nessuno! >>
Matsuda ha assistito alla gara fumando una sigaretta seduto sui gradini che conducono al locale. << Che imbecilli! >> commenta tenendo il mozzicone tra i denti mentre applaude a ritmo.
Asuka non c’è e neanche Sakura. Non ci sono le persone che, più o meno consciamente, abbiamo cercato ad ogni ritorno. C’è solo il villaggio insolitamente vivo e brulicante di persone come raramente ci era capitato di constatare. I loro volti sono familiari, i loro nomi sconosciuti. Attendono alle (meravigliosamente) ordinarie faccende, lavorano, chiacchierano e non si curano di noi.
Sulla sinistra, la zona alberata che separa il villaggio dal lungolago cede il passo ad una robusta spinta urbanistica. Degli operai, infatti, stanno costruendo altre due case. Tra non molto l’abitato di questo sperduto e anonimo angolo di mondo si congiungerà alla strada ancora malmessa che conduce alle acque dolci.
Una coppia di giovani fidanzati passeggia sull’unica via che taglia il paese come una lunga ferita e che dà al contempo una parvenza d’ordine alla disposizione ancora per poco regolare delle dimore ad un piano. Mano nella mano superano tre uomini di mezz’età che imprecano contro alcuni bambini che si rincorrono e si spingono a vicenda senza curarsi dei fastidi che possono procurare.
Ripenso al mio primo giorno al villaggio e mi fa star bene notare la differenza. Quei bambini, girando l’angolo, non dovranno evitare un cadavere. Un giorno, se ciò dovesse accadere, proveranno orrore alla vista degli effetti che produce la violenza dell’uomo sull’uomo e non indifferenza, non rassegnazione.
Non credo fosse il nostro principale obiettivo, ma voglio illudermi che ciò che siamo e, almeno, alcune delle imprese compiute abbiano, sia pure indirettamente, cambiato in meglio la vita di queste persone.
Anche i miei fratelli si guardano intorno, vagamente spaesati, come se avessimo sbagliato villaggio. Indagano con attenzione ogni volto, ogni movimento e sembrano sorpresi nell’ascoltare i rumori della vita che ci scorre davanti e che non si accorge di quattro eroi appena tornati a casa.
Due donne ci hanno notati ma solo perché hanno frainteso le ragioni della nostra curiosità. Una delle due arrossisce, l’altra sfoggia un’espressione arcigna da rifiuto anticipato per farci capire che non concederà confidenze; aumentano l’andatura e sono già lontane quando Furia Buia per primo si rende conto dell’equivoco. << Dovremo fare attenzione d’ora in poi >> dice.
<< Paparino, pensi anche tu >> chiede Orso << che questa pace possa essere merito nostro, anche solo un poco? >>
<< Chissà?! >> soffia distratto il ciclope. << Piuttosto, stavo pensando che queste persone sanno chi siamo ma io non ne conosco nessuna. E voi? >>
<< Beh … si … tutte >> risponde incerto Musashi.
<< Sai come si chiamano o … >> il Paparino deve essersi reso conto che qui il nome, il vero nome, è un privilegio per pochi, << meglio, cosa fanno per vivere, se hanno dei soprannomi? >>
<< Ovviamente no >> replica il Biondo.
<< Quello che voglio dire è che non conosco questo mondo >> spiega il Paparino. << Non mi sono preoccupato neanche di conoscere le persone che abitano qui. E dire che questa, per certi versi, è casa nostra. Sono stato cieco >>.
<< E adesso che facciamo, pubbliche relazioni? >> chiede Musashi il cui volto, però, non regge a lungo il gioco all’ironia delle battute che spara a mo’ di domande. << Stringiamo la mano a tutti, organizziamo una conferenza stampa? >>
<< Boh! >> Furia Buia, confuso, strofina la mano guantata sulla nuca. << Ma, visto che, tra le altre cose, dobbiamo aiutare il mondo intero a fare un passo, forse potremmo iniziare dal piccolo. Ci sono, per esempio >> indica alla sua sinistra, << quegli operai … >>
<< Non mi ero accorto che il villaggio stesse crescendo >> afferma l’omone.
<< Voi avete mai costruito una casa? >> chiedo sempre più incuriosito davanti ad uno spettacolo tutt’altro che nuovo ma a cui anch’io avevo sempre dato poca importanza.
<< No >> risponde Furia Buia.
<< Magari hanno bisogno di una mano. Si, insomma >> Orso prova a spiegarsi, << io sono forte, poteri far loro risparmiare un sacco di fatica >>.
<< E’ vero >> si accoda Musashi. << Io sono bravo in tutto, per semplice definizione. E tu >> rivolgendosi al Paparino << e Shinji potreste garantire la sicurezza con i vostri at field >>.
<< Non mi sembra male >> concludo accarezzando l’idea di un uso civile del mio giocattolo da guerra.
<< E poi potremmo anche mangiare con loro >> aggiunge l’omone. << Ci siamo caricati apposta >>.
<< Perché no? >> Furia Buia batte le mani. << Tentiamo! Svuotiamo i sacchi e ci mettiamo al lavoro. Ah, io devo prima parlare con Mami. Ne approfitto per chiederle di fare gli straordinari in cucina >>.
<< Ti sei comportato male anche con lei? >> domanda con una nota di biasimo Orso.
<< Esatto! Devo farmi perdonare >> ammette impacciato il cacciatore. << Conoscete il suo brutto carattere. Se non le chiedo scusa me la farà pagare >>.
<< Ammise pavidamente l’uomo che sfidò la tempesta >> lo sfotte il Biondo.
<< Allora dirò che è stata tutta colpa tua >> ribatte il Paparino.
<< Non ti permettere! >> finge di infuriarsi il Biondo. << Non mi farà più entrare >>.
 
 
*****
 
 
<< Non pensavo che l’avrei mai detto >> il cacciatore, tornato da copertina, sembra preoccupato << ma, per favore Orso, sforzati e fa’ almeno il bis >>.
<< E’ vero ne è rimasto ancora parecchio >> prendo atto. << Sarebbe un peccato sprecare tutto questo cibo >>.
< Soprattutto perché l’ho cucinato io >> spiega un po’ acida Mami anche se, probabilmente, il suo fastidio nasce dalla scomodità della posizione. La sua possente costituzione, conseguenza anche di una vita parecchio sedentaria per gli standard del posto, mal si adatta al terreno ruvido e il fatto di poter contare sullo spessore di tutt’e quattro le nostre stuoie da notte non ne allevia la pena.
Non credevo che costruire case fosse così faticoso ma devo ammettere che veder crescere in altezza e larghezza uno dei muri portanti di una nuova abitazione, sapendo di aver anch’io passato la malta e aggiunto mattoni per innalzarlo, mi regala un insospettabile senso di soddisfazione. Del resto, come proteggere una casa e chi ci abita se prima non ne edifichi una.
I giocattoli li abbiamo lasciati a dormire dopo le prime fasi della collaborazione, quando ci siamo accorti che risultavano più dannosi che utili. I nuovi colleghi, però, sono stati gentili (o più probabilmente ancora timorosi) e non ce l’hanno fatto pesare.
Il piano prevedeva l’organizzazione di qualcosa per la serata, magari una festa, aperta tutti. Nel frattempo avremmo ingannato l’attesa trascorrendo con i nostri improvvisati compagni di lavoro la pausa per il pranzo.
Ma i piani, come in questo caso, posso fallire, soprattutto se Mami ha capito male o il Paparino non si è spiegato bene.
E così ora ci ritroviamo a circondare, nella mensa all’aperto più abbondante della storia (conosciuta) del paese, una tale vagonata di vettovaglie che la sola vista sarebbe bastata a far venire un coccolone ai pochi anziani dei due villaggi che avevamo salvato.
Per fortuna la curiosità e non la fame ha attirato altre persone. Non molte ma qui non siamo in molti.
Il nostro gruppo è al completo. Si sono già unite Suzuhara, seguita dall’immancabile Ayanami, e Mari.
Furia Buia si è guardato bene dal tenere a distanza il medico. Sono convinto comunque che, se ci avesse provato, Sakura stavolta non gli avrebbe dato retta. Dopo avergli, infatti, ordinato telepaticamente di sfilarsi il giaccone grigio chiaro e di stenderlo sulla terra battuta per non essere costretta a sporcarsi i vestiti, ottenuta obbedienza si è accomodata al fianco del cacciatore, gli ha preso un braccio e se l’è fatto passare intorno alla vita.
<< Ma così è scomodo >> ha finto di lamentarsi Furia Buia. << Come faccio a mangiare? >>
<< Non mi interessa >> gli ha risposto fingendosi contrariata, << Usa i tuoi poteri! >>
<< Si, Paparino >> Musashi non si è fatto pregare << spalanca l’occhione e teletrasporta il cibo nella tua boccuccia >>.
 
<< Dovresti essere tu a farmi un massaggio >> Makinami rimprovera il Biondo mentre affila le unghia tra i suoi capelli dorati.
<< Lo faccio per te >> risponde Musashi che, con gli occhi chiusi, gusta le tanto agognate coccole della gatta. << Sappiamo entrambi che ti piace toccare i miei bellissimi capelli >>.
<< Così tanto >> ride maligna << che non farò altro per te >>.
<< Dove vuoi che ti massaggi? >> mugola il cacciatore affrettandosi a cambiare strategia.
Ayanami, tra me e Orso, mangia composta la zuppa di miso che Mami aveva preparato, avendo previsto di cucinare anche per esseri umani dai gusti maggiormente diversificati e non per i soliti lupi affamati che riempiono solitamente il suo locale (noi compresi).
<< Ho scoperto che mi piace mangiare insieme a tante persone >> dichiaro. << Però è diverso >>. Guardo soprattutto Orso che, meno distratto degli altri ha potuto prestarmi attenzione. << Ecco, non saprei dire ma è … meno … >>
<< Non puoi fare un paragone con il pranzo che abbiamo consumato a casa dei nostri nuovi amici >> mi spiega il cacciatore con la barba. << In quell’occasione è stato un po’ come fare sesso per la prima volta con la persona che ami. La tensione nervosa che si scioglie, l’energia che viene prodotta sono incredibili. E poi fino a pochi minuti prima avevamo paura che sarebbe finita male. Ora invece sappiamo di essere al sicuro >>.
<< Anche questo momento è importante >> si accoda il Paparino che con un tempo di ritardo ha capito dove cercassi di andare a parare. << E’ solo diverso. Un diverso piacere! Goditelo senza ragionarci troppo. Chissà quando … >> si blocca. << No. Cercheremo di farlo capitare ancora. La prossima volta, però, ci organizzeremo meglio >>.
<< Stai dicendo che ho sbagliato?! >> lo sfida l’oste.
<< Assolutamente no >>. Paparino alza le mani in segno di resa, poi, guardando Sakura, confessa sottovoce: << non lo direi neanche sotto tortura >>.
<< Matsuda, puoi passarmi un po’ di carne? >> chiede il nostro capo. << Mangio io al posto di Orso >>.
<< Stai ingrassando >> lo infila l’armadio << Finirai per spiaggiarti >>.
<< Da quanto sei a dieta >> gli rinfaccia l’orbo più vecchio della banda, << da un’ora? E già rompi come un ex fumatore >>.
<< Perché in quest’ora la mia volontà è stata maschia e inflessibile >> ridacchia Orso che da alcuni minuti si lascia martoriare da due piccole pesti intente a studiarne la barba.
<< Non parlare! >> lo rimprovera uno dei bambini mentre gli pizzica una guancia per tirarne un ciuffo di peli. << Altrimenti non capiamo quant’è lunga >>.
<< Sembra divertente >> commenta con ingenuità Ayanami che, avvicinandosi a me, invece, considera: << a te non cresce bene >>.
<< Già, dovrei tagliarla >> rispondo forzando più del dovuto un sorriso per non mostrarle l’imbarazzo che il quasi impact con il volto di mia madre ha scatenato. La verità è che non mi sono ancora abituato alla cicatrice che mi oltraggia metà del viso e finora non ho trovato il coraggio di avvicinarmi ad un rasoio.
<< Lo sai chi sta arrivando, vero Shinji? >> mi distrae il Paparino che ha già smesso di rimpinzarsi e ora, sdraiato, riposa la testa sulle gambe di Sakura che gli accarezza il petto e i capelli.
Non cerco di capire a chi si riferisca. Ad essere sinceri non ho neanche elaborato la sua domanda. Sono invece concentrato per carpire il segreto di Furia Buia. << Dove trova il coraggio >> mi chiedo << di mostrare, così fiducioso, le sue lacerazioni e i tessuti tesi e irregolari di quella palpebra che riesce a schiudersi solo quando butta male. Come fa a non temere di essere respinto? >>. Forse aveva ragione lui, col tempo potrei imparare ad accettare la mia nuova mezza faccia e allora un giorno mi accorgerò che la paura mi ha abbandonato. Per adesso sono contento di non provare vergogna, non troppa almeno.
<< Dove hai messo la benda? >> mi chiede il cacciatore che, spalancato l’occhio umano, mi fissa interdetto. << L’hai capito che sta arrivando Asuka? >>
Chi se ne frega del segreto di Furia Buia. << O mio dio! >> salto in piedi. << La benda, la benda, dov’è la benda? >> ripeto colto da un attacco d’ansia cercandomi addosso il tesoro dei pirati. << Non la trovo. Come faccio? Asuka … >>
Orso scatta in avanti col busto e gorgoglia come se avesse appena abortito uno starnuto, Furia Buia e Musashi iniziano a spanciarsi.
<< Sei crudele! >> sbotta Sakura tirando uno schiaffo sulla fronte del Paparino. << Mantieni la calma, Shinji! Ce l’hai su … sull’occhio >> mi spiega prima di scoppiare anche lei in una fragorosa risata. << Scusa … scusa >> mi dice in lacrime tappandosi la bocca nell’inutile tentativo di controllarsi. << Non ce la faccio >>.
<< Ma che bastardi! >> mugghiò all’indirizzo dei tre … bastardi, toccandomi nel frattempo la faccia per essere sicuro di trovarvi la benda correttamente posizionata.
<< Rilassati! Col tempo andrà meglio >> mi fa il Paparino. << Quando ti sarai abituato a sfilarla non te ne dimenticherai più >>.
Non mi è difficile cogliere il senso di quelle parole. Non è una minaccia ma la cruda verità. La tristezza del cacciatore accompagna la sua gioia e si fonde con essa arricchendone i toni, proprio come le metà della sua faccia ne formano una sola, eppure ricca di espressioni.
<< Preparati a sfilarla adesso >> consiglia con fare scanzonato il Biondo. Lui ha il viso pulito e bello ma mostra ugualmente due metà di sé come ha appena fatto Furia Buia.
<< L’ultima volta ti ha risparmiato >> si accoda l’omone che mi guarda allo stesso modo  << perché eri brutto e sporco. Ora, però, … non sei sporco >>.
L’inquietudine che mi aveva fatto schizzare come una molla perde energia. << Starò attento >> dico provando ad imitarli. Prendo un bel respiro e parto di gran carriera per raggiungerla a metà strada.
<< La felicità a cui posso aspirare >> penso << avrà sempre questo sapore agrodolce ma sarà anche più resistente >>. 
Il mio viso rispecchia il passato e il presente della mia coscienza e, proprio come davanti ad uno specchio, sento che l’altro Shinji, il passato che mi parla, può scorgere la stessa immagine e interpretarla invertendo i tempi.
Asuka DEVE accettare questo viso!
 
<< Che fai, mi mostri il lato buono? >> mi saluta.
Nonostante i coraggiosi propositi di poco fa, giunto alla distanza di messa a fuoco, non ho saputo resistere ed ho drammaticamente ruotato il busto per mostrarle la metà presentabile della mia faccia.
L’espressione è la solita, seccata e un po’ supponente; il mento leggermente all’insu a mo’ di rampa di lancio per le labbra già sul punto di sputare uno tzk! immotivato, di quelli che Asuka rilascia generosamente giusto per non perdere l’allenamento, le fa guadagnare centimetri, non abbastanza però da permetterle di guardarmi dall’alto in basso, poiché ci è ormai evidente che sono più alto di lei. Volume, tono e timbro di voce sono perfettamente bilanciati nella consueta modalità anti Shinji.
Shikinami affonda le mani nel giacchino amaranto e calza quell’inguardabile cappello a visiera con annesse patacche per bambini. Davanti a me c’è la solita apparenza della Second, eppure ho notato subito qualcosa di diverso. E’ poco di più di una impressione ma certi stati d’animo ho imparato a riconoscerli quasi per naturale sintonizzazione con l’altro. Le esperienze hanno educato il mio istinto al punto che non è costretto a far ricorso alla mia ancora rudimentale conoscenza delle forme non verbali di comunicazione. Succede quando incontrare qualcuno comporta scommettere niente meno che la vita.
In Asuka avverto incertezza e mi è chiaro che l’origine del suo stato non dipende, almeno direttamente, da me. << Forse non ha ancora deciso >> valuto rapidamente << se unirsi a noi >>.
<< Hai perso la lingua? >> mi risveglia con un’altra domanda. Gli indicatori vocali indicano che non ha gradito la mia disattenzione e puntano seriamente sul va’ al diavolo, Shinji!
<< Mi stavo scansando perché ho … ho pensato che volessi passare >> mi butto in una risposta alla cieca.
<< Che volessi passare attraverso te? >> Asuka mi punge ma il corpo dice altro e si chiude rapidamente in difesa.
<< No … volevo … volevo lasciarti spazio per … >>
<< Perché, te ne vai? >> mi prende in giro mentre incrocia le braccia all’altezza del petto abbandonando l’assetto da ufficiale che passa in rivista le truppe.
<< Come? >> domando in totale stato confusionale.
<< O volevi parlare con me? >> insiste senza darmi il tempo di riflettere. << Altrimenti, non mi spiego perché ti ho davanti >>.
Già perché? In effetti, avrei potuto aspettarla “comodamente” seduto vicino ai miei amici. << Volevo … invitarti a stare un po’ con noi >> farfuglio imbarazzato mentre minaccio il mio braccio semi umano di trapassarne il core se non la smette di muoversi. << Ma, ma forse avevi già deciso … di … >>
<< Sembra una festa >> Asuka osserva i commensali alle mie spalle.
<< Non erano queste le intenzioni >> raccatto gli ultimi neuroni ancora funzionanti per offrirle una spiegazione comprensibile. << Ma … non è male. Sembra un grande picnic. Mami ha cucinato bene, ci sono Sakura e Ayanami e alcune persone che ho conosciuto solo oggi >>.
Shikinami si rannicchia mentre il suo occhio azzurro si appanna, strofina con leggerezza le mani sulle braccia come se avesse freddo, un freddo che conosco anche troppo bene.
<< Volevo anche ringraziarti >> provo a distrarla << per l’altra volta >>.
La Second non capisce e mi costringe ad essere più preciso: << sei stata gentile a … comprendere il >> mio << nostro stato d’animo soprattutto quando Mari … >>
<< Stanno ridendo >> commenta dopo aver sospirato. << Anche tu? >>
<< Beh si. La compagnia è … pia … cevole e … >> ho capito dove vuoi andare a parare.
<< E  non provi vergogna dopo ciò che hai fatto? >> arriva al punto investendomi con un suono così flebile e dolce che quasi dimentico di essere stato appena colpito.
Non sta cercando di buttarmi giù, come aveva promesso quel giorno, solo perché ora mi vede meno fragile; non è posizionata contro uno dei tanti Shinji che non le vanno a genio. Vuole davvero sapere come io possa ridere perché lei … si vergogna di me. Sapevo che presto o tardi avrei dovuto affrontare con Shikinami anche il mio breve passato da cacciatore ma << cazzo, ci vai giù pesante! >>
Nasconderle la cicatrice a questo punto non serve a niente. Mi faccio coraggio e, avanzando di un passo, le mostro anche l’altro lato di Shinji opponendo benda a benda. << Stai parlando di me >> le dico con le mani arpionate sui fianchi, << quindi dovresti essere più specifica quando ti riferisci a ciò per cui dovrei provare vergogna >>.
<< Vuoi scherzare? >>. Lo stupore era già in prima fila ma Asuka ha preferito dare la precedenza al disgusto.
<< Magari potessi! Prima mi capitava di riuscirci … di tanto in tanto. In quei momenti riuscivo a fingere che il mio stesso passato non mi riguardasse >> ovviamente taccio su quell’altro. << Inoltre, … c’era la speranza di rimediare. Adesso mi basta guardarmi allo specchio o … >> muovo la benda del Paparino.
<< E speri ancora di rimediare? >> la Second quasi sussurra ma inizia a mostrare i suoi denti bianchi.
<< Ho smesso di sperare, Asuka. Io so che posso, che … possiamo fare qualcosa di buono proprio perché siamo vivi e siamo qui. E … >> tossisco per recuperare, attraverso la voce, il controllo dei sentimenti << si, sono aumentati gli sbagli e i rimpianti e mi sono anche perso, un’altra volta, forse come mai mi era accaduto. Tuttavia, il mio braccio e … questa >> indicando il taglio che divide in due il mio lato sinistro << dicono che sono sopravvissuto perché ... sono più forte >> ringhio per ridurre al silenzio il mio senso di colpa << e perché voglio vivere. Siediti con noi, Asuka! Sta’ in pace con noi! Di questi tempi è un evento più unico che raro. Domani potremmo morire >>.
Anche Asuka combatte la sua battaglia interiore, quella che ancora non le permette di decidere se accettarmi o meno, se riconoscere o no il suo passato. Se potessi fotografare adesso la sua faccia passerei intere settimane a studiarla e, sicuramente, mi sfuggirebbe qualcosa. << Ti accontenti >> non capisco se desideri finirmi o capirmi << di un misero momento, di una piccola biglia come se potesse cambiare tutto?>>
Come fai a sapere delle biglie?
Attendo in silenzio augurandomi che rifletta sulla domanda che mi ha appena posto e, magari, comprenda che la voce che gliel’ha suggerita non è malevola, né indice di pazzia.
<< E’ vero >> mi decido a rispondere, << ciò che vedi alle mie spalle è una biglia e non cambierà di una virgola il mio passato, forse neanche il futuro. Ma la conservo volentieri perché tutto il resto fa schifo, Asuka. Non credere, però, che conservi solo questo genere di biglie per paura di soffrire. Ho cambiato abitudini e ora le conservo tutte, custodisco anche i ricordi spiacevoli e ne ho cura perché esistono e non posso farci niente. Asuka, ciò che conta è che qui >> mi avvicino ancora, << adesso, c’è … pace. Non vuoi riposarti anche solo per un pomeriggio? >>
<< Voi non meritate la pace! >> sputa il veleno che ha dentro, credo più per eliminarlo e liberare lo stomaco che ne era pieno anziché per condannare quattro disadattati dai poteri diabolici.
Tuttavia, non riesco a trattenere un moto di rabbia. << Parli così perché lo credi davvero >> sibilo a denti stretti << o perché sei consapevole che neanche tu fai parte dei buoni? >>
L’occhiataccia della rossa preannuncia cazzotto in arrivo e fine della discussione. Sinceramente non temo più i suoi modi spicci di gestire la mia opposizione ma non posso non considerare che ho esagerato. Mi tornano in mente le parole del Paparino e l’urticante certezza che quelli come me saranno odiati anche o addirittura quando smettono di incarnare il buio. << Lo so che la mia felicità è il più atroce schiaffo alla tua anima >> mi affretto a disinnescare le granate prima che esplodano << ma non curarti di me, fa’ finta che io non ci sia! Ti prego, siediti con noi, dividi il tuo tempo con noi. Io ti starò lontano. Prova a conoscere almeno i miei fratelli. Non ti va di capire i cacciatori? >> visto che lo sei anche tu, Soryu. << Potresti scoprire che non siamo sempre brutti e sporchi. E, se non ti va di conoscerci, considera che c’è tanta carne. Mami ha cucinato anche le bistecche ai ferri che ti piacciono >>.
Asuka sembra calmarsi, forse troppo facilmente; riprende ad osservare con l’occhio sempre più lucido la chiassosa armonia della piccola folla << Dove l’avete presa? >> mi chiede sottovoce.
<<  Stiamo sperperando la ricca eredità … del Vecchio per condividerla con queste persone. Non l’avevamo mai fatto >>.
<< Prima eravamo noi a condividere >> si lascia sfuggire un pensiero che chiaramente non desiderava condividere con me.
Ecco da dove nasce la sua indecisione. Ora è lei che non comprende il suo mondo. << Quando vinceremo … tutti quanti >> prudentemente preciso, << riprenderete a farlo. E’ solo questione di tempo >>.
Shikinami non mi degna di uno sguardo, è come rapita dalla visione dell’eterogenea comitiva alle mie spalle che, composta da cacciatori, da civili e dalle amiche con indosso le divise della Wille, diverse per mansioni e grado, sperimenta nuove forme di convivenza.
La rossa sembra sinceramente tentata di assecondare la sua iniziale determinazione di unirsi a noi. Io, intanto, rivivo il nostro scambio di battute per calcolare i danni prodotti dal mio intervento.
Alla fine, Asuka a malincuore decide. Non prova neanche a modulare il suo broncio da presuntuosa strafottente, non prende il megafono per piazzare uno dei suoi soliti insulti, di quelli che suonano come il grido del comandante prima della carica dell’esercito. Ancora con le braccia conserte a protezione del cuore, lentamente si volta e, mestamente, se ne va.
<< Riportarla a casa sarà un casino >> rifletto mentre la vedo rimpicciolirsi fino a diventare una macchia colorata ormai prossima ad essere inghiottita dalle gigantesche fauci del wunder.
Forse avrei dovuto fermarla.
 
 
*****
 
 
<< Perché non posso venire con voi? >>
In realtà mi è chiaro, anche se non c’è modo di spiegarlo razionalmente, che soltanto ai miei tre fratelli maggiori spetta il compito di andare … in gita al mare. Tuttavia, sin dal nostro ultimo ritorno ho fatto finta di niente e tentato in tutti i modi di ottenere un permesso speciale per far parte della spedizione. Del resto, dopo tutto quello che avevamo passato insieme, ni rodeva alquanto il pensiero di essere escluso dalla rivelazione del nostro comune passato.
<< Prometto che non vi darò fastidio >> ho implorato Furia Buia, Orso e Musashi, mentre, fuori dal locale, effettuavano un ultimo controllo del bagaglio. << Anzi, posso proteggervi a distanza. Così dovrete solo concentrarvi sulla vostra ricerca spirituale che, non per farvi sentire in colpa, probabilmente riguarda più me che voi >>.
<< Quante volte te lo dobbiamo ripetere? >> ha risposto spazientito Furia Buia. << Tocca a noi tre >>.
<< Eh già >> è intervenuto Musashi. << Il quadro ha parlato ed anche la mia gatta. Questa prova dobbiamo affrontarla senza di te >>.
<< E Makinami è stata fin troppo chiara l’ultima volta >> si è aggiunto Orso. << Tu non sei ancora pronto >>.
<< A proposito >> il Paparino, rivolgendosi al Biondo, ha cambiato discorso, << di’ alla tua Quattrocchi che la prossima volta che sputa un oracolo dei suoi io per prudenza mi gratterò. Fa la misteriosa con voi ma a me quella iettatrice ha già predetto la morte due volte >.
<< Come vuoi, o uomo della guerra convertito >> lo ha canzonato il Biondo scattando sugli attenti ed esibendosi in un plateale saluto militare. << Vedi, però, di non grattarti troppo. E’ un po’ dispettosa e potrebbe divertirsi a farti arrabbiare >>.
<< Insomma >> sono scoppiato, << portatemi con voi! >>
<< Dobbiamo seguire gli indizi >> mi ha stoppato Furia Buia.
<< Hai sfidato addirittura il dio o il diavolo di questo mondo perché non volevi seguire gli indizi, ci hai fatto rischiare la pelle e adesso mi piazzi la solita frase come se fossimo tornati al punto di partenza? >>
Il Paparino ha gonfiato le guance e alzato il suo occhio umano al cielo come se volesse ponderare la risposta o reprimere un’imprecazione. << Beh, primo non vi ho mai chiesto di seguirmi. Siete stati voi a decidere di combattere dio insieme a me. In secondo luogo, il fatto che siamo tornati al punto di partenza non vuol dire che dobbiamo ripetere lo stesso giro. Ne inizia un altro, uno diverso e, visto che le domande sono aumentate più rapidamente delle risposte, possiamo solo affidarci agli elementi che abbiamo o, meglio, a quelli che si sono manifestati persino troppo chiaramente >>.
<< E’ che non mi sembra giusto. Anch’io ho diritto a … >>
<< Certo che ce l’hai >> ha confermato il Paparino.
<< Nessuno lo mette in discussione, scemo >> ha aggiunto Orso tirandomi uno schiaffo sulla nuca.
<< Non è detto che noi quattro dobbiamo raggiungere lo stesso, identico, scopo >> ha provato a spiegare Musashi << o che dobbiamo conseguirlo nello stesso momento >>.
<< E poi, lo sai anche tu >> ha continuato Furia Buia << che ricordare il tuo passato, nel tuo caso potrebbe non essere sufficiente. Il destino che devi creare o seguire è legato a quello di una rossa dal carattere complicato >>.
<< Come fai a sostenere che per voi ricordare sarebbe diverso? >>
<< Non lo sostengo ma, se fosse una trappola ideata dal … lato oscuro di questo universo, allora preferiamo saperti qui >>.
<< Dicevo sul serio >> ho brontolato. << Vi proteggerei >>.
<< Lo sappiamo >> è stata la volta di Musashi << ma noi non vogliamo fuggire e vogliamo essere sicuri che, se dovesse andar male, tu sarai ancora vivo per scoprire e portare a termine la missione >>.
<< Chi vi dice che io sarei al sicuro qui? >>
<< Sei in cima alla catena alimentare >> Orso ha iniziato a ridere forte e, non contento, ha accompagnato alle parole un’altra violenta manata che ha colpito le mie povere scapole mozzandomi il respiro. << O scusa, Shinji! Ogni tanto dimentico di avere un superpotere >>.
<< Non devi temere Kaji >> ha cercato di rassicurarmi il Paparino. << Non possono ancora fare a meno di te. E, quando quel momento arriverà, non preoccuparti perché saremo già tornati. Considera comunque che qui non sei solo >>.
<< E se cambiate? Se al ritorno voi … >> dovrebbe esservi chiaro che siete la mia unica famiglia. Il mondo può ribaltarsi all’infinito ma desidero che almeno questo legame resti immutato << … insomma, noi siamo i quattro beagle in calzamaglia. Se scopriste che … >>
Furia Buia aveva già capito e, sorridendo comprensivo, ha risposto alla domanda che non ero riuscito a formulare per intero: << se dovessimo ricordare qualcosa capace di dividere il gruppo, allora fanculo il passato! Considerala, però, un’opportunità >> mi ha esortato poggiando una mano sulla mia spalla << per te di fare nuove esperienze, di conoscere cose che non potresti imparare stando solo con noi >>.
<< Così finalmente sarai costretto a prendere decisioni per conto tuo >> l’omone ha finta di schernirmi. << L’adolescenza è passata, non puoi stare a rimorchio >>.
<< Soprattutto nostro >> ha schioccato il Biondo. << Che razza di uomo vuoi diventare? >>
<< Non smetterò mai di ripeterlo >> alla fine mi sono arreso: << essere adulti fa schifo >>.
<< Non dirlo a noi >> si è associato il Paparino dandomi un buffetto sulla guancia.
 
Li ho accompagnati fino al ponte. Eravamo emozionati ma abbiamo tentato di nasconderlo simulando un virile distacco un virile distacco nel caso qualcuno ci vedesse o (forse è più corretto dirla così) per non portarci sfiga.
Sono fin troppo esperto in separazioni, spesso traumatiche, eppure non avevo mai seriamente considerato che un simile giorno sarebbe arrivato. Il distacco è stato insolitamente rapido e trascinato, doloroso eppure ovattato come accade quando riesci a chiave una parte delle tue emozioni per non farti sopraffare.
<< Ragazzi, non è un addio >> Furia Buia ci ha rimproverati, dopo aver impiegato però quasi venti minuti per farmi un rapido riassunto di tutte le lezioni che insieme agli altri due mi aveva impartito per insegnarmi a sopravvivere.
<< Ma va?! >> di rimando Orso. << Perché già che ci sei non gli ricordi che non deve dar retta agli sconosciuti? Ah, è chiaro, Shinji, che quando incontri qualcuno che non conosci … >>
<< … Devo prima valutare il suo indice di pericolosità >> ho terminato la frase per dimostrargli che avevo studiato << e poi prepararmi comunque al peggio >>.
<< Che dite, andiamo? >> Musashi ha incitato il Paparino e l’omone. << Altrimenti finiremo per restare >>.
<< Si >> ha soffiato a malincuore il Paparino. << Ah, Shinji, se sei nei guai, attivati! Non farti fregare da stupidi discorsi sulla cavalleria. Ognuno cerca di acquisire un vantaggio togliendolo all’avversario. Quindi … >>
<< Lo sa >> lo ha interrotto Orso prendendolo per un braccio. << E tu >> guardandomi con gli occhi già rossi, << fatti trovare al nostro ritorno, tutto intero, mi hai capito? >>
Il Paparino si è morso il labbro e, dopo aver soffiato con forza dal naso, mi ha detto: << ricorda che non sei un inetto. Tutti sbagliamo >>.
<< Ma chi se ne frega! >> ha imprecato Musashi prima di abbracciarmi.
 
Non ho neanche messo piede sul legno degli assi; immobile, su bordo del precipizio che delimita il confine del villaggio, li ho accompagnati con lo sguardo finché non sono scomparsi.
<< A questo giro >> mi sono detto << mi tocca rinunciare a fare un passo. Chissà come saranno cambiati quando li rivedrò? >>
Dal momento in cui Asuka mi strappò dall’abbraccio metallico dell’entryplug di quel simil Eva posseduto da un Angelo i giorni che non ho passato con i miei fratelli potrebbero contarsi sulle dita di una mano.
Quando li ho conosciuti ero certo che la mia vita con loro sarebbe stata un inferno, ora attraverserei volentieri l’inferno mille volte pur di stare con loro.
Mentre si allontanavano in direzione della zona morta, mi è parso di vedere un fronte temporalesco avanzare verso il villaggio. << Ti conviene non far loro del male, dio >> ho parlato a quelle nubi accendendo i miei occhi fino a sentirli pulsare, << o dovrai vedertela anche con me. Ricordati che io difendo la mia casa >>.
 
<< E ora che faccio? >> mi domando fermo al centro dell’unica strada all’altezza dell’infermeria. E’ giorno da poche ore, il villaggio sta ancora sbadigliando mentre attende che la colazione sia pronta. << Non soltanto non ho una missione da compiere >> parlo da solo, intendendo per missione una qualsiasi annotazione in agenda che mi imponga di concentrarmi su un obiettivo concreto e mi aiuti, in tal modo, a impiegare un tempo che finirei certamente per sprecare, << io non so … niente di questo posto. Io sono un cacciatore … Che ci sto a fare a casa? >> aumento i decibel man mano che sale l’ansia. << Io conosco solo i miei fratelli. Non mi va di fare pubbliche relazioni. CHE PALLE! >>
Dalla casa in legno, posto di fianco all’infermeria, giunge squillante la voce di una donna: << così mi svegli il bambino, fa’ silenzio! >>
<< Mi scusi! >> rispondo impacciato assecondando il non troppo implicito suggerimento di levarmi dai piedi. << Accidenti! >> penso mentre mi dirigo verso le nostre terme.  << Devo imparare di nuovo le regole della convivenza civile >>.
 
A guardarle meglio le nostre terme non sembrano poi così piccole.
Tre uomini adulti potrebbero starci quasi comodamente, eppure le abbiamo sempre usate a turno, rigorosamente uno alla volta. Forse è stata proprio questa abitudine a falsare le mie percezioni dandomi l’impressione che la conca d’acqua calda fosse in sostanza una grande vasca a cielo aperto. Non so se i miei fratelli avessero deciso così per godersi meglio, in solitudine, un buon bagno caldo o per difendere il ricordo di un pudore che la vita in prima linea uccide abbastanza presto, comunque, << se dovessi scegliere, preferirei la compagnia di una donna >>.
Probabilmente, non ho ancora realizzato che sono solo o, forse ne sono fin troppo consapevole e cerco di non ammetterlo. La mente partorisce pensieri in quantità industriale e, proprio io, che passavo ore intere a perdermi nel vuoto senza dire una parola, ora sento un poderoso bisogno di ascoltare la mia voce. << Qui, ho fatto il mio primo bagno dopo due giorni terribili o almeno … così ricordo. Non ho bisogno di specchiarmi nell’acqua per contare tutti i passi che ho compiuto >>.
Siamo tutti cambiati, anche Asuka, che, contrariamente alle apparenze, è la più conservatrice, sta cambiando.
Ci sarà sempre in noi qualcosa di caotico, la via non sarà mai dritta e chiara, per mirare al bersaglio dovremo tener conto della forza del vento nell’impostare la traiettoria della freccia della nostra volontà; arriveranno altri rimpianti, si accumuleranno i rimorsi e la paura e la rabbia non smetteranno mai di camminare al nostro fianco. Ma ho finalmente compreso che esiste sempre un principio d’ordine nel caos, anche in me.
I tre cacciatori hanno una strada da seguire e non è detto che coincida con la mia. Io, per ora, ho solo un indirizzo e nessuna mappa, visto che riportare a casa Asuka (e, forse me con lei) compone una formula un po’ troppo generica perché si possa definire via. Un giorno, se la fortuna sarà benevola, noi quattro potremmo trovarci nella condizione di doverci separare ancora per nostra libera scelta.
Voglio credere che, anche per questo motivo, mi abbiano chiesto di restare. Non per abbandonarmi come fece mio padre ma per donarmi un’anticipazione della solitudine che accompagna un adulto, poiché un adulto non può vivere nella costante emulazione dei suoi eroi, né rinunciare a creare o a svelare il proprio particolare mito per accollarsi quello dei suoi padri solo per non perderli. Si, è come un acconto sulla ricompensa adombrata dalla dichiarazione d’intenti con cui Furia Buia accolse il concepimento dello Shinji che sarebbe poi nato cacciatore.
<< Voglio che tu cresca! >> mi disse e mi rendo conto che, al netto di tutte le vittorie, le brutture, le lacrime e le battute sconce, al netto di tutte le missioni, persino di Asuka, i mesi trascorsi sono serviti proprio a questo: a preparare un adulto.
 
E’ proprio così.
 
Finalmente ti fai sentire!
 
Non ho mai smesso di parlarti, ma tu avevi chiuso il tuo cuore e non mi ascoltavi.
 
Però ti ho riconosciuto nel mio cuore.
 
Vuol dire che stiamo diventando una buona squadra.
 
Io ci provo a diventare un adulto, però ... non è che ti va di spiegarmi cosa significa riportare a casa Asuka?
 
Non sono certo di aver esattamente compreso cosa significhi,
né saprei dirti come fare. Per questo è necessario che tu riesca a ricordare.
Forse, a quel punto, avremo maturato entrambi abbastanza esperienza
per rispondere alla tua domanda che è anche la mia.
 
Credevo mi saresti stato più utile.
 
Per chi mi hai preso, per un dio?
 
Se solo ricordassi!
 
Sarebbe più semplice, ovviamente, ma, se c’è una cosa che hai imparato in questi giorni, è che …
 
... Non serve aspettare che sia il mio passato a dirmi chi sono. D’accordo e, allora, che facciamo? Il Vecchio mi disse che devo riportare a casa Soryu e che sarebbe stata un’impresa titanica. Ho provato a scovare Soryu in Shikinami e, così, ho capito molto ma …
 
… Ma ora le domande sono aumentate
e continuano ad essere più numerose delle risposte.
 
Purtroppo è così. Qualche consiglio?
 
Perché me lo chiedi, lo sai già?
 
E’ vero. Ho cercato Soryu e la fine del viaggio. Invece, il viaggio è solo agli inizi. Devo andare per gradi, partire dal piccolo per arrivare al grande, procedere un passo alla volta.
 
E quindi, cosa scegli di fare?
 
Non ho ancora compreso il perché della nostra strana condizione ma, se tu sei legato a Soryu, mi pare evidente che Shikinami sia legata a me. Perciò, partirò da lei. In fondo, il vero nodo è nella relazione tra Shinji e Asuka, vero?
 
Adesso sai anche che la relazione è più complessa.
 
Qui!!!  
Il luogo in cui è possibile agire, che è presupposto, confine e termine della missione che un giorno ho scelto di intraprendere; il luogo in cui si manifesta, contemporaneamente su piani diversi, il nodo che impedisce alla relazione tra Shinji e Asuka di cambiare e che forse è esso stesso una parte del nodo[17].
Osservo uno scorcio di lago in lontananza, il sole è alle mie spalle e ce ne vorrà prima che si immerga nell’acqua dolce. << Non conosco il tuo nome, non so definirti in nessun modo >> improvviso una nuova orazione. << So che devo aiutarti a compiere un passo anche se non ne capisco il perché e non riesco a immaginare come potrei esserti d’aiuto. Ma, che tu sia la tempesta o il ventre generoso a cui ci ha condotto il Vecchio, in te c’è la via che abbiamo scelto di seguire. Non possiedo le certezze di Furia Buia e devo sforzarmi di prestare attenzione agli indizi e aver fede nelle parole che si sono svegliate in questa coscienza di Shinji. Perciò … >> stendo le braccia e chiudo il mio occhio. Sono fermo eppure sento che mi sto muovendo; sono fermo e non sto cadendo, forse perché ho già toccato il fondo o perché, almeno oggi, non devo scavare. << Perciò, proprio io che non conosco l’amore, ho deciso: io ti accetto>>.
Un  profumo di lavanda si leva dal lago e mi accarezza il corpo e l’anima e forma nella mia mente un’immagine conosciuta e desiderabile. Seguo l’intuizione del cuore e sogno di baciarla. << Non è ancora finita >> il mio cuore intona la sua musica e mi istruisce con la sua saggezza. << Torneremo a casa insieme perché io mi assumo le mie responsabilità, io non fuggo, io sono disposto a correre i miei rischi e sopporto le conseguenze delle decisioni che prendo e delle azioni che compio. Io non mi arrendo, Asuka! >>
Shikinami è seduta sul muretto assorta in quei pensieri che vorrei conoscere da tanto tempo. << Che ci fa lì? >> mi dico. << A lei interessano i tramonti … Ehi, un momento! Com’è possibile che riesca a vederla? Da qui saranno almeno cento metri in linea d’aria … >>
Un secondo di riflessione, un minuto buono per caricare la molla dell’entusiasmo e infine esplodere: << Furia Buia, ti ho raggiunto! >> grido alzando le braccia al cielo come se avessi conquistato la medaglia d’oro al fotofinish.
 
L’universo ti è amico. Perché non andiamo da lei?
 
Bloccato dal mio stesso consiglio nella posa dell’eroico vincitore passo in rassegna tutti i possibili scenari. << Naaaaaaah!!! >> giunge il verdetto. << Prima di avvicinarmi a lei dovrò approntare una strategia a prova di bomba. Ecco cosa posso fare! >> esclamo stendendo l’indice della mia mano poco umana davanti agli occhi imitando involontariamente Asuka quando sale in cattedra. << Posso impiegare tutto questo tempo per studiare un piano >>.
 
Cacasotto!!!
 
Quanto inutile veleno!
 
<< Già parli da solo? >>. Matsuda a neanche tre metri mi osserva tra il preoccupato e il divertito.
<< Pensavo ad alta voce >> che aveva ragione il Paparino: quando c’è lei le mie capacità di percezione vanno ancora a corrente alternata.
<< Hai da fare? >>
Certo, che ho da fare. Devo studiare un piano per convincere Shikinami ad aiutarmi a sciogliere il nodo intricato che affligge i nostri due alterego e a capire come muovermi in questo mondo che probabilmente è lo specchio gigantesco su cui si riflette la nostra relazione complicata. << No, non ho impegni >>.
<< Allora, vieni con me. Ti insegnerò come si mette davvero in sicurezza una zona e a pianificare operazioni di guerriglia senza rinunciare ad una buona via di fuga >>.
<< Me l’hanno già insegnato i miei fratelli >>.
< Chi, quei dilettanti? Allora è il caso di farti dimenticare tutte le sciocchezze che ti hanno inculcato, così potremo ricominciare da zero. Per prima cosa ti istruirò sul modo corretto di costruire delle buone trappole. Quindi, imparerai a sfruttare l’ambiente per scegliere dove posizionarle >>.
<< Credo di saperne abbastanza >>.
<< Vuoi continuare a fare affidamento sui tuoi giocattoli? >>
<< Va bene, ti seguo >>, o mio amichevole e fastidiosamente ripetitivo indizio.
<< E’ strano! >> riflette Matsuda a pochi passi dalla fine della strada.
<< Cosa è strano? >> gli chiedo.
<< Era nuvoloso da quella parte >> indicando nella direzione del ponte. << Pensavo si sarebbe scatenato un temporale e, invece, adesso il cielo è limpido >>.
<< Si è trovato sulla strada di quei tre. Avrà avuto paura >> sghignazzo considerando che potrei averci preso.
<< Per via dell’at field del Paparino? >>
<< No >> rispondo. << Furia Buia ha da poco scoperto di essere innamorato. Forse la tempesta ha temuto che potesse farle la proposta >>.
<< Stai diventando diversamente spiritoso, proprio come lui >> si irrita lo stratega.
<< Non sto scherzando >> replico. << La tempesta, in verità, è la forma di un dio >>.
 
O di una dea!
 
 
NdA: ORA Shinji può riavvicinarci ad Asuka (meglio, a quel punto di vista cosciente che si chiama Shikinami).
 

 
 
 
[1]Cfr seconda parte Cap. VI
[2]Cfr Cap. VIII
[3] Cfr seconda parte Cap. VI e prima parte Cap. VIII.
[4] Cfr battaglia sulla colina descritta nell’ultima parte del Cap. XVIII.
[5] Musashi si riferisce alla fortunosa ritirata raccontata nel Cap. VIII.
[6]Cfr Capp. IV e V.
[7] Cfr dialogo tra Shinji e Furia Buia nella prima parte del Cap. XII.
[8] Cfr scontro tra Shinji e Gendo narrato nella prima parte del Cap. XI.
[9] Cfr prima parte Cap. XVIII.
[10] Cfr rispettivamente ultima parte Cap. XVIII e ultima parte Cap. XVII.
[11] Cfr iniziazione di un cacciatore narrata nel corpo del Cap. XVII
[12] Cfr battaglia raccontata nell’ultima parte del Cap. XVIII
[13] Cfr ultima parte Cap. XI
[14]Cfr fine Cap. XVII.
[15]Cfr discorso tra Shinji e il Vecchio nel Cap. XVI.
[16] Citazione da I Pompieri 2. :D
[17] Cfr post appuntamento descritto nell’ultima parte del Cap. XV.

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Capitolo 22
*** Fantasmi nella città di Gerico (principio di Caos nell'Ordine) ***


Brevi (not) considerazioni dell’autore.
  1. Questo capitolo è davvero lungo. Sono spiacente ma stavolta non me la sono sentita di dividerlo.
  2. Questo capitolo è davvero davvero davvero davvero lungo a causa dei personaggi che parlano tanto, ma tanto, ammazza quanto parlano.
  3. Questo capitolo va letto come una sorta di “secondo giro” delle dinamiche raccontate nei capitoli che vanno dal XII al XV (e non solo).
  4. Questo capitolo è stato diviso in sotto capitoli al fine di agevolarne la lettura.
  5. In questo capitolo cerco di fare il punto della situazione in merito alla relazione, così come si è sviluppata sinora (più qualche passo in avanti o indietro), tra i due personaggi principali: Shinji e Ayanami … Scherzo, ovviamente si tratta di Shinji e Asuka.
  6. E così è uscito l’ultimo film di Evangelion. Avrei voluto pubblicare questo capitolo e completare il ciclo con il XXIII e il XXIV (già in lavorazione) prima dell’uscita. Peccato! Ah, per quanto lo spoiler sia tardivo (della mia storia non del film), Shinji nel capitolo XXIV uccide Gendo in un epico (siate buoni, mi affiderò soprattutto alla vostra immaginazione considerati anche i limiti del mezzo narrativo) scontro tra lo 01 e il Mark 13, pilotato in solitaria proprio dall’ultramegacapo della Nerv.
  7. Ho cercato in questo capitolo (l’ho scritto sei volte, non ripetermi alla settima mi sembrava brutto) di sfruttare tutte le occasioni possibili per riportare nella storia un po’ della leggerezza dei capitoli, guarda un po’, dal XII al XV. E’ stato doloroso constatare quanto i personaggi e il contesto fossero cambiati. Sono stato, infatti, costretto a cancellare un mare di appunti su battute (tendenzialmente stupide – e per questo sono sicuro che mi ringrazierete ricordandomi nelle vostre preghiere) e situazioni sul comico andante. Ma, dato che parliamo di Evangelion e che nel paese di Anno il più felice c’ha la rogna, direi che non posso lamentarmi del risultato.
  8. Nelle pagine che seguono (non scriverò “questo capitolo” … accidenti!) alcuni temi - il cambiamento, la fiducia, l’accettazione di sé e dell’altro, la scelta - vengono continuamente riproposti per consentire a Shinji (e non solo a lui) di viverne le sfaccettature e di osservarli da diverse angolazioni. 
Esposte tali considerazioni, vi auguro una buona lettura e un buon tutto.
 
 
I FANTASMI NELLO SPECCHIO
Dialogo tra Shinji e le sue facce nonché tra Shinji e un’ombra molto pericolosa.
 
 
<< Asuka, aiutami! >>
<< No! >>
 
E’ passato tanto tempo, un tempo che la mia utile maledizione, creare interi universi nel sonno, fa sembrare infinito dilatando lo spettro dei ricordi e infarcendo la memoria di esperienze in parte estranee all’unico originale filo della mia storia. Eppure da sveglio mi è chiaro che non sono trascorsi neanche quindici anni.
Asuka era già morta quando le porte del vuoto si aprirono, aveva recuperato la sua forma nella mia mente ormai espansa e prossima ad atomizzarsi. Povera Asuka, dovette sopportare un moccioso spaventato e piagnucoloso che implorava aiuto proprio dalla ragazza che aveva prima sporcata e poi abbandonata ad una fine orribile.
 
<< Mai che si possa fare affidamento su uno come Shinji! >>
 
Era già un’Asuka nuova quella che a suo modo invocava l’intervento del suo Shinji, il famigerato Third Children, o forse semplicemente dell’unico essere umano che aveva il potere di soccorrerla. Per molto tempo ho trovato ingiuste quelle parole. Non l’ho mai ammesso perché in questi anni ho fatto il possibile e anche di più per sfuggire ai fantasmi della cattiva coscienza, per allontanarmi nei modi, nelle azioni e nelle parole, persino nei pensieri, dall’ombra dell’inetto mai al suo posto che lei, come me, aveva in mente ogni volta che pronunciava il mio nome. Non ho mai considerato che Soryu, nonostante l’incontro con la madre, nonostante l’epifania preceduta da quel grido, “io voglio vivere”, fosse troppo orgogliosa per dire: << aiutami, Shinji! >>
Il grande specchio che riflette la mia immagine è ancora intero, il mobile in legno su cui poggia, invece, è ammaccato e pende da un lato, i cassetti e ciò che contengono affollano confusi il pavimento di una camera da letto disadorna. E’ un miracolo che non mi sia spaccato le mani.
Una catenina di fattura semplice resiste allo scivolamento del piano costringendomi a notare il vistoso e sproporzionato ciondolo in bronzo a forma di sole che tiene legato a sé. Nella bocca il piccolo astro trattiene un prisma di ametista il cui gemello è nell’elsa del coltello che il mio nemico mi ha “gentilmente” donato.
Ordino a me stesso di non sfuggire all’immagine e di resistere alla rabbia, alla paura, alla delusione proprio perché comprendo che non sono pronto a fare i conti con il mio riflesso.
C’è qualcosa di falso nello Shinji che vedo allo specchio.
 
<< Che schifo! >>
 
Ecco l’altra colonna che sorregge l’architrave della relazione che tiene maledettamente uniti l’odio di Asuka e la colpa del giovane Ikari.
Non potevo aiutarla, lei non mi avrebbe mai permesso di farlo. Le piacevo, aveva aspettative su di me, ancora infantili certo, ma che avrebbero meritato qualcosa di meno disgustoso di una sega portata a termine nell’incoscienza sua e mia. E’ così ho tradito la fiducia che, al di là delle apparenze, si ostinava a nutrire nei miei confronti e ucciso le speranze che difendeva nella sua fragile anima.
Quell’orribile giorno << io sono diventato tuo padre e tua madre, ho abbandonato una donna e ho amato una bambola. Hai visto, Asuka, di cosa era capace quello Shinji? >> pongo la domanda all’uomo adulto allo specchio. << Io non sono più quel ragazzo e sono stanco di dovertelo dimostrare, sono stanco di vederlo ancora quando mi addormento e rivivo quei giorni, sono stanco di trovarlo in ogni riflesso, di scovarlo nascosto come un patetico e ostinato fantasma nello sguardo, nelle mani, nella metà del viso che è rimasta pulita. Sono stanco di non avere speranze con te, Asuka. Sono stanco di te, Shinji. Sono stanco di lottare per tornare a casa >>.
 
<< Con te neanche morta! >>
 
Ecco la perfetta sintesi di quel “no” con cui pose involontariamente fine, attraverso me, al vecchio mondo e del successivo “che schifo” con cui salutò il primo vagito del nuovo. E dire che, se non l’avesse fatto, l’umanità si sarebbe estinta per sempre.
Quelle parole tagliarono in due me che ero tutto e niente, ricreando grazie al dolore della frattura la possibilità dell’esistenza. Ero troppo immaturo per comprendere che si può creare anche per mezzo dello stupore. Ora sono troppo grande per stupirmi.
 
<< Che mi lasci uccidere da uno come te non se ne parla! >>
 
Non mi ha mai detto una cosa simile ma io la percepii e compresi che, insieme alla carezza con cui spense la mia follia, quella sentenza avrebbe condizionato come una corda marcia le nostre vite.
“No”, “che schifo”, sono le porte ancora sbarrate del suo cuore e io non ne ho trovato la chiave. L’ho cercata inutilmente nell’espiazione, l’ho avuta tra le mani quando ho dimenticato la colpa e cercato soltanto lei. Ce l’avevo quasi fatta.
<< Maledizione, Asuka >> grido allo specchio, << se non mi lasci entrare come faccio a liberarmi del mio passato, come faccio a liberarmi di te, me lo spieghi? >>
Spazzo con il taglio della mano il piano in legno per scagliare lontano quella dannata collana. << Di che ti lamenti, Shinji? >> mi dico. << Per una volta potresti lasciare che le cose accadano senza interferire. Sono io che te lo chiedo >>.
<< Io sono l’ordine >> grida attraverso lo specchio il riflesso della parte destra del mio viso. << Io difendo la nostra casa dal caos che governa fuori dalle mura. Io difendo i confini e i semi di un mondo civile e moderno nel cuore di un deserto antico e barbaro. Io difendo la vita che è cambiamento, io guido il cambiamento per rimediare all’errore, per riscattarmi dagli sbagli che hanno il nome e il volto di Asuka >>.
<< E guardati! >> rispondo. << Hai fallito, ragazzo >>.
<< Io sono il caos >> grida l’altra metà della faccia per mezzo della cicatrice e dell’occhio coperto dalla benda. << Fuori dalle mura io divento il caos dell’esterno e partecipo della sua natura. Solo così posso proteggere i confini. Solo così posso proteggere e ampliare l’ordine. Solo assumendo la forma di caos posso salvare la vita che è cambiamento, solo così rimedierò all’errore, solo così mi riscatterò dagli sbagli che hanno il nome e il volto di Asuka >>.
<< E guardati! >> rispondo. << Niente è cambiato e continui a combattere senza sosta un nemico dopo l’altro; perpetui la nostra angoscia illudendoti di essere il padrone del tuo senso del dovere e non hai il coraggio di ammettere che in fondo ti piace essere il buio e che ti attardi a rientrare poiché nel caos ti senti a casa. Anche tu hai fallito, cacciatore. Neanche questa formula ha rimediato all’errore, neanche questo diverso punto di vista mi ha riscattato dagli sbagli che hanno il nome e il volto di Asuka.
<< La verità è che io sono ordine e caos e in nessun modo ho trovato la felicità, né ho dispensato amore. Ho ricordato i miei errori e non ho rimediato. Speravo tanto che quest’uomo davanti a me potesse salvare un mondo. Tu, ordine, hai guardato con sospetto l’altra metà di Shinji e a ragione poiché è pericolosa per i nostri cari e per l’idea stessa di civiltà che vogliamo ricostruire. Hai temuto il tuo opposto per paura che bruciasse ogni speranza di cambiamento e lo hai giudicato male e ne hai represso l’energia e non sei cambiato. Tu hai saputo soltanto prestare attenzione al passato e hai temuto il presente, hai guardato a te stesso come ad un altro padre che voleva usarti.
<< Tu, caos, hai guardato con disprezzo l’altra metà di Shinji perché comprendevi il pericolo della colpa che lo consumava. Tu avevi la forza di cambiare il corso degli eventi, di dare una scossa ad una vita stagnante passata a lottare contro i mostri dentro e fuori sempre al disperato inseguimento di un sogno da afferrare. Hai temuto il tuo opposto e hai innalzato la responsabilità a legge per paura di essere nuovamente quel ragazzo. Ti sei fatto carico del peso che avevi sempre rifiutato sperando in una rapida fine, ti sei concentrato sul presente perché non accettavi il tuo passato, hai guardato a te stesso come ad un figlio deludente.
<< Perennemente davanti a un bivio ho ascoltato le vostre istanze, contenuto la contraddizione che rappresentate e non è servito poiché non ho trovato il modo di mettervi d’accordo, voi non avete imparato a volervi bene e, alla fine, non ho scelto. Col tempo la diffidenza si è trasformata in guerra e ora mi dilaniate e rendete vana ogni scelta. Chi sono? Cosa voglio? La casa è bruciata, la delusione è insopportabile e davanti a me c’è questo vaso pieno di fantasmi. Perché dovrei sforzarmi? La casa, nonostante il fuoco che la consuma, è ancora in piedi ma solo nella forma. Nessuno può abitarla. Forse farei meglio a lasciare che vi scanniate a vicenda, luridi bastardi, così potrei godermi lo spettacolo. Non ce la faccio più neanche a sperare, non ho più voglia di portare il peso di una colpa senza senso. Non mi accetterà mai, non mi perdonerà mai, non mi amerà mai … io non mi amerò mai >>.
Mi avvicino allo specchio, l’aria che esce dalle narici si trasforma in condensa a contatto con la superficie del vetro. << Io ti odio, Shinji! Io non ti perdono! Io non ti accetto in nessuna delle tue forme. Esattamente per le stesse ragioni di Asuka, perché ci hai provato ed hai fallito. Ti sei lasciato ingannare da quella stronza dai capelli rossi. Distruggi ogni cosa, quello lo sai fare bene, e ricomincia daccapo >>.
Tra me e il desiderio di liberarmi di tutto (soprattutto di me) ci sono solo una benda e un codino, gli emblemi di un uomo che non ha avuto il coraggio di scegliere tra ordine e caos. << Il disordine è già entrato nelle nostre dimore >> mi dico mostrandomi minaccioso i denti mentre l’occhio buono si riempie di lacrime che, giuro sulla mia vita, non scenderanno. << Non serve più il ragazzo e neanche il cacciatore. Non si tratta di cambiare ma di adattarsi. La benda >> continuo sfilandomi il regalo che anni fa mi fece proprio Asuka << appartiene ad un punto di vista di Shinji che ha fallito e che ora punisco. Tu hai fatto anche troppo. Ora basta! Hai cercato di essere “il suo Shinji” pur sapendo che, in realtà, la benda l’aveva donata a se stessa perché aveva paura di guardare quest’occhio spento. Il codino >> sibilo strappandomi l’elastico che lega i capelli << me l’ha acconciato proprio lei e tu hai campato anni interi conservando questa biglia e sognando che fosse un gesto di affetto. Sapevi bene, come ora io so, che voleva illudersi che a scoparla fosse Kaji e non Shinji. Fanculo, non sono Kaji >>.
I capelli cadono fino ad accarezzarmi le spalle, docili e al contempo ribelli; la palpebra chiusa lascia colare un rivolo di sangue come una lacrima rossa che sgorga dall’occhio del diavolo. Ho le vertigini come se mi fossi alzato di scatto. Sono eccitato e ugualmente spaventato dalla visione di questo Shinji. << Io ti riconosco >> dico a mente alla creatura che ha iniziato a sorridermi sebbene sia sicuro di non aver neanche mosso le labbra. << Tu sei il re che ho sempre combattuto, l’uomo senza legge, quello che vuole farle del male. Non puoi restare, lo sai? >>
<< Che ti importa? >> mi risponde l’uomo dall’altra parte del vetro. Il suo viso si trasfigura, il suo giaccone si oscura fino a diventare nero. Spalanca l’occhio sinistro mostrando un’iride stretta in modo innaturale, simile a quella di un serpente. Anche il colore sembra appartenere ad un animale a sangue freddo, freddo come il tocco che sento mi sta trapassando il cuore.
<< Non voglio neanche te >> mi scuoto guidato dall’istinto del ragazzo e dalla lucidità del cacciatore. << Tu sei un altro esperimento di Shinji destinato a fallire >>.
<< Come fai a saperlo? Direi che è arrivato il momento di farmi provare sul serio. O ancora speri in cuor tuo di rimediare? >>
<< No, no, non mi interessa rimediare >> ribatto senza convinzione, quasi per semplice riflesso, indietreggiando di un passo. << Ho ucciso la speranza e non voglio la colpa ma non accetto che a comandarmi sia un aborto di Gendo. Io … io sono mio padre >>.
<< Quale padre? E soprattutto che tipo di padre sei per te stesso? >>
<< Che intendi dire? >>
<< E io che ne so?! Sei stato tu a cominciare questo discorso astruso poco fa. La mia domanda era seria >>.
<< Che vuoi da me? >>
<< Offrirti il mio aiuto >>.
<< So bene quanto costerà il tuo aiuto. Scordatelo! Anzi, visto che finalmente ti sei mostrato e non devo perdere tempo a darti la caccia, ti dico subito che per te è arrivato il momento di sottometterti a me >> ringhio ostentando forza e sicurezza per nascondergli che in realtà lo temo. Non v’è traccia in me di coraggio e non so come proteggere i confini della coscienza dall’oblio. << Però >> ugualmente lo sfido, << mi piace la tua immagine. Io desidero la tua immagine, io ti deruberò dell’immagine e anche così imporrò il mio comando su di te >>.
<< E come pensi di fare … di grazia? >>
<< Mi è sufficiente sbarazzarmi di questa putrida sensazione di inutilità. Io voglio essere libero. Tu non lo sei perché anche tu soffri a causa della stessa colpa che rifiuti >>.
<< Stavo per dirti la stessa cosa >> risponde per nulla impaurito. << Tu credi davvero di conoscermi? Tu sai chi sono veramente ? >>
<< No e non voglio saperlo. Quello che voglio, invece, è che tu mi dica il tuo vero nome >>.
Dall’altra parte dello specchio il mio interlocutore risponde con una sguaiata risata di scherno. << Guarda che non sono qui per farti passare al lato oscuro della Forza. O forse pensi che io sia un comune demone? Non ti facevo così superstizioso. No, davvero >> tornando serio, << ero convinto che ti fosse chiaro: anch’io sono te. Ancora non hai capito che dare un nome ad una maschera non ti garantisce alcun controllo su di essa? >>
<< Dimmi il tuo nome! >>
<< Tu mi chiami “re” ma lo trovo così … generico e al tempo stesso di cattivo gusto. I re vengono deposti e poi chiamarmi in questo modo è un’implicita dichiarazione di inferiorità da parte tua. Io ti voglio forte, invece >>.
<< Dimmi il tuo nome! >> esplodo caricando un pugno.
<< No, ti preeeeeegoooooooo >> mi deride fingendo di volersi proteggere dal mio destro. << Porta sfortuna! Ahahahah, su non essere patetico. Prima o poi avrò anch’io un nome, un nome che tutti dovranno temere. Tuttavia, non mi fa né caldo né freddo conoscerlo in anticipo perché io non mi accontento, io voglio … >> mi pugnala con lo sguardo << l’intero pacchetto. Tu ti ostini ancora ad ingannarti convincendoti di poter saltellare da un personaggio all’altro usando i tuoi soprannomi ma devo proprio dirtelo, o uomo dai mille nomi: stai ancora fuggendo >>.
<< Non osare parlarmi in questo modo, misero verme del mio inferno! Io non fuggo, perciò rassegnati! Tu non vedrai mai la luce >>.
<< Chi è Ikari Shinji? >> mi interroga.
<< Che cosa sei? >> gli chiedo a mia volta.
Sento che sto perdendo, la confusione si impadronisce della mente e il terrore è nel cuore. Sono in trappola e non so dove nascondermi.
<< Ah, adesso vuoi conoscermi? E se fossi io l’unico, vero, Ikari Shinji? >>
<< No, non lo sei perché io non te lo concedo. Io decido chi è Ikari Shinji; io decido della sorte dei miei nomi e così accadrà anche con te; io decido della mia vita; IO DECIDO, hai capito? >>
<< Che pauuuura, ragazzo … o cacciatore >> l’animale nello specchio si prende ancora gioco di me. << Poco importa, per me siete uguali. Non ti servirà a niente conoscere il nome che sicuramente avrò, né rubarmi la faccia perché in cuor tuo sai che io sono ciò che desideri. Avverto l’interesse che ti suscita il mio volto, poiché io sono l’ira che si abbatte sul mondo che ci ha rifiutati e il segreto piacere che abbiamo gustato quando nelle mani ci siamo ritrovati niente meno che il potere di condannare a morte gli uomini >>.
<< Sei stato tu? >>
<< Io, tu, l’altro, che differenza vuoi che faccia? E’ stato il mondo a decretare la sua stessa fine. Noi non abbiamo colpe, non siamo costretti a portare fardelli che ci curvano la schiena fino a farci venire la gobba. Tu vuoi liberarti di qualcosa che non è mai esistito >>.
<< Io ti rifiuto, miserabile vigliacco. Io sono più coraggioso. Io getto via le colpe ma a ragion veduta senza scaricarle su nessuno. Sono io che scelgo di essere un mostro. Solo così potrò … >>
<< … smettere di provare dolore >> il “mostro” sbuffa e inizia a roteare il suo occhio e qualcosa. << Credimi, mi fa male doverlo ammettere ma Asuka ha ragione: non cambi mai … Però a me sta bene, dico sul serio. Sono d’accordo con te. Tuttavia, converrai che le cose vanno fatte bene. Un’impresa deve essere iniziata con l’intento di portarla a conclusione, non può essere lasciata a metà. Non è facile, lo capisco, hai paura. Ricordati, però, che io ti accetto >>.
<< Io no e non dirmi cosa fare. Io non obbedisco a nessuno > rispondo sparandogli contro, come ultima difesa, le frasi a cui mi sono aggrappato per anni, << non ho bisogno di nessuno, soprattutto non ho bisogno di te >>.
<< Così parla il cacciatore. Quindi non è vero che vuoi disfartene?! >>
<< Non provare a confondermi! Tu non puoi entrare nella mia mente. La mia missione è troppo importante perché lasci che uno come te la faccia fallire. Io ho una casa da difendere, ho mia figlia >> non verso nessuna lacrima eppure piango davanti ad un nemico. << E’ tutto ciò che mi rimane >>.
<< Sbaglio o prima hai detto che non ti piace tornare a casa? Ahahahah, allora ci sono ancora il ragazzo e i limiti che si pone. Ok, adesso è tutto più chiaro, stai togliendo Asuka dall’elenco. Bene, non arrabbiarti ma cambiare focus non è a rigor di logica un atto così rivoluzionario. Vuoi essere ancora l’invincibile Shinji, non sei disposto ad andare fino in fondo >>.
<< Sta’ zitto! Ti ho ascoltato in questi anni, travestito da paura[1]e non mi incanti. Tu sei privo di direzione, sei senza scopo. Peschi dalla memoria, collezioni le biglie sporche dei peggiori sentimenti e godi nel vedermi combattere con le mie contraddizioni. Tu non sei semplice, sei solo distorto e non avresti la forza di camminare un solo metro nelle mie scarpe. Quindi smettila di recitare. Hai strisciato dentro di me per tutto questo tempo e ti sei nutrito proprio della mia paura. Io ti ho tenuto lontano dalla mia casa, io ho tenuto lontani i mostri dalla mia casa. Non hai il diritto di presentarti a me come se fossi un mio pari. Nessuno può dirmi cosa devo fare. Solo io stabilisco cosa è giusto e cosa è sbagliato per me >>.
<< Ma se non sai chi sei? La colpa è del pilota, la responsabilità è del cacciatore. La stessa merda raccontata con parole diverse. Vuoi liberarti di parole, i nomi con cui ti conosci come se non fossero te, eppure continui a restare fedele alle loro debolezze che sono le tue. E ora vuoi cacciare me, l’unico che ti accetta? Io non ti abbandono, non ti ho mai abbandonato, mi piace la tua furia, io la capisco, io la proteggo >>.
<< Tu non proteggi niente, bastardo. Se sono in queste condizioni è a causa tua >>.
<< Hai trovato un altro capro espiatorio? Tralasciando il fatto che, ci tengo a precisarlo ancora, o mio ottuso amico, anch’io sono Ikari Shinji, dimmi: lo credi veramente? Ti serve un cambio di passo, una nuova prospettiva. La colpa non è nostra, è solo degli altri, è di questa umanità infetta e imperfetta che ci ha sfruttati senza preoccuparsi della nostra felicità. Per questo dobbiamo impedire che accada ancora e purificare questo nuovo inizio dal vecchio male che continua ad inquinarlo. Se mi accetti non dovrai più sentirti in difetto, non combatterai più contro i mulini a vento del tuo passato, non resterai più deluso. Anzi, ridiventerai il dio che sei stato e cambierai la natura degli uomini, forgerai il loro destino. Non importa a costo di quali sacrifici perché il risultato vale ogni sforzo >>.
<< Cosa? … Questa è follia … questa è follia >> ripeto senza fiato come se avessero appena cercato di strangolarmi << è la follia di … >>
<< Magari! Su qualcosa anche papà aveva ragione. Rifletti: in tanti anni a cosa è servito dedicarsi a quelle nullità che tu chiami famiglia, sobbarcarsi il peso del loro dolore? Tutto è come prima se non peggio. Sei costretto a compiere atti orribili, a vincere ogni volta affinché queste persone continuino ad accettarti o almeno a tollerarti visto che, a parte te, non hanno nessun altro da incolpare per la fine della civiltà che conoscevano. Loro ti odiano. Nessuno ti ama, Shinji, nessuno ti vuole  lo sai vero? Sbagliano ma anche tu hai sbagliato perché hai dato potere a poche persone con un volto e un nome, credendo che fossero il mondo intero. Soprattutto hai concesso un’immeritata signoria ad una sola persona credendo che fosse il mondo intero e calpestato il potenziale che ancora possiedi. Chi gliel’ha chiesto di tornare alla vita? E’ stata una loro scelta, perché dovremmo limitarci a causa loro, perché a causa sua? Perché non concederci la possibilità di salvare ciò che resta del mondo? Perché preoccuparsi di lasciare indietro chi non ci è utile? Ikari Shinji è al di là dei comuni mortali. Noi siamo i veri padroni di questa realtà. Non ci serve la colpa, non ce ne frega niente di una stupida responsabilità da adulti che ci rende schiavi di leggi che nessuno conosce; noi siamo una macchina perfetta e, più siamo liberi, più facilmente raggiungiamo l’obiettivo. Dritti come una cazzo di freccia. … Nessuno può fare a meno di noi, Fanculo tutti! >>
<< No no no, basta! Basta!!! Io non voglio più ascoltarti >> mi sembra di gridare mentre, coprendomi le orecchie, chiudo l’occhio e scuoto con forza la testa nella speranza di riuscire cacciare la più orribile delle voci dell’anima. << Non sono parole mie, io non sono Gendo, io non sono più quel moccioso di un pilota, io non voglio più essere uno stramaledetto cacciatore, io non sono te, io … io non devo farle del male, non è giusto >>.
<< Non devi ma vorresti … Uhm! Forse ho sbagliato i tempi. No, ma che dico >> stira appena la bocca mostrando il ghigno soddisfatto del cacciatore che sta già pregustando il sapore della selvaggina, << era il momento giusto per presentarmi. Va bene! >> esclama << … Per ora. Però ti converrà restare vigile e non distogliere mai lo sguardo da me. Io esisto e finché saremo vivi non ti permetterò di abbandonarmi. Prima o poi mi cercherai perché là fuori hai attirato un nemico simile a te >>.
<< Simile a te, vorrai dire. VATTENE!!! >> ruggisco stravolto fino a incendiare la gola. Mi piego in avanti per placare le fitte che partono dallo stomaco e lenire la fatica dei polmoni di colpo tormentati da una tossa nervosa e ostinata.
Io non so più chi sono. Non che prima fosse tutto limpido ma ora … ora che voglio gettare le maschere del cacciatore e del pilota, in effetti, mi attraversa la sensazione che mi accingo a prendere il largo senza mappa né bussola. Resto io che non ho forma, rinsecchito e svuotato, costretto a preoccuparmi che un mostro marino non faccia affondare la barca.
Mi suscita un caos di emozioni intuire che non è possibile disfarsi del cacciatore né del pilota perché finora hanno espresso qualcosa che potevo, seppur a fatica, descrivere come Ikari Shinji. Senza queste forme cosa ne sarà di me? Il vuoto va colmato prima che emerga la parte più buia e sconosciuta del mio cuore, prima di riconoscere che mi piace il mostro che lì abita, prima di accettare che vorrei essere lui.
Ritrovo un barlume di lucidità proprio grazie allo specchio su cui non proietto più l’immagine di una creatura innaturale e senza nome. Ciò che vedo adesso è un volto e un corpo che sento di nuovo appartenermi, persino il giaccone ha ripreso il suo vero colore. << Però, il fatto che voglia disfarmi dei miei punti di riferimento >> rifletto ad alta voce << può essere anche un’opportunità per diventare chiunque io voglia. Anche se non avessi più un porto dove gettare l’ancora, non per questo sarei privo di un obiettivo. Devo solo concentrarmi sulle priorità. Ricordi? Controlla il perimetro, individua le minacce, respira! Metti a frutto ciò che hai imparato, ho ragione Shinji? >>
Ripeto più volte a bassa voce le brevi istruzioni che mi do sempre quando, durante la caccia, devo restare concentrato. I giuramenti non voglio pronunciarli. 
<< Dovrò essere più duttile, un uomo diverso … Perché mi fa così male, Asuka? Lascia stare, fa’ attenzione soltanto al respiro! Accetta questa nuova faccia, un giorno avrà una forma definita, ora >> provo a infondermi fiducia come se non sapessi che sto mentendo << è un calderone che ribolle di possibilità, un figlio che ancora deve nascere >>. Lo specchio mi offre la figura di uomo vivo e mutevole. << Meglio questo che sforzarsi di essere una foto nelle mani di quella donna e concederle ancora il diritto di dire che non cambio mai >>.
Ho inspirato troppa aria e troppo velocemente, instupidito mi guardo intorno descrivendo un cerchio con i piedi che incespicano sui resti del mobilio che ho distrutto e si attorcigliano ai vestiti stropicciati sparsi come stracci. << Priorità, Shinji! Solo questo. Asuka è già un elemento secondario >>.
Qualcosa cattura l’attenzione, un cattivo pensiero mi assale e l’ancora esitante eccitazione di un secondo fa svela la sua natura: è rifiuto.
<< Sto ancora fuggendo, maledizione! Maledizione! Maledizione! Non ci sono alternative al pilota e al cacciatore >>. Eppure ho il dovere di fingere che non sia così o finirò per invocare il mostro, quello che più di tutti non voglio, quello che ora ha deciso di braccarmi, quello a cui vorrei abbandonarmi. Forse smetterei di avere incubi.

 
 
COLAZIONE E 1° PRINCIPIO DI STRATEGIA
1° dialogo tra Shinji e ciò che resta del gruppo
 
 
<< Così diventa pericoloso >> sbotto a denti stretti. Sono tornato in me e contraggo i muscoli dell’arto angelico così forte che inizio a tremare. La lama spinge poco sotto l’orecchio, ho paura che ritirando la mano troppo velocemente finirei per tagliarmi e temo anche che, se mi sforzassi di tenerla bloccata nell’atto di impugnare il rasoio, il tremore che la agita potrebbe costarmi la vita.
Allontano lentamente la minaccia con la sinistra valutando la correttezza dei movimenti attraverso il riflesso dello specchio.
Non è più il vetro rotto che qualcuno aveva piazzato chissà quanti mesi fa. Ora al centro di una delle pareti che delimitano il nostro piccolo bagno pende un vero specchio inscritto in una sobria cornice rettangolare.
<< Dovresti darmi una mano >> dico all’altro me. << Ce ne ho messo per decidermi a farmi la barba. Potevi almeno avvisarmi, così avrei poggiato il rasoio >>.
 
Mi spiace ma più la sincronizzazione tra noi aumenta più mi risulta difficile proteggerti.
 
Non mi era mai capitato di assentarmi così a lungo, da sveglio intendo.
 
Sono passati pochi secondi.
 
Ti prego, dimmi che era una fantasia, dimmi che l’abbiamo solo sognato.
 
Non è andata proprio così. E’ stata un’esperienza meno “visionaria”
ma si tratta pur sempre del ricordo di uno stato emotivo alterato.
 
Che significa?
 
Lo scoprirai.
 
Mentre “ricordavo” non sono riuscito a vedere la mia faccia.
 
Perché siamo brutti.
 
Come vuoi. Per favore dimmi: cos’era quella cosa?
 
Te lo dico anche se so che te ne dimenticherai.
Anche quello è Ikari Shinji.
 
C’è ancora, vero?
 
Si ma lo abbiamo già affrontato.
 
Ora diventa tutto più complicato, non credi?
 
No, non credo. In realtà è tutto molto semplice.
La complessità spesso è più nell’osservatore che nell’oggetto osservato.
 
Non so come questo possa aiutarmi. Io non voglio fare del male ad Asuka, qualunque cosa sia successa nel nostro passato.
 
Parti da questo allora. E poi l’ultima volta ti sei difeso bene.
 
Quando?
 
Quando hai desiderato prenderla[2]. Adesso finisci ciò che hai iniziato.
 
Ti riferisci alla nostra missione?
 
No, dico che devi finire di raderti.
 
 
Considerato che, da quando il tempo ha iniziato a scorrere anche per me (evito di prendere posizione sulla natura di questa esperienza usando un troppo definitivo “con me”), mi sono fatto la barba solo tre volte, devo dire che non me la sono cavata male e il graffio alla gola che mi sono procurato ha richiesto solo l’applicazione di un banale cerotto. Mi ci è voluto più tempo, invece, per lasciar scorrere l’inquietudine che quel “sogno ad occhi aperti” aveva scatenato.
<< Spero tu abbia ragione >> dico all’altro Shinji, dopo aver messo a frutto tutte le lezioni sul controllo del respiro che il Paparino mi aveva impartito.
<< Rimani lucido, Shinji! >> mi esorto mentre varco la soglia che separa la piccola stanza dei cacciatori dall’ampio locale dove ciò che resta della famiglia consuma silenziosamente la colazione. Non è ancora sorto il sole e nel buio le sedie accatastate sui tavoli assomigliano ai fantasmi delle persone che ho ucciso e che non verranno più a bere.
Con un cenno del capo e un buongiorno appena sbozzato saluto la donna dietro il bancone che, come al suo solito, osserva tutto e intanto pulisce con eccessivo accanimento una boccale di vetro.
Il nostro capo, che condivide con me e con il Paparino la triste condizione di orbo, e lo stratega, che ha deciso di non lasciarmi troppo libero e ora mi fa da maestro, siedono sull’altro lato, quello lungo, di fronte a Mami.
Kosuke mangia lentamente mentre Matsuda, che ha appena finito, non dà ai denti il tempo di masticare l’ultimo boccone e si accende una sigaretta mentre mi scruta con lo scrupolo che lo contraddistingue e quel suo strano sorriso vagamente sornione.
<< Che hai fatto al collo? >> chiede Mami. Non mi stupisco che se ne sia accorta, lei è capace di osservare tutto ciò che non guarda.
<< Niente, mi sono graffiato >> rispondo accomodandomi sullo sgabello in genere riservato ad Asuka e lanciando una veloce occhiata al mio “vero” posto, quello che, spinto da una sorta di scaramanzia, intendo occupare solo quando i miei fratelli saranno tornati.
La donna non commenta e, posato il grande bicchiere, sparisce dietro la porta che dà sulla cucina. Un minuto dopo è già di ritorno con la mia colazione e una tazza di caffè caldo. << Sono quattro peli >> mi rimprovera. << Come sei riuscito a farti male? >>
Al di là dei modi scostanti mi piace questa donna, pur sapendo come insaporiva il mio cibo. Ha la scorza dura, come chiunque abbia passato, pur desiderando altro, buona parte della vita a lottare, ma il suo cuore è buono e così è anche per gli altri due cacciatori. Quasi mi sento in colpa perché non riesco a sentirmi del tutto a mio agio con loro. Forse dipende dal fatto che sto imparando a conoscerli solo adesso.
<< Mi sono distratto >> le sorrido.
<< Ha preso dal Paparino e da quell’altro imbranato coi capelli biondi >> sfotte Kosuke prima di prendere una ricca sorsata dalla sua tazza. << La barba li cresce così lentamente che, quando devono ripulirsi, hanno già dimenticato come si usa un rasoio. E poi … >> mi guarda << si distraggono facilmente >>.
<< Auguri, Shinji >> mi schernisce la donna.
<< Giuro che farò più attenzione >> trascino un po’ scocciato le parole tanto per non alimentare il discorso e, soprattutto, frenare l’impulso di raccontare quell’allucinatorio spaccato della mia storia. Del resto, non ho mai parlato con loro neanche dell’altro Shinji nonostante siano al corrente di quest’ulteriore stranezza. Un argomento scottante come quello del nemico dentro di me posso sostenerlo solo con i tre cacciatori che da una decina di giorni sono desaparecidos e proprio ora potrebbero essere in pericolo o già morti.
Scrollo la testa. << Che programmi abbiamo oggi? >>.
Matsuda esita interrogando i volti degli altri due, quindi risponde: << oggi abbiamo deciso di concederti la giornata libera >>.
<< Ah! >>. Non ci voleva. Proprio oggi che mi serve una distrazione. << Ottimo >>.
<< Non dirmi che hai ancora bisogno di qualcuno che ti detti l’agenda? >> mi stuzzica Mami. << Che razza di cacciatore vuoi diventare? >>
<< Ehi, io so cosa fare >> reagisco con (neanche tanto) simulata stizza. << La mia agenda è >> drammaticamente vuota << incredibilmente piena. Anzi, userò tutto il giorno libero per occuparmi di … alcune faccende lasciate in sospeso >>.
<< Sta mentendo >> commenta il boss senza guardarmi.
<< Chiaramente >> lo segue lo stratega prima di vuotare la sua tazza come se bevesse acqua.
<< Perché non vai dalla Principessa? >> mi fredda l’oste.
<< Come scusa? In che senso … >>
<< Sei libero, vero? Potresti anche andare a trovarla >> spiega Kosuke con la sua imponente voce.
<< Nel wunder? … Ma state scherzando?! >>
<< No, al solito posto >> mi corregge Matsuda.
<< Ma è l’alba >> obietto.
<< Che c’entra >> replica, << sei forse un vampiro? Hai bisogno del buio per muoverti? >>
<< Uffa! Volevo dire che Asuka in genere va lì al tramonto >>.
<< Anche di mattina. Come hai fatto a non accorgertene? Confermo: quei tre debosciati non ti hanno insegnato proprio niente >>.
<< Pe … perché dovrei andare da lei? >> chiedo aggrappandomi al bancone. Mi sarei aspettato tutto ma non questo e, per la miseria, non oggi.
<< Non lo so ma il Paparino ha detto che devi parlare con lei. Anzi che devi assolutamente parlare con lei >> rivela Mami, << dal momento che era certo che non avresti trovato il coraggio di affrontarla >>.
<< E Musashi ha aggiunto >> prosegue l’uomo dei coltelli << che non puoi sperare che ci sia sempre qualcuno a coprirti le spalle e ad organizzarti gli appuntamenti >>.
<< Ci … ci sto lavorando >> provo a respingere l’offensiva mentre il mio occhio umano si perde nei dettagli dell’ampio salone vuoto.
<< Cazzate! >> com’era prevedibile neanche l’oste si lascia imbrogliare.
<< Cosa dovrei fare? Sono passati secoli da quella prima e unica volta >> messo alle strette mi tocca confessare. << E’ cambiato tutto, tranne lei che, appena percepisce la mia presenza, apre subito un fuoco di sbarramento >>.
<< Ma se finora hai evitato anche di salutarla. Non è giusto darle sempre la colpa >> ribatte la donna.
<< E’ complicato, Mami >> esalo a malincuore ma senza scendere nei dettagli. C’è la missione di cui praticamente ignoro in concreto obiettivi e percorso; c’è la faccenda delle due Asuka che mi cercano e mi rifiutano, e, per giunta, nello stesso momento; c’è il mio evidente disturbo dissociativo della personalità aggravato dalla presenza di un’ombra nerissima che, tanto per non farmi mancare niente, si chiama Ikari Shinji e che, guarda un po’, è mal disposta proprio nei confronti della ragazza dai capelli rossi. << Davvero, devo agire con cautela, credimi, o finirò per fare altri casini. Tutto ciò che riguarda me e lei è incredibilmente complesso >>.
<< E’ un bene >> esulta Matsuda con gli cui occhi che luccicano, come se avesse atteso un’eternità per esternare il suo pensiero. << Ciò che è complesso nasce da ciò che è semplice. E’, infatti, attraverso gli effetti che puoi giungere alla causa o alle cause, se ve n’è più di una. Vale per tutto, anche per i guai >>.
<< Sarà come dici ma arrivare alle cause potrebbe essere impossibile. Anzi, quasi certamente finiremo per perderci in un labirinto di interpretazioni, emozioni contorte e non sensi. E con lei sbagliare strada anche una sola volta significa bruciare decine di parole o di azioni giuste >>.
<< E tu ritenta! >> interviene il capo.
<< E’ vero >> si associa lo stratega. << Inoltre, è soltanto affrontando ciò che è complesso che puoi conoscere te stesso. Anche ciò che sei, infatti, dipende da cause semplici, purtroppo non riesci ancora a vederle. Sappiamo che Asuka ha a che fare con la presenza tua e dei nostri tre fratelli in questo posto. Direi che vale la pena comportarsi da adulti e prendere il toro per le corna >>.
<< E male che vada, saprai qualcosa in più >> chiosa l’orbo.
<< Sono d’accordo in teoria; in pratica però … E poi io e Asuka riusciamo a … siamo riusciti a stare bene unicamente quando abbiamo eliminato ogni distanza >> e messo a tacere i nostri rispettivi passati. E per poco non è finita nel sangue.
<< E tu proponile un altro appuntamento >> grugnisce spazientita l’oste riproponendo la stessa ricetta.
<< Mi dirà di no >> mi lascio sfuggire. La voce rispecchia in ogni sua componente la mia agitazione mentre la mente riflette sul significato delle parole appena nate. Possibile che sia solo questo a spaventarmi, questo che mi interessa? << Mi dirà di no >> ripeto più timidamente.
<< Ma sei una mammoletta. Ti piace o no? >> il donnone mette la quinta e punta dritto alle cause semplici senza preoccuparsi di investire qualcuno.
<< E’ comp … >> mi fermo prima che parta un altro spiegone. Non può essere così banale. << Non so risponderti. Comunque non credo che un’infatuazione abbia a che fare con la mia … la nostra missione >>.
<< Che ne sai? >> insiste lo stratega. << Può darsi che … >>
<< Inizia dai fondamentali >> Mami mi sta braccando e zittisce Matsuda. << Sei un adolescente e anche lei lo è. Questo dovrebbe dirti qualcosa >>
A saperlo se sono davvero adolescente! << Si ma … >>
<< Niente ma, datti una mossa e comportati da uomo! >>
L’esortazione dell’oste fa riemergere frammenti di parole e di immagini provenienti dal magma informe di quell’altro passato che grida Soryu in tutte le lingue, come già altre volte mi è capitato. L’ansia è svanita o, meglio, si è fatta un attimo da parte, spinta via da uno stato di attenzione simile a quello che sperimento quando avverto la presenza di un pericolo. Ho già dimenticato la provocazione della donna, mi limito a non guardarla fingendo così di non voler darle corda. La mia mano per metà umana più volte si chiude a pugno e più volte si distende per aiutarmi a scaricare la tensione da pre combattimento mentre osservo con gli altri occhi, quelli della mente, gli altri due cacciatori.
<< Perché proprio ora? >> mi domando. << Sono la mia famiglia, eppure non sono come noi quattro (cinque, se consideriamo Asuka), sono come il Vecchio. Che sia un indizio? >>
<< Considerala come una lezione di strategia >> Matsuda mi riporta a terra. Mi chiedo se voglia usare una diversa leva motivazionale per raggiungere il medesimo scopo dell’oste o se stia solo assecondando un certo autocompiacimento. Negli ultimi giorni ho scoperto, infatti, che ha molto in comune con Musashi. << Se vuoi sfruttare al meglio le possibilità che ti offre l’ambiente devi conoscerlo e avere chiaro anche quali e quante sono le armi e le abilità di cui disponi >>.
<< Si si. Bevi un altro po’ di caffè e chiudi il becco >> taglia corto Mami riempiendo la tazza dello stratega. << Shinji, vuoi lasciare che si chiuda la tua finestra temporale? >>
<< Prego? >>. A differenza degli altri due, Mami non fa nulla per accompagnarmi nella scelta attraverso il ragionamento e continua a menare colpi di clava.
<< La finestra temporale >> ripete. << Devi ammettere che quella ragazza è veramente graziosa e dio solo sa come uno scorfano come te sia riuscito a baciarla >>.
<< Grazie per la stima >> sospiro e ingoio il rospo.
<< Dico solo la verità >> infierisce la donna. << Certo, ha un carattere un po’ impegnativo ma è buona e molto più sensibile di quanto non dia a vedere. Inoltre, non ha avuto la tua fortuna o sfortuna … si insomma quella >> precisa << di aver trovato una famiglia come la nostra. Se lasci passare troppo tempo si dimenticherà di te, finirà per pensare a qualcun altro e tu aggiungerai un rimpianto alla lista >>.
O mamma, non avevo considerato la possibilità di essere friendzonato.
 
Tranquillo, con lei non correremo mai questo rischio.
 
<< Ti è chiaro adesso? >> conclude Mami.
<< E’ tutto chiarissimo >> rispondo ancora perplesso. << Penserò ad un modo per … >> controllare il mio e il suo passato, nonché il piccolo tiranno che si agita nel mio inconscio affinché non si scateni di fronte ad una valanga di insulti.
<< Smettila di avere paura. Non devi pensare a niente, devi farlo adesso! >>.
<< Perché? >>
<< Svegliati!!! >> grida l’oste con tale furia da farmi quasi attivare. << Hai bisogno di altre spiegazioni? >>
<< Ma non ho ancora fatto colazione >> piagnucolo per guadagnare tempo e, se possibile, comprarne la compassione.
Mami, però, non è buddhista e mi scippa il piatto prima che riesca ad infilzare le pietanze che vi erano contenute. << Hai appena finito >>.
<< Scusa, non capisco questa fretta. E’ vero o no, Matsuda >> cerco sostegno nel mio istruttore pro tempore pur intuendo che non ci sarà verso di spuntarla, << che la fretta è una cattiva consigliera? >>
<< Non coinvolgermi! >> lo stratega con due parole e un sorriso incerto mi sbatte la porta in faccia e si volta di spalle imitando Kosuke che, prudentemente, si era già ritirato dalla conversazione.
<< Ci tengo a mettere in chiaro >> mi rassegno ad affrontare da solo la mia nuova madre adottiva e a giocare l’ultima carta << che sono sempre io a cercarla, sempre io a fare il primo passo. Non mi pare giusto. Inoltre, trovo questa faccenda dell’uomo che deve costantemente assumere l’iniziativa arcaica e alquanto sessista. E’ bene che anche lei dimostri un po’ di interesse. Io sono un cacciatore, sono un adulto ormai e ho il diritto di rispettare innanzitutto me stesso e di decidere … >>
<< MUOVITI! >> tuona Mami indicando l’uscita.
<< Che maniere! >> protesto saltando dallo sgabello per paura di beccare un ceffone. << Va bene, vado >> comunico ai tre ciondolando verso l’uscita. << Cos’è successo? Dopo dieci giorni si ricordano che il Paparino si è raccomandato affinché mi costringessero a parlare niente meno che con Asuka … >>
<< Stavamo aspettando che ti muovessi tu, stupido! >> grida Mami. << E non borbottare! E’ da maleducati >>.
<< Scusaaaa >> sbuffo prima di spingere le ante. << Che palle! >>
<< Ah siiiii?! Ne riparliamo stasera, piccolo bastardo >> ruglia infuriata costringendomi a saltare di slancio i tre gradini dell’ingresso e ad allontanarmi al galoppo. Del resto, Mami è un cecchino e potrebbe arrivarmi un piatto in testa.
<< Mi sa che stasera farò bene a cucinare per conto mio >>.
 
<< Forse avrei dovuto parlare di quell’allucinazione >> dico a me e a me dopo aver raggiunto il centro della strada lontano dal fuoco amico. << Mi avrebbero dato qualche consiglio, magari quello di rimandare l’incontro >>.
 
E le belle parole dell’altra volta[3]? Per metterle in pratica
devi necessariamente riavvicinarti a Shikinami.
Questo lo sai, vero?.
 
Certo, ma non so proprio cosa fare.
 
Attraverso la pineta che taglia in direzione del lago. << Non so cosa fare, non so che accidenti fare >> mi ripeto non avendo ricevuto risposta e intanto armeggio con la benda per sincerarmi che copra bene l’occhio. Ancora non accetto questo sfregio. << Non riesco a mettere d’accordo le due parti del mio viso, come posso convincerla a uscire con me? E a quale scopo poi? Come se un appuntamento potesse risolvere tutto. Io e Shikinami non dobbiamo per forza stare insieme >> continuo massaggiandomi nervosamente il polso del braccio angelico. << Mi chiedo se sono io a rifiutare il mio nuovo braccio o se è questo braccio a rifiutare me. Comunque, tornando a noi, io e Asuka dobbiamo solo imparare a collaborare, a tenderci a vicenda una mano per capire, per capirci. Ci sono tante domande e ciascuno possiede metà delle risposte >>.
 
 
<< TU SEI PAZZO! >>
1° incontro tra Shinji e Asuka
 
 
Come aveva detto Matsuda Asuka è al solito posto seduta sul muretto che delimita la strada del lungolago.
La vedo bene nonostante la distanza. E mi chiedo perché stia fissando la superficie ancora nera dell’acqua visto che il sole non è ancora sorto alle nostre spalle.
Una come Shikinami la immagini disegnata per apparire sempre fiera nell’aspetto e marziale nell’atteggiamento, perennemente scolpita in una qualche posa che ispiri sicurezza e rispetto.
Invece, quando raggiunge il suo posto preferito, la rossa graduata si trasforma. Tutto in lei tenue e informale come se soltanto durante queste brevi pause potesse liberare il suo volto non ufficiale. Siede con le ginocchia issate fino a coprire il seno, sono così unite che offrono un unico appoggio al mento leggermente a punta. Le braccia, annodate alle caviglie, completano il senso di circolarità di un postura chiusa, simile ad un uovo. Indossa il plugsuit che vestiva quando mi recuperò al termine dell’ultimo quasi impact.
Superare l’unico albero che ora mi garantisce copertura mi risulta penoso. << Ho affrontato prove terribili >> tento di darmi coraggio, << ho combattuto contro un dio, sono già uscito con lei. Non dovrei avere paura. E se sbagliassi ancora, se cercasse di colpirmi come al termine di quel nostro primo turbolento faccia a faccia?[4] E se da me uscisse quella … cosa? Io ho già fatto del male a Soryu >>.
 
Ma …
 
E’ vero, io non sono più quello Shinji. Me lo disse proprio Furia Buia sul tetto dell’infermeria[5] e, se lui ne è convinto, deve essere vero. Si, io posso decidere, io non cercherei mai di ucciderla. Io sono più forte, ho di nuovo attraversato l’inferno e ne sono uscito vivo. Posso farcela!
<< Non era poi così difficile >> esclamo rinfrancato.
 
Ottimo! Allora perché non ti muovi?
 
Non ho un piano.
 
Non mi dire. Peggio per te che non hai voluto pensarci prima.
 
E’ inutile rinfacciare. Tu che suggerisci?
 
Ricorda cosa ti consigliò Sakura: sii sincero con lei.
 
… Neanche tu sapresti cosa dirle, vero?
 
Lo ammetto ma non è questo il punto. Dobbiamo fare un passo.
C’è troppo in ballo.
 
Il fatto è che  … io ho ucciso, ho ucciso volontariamente. Combattere a bordo di un Eva è un conto ma …
 
Non credo che lei se la passi meglio. Se potessi sbirciare nei suoi ricordi, cosa pensi che troveresti?
 
Sono veri?
 
Fai sempre la stessa domanda e non ascolti le risposte che ti vengono date.
Il Vecchio ti disse che non fa molta differenza.
 
E … e se non le piacessi più? Accidenti alla finestra temporale.
 
Purtroppo non puoi scoprirlo se non provi.
 
Maledizione, sarà un’impresa accorciare di nuovo le distanze. E’ più facile ammazza … uff! Sta’ zitto, stupido!
 
<< Intendi fissarmi ancora per molto? Inizi a infastidirmi >>.
Non credo che Asuka possieda la mia vista ma non è priva di sesto senso. All’esitazione ora posso dare in pasto anche la consapevolezza di essere partito di nuovo in svantaggio e posso solo borbottare a denti stretti: << cazzo! >>
<< Ero indeciso >> lancio una biglia di verità per garantirmi qualche secondo in più di riflessione, pur avendo chiaro che non saprò sfruttarlo, e intanto avanzo come se mi avesse dato il permesso di avvicinarmi.
<< Ma non mi dire?! >> ribatte ironica senza voltarsi.
I capelli sciolti cadono ordinati lungo la schiena, danno l’idea di essere stati appena lavati o forse è ciò che voglio pensare. << Sicuramente odorano di lavanda >> mi dico conquistando una briciola di determinazione.
Non saprei dire se è merito della divisa, che si adatta perfettamente al corpo del pilota, ma più mi avvicino meno riconosco in lei lo stigma del guerriero. Il fisico è senz’altro atletico, allenato per il compito che la Second è chiamata a svolgere. Tuttavia, irradia un ché di intimamente armonioso, in cui persino le “stecche” sono funzionali alla perfezione della musica. << Deve essere morbida al tatto >> considero arrestandomi per deglutire meglio.
Chiusa in quella posizione che ho già visto tante volte e a cui associo altrettante emozioni, mi appare non indifesa ma piccola. << Una ragazza così >> immagino a neanche un metro da lei << sa essere paziente, una ragazza così accetterebbe volentieri l’abbraccio della persona che ama >>.
 
Scusami, non voglio giudicarti ma … ti sono chiare le priorità, vero?
 
Perché me lo chiedi?
 
Perché ho l’impressione che non abbia tutti i torti a darti del maniaco.
 
D’accordo, ora mi concentro.
 
<< Parti da Shikinami! >> mi ingiungo dandomi lo slancio per saltare sulla sommità del piccolo muro proprio di fianco alla mia rossa.
Ricordo bene che l’altra volta distinguere le due Asuka si rivelò un esperimento fallimentare poiché sono chiaramente la stessa persona. Ciò nonostante, pur avendo un’idea più chiara del nostro punto critico[6], non vedo altra scelta: devo fingere che siano due persone diverse, devo riuscire a parlare a quel punto di coscienza che si chiama Shikinami.
Lei condivide la mia natura ed è l’unica che può aiutarmi a svelare il nostro stesso mistero, perché brancola nel buio come me.
Ho cercato argomenti che mi permettessero di riavviare la conversazione ma la caccia è stata infruttuosa, perciò mi rassegno a farle compagnia con il corpo. I miei movimenti, del resto, non necessitano di alcuna collaborazione e poi non le va bene niente. Quindi …
<< Ti ho detto che mi stavi dando fastidio, non accomodati pure >> mi punge restando immobile. Asuka sembra far finta di niente ma sento che mi sta studiando con la coda dell’occhio umano .
Non rispondo subito. Le faccio credere che sono assorto nella contemplazione dell’acqua sotto di noi mentre in realtà sto contando i secondi in attesa di comprendere le sue reali intenzioni attraverso la reazione al mio silenzio. Confido, infatti, nel suo orgoglio, che le impedirà di andarsene per non darmela vinta, e nel momentaneo compromesso con la speranza che nel rifiuto con cui mi ha appena salutato si nasconda un piccolo desiderio di segno opposto: che io non obbedisca.
Tiro un lungo sospiro per controllare i battiti e cerco sicurezza in un certo infantile affidamento sulla verità delle esperienze che ho vissuto. Nella mia cecità posso soltanto lasciarmi guidare dalla mano sensibile di indizi dalla natura inafferrabile che mi hanno raggiunto sotto forma di parole amorevoli o di vento impetuoso.

 
D’accordo, tentiamo!
 
<< Però non mi hai neanche detto di andarmene >> le dico quando sono certo di potermi esprimere in modo accettabile.
<< Allora lo faccio adesso: vattene! >> ribatte con voce chiara e l’occhio chiuso stringendo con più forza le gambe. Davanti a noi il buio non si è ancora del tutto arreso e mi suggerisce una scena simile a questa. Manca soltanto che le acque si colorino di rosso e …
Sbuffo senza volerlo spalancando inorridito l’occhio buono che cercava istintivamente di mettere a fuoco la testa di Ayanami. Ero in piedi quella dannata notte e Asuka era seduta alla mia sinistra proprio come Shikinami. La benda che aveva al braccio destro si stava allentando anche a causa del mio fortunatamente fallito  ...
<< Ti siedi!?! >> urla. In Asuka percepisco lo stesso panico che mi svuota le gambe.
Anche lei sta ricordando!
Mi piego lentamente obbligandomi a non guardarla mentre un braccio teso in avanscoperta alle mie spalle cerca la solidità della pietra per favorire l’atterraggio.
La sensazione svanisce, il respiro è ancora irregolare. Asuka soffia via l’aria ripetutamente e con sforzo come una donna in travaglio.
<< Non mi conviene parlare di questo >> consiglio a me stesso.
<< Crede … >> ingoio la saliva che ha ripreso ad inondare una bocca fino a pochi secondi fa irrimediabilmente secca << credevo che ti piacesse il tramonto. A quest’ora non si vede granché >>.
<< Non sono affari tuoi >> ribatte spigolosa. << Piuttosto perché sei qui? >>
Mi hanno ordinato di incontrarti. << Ti ho vista per caso e … >>
<< E hai continuato a guardarmi, maledetto pervertito >> reagisce costruendo il broncio che ho imparato a non temere prima di volgere sdegnosamente il capo dall’altra parte e offrirmi la visione della sua nuca del disappunto.
<< E’ da tempo che … che non riusciamo a parlare io e te >> mi arrampico alla cieca mentre gioco nervosamente con i bordi della benda. << E’ successo di tutto e … >>
<< Non abbiamo mai parlato io e te >> interrompe malamente il mio farfugliare. << E quando è capitato … beh non è mai stato piacevole >>.
<< Dillo alla mia faccia[7]. Era una battuta >> mi giustifico portando avanti una mano per rafforzare un implicito scusami e abbozzare un minimo di difesa.
Asuka o non ha capito o non ha gradito il mio tentativo di sdrammatizzare. Si gira di scatto e, guardandomi risentita, sputa veleno: << le tue battute fanno schifo >> .
Almeno ha deciso di non mordermi. << Deve essere così. Iniziano a dirmelo in molti >>.
<< Pensi ancora di poter … >> Shikinami si blocca.
<< Ridere[8]? Dai, Asuka, non sto ridendo. Io >> mi sporgo incautamente col busto << … io non sto cercando di ridere anche se penso che farebbe bene ad entrambi >>.
<< Quando non ci sei tu rido fino a farmi scoppiare la pancia >>.
Non seguirla! << Mi dispiace, non volevo offenderti e non ti sto chiedendo di farlo con me … adesso … Ridere, intendo >>.
<< Allora perché diavolo sei qui? >> ripete la domanda facendo finta di non aver registrato il mio involontario auto incartamento nei doppi sensi.
<< Perché vorrei tanto … vorrei tanto che tra noi … vorrei tanto che riuscissimo a conoscerci meglio >>.
<< Cioèèèè ??? >>. Lo stupore, partito dalle retrovie, supera l’ordinario astio di volata suggerendomi che sono entrato in un campo minato.
<< Vorrei capire >> spero di spiegarmi << se c’è anche solo una possibilità di evitare tutto questo … attrito >>.
Asuka recupera le redini delle emozioni e con fare seducente ghigna: << ti piaccio ancora, vero? >>. Poi torna seria e << non hai niente da fare e adesso ti ricordi di me? In tante devono averti dato picche >>.
<< Lo sai anche tu che questi mesi sono stati … >> abbasso la testa. << Tuttavia, non mi pare che tu mi abbia mai cercato da quando … >>
<< Chissà perché!? >>
<< Un indizio? >>
<< Ma sei stupido!? >> scoppia. << Non volevo avere niente a che fare con te. Non è così difficile da capire >>.
Non ti credo! << Allora dimmi per quale motivo … per … >> il motore d’improvviso si spegne.
<< Ricordo di averti fatto l’elenco in più di un’occasione >> Asuka invece ha il pieno controllo e non sente l’esigenza perdere tempo in chiarimenti. << Te ne sei già dimenticato? >>
<< E’ proprio di questo che sto parlando. Insomma, capisco che per te Shinji continui ad essere il vero nome del diavolo però … >>
<< … Però? >>
Non fare la furba! << Però hai aiutato questo diavolo … >> prendo posizione e rimetto in moto.
<< Ancora con la storia del perché ti ho portato qui? E va bene, te lo ripeto … >>
<< Lo so e ti credo. Asuka, non ti sto chiedendo di sposarmi o di confessarmi il tuo amore. So bene che non ne hai per me ma so anche che non mi odi così tanto come vuoi farmi credere. In questi mesi hai avuto compassione per questo diavolo, hai salvato la vita a questo diavolo, hai baciato questo diavolo >>.
Asuka si irrigidisce e con la faccia che si arrossa in un baleno, non so se per l’imbarazzo o la rabbia, gracchia: << ah ecco perché vuoi che ci “conosciamo” meglio. Hai assaggiato il miele e ora vuoi riprovare. Anche se devo riconoscere che hai buon gusto, ti comunico che non hai alcuna speranza di … >>
<< Perché banalizzi tutto quello che dico? >> sbotto forse con troppa aggressività.
<< Perché sei qui per questo! >> risponde a tono. < Vuoi fare sesso con me ma, poiché non sarebbe educato parlare così apertamente ad una donna, cerchi di prenderla alla larga e parli di … attrito … Patetico! >>
<< Allora perché mi hai baciato quella sera? >>
<< Sei stato tu a baciarmi >> si sbilancia Shikinami ma solo con la voce. Il corpo, al contrario, si chiude ulteriormente.
<< E tu sei rimasta immobile, vero? >> le rinfaccio. << Sbaglio o quella sera ti sei addirittura offerta a me a patto che tornassi nel wunder? >>
<< Te lo sei immaginato >>.
<< Sicuramente perché tu non lo faresti mai >>.
<< Mi stai dando della bugiarda? >> ora Asuka inizia veramente ad alterarsi. << Volevo solo riportarti dove puoi essere tenuto sotto controllo. Anzi, dove potevi. Ormai è cambiato tutto, quindi non ho più motivo di passare un’altra brutta serata con te >>.
<< Shikinami, io lo so che non puoi fare a meno di odiarmi >> replico cercando di abbassare i toni << e anche che non vuoi; io so che quella sera è stato tutto vero. Ma non è questo il punto >> cioè anche. << Mi basterebbe che la smettessimo di metterci sul piede di guerra ogni volta che siamo vicini. Davvero, ti chiedo solo questo >>.
<< Chi ti ha detto che non riesco a non odiarti? >>
<< Tu >> Soryu, << Shikinami. Lo hai detto tu[9] >>.
<< Non credo proprio. Ti sarai immaginato anche questo >>.
<< Facciamo finta che me lo sia immaginato, allora dimmi: è vero? >>
<< Secondo te è così assurdo? Guarda come hai ridotto il nostro mondo >>.
<< Mi hai già detto anche questo, eppure hai confidato a Sakura che non mi ritieni l’unico responsabile, che in tanti hanno contribuito[10] >>.
<< Sakura … cosa? >>
<< Il problema è che ora sono troppo vicino, ho ragione? Io … >>
 
Non parlarle delle tue capacità di percezione!
 
<< … Io vi ho sentite parlare davanti all’infermeria. C’erano anche i miei fratelli e Makinami. Eravamo sul tetto >> le spiego per farle capire che posso portare testimoni e che per una volta potrebbe anche incazzarsi con qualcun altro.
<< Ciò non toglie che tu abbia fatto il grosso del lavoro >> sentenzia seccamente, riutilizzando una formula ormai collaudata per stoppare quello che deve esserle apparso come l’ennesimo ingarbugliato tentativo di difesa.
<< Sono d’accordo, eppure non è per questo che mi odi. E neanche per la benda >>.
<< Non ci riesco >> sbuffa la Second. << Io volevo vivere e tu non mi hai aiutata >>.
Ecco Soryu. Avanti, Shikinami, separati per un attimo da quel passato. << Però sai bene che mi sarei fatto uccidere piuttosto che farti del male >> rilancio deciso a scardinare punto per punto ciò che crede di sapere.
<< Era più importante per te opporti a tuo padre. Avresti potuto rompere le braccia a quella cosa ed estrarmi dall’entryplug con tutta calma >>.
<< Ma ciò non avrebbe impedito all’Angelo di infettarti. Non sto cercando di scaricare la colpa, ti chiedo solo >> di cogliere la differenza << di non biasimare troppo quello stupido ragazzo perché non poteva essere l’invincibile Shinji >>.
Asuka afferra le ginocchia e le stringe. Trema di una furia che non chiede altro che scatenarsi. << D’accordo >> sibila nera in volto, << ti riconosco il punto. Quando sei tornato, però, ci hai traditi di nuovo, hai cercato proprio il padre a cui volevi fare un dispetto >>.
<< Mi ero risvegliato >> forse << dopo quattordici anni di niente. Non capivo ed ero spaventato. Ti sembrerà un un comportamento da bamboccio ma non è poi tanto difficile da comprendere >>.
<< Forse da comprendere, da giustificare non credo proprio >> replica con durezza.
<< Non voglio giustificarmi >>.
Asuka strofina le mani sulle gambe. << Credevo che sarebbe stato diverso e invece ti sei fatto usare un’altra volta >>.
<< Era una trappola di mio … di Gendo. Lo sai, io ho visto solo la possibilità di rimediare, mi sentivo così in colpa che non ho pensato ad altro. Sapere di essere la causa di un’apocalisse è un’esperienza orribile >>.
<< Quando Ayanami ti portò via >> riprende il filo del suo ragionamento come se non mi avesse ascoltato, << pensai: non si può fare affidamento su uno come Shinji >>.
<< Ok >> Soryu, << Shikinami. Le statistiche non sono a mio favore ma adesso possiamo combattere insieme contro la Nerv, contro Gendo. Presto dovrò pilotare di nuovo lo 01. Ero presente quando Makinami ti ha informato della mia … utilità >>.
<< Come? >> sbianca.
<< Ti stavo cercando perché avevo bisogno di capire cosa volessi da me >> mi faccio avanti affinché capisca che non le permetterò di fregarmi << e perché volevo … >>.
<< Cosa hai sentito? >>
Anche troppo << Poco a dire il vero. Ciò che conta è che adesso ho l’occasione di dimostrarti … dimostrare che sono cambiato, che potete contare su di me >>.
<< Lo pensi davvero? Continui a ripetere che vuoi cambiare o che stai cambiando o addirittura che sei cambiato ma mi scuserai se non riesco a crederci >>.
<< Perché farò altri passi indietro[11]? >> ripeto la sentenza che proprio Shikinami aveva pronunciato davanti a Makinami.
<< Non è carino ascoltare le conversazioni degli altri >> risponde piccata.
<< Tu non me l’avresti mai detto >>.
<< Si, esatto e non ce la faccio a perdonarti >> Asuka finalmente abbandona la postura e la sua zona di confort. << Quando penso ai casini che potresti ancora combinare mi sento mancare il respiro come se  … >>
<< … Come se ti stessi strangolando? >> seguo le tracce del fantasma dei natali passati e completo la frase.
Asuka mi guarda sorpresa, poi si scuote. << Ho da fare >> esclama mettendosi in piedi e saltando dal muretto.
<< No, non te ne andare, Shikinami! >> la seguo.
<< Perché non mi chiami semplicemente Asuka? >> strilla la ragazza.
<< Adesso siamo dalla stessa parte, adesso conosco il nemico e so per cosa combatto >> allungo una mano per agguantarle il braccio. << Ce la sto mettendo tutta per essere … >>
<< Cosa, un cacciatore? >> Asuka l’allontana con uno schiaffo. << E questo dovrebbe rassicurarmi? Tu non sei più un pilota. L’unico motivo per cui noi piloti tolleriamo quelli come voi è che ci servite. E’ cambiato tutto, stupido! >>.
<< Allora spiega a questo stupido cos’è cambiato? >>
<< Tu sei diventato come loro, uno squallido assassino. Non sei … >> Asuka imprigiona i nuovi attributi con cui conosce il ragazzo con un occhio solo.
<< Cosa? >> ora io sto perdendo la pazienza. << Non sono più quel ragazzo, quello che ha scatenato la fine del mondo? Non è molto coerente visto che mi accusi di non essere cambiato >> insisto cercando ancora di non farla andar via sebbene sia ormai chiaramente polarizzata..
<< Cosa vuoi che importi? >> Asuka retrocede per tenermi a distanza. << Forse riuscirai a non distruggere ciò che è rimasto ma hai portato ancora morte. La morte ti segue, Shinji >>.
<< La morte ci segue da tutta una vita >> sento i miei occhi bruciare. << Non puoi accettare che io sia semplicemente cresciuto, che mi sia adattato a questi tempi schifosi? >>
<< Mi dispiace, non lo accetto >> mi sbatte la porta in faccia. << Pensavo ti fosse chiaro >>.
Di’ che non mi accetti! << Non lo è affatto! >> furioso mi lancio per dare un’altra spallata alle sue convinzioni. << Quando ero solo un pilota ti piacevo e quando sono stato un aspirante cacciatore mi hai baciato pur conoscendo le mie … responsabilità, nonostante per te fossi comunque un bamboccio che giocava a diventare adulto con le persone sbagliate, il solito Shinji che rifiuta le colpe. Dici che non accetti il cacciatore, che continui a non accettare Shinji in qualunque forma, eppure quando mi hai visto uccidere per la prima volta non mi hai abbandonato; quando mi hai visto senza un occhio, senza un braccio, con la faccia tagliata in due hai anche provato a rianimarmi >> tendo la mano in segno di amicizia. << Ero già un cacciatore >> proseguo con voce lamentosa << quando volevi correre in nostro aiuto quella notte[12]. Cosa non riesci a perdonarmi? >> prendi le distanze da Soryu, maledizione! << Cosa vuoi che faccia? Ti prego, Asuka, aiutami a capire >>. Aiutami!
Il volto di Asuka si incupisce come le accade quando il passato, sotto forma di fantasma inquieto, torna a molestarla. << Non fare niente! >> mi intima, atona come la Soryu del mio incubo. << Tu non … non puoi cambiare[13] >>.
<< Io so solo farti del male. E’ questo che volevi dire, ho ragione? >>
Shikinami arretra toccandosi lo stomaco. Mi fa male constatare quanto la ragazza che ho di fronte sia impreparata a sopportare l’esperienza del suo doppio.
Io posso aiutarla. << Non è giusto >> la incalzo, << non puoi dirmi che tutto è cambiato e poi lamentarti che non cambio mai o che non posso cambiare o che non devo cambiare. Di’ piuttosto che non hai fiducia! >>
<< Certo che non ho fiducia >> la Second riprende coraggio. << Non mi spaventa che tu sia un cacciatore, mi spaventa sapere che … tu sei un Eva adesso, ti è più chiaro? >>
Ingoio amaro ma non mi arrendo. << E quindi pensi che mi rivolterei contro di te e la Wille, contro il mondo o, come non dimentichi mai di ricordarmi, quello che ne è rimasto? >>
<< Si, cosa potrebbe impedirtelo? Chi? Toccherebbe a me, lo sai? >> urla battendosi il petto con un pugno.
<< Ho questi poteri da quando mi sono risvegliato >> le rispondo cercando nel frattempo di estirpare dalla mente l’idea di dover un giorno affrontare Asuka in uno scontro mortale. <<  Sono gli stessi del Papar … di Furia Buia e non mi pare che altri cataclismi abbiano sconquassato il pianeta, perciò … >>
<< Davvero non ci arrivi? Te l’ho detto: quando eri un pilota avevi del potenziale e hai mandato tutto a rotoli, due volte. E adesso puoi farlo anche senza guidare il tuo stramaledetto 01[14] >>.
<< Non puoi vedere il male soltanto in me >> mi ribello alla condanna. << E guarda caso Kaji, Misato, persino Makinami ne erano al corrente. Mi sono sacrificato tanto, sto lottando per essere una persona diversa e i dubbi aumentano. Sto dando tutto quello che ho anche se non mi piace il ragazzo o l’uomo o il maledetto bastardo che sto diventando. Ma è per questo che ho accettato di vivere così: per non dover commettere gli stessi sbagli. Non posso tornare indietro, mi dispiace Shikinami >> mi dispiace Soryu.
<< Smettilaaaaa! >> tuona così forte da zittire anche i miei pensieri. << Io non ce l’ho con te per i tuoi mostruosi errori, non ce l’ho con te perché eri spaventato, perché ti sentivi ferito. Non ce l’ho con te perché ti sei lasciato imbrogliare un'infinità di volte da tuo padre >> stavolta è lei a prendere l’iniziativa e il mio braccio angelico, << non ce l’ho con te perché volevi fuggire. Non ce l’ho con te neanche perché continui ad essere un maledetto egoista >> la voce si assottiglia come lo spazio tra le labbra. << Io ce l’ho con te perché hai scelto, tu hai scelto >> dalla sua bocca esce un’unica nota dolorosa << di fare un dispetto a tuo padre invece di pensare a un modo per salvarmi quando ero imprigionata dentro quell’Angelo, tu hai scelto di salvare Ayanami pur sapendo che in molti sarebbero morti. Non ti importava che il mondo finisse. Tu hai scelto di farti mettere in trappola per estrarre le lance dal corpo di Lilith. Tu … >>
<< Ho scelto il Perfezionamento, ho detto: morte a tutti! E’ di questo che vuoi accusarmi, vero? Ti prego, smettila di fingere con me e dimmi la verità >>.
<< Perché parli così? >> Shikinami di nuovo incerta mi rifiuta. Molla la presa preferendo osservare la mano con cui mi aveva toccato.
<< Almeno >> resisti, Shinji! << … Almeno me lo stai confermando. E’ un problema di sfiducia >> e forse di altro. << Dimentichi, però, che ho anche scelto di affrontare mio … Gendo, ho scelto di combatterlo proprio quando pensavo che fosse tutto finito, che non ci fosse speranza. Grazie a quei tre disperati, che mi hanno amato più di quanto meritassi, io ho preso altre decisioni che mi fanno male ma te l’avevo promesso, ti avevo promesso che avrei lottato pur di rimediare, a qualunque costo. Io non mi prendo più per il culo. Perciò mi sforzo di seguire la strada difficile >>.
<< Tu hai minacciato Kaji >> Asuka è riuscita a rifiatare e ridispone le truppe per impedirmi di passare.
<< Perché voleva usarmi. Gli servivo … io con i miei poteri. Aveva bisogno di un sicario e ha osato tenere i miei fratelli in ostaggio >>.
<< Non ti credo. Voi siete pazzi, agite di testa vostra senza pensare alle conseguenze. Per questo avete attaccato il wunder >>.
<< Per eliminare un’altra minaccia comune. Cosa credevi, che siamo qui per fare il vostro gioco, che avremmo fatto il lavoro sporco per voi? >> alzo la voce e giuro che, se non si sposta, spazzerò via il suo esercito. <<  Pensavate che avremmo continuato a impersona il buio per permette a quelli come … voi >> pronuncio con disgusto << di splendere come il sole? >>
<< Non parlarmi così! >> grida Asuka fuori di sé.
<< Invece lo faccio >> accetto la sfida e urlo ancora più forte. << Hai visto anche tu quanto la Wille assomigli alla Nerv. Incazzati quanto vuoi ma sai che è così. E, a proposito, quando noi >> anch’io mi colpisco il petto come una stupida scimmia per esprimere aggressività << abbiamo combattuto i vostri nemici, tu hai salvato la vita a due piccoli evangelion ambulanti. Hai ucciso anche tu come avrebbe fatto un cacciatore. So che ti farai ammazzare prima di ammetterlo ma sei consapevole che per un po’ sei stata una di noi[15] >>.
<< Che diavolo stai dicendo? >> Asuka sembra impazzita e batte i piedi a terra come un toro pronto a caricare.
<< Quel giorno non sembravi un pilota >>
<< E questo cosa dovrebbe significare? >>
Sono arrivato fin qui, più o meno dove volevo, tanto vale spingere a tavoletta. Un bel respiro e << conosci già la risposta. L’Angelo che ti ha infettata, il quasi impact, le due lance di Longino nel corpo di Lilith. Stronzate! Quello che provi per me, nel bene e nel male, ha poco, forse niente, a che vedere con questa storia che continui a raccontarmi e soprattutto a raccontarti. Sai anche tu che c’è molto altro. Se non ti accorgi che qui i conti non tornano è perché preferisci voltarti dall’altra parte >>
<< Basta, tu sei pazzo! >> ruggisce come un leone ferito.
<< No, Asuka, non lo sono >> sento odore di sangue e non provo compassione. << C’è qualcosa di strano. Il Vecchio ci ha fatto scoprire una grotta che vomita tutto ciò che desideriamo, io e i miei fratelli abbiamo combattuto contro … dio. Era una tempesta che si comportava come un Angelo >>.
<< Tu … tu non stai bene, devo avvisare Ritsuko >>. Per la Second è troppo e, per la prima volta, da quando la conosco, non cerca di andarsene, prova letteralmente a fuggire.
<< Tu non vai da nessuna parte. Tu resti qui, hai capito? >> spavento anche me tanto violento è il mio comando e rapido lo scatto con cui l’afferro.
<< Lasciami, lasciami o ti uccido! >>. Shikinami annusa la battaglia e risveglia l’animo del pilota addestrato a combattere gli Angeli … come me.
<< Dimmi quante persone conosci >> tento in extermis di farla riflettere.
<< Cosa? >>
<< Si, quante persone conosci? Anzi, no, di quante persone conosci il nome? >>
Mi accorgo che la domanda ha senso anche per lei. Asuka pare dimenticare per un attimo che il mio corpo può essere ancora una minaccia e i suoi tentativi di divincolarsi perdono un po’ di energia.
<< Non trovi strano >> continuo decidendomi finalmente a lasciarla << che i miei fratelli, tutti e tre non conoscano il loro passato? Sono partiti per un dannato viaggio spirituale alla ricerca di ricordi che non hanno seguendo l’indizio di un quadro e il suggerimento di Makinami >>.
<< Non capisco … non capisco cosa stai dicendo >> balbetta. << Che c’entra Quattrocchi? >>
<< Non ti sembra strano che il tuo … ciclo sia tornato dopo quattordici anni e, pensa un po’, dopo avermi recuperato dall’entryplug del Mark con cui ho causato il quasi secondo near third impact? Fa schifo solo a pronunciarlo >>.
<< E’ la maledizione degli Eva, è stata la maledizione degli Eva >> ripete stranita.
<< Una maledizione che non conosci e da cui ti sei liberata senza sapere come né perché. Sei un genio, avresti dovuto almeno porti qualche domanda. La Wille, la Nerv, Gendo, non ti capita mai di avvertire una nota stonata, come se tutto ciò che pensiamo di conoscere fosse stato costruito apposta e anche un po’ male? >>
<< Mi stai spaventando, Shinji! >>.
Non è vero, non sono io a spaventarla o, almeno, non soltanto. Il passato che porta il nome di Soryu vibra alla stessa frequenza della mia voce e Shikinami non può colpire un nemico che l’assale dall’interno.  
<< Asuka, noi ci siamo risvegliati qui per un motivo. Non so dirti di che si tratta ma è importante per me e lo è anche per te >>.
<< E quale sarebbe? >> domanda incespicando sul pavimento sconnesso fissandomi come il più mortale dei nemici.
<< Non lo so per certo. Riguarda il tornare a casa insieme … no, riportarti a casa. Ti dice niente? >>
<< No, no, non mi dice niente >> la Second si scrolla di dosso le mie parole e ricomincia a retrocedere.
<< Stai mentendo! >> rispondo ormai conscio che l’operazione verità è stata un fallimento. << C’entra quell’altro passato. Solo noi due lo ricordiamo o almeno siamo costretti a riviverlo. Forse questo può spiegare perché i miei fratelli non ricordano il loro nome, perché la maggior parte della gente si conosca solo per mezzo di soprannomi. Io e te facciamo parte di un’altra … vita. Io non riesco a ricordare tutto e non ho ancora trovato il modo di organizzare le informazioni che ho. So solo che c’è stato il Third impact, quello vero, e che l’ho provocato io. E tu eri con me, tu mi hai costretto a risvegliarmi. E poi abbiamo vissuto insieme anni strani, simili a questi … >>
<< Basta, basta, bastaaaa!!! >> grida colpendomi con un violento ceffone.
<< Ho bisogno che tu mi aiuti >> la imploro toccandomi la guancia. << Insieme possiamo capire cosa sta succedendo. Tutto ciò che vediamo riguarda noi due. Pensa ai tuoi strani sogni, sono iniziati da quando mi hai portato qui, non è vero? >>
<< Sono le parole di una stupida come Makinami, come fai a crederci? Voleva prendermi in giro. Lo fa sempre, con tutti. Non essere sempre così tonto >>.
<< Le credo, invece, perché non stava mentendo; le credo perché io non ho neanche bisogno di addormentarmi per rivivere sulla mia pelle quei momenti e sono crudi, sono veri, sono disgustosi e non c’è traccia di cavalleria. Io le credo perché sento la voce del mio passato. Sono sicuro che anche tu ricordi qualcosa, sono sicuro che anche tu senti la voce di Soryu >>.
<< Chi diavolo è questa Soryu? Lei non esiste! >> Asuka è in modalità berserk e costringe me a ripiegare. << Io non sento nessuna voce, io sono sana di mente >>.
<< Va bene >> alzo le mani in segno di resa, << non senti nessuna voce che ti parla ma, Shikinami, tu sei come me. Tu hai un passato diverso e puoi prenderne le distanze come faccio io, puoi riflettere, puoi parlare con me. Non devi avere paura. Non è una condanna, il nostro è un dono. Ci impedisce di perderci nel sonno, è un dono dannatamente sgradevole ma forse è l’unico mezzo che abbiamo per sapere chi siamo … >>
Un pugno allo stomaco tirato dalla corta distanza mi piega in avanti. Il respiro muore e sputo sulla sua divisa.
<< Non vuoi mollare allora, lurido bastardo >> ringhia velenosa al mio orecchio prima di darmi una spinta e stendermi con un calcio frontale al busto. << Tu sei malato, tu sei malato. Non osare mai più avvicinarti! Stai dicendo un mucchio di fesserie. Lo capisci che non hanno alcun senso? Questo è reale >> si schiaffeggia di nuovo il petto con entrambe le mani, << io sono reale, quello che ci hai fatto è reale. E tu, verme, osi inventare queste fantasie da schizzato perché non accetti le tue colpe. Che tu sia maledetto, Shinji! Ti odio >>.
Mi rialzo dolorante, le lacrime confondono la vista e il bersaglio che ho bisogno di mettere a fuoco, quello rappresentato da una figura esile e colorata che si allontana in fretta. << Sei una vigliacca!!! >> urlo come posseduto. << Hai capito, Asuka, sei solo una patetica vigliacca. E tu osi giudicare me? >>. Shikinami si ferma. << Tu lo sai che ho ragione >> insisto in preda ad un fuoco nero che mi sale dallo stomaco, << eppure continui a non prendere posizione, continui a restare ferma >>. Ripenso alle parole che Furia Buia rivolse alla Tempesta[16] e scelgo di imitare mio padre. << Deciditi una buona volta maledizione. Assumiti le tue responsabilità, decidi cosa vuoi e cresci! >> Asuka si volta. << Mi accusi di essere una palla al piede, di essere un egoista, un codardo. Lo sai che ti dico? Tu, invece, sei solo una mocciosa che ha paura di fare un maledetto passo. Non sai se odiarmi o volermi bene, se sperare che io muoia o aiutarmi. Dopo tutto questo tempo non hai ancora deciso se vuoi accettarmi o no. Metti pace nella tua testa e fa’ una scelta, una qualsiasi >>.
Mentre le gettavo addosso la mia versione ero troppo arrabbiato per preoccuparmi di scatenare la furia di un’altra tempesta, troppo disperato per temere che la Second e il suo Angelo potessero allearsi contro di me. Perciò non mi sono fermato. << Tu hai paura di ammettere che ho ragione perché allora non potresti mai perdonarmi. .... Io ho fatto del male a Soryu, ho fatto cose terribili, perdonami! >>
Asuka non conosce alcuna incertezza e io schivo all’ultimo istante un destro micidiale diretto alla mia fronte. L’impeto di Shikinami è così brutale che mi frana addosso ma la ragazza sa combattere e, recuperato per prima l’equilibrio mi centra al mento con una testata.
<< Sei un bastardo! >> grida mettendosi in guardia pronta a colpire ancora. Il suo occhio umano versa lacrime, il suo occhio angelico avvampa di un luce intensa e al contempo spettrale. I miei occhi si accendono per riverbero e mi ammoniscono che è appena iniziata una battaglia tra creature pericolose, non tra due ragazzi.
Paro altri due pugni indietreggiando per assorbirne meglio l’urto ed evito un calcio preciso scagliato per chiudere la combinazione. Avrei dovuto uscire dalla traiettoria d’attacco scartando di lato come i tre cacciatori mi hanno sempre consigliato. E invece non l’ho fatto perché combatto anche contro me stesso, contro l’attitudine che ho acquisito e a cui devo la vita, e finisco al tappeto dopo un terribile gancio che atterra sullo zigomo.
Nei miei occhi esplode un incendio che rinsecchisce le emozioni e toglie ossigeno al ragionamento. Il sinistro è così caldo che potrei bruciare le anime dei dannati. L’animale si sveglia e definisce le priorità. Anche Asuka è preda di una creatura irrazionale e prova a finirmi abbattendo su di me una gamba tesa.
Mugola di dolore quando il tallone buca il cemento nel punto in cui si trovava la mia testa facendo schizzare copiose schegge.
<< Non farlo, Asuka! >> le ordino di nuovo in piedi e, purtroppo, concentrato. << Non farlo. Non te lo chiederò un’altra volta >>.
Shikinami, però, non obbedirà mai al suo Stupishinji, e prepara rapidamente un calcio circolare rovesciato. Perfetta nel caricamento commette l’errore di sottovalutarmi. Non sa che sono in grado di neutralizzarla e che ho imparato a cogliere ogni occasione per chiudere uno scontro nel più breve tempo possibile. Lei non sa che voglio farle male.
Senza pensare salto in avanti, chiudendo la distanza e facendole morire il colpo. Con il braccio angelico stabilizzo la mia guardia mentre il sinistro si stende e l’abbatte raggiungendola in mezzo alle scapole.
L’istinto mi consiglia di insistere, la rabbia mi acceca e mi supplica di insistere. Il mio cervello non considera più il bene, il giusto; l’altro Shinji non mi protegge dai flash di quella vita e sento Asuka, sento il suo No, il suo Che schifo! E io odio queste parole, io odio Asuka, io …
Pensi che io sia un comune demone?[17]
E se la prendessimo adesso?[18]
<< Noooo!!! >> grido saltando all’indietro. Io non ho alcun diritto di odiarla, non ho il diritto di farle del male, non dopo quello che ha passato a causa mia. << Io non voglio farle del male, io non voglio farle del male, io non voglio fale del male >>.
<< Asuka, fermati, per favore! >> la supplico nel tentativo di gettare acqua sui nostri rispettivi fuochi e intanto mi impegno a resistere alla tentazione di materializzare una barriera di at field. Non sarebbe corretto, non sarebbe utile … ne approfitterei per ucciderla.
A Shikinami non interessa il mio conflitto interiore, vede soltanto un’altra chance. Il suo corpo produce una tale elettricità che per un attimo temo possieda i miei stessi giocattoli, e la proiezione del suo attacco, più del  grido infernale che lo accompagna, più dell’espressione invasata, mi svela che ha accettato il rischio di uccidermi e che non le importa di morire.
Sento gracchiare il braccio destro e una serie di piccoli scoppi, come di viti che saltano, quando la mia mano blocca il suo pugno a metà strada; avverto il rumore delle ossa, le mie finte e le sue vere, che si incrinano all’impatto e ululano per la sofferenza.
L’anticipo di una frazione di secondo e con uno strattone la tiro a me facendole perdere l’equilibrio. Metto la sicura alle sue armi abbracciandola di lato e costringendola all’immobilità con il braccio, quello che finora mi ha ammaccato, ancora steso e ormai impotente.
Asuka grida furibonda, si dimena e io stringo più forte, appoggio la fronte alla sua tempia per impedirle di colpirmi con un’altra testata. << Perché stai cercando di uccidermi? >> latro sotto sforzo. << Calmati, per favore! Ho sbagliato, perdonami! Perdonami! Perdonami! >>
Shikinami sembra tornare in sé. Grazie al contatto sento il suo cuore che picchia contro le pareti mentre il corpo si affloscia. Il fantasma che l’aveva presa, chiunque fosse, smette di combattere e si disperde. << Non voglio ucciderlo, non voglio ucciderlo, non voglio ucciderlo >> ripete a se stessa.
<< Anche tu! >> esclamo in silenzio.
Shikinami adagia, spossata, la testa proprio sulla mia fronte, come se cercasse riposo. Io faccio altrettanto perché sono distrutto, perché mi conforta pensare che siamo sopravvissuti a questa tempesta, perché nonostante tutto mi fa star bene averla così vicino.
Allento la stretta ma non mi risolvo ancora a liberarla. I nostri due occhi umani si incontrano e leggono l’uno nell’altro lo stesso vuoto, la stessa angoscia, un’identica debolezza.
<< Hai … hai >> fatico anche solo a muovere le labbra e ad articolare i suoni. Vorrei dirle altro ma non ce la faccio più << … hai ragione, Asuka, devo essere impazzito. E’ colpa di questa vita, fa veramente schifo >>.
<< Per una volta sono d’accordo con te >> mi dice. Tira due ampie boccate d’aria, poi sospira: << Shinji, non toccarmi! >>
<< Scusami! >> le dico facendo un passo indietro.
La Second inizia a massaggiarsi il braccio e ancora scossa, guardandomi appena, risponde: << ti scusi troppo >>.
<< E’ quello che mi dicono anche i miei fratelli >>.
<< Si, lo dicono … i tuoi fratelli. Hai del sangue sulla faccia >>.
Istintivamente passo due dita sullo zigomo poco sotto la benda. Il mio occhio sinistro si era aperto ma per fortuna la stoffa che lo copre le ha risparmiato lo spettacolo. << Succede qualche volta >>.
<< Mi sono persa l’alba >> pronuncia stancamente volgendosi a ovest, l’unico punto cardinale che le interessa quando è qui. Dal suo occhio escono lacrime indesiderate e le labbra tremano. << Non disturbarmi mai più! >> mi intima prima di incamminarsi con calma lungo la strada che conduce alla pineta.
<< Dio, quanto sono stupido! >> considero ad alta voce.
<< Puoi dirlo forte. Credi che sia facile per me? >> Shikinami non sente la necessità di gridare le sue ragioni. << Credi che sia facile sopportare certi sogni? Ma sono sogni. Hai capito, Shinji? Sono soltanto sogni. Il problema è che sono orribili e mi perseguitano anche da sveglia >>. Fa una pausa per prendere fiato e controllare il tono. << Lo so anch’io che c’è qualcosa che non va in questo posto, in te, in me ma non è un buon motivo per cedere a queste fantasie. Qualunque cosa io possa pensare non … non è razionale, te ne rendi conto? Tu mi chiedi di avere il coraggio di scegliere. Pensa a te piuttosto. Io vorrei farlo, però non so cosa scegliere, non so neanche quali sono le possibilità tra cui dovrei scegliere >>.
<< Papar … Furia Buia dice che … >> mi tappo la bocca prima di confessarle che è come essere innamorati.
<< Cosa dice … tuo padre? >>
<< Dice … dice che devo seguire gli indizi e che non posso arrendermi >>.
<< Tu, però, non hai niente da perdere. Io qui ho una casa. Io ho … >> si volta a guardarmi e indica il wunder, purtroppo col braccio sbagliato. Fatica a reprimere un gemito di dolore mentre lo fa aderire al suo fianco. << Ho una casa, quella è la mia casa. Qualcuno vuole distruggerla ed è mio dovere difenderla. E’ l’unica certezza che mi posso ancora permettere, è l’unico luogo in cui esiste ancora un senso, un ... >>
<< Ordine? >>
<< Si, l’ordine che ci protegge dal caos. Non puoi togliermi anche questo, Shinji. Per favore, non farlo! Perché sei ancora qui? >>
Non credo le interessi sapere che anch’io ho cercato un principio di ordine nel caos. Ad essere sinceri, anche se fosse disposta ad ascoltarmi, probabilmente le risparmierei il racconto dei miei tormenti. Sono stato così egoista da credere che sciogliere quel maledetto nodo fosse complicato soltanto per me. Non mi resta che piegare il capo.
<< E per la cronaca, io non sento nessuna voce >>.
<< Ti prego, dimmi solto questo >> mendico una manciata di secondi. << Ero diventato cacciatore da pochi giorni. Me ne stavo rinchiuso nel mio stanzino terrorizzato, assalito dai sensi di colpa. Quel ragazzo era il figlio di Ronin e mi ha visto uccidere il padre. Io non avevo mai ucciso nessuno … volontariamente, almeno così ricordavo. Perché quando mi hai incontrato hai reagito così male con me?[19] >>
<< Volevo solo sapere come stavi >>.
<< Potevi dirmelo >>.
<< Mi piaceva davvero l’aspirante cacciatore, sarebbe diventato un grande pilota >> mi rivela con la sua voce spezzata. << Per questo ti ho baciato, imbecille. Non volevo che il cacciatore me lo portasse via >>.
<< Chi è il tuo Shinji, Asuka? >>
Asuka mi ha concesso i secondi che le avevo chiesto e ora mi abbandona con questa maledetta domanda che continua a vagare senza risposta nella testa.
<< Se me lo spieghi >> ululo al sole appena sorto visto che lei ormai è sparita, << magari ci capisco qualcosa e potrei anche provare a venirti incontro >>.
Taglio l’aria con il braccio angelico come se volessi spazzare dubbi e paure e confermare al fantasma di Asuka l’onestà delle mie intenzioni. Un rumore metallico anticipa una fitta lancinante che risale fino alla spalla e si espande fino a raggiungere il torace. << Porca puttana, che male! >> ululo adagiando con attenzione l’avambraccio sul palmo della mano sinistra. << Maledizione, lo sapevo che avrei fatto meglio a occuparmi degli affari miei. Indizi di merda! E adesso a chi devo rivolgermi, a un dottore o a un meccanico? Accidenti, Asuka, è pericoloso starti vicino >>.


 
PRIMO SOCCORSO
Dialogo tra Shinji e Ayanamay
 
 
<< Non ci credo. Come hai fatto a ridurti cosi? >>
Nell’infermeria c’era solo Ayanami. La First ormai non ha bisogno di tutor ma, considerate la curiosità e la perplessità con cui studia il mio braccio, è evidente che il caso è fuori dalla sua portata.
<< Puoi fare qualcosa? >> le chiedo incrociando le dita dell’altra mano affinché mi dica di si dato che, per ragioni di tempo e sicurezza, ho da subito scartato l’opzione “wunder”.
<< Non lo so. Mi preoccupano ossa e tendini >>.
Ah beh, l’importante è che la pelle sia a posto. << Credevo fossero i più resistenti visto che sono in lega di metallo >>.
<< Infatti, ma sono quelli che hanno subito più danni. In pratica è grazie a loro che hai ancora un braccio. Che è successo? >>
<< Una specie di lite coniugale >> provo a eludere la domanda con una battuta scontata mentre conto le macchie di umido sul soffitto per distrarmi dai suoi grandi occhi che mi scrutano da vicino. Non credo riuscirò ad abituarmi alla tendenza che questa Ayanami ha sviluppato di accostarsi tanto da permettermi di capire cosa mangia.
So bene che non ci sono secondi fini ma tant’è … troppe complicazioni. << Qui .. quindi cosa proponi? >>
<< Posso solo farti dei controlli >> risponde. << Mi servono informazioni da passare a Sakura. Mi dispiace ma temo che, se provassi a fare qualcosa, finirei per peggiorare la situazione. Nel frattempo posso sistemare il tuo occhio >>.
<< L’occhio sta bene, tra poco il taglio si chiuderà. Basta spalmare un po’ di lcl >>.
<< Provvedo subito >> dichiara atona alzandosi dalla sedia. Attraversa col suo passo leggero la grande stanza e svanisce dietro una porta in legno.
<< Non intendevo adesso >>.
<< Nessun problema >> Ayanami, ancora invisibile, parla a voce alta per assicurarsi di essere sentita.
<< Come vuoi >> esalo rassegnato poggiando pesantemente la testa sul cuscino. Dovrei essere angosciato per l’ennesima cazzata che ho combinato considerate le conseguenze del mio piano. Invece mi godo qualche istante di silenzio nel cuore e nella mente fluttuando sulla nuvola di quiete generata dallo stress, dalle botte e dai farmaci. Il polso dell’unico braccio umano, e sano, riposa sulla mia fronte coprendo in parte il lato del cacciatore. La manica della maglia nera si inumidisce a contatto con il residuo ancora umido del sangue ormai rappreso.
<< Sempre odore di sangue >> sussurro alla finestra. << Se non fosse per il sangue, potrei fingere che questo sia il letto della casa che mi aspetta e mi rallegrerei perché è uscita una bella giornata. Anche Asuka si è fatta male. Spero non sia niente di grave … Ma che mi è saltato in mente?! >>
<< Stai piangendo? >> mi chiede la First di ritorno.
<< No, stavo riposando >>.
<< Se vuoi puoi dormire qui >>.
<< No, Ayanami. Ho >> mi rimetto seduto << … ho molto da fare >>.
<< Se dovesse servirti, basta chiederlo. Come puoi notare il lavoro è poco e la maggior parte dei letti non viene più usata >>.
E se ne rubassi uno? << Grazie, Ayanami, per la premura >>.
<< Di nulla >> risponde. << Così mi faresti compagnia. Per fortuna è cambiato tutto >>.
<< Ti senti sola? >> le domando con la mente a Shikinami seduta sul muretto che rimugina da sola sul significato dei suoi sogni. << Quindi, Aya ... >> per poco non salto giù dal letto.
La First è di nuovo ad un palmo dal mio naso e con due dita sta per toccare il mio occhio diabolico.
<< E’ lcl, la formula grezza >> mi spiega senza scomporsi.
<< Pensavo avresti usato una garza >> confesso nervoso.
<< Non fate così voi cacciatori? >>
<< Ayanami, posso farti una domanda? >>
<< Dimmi, Shinji >>
<< Tu hai paura del cambiamento? >>
L’ex pilota smette di curare il taglio e mi osserva con aria innocente, come se non avesse inteso, poi risponde: << dipende dal cambiamento. A che ti riferisci esattamente? >>
Certo, non è mia madre ma, poiché il Paparino è in trasferta, << anche Asuka è convinta che tutto sia cambiato, tranne me. Non so se non ci creda davvero o semplicemente non accetti che io possa … Tuttavia per lei non solo non sono cambiato ma, anche impegnandomi, non potrei riuscirci. In più si ostina a non darmi alcuna possibilità di dimostrarle che può fidarsi di me >>.
<< Mi sembra difficile che ti abbia parlato in questo modo. Forse hai capito male >>.
<< No, non penso. Probabilmente ritiene che io possa cambiare solo in apparenza >>.
<< Ed è così? >>
<< Non sono nella sua testa, non posso saperlo >>.
<< Neanche io, Shinji. E’ questo che ti preoccupa? >>
<< No, mi preoccupa il fatto che potrebbe essere una scusa per dire che … per me non c’è speranza. In quel caso come faccio a … >>
Rei applica un po’ del liquido magico sul mento. << Oppure >> riflette << teme che tu sia diverso ma che il nuovo sia peggiore del vecchio o forse non riesce ad inquadrarti. Immagino debba essere spiacevole perdere le proprie certezze. O ancora potrebbe darsi … >>
L’ultima First continua a elencare tutte le ipotesi che la sua logica riesce ad inventare ma ho già smesso di ascoltarla. Rivivo i momenti salienti della conversazione tra me e la rossa finché, giunto quasi alla fine, mi concentro su una frase: << non so cosa scegliere >>.
<< Proprio come la Tempesta >> mi lascio sfuggire. L’associazione è immediata e vedo Furia Buia[20] camminare col suo passo sostenuto e, intanto, spiegarmi un aspetto della natura umana. << Se vale per un dio forse … >> una lampadina si accende
<< Come dici, Shinji? >>
<< Dico che più cambio più abbatto le sue certezze. Dev’essere questo il problema. Shikinami l’aveva confessato a Sakura[21]. Lei è come i nemici che abbiamo salvato e io le ho incasinato l’universo >>.
<< E quindi? Non capisco >>.
<< Quindi, in un modo o nell’altro sono condannato a sbagliare con Asuka >> una volta sviluppata l’intuizione non porta buone notizie. << Se non fosse per la missione mi arrenderei >>.
<< Quale missione? Oh scusa >> l’assistente dottore ritira mortificata la domanda, << probabilmente è un segreto >>.
<< No, non è un segreto >> la rassicuro. << E’ che ancora non la conosco. Lo so che sembra assurdo >>.
Rei sembra rifletterci su mentre, meccanicamente, riprende a curarmi l’occhio. << No, Shinji, non lo è >> dichiara dopo un po’. Le sue dita, seguendo il solco dello sfregio in tutta la sua lunghezza, deviano verso l’orecchio trasformando una medicazione di routine in una carezza involontaria. Non c’entra la persona, purtroppo si tratta del lato sbagliato.  
<< Non farlo, Ayanami >> sussulto. << Scusami, mi fa male >>.
<< Brutti ricordi, Shinji? >>
Mi sarei aspettato una domanda diversa da un aspirante medico alle prese con il suo paziente. Invece, sembra aver colto fin troppo facilmente la natura del mio malessere. Mi sta capitando spesso e il fatto che propria la mia amica diversamente umana possa essere un tramite tra …
<< Tutto bene, Shinji? >>
<< Non essere precipitoso >> mi dico, << rifletti! Probabilmente non è un indizio, non è un’anomalia. Può darsi piuttosto che sia io a volerla interpretare in questo modo. Tuttavia … >>
<< Perché non mi chiami più Ikari? >> le chiedo.
Ayanami arrossisce. << Mi … mi dispiace. Non volevo essere scortese >>.
<< Non sei stata scortese >> le dico. << Mi fa piacere sentirti pronunciare il mio nome ma perché da quando … perché ora? >>
<< Lo fanno anche gli altri, così ho pensato … >>
<< Non fa niente, ero solo curioso >> rinuncio ad approfondire l’argomento, così almeno lei non penserà che io sia un folle. << Continua pure a chiamarmi Shinji. Del resto è anche il mio nome da cacciatore >>.
L’ennesima Rei sorride come ho già visto fare ad altre Ayanami ogni volta che riconoscevano ed accettavano me.
<< Secondo te, perché siamo qui? >> già che ci siamo vediamo se c’è “qualcuno” in ascolto.
<< Intendi dire se c’è un motivo in particolare? >>
<< Più o meno >>.
<< E’ buffo >> mi dice. << E’ da un po’ che me lo chiedo, più o meno da quando siamo arrivati qui. Però negli ultimi mesi mi sono convinta di avere anch’io un compito da svolgere, una missione per usare le tue parole >>.
<< Qua … >> elettrizzato perdo una battuta << quale sarebbe la tua missione? >>
<< Non lo so ancora >> confessa candidamente fissando i bordi del letto su cui sono seduto.
<< E cosa credi che accadrà quando l’avrai portata a termine? >>
<< Lo saprò solo allora >> risponde, poi torna a guardarmi con quella sua faccia da eterna bambina e sporgendosi in avanti continua: << mi pare logico, non trovi? >>.
Hai voglia! << Ahi … Ayanami >> riesco a chiederle dopo aver sbattuto la nuca contro la parete, << tu >> potresti evitare di starmi così vicino << hai un ragazzo? >>
Già dall’espressione comprendo che i suoi neuroni semi alieni non sono in grado di processare l’informazione, perciò non mi stupisce sentirla riflettere: << perché, le persone si possiedono? >>
<< Non si possiedono, infatti. E’ solo un modo di dire >>.
 
 
<< HO FAME! >>
2° dialogo tra Shinji e ciò che resta del gruppo
 
 
<< STUPIDO!!! >>
Mami è così infuriata che sono indeciso se materializzare prudentemente un velo di at field tra me e lei o darmi la spinta con i piedi per catapultarmi lontano dal bancone e dalle sue mani.
A quanto pare ci vorrà qualche giorno prima che il mio braccio torni operativo. Sakura riuscirà a visitarmi domani e dall’ex First sono riuscito ad ottenere una fasciatura rigida e degli antidolorifici. La mia brutta faccia invece sta velocemente assorbendo gli ematomi.
Non c’era comunque modo di sfuggire al radar dell’oste che, contrariamente alle generiche minacce di questa mattina, aveva preparato una cena speciale solo per me. Sapevo che non mi avrebbe permesso di cavarmela con un no comment davanti a quegli evidenti segni di lotta, perciò sono stato costretto a spifferare tutto sulla pessima esperienza con Shikinami.
Quasi tutto, in realtà. Infatti ho minimizzato l’importanza di alcuni momenti, smussato qualche parola (prevalentemente tra quelle pronunciate da me), omesso i dettagli più scomodi, soprattutto sono stato vago sulla dinamica dello scontro.
A conti fatti è stata una fatica inutile dal momento che non era possibile  darla a bere a Mami, specie se supportata dagli altri due cacciatori nella conduzione dell’interrogatorio. In compenso, ho scoperto che sull’altro Shinji, su Soryu nonché sulla missione in divenire sanno più di quanto sospettassi.
<< Come hai potuto essere così idiota da parlarle in quel modo?! >> l’oste continua a sbraitare e scarica o alimenta l’ira con ampi, scomposti movimenti delle braccia. << Non si tratta così una donna >>.
<< Lo so, Mami >> provo a giustificarmi, << ho fatto ancora casini ma è come un cane che si morde la coda. La mia missione riguarda Asuka. Non sarò in grado di portarla a termine se prima non comprendo chi sono realmente e perché mi trovo qui … cioè in questa situazione >> preciso più per confondere che per chiarire, dal momento che non ritengo opportuno condividere con loro i dubbi sulla verità del mondo in cui viviamo, specialmente con Mami che ha intuito qualcosa.
<< Non posso scoprirlo >> continuo << se non riesco a ricordare. Solo Asuka può aiutarmi e, poiché anche lei vive la mia stessa condizione solo io posso aiutarla a … >>
<< Perché allora la prossima volta non le punti una pistola alla tempia? Almeno le risparmierai le tue stronzate >>.
<< Su su, non arrabbiarti! >> cerca di rabbonirla lo stratega. << Doveva studiare l’ambiente, perciò è comprensibile che abbia forzato un po’ la mano. La prossima volta saprà come regolarsi >>.
<< Sei dalla parte di questo … >> Mami sta per abbattersi anche su Matsuda.
<< Non credo che ci sarà una prossima volta >> ammetto a malincuore. << Non c’è verso. Le ho fatto del male in tanti … mo(n)di e ogni tentativo di rimediare finisce solo per peggiorare le cose. Non la biasimo per il risentimento che prova nei miei confronti. E dire che anche lei, a modo suo, si sforza di venirmi incontro. Ho esagerato, per questo mi ha colpito >>.
<< E tu perché hai reagito? >>. L’oste non riesce a tollerare che abbia combattuto con Asuka sia pure per legittima difesa. << Avresti potuto usare i tuoi giocattoli, creare la solita barriera anti mazzate come faceva il tuo Paparino. Quando era ancora un ragazzo e doveva prenderle da me non si poneva alcun problema a nascondersi dietro il suo stramaledetto scudo elettromagnetico >>.
<< Hai ragione >> conferma Kosuke, << lo faceva tutte le volte. Almeno fino a quando non ti sei rotta una mano mentre cercavi di colpirlo e da allora ha pensato bene di usare il Vecchio come scudo umano >>.
<< Quel piccolo bastardo >> Mami si commuove come se avesse davanti il Furia Buia che … << E’ come un sogno. Peccato che la memoria inganni >>.
<< Non volevo che si facesse male >> con l’occhio chiuso e il cuore che mi sale in gola interrompo la loro deriva nostalgica. << Non volevo mostrarle i miei poteri. Non mi importa se ne è al corrente ma non voglio che mi veda come un pericolo, non voglio che scopra in cosa mi sono trasformato. Se avesse visto ciò che ho fatto da quando sono un cacciatore … Non è il ragazzo che ha baciato, non è il suo Shinji >>.
<< Ehi, Ragazzo >> Mami mi punta l’indice sulla faccia, << non puoi preoccuparti di cosa pensa quell’altra stupida. Chi se ne frega dello Shinji che ha in testa. Che vorresti fare, costruirti una bella prigione dell’anima per non scontentarla? Finiresti solo per odiarti di più e per odiare lei. E poi che ne sai, non leggi nel suo cuore. Sei un cacciatore adesso e lo sei qui, in questo momento. Non puoi farci niente >> per un attimo si rattrista. << Prima lo accetti, meglio è … Tzk! Ma tu guarda questo stupido! >> si lamenta ad alta voce cercando riscontri nello stratega e nel capo. << Farsi picchiare, giustamente aggiungo, per non urtare la suscettibilità di una pilota. Come se lei fosse un fragile principessa bisognosa … >>
<< Temevo che l’avrei uccisa >> sbotto. << Una parte di me odia Asuka. Non so per quale motivo ma è così. Eppure sono consapevole che dovrei scusarmi con lei mille volte. C’è qualcosa dentro di me, è oscuro, cattivo. C’è sempre stato e mi spaventa più dei miei poteri, mi disgusta più di quest’arto finto. Ho paura perché la disciplina e l’esperienza da cacciatore sono le uniche vere armi >> guardo Matsuda << che so come usare e non sono certo che servano me o quel … >> mostro.
<< Quindi, è per questo che non ti sei protetto? >> Matsuda tira le somme.
<< E se avessi perso la testa >> confermo le conclusioni dello stratega, << se, invece di usarlo per difendermi, le avessi scagliato contro un muro di energia come fa il Paparino o puntato contro il braccio come solo io e … Gendo sappiamo fare? >>
<< E allora come sei riuscito a farti male in quel modo? >>
<< Per fortuna >> rispondo << ho dei buoni riflessi e ho bloccato il suo pugno >>.
<< Un solo pugno? >> domanda sbigottita l’oste.
<< La ragazza ha chiamato i rinforzi >> sentenzia Kosuke. << Quindi, anche lei vuole ucciderti >>.
<< Si ma non è ciò che desidera >> mi affanno a difenderla. << Quando sono riuscito a immobilizzarla ha ripetuto più volte a se stessa “io non voglio ucciderlo”. Forse >> butto lì un sorriso falso e stentato come la speranza che sogno di nutrire << non va poi così male >>.
<< Mi sentirà quella mocciosa >> scura in volto, Mami trema ancora più furiosa. << Diavolo se mi sentirà! E tu, ragazzo, se ci riprova immagina per una volta di non essere uno squilibrato e piazza una barriera delle tue, solo a scopo difensivo. Voglio vedere se ci riproverà un’altra volta >>.
<< Non credo che lo farà >> la tranquillizzo. << Anche lei si è fatta male >>.
L’oste resta in silenzio a fotografarmi con i suoi grandi occhi. << Adesso arriva lo schiaffo >> penso confortato dal fatto che di analgesici ne ho a sufficienza.
Invece, con un’agilità che lascia sgomenti soltanto chi non la conosce, proprio come ha fatto stamattina, Mami mi toglie il piatto di carne che fumava sotto le mie narici << Sei stato comunque uno stupido >> sibila astiosa. << Meriti una punizione >>
<< Ma ho fame. Non mangio da ieri sera >>.
<< Vorrà dire che domani farai una ricca colazione. Se non puoi resistere, va’ a caccia, cacciatore >>.
<< Ma non so come si cacciano gli animali e poi non ci sono … animali da cacciare >>.     
Alcuni particolari sfuggono perché li dai per scontati. E lo fai non per disattenzione ma in quanto, come nel mio caso, hai sempre qualcosa di più urgente a cui pensare. Chi nella mia condizione si sarebbe chiesto come facesse Mami a farci trovare carne fresca in uno scorcio di mondo dove non ci sono animali da selvaggina e quelli da allevamento sono più preziosi dell’oro?
<< La carne! >> esclamo. << Ti rifornisci alla grotta del Vecchio? >>
<< Io … io non ci sono mai stata >> esita.
<< Allora dove la trovi? >>
<< In cucina >>.
Restiamo in silenzio tutti e quattro, credo per partorire una risposta credibile alla medesima domanda. << Lascia stare! >> mi arrendo. << Per oggi ne ho avuto abbastanza >>.
Con un po’ di fatica e un acuto di yodel che esplode nello stomaco faccio per alzarmi quando la donna, pentita, fa retromarcia. << Prima mangia! >> mi esorta fingendosi seccata per non dover ammettere che non ha il cuore di tenermi a digiuno. << Ma sia chiaro, questa è l’ultima volta che lascio correre. Comportati bene o … >>
<< Ci proverò, te lo prometto >> giuro con sospetta premura afferrando le bacchette e fiondandomi sul piatto prima che cambi di nuovo idea. Il pilota sarebbe rimasto a digiuno anche per giorni con lo stomaco chiuso da preoccupazioni, delusioni e sensi di colpa; io ormai ho imparato a mangiare ogni volta che lo stomaco reclama e ho la possibilità di soddisfarlo; ho imparato a mangiare anche con a fianco la morte, letteralmente. Posso disperarmi per Asuka e per la patetica vita di uno stupido a due facce e posso farlo benissimo a stomaco pieno.
 
 
<< STA’ ZITTO!!! >>
Dialogo tra Shinji e Sakura
 
 
Proprio come mi aveva spiegato Ayanami, per fortuna nell’infermeria del nostro paesino si lavora poco; per Suzuhara, purtroppo, questo è un problema. E’ preoccupata e la quiete non l’aiuta a concentrarsi mentre confronta le lastre del mio braccio con i risultati dei numerosi test a cui mi aveva sottoposto la First. Meno male che sono veloci alla Wille, almeno quando si tratta della salute dell’asso nella manica … finché serve.
Sakura ogni tanto si perde nel vuoto e sono costretto a tossire, a muovermi in modo plateale o a simulare un qualche dolore lancinante per richiamarne l’attenzione.
<< Scusa, Shinji >>.
<< Non fa niente >>.
Da quando sono qui, non è passata un’ora, sarà la settima volta che si scusa. Per quanto mi riguarda può farlo altre cento volte e per altre cento volte le direi: << non fa niente >>.
Le manca Furia Buia.
Sicuramente ha già sofferto per la sua assenza e per la scarsa attitudine della banda a fornire informazioni sui propri spostamenti. Chissà quante notte insonni avrà trascorso immaginando il peggio.
Il fatto che non si abbiano ancora notizie di lui, di Orso e Musashi non costituisce in sé motivo sufficiente a giustificare un’esagerata apprensione, eppure stavolta è diverso.
<< Ho un brutto presentimento >> finalmente Sakura riconosce che ogni sforzo è inutile e mi rivela ciò che sente.
<< Sai bene che torneranno. Sono in gamba, neanche un dio può ucciderli >> posso testimoniarlo.
Suzuhara sorride ma solo per ripagare il mio tentativo di confortarla.
<< Ti giuro che, se non si fanno sentire, andrò a cercarli >> riprovo con maggior determinazione nel tentativo di infondere coraggio innanzitutto a me. << Prometto che te lo riporterò sano e salvo a costo di rivoltare la zona morta e anche la Nerv se sarà necessario >>.
<< Sei davvero cambiato, Shinji >> sussurra commossa il dottore che, lascia le carte sul tavolo per raggiungermi. << Mi dispiace, mi ero dimenticata che anche tu sei preoccupato. Sono stata egoista >>.
<< Se tu sei egoista, allora l’egoismo deve essere una virtù >>. Le intenzioni erano buone, volevo farle un complimento ma sono stato imprudente e temo che possa aver frainteso.
<< Come sei carino, grazie >>. Anche Sakura ha buone intenzioni e anche lei calcola male l’intensità della forza, sorprendendomi con una carezza portata così lentamente che avrei potuto bloccarla se avessi avuto il coraggio di farlo. La sua mano ha cercato senza secondi fini ed ha trovato la metà oscura del mio viso posandosi su quella guancia.
Anche ora il gesto mi provoca una certa inquietudine ma non sento lo stridere dei denti e i colpi di una folla di demoni ammassati dietro la porta della coscienza. Riconosco questo tocco e so che mi protegge.
<< Ti fa male? >>
<< No >> rispondo. << Mi crea ancora disagio. Vecchi fantasmi, non farci caso >>.
Suzuhara con il pollice attraversa i lembi della cicatrice e non serve un genio per capire che ne ha in mente un’altra. << Non ho mai provato una sensazione così forte. Lo perderò >> mi confida prossima a buttar lacrime.
<< Perché parli così? >> le chiedo prendendole la mano che mi costringe ad essere egoista.
<< E se morisse? >>
<< Ti ho detto che non morirà >>.
<< E se ricordasse? >>
Confesso di essermelo chiesto spesso negli ultimi giorni. Alla fine mi sono reso conto che << lo sapremo quando tornerà >>.
<< E se cambiasse, se fosse già cambiato, se non volesse più … >> Sakura è un fiume in piena e devo fermarla.
<< Allora vedremo come sarà cambiato. Dagli fiducia >> la stessa che chiedo io. << Ha mutato pelle tante volte. E’ stato con te perché ha scelto di cambiare. Ha sfidato un dio che aveva assunto la forma di una furiosa Tempesta, ci ha trascinati fuori dall’inferno e ha fatto tutto questo per poter diventare la persona desiderava essere. Quando lo vedrai andrà meglio. E poi se hai accettato il suo pessimo carattere e la sua faccia da stupido, niente può più spaventarti >>.
Suzuhara si rasserena, gli occhi sono ancora lucidi ma il sorriso ora è genuino. << Sono orgogliosa di te >> mi dice. << Anche tu gli vuoi bene. E pensare che all’inizio non riuscivate a sopportarvi >>.
<< Considerato che al nostro primo appuntamento >> scherzo sperando di farla sentire meglio << ha cercato di uccidermi e che mi ha anche usato come gallo da combattimento, secondo me per piazzare qualche scommessa, direi che era il minimo >>.
<< Aaahhh non fare lo scemo! Sai benissimo che stravede per te; anzi scommetto che tra voi è stato amore a prima vista anche se non lo ammetterete mai. … Ancora grazie >> mormora lasciando l’impronta di un bacio sempre su quella guancia << per averlo aiutato a cambiare >>.
<< Figurati >> rispondo confuso.
<< Questa si chiama terapia d’urto >> spiega con l’aria di volermi prendere in giro. << Riuscirò a scacciare i tuoi fantasmi, te lo devo visto che ti stai impegnando a mandar via i miei … Dai, al lavoro! >> esclama battendo le mani. << Vediamo cosa ti ha combinato Asuka >>.
<< Te l’ha detto Ayanami che è stata … >>
<< Non ce n’è stato bisogno, mi sono occupata anche lei. E per la cronaca non le è andata meglio, però l’Angelo che l’ha … che è in lei l’ha protetta >>.
<< un Angelo custode, insomma >>
<< Non imitare Furia Buia >>.
<< Lo so, le sue battute fanno schifo >>.
<< Esatto, perciò non prenderlo ad esempjo. Ah stavo per dimenticare di dirti che >> abbassa la voce per suggerirmi di prestarle particolare attenzione, << a quanto pare adesso anche Shikinami reagisce molto bene all’lcl >>.
<< Come noi, quindi >>.
<< Proprio così ma non dirglielo o potrebbe tentare di nuovo il crash test con la tua faccia. Ti propongo un patto >> la sua voce riprende a squillare: << io cerco di rimettere insieme i pezzi che Asuka ha sparpagliato in ogni direzione e tu in cambio mi spiegherai esattamente com’è andata. Sai >> strizza l’occhio, << il gossip mi aiuta a concentrarmi >>.
 
<< La reazione che ha avuto Shikinami è preoccupante >> considera il dottore.
Con Suzuhara non sono stato reticente e, a quanto pare, neanche il Paparino visto che non ha dimostrato alcuna sorpresa quando le ho raccontato dello strano rapporto a quattro tra me e la Second, della mia voce interiore e della possibile esistenza di un passato alternativo.
Come Shikinami penso che anche Sakura sia più propensa ad interpretare le esperienze, con annesse opinioni e visioni (non tutte, è chiaro), di cui le ho narrato come sintomi o effetti di un disturbo psicologico presumibilmente di natura post traumatica. Glielo impone, in fondo, la sua stessa formazione. Tuttavia, a differenza del pilota dal brutto carattere, lascia aperta la porta al senso dello straordinario dal momento che conosce i miei giocattoli e quelli di Furia Buia e, inoltre, come medico è stata troppe volte testimone di fatti inspiegabili.
Neanche a lei ho parlato delle speculazioni che condivido con i tre cacciatori riguardo alle anomalie di qui. Persino il Paparino non ha osato attaccare le ormai poche certezze della sorella di Toji, però si è sbottonato molto di più, considerato che le ha raccontato la favola dei quattro cacciatori che un giorno ingaggiarono battaglia niente meno che contro una divinità.
Ah, ovviamente non ho fatto alcun cenno all’impact, quello vero, né alle sgradevoli e angoscianti circostanze che l’avevano preceduto e che da esso erano scaturite.
<< Quindi, tu pensi >> mi interroga << che anche lei conosca questa Soryu, o che condivida i tuoi stessi ricordi, e che sia stata l’irruzione del vostro irreale passato a farla infuriare fino al punto di spingerla quasi a ucciderti? >>
<< Grosso modo è così >>
<< E cosa mai puoi averle fatto? >>
<< Ancora non lo so >> devo mentire. << Immagino qualcosa di brutto, magari non proprio a lei o … non solo. Però mi credi, non è vero? Del resto anche tu l’hai ascoltata quella sera dopo la sfortunata conclusone del nostro appuntamento di gruppo[22] >>.
<< Ci hai spiato? >>
<< Non ero solo io, te lo giuro >> che devo assolutamente stabilire un collegamento più efficiente tra pensieri e parole. << Ci servivano informazioni. Asuka è una di noi ed è un elemento fondamentale per la riuscita della nostra missione >>.
<< Quella che neanche conoscete? >> Suzuhara vendica la violazione della sua privacy tagliandomi con la lama del sarcasmo. << Ascolta! Facciamo finta che la tua storia, che la vostra storia sia vera … Perdonami ma, l’ho detto anche a lui, mi è difficile accettarla senza riserve. Comunque, concentriamoci su Asuka. Se tutto ciò che mi hai raccontato è accaduto veramente e Shikinami ne è in qualche modo a conoscenza, allora tu ce l’hai messa proprio tutta per farla arrabbiare >>.
<< Perché? >> contesto l’esito di un ragionamento che non ho ancora ascoltato. << Io posso aiutarla a ricordare e lei può aiutare me. Se uniamo le nostre forze riuscirò a riportarla a casa, qualunque significhi, così  non mi odierà più. Rimedierò al male che le ho fatto e sarà come rimediare a tutti gli altri sbagli che ho … a tutti … a tutti, a tutti >>.
<< Shinji, che ti prende? >> Suzuhara, preoccupata, poggia le mani sulle mie spalle e inizia a scuoterle
<< Non sono cambiato >> ansimo smarrito. << Io non sono cambiato. Ancora lo stesso errore. Stavo per distruggervi un’altra volta per lo stesso motivo[23] … >>
<< Shinji >> Sakura continua a invocarmi.
<< Che importa se questo ricordo è vero o falso. Io sono vero adesso >> forse sto piangendo << e non sono cambiato >>.
<< Shinji >>.
<< Continuo a sbagliare, Sakura. Io sono un buono a nulla. Asuka aveva visto giusto: in me non alberga un briciolo di altruismo o di lealtà. Io sono il male, Sakura, io sono il buio >>.
<< Sta’ zitto! >> grida artigliando la maglia all’altezza del cuore mentre con l’altra mano carica uno schiaffo.
Chiudo l’occhio umano e attendo una punizione.
<< Sta’ zitto! Sta’ zitto! >> ripete a voce bassa, sempre più bassa. Il ceffone non arriva, al suo posto mi raggiunge un bacio sulla fronte. La mano che stringeva la maglia si apre e ora poggia sul mio petto per placarlo. << Sta’ zitto! >> continua senza staccare le labbra. << Tu lo hai appena riconosciuto. Non è come l’altra volta. Sei più forte di prima, tu >> sento i suoi denti premere poco sopra le sopracciglia e nella sua voce avverto amarezza non dubbi << hai sviluppato gli anticorpi contro questo male. Hai capito? Me lo hai dimostrato poco fa >>.
<< Ma allora … >>
<< Vorrà dire che dovrai combattere ancora fino a quando non avrai imparato, fino a quando … >> Suzuhara mi sfila la benda dall’occhio e mi guarda << non metterai d’accordo le tue facce. Trascinati fuori dall’inferno, chiaro? Diventerai l’egoista più altruista di questo mondo >> Sakura in piedi davanti a me mi abbraccia con decisione, quasi con violenza, premendo il seno sulla mia guancia.
Il braccio non smette di farmi male ma non m’importa perché Suzuhara ha appena suturato un altro tipo di ferita, più profonda e antica che di tanto in tanto si ripresenta per imbrattarmi di sangue. << Sakura >> prendo la mano che premeva sul cuore e la guardo come se fosse una divinità a cui prestare giuramento, << io, però, voglio davvero rimediare, almeno per quello che posso. Io sono qui per rimediare a ciò che ho fatto soprattutto a lei. Io voglio riuscirci o non troverò pace. Non so come ma mi sembra l’unica cosa che conti da quando mi sono risvegliato >>.
<< Sei una testa dura proprio come il tuo Paparino >> Suzuhara sorride benevola. << Questo vuol dire che sei sulla buona strada ma hai dimenticato forse l’aspetto più importante >>.
<< Quale? >>
<< Se non trovi pace come pensi di rimediare, come pensi di aiutare Asuka a sentirsi in pace? >>
<< Non capisco >>.
Il medico tira un profondo sospiro. << Cercherò di spiegartelo. Nel frattempo dovrò praticarti l’anestesia locale per verificare un po’ più da vicino le condizioni dello scheletro. La siringa è sul tavolo, se non vuoi lasciarmi la mano puoi sempre accompagnarmi >>.
<< Scusami >> scatto portando entrambe le mani dietro la schiena e incrociandole come se mi avessero ammanettato, << non ci avevo … fatto caso >>.
<< Non è niente, non devi scusarti >>.
Il medico picchietta l’indice sul tubo della siringa dopo averlo riempito.
<< Innanzitutto >> comincia con la lezione, << Asuka non è invulnerabile, non è invincibile e soprattutto è una persona reale. Perciò, nonostante i buoni propositi di fare un passo alla volta e, in particolare, di concentrarti sull’inizio dell’opera piuttosto che sul risultato, ti sei buttato senza un piano, senza riflettere sui tempi e, cosa peggiore, hai travolto proprio la persona che stavi cercando >>.
<< Cosa vuoi dire? >>
<< Che la prossima volta faresti bene a riflettere sulle tue mosse >> dopo la spiegazione arriva la bocciatura << e non sarebbe male se cercassi di chiedere consiglio a chi magari la conosce meglio di te. Chi pensi che vi abbia organizzato l’appuntamento? Furia Buia ha avuto solo l’idea, il resto è tutto sudore della mia fronte >>.
<< Ne ero sicuro >> abbozzo un sorriso. << E allora che mi consigli? >>
<< Prova a rispettarla … non in quel senso >> anche Sakura, dunque, sa le leggere le espressioni del volto. << Quello è un altro discorso. Tu non l’hai guardata. Magari il tuo cuore è puro ma la tua mente è contorta. Non puoi andare da lei, sbatterle in faccia una simile … verità e aspettarti che ti dica “hai ragione, andiamo”. La fiducia va conquistata e lo sai che ti ritiene, non so quanto a torto >> fissandomi con aria severa, << la causa principale di tutto ciò che non va nella sua vita >>.
<< Eppure ho cercato di spiegarle che ciò che pensa di me non è del tutto corretto, che la situazione è più … complessa e, soprattutto, che ne è consapevole >>.
<< Hai solo cercato >> ripone la siringa << di confutare la correttezza delle sue convinzioni e, probabilmente, Asuka avrà pensato che stessi accampando scuse o che volessi soltanto essere perdonato. Lo so che vuoi essere perdonato e che non c’è niente di male in questo ma i ragionamenti non servono, alimentano solo altre discussioni. Devi darle tempo, essere paziente e cambiare atteggiamento >>.
<< Devo rispettarla appunto >>.
<< Si, prova a darle la considerazione che merita, ascoltala! >>
<< Ma ogni volta che parliamo finisce male, senza contare che Asuka non si confiderebbe con me >>.
<< Perché non ha fiducia in te. Mi pare tu ci sia arrivato. Scusa se te lo dico ma non hai ancora fatto niente per meritarla. Ad esempio, non potevi essere sicuro che questa Soryu parlasse con lei e non mi pare che adesso tu ne sappia più di prima, non ti sei chiesto se e con chi e in quali termini avesse mai fatto cenno a qualcuno di questo passato che a quanto pare condividete, non sai se è pronta ad accettarlo, non sai cosa ricorda. E poi le fai un simile discorso proprio quando aspettiamo che suoni la sirena e inizi la resa dei conti con la Nerv. Ma lo sai cosa ha passato in questi quattordici anni, anzi in tutta la sua vita? >> non è una domanda e, infatti, non mi dà neanche il tempo di meditare.
<< Cresciuta per pilotare un evangelion, costretta ad addestrarsi ogni giorno, a vivere un’infanzia praticamente da bambina soldato, soggetta a restrizioni, sempre sotto scorta. Non ha mai potuto giocare e neanche scegliere le sue amicizie perché doveva salvare il mondo. E dopo, dopo tutto il casino … >> Sakura mi vuole bene e non ce la fa a concludere con un “che hai combinato”, << lei ha continuato a combattere. Mentre tu non c’eri Asuka è stata il guardiano dell’ordine, ha difeso l’ordine dal caos.
<< E quella stupida ragazza è così orgogliosa, ha cosi tanta paura di apparire debole, persino a se stessa, che si tiene tutto dentro e non accetta l’aiuto delle persone di cui si fida, figuriamoci il tuo. Vuole essere felice, Shinji, come tutti. Asuka lotta contro i suoi fantasmi. Potresti almeno provare a comprenderla o a chiederti cosa si prova a camminare nelle sue scarpe >>.
<< Lo so, ho pensato solo a me e … >>
<< E hai fatto bene >> sbotta. << Questo significa che puoi capire le mie parole proprio perché stai combattendo i tuoi di fantasmi e ora sei in grado di capirla più di quanto io e Makinami riusciremo a fare >>.
<< Cosa ti fa credere che sarà disposta ad accettare la mia comprensione? >>
<< Spetta a lei decidere ma non può farlo se non le offri almeno una scelta e non ci riuscirai se ti ostini a dividere Asuka da Asuka >>.
<< Come? >> spalanco l’occhio. << Che vuol dire? >>
<< Se è vero >> paziente svela l’arcano << che tu e … quest’altro Shinji - mi suona ancora strano - dialogate, se siete, come dici, due punti di vista coscienti della stessa persona … >>
<< Lo dice lui >> la correggo.
<< Ancora peggio >> ribatte. << Forse vale lo stesso per Asuka. Può darsi, infatti, che viva la tua stessa pazzia … situazione, che ci sia un’altra voce in lei ma Shikinami è troppo … sola per poterla ascoltare. Se Soryu è legata all’altro Shinji e tu a Shikinami, allora, con la scusa di iniziare da Shikinami hai preso quella povera ragazza e lei hai detto: ora che ti ho agganciata, togliti di mezzo perché devo parlare con Soryu. Tu non sei nessuno”. Come ti sentiresti se lo facessero a te? >>
<< Male >> rispondo << Allora come me ne esco? >>
<< Non lo so. Tuttavia, fossi in te seguirei il programma che ti sei dato. Devi partire proprio da Shikinami ma devi farlo come si deve >>.
<< E Soryu? Quel passato influenza comunque la sua personalità >>.
<< E lei finge che quel passato non esista, fallo anche tu! Prova a meritare la sua fiducia. E’ questo che vuoi, ho ragione? >>
<< Sinceramente, vorrei tanto che non mi odiasse >>.
<< Magari ti odiasse e basta! >> si lamenta il dottore. << Sarebbe tutto molto più semplice. Il problema è che non ti odia. Ha bisogno di te quanto tu di lei, forse anche di più >>.
<< Ammettiamo che io trovi il modo di guardarla nel modo corretto e che lei si lasci guardare, cosa accadrebbe se il nostro passato tornasse a disturbarci? Io sto imparando a gestirlo ma non so quali immagini o sensazioni potrebbero assalirla >> o, meglio, il problema è che le conosco.
<< In quel caso prendi nota e, se ci tieni, ritenta. Hai appena affermato che tu puoi sopportare questo tuo passato; quindi sfrutta questa maggior resistenza a tuo vantaggio, scegliendo bene i gesti, gli argomenti e le parola da usare. Asuka è una persona gentile >> Sakura vuole bene alla rosa, è chiaro, e non manca di tesserne le lodi. << Se hai imparato a volerti un po’ di bene, allora prova a voler bene anche a lei ma con i fatti, non solo a parole >>.
 
<< Ho quasi finito >>.
<< Funzionerà come prima? >> le chiedo sulle spine.
<< C’è ancora da fissare qualche vite e aggiungere un paio di bulloni >> scherza il dottore mentre esercita pressioni mirate su vari punti dell’avambraccio. << Tra un paio di giorni ti farò visitare … >>
<< … da un meccanico? >> ringrazio e ricambio.
<< I migliori in circolazione. Per un po’ >> Sakura torna seria mentre tasta il polso << potresti avvertire delle fitte al braccio, quasi sicuramente seguite da contrazioni involontarie della mano. Perciò cerca di non raderti e, se dovessi uccidere qualcuno, per favore usa la sinistra. Non sono ancora in grado di dirti … quanto … quanto i tuoi … fastidi … >>
La coscienza di Suzuhara vola via dalla stanza e mi è di nuovo chiaro che i suoi occhi stanno osservando le linee irregolari di una brutta cicatrice che racconta la storia di una mano mai amputata.
<< Non tutto si può spiegare, vero? >> devo constatare.
<< Così è >> mi dice accarezzando con il pollice la cicatrice immaginaria. La lascio fare per darle la possibilità, attraverso il contatto, di dare temporaneamente realtà ad una fantasia buona.
<< E’ vero, non si può spiegare tutto >> Suzuhara, sulla via del ritorno, sbatte le palpebre . << Mi dispiace, Shinji. Non volevo rimproverarti in quel modo. Il fatto è che hai passato troppo tempo con lui e hai assorbito gli aspetti peggiori del suo carattere. Anche Furia Buia >> il suo volto si illumina << parte in quarta e poi è costretto a stravolgere i piani in corso d’opera. Quantomeno riconosce quando sbaglia >>.
<< Anche lui ha i suoi fantasmi >> le dico.
<< Anche lui è uno stupido animato da buone intenzioni >> risponde con gli occhi che cadono ancora sulla mia mano. << Ha sempre creduto di essere il buio >>.
<< Come hai fatto ad accettarlo? >> le chiedo sperando di ricevere un utile suggerimento.
<< Perché mi sforzo di guardarlo >> confessa con aria malinconica.
<< Invece, come fai ad accettare uno stupido più piccolo? >>
Sakura trova la forza di abbandonare la contemplazione della mano e sposta l’attenzione sul mio viso. D’un tratto sobbalza spalancando gli occhi, mentre la bocca si chiude per trattenere un grido.
<< Che … che è … >> anch’io scatto per lo spavento.
La confusione rientra rapidamente ma non del tutto. << Quest’altro stupido >> Sakura ha ancora un respiro affannoso, si concentra sulla cicatrice della metà sinistra e vi passa sopra con le dita; poi terrorizza un’altra volta tutti i miei fantasmi accarezzando la guancia del cacciatore << è stato il mio eroe sin da quando ero piccola e io sono un tipo fedele. Ma non vale per tutti. Come ti ho già spiegato, ciò che conta è che … >>
<< Che io accetti me stesso >> soffio per niente rilassato ma con animo più leggero poiché i demoni, pur ululando in lontananza, non si sono azzardati ad aprire la porta. << Questa ragazza >> penso << ha qualcosa di magico >>.
Anche troppo! La sua mano resta incollata alla mia faccia, i suoi occhi diventano brillanti nonostante il nero delle pupille abbia già inghiottito buona parte delle iridi castano chiare.
Ayanami mi mette a disagio in quanto, pur non sentendosi tale, è mia madre che batte nel cuore di una ragazza, innocente come una bambina. Anche Sakura è innocente ma non è una bambina, di certo non lo è per me e neanche per l’altro Shinji che di lei ha solo buoni e non sempre innocenti ricordi.
Lei cerca il suo amato sulla mia pelle e io non posso assecondare quest’illusione per prendermi un piacere che non può appartenermi. Finirei per perdere tutto, finirei per mancare il contatto con la mano che scatena i miei fantasmi e con il diavolo dai capelli rossi che la guida.
<< Io sono Shinji >> sospiro incapace di nascondere il mio disagio.
Sakura allontana di scatto la mano, come se si fosse bruciata. << Si, si … certo che … che >> balbetta imbarazzata << non sei Furia Buia … cioè, lo so che sei Shinji. Cosa ti viene in mente? >> sorride nervosa e spostandosi meccanicamente all’indietro con il viso multicromatico. << Io … la visita è terminata. Ah si, te l’avevo già detto. No, forse no. Però … ci rivediamo tra un paio di giorni. No, volevo dire che farò venire gli esperti di cui ti parlavo >> continua a farfugliare prendendo a casaccio una delle cartelle accatastate sulla scrivania da lavoro. << Non so se potrò essere presente, probabilmente basterà Ayanami. Io … >>
<< Non volevo confonderti >> mi assumo la responsabilità dell’incidente e salto dal lettino. << Scusami! >>
Sakura sbatte un piede a terra e sbuffa. << Non scusarti >> ringhia frustrata, quasi in lacrime. << Ho … ho solo un brutto presentimento, tutto qui. Vorrei poter fare di più >>.     
<< Furia Buia non è cambiato solo grazie alla sua forza di volontà >>. Do le spalle al dottore e sono già rivolto all’uscita. << E neanche grazie a me. Sono sicuro che, se alla fine, è riuscito ad accettarsi, se ora può dispensare un po’ d’amore e non solo distruzione, lo deve soprattutto a te che non hai mollato con lui … e neanche con me. Ti voglio bene, Sakura >>.
<< Lo sai che te ne voglio anch’io, Shinji >>.
 
 
2° PRINCIPIO DI STRATEGIA
Dialogo tra lo stratega e Shinji
 
 
<< Io non credo che tu abbia sbagliato o almeno non del tutto >>.
Ho passato la notte a pochi chilometri dal villaggio in compagnia di Matsuda nei pressi di una spianata senza alcuna importanza strategica e lontana da ogni via di accesso. Scopo dell’esercitazione era imparare a individuare, praticamente alla cieca e senza alcuna preventiva conoscenza del territorio, i migliori punti di osservazione, le vie di fuga e i possibili ripari da utilizzare in caso di imboscate. A detta del mio istruttore, se fossi costretto a muovermi da solo, sarei già carne morta.
E’ quasi mezzodì e, dopo una breve sosta al lago per un bagno e un rapido cambio di vestiario, seguiamo la salita lastricata delimitata dal muretto che ci separa dallo strapiombo.
Non capisco perché Matsuda abbia voluto ascoltare nuovamente la cronaca del mio incontro con Asuka.
Lui è un tipo molto solitario e non ha mai dimostrato interesse per questo genere di argomenti, tantomeno per la mia vita privata. E’ una sorta di genio protettore del villaggio ed ama esclusivamente un tipo particolare di “lettura”, quella dell’ambiente in cui si trova. Lo studia, lo assapora, lo vive così intensamente da riuscire a diventare invisibile, come se potesse espandere il suo essere fino a trasformarsi nella natura stessa che lo circonda.
<< Non direi >> rispondo. << Ho praticamente disatteso le mie stesse premesse, trattando Shikinami come una scala per arrivare a Soryu. Io l’ho spaventata. Probabilmente non ha creduto ad una sola parola o, se l’ha fatto, ha preferito giudicarmi un pazzo, quindi ancora più pericoloso per la casa che vuole difendere >>.
<< E dimentichi che per poco non c’è scappato il morto >> sghignazza.
<< Non è divertente >> sbotto, << sono stato approssimativo, non avevo un piano e neanche un obiettivo specifico >>.
<< Noto con piacere che qualcosa l’hai imparata da me. Questa si che è una sorpresa. Hai ragione, non avevi chiaro l’obiettivo perché forse ne avevi più di uno in mente. Pertanto non eri neanche in condizione di elaborare un piano efficiente. Tuttavia, dal mio punto di vista, hai fatto quanto ti ho chiesto >>.
<< Cosa mi hai chiesto? Mi avete detto soltanto di andare da Asuka, parlarle e chiederle un appuntamento >>.
<< E’ stata Mami, non io >> precisa lo stratega. << Io ti ho proposto invece di conoscere l’ambiente in cui ti muovi. Nel caso specifico Asuka e il suo doppio. Ti ho anche invitato a prestare attenzione al numero e alla natura delle armi e delle abilità di cui disponi, cioè a prestare attenzione a te perché, se è vero che uno stratega deve conoscere ogni aspetto del suo ambiente, è pur vero che grazie all’ambiente impara a conoscere se stesso. Per portare a termine entrambi i compiti >> continua fingendo di non accorgersi che ho appena alzato gli occhi e gonfiato le guance per trattenere un “che noia!”, << sei stato obbligato ad abbandonare la prudenza e hai corso dei rischi ma lei ti ha fatto capire, a modo suo naturalmente, quali sono i limiti che in questo momento non puoi superare e quelli che lei non è pronta a varcare. Sai molto più di prima, il nodo che vi lega in tutti i sensi si è arricchito di particolari interessanti.
<< In più >> poggia una mano sulla mia spalla, << ti sei imbattuto nei tuoi di limiti, quegli aspetti di te che non ti piacevano, che sono stati fonte di guai e che pensavi appartenessero al passato. Mi dispiace, Shinji, nella vita non si volta mai veramente pagina, puoi soltanto continuare a scrivere (o a leggere) cercando di correggere le conseguenze delle tue azioni e, se sei fortunato, di aggiustare il tiro.
<< Insomma, per farla breve, te la sei cavata bene nonostante alcune toppate a dir poco memorabili. Lo ripeto, hai avuto cattivi maestri. Anche loro sono istintivi >>.
<< Però >> se proprio devi rompere, dimmi almeno qualcosa che possa capire e che mi sia veramente utile, << arrivato a questo punto, non ho idea di come aggiustare il tiro >>.
<< Ed ecco la seconda lezione di strategia >> s’illumina Matsuda. << Conosci l’ambiente e conosci il sé attuale dello stratega che deve usarlo, anche se non è corretto parlare di utilizzo. Si tratta piuttosto di una relazione … ma non divaghiamo. Ora >> torna al punto, << devi affrontare una battaglia, non la guerra, solo una battaglia. Sai che così come siete sia tu sia il territorio che hai scelto non potrete vincere se non  cambiate. Bene, per cambiare l’ambiente non basta conoscerne le caratteristiche, devi comprendere le possibilità che non sono ancora manifeste o che non riesci a vedere. E, per farlo, affinché cioè la strategia funzioni, devi cambiare lo stratega >>.
Ma perché non sto zitto?! Prima ero così bravo. << Dovrei cambiare personalità? Temo di averne già troppe >>.
<< No, devi immaginare che sia possibile pensarti come una persona completamente diversa. Ti basta pescare dalla tua fantasia, dalla tua esperienza o da quella degli altri, oppure provare ad agire al contrario, a liberarti insomma dei tuoi punti di riferimento o almeno a non attribuir loro troppa importanza. Se ti poni limiti incontrerai limiti, se riconosci a te stesso delle possibilità … >>
<< Avrò successo? >> mi accendo di speranza.
<< Mi sembra troppo ottimistica come conclusione >> getta acqua sul già timido fuoco della mia fiducia. << Scoprirai, però, che il mondo in cui operi ha delle potenzialità. Ricordi? Il mondo intero è dalla nostra parte se sappiamo come sfruttare le occasioni che ci offre[24] >>.
Ormai associo in automatico il Vecchio a quegli universi di significati che riassumo con le parole indizio e qui. Da quando abbiamo incontrato la Tempesta poi ho come l’impressione di essere costantemente sotto scorta o custodia “divina” e non mi piace. Il fatto che abbia in qualche modo accettato con sincerità una missione di cui ancora non sono innamorato mi costringe a seguire una volontà che ancora non conosco e che potrebbe non essere neanche mia. Il rischio di diventare uno strumento è alto e io non ho alcuna intenzione di trasformarmi nell’arma o, peggio, nel cane di qualcuno, fosse anche di un dio o di una dea.
<< Mi hai sentito? >> domanda Matsuda quando già vediamo il locale.
<< Si, si, hai usato le parole del Vecchio. Devi spiegarmi meglio il tuo pensiero, lo trovo interessante anche se non riesco a tradurlo in azioni concrete, considerato anche che nel mio caso l’ambiente è Asuka >>.
<< Cambia la forma non la sostanza. Ok, parliamo solo di Asuka allora >> concede lo stratega che continua a camminare, << così i tuoi neuroni si sforzeranno di meno >>.
<< Non andiamo a mangiare? >> gli chiedo.
<< Ah, certo, tra poco >> risponde. << Prima, però, accompagnami alle nostre terme, devo mostrarti una cosa >>.
<< Cosa? >>
<< Non voglio rovinarti la sorpresa >> mi porge la sua migliore espressione da è ovvio che qualcosa bolle in pentola. << Allora, come ti stavo dicendo, se riesci a pensarti in modo diverso, ti comporterai in modo diverso. Ciò costringerà Asuka a reagire, a rispondere ai nuovi stimoli, quindi dovrà necessariamente cambiare davanti ai suoi e ai tuoi occhi e a sua volta ti obbligherà a modificarti. Conoscere se stessi non è come guardare una fotografia. In fatto di strategia abbiamo sempre a che fare con una materia viva che muta con il cambiare del punto di vista e lo stratega non è il dio di questa materia, ne è parte integrante >>.
<< Sai, mentre parlavo con Ayanami >> gli confido, << mi sono reso conto che ogni volta che tento di mostrare ad Asuka che non sono più il ragazzo che odia … in parte, finisco sempre per ferirla, le incasino l’universo, capisci? Alle volte mi domando se non sia più utile non fare niente >>.
<< Mmmh! >> Matsuda accarezza con fare assorto la peluria ispida che gli cresce sopra il labbro. << Dimmi, ti piace il ragazzo che eri? >> mi domanda.
<< No, anche perché a causa di ciò che sono stato e che forse sono ancora in tanti hanno sofferto, Asuka inclusa. Come ti ho detto, il problema è che il ragazzo di adesso continua a … >>
<< … Farla star male? E’ possibile che non dipenda soltanto da te. Può darsi che abbia paura. Che c’è? >> mi guarda. << Credevi fosse un’aliena? >>
<< Non sono riuscito a conquistare la sua fiducia >> ripeto uno degli insegnamenti di Sakura.
<< L’osservazione è senz’altro corretta, però se le tue azioni le incasinano l’universo, come hai appena considerato, non si tratta solo di sfiducia >>.
<< Forse non sa cosa scegliere >> ripeto allora le parole di Furia Buia. In effetti, se dovessi dare una nome a quella Tempesta, la chiamerei Asuka.
<< Allora aiutala a scegliere >>.
<< E come? >>
<< Accettando che puoi incasinarle l’universo. Non costruirai niente di nuovo >> chiarisce << se non abbatti o, almeno, non trasformi il vecchio >>.
<< Non credo che lei sarebbe d’accordo >> valuto sempre più sfiduciato.
<< Perdere le proprie certezze non piace a nessuno, perché tutto ciò che accade dopo è vissuto come caos >>.
<< E lei combatte il caos >>.
<< E’ un suo problema >> Matsuda, l’ho capito, vuole condurmi alla conclusione del suo ragionamento e deve aver giudicato la mia ultima frase come un’inutile divagazione. << Il caos non è necessariamente un male. Dipende sempre dal punto di vista >>.
<< Però, se teme il caos >> obietto, << perché nel suo modo contorto e contraddittorio mi chiede di essere diverso? >>
<< Solo Asuka è contorta e contraddittoria, vero? Shinji, il fatto che ti chieda di essere diverso ha a che fare, quello si, con il motivo della sfiducia. Non comprendo le sue motivazioni, del resto non sono lei, ma temo che possa anche aver trovato un pericoloso equilibrio proprio nella contraddizione >>.
<< Questo si che è contorto >>.
<< Il brutto dei fantasmi >> lo stratega si rattrista << è che ti ossessionano, ti tolgono il sonno, ti attaccano di sorpresa, ma la cosa peggiore è che, se abitano troppo a lungo nella tua casa, alla fine ti abitui alla loro compagnia. Io credo che alcuni col tempo imparino anche ad amarli perché quei fantasmi hanno ormai completamente assorbito la loro attenzione. E se un giorno la casa non fosse più infestata, darebbe l’impressione di essere vuota >>. Matsuda osserva pensieroso il sentiero che percorriamo. << Perché >> riprende << ti spaventa così tanto incasinarle l’universo dal momento che vuoi chiaramente che Asuka cambi la sua … disposizione d’animo nei tuoi confronti? >>
<< Quando abbiamo risparmiato il villaggio dei nostri nemici >> gli dico, << il Paparino mi disse che molti dei sopravvissuti avrebbero continuato ad odiarci, forse più di prima perché di colpo non eravamo più i nemici. Il suo discorso mi era sembrato sensato anche se ora, ascoltandolo con la mia voce, mi suona strano >>.
<< Odio! >> scandisce lo stratega. << E’ gemello dell’amore, possiede la stessa forza e uguale resistenza. In più spesso entra in gioco la vendetta che, come il perdono, richiede la collaborazione di entrambe le parti. Solo che perdonare è un atto eroico se vero, la vendetta è più facile. Quello si che è un fantasma difficile da scacciare >>.
Avrei preferito si fosse limitato a “odio”, forse perché l’aveva immediatamente associato all’amore. Non oso immaginare un’Asuka che sia posseduta dal demone della vendetta.
<< Ti pongo un rapido quesito di carattere morale >> Matsuda mi ferma sul ciglio della strada prima di imboccare lo sterrato che conduce alle terme. << Se avessi saputo che tutte quelle persone vi avrebbero odiato quanto se non più di prima, tu che avresti fatto: le avresti risparmiate o uccise? >>
<< Che domanda? Le avrei risparmiate, è ovvio >>.
<< Perché è ovvio? Vi odiavano prima e vi odiano adesso sebbene vi siate dimostrati diversi dall’immagine che di voi si erano creati. Allora, salvandole cosa avete risolto? >>
<< Che sono ancora vive >>. Ribatto sempre più irritato in quanto non capisco il motivo di domande tanto banali.
<< Prima tutte quelle persone vi odiavano perché eravate il nemico. Secondo te continuano tutte ad odiarvi? >>
<< No >> calcolo rapidamente << Anzi, direi che dopo aver affrontato la Tempesta … >>
<< Lascia perdere quella cosa assurda che continui a raccontarmi. Secondo te tutti gli abitanti di quel villaggio avrebbero continuato ad odiarvi al netto della vostra mirabolante e innaturale vittoria? >>
<< No, non tutti immagino. Infatti, proprio il capo ha ammesso che non conosceva i suoi nemici lasciando intendere che è stata soprattutto l’ignoranza ad alimentare l’odio tra noi >>.
<< D’accordo ma tu seguimi! Quindi >> riprende, << non solo li avete salvati ma adesso non tutti vi odiano >>.
<< Perciò incasinarle l’universo è l’unico modo perché Asuka smetta di odiarmi >> balzo con un drammatico volo argomentativo all’unica conclusione che desidero vedere in mezzo alla sequenza di premesse che lo stratega mi sta propinando.
<< Beh no >> Matsuda annulla il risultato del mio salto in lungo. << Forse ce ne sono altri che ancora non vedi o forse >> mi infilza con gli occhi << non c’è speranza. Devi considerare, infatti, che potrebbe essere troppo tardi >> lo stratega spara alle mie ali e mi fa precipitare materializzando la peggiore delle alternative.
<< Perché avete deciso di salvare quella gente? >> Matsuda pone un’altra domanda lasciandomi intendere che non abbiamo ancora raggiunto la meta.
<< Perché non volevamo più uccidere >> sospiro. << Non senza una buona ragione almeno >>.
<< E perché non volevate uccidere? Avevate una buona ragione. Erano nemici e c’era la guerra >> Matsuda fa una smorfia come per dirmi “è ovvio”. << Inoltre, prima di guardarli negli occhi, non avevano fatto niente per indurvi ad avere pietà di loro. Però siete partiti da qui con la ferma intenzione di risparmiarli. Ancora una volta ti chiedo: perché? >>
<< Perché non ci piaceva la nostra vita >> inizio ad averne abbastanza, << non ci piaceva ciò che stavamo diventando >>.
<< E avete sognato una vita diversa. Avete sognato di essere persone diverse e avete cambiato il corso degli eventi, avete sfidato le stesse regole del gioco, l’intero universo che conoscevate. Come vedi tutto torna >> conclude trionfante.
<< Se è per questo abbiamo sfidato prima di tutto la nostra regola, non i giuramenti ma … >>
<< Perché non era più adatta a voi. E adesso come ti senti? >>
<< Furia Buia credo abbia avuto una specie di illuminazione e anche Orso e Musashi sono usciti trasformati … >>
<< Ok ma tu come ti senti? >>
<< Nonostante tutto ciò che ho fatto? >> domando retoricamente e intanto pondero le parole. << Mi sento come se avessi ritrovato la strada di casa anche se so di essere ancora lontano >>.
<< Perché desideri che Shikinami non ti odi? >>. L’uomo dei coltelli dal generale passa al particolare.
<< A … a nessuno piace essere odiato >>.
<< E se potessi scegliere da un lato tra aiutarla ed essere odiato fino alla fine dei tempi e dall’altro non fare niente ed essere amato, cosa sceglieresti? >>  
Una voce dentro di me prega Matsuda di ritirare la domanda gridando un disperato “non farmi scegliere”; un’altra vorrebbe ucciderlo perché non ritira la domanda e ruggisce furioso “no, non ci sto a scegliere”. Alla fine mi strappo dalla bocca una parte di verità. << Aiutarla >> è la risposta pronunciata con un senso di nausea perché ancora ed ancora ed ancora non posso non riconoscermi nello stupido ragazzino che un giorno, avvicinandosi ad una ragazza in piena caduta libera nel vuoto della depressione, le disse: << Asuka, io voglio aiutarti, voglio stare sempre con te . Aiutami, ti prego! >>
<< Peccato che non sia vero >> Matsuda spietato mi stana in un batter d’occhio. << Allora, cosa sceglieresti? >>
<< Lo so, lo so che sono un egoista >> intono la litania. << Speravo che quel ragazzo non esistesse più >>.
<< Non voglio sapere cosa pensi di te e, a questo punto, non serve che tiri una moneta per tenermi contento con una risposta che non hai trovato. Perciò dimmi, se puoi, cosa vuoi davvero? >>
Se potessi, ucciderei tutti gli Shinji che ora mi chiedono udienza per raccomandarmi frasi del tipo: “voglio essere accettato da lei; voglio che lei stia sempre con me, voglio baciarla, voglio lei”.
Uno di loro, però, inganna le sentinelle o forse le mette fuori gioco perché porta con sé un desiderio profondo, oltre la morale e ogni giudizio di sé, così irresistibile da travolgere tutti i filtri e guadagnare l’uscita. << Vorrei che mi amasse >> per poco non inizio a frignare.
<< Addirittura! >> mi sfotte il cacciatore Quanto correte voi ragazzi. Fossi in te aspetterei un po’ prima di mostrarle l’anello di fidanzamento e cercare la casa dei vostri sogni. Alle volte può essere utile aspettare che gli ormoni si stabilizzino … >>
<< Matsuda >> grido emozionato, << io e Asuka non siamo ragazzi, probabilmente siamo i più vecchi … >> mi zittisco pizzicandomi con violenza una gamba.
<< Non ti scaldare. Va bene, falle la dichiarazione! >> continua a ridacchiare. Poi mi assesta una fraterna pacca poco sotto la nuca ma non mi sento sollevato. Matsuda è una sfinge ma sono in grado di leggere anche lui e il testo che ho davanti racconta che il peggio sta per arrivare. << A proposito >> ecco la pugnalata, << tu sei innamorato di lei, vero, o vuoi soltanto che lei ti ami? >>
La lama entra troppo in profondità perché possa estrarla. Tutte le belle parole che mi sono detto da quando sono qui, tutti i buoni propositi, gli slanci che mi avevano fatto credere di poter un giorno diventare uno Shinji migliore mi appaiono ipocrite bugie, l’ennesimo scherzo di un animo infantile.
<< Asuka ha ragione, io non cambio mai >>.
<< Asuka si sbaglia >> replica ruvido il cacciatore. << Come ti ho detto prima, ti eri illuso di aver voltato pagina. Non funziona così >>.
<< Ero convinto che di aver sciolto alcuni nodi >>.
<< E, per certi versi lo hai fatto. Quella parte di te che non ti piace, però, è ancora e sarà sempre presente. Ma, intanto, l’hai costretta a ritirarsi un po’ più in profondità. Ora stai solo ricominciando il giro. Succede a tutti >>.
<< Quindi è probabile che ci sarà un terzo e un quarto giro >> considero demoralizzato. << Per quanto tempo secondo te? >>
<< Probabilmente fino a quando avrai vita >> mi rivela dispiaciuto. << Non è poi così strano. Tieni conto che, se non ci fossero dei fantasmi da affrontare >> deve essersi accorto di aver armeggiato troppo su ferite  mai rimarginate e ora tenta di confortarmi, << la vita sarebbe noiosa. Anzi, a proposito di noia, secondo te perché i tuoi fratelli si sono dannati tanto per farti uscire con lei? >>
<< Perché … perché mi piaceva? >>
<< Solo per questo. Tu dici di voler raggiungere Shikinami perché insieme a lei puoi arrivare a questa Soryu; io invece te la faccio semplice. C’è una ragazza con i capelli rossi che ti piace e a cui forse piaci, soffre di personalità multiple come te e, sempre come te, ha passato una vita di merda. Ma tu fa’ finta di niente >>.
<< Io non sono più il ragazzo del nostro appuntamento >>.
<< No e neanche lei è la stessa ragazza. E’ il momento di applicare il secondo principio. Consideralo come un esperimento, un gioco se ti piace. Immaginati come un’altra persona e vedi cosa succede. Se poi non va, pazienza, potrai concentrarti sul tuo piano B, sulla misssssiooooone >> stira la parola e con le dita mima il segno delle virgolette. << Intanto, al diavolo i massimi sistemi e, che questa Soryu sia presente o no, corteggia la ragazza dai capelli rossi seduta davanti alla nostra conca >>.
<< Che … co … come davanti alla … Adesso? >>
<< No, nella prossima vita. Certo, adesso >> sbotta lo stratega.
<< Non lo so io, io … io non posso far finta di niente >> provo a tirarmi indietro, << io devo riportarla a casa, ricordi? >> Perché cazzo non mi avvisate prima?!
<< E non ci riuscirai finché non sarà realmente ciò che vuoi, perché altrimenti non sarai disposto a pagare il prezzo necessario >>.
<< Allora prima dovrei scoprire cosa voglio veramente, non credi? >>
<< Di sicuro non ci arriverai ragionando su bene e male, altruismo ed egoismo e altre coppie di opposti buone solo come materiale per seghe mentali. Butta via >> mi offre il suo perentorio consiglio << la frusta che continui ad impugnare per punirti solo perché non riesci a ottenere una pacca sulla spalla da ogni stronzo o stronza che è convinto di sapere cosa è buono e giusto. Tutte le regole sono false e le categorie morali arbitrarie. Sei da solo con i tuoi dubbi, i tuoi desideri e le tue scelte. Ora va’ da lei e scopri chi puoi essere! >>
<< Come facevi a sapere che … niente >>. Fanculo gli indizi, oggi voglio essere ateo.
<< Ah, e dille che la conca è solo dei cacciatori. I piloti non sono ammessi >>.
 
Matsuda se n’è appena andato, già non sento più i suoi passi e mi chiedo se sia sparito per davvero o se piuttosto non mi stia osservando perfettamente mimetizzato con il suo ambiente.
Come mi ha detto, ora sono da solo a guardare un macchia rossa, ancora indistinta a causa della distanza. << E’ venuta proprio qui >> sospiro << e ho l’impressione che indossi persino il plugsuit originale. Vuol dire che Soryu e Shikinami mi stanno aspettando >>.
Ed ecco che mi tocca prendere un’altra decisione. Sono tentato di svignarmela di nascosto mentre un’altra parte di me desidera tentare ancora la fortuna magari facendo tesoro dei consigli che in molti mi hanno dato negli ultimi giorni. Di una cosa, però, sono certo: non ho alcuna intenzione di lanciarmi all’attacco solo perché mi è stato detto di farlo. Considerato poi che la mia strana famiglia continua a usare l’inganno per costringermi ad affrontare questa prova, riflettere con attenzione è quanto mai necessario.
<< Ammettiamo che voglia mettere in pratica il secondo principio della strategia >> mi dico, << come posso immaginare di essere una persona diversa? Io ho due facce. Asuka le conosce entrambe e temo che non le vadano a genio. Io le conosco entrambe e non mi piacciono >>.
Stupiscila!
Così mi disse Furia Buia mentre mi accompagnava al mio primo appuntamento[25]. Peccato che per stupire lei debba stupire prima di tutto me. << Non ne capisco molto di ragazze >> borbotto. << A parte Asuka, le uniche donne che conosco sono Mami, Ayanami e Sakura e non posso riprodurre con Shikinami quelle forme di relazione. Asuka è diversa, io sono diverso con lei. Come ci arrivo a te, stupida ragazza? Io sono a mio agio solo con quei tre disagiati >>.
Cerca di ridere![26]
Nella mia mente sento l’eco delle parole che il Biondo pronunciò nell’ora più traumatica della mia vita, se non altro di questa.
Lo fanno anche gli stronzi, perché non dovremmo farlo noi?
… Che siamo i re degli stronzi[27].
Anche la voce di Orso. << Non ho ancora capito come si ride >> confesso ai fantasmi dei miei due fratelli.
Anche quelli come noi possono vedere la bellezza, se si convincono di avere occhi buoni per vederla[28]
<< Qualcosa di bello, qualcosa di bello >> ripeto picchiettando un dito sulla fronte per far capire al cervello che deve darsi una mossa. << Qualcosa di bello. Il seno … no, l’eccitazione sessuale potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio in questo momento. Il bacio … no, siamo sempre lì. Pensa cervello, pensa! Qualcosa di bello, qualcosa di … Trovato! E’ l’amore >> esulto, << l’amore secondo quei tre scimmioni >>. Temevo di averne cancellato il ricordo e, invece, sono di nuovo nella Batcaverna che non esiste più e i miei fratelli parlano di sesso e di sentimento, di romanzi rosa e giornali porno. La scena si dissolve e mi ritrovo sulla salita del lungolago a leggere il libro di Orso, maledicendomi per non aver iniziato dagli autoscatti osé di Mari, prima di essere costretto a spazzar via il materiale compromettente perché sta arrivando Sakura. Vedo Suzuhara che ride del mio imbarazzo perché il problema è appena diventato ingombrante[29]. Nuove immagini si affacciano, ne lascio passare un’altra. La serata di gruppo è finita male ma … io sto fuggendo perché i miei fratelli se le stavano dando di santa ragione e ora mi inseguono affinché io abbia la mia razione di botte. Furia Buia finge di volermi baciare ma rinuncia perché … << il whisky[30] >> inizio a ridere. << Forse dovrei ubriacarmi per parlare con Shikinami >>.
Lo so che è solo che tutti insieme questi frammenti formano a malapena una oasi striminzita in un deserto rosso di sangue e ruggine, ma proprio per questa ragione mi appaiono ancora più preziosi e io sono così stanco di camminare tra i cadaveri.
Sforzati di trovare un altro modo per essere felice[31].
Senza rendermene conto Asuka è più vicina e i contorni più definiti. Ho iniziato a camminare quando ho smesso di sentirmi solo. << Potrei fingere di stare con loro >> mi dico, << magari evitando di esagerare con le parolacce e l’umorismo da caserma >>.
Sento singhiozzare dietro di me. Mi volto e vedo il fantasma di un ragazzo con la divisa scolastica appoggiato ad una parete e ancora più indietro il fantasma di un bambino che piange perché è stato appena abbandonato. << So che sarete sempre con me, ragazzi >> sento il bisogno di confortare quei fantasmi. << Non abbiamo mai giocato >>.
I due Shinji vengono portati via dal vento. << Osserva, però, quanta strada hai fatto! >> mi do coraggio prima di puntare dritto sul mio obiettivo. << Così sia, vada per il secondo giro. Vediamo se dal cilindro pesco uno Shinji che sappia giocare. Aspettami, Asuka, giuro che ti stupirò. Ne sono certo perché a suggerirmi le battute sono nientemeno che i re degli stronzi >>.
 


<< SEI UNA BULLA! >>
2° incontro tra Shinji e Asuka
 
 
Shikinami siede per terra, insolitamente rilassata. Non è chiusa ad uovo come quando occupa il suo posto e mantiene la schiena dritta grazie alle braccia tese puntate all’indietro. Deve essere la prima volta che si gode le nostre terme perché si guarda intorno incuriosita e non si accorge del mio arrivo.
<< Perché sei qui? >> le chiedo in tono vagamente autoritario prima di tirarmi un pugno alla coscia perché forse sarebbe stato meglio iniziare con un semplice saluto.
Asuka salta e fa per alzarsi portando le mani sulle gambe. << Affari miei >> risponde scontrosa.
Non lasciarti scoraggiare! << Ti prego, non essere sempre così gentile >> così la pungerebbero i miei fratelli. << E’ imbarazzante! >>
La rossa, ancora contratta per dare lo scatto, ruota il collo e guardandomi con aria bellicosa ribatte: << che vuoi? >>
<< Veramente questo è il mio … >> no. << Questo è territorio dei cacciatori. Anzi, mi hanno chiesto >> loro non io << di avvisarti che voi piloti non avete il permesso di stare qui >>.
<< Di’ ai tuoi fratelli che questo non è il vostro territorio >> figurarsi se Asuka, di fronte ad una sfida, si tira indietro, << non ho notato alcun divieto e comunque io vado dove voglio. Mi hai riferito ciò che dovevi, ora puoi andartene >>.
Provo a registrare solo gli aspetti positivi. E’ vero, infatti, che mi ha appena dato del galoppino ma continua a riconoscermi come cacciatore.
La Second non si sforza di interpretare il mio silenzio ma, avendo intravisto una ghiotta occasione per insultarmi, la coglie senza pietà. << Colpa mia! >> afferma seria ma so che dentro se la sta godendo. << Parlo in modo troppo difficile perché tu possa comprendermi. Perciò, guardami bene >> indicando le labbra con un dito, << v.a.t.t.e.n.e.! >>
Certo che è difficile non incazzarsi con te, saccente figlia di … Idea! In fondo, cos’ho da perdere … a parte la vita? << Non mi dispiace che tu stia qui >> atteggiandomi come se non avessi capito neanche la versione semplice, << tuttavia, per essere precisi, sei tu che ora stai dando fastidio a me >>.
La smorfia della Second non richiede traduzioni ma per sicurezza preferisce rafforzare il messaggio con << sei venuto tu a rompere, o sbaglio? >>
<< Sbagli >> le dico con presuntuoso distacco << perché ogni giorno, a quest’ora, vengo qui a >> fare cosa? << meditare. Tu dovresti capirmi visto che hai abitudini simili >>
<< L’ultima volta tu hai disturbato me >> mi rinfaccia, << quindi non puoi lamentarti >>.
<< Infatti, non mi lamento >> anche perché col cavolo che ti caccio! << Resta se vuoi. Ti chiedo però di lasciarmi in pace. Anzi >> mi accomodo accanto a lei, << scala un po’ a sinistra. Sei seduta proprio sul mio posto >>.
Asuka per partito preso non mi dà retta e difende la posizione allargando il gomito per costringermi a restarle distante << Dillo che vuoi farmi incazzare >> grida ma non dà la sensazione di essere realmente infastidita.
<< Come se fosse difficile! >> scherzo anche se non del tutto. << No, Shikinami, io mi siedo esattamente dove ti trovi tu, nell’unico punto in cui non c’è erba >>. I fantasmi dei tre cacciatori, ben nascosti in punti strategici della mia mente, partono con i suggerimenti. << Sono stato io a modellarlo sul mio culo per renderlo più confortevole >>.
Asuka sgrana l’occhio sbendato piegandosi su un lato come se cercasse un’altra angolazione per mettermi meglio a fuoco. Le sopracciglia non sono più proiettate minacciosamente verso il basso, risalgono, invece, arcuandosi e accentuando un genuino stupore. Poi una fiammata accende l’azzurro dell’iride e un impercettibile ghigno anticipa la battuta. << Ecco perché è così scomodo. Hai il culo piatto >>.
Un’intera legione di Shinji sospira di sollievo perché, nonostante la palese provocazione, la ragazza che mi ha quasi frantumato il braccio angelico e a cui devo i fastidiosi spasmi alla mano degli ultimi giorni, ha preferito stare al gioco rispondendomi a tono.
Conoscendola, tutto può precipitare nel giro di pochi minuti ma mi faccio bastare che la partita non sia già chiusa.
<< Punti di vista >> direbbero tutti i miei fratelli. << Io invece dico che ho un bel culo e che questa divisa lo valorizza >>.
<< Chissà a quanti uomini hai fatto perdere la testa?! >> replica sarcastica.
<< Per non parlare delle donne >> contrattacco alla velocità della luce. << Ho ricevuto anche proposte di matrimonio, sai? >> e dai, ingelosisciti!
<< Per il tuo culo piatto o per la tua faccia da culo? >> mi brucia con un colpo da ko.
Non mi serve alcun tipo di vista per cogliere la diabolica luccicanza del suo occhio umano. Asuka in questo momento è nel suo chalet alpino seduta su una comoda poltrona in pelle (la mia) e sta gustando del buon brandy davanti al camino acceso sormontato dalla mia testa impagliata incollata ad una teca di legno.
Ma la meschina non può sapere che questo scontro non è ad armi pari e che il fantasma di Musashi, travestito da Brigitte Nielsen, chiamandomi Ivan Drago mi sta incitando in russo.
<< Te lo sei immaginato anche tu, vero? >> replico controllando a stento l’impulso di scoppiarle a ridere in faccia. << Scommetto che mi hai osservato molte volte di nascosto mordendoti il labbro come una ragazzina davanti al suo idolo >>.
<< Ti sei drogato? >> strilla colpita.
<< No e adesso scansati >> le ordino accostandomi velocemente a lei come se volessi spingerla via con un colpo di anca.
<< Scordatelo! >> resiste alla carica respingendomi con una violenta manata. << E non starmi così vicino >>.
Asuka, purtroppo, ha usato il braccio sbagliato e ora è costretta a ritiralo portandolo al petto per lenire il dolore. Si volta dall’altra parte quando si accorge che il gesto non è passato inosservato.
<< Perché sei qui? >> ripropongo la domanda questa volta seriamente.
<< Ho capito >> Shikinami si mette in piedi, << me ne vado >>.
<< No, resta per favore! >> la fermo afferrandole proprio quel braccio. << Non capisco perché devi essere sempre scontrosa >> sbuffo obbedendo, però, all’implicito ma inequivocabile comando del suo occhio angelico che mi impone di non esagerare con la confidenza.
<< Ah, non capisci? Allora sei proprio stupido >>.
<< Per te deve essere una novità >> mi suggerisce Furia Buia aggiungendovi anche una punta di veleno. << Per quanto mi riguarda capisco soltanto che deve esserci un motivo. Se non vuoi dirmelo va bene, hai vinto … Dai! >> con il capo le faccio cenno di sedersi.
Asuka ci riflette un po’, poi mormorando e con ancora integra l’espressione di stizza decide di restare. << Ecco ti ho anche lasciato il tuo stupido posto, contento? >>
<< Se lo sei tu >> disse una volta il Vecchio al Paparino quando era ancora Ragazzo.
Spinto sempre dal Biondo approfitto della gentile concessione della rossa e inizio a strisciare lentamente per riavvicinarmi. Una scossa più forte punge provocandomi uno spasmo alla mano e mi mozza il respiro. << Si sta bene qui >> riprendo con voce rauca. << Dovresti venirci più spesso >>.
Shikinami se n’è accorta e, dopo aver indugiato qualche secondo sulla mia mano, si volta ad osservare le terme. << Forse, forse >> stenta a parlare << sono stata troppo … troppo … >>
“Nessuna paura!” sento gridare Furia Buia. << Ti riferisci all’incidente dell’altra volta? Se non riesci a finire posso aiutarti. Troppo irascibile, troppo violenta, troppo irrazionale, troppo sconsiderata? Troppo … >>
<< Non sei divertente >> tronca di nuovo stizzita.
<< Allora cosa volevi dire? >>
<< Ho cambiato idea >>.
<< Ho il pomeriggio libero, perciò prenditi pure tutto il tempo che vuoi per dirmi “scusami, Shinji” oppure “io ti perdono, o mio invincibile Shinji” >>.
Asuka reagisce male ai miei suggerimenti e a poco servirebbe spiegarle che stavo scherzando. In effetti, mi sono avvicinato più del dovuto alla linea di confine che non ho ancora il permesso di superare. << Ho esagerato, vero? >> le porgo in extremis il calumet della pace.
<< Si >> per fortuna Asuka deve avere una gran voglia di stare qui con me perché accetta la mia offerta. << E poi non intendo chiederti scusa. Ti sei meritato fino all’ultimo colpo. Volevo dirti che … >> torna a impersonare l’adorabile tsundere << sono stata anche troppo indulgente con te >>.
<< Ma se stavi per uccidermi? >>
<< La smetti di parlare di quel giorno? >> strilla una ragazzina
<< Oh, insomma cosa ti costa chiedere scusa? >>
<< E a te cosa costa chiedere scusa? >>
Nel mio cuore l’altro Shinji la prende sul personale e capisco che queste parole appartengono più a Soryu soprattutto considerato che << non sto facendo altro da mesi e l’ultima volta mi hai pure accusato di scusarmi troppo >>.
<< E … e … >> scippata del suo bersaglio, di colpo a corto di argomenti, Asuka continua a premere il grilletto sperando che nel tamburo sia rimasta qualche pallottola da spararmi << non osare ritorcere le mie parole contro di me >>.
Centinaia di scene, provenienti forse da altrettanti passati vanno in onda contemporaneamente, sono simpatiche, piacevoli da guardare e in quasi tutte Asuka urla, strepita, punta i piedi, mi sfotte, mi insulta, mi rimprovera, mi picchia. E proprio ora che, in virtù di non so quale follia (ulteriore), mi accorgo di poter resistere all’assalto dei soliti tristi pensieri e che posso illudermi di riuscire a ridere davvero di tutto, guardando quei frammenti di vita, individuo un aspetto della personalità di Asuka. E’ il più superficiale, senza dubbio, ma anche l’unico che mi serve. << Ora ho capito perché ti comporti così >> esclamo con l’entusiasmo di Archimede quando scoprì il principio che porta il suo nome. Invece di gridare “eureka”, esplodo: << tu sei una bulla!!! >>.
<< Cheeeee? >> Shikinami spalanca bocca, occhi (si entrambi, ci scommetto) e naso. << Io cooooosa? >>
<< Si, è vero >> inizio a correre nudo per le strade di Siracusa << meriterei di bruciare sul rogo per il solo fatto di essere ancora vivo ma sono pronto a giocarmi il fiammifero che mi trasformerà in cenere che, anche se non avessi fatto niente di male, mi avresti comunque dato il tormento. Avrei dovuto capirlo subito, Shikinami >> ma mi rivolgo anche a te, Soryu dei miei stivali, << sin dal nostro primo incontro quando mi ha tirato una spazzata a tradimento dandomi dell’irresponsabile perché non avevo fatto in tempo >> come purtroppo è accaduto in un altro tempo << a intervenire con lo 01[32] >>.
<< Non avevo bisogno del tuo aiuto >> grida usando una delle sue frasi fatte, di quelle alla sta’ zitto, Shinji!, sempre utili quando non vuole affrontare il dialogo.
<< E questa sarebbe una giustificazione? >> grido ancora più forte fingendo di voler litigare. << A proposito, quella volta sei stata bravissima >>.
<< Lo so >> risponde cedendo al suo vizio preferito: l’orgoglio.
<< Certo che lo sai. Praticamente quel povero Angelo stava dormendo. Hai sconfitto l’unica mezza sega con un nome divino che abbiamo mai incontrato. E ciò nonostante ti sei incazzata con me, mentre alla signorina Misato che ha rischiato tre frontali con la macchina per farmi arrivare in tempo, senza comunque riuscirci, hai riservato il lato carino e coccoloso che mostri quando vuoi prendere la gente per il … >>
<< E basta parlare di fondoschiena >> scoppia cambiando discorso.
<< Se li chiami culi non si offende nessuno e, se qualcuno lo fa, peggio per lui >> non posso credere che dalla mia bocca esca un tale fiume di parole proprio davanti a lei ma è … è … così catartico. << Insomma,  spiegami perché te la sei presa con me! >>
<< Avresti dovuto farti già trovare sul posto >>.
<< E come, col teletrasporto? >> lo so che non eri arrabbiata quel giorno, perché forse quel giorno non c’è mai stato.
Asuka rinuncia a incenerirmi e aggrotta la fronte mentre il suo occhio inizia a muoversi freneticamente. Temo abbia appena deciso di porsi alcune domande pericolose.
Non devi riflettere adesso. Rimani con me, Shikinami! << Secondo me, da brava bulla >> esagero con il tono canzonatorio, << mi avevi preso di mira già prima di conoscermi perché sapevi che io ero il cazzutissimo Third Children che da solo, e sottolineo da solo, era riuscito a fare secchi due Angeli su tre >>.
Asuka ha seguito il suono della mia voce tornando giusto in tempo per apprezzare l’enorme sciocchezza che avevo appena partorito << Uno >> mi corregge.
<< Come? >>
<< Uno soltanto. Il primo l’ha polverizzato lo 01, mentre tu eri svenuto >>.
<< D’accordo uno soltanto >> convengo. << Ciò che conta è che tu non abbia nulla da obiettare sulle mie immense doti di pilota >>.
<< Purtroppo … >> s’intristisce poggiando stancamente il mento su una mano.
Ho capito che anche con te, Shikinami, i ricordi buoni sono pochi ma sii comprensiva, almeno oggi. << Per non parlare di quando ti sei insediata in casa di Misato >> rilancio l’operazione distrazione << e sei stata così presuntuosa da credere che sarei stato sfrattato solo perché ti eri trasferita da noi >>.
<< Era l’unica conclusione logica, visto che, oltre ad essere un tuo superiore, sono anche un pilota migliore di te >>.
<< Al passato >> contesto << per favore. Sei stata un mio superiore anche se non me n’è mai fregato niente >>.
<< Ciò che conta è che tu non abbia nulla da obiettare sul fatto che fossi >> mi fa il verso, << anzi sono un pilota migliore di te >>.
<< Confermo >> rabbonisco il suo ego. << Tornando però a quei giorni scellerati, sei stata scortese a impadronirti della mia stanza e a mettere le mani tra la mia roba trattandola come spazzatura >>.
<< Ho visto tutto quel ciarpame e ho pensato bene di fare un po’ di pulizia >>.
<< Ma se non sai neanche usare una scopa, esattamente come la signorina Misato? Senza di me quella casa sarebbe diventata un porcile. Ecco lo vedi >> aumento il pathos per rendere più credibile l’interpretazione, << sei proprio una bulla, anzi sei l’archetipo del bullismo. Sei presuntuosa, violenta, arrogante, spari sentenze senza riflettere e spesso sei talmente spocchiosa da credere di avere sempre ragione >> ormai liberata dai freni inibitori la verità scorre fluida dalla mia bocca.
<< Io ho sempre ragione >> strilla come al solito la rossa che, nonostante il tono e i modi, appare sempre più a suo agio.
<< Appunto! Ah, e non sei gentile >>.
<< Continua a scavarti la fossa, bamboccio >> ribatte minacciosa.
Anche Asuka in cuor suo desidera giocare. << Ti accontento subito >> parto di slancio aiutato questa volta dalla fantasia del bestione. << Sono convinto che … >> pausa per respirare e ricordare a me stesso che sto solo scherzando << il tuo cuore sia colmo di un amore che noi umani non potremmo immaginare[33], una sorta di Santo Graal che contiene tutti i buoni sentimenti. Ma la coppa è protetta da un esercito di demoni. Provo invidia e al tempo stesso compassione per l’uomo che sposerai. Già lo vedo rientrare a casa dopo una dura giornata di lavoro >> inizio la descrizione stendendo un braccio per indicare davanti a noi come se, al posto delle terme, ci fosse un telo maxi schermo da cinema all’aperto su cui viene proiettato il film prodotto dal lato burlone che temevo di non possedere. Con l’altro, invece, mi do un’altra leggera spinta per portare almeno le nostre aure a contatto, << togliersi le scarpe, appendere la giacca e regalarti un sorriso di gioia mentre gli vai incontro in tuta da ginnastica con in mano un manubrio per i bicipiti. So già come andrà a finire: tu che lo afferri per il collo, lo sbatti contro il muro e, urlando come Godzilla quando sta per sparare un rutto al plutonio, dirgli a muso duro: “bentornato a casa, amore” >>.
<< Che stronzata! >> giunge la feroce stroncatura della critica.
<< Però ti sta facendo ridere >> ribatto sperando che apprezzi i miei sforzi di mostrarmi simpatico … oltre che stupido.
<< Davvero credi di essere spiritoso? >>.
Metto a soqquadro gli archivi in memoria per decifrare la sua espressione. Ho compreso che non è più arrabbiata ma la strategia non funziona come avevo sperato. Forse, nonostante i suggerimenti, non sono abbastanza bravo; forse sto sbagliando qualcosa; forse, semplicemente, non vuole ridere davanti a me. Magari non ce la fa.
<< E se provassi con il solletico? >> forzo la mano già demoralizzato e, soprattutto, preoccupato che una conversazione più seria possa rispedirci all’ospedale.
<< Ti ho già avvisato, non devi toccarmi >>. Il dito alzato è allarmante quanto il tono.
Questo si che spezza il morale. << Va bene, continuerò con le battute >> sbuffo scornato cedendo i centimetri che avevo conquistato e buttando fiaccamente le braccia sulle gambe piegate. In silenzio osservo l’ambiente alla ricerca di un’idea o di qualunque altra cosa che possa distrarci.
<< Se mai dovessi incontrare un uomo degno del mio amore lo renderei felice >> cogliendomi di sorpresa Asuka mi tende una mano. Tutto in lei sembra assemblato per rispettare il marchio made in tsundere, però … << Saprebbe cos’è il paradiso perché io so essere molto dolce, hai capito Shinji?, d.o.l.c.e. >>.
<< Ho c.a.p.i.t.o. >> replico ironico mentre in cuor mio sono già al trentesimo inchino.
<< E pooooi … >> parte con acuto che spaventa entrambi. << E poi >> ripete con ritrovato contegno << io non sarei mai una casalinga >>.
 
Ti ha appena dato il permesso. Continua!
 
Tornano il morale, le idee, le voci dei miei fratelli e la sfrontatezza che da chilometri di distanza mi stanno infondendo con un travaso di anima. << E va bene >> schiocco riguadagnando il terreno perduto che lei non aveva fatto in tempo ad occupare. << Allora, dove eravamo? Ah si. Visto che la casalinga è lui, già ti vedo tornare a casa dopo una dura giornata di lavoro, toglierti le scarpe tacco cinquantotto e posare borsa, ventiquattr’ore, pistola, coltello e un mortaio anticarro, mentre tuo marito ti corre incontro con indosso un grembiule bianco da sfigato, non a tinta unita ma con in mezzo il disegno di un’aragosta rosso fiammante >>.
<< Cioè simile a quello che indossi tu >>.
<< Prego, che indossavo >> preciso come il più antipatico dei saputelli << ma lasciami finire >>.
<< Se non puoi farne a meno >> Asuka incrocia le braccia sulle ginocchia poggiandovi sopra una guancia per assistere più comodamente allo spettacolo.
Baciami! << Quando finalmente quel relitto umano che tu chiami marito è a distanza di abbraccio so già che lo prenderai per il collo, lo sbatterai contro il muro e, con la faccia di chi ha voglia di scuoiare qualcuno, gli griderai: “sono a casa, amore” >>.
Asuka resta in silenzio e io faccio appello a tutti i miei sensi per cogliere un indizio di approvazione. Poi inizia a sfregare un labbro con i denti e arriccia il naso. << La smetti di guardarmi?! >> mi respinge con un altro adorabile decollo del timbro.
<< Stavi per ridere, confessa! >> contrattacco impostando un sorriso simil smagliante
<< No, per niente >>.
<< Non è vero, hai solo deciso di non darmi soddisfazione … intendo ridere non … >> incartandomi come farebbe il suo patetico marito con l’aragosta sul grembiule.
<< Idiota! >> sibila la Second.
<< E’ perché non hai il senso dell’umorismo. Sappi che quelli come te finiscono nel girone infernale dei bulli >>.
<< E’ quelli come te, invece? >> la rossa si stacca dal cuscino spigoloso e mi affronta con tale impeto che penso stia per franarmi addosso.
<< Io credo nella reincarnazione >> rispondo con studiata indifferenza dopo aver deglutito persino il mio spirito. << Sconterò tutti i debiti karmici in tre, massimo quattro vite, rinascendo come lombrico, scarabeo stercorario o tenia intestinale. Dopo di che la strada per l’illuminazione sarà tutta in discesa >>.
<< E credi sia giusto? >>  
Ecco la vendetta! Tiro un lungo respiro per invertire la rotta e scegliere una risposta onesta. Del resto non posso sparare fesserie all’infinito. << Non lo è affatto >> dico. << Magari fosse così, accetterei volentieri qualsiasi prova pur di espiare il ... Purtroppo non ci credo >> ammetto con amarezza. << Però devo pur trovare il modo di scherzarci su visto che piangere non è servito a niente >>.
Asuka si acquieta e sembra voler riflettere sulle mie parole piuttosto che partire in quarta e darmi battaglia. << Se esagero >> approfitto della sua indecisione per portarla dalla mia parte, << avvisami ma, per favore, finché puoi sta’ al gioco come hai fatto fino ad ora. A proposito, ti ringrazio, per essere rimasta. Tra poco tornerà tutto come prima e saremo di nuovo distanti. Chissà si presenteranno altre occasioni come questa >>.
<< Questo, però, è fingere >> mi fa notare.
<< E allora? Se è ciò che desideri, fingi con me! Insomma … quando ti ricapita uno Shinji capace di polverizzare in pochi minuti tutti i record di stupidità? >>. Sto di nuovo ridendo ma solo per non farle capire che temo non voglia più giocare.
<< Praticamente sempre >> Asuka sceglie ancora di seguire questa strada sconosciuta e per chiarirmi che non intende andarsene mi fa una boccaccia.
<< Non dirmi che sono riuscito a farti ridere con un discorso serio?! >> rilancio con il cuore rinfrancato.
La Second sospira come rassegnata. << Neanche così. Non c’è verso, fai proprio pena. Ne avrai ancora per molto? >>
<< Finché ce la faccio >>.
<< Va bene >> dà a vedere di essersi arresa. << Com’è, allora, questa storia che a me tocca la dannazione eterna perché ti tratto come uno scendiletto? >>
<< Perché, credi nella reincarnazione? >> accetto l’aiuto e metto in riga i miei fantasmi protettori.
<< Credo solo nella scienza >>.
<< Allora finirai all’inferno, condannata per l’eternità ad essere molestata e dileggiata da tanti Shinbamboccio. Buuuuu! >> ululo muovendo le mani per assomigliare agli ectoplasmi che da piccolo vedevo in tv.
<< Dio, che brutta fine stai facendo! >> commenta schiaffeggiandosi la fronte.
<< Parli così perché non avevo il lenzuolo a portata di mano. Sarei stato più credibile >>.
<< Al posto tuo >> ghigna << mi preoccuperei di tutte le qualità che ti mancano >>.
Provaci! << Ti ho vista. Era un sorriso >>.
<< No >> ribatte disfacendo la smorfia, << ti stavo prendendo in giro >>.
<< E ti è piaciuto. Quindi ti ho fatta ridere >>.
Asuka striscia di lato come per sfuggire alla mia constatazione. << Ti ho detto di no >> urla.
<< E invece si >> in ginocchio protendo il busto in avanti fin quasi a toccarle il braccio angelico con il petto. << E’ ancora lì, la tua risata è sopravvissuta. Resisti, ti salvo io >>.
<< E non mi scocciare! >> minaccia semi seria e innalza un nuovo muro puntando il gomito.
<< Non è vero, eccola! >> esclamo spostandomi per aggirare l’ostacolo. << E’, è … cos’è? Si è un sorriso o un ghigno, un principio di starnuto, uno spasmo … Ma almeno stai respirando? >>
Un pugno al centro dello sterno mi fa crollare di schiena a terra. Shikinami non voleva farmi (troppo) male e ora esamina preoccupata il giovane cacciatore che si massaggia il cuore.
<< Ok, volevo esserne certo >> gorgoglio divertito.
Gli esseri umani non sono fatti per vivere esclusivamente di guerra, l’odio pesa, pretende di alimentarsi e prosciuga e fa marcire l’anima. Tutti aspiriamo all’armonia e alla pace, tutti abbiamo bisogno di distrarci dalle brutture che ci attraversano la strada come fantasmi inquieti e a volte ci prendono in pieno. Anche l’amore richiede cura e lavoro e non sempre gli sforzi vengono premiati ma non possiamo soltanto distruggere.
Un suono sommesso, simile ad un singhiozzo, i denti che artigliano le labbra per costringerle all’immobilità, le spalle che si contraggono e tremano, la testa che si piega in avanti cercando rifugio tra le ginocchia. Alla fine la diga cede e, coprendosi la bocca, finalmente Asuka ride di gusto.
A differenza della sua, però, la mia bocca si chiude, l’ilarità che mi aveva catturato non si attenua ma cambia natura. La ragazza che ride davanti ha qualcosa di diverso. Pensavo che avrei conosciuto una volta per tutte il viso di un’adolescente, che avrei ammirato l’innocenza su cui mi sarebbe piaciuto specchiarmi. Invece, i gesti sono contenuti, la musica è dolce e un po’ triste. Anche in Shikinami il tempo, privato dalla maledizione degli Eva (o quel che è) del suo potere sull’aspetto, ha preteso la sua ricompensa. Pensa e sente come …
<< Non ti avevo mai vista ridere >> bisbiglio di colpo a corto di fiato, << mi piace >>.
Le parole che non ho potuto trattenere erano sincere ma non innocenti e frenano l’allegria della Second, costringendola a recuperare il controllo. Asuka abbraccia le gambe come se volesse proteggerle e strofina il mento sulle ginocchia evitando il mio occhio che invece non ne vuole sapere di cambiare obiettivo.
<< Scusa >> provo a superare il momento di imbarazzo. << Il fatto è che cercavo una ragazza. Mi dimentico troppo spesso che sei già una donna >>. Prendi nota: hai peggiorato la situazione.
<< Come tentativo di rimorchiare è davvero patetico >> risponde con calma e senza la minima ombra di fastidio.
<< E’ solo ciò che penso >> mi rimetto seduto e inizio a tastare la benda.
Asuka registra il movimento così come la tensione che ora mi chiazza le guance e forse, temo, evidenzia i margini della ferita. << Secondo me fai finta di essertene accorto >> afferma accennando un sorriso compiaciuto. << Hai solo ripetuto una delle frasi d’accatto che usano i tuoi fratelli. Non capiresti la differenza tra una donna e una ragazza neanche se te la sbattessero in faccia >>.
<< Sembra un bel modo per imparare la differenza >> cedo al lato oscuro di Musashi e in aggiunta batto il pugno sul palmo della mano.
<< Noto che sei ancora molto lontano dal diventare un uomo >> sospira contrariata e forse anche un po’ delusa. << Strano! >>
Lo spirito di Furia Buia si impossessa di me e carica a testa bassa. << Dovremmo uscire insieme >>.
<< Ti pare il momento? >> sobbalza sorpresa. << Solo perché non ti ho ancora steso pensi di poterci provare con me? Ricordi com’è finita, vero? >>
<< Veramente ricordo che finisce sempre in modo diverso >> mi consiglia il fantasma di Orso che, però, resta incorporeo e non può bloccare le dita che continuano ossessivamente a toccare il tessuto poco sotto il sopracciglio.
<< Mmmmmh! >> Asuka striscia il verso del ghiottone e, racimolata un po’ di spavalderia, continua: << ti sono rimasta in gola, ammettilo! >>
Mi sono allontanato troppo dall’ultimo rifugio disponibile e ora mi muovo nel cuore del suo territorio. Speriamo che gli insegnamenti di Matsuda valgano anche qui. << Molto >> rispondo con franchezza.
Shikinami si era avvicinata alla mia faccia sicura di avermi in pugno, non si aspettava tanta resistenza e ora non le rimane che rinunciare a spingersi oltre e mantenere la posizione. << Immagino faccia male >> ritenta puntando sfacciatamente lo sguardo sulla benda che ora mi sembra fatta di vetro ultra trasparente.
<< Non più di tanto >> prendo fiato e mi allontano dalla prima linea, << considerato che la maggior parte delle volte mi stai sulle … >>
<< Aaaah! >> Asuka contrattacca con una stoccata di indice al petto. << Non essere volgare! >>
<< Ahi! >> mugolo come se mi avesse fatto male. << Perché sempre al cuore? >>
<< Non sempre. In genere mi piace beccarti dritto su quel brutto muso. O forse preferisci che ti colpisca da qualche altra parte? >>
<< … Il cuore va bene. Tanto lo so che quella notte hai cercato di farmi secco[34] >>.
<< L’hai capito >> sbotta arrabbiata. << Purtroppo non ce l’ho fatta >>.
<< Grazie per averci provato >> cerco di placarla. << Dev’essere stata una brutta esperienza vedermi … >>.
<< La tua è stata peggiore >> Shikinami mi grazia e sotterra l’ascia di guerra.
Il braccio è ancora danneggiato e la mano ha un altro spasmo, abbastanza violento da non permettermi di nasconderlo.
<< Cosa ha detto Sakura? >> domanda.
Abbastanza. << Che tornerà come nuovo. Mi ha già fissato un appuntamento con l’elettrauto >>.
<< Ma la finisci?! Questa potevi risparmiartela >>.
<< E a te come va? >>
<< Benissimo, ovviamente. Tu hai solo un misero arto angelico. Io, invece … >> si intristisce.
<< Sei decisamente più forte >> le dico per confortarla e perché comincio a crederlo davvero.
<< Pensi che un complimento sia sufficiente? >>
<< No ma può esserlo se … >>
<< Cosa? Se fingo che non sia stata … >>
<< Colpa mia? >> concludo la frase mentre massaggio il palmo della mano strana. << Devo chiedertelo di nuovo: perché sei qui, Asuka? >>
<< Abbiamo finito di giocare? >> si lamenta come una bambina che si prepara ad appendere il muso.
<< A me piacerebbe tanto continuare >>.
<< Ho scoperto che, a furia di pilotare un Eva >> mi spiega mantenendo ai nastri di partenza un amabile broncio << immersa nell’lcl, ho sviluppato anch’io la vostra sensibilità alla sostanza. Ciò significa che ho le tue stesse capacità di recupero senza … >>
<< … Dover essere una di noi >> rifletto con lei. << Certo che sei razzista! >>
<< Che co … >> la rossa ha un attimo di sbandamento. << Non mi pare che la tua razza ami i piloti >>.
<< Io sono contrario alle discriminazioni >> oppongo il freddo al suo calore. << Non capisco invece perché tu sia così intollerante >>.
<< Shinji? >> risponde al mio distacco con voce dolce.
<< Dimmi! >>
<< Non ti sei stancato di … di … >>
<< … fare lo scemo? >> suggerisco. << Un po’ si. Posso fare una pausa se vuoi >>.
Asuka assente con il capo e torna a fissare la mia mano.
<< Non preoccuparti per questa >> mi faccio coraggio e gliela mostro. << Ha una sua personalità e fa sempre i capricci. Ormai mi sono abituato. Pensa che quando ero ancora sotto i ferri, mi sono risvegliato per qualche secondo in una stanza satura di elettricità pervasa da un ronzio assordante. Il chirurgo al mio fianco, dopo avermela attaccata, ha detto: “Igor, abbassa la leva!” e subito dopo ha gridato: “è vvviiivvvaaa!” >>.
Shikinami strabuzza l’occhio umano (e forse anche l’altro). << Avevi … avevi detto … >>
<< Mi sembravi dispiaciuta >> giustifico la freddura. <<  Dovevo provarci >>.
Asuka esplode in una fragorosa e scomposta risata che la scuote al punto da farle scendere le lacrime. Veloce mi porge la nuca e prende a smanacciare a casaccio come per punirmi.
<< E no, adesso devi guardarmi! >> le afferro una mano. << Voglio vedere come ride la ragazza >>.
<< Non ti avvicinare! >> Asuka alza le spalle e usa la mano libera per continuare a schiaffeggiarmi.
<< Ti rendi conto che questo è un momento storico >> insisto premendo il suo palmo contro il petto. Rido ma sono infiammato da un’euforia che sta già mutando in altro. Scherzo, eppure non ne ho più voglia.
<< Avanti, fatti vedere >> prendendole anche l’altra mano, << così posso scattarti una foto con la mente >>.
Asuka si gira di scatto e mi accorgo che anche la sua è una maschera. Neanche lei ha più voglia di scherzare e ride per nascondere emozioni ben diverse. Il suo occhio è quasi una fessura ma non può nascondere un iride luccicante e calda come le guance che si colorano.
<< Siamo quasi alla giusta distanza >> penso, << quella che non esiste >>.
Non so descrivere, tanto è intensa e disorientante, la sensazione che provo nello scoprire che arde della mia stessa fiamma e che sta guardando me. Ho le vertigini quando sfila le mani lentamente e con gentilezza.
<< Troppo facile cacciatore, non credi? Non sopravvalutarti >> mi dice con il miele nella voce portando indietro la testa per impedirmi di baciarla. << Visto!? >> esclama sempre con questo nuovo tono così sinuoso, sicuro e che non contiene odio << Se voglio so essere d.o.l.c.e quando ti rifiuto >>.
<< Io trovo invece che tu sia crudele >> mi lamento ancora intontito dall’ebrezza cascando sui talloni. << Se credi che così sia troppo facile, allora esci con me >>.
La donna perde il centro della scena e Shikinami torna a mostrare la solita energica e un po’ immatura personalità. << Da quando sei diventato così insistente? >> gracchia.
<< Da quando ho imparato che desiderare non basta >> rispondo con prontezza scaricando ancora la tensione sulla metà del viso che appartiene al cacciatore.
La rossa coglie la determinazione e, quasi certamente, anche il sottotesto. << Come fai >> mi chiede << a ridere? >>
D’accordo. In fondo il gioco doveva pur finire. << Te lo ripeto, Asuka, capisco che possa … >>
<< No, dico sul serio. Come ci riesci? >>
Sbaglio o mi sta chiedendo di darle una mano?
Tolgo un po’ di terriccio dai pantaloni guadando distratto i fili d’erba tutt’intorno. Prendo tempo solo per vagliare le parole poiché non devo cercare la risposta. Quella è già pronta.
Adesso comprendo le parole del Biondo << La verità è che non ci riesco >>.
<< Come sarebbe a dire? >>
<< Sarebbe a dire che non ci riesco, Asuka. O, meglio, lo faccio pur non avendone voglia. Non ho mai avuto un vero motivo per ridere e ora, più il tempo passa, più mi sembra difficile trovarne uno. Anche i miei fratelli non ridono mai veramente, eppure ridono >>.
<< Non capisco >>.
<< Non lo capivo neanche io. E’ stato Musashi >> mi sforzo di spiegare << a mettermi sulla buona strada. Non è una questione di disposizione dell’animo o, meglio dovrebbe esserlo. Ma, quando non c’è, può aiutarti la volontà. Se, infatti, vuoi con tutte le tue forze convincerti che il bello esista, anche se non ci credi, alla fine ricevi la tua ricompensa: vedi il bello >>.
<< E funziona? >> mi chiede incuriosita.
<< Questa è stata la prima volta che ho tentato l’esperimento. E devo ammettere che funziona. Ho visto il bello >>.
<< Questa frase da rimorchio è peggio dell’altra >>. Asuka non si lascia più turbare dai miei, in parte involontari, tentativi di corteggiamento e credo mi abbia appena respinto più per abitudine che per convinzione.
<< Eppure ti sto dicendo la verità >> confesso senza scompormi. << Dovresti provarci anche tu. Comunque un risultato l’ho ottenuto >>.
<< E quale? >>
<< Ce l’ho fatta a stare in pace con te. Se poi ti va un giorno potresti anche mangiare con me, sempre in pace è chiaro. Però per favore la prossima volta assaggia il cibo che ti cucino >>.
Asuka pare perdersi nel vuoto mentre ricomincia a toccare il braccio con cui aveva tentato di farmi secco. << Avevo una gran rabbia >> si confida, << ho sempre una gran rabbia quando ti vedo. E’ talmente forte e resistente che mi capita di dovermi affrettare a ricordare perché sono sempre così furiosa con te, se non altro per darle un senso. Mi fai venire i nervi qualunque cosa tu dica o faccia. Senza contare che l’altro giorno te ne sei uscito con quella storia assurda. Non pensi anche tu che sia assurda? >> domanda con l’aria di chi è disposto ad accettare solo una conferma.
<< Diciamo che, in mancanza di riscontri certi >> decido di darle ciò che chiede, << si, trovo anch’io che sia poco razionale. Se ti faccio venire i nervi, scusa se insisto, perché sei qui? >>
<< Perché non voglio … non voglio essere arrabbiata >>.
Finalmente l’hai ammesso ma << adesso sono io che non capisco >>.
<< Ti avevo detto che non so cosa scegliere; anzi che non conosco neanche le opzioni. Non sono stata del tutto sincera. In realtà, sarebbe più corretto dire che in certi momenti sono consapevole che mi viene offerta una possibilità di scelta ma nessuno strumento per decidere. Ti succede mai di … >>
<< Lo sai che stai parlando con me, vero? >>.
<< Già >> ammette a disagio, << tu sei chiaramente un’autorità in materia. Mi sento come paralizzata davanti a un bivio, mentre due persone mi prendono per le braccia e mi tirano in direzioni opposte. E io non posso neanche dire la mia perché in quei momenti sono in grado soltanto reagire. Tu … cosa ne pensi? >>
Che non sei poi così diversa da me. << Penso che desidero veramente darti una risposta ma non saprei cosa dire. Però, i miei fratelli mi hanno insegnato che esiste una via, per quanto stretta e tortuosa, che forse in futuro anche noi saremo in grado di seguire … a meno che tu non voglia, perché in quel caso … >>
<< Uffa >> sbotta << ho capito. Arriva al punto >>.
<< Beh >> riorganizzo le idee, << se la mia intuizione è giusta, questa via inizi a percorrerla quando hai un disperato bisogno di dare un senso alla tua vita e di capire cosa vuoi veramente. Il Paparino ha trovato la soluzione al mistero e non ha neanche dovuto terminare il cammino. Ah, se l’avessi visto! Lui non è mai riuscito a ricordare il suo passato, non sapeva chi fosse e per questo ha sempre obbedito ad una specie di destino che non amava, perché non aveva altro. Si è sforzato di rimanere al suo posto, di rispettare le regole e il personaggio che gli era stato cucito addosso come un vestito tagliato male. Abbiamo combattuto contro forze irrazionali, potenti, più spaventose degli Angeli e abbiamo perso. Eppure siamo vivi perché lui ha trovato il modo di disperdere quelle energie caotiche >>.
<< E come ci è riuscito? >>
<< Si è disfatto di ogni cosa e, nonostante la sua amnesia, ha cercato finché un diverso punto di vista non gli ha fatto battere il cuore, un po’ credo come essere innamorati. Allora è nata una nuova possibilità di scelta e non solo non ha avuto problemi a decidere ma anche scoperto le parole giuste per addolcire quella … rabbia >>.
<< Tutto qui? >> Asuka sembra delusa. << La soluzione sarebbe: ascolta il tuo cuore e abbandonati ai sentimenti? >>
<< Non proprio, almeno spero. Io non ci sono ancora arrivato. Magari il mio percorso è già segnato in virtù di una scelta che ho già fatto tanto … tempo fa. Però ci voglio provare, voglio provare quel tipo di amore, così … >>
<< … Troverai una ragione per vivere felice >>.
<< Mi accontenterei anche di una ragione per cui valesse la pena morire >>.
<< E non è buona ragione salvare il … >>
<< Per favore >> la blocco prima che sia tardi, << non chiedermelo >>.
<< Almeno hai idea di quale potrebbe essere? >> Shikinami per fortuna rinuncia a concludere la domanda che conduce sempre alla stessa sentenza: “sei un egoista, Shinji”.
<< So per esperienza  >> rispondo << che la vita dei miei fratelli è una buona ragione per sacrificare la mia. Per questo sono convinto che un tale motivo non può non aver a che fare appunto con l’essere in qualche modo innamorati >>.
<< E’ strano sentirti parlare di amore >> riflette la Second.
<< Non più di tanto, non è un grande cambiamento. Ne parlo per sentito dire perché a quanto pare non sono abbastanza maturo per esserne un’espressione >>.
<< Tu perché vuoi uscire con me? >>
<< E’ ovvio, perché mi piaci >>.
Non mi aspettavo la domanda, eppure ho risposto immediatamente. Restiamo in silenzio forse troppo a lungo e ci voltiamo verso la conca lustrale dei cacciatori.
<< Quindi, >> Asuka riprende a parlare, << visto che non sei abbastanza maturo per amare, vuoi una fotocopia del nostro primo appuntamento ma con un finale sotto le lenzuola, è corretto? >>
Non proprio ma è allettante. << Tu riduci tutto al sesso, hai proprio un chiodo fisso >>. I suggeritori non hanno più battute da regalarmi, perciò mi tocca fare da solo.
<< Iiiiooooo ?! >> Shikinami alza il volume simulando sconcerto.
<< Cerca di non fare strani pensieri, mi fai sentire >> non dire “una bambola” << vulnerabile. Se mi vuoi, dovrai fare molto di più. Non mi lascerò conquistare così facilmente >>.
Asuka non teme più di mostrarmi la sua versione informale e, accettando nuovamente la sfida, lascia libera un’altra rumorosa risata. << Ahahah, scommetto che mi basta schioccare le dita per farti fare tutto ciò che desidero >>.
<< Tu perché non vuoi uscire con me? >>
La Second torna seria. << Ricordi com’è andata quella sera, vero? >> mi dice come se volesse togliersi un peso.
<< Ricordo che i momenti piacevoli hanno superato di gran lunga quelli spiacevoli. Per te non è stato così? >>
<< Te l’ho detto >> risponde, << è tutto cambiato >>.
<< E’ chiaro che è tutto cambiato >> ribatto. << Guardami, sono dotato di superpoteri ma ho un occhio solo – e credimi tu non vuoi assistere al ritorno in vita del sinistro perché è uno spettacolo sul genere splatter – e mi hanno impiantato un braccio da sei milioni di dollari.
 Praticamente sono sia un supereroe che un invalido. Ma, visto che è tutto cambiato, non ti va di scoprire se lo Shinji che sono adesso merita una possibilità, anche mezza? Potresti scoprire che ha qualcosa in comune con lo Shinji >> o uno degli Shinji << che hai in mente >>.
<< Come? >> domanda con un filo di voce.
<< Si, il tuo Shinji. Insomma >> abbandono la divagazione perché ora è inutile, << se non vuoi odiarmi potresti semplicemente non farlo … per una sera. Se lo desideri >> continuo nascondendo la metà del cacciatore << possiamo anche stabilire in anticipo le regole d’ingaggio >>.
<< C’è una guerra in corso, nei sei consapevole almeno? >>
<< Asuka, per noi c’è sempre stata una guerra, noi vivremo ancora in guerra, probabilmente moriremo senza conoscere una pace degna di questo nome. Non mi sembra così immorale o infantile concedersi una pausa da tutto questo, almeno finché è possibile >>.
<< La verità è che non posso >> ammetta dispiaciuta.
<< Perché? >> Dannazione!
<< Perché sei pazzo, tu senti le voci >> sorride.
<< Vorrà dire che non le ascolterò >> soffio sollevato. << E poi non giudicarmi! Tu hai cercato di uccidermi >>.
<< Giochi la carta del ricatto morale? Mi avevi fatta imbestialire >>.
<< Ed avevi ragione a infuriarti perché mi sono comportato da stronzo. Io, però, non voglio rinfacciarti niente, quanto farti capire >> quant’è divertente ripagarti con la tua stessa moneta << che, dati i precedenti, io corro più rischi di te. Perciò non usare la mia follia a mo’ di pretesto >>.
Shikinami aggiusta alcune ciocche che le coprono il viso e le sistema dietro l’orecchio. << Io non ho avuto problemi ad accettare questa benda anche se non potrò mai toglierla >> si apre un altro po’. << E non mi dispiace neanche la mia strana natura. La preferisco senza dubbio alla morte. Io, però, sono praticamente indistruttibile e resto una ragazza fantastica, oserei dire fantastica per definizione. Come ha fatto un depresso privo di autostima come te ad accettare un braccio semi bionico e un occhio morto? >>
Ed ecco un'altra botta alla mia autostima. << Non avevo altra scelta >> diplomaticamente evito di confessarle la verità: che non li ho ancora accettati, figuriamoci la mia nuova natura.
<< Sei diventato davvero coraggioso >>. L’apparenza è quella di un complimento, l’istinto lancia l’allarme. << Dimostrami che è vero! >> Asuka si alza. << Dimostrami che hai accettato ciò che sei e io prenderò in considerazione l’idea di uscire con te >>.
<< Mi sembra un patto svantaggioso >> ribatto imponendomi la calma.
<< Preferisci che dica subito no? >> insiste piazzandosi davanti a me. Ha le mani sui fianchi e mi scruta accigliata ricostruendo la stessa postura con cui battezzo, dopo avermi buttato a terra, quel primo incontro a cui non so più credere. Personalmente non ho nulla da ridire. Ho fatto tanta esperienza e ora so apprezzare la visione … e poi sono già a terra.
Anche Shikinami è più esperta e si accorge che, per quanto mi riguarda, può restare immobile tutto il tempo che vuole. Resiste qualche secondo, poi piega leggermente la testa come fa quando sta per far esplodere un insulto; le labbra iniziano a tremare e le mani, abbandonato l’ancoraggio, si muovono a scatti indecise su quali punti coprire.
Un rush di vergogna mi obbliga a concentrarmi sul suo viso. << Cosa vuoi che faccia? >>
La Second inspira come per darsi la carica, si concentra e capisco che ha appena individuato il bersaglio e preso la mira. Con rapidità si siede sulle ginocchia afferrando le mie per rallentare la discesa e impedirmi di chiuderle, poi si sporge e lascia che le mani atterrino all’altezza dei miei fianchi, si allunga verso di me fino a farmi il solletico con la punta del naso. Chiudo l’occhio umano sperando che, come un genio della lampada, voglia il soddisfare un mio desiderio e al contempo tremando al solo pensiero che resti delusa.
Il bacio non arriva,  al suo posto mi raggiunge un soffio prolungato come se Asuka cercasse di far volar via una ciglia. Riprendo a guardarla, controllando l’espirazione con l’unico risultato di non recuperare.
<< Ci speravi, vero? >> sussurra affascinante prima di drizzare la schiena e ordinarmi, tornando seria: << togliti la benda! >>
<< Co … come? >> no!
<< E’ tutto il tempo che cerchi di coprirti >> mi rimprovera. << Mi chiedi di provare ad accettarti, fingi di sapere cosa dici, ti illudi di imbrogliarmi con battute stupide. Non me l’aspettavo, lo ammetto, ma se pretendi un atto di coraggio da me, dimostra di averne anche tu. Forza, togliti la benda! >>
Io non riesco a muovermi né a spiccicare una parola. Un invito a nozze per Asuka che torna fisicamente alla carica. << Hai paura che io ti trovi ripugnante >> è di nuovo così vicina che potrei baciarla per semplice atto di volontà senza dover chiedere la collaborazione di un singolo muscolo << o temi di scoprire che tu ti trovi ripugnante? >>
Alla Tempesta Furia Buia chiese un atto di coraggio, non di fede. Lui poteva permettersi di rimproverare una dea perché aveva già compiuto il passo che le chiedeva di fare. Non sono ancora al suo livello e resto prigioniero dell’ignoranza, in compagnia unicamente della paura. Chiedere comprensione alla mia rossa è come tentare la fortuna giocando alla lotteria; lei non concede la grazia a Shinji anche se credo che in cuor suo non le dispiacerebbe. E’ vero, non posso portare a termine alcuna missione, non posso aiutare questo universo a fare un passo se non trovo la forza di accettare la mia natura e le forme che assume. E, visto che al mio fianco c’è soltanto la paura, << entrambe >> soffio sulla sua bocca e il cuore si placa.
<< Ma … ma >> balbetta la Second respinta per l’ennesima volta ad una passo dalla vittoria << ma non molli mai?! Che significa? >>
<< Che ho paura >> riconquisto spazio e una seduta più comoda. << E tu hai paura di trovarmi brutto? >> la sfido a mia volta.
<< Io ti ho visto ridotto anche peggio, non ho alcuna paura di … di guardarti >>.
<< Allora >> ringhio stringendo i pugni << toglimela tu! >>
<< Sei tu che devi dimostrare qualcosa, non io >>.
<< Non ti curare della mia prova, occupati della tua piuttosto. Decidi! >> imito la determinazione del Paparino visto che non ne ho una mia. << Decidi se vale la pena dare un’opportunità alle mie due facce. Io sopporterò di stare davanti a te senza benda; quindi, dammi una mano e togliamoci il dente una volta per tutte >>.
La giovane pilota sembra turbata o forse preferisco vedere riflesso in lei il mio stato d’animo. Fatto sta che avvicina titubante una mano, come se temesse di essere morsa; il suo intero mondo si concentra sulle dita che sfiorano la benda. << Non capisco perché debba farlo io >> si lagna.
Asuka, aiutami!
Per fortuna la situazione è ben diversa ma la natura della preghiera è identica, proprio come l’ansia da rifiuto e il sospetto che rifiutarmi sia sempre giusto. Non posso vivere nella paura o il fantasma dello specchio mi prenderà; continuerò a girare all’infinito se non provo a vincere i miei demoni e non ci riuscirò fino a quando continuerò a sfuggire alla paura. Cambia la tua storia, Shinji! << Asuka, aiutami! Da solo non ce la faccio >>.
Chiudo l’occhio del pilota e tengo a freno quello del cacciatore. Ho fatto ciò che potevo, ora non mi resta che aspettare.
<< Maledizione! >> Shikinami impreca sottovoce.
Sento la pressione delle dita che rovistano con prudenza, lo strofinare del tessuto sulla pelle, la tensione dell’elastico che si allenta. Uno scatto e la benda mi abbandona. Trattengo il fiato e digrigno i denti per contrastare lo shock che mi fa scrocchiare le dita tanto stretti sono i pugni.
Asuka poggia i polpastrelli sulla lapide del mio occhio, lo accarezza e lo graffia con le unghia. << Di brutta … è brutta >> considera con rammarico.
Timidamente apro una fessura tra le palpebre. Shikinami, ha inforcato la benda a mo’ di bracciale, è triste mentre tocca la metà del cacciatore. Scende lentamente seguendo il sentiero della cicatrice, si distrae un attimo per vedere come sta la metà del ragazzo. << Però >> accenna un sorriso che nelle intenzioni doveva essere consolatorio, << si è cicatrizzata bene >>. Poi torna sul fantasma di una ferita e ne accarezza i confini con una dolcezza che cede quasi subito il posto ad un’animosità inspiegabile. Inizia a pizzicare la pelle, a tirarla chiudendo le dita come se vedesse di nuovo la frattura aperta sul mio viso e volesse con la mano richiuderla. Il respiro si fa agitato, non è qui con me, Asuka è in un altro luogo e in un altro tempo.
<< La mia faccia da bambino >> canta un pensiero rivolto al pilota. << Non puoi portarmela via >> ringhia per la rabbia parlando al cacciatore. << Ridammela! >>
Sento grattare dietro la porta ma non è la mia, è la porta del passato di Asuka. Sento grattare e picchiare, mi lacera l’eco di latrati lugubri e prolungati.
<< Asuka >> la invoco, << Asuka, sono qui. Torna da me! >>
Shikinami si aggrappa al suono della mia voce e riporta la coscienza a questo momento. Non ha fatto in tempo, però, a richiamare la mano che, invece, scivola fino all’orecchio facendo accomodare la mia guancia sul palmo.
Qualcosa sta per sfondare la porta, il ricordo di un terribile nuovo inizio. Io ho imparato a resistere, eppure cedo all’impulso di allontanarmi strisciando all’indietro.
<< Ricordi anche tu, vero Asuka? Soryu esiste >> chiudo a chiave una frase che non posso far uscire.
La Second ritira la mano e scatta in piedi. E’ sconvolta come me ed ansima: << de … devo … devo andare >>.
Mentre Asuka mi supera quasi saltando mi domando se non abbia appena visto il suo Shinji nell’atto di strangolarla. << Si … anch’io … anch’io devo andare >> rispondo senza muovermi.
Controllo il respiro, rallento il battito del cuore e il flusso di pensieri, in attesa che i fantasmi dietro la porta che io e Asuka abbiano in comune, smettano di fare casino. Infine, svuotato, mi sdraio a terra.
<< E chi se l’aspettava >> inizio a ridere e a singhiozzare e a tremare. << Matsuda aveva ragione, posso essere persino questo Shinji >> mi dico muovendo soltanto la testa per analizzare l’involucro che può ospitare due se non più anime. << Certo che, se alla grotta piaccio così >> considero dopo aver notato che al corpo non importa molto della purezza delle anime << devo assolutamente abituarmi a sblusare la maglia. In un modo o nell’altro quella ragazza mi farà morire >>.
Percepisco un rumore di passi. Qualcuno si sta avvicinando e la mia vista da un bel po’ è addormentata. Mi affido all’esperienza e riconosco che l’andatura spedita e leggera appartiene alla giovane donna dai capelli rossi. Striscio la nuca sul terreno erboso per osservarla.
<< Ehi bambo … >> Shikinami non termina.
Cos’è, sei venuta per finirmi? << Asuka! >>
La Second ha di nuovo la faccia color cremisi, l’occhio chiuso e il caricatore di imprecazioni pieno. Anche lei deve aver notato la particolare condizione dell’involucro.
<< Che, che succede? >> farfuglio mettendomi seduto per mostrarle un’area più ampia e neutra di me.
<< Tieni! >> sibila a denti stretti porgendomi la benda che tiene con due dita e un fare disgustato come se mi stesse consegnando un paio di slip.
<< Guarda che è … è naturale … >> non richiesto tento di giustificare la mia condizione alla ragazza che l’ha causata. << Sai come … >>
<< E prendila! >> mi urla.
<< Scusa >> obbedisco. << Grazie, me n’ero … Dove vai? >>
Asuka ha già preso la rincorsa. << Non sono fatti tuoi. Ma tu guarda! Gli dai un po’ di confidenza e si risveglia il maniaco >>.
<< Allora, esci con me o no? >> grido.
<< Le faremo sapere >>.
<< Io sarò qui anche domani alla stessa ora >> le comunico per suggerirle luogo e data dell’appuntamento.
<< Tanto piacere! E non guardarmi quando sono di spalle! >>
<< Illusa! >> prudentemente mi volto dall’altra parte. << Come se non mi piacesse ciò che vedo quando ti ho davanti >>.
 
 
3° PRINCIPIO DI STRATEGIA
Dialogo tra Shinji e Kosuke
  
 
E’ passata un’altra settimana e dei miei fratelli ancora nessuna notizia. Non mi fa star meglio l’aver scoperto che posso sopportare la separazione. Certo, devo molto ad Asuka che ha il potere di concentrare buona parte delle mie energie nervose. Inoltre, il periodo di relativa quiete è propizio ai turbamenti di tipo romantico. Tuttavia, << quei bastardi potrebbero anche battere un colpo >>.
Il sole sta per tramontare. << Va bene, torniamo >> mi alzo dal posto modellato sul mio fondoschiena con una flemma paragonabile a quella di Orso. << Mi sta venendo fame. Tanto ho capito che la risposta è no >>. Batto le mani sui pantaloni per pulirli alle meglio dando un’ultima occhiata alle conca della nostra banda che in questi giorni ha fornito una buona location a fantasie che di romantico a dire il vero avevano ben poco.
Dall’ultimo incontro con Asuka ho praticamente piantato le tende nel piccolo fazzoletto di terra su cui si era svolta la cerimonia della mia iniziazione al grado di cacciatore.
L’ho attesa ogni giorno sempre all’ora di pranzo e ogni giorno mi sono recato al suo posto preferito all’alba e al tramonto ma senza successo. Oggi non lo farò. << Al diavolo, sono un uomo. Dimostra un po’di amor proprio, Shinji! >>
 
Al contrario dei tre disturbati con i superpoteri, Shikinami però non risulta dispersa e non è stata impegnata in azione. L’ho incrociata due volte, alla terza ho fatto appena in tempo a nascondermi.
La prima era in compagnia di Makinami e camminava in direzione del locale. Si era accorta di me e rispose al mio tentativo di saluto voltando la faccia col palese intento di farmi capire che non aveva intenzione di darmi retta. Mari ne approfittò per sfottermi e, dopo aver disegnato con le dita un cuore immaginario, me lo recapitò soffiandoci sopra.
La seconda volta chiacchieravo con Suzuhara, evitando con poco successo di scaricarle addosso il peso della mia sempre più cocente delusione. Quando Asuka ci passò accanto, sempre decisa a trattarmi come un fantasma, Sakura cercò di correre in soccorso del suo eroe dell’infanzia attirandone l’attenzione. La Second, però, colse entrambi di sorpresa sequestrando il dottore e costringendola a seguirla.
Infine, due giorni fa, dopo un rilassante bagno caldo, mi stavo rivestendo in tutta fretta per iniziare in orario un’altra ronda vespertina a caccia della volpe dal pelo rosso quando il silenzio quasi religioso di un paesino diventato in poco tempo noioso fu dilaniato da urla e strepiti. Giunto a pochi isolati dalla locanda da cui proveniva il casino, mi resi conto che era in atto una furibonda lite tra due donne. Mami e Asuka imprecavano e si insultavano impiegando al massimo della potenza tutto l’armamentario di decibel che avevano in deposito. La porta dell’infermeria era aperta e, quasi sull’uscio, Ayanami non osava mettere il naso fuori.
Per un attimo mi balenò la folle idea di intervenire al solo fine di sedare la lite. Fu Matsuda, appollaiato come di consueto sul tetto del pronto soccorso a distogliermi da quell’assurdo proposito bisbigliandomi: << fatti i cazzi tuoi! >>
Dopo qualche minuto mi risultò chiaro che Asuka era uscita perdente dallo scontro, mentre Mami aveva ancora parole pesanti come macigni per lapidarla a dovere.
L’oste ha una sorta di venerazione per Asuka. La Second del resto è la figlia che avrebbe voluto crescere. Per questo le ha sempre dimostrato un amore e una gentilezza che per ovvie ragioni non avrebbe mai potuto elargire, senza conseguenze, a quei buzzurri dei suoi figli adottivi, incluso me che mi sono quasi del tutto inselvatichito.
In qualunque altra circostanza Mami avrebbe cazziato e forse picchiato me per partito preso, ma non quella sera. L’aveva aspettata al varco perché non poteva accettare che la sua adorata figlia fosse stata così stupida da tentare di uccidere quell’imbranato dell’ultimo della sua nutrita cucciolata e nessuna giustificazione avrebbe risparmiato a Shikinami la punizione divina.
Quando l’oste ebbe terminato di sbrindellare l’autostima del pilota, Asuka uscì in strada ancora carica di livore. Il mio istinto anticipò ogni organo di senso e mi ammonì del pericolo imminente. Volai letteralmente dentro l’infermeria evitando per un pelo di travolgere la First e mi nascosi, speravo al sicuro, tra la porta e la parete.
<< Sbaglio o volevi parlare con lei? >> mi chiese sotto voce Ayanami che continuava a restarsene impalata davanti all’uscita.
<< Non mi sembra il momento. Magari domattina >> risposi.
<< Pensi che ce l’abbia con te? >>
<< Ne sono sicuro >>.
<< Ma non sei stato tu a rimproverarla >>.
Mi stavo giusto chiedendo come mai non ci arrivasse per conto suo quando Shikinami, camminando in direzione del wunder, giunta a pochi metri da noi, con la voce rauca ma ancora maledettamente disse: << la prossima volta non lo prenderò a pugni. Se quell’invertebrato mi capita tra le mani giuro che gli spezzo il collo >>.
<< Eh si, è proprio arrabbiata >> commentò Ayanami che si era miracolosamente materializzata al mio fianco.
Come ci sei riuscita, o clone quantistico di mia madre? << Perché ti sei nascosta? >>
<< Non l’hai sentita? >>
<< Chi non l’ha sentita? >> le feci notare curando di tenere basso il volume. << Ma, come hai detto tu, ce l’aveva con me >>.
<< Non è che Shikinami straveda per il vecchio modello >> spiegò indicandosi con le mani. << Ho preferito essere prudente >>.
<< Saggia decisione >> commentai.
<< Al posto tuo, però, domani eviterei di cercarla >>.
<< Dici, no?! >>
 
<< Vedo che ti stai dando all’ozio >>.
Non mi ero accorto della sua presenza. << Boss >> lo saluto cercando di nascondere la sorpresa.
<< Ragazzo. Ah no, Shinji >> ricambia divertito.
<< Devi insegnarmi come si fa ad essere un fantasma >>.
<< Se imparassi a restare concentrato non ti faresti cogliere impreparato >> mi bacchetta bonariamente. << Adesso, però, la situazione è calma e ogni tanto fa bene distrarsi. L’importante è non abituarsi troppo >>.
<< Le terme sono tutte tue. Io vado a mangiare >> gli comunico muovendomi verso il locale.
<< C’è ancora tempo, non credi? >>
<< Per fare cosa? >>
<< Vieni con me, te lo spiego strada facendo >>.
Kosuke prende la direzione opposta a quella che avrei dovuto seguire, cammina a passo lento con la sua caratteristica andatura leggermente claudicante. Mi ha appena dato un ordine e, come fa il Paparino, sembra dare per scontato che lo rispetterò senza fare domande.
E io obbedisco ma una domanda gliela pongo comunque. << Dove stiamo andando? >>
<< A fare un passo indietro >> dichiara.
<< Che … che cosa? >>
<< Secondo te dove stiamo andando? >>
Conosco il mio ambiente e ho memorizzato tutte le scorciatoie per raggiungere i luoghi che mi interessano, i punti di ingresso al villaggio e … << Perché al lago? >>
<< Indovina? >>
<< Con il dovuto rispetto, non credo che Asuka accetterà la mia presenza soltanto perché ci sei tu >> ribatto impostando la voce affinché comprenda che il suo piano non mi trova d’accordo. << La distanza vince sempre e poi avrà già deciso di non uscire con me >>.
<< E’ probabile >> ammette l’orbo che, continuando, mi rivela: << comunque io non verrò con te. Ti accompagno fino a metà strada >>.
<< E poi? >>
<< E poi dovrai decidere tu. Nel frattempo ti spiegherò cosa intendo per fare un passo indietro >>.
<< Credo di averne fatti abbastanza in vita mia >>.
<< Perciò è ragionevole ritenere che ne farai altri. Punti di vista, ragazzo. Alle volte, però, fare un passo indietro è l’unico modo per compierne uno, se non di più, in avanti >>.
<< Dal mio punto di vista >> protesto << fare un passo indietro significa non fare niente per … >>
<< Rimediare? Ecco il nocciolo della questione >> esclama. << Qualunque cosa significhi per te, non fare niente in alcuni casi può essere l’unica azione giusta >>.
<< Ma se non faccio qualcosa di concreto, se … se non insisto … >>
<< Hai fretta, ragazzo, lo capisco. E’ l’età che parla. Perciò ascolta un vecchio >> mi esorta. << Realizzare ciò che desideri non dipende soltanto da te. Non puoi costringere quella ragazza, non potrai mai avere il controllo su di lei. E, se così fosse, che diritto avresti di esercitare un simile potere su un’altra persona dal momento che proprio tu non desideri essere controllato? >>
<< Non voglio controllarla, voglio … >>
<< … che ti accetti? E questo basta perché tu possa dirti: finalmente ho rimediato? >>
<< No >> mi difendo << ma sarebbe un inizio. Così io e Shikinami riusciremo a darci una mano e potremo portare a termine la missione per cui sono qui e che riguarda anche lei >>.
<< Una missione è una missione >> replica, << punto e basta. Furia Buia ci è arrivato, tardi ma ci è arrivato >>
<< Ma questa è diversa. E’ dentro di me da quando mi sono risvegliato. E non ha a che fare solo con me. Riguarda quell’altro passato e, quindi, Soryu. E’ l’unico mezzo che ho per capire chi sono >>.
<< Hai bisogno di un obiettivo per capire chi sei? Più che del risultato dovresti preoccuparti delle scelte che fai per raggiungerlo. E non puoi scegliere liberamente se non ti arrendi all’idea che dovrai sempre rinunciare a qualcos’altro >>.
<< E a cosa dovrei rinunciare? >>
<< Alle volte proprio all’azione >> scolpisce la sentenza ottenendo soltanto di confondermi. << Matsuda ti ha spiegato i due principi della strategia in relazione all’ambiente e devo dire che hai saputo applicarli piuttosto bene. Adesso tocca a me spiegarti il terzo e ultimo. Una volta che hai conosciuto le potenzialità del territorio e che sei riuscito a immaginarti come una persona diversa per poterlo cambiare, devi infatti concedere all’ambiente la possibilità di scegliere secondo la propria natura e i propri tempi. Diversamente non otterrai alcun risultato >>.
<< A che servono allora i primi due principi? >>
<< In alcuni casi a capire che ti conviene lasciar perdere e cercarti un altro posto >> ride forse per smussare gli spigoli di un pensiero obiettivamente difficile da mandar giù. << Ragazzo >> riprende e questa volta espressione e tono sono gravi, << se lei non vuole ascoltarti, è inutile che continui a parlarle; se non le piaci non cambierà niente, che tu le stia vicino o lontano. Se, invece, le piaci ma non è disposta o pronta a fare un passo per incontrarti a metà strada, vuol dire che devi lavorare per sciogliere altri nodi e che conviene allentare la presa se non addirittura mollarla. Se non è disposta a conoscere chi è veramente, non ti darà retta e non ti seguirà nella missione che senti di dover portare a termine >>.
<< E allora dovrei limitarmi ad aspettare? >>
<< Se lei è così importante, si. Hai fatto tanto, ti sei spaccato le mani come un contadino, ma ogni contadino sa che buona parte del suo lavoro sta nell’esercizio della pazienza. Lascia che il seme germogli, sii calmo e fiducioso e non temere che il raccolto vada perduto. Anche un dio sa che per completare la sua opera dovrà ritirarsi e fare spazio a ciò che ha creato. Da’ a quella ragazza >> sembra intimarmi << la possibilità di crescere, non essere presuntuoso, non essere egoista! Vuoi aiutarla a fare la scelta che tu preferisci. Dovresti invece permetterle di prendere la decisione che lei preferisce, anche se per questo dovessi rimanere deluso >>.
<< E se ti dicessi che ho paura proprio di rimanere deluso? >> confesso. << Mi sento come se avessi una sola occasione di fare la cosa giusta. Non sono in grado di spiegare perché proprio Asuka sia così importante, io però … >>
<< Se non lo sai, non ti sforzare. Probabilmente i tempi non sono maturi. Ragazzo >> si ferma a pochi passi dall’inizio della strada lastricata, << credi davvero che finora ti abbia parlato solo di Asuka? Credi di dover fare un passo indietro esclusivamente con Asuka? >>
<< Anche con me, intendi? >>
<< Tu vuoi rimediare >> risponde, << tu hai bisogno di rimediare, tu vivi come noi una vita orribile e lo fai perché cerchi di rimediare. Sei completamente assorbito da questo fantasma pur avendo compreso che non puoi tornare indietro e che gli sbagli restano. Come fai a scegliere la cosa giusta, come fai a capire quali sono le tue possibilità di scelta, come puoi sapere a cosa stai cercando di rimediare se vedi soltanto i tuoi errori riflessi nel cuore di una ragazza? Sei un cacciatore eppure continui a vivere le stesse dinamiche del pilota >>.
<< Pensavo che il cacciatore sarebbe riuscito … >> ripeto senza convinzione il lamento che ho intonato negli ultimi mesi.
<< Tu ti accetti, Shinji? >> mi domanda a bruciapelo. << No perché, se non è così, non puoi scaricare una simile responsabilità sulle spalle di una giovane donna. Se un giorno dovesse perdonarti e tu continuassi a non farlo, finiresti per abbandonarla al suo destino e tu non avrai compiuto un singolo passo. Cos’è che non accetti veramente, cosa ti spaventa davvero: il pilota o il cacciatore? >>
Ne ho abbastanza! << Mi riempite di belle parole e saggi consigli >> sibilo digrignando i denti. << Perché allora non mi concedete mai il diritto di riflettere? >>
<< Perché è il momento, Shinji >> mi fa rabbrividire. Non sono riuscito a guardarlo ma mentre rispondeva mi è sembrato che la sua voce provenisse dalle profondità di una caverna.
Kosuke mi indica la strada con la mano sorridendo con aria distante. Ed io, colpito dalla frase, quasi ipnotizzato dal suo gesto, mi muovo senza volontà nella direzione che mi ha appena mostrato.
Sono al quarto passo quando il boss della banda mi ferma dicendomi: << la strada che vuoi seguire è disseminata di ostacoli. Dovrai prendere altre decisioni e affrontare tante prove. Non dimenticare il tuo obiettivo o non dispenserai giustizia ma non avere sempre in mente il tuo obiettivo o ti perseguiterà come un fantasma e non ti aiuterà comunque a superare le tue prove >>.
Dispensare giustizia. Sei “tu”, vero? << E se non dovessi passarle? >> lo interrogo.
<< Ritenterai e imparerai dalle tue sconfitte e, visto che si parla di Asuka, anche da un rifiuto o … da una separazione. Solo così puoi crescere >>.
<< Tu mi parli di giustizia >> tramite Kosuke provo a rivolgermi al dio di qui << e dell’importanza delle scelte che dovrò compiere ma io che ho deciso di aver fiducia in te, io che pregando ti ho accettato[35], ora ti chiedo: ho mai avuto veramente una scelta? >>
<< Hai sempre avuto una scelta >> risponde e io sento cedermi le gambe. << Tutti siamo liberi di scegliere. Si tratta di una libertà limitata alle possibilità che ci si presentano o che riusciamo a cogliere. Anche tu sei soggetto alla stessa limitazione. L’unica differenza è che le tue scelte influiscono su un intero universo o, meglio, su due >>.
<< Perché due? >>
<< Perché ci riconosciamo soprattutto attraverso le relazioni >>.
<< Immagino che non mi parlerai più chiaramente >>.
<< Non ricordare non è un dono, è una maledizione >> la voce che mi parla appartiene a Kosuke ma ciò che dice non posso attribuirlo solo al cacciatore. << Anche una maledizione, però, può rivelarsi un dono. Il mondo intero è dalla nostra parte se sappiamo come sfruttare le occasioni che ci offre >>.
<< Usi sempre la stessa frase >> rispondo con insolenza evitando di voltarmi per non mostrare che si tratta di una menzogna. << A proposito di mondo, tu sei il dio di qui? >>
<< No, no, sono un semplice cacciatore semi zoppo e troppo grosso per andarmene in giro >> si schernisce. << Tuttavia, comprendo la tua domanda. Diciamo che adesso tocca a me essere vecchio e, inoltre, sono abbastanza saggio da poter ogni tanto sbirciare al di là delle apparenze. Niente di più >>.
Solo questo ti compete!
 
UN PASSO INDIETRO
3° incontro tra Shinji e Asuka
 
 
Asuka veste anche oggi il suo plugsuit rosso, siede sul muretto nella posizione con cui saluta il tramonto.
<< Povera, Asuka >> penso << pur di non incontrarmi hai dovuto rinunciare alla tua pausa. Cerco sempre di rimediare con te e di mostrarmi diverso ai tuoi occhi. Anche quando dico di volerti aiutare vedo uno strumento per appagare i miei desideri. Altro che passo indietro, farei meglio ad andarmene e a lasciarti stare >>.
Kosuke non c’è più; approfitto della momentanea solitudine e do corpo ai miei pensieri per poterli ascoltare meglio. << Ha detto che è il momento, non ho capito bene se intendesse che è il momento di andare da lei o di ritirarmi. Sono libero di scegliere a quanto pare. Tzk! Ma non capite che non è necessario spiegarmelo? E’ questo il problema. So perfettamente che non è tutta colpa mia ma continua ad essere confortante il pensiero che non ho scelta. E’ la scusa migliore che si possa trovare >> fatico a non urlare.
<< Asuka, io ho sempre scelto, ho scelto la distruzione che ricorda Shikinami, ho scelto la distruzione che ricorda il mio passato. Ho scelto di assumermi le mie responsabilità quando in quella realtà alternativa ho dato un senso nuovo alla parola cacciatore e creato una regola di condotta e, anche lì, ho saputo soltanto distruggere. Io faccio sempre la scelta sbagliata e ora il mio cuore si sta chiudendo di nuovo. Basta ho deciso: sono stanco! >>
Torno sui miei passi con la testa stancamente abbassata e l’umore sotto terra. Davanti a me il vapore che sgorga dalle acqua calde della nostra grande vasca naturale forma una leggera foschia che si espande fino a raggiunge la pineta che sto attraversando. << Il vento ora spira dal lago >> constato prima di arrestarmi. << Il Paparino saprebbe cosa dirmi >>.
Mi attraversa una lingua di vapore, dalle sembianze simili a quelle di una fiammella. 
Allora vattene![36]
Ricordo ogni dettaglio del mio primo giorno con i tre della banda ma avevo rimosso questa frase forse perché in contrasto con l’immagine ideale che di lui mi sono via via costruito.
Il Furia Buia che mi aveva risparmiato parlava come mio … come Gendo, aveva tranquillamente ammesso che era sua intenzione usarmi e mi dava le spalle. << Ti ho giudicato male, papà, mi dispiace >>.
La nebbia non è ancora fitta ma è un velo perfetto per ricevere la mia fantasia e donarle una forma. << Cosa dovrei fare? >> imploro il fantasma che ho evocato e davanti a me continua a darmi le spalle e stringe i pugni. << Io continuo ancora ad essere il buio, lo so che anche per te è stato difficile ma io non sono come te. Quando diavolo torni? >> impreco. << Aiutami, io non so decidere e quando lo faccio, scopro di aver fallito ancora. Fanculo se si tratta del secondo giro, voglio uscire dalla pista, è chiaro? E rispondimi, maledizione! Cosa vuoi che faccia? >>
Voglio che tu cresca![37]
Il fantasma svanisce, il vento cambia ancora e sparpaglia la cappa in cui mi ero quasi perso. Le lacrime scendono senza resistenza dall’unico occhio che può liberarle, contengo i singhiozzi tenendo chiuse le labbra, tremo per la paura, per l’emozione e la rabbia.
Un frammento già conosciuto ritorna e mi racconta di un ragazzino solo e terrorizzato chiuso in un ascensore ad asciugarsi il viso e la bocca dal sangue di Misato.
E mi vengono i nervi.
Un’altra fitta al braccio, un altro spasmo contrae la mano e sono furioso. Stringo il pugno della mano divina come quando decisi di pilotare lo 01 e con l’altra sfilo la benda come farebbe Furia Buia prima di uccidere un predatore. Non apro, però, l’occhio demoniaco né arrosso quello umano, fisso il vuoto e in tutte le sue direzioni scorgo la signorina Misato, la madre che si è fatta ammazzare per uno come me.
<< Se tornassi indietro, signorina Misato, nessuno oserebbe toccarla. Taglierei la testa a quei figli di puttana >> urlo e il cuore va a fuoco. << Se tornassi indietro non ci sarebbe nessun impact, salirei sullo 01, salverei Asuka e poi altro che seghe, ci farei sesso fino a morirne. E li ammezzerei tutti, gli Angeli, Gendo, quegli stronzi della Seele. Io ne sono certo, signorina Misato, perché ora saprei cosa scegliere, perché sono in grado di uccidere, perché ho imparato a combattere finalmente >>.
L’ira si disperde, la tensione scivola via dal mio corpo portando con sé il dolore e ogni incertezza. << Sa come faccio a saperlo, signorina Misato? >> bisbiglio al fantasma che fa visita alla mia anima e che ora vorrei disperatamente abbracciare. << Perché un giorno ho scelto di ripetere gli stessi sbagli >>.
Mi concedo un minuto aspettando che torni la calma. << Coraggio, Shinji >> mi esorto sistemando la benda, << torna indietro! E’ il momento di andare da Asuka >>.
Il passo non è mai stato così deciso, mai così ampia la falcata e breve la frequenza, la schiena è tornata dritta e indica la via alla mia volontà. << Furia Buia ha scelto di non uccidermi >> elaboro l’intuizione e ne spiego la morale a tutti gli Shinji del mio inferno, << nonostante tutto in lui gridasse che era la decisione sbagliata e io ho scelto di lasciarmi usare da lui, un altro padre. Avrei potuto dire di no, farmi mettere un altro collare del peccato. In fondo entrambe le opzioni contemplavano la morte. Ho scelto di lasciarmi usare perché volevo vivere, egoisticamente volevo soltanto vivere, e per la prima volta mi sono deciso ad imparare come si fa.
<< I miei fratelli mi hanno addestrato affinché fossi preparato un giorno a prendere le mie decisioni, ad assumermi le mie responsabilità. Anche in questa vita ho scelto una strada già percorsa e che non amavo >>.
Rivedo Asuka e aumento il passo. << Voler rimediare a tutti i costi è un errore ed io l’ho ripetuto in continuazione. Ma, se non avessi commesso ancora ed ancora questo grossolano sbaglio, se non avessi sentito il bisogno di correggere il corso degli eventi, se non avessi accolto quest’ossessione, non avrei mai scelto e ora non sarei ciò che sono: una strana creatura a due facce con due memorie e due tendenze, un calderone in cui vengono mescolati fantasmi e possibilità.
<< Ma, che io sia dannato per l’eternità, questa creatura ha il potere di fare qualcosa >>.
<< Posso ripetere un altro errore, fare un passo indietro >> inizio a correre perché devo raggiungerla prima che tramonti il sole. << La signorina Misato mi ha sempre spronato a fare un passo in avanti e io ho creduto che ogni incidente fosse un po’ come tornare al punto di partenza o peggio. Beh, quando ho scelto di fermarmi, ho detto di no a Gendo[38] >>.
Asuka non si volta ma si è accorta di me, lo capisco dalla forza che mette per restare chiusa.
<< Accidenti quanto mi piaci Asuka! E va bene, stramaledetto dio di questo mondo, seguirò i tuoi consigli ma che ti sia chiaro: anch’io troverò il modo di essere la mia legge[39]. E se i tuoi piani non dovessero piacermi, allora dovrai uccidermi perché li cambierò >>.
Tre passi mi separano da lei. Ognuno custodisce formule che so di aver già trovato e parole che ho pronunciato tanto tempo fa. Solo tre passi e potrò saltare
<< Asuka ha il diritto di non accettarmi >>.
<< Asuka ha il diritto di non perdonarmi >>.
<< Non posso chiedere ad Asuka di fare un passo se non so pretenderlo da me stesso >>.
Balzo, quasi volo sospinto da un entusiasmo folle che si accende tutte le volte che mi rialzo e torna la fiducia in me stesso. << Non posso chiederti di essere sincera con me se io per primo non ho il coraggio di mostrarti tutto ciò che sono in questo momento >>.
I piedi atterrano rumorosamente sul cemento, le gambe leggermente flesse reggono il busto di uomo che non intende piegarsi. Fisso il sole che sta per abbracciare i monti al di là delle acque e lo sfido a brillare più di me agli occhi del demone dai capelli rossi che siede al mio fianco. Sfido anche Ayanami o, meglio, la sua testa a materializzarsi nella mia mente, poiché ora, almeno ora, riuscirò a non provare timore.
<< Peccato che non abbia un mantello e non ci sia nemmeno un alito di vento che lo faccia ondeggiare >> considero a mente. << Sarei la perfetta icona del più infernale dei supereroi >>.
<< Hai deciso di suicidarti? Era ora >>.
Dimenticavo che il demone alla mia sinistra è la figlia naturale di Lex Luthor.
<< Si può sapere che ti prende? Pensi forse di impressionarmi? >> Asuka non sopporta che io non le dia corda e reagisce negativamente al mio silenzio.
<< Siamo di nuovo distanti >> le dico senza voltarmi sintonizzando la voce sulle note della serenità che mi culla. E’ una serenità dolorosa figlia della stanchezza, quella di chi è uscito vivo e con la coscienza pulita da una battaglia sanguinosa ed è pronto ad accettare la distruzione che verrà. << Te l’ho detto, Asuka, stare lontani ci fa male >>.
<< Siediti, mi dà fastidio vederti in piedi >>.
Benvenuta, Soryu. << Perché invece non provi ad alzarti, così ti dimostro che >> potresti cambiare la tua storia << sono più alto di te? >>
<< E anche più maleducato. Guardami quando parli con me! >>
<< Scusami >> rispondo senza assecondarla. << Sto cercando di capire >>.
<< Che cosa? Stai ancora cercando di “capirmi”? >>
<< Sono d’accordo con te >> torno a fissare il tramonto e mi stupisco di come i pensieri e le emozioni, abbiano trovato un accordo così speciale da offrirsi come uno specchio trasparente su cui posso leggere ciò che ho da dirle. << E’ stupendo stare qui. Non mi è chiaro, invece, perché tu sia sempre così triste quando lo guardi >>.
<< E’ inutile che insisti, non ti parlerò dei fatti miei >>.
<< Ero solo curioso. Non mi aspetto che tu voglia rispondermi >>.
Asuka non si muove, d’un tratto sbuffa: << ascolta, Shinji, se sei venuto per chiedermi ancora di uscire con te, devo dirti … >>
<< Non sono qui per questo >> la interrompo. << Se avessi voluto mi avresti già detto si. Evidentemente ho scelto il momento sbagliato per proporti un appuntamento >>.
<< Cosa ti fa credere che ci sarà un momento giusto? >> ribatte sulla difensiva.
<< Niente, non sono nella tua testa e, in effetti, quel momento potrebbe non arrivare mai >>.
<< E tu lo accetteresti? >>
<< Non credo che costringerti servirebbe a qualcosa >>.
<< Quindi, rinuncerai finalmente a … rompermi le scatole? >> termina la domanda forse modificando all’ultimo un finale troppo definitivo o semplicemente scontato.
<< Si se è quello che vuoi >> adesso posso voltarmi a guardarla. << Dillo pure! >> la sfido a pronunciare la risposta che temo. << Prometto che stavolta ti darò retta >>.
<< Allora è … >> Asuka parte a tutto gas e punta il mento in direzione della mia faccia con tale violenza che penso stia per stirarsi i muscoli del collo. << E’ quello … >>. Il bersaglio non si muove e lei perde convinzione. Shikinami toglie il dito dal grilletto, ripone lentamente il fucile e torna a chiudersi lasciando come uniche sentinelle l’occhio in cui mi specchio e le sopracciglia abbassate per spaventare i predatori. << … Ma sei proprio un rammollito! >>
Questa poi! E poi sarei io quello fuori di testa. << Perché, vuoi che insista? >> domando decisamente disorientato.
<< Nooooooooo! >> strilla la ragazza chiudendo anche l’occhio umano e mostrandomi i capelli che le coprono la schiena. Asuka deve essersi accorta di aver perso, proprio davanti al suo bamboccio, un anno per ogni “o” con cui ha infarcito la negazione e ritenta con un più impostato e maturo << no, assolutamente no >>.
Una maggior consapevolezza non ti rende immune alle passioni, non zittisce l’ululato dei fantasmi, non fa tornare fluido un respiro mozzato e il coraggio presuppone la paura. Perciò, non sono super Shinji, ho solo tirato su una piccola fortezza nel mio cuore e lì ora mi trovo a difendere una giusta distanza con me stesso. Qui vi è un piccolo laboratorio di fortuna la cui funzione è setacciare ed elaborare le informazioni che provengono da Asuka e da tutti i possibili Shinji ma non può escluderne neanche una. Si comporta come una resistenza in circuito elettrico.
Se il suo no fosse stato sincero, avrei sofferto; poiché il suo no non è sincero posso provare gioia e, sottraendola ad un inutile orgoglio, destinarla a realizzare un desiderio più importante: comportarmi da uomo con lei, almeno per una volta. Forse è proprio in un posto simile che un giorno troverò l’amore che ha salvato Furia Buia.
<< Chissà?! >> riprendo a parlare. << Un giorno potresti cambiare idea. Per ora mi accontento >>.
<< Di cosa, di un no? >> ironizza la rossa.
<< Che tu abbia smesso di scacciarmi >> rispondo. << Dobbiamo sconfiggere la Nerv >> continuo prima che si fissi sull’ultima frase. Non sono qui per giocare. << Cacciatori e piloti sono chiamati a combattere insieme per salvare un mondo. Ci toccherà collaborare, Asuka. Io cercherò di non combinare troppi guai >>.
<< E poi? >>
Già, e poi? << Oddio, non ne ho idea >> confesso senza vergogna. << Immagino che dovrà pur cambiare qualcosa. Vedremo, Asuka >>.
<< Non vuoi più che ti perdoni? >> recupera dalla scatola un altro tormentone per provocarmi ma il tono non è più lo stesso.
<< Dovrò cercare di meritarlo >> le dico.
<< Di profilo non sei granché >>.
<< Eppure ti sto guardando >>.
Scorgo in lontananza piccole barche da diporto che sonnecchiano sulla superficie del lago e ripenso alla mia prima lezione di nuoto. In quell’occasione posso dire di non aver avuto scelta. << Solo tu puoi decidere >> mi rivolgo al demone al mio fianco << se e quando avrò fatto abbastanza perché tu possa liberarti del tuo risentimento. Però, anche se quel giorno non arrivasse, nulla ci impedisce di dispensare un po’ di giustizia in questo mondo, così che possa compiere un passo, e offrire una pace vera alle creature che lo abitano. Persino noi potremmo conoscere un po’ di pace. Sarebbe bello, non trovi? >>
<< Ti riferisci a quelle … fantasie di cui mi hai parlato? >>
<< E che continuano ad essere irrazionali, vero? >> accenno un sorriso. << Però, devo ammettere che non sono sicuro siano un male. In fondo, ci sono tante domande a cui non so rispondere, ci sono domande che non sono neanche in grado di formulare, eppure esistono >> indico il cuore. I miei ricordi << queste fantasie probabilmente sono un tentativo di dare una spiegazione a ... Te l’ho detto >> rinuncio a proseguire, << ho bisogno di capire chi sono e perché sono qui. In fondo, una volta nella vita ce lo chiediamo tutti. Se poi in futuro ti andrà di ascoltarmi potresti aiutarmi a trovare delle risposte più sensate >>.
<< Chi ti dice che ti aiuterò? >>
Io voglio aiutarti, Asuka. Voglio stare sempre con te. Aiutami!
<< Nessuno >> sospiro. << Se non desideri farlo, allora me la caverò da solo. Del resto, è un mio problema e cercherò di gestirlo >>.
<< Però, domani potremmo essere già morti >> obietta la Second. << Tu i tuoi fratelli lo ripetete in continuazione >>.
<< O potremmo anche vivere cent’anni >> torno ad osservare la macchia rossa di tutti i miei mondi. << Diciamo anche questo, sai? Persone molto sagge mi hanno insegnato che non è utile forzare la mano quando hai a che fare con la natura. Bisogna lasciarle il tempo che le occorre. Makinami disse a Furia Buia che era il grano maturo pronto per la mietitura[40]. Spero di vivere abbastanza per essere pronto anch’io >>.
<< A farti falciare? >> Asuka non molla e mi attacca con l’ironia.
<< Per compiere uno di quei passi significativi >> per nulla ferito continuo a leggere il copione, << di quelli che cambiano un destino. Non mi dispiacerebbe se lo facessimo insieme >>.
<< Cosa intendi per fare un passo? >> mi interroga. Sebbene ancora nascosta dietro la machera della strafottenza, Shikinami prova a darmi un po’ di credito. Anche lei, del resto, ha bisogno di capire la ragione della sua pazzia.
<< E’ solo un’espressione che usava Misato per esortarmi a non perdere fiducia e a muovere il culo. E’ una specie di formula di buon augurio >>.
<< Di’ la verità, sotto sotto sei ancora il solito nichilista. Tu vai a caccia di una ragione per morire, non per vivere >>.
<< No, voglio essere innamorato >>.
<< Cos’è, ci provi ancora? >> rincula mostrandomi minacciosamente i denti. << Non è cambiando tattica che puoi fregarmi >>.
Allora sei bastarda! Non rovinarmi il momento. << Non ti si può nascondere niente >> le scippo l’ironia. << In quante lingue devo dirti che mi piaci? >>
<< Aaaaah, lo vedi? >> punta l’indice << Cerchi ancora di conquistarmi. Certo che la compagnia di quei tre malati di mente ti è servita ma io non sono Quattrocchi. Non mi freghi io non sono … >>
Una bambola. << Non ci trovo niente di sbagliato >> pronuncio con voce ruvida per mettere a tacere il fantasma di un atto intollerabile. Non mi serve il senso di colpa o non cambierà niente.
<< Non credo nell’amore platonico >> insisto più sicuro, avendo notato che la fortezza nel mio cuore è ancora in piedi << e ci puoi scommettere che ti desidero anche da quel punto di vista. Preferisco saperlo e dirlo >> così il desiderio non mi assalirà nel sonno dell’io. << L’altra volta ti ho spiegato che desiderare non basta, ora ti svelo un segreto: è vero e posso ripeterlo migliaia di volte perché ho imparato a desiderare >>.
<< Non mi sembra granché come dichiarazione >> simula delusione. << I tuoi fratelli avrebbero dovuto insegnarti un po’ di buone maniere. Già, che sciocca, quei primati non … >>
<< Non è colpa mia se hai un carattere insopportabile >> fermo la Second prima che la valanga di offese che ha in serbo per la mia razza prenda velocità. Mi auguro, però, che una battuta allontani per un po’ uno dei suoi fantasmi.
<< Parli proprio tu?! >> mi rinfaccia.
<< D’accordo >> mi rivolgo a lei e a me. << Tentiamo! >>
Visto che il mio profilo non la ispira, mi siedo con le gambe incrociate nella posizione del loto (hai visto mai!) curando di mostrare apertamente proprio a Shikinami, che continua invece a offrirmi il fianco, le due face di Shinji.
<< Che ti prende adesso >> si agita, << perché ti sei seduto? >>
<< Io ho sempre scelto, Asuka >> le dico con l’occhio del pilota che punta dritto al suo. << Posso cercare tutte le attenuanti che voglio, prendere la colpa, tagliarla in tante fette e distribuire a ciascuno la sua porzione e il mio piatto sarebbe comunque pieno. Tutto ciò che è accaduto fino ad ora >> tutto << ha avuto una causa semplice, una mia scelta e niente potrà cambiarlo >> sfilo la benda rivelando il tratto più imbarazzante del cacciatore.
<< Non era necessario che ti togliessi la benda >> mugugna come per rimproverarmi.
<< Ho bisogno che accetti la mia faccia anche se la trovi ripugnante >>.
<< Non sono così superficiale >> ribatte pur avendo già spostato l’attenzione sui miei scarponi.
<< Ne sono sicuro. E’ che io ancora non la accetto. Ecco chi sono adesso, sono tutto ciò che ho scelto, sono il pilota e il cacciatore, sono queste due facce. Pensavo che, se fossi diventato come i miei fratelli, avrei magicamente risolto ogni cosa. E, invece, guarda … guardami! >> grido per accendere, se non l’attenzione almeno il suo orgoglio. Quando finalmente è concentrata sul mio viso riprendo: << ho due facce, sono come due anime e ognuna contiene un po’ di bene e un po’ di male. Mi tirano da una parte all’altra e io non so come metterle d’accordo >>.
<< Perché è così importante che sia proprio io ad accettarle? >> Asuka si è riconosciuta forse nella mia confessione e ora mi pone la domanda che le sta a cuore.
<< Non mi sembra così strano che il giudizio di alcune persone conti più di quello di altre. E poi non essere accettato dalla ragazza che ti piace e viverla come se non ti importasse è da masochisti >>.
<< Sai cosa intendo … >> la Second comprende che quella era la risposta ufficiale e mi esorta a dire la verità.
<< Si, so cosa intendi. E’ cosi e basta >> questa è la verità. << Non sono in grado di dirti perché, so che ha a che fare con … con una specie di missione >>.
<< Riportarmi a casa? Secondo te cosa significa? >> mi chiede stavolta con genuino interesse.
<< Non so dirti neanche questo ma sento che è molto importante, anche se forse è un’altra follia >>.
<< Te lo dicono le … le voci? >>
<< No, è qualcosa di più antico, esiste da >> forse prima di me << sempre >>.
<< Potrebbe essere una costruzione del tuo senso di colpa, non ti pare? >> Shikinami non vuole contestare, bensì capire e lo dimostra con il corpo. Le gambe finalmente libere si coricano sul cemento piegate come due virgolette caporali a chiusura di una frase. Avvicina il busto e la testa, stabilizzandosi su un braccio teso che tocca anche la mia gamba, mentre con l’altra mano si copre il grembo. 
<< Se la metti così … >> prendo tempo perché non sono sicuro di volerle spiegare le ragioni che smentiscono la sua teoria.
<< Forse le tue voci dipendono da questo >> insiste. << A proposito, quante sono? >>
<< Una >> in genere << e no, sono sicuro che c’entri poco con il senso di colpa, il bisogno di riconoscimento, di purificazione o altro. E’ reale per me >>.
<< E non ti preoccupa? >>
<< No. Anzi, quando ne ho accettato la presenza mi ha aiutato a … mi ha aiutato molto. Adesso mi ci sono affezionato e mi dispiacerebbe non sentirla più >>.
La Second mi osserva perplessa. << Devi ammettere che è strano >>.
<< Andiamo, Asuka! Abbiamo combattuto creature assurde chiamate Angeli, stiamo … state combattendo un pazzo psicopatico che vuole trasformare il pianeta in un immenso brodo di carne con il suo esercito di Angeli sintetici, tu sei per metà un Angelo, a me hanno trapiantato il braccio di un Eva, passo il tempo con tre adulti che non conoscono neanche il loro nome e soffro di un problema agli occhi che nessun collirio potrà mai risolvere. Sentire una voce nella testa mi pare che come stranezza sia nella media >>.
<< In effetti … il tuo discorso fila >>.
<< Quindi, sei d’accordo con me? >>
Asuka sorride e c’è una certa complicità nella sua espressione. Sospira profondamente come se si sentisse all’improvviso stanca. << Come risponderebbe la tua tsundere? >> mi dice con l’aria di chi sembra essersi arresa all’idea di sfilarsi l’ultima maschera e di mostrare il suo vero volto.
<< Strillerebbe qualcosa di assurdo >> grazie << e vagamente comico per non far capire al protagonista maschile che in fondo gli vuole bene >>.
<< Ti va se prendo una pausa dal personaggio? >>
<< Fa’ pure, non mi dispiace >>.
<< La tsundere non ti è simpatica? >>
<< Non è questo. Quando reciti questa parte mi capita di pensare che potrei avere una speranza. Allora sogno che un giorno riuscirai a volermi bene, però anche così mi fai male. Dio mio, ho sicuramente tanti punti deboli ma con me sei un cecchino infallibile >>.
Il suo viso si rattrista, piega il braccio che strofinava sul tessuto del pantalone e rilassa la schiena. Due volte si riprende come se a issarla fossero le parole che spera di pronunciare e due volte le ingoia e ricade a causa del peso.
<< Non fa niente >> le dico. << Stiamo pur sempre parlando di Ikari Shinji >>.
<< Che adesso ha due facce >> torna a guardare le mie due anime.
<< Che adesso ha due facce >> ripeto.
<< E che appartengono ad un’unica persona, soltanto … >>
<< … considerata da due punti di vista differenti. Cacciatore e pilota insieme. Verrebbe da dire che l’esterno è lo specchio dell’interno >>.
<< Se smettessero di essere così diffidenti >> il suo tono mi accarezza, << potrebbero ammettere che in realtà si vogliono bene >>.
<< Fino ad allora potrebbero formare una buona squadra >> a malapena sento la mia voce tanto siamo vicini. << Che ne dici? >>
Asuka non risponde, muove la mano che teneva a riposo e sfiora il mio occhio da cacciatore, scende lungo la cicatrice e si ferma prima di attraversare la guancia. Le prendo la mano per impedirle di proseguire. Mi piacerebbe restare così ma sono determinato a fare un passo indietro, qualunque cosa significhi, e smetto di stringerla.
Shikinami ricostruisce il mudra con cui saluta il tramonto. << Volevo essere una ragazza >> mi confida.
<< Come? >>
<< Per questo ho accettato di uscire con te. Volevo sapere cosa si prova ad essere soltanto una ragazza. Sai, prepararsi per un appuntamento, scegliere cosa indossare senza doversi chiedere se implementa o meno la connessione neurale con il tuo evangelion, domandarti se è meglio arrivare puntuali o farsi aspettare, piuttosto che “riuscirò a vincere oppure oggi finirà tutto?” … Cose di questo genere insomma. E’ stupido, non credi? >>
<< Questo dimostra ancora una volta che sei più in gamba di me. Tu hai tanti ricordi … >> soffio via il magone e la tentazione di svelare troppo << ricordi tristi e, nonostante ciò, hai scelto di incontrarmi e di provare a vivere in modo diverso anche se per una sera. Io, invece, ho dormito a lungo, e non portavo addosso il peso di trent’anni di vita spesi a combattere. Inoltre, ho conosciuto persone che, pur di tenermi lontano dai pericoli, se servisse a qualcosa, si getterebbero tra le fiamme. Loro si sono presi cura di me >>.
<< Adesso tu … hai quella cicatrice >>.
<< E così >> traggo le conclusioni << lo specchio su cui ti potevi riflettere ora è danneggiato. Dopo … quando sono diventato come i miei fratelli anch’io ho pensato che fosse cambiato tutto. Ed è stata una sensazione sgradevole. Per questo ho cercato di evitarti >>.
<< Avevi questioni più importanti da risolvere >> incredibilmente Asuka prende le mie difese.
<< Mi vergognavo di me >> io invece impersono la pubblica accusa. << E pensare che avevo ottenuto proprio ciò che desideravo. Confidavo nel fatto che così avrei invertito la tendenza. Shinji che finalmente è abbastanza forte da salvare il mondo o una sola persona senza combinare per forza una strage. Ho guardato alle pietanze sul menù e non al prezzo e sono rimasto scottato. Però quando abbiamo combattuto un dio … >>
<< Un dio? >>
<< E’ un’altra storia >> mi sbrigo a chiudere la parentesi. << Lascerò che a raccontartela siano i cacciatori, così non penserai che sono l’unico pazzo. Cerco di esprimermi meglio >> prendo un bel respiro mentre coccolo le emozioni. << Un giorno i nostri demoni ci hanno trovati e noi non siamo fuggiti. La delusione non se n’è andata ma non provo più un’insopportabile vergogna. Dire anzi che inizio a tollerarmi. E lo devo anche al Paparino che mi ha aiutato a capire >>.
<< In che modo? >> Shikinami adagia la testa su un braccio.
<< Mi ha spiegato che certe esperienze ti costringono a cambiar pelle, che non sono più un ragazzo e che non si può vivere di ricordi, neanche di quelli belli[41] >>.
<< Certo che gli vuoi davvero bene >> riflette ad alta voce e non si preoccupa di nascondere la sorpresa che le procura questo Shinji.
<< Se lui fosse stato mio padre… >> stringo le labbra e alzo un dito per impormi di mantenere un contegno. << Se fosse stato mio padre sono sicuro che avrei fatto scelte diverse, perché sarei stato una persona diversa. Per questo voglio … ti ho proposto di uscire di nuovo con me. Pensavo ad un nuovo primo appuntamento. Così, invece di sognare un’adolescenza che non c’è più, avremmo potuto scoprire se esiste un altro modo per essere felici. So che non sono più l’apprendista cacciatore che hai baciato, né il pilota. Però, ciò che sono adesso potrebbe non essere così male, potrei ancora assomigliare, almeno un po’, al tuo Shinji >>.
<< Lo hai detto anche quando ci siamo visti davanti alle vostre terme. Che significa? >>
<< Ho sempre avuto l’impressione che tu rifiutassi me perché avevi uno Shinji >> uno per ogni personalità se non addirittura per ogni fantasma che vive dentro di te << particolare in mente, una sorta di … >>
<< … Invincibile Shinji? >> mi anticipa. << Forse sei tu che lo cerchi perché ti rifiuti >>.
Non ne sono convinto ma << allora perché, quando ci siamo scontrati vicino al locale pochi giorni dopo il mio … rito di passaggio, mi hai chiesto dove fosse il tuo Shinji?[42] >>
<< Perché non mi piaceva lo Shinji che avevo davanti. Non eri tu >>.
E invece … << Non è piaciuto neanche a me. Scusami >>.
Tra me e lei cala il silenzio. E’ confortevole, nonostante il ronzio di una certa tensione disturbi il momento. Non provo imbarazzo, più che altro avverto una certa stanchezza. La fortezza nel mio cuore ha retto all’urto della prova, è ridotta male ma è ancora in piedi e mi mantiene lucido quanto basta perché capisca che farei meglio ad andarmene, considerato che davanti a Shikinami mi sento per la prima volta con la coscienza a posto.
Il sole è quasi scomparso dietro le montagne e il cielo sopra il lago difende piccole oasi di arancione e viola contenute in pochi frammenti di nuvole, mentre tutt’intorno è il rosa, il celeste e il blu scuro che galoppa alle nostre spalle frenato solo da una grande luna che prende vita.
Scendo dal parapetto.
<< Già te ne vai? >> reagisce la rossa.
Controllo un brivido. << Ti ho fatto perdere il tramonto. Però c’è ancora qualcosa di bello da vedere >> sono già di spalle e muovo un passo.
<< A me non piace, mi fa sentire sempre triste come anche tu hai notato >> mi rivela costringendomi a fermarmi.
<< Allora perché passi le sere a guardarlo? >>
<< Non so perché vengo qui ma sento che devo farlo o non ne capirò il motivo >>.
Soryu forse non ti parla ma c’è, eccome, e ne sei consapevole, vero Shikinami? << Se tu … fossi pazza come lo sono io, cosa risponderesti? >>
Sento Asuka tirar su col naso. << Una sensazione >> non ho bisogno delle mie particolari percezioni per intuire che si è appena voltata. << Qualcuno che conosco, non so chi, morirà al tramonto >>.
Un battito diverso, di quelli a cui ho imparato che è bene prestare ascolto, rompe il ritmo. Quindi, è evidente che lo conosco anch’io.
<< So che non voglio >> continua << e che non posso farci niente. Vengo qui perché, se conoscessi il suo nome, potrei almeno dirgli addio. Non è razionale … >>
<< Per questo dai le spalle all’alba, per non vedere il suo ultimo giorno >>.
<< E’ assurdo, non è vero? >>
Registra il dato e sospendi il giudizio! Furia Buia mi ha insegnato anche questo: come ci si difende da certi fantasmi. << No, non lo è >> rispondo con sicurezza. << Non ho dubbi che un giorno scoprirai il significato di questa sensazione >> indizio.
Asuka rimane zitta e io completo un altro passo.
<< Come faccio a sapere che sei veramente cambiato? >> mi blocca ancora.
<< Ti ho dato il tormento per farti accettare che fossi cambiato. Non puoi saperlo, Asuka >> dico la verità, << e purtroppo neanche io. Sinceramente non capisco più la domanda. I fantasmi del ragazzo sono ancora dentro di me. Posso soltanto prometterti che li affronterò finché ne avrò la forza e che lotterò anche contro quelli nuovi >>.
<< E quando non avrai più forze? >>
<< Allora, mi auguro che qualcuno vorrà aiutarmi >>.
Concludo il terzo passo sempre di spalle, immaginando di essermi allontanato abbastanza da riuscire a vincere la forza di attrazione del centro di gravità vestito di rosso.
E, invece, non è così. Indugio a proseguire pregando che mi parli ancora.
<< Allora, giurami >> se Asuka non mi legge nel pensiero, allora i nostri desideri combaciano << che possiamo avere fiducia in te >>.
Questa volta, però, mi giro.
<< E’ una decisione che spetta solo a voi. Io non l’ho ancora conquistata >> mi lascio consigliare dal fantasma di Sakura.
<< Ti rendi conto che se ti concedessimo la nostra fiducia per te sarebbe molto facile perderla? >>
<< Perché l’ho già persa altre volte >>.
<< Ti rendi conto che potresti tradirla ancora? >>
<< Si, anche in buona fede >>.
<< Ti è chiaro >> ringhia emozionata << che ti conviene rispondermi: vi giuro che merito la vostra fiducia? >>
<< Ti è chiaro che non desidero altro e … >> un ultimo sforzo << che perciò non posso promettertelo? Asuka, dovrò fare altre scelte, alcune si riveleranno buone, altre sbagliate ma avranno tutte degli effetti anche su di te e a qualcuno farò sempre torto >>.
Shikinami mi aveva teso una mano sperando che l’accettassi. << Quantomeno stai dicendo la verità >> afferma aspra erigendo l’ennesimo muro. << E’ un buon inizio >> la voce però non è altezza del compito. << Potresti riuscire davvero a fare qualcosa di buono e senza bisogno del mio aiuto >> si stringe nelle spalle. << Va bene >> grida, << faremo squadra, basta che la smetti di appiccicare la mia faccia al tuo senso di colpa. A me non serve uno stupido … >>.
Io posso salvarlo[43]. Così aveva detto quando Makinami la informò che la Wille aveva già preparato la corda per impiccarmi.
Non è il tuo senso di colpa che voglio, non lo capisci? … Tu continui a vedere Shinji quando mi guardi ed è disgustoso perché io sono qui[44].    
<< Quando ti ho baciata … >> mi bastano quattro parole per ottenere che la smetta di abbaiare ai fantasmi. << Quando ti ho baciata, quella sera, nonostante il finale >> solitario << assurdo ho compreso … >>
<< Non dirmelo! Hai capito di esserti follemente innamorato di me >> Shikinami prova a fare la spaccona.
<< Mi sentivo così inetto, così sbagliato, così in colpa per tutto >> letteralmente << che mi ero convinto di essere il buio e tu … tu mi sembravi l’esatto opposto. Eri bellissima, splendente. Pensavo che uno come me potesse solo >> sporcarti << infettarti. E invece, quando ti ho baciata hai smesso di essere una dea o … un diavolo dai capelli rossi e sei diventata una persona, un comunissimo essere umano e ti ho trovata imperfetta proprio come me e ho visto anche in te il buio >>.
<< Questa si che è il modo giusto di corteggiare una donna >> commenta salace.
<< E, dio, ti ho adorata per questo, per la prima volta >> almeno nella forma di questa coscienza << ti ho adorata e ho adorato la tua imperfezione e ho provato simpatia per la mia imperfezione e mi sono detto: “cavolo, non è giusto amare soltanto la luce”. Avevi ragione, ho sempre visto la mia colpa, non te. Io non ti ho mai guardata >> spero che l’altro Shinji abbia fatto in tempo a capirlo. << E quando ti ho baciata sono riuscito a guardarti e non ho sentito né colpa né vergogna e mi è piaciuta la ragazza >> e la donna << che ho visto >>.
Asuka non dice niente, io resto fermo e aspetto. Dopo secondi che mi sembrano lunghi come interi giorni, strofinando sul viso il dorso della mano, con voce rotta dice: << il sole è tramontato, me l’hai fatto perdere >>.
<< In compenso la luna sta iniziando a brillare >> replico.
<< E’ fredda >>.
<< E’ lucente >>.
<< Copre le stelle >>.
<< Illumina la strada >>.
<< Ti piace andarmi contro? >> scoppia in una risata liberatoria e nervosa proprio come un pianto.
<< Finché ci riesco preferisco concentrarmi sul bello >>.
<< Perché sei ancora qui? >> quasi bisbiglia.
<< Non mi hai detto di andarmene >> e dimmi di restare, accidenti!
Quasi quasi la preferisco quando dà di matto. Se non respirasse, probabilmente penserei di trovarmi davanti ad una bambola di pezza. << E dimmi qualcosa! >> urlo dentro me. << Non costringermi a venirti vicino. Sono così stupido che ti dirò sicuramente: “Asuka, voglio stare sempre con te”. E non posso sopportare che anche qui tu risponda: “non fare niente”.
Shikinami non è imprigionata nella sua mente, è triste forse arrabbiata ma non è indifesa, non è travolta dagli eventi né si sente schiacciata come quell’altra Asuka.
<< Accidenti! >> impreco sotto voce << Stavolta sono sicuro di averne fatta una giusta. Forse oggi non mi cazzierà né mi prenderà a pugni ma non c’è premio neanche per i giusti. Va bene così, Stupishinji >>.
Striscio il quarto passo. Sono fuori. << Io devo andare >> la mia schiena parla alla sua.
<< … Un nuovo primo appuntamento, hai detto? >>
Fuori … come no! La voce della Second atterrà metà dei pensieri. << Si >>.
<< Potresti non piacermi più >> a crudo infila un dito nella piaga e lo gira per vedere quanto mi fa male.
<< Potrei non piacerti più >> ripeto ad alta voce per accettarlo.
<< E’ inutile aspettare >> sento Asuka che salta dal muretto. << Togliamoci il dente >> mi dice piazzandosi di fronte a me.
Meravigliato sbatto nervosamente le palpebre cercando di mettere a fuoco Shikinami, non perché sia buio pesto (il biancore della luna e le ultime lingue di fiamma che risalgono dalla catena montuosa dietro cui si è nascosto il sole, non chiedono alla vista di fare gli straordinari) quanto perché per mi era apparsa una ragazza dai capelli rossi con indosso uno striminzito pantaloncino jeans e una maglietta gialla a maniche corte. Era vestita così ...
<< Che … che significa togliamoci il dente? >> domando.
<< Ho usato una tua frase >> risponde. << Se non mi piaci più, niente appuntamento >>.
<< E come … >>
Asuka non mi fa finire, sale sulle punte e mi bacia.
Il contatto è breve e insolitamente tenero, del tutto diverso rispetto a quello più aggressivo a cui ricordo mi costrinse il suo doppio. Identica, invece, è la sorpresa che rallenta la risposta.
Asuka ricade più vicina con le mani che aderiscono al mio petto e mi fissa interdetta. Mi chiedo se anche lei …
<< Ritentiamo >> sussurra prima di baciarmi una seconda volta con più decisione. La sorpresa, esattamente come ogni inutile considerazione, finalmente si spegne e cede il passo al desiderio che si è appena acceso. << Sono qui, adesso >> non mi dico in una frazione incalcolabile di secondo, << e non aspetterò che si stanchi >>.
A differenza del nostro primo ultimo bacio, non ho bisogno di chiedere ripetizioni al maestro e la mia compagna d’avventura sembra felice, forse addirittura troppo, che io non sia più bloccato.
Tocca a me, infatti, il bellissimo e ingrato compito di contenere la passione della guerriera che sta affrontando la sua paura come è solita fare, lanciandosi all’attacco.
Io, invece, voglio attendere prima che la battaglia entri nel vivo. No, non lascerò che la fiamma bruci troppo in fretta, non dopo esserle arrivato così vicino proprio quando mi ero arreso all’idea di attendere, paziente, il mio turno.
Io ho imparato a divorare voracemente il cibo per sfamarmi senza goderne; per questo capisco l’importanza di assaporare ciò che è buono. La pelle del suo viso è così liscia che mi costringo ad accarezzarla con gentilezza per non rovinarla con la mano interamente umana, sicuramente più callosa di quanto non lo fosse tre mesi fa.
Asuka termina di martoriarmi la maglia e di slabbrarne il colletto, con una mano impone un blocco, con l’altra imprigiona le dita che percorrevano indisturbate la sua guancia. Si stacca e mi sorride come se volesse prendersi gioco di me. Si allontana col busto quando cerco di baciarla usandomi per darsi la spinta, porta indietro la testa quando la tiro a me. Non vuole che smetta, mantiene solo la distanza necessaria, resiste solo quanto serve per farmi illudere di avercela fatta e continua a sorridere con la bocca innocente di una ragazza che rivela la consapevole carnalità di chi è già donna; mi analizza con il suo occhio di un azzurro che mi appare sfavillante e in cui non scorgo più tracce di odio.
Non mi chiede di meritare la sua fiducia, ha messo in gioco tutta se stessa e ora semplicemente gioca con me.
<< Sei un uomo o no? >> mi sfida riutilizzando le parole del suo passato e aspetta che mi arrabbi.
Solo quando raggiungo la giusta temperatura lascia cadere i diaframmi e mi concede di prendere un altro po’ di piacere. Ed io, io ho di colpo fame, una fame irrazionale che monta alla velocità di un cuore impazzito ed ho sete. Chi se ne frega dei cacciatori, chi se ne frega della missione, chi se ne frega di Gendo! Da quanti secoli cerco di bere quest’acqua? Mi sei mancata, Asuka, sono vite intere che mi manchi.
Shikinami o Soryu o entrambe si caricano la piuma che è stata mia pochi minuti fa e rallentano e addomesticano l’ira che hanno scatenato senza privarla del suo vigore; contengono il fuoco e lo controllano affinché non distrugga e lo alimentano affinché possa continuare a creare.
Passioni, desideri, sentimenti, emozioni repressi per lungo tempo a causa della paura, della colpa e della vergogna esplodono e si mescolano e si concentrano in un continuo abbraccio di corpi e anime. Vorrei tanto riuscire a rassicurarla che tutti gli Shinji possibili sono qui per lei.
Le dita di Shikinami sono affusolate, lunghe e veloci nello scandagliare la pelle di un ragazzo che non è più un bambino, graffiano, accarezzano, strisciano fino a farmi perdere il senno; cercano e infine trovano ciò che bramano esplorandolo in tutta la sua lunghezza fino alla sommità e allora delegano pollice e indice a compiere la stregoneria che mi toglie il fiato.
Non posso resistere al furore cieco che mi scoppia come se volesse farmi a pezzi l’anima, il suo tocco è insopportabile e non resisterò a lungo. Rapido le arpiono con violenza la mano per staccarla dal giocattolo, con l’altra stringo dietro la nuca per obbligarla a darmi tregua e a recuperare l’ossigeno di cui ho bisogno affinché possa finalmente dirle dal profondo di tutti i miei passati: << no! Il naso no! >>
<< Il tuo respiro mi fa il solletico >> risponde mordendomi dolcemente un labbro.
<< Fattelo passare! >>
<< Guarda che ho io il controllo >> Asuka con i denti ora graffia la guancia sana >>.
<< No >> ribatto cercandone le labbra tenendo in ostaggio la sua mano.
<< Detesto quando mi dici no >> mi rimprovera accettando di farsi trovare.
<< Come ti capisco >> le dico prima di svanire nuovamente a me stesso nel sapore della sua bocca che mi accoglie un pellegrino stanco.
Anche Asuka cerca aria e non si preoccupa del mio trasporto. Con il palmo sulla mia gola mi costringe a separarmi. << Tieni a bada la lingua o te la strappo a morsi >> mi avverte, << chiaro? >>
<< D’accordo >> acconsento e mi tuffo rompendo senza grazia anche quest’ostacolo; prego che stia bluffando perché non ho alcuna intenzione di darle ascolto. << Se questo deve essere l’ultimo bacio con il demone per cui brucerei volentieri all’inferno >> mi dico, << allora lo vivrò, la vivrò fino all’ultimo >>.
Ringrazio di essere nato Ikari Shinji perché questa ragazza terribile e meravigliosa accoglie e, voglio sognare, adora tutti gli Shinji che può gustare, rinunciando a fare distinzioni.
Gli intervalli che ci concediamo per recuperare sono sempre più brevi e più intenso è il desiderio di ritrovarci uniti. Asuka non riflette e regala affetto alla parta insana di me. Accarezza e bacia il mio occhio e la mia cicatrice, la mano scivola per raggiungere l’orecchio e …
<< Forse non è il caso … di toccarmi questa guancia, … che ne pensi? >>
Shikinami aspetta che i neuroni rispondano all’appello, poi si arrende: << hai ragione … Lo sai >> ansima mentre affila le unghia sulla mia schiena << che sono più … più forte di te >>.
<< Si … lo so >> sospiro scendendo lungo la guancia e il mento fino a lambire il collo, bianco come il latte, ma in realtà vorrei solo sbuffare: “e chi se ne frega”.
La rossa, saggiamente, non mi crede e spezza il gioco trasformandolo in lotta. Chiama in aiuto l’Angelo e mi strattona e mi spinge finché non vado a sbattere contro il muro basso da cui eravamo scesi.
Mi tira a sé e, dopo aver schioccato l’ennesimo bacio sulle labbra, sussurra, orgogliosa e divertita: << te l’avevo detto che sono più forte di te >>.
La sua voce raggiunge le mie narici come profumo di spezie rare, la sua pelle è come il fiore di pesco e i capelli deve averli intinti da bambina nell’acqua di una fonte miracolosa a cui solo le ninfe dei boschi avevano il diritto di accedere.
La ninfa ha fatto male i calcoli o forse sperava che questi mesi, magari secoli, di brutture avessero fatto nascere un fauno nell’anima di un bambino. L’occhio del pilota svela che nel profondo la sua natura è identica a quella dell’omologo appannaggio del cacciatore e, ardente e rosso come si presentava il sole poco prima del tramonto, concede ad Asuka solo il tempo di chiudere il suo.
La sollevo da terra prendendola per i fianchi e, ruotando, con poca accortezza la costringo a sedere sul cemento contro cui mi aveva spinto, << Ti ho detto che lo so >> sbotto furioso e intimorito prendendomi le sue labbra e le guance e raccogliendo torrenti di seta tra le mani, incurante del fatto che la serata potrebbe terminare presto … con un micidiale calcio.
<< Non apri il sinistro? >> Asuka resta seduta e accetta di non difendersi.
<< Vuoi che lo faccia? >>
<< Un'altra volta >> risponde mentre mi addolcisce con un’ininterrotta carezza.
<< Come desideri >>.
Shikinami sposta la testa offrendomi la gola mentre incrocia le gambe intorno alle mie << Ti dà fastidio … l’Angelo? >>
Non è la domanda a frenare il mio lavoro ma il suo sguardo che svela una macchia nell’ entusiasmo. Io conosco quello sguardo, comprendo la sua paura. << Hai detto che ti protegge, vero? >> ne sfioro, con ritrovata tenerezza, il mento.
<< Si >>.
<< Allora adoro anche l’Angelo >> decreto precipitando nel mio sole rosso.
Ad un millimetro da un ultimo bacio, che il suo sorriso di colpo timido - come può mostrarlo solo chi ha chiesto e ottenuto di essere accettato - mi aveva fatto intendere come un ringraziamento speciale, sono frenato da un sospetto. << E il mio occhio? >>
Il sorriso di Asuka torna ad essere adulto come il bagliore che proviene dalla fessura attraverso cui la sua pupilla mi spia. << Mi piace anche lui >> risponde leccandomi le labbra.
<< Meno male >> soffio chiudendo l’occhio per sentirla meglio.
<< Hai perso la benda >> mi informa del particolare più insignificante dell’intera esistenza.
<< E’ un problema? >>
<< No >>.
<< La cercherò più tardi, va bene? >>
<< Fatti tuoi … Fammi scendere! >> mi ordina sciogliendo l’intreccio delle gambe e facendo forza sulle braccia per darsi la spinta.
<< Provaci! >> la sfido rimettendola seduta.
<< Come vuoi >>. Shikinami mi afferra le mani incastrando perfettamente le dita tra le mie, quindi ritenta.
Impegnati in una stupida, infantile e divertente battaglia lottiamo per una vittoria di cui non c’importa. Le labbra restano incollate ma ora il bacio è  finto poiché stiamo già ridendo.
<< Sei stupido >> mi tira un calcio alla gamba.
Un flash ci acceca e la risata si spegne.
Un “Oggi no” prorompe dall’anima. Può angustiarmi per il resto della vita ma oggi il nostro passato deve starsene buono. << Anche tu sei stupida >> le dico restituendole il colpo.
<< Oggi no >> sussurra Asuka che torna da me, riprende a guardare me e sorride a me.
Il mio cuore non sa decidersi se rallentare o premere sull’acceleratore fino a schiantarsi ma batte diversamente e so che siamo in due in questo momento, chiamati a vibrare secondo una particolare frequenza. Soryu e Shikinami dall’altra parte battono come un cuore solo e sono più brave a scovare e a suonare la nota che cercavano, quella che permette loro di incontrare il passato e il presente di Shinji. << Se ci fosse la luce del sole >> mi dico << potrei imprimere nella mente il volto dell’amore. Se riportandola a casa avrò in premio che mi guardi così per il resto della vita, durasse anche un secondo, allora non chiedo altro >>.
<< Scommettiamo che stavolta ci riesco? >> la Second mi sfida ancora e le sue parole ristorano le mie orecchie come il miele che addolcisce una bocca amara. Senza alcuno sforzo, stringendo ancora le mie mani non come un guerriero che vuole dimostrare la sua forza, bensì come un amante che non vuole lasciare l’amato, mi bacia ripetutamente sul cuore e lentamente risale lungo il collo aspettando che le barriere cadano e il vincitore sia vinto.
<< Visto? >> mi dice quand’è in piedi. La guardo incantato e intontito, non mi capacito di come sia riuscita a farmi cedere senza che potessi opporle resistenza.
Mi raggiunge un altro bacio tenero, fanciullesco nella forma, non nelle intenzioni, che trasporta l’energia vitale di ragazza in cerca di soddisfazione e la sicurezza di una donna già soddisfatta.
<< Chi sei? >> ansimo e i baci aumentano.
<< Non sono una tsundere >> e i baci cambiano di nuovo pelle. << Te l’ho detto, so essere dolce se voglio >> e i baci ancora una volta riducono in polvere la mia coscienza. << Abbracciami stupido! >> mi invita avvolgendo le mani attorno al collo. Soffia e il cumulo di polvere si disperde e i sensi conoscono altra gioia.
Non mi abbracci mai!
Incateno a me questo scorcio di passato e il sincero dispiacere per quella ragazza; ne traggo insegnamento e forza per assecondare la richiesta di due donne. La stringo come se temessi di perderla da un momento all’altro e cerco ancora ed ancora le labbra, le guance, l’orecchio e il collo << Ti abbraccerò per milioni di anni >> ringhio, idealmente puntando un dito medio in faccia a quegli altri anni di merda che mi toccherà un giorno ricordare, e non mi importa di sembrare banale.
<< Me ne basta uno >> Asuka spinge la sua guancia sulla mia e ho la sensazione che stia per piangere e poi … << Ahi, non mordermi così, fa’ piano! >>
<< Scusa, mi sono fatto prendere >>.
<< Me ne sono accorta >> finge di arrabbiarsi mentre sposta i capelli, che erano accorsi in aiuto della pelle ferita, invitandomi così a rimediare.
<< Dopo >> cambio programma e riprendo a baciarla con devozione, con gioia, con passione; la stringo più dolcemente poiché neanche lei vuole fingere di fuggire.
Nel mio battito irregolare, così intimo che non può non essere che il mio, così estraneo che non può appartenere soltanto a questa coscienza, avverto di nuovo il retrogusto amaro di un rimpianto. Per Shinji e Asuka un abbraccio sincero e un vero bacio vissuti quasi con fede, mutualmente ricambiati per proteggere due persone buone dalla paura, dalla delusione, dal rifiuto e dal tradimento, sono rari come rose bianche in un deserto spaccato di fantasmi.
Non siamo stati fortunati, perciò oggi io e Shikinami qui dispenseremo un po’ di giustizia a due persone sfortunate e immature che si sono incontrate nel momento e nelle condizioni peggiori e che, prive delle necessaria temerarietà, non hanno mai osato dare un nome al sentimento trasformato che li teneva uniti. << Shinji >> dico all’altro me, << non c’è domani, non c’è un perché. Stammi vicino e incontra la Soryu che stai cercando da millenni >>.
Shikinami non mi lascia e accorda i suoi strumenti ai miei per intonare  la nostra musica ed è armonia nei nostri gesti, tenerezza passionale nelle nostre effusioni, desiderio maturo nei nostri sensi. Attraverso le sue labbra percepisco un sapore identico agli altri, eppure nuovo. Soryu ha trovato lo Shinji che cercava e io posso finalmente adorare anche Soryu.
I battiti tornano ad essere i miei.
 
Goditi il viaggio, ragazzo, e non pensare a me, che pure sono te.
Questa festa è per voi due, che pure siete noi.
Ce ne abbiamo messo per farvi incontrare.
 
Siamo di nuovo io e la ragazza di questo mondo, sebbene appartenga al mio; ci guardiamo come due orfani che si incontrano e ricercano vicendevolmente conforto. L’incantesimo, però, non si è spezzato; anzi mi sorprende la verità: che l’armonia è anche nella confusione e la musica può vivere nel chiasso. Il ritmo è più vivo che mai e noi non vogliamo smettere di danzare.
<< Ciao, Shikinami >> sorrido e piango di gioia tenendole il viso con una mano.
<< Ciao, Shinbamboccio >> sorride e piange di gioia accarezzandomi il mento.
La coscienza affonda ancora ed è felice, il cuore stavolta accelera e basta e non dà l’impressione di volersi arrendere, il senso torna a vagare libero alla ricerca irrazionale di tutti i piaceri abbandonando, privo di scrupoli, la strada indicata dagli adulti per goderne la finezza, la mente intera si tuffa nella nebbia.
Aggrappato al filo del nostro discorso riprendo a torturare il suo collo, sempre lo stesso lato. Asuka non mi dà più istruzioni: punisce il dolore graffiandomi dietro la nuca e stringendo tra i denti il lobo del mio orecchio; premia il piacere posando labbra dolci e coraggiose sulla mia pelle.
E’ tornato un velo di innocente pudore tra noi ma si tratta di un’illusione; è solo la ritrovata inesperienza che ci impone di prestarci aiuto per manipolare un materiale reso particolarmente instabile dalla fisiologia di due corpi che sono tornati a crescere e dalla chimica che li attrae.
E’ così vicina a me che non so scegliere su quale punto di contatto far confluire la coscienza, il seno preme sul petto sospinto dalle mie mani che le tengono ferme le scapole e …
 
Shinji timido: << scusate >>.
 
E dai, non rompere!
… e i capelli invadono la mia faccia. Adoro i suoi capelli che mi bendano rendendo più eccitante ogni momento vissuto nell'oscurità.
 
Shinji timido: << ehm, scusate >>.
 
Te lo dico una volta sola: via dalle palle!
 
Mi fanno impazzire i suoi gemiti, il suo ansimare sommesso, scomposto e forzato, con cui mi conduce fin nei campi elisi; adoro ogni suono che proviene dalla sua bocca perché copre il rumore del mio respiro, un rantolo che mi ritorna rozzo mentre gonfio il petto come se raddoppiassi nelle dimensioni e lei …
 
Shinji timido: << scusate >>.
 
Lo sappiamo!!!
 
Shinji timido: << ah … Scusate allora >>.
 
Dopo aver mancato tanti rendez vous, finalmente chiudiamo l’ultima distanza in …

… tre, due uno. Atterraggio riuscito, comandante.

Carbonizzo in un attimo il capitano Kirk e tutto l’equipaggio dell’USS Enterprice, inclusa la nave stellare, al fine di educare col terrore le centinaia di fantasie assurde che premono alla porta per reinterpretare il momento.
Asuka si blocca, mi guarda incredula come se non potesse spiegarsi ciò che è appena accaduto ma non è sorpresa a causa della nuova connessione attivata con il completo azzeramento della distanza - mi rendo conto che quello lo aveva dato praticamente per scontato.
No, in realtà scruta il suo Shinji alla ricerca di un significato da attribuire al mio gesto istintivo sebbene consapevole.
La mano umana, approfittando della voluta disattenzione dell’intero sistema e benevolmente consigliata da più antiche e sapienti forze, si è posata sulla coppa del suo seno e ora si chiude per contenerla.
<< La tua mano >> mormora il bellissimo demone.
<< Sta … sta … comoda >> balbetto.
<< Lo vedo >> ammette ancora meravigliata.
Shikinami vive un atto naturale che vuole essere il primo di tanti, tantissimi altri come se fosse straordinario e non perché sconvolta da un virginale imbarazzo. Tra tutti i muri dell’anima che segnano i confini tra Shinji e Asuka questo è il meno resistente eppure il più innervato di implicazioni.
Glielo leggo in faccia che deve prendere un’altra decisione.
Questa ragazza è consapevole del suo corpo ma, se i suggerimenti del mio passato non mentono, per la piccola Soryu significava qualcosa di più, un motivo di orgoglio perché confermava il successo della sua corsa verso l’età adulta; di imbarazzo perché intuiva gli strani pensieri che suscitava nei ragazzi. E poi ha conosciuto Shinji che a quel seno si era particolarmente legato e a quel seno aveva dedicato più attenzioni del giusto.
Incamero aria in attesa del verdetto, Asuka espira e pronuncia la sentenza. Posa incerta una mano sulla mia, che non vuole abbandonare la sua nuova casa, e chiudendo l’occhio sussurra a se stessa: << va bene, lo accetto! >>. E a me sembra di esalare l’ultimo respiro mentre risistemo i ricordi e affianco orgoglioso quest’istantanea alla peggiore diapositiva della nostra storia.
<< E’ vero >> Shikinami mi salta nuovamente al collo << che il mio seno ti ha salvato la vita?[45] >>
<< Volevo rivederlo ancora >> rido sottovoce strofinando la punta del mio naso sulla sua fronte.
La magia di questa serata e la non del tutto acerba attrazione che unisce questi due punti di vista coscienti non mi impediscono di cogliere il senso più sottile di tutto ciò che stiamo vivendo. Attraversiamo mano nella mano i nostri rispettivi inferni, il cui percorso a questo punto coincide, affrontando le prove che ci presentano un fantasma alla volta. Ce ne sono ancora e presidiano le vie d’accesso agli stadi successivi, ad ogni singola parte del nodo intricato che rende pericolosa ogni tipo di distanza.
I veli cadono uno dopo l’altro. Asuka è più forte di me perché più grande è il sacrificio che chiede a se stessa e di se stessa dona, più difficile, quasi eroica, la scelta.
Io scopro, invece, che ad ogni passo in avanti una resistenza viene eliminata portandosi via un pezzo di vergogna di un ragazzo insieme al dolore provato da un bambino disperato.
Non ci trovo niente di male che Shinji desideri Asuka. Il mio senso  morale crolla come un castello di sabbia rivelando la sua natura composita di disistima, senso di colpa e auto repressione.
Poiché desidero allora voglio e basta!
Mi concentro solo su questo e tengo a distanza ciò che non mi serve. I fantasmi si lamentino pure, impareranno un giorno a tacere.
Provo un senso di leggera euforia e di simpatia per il mio desiderio e non mi disturba che dia priorità alle istanze del corpo per equilibrare gli slanci del sentimento, poiché comprendo che anche per Asuka è così. Gli elementi vengono mescolati secondo un’altra ricetta per creare un nuovo composto.
Per quanto mi riguarda l’appuntamento è iniziato ed è finito; ora voglio che mi inviti a salire a casa.
<< Dove diavolo posso portarla? >> latra il mio istinto mentre Shikinami sembra ancora voler privilegiare la direzione opposta, rafforzando un abbraccio che diventa più sentito, più fiducioso e amorevole.
<< Avanti, cervello pensa! >> mi frusto prima che dalle profondità della mia parte più arcaica uno Shinji vecchio centinaia di migliaia anni partorisca l’idea di azzannarla al collo fino a soffocarla e di portarla su un albero per consumare il pasto lontano dai predatori.
Nonostante il comprensibilmente ridotto apporto di sangue, il cervello reagisce con insospettata prontezza e in un supremo (e forse ultimo) rantolo di lucidità mi sottopone due chiare soluzioni corredate addirittura di specifiche tecniche.
<< 1) l’appartamento del Vecchio. Raggiungiamo il locale. Mentre puntiamo al bancone, terrorizzo gli avventori con entrambi gli occhi; col solo occhio umano acceso, invece, comunico telepaticamente ai due cacciatori superstiti del nostro gruppo che mi servono le chiavi e imploro Mami, facendo appello all’empatia che nasce dalla capacità di immedesimazione, di acconsentire a farci usare la camera del suo amore. 2) L’infermeria è piena di letti e vuota di degenti (ti ringrazio, o dea della pace). Anche Ayanami ha il suo percorso serale di decompressione. La lascerò fuori come fece il Paparino quando si intrattenne con Suzuhara >>.
 
Sei un ottimista. Come la convinciamo?
 
E’ vero, è come tentare un salto con l’asta su una fossa di coccodrilli. << Continuiamo con la gentilezza >> mi dico << e rafforziamo la sua fiducia >>.
<< Cosa vuoi fare? >> Asuka mi atterrisce con la sua voce carezzevole. Ricrea luce tra noi e mi fissa con aria indifesa e gentile mentre aspetta una risposta << Dimmelo, Shinji! >> mi esorta con tale sentimento nella voce che finalmente capisco quanto avesse ragione a darmi del  pervertito.
Con le labbra semi chiuse, arrotondate come le ventose di un polipo, e la punta della lingua pronta a scattare come quella di un camaleonte che mira ad una mosca, a pochi micron dalla sua pelle, così vicino che mi chiedo se riuscirei ad aspirare le sue cellule epiteliali con un risucchio da formichiere, ricordo ai miei neuroni che, finché sono in vita, hanno il dovere di sostenermi.
<< E adesso? >> mi domando avendo constatato che le cellule cerebrali stanno affogando in un mare di ormoni. Congelato come Ian Solo nella grafite, mi scopro a vivere al di fuori del continuum spazio temporale e con il culo che ho Doc Brown è morto in uno dei tanti impact e il dio di questo mondo non sa della sua esistenza. << Aiutami, dannato cervello! >>
L’elettroencefalogramma è ormai piatto e non mi resta che richiamare il maestro dal suo volontario esilio.
 
Lo capisci che, se ti sono rimasto solo io, vuol dire che sei fregato?
 
Cosa faccio?
 
E’ una trappola! Non esiste una risposta giusta. Anche quella che è dentro di lei è sbagliata[46]
se a pronunciarla sarai tu. Perciò dobbiamo aggirare l’ostacolo.
 
Come?
 
 Ecco il piano: vocativo, pronome personale, occhi sognanti e innamorati,
infine bacio di salvataggio sulle labbra per impedirle di ripetere la domanda.
Esattamente in quest’ordine. E’ tutto chiaro?
 
Si, Sensei!
 
Prima però fa’ un favore ad entrambi.
 
Quale?
 
RESPIRA, accidenti a te! Stiamo soffocando.
 
Non me n’ero accorto, scusa.
Dopo aver riavviato il ciclo lavorativo dei polmoni e immagazzinato aria attraverso tutti e sette i chackra contemporaneamente per non rantolarle addosso, accarezzo il suo viso per suggerirle un’unica via di comunicazione attraverso i nostri occhi umani. << Asuka, io … >> mi appiattisco sulle indicazioni del mio passato guardandola come se avessi di fronte l’incarnazione della bellissima Psiche. Un bacio appassionato viene accolto con superiore dolcezza ed Eros è ancora più innamorato. Asuka delizia il mio cuore e la mia lingua e capisco che l’ho sfangata.
<< Io cosa? >> mi domanda a tradimento.
Ma porca miseria!
<< Davvero, cos’hai in mente? >>
Tante situazioni interessanti. Per fortuna, nell’ora più incerta forze soprannaturali giungono in mio soccorso. Mi appare, infatti, avvolto in una luce di gloria il corpo astrale di Musashi che deve aver percepito a miglia di distanza le difficoltà del fratello (o intravisto la possibilità di assistere allo spettacolo) e, rispondendo all’appello, ora mi trasmette la sua saggezza.
<< Solo te, Asuka >> le dico e sono così fiero della risposta che mi porterei in trionfo da solo. << Mi sento felice con te. Dio, sei così bella che non riesco a pensare a niente >>.
Asuka sembra assaporare lentamente le parole e il gusto della gioia che le ha trasportate dalla mia bocca. Si accosta per trasmettermi con un altro bacio il piacere della sua gioia ma si ferma proprio in dirittura d’arrivo e … << invece stavi pensando che uscire con me non è più la tua priorità. Ci scommetto >>.
Ma va?!
Shikinami sbarra le vie d’accesso alle sue labbra, bloccando con due dita le mie, e mi rivolge un sorriso enigmatico a metà strada tra il malizioso e il sadico.
Ne ho la certezza, mi legge nel pensiero.
 
No, è soltanto sveglia e le hai offerto parecchi “indizi”.
 
<< Ma che … che dici, Asuka? >> fingo di non capire provando così a sacrificare la pedina per ritardare il momento in cui prenderà a calci i pezzi migliori e mi darà scacco matto.
La mia rossa non risponde, continua a indagarmi con aria vagamente accigliata e non si lascia ingannare dal mio tentativo di nascondermi dietro la maschera del bambino innocente. So già che sta confrontando la mia espressione con le foto segnaletiche che nella sua mente ha archiviato alla voce faccia da rimbambito.
Una sensualità immatura, sebbene collaudata, fa scintillare il suo occhio azzurro. Avvicina la bocca al mio orecchio superando la guancia buona. << Non vuoi uscire con me >> canta come una sirena. << Vuoi portarmi a letto, vero? >> affida al suo alito caldo il compito di indurmi a confessare.
Non immagini quanto! << Hai fatto tanto per me stasera >> mento dicendo la verità. Separo una ciocca dal fiume dei suoi capelli. << Mi hai accettato più di quanto avessi mai sperato. Davvero, va bene così, non posso chiedere altro >>.
Se Asuka è sveglia, io non sono più perennemente addormentato.
Shikinami scioglie l’abbraccio facendo un passo indietro, indugia con le mani strette nelle mie e, infine, mi lascia. < Allora, possiamo … parlarne ancora al nostro nuovo primo appuntamento >>.
<< Pe … perché? >>
<< Che razza di domanda? Hai capito, stupido, che ti ho appena detto si? Uscirò con te. Dovresti essere contento >>.
<< Non te ne andare! >> scatto riprendendo possesso delle sue mani, irrazionalmente certo che, se non la bloccassi, correrebbe in bagno a sputarmi via. << Resta ancora un po’ con me. Parliamo, camminiamo, quello che vuoi. Possiamo cenare al locale. Mami ha una cucina >> letteralmente << da dio >> e poi saremmo più vicini all’opzione uno del mio fantapiano.
<< Perché, non puoi aspettare? >>
<< A dire la verità, no, non posso >>.
<< Lo … lo capisco >> Asuka guarda a terra e balbetta a bassa voce quasi mugugnando tra sé, come se si sentisse in colpa. << Capisco che … dovevo aspettarmelo >> calpesta i fiori appena sbocciati, figli del fresco amore primaverile e mostra in tutta la sua ferocia un diavolo con le corna che punta il dito triforcuto sull’anima da infilzare. << Dovevo aspettarmi >> salta all’indietro << che un bamboccio come te perdesse la testa subito. Se ti avessi … voluto a quest’ora saresti letteralmente in ginocchio a ringraziare me, l’inutilità della tua nascita e almeno una mezza dozzina di divinità >>. Asuka si chiude avvolgendosi con le braccia e incrociando le gambe. << Hai ragione, ti ho concesso già troppo. Se speri di ottenere ciò che desideri >> indicando tutto il suo corpo, << ti converrà aspettare buono buono la prossima volta e augurati >> una ragazzina torna a farsi sentire << di essere a dir poco perfetto >>.
<< Ho paura che, quando ci incontreremo, dovrò ricominciare tutto da capo e che non riuscirò a ritrovare la … sintonia di questo momento >> ammetto con la mente già altrove. Conosco Soryu solo tramite indizi, tessere sparse di un mosaico incompleto. So poco anche di Shikinami in effetti. E’ sempre così, nessuno può conoscere veramente se stesso, figurarsi comprendere pienamente gli altri. Tuttavia, Shikinami stranamente, nonostante gli anni, è un’adolescente pur essendo già una donna.
Forse non riguarda soltanto lei, forse è normale, eppure qualcosa mi sfugge. Lei non ha bisogno di me per vivere la sua vita, lei non ha bisogno di me per andare avanti, lei non ha bisogno di un’invincibile Shinji che rassicuri il cuore di una fragile principessa promettendole un fiabesco vero amore in cambio dell’ambito fiore da cogliere.
<< Se non hai il coraggio di ritentare >> mi risveglia la Second << significa che finora hai solo mentito. A te interessa solo te stesso >> Shikinami si scalda e ho come l’impressione di sentire due voci. << Si dà il caso, bamboccio, che non ho tempo da perdere con uno come te. Al mio fianco, se proprio dovessi scegliere, preferisco avere un uomo e no … >>
Continua a parlare di sé, di ciò che desidera, di quanto trovi disgustoso un ragazzino come Shinji. Il tono si alza ma non è veramente arrabbiata; direi, anzi, che mi sta chiedendo di fermarla. Provo a riascoltare il sibilo degli strali che mi lancia senza pause. Forse contengono il tassello che mi manca, poiché mi è chiaro che il mio passo indietro non si è ancora concluso.
Ecco cosa sento: << se non puoi essere mio e soltanto mio. Con te neanche morta. Sei senza spina dorsale, un uomo della peggiore specie. Non mi abbracci neppure. Dovresti avere più coraggio. Vorrei tanto che con me ci fosse il signor Kaji. Io non ho bisogno di nessuno … nessuno, nessuno. Mai che si possa fare affidamento su uno come Shinji. Per questo guardatemi. Lo so cosa fai quando non ci sono … >>.
<< … amore, che sciocchezze! Io sono … >> la voce di Asuka è aspra ma rappresenta un faro per i naviganti come me e non posso fare a meno di seguirla. << … Questo corpo è l’unica cosa che vuoi davvero. Era fin troppo semplice da capire … Ma mi stai ascoltando? >>.
<< Hai ragione, Asuka >> mi rianimo << E’ tutto maledettamente semplice >>.
Asuka sobbalza. << E adesso che hai? >>
Matsuda me l’aveva detto, << le cause sono semplici >>.
<< Quali cause? Stai bene, Shinji? >>
“Tu vuoi il mio corpo”. Lei è il sesso, lo sa bene. Non è questo che le dà noia. Asuka sta parlando di me con me, con Shinji. Lei teme uno Shinji che cerca conforto perché sa che non si farà scrupoli a chiedere aiuto ad una ragazza sull’orlo della pazzia, perché strapperà a tradimento un piacere fittizio per sfuggire al dolore dell’annullamento, per dimenticare un’esistenza priva di scopo, perché abbandonerà un’Asuka in pericolo e lascerà che il suo corpo venga sbranato.
Il suo corpo. Ora comprendo il significato di ciò che un tempo dissi ad uno dei fantasmi nello specchio.
Io sono diventato tuo padre e tua madre, ho abbandonato una donna e ho amato una bambola. Hai visto, Asuka, di cosa era capace quello Shinji?
Ora ho capito come fare il mio passo indietro!
<< Non mi spaventa tanto l’idea di attendere il prossimo appuntamento >> rispondo ravvivato da una chiara determinazione. Riesco a guardare un po’ di più la mia principessa guerriera e posso farlo perché sto compiendo un passo indietro anche con me stesso e in tal modo traccio un confine chiaro tra Shinji e le lenti con cui osserva il mondo.
Ogni passato reclama attenzioni e continuerà a perseguitarmi con la sua orda di fantasmi ma almeno adesso so cosa voglio.
<< In realtà ho paura di vederti andar via proprio in questo momento >> riprendo a parlare << perché sono sicuro che ti basterà fare un altro passo e tornerai ad essere distante migliaia di chilometri. Tra noi è così: o troppo vicini o troppo lontani. Ma sono d’accordo con te, Asuka >> le sorrido ormai rassegnato all’idea che dovrò combattere ancora per stringerla a me: << Ne vali la pena. Vale la pena ricominciare ogni volta da zero con te. Perciò aspetterò >>.
<< Ma chi sei? >> Asuka spalanca l’occhio.
<< La versione … boh non so più quale >> lascio cadere la battuta.
<< Quindi, ti va bene se ora me ne vado? >> mi provoca a distanza.
<< No ma, se è questo che desideri, non cercherò di fermarti >>.
<< Stai mentendo >>.
<< Mettimi alla prova >>.
<< E non sorridere così! >> La visuale è buona ma sono convinto che se ci fosse più luce vedrei comparire sul suo volto una tonalità di rosso che ancora non esiste in natura. << Sembri troppo … maturo >>.
<< Desideravi che non fossi più un bamboccio. Eccoti accontentata >>.
<< Ma non così, di colpo. Mi devo abituare >> si lamenta sempre più nervosa.
<< Prenditi il tempo che vuoi >> io invece mi sento completamente a mio agio.
Shikinami prende il suo tempo. Pochi secondi in verità, spesi chiedendo consiglio al fantasma del sole dietro le colline.
<< Quindi, se adesso decidessi di andarmene? >>. La richiesta è stata esaudita e Asuka avanza di un passo.
<< Ti saluterei >> rispondo senza andarle incontro.
<< E se volessi riflettere ancora sul nostro appuntamento? >> si avvicina ancora eppure sembra rimpicciolirsi come la sua voce che mi ricorda quella di una bambina che desidera fare pace.
<< Allora aspetterò una tua decisione >>.
<< E, se decidessi di restare? >> mi abbraccia con tenerezza coricando la testa sul mio petto.
<< Allora resta >> rispondo cingendola a mia volta.
<< Davvero non vuoi farlo con me adesso? >> miagola sul mio cuore mentre con una mano memorizza il mento e le labbra del suo Shinji.
<< Se è ciò che desideri a me importa … >>. Un momento, fermi tutti! Che cosa hai detto?
Il mio demone vermiglio mi stringe ed è così dolce che … Possibile che stia accadendo veramente? Abbiamo forse sciolto il nodo?
 
La fai un po’ troppo facile. Io al posto tuo starei in guardia.
 
<< Shinji, tesoro mio >> Shikinami mi invoca e sembra sul punto di piangere per la commozione.
Tesoro mio??? L’uomo maturo che aveva realizzato l’impresa del millennio ha cantato vittoria troppo presto ed è stato atterrato con un vigliacco colpo alle spalle da una libido che non si era mai addormentata e da un galoppante orgoglio che non sospettavo esistesse.
Perché dovrei stare in guardia? Come può una creatura così gentile e buona rappresentare una minaccia? Guardala, guarda con quanta appassionata tenerezza si lascia abbracciare. Non senti la devozione e la potenza dell’amore che nutre per noi e che ora può esprimere liberamente? Non percepisci anche tu il trasporto nelle sue parole che navigano su un fiume di ambrosia? Non ti fa impazzire il desiderio sincero che la ispira e la fiducia cieca con cui si è abbandonata inerme tra le nostre braccia. Sta tremando, poverina, l’emozione è insostenibile. << Non temere, amore adorato >> incido per ora solo nella mia anima, in attesa di una prudente revisione, i versi di una canto che è solo per lei, << qui c’è il tuo Shinji; io sono la tua roccia, il tuo cavaliere senza macchia (naturalmente è un modo dire), il tuo guerriero innamorato, il tuo principe azzurro, il re della tua vita, un imperatore, sono il tuo Gengis Khan >>.
<< Shinji >> mugola la Second.
Si, padrona! << sono qui, Asuka, non ti lascio >>.
<< E se io … >> inizia titubante e la sua voce è increspata da una trepidazione a cui la mia fantasia ha già dato una forma (anche qualcuna in più) ben definita << se io volessi … ora? >>
L’invito posto in forma di domanda si un trasforma in un comando di arresta e riavvia il computer; persino i batteri nel mio corpo e i globuli bianchi che li danno la caccia abbandonano le ostilità chiedendosi come andrà a finire.
Che facciamo?
 
NON … FARE … CAZZATE!!!
Assicurati innanzitutto di aver capito bene.
 
<< Ehm … puoi essere … più precisa … per favore? >> chiedo con la stessa musicalità di un intero coro di voci bianche falcidiato da un simultaneo e fulminante attacco d’asma bronchiale.
<< Hai capito, scemo! >> ride vezzosa la piccola tsundere dalle guance color porpora che si scolla dal mio petto e, permettendomi di contemplare un fanciullesco pudore, opportunamente spiega allo scemo: << Io … io vorrei … farlo con te >> nuovamente si avvinghia a me. << Non guardarmi! Voglio fare sesso con te … adesso >>.
Nella piazza principale del contorto groviglio di sinapsi comunemente chiamato “cervello”, e che ora si presenta sotto forma di vitale centro urbano, un enorme gorilla dalla schiena argentata erutta furia omicida e si batte il petto mentre i pensieri razionali, che intanto hanno assunto sembianze umane, fuggono e si disperano in preda al panico gridando: << moriremo tutti!!! >>
<< Se … se è >> riprovo perché mi è andata di traverso la saliva << questo che … allo … allora … va bene >>.
<< Davvero? >> chiede la Second stringendomi con ineguagliabile passione. << Ma … >> la gioia cede il posto all’ansia.
Se ti riferisci al sesso sicuro, dove la trovo una farmacia aperta a quest’ora … sulla faccia del pianeta? << Ma? >> simulo selfcontrol sebbene una parte di me stia già affilando il coltello per costringerla a parlare.
<< Ma dove? Da me non possiamo >>.
<< Lo … lo capisco >>.
<< E’ un vero peccato, tesoro mio >> Asuka accarezza la mia guancia umana con la lingua. << Desidero tanto dimostrarti quanto apprezzi la tua tenacia. Non hai mollato con me e io voglio poterti donare liberamente tutta me stessa senza riserve … tutta me stessa >> ripete tra l’ammiccante e il voluttuoso. Nelle melodia della formula con cui pronuncia il suo incantesimo, nell’azzurro trasparente, come acqua baciata dal sole, del suo occhio, nella sua intera espressione leggo tutte le Asuka possibili: dalla timida alla innamorata, dalla passionale al freddo genio tattico, dall’amica sincera alla bisbetica lunatica, dalla ragazzina imbarazzata alla donna sensuale, dalla madre comprensiva all’amante disinvolta e carnale, dall’angelo che tremante implora: << fa’ pure di me ciò che vuoi >> al demone che si frega le mani e gongolando mi avverte: << ora che ti ho tra le mani ti rivolterò come un calzino >>.
Porco cane! La libido ha appena massacrato l’uomo maturo e, già che c’era, anche l’orgoglio mentre un dinosauro, sfuggito all’estinzione del cretaceo, ha divorato il gorilla dalla schiena argentata ed ora l’ecatombe nella mia testa è completa.
<< Lascia fare a me >> grugnisco come un maniaco catapultato in uno spogliatoio femminile, << ci ho già pensato >>. Scartata l’invitante, ma deleteria nel lungo periodo, ipotesi del morso asfissiante al collo con spolpamento della carcassa in separata sede, << useremo la stanza del Vecchio. E’ pulita, Mami ne ha la massima cura. Non sarà difficile >> rubare le chiavi anche a costo di tagliare le mani al loro possessore << arrivarci. Vedrai che nessuno ci disturberà >>.
<< Con Mami ho litigato, forse non è il caso. Vuoi sapere perché abbiamo … >>
<< Piano B >> continuo perché non me ne può fregar di meno del loro litigio. << L’infermeria. Sakura non c’è, Ayanami è fuori e ne avrà per molto >> per sempre se non capisce l’antifona. << Non ci sono pazienti e, anche se ci fossero, non sarà difficile >> abbatterli e occultarne i cadaveri << sistemarli altrove >>.
Asuka esulta: << avevi già programmato tutto. Sei incredibile. Io … >> il suo volto lampeggia di felicità e ora stringe così forte che ho quasi paura voglia frantumarmi la spina dorsale. << Io … >> accosta le labbra al mio orecchio e << ti ho fregato, bamboccio >> sibila mortifera come Samara quanto al telefono zufola “sette giorni”.
 
Sbaglio o te l’avevo detto di non fidarti, Genghis Khan?
 
<< Che … che …ma che … >> gorgoglio tra lo sconcertato e l’imbestialito << ma che >> cazzo << significa? >>
<< Significa ancora una volta che non me la dai a bere >> grida Asuka dandomi una spinta. << A me sta bene, Asuka; sto pensando soltanto a te, Asuka; ne vali la pena, Asuka; mi accontento di collaborare con te virgola Asuka >> mi fa il verso esagerando con la mimica. << Chissà da quanti secoli stavi progettando un piano per portarmi a letto, a me è bastato riflettere due secondi per farti uscire allo scoperto … Oh no, Asuka, io sono maturo, sorrido da persona matura. Patetico! … Asuka, io ho bisogno che mi accetti. Lo so io cosa vuoi che accetti di te. Tu … >>
<< Aaaaaaah, non essere volgare! >>
<< Non essere volgare?! >> sbraita con l’indice che sembra la punta di un cacciavite. << Meriteresti di peggio, subdolo pervertito >>.
<< Ma io credevo che anche tu … >>
<< Davvero, Shinji?[47] Eri convinto che te l’avrei … che mi sarei concessa a te … così facilmente? Un giorno gli scienziati riusciranno a studiare il tuo cervello e finalmente conosceremo il valore dello zero assoluto della stupidità >>.
<< Io giuro >> urlo furibondo ghermendole le braccia. << Io giuro che riuscirò a salvarti. Giuro >> continuo e la scuoto con violenza << che spezzerò le catene che ti hanno reso schiavo di quest’arpia. Io ti esorcizzerò, povero sfortunato demone imprigionato nel corpo di Asuka >>.
Shikinami non riesce a vincere la mia presa ma dispone di gioco sufficiente per agguantarmi una guancia – per fortuna quella giusta – e fissandomi come se fossi un Angelo – quello sbagliato - grida: << non sei divertente, rassegnati! >>
<< Sei tu che non hai il senso dell’umorismo, accettalo! E ora dammi un bacio o ti affogo nell’acqua santa >>.
<< Così uccidi il demone, ignorante >>.
<< Ah, te ne intendi, adesso?! >> stavolta salto io all’indietro per essere sicuro che non parta con un montante al mento. << No, Shinji, io sono una scienziata, non sono superstiziosa virgola Shinji >>.
<< Hai qualcosa da dirmi? >> Asuka avanza con fare minaccioso. << Parla chiaro, allora, se hai coraggio >>.
<< Adoro quando ti arrabbi >> inizio a ridere.
<< Io sono adorabile … sempre >> Asuka lotta per rimanere seria.
<< Adoro quando menti >> le prendo una mano.
<< Vuoi che menta come si deve? >> minaccia carezzandomi il dorso con il pollice.
<< Se mi fai la dichiarazione prometto, invece, che ci crederò, perciò dovrai assumerti le tue responsabilità >>.
Shikinami si irrigidisce di colpo come spaventata, fugge il mio sguardo e ondeggia agitata come se non riuscisse a decidere se andarsene o restare.
<< Non volevo … scusa >. L’abitudine mi insegna che è sempre colpa mia, perciò provo a fare marcia indietro. << Stavo … stavo scherzando. Lo so che … >>
Shikinami con un piccolo salto nasconde di nuovo la testa sul mio cuore e prende a stropicciarmi la maglia all’altezza dei fianchi. << Shinji >> pronuncia melliflua.
<< Che vuoi? >> sbuffo seccato.
<< Ehi che modi sono? >> mi ammonisce colpendomi con un simpatico pugno al petto. << Non si risponde così a una donna >>.
Ringrazio che non mi abbia fatto collassare un polmone e, pur violentemente intenerito (non del tutto), tengo il punto. << Stavolta non mi freghi >>.
<< Allora perché mi stai abbracciando? >>
Non me n’ero accorto << E’ stato un gesto istintivo >>.
<< Ti piace avermi così vicino, vero? >>
<< Già te ne approfitti? Non credevo fossi capace di usare certi trucchi con me >> fingo di lamentarmi dopo aver definitivamente saldato l’anello attorno al suo corpo. << Non pensavo tu fossi così … donna >>.
<< Non capisco cosa tu intenda ma so che la pagherai per averlo detto >>.
 
E’ questa la donna che amo.
 
<< Quindi, visto che sei in mio potere >> non contenta della vittoria schiacciante, << desidero che tu faccia una cosa per me >>.
Che ne pensi?
 
Che hai perso, Attila. Taci e obbedisci!
 
Grazie infinite per l’appoggio. Scommetto che Soryu te lo diceva spesso.
<< Va bene, come posso esserti utile, o mia … signora? >>
Asuka mi guarda di nuovo raggiante e sorride in modo deliziosamente  sinistro. << Sta’ al gioco! >> sibila colpendomi così forte da buttarmi a terra.
 
 
GERICO
Il pessimo tempismo dei tre cacciatori.
 
 
<< E non osare mai più darmi fastidio >> Shikinami urla come un’ossessa << o la prossima volta ti stacco le mani e le uso per strangolarti >>.
Di culo a terra, assisto impotente a quell’incomprensibile trasformazione. Confuso e anche un po’ disperato a causa del palese disturbo (a questo punto) multipolare della mia dama (come se non bastasse il mio) posso solo muovere il labiale per domandarle e domandarmi: << Perché? >>
<< Seguimi! >> bisbiglia Shikinami facendo segno con la mano che si aspetta da me maggiore collaborazione.
<< Scu … Scusami! >> dico dandole corda nella speranza di aver capito ciò che mi sta chiedendo.
<< E’ inutile che ti scusi, sottospecie di trilobita! >> infierisce la tsundere.
<< Ve l’ho detto, quando c’è lei il ragazzo perde la concentrazione >>.
Ma questa è la voce … Mi volto di scatto cercando goffamente di rimettermi in piedi.
E’ Furia Buia, è tornato, sono tornati. << I miei fratelli sono vivi >> rido nel mio cuore << e sono tornati >>. Un pensiero inopportuno ma giusto spezza il fiato alla gioia << Sono tornati … proprio adesso >>.
<< In effetti, non mi aspettavo che andasse in bambola così facilmente >> Musashi commenta l’esternazione del fratello.
<< Però il comitato di benvenuto è stato all’altezza >> afferma sarcastico il Paparino.
<< Concordo >> l’aria si riempie del timbro dell’omone. << Una scenetta comica per salutare il nostro arrivo la considero una vera chicca, considerata la guest star >>.
<< Non mi date mai retta. Dovevamo aspettare >> il Biondo scuote la testa. << Scommetto che in seconda serata era prevista una trasmissione sul genere erotico >>.
<< Ti do un pungo al bromuro se non la finisci >> finge di rimproverarlo Orso. << E’ così bello vedere due ragazzi innamorati che bisticciano per non doversi confessare che desiderano solo nutrirsi dei loro sentimenti tenendosi per mano >>.
<< Adesso così si dice quando due vogliono … Mi piacciono >> Musashi si schiaffeggia la coscia << questi tempi politicamente corretti >>.
<< Ehi non fraintendete! Stavamo litigando … come sempre >> si arrabbia Shikinami che mi incenerisce con un’occhiata assassina dopo aver atteso invano che fossi io a stoppare la deriva goliardica dei cacciatori.
<< Co … come state? >> pongo la più insipida delle domande formali dopo averli raggiunti a metà strada e represso la tentazione di abbracciarli.
Furia Buia mi guarda perplesso. << A quanto pare >> riflette << il nostro ritorno ti ha lasciato piuttosto freddo. Non dico di essere deluso ma … non è che abbiamo scelto un momento sbagliato? >>
<< Ma che dici? >> reagisco battendogli una pacca sul braccio. << Io >> in questo momento provo sentimenti contrastanti << sono felicissimo di vedervi. Non puoi neanche immaginare la gioia che provo >>.
Il Paparino mi fissa ancora, poi, dopo aver sospirato, ribatte: << se quella gioia è per noi >> indicando i miei pantaloni, << allora, ti prego, modera l’entusiasmo >>.
<< Idiota! >> Asuka mi insulta utilizzando gli ultrasuoni.
<< Che vuoi?! >> ribatto telepaticamente.
<< Piccioncini, state sempre a litigare? >> Musashi si lecca metaforicamente i baffi. << Se continuate così vi scambieranno per marito e moglie o lo siete già? >>
<< Per niente >> rispondiamo perfettamente sincronizzati.
<< Continuo a pensare che siamo tornati in un momento sbagliato >> considera ad alta voce il Paparino che riprende la salita.
Non sai quanto.<< No, no figurati! >> lo rassicuro (male) camminandogli a fianco. << Mi siete mancati >>.
<< Questa deve essere tua >> mi dice porgendomi la benda.
<< Scusa >> rispondo a disagio prendendo il regalo che mi fece ormai più di tre mesi fa. << Deve essermi caduta e con questo buio … >>
<< Ma se c’è una luna che illumina più di una lampada per il terzo grado >> obietta Musashi dandomi, non visto dalla tsundere, una spallata che in gergo significa “e bravo Shinji”.
<< Non scusarti sempre >> sorride il Paparino che mi blocca prima che possa coprirmi l’occhio. << Ti conviene lavarla … Ah, quasi dimenticavo >>. Furia Buia estrae dal suo zaino una bandana di colore rosso. << Credo che questa sia per Asuka >>.
Nella mente di Shikinami deve essere passato il mio stesso pensiero. Smantella in fretta l’impalcatura della sua posa classica quella da ringrazia dio che forse ho intenzione di degnarmi di salutarti e, strappandola dal fianco, porta una mano a coprire quel lato del collo.
<< Se Shinji è carico di entusiasmo >> Musashi riparte con i doppi sensi, << cos’ha la nostra amata Principessa? >>
<< Forse è allergica a noi >> ipotizza ironico il bestione.
<< Oppure Shinji non ha trovato la giugulare >> gongola il Biondo.
<< Ti avverto >> Asuka mostra i denti: << smettila subito! >>
<< Allora, la vuoi o no? >> taglia corto il Paparino porgendole la fascia colorata.
<< No >> ruggisce Shikinami.
<< Come facevi a … >> evito di concludere la domanda per non confermare i fondati sospetti dei miei fratelli davanti alla Second. << Come … mai la … >>
<< Non lo sapevo >> replica il Paparino riponendo il fazzoletto nella borsa. << Ci siamo fermati alla grotta per fare rifornimento e la grotta ce l’ha piazzata davanti agli occhi per tutto il tempo >>.
<< Abbiamo capito che avremmo dovuto portarla con noi >> mi spiega Orso, << quando, dopo averla buttata non so più neanche quante volte, siamo rimasti bloccati >>.
<< Bloccati? >>
<< Eccome! >> conferma il Biondo. << Al posto dell’uscita ci siamo ritrovati davanti un muro di mattoni e proprio al centro c’era la bandana appesa ad un chiodo. Che avremmo dovuto fare? Ha insistito tanto >>.
<< Stare lontani dal villaggio vi fa male >> sbuffa la Second. << State vaneggiando >>.
<< Siamo pazzi da parecchio >> risponde il Paparino che dopo una veloce occhiata d’intesa, mi assesta due pacche sul petto. << Andiamo! >> dice e come al suo solito non attende di essere seguito.
<< Si, devo andare anch’io >> ci informa Asuka lasciando trapelare un fastidio che mi piace tradurre come gelosia. << Vi lascio alle vostre effusioni >>.
<< Facciamo un po’ di strada insieme, che ne dici? >> propone in tono conciliante Furia Buia.
 
Per raggiungere la strada principale dal lungolago è possibile percorrere due sentieri, entrambi in terra battuta. Uno, passando per le nostre terme, sbocca davanti all’infermeria; l’altro incrocia il camminamento che dal ponte permette di raggiungere il locale. Quando Asuka mi portò qui scelse quest’ultimo, anticipando di neanche un’ora i cacciatori di ritorno dal loro giro in cerca di … me.
Trovo emozionante che proprio noi cinque stiamo ripercorrendo gli stessi passi protetti da un silenzio surreale.
Avrei tante domande da porre ai miei fratelli ma sono ancora euforico e scombussolato a causa del demone dai capelli rossi che cammina due passi più avanti e finge di non essere interessata a me. La cerco con gli occhi della mente e con l’unico fisicamente utilizzabile. Saperli vivi e di nuovo al mio fianco non compensa la violenza del distacco. Tutti i pensieri diversi dall’unico oggetto della mia attenzione non riescono a fissarsi.
<< Quindi >> Shikinami si accomiata arrivati all’altezza del saloon e ne approfitta per salutarmi con uno sguardo caldo e prolungato, << ci vediamo … voglio dire dovrete mangiare, penso >>.
<< No, non dobbiamo >> risponde serio il Paparino. << Veniamo con te, tutti >>.
<< Perché? >> per la seconda volta in pochi minuti i miei fratelli possono ascoltare Shinji e Asuka in stereofonia.
<< I vostri rapporti devono essere migliorati parecchio >> valuta con soddisfazione Orso.
<< Dobbiamo parlare con Kaji e Misato >> spiega incolore Furia Buia. << E’ importante >>.
<< Quanto? >> domanda Shikinami.
<< Abbastanza da costringerci a disturbarli ora >>.
<< Forse dovreste … >> prova timidamente ad obiettare la Second.
<< Non prenderemo un appuntamento >> il Paparino non cerca il consenso di Asuka ma le parla come se ci sperasse.
<< Lo sai che non siete i benvenuti >>.
<< Ci accoglieranno a braccia aperte, invece >> insiste il cacciatore << se sarai tu a guidarci o, almeno, aspetteranno prima di aprire il fuoco >>.
<< Avanti, di che si tratta! >> pungolo il mio fratello orbo. L’esperienza mi ha più volte insegnato che le cose belle finiscono e che l’universo reagisce male quando Shinji e Asuka si baciano. Mi piacerebbe non sapere ma, visto che non è possibile, << non tenerci sulle spine >>.
<< E’ arrivato il momento, ragazzo >> risponde asciutto nelle parole e nel tono.
Shikinami in silenzio mi chiede conferma, io sento l’occhio sinistro pulsare sotto la pelle e gridare per essere liberato così da incenerire qualunque cosa gli capiti a tiro.
<< Gendo è pronto per attaccare >> rivela Furia Buia. << La buona notizia è che non è imbattibile ma dobbiamo muoverci in fretta >>.
<< Lo sapevo! >> esplodo finalmente. << Lo sapevo >> sbraito frustrato e adirato con l’occhio sinistro ancora chiuso e la voglia di piangere << che avrebbe scelto questo momento. Lo sapevo >> che era troppo bello per essere vero. << Quel figlio di puttana continua a fottermi la vita >>.
I cacciatori e persino Asuka si dimostrano pazienti e, in silenzio, assistono al mio sfogo.
<< Stai meglio adesso? >> domanda dopo un po’ Musashi. << Guarda il lato positivo: ora hai l’occasione per impedirgli di fotterti ancora. Tanto il bello non muore mai >>.
Non cerco neanche di nascondere che il bello per me è Asuka. << Mi dispiace >> mi rivolgo a Shikinami che, invece, appare o preoccupata di salvare le apparenze o interessata alla possibilità di chiudere un conto in sospeso con la Nerv.
<< Prendi! >> Il Paparino ha compreso fin troppo bene ma non può farci niente. Con mia sorpresa slaccia il cinturone e lo offre insieme alle sue armi ad Asuka.
<< Che dovrei farci? >> domanda sbalordita la rossa.
<< Porta le mie armi e guidaci fino alla tua casa. Kaji capirà e non dovremo scusarci per il mancato preavviso >>.
<< Ne sei sicuro? >> gli chiedo.
<< Si >> sorride paterno il ciclope che, tornando ad Asuka, insiste: << avanti, prendile! Ora siamo nelle tue mani >>.
Shikinami osserva indecisa il cinturone e la mano che glielo sta offrendo, poi sposta guardinga l’attenzione verso la fonte di quel gesto.
Furia Buia non cambia espressione e con gentilezza la rassicura: << non ti mordono. Me le restituirai >>.
L’esitazione della Second non cessa così come l’evidente stupore che le suscita l’aver di fronte una persona tanto lontana dagli schemi mediante i quali aveva imparato a conoscerla.
Asuka rompe gli indugi e afferra con decisione il prestito del Paparino per cui io ucciderei, se non mi frenasse il pensiero che quelle armi saranno mie solo alla sua morte.
<< Sorriso maturo un corno, bamboccio! >> sbuffa astiosa prima di muoversi per farci strada. << Ha solo imitato quell’altro sociopatico >>.
<< Mi sono perso qualcosa? >> domanda interdetto il Paparino.
<< No >> tuona Asuka. << Seguitemi, forza! >>
<< Va con lei >> mi dice Furia Buia dandomi una piccola spinta.
<< Perché ti sei arrabbiata? >> le chiedo, una volta raggiunta, così a bassa voce che devo compensare con il linguaggio dei segni.
<< Te lo spiego dopo >>.
<< Però, c’è un punto che non mi torna >> sento borbottare Orso che con gli altri due ci segue a meno di tre passi. << Shinji si è arrabbiato perché sostiene che il padre continua a fottergli la vita, giusto? >>
<< Si e allora? >> di rimando Musashi.
<< E allora Gendo sta fottendo la vita a tutti … da sempre. Mi pare strano che … >>
<< … Principessa non lo abbia corretto, magari dandogli del bamboccio egoista >> conclude il Biondo. << E’ vero è parecchio strano >>.
<< No >> suggerisco ad Asuka in codice morse che è meglio far finta di niente.
<< Ah! >> esclama Furia Buia. << Non abbiamo scelto un momento sbagliato; abbiamo scelto il momento sbagliato per tornare. Scusateci, ragazzi >>.
<< E finitela! >> Asuka toglie la sicura alle armi. << Non dovete esagerare con le confidenze. Io sono un pilota non … >>
<< Non stare sempre sulla difensiva, Principessa >> la ammonisce con affabilità il cacciatore magico. << Non dico che sia sbagliato ma, se continui a sentirti sempre sotto attacco, non saprai guardare le persone che ti vogliono bene >>.
Io so che le parole di Furia Buia hanno un senso ben preciso, Asuka credo l’abbia solo intuito. Non fa in tempo, però, a replicare, anticipata da Musashi che, rubandole la parola, afferma: << ora porti le armi del Paparino e indossi il suo cinturone, perciò adesso sei nostra sorella onoraria >>.
<< E guai a chi tocca la nostra principessa >> chiarisce ad alta voce Orso. Il tono è ironico, eppure seguo l’istinto di controllare l’ambiente anche con l’aiuto dell’altra vista poiché ho avuto l’impressione che stesse minacciando qualcuno.
<< Non mi serve il vostro aiuto >> replica sprezzante la Second << e non osate ridurmi allo stereotipo maschilista della donna indifesa che ha bisogno di essere salvata. Voi non mi conoscete >>.
<< Siamo tutti principesse, Principessa >> la riprende Furia Buia. << A tutti serve un aiuto ogni tanto >>.
<< Ed è sempre saggio capire quando conviene accettarlo >> lo segue il cacciatore con la barba << e da chi >>.
<< Ma che li è preso? >> borbotta inquieta la rossa. << Sono diversi >> mi confida sottovoce.
Mi volto a osservarli cercando una conferma all’impressione di Shikinami e sperando di non trovarla.
Ero così felice del loro arrivo, così turbato per la terribile scelta di tempo, senza contare la notizia lanciata come una granata dell’imminente resa dei conti con il mio nemico. Le domande che avevo scartato, stanche di essere ignorate, si coagulano, acquistano massa e mi costringono a ripiombare nel pantano di tutti i possibili modi di vivere il cambiamento. I tre cacciatori sono partiti per ricordare il proprio passato e forse l’esatto significato della missione da compiere. Ora sono qui e sembrano diversi. Portano cattive nuove eppure non mostrano preoccupazione, nervosismo o dispiaciare. I volti esprimono serenità e determinazione, i corpi emanano un’energia potente come se si fossero liberati degli elementi più tossici e turbolenti delle passioni.
 << Se avesse ragione, Sakura? >> mi chiedo. << Se fossero davvero cambiati, se non fossero più i fratelli che amo, se li avessi persi per sempre? >>
Torno a guardare il wunder che si avvicina e sento stringersi il cuore. Ho fatto di tutto per non essere più il pilota, segretamente sto persino cercando un’alternativa al cacciatore, ho innalzato lo stendardo del cambiamento affinché Asuka mi riconoscesse. Soltanto adesso posso camminare nelle sue scarpe e apprezzare il coraggio che le ha permesso di darmi un po’ di fiducia.
<< Avrei dovuto guardarti di più >> le sussurro ciò che ho compreso.
<< Non adesso >> mormora il pilota dai capelli ramati.
<< Voi … >> prendo idealmente in prestito il cuore da Asuka e provo a sondare la profondità del cambiamento << voi ricordate i vostri nomi? >>
<< Si >> squilla Furia Buia.
<< Quindi, ora ricordate il vostro passato e … tutto il resto? >>
<< E tutto il resto >> risponde Orso. << Ottimo riassunto, Shinji >>.
<< Allora è vero che non conoscevate i vostri nomi? >> si inserisce Asuka. << Credevo foste solo tre stupidi che giocavano a fare i supereroi >>.
<< Non lo sapevi >> ribatte Musashi. << Strano >>.
Orso prende la parola assecondando la mia richiesta di non toccare il tasto “qui”, efficacemente espressa dal taglio della mia mano che strofino intorno alla gola. << Chi ti ha detto che non ricordavamo i nostri? >>.
<< Sono stato io >> affermo. << Deve essermi sfuggito qualche giorno fa quando ho chiesto a Shikinami di uscir … >>
<< Non vi riguarda! >> mi interrompe la rossa che si avvicina tanto da farmi inciampare sui suoi piedi. << Sono tornati da dieci minuti >> digrigna i denti << e già racconti i fatti nostri >>.
<< Sono davvero carini >> commenta Orso.
<< E’ vero, insieme formano un’adorabile coppiettina >> sfotte il Biondo.
<< Si, sono davvero carini >> conferma Furia Buia con una nota d’amarezza nella voce.
<< Quindi, come vi chiamate? >> chiedo.
<< Scoprilo! >> mi frega il Paparino. << Per ragioni che cercheremo di spiegarti … questa volta abbiamo deciso di non dirtelo >>.
Confuso dalla risposta replico: << tante volte avete deciso di non dirmi qualcosa >>.
<< Scusaci >> ride Furia Buia portandosi una mano alla nuca << ma se vuoi un risultato diverso devi essere disposto a cambiare strategia, persino a stravolgerne i principi. Ti chiediamo di darci ancora un po’ di fiducia >>.
Sento l’occhio di Asuka che mi trapassa. Sospiro e rispondo: << si, io ho fiducia >>.
Quanti Vecchi!
 
<< Ma che gradita sorpresa! >> ci accoglie Makinami con mal recitata euforia, a pochi metri dall’ingresso. L’ultima volta che varcammo quella soglia lo facemmo a forza di cannonate angeliche. << Vi stavo aspettando >>.
<< Come facevi a sapere …? >> Asuka dà voce anche al mio stesso sconcerto.
<< Sesto senso, Principessa >> risponde Mari che poi prende ad analizzare i miei fratelli. << Siamo cresciuti, eh? Era ora >>.
<< Hanno notizie importanti da riferire al signor Kaji e al colonnello Katsuragi >> riassume Shikinami.
<< Quindi, è arrivato il momento >> ghigna Quattrocchi aggiustandosi gli occhiali all’uso di Gendo.
<< Tu … tu ne eri al corrente? >> stavolta sono io ad anticipare Asuka.
<< No >>, risponde con aria strafottente. << Ho solo fatto un paio di calcoli. Però, come siete seri >> costruisce un broncio finto. << Non è mica la fine del mondo. Avete preso un sonnifero? Dovreste fare come Shinji, lui si che è felice di vedermi >>.
<< La maglia … fuori! >> comanda inviperita Asuka mimando animatamente il gesto che mi chiede di compiere. << Non è difficile da ricordare >>.
<< A te, invece, cos’è successo, Principessa? >> Makinami trova un giocattoli più stuzzicante e punta al collo della collega. << Chi è stato a ridurti così? >>
Shikinami allontana Mari in malo modo e incassa la testa nelle spalle. << Non è niente. Abbiamo cose più importanti a cui pensare >>.
<< Potrebbe esserlo anche questa. Si contano morti e feriti lì sopra e non parlo delle lentiggini >> continua imperterrita.
<< Ti decidi ad accettare il nostro regalo?! >> il Paparino incalza la Second porgendole nuovamente la bandana.
<< E va bene >> sbotta Asuka che strappa la stoffa dalla mano di Furia Buia e afferra con decisione la mia. << Andiamo, Shinji! Quattrocchi adora farmi incazzare >>.
Devo saltellare per non cadere mentre Shikinami mi trascina come fece il … primo giorno e proprio come allora il contatto ha il potere di mettere un po’ di ordine nella mia testa. Tanti sono i ricordi dietro di me che mi inseguono come demoni infuriati o restano immobili, spiriti muti, a indicare le tappe salienti del percorso che ho seguito. Tanti sono i pensieri che gridano in questo momento, anime angosciate che pregano di nascere. Davanti a me è lo spettro della fine che gira la clessidra aspettando che anch’io diventi un fantasma.
Tutta questa folla osserva, mugugna, si accalca, disturba e si ribella ma c’è solo un tramite per l’incarnazione nel mondo fisico ed è la mano di Asuka.
<< Scoprirò come sono i cambiati i miei fratelli ma non ora >> stabilite al di fuori di me le priorità, stringo la sua mano. << I miei fantasmi un giorno mi raggiungeranno e io sarò solo e non avrò più forza per combatterli ma non ora >> accelero l’andatura e sono già al suo fianco. << La morte prenderà i miei fratelli, prenderà me e un giorno prenderà anche lei. Forse domani, forse tra cent’anni ma non ora >> supero Asuka e sono io a tirarla ma soltanto per essere sicuro di toccare per primo l’ombra con in mano la clessidra. << Questa volta >> prometto a me stesso << non morirà prima di me >>.
Siamo dentro. La sua mano non preserva il senso profondo della vita, è essa stessa vita, la vita di qui, quella che sto vivendo ora.
Lontano dai cacciatori e dall’altro pilota, mentre attraversiamo un lungo corridoio illuminato seguendo il percorso indicato da segnali dipinti sul pavimento, posso permettermi di dare retta ad un istinto egoista e rubare altri brandelli della magia di poco fa senza sentirmi in colpa.
<< Non qui >> Asuka mi ferma.
<< Non passa nessuno >> le faccio notare tentando di baciarla ancora.
<< Ci sono le telecamere >> replica Shikinami che schiva anche il secondo tentativo. << E poi siamo in guerra, lo hai dimenticato? >>
<< No >> ringhio afferrandole i capelli con eccessiva foga per impedirle di mandarmi a vuoto una terza volta.
<< Non credi sia il momento sbagliato? >> Asuka lotta per divincolarsi.
<< Tra poco sarà il momento sbagliato. Adesso non lo è >> insisto stringendole un braccio.
<< Shinji! >> la rossa chiama i rinforzi e mi rimette a posto frustrando, come temevo, anche un terzo assalto. Mi controlla e mi calma toccandomi il petto. << Perché? >> domanda.
<< Perché tra poco cambierà tutto. Voglio prendere ogni attimo che mi resta prima che … >>
Asuka aggrotta la fronte, sembra stia scegliendo il rimprovero giusto per l’occasione, poi sospira: << vuoi raccogliere un’altra biglia, te ne rendi conto? >>  
Non ho tempo di essere maturo, non ho tempo di provare vergogna, non ho tempo di sentirmi un vigliacco egoista. << Guai a chi me la tocca! >> pronuncio emozionato accarezzandole una guancia.
<< Dobbiamo andare! >> reagisce perentoria arpionando le dita che giocavano troppo vicine alla sua benda.
Di nuovo costretto a riorganizzare il passo per adattarlo al suo, superiamo speditamente il corridoio e, attraversati due grandi vani, che parevano destinati ad assolvere la funzione di passerelle intercomunicanti, come quelle di un treno, anziché ad ospitare persone o attrezzature, raggiungiamo una breve rampa di scale che immette su un altro tubo di metallo che si slunga e si curva come il corpo di un serpente in movimento.
Ho appena realizzato che l’attimo è fuggito e ora mi toccherà incontrare per primo Kaji e Ritsuko, probabilmente. Spero ci sia già Misato ad attenderci.
<< Qui >> Asuka mi spinge contro la parete e spezza ogni domanda insieme al respiro con un bacio intenso, profondo, quasi rabbioso. << Grazie per quello che hai detto prima >> soffia dolcemente dopo aver ripreso fiato.
<< Dio quanto … >> Shikinami mi chiude la bocca una seconda volta.
<< Si sto raccogliendo una biglia e non me ne vergogno >> dichiaro polverizzando le scorte di ossigeno.
Asuka mi accarezza il naso e le labbra, è rossa in viso, trema e mi guarda con tristezza. << Non sei perfetto, pazienza! >> esclama prima di condividere un terzo bacio, più gentile, così affettuoso che meriterebbe di essere il primo.
<< Non sono le azioni >> penso << a determinare i giudizi, né i ragionamenti. Sono i sentimenti. Non c’è alcuna vera possibilità di controllo. Alla fine, il mondo è soltanto lo specchio del nostro pregiudizio >>.
<< Avete finito di tubare o volete qualche altro minuto? >>
La voce di Furia Buia decreta la vera fine della serata informandoci che l’incantesimo è sciolto e adesso si fa sul serio. << Che ironia! >> bisbiglio << Proprio lui doveva richiamarmi al dovere >>.
<< Ma come ha fatto? >> si lagna Shikinami.
Ci vede. << L’avrà capito, non è stupido >>.
<< No, per favore, continuate, voglio godermi lo spettacolo >> sentiamo implorare Makinami.
<< Lei … lo sa >> sbuffa demoralizzata.
<< Non è come pensate >> ancora incollato alla parete saluto il resto del gruppo con una colpevole scusa da adultero colto in flagrante, mentre Asuka dalla parte opposta simula irritazione sbuffando uno spazientito << ce ne avete messo. Muovetevi, non siamo qui per giocare >>.
Furia Buia ci passa davanti senza aprir bocca lanciandomi una veloce occhiata. L’espressione del monaco che aveva appena conseguito l’illuminazione muta in quella del guerriero che si prepara alla battaglia.
Io e Asuka ci scambiamo un cenno e pendiamo il posto che ci spetta nella carovana, lei al fianco di Mari, io tra il Paparino e gli altri due. << La situazione deve essere grave >> mi dico << se non gli interessa vedermi felice >>.
 
<< La fonte è attendibile? >> domanda la signorina Misato dall’altro lato del lungo tavolo che divide le due razze di difensori. Al suo fianco l’immancabile Akagi e più indietro, leggermente defilato, Kaji che fuma una sigaretta fissando il pavimento con la sua aria svagata.
<< Le fonti >> precisa Musashi. << Si, sono attendibili >>.
<< Cacciatori? >> insiste il colonnello.
<< Noi siamo cacciatori >> risponde ironico l’armadio << e confermiamo quanto vi abbiamo detto >>.
<< Che razza di risposta! >> si inalbera Ritsuko.
<< Quindi >> Misato invece non tollera distrazioni, << avete direttamente appurato che la Nerv si sta preparando ad attaccare >>.
<< Si >> conferma Orso.
<< Spiegateci come avete fatto a saperlo >> lo incalza Katsuragi.
<< Siamo stati in vacanza a pochi chilometri dal cuore dell’ex geo front >> Furia Buia si incarica di rispondere << e, tornando, abbiamo deciso di fare un salto per vedere come stava Gendo >>.
<< E scommetto che vi ha svelato il suo diabolico piano dopo avervi offerto del tè >> ghigna nervosa Ritsuko.
<< Lo aveva finito >> ribatte serafico il Paparino. << Perciò ha dovuto ripiegare sugli alcolici >>.
<< Per favore >> sbotta Misato battendo un pugno sul tavolo.
<< Oltre all’osservazione diretta abbiamo fatto qualche domanda in giro >> il Biondo paradossalmente fa il serio.
<< Siete sicuri che non vi abbiano mentito >> lo tallona la Akagi che dimostra di soffrire particolarmente la mia presenza e quella del Paparino << o che non fosse nei piani di Ikari far trapelare notizie false? >>
<< Se volete vi spiego brevemente come siamo riusciti a farli parlare >> minaccia Furia Buia con tale freddezza che d’istinto chiudo a pugno la mano angelica. << Inoltre, i cacciatori che vivono ai margini della barriera dimensionale hanno notato parecchio movimento. I loro rapporti coincidono con quanto abbiamo appreso >>.
<< Perché proprio adesso? >> Misato riflette ad alta voce.
<< Perché il Mark è pronto per essere pilotato >> l’aiuta Musashi.
<< Ha trovato due piloti, quindi >> considera Ritsuko.
<< O forse non ne ha più bisogno >> dalla sagoma di Kaji che fino ad ora non aveva dato cenni di vita, proviene una voce lieve che sembra prossima al riso.
<< Esatto >> conferma il Paparino. << Lo guiderà da solo. Del resto, sappiamo bene che questo Ikari è perfettamente in grado di farlo. E, tanto per non farci mancare niente, ha anche il vantaggio delle due lance >>.
<< Questo non è un problema vostro >> sputa Ritsuko.
<< Non direi >> replica Furia Buia.
<< Quanto tempo ci resta? >> azzardo una domanda.
<< Non più di due settimane >> mi informa Orso.
<< Ci servono più dati >> Misato scuote la testa.
<< E ve li forniremo >> la rassicura il ciclope. << Domani noi quattro andremo in perlustrazione >>.
<< Avete fatto abbastanza, cacciatori >> Kaji si avvicina alle due ufficiali. << Ci pensiamo noi >>.
<< No, non è un compito alla vostra portata >> ribatte il cacciatore come un maestro che bacchetta gli alunni. << Siete entrambi così stupidamente vicini e talmente preparati che riuscite ad accecarvi a vicenda. Noi possiamo entrare in casa del nemico e restarci tutto il tempo che vogliamo perché non siamo come voi. Al nostro ritorno vi aggiorneremo, così potrete organizzare il vostro solito piano temerario >>.
<< Inoltre >> aggiunge il Biondo, << avremo il tempo di radunare i nostri. Insomma, vi è chiaro che non sarà solo uno scontro tra stupidi robot? Senza offesa, Principessa >> rivolgendosi ad Asuka che, però, non aveva dato segni di essersi offesa.
<< E contro chi combatteranno? >> insinua Kaji.
<< Se farai la tua parte, solo contro un comune nemico >> lo insulta il Paparino. << Poi i cacciatori torneranno alle loro case e non vi daranno fastidio se voi non darete a loro >>.
L’uomo col codino spegne la cicca per terra ed esala lentamente il fumo: << E così torneremo ad essere alleati >> dice. << E’ questo che intendi? >>
<< Non lo siamo mai stati e non lo saremo mai >>. Ho già conosciuto  Furia Buia il cinico ma l’assenza di emozioni che dimostra in questo frangente mi risuona male. Il nostro gruppo e quelli della Wille hanno passato gli ultimi mesi da separati nella stessa casa, osservandosi con sospetto e senza rivolgersi mai la parola. C’è un nemico pericoloso da combattere, un’alleanza militare da costruire, una fiducia da ricreare. Eppure lui e i miei fratelli, pur con le abituali differenze, sembrano non curarsene. << Dov’è finito il Paparino orgoglioso e sanguigno >> mi chiedo, << quello che, prima di mandare in malora ogni trattativa, almeno nelle prime battute si sforzava di dialogare? Mi manca il suo pessimo carattere >>.
<< Non è quello che voglio sentire >> Kaji tiene testa al cacciatore e non sente il bisogno di recuperare la maschera del buono che gli strappammo con la violenza.
Nessuno dei miei fratelli risponde.
<< Il vostro aiuto ci può essere utile >> continua << ma non è indispensabile. Perciò … >>
Il capo della Wille si ammutolisce. Per la prima volta lui e la sua espressione sempre uguale traballano come non era accaduto neanche quando lo avevo minacciato di morte mostrandogli entrambi i miei occhi.
Noto che persino Ritsuko reagisce come se avesse visto qualcosa di inspiegabile. Soltanto Misato non si scompone ma, nel silenzio che è appena calato tra noi, lo scrocchio delle dita della mani che si chiudono a pugno tradisce altro.
Non capisco, perciò mi concentro sui loro volti e sento venir meno le forze
I tre cacciatori sono in piedi di fronte ai tre della Wille, parlano con loro ma i loro occhi sembrano andare oltre come se gli interlocutori fossero trasparenti o, al più, un ingombro momentaneo alla vista. Ciò che mi spaventa davvero, però, è che non riscontro in loro né astio, né ansia, ma soprattutto non noto alcuna traccia di comprensione. Irradiano una sorta di chiarezza spietata che nessun demone dei cacciatori può confondere e l’unica emozione che fanno trapelare è … noia.
<< I miei fratelli sono cambiati. Chissà se mi vogliono ancora bene? >> mi chiedo con angoscia mentre dal profondo del mio inconscio un bambino piange e grida: << non abbandonatemi! >>
<< Mettiamo le cose in chiaro >> il Paparino ne ha abbastanza. << Abbiamo lo stesso interesse, nient’altro. Gli obiettivi, invece, sono diversi. Il pianeta sarà tutto vostro se ci userete la cortesia di non rompere troppo presto le palle. Risanatelo, mettetelo in quarantena, fatene quello che volete. Perdonami, Misato >> precisa senza gusto. << voi non esistete per noi. Quando sarà finita e avremo vinto, il pianeta sarà vostro. Curatelo o fatelo esplodere, non fa alcuna differenza. Il nostro compito  è molto più importante, abbiamo un intero universo da salvare >>.
<< O due >> lo corregge Orso che mi strizza l’occhio.
Il Paparino si volta e noto con sollievo che sta guardando me. << O due >> sorride.
Il mio cuore si rasserena e torna la fiducia. << Non mi hanno dimenticato >> penso. << Saranno anche diversi ma siamo ancora una famiglia e finché siamo una famiglia … E ora anche Asuka mi vuole bene. Non può finire male >>.
<< Universo o mondo >> Misato reagisce allo stupore prima degli altri << perché dovremmo fidarci di voi? >>
<< La vostra fiducia è un elemento secondario >> arriva lapidaria la risposta di Musashi.
<< Non lo è perché il grosso del lavoro dovremo farlo noi, non voi >> ribatte fiera il colonnello.
<< Voi avrete fiducia in noi >> dichiara Furia Buia << e nelle informazioni che vi daremo perché non avete scelta. Per lo stesso motivo lavorerete con noi. Certe cose non possono cambiare, non è nel loro destino. Adesso, se non vi dispiace, sarà meglio non perdere altro tempo. Ci rivedremo tra meno di una settimana in modo che possiate togliere un po’ di ruggine al ragazzo >>.
Mi viene da vomitare al pensiero di risalire a bordo dello 01, contengo il disgusto soltanto perché Asuka ora mi sta fissando, forse per chiedermi di non tradire la fiducia che mi ha concesso.
<< Non abbiamo finito >> anche Kaji si è ripreso e dopo aver acceso un’altra sigaretta, tenta di negoziare i termini dell’accordo temporaneo.
<< Si che abbiamo finito >>. Inaspettatamente Makinami, che era rimasta in silenzio con l’espressione di chi si rammarica per non aver comprato le patatine, suona la campanella di fine lezione. << Io vado a letto >> comunica offrendoci le spalle e incrociando le mani dietro la nuca. << Siete davvero noiosi >>.
<< La Principessa ci accompagnerà all’uscita >> Orso prende la rossa per il gomito.
<< Perché? >> Asuka pone la domanda al bestione ma si rivolge a me.
<< Perché ti vogliamo bene >> le risponde Musashi.
<< E anche perché sei l’ostaggio ideale >> scherza (spero) il Paparino.
 
<< Non capisco perché debba guidarvi fino all’uscita >> sbuffa ad alta voce Shikinami che cammina al mio fianco dietro i tre cacciatori.
Siamo quasi arrivati all’altezza di un bivio, a pochi metri dal punto cieco che ci aveva coperti.
<< Ma non ci stai guidando >> obietta Furia Buia.
<< E’ vero >> riflette Asuka, << allora perché? >>
<< Per fare un po’ di strada insieme >>.
<< Quindi posso lasciarvi qui? >>
<< Certo che puoi. Non ti piace la nostra compagnia? >> le chiede il ciclope.
<< E a voi piace visto che non esisto per voi? >> ribatte con tale acidità che mi aspetto stia per farci la linguaccia.
I miei fratelli si fermano. << Credimi, Asuka >> le dice il Paparino voltandosi, << per noi esisti >>.
<< Capirai quanto me ne frega >>. Asuka davanti ai miei occhi completa la regressione all’infanzia e incrocia le braccia per capire che in realtà è ancora offesa.
Furia Buia sospira e, finalmente con un’espressione da mortale capace di provare sentimenti, si avvicina alla Second, seguito in fila indiana dagli altri due. Giunto di fronte a lei piega leggermente il busto per guardarla negli occhi. << La salvezza, Principessa >> inizia a parlarle con voce gentile, << è una questione maledettamente personale ma tra tanti egoisti o presuntuosi che incontrerai ne troverai qualcuno disposto a darti una mano. Spero tu saprai fare altrettanto >>.
<< E … e questo cosa dovrebbe significare? >> Asuka tira indietro la testa incassandola nelle spalle come fa quando non si sente sicura.
Furia Buia posa una mano sul suo capo come se accarezzasse una ragazzina. << Aiutalo! >> sembra implorare. << Non accollare al ragazzo anche il tuo peso o non ce la farà >>.
Shikinami si rimpicciolisce ancora, sebbene il Paparino non eserciti alcuna pressione con la mano, e inizia a fissarlo timidamente dal basso verso l’alto come se provasse una sorta di timore reverenziale, come se vedesse … << un padre >> mi dico per tenere a bada la rincorsa di una montante gelosia.
<< E se non puoi farne a meno, ti prego: non ucciderlo >>. La mano scende sulla guancia e il Paparino la bacia tra i capelli. << Ciao Principessa >>.
<< Non preoccuparti, ragazzo >> pronuncia stancamente passandomi di fianco. << Non potrei rubartela neanche se volessi >>.
<< Ciao Principessa >> anche Orso saluta Asuka baciandole una mano per poi tenerla educatamente tra le sue, << è stato bello rivederti >>.
Il gesto viene compiuta con tale cortesia che la rossa, sempre più confusa riesce solo ad abbozzare uno stentato << grazie … anche per me >>.
<< Sono davvero tristi >> è il turno di Musashi che, a differenza degli altri due, ha lasciato la gentilezza nella camera di un bordello e abbraccia Asuka come se volesse ballare con lei. << Un pizzico di sale insaporisce la passione, non è vero Principessa? >>
Avete rotto << Ehi! >> urlo attivando l’occhio destro.
<< Smettila! >> Orso riprende il fratello. << Non fare incazzare Shinji >>.
<< Già >> gli dà una mano Furia Buia che osserva il fratello con aria scazzata e le mani sui fianchi, << non fare incazzare Shinji >>.
<< Non capiscono niente >> il Biondo non si cura delle minacce. << Non sei una donna da cuoricini e baciamano, vero? >>
Una violenta ginocchiata nelle palle pone fine all’idillio. << No >> ringhia Asuka prendendolo per la giacca, << sono una di quelle donne che non permettono agli uomini di toccarle senza consenso. La prossima volta te le faccio sputare >>.
<< Grazie sorella >> grugnisce Musahi raggiungendo con passi lenti il bestione e il Paparino. << Che caratterino! Non cambia mai >>.
<< Noi andiamo >> afferma Furia Buia, dopo aver atteso che il Biondo recuperasse una più fluida mobilità, ma fa cenno a me di non muovermi. << Ragazzo, prendi le mie armi e raggiungici! >>
<< Te le può dare adesso >> rispondo senza pensare.
<< E salutala come si deve >> sbuffa Orso.
<< Certe volte quel ragazzo è proprio tonto >> commenta ancora in affanno il Biondo.
<< Mi dispiace doverlo dire ma hai ragione >> ammette il ciclope.
<< Quale delle due ti crea problemi, darmi ragione o che il ragazzo sia un po’ tonto? >>
<< Entrambe >>.
  
<< Sicuro che siano ancora loro? >> mi interroga Shikinami quando dei cacciatori non sentiamo più neanche il rumore dei passi.
<< Spero di si >>.
Asuka ha qualche difficoltà a slacciare il cinturone. << Vuoi una mano? >> mi offro di aiutarla.
<< No, ce la faccio >>. La rossa ci mette alcuni secondi per capire il senso della mia proposta. << Ora mi dirai che la tua era una battuta, vero? >>
<< Oh no, per niente >>
<< Ecco, tieni! >> Asuka mi porge i trofei del Paparino come fossero spazzatura.
<< Grazie >> le dico prendendo il cinturone e la sua mano.
<< Allora? >> domanda la Second.
<< Allora ci hanno lasciati da soli proprio qui, dove non ci sono … >>
<< E se arrivasse qualcuno? La base tra poco sarà in allarme >>.
<< Per salutarti >> rispondo, << tutto qui >>.
Asuka si guarda intorno per assicurarsi che non arrivi nessuno, quindi dà il via libera
Un mezzo passo e le punte dei nasi si sfiorano. << Sono sicura che ce la faremo >> sussurra Asuka non so se cerchi di dare coraggio a me o a se stessa, né se intenda riferirsi a noi o a ciò che sta per accadere.
Per me è uguale. << Lo penso anch’io >>.
<< Davvero? >> si accende.
In lontananza sentiamo vociare. Non c’è tempo da perdere. Ancora indecisi, con il cinturone del Paparino ancora in mano, ci scambiamo un bacio frettoloso, il fantasma di ben altri che oggi mi hanno reso felice. Eppure mi piace perché mi fa pensare a …
<< Perché sorridi? >> mi chiede.
<< Buon lavoro >> le dico.
Asuka capisce al volo. << Fammi trovare la cena pronta >> risponde con l’occhio di nuovo meravigliosamente lucido e mi premia con un altro bacio prima di abbandonare la mia mano.
<< Allora … allora >> balbetto emozionato camminando all’indietro per non smettere di guardarla, << io … io vado a portare … fucello e coltile al Paparuia … Cioè, fucile e coltello a Furia … >>
<< Il muro >> mi avverte Asuka.
<< Ahi >> troppo tardi. << Si è un muro >> vaneggio allungando un braccio per toccarlo. << Un gran bel muro, ben forgiato … è metallo, vero? >>
Neanche Asuka è al meglio della forma e risponde a quell’inutile compendio di non sensi con un cenno affermativo.
<< Vado >> proclamo dopo essermi schiarito la voce. << Eh si, è tardi >> continuo scegliendo senza esitazione il corridoio sulla sinistra.
<< Dall’altra parte >> mi ferma Shikinami.
<< Certo che è grande questo posto >> constato ad alta voce prendendo la direzione corretta. << Devo venirci più spesso >>.
Asuka spalanca l’occhio e tende una mano verso me come se volesse chiedermi di non andar via, schiude le labbra sottili e io aspetto che mi chiami amore.
<< Le scaleeee! >>
 
<< Che male! >> piagnucolo uscendo dall’astronave con le mani appoggiate alla schiena.
<< Che è successo? >> mi domanda Orso. << Non dirmi che ti ha picchiato? >>
<< No no, sono caduto dalle scale >> mi affretto a chiarire.
<< Dicono tutti così >> replica il Paparino.
<< E’ la verità >>.
<< Avevate ancora dubbi? >> il ciclope si rivolge agli altri due. << Rincoglionisce quando c’è lei >>.
<< Prendi! >> porgo a Furia Buia le sue armi.
Il Paparino mi fissa attentamente, poi guarda i suoi trofei, prende un respiro e: << tienile >> mi fulmina << e dammi le tue armi! Questa notte camminerai nelle mie scarpe >>.
<< Sul serio? >>
<< Sul serio, ragazzo >>.
Mi tolgo il cinturone con tale rapidità che per poco non mi strappo i pantaloni. << Oggi è natale e nessuno mi ha avvertito >> mi dico aggiustando con cura le armi del Paparino. << Prima Asuka >> faccio il conto dei regali, << poi i miei fratelli che ritornano e che mi vogliono ancora bene e, infine, questo >>.
Ho sognato spesso di portare il suo fucile a canna corta e il suo coltello a lama seghettata che sarà simile al mio trofeo ma, cavolo, parliamo del coltello del Paparino. Queste armi sono il suo tratto specifico se non addirittura il cuore dell’anima di Furia Buia.
Non mi crea alcun problema sapere che siano appartenute ad uomini uccisi proprio dal cacciatore. << Certo che sono proprio cambiato >> penso.
E, tuttavia, non è come me l’aspettavo. Ero convinto che avrei provato fiducia, sicurezza forse addirittura orgoglio nell’accarezzare, come fa lui, il calcio del fucile e nello stringere il manico del suo pugnale.
Invece di queste armi avverto soprattutto il peso di una responsabilità quasi insopportabile. Mi sento solo, ben al di là della prima linea; i miei cari dietro di me sono lontani, troppo lontani. Dai trofei esce un genio che, scorticandomi la pelle, scrive: << Puoi contare unicamente su te stesso >>.
<< Pesante, vero? >> osserva il Paparino.
Guardo Furia Buia e sono tentato di fare marcia indietro e riprendere ciò che mi appartiene, ciò che mi spetta. Un’amara compassione mi spinge a pronunciare in silenzio: << nessuno si prende cura di te, vero papà? >>
Il cacciatore ammira il mio coltello e intanto regola la cinta con un’espressione serena. Al contrario di me si sente più leggero. << E dire che sta indossando la morte che porto >> mi dico.
<< Ora che vi siete scambiati gli anelli possiamo andare? >> Orso distrugge l’atmosfera.
<< Si >> risponde il Paparino innestando la marcia per far macinare le lunghe leve.
Mi sveglio e mi affianco a lui << Perché stanotte? >>
<< Perché inizia un nuovo corso di addestramento >> risponde.
<< Ma non dobbiamo spiare Gendo? >>
<< Si ma dobbiamo anche preoccuparci che tu sopravviva >> spiega Musashi che, insieme all’omone, forma con noi un’unica linea.
<< Immagino che, anche se ve lo chiedessi, non direste i vostri veri nomi >>.
<< Esatto >> conferma Orso.
<< Sapete anche che ciò non mi impedirà di ammorbarvi di domande >>.
<< E noi risponderemo per quanto possibile >> mi dice il Biondo.
<< Papà … ri … >>
<< Dimmi! >>
<< Noi chi siamo? >>
<< Noi siamo il caos >> risponde << o, per meglio dire, noi siamo il principio di caos nell’ordine >>.
Oh mamma! << Com’è possibile? Abbiamo lottato tanto per trovare un principio di ordine nel caos >>.
<< Per questa ragione non possiamo abbandonare il caos. Altrimenti non capiremo >>. Furia Buia aumenta il passo.
<< Cosa non capiremo? >> confuso raddoppio la falcata.
<< Che l’uno non esiste senza l’altro. Se vogliamo che ci sia ordine dobbiamo rendere giustizia alla nostra natura di caos >> il Paparino alza la voce e mi chiedo se la Tempesta non ci attenda fuori dal villaggio.
<< Perché dobbiamo rendere giustizia al caos? >>. L’apprensione influenza il mio tono.
<< Perché noi siamo i guardiani dei confini, ricordi? Noi mediamo tra le due nature, noi siamo entrambe le nature >> risponde come invasato. 
<< Aspetta! >> prendendolo per un braccio lo costringo a fermarsi e a guardarmi in faccia. << Qual è la missione che dobbiamo compiere? >>
<< Riportare a casa Asuka >> ride Furia Buia. << Lo sai già >>.
<< Che vuol dire? >>
<< Per saperlo occorrerà prima salvare la Principessa? >>
<< Ma sono la stessa persona >>.
<< Questo lo sappiamo soltanto noi >>.
<< E come? Come la salviamo? >>
<< Se vuoi scoprirlo, dovrai chiederlo al dio di questo mondo >>.
<< Al dio … di qui? >> ripeto allibito. << E dove lo troviamo? >>
<< Che domande? >> il Paparino sembra non comprendere il mio stato d’animo. << Nel luogo più sacro del suo Tempio >>.
<< E dove si trova questo Tempio? >>
<< Ovunque si trovi il suo cuore >>.
<< E parla chiaro, maledizione! >> impreco e stringo più forte. << Dove si trova il cuore di questo dio? >>
<< Ovunque deciderà di manifestarlo, può trovarsi in qualunque luogo >> Furia Buia si libera con uno strattone e riprende a camminare << nella città di Gerico >>.
Queste sono le insuperabili mura di Gerico.
<< Gerico … Per entrare nella città di Gerico dobbiamo prima trovare le mura e poi abbatterle >>.
<< Ragazzo >> il cacciatore si ferma,<< noi non dobbiamo abbattere le mura di Gerico. In verità non dobbiamo neanche cercarle >>.
<< Perché? >>
<< Perché siamo già all’interno delle mura >> il Paparino si volta. << Noi siamo già nella città di Gerico >>.
<< Cosa? >>
Furia Buia mi viene incontro afferrandomi per la maglia. << Ragazzo >> grida:
 
<< QUI E’ GERICO!!! >>
  

[1] Cfr primo sogno di Shinji raccontato nel Capitolo XVII.
[2] Cfr prima parte Capitolo XVIII
[3] Cfr ultima parte Cap. XXI
[4] Cfr seconda parte Capitolo XII.
[5] Cfr ultima parte Capitolo XV - dialogo tra Shinji e Furia Buia dopo l’appuntamento.
[6] Cfr Capitolo XV.
[7] Cfr Capitoli XII e XIII.
[8] Cfr dialogo tra Shinji e Asuka nell’ultima parte del Capitolo XXI.
[9] Cfr dialogo tra Shinji e Asuka descritto nell’ultima parte Capitolo XII.
[10] Cfr dialogo tra Asuka e Sakura riportato nel Capitolo XIII.
[11] Cfr dialogo tra Mari e Asuka sul finire del Capitolo XV.
[12] Cfr prima parte Capitolo XIX.
[13] Cfr ultime parti dei Capitoli XII e XIII.
[14] Asuka riassume alcuni degli argomenti che nel capitolo XII aveva usato per “tenere a distanza” Shinji.
[15] Cfr seconda parte Capitolo XIX.
[16] Cfr capitolo XXI.
[17] Cfr primo paragrafo del presente Capitolo.
[18] Cfr prima parte del Capitolo XVIII.
[19] Cfr prima parte Capitolo XVIII.
[20] Cfr Capitolo XXI poco prima della battaglia con la Tempesta.
[21] Cfr seconda parte Capitolo XIII.
[22] Cfr seconda parte Capitolo XIII.
[23] Il riferimento è al secondo near third impact del 3.0
[24] Sono le parole pronunciate dal Vecchio nel capitolo XVI e riprese proprio dallo stratega nel Capitolo XVII.
[25] Cfr Capitolo XV.
[26] Cfr ultima parte Capitolo XVII.
[27] Cfr ultima parte Capitolo XXI in cui viene descritto il ritorno al villaggio dopo la battaglia contro la Tempesta.
[28] Cfr dialogo tra Shinji e Musashi, prima della battaglia sulla collina dei cacciatori, narrato nel Capitolo XVIII.
[29] Cfr Capitolo XIV.
[30] Ultima parte Capitolo XIII.
[31] Cfr Capitolo XXI seconda parte. Sono le parole usate da Furia Buia durante il viaggio di ritorno per spiegare ancora una volta a Shinji che deve accettare il cambiamento e le conseguenze delle decisioni che ha preso (che poi sono i due tormentoni di questo Capitolo XXII).
[32] Cfr il 2.0 della Nuova Versione Cinematografica.
[33] No, dico, non è necessario precisare che questa frase immortale appartiene al mitico Rutger Hauer in Blade Runner, vero?
[34] Cfr Capitolo XIX. Qui Shinji, con poco tatto, rinfaccia a Shikinami il disperato tentativo di rianimare il pilota in arresto cardiaco dopo l’orribile notte raccontata nel capitolo precedente e lo scontro con il “mini” mark.   
[35] Cfr ultima parte Capitolo XXI.
[36] Cfr Capitolo V.
[37] Ibid.
[38] Cfr ultima parte capitolo X.
[30] Shinji ripete le parole pronunciate da Furia Buia sul finire del capitolo XX quando decide di sfidare dio.
[40] Cfr seconda parte Capitolo XX quando Makinami ne tira una così violenta a Furia Buia che grattarsi non gli sarebbe servito a niente.
[41] Cfr seconda parte Capitolo XXI.
[42] Cfr prima parte Capitolo XVIII.
[43] Cfr ultima parte Capitolo XV.
[44] Cfr ultima parte Capitolo XII.
[45] Cfr Capitoli VIII e X.
[46] Grazie, o Quelo.
[47] Davvero George? 😊
 
 
 

 
 
 

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Capitolo 23
*** Il cuore di Shinji tra Ordine e Caos (nascita e morte di Furia Buia) ***


N.d.a. Questo capitolo è finito, finalmente potrò guardarmi l’ultimo film.
Questo capitolo è vergognosamente più lungo del precedente ma stavolta non mi ha minimamente sfiorato l’idea di pubblicarlo in più tranche. Dal prossimo giuro che cercherò di contenermi.
Questo capitolo è talmente lungo che chi riesce a leggerlo tutto avrà in premio un pupazzetto a tema Evangelion imbottito di tritolo … ma a scelta.
Anche questo capitolo è stato suddiviso in paragrafi.
In questo capitolo ho commesso l’errore di chiedere a Furia Buia di portare un po’ a spasso la mia Ombra per farle fare i bisogni. I due si sono intesi a meraviglia, così il cacciatore me l’ha lasciata libera di scorrazzare in giro per la storia; pertanto potreste imbattervi in qualche espressione, azione o situazione politicamente scorretta.
In questo capitolo si spoilera un pochetto (probabilmente anche un po’ male), soprattutto in un preciso paragrafo che sarà marcato appositamente perché lì si spoilera a livelli schifosi.
Con questo capitolo la storia giunge al giro di boa.
Buona lettura.
Ah, dimenticavo: l’Italia ha vinto gli Europei di calcio e la finale olimpica della staffetta 4x100. Perciò, un personaggio sarà crudelmente irriso. 😊
 

 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni
e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. 1° giorno a casa
<< Che hai deciso? >>
Quando Shinji, il cacciatore, ha un attacco di panico mentre torna a casa.
 

 
<< Ragazzo, respira! >>
Tutta la mia esistenza si concentra in due parole, più volte ripetute sottovoce perché non devo tradirmi, non devono scoprirmi. I battiti rallentano, la chiarezza torna a governarmi e scaccia l’ansia, la mia vecchia amica, tornata a bussare alla mia porta quando ho scoperto di essere finito in trappola.
<< Mi sono fatto fregare. Era da un po’ che non mi capitava >> considero quasi divertito mentre spingo con forza il corpo contro il terreno per restare invisibile all’interno del claustrofobico riparo di fortuna in cui sono riuscito ad imbucarmi e che sarebbe perfetto come tomba.
<< Sono ancora vivo, perciò ho una possibilità di farcela e a me ne basta mezza >> mi dico ora trattenendo anche il respiro. Un povero stronzo, che batte la zona per indicare ai suoi la posizione del cacciatore che stanno cercando, mi passa davanti senza far caso ai numerosi indizi della mia presenza che, involontariamente, a causa della fretta ho dovuto lasciare.
<< Non posso morire, non oggi. La mia casa non è al sicuro >>. È un mantra che intono spesso per farmi forza in circostanze come questa ma non ne ho realmente bisogno poiché sono di nuovo in me, sono diventato il cacciatore che non vorrei essere, l’entità che incarna il mio nuovo talento e destino.
Sono calmo, sono concentrato, sono determinato. Quelle parole le pronuncio obbedendo ad una sorta di scaramanzia dal momento che hanno funzionato in passato. In realtà, non mi servono parole, poiché sono già diventato l’azione che deve compiersi. L'atto è già compiuto per necessità della storia. Lo so io e tra poco lo scopriranno anche loro. Poiché la mia vita è in pericolo allora difenderò la mia vita; poiché dei predatori mi danno la caccia, io li ucciderò.
<< Non è il momento di restare umani, cacciatore >> tengo a bada il ragazzo che piange dentro di me e intanto metto fuori la testa quel tanto che basta per individuare numero e collocazione dei miei nemici. Purtroppo ad uscire allo scoperto è l’occhio che non c’è più dalla notte in cui nacque mia figlia. << Non dimenticare che ti manca un occhio! >> mi ammonisco affacciandomi un altro po’ mentre scandaglio la zona con il cannocchiale portatile. << Tra poco farà buio, devo essere paziente >>.

Quando mia figlia non era neanche una fantasia e le nostre perlustrazioni si limitavano al piccolo cabotaggio, mi ero convinto che, almeno in questo angolo di mondo, esistessero solo branchi di persone incapaci di organizzare strutture sociali complesse, costrette a sopravvivere per mezzo della predazione. Pensavo che, in fondo, fosse un bene perché contro questo genere di animali ho scoperto presto come comportarmi. Mi sono specializzato ed ho sviluppato addirittura una sorta di sesto senso che mi consente di valutare sommariamente potenziali avversari e decidere se e come mandarlo via dal nostro territorio.
Peccato che il dubbio resti sempre  vivo anche dopo che il problema è stato risolto.
Ho venticinque anni e mia figlia ha l’età per capire che il padre potrebbe non tornare. Sono lontano dalla mia casa, invece i miei fratelli sono rimasti a controllare le zone di più antica pacificazione. Non so quando ho preso la decisione di spingermi oltre, sempre più lontano… a scopi preventivi - cosi mi dicevo.
Sta di fatto che manco già da due settimane e, anche senza questa sgradevole compagnia che mi mantiene concentrato sul qui ed ora, non credo proverei chissà quale nostalgia. Sotto questa lastra di finto marmo che sa di premonizione, ora che il cuore batte lentamente, so cosa sono: l’animale che ha il potere di respirare un secondo più degli altri.
Mi capita ancora di incontrare branchi di persone ma con il passar del tempo ho constatato che noi non siamo gli unici ad aver iniziato a ricostruire strutture, regole, relazioni dal vago sapore pre impact. Anche l’istinto predatorio si è “umanizzato”. La forza bruta sta cedendo il posto all’organizzazione e l’homo sapiens sta ricordando che può soddisfare in modo promozionale i suoi bisogni. Del resto, perché consumare subito ciò che hai preso quando puoi venderlo per consumare di più e meglio?
 
<< Maledizione, che caldo! Se quei bastardi non si affrettano a trasformarmi in uno spezzatino morirò bollito >>.
"Devo resistere, devo resistere, devo resistere. Ora sono il cacciatore che tutti temono, persino le persone che amo".
I respiri sono profondi, i sensi eccitati e la mente è sotto controllo. Posso resistere e sono fiducioso che non sarò travolto dagli attacchi dei miei fantasmi. Quelli mi prendono a tradimento quando non ci sono minacce in vista. La paura non mi domina, sono io che domino la paura, ne bevo l'energia e ne ascolto i consigli. "Devo essere prudente e aspettare. Non è il momento di muoversi. Bastardi! Non mi avete dato il tempo di prendere l'acqua".
Non mi piace stare disteso, temo sempre di non riuscire a rialzarmi ma ora è diverso. Sono a terra perché così non mi uccideranno, perché non appena si presenterà l’occasione mi rialzerò e saprò cosa fare.
                                                                                                
Quando ho salvato quella ragazzina, ho seguito il cuore, non la testa. Grave sbaglio ma, tant’è, pare che il mio lato emotivo sia più sviluppato di quanto immaginassi e manda a puttane tutti i buoni ragionamenti. Nei momenti che contano scopro di essere impulsivo e che i miei piani infallibili sono pieni di buchi.
Tutto in me diceva: << non sono affari tuoi, non sei qui per rischiare la pelle ma solo per controllare >>.
La piccola Maki era il bottino ideale. Mi pare che la chiamino così al villaggio ma non ci giurerei, visto che finora non l'ho mai sentita pronunciare il suo nome. Di sicuro non l'ha rivelato a me.
Probabilmente era destinata ad essere venduta. Una quattordicenne pulita e ancora intatta vale molto, soprattutto armi e cibo.
Se ho tagliato il traguardo dei venticinque anni è perché sono diligente, acquisisco informazioni prima di agire e conosco bene le mie priorità: solo chi appartiene alla mia casa è importante, io difendo i miei cuccioli, esclusivamente i miei cuccioli… di regola.
Non sapevo niente dei suoi carcerieri: il numero esatto, come fossero armati, quali abilità possedessero, né se facessero parte di un gruppo più vasto. Non mi ero neanche preoccupato di appurare che il bivacco temporaneo, con un piccolo fuoco a mo’ di punto di fuga, fosse sorvegliato da altri predatori. Per non farmi mancare niente, mi trovavo in un territorio di cui non conoscevo praticamente nulla, lontano dalla spiaggia, nei pressi di ciò che restava di una delle più sperdute prefetture della vecchia metropoli. Avrei dovuto lasciar perdere e, a malincuore, seguire il buon senso che mi ordinava di abbandonarla al suo destino. L’avrei fatto senza alcun dubbio – del resto non posso salvarli tutti - se a uno di quei figli di puttana non fosse venuto in mente di rinunciare a parte del guadagno per testare la merce.
<< Fanculo, tentiamo! >> mi dissi mentre, ancor prima di metabolizzare la decisione a livello cosciente, già stavo correndo con il fucile a canna corta già puntato sul bersaglio. Il fucile è il mio preferito. Ottimo quando devo agire da sconsiderato e non ho il tempo di prendere la mira. Attaccando la discesa come un indemoniato mi ricordai dell’azione suicida che mi portò a sconfiggere per un soffio Shamshel, il quarto Angelo.
La fortuna, quella santa troia che mi segue come un’ombra insieme alla morte, fu generosa e la più stupida delle incursioni si risolse in un insperato successo e così… così la piccola Maki, nonostante gli occhiali rotti, poté assistere alla trasformazione del suo salvatore in un demone orbo che non poteva permettersi di lasciare superstiti (e che, per di più, non voleva). Non mi aveva neanche sfiorato il pensiero di assicurarmi che fosse lontana dalla scena principale. Del resto, ero piuttosto impegnato.
Avrei potuto attribuire la sua reazione – vale a dire letteralmente nessuna – al tentativo di violenza che aveva subito ma nei suoi occhi vidi riflessa la mia maledizione: l’esser buono soltanto a portare morte e distruzione.
 
<< Accidenti a te, ragazzina! >> mi dico estraendo dalle fondine allacciate dietro la schiena due pistole dall’impugnatura argentata. << Per tua fortuna sono bravo ad uccidere. Non avevo soldi per comprarti. E adesso mi trovo nei guai perché mi sono preoccupato per te >>.
 
Già, ero così in ansia per le sue condizioni, mi sentivo così in colpa per il terrore che anch'io avevo alimentato, che fui superficiale nel coprire le tracce. Avevo ucciso, sì, dei semplici bastardi ma era evidente che servivano agli affari di altri. << Dovrò stare ancora più attento a non farmi seguire >> realizzai quando, con in braccio una bambina a cui erano da poco spuntate le tette, mi trovavo in prossimità del villaggio, obbligato a rientrare prima della mia naturale decompressione, quella che tiene lontani i mostri da casa.
 
A quanto pare sono diventato famoso qui fuori, cioè nel resto del mondo in buona parte sconosciuto a noi “ritornati” del villaggio, e non certo per le mie qualità di pilota. Shinji è un nome che ricordano in pochi e ancora meno sono coloro che sanno come abbia fatto quell’insulso ragazzino a combinarne una tanto grossa.
A qualcuno non era piaciuta la mia dimostrazione di altruismo e, dopo un rapida e neanche tanto approfondita indagine, risultò chiaro che dietro quell’incidente c’era proprio il cacciatore con un occhio solo.
Da un anno ormai sono impegnato – non consecutivamente, si intende - in una specie di guerra combattuta rigorosamente molto lontano da casa, là dove soltanto io ho l’incoscienza di arrivare, una guerra affrontata quasi del tutto in solitaria contro piccoli e agguerriti manipoli di predatori con un nome determinati a dare la caccia al cacciatore. I miei fratelli sono al corrente di tutto, qualche volta mi hanno dato una mano per scongiurare il rischio che il conflitto arrivasse fin sotto le mura del villaggio, per impedire che i nostri cuccioli venissero toccati.
Ma io da tempo non aspetto più che i guai arrivino, io li prevengo, io mi spingo troppo lontano, per tutti, mi spingo sempre più lontano per proteggerli, per proteggermi, perché così potrò morire da solo, perché mi sento davvero vivo nei momenti in cui la mia vita è in pericolo e niente che non sia assolutamente indispensabile attecchisce nella mente e nel cuore.
Forse la mia pace posso trovarla soltanto nella guerra. Se questo pensiero non mi spaventasse, l’accoglierei con il più fraterno degli abbracci.
 
<< Mi hanno preso lo zaino >> tengo a freno una risata di frustrazione perché sta ripassando l'uomo che fa da esca per rivelarmi ai cecchini.  << Troveranno la mappa con l’indicazione delle nostre trappole. Peccato per loro che sia sbagliata. Mi auguro che saranno in parecchi a saltare in aria >>.
È stata Asuka a suggerirmi di adottare una soluzione così utile e semplice quando ormai ci era chiaro che le mie “esplorazioni” sarebbero diventate più pericolose e gravide di conseguenze. In questo modo, disse, nel caso mi avessero fatto fuori, loro lo avrebbero scoperto per tempo e sarebbero riusciti a difendersi.  << E così… mia figlia saprà che sono morto. Appena finisco, mi assicurerò di ripulire la zona come si deve. Non piangere, Yuki, papà tornerà presto. Non posso morire finché non sarai al sicuro >>.
Il sole sta tramontando in questo deserto disabitato fatto di terriccio, sterpaglia, macerie e scheletri arrugginiti di palazzi con più tetano che acciaio.
<< Tra poco tocca a me >> sibilo a denti stretti. Sono fermo da un'eternità, sudo come un maiale ed inizio ad averne abbastanza. Il buio è il mio alleato. Non guardo più le stelle poiché non trovo alcuna pace nella loro apparente immobilità; maledico, invece, la luna perché rischiara la notte e produce quei dannati buchi neri.
<< No, Shinji, non pensare ai buchi neri, non pensare ai buchi neri, non adesso! Non è razionale. Devi restare concentrato! Respira, Ragazzo respira! Se respiri correttamente non verrai inghiottito, se resti concentrato i buchi neri svaniranno. Tu sei un predatore, tu sei tutt’uno con il buio. Per questo hanno paura di te >>.
Sento singhiozzare poco lontano dal mio rifugio. Non mi ero accorto che ci fosse un bambino. Arrischio un’altra occhiata fuori dal tumulo e vedo…
<< Merda! Che ci fai qui, ragazzo? Smettila di piangere, hai scelto il momento peggiore per farti vedere. Vattene e non rompermi le palle! >>
Il fantasma del pilota è seduto a terra con la schiena appoggiata ad una parete apparsa con lui ed abbraccia due gambe esili come stuzzicadenti. Ha smesso di frignare dopo la mia strigliata interiore ma continua a strofinare le braccia sugli occhi per asciugarsi le lacrime e, incurante dell’ordine, si ostina  a restare fermo. << Vattene! >> quasi urlo dimenticandomi che non devo farmi scoprire. << Muoviti! E’ pericoloso >>.
"Brutto segno, Shinji!" rifletto chiudendo l’occhio per non guardare, per non perdere la concentrazione, forse per pregare che quel piccolo bastardo svanisca e mi lasci in pace. "Brutto segno, il mio sistema nervoso sta cedendo. Sopravvivi, Shinji! Niente panico, niente panico".
Sento le gambe diventare pesanti e non dipende dalla forzata immobilità, ne sono consapevole. "È un bene che non abbia il mio giaccone, altrimenti inizierei a gridare. Sta’ calmo, cacciatore! Adesso passa, adesso passa".
Timidamente mi affaccio sperando che lo spettro se ne sia andato. No, è ancora lì, ha ricominciato a piangere e… ecco il secondo indizio che sto per perdermi. Al suo fianco vedo un’Asuka ancora adolescente. E’ sdraiata a pancia in su. Non c'è terra sotto di lei ma sabbia come quella notte. Se ne sta ferma, catatonica e il suo sguardo è perso nel vuoto dello spazio e nell’abisso dell’anima. Mi mordo una mano per frenare l’impulso di saltar fuori dal nascondiglio, prenderla con la forza e portarla lontano.
"Sono solo fantasmi, Shinji!" provo a convincere non so chi dentro di me. Quando li vedo mi blocco e io presto dovrò muovermi.
Soryu di scatto si sveglia e mi lancia quello sguardo severo e disgustato che...
<< Adesso BASTA!!! >> grido nel mio cuore prima che per l’ennesima volta lei pronunci quel che schifo che scatena il lato più buio del cacciatore. << Che cazzo hai da guardare, mocciosa?! Se vuoi che il tuo Shinji ti salvi, se ti aspetti che faccia qualcosa di buono, allora vattene! E’ inutile che ti arrabbi. Qui siamo nel mio territorio, nel territorio del cacciatore. Io sono la mia morale, io decido chi o cosa è importante. Io DECIDO, hai capito? Non tu. Qui il passato non esiste e non c’è futuro, ci siamo solo io e la mia missione. Perciò levatevi dal cazzo, inutili palle al piede! >>
<< Non va bene, non va bene >> la faccia preme così forte contro la superficie polverosa che fatico a incamerare quella scarsa e viziata aria che riesce a stagnare nella tomba. << Non è il momento, cacciatore. Sei nella casa del tuo nemico e i nemici ti conoscono con un altro nome. Ti prego, resisti! Ricorda il giuramento, ti darà coraggio >>.
Il giuramento, però, a furia di essere recitato, sta rapidamente esaurendo la sua energia e non mi è più di grande aiuto. Per mia fortuna qualcos’altro interviene ad annullare il panico puntellando l’ormai fragile sostegno della regola che ho inventato quasi dieci anni fa.
Una pistola scarrella a pochi metri di distanza e mi scopro nuovamente allineato, pronto a scattare. Il coltello dalla lama seghettata è già nella mia mano, mentre con l’altra impugno una delle sorelle. Così il mio fratello bravo con le armi da fuoco chiama le due pistole dall'originale impugnatura, quelle che alla mia morte ho dovuto giurare diventeranno sue.
Non parte nessun colpo e il rumore di passi viene elaborato dal cervello come un’immagine dai colori che si attenuano man mano che si allontanano. << Basta giocare, Shinji! Non ti eri accorto che stava arrivando. Controlla il perimetro e analizza la situazione! Devi scoprire se c’è uno schema >>.
 
È ormai buio e, in effetti, l’esca ambulante segue un percorso preciso, quello del confine immaginario che i miei nemici hanno tracciato come i bordi di una grande rete a strascico appena gettata in mare, non essendo riusciti a scoprire il punto preciso in cui mi nascondo. Quando completa il giro con la pila manda segnali ad intermittenza secondo una precisa sequenza, sempre uguale.
Individuo l’ubicazione delle possibili stazioni riceventi. << Meno male che non hanno scelto postazioni troppo elevati. Posso farcela >>.
A dire il vero, le informazioni sono poche ma non credo che attendere oltre mi consentirà di colmare le lacune. Dovrò basarmi su ciò che credo di aver compreso. In caso di imprevisti, mi adatterò come faccio sempre. << Speriamo non abbiano visori notturni. Ok, cacciatore, fa’ onore al tuo nome! >> mi esorto prima di strisciare fuori dalla tomba per prepararmi a mordere l’esca.
Libero l’occhio sinistro dalla benda, non perché mi faccia guadagnare punti vita. Fa parte del mio rituale di trasformazione. È come puntare una pistola dopo aver individuato il bersaglio, come impersonare Clark Kent quando si toglie gli occhiali per diventare Superman.
<< Tentiamo! >>
 
L’esca probabilmente non ha fatto neanche in tempo ad accorgersi che la vita gli stava sfuggendo e che a tagliare il filo della sua esistenza era stato proprio l’animale che cercava di stanare. La mia memoria è ottima e non ho commesso errori nell'usare il codice luminoso con cui i predatori comunicavano tra loro. Ce n’erano più di quanti avessi previsto ma… mi sono adattato e ho messo a frutto le abilità sviluppate in anni di vita fuori dai confini, nelle terre in cui si dice vivano esclusivamente i leoni.
<< Accidenti, Toji e Kensuke hanno ragione: sono diventato davvero feroce >> grugnisco spossato prendendo a calci il sacco vuoto che conteneva l’anima dell’ultimo dei miei nemici, tanto per essere sicuro che non finga di essere morto. << Stavolta, però, non coprirò le tracce. Magari capiranno che li conviene starci lontano … Dio che fame! Vediamo se questi bastardi mangiano carne vera e non cibo per cani[1]. Cazzo, non sono un cacciatore qualunque, non devo essere sempre io quello che si sacrifica per gli altri. Ogni tanto posso anche prendermi cura di me. Voglio gustare un pasto decente per una volta >>.
È l’alba e respiro ancora. Mi sembra strano che qualcos’altro possa interessarmi.
<< Chissà se quella stronza farà storie per una notte di sesso arrabbiato!? >> parlo liberamente sebbene a corto di fiato e intanto con l’occhio buono analizzo i dintorni. << Dio, che fame! >>
Un brivido mi attraversa il petto come una lama di ghiaccio e punta dritta al cuore. Conosco questa sensazione. << Ci mancava il demone >> sbuffo più scocciato che preoccupato. << Cerca di non rompere troppo, maledetto, o i due mocciosi continueranno a darmi fastidio. Certo che alla Nerv avrebbero potuto buttare due yen in croce per pagare uno psicologo. Sì, giuro che se rinasco farò lo psicologo >>.
 
Se qualcuno ha deciso di tentare un’incursione per bruciare la mia casa affidandosi alle mappe che mi avevano sottratto, adesso sarà morto. Chissà se stanno piangendo la mia prematura dipartita, che poi, considerate l’età e le circostanze su cui scivolano i miei giorni, non sarebbe tanto prematura.
Eppure sono ancora vivo e sto tornando a casa.
Sono ancora vivo e posso fare qualcosa di buono.
Sono ancora vivo e devo sbrigarmi, così mia figlia rivedrà suo padre.
Marcio a tappe forzate rinunciando, finché il fisico me lo permette, alle poche ore di sonno al giorno che riesco a raggranellare a mo’ di preziosi spiccioli. Troppi fantasmi popolano i miei sogni, troppe immagini spiacevoli disturbano i pochi momenti di quiete; anzi solo quando i nervi si distendono e il cuore riposa, tutto il marcio che ho sperimentato – e quando dico tutto intendo letteralmente tutto – risale come magma incandescente dal centro della mia terra fino alla superficie della coscienza. Se la carica parte quando l’unico occhio funzionante è chiuso, per il sonno o perché la mia vita non è a rischio, vuol dire che non andrà tanto male. Ho imparato alcune utili tecniche di meditazione per gestire, talvolta anche a prevenire, quei momenti in attesa che il materiale in sospensione torni a depositarsi nei fondali melmosi della mente.
Alle volte, però, l’eruzione è di quelle esplosive, le avvisaglie sono chiare ma troppo ravvicinate e allora devo trovare un riparo o nascondermi, affinché nessuno possa vedermi crollare (non sopporterei la delusione se mi rendessi conto che a nessuno importa), avendo cura di indossare il mio giaccone di un grigio chiaro che fa a pugni con il nero del resto della divisa. Che sia appena lavato o sporco di sangue mi risulta indifferente. L’importante è che io possa premere la bocca sulla manica e gridare contro quel tessuto indefinibile, forse sintetico, che coprendomi una parte del viso mi fa sognare di ricevere una carezza. In genere basta a rimettere in moto almeno le gambe.
Meno male che il giaccone l’ho recuperato. << Come farei senza di te? >> pronuncio passando delicatamente una mano sulla manica materna, quella destra.
Tuttavia, a parte l’imprevisto cedimento durante la snervante attesa che ha scandito le prime fasi della mia partita con la morte, non mi capita mai di stare male quando sono nel pieno di una caccia. Col tempo ho iniziato a sentirmi a mio agio nel Caos che regna qui fuori poiché ogni giudizio morale, ogni considerazione, ogni emozione, ogni ricordo, persino quelle aspettative sul futuro proprie di chi, come a casa, vive un tempo che si stende in avanti e indietro e permette ai progetti di prendere forma e all’ansia di affacciarsi alla porta e gridare “ci sono anch’io”; tutto questo resta sospeso, inerte e si presenta sotto forma di istantanea, di quelle antiche, in bianco e nero. Qui è ogni momento ed è scandito da un singolo passo e forse neanche da quello; qui non c’è tempo per pensare, per sognare, non c’è tempo per fare progetti e, dio, non c’è tempo perché le azioni decadano in rimorsi e le omissioni in rimpianti. Qui tutto sembra una foto, eppure forse perciò vi è in esso una purezza terrificante che rende santo ogni momento.
Qui nessun giudice può dire a Ikari Shinji quali sono le regole da rispettare, nessuno può dirgli cosa è giusto e cosa sbagliato, nessuno può osare dirgli di stare al proprio posto, di salire sullo 01; nessuno ha il diritto di condannarlo. Perché non può esistere nessuna valutazione, nessun ragionamento se non pertiene all’azione immediata.
L’azione, si proprio quella ha bisogno di tempo e di spazio, l’azione è l’unica forza che srotola il tempo ed espande lo spazio anche al di fuori della mia casa ma solo per virtù della sua natura e in ragione della sua esistenza. Quando è conclusa è già morta e dimenticata e ogni cosa torna a contrarsi in punti ed istanti.
Qui fuori non ho bisogno di cercare un senso alla vita, alla mia vita, perché non c’è un senso, non c’è una ragione, il futuro è un aborto che non è stato ancora concepito, il passato è il regno dei morti e degli spiriti vendicativi.
Si va avanti, vado avanti con il nome di poche persone ad indicare la direzione e un luogo non poi così familiare che rende meno incerti i miei passi e introduce nel Caos quel minimo di Ordine che mi impedisce di perdermi del tutto: un posto in cui tornare, un posto da cui partire, mai un posto in cui restare. Se mi fermo è la fine.
Qui sono un cacciatore e non devo vergognarmene, non c’è spazio né tempo per alimentare questo lupo nel mio cuore; posso fingere di non essere Ikari Shinji, posso fingere che essere un cacciatore sia la mia vera identità. Posso fingere che il buio sia sempre buono e che il nome con cui i miei nemici mi conoscono, poiché associato al buio, sia anch’esso buono. Il nome di un guardiano.
<< Il cacciatore ha sviluppato la disciplina, la forza di volontà e la rabbia necessarie per farne una giusta >> mi ripeto spesso anche se non ci credo perché a dirla tutta qui fuori non serve neanche un nome, né l’insieme delle esperienze, delle relazioni, delle scelte, delle circostanze, delle contraddizioni che custodisce e, delimitandole, mischia fino a fissare in una forma ciò che nella sostanza è volatile.
<< È meglio che non ci sia nessuno con me. Io non sono per il lavoro di squadra. Gli altri potrebbero non capire i miei ordini, potrebbero agire di testa loro, potrebbero farsi male, potrei arrabbiarmi e spaccarli la testa. Se resto da solo posso cavarmela meglio e non dovrò correre in aiuto di nessuno. Se tengo lontane le minacce nessuno finirà all’ospedale e male che vada morirò soltanto io >>.
Percorro un sentiero conosciuto, mi sto avvicinando a casa. Sento l’odore del mare. Potrei darmi un po’ di tregua e riposare presso uno degli accampamenti che si sono formati nella zona d’influenza del mio villaggio. La nostra ricchezza fa gola ai cattivi ma noi siamo generosi e aiutiamo chi non vuole mangiarci. La nostra organizzazione è come un faro di civiltà nel mezzo di una lunga notte preistorica. Per quanto acerba, forse un giorno riuscirà a sbocciare come i fiori di pesco che hanno ispirato tante poesie. Il mio nome incute timore ma, a quanto pare, infonde sicurezza, la sicurezza che nessuno verrà a rompere le palle in casa mia.
<< No, non posso fermarmi. Non fa niente se arriverò stanco, dormirà anche il mio demone >> parlo a me stesso ad alta voce dal momento che non c’è nessuno e posso permettermelo, e poi in questo modo non dimenticherò il suono della mia voce.
Per far prima ho tagliato in direzione della spiaggia. Al largo il mare è ancora rosso ma abbiamo riconquistato miglia di blu e da qualche anno siamo riusciti a riportare la vita, e con essa il cibo, in quelle acque che sembravano destinate a imputridire per sempre. Fortunatamente, la Nerv era all’avanguardia anche in fatto di opere di bonifica ambientale e, ancor più fortunatamente, Asuka ha scelto di fare da madre alla nostra bambina e di impiegare al villaggio genio e lavoro per trarre il meglio dalla tecnologia che non era andata distrutta.
Nella nostra zona i cacciatori stanno diventando obsoleti, forse perché stiamo crescendo e non è più il caso di giocare agli eroi. Tuttavia, per me non è così semplice. Perpetuo l’esistenza della razza non perché creda che un cacciatore salvi i mondi ma perché ci spero. Fino a pochi mesi fa pensavo, volevo pensare che essere un cacciatore significasse conquistare una possibilità di redenzione, anche mezza, dalle colpe del pilota che il mondo lo ha distrutto. Ora, però, mi capita di non credere più in niente. Persino sperare mi sembra un inutile spreco.
 
Le gambe mi fanno male ma devo allungare il passo. Non posso fermarmi proprio là dove tutto è ricominciato. Devo tornare a casa perché c’è mia figlia, perché… perché… perché ... Perché devo tornare?
Non avrei potuto scegliere né spazio né tempo peggiori – e dire che qui fuori esistono solo se mi muovo. Il respiro si scompone e va a vuoto; tutt’intorno le dune di sabbia prendono rapidamente a cambiar forma. È una bella giornata senza nuvole ma davanti al mio occhio appare una radura tappezzata di buchi neri come se qualcosa volesse indicarmi con un pennarello le zolle minate.
<< Sto camminando? >> riesco a domandarmi mentre avvicino il braccio alla bocca in quanto mi è chiaro che tra qualche secondo ricomincerò a cadere. << Non qui, non qui >> ansimo trascinando una gamba di colpo rigida come il legno e pesante come un’ancora che ha toccato il fondale. << Non guardare, non guardare! Adesso passa >> muovo le labbra ma sento soltanto i miei pensieri. << Grida un paio di volte e vedrai che tornerà la calma >>.
E invece non passa niente, non funziona farmi scoppiare la gola o sognare di aver già urlato, neanche premere naso e bocca per ridurre l’apporto di ossigeno mi aiuta ad uscire dall’inferno in cui già mi trovo. Il cielo si oscura, nascono stelle che brillano per pochi secondi e poi cadono come una pioggia di bombarde; il mare si increspa e sembra bollire e io posso soltanto restare a guardare, alle prese con una gamba completamente addormentata e l’altra pronta a seguirla, rantolando come un’anima che si prepara a dissolversi.
Un pianto, il pianto del pilota, il mio pianto. << Io non piango, ragazzo, hai capito? >> urlo (almeno credo) allo stupido moccioso che in piedi, proprio in quel punto, rivolto verso di me continua ad imbrattarsi le braccia e le mani di sangue e lacrime. Accanto a lui, distesa a pancia in su con gli stivaletti sul bagnasciuga c’è Asuka che indossa il suo inconfondibile plugsuit rosso. Nonostante la distanza, complice la memoria, mi sembra di intravedere le bende che le coprono tutto il braccio destro e il cerotto post operatorio sull’occhio sinistro.
<< Voi dovreste avvisarmi >> inveisco contro gli spiriti. << Se non siete buoni neanche ad avvertirmi che sto per impazzire, allora non mi servite. Tanto non posso tornare indietro e non ho bisogno di voi per ricordare quel giorno. Ricordo anche troppo e non esiste follia che mi aiuterà a dimenticare. Con un po’ di culo ci riuscirà la morte.
<< E tu, tu piccolo bastardo, smettila di piangere! Mi stai facendo incazzare. È perché piangi sempre se siamo ridotti così. È tutta colpa tua. Io devo rimediare ai tuoi casini >>.
Il giovane Shinji stavolta non smette di piangere; anzi singhiozza ancora più forte e reagisce alle mie parole sedendosi sulla sabbia in quella posizione quasi fetale che … << Che fai adesso, ti chiudi? È per colpa tua se non riesco più a sedermi come un qualunque essere umano. Perché temo che tu possa approfittare della mia distrazione e costringermi a rimanere seduto per il resto della vita. Io rimango in piedi, SEMPRE, hai capito? Io mi muovo, io cammino, io non aspetto che arrivi la fine, io creo il mio destino, io trovo sempre un modo, io mi assumo le mie responsabilità, io decido, lo vuoi capire o no? Se devi lagnarti come un marmocchio va’ da un’altra parte, tanto non provo compassione per te!
<< E tu, ragazzina, sei solo lo spettro di anni di merda a cui ne sono seguiti altri, altrettanto di merda. Non provo compassione neanche per te. È per colpa tua se non riesco a rilassarmi neanche quando mi stendo, perché temo che non riuscirò a rimettermi in piedi. È la tua paura più grande, vero? Ma chissà per qual motivo la proietti sempre su di me, proietti tutto su di me e non perdoni neanche il bisogno che ha il mio corpo di riposare. Cosa vuoi, che Shinji ti salvi? Guarda quel ragazzo, guardalo per una volta! E dimmi se può fare qualcosa di buono. E’ un miracolo che abbia scelto di riportarvi in vita. Lui almeno la lezione l’aveva capita nonostante fosse un buono a nulla, spazzatura che meritava solo di essere buttata. Peccato che sia ancora così stronzo da non mettere in pratica ciò che ha imparato. Ma a te cosa importa? Volevi vivere? Sei stata accontentata. Salvati da sola!Per questo guardatemi, mia madre è con me, mai che possa fare affidamento su uno come Shinji.
<< Eri un lurido buco nero esattamente come quel poppante vicino a te. Non avresti saputo prenderti cura di un tamagotchi e hai chiesto proprio a Shinji, di compiere il miracolo, senza chiederti se anche lui fosse solo, come te, se anche lui avesse bisogno di cure. Anche io volevo essere guardato, sapere che la mia esistenza non era uno sbaglio. Pensavi a te ed hai giudicato me e non dire che sei arrabbiata per quello che ho combinato. Lo so, ti ho negato il diritto di vivere una vita diversa. L’unico stronzo, quindi, sarei io… a prescindere? Sì, sono impazzito e mi sono fatto una sega mentre eri in coma e questo mi ha fatto impazzire ancora di più. Magari la colpa è delle tue tette. Indovina un po’, però, con chi hai fatto una figlia? Con l’uomo nero? … Forse >> ammetto fantasticando di gesticolare in preda ad un incontenibile fervore come se la conversazione fosse reale.
<< Sei un genio ma hai sempre avuto la profondità di pensiero di una sogliola. Non farmi parlare poi delle tue capacità di autocritica perché non esistono. Però la colpa era sempre e solo di Shinji anche in mancanza di prove. Troppo bravo, troppo inetto, troppo buono, troppo cattivo, troppo pervertito, troppo tonto. Mi odiavi quando facevo qualcosa di buono e mi odiavi quando non facevo niente di buono. Che cosa diavolo è il buono, che cosa diavolo è giusto?
<< Beh, la vuoi sapere una cosa? Mi sei sempre stata sulle palle. Per me eri soltanto sesso… e basta! Non volevo conoscerti, mi facevi solo arrapare. La mia era una schifosissima cotta alimentata dagli ormoni. In un mondo normale adesso faticherei a ricordarmi persino il tuo nome e il tuo volto. Ricorderei al massimo il tuo seno e il carattere di merda dopo aver scopato un’altra donna.
<< Tanto lo so che non me l’avresti data ma, se potessi tornare indietro, non solo risponderei a quel bacio. Giuro che ti toccherei pure il culo, a costo di farmi spaccare la faccia. E, invece, non so per quale motivo la mia mente malata ha scelto te, fanculo proprio te, come simbolo della redenzione, come volto e nome del mondo che devo salvare per pareggiare i conti. Io non sono un cavaliere, io sono un cacciatore, io non salvo le fanciulle indifese e, quando lo faccio, non hanno il coraggio neanche di dirmi uno stramaledettissimo grazie. Non è colpa mia… >> abbaio e mugolo davanti ad un fantasma. Se non fossi paralizzato mi toccherei l’occhio per sincerarmi che non butti lacrime. << Non è colpa mia se non potevo prendermi cura di te. Non è colpa mia se non ero in grado di difendere il mondo. Ci ho provato e ho fallito. Ma tu chi sei per giudicare? Non pilotavi per altruismo. E adesso abbiamo una figlia e non ci piace neanche stare insieme, te ne rendi conto?
<< Sono io che non posso fare affidamento su di te, non il contrario. Sono io che dico che schifooo!!! … Vuoi che ti porti via da questa spiaggia? Allora degnati almeno di dirmi come diavolo posso fare e… forse lo farò perché sono io che decido, Soryu, io decido come vivere, io decido quali sono le missioni che contano, io decido, non mio padre, non mia madre, non la signorina Misato e di sicuro non tu o quel piagnone al tuo fianco.
<< E tu, stronzetto, rimettiti in piedi >> sogno di scaraventarmi contro il pilota, di prenderlo per la camicia e sollevarlo da terra << e smettila di frignare o ti prometto che, appena riesco a muovermi, ti taglio la gola! A che serve piangere? Di che ti lamenti? Tu resti nascosto negli antri più disgustosi della mia mente, disturbi il mio sonno mentre io devo tenere gli occhi aperti e ingoio merda ogni giorno. Cosa vuoi, una mano sul cuore[2], vuoi che con voce carezzevole ti dica: non avere paura, Shinji, andrà tutto bene? Beh, mi spiace dovertelo dire ma questo è un lusso che non ci è concesso. Nessuno poggerà una mano sul nostro cuore, nessuno ci proteggerà dai pericoli della vita. Avresti potuto scegliere diversamente quel giorno. Lo so… lo so che eri solo e spaventato, lo so che non ce la facevi più ma sarebbe bastato desiderare morte solo a me stesso. Così adesso tutti sarebbero felici e io non dovrei uccidere. Ogni volta che ammazzi qualcuno se ne va un pezzo della tua anima, lo sapevi? E io la mia l’ho persa da tempo, non ce n’è più.
<< Ti lamenti della vita che hai avuto? Avevi una possibilità di raddrizzarla e l’hai sprecata. Giustificarsi non serve perché non ci sono seconde occasioni. Questa è la tua eredità, questo inferno è l’eredità che ci hai lasciato e a me tocca pagare. Tu avevi qualcuno che ti amava, la signorina Misato aveva i suoi difetti ma chi non li ha? E si è fatta uccidere per uno come te… e poi è nato uno come me. E tu l’hai rifiutata.
<< Credi che a me sia andata meglio? Guardami! Sono da solo e parlo ad alta voce da solo, come sempre, così nessuno morirà, così, se sbaglio, pagherò solo io questa volta, perché io non fuggo dalle mie responsabilità. Toji e Kensuke, quei due figli di puttana, non ci hanno neanche provato a darmi una mano, non ho dovuto pregarli di restare a difendere la nostra casa. E io li capisco perché loro possono ancora tornare a casa, loro possono ancora diventare persone diverse. Anche loro hanno paura e si sentono persi e io… io non posso far finta che non soffrano a causa mia.
<< Tu ce l’avevi un posto in cui tornare.Era strano ma dopo un po’ non è stato tanto difficile pensare: sono a casa. Credi che io ce l’abbia una casa? Credi che non mi accorga che le persone con cui ho condiviso questi anni sono spaventate da me? Loro conoscono la bellezza dello stare insieme… quando non ci sono io, perché quando arrivo le risate si spengono e la gioia si tramuta in tensione. Non hanno neanche il coraggio di dirmi che non mi vogliono con loro, che mi preferiscono qui fuori a fare la guardia ai confini.
<< Io sono come un dio. Lo chiami quando ne hai bisogno ma tenerlo in casa, non sia mai… è troppo ingombrante. Tu avevi la possibilità di scegliere e forse adesso saresti un’altra persona con un lavoro normale, una famiglia normale e io invece devo recitare il ruolo del cattivo soltanto perché ho ucciso per primo… e non l’ho fatto neanche apposta. Avevo pauraaaa … >> scoppio con tale violenza che mi chiedo chi di noi due ora sia più disperato << e me la stavo facendo sotto.
<< Anch’io voglio un lavoro normale e una famiglia normale, che mi frega se sono famoso, che mi frega se sono bravo in quello che faccio, che mi frega se sono utile. A chi diavolo posso dire che sono terrorizzato ogni volta che esco? Non frega niente a nessuno esattamente come quando pilotavo. Servivo perché mia madre era rinchiusa nello 01, ora servo perché ho un mostro dentro… grazie a te. Il mostro però è utile non come te. Qui la pace ha un prezzo, la prosperità di un gruppo ha un prezzo e il conto è nella mia mano. Ma io non mi lamento, io non piango, io resisto, io reagisco, io vinco, VINCOOO, hai capito?
<< Io almeno accetto di essere un mostro, uno dei tanti, e non faccio tutte queste storie, lo so che per me non ci sarà riscatto ma devo crederci >> di colpo persino l’immagine che formulo di me stesso, dal momento che fatico a percepire il mio corpo, perde energia e si affloscia << o non troverò la forza di restare vivo. Io sono coraggioso, non come te, e andrò avanti finché… finché sarò vivo perché… perché così ho deciso. Io decido, io non obbedisco a nessuno. >> lancio a casaccio il muro di parole che mi protegge. << E sopporterò le conseguenze e non fuggirò e mi assumerò le mie responsabilità e proteggerò la mia casa e… e… e… e un giorno scoprirò che davvero non ho più una casa, che non c’è più posto per uno come me… e cadrò in un buco nero… e diventerò solo un brutto ricordo… e POI PIU’ NIENTE perché… perché verrò buttato anche come fantasma. La vita va avanti e mi rode il culo che gli altri saranno felici senza di me mentre io non conoscerò né pace, né felicità.
<< Ma io non piango e continuerò a portare a termine ogni missione e un giorno… un giorno mi ammazzeranno perché è così che finirà la nostra storia. E io mi farò ammazzare… e mia figlia amerà un altro padre. Per colpa tua la mia vita finirà presto e male e non saprò cosa vuol dire essere amati e soprattutto non saprò cosa vuol dire essere innamorati >>.
<< Dio >> rivolgendomi ad entrambi, << diooooo quanto vi odio! Dio… quanto mi odio! >>[3]
 
<< Maledetti ragazzi! >> impreco quando sono già in vista delle mura che circondano il villaggio. << Però è servito cazziarli. La prossima volta ci andrò più pesante. Forse se ne andranno per sempre >>.  
Finalmente i miei arti hanno ripreso a funzionare, la testa invece se la sta prendendo comoda. Urlo contro la manica del giaccone un paio di volte, non per necessità ma per scrupolo. Non mi era mai successo di dover affrontare una crisi tanto forte. << Ci vorrà un po’ prima che ritorni in asse. Meglio non pensarci. Dai, sono quasi arrivato. Chissà che faccia faranno davanti ad un morto tornato in vita!?  >>
Manca poco meno di un miglio al traguardo, mi fermo sulla linea ideale che per me, e da qualche anno anche per gli altri, delimita il mio personalissimo confine tra il dentro e il fuori. Lo faccio ad ogni ritorno per consentire alle vedette di identificarmi e per dare istruzioni. Apro e chiudo la mano destra come sono solito fare in parecchie occasioni, soprattutto quando devo prendere una decisione importante o non ho tempo per pensare e, pertanto, non mi resta che affidarmi all'istinto.
Lasciando steso un dito comunico che non ci sono problemi e che possono farmi entrare; due dita significano: non aprite perché forse mi stanno seguendo; tre dicono: ho avuto brutte giornate, c’è un tiranno cattivo che scalpita dentro di me e sarò costretto a passare la notte fuori.
Ho aperto la mano quattro volte e quattro volte l’ho richiusa e non ho comunicato niente. Guardo imbambolato il luogo che chiamo casa, abitato dalle persone che compongono la mia famiglia e… << per quale motivo >> dalle profondità della mente parte lo stesso pensiero che poco fa mi era quasi costato il senno << devo tornare? >>.
Perché chiamarla casa? Io non ho niente a che spartire con questo posto, io non ho niente a che spartire con nessun posto. Perché questo luogo dovrebbe essere diverso da altri villaggi o accampamenti che mi offrono cibo e ospitalità per la notte? Io sto bene qui, fuori dalle mura, dove tutto è puro perché non conosce alcun senso.
Una brezza piacevole soffia alle mie spalle e spezza un’afa opprimente. Mi volto nella direzione del vento e ho come l’impressione che mi stia chiamando. Il Caos mi sta chiamando, mi riconosce come suo figlio e mi offre in dono il suo qui ed ora, i suoi punti e i suoi istanti. Lì non c’è… << niente >> pronuncio a metà tra l’emozionato e l’inorridito. Riprendo a guardare il villaggio. << Io non voglio tornare a casa. Ci sono i miei cari, lì sarò Shinji e troverò relazioni che cambiano e io… >>
Il fango che avevo gettato addosso ai miei fantasmi serviva a proteggermi da una scomoda verità: << io ho paura delle persone. Io… io esco perché ho paura di loro. Per me è una fatica stare insieme agli altri, io non so gestire le relazioni, sono troppo fluide, sono entropiche. Non è la mia famiglia a volermi fuori, sono io. Sono io che sto perdendo il mio posto. E, se perdo il mio posto come faccio a recuperarlo, come faccio a trovarne un altro? È troppo difficile. Io so essere soltanto un cacciatore, io sono a casa solo qui fuori. La mia maschera si è impossessata di me. Aiutatemi!!! >> supplico a voce così bassa che non sono sicuro di aver emesso un suono.
<< Chi sei? >>
Prima della domanda ho sentito armare il cane di una pistola. Mi hanno visto e, avendo pensato che fossi morto, non erano certi della mia identità.
Mi concentro sulla sentinella che sembra essersi materializzata dal nulla. Fa parte della mia casa, quella che difendo ed è… un predatore. I predatori come me fanno parte della mia casa, sono nella mia casa. Come è potuto accadere, come ho fatto a non accorgermene? Quest’uomo lo conosco, eppure mi sembra uno straniero. << Sono io. Abbassa la pistola! >>
<< Chi sei? >> ripete con maggiore fermezza.
<< Abbassa quella cazzo di pistola >> urlo cancellando ogni germe di sentimento e rivestendo i panni del cacciatore. No, il bastardo che ho davanti non è un predatore. Al posto, nel dubbio, suo avrei già sparato. << Se non lo fai ti porterò con me a caccia >> e ti farò sparire. << Hai capito adesso chi sono? >>
<< Credevamo fossi morto >> risponde più conciliante ma senza rinunciare a tenermi sotto tiro, come se anche lui riconoscesse in me un intruso, qualcuno venuto a mangiare i suoi cuccioli.
<< Mi stai stancando >> ribatto e intanto, lentamente, avvicino la mano al fucile.
<< Su abbassa la pistola, non vedi che è Shinji? >>
È la voce di Kensuke. Ero così concentrato sul pallido riflesso di me stesso che non mi sono accorto del suo arrivo. Il tono è gentile ma per sicurezza punta il fucile sulla nostra vedetta. << Ci hai fatto preoccupare, Ragazzo >> mi dice con fare amichevole, fermo a pochi metri di distanza, la stessa che avrei cercato per tenere sotto tiro due minacce.
"Perché", mi chiedo fissando l’attenzione su un dettaglio inutile, "perché si sta facendo crescere la barba?"
<< Tutto bene, Shinji? >> riprende a parlare. << Che fai lì impalato? >>
Migliaia di suoni, latori di altrettante risposte che si accavallano e si contraddicono, prendono d’assalto la gola ma non trovano l’uscita. Non riesco a muovermi, non riesco a prendere una decisione. Se faccio un passo, perderò l’abbraccio confortante del Caos e dovrò accettare la mano tesa dell’Ordine con il suo tempo e il suo spazio che si srotolano e danno forma alla sostanza, concepiscono le emozioni, alimentano le speranze. Se faccio un passo non potrò sfuggire ai sentimenti, non potrò sfuggire al senso di colpa, non potrò sfuggire alla paura della delusione; conoscerò ancora il rifiuto,sarò abbandonato. Non potrò difendermi da ciò che sono e il mio nome, tutti i miei nomi torneranno ad essere una condanna. Se faccio un passo in avanti la vita si riempirà di falsi significati, di un pluralità di sensi tutti arbitrari e incomprensibili. Io non posso far parte di questo luogo. Chi mi accoglie ha potere su di me perché ho bisogno di essere accolto e io non accetto di essere debole. Io ho il controllo. Io decido.
<< Allora, cos'hai deciso? >>
Anche Asuka è uscita per venirmi incontro. Ha superato Kensuke di volata e mi raggiunge fermandosi a pochi centimetri da me. A dividerci è solo un passo, quello che permette di oltrepassare il confine tra il dentro e il fuori, tra Ordine e Caos, tra la vita in espansione e la vita in contrazione. Indossa una lunga mantella nera – la sua versione del giaccone del cacciatore – con un cappuccio del medesimo colore che le copre i capelli e la fronte ma non l’azzurro dei suoi occhi che, gelidi, mi pugnalano.
Mi appare arrabbiata sebbene il broncio costruito soprattutto per me serva quasi sempre a celare la ricchezza della sua natura e l’imprevedibilità di un cuore troppo caldo perché possa risultare sopportabile… anche per lei.
<< Ehi, Stupishinji, sto parlando con te >> torna alla carica non avendo ricevuto risposta.
<< Non chiamarmi così! >> reagisco senza pensare. Risponderle a tono sempre e comunque, tranne quando si tratta dell’educazione di nostra figlia, è diventato il mio imperativo. Mi aiuta ad assumere un punto di vista diverso visto che nessuno possiede la verità; di certo mi rifiuto che sia lei a sventolarla come uno stendardo. In più mi consente di tenerla a distanza. Con Asuka la gestione della distanza è sempre importante.
<< Che ti prende? Non vuoi tornare? >> replica infastidita la mia rossa che, da quando la conosco, non ha mai abbassato la guardia con me.
<< Non lo so >> sospiro mentre, dimenticando che sto parlando proprio con lei e che più in là c’è Kensuke, controllo rapidamente le vicinanze assecondando l’istinto che mi ha fatto sopravvivere in territori sconosciuti.
<< Che vuol dire? >>
Torno a guardare Soryu e mi sorprende la sensazione che il disappunto abbia ceduto spazio a qualcosa che assomiglia a preoccupazione.
"Si preoccupa per me?"
Mi indaga con insolito scrupolo quasi cercasse di riconoscermi o di scorgere sulla mia faccia le ragioni del male che porto dentro.
Mi volto di nuovo alla ricerca del Caos nella speranza che mi assista ora che non riesco a decidere. << Non lo so, Asuka >> ripeto incolore.
<< Ma sei stupido!? >> urla afferrandomi una mano e obbligandomi così a compiere quel passo.
Guardo il mio piede oltre la linea mentre la stretta di Soryu si fa più intensa e penso:<< Accidenti! Sono dentro >> penso ad alta voce
<< Tua figlia ti sta aspettando, non puoi andartene di nuovo. Lascia almeno che ti veda >>. Asuka mi tira, quasi mi trascina. << Teme… eravamo convinti che ti avessero ucciso e non sapevamo neanche dove cercarti. Tu… tu sei stanco >> ansima, << sei solo stanco. Se poi… se poi hai deciso di non tornare, almeno dillo! Ce ne faremo una ragione >>.
E’ proprio questo che temo e non potevi che essere tu a dirlo. << Non ho ancora deciso >>.
Asuka si ferma di colpo e sono costretto a saltellare sul posto per non rovinarle addosso. << Che hai, Shinji? >> mi chiede riprendendo a fissarmi ma questa volta riconosco chiaramente sul viso e nella voce i segnali di un'inquietudine che ho potuto leggere poche volte. << Cos’è successo? Hai capito dove ti trovi? Lo sai che qui sei al sicuro, vero? >>
Il muro che alzo quando sto con lei si buca e cedo alla tentazione di soffermarmi su quelle iridi di un azzurro cristallino che riesco a guardare senza arrossire soltanto quando litighiamo. << Davvero, Asuka? >>
Soryu sgrana gli occhi, anche il sinistro appena un po’ coperto da una palpebra che non tornerà mai più ad alzarsi del tutto. Stupita, come se l’avessi colpita a bruciapelo, davanti ad un occhio e una benda scopre che anche la sua difesa è stata violata ma l’istinto si risveglia e l’aiuta a correre ai ripari. << Andiamo! >> tuona stridula serrando la presa e riprendendo a camminare.
<< Shinji, sei a casa. Andrà bene, vedrai! >> mi fa Kensuke battendomi una mano sulla spalla quando gli passiamo accanto. La sincerità del suo sorriso è sporcata da una certa tensione, non so se per le mie condizioni – in effetti non ho avuto il tempo di prendermi cura del mio aspetto – o perché … Perché stringo il manico del fucile? Sono a casa, non dovrei sentirmi in pericolo. << Do il segnale a  Toji che non ci sono problemi, vero Shinji? >>
<< Muoviti, Shinji! >> insiste Asuka applicando maggior forza per vincere la pesantezza delle mie gambe. << Dobbiamo sbrigarci >>.
È strano sentire le sue dita che circondano e stringono il mio palmo, non ci capita spesso di… tirarci per mano. È piacevole e risveglia una fame diversa, quella di un po’ di pace con lei. Davvero, mi basta questo. Non sono più il tipo che si fa guidare e sono perfettamente in grado di camminare da solo, però ho assoluto bisogno di conferme, di rendermi finalmente conto che sono tornato a casa.
Questa mano è il calore della vita di dentro, è il conforto di un momento, la certezza che esiste ancora un posto per me. Eppure mi ricorda che tutto può cambiare, che tutto può essere già cambiato. Da quando ho ricominciato a temere il cambiamento? Che io stia di nuovo fuggendo?
<< Avanti, Shinji, non sai camminare da solo? >> le parole sono ruvide, non il tono della voce che sembra tremare mentre si accorda ad improvvisi e piccoli scatti della testa. Asuka guarda avanti e tira su col naso.
<< Perché piangi? >> le chiedo.
<< E’ lo stress >> ribatte senza voltarsi. << Tutte le persone piangono. A te non capita? >>
<< No! >>
Soryu si blocca un’altra volta, un’altra volta si gira e mi mostra le lacrime che scendono senza vergogna sulle guance facendole sembrare più tonde. << Tu… tu >> balbetta << Com’è possibile? Tu piange … >>
<< Lo sai che non piango più >> non ci riesco da quel giorno.
Ho l’impressione che il colore dei suoi occhi venga risucchiato dall’interno così come la tonalità di rosso delle labbra sottili. Ha capito a cosa mi riferisco. E, si, non piango da dieci anni, neanche una lacrima.
<< Avanti, Shinji. Siamo quasi arrivati >> mi esorta dando un altro strattone per tirare il braccio e con esso tutto il mio corpo. << Non c’è tempo >>.
<< Perché? >> la seguo. << Perché non c’è tempo? >>. Siamo dentro, qui c’è tutto il tempo che ci occorre, maledizione!
<< Sta arrivando un temporale >> risponde sempre più concitata. << E muoviti! Dammi una mano! Non puoi farti trascinare come un inutile bamboccio >>.
Per poco non sbatte contro il mio petto quando inchiodo dopo aver azionato il freno d’emergenza. << Non hai alcun diritto di parlarmi così >> ringhio con lei talmente vicina che, se volessi abbracciarla, non dovrei neanche stendere il braccio. << Non farlo mai più! >>
<< Credi di spaventarmi? >> para e contrattacca lanciandomi un’occhiata che non saprei dire se carica di odio o di compassione. Ma siamo abituati ad incornarci come due tori alla carica e non mi pongo il problema di interpretarla. << Non mi fai paura, il tuo stupido soprannome non mi fa paura. Devi lasciarlo fuori dalla nostra casa. Non hai più l’età >> continua sprezzante << per giocare al cacciatore. Tu sei Shinji, Shinji e basta e sei… >>
<< Cosa, Asuka? Dimmi cosa sono una volta per tutte! >> esalo amareggiato con la voce greve propria del cacciatore, stringendo la mano che avvolge la mia. << Dimmi che cosa diavolo è il tuo Shinji. Così, se non mi piace, posso toglierlo di mezzo e la facciamo finita >>.
<< Fa’ come ti pare! >> Asuka si libera e mi spinge via. << Vattene se vuoi >> continua quand’è di spalle e colma a rapide falcate i pochi metri che la separano da una delle porte d’ingresso. << Così la facciamo finita una volta per tutte >>.
Meno male che al ragazzo ho fatto la predica dicendo io mi muovo, io decido. Il problema è che Asuka ha deciso per me perché non sapevo cosa scegliere ed ora che la sua mano non stringe più la mia, ora che ho rifiutato la sua mano, quella che anche lei ha paura di tendere almeno a me, sono di nuovo fermo e mi chiedo cosa accadrà non appena avrò varcato la soglia. Nonostante la porta sia aperta giurerei di vedere, a sbarrarmi il passo, una parete di energia, come gli at field che i nostri Eva riuscivano a produrre, quelli che proteggono l’anima degli individui e rendono possibili ma anche difficili le relazioni.
<< Forse non mi è ancora passata >> rifletto notando che Toji dall’alto della torretta ha appena rimesso a dormire il fucile di precisione.
<< Shinji >> torna di nuovo la voce, che mi raggiunge questa volta calda e buona, di Asuka. Mi sta aspettando proprio sul confine segnato dal varco nelle mura. << Non vuoi entrare? >>
Saresti una moglie stupenda per tutti coloro che non sono Shinji. << Si, Asuka >> mi rassegno. Ho fatto anche troppo casino e, se sono arrivato fin qui, forse mi conviene compiere quest’ultimo passo. << Voglio entrare >>.
 
Una piccola folla mi accoglie in silenzio come in una veglia funebre. Li conosco tutti, potrei salutarli uno ad uno chiamandoli per nome. Dovrei essere contento e, invece, considero soltanto che sono in troppi, troppo vicini, quasi tutti armati e che non ho il controllo del perimetro. Stringo il calcio del fucile e il manico del coltello per obbedire al bisogno di restare calmo ed al tempo stesso pronto.
<< Avete visto un fantasma? >> urla Suzuhara per risvegliare il pubblico da quella collettiva trance ipnotica. << È Shinji. Manca da tre settimane. Che vi aspettavate, che fosse fresco come una rosa? È naturale che adesso assomigli ad Eric Draven[4] appena uscito dalla tomba … In effetti >> mi analizza perplesso grattandosi il capo, << ci assomigli tanto, ma proprio tanto >>.
Il mio infallibile cecchino trova sempre il modo di buttarla a ridere sparando una delle sue cazzate. Potrei invidiare la sua capacità di scovare il bello anche dove non c’è se in questo momento me ne fottesse qualcosa di lui e di tutti gli altri.
<< Ehi Shinji, tutto bene? >> mi chiede toccandomi un paio di volte il petto con la mano per attirare la mia attenzione ancora concentrata sulla folla che non dà l’idea di volersi disperdere. << Loro sono qui per salutarti. Eravamo tutti in pensiero. Dovrai raccontarci parecchie cose e non fare come al solito che riduci una vita intera ad un telegramma >>.
<< La bambina? >> domando sbattendo rapidamente le palpebre dell’occhio destro a mo’ di tic per scaricare l’eccesso di … concentrazione.
<< Dovresti andare da lei ad abbracciarla. Ne ha proprio bisogno e … >> strizzando l’occhio ad Asuka un po’ defilata alla mia destra << non solo lei >>.
<< Vado >>.
<< Aspetta, aspetta, Paparino! >> mi blocca. << Prima fatti visitare. Sakura si è già precipitata nell’infermeria. Che vuoi farci, sei il suo paziente preferito. E poi, Paparino >> mi squadra con un’espressione compassionevole e disgustata, << forse ti conviene darti una ripulita. Non vorrai sporcare tua figlia? >>
Non sa perché ma ha capito quale parte del suo discorso mi ha appena mandato in bestia.
<< Paparino, sei a casa >> fa per confortarmi e intanto torna a cercare tutt’altro che sereno lo sguardo di Soryu.
<< Avverto Sakura che Shinji ha avuto un altro dei suoi attacchi >> scatta la mia rossa che, evidentemente, legge nel pensiero del mio fratello.
Sparisce rapidamente facendosi largo tra gli spettatori senza fare troppi complimenti.
Mi sa che non sono stato bravo a coprire le tracce.
<< Kuchinawa sta dormendo, hai visto? Sarà un buon ritorno >> finge di ammiccare il mio fratello toccandomi un braccio con il gomito.
Kuchinawa, ovvero la corda marcia, è il nome che al villaggio hanno dato alla dominante del rapporto tra me e Asuka; meglio, è l’espressione che usavano per prenderci in giro. È da parecchio, infatti, che non lo sento nominare, forse perché si sono tutti abituati alla nostra relazione di merda e poi non siamo più ragazzini. Quando Kuchinawa dorme vuol dire che probabilmente tra me e lei andrà bene… in tutti i sensi, in genere soltanto in quello; quando è sveglio ciò che resta del Giappone è costretto ad ascoltare i nostri litigi. La mia voce non è più acuta e stridula e può competere benissimo con quella di chiunque. In quei momenti non cerchiamo mai una soluzione, né di comprendere la ragione dello scontro, ci affrontiamo e basta con tutta la forza, a muso duro e senza esclusione di colpi. A prescindere dalle sue motivazioni, io ho preso l’abitudine di non dargliela mai vinta anche quando sono d’accordo con lei, sempre a patto che non riguardi la nostra bambina, perché in quel caso sappiamo comportarci da adulti responsabili. Non è questione di orgoglio ma di pressione. Se riesco a colpirla con le parole, se riesco ad assorbire i colpi inferti dalle sue, non sarò tentato di prenderla per la gola sollevandola da terra. Se lo facessi ora probabilmente le spezzerei il collo prima ancora di soffocarla.
Quando Kuchinawa è sveglio può finire in due modi: 1) io e lei riusciamo fortunosamente a trasformare l’aggressività e finiamo a letto, ma succede raramente; 2) alla fine perdo e dormo da solo nel grande capannone vicino alle mura che un tempo serviva ad accogliere gli altri “ritornarti”.
<< Shinji >> di nuovo Toji che adesso prova a scuotermi, << ci sei? Ti senti bene? Shinji, ehi Shinji… >>
<< Vado a ripulirmi >> batto un colpo e rinuncio alla sicurezza che mi garantisce il contatto con le mie armi. Ho deciso: se vogliono uccidermi almeno questa volta non mi difenderò. Se vogliono uccidermi faranno bene a non sbagliare.
<< Shinji, se ti serve qualcosa, faccelo sapere >> Toji è alle mie spalle ed alza il volume. << Ricordati che sei a casa >>.
Shinji, Ragazzo, Paparino, tanti nomi che racchiudono altrettante identità e confezionano i ruoli che dettano le regole dei nostri rapporti. Ho tanti nomi e non so chi sono, non so neanche se voglio saperlo. A capo chino osservo la mia ombra camminarmi a fianco.
<< Sono l’uomo della guerra. Mi chiamano >> do forma ai pensieri mentre sottovoce mi rivolgo al mio negativo in movimento << …  mi chiamano Furia Buia e non so più qual è la mia casa >>.
 
 
 
Intanto, nell’universo denominato “Shikinami” …
<< Furia Buia, sei un cartone animato! >>
Quando i quattro cacciatori, invece di studiare il nemico, perdono tempo a bere e a chiacchierare.
 

 
<< Ci hanno visti! >> sibilo appiattendomi al suolo per nascondermi dietro un piccolo dosso naturale.
<< Ma no, non si sono accorti di noi >> sbadiglia Furia Buia che, comodamente sdraiato su un fianco, sembra più interessato a studiare me che i soldati della Nerv alle prese con le grandi manovre in previsione dello scontro imminente preannunciato proprio dai miei fratelli.
<< Certo che si muovono parecchio >> valuta Orso stirandosi come chi si è appena svegliato. << Fa caldo. Gendo è proprio un negriero >>.
<< Sanno che i cacciatori impegneranno la loro fanteria >> Musashi dà l'idea di voler partire con una delle sue solite lezioni << e il mega capo non ama le sorprese >>.
<< Grazie per il chiarimento >> commenta sarcastico il Paparino che non si volta neanche a guardare il fratello dai capelli dorati.
<< Almeno lui ci prova >> sputo un po’ di veleno dal momento che è passata una settimana dal loro ritorno e non sono riuscito a carpire uno straccio di informazione.
<< Perché sei sempre impaziente? >> mi rimprovera Orso.
<< Lascialo stare! >> mi difende il Paparino. << Ha ragione, non li abbiamo detto niente. È naturale che sia un po’ incazzato >>.
<< Posso anche capire >> ribatto << che non vogliate parlarmi del vostro passato ma qui si tratta anche del nostro futuro. Gradirei sapere cosa mi aspetta >>.
<< E chi non lo desidera? >> mi smonta Furia Buia come ha fatto puntualmente in questi giorni.
<< Non è incazzato per questo >> il Biondo parte alla carica e batte una manata sulla schiena del cacciatore dall’occhio magico. << È che adesso ha la ragazza ed è costretto a passare il tempo con tre uomini >>.
<< Fanculo, Biondo >> ringhio al mio fratello a cui, a quanto pare, non disturba più sentirsi chiamare con il soprannome che non ha mai amato. << Io non ho la ragazza. Sono arrabbiato perché abbiamo soltanto perso tempo e non sappiamo ancora niente dei piani della Nerv. Basta! Vi dico che ci hanno visti. Sono in tre e sicuramente stanno per dare l’allarme >>.
I tre cacciatori non se ne danno per intesi e restano sdraiati con un’espressione rilassata da fine pic nic, come se in ballo non ci fosse la fine del mondo.
Porto ancora i trofei del Paparino che, dopo avermeli prestati giusto per farmi capire cosa si prova a camminare nelle sue scarpe, non me li ha più richiesti. << Non ho bisogno di trofei >> mi disse il giorno dopo il suo ritorno dal viaggio nel paese dei ricordi, rifiutando bonariamente il cinturone che gli stavo restituendo. << Ora per me sono semplici oggetti >>.
<< Ma sono questi trofei che fanno di te Furia Buia >> risposi confuso.
<< Non contengono la mia anima e il loro significato è nei miei ricordi non nel materiale di cui sono fatti. Non confondere la forma con la sostanza >>. 
 
Estraggo il coltello dalla lama seghettata, do un’occhiata al di là della protezione per valutare la posizione delle tre sentinelle che si muovono dalle nostre parti al fine di prevenire incursioni e attività di spionaggio. Tolgo la benda, accendo i miei occhi e << ho capito >> sbotto, << di questi mi occupo io. Sarò veloce[5] >>.
<< Certo che sei diventato davvero feroce >> Orso gira soltanto la testa. << Ti assomiglia >> continua guardando il ciclope.
<< Tale padre… >> ironizza Musashi.
Furia Buia non smette di fissarmi, riflette qualche secondo, quindi inizia a parlare: << non è necessario ucciderli, Ragazzo. Sappiamo che non ci scopriranno >>.
<< Dovresti dirgli due parole >> lo rimprovera l’armadio.
<< Questa vita è crudele >> replica il Paparino. << E poi sarei un ipocrita se lo riprendessi dopo avergli fornito cattivi esempi. Lasciamo che trovi da solo la sua strada >>.
<< La finite?! Ci servono informazioni >> ringhio furioso perché non capisco una tale leggerezza, non comprendo il loro cambiamento. Mi sembra di aver perso il mio posto e ora ho urgenza di trovarne un altro anche a costo di sostituirmi a Furia Buia, considerato che lui sta chiaramente rinunciando al suo.
<< Quelle già le abbiamo >>.
<< E allora condividetele anche con me. Come fate a sapere cosa accadrà? >>
<< La risposta è nel passaaaatooooo >> ulula il Biondo imitando il verso di un fantasma.
<< Non fare così >> lo ferma l’omone. << Non posso preoccuparmi di sapervi troppo vicini senza nessuno che vi controlla. Già è un casino tenere a bada te e il Paparino >>.
<< Hai presente i videogiochi? >> mi fa il cacciatore che prima aveva un pessimo carattere.
<< Se devi prendermi per il culo >> reagisco sempre più infastidito voltandomi nuovamente in direzione della piccola pattuglia dell’esercito di Gendo, << allora… allora … Ma, se ne vanno >> esclamo notando che le minacce hanno smesso di ispezionare la zona. << Forse si preparano al cambio di guardia >>.
<< Lasciando scoperta la postazione? >> chiede retoricamente Orso che finora non ha mai prestato la minima attenzione ai movimenti del nemico. << E’ vero che alla Nerv non sono famosi per l’addestramento dei militari ma un simile dilettantismo è impensabile >>.
<< Come… >> mi concentro sul Paparino con la domanda in canna e neanche il fiato per sparare.
<< Rimetti a dormire il coltello >> mi esorta con gentilezza. << Cosa stavo dicendo? Ah, si. In un videogioco, di quelli sparatutto, devi superare più livelli, studiare le mosse e gli skill dei cattivi, trovare il modo di ucciderli senza farti ammazzare e poi andare avanti, finché da bravo Supermario non salvi la tua innamorata >>.
<< Qui sarebbe un videogioco? >> domando elettrizzato avendo rapidamente valutato che, dati gli avvenimenti dei mesi trascorsi con loro e ciò che credo di aver intuito su questo mondo, una risposta affermativa non potrebbe definirsi completamente assurda.
<< No, neanche per sogno >> mi spegne Furia Buia. << È solo per farti capire >>.
<< Se fossi più esplicito e mi dicessi come stanno realmente le cose, non dovresti usare assurde metafore >>.
<< In un videogioco >> riprende incurante della mia frecciata << può accadere, anzi spesso accade che tu muoia. Allora devi ricominciare daccapo facendo tesoro dell’esperienza che hai maturato >>.
<< Quindi sono esistiti più mondi come questo? È per tale ragione che sapete cosa accadrà, vero? >>
<< Non sappiamo esattamente cosa accadrà. Ogni volta che ricominci il gioco non ripeti le stesse azioni, né secondo gli stessi tempi. Però hai più informazioni, impari dove trovare l’uscita per il livello successivo e quali avvenimenti si ripresentano perché così prevede il programma >>.
<< Per esempio >> interviene Orso, << sapevamo che quei tre non ci avrebbero dato fastidio >>.
<< È vero >> conferma Furia Buia che non sembra contrariato dalle continue interruzioni. << Noi siamo al corrente… >>
<< Siete cambiati >> sospiro, << soprattutto tu >>.
<< Le esperienze ti cambiano >> chiosa il Paparino alzando le spalle. << Noi conosciamo questo livello nelle sue linee generali, gli eventi significativi ma non possiamo prevedere con matematica precisione il futuro. Tuttavia siamo in grado di stabilire dove più o meno conviene farsi trovare ed entro quale lasso di tempo. Per il resto si tratta di adattarsi alle situazioni così come si presentano >>.
<< Quindi, sapete già cos’ha in mente Gendo? >>
<< Sì >> mi dice Musashi << e conosciamo le contromisure che possono bloccare gli avversari e mandarti in meta >>.
<< Da che dipende allora l’incertezza? >> domando girandomi anch’io su un fianco per guardare in faccia il Paparino, rassegnato a seguire la direzione del vento.
<< In un videogioco ogni nuova partita ha una storia a sé >> spiega il ciclope. << Inoltre, qui ogni partita è come se fosse un nuovo e diverso gioco poiché noi quattro siamo collegati al suo ideatore e ci influenziamo a vicenda. Mi raccomando, non prendere ciò che dico alla lettera >>.
<< Stai affermando che il dio di qui, oltre a restituirvi la memoria, vi ha spiegato quali sono i suoi piani? >>
<< Non è stato dio a restituirci la memoria, si è limitato a fissare un appuntamento. Noi ricordiamo perché eravamo pronti e abbiamo scelto di ricordare. Quanto ai piani, si, ce li ha spiegati o almeno le novità >.
<< Avete parlato con dio? >>
<< Ho parlato io >> precisa Furia Buia << e poi … >>
<< Oh si, eccome se ci ha parlato >> ridacchia Musashi.
<< Ah, non rompere! >> Paparino arrossisce. << Considerala l’ultima sigaretta per un condannato a morte. A proposito di sigaretta, Orso passami uno dei tuoi sigari >>.
<< Perché non te li compri? >>
<< Non fare il tirchio. E’ da un po’ che non fumo >>.
<< Ragazzi >> interviene Musashi, << facciamo le cose come si deve >>. Estrae dal giaccone una fiaschetta e prosegue: << in attesa di Venere, diamo retta pure al dio Bacco. Anche tu, Shinji, così finalmente la smetterai di tenere il broncio e vedrai un po’ il bello >>.
<< Sì ma vedi di non fartelo piacere troppo >> mi ammonisce Furia Buia accendendo il suo mezzo sigaro con uno dei fiammiferi che gli avevo passato. << Quelli come noi sono soggetti alle dipendenze. Gli sta bene il giaccone, non trovate? >>
Sento accendersi il volto perché Furia Buia mi aveva fatto provare anche il suo spolverino e, a differenza delle armi, non mi sono mai offerto di restituirglielo.
<< Tienilo pure! >> sorride dopo aver aspirato un paio di volte per tener viva la brace.
<< Se già siete al corrente dei piani di Gendo perché allora >> mi avete costretto a stare una settimana lontano da Asuka << ci troviamo qui? >>
<< Per addestrarti lontano da occhi indiscreti >> risponde il cacciatore con la barba.
<< Addestrarmi? Qualche lezione aggiuntiva di meditazione ed esercizi di lotta con il bastone lungo lo definite addestramento? E poi vi siete fissati con quell’assurda storia che devo fischiare >>.
<< In realtà, si può dire >> spiega Musashi << che insegnarti a fischiare è il cuore dell’intero allenamento >>.
<< Già e non è stato facile perché sei stonato >> sfotte Orso.
<< Non deve vincere un concorso >> interviene il Paparino. << L’importante è che non stecchi nel momento decisivo >>.
<< Perché mi prendete in giro? >> sbuffo infilando le mani nelle tasche dell’ex trofeo del cacciatore magico.
<< Non ti prendiamo in giro >> ribatte il ciclope. << Quando salirai a bordo dello 01… >>
<< Ti prego >> lo interrompo senza preoccuparmi di nascondere il disgusto, << non ricordarmi che devo pilotare >>.
<< Ma devi farlo >> mi ricorda il Biondo.
<< Sì… tuttavia, potreste usare un’altra espressione, per favore? >>
<< Va bene >> sospira rassegnato il cacciatore da copertina. << Allora, quando ti verrà chiesto di prendere la rincorsa e infilarti dritto nel ventre di tua madre… >>
Musashi si sposta appena in tempo per evitare la sassata che gli ho appena lanciato. Anche Furia Buia, che si trovava sulla traiettoria, è stato costretto a cambiare in tutta fretta posizione per schivare il proiettile di roccia.
<< E poi ti lamenti di Asuka quando ti chiama stupido >> il Biondo si lascia andare ad uno scatto d'ira. << Che ti prende? Prima non avresti mai reagito così >>.
<< Ma io si >> ghigna compiaciuto il Paparino.
<< In effetti, potevi risparmiartela >> si allinea Orso. << Comunque, Shinji quando arriverà quel momento, sarà bene che inizi a fischiare come un usignolo perché ti verrà messo il collare del peccato e il motivo che ti abbiamo insegnato è la combinazione della cassaforte >>.
<< Cioè fischiando riuscirò a liberarmi del collare in qualsiasi momento? >>
<< Sì >> risponde il Paparino. << Ti converrà aprire il lucchetto prima della fine considerato che il comando a distanza sarà sicuramente in mano a Ritsuko o a Kaji. Del resto l’ultima volta la signo… Misato non se l’è sentita di farti saltare la testa >>.
<< Quindi, hanno già deciso di uccidermi >>.
<< Non hanno mai cambiato idea. Tuttavia, se il loro piano dovesse fallire e tu vincessi potrebbero concederti una possibilità. Dipende da ciò che sceglierai di fare dopo >>.
<< A proposito di ciò che sce … >>
<< Ah >> mi blocca Musashi, << è chiaro che le altre pratiche sono ugualmente importanti, perciò non sottovalutarle >>.
<< Va bene ma per quale motivo Ritsuko avrebbe creato un collare bomba con antifurto a combinazione sonora che può essere disinserito da un motivo fischiettato nel pieno di una battaglia? Vi rendete conto dell’assurdità?! >>
<< Ancora ti stupisci? >> domanda con fare innocente l’omone mentre accende il suo sigaro. << Ehi Biondo, passa la borraccia! >>
<< La musica è armonia >> pontifica il Paparino afferrando al volo la fiaschetta che Musashi aveva lanciato ad Orso. << Si può dire che tutto è musica. Senza non potresti danzare >>.
<< Anche senza gambe >> brontola l’armadio all’indirizzo del fratello con un occhio solo (quello grande). << Non te la scolare tutta >>.
<< Quanta inutile violenza >> Furia Buia finge disappunto porgendo all’omone, dopo aver preso una ricca sorsata, il sacro contenitore di nettare come il testimone in una staffetta.
<< Ma… ma >> ripeto a singhiozzo << che c’entra il motivo della theme song di Fuga da New York? >>
<< Perché non ti piace? >> chiede Orso.
<< Il Paparino ha deciso così >> spiega Musashi alzando le mani come a rafforzare il senso della propria estraneità ai fatti.
<< C’entra perché piace a me >> taglia corto il ciclope.
<< I tuoi gusti diventano sempre più vintage >> commenta l’armadio con la barba. << Dovresti essere contento, Shinji. Un paio di settimane fa ti avrebbe fatto esercitare sulla versione metal >>[6].
<< Ma volete mettere il fascino di un brano di musica classica? >> critica il Biondo.
<< E no >> Paparino allarga le braccia. << Mi sono un po’ rotto le palle del genere >>.
<< Ma che diavolo avete? >> mi lascio sfuggire mentre frugo nella tasca del giaccone per prendere un fiammifero.
<< Non preoccuparti, Ragazzo! >> Furia Buia si stende a pancia in su portando una mano dietro la nuca. << Sei con noi. Ci interessa l’esito dello scontro ma ancora di più abbiamo a cuore la tua vita. Vedrai che andrà tutto bene >>.
Le sue parole riverberano in modo diverso nel mio cuore e capisco che l’altro Shinji sa come interpretarle. Ci raggiunge una folata di vento fresco che attenua l’afa della giornata. << Io ho fiducia in voi. Attraverserei l’inferno al vostro fianco senza lamentarmi ma… perché non volete dirmi niente? >>
<< Spara una domanda >> mi incita il Paparino, <<  forse a qualcuna possiamo rispondere >>.
<< Che cos'è è qui? >> parto con un quesito anche troppo abusato e che, a dire il vero, non è neanche tra i più importanti in questo momento.
<< Non è questo che vuoi sapere >> Musashi mi legge nel pensiero, credo come gli altri. << La vera domanda è: perché devo lasciare la mia ragazza? >>
<< Non devi lasciarla >> Furia Buia accetta la versione corretta di Musashi. << Non ti abbiamo chiesto di farlo >>.
<< In pratica sì >> replico per nulla rassicurato dalla risposta << visto che, se… quando avremo vinto e il mondo sarà in salvo, dovrò scegliere se restare con Asuka o seguirvi. Perché volete abbandonare il villaggio? >>
<< E’ la scelta che abbiamo fatto >> replica lapidario Furia Buia.
<< Ci sono le persone che amate, lì c’è la vostra casa >>.
<< Sai bene che non è così >> risponde mestamente.
<< No, non lo so >> frustrato, ringhio una menzogna. << E io allora? C’è la mia ragazza lì >> indico stendendo il braccio in direzione del villaggio dove probabilmente vi è ancora il wunder.
<< Non gridare! >> mi zittisce Orso portando l’indice alla bocca. << Se fai casino il videogioco cambia >>.
<< E Soryu? >> incalza Furia Buia.
<< Allora ditemi tutto >> sibilo inferocito mentre gli occhi iniziano a formicolare. << Io non possiedo la vostra conoscenza, non ho abbastanza elementi per scegliere >.
<< Invece hai tutte le informazioni che ti servono >> mi respinge con durezza il Paparino. << Non mentire a te stesso! Il problema è che non trovi il coraggio di decidere. Noi vogliamo che ti assuma le tue responsabilità; è addirittura più importante dell’esito della guerra con la Nerv. Per questo siamo d’accordo nel non interferire o nel farlo il meno possibile. Accettando di stare con noi ti sei impegnato a crescere e ad essere un uomo. Bene, ti stiamo trattando da uomo, come un nostro pari. Stabilisci quale via intendi seguire e prendi una posizione!… Non c’è >> la sua voce torna ad acquietarsi << una scelta giusta o sbagliata. Dipende… >>
<< … Dai punti di vista, me lo ripeti in continuazione >> concludo il ragionamento.
<< No, da cosa desideri veramente. È una questione di cuore, Ragazzo >>.
Da quando è tornato, Furia Buia non mi chiama più per nome e ciò mi dà fastidio perché Shinji non identifica soltanto il pilota, è anche il soprannome del cacciatore. << Almeno potreste rivelarmi i vostri nomi? Insomma, se proveniamo dalla stessa realtà, dovrei conoscerli >>.
<< Non possiamo dirti i nostri nomi >> risponde rammaricato Musashi. << I nomi contengono tutto. Se ti svelassimo le nostre vere identità ci prenderesti per pazzi o peggio. Tanto varrebbe vuotare il sacco >>.
<< Perché non chiedi al Paparino come mai lo chiamano Furia Buia? >> Orso mi passa la fiaschetta del Biondo e implicitamente mi suggerisce di non insistere.
Sto per rispondere al diretto interessato: evidentemente perché hai un carattere di merda. Tuttavia, un battito diverso articola un'altra frase: << perché sei un predatore notturno >>.
Il Paparino si gira di nuovo sul fianco e riprende a guardarmi. Sorride e poi inizia: << avevo forse un anno o un anno e mezzo più di te e da poco ero entrato in possesso del giaccone da cui hai preso uno dei fiammiferi che stai sgranocchiando >>.
Smetto di ascoltarlo per osservare le dita che tengono fermo il fiammifero ed elaborare la sensazione dei denti che masticano il legno. << Strano >> penso, << non l’ho fatto apposta >>.
<< Una notte stavamo perlustrando una zona vicina al nostro villaggio >> riprende il cacciatore. << Eravamo noi… noi quattro più… qualcun altro. Sentimmo colpi di arma da fuoco e grida e lamenti. La visuale era coperta da alcune dune di sabbia e da resti di case o di una … forse una base militare. Una volta raggiunto un miglior punto di osservazione notammo un piccolo accampamento improvvisato, di quelli che monti quando sei in viaggio e devi fermarti per riposare. Sicuramente al centro ardeva un fuoco ma quando arrivammo c’era solo brace >> Furia Buia si emoziona come se si trovasse di nuovo in quello spazio e in quel tempo. << Non saranno stati più di dieci, contando anche donne e bambini, e cercavano disperatamente di difendersi dall’attacco di un branco di predatori >>.
<< Perché li avevano aggrediti? >>
<< Non lo so, per derubarli, per prendersi le donne e i bambini, per mangiarli >>.
Per poco non ingoio il fiammifero. << Come? >> inorridito mi pare impossibile di essere riuscito a parlare.
<< Nel nostro mondo >> mi spiega, << o almeno in quello che abbiamo conosciuto fino a poco tempo fa, non c’era niente, non c’erano animali e le piante avevano da poco ripreso a crescere. Il nostro villaggio si trova al centro di quello che prima era il geo front, quindi per fortuna noi nei primi anni dopo il third impact siamo riusciti a cavarcela grazie alle scorte alimentari esistenti >>.
<< Però, adesso >> il Biondo tenta di mostrarmi il bello, << stiamo riportando la vita in quella terra. Il mare per parecchie miglia non è più rosso e si è già popolato di pesci, abbiamo reso fertile la terra e siamo riusciti a usare in modo creativo il materiale  e gli studi che conduceva lo staff di Ritsuko. Ora ci sono animali, pochi ma ci sono … come nel villaggio che già conosci >>.
Non c’è bello che possa salvarmi in questo momento, niente che possa distogliermi dalla nausea e dalla sofferenza che mi provoca il peso della responsabilità. Se avessi scelto diversamente, se a quella maledetta domanda avessi dato un’altra risposta io …
<< È terribile, lo so >> Furia Buia comprende e corre in mio aiuto. << Ricorda, però che … tu ci hai riportati in vita, altrimenti non saremmo qui. Purtroppo prima ancora era stato premuto il pulsante di reset e non abbiamo il diritto di sfuggire a questa consapevolezza. Siamo stati costretti a ripartire da zero in una realtà che sembrava morta tanto era sterile ed inquinata e in cui un po’ tutti eravamo anime vaganti che lottavano per sopravvivere. In ogni uomo si nasconde un animale, te ne ho già parlato, e, quando le strutture sociali e i punti di riferimento morali crollano, quell’animale almeno all’inizio diventa quasi inarrestabile >>.
<< Ma noi siamo stati un seme di ordine in quell’inferno di caos >> mi dice Orso toccandomi la spalla.
<< Quelle persone sono morte? >> per nulla rincuorato ho come l’impressione di trovarmi in quel luogo e in quel tempo e di dover decidere se e in che modo prestare soccorso alle prede.
<< Alcune ma ci siamo mossi bene e rapidamente >> risponde il Paparino. << Inoltre, avevamo in dotazione visori notturni a differenza degli aggressori e questo vantaggio ci ha permesso di acquisire informazioni e pianificare rapidamente una strategia. Del resto, al di là delle finalità umanitarie non potevamo consentire a quelle creature di scorrazzare vicino alla nostra casa >>.
<< Cosa accadde? >>
<< Accadde >> è Musashi a rispondere << che il Paparino come al solito mandò a puttane tutti i piani >>.
<< Ma no >> si difende il ciclope, << si verificò un imprevisto e fui costretto ad adattarmi >>.
<< L’imprevisto >> spiega Orso << fu un bambino, non doveva avere più di sei anni, che, accortosi della presenza del Paparino, dimenticò di restare al coperto e, gridando come un ossesso contro i bastardi che li stavano massacrando, disse: siete morti, è arrivato Furia Buia >>.
<< A quel punto >> continua il Biondo << il tuo Paparino è partito a razzo ed ha iniziato a sparare >>.
<< Si era esposto e temevo che l’avrebbero ucciso >> si giustifica il cacciatore. << Inoltre, aveva rivelato la mia presenza. Mi sembrava inutile attenermi al programma che avevamo concordato >>.
<< E io che ho fatto? >>
<< Tu sei sempre stato più… prudente. Io, sì, in effetti ero quello calcolatore fino ad un certo punto, ovvero fino a quando non mi partiva la brocca. Comunque ti trovavi un paio di passi dietro di me e mi hai seguito >>.
<< Come ha fatto quel bambino a vederti? >>
<< Gli è bastato girarsi. Ero… eravamo già nell’accampamento >>.
<< Senza aspettarci >> sospira Orso.
<< Conoscevo meglio i sentieri, mi sono… ci siamo trovati a seguire la via più breve. E’ stato un caso >>.
<< Come no! >> sputa il Biondo. << Dovevi sempre stare avanti… da solo >>.
<< Perché? >> gli chiedo.
<< Tu sai perché, Ragazzo >> risponde il Paparino.
Sento il vento che fa sbattere una porta nella mia mente, sono consapevole che mi basterebbe affacciarmi per dare un’occhiata all’interno. Una sola occhiata e capirei ogni cosa, o anche solo qualcosa di importante. Ma non posso, una fitta nebbia ora mi avvolge e non riesco a vedere. Torno in me quando una lacrima si tuffa sul naso e un pensiero trasportato dal vento diventa un sussurro: << è come se non volessi capire >>.
<< Quando non ti senti al sicuro >> il cacciatore dall’occhio magico con voce gentile riprende il racconto, << hai bisogno di sognare un eroe, perché un uomo non basta. Vale per noi adulti, figurati per un bambino. Aveva paura e ha invocato l’aiuto del suo protettore >>.
<< E chi era il suo eroe? >>
<< Il suo spirito era racchiuso in ciò che restava di un poster che stringeva tra le mani. Il poster di un film di animazione che mostrava un drago, non ricordo se di colore blu o completamente nero, di nome Furia Buia. O forse quello era il nome della sua razza. Non ho mai compreso il perché di quell’associazione … Insomma >> libera una risata distorta carica di angoscia, << all’epoca sia io che te avevamo entrambi gli occhi, non c’erano cicatrici visibili e non eravamo dotati di ali. Nessuno avrebbe potuto negare che fossimo umani. Ma quel bambino aveva visto un drago. Per farla breve... >>
<< Sei un cartone animato[7] >> sorrido amaro. << Li abbiamo salvati, immagino >>.
<< Certo >> conferma l’omone, << e poiché non erano predatori li abbiamo accolti come nuovi membri del nostro branco >>.
<< Il bambino? Si è salvato >>.
Il drago sbuffa fuoco mentre schiaccia a terra il sigaro. << Così ci piace ricordare >>.
<< Shinji, ricominciamo il giro! >> propone, tetro, Musashi, riferendosi al succo di Bacco. << Mi avete fatto passare la voglia di ridere >>.
<< Prendi! >> obbedisco dopo aver ingurgitato la mia parte per inquinare l’amaro che mi stava nauseando. << E’ quasi finita >>.
<< Passiamo dalla grotta >> propone il cacciatore da copertina. << Non fa niente se allunghiamo di qualche ora >>.
<< Andate! >> dico. << Io vi aspetto al villaggio >>.
<< Perché non vuoi venire con noi? >> chiede Orso.
<< Voglio vedere la mia ragazza >> rispondo.
<< Ma ìi >> fa il ciclope, << andiamo a vedere lasua ragazza. Meglio non perdere tempo, tanto qui abbiamo… >>
Furia Buia si volta di scatto e prende a scrutare in lontananza come fa quando avverte un pericolo, eppure non attiva il suo occhio.
<< È la bambina? >> chiede, appena più in allarme del consueto, il cacciatore con la barba.
<< Ci sta studiando >>.
<< Chi? >> domando attivando i miei sensi extra. Scandaglio i dintorni ma non percepisco niente.
<< La conoscerai >> risponde l’omone. << Paparino, pensi che ci darà problemi? >>
<< Dopo l’ultima volta non oserà attaccarci quando stiamo insieme e dubito che qui troverà ancora alleati per scatenare una tempesta. Lasciate che ci osservi. In cuor suo non vuole farci del male >>.
<< Peccato, allora, che non ascolti il suo cuore >> commenta Musashi.
<< Un vero peccato >> ripete il Paparino che, cambiando discorso, continua: << Mari cos’ha deciso? >>
<< Ha detto che vuole riferirtelo di persona >>.
<< Muoviamoci, allora! È un motivo in più per tornare >>.
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni
e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Mattina del 3° giorno a casa
<< Coccolami un po’! >>
Quando Furia Buia grazie a sua figlia smette di cadere.
 
 
Oggi è il terzo giorno che sono a casa e percorro senza pace e, cosa peggiore, senza una vera ragione il muro di cinta che ci separa dall’esterno. Ho bisogno di fare qualcosa o finirò per impazzire. Non ho un piano B per impiegare il tempo quando non sono a caccia e non saprei in che altro modo essere utile. Io non so fare altro. La specializzazione in natura è sempre un’arma a doppio taglio, in particolare nel mio poiché non amo ciò che faccio. Ora che sono all’interno dei confini odio il cacciatore e la vita che conduce perché mi obbliga a sentirmi ospite tra i miei cari, esule nella mia stessa isola[8].
Al sicuro all’interno dell’Ordine, le contraddizioni della mia natura si stirano fino a spezzarmi; al sicuro all’interno dei confini, vivo il tempo come gli altri essere umani, assaporo le emozioni, ricordo che redimermi è il mio obiettivo e vomito l’ansia che tutto questo genera.
L’esterno, il Caos, mi attrae sbattendomi in faccia che ciò che non amo di me è ancora utile agli altri, che posso dimenticare Ikari Shinji e riempire i giorni di istanti senza dovermi porre il problema di scoprirne il significato.
Le domande sono molte e non ho ancora trovato risposte.
L’esterno mi spaventa perché non posso sfuggire alla maschera di Furia Buia, l’uomo che vivrà di guerra e a causa di essa morirà giovane, che perpetuerà la sua maledizione e sprecherà il potenziale che ha sviluppato illudendosi di riscattare la felicità che abbiamo perduto.
<< Ho paura di uscire e mi spaventa restare. Bella storia, Shinji! >>
Lanciare la monetina non serve, non mi fido della fortuna sebbene mi abbia salvato tante volte.
Asuka è già al lavoro, non saprei dire quale. Gli altri non voglio vederli finché non avrò stabilito il da farsi.
<< Almeno mia figlia >> mi dico stringendo il pugno. L'indecisione alimenta l’ansia, la lascerò sfogare quanto vuole ma la mia cucciola ha il diritto di guardare suo padre senza provare rabbia o timore, senza sentirsi abbandonata. << Da mia figlia! >>
Yuki è in casa, seduta sul pavimento a ridosso dell’angolo cucina, il vano più lontano dall’ingresso, e gioca con una bambola. L’abbiamo chiamata così perché i kanji che compongono il nome possono essere letti come donna fortunata[9]. Ne avrà bisogno e se la dea si rifiutasse di concederle crediti, allora le regalerò i miei sperando di non averli esauriti tutti.
Ha sette anni e i capelli del colore di quelli della nonna paterna che cadono lunghi e ben pettinati sulle spalle fin quasi ai fianchi, proprio come Asuka quando l’ho conosciuta. Per il resto è la copia esatta di sua madre, anche il temperamento è lo stesso ma con me non c’è mai battaglia. A quest’ora, almeno che io ricordi, dovrebbe essere in giro a tirar via dalle case gli altri bambini per costringerli ad assecondare i suoi capricci. In questi giorni, però, c’è papà e non posso deluderla.
Mi accovaccio davanti a lei dando il via al nostro segretissimo rituale di saluto, le prendo le guance tonde e rosee tra le mani e accosto la mia fronte alla sua fino a quando, a causa della prospettiva sfalsata, i suoi occhi sembrano avvicinarsi per formare un unico cerchio di un azzurro brillante al centro del viso.
<< È bello il mio occhio? >> è la domanda di passo. L’ha inventata lei perché ho soltanto un occhio e non le abbiamo ancora detto che la mia visione a metà è l’obolo che ho dovuto pagare alla vita affinché lei nascesse. Un ottimo prezzo, aggiungo.
<< Il più bello che abbia mai visto >> è la risposta giusta.
A questo punto la cerimonia prevede altre fasi ma c’è mancato così poco che la perdessi (che mi perdessi), era disperatamente felice e stanca e sfibrata e piangeva quando ha rivisto suo padre tornare dal mondo dei morti e non mi va di giocare. La bacio rapidamente senza liberarle le guance e torno a poggiare la testa soffiando come una megattera per controllare l’emozione mentre cerco di memorizzare ogni dettaglio che i sensi riescono a catturare. Li porterò con me.
<< Così mi fai il solletico >> mi disarciona una mano per liberare la via alle dita e grattare il prurito
<< Scusa, amore >>.
<< Ti scusi troppo papà >>.
<< Anche tu, Principessa? Questa, però, è la battuta della mamma >> le dico emozionato ammirandola come se fosse la più grande pepita d’oro mai scoperta. << Devi chiederle il permesso per usarla >>.
<< Adesso è la mia battuta >> ribatte fiera puntandomi addosso come laser gli occhi di nuovo al loro posto.
<< D’accordo, d’accordo >> alzo le mani simulando resa e sincero rispetto perché, come la madre, sa essere permalosa. << Tanto per me non cambia niente >>.
<< Perché non ti siedi vicino a me? >> mi chiede.
<< A terra? >> Dovrei prima abbattere una tonnellata di resistenze psicologiche << È sporco >>.
<< Ma se hai lavato tu questa mattina >>.
<< Eh, già >> Furia Buia è anche un guerriero casalingo[10]. << Comunque, neanche tu dovresti sedere sul pavimento. Non è… non è igienico >>.
<< E dai, sieditiiii! >> afferrandomi le dita attiva la modalità superpuppy, con annessa e collaudata estensione all’infinito delle iridi, che ha imparato molto presto ad associare ad una vittoria a mani basse. Con me ovviamente perché Soryu ha sviluppato gli anticorpi e non si lascia stregare. << Non lo diciamo alla mamma, te lo prometto >> sfonda le mie già fragili difese artigliando una ciocca di capelli che riposava tranquilla a pochi centimetri dalla mia cicatrice. << Per favoreee >> la tira come se bastasse a trascinare a terra tutto me stesso.
E se non riuscissi a rialzarmi? << D’accordo, Principessa >> titubante le consegno la coppa del campione e mi accomodo al suo fianco. Svuoto i polmoni quando la schiena si arresta contro il legno dei cassetti proprio sotto il ripiano cottura. Chiudo l'occhio per paura di rivedere il ragazzo.
<< Papà, scusa. Ti fa male? Dovevi dirmelo >>.
La mia bambina ha frainteso, dimentica la bambola che stava cercando di recuperare da terra e inizia a tastarmi all’altezza dei reni pizzicando la maglia.
<< No, no. Sto bene, sto bene >> provo a rassicurarla e approfitto della visita di controllo per passarle un braccio dietro la spalla e stringerla a me. I suoi capelli, il suo odore, le mani così piccole che ancora non possono coprire il palmo della mia mi salvano dall’annegamento e mi implorano di restare per sempre vicino a lei. Il mio cuore intona una musica diversa e tutte le paure del mondo ora possono tranquillamente andare a farsi fottere. Se le gambe non mi aiuteranno, allora mi alzerò e camminerò sulle mani. << Di’ la verità >> ancora a corto di fiato la bacio sulla testa là dove palpitava la fontanella anteriore, << volevi che ti abbracciassi, vero? >>
<< L’hai capito, eh? >>
<< Come mai sei rimasta a casa? >> domando con le labbra incollate ai suoi capelli. << In genere stai fuori a comandare il tuo esercito >>.
<< Così >> risponde divincolandosi il necessario per alzare il capo, prendere la mira e spararmi un bacio sulla guancia con lo sfregio.
Desideri le attenzioni di papà. << Oggi sono tutto tuo >> sospiro ricambiando il favore.
<< Solo oggi? >> ribatte delusa.
<< Domani mi tocca partire ma soltanto per un giro di controllo >> dispiaciuto e anche mostruosamente in colpa mi affretto a disinnescare la mina. << Non starò via per molto, te lo prometto >>.
<< Lo prometti sempre >>.
<< Parola di cacciatore >> rispondo senza riflettere e questo è un male poiché non posso sprecare la mia parola proprio con lei. Ucciderei la sua fiducia.
<< Però, non è giusto. >> Yuki recupera la bambola e sembra rivolgerle un rimprovero. << Da quando sei tornato sei stato più con la mamma che con me >>.
Se mi togli anche questo è la fine. << Non è vero, sono stato anche con te >> azzardo una difesa.
<< Allora perché ho dormito due notti dalla zia Hikari? >>
<< Dovevo… parlare con la mamma >>. Quando Kuchinawa dorme ne approfittiamo.
<< Di cosa? >> Yuki smette di prestare attenzione al giocattolo e lancia un’occhiata da terzo grado per intercettare eventuali menzogne. In questo ha preso da me.
<< Cose da adulti >> rispondo serafico come un lama buddhista o come un qualsiasi sociopatico.
<< Papà, è strano essere adulti? >>
<< Bella domanda. Perché me lo chiedi? >>
<< Perché sono curiosa. Voglio sapere di cosa parlate >>.
Oddio no. << Sii paziente e apprezza i tuoi anni >> consiglio con forzata calma passandole due dita sulla guancia. << Non torneranno >> stiamo lottando perché tu possa viverli. << Poi quando arriverà il momento che anche tu impari a conversare da adulta, e qualcuno vorrà… parlare con te >> non pensare a “quello” e non pensare al suo concepimento, << tu… tu avvisa papà >> troppo tardi, << così potrò >> torturarlo << scambiare anch’io due chiacchiere con lui >> in faccia, allo stomaco, alle articolazioni.
<< Spero che i miei discorsi saranno migliori dei vostri >> mi fulmina con il suo candore.
Non ho capito. << Perché dici questo? >>
<< Tu e la mamma litigate sempre. Non andate mai d’accordo e tante volte non dormi a casa >>.
Perché mi butta fuori. << Il fatto che io ritorni da una caccia, non vuol dire che non abbia delle responsabilità. Anch’io faccio la guardia come lo zio Toji e lo zio Kensuke >>.
<< tutte le volte che litigate >>.
<< Beh non tutte le volte >>.
<< È vero, non tutte >> mi concede il breack. << Papà, alle volte gridate in modo strano >>.
Prego? << Ti prometto che troveremo un modo >> per non fare certe figure << per non … gridare >>.
<< Volete regalarmi un fratellino o una sorellina? >>
Investo nuova forza in un prolungato abbraccio chiedendomi: esattamente quant’è sveglia? Allo stesso tempo mi maledico perché ho praticamente perso, a voler essere generosi, un anno della sua vita. << Tu cosa vorresti? >>
Yuki sembra riflettere o forse non sta neanche pensando e strofina la faccia sul mio petto. << Nessuno dei due. Tu e la mamma non siete come lo zio Toji e la zia Hikari. Sarebbe faticoso per voi due >>.
Perché zia Hikari è troppo impegnata a difendere la mamma da me e non sa cosa combina il marito quando va a “caccia”, altrimenti scatenerebbe la furia di Godzilla. << Forse hai ragione. E poi tu vali per tre >>.
<< Stai dicendo che sono un peso per voi? >>
Yuki non mi guarda ma l’impennata nella voce mi conferma che nella sua domanda non si nasconde alcun trabocchetto. Conosco la sua paura: si sforza di comprendere perché la sua famiglia è diversa dalle altre e, in mancanza di informazioni, pensa di esserne la causa.
<< No, amore mio >> non commettere il mio sbaglio, << intendevo che per noi sei speciale, che >> il tuo amore è l’unica certezza che ho al mondo << io e la mamma non smetteremo mai di amarti. Io >> mi aggrappo al tuo amore invece di dimostrarti il mio << e la mamma saremmo persi senza di te. Io non sopporterei >> di essere dimenticato da te, di essere odiato da te << di perderti >>.
<< Papà >> mi sfiora con un tono dolce e lamentoso, << perché stai piangendo? >>
Passo incredulo una mano sull’occhio per controllare che sia vero prima … di accorgermi di aver toccato quello sbagliato. Le dita tremano, mia figlia mi sta dicendo qualcosa ma la sua voce mi raggiunge così flebile e ovattata che forse sto sognando di sentirla. Fremo a pochi millimetri dallo zigomo mentre i polpastrelli si bagnano. Qualcosa scoppia in me e produce un rumore che non posso definire. È un singhiozzo, uno starnuto e un attacco d’asma, tutti simultaneamente. Drizzo la schiena come se mi avessero sparato, provo a radicare la coscienza in questo mondo, costringendomi ad identificare gli oggetti intorno a me, poiché non sono da nessuna parte ed è tutto umido, sommerso nell’acqua che mi acceca. Avverto il corpo di mia figlia scuotersi, forse è lei che mi scuote o il braccio che la trattiene si muove come se avesse una vita propria e non me ne rendo conto.
Sento tagliare dentro di me, eppure è come se mi stessero curando mentre mi passano davanti i ricordi violenti e disgustosi del cacciatore che ora si mischiano a quelli del pilota che per un po’ è stato dio e mi colpiscono come i pugni che in tante circostanze mi hanno ammaccato; il terrore del cacciatore mi assale e non è diverso da quello del pilota; l’ansia che provo stona ogni melodia, anche la più triste, ed è identica a quella che ho già provato migliaia di volte come pilota. Il cacciatore fa il duro ma è ancora su quel treno a implorare che qualcuno, non importa chi, si prenda cura di lui e ora guarda le spalle di Shinji insieme alla signorina Misato e ad Asuka.
Eravamo tutti perduti e non c’era nessuno che potesse salvarci. Come adesso potevamo contare soltanto su noi stessi e siamo rimasti in due.
<< Papàpapà papà … >> mia figlia mi sta chiamando, vedo due bambini che piangono, hanno entrambi non più di quattro anni e da quando sono “ritornato” non hanno mai smesso di piangere.
<< Papà … >> uno strattone più forte degli altri, << PAPA’ >>.

Torna da tua figlia!
Sono in debito d’ossigeno eppure l’aria sta entrando; una mano copre per intero la guancia del ragazzo ed è fradicia. Io sto piangendo proprio davanti a lei, spero almeno di non esserle sembrato patetico.
<< Bel modo di rincominciare >> penso poggiando la fronte sulla spalla di Yuki per nascondermi al suo sguardo e piegandomi fino a sentire dolore. << Non preoccuparti, amore >> stento a riconoscere la mia voce. << Anche Furia Buia piange >>.
<< Chiamo la mamma?! >>. Non capisco se me lo sta chiedendo o comunicando.
<< No, no, lascia stare!  >> la blocco anche con l’altra mano, quella che ha raccolto le mie lacrime. << Non dirlo alla mamma. Adesso smetto. È che… è che ha sorpreso anche me >>.
<< Che devo fare? >>. Mia figlia è agitata e d'istinto strofina una mano all'altezza del mio cuore.
<< Aspetta con me. Per favore >> non dirmi “che schifo!”, << fa’ finta di niente! Ancora un minuto >>.
La realizzazione dei desideri personali si ottiene soltanto con l'impegno e il sacrificio; non piove dal cielo come un regalo di qualcun altro .
Chiudi il becco, papà. Ti sei sacrificato in nome della paura per non sentire dolore e hai sacrificato noi, hai sacrificato tuo figlio. Io non sarò come te così la tua maledizione morirà con me. Io non abbandonerò mia figlia << amore >>, io proteggerò mia figlia, << per favore >> pronuncio sottovoce scivolando sul suo petto, << per favore >> corico la testa sulle sue gambe. Io non mi sacrificherò, io non sacrificherò nessuno in nome delle mie paure, io non fuggirò davanti al dolore e mostrerò a mia figlia quanto sono innamorato di lei. Vi dimostrerò quanto sono diventato forte << Per favore, coccolami un po’! >>
<< Come? >> mi domanda. Non ho bisogno di guardarla per capire che è confusa. Del resto, lo sono anch’io.
<< Immagina che sia un gioco >>. Non sono più seduto con la schiena appoggiata ad un muro, riposo invece sdraiato su un fianco con le gambe abbandonate, scomposte, sul pavimento. I muscoli sono fiacchi, eppure mi sento così leggero che devo aggrapparmi ad una bambina di sette anni per timore di prendere il volo. << Immagina di coccolare la tua bambola >>.
<< Forse, dovremmo chiedere alla mamma. Lei sa cosa fare >>.
La mamma non sa come coccolare papà e io non ho mai coccolato lei. Che storia assurda! Siamo adulti ora. Cosa siamo, da quanto ci prendiamo in giro? << Tu non vuoi provare? Prometto che non mi lamenterò >>.
Yuki decide di accontentarmi e incerta passa la mano stesa sui capelli come se cercasse di accarezzare un cane a pelo lungo ed è così nervosa che sembra si aspetti di essere morsa da un momento all’altro. Chiudo l’occhio che, da quando ha scoperto come aprire i rubinetti, non vuole richiuderli. << Così… così va bene? >>
<< È perfetto, sei bravissima, sai? >>. Ingoio con violenza il magone e trasformo in un soffio prolungato un altro scoppio di pianto. << Principessa, dimmi qualcosa! >>
<< Cosa? >> sussurra stringendomi la maglia
<< Parlami della tua bambola >> rispondo ricordandomi del giocattolo di cui si stava prendendo cura prima che arrivassi. L’ho già visto altre volte, nascosto sotto il suo cuscino, ma non gli ho mai dato troppa importanza. << E’ maschio. Perché proprio un … Ha una benda >> considero ad alta voce prendendolo per osservarlo meglio. Eh sì, qualcuno gli ha disegnato una benda sull’occhio sinistro e una cicatrice. << Ha un piccolo giaccone >>.
<< Me l’ha cucito la zia. Il colore è diverso, non l’ho trovato come il tuo >>.
<< Sono io? >>
<< Non sono una bambina >> imbarazzata, si affretta a giustificarsi e intanto stringe i capelli su cui stava passando la mano a mo’ di spatola. << È da molto che non ci gioco >>.
<< E  perché adesso ci stavi giocando? >>
<< Tu non tornavi >> sembra rimproverarmi. Le sue guance gonfie preannunciano un pianto infantile, di quelli che ti ispirano tenerezza e ti farebbero saltar fuori dall’inferno stesso per portare conforto. Dio, mi sembra di vedere Asuka. Privato d’un tratto del senso di colpa e dei giudizi, su me stesso e su di lei, che si trascina appresso, provo simpatia e dolore per quella donna. Io non l’ho mai guardata. Per farlo dovrei imparare a guardare me stesso.
E pensare che non volevo tornare! << Scusami, amore, ti giuro che ce la metterò tutta per essere meglio di così. Concedimi una possibilità! >>
<< Te ne do mezza >>. La piccola è ancora scossa ma le mie parole devono averla rinfrancata poiché imbastisce lo stesso broncio della madre, quello del non sto piangendo e, se piango, è solo colpa tua. << A te basta, vero? Lo dici sempre >>.
<< Me la farò bastare. Va bene, vada per mezza >> sussurro pungendole la guancia con un dito. Anche la sua è umida. << Però dobbiamo metterci d’accordo >> le dico sorridendo. << Non possiamo piangere nello stesso momento o non ci sarà equilibrio. La tua bambola ha un nome? >>
<< Certo che ha un nome: Furia Buia >>.
Tra tutti i miei nomi, proprio quello che in casa non può essere pronunciato. << Un nome impegnativo per una bambola, non credi? >> torno a fissare la mia riproduzione in plastica. << Perché Furia Buia? >>
<< È il tuo nome, no? >>
<< Io mi chiamo … Furia Buia è il nome >> dell’uomo della guerra << che uso quando vado a caccia >>.
<< Mi … mi piaceva e poi tu vai sempre a caccia. A proposito, perché non mi spieghi cosa significa? Te l’ho chiesto tante volte >>.
<< Non sono sicuro di saperti rispondere. E’ un’espressione che usavamo io e gli zii quando tu non eri ancora nata e significava più o meno: arrivano i supereroi >> in realtà, avevamo paura di dire: stiamo andando a morire. << Adesso è cambiato tutto, la caccia è cambiata >>.
<< Perché andavate a caccia? >>
Per fame << Per assicurare un futuro ai bambini come te >>.
<< La mamma mi ha detto che i cacciatori proteggono il villaggio >>.
<< Davvero dice questo? >>. Quasi non ci credo, trattengo l’entusiasmo proprio perché si tratta di Asuka.
<< Lo diceva quando ero una bambina. Adesso dice che gli zii proteggono il villaggio >>.
<< E io? >>
<< Secondo lei non è un lavoro per te >>.
Nonostante gli ammonimenti dell’esperienza ho desiderato illudermi e ora devo farmi forza per scacciare un senso di bruciante delusione. << Non… non conosco il suo punto di vista. Avrà le sue ragioni. Tu che nepensi, invece? >>
Yuki si infervora e con un ghigno fiero risponde: << dico che sei il migliore e fai fuori i cattivi >>. Nella rivelazione investe tanta enfasi che, forse vedendomi nell’atto di dar battaglia ad animali feroci, mi tira un pugno in testa.
<< D’accordo, d’accordo >> scoppio a ridere. << Ti credo … Però >> ritorno serio per gettare acqua sul suo fuoco, << è difficile riconoscere i cattivi. Inoltre, non li faccio… fuori. Non è bello far fuori qualcuno. La violenza non risolve i problemi, semmai li inasprisce. Va usata con parsimonia quando non hai vie d’uscita >> prendi nota, cacciatore! << Per esempio, se non mi fido di qualcuno, mi limito a tenerlo lontano. Andare a caccia è più … più noioso di quando possa sembrare >>.
<< Ma è pericoloso >> obietta.
<< Qua … quasi mai >> mi obbligo a mentirle. << Però papà se la cava bene. Tu … tu credi che Furia Buia sia buono?
La piccola annuisce.
<< Cosa te lo fa credere? >> Furia Buia fa cose brutte.
<< Tu sei il papà di tutti >> sentenzia con sicurezza. << Tu combatti per difenderci. Per questo ti chiamano così, ho ragione? >>
Già, la storia che le raccontavo per farla addormentare. << Secondo te perché lo fa? >> indicandole la mia immagine in scala ridotta. Quella crisi non ci voleva. Ero così spaventato e furioso che ho rivelato anche troppo di me a me stesso. Nonostante gli anni, resto un vigliacco egoista anche quando indosso il mantello del cacciatore.
<< Perché così possiamo vivere >>. Il candore di mia figlia non conosce incertezze.
<< E se lo facesse per i motivi sbagliati? >>
<< Perché sbagliati? >>
Perché perpetuo le dinamiche del pilota, sebbene non esistano più gli Angeli, vivo una vita che mi disgusta, purtroppo sempre meno, ho talento quando si tratta di distruggere e mi pungolo e frusto come avrebbero fatto la signorina Misato e mio padre.
<< Lo fai perché ci vuoi bene, non è vero? >>. In mancanza di una risposta Yuki formula l’ipotesi che preferisce.
<< Furia Buia vuole bene? >> si può combattere soltanto per amore? Non per rimediare ad uno sbaglio, non per scontare una giusta condanna, non per essere accettati? << Sarebbe bello >>. Indago meglio il giocattolo sperando che confermi il giudizio di mia figlia.
<< Gli manca un braccio >> il destro.
<< L’ho trovato così >>.
<< Te ne prenderò un altro >>.
<< Nooo >> reagisce scippandomi il mini Furia Buia dalle mani. << È mio. La mamma dice che, quando serve, il braccio gli ricresce tutto brillante e può sparare un at… at e qualcosa, insomma un muro colorato >>.
<< Furia Buia produce un at field? Allora ha i super poteri. Io però non ne ho, lo sai ? >>
<< E’ un giocattolo, papà >> si lamenta come se volesse biasimare la mia ingenuità.
<< Scusa, non ci avevo pensato >>.
<< Papà >> si morde un labbro e issa le sopracciglia, chiari segni che sta per pormi una domanda importante, << perché gli altri escono in gruppo e tu sempre da solo? >>
Non lo so più. << Papà è soprattutto un esploratore[11] >>. Si allontana << viaggia molto per dare indicazioni agli altri >>.
<< Perché non ordini agli altri di viaggiare con te? >>
<< Io non do ordini >> ho paura di trasformarmi in un tiranno. << E poi mi trovo meglio quando agisco di testa mia >>.
<< Non ti senti solo? >>
<< Qualche volta e … tu? >> questa è la domanda più importante per me. << Tu ti senti sola? >>
<< Qualche volta >> confessa parzialmente con finto distacco girando la faccia per non farsi scoprire dal papà che sa leggere anche le micro espressioni.
<< Per questo hai ancora la bambola, così papà ce l’hai vicino? >>
<< No, così… >> la piccola deglutisce e, dopo un lungo respiro, con le guance rosse e la bocca piccola, mi dice << ... non sei solo quando viaggi >>.
Il naso ora soffia come la ciminiera di un treno a vapore; non riesco a staccare l’occhio fastidiosamente umido da mia figlia. Se la gola non fosse ermeticamente chiusa per frenare l’assalto dei singhiozzi, lascerebbe passare le parole di un cuore arido che è stato appena innaffiato. Le direi che ha appena salvato tutti i miei nomi dalla dispersione.
<< Mi prometti… >> fallisce il primo tentativo. Respiro e riprovo: << mi prometti che non la butti anche se dovesse rompersi? >>
<< Perché dovrei buttarla? >>
<< Amore >> nella voce del cacciatore riconosco il timbro del ragazzo, << se papà non fosse un cacciatore >> né un ex pilota << e non fosse bravo a combattere come Furia Buia. Anzi se non avesse alcuna abilità particolare, se fosse una persona normale che fa quello che può e non possiede alcun talento… non possiede alcun talento; se fosse, non lo so, un discreto medico bravo a >> ricucirsi da solo < chiudere le ferite o neanche tanto bravo; se fosse uno di quelli di cui è facile dimenticarsi perché non è molto utile e non compie grandi imprese; se fosse solo uno… Shinji qualunque, tu mi vorresti bene? >>
<< Saresti sempre il mio papà? >>
<< Sì >>
<< E tu mi vorresti bene? >>
<< Niente al mondo mi impedirà di volerti bene >>.
<< E saresti sempre a casa? >>
<< Tornerei ogni giorno e dormiresti nel letto grande insieme a me e alla mamma >> chiunque essa sia.
Yuki ci pensa un po’ su. Non credo comprenda l’intensità del terremoto che scuote la mia anima ma sa per certo che qualcosa mi affligge. Inizia a sorridere e gli occhi brillano. Evidentemente il pensiero di una vita diversa con un padre uguale, solo più presente, è molto allettante.
<< Papà >> sembra esultare << allora diventa uno Shinji qualunque! >>
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni
e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Pomeriggio del 3° giorno a casa.
<< Perché mi avete lasciato solo? >>
Quando Furia Buia scopre che non c’è posto per lui nella sua casa.
 
 
<< Ancora brutto tempo >> devo constatare portando una mano a protezione dell’unico occhio funzionante. << Speriamo che passi presto o mi toccherà rimandare la partenza >>.
Cammino per le strade che conosco come un turista che ha perso il treno ed è costretto a girovagare in attesa che ne passi un altro. Nonostante sia lontano dalle mura, sento ancora il richiamo di ciò che vive là fuori ma ora sono dentro e quell’ululato mi suona sempre più terrificante.
E’ vero, mi sento fuori posto, però qui c’è mia figlia, c’è la donna con cui sono cresciuto e che con me, come me, si comporta come se avesse ancora quattordici anni, ci sono persone che amo… sempre meno, che amo perché so che deve essere così.
La mia vita è già troppo incerta e non c’è pace in nessun luogo e in nessun tempo. Meglio mantenere dei punti fermi o l’ansia mi mangerà e mi perderò per sempre.
Tutto intorno a me è cambiato, a dimostrazione del fatto che la vita non mi aspetta, non aspetta nessuno. Sia Shinji che Furia Buia non sono più indispensabili, forse non lo sono mai stati e il vuoto che stanno lasciando sarà colmato. Tuttavia, non mi sento triste. Almeno per una persona io sono importante e non le interessa che io sia il più feroce dei cacciatori o una persona qualunque. Una bambina di sette anni ha lanciato una corda nel burrone affinché potessi afferrarla ed ha arrestato la mia caduta.
Le facce qui dentro sembrano più… civili ma io guardo gli occhi, analizzo le micro espressioni – non si sopravvive altrimenti – e comprendo che tutti in un modo o nell’altro nascondono ai loro cari o fingono di non possedere quella natura che io per primo ho difficoltà ad accettare. << Un paio di giorni con me e scatterete come molle al primo rumore >> penso senza alcun orgoglio perché sento che ad essere in difetto o strano sono proprio io.
Tutte queste persone ci provano a vivere diversamente, a comportarsi come accadeva in un tempo e in un luogo quasi del tutto dimenticati. Lo permettono le condizioni di vita più favorevoli. Tentano di reinventarsi e cercano il loro nuovo posto. Sono uscito dalla mia casa così tante volte che ad un certo punto ho smesso di tenere il passo. Fuori, tutto sembra perpetuarsi identico a se stesso almeno nella sostanza e come potrebbe essere diversamente visto che lì l’energia è talmente caotica da non rendere neanche concepibili termini come “posto” (inteso come identità in relazione alle dinamiche di un gruppo) o “ cambiamento”.
<< Forse potrei essere anch’io una persona diversa. Dovrei imitarli >> mi dico con poca convinzione. Il cacciatore dentro di me si ribella, non per paura di estinguersi (in fondo a me servono le qualità di Furia Buia non le sue “mansioni”) ma perché qualcosa non torna. Proprio negli occhi dei miei simili, che sperimentano la doppia natura di questa vita da naufraghi, vedo la contraddizione di chi rifiuta una parte di sé per poter dormire meglio e nascondersi ancora sotto il letto per paura di essere ghermito nel sonno dalla morte.
Mi salutano tutti senza dimostrare affetto ed evitano di scambiare più parole di quante ne prescriva l’etichetta. Forse le mie impressioni erano giuste e non dettate da un cedimento emotivo. Intendiamoci, non è che trovi il loro atteggiamento tanto spiacevole. Non sono mai stato di grande compagnia. Ancora adesso detesto il baccano che fanno le persone quando si riuniscono. Querulano[12] come cornacchie e vorrei solo menare un calcio per farle volare via. Non ho mai perso il mio posto nella mia casa, io non l’ho mai avuto veramente perché non l’ho mai cercato. << E se imparassi anch’io a gracchiare? Così forse capirò cos’ha di interessante ciò di cui parlano >>.
I miei concittadini sono piuttosto indaffarati, hanno di colpo una gran fretta e per di più sembrano sapere cosa stanno facendo. Il lavoro si specializza, si diversifica e i cacciatori diventano altro. << Sono già vecchio >> rifletto. << Se non mi do una mossa sarò costretto ad andare in pensione prima del tempo. Potrei chiedere a qualcuno se ha bisogno di una mano, uno a caso per scoprire se esiste un altro modo per rendermi utile. In fondo, sono Furia Buia e trovo sempre il modo di raggiungere i miei obiettivi e, quando non lo trovo, lo creo. Tornerei a casa ogni sera. Insomma, si tratta di tentare e io lo faccio sempre. Che ci vuole a coltivare la terra o ad allevare i pesci o almeno a provarci? Stiamo crescendo e servono nuove case, forse potrei aiutare a costruirle. Sono bravo a ricucirmi da solo, potrei diventare l’assistente di Sakura. A scuola non ero eccezionale ma con il mio dono sono sicuro che riuscirei a laurearmi in qualsiasi disciplina. Già, invece di aspettare la prossima vita, potrei diventare psicologo in questa e… ma che sto dicendo? >>
Vago buttando i piedi in avanti, esattamente come ci si aspetterebbe da un morto appena risorto, in una casa vitale e caotica in cui tutti hanno un compito da portare a termine, una versione più noiosa e urbana delle mie missioni. Mi passano accanto o si scansano all’ultimo per lasciarmi passare e nessuno mi chiede niente come se non esistessi o sapessero che devono lasciarmi perdere. Ho la sensazione di trovarmi nel centro operativo del progetto Mayhem e non riesco a comprendere se sto impersonando Edward Norton o Tyler Durden, quello confuso che cerca di acquisire informazioni o il capo che se ne fotte in quanto al di sopra delle regole.
<< Perché non so mai cosa è giusto >> inizio a bisbigliare sfilandomi l’elastico che tiene legati i capelli, << perché non capisco mai le regole del gioco, perché non riesco a pensare come gli altri, perché non riesco a trovare il mio posto? Cosa c’è di sbagliato in me? Perché i conti non tornano mai? >>
Abbasso la testa per resistere alla tentazione di guardare oltre le mura ed impedire alla mia parte impulsiva di prendere il sopravvento costringendomi a infilare il giaccone, a sistemare le armi e a partire. Strofino la mano sul braccio destro quello che manca al mini cacciatore che dorme sotto il cuscino di mia figlia. << Ci manca solo che mi trasformi in un Eva >>.
<< Ehi Paparino >> grida Kensuke dietro di me.
Smetto di camminare ma non mi volto.
<< Paparino >> è Toji, << stiamo parlando con te. Non dirci che anche noi dobbiamo chiamarti Furia Buia >>.
<< Che volete ragazzi? >> mi decido a partecipare. Almeno con loro non è mai stato troppo difficile interagire. E poi quei due mi capiscono, sono più simili a me.
<< Hai le scarpe slacciate, eh Paparino? >> mi sfotte Suzuhara. << Finalmente hai deciso di prenderti una vacanza >>.
Anche gli scarponi slacciati hanno un significato che gli abitanti del villaggio conoscono bene. Sciolgo i nodi quando voglio o sento che posso rilassarmi, oppure quando Kuchianwa dorme. Un’abitudine è solo la ripetizione costante di un medesimo gesto o di un’azione completa che in passato ha dato di prova di efficienza, una qualsiasi. Ho acquisito questo comportamento perché, dopo chilometri di marcia o di corsa, mi dava sollievo. Soltanto per questo.
<< Non rompere, Biondo >> sbuffo.
<< Musashi, il mio soprannome da cacciatore è Musashi >>.
<< Non ti chiameremmo così neanche nei sogni di Shinji >> lo punzecchia Kensuke.
<< Che diavolo hai fatto alla faccia? >> mi rivolgo al mio occhialuto amico. << Sembri sporco >>.
<< Beh, lo chiamiamo Orso >> si vendica Toji. << Si sta allineando al personaggio >>.
<< Tu invece no >> ribatte Aida. << Biondo fa illudere che tu sia un bell’uomo, invece ogni giorno che passa diventi sempre più brutto >>.
Provo un certo sollievo nel sentirli pungersi come quando andavamo in giro insieme. E’ uno schema di relazione che conosco e che sono in grado di alimentare. Toji e Kensuke rappresentano la mia casa dentro casa. Eppure, stranamente, non ho mosso un passo per avvicinarmi a loro né i miei amici, che da anni chiamo fratelli, hanno mosso un passo verso di me.
<< Tu che pensi, Paparino? >> mi sorride Kensuke.
<< Che programmi avete? >>
<< Il solito >> risponde. << Raccogliamo le ordinazioni e andiamo fuori a fare la spesa >>.
<< Stiamo cercando anche di organizzarci per pattugliare meglio le nostre zone >> puntualizza Toji senza nascondere un certo orgoglio << e migliorare le relazioni commerciali con i gruppi più vicini >>.
Forse potrei reinventarmi come loro. Sarebbe un cambiamento ma non uno strappo. Difenderei i confini e a fine turno tornerei a casa. << Sono stato via troppo. Dovreste portarmi con voi, così mi aiuterete a rimettermi al passo >>.
<< Certo che vieni con noi >> si entusiasma Kensuke. << Il trio degli stupidi di nuovo insieme >>.
<< Eh si >> gli fa eco Toji. << E abbiamo il vantaggio che Paparino è niente meno che Furia Buia. Questo ci farà risparmiare un sacco di tempo ed eviteremo anche un bel po’ di grane. Lo sai, Paparino, vero? >> ridacchia nervoso. << Tu fai paura >>.
<< Ci muoviamo domani. Ti va di unirti a noi? >> Orso si fa avanti per togliere le castagne dal fuoco a Toji e distrarre me che da quelle parole ero stato colpito in pieno.
<< Domani no >> comunico. << Devo verificare che … quello scontro sia stato l’ultimo e che non verranno a cercarmi >>.
<< Ci hai messi in un bel casino >> sbotta il Biondo.
<< Come … >> mi freno giusto in tempo. << Ho … >> dove cazzo eravate?  << ho sbagliato a farmi scoprire, è vero. Si sarebbero comunque spinti nella nostra direzione e avremmo dovuto affrontarli >>.
<< E questo te lo dice il tuo sesto senso? >>. E’ da un po’ che il cecchino del gruppo colpisce basso e in questi mesi non ho avuto modo di fargli capire che i miei limiti di tolleranza si sono drasticamente abbassati.
<< Preferisci che ti rapiscano un figlio per avere la prova? >>
<< Che razza di risposta è questa >>.
<< Ragazzi, ragazzi, smettetela! >> si intromette Orso. << Non vi siete capiti, punto. Shinji, quando finirà questa storia? Abbiamo cose più importanti a cui pensare. C’è da far crescere un villaggio e, forse, in futuro da costruire una nuova città >>.
E’ colpa mia adesso? Voi conoscevate… il pericolo. Vi ho dato tutte le informazioni necessarie. << Se fosse dipeso da me non sarebbe mai iniziata >>.
<< Non abbiamo bisogno di spingerci fino ai confini della vecchia Tokyo >> anche Toji asseconda il fratello che si sta facendo crescere la barba.
<< Non voglio controllare una zona così vasta >> provo a spigare e a respirare. << Lì non c’è niente di utile, niente che meriti di essere difeso. Voglio solo dare un’ultima occhiata, così non avremo sorprese e io mi sentirò più tranquillo >>.
<< Ha ragione >> Kensuke si rivolge al Biondo. << Meglio essere prudenti >>.
<< Perché non venite con me come ai vecchi tempi? Risparmierò un sacco di tempo e, se ci fossero ancora problemi, mi aiutereste a risolverli più facilmente. Poi … poi, se volete, farò la spesa con voi >>.
<< Shinji… senti >> Kensuke parte lentamente. Il sorriso bonario che costruisce ogni volta che cerca di mediare tra me e Toji si spegne presto e lascia il posto ad una smorfia di imbarazzo che mi fa più male di tante parole, visto che preannuncia un no. << Tu non sei stanco di tutto questo? Sono passati gli anni in cui eravamo costretti ad uscire pur sapendo che quasi certamente non saremmo tornati. Ora è tutto più facile, da parecchio nessuno viene a darci fastidio >>.
<< E i villaggi che stanno sorgendo nelle vicinanze >> interviene Toji << sono come una seconda cinta di mura. Ora i rischi possiamo calcolarli e siamo in grado di massimizzare i risultati. Lascia perdere quelli stronzi! Avranno sicuramente capito. E, se così non fosse, se decidessero di romperci le palle troveranno pane per i loro denti >>.
<< Sono organizzati >> ribatto.
<< Anche noi. Possiamo goderci un po’ di pace >> replica Kensuke. << Non sarà per sempre ma non puoi vivere solo di … questo. Abbiamo iniziato anche ad organizzare delle feste, aperte addirittura al vicinato >>.
<< Mentre io ero fuori… >> a rischiare la pelle? Doveva essere soltanto un pensiero ma non mi sono controllato.
<< A… adesso, però, tu ci sei >> Orso, impacciato, cerca di rimediare.
Torneresti a casa ogni sera e potresti imparare a stare con questi … stronzi che credevi di conoscere. << Sì, adesso ci sono >> sospiro evitando di guardarli per timore di prendere la mira e dare il via ad una rissa. << Devo solo abituarmi al… nuovo. Sì… sì, sono stanco di tutto questo >>.
<< E bravo il nostro Paparino, sei rinsavito finalmente. Allora vieni con noi domani? >>
Controvoglia annuisco.
Toji sospira per il sollievo, credo. << Io e questa ipotesi di barbone qui finiamo di compilare la lista e scegliamo il supermercato. Tu rilassati, pensiamo a tutto noi. Perché non vai dalla tua mogliettina? E' al lavoro >>.
<< Dove? Lei fa tanti lavori >>.
<< Ah ah, Paparino, Paparino >> torna a sorridere Kensuke che finge di non aver sentito il ringhio che ha accompagnato ogni mia sillaba, << non conosci la tua casa. Devi recuperare. Soryu è al centro di depurazione vicino alla spiaggia. Sta testando dei nuovi preparati. Quella ragazza è un genio >>.
<< E’ vero, è un genio >> ripeto distratto. Loro sono stanchi e hanno ragione, perché io non riesco a sentirmi come loro? Mi sembra di essere tornato a pilotare gli Eva: non mi piace pilotare, mi stupisco che si possa vivere anche senza pilotare, invidio chi riesce ad andare avanti senza saper pilotare, eppure io so soltanto pilotare.
Non li ho neanche salutati e per tutta la durata della conversazione non abbiamo mosso un passo per avvicinarci. << In cosa ho sbagliato? Perché non riesco a prendere una maledetta posizione? Forse… forse mi basterà crearmi nuove abitudini, col tempo potrei anche capire perché le ho create >>.
 
Soryu è davvero un portento e, a differenze di me, non ha bisogno di specializzarsi, non deve ricominciare ogni volta. In pochi anni ha, praticamente da sola, riorganizzato l’urbanistica del villaggio, ridefinito e migliorato i sistemi di difesa e ora comanda il team di ricerca che si occupa di bonificare le acque e ripopolarle sfruttando anni di ricerche sul genoma di ogni specie compiuti dalla Nerv, i cui laboratori riposano sotto i nostri piedi.
Ovviamente l’accelerata impressa dalla rossa ha costretto la maggior parte degli abitanti a cambiare stile di vita. Si può dire che trottano perché è Asuka ad ordinarglielo. Forse è per questo che non riesco a sentirmi del tutto a mio agio tra le vie e gli edifici che ho visto nascere: mi trovo nel villaggio di Asuka, non più nel mio. E per Asuka, tranne quando la corda marcia schiaccia un pisolino, io sono un ospite appena tollerabile.
E’ intenta ad impartire ordini per mezzo di rapidi scatti della testa prontamente tradotti in parole dagli scriba al suo fianco. Per il resto rimane immobile, con le braccia incrociate sul petto che contribuiscono ad amplificare la marzialità della postura, a vigilare sull’operato dei gruppi di lavoro che in acqua e sulla spiaggia devono tradurre le parole in gesti.
Lo spettacolo non mi impressiona affatto; mi domando, invece, per quale motivo io sia qui, visto che non avevo alcuna voglia di incontrarla. Chissà se le manca il suo 02? << Forse Kuchinawa sta ancora dormendo >> penso. << Potrei rischiare e chiederglielo >>.
<< Kuchinawa è sveglio >> senza voltarsi fa scattare l’allarme quando sono ancora a più di cinque passi da lei.
Ellamadonna, due giorni soltanto. E io che credevo di essermela cavata bene.  << Mi leggi nel pensiero. Stavo pensando proprio a lui >>.
Poiché attivare la sirena non è servito, Soryu scioglie i cani. << Allora che vuoi? >> chiede astiosa.
<< Farmi i fatti tuoi >> rispondo con calma.
Asuka si degna di guardarmi ma si è limitata a ruotare il capo, segno inequivocabile che non è disposta a concedermi un prolungato scambio di battute. Nota che i miei scarponi sono slacciati e questo sembra rasserenarla.
<< Ero curioso di sapere di cosa ti stessi occupando >> rilancio il discorso << Inoltre, sto tentando di capire la direzione del vento. Non sono stato molto pre… >>
<< Non capiresti comunque >> mi interrompe bruscamente. << Quello che faccio è fuori dalla tua portata >>.
<< Posso imparare meglio e più velocemente di quanto tu voglia credere >>.
<< E a che servirebbe? >>
Forse a farmi smettere di cacciare. << Ti piace quello che fai? >> o vorresti tornare a pilotare?
<< L’importante è che sia utile e non hai bisogno di usare la tua scarsa immaginazione per capire che sono mostruosamente in gamba. Se provassi a restare, vedresti come ho rivoluzionato questo posto >> ghigna orgogliosa muovendo il braccio come un’asta per indicare ogni direzione << e apprezzeresti i risultati del mio … del lavoro di tutti >>.
<< Hai bisogno della mia approvazione? >> replico velenoso. Da anni la pazienza non fa più parte delle mie virtù cardinali ma con lei ha vita brevissima. Devo ammettere che, nonostante non fosse nei miei piani, si è rivelato un vantaggio prendere l’abitudine di posizionarmi contro di lei. Più delle esperienze vissute all’esterno, sono stati i litigi con Asuka ad insegnarmi che esiste sempre un altro punto di vista. Il fatto che in cuor mio continui ancora a credere che ogni suo giudizio, ogni suo rimprovero sia giusto o comunque rispondente a verità che ancora non comprendo non mi impedisce di prendere le distanze dalle sue parole e dai miei sentimenti. Anche in questo mi distinguo dal pilota e, così, scopro ogni volta che c’è sempre un modo differente di vedere le cose, non più giusto, non più vero. Soltanto differente.
<< La tua? >> sibila sprezzante. << Tutti hanno bisogno di essere riconosciuti e apprezzati ma, crescendo, impariamo a scegliere a quali persone vogliamo piacere. E certamente tu non sei tra queste >>.
<< Io, però, ti ho chiesto se ti piace quello che fai >> le dico fingendo di non averla ascoltata.
<< Non sono affari che ti riguardano >> urla costringendo anche il corpo a muoversi per aumentare la forza d’impatto della voce.
<< Sempai, sempai, ecco le… >>
La ragazza che ho salvato un anno fa tiene in mano un porta provette da laboratorio. Per un istante ho temuto che si fosse ferita poiché le fiale sono piene di una sostanza di un colore rosso acceso.
Il bellissimo sorriso che stava per regalare ad Asuka è morto con le parole appena mi ha visto ed ora si fa più piccola, pur essendo già alta come la mia rossa. Strofina la testa sulla spalla della Second per chiederle di aprire le porte e proteggerla con un abbraccio.
Asuka è una madre e risponde quasi d’istinto alla sua richiesta come se anche lei fosse convinta di doverla difendere da me. La ragazza si nasconde vicino al seno della sua salvatrice ma non rinuncia a osservarmi, curiosa e spaventata, con i suoi grandi occhi incorniciati da una montatura che quindici anni fa sarebbe stata alla moda.
<< Ciao Quattrocchi >> abbandono per un attimo la contesa con la donna che in altre circostanze e in un altro mondo forse potrei chiamare moglie o ragazza, e cerco di rassicurare un’altra sopravvissuta. << Scusa ma non lo ricordo mai. Ti chiami Maki o Mari? >> domando tirando su in tutta fretta un sorriso da non aver paura di me.
E invece la ragazza ha paura e completa l’opera di occultamento poggiando la fronte sul petto di Asuka.
<< Ancora non ci riesci a parlarmi, eh? >> constato un po’ deluso. << D’accordo, vorrà dire che sarò paziente. A proposito di pazienza, sempaaaai >> rivolgendomi ironico alla mia antagonista, << come se la cava la piccola? >>
Asuka stringe più forte e si posiziona a mo’ di scudo tra me e lei. << Non è tanto piccola e si chiama Mari >>.
<< Hai un bel nome, lo sai? >>. Il complimento funziona meglio del sorriso e Mari si affaccia timidamente per studiarmi. << Hai i capelli lunghi, mi piace >> guadagno un altro po’ di lenza.
<< Ti ho detto che non è una bambina >> mi rimprovera Asuka. << Non trattarla da stupida >>.
<< Non la tratto da stupida >> rispondo dopo un profondo respiro. << E si vede chiaramente che non è più una bambina. Vorrei soltanto che non avesse paura di me >> come voi.
<< Non sappiamo cos’ha passato, poverina >> Asuka la bacia sulla testa e le passa con delicatezza una mano sulla schiena.
<< Ho notato che con te parla. Sai niente di lei? >>
<< Non molto. Fatica ancora a ricordare il suo passato ma questo non dovrebbe stupirti. A giudicare dall’accento conosce molto bene l’inglese, forse è proprio inglese >>.
 
<< Ah, ecco perché è traumatizzata, la sua squadra ha perso l’ultima finale degli Europei >>.
<< Che… che cosa? >> mi chiede sorpresa la rossa.
<< Scusa, non so perché mi sia uscita una cazzata simile. Deve avermi posseduto un demone italiano >>.
<< Perché proprio italiano? >>
<< Perché mentre parlavo mi è venuta voglia di spaghetti col sugo e mi è parso di sentire in sottofondo Seven Nation Army dei White Stripes >>.
 
<< Cosa contengono quelle provette? >> domando con gentilezza alla giovane Mari che, più fiduciosa, esce dalla panic room e, complice la mano di Asuka a cui è saldamente incollata, prende a fissarmi come una creatura rara concentrando l’attenzione sui capelli che ondeggiano liberi lungo il collo e sulla fronte
<< Per fortuna non mi sono tolto la benda >> rifletto.
<< Sarebbe inutile spiegartelo >> Asuka scocca un altro dardo avvelenato.
<< Forse avrei dovuto toglierla >> mi dico lanciandole un’occhiata che, fuori dalle mura, viene universalmente interpretata come scappa!!!
<< Lcl >> scoppia la ragazza vincendo la resistenza dell’afasia selettiva che le provoco.
Mio dio, è la prima parola che mi rivolge. Ha risposto alla mia domanda e non ho capito niente. << Grazie, piccola >>.
<< Uff … Proseguiamo le ricerche che Ritsuko stava conducendo sull’lcl >> Soryu si degna di articolare meglio la risposta della piccola Quattrocchi. << Abbiamo scoperto che, opportunamente trattato con altri composti, ha possibilità di impiego praticamente illimitate. Con le fiale che vedi condurremo un test per verificare se e di quanto è possibile incrementare il processo di depurazione delle acque >>.
<< Questo significa che potrebbe essere impiegato anche in campo medico >> concludo. Mi sarebbe utile un elisir di lunga vita durante le mie battute di caccia.
<< Hai paura di prenderti un raffreddore? >> ribatte Asuka. << Come volevasi dimostrare, rispondere alle tue domande è inutile >>.
<< Perché? Ti ho ascoltata >>.
<< Me ne sono accorta. Comunque, se ti interessa la medicina dovresti parlare … Non è con me che devi parlare ma … con Sakura. Non è il mio campo >>.
<< Non capisco la ragione di tanto astio >> in questa circostanza almeno.
<< Aggiusta … tutto >>. Mari piazza altre due parole, forse per dirmi che la mia riflessione era corretta, poi rifiata ricreando un poderoso legame chimico con il corpo di Asuka.
<< E’ una buona cosa >> torno a sorridere pensando che un giorno quella ragazza non mi vedrà più come un demone.
<< Prova a berlo >> sfotte Soryu. << Forse ti verranno i superpoteri e potrai continuare a giocare >>.
<< O magari, quando Kuchinawa dorme, potremmo spalmarcelo addosso >> rispondo allusivo giusto per farla incazzare.
<< Mi ha fatto venire gli occhi rossi >> Mari sembra una bambina, voleva rivelarmi questo dettaglio tratto dall’esperienza ma, considerata la lunghezza della frase, ha preferito farlo guardando la sua madre adottiva.
<< Sì, la prossima volta usa gli occhiali protettivi >> la rimprovera bonariamente e mi chiedo: quanto devo essere piccolo per ricevere un trattamento simile? << Va’ a prendere le altre, Mari! >> ordina carezzandole una guancia.
La ragazzina sorride e annuisce. Prima di andarsene mi saluta con un profondo inchino e neanche una parola.
In fondo, anche questo è stato un buon prezzo da pagare. << Volevo solo impedire che la violentassero >> sospiro quand’è lontana, non saprei dire se per giustificarmi o confermare con la voce ciò che penso.
<< E’ stato un gesto … >> Asuka si richiude e torna ad osservare le squadre al lavoro. << E’ stato un bel gesto >>.
<< Allora quale sarebbe la mia colpa? >>
<< Non sei stato attento. La tua superficialità ci stava costando la pace che avevamo faticosamente conquistato >>.
<< Tutti possiamo sbagliare >>.
<< Perché ti trovavi tanto lontano da casa? Non era necessario, non era utile. Da molto non corriamo più rischi >>.
<< Dovevo essere sicuro che non arrivassero altri predatori a disturbarci >>.
<< Non sei l’invincibile Shinji >> replica sprezzante. << E’ inutile che cerchi di rimediare. Dovresti riportarci indietro nel tempo. Se vuoi fare qualcosa di buono, allora non fare niente. Come vedi, non abbiamo bisogno di te. Ma tu ti ostini a prenderti in giro e a illuderti di avere un qualche valore in questo posto. Beh, ti sbagli! Tu sbagli sempre e… per salvare una sola persona… >>
<< E se fossi stata tu quella sola persona? >>
<< Perché, mi avresti salvata? >>
L’episodio della serie degli Eva, uno dei momenti più bassi e meschini del giorno più oscuro della mia vita, me l’ha rinfacciato, anche implicitamente, milioni di volte. Non è la domanda a farmi male ma la delusione trasportata dal tono della sua voce.
<< E se l’avessi fatto >> se quel giorno ti avessi salvata, << mettendo a rischio la nostra pace? >> Tu mi avresti perdonato?
Soryu non risponde. Strofino nervosamente una mano sulla benda e mi impartisco l’ordine di non trasformarmi nel lupo che chiamano Furia Buia. << Comunque >> ricomincio a parlare ponendomi al suo fianco di fronte alla spiaggia, << il problema si è presentato e non potevo far finta di niente. Eravamo tutti in pericolo e ho cercato di tenerli lontani. Perché mi avete lasciato solo? >>
<< Dovevi … >> Asuka sembra accusare il colpo. << Dovevi prenderti le tue responsabilità >>.
<< Di’ piuttosto che dovevo subire la giusta punizione >>.
<< Ti rendi conti di quanto sia difficile vivere… qui, anzi sopravvivere? >> Soryu è emozionata e sento che mi sta guardando. Faccio finta di niente perché… non ho ancora deciso chi di noi mettere in ginocchio ad implorare di essere perdonato. << Dobbiamo lottare con tutte le forze facendo sempre del nostro meglio per ricostruire un’oasi felice nella devastazione che tu ci hai lasciato. Dobbiamo proteggerci da tutte le minacce e tu continui a fuggire >>.
Davvero, non sono in grado di comprendere Asuka e devo accontentarmi di constatare ancora una volta che gli eventi dell’impact continuano a sopravvivere nelle nostre anime e a influenzare pesantemente soprattutto il nostro rapporto. Noi due, quando stiamo insieme, dimostriamo di non aver mai abbandonato quella spiaggia.
Eppure, ascoltandola, comprendo che ora altro materiale si è aggiunto e produce nuovo veleno. Ripenso alla surreale conversazione con gli altri due del trio degli stupidi e mi appare sempre più chiaro che non mi vogliono. Non tanto per quello che ha combinato il pilota. Ora che la sicurezza e la sopravvivenza non sono più una priorità, il branco evolve in società e io rappresento, io incarno ai loro occhi anni difficili, incerti e violenti. La mia sola presenza è come un ammonimento, rinfaccia a tutte queste persone la fragilità della loro illusione: che possa esserci pace per sempre. Sono stanchi e io sono una frusta.
Non è Shinji che non accettano (tranne Asuka), non accettano Furia Buia. Il mio problema, invece, è che cacciatore e pilota si ostinano a non accettarsi e non saprei chi rifiutare.
<< Nostra figlia >> sorrido amaro << dice che sono il migliore e faccio fuori i cattivi >>.
<< E’ una bambina. Lasciala sognare >> esala come esausta un fatto e un'esortazione.
Ora basta! << Hai ragione, Asuka. Ho messo a rischio la pace ed è giusto che accetti le mie responsabilità. Sono responsabile >> continuo sputando aria dal naso come un toro davanti ad un drappo rosso mentre la voce si trasforma in un ringhio << di avervi messo in pericolo e sono responsabile… della pace che state vivendo, perché potete raccontarvela come vi pare, potete far finta di niente ma sapete bene che la città che sognate di costruire poggerà su sicure fondamenta, quelle di tutti i cadaveri che io ho lasciato in questi anni. Se voi potete tornare a casa come se nulla fosse è perché non avete visto, non avete sopportato metà di ciò che ho vissuto >>.
<< Tu… >> prova ad obiettare.
<< Sì, io ho sbagliato a caricarmi anche il vostro peso. Il senso di colpa deforma la percezione della realtà. Non mi piace ciò che sono diventato ma sono bravo in ciò che faccio >>. Due respiri profondi per far scivolare la rabbia, al terzo lascio che a parlare sia una rassegnata chiarezza. << Te l’ho detto: hai ragione. E’ inutile guardare al passato. Quelli come me non sono più utili, perciò, cercherò di adattarmi ai tempi nuovi e >> troverò il mio posto << imparerò ad essere un’altra persona >>.
<< Tu non sei bravo a cambiare >> sibila Soryu.
<< Non so se lo pensi davvero o se è quello che speri, così avrai sempre a disposizione il tuo amichevole sacco da boxe di quartiere >>.
<< Non fare la vittima >> replica. << Tu… tu ti ostini ad andartene da solo. Ti ostini a volerci salvare e non conosci neanche le persone che vuoi salvare. Accetta la verità: non è per te fare l’eroe, non è per te fare il cacciatore. Stai andando in mille pezzi e non te ne accorgi >>.
<< Sei preoccupata per me? >> le chiedo senza curarmi di celare il sarcasmo.
<< No, mi preoccupo per noi. Quando cadi a pezzi fai danni e qualunque sia quella cosa in cui ti stai trasformando è più pericolosa dello stupido ragazzino che sei sempre stato. Tu finirai per metterci nei guai >>.
<< Sai bene che i guai esistono anche se non vuoi vederli e che non vedono l’ora di arrivare. Te ne sei dimenticata? >>
<< No, mi basta vederti >> Asuka è partita col piglio di chi vuole sbeffeggiare il rivale sconfitto << per… ricordarlo >> conclude, quasi mozzandola, la stoccata come se provasse rimorso.
La mia mano destra sembra impazzita e le palpebre dell’occhio buono sbattono così forte che non posso credere riescano a restare sincronizzate. Mi aggrappo a qualunque pensiero o ricordo buono, tutto pur di non risponderle a tono, pur di non vedere i fantasmi dei due piloti. E’ triste notare quanto siano poche le biglie rimaste in tasca.
<< Sakura >> pronuncio il nome di una provvidenziale ciambella di salvataggio, << Sakura un paio di giorni fa mi ha detto che Furia Buia e Shinji sono la stessa persona, quella che può farne ancora una giusta. Secondo lei devono soltanto capirlo. Non so cosa intenda ma, a quanto pare, a differenza di te e… di qualcun altro, vede del buono in me >>.
Asuka stringe stizzita le spalle e mi porge la nuca. << Non credo sia importante capire cosa pensa una ragazzina. E poi lei è innamorata di te, non te ne sei accorto? >>.
Lo scoop non mi lascia sorpreso, avevo già intuito che, crescendo, la simpatia della sorella di Toji per me era mutata. A spiazzarmi, invece, è un’associazione nuova,: basta così poco, basta il sentimento per stravolgere i giudizi e cambiare il punto di vista?
Osservo Asuka che, dopo avermi sparato addosso la verità sui sentimenti del medico, si era voltata per leggere la mia reazione e non mi chiedo più quanto siano giuste le opinioni che ha su di me né mi interessa conoscere i suoi sentimenti. Lei non cambierà qualunque cosa io faccia, non mi perdonerà.
Mi domando invece: se non mi sentissi in colpa con lei, se non avessi bisogno di rimediare, cosa sarebbe Asuka per me dopo tutto questo tempo, questa casa, con le sue regole inafferrabili, quale importanza avrebbe per me?
Indago, come non avevo mai fatto, i dettagli del suo viso: il naso a punta, le labbra sottili che danno l’idea di un taglio cesareo, i capelli lunghi e ben curati nonostante qui sia una scomodità. E’ di poco più alta rispetto a quando l’ho conosciuta ed è un invito per i sensi. E’ bella, è… un’estranea con cui ho condiviso più di metà della vita. E’ ciò che voglio pensare o proprio ora la sto guardando per la prima volta? Spero in cuor mio che la prima opzione sia quella giusta perché non mi piace ciò che vedo.
<< Ha diciott’anni … credo >> accidenti, non conosco la mia casa. << Non ha ancora l’età per amare come un’adulta >>.
<< E noi invece? >>. Soryu sembra aver intercettato il mio pensiero, probabilmente ha colto il riflesso del suo.
<< Noi siamo adulti >> lascio libero il mio nuovo punto di vista di distruggere ogni altra illusione.
<< Però non ci amiamo >> mi pare una confessione.
<< Forse non abbiamo trovato la persona giusta >>. Mi terrorizza la facilità con cui sono riuscito a replicare; ancor di più mi terrorizzano le implicazioni.
<< Tzk! Credi sia solo questo? >>. Asuka non si aspettava che l’assecondassi tanto facilmente su un punto cruciale della nostra vita, poiché abbiamo una figlia e, più o meno, conviviamo da dieci anni.
<< Non so come tu sia messa >> sbuffo voltandomi nuovamente in direzione del mare, ancorando le mani ai fianchi, << ma per quanto mi riguarda spero che Cupido sia munito di lanciagranate; altrimenti la vedo dura >>.
<< Tu non ti arrendi mai! >> s’infuria. << Quando si tratta di me non vuoi cedere. Solo in questo sei cambiato e continui ad opporti a me come se fossi io il tuo peggior nemico. Credimi, lo accetterei volentieri se soltanto mi togliessi di dosso quell’appiccicoso senso di colpa che continui a nutrire. Non puoi farci niente, Shinji. Non puoi fare niente. Fa’ un favore a tutti: cresci! >>
<< Kuchinawa >> rispondo. << Non sei stanca di giocare alla corda marcia? No perché tu non sei la persona più adatta a darmi consigli e io sono stanco >>.
<< A proposito di corda marcia >> Soryu mi mostra un sorriso maligno, << ti ho dato troppa corda in questi anni >>.
<< E allora non darmene più >>.
<< Cos’è, non ti importa cosa hai fatto, cosa mi hai fatto? >>
<< Certo che mi importa. E’ per questo che Sakura può… volermi bene. Perché non le ho fatto niente, non direttamente almeno. Forse io e te dovremmo smetterla di fare i bambini e trovare un modo per… >>
<< Ah già tu vuoi rimediare. La solita storia, come se avessi qualche speranza. Non dirmi che ci credi ancora? >>
<< Non più ad essere sinceri >> in realtà la risposta corretta è: non credo mi interessi come prima. << Però, quando torno, potremmo parlare, intendo parlare davvero. Non l’abbiamo mai fatto >>.
<< Dopo tutto ciò che ti ho detto, te ne vai di nuovo? >> Asuka è incredula ma assorbe il colpo e ridefinisce le priorità. << Davvero pensi che basti parlare? Quanti altri anni dovranno passare? >>
<< Se saremo onesti una volta basterà >>. Andiamo, aiutami a bruciare questa maledetta corda.
<< Guarda che non siamo una coppia >> mi rinfaccia rispolverando espressione e tono strafottenti, vagamente condiscendenti, con cui da ragazzi mi dimostrava il suo distacco. << E, se fosse così, sarei io a lasciarti, non tu >>.
<< Ti chiedo di rifletterci. Forse riusciremo a recuperare un po’ di spazio per noi >>.
<< Sempre ammesso che ritorni questa volta >>.
<< Sempre ammesso che ritorni >>.
<< Ho fatto del mio meglio con te ma vedo che ho soltanto sprecato energie >>.
<< Allora risparmia quelle che ti restano. Il tuo meglio >> purtroppo << è troppo poco per me >>.
<< E il tuo allora? >>
<< Anche il mio >> purtroppo << è troppo poco. Perciò risparmierò le energie >>.
<< Vai al diavolo! >>
<< Dimentichi che sono io il diavolo >>.
<< Allora va’ a… te stesso, brutto stupido >>.
<< E’ ciò che spero di fare >> ho bisogno di risposte.
<< E non provare mai più a baciarmi! >>
E’ un po’ ciò che avviene durante un combattimento. Sei talmente preso dal momento, così carico di adrenalina che quasi non avverti dolore quando vieni colpito. Solo dopo puoi fare la conta dei danni e rassegnarti al fatto che non sarà piacevole. Le parole di Asuka, ora che è fuori portata, nonostante mi sforzi di non trarre conclusioni, ritornano a evidenziare le ferite che mi hanno inferto e devo rassegnarmi: << cazzo, mi ha fatto proprio male![13] >>.
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni
e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Notte tra il 3° e il 4° giorno a casa.
<< La vita è un bacio >>.
Quando Furia Buia si commuove alla vista di due giovani innamorati.
 
 
Esistono soltanto due luoghi in cui le mie due anime possono incontrarsi senza darsi battaglia o dover cedere il passo all’altra; sarebbe meglio dire che si tratta di due linee tracciate sul terreno, una reale e una ideale. In questo momento sono seduto sulla prima interrompendo la continuità del camminamento in cima alle nostre mura.
<< Hanno fatto un buon lavoro >> rifletto registrando a mente la distanza che separa le singole torrette fortificate di avvistamento. << Quelli di fuori dovranno imparare a guidare i carri armati per espugnarci >>.
A dire il vero non me ne frega niente. Avevo già notato lo sviluppo dei nostri sistemi di difesa, per quelli come me si tratta dei dettagli più importanti. Qui riesco a stare relativamente in pace, sospeso in un tempo e in uno spazio che sono sia quelli che comunemente percepiamo sia il loro contrario. Cacciatore e pilota riposano uno a fianco all’altro e annullano i pensieri o li lasciano liberi di vagare senza giudicarli, senza far pagar loro il pedaggio quando oltrepassano il confine tra le mie identità.
<< Mi hanno detto che è multivitaminico e interamente biologico >> borbotto osservando il boccale con il beverone color verde pisello stinto che hanno distribuito come merenda a chi, questa notte, è di guardia.
Non che fossi di comandata ma Kuchinawa è sveglio e io non avevo voglia di cantargli la ninna nanna. Resto immobile, fluttuando in questo strano limbo, annoiato perché so che non c’è da preoccuparsi (lo dimostra il fatto che siamo in tre). Avverto, però, in sottofondo una certa inquietudine, quella che non mi ha mai abbandonato dal mio rientro. << A chi appartengo? Di chi sono figlio >> mi domando << di Caos o di Ordine? >> Vorrei contemporaneamente uscire e rimanere. << Maledizione, qual è il mio posto? Per tutti occupo quello sbagliato, forse hanno ragione. Dovrei adattarmi >> premo il tasto play al registratore per ascoltare un mio consiglio mentre mi volto a guardare i sentieri tracciati sullo sterrato perennemente attaccato da granelli di sabbia che si diramano dalle nostre vie di accesso.
<< La notte è così calma >> penso come se questa porzione del giorno potesse sperimentare uno stato emotivo. << Se mi adattassi a ciò che vogliono potrei apprezzarla e non sfruttarla, le scarpe resterebbero slacciate e i piedi non mi farebbero male. Allora perché solo il pensiero di abbracciare la vita che mi presentano come l’unica possibile, e che ancora non capisco, mi ripugna come il più squallido dei tradimenti? Quanto vorrei che il signor Kaji fosse ancora vivo. Lui saprebbe cosa dirmi >>.
Stendo le gambe e avvicino il bicchierone alla bocca. << Sono sicuro che il sapore sarà migliore dell’aspetto >> mi incoraggio. << E’ biologico, male non mi farà >>.
<< Ehm … ehhemm >>. Una delle due guardie mi distrae. Allunga il collo e alza il mento indicando le mie gambe che ostruiscono il passaggio.
<< Cazzo vuoi? Scavalca! >> gli dico ruvido prima di riportare l’attenzione sulla mia più immediata missione: trovare il coraggio di trangugiare questo vomito naturale.
<< Che maniere! >> si lamenta, dopo aver saltato l’ostacolo, quell’individuo che del cacciatore ha soltanto il giaccone e un arma. << All’uomo della guerra pesa il culo stanotte >> commenta non troppo a bassa voce rivolgendosi al collega che lo attendeva poco più avanti.
<< Deve aver dimenticato la buona educazione >> risponde l’altro.
Cosa avrebbe detto il pilota dieci anni fa? Avrebbe chiesto scusa. Neanche per sogno! << Per favore >> meglio prenderli in giro, << scavalca … grazie >>.
Meno male che in pochi sarebbero tanto pazzi da attaccarci, << con queste mezze seghe >> pronuncio al massimo del volume << saremmo fottuti >>.
 
<< Però! >> esclamo guardando la luna. << Mia figlia è magica >>. Sono ancora seduto con la schiena poggiata al muro a secco e le gambe stese, eppure quasi non provo fastidio. << Si, anche stavolta mi rimetterò in piedi >>.
Il mio turno è a metà della corsa e i miei due colleghi si sono rassegnati all’idea che non mi sposterò per rendere più facile il loro passaggio. Mi massaggio le braccia in preda ai brividi causati da un vento freddo che spira alle mie spalle e trapassa la parete. << Perché continui a chiamarmi? >> mi rivolgo all’esterno. << Cosa vuoi dirmi? Non immaginavo che tu sapessi parlare. Dimmi perché non riesco a prendere una posizione? >>
Non mi interessa se il cielo è stellato, non l’ho degnato neanche di uno sguardo, non mi attira la luna che rischiara la notte, al diavolo la testa di Ayanami. Abbiamo tentato già due volte inutilmente di spingerla al largo, la terza sarà quella buona. Le orecchie sembrano muoversi in autonomia per scandagliare il magma informe, che regna e si trascina al di fuori della mia casa, alla ricerca di segnali di vita intelligente; il mio occhio osserva l’evoluzione del sistema regolato e dotato di forma che stiamo costruendo (meglio, loro. Io per adeso mi limito a difenderlo… forse).
Una nuova coppia sta nascendo in quest’ora quieta, complice l’ombra lunga gettata dalla porzione di muro in cui mi trovo. Non si sono accorti che un guardiano veglia, in parte seduto in parte sdraiato, sui loro sentimenti.
Si scambiano un bacio. Deve trattarsi del loro primo bacio perché non mi è parso granché ma mi ha ispirato una profonda tenerezza. Troppo emozionati, troppo timidi, probabilmente inesperti, si sono avvicinati come se temessero di scottarsi ma, una volta ultimato il rendez vous, l’attrazione ha vinto ogni ostacolo. Si tengono per mano o forse sono uniti da un abbraccio e si regalano elettricità ed effusioni di una purezza che mi disarma. Vorrei trovarmi abbastanza vicino da poterli guardare negli occhi per imparare come luccicano le iridi di due innamorati ed esclamare, stupito: wow! E’ dunque questo l’amore?
<< Tu ci vuoi bene >> mi ha detto Yuki soltanto ieri. Ha detto anche che sono il papà di tutti. E’ così che mi vede.
Contemplo quei due ragazzi, che, sciolto il ghiaccio, continuano a gustare il dolce con maggior sicurezza e trasporto, e mi sento in difetto. Distolgo lo sguardo per puntarlo sulle case che sonnecchiano un po’ più lontano per non disturbarli, per non derubarli del loro sogno.
<< Non mi dispiacerebbe difendere quei due ragazzi >> mi dico. << Si, Furia Buia combatterebbe per proteggere il loro momento di gioia. Se li avessi visti quando ero ancora un pilota forse proprio per loro, soltanto per lasciarli vivere un’esperienza così bella, avrei risposto diversamente a quella domanda: cosa desideri? Già cosa desidero? >> sono obbligato a chiedermi mentre punto con la coda dell’occhio al di fuori delle mura, sempre e perennemente oppresso da questa sensazione di squilibrio, di oscillare tra due mondi, al centro tra due mondi. << Per muovermi dovrei prendere posizione e fare una scelta ma non riesco a decidere a quale anima rinunciare. Ne ho due. Forse farei meglio ad andarmene e a cercare di rifarmi una vita da un’altra parte, un luogo in cui il pilota non possa seguirmi e il cacciatore essere accettato per quello che è >>.
Shinji e Furia Buia, pilota e cacciatore, sono la stessa persona. Devono semplicemente capirlo. Sakura vede del buono in me ma lei è di parte. << E se avesse ragione? Forse non è ancora scoccata l’ora di decisioni drastiche, prima mi conviene capire cosa voglio >>.
<< Ehi voi due >> grida il simil cacciatore che avevo trattato male << andatevene a casa. Dove credete di stare, in un bordello? >>
Scoperti, quasi certamente rossi per l’imbarazzo, i fidanzatini si staccano con tale violenza che sussulto come se mi avessero strappato un pezzo di cuore; non trovano neanche l’animo di chiedere scusa,  indietreggiano confusi e infine scappano senza neanche tenersi per mano finché non spariscono tra le abitazioni ad un piano che disegnano le strade strette e le piazze del villaggio.
<< Hai rovinato il loro momento di gioia >> ringhio per celare la delusione e il dispiacere per quell’idillio, interrotto bruscamente, di cui stavo gustando l’eco.
<< La prossima volta sceglieranno un altro posto >> replica. << Noi qui stiamo lavorando >>.
<< Non dovevi sgridarli in quel modo >>.
<< L’ho fatto per insegnarli le buone maniere >> ribatte caricando la dizione delle ultime due parole.
<< Distruggendo il bello? >> chiedo accarezzando il manico del coltello con la lama seghettata.
<< Il nostro compito è fare la guardia, perché anche due stupidi come loro possano sopravvivere, e non essere costretti ad assistere a certi spettacoli >>.
Non faccio neanche caso ai miei movimenti, mi trovo già in piedi quando rispondo: << allora guarda fuori, non dentro! E’ questo il tuo lavoro. E comunque sono… sono… >> tocco anche il fucile << sono io che vi permetto di sopravvivere >> non di vivere. Quello è un affare troppo personale. << Per questo voi avete la possibilità di annoiarvi e di disturbare due ragazzi >>.
<< Il tuo tempo è passato >> mi rinfaccia la guardia, << non l’hai capito? Sei stato troppo a lungo fuori dal villaggio >>.
<< E voi troppo a lungo qui dentro. Dove siete stati nell’ultimo anno? >> ribatto guidato dall’attitudine al posizionamento che ho acquisito combattendo contro Asuka.
<< Lascialo perdere >> l’altro cacciatore invita il collega alla calma. << Lo sai che ha un pessimo carattere >>.
<< Sicuramente >> conviene l’altro, << ma non può parlarci in questo modo. E’ cambiato tutto. Oggi non potrebbe più ammazzare l’albino come ha fatto sette anni fa senza essere punito >>.
<< Otto >> lo corregge il primo. << Sono passati otto anni >>.
<< E anche allora siete rimasti a guardare, non è vero bastardi? >> replico inferocito.
<< Continuiamo il giro >> il tipo dai modi accomodanti deve aver letto il mio desiderio di togliermi la benda e corre ai ripari. << E’ meglio non discutere quand’è arrabbiato >>.
<< Neanche fossi un cane >> sbuffo a mezza bocca. Mi ributto sul legno del camminamento e passo le mani tra i capelli sciolti. Prendo il bicchierone pieno di rancio liquido che avevo posato per prepararmi all’ennesimo scontro. << Mi serve energia. Posso disperarmi benissimo a stomaco pieno. Non doveva cacciarli >> sussurro il mio rammarico al bordo del vetro a pochi centimetri dalle mie labbra. << Era da molto che non vedevo qualcosa di bello >>.
<< Non provare mai più a baciarmi! >>. Così stamattina mi ha salutato Asuka al termine del solito dialogo tra sordi. Ogni tanto ci provo ma non me lo permette mai. Non mi permette neanche di abbracciarla se non… quando serve. << Cavolo, abbiamo una figlia, ad ogni ritorno (più o meno) dormo con te e non posso neanche mostrare affetto. Quando sto fuori a lungo le altre donne non fanno tante storie e scommetto che neanche tu fai tante storie con chi non è me. Non che voglia lamentarmi >> immagino di averla davanti, << figurati. Quello che prendo è più che sufficiente … più che sufficiente.
Ma almeno una volta … giusto per capire se ci piace. Se siamo fortunati ci accorgeremo che non proviamo niente e che possiamo salutarci senza rancore; però dopo undici anni finalmente saprei che sensazioni dà un tuo abbraccio. Mi sono anche dimenticato che sapore hanno le tue labbra. E’ stupido, lo so, ma vorrei essere al posto di uno di quei due innamorati e non vestire i miei panni. Al diavolo, mi manca il bello >>.
Non l’hai mai cercato.
Spalanco l’occhio e trattengo il respiro. << Da dove proviene questa voce, dal mio cuore o … >> giro di scatto la testa in direzione delle dune sabbiose. << Non è vero >> rispondo al vento che ha ripreso a soffiare graffiandomi la faccia. << Ce n’è poco in giro e, se esiste di nuovo, lo dovete al pilota che vi ha riportato in vita e a me che non smetto di lottare contro ciò che è brutto. Se sapessi qual è il mio posto >> rivolgo ora una preghiera alle case del villaggio, << se ne trovassi uno, anche… anche l’ultimo rimasto, potrei chiedervi il permesso di occuparlo e mi sentirei al sicuro. Starei buono, ve lo giuro. Farei il bravo. Il fatto è che non capisco cosa volete da me >>.
Ti preoccupi troppo del giudizio degli altri.
La signorina Misato. << Ehi, maledetto >> mi scrollo di dosso le paranoie del pilota che mi avevano catturato e, di nuovo adirato, parlo al vento che spira da fuori, << credi di tentarmi imitando la voce di quella donna? Il problema è che non voglio preoccuparmi del giudizio degli altri. Se lo facessi, affiderei la mia vita ad altre persone e farei soffrire i miei cari. Per questo non riesco a chiedere il permesso, per questo non voglio fare il bravo, per questo non obbedisco, per questo non me ne starò buono. E comunque, se vuoi convincermi a tornare da te, Caos, ti conviene scegliere un altro personaggio. La signorina Misato non era la persona più adatta a esprimere giudizi, proprio come Asuka. Si faceva scopare da mezzo mondo per sentirsi amata senza doversi assumere le responsabilità di una relazione, perché il sesso era bello e comodo. Io e Asuka la pensiamo allo stesso modo. Quella donna ha scelto un ragazzino come suo campione per vendicare il padre. Non è affatto un grande esempio >>.
Accosto il bicchiere alla bocca deciso a tagliar corto con questo dialogo surreale e ad assumere le calorie di cui ho bisogno per restare vivo.
<< Nooo >> soffio. << Non è vero. Mi scusi, signorina Misato. Lo so che avrebbe mandato al diavolo tutto per proteggere me e Asuka; ha anche urlato a mia madre di restituirle il suo Shinji. Se lei fosse qui forse non troverebbe le parole più adatte ma stringerebbe la mano di un pilota che ha fatto casini e anche quella di un cacciatore che quei casini non li ha ancora risolti. Ci accetterebbe anche se siamo sbagliati. Lei per me ci sarebbe sempre anche se fosse convinta di non potermi aiutare. E, a dire la verità, non saprei cos’altro chiedere. Chi se ne frega se mi trovo sull’orlo di un precipizio e davanti a me ci sono tante persone che non vedono l’ora di spingermi giù. Non avrei paura se al mio fianco avessi una persona a cui voglio bene che mi poggia una mano sul cuore e mi dice: io ci sono. E’ che all’epoca non mi ero accorto di quanto lei mi fosse vicina, mi dispiace >>.
<< Accidenti se sapeva baciare! >> seguo il filo delle associazioni. << Quello era un bacio, Asuka, non il tuo assalto all’arma bianca. Se avessi risposto >>.
Che sensazione strana! Provo un forte disagio come se il Caos nel mio cuore fosse in travaglio. Mi rialzo a fatica, devo appoggiare una mano al muro mentre una corrente nuova mi attraversa il corpo. Non è un attacco di panico, non vedo i miei fantasmi. << Ho ancora il bicchiere in mano >> penso. << Perché non l’ho lasciato a terra? No, Shinji, sarebbe stato un bacio comunissimo tra due adolescenti; sarebbe stato un pessimo primo bacio come quello che si sono scambiati quei due ragazzini. Io… io >> inizio a tremare << io avevo paura che mi rifiutasse, che rimanesse delusa. Avevo paura che si arrabbiasse. E’ questo che volevi dirmi, Caos? Io ho rifiutato un bacio per paura, io non volevo salire sullo 01 perché avevo paura, io ho tenuto a distanza tutti perché avevo paura, ho gridato morte a tutti perché temevo che sarei stato abbandonato e non avrei mai conosciuto il mio posto nel mondo, ho ucciso ogni possibilità di relazione perché avevo paura della separazione. Se avessi risposto a quel bacio…
se avessi risposto a quel bacio … >>
Mi tocco le labbra incurante del fatto che la mia mano è sporca. << La vita… la vita è un bacio. E io non ho avuto il coraggio di baciarla. Se l’avessi baciata avrei impedito il Third Impact. Se l’avessi baciata non sarebbe stato necessario un evento catastrofico per farmi diventare un uomo; se l’avessi baciata avrei distrutto il guscio in cui cercavo di nascondermi. Io… >> fuori, la sabbia si chiazza di buchi neri e la mia rabbia si tramuta in furia incontrollabile << IO STO ANCORA FUGGENDO >>. 
Il vento spira più forte e mi avvolge come un abbraccio. << Io fuggo rifiutando entrambe le mie vite, entrambe le mie nature. Ho sbagliato ancora. Non sei fatto di punti e di istanti. E’ ciò che volevo credere per distinguere tra dentro e fuori. Perdonami >> scoppio a ridere, << ma era necessario. Se noi uomini non facessimo distinzioni non sapremmo di esistere, proprio come quando ero interamente te e, né io né tu, sapevamo di esistere; se i nostri at field non ci separassero, quei due ragazzi ora non saprebbero quant’è meraviglioso baciarsi. Non avevo capito. Non esiste una verità, eppure la verità esiste, non esiste un senso ma un senso esiste. Tu, Caos, sei nato quando è nato l’Ordine.    
<< Abbiamo bisogno di una casa in cui vivere >> guardo in direzione della mia dimora, quella in cui dormono mia figlia e Asuka << e che ci protegga dall’incertezza e dal male dell’esterno. Solo in questo posto abbiamo il tempo di comprendere la vita ma una casa può trasformarsi in una prigione. Queste mura sono barriere di carta poiché il vento che soffia all’esterno soffia anche all’interno. Guai se non ci fossero porte, perderemmo l’occasione di baciare la vita.
<< NON LA MORTE >> grido fuori di me e sto piangendo e prego che la mia gente ascolti il cuore di un folle, << LA VITA NON RINUNCERA’ A CERCARCI soltanto perché ci nascondiamo sotto il letto. Uscire dalle mura è l’unica possibilità che abbiamo di vivere, l’unica azione che giustifichi il ritorno, l’unica azione che dia un senso alla parola casa. Ho capito cosa sono gli Eva e alla nostra età sono una maledizione.
 << Non posso sperare di tenere lontana la guerra, non posso sperare di vivere >> inizio a calpestare nervosamente avanti e indietro il camminamento << una vita senza guerra perché è la guerra che dona significato alla pace, perché è lo stress che ci tiene in vita. Una vita senza problemi è una vita rifiutata, la pace non è assenza di guerra. Il cacciatore non è sbagliato. Voi, amici miei, proprio voi non conoscete il vostro posto, perché vi illudete che ne esista uno? Come potete insegnarmi qual è il mio? Voi non conoscete le regole di questo gioco. Chi siete per giudicare me? Chi sono per giudicare voi? Siete ciechi come me e come me siete nati senza il libretto delle istruzioni. Nell’Ordine >> comprendo << troverò soltanto metà delle risposte che cerco >>.
La corrente aumenta di voltaggio e sale lungo la colonna vertebrale, si ferma all’altezza della nuca procurandomi un dolore lancinante come se un lupo mi azzannasse al collo. Uno scatto e sale al cervello e… vedo. Mi volto in direzione dell’esterno.
<< Ma se è così... >> rapito da un’illuminazione guardo il Caos sotto un’altra luce e gli parlo affinché ascolti il cuore di un saggio << se è davvero così, allora ho capito cosa sono gli Angeli, BASTARDO[14]. Il pilota non è sbagliato. Dovevate spiegargli perché gli Angeli vanno combattuti, dovevate rivelargli chi sono realmente. E invece lo avete ricattato perché accettasse il peso del mondo come un adulto mentre voi, maledetti >> davanti a me passano tutti i personaggi che hanno riempito i miei quattordici anni e che mi hanno mentito facendomi credere di sapere cosa significa essere adulti << non avete mai avuto il coraggio di vivere. Un cacciatore è come un pilota, l’unica differenza è che non c’è mia madre a proteggermi. Io non sono Gendo Ikari, hai capito? Io sono un padre e proteggo mia figlia. Io non ti rifiuterò. Ora so perché combatto, non ho più bisogno dello 01. IO VOGLIO VIVEREEEEE!!!  
<< Se davvero sono l’uomo della guerra, allora che guerra sia >> chiudo il mio occhio e recito un’orazione a labbra socchiuse; << se porto distruzione allora distruggerò tutto ciò che può essere distrutto così saprò cosa costruire con ciò che rimane. Cazzo, sono un adulto adesso >>.
Il vento non si placa ma ora soffia dalla spiaggia e io mi sento al sicuro. << Alla tua salute >> sfido il fiume di aria porgendoli il mio calice colmo di non voglio minimamente sapere cosa. Bevo con fierezza togliendomi addirittura la benda come faccio quando …
<< Che schifo! >> sputo anche ciò che non ho digerito del pranzo piegandomi in avanti per prepararmi ad assecondare un mostruoso conato di vomito. << Biologico di merda! >> urlo come indemoniato frantumando il bicchiere e la sostanza aliena che contiene. << Questa schifezza là fuori è un’istigazione al cannibalismo >>.
<< Te l’ho detto che era impazzito >>. Dietro di me le due sonnacchiose sentinelle, brave a proteggere più i costumi che i confini, commentano il mio sfogo. Mi fissano con un misto di disappunto e affettata compassione.
<< Che avete da guardare? >> abbaio così forte che, se ne esistessero ancora, un branco di lupi canterebbe in coro per sostenere il mio assolo. << Portatemi subito qualcosa di buono e dolce! Deve essere talmente finto e industriale che sulla confezione voglio leggere: solo guardarlo provoca la carie >>.
<< Chi ti credi di essere? >> risponde sdegnato il più rompipalle dei due. << Sono io che comando questo turno >>.
<< Io sono Furia Buia, sono quello che vi salva il culo e che vi ha appena dato un ordine. Muovetevi, stronzi, o giuro che quando uscirete dal villaggio troverete me ad aspettarvi! >>
Sarà stato il tono, la chiarissima minaccia di morte, o forse il mio occhio sinistro denudato della benda o il nome che uso quando vado a caccia, o il fatto che nella foga avevo estratto il coltello ma il dato resta: le obiezioni si sono prontamente volatilizzate insieme ai due sventurati compagni di noia.
Ah, a Tyler Durden obbedite allora? << E portatemi anche da bere, alcol non acqua… luridi bambocci >>.
Recupero la benda e metto a riposo il mio trofeo. L’odore del mare è piacevole, quasi non faccio caso a quella punta di decomposizione che si trascina da largo. << Tanto morirò prima di mettermi una dentiera >> mi giustifico con le acque salmastre. << Ho tutto il diritto di coccolarmi un po’ >>. La brezza si fa più dolce e ammansisce il mio cuore, non molto ma quel tanto che serve per indurmi a guardare i due cacciatori stanziali che corrono lontano dal diavolo con un occhio solo. << E dire che prima non avrei mai pensato di parlare in questo modo … a chiunque. Non chiederò scusa, se la sono cercata … Se portano una bottiglia piena, però, quasi quasi li permetto di bere con me, come gesto di… amicizia >>.
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni
e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Il 4° giorno a casa.
<< E’ ora di svegliarsi e crescere, mia Bella Addormentata >>.
Quando Furia Buia, deciso a partire, e Asuka si scambiano (o forse no) un pessimo primo bacio.
 
 
Lo zaino è pronto e do un’ultima occhiata alle mie armi per assicurarmi che siano pulite e cariche. Nella vecchia Neo Tokyo 3 mia figlia non assisterebbe ad un simile spettacolo; anzi non saprebbe neanche com’è fatto il fucile a canna corta che maneggio. Probabilmente non lo saprei neanch’io.
Yuki mi osserva in silenzio con aria corrucciata per non farmi intendere che è triste. Non presta attenzione al mini Furia Buia che dorme sul tavolo a pancia all’aria e resta seduta insolitamente composta. La maschera cade quando indosso il giaccone perché è l’ultimo gesto prima della partenza.
Le prendo le guance come da rituale e accosto la fronte alla sua ma questa volta la mia bimba di sette anni rifiuta di stare al gioco e scosta il capo fissando il pavimento.
<< Amore mio >> non rinuncio a tenere il suo viso tra le mani, << papà torna presto. Guardami! >> Attendo paziente che risponda alla mia richiesta. Le guance si sono gonfiate e le labbra sono ridotte ad un puntino. << Guardami >> ripeto << e dimmi se sto mentendo >>.
<< Puoi andartene domani >> borbotta con gli occhi arrossati << o dopodomani >>.
<< Così tornerò ancora più presto >>.
<< Avevi detto che volevi essere uno Shinji qualunque >>.
<< E voglio ancora diventarlo >> le sorrido. << Per questo devo partire, per essere sicuro che nessuno mi impedirà di diventare uno Shinji qualunque. Soltanto questa missione, poi ti prometto che andrò in giro con gli zii a fare la spesa e a occuparmi di pubbliche relazioni con i vicini. Non uscirò più da solo >>.
<< La mamma si arrabbierà >> risponde piazzandomi un broncio nelle intenzioni minaccioso ma che attira i morsi.
Non la preoccupa la reazione della mamma. Se ora le proponessi di giocare con me a sabotare il lavoro di Asuka – questo si che la farebbe incazzare – mi seguirebbe con entusiasmo. << Allora di’ alla mamma >> la bacio sul naso << che Stupishinji è uscito a combattere di nuovo gli Angeli >>.
<< Perché? >> Yuki salta dalla sedia e con voce e gesti concitati, mi spiega il suo timore: << sono brutti e ci vogliono fare del male, la mamma me lo dice sempre >>.
Anche lei ci pensa. << Perché ho capito con chi ho a che fare e so che posso affrontarli. Conosco soltanto una maniera di proteggervi. Per te troverò il modo di impararne altre >>.
<< Papà, chi protegge te? >>
O cavolo, bella domanda! Non ho ancora trovato una risposta. Ma questo è un problema mio e non lo dividerò con lei, perciò << non avere paura >> le dico poggiandole una mano sul cuore, << andrà tutto bene[15] >>.
<< Quando torno >> le dico abbracciandola << voglio vedere i tuoi soldati esercitarsi alle grandi manovre >>.
<< Papà >> mi rimbrotta in tono lagnoso, << ho sette anni e quattro mesi >>.
<< Ok ok. Allora voglio stare con te così mi fai vedere cosa fa una bambina di sette anni e quattro mesi. Ti suona meglio? >>
La piccola mi centra con due occhi lacrimosi che mi fanno pentire di non essere già tornato, poi mi finisce con un bacio così tenero e innocente che se mi ordinasse di buttare le armi e diventare in questo momento uno Shinji qualunque, sarei tentato di risponderle: << agli ordini! >>
Mi accompagna, tenendomi per mano, fino alla porta di casa e lì si ferma perché sa bene che non desidero che mi veda mentre varco quella principale del villaggio; ma, poiché è più testarda dei genitori, da un po’ ha preso l’abitudine di seguirmi di nascosto fino ai limiti del villaggio per osservare suo padre finché la vista glielo permette. Dal canto mio faccio sempre finta di non accorgermene.
<< Ah >> mi fermo, << dimenticavo. Di’ alla mamma di non prendermi alla lettera >> altrimenti al ritorno mi metteranno la camicia di forza.
 
<< Paparino, sei già pronto? >> mi saluta Toji che con Kensuke sta ultimando i preparativi della missione a cui pensano voglia partecipare. << Guarda che non c’è fretta >>.
Continuo a camminare e intanto sfilo l’elastico che mantiene il codino.
<< Ehi Shinji, hai sentito? >> domanda Kensuke. << Non devi anticiparci. C’è tutto il tempo… >>
<< Non vengo con voi >> comunico superandoli senza rallentare.
<< Ancora con quella storia? >> sbuffa il cecchino. << Cosa non hai capito del discorso che abbiamo fatto ieri? >>
<< FOTTETEVI! >> ruglio voltandomi di scatto. << Farò ciò che ho deciso di fare >>
<< Andiamo >> il mio occhialuto fratello con la sua idea di barba tenta di farmi ragionare. << Che ti è preso? Ero convinto fossimo d’accordo >>.
<< Non devo rendere conto a nessuno, neanche a voi >> ribatto. Dentro di me si agitano le mie due anime che tirano in direzioni opposte, una vorrebbe abbracciarli e fornire con calma spiegazioni, l’altra spararli addosso o picchiarli. Tuttavia, in questo frangente non mi sento lacerato da una tale contraddizione; le mie due anime, anzi, mi appaiono divise soltanto nella forma restando invece identiche nella sostanza. E’ solo una sensazione, l’assecondo perché ho bisogno di fidarmi. << Quando avrò completato la mia missione, quando sarò tornato mi porterete con voi e mi mostrerete come vi siete organizzati e insieme a voi >> ringhio puntando l’indice come fosse il mio coltello << parlerò con i nostri vicini e mi direte tutto ciò che sapete su di loro. E vi avverto >> maledetti fratelli, << se qualcosa non dovesse piacermi, la cambieremo … insieme come abbiamo sempre fatto >>.
Non attendo neanche un cenno di reazione e riprendo a camminare in direzione della spiaggia. Prima di partire devo mettere le cose in chiaro anche con lei.
<< Sono troppo paziente con te >> mi provoca Toji. << Non sei il mio capo, ricordalo! >>
Senza ridurre l’andatura rispondo: << quando al mio ritorno ti avrò pestato senza misericordia ti spiegherò perché hai ragione >>.
Non mi hanno seguito, come avevo previsto, ma stavolta non lo interpreto come un tradimento. Ho allungato il passo per raggiungere una giusta distanza, quella che mi avrebbe impedito di ascoltare altri commenti, fare retromarcia  e giocarmi tutti i nostri denti.
Non capisco se li ho teso una mano o mandati a cagare.
 
La piccola Mari porta con sé un quaderno, un tomo voluminoso di cui è probabile che non capirei neanche il titolo e una busta di carta che quasi certamente contiene il pranzo. Procede spedita davanti a me e non si è accorta che la sto raggiungendo. Segue il mio stesso itinerario e sul mirino ha agganciato l’obiettivo che avevo già puntato.
<< Quattrocchi! >> schiocco il suo soprannome.
La ragazza riconosce la mia voce e si blocca di colpo incassando la testa tra le spalle come una tartaruga in presenza di una minaccia. Quando la affianco mi preoccupo unicamente di modulare il tono. << Stai andando dalla sempai? >>
Mari non mi guarda e scuote la testa in senso affermativo.
<< Prenditi una pausa, devo parlare con lei >>.
<< Ma… la sempai… >> tenta di argomentare.
<< Mari, io non ti farò mai del male >> le dico fissando il bersaglio che ho davanti a neanche cinquanta metri. << Se un giorno tu decidessi di uccidermi, forse ti darei anche una mano. Lo so che non vuoi avere paura di me e, tuttavia, continuo a spaventarti. Aspetterò, credimi aspetterò, che arrivi il momento in cui, ne sono convinto, parlerai con me come fai con Asuka e… forse con tutti >>.
La guardo e, quando anche lei trova il coraggio di incrociare il mio occhio, con gentilezza le dico: << Però non sarà oggi. Perciò, fila via! >>
Mari è sveglia, come tutti quelli che hanno sperimentato il terrore, e comprende che solo il mio atteggiamento è accomodante; il comando, invece, è vero.
L’inchino è frettoloso e per poco non le cadono gli occhiali. Mi percorre un brivido quando sistema la montatura con un gesto insolitamente deciso e purtroppo familiare. << Peccato che mio padre sia morto >> mi lascio sfuggire davanti alla ragazza dai capelli lunghi. << Avrei potuto affrontarlo >>.
 
<< Nessun paura, Shinji, nessuna paura >> mi dico aumentando la frequenza del passo. Asuka è a tiro e non me ne andrò senza dirle niente. << Io ho fiducia nella mia intuizione, io ho fiducia in ciò che desidero, io ho fiducia nella via che sto scegliendo anche se non ne conosco la fine… e neanche l’inizio, io ho fiducia in me >>. Strappo la benda dall’occhio quando Soryu si volta per studiare il suo nemico << Tentiamo! >>
<< Hai preso un colpo in testa? >> apre immediatamente il fuoco avendo notato il movimento. << Sei già stato qui ieri mattina, te ne sei dimenticato? >>
I nostri at field sfrigolano a causa dell’impatto. << Devo parlarti >> rispondo a mo’ di frustata.
<< Immagino >> ghigna inquieta e infastidita << che tu voglia continuare a giocare. Fa’ pure, cacciatore, ma non lamentarti se… >>
<< Ehi tu, sei in pausa >> urlo un comando all’attendente al suo fianco. E’ alto, magro e porta gli occhiali. Mi ricorda Makoto.
Lo scriba e primo esecutore delle disposizioni della mia rossa non si muove e guarda di sottecchi il capo in attesa di istruzioni. << Guarda me! >> gli dico, << Anche lei è in pausa. Vattene! >>
Asuka tenta di porre fine allo stallo e di consigliare al collega di assecondarmi.
<< Non intrometterti, Soryu! >> le ordino ottenendo di rimando un’occhiata incendiaria e una smorfia che in tutte le lingue significa: la pagherai per il resto della tua miserabile vita.
<< Allora, simil Makoto >> torno sulla preda. << Conto fino a uno >>.
L’ex cacciatore è confuso e spaventato ma non si muove. Altre persone hanno sentito odore di guai e si avvicinano forse per proteggere il loro capo dal predatore con un occhio solo. << E va bene >> urlo estraendo il fucile ed una delle sorelle. Compio un passo indietro per allontanarmi da Asuka, nel caso le tornassero la nostalgia del suo Eva e il ricordo delle abilità in combattimento che l’hanno sempre contraddistinta. << Chi vuole morire con me? >>
<< Vuoi una mano? >> sussurra Soryu.
<< Sarebbe gradita >> rispondo ad ultrasuoni.
<< Scordatelo! Dovevi pensarci prima >>.
<< Certo che sei proprio bastarda Ehi, inutili ingombri umani >> mi rivolgo alla piccola folla. Le capacità sviluppate negli anni, e che ora sono talmente connaturate in me che si attivano persino quando non voglio, mi tornano utili. So esattamente cosa fare. Il problema è che non intendo farlo.  Mi sa che sono stato troppo impulsivo. << Devo parlare con mia moglie e lo farò. Provate ad impedirmelo >>.
Leggo ogni volto, mi bastano pochi secondi per ciascuno (fuori non vivi a lungo se non ti doti di un processore avanzato), ascolto ogni suono selezionando quelli che fanno scattare gli allarmi; registro ogni parola ed elaboro quelle che tradiscono le intenzioni. Mi sono già trovato in situazioni simili, da solo. La mente sforna una miriade di piani ma ho deciso che, anche senza benda, non sarò il lupo che spaventa la mia famiglia.
<< Non sono tua moglie >> sibila Asuka che, nervosa, si guarda intorno.
<< Non rompere! L’ho detto per farli andar via >> le dico praticamente in modalità “muto” mentre riguadagno il passo che le avevo ceduto.
<< Basta un mio cenno >> ribatte.
<< Scordatelo! Comando io non tu >>.
<< Allora crepa! >>
<< D’accordo >> faccio schizzare i decibel. << Volete farvi i fatti miei? Cominciate a pregare >> punto il fucile in faccia al passacarte di Soryu. << Addio para Makoto >>.
Il bluff non funziona e a giudicare dai rumori che provengono dalla mia destra tra qualche secondo dovrò buttare a terra Asuka e crearmi una via di fuga.
Tuttavia, nessuno spara. Ho un’ultima carta da giocare.

 
<< E ANDATEVENE, BRUTTI IDIOTI!!! >>
 

Anche Tarzan sarebbe ammutolito in preda al panico dopo essere stato colpito dall’onda d’urto del doppio urlo sincronizzato, con avvitamento carpiato e coefficiente di difficoltà di livello disumano, brevettato dalla strana coppia Shinji-Asuka.
Makoto si è smaterializzato e gli altri curiosi, come i componenti di una bomba, sono volati lontano sotto forma di schegge.
<< Certo che l’addestramento a cui ci ha sottoposti Misato è servito >> considero soddisfatto. << Che fa l’armonia, eh? >>
<< E’ stata una coincidenza >> Asuka mi riporta con i piedi per terra.
<< Lo penso anch’io. Però, due su due, facciamo progressi >>.
<< Hanno obbedito a me >> Soryu lancia il guanto di sfida.
<< Ecco vedi, per colpa tua fine della striscia positiva. Hanno avuto paura di me >>.
<< Sottovaluti queste persone e l’ascendente che ho su di loro >>.
<< Me li hai rammolliti >>.
<< Li ho civilizzati. >>.
<< Tre anni fa, nella stessa situazione, sarei già diventato cibo per i tuoi molluschi >>.
<< Sono pesci. Lo vedi che non capisci niente?! >> mi corregge alzandosi sulle punte e spingendo i pugni verso il basso come se cercasse di partire a razzo per aumentare l’impatto della testata. << Stavano per farti fuori >>.
<< Nella tua fantasia >> replico piegandomi in avanti per spingere la mia fronte contro la sua. << Avevo tutto sotto controllo e, se qualcosa fosse andato storto, avrei senz’altro trovato il modo di uscirne illeso >>.
<< Usandomi come scudo umano >>.
<< Saresti servita a qualcosa >>.
<< Qui l’unico inutile sei tu >>.
Mi manca una battuta, giuro soltanto una, per chiudere l’occhio buono e fantasticare che sarà sempre così, che ci beccheremo come una coppiettina di adolescenti. Peccato che mi stia svegliando!
Asuka è la prima a mollare il colpo e a ricreare luce. << Quindi, hai deciso, te ne vai di nuovo? >> sbuffa scoraggiata. << Non importa in quale lingua te lo diciamo. Tu non cambi mai >>.
<< E’ un problema di percezione, Asuka >> le dico senza illudermi di riuscire a convincerla. << Magari sto cambiando e non te ne accorgi o forse guardi soltanto alle tue aspettative su di me e rinunci a vedere chi sono >>.
<< Quando vuoi sai come impedirmi di comprenderti >> .
<< Il fatto è che non capisco i vostri consigli >> le dico con tutta la sincerità di cui sono capace quando parlo con lei. << Perciò, non mi resta che fare a modo mio. Forse giungerò finalmente alle vostre conclusioni e, quel giorno allora sarò in grado di comprendere ciò che cercate di dirmi >>.
<< Quel giorno potrebbe essere troppo tardi >>.
<< Non sempre i conti tornano per quanto ci sforziamo >>.
<< Di cosa volevi parlarmi? >>
Non so se sta cercando di cambiare discorso oppure si è arresa ma << volevo dirti che, quando sarò tornato … >> coraggio << dovrai spiegarmi per filo e per segno cosa combini, quali esperimenti conduci, le finalità, i rischi. E mi racconterai come hai fatto a trasformare il mio villaggio >>.
<< A quale scopo? >>
<< Perché così ho deciso >>.
<< Vuoi rimediare alla tua assenza? >>
<< No, non mi pento di essere stato assente >> non più, non per ora almeno, << mi pento di essermi sentito in colpa anche per questo >>.
<< Shinji, questo dimostra che non capiresti e io non posso perdere tempo con uno come te >>.
<< Invece lo perderai. Se poi ne hai veramente così poco, vorrà dire che rinunceremo a far dormire la corda marcia >>.
<< Pensi che ti implorerò di cambiare idea? >>. Come me neanche Asuka accetta imposizioni, soprattutto dal suo Shinji.
<< Non lo farai e non te lo chiedo. E’ arrivato il momento di crescere, Asuka. Trova il tuo modo, io esco a cercare il mio >>.
<< Io sono già cresciuta >>.
So che non è così, te lo leggo in faccia. Io sono il Caos della vita che come me hai sempre temuto. << In questo caso … sono felice per te >>.
Il protagonista di Lie to me con l’equipe al completo e il sottofondo musicale dei Depeche Mode[16] non riuscirebbe a decifrare tutta la gamma di stati d’animo che fanno a pugni per scegliere la maschera da far indossare a Soryu. Ha colto il riferimento, non l’amara gentilezza della citazione e, alla fine, la mia rossa rinuncia ad esplodere, scegliendo di voltarmi le spalle. Fa segno al suo braccio destro di avvicinarsi.
Mi sono allontanato tre passi quando la sento gridare: << non sei speciale >>.
<< Nessuno lo è >> rispondo.
<< Non sei indispensabile >>.
<< Nessuno lo è >>.
<< Andremo avanti anche senza di te; anzi saremo più felici senza di te e diventerai soltanto un brutto ricordo >>.
E poi più niente. << E’ la vita, Asuka, che vuoi farci? >>
<< A te sta bene? >>
<< No, decisamente no >>.
<< Non siamo ancora cresciuti >> mi dico bloccato nel corpo e nella mente da quel terrore della solitudine che ha continuato a vegliare sui nostri giorni. << Non abbiamo mai avuto il coraggio di guardarci >> penso ricordandomi dei due giovani amanti che mi avevano ispirato. << No, non voglio andarmene in questo modo >> riesco nuovamente a muovermi e decido di tornare indietro. << Non lascerò che siano le nostre spalle ad ascoltare le nostre ultime parole. Non voglio vivere di paura. In fondo, la vita è un bacio, no? … Se devo giocarmi il tutto per tutto >> mi è bastato un salto per afferrarle un braccio e costringerla a girarsi, << se devo perdere ogni illusione e guardare in faccia il volto di un Angelo >> blocco il polso della mano ancora libera, << allora non desidero altri rimpianti >>.
Mi sono dato troppo slancio e ho dovuto frenare all’ultimo. Le mie labbra aderiscono alle sue per pochi secondi; la lingua ho preferito prudentemente tenerla fuori dai giochi, quella mi serve ancora.
Che stupido! Ero così preoccupato di memorizzare il momento per portarlo con me, così concentrato sul gesto e sulle sensazioni che non mi sono curato di appurare se Asuka avesse realmente risposto.
Tutto sommato è stato un pessimo primo bacio ma anche la coppia di ieri notte è partita da zero. Ah, giusto, il paragone non regge, noi non siamo all’inizio, forse siamo alla fine.
Asuka, colta impreparata, respira una, due, dieci volte soffiando la confusione sempre più forte col naso per riprendersi dalla sorpresa e ricordare a se stessa che io non ho il permesso di varcare quel limite.
<< Fa’ finta di niente! >> l’anticipo con la voce che tradisce l'emozione liberandole una mano e accettando il rischio di beccare uno schiaffo. << Volevo sapere cosa si prova >>.
<< Ad essere rifiutati? >> Asuka trema ma non perde le staffe e sceglie di vendicarsi agitando un altro spauracchio.
<< A rischiare >> le dico, colpito dal senso della risposta e rincuorato allo stesso tempo dal tono di due tacche più alto che quelle parole ha trasportato.
<< E adesso che lo sai >> sbuffa bile con le guance che hanno assunto il colore di capelli << ti senti un dio? >>
<< No, mia Bella Addormentata >> la stringo a me in un abbraccio rubato con la forza, << io sono il Principe. E’ ora di svegliarsi e di crescere >> le dico con il respiro mozzato dal contraccolpo emotivo provocato da questo nuovo e meravigliosamente speciale contatto. << Perciò, di’ addio al mondo dei sogni! >>
<< Non sei spiritoso >>.
                                                        << Non volevo esserlo >>.
<< Ti è chiaro che non ti amo, vero? >>
<< Asuka, devo dirti che anch… >>
<< NON OSARE RISPONDERMI!!! >> Soryu mi spinge via e dà finalmente sfogo alla passione che aveva cercato di governare; sembra sul punto di piangere o di uccidermi. << Ce l’ho messa tutta … ho fatto del mio meglio per lasciarmi il passato alle spalle, per costruire un futuro, per proteggerci dal caos, ho dato tutta me stessa affinché un giorno … crescesse. Perché cerchi sempre di portarmelo via? >>
<< Io non voglio portartelo via >> qualunque sia la cosa o chiunque sia la persona a cui ti riferisci. << Desidero imparare a farne parte >>.
<< Come, fuggendo? >>
<< No, Asuka, smettendo di fuggire >>.
<< Fuori dal villaggio? >>
<< E’ l’unica possibilità che mi è rimasta di tornare >>.
 
 
 
Il ventre caldo di una madre sterile
<< Non sei stanco di obbedire ad un destino invece di costruirti il tuo? >>
Quando i quattro cacciatori, nell’universo denominato “Shikinami”, tornano al villaggio e Shinji incontra finalmente Asuka.
 
 
Il villaggio mi attrae come un corpo celeste e accelera il mio passo al punto che mi sembra di essere in caduta libera verso casa.
Questa casa ha un volto e un nome e, dopo quella sera, persino il wunder con la sua bocca spalancata sembra la più invitante delle destinazioni. Chi se ne frega se dentro ci sono due Eva! Ciò che conta è che vi troverò Shikinami.
I miei fratelli non sono soggetti alla stessa forza e mi costringono a fermarmi per dare loro il tempo di colmare la distanza. Proseguono con la solita andatura anche se mi viene il sospetto che stiano volutamente rallentando per godersi lo spettacolo del giovane cacciatore che saltella sul posto pronto a scattare per raggiungere la sua ragazza.
<< Ancora pochi minuti e potrò rivederti >> dico alla fantasia che assume la forma della mia ragazza dai capelli rossi. Supero di slancio il saloon all’ingresso del paesino, come se dentro non ci fosse il resto della mia famiglia in attesa del ritorno di quattro figli vagabondi.
<< Si, si, continuiamo! >> il Paparino alle mie spalle si rivolge agli altri due. << Parlerò dopo con Mami. Adesso starà riposando >>.
Ayanami si gode il sole del tardo pomeriggio seduta sul marciapiede che delimita la base dell’infermeria e ci saluta con la mano. << Perché dobbiamo andarcene? >> mi chiedo. << Se riusciremo a vincere, non dovrò pilotare e neanche Asuka né Mari. La regione è ormai pacificata, non sarà più necessario fare il cacciatore. Perché >> mi volto verso i miei fratelli, osservando soprattutto il Paparino, << perché >> scopro di provare rancore nei confronti di Furia Buia che mi ha indicato due strade tra cui scegliere, sapendo che ciascuna richiede un prezzo troppo alto da pagare, << perché… non posso restare? Perché non possiamo restare tutti e quattro come una famiglia. E’ così bello avere una casa che ti aspetta >>.
Sono il primo a rispondere al saluto della First, guardo i finestroni del centro medico del villaggio e provo soddisfazione nel considerare che negli ultimi mesi ho imparato a ricucire ferite, non solo ad infliggerle. << Dopo potrei studiare medicina e fare il chirurgo. Lavorerei con Ayanami e Sakura. Anzi, Suzuhara potrebbe diventare il mio maestro >>.
Aumento la frequenza e già immagino di riabbracciare Shikinami e sarà dolce con me perché abbiamo finalmente abbattuto gli ostacoli che ci hanno sempre tenuti divisi. Certo, ci sarà ancora da lavorare ma … << Soryu >> mi fermo. << No, Shinji, forse Asuka aveva ragione. Il third impact, Soryu, tutti quei sogni orribili, la voce dell’altro Shinji, il dio di qui, potrebbero essere costruzioni del mio senso di colpa. Sono io che voglio considerarle reali. I miei fratelli >> riprendo a camminare, << si i miei fratelli hanno vissuto anni terribili, sopportato esperienze che in pochi avrebbero il fegato anche solo di ascoltare. I traumi lasciano un segno. Forse non è vero che hanno recuperato la memoria, forse hanno solo avuto un’allucinazione >> ragiono disperato ricacciando nell’oblio tutti gli eventi, interiori ed esteriori, che tentano di emergere per prendere a schiaffi la mia finta logica e confutare ogni parola.
<< Dio, che bel villaggio! Potrei vivere in pace. Non è detto che Kaji continuerà a vedermi come un nemico. Del resto non ho grandi pretese, non voglio essere speciale. Sono bravo in cucina, potrei rilevare il locale di Mami o mettermi in società con lei e preparerei da magiare per Asuka, per Ayanamai, per Sakura, per Mari, anche per i miei fratelli. Farei scoppiare Orso con le delizie che sono in grado di inventare. Sì e Furia Buia… >>
Il passo si è trasformato in corsa e non ho regolato il respiro. Prendo aria piantando i piedi sulla linea immaginaria che separa il territorio del villaggio dallo spiazzo in cemento che anticipa il confine della Wille. << Ma cosa sto dicendo? Paparino >> piango in cuor mio, << perché mi fai questo? Perché… >>
<< Vuoi sapere perché sei costretto a scegliere? >> Furia Buia mi ha raggiunto e poggia una mano sulla mia spalla, non per confortarmi ma per trattenermi. << Perché noi la nostra decisione l’abbiamo già presa … tanto tempo fa e andremo per la nostra strada. Mi spiace ma non sempre la vita accontenta i tuoi desideri. Se decidi di restare … >>
<< Sarò ucciso, vero? >>
<< No >> sorride e paziente continua, << non porterai a termine la tua missione >>.
<< Soryu >>
<< E non solo lei. Non è detto che sia un male rinunciare. Scommetto che neppure ad Asuka dispiacerebbe. Ma, se ti svelassi il mistero, sapresti cosa devi fare, non cosa vuoi fare. Non sei stanco di obbedire ad un destino invece di costruirti il tuo? >>
<< Perché devo scegliere tra voi e Shikinami? >>
<< Non puoi fare altrimenti. E poi, se non scegli non cresci; se non cresci tutto ciò che abbiamo realizzato non sarà servito a niente; se non cresci, anzi se non crescete, non tornerete a casa >>.
<< Tu non sai cosa si prova >> grido allontanando in malo modo il suo braccio.
Furia Buia guarda la casa di Asuka e diventa serio. << Finché resterai in questo mondo, privato dei tuoi ricordi, dovrai accontentarti di indizi poiché sono stati ideati per chi deve vedere ma è ancora cieco, come lo sono stato io, per chi deve sentire ma è ancora sordo e io lo sono stato. Osserva bene il wunder >> mi dice dopo aver atteso qualche secondo in silenzio. << Lì si è rifugiata la tua Principessa. E’ una casa e, come tale, è un ventre materno. Ti protegge, ti conforta, si prende cura di te… e ti imprigiona. Guarda la sua bocca. Talvolta si chiuderà per baciarti, talvolta per mangiarti. E’ l’ambivalenza dell’Ordine, sono le due anime di una madre. Una mamma non è sempre buona, almeno non sempre così la percepiamo >>.
<< Perché, amavi tua madre? >> gli chiedo per costringerlo quantomeno a rimettere i piedi a terra sebbene mi sia chiaro che l’unico in balia del vento sono proprio io.
<< L’ho persa quand’ero piccolo, l’ho incontrata qualche anno più tardi. Se la rivedessi ora, certamente mi opporrei anche a lei >>.
<< Cosa c’è fuori? Perché dovrebbe essere più desiderabile di una casa? >>
<< C’è il Caos, ci sono tutte le possibilità e i pericoli che danno senso all’Ordine, c’è la trasformazione che permette ad un bambino di diventare uomo e ad una bambina di mostrarsi finalmente come donna. Ragazzo >> mi afferra, << il wunder, la Wille sono come un ovulo non fecondato destinato a marcire. Quella madre non genera altri figli e quelli che ha partorito diventano mostri. Per questo ci vogliono persone come noi, perché siamo estranei a tutto ciò >> indica con un ampio movimento del braccio il paesaggio. << La nostra estraneità ci rende desiderabili poiché noi impediamo a questo universo di marcire a causa dei suoi nodi irrisolti, noi permettiamo al mondo intero di compiere un passo. Noi siamo il Caos che bacia l’Ordine e con cui l’Ordine vuole giacere per conoscersi attraverso un limite e che per tale motivo fa di tutto per eccitarlo. Noi siamo il seme che feconda l’ovulo e soddisfa la sua brama di mutare affinché nasca una nuova vita. Noi incarniamo questo principio come divinità che portano salvezza.
<< Eppure l’Ordine che ci desidera non ama essere cambiato, tende a riposare su se stesso e si compiace della propria apparente perfezione. Questo universo è umano e, pertanto, contraddittorio. Ciò significa che ci teme perché siamo il vento contro cui non c’è riparo, siamo l’energia che non può essere compresa, né controllata, ma solo assecondata >>.
<< Che significa? Papà, dannazione, non ti capisco >>.
<< Puoi star certo che l’Ordine che vedi davanti a te con la bocca spalancata ha già predisposto le difese per proteggersi da noi, soprattutto da quando abbiamo sconfitto la dea e tu hai baciato Shikinami. E ci riconosce come diavoli che si oppongono alla stabilità. Mi spiace, Ragazzo, la vita andrà avanti anche se non ti muovi e una scelta sarà fatta che tu prenda una posizione o no >>.
<< Ti riferisci al fatto che Kaji o Ritsuko hanno già il pollice sul pulsante che mi farà saltare la testa? >>
<< No, Ragazzo, è esattamente il contrario. So per certo, poiché è già accaduto, perché il conforto è un bisogno dell’essere umano, perché una parte di lei desidera vivere un sonno felice con te protetta dal grembo, perché il risveglio può essere intollerabile, che le braccia della casa che vedi davanti a te si apriranno per accoglierti in un amorevole abbraccio. E sarà bellissimo poiché verrai accettato, ti sarà perdonato ogni errore e tutti ti riconosceranno una fiducia incondizionata e si prenderanno cura di te e diventerai il più splendido dei figli. Un giorno vedranno in te il nuovo capo della Wille e a modo tuo porterai benessere su queste terre >>.
<< E Asuka? >>
<< Diventerà la più devota delle mogli, la più appassionata delle amanti, la più saggia e sincera delle amiche, poiché così desidera, e ti amerà di un amore limpido come mare cristallino senza increspature, ti amerà come non hai mai osato sognare e avrete bambini stupendi. E tramite lei scoprirai che dio in persona sarà tentato di diventare una sola cosa con te >> la voce di Furia Buia si fa carezzevole; chiudo il mio occhio e sogno le mani di Shikinami che passano morbide sulle mie guance ma un vento che sembra liberarsi dalle parole del Paparino rovina la fantasia e mi ammonisce sul pericolo dei sogni.
<< Credimi, Ragazzo >> il cacciatore ora sibila come un serpente, << ogni tuo desiderio sarà realizzato, come accade nei sogni, ma fa’ attenzione poiché per amare bisogna essere forti e sia l’amore che cerchi sia quello che già ti aspetta hanno un prezzo >>.
<< Quale? >> devo vincermi per porre la domanda.
<< La vita nel primo caso, il fallimento nel secondo >>. 
<< Perché, papà, non mi parli mai chiaramente? >>
<< Non sai quante volte >> il ciclope si commuove << ho desiderato farlo ma tu ti ostinavi a non voler capire >>.
<< Tuttavia, mi stai suggerendo la decisione >>.
<< No, ti offro solo le alternative. Che male c’è a voler essere felici? Puoi sempre pensare che io sia diventato folle >>.
 
Mari ci viene incontro saltellando come una ragazzina. << La Principessa ti aspetta >> mi dice quasi per caso superandomi come se fossi composto di ectoplasma per andare ad abbracciare …
<< Ciao Quattrocchi >> il Paparino ha le mani in tasca ma si piega su un fianco per assecondare Makinami che, pur avvinghiata al collo del cacciatore, cerca di mantenere il contatto con il suolo alzandosi sulle punte. Furia Buia strofina la fronte sui capeli di Mari e, con una gentilezza inaspettata, dati i rapporti non sempre amichevoli tra i due, domanda: << riesci a parlare con me? >>
<< Perché >> chiede sorpresa la gatta, << da voi non ti parlo? >>
<< Sempre con una certa fatica >>.
<< Forse perché mi spaventi >> replica Makinami che schiocca un bacio sulla guancia del Paparino << o perché mi piaci >>.
<< Che notizie hai per me? >>
<< Sono un po’ triste >>.
<< Forse a causa del fatto che nella finale olimpica della staffetta 4X100 siete stati battuti dagli stessi che vi hanno fottuto agli Europei? >>
<< Che cosa? >> facciamo eco allo stupore di Makinami.
<< Maledizione, scusami Quattrocchi. E’ da tempo che combatto contro un maledetto demone italiano. Dovrò farmi esorcizzare. Volevo dire: perché sei triste? >>
Mari molla il cacciatore e prende a fissarmi. << Mi mancherete >> sentenzia.
<< Certo che se devi parlarci così >> scherza Furia Buia, << rimpiango i tuoi silenzi. Allora >> tornando serio, << da che parte stai? >>
<< Dalla parte che vi vuole bene >> risponde maliziosa. << Perciò vi aiuterò >>.
<< Questione di pochi giorni >> precisa il Biondo, << fatti trovare pronta! >>
 
 << Non vuoi sapere >> Musashi prova a stimolare la mia curiosità appena entrati nella bocca della balena << come mai la gattina ha fatto le fusa al Paparino anziché al bellissimo sottoscritto? >>
<< Scusa ma non me ne frega niente >> rispondo con asprezza in quanto dentro di me è un ribollire di emozioni caotiche e in conflitto. Soltanto un obiettivo mi permette di formulare tra me i miei sentimenti un muro di energia che solo pochi stati d’animo possono superare indenni. Stacco i miei fratelli e Mari, inizio a correre seguendo al contrario il percorso che una settimana fa mi aveva portato lontano da lei. La mia seconda vista è già in funzione e l’ha individuata proprio nel punto in cui non ci sono telecamere.
Nel wunder si lavora alacremente, tre volte ho fatto in tempo a scansarmi per non finire addosso a qualche scienziato o addetto alla sicurezza. Tutti corrono a perdifiato da una parte all’altra dell'ex Angelo come se l’attacco della Nerv fosse questione di minuti. << Sarà un casino baciarla con tutta questa gente >> mi dico odorando la maglia nella speranza che non puzzi troppo. La distrazione mi costa un frontale con un ragazza che per risparmiare tempo stava lavorando al computer mentre camminava al piccolo trotto. << Perdonami, ti sei fatta male? >> prontamente tendo una mano alla giovane donna che aveva avuto la peggio. Il gesto non viene accolto favorevolmente. La povera vittima, che sembra più piccola di Sakura, nota il volto a cui appartiene la mano e riconosce l’estraneo che pochi mesi fa, insieme ad altri della sua razza, aveva fatto strage proprio tra questi corridoi. La paura e la fretta l’aiutano a rialzarsi e a riprendere la corsa.
<< Guarda che non mordo >> dico un po’ contrariato e intanto penso: << però, in quest’anime o la selezione in campo lavorativo è estremamente brutale oppure sono tutti dei geni. Comunque sia, riposi in pace il cursus honorum >>.
Mi bastano due salti per superare le scale che l’ultima volta mi avevano abbattuto approfittando di una giustificabile distrazione e finalmente: << Asuka! >> esclamo lottando per non portare il mio sorriso al livello grottesco.
<< Ti è piaciuta la gita? >> mi saluta aspramente e incrementa l’effetto fastidio aiutandosi con il solito broncio da scocciata, le braccia incrociate e le gambe divaricate che forniscono una base stabile ad un imminente cazziatone. E’ una finta, fa la dura perché non siamo soli ma le sue guance, persino le orecchie, sono già rosse e il suo occhio luccica. Non ha modo di dire altro né di muovere le braccia che l’ho già cinturata stringendola come se fosse la prima volta. La bacio sulle guance, sulla fronte, sulle labbra.
<< C’è gente >> sussurra resistendo imbarazzata mentre si guarda intorno.
<< Chi se ne frega! >> rispondo. << Adesso lo sanno >>.
<< Ma tu sei… >> si ferma forse comprendendo di aver inserito nel tamburo un proiettile d’argento.
Ma io non sono l'uomo lupo e, visto che, approfittando della copertura offerta dal giaccone del Paparino, ha appena risposto al mio abbraccio prendendo possesso dei fianchi, può benissimo insultarmi a morte. << Se ne faranno una ragione >> taglio corto e riprendo a baciarla.
Shikinami non si lascia più pregare, ricambia l’affetto e mi stringe a sé.
<< Dio, quanto mi sei mancata! >> confesso accarezzandole i capelli con una mano e artigliandole la spalla con l’altra per essere certo che non sparirà.
<< Non hai preparato la cena >> sfotte maliziosa passando due dita che dalle labbra scendono fino al mento e al collo. Un bacio dolcissimo mi fa desiderare di restare qui per sempre, solo con lei.
<< Magari stasera potremmo uscire insieme >> rido percorso da pessime intenzioni mentre riscopro il sapore delle sua pelle sulla fronte, sul naso e sulle guance.
<< Shinji >> mi coccola con un tono liscio come il velluto, << sei proprio stupido >>.
Shikinami non ha capito che parlo sul serio. La mia gioia brucia grazie soprattutto alla benzina che sgorga dall’ansia, dal terrore che in un modo o nell’altro finirò per perderla. Altri due baci più intensi, quasi disperati, per zittirla, per zittirmi, mi tradiscono e la costringono a indietreggiare svelandole finalmente il Caos nel mio cuore. << Shinji, che hai? Sembri diverso >>.
<< Niente >> cerco di giustificarmi serrando il cerchio intorno al suo corpo. << Detesto saperti lontana. Voglio >> non osare parlarmi Shinji, non osate parlarmi, dannati spettri! Io voglio restare con Shikinami. Andarmene non è la soluzione. I miei fratelli si sbagliano, sono stanchi, si sono arresi, sono DeBoLi. Ci deve essere un altro modo per riportare a casa Soryu, io devo trovare il modo di compiere la missione senza lasciare la mia ragazza. Io voglio << solo uscire con te … come una coppia, anche come due amici se lo preferisci >>.
<< Fammi indovinare >> Asuka non cerca una via di fuga, raccoglie invece la violenza delle emozioni che mi agitano e posa il palmo della mano sulla guancia del pilota: << il piatto forte della serata sono io, ho ragione? >>
Respiro profondamente e per un attimo il vento che infuria nell’anima si placa << Solo se vorrai. Io aspetterò, te l’ho promesso >>.
<< Sei sicuro che l’altro Shinji sia d’accordo? >>
Le sue parole mi gelano il sangue. Con l’occhio chiuso annullo ogni distanza e con forza spingo la testa di Asuka contro il mio petto affinché non mi veda. << Come… l’altro Shinji? >> farfuglio pregandola di sciogliere il mio ghiaccio.
Shikinami impiega più energia del necessario per allentare la stretta. << Shinji, hai troppa fame >> sembra rimproverarmi. << L’altro Shinji >> indica una precisa parte del mio corpo << la pensa diversamente >>.
<< Ah, quello >> sblocco una risata all’apparenza imbarazzata e le concedo un altro po’ di spazio. << Lui farà quello che io decido >>.
<< Cioè farà ciò che decido io >> precisa Asuka che ora combatte al mio fianco per portare Ordine nel mio Caos.
<< Giusto! Sei tu che comandi >>.
<< L’hai capito finalmente. Stai facendo progressi >> risponde sorridente strofinando la punta del naso sulla mia bocca.
<< Allora, che hai deciso? >> domando. << Esci con me? Anche soltanto per… parlare >>.
<< Ormai manca poco. Ce l’abbiamo quasi fatta. Quando il mondo sarà salvo potremo… potremo stare insieme >> mi bacia sulle labbra, << potremo fingere per un po’ di essere due adolescenti senza preoccupazioni. Ho scoperto che anch’io ho ricominciato a crescere, perciò possiamo approfittarne prima di diventare adulti. Ancora pochi giorni >> mi bacia sulla guancia del ragazzo, risale fino a superare lo zigomo e lambisce l’occhio prima di issarsi sulle punte per raggiungere la fronte << e non dovremo rendere conto a nessuno di ciò che facciamo, di come >> canta al mio orecchio e io sento che sto per addormentarmi su una nuvola << o quando o perché o… quante volte >>.
<< Sarebbe un >> sogno!  Maledetto bastardo, per questo mi hai dato quel finto indizio. L’hai fatto apposta. Ma io non ti permetterò di entrare nella mia testa. Non sceglierai al posto mio. Io decido! Hai capito, Furia Buia?
<< Cos’è successo, Shinji? >> Shikinami attorciglia le dita ai miei capelli incolti e spettinati.
Fammi stare con te, Shikinami, proteggimi dalla vita. Fammi stare nel qui ed ora sempre con te. Il passato è il regno degli spiriti vendicativi, il futuro è il regno delle scelte dolorose. Fammi stare qui tra le tue braccia. Io… io ti voglio bene, io voglio stare sempre con te, io voglio aiutarti... VATTENE, SHINJI! Pensaci tu alla tua Soryu. Lasciami in pace! << Io non voglio perderti, Asuka! >>
<< Stai piangendo >> esclama stupita.
Istintivamente porto una mano sul viso per sincerarmi che il mio occhio versi semplici lacrime. Mi ci vuole qualche secondo per recuperare il respiro che mi era saltato ed accorgermi che ho sbagliato occhio. << Scusa >> mi affretto a dire, sicuro del fatto che Asuka non ama vedermi piangere, << non l’ho fatto apposta. Non me l’aspettavo >>.
<< Se… se ti va >> incerta e preoccupata Shikinami grazia la mia debolezza << puoi dirmi cosa ti fa star male. Ti ascolterò. Forse potrei aiutarti >>.
Sono più alto della mia Asuka e nella costanza di un abbraccio, che non ho mai sciolto del tutto da quando l’ho rivista, trovo la forza di abbandonarmi, di piegarmi su di lei per tornare a sognare. << Sei una donna meravigliosa >> sussurro baciando i filamenti rossi che le coprono il capo. << Perché me lo hai nascosto? >>
<< Io non te l’ho mai nascosto >> mi raggiunge una melodia di conforto, accettazione e amore che non avrei mai neppure sperato di ascoltare, << Eri tu che non riuscivi a guardarmi >>.
Un battito mi fa esplodere il petto: io non ti ho mai guardata e temo che non ci riuscirò mai perché continui ad essere Asuka e ho paura di osare tanto.
Basta Shinji! Dimenticati di me. << Avevi ragione, Asuka. Sono stato un vero stupido >>.
<< Però ti stai impegnando >> le sue mani coperte dal giaccone del cacciatore danno sollievo al mio corpo e al contempo lo tengono in tensione. << Continua così >> sembra voler insegnare al mio cuore soffiandoci sopra la sua tenerezza. << Del resto, la perseveranza è forza >>.
Al diavolo, Soryu. Vattene anche tu! Non posso salvarti, non posso salvarli tutti. Non avvicinarti a lei!
<< Shikinami, perché aspettare la fine della guerra? >>
<< Perché hai usato il mio cognome? >>
Per tenerti lontana da un’altra Asuka << Senza alcuna ragione. Allora? >>
<< Non vorrai >> la rossa mi dà un pizzico << usare la vecchia scusa del potremmo morire domani per… >>
<< No, nessuna scusa. Ti prometto che farò il bravo. E’ che... >>
<< Non avere paura, Shinji >> Shikinami poggia il palmo sul mio cuore offrendomi lo sguardo più caldo che abbia mai visto, << andrà tutto bene >>.
Le parole, il gesto, i tempi sono perfetti. E’ ciò che ho sempre desiderato. E’ proprio questo il problema: so per certo che è quanto ho sempre desiderato in quell’altra vita. << Shinji, lo sai che qui sei al sicuro >> continua. << Vinceremo, ne sono certa. Di me non devi preoccuparti, sono un pilota esperto e, anche se dividerò i comandi con Quattrocchi, nessuno può uccidermi facilmente. Tu, piuttosto, dovrai fare attenzione. Sono quindici anni che non sali sul tuo Eva. Stammi dietro e anche tu tornerai a casa >>.
La prospettiva di pilotare, con la nausea che si porta dietro, riesce a distrarmi per qualche istante dalla valanga di sentimenti alimentati dall’irruzione di un passato che non desidero più conoscere. No, non voglio tornare in un mondo di cannibali.
<< Sai, Stupishinji, devo proprio dirtelo… >> Asuka ha preso il via ma non ce la faccio a seguirla.
Io non voglio riportarti in quella casa, voglio spegnermi qui con te. Voglio fare all’amore con te adesso così sarà troppo tardi e non sarò più costretto a scegliere. E abbandonerò Soryu che pure appartiene alla mia vita e io… io continuerò a fuggire, continuerò a voltarle le spalle, continuerò a restare seduto mentre la uccidono e ingannerò Shikinami perché non voglio capire. Di’ qualcosa! Aiutami, io non so cosa fare! Aiutami Shinji! Chi diavolo sono?
<< … Furia Buia >>.
<< Che co... >> il soprannome del cacciatore trasportato dalla lingua di Asuka mi colpisce come un ceffone in pieno viso << che cosa … Che c’entra Furia Buia? >>
<< Ma mi stavi ascoltando? >>
<< Mi… mi dispiace, mi ero perso. Sei così bella >>.
<< Stiamo insieme da una settimana >> sospira la Second, << è la prima volta che ci vediamo dopo quella sera e già inizi a mentirmi? Ritieniti fortunato >> spinge l’indice contro il mio petto << ché ho deciso di darti fiducia e voglio essere comprensiva. Ti ho detto che, quando ti ho visto, con la benda, le armi e con indosso il giaccone del tuo Paparino, per un attimo ho pensato che fossi Furia Buia >>.
<< Io… >> balbetto ancora disorientato << io non sono… io non… >>
<< Grazie tante! >> sbotta delusa. << Ti ho appena detto che sei il mio ragazzo ed è tutto qui quello che riesci a fare, mostrarmi una faccia da stupido lanciato nell’iperspazio e un borbottio incomprensibile? >>
<< Scusami >> riesco a pronunciare soltanto questo mentre cerco di ricacciare indietro altre lacrime inopportune.
<< Dovrò essere molto paziente con te >> con l’occhio che brilla e un’espressione a metà tra il comprensivo e il seccato, Asuka prende l’unica decisione che le permette di non interpretare male il mio comportamento e mi coccola con un altro bacio.
<< Il fatto è che >> riprende coricando una guancia sul mio petto << inizi ad assomigliargli troppo. Lui non mi piace, non mi fido. Quando sarà finita resterai qui con me, saremo al sicuro, saremo protetti e nessuno ci farà del male. Furia Buia ti porterà via da me, ti farà cambiare. Per colpa sua sarai in pericolo e morirai un pezzo alla volta. Non voglio… non voglio che diventi come lui >>.
<< Perciò cerca di non assomigliarmi, Ragazzo >>.
Furia Buia è dietro di noi. Ci ha concesso un po’ di tempo ma, considerata la sua scarsa pazienza, deve essersi stancato di attendere.
Non mi volto a guardarlo, né gli parlo. Stringo a me Shikinami come per proteggerla da lui facendole da scudo con il mio corpo e intanto, col mento poggiato sui suoi capelli, punto l'occhio umano fisso davanti a me.
Il Paparino si ferma a fianco a noi, distante appena un metro. << Ciao Shikinami >> dice affabile, << è una gioia vederti felice >>.
Vai a farti fottere! Sei tu che vuoi farci soffrire.
<< Kaji e Misato ci aspettano >> afferma questa volta seriamente. << Raggiungeteci! >>
Sento i miei occhi fiammeggiare. << Non darmi ordini! >>  sibilo, ancora immobile, la rabbia che mi procura la sua sola presenza.
Anche il Paparino, al pari di me, dà l’idea di osservare la fine del corridoio che dobbiamo percorrere ma non è così. Io e Furia Buia, grazie alla seconda vista che abbiamo in comune, forse in virtù della medesima maledizione, siamo uno di fronte all’altro come davanti ad uno specchio. E io voglio che veda i miei occhi rossi che bruciano come un incendio devastante; voglio che veda la forza del vento che mi possiede e che non lascerà intera una sola casa; voglio che capisca che sono pronto a combatterlo fino all’ultimo e che non ho paura di lui.
E invece il tornado sparisce all’improvviso e ricomincio a temere il cacciatore che mi ha adottato. Il suo occhio sinistro resta addormentato e non vi è ira in quello destro. Anche nel suo cuore soffia un vento potente ma Furia Buia resta calmo, come in pace. << Il suo vento >> penso << non distrugge. Il suo vento non è libero di muoversi a piacimento. Furia Buia governa il suo vento, sembra in grado di dargli una direzione e un senso. Quest’uomo è più in gamba di me >>.
<< Non ti ho dato un ordine >> risponde compassato. << Dobbiamo definire; anzi, meglio, dobbiamo verificare che il piano della Wille non sia sbagliato. Poiché a voi due tocca la parte più difficile, vi conviene essere presenti >>.
No, no, no. Non mi freghi. Credi di sapere tutto ma non è così. La tua pace è soltanto una resa e vuoi che anch’io scelga di arrendermi. No, io non mi arrenderò mai, non mi arrenderò alla tua follia, io… << io decido >>.
<< D’accordo >> ribatte il cacciatore infilando le mani in tasca con fare rilassato come farebbe… << spero tu non abbia mai a pentirtene >>.
Perché, perché le parole di quel Kaji, << perché? >>
Furia Buia riprende a camminare; il suo passo non è nervoso né spedito e mi chiedo se anche la nuova andatura non serva a superare l’attuale livello del videogioco.
<< Shinji >> sento la voce di Shikinami, << Shinji, non stringere >> fa leva sulle braccia per staccarsi dal mio petto, << mi stai facendo male >>.
Arretro di un passo lasciando cadere le braccia. << Non volevo farti male, scusami! >>
Asuka riprende aria. << Comunque ha ragione, dobbiamo andare. Shinji, per caso avete litigato tu e… >>
<< Ma no, no, Principessa >> Makinami arriva insieme agli altri due cacciatori, << Shinji e Furia Buia sono inseparabili >>.
<< Altro che! >> conferma l’armadio. << Ciao Principessa >>.
<< Ciao Orso >> risponde Shikinami.
<< Ciao tesoro >> la saluta Musashi.
<< Ciao stronzo >>.
<< Beh te lo meriti >> il cacciatore con la barba bonariamente riprende il fratello.
<< Lo so ma l’adoro quando mi risponde così >>.
<< Tu hai dei seri problemi, Biondo >>.
I tre ci hanno già superato quando Mari, voltandosi, riprende a parlare: << che aspettate? Sarà divertente. Intanto, se volete, potete tenervi per mano, tanto qui lo sanno tutti >>.
<< Si >> interviene Musashi, << e poi è come l’ultima sigaretta per … >>
<< Smettila di fare il bastardo… ancora! >> lo stoppa il bestione. << Prima ti ha tirato un sasso. Se lo fai incazzare potrebbe farti esplodere >>.
<< Allora non è stata solo una mia impressione >> considera la gatta, << il ragazzo si è incattivito. Adesso assomiglia davvero tanto a Furia Buia, proprio ora che il Paparino è diventato adorabile >>.
Asuka mi prende per mano facendomi segno di seguirli; invece di tirarmi, però, attende che sia io a muovere un passo. << Io non gli assomiglio >> ringhio a testa bassa e inizio a camminare.
<< Non si è incattivito >> spiega Orso. << Shinji sta attraversando una febbre di crescita. Cerca il suo posto nel mondo, non è poi tanto strano >>.
<< E, non appena sarà guarito >> alza la voce Shikinami che rafforza la presa, << non gli assomiglierà più. Non ho mai sopportato quel cacciatore >>.
<< Ma se prima ti piaceva >> la impallina la gatta.
<< Non è vero >> ribatte Asuka. E’ rossa in volto e sfugge al mio sguardo. << Non è vero >> mi sussurra all’orecchio prima di stamparmi un bacio sulla guancia. << Ho sempre preferito mantenere le distanze da quel sociopatico. Poi, da quando Shinji è tornato, ogni volta che lo guardo mi sembra di vedere il diavolo >>.
<< Magari è così >> ribatte in tono scherzoso il cacciatore con la barba.
<< Del resto >> spiega Musashi, << quel Paparino viene dall’inferno >>.
 
 
E’ da un po’ ho smesso di seguire la riunione ristretta a cui partecipano anche Kaji, Misato e Ritsuko. Ho già acquisito tutte le informazioni che mi riguardano e trovo che il piano sia tanto semplice quanto banale. C’è qualcosa che non mi torna e il Paparino non fa niente per dare il giusto valore alle variabili.
Intorno al grande tavolo sembrano esserci due specie diverse. Ad una appartengono i tre graduati della Wille che espongono argomenti, impartiscono disposizioni, sciorinano dati e descrivono ogni possibile scenario con l’aiuto di una gigantesca mappa della regione; all’altra appartengono i cacciatori e Makinami in rappresentanza della categoria dei piloti. Cacciatori e piloti mi appaiono più affini di quanto abbia mai pensato.
Io e Shikinami facciamo da collegamento tra i due schieramenti. Un po’ più a destra rispetto al colonnello Katsuragi e di fronte ai miei fratelli, siamo più impegnati a intrecciare le dita delle nostre mani sotto la superficie del tavolo che a riflettere su quale sia la tribù di appartenenza.
I cacciatori manifestano una fastidiosa condiscendenza, come se cercassero di dare soddisfazione agli attuali alleati per il lavoro che hanno svolto finora. Ogni tanto Furia Buia, tenendo fede a ciò che mi aveva detto nel corridoio, annuisce oppure dà indicazioni e spiega le modifiche da apportare. Non ordina, né suggerisce, fa pensare più ad un cane pastore che, già a conoscenza della destinazione, all’occorrenza spinge o morde una pecora per costringere l’intero gregge a mantenere la rotta. La cosa più assurda è che persino il machiavellico Kaji sembra non accorgersi di nulla.
Makinami osserva tutti con aria divertita. Orso e Musashi talvolta intervengono, oppure sbadigliano o parlano tra loro.
<< Conoscono davvero il futuro >> si ripete all’infinito un pensiero nella mia mente e a niente valgono i tentativi di estirparlo.
Con l’indice accarezzo il dorso della mano di Asuka e intanto osservo la cartina che ripropone su scala ridotta il luogo del possibile scontro o, meglio, i luoghi dal momento che si prevede anche una battaglia campale tra cacciatori e militari della Wille (quelli sopravvissuti) da una parte e soldati della Nerv dall’altra. Alcune puntine indicano l’ubicazione delle basi delle forze in campo e le zone da cui gli Eva dovranno partire per partecipare allo scontro.
<< E’ un’assurdità >> mi lascio sfuggire a bassa voce. << Come fanno Wille  e Nerv ad essere tanto vicini? Come hanno fatto in questi anni? E’ un mondo troppo piccolo, non ha senso >>.
<< E’ come giocare a Risiko >> bisbiglia (neanche tanto) Mari che evidentemente stava prestando attenzione più alle mie considerazioni che al grande piano.
<< Non distrarti! >> Shikinami mi tira un calcio.
<< Io costringerò Gendo a perdere tempo >> dichiara il Paparino.
<< E come? >> chiede Misato.
<< Combatterò con lui per impedirgli di trovarsi già a bordo del Mark 13 quando Ragazzo si sgancerà dalla Principessa e da Quattrocchi >>.
<< Perché deve essere Shinji ad affrontarlo? >> protesta Asuka. << Nello scontro decisivo non puoi puntare tutto su un giocatore che è rimasto in panchina per quindici anni… scusami >> mi dice massaggiandomi il palmo con il pollice << è più sicuro per noi e per te >>.
<< Asuka ha ragione >> interviene il colonnello.
<< Quindi >> domanda in tono di sfida il Paparino che fissa Kaji e Ritsuko, << avete cambiato idea? >>
<< No >> risponde l’uomo con il codino. << E’ più utile che sia Shinji a confrontarsi con Gendo. Gli altri piloti sono più esperti e terranno a bada i mark della serie Infinity che cercheranno di proteggere il nostro nemico >>.
<< Le tue argomentazioni sono ineccepibili >> sogghigna il Paparino mentre Makinami prova a farmi il riassunto dello scambio di battute indicando la mia persona con un dito prima di strisciarlo a mo’ di taglio intorno alla gola.
<< Perciò >> concludo a mente fingendo di non aver visto, << hanno stabilito davvero dove e quando uccidermi >>.
<< A Shinji basteranno un paio di giorni >> ci informa Furia Buia << per togliere le ragnatele. Quando noi tre ci muoveremo >> indicando anche Orso e Musashi << sarà tutto vostro >>.
Perché non me ne hai parlato, papà? Perché devi decidere sempre tu? Perché ti ostini a decidere anche per me? << Il tuo piano è stupido, Furia Buia >> ringhio afferrando il manico del coltello. Se non desiderassi mantenere il contatto con Shikinami, ora stringerei anche il calcio del fucile.
<< E’ il loro piano >> risponde con aria innocente indicando i tre della Wille, << non il mio >>.
<< Non è vero >> replico. << Perché vuoi affrontare Gendo da solo? Sai per esperienza che è molto più forte di te. Non riuscirai mai a batterlo >> gli dico non so se per insultarlo, costringerlo a scoprire le carte o implorarlo di non farsi ammazzare.
<< Non devo batterlo ma solo tenerlo impegnato per il tempo necessario. Quando sarai alla giusta distanza, cercherò di smarcarmi. Gendo ha un programma da seguire e, non appena avrà percepito il tuo arrivo, mi lascerà andare. Se poi la fortuna dovesse essere particolarmente favorevole alla nostra causa, lo ucciderò prima che possa combinare casini >>.
<< Non suona affatto male >> commenta Ritsuko.
<< A me non piace >> protesta Misato.
<< A me si >> di rimando Kaji.
<< Quindi, anche il Paparino deve morire? >> mi chiedo. Guardo Shikinami e penso alla fiducia che ripone nelle persone con cui ha condiviso anni di fatiche e battaglie nel luogo che chiama casa; osservo i miei fratelli e penso alla fiducia che ho riposto in loro negli ultimi mesi. Vorrei spaccare la faccia a Furia Buia, certo, e per tante buone ragioni ma… lui è una parte importante della mia casa.
<< Quindi, l'argomento può considerarsi esaurito >> tronca con poca eleganza il cacciatore. << Faremo come avete deciso. Ora occupiamoci di altri dettagli. Non metterete neanche un dito addosso al nostro fratello, e per dito intendo il collare delle grandi occasioni che avete preparato, finché noi tre non saremo partiti. Ragazzo >> mi chiama << vieni vicino a noi >>.
Asuka mi stringe la mano per suggerirmi di non obbedire.
<< No, sto bene qui >>. Formalmente la mia è una risposta neutra, senza pretese, ma tono ed espressione rivelano un irresistibile desiderio di opposizione al mio strano nuovo padre.
<< Vieni vicino a noi! >> ripete il ciclope che mi fissa severo dritto in faccia e mi fa capire che accetta la sfida. << Questo >> rincara la dose << è un ordine >>.
<< Prova a… >> prendo la rincorsa.
<< Principessa >> mi anticipa Quattrocchi, << quando ti sarai stancata posso essere io a tenere Shinji per mano? >>
Come colpita da una scossa, Shikinami mi molla e poggia il corpo del reato sulla superficie del grande tavolo. Gira la faccia per l’imbarazzo scartando di due passi sulla sinistra.
Capisco che non sarebbe giusto attribuire eccessiva importanza alla reazione; tuttavia, mi sento tradito dalla mia rossa che ha tolto al suo Shinji un punto di ancoraggio proprio quando stava per combattere contro Furia Buia.
Accarezzo la benda con le dita rimaste orfane di quella ininterrotta unione. Guardo i miei fratelli ma non lui e alla fine mi arrendo a passare dall’altro lato del tavolo tra quelli della mia specie. Raggiunto Orso, mi fermo e aspetto che Asuka smetta di fingere di studiare la mappa.
<< Il vostro ragazzo >> Kaji ha colto la disarmonia e ne approfitta per togliersi un sassolino dalla scarpa << ha sviluppato un bel caratterino. Sicuri di poterlo controllare? >>
<< Ha avuto buoni esempi. Sono certo che farà la sua parte >> ribatte il ciclope. << E voi siete sicuri di poterlo controllare? >>
<< Non preoccuparti, Paparino >> squilla Makinami. << Se il ragazzo dovesse dare di matto ci penseremo io e la Principessa ad abbatterlo, ho ragione? >> domanda retoricamente ad Asuka.
Tutto il mio mondo si concentra sul viso della Second, spalanco l’occhio terrorizzato al solo pensiero che possa essere lei a tagliare il filo della mia vita. Shikinami mi guarda e sembra voler saltare sul tavolo. Tutto in lei grida: no, non voglio e non lo farò. A vincere, però, è la ragione. E così la Principessa, che aveva invitato il suo cavaliere a crescere con lei nel regno incantato degli Eva e lo esortava a chiamare casa i resti di un Angelo, ora sembra piangere per la crudeltà del destino che costringe gli uomini a scelte dolorose.
<< Come darti torto? >> infierisce Furia Buia. << Cos’è più importante: una sola persona >> mi sento trafitto dal suo sguardo << o un intero mondo… Asuka? >>
Ingoio un altro cattivo boccone e sospirando ammetto: << lo comprendo, non ci sarebbe niente di male >>.
<< Per quanto mi riguarda la riunione è terminata. Prima di partire torneremo a trovarvi >> annuncia con voce spoglia il cacciatore che sembra aver recuperato il pessimo carattere. Non saluta neanche, né fa cenno ad altri di seguirlo. Semplicemente se ne va << Resta pure, Ragazzo >> mi dice, << se vuoi >>.
  << No >> rispondo più a me stesso. << Vengo con te >>. Accenno un inchino guardando il vuoto. Una pacca di Musashi rompe le ultime catene e prendo la via dell’uscita.
 
 
<< Certo che ci sei andato giù pesante, Paparino >> considera Orso quando usciamo dalla madre che ha mangiato la mia Shikinami.
<< Dovevo >> risponde svelando il suo disagio. << L’importante è che tutto proceda secondo i piani >>.
Rizzo la schiena e osservo con disgusto il ciclope.
<< Che vuoi? >> ride mentre strofina una mano dietro la nuca. << Il fatto che lo dicesse Gendo non vuol dire che sia sbagliato e, soprattutto, non significa che io sia come lui. E, finché vedono in me il cattivo tu hai una speranza >>.
<< Ma che… >> stai dicendo?
<< Vieni con noi? >> l’omone si rivolge ancora a Furia Buia.
<< No, aiutate Ragazzo. Io devo parlare con Mami. Ha il diritto di sapere che aveva ragione. E poi… >> si ferma e sbuffa << devo parlare anche con Sakura. Mi starà a spettando >>.
<< Cerca di non parlarci troppo >> lo avverte il Biondo.
<< Fatti gli affari tuoi! >> reagisce il cacciatore. << Non è la nostra. E comunque non approfitterei mai di una donna a cui devo dire addio >>.
<< A… avete deciso, quindi? >> domando. Neanche due ore fa sono entrato nel wunder con le ali ai piedi e il piombo nella testa. Ora i piedi sono di cemento e la testa è vuota.
<< Credevi che ci avremmo ripensato? >> tocca ad Orso confermare per l’ennesima volta che la risposta è si.
 
Furia Buia ci saluta non appena raggiungiamo la deviazione che conduce alle nostre terme.
<< Io e te … >> gli dico fiaccamente.
<< Lo so >> continua la frase prima di prendere la direzione del locale, << abbiamo un problema da risolvere >>.
<< Ci sei rimasto male, vero Shinji? >> mi chiede dopo un po' Musashi. << Mi riferisco alla questione della scelta: una sola persona o il mondo intero >>.
<< No, no. La scelta è molto semplice. Comprendo Asuka e mi dispiace perché per lei… >>
<< C’è rimasto male >> sentenzia l’armadio.
<< Certo che ci sono rimasto male >> mi sfogo. << Ci sono rimasto malissimo. Comprendo tutto, comprendo tutti ma… che cazzo! >>
<< Perché, tu cosa sceglieresti se si trattasse della vita di una sola persona o della sopravvivenza del mondo intero? >>.
<< La risposta non è semplice. E’ questione di quantità non di qualità. E…
<< E se si trattasse di Asuka o di uno di noi? >> calibra meglio la domanda.
<< No, no, no. Mi rifiuto di scegliere. Salverei sia il mondo che quell’unica persona >>.
<< E se non fosse possibile? >> mi incalza il Biondo.
<< Allora, allora >> digrigno i denti fino a sentire dolore e stringo il fucile e il coltello del Paparino come se potessero suggerirmi per semplice contatto una soluzione, << allora troverei il modo o, almeno, ci proverei fino all’ultimo >>.
<< Stai diventando proprio come lui >> afferma Orso con una nota di orgoglio nella voce.
<< Ma no >> ghigna Musashi, << il nostro fratellone ha più... >> il sorriso va in frantumi insieme alla sicurezza << ha più cicatrici >>.
<< Non avremmo dovuto >> mormora il cacciatore con la barba, anche lui con l’umore precipitato sotto i piedi, << lasciarlo solo >>.
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni
e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Di nuovo in viaggio.
<< Perché non vuoi crescere? >>
Quando Furia Buia decide di parlare al fantasma di Shinji.
 
 
Appena ho varcato la soglia che separa il dentro dal fuori le mura, coperti soltanto dieci metri, ho deciso di tradire un rituale e mi sono girato a cercare mia figlia semplicemente per salutarla.
Colta di sorpresa, ha provato malamente a nascondersi e non sono riuscito a trattenere una risata. Tuttavia, sebbene ormai scoperta, Yuki non si è persa d’animo e, dopo l'iniziale sbandamento, sfacciata come sa essere la madre, impettita quasi in segno di sfida ha cominciato a mandarmi baci con le mani aperte accompagnandoli con un frenetico e piuttosto plateale svolazzare di braccia.
 
Mi sono sempre concentrato sul ritorno, cercando di cogliere ogni volta le differenze che rendevano unico ognuno di essi, gustando e al contempo rifiutando le aspettative, le ansie, i sogni e gli incubi che mi attendevano lungo il tratto che mi separava dalla fine della corsa.
Del resto, come può essere diversamente quando stai per raggiungere un luogo in cui il tempo ti fa sapere in ogni istante che sta passando? Il tempo si fa conoscere in questo luogo in cui puoi intuire, se non prevedere, in che direzione sta per soffiare il vento.
Oggi, però, mi interessa l’andata. Il tempo esiste al di fuori dell’Ordine, semplicemente non mi sono mai permesso di capire che scorre allo stsso modo anche nel Caos. I punti di riferimento sono pochi come le informazioni; lo spazio ugualmente esiste ed è immenso e può accogliere un numero incalcolabile di passi. Non è un mondo contratto quello che si srotola davanti a me, è un mondo crudo che non si lascia confinare da mura, non conosce strutture, categorie, è il mondo dell’imprevedibile, è la vita potenziale che aspetta di nascere al di qua di un confine.
<< Devo esserli sembrato strano >> rifletto ma non provo né angoscia né vergogna. << Per diventare come loro avrei dovuto abbandonare il cacciatore. Mi è mancato il cuore di farlo e sono stato Caos nel loro Ordine. Forse, però, sono un po’ cambiato, forse li ho un po’ cambiati, forse ho lasciato il seme che farà nascere qualcosa di nuovo >>.
Ora è l’esterno che mi procura ansia e genera aspettative, probabilmente perché non ho ancora raggiunto il secondo luogo, il limite ideale in cui le mie due anime possono riposare dopo ogni scontro. Dal mare arriva un vento di burrasca, è la stagione dei monsoni e avrei fatto meglio ad aspettare qualche altro giorno prima di partire.
<< Non voglio cambiare pelle, non indosserò il mantello del supereroe >> mi dico, << non voglio rinunciare al pilota >>. Mi ha impedito di fuggire dalla mia casa e di illudermi che fosse un atto di coraggio. << L’Ordine che lascio mi protegge dal Caos, forse mi aiuterà a capirlo, forse potrò cambiare anche lui, forse lascerò anche qui un seme che farà nascere qualcosa di nuovo >>.
Raggiungo il mio confine armato delle contraddizioni che mi identificano e di una piccola fiamma che, se non faccio attenzione, si spegnerà prima del ritorno. Ho una missione da compiere, una vera. La sua importanza dipende dal punto di vista che scelgo di assumere. In realtà è il pretesto per muovermi.
Non ho un posto, eppure non mi sento solo. Il vento odora di pioggia e sferza la sabbia. << Che sia il confine il mio vero posto? >> mi chiedo arrestando il passo per guardare il villaggio. << No, troppo semplice. Il mio cuore mi ha detto che non l’ho mai cercato e non lo scoprirò fino a quando non avrò portato un po’ di Ordine nel mio Caos. Pertanto… avanti, ragazzo! Lo so che ci sei, fatti vedere! Non intendo oltrepassare il confine finché non ti avrò parlato >>.
Il giovane Shinji è inopportuno, arriva sempre quando non voglio, praticamente ogni volta. Ora che, invece, attendo che batta un colpo, il mio fantasma si fa desiderare. << Forse ha paura che gli faccia del male >> penso e prendo una decisione. Mi sfilo il giaccone – non avrò bisogno di gridare sulla manica – e il cinturone che custodisce i miei primi trofei, appoggio delicatamente le sorelle sul tessuto dello spolverino che ho steso a terra come un lenzuolo. Chiudo l’occhio e inspiro finché i polmoni non sono completamente pieni e lascio libera la mente di spaziare nel suo universo senza giudicare alcuna immagine o ricordo.
<< Il vento si è fermato >> sorrido perché comprendo che sto per incontrarlo. Apro i miei due occhi e alla mia destra vedo una parete di cemento armato che si erge come un monolite su un deserto di sabbia. Del ragazzo, però, neanche l’ombra. << Hai scelto proprio un bel posto per incontrarmi, eh pilota? >>
Con le dita controllo timidamente la consistenza del muro sospirando per scaricare almeno in parte la valanga di emozioni che precipita per riportarmi a quel giorno. << Certo che sei davvero pigro! Eppure hai visto che vengo in pace. Vuoi un’altra prova? … E va bene >>. Appoggio la schiena alla parete, ricordando a me stesso perché lo sto facendo, e concedo al corpo di scivolare finché non mi siedo a terra. Non c’è sabbia e il pavimento è liscio. Per fortuna davanti a me non c’è lo 01, così non sarò inghiottito dalla fantasia.
Io e il ragazzo possiamo parlare solo se ci incontriamo a metà strada.
Sono spaventato e ho voglia di singhiozzare fino allo sfinimento. Chi sono adesso, il pilota che aveva paura di alzarsi o il cacciatore che ha paura di non riuscirci? << Quei due ragazzi erano davvero belli >> mi distraggo pensando a qualcosa di buono. << Lo so che la vita non è solo questo ma, se fossi costretto a scegliere il punto di vista da cui osservarla, allora preferirei credere che il nucleo della nostra esistenza sia in quel pessimo primo bacio che si sono scambiati. Che importa se non ce ne saranno altri? >>
I due ragazzi ora diventano uno Shinji e un’Asuka adulti che hanno sperimentato un pessimo primo bacio. << Insomma >> invoco lo spirito del pilota, << il senso di colpa, il bisogno di riscatto, tutto questo ci è servito ma non basta più. Ci vuole altro per andare avanti, non credi? Altrimenti passeremo la nostra vita a bordo di un Eva. Pensa come sarebbe orribile se trascorressimo, non so, cent’anni della nostra vita sempre in fuga … Ancora non ti fidi? >>
Cosa manca? Le armi le ho lasciate sul giaccone, non mi sono sfilato la benda visto che non voglio combattere contro il mio fantasma. Guardo gli scarponi. << Forse devo rilassarmi e imparare a restare seduto >>. Sciolgo i nodi lentamente, riconoscendo importanza ad ogni singolo gesto come se fosse l’intero. Non solo i miei poveri piedi, anche l’anima prova sollievo e sento cigolare porte che aveva sbarrato tanti anni fa.
<< Era ora! >> esclamo lasciandomi osservare dal paesaggio che si mostra agli occhi aperti della mia immaginazione.
La sua presenza è anticipata dal solito pianto. Alla mia destra il ragazzo che salì troppo tardi a bordo del suo Eva veste la divisa scolastica; la camicia a maniche corte è sporca e imperlata qua e là di piccole gocce del sangue di Misato. Siede accovacciato come sempre e singhiozza.
<< Non ricordo di aver pianto >> parlo al giovane Shinji posando i polsi sulle ginocchia piegate << quando Maya iniziò a gridare per comunicare a chiunque fosse in ascolto che Asu … mentre aspettavo che tutto finisse >>.
<< Perché ti sei seduto? Hai detto… hai  detto che è colpa mia se hai paura di farlo >>.
Fino ad oggi non aveva pronunciato una singola parola. Mi sta guardando nonostante il viso sia in buona parte nascosto dalle braccia che avvolgono due gambe tanto magre che non riempiono i pantaloni. Cosa gli rispondo?
<< Mi sono seduto proprio perché ho paura di non rialzarmi, perché se non trovo un modo per farci i conti, prima o poi, davvero non riuscirò a rimettermi in piedi. Scu … Non far caso a quello che ti ho detto. Ad essere sinceri, credo di averti sempre rimproverato perché non volevo prendermela con me stesso, non volevo pensare di essere ancora un pilota. Per questo sei costretto a cercarmi sotto forma di fantasma >>.
Shinji volta la testa dall’altra parte e fa rumore col naso.
<< Perché ti sei girato? >>
<< Ti dà fastidio quando piango >>.
Non sai quanto! Abbiamo sempre pianto, con o senza lacrime, ci siamo sempre commiserati, abbiamo cercato la pietà degli altri, di chiunque e abbiamo continuato a piangere proprio quando era necessario tentare un’ultima, disperata azione. Certo che mi dà fastidio. << Tu… tu >> alzo una barriera, a mo' di at field, per tenere lontani il disgusto e la rabbia che ostacolano il mio proposito di capire lo spettro dei natali passati, << perché piangi? >>
<< Io non so fare niente, io sono un buono a nulla. Ho fatto del male ad Asuka, ho ucciso Kaworu, ho lasciato che la signorina Misato morisse e alla fine ho distrutto tutto. Io sono un … >>
<< … Mostro >> concludo e sento il mio cuore dividersi in quattro parti, una per ogni signore della guerra che, sentendo quelle parole, ha ingaggiato battaglia contro gli altri per contendersi il centro della mia anima. Dilaniato dal dolore, dal terrore, dalla solitudine e dalla disperazione distolgo lo sguardo dal ragazzo per rifiatare, per non piangere con lui e per aggrapparmi ad una piccola idea sotto forma di fiamma che da lontano fa partire un soffio. E il soffio porta con sé un consiglio: se provassi ad oppormi a me stesso? Se provassi a commettere uno sbaglio per rimediare ad un altro? << Però… >> inghiotto il magone << però poi hai scelto di tornare in vita e hai permesso anche gli altri di scegliere >>.
<< E cos’è cambiato per noi? >> replica.
<< A quanto pare non molto. Credevo che essere un cacciatore mi avrebbe salvato. Pensavo di essere diventato coraggioso e, invece, ho scoperto soltanto ieri che sto ancora fuggendo; anzi, che non ho mai smesso di fuggire. Tuttavia… >> sospiro e stringo il pugno ricordandomi che è mio dovere rincuorarlo, consapevole che in questo momento soltanto io posso mettermi una mano sul cuore e dirmi che andrà tutto bene << tuttavia, siamo ancora vivi e giovani. Magari possiamo fare qualcosa >>.
<< Cosa? >>
<< A dire la verità non lo so >> devo ammettere abbozzando il più patetico dei sorrisi ad uso del fantasma che, tornato a fissarmi, ha interrotto il pianto. << Ma a che ci serve piangerci addosso? Dobbiamo provarci, almeno darci una mossa o non cambierà niente >>.
<< Perché sei qui? >>
<< Perché ero stanco di girare a vuoto e sono stanco di avere paura >>.
<< Questo mondo è terribile! >> esclama con lo sguardo ora rivolto verso il deserto di dune e di scheletri ferrosi.
<< Neanche dentro le mura è perfetto. Però non è male. Anzi, perché non resti al villaggio con Asuka, nostra figlia, i nostri amici? Neanche loro sono perfetti proprio come noi >>.
<< Tu perché non resti? >> mi chiede.
<< Perché non trovo pace. Comunque dovresti rispondere alla mia domanda. Sei o non sei un ragazzo educato? >>
<< Per quale motivo dovrei restare? Me lo hai detto tu che non ci sono seconde occasioni. Nessuno ci perdonerà per quello che abbiamo fatto e ci abbandoneranno di nuovo >>.
<< Non possiamo tornare indietro, però non è detto che io abbia ragione. In fondo, siamo qui e ci siamo concessi una seconda occasione. Semplicemente è diversa dalla prima. Quanto al perdono, inizio a chiedermi: come faccio a sapere che non mi perdoneranno se non provo a farmi perdonare? Come faccio ad essere certo che mi abbandoneranno se rinuncio a stare con loro? >>
<< Io ho paura delle persone >> mi svela il suo segreto che è anche il mio.
<< Lo capisco. Temi che le persone possano ferirti, possano smettere di amarti, possano giudicarti male >>.
<< Potrebbero guardarmi >>.
<< Come? >>. La rivelazione mi coglie impreparato.
<< Se mi vedono potrebbero conoscermi e sapere che non valgo niente >>.
<< Perché pensi questo? >>Perché penso questo?
<< Se nostro padre ci ha abbandonati vuol dire che lo faranno anche gli altri e deve essere colpa mia altrimenti… >>
<< … Ci sentiremmo ancora più inutili. Però >> sorrido amaramente << vogliamo essere guardati e compresi. Anche noi ci lanciamo messaggi contraddittori >>.
<< Se papà… >>
<< Papà non c’è più >> lo interrompo forse troppo aspramente. << Sì, ha le sue responsabilità ma qui ci siamo noi. Che vuoi… che vogliamo fare, stare fermi a lamentarci? E’ il modo più sicuro per non combinare niente >>.
<< Tu non hai paura? >>
<< Certo, siamo stati abbandonati senza comprenderne il motivo. Abbiamo vissuto con un tutore che ci ha insegnato a suonare il violoncello per non doversi prendere cura di noi. Conosciamo il dolore e giustamente lo temiamo. E allora? >> continuo rivolgendomi anche a Furia Buia. << Restiamo seduti ad aspettare che le nostre paure si avverino? >>
<< Come possiamo rimediare? >>
<< Non so più neanche cosa significhi, ragazzo. Ma se non ci muoviamo cosa otterremo? >>
<< Se smettessi di rimanere seduto, dove andrei? >> mi chiede con aria severa. << Dove andremmo? Tu vuoi viaggiare perché in realtà cerchi di fuggire >>.
<< Certo che aveva ragione Kaji: vai proprio dritto al punto >>.
<< Scusa >>.
<< No, non scusarti sempre. Se fossi partito ieri, ti avrei detto che avevi ragione o, più probabilmente, non ci sarebbe stata questa conversazione. Invece, poiché sono partito oggi, posso dirti che devo viaggiare in quanto restare sarebbe una fuga. E poi fuori è brutto solo perché così abbiamo imparato a credere ma, insomma, non è sempre come in Fuga da New York[17]. Sono convinto, anzi, che lì nel cuore del mondo terribile che ci attende troveremo molte risposte >>.
<< Non ti capisco >>.
<< Siamo in due allora >> sogno di accorciare le distanze con il mio fantasma assestandogli una complice pacca sul braccio.
<< Pensi che troverai le risposte che cerchi? >>
<< So soltanto che le cercherò >>.
<< E rimedieremo alle mie colpe? >> mi domanda con un’innocenza disperata.
Ogni sua parola è una sfida alla mia forza di volontà e, dio, quanto desidero scappare lontano da lui ma… << io non so niente. Te l’ho detto, non so come rimediare, non so neanche se sia davvero possibile ma non ce la faccio più a star male. Perché… >> lo imploro di rispondere, << Perché non hai cercato di salvare Asuka? >>
<< Tu lo sai >> mi dice con una voce glaciale come il suo sguardo. Vuole che capisca che siamo la stessa persona o adesso è lui il cacciatore ed il io il pilota?
<< Perché hai gridato morte a tutti? >>
<< Tu lo sai >>.
<< Perché ad Asuka hai fatto… >>
<< Tu lo sai >>.
E’ proprio questo il punto >> sbotto. << So cosa hai... >> nooo! << cosa ho fatto ma ancora mi sforzo di trovare una spiegazione. Me ne basta una accettabile, una che mi renda almeno comprensibili quelle mostruosità e dia un senso a ciò che sono >>.
Il ragazzo incrocia le braccia e fissa il vuoto. Ho come l’impressione che lui sia il vuoto stesso e attendo impietrito che si trasformi in un buco nero. Eppure è qui seduto al mio fianco ed ha le sembianze di un fragile adolescente di…
Spalanco il mio occhio, sorpreso come se lo guardassi per la prima volta.
<< Mi abbandonerai anche tu, vero? >> pone una domanda a cui ha già risposto condannandomi come se fossi mio padre.
<< Quanti anni hai? >> gli chiedo.
<< Neanche tu mi accetterai, vero? >>
<< Quanti anni hai, ragazzo? >> dalla mia bocca esce un lamento.
<< Neanche tu mi perdonerai, vero? >>
<< Ti prego >> piango anche per lui, << quanti anni hai? >>
<< Quattordici! >>
Il Caos delle emozioni che, come una legione di trombe d’aria, ha sconquassato per anni la mia terra, portandomi a maledirla e a desiderare che venisse distrutta insieme a me, affinché una punizione divina riportasse nell’universo l’equilibrio che non ho mai trovato, si concentra in una direzione e muovendosi concepisce spazio e tempo. Tutto inizia a vorticare intorno ad un centro.
Come ho fatto a dimenticarmene? << QUATTORDICI >> ripeto scioccato. << Per tutto questo tempo ho odiato e accettato che venisse giudicato male un ragazzo di quattordici anni? >>
Le quattro parti del mio cuore vengono strappate ai primi baroni dall’ira di un cacciatore che estrae il coltello per molto meno. Sono così furioso che avverto un dolore lancinante lungo la cicatrice come se i tessuti fossero sul punto di cedere e l'occhio sinistro in procinto di aprirsi. << Avevi quattordici anni. Perdonami! Finora sei stato costretto a versare anche le mie lacrime e hai dovuto subire il mio odio perché non riuscivo ad ammettere che chi stava piangendo ero proprio io. Mi sono sempre detto che ero diverso da te perché ero pronto ad assumermi le mie responsabilità, ero pronto ad affrontare le conseguenze dei miei sbagli. E l’ho fatto perché così potevo illudermi di avere una speranza di pareggiare i conti, così potevo credere di avere il controllo della mia vita. In questo modo non avrei chiamato i miei sbagli per ciò che sono: colpe[18]. E le ho scaricate su di te proprio perché non volevo sentirmi colpevole, non volevo ammettere che non ho idea di come fare per portare un po’ di Ordine nel mio Caos. Per questo esisti: io ho rifiutato me stesso >>. Le mani cadono aperte lungo i fianchi arrestandosi a contatto con la sabbia. << Io non riesco a perdonarmi! >>
Il pilota ha ascoltato in silenzio sgranando gli occhi nel vedere il cacciatore sbarazzarsi della sua finta sicurezza per presentarsi nudo e in lacrime a se stesso. << Mi hai detto che non piangi mai >>.
<< Ho mentito >> mitigo la tristezza con un’insensata risata << Piango come un poppante >>.
<< Non li capisco gli adulti >>.
<< Se è per questo neanche gli adulti si capiscono. L’età non ci rende adulti, si può dire che la maturità è un cammino non una meta[19] >>.
<< Ma se è così io che speranze ho? >>
<< Vorrei tanto poterti offrire una vita migliore, vorrei tanto offrirla a mia figlia, ai miei cari, vorrei tanto offrire una vita migliore ad Asuka >>.
<< Io li ho derubati di una possibilità >>.
<< Ma gliene hai offerta un’altra >>.
<< Io non merito una vita migliore. Io sono sbagliato >>.
<< Perché così ti hanno insegnato a pensare, perché avevi bisogno di crederci. Ora che ti guardo, però, capisco che ti hanno chiesto troppo e troppo presto. Anche ad Asuka, poverina >>.
<< Non volevo farle del male >> mi dice nascondendo il viso tra le ginocchia.
<< Lo so che non volevi >>.
<< Avrei voluto salvarla >>.
<< Lo so che avresti voluto >>.
<< Credi che ci perdonerà? >>
<< Non lo so, ragazzo, ma se restiamo fermi non sapremo mai se esiste un modo >>.
<< E se non servisse a niente? >>
<< E se la fortuna, invece, fosse dalla nostra? >> resisto e continuo ad oppormi a me stesso.
<< Secondo te, Asuka, ci ama? >>
<< Non credo. Ehi, non ti buttare giù >> ancora di più. << Non è necessariamente un male. Alle volte semplicemente non funziona >>.
<< Allora perché sta con noi? >>
<< Forse anche lei è rimasta seduta ad aspettare, proprio come abbiamo fatto io e te. Tuttavia, se non mi amasse, anzi se non potesse perdonarmi io >> spero tanto che non sia così << la capirei in quanto, ad essere sinceri, ieri mattina per la prima volta mi sono chiesto non se provo amore nei suoi confronti ma addirittura se le voglio bene. Forse è arrivato il momento di rispondere prima di tutto a questa domanda >>.
<< E se, mentre cerchi la risposta, la perdiamo? >>
<< Se non cerco la risposta, la perderemo comunque, non credi? Non mi va più di andare al mercato a comprare qualche biglia. Il prezzo sta diventando troppo alto. E poi, ho finalmente compreso che nella vita i conti non tornano mai. Alla vita, quella che pulsa fuori e dentro le mura della nostra casa, non gliene frega niente se siamo in piedi o seduti. Dobbiamo prenderci cura di noi stessi se vogliamo essere d’aiuto agli altri >>.
<< Non so come si fa >>.
<< Vieni con me e lo impareremo >>.
<< E’ troppo difficile! >> il ragazzo si stringe con tale forza che, osservando la sua schiena, aspetto di sentire il rumore della spina dorsale che si spezza.
<< E’ questo che nostro padre non ha mai capito. Lui aveva paura del cambiamento, lui aveva paura delle relazioni proprio perché cambiano e terminano e sfuggono ad ogni controllo. Ragazzo, non sai quanto darei per farti stare bene ma, se vogliamo avere una possibilità, dobbiamo rimetterci in piedi, darci una mossa o saremo veramente gli unici sbagliati >>.
<< Voglio che tutto torni a com’era prima >>.
<< Non si può e allora? Ti estranei da questo tempo e da questo spazio perché rifiuti di accettare il presente? >>
<< Se non possiamo tornare indietro, allora voglio restare fermo. Non mi interessa se alla vita non importa, prima o poi morirò e non proverò più dolore >>.
<< Però fino ad allora ne proverai tanto e un giorno sapremo che siamo rimasti completamente soli >>.
<< Il cambiamento mi spaventa >>. 
 << Anche a me >> confesso. << Ma… >> se fosse mia figlia a farmi una simile confessione cosa le risponderei?
<< Ma… >> mi tallona il giovane pilota che, lo so bene, cerca una speranza e può rivolgersi unicamente a se stesso. 
Si alza un forte vento, come se il tempo avesse ripreso a scorrere nonostante io sia ancora volutamente prigioniero nella mia mente. Oppure, il tempo non ha mai smesso di camminare e sono io che non me ne sono accorto. Tuttavia, il ragazzo è ancora al mio fianco e le raffiche non ci colpiscono ma sferzano l’aria tutt’intorno.
<< Strano tempo! >> esclama.
Ripenso al mini Furia Buia che la mia Principessa continua a coccolare e, appoggiando la nuca alla parete immaginaria del silo di contenimento dello 01, sento l’esigenza di fare lo stupido. << No, siamo strani noi >> gli dico cercando nuovamente un contatto. << In questo momento sto producendo un at field per proteggerci dal temporale. Sta’ dritto, ragazzo, o ti verrà la gobba! >>
Il cielo si rannuvola rapidamente ma il nero della pioggia che aspetta di precipitare è ancora lontano sopra l’oceano. Enormi macchie bianche ed irregolari cavalcano nell’azzurro, incontrandosi e separandosi per dar forma alla fantasia dell’osservatore. Il movimento è caotico, il risultato imprevedibile; siamo a terra e non abbiamo alcun controllo. Io e il giovane me siamo fermi come una piccola fiamma a due lingue che non può ripararsi e rischia di spegnersi, eppure tutto può accadere. Il futuro è solo lo specchio su cui si riflette la nostra fantasia, il passato è già sogno.
<< Cambia!!! >> mi lascio sfuggire. Mi è capitato tante volte di assistere a spettacoli del genere ma io sono un predatore notturno e odio le stelle perché sembrano immobili e odio la luna perché rende visibili buchi neri. Sono l’animale che può respirare più degli altri, perciò mi sono sempre distratto. L’animale è tutt’uno con il suo ambiente. Io, però, sono anche un uomo e posso prenderne le distanze e scegliere come giudicarlo, posso innalzare una barriera che mi permetta di relazionarmi con il mio ambiente. Io posso ancora stupirmi.
<< Pensa a quanto è stato stupido nostro padre >> esclamo. << Certo che le relazioni sono un casino, certo che il cuore è un casino. E ci puoi scommettere che qualche volta finirà male, ma cambia, tutto cambia. Papà vedeva soltanto gli aspetti peggiori del movimento, temeva il dolore e la separazione. Ha visto solo una faccia dell’universo come noi quando siamo stati tutti >> posseduto da un genio buono pontifico con un po’ di presunzione animato unicamente dalla speranza di contagiare il giovane Shinji con il veleno di un bacio che la vita mi ha da poco regalato velandolo sotto forma di illuminazione. << Abbiamo visto ciò di cui avevamo paura. Ma noi esistiamo per cambiare >>.
<< Non capisco quello che dici >>.
<< Guarda quelle due nuvole che si stanno avvicinando >> gli indico due ammassi di acqua condensata che sembrano galoppare da direzioni opposte verso il medesimo traguardo invisibile. << Secondo te che stanno facendo? >>
<< Stanno per scontrarsi. Si faranno male >> risponde.
Ne ero certo. << Io, invece >> ho visto qualcosa di bello mentre montavo di guardia << vedo due ragazzi innamorati che stanno per baciarsi >>.
Avevo ragione io, i due fronti rallentano poco prima di toccarsi come la prudenza mi aveva consigliato di fare prima di incontrare le labbra di Soryu. << Visto? >> piazzo leggera una gomitata sul braccio del pilota << Che ti avevo detto? >>
<< Si separeranno >> contesta.
Il bacio in cielo in effetti dura poco e, da uno che erano diventati, gli amanti tornano ad essere due e prendono strade diverse. << Si separano perché li hai disturbati >> scherzo per non fargli capire che ci sono rimasto male. << Però >> pensa, Paparino, pensa! << però ora quelle nuvole non sono più le stesse di prima. Hanno fatto esperienza. Forse si incontreranno di nuovo o forse no ma… che importa? >>
<< Abbiamo baciato, Asuka >> mi fulmina materializzando un pensiero che stavo cercando di trattenere al di sotto della coscienza. << Non ha risposto >>.
<< Non ne sono sicuro >>.
<< Asuka è sempre arrabbiata con me e non posso darle torto >>.
<< Asuka è sempre stata arrabbiata con noi e noi abbiamo continuato a pensare che fosse sempre e unicamente colpa nostra. Era impossibile assecondare tutte le Asuka >>.
<< Volevo fare quello che mi chiedevano >> cerca di giustificarsi. << Così nessuno si sarebbe più arrabbiato con me >>.
<< Non possiamo assecondare tutti. E poi nessuno sa cos’è veramente giusto >>.
<< Se te ne vai, chi ti dice che al tuo ritorno Asuka non avrà già smesso di guardarci? >>
<< Mi spiace, ragazzo, ma Asuka non ci ha mai guardati perché lei per prima aveva bisogno di essere guardata e non ha mai perdonato a Shinji di essere debole come lei e non ha mai perdonato a Shinji di non essere abbastanza forte da sopportare le sue ansie. Sospetto che abbia provato in questi anni a tenderci una mano ma non c’è riuscita e non gliene faccio una colpa perché io per primo non l’ho mai guardata. Innanzitutto io non ho avuto il coraggio di tenderle una mano. Io non conosco la madre di mia figlia.
<< Asuka non può salvarci perché siamo Shinji e noi non l’abbiamo salvata. Alle aspettative che non potevamo soddisfare si è aggiunto altro veleno ed ora lei ha paura di Shinji, lei prova rabbia nei confronti di Shinji e non ha più fiducia in noi >>.
<< E i nostri fratelli? >>
<< Neanche loro hanno più fiducia in noi. Sono persi e spaventati come me ma non sono me, non hanno vissuto le nostre esperienze né conosciuto quella terribile condizione di dio degli inferi, non hanno pilotato e ora mi temono perché sono Furia Buia >>.
<< Quindi siamo soli? >>
<< Spero di no ma temo che dovremo salvarci da soli. Non potremo aiutare i nostri cari se non proviamo ad aiutare noi stessi. Tuttavia … >> cerco di addolcire il senso di un giudizio troppo ruvido per un adolescente indifeso, << se ti può consolare, per la prima volta io ti sto guardando. Forse c’è speranza anche per quelli come noi >>.
<< Che facciamo allora? >>
<< Vieni con me. Tanto ciò che c’è alle nostre spalle già lo conosci >>.
<< Ma lì abbiamo una casa >> cerca di giustificare l'implicito rifiuto.
<< Non è vero. Noi due non abbiamo ancora trovato un posto in cui sentirci a casa e io so che non lo troverò fino a quando mi nasconderò dietro l’idea di una casa. Finché non smetterò di fuggire io non potrò rimediare a niente. Che ne dici, allora? Vieni con me e impareremo insieme come si fa a vivere. Cresceremo insieme, capisci? >>
Il ragazzo mi osserva stranito e inizia a tremare, spalanca gli occhi che ora sembrano tramutarsi in sfere di vetro opaco.
Inghiotto a forza la saliva al pensiero che Asuka al suo risveglio possa aver visto uno sguardo tanto inquietante. << Non preoccuparti, ragazzo. Ci sono io con te >> decido di reagire << e, poiché sei nella mia mente e lì la compagnia è orribile, ti propongo di rifugiarti nel mio cuore. Si, ti porterò nel mio cuore così ti proteggerò meglio >>.
Il pilota non muove un muscolo e mi fissa sempre più imbambolato. << Ragazzo >> lo chiamo toccandogli il braccio come se dovessi muovere una statua. << Shi … ragazzo mi hai sentito? Cos’hai? >> alzo la voce e aumento l’intensità degli scossoni, << Shi… Shinji >> disperato vinco il disagio e lo chiamo per nome. << Di’ qualcosa, fa’ qualcosa! >> gli afferro il polso e lo tiro con violenza mentre rivedo la piccola Asuka che, sedata, non risponde alle mie preghiere. <<  Respira, accidenti! >>
Il giovane Shinji finalmente si risveglia e punta l’attenzione sulla mia mano. Sussulta disorientato, poi sembra rassegnarsi e, senza accennare la minima reazione, abbassa la testa e chiude gli occhi come quel maledetto giorno, quando la signorina Misato cercò di portarmi via dal parcheggio della Nerv.
Mollo subito la presa. << Non voglio farti del male >> quasi urlo.
<< L’ultima volta hai detto che volevi tagliarmi la gola >>.
<< Si ma ti ho anche detto che … che non ce l’avevo con te >> rispondo e intanto cerco di elaborare gli ultimi sviluppi del discorso per farmi un’idea di cosa diavolo è appena successo. << Non te lo ricordi? >>
<< No >> replica incolore. Il fantasma di Shinji sembra sbiadire e io temo che stia per abbandonarmi.
<< Sai… >> mi manca il respiro << tu sai chi… chi sono? >>
<< Sei il cacciatore con un occhio solo. Non conosco il tuo nome >>.
Se non fossi seduto nella mia fantasia probabilmente crollerei a terra. << Perché >> gli chiedo, << perché non vuoi crescere, Shinji? >>
<< Non voglio pilotare >> mi dice con lo sguardo spento. << Faccio solo danni >>.
Butto fuori l’aria come se fosse l’ultima volta. Faccio appello alla disciplina del cacciatore per accettare che il mio fantasma ha quattordici anni e non è pronto per il farmaco della vita << E allora non pilotare >> rispondo con la voce scossa da un tremolio che non saprei come arrestare.
<< Ma io sono bravo solo a pilotare >> replica.
<< Devi deciderti… ma non per forza adesso. Potresti imparare a fare qualcos’altro, qualcosa che ti piace, ammesso che ci sia >>.
<< E cosa? >>
<< Che… che ne pensi di venire con me? >> ritento. << Non avere paura, se tira una brutta aria ti difendo io. Sono bravo, sai? Se vieni con me posso insegnarti come si sta al mondo o, almeno, ciò che riesco ad imparare. Un giorno potresti essere proprio tu ad insegnarmi qualcosa >>.
<< Ti sarei solo d’impaccio >>.
<< Magari mi fai compagnia. Mi accontento di questo >>.
<< Ti senti solo? >>
Si. << No, no. Ci sono persone al villaggio che… mi vogliono bene >>.
<< Perché te ne vai, allora? >>
<< Non ti mentirò, c’è un’avventura che mi aspetta e non sono sicuro che otterrò ciò che desidero ma, se tornassi adesso dai miei cari, in questo momento, non troverei più la mia casa >>.
<< Io non so come ti chiami >>.
Io sono te, io sono Shinji Ikari. << Mi chiamano Furia Buia >>.
<< Che nome insolito >>.
<< Un giorno ti racconterò come è nato. Però … ecco, dentro le mura mi chiamano Paparino. Io sono padre, infatti. Abbia … ho una figlia bellissima >>.
<< Io mi chiamo Ikari Shinji >>.
<< So come ti chiami >>.
< Che hai fatto all’occhio? >>
<< Un giorno ti racconterò anche questo >>.
<< E’ vero che trovi sempre un modo per risolvere i problemi? >>
<< No, Ragazzo. Ti dispiace se ti chiamo così? E’ un mio vecchio soprannome. Se vuoi te lo cedo >>. Inoltre, se ti riconoscessi come unico Shinji, mi sentirei privato della mia identità e, anche se mi trovo sulla soglia del Caos, in prossimità del territorio del cacciatore, ci tengo a quel nome.
<< D’accordo >>.
<< Io >> riprendo << non trovo mai veramente il modo. E’ quello che mi dico quando non so cosa fare o, meglio, so cosa voglio fare ma non come >>.
<< E perché te lo dici? >>
<< Perché un giorno non l’ho neanche cercato… un modo. Devo farmi coraggio. Se credessi di non avere alcuna speranza, temo che mi fermerei >>.
<< Perché ogni volta che ti muovi dici tentiamo ? >>
<< Perché un giorno non ho neanche tentato. Se smetto di provarci temo che mi fermerò >>.
<< Tu sai chi sono? >> mi domanda.
<< Si, un adolescente di quattordici anni che non può essere lasciato solo. E sai che ti dico >> libero la determinazione del cacciatore, << d’ora in poi sarò anche il tuo Paparino e ti proteggerò finché non sarai in grado di prenderti cura di te >> e di aiutarmi a prendermi cura di me.
<< Perché dovresti farlo? Nessuno mi vuole, neanche mio padre >>.
<< Io non sono tuo padre >> ribatto << e non sono gli altri. Se nessuno ti vuole, allora ci penso io a te. Io sono Furia Buia e difendo i miei cuccioli, sempre >>.
<< Ma te ne andrai e mi lascerai qui >>.
E invece verrai con me anche se non vuoi. << Si, Ragazzo. Diversamente non saprei come aiutarti. Comunque, un giorno, quando avrai finito tutte le lacrime e ti sentirai pronto, tornerò e ti porterò con me. Sono convinto che diventerai un uomo in gamba e cammineremo in mezzo a queste dune come… sì come due fratelli e… non ci sentiremo soli >>.
Il ruggito di tuoni in lontananza preannuncia l'imminente pioggia di cui il vento stava trasportando l’odore. L’azzurro del cielo si imbrunisce e a me non resta che riprendere il cammino.
Non c’è alcun muro a sostenere la schiena, in verità non sono neanche seduto. Eppure il ragazzo è ancora lì dove si era lasciato fantasticare. Mi fa male dover abbandonare questa visione pur sapendo che lui è ancora nella mia mente e non si fida a traslocare nel mio cuore. Vorrei tanto accettare che siamo la stessa persona. << Devi crescere, Ragazzo! >> dico al fantasma della mia adolescenza che inizia a evaporare. << Intanto, prenditi il tempo che ti serve e, se hai paura, corri al villaggio dove ci sono persone che ci amano… come possono; e se avrai molta paura, allora chiamami e io correrò in tuo aiuto >>.
Varco la linea che segna il confine con il resto del mondo in cui vivono gli Angeli ma non percepisco alcuna inversione di prospettiva. Il tempo e lo spazio non si contraggono, i significati non si addormentano e le emozioni continuano a suonare stonate la loro musica chiassosa.
<< Lo sapevo >> sospiro. << Ho sempre visto ciò che volevo vedere. No, questa volta non rinuncerò a ciò che sento >> ora mi rivolgo all’esterno che mi ha accolto tra le sue braccia. << Ci tengo a queste emozioni, ci tengo ai miei sentimenti e al diavolo me, ci tengo anche al dolore che mi porto dentro e alla paura degli altri, ci tengo al terrore che ho di me stesso. E’ tutto ciò che possiedo, è tutto ciò che ho da offrire. Non ho un padre, non ho una madre, devo essere forte per mia figlia. Posso provare ad essere forte per me >>.
<< Ragazzo >> torno sull’immagine degli anni in cui commisi tutti gli errori che mi hanno portato a questo giorno, << non temere di perdere il tuo posto nella nostra casa! Noi non ci arrendiamo mai e troviamo… troviamo sempre il modo di andare avanti. Hai capito, Ragazzo? Ti proteggo io, ti do la mia parola >>.
Il giovane Shinji è quasi invisibile, il fantasma di un fantasma. Mi sta parlando e sono costretto a chiudere l’occhio per ascoltarlo. << C’è un bambino >> mi dice <<  che continua a piangere. Cosa facciamo? >>
<< Allora cercherò di proteggerlo. Il mio cuore è ferito ma è grande e c’è spazio anche per lui >>.
Il pilota sparisce tra le strade buie della mia mente. So che lo rivedrò ancora, eppure per la prima volta ne sento la mancanza. Riprendo a camminare, sciolgo le spalle e rilasso il corpo per sopportare la consapevolezza che in questo viaggio non potrò contare sulla compagnia di nessuno.
<< Sono solo, va bene così >> mi dico. << Ragazzo >> penso ad alta voce come se il pilota fosse ancora seduto dove l’avevo lasciato nella mia fantasia, << tu… tu promettimi che, quando smetterai di piangere, proverai a fare qualcosa. Promettimi che verrai con me, promettimi che se dovessi perdermi, verrai a cercarmi e mi aiuterai a trovare il mio posto nel mondo. Aiutami, Ragazzo, ti prego! Ho paura di non farcela >>. 
 
 
 
Primo incontro/scontro tra Shinji e Furia Buia.
<< E se tutto questo fosse semplicemente un dialogo? >>
Quando, nell’universo denominato “Shikinami”, Furia Buia mostra a Shinji come risolvere il dilemma del porcospino.
 
 
<< Addirittura i Cure. Chiaramente sono impazziti >> rifletto in piedi a due passi dal posto prenotato a vita da Asuka sul muretto che delimita il lungolago. << Come può fischiare il ritornello di una canzone dei Cure salvarmi la vita[20]? E poi chi diavolo è Eric Draven? >>[21].
Il sole sta per tramontare e di Shikinami neanche l’ombra. Capisco che ieri ci siamo lasciati in modo piuttosto freddo e che sarà il caso di chiarire alcune questioni ma << non voglio mangiarla. Se lo preferisce >> stringo fucile e coltello a riposo nelle rispettive fondine << possiamo anche far finta di niente. Ogni tanto dovremmo pur lasciarci scivolare i problemi di dosso >>.
Mi aggiusto il giaccone che va ancora un po’ largo. << Sono sotto peso >> mi dico << o forse devo ancora crescere. Un giorno sarò come il Paparino e mi andrà… >>
Afferrato da un dubbio mi do una rapida occhiata alla ricerca di qualche segno o lembo di stoffa che marchi, nell’apparenza, una distinzione tra me e il cacciatore. << Cazzo! >> concludo l’indagine sommaria. << Vestiamo anche allo stesso modo. Dannata emulazione! >>
Lo spettacolo sta per iniziare e il cielo a ovest si tinge di rosso e arancione. Sono sicuro che proverei stupore se mi decidessi ad ammirare gli effetti del movimento apparente del sole ma non ce la faccio a restare fermo e mi agito battendo i piedi sempre nello stesso punto. Ho provato due volte a sedermi sulla sommità del muretto, immaginando in tal modo di far materializzare Shikinami al mio fianco, e due volte sono sceso per colpire il lastricato con i miei scarponi.
<< Perché non viene? >> mi lamento stritolandomi le dita perché quelle almeno sono mie e non possono ricordare Furia Buia … spero.
<< Maledizione, papà! >> impreco guardandomi intorno, a scatti come un pazzo. << Anche tu non mi dici mai niente, anche tu pretendi che faccia qualcosa e mi usi per i tuoi scopi. Anche tu mi chiedi di sacrificarmi. Almeno dimmi per cosa, dimmi a cosa servono i miei sforzi. Come faccio a decidere se non mi dici niente? Sei come Gendo >> urlo accendendo i miei occhi.
<< Tu >> afferro il braccio semi umano per resistere ad una scarica improvvisa e dolorosa, << tu avresti dovuto aiutarmi, avresti dovuto proteggermi. E, invece, per colpa tua io ho ucciso, per colpa tua la mia vita fa ancora più schifo di prima e non ho rimediato a niente. E pensa un po’ >> ormai fuori di me sento la gola scoppiarmi, << proprio ora che sto per combinarne una giusta, mi proponi una scelta al buio: o seguirvi rinunciando a godere finalmente i frutti di un’azione da uomo, all’amore di una ragazza, all’amore per la mia ragazza, oppure restare qui e passare la vita a chiedermi se ho tradito questa Soryu che non conosco… e che forse non esiste. E’ un ricatto.
<< Furia Buia, è colpa tua se morirò pieno di rimpianti. Ora ce l’ho un posto a cui appartenere ed ha i capelli rossi. E tu vuoi portarmelo via. No, tu non sei come Gendo, tu sei peggio di lui perché a te volevo bene e mi hai tradito. Non  dovevi, non tu. Maledizione! Maledizione! Maledizione! >>
Mi servono alcuni minuti per riprendere fiato e un minimo di controllo. L’occhio destro è tornato normale, il sinistro, coperto dalla benda del Paparino, invece non ne vuole sapere e sputa fiamme che impediscono alla ferita di rimarginarsi.
<< E tu, Soryu >> riprendo la rincorsa, << se davvero esisti e non sei il parto di una mente malata come la mia o quella dei miei fratelli, mostrati! Non mi accontento di schifosi indizi. Mostrati a me e spiegami per quale motivo devo andarmene per cercarti. Ho finalmente trovato una casa, perché dovresti essere più importante di Shikinami? >>
<< Perché sono la stessa persona! >>
La voce di Furia Buia ammutolisce ogni pensiero. Mentre mi sforzo di elaborare il momento, colto da un brivido che precipita dalla nuca, mi chiedo se a rispondermi non sia stato il mio cuore.
Finalmente mi volto e lo vedo risalire il lungolago. Procede flemmatico senza giaccone, senza benda ed è disarmato. Come ho fatto a non sentirlo arrivare? I miei sensi erano attivi, il mio occhio sinistro è ancora la bocca di un vulcano che sta eruttando.
<< Da dove vieni? >> Come hai fatto a sfuggire al mio radar?
<< Da fuori >>. Il Paparino si ferma a poco più di un metro, si gira a osservare la fine del giorno e, sorridendo, commenta: << adoro i tramonti. Puoi contemplarli ogni giorno, sempre dallo stesso punto di osservazione, eppure non ne vedrai mai due uguali. Ognuno è unico e speciale >> si rivolge a me,  << probabilmente perché cambia anche l’osservatore >>.
<< Che intendevi con sono la stessa persona? >> abbatto la deriva poetica deciso a sbarrargli il passo per costringendolo a parlare.
<< Intendevo proprio che sono la stessa persona. Lo sai anche tu e da tempo. Cos’è cambiato, Ragazzo? >>
<< Tutto e niente >> ringhio e sono sicuro che la mia faccia sia già un programma. << Ho solo iniziato a riflettere e ho capito che tutta questa storia delle due Asuka, dei due Shinji, del Third Impact, dei miei strani sogni non ha alcun senso >>.
<< Ma noi ti abbiamo creduto >>.
<< E avete sbagliato a dare corda alla mia pazzia, perché di questo si tratta. Le esperienze traumatiche che ho vissuto, anche a causa vostra, quattordici anni di nulla, i sensi di colpa per i miei errori e forse il fatto di essere stato abbandonato; tutto questo mi ha reso… debole e mi ha indotto a costruire una gigantesca menzogna. Non mi serviva la vostra compagnia, mi serviva un bravo psicologo >>.
<< A chi non servirebbe? Però, se ne trovi uno davvero bravo >> mi schernisce, << durante la prima seduta raccontagli che puoi respingere i proiettili, polverizzare una persona realizzando un muro semplicemente con la tua immaginazione, che non ti ammali e che insieme a noi hai lottato contro la madre di tutte le tempeste. O preferisci negare la tua stessa esperienza? Già che ci sei perché non gli racconti che questo mondo è troppo piccolo e che i conti non tornano? >>
<< Ok e quindi? >> mi obbligo a non ragionare sulle sue parole e continuo a mantenere la posizione. << Mio padre … Gendo vuole distruggere ogni individualità, devo pilotare un super robot in cui c’è niente meno che mia madre >> digrigno i denti pronto a morderlo << e vivo in un mondo doppiamente post apocalittico a causa di due suppostoni giganti: il primo Angelo e… me. Scusa, se ho perso interesse per alcune risposte >>.
<< Perciò è tutto qui? >> Furia Buia infila le mani nelle tasche e mi fissa rammaricato, temo deluso. Sospira, poi riprende: << perché non ti togli la benda? >>
<< Perché tu sai cosa significa >>.
<< Oh certo. E, se me ne darai la possibilità, ti insegnerò a dare al gesto un altro significato >>.
<< Non mi servono i tuoi insegnamenti. Guarda dove mi hanno portato! >> indicando volutamente la benda con il braccio preso in prestito da un Eva
<< Alla possibilità di decidere da solo del tuo destino >> ribatte il cacciatore << senza chiedere il permesso a nessuno. Ora sei in grado di resistere a chiunque cercherà di scegliere per te, compreso me. Sei abbastanza forte da affrontare la vita invece di concederle che ti passi addosso come un rullo compressore mentre aspetti che tutto finisca >>.
<< Non parlarmi così! >> grido e sono così incazzato che per poco, in quello che per me è ormai un conto alla rovescia, non commetto falsa partenza. << Quel… quel giorno non c’è mai stato >>.
<< Allora perché ti arrabbi? >>. Il Paparino non sembra sforzarsi di mantenere l’autocontrollo, non pare neanche cogliere le mie intenzioni. O forse ha capito benissimo e sta giocando al solo scopo di farmi sbagliare. Si, è sicuramente una tattica.
<< Avanti, rispondimi: è tutto qui? >> ripete la domanda costruendo un’espressione di falsa innocenza che interpreto come un implicito rimprovero. << E tutte le belle parole che hai pronunciato e le azioni, te lo riconosco, davvero coraggiose che hai compiuto le hai già buttate nel cesso? Non vuoi più riportarla a casa e tornare con lei? Non ti interessa più sapere chi sei? Tanto casino perché volevi la ragazza? Ah no, scusami, quella ragazza. Perché stiamo parlando di Shikinami, vero? >>
<< Non puoi banalizzare in questo modo >> protesto con veemenza. << E’ uno sporco trucco >>.
<< Tu dici? Sei partito da Shikinami perché volevi capire chi fosse Soryu e aiutarla, perché eri ossessionato dal tuo passato e da quel chiodo fisso di rimediare, perché volevi farti perdonare. Più che comprensibile, te lo concedo. Ora che hai abbattuto le resistenze di Shikinami e hai la possibilità di essere felice con lei, non vuoi più continuare, non hai più bisogno di riscattarti? >>
<< Tra meno di una settimana potrò farlo. Io salverò il mondo, lo capisci? >>
<< Non è per questo motivo che Kaworu è morto, o almeno così ricordi? >>
<< Non cercare di confondermi! >> ne ho abbastanza e come una molla parto con destro.
Il cacciatore schiva e si sposta. Nonostante la velocità dell’attacco è talmente concentrato e sicuro che, dopo essere uscito dalla traiettoria del pugno, mi afferra un lembo del giaccone per risparmiarmi una rovinosa caduta. << Equilibrio, Ragazzo. Non dimenticare la base >> si prende gioco di me saltando all’indietro per guadagnare la distanza. << Basta dirlo! Ti sentivi in colpa per tutti i non so quanti near third impact e perché Shikinami ce l’aveva a morte con te. Adesso ti ha perdonato, tra pochi giorni farai il tuo lavoro e, non appena avremo sventato i generosi tentativi di Kaji di farti la pelle, sarai accolto come il figliol prodigo. Se è questo che desideri, hai vinto! Non dovrai seguirci >> indietreggia frustrando i miei tentativi di riportarmi a tiro. << Quindi, il problema è risolto >>.
<< Non è così semplice >> mi metto in guardia con l’occhio sinistro sta per incendiare la benda zuppa di sangue.
<< Invece lo è >> il Paparino abbassa le braccia e si ostina a tenere chiuso l’occhio sinistro. << Se poi ti preoccupa il mio giudizio, ti elimino subito l’ostacolo. Siamo pazzi … sono pazzo. Anzi, sono un debole che si è arreso. Mi assumo la paternità e la responsabilità anche dei tuoi sogni >>.
<< Io mi assumo la responsabilità >> protesto, << non ho bisogno di una balia >>.
<< E io ti credo, dico sul serio. Perché tu non ci credi? >>.
<< Voglio… voglio che mi racconti per filo e per segno cosa sai sul nostro passato e soprattutto cosa sai su questo mondo e sulla missione >>.
<< Scordatelo! >> Furia Buia si ferma. Non percepisco alcuna variazione nel suo campo di forze ma è evidente che ha deciso di non fuggire.
<< Perché? >> gli domando sfilandomi il cinturone per non farmi sedurre dal pensiero di sparargli.
<< Ogni tanto bisogna dire no >> il Paparino non fa una piega. << Senza un limite il movimento non conoscerebbe direzione, senza un limite non esisterebbero significati, non esisteremmo neanche noi >>.
<< Hai finito? >> riaccendo anche l’occhio destro.
<< Avrei potuto continuare >> il cacciatore mi sta studiando e striscia il tallone in orizzontale come a voler tracciare una linea sulle pietre sconnesse della strada. << Sai cosa significa, vero Ragazzo? >>
<< Che dovrò essere pronto a tutto >> ghigno spaventato ed emozionato.
<< No >> mi spiazza saltando dietro il confine immaginario che contro la Tempesta era pronto a difendere a costo della vita, << significa che il limite è una porta. Alle volte deve rimanere chiusa, altre volte aperta o non ci sarà relazione. O, per meglio dire >> alza il tono, << l’alternativa sarà la distruzione del Caos puro o il Perfezionamento dell’Ordine puro. Entrambe le scelte comportano la morte, no peggio. Se non comprendi il valore del limite non crescerai >>.
<< E piantala con le tue stronzate! >>
<< Adesso sono stronzate? Ti dà fastidio che ti abbia detto no? Sei tu che mi hai costretto. Non ti dirò come condurre la tua vita o tradirei la mia. Fai due pesi e due misure? Furia Buia è buono, è un bravo padre solo quando fa da argine per proteggerti dall’odio e dai pregiudizi ed è cattivo quando non dà retta ai capricci di un moccioso? >>
<< Non sono un moccioso. Io… io sono più forte di te >> grido scaraventandomi su di lui. Ti metterò al tappeto a costo di perdere tutto.
Furia Buia evita un altro pugno, blocca una ginocchiata, para un montante; non si sta impegnando eppure io non riesco nemmeno a sfiorarlo << E difenditi, bastardo! >> urlo fuori di me prima di tentare con una testata.
Il Paparino porta indietro il busto e mi manda a vuoto. << Ma io mi sto difendendo >> mi dice senza ansimare, forse addirittura divertito. << Cerco di non farmi colpire. Però adesso va meglio. Non perdere l’equilibrio e concentrati sull’obiettivo >>.
<< Non sei il mio maestro, tu non sei mio padre >>.
Il Paparino intercetta un gancio e fa abortire un calcio spazzandomi la gamba d’appoggio.
<< Perdonami, Ragazzo >> mi dice quando sono a terra, << io sono qui per aiutarti ma finché avrai paura, finché non avrai deciso, farai del male a Shikinami. Se non possiamo salvare Soryu >> continua dandomi il tempo di rialzarmi, << almeno posso difendere la ragazza e lo farò opponendomi a te >>.
<< Io non ho paura >> fingo di pulirmi i pantaloni e intanto passo in rassegna i piani per atterrarlo che la mia mente sta producendo a getto continuo.
<< Invece si. Tu hai tutti gli elementi per scegliere. Se sei così incazzato con me è perché sai già cosa è giusto fare. E’ che ti manca il cuore. Lo comprendo ma è ora che ci giochiamo tutto, non tra una settimana. Diventa un uomo, prendi una posizione e portala avanti! Lo sai cosa accadrà? Dirai a Shikinami che sei innamorato di lei ma io e te sappiamo bene che dietro quell’io ti amo si nasconde la solita putrida frase: ti voglio bene >> Furia Buia cede all’emozione, << voglio stare sempre con te >> stringe i pugni, << voglio aiutarti >> serra la mandibola e piega in avanti il capo, << AIUTAMI!!! >> esplode in un grido feroce.
Il cadavere di Soryu viene mangiato dai vermi, una bambina piange e io non ho fatto niente per proteggerla, un bambino piange in mezzo ad una strada e nessuno è tornato a salvarlo, un ragazzo ha le mani sporche di sperma e lascia morire una ragazza. << Nooo! >> brucio tutti i piani e carico a testa bassa. << Andatevene tutti all’inferno!!! >>
Il mio attacco è più preciso e potente; il Paparino resta piantato sulle gambe ed è ancora illeso. Schiva all’ultimo un manrovescio portato con il mio arto semi angelico. << E’ mio >> rido furioso perché avevo già notato che il cacciatore prestava più attenzione ai miei destri. Il sinistro aspettava come un cane rabbioso che gli togliessi il guinzaglio ed ora parte e…
Purtroppo per me Furia Buia l’aveva già previsto; para e contrattacca lanciandomi contro una mano aperta. Ho soltanto il tempo di incassare il torace per attutire l’impatto ma … Il cacciatore appoggia il palmo al centro del petto, sorride e dice: << troppa rabbia, pilota >>. Una spinta e sono di nuovo a terra. << E’ utile per iniziare un viaggio, non per finirlo >>.
Tutta la mia sicurezza si sbriciola al suolo. Pensavo di essere diventato un bravo cacciatore e invece. << Io non mi arrendo! >> strillo e piango rialzandomi con un colpo di reni. Non gliela darò vinta. Troverò un modo per sconfiggerlo, deve avere un punto debole.
<< Attiva i tuoi giocattoli! >> lo sfido affinché non percepisca la paura che mi svuota le gambe. << Non voglio che tu muoia come uno stronzo qualunque >>.
<< Mantieni attivi i tuoi, Ragazzo >> risponde.
<< Io sono Shinji >>. Un vento poderoso di energia carica il mio braccio; formulo nella mente un guanto di at field, lo calzo e parto. Se non vuoi combattere allora morirai!
Il suo occhio sinistro resta chiuso, la sua mano sinistra si apre per accogliere le nocche della mia. L’urto è talmente violento che sotto i nostri piedi saltano pezzi di lastricato, eppure il Paparino non emette un lamento, non una smorfia; non ha nemmeno sentito l'esigenza di spostarsi.
<< Come… come… >> balbetto lasciando cadere l’altro braccio. << Neanche Asuka può colpire… >>
La mano destra del Paparino mi raggiunge un’altra volta al centro dello sterno. Una leggera spinta e indietreggio di un passo. << Troppa ansia, cacciatore >> mi dice. << In piccole dosi è utile ma non ti aiuterà molto durante il viaggio >>.
<< Io non mi arrendo mai!!! >>. Ogni cellula del mio corpo, ogni atomo della mia anima strillano e mi supplicano di accettare la sconfitta. << Vaffanculo! >> stendo il braccio e creo un muro di at field. << O mi uccidi o ti arrendi, Furia Buia! >>
Il Paparino sospira e si gratta il capo. << Uffa! Certo che i miei cari sono stati davvero pazienti >>. Poi, fissandomi senza alcun timore né odio, pronuncia: << sta’ a guardare, Ragazzo! >>
Non apre l’occhio sinistro, anzi chiude anche il destro e… con un semplice saltello oltrepassa la barriera. << E’ così che si supera il dilemma del porcospino >> mi spiega sorridente pungendomi il petto con un dito: << accettando il rischio di finire infilzato dai suoi aculei >>.
La sorpresa si trasforma in nausea che risucchia in gola tutta la mia vita; cado in ginocchio e non trovo il coraggio di guardarlo.
<< Su su, Ragazzo >> il Paparino strofina una mano sulla mia schiena, << almeno mettiti seduto. Lo sai che non mi piace vedere qualcuno in ginocchio. Se temi >> si siede accanto a me << di non rialzarti, ti aiuto io, come è gusto che faccia un … fratello >>.
<< Chi sei? >> sussurro sfiancato.
<< Non avrebbero dovuto caricarti il peso del mondo intero sulle spalle >> Furia Buia risponde a modo suo, << non a quell’età e non dopo quell’infanzia di merda. Avresti potuto agire diversamente quel maledetto giorno >>. Il ciclope smette di parlare e con un cenno del capo mi fa segno di cambiare posizione. << Non sei fatto per restare in ginocchio, Ragazzo. Inoltre, non è ancora arrivato il momento di arrendersi >>. Aspetta che assecondi la sua richiesta, poi riprende: << avresti potuto scegliere diversamente ma non l’hai fatto e, a pensarci bene, era prevedibile. Non avevi mai preso una decisione perché nessuno ti aveva mai messo veramente in condizione di scegliere, tranne forse la signorina Misato. Eppure per te le alternative sono sempre state intollerabili. Quando l’occasione si è presentata l’hai rifiutata e non te ne faccio una colpa. Quando infine sei rimasto completamente da solo e hai dovuto decidere non ce la facevi più >>.
<< Perché ti prendi cura di me? >>
<< Avrei voluto offrirti una vita migliore >> il Paparino estrae dalla tasca del pantalone un elastico e lo usa per raccogliere i capelli a formare una lunga coda[22]. << Se potessi davvero tornare indietro starei vicino a te e ad Asuka e farei di tutto per aiutarvi non ad essere felici, non sono tanto presuntuoso, ma almeno a costruirvi una possibilità. Alla vostra età avevate bisogno di prendere, di ricevere, di fortificarvi, avevate bisogno di amore e fiducia, di qualcuno che vi proteggesse e si prendesse cura di voi. Sono sicuro che un giorno sareste riusciti a dare molto, a rendere felici altre persone >>.
<< Papà, chi sono? >>
<< Per questo >> Furia Buia si slaccia gli anfibi << ho deciso di non dirti niente. Non importa quanto amore o protezione ricevi. Arriva il momento in cui tocca soltanto a te. E, per quanto spaventosa possa sembrare, una decisione deve essere presa, le responsabilità vanno assunte e le conseguenze accettate. Non mi importa cosa sceglierai, io sarò sempre dalla tua parte. Anche volendo, dove vuoi che vada.
<< Io ho deciso di non dirti niente >> il Paparino aggiusta il semi guanto nero che copre la cicatrice sul polso  << non perché sia mia intenzione governare la tua vita, anche se ne ho tutto l’interesse, ma perché ho compreso che se non rispetto me stesso continuerò a sabotarmi e a ritrovarmi al punto di partenza. Ho capito >> si volta verso di me << che se voglio rispettarmi non posso pretendere che tu cresca e poi negarti questo diritto sottraendoti alle tue prove. Guarda >> batte una mano sul mio braccio << che se cresci anche tu, per certi versi cresco anch’io. L’età anagrafica non è sinonimo di maturità. E se credi che diventare adulti renda più facili le scelte, ti sbagli >>.
<< Io non riesco mai a capirti, non completamente >>.
<< Mai abbastanza >> commenta. << E chi ci riesce? >>
<< Come posso ricordare? Se ricordassi forse saprei cosa fare >>.
<< Non avrai mai tutte le informazioni. Te l’ho detto: è questione di cuore. Hai conquistato la fiducia di Shikinami perché le hai dimostrato di voler essere un uomo, di essere pronto a rischiare e ora fai marcia indietro? >>
<< Come fai a sapere che… >>
<< Tu non ricordi perché, scommetto che ti sarà venuto in mente, in realtà non vuoi. E io aggiungo perché non sei pronto. E non lo sarai finché non prenderai posizione tra due alternative. Ora sei costretto a farlo e ho bisogno, abbiamo bisogno che tu sia solo in questo momento >>.
<< Ma tu trovi sempre un modo, perché non posso trovare una terza via? >>
<< Io cerco sempre un modo e lo cerco poiché in cuor mio ho già preso una decisione. Semmai >> inizia a ridere << il problema è che, quando dico che troverò il modo, in realtà non ho la minima idea di come raggiungere l’obiettivo che mi sono dato. Perciò, non mi resta che tentare >>.
<< So che non mi risponderai, eppure ho bisogno di chiedertelo: cos’è… >>
<< E se qui fosse un sogno? >> mi prende in controtempo.
<< Allora è davvero un sogno >>.
<< Non ho detto che è un sogno >> precisa, << ti ho solo suggerito l’ipotesi che il mondo in cui ci troviamo sia una specie di sogno. Il termine non rende alla perfezione ciò che conosco di qui ma come approssimazione è più efficiente di videogioco, non credi? Hai capito che questa realtà è strana quanto noi ma tu fa’ finta di niente. Ricorda che parli con un pazzo e che, finché non accetterai di essere pazzo quanto me, mi accollo la tua follia. Soltanto per un po’ >>.
<< Ma se qui >> mi correggo e riformulo la frase << è una specie di sogno, se non è reale a che è servito tutto quello che abbiamo passato, a che serve scegliere? >>.
<< Perché non sanguini in questo mondo >> replica, << non stai male, non ti pesa prendere una posizione? Mi hai sempre chiesto se il mondo in cui viviamo fosse reale o meno; tuttavia, se fosse davvero un sogno allora sarebbe più utile domandarsi: chi è il sognatore?
<< Sei tu? >>
<< No, ho smesso di… fare questo genere di sogni. Da un po’ mi sono accorto che sei più bravo di me… E se ti rivelassi nella mia follia che è Asuka la sognatrice, lei l’intero universo in cui ci troviamo e il suo dio? Allora la domanda successiva sarebbe… >>
<< Soryu o Shikinami? >>
<< E’ il caso di dire che talvolta la forma è sostanza. Ma, come ci insegna la follia che incarniamo, sono la stessa persona, magari due facce della stessa medaglia o due punti di vista coscienti della stessa donna o, più semplicemente, due diversi gradi di maturazione. E allora la domanda successiva sarebbe … >>
<< Dove siamo? >>
<< Nella sua Mente. Qui è l’anima, il cuore e la mente di Soryu, con tutte le sue tendenze, esperienze e aporie. Ci sono i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi sentimenti, i suoi nodi irrisolti >>.
<< Perché siamo nella sua mente? >>
Furia Buia si stende sul selciato. << Passami un fiammifero! Non importa se hai le mani sporche >>.
Nella tasca del giaccone ce ne sono due, ne consegno uno al Paparino e metto in bocca l’altro.
<< Ci sono parecchie stelle >> considera il cacciatore. << E’ bello guardare il cielo, non trovi? >>
<< Non amo guardare le stelle, restano immobili >> replico sdraiandomi a mia volta.
<< No, tutto si muove nell’universo >> la voce del Paparino è così calma che mi sembra stia raccontando una favola. << Tra milioni di anni dovranno ridisegnare l’intera mappa del cielo. E’ così anche per noi. Finché non riacquisterò il senno ti dirò che persino Asuka in questo momento sta cambiando perché fa esperienza della relazione con noi che non le apparteniamo. Qui lo spazio può estendersi all’infinito e il tempo è dilatato al punto che in un altro mondo non basterebbe a far passare una sola notte. Eppure possiamo vivere anni in un posto come questo >>.
<< Papà, rispondi alla mia domanda, perché siamo nella mente di Soryu? >>
<< Ti ho detto che questo potrebbe essere un sogno. E se, ancora meglio, il sogno fosse la metafora di un dialogo, del più astruso, contorto, sincero e coraggioso tentativo di dialogo tra due persone che non hanno mai veramente osato l’avventura di comprendersi a vicenda e… di conoscere se stessi? E, perché no, anche di cambiare se stessi? >>
<< L’idea del dialogo è più assurda di quella del sogno >> gli rivelo la mia opinione.
<< Le questioni irrisolte >> mi spiega << sono spettri che ti danno la caccia fino a quando non ti fermi e li affronti o non troverai mai pace, né porterai giustizia >>.
<< Perché Asuka è divisa in due punti di vista? >>
Furia Buia ride di nuovo, ma nel suo occhio mi pare di leggere un principio di paura, e risponde: << magari sono più di due. Relazionarsi con qualcuno è il miglior antidoto contro ogni forma di Perfezionamento ma, se vedi bene, è anch’esso una forma di distruzione. Incontrare l’altro distrugge le nostre certezze e ci costringe a metterci in discussione. Più la relazione è profonda, non importa di che tipo, più dobbiamo scavare a fondo in noi stessi. Quando due persone così provano a chiarirsi - come… tu e Asuka cercate di fare, lottando contro anni di sfiducia, timori e risentimenti – sono costrette a chiarire anche le proprie questioni, a rispondere alle proprie domande. Tu non parli soltanto con lei. Anche tu sei diviso in due punti di vista o vuoi liquidare l’altro Shinji? >>
<< Non lo sento da un po’, da quando siete tornati >>.
Furia Buia allontana il fiammifero dalle labbra. << Forse >> mi dice << ti sta parlando proprio ora e non te ne accorgi >>.
<< Se questo è un dialogo qual è il mio compito? >>
<< Provare ad essere sincero con lei e, soprattutto ad ascoltarla. Non potrai riuscirci, però, se non sarai onesto prima di tutto con te stesso. Anche lei desidera capirti e si sforza di essere sincera. Insomma, ci ha aperto le porte della sua mente e noi siamo entrati nonostante ad attenderci ci fossero soprattutto spine. Anche per questo possediamo la capacità di generare un at field tanto potente >>.
<< Ma gli at field sono gusci, servono a proteggerci da nemici, come fanno a garantire un dialogo? >>
<< l’at field è la manifestazione, ahinoi, visibile di tante forze. Una di queste è la separazione, è forse l’aspetto più importante del paradosso che rappresentiamo. Se non ci fosse separazione, non ci sarebbe possibilità di relazione né di dialogo né di azione. Non ci sarebbe possibilità di spazio né di tempo e unirsi non avrebbe senso. Se smettessimo di restare separati, finiremmo per essere assorbiti dalla mente di Asuka e svaniremmo a noi stessi confondendoci con le sue proiezioni. Un secondo prima di perderci sapremmo di aver fallito e Asuka non ne trarrà alcun vantaggio >>.
<< Perché? >>
<< Nel limite è contenuto il seme dell’esistenza, nel mettersi in discussione è il seme della crescita. Se in un dialogo ti lasci assorbire acriticamente dalle argomentazioni, dai pregiudizi o dagli stati emotivi dell’interlocutore, rinunciando a esporre o ad opporre il tuo punto di vista, cosa accade secondo te? Un anima ne occupa un’altra anima e non ne trae alcun vantaggio. Per questo è necessario il limite che l’at field rappresenta.
<< Sia chiaro >> continua, << serve anche a proteggerci, per la miseria. Stiamo pur sempre nella mente di Asuka. Non penserai che una discussione con lei che coinvolge tutte le emozioni possibili debba per forza di cose essere anche civile? E poi ci identifica >>.
<< In che senso? >>
<< Anche Asuka ha un cuore. E’ lì che aspetta Shinji. Vuole farsi trovare ma devi anche sforzarti di cercarla. In realtà anche lei sta cercando il suo pilota/cacciatore e, poiché non è onnipotente, non può individuarci tra i milioni dei suoi riflessi se non attraverso ciò che ci rende corpi estranei. Il problema è che a cercarci sono anche i globuli bianchi >>.
<< E se riuscissimo… riuscissi a entrare nel suo cuore >> non so per quale motivo ma il senso di affinità, che ora mi lega a quest’uomo che non riesco mai ad inquadrare, e la strana armonia che mi ha fatto dimenticare la confusione e l’odio di poco fa mi hanno portato a pensare che non vorrei raggiungere il cuore di Asuka senza di lui, << cosa dovrei fare? >>
<< Non lo so. Credo, però, che non serviranno lunghi discorsi. Basteranno gesti semplici come mettere una mano sul cuore e poche parole come andrà tutto bene. Anzi, non credo, sono convinto che sarà sufficiente qualcosa del genere per salvare un mondo intero >>.
<< O due >> rispondo ricordandomi di Orso che una settimana fa aveva corretto proprio il Paparino.
<< O due >> conferma Furia Buia.
<< Anche Gendo è come noi? >>
<< No >>.
<< Il pazzo >> accetto il gioco << non sa articolare una risposta migliore? >>
<< Un pazzo >> Furia Buia contempla il cielo e poggia il dorso della mano sulla fronte << ti direbbe che Gendo adempie ad uno scopo. Per questo Asuka lo ha dotato di poteri. E’ un argomento di discussione >>.
<< Quindi lei ci ha dato questi poteri? >>
<< Diciamo che, per quanto riguarda noi, accetta che li possediamo ma è lei che ne stabilisce i limiti. Così può trovarci più facilmente >>.
<< In qualunque forma >> scherzo << è una ragazza complicata >>.
<< Lo pensavo anch’io. Ora devo ammettere che è più in gamba di noi >>.
<< Orso e Musashi non generano muri elettromagnetici. Com’è possibile? >>
<< Loro sono qui per aiutarci e noi due proteggiamo loro con i nostri at field affinché non vengano assorbiti >>.
<< Tu perché mi aiuti? >>
<< Siamo… come fratelli. Ti ho cercato per tanto tempo ma non posso raggiungerti se non ti fai trovare, lo stesso vale per Asuka >>.
<< Perché io e te abbiamo poteri simili? >>
<< Forse perché in questo modo possiamo conoscerci meglio >>.
<< Com’è il mondo reale? >>
<< Quello di realtà è un concetto maledettamente relativo. Ascolta questa follia e dimmi che ne pensi: se questi sogni indicano che due persone proprio ora stanno rinunciando alle proprie difese per chiarirsi e trovare finalmente un po’ di pace, se velano un dialogo, chi ti dice che quello che chiami mondo reale non sia il luogo, la stanza, forse una tra le tante possibili, in cui Shinji e Asuka cercano di risolversi? >>
<< Dico che saremmo oltre la follia >>.
<< E avresti ragione, però, pensa positivo >> mi fa l’occhiolino. << Potrebbe trattarsi di una camera da letto e forse Shinji e Asuka, invece di parlare, stanno facendo all’amore >>.
<< Se i ricordi dell’altro Shinji sono veri, quella camera da letto è davvero spoglia >>.
<< A che servono un letto fatto interamente d’oro e un materasso che contiene le nuvole se sei da solo? Forse due amanti non provano piacere su un anonimo letto? Non possono danzare come un solo corpo e una sola anima, che ne so?, a mollo nelle nostre terme? >>
<< Noi chi siamo? >>
<< Te l’ho spiegato prima che lottassimo contro la Tempesta. Noi siamo i Guardiani del Limite. Nostro compito non è solamente proteggere l’Ordine dal Caos; noi, in realtà, vegliamo sui loro incontri affinché non vengano disturbati nelle notti d’amore, noi proteggiamo chi viaggia, chi ritorna, noi aiutiamo chi vuole uscire dal guscio e difendiamo chi vuole restarci in quanto ognuno ha il diritto di decidere della propria vita >>.
<< Ma un guardiano uccide >>.
<< Non necessariamente. Tutti possono essere guardiani del confine. Non esiste un solo modo, non si tratta di essere animali da combattimento. Potremmo svolgere il nostro compito anche se fossimo medici o contadini o… psicologi >> continua accentuando l’espressione un po’ beata, un po’ amara che mostra sin dal suo ritorno. << O, perché no?, potresti essere un ottimo guardiano anche se fossi uno Shinji qualunque >>.
<< Sembra bello >>.
<< Sono innamorato di questa visione. Che abbia un senso, chissà?! Finché ne sono innamorato che male c’è? >>
<< E io? >>
<< Tu ci stai provando >>.
<< Noi siamo Ordine o Caos? >>
<< Un guardiano del limite partecipa di entrambe le nature. Quale di queste incarni dipende unicamente dalla relazione con qualcos’altro o… qualcun altro >> aggiunge con fare ammiccante.
<< Da quando ti conosco desidero essere come te >> gli confesso voltandomi dall’altra parte prima che mi veda piangere.
<< E io come te >>.
<< Ho l’impressione che tu me l’abbia già detto >>.
<< E’ vero, te l’ho già detto >>.
Furia Buia si alza e mi offre la mano.
<< Te ne vai? >>
<< Ho fame. Vieni con me? >>
<< Ti raggiungo dopo … Paparino, hai le scarpe slacciate >>.
<< Lo so >>.
Furia Buia ritira la mano e inizia a camminare attaccando l’ultimo pezzo di salita.
<< Papà >> lo chiamo prima che sia troppo lontano per sentirmi.
<< Che c’è? >>
<< Mi hai detto la verità? >>
<< Si, Ragazzo >>.
<< Papà, mi hai mentito? >>
<< Si, Ragazzo >>.
<< Papà, perché non mi chiami più Shinji? >>
<< Perché, te lo giuro, mi fa strano. Centinaia di anni compressi in poco più di trenta e non riesco ancora ad abituarmi al fatto che ti chiami Shinji. Ah, a proposito… >>
<< Che vuoi dirmi? >>
<< Desidero ricordarti che, se decidi di restare, a me va bene >>.
 
 
Il Paparino non c’è più e l’ora di cena è passata da un pezzo. Non è ancora notte fonda ma il villaggio sta già dormendo, mentre io resto sveglio, sdraiato sulla strada del lungolago a far finta di osservare il firmamento. << Neanche questa volta sono riuscito a batterlo >> mi dico come se lo scontro con Furia Buia fosse terminato da pochi minuti. << Maledetto cacciatore >> impreco e attacco con una risata tanto grottesca da scacciare, terrorizzandola, l’ansia. << E dire che sono contento di aver perso >>.
Senza sforzo e apparentemente senza averlo deciso mi metto seduto. Mi accorgo adesso di trovarmi sulla linea che il ciclope aveva segnato con il tallone. << Che faccio ora? >> mi domando << Dentro o fuori? >>
I pantaloni sono sporchi di terra, non vale la pena provare a pulirli con qualche schiaffo visto che le mani sono ridotte peggio. I piedi mi fanno male. << Dovrei prendere la vita con più filosofia >> do corpo ad un pensiero mentre imito Furia Buia e sciolgo i nodi dei lacci. << Mamma, che sollievo! >> quasi in orgasmo ululo il piacere che mi dà sentire i piedi che ballano nelle calzature. << Perché non ci ho pensato prima? >>
Do un’occhiata al lago, c’è il muro a secco che ostacola la visuale. << Se mi alzo è meglio >>.
Senza sforzo, però con la consapevolezza di averlo deciso, stacco il culo da terra e sono in piedi. La grande luna permette di distinguere l’acqua dal cielo, entrambi del medesimo colore. Ripenso al sogno che disturbò la notte precedente il mio arrivo al villaggio, quella che trascorsi insieme ad Asuka e Ayanami. << Certo che ne ho fatta di strada! Come sarebbe triste la mia vita se non fossi cambiato >>.
Il cinturone con le armi riposa a terra a pochi metri. << Mi piacerebbe che tu provassi a parlarmi, Soryu >> dico prendendo nuovamente possesso dei trofei di Furia Buia. << Di indizi me ne hai dati tanti ma ... Se potessi vederti? La pace che avverto è figlia della stanchezza, tra un po’ ricorderò che devo prendere una decisione e sarei felice se volessi aiutarmi >>.
Risalgo il sentiero verso il villaggio buttando stancamente in avanti i piedi che ora non mi fanno più male. << Vorrei parlare con te, mi accontenterei di questo >>.
 
 
 
L’indecisione non paga mai.
<< Va’ al diavolo, Shinji Ikari! >>
Quando Soryu esaudisce il desiderio del ragazzo e Shinji e Shikinami si lasciano quasi certamente, strano a dirsi, per colpa di Shinji.
 
 
<< E’ davvero scomodo >> mormoro cercando di sistemarmi sulla pietra che avevo spacciato per il mio posto abituale durante quel meraviglioso pomeriggio davanti alle terme trascorso a giocare con Asuka. << Come ho fatto a non accorgermene? >>
Tocco la benda che lei aveva avuto il coraggio di sfilarmi e comprendo che la risposta è semplice: << ero concentrato su Shikinami >>.
Mi sforzo di riflettere sulla conversazione di ieri sera, di dare un senso alle parole del Paparino ma la mente rifiuta di elaborare qualsiasi dato; si ostina, anzi, a rimanere vuota come una casa saccheggiata. C’è talmente tanto spazio nella testa che sento l’eco di un vento che porta a spasso brandelli di suoni privi di connessione. << Dannato cervello, aiutami a trovare le risposte che cerco! Shinji, fatti sentire e dimmi cosa ne pensi! Soryu, batti almeno un colpo, anche in faccia ma dimostrami che sono pazzo come i miei fratelli! >>
<< Il fatto che tu sia arrivato prima non vuol dire che puoi anche fare il bagno per primo >> sento il vocione di Orso alle mie spalle.
<< Ricorda che sei sempre l’ultimo arrivato >> con lui vi è Musashi che porta un grande asciugamano.
Più indietro e per certi versi anonimo, procede Furia Buia con la faccia assorta e le scarpe slacciate.
Mi passa davanti senza salutare guardando avanti come se fossi trasparente.
<< Non devo fare il bagno >> dichiaro alzandomi lentamente.
<< Aspettavi qualcuno, eh? >> sorride allusivo il Biondo.
<< Non aspettavo nessuno >> rispondo incamminandomi nella direzione che porta alla via principale del villaggio.
<< Ehi dove vai, Shinji? >> mi chiede l’omone quando, assorto e curvo al punto da sentirmi anonimo, li ho già alle mie spalle. << Non vuoi stare con noi? >>
<< Scusa, ho da fare >> dico senza voltarmi.
<< Paparino, digli qualcosa tu! >> sento bisbigliare il Biondo.
<< Gli ho detto tutto ciò che gli serviva >> ribatte.
<< Credi che sia utile lasciarlo solo? >> domanda il cacciatore con la barba.
<< Non abbiamo altro da insegnargli e poi >> alza il tono per essere sicuro che io lo ascolti << il ragazzo ora è solo. E noi non possiamo aiutarlo. Se non vi sta bene, andate con lui >>.
<< Che cazzo di situazione! >> sbotta il Biondo.
<< Non dirlo a me >> sento replicare il ciclope. << Piuttosto, per quella faccenda? >>
<< Tutto risolto >> assicura Musashi.
<< Sicuro di aver impostato bene data e orario? >> chiede Orso.
Musashi deve aver risposto a gesti o a bassa voce perché io non ho sentito niente. << Forse avrei dovuto salutarli >> mi dico imboccando la pineta.
 
Manca ancora un po’ al tramonto, eppure Asuka è già al suo posto. Stavolta ha lasciato il plugsuit nel suo Eva e indossa il vestito del nostro primo appuntamento.
Non si muove anche se si è accorta della mia presenza e aspetta che mi avvicini.
Sembra un’altra persona, una ragazza qualunque, forse quella che vuole fingere di essere nonostante siano trascorsi gli anni.
<< Stavi pensando a me? >> le chiedo baciandole il capo dopo averla stretta in un abbraccio.
Asuka mi accarezza una mano e adagia la nuca sul mio petto. << No >> la vedo sorridere.
<< Hai poi capito chi devi salutare al tramonto? >>
Shikinami di colpo si irrigidisce e non dice niente.
<< Scusa, non sono affari miei >> provo a chiudere la parentesi e metto più forza nell’abbraccio.
Asuka sospira. << Non sono d’accordo con il piano che hanno concordato. Non sei pronto e qualche giorno non basta a trasformarti di nuovo in un pilota … Non fraintendere >> il tono diventa più acuto e la carezza diventa una presa, << volevo dire… >>
<< Considerato quello che ho combinato >> ammetto per nulla toccato dalle sue parole, << è meglio che non torni ad essere un pilota. Devo solamente… entrare nello 01 un’ultima volta >> mi piego in avanti per baciarla sulla guancia, << sperando di farne una giusta >>.
<< Non hai paura di morire? >>
<< Ho più paura di fallire … ancora >>.
<< E’ vero >> conferma, << hai una seconda occasione. Se la sfrutti potrai dire a tutti che hai salvato il mondo… ma non a me >> precisa puntandomi l’indice tra gli occhi. << Noi due sappiamo che non è così >>.
Una seconda occasione. L’ho sempre desiderata e tuttavia mi suona male che a parlarmene sia proprio lei. Nel mio cuore soffia un vento di ricordi che, articolandosi sotto forma di suoni, mi avverte: non esiste una seconda occasione. Il mio cuore è saggio e risponde: esiste ma è diversa dalla prima.
Peccato che io voglia tornare alla prima per sfruttarla meglio. << hai ragione, Asuka. Il mondo dovrà ringraziare te che lo hai difeso per tutto questo tempo. Il mio compito è più semplice, quindi più adatto a me >> bacio la punta del suo dito. << Devo evitare di fare casino come al solito >>.
<< Non ti deprimere proprio adesso >> finge di rimproverarmi.
<< No, non sono depresso >> altroché ma per altri motivi. << Sei più brava di me, lo sei sempre stata. Sei cresciuta mentre io sono rimasto fermo. Però sto recuperando >> mi fermo per leggere il responso sul suo viso.
<< Devi dimostrarlo >> Shikinami arrossisce e torna a guardare in direzione del lago.
<< Vorrei tanto >> prendere una posizione e tenerla << poter tornare indietro e risparmiarti la fatica di questi anni >> in cui hai sacrificato la tua giovinezza, << vorrei poter tornare indietro >> e restituirti l’opportunità di crescere << per dirti che… sono fiero di te >>.
Trattengo il respiro dopo l’ultima uscita. Non era questo che volevo dirle. Il cuore batte in quel modo assolutamente singolare e mi cattura la sensazione che alle mie spalle ci sia Furia Buia.
<< Ma non puoi >> la voce di Asuka mi fa sobbalzare. << Quel che è fatto è fatto. Non hai altra scelta che andare avanti. Solo così potrai rimediare, Stupishinji. Ultima possibili >>.
Inizio a tremare mentre un vento gelido si condensa a formare un anello intorno alla testa. Il cuore che pulsa è ancora il suo e maledico me stesso per aver invocato Soryu. Stavo scherzando, accidenti a te!
Shikinami ansima e mi artiglia una gamba. Ci scambiamo una rapida e spaventata occhiata. Anche lei ha capito.
<< Sì, devi… devi andare avanti e fare del tuo meglio quando arriverà il momento >> cerca di razionalizzare l’accaduto. << Non avremo altre possibilità. Se va male >> dimena le braccia al punto che sono costretto a trasformare l’abbraccio in un blocco << è finita >>.
Non me ne frega niente. Non è vero che non ho altra scelta, Soryu. Posso scegliere di restare, di non cedere alla pazzia, posso scegliere anche se non voglio.
<< L’avevo… l’avevo capito >> mi affretto a seguire Shikinami rispettando il patto siglato tacitamente di tenere lontane le nostre follie. << Del resto, se non vado avanti non diventerò mai adulto >>. Fanculo Shinji
<< Sì è così >> risponde meccanicamente prendendomi le braccia come se volesse proiettarmi oltre il muretto. << E’ proprio questo che intendevo >>.
Muti, restiamo fermi fingendo di ammirare lo spettacolo di un altro giorno che passa, legati non come amanti ma come naufraghi che nel pieno di una mareggiata lottano per non affogare.
<< Shikinami >> mi rivolgo all’unica Asuka che può esistere per la mia ragione e prego che non mi risponda l’altra?
<< Perché continui a chiamarmi usando il cognome? >>
Non trovo alcuna spiegazione credibile, perciò mi limito a ignorare la domanda; mi acceco tra i suoi capelli inspirandone l’odore ed espirando la confusione. << Stavo per credere alla mia follia >> penso.
<< Ho fatto uno strano sogno >> mi dice. << Lo vuoi sentire? E’ divertente >>.
No! << Di che… di che si tratta? >>.
<< Di un bacio >>.
Torna la vista quando emergo dai suoi capelli e rivedo il lago, il sole e le montagne. Con le mani tengo strette le braccia scoperte di Asuka muovendo i pollici per accarezzarne la pelle. Che devo fare? << Sembra interessante >>.
<< Non è niente di che >> afferma, << però se vuoi che te lo racconti puoi smettere di… >> indica il suo braccio sinistro.
<< Ti sto facendo male? >>
<< No, ti stai strofinando sul capezzolo. Cambia altezza o finirai per distrarmi >>.
<< Scusa >> reagisco ritirando le mani per poggiarle più platonicamente sulle spalle.
<< Non sei come lo Shinji che ho sognato >> inizia a ridere. << Quello era proprio un ragazzino impacciato, un po’ come lo eri tu quando ti ho ripescato dall’entryplug del Mark 13 >>.
<< Quindi quello Shinji >> valuto tra il poco divertito e il molto preoccupato << era davvero messo male >>.
<< Eccome! Ascolta: eravamo da soli a casa di Misato e io mi stavo annoiando mentre tu te ne stavi seduto a terra a leggere un fumetto o una rivista e ad ascoltare musica. Insomma, il solito asociale alienato >>.
La preoccupazione aumenta e inizia a puzzare di panico. Temo di conoscere questo sogno. << Non hai abbastanza informazioni, cacciatore >> mi rimetto in riga. << Quando avrai più elementi… la fermerai >>.
<< Allora ti ho proposto di baciarmi. Sapevo che non avresti mai avuto il coraggio di farlo, perciò ti ho stuzzicato un po’ >>. Asuka interrompe il racconto per dar sfogo ad una risata sopra le righe, più nervosa che genuina. << Ammetto di essere stata un po’ scorretta… nel sogno, è chiaro. Perché dopo aver tirato in ballo l’anniversario della morte di tua madre, ti ho accusato di essere un fifone >>.
Le mani si chiudono come tagliole ai lati del suo collo e il respiro si accorcia.
<< Spinto dall’orgoglio, hai accettato la sfida ma non ti sei mosso, perciò sono stata costretta a raggiungerti e quando ormai le punte dei nostri nasi erano tanto vicine da sfiorarsi e tu stavi ansimando con gli occhi chiusi, io… >>
<< mi hai detto che il mio respiro ti faceva il solletico >> concludo con il fuoco nello stomaco e il gelo nella bocca.
Asuka si massaggia le gambe e cambia umore. << Non era granché come sogno >>.
Ora ho tutto ciò che mi serve per constatare che, purtroppo, i miei desideri sono stati ascoltati e che Soryu ha appena appena parlato con me. Ne è consapevole anche Shikinami.
E’ sufficiente una decisione, una piccola, innocua. Mi basta cambiare discorso e potrò convincermi col tempo che quell’Asuka è solo il fantasma di Furia Buia. In fondo è stato proprio lui a dirmi che si sarebbe accollato anche la mia pazzia e la ragazza davanti a me, che ora serra i denti e fissa gli stivaletti, sono sicuro che sarà d’accordo. Devo cambiare discorso!
<< Perché sei scappata in bagno? Non è stato un gesto carino >>. Il cacciatore che è in me o forse l’altro Shinji si rifiuta di fuggire.  
<< Non è divertente >> sbotta Shikinami.
<< Infatti, non lo è stato >> replico con la calma che soltanto una resa può indurre.
<< Era un bacio senza pretese, non significava niente, non mi interessavi >> neanche Asuka può sfuggire a una parte di sé. << E poi non hai risposto. Era pur sempre un bacio, qualcosa di intimo. Cosa credevi che baciassi tutti i ragazzi che incontravo? Se non ti piacevo potevi dirmelo, non ero una ragazza complessata e priva di autostima … Sta’ zitta! Sta’ zitta! Sta’ zitta! >> Shikinami versa lacrime e prende a pugni una gamba. << Non ero come te >> grida offrendomi uno sguardo umido, carico di odio e dispiacere.  <<  Che razza di uomo sei? >>
<< Un uomo della peggiore specie >> chiudo l’occhio.
<< No, no, no, Stupishinji >> Asuka mi prende per la maglia. << Non puoi arrenderti adesso. Non saltare alle conclusioni, non in questo momento. Prima ci garantiamo la sopravvivenza, poi avremo tutto il tempo di… dimenticare certe stranezze. Dobbiamo restare concentrati sull’obiettivo >> simula sicurezza non so se per prendere in giro me o se stessa.
Ma io non ho bisogno di essere convinto. Il mio problema è che, nonostante mi sia risvegliato dal sogno di un adolescente, non trovo ancora il coraggio di decidere come un uomo.
Asuka mi strattona. << Ti è chiaro, Shinji? >>
Il sole è rosso e tramonta proprio in mezzo a due vette che mi ricordano i triangoli formati dalle strutture di sostegno di due << altalene >> mi sfugge. << Non l’avevo mai notato >>.
<< Che stai dicendo, Shinji? >> domanda Asuka che, sfogata un po’ la tensione, chiede la mia collaborazione e mi attira con un tono che mi fa pensare al canto di una sirena.
<< Tu hai capito a chi devi dire addio, non è vero? >> le chiedo con una voce che al contrario proviene da un girone di dannati.
<< Non sei tu, chiaro? E guardami quando ti parlo! >>
Annuisco distratto. Il mio occhio incontra il suo ma sono già da un’altra parte. Cerco conforto in un contatto meno aggressivo e sfrego la fronte contro la sua frangia.
<< Quattrocchi >> riprende a parlare tirandomi dolcemente una manica << mi ha detto che, comunque andrà a finire, i tuoi… i tre cacciatori se ne andranno. Tu resterai qui, vero? >>
La lingua si annoda e non riesco a profferire neanche un mugugno. Anche se potessi scioglierla non cambierebbe molto perché non c’è nessuna parola da trasportare.
<< Resterai qui, vero? >> insiste strattonandomi con maggior vigore.
La pressione è insostenibile, combatto contro me stesso e un intero mondo. Non è giusto. Faccio un passo indietro puntando l’occhio dappertutto purché non ci sia lei.
Asuka non si arrende e salta dal muretto per braccarmi. << Andrai con loro? >> modifica solo la formula e la risposta è la stessa: nessuna. Faccio un altro passo indietro.
<< Shinji >> Shikinami avanza e ora avverto che la rabbia è diventata l’emozione dominante, << che hai deciso? >>
In me c’è soltanto ansia alimentata da una miriade di ricordi che tentano invano di raccontarmi la loro storia e che portano tutti alla cucina della signorina Misato, a una cuccuma piena di caffè bollente e a un tavolo rovesciato. Chiudo ancora il mio occhio e aspetto che la mano di Asuka decida per me o mi colpisca.
Una spinta violenta mi getta a terra. Provo un senso di sollievo quando comprendo che il mio braccio destro non sarà ustionato.
<< Perché ci fai questo? >> Shikinami mi scaglia inferocita la sua delusione, mentre io resto ancorato al suolo fissandola per capire quale delle due ascoltare. << Ti ho dato la mia fiducia anche se non la meritavi, perché continui a tradirla? Speravo che fossi cresciuto, perché continui a far decidere agli altri? Furia Buia non è tuo padre, tu non sei lui. Stavi per fregarmi >> sbraita come una ragazzina ferita agitando animatamente le braccia. << Mi avevi quasi convinta di essere maturato, almeno un po’, e invece continui a fuggire. Prendi almeno una decisione e per una sola, misera, volta nella vita prova ad essere onesto con me. Me lo merito!
<< Perché continui a deludermi? C’è una casa per te ed è qui >> si batte il petto, << perché te ne vuoi andare? Ti faranno a pezzi là fuori, non sei abbastanza forte. Perché >> ora è in lacrime << continui ad andare dietro ad uno stupido senso di colpa, perché continui a non guardarmi? Cosa c’è che non va in te? Cosa c’è che non va in me? Ho paura di te, ho paura di quella cosa che stai diventando, ho paura che distruggerai ancora. Io, però, ti ho teso una mano, perché la rifiuti? Perché continui a farmi del male? Cosa ti ho fatto? Cosa ho fatto di male, qual è la mia colpa?
<< Ho lottato tanto >> le energie si dissolvono insieme alla voce e a me tocca sentire ciò che resta di un canto disperato, << mi sono messa in gioco sempre per fare qualcosa di buono, perché nessuno lo apprezza, perché non lo apprezzi? Ti ho dato una possibilità, perché non l’hai colta? Ce l’ho messa tutta con te, allora perché ti opponi a me, a me che ti voglio bene, e non a Furia Buia? C’era un posto per te in quella casa >> indicando il wunder << e ora l’hai perso >> sforza la gola per tagliarmi con una sentenza di condanna emessa immediatamente dopo l’elenco dei capi d’accusa.
<< Perché sei tornato, stupido? >> Asuka mi lancia un’ultima occhiata piena di livore; il viso è stravolto e trasuda disgusto; le braccia non cercano i fianchi ma si attorcigliano intorno al petto per sostenere un corpo sconvolto e ormai stanco.
<< Va’ al diavolo, Shinji Ikari! >>
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Di nuovo in viaggio, un po’ più in lontano.
<< Ti proteggerò nel mio cuore >>.
Quando Furia Buia decide di parlare al fantasma di Asuka.
 
 
A differenza del giovane Shinji il fantasma di Asuka non si è fatto attendere. L’ho trovata al solito posto, sdraiata e immobile con ancora evidenti i segni delle ferite e quel cerotto sull’occhio sinistro che, una volta tolto, rivelerà una bellissima iride azzurra in parte nascosta da un palpebra più bassa del normale.
La mia Soryu ha accettato questa peculiarità sul suo volto ma la vive ancora come una sorta d’imperfezione, esattamente come me che provo vergogna a togliermi la benda davanti a lei. Avrei dovuto dirle che trovo adorabile quell’imperfezione, che le dona un’apparenza severa e deliziosamente malinconica. Non sono mai stato abbastanza vicino da trovare il coraggio di confessarglielo.
Lo spettro mi sta aspettando. Sono anni che mi aspetta e non potrò proseguire finché non le avrò parlato.
Fissa il cielo ma so che le sue attenzioni sono tutte per me che, in piedi alla sua destra, mi attardo a cercare le parole che daranno inizio ad un dialogo o ad un monologo. Respiro profondamente e mi impongo di riconoscere realtà oggettiva alla visione.
Una folata di vento proveniente dall'oceano mi comanda di aprire entrambi gli occhi. E’ calata la notte, il mare è di nuovo rosso e marcio e si vedono poche stelle.
<< Non solo il posto >> mi rivolgo ad Asuka spaziando con lo sguardo sul paesaggio, << hai scelto anche il momento. D’accordo >>.
Poiché ho paura di parlarle è proprio dalla paura che intendo partire. Chiamo a raccolta tutte le formule che hanno mantenuto in vita il cacciatore e lentamente mi siedo sulla sabbia umida. Un’occhiata fugace al fantasma dai capelli rossi e supero ogni ostacolo coricandomi a pancia in su.
Supino sulla spiaggia in cui mi sono risvegliato con lei accanto, dopo non ricordo quanti giorni passati in solitudine a piazzare paletti di legno commemorativi e a dire addio a tutte le persone che avevo conosciuto, mi godo il senso di impotenza che mi provoca lo stare sdraiato. << Mi rimetterò in piedi anche stavolta >> provo a incoraggiarmi.
<< Pensavo peggio >> le dico sforzando un sorriso ancora stentato mentre cerco la costellazione del grande carro per orientarmi e strofino la schiena sulla rena alla ricerca di una posizione più confortevole. << In fondo, non si sta male qui >>.
Alla mia sinistra nessuno risponde; del resto la giovane Soryu non mi ha mai detto niente.
<< Mi sono sempre chiesto >> riprendo dopo un po’ << perché tu abbia scelto di tornare proprio qui, accanto a me. Sicuramente avrai avuto le tue ragioni. E’ che non capisco. Non temere, Asuka, non ti farò del male; anzi scusami per come ti ho trattata l’ultima volta. Non ci sono giustificazioni per quelle parole >>.
Un’altra pausa, mi volto a guardarla e con mia sorpresa noto che anche lei si è girata (non l’aveva mai fatto in tanti anni) e ora mi scruta con la stessa espressione stralunata che mi aveva mostrato il giovane pilota neanche un’ora fa.
Avrei dovuto chiederti scusa mille volte.  
Sdraiati come quella sera, in comunicazione grazie al legame invisibile di due occhi, entrambi destri, restiamo muti ad osservarci. In Asuka leggo tutto ciò che ho già riscontrato in me stesso: rabbia, solitudine, paura, speranza. Nel mio fantasma vedo la mia Soryu che, come me, nasconde la sua fragilità dietro una maschera di forza alle volte esagerata per non dire feroce. Tuttavia, la vista di questa ragazza mi fa sentire in pace.
Siamo cresciuti solo in apparenza, dentro restiamo ancora due adolescenti che chiedono di essere guardati, che desiderano un gesto affettuoso più di tante belle parole. Ma io posso offrire unicamente parole al fantasma che non so ancora come abbracciare.
<< Non ti ho mai detto che sei davvero carina >> sussurro emozionato. << Non ho mai avuto il coraggio di confessare, neanche a me stesso, che tu sei diventata il simbolo della mia redenzione poiché io… ti ho vista, io ti ho sentita dentro quella rumorosa invasione di vita, prima che calasse l’oblio. Io ho visto e sentito ciò che l’Angelo aveva rubato dalla tua memoria. Io sono stato te e ti ho conosciuta simile a me. Per la prima volta, essendo anche te, ho provato simpatia per qualcun altro. E ho guardato una ragazza che chiedeva aiuto e una bambina che, come me, ha sofferto l’abbandono e che si è sentita rifiutata. Abbiamo reagito in modo diverso ma ho dovuto perdermi per capire quanto fossimo uguali. Perdonami se non ho saputo far tesoro di quell'esperienza, se ho ripreso a guardare da un'altra parte >>.
<< Credimi >> scende la prima lacrima e non temo che mi dica che schifo, << ho passato tutti questi anni alla ricerca di quella bambina e di te per abbracciarvi e dirvi che non vi lascerò mai più sole, che non permetterò a niente e a nessuno di farvi del male, neanche a me stesso. E’ questo, solo questo, che mi ha spinto a vivere da cacciatore; è questo che mi rende feroce con chi non è della mia casa.
<< Volevo dimostrare a me e a te che potevo aiutarti, che potevo starti vicino nel modo giusto, che non ero semplicemente un buono a nulla condannato ad essere gettato in quanto difettoso. Era quello che mi chiedevi di fare, di comportarmi da uomo. Volevo che tu fossi fiera di me, che mi guardassi e, guardandomi, vedessi che non ero più il ragazzo che ti aveva lasciata morire, che ti aveva trattata male in tanti modi, ti aveva fatto cose orribili; che non ero più il ragazzo che sono ancora e che in quasi undici anni non ha mai trovato il coraggio di chiederti scusa >>.
Il fantasma ascolta in silenzio, mi rincuora notare che non è spaventata, né arrabbiata, né disgustata.
<< Volevo solo dimostrarti >> ingoio litri di amarezza e assaporo il salato lasciato sulle mie labbra dalle gocce di dolore che colano dall’occhio << che anche uno come me poteva farti smettere di piangere. E ho fallito ancora perché non mi sono mai curato di confortare quel ragazzo, perché quel ragazzo… proprio quel ragazzo era poco più di un bambino e io l’ho lasciato piangere… da solo e non gli ho messo una mano sul cuore. Naturalmente, non dico che avresti dovuto farlo tu. Lo so perché sono un adulto e non posso tornare indietro >>.
<< Perché sei arrabbiato con me? >>
Sento fermarsi il mio di cuore, quasi non ci credo che mi abbia appena parlato.
<< No, Principessa >> a quell’età mi ricorda più mia figlia che la mia Soryu << non sono arrabbiato con te. Lo sono stato, questo lo ammetto, ma ce l’avevo con me e ho trovato più comodo proiettare sugli altri, e su te in particolare, il disgusto che io provavo per me stesso e che… provo ancora. Sono sempre stato arrabbiato con me per ciò che avevo fatto, per ciò che ti avevo fatto; sono sempre stato arrabbiato perché non capivi che ero come te, perché non volevi prenderti cura di me; sono sempre stato arrabbiato con mio padre e ho finito per assomigliargli; sono sempre stato arrabbiato con te per come mi trattavi senza dirmi in cosa sbagliavo, perché mi lanciavi continuamente segnali contraddittori; sono stato così arrabbiato che ho dimenticato che avevi soltanto tredici anni.
<< Dio mio, tredici anni. Chi può aver il coraggio di giudicare una ragazzina di tredici anni? Avevi paura e hai cercato soltanto di proteggerti e così hai reso più insopportabile la tua solitudine. E, anche se ora avessi più del doppio degli anni, chi può biasimarti se hai paura di soffrire e cerchi ancora di proteggerti come meglio puoi? Io, proprio come te, avevo paura e cercavo di difendermi. La signorina Misato ha fatto il possibile ma è stata l’unica e lottava contro mostri ben più pericolosi degli Angeli.
<< Mi sono sempre dato dello stupido >> continuo guidato da un sentimento puro che addormenta la paura << se non peggio perché non sono stato capace di salvarti quel giorno, non sono stato capace di correre in tuo soccorso e ho perpetuato il giudizio che mi sono dato per spiegarmi il motivo… il motivo per cui mio padre mi aveva abbandonato. Io non potevo aiutarti, Asuka. Tu, invece, lo hai fatto >> finalmente riesco a sorridere alla ragazza poiché mi sento un po’ più leggero.
<< In quale modo ti avrei aiutato? >> chiede stupita la giovane Asuka che non mi toglie il suo occhio di dosso.
Mi giro su un fianco e guadagno qualche centimetro. Forse non riuscirò ad abbracciarla ma vorrei toccarla e non per farle del male. Sogno che, se riuscissi anche solo a sfiorarla, potrei portarla con me.
<< Non credo tu l’abbia fatto apposta ma io ho… scelto la fine di tutto perché mi era stato mostrato proprio tutto ciò che temevo: abbandono, rifiuto, disgusto, la fine di un amore, di un’amicizia, la fine di un momento felice, la separazione che ha fatto impazzire mio padre e io ero stanco di vivere sotto tetti sconosciuti destinati a rimanere tali. E quando, alla fine, il sonno aveva preso il sopravvento, tu hai urlato il tuo desiderio di vivere e hai disturbato il mio sonno e hai lacerato l’unità indistinta di spazio e tempo.
<< Tu mi hai rifiutato, Asuka. Hai dichiarato di volermi abbandonare, hai detto no, non ci sto, tu mi hai riportato alla vita semplicemente separandoti da me. Mi hai schiaffeggiato usando le mie stesse paure e mi hai ricordato che volevo esistere. Hai sempre avuto più voglia di vivere di me.
<< Perdonami per come ho reagito quando sei apparsa. L’epifania è un seme e va curato e tu rappresentavi il terrore della sofferenza. Che vuoi farci, tutti ne abbiamo paura >>.
<< Perché sei qui, Stupishinji? >> mi domanda con una gentilezza che ho rinunciato ad aspettarmi dalla mia Soryu.
<< Per dirmi la verità, altrimenti non riuscirò a proseguire >>.
<< Perché vuoi dirti la verità? >>
<< Perché >> striscio sul fianco e mi avvicino un altro po’ << altrimenti mi perderò nelle mie menzogne >>.
<< Dirai anche a lei la verità? >>
<< Non lo so, Asuka. In fondo, ora sto parlando con il mio fantasma. Le persone reali sono diverse e ho necessità di stabilire dei punti fermi >>.
<< Cosa vuoi dirti? >>
Inspiro aria, sabbia e odore di pioggia mista a salsedine. Se voglio proseguire, devo rompere il guscio in cui cerco protezione.
<< Io non ti ho mai guardata, Asuka >> rivelo anche ad una visione di tredici anni e mi odio per averlo fatto. << Non ti ho mai guardata perché avevo bisogno di essere guardato e ne ho bisogno persino adesso. Non ti ho mai guardata e temo che non ci riuscirò mai perché continui ad essere Asuka e ho paura di osare tanto. Hai sempre avuto ragione, in questi anni: in te ho saputo solo vedere il mio senso di colpa. Io non ho guardato neanche me, perciò non ho fatto altro che girare in tondo illudendomi di aver compiuto almeno passo >>.
Asuka subisce l’urto delle mie parole e gira la faccia dall’altra parte.
<< Se potessi >> cedo all’emozione e alla simpatia per la giovane Soryu, << sono pronto a giocarmi la vita, ti proteggerei con tutte le mie forze e ti direi quanto ti voglio bene, sopportando i tuoi insulti o i tuoi scatti d’ira, e sarei paziente con te e ti abbraccerei anche a costo di farmi prendere a calci.
<< Se potessi tornare a quegli anni come adulto, ti aiuterei a crescere e a trovare la tua strada, ti insegnerei a difenderti dal mondo che dovevi proteggere. Aiuterei entrambi a crescere, magari con il supporto della signorina Misato. Se potessi tornare come adulto, ecco, mi piazzerei al confine, accetterei di restare fuori da quell’appartamento per tenere lontani i mostri, gli Angeli, gli Eva e gli uomini malvagi. Vorrei tanto riuscire a pronunciare queste parole davanti alla mia Asuka ma forse non le ascolterebbe >>.
La ragazza di nuovo si volta e sembra gradire il mio proposito.
<< Io e te sappiamo bene che sei nella mia testa >> riprendo. << E’ chiaro, però, che quello che ho detto vale anche per te. Il fatto che tu sia un fantasma non significa che sei meno importante… per me. Però… >>
<< Però? >> mi incita a continuare.
Mi avvicino ancora e potrei stendere un braccio e tirarla a me per difenderla dal vento che aumenta ad ogni parola che pronuncio. << Però, perdonami, non ti ho salvata e ti ho fatto del male e alle aspettative tradite si è aggiunto nuovo veleno. Io non posso salvarti, io non riuscirò a salvarti perché per te io sono Shinji e tu non puoi salvarmi perché per me resti Asuka. Tu non mi darai mai veramente fiducia, non mi permetterai mai di entrare nel tuo cuore, né di curare le tue ferite. Io non riuscirò mai a fidarmi completamente di te perché neanche tu, Asuka, sei in grado di curare le mie ferite. Io non ti ho salvata quel giorno >> ripeto frustrato quasi instupidito dal dolore, << la serie degli Eva ormai è scomparsa e io non posso più combatterla. Però posso cercare di fare qualcosa per aiutarti ora e in futuro. Non so cosa, a dire al vero, ma potrei… sì, trovare il modo e se un giorno tu decidessi di collaborare potremmo trovarlo insieme.
<< Non ti dirò mai più che voglio stare con te, non ti dirò neanche che ti voglio bene finché non sarò certo di parlare a te e non a me stesso. Tenterò ugualmente di darti una mano anche se sono sicuro che la rifiuterai, anche se temo di sbagliare. E se un giorno mi rendessi conto che quello che posso fare è assolutamente niente, allora… >> coraggio, Paparino, combatti! << allora farò… niente! >> butto fuori l'ultima parola e mi sembra di morire. <<  Non preoccuparti, non intendo lasciarti sola, a meno che non sia tu a volerlo. Vedrai che un giorno qualcuno darà conforto al tuo cuore e qualcuna al mio >>.
<< Perché non chiedi semplicemente scusa? >>
<< Perché non le accetteresti, e sinceramente non potrei darti torto dopo tutto questo tempo, perché non servono a niente. Ho bisogno di fare qualcosa, forse nella speranza di essere amato da te. Pensa che bamboccio, voglio essere amato ma non so cosa significhi amare. La fase orale è una fregatura >> lancio una battuta prima di rivelare a noi due un altro pezzo di anima. << Non posso ancora chiederti scusa, Asuka, perché se lo facessi, tu potresti osare perdonarmi e allora mi arrenderei e non cercherei di fare il passo successivo anche se non so quale sia. Io non posso  arrendermi >>.
<< Perché in questi anni non hai provato a capirla, Stupishinji? >>
<< Pensavo dipendesse unicamente dal fatto che non avevamo scoperto come rimarginare le ferite di quel giorno; pensavo che io e Asuka semplicemente non riuscissimo a capirci. Ma, se dopo undici anni, non è cambiato niente, nonostante noi siamo in qualche modo cambiati, vuol dire che non vogliamo e non tanto perché abbiamo timore di non piacere, una volta spogliati delle speranze, delle aspettative, delle illusioni con cui riusciamo a travisarci ancora oggi, quanto perché temiamo… no, perché temo che tu possa diventare un normalissimo essere umano, una persona come tante. Ho paura di rendermi che non valiamo tutte le energie che abbiamo speso, che, tolta la nostra corda marcia, non c’è niente che ci lega >>.
<< Tu ami Asuka? >> mi domanda.
<< Temo di no, ragazza >> espello un po’ di cuore insieme alla risposta. << E neanche tu mi ami, me lo hai detto chiaramente. Non tolleri neanche che provi a baciarti, a malapena mi concedi abbracci frettolosi e funzionali. Come ti ho detto a legarci è solo una corda marcia fatta di ossessione, fissazione, risentimento, senso di colpa, almeno per quanto mi riguarda, e sempre quella maledetta esigenza di un gesto, di una mano tesa che probabilmente non avremmo il coraggio di afferrare. L’attrazione sessuale e una figlia non fanno di noi una coppia e, ormai, siamo troppo grandi per alimentare una cotta buona per gli adolescenti >>.
L’Asuka dei miei incubi socchiude l’occhio e si prepara a piangere mentre le labbra iniziano a tremare.
Neanche tu mi ami ma hai bisogno di sentire che ti amo. E non ti giudico per questo e te lo direi se fossi sicuro di rivelarti il vero, te lo direi se fossi certo che ti farà sorridere.
<< Tuttavia >> il mio coraggio viene premiato e riesco a toccarle una mano, << il fatto che... >> Asuka la ritira spaventata << che l’incantesimo si sia rotto non è necessariamente una cosa negativa. Insomma >> sopporto la sua reazione, sopporto che rifiuti un gesto d’affetto da parte mia, << se qualcosa può essere distrutto così facilmente, allora perché sforzarsi di tenerlo in vita? Inoltre, così si crea spazio per altro e magari un giorno potremmo riempirlo con buoni sentimenti, potremmo diventare addirittura amici, forse riusciremo anche a volerci bene. E non dimenticare che abbiamo una figlia. Se noi siamo cresciuti storti non vedo perché non dovremmo provare a farla crescere un po’ più dritta di noi. Io non sono proprio un cattivo padre e tu sei tutt’altro che una cattiva madre >>.
Un tuono scoppia in lontananza e il vento copre di sabbia la mia guancia avvisandomi che il tempo sta per scadere. E’ pomeriggio e nuvole nere cariche di pioggia ormai sono prossime alla spiaggia. << Tra poco dovrò muovermi, Principessa >> la informo. << Perché non vieni con me? >>
Soryu spalanca l’occhio e la bocca. Riconosco la stessa paura del giovane Shinji e << lo so che la vita è difficile, lo so che qui fuori può essere brutto >> mi affretto a rassicurarla sperando in un esito diverso << ma, finché resti nella mia mente rimarrai immobile sulla sabbia con ferite che non si chiuderanno. C’è posto nel mio cuore, un posto solo per te. Vieni con me, ti porterò nel mio cuore. Il mio cuore è un po’ malandato ma lì sono sicuro di proteggerti meglio, è un confine ben sorvegliato e io sono diventato bravo a difendere i confini. Questo Shinji ha imparato a lottare per i suoi cuccioli. Lo so, lo so cosa stai per dirmi >> avvicino nuovamente una mano, < che non vuoi essere protetta da Shinji ma non è vero. Che ne dici, Asuka, vuoi affrontare quest’avventura con me? >>
Il pilota dai capelli ramati finalmente si risveglia e punta l’attenzione sulla mano che le avevo teso. Per un istante sconcerto e paura fanno capolino sul suo viso, poi più niente.
<< Tu… >> con l’occhio spento e l’espressione stralunata Asuka reagisce esattamente come il ragazzo << tu chi sei? >>
Quindi, neanche tu vuoi crescere?
Mi faccio forza e rispondo: << chi può dire come le circostanze cambieranno una persona? A volte passano interi anni, a volte è sufficiente un secondo, quello di una decisione. Mi chiamano Furia Buia e sono un cacciatore >>.
<< Tu sei quello che mi manda sempre via e mi dice tante parolacce >>.
<< No, Principessa, quello è un altro uomo. Io sono qui per tenerlo lontano da te, così non ti darà più fastidio >>.
<< Deve essere Shinji. E’ lui che mi ha ridotta così >>.
No, Asuka, shinji può avere tante responsabilità ma se sei ancora qui è perché neanche tu hai saputo mettere in pratica ciò che avevi capito insieme a lui. << Senti dolore? >>
Asuka annuisce.
<< Passerà presto, vedrai. C’è un villaggio da quella parte >> le indico la mia casa. << Potresti recarti lì, così sarai al sicuro. Ci sono tante persone buone. La vita sa essere dura e non è facile cavarsela da soli. Anzi, direi che è quasi impossibile >>.
<< Però tu sei solo >>.
<< A questo giro mi tocca stare da solo poiché nessuno è in grado di aiutarmi. Nessuno ha le risposte alle mie domande. E quando sei solo devi sperare di fare ciò che puoi finché puoi >>.
<< Non hai paura di non farcela? >>
<< Si ma che alternative ho? Se esiste almeno una possibilità devo tentare. A quelli stupidi come me, poi, ne basta addirittura mezza >>.
<< Davvero? >>
<< No >> ammetto quasi ridendo << ma a me capitano solo mezze possibilità e devo farmele bastare >>.
Soryu mi coglie di sorpresa girandosi su un fianco di fronte a me; muove rapidamente una mano per aggiustarsi la frangia, un gesto vezzoso che qualche volta ha tradito anche la mia Asuka. << Non mi sono presentata, io sono Soryu Asuka Langley >>.
<< Ti conosco, Principessa >> sussurro. << Tu sei il pilota che ci ha difesi. Adesso, però, tocca a me proteggerti >>.
<< Non ne ho bisogno >> obietta ma il suo sembra più un lamento infantile. << Non sono una bambina >>.
<< Si che lo sei >> replico sfiorandole la punta del naso con un dito. << Se fossi me lo capiresti >>.
La ragazza sembra acquisire fiducia e, invece di reagire male come mi sarei aspettato, sforza un sorriso debole. Peccato stia già sparendo!
So già che mi mancherai. << Adesso devo andare, Soryu >> pronuncio con un filo spezzato di voce.
<< Non vuoi restare con me? >>
<< Mi dispiace non posso >>.
<< Mi lasci qui? >> mi chiede quasi in lacrime e io sento una fitta al centro del petto.
<< Il mio invito è ancora valido >> resisto alla tentazione di abbracciare il fantasma. << L’ Asuka che mi aspetta al villaggio non vuole conoscere il mio cuore e io non sono sicuro di volerle consegnare la chiave del mio ma tu, tu puoi entrare nel mio cuore se lo desideri e finché batterà non sarai sola >>.
Sono costretto a rimettermi in piedi. Fino a ieri temevo di non riuscire a rialzarmi, ora mi dispiace di non poter passare ancora un po’ di tempo sdraiato vicino a lei. << Farò di tutto >> dichiaro quando già il plugsuit ha perso ogni tonalità di rosso << per tenerti al sicuro e così farò con il ragazzo >>. Noi << Voi due ne avete un disperato bisogno. Se il signor Kaji e la signorina Misato, anche con altri nomi e volti diversi, fossero tornati in vita, forse… >> reprimo il singhiozzo che sta per dare il via ad un pianto disperato. << Ma, almeno per quanto riguarda voi, non vi abbandonerò, aspetterò che diventiate adulti e veglierò sul vostro cammino >>.
<< C’è un bambina >> arriva un bisbiglio <<  che non smette di piangere. Cosa facciamo? >>
<< Allora cercherò di proteggerla. Il mio cuore è ferito ma è grande e c’è spazio anche per lei >>.
<< Io sono un pilota >> la sua voce mi raggiunge come un’eco lontana. << Cos’è un cacciatore? >>
<< Non so definirmi in alcun modo. Il cacciatore per i miei cari è solo una specie di lavoro e presto sarà fuori mercato, per la madre di mia figlia è l’ossessione di animo infantile. Per me è la possibilità di crescere, quella che stavo per negarmi >> quando pilotavo lo 01. << Un giorno forse le abilità che rendono Furia Buia speciale potrebbero tornarmi utili per diventare, che ne so?, un interessane scansafatiche. In un’altra vita potrei essere una persona diversa >> un altro Shinji. << In questa, però, sono l’uomo della guerra che custodisce la pace della mia casa >>.
Asuka è già alle mie spalle e mi tocca guardare avanti.
<< Perché vai caccia? >>. Non sono sicuro di aver sentito la sua voce, forse ho solo camuffato la mia perché le somigliasse.
 << Non perché, ragazza, ma a chi sto dando la caccia. La guerra è dentro di me, è sempre stato così. Non è importante che ci sia un nemico, io continuo a combattere contro me stesso. La possibilità di vivere un’esistenza tranquilla ora mi terrorizza, per questo io devo lottare.
<< Finché avrò paura di essere abbandonato non smetterò di impersonare il pilota che ha sprecato la sua vita insieme a quella di … tutti e vi odierò e mi odierò e farò del male anche a te, anche a me. Finché avrò paura della separazione, di perdere il mio posto, di essere rifiutato, io sarò come mio padre e non saprò prendermi cura di nessuno, neanche di te, neanche di me. Finché darò potere ai sentimenti volubili di un’altra persona io non guarderò nessuno, neanche te, neanche me. Vado a caccia delle mie paure o non scoprirò mai che uomo posso ancora diventare.
<< Un giorno, lo spero, sarò abbastanza forte da proteggere da ogni male anche i miei demoni, abbastanza maturo da capire che combattere non serve a niente, finalmente così saggio da perdonare le debolezze che mi rendono umano. Se mi arrendessi ora come farei a trovare pace, come farei ad innamorarmi delle persone che vivono nella mia casa, ad innamorarmi di me, come farei ad innamorarmi di te? >>
Mi volto ed Asuka è sparita.
<< Ci sarà sempre un posto per te >> le dico fingendo di vederla ancora. << Se non ti interessa, trova il modo di rialzarti e, se non ce la fai, ti do la mia parola che farò l’impossibile per tornare e portarti via da questa spiaggia anche con la forza se necessario... e ti porterò a casa. Non è la casa dei nostri sogni ma… quale casa lo è veramente? >>
 
Il temporale mi ha raggiunto, il vento non accompagna il profumo della pioggia ma proietta acqua scrosciante e acuminata sulla mia pelle.  << Stupido io che esco in piena stagione dei monsoni … Maledetti ragazzi! Vi presentate senza permesso e ve ne andate senza salutare. Dovrò insegnarvi un po’ di educazione >>.
Guardo un’ultima volta verso il villaggio convincendomi che sia ancora visibile. << Se va bene >> penso, << ci metterò una settimana. Chissà come sarà cambiato al mio ritorno?! C’è solo un modo per scoprirlo >> allungo il giaccone per dare riparo alla testa: << devo tornare! >>
 
 
 
Al posto del Paparino.
<< E chi è, Keyser Soze?! >>
Quando, nell’universo denominato “Shikinami”, Shinji si dispera davanti a Orso e al Biondo a causa della sua… quasi scelta e sopraggiunge Ayanami con una notizia importante.
 
 
<< Dov’è finito quell’altro delinquente? >>
Mami ci ha appena servito il pranzo dopo aver atteso invano che Furia Buia si facesse vivo.
<< Sai bene che è sempre stato un vagabondo >> risponde Orso sistemandosi le bacchette tra le dita.
<< Si ma quando si tratta di mangiare è più disperato del … di lui >> indicando me.
<< E allora perché avete sempre trattato me come il peggiore dei buzzurri? >> domanda Orso indispettito.
<< Cattiva pubblicità, fratello >> ridacchia Musashi.
<< E su, fatti forza, Shinji! >> mi incita l’omone.  << Mi fai passare l’appetito. Tanto non la troverai tra le venature del legno >>.
<< Si >> attacca il Biondo, << alza la tua bella testolina >>.
Seduto al mio solito posto scollo la faccia dal bancone ma non lo sguardo che vi rimane appiccicato. << L’ho persa >> piango come un bambino che si è appena sbucciato un ginocchio. << L’ho persa ed è stata colpa mia perché non ho saputo decidere >>.
<< Se avessi deciso di seguirci, però >> riflette Orso, << l’avresti persa comunque… forse ... Soltanto per un po’ >> prova a smussare la punta della coltello che mi ha appena piantato in mezzo allo scapole.
<< Mi sono impegnato tanto >> continuo affogando in un mare di lacrime (tanto una ferita in più o in meno), << davvero tanto per arrivare a lei. Era tutto ciò che desideravo. Ha persino trovato il coraggio di concedere la sua fiducia ad uno come me. Può esistere nell’universo un altro più stronzo? >>
<< Ma no >> ritenta l’armadio, << sei stato corretto con lei… o, almeno non sei stato scorretto. Hai scelto di non mentirle e ciò dimostra che la sua fiducia in te era ben riposta >>.
<< Peccato che questo pensiero non l’abbia minimamente sfiorata >> il Biondo getta una saponetta sulla superficie dello specchio su cui il cacciatore con la barba aveva tentato di arrampicarsi.
<< Se ti prende a pugni giuro che ti tengo fermo >> si irrita l’omone.
<< Io… >> reprimo un principio d’incendio nei miei occhi << io ho sbagliato. Avrei dovuto riflettere meglio. Non sono più sicuro della mia … quasi scelta. Forse dovrei provare a parlarle >>.
<< E chi ti dice… >> Orso non riesce a terminare.
<< Chi ti dice >> lo aiuta il Biondo che ha smesso di ridere << che non sia la… quasi scelta giusta, che non aiuterà anche vo… la tua Shikinami? >>
<< E se non servisse a niente, se al mio ritorno, ammesso che ritorni, scoprissi che ormai è troppo tardi, ch… non c’è più posto per me, io vivrei con… >>
<< Un rimorso >> recupera l’armadio, << non un rimpianto. Fanno male entrambi ma non sono la stessa cosa. Sono i rischi del mestiere. Non sempre i conti tornano, per quanto ci provi o siano giuste le tue intenzioni >>.
<< Non tornano perché commetti uno sbaglio >>.
<< Anche. Alle volte, però, non tornano semplicemente perché non è nel loro destino. Non puoi essere sempre prudente, ogni tanto devi puntare tutto >>.
<< Ciò che conta >> Mami mi versa da bere << è che tu sia consapevole della tua… quasi scelta >>.
Come no! << Non trovo consolazione in questo. Mi rimane sempre il dubbio di aver preso la strada sbagliata >>.
<< Quello non passerà mai >> il Biondo preferisce dirmi la verità. << Impara ad accettarlo >>.
<< Io, però, sono fiera di te >> reagisce Mami che alle belle parole accompagna, un po’ titubante, un’inaspettata carezza sulla testa.
<< Grazie >> pronuncio commosso.
Sono mesi che l’oste mi ha accettato ma da quando Paparino le ha parlato, subito dopo la surreale riunione nella pancia del mostro, si comporta in modo insolito. Sembra aver raddoppiato gli sforzi per dimostrarmi il suo lato tenero, un po’ come fa, sebbene in modo più ruvido, con Furia Buia. A me va benissimo, poiché adoro questa donna; mi mette invece a disagio l'eccessivo scrupolo con cui studia ogni mio gesto, ogni espressione, persino le frasi più banali.
Inoltre, mi pare abbia preso l’abitudine, appena mi vede, di chiedere in luogo del saluto: chi sei?
<< Perché non mi dai il giaccone? Te lo faccio trovare pulito >> propone emozionata e con gli occhi lucidi.
<< Posso farlo io. Non voglio farti perdere tempo >>.
<< Al mio tempo penso io >> ribatte piccata. << Hai abbastanza fiammiferi? >>
<< Con noi non hai mai avuto tante accortezze >> si lamenta Orso.
<< Tranne per il Paparino >> infila la stoccata il Biondo.
<< Perché lui… Ragazzo … Ah insomma >>. Mami, paonazza, ricomincia daccapo:  << Furia Buia è stato sempre il più strano … maledettamente strano >> aggiunge fissandomi come un reperto di dubbia classificazione.
<< Perché mi hai chiesto dei fiammiferi? >>
<< Perché… perché me l’hai ricordato, tutto qui >>. Mami sbuffa e parte alla ricerca di bicchieri da pulire. << Dannati ricordi! >> la sento borbottare.
<< E’ un po’ quello che succede nei sogni >> Musashi si rivolge alla donna ma fissa me. << Sei talmente incastrato nella logica del sogno che non riconosceresti la verità neanche se si presentasse … davanti ad uno specchio >>.
<< O si sedesse al tuo fianco >> lo accompagna Orso sbirciando il posto di Furia Buia. << Però questa sarà la volta buona >> sbatte la manona sul tavolo, << me lo sento >>.
E’ dal momento in cui sono ritornati che vivo in uno stato di perenne deja vu, tallonato dal sospetto di trovarmi in prossimità dell’unico punto in cui il velo che mi separa dal mio passato è più sottile. Anche ora, nonostante l’assenza del Paparino, ho come l’impressione che sia tutto in regola, come deve essere e come è sempre stato. Anzi, l’unica nota stonata è il posto in cui mi trovo. Se non fosse per una consuetudine, tacitamente rispettata anche da chi non è di queste parti, mi siederei sullo sgabello di Furia Buia.
Orso mi sorride, Mami continua a occuparsi delle sue faccende ma non mi perde d’occhio, Musashi è sempre lui (perciò è il più attento di tutti). Il ciclope non si fa trovare se non vuole e non mi aiuterà a strappare il velo ma forse potrei rubare al resto della mia famiglia qualche informazione più intelligibile. In fondo ho il cuore infranto... a causa mia. Cos'ho da perdere?
Sto giusto preparando una strategia di interrogatorio, camuffato da conversazione appena un po’ seria, quando una folata di vento entra insieme ad Ayanami. Le ante basculanti fungono da ventaglio ed alimentano la corrente.
Anche la First sembra diversa rispetto alla ragazza che ho conosciuto circa dieci mesi fa. L’altezza è rimasta immutata ma il suo corpo dimostra nuove rotondità incompatibili con il fisico acerbo della mia ex collega e compagna di scuola (cioè di quell’altra Ayanami, quella della mia storia ufficiale).
Cammina in direzione del bancone con quel passo silenzioso, all’apparenza privo di peso, che neanche un cane riuscirebbe a percepire. Composta e veloce procede stringendo i movimenti al punto che mi chiedo se non sia portata per la carriera di funambola.
<< Hai capito che culo la piccoletta >>. Due uomini che un tempo avrei chiamato cacciatori, provando un miscuglio di timore e rispetto, sono seduti al tavolo più o meno a metà del percorso e, insieme alla compagnia del bancone, sono gli unici avventori in un pomeriggio fiacco.
<< Cazzo vuoi? >> salto dalla sedia guardando il simpaticone che, dopo aver dato fiato alla sua vena artistica, ha continuato a scrutare senza ritegno Ayanami.
<< Che ti prende, Shinji? >> mi ferma Orso. << Non è il caso di arrabbiarsi per così poco >>.
<< Sì, Shinji >> interviene il Biondo a voce un po’ più alta, << sono soltanto parole. Non oseranno andare oltre >>.
Il respiro è corto e veloce, l’occhio non ne vuole sapere di cambiare mira. Ayanami attraversa la linea di fuoco fermandosi quasi allo spigolo del bancone tra il cacciatore con la barba e lo sgabello vuoto. La prendo per un polso e in un attimo è dietro di me.
<< Siediti tesoro! >> Mami non si spaventa per così poco e si rivolge a Rei con gentilezza.
Neanche Ayanami si spaventa e accarezzandomi il dorso chiede: << posso sedermi? >>
Le lance acuminate della rabbia già pronte all’uso tornano a riposo. << Si >> rispondo, << mettiti al posto mio >>.
Colgo uno insolito luccichio negli occhi di Mami quando anch’io mi decido a sedermi occupando lo sgabello di Furia Buia. Ci vuole qualche secondo perché mi raggiunga il pensiero che ho simbolicamente detronizzato il mio maestro e padre adottivo. Mi spiego l’accaduto dicendomi che volevo semplicemente nascondere Rei alla vista di quei due stronzi. Ad essere sinceri, pur avendolo sognato tante volte, non provo né disagio, né entusiasmo.
<< Che maniere! >> l’ex cacciatore non ha mandato giù la mia reazione. << Dovresti imparare le buone maniere >>.
Il fuoco torna a scoppiettare e scopro di essere impulsivo. << Ho sviluppato un pessimo carattere >> valuto mentre sfilo la benda perché la minaccia sia più chiara. << Disse quello che insidiava le ragazzine >> lo insulto. 
<< E’ vero >> si allinea il Biondo. << E poi alle ragazzine, e anche alle donne, non piacciono i maiali che si travestono da uomini >>.
<< Lascia perdere >> il compagno di bevuta cerca di calmare l’amico.
<< Non si tratta di lasciar perdere >> risponde. << I cacciatori non hanno capito che i tempi sono cambiati >>.
<< Indovina grazie a chi, bastardo?! >> perdo le staffe ed estraggo il coltello. << Grazie a noi, non a te che sicuramente ti sarai imboscato per paura di farti male >>.
Sto per piantare la punta dell’arma sul legno, come fece Furia Buia la mia prima sera al villaggio per comunicare ai presenti che ne aveva abbastanza.
<< Se mi buchi un’altra volta[23] il tavolo >> sibila Mami << ti riempio di botte >>.
Un’altra volta?
<< Dai, andiamocene! >> il tipo ragionevole si alza e mette i soldi sul tavolo. << Oggi al figlio dell’uomo della guerra girano le palle >>.
<< Si, però… >> prova a lagnarsi il compare che, tuttavia, non si fa pregare per alzarsi.
<< Però niente… e poi non dovresti molestare le ragazzine >>.
Da un paio di mesi le persone del posto, riferendosi a me, usano espressioni come il figlio di Furia Buia o, come in questo caso, il figlio dell’uomo della guerra. Evidentemente mi avranno sentito chiamarlo troppo spesso papà. Ero e sono ancora orgoglioso di un tale accostamento ma, soprattutto, mi fa piacere rendermi conto che per molti il mio vero nome è diventato il motto del cacciatore. E’ come se nella memoria degli abitanti di questa regione il ricordo del pilota che sono stato, della mia parentela con la persona più pericolosa al mondo e persino del casino che combinai quindici anni fa iniziasse a sbiadire al pari di una vecchia foto in bianco e nero lasciata a marcire per anni su un mobile qualunque.
<< Sei ancora arrabbiato? >> domanda Ayanami sporgendosi verso di me.
<< Non farci caso >> le dice l’omone. << In questo periodo si arrabbia facilmente >>.
<< E’ un buon segno, Ayanami >> commenta il Biondo. << Vuol dire che sta crescendo più rapidamente del previsto >>.
<< Come mai sei qui? >> l’oste fa gli onori di casa e si toglie una spina. << Non vieni mai >>.
<< De… devo >> balbetta la First che ha colto il per nulla nascosto sotto testo << parlare con Shinji per riferirgli una cosa importante >>.
<< Ok andia… >>
<< Di che si tratta? >> Mami cede alla tentazione di farsi i fatti miei e con lo straccio premuto fino al fondo del boccale si avvicina al messaggero.
<< Ha detto che deve parlare con me >> preciso.
<< Ti è stato esplicitamente chiesto di parlare solo con Shinji? >> anche Musashi è curioso e si allea con l’oste.
<< No ma… >> risponde titubante la First.
<< Allora di che si tratta? >> Mami gioca di sponda.
<< Poco fa ho assistito >> Rei preme il tasto “play” e perde ogni incertezza << ad un incontro tra Shikinami e Furia Buia nell’infermeria ed è durato un bel po’ >>.
<< Che intendi con >> il Biondo si sporge << è durato un bel po’? >>
<< Non essere stupido >> lo rimbrotta Orso. << Cos’è successo, Ayanami? >>
<< Hanno parlato a lungo. Poi li ho visti abbracciati, forse si stavano baciando >>.
Sento scoppiare i pop corn nella pancia, mentre Mami perde la presa e recupera al volo il bicchiere prima che si sfracelli. Orso e il Biondo, invece, restano congelati >>.
<< Sei… sei sicura? >> domanda timidamente l’armadio che dopo aver giocherellato con le bacchette azzanna un boccone con cautela, come se fosse velenoso. << Forse hai visto male >>.
<< Già! >> esclama con la faccia stravolta Musashi che, portando il bicchiere alla bocca, domanda: << cosa… cosa dovevi riferire a Shinji? >>.   
<< Furia Buia mi ha chiesto di dire a Shinji che lo aspetta al lago, credo per combattere con lui >>.
Orso sputa un pezzo di carne che finisce nel mio piatto, Musashi spruzza alcool e saliva addosso a Mami a cui per la seconda volta sfugge il grande bicchiere che stava pulendo in modo compulsivo. La fortuna e i riflessi però non l’assistono e dopo aver constatato l’ora del decesso del boccale lancia una mano all’indietro come se volesse gettarsi alle spalle anche lo spirito che vi era contenuto sbottando: << e che cazzo! >> L'istinto mi guida e afferro contemporaneamente sia il manico del coltello sia il calcio del fucile. Un tornado di emozioni si abbatte sulla mia terra e le armi sono gli unici ancoraggi. Considerata la facilità con cui due giorni fa mi ha battuto, farei bene a darmela a gambe ma non me la sento di fuggire. I rimpianti sono insopportabili e poi sono ancora vivo e non è detto che mi andrà male. In fondo tutti hanno un punto debole. La velocità del vento rallenta, ricerco chiarezza, forzo un respiro e << fanculo, tentiamo! >> scoppio scattando in piedi.
<< Aspetta, aspetta! >> si agita Orso. << Ayanami, per… favore, raccontaci cosa diavolo è successo >>.
<< Ero da sola >> riparte dal principio, << avevo appena sistemato le pratiche lasciate in sospeso dal tenente Suzu… da Sakura. Stavo per uscire quando ho visto Furia Buia dirigersi proprio verso l’infermeria tirando per un braccio Shikinami >>.
<< Tirandola per un braccio? >> chiedo riaccomodandomi al posto del Paparino.
<< Perché l’infermeria? >> è l’interrogativo di Orso.
<< Shikinami si era fatta male e si teneva il polso della mano destra. Si lamentava per il dolore oppure gridava contro il cacciatore >>.
<< E tu che hai fatto? >> domanda Mami.
<< Mi sono nascosta dentro lo stanzino vicino alla porta d’ingresso >>.
<< Perché? >> è il turno di Musashi.
<< Avevo paura >> risponde candidamente.
<< Cosa mai avrebbero potuto farti? >> sembra rimproverarla l’oste che, però, ha il cuore al cuore tenero e accarezza il viso di Ayanami.
<< Furia Buia credo niente, sembrava tranquillo, magari un po’ seccato. Shikinami, invece, era fuori di sé. L’ho sentita dire: io ti ucciderò, dannato cacciatore. Io vi ucciderò tutti e farò a pezzi anche i vostri amici e chiunque vi abbia aiutati. Accidenti che male! Sei un bastardo. Ammazzerò anche tutti coloro che vi hanno rivolto la parola in questi anni. >>.
<< E chi è, Keyser Soze?! >> sbotta con molta enfasi il Biondo allargando le braccia.
<< L’ha detto anche Furia Buia >> puntualizza Ayanami. << Considerato che mi era sembrata particolarmente inferocita e che qualche volta vi ho aiutati, ho pensato che fosse più utile nascondermi. Scusatemi >>.
<< Messa così >> valuta  alquanto confuso l’omone accendendosi un sigaro con le bacchette ancora in mano.
<< Un’altra, Mami >> sillaba Musashi mostrando alla donna il suo bicchiere vuoto. << Questa me la voglio gustare >>.
<< E quindi? >> l’oste lancia una bottiglia al figlio dai capelli dorati che l’afferra al volo.
<< Allora >> sospira Ayanami, << è andata così >>.
 
 
 
Ecco cosa diavolo è successo.
<< Guardami! >>
Quando Furia Buia e Shikinami discutono animatamente nell’infermeria. O, meglio, Shikinami discute animatamente e Furia Buia tenta di mantenere la calma.
 
 
<< Lasciami, ti ho detto >> gridò Asuka. << Posso camminare da sola >>
<< Me ne sono accorto >> sbuffò il cacciatore. << Prima le signore >> disse spingendo senza grazia Shikinami verso l’entrata dell’infermeria.
<< Al wunder sarò curata a meraviglia, zotico >> reagì la Second.
<< Vuoi che ti porti dentro come un sacco di patate? Io sono magico, ti aggiusterò il braccio in men che non si dica >>.
Una volta raggiunta, non senza interruzioni, la sala principale con i tre letti vuoti disposti uno di fianco all’altro lungo la strada di luce prodotta dal grande finestrone laterale, Asuka si accorse che il posto era vuoto. << Non vorrai provarci con me?! Ti avverto >> strillò minacciosa, indietreggiando per impedire a Furia Buia di avvicinarsi, << posso farti a pezzi >>.
<< Se siamo qui >> disse scocciato il cacciatore con un occhio solo, quello più grande del gruppo, << è perché non ci sei riuscita. Dai, fammi dare un’occhiata al tuo braccio >>.
<< Mi metto a urlare >>.
<< Ah, quindi mi stai dicendo che finora ti sei trattenuta? Questo si che è spaventoso >>.
<< Adesso osi insultarmi? >>
<< Dio, che pazienza! >> iniziò a lamentrsi Furia Buia chinando sconfortato il capo. << No, non voglio insultarti. La mia era solo considerazione. Adesso, per favore, fammi vedere il braccio >>.
<< Dov’è Sakura? >> domandò Asuka guardandosi intorno.
<< A casa tua. Per qualche giorno non verrà. Non c’è molto da fare e  … ha bisogno di elaborare alcuni cambiamenti >>.
<< Le hai spezzato il cuore, non è vero lurido bastardo? >>
Furia Buia, stanco di attendere che Shikinami accettasse di farsi visitare, afferrò senza permesso il braccio della tsundere e prese a tastarlo dal polso fino al gomito, poi passò a controllare la mano.
Nonostante il disagio Asuka non protestò. << Da quando ti intendi di medicina? >> chiese.
<< Da qualche vita >> rispose, << ma parliamo di competenze basilari, quelle utili a farmi tornare a casa ancora in vita e sulle mie gambe >>.
<< Quale casa? >>
<< Dovrò attivarmi, non ci vorrà molto >> concluse. << Ora mi devo voltare. Per cortesia non cercare di colpirmi >>.
<< Perché, cosa intendi fare? >>
<< Quando mi attivo il mio occhio sinistro si apre e talvolta schizza un po’ di sangue. Vorrei evitare di sporcarti >>.
<< Va… va bene >> disse Asuka che poi sottovoce aggiunse: << che schifo! >>
<< In effetti, è un po’ splatter … Esattamente come quando si attiva il tuo ragazzo >>.
<< Non è il mio ragazzo >> si infuriò la Second lanciando d’istinto un sinistro contro il mento del Paparino che si era appena girato.
<< Ti facevo più cavalleresca >> la rimproverò Furia Buia dopo aver bloccato il pugno. << Ah, a proposito, tieni a bada l’angioletto che riposa nel tuo corpicino. Già per sua natura si eccita quando ci accendiamo e viceversa. Il trucco sta nel non arrabbiarsi. Perciò, se non plachi la tua ira, ostacolerai il mio lavoro >>.
<< Mi piacerebbe sapere come hai fatto >> mugugnò la Second. << Anche Shinji è riuscito a bloccarmi ma lui non ha ancora recuperato dalla botta. Invece sembra che tu non abbia subito alcun danno >>.
 Il cacciatore tornò a guardare Shikinami e, con l’occhio in fiamme, sorrise e disse: << ho imparato l’arte del combattere senza combattere[24] >>.
Furia Buia iniziò ad operare sul braccio di Shikinami  applicando il palmo della mano su punti precisi, provocando di tanto in tanto mugolii sommessi di dolore nella paziente. << Ti faccio male? >>
<< Per niente >> rispose orgogliosa. << Perché mi stai aiutando? >>
<< Perché non dovrei? Il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge >>.
<< Però hai lasciato Sakura. Lo sai che sta soffrendo molto a causa tua? >>
<< Sì e, per quanto mi si spezzi il cuore, non potevo fare altrimenti >>.
<< Perché? Potevi scegliere di restare con lei >>.
<< Hai ragione ma non l’ho fatto. Ho deciso di andarmene >>.
<< Non è giusto >> ribatté Shikinami, << sei stato scorretto. Non hai pensato ai suoi sentimenti >>.
<< Sarebbe stato scorretto da parte mia baciarla, abbracciarla, fare all’amore con lei e poi dirle mi dispiace, tesoro, ho una missione da portare a termine e non mi vedrai mai più >>.
<< Cosa ci può essere di più importante dei sentimenti della persona che ami? >>
<< Il desiderio di non fallire >> rispose caricando sulle parole. << Alla fine la scelta è semplice: o la vita o il fallimento. Non credere che sia stato facile, anche se per certi versi avrebbe dovuto esserlo. Io sono qui per compiere la missione che mi sono dato e, quando ho recuperato la memoria, mi si sono presentate due alternative: confermare la mia scelta o addormentarmi in un abbraccio >>.
<< E cosa ci sarebbe di male in un abbraccio se ti rende felice? >>
<< Niente ma ho preso una posizione, mi sono schierato non per senso del dovere, quello non regge alla vera prova del fuoco >>.
<< E per cosa allora? >>
<< Magari per amore >>.
<< Ma tu ami lei? >>
<< Forse non come immaginavi o come pensavo. Chi può dire cosa fa battere il cuore di uomo? >>
<< Potevi dirle allora che ti sei innamorato di un’altra? >>
<< Chi ti dice che sia una sola persona? >> il cacciatore iniziò a ridere. << Comunque, le ho detto la verità. Io, almeno io, non tornerò. Su questo punto non mi è mai stato concesso molto margine di trattativa. E lo accetto. Per questo il compito del ragazzo è più difficile del mio >>.
<< E’ colpa tua! >> strillò Asuka prima di rilasciare un altro lamento.
<< Non ti agitare! >> consigliò senza scomporsi il cacciatore che a bassa voce, data la vicinanza, continuò: << sentiamo, di cosa sarei colpevole? >>
<< Tu sai che Shinji stravede per te; se gli chiedessi di gettarsi in un burrone lo farebbe senza neanche chiedere il motivo e ora, siccome hai deciso di lasciare la donna che ti ama per inseguire una misteriosa e supersegreta sega mentale, vuoi che lui faccia lo stesso >>.
<< Io voglio soltanto che il ragazzo scelga la sua strada. Gli ho già spiegato che lo sosterrò comunque >>.
<< Ma lui cerca di diventare te. Se tu perdessi una mano, sarebbe capace di farsela tagliare per assomigliarti >>.
Furia Buia interruppe la cura e, assorto, guardò la sua mano destra coperta dal semi guanto nero. Prese a stringerla a pugno e poi ad aprirla, a tempo, come un cuore pulsante.
<< Il tuo è un ricatto morale >> Asuka non aveva intenzione di arrendersi e non rinunciò ad inveire. << Ed è ancora più subdolo perché gli fai credere che ha una possibilità di scelta. Così, se sbaglia, sarà unicamente colpa sua >>.
<< Ognuno è responsabile di come conduce la sua vita, ancora di più se permette ad altri di dirigerla >> rispose il cacciatore riprendendo ad occuparsi del braccio della Second.
<< Sai benissimo che Shinji è ancora un ragazzino, è psicologicamente fragile. Non puoi non tenerne conto >>.
<< L’hai già detto quando ho quasi ucciso Toji e minacciato di distruggere la Nerv >> replicò Furia Buia.
<< Cosa? >> sussultò Asuka.
Il cacciatore magico la fissò con attenzione, poi disse: << una mia pazzia, non farci caso. Invece, dovresti ricordare che io e te qui abbiamo sempre litigato. Rammenti, vero? >
<< Certo, ma che c’entra? >>
<< C’entra eccome dal momento che ricordo di aver sofferto anch’io di mostruosi problemi relazionali e di autostima. Ricordo di aver sempre avuto paura delle persone e persino della vita. Capirai, in questo posto di merda non è facile crescere come persone sane di mente. Tuttavia, ricordo ancor più nitidamente, mia cara Principessa sono psicologicamente inattaccabile, che in più di un’occasione con te mi sono imposto un freno perché sarebbe stato sufficiente starnutire forte per farti rintanare in un angolo a piangere abbracciando un pupazzo. Quindi, senza offesa, ti voglio bene ma non mi scassare! >>
<< Questo è ciò che volevi vedere >> ribatté Asuka voltando il capo con germanico disappunto.
<< Ehi signorina Rottermeier, è inutile che fingi con me. Guardami! Asuka, per favore, guardami! >>. Ottenuta dalla Second anche la forma dell’attenzione, il cacciatore riprese a parlare: << avrei tanto voluto offrirti una vita migliore, avrei voluto dirti tante volte, ogni volta, che è stata una fortuna conoscerti. Se questi ricordi fossero… se avessi compreso anni fa ciò che ho capito adesso non mi sarei limitato a trattenere le parole, avrei invece provato a starti vicino. E forse saremmo riusciti ad affrontare meglio le nostre paure… anche soltanto come amici >>.
<< Tu non sei mio amico >> replicò confusa la Second obbedendo più ad un riflesso condizionato che ad una chiara disposizione dell'animo.
<< A dire il vero non ho mai desiderato esserlo >> disse sottovoce. << Ecco fatto, il braccio è a posto e non dovrebbe farti più male >>.
<< Come ci sei riuscito? >> chiese Asuka osservando l’arto che era stato ferito e muovendolo per constatare l’avvenuta guarigione.
<< Tu non vuoi credermi. Io sono magico >> rispose richiudendo l’occhio.
<< Quasi non ti riconosco >> rifletté Shikinami. << Sembri diverso >>.
<< Spero che la nuova versione non ti metta troppo a disagio >>.
<< Perché vuoi portarmelo via? >>. Nonostante le parole usate, non era un’accusa rivolta al cacciatore. Lo dimostravano il tono, divenuto tutt’a un tratto dolce, l’espressione del viso che non tradiva rimprovero e lo sguardo rivolto a Furia Buia che un estraneo avrebbe giudicato quantomeno amichevole. Shikinami non lo sapeva ma si era fatta portavoce di una domanda che per anni l’aveva angustiata come Soryu.
Per nulla sorpreso Furia Buia con gentilezza e un’insospettabile confidenza, ai limiti dell’intimità, rispose quasi sussurrando: << non voglio portartelo via. Tu, invece, perché vuoi controllarlo? >>
<< Io non voglio controllarlo >> rispose la Second spalancando l'occhio, << voglio salvarlo, voglio aiutarlo, voglio che cresca >>.
<< Però, non è detto che cresca come ti aspetti. Lui sta già maturando e si è guadagnato il diritto di decidere da solo la strada da seguire. Ti preoccupi per lui, mentre dovresti preoccuparti di te >>.
<< Perché ti opponi a me? >>. Asuka sobbalzò dopo aver pronunciato queste parole.
Furia Buia sorrise ancora e comprensivo disse: << ragazza, io ho giurato di proteggerti anche da Shinji e persino da te. Mantengo sempre la mia parola. E se, per aiutarti, devo oppormi proprio a te, allora lo farò >>.
Asuka fece un passo indietro e sul volto e nella voce tornò a manifestarsi la rabbia. << No, no, è inutile che reciti la parte del buono. Shinji mi ha già presa in giro, non lo permetterò a suo padre. Sei come quel bastardo di Gendo, prendi le vite delle persone e le usi come ti pare, sfrutti i loro punti deboli affinché servano i tuoi miserabili scopi. Ti approfitti di Shinji che voleva solo una famiglia. Non è cambiato, certo, alla fine sceglierà sempre di farsi guidare da qualcuno perché è un debole ma io non ho bisogno delle tue maledette cure >>.
<< Ne hai bisogno ma non le accetti perché… sono io >>.
<< Io non ho bisogno di nessuno, qui c’è tutto ciò che desidero. Tu non sei mio padre >>.
<< Non ho mai voluto essere neanche un padre per te >> confessò il cacciatore avvicinandosi alla ragazza.
<< Chi credi di essere per sapere cosa è giusto per me? > ribatté Shikinami dopo aver fatto un altro passo indietro.
<< Nessuno, Asuka >> le disse accorciando la distanza che si era creata tra loro. << Non sono nessuno e devo sempre fare i conti con la paura di sbagliare. Ma, finché accetto questa paura, sono in grado di prendere una posizione ed è ciò che ho fatto. A qualcuno farò sempre torto e non sfuggirò alla mia dose di rimorsi >>.
<< E’ così che parla Shinji >> urlò Asuka che, per allontanarsi ancora da Furia Buia, sbatté contro il bordo di uno dei letti. << E’ con queste parole che lo hai plagiato. E quello stupido smidollato ha iniziato ad imitarti. Scommetto che sei stato tu a mettergli in testa quell’assurdità di Soryu. Tu sei pazzo e vuoi che lo sia anche lui >>.
Il Paparino si fermò. << Dovresti spiegarmi allora >> contestò la tesi della Second << come ho fatto ad inoculare un simile veleno anche nella tua mente >>.
<< Io sono Shikinami Asuka Langley >> affermò in lacrime la rossa.
<< Certo che lo sei, ragazza, come io sono Furia Buia >> il cacciatore confortò la Second con la dolcezza delle parole, << sei anche le esperienze che stai facendo in questo momento, sei le decisioni che prenderai. E io non posso, io non voglio influenzare né te né il ragazzo perché la salvezza è un fatto maledettamente personale, sebbene le vostre scelte riguardino anche me… e una donna.
<< Anzi >> continuò senza darle il tempo di dire la sua, << perché non cambiare le carte in tavola? I miei piani infallibili restano tali nella mente in quanto non sono mai veramente solo e mi serve collaborazione. Ti offro perciò, l’alternativa che ho posto al ragazzo. Vieni con noi. Quando tutto sarà finito, vie… va’ con il ragazzo così potrete rispondere alle vostre domande e finalmente crescere. Non preoccuparti di cosa c’è là fuori, non chiuderti perché non è tanto brutto come può apparire, perché il bello esiste sebbene non sia mai quello che ci aspettiamo. Non temere, ti proteggerò nel mio cuore e non permetterò che ti facciano del male >>.
<< Non voglio essere protetta da te >> gridò Shikinami spingendo con violenza Furia Buia, << non voglio avere niente a che fare con te >> furiosa lo spinse ancora, << non seguirò la vostra pazzia. Io non ho paura, io non devo crescere, io sono già una donna e non ho bisogno di essere salvata da nessuno, soprattutto non da te e non da Shinji che non ha il coraggio di fare una dannata scelta, che ti obbedisce come il più stupido dei cani, senza un briciolo di volontà >> fuori di sé chiese aiuto all’Angelo per scaraventare lontano il suo nemico.
Furia Buia non chiese aiuto ai suoi giocattoli, assorbì il colpo con facilità e non indietreggiò neppure di un passo. Tuttavia, il sorriso rassicurante, che durante tutta la conversazione si era sforzato di mantenere, si spense e domandò serio: << Cosa desideri? >>
Asuka si fece forza e, con il volume ancora al massimo, disse: << voglio che ve ne andiate, voglio che usciate dalla mia vita. Io sono riuscita ad andare avanti senza Shinji per tutto questo tempo e continuerò a farlo quando ve ne andrete perché sono cresciuta prima di lui e non sono pazza come te >>.
<< Cosa provi per Shinji? >> chiese chiudendo la mano destra a pugno.
<< Non provo più niente >>. L’impennata nel tono fece tremare i vetri della grande finestra. Furia Buia si irrigidì, contrasse le spalle e gonfiò i pettorali << Io non amo Shinji, io non posso amare un bamboccio che ha ancora bisogno di una madre e non di una ragazza, che scodinzola davanti a un qualunque padre. Io sono una donna, io sono cresciuta e non amerò mai più un ragazzino come Shinji >>.
Furia Buia attivò il suo occhio sinistro e uno schizzo di sangue colpì in pieno il volto di Shikinami.
 
*****
 
<< Io… io… io… >> inizio a balbettare.
Ayanami smette di raccontare e mi poggia una mano sul braccio. << Che hai, Shinji? >>
<< Capisco che certe parole facciano male >> anche Orso si unisce all’operazione conforto, << però non ti abbattere. Forse non è come sembra >>.
<< Però, cazzo, non ha neanche provato ad essere diplomatica >> considera il Biondo incrociando le mani dietro la nuca.
<< Io… io… io LA STRANGOLO!!! >> esplodo, con gli occhi instabili come la nitroglicerina, saltando di nuovo dallo sgabello. << Come osa esprimere certi giudizi su di me! Sono tutt’altro che perfetto, non discuto, ma in questi mesi ho imparato a conoscere quella grandissima tsundere e so per certo che è un concentrato di paure e nevrosi. Mami >> punto l’indice come un battitore che spoilera al pubblico l’imminenza di un home run.
<< Sposta quel dito o te lo taglio >> bofonchia la donna senza perdere il suo pigro contegno.
Ritiro l’artiglio per sicurezza ma non rinuncio a sfogare l’ira. << Mami, non cucinare stasera… per favore! Appena la becco preparerò un sushi di pilota, non la passerà liscia >>.
<< Sbaglio o sento odore di lavanda? >> si chiede Ayanami che teme Shikinami, non me, e pertanto non fa una piega.
<< Giusto! >> esclamo. << Come quella di Soryu anche la gola di Shikinami conoscerà la stretta delle mie mani. Non farlo sarebbe un’intollerabile disparità di trattamento >>.
<< Su su, giovane strangolatore >> mi rabbonisce Orso, << aspettiamo di sentire il resto della storia. Poi deciderai se farle la pelle oppure no >>.
<< Continua tesoro >> l’oste incita l’ex First.
<< Ecco, a questo punto è successo qualcosa di inspiegabile >>.
<< Che intendi dire? >> domanda Musashi.
<< Fammi indovinare >> grugnisco tornando a posto: << Asuka mi ha accusato di aver causato l’estinzione del Permiano. Non mi volete? Allora morite tutti, maledetti trilobiti! >> 
<< Non farla tanto lunga >> ride nervosamente il cacciatore con la barba.
<< Non eri ancora nato >> ridacchia maligno il Biondo.
<< Altrimenti, devi ammettere che saresti stato il primo sospettato >> l’omone ci mette del suo. << Quando si tratta di apocalissi sei come il maggiordomo in un libro giallo >>.
<< E fatemi sentire! >> sbotta l’oste. << E’ meglio di una telenovela >>.
<< Non so spiegarlo >> Ayanami cerca di raccogliere le idee. Sfrega un dito sul mento e fissa il vuoto. << Si è trattato di… una specie di salto o slittamento temporale >>.
<< Cheee? >> riassumo lo stupore dei presenti.
<< Si, un momento prima si trovavano uno di fronte all’altra a distanza di un paio di passi e un momento dopo si stavano abbracciando >>.
<< Prima hai detto che si stavano baciando >> precisa Mami con l’acquolina in bocca dimenticando che si sta parlando della mia da pochissimo ex ragazza.
<< Non ne sono sicura. Io vedevo Furia Buia piegato su Shikinami. Però sono abbastanza certa che tra loro ci fosse intimità >>.
L’oste finalmente si rende conto che al fianco di Rei sono seduto io, il punto su cui ora convergono gli sguardi di tutti in attesa di conoscere la mia reazione.
Tiro un lungo e rumoroso respiro. << Continua Ayanami, per favore >>.
Rei si rannicchia e dispiaciuta mi dice: << scusa, Shinji. Non voglio che tu soffra >>.
<< Drizza la schiena >> rispondo strofinandole una mano tra le scapole << o ti verrà la gobba! Non preoccuparti e riprendi il racconto >>.    
 
*****
<< Stai cercando di baciarmi? >> chiese Asuka con le guance in fiamme per l’imbarazzo.
<< No >> rispose confuso il cacciatore << e tu? >>
<< No. Perché mi stai abbracciando? >>
<< Non lo so. E tu perché mi stai stringendo? >>
<< Non ne ho idea. Cos’è successo? >>
<< E’ quello che vorrei capire >>.
Un fremito incontenibile percorse il corpo di Asuka arricciandole la pelle e i capelli. Il suo cervello aveva elaborato le informazioni provenienti dagli organi di senso e reagì d’istinto stendendo le braccia sul petto del cacciatore per riportarlo ad una distanza di sicurezza. << Per piacere >> trovò la forza di gracchiare girando la faccia.
Il cacciatore elaborò la medesima informazione e saltò all’indietro voltandosi in direzione della finestra. << Cazzo! >> mormorò sblusandosi la maglia.
<< Appunto >> confermò Asuka. << E’ inquietante quanto vi assomigliate >>.
 
*****
 
<< Non sono sicura di aver capito il senso di quell’insolita scena >> Ayanami interrompe il racconto per condividere con noi la sua virginale perplessità, << né il perché di tanta agitazione >>.
<< Dopo te lo spiega Mami >> taglia corto Musashi che, preso dalla narrazione, ha dimenticato di riempire il bicchiere e ora ingurgita aria.
Orso non si è accorto che il sigaro è caduto a terra, crede di dover ancora finire il pranzo e senza guardare riprende ad abbattere la punta delle bacchette nel suo piatto.
La scena mi diverte e, avendo cura di non farmi notare, gli passo il mio ancora pieno.
<< Si si, dopo te lo spiego >> conferma in trance il donnone che per l’emozione ha appena scheggiato un altro bicchiere.
 
*****
 
Furia Buia rallentò il respiro e placò la corsa del cuore, poi si voltò verso Shikinami e le disse: << siamo sempre liberi di fare una scelta anche quando non ci sembra possibile. Non importa di quante informazioni disponiamo, non importa quanto siamo padroni di noi stessi. Facciamo sempre una scelta e se non siamo noi a decidere lo farà qualcosa dentro di noi o la vita per noi e la responsabilità sarà comunque nostra. All’età del ragazzo, alla sua età non sarei riuscito a sopportare il peso che lo sta opprimendo perché qualunque strada seguirà ti farà un torto, perché – che tu creda o no ad un pazzo – noi siamo qui per te >>.
<< Infatti, non ti credo >> ribatté la rossa stringendo i pugni ancora più rossa. << E, anche se fosse vero, per l’ennesima volta io … >>
<< Nessuno può farcela da solo >> la interruppe con fare accomodante il Paparino. << Ricordi? Tutti abbiamo bisogno di aiuto almeno una volta nella vita >>. Sospirò, poi riprese: << io e il ragazzo siamo fregati, sai? E si, Asuka, a noi resta soltanto una missione. Non ci rimane nient’altro. A me sta bene; anzi, non riesco a immaginare niente di più puro di un atto di volontà che giustifichi se stesso. Da solo può dare senso ad un’intera vita e influenzare il suo racconto. Vuoi sapere, però, cosa desidero >> il cacciatore rivelò tutta l’amarezza che aveva cercato di nascondere anche al giovane Shinji, << Asuka? >>
Shikinami comprese che era arrivato il momento di ascoltarlo e chiese: << cosa desideri? >>
<< Desidero che il ragazzo resti con te, qui. Per questo non intendo rivelarvi il mio nome. Anche qui, in fondo, è possibile vivere tanti anni e, se volete fantasticare la vita che non avete vissuto, se volete smettere di parlare e continuare ad essere degli adolescenti che giocano a tenere in piedi, perché no?, un sogno, che discutono di un amore carico di rimpianti, come se il tempo non fosse passato, come se niente fosse accaduto, beh, allora vi basterà volerlo e io me ne starò buono in un angolo del vostro cuore a godermi un sogno finché dura, fino al tramonto >>.
Asuka guardò fuori.
<< Non lo farei per voi, Asuka >> Furia Buia si avvicinò. << Lo farei per me perché così renderete giustizia a me che non gusterò i frutti del mio lavoro, a me che non conoscerò mai giustizia. L’unico modo che ho per aiutarvi è fare niente e lasciarvi la libertà di scrivere la vostra storia >>.
Furia Buia afferrò la mano destra di Asuka e continuò: << se solo tu trovassi il coraggio di guardare te stessa, potresti sbirciare oltre il velo che hai creato per proteggerti e allora sapresti come portare un po’ di pace nel tuo mondo, poiché il ragazzo non concluderà il viaggio se non lo aiuti. Se solo tu trovassi il coraggio di guardarti >> poggiò delicatamente il palmo della mano di Asuka sulla sua guancia sinistra << allora riusciresti a guardare me e sapresti chi sono >>.
Asuka fissò a lungo il cacciatore e la sua mano che giaceva in prossimità di una cicatrice. Ricordò un momento simile, vissuto pochi giorni prima con Shinji davanti alle terme, ma non proseguì con l’associazione né fu raggiunta dal sospetto poiché non era ancora pronta. E Soryu che la proteggeva nel suo cuore non permise a ben altri ricordi di disturbarla. Shikinami avvertì una lieve variazione nel battito ma non comprese. Tuttavia, un senso di intimità la spinse a fidarsi e così, invece di ritirare la mano, trasformò il contatto in una carezza ed emozionata, più che spaventata, domandò: << chi sei? >>
<< Sono tutte le mie esperienze >> sussurrò dolcemente Furia Buia, << sono tutte le circostanze della mia vita, tutte le risposte che mi sono dato, tutte le relazioni che ho vissuto, tutte le decisioni che ho preso, sono i miei successi e i miei fallimenti. Io sono il Caos che tu e il ragazzo chiamate Angelo, quello che voi due avete sempre invocato perché vi aiutasse a crescere e che avete temuto e che vi ha indotto a chiudervi >>.
Furia Buia passò l’altra mano tra i capelli di Asuka e accostandosi ancora un po’ continuò sottovoce: << io sono l’Ordine che avete sempre invocato perché non avete avuto fiducia nella vita, perché avevate bisogno di concentrare il Caos, di dargli un senso e una direzione. Non è il Wunder, non la Wille. Per questo mi chiamate Eva ma, se non imparerete a prendervi cura di voi stessi, se non troverete il coraggio di vivere, io sarò la vostra maledizione. A causa di entrambe le mie nature ora mi odiate e mi paragonate ad un padre crudele. Non mi importa come mi giudicate, finché riuscirò a respirare io continuerò a proteggervi >>.
Furia Buia baciò Shikinami sulla fronte, poi fece un passo indietro. << Il tempo è tornato a scorrere quando hai portato qui il tuo Shinji perché con voi mi sono risvegliato io. E ora devo arrendermi o finirò per mangiarvi >>.
<< Perché vuoi andartene? >> chiese Shikinami confusa eppure infiammata da una sempre più intensa e inspiegabile commozione, che questa volta interpretò immediatamente come il battito di Soryu ma che preferì ignorare.
Furia Buia si avviò a passo lento verso l’uscita dando le spalle ad Asuka: << Per darvi una possibilità >> disse. << Per darci una possibilità … anche se non otterrò ciò che desidero. Decidi tu sola cosa vuoi, spero solo tu non abbia a pentirtene. Addio Shikinami >>.
 
*****
 
<< Prima di uscire, Furia Buia si è fermato proprio davanti allo stanzino in cui mi ero rifugiata. Penso che abbia notato la porta socchiusa. Senza voltarsi ha detto a bassa voce: Ayanami, riferisci a Shinji ciò che hai visto e sentito e, per favore, digli che lo aspetto da solo in riva al lago dove sono ancorate le barche. Se vorrà affrontarmi, questa volta accetterò di combattere anche se qui è più forte di me >>.
<< Non va bene, non va bene >> commenta di colpo pallido il Biondo. << Lo sapevo che cambiare i piani non era una buona idea. Non all’ultimo. Non siamo preparati per questo genere di imprevisti >>.
<< Non possiamo fare altro che adattarci >> Orso condivide l’umore del fratello. Quindi, rivolgendosi a me, prova a chiedere:  << tu, Shinji, che pensi di … >>
Ho capito! << Grazie Ayanami >> pronuncio alzandomi con calma. << Scusa Mami, non avevo fame >>. Mi tolgo il giaccone e, dopo averlo ripiegato, glielo porgo. << Accetto la tua offerta >> le dico. << Fammi trovare anche i fiammiferi, molti per favore >>.
In silenzio attraverso il corridoio delimitato dai tavoli con animo sereno, nonostante le circostanze. Comprendo, però, che in realtà nelle mie profondità i sentimenti sono tutt'altro che sopiti. Me lo rivelano il manico del coltello e il calcio del fucile che ancora una volta sto stringendo. << Non lo fai >> immagino di parlare a Furia Buia << perché sei arrabbiato. Cerchi di rifiutare le tue paure >>.
<< Cosa vuoi fare, Shinji? >> mi chiede l’oste.
<< Per favore >> spingo una delle ante, << non mettetevi in mezzo! >>  
 
 
 
Considerazioni semi serie (molte semi e poco serie) per nulla esaustive, schifosamente infarcite di spoiler, sull’ultimo film e la cui attendibilità è decisamente opinabile. Avvertenze: linguaggio talvolta volgare, riferimenti sessuali relativamente espliciti e istigazione a delinquere. Per fortuna ho scelto il bollino arancione. Se non volete essere fuorviati, saltate a piè pari lo sproloquio che segue. Per il resto, fate “vobis”.
<< Asuka, ti svito la testa come una lampadina! >>
Durante il salto temporale, quando i personaggi spezzano il filo del racconto e Shinji leggermente tanto si incazza.
 
 
[Nota vergata dall’autore prima di essere temporaneamente cacciato dai suoi stessi personaggi. Per fortuna mi sono semplicemente nascosto e ho potuto ascoltarli.
Alla data di uscita del presente capitolo non ho ancora visto il film ma in questi mesi - dopo aver atteso che gli spoiler si sedimentassero abbastanza da offrire un quadro generale perlomeno attendibile dell’ultima fatica di Anno e grazie anche a tutti gli spezzoni di sequenze che si possono trovare in rete per merito dei tanti novelli Robin Hood del copyright (celio ovviamente) – ho avuto modo di divertirmi a leggere la valanga di assurdità che la mente è in grado di partorire per elaborare i lutti e ho scoperto che quella degli AsuShin, fatte le dovute distinzioni, è una tribù particolarmente bellicosa forse perché è stata cresciuta e pasciuta per circa vent’anni. Nelle pagine che seguono Shinji si diverte simpaticamente (ma in alcuni momenti neanche tanto) a prendere in giro tutti coloro che, dopo aver scommesso i risparmi di una vita sulla conferma di questa o quella coppia, si sono ritrovati con un pugno di mosche e l’hanno presa molto male. Alcuni si sono librati in voli interpretativi talmente pindarici che ho smesso di sopravvalutare il ragionamento come mezzo per conseguire una qualsiasi verità. Mi riferisco soprattutto ai tentativi di trovare una qualche conferma a livello metatestuale – aggettivo così abusato in tantissimi commenti che mi è venuta voglia di scherzarci su – del fatto che sulle coppie canoniche non era stato pronunciato il de profundis (no, dico, ve la sarete fatta un’idea. Gli ultimi minuti si possono riassumere nell’espressione: Shinji le fa fuori tutte); a coloro che per buttare un paio di cucchiaiate di cemento su fragili capanne di speculazioni ardite (ma non mi intrometto) o confutare le ricostruzioni altrui non hanno esitato a citare spesso senza filtri le considerazioni dei doppiatori, assurti di colpo al rango di voci profetiche rivelatrici degli oscuri disegni dell’autore e del regista. Mi riferisco, infine, a interi papiri, prevalentemente in lingua inglese, di fan che hanno spiegato il film alla luce della propria esperienza personale. E fin qui a me sta bene; anzi sono convinto che ciò che un lettore, ascoltatore, spettatore coglie di un’opera abbia lo stesso valore del messaggio proveniente dall’autore. Interpretarla secondo il proprio vissuto poi significa instillare una preziosa goccia di vita nell’opera stessa. Ma, cavolo, mi spiegate perché sentite l’irresistibile bisogno di raccontare con dovizia di particolari i fatti vostri a degli emeriti sconosciuti a cui non gliene frega assolutamente niente di quanto fosse immaturo il vostro ex partner o di come abbiate trovato l’amore (a proposito, congratulazioni!) dopo la fine di una storia? Però, grazie a voi ho capito che il tempo è passato (e mi avete dato un grande suggerimento) perché ho riscontrato un’alta percentuale di divorzi e separazioni tra i fan, molti dei quali AsuShin (resisti, amore, mi sto ripulendo). Ricordo, infatti, che a quattordici anni, l’età dei Children, la quantificazione del mantenimento per moglie e figli non era certo il mio incubo peggiore. Qualche battuta i personaggi (santo Hideaki, è colpa loro mica mia) la riservano anche all’autore, quello vero, a cui va tutto il mio rispetto per il lavoro meraviglioso che ha cambiato la storia degli anime, anche perché avrà di certo sguinzagliato per il mondo un numero incalcolabile di avvocati pronti a presentare querele e richieste di danni. Scherzo, Hide (tanto te la faremo pagare ai prossimi Mondiali di calcio) e anche voi che finora avete avuto lo stomaco di leggere ‘sta fanfiction. Alla fine è un gioco e, perché no?, un inutile spreco di tempo per me che scrivo e voi che leggete se non fosse che, per quanto mi riguarda, “il lavoro è amore rivelato”[25] e che importa se non ci pago le rate della macchina (per quello c’è un altro lavoro… giocare d’azzardo è un lavoro, vero?). Per quanto vi riguarda, se il vento delle mie parole rugose e stonate si trasforma dentro di voi in canto, chi può giudicare il valore (e il tempo) che date alla vostra musica[26]? ]
 
Quello che segue è una sorta di brogliaccio del discorso tra Shinji e Asuka stilato grazie ad un'intercettazione ambientale assolutamente illegale.
 
<< FERMI TUTTI!!! >> Shinji gira in tondo con le braccia alzate in segno di stop.
<< Ma che ti prende? >>
<< Hai rotto il cazzo. Tu, Ayanami, smetti di ascoltare! Tu spegni quella telecamera! Tu, inutile scribacchino, vatti a prendere un caffè! E tu, Asuka diventa adulta adesso! >>
<< Furia Buia che stai dicendo? >>
<< Soryu, sono Shinji. Cresci, Asuka e guardami! Ti ho detto cresci! >>
<< Perché fai così? >> domanda sorpresa e un po’ spaventata la rossa.
<< Asuka, diventa Soryu e cresci all’istante o ti svito la testa come una lampadina. Hai esagerato e, per usare un’espressione tipica del Paese che ha vinto gli ultimi Europei di calcio, mo’ me ce trovi! >>
<< Ma che ho detto? >> si lagna Asuka assumendo le sembianze e liberando la personalità di Soryu (adulta, ovviamente).
<< Che hai detto? Allora, premesso che per quanto mi riguarda il timeskip è una figata pazzesca … >>
<< Ehi non spoilerare >>.
<< Tanto piacere. Nel titolo di questo sotto capitolo l’autore ha fornito gli avvertimenti del caso. Quindi, fatta l’opportuna premessa … >>
<< Non voglio ascoltarti >>.
<< A proposito di ascoltare, Asuka, ascolta il tuo istinto di conservazione che ti sta implorando di prestarmi attenzione. Hai capito chi sono? >>
<< Si, si, ho capito >>.
<< No, non hai capito. ME Shinji di EoE, sai cosa significa? >>
<< Si, che sei un maledetto pazzo maniaco pervertito genocida >>.
<< E dallo strangolamento facile, non dimenticarlo >>.
<< E chi se lo scorda! >>
<< Bene, ora che ci siamo ripresentati ti offro una scelta: busta 1 o busta 2 >>.
<< Cos’è, un concorso a premi? >>
<< Si e in palio c’è il tuo collo. Allora, considerato il timeskip come la migliore trovata per uscire da ‘sto circolo vizioso che dura da un quarto di secolo, ecco l’opzione contenuta nella busta n1. SE, e dico se, per giustificare i tuoi giudizi e il comportamento tenuto negli ultimi due film, intendi il mio “coma” (così lo chiamano alcuni commentatori) come metafora di una mortifera volontà di chiusura da parte di un ragazzino che non intende crescere e preferisce trascorrere la sua giovinezza nel ventre caldo, sicuro e opprimente della madre (a proposito, buttate tutti fango addosso a quel pericoloso mollusco di mio padre ma, se ci riflettete bene, non è che mia madre sia mai stata nell’esercito della salvezza) perché ha paura della separazione, del dolore, del rifiuto, dell’abbandono – tutte io, però! – della vita; se ammetti che sputarmi in faccia, comunicandomi che non avresti mai più degnato di uno sguardo un ragazzino come me, serviva a insegnare al pubblico: ehi ragazzi, continuate pure a fare i bambini, tanto la vostra ragazza (ve piacerebbe) prima o poi si stancherà e si innamorerà di qualcun altro; se in tal modo, pertanto, vuoi esprimere una valutazione sulla mia condizione di adolescente incallito, allora ti cedo il punto e rinuncio a difendermi. Rinuncio altresì ad opporti una qualunque argomentazione capace in buona parte di confutare le tue affermazioni e in toto di dimostrare che non sei neanche tra i primi cento personaggi parlanti dell’intera saga (spin off ed hentai inclusi) che hanno il diritto di spaccarmi le palle su questo punto. Ed è tutto dire che chi potrebbe farlo si astiene dall’infierire >>.
<< Guarda che non ti ho chiesto di rinunciare. Ti sfido a dirmi ciò che pensi >>.
<< No no no no no, Daniel San, a me gli occhi! Ti voglio concentrata, Soryu. Perciò ecco la busta n. 2. SE, e sottolineo se, invece tu interpreti alla lettera l’intera faccenda del buco di quattordici anni, in ragione del quale Shinji sarebbe rimasto effettivamente congelato all’interno di un mega robottone; se, pertanto, tu hai dato del bamboccio, trattandolo di merda a livelli che anche tu hai difficoltà ad eguagliare, cioè più di quanto meritasse (in quattordici anni una riflessione diversa anche dopo una buona canna, tanto per non annoiarti, non hai saputo farla?), e ti sei lamentata del fatto che, sempre dopo quattordici anni di ibernazione/coma, Shinji dimostrava di essere ancora un ragazzino, una “palla al piede”, e ti sei permessa dalla fossa delle Marianne della tua immaturità di accusare lui di non essere ancora cresciuto; beh se è così, giuro che ti mollo una cinquina talmente violenta che durante i tuoi quattordici anni di terapia intensiva gli investigatori risaliranno a me dal calco delle impronte digitali che ricaveranno dalla tua faccia. Ti è chiaro?[27] >>
<< E tu oseresti picchiare una donna? >>
<< Nel tuo caso sono pronto ad estremizzare il concetto di parità di genere >>.
<< Non mi fai paura. Provaci se ne hai il coraggio >>.
<< Asuka, ultimo avvertimento. Hai presente End of Evangelion? >>
Asuka deglutisce.
<< Se scegli la busta numero 2 dovranno re-intitolarlo l’amore tenero e cortese di Ikari Shinji >>.
<< Busta numero 1 >> risponde portandosi prudentemente le mani a protezione della gola, << maledetto psicopatico >>.
<< Ti amo quando sei sincera >>.
<< Io ho fatto sempre del mio meglio. Tu, invece non fai mai niente >>.
<< Ma quando lo faccio le possibilità sono due: o scateno l’ira di dio o risolvo tutto. Ora, non te la prendere con me ma ti rendi conto che, insomma, almeno per quanto riguarda l’aspetto mecha, Evangelion è un po’ sessista? Evito, infatti, di indagare sulla vaga impressione che soprattutto nel Rebuild si possano contare più culi femminili che nuvole in cielo ( ed è un peccato per tutte ‘ste ninfe che non abbiano neanche uno straccio di fauno) ma è di tutta evidenza che hai il coraggio e le abilità di Actarus e, tuttavia, fai sempre la fine di Venusia[28]. Cioè, tu combatti da dio, meni come se Pollon ti avesse garantito una fornitura a vita di cocaina (questo sembra spiegare perché stai sempre incazzata e in 3.0 urli come un Godzilla affamato anche quando devi semplicemente infilare un mega spinotto nel culo dello 01) e potresti stracciarmi senza problemi… quando sono distratto e non ho voglia di combattere, ma nelle battaglie che contano incidi quanto un tennista che partecipa alla staffetta 4X100 stile libero >>.
<< Perché non mi aiuti mai >>.
<< Vai a capire a cosa ti riferisci. Nel 3.0 non mi avreste fatto pilotare neanche con le bustarelle e non vi biasimo; nell’ultimo film ce n’è voluto perché mi facessero salire a bordo dello 01 e, quando è arrivato il mio momento, ero pronto a tirare calci che avrebbero impressionato anche il Van Damme dei tempi d’oro >>.
<< Resta il fatto che, qualunque sia la tua opinione, sei e ti comporti come un bamboccio dall’inizio alla fine mentre io, come ho detto, cresco prima di te. E niente mi farà cambiare idea >>.
<< Non mi diventare una fondamentalista creazionista. Non ti arrendi, eh? Vorrei ricordarti non solo che la minaccia è ancora valida ma soprattutto che in quattordici anni persino una tartaruga gigante bicentenaria delle Galapagos avrebbe fatto più strada di te … che le frantumi a me. Inoltre, ti rammento che mi è bastato un mesetto di relax e autoanalisi in un posto decente (e neanche a farlo apposta tenendomi lontano da te) per partire a razzo, sorpassarvi tutti tanto rapidamente da sverniciarvi la carrozzeria e non contento mi sono addirittura concesso il lusso di irridervi doppiandovi in scioltezza >>.
<< Era ora >>.
<< Ma tu ce l’hai sempre con me?! >>
<< Fatti una domanda! >>
<< Ma guarda che sei impossibile >>.
<< Come ti permetti? In EoE mi hai lasciata morire >>.
<< Così impari a voler far tutto da sola. E comunque uno Shinji tanto devastato come quello di End of Evangelion non sarebbe mai riuscito a correre in tuo aiuto. Non sarebbe stato credibile >>.
<< Sfuggi alle tue responsabilità? Non lamentarti se mi innamoro di Kensuke >>.
<< Sempre a spararmi addosso i tuoi pregiudizi, eh? Non lamentarti se mi innamoro di Mari. Non ho mai conosciuto un personaggio più forzato di lei e il suo interesse per me (che dura, secondo quanto si intuisce, quattordici anni alla faccia dell’operazione “realismo” del timeskip) è un mistero avvolto in un mistero ma, diavolo, a differenza di te non sbaglia un colpo. Sarà perché ricorda la moglie di qualcuno… >>
<< Secondo te è andata davvero così? Perché ho letto interpretazioni contrastanti >>.
<< Asuka, mi sembra l’unica conclusione logica. Nel 3.0 sono stati uccisi nell’ordine il ReiShin e il KawoShin. Con Mari saldamente appollaiata sul trespolo e munita di una raccomandazione che non potrebbe darti neanche un arcivescovo che ti aspettavi? Poi, d’accordo che l’autore, a quanto pare, ha cercato di offrire più chiavi interpretative per venire incontro ai gusti di tutti ma forse è arrivato il momento di usare il rasoio di Occam >>.
<< Perché? >>
<< Perché chi se ne frega del gioco delle coppie. L’importante è che alla fine troviamo amore e felicità, non importa se con altre persone e sebbene rimanga il dubbio che potremmo non aver superato del tutto i disturbi narcisistici correlati all’oralità dei nostri caratteri. Ce li meritiamo, l’amore e la felicità, non credi? Insomma, Evangelion è sempre stato dichiaratamente ostile alle commedie romantiche >>.
<< Molti fan si sono adirati con l’autore e alcuni hanno reagito in modo esagerato >>.
<< Se perdi il lume della ragione per queste sciocchezze vuol dire che sei pronto per le soap opera. Alla fine sei costretto a dar ragione al padre di questo mostruoso trip d’animazione quando infila la katana nella piaga >>.
<< Tu che ne pensi del finale? >>
<< Sempre per usare un’espressione tipica del Paese che ha vinto … >>
<< E taglia! >>
<< Ok, penso che per una volta ci ha proprio detto culo … Vuoi un commento più elaborato? Va bene. Asuka, direi che almeno stavolta ci è andata alla grande, considerate le premesse. Ora, lascia perdere le puttanate parareligiose e paraesoteriche che hanno raccattato da qualche riassunto dei quaderni di brutta delle scuole elementari di Harry Potter. Finalmente la storia ha un finale in cui non ti viene solo detto: questa è la vita (Aaaah Hideaki, certo che ne hai passati di momentacci!), però non chiuderti (a fiducia); ma ti viene anche suggerito: se smetti di autocommiserarti e ti dai una mossa, con un po’ di aiuto forse ti può andare bene. Quanto a noi, beh non dobbiamo strofinare la lampada di Aladino per capire che non siamo stati creati per diventare una coppia, né per vivere situazioni, chiamale situazioni, normali e soprattutto non per vivere felici insieme >>.
<< Anche tu con quell’assurda storia che siamo tossici? >>
<< Ma nooo. Prendere sul serio (e vomitare una valanga di giudizi travestiti da teoremi, a volte con una certa animosità, su) una relazione tra personaggi di fantasia è come incazzarsi con Gary Oldman perché il suo personaggio forse ha ammazzato Kennedy. No, noi non siamo tossici, né lo siamo mai stati. Serviamo soltanto a veicolare dei messaggi, ad incarnare esperienze, possibilità di relazione e addirittura interi gruppi di persone con annessi “peccati” e non mi esprimo su cosa si nasconda ancora nelle oscure profondità dell’ideatore. Tra me e te c’è chiaramente una portacontainer pieno di barili di petrolio, sufficienti a far esplodere l’amore del secolo o un’intera città (più probabilmente la seconda).
<< Però, in un modo o nell’altro ci incontriamo nel momento sbagliato (per noi come coppia) e dobbiamo fare i conti con altri fattori che ci remano contro: età, condizioni psicologiche e ambientali decisamente sfavorevoli (sempre per noi ma questa volta individualmente), terrificante background, diversi – diciaaaaamo – momenti di crescita e maturazione. E’ vero che al cuor non si comanda e l’amore non si giudica né si interpreta ma a quattordici anni avevamo bisogno di uno strizzacervelli, non solo di nuove figure genitoriali e sicuramente non del principe azzurro o di Barbie raperonzolo.
<< Del resto, senza offesa, per essere una che si era invaghita di un ragazzo solo perché le preparava il bento quattordici anni prima, l’hai menata un po’ troppo a lungo, realisticamente parlando. Va bene che sono bravo in cucina ma non ho mai sentito di un cuoco che la mattina si sveglia chiedendosi: chissà oggi le mie groupies quante mutande mi lanceranno addosso dopo che avrò impiattato il mio sufflè? >>
<< Ma io sono Soryu >>.
<< Eh sììììì, non dar retta a quelli che vogliono mantenere il Rebuild diviso dalle opere precedenti. Ce l’hanno messa tutta per chiudere i conti. I cospiratori della teoria del loop in questo caso possono tornarci utili visto che è stato generosamente offerto loro parecchio materiale per anni di inutili speculazioni. Rifletti: sebbene tutto sia lasciato alla libera interpretazione considera, prendo esempi alla come mi viene, la storia del clone che conosce il suo “originale” (che poi è letteralmente l’incontro con il tuo doppio, funzionale all’autoanalisi o al coming out, come nelle ultime due puntate di NGE), il “luogo” del nostro ultimo incontro, il cambio al volo di plugsuit con quei “quasi impercettibili” (‘tacci vostri) segni di logoramento della divisa su cui gli autori di hentai si avventeranno come avvoltoi per decenni, contribuendo così a mantenere in vita il merchandising. Se poi ci mettiamo anche il manga da cui hanno attinto a piene mani per ricostruire la tua storia familiare, vedi che finisce bene anche per Soryu. Dai, ti rivelo addirittura i miei sentimenti. Considerati, ripeto, il tuo plugsuit e la location a chi credi abbia detto “anche tu mi piacevi”, a Lamù? E’ chiaro che l’ho detto a Soryu. Le ho detto: “quattordici anni fa avevo una cotta per te”. No perché, devo essere sincero, in tutto il Rebuild non mi sono proprio accorto di essere finito tanto sotto per Shikinami >>.
<< Dovrebbe essere una consolazione? E poi non mi interessano i tuoi sentimenti per me >>.
<< E’ l’ABC dell’Asushin. Tu in NGE, quando un Angelo (non ricordo quale e non voglio andare a controllare) ha preparato una frittura mista di pesce nel tuo cervello, hai chiesto: “do you love me?”. A prescindere dal fatto che dei doppiaggi non mi fido troppo, ma mi scoccia imparare il giapponese, e volendo credere che quella domanda fosse rivolta a me e non a un signor chiunque, purché ti riconoscesse come persona e ti dimostrasse affetto, incurante del tuo ruolo di pilota, hai avuto la risposta che cercavi: “i liked you!!!”. Ho usato il giusto verbo, nel giusto modo e nel giusto tempo. Oh, non è che nel condividere con me i tuoi sentimenti ti sia sprecata. E per quanto postdatata (e, oserei dire insensata visto che era l’ultimo peso che volevi toglierti prima della fine… dopo quattordici anni) la tua è stata davvero una dichiarazione di merda, mentre della mia si può dire soltanto che è stata a dir poco inappuntabile, non foss’altro perché non ti ho messo le mani addosso.
<< E cosa ne ho avuto in cambio? Neanche un grazie. Per venticinque anni sono stato travolto dalle tue urla infarcite di insulti e te ne sei uscita con un misero Bakashinji che alcuni hanno voluto interpretare come espressione di un sentimento di natura romantica ancora vivo nei miei confronti… o dei pranzi che ti preparavo a quattordici anni. E qui taccio, altrimenti inizio a bestemmiare. Qual è stata la tua risposta? Tutta timida ti sei girata di culo (in Evangelion, strano no?) e non mi hai detto niente. Se avessi saputo che bastava così poco per addomesticarti avrei speso la paghetta almeno per regalarti dei cioccolatini. In questo modo avrei risparmiato una decina di offese mortali e quasi certamente non avrei provocato il Third impact. Asuka, eravamo due quattordicenni sbandati. Sognavi forse Paolo e Francesca, Tristano e Isotta, Dante e Beatrice, Bonnie & Clyde, Tarzan e Jane, Mulder e Scully, Bob e Laura Palmer, Sam e Dean Winchester? >>
<< La smetti? >>
<< Scusa, ci stavo provando gusto. Comunque, ripeto, il finale è decisamente buono per entrambi. Per quanto riguarda te dobbiamo usare il superlativo, visto che, veramente, sul tuo personaggio si sono accaniti di brutto. Eri ad un passo dal superare il dolce Remi come protagonista di anime più sfigato della storia. Ma che hai fatto? Hai dato buca al regista, hai rigato la macchina al produttore, hai confessato in mondovisione che simulavi tutti i tuoi orgasmi? >>
<< Ti rendi conto di cosa mi hanno fatto passare nella serie, in tutti i film e anche nel manga? >>
<< Lo so, è terribile. Credimi, sono anni che ci sto male, al punto che spesso dimentico ciò che ho passato io >>.
<< Nell’ultimo film ho scoperto di essere cresciuta praticamente in un campo di prigionia >>.
<< Non che voglia cedere alla tentazione di una facile battuta ma, sai, il Gheirn … in Germania pensavi avesse allestito una comunissima base paramilitare? In Germania?  E’ chiaro che si trattava come minimo di uno stalag. Poteva andarti meglio, certo, però dubito che un altro autore ti avrebbe fatto crescere in una spa. Dai non piangere, la storia ha vendicato quest’offesa >>.
<< Come? >>
<< La Germania è uscita ai calci di rigore agli ultimi Europei >>.
<< Ma come ti vengono in mente certe fesserie? >>
<< Asuka, sei un disegno animato. Cosa dovrei fare, bombardare Berlino? >>
<< Se all’epoca avessero fermato tuo padre e quelli della Seele … >>
<< Addirittura! Senza andare troppo lontano, sarebbe bastata una denuncia anche anonima ai Servizi Sociali o una chiamata a telefono azzurro. Ma sai, stavi in Germania… >>
<< In tutti i film e nel manga sono stata costretta a pilotare dall’età di quattro anni. Ti sembra giusto? >>
<< Perché a tredici anni è normale? E’ mancato l’intervento della Procura presso il Tribunale per i Minorenni. Forse saremmo finiti in una casa famiglia ma, considerato l’ambiente che frequentavamo, anche la capanna di marzapane della strega di Hansel e Gretel sarebbe stato un bel salto di qualità >>.
<< Quello che ha fatto tuo padre, però, non è niente rispetto ai casini che hai combinato. Alla fine è sempre e solo colpa tua >>.
<<  E te pareva! Ogni tanto dimenticalo il copione >>.
<< Tu avresti dovuto … >>
<< Cosa, salvarti? Ma almeno mi hai ascoltato? Libera interpretazione: per alcuni ti salvo, per altri ti salvi da sola, per altri sei stata già salvata da Kensuke. Dopo venticinque anni finalmente sei salva. Da me cosa vuoi, la casa e la macchina? E te le lascio, per la miseria >>.
<< Io sono la Soryu di EoE >>.
<< A me lo dici? Cioè, in questa storia, se vogliamo essere precisi, sei una interpretazione, con annessa evoluzione, della Soryu di NGE+EoE arricchita da una ricca spolverata di Shikinami fino a “Q”… per ovvie ragioni >>.
<< Io ho una madre che mi vuole bene, ho conosciuto mio padre anche se era un lurido bastardo e… che ne è di quest’Asuka? >>
<< Non è che per me sia tutto rose e fiori. Lo Shinji del Rebuild è un filino diverso da quello di NGE e, soprattutto di EoE, non so se te ne sei accorta.
                                                                                                                            Comunque End of Evangelion si è concluso ventiquattro anni fa, spiacente. Nell’ultimo film sono chiari sul punto… giusto per metterla in quel posto ai teorici del loop di prima.
<< Quella storia bellissima, che implora il T.S.O. per chi l’ha partorita, dall’inizio alla fine (soprattutto alla fine), non poteva ripetersi. Aveva un suo senso a quell’epoca, anche la nostra relazione (molto ipotetica) poteva avere un senso in quanto a seguirci era soprattutto un pubblico di adolescenti che, attraverso un anime, aveva la possibilità di imparare, tra le altre cose, ad uscire dal guscio e a vivere nel mondo reale, dove esistono relazioni reali, tante possibilità reali e tanti pericoli reali e poteva sognare che Shinji e Asuka, ancora in piena pubertà, andassero praticamente con tutti o che potessero crescere insieme e vivere per sempre felici e contenti come se l’entropia non esistesse nel nostro universo. Eravamo due ragazzi su cui altri ragazzi potevano fantasticare. Se me lo permetti, preferirei sorvolare sulle fantasie. Sai, nel caso ci leggessero in prima serata.
<< Comprendi: se non regali anche il sogno dell’amore romantico ai ragazzi, sebbene chiaramente non sia mai stato questo l’obiettivo (però, quella cacata di Dragon Dentist l’hanno realizzata proprio grazie agli amanti delle coppie e ai cospiratori di tutte le teorie), a chi lo devi donare, alle casalinghe disperate? Sarebbe meglio. Tuttavia, dopo un quarto di secolo quel pubblico è cresciuto e a me, ma anche a te, è toccato rappresentare una “generazione di bambini” che ha paura di maturare e di prendere di petto la vita, di provarci perché la vita la teme; che ancora in svariati sensi e modi si immedesima in modo eccessivo nei personaggi e prende un pizzico troppo sul serio i cosplay e le… collezioni di bambole (a proposito di clone, fatteli un paio di ragionamenti).
<< Possiamo scomodare Myazaki quanto vuoi per addolcire la pillola, la vita sa essere stronza ma, dio, può essere dolce. C’è tutto, tutto ciò che temiamo e tutto ciò che desideriamo e dobbiamo morderla per il semplice gusto di farlo senza se e senza ma. Se vuoi il bello devi accettare il brutto, se ti piace l’ordine devi accettare il caos, se vuoi vincere devi accettare che esiste la sconfitta, se vuoi l’unione apprezza il fatto che non sarebbe possibile senza separazione. Rinunciare per paura a tutto questo e al cambiamento che lo sostiene è come sprecare i soldi del biglietto. Anche per tali ragioni l’idea della maledizione degli Eva è un’altra figata >>.
<< Maledizione di cui, quindi, ammetti di essere la causa in tutti i sensi >>.
<< E figurati! Guarda, devo proprio dirtelo: mi manda in bestia che la produzione abbia scelto proprio te, sempre te, una disadattata cronica, per impartire lezioni a me, un altro disadattato cronico. Mi vomiti addosso giudizi e sentenze da quando ti conosco, poi al momento della verità ti ricordi che sei un groviglio di traumi e nevrosi e forse anche che fai parte del sesso debole, piangi e scateni nel pubblico gli attacchi di cura parentale insieme ad una tonnellata bonus di insulti al sottoscritto… ad un QUATTORDICENNE che non esiste neanche. Evolvetevi o tornerete al Pleroma[29]!!! Asuka, lo sai che mi hai rotto?! 1) l’ha creata l’autore ’sta benedetta maledizione degli Eva, l’autore vero non quel tentativo di scrittore che fa finta di essere uscito e invece sta trascrivendo ciò che dico; 2) maledizione degli Eva = aiuto, fuoco brutto, non voglio crescere, ho paura. Firmato Shinji e controfirmato Asuka. Evangelion non è una storia d’amore, narra di un disagio minorile >>.
<< E la contaminazione? >>
<< Ma che è, quando non ti conviene torni ad essere Shikinami? Alloooora, a Toji, nelle stesse circostanze ho maciullato una gamba e un braccio. Hai forse saputo che anche lui è stato contaminato? No… e quindi? La tua ibridazione con un Angelo è unicamente colpa dell’autore. Comunque, tornando al discorso che stavo facendo, a noi… d’accordo, soprattutto a me tocca assumere i peccati di ‘sti trentenni e quarantenni che ancora non si sanno soffiare il naso >>.
<< E chi sei, Cristo[30]? >>
<< Non so perché ma mi “attizza” più l’immagine del cane di paglia propria della tradizione taoista. Cioè, secondo me, dal punto di vista antropologico e della psicologia del profondo, mantenendo il focus sulla figura ancestrale del capro espiatorio, non è che parliamo di galassie tanto lontane… ma non divaghiamo. Stavolta, ringraziando tutti i kami, c’è il lieto fine. A proposito di fine, la finisci di interrompermi? >>
<< Uffaaaa >>.
<< Dunque, a noi tocca – non sbuffare! – a noi tocca, nel Rebuild, fare da specchio anche a tutti quelli che il messaggio di NGE e di EoE non l’hanno capito o non l’hanno saputo mettere in pratica o, al primo vero ceffone, hanno rinunciato a metterlo in pratica oppure si sono fissati sui pairing. A tal proposito apro una parentesi. In venticinque anni, quasi ventisei, hanno realizzato sei film, una serie tv e un manga, e mi riferisco soltanto alle opere canon (nonostante Sadamoto sia da sempre in odor di eresia). Ridurre tutto sto po’ po’ di roba a chi ama chi e a chi la dà a chi è come abbattere una quercia millenaria per ricavarci un paio di stuzzicadenti. Considera anche che raramente le cotte adolescenziali evolvono in un rapporto a lungo termine >>.
<< Ma se la nostra comitiva ha la percentuale di matrimoni più alta nella storia dell’universo. E hanno anche il coraggio di dirci che l’amore nasce quando meno te l’aspetti >>.
<< In effetti sa un po’ di presa per il culo. Ma che avrebbero dovuto fare, eccedere in realismo e sviluppare nuovi personaggi? Quanto ci avrebbero messo a concludere la saga? Evangelion sarebbe diventato una specie di faida multigenerazionale. Nell’ultimissimo film ci saremmo ritrovati in un ospizio e, a causa di una probabile demenza senile in stato avanzato, non ci saremmo neanche riconosciuti, né per la stessa ragione ci avrebbero riconosciuti i fan della prima ora. Ehi, considera che Hiroito non è sopravvissuto per vedere che fine facciamo. Io ci sono rimasto un po’ male. Chiusa la parentesi a noi tocca, dicevo, impersonare tutti quegli squilibrati senza i quali il prossimo blu ray di 3.0+1.01:[(y-15) x (zx+radice quadrata di q alla trentesima)], con inclusi in esclusiva gli imperdibili cinque minuti complessivi di commento dei doppiatori, la cui opinione vale quanto quella della donna delle pulizie che lavora in nero presso lo studio di produzione, non avrebbe mercato >>.
<< Cattivo >>.
<< Beh se vuoi i miei soldi e mi devi pure sputare in faccia, fanculo, non me la tengo >>.
<< E tu perché paghi? >>
<< Io pagare? Ma quando mai! Scaricherò  tutto illegalmente come sempre >>.
 
L’autore tiene a precisare che si dissocia fermamente dalle affermazioni del personaggio, notoriamente ostile all’autorità, refrattario al rispetto delle regole, nonché affetto da gravi turbe di carattere psicologico.
L’autore aborra, aborru, aborr .. Come si scrive?
L’autore esprime la sua ferma condanna nei confronti di ogni condotta illegale tesa a violare la normativa sul diritto d’autore mediante download o condivisione non autorizzati di un’opera.
 
<< Ero sicuro che ci stessi ascoltando. Almeno sta’ zitto e non fare il bacchettone con me! Ti conosco da più di quattro anni, quindi occhio! Frecciatina velenosa a parte, Asuka, era necessario prenderli a schiaffi ‘sti bamboccioni. Ma poiché l’ultima volta non è servito usare soltanto il bastone, adesso l’autore ha compreso che, dopo aver tumefatto gli zigomi (e non solo) dei fan di Evangelion, offrire una carotina accompagnata da una carezza poteva avere il suo porco perché >>.
<< E per quanto riguarda la generazione del Rebuild? >>
<< Se non hanno visto EoE, cazzi loro! Ciò che conta è che, per noi che proveniamo da EoE, era necessario concludere la storia e ovviamente l’unico modo per costringere gli eventi ad evolversi nella direzione dell’esito sperato era continuare a sbriciolare gli arcimboldi ad una sola persona e ancora una volta… >>
<< Ho capito: hanno scelto me per prendere a schiaffi te. Stai esagerando, ti avverto >>.
<< Non potevamo salvarci a vicenda, non eravamo in grado neanche di guardarci. Entrambi dovevamo essere salvati, Asuka >>.
<< Però ti ho dimostrato di essere maturata, mentre tu sei rimasto un bamboccio >>.
<< Allora dillo che le vuoi! Chi lo dice? Tu? Pensi di potermi giudicare estrapolando dal contesto solo le chiavi di lettura che sostengono la tua tesi dimenticando che soprattutto l’ultimo film è un intreccio inestricabile di categorie di significato e piani interpretativi e che è praticamente impossibile seguire un unico filo narrativo senza perdere per strada milioni di pezzi? Hai solo fatto la differenza tra un uomo e un ragazzo, bello sforzo, e ci hai messo quattordici anni. Un gallo può ammirare per tutta la vita un’aquila ma anche se sbatte le ali non vola e di certo non è in grado di insegnare il volo ai suoi pulcini. Ora ti spiego io il perché della sciocchezza che hai appena sparato. Il tema centrale, per non dire la chiave di volta, del film è Shinji cambia, Shinji cresci perché tanto alla vita non gliene fotte niente e va avanti comunque.
<< Quale insulso ragionamento ti porta a credere di essere cresciuta prima? Perché hai chiesto ad Ayanamai di portarmi il pranzo e per avermi detto fa’ del tuo meglio, forse finalmente intuendo che ero un ragazzino… come te? Dopo avermi preso a calci in bocca nel 3.0, pur sapendo che ero uscito da un “coma” (seee, proprio un coma) di quattordici anni, dopo avermi perculato in tutti i modi possibili, nella prima parte dell’ultimo film, me che avevo appena scoperto il casino che avevo lasciato e visto la testa di Kaworu esplodere nel microonde; dopo che non ne hai indovinata una neanche a fortuna >> Shinji sembra imbestialito, << nel centro dell’unica zona di confort che avevi trovato nell’universo e protetta dal pluriennale mega ombrello di papà Kensuke (che praticamente è un Kaji ripulito e non ossessionato per i profani sebbene, secondo me, sia un’altra versione di Shinji per gli eletti) tu mi partorisci soltanto questo e ti permetti pure di dirmi che sei cresciuta… letteralmente venti minuti prima di me?   
<< D’accordo che siamo anime pure >> procede come un fiume in piena << e che per noi un passo compiuto nella direzione dell’empatia e della maturità emotiva equivale a tagliare il traguardo di una maratona ma, per me,da Shikinami potrei ancora accettarlo e al massimo le farei lo sgambetto mentre si prepara a salire a bordo del suo Eva ma, poiché ho ancora Soryu che mi fischia nelle orecchie, così d’istinto, ora ti direi di prendere il meglio di me e di ficcartelo su per il… >>
<< Aaaah, adesso basta! >>. Asuka ora è chiaramente infastidita (e a giudicare dall’espressione che assume il suo volto non se ne starà zitta ancora per molto, n.d.a.).
<< Capisco che è l’equivalente della lezione che aveva cercato di impartirmi Kaworu nel terzo film (non mi chiedere di citarti la frase precisa altrimenti non ne usciamo. So che ha a che fare con un pianoforte e che mi hanno dato del gay) e che, come al solito, la busta era indirizzata a me mentre il messaggio era riferito a tutti gli spettatori (… non c’è bisogno che mi spieghi, vero?), ma vuoi mettere la differenza di stile? Poi giustamente qualcuno rimprovera agli AsuShin che non comprendono quantomeno la tranquillità del KawoShin.
<< Imbecille! >> Asuka si gira e si allontana a passo sostenuto con le braccia tese e i pugni serrati.
<< Ahah! Scappa, scappa come fai sempre quando si tratta di usare il buon senso. E’ facile >> Shinji alza la voce per farsi sentire visto che Asuka non accenna a fermarsi << puntare l’indice quando devi sparare i tuoi preconcetti ma quando ti viene rinfacciata la verità, smetti di parlare e fuggi. E TU OSI GIUDICARE ME?! Ehi, mi dici dove stai andando, Asuka? >>
<< In un’altra fanfiction, idiota! >> grida Soryu.
<< Dopo tutta ‘sta fatica? Torna indietro. Dai, non fare l’offesa. Se ti aspetti che ti segua hai capito male, sei tu che devi venire da me proprio qui >> indica un punto non meglio precisato davanti a sé << dove ho disegnato il calco dei tuoi piedi con il gesso >>.
<< Vai al diavolo! >> urla ancora più inferocita Asuka senza voltarsi.
<< Vacci tu! IO NON CORRO DIETRO A UNA COME TE … Ma che rottura! >> Shinji sbuffa e parte all’inseguimento della rossa.
Una volta raggiunta l’afferra per un braccio.
<< Lasciami! >> grida Asuka divincolandosi.
<< Aspetta! >> ribatte Shinji che azzarda un secondo tentativo. A contatto avvenuto stringe la presa e la fa girare. Asuka è in lacrime.
<< SHINJI, SEI UN BASTARDO >>. Ovviamente è Soryu che parla e tira un pugno al petto del bastardo.
<< Ma che ti è preso? >> domanda sorpreso Shinji. Però anche tu. L’avrebbe capito pure un alieno che hai esagerato con la confidenza (n.d.a.)
<< Che mi è preso? Ti senti soddisfatto? Faccio qualcosa di buono, dimostro di essere cresciuta almeno un pochino, supero da sola le mie crisi e non dici niente? Ho ricevuto apprezzamenti da tutti, TUTTI e DA TE MAI!!! Lo so che faccio troppo poco, lo so che sono sempre aggressiva con te. Tu chiedi di essere compreso e quando ci provo, perché io almeno ci provo, non dici mai niente, non fai mai niente e, se fai qualcosa io finisco all’ospedale oppure non mi cachi neanche per finta.
<< Lo so che SONO SBAGLIATA >> Asuka grida come una furia e piange senza pace << mi danno della troia, della lunatica, della tossica, dell’immatura e tu non mi difendi. Mi fanno del male e tu non mi difendi. Eppure c’è sempre qualcuno che prova a tirarmi su di morale; tu, invece, ti preoccupi solo di una manica di stronzi che ti insultano. E tu, cellula epiteliale di Hemingway, se osi censurarmi ti mando in orbita i testicoli con un calcio >>[31]. Mi hai convinto, (n.d.a).
Shinji è annichilito da un tale slavina di verità e aggressività, sposta una gamba a prudente copertura del pacco ma non rinuncia a lasciarle il braccio (credo dipenda dal fatto che se n’è dimenticato, n.d.a.). Sulla sua faccia si può leggere lo stupore di chi ha scoperto l’altra metà dell’universo che fino a quel momento era rimasta nascosta alla vista, a causa delle fette di prosciutto sugli occhi e anche dei muri che proprio l’altra metà dell’universo aveva sapientemente costruito.
Non ne sono sicuro ma credo che in lui si agitino sentimenti di compassione, dispiacere, disgusto per se stesso e forse ora è consapevole di essersi comportato come un fumante  pezzo di popò, (nda).
<< Asuka >> riesce solo a pronunciare il suo nome.
<< IN VENTICINQUE ANNI >> Soryu non ha finito e frantuma gli umani limiti di tollerabilità acustica, << nonostante tutto ciò che di buono ho provato a fare, nonostante i miei difetti, i miei problemi, nonostante io sia sempre stata una disadattata, non mi hai mai rivolto una parola di incoraggiamento, non mi hai mai chiesto come mi sentissi, se avessi bisogno di qualcosa, neanche perché me la prendevo con te. Tu o non dici niente o mi fai male o reagisci come se ciò che dico fosse un’accusa da Inquisizione spagnola e ti metti sulla difensiva. E nell’ultimo film ti sei limitato ad un grazie, un mi piacevi, un salutami Kensuke e un biglietto del treno. Oh già, dimenticavo: non hai cercato di strangolarmi o violentarmi, devo proprio ringraziarti >>.
<< Ma io stavo creando un mondo e … >> Shinji tenta di difendersi.
<< CHIUDI IL BECCO! >>
<< Ah … D’accordo >>.
<< Dopo venticinque anni è questo il meglio che sai fare? E ora mi imbottisci di insulti? Perché cavolo ce l’hai tanto con me? Che diavolo ti ho fatto? >>
Intenerito, un po’ intimidito e chiaramente in colpa, Shinji abbraccia Soryu, vincendo con pazienza le resistenze, a dire il vero non proibitive, della Second, e poggia le labbra sui suoi capelli. Asuka si lascia avvolgere ma coglie l’opportunità offerta dalla corta distanza per colpirlo letteralmente ai fianchi. << E non dirmi che puoi farmi l’elenco >> anticipa il bastardo asciugando le lacrime sulla sua maglia. << Non sarebbe affatto giusto. Neanche tu hai il diritto di buttarmi addosso tutto questo fango >> piagnucola mentre l’ira di pochi secondi fa sembra un lontano ricordo. Dubito che assisterò ad un bagno di sangue. Peccato avrebbe aumentato l’audience (n.d.a.).
<< Hai ragione, Asuka. Non ti ho mai detto quanto fossi brava, quanto fossi fantastica >> bravo Shinji l’hai capita eh? << Certo non ho avuto molte occasioni di dirtelo quando impersonavi Shikinami e so che come Soryu mi avresti mandato a quel paese. Però è un fatto che non ti ho mai sostenuta, non ho mai cercato di ascoltarti, non ti ho mai detto che mi piacevi se non alla fine, non ti ho mai detto che sono felice di averti conosciuta >>.
<< Perché? >>
<< E che ne so? Forse perché sono sempre stato anch’io un disadattato, pensavo di essere sbagliato e perdevo il mio tempo a capire perché fossi sbagliato. Inoltre, ora che ci rifletto, ti dico che un po’ sono invidioso di te >>.
<< Di me? >> Asuka si scolla dalla maglia di Shinji e lo fissa con attenzione mostrando una faccia da post pianto, con annesso broncio infantile, che farebbe impietosire anche Jack lo Squartatore.
<< Sì >> Shinji avvicina la fronte. << Tu cresci sempre un po’ prima di me, superi le tue crisi un po’ prima di me e, tranne nell’ultimo film, devi cavartela senza di me. Sì, sono invidioso >>.
Soryu rituffa la faccia sul torace di Shinji. << Finalmente mi abbracci, stupido >>.
<< Avrei dovuto farlo più spesso >>.
<< Shinji >> biascica con una guancia legata chimicamente al tessuto della maglia di uno dei personaggi più controversi nella storia degli anime.
<< Dimmi >>.
<< Non mi hai mai chiesto scusa >>.
<< Ma se non sto facendo altro >>.
<< A Shikinami, forse… e in questa fanfiction. A me mai >>.
<< Perché accetteresti le mie scuse? >>
<< Certo che no >>.
<< E allo … Ah! Vuoi che ci provi ugualmente, vero? >>
<< Se non ti distuuurba. Dimostrerebbe almeno che hai un minimo di coraggio >>.
<< D’accoooordo … >> Shinji tira un profondo respiro. << Asuka, perdonami per tutto, per i miei sbagli, la mia stupidità, il mio egoismo, per non averti mai guardata, per non essermi sforzato di capirti, per non aver avuto il coraggio di farmi capire. Perdonami >> ad ogni perdonami stringe più forte Soryu e le bacia la fronte << se ti ho fatto del male e ho lasciato che te ne facessero. Perdonami perché non ho tentato o, se l’ho fatto, non ci ho provato seriamente >>.
<< Shinji >> mugugna Asuka.
<< Che c’è? >> chiede Stupishinji.
<< Le tue scuse fanno schifo >> ribatte con la guancia talmente attaccata alla maglia che probabilmente sarà necessario un intervento chirurgico per staccarla.
Non visto da Soryu, Shinji muove le labbra ma non emette un suono (le muove velocemente, perciò non riesco a leggerle. Colgo il senso di poche parole e sono tutti insulti o parolacce. Non ne sono sicuro ma deve aver anche bestemmiato (nda), poi finalmente risponde con voce cavernosa: << però erano sincere >>.
<< Davvero, Shinji? >>. Niente operazione, Asuka si stacca con facilità (nda).
<< Vuoi attaccarmi alla macchina della verità? >>
<< Perché ne hai una a portata di mano? >>
<< … Posso concludere, così riprendiamo con la storia? >>
<< Va bene, prima però passami un fazzoletto >>.
Shinj osserva la sua maglia con l’aria di chi sta pensando perché ne hai ancora?, poi guarda Soryu: << siiii, ti do il pacchetto se vuoi >>.
<< Ah Shinji >> Asuka si è appena soffiata il naso senza preoccuparsi troppo di fare rumore e già che c’è strofina la faccia e la frangia sul mento dell’ex pilota come una bambina che fa i capricci perché assonnata, << ti dà fastidio sapere che nell’ultimo film in pratica combatto per difendere Kensuke? >>
Shinji resta in silenzio e sembra riflettere.
<< Sì, d’accordo, magari non proprio o non solo per lui >>.
Shinji non dice niente perché in realtà sta cercando con la lingua di sfilarsi dalla bocca i capelli di Asuka; probabilmente teme che sputarli potrebbe sembrare brutto.
<< E va bene va bene, ho capito >> Soryu gonfia le guance. << Certo che sei puntiglioso! In realtà combattevo perché… >>
Finalmente Shinji può parlare: << non ti giudicherei >> dice < neanche se ammettessi che combattevi unicamente per te stessa, per essere guardata, per semplice orgoglio o perché temevi di non saper fare altro. Hai sempre trovato la forza di combattere, questo mi basta. Quel giorno io non l’ho trovata. Comunque la vedi sei più in gamba di me >>.
<< Però … anche tu quando decidi di lottare non sei tanto male >>. Ecco lo scoop: Asuka quando vuole sa cinguettare (nda).
Shinji fa il paraculo, si gode il momento e, dopo averla invitata a guardarlo carezzandole le guance con i pollici risponde emozionato: << grazie Asuka. Detto da te significa molto >>.
Asuka ha vinto su tutta la linea e gli concede il gol della bandiera con un bacio all’apparenza distratto sulle labbra.
<< Ho quasi finito. Un paio di considerazioni soltanto >>.
<< Ah, aspetta! Dimmi solo questo: davvero Soryu ti dà tanto fastidio? >>
<< Ma no, Asuka. Lasciami scherzare un po’. Non sai la fatica che sto facendo per non insultare tutti quelli che, come mi hai anticipato, ti hanno dato della troia o della malata di mente. Per quelli che insultano me e sprecano tempo, soprattutto, a fare le pulci alla mia sessualità (perché a quanto pare il mondo è pieno di scienziati che hanno tanto tempo libero e una specializzazione in teoriche disfunzioni della sfera sessuale di personaggi inventati), sto concordando con lo scribacchino un altro “stacco” come questo. Sono tutti bravi a giudicare, a giudicarci perché, pur essendo gli “alpha” del racconto, siamo troppo veri e problematici perché sia possibile immedesimarsi in noi (o forse perché è troppo facile). Ci odiano perché siamo ciò che temono di scoprire in se stessi, per questo è più giusto dire che siamo cani di paglia. Non lo sanno ma ci accusano di averli traditi mentre grazie a noi si purificano. Almeno con l’ultimo film hanno i loro eroi. Forse la smetteranno di rompere le palle e passeranno ad un altro anime >>.
Asuka gli dà un altro bacio. << Grazie. Su continua! >>
Shinji la bacia sulla fronte, tira un lungo respiro e imposta un sorriso finto da clown. << Aspetta che mi concentro, ci sono quasi… >>
<< A proposito di sessualità >>.
<< A ripensarci sei un po’ stronza. Comunque, come stavo … Cosa stavo dicendo? Ah si. Quando ci è stata data la possibilità di non restare soli, di ricostruire quella fiducia di base che ci era stata negata in parte NGE e del tutto in EoE, siamo riusciti, anche se sarebbe più giusto dire sono riuscito (ma non voglio litigare), a… crescere, ad acquisire gli strumenti necessari per prenderci cura di noi stessi e forse anche degli altri. Poi come andrà, sono fatti di ciascuno. Dopo venticinque anni anche noi abbiamo diritto ad una certa privacy. Non fare quella faccia, in fondo non esistiamo, siamo solo personaggi >>.
<< Quindi, che hai deciso? Ti arrendi e te ne vai anche tu? >>
<< Asuka, EoE è finito tanto tempo fa. Continua per chi vuole che continui, continua nella fantasia di ogni singolo fan, al diavolo continua nelle fanfiction. Credi che siamo gli stessi Shinji e Asuka del 1997? Credi che siamo gli Shinji e Asuka canonici … qui? >>
<< Siamo diversi perché siamo cresciuti insieme >>.
<< Siamo personaggi dell’ennesima fanfiction, mi chiedo se sotto certi aspetti non siamo cloni anche noi >>.
<< E questo ti dispiace? >>
<< No, sono cosciente dell’unicità della mia esistenza e non  ho bisogno di usare la scusa del clone per autocommiserarmi (perché, sia chiaro, la differenza tra me e te è sempre più di quantità, se non di pubblicità, che di qualità). In fondo mi piace ciò che sono >>.
<< In cosa saresti diverso dagli altri Shinji? >>
<< Esperienze diverse mi hanno reso un uomo diverso. E poi l’autore mi ha praticamente tirato un calcio in culo e buttato nella fosse dei leoni >>.
<< Perché non è in grado di gestire scenari troppo complessi >>.
<< Condivido in pieno. So che, però, ci proverà dopo il xxx° capitolo. Tuttavia, anche questa storia non è che finirà come qualcuno potrebbe aspettarsi. Ho letto la bozza dell’intero racconto, quindi so di cosa parlo. Del resto, non è mai stata una storia d’amore >>.
<< Credi che il finale di questo obbrobrio sia buono? >>
<< Penso di aver capito le motivazioni di quel sociopatico e, a dirtela tutta, non mi dispiace morire. Anche lui vuole liberarci dalle nostre maschere e trovo poetico, sebbene un po’sadico, che mi costringa ad affrontare tutto questo casino per vedermi adulto e soprattutto capace di portare noi due lontano da quella spiaggia, anche se non vivremo felici e contenti, almeno come Shinji e come Asuka. E in questo sembra aver colto un aspetto di Evangelion che a me piace molto, certo per quanto mi riguarda: Shinji Ikari come personaggio di un anime che combatte contro l’anime stesso per guadagnarsi il diritto a giocarsi le sue carte nella vita vera >>. 
<< Però, non mi hai risposto? Tu che vuoi fare? >>
Shinji poggia le labbra sulla fronte di Asuka e la stringe. << Non vado da nessuna parte. Seguirò il copione al meglio. E poi dopo ventitré capitoli in cui c’è più sangue che tenerezza, se l’autore prova a mollarci senza farci neanche sentire l’odore dell’amore, anche quello romantico, giuro che lo prendo a pugni >>.
<< Che ne dici >> Asuka investe nuova energia nell’abbraccio << se, quando anche questa commedia dei pazzi sarà giunta al termine, quando non saremo più Shinji e Asuka ma soltanto noi; che ne dici se ci proviamo? >>
<< A vivere insieme? >>
<< Quanto corri! Intendevo frequentarci … per capire se, liberati dai nostri ruoli, tra noi può funzionare >>.
<< Cosa proponi? >>
<< Perché non mi inviti a uscire? >>
<< Intendi un appuntamento? >>
<< No, una rivisitazione storica della prima guerra mondiale. Ma sei proprio stupido!
<< Me lo merito. Però, io non so come funziona un appuntamento, non ho mai fatto una simile esperienza. Tu che suggerisci? >>
<< Devo occuparmi di tutto io? >>
<< Cioè non sai darmi nessun suggerimento, vero? >>
<< Io ho avuto un mezzo appuntamento, niente di più >>.
<< Facciamo così: mi preparo come se dovessi andare a caccia. Elaboro una decina di piani, studio le zone, i locali e chi li frequenta, e in più rapino qualche narcotrafficante così puoi scegliere secondo i tuoi gusti e, se qualcosa non dovesse andare per il verso giusto, avremmo un sufficiente numero di opzioni da considerare.
<< Tu si che sai essere romantico! Ti ho chiesto un appuntamento, non di organizzare un attentato terroristico, maledetto pazzo sanguinario >>.
<< D’accordo. Allora improvvisazione brutale. Nessun programma, ci adattiamo, seguiamo le sensazioni e come va va >>.
<< E questo sarebbe un appuntamento? Con chi credi di uscire, con la figlia del lattaio? >>
<< Ho paura che, quando si tratta di te, qualunque sia la versione con cui mi relaziono, il copione c’entri poco >>.
<< Che vuoi dire? >>
<< Niente … Idea! Io mi preparo come se dovessi svaligiare la banca nazionale giapponese ma fingerò di improvvisare così faremo anche tutto quello che vuoi tu >>.
<< Però non è onesto >>.
<< E vienimi incontro ogni tanto >>.
<< Sarà meglio che sia la madre di tutti gli appuntamenti >>.
<< Non mi aiuti >>.
<< Scuuuusa >>.
<< Shinji le bacia le guance e passa una mano dietro la nuca. << Senti, visto che la storia è ancora un po’ lunghetta, ti va se … >>
<< Non te la do >>.
<< E che palle!!! >>
<< Come ha detto la mia omologa diversamente adulta nel capitolo precedente, non ti basterà un primo appuntamento a dir poco perfetto. Dovranno seguirne molti altri e, se alla fine io riterrò che valga la pena darti una chance, potrei anche decidere di portare la nostra relazione ad un livello successivo. Non sei così interessante come credi e io non sono sicura dei tuoi sentimenti >>.
<< Tanto per essere chiari: a parte il fatto che dopo venticinque anni di tira e molla mi scuserai se ho ancora il capriccio di aprirti come un frutto di mare, sono pronto a giocarmi un occhio… >>
<< Non ti conviene >>.
<< Giusto. Mi gioco una … No, quelle non me le gioco. Insomma, sono convinto che anche tu, ripeto dopo venticinque anni, non veda l’ora di saltarmi addosso e spolparmi vivo, e probabilmente non rinunceresti a sgranocchiarmi le ossa da bravo meticcio di pastore tedesco. E poi non ti ho chiesto di regalarmi un rene >>.
<< Shinji >>.
<< Va bene, aspetterò >>.
<< Non è per questo. Io mi sono mostrata nuda davanti a te e tu sei scappato >>.
<< Plaudo al contrappasso, però stiamo sempre lì. Cosa ti aspetti da un otaku (EoE) che, nonostante gli anni, è rimasto bambino (Rebuild) e che si è fatto una sega su una ragazza seminuda e addormentata (leggi: bambole, personaggi del mondo dell’animazione o dei manga, figurine ecc)? E, per inciso, finché te lo meni per queste ragioni a quattordici anni, quando secondo l’id quod plerumque accidit le tue possibilità di perdere la verginità sono quasi pari a quelle che ha un neonato di abbattere a colpi di rutti un orso bruno, posso pure capirlo e non faccio il moralista come certi autori di anime il cui cognome indica un ciclo di rivoluzione della Terra intorno al sole. Cioè anche dopo, che mi frega … Insomma, gli hentai sono una forma commerciale e, pertanto, degradata di una tradizione artistica e culturale molto sofisticata e affascinante[32] però, se nel frattempo. tra un fumetto, una fantasia e una sega occasionale, provi anche a farti la ragazza, non è che commetti peccato mortale.
<< Inciso a parte, secondo te come può reagire una simile carcassa ambulante di fronte ad una donna vera che non gliela fa vedere ma gliela spara addosso con un mortaio? E’ chiaro che vomita e scappa. Non te la prendere con me, ti trovo stupenda anche quando sei vestita ma, senza infierire troppo su una generazione di poveri sbandati, da millenni costruiamo interi sistemi religiosi, morali e giuridici (o interpretazioni deviate degli stessi) per sottomettervi e illuderci di avere un qualche potere sulla bernalda >>.
<< Non ti ho chiesto di continuare a fare lo stupido >>.
<< E quando mi ricapita l’occasione di farlo… con predeterminazione? >> La bacia sulle labbra.
<< E questo perché… >>
<< Fa’ finta di niente! In fondo è il bacio di un dio. Dai, torna ad essere un’adolescente e riprendiamo. Questo capitolo è già molto lungo e l’autore si lamenta sempre di avere troppo materiale da revisionare e poco tempo per farlo >>.
<< Perché è pigro >>.
<< Sii comprensiva con quello squilibrato >>.
<< Ah Shinji … >>
<< Dimmi >>.
<< Ho visto la tua versione adulta. Sei proprio brutto e hai le orecchie così a sventola che se inforchi gli occhiali potresti usarle come tergicristalli >>.
<< Amore mio, è vero che ti hanno inzoccolita parecchio nell’ultima scena e, quindi, a più di qualcuno sarà sfuggito ma in un frame (grazie spacciatori di camrip) hai il mento talmente a punta che se me lo dai in faccia non mi complisci, mi trafiggi; inoltre, anche tu, se sbatti troppo forte le orecchie, rischi di decollare. Fossi in te non farei tanto la splendida >>.
<< Shinji, sei proprio uno stronzo >>.
<< Anch’io ti voglio bene >>.
<< Ah, Stupishinji, stavo per dimenticarmene >>.
<< Cosa stavi per dimenticare? >>
<< Che sei davvero tonto >>.
<< Uffaaa! Va bene, sono tonto ma … esattamente per quale motivo … stavolta? >>
<< Hai detto che questa non è una storia d’amore >>.
<< Ho detto la verità >>.
<< Sei stato sincero ma non hai capito che è veramente una storia d’amore e che in questo momento siamo uniti >> Asuka bacia quello stupido di Shinji. << Ricordati che sei dentro di me >>.
<< Ssshhh! Non spoilerare uno dei significati del racconto >>.
<< Capirai in quanti ci leggono! Quei pochi che arriveranno fin qui probabilmente dimenticheranno presto. Inoltre, non mi fido dell’autore, ogni tanto perde la bussola >>.
<< Asuka… >>
<< Ssshhh! >> respira a un centimetro dalle sue labbra, un secondo prima di tornare ad essere una ragazza. << Fa’ silenzio! >>.
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Di nuovo in viaggio, ancora un po’ più in lontano.
<< Insegnami l’amore che posso dare! >>
Quando Furia Buia invoca il Caos della sua vita[33].
 
 
La tempesta è passata, sono zuppo e ciò che rimane di un vento impetuoso mi impedisce di riscaldarmi.
<< Ora tocca a te! >> esclamo sottovoce. Mi tolgo la benda e guardo nella direzione da cui proviene il vento curando di portare una mano sul viso a protezione dell’occhio buono.
<< D’accordo, Caos, sono qui, da solo, nel tuo ventre per conoscere la risposta all’altra metà delle mie domande. Nella mia casa io sono Ikari Shinji, fuori dalla mia casa mi chiamano Furia Buia. Nell’Ordine alle mie spalle c’è l’amore di cui ho bisogno, il significato di cui ho bisogno, ci sono le illusioni di cui ho bisogno, le relazioni di cui ho bisogno.
<< Tu, che non conosci alcun significato e perciò dai senso ai nostri, che spezzi le illusioni e uccidi le relazioni affinché non rimangano immobili, proprio tu che sei il cambiamento nella sua forma più crudele e irrazionale e che non ami nessuno dei tuoi figli, tu che mi spaventi più di qualunque altra cosa, insegnami l’amore che posso dare!
<< L’uomo della guerra, da solo, ti sta parlando e ti offro in dono il principio di Ordine che ho costruito in me. Non voglio più distruggere! Perciò, indicami la strada che porta al centro del mio inferno, dove neanche mia figlia, né la madre di mia figlia potranno raggiungermi, dove non sarò mai al sicuro e io ti prometto che la seguirò senza lamentarmi! Un giorno forse offrirò in dono alla mia casa il principio di Caos che accetterò in me >>.
Il vento ora soffia nel mio cuore ed è lieve e insolitamente caldo. Il sole è tornato ma davanti a me emergono buchi neri a tappezzare la via.
<< Non avere paura, Shinji >> mi faccio coraggio battendomi una mano sul cuore. << Andrà tutto bene … Tentiamo! >>
Prendo la rincorsa e salto a piedi uniti su uno di quei maledetti cerchi color della notte.
<< Bene, il primo non mi ha inghiottito >> considero con sollievo. << Vediamo se funziona anche con il prossimo >>. Due, tre, quattro buchi neri si rivelano per quello che sono: semplici ombre. Il corpo incontra la resistenza della sabbia compatta e sono ancora in piedi. << Posso fare qualcosa di buono. Ciò che posso, finché posso >>.
<< Ah, dimenticavo >> tutto in me ghigna di rabbia e di un elettrico piacere, << avvisa le sentinelle: porto con me due piloti. Loro … non si toccano!!! >>
In lontananza l’aria sembra farsi liquida e ondeggiare come il mare calmo quando incontra una scogliera o come la distorsione prodotta dalla calura. Un’altra ombra che somiglia ad un uomo si staglia sullo sfondo del deserto umido. Non è la morte, quella ho imparato molto presto a riconoscerla. E’ l’ultimo fantasma, la prova che mi aspetta alla fine del percorso che conduce all’inferno.
<< Ehi, demone >> lo sfido, << so che non potrò sfuggirti e che avrò paura quando ti incontrerò ma sono Shinji Ikari e mi chiamano Furia Buia. Io proteggerò i miei ragazzi >>.
L’ombra si dissolve insieme al miraggio che lo conteneva. Un profondo respiro, un primo nuovo passo. << Tutto sommato >> considero con il cuore un po’ più sereno, << mi sembra un ottimo punto di partenza. Troverò un modo per mettere pace tra le mie nature >>.
 
Poiché un giorno non l’ho cercato, troverò un modo;
poiché un giorno non ci ho provato, io tenterò sempre;
in me vi è un pilota e da lui è nato un cacciatore,
due anime gemelle nello stesso corpo di uomo.
Porto con me due ragazzi,
il monito del passato e il desiderio del futuro.
Per ora cammino da solo, con i miei cari nel cuore a farmi compagnia
e due ragazzi nella testa per cui è già pronto nuovo spazio nel cuore.
Se un giorno dio e il diavolo insieme e tutte le forze della natura
e tutti gli esseri umani mi chiedessero la loro testa,
minacciando i più atroci tormenti
o lusingando con le più dolci promesse,
direi loro: FOTTETEVI!!! I ragazzi non ve li do.
Probabilmente sono destinato alla sconfitta
ma niente potrà impedirmi di fare tutto ciò che posso
finché posso!!!
 
 
 
Aspettando un’altra guerra[34].
 Secondo incontro (questa volta non anche scontro) tra Shinji e Furia Buia
<< Rimpiango i baci che non ho dato >>
Quando Furia Buia spiega a Shinji la sua visione riguardo all’amore e alla colpa.
 
 
<< Avrebbe dovuto dirmelo >> sbotto come se fossi davvero infuriato una volta raggiunto il posto di Asuka al principio della discesa che porta al lago. In realtà non riesco neanche a provare fastidio. << Almeno questo doveva dirmelo chiaramente, senza sputare oracoli >>.
Dovrei sentire il cuore battere a mille al solo pensiero che potrei combattere un’altra volta contro il Paparino; invece il mio cuore è insolitamente calmo perché mi rendo conto che non mi ha sfidato, perché non ho intenzione di lottare, bensì di parlargli.
Un vento vigoroso soffia alle mie spalle e, insieme alla discesa, azzera la fatica dei muscoli. Mi spinge, quasi mi fa volare per permettermi di arrivare prima all’appuntamento, proprio lì sulla punta di quel molo da cui mesi fa partimmo per una gita in barca che per poco non mi costò la vita ma che cambiò il mio punto di vista[35].
<< Speriamo non ci siano barche alla fonda >> rido come uno scemo.
Già lo vedo. Furia Buia ha le braccia incrociate davanti al petto, sfoggia il suo codino fastidiosamente lungo rivolto verso lo specchio d’acqua reso brillante dalla luce irradiata da un sole che ha da poco imboccato la strada verso il riposo. Ha avvertito la mia presenza ma non si volta. Il cinturone con le armi, che fino a dieci giorni fa avrei definito mie, è adagiato a terra.
Smetto di correre, rallento e infine mi fermo alla sua sinistra. Senza volerlo assumo la sua stessa posa e fingo di contemplare le montagne che in lontananza sembrano segnare il confine del lago.
<< Io non porterei mai il codino >> rompo il silenzio di istanti lunghi come anni.
<< La pensavo come te >>.
<< Allora perché adesso ce l’hai? >>
<< Fa caldo ed è comodo >> risponde toccandosi l’elastico che mantiene l’acconciatura. << Inoltre ho scoperto che può far parte del mio look >>.
<< E quando non ti andrà più bene? >>
<< Lascerò liberi i capelli o li taglierò >>.
Asuka penserebbe che assomiglio a Kaji. << Qualcuno potrebbe pensare che assomigli … >>
<< Sarebbe un problema di quel qualcuno, non credi? Ma non è per questo che sei qui, ho ragione? >>
<< Cosa volevi dirmi? >>
<< In realtà niente. Sei tu che vuoi dirmi o chiedermi qualcosa. Non avrai pensato davvero che volessi sfidarti? >> domanda retoricamente girandosi per guardarmi.
<< No ma volevi che ti incontrassi >>.
<< Giusto. Perciò, spara! >>
<< Hai spiegato a Sakura i veri motivi per cui l’hai lasciata? >>
<< Avrei dovuto farlo? >>
<< Credevo che l’amassi >>.
<< Anch’io ho voluto crederci >> risponde con genuino rammarico. << Quando ti torna la memoria è come se vivessi di colpo un’altra vita e devi metterla a confronto che quella che avevi già sperimentato >>. Furia Buia sfila l’elastico e me lo passa. << Io lo legavo al manico del coltello … per non perderlo >>.
<< Perché io? >>
<< Tra poco me lo restituirai. Tienimelo per un po’ >>. Acconsento e il Paparino riprende a parlare: << volevo sapere cosa si prova a stare con lei, con una donna a cui non hai fatto niente, che puoi guardare senza sentirti sbagliato, non troppo almeno. Volevo sapere cosa si prova ad essere amati da una donna meravigliosa che non ha paura di prendersi cura di te >>.
<< Tu ami Asuka, vero? >> stanco di girarci attorno gli chiedo di confermare ciò che avevo compreso ascoltando il racconto di Ayanami.
<< Eh si >> confessa imbarazzato massaggiandosi la nuca. < Ce n’è voluto perché lo capissi. Prima ho dovuto commettere l'errore di credere che non fosse così >>.
<< Parli di Soryu o … scusa, dimenticavo >>.
<< Non è poi tanto sbagliato fare distinzioni >> mi concede il Paparino.
<< So che non mi risponderai ma io amo Asuka? >>
Furia Buia ci riflette un po’, eppure la domanda non era tanto complicata. << Scoprilo! >> infine mi risponde. << Considera, però, che tu sei qui >>.
<< Anche tu, però >>.
<< Che dirti? Cresci, così ci giochiamo le nostre carte cavallerescamente … oppure no >>.
<< E lei? >>
<< Chi può dire cosa fa battere il cuore di una donna? >>
<< Io so già che vi seguirò >> rivelo ad entrambi. << Il fatto è che non ne sono convinto, mi manca ancora qualcosa. Non è tanto per Shikina... per Asuka, almeno non soltanto per lei. E’ che io ho bisogno di sapere che sono lo Shinji di questo mondo, perché qui sono il moccioso che ha combinato due colossali mezzi casini, che per certi versi è cresciuto e che ora ha la possibilità in un colpo solo di rimediare ai suoi errori, di essere perdonato e di godersi la pace con la sua Principessa >>.
Il Paparino piega la testa all’indietro.<< Un vero sogno >> afferma, << non c’è che dire >>.
<< Un bel sogno >> preciso. << Infinitamente meglio di quanto potrei ottenere se fossi davvero lo Shinji dei miei incubi. Se quella realtà fosse l’unica a cui appartengo, come potrei sopravvivere alle mie colpe, come potrei sperare di essere perdonato o anche solo di correggere i miei errori? In quel mondo io non posso fare niente >>.
<< Magari quello che puoi, finché puoi >> risponde Furia Buia. << Il nostro è sempre stato … Il tuo sempre è stato un problema di quantità e, certo, non è da poco ma… >> torna a fissarmi << ricordi quando ti sei masturbato sul tetto dell’infermeria? >>
Scoppio a ridere e in tal modo riesco a sciogliere un po’ di tensione. << Ripetere gli stessi errori >> riassumo il pensiero del cacciatore.
<< Si ma in modo diverso, in circostanze diverse e con diversa consapevolezza. Ragazzo, quegli errori sono il punto zero. Quelli come noi sono ripartiti proprio da lì >>.
<< Non mi dirai >> replico con complice ironia ricordando il discorso che tenemmo durante il ritorno in barca il giorno della mia prima lezione di nuoto[36] << che dovrei essere contento di quegli errori solo perché mi hanno aiutato a conoscermi meglio >>.
Il cacciatore ha compreso e ride. << Assolutamente no ma a quelli come noi non restava che ripartire proprio dagli sbagli commessi perché non ci era rimasto altro. Dobbiamo a loro ciò che siamo, che ci piaccia o no >>.
<< E’ insopportabile il senso di colpa di quello … dell’altro Shinji. E io ne avverto l’eco poiché so che mi protegge … so che mi protegge >>.
<< Il senso di colpa per quelli come noi è una frusta >> spiega Furia Buia. << Ci sbatte in faccia la verità, ci dice chi siamo o chi siamo stati senza alcuna delicatezza, ci dice che le nostre illusioni sono state distrutte esattamente come accade quando subiamo un tradimento, che non si può tornare indietro, ci ricorda che possiamo cadere davvero molto in basso. Ma in tutti questi casi faresti meglio a chiamarlo senso di responsabilità. E’ grazie a questo che ci siamo chiesti chi avremmo voluto essere >>.
Furia Buia si inginocchia per slacciare gli anfibi, poi si rialza e riprende:  << altre volte, invece, è una scusa perché non capiamo, non capiamo il nostro posto, le regole del gioco, non capiamo perché certe situazioni ci piombino addosso. E allora la colpa o è nostra o degli altri o di qualcos’altro. E temiamo e allo stesso tempo imploriamo una punizione perché almeno ci sentiremmo purificati e riconosciuti, perché così forse saremo riammessi nelle case degli altri. Anche interpretandola così sarebbe più giusto cercare un’altra espressione in quanto non spiega la natura della colpa.
<< Abbiamo guardato dalla parte sbagliata, Ragazzo >> continua puntando l’occhio su una piccola imbarcazione a motore ferma al largo meno di cento metri dal pontile su cui ci troviamo. << La colpa esiste e non importa se per qualcuno non è tale, non importa se per essa è prevista una pena. La colpa non nasce con i nostri sbagli poiché i nostri sbagli indicano la vera data di nascita di un uomo >>.
Le sue parole non nascono dal ragionamento. Il freddo cacciatore che calcola sempre, salvo buttare nel cesso tutto il lavoro quand’è ormai ultimato, parla con il cuore. Per questo ciò che dice supera facilmente ogni mia difesa, perché Furia Buia con la sua sola presenza sembra confermare la sincerità del canto che intona.
<< No >> mi dice, << la colpa nasce sempre il giorno dopo l’errore di cui sei o ti senti responsabile. Nasce quando non fai niente per rimediare alle conseguenze, nasce quando non fai niente per accettarle se non puoi cambiarle, quando non fai niente per mettere in pratica ciò che hai imparato.
<< Abbiamo chiamato colpe i nostri errori senza chiederci perché li avevamo commessi. Abbiamo vissuto all’ombra di un, talvolta provvidenziale, senso di colpa, così intendendo la nostra ansia di redenzione, il bisogno di immediata correzione, e non ci siamo mai resi conto che noi, almeno noi, nonostante altri errori si siano aggiunti ai precedenti, noi non siamo colpevoli. Le nostre cicatrici lo dimostrano.
<< Noi ci siamo rimessi in piedi, sempre, ci siamo dati una mossa, ci siamo impegnati >> ora sembra invasato. << Noi non meritiamo il loro collare del peccato che nasconde soltanto un’ipocrita paura, noi non lo meritiamo perché il giorno dopo ci siamo rialzati, in piedi, e senza istruzioni ci abbiamo provato perché altrimenti non sarebbe cambiato niente. Perché niente ci viene regalato e anche se accadesse dobbiamo saperlo difendere >>.
<< Mi ricorda quello che diceva mio … Gendo >>.
<< Non aveva tutti i torti >>.
<< Lui ha sacrificato tutti, vuole ancora sacrificare tutti per… >>
<< Perché era un debole ed era … è terrorizzato dal suo stesso dolore. Dovrai combatterlo ma non biasimarlo. In tutti noi è presente un punto critico e basta un soffio per mandarci in frantumi. E’ secondario perché ti abbia detto una cosa simile, ciò che conta è che ha senso. Trova tu il modo di applicarlo alla tua vita >>.
<< Ma io non riesco neanche a prendere una stramaledetta decisione per conto mio >>.
<< Tu hai imparato che una scelta comporta una rinuncia e hai scelto tante volte in questi mesi sapendo a cosa eri disposto a rinunciare. E’ la prima metà dell’opera, quella presidiata dal dovere, quella in cui spesso prendi posizione per il male più sopportabile visto che per noi le opzioni sono sempre schifo e più schifo >> sbuffa a metà tra l’infuriato e l’avvilito. Poi riprende: << ma voglio proporti il punto di vista opposto, quello che può portarti alla fine del viaggio. E se il sacrificio non fosse ciò a cui rinunci ma ciò che può arricchirti, ciò che puoi conquistare – si trattasse soltanto della tua pace? Se non fosse ciò che perdi ma ciò che puoi dare? Se fosse così, quale sarebbe la tua decisione? >>
<< Ma almeno servirà a qualcosa? >>
<< Dipende da cosa hai in mente >>.
I miei… << I tuoi sacrifici ti renderanno felice se… se riusciamo a portare a termine quest’assurda missione? >>.
<< No >>. Il fiume di parole si secca di colpo e si concentra in una sillaba che rende inutile ogni chiarimento.
<< Papà… >> mi si stringe il cuore a causa di quel dannato inconfondibile battito << io sarò felice? >>
Distoglie lo sguardo e calcia una pietra << Stabilisci tu cosa significa >>.
<< Allora perché dovrei votarmi ad una missione che probabilmente non porterà a niente? >>
<< Tutto sta nel rispondere sempre alla stessa domanda: cosa desideri? >>
<< Io voglio lei, Soryu o Shikinami o chiunque diavolo sia e … tu puoi capirmi, vero? Anche tu sei … >>
<< Innamorato di lei? Si e non credo ci sia un’incarnazione più assurda e brutalmente totale della vita quanto l’amore di una donna o per una donna. Le dà significato, la rende meno noiosa, meno solitaria. Vale la pena anche morire per un’esperienza simile ma non può esaurire o contenere ciò che siamo. Una missione è una missione. Lasceremo tutto prima o poi. Forse dovremmo rinunciare a vivere perché alla fine non potremo portarci via niente, perché perderemo ciò che abbiamo, perché il vuoto sarà colmato? Un contadino dovrebbe rinunciare al suo lavoro soltanto perché un giorno non potrà coglierne i frutti? Lo sai che un tale giorno arriverà, vero? Un amore prima o poi finisce, è forse un buon motivo per non gustarne il dolce? Un amore può ferire, è forse un buon motivo per non assaporarne anche l’amaro? >>
<< Ciò che dici ha senso ma non mi piace e non mi aiuta a decidere >>.
<< Magari bastasse questo >> ride ma sembra singhiozzare. << In un’altra occasione forse ti avrei detto che devo portarla a termine perché non ho altro. Ora ti dico che mi sono innamorato anche della mia missione, per questo voglio compierla. Inoltre, potrebbe essere l’unico modo che ha Pinocchio di diventare un bambino vero >>.
<< Non prendermi in giro. Io non conosco il tuo amore. Forse meriti Asuka più di me >> lamento il mio cruccio che tradisce un senso come di incompiuto. Nella relazione con Furia Buia scopro di essere, se non sbagliato, di certo in ritardo sui tempi.
<< Allora impara! Non imitarmi >> mi sprona con forza, << non chiederti come io ci riesca. Assumi il controllo della tua vita! Scopri da solo di chi o di cosa sei innamorato, una decisione alla volta, una prova alla volta, un’esperienza alla volta. E credimi se ti dico che qui e ora puoi cambiare la tua storia. E forse sarai pronto a ricordare che… sei sempre stato con me >>.
<< Io non sono altruista come te. Non so se avrei la forza di pensare al bene degli altri sapendo che in cambio, al massimo, avrò qualche grazie o, peggio, una tomba e i fiori ogni anno >>.
<< Neanche io sono altruista come me. Io amo alla follia l’amore quand’è corrisposto >> digrigna i denti e capisco che è costretto a scacciare il pensiero di ciò che perderà. << Fanculo Eros se con lui non c’è anche il suo gemello. Io non voglio soltanto la felicità degli altri, io voglio essere felice. Io voglio essere felice con le persone che amo e desidero che le persone che amo siano felici con me. Se ti sembro altruista è soltanto perché per quanto potente sia l’amore che provo la mia scelta si riduce a: andare avanti o restare fermo. E io non ho voglia di fermarmi >>.
<< Forse se avessi la tua età… >> mi mordo la lingua per la stupidaggine che mi è appena uscita pur sapendo che, se questo mondo fosse “normale”, sarebbe l’unica sensata.
<< Quanti anni pensi di avere, Ragazzo? >> mi chiede con aria sorpresa. << Credi che il volto che guardi allo specchio sia proprio il tuo? >>
<< E il tuo allora? >>
<< Io somiglio abbastanza a ciò che vedi, anzi sarei proprio come mi vedi adesso se >> Furia Buia si tocca la fronte e il petto con la sinistra mentre la mano destra si stringe a pugno << le mie nuove ferite si fossero rimarginate >>.
<< Come? >>
<< Ragazzo >> il ciclope mi distrae, << ricorda che sono pazzo. Proteggi questa convinzione, è l’unica che ti permetterà di restare se così vorrai >>.
Il Paparino si toglie la maglia mostrando il petto e le braccia che raccontano la loro triste storia. << Dovresti sfilarti la benda >> mi dice.
<< Me l’hai già detto ma tu sai cosa significa. Sei stato proprio tu ad insegnarmelo >>.
<< Un gesto è solo un gesto >> risponde. << Stabilisci tu quale significato dargli, sei padrone anche di cambiare quel significato o di non compiere più il gesto >>.
Il cacciatore che prima del mio arrivo si faceva chiamare Ragazzo si toglie il guanto e lo lascia cadere a terra.
<< Perché mi mostri i tuoi trofei? >> quelli che non potrai passare a nessuno.
<< Sai >> risponde togliendosi gli stivali, << io in realtà merito di indossare quel collare. C’è un peccato orribile che ho commesso contro me stesso ed è l’origine di tutti i miei rimpianti, quelli che mi hanno piegato la schiena per tanti anni. E quei rimpianti sono i baci che non ho dato e quelli a cui non avuto il coraggio di rispondere >>.
<< Quelli che non hai dato ad Asuka? >>
<< Che importa quale volto ha un rimpianto, non li ho dati. Per questo, quando ho capito che stavo sprecando il mio tempo, ho provato a rimediare >>.
<< E ci sei riuscito? >>
<< Ho imparato a baciare >> strizza l’occhio. << Anche tu se non ho capito male >>.
<< Odio la tua pazzia >> rido nervoso.
<< Perché ti ricorda la tua >>.
Le armi del Paparino pesano e sento il bisogno di riposare. Lentamente slaccio il cinturone e lo accompagno a terra prima stendendo il braccio poi aiutandomi piegando le gambe. << Da quando sei diventato l’uomo della pace? >> gli chiedo.
<< Da quando ho scoperto >> Furia Buia sembra felice << che guerra e pace si combattono di giorno e di notte si amano >>.
Mi sfilo la maglia. << E adesso che facciamo? >>
<< Aspettiamo un’altra guerra >>.
<< Ho voglia di fare un bagno >> gli dico togliendomi le scarpe. Tanto l’acqua è bassa.
Furia Buia mi osserva per un po’, quindi sentenzia con quell’espressione inconfondibile che preannuncia guai: << perché no? >>.
<< Che hai in mente? >> domando preoccupato.
<< Niente >> risponde con un’innocenza più falsa del peccato che lo tormenta.
<< E le armi e i vestiti? Li lasciamo qui? >>
<< Non li ruberanno >>.
Il Paparino è il primo a tuffarsi ma solo perché nessuno ha dato il via e mi ha colto di sorpresa. Quando siamo in acqua, dopo aver passato i primi secondi a ricordare come ci si deve muovere per restare a galla, mi svela il suo piano. << Che ne pensi di raggiungere quella barca? >>
<< A nuoto? >>
<< No in deltaplano. Certo a nuoto >>.
<< Ma saranno almeno settanta metri >> faccio un rapido calcolo mentre già sento mancarmi l’aria.
<< Cos’è >> mi deride il ciclope, << pensi che la tua mammina potrebbe vederti? >>
<< Figlio di puttana! Non imitare Asuka e poi come fai a sapere… >>
<< Sapere cosa? >> ribatte. << Il pazzo sono io non tu o sbaglio? O forse hai soltanto paura? >>
Io non ho paura di… baciarti, Asuka. << Io non ho paura >>.
<< Allora andiamo. Dimmi quando sei pronto >>.
<< Papà, così rischio di affogare >>.
<< E tu cerca di non affogare >>.
<< Papà, l’acqua... >> sento che sto per andare nel panico << l’acqua è scura, non si vede niente. Sotto di noi potrebbe esserci qualsiasi cosa, un… >>
<< Un mostro? Ma no, vedrai che non c’è niente di cui preoccuparsi >>.
<< Come fai a saperlo? >>
<< Semplice, ci spero >>.
<< Rischiamo di morire, te ne rendi conto? >>
<< Allora moriremo >> urla. << Ci vuole un po’ di coraggio. Altrimenti non ti rimarrà altro che tornare indietro dove ad aspettarti ci sono i tuoi rimpianti >>.
<< Cosa vuoi dimostrare? Quello che proponi è stupido e non porta a niente >> strillo terrorizzato.
<< Chi lo dice che è stupido? Anche buttarti in acqua, quella volta, è stato stupido e guardati adesso >>.
<< Tu non hai paura? >>
<< Perché mi fai sempre la stessa domanda? >> sbraita infuriato per nascondere proprio la paura. << Fa’ come vuoi, io vado >> dichiara prima di lanciare la prima bracciata.
Mi volto verso il molo da cui ci siamo tuffati alla ricerca dei fantasmi del mio passato, forse nella speranza che mi rivelino se anch’io sono pazzo oppure sto solamente fuggendo.
<< E baciala, stupido! >> urla Furia Buia che ha già un paio di metri di vantaggio.
<< E va bene >> grido a mia volta. << Cazzo! >>
 
Mi auguro che, a parte il pescatore sulla barca che fungeva da linea del traguardo, nessuno ci abbia visti. In caso contrario spero che gli eventuali testimoni si dimostrino clementi, tacendo sullo spettacolo a cui hanno assistito oppure reinventando i fatti, magari raccontando dell’avvincente sfida tra atleti di caratura olimpionica.
Altrimenti non ci resterà che minacciarli perché è impossibile trovare le parole per definire quanto la gara di nuoto disputata da me e Furia Buia sia stata patetica, vergognosa. Avremmo dovuto ridefinire i termini del duello e stabilire: chi affoga tre volte perde.
I circa settanta metri di percorso mi sono sembrati settecento. A metà della traversata, avevamo provato tutti gli stili di nuoto possibili, compresi quelli non riconosciuti perché imbarazzanti. Il conto dei quasi annegamenti era fermo sul due a due, quello degli sputi, dei gorgoglii e dei colpi di tosse avevamo già smesso di tenerlo.
A quel punto mi è ritornata la paura di essere afferrato da qualcosa, forse da qualcuno e trascinato sott’acqua e ho attivato l’occhio destro per garantirci un minimo di protezione.
<< Non barare! >> mi ha detto Furia Buia prima di inghiottire un litro d’acqua e di abbandonare il suo simil stile rana azzoppata per svuotare i polmoni.
<< Stupido >> l’ho sbeffeggiato superandolo a dorso. La mia arroganza, però, è stata subito punita e una lieve increspatura nell’acqua si è tramutata per me in un’onda anomala. Mi sono ritrovato per un paio di secondi con la testa sottacqua e, disorientato, ho pensato bene di spalancare la bocca per respirare invece di attendere che mi crescessero le branchie. Per fortuna il Paparino si era ripreso e mi ha fatto riemergere tirandomi per la maglia.
 
<< Primo! >> gridiamo insieme o, per meglio dire, ruttiamo quando con la punta delle dita tocchiamo la barca.
<< Chi ha vinto? >> domando ancora a vuoto d’ossigeno aggrappandomi al bordo.
<< Chiediamo al giudice >> ansima il Paparino che mi imita.
<< Perché era una gara? >> ci e si interroga il pescatore osservandoci con aria inebetita.
<< Sì >> risponde Furia Buia.
L’uomo ravviva il fuoco di una pipa tirando due boccate e replica: << avete fatto una gara di nuoto e non sapete nuotare? >>
<< Non è che non sappiamo nuotare, noi… >> prova a giustificarsi il cacciatore << più o meno… stiamo… >>
<< A galla... >> concludo imbarazzato << qualche volta. Confermo >> rivolgendomi al ciclope più anziano, << è stata un’idea stupida >>.
<< A pensarci bene forse avevi ragione >>.
<< E adesso cosa avete intenzione di fare? >> ci chiede l’uomo.
<< Comandante >> squilla sorridente il Paparino (o almeno ci prova), << innanzitutto buonasera. Chiediamo il permesso di salire a bordo >>.
<< Sto lavorando >> sbotta contrariato, << non è giusto che mi diate fastidio >>.
<< Non vogliamo importunarla ma uscire dall’acqua. Gliene saremmo grati >>.
<< Perché >> sembra rinfacciare, << ho forse il potere di impedirvelo? >>
<< Certo che ce l’ha >> Furia Buia non si scompone. << La barca è sua. Ma, la prego, non lo faccia. Di sicuro non sopravviveremo alla vasca di ritorno >>.
<< Va bene ma uno alla volta o ci rovesceremo >>.
<< Avanti, giovane diavolo >> mi fa il Paparino, << sali prima tu >>.
<< Mi sembra brutto lasciare per ultimi gli anziani >> lo sfotto issandomi fuori dall’acqua.
<< E’ la regola: prima le fanciulle, poi gli anziani >>.
A bordo rimaniamo distesi a pancia in su divisi dal pescato e immersi nell’acqua torbida che ristagna sul fondo dell’imbarcazione.
<< Come è andata oggi, comandante? >> domanda il Paparino
<< Non male per ora. C’è ancora luce e ho intenzione di andare più al largo … se non vi dispiace >>.
<< A quanto lo vende? >> chiede indicando i pesci, alcuni ancora vivi, con cui condividiamo lo spazio.
<< Il solito >> risponde.
<< Compro tutto quello che ha nella barca e che respirava sottacqua al do … anzi no, al triplo del prezzo se adesso ci riporta a riva >>.
<< Non abbiamo tanti soldi >> gli dico sottovoce.
<< Ricordi quelli del nostro vecchio rifugio? Beh li abbiamo salvati dalla distruzione e, poiché il baratto sta diventando obsoleto, ora possiamo spenderli >>.
<< Però! >> esclamo. << Nessuno dica che non siete stati previdenti >>.
<< E poi la grotta ci ha resi ricchi. Possiamo offrire a tutti una cena a base di pesce ogni volta che lo desideriamo >>.
<< Come dire, per grazia di dio >>.
<< Se ci facesse la grazia >> Furia Buia stende le braccia << di concederci il tempo necessario per spendere tutto il malloppo sarebbe meglio >>.
<< Ti rendi conto >> continuo a punzechiarlo << che in pratica dio dà soldi al diavolo >>.
<< Zitto >> ribatte facendomi segno di abbassare la voce, << Asuka fa finta di non saperlo >>.
<< Vuoi dire che la Tempesta … >>
<< Una parte di lei. Ti sembra strano? Se tutto fosse già risolto, confrontarsi non avrebbe senso, non credi? >>.
<< Ma se ti sei opposto a lei? >>
<< Ci siamo opposti a lei >> precisa e ride, << assumiti le tue responsabilità. E comunque evita di dirlo ad alta voce, non sono sicuro abbia del tutto compreso che questi diavoli si sono opposti per amore >>.
<< Papà, io però non ho ancora deciso, non del tutto almeno >>.
<< Non preoccuparti >> Furia Buia si perde nell’azzurro di un cielo che sta iniziando ad imbrunire. << Goditi il viaggio. Sono sicuro che quando arriverà il momento saprai cosa fare >>.
<< E se ti sbagliassi? >>
<< Sarebbe la dimostrazione che come dio sono tutto fuorché onnisciente >>.
<< E se la chiave di tutto fosse in questo posto? >>
<< Allora tornerai. Come fai a tornare se prima non parti? >>
<< Cosa c’è da quella parte? >> indico un punto imprecisato al di là dei confini del villaggio ripercorrendo a ritroso il viaggio che circa dieci mesi fa mi portò tra questa gente.
<< Le risposte all’altra metà delle tue domande >>.
<< E se ci perdessimo? >>
<< Come faremmo altrimenti a ritrovarci? >>
<< Papà, tu sei ancora pazzo? >>
<< Si, Ragazzo, e non mi dispiace affatto >>.
 
*****
 
Tre giorni all’alba. I miei fratelli sono già pronti e hanno salutato il capo e lo stratega. Prima di partire dovremo recarci di nuovo nel ventre della strana madre che ospita Shikinami per definire non so quale ulteriore punto.
Quando anch’io li avrò salutati tornerò ufficialmente, sebbene per pochi giorni, ad essere di proprietà di una superpotenza che gioca alla guerra con gli Eva e mi toccherà pilotare.
Sento salire la nausea ma per ora riesco a tenerla a bada e consumo in silenzio la colazione con i miei tre compagni di avventura che tra poco mi lasceranno per la seconda volta.
Ho un brutto presentimento. Preferisco starmene zitto perché non posso farci niente e poi non è il caso di parlarne davanti a Mami che ci osserva da dietro al bancone singhiozzando come se ci vedesse già stecchiti.
Il Paparino ha provato a confortarla accarezzandole la mano di tanto in tanto quando si accorgeva che l’oste era prossima al punto di rottura. Alla fine ha rinunciato dal momento che quel gesto amorevole scatenava proprio la crisi di pianto che avrebbe dovuto scongiurare.
 Sul piano in legno è poggiato, pulito e stirato, con le tasche stracolme di fiammiferi, il giaccone che apparteneva a Furia Buia. Il cacciatore vi posa sopra l’elastico per capelli e il mezzo guanto nero con cui copriva la mano che in un’altra vita gli è stata tagliata. << Non mi è rimasto altro. Il tuo trofeo e la pistola invece >> mi dice << li porto con me. Non posso presentarmi all’appuntamento disarmato >>.
Musashi lascia le due sorellecon annesse fondine. << Non vorrei che finissero nelle mani sbagliate >> spiega sfoggiando la sua solita faccia di bronzo.
Orso adagia con molta cura la katana che gli fu regalata chissà quando e soprattutto da chi ben protetta nel fodero. << Non vorrei si sporcasse >> finge di giustificarsi.
<< Ora tu, Ragazzo >> dichiara il Paparino puntandomi l’indice come la canna di una pistola. << Non puoi pilotare armato >>.
<< Perché lo stiamo facendo? >>. Paziente li avevo osservati deporre le loro offerte sull’altare di stoffa di un giaccone che alla fine di ogni scontro si ripresenta rigenerato. Ora, però, non posso rinunciare a chiedere spiegazioni.
I tre si scambiano un cenno d'intesa, poi osservano l’oste.
<< Quelli che sopravvivono si divideranno i trofei di famiglia >> mi spiega proprio Mami con voce cavernosa e goccioloni di lacrime che colano dal mento.
<< Vedrai che… >> tenta di rassicurarci Musashi prontamente stoppato da un calcio allo stinco tirato dall’omone.
<< Avanti, Ragazzo! >> mi esorta, calmo ma non più sorridente, Furia Buia. << E’ meglio che rimangano, appunto, in famiglia >>.
<< E se venissi con voi? >> domando per guadagnare tempo perché non voglio partecipare a questo rito funebre. << Potrei fare in tempo … >>
I tre cacciatori mi rivolgono la medesima occhiata per ricordarmi che sono comunque il quarto, il più giovane, e che devo obbedire.
<< Cercate di tornare interi >> mi arrendo slacciando il cinturone per mettere sul piatto la mia parte d’offerta.
<< Tu cerca di farcela >> ribatte Orso, << o sicuramente non torneremo >>.
<< Te li affidiamo >> il Paparino si rivolge alla donna che annuisce con le guance rosse e gonfie come gli occhi.
<< E ora andiamo da Kaji! >> schiocca il Biondo dopo aver sbirciato il quadrante del suo supertecnologico orologio da polso. << E’ quasi l’ora dei fuochi d’artificio >>.
<< E quello dove l’hai preso? >> gli chiedo.
<< L’ho fottuto a qualche stronzo della Wille >> risponde senza scomporsi. << Siamo pur sempre in un ipotetico 2030, non possiamo continuare a guardare le stelle o a girare la clessidra >>.
 
*****
  
Nella grande sala riunioni del wunder, adiacente alla gigantesca sala comandi, questa volta la differenza tra gli schieramenti è immediatamente visibile: cacciatori da una parte del tavolo, piloti e ufficiali dall’altra.
<< Manca Misato >> constata perplesso Furia Buia.
<< E’ impegnata >> risponde con aperto fastidio Ritsuko.
<< Sta controllando gli Eva o si preoccupa che il cantiere per le riparazioni sia operativo? >> chiede il Paparino fissandola con scocciante scrupolo.
<< Non sono informazioni che intendiamo condividere con voi >> ribatte la Akagi che, però, di fronte all’alternativa posta dal cacciatore, non ha potuto trattenere un quasi impercettibile, eppure rivelatore (persino per me), scatto delle palpebre.
<< Al cantiere >> conclude il cacciatore.
<< Non chiamarlo così >> si infuria la bionda tinta. << E’ una struttura avanzatissima di… >>
<< Va bene, va bene >> la stoppa il Paparino. << Poi mi spieghi tutto via e mail >>.
<< Questa è nuova >> borbotta Orso.
<< Ci adatteremo >> dice Furia Buia ad alta voce. << Biondo, che ore sono? >>
<< Quaranta minuti a mezzogiorno. Mi piace quest’orologio. A saperlo ne avrei rubati altri tre per voi >>.
<< Novità? >> taglia corto Kaji.
<< Un ultimo refresh prima di dirvi addio >> risponde il ciclope.
Nonostante sia stato il tormentone degli ultimi giorni, quelle ultime parole pronunciate senza emozione mi toccano lo stomaco e spalancano la porta agli spettri delle mie paure. Cerco Asuka che non aveva mai smesso di squadrarmi con la coda dell’occhio e ora gira la faccia indispettita.
Cambio focus e mi concentro sui miei fratelli ancora morso dal triste presentimento che la dea Fortuna non sarà abbastanza potente da proteggerci tutti.
<< Davvero? >> chiede sarcastico Kaji.
<< Parola di lupetto >> sfotte il Paparino. << Credevo fosse chiaro: il mondo a voi, l’universo a noi >>.
<< E Shinji? >>
<< Ragazzo fa quello che dico io >> ringhia Furia Buia.
Conosco le sue motivazioni e, in fondo, mi risultano anche comode. Perciò, non mi costa alcuna fatica, di fronte agli occhi del capo della Wille e alla implicita domanda che veicolano, rispondere maligno e ironico: << faccio quello che dice lui >>.
Trascorrono alcuni minuti riempiti di domande secche e risposte lapidarie su argomenti già trattati. Penso al momento in cui verrò consegnato nelle mani degli alleati e sto male. Fingo di studiare la stanza affinché non si accorgano del mio disagio ed evito accuratamente Asuka che, dal canto suo, ora sembra non volersi interessare al giovane cacciatore che tornerà a pilotare. Makinami invece è una fabbrica di emoticon tanti ne sforna al secondo; è elettrizzata e di tanto in tanto amoreggia con l’orologio del suo plugsuit.
<< Che ore sono, Biondo? >> domanda a voce molto alta il Paparino.
<< Un minuto >>.
<< Che state complottando? >> la Akagi ha intuito qualcosa e inquieta interroga i miei fratelli.
<< Tra poco ce ne andremo >> risponde Orso.
<< E quando ce ne saremo andati >> continua Furia Buia, << Ragazzo sarà di nuovo vostro per un po’ … o per sempre se lo vorrà >>.
Shikinami non sa decidersi se analizzare il mio o il viso del Paparino per decifrare meglio il senso dell’ultima uscita.
<< E’ ora! >> esclama il Biondo dopo aver terminato a mente il conto alla rovescia.
<< Che ve ne andiate? >> ringhia sferzante Kaji.
<< No >> risponde serafico Furia Buia. << E’ ora che facciate sgomberare il vostro, scusa Ritsuko san, cantiere e la sala dei Magi. Tra trenta minuti esatti salteranno in aria >>.
Il capo della Wille è rimasto per tutto il tempo in piedi con la schiena appoggiata alla parete. Ha compreso e scatta in avanti. << Chiii? >> urla.
Ritsuko ci mette una frazione di secondo in più e artiglia la superficie del tavolo. Mari si morde le dita per contenere un’infantile euforia. Io e Asuka non abbiamo capito, forse perché distratti o perché ci mancano una quantità intollerabile di informazioni.
<< Noi >> risponde Furia Buia. << Si tratta di … aiutami Orso. Come si dice in questi casi? >>
<< Sabotaggio, con una “b” e due “g” >> finge di pontificare l’omone.
<< Oh grazie. Non avete bisogno del vostro supercomputer, sapete già tutto ciò che serve. Inoltre, preferiamo essere sicuri che il vostro Eva non sarà immediatamente utilizzabile dopo la vittoria che vi auguriamo caldamente di ottenere >>.
<< Perché? >> domanda Kaji scaricando la frustrazione con un violento pugno sul tavolo.
<< Così, qualunque cosa decida Shinji >> prende la parola Musashi, << dovrete aspettare un po’ prima di essere nelle condizioni di ucciderlo. A proposito, le bombe le ho piazzate io. E’ stato un lavoraccio. Che si sappia almeno >>.
<< Pensavate >> specifica il Paparino << che vi avremmo consegnato l’agnello sacrificale? Non potete nasconderci niente. Hai capito Ritsuko? >>
La Akagi non guarda il ciclope, fissa me bianca di paura e rossa di livore.
Shikinami scorge nel volto dell’ufficiale scientifico la conferma alle parole che le rivolse Makinami la sera del nostro primo appuntamento, fa un passo indietro, come a voler prendere le distanze dai propositi dei suoi superiori, fissandomi con un’espressione che potrei interpretare come il pianto di dolore di una vedova o l’accorato appello di una donna che mi implora di fuggire il più lontano possibile.
Io sapevo già cosa mi aspettava. Mi basta chiudere l’occhio e forzare un paio di respiri per ingoiare il rospo.
Anche Kaji si è ripreso rapidamente, deve aver rifatto i calcoli e ottenuto il risultato sperato. Ghigna con rabbia contenuta verso Furia Buia: << lo sai che dopo toccherà a voi >>.
<< Saremo già lontani >> risponde. << Intanto non dimenticarti che i tuoi uomini obbediranno a loro due >> riferendosi al Biondo e a Orso.
<< Ma volete discutere di questo proprio ora? >> si infuria l’armadio. << E date questo cazzo di ordine di evacuazione >>.
<< La signorina Misato >> scoppio voltandomi verso il Paparino mentre Ritsuko, atteso un cenno da Kaji e attivato l’auricolare che le copre l’orecchio sinistro, inizia a dare disposizioni.
<< Me ne occupo io >> mi rassicura Furia Buia. << Scortali all’uscita. Noi ci vediamo più tardi >>.
<< Strano, vero? >> considera il Biondo.
<< Abbiamo stravolto la vecchia strategia > replica il ciclope incamminandosi con premura verso la porta. << Era prevedibile che ci sarebbero stati imprevisti >>.
<< Che vuole fare? >> chiede Asuka.
<< Si sta adattando, Principessa >> risponde Orso. << Shinji, per favore, accompagnaci fuori >>.
<< Non che ce ne sia bisogno >> interviene il Biondo << ma sarebbe il caso che accendessi il tuo bell’occhietto da diavolo. Tanto per fare scena >>.
Tanto per fare scena è l’espressione che usano i miei fratelli per chiarire che devo (se non se ne occupa direttamente il Paparino) spaventare ma non ferire. Non credo sarà un problema uscire da qui; perciò Musashi mi ha chiesto di farmi notare.
Non me ne frega degli altri, non mi interessa Mari che sembra pronta a stappare lo spumante ma mi vergogno a mostrare ad Asuka l’occhio del cacciatore che si attiva.
<< Aspetti l’applauso >> mi punge Orso colpendomi la gamba.
<< Fanculo! >> sibilo togliendomi la benda. I tessuti si lacerano e il figlio di Furia Buia ora sta minacciando le stesse persone che dovranno accudirlo fino al termine dell’operazione. << E’ come insultare un cameriere prima dell’ordinazione >> sparo una battuta stupida come quella che uscirebbe dal cervello bacato del Paparino per distrarmi e non cogliere la sua reazione. << Mi sa che anche la benda dovrò donarla ai morti >>.
 
<< Perché diavolo mi avete chiesto di attivarmi? >> imbarazzato e infastidito mi rivolgo indifferentemente a Orso e al Biondo appena raggiunto il confine del villaggio. << Non era necessario >>.
<< Si, invece >> contesta l’armadio. << Dopo il casino che abbiamo combinato Ritsuko non si fiderà del piano che ha approntato per farti fuori. E per prima cosa potenzierà il collare >>.
<< A maggior ragione, quindi. Per quale motivo … >>
<< Perché nel tentativo di potenziarlo >> mi spiega il Biondo << inserirà una particolare combinazione sonora che riuscirai a disattivare proprio con il motivetto che ti abbiamo insegnato. Il primo, non confonderti! >>
<< Mi raccomando >> continua Orso, << non steccare. In pratica un fischio salverà il mondo >>.
<< E riporterà finalmente a casa Lessie >> il Biondo ride della sua stessa freddura.
<< D’accordo e dopo? Se… se decidessi di restare o di tornare prima? >>
<< Come? >> chiede Musashi portando una mano all’orecchio.
<< Dice che non è sicuro di voler venire con noi >> traduce Orso.
<< Non dirmi che vuoi restare? >> mi chiede sorpreso il Biondo.
<< No, non intendevo questo >> corro ai ripari. << Ma avete detto che il vostro obiettivo era garantire la mia sicurezza qualunque scelta avessi fatto. Non ci arrivo >>.
<< Ah, scusa. Allora abbiamo capito male >> Musashi finge di credermi. << Il fatto è che quando resteranno senza Eva disponibili, sapendo che sei forte almeno quanto il Paparino (ecco il perché di quella messa in scena. Aveva lo scopo di suggestionarli) e conoscendo il debole che hai per la Principessa, cercheranno di comprare il tuo favore. Dimenticheranno che sei il pericolo pubblico numero uno e troveranno più comodo considerare noi come i cattivi che ti avevano plagiato >>.
<< Così non avresti problemi a restare >> riassume Orso.
<< Ah. Contorto ma ha senso >> rifletto. << Però, perché davanti a lei? >>
<< Non avevamo previsto neanche questo >> mi dice Orso. << Stavolta stiamo andando un po’ a tentoni, mi dispiace >>.
 
Furia Buia ci raggiunge alle terme. Ha le nocche delle mani insanguinate.
Orso smette di far uscire cerchi di fumo dalla bocca e passando il sigaro al Paparino gli chiede: << Che hai fatto alle mani? >>
Il cacciatore aspira un paio di volte poi risponde: << non è sangue mio. Stavo cercando di portar via Misato ma Makoto e Shigeru si sono intromessi forse temendo che volessi farle del male >>.
<< E li hai uccisi? >>
<< No ma non c’era tempo e ho dovuto stenderli >>.
<< La signorina Misato ora è al sicuro? >> Corpo e voce sottolineano la mia apprensione.
<< Lei sta bene >> mi rassicura. << Mi è bastato spiegarle la situazione. A parte qualche mugugno e una sfilza di rimproveri mi ha seguito senza fare storie >>.
<< Che fortuna sfacciata! >> esclama il Biondo.
<< Lo sapete che in qualunque mondo la signorina Misato … come la chiama Ragazzo, ha un debole per me >>.
<< Che sollievo! >> esalo stravaccandomi a terra. << Per un attimo ho temuto… >>
Un terrificante boato fa tremare la terra e fischiare le orecchie, un secondo altrettanto potente lo segue di poco.
<< Porca puttana! >> gongola il Biondo. << Questo si che fa scalpore >>.
<< Ma quanto ne hai messo di esplosivo, stronzo? >> grida Orso che cerca invano sollievo schiaffeggiandosi le orecchie.
<< Il necessario >> risponde Musashi che tra noi sembra aver risentito di meno degli effetti dell’esplosione.
<< Ehi, Unabomber >> si incazza Furia Buia, << il wunder deve volare, altrimenti siamo fregati >>.
<< Dovevamo attenerci al vecchio piano >> reagisce il Biondo.
<< Dovevamo regalarti un cervello >> replica il Paparino.
<< Asuka >> scatto in piedi … al terzo tentativo.
<< Non facciamoci prendere dal panico >> mi ammonisce Furia Buia. << Dorothy, attiva la vista secondaria e vieni con me >>.
<< Fottiti! >>
<< Scherzavo. Ok, Ragazzo, ci piazzeremo a non meno di cento metri di distanza, non più vicino. Ehi dove scappi? … Va bene, io copro il lato ovest, tu quello opposto >>.
<< Roger >> ruglio zigzagando tra gli alberi.
<< Attenti a non farvi notare >> si raccomanda ancora l’omone << o vi spareranno addosso >>.
 
*****
 
<< Non preoccuparti, Shinji! >> il Biondo poggia le mani sulle mie spalle. << Non oseranno torcerti un solo capello. Al massimo ti fisseranno come se fossi il più schifoso tra i lebbrosi >>.
<< Quindi, per te non dovrebbe essere una novità >> attacca l’omone che ha gli occhi lucidi. << Tanto nessuno è morto e l’Enterprice è ancora operativa … per fortuna >> chiosa guardando storto Musashi.
Di nuovo vicino al nostro ponte, a pochi metri dai due assi che segnano il vero confine, per noi cacciatori, tra il dentro e il fuori e che permettono ai due bordi del piccolo canyon di incontrarsi, ora che devo salutarli per la seconda volta avverto nitida la sensazione che si stia consumando una sorta di tradimento anche se non capisco ai danni di chi.
<< Potrei … >> esservi d’aiuto.
Non ce la faccio a terminare la frase, tanto non mi permetteranno di seguirli.
<< Dobbiamo farcela >> afferma con decisione il Paparino riassumendo tutte le nostre speranze e i relativi timori. E’ emozionato ma almeno ha ripreso a nasconderlo come faceva prima di innamorarsi e, soprattutto, di ricordare.
<< Non farci preoccupare, Ragazzo >> mi dice Orso abbracciandomi a lungo. << Ci vediamo dall’altra parte >>.
<< Cerca di svegliarti, giovane Corvo >> tocca al Biondo non appena l’omone smette di sbrodolarmi addosso. << Così ci racconterai parecchie cose. E non fare come al solito… >> anche lui si commuove << che riduci una vita intera ad un telegramma >>.
<< Non capisco, perché siete tristi? >>
<< Non è tristezza, è fifa >> scherza Musashi ma stavolta non riesce a sembrare convincente.
<< Ora dipende da te, Ragazzo. Ricorda tutto ciò che hai imparato >> mi dice Furia Buia porgendomi la mano.
<< Non mi avete detto dove ci incontreremo >> gliela stringo.
<< Noi non torneremo al villaggio, perciò prendi i nostri trofei e raggiungici ai confini della regione, nella casa dei nostri ultimi amici >>.
<< Perché dove andremo? >>
<< Attraverseremo il deserto per capire se oltre c’è vita >>.
<< Papà >> continuo a tenergli la mano e sbircio oltre lui figurandomi proprio il deserto che circonda come un anello il nostro territorio, << lì c’è un posto che ci attende? >>
<< Domanda complicata >> risponde. << Se per posto intendi l’identità che ti può dare un ruolo o il riconoscimento degli altri, ne troverai quanti ne vuoi, anche rimanendo qui. Chiediti però se ne vale la pena, sempre. Considera che stai per pilotare un Eva e, se filerà tutto liscio, sarai amato come un eroe… finché dura. Così è accaduto in passato e non mi pare che tu abbia trovato la felicità.
<< Se per posto, invece, intendi una casa, puoi trovarla dappertutto e sai che proprio qui ce n’è una già pronta per te. Tuttavia, per esperienza, posso dirti che la tua casa non la trovi, la porti con te o ti porta con sé >>.
<< Ti odio quando non ti fai capire >>.
Il Paparino si mette a ridere. << Se vuoi capirmi, allora devi promettermi che, quando vedrai per terra un cerchio scuro che non dovrebbe esserci, una specie di buco nero, dopo esserti assicurato che non si tratti di una trappola, saltaci sopra. Scoprirai che è solo un’ombra e allora saprai di aver fatto un passo importante >>.
<< Ci vediamo dall’altra parte allora >> pronuncio la formula di Orso e ritiro la mano.
Furia Buia mi abbraccia e la voce trema: << lo spero >>.
 
I cacciatori attraversano il ponte e credo non si volteranno. << Ho un orribile, orribile sensazione >> butto fuori il peso che ho nel cuore. Mi giro verso il villaggio e scorgo la sagoma del wunder che mi attende. Torna ad affacciarsi la paura per il futuro che si mescola al terrore di tutti i miei passati. << Ora sono di nuovo un pilota e sono nelle loro mani. Tutta questa fatica per tornare al punto di partenza >>.
Mi aggredisce la tentazione di fare dietro front e aggregarmi alla mia famiglia per vincere o morire insieme a loro. Non faccio in tempo a cedere che sento nitida la voce di Furia Buia raggiungermi come un vento fresco. << Non avere paura, Shinji >> mi dice.
Andrà tutto bene. Seguo la direzione del vento e vedo il Paparino con una mano sul petto e… << hai gli occhi rossi >> esclamo sbigottito. << I tuoi occhi sono rossi ... entrambi >>. Com’è possibile? << Chi siamo? >>
<< Ricordi? >> urla come se mi avesse letto nel pensiero. << Siamo come fratelli >>.
 
La mia famiglia ormai è sparita, inghiottita dallo spazio. Ho atteso fino a quando ho potuto illudermi di vederli. Cerco le armi del Paparino per ancorarmi a qualcosa ma le mani scivolano a vuoto. << Non si tratta di tornare indietro >> mi dico << ma di fare un passo in avanti >>. Mi volto di nuovo a guardare la casa che mi ospiterà per qualche giorno o per tutta la vita. Non posso neanche togliermi la benda, vorrà dire che farò senza. << Fanculo, tentiamo! >>
 
Vicino alla locanda, semi nascosta dietro uno degli ultimi alberi che mi separano dal centro abitato, c’è Sakura appoggiata ad un tronco che versa lacrime e singhiozza. Voleva rivedere un’ultima volta il Paparino ma non ha trovato il coraggio di andare fino in fondo. La capisco benissimo.
Mi fermo per salutarla, forse anche per provare a confortarla sebbene non saprei cosa dirle, né se ho il diritto di dirle qualcosa. Sakura, che non si era accorta del mio arrivo, si risveglia dal suo mondo di tristezza per inquadrare lo sconosciuto a pochi metri da lei. Sgrana gli occhi teneramente lucidi e spalanca rapidamente la bocca.
<< Sakura >> scandisco il suo nome mentre cerco altre parole.
Suzuhara abbassa lo sguardo e trema; intreccia le mani sul grembo e, dandosi la spinta con i reni, si stacca dall’albero a cui era appoggiata. Se ne va in silenzio, rannicchiata nelle spalle, e con l’espressione di chi finge di non vedere i fantasmi.
<< Cavolo, devo assomigliargli davvero tanto >>. 
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Notte tra il secondo e il terzo giorno al villaggio.
<< Sei sveglia? >>
Quando Furia Buia verifica che Kuchinawa stia ancora dormendo.
 
 
<< Questo tetto continua ad essere sconosciuto >> rifletto fissando il soffitto di quella che, se non fosse ormai territorio di Soryu, un tempo avrei reclamato come la mia dimora. Fa caldo e sono ancora sudato ma ho ripreso a respirare normalmente. Appena sotto la grande finestra, un po’ sulla sinistra, Asuka riposa girata su un fianco. Anche lei sta recuperando da una piacevole fatica.
Succede ogni volta: niente coccole dopo. Scommetto che anche con un’amante occasionale potrei almeno scambiare due parole o andarmene salutandola con un bacio. Non posso lamentarmi troppo perché non riesco a non desiderarla, perché ci sono abituato e poi in questo momento la luce della luna rischiara la camera da letto.
Asuka per il caldo non si è neanche coperta con il lenzuolo leggero. Analizzo i dettagli concedendomi tutto il tempo del mondo poiché non devo considerarmi un mostro e, se mi chiamassero pervertito, risponderei: << fottetevi! Avete ragione >>. Seguo le onde dei capelli lunghi che, nonostante il casino che abbiamo combinato, riposano ben acconciati sul cuscino, sul materasso, sul suo corpo lasciando ben visibili le parti più interessanti e una porzione della spalla che ora occulta la vista ad un seno generoso.
<< Certo, è vero che ho una fissa per i davanzali >> mi dico, << però che culo! >>
Questi anni non mi hanno certo aggiustato la testa ma hanno rafforzato il mio corpo, più di quanto sperassi. L’animale che fuori uccide qui dentro si sveglia, sempre di notte, e mette a dormire tutti i pensieri inutili e caccia in malo modo tutti i turbamenti del mondo.
Nonostante le difficoltà di quest’ultimo anno, già da un po’ abbiamo eliminato il pericolo di morire d’inedia. Sono allenato, ho venticinque anni, non sono più dannatamente sotto peso e ho ancora fame.
Striscio lentamente sul coprimaterasso per posizionarmi su un fianco e raggiungerla, prendendo a calci una porzione di lenzuolo che si era attorcigliata ai piedi.
Nuovi e altrettanto gradevoli dettagli impressionano il mio occhio. La sua spalla non è più un ostacolo, il seno è visibile e non basta ad Asuka tenere steso un braccio per coprirlo. Il naso che termina a punta, quelle labbra sottili che un giorno potrebbero schiudersi per ricambiare un bacio, quando troverò il coraggio di fottermene del suo rifiuto, persino le lentiggini che le chiazzano il viso fino a lambire una guancia che aggiunge un senso di rotondo alla spigolosità degli zigomi. Tutto questo mi appare e devo tacere a me stesso che è ancora più bella di quando l’ho conosciuta.
Niente baci, quindi, niente abbracci. Con la mano sposto delicatamente i capelli che le proteggono il fianco. Scendo fino alla vita, lentamente per studiare le sue reazioni, assicurandomi che il contatto non lasci dubbi sulle mie intenzioni. Le ho appena posto una domanda e cerco di comprendere quale sarà la risposta. La mano ora è ferma lungo la vita snella con le dita che puntano in direzione di un grembo liscio e invitante come la più splendida delle regge. Preme leggera la mia mano pronta ai nastri di partenza come tutto il mio corpo.
Non le chiederò vuoi fare all'amore con me?, perché il, termine amore tra noi è tabù e mi direbbe di no. Vorrei tanto sussurrarle all’orecchio le parole giuste, quelle che il mio cuore mi suggerisce ma con lei parlare è sempre un rischio e io devo giocarmi le carte migliori se voglio unirmi ancora alla mia splendida rossa che brilla di sudore alla luce di Selene.
Non le chiederò vuoi scopare con me? perché, anche se in fondo è proprio quello che facciamo, non le piacerebbe sentirselo dire. O, meglio, lo preferisce all'altra espressione ma, qualora non le andasse di farlo o avesse deciso di rifiutarmi, non si farebbe scrupoli ad usare la crudezza della frase come pretesto per cacciarmi. A me, invece, semplicemente non piace perché non rende l'idea di ciò che per me significano queste occasioni di unione desiderate non soltanto dai sensi.
Vorrei che fosse più una danza che una lotta, vorrei scoprire che dalla relazione tra due come noi può nascere l’armonia, che c’è un posto per me nel suo cuore e che in questi anni sono riuscito a creare un posto per lei nel mio.
Inutile pensarci. Ciò che conta è che la desidero.
In realtà non mi conviene dire niente se non recitare l'unica formula che col tempo abbiamo trovato più comodo adottare. Le chiederò se è sveglia. Sarei obbligato a porle questa domanda anche se la vedessi ballare sul materasso.
Se risponde si, vuol dire che va anche a lei; se risponde no, sarà meglio che mi prepari a passare il resto della notte fuori casa. Qualche volta mi permette di arrivare a questo punto solo per il gusto di dirmi di no e ora le possibilità di successo sono scarse visto che l’abbiamo già fatto.
Annuso i suoi capelli e mi concentro sulla sensazione del suo corpo ormai attaccato al mio per ricordarmi perché vale la pena rischiare una notte all'addiaccio. Poggio le labbra sul braccio scoperto per acquisire altre informazioni.
Sento Soryu inghiottire la saliva. Il suo respiro si fa profondo e rumoroso e deve ricorrere anche alla bocca per riempire i polmoni. Sono ottimi indizi.
Alla fine mi decido: Tentiamo!
<< Sei sveglia? >> formulo la fatidica domanda con le labbra incollate alla nuca.
Alcuni interminabili secondi passano mentre lambisco la spalla e il braccio con baci più affamati e sicuri.
Asuka apre gli occhi e guarda fisso davanti a sé. << Si >>.
Il vento bussa alla finestra. << E se alla fine provassi a baciarla >> mi possiede un sogno, << anche solo per augurarle la buonanotte? >>
 
 
 
Il premio in palio e il prezzo da pagare
<< LA MIA VITA!!! >>
Quando, nell’universo denominato “Shikinami”, Shinji e Asuka danzano insieme … due volte e finalmente il ragazzo prende una decisione.
 
 
<< Dio, che schifo! >>
Mancano due giorni all’alba e scarico lo stress vomitando in onore della dea Fortuna davanti alle nostre terme. Questa volta il Paparino ha toppato alla grande. Mi ci vuole più tempo per riabituarmi all’entryplug, all’immersione nell’lcl e a quella indescrivibile sensazione di dilatazione, quasi di dispersione, che mi provoca da sempre l’avvio del processo di connessione neurale con lo 01. Non bastano tre giorni per rivestire i vecchi panni del pilota a cui associo tutti gli errori e i difetti possibili. Furia Buia sostiene che sono ripartito proprio da questo genere di inferno, allora perché sono costretto a tornarci?
Ritsuko e la signorina Misato hanno assistito impassibili alla mia pessima performance che, in un paio di occasioni, è degenerata al punto da richiedere un intervento esterno per impedire al mecha di rigettarmi. Ho percepito chiaramente la voce di Maya che commentava: << se continua così, non solo quello stronzo non ci servirà a niente ma non sarà neanche necessario il collare >>.
Già, il collare. Ne indosso uno identico a quello che è costato la testa di Kaworu. Se i miei fratelli hanno ragione si tratta di una catena provvisoria; forse stanno raccogliendo dati proprio in questo momento per realizzarne uno più adatto al diavolo che deve strozzare.
In ginocchio, con le braccia stese per non collassare sul mio stesso vomito, combatto strenuamente contro le sensazioni di solitudine, di impotenza, di abbandono, di vulnerabilità. Il fatto che sia in cima alla catena alimentare non mi fa sentire né al sicuro né più forte. L’altro Shinji non risponde al telefono e io devo compiere una missione, una parte almeno, facendo e incarnando ciò che mi suscita ribrezzo, ancora una volta costretto a guardare allo specchio le mie paure, di nuovo preda dell’ansia.
<< A questo giro mi tocca cavarmela da solo >> mi dico dopo aver sputato. << Pensa a loro che stanno rischiando la vita e non fare il bambino! >>
<< Dovrai fare di meglio, molto meglio >>.
Shikinami è dietro di me. Ero talmente turbato che non l’ho percepita avvicinarsi e sono così fuori asse che soltanto il principio di un nuovo conato mi impedisce di risponderle male. Ricaccio nello stomaco ciò che cercava di uscirne e rispondo sfiancato: << lo so >> che sei preoccupata anche per me o almeno spero.
<< Non condivido il piano che hanno elaborato. E’ pieno di incongruenze e in alcune  parti sembra addirittura improvvisato. E’ stupido affidarsi unicamente a te >>.
<< Mai che si possa fare affidamento su uno stupido come Shinji, non è vero? >> le rinfaccio sedendomi sui talloni, sempre dandole le spalle, incurante del fatto che quelle sono le parole di Soryu
<< No … non intendevo questo >> rincula la rossa. << E’ evidente che non sei pronto >>.
<< Ciò nonostante sarò pronto >> mi auguro. << Ho soltanto un’occasione e non posso fallire.
<< Ne sei sicuro? Sembri a pezzi >>.
<< Ero a pezzi anche la sera in cui ho ucciso la prima volta, ricordi? Eppure sono qui >>.
<< Stiamo parlando di pilotare un Eva, stiamo parlando di salvare il mondo >> si infuria << non d … >>
<< … Di sporcarsi le mani come un comune mortale >> concludo, naturalmente a modo mio.
<< Forse se accettassi di indossare il plugsuit… >>
<< Non accadrà mai, Asuka. Se devo morire >> mi è indifferente per mano di chi << sarà con i miei vestiti >>.
<< Pensi solo a te stesso, come al solito >> sento il suo ringhio.
<< Così sei abituata a vedermi. Se davvero servisse accetterei la divisa del pilota ma sappiamo bene entrambi che non ne ho bisogno >>.
<< Abbiamo fatto un bel passo indietro >> constata Shikinami.
<< Di nuovo alla distanza sbagliata >> rispondo martoriandomi, non visto, le mani. << Eppure ti avevo detto che sarei stato costretto a fare delle scelte >>.
<< E’ davvero questo che desideri? >>
<< No, Asuka, io desidero restare >> confesso.
<< E allora perché non resti? Non vuoi vivere in pace? Abbiamo trascorso una vita >> come infervorata alza la voce << in mezzo alla tempesta >>.
Soryu! Ma si, proprio in questo punto, appena un passo più avanti dove ristagna il cibo che avevo mangiato, ho giurato di accettare gli indizi di questo mondo, di accettarne la verità nonostante mi mancasse la comprensione. E ho giurato dopo aver lottato contro la Tempesta. Quella non me la sono inventata, non l’ho sognata, non me l’ha raccontata Furia Buia. Come ho potuto prendermi in giro?
<< Mi sento morire solo al pensiero >> le dico, << ma devo farlo o non troverò pace. Devo seguire i miei fratelli >>.
<< Perché? Capisco che li vuoi bene ma tu mi ami[37] … Cioè, mi vuoi bene, vero? >>
<< Più di quanto possa accettare >> rispondo in lacrime.
<< E allora puoi decidere per conto tuo. Il tuo Paparino non dovrebbe costringerti a… >>
<< Asuka, nessuno mi costringe >> attivo l’occhio destro e apro il sinistro. << Non scaricherò la colpa su di lui. Io devo andare anche non mi piace anche se non amo questa alternativa, devo perché >> mi volto << io… >> ho più fiducia in Furia Buia che in te << io sono pazzo e me ne assumo la responsabilità >>.
Shikinami non reagisce bene ai miei due occhi rossi e alla piccola lingua di sangue che cola dal sinistro. Distoglie lo sguardo facendo un passo indietro. Soffia via l’impressione e torna su di me. << Almeno mi hai risparmiato la parte peggiore dello spettacolo >>.
<< Scusami ma mi era stato ordinato di farlo. Tu puoi capirmi. Anche da noi esiste una gerarchia >>.
<< Ancora con questa storia di Soryu, ho ragione? In che modo posso farti capire che io non sono lei? Io sono io >> pronuncia battendosi il petto come fa quand’è particolarmente animata.
<< Non ho mai avuto dubbi su questo >>.
<< Anche tu sei tu >> incalza avvicinandosi. << Non sei Furia Buia >>.
<< Non ho mai avuto dubbi neanche su questo >>. Gli occhi sono accesi ma la mia personalità non ne risente. Mi è simpatica Shikinami, mi è simpatico questo Shinji. Il problema è che non bisogno di conferme. Sono andato oltre e ora ho urgenza di sapere chi sono realmente, chi sia davvero quell’io che Asuka agita come una verità compiuta forse con troppa superficialità.
<< Se in cuor mio non sapessi >> riprendo a parlare dopo aver dedicato alcuni secondi ad ammirarla in silenzio << che tu puoi essere realmente Shikinami e che al tempo stesso sei tutt’uno con Soryu, semplicemente guardata da un punto di vista diverso, come direbbe proprio Furia Buia; se la mia follia non fosse così potente da impedirmi di fuggire, allora non avrei dubbi. Mi strapperei di dosso l’altro Shinji che amo come un fratello gemello, che è me guardato da un punto di vista diverso, e gli direi: va’ tu! Vai a cercare la tua Soryu e lasciami con la mia Shikinami fino a quando lei mi vorrà. Anzi, parlerei così anche al Paparino e gli urlerei: cerca da solo la donna che ami e lasciami qui con la ragazza che desidero! >>  
<< Lui mi … >>. Asuka cede allo stupore e a uno stato emotivo che tradurrei come imbarazzo. Prontamente si ricompone e, con le guance vermiglie, dice: << però anche tu hai appena confermato che è una follia >>.
<< Sì >> per lo stesso motivo che ha spinto Furia Buia ad accollarsi la mia per un po’. << Sono stanco di sognare, Shikinami, sono stanco di fare incubi. Preferisco seguire una follia che costa tutto il mio tesoro piuttosto che passare un’intera vita a mordermi le mani per ciò che non ho fatto >>.
<< Te ne andrai per sempre allora? >>
<< E se fosse soltanto per il tempo necessario? Se tornassi? >>
<< Potrebbe essere troppo tardi. No, sarà certamente troppo tardi >> risponde con una durezza appena mitigata dal tremore delle labbra subito frustrato da un moto della volontà. << Io non ti aspetterò >>.
Abbasso la testa e mi accorgo solo ora di averle parlato stando in ginocchio. La ferita che le sue parole hanno aperto si tramuta in un impulso a liberare una risata inquieta e scomposta. Resisto e con gli occhi di nuovo sul mio grazioso bersaglio, mi rialzo asciugandomi la bocca e la faccia con le maniche della maglia nera. << In quel caso mi abituerò ad una nuova cicatrice, soffrirò per il rimorso ma, al diavolo, mai più per un rimpianto perché, anche se non ci credi, in un modo o nell’altro io sto cercando proprio te >>.
<< Io sono qui >> dalla Second esce un gemito.
<< E allora, se ne avrò la possibilità, busserò ancora alla porta del tuo cuore >> sibilo con la gola in fiamme.
<< Io non ti aprirò >> sussurra.
<< E io continuerò a bussare e poi mi siederò davanti alla tua porta >> replico raccogliendo quel po’ di fiato che è sfuggito al rastrellamento del dispiacere. << E attenderò che tu mi apra anche se lo farai per dirmi che è troppo tardi >>.
<< Perché? >>
<< Perché forse non mi è rimasto altro >>.
<< Shinji >>. Quella di Shikinami mi arriva come l’eco di una supplica.
<< Mi dispiace, Asuka >> le dico con il viso solcato da lacrime umane e divine che accentuano un sorriso disperato << avrei tanto voluto offrirti una vita migliore. La meriti più di me >>.
 
La mia mente ha scelto ma manca qualcosa, mi manca il parere o il benestare del cuore. Lui è ancora indeciso.  
 
*****
 
E’ la notte prima dell’alba e il mio corpo è a mollo nelle acque calde delle nostre terme. Intorno a me è buio e i miei sensi, ordinari e non, riposano cullati dal ribollio della vasca naturale che, per virtù dei minerali che la compongono, eccitata dal calore proveniente dalle profondità di questa strana e misteriosa terra, riluce come un faro per indicare il tragitto sicuro ai naviganti.
Il firmamento mi avvolge come un immenso lenzuolo dai disegni sgargianti. Non mi importa che la mappa del cielo un giorno sarà riscritta. Il mio cuore non ha ancora risposto alle domande della mente e intona lamenti alla notte ricordandole che non stende il suo velo soltanto per coprire gli occhi di chi ha sonno o sta morendo. Suo compito dovrebbe essere anche proteggere la discrezione degli amanti, difendere i loro incontri tenendoli nascosti agli sguardi indiscreti del mondo.
Sono solo, immerso nelle acque calde delle nostre terme, nel punto più comodo, lì dove posso poggiare la schiena e le gambe senza conoscere asperità, lì dove la natura sembra aver creato un pavimento liscio, quasi morbido come un materasso. Le imperfezioni sono impercettibili e riesco a sognare che siano i tasselli di un bellissimo mosaico che adorna il fondo della vasca.
<< Anche qui due innamorati possono godersi il loro momento >> ragiono ad alta voce pensando alle parole che mi rivolse il Paparino dopo quell’assurdo scontro in cui mi venne insegnato come risolvere il dilemma del porcospino.
Peccato che non ci sia nessuno con me! Trovo, però, sollievo nel constatare che non sono affranto come mi è capitato dopo aver subito in pieno la furia di un’Asuka tradita e delusa dall’indecisione del suo Shinji. No, in parte credo di aver rimediato rivelandole il mio amore e la mia follia.
<< Perché non mi aiuti? >> interrogo il cuore o l’altro Shinji, non so perché immaginando entrambi con le sembianze di Furia Buia.
Poche ore all’alba, eppure non ce la faccio a pensare alla gravità del compito che mi attende. Non sto fuggendo dall’ansia, semplicemente non riesco a dare il giusto valore alla salvezza del mondo. Anzi, è come se tutte le grandi questioni, le prove supreme, persino il sommo bene e la somma felicità fossero costruzioni della fantasia, fantasmi che evochiamo ma a cui è bene non offrire completamente e troppo facilmente la propria anima.
Il mio universo si concentra su una scelta che ho fatto ma non con tutto me stesso e che, perciò, non può ancora dirsi definitiva. << Paparino, se conoscessi il tuo amore, forse saprei >> sospiro prima di abbandonarmi lasciando che la testa venga sommersa dal tepore umido dell’acqua dolciastra.  
Trattengo il respiro ed apro il mio occhio per osservare, finché il bruciore è sopportabile, le stelle che ondeggiano in questo piccolo e fluorescente lago caldo.
Mi siedo riemergendo con il busto, mi appoggio ad una parete liscia e passo le mani tra i capelli ormai lunghi indugiando sulle punte, come se mi preparassi a raccoglierle in una coda lunga come quella che sfoggia Furia Buia.
Avverto un rumore alla mia destra e lo strusciare di tessuti.
<< Non guardare! >>  l’ordine proviene da Shikinami.
<< Che… che ci fai qui?  >> balbetto rannicchiandomi con le braccia stese in avanti e le mani aperte a copertura della mia centrale.
<< Non parlare! >> risponde. Sento e percepisco l’acqua che si sposta per accompagnare i suoi movimenti e fremo immaginando il suo piede che affonda portando con sé la gamba e poi…
Deglutisco a forza e dimentico come si respira. Due colpi di tosse suonano come un motore che singhiozza, mi aiutano dividere nella gola l’aria dall’acqua e a prepararmi.
Asuka mi raggiunge nuotando lentamente, ventre in giù, nell’acqua bassa solo con la testa scoperta. Un’inutile precauzione poiché siamo nell’occhio di un faro e il suo corpo nudo riluce come una scultura rosa e rossa nel biancore di una grande lampada. I capelli lunghi assecondano il fluido che si richiude al passaggio e si stendono come tanti filamenti color ambra ordinati a monte dai fermagli rossi che la rendono riconoscibile da distanze siderali.
Si ferma davanti a me puntandosi sulle braccia per mostrarmi il viso, il collo e il petto fino all’attaccatura del seno. Seguo l’istinto di concederle spazio e spingo la schiena contro la roccia. Un altro istinto si ribella e cerca di trascinarmi verso Shikinami.
<< Perché sei qui? >> le chiedo mentre il viso avvampa.
<< Ti faccio paura? >> ribatte con un tono basso e profondo che sembra sgorgare dal centro della terra insieme all’acqua calda. Mi fissa come se volesse sfidarmi, stira la posizione per nascondere un tremolio che i miei sensi animali interpretano facilmente.
<< No, non mi fai paura. E tu… >> mi fermo a causa del fiato che si frantuma << hai paura di me? >>
Asuka scuote nervosamente il capo. << No >> afferma orgogliosa mettendosi carponi prima di rizzarsi con un colpo di reni per poi risedersi sui talloni.
Espiro anche l’anima, scosso da spasmi incontrollabili che si tramutano in un prolungato fischio nelle orecchie e nella testa.
Asuka poggia le mani sui fianchi per mostrarmi fiera il seno che emerge dallo specchio d’acqua calda ma le sue guance pallide, chiazzate di rosso, raccontano una storia diversa proprio come gli occhi che guardano da un’altra parte. La mia vista, invece, ha ben chiaro il suo obiettivo. Si perde nella percezione dell’intero e si ritrova nei dettagli che assaporo con calma come un dolce particolarmente gustoso. No, io non scappo, ho già avuto due occasioni per fuggire e non l’ho fatto. Seguo le gocce che scendono dalla sua gola e dalle spalle e percorrono le rotondità del seno fino a riversarsi su un solco che …
E’ una cicatrice quella che vedo attraversare in lungo l’addome vicino al fianco sinistro e che si era già affacciata per sbirciarmi durante il nostro primo e per ora unico appuntamento. Senza malizia cedo alla tentazione di toccare il trofeo poiché lo riconosco.
Asuka contiene un sussulto quando le dita iniziano a percorrere delicatamente la pelle tesa e livida come quella che tiene insieme la parte sinistra della mia faccia. << Soryu >> penso, << questa è la cicatrice della signorina Misato. Anche tu le volevi bene, vero? >>.
<< Questa… questa >>. Il respiro si rompe e Asuka perde un po’ della sua sfrontatezza.
<< Hai combattuto tanto >> bisbiglio accollandomi un altro po’ della sua pazzia.
<< Io non ti aspetterò >> Shikinami ha l’occhio spalancato, la sua iride sembra profonda migliaia di leghe e la pupilla ne mangia l’azzurro. Ancora una volta i suoi occhi smentiscono la lingua.
Se solo non avessi dato troppa importanza alle parole. << Lo so >> rispondo annegando nelle mie emozioni amplificate, conteso tra il desiderio di averla e quello di non andare oltre per non farle del male. Con la mano risalgo il suo braccio e raggiungo la spalla prima di iniziare la traversata in un fiume di capelli.
<< Domani… >> Asuka posa la sua mano sul mio braccio indecisa se accarezzarlo o bloccarlo. << Domani potresti… potremmo morire >>. Dalla bocca esce una voce un po’ lamentosa e irrequieta che come cenere incandescente entra nella mia e appicca il fuoco.
Mille pensieri allora si svegliano e in tal modo scatenano tutti i turbamenti del mondo che tentano di assordarmi con il loro frastuono. Attaccano il cucciolo di incendio per togliergli l’ossigeno e ucciderlo ricordandomi che sarebbe immorale accettare l’invito di questa donna di miele travestita da ragazza. Sarebbe ingiusto poiché il mio cuore non si è espresso, sarebbe stupido poiché le parole che ci rivolgiamo ingannano. La mia doppia natura si lacera e duplice riverbera a contatto con le due forme di Asuka. Il muro della separazione non mi è mai sembrato tanto insuperabile. Voltare le spalle non serve poiché ad attendermi vi sono i miei rimpianti, andare avanti costa innanzitutto la perdita di ogni difesa. Se riuscissi a prendere una maledetta decisione, se riuscissi a rimanere con Shikinami e a salvare Soryu senza dover muovere un singolo passo, se…
E baciala, stupido!
 
L’altro Shinji si è stancato di sussurrare i suoi consigli e mi strappa dalle grinfie della paura urlando come aveva fatto Furia Buia.
Come riemerso dalle acque, torno a guardare la mia Asuka e do cento volte ragione a me stesso perché stavo per rinunciare ad un bacio. Il fuoco resiste agli aguzzini, trova ossigeno e crepita e si espande.
<< No, Asuka >> boccheggio euforico mentre il corpo si dimostra disciplinato e con calma copia la posizione di Shikinami. << Io non morirò… domani >> le dico avanzando con il busto e carezzandole con le dita il viso e il mento e il collo per essere certo che non sia un miraggio. << Io morirò tra cent’anni >> inspiro l’odore di Shikinami accostandomi tanto da sfiorare la sua bocca. Il fuoco diventa incendio indomabile e sento montare la rabbia di migliaia di vite che chiedono giustizia[38]. << Io non voglio rimpiangerti >> io non rimpiangerò questo momento. Le mani si aprono per accogliere il suo seno.
<< Che fai? >> Asuka quasi non respira, mi prende per i polsi ma non mi scaccia. Le sue narici riprendono a lavorare e ora sono mantici che soffiando mi fanno il solletico e alimentano il calore delle fiamme.
Ho già attraversato questo muro. L’ho già fatto in questa vita. << Non esiste la colpa, Shinji >> mi insegno. << Il dolore ama la gioia e cammina al suo fianco. Il futuro non è scritto e, anche se lo fosse, sono stanco di soccombere alla paura >>.
Chiudo l’occhio e supero la barriera baciandola con tenerezza. Arrossisco per l’imbarazzo come se fosse il nostro primo bacio. Anche Asuka, che pure sembra la più sicura, sembra sorpresa e ci mette qualche secondo prima di decidersi e aprire le labbra non più sottili. Intreccio le mie mani alla sue affinché non ostacolino il nostro cammino.
<< Asuka >> rido spaventato, talmente vicino che le punte dei nostri nasi continuano a baciarsi, << mi lascio infilzare >>.
Mi tuffo per assaporarne le labbra e baciarla ancora ed ancora senza concederle il tempo di capire, né concedere tregua al baccano nella testa. La stringo fino a schiacciarla contro il mio petto e do corpo e voce aldesiderio ricoprendola di carezze dolci e impazzite.
Non servono parole, quelle dividono. Le parole partoriscono fraintendimenti, le parole sono come gli assi del ponte dei cacciatori che, unendo due lembi di terra, li tengono distinti segnalandone il confine. No, io voglio essere il viaggiatore che attraversa il ponte per concludere il cammino tra le braccia dell’amata.
Sopra le acque Asuka educa la mia fame cedendo ai baci e rallentando con pazienza la mia lingua per insegnarmi quanta finezza si celi nel gusto. Le basta sfiorare il mento e la guancia del pilota per indurmi a non offendere la morbidezza del suo corpo.
Sotto le acque Asuka, nascosta dall’ombra che vi gettiamo e dal comando talvolta supplice talvolta imperioso di non guardare, alimenta la mia fame come vento che trasporta fino alle narici il profumo di carne alla brace. La quiete del cielo è bilanciata dall’impeto della terra e lì tocca a me guidare la sua passione e rendere gentile la mia, mentre ogni distanza viene polverizzata.
<< Shinjiiii >> gorgoglia mordendomi il collo e poi l’orecchio sconvolta da fremiti che mi attraversano il corpo ed espandono il petto che accoglie il seno di un’adolescente che sta volando verso l’età adulta.
Asuka costringe la mia mano a riemergere in superficie, la accomoda sul cuore che pulsa forsennato; mi guarda, ondeggiando ebbra e stordita, con il suo occhio lucido e caldo e un’espressione tanto indifesa quanto determinata, mentre il rossore le riscalda le orecchie che sembrano in procinto di versare un vino che non mi stancherei mai di bere.
L’esperienza si presenta alla mia coscienza nella forma di istinto e ho chiaro cosa voglio e conosco ciò che temo. Shikinami arde del mio stesso desiderio e come me teme il suo desiderio.
I mille pensieri e tutti i turbamenti del mondo ancora ululano come un branco di lupi. Un bacio tenero, più prolungato degli altri, armonizza i nostri respiri spezzati e l’ululato si placa; danzano le nostre lingue e l’ululato viene zittito da una nuova melodia; le mani si incastrano senza affanno e la melodia rivela la sua natura d’armonia.
La mia rabbia diventa furia, il mio cuore e il mio corpo scelgono la via di una ferma dolcezza. I baci diventano più timidi e sentiti, come se ad incontrarsi fossero due anime pure, per compensare o contenere la rivoluzione che ci scorre dentro e ci attira verso un unico fine.
Lentamente cambio posizione e torno a sedermi sul pavimento nudo della vasca termale. Con delicatezza tiro a me la bella Shikinami affinché non venga interrotto in alcun modo il nostro contatto. Con decisione l’afferro per i fianchi, attendo che chiuda l’occhio e poggi le mani sulle mie spalle e la sollevo per aiutarla a sistemarsi su di me. Con pazienza, in silenzio e contemplando il suo viso, accompagno lo schiudersi delle gambe che, piegate, finiscono per cingermi ai lati del bacino. Stendo le mie gambe e con forza contraggo gli addominali e punto un braccio sul fondo di roccia smussata per restare alla sua altezza, per poterla baciare ancora, per poterle accarezzare ancora il viso e i capelli, per sentire ancora il suo cuore che si armonizza ai battiti del mio.
Asuka si avvinghia a me e graffiandomi la schiena come se temesse di precipitare nel vuoto, preme la sua guancia liscia contro quella rovinata del cacciatore. Un occhio spento incontra una benda, le nostre maledizioni si guardano di nascosto e si scambiano parole d’amore impronunciabili davanti ai piloti ancora attratti dal grembo materno.
<< Shinji >> sussurra Shikinami invocandomi un’altra volta e la sua voce sembra un miraggio prodotto da una gola irrimediabilmente arida. Abbassa il ventre nervoso e lo muove, ora piano ora velocemente.
Tutto in lei è un insieme di domande che chiede risposte precise e io non chiedo altro che rispondere come lei vuole.
Perciò impongo un limite a me stesso affinché il desiderio sia soddisfatto anche dal viaggio e non unicamente dalla meta verso cui tende come freccia appena scoccata. Impongo un limite al mio stesso piacere per goderne di più e più a lungo, per non bruciare, per non dimenticarmi di lei, per aspettare che proprio Asuka prenda per mano me che sono Caos, il vagabondo, e mi inviti ad entrare nella casa dell’Ordine.
Perciò ora io, che sono stato il guardiano del limite, resto in piedi sulla linea immaginaria che ho tracciato come un solco sul terreno premendovi sopra con il tacco del mio stivale davanti alle mura del villaggio.
Perciò io, che sono Caos e non conosco e non amo i miei figli, accetto di formulare l’Ordine innanzitutto dentro me stesso per non distruggere la mia amata, per conoscere e amare i figli che mi regalerà, e limitarmi attraverso le illusioni dello spazio e del tempo, della direzione e del significato.
Una donna mi viene incontro, è l’Ordine che mi ama ed ha accettato in se stessa la sua natura caotica e si è estesa per accogliere il cambiamento che porto e generare la forma da donare ai figli che desidera da me.
<< Shinji >> Asuka trema, << hai paura? >> ripete la domanda.
Sposto la frangia che le copre la benda che non può essere ancora tolta. Qualunque cosa nasconda, finché sarà parte di lei, l’amerò con tutto me stesso. << Da morire >> scoppio a ridere e i fantasmi fuggono. << Tu… tu mi desideri, Asuka? >>
Shikinami si lascia contagiare e ride di gusto come mai l’avevo vista fare. << Da morire >> risponde.
Asuka mi prende per mano e, permettendomi di superare il confine ideale che ci separava, ora mi conduce senza incertezze lungo il ponte oltre il quale si stagliano le grandi porte dell’Ordine. Mi istruisce su come un amico atteso debba bussare affinché le sentinelle, rassicurate, depongano le armi.
Le porte finalmente si aprono, non fanno alcun rumore come se i battenti scivolassero sull’olio. << Accidenti! >> esclamo entusiasta, circondato da un calore amorevole che riempie il cuore e da grida di felicità che mi disorientano. << Sono dentro >>.
Ci accoglie un muro di gente che canta e ride come ad una festa nuziale. Già brille e accese, le persone ci salutano con ampi gesti delle braccia e giovani donne soffiano baci sulle mani lisce. Mi osservano come se riconoscessero in me lo sposo o il più importante degli invitati.
Non temo per la mia vita, il fucile e il coltello non mi mancano poiché sono qui di notte al solo scopo di amare il mio complemento; non mi infastidisce l’ostacolo che la folla pone alla vista e al passo poiché procedo secondo la mia volontà stringendo la mano di Asuka che cammina al mio fianco e mi suggerisce i tempi e il percorso.
<< Mi adatto >> sussurro sorridente, deciso a oltrepassare il diaframma senza arrecare danno ad alcuno.
Un altro passo in avanti e le resistenze si attenuano. Il muro si divide a formare due ali e libera un corridoio che attraversiamo lentamente per goderci ogni metro guadagnato, sebbene in me si agiti ancora un vento che mi incita a correre come un pazzo. La gente al nostro passaggio getta petali di fiori, canta parole di miele e allunga le mani per accarezzarci.
Stringo più forte la mano dell’Ordine che mi guida e che ha il volto e il nome di Asuka. Il mio vagabondare solitario sulla terra degli anni, che trascorrono senza che io me ne accorga, ora mi appare prezioso poiché rende emozionante il ritorno.
<< Sono a casa >> le dico commosso, << ho forse trovato il mio posto? >>
Asuka avvicina le labbra rosse all’orecchio e i suoi occhi sono languidi e al tempo stesso ardenti, come il fuoco acceso nel luogo più santo del tempio. << Sei il centro di questa casa >> mi sussurra. << E’ da molto che ti aspettiamo >>.
<< Soryu >> pronuncio commosso.
<< Ciao altro Shinji >> sorride facendomi l’occhiolino. Quindi si ferma e mi abbraccia e mi bacia per un tempo che ora sono in grado di concepire ma che non voglio calcolare.
Asuka mi morde un labbro, poi con voce rotta ansima sulla mia pelle e dice: << andiamo >>.
Attraversiamo le strade magnificamente addobbate per la cerimonia e visitiamo le case e incontriamo gli altri invitati che nella piazza principale riempiono le coppe da fontane che zampillano vino speziato. Non si curano di noi ma della musica che si diffonde nell’aria come trasportata da un vento mite. La loro gioia penetra nella mia carne e scorre nelle mie vene al punto che mi sembra di espandermi per diventare anche loro, tutt’uno con il villaggio della mia amata.
<< Guarda! >> mi dice Asuka in silenzio
Al centro della piazza, nel cuore di questo luogo, scorgo due ragazzi, le forme del suo sogno che ora sono unite nell’energia dell’amplesso.
Guardo meglio e io e Shikinami, le forme di due ragazzi ridiamo di gioia nel vedere le sostanze di Shinji e Soryu che ci vengono incontro uniti nella dolcezza dell’amplesso e li chiamiamo per nome, come un allievo farebbe con il maestro, affinché rendano sicuri i nostri passi incerti, gentili i nostri gesti crudi.
Seguiamo il loro esempio e, tenendoci per mano, ci mescoliamo alla folla ubriaca senza perdere d’occhio i due adulti che si amano con passione. Mi stringo a Shikinami, come Shinji alla sua Soryu, per partecipare, raffinandola, alla lussuria della folla sempre più ubriaca, per conquistare un centro di quiete pulsante nella baraonda di una circonferenza vibrante ed estatica. Apollo suona l’arpa per accompagnare le effusioni della coppia; Dioniso scatena tutt’intorno le baccanti  per intossicare le anime della coppia. 
Un respiro dal profondo del mio cuore e, pur presente a me stesso, non mi sento più padrone del corpo. Mi lascio consigliare dall’altro Shinji e mi emoziono nel conoscere il suo amore.
<< Piano! >> Shikinami respira sul mio naso e non mi fa più il solletico. Tocca la cicatrice e la sua carezza è così tenera, così comprensivo lo sguardo e fragile la voce che mi è dolce obbedirle. Anche lei vive la mia stessa situazione; non è più soltanto Shikinami e fluttua nel respiro di Soryu che la avvolge e la emoziona facendole ascoltare il suono del suo amore.
Eppure l’ira che infuria in me non si placa e continua ad ardere come fuoco indomabile, aumenta d’intensità e di  … il calore che mi brucia proviene dal suo corpo che si muove in sincrono con il mio e colma il mio cuore di un senso di pienezza e conforto che non credevo il fato avrebbe mai concesso a Shinji di sperimentare. Non vi è lotta in questa relazione tra Shinji e Asuka.
E’ dolce questo Perfezionamento perché non è completo e non è eterno, perché siamo in due e possiamo perciò perderci nel piacere e goderci la gioia dell’unione, perché possiamo vivere questa incredibile, nuova e sperimentata, armonia tra noi e con noi stessi e stupirci di quanta bellezza venga perduta a causa della paura.
Questo Perfezionamento è Azione consapevole che rende intelligibile la sua funzione di Necessità, che si svolge nel tempo e procede in uno spazio in perenne movimento. Il futuro è la possibilità di concepimento di una nuova vita, un nuovo punto di vista; il passato è l’insieme caotico e deterministico di fortuite cause che hanno portato due adulti a parlarsi come ragazzi nel sogno di un discorso fantasticato come solo i bambini sanno fare.
L’azione prende forma di danza e disegna un destino. Vive di variazioni di ritmo per nulla casuali; non è imprigionata da regole ma non è disordinata; non è dolce, eppure vi è in essa una delicatezza impareggiabile che si esprime nell’amore vorticante di forza e cedevolezza; è la passione di Ordine che giace con Caos, per generare con lui forme uniche, speciali ed irripetibili ad ogni istante; è la tensione del sempre sveglio Caos che giace con Ordine per perpetuare il movimento della vita di cui è alfiere.
Il respiro è la musica che governa il ballo. Attraverso un respiro dai mille suoni io e Asuka armonizziamo gli spiriti che scorrono nei nostri corpi, alternandoci nei ruoli di Caos e di Ordine affinché vi sia equilibrio nel cuore.
Guardo ancora meglio e mi accorgo che i nostri maestri sono solo un riflesso nello specchio. Guardo sempre meglio e mi accorgo che i nostri allievi sono solo un riflesso nello specchio.
E siamo sempre in due, io e Asuka, a sperimentare nella passione dell’amplesso un’unica doppia natura, un’unica doppia forma, un’unica doppia sostanza, un’unica doppia vita, il paradosso dell’unione e della separazione che si amano follemente ora lasciandosi trasportare dal vigoroso roteare del vento che segue una sola direzione, ora opponendogli riposo e chiarezza per permettere alla danza di gettare la maschera e mostrarsi come Armonia.
<< E’ così bello sentirsi indifesi >> sento l’eco di un ricordo che non ho la forza di partorire sotto forma di parole. Mi abbandono allo sguardo incredulo e arroventato della ragazza che emozionata e intontita si scuote su di me e mi graffia il petto, quasi strappandomi i capezzoli, e conferma in ogni momento l’accordo che ci mantiene intrecciati. << E’ così adorabile morire a se stessi nel pieno della vita >>.
Gli invitati non riescono più a bere, le gambe cedono per la fatica e gli abbracci con cui le coppie, ora divenute come lucciole luminose per non dire accecanti, si scambiavano delicato amore adesso sostengono i corpi sfiancati. Le coppe non vengono riempite e il vino trabocca dalle fontane e gli aromi che vi erano contenuti sono i nuovi padroni dell’aria.
E la musica ora è intonata dai gemiti di Asuka che sembrano provenire dal profondo dell’anima. E la danza, che accompagno cingendole la vita con il mio braccio angelico che nessuna apocalisse potrà far vacillare, viene scandita dai fremiti che l’attraversano come fiume che tracima e i fremiti diventano spasmi e mi fanno vibrare come se un terremoto volesse disfare la terra su cui ci troviamo.
Shikinami si rifiuta di gridare e si lamenta, come ferita, chiudendo i denti sulla mia spalla finché non esce sangue; stringe le gambe che come una tenaglia avevano catturato i miei fianchi; spinge il suo seno morbido e ansimante contro il mio petto e schiaccia il ventre candido mentre con più forza la cerco per emergere con lei dalle acque.
Resa felice dalla mia lealtà si abbandona su di me e copre l’azzurro del suo occhio mentre rallenta il respiro che torna ad immaginarsi regolare. Avverto ancora in me l'intensità della gioia che l’ha stravolta e che ora si incammina sulla via di una deliziosa quiete.
Amo questo piacere, amo l’estasi del suo volto infiammato e sento che in qualche modo, per non so quale miracolo, sono stato altruista e che ho reso giustizia all’Ordine che è in cielo e rispettato le sue leggi e soddisfatto i suoi bisogni.
Ma io… io sono il Caos che è sulla terra e nella terra; sono il Caos nel mio cuore e nel suo corpo e devo oppormi all’Ordine che è in cielo per rendere giustizia alla mia natura, alle leggi della natura poiché, grazie al limite dell’Ordine, non sono condannato solamente a distruggere e a disperdere.
Asuka è la via che incanala la mia energia e rende possibile la costruzione e l’aggregazione. Benevola mi ammonisce sul pericolo che può arrecarmi la mia condotta, mi ricorda che è mio dovere conservare la vita ed io ribatto che in tal modo rinunciamo a perpetuare la vita stessa, a trasformare quella già esistente e a permettere a nuove e uniche forme di rispecchiare la sostanza.
Mi tenta allora con la cupidigia spiegandomi che conservarmi prolungherà il desiderio e io rispondo che ha ragione poiché, se rispetto le sue leggi, la mia brama non sarà mai del tutto soddisfatta e resterà viva. Se rispetto le sue leggi continuerò per l’eternità a desiderare l’amore.
Ma io che sono figlio del Caos e provengo dalle profondità della mia terra non temo punizioni e non posso ascoltare le giuste ragioni. Afferro con eccesiva sicurezza i capelli di Asuka fin quasi all’attaccatura della nuca costringendola a sopportare la mia indelicatezza, poiché per amore devo oppormi all’Ordine che è in cielo.
Senza grazia e strappandole un mugolio di dolore, artiglio con la mano angelica la sua schiena costringendola a sopportare la forzata immobilità, poiché è mio desiderio oppormi come amico e non come nemico.
Mi aggrappo a lei con tutto me stesso poiché devo oppormi per rendere giustizia ad una metà dell’universo affinché continui ad amare l’altra.
Asuka sceglie ancora una volta di darmi fiducia e si lascia ghermire e si aggrappa a me poiché ha compreso che mi oppongo in armonia.
Il suo viso arrossato, in parte coperto da ciocche di capelli attaccate alla pelle, mostra un’indomabile innocenza che riflette la purezza delle mie intenzioni. Guai se lo facessi solo per me, sarei un uomo della peggior specie, senza un briciolo di volontà, poiché ora so che una volontà si sta perfezionando in me.
Occupo con la mente lo spazio che ci racchiude diventando ogni suo punto. Asuka smette di guidare, né suggerisce direzioni, non pretende più di ammansirmi, né di educarmi. Lascia che il caos imperversi in ogni direzione tra le case aperte, a cui tornano ancora inebriati e folli i giusti, e per le strade e le piazze in cui potente ancora si percepisce l’eco, come fiume che si finge vento di pioggia, dei festeggiamenti.
Asuka si adatta ai nuovi tempi del mio amore e mi attende paziente mentre corro con tutto il fiato che ho in corpo. Resiste quanto serve per assicurarsi una battuta di ritardo, non per opporsi ma per rimanere accordata. Resiste alla mia presa per assicurarsi i centimetri necessari per prendersi cura di me succhiando il sangue dalla ferita che con i denti mi aveva inferto.
Il mio occhio sinistro si apre senza permesso e, incontrollato, si incendia. Asuka non teme più l’iride del cacciatore, né prova disprezzo e, compassionevole, lecca via dalla mia faccia le lacrime di un dio che per amore della relazione con un dio deve opporsi a tutto e indossare la maschera del diavolo affinché un nuovo equilibrio nasca quale figlio desiderato. Bacia affettuosamente la guancia che nessun’Asuka, anzi nessuna persona, ha il diritto di toccare ed io non provo vergogna. Corro e sono felice ad ogni metro del viaggio poiché ho finalmente ucciso mille pensieri e scacciato tutti i turbamenti del mondo.
Io e l’altro Shinji vibriamo alla stessa frequenza, pensiamo, sentiamo come uno, siamo anche noi una strana unità fatta di relazione che ci consente di rappresentarci distinti.
Soryu ha capito ed è felice e si abbassa per non fuggire; Shikinami ha capito e mette forza sulle braccia per fuggire prima di affidarsi al cuore e alla consapevolezza del suo sé adulto. Sceglie, infine, di godere del mio piacere ed è felice.
Dalle mie acque emerge un sole incandescente che risale fino alla bocca dello stomaco e si tramuta in migliaia di note musicali travestite da guizzanti lingue di fiamma. E’ la nascita di una determinazione tempo fa concepita nell’animo. Mi scuoto e le palpebre di Asuka scattano
Le fiamme raggiungono il cuore e le note sparse e turbolente vengono composte a formare un’unità armoniosa e, grazie alla musica, sento che il cuore ha finalmente deciso ed una posizione verrà presa. Mi scuoto e l’occhio adulto color smeraldo di Asuka brilla come la più stellata tra le notti.
L’armonia della musica raggiunge la gola e scrive un canto per vestire di forma la melodia. Mi scuoto e i contorni del volto di Asuka sembrano alterarsi, tranne il suo occhio che, nitido, racchiude la perfezione di un sorriso.
Un’unica canzone risale fino al cervello e oltre e spiega se stessa attraverso molteplici ragionamenti che confermano un cammino già intrapreso e rafforzano le mie intenzioni. Mi scuoto e ammiro un principio di pace nella mia guerra riflesso sul volto di una bellissima donna che si finge ragazza.
Asuka non è tanto la ragione della mia scelta quanto piuttosto la forma migliore per mezzo della quale può esprimersi e vivere ed io devo respirare.
Una decisione cambia il corso della storia ed è maledettamente semplice. Aveva ragione Furia Buia: la vita o il fallimento. Entrambe le opzioni hanno un prezzo, entrambe recano in dono un premio, entrambe comportano rinuncia e arricchimento ma solo una di queste custodisce il cuore di un sacrificio. Perciò devo andarmene.
Mi scuoto un’ultima volta, come se il principio di quest’ultimo moto provenisse da lei; una scintilla, quasi un atomo ripercorre la strade e sospinge il canto che si era fermato in gola. E’ il coraggio di cui avevo bisogno. Avvicino la bocca alle rosse labbra di Asuka, le sfioro soltanto e, guardando un occhio e una benda, compio finalmente il mio passo.
<< La mia vita! >>. Il coraggio trasporta il canto che è un respiro.
Soryu e Shikinami accettano il voto con un bacio.
 
*****
 
Ancora unito alla bella Asuka, assaporo il dolce della sua pelle, il salato del sudore e l’amaro di una compassione che assomiglia al rimpianto e che sporca appena la perfezione dei miei battiti speciali. << Meritavamo di meglio >> mi sorprendo a bisbigliare mentre le mani aperte abbracciano e stringono Shikinami e affondano nella morbidezza della sua pelle o vengono respinte dalla sua resistenza.
La marea rifluisce e l’altro Shinji torna in silenzio ad occupare un posto nel mio cuore. Anche nell’occhio di Shikinami si affievolisce il palpito di Soryu.
E ancora, in un modo totalmente diverso, siamo noi due, le immagini di qui, che affannati ci guardiamo come due naufraghi, come due bambini abbandonati. Continuiamo a guardarci senza dire niente, sostenendoci l’un l’altro mediante il contatto per non farci travolgere dalle emozioni che soffiano come un tornado, per metabolizzare un’esperienza così scioccante, piena, così totalizzante.
Meravigliati e spaventati, rimaniamo uniti nel corpo e nello spirito, indifferenti all’idea stessa di distanza, e gustiamo il terrore della vulnerabilità e il bisogno opprimente di conforto, di una mano sul cuore. No, non si può vivere da soli, non è giusto rinunciare a tutto questo.
Non riesco a credere che sia accaduto, è stato come un sogno poiché la mia coscienza, pur presente in ogni istante, si era persa, drogata dall’amore e dal desiderio.
Già ne sento la mancanza.
Passo due dita sulla cicatrice che oltraggia il suo corpo e continuo a contemplarla mentre milioni di parole vorrebbero uscire. Concederei loro la libertà di venire al mondo se non fossero tutte inopportune poiché portano con sé i pensieri e le sensazioni che l’azione aveva cacciato fino ai confini della mente.
L’unione con lei mi rende, se possibile, ancora più insopportabile la prospettiva della separazione. Il ritorno della coscienza di me rivela che quell’insolito e favoloso stato di sonno, in cui amore e desiderio si impossessano di due anime proprio perché non vengono cercati, non può durare per sempre. Ma davanti a me c’è lei e l’idea della fine perde ogni accezione positiva.
Mi ha dato fiducia ancora una volta e sono terrorizzato al solo pensiero che la tradirò di nuovo e mi odio perché in qualche modo le farò torto e io non voglio procurarle alcun male, non voglio che soffra più a causa mia. Le conseguenze che il mio cuore ha accettato sono ingiuste e non ci sono parole che possano rivelarle quanto dolore mi costa sforzarmi di essere amorevole.
Tornano i vecchi fantasmi: il timore di dire o fare la cosa sbagliata, di essere sbagliato, la consapevolezza che non capisco le regole del gioco. In fondo al mio cuore sono ancora un bambino di quattro anni che piange perché è stato abbandonato e cerca di trovare una ragione chiedendosi quale sbaglio possa aver mai commesso per meritare una simile punizione.
A tutto ciò si aggiunge un timore che nella mia vita ho avuto poche occasioni di nutrire, quello che finisca tutto bene, che tutto possa procedere per il verso giusto, la paura di sprecare un’occasione. Il vino della festa dei giusti a cui ho partecipato ancora mi confonde impedendomi di riconoscere l’imperfezione di Asuka e di apprezzare la mia.
Non posso conoscere il suo cuore, comprendo soltanto che sta vivendo un tumulto simile al mio e io darei tutto per riportare pace… almeno nel suo cuore.
Sfioro la sua benda e Shikinami sobbalza colta di sorpresa. << Non preoccuparti >> le dico spegnendone la reazione. << Te la toglierò, se vorrai, quando lo vorrai >>.
 
<<  E baciala, stupido! >>
 
Che strano! La voce proveniva dalla casa in cui dimora l’altro Shinji ma potrei giurare di aver sentito quella di Furia Buia.
Ho capito: una prova è stata superata, un’esperienza vissuta e tutto è cambiato dentro e fuori di me. Un’altra prova attende di essere affrontata. Mi concentro sul viso di Shikinami per indagare meglio anche il volto della mia anima.
<< Perché sorridi? >> mi chiede con dolcezza Asuka la cui bocca ora sembra una piccola fessura.
Sorrido perché l’imperfezione è adorabile, perché la mia ansia è la fedele compagna delle mie scelte e mi difende dal desiderio di un insano Perfezionamento rammentandomi che noi siamo anche ciò che temiamo. Le stonature non sono un male ma un diverso modo di fare musica o, forse, sono l’occasione per fare buona musica. Del resto, non fu proprio Soryu a dirmi che la perseveranza è forza, la pratica non rende perfetti? La vita non è incontrollabile? Che necessità ci sarebbe di parlare se riuscissimo sempre a comprenderci completamente? Le disarmonie non legittimano forse l’esistenza dell’armonia? E l’armonia non è anche nella sua costante ricerca? Se un equilibrio fosse stabile non avrebbe la capacità di trasformarsi e sarebbe morto. E non nasce l’armonia proprio dalle battute d’arresto e dalle stecche? In quale altro modo si può correggere un errore?
La buona musica, come acqua di fonte, sgorga da… << è l’armonia delle parti, Asuka! >> rispondo dopo aver scoperto la mia interpretazione delle parole che Furia Buia mi rivolse per spiegarmi come affrontare la Tempesta[39] insieme a lui.
<< Che significa? >> mi domanda mentre il suo indice scorrazza sulla mia faccia.
<< Questo >> dico e la bacio.
No, io non le prenderò la mano, non le dirò grazie di tutto, non la rifiuterò come in quell’altra vita ho fatto con Ayanami perché non sono chiuso in un guscio, perché quest’unione è un’esperienza di vita e di relazione e incautamente continuerò a desiderarla fino alla morte. Riemerge una risata infantile che fa evaporare il senso di oppressione. Il fatto che sia tornato ad essere un ragazzo non è un buon motivo per rinunciare ad imparare e a rimettermi in gioco.
Shikinami spalanca l’occhio e preme le mani al mio petto.
<< Che … che vuoi? >> reagisco imbarazzato. << Ho pur sempre sedici anni >> in questa forma… penso, visto che non ho fatto molto caso al calendario.
Asuka sospira come fa quando si appella a tutta la sua pazienza, poi sorride: << non ti facevo così sveglio >>.
<< Neanche io. E tu… sei sveglia? >>
Asuka mi prende per le guance, sta per abbandonare quella del cacciatore avendo probabilmente ricordato che è terreno minato. Le afferro la mano prima che mi lasci. Tutte le sensazioni orribili legate a quel particolare contatto potranno attaccarmi domani come meglio credono; oggi devono andare a farsi fottere.
Shikinami trema mentre accosta le labbra al mio occhio spento, poi risponde: << si >>.
<< Ti va se usciamo? >> propongo inebetito dalle coccole della Second. << Sono in acqua da troppo tempo e non vorrei svenire sul più bello >>.
<< D’accordo. E poi qui è scomodo >>.
 
Il grande telo che avevo portato per godermi il fresco in attesa di asciugarmi ora si stende sull’erba come un lenzuolo. Non ci servono coperte, siamo già caldi e non soltanto a causa delle acque termali. Il cielo notturno risplende di vita, eppure sembra attenuare il suo splendore con l’unico intento di proteggere due amanti da sguardi inopportuni.
La danza è diversa, è mutata nella forma, non nella sostanza poiché è cambiata la musica di cui è manifestazione.
Siamo ora semplicemente due ragazzi, decisamente poco normali, che grazie all’esperienza hanno perso il pudore della loro età apparente e degli adulti hanno conservato la malizia e la complicità che rendono puro ogni momento. Il cuore è lo stesso, i modi sono meno aggraziati ma più spensierati; la forza delle emozioni è diventata la leggerezza di un gioco in cui tutto è ammesso specialmente perché, lontani dai nostri doppi, tutto ci appare nuovo.
Lo Shinji e l’Asuka di qui abbandonano presto gli esempi proiettati da uno specchio e si lasciano guidare da un istinto antico e recente, sapiente e stupido, esperto e immaturo. Il pudore del rapimento, che poco fa rifiutava il baccano e viveva di sospiri, cede il posto a risate rumorose, a strilli e acuti, a movimenti più bruschi. La danza resta tale ma si diverte a fingersi lotta, un combattimento per gioco sostenuto da una rinnovata rivolta dei sensi che fa fuggire le voci della ragione e tiene i sentimenti troppo complessi fuori dal letto improvvisato che ci accoglie.
<< Dio, sei deliziosa! >> rido senza motivo mordendola vicino alla nuca.
Asuka su un fianco mi afferra il mento per ruotare il collo e darmi un bacio. Rossa e scintillante in volto, con le narici che stirano la perfetta linea di un incantevole naso a punta, mi rivolge un’occhiata severa << Vorrei vedere… >> il broncio non regge e anche lei ride ma con miglior contegno << Lo dicevo… che il piatto forte… sarei stata io … La finisci? >>
<< Vuoi che smetta? >>
<< Guai a te! >> replica accompagnando la minaccia con i denti che mi graffiano le labbra.
<< Cos’altro c’è sul menù? >>. Privato di ogni imbarazzo mi permetto il lusso di concedere alla fantasia di formulare cento piani mentre schiaccio il petto sulla sua schiena e l’abbraccio con il mio arto umano perché non si affatichi.
Shikinami deve aver intercettato alcuni dei miei piani. << Nooo >> pare minacciarmi.
<< Perché opporsi all’inevitabile? >> scherzo e le bacio la guancia.
<< Stupishinji >> Asuka si rilassa e accomoda la testa sul braccio di un Eva.
<< Dimmi >>.
<< Posso chiederti un favore? >> percepisco il risveglio dell’Angelo che muta il colore dell’iride nascosta dalla benda.
<< Spara! >> rispondo strofinando una guancia sul suo braccio. << Sei tu che comandi >>.
Asuka si stacca dal cuscino e, fissando intensamente la mia cicatrice, mi mostra un sorriso smaliziato. << Apri il tuo occhio! >>
Stupito ed eccitato posso solo rispondere: << cavolo, si! >>
 
*****
 
Mi risvegliano i raggi del sole che sta nascendo; stendo le dita sul telo per accertarmi che sia ancora al mio fianco. La ricerca è infruttuosa, perciò mi giro sperando almeno di vederla.
Shikinami se n’è andata. << Buongiorno, Asuka >> bisbiglio al suo fantasma occupando con il braccio il lembo ancora caldo di tessuto su cui era sdraiata mentre mi addormentavo. Non ci siamo detti neanche una parola, abbiamo trascorso un po’ della veglia a goderci la quiete e a fingere che i nostri pensieri e i turbamenti del mondo fossero ancora fuori dalle mura.
Anche baciare la vita ti fa sentire in colpa o, visto che al Paparino non piace l’uso approssimativo dell’espressione, responsabile nonostante sia utile ad allontanare i rimpianti.
<< Io me ne andrò >> pensavo mentre le accarezzavo i capelli e le baciavo la frangia, << forse più per lei che per Soryu… o per me >>.
Le dita di Shikinami passavano leggere sul braccio del figlio di Furia Buia come se cercassero più di distrarla da un pensiero triste che di mostrarmi affetto. Anche lei come me sentiva l’attrazione di un futuro imminente, in parte già scritto, che pretendeva di chiudere la parentesi. Due prove erano state superate, una terza già bussava alla porta accompagnata dal suo carico di ansie e di conseguenze e le terme non erano più il centro del mondo, né la stanza in cui due persone potevano parlarsi.
Abbiamo, tuttavia, preferito illuderci che non fosse così. Alle volte fuggire, soltanto per un po’, non è sbagliato.
<< Avresti potuto svegliarmi >> mi lamento con il grande telo << o coprirmi >>.
Mi metto seduto per individuare i vestiti << E io che pensavo di essermela cavata bene con lei >> scherzo scimmiottando un po’ malinconico Furia Buia. Mi do un’occhiata veloce. << Hai avuto ciò che volevi >> dico ad una specifica parte di me. << Anche se proprio non mi va, ora ho bisogno di concentrarmi. Ti sarei grato se per un po’ collaborassi >>.  
Invece di rialzarmi, però, torno supino e strofino la schiena sul panno per aggiustare la posizione. << Stanotte sembrava più comodo >> soffio sottovoce ma non è questo che voglio dire.
 
E’ l’alba. Tutto si decide oggi… e continua a non importarmi poiché tutto è stato già deciso e conosco la mia strada e sono tutt’uno con questo particolare amore che mi guida. Sono soddisfatto ma non del tutto felice; del resto nella vita i conti non devono tornare, non del tutto. Se accade è perché hai voluto sbagliare i calcoli.
Era maledettamente semplice fare una scelta, serviva solo un po’ di coraggio, come in ogni modo aveva cercato di suggerirmi il Paparino. Ciò, però, non dà sollievo al mio animo. Accetto il premio e soprattutto il prezzo, le conseguenze che vedranno la luce, e la mia determinazione indossa un vestito che odora di aspro.
<< Dovevi dirmelo, Paparino, che l’amore più dolce può avere un sapore tanto amaro >>.
 
[Nota dell’autore. La scrivo qui perché è importante. Premesso che: 1) la prestanza sessuale di Shinji e la temperatura di ebollizione di Asuka mi sono del tutto indifferenti; 2) per scrivere questo paragrafo ho tentato per l’ennesima volta di approcciarmi alla narrativa erotica, al fine di trovare le giuste parole e il giusto modo di rappresentare il rapporto sessuale; 3) purtroppo spendevo molto in antistaminici – non me ne vogliano gli amanti del genere ma i romanzi erotici mi fanno ca… dere le braccia – perciò avevo deciso di rinunciare; 4) la feroce profilazione che viene messa in atto ogni volta che accendo computer o cellulare, questa volta si è dimostrata utile. Avendo acquistato da pochi giorni un libro che parla della sessualità in Giappone (vedi nota 32) e poche settimane prima la terza (spero ultima) traduzione del Tao Te Ching, sono stato raggiunto da un suggerimento relativo ad un libro intitolato Il Tao del Sesso[40]; 5) non mi esprimo ma, leggendolo, non ho avuto reazioni allergiche.
Ciò premesso, vi dico che: 1) dal citato libro ho tratto ispirazione solo per quanto concerne l’uso o, se vogliamo, la musica delle parole (certo che i taoisti erano dei poeti ma in fatto di sesso non ci giravano attorno); 2) quello tra Shinji e Asuka non è sesso "taoista". I due protagonisti incarnano in questo capitolo (a differenza del capitolo 21) rispettivamente Caos e Ordine, come forze complementari della stessa sostanza o energia; 3) di taoista c’è il senso del gioco di polarità, di non solo taoista (e più eracliteo) c’è l'occidentale concetto di enantiodromia in ogni aspetto dell’esperienza; 4) nella "visione" taoista il cielo è maschile, la terra femminile, nel presente capitolo il cielo è femminile perché Asuka sta sopra (la posizione è voluta) e la terra è maschile poiché è dalle sue viscere che prende vita una volontà (antecedente causale, pertanto, del ragionamento e della presa di coscienza); 5) "rispettare le leggi del cielo" significa quindi soddisfare il desiderio di Asuka. Non è un caso che Asuka sia la prima a raggiungere l’orgasmo; 6) "rispettare le leggi della natura" è un po’ complesso. Diventa più comprensibile se, oltre a intenderlo in relazione alle leggi del cielo, si considera che secondo i taoisti la ritenzione del seme, non la rinuncia all’orgasmo, unita all’assorbimento dei fluidi emessi dalla donna rappresentava una sorta di ricetta per l’immortalità; 7) Shinji, quindi, non si oppone al Tao, prende una posizione, soprattutto rispetto ad Asuka; 8) in questo paragrafo è sintetizzato l’intero capitolo e, per certi versi, l’intera storia.
Un’ultima cosa: potete leggere le pagine precedenti in senso pornografico, erotico- romantico o mistico (magari fossi così bravo) o in tutti e tre i modi, non sbagliereste comunque. Ciò che conta è che, nonostante abbia cercato di ridurre al minimo l’intervento della ragione e lasciato che l’azione assumesse spontaneamente le forme che più desiderava, niente è stato lasciato al caso, neanche al secondo “giro”. Grazie per la pazienza].
 
 
Un viaggio surreale.
<< In fondo, io sono l’altro Shinji e il ragazzo è sempre stato una voce nella mia testa! >>
Dialogo tra, Shinji, Toji e Kensuke ancora per poco nei panni dei tre cacciatori, con aggiunta di qualche spoilerino nella parte in corsivo … metatestualmente parlando.
 
 
<< Ok, ragazzi >> esclama Shinji a poco meno di un chilometro dal luogo del rendez vu con gli altri cacciatori, << restiamo concentrati. Abbiamo una sola possibilità di cogliere tempo e luogo corretti per portare a casa il risultato >>.
<< Questo è più un problema tuo >> ribatte Toji.
<< Anche vostro, visto che vi tocca farvi massacrare. Fate in modo che serva a qualcosa >>.
<< Si >> replica suzuhara << ma noi possiamo decidere di morire in qualsiasi momento; tu, piuttosto, devi leggere l’evolversi degli eventi e cercare di non sbagliare >>.
<< Grazie tante per aver buttato nel cesso il noi siamo una squadra! >> sputa Shinji.
<< All’ultimo ti ricordi che siamo una squadra? >>
<< Vuoi proprio affrontare l’argomento con me, adesso? >>
<< Non litigate >> si intromette Aida. << Sono anni che vi beccate senza pace. Pensiamo a fare la nostra parte >>.
<< Va bene >> Toji si rassegna << concentrazione >>.
 
<< Ah, Shinji >> Kensuke chiama il fratello.
<< Dimmi >>.
<< Ti rendi conto che, alla faccia dell’Asushin, tu sei l’unico che non finisce con Asuka, né in EoE, né nel Rebuild? >>
<< E lo sapevo che uno di voi due mi avrebbe rotto le palle con ‘sta storia >> sbuffa Shinji schiaffeggiandosi una gamba. << Si, me ne rendo conto >>.
<< Tutto qui? >> commenta deluso Toji. << Insomma in EoE io e Asuka ci mettiamo insieme >>.
<< Ma soltanto perché Shinji in quella realtà ipotetica non era mai nato >> precisa piccato Kensuke. << Io, invece, dopo un paziente lavoro durato quattordici anni, sono riuscito a conquistare il suo cuore >>.
<< Ma solo perché nel Rebuild >> replica Toji << Shinji rimane congelato nel freezer per quattordici anni e quando si riprende da tutti i traumi è ormai troppo tardi >>.
<< Ciò che conta è il risultato >> afferma orgoglioso l’occhialuto.
<< Ma, è tutto da dimostrare >> ghigna maligno Suzuhara. << Senza contare che a Shinji sembra non importare nonostante l’impressione che due colpi all’amicizia avrebbe anche potuto darglieli >>
<< Ci penseranno gli hentai a rendermi giustizia >> sbuffa Shinji.
<< E anche a me >> si accoda Aida. << A te, invece, no. La coppia Toji – Asuka non se la caga nessuno >>.
<< Devo contestare. L’asusuzu ha comunque il suo fascino >>.
<< Sembra una malattia venerea di origine aliena >> ghigna Shinji.
<< O una calamità naturale come un’invasione di cavallette >> Precisa Kensuke.
<< La vostra è solo invidia >> replica infastidito Toji. << Comunque, come stavo dicendo, nel finale non mi pare si veda il lieto fine della coppia Kensuke - Asuka. Solo un entryplug vuota >>.
<< Perché Asuka è appena entrata in casa a dimostrarmi il suo amore … se capisci cosa intendo >>.
<< Certo che lo capisco >> gongola Toji. << Misato ancora mi bestemmia per questo. Secondo me, però, nel finale Asuka se n’è andata nel nuovo mondo creato da Shinji >>.
<< O forse non è la stessa Asuka >> Shinji prova a mettere ordine nella discussione, << oppure viene lasciato il dubbio così che chiunque possa immaginare il finale che preferisce o, mi piace pensarlo, al personaggio è concesso il diritto di decidere del proprio futuro >>.
<< Giusto >> Toji, fraintendendo le intenzioni del fratello, cerca di interpretarne le parole pro domo suo. << Per te, Kensuke, c’è il dubbio. Io, invece, me la faccio addirittura in live action >>.
<< Quello spezzone non è canon >> contesta Shinji, << quindi non fa testo >>.
<< Non è vero >> protesta Suzuhara.
<< Certo che è vero >> conferma, invece, Kensuke.
<< Non ne sono convinto. Però, Shinji, non ti dà fastidio che tu sei l’unico che, per un motivo o per un altro, non combina niente né con Soryu né con Shikinami? >>
<< Eh si >> risponde seccato Ikari junior, << è proprio una fregatura >>.
<< Come fai ad essere così calmo? >> domanda perplesso Kensuke.
<< Qui gatta ci cova! >> riflette Toji. << Forse si sente forte del fatto che al di fuori del Giappone l’Asushin è prevalente tra i fan e che secondo alcuni sia il finale di EoE, sia quello del Rebuild confermerebbero la fondatezza della loro relazione romantica … >>
<< E platonica >> aggiunge ridacchiando Aida.
<< E io aggiungo esclusivamente in senso “metatestuale” >>.
<< Mi ha riempito i cocomeri quest’aggettivo >> sbotta l’ex pilota dello 01.
<< In pratica vai con lei soltanto negli spin off, nelle pubblicità, in una buona percentuale di hentai e nelle fanfiction >> spiega Kensuke.
<< Soltanto? >> commenta ironico Shinji.
 << Hai ragione, Toji >> dice Kensuke toccandogli un braccio. << C’è qualcosa che non ci vuole dire >>.
<< No, ragazzi, lasciamo perdere >>.
<< Dai ci sei rimasto male? >> chiede dispiaciuto Toji.
<< Volevamo prenderti un po’ in giro >>.
<< Se può consolarti > insiste Suzuhara, << visto che, a quanto pare, la mia focosa relazione con Asuka, che toglieva il sonno alla povera Misato, è da considerarsi fuori dai giochi (ma chiedo l’intervento del v.a.r.), tecnicamente tu sei l’unico che finisce a letto con il demone dai capelli rossi. Si vede chiaramente in EoE >>.
<< A parte il fatto che alla mia età >> ormai stufo Shinji decide di non trattenersi, << non me ne andrei in giro a raccontare di come ho fatto sesso con Asuka a quattordici anni, non foss’altro perché non è nel mio stile, ma non sono neanche sicuro che sia accaduto realmente. Eravamo nel pieno di un trip mentale >>.
<< Poteva essere un ricordo >> ipotizza Kensuke.
<< No, ragazzi, quella scena serviva a sintetizzare un intero universo di messaggi che lo spettatore doveva cogliere. Che fa la metatestualizzazione, eh? >>
<< Insomma, ci vuoi dire cosa ti prende? >> chiede Toji un filino infastidito.
<< Siamo personaggiiiiii!!! >> anche Shinji non ne può più. << Non siamo veri. Canon o non canon non fa molta differenza perché noi non esistiamo. Anche adesso parliamo e ci muoviamo perché qualcuno vuole raccontare qualcosa ed ha un po’ di tempo da perdere. E’ chiaro adesso? Il nostro apparire in qualche modo reali non deve fuorviare proprio noi che di questo tipo di “realtà” facciamo parte. Senza contare che pure in questa long le letture metatestuali si sprecano >>.
<< Sei davvero noioso >> reagiscono in sincrono i due amici << e non in senso metatestuale >>.
<< Me lo dicono spesso. Ora, per favore, possiamo rientrare nella parte? >>
<< Ah >> Toji stoppa il fratello, << prima di recitare a memoria le cazzate dell’autore … >>
<< Non sono dell’autore e non sono cazzate >> obietta Kensuke.
<< Come? >>
<< Esatto >> spiega Shinji, << Siamo noi che gli scriviamo i dialoghi e diamo consigli su come proseguire con il racconto. Ho letto personalmente gli appunti che aveva buttato giù per questo capitolo e sono stato costretto a minacciare uno sciopero generale se non ci avesse ascoltato >>.
<< Come mai io non ne sapevo niente? >> domanda Toji.
<< Capirai che contributo potevi dare >> risponde Kensuke.
<< Va bene >> sbuffa Suzuhara, << ve la farò pagare per questo. Comunque, c’è una cosa che non capisco >>.
<< Una sola? >> questa volta la sincronizzazione avviene tra Shinji e Kensuke.
<< Stronzi. No, davvero, mi chiedevo perché Gendo con tutti i soldi che aveva non è andato da uno psicologo per superare il lutto della perdita della moglie? >>
<< Se cerchi di interpretare Evangelion come fosse un “film verità” o un docufilm >> risponde Shinji, << non ne esci vivo. L’opera perderebbe in metatestualità >>.
<< Guardate che >> anche Kensuke ha voglia di cazzaggiare << se riesco a inventare una parola che metta insieme metatestuale e supercalifragilistichespiralidoso, la faccio pronunciare a Mary Poppins >>.
<< A proposito di Mary Poppins >> Toji coglie la palla al balzo, << perché almeno l’autore di ‘sta fanfiction non ha cercato di lenire la solitudine di Gendo pagandogli una escort? Quel poveraccio di Ikari non avrebbe risolto tutti i problemi ma forse ora non ci troveremmo in questo bordello, scusate il vago gioco di parole >>.
<< Soprattutto molto fine >> lo punge l’occhialuto.
<< Un giorno mi spiegherai le ragioni di questa associazione; per ora ti basti sapere che non era possibile. L’autore, infatti >> sottolinea Shinji, << deve ancora finire di pagare la casa e la macchina. Non può, è il caso di dirlo, sputtanarsi i soldi in questo modo. Poi gli toccherebbe pagare il mantenimento >>.
<< E un sicario, no? >> Kensuke pone un’altra pertinente questione. << Una pallottola in fronte, niente Perfezionamento e fanculo alla razza ancestrale >>.
<< Instrumentality >> precisa Toji. << Fa più figo di progetto per il Perfezionamento >>.
<< Sai quanto me ne frega >> ribatte Kensuke. << A questo punto mettiamoci anche un bel “niente infinity” >>.
<< Però così non ci sarebbe il lift off >>.
<< Guardate, un trigger! >> grida Shinji.
<< Dove? >>
<< Là, sta scappando con il vaso da notte di Adam >>.
<< Sono porci questi Apostoli >> sputa Aida.
<< E no, il ridoppiaggio no >> si lamenta disgustato Toji.
<< Sono d’accordo >> Shinji conviene con la metà dell’Asusuzu. << Peraltro, nella nuova versione quando parla, Kaji sembra l’oracolo di Delfi >>.
<< Perché, prevede il futuro? >> chiede Kensuke.
<< No, non si capisce un cazzo >>.
<< Vabbé, tornando alle cose serie >> il quattrocchi del gruppo pretende un parere, << perché non pagare un killer professionista? >>
<< Come sopra, costa troppo >> Shinji evidenzia l’impraticabilità della soluzione proposta. << E poi, col culo che abbiamo, finiremmo tutti in galera, autore compreso, per concorso in omicidio premeditato. E di nuovo … “mantenimento”. Tutto torna >>.
<< Idea! >> esclama Toji. << Perché non chiamiamo la “signora in giallo”? Non costa neanche molto, basta invitarla a cena. Quella scroccona non se ne perde una. Mortacci sua quanto mangia >>.
<< No >> grida Shinji grattandosi prudentemente le sfere portafortuna del drago, subito imitato da Kensuke, << l’autore è superstizioso >>.
<< Solo lui, no? >> replica Toji con una punta di distaccato disprezzo. << Cosa diavolo può succede … >>.
Un fulmine carbonizza all’istante il bulletto del trio.
<< E ora che facciamo? >> si domanda Kensuke.
<< E’ colpa sua. Ha evocato forze oscure e maligne che non era in grado di controllare >>.
<< Ma adesso siamo rimasti in due >>.
<< Naaaah, non preoccuparti. Ha vinto una vita bonus giocando a pac man. Adesso torna >>.
<< Ah ecco >>.
In quel momento, annunciato da effetti sonori di un videogioco anni Ottanta, Suzuhara si materializza al fianco dei fratelli. << Vi sono mancato? >>
<< Ma neanche un po’ >> risponde Kensuke.
<< Ragazzi >> Shinji li richiama all’ordine. << Ho capito che non volete morire ma ci tocca. La storia, come la vita, deve andare avanti e noi abbiamo esaurito il nostro compito. Già l’autore sta frignando come una mammoletta[41]. Se non prendiamo noi il controllo, non ci muoveremo >>.
<< Parli così perché tornerai dopo il capitolo XXX° e poi sei Shinji, quindi continuerai a viaggiare in questo mare di parole senza senso per molto >> mormora Kensuke.
<< Avete ragione >> risponde Shinji voltandosi per mostrare un malvagio sorriso di scherno e i due medi alzati, uno per amico. << Su ragazzi, alla fine io morirò comunque e per giunta nel fiore degli anni, mentre voi continuerete a vivere … Per favore >> deve insistere, << concludiamo in bellezza, alla faccia di chi non avrebbe scommesso due centesimi sul trio degli stupidi >>.
<< D’accordo >> conviene a malincuore Kensuke.
<< Ma si, facciamogliela vedere >> ghigna Suzuhara.
<< Allora, al mio tre riprendiamo dall’ultima battuta, quella di Toji. Uno, due, tre, chak si gira >>.
 
<< Va bene >> Toji si rassegna, << concentrazione >>.
<< Secondo te l’hanno già fatto? >> chiede Kensuke.
<< Credo di si >> risponde Shinji sputando il fiammifero mangiucchiato.
<< Non credi che potrebbe influenzare la decisione del ragazzo >>.
<< Probabile. Niente è scontato, soprattutto questa volta >>.
<< E’ vero, libera scelta >> commenta Toji con aria assorta. << Perché non hai voluto dirgli la verità? >>
<< Quante volte gliel’abbiamo rivelata? >> domanda Shinji.
<< Capisco ma non ti sembra azzardato rischiare proprio all’ultimo? >>
<< No perché tutte le volte Shinji ci ha seguiti, ha compiuto il suo dovere, o ci ha provato, e siamo sempre ritornati qui, puntualmente divisi in adulto e ragazzo. La vecchia strategia non funzionava >>.
<< Resta il fatto >> obietta Kensuke << che le variabili sono troppe e noi stiamo letteralmente improvvisando >>.
<< Anche nei sogni del ragazzo ci siamo attenuti invano al solito piano. Solo quando gli ho offerto una scelta, si è dato una mossa; quando, invece di imporgli la via da seguire, l’ho riconosciuto, allora si è sforzato di crescere. E infatti ci siamo risvegliati >>.
<< Ma poi avete deciso di tentare la sorte nella mente di Soryu >> osserva Toji.
<< Non puoi maturare restando nella tua mente, c’è bisogno dell’Altro. Per questo abbiamo accettato di dividerci nuovamente, perché è proprio all’esterno di noi stessi, nel rapporto con un’altra persona che possiamo confermare l’armonia tra le parti. Ora il ragazzo deve crescere da solo e non può farlo se non gli concedo la mia fiducia >>.
<< Sicuro che l’avete fatto esclusivamente per voi? >> Aida prova a stanare l’amico.
<< E’ chiaro che lo facciamo anche per lei; anzi, considerato il finale della mia storia, direi che lo facciamo solo per lei. Anche Asuka deve superare le sue stesse divisioni e ritrovare l’armonia tra le parti >>.
<< Se il ragazzo sceglie di andarsene, Shikinami si sentirà tradita >> considera Toji << e non sappiamo come potrebbe reagire >>.
<< Il senso del tradimento farà sanguinare le ferite che siamo qui per curare; aiuterà la ragazza a maturare e Soryu ne è consapevole. Perciò una parte di lei desidera che il ragazzo tradisca Shikinami >>.
<< Ne sei certo? >> chiede Kensuke.
<< La maggior parte delle esperienze che il ragazzo dovrà affrontare in questo mondo sono state di volta in volta ideate per soddisfare vari scopi. Ora sono state riprogettate per consentirgli di rimettere insieme i pezzi della sua storia e aiutare così proprio Asuka a riscrivere la sua >>.
<< Perché il nucleo di tutte queste realtà portano sempre a due ragazzi? >> è la volta di Toji.
<< Perché io e lei non ci siamo mai veramente mossi da quella spiaggia, non abbiamo mai realmente affrontato le questioni in sospeso, quelle che hanno portato agli eventi terribili eppure necessari del Perfezionamento, non abbiamo accettato del tutto le conseguenze che ne sono seguite, non ci siamo risolti neanche con noi stessi. In fondo, non ne sono del tutto dispiaciuto >>.
<< Come mai? >> chiede Kensuke che si accende un sigaro.
<< Senza tutti quei non detto >> Shinji cammina lentamente fissando la punta degli scarponi, << senza tutti i non fatto ora non avremmo abbastanza energia per parlarci, per tentar ancora di guardarci a vicenda e conoscerci un altro po’. Peccato che molta energia si dissiperà inutilmente >>.   
<< Resta il fatto >> sottolinea Toji ad alta voce per recuperare il fratello alla deriva << che la ragazza è una delle chiavi. E se anche lei finisse per odiarlo? >.
<< Ma la ragazza è obbligata a rivivere il suo odio per Shinji. In lei si concentrano tutte le contraddizioni di Asuka, compreso il risentimento che prova per se stessa. Il successo dell’intera missione dipende anche dalle scelte che farà lei. >>.
<< Quando moriremo >> riflette Kensuke massaggiandosi la barba di Orso << anche il ragazzo si sentirà tradito da noi che non gli abbiamo detto niente >>.
<< Così sia allora >> sentenzia il ciclope. << Diventerà più forte delle sue stesse illusioni. Non posso arrivare a lui se non copre la sua parte di cammino >>. 
Toji viene catturato da un pensiero spiacevole. << E se il ragazzo decidesse di restare? >>
Shinji sorride e non vi è nel suo volto nessuna traccia di amarezza. << Se deve finire così >> risponde, << almeno morirà tra le braccia della sua Shikinami e io morirò ricordando la sua gioia >>.
<< E’ importante che tu riesca a risvegliarti, Shinji >> si irrita Kensuke. << Altrimenti come farai… >>
<< Amico mio >> lo interrompe, << La guerra deve finire prima che il mio sole tramonti e finirà con o senza di me. In realtà, la mia missione non prevede ricompensa e voi siete qui solo per amore. Il nostro mondo non ha più bisogno di Ikari Shinji, forse non ne ha mai avuto >>.
 
I tre camminano per un po’ senza parlare. Suzuhara controlla che le pistole del Biondo siano cariche, Kensuke butta via il sigaro di Orso e pulisce un paio di vecchi occhiali che da tempo non usa più. Shinji ha le mani infilate nelle tasche di Furia Buia e li osserva con la coda dell’occhio, ogni tanto sospirando per scacciare una certa malinconia.
Suzuhara ha ancora qualcosa in corpo che non riesce a digerire. << Perché >> chiede a Shinji << non l’hai messo in guardia dal suo demone? >>
<< Perché lo abbiamo affrontato insieme e ora deve incontrarlo da solo >>.
<< Non temi che possa perdersi? >> domanda Kensuke.
<< Di occasioni per perdersi ne avrà da buttare >> Shinji scoppia a ridere. << Se il Messia Nero[42] non è diventato l’unico Shinji lo devo proprio al ragazzo che ha saputo resistere grazie al suo senso di colpa. Ora è nelle condizioni di resistere ancora meglio e di capire che quel demone o re, come lo abbiamo chiamato, è solo una delle tante maschere con cui si conosce >>.
<< A me non piace >> sbotta Kensuke.
<< Neanche a me >> si accoda Toji. << Sono contento che tu sia riuscito a sconfiggerlo >>.
<< Non l’ho sconfitto >> rivela il cacciatore. << Ho solo ripreso il controllo. Alla fine l’ho compreso e insieme al ragazzo ho scoperto che nel nostro cuore c’era una casa anche per lui. Perciò posso dirvi che io sono anche il Messia Nero, l’ombra che il ragazzo ritroverà nel cuore del nostro inferno >>.
<< Era spaventoso >> replica Suzuhara che non riesce a controllare una smorfia e un brivido.
<< Anche. Più che altro era spaventato >>.
<< A proposito di lato oscuro >> afferma Aida, << c’è la questione della Bambina. Gli darà una caccia spietata quando non ci saremo più >>.
<< Senza contare >> aggiunge Toji << che neanche l’Asuka adulta sa come gestirla >>.
<< Perché non può >> ribatte l’ex pilota. << Tocca a Shinji sciogliere quel particolare nodo >>.
<< Comunque i conti non tornano >> si lamenta Kensuke.
<< Ma va? >> ridacchia Furia Buia.
<< Non scherzo. Qui il ragazzo dovrà combattere anche contro quel figlio di puttana che ci sta dando la morte da anni >>.
<< E che ti ha pure portato via la donna >> spara Toji senza riflettere.
Shinji resta in silenzio e contrae le spalle. Si sentono i denti stridere tanto forte è la morsa.
<< Scusami >> si affretta a dire Suzuhara, pungolato da una gomitata neanche tanto leggera di Kensuke << non volevo … mi sono espresso male >>.
Shinji si rilassa e dopo un lungo respiro inizia a parlare: << non importa. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio, abbiamo cercato la pace ma la vita ci ha portato un altro Angelo. Non mi chiedo più il perché, è accaduto e basta. Non conosco la ragione che spinge Asuka a portarselo sempre appresso, forse neanche lei è in grado di spiegarlo. Tuttavia, sono convinto che l’ago della bilancia si sia spostato in mio favore >>.
<< Cosa te lo fa credere? >> lo interroga il Biondo.
<< Intanto il chiarimento che abbiamo avuto nell’ultimo sogno del ragazzo. Inoltre, il giovane Shinji non ha mai avuto tante possibilità, non è mai stato così forte >>.
<< Senza contare >> interviene Kensuke << che non è mai cresciuto tanto rapidamente >>.
<< Quello è merito suo e nostro. No, mi riferisco al fatto che a lui Asuka ha concesso di manifestare poteri che, teoricamente, sarebbero in grado di scatenare l’apocalisse dentro di lei. Vuole darci fiducia. Inoltre, ha creato il Vecchio e si è rivelata agli altri del nostro gruppo e a Makinami >>.
<< In effetti potrebbe essere come dici tu >> conclude Toji. << Già da un po’ ha preso ad immaginare Kyoko[43] >>.
<< Che però sarà anche la molla che farà scatenare il Messia Nero > obietta Kensuke.
<< Eppure lei lo aiuterà >> contesta Shinji.
<< E per la faccenda del braccio? >> rilancia Toji. << Capisco l’occhio, capisco le ferite che le hai fatto vedere ma il braccio. Tu non l’hai perso >>.
<< Forse si rivelerà utile. Del resto i piani esecutivi di Soryu restano un mistero. Forse vuole solo farmela pagare per il dolore che ha provato quando un bastardo della serie degli Eva le ha diviso in due proprio il braccio destro. A me piace pensare, invece, che l’intera faccenda abbia a che fare con l’eroe che nostra figlia coccolava ogni sera >>.
<< Si ma ci sono un sacco di trappole lungo il cammino >>.
<< Una parte di Asuka ancora mi odia; è ovvio che ci siano trappole. Per questo la Soryu adulta ha preparato delle vie di fuga >>.
<< Sarà … >> Aida manifesta la sua perplessità. << Ma se la maggioranza nel parlamento di Asuka pende a tuo favore, perché ti fa sempre morire per mano di Gendo? E’ un po’ crudele, non trovi? >>
<< Io dico che lo fa apposta >> sentenzia Toji << e che sul punto continua ad esserci unanimità tra le sue parti. In fondo, ha sempre accusato Furia Buia di averle portato via il suo Shinji e di aver neutralizzato i suoi sforzi di farlo crescere >>.
<< Forse all’inizio la pensava anche lei così >> valuta il cacciatore che fu pilota. << La sua logica è sempre stata contorta ma, devo ammetterlo, è un passo avanti a me. Tocca al ragazzo affrontare il suo nemico, il fantasma di nostro padre o diventerà come lui e lo stesso accadrà a me. Il confronto con il padre è sempre un momento importante nella vita di un uomo >>.
<< Si ma a te non dà fastidio? >> insiste Kensuke.
<< Non più. Anzi, mi dispiace di non poter incontrare il mio vero padre, così potrei dirgli che lo perdono, perché come tutti anche lui è nato senza libretto delle istruzioni. E poi è un bene che io muoia >>.
<< Perché? >>
<< Asuka ha ragione >> Shinji osserva le nuvole che si muovono lentamente nel cielo spinte da un vento che a terra quasi non è possibile avvertire. << Proprio perché sono stato padre e guida di me stesso, ora sono diventato ingombrante per il ragazzo. La mia presenza gli impedirà di conoscere e aggiungere la propria particolare musica al nostro universo. E io finirò per ostacolarlo poiché il dono che rappresento è anche una maledizione >>.
<< A che ti riferisci? >> chiede Toji.
<< Sono un dio particolare, io proteggo i viandanti nel loro cammino. Prima o poi, però, devo abbandonarli o morire. Altrimenti finirò per divorare coloro che invocano il mio aiuto. Sono nato per stare vicino al ragazzo, proteggerlo e farlo crescere. Dio deve morire perché Shinji diventi finalmente l’uomo che può essere >>.
<< E adesso che farai? >> domanda  Kensuke.
<< Resterò con lui ma agirò esclusivamente dall’interno. In fondo ora so che io sono e sono sempre stato l’altro Shinji, la somma di tutte le esperienze che abbiamo maturato fino ad ora, così come il ragazzo è sempre stato una voce nella mia testa >>.
 
<< Siamo arrivati >> afferma Furia Buia. << Dobbiamo dividerci. >>.
<< Sincronizziamo gli orologi >> sghignazza il Biondo mostrando la refurtiva legata al polso.
<< Non troverò mai le parole adatte >> commenta Orso << per dirti quanto sai essere bastardo quando ti ci metti >>.
<< Perché non hai visto come stava sbavando quando ha posato le due sorelle sul bancone >> spiega Shinji.
<< Non è vero >> si difende. << So già che appena tiri le cuoia saranno mie. Me l’avevi promesso >>.
<< Non farmi cambiare idea. A proposito Kensuke, la spada ovviamente è tua >>.
<< Preferirei non ricevere il tuo lascito >> Orso diventa triste.
<< Ecco, Toji >> esclama Shinji, << così ci si comporta tra amici >>.
<< Che fine faranno fucile e coltello? >> domanda Kensuke.
<< Come non detto >> si arrabbia l’ex pilota. << Spegni subito quel luccichio negli occhi. Cinturone e armi andranno a mia figlia >>.
<< Però ammetterai che è proprio un’eredità di merda >>.
<< Fottetevi! Non li lascerò mai a voi. Sono di mia figlia. Deciderà lei cosa farne. E se mai vi venisse in mente di darle fastidio, ricordatevi che è la perfetta sintesi mia e di Asuka >>.
<< Wow! Un super demone >> Toji arriva all’unica conclusione logicamente accettabile. << Scherzo! Lo sai che le voglio bene >>.
I tre cacciatori sospirano perché hanno finito le cartucce e sono costretti a prendere strade diverse.
<< Un abbraccio a tre? >> propone Kensuke.
<< Non sono molto a mio agio con questo genere di delicatezze >> borbotta Shinji.
<< E daiii! >> lo incita Toji.
<< Come volete >> alla fine il cacciatore con un occhio solo si arrende.
<< Ci vediamo dall’altra parte >> dice Kensuke con gli occhi chiusi stringendo i due fratelli.
<< Lo spero >> risponde Shinji ricambiando con eguale passione.
 
 
 
Sic transit gloria mundi.
<< Non è colpa tua, papà! >>
Quando Shinji, ormai padrone dei suoi ricordi (intorno al XL° capitolo) rammenta la sua morte come Furia Buia nell’universo denominato “Shikinami”.
 
 
Incontrai il Gendo Ikari immaginato da Asuka lontano dal luogo in cui già da un po’ infuriava la battaglia tra le fanterie degli schieramenti avversi. I mecha, tutti, erano fermi ai nastri di partenza in attesa che lo starter sparasse il colpo di pistola che avrebbe dato il via al più irreale degli scontri, in ragione di piani che soltanto la logica di un sogno può far sembrare geniali.
Ci trovammo nel punto esatto in cui Shikinami mesi fa tirò fuori il me adolescente dall’entryplug del Mark che Gendo stava per pilotare. << Sempre qui >> mi rivolsi ad Asuka bisbigliando come in preghiera. << Sempre dove inizia il sogno e termina una parte del mio. Hai davvero uno strano senso dell’umorismo >>.
<< Ti aspettavo, Shinji >> mi salutò lo spettro con le sembianze di mio padre.
<< Ciao Gendo >> risposi. << Spero di non averti fatto aspettare >>.
<< Sei in orario >> mi concesse con esplicita condiscendenza, << proprio come avevo previsto >>.
<< Eh già >> risposi meccanicamente, distratto dal panorama che mi stavo gustando. << E’ proprio come avevi previsto >>.
<< Hai miei occhiali >> mi disse. << Li rivoglio >>.
<< Non mi pare che la tua vista ne risenta >> mi burlai di lui. << Li ha l’altro Shinji. Perché non glieli chiedi? >>
<< Tu sai come andrà a finire, vero? >>
<< Si, Gendo, io combatterò >> risposi fissandolo senza paura né odio << e tu mi ucciderai >>.
La fierezza nei modi ed il ghigno di chi è sicuro delle carte che ha in mano si attenuarono. << Tu lo sai che questo mondo è falso >>.
<< Punti di vista, Gendo. Io so che esiste un altro mondo ma per te questo l’unico reale, mi dispiace >>.
<< Io conosco il nome del creatore e, quando avrò vinto, prenderò il suo posto e realizzerò il mio desiderio e sarò una cosa sola con lei, la mia bellissima moglie. Io ho visto cosa c’è oltre il velo dell’apparenza >>.
<< E ciò nonostante, come sempre, non hai avuto la forza di comprendere >> dissi a bassa voce affinché non mi sentisse. Poi affermai: << anch’io conosco il nome del creatore. Anzi, si può dire che ho imparato a conoscerla molto bene sebbene non del tutto. Ma, come mi insegnasti una volta, nessuno può conoscere l’altro, non completamente, mai abbastanza >>.
Gendo sentì il cuore fermarsi, tentò di reagire ed aprì la bocca per parlarmi.
<< Io e il creatore >> non gli diedi la possibilità di dettare i tempi del discorso e continuai << abbiamo sempre avuto una relazione complicata ma credo che oggi non si sentirebbe troppo offesa se ti rivelassi che in realtà è mia moglie e che, in un altro mondo, sarebbe tua nuora >>.
Alzai lo sguardo al cielo incassando istintivamente la testa nelle spalle. Sapevo che non sarebbe stata Asuka ad uccidermi ma temevo che avrebbe potuto reagire male alla mia dichiarazione. Non accadde nulla, perciò, dopo un contenuto sospiro di sollievo, mi rivolsi di nuovo a Gendo: << visto? Non si è offesa >>.
<< Io … io >> balbettò Ikari che aveva capito ma non era disposto ad arrendersi, << i miei poteri … >>
<< Ti sono stati dati >>.
<< Io vedo oltre il velo… >> ripeté come stordito.
<< Anche altri hanno avuto la possibilità di scoprire la natura di questo mondo ed hanno conosciuto la porzione di destino che li era stata assegnata. E l’hanno accettata >>.
<< Ma io nooooo > urlò incendiando gli occhi.
Io non fui turbato e ripresi a parlare: << ne sei convinto? E se proprio la tua ribellione fosse il tuo destino? >>
Gendo si guardò intorno, terrorizzato, come se vedesse il mondo per la prima volta.
<< Perché sei qui? >> domandai. << Stai per affrontare la battaglia decisiva, volendo tacere su tutti i conti che ovviamente non tornano, e sei qui da solo, pronto a combattere contro un nemico potenzialmente mortale nella più pacchiana delle sfide western. Anche se vincessi, e vincerai te lo ripeto, avrai perso tempo. Se ci rifletti non solo è una mossa stupida da qualunque punto di vista provi a guardarla ma è … inutile. Cosa dice la tua logica? Cosa ti suggeriscono le tue abilità in fatto di strategia? >>
In lacrime Gendo si rivolse a me: << Io chi sono? >> chiese.
<< Non è facile rispondere ma posso dirti che tu sei qui per assolvere ad una funzione >>.
<< Ma io sono vivo, non è vero? >>. Più che di una domanda mi diede l’impressione di una supplica.
Sentii una puntura al cuore, inspirai profondamente e risposi: << chi può dire il contrario? >>
<< Tu perché sei qui? >>
<< Perché è ciò che ho scelto di fare >>.
<< Anche se morirai? >>
<< Solo in questo mondo e in questa forma … per ora >>.
<< Anche la tua vita allora è determinata come la mia? >>
<< Quale non lo è in qualche misura? Comunque, no! Io ho accettato il destino che mi sono creato. Sono qui di mia spontanea volontà >>.
<< E se… >> nei suoi occhi si accese una lieve luce di speranza << se decidessi di non combattere, se decidessi di lasciar perdere il Perfezionamento, allora saprei di essere padrone della mia vita, sarei io e potrei determinarne il percorso. Non credi? >>
E’ proprio vero, non esistono due tramonti uguali. Per la prima volta provai compassione per lui forse più di quanta ne avrei sentita se davanti a me ci fosse stato il mio vero padre. Persino l’uomo che non voleva vivere come individuo, in quanto temeva la sofferenza al punto da rinunciare persino all’amore per e di un figlio, posto di fronte alla verità sull’illusorietà della sua stessa esistenza, pregò proprio suo figlio affinché ne confermasse l’individualità e ne sostenesse la libertà. Senza l’Altro nessuna delle due ha senso.
<< Per favore, Shinji. Cosa ne pensi? Posso scegliere di non combattere? >>
Mi mancò il cuore di rivelargli che mi aveva posto quella precisa domanda svariate volte e che non era nel suo destino agire diversamente << Potresti farlo >> gli dissi.  << Io non te lo impedirò >>.
Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti a distanza di pochi metri come due pugili con ancora indosso l’accappatoio. Io attesi che la nebbia calasse sull’appena nata autocoscienza di Gendo.
<< Figlio mio >> pronunciò con difficoltà, << posso chiamarti così anche se… >> chinò il capo.
<< Fa’ pure, non mi dà fastidio… papà >>. Devo ammettere che chiamarlo papà fu emozionante.
<< Figlio mio >> riprese quando già la nebbia aveva raggiunto i suoi occhi, << almeno Yui, tua madre, esiste? E’ ancora nello 01? >>
La nebbia calò a coprirgli la gola. Cosa avrei dovuto rispondergli: no, non c’è nessuno all’interno dello 01, se non Asuka che deve fingere di essere mia madre e Ayanami per poter istruire il ragazzo?
<< Si, papà. La mamma esiste in questo mondo e la incontrerai presto >>.
Ebbe il tempo di sorridere prima che la nebbia coprisse il suo cuore riportando il capo della Nerv sui binari della storia.
<< Chissà >> mi chiesi << se morire è l’unico modo che ha un personaggio per rinascere come un bambino vero? >>
<< Sono qui, Gendo >> gridai mettendomi in guardia e arrossando entrambi gli occhi. Fu un istante ma dovetti pizzicarmi la gamba per non scoppiare a ridere o a piangere << Finalmente siamo alla resa dei conti >>.   
   
*****
 
I personaggi sono vivi e influenzano gli attori che li impersonano e gli autori e i registi che ne decidono le azioni e gli sceneggiatori che ne scrivono i dialoghi. I personaggi nel loro contesto sono gli unici sinceri, gli unici ad essere veri. Se hai la pazienza di ascoltarli e il buon senso di rispettarli, se conquisti la loro fiducia, ti aprono il cuore, mostrano le loro cicatrici, i tic, le buone e le cattive abitudini che li rendono unici e irripetibili. Soprattutto, ti raccontano la loro storia e ti accorgi che, spesso, è più bella di quella che avevi in mente. Impossessarsi di loro affinché servano ai tuoi scopi non è la scelta giusta perché potresti anche provare a convincerli; perché potrebbero accettare di propria spontanea volontà il destino che hai in mente per loro senza perdere in autenticità; perché impossessarsi di loro equivale a cannibalizzarli. Magari il pubblico non se ne accorge ma quale ricchezza hai dilapidato.
E così, sebbene Toji sapesse che era tutto un gioco e che il finale era già scritto, il Biondo agì d’istinto facendo da scudo all’omone per evitare che una fucilata gli facesse esplodere il petto. Fu il primo a morire ma, anche in questo, la buona sorte sorrise al cacciatore da copertina perché uscì di scena sul colpo, senza neanche il tempo di provare dolore. Secondo una leggenda, però, ci mise una manciata di secondi a spegnersi e in quel lasso di tempo pare abbia avuto la lucidità di mostrare sorridente un dito medio a qualcosa che vedeva davanti a sé. Per alcuni si faceva beffe della morte. Mi piace credere a questo aneddoto; credo, tuttavia, che il Biondo in quegli istanti si sia preso gioco non tanto della morte quanto della sua amante, la dea Fortuna.
Orso invece, dopo aver cacciato Kensuke, impazzì per la disperazione. La furia con cui prese ad abbattersi su chiunque gli capitasse a tiro di pistola, coltello o mani terrorizzò i poveri fanti della Nerv mandati al macello come sempre per un bene più grande che stritola gli individui e non si cura dei loro bisogni; fece tremare i polsi persino agli alleati. Si accasciò apparentemente senza motivo neanche venti minuti dopo e non emise un fiato né un lamento. E dire che nessuno era riuscito a ferirlo gravemente, tranne Fuyutsuki che, nonostante i tentativi di guidare le operazioni da una distanza di sicurezza, aveva scelto il posto sbagliato. Orso non gli diede importanza, era un vecchio in fondo. E invece proprio quel patetico vecchio, che fu un uomo patetico, posseduto dal panico o da un rigurgito di coraggio sparò al bestione con la sua pistola, alle spalle naturalmente. Il cacciatore con la barba si voltò, prese la mira e, usando la superforza che gli era stata donata, frantumò la mandibola al cagnolino di mio padre con un banale manrovescio. Poi, come se nulla fosse, tornò a puntare un altro obiettivo dimenticandosi del suo assassino che si spegneva.
Quanto a me, che impersonavo Furia Buia, l’altra metà di me stesso, beh devo dire che il combattimento con Gendo fu di quelli memorabili, oserei dire cinematografico. Alcuni, nei mesi e negli anni successivi, hanno gonfiato la narrazione dello scontro di dettagli fantastici, alimentando la leggenda del cacciatore con un occhio solo e, di conseguenza, del suo magico figlio.
C’è chi ha giurato di avermi visto volare. In realtà Asuka aveva si accettato che il cacciatore avesse dei superpoteri ma si era impuntata sulla versione standard, quindi niente full optional. Mio padre, invece, sapeva volare. Mi sono trovato sospeso a mezz’aria soltanto perché, mentre Gendo cercava di sfuggirmi tentando un rocambolesco decollo, ero riuscito ad afferrarlo per una caviglia e poi ho continuato ad arrampicarmi su di lui colpendolo come meglio potevo senza curarmi dell’eventualità di perdere la presa e sfracellarmi al suolo. 
Io ho combattuto pur conoscendo l’esito delle scontro, pur sapendo che non sarei mai riuscito a trovare un modo per battere il mio nemico. Ho combattuto perché perdere era l’unico modo che avevo per compiere un passo e vincere una guerra che morirà con me, ho combattuto perché il mio cuore aveva scelto consapevolmente a quale bene (per me) più grande votarsi.
Spesso mi sono chiesto che uomo sarei diventato se avessi potuto impiegare diversamente tanta determinazione e forza di volontà. Alla fine sono giunto a questa conclusione: i miei sbagli mi hanno indicato la via, le conseguenze hanno lastricato la strada, le scelte hanno mosso i miei passi. Nel cuore del mio inferno ho trovato la via verso la salvezza, nel cuore del Caos ho scoperto l’Ordine e il sentiero per tornare a casa. Sono ciò che ho deciso di essere tra le possibilità che il destino (quello che ho ereditato e quello che ho costruito) mi ha messo a disposizione. Per fortuna ho scoperto appena in tempo che cacciatore e pilota sono la stessa persona e mi sono innamorato del paradosso incarnato dalla mia anima.
Solo questo è bastato a rendere netta la mia volontà, sicuro il cammino e interessante il viaggio. Mi sono innamorato di ciò che sono per il semplice fatto che così sono diventato. Amo anche le possibilità che non hanno avuto modo di nascere e quelle che sono morte troppo presto. Le amo tutte, nessuna esclusa. Le amo come si ama un bel film, un romanzo avvincente o la favola della buona notte, se raccontata bene dalle persone giuste.
Quando ho capito di aver raggiunto il mio obiettivo e che toccava a me, come Ragazzo, portare a termine questa parte della missione, non mi sono arreso; avrei continuato volentieri a colpire Gendo … Così, per il piacere di farlo. Ma era arrivato il mio momento e fui privato di colpo dei poteri e delle energie. Del resto, mi trovavo nella mente di Asuka e l’ultima parola spettava a lei.
Guardai il cielo e vidi due nuvole unirsi a crearne una, e la nuvola che era nata dall’unione mutare fino ad assumere la forma di un volto, il volto di una donna, e la riconobbi subito. < Ah, Asuka >> iniziai a ridere, << se non ti amassi più di quanto riesca ad accettare, ti odierei con tutte le forze >>.
La nuvola rispose con l’occhiolino, un sorriso e una linguaccia.
Poi toccò a mio padre fare la sua parte. Mi battei il petto per indicargli il bersaglio e dissi a me stesso: << non avere paura, Shinji, andrà tutto bene >>.
Fu doloroso, molto doloroso. Con un pugno il simulacro di Gendo spinse ben oltre le scapole ciò che restava del mio cuore. Mentre mi addormentavo, prima che il vento la spegnesse, sfruttai l’ultima luce della mia fiamma per pensare: << non è colpa tua, papà! >>
 
Riflettendoci adesso, fatico a comprendere perché fossi tanto arrabbiato e, tuttavia, lo capisco benissimo. Per l’ultima volta a bordo dello 01 nel mondo sognato dalla donna dei miei sogni, sentendo fermarsi il cuore dei miei fratelli e soprattutto quello del Paparino, provai soltanto un odio feroce e sentii salire dalle viscere del mio inferno un fuoco dalle fiamme alte e spaventose.
Se quei tre stupidi (di cui il primo ero proprio io) non mi avessero preparato a dare un volto e un nome alla mia casa, forse avrei distrutto ogni cosa nella mente di Asuka. Perché, a dispetto di tutti i buoni propositi, di tutti gli errori commessi, del bisogno di riscatto, ogni dio e diavolo e ogni forza della natura e l’umanità intera mi siano testimoni, in quel momento ho pensato: io ti ucciderò, Gendo, a qualunque costo, anche se dovessi far esplodere il pianeta >>.
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che il giovane Shinji non può ancora ricordare.
<< Parlami della casa, papà! >>
Quando Furia Buia, tornato prima del previsto dalla sua missione proprio come aveva promesso, sebbene nel suo cuore ancora in viaggio, sdraiato sul pavimento poggia la testa sulle gambe della figlia per essere coccolato un po’[44].
 
 
<< Devi chiedere alla mamma il suo shampoo. Sei pieno di nodi >>  si lamenta la piccola Yuki i cui tentativi di accarezzarmi i capelli sono frustrati da grovigli che probabilmente nessun lavaggio o prodotto a questo punto riuscirà a districare.
<< Pensi che potrei piacerti con i capelli corti? >>.
<< Alla mamma piaci con il codino >>.
<< E a te? >>
<< Non mi importa se hai il codino >>.
<< Che ne dici di una buona spuntata? Da praticare ogni tanto così alla mamma non dà fastidio e tu non rischi di perdere le mani in mezzo a quest’erbaccia >>.
<< Si, ti prego. Altrimenti non ce la faccio a coccolarti >>.
<< Invece, ci riesci benissimo. Anzi, sei diventata ancora più brava dell’ultima volta >>.
<< Che è stata anche la prima. Ho fatto pratica con la mamma >> spiega fiera di sé << e con la zia Sakura. Però non ho detto niente alla mamma >>.
<< E alla zia Sakura si? >>
La piccola arrossisce.
<< E lei cosa ha detto? >>
<< Che se sei triste devo toccarti il cuore. Non capisco perché. E’ impossibile che il cuore smetta di battere quando si è tristi >>.
<< No, amore mio, serve a ricordarmi che c’è una casa per me >>.
<< Ma qui sei a casa >> ribatte Yuki. << Ci siamo io e la mamma. Se glielo chiedi, te lo dirà anche lei. Così non lo dimentichi >>.
<< Lo farò, Principessa >>.
<< Perché stanotte ho dormito nel letto con voi? >>
E’ stato il mio sogno per tanti anni. << Non ti è piaciuto? >>
<< Certo che mi è piaciuto ma è strano. Tu e la mamma avete litigato? >>
<< No >> semplicemente non avevamo voglia di parlare.
<< Siete stati zitti tutto il tempo, come mai? >> mi interroga come farei io ma senza usare la violenza.
<< Prometto che oggi le parlo >>.
<< Per dirle cosa? >>
<< Deve spiegarmi di cosa si occupa. A proposito tu lo sai? >>
<< No, è noioso. Io voglio diventare un cacciatore come te >>.
Ti prego, no. << Quest’argomento dovremo affrontarlo seriamente insieme alla mamma. Intanto ricorda che devi studiare, Principessa >> le dico impostando il tono in modalità severa, salvo poi buttare alle ortiche i miei sforzi smussando l’effetto delle parole con una lunga carezza sul viso. << Su questo non si discute >>.
<< Non cambiare discorso, papà >>. Poiché non le conviene, Yuki contrattacca proprio cambiando discorso. << Perché vuoi sapere cosa fa la mamma? >>
<< Sono stato lontano per troppo tempo e devo recuperare. Ho bisogno di sapere come sta cambiando il nostro villaggio e tua madre sta lavorando tanto per migliorarlo. Così posso dirle che è stata molto brava, anzi che è molto brava >>.
<< Quindi tu sei intelligente come la mamma >> valuta un po’ sorpresa.
<< Considerata la sua preparazione >> ci sono rimasto un po’ male ma non intendo mentirle, << se mi spiegasse cosa fa usando parole semplici e pronunciandole lentamente, capirei meno della metà di ciò che dice >>.
<< E allora come puoi dirle che è brava? >>. La piccola Yuki è dotata come la madre, è solo svogliata e tende ad appaltare i compiti di scuola ai suoi amici/collaboratori/subalterni.
<< In realtà >> deglutisco una copiosa sorsata di saliva << … in realtà, vorrei soltanto dirle che siamo fortunati ad avere lei, che sono fiero di lei. Mi piacerebbe farle sapere che sono felice che lei sia con noi … con tutti noi >> mi affretto a precisare. << Senza tua madre, io … il villaggio non sarebbe tanto bello >>.
<< Perché non le dici questo? >>
Non lo accetterebbe, però << glielo dirò >>.
<< Papà, sei diventato rosso. E’ perché sei timido o ti spaventa parlare con la mamma? >>
E che ca … << Nessuno dei due >> entrambi.
<< Visto? >> mi mostra un trionfale e luccicante sorriso. << Diventerò un abilissimo cacciatore. Sarò brava quanto te >>. La piccola gongola perché ha imparato bene da Obi Wan, sebbene Obi Wan si sia sempre impegnato a non insegnarle niente.
<< Mi basterebbe sapere che in qualunque momento della tua vita, in qualunque circostanza, ti sentirai a casa >>.
<< Parlami della casa, papà. Cos’è per te? >>
<< Allora, vediamo … Ecco, prenderò in prestito le parole di un saggio vissuto tanto, tanto tempo fa in una bellissima isola. Non era nativo dell’isola ma si sentiva a casa in quel luogo, in compagnia dei suoi abitanti >>.
<< Come l’ hai conosciuto? >>
<< Non l’ho conosciuto di persona ma in un libro. Lo sai che mi piace leggere >>.
<< Che diceva il saggio? >>
<< Beh, lui attendeva che dal mare giungessero le navi che lo avrebbero ricondotto alla sua patria e, quando il giorno del suo ritorno arrivò, salutò tutte le persone del villaggio. Allora gli si avvicinò un muratore e gli pose la domanda che mi hai fatto, piccola mia >>.
<< E lui cosa rispose? >>
<< Egli disse: costruite con l’immaginazione una casa nel deserto prima di erigere una dimora dentro le mura della città. Poiché come voi rincasate ad ogni crepuscolo, altrettanto fa il vagabondo che è in voi, sempre esule e solitario >>.
<< Però non mi pare granché come risposta >> si lamenta la piccola.
<< Sii paziente, Principessa. E allora egli continuò >> riprendo il racconto guardando gli occhi azzurri di mia figlia mentre con pollice e indice ne accarezzo il mento: << La casa è il vostro corpo più grande. Essa cresce nel sole e dorme nella quiete della notte e non è priva di sogni. Non sogna forse la vostra casa e sognando non abbandona la città per il bosco o la sommità della collina? >>
<< Papà ma la casa è un bene o un male? >>
<< Una casa è buona se la trovi nel tuo cuore, è buona se ti protegge ma non ti imprigiona, è buona se lì ti aspetta l’amore e non la paura, è buona se non manchi di salutare come un fratello o una sorella il vagabondo che è in te e che vive oltre le mura >>.
<< Questo lo dice il saggio? >>
<< No, questo è ciò che forse ho compreso >>.
<< E il saggio invece cosa aveva compreso? >>. Yuki ha già smesso di lottare contro i fili intrecciati della mia criniera e mi fissa curiosa ed io l’adoro perché non sta cercando di capire ma di immaginare, forse sognare la realtà in cui queste parole assumono forma. Le sto raccontando una favola, come non mi capitava da troppo tempo, e allora canterò per mia figlia la melodia che ho gustato ascoltando un vento di parole dolci.
<< Ci avverte sui pericoli della paura e del fare confusione. Dice, infatti, che la casa vi domina e con il rampino e la frusta riduce in marionette le vostre più alte aspirazioni. Benché abbia mani di seta, il suo cuore è di ferro. Vi addormenta cullandovi solo per stare vicino al vostro giaciglio e burlandosi della nobile carne. Schernisce i vostri sani sensi e li depone nella lanugine come fragili vasi. In verità, la cupidigia del benessere uccide la passione dell’anima e poi sogghigna alle sue esequie >>.
<< Non pensavo che il benessere fosse sbagliato >>.
<< No, Principessa, e neanche la pace ma noi non possiamo dimenticare il vagabondo che è in noi >>.
<< Papà, la casa quindi è malvagia? >>
<< No, amore mio, e sai perché? >>
<< Perché? >>
<< Chiudi gli occhi e immagina di trovarti al centro di un’isola. Fidati, c’è papà con te. Ci sei? Allora >> le accarezzo una guancia, << dovunque ti volti puoi vedere un mare sconfinato, calmo e azzurro come i tuoi occhi. E la terra è verde, gli alberi sono pieni di frutti e fiumi di acqua dolce e di fiori disegnano il volto dell’isola. Lo vedi il suo volto? >>
Yuki ha gli occhi chiusi e sorride per l’emozione.
Brava, amore mio.  << Ci sono tanti animali, di tutte le specie, e non ci faranno alcun male. Siamo tutti vicino a te che sei al centro, anzi sei il centro dell’isola. Ci siamo io, la mamma e gli zii e ti vogliamo bene. Tu guardi incantata il mare e il cielo che abbraccia il mare e le nuvole che si muovono nel cielo. Noi ti proteggiamo e tu sei felice con noi. Poi si alza il vento che da oltre l’orizzonte soffia nella tua direzione e chiama te e inizia a cantare >>.
<< Cosa canta? >> domanda elettrizzata come se si aspettasse di ricevere da un momento all’altro gli insegnamenti del vento.
Poggio una mano sul suo cuore. << Il vento ti dice: o tu, figlia dello spazio, inquieta nel sonno, non sarai intrappolata né domata. La tua casa non sarà un’ancora ma l’albero maestro di una nave, non sarà la lucente pellicola che ricopre una ferita ma la palpebra che protegge l’occhio. Tu non ripiegherai le tue ali per passare attraverso la porta, non chinerai il capo per non urtare la volta, non tratterrai il fiato per paura che i muri scricchiolino e crollino. Non dormirai in sepolcri costruiti dai defunti per i vivi. E, benché magnifica e splendida, la tua dimora non custodirà il tuo segreto né darà riparo alle tue brame. Perché ciò che in te è sconfinato dimora nella casa del cielo, la cui porta è la nebbia del mattino e le cui finestre sono i canti e i silenzi della notte >>.
Mia figlia sta ridendo e versa lacrime di gioia. La osservo e sono estasiato alla presenza del bello. Rinuncio a memorizzare i dettagli, a fotografarla con la mente. Non porterò con me un’immagine, ma la sensazione del sogno che sto vivendo con lei. Mia figlia diventerà adulta, già la vedo e sarà stupenda e non avrà paura di crescere perché non permetterò che la paura tarpi le sue ali.
<< Papà >> Yuki mi allontana dolcemente dalla mia fantasia e vedo di nuovo il volto della mia bambina di sette anni e ora cinque mesi, << perché il vento ha parlato solo con me? >>
<< Il vento ha parlato con tutti e ad ognuno ha rivolto un messaggio personale >>.
<< A te cosa ha detto? >>.
<< Che anch’io sono figlio dello spazio >>.
<< Papà >> l’espressione di gioia si attenua e vedo una patina di tristezza formarsi davanti all’azzurro scintillante dei suoi occhi, << un giorno non starete con me, vero? >>
<< Noi veglieremo su di te finché non imparerai a prenderti cura di te stessa. E, quando arriverà quel giorno saprai cosa fare e sceglierai la tua strada e la seguirai senza curarti di ciò che pensano gli altri >>.
<< E se sbaglio strada? >>
<< Io e la mamma continueremo a vegliare su di te e potrai sempre contare sul nostro amore e non dovrai mai vergognarti di ciò che sei e non dovrai mai sentirti in colpa perché niente al mondo, neanche il tempo, ci impedirà di amarti >>.
<< Papà, tu… hai trovato la tua casa? >>
<< Io sono Ikari Shinji >> do voce al mio cuore per parlare al cuore di mia figlia << e mi chiamano Furia Buia. Troverò la casa giusta per le mie anime. Finché non l’avrò trovata continuerò a cercare >>.
<< E se sbagli strada anche tu? >>
<< Allora proverò a rimediare e continuerò a cercare la casa giusta per le mie anime >>.
<< E se non la trovi? Sarai triste >>.
<< Se dovessi sentirmi triste allora … >>
<< Metto una mano sul tuo cuore, vero? >>
<< Se vuoi, amore mio. Tuttavia, se dovessi sentirmi triste, se fossi stanco o addirittura se per miracolo riuscissi a trovare un simile luogo, promettimi che il giorno in cui deciderai di seguire gli insegnamenti del vento, mi porterai nel tuo cuore, dove potrò riposare insieme al vagabondo mio gemello >>.
 
<< Nel tuo cuore, Principessa, mi sentirò a casa! >>

 

 
 
Fine primo tempo.
 
 

 
 
 
 
 
[1] Questo particolare, insieme ad un altro “indizio” che piazzerò nelle pagine seguenti, serve a tratteggiare le sembianze e alcuni aspetti del carattere del cacciatore così come li ho immaginati quando il personaggio ha preso forma nella mia mente. E’ chiaro qui il riferimento a Interceptor 2 … non a Fury Road.
[2] Ciò che in questa storia Sakura è la prima a comprendere.
[3] Non so se può essere utile ma, in fase di stesura e soprattutto di revisione del “dialogo” tra il cacciatore e i suoi fantasmi, mi sono lasciato trasportare dalle note di “Alone in the ring” di Bill Conti (per i buoni intenditori è un brano della colonna sonora di Rocky I).
[4] Ecco il secondo indizio.
[5] Cfr capitolo VI. Qui Shinji ripete gesti e parole di Furia Buia.
[6] Versione metal style che io adoro.
[7] Nota: il personaggio di Furia Buia, come possibile evoluzione di Shinji in uno scenario post impact alla Interceptor (di cui ho recuperato la memoria dopo aver visto Fury Road) o Fuga da New York, è nato prima ancora della storia almeno nelle sue linee generali. Si lo so, il senso del finale di EoE è un altro machissene, l’impatto emotivo è di pura ed irrimediabile devastazione e one more final non aiuta. Comunque, man mano che i tratti fisici e caratteriali si presentavano mi sono posto il problema del nome. Poiché sin dal primo incontro si era mostrato già con una benda sull’occhio, ho pensato di chiamarlo Jena, come Jena Plissken, o con un nome che fosse facilmente associabile al protagonista del film di Carpenter. Ma qualcosa non tornava e poi Furia Buia mi aveva fatto chiaramente capire che non intendeva essere accostato ad un personaggio che, massimo rispetto per l’interpretazione di Kurt Russell, emergeva soprattutto per la sua cafonaggine. Poi, qualche mese prima di rischiare pubblicando il primo capitolo di questa long, ho dovuto di mia spontanea volontà regalare alla mia nipotina (che oggi negherà anche sotto tortura) i primi due capitoli di Dragon Trainer e, cosa più importante, sono stato messo di comandata alla visione dei film insieme a lei. Proprio durante il primo lungometraggio ho realizzato che lo Shinji post EoE, sarebbe stato Sdentato della razza dei Furia Buia: con la scorza dura ed il cuore di burro.
[8] Cfr ultima nota del presente capitolo.
[9] Fonte wikipedia, quindi non garantisco. Più che altro mi piaceva il nome.
[10] Un piccolo omaggio a La nobile Via del Grembiule – lo yakuza casalingo.
[11] L’idea del cacciatore è un omaggio a David Crockett, un eroe della mia infanzia. Il personaggio è controverso, oggi diremmo divisivo (bleah!), ma chi se ne frega. La battaglia che racconto nel capitolo XVIII è un piccolo omaggio al film Alamo, quello del 2004, ed è stato scritto con in sottofondo (e affinché la lettura durasse più o meno quanto) la colonna sonora che accompagna – e sostiene egregiamente – la sequenza dell’assalto a Fort Alamo fino alla cattura di Crockett.
[12] Il verbo querulare non esiste. Tuttavia, ho deciso di seguire l’istinto e ho accettato di commettere un reato poiché mi è sembrato il più adatto ad esprimere il suono lamentoso, gracchiante e sgraziato percepito da Shinji. Mi assumo la responsabilità della decisione.
[13] Vi dico come la penso: in queste paragrafo non ci sono né buoni né cattivi, né saggi né stupidi, né egoisti né altruisti. Hanno tutti in qualche modo ragione. Quanto ad Asuka, molte delle sue parole assumeranno un senso più chiaro o, meglio, particolare nei capitoli XXV e XXVI.
[14] Mia personalissima interpretazione. Della razza ancestrale e del disagio esistenziale di Gendo con i suoi Mark non me ne può fregar di meno
[15] Quel gesto, unitamente a quelle precise parole, ha un significato molto importante e personale e non ha nulla a che vedere con lo slogan … pardon il mantra stucchevole del 2020. Mi sono affezionato al personaggio, quindi mi è sembrato giusto (nonché naturale) aiutarlo così.
[16] Non mi pare che faccia parte della colonna sonora della serie tv ma il titolo della canzone dei Depeche Mode è identico, perciò …
[17] Vedi nota 7.
[18] Nel paragrafo intitolato Aspettando un’altra guerra Shinji ha già maturato una più ampia e acuta comprensione e può, come Furia Buia, insegnare al giovane Shinji a distinguere tra colpa ed errore.
[19] La citazione corretta sarebbe la perfezione è un cammino non una meta (tratta dalle massime sputate dal maestro di Sinanju in  Il mio nome è Remo Williams). Ai fini del paragrafo in questione mi è sembrato opportuno adattarla.
[20] Gli salverà la vita nel capitolo XXVII o XXVIII, non ho ancora deciso.
[21] Mi riferisco alla canzone Burn dei Cure che fa parte della colonna sonora del film Il Corvo (non specifico quale perché ne esiste soltanto uno, quello con Brandon Lee). Quando l’ho riascoltata, più o meno quattro anni fa, mi sono detto: << è questa la colonna sonora del cacciatore >>.
[22] Non diventa Kaji. Il significato del gesto può essere colto alla luce della prima parte del capitolo precedente quando Furia Buia si toglie l’elastico. Da notare che per tutto il capitolo resta senza benda. Shinji a questo punto della storia è padrone della sua identità, non si cura di assomigliare a qualcuno ed è oltre i gesti rituali e i talismani.
[23] Cfr Capitolo V.
[24] Mitico Bruce Lee.
[25] Cfr Khalil Gibran, Il Profeta, a proposito del Lavoro
[26] Ispirato da Khalil Gibran, Il Profeta, a proposito del lavorare con amore.
[27] La spiegazione del contenuto delle buste l’ho scritta dopo aver visto l’interpretazione di Alfiero Vincenti che impersona lo zio di Amleto nell’opera di Carmelo Bene  Amleto (da Shakespeare a Laforgue)
[28] Non ti giudicherò mai, o grande Go Nagai.
[29] L’espressione, liberamente modificata, tratta dai Septem Sermones ad Mortuos contenuti ne Il Libro Rosso di Jung (opera per cui sono in fissa da qualche mese) deve ritenersi meramente suggestiva o, anche, come la formula di una piccola idea che ha catturato il mio interesse. Ai fini di questo racconto mi serve per dire agli irriducibili fondamentalisti che prendono troppo sul serio il “why, Shinji?” e “why, Asuka?”: ehi, ragazzi don’t worry, take it easy, think positive, non rompete il  … è inutile ammorbarsi le pesche noci (se vi pare) come se loro due fossero i vostri vicini di casa  perché tanto ci pensa la vita a farlo.
[30] Lo Shinji dell’ultimo film in effetti è stato da alcuni associato (per certi versi non a torto, ritengo) ad una figura cristica.
[31] Questa parte del dialogo tra i personaggi, e soprattutto la reazione di Asuka, mi è uscita così spontaneamente da rasentare la scrittura automatica ed ha in parte ispirato il paragrafo in cui Shikinami manda al diavolo Shinji.
[32] Cfr La sessualità giapponese – uno sguardo sociologico di Umberto Pagano e Giovanna Procopio. Ho comprato questo libro perché avevo bisogno di capire (lo giuro proprio per questo) se il fanservice, che in Evangelion raggiunge proporzioni che alcuni recensori hanno definito tendenzialmente pornografiche, potesse essere valutato secondo criteri meno semplicistici di quelli comunemente adottati dalla media dei fan.
[33] In fase di revisione mi sono lasciato cullare dalle note di Walk di Kwabs.
[34] Titolo ispirato da Waiting on a war dei Foo Fighters che ne ha accompagnato la stesura e, ovviamente, anche la rilettura. 
[35] Cfr lezione di nuoto del Capitolo VII.
[36] Cfr il ritorno a riva narrato sempre nel Capitolo VII.
[37] Il “do you love me?” di prima. Qui è Soryu che si intromette.
[38] Avete capito bene.
[39] Cfr Capitolo XXI, quando Furia Buia insegna a Shinji come armonizzare i loro at field.
[40] Scritto da Ishihara, S. Levy e Takata, 1971 Ubaldini Editore
[41] Lo confesso, è vero. In fase di revisione ho sia riso da solo come uno stupido, sia pianto come un bambino. E i personaggi, giustamente, mi hanno preso in giro.
[42] E’, scusate l’approssimazione, la terza personalità Shinji o, meglio, il vero nodo scoperto del protagonista. Nato lo stesso giorno di Furia Buia, non ho avuto problemi a dargli un nome. Mi ha ispirato infatti il Dark Messiah o Messia Oscuro di cui si parla nella canzone The Vengeful One dei Disturbed. In questo caso però il “lato oscuro” (vi odio tutti, maledetti Jedi) di Shinji non porta giustizia in un mondo ai limiti del distopico in cui l’individuo è schiacciato dal Sistema che tende alla massificazione e al consumismo; semmai vi porta il terrore e la distruzione nell’errata convinzione di purificarlo e salvarlo, finendo così per emulare senza volerlo il padre. Anche per tale ragione ho sentito la necessità di modificare quell’oscuro in nero. Ps a tal proposito, mi sono semplicemente affidato alla suggestione che ancora provoca il colore nero a cui personalmente non riesco ad attribuire nessuna accezione o valenza negativa.  
[43] Kyoko è il nome della madre di Asuka. Con la morte dei cacciatori saranno prevalentemente le donne ad aiutare Shinji.
[44] Sebbene possa risultare non coerente con il testo del paragrafo, sono stato ispirato da Brothers in arms – Fury Road OST.

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Capitolo 24
*** #23 bis Intervallo - Anche il Diavolo cerca la propria Anima ***


INDICE

Prologo: NINNA NANNA PER SHINJI
I atto: IL VECCHIO E LA STREGA
II atto: OCCUPATI SOLO DI TE STESSO E DI NESSUN ALTRO!
OVVERO NELLA "VALLE" DEGLI SPIRITI INQUIETI
III atto: EMILY DAI CAPELLI E DAGLI OCCHI NERI COME LA NOTTE
Epilogo: << BASTA!!! BASTA CIBO PER CANI! >>
                                                                    
ADDENDA

L’ALBA, OVVERO IL GIORNO DELLE NOZZE
L’ALBA, OVVERO << FINALMENTE UN LIMITE >>
 L’ALBA, OVVERO << STAI MESSO MALE >>
 
 
PERSONAGGI
Shinji/Furia Buia/Diavolo
Soryu Asuka Langley/Anima
Emily/Anima
Autore (di questa fanfiction, è ovvio)
Un vecchio
Una strega
Un poeta malinconico
Una rumorosa folla di spiriti; anzi due, ma la seconda più che altro è ipocrita.

GUEST STAR:
Venom
Un re interamente caotico il cui nome non conosco
Un giovane dai capelli bianchi di nome Tasoichi
 
[ N.d.A. 1) Il primo atto è corto, gli altri due sono molto più lunghi. 2) La chiave dell’intero capitolo è la cicatrice del protagonista, non il suo occhio sinistro. 3) Se sentite un forte odore di zolfo significa che state osservando l’occhio e non la cicatrice, perché a bruciare sono la testa di un fiammifero e l’olio di una lanterna, non l’inferno. 4) Consiglio di rivedere l’ultima parte del capitolo XX in cui il Diavolo si ribella. 5) Cfr I atto in cui Shinji afferma: << tu vedi il mio occhio demoniaco e pensi di aver capito ma è la cicatrice che devi guardare se vuoi sapere chi sono >> ]
 

*****
 
PROLOGO

NINNA NANNA PER SHINJI
 

Erano trascorsi pochi giorni da quando Shinji aveva intrapreso la “missione” o, meglio, iniziato quel “viaggio” nel suo mondo reale, i cui primi passi sono stati raccontati nel capitolo precedente.
Si era separato dai suoi cari con nel cuore un’aspirazione al centro di sentimenti contrastanti e nella testa un proposito ancora non del tutto chiaro al centro di pensieri in perenne conflitto.
La destinazione era lontana, nello zaino portava un piccolo libro e all’interno del piccolo libro una matita smozzicata segnava un capitolo, sottolineato più volte, che parlava della “casa”.
<< Voglio impararlo a memoria >> si era detto una sera il cacciatore di venticinque anni che fu pilota mentre da solo, al sicuro dietro un piccolo muro di roccia, che dieci metri più lontano sarebbe stato più appropriato chiamare “scoglio”, prestava attenzione ad ogni ombra, odore e rumore, con i muscoli tesi come quelli di un suricato che scandaglia l’ambiente per intercettare una minaccia. << Lo reciterò a mia figlia e per lei sarà come una favola >>.
La notte che stiamo per raccontare, tuttavia, lasciò il libro nella sacca.
Dopo aver trovato un buon posto per riposare, riparato dal vento umido proveniente dal mare e da sguardi inopportuni, come un legionario al termine di una lunga marcia sistemò le trappole tutt’intorno, definì meglio e rinforzò i lati della buca che aveva scelto come giaciglio armeggiando con la vanga sul terriccio misto a sabbia compatta, preparò le munizioni e pulì con diligenza le armi per poi posizionarle in modo ossessivamente meticoloso vicino ai confini della fortezza in miniatura, in corrispondenza dei quattro punti cardinali.
Terminato il lavoro, mentre valutava la correttezza dell’opera, complimentandosi in silenzio per il grado di perizia che aveva raggiunto, si rese conto, in virtù di una recente intuizione, che era inutile proteggersi unicamente dall’esterno e che il caos andava governato se non addirittura, in alcuni casi, assecondato pur con la dovuta resistenza. Perciò spostò a caso una delle armi dal suo preciso allineamento per accettare un principio di Caos nell’Ordine che aveva appena creato.
Sciacquò la benda, ristorò l’occhio buono dalla fatica grazie al collirio che un’amorevole Sakura si era preoccupata di preparare appositamente per lui e, infine, estrasse dallo zaino la cena, una scatola di cibo per cani, e un sacchetto trasparente di quelli antigelo che conteneva due bacchette di legno e una forchetta. Consumò il pasto in silenzio con calma, interrotto un’unica volta dal sibilare di alcuni sonagli che fungevano da allarme.
Appiattito sulla sabbia, con il fucile già carico tra le mani, un respiro quasi assente e i battiti che rallentavano, come gli accadeva quando entrava in modalità “cacciatore”, aspettò un po’. Un altro rumore confermò il suo sospetto: a disturbarlo era stata solo una raffica improvvisa di vento.
A parte questo, il tempo della veglia trascorse noioso, come il paesaggio illuminato da una gigantesca luna bianca divisa in lotti da strade rosso sangue che si intersecavano con tale accuratezza da formare quadrati apparentemente perfetti.
Guardando in direzione del mare, seduto un po’ curvo e con gli scarponi finalmente slacciati, Shinji continuò a masticare lentamente il cibo da ciotola sorseggiando di tanto in tanto dalla borraccia per mandar giù qualche boccone troppo secco. Lontano, sulla superficie d’acqua salmastra, che al largo si mostrava venosa e grumosa, oltre all’immancabile testa marcita di Ayanami a cui da tempo non faceva più caso, vide come ogni sera una folla di fantasmi, quelli che aveva generato in anni trascorsi a proteggere ciò che ancora poteva e valeva la pena difendere.
Non erano tutti, soltanto quelli per cui provava una sorta di rimorso, forse perché uccisi troppo presto o perché dopo non era riuscito a fugare il dubbio di aver preso la decisione sbagliata.
Shinji aveva imparato a mantenere le distanze da quella folla, per non farsi travolgere. Talvolta, quando quella calca rumoreggiava nella sua testa, l’ammansiva promettendo udienza a ciascuno spettro per ascoltarlo e dargli, se possibile, un po’ di pace.
Le sue intenzioni erano sincere, per quanto fosse consapevole che non si sarebbe mai liberato di quella compagnia e che la durezza quasi tirannica con cui manteneva l’ordine dentro di sé era indispensabile per creare spazio nel cuore.
Provava compassione, certo, ma su quella spiaggia non c’era nessuno con lui, non poteva raggiungerlo la voce di Asuka che involontariamente portava con sé altre voci, latrici di buoni giudizi, buoni costumi e verità comuni sputate con lapidaria saggezza e dotate di quella inconfutabile chiarezza tipica sia delle frasi fatte, che si spacciano per massime immortali, sia delle proiezioni scaraventate lontano come lance dalla punta acuminata. Voci provviste di quella superficialità tanto apprezzata da menti troppo spaventate per (o poco interessate a) approfondire un argomento.
In tal modo aveva scoperto di vedere Asuka. E se ne rammaricava poiché da poco aveva compreso che odiarla era più facile che sforzarsi di capirla; che combatterla gli permetteva di proteggersi; che opporsi a lei era utile a giustificare se stesso.
Provava compassione, certo, ma su quella spiaggia non c’era nessuno con lui e poteva permettersi di analizzare il problema senza preconcetti. In realtà, è più corretto dire che era costretto ad analizzare il problema. In fondo era ritornato alla vita accettando in anticipo tutte le domande che il cuore e la mente gli avrebbero posto e la complessità connaturata alle risposte, spesso parziali e mai definitive, che sarebbe riuscito a trovare lungo la strada.
Provava compassione, certo, ma su quella spiaggia non c’era nessuno con lui; perciò colse una particolare sfumatura del suo sentimento e colse la reale natura del dubbio, sempre lo stesso, marchiato sul vapore di ogni fantasma. Provava compassione non perché fosse effettivamente dispiaciuto di aver tagliato un filo prima del tempo ma per la possibilità di cambiamento che lui aveva frustrato con il coltello o con il fucile o a mani nude.
E se, invece di essere prudente, di seguire l’istinto, l’esperienza e uno strisciante terrore per l’altro, avesse osato parlare con alcuni di loro quando ancora respiravano e potevano essere toccati, se avesse trovato il coraggio di rischiare e offrirli l’opportunità di cenare e dormire nel suo villaggio, chi può dire come si sarebbero comportati?
“Chi può dire” talvolta rifletteva “che, vivendo esperienze diverse in un ambiente diverso, persino i predatori non possano mutar pelle e diventare esseri umani?”
Questo pensiero in particolare era importante per Shinji perché sentiva di appartenere alla razza delle creature che combatteva. E se, come aveva detto a sua figlia, anche lui avesse avuto l’occasione di cambiare? Se fosse stato uno di quei defunti che aveva tentato di avvicinarsi alla sua casa animato da cattive intenzioni, inconsapevole, a causa della vita conosciuta o del bisogno e non di una innata disposizione alla malvagità, di avere in sé altri e migliori propositi, come si sarebbe sentito davanti a Furia Buia che gli sbarrava il passo?
Provava compassione, questo si, ma su quella spiaggia non c’era nessuno con lui e riuscì ad ammettere che provava compassione per se stesso come se fosse un altro e rifletté su quel particolare processo, punto di fuga e di incontro, di creazione e distruzione, che permette la relazione ad una coppia di falsità: egoismo ed altruismo. Inesistenti in natura se non, appunto, in relazione.
Shinji guardò ancora i fantasmi e, dopo aver sputato un pezzo di carota talmente morbido che temeva fosse andato a male (più del resto della cena), scostante esclamò: << maledetta immedesimazione! >>
Era Furia Buia con il suo occhio sinistro e la lunga cicatrice che tentava di proteggere, talvolta invano, il pilota dalle condanne che si infliggeva anche quando provava buoni sentimenti.
Shinji aveva smesso di sprecare tempo a procurarsi le sigarette perché ad un cacciatore come lui il fiato serve quanto una pistola pulita e un caricatore pieno. Inoltre, accendere una sigaretta di notte era il modo migliore per farsi trovare e in quello scorcio di mondo non era quasi mai salutare incontrare sconosciuti. Si era deciso pertanto da poco più di anno, da quando aveva evitato alla piccola Mari il trauma di uno stupro, di sostituire al tabacco, seppur bruciato molto occasionalmente, il legno dei fiammiferi.
Ne prese uno già mangiucchiato da una tasca del giaccone e iniziò a masticarlo senza accorgersi che la palpebra stava iniziando a calare dolcemente sull’unico occhio sano. Quando capì che la stanchezza l’aveva ormai afferrato, gettò il cerino e adagiò la schiena sulla sabbia dimenticando di spiegare la stuoia.
Non prendeva mai sonno facilmente ma quella notte non fece neanche in tempo ad augurarsi di non essere preda dei soliti incubi né a precettare, affinché montasse di guardia, l’ombra della morte, che lo seguiva da anni come una vecchia compagna e che in più di una circostanza lo aveva aiutato dando suggerimenti al suo istinto.
Mentre il corpo si appesantiva e una densa foschia avvolgeva la coscienza, la mente del guardiano formulò una frase che diede sostanza ad un pensiero e quel pensiero assunse la forma di Shinji Ikari in piedi su uno sfondo nero, un po’ defilato sulla sinistra, munito di benda, giaccone e armi. << Io sono il Diavolo! >> fu la frase che udì.
Ma poiché quel pensiero, circoscritto da una frase tanto impegnativa, da solo non poteva esprimere alcuno degli infiniti significati che conteneva e poiché un pensiero, per quanto definito da una frase, si manifesta attraverso un’immagine, allora la sua mente formulò quasi in contemporanea una nuova immagine, un po’ defilata sulla destra, affinché entrasse in relazione con la prima.
Quell’immagine assunse le sembianze di Asuka, già donna, con il plugsuit rosso  come i capelli lunghi, un po’ spettinati, e con un occhio semi chiuso, sempre il sinistro. La forma di Asuka circoscrisse un pensiero complementare al primo, anch’esso potenzialmente portatore di infiniti significati. E quel pensiero si tradusse in una frase che permise alla prima asserzione di generare un senso tra i tanti coerenti con la sua natura. E quella frase si manifestò alle orecchie di Shinji con l’apparenza di una domanda: << dov’è l’Anima mia? >>
Al centro dello sfondo nero si aprì un cerchio che sembrava un occhio. Era interamente rosso.
Questo udì e vide Shinji ormai lontano dalla veglia, poi sprofondò in un sonno incautamente profondo e iniziò a sognare. Non uno di quei sogni particolari per mezzo dei quali creava, senza sapere come, interi universi, copie perfette del suo così come lo aveva conosciuto in parte da essere umano e in toto da dio, suo malgrado, della distruzione e della rinascita, essendo stato per un tempo infinitamente breve e lungo ogni cosa esistita e nessuna cosa, ogni pensiero e azione, esperiti e potenziali, e nessuno di essi. Non quindi uno di quei sogni particolari che aveva imparato a trattare come una sorta di laboratorio o scuola o palestra, al fine di acquisire informazioni e affinare abilità, ma di cui avrebbe colto il reale valore solo durante la sua ultima notte.
Shinji semplicemente sognò come un comune mortale, sebbene si trattasse di un sogno tutt’altro che comune, poiché proprio in quel sogno il vero proposito che lo aveva spinto a partire, raggiungere il cuore del suo inferno, e la fiamma che gli si era da poco accesa nel petto furono messi alla prova molte volte.
 
*
Tutto questo lo so perché mi aveva già anticipato che sarebbe stato importante e, nonostante fosse mia intenzione proseguire con la storia senza interromperne il filo, ho preferito ancora fidarmi di lui.
Cavolo, a differenza di quanto ho appena scritto è stato difficile farlo addormentare, poiché sia con le buone che con le cattive non riuscivo a cantargli una ninna nanna che incontrasse il suo gradimento.  Entrambi, allora, per stanchezza ci siamo ritrovati ad ascoltare in silenzio musica di tutti i generi sorseggiando a turno, da un’unica coppa riempita in questi anni, un vino junghiano – almeno così mi è stato venduto - dal robusto sapore nietzschiano speziato con aromi vari, di alcuni dei quali so poco e perciò non dico, mentre di altri non dico e non solo perché mi è parso di averli percepiti per la prima volta e non saprei come descriverli.
Appena vuotata la coppa, dal cilindro di una lunga playlist è sbucato, a mo’ di coniglietto bianco, il quintetto per archi in do maggiore, op. 163, D. 956 di Shubert.
Alla faccia del suo rifiuto psicologico per la musica classica, direi del tutto giustificato nel suo caso, Shinji si è lasciato cullare come un bambino. Anch’io, ad essere sinceri, mi sono addormentato quasi subito. Prima però ho rimboccato le coperte allo strano dio o diavolo che da un po’ condivide con me la stessa strada e a cui mi sono affezionato al punto da risolvermi ad accettarne come “reale” l’esistenza. Ho chiesto per mio e suo conto alla morte di vegliare sul nostro sonno indifeso e gli ho detto a bassa voce: << dormi bene, amico mio >>.
Conosco il suo sogno in tre atti perché per alcuni aspetti (non tutti e, forse, nemmeno i più importanti) è stato anche il mio.
Per certo so soltanto che nel suo sogno c’ero anch’io, il personaggio dell’autore, e che alcune prove non erano destinate soltanto al protagonista.
 
Prima di iniziare con il racconto di questo “grande sogno” che rappresenta una sorta di intervallo tra il primo e il secondo tempo della storia vera e propria, mi corre l’obbligo di trascrivere un dispaccio di Asuka (Soryu, per non fare confusione). La missiva recita: “se ciò che accade alle terme nel capitolo precedente è il centro dell’intera narrazione e nel penultimo capitolo – sperando che l’autore decida di darsi una mossa … e che sia in grado di scriverlo in modo decente – è descritta la sua circonferenza, questi tre atti, pubblicati in tre parti, ne esprimono l’Anima. Inoltre, compendiano ciò che finora è accaduto e ciò che ancora deve accadere. Non per vantarmi (sapete bene che non sono il tipo) ma, per ragioni che dovranno sempre sfuggire, almeno in parte, l’Anima del racconto sono proprio io.
P.S. per Shinji e per la penna assurda che lo accompagna: mi avete lasciata sola, brutti idioti. Giuro che la pagherete cara”.
Buona lettura!
*
 
 
 *****
 
 
 I ATTO

IL VECCHIO E LA STREGA

<< Io sono il Diavolo. Sono la vita che tieni fuori dalla porta >>

Quando il Diavolo, prima di definirsi tale e di rivelare che viaggiava alla ricerca dell’Anima che lo attendeva, incontrò lungo la strada un Vecchio che giocava con la sabbia e una Bambina dispettosa che in realtà era un’adorabile Strega.
 
Molti “discepoli” hanno sempre buon gioco nel diffondere le proprie opinioni nascondendosi dietro le parole sante e illuminate (o presunte tali) dei “maestri” salvo poi difendersi dicendo: << è colpa loro poiché ci hanno traditi >>.
 

*****
 
<< Sono il Diavolo e sto cercando l’Anima mia! … Perché, perché dovrei essere il Diavolo? Mi hanno detto che è una cosa brutta. La mia Anima! Non ne ho forse una? Ma, se è così, per quale motivo sento il bisogno di viaggiare per trovarla? Possibile che anche il Diavolo cerchi la sua Anima? >>
Così Shinji parlò a se stesso con la bocca impastata e la voce profonda e roca, come succede a chi si è appena svegliato.
 
In tal modo inizia, raccontato al passato da un narratore esterno, il primo atto del sogno durante il quale Shinji/Furia Buia affronta la sua prima prova.
 
<< Mi fanno male i piedi >> disse dopo un po’ mentre camminava lungo uno spiaggia all’apparenza infinita, costeggiando sulla destra un mare rosso, mortalmente calmo, e sulla sinistra una savana di sterpi e macerie talmente anonimi che non era possibile coglierne le differenze.
<< Se trovassi un buon posto potrei fermarmi e slacciarmi gli scarponi >> rifletté ad alta voce osservando il cielo notturno rischiarato da una luna gigantesca, il cui pallore era così accecante che nascondeva le stelle alla vista degli umani.
Shinji non riusciva a ricordare da quanto tempo fosse in cammino, né gli parve di riconoscere il luogo che attraversava pur essendo identico a tanti altri posti che aveva visitato nel corso degli anni.
Tuttavia, l’assenza di simili informazioni, vitali per un cacciatore, non lo disturbava. In realtà era inconsapevole di averne bisogno. E’ ciò che sperimenta chiunque stia dormendo. Si limitò pertanto a registrare la sua ignoranza.
<< Poiché mi muovo, il tempo scorre >> si disse sempre a voce alta per riconoscere se stesso nell’atto del parlare << ma non sono in grado di calcolarlo >>.
Si accorse che le onde raggiungevano la riva nel più assoluto silenzio. << Che sia lo sfondo di un film muto? >>
Dopo un po’ si rese conto che non vi erano punti di riferimento e che, pertanto, oltre al tempo non poteva calcolare lo spazio. << Se mi muovo significa che lo spazio esiste ma non vedo un filo d’erba che misuri la distanza, non un grumo di alghe, non un accumulo di sabbia che mi permetta di contare le dune e dire: ne ho superate quattro. Ecco la quinta! Già vedo la sesta >>.
<< Il suono >> disse . << Non c’è alcun suono. Non solo il mare, non sento neanche il rumore dei miei passi, non un fischio, un fruscio, un sibilo, un boato che mi permettano di esclamare: si avvicina o si allontana! >>.
Perciò smise di parlare poiché iniziò a dubitare di aver detto qualcosa e a credere di aver sentito unicamente i suoi pensieri. Poi fu assalito da un dubbio ben peggiore. “E se in realtà” pensò e basta “non stessi neanche camminando?”
Una folata di vento di cui non colse l’origine attraversò la spiaggia e lo raggiunse sotto forma di fruscio. Fu talmente lieve che non smosse un singolo granello di sabbia ma Shinji la percepì e si sentì rinfrancato. << Allora esiste lo spazio >> provò ad affermare dapprima insicuro. << Perciò il tempo esiste. Ho udito il vento, quindi non tutto è silenzio e ora sono sicuro di sentire la mia voce. Quindi, sto realmente camminando >>.
In questo modo Shinji, che pure credeva di essere sveglio, accettò la realtà del sogno e si determinò a proseguire.
Il soffio si estinse, la cicatrice che frastagliava il lato sinistro del suo viso prese a vibrare. Il cacciatore massaggiò lo sfregio per lenire il dolore, senza tuttavia togliersi la benda. Quando la cicatrice smise di angustiarlo guardò davanti a sé ed esclamò: << c’è qualcuno >>.
Il deserto che precipitava nel mare a riposo in una notta immobile, dominata dalla luna scintillante e sanguinolenta, non era più un semplice sfondo inanimato poiché, a meno di cento metri di distanza, come apparse dal nulla, Shinji scorse due figure non ancora chiaramente distinguibili. Gli apparivano come macchie su uno sfondo illuminato dalla luna, ma si muovevano. Stropicciò l’occhio e osservò meglio. << Sono vive >> esclamò entusiasta. << Si, sono vere. Devono essere vere. Forse non è un miraggio >>.
Affrettò il passo, beandosi dei tonfi prodotti dagli scarponi a contatto con la sabbia. L’istinto del cacciatore ancora dormiva e non colse i segni di alcun pericolo; la cicatrice era vigile, pronta a proteggerlo da una minaccia diversa. La coscienza di Shinji, invece, considerò semplicemente che c’era qualcuno con cui avrebbe potuto parlare. << Ho cibo e acqua >> rifletté. << La condivisione è stata utile con le sentinelle[1]. Forse non si sentiranno minacciati dal mio volto e mi consiglieranno un sentiero che mi conduca più rapidamente all’appuntamento con l’Anima mia >>.
Shinji desiderava la compagnia e, per quanto provasse disagio all’idea di relazionarsi con degli sconosciuti, era stanco di perpetuare la propria solitudine. << Può essere un buon allenamento. E’ un’ occasione per imparare a stare con gli altri, a sperimentare nuovi modi di essere. Per una volta posso provare a tendere una mano invece di aspettare che qualcuno lo faccia con me. Sono in due, quanto baccano possiamo fare in tre? >>
Shinji stava correndo ma una visione straordinaria lo costrinse ad arrestarsi. Sospeso al centro del cielo notturno, infatti, molto più in là rispetto a dove si trovavano i due sconosciuti che stavano lentamente emergendo dall’ombra, vide un cerchio di un rosso arterioso che sembrava un occhio ed era grandissimo, così vasto da non temere la concorrenza della luna.
La cicatrice tornò a vibrare e divenne un battito. Shinji, però, non provò alcun fastidio e si limitò a toccare l’occhio sinistro che pulsava a tempo. << E’ il cuore del mio inferno >> pronunciò con devoto timore. << E’ quella la mia meta, lì mi attende l’Anima mia >>.
Quindi rimase per un po’ in silenzio ringraziando in cuor suo le persone che stava per incontrare. “Non ho dovuto chiedervi niente. Appena siete apparsi la meta si è manifestata”. Questo pensò e riprese a camminare.
Quando le raggiunse, le due ombre furono investite dalla luce e Shinji vide un uomo anziano che aveva appena costruito una splendida piramide di sabbia. Stava dando gli ultimi ritocchi alla sua opera e intanto sbirciava con la coda dell’occhio una bambina, distante pochi metri in direzione del mare.
La fanciulla, che sembrava di un paio d’anni più grande rispetto alla figlia di Shinji, era di una bellezza inarrivabile; vestiva un abitino bianco, trasparente, fatto di un tessuto leggero. Con una mano teneva un palloncino di colore rosso e con l’altra stringeva un lecca lecca di identico colore e intanto ridacchiava un po’ vezzosa, un po’ seducente, un po’ maligna.
Fu proprio la bambina che per prima notò il cacciatore. << Ciao, straniero >> lo salutò.
<< Che vuoi? >> gli intimò il vecchio che, colto di sorpresa, istintivamente si protese verso la piramide come per proteggerla con tutto il suo corpo.
<< Non abbiate paura >> disse Shinji. << La mia cicatrice non fa di me un uomo malvagio e la benda copre un occhio morto che potrebbe mettervi a disagio. Ho camminato tanto, al punto che ho temuto di essermi perso. Ho ancora parecchia strada da fare. Vi chiedo di tollerare la mia presenza e di lasciarmi riposare in vostra compagnia >>.
<< Dove sei diretto? >> chiese la bambina che fissava Shinji con i suoi occhi brillanti ma di un colore che è impossibile descrivere, forse inesistente in natura.
La cicatrice impose al cacciatore di non rispondere. Perciò Shinji disse: << non ho molto da offrirvi se non brutte avventure, cattivo cibo ma buona acqua che ho trovato in un’oasi lontana. Ciò che ho sarà vostro se mi accetterete per un breve scorcio di questa lunga notte >>.
<< Hai anche molte armi >> aggiunse il vecchio.
Il cuore di Shinji suggerì alla lingua: << sono un guardiano del limite e proteggo i viandanti nel loro cammino. Da queste armi non riceverete danno, con queste armi vi difenderò a costo della vita se mi lascerete restare per recuperare le forze >>.
<< Sono d’accordo >> rise la bambina che aveva continuato a fissare con spudorata attenzione il nuovo arrivato. Finse di addentare il lecca lecca muovendosi con studiata lentezza, imitando i gesti e simulando la passione di una donna adulta, forse per irretirlo. << La compagnia di quel rimbambito mi stava annoiando >>.
<< Purché non tocchi il mio prezioso lavoro e tenga a bada quella mocciosa, ti do il permesso di fermarti >> sentenziò il vecchio. << Però non mi piace che tu stia in mezzo a noi. Devo poter guardare quella maledetta strega. Lei è mia nemica e voglio sapere cosa combina >>.
Shinji si accorse che il vecchio aveva ragione e che si trovava proprio tra loro due, così perfettamente nel mezzo da sporcare la visuale ad entrambi. Provò a spostarsi prima un po’ più avanti, poi indietro. Quindi cerco di scartare di lato per posizionarsi alle spalle del vecchio o della bambina. Ma ogni tentativo fu vano. << Mi rammarica, Vecchio, non poterti accontentare ma a quanto pare devo stare proprio in mezzo a voi. Spero di potermi muovere tra un po’, altrimenti non potrò continuare il viaggio >>.
<< E’ sicuramente un trucco di quell’orribile strega >> disse il vecchio.
<< Guarda che non ho fatto niente >> si infuriò la bambina che aggiunse: << stavolta >>.
<< Non ti credo. Comunque, uomo armato, se vuoi restare, devi imparare almeno l’educazione >> rimproverò Shinji. << Perciò non chiamarmi Vecchio. E’ la prima regola a cui devi obbedire >>.
Furia Buia provò rabbia sentendo le parole obbedire e regola ma decise di resistere considerando che effettivamente era stato scortese. << Come posso chiamarti allora? >>.
Il vecchio si voltò verso Shinji e, aggiustando una cravatta blu scura su una camicia celeste tagliata su misura, disse con tono grave: << voi esseri umani mi chiamate in tanti modi ma, affinché ti sia chiaro al cospetto di quale forza smisurata hai avuto l’avventura di porti, ti dirò che il mio nome è Realtà >>.
<< Quando parli sembri ancora più vecchio >> sibilò la bambina.
<< Strano nome >> commentò Shinji.
<< Dovresti provare terrore davanti a me, mio avventato e inesperto giovane >> disse il vecchio con affettata condiscendenza. << Dovresti nutrire un sacro rispetto nei miei confronti. Io sono gli attimi che vivi sulla tua pelle e l’elaborazione di tutti gli attimi che voi umani chiamate esperienza diretta, sono l’esterno in cui ti muovi e puoi realizzare qualcosa, sono l’ambiente in cui vivi e i sensi che ti permettono di relazionarti con esso. Sono disciplina e lavoro che conduce ad un fine, sono le opere realizzate e quelle che verranno, sono gli uomini e le donne reali con cui sperimenti rapporti reali  >> gridò affinché la bambina capisse che ce l’aveva con lei. << Io sono la morale e la costante saggezza che aiuta l’uomo ad essere virtuoso, a pensare al bene dell’umanità. Io sono l’Ordine in cui l’uomo può essere libero di seguire una direzione, sono le regole che vi consentono di non sprecare il vostro misero tempo, sono la concatenazione di pensieri che chiamate ragionamento, sono l’insieme di atti che rendono possibile ad ogni missione di essere condotta a termine >>.
Shinji ascoltò con attenzione e fu sorpreso dalla descrizione che il vecchio aveva appena fatto di se stesso. “Così l’Ordine può assumere anche le sembianze di un vecchio” rifletté. Ma l’ultima frase che aveva udito lo costrinse a domandargli: << e dopo? >>
<< Come dopo? >> ripeté meravigliato il vecchio a causa della poca stima che Shinji gli dimostrava. << Dopo ci sono altre missioni, altre esperienze, altre opere. C’è sempre da fare >>.
<< Disse il criceto che faceva girare la ruota imprigionato nella sua gabbia >> ribatté sarcastica la piccola strega. << Questa è solo fame. Anche le bestie conoscono la fame >>.
<< Sempre meglio che non combinare niente e risvegliarsi un giorno per scoprire che la tua cassaforte è stata depredata e le occasioni migliori sono andate perdute >>.
<< Senza di me non sapresti neanche pronunciare il termine occasione >> replicò indispettita.
<< E tu >> Shinji si rivolse alla bambina, << come ti chiami? >>
La bambina tornò a studiare l’uomo con la benda e la cicatrice. Era penetrante il suo sguardo, era estenuante la sua fissità, sebbene la bambina non amasse la concentrazione. Ma Shinji non se ne preoccupò. Allora l’espressione giocosa, strafottente e irrispettosa con cui si era mostrata agli occhi del cacciatore che fu pilota venne macchiata dalla preoccupazione. Corrucciò il viso e considerò: << che strano! In genere mi basta un’occhiata per sapere cosa volete >>.
<< Non capisco >> disse Shinji.
<< Per forza, sei un comune mortale >> intervenne il vecchio. << Sta cercando di incatenarti a sé ma per qualche ragione non ci riesce >>.
<< Zitto tu o te ne farò pentire >>.
<< Non litigate >> si intromise Shinji. << Non c’è ragione di passare questo tempo nel rancore. Per favore >> si rivolse alla piccola strega, << dimmi come ti chiami >>.
<< Zoccola! >> sbottò il vecchio.
<< Sei un maleducato e un ottuso >> gridò la bambina che poi rivolgendosi al cacciatore con tono grazioso e due occhi da cucciolo disse: << non dargli retta. Io sono una forza ancora più divina di quel rudere prossimo alla decomposizione. Senza di me voi umani sareste tristi e … >>
<< Non ascoltarla! >> gridò il vecchio. << Cerca di imprigionarti con il suono della sua voce >>.
<< Grazie per l’avvertimento >> rispose Shinji << ma voglio sentire la sua risposta, così potrò decidere per conto mio >>.
<< Non opporti a me! >> urlò ancora più forte. << Non ti azzardare! Tu, inutile mortale, devi obbedire ai miei comandi oppure vattene! Qui solo io posso decidere >>.
La furia si impadronì di Shinji. Il vecchio evidentemente non si curava di intendere cosa ci fosse nel cuore e nella testa di quell’uomo con un occhio solo, perciò non poteva sapere che proprio il giorno in cui anche Asuka tornò alla vita, il giovane pilota, memore del supplizio cui fu sottoposto nella camera del Guf e conscio delle cause che lo avevano spinto a fare del male, investito dalle prime parole di Soryu – che schifo! – che prosciugarono in un istante tutte le lacrime, pronunciò il suo primo voto, quello che potremmo definire come il concepimento di Furia Buia e l’inizio del conflitto, indispensabile per il cambiamento, tra le due metà di un unico volto: io non obbedirò più a nessuno, io non cercherò il conforto di nessuno, io non seguirò alcun maestro, non mi accontenterò di nessuna parola. Io decido … così nessuno soffrirà a causa mia
Furia Buia si girò verso il vecchio ed estrasse il coltello. << Ha ragione la bambina, Vecchio >> ringhiò come un lupo in procinto di azzannare un rivale, << sei un maleducato. Ho promesso che non vi avrei fatto alcun male ma, poiché, anche se volessi andarmene, non potrei farlo, essendo ora costretto a restare con voi, mettiamo le cose in chiaro. Non mi interessa chi tu sia né mi spaventa la tua forza. Prova a darmi un altro ordine e ti giuro che troverò il modo di colpirti, ti giuro che scoprirò di che colore è il sangue di un dio, dovesse costarmi la vita >>.
<< Ma … ma >> balbettò spaventato il vecchio stendendo un braccio verso il cacciatore e strisciando indietro << volevo metterti in guardia. Poiché fissarti non è servito, sta cercando altri modi per scovare i tuoi punti deboli >>.
Shinji ripose il coltello nella fondina ma non smise di stringerne il manico poiché aveva sentito la bambina bisbigliare. << Quale sortilegio è mai questo? Neanche ascoltare la sua voce mi è utile >>.
Il cacciatore fece finta di niente in quanto non disponeva di sufficienti informazioni. Si voltò verso la fanciulla con il palloncino e la incitò a riprendere il discorso.
<< Sei davvero interessante >> commentò la strega schiarendosi la voce. << Poche volte ho incontrato umani come te. Se continua così temo che dovrò studiarti proprio come farebbe un umano per conoscere i tuoi desideri. Uff … è faticoso >> finse di lagnarsi. << Non mi piace procedere per tentativi. Il rischio di sbagliare aumenta >>.
<< Benvenuta nel mondo dei comuni mortali >> replicò affabile Shinji. << Perché vuoi conoscere i miei desideri? >>
<< Per fregarti >> ridacchiò il vecchio che aveva ripreso ad analizzare la sua creazione per verificare che non fosse necessario alcun aggiustamento. Tuttavia, non per questo aveva rinunciato a sbirciare la piccola strega e il cacciatore.
<< Per renderti felice >> rispose fingendo di non aver sentito. << Mio compito, infatti, è quello di aiutare gli esseri umani a soddisfare i loro desideri, dai più nobili e appropriati alla natura di ciascuno ai capricci più insensati con cui smaltiscono le ombre che il vecchio crea. Sono brava anche a soddisfare >> fece apparire a bella posta un intenso rossore sul viso che contrastava con la sicurezza dell’espressione << quelli più segreti e >> fece l’occhiolino << torbidi >>.
<< E’ così che ti imbroglia >> la interruppe il vecchio. << Ti fa credere di poter realizzare tutti i tuoi desideri, ti chiude in una bolla irreale e ti succhia le energie >>.
<< Questo è ciò che pensi tu > ribatté stizzita. << I desideri vanno soddisfatti >>.
<< Tu imprigioni gli uomini con la tua magia >>.
<< Io li libero ma per farlo sono costretta ogni taaanto a legarli a me, altrimenti fuggirebbero per paura del piacere. Non è colpa mia se molti, invece, non capiscono e si attaccano così forte alle mie gambe che per togliermeli di dosso devo usare un piede di porco >>.
<< Tu li leghi perché altrimenti cercherebbero di sfuggirti per timore della fine >>.
<< La smetti di interrompermi? >> gridò al vecchio facendogli al contempo un segno che Shinji non riuscì ad interpretare.
Poiché né guardare Shinji, né ascoltarlo le avevano permesso di leggergli nel cuore la strega decise di affascinarlo con il suono della voce affinché finalmente si abbandonasse a lei. Perciò, stipulato di nascosto un momentaneo armistizio con il vecchio, che in realtà si divertiva a bisticciare con la bambina e non nutriva un sincero interesse a proteggere il viandante con un occhio solo, la bellissima fanciulla riprese a parlare ed era come ascoltare la musica di un flauto o di un’arpa: << tu mi chiameresti Immagine o Immaginazione, Fantasia o Sogno. Nessuno di questi nomi, tuttavia, può esprimere la mia perfezione, la mia potenza, né rendere omaggio al mio fascino. Mio bel cavaliere >> lasciò cadere il lecca lecca, con un salto si accostò al viaggiatore e  ne toccò il petto con l’intento di scardinare le sue difese anche attraverso il contatto, << io sono il filo che permette agli attimi di essere uniti come grani nel rosario del tempo, sono ciò che permette di elaborare le informazioni dei sensi e che il vecchio con avventata spocchia definisce esperienza diretta.
<< Io sono le immagini che consentono alla tua mente di ragionare >> continuò alzandosi sulle punte per soffiare le parole a poca distanza dalle labbra di Shinji, << sono l’ambiente al tuo interno e conservo, senza bisogno di giocare con la sabbia, la saggezza di milioni di anni. Nel mio grembo riposano le esperienze di tutti gli uomini, persino quelle che non conoscerai mai se non attraverso me. Io sono l’ancella degli eroi, il diletto degli dei, sono le relazioni che potresti avere, quelle che desideri avere, sono lo spazio in cui puoi misurare te stesso. Non amo la morale, troppa relativa. Io seguo il corso della vita, sono il volto che dai all’umanità, lo slancio emotivo che porta al sacrificio, sono la distruttrice di regole poiché nel mio regno esistono solo le regole che ogni mio amante sceglie di condividere con me. Sono io >> graffiò la maglia e la pelle di Shinji con le unghie appuntite e ringhiò frustrata in quanto, nonostante il miele di parole, il cacciatore non mostrava di essersi addolcito, << io la più nobile espressione del Caos che fa nascere l’idea di una missione, io il ventre fertile in cui si opera la gestazione del cambiamento >>.
“Perciò il Caos può assumere anche le sembianze di una bambina” considerò Shinji.
La strega fece un passo indietro e non poté nascondere l’irritazione dal momento che ancora una volta aveva fallito. Pensò tra sé: “non mi era mai successo. Perché non riesco a prendere quest’uomo?”
Il vecchio si era scocciato di lasciare l’iniziativa alla bambina e, approfittando della sua incertezza, la pungolò: << tu puoi far nascere l’idea di una missione ma sei troppo incostante e volubile per assicurarti che venga compiuta con successo >>.
<< Non sono incostante >> la bambina sputò contro il vecchio la bile in eccesso, < sono adattabile >>.
<< La verità è che leghi a te ma non sai legarti a niente e a nessuno >>.
<< Non ne ho bisogno. Mi è sufficiente uno schiocco di dita per realizzare ciò che hai costruito. Chi ha ispirato quella piramide, chi l’ha scolpita nel tuo cervello diversamente funzionante? >>
<< Indovina, però, chi l’ha costruita >>.
<< A me basta un lampo del pensiero e posso materializzare mille piramidi >> replicò e tornò a studiare Shinji decisa a non lasciare nulla d’intentato. La strega, infatti, era incostante ma molto testarda.
<< Solo nella tua testa e in quella delle tue vittime >> ironizzò il vecchio che sentiva di essere vincitore almeno ai punti.
<< Mio affascinante straniero >> la strega fece volare anche il palloncino, << non ascoltarlo. Ama distrarmi >>.
<< Come se fosse difficile >> ridacchiò il vecchio.
<< Mio adorabile uomo >> posò di nuovo una mano sul cuore del cacciatore e gli offrì il più dolce e ingenuo degli sguardi, << sarai d’accordo con me che sognare un’esperienza è come viverla. E poi, se io non partorissi le forme dei desideri, come fareste voi umani a muovervi? >>
<< Adesso saresti una benefattrice, vero? >> la rimproverò il vecchio.
Shinji trovava divertente, perché un po’ infantile, il litigio tra queste bizzarre divinità ma continuava a restare concentrato, ammonito dal lato sinistro del suo viso.
<< Non sono una benefattrice >> rispose irritata. Poi tornò su Shinji e tentò di dimostrarsi ancora più piacevole. << Mi diverto a farlo e lo faccio. Mi viene naturale. Voi ne traete vantaggio, quindi di che dovreste lamentarvi? >>
Ascoltandola Shinji ricordò le due facce di Asuka, quella che mostrava al mondo affinché si accorgesse di lei e la trovasse graziosa e quella che solo lui, Misato e pochissimi altri conoscevano. Ricordò, avendola vissuta persino dal suo punto di vista, la caduta di Asuka quando gli eventi distrussero la maschera che la difendeva dai mostri dell’esterno e dell’interno. Provò una fitta al cuore e non riuscì a occultare del tutto l’emozione.
La strega fraintese e credette di aver fatto breccia. Già assaporando l’agognato successo sul più ostico degli avversari cantò per Shinji e fu sensuale. << Io sono il significato che dà contenuto alle opere vuote del vecchio. Il simbolo è il trono al centro del mio regno >>.
Furia Buia sentì bruciare entrambi gli occhi.
<< Tu mangi gli esseri umani >> sbraitò il vecchio.
Come detto, non lo faceva per proteggere i viandanti dagli incantesimi della strega ma semplicemente per il gusto della ripicca. Senza saperlo, però, era di grande aiuto al cacciatore in quanto con le sue parole spezzava il filo del corteggiamento della strega, disperdendone parte dell’energia.
<< Ma no >> disse la bambina senza variare tono poiché non voleva perdere la sua preda ora che riusciva, o così credeva, a sentirne l’odore. << Io non ho alcun interesse a farvi del male ma … se mi va >> si alzò sulle punte e si spinse in avanti per cadere sul corpo del viaggiatore come se si aspettasse di essere abbracciata << ho tutto il diritto di prendere il mio divertimento. I miei servigi vanno ricompensati, non credi? >>
Shinji non si mosse, accettò il peso della strega ma non l’abbracciò. E, poiché aveva ascoltato abbastanza, domandò: << Ti affezioni mai alle persone che vuoi rendere felici? >>
La piccola non riusciva a capacitarsi di tanta resistenza ma non mostrò a Shinji quanto fosse frustrata e si nascose allo sguardo dell’uomo con la benda premendo con forza la testa contro il suo cuore. << Io non mi lego a nessuno >> rispose fingendosi rammaricata, salvo constatare un attimo dopo, e non senza sorpresa, che provava realmente tristezza. << Prima non mi hai sentito? Non ne ho bisogno >>
<< Allora perché senti invece il bisogno di legare gli umani a te? >>
La strega si arrabbiò e saltando all’indietro gridò livorosa. << no, no, noooo. No, Viaggiatore. Tu non puoi incantare me. Sono la più grande strega mai esistita. Io non posso perdere con uno come te >>.
Shinji trasalì. Non solo le parole, anche la voce era quella di Asuka.
La strega non lo fece apposta, intercettò per sbaglio una forma comprensibile al cuore di Shinji ma poiché, proprio in quel momento, era troppo infuriata per cogliere la sua reazione ed essendo abituata a vagare nell’universo dei desideri dei mortali, gratificata solo dalla sua energia e dalla libertà senza limiti del movimento, non comprese di esser giunta alle porte della sua vittima e tornò a lamentarsi: << neanche toccarti è servito. Chi sei, maledetto? Ma … ma io so >> iniziò a piangere << so che c’è qualcosa che ti sta a cuore. C’è in tutti >>. Strillando, mugolando, dimenandosi come la più afflitta della bambine si gettò di nuovo tra le braccia di Shinji. << Aprimi il tuo cuore, ti prego, non lasciarmi sola! Ti darò tutto quello che vuoi. Lo capisci che ti sto offrendo me? Ti è chiaro che diventerò una sola cosa con te? >>
Shinji sentì mancargli il respiro ma per sua fortuna la strega di nuovo fraintese. << Ora sei mio, tutto mio! >> sibilò malefica.
<< Soltanto tuo >> sussurrò sconvolto l’ex pilota che iniziò a tremare.
<< Alla fine ce l’ha fatta >> commentò sarcastico il vecchio. << E pensare che stavo per scommettere su di te >>.
<< Non temere, mio fortissimo Viaggiatore >> sussurrò carezzevole la strega, << la mia vittoria sarà per te motivo di inebriante gioia. Non vergognarti, lo so che mi vuoi, lo so a cosa stai pensando, so cosa vorresti farmi >>. Mentre parlava, con gli occhi fissi sul cacciatore, fece scivolare la mano dal petto lungo l’addome essendosi convinta che volesse essere sedotto.
Shinji, invece, non fu irretito poiché appariva troppo piccola. Al contrario era ancora confuso dallo spettro di Asuka che la strega aveva evocato e dai vagoni carichi di emozioni, di desideri, di vergogna, di dolore che accompagnavano tutte le forme della rossa.
<< Voi maschietti in genere siete facili da gestire >> disse ancora la bambina con maggior confidenza. << Con voi è più una questione di appetito. Mi basta mostrarmi donna per farvi cadere ma tu meritavi tutto il mio impegno >>. La mano aveva quasi raggiunto la fibbia del cinturone e, già pregustando il trionfo, la piccola seduttrice finse di ansimare e provò ad apparire imbarazzata e indifesa.
<< Tu non mi conosci >> le disse Shinji accettando la sfida.
<< Non è necessario che io ti conosca >> sussurrò ammiccante. << Io ho il potere di eccitare ogni punto del tuo corpo, dal più grossolano al più fine, ogni pensiero che scorrazza nella tua mente, sia esso semplice o complesso. Senza di me addirittura il sesso non ha niente di speciale, si riduce ad una copula a scopi procreativi mentre con me il fine è sempre ricreativo Ho potere ... >> distolse lo sguardo in quanto avvertiva un forte disagio ma si fece forza e continuò: << potere su ogni desiderio. Io possiedo una chiave universale >>.
Così disse e tentò di chiudere l’ultima distanza ma il cacciatore le afferrò il polso e con ferma gentilezza parlò alla strega: << in questa notte ho avuto modo di conoscere te e il vecchio. Per questo ho preferito ascoltarvi. Perché semplicemente non mi chiedi cosa desidero? >>
La strega rifiutò la proposta, nonostante conoscere il desiderio del viaggiatore fosse diventato a quel punto il suo chiodo fisso. Rifiutò per puntiglio perché si sentiva respinta; rifiutò perché era competitiva e non accettava di essere stata sconfitta. << No, voglio scoprirlo da sola. Sono sicura di farcela. E’ perché ho le sembianze di una bambina, vero? Guarda che sono molto più vecchia della tua specie. Vuoi che diventi una donna? Diventerò la creatura più bella che tu abbia mai visto e ti lascerò comandare, ti lascerò fare tutto quello che vuoi e sarò per te la più calda, devota e arrendevole delle amanti. Purché tu mi faccia vincere >>.
La strega prese aria poiché si era data troppo slancio e aveva trovato piacevole lo stesso incanto con cui voleva incatenare il cacciatore. Si impose perciò una disciplina a cui non aveva mai dovuto far ricorso e ingannò persino se stessa per illudersi di avere ancora il controllo. << O vuoi che comandi io? >> chiese maliziosa dimenticando che il suo polso era ancora imprigionato nel pugno di Shinji.
Il viaggiatore, dal canto suo, non cedette alla lusinga poiché aveva intuito che la strega non voleva trasformarsi in donna. << E dopo? Se mi innamorassi di te? Se ti dicessi che … voglio restare sempre con te? >> domandò a sua volta burlandosi di lei e di se stesso.
<< Problema tuo! >> ribatté piccata la bambina che iniziò a tirare il braccio per liberarsi.
<< E dimmi, per quanto ti mostreresti a me come donna? >> chiese ancora Shinji aprendo la mano.
<< Finché mi va, stupido! >>
C’era troppo di Asuka in lei. La strega era sulla pista giusta, era penetrata a fondo nell’animo del guardiano e aveva raccolto tutti gli elementi che le servivano. Ma non aveva allenato la virtù della pazienza, né quella della costanza. Furono, pertanto, la mancanza di attenzione e le numerose e troppo facili vittorie ad impedirle di mettere insieme una tale mole di informazioni e di cogliere almeno due desideri di Shinji: riportare giustizia nel cuore di una donna e proteggere l’amore nel cuore di sua figlia.
<< Complimenti, ragazzo! >> gridò il vecchio. << Mi hai sorpreso. Ti avevo già dato per spacciato e invece >>.
<< E’ il rischio che corro ad ogni incontro >> rispose amaramente il cacciatore. << Grazie a voi sto imparando molto >>. Quindi, rivolgendosi alla bambina, << non fartene una colpa mia dolce strega. Non potevi vincere >> disse tacendo per prudenza che la sua piccola Yuki aveva quasi sette anni e mezzo.
Ciò che non disse Shinji lo suggerì il vecchio. << Che vuoi farci, stupida strega, ti ostini a restare bambina. Con gli altri non ti sei mai creata problemi a dar sfoggio delle tue forme provocanti >>.
<< Credevo fosse divertente giocare con lui senza dover sparare i colpi migliori. Non avevo mai incontrato tante difficoltà >> si lagnò la bambina indicando il cacciatore. << Eppure deve avere un punto debole. Se non lo scopro è inutile che mi trasformi. E’ un osso duro e potrebbe rifiu … resistere >>.
<< Ah ah ah >> rise il vecchio << ti sei invaghita dello straniero >>.
<< No >> strillò la strega voltando le spalle e imitando ancora inconsapevolmente Asuka. Lanciò un’occhiata di sbieco a Shinji e chiese con le guance gonfie: << almeno puoi dirmi se sono riuscita a … >>
Il cacciatore non le permise di terminare. << Mi dispiace, questa volta hai perso >>.
Per la strega era l’ultima goccia. Mossa unicamente dall’ira, rinunciò ad ogni strategia, rinunciò persino a conoscere i desideri più reconditi del viaggiatore, o così volle credere. << Ah si! >> scoppiò trasformandosi in un incendio dalle alte fiamme. << Ora vedrai che occasione ti sei lasciato sfuggire >>. Il fuoco si estinse e quando il fumo e i vapori che aveva prodotto si dispersero a Shinji apparve davvero la donna più affascinante, bella, sensuale mai apparsa. Afrodite in persona avrebbe chinato il capo per la vergogna e la consorte di Zeus sarebbe stata divorata dalla gelosia. << Avresti dovuto lasciarmi vincere a modo mio >> sprezzante investì Shinji con una voce talmente melodiosa che avrebbe fatto gettare ad Orfeo la sua amata lira. << Visto che non mi hai permesso di conoscere i tuoi desideri, te ne regalo uno io e credimi se ti dico che sarà la tua maledizione. D’ora in poi vagherai giorno e notte come un randagio per cercarmi in questa forma e mi lascerò trovare in altre donne ma soltanto in parte. E, per quanto piacere tu possa ricavarne, neppure così ti sentirai soddisfatto >>.
Shinji faticò a restare in piedi. Davanti a lui effettivamente splendeva il sole della più abbagliante bellezza, di fronte alla quale le uniche reazioni lecite sono lo stupore e l’adorazione.
Ma neanche quest’illusione, sebbene la ricerca del bello fosse per il cacciatore vitale come quella dell’acqua, poté vincerlo perché la cicatrice decise di ribellarsi e gli ricordò che alla sua destra c’erano due fantasmi che avevano bisogno di aiuto, alla sua sinistra una donna e una bambina che voleva disperatamente rivedere, alle spalle un luogo che voleva chiamare casa e davanti a sé un occhio rosso sospeso nel cielo, la meta del suo viaggio, dove ad attenderlo avrebbe trovato l’Anima sua.
Shinji si accorse di potere resistere a tanta magnificenza. Quindi, nonostante fosse ancora sconvolto, con calma disse: << vorrei tanto concederti la vittoria ma non è te che cerco. Scusami! >>
La strega provò terrore e si difese tornando bambina, prontamente materializzando a mo’ di scudo un altro palloncino e un nuovo lecca lecca, che iniziò a succhiare come fa un neonato con il pollice. << Non meriti di vedere la bellezza >>  bofonchiò e Shinji avvertì un profondo dispiacere. << Se non ci fossi io non sapreste riconoscerla. Io do senso alla bellezza >>.
<< Potremmo sempre crearla >> ribatté il vecchio.
La strega era ancora confusa a causa del suo fallimento e spaventata dallo straniero, perciò sempre a bassa voce, con il piglio di una bambina che si sente offesa e che desidera farlo sapere, replicò: << si, in laboratorio, su carta o su quelle pellicole che chiamate film o anime. E quindi sarebbe sempre merito mio >>.
<< Però si tratterebbe di un’opera compiuta >> disse con malcelato rancore il vecchio. << Quindi sarebbe merito mio >>.
<< Potremmo cercarla >> il cacciatore si oppose ad entrambi e offrì un altro punto di vista.
<< Non parlare! >> urlò la strega che però non osò sfidare apertamente Shinji per timore che la minacciasse come aveva fatto con il vecchio. << Solo Paride oltre te >> ringhiò con gli occhi fissi sulla sabbia, << ha avuto la fortuna di ammirarmi in tutto il mio splendore e da allora suo unico desiderio fu essere posseduto da me mentre mi concedevo a lui. Gli uomini si sono massacrati per la mia immagine. Troia è caduta a causa del mio fascino  >>.
<< Io l’avrei difesa >> si oppose ancora il viaggiatore pensando al proprio villaggio sotto assedio. << Circe non poté trattenere a lungo Odisseo nonostante il suo potere. Perciò, ti dico: mostrati di nuovo a me nella tua meravigliosa apparenza. E’ straordinaria, al di là di ogni concezione, posso confermarlo. L’uomo non ha ancora inventato parole adeguate a descriverla. Tuttavia, ciò non mi impedirà di proseguire il cammino. Fa’ pure, sento di essere più forte, anche se mi sembra impossibile. Fa’ pure! Devo solo scegliere se resistere o averti fino a quando mi va >>.
La bambina fu afflitta dall’umiliazione e da un senso di solitudine che poche volte aveva sperimentato. Tuttavia, era caparbia e, invece, di piangere, sfrontata rispose: << sono io che non voglio concederti questo privilegio. E poi non è divertente essere adulta >>.
<< Come mai, mia bellissima principessa? >> l’adulò Shinji che iniziava a capire la strega.
<< Mi capita di provare sensazioni strane che durano a lungo >> disse con sincera dolcezza, lasciandosi guidare da un’inspiegabile sensazione di fiducia che l’uomo con la benda le suscitava.
<< E a te non piace sentirti legata, vero? >> la incalzò il cacciatore che fu pilota.
<< Fatti gli affari tuoi! >> sbottò la strega. << Non vedo perché dovrei raccontare i fatti miei ad uno stupido umano come te >>.
Shinji sorrise ricordando un’analoga risposta con annesso scatto d’ira ricevuta suon di decibel e di saliva dalla sua rossa al termine di una telefonata. Fu una delle poche volte in cui Soryu si era aperta con lui e aveva raccontato qualcosa di sé proprio a Stupishinji. Il cacciatore ebbe persino l’impressione di vederla ma preferì tacere per non diventare vulnerabile.
<< E smettila di guardarmi! >> sbraitò la bambina il cui rossore per la prima volta non era artificiale. << Hai avuto la tua occasione e l’hai persa >>.
<< Come desideri >> esalò Shinji facendo per voltarsi.
<< Tu … >> lo fermò la voce della strega, << tu ne vuoi un’altra? >>
Al centro del cielo notturno l’occhio rosso, che per tutto il tempo era rimasto aperto, iniziò a chiamare il viaggiatore per fargli capire che era arrivato il momento di partire.
Nonostante fosse suo fermo proposito obbedire a quel richiamo, preferì concentrarsi sulla voce che proveniva dalla cicatrice, identica per natura e frequenza, solo di un battito più lenta. Era sufficiente a permettergli di resistere agli ordini del destino che aveva deciso di costruire. << Come desideri che ti risponda, mia dolce strega, affinché tu non ti senta offesa? >>
<< Perché non le dici la verità? >> si intromise il vecchio. << Dille che le occasioni che ti offre non ti interessano >>.
La strega ci rimase male ma ancor più era amareggiata con se stessa in quanto si rendeva conto che teneva al giudizio di quello straniero.
Shinji finse di non aver sentito il vecchio che giocava con la sabbia e parlò alla bambina: << non voglio che tu mi consideri un nemico. Tu per me non lo sei >>.
La strega, allora, capricciosa gettò a terra il secondo lecca lecca e fece volare il secondo palloncino. Gracchiò all’indirizzo del cacciatore: << sto messa proprio male se devo farmi compatire da uno come te >>.
Se solo avesse capito quanto fosse vicina alla verità, le sarebbe davvero bastato schioccare le dita, proprio come aveva baldanzosamente dichiarato al vecchio poco prima, per afferrare Shinji che era forte ma ancora non abbastanza.
<< E’ un altro dei suoi trucchi >> il vecchio mise in guardia il viaggiatore. << Se accetti un consiglio, pazienta ancora un po’! La sua memoria è debole, dimenticherà presto questa notte. Dimenticherà anche te >>.
<< Memoria >> sputò sprezzante la fanciulla che si sentì sollevata dalle parole del vecchio. Questi infatti le permetteva, sebbene non fosse il suo intento, di rifiatare adagiandosi più che altro sull’abitudine al millenario conflitto con il suo complementare. << Un’arbitraria selezione di esperienze concatenate in modo ancor più arbitrario affinché siano dotate di senso. Vecchio sciocco, io sono ogni ricordo, desiderio, immagine, persino ogni pensiero. Il mio ventre è sempre gravido e accoglie tutto e niente rifiuta. Tu invece sai solo fare selezione. Quelli che per tutti sono ricordi, per me sono figli sempre vivi da nutrire. Non mi serve la memoria, non mi lascio imprigionare >>.
<< Per questo non puoi aiutare il Viaggiatore >> disse con particolare crudeltà il vecchio che aveva colto una certa sfumatura nel sentimento della strega. << Senza memoria nessun cammino può definirsi tale >>.
La bambina accusò il colpo e reagì. << Ce ne sono infiniti >> spiegò, << perciò nessuno. Il cammino è solo nella testa di chi viaggia e sono proprio io che lo disegno >>.
<< Proprio tu che non hai direzione? >>
<< Perché dovrei accontentarmi di una? Io sono tutte le direzioni che gli uomini che incateno >> voleva dire soccorro ma era ancora arrabbiata << possono prendere. Posso divertirmi a partorire l’idea della forma, quella di cui tu, vecchio, ti appropri >>.
<< Ma non concepisci il tempo. Perciò, fossi tu a comandare non ci sarebbe evoluzione >>.
<< Il concetto di evoluzione è sopravvalutato. Gli uomini non sono mai veramente usciti dalle caverne. Chiamano evoluzione il tuo agire e si sbarazzano proprio della memoria che tu ostenti come una medaglia al valore >>.
<< Poiché la realtà è nel cambiamento; anzi, è il cambiamento >> sentenziò il vecchio.
<< Dillo a me >> si rammaricò la piccola << che non vedo niente di nuovo >>.
<< Solo grazie a me tutto ha senso >>.
<< No grazie a me >> protestò la strega.
<< Grazie a me gli uomini lasciano qualcosa del loro passaggio >>.
<< Immagina, se puoi, che soddisfazione quando saranno mangiati dai vermi >>.
<< Grazie a me gli uomini che, pure sbagliano, renderanno il mondo un posto migliore >>.
<< Me ne sono accorta. Il mondo, infatti, ringrazia >>.
<< Io insegno il valore della collaborazione e della generosità che solo le relazioni stabili possono sostenere >>.
<< Insegni la tua presunzione e non ti curi della felicità degli uomini >>.
<< Tu non sai amare >> gridò il vecchio.
La bambina guardò Shinji poiché non sapeva cosa rispondere.
Shinji non voleva parteggiare per nessuno. Sapeva, infatti, che era in suo potere andarsene, comprendeva che era nel suo interesse andarsene poiché le due divinità avrebbero potuto schiacciarlo ma sentiva che qualcosa mancava, qualcosa che gli suggeriva di aspettare. Perciò decise di difendere il dio, tra i due, che gli appariva più debole e lo fece a modo suo, sfidando entrambi. << Ciò che sento non mi convince. Siete solo punti di vista differenti. Io stesso ho l’impressione che potrei mettervi a testa in giù, invertirvi di posizione e ascolterei sempre gli stessi punti di vista. Perché, invece di combattere, non provate a scoprire l’Altro che è in voi? >>
<< Da dove ti vengono queste assurdità? >>
<< Me le ha appena suggerite … >> Shinji si fermò per non rivelare troppo e soprattutto per non rivelare ciò che non sapeva del tutto tradurre in parole. << Non importa >>.
Mentre parlava la strega si interrogò ancora sul perché dell’insuccesso. Quell’uomo stava distruggendo tutte le sue certezze, eppure non aveva fatto niente per offenderla; anzi si era sforzato di mostrarsi gentile. Non si era lasciato sedurre, tutto qui.
“Forse” pensò rimuginando su una delle tante stilettate del vecchio e sulle sensazioni che l’avevano confusa, “è colpa mia. E’ possibile che, trasformandomi in donna, io  abbia provato un sentimento particolare che mi ha squilibrata. Oppure” guardò il volto del cacciatore e si soffermò sulla benda “in lui è nascosto un qualche potere che lo rende immune ai miei attacchi e a quelli del mio vecchio compagno”.
<< Allora, dolce maga >> Shinji richiamò la bambina, << non hai ancora risposto. Cosa vuoi che ti dica a proposito dele occasioni che mi offri? Se non desideri farlo a me sta bene. In quel caso, però, perché non mi poni la domanda che ti sta a cuore? >>.
<< Più a cuore mi sta sapere come tu abbia fatto a resistermi. Ma ha ragione il vecchio, tra poco mi stancherò di te >>.
<< Perché sei adirata con me? >>
<< E me lo chiedi? Perché sono stata toccata da uno stupido come te >>.
Ecco perché Shinji non era ancora disposto a partire pur essendo pronto e nonostante gli avvertimenti. Considerò che dirle mi dispiace, come se la strega non avesse fatto niente di male, non sarebbe servito perché la bambina non avrebbe accettato la compassione di un comune mortale. Tuttavia, si rese conto che a lui si opponeva solo una porta fatta di carta. << Perché ci ho messo tanto a capirlo? >>
<< Che hai detto? >> domandò la strega.
<< Perché non ritenti? >> propose il cacciatore. << Potresti aver già vinto e magari non te ne sei accorta >>. Detto questo offrì la sua mano in segno di amicizia.
La strega era titubante e per guadagnare tempo decise di svelare a quello sconosciuto i suoi dubbi. << Mi restano solo due possibilità. La prima è che inavvertitamente mi sia innamorata di te >>.
<< Seee >> sbottò il vecchio.
<< Mi piacerebbe poterti dire con certezza quando un uomo o una donna possono affermare di essere innamorati ma non sono così saggio e ancora devo resistere alla follia che scorre nel mio petto. Conto un giorno di sapere ma tu, dimmi, cosa pensi … a prescindere dalle opinioni altrui >> fissò minaccioso il vecchio con la coda dell’occhio armando il cane del fucile affinché il messaggio fosse recepito.
<< Blasfemo! >> borbottò il vecchio.
<< Sono stata adulta solo per poco >> disse candidamente la bambina. << Ti conosco appena. Probabilmente è una questione di forma. Anzi no >> continuò con quella convinzione tipica di chi ha deciso a cosa non intende credere, << in realtà tu mi hai confusa. Sei un essere umano coriaceo. Non hai ceduto a me, hai reso vani i miei sforzi di incatenarti, eppure ti dimostri mio amico, >>.
Shinji non aveva ritirato l’offerta e allungò il braccio: << prendimi la mano, se vuoi, così avrai più informazioni >>.
<< Forse mi piaci un pochino >> mugugnò la piccola strega stringendo finalmente la mano del viaggiatore. Provò enorme disagio e un calore allo stomaco su cui preferì non indagare temendo che, a causa dei suoi poteri, la sensazione si trasformasse in immagine e l’immagine in un fenomeno di autocombustione.
<< Leggi niente? >> chiese Shinji.
La bambina cominciò a singhiozzare e scuotendo la testa emise un lamento: << no >>.
 << Qual era la seconda ipotesi? >>
L’animo della strega mutò rapidamente. “si, deve essere così” pensò piantando di nuovo i suoi occhi dalle iridi multicromatiche sul volto del cacciatore. “Quest’uomo è un mago e da qualche parte cela la fonte del suo potere”.
Osservò quindi la cicatrice ma non le diede peso perché era in vista. << La benda! >> esclamò. << Sotto quella benda troverò la risposta che cerco >>. Detto ciò, senza chiedere il permesso allungò una mano e la toccò.
Shinji lasciò che le emozioni ad alto voltaggio, prodotte dal gesto della strega e dalla ipersensibilità della sua guancia sinistra, lo attraversassero per scaricarsi a terra. Sorrise alla fanciulla e la incitò: << perché non me la togli? >>
<< Posso? >> domandò timorosa.
<< Avanti! >>
La bambina sfilò la benda con garbo e vide l’occhio sinistro di Shinji spalancato e al centro un’iride morta e una grande pupilla che si estendeva in altezza, non in larghezza, come quella di un rettile. Non ne ebbe paura poiché avvertiva che quell’occhio non era realmente morto ma soltanto ferito e per una buona causa. Vi pose sopra il palmo nella speranza di acquisire conoscenza ma non percepì alcun potere né udì risposte alla sua domanda. << Neanche così, neanche così >> pianse affranta. << Credevo … credevo … Era l’ultima possibilità. Chi sei? >> domandò facendo cadere per sbaglio la mano sulla cicatrice del cacciatore. << Chi sei? >> chiese ancora ma ad alta voce incrociando l’occhio e mezzo dello straniero.
La strega rimase sorpresa essendosi accorta che il viaggiatore non era propriamente lì con lei né con il vecchio. Non comprese ma intuì che era giusto concedergli tempo e non parlare per non disturbarne la concentrazione. Ingannò pertanto l’attesa del suo ritorno accarezzando con sentimenti tutt’altro che infantili il solco di una vecchia ferita e gustando l’elettricità di un desiderio che poche volte nella sua lunghissima esistenza aveva sperimentato: non essere più bambina.
Shinji aveva smesso di ascoltare i suoi lamenti e i borbottii del vecchio. La sua attenzione era rivolta unicamente alle parole che provenivano dalla cicatrice, la quale delineava, rendendola unica, la particolare, forse accidentale, forma con cui il mondo aveva imparato a conoscerlo. La cicatrice traduceva usando termini comprensibili al cacciatore il canto intonato dall’immenso occhio rosso sospeso nel cielo. Shinji trovò del tutto naturale che parole e canto si manifestassero a lui sotto forma di puro silenzio e ascoltò ciò che avevano da dirgli.
E il silenzio bisbigliò all’orecchio di Shinji e gli rivelò la sua vera natura, la sua vera età e soprattutto il suo vero nome, quello che nessuno ha mai conosciuto né mai conoscerà. Un mistero per tutti tranne per l’Anima che stava cercando e che non lo avrebbe rivelato ad alcuno, fosse un vivo o un fantasma.
Il pilota fu soddisfatto nell’apprendere la vera ragione del suo viaggio e il senso profondo delle disavventure patite. Il cacciatore fu soddisfatto nell’apprendere di essere sempre stato un guardiano nonostante i mille volti e i mille nomi con cui si era presentato al cospetto dei comuni mortali; nel ricordare quante volte si fosse riunito alla sua Anima, nata lo stesso giorno, come lui determinata a raggiungere un identico obiettivo e quanto fosse importante riprendere il cammino proprio alla ricerca dell’Anima con cui danzava da millenni.
Mancava qualcosa infatti, al viaggiatore e alla sua Anima. Mancava un’esperienza importante.
Shinji tornò sulla spiaggia e ascoltò di nuovo i borbottii del vecchio e sentì il tocco delicato della bambina che trattava con amore la sua cicatrice. La guardò negli occhi, divenuti azzurri proprio per volontà della strega, che aveva colto un altro indizio, e vide se stesso e provò simpatia per ciò che vedeva, per la strega che con i suoi sforzi, senza saperlo, lo aveva aiutato a conoscersi e, persino, per il vecchio che ostentava non curanza ma in realtà era geloso … geloso del cacciatore e delle attenzioni che dimostrava alla bambina.
Shinji ricordò di aver già conosciuto i suoi strani compagni di avventura, di aver assistito alla loro nascita con al fianco la sua Anima, di aver trascorso nella veglia tante notti tenendoli tra le braccia e baciandoli sulla fronte per farli addormentare.
Shinji dapprima sorrise, poi rise con pudore, poi l’euforia prese le redini della risata e infine divenne chiassoso al punto da saturare l’aria che si adattò a contenerlo affinché il suono non venisse disperso.
Il vecchio impallidì, la bambina impallidì ma non si tirò indietro. Shinji le prese la mano, senza stringere, solo per il piacere di toccarla e affettuoso disse: << non ti farò del male >>.
<< Se te lo chiedessi gentilmente, mi lasceresti andare? >> chiese la bambina con le guance colorate per l’imbarazzo.
<< Farò di più >> rispose. << Non stringerò, così che tu possa liberarti ogni volta che lo desideri. Hai capito chi sono? >>
<< Forse … forse >> ripeté la bambina seguendo con gli occhi il percorso del taglio << forse sei un dio, come noi? >>
<< Forse >> disse Shinji.
<< Eppure c’è qualcosa di umano in te >>.
<< Può essere un’aspirazione >>.
<< Io so leggere anche gli dei >> rivelò la strega che poi, sorpresa da un’intuizione, a bassa voce, per non farsi sentire dal vecchio, disse: << la tua cicatrice. Deve essere a causa sua. Distorce tutto ciò che guardo di te >>.
<< Magari non è soltanto per questa ragione. Perché ora non mi fai la domanda che ti sta a cuore? >>
<< Che cosa desideri? >> domandò più sicura, incantata dal viaggiatore con un occhio solo.
<< Desidero l’Anima mia che mi attende seduta sulle ciglia dell’occhio rosso che governa il cielo >>.
<< Simbolo non comune anche se non dovrebbe stupirmi >> ammise osservando l’occhio. << Non ricordo di averlo immaginato >>. Poi tornò su Shinji e provò a chiedergli cosa rappresentasse. << Che … che cosa … Lascia stare! >> si arrese sconfortata ritirando la mano lentamente e senza difficoltà. La strega, infatti, comprese di avere in sé la risposta a quella domanda ma che non spettava a lei ascoltarla. Si sentì fuori posto, lei che più di prima bramava legare a sé quel dio che viaggiava da uomo. Fu invidiosa e si vergognò della sua stessa invidia, chinò il capo e guardò a terra coprendosi la pancia con le mani intrecciate.
<< Ahahahah, si, proprio un dio >> scoppiò a ridere il vecchio. << Piccola strega, è facile prenderti in giro >>. Fissò con aria sfida Shinji che era ancora di spalle. << Io so cosa sei >>.
Furia Buia sorrise alla bambina per infonderle calma, si voltò e mosse alcuni passi verso il vecchio. Quindi, affabile disse: << perdonami se non ti ho dedicato abbastanza tempo. Sono tutto tuo >>.
<< Non mi servi a niente >> urlò avendo dimenticato che il cacciatore era armato e che reagiva male agli ordini. << Perciò vattene! >>  
Ma il viaggiatore non si curò delle sue parole, nonostante l’ovvia associazione, e senza astio rispose: << quando sarà il momento riprenderò il cammino. Ora, dimmi, amico mio: chi sono secondo te? >>
<< Sei solo il personaggio di una storia >> rispose il vecchio ghignando per il colpo che stava infliggendo. << Non sei neanche l’originale. Sei solo un clone, una copia di quello Shinji che pilotava gli Eva >>.
Il ghigno morì di fronte al sorriso del viaggiatore che si era accovacciato per porsi alla sua altezza. Il vecchio, infatti, durante l’intera notte non si era mai alzato per paura di calpestare la sua piramide di sabbia.
<< Se è per questo di originali ce ne sono anche troppi e come clone sono un gran figo >> scherzò il cacciatore. << In molti mi hanno chiamato Shinji. Erano tutte persone diverse, individui che ho accompagnato. Mi sono mostrato come uno Shinji sempre un po’ diverso per presentarmi meglio ai miei protetti. Questa notte, in questa forma, nel corso di questo particolare viaggio io sono Ikari Shinji, un pilota divenuto guardiano dei confini, e al di là delle mura mi chiamano Furia Buia. Se non ti piace puoi chiamarmi con le migliaia di nomi che gli uomini mi hanno dato nel corso dei millenni. Come … non mi riconosci? >>
<< Tu sei un parto della strega >>.
<< La strega partorisce forme per me, quelle che i miei protetti possono riconoscere >>.
<< Allora sei un prodotto del lavoro di qualche mortale >>.
<< O qualche mortale lavora su e mediante me. Tanti bardi hanno cantato le mie storie e quelle della mia adorata consorte. Alcuni hanno creduto di inventarmi, altri hanno accettato di avermi solo scoperto e raccontandosi mi hanno arricchito, come io ho cercato di fare con loro. Tanti nomi mi hanno dato e quei nomi sono diventati altrettanti ponti che mi hanno permesso di raggiungere coloro che ascoltavano i miei amati bardi. E’ così che rispondo alle invocazioni di chi mi cerca, dei viandanti e di chi desidera trovare un luogo sicuro in cui fermarsi, di coloro che bramano risposte a domande piccole, grandi o universali. Poco mi importa poiché ogni domanda è per me essenziale, ogni persona indispensabile, ogni viaggio degno qualunque sia la sua durata. Fa parte della mia natura >>.
<< Parli così ma sai bene che qualcuno scrive di te e qualcun altro ti disegna >>.
Furia Buia si sforzò di non ridere. Non voleva, infatti, insultare il vecchio. << O per me. Perdonami ma non dirò mai troppo a te che non vuoi ascoltare, così come la strega non è pronta a sentire né a vedere tutto. Voi due siete nati quando l’umanità emetteva i suoi primi vagiti. Io e la mia Anima conoscevamo già i nostri veri nomi, ed esistevamo da molto più tempo, forse da quando gli uomini sono scesi dagli alberi e somigliavano più alle scimmie. Forse addirittura da prima. Altri erano come noi, ognuno con una particolare natura portatrice dei significati che le erano propri. Non siamo personaggi di favole e miti, noi siamo quelle favole e quei miti incarnati, quelle esperienze che accomunano tutti gli umani e si declinano in modo sempre diverso per quanti individui vengono al mondo >>.
Il vecchio invece non si contenne e liberò una fragorosa risata, tanto che dovette tenersi la pancia avvolgendosi con le braccia. Ma in realtà era arrabbiato e voleva che il cacciatore perdesse le staffe. << E quindi, mio mitico personaggio, tu accetti il nobile fardello di salvare l’umanità, vero? Patetico cliché! >>
Ma Shinji non si scompose e aprì il suo cuore. << No >> disse, << i fardelli puoi considerarli come vuoi, sono sempre un peso. E alle volte per me è un peso seguire la mia stessa natura. Tuttavia, la beatitudine in cui vivevo non era completa; ero tutt’uno con la mia Anima e credevo mi bastasse. Poi un giorno un essere mortale, la cui coscienza era ancora in fasce e di cui non si sa neanche se avesse un nome, mi ha visto. Attraverso lui ho riconosciuto me stesso e la mia natura si è palesata. Da allora ho provato attrazione per queste creature e ho provato simpatia per la loro esistenza >>.
<< Perché cerchi la tua Anima? >> chiese la bambina che aveva ritrovato un po’ di coraggio.
<< Perché l’incontro con l’uomo e la sua fragile vita ci ha divisi ma non è stato un male. Infatti, attraverso l’uomo io e lei abbiamo scoperto il dolce e l’amaro di ogni relazione. Tante volte ci siamo uniti, tante volte separati tante volte ci siamo mossi per ritrovarci, spesso attraverso immagini riflesse allo specchio, anche se solo per poco >>.
<< E allora perché ti ostini a cercarla ancora? Non riesci a pensare ad altro? Sei uscito da un romanzo rosa? >> lo incalzò il vecchio.
<< Niente di tutto questo. Voglio tentare la più assurda delle imprese: raggiungere l’occhio rosso, proprio io che in questa forma sono la separazione. Una separazione che conduce. Se riesco ad attraversarlo potrò nascere, potrò sperimentare direttamente la vita degli uomini di cui voi siete funzioni potenti >> spiegò sottovoce per non rattristare la piccola strega. << Ma ho bisogno di trovare la mia Anima o non potrò concludere il viaggio >>.
La strega si rattristò poiché ebbe la conferma che il cacciatore non avrebbe mai cercato lei e le parve di vederlo sparire. Fu gelosa di Shinji che parlava con il vecchio dandole le spalle e si abbandonò ad uno sfogo puerile. << Non parlare con lui >> gridò. << Resta qui e presta attenzione a me! Posso farti divertire. Sono bravissima a fare la stupida. Posso trasformarmi in qualunque cosa, posso inventare le cose in cui trasformarmi. Posso essere un rinoceronte, un cane da riporto, la fatina dei denti o una ragazza con le ali di farfalla >>.
Shinji non si mosse.
<< Guardami, guardatemi! >> si disperò battendo i piedi, sicura, anche se non ne conosceva il motivo, che quelle parole avrebbero fatto reagire il cacciatore di cui voleva le attenzioni. << Dai guardatemi, guardami, guardami, guardami … per favore >>.
Un dio che vive con gli uomini e viaggia da uomo finisce per conoscere e provare i sentimenti degli uomini. Così il viaggiatore sentì l’impulso di tornare ad essere Shinji, il personaggio di un mortale non comune all’interno di una storia, e correre incontro alla bambina per abbracciarla e baciarla, lenire la sua pena e farla smettere di piangere.
Ormai, però, ricordava il suo vero nome e conosceva la sua missione, perciò ordinò al suo cuore di calmarsi e, muovendo di poco il capo per incrociare gli occhi della strega, rispose: << mia meravigliosa principessa, sii paziente. Non ho bisogno di voltarmi per sapere che ci sei e anche se non riuscissi a vederti saresti sempre nei miei pensieri. Sii paziente, tanto non mi perderai >>.
La strega avvertì un forte imbarazzo ma, rassicurata, bisbigliò un tenero grazie. Quanto era stretta per lei la parte della bambina.
Il vecchio si aggiustò nervosamente la cravatta per controllare la stizza e per poco non colpì con il gomito la sua preziosa piramide di sabbia. << Se quella z … >> si trattenne perché lo sguardo cattivo di un Furia Buia senza benda era spaventoso quanto vederlo maneggiare il coltello dalla lama seghettata. << Se quella ha finito, adesso tocca a me. A parte il fatto che non so cosa intendi per funzioni, e non voglio saperlo, noi non siamo funzioni di nessuno e tu sei tutto fuorché un mito. Ti faccio anche notare che tra tutte le sciocchezze che ti ho sentito pronunciare hai detto una sola verità: tu non sei mai nato. Quindi non hai niente a che spartire con me. Io proteggo gli umani, li difendo dagli incantesimi della strega e persino dal fascino che quelli come te sperano ancora di possedere. Io impedisco agli uomini di fuggire >>.
<< E come, costruendo piramidi di sabbia? >> rise Shinji.
<< Io do agli uomini uno scopo, io sono la costanza e la coerenza del lavoro, io sono la forza che li spinge a vivere al di fuori della fantasia e a realizzare opere che cambiano il mondo. Io do significato alla loro esistenza. Io … >>
<< Quanto ego, amico mio! >> sbottò Shinji. << Non per contraddirti ma gli uomini traggono insegnamenti sia da te che dalla bambina. I significati, però, li cercano per conto loro, per questo chiamano quelli come me e si sforzano di seguire la strada che passa proprio in mezzo a voi due. Tuttavia, voglio accettare il tuo elenco e dirti che chi sei o chi credi di essere sono solo affari tuoi. Io viaggio, ho una meta da raggiungere e una persona che mi attende >>.
<< Misera fine per un mito. Sei più egoista della strega  >>.
<< Ammiro la nettezza delle tue opinioni e la passione con cui le sostieni >>.
<< Io credo in ciò che dico >>.
<< Potresti anche esserne certo o amarle alla follia fino a che non cambierai idea. Non mi riguarda. A volte ti trovo superficiale, altre volte addirittura presuntuoso. Amo i dubbi più delle certezze e purtroppo per me mi innamoro sempre un po’ di più del punto di vista opposto, meglio ancora se non lo vuole nessuno. Che ti aspetti da chi partecipa contemporaneamente della vita al di qua e al di là dei confini? Se vuoi farmi incazzare dovrai impegnarti di più. Siamo tutti espressione di un’unica verità. Forse la nostra matrice dovrebbe fare preferenze tra le sue molteplici espressioni perché sono diverse? >>
<< Significa che non hai risposte da dare >>.
<< Io le cerco sempre >>.
<< Non le troverai viaggiando. Così le eviti >>.
<< Neanche stando fermo le troverò. L’Anima mia saprà aiutarmi a colmare le lacune >>.
<< Chi ti dice che vorrà incontrarti? >>
<< Lo saprò quando l’avrò raggiunta >>.
<< Chi ti dice che non sia cambiata? >>
<< E’ già cambiata tante volte perché durante i millenni trascorsi a viaggiare e a proteggere i viandanti anch’io sono cambiato. Tu che affermi di conoscere gli esseri umani dovresti sapere che è naturale. Perché non dovrebbe esserlo anche per me? Scoprirò il suo attuale nome e ammirerò il suo volto e sono sicuro che conoscerò un po’ più dell’amore e di me stesso >>.
<< Non la troverai >>.
<< E io continuerò a cercarla e quando l’avrò trovata scoprirò con il suo aiuto le risposte alle domande che appesantiscono il mio cuore. E’ un po’ come se la donna che ami vivesse al di là dell’oceano. Devi attraversarlo, se vuoi rivederla, e correre i tuoi rischi >>.
Durante il serrato scambio di battute la piccola strega, non vista dal vecchio ma da Shinji si, in quanto non aveva mai smesso di prestarle attenzione, iniziò a provare un dolore al petto come se qualcosa in lei scandisse un ritmo su cui non aveva alcun controllo.
<< Io so >> ringhiò il vecchio << qual è il nome di quella che tu chiami Anima. Se tu sei Shinji lei non può che essere … >>
<< Dillo pure >> lo interruppe il cacciatore << ma se la strega riesce a sentirti e la fai piangere, ti farò a pezzi. Non me ne frega niente se ho passato tanti giorni e tante notti a cambiarti il pannolino. Gli uomini vedranno la Realtà smembrata. Mettimi alla prova se non mi credi >>.
<< Non per paura ma per prudenza >> replicò con forzato contegno << lo dirò a bassa voce. E’ Asuka. Un altro prodotto della piccola strega. Credi che cercare un disegno >> prese a sghignazzare << sia la soluzione? >>
Shinji accettò l’offesa e, dopo aver scatenato un vento potente con la sua risata, avvicinò una mano alle labbra per impedire che la bambina ascoltasse. Il vecchio, che aveva temuto per la sua creazione, si avvicinò titubante.
<< Che c’entra Asuka? >> disse il cacciatore il cui occhio destro iniziò a fiammeggiare seguito immediatamente dal sinistro. << Solo l’Anima mia merita il mio tempo, la mia energia persino la mia vita. Senza lei non ci sarà armonia in me, senza lei non porterò giustizia. Il nome con cui è conosciuta è secondario >>.
<< Allora tu sei pazzo >> gridò il Vecchio.
<< E’ questo il tuo riflesso? Perché me lo riveli? >> Shinji offuscò la luce che irradiava dai suoi occhi e avvicinandosi ancora chiese: << cosa vedi? >>.
<< Vedo … vedo il tuo occhio morto. Vedo un occhio morto che può riprendere vita in un altro modo. E’ impossibile. Se non è la dimostrazione che sei finto e che dovresti strisciare dal tuo padrone e creatore, non so cos’altro dirti >>.
<< Stupido! >> urlò Shinji e la piccola strega chiuse gli occhi. << Guarda meglio! >>
<< Che … che … che cosa dovrei guardare? >> balbettò e sbraitò il vecchio.
<< Esporre la verità alla luce del sole è il miglior modo per nasconderla >> disse Shinji coprendosi l’occhio destro con una mano. << Tu vedi il mio occhio demoniaco e pensi di aver capito ma è la cicatrice che devi guardare se vuoi sapere chi sono. Se non presti attenzione alla cicatrice vedrai solo i tuoi pregiudizi. Come me anche l’Anima mia all’occorrenza espone la verità che intende nascondere >>.
Il vecchio studiò la cicatrice del cacciatore ma non comprese, e appigliandosi all’ultima frase che aveva udito, ribatté: << un altro clone della rossa ma con un segno distintivo >>.
Il viaggiatore strinse talmente forte la mano destra a pugno che chiunque nel raggio di chilometri avrebbe sentito scrocchiare le nocche. Respirò profondamente e rispose: << wow! Non hai capito proprio niente. E dire che ti facevo sveglio! >>
Il vecchio fu colpito ma fece finta di niente e continuò: << e neanche a farlo apposta tu e lei vivete un amore romantico e tribolato >>.
<< Sul romantico possiamo discutere, sul tribolato non c’è dubbio, considerate le premesse da cui, in questa forma, siamo partiti. In realtà … si tratta di un esperimento scientifico o almeno alcuni sarebbero tanto pazzi da definirlo così >>.  
<< L’Amore, puah! Ti rendi conto che così alimenti le fantasie dei ragazzini invece di aiutarli a diventare adulti? Stai rovinando tutto. Tu non sai neanche cos’è l’amore >>.
<< E’ questo il tuo orizzonte? >> replicò Shinji. << Perché me lo riveli? >>
<< Perché io insegno >> reagì il vecchio.
<< Al massimo cerchi di spiegarti a te stesso come fanno gli esseri umani che credi di salvare dalle grinfie della strega >>.
<< Io realizzo >>.
<< Cosa? Quella piramide che covi come un uovo in attesa che si schiuda non è reale. L’hai costruita grazie alla giovane maga >>.
<< No >> protestò spingendo il suono della voce con gesti concitati, << io l’ho tolta a lei >>.
<< Hai solo creduto di farlo >> gridò Shinji.
<< Io provo ad aiutare gli esseri umani in modo concreto >>.
Furia Buia perse le staffe: << comincia pensando agli affari tuoi >>. 
<< Io … io >> il vecchio sembrò sul punto di scoppiare in lacrime. << Io sono Realtà, io sono Ordine, io sono il percorso … >>
<< Da quando ti ho visto >> obiettò il cacciatore << non ti sei mai alzato, non hai mai smesso di accudire quella piramide e guardati. Parli della tua Realtà e fai assurde affermazioni solo per non ammettere che senza la strega non sei completo. Parli della tua Realtà, del benessere che elargisci agli uomini da migliaia di anni e non sai e non ti chiedi cosa si prova ad essere umani >>.
Furia Buia afferrò la sabbia fino a riempire il pugno della mano destra e sedette al fianco del vecchio così che anche la bambina potesse vederlo. Con il palmo verso l’alto aprì lentamente la mano lasciando che la sabbia cascasse sotto forma di rivoli sottili color grigio scuro. << Guarda questa sabbia >> disse indicando la fossa al centro del mucchio che via via si allargava, << è solo sabbia, un insieme incommensurabile di granelli. Ce n’è dappertutto, ce n’è quanta ne vuoi. E’ con questa sabbia che tu hai costruito quella bellissima e perfetta piramide. E’ un’opera d’arte, non può essere definita in altro modo. Dovresti esserne fiero >>.
La fossa al centro del mucchio divenne sempre più ampia lasciando a vista la pelle della mano. << Per me è piccola, tanto che mi basterebbe poggiarvi il piede per distruggerla, per te è grande ma forse non abbastanza, per altri sarà immensa come una montagna e l’adoreranno, anche se non vuoi o anche se, pur provando un segreto piacere nella loro adorazione, non ne amerai le ragioni >>.
Il mucchio di sabbia divenne solo un ricordo tramandato dai grani che erano rimasti attaccati alle dita. Il guardiano mostrò al vecchio e alla bambina la mano imperlata di quei grani. << E’ questo che alla fine resta del mio lavoro e della tua opera. Dal mio punto di vista tutti coloro che proteggo sono come questa sabbia. Non è un’offesa né una dichiarazione di superiorità. Si tratta di rispondere sempre alla stessa domanda: che cosa desideri? Se decidessi, infatti, di essere la divinità che è nella mia natura diventare io sarei in ognuno di questi grani attaccati alla pelle della mia mano e in ognuno dei grani che compongono questa spiaggia e sarei anche tutta la spiaggia, anzi tutte le spiagge e amerei l’intero e ogni sua parte come unici e speciali … o forse non li amerei proprio perché sarei tutto questo ed ogni sua parte.
<< Non sono certo di trovare le parole adatte perché mi manca ancora qualcosa per desiderare di essere un dio completo. Mi manca l’esperienza diretta di quell’umanità, che ho conosciuto solo indirettamente, fatta di relazione, di attrazione e repulsione, di mezze verità contrapposte che si cercano; quell’umanità che ho conosciuto attraverso uomini e donne reali, che sono il mio sogno, l’ombra che la mia luce proietta o, vale anche così, la luce che la mia ombra rivela[2].
<< Mi manca l’esperienza di un vero at field che mi permetta di costruire una vera piramide, una mia, non mi importa come verrà. Fino a quando non avrò la possibilità di essere un anonimo granello di sabbia tra una moltitudine di granelli come potrò completare la mia evoluzione? E senza l’aiuto dell’Anima mia che condivide il mio proposito come potrò riuscirci da solo? Possibile che tu non comprenda? >>
Il vecchio rimase muto ma provò sinceramente a riflettere. E tuttavia, pur essendo capace di dissertare per ore sulla vita e sull’amore, in effetti non conosceva la vita degli uomini e il suo cuore era troppo distante da quello della strega per cogliere le sfumature dell’amore degli uomini.
Shinji pulì la mano e si mise in piedi. << Ora posso andare >> disse.
La piccola strega non voleva che il cacciatore partisse. << Resta qui >> pronunciò con tutta la gentilezza di cui era capace, assumendo i volti di migliaia di bambini in ansia per l’imminente separazione. Tra questi anche il viso di Yuki e Shinji sentì il suo cuore spezzarsi ma decise di obbedire alla cicatrice che non aveva mai smesso di vibrare in armonia, seppur con un battito di ritardo, con l’occhio rosso sospeso al centro del cielo notturno.
<< Non temere >> rispose con la voce che tremava, << non voglio abbandonarti >>.
<< Giovane armato, >> lo chiamò il vecchio che aveva deciso di imparare dal viaggiatore << tu vaghi per strade sconosciute e mal frequentate. Qui ci sono tante risposte pronte all’uso >>.
<< Ma non le mie >> replicò Shinji camminando senza voltarsi.
<< Mio guardiano che cammini come un uomo e ti affatichi alla ricerca di te stesso >> fu la volta della fanciulla, << non sai che non ci sono vere risposte? Tra me e il vecchio c’è tutto ciò che potrai trovare >>.
<< Allora inventerò ciò che ancora non esiste >> rispose e continuò a camminare.
<< Perché non ti fai bastare ciò che possiamo darti? Non avere paura di me, non essere arrabbiato con lui. Ti ameremo come uno di noi. Non è una pena per te allontanarti, viaggiare di nuovo da solo per inseguire il nulla? >>
<< E’ il nulla soltanto perché non l’ho ancora conosciuto >>.
<< E se rimanesse nulla? >> fu la volta del vecchio.
<< Allora tornerò e passerò in vostra compagnia il tempo che mi rimane >>.
<< E i tuoi protetti, non temi per la loro sorte? >> chiese ancora il vecchio.
<< Non posso essere all’infinito questo tipo di guardiano >> rispose il viaggiatore continuando a camminare << o il senso della mia natura diventerà il seme della mia maledizione e gli uomini saranno afflitti da me. Se non potrò cambiare il mio destino, allora tornerò e riposerò con voi >>.
<< Nessuno ti seguirà >> lo ammonì il vecchio.
<< Allora cercherò gioia nel sognare che nessuno avrà mai più bisogno di me >>.
Detto ciò Furia Buia affrettò il passo poiché aveva detto tutto ciò che c’era da dire, o almeno così gli pareva.
Il vecchio tornò ad odiare il viaggiatore in quanto non dava segni di voler cambiare idea.
<< Fuggi da me perché hai paura >> gridò.
Shinji non rispose, si limitò a pensare: “e invece vado incontro al cuore del mio inferno  per incontrare l’Anima mia e con lei sperimentare una nuova nascita, una tutta nostra”.
<< Sei solo un bambino >> gridò ancora il vecchio.
Shinji pensò: “molti bambini sono fuggiti da me e hanno fatto finta di dimenticarmi nella convinzione di esser diventati adulti”.
<< Perché ti opponiiiiiii? >> il vecchio si fece scoppiare la gola. << Chi diavolo seiiii? >>
Gli occhi di Shinji ripresero a fiammeggiare e si colorarono un rosso arterioso. Si accorse che c’era in effetti ancora qualcosa che doveva essere detto. Si voltò e, con due semplici passi che sembrarono salti lunghissimi, si piazzò in mezzo ai due. Guardò la piramide, alzò la gamba e abbatté il piede, divenuto per un istante grande quasi quanto la spiaggia, e in un colpo solo distrusse l’esito di tanta geniale fatica, in un colpo solo della piramide, che da bambino non era riuscito a radere al suolo, rimase soltanto l’idea della base quadrata.
Furia Buia si piazzò al centro della base e, allargando le gambe fino a coprire i due vertici di una diagonale, si voltò verso il vecchio che, sbigottito non aveva trovato la forza di reagire. << Io sono il Diavolo! >> gridò. << Io sono la vita che fai finta di conoscere, quella che non vuoi conoscere, anche quella che non puoi conoscere; sono la vita che non sai spiegare ma che ti illudi di imprigionare nella sabbia. Sono la vita che tieni fuori dalla porta ma la porta che mi chiudi in faccia non può niente contro di me >>.
La strega avvertì una fitta lancinante al cuore ma non ebbe il tempo neppure di lasciar sfuggire un lamento perché Shinji le fu addosso e la legò a sé in un abbraccio appassionato. << E tu, mia strega ribelle >> disse avendo cura di non arrecarle danno, << tu che non vuoi conoscere l’altra faccia della realtà, che vivi e giochi con i desideri degli uomini, tu che su di loro e a causa loro usi la tua magia per creare immagini da legare ai desideri, così da crederti l’unico dio che elargisce significati; proprio tu, mia piccola strega, te lo giuro, un giorno avrai anche me in tuo potere ed io mi lascerò incantare da te e forse mi perderò e sprecherò un’occasione.
<< Ma ora io sono più forte di te, sono oltre te e uso te per sognare gli esseri umani che mi sognano e rispondere alle loro invocazioni. Io sono più forte di te poiché sono il significato, sono tutti i significati propri della mia natura che eccitano i desideri degli uomini che vuoi giustamente legare con le immagini che ti diverti a creare. Per questo, per mia libera scelta, seguirò le opere della tua immaginazione anche ora.
<< Non puoi imbrogliare Odisseo, mia giovane sirena. Ma se … ma quando nascerò finalmente come uomo, io porterò con me una scintilla del mio significato particolare, uno tra molti, e sarà quello che non potrai mai controllare. E se riuscirò ad essere ancora abbastanza forte, accetterò di scoprirlo attraverso altre immagini che partorirai per dare una forma ai miei desideri di uomo.
<< Io so che tu, mia meravigliosa maga, fingi di non provare interesse per gli umani, ma in cuor tuo aspiri a proteggerli e a mostrarli che vi è qualcosa che può contenere il senso che cercano oltre l’irrazionale che chiamano mondo reale >>.
La strinse più forte e, guardandola negli occhi con l’ardore e l’amore di cui era capace, continuò: << accetterò la mia dose di fuga dalla squallida e incostante bellezza della realtà perché senza non potrei mai conoscerla davvero né bramare un suo bacio. E anche come mortale ti amerò con tutta la follia che il destino mi lascerà in dote e io ti possiederò come un amante appassionato vuole possedere la più splendida delle donne e mi lascerò possedere da te come la più appassionata delle amanti attende il più splendido degli uomini.
<< In tal modo, anche come uomo, sarò libero da te, sarò libero di giacere con te per mio diletto e di baciare te che governi sulle terre al di là dell’oceano. Hai capito mia piccola strega? >>.
La strega si sentì adulata e si sentì infiammata da un fuoco troppo intenso per la forma che mostrava. Assecondò, perciò, la lussuria di quell’abbraccio e nuovamente divenne donna.
E la strega riconobbe il Diavolo che si era presentato al suo cospetto con il nome comune  di Shinji Ikari e quello proprio di Furia Buia; ricordò tutti i suoi volti e tutti i nomi con cui gli uomini lo avevano conosciuto ma non il più importante poiché era un segreto per tutti, tranne per l’Anima sua.
E la strega ricordò di averlo incontrato tante volte e di averlo amato; perciò si abbandonò al desiderio di compiacere il Diavolo che la stringeva con passione e gli presentò tutte le sembianze che riusciva a sognare nella speranza che qualcuna potesse scaldarne il cuore e accompagnarlo nel viaggio.
Tra queste apparve al Diavolo anche quella di Asuka vestita di bianco, con i capelli sciolti e la frangia che quasi per intero le copriva gli occhi di un azzurro intenso ma non poteva nascondere quella particolarità dell’occhio sinistro che, insieme alle nocche nodose, Shinji amerà sempre come la più erotica delle imperfezioni di dio. La strega si accorse di aver scelto la giusta immagine ma la gioia fu sporcata dalla gelosia e, nonostante il fermo proposito di donare felicità al suo Diavolo, scelse di mutare ancora per non essere confusa con quella donna. E si sentì in colpa per questo.
Il Diavolo comprese il cuore della strega e non disse niente, non la forzò a concentrarsi in una forma particolare, non la costrinse a renderlo felice ma accettò che si esprimesse come più desiderava poiché in quel momento era proprio lei che voleva abbracciare. Accolse pertanto tutte le immagini che la strega gli mostrava e le trovò senza eccezioni adorabili. Accarezzò i suoi capelli e rafforzò il legame affinché si sentisse amata semplicemente come strega.
Lei sorrise e con incomparabile dolcezza disse: << mi piacciono le tue cattive intenzioni, mio coraggioso e disperato Ettore che proteggi le mura. Trova l’Anima tua e, nascendo, sarai finalmente mio. Non so quali prove ti attendono lungo la strada ma ho tracciato un sentiero affinché tu non smarrisca la via >>.
<< Troverò l’Anima mia >> rispose il Diavolo << e io, quando finalmente sarò un comune mortale, ti condurrò al di fuori del tuo stesso incanto >>.
La strega non sorrise più, baciò languida e innamorata il Diavolo sule labbra e fu tentata dal suo stesso sogno: che il Diavolo la portasse con sé.
Shinji ricambiò il bacio poiché provava affetto per quella forza della natura ed era sempre più determinato a rispondere ad ogni bacio della vita, anche al più velenoso. Gustò quel bacio come un anticipo del piacere e del pericolo che, con un po’ di fortuna, avrebbe sperimentato nelle vesti di un normale essere umano.
Quell’unione, però, non poteva durare per sempre. Perciò Shinji scelse e tornò Diavolo e, opponendosi alla gioia di un’esperienza che pretendeva essere immutabile, si separò dalla strega, ringraziandola in silenzio per il farmaco che gli aveva fatto bere.
La strega si sentì privata di un bene prezioso e della possibilità di partorire altre creazioni che eccitassero il desiderio della strana divinità a cui voleva essere unita. Tuttavia, preferì mantener il silenzio.
Il Diavolo salutò con un profondo inchino e riprese il viaggio.
<< Mio furbo vagabondo >> sussurrò la strega osservando il Diavolo che si allontanava seguendo l’incerto sentiero che gli aveva preparato, mentre torrenti di un azzurro cristallino straripavano dagli occhi e cadevano come cascate sulle guance e sulla sabbia, << mio pazzo Odisseo, non cantavo per farti naufragare ma perché ti accorgessi di me. Volevo salire a bordo e viaggiare in tua compagnia e ho sempre temuto un tuo rifiuto. O amabile signore dal cuore puro che ti fingi diavolo feroce, con quanti nomi dovranno conoscerti gli uomini prima che tu diventi mio? Con quanti prima che tu mi liberi dalla mia maledizione, l’esser sempre fraintesa proprio da coloro che amo? Voglio solamente aiutarli ad essere felici >>.
Detto ciò respirò con forza per scacciare il dispiacere, si concentrò giacché era capace di farlo, asciugò le lacrime e tornò bambina, materializzò un terzo lecca lecca e un terzo palloncino ma dai colori diversi e tornò a guardare il vecchio.
Avendo notato che era afflitto a causa della violenta fine della sua opera, senza che lui se ne accorgesse, ricreò la piramide.
Il vecchio pensò che quanto accaduto quella notte fosse stato uno scherzo elaborato dalla strega e dimenticò presto il Diavolo che aveva conosciuto e riprese ad ammirare la sua piramide e a scrutare, sospettoso, la bambina con la coda dell’occhio.
 
Il Diavolo continuò a camminare, percorrendo un sentiero appena visibile che attraversava la spiaggia infinita in una notte senza stelle rischiarata da una luna titanica. Non si voltò mai. Tuttavia, non dimenticò.
Continuò a camminare per molte miglia, finché non sbatté contro lo sfondo di un paesaggio disegnato. Stupito toccò la notte e notò che i polpastrelli si erano sporcati di pittura nera; calciò la sabbia davanti ai suoi piedi ma finì per bucare la spiaggia e si accorse che, come la notte, era dipinta su un’enorme parete fatta di carta di riso. Il Diavolo tirò un pugno alla notte e sentì il vuoto oltre i brandelli dei fogli sottili che solleticavano il suo braccio.
Accecato dall’ira distrusse l’esile barriera e vide una stanza ampia e con pochi arredi. Tremante per la paura penetrò nel grande locale e in alto vide vistose impalcature che sorreggevano fari potenti, simili a giganteschi occhi gialli. Davanti a sé riconobbe una telecamera incustodita e poco più distante una scrivania su cui riposavano dei fogli accartocciati, un panino mezzo mangiato e una sigaretta ancora accesa incastrata nella forchetta di un posacenere bianco.
La paura divenne terrore. Il Diavolo prese la sigaretta e aspirò avidamente. Scacciò il fumo con vigorosi colpi di tosse, poi piangendo prese ciò che restava del panino e diede un morso. Masticò a lungo cercando di memorizzare quel sapore sconosciuto domandandosi se prima di addentare quel panino avesse mai assaporato qualcosa. << E’ dunque questo che sentono gli uomini? >> si chiese con il cuore lacerato.
Mai la solitudine gli era parsa più intollerabile. << Non sono mai stato un uomo >> disse sconfortato. << Sono un dio ancora incompleto, che si atteggia a diavolo per proteggere i viandanti. Perché non mi accontento? Se è tutto qui >> si guardò intorno con aria smarrita, << allora forse sono solo un altro dei giocattoli in mano alla strega come diceva il vecchio, il protagonista di canzoni composte per permettere agli uomini di guardarsi allo specchio e vedere ciò che desiderano essere. Se è tutto qui a che serve il viaggio? Se è tutto qui perché  affannarsi? Se è tutto qui >> gettò il panino a terra convinto che di lì a poco avrebbe fatto la stessa fine, << dov’è l’Anima mia? >>
Il fragore di un tuono proveniente dall’esterno, invase l’aria, seguito da un colpo violento come di un pugno scagliato contro la parete di cemento sul lato opposto. Altri colpi seguirono e fecero tremare l’intera stanza, finché un pezzo di ghiaccio grande quanto una mano bucò il muro.
<< Fuori sta grandinando >> constatò il Diavolo ad alta voce poiché un vento rabbioso, pari in violenza ad un uragano, violò quello spazio. Un luce rossa, molto intensa, penetrò dal foro.
Il Diavolo incuriosito si avvicinò alzando come al solito una mano per proteggersi e attraverso la fessura vide nuovamente il panorama che per tanto tempo aveva ammirato: un deserto desolato di mare infetto, tanta sabbia e poca vegetazione. Tutto avvolto dal nero della notte rischiarato da una immensa luna. E al centro della notte un cerchio rosso come un occhio spalancato.
<< E’ il cuore dell’inferno! >> esclamò. << Stavo per dimenticarlo, è quella la mia meta >>.
Avvertì un pessimo sapore in bocca e provò un terribile senso di nausea. Prima di capirne la causa dapprima tossì, poi vomitò. Era sabbia. Colto dal sospetto toccò la scrivania e ne grattò la superficie. Osservando le dita commentò: << granelli di sabbia >>. Quindi si avvicinò alla telecamera, la prese a calci e la fece cadere. Come un vaso scagliato al suolo l’attrezzattura si frantumò liberando un fiume di sabbia. E così fu per la sigaretta che si sfarinò tra le dita e per il panino che scoprì farcito di alghe marce. << Che esagerazione! >> esclamò ghignando come una iena. << E’ un luogo intermedio. Dove accidenti mi trovo? >> si domandò il Diavolo ma non gli interessava la risposta poiché era stato di nuovo attirato dall’occhio rosso in lontananza.
<< Non mi resta che avere fiducia >> sospirò prima di lanciarsi contro la parete di cemento caricando come un toro.
Non incontrò alcuna resistenza e si trovò fuori.
<< Mia piccola strega >> iniziò a ridere, << me l’avevi quasi fatta >>. Per un breve istante il Diavolo desiderò tornare indietro per invitarla a salire a bordo ma si trattenne. << So che mi attendono spine ma sarà divertente giocare con te >>.
Riprese quindi a camminare e dopo pochi passi vide il consueto paesaggio popolarsi di una moltitudine di persone, o almeno in tal modo interpretò quelle ombre. Alcune viaggiavano solitarie pur essendo in compagnia; altre erano davvero solitarie, non essendoci nessuno al loro fianco, e sedevano sulla sabbia; altre ancora era riunite in gruppi.
Erano tanti, erano in troppi per lui che non sopportava il baccano che fa la gente. Perciò chiese aiuto.
La sua richiesta fu ascoltata e da lui uscirono Shinji, nella sua forma di pilota dall’età compresa tra i quattordici e i sedici anni, e un uomo, un comune mortale che, se non fosse stato affascinato quasi sconvolto dalla verità dei personaggi, nessuno escluso (beh, qualcuno può essere escluso senza troppi problemi), guardando con occhi superficiali quei brutti Angeli e quegli ancor più brutti Eva, ascoltando le stronzate senza senso (perché tali sono, non prendiamoci in giro) di matrice para esoterica, para mistica e un po’ paracula, opportunamente assemblate per creare uno sfondo narrativo che qualche volta è sfuggito di mano, di Evangelion avrebbe pensato: << c’è senz’altro di meglio! >>
Quell’uomo ero io, il personaggio dell’autore e da poco ho compreso pienamente che di questa storia sono, a voler essere generosi, un semplice scriba. E, per dirla alla Shinji, “va bene così”.
<< Statemi vicino >> ci esortò il Diavolo che solo nel prossimo atto si farà chiamare Furia Buia per non essere confuso con il pilota. << Questa sarà >> sbuffò
<< una grandissima rottura di palle >>.
 
[1] Cfr paragrafo del capitolo precedente intitolato La vita è un bacio.
[2] Sono sicuro di aver letto/sentito qualcosa di simile ma ancora non riesco a ricordare.

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