Bocciolo d'Inverno

di Florafairy7
(/viewuser.php?uid=859618)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- L'inizio di una nuova avventura ***
Capitolo 2: *** Brutte notizie tenute nascoste ***
Capitolo 3: *** Festa su Eraklyon ***
Capitolo 4: *** Ricerche ***
Capitolo 5: *** Le solite fate terrestri ***
Capitolo 6: *** Un peso sul cuore ***
Capitolo 7: *** Il Sigillo ***
Capitolo 8: *** Nel posto sbagliato al momento giusto ***
Capitolo 9: *** Scripta Manent ***
Capitolo 10: *** Fate e magia nera ***
Capitolo 11: *** Un aiuto prezioso ***
Capitolo 12: *** L'equilibrio si rompe (o quasi) ***
Capitolo 13: *** LA FARFALLA PRIGIONIERA ***
Capitolo 14: *** Notizie ***
Capitolo 15: *** Sbagliare la mira ***
Capitolo 16: *** Intenzioni nascoste ***
Capitolo 17: *** Tormenti e Cuori Spezzati ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Decreto Imperiale della Corte di Linphea ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Questione di affari ***
Capitolo 22: *** La notte più lunga ***
Capitolo 23: *** Il proprio lato oscuro ***
Capitolo 24: *** Homo faber fortunae suae ***
Capitolo 25: *** Prendersi cura degli altri ***
Capitolo 26: *** Due cuori spezzati non ne fanno uno intero ***
Capitolo 27: *** Silenzi ***
Capitolo 28: *** Il velo cade ***
Capitolo 29: *** Tempesta ***
Capitolo 30: *** Il rito di unione ***
Capitolo 31: *** Famiglia significa non lasciare nessuno indietro ***
Capitolo 32: *** Morte di un sogno e caduta degli eroi ***
Capitolo 33: *** Guerra aperta ***
Capitolo 34: *** La verità è che non lo ha amato abbastanza ***
Capitolo 35: *** Il sacrificio ***
Capitolo 36: *** Rinascita dalle macerie ***



Capitolo 1
*** 1- L'inizio di una nuova avventura ***


L'INIZIO DI UNA NUOVA AVVENTURA

Caro diario,
Hai presente quando il tempo ti scorre via sotto le mani e non te ne rendi neanche conto? Beh, gli ultimi tre mesi sono stati proprio così! E ne sono successe di cose! Tanto per cominciare, questi sono stati i miei ultimi tre mesi ad Alfea, sì, ormai ho finito il mio percorso di studi, proprio ieri ho dato il mio ultimo esame, che tra l'altro è andato molto bene superando ogni mia aspettativa! :)
In questi mesi ho lavorato molto con Avalon, lui mi ha aiutata con i miei poteri ed ormai mi ha insegnato tutto ciò che poteva e gli sono estremamente riconoscente. Dunque, stamattina ci sarà la cerimonia, Faragonda ci consegnerà la laurea e sono super emozionata! 
Domani lascerò Alfea, e la cosa mi rattrista molto, qui è dove tutto è iniziato ed in fondo ormai questa è diventata casa... 
A casa non potrò tornarci, purtroppo, Vymarna ancora non mi vuole su Linphea e per ora mi stabilirò su Sakoma. Non sono troppo entusiasta, a dir la verità, lì c'è un principe che tecnicamente ha il doppio della mia età e che vuole sposarmi... una volta su Sakoma metterò le cose in chiaro. Per ora ho temporeggiato dicendo che dovevo studiare, ma ormai sono alle strette e devo trovare un modo per uscire da questo guaio in cui mi ha ficcato Nikolai. Anche perché al mio ragazzo darebbe fastidio se sposassi un altro...
Sono così felice! Tra me ed Helia le cose vanno a gonfie vele! Sembra essere tornati a quando ci eravamo appena innamorati e ci stavamo conoscendo, stiamo ripercorrendo la strada poco a poco e sono felice. Purtroppo domani Helia partirà per Unamuno e non lo vedrò per un po' di tempo, mi sento ancora in colpa per ciò che l'ho spinto a fare...
Ma ci sono anche delle buone notizie! La regina Luna il mese scorso si è finalmente svegliata, Solaria si è ripresa e la scintilla donatale da Stella ha fatto decisamente la differenza. Purtroppo la regina è ancora debole e per questo in questo mese Stella si è recata su Solaria per darle una mano, domani partirà per il suo pianeta per cominciare il suo percorso da futura regnante. Anche Bloom e Aisha faranno lo stesso ma Bloom ha anche un altro progetto per il quale ha già aspettato abbastanza, e direi che è arrivata l'ora, lei e Sky stanno benissimo insieme.

"Flora!! Sei pronta?!" Chiese Bloom irrompendo nella stanza, Flora quasi non saltò sulla sedia.

"Sì, sono pronta, dai, andiamo!" Sorrise la keimerina, così chiuse il suo diario e raggiunse le sue amiche.

"Ragazze, prima di andare... c'è qualcosa che dovete sapere..." Disse Tecna frenando l'entusiasmo di tutte, Stella era già quasi fuori la porta così rientrò e sedette con le altre.

"Allora, di che si tratta? Non tenerci sulle spine!" Esclamò Bloom sfregandosi le mani, la fata della tecnologia prese un respiro e disse:

"Ecco, volevo parlarvi di... ehm... mi hanno offerto un incarico piuttosto importante... avete presente la fessura nell'universo?"

"Ehm... no..." Rispose Stella, scuotendo la testa, Tecna sospirò e Flora disse:

"Sì, Tecna, la fessura, quella che si è aperta nell'universo tempo fa senza nessuna apparente ragione e che ha mobilitato l'intera comunità scientifica... ne hanno parlato tutti i giornali, va' avanti."

"Giornali... chi li legge più?" Borbottò Stella ma Tecna continuò:

"Sì, beh, ed è proprio per questo che mi hanno contattata, credono che le mie conoscenze siano quelle adatte per poter studiare la fessura."

"Tecna, ma è fantastico!" Esclamò Aisha con un sorriso, Tecna strinse le labbra e Flora chiese:

"Perché non sembri felice?"

"Perché è ad effetto immediato, domani dovrei già partire ed è su Eraklyon, sono i sovrani che finanziano la ricerca... quindi starei lontana da Timmy e da Zenith, e da tutte voi..."

"Cosa ne pensa Timmy?" Chiese Bloom, Tecna sospirò e rispose:

"Dice che è felice per me, che è una grande opportunità ma è chiaro che non è troppo contento che non potremo vederci..."

"Non può venire anche lui?" Chiese Stella.

"Mio padre ha messo una buona parola con re Cryos e Timmy ha avuto l'opportunità di lavorare lì... quindi lui sarà su Zenith ed io su Eraklyon, e voi... beh, ognuna sui vostri pianeti, ma questo lo sapevamo già..."

"Tecna, noi siamo amiche, anche se non ci vedremo tutti i giorni ci vorremo sempre bene!" La rassicurò Flora, Bloom sorrise:

"In fondo siamo le Winx, niente potrà mai dividerci!"

"E poi," aggiunse Stella, "non siete contente che abbiamo finalmente finito di studiare?! E non sapete l'ultima! Mio padre mi ha promesso che potrò indossare il diadema con gli zaffiri durante le riunioni con il consiglio! Vi rendete conto di quanto staranno un amore quegli zaffiri col mio colorito?!"

Le altre risero anche se avevano gli occhi lucidi dalla malinconia.
Musa batté le mani per richiamare tutte e per scrollarsi quelle forti emozioni di dosso e disse:

"Ora andiamo, o faremo tardi per ricevere la nostra laurea!"

Nel frattempo a Fonterossa, nella loro stanza, il principe e lo scudiero stavano preparando le valigie.

"Dai, finiamo dopo, ora dobbiamo andare ad Alfea, Bloom mi ammazza se arrivo tardi." Disse Sky, Brandon posò dei vestiti in valigia con una certa violenza e replicò:

"Non vedo l'ora di tornare su Eraklyon, lontano dalla scuola, da Alfea e da... da tutto."

Sky gli gettò un'occhiata, allora disse:

"Amico, scusa se te lo dico ma... insomma, sono contento che tu abbia superato la fase depressiva, poi hai passato l'ultimo mese ad uscire con ogni ragazza che ti capitasse sotto tiro, ed anche quella è passata, ma ora questa della rabbia non è tanto meglio e..."

"Sky, Sky, ma di che parli? Fase... depressiva? Rabbia? Io sto benissimo!" Esclamò lo scudiero con un sorriso, Sky scosse la testa:

"No, con quel sorrisetto tu non mi convinci affatto! Brandon, non c'è niente di male, ti sei dichiarato a Flora e lei... beh, lei..."

"Lei non mi ha voluto, puoi dirlo, ha preferito Helia, non c'è niente di male, no? E poi, per precisare, il fatto che sia uscito con tante ragazze è stato perché erano loro che non potevano resistermi e negarmi sarebbe stato terribilmente egoista da parte mia."

"No, è stato perché volevi dimostrare a te stesso che eri abbastanza per una ragazza, solo che quelle ragazze non erano Flora."

"Okay, mi hai stancato." Lo fermò Brandon, "Io sto bene, sto alla grande. Flora ha la sua vita ed io la mia, punto."

"Va bene..." Borbottò Sky posando l'ultima cosa in valigia prima di andare.

I ragazzi arrivarono ad Alfea poco prima che la cerimonia cominciasse, il cortile di Alfea era gremito di gente, amici, parenti e persone significative.
La preside era sul palco con le sue studentesse, prima ancora di chiamare l'attenzione del pubblico, si avvicinò alle Winx e disse:

"Ragazze, sono così fiera di voi!"

"Grazie, preside Faragonda." Sorrise Bloom.

"È una cosa che non mi sono mai permessa di dire in questi anni, ma ora che siamo alla fine di questo percorso desidero che lo sappiate: vi voglio molto bene." Faragonda aveva gli occhi lucidi e le ragazze anche, quella scuola, e quelle persone, erano state parte di loro.

Tra la folla i ragazzi cercavano di farsi spazio per arrivare più vicini al palco.

"Ragazzi, finalmente!" Esclamò Lockette volando verso di loro con le altre pixies.

"Abbiamo fatto più in fretta che potevamo!" Si giustificò Sky, Nex gettò un'occhiata alle ragazze e disse:

"Ragazzi, sapete questo cosa vuol dire?"

"Cosa?" Chiese Helia, Nex sorrise e rispose:

"Che sta cominciando la vita vera, non siete elettrizzati? E le ragazze! Le ragazze ora, beh, non c'è magia che non conoscano, e Aisha presto prenderà decisioni importanti su Andros e... non avrei mai pensato di dirlo, ma mi mancherà la scuola."

"Mancherà a tutti, Nex," Disse Helia, "la scuola è stata il nostro luogo sicuro fino ad ora, per quanto abbiamo potuto avere delle difficoltà tornare a scuola era come lasciare tutto fuori, ora invece dobbiamo far fronte da soli ai nostri problemi."

Timmy stava per dire qualcosa ma non poté perché iniziò la cerimonia.

"Un caloroso benvenuto a tutti!" Esordì Faragonda dal palco, con lei lì c'era tutto il corpo insegnanti, "Sono molto felice di essere qui oggi con i miei colleghi, con le mie allieve e con tutti voi. Questo è un giorno importante per ognuna di loro, oggi hanno terminato un percorso e proprio oggi ne inizieranno un altro. Queste fate si sono impegnate nel corso di questi anni, hanno studiato e hanno perfezionato la loro magia, hanno combattuto ed hanno difeso la Dimensione Magica quando ce n'è stato bisogno e per me è stato un onore avere qui ognuna di loro!" Ci fu un applauso, dopodiché Faragonda chiamò le ragazze una ad una e Griselda consegnò le lauree.

"Un'ultima cosa!" Disse Stella, impossessandosi del microfono della preside, "Ci tengo a precisare che mi dispiace moltissimo per la mancanza che causerò ora che me ne andrò e metto a disposizione delle studentesse il mio buon gusto, nel caso ne avessero bisogno!" Guardò la folla e aggiunse:" Ma certo che ne hanno bisogno... beh, a presto!" Alcuni risero, altri si chiesero chi si credesse di essere la principessa, altri erano concentrati a cercare sul palco la ragazza che gli interessava.
Consegnati i riconoscimenti a tutte le studentesse si salutarono e scesero dal  palco per raggiungere i propri amici.
Le Winx raggiunsero gli specialisti e le pixies, tranne Flora, che si fermò a parlare col professor Avalon.

"Non so come ringraziarla, è stato un aiuto prezioso per me." Disse la fata con un po' di tristezza, Avalon sorrise:

"Non devi ringraziarmi, anche tu hai aiutato me, ho allenato una keimerina, non tutti possono dire di averlo fatto. Sappi che se avrai dei dubbi o bisogno di un qualche aiuto potrai trovarmi qui."

"Me lo ricorderò, a presto, professore!" Sorrise Flora, Avalon la salutò con la mano e Flora si allontanò. Salutò anche il professor Palladium, con il quale aveva sempre avuto un rapporto speciale, e finalmente andò a cercare i suoi amici.
Si fece spazio tra la folla e li vide.

"Mi perdoni... scusami... oh, scusa..." Borbottava mentre cercava di arrivare dai suoi amici, qualcuno tra la folla si girò per salutare qualcun altro e la ragazza inciampò. Non cadde però. Flora alzò gli occhi per capire chi l'avesse presa in tempo.

"Oh..." Fu tutto quello che riuscì a dire incrociando lo sguardo dello scudiero. "Grazie..." Aggiunse poi, Brandon abbozzò un sorriso e replicò:

"Nulla."

Flora pensò a qualcosa da dire, qualcosa che potesse permetterle di smettere di guardarlo.

"Flora! Eccoti!" Esclamò Chatta arrivando da lei e poggiandosi sulla sua spalla, Flora allora si destò, scuotendo leggermente la testa, e si rivolse alla sua fatina:

"Sì, ero andata a salutare Avalon e Palladium."

"Sei proprio una studentessa modello!" Rise Chatta, Flora, ridendo con la sua fatina, superò lo scudiero per raggiungere le sue amiche e il suo ragazzo.

"Ce l'hai fatta!" Le disse Helia, lei sorrise e lo baciò. Helia con un braccio le cingeva le spalle, gli amici erano tutti lì mentre la folla nel cortile di Alfea cominciava a diradarsi.

"Allora, che facciamo? Oggi è il nostro ultimo giorno tutti insieme qui a Magix, dove andiamo di bello?" Chiese Stella con un sorriso eccitato.

"Potremmo andare a fare un pic-nic tutti insieme, che ne dite?" Propose Musa, Bloom annuì:

"Bella idea! Per me va bene, per voi?" Tutti annuirono.

"Bene, andiamo!" Sorrise Nex, Brandon però disse:

"Ragazzi, scusatemi, ma io non posso venire, ho altro da fare..."

"Andiamo, Brandon, puoi rimandare." Insistè Sky, ma Brandon scosse la testa:

"No, mi dispiace... devo incontrare una persona... ragazze, ancora complimenti, e auguri, ci vedremo presto sicuramente, ma ora scusate, devo proprio andare..." E così lo scudiero se ne andò lasciando tutti di sasso.

"Stella, può essere che non avete ancora risolto?" Chiese Nex, la principessa fece spallucce:

"Non è colpa mia, Brandon io non lo conosco più, è stato lui a farmi quel discorso sul siamo cambiati, non siamo più gli stessi, ma non è colpa mia se non riesce a starmi intorno..."

"Beh, è un peccato, da oggi non ci vedremo più spesso come prima..." Disse Bloom abbassando lo sguardo, ma Flora rianimò gli spiriti, e si beccò un'occhiataccia dalla sua migliore amica per questo.

"... Insomma," Disse la keimerina con un sorriso, "ci vedremo sempre e poi, dai, magari anche Brandon doveva salutare qualcuno! Avete sentito? Deve incontrare una persona! Magari sta frequentando qualcuna!"

"Sì, in effetti l'ho visto con una ragazza qualche settimana fa!" Confermò Musa, Flora cercò di non spegnere il suo sorriso e continuò:

"Ecco!... noi ora andiamo?"

Brandon nel frattempo aveva lasciato Alfea ed era andato a prendere la sua windrider, s'infilò il casco e mise in moto, e corse, corse via veloce. Forse un po' troppo veloce, ma non importava. Arrivò su Eraklyon in poco tempo e non sapeva se fosse un bene o un male. Era un po' che non andava lì, ma gli piacque. La giornata era tipicamente primaverile, il che gli tirò su il morale e gli permise di trovare facilmente un bouquet di fiori, predilesse delle alzalee, delle ipomee e delle zinnie. Arrivò dove c'era qualcuno di importante per lui, prese un respiro e così fece il primo passo. Camminò lentamente, riflettendo, con un po' d'ansia, sull'erba che rendeva sordi i suoi passi, e lì c'era molto silenzio. Poi arrivò.

"Ehi, mamma." Disse, in piedi di fronte al marmo che portava il nome di Amelia.

"Ti ho... ti ho portato dei fiori." Aggiunse abbassandosi e poggiando i fiori accanto a quelli che dovevano avere circa una settimana, poi si rialzò e mise le mani in tasca. "Vedo che la signora Britt non ha mancato al suo impegno in questi anni, dovrò ricordarmi di ringraziarla..." Prese un respiro, dondolò la gamba, poi, alla fine, parlò:

"Mi dispiace, mamma, mi dispiace così tanto! È la prima volta che vengo qui, mamma, scusami, scusami per averti lasciata da sola!" Pianse ma non si coprì il volto, davanti alla mamma non ce n'era bisogno. Pieno di nervosismo si mise le mani ai fianchi, poi si toccò i capelli, si alzò le maniche della camicia.

"Devo dirti una cosa che non ti piacerà..." Si asciugò le lacrime con il dorso della mano, "... ma prima voglio che tu sappia che ho fatto di tutto per aiutarlo, e che non avrei mai voluto che finisse così... Logan si è messo nei guai, e io so che avrei dovuto stargli dietro ma... era la mia vita, mamma! Perché dovevo perdere quello che stavo faticando per avere?!... non ci sono stato per lui, lo ammetto, lo ammetto... ma ora... ora sta pagando le conseguenze delle sue azioni e... non voglio vederlo più, ma so che tu non ce la faresti a vedere divisi i tuoi ragazzi... non so che fare..." Lesse ancora una volta il nome di sua madre, poi, calmatosi, sedette di fronte a lei a gambe incrociate.

"Mi dispiace se vengo qui dopo sette anni e vengo solo a lamentarmi di Logan... è solo che soltanto ora sono riuscito a trovare il coraggio di venire, diciamo che il senso di colpa è diventato un po' meno, ma meglio non parlare di questo, va bene? Belli, vero, i miei fiori? Sono un esperto adesso, ci ho avuto a che fare per un po'... questi vogliono dire che ti voglio bene, e che mi manchi... domani torno, lo sai? Torno su Eraklyon, a Fonterossa ho finito... avrei voluto che ci fossi! Dovevi vedermi quanto ero bello con quell'uniforme mentre Saladin mi consegnava la laurea!" Esclamò sorridendo, poi il suo sorriso si affievolì. "Dovevi proprio esserci... per il resto? Oh, beh, per il resto insomma... voglio dire, ora non vedrò più tanto spesso i miei amici." Sorrise, "Lo so cosa vuoi sapere ma no, insomma, ammetto di averne conosciute di ragazze, colpa tua che mi hai fatto così bello, e fino a qualche mese fa facevo coppia fissa con una principessa... sì, incredibile, non è vero? Beh, devo essere sincero con te, mamma, non avrebbe mai potuto funzionare: non l'amavo abbastanza... e poi c'è anche un'altra persona, lei..." Sospirò, "... beh, lei è meravigliosa, e mi sarebbe piaciuto fartela conoscere, l'avresti adorata... purtroppo invece di essere con me e con te, oggi, sta con un altro... ma così va la vita, no? Eppure io non riesco a togliermela dalla testa... sono uscito con un sacco di ragazze ma nessuna è come lei, credevo di riuscire a dimenticarla ma niente, non ne sono capace... ma come si fa a dimenticarla? È così gentile, così dolce, buona, bella, lei è... lascia stare, tanto non è mia..."
Brandon rimase in silenzio, seduto, mentre il leggero vento caldo gli scompigliava un po' i capelli.

"Sai che..." Disse poi dopo un po',"... che c'è una donna. Sì, lei... beh, vado a trovarla ogni tanto, e lei mi fa i biscotti, come facevi tu, ed io l'aiuto col suo lavoro, come facevo con te. Non ti dispiace, vero? Perché lei mi chiede le cose ed io gliele racconto e..." Gli si incrinò la voce, non disse altro, rimase di fronte a lei, sperando di recuperare in un pomeriggio i sette anni in cui non c'era stato.

Le Winx e gli specialisti erano a Selvafosca nel frattempo e c'erano anche le pixies.

"Ragazzi, devo parlarvi di una cosa importante!" Disse Musa attirando l'attenzione, "Ho finalmente deciso cosa fare della mia vita!"

"Ma tu non sei già una cantante?" Chiese Stella, con una smorfia.

"Sì..." Rispose Musa, "... ma proprio perché sono già una cantante e la vita è appena cominciata ho tempo e voglia di fare altro!"

"Beh, sentiamo, Musa, cosa vuoi fare?" Chiese Bloom soffocando una risata provocata dalle espressioni di Musa e Stella. La fata della musica allora rispose:

"Sapete tutti del particolare rapporto che ho stretto con Polaris, beh, quest'esperienza, ed anche quella con gli animali fatati, mi ha fatto riflettere... voglio occuparmi di quelle creature fatate che hanno delle difficoltà ed aiutarle con la musica! Polaris era tanto spaventato ed ostile dopo aver passato del tempo con gli scagnozzi di Yana e in questi mesi sono riuscita ad aiutarlo con la mia musica, ho intenzione di farlo con gli altri animali fatati che ne hanno bisogno."

"Musa, è una bellissima idea!" Sorrise Flora.

"Sì, Musa, è davvero un bel progetto!" Aggiunse Aisha.

La fata della musica, soddisfatta, tornò a sedere, poi disse:

"Solo che non so dove andare, Melody non è il posto adatto a Polaris ed ho bisogno di lui per cominciare tutto questo..."

"Potresti andare con Flora su Sakoma!" Propose Helia, Flora e Musa si guardarono con un sorriso.

"Sarebbe perfetto!" Esclamò Musa.

"Ne sarei molto felice!" Replicò Flora.

"Helia, non è che hai bisogno di qualcuno che tenga d'occhio Flora su Sakoma?" Chiese Stella con un sorrisetto, Helia arrossì, Flora lo guardò alzando un sopracciglio.

"Ma no..." Si affrettò a rispondere lo specialista, "... certo che no! Mi fido di Flora e so che risolverà tutto su Sakoma." Sorrise alla sua ragazza, Flora scosse la testa.

Dopodiché i ragazzi si persero in chiacchiere, parlarono della missione di Helia, dei progetti di Timmy, mentre le ragazze pensavano al nuovo progetto di Musa, alle prossime responsabilità di Stella, poi Bloom chiese alla principessa:

"Stella, ora cosa dirai ai tuoi? Insomma, hai fatto tanto per far accettare Brandon a tuo padre, ora cosa farai? Con la tua posizione di sicuro non tarderanno ad arrivare pretendenti..."

"Lo so," Sospirò la principessa, "ma cosa posso farci? Ho provato a rimettere le cose a posto con Brandon ma se devo essere sincera ormai non ci tengo neanche tanto più... Brandon è cambiato, è diverso... lui dice che è perché è cresciuto, beh, io non lo conosco più e sinceramente non sono il tipo da corrergli dietro... se mi vuole sa dove trovarmi, altrimenti..."

"Quindi non ti scoccia che esca con un'altra ragazza?" Chiese Tecna, Aisha guardò Flora e, in effetti, la sua migliore amica alzò le sopracciglia con disappunto credendo di non essere notata.

"No... beh, sì... non lo so, se devo essere sincera, e lo dico solo a voi, mi scoccia di più il fatto che mi abbia piantata, il fatto che non mi abbia voluta, quello mi scoccia di più... ma ormai, vi ho detto... sapete, negli ultimi tempi tra me e Brandon era come se dovessimo recitare una parte che ci era stata imposta, dovevamo amarci e mostrarlo a tutti, ma non parlavamo di niente, io gli raccontavo tante cose ma il più delle volte lui non mi ascoltava e, sinceramente, neanch'io ascoltavo lui se la cosa non era abbastanza interessante... se fossi stata io a piantare lui mi sarei sentita meglio, lo ammetto."

"Stella di Solaria, colei che non si smentisce mai!" Esclamò Bloom, le sue amiche risero.

"Eh, beh, cosa ci sarebbe di sbagliato? Io mi adoro e non cambierei per nulla al mondo!" Replicò Stella, Musa disse:

"Ed anche per questo ti vogliamo bene, Stella!"

Al tramonto le ragazze tornarono ad Alfea dopo aver salutato i ragazzi, quindi tornarono nelle loro stanze per  finire di preparare le valigie.
Al tramonto Brandon capì che era ora di andare, promise ad Amelia di tornare, in fondo il giorno dopo si sarebbe trasferito su Eraklyon.

"... Ma sai come sono fatto, ed avevo bisogno di parlarti prima... ci vediamo, mamma." La salutò, e così partì per Magix.
Quando tornò a Fonterossa Sky era in camera e finiva di preparare le valigie.

"Sei tornato!" Esclamò Sky quando Brandon entrò, continuando ad infilare roba nella borsa.

"Già." Replicò Brandon, riprese la sua valigia e la riempì come stava facendo il suo amico.

"E dove sei stato?" Chiese ancora Sky, alzando lo sguardo. Il suo migliore amico non lo guardò e rispose:

"A... a vedere una persona con cui avevo davvero bisogno di parlare, ma sta' tranquillo, non è un'altra ragazza."

"Bene, perché alle ragazze è dispiaciuto molto che tu te ne sia andato." Aspettò una reazione, Brandon sospirò ma non disse nulla, Sky non parlò e allora il suo amico non ne poté più:

"Dispiaciuto? Dispiaciuto?! A me è dispiaciuto! Ero disposto a tutto per lei e lei... cos'ha Helia che io non ho?!"

"Finalmente..." Borbottò Sky, Brandon assottigliò gli occhi e chiese:

"Finalmente?"

"Finalmente l'hai detto, finalmente te lo sei chiesto a voce alta... Brandon, sono almeno tre mesi che stai male ma non affronti la cosa..."

"Non affronto la cosa perché è inaccettabile!" Tuonò lo scudiero, "Numero uno: le ho aperto il mio cuore, io!" Sky alzò gli occhi al cielo ma si mostrò interessato per indurlo continuare, "Numero due: Helia non ha niente che io non ho! Numero tre: ... non lo so qual è il numero tre, ma nei film se vai da una ragazza e le dici che la ami mentre siete in mezzo ad un prato accanto ad un palazzo reale, dopo una battaglia che stava per uccidervi tutti, la ragazza ti salta al collo e ti bacia!"

"Sì, ma..."

"... ma ora non importa," Disse Brandon, calmandosi, e riprendendo a riempire la valigia, "domani partiamo per Eraklyon e con tutte le cose che ci saranno da fare non ci sarà nemmeno il tempo di pensare a Flora, anzi, mi dimenticherò pure il suo viso, con tutte le cose che ci saranno da fare..."

Sky non aggiunse altro e continuò con quello che stava facendo.
Ad Alfea, le ragazze avevano finito le valigie ed erano pronte per la partenza del giorno dopo, si riunirono tutte in camera di Bloom e Flora, dove tutto era iniziato.

"Non posso credere che già domani sera non saremo più qui!" Disse Stella, col broncio.

"Domani sera sarai nel tuo palazzo reale..." Puntualizzò Musa, Stella alzò gli occhi al cielo:

"Beh, vorrei che ci foste anche voi..."

"Tecna, mi raccomando, tieni d'occhio Sky." Disse Bloom alla sua amica, "Tornato su Eraklyon gli staranno tutte intorno!"

Tecna rise e rassicurò la sua amica:

"Tranquilla, Bloom, lo terrò d'occhio io, in fondo passerò le mie giornate a palazzo."

"Bene, e presto verrò a trovarvi! Io e Sky dobbiamo organizzare il nostro fidanzamento!"

"E non siete i soli..." Borbottò Aisha facendo un cenno verso Flora, tutte la guardarono, lei sospirò e disse:

"Domani andrò su Sakoma e metterò le cose in chiaro con Jackson e con suo padre. Voglio occuparmi di Sakoma, ma non intendo certo sposare un ragazzo che non conosco per farlo!"

"Andiamo, Jackson è carino..." Borbottò Musa, Flora fece spallucce:

"Non è proprio il mio tipo!" Le altre risero e poi le ragazze spesero quasi tutta la notte a parlare.

Il mattino segunte erano tutte pronte per la partenza, Stella, Bloom e Aisha partirono presto per i loro rispettivi pianeti e non mancarono le lacrime né le promesse di vedersi presto.
Tecna poco dopo partì per Eraklyon con un passaggio dimensionale aperto da un dispositivo da lei creato mentre Flora andò a Fonterossa per salutare Helia, Musa la aspettava ad Alfea e preparava Polaris, con lui sarebbero andate su Sakoma.

I ragazzi erano tutti all'hangar quando Flora arrivò, Helia aveva già caricato le sue borse sulla windrider con la quale sarebbe arrivato su Isis.

"Flora!" Esclamò quando la vide, lei gli andò incontro e lo abbracciò.

"Vorrei che non dovessi farlo!" Gli disse lei tenendolo ancora stretto, poi Helia la allontanò tenendola per le braccia, la guardò negli occhi e le disse:

"Andrà tutto bene, tornerò presto, e non voglio che tu sia triste."

"Ma..." Provò a dire Flora ma Helia scosse la testa.

"... Non devi sentirti in colpa e devi stare tranquilla, va bene?"

Flora annuì, con gli occhi lucidi, Helia sorrise.

"Beh, ragazzi, è ora di andare... mi mancherete, ma appena sarò di ritorno da Unamuno ci rivediamo tutti!" Disse poi a tutti i suoi amici che aveva già salutato individualmente quella mattina.
Sì, molto prima di uscire era passato dal suo migliore amico.

"Timmy, so che è la cosa giusta da fare, è per Flora."

"Sì, ma sta' attento, finita la scuola saresti dovuto star lontano da tutto questo e invece..."

"Passerà, deve passare, renderò orgoglioso mio nonno ed onorerò la memoria di mio padre, e poi era il prezzo da pagare per il ciondolo di Flora, è la cosa giusta. Per qualsiasi cosa fatti sentire, anche se hai bisogno di parlare... per Tecna..."

"Stamattina parte per Eraklyon, io per Zenith... potremo sempre vederci, ma mi aspettavo che le cose andassero diversamente... ma è la sua occasione, deve coglierla."

"È fortunata ad averti, lo sai?" Aveva detto Helia con un sorrisetto.

"Beh, anche Flora."

Il saluto a Brandon invece era andato diversamente da come si sarebbe aspettato.

"Mi raccomando, sappiamo entrambi che combatti meglio di quello che vuoi far credere!" Aveva scherzato Brandon, Helia aveva sorriso ed aveva detto:

"Sì, beh, farò del mio meglio... senti, spero che tra di noi le cose stiano a posto, finita la scuola non ci vedremo più come prima e tutto quello che voglio è ricordare un buon rapporto."

"Ma certo, Helia, perché non dovresti? Sta' tranquillo, è tutto a posto... allora, buon viaggio."

Helia era andato via sorpreso ma anche contento, conosceva Brandon da molto tempo e gli sarebbe dispiaciuto perdere tutto. E come se le sorprese non erano state già troppe, Nex si era lasciato andare alle emozioni ricordando di come Helia era stato il primo a farlo sentire veramente fra amici con il suo carattere quieto e gentile. Sky si perse poco in chiacchiere e sottolineò quanto gli era grato per aver sistemato le cose con Agata e Diaspro, se così non fosse stato lui e Bloom sarebbero stati i primi bersagli dell'ira  della regina e della principessa.

"Ora devo proprio andare, ma ti prometto che mi faccio sentire." Salutò Flora per l'ultima volta, così salì sulla sua windrider e partì.
Flora cercò di seguirlo con lo sguardo finché poté, nel frattempo i ragazzi stavano già tornando alle loro stanze.

"Se la saprà cavare." Disse Brandon, che era di fianco a lei.

"Ne sono sicura." Annuì Flora che fece per andare mentre andavano anche gli altri, Brandon però la fermò:

"Flora, aspetta."

La ragazza si girò verso di lui mentre gli altri si stavano già avviando alle loro stanze. Lo guardò, in attesa, senza dire nulla

"... andrai su Sakoma?" Chiese Brandon.

"Sì, e Musa mi sta aspettando ad Alfea per partire, quindi perdonami ma devo proprio andare." E così andò via lasciando lo scudiero senza parole per replicare.

"Andiamo a prendere le nostre cose?" Chiese Sky al suo amico poggiandogli una mano sulla spalla, Brandon annuì, il principe però gli disse:

"Ti raggiungo subito, passo per Nex, gli ho prestato il mio ipod, non voleva chiederlo a Timmy!"
Brandon sorrise e annuì, così tornò in camera sua mentre Sky andava a risolvere la sua faccenda.
Uscito dall'hangar il principe non si diresse alle camere ma all'uscita, e cercò di affrettarsi.

"Flora!" Chiamò raggiungendola in fretta, la ragazza si girò sentendosi chiamare.

"Sky, che succede?" Chiese Flora, sorpresa, quando il suo amico la raggiunse.

"Ehi, ascolta..." Sospirò, "... si tratta di Brandon."

"Che gli succede?" Chiese Flora, in maniera distaccata.

"No, niente, cioè... oggi partiamo per Eraklyon."

"Bene, sono contenta per voi, sarete felici di poter tornare a casa." Replicò Flora con un  sorriso accennato.

"Sì, certo, ma... non puoi lasciarlo andare così."

"Come, scusa?" Chiese la ragazza quasi fosse offesa.

"Devi dirglielo, Flora, devi dirgli che tu..."

"... che io niente, Sky, io niente, e non ho niente da dirgli!" Lo interruppe Flora, leggermente alterata.

"E invece sì, hai qualcosa da dirgli eccome! E non puoi far finta di niente! Flora, ci sta uno schifo, e sicuramente anche tu perché se ci tieni allora..."

"... Sky, ascoltami bene: il mio ragazzo è appena partito in missione e trovo che sia di cattivo gusto, da parte tua, mettere in discussione i miei sentimenti per lui."

"Non sono io che li metto in discussione, sei tu che l'hai fatto, su Sakoma, quando hai salvato la vita al mio amico e non certo per opera dei tuoi bidibibodibibù!"

"Okay, adesso basta." Concluse Flora mettendo le mani avanti, "Dimentica questa storia, io a Brandon non dirò niente e non lo farai neanche tu."

"Certo che non lo farò, te l'ho promesso, ma prima o poi lo farai tu."

Arrivò l'autobus per Alfea, Flora allora disse:

"Bene, come vuoi. Buon viaggio, Sky."
Così la keimerina salì sull'autobus e il principe non poté più dire altro.

Flora andò a sedersi mentre l'autobus ripartiva. Non poteva crederci, non poteva essere, quei sentimenti non potevano essere ancora lì a tormentarla. Ed Helia era appena partito, il suo ragazzo era appena andato in missione contro ogni sua etica per salvarle la vita. Erano passati tre mesi da quando aveva messo le cose in chiaro con lo scudiero, ma stando alle parole di Sky lui ci pensava ancora, e parecchio.

"Prego, si sieda." Disse la ragazza ad un uomo più anziano, alzandosi. Poi non riuscì a fermare i pensieri mentre guardava fuori dal finestrino. Lei aveva scelto Helia, lei amava Helia. Con Helia era tutto così semplice, così come l'amore doveva essere. Helia era stabile e le dava sicurezza, ed era tutto ciò che potesse desiderare. Sì, lei lo amava, amava il modo in cui le sfiorava con delicatezza la mano, amava le sue parole dolci, amava la sua vita com'era con Helia. E per quei mesi, prima della battaglia su Sakoma, Brandon aveva messo la sua vita sottosopra. E lei odiava le cose sottosopra, le cose fuori posto. Odiava l'incertezza, odiava la paura, odiava quella forza travolgente, troppo travolgente. Odiava perdersi, odiava perdere la sua direzione. Odiava osare, odiava gettarsi a capofitto in cose più grandi di lei. E Brandon... beh, Brandon era tutto ciò che odiava. Ma non odiava lo scudiero, certo era però che voleva stargli il più lontano possibile.

Brandon prese le sue cose e visto che Sky non si decideva prese anche quelle del principe, così diede un'ultima occhiata alla sua camera, quella che l'aveva visto principe e che l'aveva visto scudiero, e allora andò via chiudendo la porta, impaziente di cominciare una nuova avventura.
Incontrò il suo migliore amico nel corridoio.

"Oh, hai preso anche la mia roba, grazie!" Sorrise Sky.

"Di nulla, Nex ti ha ridato l'ipod?"

"Cosa?"

"Il tuo ipod, Nex te l'ha ridato?"

"Oh, sì, certo, sì, me l'ha ridato..."

"Stai bene?" Chiese Brandon, alzando un sopracciglio, sospettoso.

"Sì, sì, io sì... andiamo, forza."

Così i due amici lasciarono Fonterossa per Eraklyon, avevano già salutato tutti compreso il preside Saladin ed arrivarono presto su Eraklyon.
Anche Flora e Musa, che erano state le ultime a partire tra le ragazze, arrivarono presto su Sakoma grazie a Polaris.

"Sicura che possa venire con noi?" Chiese Musa, riferendosi al suo drago di ghiaccio.

"Ma sì, il re è una persona molto gentile, e poi potrai stare a palazzo con me, fidanzata o no col principe dovrò occuparmi di questo pianeta, ce l'avranno pure un letto per noi, no? Sta' tranquilla, andiamo." La incoraggiò Flora, così le due amiche raggiunsero il palazzo reale, e il bello del palazzo era che non c'erano cancelli o roba simile, era aperto a tutti, protetto dalle guardie, ma del popolo.Ma appena videro Polaris, le guardie si misero in guardia e Musa si parò davanti al suo drago per proteggerlo.

"È innocuo, non c'è nulla da temere, potete abbassare le armi." Disse Flora con tono pacato, "Siamo qui per vedere il re, sono F... beh, sono la keimerina." Al sentire chi fosse le guardie si ricomposero subito e lasciarono passare le due ragazze. Musa lasciò Polaris fuori avvolto da una sinfonia magica che lo teneva tranquillo e protetto.
Così le due amiche entrarono a palazzo, quell'immenso, colorato e luminoso palazzo dai pavimenti di marmo e dalle grandi vetrate, pieno di vita e che cercava da soli tre mesi di recuperare vent'anni di silenzio.

"La keimerina! È arrivata, è arrivata finalmente!" Esclamò André, il maggiordomo di palazzo, quando vide Flora.

"Ehm... sì..." Borbottò Flora, imbarazzata e guardandosi intorno, c'erano molte persone che si aggiravano affaccendate per il palazzo.

"Queste sono le sue cose? Me ne occupo io." Si offrì André prendendo la borsa di Flora, la ragazza aggiunse:

"Questa è la mia amica Musa, resterà qui con me per un po', è un problema?"

"Certo che no!" Rispose Jackson scendendo le scale e raggiungendo le due ragazze. "André, occupati degli effetti personali delle nostre ospiti, voi seguitemi, mio padre vorrà salutarvi."

Le ragazze si guardarono e seguirono il principe che, dopo un breve tour del palazzo, le portò nella sala da tè dove, dopo pochi istanti, arrivò il re.

"Keimerina, che piacere! Sei arrivata finalmente!" Esclamò Ruben con un sorriso.

"È un piacere anche per me, vostra maestà, ma vi chiederei per cortesia di chiamarmi solo Flora."

"Va bene, Flora." Acconsentì il re, la fata allora disse:

"E questa è la mia amica Musa, guardiana di Melody."

Musa fece una piccola riverenza, Ruben le sorrise e chiese:

"E cosa ci fa qui la guardiana di Melody?"

"Ecco, per quanto continui ad occuparmi del mio pianeta, ho dei progetti e Sakoma è il pianeta ideale per metterlo in pratica."

"Ne sono felice!" Replicò Ruben, sedendosi, gli altri lo imitarono. "Sakoma sta cercando di crescere, di prosperare e di rimettersi al passo con gli altri pianeti. Mi sono informato e pare che negli ultimi vent'anni le scoperte siano state numerosissime... peccato che noi ce le siamo perse."

"State tranquillo, vostra maestà, Sakoma è un pianeta meraviglioso, si rimetterà presto in sesto." Replicò Flora con il suo solito tono dolce.

"Sicuramente, e con il matrimonio..." Flora lo interruppe:

"... ecco, vostra Maestà, era anche di questo che dobbiamo parlare."

"Ma sì, certo, dobbiamo organizzare la festa di fidanzamento, e poi mandare gli inviti e..."

"Vostra maestà..." Lo interruppe ancora Flora, con un sospiro,"... vedete, il punto è che... io non posso sposarmi."

L'espressione del re cambiò al sentire quelle parole, lui e sui figlio si guardarono, Jackson stava per dire qualcosa ma suo padre fece per lui:

"Mi era sembrato di capire che avessi accettato all'accordo."

"Accordo?" Replicò Flora col viso un po' duro, "Beh, un matrimonio non è proprio un accordo, è qualcosa di più, è... è molto di più e..."

"Le ultime volontà di tuo padre erano queste. Nikolai si è preso cura di questo pianeta, esso era legato alla sua magia ed ora dovrà essere legato alla tua." Le disse il re, accigliandosi. Jackson, irrequieto quanto suo padre, poggiò i gomiti sulle ginocchia, come per ascoltare meglio, Musa, nel frattempo, stava cominciando a sentirsi di troppo ma non abbandonò la sua amica. Flora rispose al re:

"Io ho intenzione di compiere le sue ultime volontà, ma non è detto che debba sposarmi! La Natura di Linphea mi ha esiliata nonostante fossi la guardiana del pianeta, ora sono qui e voglio occuparmi di Sakoma, ma con la mia magia e nient'altro! Mi dispiace, ma non posso sposarmi."

Ruben guardò suo figlio e Jackson disse:

"Allora dovrai ridarci il ciondolo di cui tuo padre stesso ci aveva fatto dono."

"Che cosa?!" Esclamò Flora tenendosi il ciondolo tra due dita.

"Mia moglie dovrà portare quel ciondolo, e se tu ti rifiuti di esserlo allora dovrai ridarmelo."

"Ridarvelo? Questo ciondolo non è mai stato vostro." Affermò Flora, accigliata.

"Nikolai me ne fece dono, non so come sia giunto fino a te, keimerina, ma tra le ultime cose che Nikolai ha fatto c'è stato questo."

Flora prese un respiro per poter mantenere la calma e disse, rivolta al principe:

"Mi occuperò di questo pianeta, la mia magia ne garantirà l'equilibrio, ma io non posso sposarvi."

"Devi! O dovrai restituire il ciondolo!" Replicò Jackson.

"Ma..."

"... un matrimonio è una garanzia! Chi ci dice che non te ne andrai se Linphea ti riaccetterà? O che un altro pianeta ti vorrà per il nostro stesso motivo? Se sarai mia moglie questo non succederà." Jackson si era alzato per l'impeto, Flora lo guardò, si alzò e disse:

"Non succederebbe neanche se non fossi vostra moglie, sono una persona onesta che mantiene la parola data. Ora scusatemi, il viaggio è stato lungo, io e la mia amica abbiamo bisogno di riposare." Guardò Musa e le fece un cenno, Musa si alzò e seguì la sua amica, così le due uscirono lasciando il principe e suo padre. La fata della musica, uscendo, gettò un'occhiata al principe, era davvero contrariato e con una mano appoggiata dietro la nuca si mordeva le labbra.
Una volta uscite, Flora si fece indicare la sua stanza e vi si diresse in compagnia di Musa. Le due ragazze sedettero sul letto e Musa chiese:

"Flora, ora che cosa farai?"

"Non ne ho idea, Musa... non ne ho proprio idea." Rispose la sua amica stendendosi e guardando il soffitto.

Bentornati miei adorati e dolci e meravigliosi germogli di lullabea! Sono così felice che siate qui ancora una volta a leggere ciò che la mente mia e di Ariel99 produce! Sì, perché una sola storia ci sembrava poca, avevamo così tante idee, così tanti modi per scioccarvi, che non potevamo starcene certo con le mani in mano!
E quindi rieccoci qui, una nuova storia e una nuova avventura! Flora ci ha raccontato cosa è successo negli ultimi tre mesi e finalmente i nostri ragazzi hanno finito i loro studi e sono pronti per cominciare!
Non mi dilungo troppo (stavolta),c'è solo una cosa: alla fine della scorsa storia abbiamo lasciato Flora che aveva compiuto la sua scelta anche se non ce l'aveva spiegata bene, qui capiremo meglio cosa pensa e cosa prova la nostra fata e si ritornerà sull'argomento... quindi anticipo al Team Brandon e al Team Helia che c'è ancora strada da fare!
Ariel99 ci teneva a ringraziarvi tutti e spera che la fanfiction vi piacerà. 

Io spero lo stesso, voi siete l'unica cosa che rende possibile tutto questo e vi adoro! Grazie per esserci 
vi strAmo,
xoxo Florafairy7

ps. Gli aggiornamenti purtroppo non saranno settimanali, mi dispiace, ma quest'anno, come le Winx, anche io finisco un percorso di studi e devo affrontare il nemico più temuto di tutta la Dimensione Magica: l'Esame di Stato!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Brutte notizie tenute nascoste ***


BRUTTE NOTIZIE TENUTE NASCOSTE

"Brandon, dico sul serio, non devi assolutamente preoccuparti." Diceva Sky mentre aiutava il suo migliore amico a sistemarsi in una camera del palazzo reale. "Sei il mio scudiero ed hai sempre fatto un ottimo lavoro per me e per Eraklyon, non sarai etichettato per ciò che ha fatto tuo fratello."

"Lo spero davvero, anche perché significherebbe buttare all'aria ciò che sto cercando di costruire da sempre..." Lo scudiero si accorse di star entrando in un qualcosa di troppo emozionale così si schiarì la voce e cambiò discorso. "... ehi, ehm... so che Tecna doveva arrivare anche lei oggi, vero?"

"Sì, sì. Quando Alexander ha saputo di lei non ha voluto sentir ragioni, la voleva qui per continuare i suoi studi, Tecna ha un curriculum davvero eccellente, non mi meraviglia... e magari questa ricerca che finanziamo da un po' darà davvero i suoi frutti."

"È per quella specie di... crepa, vero?" Chiese Brandon terminando di sistemare le ultime cose.

"Sì, l'hanno chiamata fessura, ma fa lo stesso... su, andiamo da mio padre adesso."

Così i due amici lasciarono la stanza per raggiungere il sovrano di Eraklyon.

Nel frattempo Flora era nella sua nuova camera e disfaceva le sue valigie cercando di renderla più personale, anche se la sua vecchia camera le mancava parecchio. Doveva ammettere però che quella era piuttosto bella, era grande e molto luminosa grazie alla grande finestra. Da quel lato c'era un guardaroba, dall'altro una ballerina mentre al centro della stanza c'era il suo letto. Assorta tra i suoi pensieri, Flora fu scossa dallo squillo del cellulare, dunque rispose alla sua migliore amica: un ologramma di Aisha uscì dallo schermo del telefono.

"Ehi!" Salutò la fata dei fluidi con un sorriso, Flora sedette sul letto.

"Ehi! Che bello vederti! Già mi manchi!"

"Manchi anche a me, mi ero immaginata il rientro su Andros un po' diverso!"

"Che succede?"

"Beh, neanche il tempo di arrivare che sono già ricoperta di impegni! Devo incontrare il primo ministro, oggi pomeriggio c'è la parata sul lungomare..."

"E Nex come se la cava?" Chiese Flora.

"Da quando siamo arrivati è con il capitano delle guardie... spero vada tutto bene, sai che è una testa calda..."

"Certo che andrà bene, quando si tratta di fare qualcosa per te Nex si impegna parecchio."
Aisha arrossì con un sorrisetto soddisfatto, poi chiese:

"A te com'è andata con Jackson? Gli hai parlato?"
Il sorriso di Flora si spense e la fata rispose:

"Non è andata come speravo... a quanto pare o lo sposo o devo dargli il mio cuore della natura..."

"E tu non puoi fare nessuna delle due cose..."

"Esatto... non so cosa fare, Aisha."

"Beh... spiegagli che potrai aiutare il pianeta senza doverlo sposare per forza..."
Flora sospirò, abbattuta:

"L'ho fatto, ma a quanto pare Jackson e suo padre hanno paura che non mantenga la mia promessa."

"Allora questo è un bel pasticcio... Flora, ora devo andare, ci sentiamo stasera, okay?" Disse Aisha che sembrava d'un tratto andare di fretta; Flora aveva sentito la voce di qualcuno, forse l'avevano mandata a chiamare.

"Okay, a stasera!" Salutò la sua amica e dopo un'istante Aisha era svanita.

Nel frattempo Musa era nel cortile del palazzo con Polaris e gli dava da mangiare uno speciale foraggio che aveva creato apposta per lui.

"È un drago di ghiaccio?" Chiese una voce dietro di lei e Musa si girò, vide un ragazzo che era lì in piedi di fronte a lei con due balle di fieno fra le mani.

"Sì, un vero drago di ghiaccio." Rispose la fata con un sorriso, il ragazzo sembrò ancora più stupefatto.

"P-posso?" Chiese facendo un cenno verso Polaris, Musa annuì così il ragazzo lasciò cadere le balle di fieno e si avvicinò. Musa si scostò di poco mentre il ragazzo accarezzò il muso di Polaris.

"Wow, com'è tranquillo." Disse lui accarezzando il drago, Musa sorrise:

"Sì, beh, mi ci è voluto un po' ma alla fine sono riuscita a renderlo docile... non mi aspettavo di riuscire a farlo..." Aggiunse poi ripensando ad una persona del suo passato, ma scacciò via quel pensiero immediatamente.

"Da dove viene? Insomma, non ci sono creature come queste su Sakoma da quando ero bambino!"

"Beh... è una lunga storia."

Il ragazzo la guardò e sorrise alzando un lato della bocca.

"Devo arrivare fino alle scuderie, direi che ho abbastanza tempo, ti va di raccontarmela?"

Su un altro pianeta, invece, non c'era tempo per le storie: Tecna di Zenith era arrivata al palazzo di Eraklyon.
La ragazza fu accolta da due guardie che la scortarono fino alla torre est del palazzo, dove c'era il laboratorio del dottor Alexander. La ragazza aveva avanzato silenziosa per tutto il tragitto, senza menzionare la sua stretta amicizia col principe Sky o con il suo scudiero, o l'importante posizione di suo padre sul suo pianeta natale. La guardia bussò alla porta e fu una delle assistenti del dottore che aprì.

"Oh, benvenuta, dottoressa." Salutò la giovane donna, Tecna sorrise facendo un cenno, "Ehm... grazie, potete andare." Disse poi la ragazza alle guardie, i due uomini andarono via e Tecna fu invitata ad entrare in laboratorio.

"Molto piacere, io sono Judy." Si presentò la giovane dai capelli color mogano, porgendo la mano a Tecna, la fata gliela strinse guardandosi attorno, allora disse:

"Accidenti, avete un gran bel laboratorio, fornito di tutto! È un divisore cellulare quello?"

"Sì, sì, lo è... e poi, il dottor Alexander ci tiene ad avere sempre gli strumenti più innovativi e i sovrani ci finanziano la ricerca." Rispose Judy con un sorriso anche se sembrava piuttosto nervosa e imbarazzata.

"Sì, lo so... il dottor Alexander?"

"Sta per arrivare, al mattino non è sempre molto puntuale, ma io mi occupo di sistemare tutto prima che arrivi." Spiegò Judy giocherellando con le mani in maniera impacciata.

"Bene, ed io cosa dovrei fare nel frattempo? Insomma, mi sembra una mancanza di rispetto da parte del dottore..." Disse Tecna, spazientita, appoggiando le mani sui fianchi. Judy si affrettò a dire:

"P-può cominciare a dare un'occhiata ai nostri appunti e..."

"... sì, sarebbe un'idea." Concesse Tecna che era chiaramente indispettita, Judy allora accorse a raccattare i fogli sparsi sul grande tavolo da lavoro al centro della sala mentre Tecna si guardò intorno e poi si avvicinò all'enorme e tecnologico telescopio. Lo osservò con attenzione, ogni minimo particolare, quando la voce squillante di Judy per poco non la fece saltare.

"Ecco gli appunti!"

"Sì..." Sospirò Tecna, "... Grazie." Così lo prese e cominciò a leggere mentre Judy la guardava attentamente come aspettando una sua reazione. Tecna sembrò piuttosto interessata perché si avvicinò al tavolo mentre leggeva e si sedette.

"Caspita, direi che..." Stava dicendo la fata della tecnologia quando fu interrotta dal dottor Alexander che entrò con un altro paio di assistenti al seguito.

"Ecco il dottore!" Esclamò Judy, come se Tecna non l'avesse notato. Il dottore, con un sorriso, si avvicinò al tavolo e si rivolse a Tecna:

"Dottoressa, è davvero un piacere averla qui con noi!"

"Potrei dire lo stesso..." Borbottò Tecna guardandolo dall'alto in basso. Il dottor Alexander era tutto ciò che andava contro lo stereotipo dello scienziato nerd: era alto, in forma, aveva i capelli biondo sporco che portava spettinati e portava gli occhiali che gli conferivano l'aria da intellettuale. Sì, il dottor Alexander era un tipetto attraente, e le sue assistenti se n'erano accorte, ma quello bastò a Tecna per farsi dispiacere quel tipo.

"Allora, ha letto gli appunti?" Chiese a Tecna, poi aggiunse: "Judy, un caffè per favore."

"Sì, dottore." Mormorò Judy eseguendo l'ordine, Tecna la seguì con lo sguardo, piuttosto indignata, e si rivolse al dottore:

"Sì, ho letto i suoi appunti e devo dire che mi hanno colpita, non tanto per il fenomeno in sé, questo era già stupefacente di suo, ma mi ha colpito il rapporto tra la velocità di espansione e l'espansione stessa..."

"Il rapporto tra delta ed epsilon? Dottoressa, credo che questo sia uno dei punti meno rilevanti, se posso permettermi. Io piuttosto mi soffermerei sull'area e sul raggio di espansione piuttosto che sulla velocità. Oh, grazie, Judy." Concluse prendendo il suo caffè, Tecna però ribatté, sorprendendo le assistenti del dottore:

"Dottore, credo che ci sia un motivo ben preciso se lei mi ha chiesto di intervenire nella sua ricerca, quindi direi che sia il caso di dar valore alle mie supposizioni. Siamo in un laboratorio, il posto perfetto per sperimentare, che ne dice, diamo un'occhiata a quel rapporto o passiamo il resto della giornata a bere caffè?" E per poco al dottore non cadde la tazza di mano.

Nel mentre, su Sakoma, Musa passeggiava con lo stalliere raccontandogli la storia di Polaris.

"Wow, è davvero incredibile! Direi che sei la cosa migliore che sia capitata a quel drago!"

"Grazie..." Sorrise Musa, "... beh, spero che ti sia piaciuta la storia." Aggiunse, erano ormai arrivati alle scuderie.

"Sì, e parecchio... comunque io sono Sebastian." Si presentò il ragazzo, poi si pulì la mano sui pantaloni e la porse a Musa, la ragazza gliela strinse:

"Io sono Musa."

"Musa... perché questo nome non mi è nuovo?" Chiese Sebastian, arricciando le labbra.

"Forse l'hai sentito in radio... sono una cantante. Hai presente... quando vorrai, io ci sarò, ed al tuo fianco io resterò, perché lo sai, non mi perderai... insomma, sì..."

"Sì, sì, l'ho sentita! Caspita, anche una cantante... certo che sei la ragazza dai mille talenti!" Esclamò Sebastian, Musa sorrise:

"Non esageriamo..."

"Sì, beh," Replicò Sebastian cominciando a distribuire il fieno ai cavalli nei box, "hai una voce davvero bella, e se passano le tue canzoni in radio allora sarai anche famosa... sai, in questi tre mesi ho cercato di rimettermi al passo con il resto della Dimensione Magica e direi che conoscere una cantante famosa sia un buon passo!"

Musa ridacchiò mentre dava un'occhiata in giro per la scuderia, poi chiese, alzando un po' la voce per farsi sentire:

"Allora, Sebastian, il principe viene qui spesso? Nel senso... va a cavallo?"

"Sì!" Rispose Sebastian con la voce rotta dallo sforzo, poi prese un respiro e si affacciò per vedere Musa, "Il principe Jackson è un ottimo cavaliere ed ogni giorno dedica del tempo a Spartan, il suo cavallo, è quello bianco, vedi?"

"Oh..." Annuì Musa guardando il cavallo, poi Sebastian chiese:

"Allora, la tua amica sposerà il principe? A palazzo non si parla d'altro."

"Sì, beh, questi sarebbero gli accordi, ma Flora vorrebbe trovare un modo per evitare il matrimonio, sai, ha già un ragazzo..."

"Ahia... e lui come l'ha presa?"

"Bene, come sempre..." Rispose Musa raggiungendo Sebastian, "... Helia, il suo ragazzo, è la persona più buona di questo mondo, ed è sempre pronto a capire Flora quando lei ne ha bisogno, è davvero perfetto." Abbassò lo sguardo, Sebastian sorrise ed esclamò:

"Mmm... credo sia difficile trovare qualcuno più perfetto di me!"
Musa rise, poi disse:

"Devo andare, Flora si chiederà dove sono finita... ehm... ci vediamo!" E così andò via, non sentì neanche il saluto dello stalliere.

Quella sera, su Eraklyon, Brandon si rese conto che era la prima sera, dopo anni, che non sarebbe stato in compagnia del suo migliore amico ed era tornato ad essere una persona comune, o meglio, era il suo amico che era tornato ad essere la persona più importante di quel pianeta. Certo, era lo scudiero della persona più importante di quel pianeta, la vita del principe stava in mano sua, ma ora, mentre era disteso sul suo letto nella camera che si trovava ai piani bassi, dove alloggiava la servitù, pensava che gli mancava Fonterossa, che gli mancava il suo migliore amico, e che Sakoma era fin troppo lontana. Non andò neanche a cena, ed anche se non voleva ammetterlo, non l'aveva superata.
Il giorno dopo, in mattinata, si preparò e raggiunse il cortile dove c'erano i suoi nuovi commilitoni. Dopo Fonterossa era entrato nella guardia reale e quel giorno ci teneva a dare il massimo perché non era visto molto bene, molti credevano che era stato aiutato perché era lo scudiero di Sky e sembrava che nessuno sapesse quello che aveva fatto in quegli anni per proteggere la Dimensione Magica. La giornata fu lunga ed estenuante e non fu trattato nel migliore dei modi proprio per essere messo alla prova.
Quando finì e stava lasciando il cortile, sentì la voce del maggiore e si fermò nascondendosi dietro una colonna per poter sentire.

"Quando si è giovani si ha sempre tanta voglia di fare, siamo solo agli inizi, si dovrà vedere col tempo." Disse il maggiore Sisley al suo suddetto e amico.

"Perché ho l'impressione che gli renderai la vita un inferno?" Chiese l'altro ridacchiando, Sisley rise mentre Brandon riposò la testa contro la colonna chiedendosi se ce l'avrebbe fatta a sopportare tutto quello. A differenza delle altre guardie, e delle altre persone che vivevano in quel palazzo, servitori compresi, Brandon, oggettivamente, non aveva assolutamente niente a che fare con quel mondo. E per quanto potesse impegnarsi, sapeva che persone come Sisley non lo consideravano e non l'avrebbero mai considerato come qualcuno a cui portare rispetto. Si scosse da quei pensieri e andò.
Non aveva visto Sky per tutta la mattina, e non l'avrebbe visto nel pomeriggio, lui doveva incontrare un certo lord della Camera dei Lord di cui Brandon non ricordava il nome. Quel pomeriggio era libero e lui aveva già trovato qualcosa da fare, quindi andò in cucina per trovare qualcosa da mangiare e poi andò a prendere la sua windrider. Mentre camminava per i corridoi del castello qualcuno lo fermò:

"Brandon!"

"Maddalena..." Salutò Brandon, visibilmente annoiato.

"Come stai? Di' un po', è vero che è finita tra te e la principessa di Solaria?" Chiese la domestica con un tono di voce fin troppo acuto.

"E ti interessa saperlo perché...?"

"... perché sono una persona sempre pronta ad ascoltare e non ho tanta voglia di tornare a lavoro."

Brandon sospirò e rispose:

"Beh, sì, è vero... contenta?"

"Molto!" Replicò Maddalena ma poi si rese conto di aver sbagliato nello scegliere le parole, "Cioè, no, voglio dire, se hai bisogno di una spalla su cui piangere..." Rettificò arricciando col dito una ciocca di capelli castani.

"Lo terrò a mente. Ci vediamo." Salutò Brandon andando via ma sentì lo sguardo della domestica su di sé.

Nel frattempo Flora, su Sakoma, non aveva incontrato né il re né il principe per tutto il giorno, si era limitata ad andare a pranzare quando fu chiamata e dopo che le domestiche rifiutarono il suo aiuto a sparecchiare era tornata in camera sua ed aveva infilato il naso nei libri. Libri che aveva preso dalla biblioteca di Alfea, con l'aiuto di Avalon, e che aveva promesso di restituire, e libri che lo stesso Avalon le aveva fatto avere, e poi non mancava il diario di suo padre.

"Perché ora non hai niente da dire?!" Esclamò, esasperata, chiudendo il diario di Nikolai. Rimase seduta a guardare quella pila di libri che aveva davanti.

"Troverò ciò che mi serve, fosse l'ultima cosa che faccio!" Disse ancora, determinata, e si rimise a lavoro.

Quando Brandon arrivò su Linphea Miele, che era con delle sue amiche, lo vide e gli andò incontro.

"Brandon!"

"Ehi, piccoletta!" Sorrise lo scudiero.

"Queste sono le mie amiche, Rosie e Lilian, di' tu alla mamma che vado al ruscello con loro!" Disse Miele andando già via, seguita dalle sue amiche, "Oh, e non andar via senza salutare!"

"Non lo farò, e sta' attenta!" Si raccomandò Brandon mentre Miele correva via.
La casa fiorita lo stava aspettando, così bussò ed Alyssa lo accolse con un dolce sorriso, lo portò con sé nella serra dicendo:

"Ma come posso fare con voi ragazzi? Nemmeno una chiamata, e sono almeno due settimane che non ti fai vedere!"

"Lo so, mi dispiace, ma ho avuto da fare a Fonterossa, erano gli ultimi giorni..." Replicò il ragazzo mentre Alyssa si metteva al lavoro.

"Appunto, io voglio sapere! Allora, com'è andata? E il mantello? Te l'ho riaggiustato per bene, non è vero? Avrai fatto sicuramente un figurone!"

Brandon ridacchiò e rispose:

"Sì, era perfetto, e se posso dirlo ero probabilmente il più bello su quel palco!"
Alyssa rise, poi chiese degli esami e Brandon le raccontò com'era andata, e poi volle sapere di Eraklyon, di Sky e del suo nuovo incarico. La donna poi si tolse i guanti e disse:

"Ora andiamo dentro, metto su l'acqua per il tè."

Alyssa fece come aveva detto e preparò il tè, così lo mise a tavola e sedette con il ragazzo.

"Allora, adesso parliamo di cose serie... hai parlato con Flora?"

Brandon sospirò, abbassando lo sguardo, l'ex ninfa storse la bocca.

"È un sì o un no?"

"È un più o meno... l'ho vista l'altro giorno ad Alfea, e ieri, a Fonterossa, Helia è partito per Unamuno, ma... Alyssa, non c'è storia, insomma, ormai è andata com'è andata, direi che è anche inutile tornarci su."

"Oh, tesoro, ma i tuoi occhi dicono esattamente il contrario."

"Perché fai così?" Chiese Brandon, contrariato.

"Perché so che ci tieni e sarebbe un errore terribile lasciar perdere senza lottare!"

"Lottare? Flora ha fatto la sua scelta, me l'ha detto chiaro e tondo: lei ama Helia."

"Beh, questo è un bel problema..." Rifletté Alyssa tenendosi il mento, Brandon sorrise divertito:

"Solo perché ti sto più simpatico?"

"Beh..." Stava dicendo Alyssa, ma fu interrotta dalla sfera di cristallo che cominciò a brontolare, la donna fece gesto a Brandon e lui la prese e gliela porse, così Alyssa si sistemò in fretta i capelli e con un gesto della mano diradò la nebbiolina nella sfera.

"Sì?"

Nella sfera apparse l'immagine di Flora che salutò sua madre:

"Mamma!"

"Oh, fiorellino mio! Che bello sentirti finalmente!" Replicò Alyssa con un sorriso, poi alzò lo sguardo per gettare un'occhiata allo scudiero e le parve un po' nervoso.

"Sì, mamma, scusa, avrei voluto chiamarti ieri... senti, Miele e papà sono lì con te?"

"Miele è al ruscello con delle sue amiche, tuo padre è uscito, non c'è nessuno qui, sono da sola, proprio da sola!"

"Oh, bene, perché ho bisogno di chiederti un consiglio..."

Brandon poggiò i gomiti sul tavolo come per prestare più attenzione, Alyssa guardò Flora e disse:

"Ma certo, tesoro mio, dimmi."

"Vedi, la situazione qui è piuttosto complicata... il fatto è che ho parlato con Jackson e con suo padre e non vogliono accettare le mie condizioni, a quanto pare devo sposare Jackson o dovrò cedere il mio cuore della natura." Spiegò Flora, tristemente. Alyssa trasalì:

"Flora, ma... ma quel ciondolo è importante per te, per la tua magia... tu... non puoi!"

"Lo so, mamma, è questo il punto, ma non voglio sposare quel principe... mamma, cosa devo fare?"

"Tesoro, ora vai dritta da lui e gli spieghi che non puoi separarti dal cuore della natura ma che ti prenderai cura di Sakoma!" Rispose Alyssa, decisa, premendo un dito sul tavolo.

"Credi che non l'abbia fatto? Mi hanno detto che il matrimonio sarà un accordo, una garanzia per assicurarsi che non lascerò Sakoma."

"Okay... niente panico, piccola, risolveremo questa faccenda..."

"Mamma, credo che a questo punto l'unico modo per risolverla sia accettare la proposta di Jackson..."

Alyssa notò Brandon sgranare gli occhi, rispose a sua figlia:

"Cosa?! No, Flora, dev'esserci un altro modo... e poi, c'è Helia, cosa dirai a lui?"

"Non lo so, mamma, non lo so davvero! Ma le scelte sono due: o sposare Jackson o perdere il cuore della natura, ed io ho davvero bisogno di questo ciondolo... con Helia... non so davvero cosa fare, ora è su Unamuno, ha promesso di scrivere ed io non ho il coraggio di mandargli una lettera con un messaggio simile, aspetterò che torni per parlarci..."

"Tesoro, non credi sia il caso di pensarci meglio?"

"Ci ho pensato, mamma, e sono due giorni che cerco una soluzione, neanche tu sei riuscita a trovarla e credo che... insomma, come posso cedere il cuore della natura? Non posso, e allora dovrò accettare le condizioni del re... vorrei solo che Nikolai ci avesse riflettuto su prima di donare qualcosa che poteva essere vitale per me!"

"Flora, lui non sapeva che..."

"... lo so, mamma, ma ho bisogno di qualcuno con cui prendermela!... Ascolta, sto lavorando ad una cosa importante quindi ora è meglio che torni sui libri... grazie per la chiacchierata..."

"Flora..." Ma Alyssa non poté dire altro perché Flora chiuse il collegamento.
Guardò Brandon, che era seduto di fronte a lei.

"Dobbiamo trovare una soluzione." Disse Alyssa, risoluta. Brandon, nervoso, picchiettava il piede a terra, poi si alzò di scatto e replicò:

"Beh, che sposi il principe!"

Alyssa, contrariata ma calma, contestò:

"Ma, Brandon, non..."

"... tanto lei fa sempre la scelta giusta! Che cosa posso dirle?! Di certo non può cedere il cuore della natura, allora cosa fare? Se fosse per me..." Cercò di calmarsi ma non ci riuscì, "... se fosse per me potrei farlo! Potrei riuscire a cambiare le cose! Ma non posso neanche azzardarmi ad intromettermi, no?! Beh, se la sbrigherà Helia quando tornerà da Unamuno, sono affari suoi in fondo..." Concluse poi abbassando la voce e fermandosi accanto alla finestra a guardare di fuori.

Alyssa sospirò, comprensiva e addolorata per la spiacevole situazione.

Nel frattempo Musa camminava per il palazzo per andare in camera di Flora, quando arrivò vide che il principe era lì ed esitava sul bussare alla porta.

"Jackson!" Esclamò Musa, quasi spontaneamente, lui si voltò e la fata si corresse subito: "Cioè, vostra altezza."

Jackson sorrise e la rassicurò:

"Tranquilla, Jackson va bene, e puoi darmi del tu se vuoi."

"Oh, va bene." Sorrise Musa, poi fece un cenno verso la porta:

"Hai bisogno di parlare con Flora?"

"Sì, in realtà volevo chiederle scusa per ieri, mi rendo conto che magari oggi le cose sono un po' diverse, insomma, non vorrei farla sembrare una giustificazione, ma sono di un'altra epoca!"

Musa ridacchiò e disse:

"Sì, beh, direi che le cose sono un po' cambiate negli ultimi vent'anni, soprattutto per noi donne, abbiamo acquistato molti diritti e siamo molto più indipendenti."

"Buon per voi, ma questo mi fa pensare che per farmi perdonare da Flora mi ci vorrà più impegno del previsto..."

Musa si avvicinò a lui per superarlo ed andar via, gli posò una mano sulla spalla e gli disse:

"Tranquillo, Flora è la ragazza più dolce e comprensiva che conosca, basta solo parlarle col cuore."
Musa alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi azzurri del principe, lui sorrise:

"Grazie per il consiglio."

Così Musa andò via e Jackson bussò alla porta di Flora. Negli stessi istanti, Flora era in camera leggendo un volume sui legami magici, d'un tratto bussarono alla porta e la ragazza quasi saltò dalla sedia, quindi chiuse immediatamente il libro e lo nascose nel cassetto della ballerina, così andò ad aprire.

"Oh..." Disse vedendo che era Jackson che aveva bussato.

"Mi dispiace, ti ho delusa?" Chiese il principe con un sorrisetto.
Flora ridacchiò, estremamente imbarazzata.

"No... no, è che credevo fosse la mia amica Musa."

"Oh, capisco... ehm, ti disturbo?"

"No... no, stavo solo... ehm... stavo solo... avete bisogno di qualcosa?" Chiese Flora, cambiando argomento.

"Vieni, facciamo una passeggiata." La invitò Jackson, ma il tono che usò fece capire che non si aspettava un rifiuto, così Flora lo seguì.
S'incamminarono per i corridoi del palazzo che a quell'ora erano deserti a parte le guardie, la servitù era tutta impegnata al secondo piano dato che era quasi ora di cena, e i passi dei due ragazzi riecheggiavano nel grande ambiente.
Jackson camminava tenendo le mani conserte dietro la schiena, Flora, di fianco a lui, guardava dall'altra parte, imbarazzata.

"Ascolta, prima di altre cose, ci terrei davvero che mi dessi del tu." Disse Jackson.

"Ci penserò... preferisco dare del tu ai miei amici."
Jackson sorrise, divertito dallo spirito della ragazza, e replicò:

"Capisco se sei arrabbiata, ed offesa... ma ci tenevo a porgerti le mie scuse."
Flora a quel punto parve più interessata e lo guardò, lui continuò:

"Mi dispiace di essere stato tanto rude e di essermi alterato, vorrei solo il meglio per il mio pianeta, sono l'erede al trono e nei miei interessi c'è solo il bene di Sakoma."

"Lo capisco, davvero! Ed è mia intenzione proteggere questo pianeta. Ha accolto Nikolai ed ha accolto me quando ne abbiamo avuto bisogno, ma per me un matrimonio vuol dire di più di un accordo e..."

"... cosa vuol dire per te?" Chiese il principe interrompendola.

"Beh," Flora sorrise, "vuol dire amarsi per la vita, impegnarsi ad esserci l'uno per l'altro non per interesse magico o altro, ma perché ci si ama davvero, perché si è disposti e si desidera passare il resto della vita con una persona perché quella persona è tutto il tuo mondo." Notò l'espressione di Jackson ed alzò un sopracciglio, "Cosa c'è? Vi sembro forse sciocca?"

"No," Sorrise il principe,"al contrario, sembri così... speranzosa e piena di vita."

"Sono una romantica, ecco tutto."

"Va bene, allora renderemo le cose romantiche. Anche se nella mia cultura, ed al mio tempo, un matrimonio era molto meno di quello che credi tu, renderò quest'unione sincera e romantica al punto giusto!"

"Cosa?! No, Jackson, non funziona così, non..."

"Dammi solo una possibilità, dammi un mese di tempo, una scadenza, la festa di fidanzamento. Se non ti avrò convinta allora annullerò tutto, ma farò tutto ciò che è in mio potere per farti cambiare idea."

"Ma..."

"Ti sto chiedendo un mese per provare a conquistarti, puoi concedermelo?" Chiese lui unendo le mani in preghiera, abbassò la testa e la guardò, supplicante.
Flora era piuttosto spaesata, ma in fondo stava guadagnando tempo e non aveva nulla da perdere.

"Va bene, va... va bene. Ma se le cose non vanno come sperato annullerai tutto e staremo alle mie condizioni: niente matrimonio e mi tengo il cuore della natura."

"Come desideri! Oh, e credo di essere già a buon punto se siamo già diventati amici! Ti aspetto a cena, keimerina." Salutò andando via soddisfatto, Flora rimase ferma, scuotendo la testa per l'intraprendenza del principe.

Quella sera stessa Flora aggiornò le sue amiche su quanto le era capitato, erano tutte in una specie di conferenza interplanetaria mentre Musa era lì con lei nella sua camera.

"Quindi fra un mese c'è la festa di fidanzamento?" Chiese Stella, dopo aver ascoltato le notizie di Flora.

"Sì, Stella, ma non ci sarà mai davvero!" Rispose Tecna.

"Andiamo, Jackson è così carino!" Replicò la principessa di Solaria.

"Ma non basta, Stella!" La rimbeccò Aisha.

"Ma in tutto questo Helia sa qualcosa?" Chiese Bloom, Flora scosse la testa e rispose:

"Helia è partito convinto che una volta arrivata su Sakoma avrei messo le cose in chiaro con il re, quindi diciamo che lui è quello più sereno fra noi... ma ora, raccontate: come va sui vostri pianeti?"

"Essere reggente di Solaria è meraviglioso!" Rispose Stella, "la mamma si sta ancora riprendendo e tocca a me andare ad eventi di beneficenza, tenere discorsi ed incontrare persone famose! Adoro essere tornata a casa ed aver smesso di spezzarmi unghie a furia di combattere streghe, questo è ciò per cui sono nata! Vedeste quanto mi sta bene il diadema! Oh, e il prossimo venerdì ho un incontro con Delfina Von Kamp per un'intervista!"

"Wow, Stella, ma è fantastico!" Esclamò Flora, "Bloom, Aisha, per voi è lo stesso?"

"Più o meno," Rispose Bloom, "io sono impegnata nelle trattative con Eraklyon in vista del matrimonio con Sky!"

Tutte le ragazze gridarono eccitate battendo le mani.

"Lo so! È meraviglioso! E la prossima settimana" lo sottolineò per mettere a confronto con la notizia di Stella, "daremo la festa di fidanzamento!!"
Ci fu un altro assordante grido da parte delle ragazze.

"Perché non l'hai detto prima?!" Chiese Musa.

"Perché l'abbiamo deciso solo oggi!" Rispose Bloom, eccitata.

"Bloom, è meraviglioso! Non vediamo l'ora!!" Esclamò Stella.

Dopo aver dato altri dettagli a proposito della festa, Aisha raccontò di come il suo essere principessa ereditaria fosse diverso da quello di Stella, lei doveva incontrare uomini di altri regni per stringere accordi, doveva incontrare il suo popolo, ascoltare i suoi bisogni e provvedere a delle soluzioni, Stella però fece notare:

"Beh, questo vuol dire che gli abitanti di Solaria stanno molto meglio di quelli di Andros se non devono chiedermi aiuto!"

Tecna invece raccontò della sua ricerca e dell'odioso dottor Alexander, spiegò che i suoi dubbi erano fondati, a detta sua, e doveva solo trovare la prova per zittire quell' arrogante pieno di sé.

Il giorno seguente Brandon e Sky finalmente s'incontrarono, in quanto suo scudiero era compito di Brandon occuparsi della preparazione militare del principe.

"Vostra maestà." Brandon fece un inchino prendendolo in giro, Sky rise.

"Idiota."

"Linguaggio, vostra altezza." Disse Brandon porgendogli la spada e mettendosi in guardia, i due amici allora cominciarono l'allenamento proprio come avevano sempre fatto.

"Hai saputo la novità?" Chiese Sky con un sorriso.

"Quale novità?"

"Sei il peggior migliore amico di sempre!" Lo rimproverò il principe, "La prossima settimana c'è la festa di fidanzamento con Bloom!"

"Cosa?! Sky, è davvero fantastico! Sono davvero felice per voi!" Esclamò Brandon con un gran sorriso.

"Grazie, amico."

Nel frattempo Tecna era in laboratorio, il dottor Alexander non c'era e lei era lì con Judy e con Diana, Lana e Tiana, le tre assistenti del dottore che stavano facendo le ricerche al posto suo dopo che era uscito e non era più tornato. Le tre si somigliavano non solo nel nome ma anche esteticamente, avevano tutte i capelli molto scuri, neri, e gli occhi piccoli, a mandorla.
Judy preferì aiutare Tecna, aveva trovato un'alleata in lei contro le sue tre colleghe che, neanche a farlo apposta, sembravano le antagoniste di una favola, anche se a differenza delle sorellastre della famosa principessa erano molto intelligenti, ed era lì che si basava la loro perfidia.

"Lasci stare, dottoressa." Disse Lana, seduta al tavolo con le altre, "È raro che il dottore si sbagli e stando ai calcoli che sto compiendo non si sbaglia neanche stavolta."

"Vedremo." Replicò Tecna, senza alzare gli occhi dai suoi appunti, "Neanch'io mi sbaglio mai."

"Il dottore ha anni di esperienza." Aggiunse Tiana.

"Buon per lui, ma ho una buona esperienza anch'io." Replicò ancora la fata.

"Sì, ma sa, dottoressa, il dottore si sta occupando di questo fenomeno da mesi ormai." Disse Diana.

"Sapete, non mi ci è voluto tanto per liberarmi di tre sorelle fastidiose quanto voi." Disse Tecna senza guardarle.

"Ma noi non siamo sorelle!" Contestò Diana, Tecna, tenendo gli occhi sui suoi appunti, ribatté:

"Sì, ma siete fastidiose."

Judy rise, Tecna si lasciò scappare un sorrisetto, poi le disse:

"Judy, per favore, potresti portarmi i negativi delle immagini di ieri sera?"

"Sì, subito, dottoressa." Annuì Judy così andò all'armadietto per fare ciò che le era stato chiesto.

"Dicono che il principe abbia fissato la data della festa." Disse Diana alle sue amiche, Tiana aggiunse:

"Sì, l'ho sentito anch'io... ma credo che non ami davvero la principessa, insomma, Domino è ricchissimo, sarà questione d'interessi, come succede sempre. E poi, la principessa di Domino non è ereditaria, lo è sua sorella maggiore, quindi aveva bisogno di un trono su cui sedersi!"

Tecna non amava il pettegolezzo, ma quando si trattava delle sue amiche non poteva starsene zitta, così s'intromise:

"Vi posso assicurare che Sky ama Bloom alla follia e di certo lei non ha bisogno del suo trono!"

Le tre le guardarono, scettiche, e Tecna continuò:

"Quando si sono messi insieme Bloom neanche sapeva che Sky fosse il principe di Eraklyon e Domino era congelata, quindi la prossima volta informatevi prima di dare dell'arrivista a qualcuno!"

"Ne è davvero sicura? Io non credo..." Disse Lana, Tecna rispose:

"Certo che ne sono sicura, sono i miei migliori amici!"

Le tre si guardarono, poi scoppiarono in una fragorosa risata, Tecna alzò un sopracciglio mentre Diana disse:

"Migliori amici? Dottoressa, se vuole cercare di avere più prestigio le consiglio di..." Fu interrotta da qualcuno che bussò alla porta, Lana andò ad aprire per accogliere il dottore.
La ragazza trasalì: non era il dottore.

"Vostra altezza." Disse, con una reverenza. All'abbassarsi della ragazza Sky poté vedere Tecna ed esclamò:

"Tecna!" Così entrò, superando Lana, e Brandon lo seguì.

"Sky! Brandon! Che bello vedervi!" Esclamò Tecna, poi gettò un'occhiata compiaciuta alle tre.

"Scusaci se non siamo venuti prima a salutarti, c'erano tante cose da fare." Si giustificò il principe.

"Tranquilli! Ragazzi, lei è Judy, mi sta aiutando molto qui, e loro sono... le assistenti del dottore."

Diana, Tiana e Lana fecero un cenno, Brandon e Sky sorrisero educatamente, poi Brandon chiese:

"Allora, come vanno le cose qui?"

"Beh, mi conoscete, ovviamente dovevo mettere in discussione ciò che il dottore sostiene da mesi, quindi stiamo facendo delle ulteriori ricerche per vedere chi ha ragione."

"Non vorrei essere di parte, ma punto dieci galeoni su di te!" Scherzò Brandon, i suoi amici risero, poi Tecna disse:

"Sky, ho sentito Bloom ieri sera, sono davvero felice per voi, le mie congratulazioni!"

"Grazie, Tecna.... beh, vi lasciamo al vostro lavoro, eravamo venuti per un saluto ma non vogliamo rallentarvi, ci vediamo." Salutò il principe.

"Ciao, Tecna." Salutò Brandon.

"Ci vediamo, ragazzi!" Salutò la loro amica.
I due ragazzi andarono via sotto lo sguardo allibito delle tre assistenti mentre Judy porse i negativi a Tecna dicendo:

"Ecco a lei, dottoressa... e ben fatto!" Aggiunse sottovoce, Tecna ridacchiò.

Quella sera, su Sakoma, Flora era chiusa in camera sua leggendo il diario di Nikolai, stanca di cercare risposte e di risolvere il suo rompicapo, almeno per quella sera.

"Va bene, piccola, ascolta, non devi essere triste se le cose non vanno come vuoi tu. Tanto le cose non andranno mai esattamente come vorrai, perché è la vita che è così. Quindi non ti resta che accettarlo, ma, ascolta, ora viene il bello: devi sapere che nel tuo cuore c'è una forza straordinaria, e non scuotere la testa! È solo che non te ne sei ancora accorta! Il mondo è così complicato, la vita così imprevedibile, come credi che riusciremmo a sopravvivere? Ognuno di noi ha il suo straordinario, devi solo trovarlo. Perciò non abbatterti se le cose vanno male, in un modo o nell'altro ne uscirai...non disperare, se ti disperi il mio cuore si spezza, e tu non vuoi spezzare il cuore del tuo papà, vero? Dai, sii buona, rimboccati le maniche e fa' del tuo meglio, in fondo sei mia figlia, devi per forza essere la migliore! Sono certo che riuscirai a risolvere le cose senza perdere il sorriso!"

"Ne sono certa anch'io, papà." Disse Flora, con un sospiro, chiudendo il diario. Negli ultimi tempi aveva cominciato ad usare quella parola, solo quand'era da sola con lui e non la usava per riferirsi a lui se parlava con altri, ma stavano cominciando a trovare un'armonia. Di sera, quando erano da soli, si parlavano col cuore, e si conoscevano.

In quei giorni Flora sentì le altre Winx e a quanto pareva Bloom non aveva voluto nessuno, neanche Stella, su Eraklyon per l'organizzazione della festa. Disse che doveva essere perfetta e doveva essere una sorpresa, avrebbe dovuto sorprendere e meravigliare le sue amiche. Tecna promise di starsene in laboratorio e non entrare nella sala da ballo del palazzo (perché mai avrebbe dovuto, poi? Si chiese) in modo da non rovinarsi la sorpresa.
Proprio Tecna, in quei giorni, riuscì ad avvalorare la sua teoria servendosi degli scatti fatti alla fessura e ai calcoli compiuti da lei stessa, a differenza del dottore.

"Allora, dottore, che ne pensa?"

"Beh..." Sospirò il dottore che si tolse gli occhiali,"... penso che probabilmente ho considerato la cosa in maniera un po' superficiale e sarebbe meglio ritornarci su..."

"Dottore, si rende conto che l'espansione della fessura è... insomma, guardi questi risultati! Il re dev'essere messo al corrente!" Replicò Tecna.

"Beh, non oggi, né domani! Domani ci sarà la festa del principe e non mi prendo la responsabilità di rovinarla!"

"Dovrebbe!"

"Perché non lo fa lei?" S'intromise Diana, "Se è tanto amica del principe, perché non ci parla lei se ci tiene tanto?"

Il dottore guardò Tecna, soddisfatto, la fata strinse le labbra, con rabbia, e disse:

"Bene! Col rischio di essere la peggiore amica di sempre, lo dirò io a Sky!"
Così Tecna, come una furia, raccolse i suoi documenti e lasciò il laboratorio.
La giovane scienziata lasciò la torre per dirigersi all'ala ovest dove si svolgeva la vita della nobiltà del palazzo, e mentre camminava mormorava parole davvero poco carine rivolte al dottor Alexander.
Chiese alla servitù del principe Sky e le dissero che poteva trovarlo nelle scuderie, quindi Tecna lo raggiunse.
Quando arrivò, Sky stava sellando il suo cavallo e intorno a lui c'erano un paio di stallieri, probabilmente quello era il loro lavoro ma il principe aveva preferito fare da sé.

"Ehm... perdonatemi se disturbo..." Borbottò Tecna.

"Tecna! Ehi... ehm... qui ho quasi finito, potete lasciarci." Disse Sky agli stallieri, questi annuirono e si allontanarono. Tecna si avvicinò al principe, ma non troppo: non amava molto gli animali.
"Tecna, che succede?" Chiese Sky, la sua amica sospirò e rispose:

"Sky, devo dirti una cosa importante che probabilmente rovinerà la tua festa di fidanzamento..."

"Bloom mi ammazza..." Sospirò il principe, con aria afflitta, "... dai, raccontami di cosa si tratta."

Così sedettero su dei cubi di fieno, Tecna gli porse i suoi appuntì e spiegò:

"Vedi, ho analizzato con cura il rapporto tra la velocità di espansione della fessura e l'espansione stessa, Sky, i valori sono troppo elevati! Sembra che... che l'universo si stia squarciando in due!"

"Non esageriamo..."

"No, non esagero, Sky! Guarda tu stesso! E poi, guarda questa scia magica intorno! C'è... c'è qualcosa che non va con questa fessura e temo che se la sottovalutiamo potrebbe accadere qualcosa di brutto."

"Okay, va bene, sai che mi fido di te. Ci occuperemo della fessura, coinvolgerò mio padre e coinvolgeremo anche le società scientifiche degli altri pianeti se lo ritieni opportuno, ma lo faremo dopodomani."

"Ma... Sky..."

"... Tecna, per favore, è un giorno importante per me e Bloom. Ti prometto che me ne occuperò."

Tecna sospirò, rassegnata. Sapeva che il principe non avrebbe permesso a niente, neanche alla minaccia più terribile e misteriosa, di mettersi tra la sua ragazza e la loro felicità.

"Va bene."

"E domani fa' finta di niente, per favore, voglio che vi divertiate e che vi godiate la festa, poi ne parleremo con gli altri."

Tecna, anche se un po' contrariata, annuì.

Quello stesso pomeriggio la fata della musica era con il principe Jackson, lui le mostrava gli spazi che poteva concederle per la sua attività, facevano parte delle proprietà della corona e lui e suo padre avevano deciso di aiutare Musa.

"Il progetto è brillante e proprio ora che Sakoma cerca di reinserirsi nell'economia della Dimensione Magica è davvero perfetto!" Disse Jackson, contento, mentre passeggiava con Musa.

"Dici davvero?"

"Assolutamente!"

Musa sorrise, poi disse:

"Beh, direi che qui è assolutamente perfetto! Ci metterò un paddock, e lì una casetta per mettere foraggio adatto ad ogni specie di animale fatato, oh, e poi i giochi e... wow, non sembrava possibile ma il mio progetto sta davvero prendendo forma!"

"La volontà è tutto, Musa. Oh, e non badare a spese per l'allestimento, sarà un mio regalo!"

Musa rimase senza parole, le brillarono gli occhi e non poté fare a meno di abbracciare Jackson. Imbarazzata, si allontanò da lui e si scusò:

"Mi dispiace, mi sono fatta prendere dall'emozione!"

"Tranquilla." Sorrise Jackson, "Beh, puoi iniziare quando vuoi, ti basterà parlare col capo mastro... oh, e direi che Polaris potrebbe già trasferirsi qui, sai, nel giardino davanti al palazzo è un po' intimidatorio per quello che passano!"

Musa rise e annuì.

"Va bene, e grazie ancora."

"Di nulla... ora scusami, ma devo proprio andare, devo incontrare mio zio."

"Va... va bene, a dopo!" Salutò Musa agitando la mano mentre il principe tornava verso il palazzo.

Coucou miei dolci germogli di lullabea! Rieccomi dopo un'eternità! Vi chiedo scusa! Ciancio alle bande passiamo al capitolo: so che non c'è stata molta azione e sembra quasi un resoconto di vita quotidiana ma siamo ancora agli inizi e ci tenevo a seguire i nostri ragazzi in questo tuffo ne vuoto che si chiama crescere...
Quindi abbiamo Brandon che è un po' giù dato che la situazione è cambiata da com'era a Fonterossa, Tecna che, cosa volete da me, è la personificazione del Girlpower XD la vedo come una versione femminile di Sherlock e la cosa mi spaventa un po'... Musa si sta sistemando e sta cominciando a fare amicizia su questo nuovo pianeta, Nex che è su Andros con Aisha  e le principesse che si danno da fare per i loro regni... eppure la nostra Tecna ha trovato qualcosa che non va, come qualcuno di voi aveva intuito c'entra la fessura... e Flora? Cosa sta studiando Flora? Credete davvero che ve lo dica così? Per chi mi avete presa? Per un'autrice buona?! AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA
Perdonatami ma ora vi lascio, devo proprio andare, ma cercherò di essere più rapida ad aggiornare il prossimo capitolo! Aspetto le vostre recensioni! E' primavera e i germogli non si nascondono sotto al terriccio!
vi strAmo,
xoxo Florafairy7

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Festa su Eraklyon ***


A/N: di solito non pubblico immagini e lascio spazio alla vostra immaginazione ma questi vestiti sono TROPPO belli e dovevo farveli vedere, sorrynotsorry XD guardateli, e dal titolo intuirete dove li hanno indossati le ragazze XD

http://www.foxdresses.com/images/v/designerpromdresses/designer-prom-dresses-union20t60129-2.jpg  Musa
http://www.macduggal.com/wp-content/uploads/2013/06/who-13-6480h-purple-pc.jpg?w=225  Tecna
https://ae01.alicdn.com/kf/HTB1GAhMLXXXXXXYXXXXq6xXFXXXs/100-real-ruffled-beading-font-b-orange-b-font-font-b-princess-b-font-medieval-dress.jpg  Stella
http://image.dhgate.com/albu_337933512_00/1.0x0.jpg Bloom
https://cdn0.casamentos.com.br/emp/fotos/9/7/2/2/green-ball-gown-sweetheart-and-strapless-floor-length-quinceanera-dresses-with-sequined-and-flowers-and-ruffles-prom01323-1_13_189722.jpg Aisha
https://dressy.pla-cole.wedding/wp-content/uploads/2017/01/21223116/Pretty-Dresses-to-Make-Any-Girl-Looks-Like-a-Princess0001.jpg Flora



FESTA SU ERAKLYON

"Non c'è bisogno di essere nervoso!" Disse Brandon al suo amico mentre gli sistemava l'uniforme.

"Certo che no, è solo la mia festa di fidanzamento!" Replicò Sky, estremamente agitato. Lui e Brandon erano in camera sua e il suo amico lo stava aiutando a prepararsi per la festa, Sky aveva mandato via i valletti ed aveva espresso l'ordine di non farli entrare in camera, gli dava fastidio che gli girassero intorno, l'unica persona di cui aveva davvero bisogno, in quel momento, era il suo migliore amico.

"Vedrai, Bloom sarà bellissima, e appena la vedrai ti sentirai tranquillo." Disse Brandon.

"Lo spero... Brandon, i capelli! Devo aggiustarmi i capelli! Sembro appena sceso dal letto e sono sveglio dalle sei!"

Brandon ridacchiò.

"Ehi, ehi, calmo, ti do una mano! Sembri una ragazza!"

"Ha-ha! Mi sto un attimo fidanzando, scusa tanto!"

Brandon alzò gli occhi al cielo ed aiutò il suo amico. Sorrise, cercando di nascondere quanto fosse nervoso. Quello era il giorno di Sky e voleva che fosse perfetto per lui.
Dopo un po' il principe fu davvero pronto, lui e il suo amico indossavano l'uniforme dell'esercito di Eraklyon color blu scuro ed entrambi avevano sul petto le stellette che indicavano il loro grado. Sky mandò Brandon alla finestra per controllare se stessero arrivando gli invitati.

"Sì, c'è un sacco di gente..." Confermò Brandon, poi bussarono alla porta.

"Vostra maestà," Disse il valletto aprendo la porta, "vostra madre vi manda a chiamare, dice che è ora di scendere, gli invitati sono in sala da ballo."

"Va bene, arrivo subito." Annuì Sky, il valletto richiuse la porta. Sky guardò Brandon, il suo scudiero disse:

"Ehi, puoi farcela, è solo la tua festa di fidanzamento."

"Sto per vomitare."

"Vuol dire che sei pronto, andiamo."

Così i due amici lasciarono la camera e si diressero in sala da ballo.
Proprio lì le Winx, in mezzo a tutte quelle persone, aspettavano di vedere la loro amica entrare. Bloom non aveva svelato niente, né a proposito del vestito, né a proposito dello svolgimento della festa e le ragazze si chiedevano cosa avesse in mente.

"Dottoressa!" Salutò Judy avvicinandosi a Tecna, la giovane donna aveva sciolto i capelli mossi che le cadevano sulle spalle, senza camice ma con un vestito pervinca era davvero graziosa.

"Judy, ciao! Ragazzi, lei è Judy, lavora con me in laboratorio."

Gli altri la salutarono, le ragazze si presentarono.

"È davvero un piacere conoscervi! Di sicuro sarete simpatici quanto la dottoressa! Sapete, lei è davvero simpatica! Ma certo che lo sapete, siete suoi amici!" Ridacchiò imbarazzata.

Tecna le posò una mano sulla spalla e le disse:

"Judy, respira."
La ragazza sorrise.

Poi Tecna si avvicinò al suo ragazzo e gli disse:

"Timmy, possiamo andare fuori? Devo raccontarti una cosa."

"Sì, certo." Annuì il ragazzo, così lui e Tecna si fecero spazio tra la folla ed uscirono sul balcone.
Tecna avanzò fino al parapetto, Timmy la seguì. Era una tipica giornata di primavera, il sole splendeva alto e non c'era nemmeno una nuvola. Al contrario, il viso di Tecna era cupo, e Timmy le chiese cos'era che l'inquietasse tanto.

"Ti ho parlato dei mie battibecchi col dottor Alexander, no?"

"Sì, allora?"

"Beh, alla fine avevo ragione. Timmy, stando alle ricerche che ho fatto sembra che l'universo si stia squarciando in due, e non ne capisco la causa!"

"Hai provato a calcolare l'efficienza quantica?" Chiese Timmy, senza perdere la calma.

"Sì," Sospirò Tecna, tristemente, "ma niente, non riesco a capire da dove arrivi, come si sia formata questa fessura che si espande sempre di più... mi dispiace, avevo promesso a Sky di parlarne con nessuno almeno per oggi, per non rovinare la festa."

Timmy si avvicinò a lei e le posò una mano sul viso.

"Tranquilla, sai che con me puoi parlare di tutto. Ascolta, prima che vada fammi dare un'occhiata ai tuoi appunti, magari un secondo parere potrà aiutare."

"Sì," Annuì Tecna, "Grazie, Timmy, sei il migliore!" Lo abbracciò e solo allora si rese conto di quanto le era mancato.
Sentirono degli applausi e si resero conto che la festa stava cominciando, allora si affrettarono a tornare in sala.
Raggiunsero gli altri e poi le porte ai lati della sala si aprirono.
Ci fu ancora un grande applauso e poi il principe Sky e la principessa Bloom entrarono. A lato della sala re Erendor e la regina Samara, e Brandon accanto a loro, poi re Oritel e la regina Marion con Daphne e suo marito Thoren.
Bloom era davvero meravigliosa, portava i capelli raccolti, il vestito che indossava era formato da un corpetto rosa su cui c'erano dei petali e una gonna larga azzurro chiaro. La principessa aveva tutti gli occhi puntati su di lei, raggiunse il suo fidanzato al centro della sala, i due si presero per mano. Fu Sky che prese parola quando nella sala ci fu silenzio:

"Grazie a tutti di cuore per essere venuti. Per noi oggi è davvero una giornata importante, siamo qui per condividere con voi un'importante momento della nostra vita: il nostro fidanzamento. E con tutti voi qui, come testimoni, io vorrei esprimere il mio profondo amore per questa giovane donna." Si voltò verso Bloom, gli occhi che le brillavano,"Bloom, tu sei la cosa migliore che mi sia capitata nella vita. Tu sei forte, coraggiosa, piena di talenti e non ti abbatti mai, ed io ti amo, ed è per questo che ho bisogno di te in ogni istante della mia vita."

"Oh, Sky..." Sussurrò Bloom trattenendo le lacrime, gli ospiti applaudirono e Bloom baciò il suo principe.

Così iniziò la festa, partì la musica e Bloom e Sky aprirono le danze,  dopodiché le sei amiche finalmente poterono ritrovarsi.

"Bloom, sei stupenda!" Esclamò Stella abbracciandola.

"Grazie, Stella! Oh, ragazze, sono così felice di vedervi! Stare tutto questo tempo separate è impossibile!"

"Ma ora siamo insieme!" Disse Aisha.
Bloom allora raccontò alle sue amiche com'erano andati i preparativi della festa, Tecna, tra la folla, indicò le tre streghe del suo laboratorio e raccontò alle ragazze cosa era successo con loro, poi però arrivò Nex che le interruppe.

"Andiamo a ballare?" Chiese il suo ragazzo, Aisha si scusò e lo seguì.

"Vado anch'io, insomma, sono tutti qui per vedere me e Sky insieme!" Disse Bloom e così raggiunse il suo fidanzato.

"Guardate un po' chi si vede..." Disse Stella, alle sue amiche, facendo un cenno verso lo scudiero che era dall'altra parte della sala.

"Vuoi parlarci?" Chiese Musa.

"Non ci tengo proprio! Al massimo sarà lui ad invitarmi a ballare!" Rispose la principessa, piena d'orgoglio.

"Oh, giusto..." Musa scosse la testa.

Flora gettò lo sguardo verso di lui, poi Brandon si voltò ed incrociò il suo sguardo, la ragazza arrossì e si rivolse alle sue amiche facendo finta di nulla.
Jackson si avvicinò alle ragazze.

"Salve," Salutò, "Flora, che ne diresti di ballare?"

"Io... non credo sia una buona idea." Rispose la fata, abbozzando un sorriso.

"Per favore, solo un ballo." Insisté Jackson porgendole la mano.
Flora guardò le sue amiche, i loro sguardi la esortavano ad accettare, così accettò. E mentre andava verso la pista da ballo, tenendo la mano di Jackson, passò di fianco a Brandon che si avvicinava alla sue amiche.

"Ragazze, scusate se non vi ho salutate prima." Si scusò lo scudiero con un sorriso, ma nel suo petto si stava agitando qualcosa di indescrivibile.

"Tranquillo," Sorrise Musa, "allora, come stai? Non credevamo di vederti da solo."

"Cosa? Perché?" Chiese, poi si voltò per un attimo ma non riuscì a cogliere né lei, né il suo principe, guardò Musa.

"Beh, credevamo che avessi... sì, ad Alfea dicesti che..."

"Oh... certo! Beh, no, sono da solo per oggi. Vi divertite?"

Stella alzò gli occhi al cielo e si allontanò, Brandon guardò Musa.

"Ho detto qualcosa di sbagliato?"

"No, lascia perdere..."

Flora non era molto a suo agio stretta al principe, era un bravo ballerino ma c'era qualcosa che non andava.

"Sei un'ottima ballerina." Disse lui, guardandola.

"Oh, grazie... anche tu sei molto bravo."

"Mi hanno insegnato i migliori ballerini della Dimensione Magica. Di' la verità, hai mai ballato con un principe bravo quanto me?"

Flora, prima di rispondere, ricordò una situazione molto simile ma anche totalmente differente, sorrise, poi scosse la testa.

"No, mai." Rispose poi.

Stella si trovò molto a suo agio quel giorno, da quando era reggente di Solaria aveva molte più persone con cui parlare, o meglio, che avevano interesse nel parlare con lei, e le rimase davvero poco tempo per poter chiacchierare con vecchie amiche che vedeva solo in certe occasioni. Ballò con qualche duca, marchese, conte, con alcuni per non rifiutare l'invito, con altri perché ne aveva voglia.
Quando quella canzone finì, Flora e Jackson tornarono a lato della sala dove c'erano Musa, Brandon, Timmy e Tecna.

Ci fu silenzio, Flora e Brandon si scambiarono uno sguardo, poi la fata si rivolse alle sue amiche mentre Jackson provò a fare amicizia con i ragazzi con poco successo.

"Ho voglia di ballare..." Borbottò Musa.

"Perché non chiedi a Jackson? Ne ha così tanta voglia!" Esclamò Flora, seccata.

"Credi che accetterebbe?" Chiese Musa, Flora alzò le spalle e rispose:

"Sì, credo di sì, in fondo non siamo venuti come coppia."

"Okay!" Esclamò la fata della musica, così andò dal principe e gli chiese di ballare, lui guardò Flora, lei finse di non notarlo, e allora il principe accettò.

"Perché hai l'aria seccata? In fondo avete solo ballato." Puntualizzò Tecna.

"Lo so, lo so... forse sono io, forse sono solo paturnie." Replicò Flora, con un sospiro, poi trattenne il fiato quando vide che lo scudiero si stava avvicinando.

"Ehi." Disse Brandon, Tecna sorrise, poi raggiunse Timmy per andare a ballare. Flora lo guardò.

"Ehi, come... come stai?" Chiese la fata, nervosa.

"Bene. Cioè... cioè, bene, sì, è bello essere di nuovo su Eraklyon."

"Ne sono felice. Anche a me piace Sakoma, è davvero un bel posto e..."

"... vuoi ballare?" Chiese lui, interrompendola.

"Che? No. Cioè, no, Brandon, credo che Aisha mi stia cercando e..." Fece per andare ma Brandon la fermò prendendole il polso.

"Hai detto che saremmo rimasti amici ma questa è la conversazione più lunga che abbiamo avuto negli ultimi tre mesi."
Flora lo guardò negli occhi, addolorata, allora disse:

"Mi dispiace." Disse Flora.

"Allora, balliamo?" Chiese ancora lo scudiero.

"Sì."

Flora gli prese la mano e raggiunsero la pista da ballo, Brandon, mettendole una mano dietro la schiena, la strinse a sé ed iniziarono a ballare.
Non avrebbe creduto che gli fosse mancata tanto, la guardò, lei cercava di non incrociare il suo sguardo e guardava oltre la sua spalla, ma non gli importava, era fra le sue braccia.

"Mi sei mancata."

Flora non disse nulla.

"Scusa, non dovevo dirlo."

"No, t-tranquillo." Replicò Flora, ma non lo guardò.

"Flora, io..."

"... è stata una cattiva idea!" Sbottò Flora e, poggiandogli una mano sul petto, lo spinse via facendo per andare, Brandon le strinse la mano che le teneva e la tirò nuovamente a sé.

"Che fai, scappi?"

"Non credi che sia meglio evitare?" Chiese Flora, stavolta guardandolo negli occhi.

"Perché? Il tuo principe potrebbe diventare geloso?!"

"Non voglio parlare di questo con te!" Replicò Flora, alterata, ma a bassa voce.

"Lo sposerai, vero?"

"Ho detto che non voglio parlarne!"

"Sì, certo..." Brandon scosse leggermente la testa.

"Che cos'era?" Chiese Flora, infastidita.

"Che cos'era cosa?"

"Quel sì, certo, come se già sapessi le cose, come se avessi già capito tutto!"

"Certo, perché a te dà fastidio, no? Vuoi avere sempre tutto sottocontrollo, vuoi sapere sempre tutto per non farti mancare il terreno da sotto ai piedi!"

"Tu non sai niente!"

"Beh, certo, lo sai tu! Tu sai perché hai deciso di sposare quel principe! Tu sai perché te ne sei andata su Sakoma! Tu sai perché non mi rivolgi la parola da mesi! Tu sai perché sembri così felice mentre io non ci riesco! Ed io non lo so!!"
In quell'istante la musica si fermò, Flora e Brandon smisero di ballare, così come gli altri, Flora lo guardava negli occhi senza riuscire a distogliere lo sguardo. Ritirò le mani e fece un passo indietro.

"Come ho detto, è stata una cattiva idea." Disse Flora, calma. Così girò sui tacchi e si allontanò da lui mischiandosi alla folla, Brandon le corse dietro.

"Flora, aspetta! Mi..." Una ragazza dalla pelle scura si parò davanti a lui bloccandogli la strada, "... Millicent."

"Brandon, è un po' che non ci vediamo, eh?" Disse Millicent sfoggiando un sorriso.

Flora si fece strada tra la folla e cercò di non battere le palpebre o le lacrime sarebbero cadute, avrebbe dato nell'occhio e non voleva.
Uscì dalla sala dopo che i valletti le aprirono la porta, quando questa si chiuse dietro di lei si appoggiò alla parete dell'anticamera e, tenendosi una mano sulla bocca, scoppiò in lacrime. Cercò di calmarsi, ma non ci riuscì, non riusciva a smettere di piangere. Le lacrime le scorrevano lungo le guance e lei cercava di asciugarsele.
Sentì lo scatto della porta, qualcuno stava arrivando dalla sala da ballo e lei si voltò verso la finestra per non farsi vedere.

"Flora." Aisha le posò una mano sulla spalla. Flora si girò verso di lei e senza dire nulla abbracciò la sua migliore amica.
Quando riuscì finalmente a calmarsi Aisha la lasciò andare.

"Vieni, andiamo a darti una sistemata." Disse Aisha, così le due, silenziosamente, salirono per le scale e raggiunsero la sala da bagno.
Aisha prese della carta e la bagnò, così pulì il viso della sua amica.

"Non so cosa mi sia preso." Disse Flora, prese la carta dalla mano di Aisha e finì di pulirsi da sola.

"Lo so io cosa ti è preso: è alto, ha i capelli castani e un paio d'occhi che ti fanno sognare."

"Sono stata una stupida! Non dovevo..."

"... non dovevi cosa? Ballare con lui? Parlare con lui? Flora, non puoi evitarlo per sempre!"

Flora gettò via la carta e replicò:

"Fin'ora l'ho fatto, e continuerò a farlo, questo è stato solo un incidente di percorso ed io... lo sai com'è fatto, alza la voce ed io... sono sensibile, okay?"

"Non importa che alzi la voce, importa cosa ti ha detto alzando la voce." Puntualizzò Aisha, incrociando le braccia. Flora la guardò, Aisha sembrò irremovibile, allora la sua amica disse:

"Mi ha detto che gli sono mancata." Abbassò lo sguardo, "Voleva sapere se sposerò Jackson perché... perché gli sembro felice e lui non lo è." Si morse le labbra, cercando di evitare un altro pianto.

"Cosa gli hai risposto?"

"Niente, cosa avrei dovuto rispondergli?" Si sciacquò le mani, se le asciugò e, con un sorriso, guardò Aisha:

"Okay, non è successo niente! Ora andiamo di sotto, le altre si chiederanno dove siamo finite!" Si avviò alla porta ma Aisha rimase ferma.

"Flora, aspetta."

Flora si girò verso di lei e Aisha chiese:

"Stai bene?"

"Certo che sto bene. Avevo solo bisogno di un minuto di tranquillità! Stasera me ne torno su Sakoma e Brandon rimarrà qui, su Eraklyon! Tutto come dev'essere. Ora andiamo di sotto, Bloom aveva un annuncio da fare."

Aisha, sebbene un po' contrariata, seguì la sua amica.

Al piano di sotto, Brandon parlava con la sua vecchia amica.

"Ti trovo benissimo!" Esclamò Millicent con un sorriso.

"Ehm... grazie, tu sei davvero bellissima, complimenti! Sei qui con il tuo fidanzato o..."

"Da sola!"

"Oh... beh, è stato un piacere rivederti, ora scusami, i miei amici mi staranno cercando e..."

"Che ne dici di incontrarci qualche volta? Così, per parlare, per ricordare gli episodi del passato..."

"Sì, certo, ma la vedo complicata, sai, qui a palazzo sono sempre molto impegnato e mi risulta davvero difficile ritagliare un po' di tempo per fare altro... ma magari ci teniamo in contatto..." Alzò lo sguardo e vide che Flora, seguita da Aisha, era rientrata. Stava per raggiungerla quando vide Jackson andarle incontro, guardò Millicent e disse:

"Anzi, ora che mi ci fai pensare proprio domani sera sono libero! Che ne dici, andiamo a bere qualcosa insieme?"

"Oh, sì! Mi farebbe davvero tanto piacere!"

Non sapeva quale fosse esattamente la sensazione che stava provando, ma di certo non era quella che si era immaginato. In quel momento la principessa di Domino chiamò l'attenzione di tutti gli invitati e prese parola:

"Scusate l'interruzione, amici. Innanzitutto, spero vivamente che vi stiate divertendo!"

"Sapessi quanto..." Mormorò Brandon, fra sé.
Flora, dall'altro lato della sala, con l'espressione disse tutto.

"In secondo luogo, poiché questa è la mia festa di fidanzamento, mi sembra l'ora di annunciare le mie damigelle! Quindi, vorrei dire a Stella di Solaria, ad Aisha di Andros, a Musa, a Tecna e a Flora che dovranno supportarmi e sopportarmi fino alle mie nozze perché sono loro le mie damigelle d'onore!" Ci fu un applauso che però non riuscì a coprire le urla che lanciarono le ragazze, corsero tutte da Bloom per abbracciarla e baciarla fino a non farla respirare.

"Saremo le migliori damigelle di sempre!" Esclamò Stella.

"Non faremo storie per i vestiti!" Aggiunse Aisha.

"Ti vogliamo bene!" Concluse Flora.

La festa continuò ma Bloom si staccò dal suo principe per dedicare del tempo alle sue amiche, si fermarono tutte accanto alla finestra per parlare.

"Vi è piaciuta la sorpresa?" Chiese Bloom.

"Sorpresa? Tesoro, se non avessi scelto noi come damigelle ti avrei uccisa!" Rispose Stella, le altre risero.

"Perché ridete?" Chiese Stella, alzando un sopracciglio.

"Allora, Bloom, a quando le nozze?" Chiese Flora.

"Non lo sappiamo ancora, c'è così tanto da organizzare! Spero di riuscire per l'estate."

"Sarà un matrimonio fantastico!" Sorrise Musa.

Come Bloom dedicava del tempo alle sue amiche, anche Sky faceva lo stesso: si prese un attimo per parlare con Brandon.

"Credo non ci sia bisogno della stessa scena per dirti che sarai il mio testimone."

"Sarà un onore." Replicò Brandon con un sorriso.

"Ne sono felice."

"Ma se inviti il Principe Ghiacciolo dovrai trovartene un altro."

"Brandon, andiamo, sai che dovevo invitarlo per forza oggi. Sakoma è appena entrata nell'economia interplanetaria, bisogna instaurare buoni rapporti."

"Con Flora li sta instaurando di sicuro."

"Mi dispiace davvero, amico."

"Ma tanto stasera se ne torna su Sakoma ed io rimango qui, occhio non vede cuore non duole, è così che si dice, no?" Lo scudiero cercò di sdrammatizzare, com'era suo solito, ma quella volta gli risultò molto più difficile.

Nel frattempo, Timmy e Tecna, erano sgattaiolati nel laboratorio del dottor Alexander per dare un'occhiata alle ricerche di Tecna con l'aiuto di Judy che teneva le chiavi degli armadietti, poiché sistemava lei il laboratorio ogni giorno.
Timmy, seduto al tavolo da lavoro, leggeva con attenzione gli appunti di Tecna e ne sembrava davvero colpito.
Quando finì, Tecna lo guardò e chiese:

"Allora, che ne pensi?"

"Penso che tu abbia ragione e che questa cosa non debba essere sottovalutata... posso darle un'occhiata col telescopio?"

"Sì, certo." Annuì Tecna, con un gesto fece capire a Judy di posizionare il telescopio e Timmy allora osservò il fenomeno.

"Wow..." Disse mentre teneva ancora l'occhio attaccato al telescopio. "Ehm... cambio lentina, se non è un problema."

"Fa' pure." Consentì Tecna.

"Wow... è senza dubbio scia magica quella, l'hai analizzata?"

"Ci ho provato, ma non ci sono riuscita, ogni volta che provavo ad analizzarla scompariva, era come se non ci fosse mai stata."

"Questo è curioso... mi chiedo come abbia fatto a formarsi, insomma, l'universo si trasforma continuamente ma non crea qualcosa che possa distruggerlo..."

"Oh, quanta gente!" Esclamò il dottor Alexander entrando nel laboratorio, Timmy si staccò dal telescopio, Judy e Tecna si voltarono verso il dottore.

"Dottore, non credevo di poterla trovare qui, tantomeno oggi." Disse Tecna.

"Non credevo lo stesso di lei, credevo fosse alla festa. Sta benissimo, comunque."

"E... e... io sono Timmy." Si affrettò Timmy porgendo una mano al dottore, lui gliela strinse.

"Il dottor Alexander, ma lei è, esattamente?"

"Il fidanzato della dottoressa. Scienziato. Anch'io. Lavoro su Zenith nel campo della ricerca biologica."

"E siete tutti nel mio laboratorio perché...?"

"Perché questo è anche il mio laboratorio." Rispose Tecna, "E di Judy."

"Judy, è vero! Caspita, non sembri tu vestita in quel modo!"

"Oh, grazie, dottore..." Sorrise Judy, arrossendo. "... cioè..." Ci rifletté, non sapeva se prenderlo come un complimento.

"Ebbene, cosa ci faceva nel nostro laboratorio mentre di sotto c'è una festa alla quale lei stava evidentemente partecipando?" Chiese il dottore.

"Volevo un secondo parere in merito alle mie ricerche ed ho mostrato a Timmy i miei appunti."

"In realtà," Aggiunse Timmy, "ho dato anche un'occhiata alla fessura e credo davvero che bisogni allertare le comunità scientifiche degli altri pianeti, è un qualcosa di mai visto prima."

"Lo terrò a mente." Replicò il dottore. "Ora credo sia meglio se torniate alla festa, vi staranno aspettando, chiudo io."

Timmy e Tecna si guardarono, poi Tecna salutò freddamente il dottore, Timmy gli strinse la mano e con Judy lasciarono il laboratorio.

"E così... quello è il dottor Alexander..."

"Sì, odioso." Annuì Tecna mentre tornavano in sala da ballo.

"Sì, ed anche molto... ehm..."

"Timmy, per favore, non dire quello che penso tu stia per dire!"

"Ma se pensi che io lo pensi allora lo pensi anche tu!" Si accigliò Timmy, Tecna ridacchiò:

"Oh, Timmy, credimi, non c'è davvero nessun motivo per essere geloso di un tipo come quello!"

Quella sera, la festa si concluse con gli omaggi dei sovrani degli altri regni, poi le Winx furono costrette a salutarsi.

"Mi mancate già!" Esclamò Stella, abbracciando le sue amiche.

"Ci rivedremo presto!" Disse Bloom, "E poi, dovrete aiutarmi ad organizzare il matrimonio, che damigelle sareste altrimenti?"
Ci fu un altro grido, i ragazzi, poco distanti, le guardarono straniti.

"Ragazzi, voi niente scenate del genere, per favore..." Disse Sky ai suoi amici.

"Ma che vuoi farci," Replicò Nex alzando le spalle, "quando si parla di matrimoni le ragazze vanno in brodo di giuggiole!"

"Secondo voi siamo stati scortesi con lui?" Chiese Timmy ai suoi amici facendo un cenno verso Jackson, il principe era da solo ed aspettava Musa e Flora per tornare su Sakoma, sembrava impassibile e per niente annoiato, ma se ne stava lì, fermo, in attesa.

"Io ci ho parlato ma non c'è molto da dire... di sport non sa nulla che sia dell'ultima stagione, di windrider ancora peggio, eh, beh, i maschi parlano di questo, ho finito le cose da dire!" Rispose Nex.

"Beh, in ogni caso dovremmo tenerlo d'occhio, Tecna mi ha detto che ha proposto a Flora un mese di tempo per conquistarla, se ci riuscirà lei lo sposerà o altrimenti non se ne farà nulla... Helia ora non c'è, ed ovviamente Flora ha accettato la sua proposta per poi rifiutare il matrimonio, ma in quanto amici di Helia dovremmo comunque tenerlo d'occhio."

"Quindi... quindi Flora non lo sposerà?" Chiese Brandon.

"Beh, no, certo che no, è stata furba però, così potrà tenersi il cuore della natura."

"Ma... ma io credevo che non avesse scelta, che dovesse sposarlo, e credevo che avesse accettato."

"A quanto pare Jackson ha capito che non sarebbe andato lontano obbligandola e ha voluto rendere le cose più romantiche... almeno questo è ciò che mi ha raccontato Tecna, ma, ripeto, stiamo attenti a quel tipo, dobbiamo farlo per Helia."

"Sì, certo... per Helia." Annuì Brandon.  Cercò il vestito rosa della sua fata e la trovò insieme alle altre che ancora chiacchierava, la guardò, cercò di capire cosa le passasse per la testa. Quant'era bella quando rideva, e quello sguardo tanto emozionato per il matrimonio della sua amica...

"Brandon?" Chiamò Nex.

"Eh? Cosa?" Chiese Brandon scuotendosi.

"Noi dobbiamo andare." Rispose Nex.

"Oh, sì, certo. Fate buon viaggio ragazzi, ci vediamo presto."

Dopo aver salutato i loro amici i ragazzi tornarono sui loro pianeti così come le ragazze.
Quando arrivarono su Sakoma Jackson accompagnò le due ragazze alle loro camere. Lasciata Musa in camera sua si diressero verso la camera di Flora.

"Non ce n'è bisogno, puoi andare a dormire." Disse Flora, a bassa voce, mentre camminavano per il corridoio, non c'era nessuno, tutti dormivano e c'era profondo silenzio.
Jackson ignorò ciò che aveva detto la fata e chiese:

"Ti sei divertita alla festa?"

"Ehm... sì, sì, molto... Bloom e Sky sono miei amici da molto tempo e sono stata così felice per loro." Rispose Flora guardandosi i piedi mentre camminava.

"Sì, era chiaro fossero al settimo cielo. Ho conosciuto Sky, mi sembra una persona simpatica."

"Già, lo è."

Arrivarono alla camera di Flora, lei sorrise imbarazzata. "Beh, grazie per avermi accompagnata."

"Volevo darti la buonanotte... ehm... sai andare a cavallo?"

"Io? Sì, ho imparato su Linphea."

"Oh, bene! Allora che ne dici se domani..."

"... Jackson, mi dispiace, domani ho tantissimo lavoro da fare!" Lo interruppe Flora, con aria dispiaciuta.

"Sono giorni che sei chiusa in camera, una boccata d'aria ti farà sicuramente bene!"

"Ma io devo..."

"... per favore!" Sorrise, "Non te ne pentirai!"

Flora guardò negli occhi del principe, erano davvero molto insistenti ed alla fine cedette, alzò gli occhi al cielo e concesse:

"E va bene!"

"Ora sono davvero felice! Buonanotte, Flora." Disse Jackson, le prese la mano e gliela baciò, così andò via. Flora provò una strana sensazione, poi si scosse e tornò in camera sua.
In fretta si mise a letto dopo aver messo il pigiama.

"Caro diario,
Ho una sensazione alla bocca dello stomaco, una di quelle che non avrei dovuto più provare. Jackson stasera mi ha ricordato Helia, ed associare Helia a quello che stavo provando e pensando mi ha fatta stare male.
Oggi, alla festa, io e Brandon abbiamo ballato, e abbiamo parlato, ed abbiamo litigato. E lui..." Flora sospirò, "lui mi ha detto delle cose che io stessa avrei voluto dirmi ma non ne ho avuto il coraggio. Come fa? Come può sapere?! L'ho evitato, l'ho cancellato dalla mia esistenza e come può piombare oggi dal nulla con il suo fare da principe azzurro e dirmi che gli manco?! E dirmi che sta male?! Io non voglio saperlo che lui sta male! Non voglio perché... 
Guardarlo negli occhi mentre mi diceva quelle cose è stata la cosa più straziante, ed io ce l'ho a morte con me stessa perché è per colpa mia se sta così, perché come una stupida su Linphea gli dissi quelle cose! Come ho potuto?! Ed io non smetto di pensare a lui da questa mattina, da prima di arrivare su Eraklyon. E mi rendo conto che in tutto il giorno neanche un pensiero è andato da Helia. Credevo di avere tutto sottocontrollo, ed ero felice perché io sono una maniaca del controllo! Ma poi, come suo solito, arriva Brandon e scompiglia tutto, fa cadere il mio castello di carte ed io voglio solo che mi stia il più lontano possibile perché se lui non soffia il mio castello non cade."

Il giorno dopo quando Flora si svegliò rimase seduta sul letto, gettò un'occhiata ai libri sulla ballerina e disse:

"Al vostro posto ci dovrebbero essere dei trucchi, lo sapete?" Così dopo qualche sbadiglio si alzò e si preparò: Jackson la aspettava alle scuderie.

Il principe era proprio lì infatti in compagnia di Sebastian, il suo stalliere, che sellava due cavalli. Con loro c'era anche Musa che quella mattina si sarebbe dedicata alla pianificazione del suo Centro musicale di riabilitazione per animali fatati.

"E così tu e Flora andate a cavalcare?" Chiese Musa.

"Sì, gliel'ho proposto ieri sera." Sorrise Jackson, "Musa, ascolta," Musa quindi lasciò perdere i ferri di cavallo appesi alla parete e si avvicinò al principe. "Avrei bisogno di una mano, sì, insomma... tu e Flora siete molto amiche, se hai qualche consiglio da darmi..."

"Oh..." Musa fece una smorfia che voleva dire -Cosa vuole questo tizio?- -Come ho fatto a mettermi in questa situazione?-, così disse:

"Beh, sai, con Flora basta essere se stessi, è una ragazza piuttosto semplice, non saprei darti un consiglio preciso..."

"Oh, capisco..."

Finalmente arrivò Flora che fu entusiasta di vedere la sua amica lì.

"Buongiorno a tutti! Musa, ti unisci a noi? Jackson, l'hai detto anche a lei? Ottima idea! Più siamo meglio è, ci divertiremo!"

Jackson sembrò spiazzato, Musa stava per dire qualcosa ma il principe chiarì in fretta il malinteso:

"No, Musa ha da fare oggi! Deve cominciare il lavoro per il suo centro, è già d'accordo col capo mastro!"

Il sorriso di Flora si affievolì, guardò Musa, lei con la sua espressione le fece capire che il principe aveva ragione.
Così Flora e Jackson montarono in sella e lasciarono la scuderia mentre Musa rimase ancora con Sebastian.

"Cos'è quella faccia?" Chiese lo stalliere, Musa sospirò, giù di corda, e rispose:

"Niente, è solo che... ieri la mia amica Bloom si è fidanzata, e le altre mie amiche sono sui loro pianeti con i loro ragazzi, beh, Stella è fidanzata con se stessa ma vale lo stesso, e Flora ha Helia e poi c'è Jackson ed io... mi sento un po' tagliata fuori, ecco."

Sebastian le andò vicino e le disse:

"Musa, non devi neanche pensare ad una cosa come questa. Credimi, la vita è inaspettata, un attimo prima sei solo e nessuno si ricorda neanche il tuo nome e poi quasi grazie ad un incantesimo incontri qualcuno che... che l'unica cosa che ti fa dire è -wow-."

Musa lo guardò, abbozzò un sorriso e replicò:

"Sai, Sebastian, non credevo che in così poco tempo tra di noi potesse nascere un'amicizia come questa! Grazie!" La fata lo abbracciò, lo stalliere, in un sospiro, borbottò:

"E di che."

Flora e Jackson si erano inoltrati nel bosco, nessuno dei due era stato di molte parole, Flora però aveva la natura intorno a sé che le parlava, Jackson notò l'espressione della fata e chiese:

"Cosa ti stanno dicendo?"

"Cosa?"

"Gli alberi, la natura... sei una keimerina, so che puoi ascoltarla."

"Sì," Flora lo guardò, "sì, è vero. Beh, vedi, non è che dicano esattamente qualcosa, come me e te che stiamo parlando. Sono più... sensazioni, quelle che trasmettono. Ed in questo momento la natura è così emozionata per la primavera! Era molto che non la sentiva e tutti sono così affaccendati ed emozionati."

"Wow, è davvero meraviglioso."

"Sì, ed è indescrivibile! Perché, vedi, io te ne ho parlato, ma è niente in confronto a sentirlo davvero! Quanto vorrei poterti trasmettere queste sensazioni!"
Jackson sorrise, vedendola tanto emozionata, e la lasciò parlare cercando di conoscerla meglio.
Passarono la mattina insieme, si fermarono presso una radura, i cavalli brucarono dell'erba e loro chiacchieravano, ma erano chiacchiere vuote, nessuno dei due riusciva davvero ad entrare nella dimensione dell'altro, Jackson ne fu un po' deluso ma decise di non demordere e, sulla via del ritorno, organizzò un altro incontro per il giorno seguente.

"Ma tu non hai cose da principe da fare?" Chiese Flora, ridacchiando.

"Certo che ne ho, ma tu ora sei la mia priorità." Rispose il principe, Flora smise subito di ridere ed arrossì.
Lasciato il bosco tornarono alle scuderie e lì li accolse una Musa estremamente agitata.

"Musa, calma, cosa è successo?!" Chiese Flora scendendo in fretta dal suo cavallo, Jackson fece lo stesso.

"Flora, dobbiamo andare subito su Magix!" Rispose Musa.

"Magix? Perché?" Chiese ancora Flora, preoccupata e confusa.

"Ad Alfea! C'è stato un attacco ad Alfea! La preside Faragonda ha contattato Tecna e lei ha chiamato me! Ci vuole lì subito! Roxy è in pericolo!"

Flora non poté credere alle proprie orecchie e, risoluta, disse:

"Andiamo a Magix."

Coucou! The gardner is back! Sì, piccoli germogli miei, sono tornata e so che è una vita che manco! Chiedo scusa ma vi avevo avverititi che ho l'es... l'es... non riesco neanche a dirlo... -.- comunque, oggi c'è stata la prima prova (ovviamente ho scritto un saggio sulla natura! Sarebbe stato carino accostare a "Dialogo della Natura con un islandese la figura di Vymarna, che dite? XD) e ho sciolto un po' l'ansia... il prossimo capitolo arriverà il 7 Luglio, o il 6, comunque il giorno dell'orale così festeggiamo insieme!!
Passando al capitolo, lo so, niente azione, ma siamo ancora al terzo! C'è molto sentimentalismo ma poi alla fine riceviamo una notizia: Roxy è in pericolo. Eh, vabbe', volevate l'azione? Preparatevi!
Nel frattempo il povero Team Helia si chiede cosa ne sia del suo beniamino... portate pazienza...
Direi che è tutto, lascio i commenti a voi (spero positivi) e grazie per tutto! Siete il mio piccolo angolo di fantasia=felicità. Ciò mi fa pensare a Leopardi... okay, la smetto, ma va be'! Buona fortuna a chi come me domani ha la seconda prova e a tutti i germogli che studiano per la sessione estiva! Vi adoro e vi mando un bacio!
Vi strAmo,
xoxo Florafairy7



Ps. ho in mente due attori che sarebbero perfetti per Jackson e Sebastian, volete vederli o volete azionare unicamente la fantasia?

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ricerche ***


RICERCHE

Quando Musa e Flora uscirono dal portale che le portò ad Alfea, lì, in cortile, incontrarono Bloom, Aisha, Nex e Timmy ed andarono loro incontro.

"Ragazzi, avete saputo?" Chiese Flora.

"Sì, e..." Aisha non riuscì a dire altro, fu aperto un altro portale, da questo uscirono Tecna, Sky e Brandon.

"Ragazzi!" Esclamò il principe.

In un fascio di luce apparve l'unica ed inimitabile principessa di Solaria.

"Ed eccomi qui in tutto il mio splendore!" Esclamò Stella, tutti la guardarono, lei fece una smorfia. "Anch'io sono felice di vedervi... beh, andiamo da Faragonda o no? Roxy è in pericolo!!"

Così i ragazzi si fecero strada per i corridoi di Alfea, ansiosi di sapere come stesse la loro amica e di quale pericolo si trattasse.
Arrivarono all'ufficio della preside e quando Griselda, seduta alla sua scrivania, li vide si alzò immediatamente.

"Pare che non riusciate a stare lontani da qui." Constatò l'ispettrice.

"A quanto pare no, ispettrice Griselda. Ehm... la preside è nel suo ufficio? Possiamo entrare?" Chiese Bloom, Griselda indicò la porta con il palmo della mano rivolto verso l'alto.

"Grazie." Sorrise la principessa.

Così bussarono ed entrarono subito. Quando entrarono nell'ufficio di Faragonda la videro seduta alla sua scrivania, di fronte a lei c'era proprio Roxy.

"Siete arrivati." Disse la preside con un sospiro di sollievo.

"Ragazze!" Esclamò Roxy, tutte corsero da lei.

"Roxy, come stai?" Chiese Bloom.

"Ti hanno fatto del male?" Chiese Flora controllandole il viso.

"Ragazze, ragazze," Le fermò la giovane fata, "sto bene, non mi hanno fatto nulla."

"Preside Faragonda, cosa è successo?" Chiese Sky, la preside storse le labbra, incrociò le mani e rispose:

"Beh, innanzitutto grazie per essere venuti, mi rendo conto che ora avrete le vostre faccende da sbrigare, non siete più miei allievi."

"Non si preoccupi, preside Faragonda, se lei chiama noi arriviamo!" Esclamò Musa, la preside ridacchiò.

"Grazie, Musa. Vedete, quello che è successo ha spaventato tutti, e Roxy soprattutto."

"Sì," Annuì Roxy, dopo che la preside le ebbe fatto un cenno, "ero in cortile con Griselda per la lezione di autodifesa, improvvisamente sono apparse delle... delle ombre, sì, erano proprio delle ombre. Tutte ci siamo spaventate, qualcuna ha urlato, io stavo per attaccare ma una di queste ombre è diventata molto più grande ed ha detto: Roxy, figlia di Morgana. Al che mi sono impietrita, Griselda poi è intervenuta attaccando quell'ombra e poi... si sono volatilizzate, tutte le ombre sono sparite improvvisamente così come sono apparse."

"Roxy, sarà stato terribile." Disse Flora, con il suo solito tono dolce, prendendo la mano della sua amica.

"Capirete che mi sono allertata." Disse la preside, "Insomma, ombre? Da dove arrivano? Cosa sono? E come conoscono Roxy? Non ho mai avuto a che fare con qualcosa del genere, mai. E sono molto perplessa, ma ho anche una scuola da portare avanti e così mi affido alle fate migliori che conosca, e lo stesso vale per i guerrieri."

"Non esageri, preside Faragonda." Disse Tecna, Faragonda sorrise.

"Bene," Disse Bloom, "allora direi di cominciare le nostre ricerche, potremmo consultare la biblioteca per cercare qualcosa in merito a queste ombre, e magari Roxy potrebbe farci una descrizione più dettagliata."

"Sono davvero felice che vi siate messi a disposizione, so che avete molto da fare sui vostri pianeti, ma il vostro aiuto per noi è preziosissimo." Replicò la preside.

"Non si preoccupi." La tranquillizzò Sky, "Bene, allora andiamo in biblioteca."
La preside annuì e i ragazzi, con Roxy, lasciarono il suo ufficio. 
In biblioteca, i ragazzi chiesero a Barbatea qualcosa sulle ombre, purtroppo la loro richiesta era un po' vaga, Barbatea consigliò loro degli autori del precedente secolo che avevano affrontato la questione.

"Troverete tutto in quella sezione." Disse la bibliotecaria indicando gli enormi scaffali sul lato destro della sala.

I ragazzi quindi presero tutto quello di cui avevano bisogno e sedettero, quindi Timmy chiese:

"Puoi descriverci meglio l'apparizione delle ombre?"

"Beh, è stato tutto molto veloce ed ora è come se i ricordi stessero cominciando a confondersi... eravamo di fuori, e c'era il sole, come adesso, quindi per terra si vedevano le nostre ombre... ad un tratto hanno cominciato a muoversi da sole e ad ingigantirsi, tutte abbiamo avuto paura, e poi è successo ciò che vi ho raccontato... mi ha messo i brividi."

"Immagino..." Rifletté Tecna, "... beh, dobbiamo capire di cosa si tratta, quindi direi di metterci al lavoro, sono certa che in questi libri ci siano delle informazioni utili."

Così si divisero un libro per ciascuno cercando di capirci qualcosa e sperando di trovare quello che gli serviva. Flora era già al secondo capitolo del libro di Fitzwilliam Cunningham quando Brandon, seduto accanto a lei dal lato corto del tavolo, fece scivolare un pezzetto di carta.

"Mi dispiace per ieri." 
Lesse lei silenziosamente, alzò lo sguardo verso il ragazzo, lui la guardò. Flora prese una matita e scrisse:

"Non ce l'ho con te."
Senza far rumore fece scivolare il foglio. Poi tornò a lei.

"Allora perché ti comporti così?"
Flora lo guardò, Brandon fece un cenno arricciando le labbra, la sua espressione voleva chiaramente dire:- Non puoi negare l'evidenza-.
Flora scosse la testa e scrisse:

"Non me lo stai chiedendo davvero."

Flora lo guardò leggere il biglietto, aspettando la sua reazione, fu sorpresa quando vide che sul volto del ragazzo si disegnò un sorrisetto, lui la guardò, Flora cercò di leggere la sua espressione quando:

"Ragazzi, sentite che cosa ho trovato!" Esclamò Nex, tutti si girarono verso di lui, dunque Nex cominciò a leggere:

"Mmm... dunque, qui dice che le ombre sono esseri senzienti che non hanno forma materiale ma si appoggiano sulla materia. Sebbene abbiano capacità di intendere non godono di libertà di scelta, essi infatti dipendono sempre da un ente più potente."

"Questo vuol dire che le ombre sono gli scagnozzi di un cattivone ancora più malvagio..." Constatò Brandon con un sospiro sprofondando nella sedia. "Ahi..." Si lamentò quando Flora gli colpì il braccio facendogli notare l'espressione che aveva assunto Roxy.

"Cosa vuole questo tizio da me? Chi è  e perché sa il mio nome?" Chiese la giovane fata ai suoi amici.

"Roxy, sta' tranquilla, lo scopriremo." Cercò di tranquillizzarla Flora.

"Ma ci servono più informazioni." Puntualizzò Tecna.

"Come credete di fare per trovarle?" Chiese ancora Roxy, Musa storse le labbra e rispose:

"Non ne abbiamo idea!"

"Okay, sentite, non abbattiamoci subito così." Disse Sky, "Abbiamo davanti a noi una pila di libri, che per quanto ne sappia sono la cosa migliore mai inventata, quindi direi che prima di ogni altra cosa potremmo cercare qualche altra informazione qui dentro, ci sarà pure il nome di qualche tizio che faceva stregonerie del genere, o degli incantesimi di cui si serviva, no?"

"È per questo che ti amo!" Esclamò Bloom baciando il suo principe.

"Oh, per favore, sono debole di stomaco!" Scherzò Nex.

"Bene, ragazzi, allora abbiamo tutto il giorno per trovare qualcosa di utile, su, muoviamoci!" Disse Musa, e i ragazzi si misero di nuovo a lavoro.
Flora si alzò e disse ai suoi amici:

"Ragazzi, scusatemi, torno subito." Così si allontanò ma Stella chiese:

"Dove vai?"

Flora prese un respiro, sorrise e si girò verso la sua amica.

"Vado a controllare che la nuova custode della serra si stia occupando come si deve delle mie piante, ora che sono qui ad Alfea ne approfitto!"

Avendo dato la risposta che tutti si aspettavano, Flora poté finalmente andare, ma invece di scendere per la serra, salì al secondo piano, dove c'era l'ufficio del professor Avalon.

"Avanti." Disse il professore dopo che Flora ebbe bussato, così la ragazza entrò.
Avalon non si aspettava di vederla e fu molto sorpreso.

"Flora! Che piacere vederti!" Esclamò Avalon accogliendola, poi tornò alla sua scrivania, Flora si avvicinò.

"Anche per me è un piacere, professore."

"Sei qui per ciò che è successo a Roxy?"

"Sì, Faragonda ci ha avvertite subito, ed eccoci qui. Siamo in biblioteca per fare qualche ricerca."

"Capisco... e le tue ricerche invece come vanno?"

Flora sospirò e sedette di fronte al professore.

"Non come speravo. Ho consultato i libri che mi ha consigliato ma non ho trovato nulla di utile, o almeno niente che facesse davvero al caso mio!"

"Flora, in effetti è una questione davvero, davvero delicata, ed anche piuttosto rara, anzi, direi più unica che rara! Insomma, sei sicura di voler andare fino in fondo a questa faccenda?"

"Professore, quando ero su quella torre, su Sakoma, e Yana ha preso via il mio cuore della natura io... io ho sentito tutta la sofferenza di Linphea, tutto il dolore che stava sentendo, ogni singola sensazione di quel pianeta sofferente, di quella natura stremata, e credevo di morire schiacciata da quel peso... e l'ho portato solo per pochi minuti. Brandon l'ha portato su di sé per un'intera battaglia, e lo porta ancora con sé, una qualunque, minima o massima sofferenza che sia di quel pianeta lui la sente, ed è per colpa mia. Quindi sì, voglio davvero liberarlo da questo peso."

"Va bene, Flora, allora farò quello che posso per aiutarti, ma spesso i rituali tanto antichi possono richiedere molto... molto impegno, molta intenzione, disponibilità... quanto tieni a questo tuo amico?"

"Molto. Ci tengo davvero molto, quindi, davvero, qualunque cosa richieda quel che lei riesce a trovare, per me andrà bene."

"Va bene, questo mi aiuta perché il mondo magico antico è molto vasto, ora so che posso cercare fino in fondo. Tu però non smettere di cercare in quei manuali, anzi, ho qui qualcosa per te, un recente acquisto, ecco." Il professore tirò fuori un vecchio libro dal cassetto della scrivania.

"- La Natura, Storia." Lesse Flora, "Grazie, professor Avalon, lei è un grande aiuto per me." Avalon sorrise, poi Flora si alzò, "Ora mi scusi, torno dai miei amici per continuare le ricerche su quelle ombre, grazie ancora."

Avalon salutò la sua ex allieva e Flora andò via. Quando uscì dall'ufficio di Avalon diede un'occhiata a quel libro.

"E speriamo di trovare qualcosa..." Così se lo infilò in borsa. Tornò in biblioteca dai suoi amici, Musa chiese:

"Allora, come sta la tua serra?"

"Alla grande!" Rispose Flora, strizzando gli occhi, poi tornò a sedere, suo malgrado accanto allo scudiero.

"Dove sei andata?" Chiese Brandon, sottovoce, mentre Flora apriva il libro davanti a sé.

"Alla serra, come ho detto." Rispose Flora in un sussurro.

"Strizzi gli occhi quando menti."

Flora lo guardò, sorpresa, poi però assunse un'espressione seria e gli disse:

"Brandon, torna a lavoro."

"Trovato qualcosa?" Chiese Timmy, ai due.

"No." Risposero all'unisono, così tornarono al lavoro.
Il pomeriggio passò sui libri e solo quando il sole stava tramontando chiusero finalmente quegli antichi manuali.

"Quindi ora sappiamo un paio di cosette." Esordì Sky, "Sappiamo che le ombre possono essere evocate e controllate solo da entità magiche piuttosto potenti e che utilizzano la magia nera, non che me l'aspettassi da una fata. Poi sappiamo che pochi magici hanno superato questo confine e che quelli che l'hanno fatto, ovvero Cora, la strega rossa, Clio, la strega del mare profondo e Tunde, lo stregone della terra del fuoco, sono tutti morti."

"Un pomeriggio produttivo, non credete?" Ironizzò Nex, Brandon disse:

"Beh, se questi qui sono tutti morti almeno sappiamo che il nostro uomo è un novellino in quanto ad ombre, potrebbe essere un vantaggio."

"Ad ogni modo cercheremo ancora, Roxy. Sta' tranquilla, non ti lasceremo da sola in questa situazione." Disse Bloom, Roxy sorrise.

"Mi dispiace ma io ora devo proprio andare, ho un incontro con Flavius Ray, vuole sapere di più sulla mia ultima collezione!" Esclamò Stella alzandosi di colpo, "Quindi perdonatemi se non vi do una mano a sistemare questi libri! Vi adoro tutti, ci sentiamo dopo in videochiamata ragazze!" Andò da Roxy, le diede un bacio sulla guancia, "Sta' lontana dai guai, domani ho un incontro con il marchese di Lilliris! A dopo ragazze! Ciao ragazzi, ci vediamo presto!" Così la principessa si sfilò il suo anello, lo trasformò in scettro e in un battito di ciglio scomparì. Gli amici si guardarono per poi scoppiare in una fragorosa risata, furono però ammoniti dalla bibliotecaria.

"Su, ragazzi, mettiamo a posto questi libri e torniamo a casa." Disse Sky alzandosi, così ognuno prese un paio di volumi per metterli a posto.

Flora era nella sezione "C" rimettendo a posto dei libri sui grandi scaffali quando si accorse di non essere sola.

"Il tuo principe si sarà annoiato oggi, non avrà avuto nessuno da corteggiare."

"E tu come lo sai?"

"Perché non me l'hai detto?" Chiese Brandon, appoggiando una spalla allo scaffale. Flora si voltò verso di lui e rispose:

"Non credevo fosse il caso."

"Lo sarebbe stato, almeno avremmo evitato di litigare."

"Brandon, è questo il punto, non capisci?" Chiese Flora, incrociando le braccia. "Litigare sul perché io abbia deciso o no di sposare qualcuno non è qualcosa che dovrebbe succedere." Fece per andare ma Brandon la fermò:

"Flora, aspetta!" Le poggiò le mani sulle spalle e la guardò negli occhi, "Io... dicevi sul serio, prima, quando hai detto che non ce l'hai con me?"

Flora accennò un sorriso e rispose:

"Certo che dicevo sul serio, Brandon. Perché dovrei avercela con te? Perché sei sincero? Non posso incolparti per questo."

"Flora..."

"... Ma ho bisogno che tu capisca che qualsiasi cosa ci sia stata fra me e te ora non c'è più."

Brandon lasciò andare la presa sulle sue spalle, scurendosi in viso.
Flora allora lo superò, poi dopo qualche passo si fermò e chiese:

"Tu ce l'hai con me?"

Brandon si voltò per guardarla.

"Io non... non ci riesco."

Flora lo guardò, toccata, poi disse:

"Vorrei solo che tu fossi felice."

"Già." Replicò Brandon, abbozzando un sorriso, poi si voltò e la lasciò in mezzo a quei libri. Flora aprì la bocca per dire qualcosa ma non ci riuscì.

Quella sera ognuno tornò sul proprio pianeta, Jackson accolse Musa e Flora con grande entusiasmo e chiese loro come stesse la loro amica con tanta apprensione come se l'avesse conosciuta.
Su Eraklyon invece, Brandon era quasi stato tentato di dare buca alla sua amica Millicent, ma poi si ricordò della conversazione avuta con Flora e decise che non aveva proprio voglia di passare la serata a pensarci e ripensarci torturandosi da solo.

"Devo dire la mia?" Chiese Sky al suo amico.

"No, questa volta passo." Rispose Brandon aggiustandosi i capelli.

"Sai che non serve a n..."

"... non m'interessa. Okay, sono pronto! Ci vediamo domattina, devo addestrarvi, vostra maestà!" Scherzò Brandon uscendo, Sky scosse la testa.

Quella stessa sera Flora consultò il libro di Avalon, mentre girava le pagine però ripensava alla conversazione avuta con lo scudiero, alla discussione del giorno prima... era tanto chiedergli di essere felice senza di lei? Lei ci stava provando!
Bussarono alla porta, era una domestica.

"Signorina, chiedo scusa, una pixie ha consegnato questa lettera per voi."

"Oh, grazie mille, Nadia." Sorrise Flora.

"Sapete il mio nome?"

"Certo! Hai lavato i miei vestiti da quando sono arrivata qui, come potrei non saperlo? E, comunque, grazie mille, sei stata davvero gentilissima."

"Oh... beh, non c'è di che, credo... buonanotte, signorina."

"Buonanotte." Salutò Flora e quando la porta si chiuse si dedicò alla lettera.
Chiuse il libro di Avalon, andò a sedere sul letto e la aprì.

"Mia adoratissima Flora,
Mi manchi già moltissimo! Starti lontano è come stare lontano dalla luce del sole, o dalla freschezza dell'acqua, o dal profumo dolce dei fiori di primavera. Stare lontano da te è come stare lontano dalla mia stessa vita.
Ti scrivo per salutarti, e per dirti che qui le cose vanno bene, siamo entrati nel territorio degli spoks ed abbiamo iniziato la spedizione. La regina Agata è stata molto chiara negli ordini... ma non voglio annoiarti con tutto questo. Dimmi, hai già fatto domanda per la cattedra di erbologia? Ed ora dove ti sei stabilita? Ho chiesto a Livy di recapitarti la lettera ma al momento non ho la più pallida idea di dove tu sia!
Spero che non sia stato troppo difficile convincere il re... ad ogni modo, credo che sarò presto a casa, riesci a stare senza di me per un mese? Perché credo che in cinque settimane circa avremo terminato!
Ora ti lascio, ma ti mando tutto il mio amore,
Un bacio,
Helia"

Flora sorrise, prese un respiro per calmarsi. Quella lettera era così piena d'amore, quelle parole tanto dolci, Helia era così meraviglioso! Flora prese subito carta e penna per potergli rispondere.

"Caro Helia,

Si fermò: il suo entusiasmo si era di colpo spento. Doveva prima essere sicura delle parole da usare, prima essere sicura di che cos'era quello che si stava agitando nel suo petto. Non poteva essere, quella situazione non stava accadendo davvero di nuovo. Eppure non riusciva a togliersi quell'espressione dalla testa, quel -mi sei mancata- sussurrato il giorno prima...

"Caro Helia,
Sono felice di sapere che presto sarai a casa, è davvero dura saperti tanto lontano. In realtà non ho avuto tempo per il concorso a cattedra, che sai tanto desideravo fare, perché ci sono state altre questioni da risolvere. Al momento sono su Sakoma con Musa, lei ha deciso di installare qui il suo centro per animali fatati, io invece ho preso un accordo con il principe e presto sarò libera da questa scomoda situazione. In più, proprio oggi, Roxy è stata attaccata ad Alfea, quindi siamo andati tutti lì per dare un'occhiata, Roxy ci ha detto che delle ombre l'hanno attaccata, ci domandiamo di cosa possa trattarsi.
Per il resto va tutto bene, spero che anche a te le cose andranno bene.
Sei importante,
Flora"

Flora chiuse la lettera in una busta, il mattino dopo l'avrebbe inviata.
Andò a mettersi a letto, non poteva non pensare e ricercare come condividere il potere del suo cuore della natura con qualcun altro non era proprio il passatempo migliore.

Il mattino dopo Tecna si recò in laboratorio, puntualissima come sempre. Per sua sorpresa, il dottor Alexander era già lì.

"Dottoressa, che piacere vederla!" Esclamò lui con sarcasmo, riferendosi all'assenza del giorno prima della fata.

"Vorrei tanto dire lo stesso, dottore. Judy, perdonami ma ho un dubbio e vorrei analizzare la fessura, potresti per favore calibrare il telescopio?"

"Subito, dottoressa." Replicò Judy.

Tecna, nel frattempo, diede un'occhiata ai referti del giorno prima e qualcosa attirò la sua attenzione.

"Questi sono i valori di ieri?" Chiese, per essere sicura.

"Sì," Rispose il dottore, "piuttosto anomali, non crede anche lei? Avrei voluto la sua opinione ma non era qui."

Tecna alzò gli occhi al cielo e replicò:

"Oh, per favore... lei non capisce, come al solito! Ieri sono stata ad Alfea perché la figlia di Morgana è stata attaccata da delle creature, a detta sua delle ombre... ma guardi questi valori, e se ci fosse un collegamento tra le ombre e la fessura?"

"Ma cosa dice? La fessura nell'universo è un fenomeno astrofisico che non può mettere in relazione con ciò che crede di aver visto una ragazzina!"

"Roxy non è una ragazzina, sa cos'ha visto ed io andrò in fondo a questa storia!" Concluse risoluta Tecna.

Nel frattempo Brandon e Sky erano insieme trottando lungo i confini delle proprietà reali.

"Allora, com'è andata con Millicent ieri sera?" Chiese Sky, anche se già conosceva la risposta.

"Niente di che, parlava tantissimo... credo di aver sentito solo la metà di ciò che mi ha detto... avevo la testa da un'altra parte."

"Su Sakoma?"

"Ieri mi ha detto che non ce l'ha con me ma che qualsiasi cosa ci sia mai stata fra noi ora non esiste più... non riesco a capire, Sky. Com'è possibile che io abbia sentito così tanto e che lei non abbia sentito niente? Com'è possibile che c'è stata un'unica emozione ma che l'abbiamo sentita in due modi differenti? Io non capisco... non capisco davvero."

"Già, un vero mistero..." Borbottò Sky rimpiangendo la promessa fatta alla sua amica.

"Sai che nei film si dice che se ami qualcuno ti basta sapere che è felice, anche senza di te? Beh, io non ci riesco. Io desidero davvero che Flora sia felice, ma saperla felice senza di me è... è straziante. Insomma, deve funzionare così?"

"Brandon, io... non lo so."

Brandon gettò un'occhiata al suo amico, "Su, vostra altezza, vediamo chi arriva prima ai ruscelli!" Esclamò poi e in un attimo prese a correre al galoppo, Sky gli corse dietro cercando di superarlo.

Su Sakoma, Musa era in giardino, nello spazio che Jackson le aveva praticamente regalato, con il capo mastro e i suoi operai e stavano costruendo i paddock, Polaris sembrava entusiasta e dalle narici gli uscivano sbuffetti di nebbia.

"Sì, bello, lo so che ti piace! Jackson è stato davvero gentile con noi, vero? Non posso credere che nonostante ci abbia appena conosciuti sia già così... così..."

"Musa!"

Musa si voltò e vide che verso di lei arrivava Sebastian.

"Sebastian, ehi!" Salutò Musa.

"Come procedono le cose?" Chiese il ragazzo con un bel sorriso.

"Mmm... bene, direi proprio bene! Jackson mi ha detto di non badare a spese e qui sono tutti gentilissimi! Adoro questo posto, e Polaris è tanto contento!" Polaris alzò il collo sbuffando, Sebastian ridacchiò:

"Ne sono felice... ehm... e la tua amica? Quella di Magix, come sta?"

"Oh, Roxy, sì, sta bene, è stato uno spavento, si trattava di ombre... stiamo ancora cercando di capire, ieri abbiamo passato tutto il giorno sui libri, siamo tornate ieri sera! E pensa che Jackson è venuto a prenderci al cancello, gentile da parte sua, vero?"

"Sì, davvero gentile..." Rispose lo stalliere forzando un sorriso.

Proprio il principe Jackson, quella mattina, aveva avuto un incontro con l'ambasciatore di Espero ed era stata una lunga mattinata. Lasciata la sala delle riunioni, si avvicinò alla grande finestra, sorrise e allora si recò in giardino.

"Flora!" Chiamò il ragazzo avvicinandosi a lei, la fata era seduta all'ombra di un albero.

"Jackson, ciao."

"Ehi," Il principe sedette accanto a lei, "va tutto bene?"

"Sì, sì, certo." Rispose Flora con un sorriso.

"Non mi sembra." Replicò Jackson, storcendo le labbra.

"Sono solo un po' pensierosa, ma va tutto bene. Il tuo incontro con l'ambasciatore?"

"Anche quello è andato bene... ascolta, ti va di uscire?"

"Uscire?"

"Sì, da quando sei arrivata sei rimasta chiusa tra le mura di questo palazzo, ma Sakoma è bellissima e non hai avuto l'occasione di vederla!"

Flora sorrise, le sarebbe piaciuto moltissimo vedere Sakoma, poi però il suo sorriso si spense, non voleva passare troppo tempo con il principe, lui si era messo in testa di farla innamorare e a lei quella situazione non piaceva affatto.

"Allora?" Chiese Jackson, incalzandola, Flora distolse lo sguardo.

"Jackson, non lo so... ho tanto da fare, ho una pila di libri da consultare..."

"Ma per quello ci sarà tempo!" Esclamò Jackson, si alzò e le porse la mano. "Andiamo, so che muori dalla voglia di vedere cosa c'è lì fuori! E poi, non c'è guida migliore del principe!"

Flora sorrise, e allora non poté che accettare, si alzò da sola, senza accettare l'invito di Jackson, e poi disse:

"E va bene, andiamo! Ma torniamo presto, ho..."

"... tanto da fare, ho capito, tranquilla! Oh... aspetta, prima di uscire mi servirà qualcosa per non farmi riconoscere... sono l'erede al trono, non potrei uscire senza scorta."

"Oh, e come intendi fare?"

"Vieni con me."

Jackson le prese la mano e la portò con sé alle scuderie. Sebastian non era lì, Jackson entrò, salutò Spartan e poi prese una mantella che era appesa all'attaccapanni. La mise a Flora dicendo:

"Non vogliamo che sappiano chi sei... sai, al momento sei la ragazza più invidiata di Sakoma!"
Flora rise, poi Jackson mise un mantello, si scompigliò i capelli e si sporcò la faccia con del terreno.

"Che ne dici, sembro un principe?"

"Per niente." Rispose Flora divertita.

"Bene, allora andiamo!"

Jackson le prese la mano ed insieme lasciarono il palazzo evitando le guardie. In quel momento Flora non poté non pensare a quando si era intrufolata con Brandon nel palazzo di Isis per rubare il cuore della natura. Era lì che l'aveva baciata la prima volta. Non l'avesse mai fatto, pensò Flora.

"A cosa pensi?" Chiese Jackson mentre ormai erano già fuori dal palazzo e camminavano verso il centro della cittadina.

"A niente." Rispose Flora, scuotendo la testa, notò che Jackson le teneva ancora la mano e lei la fece scivolare via.

"Ti dà fastidio? Mi dispiace, non credevo che di questi tempi le ragazze..."

"... tranquillo, non scusarti." Lo interruppe Flora abbozzando un sorriso. E con quello aveva appena fatto credere che in quell'epoca le ragazze non tenevano per mano i ragazzi solo perché lei pensava ad un altro.

Sakoma era bellissima, era allegra, piena di gente, c'erano banchi per le strade, una fontana al centro della piazza, bambini che giocavano.

"Ti piace?"

"È davvero bellissimo qui." Sorrise Flora.

"Ora è casa tua, e presto sarai la re..."

"... guarda, sembrano fatti a mano!" Esclamò Flora prima che potesse dire quella parola, si avvicinò al banco e Jackson la seguì. Su quel banco c'erano bracciali e collane, spille ed orecchini, tutti molto colorati fatti con delle pietre colorate.

"Vi piacciono?" Chiese la donna dietro al banco.

"Sì, moltissimo! Li ha fatti lei?" Disse Flora.

"Con queste mani qui." Sorrise compiaciuta la donna, spostandosi un riccio nero dietro l'orecchio.

"È bravissima." Si complimentò Flora, Jackson prese un bracciale fatto con delle pietre rosa e chiese a Flora:

"Ti piace?"

"Sì, è davvero bello! Ci vuole talento per fare una co..."

"Quanto viene?" Chiese Jackson alla donna, Flora lo fermò.

"No, Jackson, no, davvero."

"Ma se ti piace!"

"Sì, ma no, davvero, non c'è bisogno che tu..."

"Lascialo fare," S'intromise la donna,"è così galante! Non se ne trovano più di così! Io vengo da Espero, e fidati, tesoro, è raro trovare dei ragazzi tanto romantici di questi tempi!"

Flora arrossì terribilmente e balbettò qualcosa come:

"Beh... sì, in effetti, magari... cioè... le cose cambiano..."

"Sono quindici falci." Disse la donna rivolta a Jackson, il ragazzo, nonostante Flora fosse contraria, pagò la donna e prese il bracciale.

"Jackson, non dovevi!" Disse Flora, lui sorrise.

"Dammi la mano."

Flora gli porse la mano e Jackson le infilò il bracciale.

"Dai, è un regalo, accettalo, l'ho fatto col cuore."

"E va bene, e grazie, è davvero bello."

Jackson sorrise soddisfatto, poi la sua attenzione fu attirata dalla musica che veniva dal centro della piazza. Fece cenno a Flora ed entrambi si avvicinarono. Videro che c'erano dei musicisti di strada che suonavano e delle persone erano raccolte intorno a loro. Il pensiero che passò nella mente di Flora la fece sorridere, guardò Jackson, lui sembrava preso dallo spettacolo.

Su Eraklyon invece la dottoressa Tecna sembrava aver trovato ciò che cercava, guardava attraverso il telescopio mentre borbottava:

"Lo sapevo... lo sapevo... c'è qualcosa che non va ed il mio istinto non sbaglia mai!"

"Cos'ha trovato?" Chiese Judy.

"Ho trovato delle tracce di scia magica intorno alla fessura e non ho trovato tracce di scia magica intorno alla fessura, quello che ho trovato Judy, sono tracce di ombre."

"Ombre?"

"Sì! Non riuscivo a capire, ma quello che è successo a Roxy mi ha aperto gli occhi! La scia magica era lì, la vedevamo, ricordi? Ma quando analizzavamo la fessura cosa trovavamo? Niente! Come se intorno a quella fessura non ci fosse mai stato niente! Ed in effetti, di materiale, non c'è mai stato niente!"

"Questo vuol dire che..."

"... che le ombre che hanno attaccato Roxy venivano dalla fessura! Sì! Lo sapevo che ne sarei venuta a capo!!" Esultò Tecna, Judy sorrise facendosi contagiare dall'allegria. "Judy, prendi carta e penna, annotiamo tutto!"

"Sì, dottoressa!" Judy andò verso gli scaffali quando improvvisamente le luci andarono via, le piccole finestre del laboratorio facevano entrare poca luce e la stanza d'un tratto quindi divenne cupa ed i tavoli, gli attrezzi e gli scaffali ottennero delle ombre. Ombre sinistre, agli occhi di Tecna, e infatti non si sbagliava. Quelle ombre cominciarono a muoversi, cominciarono a prendere forma staccandosi dagli oggetti a cui dovevano effettivamente fare ombra, s'ingigantirono fino a diventare un tutt'uno. Tecna fece un passo indietro di fronte all'ombra.

"Chi ti controlla?" Chiese Tecna.

"Zvonimir presto sarà libero! Zvonimir presto sarà libero! Temetelo!!" Tuonò l'ombra con un vocione spaventoso, poi si dissolse improvvisamente e le luci si riaccesero. Tecna riprese a respirare regolarmente, Diana, Tiana e Lana uscirono da sotto il tavolo e Judy e il dottor Alexander si resero conto di essere abbracciati.

"Mi dispiace, dottore, io..." Balbettò Judy.

"Shh..." La zittì il dottore e si rivolse a Tecna, "... che cos'era quella cosa e cosa ci faceva nel mio laboratorio?!"

"Beh, ecco, in realtà sarebbe il nostro laboratorio." Precisò Tecna, il dottore la guardò male e lei allora cedette. "E va bene, sì, beh, quella, dottore, era un'ombra, una di quelle che ha attaccato Roxy! Come vede non mi ero sbagliata! Le ombre provengono dalla fessura, intorno alla fessura c'è l'ombra di una scia magica!"

"Quindi lei mi sta dicendo che l'universo si sta squarciando in due perché una ragazzina gioca con le ombre?!"

"No, le sto dicendo che c'è un certo Zvonimir che presto sarà libero e che ha mandato un'ombra per farcelo sapere, a quanto pare conta di essere potente e vuole metterci paura... è per questo motivo che devo assolutamente raggiungere il principe Sky. Con permesso." E con tutta la tranquillità del mondo Tecna lasciò il laboratorio, Alexander guardò Judy.

"Come fai a sopportarla?"

"Per favore, dottore, io sopporto lei." Replicò Judy con un sorrisetto, Alexander si accigliò, offeso. "C... che...?"

"Mi scusi, devo mettere per iscritto quei dati." Lo interruppe, ridacchiando, la giovane.

Tecna raggiunse in fretta le camere del principe, superò le guardie avvertendole che se non avesse parlato col principe immediatamente l'universo si sarebbe squarciato in due e loro la lasciarono passare.

"Sky, non immaginerai mai cosa ho scoperto!" Esclamò la ragazza entrando in camera del suo amico senza neanche bussare.
Il ragazzo, che era di fronte al suo armadio, fu molto sorpreso di vederla.

"Tecna! Ma... come...? Ci dovrebbero essere almeno una ventina di guardie nell'anticamera, come hai fatto ad entrare?"

Tecna lo guardò alzando un sopracciglio, Sky alzò le mani.

"Scusa, domanda stupida. Allora, che succede?"

"Le ombre sono apparse nel laboratorio."

"Cosa?!" Esclamò preoccupato Sky, si avvicinò subito a lei, "Stai bene?"

"Sì, sì, sto bene, ma Roxy aveva ragione, sono spaventose, Sky."

"Ma... sono apparse dal nulla?"

Tecna raccontò al suo amico dell'accaduto, poi gli spiegò cos'aveva scoperto.
"Hanno detto che Zvonimir presto sarà libero e che dobbiamo temerlo... vengono dalla fessura, ma ho scoperto solo questo, insomma, non si capisce come si sia aperta, se sia stato questo Zvonimir... non so niente!" Sbuffò amareggiata la fata sedendosi sul letto di Sky.

"Tecna, non abbatterti! Hai già scoperto tanto, fino a ieri non avevamo una pista, ora abbiamo un nome e sappiamo da dove arrivano! È un gran passo avanti!" La consolò Sky, Tecna sorrise confortata. D'un tratto la porta fu aperta e Brandon entrò.

"Io Millicent non la reggo più! Non posso farci niente, Flora mi manca!" Esclamò entrando, "... oh, Tecna, ciao..."

"Ma insomma le guardie qui fuori non servono a niente?!" Chiese Sky, esasperato, Brandon alzò gli occhi al cielo.

"Zitto tu. Tecna, che ci fai qui? È successo qualcosa?" Domandò Brandon. Tecna archiviò l'informazione appena ricevuta e raccontò tutto al suo amico.

"Okay, la faccenda si fa seria, dovremmo avvertire gli altri, cercare di capire chi è questo Zvonimir..." Disse lo scudiero.

"L'ombra ha detto che presto sarà libero, questo vuol dire che è imprigionato da qualche parte..." Disse Tecna, i due ragazzi la guardarono per cercare di capire dove volesse arrivare, non lo capirono. "... e allora," spiegò Tecna, "potremmo consultare i registri delle prigioni della Dimensione Magica che si trovano a Roccaluce presso i Templari."

Brandon, al sentire quei nomi, si freddò. Sky se ne accorse e disse:

"Iniziamo a contattare gli altri, poi decidiamo sul da farsi."

"Bene, metto tutti in video-conferenza allora!" Concluse Tecna, e così premette dei tasti sul suo orologio e davanti a lei apparve uno schermo digitale, si divise in rettangoli e man mano apparvero le immagini dei loro amici.

"Tecna!" Salutò Aisha, "Come mai questa chiamata? Oh, ciao Bloom, ci sei anche tu!"

"Ciao Aisha! Ehi, ecco Stella!"

"Ehilà, ecco la meravigliosa!" Si presentò Stella, "Tecna, meglio per te che sia urgente!"

"Ehilà ragazze!" Salutò Musa.

"Ciao ragazze!" Salutò Timmy, "Tecna, che succede? Ehi, ragazzi!" Salutò poi si suoi amici che erano andati a sedersi accanto a Tecna.

"Beh, è parecchio urgente." Disse Tecna.

"Aspettate, dov'è Flora?" Chiese Aisha.

"È uscita con Jackson." Rispose Musa.

"Sul suo cavallo bianco?" Chiese Brandon sarcastico.

"No, Spartan è rimasto alle scuderie." Rispose Musa non cogliendo il sarcasmo dello scudiero, Brandon alzò gli occhi al cielo.

"Beh, Musa, appena Flora torna aggiornala, abbiamo delle informazioni riguardo alle ombre." Disse Sky, tutti quindi ascoltarono con attenzione. Tecna raccontò tutto, ancora una volta.

"Magari scoprendo chi è questo Zvonimir scopriremo cosa vuole da Roxy." Suppose Bloom.

"Ma bisogna avvertire lei ed anche Morgana, a quanto pare le ombre sono libere di muoversi, potrebbe essere pericoloso." Disse Musa.

"Perché anche Morgana?" Chiese Stella.

"Perché per arrivare a Roxy potrebbero usare lei, o anche Klaus, è frequente tra i cattivi fare mosse del genere, ricordate? Yana prese Alyssa." Rispose Tecna.

"Tecna ha ragione... comunque, ragazzi, ci vediamo tutti tra poco su Eraklyon così Tecna potrà mostrarci le sue ricerche." Disse Timmy.

"Okay, a fra poco!" Salutò Bloom e il suo rettangolo sparì, man mano sparirono anche gli altri.
Tecna andò in laboratorio per prendere le sue cose da mostrare agli altri, arrivata lì, trovò solo Judy e il dottor Alexander, erano seduti e stavano lavorando a qualcosa.

"Dottoressa!" Salutò Judy con un sorriso, "Allora?"

Tecna stava per rispondere, poi si accorse dell'assenza delle Trix 2.0, "Dove sono Diana, Lana e Tiana?"

Alexander sospirò e rispose:

"Si sono prese una pausa, erano piuttosto sconvolte dopo ciò che è successo."

"Judy, tu stai bene?" Chiese Tecna.

"Sì, certo!" Sorrise Judy.

"A quanto pare la nostra Judy è un tipetto coraggioso!" Scherzò Alexander, Tecna lo guardò non sapendo come interpretarlo, sperò solo che Judy stesse attenta.

"Beh," Disse Tecna, "a quanto pare, come al solito, avevo ragione, tutto è collegato. Mi assenterò per oggi, con il permesso del principe, dobbiamo scoprire di più su questa faccenda. Judy, per favore, occupati di monitorare la fessura, ogni cambiamento termico e metamagico."

"Sì, dottoressa." Annuì Judy.

"Per me non ha nessun ordine?" Chiese Alexander con sarcasmo, Tecna, seria, rispose:

"Lei aiuti Judy. Con permesso." Ed andò via dopo aver preso le sue cose.
Alexander guardò Judy, lei ridacchiò.
La giovane andò al telescopio mentre Alexander picchiettava la penna sul tavolo.

"È nervoso?" Chiese Judy mentre calibrava il telescopio.

"È quella Tecna, m'innervosisce!" Rispose Alexander.

"A me piace." Replicò Judy.

"Ovvio."

"Perché ovvio?"

"Perché..."

"... perché mi tratta bene, a differenza delle tre streghe? O perché mi affida compiti propri alle mie competenze? O forse perché mi coinvolge attivamente in quello che fa?" Chiese Judy, con impeto, poi si rese conto del tono che aveva usato ed abbassò lo sguardo. "I... io n... non..."

"Sono davvero tanto terribile?" Chiese Alexander  guardandola.

"Io non ho detto questo." Rispose Judy  Alexander sembrò intenerito, ma solo per un attimo, infatti poi cambiò espressione e replicò:

"Bene, o saresti già fuori di qui."

Tecna invece aveva raggiunto i suoi amici nel patio, dove poco distante vi erano le scuderie.

"Dovrò rimandare l'incontro con l'ambasciatore, ma questa è una faccenda seria e Faragonda si è affidata a noi... ehi, Tecna." Disse Sky, Tecna sorrise, in quell'istante si aprì un varco poco distante e da lì uscirono Aisha e Nex.

"Ehi, ragazzi!" Salutò Nex. Subito dopo si aprì un altro varco e da lì uscirono Stella e Bloom, in quel momento arrivò anche Timmy in sella alla sua windrider. I ragazzi si salutarono, Stella si lamentò su quanto fosse faticoso aprire varchi interplanetari nonostante avesse il suo scettro, Aisha la rimbeccò ricordandole che loro l'anello non ce l'avevano ma non di stavano lamentando. Poi attraverso un altro varco arrivarono Musa e Flora.

"Finalmente ci siamo tutti!" Esclamò Bloom.

"Okay, qual è il piano?" Chiese Flora, Tecna rispose:

"Andremo a Roccaluce, lì i Templari hanno i nomi di tutti quelli che sono e sono stati delle minacce per la Dimensione Magica, poi andremo sulla Terra per parlare con Morgana e Klaus."

Brandon stava per dire qualcosa ma Timmy disse:

"Mi sembra logico, andiamo!"

"Aspettate!" Li fermò Flora, tutti la guardarono, "Cioè, un momento... voglio dire, se queste ombre possono apparire davvero dal nulla dovremo essere veloci, risparmiare tempo!"

"Cosa intendi dire?" Chiese Stella.

"Intendo dire che potremmo anche dividerci, noi andiamo a Roccaluce e... che ne so, Brandon, magari, potrebbe andare sulla Terra a parlare con Morgana e Klaus. Klaus ti adora, non è vero? Sì, ricordo che chiacchieravate un sacco al Frutti Music bar!" Disse poi rivolta allo scudiero, Brandon abbozzò un sorriso, stupefatto, guardando la fata.

"Mi sembra davvero un'ottima idea!" Accordò Sky, Brandon annuì.

"Sì, okay, ci vado io allora."

"La notizia potrebbe essere dura, Flora, perché non vai anche tu, sappiamo tutti che nel dare le brutte notizie tu sei quella che riesce ad indorare la pillola." Aggiunse il principe, guardando con malizia la sua amica. Il sorriso di Flora si spense, così come quello di Brandon.

"No, Sky, meglio di no..." Disse a denti stretti il suo amico.

"Sky, io non credo che..." Balbettò Flora, ma Musa disse:

"Sky ha ragione, Flora, riesci sempre a non offendere nessuno e a tranquillizzare le persone!"

"Ma io..." Borbottò Flora, Nex la interruppe con un battito di mani.

"Su, non perdiamo tempo!" Esclamò il ragazzo con i suoi soliti modi burberi, "Flora, va' sulla Terra, ragazzi, noi muoviamoci, ho l'impressione che quei registri non siano dei libricini tascabili!"

"Buona fortuna." Augurò Sky al suo migliore amico.

"Sei il peggior migliore amico di sempre." Replicò l'altro, Sky ridacchiò e con i suoi amici salì sulla navicella che aveva fatto preparare, in un batter d'occhio erano già tutti volati via.

"Andiamo in windrider?" Chiese Brandon, rompendo il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare dopo che la navicella era sparita alla volta di Roccaluce. Flora si schiarì la voce e rispose:

"Sì, direi di sì, non riesco ad aprire un altro varco interplanetario."

"Andiamo." Disse Brandon facendole un cenno.
Camminarono silenziosamente fino al cortile posteriore del palazzo dove c'erano due navicelle e qualche carrozza, che venivano usate per le parate, ed i mezzi di trasporto della servitù.
Brandon le porse il casco e disse:

"Mi sembra il caso di ringraziarti."

"Non devi." Replicò Flora stringendo le labbra in un sorriso e prendendo il casco.

"Come facevi a...?"

"... non ci voleva un indovino per leggere la tua espressione, la mia è stata solo tempistica." Concluse lei e s'infilò il casco, salirono sulla windrider.

"Tieniti, non ti mangio." Le disse Brandon prima di mettere in moto notando l'atteggiamento distaccato della fata, così volarono via per arrivare sulla Terra.

Nel frattempo gli altri erano a Roccaluce ed avevano esposto il loro problema ai Templari che, conoscendoli bene, non furono restii nell'accontentare la loro richiesta. Li portarono agli archivi, e Nex non si era sbagliato.
L'ex paladino fischiò e disse:

"Chiamali archivi, a me sembra più una città di carta!"

I ragazzi si misero subito al lavoro, le ragazze si persero prima un po' in chiacchiere: stare lontane non faceva per loro, avevano davvero troppo da dirsi.

"Con Daphne e la mamma andremo su Eraklyon per metterci d'accordo con la madre di Sky per quanto riguarda i colori ed ovviamente i vestiti, vi faccio sapere quando, dovrete assolutamente esserci!" Stava dicendo Bloom, le ragazze erano tutte eccitate per le nozze della loro amica, Aisha un po' meno, sembrava sovrappensiero.

"Va tutto bene?" Chiese Musa, Aisha sorrise.

"Sì, sì, certo... su, ragazze, mettiamoci al lavoro o qui non la finiamo più!"
In realtà Aisha pensava alla sua migliore amica, inviata con tanta cortesia da Sky sulla Terra. Si chiedeva come potesse stare, l'ultima volta che aveva parlato con lo scudiero era finita in lacrime. Il principe Sky stava consultando un registro marchiato con la dove sperava di trovare qualcosa quando fu interrotto.

"Che succede?" Chiese alla sua amica.

"Sai che non sono un tipo da pettegolezzi, ma c'è una vocina nella mia testa che mi implora di chiedere." Rispose Tecna.

"Cosa... oh." Sky capì, "Io non posso parlare."

"Andiamo, Sky!"

"No, è il mio migliore amico, io non dico niente, neanche a te, mi fai paura quanto Aisha ed io non ripeto lo stesso errore!"

"Aisha sa di cosa si tratta?"

"Tecna, per favore, ho già detto troppo. Ascolta, fa' finta di non aver sentito, okay?"

"Sono entrambi miei amici, ed io sono troppo intelligente per non fare collegamenti da sola, quindi, prima che possa inventare io qualcosa, dimmelo tu!"

"Tecna, ci sono dei libri che ti aspettano." Replicò Sky, piatto, cercando di non rivelare niente, neanche per sbaglio. Tecna sbuffò alzando gli occhi al cielo, così sparì tra gli scaffali. Il povero Sky riposò la testa sul libro sbuffando esasperato:

"Ma come ho fatto a ficcarmi in questa situazione?!"

Flora e Brandon arrivarono a Gardenia in non molto, poi raggiunsero il Frutti Music bar, finalmente allora scesero dalla moto.

"Al ritorno, gentilmente, potremmo assicurarci che arriveremo sani e salvi a destinazione o è necessario fare la gara con il vento?!" Esclamò Flora, riprendendosi stando finalmente con i piedi a terra.

"Wow, sarcastica, eh? Allora l'ho fatta grossa! Al ritorno cerco di andare più piano, ma non ti prometto nulla." Replicò Brandon con un sorrisetto, Flora scosse la testa, poi disse:

"Andiamo dentro, Klaus dev'essere lì." Brandon la seguì ed entrarono nel locale. 
C'era molta gente, nonostante quel giorno non fosse particolarmente soleggiato e non era ancora stagione per stare in spiaggia. Quando entrarono una giovane cameriera si avvicinò a loro e, rivolgendosi a Brandon, chiese:

"Avete bisogno di un tavolo?"

"No, siamo a posto. Cercavamo Klaus e Morgana." Rispose il ragazzo.
La cameriera si infilò il vassoio vuoto sotto al braccio e chiese:

"Klaus? Morgana? E come mai? Non avranno fatto qualcosa di brutto e sei venuto ad arrestarli! Hai l'aria da poliziotto!"
Brandon rise, Flora no.

"Abbiamo davvero bisogno di parlare con Klaus e Morgana, quindi se gentilmente puoi dirci dove trovarli." Disse Flora, seria. La cameriera replicò:

"Sono nell'ufficio di Klaus, sedetevi, li faccio venire." Così sbuffando si allontanò.
Flora e Brandon sedettero al bancone in attesa di Klaus e Morgana, Brandon allora disse:

"Simpatica la nuova cameriera."

"Dici? A me non sembra."

"Ah no?" Sorrise Brandon, Flora si voltò dall'altra parte guardando gli altri clienti. Brandon poggiò la mano sulla sua per farsi prestare attenzione, Flora si girò e Brandon poté vedere il suo nuovo bracciale, rimase a fissarlo per forse più di un secondo perché Flora si sentì in dovere di dargli spiegazioni.

"Oggi Jackson mi ha portata a fare un giro per Sakoma e me l'ha preso."

"Ma che galante il nostro Jackson, eh?" Replicò Brandon, irritato.

"Brandon, per favore, non ricominciare..." Sospirò Flora.

"Certo, no, e chi ricomincia... se avessimo avuto tutti la possibilità di nascere ricchi allora..."

"... non azzardarti a finire questa frase!" Lo interruppe Flora, accigliata, "Non permetterti!"

"Il nostro principe sembra assolutamente perfetto ed in meno di due ore è riuscito a convincerti a fidanzarti con lui, ho il diritto di farmelo stare antipatico?!" Replicò Brandon, battendo una mano sul bancone.

"Flora! Brandon!" Esclamò Klaus con un sorriso avvicinandosi a loro, i due si voltarono verso di lui, con lui c'era sua moglie. "Ehm... interrompiamo qualcosa?"

"Cosa? No, assolutamente! Siamo venuti proprio per voi!" Rispose Flora sorridendo, li salutò e così Brandon così sedettero con loro.

"Allora, che succede?" Chiese Morgana.

"Beh, avrete saputo di ciò che è successo a Roxy." Rispose Brandon.

"Sì, e quella testarda di nostra figlia ha deciso di rimanere comunque ad Alfea! Ci siamo spaventati tantissimo!" Replicò Morgana.

"Sì ed avete ragione." Annuì Flora, "Morgana, sia tu che Klaus siete in pericolo, se mai queste ombre vogliono qualcosa da Roxy potrebbero prendersela con voi."

"Per favore, sono una delle fate più potenti della Dimensione Magica!" Esclamò Morgana ridacchiando con aria superiore, Flora guardò Brandon e lui disse:

"Ci crediamo, Morgana, nessuno lo mette in dubbio, ma questo Zvonimir potrebbe..."

"... Zvonimir?!" Morgana divenne seria di colpo.

"Lo conosci?" Chiese Klaus.

"Sì, io... ma non è possibile! Da chi avete sentito questo nome?" Domandò Morgana, Brandon rispose:

"Dall'ombra che si è presentata a Tecna, ha detto che Zvonimir presto sarà libero."

"Libero? No, questo non ha senso! Io stessa ho intrappolato Zvonimir e ad oggi non dovrebbe neanche più esistere, considerando ciò che è successo."

"Perché, dove l'hai intrappolato?" Chiese Flora, Morgana la guardò dritta negli occhi e rispose:

"Nella Dimensione Obsidian."


Ehilà mie adoratissimi germogli di lullabea!! Come promesso eccomi quiiii!! Sapeste come sono felice! Ho finito gli esami! So che però molti di voi ci sono ancora dentro fino al collo quindi vi auguro buona fortuna!
Dunque, abbiamo saputo cosa è successo a Roxy e dopo l'incontro ravvicinato che ha avuto Tecna abbiamo scoperto chi è l'artefice di tutto questo, ma... ma Morgana sembra conoscerlo e c'è molto che bolle in pentola! Vi rivelerò tutto nel prossimo capitolo!
Finalmente abbiamo anche saputo a cosa dovrà portare questo studio matto e disperatissimo di Flora che non tradisce il suo animo nobile. Abbiamo ricevuto notizie da Helia e più avanti il nostro poeta sarà più presente!
Direi di fermarmi qui per ora, il resto voglio saperlo da voi! Mi rendo conto che la situazione è ancora in reativa quiete e probabilmente preferite rimanere al fresco sottto al vostro terriccio... come volete, sono molto paziente! L'importante è che ci siete e davvero non so come ringraziarvi,
vi strAmo,
xoxo Florafairy7

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Le solite fate terrestri ***


LE SOLITE FATE TERRESTRI 

"Bloom e Daphne hanno distrutto Obsidian, com'è possibile che Zvonimir sia ancora vivo?" Chiese Flora, scioccata.

"È quello che mi chiedo... è impossibile!" Replicò la fata maggiore.

"Morgana, perché non ci racconti cosa è successo con questo Zvonimir?" Chiese Brandon, Morgana allora rispose:

"È stato molto tempo fa, ero da poco diventata regina di Tír na nÓg, le mie fate erano tutte in armonia ed insieme eravamo tutte schierate contro i terrestri, che ci avevano indebolite... ma questa parte della storia la sapete già. Ebbene, Zvonimir era un terrestre, e lui si presentò alla nostra porta, a quanto pareva aveva della magia ed era riuscito a svilupparla da solo, veniva da un posto lontano della Terra, diceva che era un posto freddo ed arido e che lui lì era molto povero ma aveva imparato ad usare la propria magia attraverso le erbe ed i rituali mistici che gli anziani compivano nel suo villaggio, ci disse che uno sciamano della steppa gli aveva rivelato la nostra esistenza e lui, da solo, era riuscito ad arrivare a Tír na nÓg."

"Questo vuol dire che era molto potente." Commentò Flora, Morgana annuì.

"Ed è per questo che non lo imprigionammo subito e lo lasciammo parlare. A quanto pareva Zvonimir voleva imparare, non sapeva degli altri pianeti della Dimensione Magica e l'unico posto per farlo era Tír na nÓg."

"Lo lasciaste rimanere con voi?" Chiese Brandon.

"Sì," Rispose Morgana, "ed è stato uno degli sbagli più grandi che abbia mai compiuto come regina delle fate terrestri. Lo accogliemmo tra noi, e sbagliammo, ci siamo fidate di lui, e lui ci ha tradite. Ancora una volta gli umani ci avevano tradite e deluse, vi lascio solo immaginare la reazione delle mie fate."

"La immaginiamo, tranquilla." Replicò Brandon con una punta di sarcasmo, Morgana non sembrò notarlo ed andò avanti:

"Studiò presso di noi, gli insegnammo ciò che sapevamo, ma poi voleva di più. Iniziò a parlare di tornare sulla Terra per usare i suoi poteri, parlava di vendetta, di potere, di... sembrava che non l'avessimo mai conosciuto veramente. E sì, noi ce l'avevamo con i terrestri, ma non potevamo permettere che uno di loro che aveva imparato da noi tornasse sulla Terra per distruggere tutto."

"Volevate avere voi l'onore?" Chiese Brandon con finta curiosità, Flora lo ammonì dandogli una gomitata senza farsi notare da Klaus e Morgana.

"Quindi lo avete intrappolato in quella dimensione? Sidial? Sidian?" Chiese Klaus.

"Obsidian." Lo corresse sua moglie,"Lo intrappolammo lì solo dopo aver combattuto contro di lui. Gli impedimmo di lasciare Tír na nÓg, volevamo privarlo dei suoi poteri ma lui era diventato potente e noi eravamo sempre più deboli per colpa dei terrestri, fu una battaglia terribile e non riuscimmo a togliergli la magia. Con la magia che avevamo riuscimmo ad intrappolarlo ad Obsidian, lì ormai non c'era più nulla e da quella dimensione non si poteva né uscire né entrare, poi qualche anno fa fu distrutta dalle vostre amiche e se devo essere sincera sia io sia le altre fate terrestri abbiamo tirato un sospiro di sollievo sapendo che Zvonimir se n'era andato per sempre, per davvero... ma con quello che mi state dicendo..."

"L'unica spiegazione possibile è che la dimensione Obsidian non è stata davvero distrutta." Disse Flora.

"E la cosa mi sorprende, so che Bloom e sua sorella sono molto potenti."

"Forse non abbastanza..." Borbottò Brandon con un sospiro.

"Quindi..." Intervenne Flora, "...diciamo che in realtà Zvonimir è te che cerca e che è Roxy che potrebbe essere un modo per arrivare a te e non il contrario!"

"A questo punto direi di sì." Annuì Morgana affranta.

"Morgana, Klaus, dovete mettere Roxy al sicuro. Le ombre sono arrivate fino ad Alfea, non sappiamo come agiscono, o meglio, come Zvonimir ha intenzione di agire, quindi dovete tenerla al sicuro in qualsiasi modo." Disse Brandon.

"È sarebbe il caso se anche voi due troviate un modo per mettervi al sicuro." Aggiunse Flora.

"Ecco, appunto." S'intromise Klaus. "Sapete che io questo mondo, per quanto ci provi, non riesco bene a capirlo, ma se questo tizio vuole fare del male alla mia famiglia vorrei avere voce in capitolo."

"Certamente, tesoro." Assentì Morgana, "Come ha detto Flora, ci metteremo tutti al sicuro. Zvonimir è davvero pericoloso ed è giusto così. Siamo fortunati," Sorrise a Flora e Brandon, "abbiamo dalla nostra parte le fate e i guerrieri più potenti della Dimensione Magica, ci proteggeranno. È importante però ragazzi che parliate con Nebula, che le raccontiate tutto e che con lei pianifichiate una strategia. Sì, sarebbe la cosa migliore."

"Eehm... no." Replicò Brandon, secco. Flora gli gettò un'occhiataccia e sorrise a Morgana e Klaus dicendo:

"Quello che Brandon voleva dire è..."

"... esattamente ciò che ho detto." Concluse Brandon. "Morgana, ti rendi conto che te ne stai completamente lavando le mani?"

"Come osi rivolgerti a me in questo modo?!" Esclamò Morgana indignata, riprendendo l'aria da regina che in pinocchietto e scarpe comode sembrava aver perso.

"Io..." Stava dicendo Brandon partendo in quarta ma Flora lo afferrò per un braccio e con un finto sorriso disse:

"Potreste scusarci un secondo?" Trascinò Brandon con sé al lato del palco, dove la sera suonavano le band. Accigliata, chiese:

"Brandon, ma che ti salta in mente?! Vuoi farti nemica la regina delle fate terrestri?!"

"Ex regina." Precisò lo scudiero a braccia incrociate.

"Fa lo stesso! Perché ti sei rivolto a lei in quel modo?"

"Perché..." Sospirò e cercò di calmarsi, sapeva che per parlare con lei era necessario abbassare i toni. "... noi non ci tiriamo indietro se qualcuno ci chiede aiuto, ma in questo caso potremmo avere le fate terrestri e la loro ex regina dalla nostra parte contro un tizio che pare tanto potente da aprirsi un varco da una dimensione che credevamo distrutta. Roxy è ancora inesperta ed è giusto che rimanga al sicuro, ma Morgana e il resto delle fate... lo sai come sono, se ne lavano le mani, sempre. E non devo ricordarti cosa è successo a causa di questo loro atteggiamento."

Flora capì a cosa si stava riferendo il suo amico e, con un velo di tristezza, replicò:

"Lo so, e non nego che tu abbia ragione. Ma cosa possiamo fare? Obbligare lei e le altre fate a combattere con noi?"

"In realtà era proprio quello che stavo cercando di fare prima che m'interrompessi quindi..."

Flora lo guardò male.

"Sappiamo entrambi che le tue maniere in certe situazioni sono pessime."

"Faccio quel che posso, ma se per te sono troppo irruento... beh, è per questo che qui ci sei tu." Replicò Brandon con un sorrisetto, Flora scosse la testa.

"Va bene, però non dire nulla o finirai per indispettire Morgana."

Brandon si portò una mano alla fronte come avrebbe fatto in presenza del suo maggiore, Flora sorrise ma si voltò per non farglielo vedere.

"Morgana," Esordì Flora sedendosi di fronte a lei e Klaus. "Brandon è davvero costernato, non credeva di mancarti di rispetto. Ma quello che voleva dire è che noi non possiamo affrontare tutto questo da soli. Tu conosci meglio Nebula e le altre fate, sei stata la loro regina, e poi se Zvonimir è potente quanto dici avremo bisogno del vostro aiuto per combatterlo."

"Forse non mi sono spiegata bene..." Disse Morgana, "... io non posso scendere in battaglia contro Zvonimir, e Nebula si rifiuterà di farlo, posso garantirvelo io." Al sentire quelle parole Brandon stava per replicare ma Flora, poggiandogli una mano sul braccio, lo fermò e disse:

"Morgana, credo davvero di non capire."

"Sentite," S'intromise Klaus, "se per Morgana è troppo pericoloso non potete obbligarla, anzi, si suppone che voi dobbiate proteggerla!" Brandon guardò Flora con uno sguardo del tipo: -Tra due secondi perderò la pazienza- Flora stava per dire qualcosa ma fu proprio Morgana che si rivolse a suo marito:

"Klaus, tesoro, perdonami ma l'avevo completamente rimosso: a momenti arriverà il fornitore, puoi andare ad aspettarlo?"

"Morgana, ti avevo detto di avvisarmi! Stasera c'è la festa dell'assessore!"

"Lo so, tesoro, mi dispiace!" Si scusè la fata, Klaus sospirò e si alzò.

"Scusatemi." Disse e si allontanò continuando a borbottare qualcosa su quante responsabilità avesse e quanto quel posto dipendesse da lui.

"Va bene, sentite," Disse Morgana ai due ragazzi, "Forse..."

"Evitiamo i giri di parole, ex vostra maestà." Tagliò corto Brandon, Morgana lo guardò male, lo scudiero sorrise. "Per favore."

"Okay, va bene. Tra me e Zvonimir c'è un trascorso. Ma è stato tantissimo tempo fa, molto prima che incontrassi Klaus! È davvero una storia vecchia ma il punto è che... Nebula, mia amica e consigliera, mi aveva detto di lasciar perdere e rispedire Zvonimir sulla Terra, io non l'ho fatto e... beh, il resto ve l'ho già raccontato. Zvonimir ha fatto del male a tutte noi, ha provato molto Tìr na nOg, e Nebula incolpa me di questo. Non muoverà mai le sue fate per rimediare a questo mio errore."

"Morgana, è davvero tutto questo il problema?" Chiese Flora, rilassandosi.

"Voi non capite!" Esclamò Morgana, "Nebula ha un carattere molto duro e in quel periodo c'era tutta la faccenda dei terrestri, eravamo praticamente in guerra contro di loro e... vi avverto, non vi aiuterà."

"E tu?" Chiese Brandon, guardandola, Morgana non riuscì a sostenere il suo sguardo e allora si rivolse a Flora.

"Io non posso. Non posso combattere contro di lui."

"Morgana, c'è qualcos'altro che devi dirci?" Chiese Flora.

"Mi sono fidata di lui, gli ho insegnato tutto ciò che sapevo e... l'ho potenziato. È colpa mia se lui è diventato tanto potente, se se l'è presa con noi, se ha distrutto Tìr na nOg... e poi, annullerebbe la mia magia, l'ho potenziato con i miei poteri."

Brandon si appoggiò allo schienale della sedia, demoralizzato, Flora sospirò.

"E quindi noi cosa dovremmo fare, combattere da sole? Non abbiamo idea di come fermarlo. Si serve di ombre... neanche Faragonda sa come fare."

"Ragazzi, mi dispiace, ma io non posso aiutarvi, tutto quello che posso fare è mettere al sicuro la mia famiglia." Concluse Morgana alzandosi.

"Non puoi neanche parlare con Nebula?" Chiese Flora.

"Non credo di averne il coraggio... scusatemi, Klaus sta aspettando un fornitore che non arriverà." Detto ciò la fata si allontanò lasciando da soli i due ragazzi.

"Brandon, adesso che facciamo?" Chiese Flora, girandosi verso di lui.

"Non lo so... per prima cosa cerchiamo di capire come faccia Zvonimir ad avere contatti con la Dimensione Magica dalla Dimensione Obsidian, poi dobbiamo parlare con Nebula e convincerla ad aiutarci, e poi dobbiamo mettere Roxy al sicuro e lontano da Morgana, è sua madre ma stare con lei sarebbe troppo pericoloso."

"Oh... mi sembra davvero un buon piano."Annuì Flora, sebbene un po' stupita. Dopo un "non lo so" era uscito fuori un piano piuttosto organizzato. Appoggiò la testa sulla mano e guardò di fuori, Brandon se ne accorse e seguì il suo sguardo.

"Che succede?"

"Niente." Rispose lei facendo spallucce.

"Dimmelo." La incalzò lui.

"Niente, è solo che... con tutto quello che sta succedendo, e il fatto che ora sono una keimerina, beh, lo sono sempre stata, e tutte queste preoccupazioni mi manca essere una semplice fata della natura, controllare gli elementi, stare sempre a contatto con la natura in maniera spensierata."

Brandon si alzò e le disse:

"Vieni."

"Dove?" Chiese Flora, spaesata.

"Andiamo a connetterci un po' con la natura." Non le diede il tempo di replicare che la prese per mano e la portò con sé. Scesero in spiaggia, non c'era molta gente anche perché non era ancora piena stagione, c'era solo qualcuno che giocava col suo cane, o qualcuno che come loro passeggiava.

"Brandon, non ce n'è bisogno, su, torniamo su Eraklyon." Disse Flora, sposandosi i capelli dal viso mossi dal vento.

"Devo insegnarti io come connetterti con la natura?" Chiese lui con un sorrisetto, poi ci rifletté. "Beh, in fondo non farebbe una piega..."

Non le piaceva quella situazione, così replicò:

"Dico sul serio, andiamo." Fece per andare ma Brandon la fermò e la voltò verso il mare poggiandole le mani sulle spalle. Si avvicinò a lei e le disse:

"Guarda."

Il suo cuore palpitò quando sentì la sua voce sussurrarle all'orecchio, la presa che le teneva sulle spalle, il suo profumo che la invadeva.

"Flora?"

"Cosa c'è?" Chiese lei con la voce tremante.

"Mi è venuta una di quelle idee che mi dirai di no."

"Se già sai che ti dirò di no allora..." Disse la fata rimanendo immobile, prese un respiro solo quando lui la lasciò andare e passò davanti a lei.

"È che..." Esordì Brandon con un sorriso, "... sai quando non riesci a dire di no a quella vocina nella tua testa?" Cominciò a sbottonarsi la camicia.

"Brandon, no. Non è il momento, non è la situazione, no."

"Andiamo!" La pregò lui gettando la camicia sulla sabbia, Flora arrossì terribilmente. "Non posso farlo senza di te." Disse indietreggiando e i suoi piedi toccarono il mare.

"Allora non farlo!" Insistette Flora, fece per andare ma lui la raggiunse e le prese la mano, Flora lo guardò male, ma davvero male, ma lui non importò e sebbene lei provò a rifiutarsi, lui la portò con sé gettandola tra le onde. Quando Flora riemerse era furiosa.

"Tu sei matto! Questa te la faccio pagare!" Esclamò saltandogli addosso e facendolo cadere sott'acqua. Risero, si schizzarono, e risero ancora. Quando smisero di ridere si guardarono, ma nessuno dei due disse nulla. Flora tremava leggermente.

"C'è solo una cosa che voglio sapere: hai paura?"

Lei annuì.

"Non devi."

"Non ci riesco." Replicò Flora, alzò lo sguardo e lo guardò negli occhi.

"Non vuoi neanche provarci."

Flora appoggiò una mano sul suo petto, sulla cicatrice lasciata da Vymarna, e Brandon avrebbe potuto giurare che stava per dire qualcosa di diverso da quello che in realtà disse:

"Torniamo a riva, si sta alzando la marea."

Quando tornarono sulla spiaggia Flora esclamò:

"Guarda, siamo tutti bagnati!"

"Che ti aspettavi?" Chiese Brandon, Flora lo guardò di bieco.

"Va bene, va bene. Su, aspetta, tieni." Le diede la sua camicia.

"E tu come fai?" Chiese Flora, Brandon le rispose guardando il mare:

"Tesoro, io sono un uomo, io non sento freddo e il vento mi asciuga!"

Flora ridacchiò.
"Sì, va be'..." E s'infilò la sua camicia asciutta, entrambi sedettero sulla sabbia per aspettare che si asciugassero.
Flora s'intrecciò i capelli bagnati, Brandon seguì con lo sguardo ogni movimento delle sue dita. Poi Flora non poté starsene in silenzio e chiese:

"Credi che per me sia semplice?"

"Così sembra." Rispose Brandon, la guardò, "Non è così?"

"Non possiamo... andare avanti e basta?"

"Fingere che non sia successo nulla?"

"Perché, è successo qualcosa?"
Brandon la guardò, Flora sapeva che quelle parole erano state dure, ma con ciò che era successo quel giorno, e ciò che aveva sentito quel giorno, erano le parole giuste da usare. Non si sarebbe mai aspettata che Brandon dicesse:

"Non ti credo."

"Smettila." Disse Flora, guardando il mare.

"Non è giusto che solo perché è qualcosa che non riesci a controllare tu..."

"No, Brandon, non è giusto che tu continui ad insistere!" Lo interruppe Flora, alzandosi, lui la imitò. "Ne abbiamo già parlato, credo di essere stata chiara su Sakoma e tu devi smetterla di..."

"... di fare cosa? Se ti fossi tanto indifferente come dici non staresti così!"

Flora alzò gli occhi al cielo esclamando:

"Egocentrico che non sei altro!"

"Certamente! Certamente che sono egocentrico ma tu non sei sincera, Flora."

"Io non sarei sincera? Mi conosci, sai quando mento ed ora è chiaro che non è così."

"Infatti non stai mentendo a me ma a te stessa!" Replicò Brandon, col viso duro. Flora, basita, abbassò lo sguardo. "Vuoi convincerti che ami Helia. Per carità, gli vorrai anche un gran bene, ma io e te sappiamo bene che quello non è amore, lo sarà stato, magari, ma ora non lo è più."

"Ma cosa ne sai tu? Eh? Io ed Helia... Helia mi ama, ed io quando sono con lui mi sento così serena, così protetta, posso leggere il suo cuore come un libro aperto e..."

"...per favore, basta. Credimi, non riesco a sopportarlo." La fermò Brandon scuotendo la testa, poi la guardò. "Vuoi convincerti davvero che sia la cosa giusta ma sai che è solo perché non hai il coraggio di affrontare le cose. Sarebbe davvero tanto terribile fare un tuffo nel vuoto?"

"Perché mai dovrei farlo?" Chiese Flora con un sorrisetto ironico, incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo.

"Perché potrebbe stravolgerti la vita." Rispose lui, che al contrario di Flora era molto serio.

"Basta, andiamo a casa." Concluse Flora, quasi arrabbiata. Fece per andare ma Brandon la fermò prendendola per il polso.

"Sei una delle persone più sensibili che conosca, forse la più sensibile, e riesci ad essere davvero tanto fredda e razionale con me? Come pretendi che ti prenda sul serio? Negli ultimi tre mesi non ho fatto che chiedermi cos'avesse lui che io non ho, ma forse sono io che ho qualcosa in più. Ti spaventa tanto il mio modo di fare, il mio essere tanto diverso da te, ma solo perché non provi a conoscerlo. Anche se non te ne sei accorta tu da me ti sei fatta conoscere, e anche se mi hai spezzato il cuore, è stata la cosa più incredibile che mi sia mai capitata."

Flora sostenne il suo sguardo, tanto sincero e tanto intenso che fu costretta a guardare altrove.

"Che bella cosa che hai detto." Disse Flora, sciogliendosi dalla sua presa. "Una di quelle cose che direbbe Helia." Brandon, esterrefatto, la guardò togliersi la camicia asciutta con un'aria del tutto indifferente. Gliela porse e disse:

"Torniamo su Eraklyon, gli altri non immagineranno mai quello che abbiamo scoperto."

Gli altri effettivamente erano tornati su Eraklyon senza alcun risultato da quelle ricerche e non si sarebbero mai aspettati che invece i loro amici avessero scoperto qualcosa. Erano tutti nella sala di incontri al terzo piano, seduti intorno al tavolo facendo il punto della situazione ed erano un po' abbattuti.

"Com'è possibile che non si sappia niente di questo tizio?!" Esclamò Nex sbuffando.

"È davvero strano..." Rifletté Bloom.

"Quindi adesso cosa facciamo? Non sappiamo niente di lui, né da dove viene, né quale sia la sua magia... né cosa voglia da Roxy!" Disse Stella.

In quel momento Brandon irruppe nella stanza seguito da Flora.

"Non immaginerete mai cos'abbiamo scoperto!" Esclamò Brandon, tutti lo guardarono con aria interrogativa, lui e Flora allora sedettero con i loro amici e raccontarono tutto ciò che avevano saputo da Morgana.

"Quindi vuole vendetta da Morgana!" Concluse Tecna.

"Le fate terrestri hanno coperto tutto, Zvonimir è un terrestre e non è mai più tornato sulla Terra." Aggiunse Timmy.

"Morgana e Zvonimir hanno avuto una storia!" Commentò Stella, incredula. Tutti la guardarono, poi Sky disse:

"Comunque Brandon ha ragione, e dobbiamo trovare un modo per proteggere Roxy."

"E in più ancora non sappiamo quel che volevamo davvero sapere..." Disse Tecna, "... com'è possibile che Zvonimir stia tornando? Come fa ad inviare le ombre? E se, come ha detto Morgana, è intrappolato nella Dimensione Obsidian com'è possibile che si stia liberando? Bloom e Daphne non l'avevano distrutta?"

"Grazie, Tecna, per averci ricordato quanto siamo rovinati! Ci hai rallegrato la giornata!" Disse Stella con sarcasmo, Tecna sbuffò, Timmy prese le sue difese:

"Ragazzi, Tecna ha ragione. Per quanto ora sappiamo chi sia questo Zvonimir non sappiamo davvero con chi abbiamo a che fare."

"E, ragazzi, abbiamo anche il problema che per tornare e ottenere la sua vendetta Zvonimir sta letteralmente squarciando in due l'universo." Aggiunse Tecna.

"Quindi credete che io e Daphne non abbiamo davvero distrutto la Dimensione Obsidian?" Chiese Bloom, perplessa.

"Beh, è quello che i fatti ci portano a credere." Rispose Brandon, incrociando le braccia. Bloom abbassò lo sguardo, Flora poggiò una mano sulla sua e con un sorriso disse:

"Questo non vuol dire che abbiate fallito."
Bloom le sorrise, poi però Stella si accorse che al polso della sua amica mancava il bracciale che lei aveva mostrato proprio quella mattina.

"Dov'è finito?!" Chiese Stella, più agitata della stessa Flora.

"Credo di averlo perso... comunque, dobbiamo convincere Nebula ad aiutarci, e dobbiamo scoprire come faccia Zvonimir ad inviare le ombre."

"Flora ha ragione." Dichiarò Sky, "Tecna, tu tieni d'occhio quella fessura, e stiamo tutti attenti, queste ombre sono imprevedibili e non sappiamo come potranno muoversi, o meglio, come Zvonimir vorrà muoverle."

"Non dovremo avvertire Faragonda?" Chiese Musa, Bloom rispose:

"Me ne occupo io, domani andrò a Magix per sbrigare una faccenda importante."

"Le bomboniere!" Tossì Stella e gli altri risero.

"E, proprio perché domani andrò ad Alfea, chiederò a Faragonda se Roxy può stare un po' con me su Domino."

"Ottima idea!" Sorrise Sky, "Beh, ragazzi, ci sentiamo presto per decidere quando andare su Tìr na nOg, in questi giorni io e Brandon non possiamo e suppongo anche voi abbiate i vostri impegni."

Gli altri furono d'accordo con Sky, ognuno di loro aveva il suo bel da fare e decisero che si sarebbero sentiti. Dopo essersi salutati tornarono sui propri pianeti, Flora però andò su Andros dopo che lei ed Aisha avevano avuto una breve chiacchierata. Il portale le fece arrivare direttamente nel cortile del palazzo di Andros, Nex raggiunse i suoi commilitoni, Flora ed Aisha invece andarono nelle camere della principessa.

"Innanzitutto mi racconti un po' com'è andata sulla Terra e perché odori di mare." Esordì Aisha, accavallando le gambe come se si preparasse ad ascoltare un lungo ed interessante racconto. Flora fu sorpresa, la sua amica aggiunse: "Sono la fata dei fluidi e il mio pianeta è fatto del 65% d'acqua, credi che non riconoscerei il profumo del mare? Ora parla."

Flora esitò, poi però rispose:

"Aisha, è complicato. Non avrei voluto più parlarne, non avrei voluto più avere di questi problemi... credevo avessi risolto tutto... fortuna che Chatta è a Selvafosca, avere anche lei qui a chiacchierare avrebbe reso tutto più difficile."

"Ma ancora non mi hai detto cosa è successo."

"Beh, dopo che abbiamo parlato con Morgana siamo andati in spiaggia perché... perché lo sai com'è fatto, e poi si è tolto i vestiti e ha spinto anche me in acqua, ed io... era parecchio che non passavamo del tempo insieme, era parecchio che non parlavamo... lui non ha dimenticato."

"Neanche tu." Precisò Aisha.

"La smettete di dirlo?! Io sono andata avanti! Sì, magari tra me e Brandon sarà successo qualcosa ma... ma cosa? Insomma, non era neanche un 'qualcosa'!"

"Ma c'era una cosa o nessuno dei due sarebbe in questo stato ora."

"Io non sono in nessuno stato, è lui che continua a girarci su. Si crede il centro del mondo, è quello il punto. A detta sua mento a me stessa solo perché Helia è la scelta più facile!"

"E non è così?" Chiese Aisha, alzando un sopracciglio.

"Aisha, guardami bene: sono felice. Io sto bene, sto alla grande, e sai perché? Perché gli ultimi tre mesi con Helia sono stati fantastici. Helia è esattamente ciò di cui ho bisogno. Hai mai visto due anime tanto in sintonia? Ne dubito perché Helia è perfetto e anche se tu e Brandon la pensate diversamente lui per me è davvero importante."

"Sta' zitta, con Helia ti senti solo in colpa." Tagliò corto Aisha, Flora le rivolse uno sguardo scioccato, Aisha scrollò le spalle dicendo:

"Andiamo, Flora, è così. Hai scelto di stare con Helia perché così era più semplice, non avresti dovuto rendere le cose complicate perché con Helia è sempre tutto sereno mentre Brandon, se gli gira, ti fa fare un tuffo in acqua, e tu, cara mia, hai solo paura di rischiare! Sì, è vero, Helia ha dato tutto per te, ora è su Unamuno, ma Brandon ha dato la sua essenza vitale per te!"

"Per quello ci sto già lavorando." Biascicò Flora ignorando la prima parte del discorso di Aisha.

"Che vuol dire?"

"Vuol dire che ho intenzione di aiutarlo. Per quanto io non ami  Brandon ci tengo a lui e voglio sollevarlo da questo peso, sto cercando un modo per fargli avere la magia del cuore della natura. Il ciondolo mi protegge dalle ripercussioni che potrebbe avere Linphea su di me, voglio che per lui sia lo stesso."

"Oh... e come hai intenzione di fare?"

"Questo non lo so ancora, ma ho in camera mia mezza biblioteca di Alfea più il diario di Nikolai, quindi spero di riuscire a trovare presto una soluzione."

"Bene, buon per voi..."

"Aisha, sinceramente, credi davvero che ci sia qualcosa di male a... a cercare di rendere le cose facili?"

"In che senso?"

"Nel senso che per me Helia è davvero tutto quello che possa mai desiderare, per me lui è una certezza, con lui va sempre tutto bene. È un male sceglierlo anche per questo?"

"No, non lo è, se solo in tutte queste cose avessi detto che lo ami."
Flora abbassò lo sguardo, Aisha poi disse:

"Flora, io invece devo chiederti un consiglio."

"Dimmi." Disse Flora, facendole cenno di proseguire.

"Si tratta di Nex..."

"Che succede?" Chiese Flora, preoccupata.

"Vedi, tra di noi non è ancora niente di ufficiale ed io sono l'erede al trono, è per questo che l'ho fatto venire qui su Andros e ho messo una buona parola con mio padre, oggi è un soldato semplice e un giorno chissà... Flora, per sposare Nex ho bisogno che si faccia un nome."

"Aisha, ma..."

"... e non è finita qui." Disse Aisha tristemente. "Nex sta pensando di andarsene."

"D-di andarsene?!"

"Sì, pare che Thoren lo voglia su Domino."

"Ma non può andare su Domino, tu sei qui!"

"Dillo a lui! Crede che qui non potrà mai avere davvero i suoi meriti per colpa mia, insomma, ha paura di sembrare 'raccomandato'."

"Aisha, ma è assurdo!"

"Non so che fare, Flora!" Esclamò Aisha quasi piangendo, Flora andò da lei e l'abbracciò.

"Ehi, ehi, ehi, shh, va tutto bene, troveremo una soluzione anche a questo, non devi preoccuparti."

Brandon invece, su Eraklyon, era in camera di Sky.

"Lo sai che dovresti occuparti della mia preparazione militare?" Chiese Sky, annoiato, seduto sulla sedia della sua scrivania, con la mano che gli reggeva la testa.
Brandon invece non stava fermo, camminava su e giù per la stanza.

"Per quello avrò tempo, tanto morirò solo e abbandonato!"

Sky alzò gli occhi al cielo.

"Brandon, per favore..."

"Eh, per favore... dovevi vederla, un pezzo di ghiaccio. Tanto sembrava che stava per sciogliersi e poi se n'è uscita con Helia... non la sopporto quando fa così!"

"Io credo..."

"... per un attimo è sembrato che stessimo così bene! Mi era mancata tantissimo! E vederla ridere... wow! ... sai cosa mi basterebbe, Sky? Sapere che mi ama. Se sapessi, se fossi certo che mi amasse, allora... allora non mi fermerei davanti a niente... ma ora non lo so più, su Sakoma mi disse che amava Helia, e okay, ci stavo provando ad accettarlo, ma ora che l'ho rivista, ora che... io non lo so più, o forse sono solo io che cerco di darmi una speranza da solo."

"Flora ti ama." Dichiarò Sky, Brandon lo guardò, basito.

"Come... cosa... come fai ad uscirtene con un 'Flora ti ama'?"

"Senti, io ne sono sicuro. Potrei sbagliarmi, ma non mi sto sbagliando..." Brandon sembrò confuso, "... insomma, io credo che tu abbia ancora qualche possibilità. E poi, sinceramente, amico, lo spero davvero perché innamorato sei davvero insopportabile!"

"Cosa ti fa pensare che Flora provi qualcosa per me?"

"Il fatto che per quanto ci provi non riesce a starti lontana, e poi è una sensazione." Sky moriva dalla voglia di rompere la promessa fatta a Flora, ma non poteva, credeva nell'onore.

"Spero che tu non ti sbagli... solo che ora dobbiamo sbarazzarci di quel principe che la riempie di regali." Rifletté Brandon.

"Andiamo, Flora non è certo il tipo da farsi abbindolare da un paio d'orecchini!"

"Sky, è facile dirlo per te. Se hai voglia di fare Bloom contenta tu le compri un castello o dai il suo nome ad una stella... le mie possibilità sono piuttosto limitate ed è... beh, non è il massimo... e mi sento un po'... lascia perdere."

"Non perdere la speranza, non l'hai mai fatto... sono contento però che tu abbia superato quella fase depressiva, eri persino peggio!"

"Scusa tanto se mi ha fatto male sapere che amasse Helia, le ho aperto il mio cuore, mi ha ferito." Replicò Brandon mettendo il muso.

"E vuoi tentare ancora? Davvero?"

Brandon sedette sul letto con un sospiro, rispose:

"Beh, sì. Vedi, sento che ne vale la pena, anche se ricevessi un'altra delusione io... non ne ero così convinto fino a qualche settimana fa, ma forse era perché avevo ripetuto le sue parole nella mia testa troppo a lungo e ci eravamo evitati per troppo tempo... ma poi l'ho vista alla festa, e poi ad Alfea, ed oggi e io sento che non posso fare a meno di lei. Non sono mai riuscito ad essere davvero me stesso con qualcuno e allo stesso tempo cercare di essere migliore, lei mi fa sentire così, lei... credi che me ne sia accorto troppo tardi? Intendo, ci conosciamo da tanto, se solo mi fossi accorto prima di quello che poteva essere per me io avrei potuto averla e..."

"... io credo che le cose avvengano quando devono. Gli anni che avete passato come amici non sono da buttare, anzi. Cogli la rosa quando è il momento, amico, e cerca di muoverti. Ricorda che Flora farà di tutto per ostacolarti, ne hai avuto la prova oggi, sta a te non abbatterti. E ricorda anche che Helia è il suo pensiero fisso, non si dà pace perché è su Unamuno per lei, e tu ed io sappiamo che è troppo buona per fargli del male, quindi per te sarà davvero dura."

Brandon si stese sul letto coprendosi la faccia con le mani, disperato.
Su Sakoma Musa era tornata senza Flora e si era subito dedicata al suo Polaris che stava già tutto contento nel suo paddock.

"Tra un po' cominceremo e sarà fantastico! Vedrai, tantissimi animali fatati avranno bisogno di noi!" Esclamò Musa seduta sulla staccionata accarezzando il suo drago di ghiaccio.

"Musa!"

La ragazza quasi non cadde quando si girò verso il principe che si avvicinava.

"Jackson, ciao." Salutò Musa con un sorriso.

"Ciao, ehm... mi chiedevo dove fosse finita Flora."

"Sì... beh, è su Andros, da Aisha, una delle nostre amiche."

"Aisha? Ah, sì, mi presentai a lei alla festa, mi ricordo..." Rifletté Jackson ma con un po' di amaro in bocca.

"Va tutto bene?" Chiese Musa, scendendo dalla staccionata e ritrovandosi di fronte al principe, fece un passo indietro.

"Sì, è solo che ho l'impressione che Flora mi stia evitando."

"Oh... cosa te lo fa pensare?"

"Il fatto che sembra avere sempre tanto da fare e rifiuta sempre le mie proposte. Lei mi ha detto di essere romantica, io sto facendo del mio meglio per esserlo!"

"Posso farti una domanda?" Chiese Musa, appoggiandosi alla staccionata.

"Sì, certo." Assentì il principe passandosi una mano fra i capelli biondi. Musa prese una respiro, poi chiese:

"Tu sei innamorato di Flora?"

Jackson fu un po' spiazzato da quella domanda ma rispose lo stesso, sebbene un po' in imbarazzo.

"Beh, è davvero bella ed ha uno di quei sorrisi che ci metterebbero un secondo a farti innamorare. È gentile, è buona. Non la conosco molto bene ma... vedi, per me e come per tutti i reali il matrimonio è una semplice unione politica, che ti piaccia oppure no. È davvero difficile trovare quella giusta nonostante tu sia obbligato. Il regalo di Nikolai mi aveva fatto pensare che avrei potuto sposare chi volessi, ma ora c'è Flora, e posso dirti che voglio davvero provarci con lei perché per quello che ho potuto sapere di lei mi piace, mi piace davvero molto, e spero davvero che tra noi possa essere amore. Quando ho saputo della keimerina il primo pensiero fu proprio quello, sarei stato obbligato a sposare lei. Poi però alla festa conobbi Flora e, beh, d'un tratto la cosa non sembrò tanto terribile."

"Già... Flora sembra perfetta, vero? Non s'innervosisce mai, ha pazienza con tutti, è intelligente... già, davvero perfetta." Sospirò Musa.

"Musa, posso ritenerti una mia amica?" Chiese Jackson.

"Sì, certo." Rispose Musa tirandosi su.

"Posso chiederti allora di cercare di capire cosa pensa Flora di me? Già è strano di questi tempi... insomma, per quanto ne sappia io al momento dovrei avere un valletto e lei una dama e sarebbero loro a gestire la cosa, a capire come vanno le cose, invece ora..."

"Insomma vorresti che ti facessi da intermediaria con Flora?"

"Non potrebbe farlo nessun altro." Jackson si strinse nelle spalle.

"V-va bene, certo, perché siamo amici." Annuì Musa con un sorriso.

"Oh, grazie Musa!" Esclamò Jackson sorridendo.

Polaris sbuffò, un po' agitato, Jackson fece un passo indietro, Musa lo tranquillizzò sotto lo sguardo perplesso del principe, poi Jackson disse:

"Ora sarà meglio andare, devo incontrare mio zio. Musa, grazie ancora, non me l'aspettavo ma ho trovato un'amica sincera in te." Jackson le baciò la mano e Musa arrossì, il principe andò via e solo allora la fata poté tornare a respirare regolarmente.

"Che situazione, eh?" Chiese al suo drago che sbuffò nebbia dalle narici.

Il giorno dopo Bloom si recò su Magix con Daphne e Stella per occuparsi della scelta delle bomboniere per il matrimonio e quel giorno non c'era persona nella Dimensione Magica più felice della principessa di Domino. Dopo una mattinata estenuante le tre amiche andarono ad Alfea e si recarono nell'ufficio della preside Faragonda.

"Ragazze, che piacere vedervi. Avete qualche notizia?" Chiese Faragonda, seduta alla sua scrivania. Bloom raccontò alla preside tutto ciò che avevano scoperto e Faragonda sembrò piuttosto perplessa.

"È terribile quando non ho una soluzione da darvi, ma di questa faccenda non ne ho mai saputo nulla, e come me neanche Saladin o la Griffin. Bloom, quella di portare Roxy su Domino mi sembra un'ottima idea, Alfea è troppo grande e potrebbe essere pericoloso, starti accanto invece la farebbe stare più al sicuro."

"Sono contenta che sia d'accordo." Sorrise Bloom, "Preside Faragonda, lei crede che potremmo convincere Nebula?"

"Non lo so." Sospirò la preside, "Ma dovete tentare, l'esercito delle fate terrestri è molto forte, sarebbe un aiuto prezioso."

Quel giorno stesso Roxy si recò su Domino insieme a Bloom senza fare storie, forse perché sperava che stare al fianco della principessa avrebbe potuto darle la possibilità di introdursi in qualche combattimento, cosa che invece tutti cercavano di evitare. Bloom le fece avere una stanza e si mise a sua disposizione.

"Bloom, i miei genitori staranno bene, non è vero?" Chiese Roxy, poggiando a terra la borsa con le sue cose.

"Ma certo, ma per stare loro al sicuro è necessario che ci stia anche tu. Sta' tranquilla, quelle ombre qui non ti troveranno."

"Quali ombre?" Chiese Roxy confusa, Bloom sembrò più confusa di lei.

"Le ombre inviate da Zvonimir."

"Oh... sai che ora come ora non le ricordo? Forse quando me ne hai parlato mi dev'essere sfuggito." Sorrise Roxy. Bloom, perplessa, ricambiò il sorriso ma capì che doveva parlarne urgentemente con i suoi amici.

Quei giorni passarono in fretta tra Musa che allestiva il Centro di Riabilitazione per animali fatati "Music Health", Brandon che finalmente preparava Sky militarmente e si occupava del suo squadrone mentre Millicent chiamava e lui, tornato alla carica intenzionato a (ri)avere Flora, ignorava le sue chiamate. Stella che non passava giorno che non rilasciava un'intervista e stava diventando la reggente più ammirata della Dimensione Magica, Bloom dal canto suo poco s'interessava di politica a causa dei preparativi per il matrimonio mentre Aisha, che si preparava a diventare regina, era piuttosto determinata anche se a livello personale non mancavano le discussioni con Nex. Tecna continuava il suo lavoro su Eraklyon, con lei Judy faceva un ottimo lavoro e più volte Tecna notò che anche il dottor Alexander, finalmente, riconosceva i meriti della ragazza, anche se non sempre. Timmy su Zenith se la cavava alla grande, grazie al padre di Tecna era riuscito ad avere un'udienza con il re e quest'ultimo era rimasto affascinato dalle idee del giovane.
Quella settimana si concluse benissimo, più o meno.

Bloom chiamò tutti i suoi amici appena poté e si ritrovarono tutti in conferenza, dunque raccontò loro quello che era successo con Roxy.

"Tutto questo non ha senso! Come può averle dimenticate?" Chiese Brandon.

"Questa faccenda è un mistero dietro l'altro." Sospirò Aisha.

"Dobbiamo capire cosa sta succedendo." Disse Flora, "Tecna, tu ricordi l'ombra che ti ha attaccata?"

"Certo che me la ricordo!" Rispose Tecna annuendo, poi però ci rifletté. "Io... ricordo che ero in laboratorio, e... beh, poi sono andata a raccontare tutto a Sky."

"Tecna, tutto cosa?" Chiese Musa in cerca di conferma, Tecna non rispose non avendo nulla da dire.

"Ragazzi," Disse Sky, "la cosa è più pericolosa di quanto crediamo. Per ora stiamo attenti, non ho altre soluzioni per voi."

La connessione interplanetaria s'interruppe lasciando spiriti piuttosto affranti. Lasciati i suoi amici, Flora si rimise sui libri ma una pixie la interruppe recapitandole una lettera.

"Grazie Livy." Sorrise Flora.

"Di nulla!" La pixie fece per scomparire in un Puff ma Flora la fermò:

"Come vanno le cose a Selvafosca? Non vedo Chatta da un po'."

"Siamo tutte piuttosto impegnate, è piena primavera, ma Chatta non smette di chiacchierare come al solito! Le dirò che hai chiesto di lei ma non credo che Ninfea le permetta di lasciare il villaggio con tutto quello che c'è da fare."

"Va bene, tranquilla, Livy, e non preoccuparti."

"Ciao Flora!" La pixie scomparve e la ragazza poté a aprire la lettera.

"Carissima Flora,
sentirti è stato davvero come prendere una boccata d'aria fresca. Non passa momento che non pensi a te e a quello che faremo una volta che sarò tornato! Ho tanti progetti per noi, Flora.
Qui non ci sono molte novità, ma l'importante è che ogni giorno che passa sono un giorno più vicino a te! Ti amo, Flora, e ti prego che qualsiasi cosa ti stia preoccupando in questo momento tu me ne scriva affinché possa portare quel peso insieme a te.
Ti mando un bacio,
Helia" 
Flora sorrise malinconicamente, poi sospirò. "Sei davvero perfetto." Poggiò la lettera e cominciò a sfogliare il libro davanti a lei come per cercare una soluzione a quel groviglio di pensieri, poi però qualcosa attirò la sua attenzione e si fermò.

"Ma cosa...?" Guardò con più attenzione, peccato però che solo alcune iscrizioni erano in linpheiano antico, il resto era di una lingua a lei sconosciuta. L'illustrazione però bastò per farla sorridere speranzosa, quella sera stessa Flora avvisò la servitù che il giorno dopo non ci sarebbe stata, sarebbe andata ad Alfea per vedere il professor Avalon.

Coucou, miei dolcissimi germogli! Come state? Rieccomi con un nuovo capitolo dove finalmente facciamo un po' di chiarezza su questo Zvonimir, ma come abbiamo visto ci causa forti dubbi, primo fra tutti: com'è possibile che Tecna e Roxy abbiano dimenticato le ombre? Nel gruppo i cervelloni non mancano e presto troveremo una risposta, nel frattempo l'universo si sta aprendo, ma let's stay positive!!
Non ho molto da dire, solo che per un po' di azione dovrete aspettare un pochetto, questa storia ha molto da dare e le cose devono mettersi prima al loro posto, e poi, dato che qui i ragazzi affrontano una nuova parte della loro vita, sto cercando di concentrarmi sulle loro vite sui loro pianeti e le impressioni e le emozioni che provano...
Direi che è tutto, vi ringrazio ancora per come seguite questa storia, aspetto con ansia di sapere cosa ne pensate, vi mando un bacio,
vi strAmo,
xoxo Florafairy7

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Un peso sul cuore ***


UN PESO SUL CUORE

Flora osservava Avalon che leggeva quelle pagine. Ansiosa, picchiettava le dita contro le labbra. Avalon leggeva, leggeva, e dalla sua espressione non si poteva leggere nulla. Poi il professore alzò lo sguardo verso la fata e sospirò.

"Allora?" Chiese Flora, impaziente.

Avalon sospirò ancora, poi, con aria estremamente seria, rispose:

"Beh, Flora, effettivamente è quello che stavi cercando."

"Davvero?" Chiese Flora con un gran sorriso, poi però s'incupì. "Ma c'è qualcosa che non va, vero?"

"Non esattamente... insomma, Flora, tu hai chiaramente detto di non volerti fermare davanti a nulla."

"S-sì, è ciò che ho detto."

"In effetti qui c'è scritto che una keimerina può condividere il potere del proprio cuore della natura con un'altra persona, che, attenzione, è diverso se fosse con un pianeta, che è quello che dovresti fare con Sakoma, come mi hai spiegato."

"Sì." Annuì Flora.

"Ebbene, condividere questa magia con un'altra persona significherebbe condividere con lei la tua anima, il tuo cuore."

Flora poggiò la schiena alla sedia, colpita. Avalon andò avanti:

"Il cuore della natura ha immensi poteri, ogni singolo ciondolo è stato forgiato dallo spirito primordiale dell'Inverno stesso, ed è intriso della magia della Natura. Le keimerine non lo condividevano con il primo che passava."

"Ci credo, lei parla di cuore, di anima."

"È così. Mi hai detto che il tuo amico ha dato la propria essenza vitale a Vymarna, è giusto?"

Flora annuì.

"Condividendo con lui il tuo cuore della natura compenserai quella parte che ora gli manca, anche se la sua essenza sarà di Vymarna. In altre parole, lui rimarrà legato al pianeta ma voi due sarete legati insieme, indissolubilmente, e dato che il rubino protegge te proteggerà anche lui."

"Potrebbe essere un tantinino più chiaro sul 'legati indissolubilmente'?" Chiese Flora, un po' preoccupata.

"Flora, in parole davvero, davvero povere, sarebbe un matrimonio mistico. Dipenderete l'uno dall'altro, anche se non sarà come con Vymarna, se l'uno soffre non soffrirà anche l'altro, ma è certo che avrete una sintonia che sarebbe impossibile per gli altri."

"Oh..." Flora trattenne il respiro per qualche secondo come se metabolizzare la notizia e respirare allo stesso tempo fosse troppo difficile.

"Le keimerine non esistono da secoli, e questo rito non viene compiuto da altrettanto tempo, mi stupisce che ce ne sia ancora traccia." Disse Avalon sfogliando il libro, Flora però non riuscì a lasciare andare l'argomento con tanta leggerezza.

"Ma non sarà una cosa reale. Cioè, insomma, non chiamiamolo matrimonio mistico, chiamiamolo soltanto rito, sarebbe meglio. E poi, insomma, voglio dire, alla fine non cambierà la vita a me e neppure a lui, cioè, a lui sì, ma non per me."

"Flora, non prenderla con tanta leggerezza, è davvero una cosa seria, una scelta che va presa con cura." Le disse Avalon con apprensione.

"Sarebbe l'unico modo?" Chiese Flora storcendo le labbra.

"Sinceramente? Credo proprio di sì. L'essenza vitale del tuo amico ce l'ha Vymarna e non c'è modo di riprendersela, ormai scorre dentro Linphea stessa, l'unico modo per sollevarlo da questo peso sarebbe questo."

"Capisco..."

"Qui c'è scritto che come ogni incantesimo di legamento dovrà essere collegato ad un fenomeno astronomico."

"Dobbiamo tenere in conto che Vymarna mi ha esiliata ed io non posso tornare su Linphea. Sarebbe possibile compiere questo rito altrove?"

"Credo che con l'incantesimo giusto e con le circostanze adeguate si possa fare. Ricorda che sei tu l'elemento fondamentale in questo caso e non Vymarna."

"Oh, bene..."

"Un plenilunio o un'eclissi sarebbero perfetti. Prima però devo decifrare queste scritture, sono antiche ed è lingua daxamita... ma non sarà un problema, tranquilla."

Flora, alzandosi, disse:

"Professor Avalon, grazie infinitamente. È stato davvero gentilissimo, non so davvero come ringraziarla."

"Tranquilla, anche se non sei più ad Alfea sarai sempre una mia studentessa e se posso aiutarti è un piacere."

"Grazie, davvero. Tornerò per sapere cos'ha trovato."

"Va bene, ci vediamo presto."

Flora lasciò l'ufficio di Avalon e fuori di lì non poté che sospirare, si appoggiò alla parete per un secondo.

"Non ci posso credere."

Su Domino Bloom si dedicava alle sue faccende da principessa e da futura sposa ma la giovane non poteva fare a meno di pensare a Roxy che, da quando era arrivata su Domino, aveva raramente lasciato la sua stanza. Così la principessa decise di andare da lei.

"Posso entrare?" Chiese Bloom aprendo di poco la porta, Roxy assentì e Bloom entrò. Trovo Roxy alla sua scrivania con un libro di pozionologia aperto avanti a lei.

"Ehi, va tutto bene?" Chiese ancora Bloom notando l'espressione afflitta di Roxy. La fata degli animali sbuffò.

"Sì, ma di pozionologia non ci capisco niente ed ora che sto saltando le lezioni è ancora peggio... non è che puoi darmi una mano?"

Bloom gettò un'occhiata al libro e rispose:

"La pozionologia non è proprio il mio forte, Flora e Tecna sono quelle brave... Roxy, ascolta, volevo parlarti." Roxy girò la sedia per rivolgersi a Bloom e le prestò la sua attenzione. "Mi rendo conto che tu sia in ansia per i tuoi genitori, ma vorrei tranquillizzarti perché sai che noi non ci fermiamo davanti a nulla, soprattutto se si tratta di proteggere le persone che amiamo."

"Sì, Bloom, lo so..." Annuì Roxy ma non sembrava convinta. "... ma... sono entrambi sulla Terra, papà è umano e la mamma... sono preoccupata. Hai visto cosa mi è successo? Ho dimenticato le ombre e per quanto tu me ne parli io non ho assolutamente idea a cosa tu ti riferisca... e se le succedesse qualcosa? Se quelle ombre usassero questa cosa a loro favore? E questo Zvonimir..." Bloom sospirò: per volere di Morgana Roxy non sapeva nulla della storia avuta con lo stregone terrestre.

"Roxy, lo so, ti capisco. La mia famiglia è stata più volte obiettivo di qualche nemico, ma tua madre è la regina delle fate terrestri! Devi stare tranquilla, però devi promettermi che se avrai bisogno di parlare me lo dirai, va bene?"

"Va bene, Bloom." Sorrise Roxy, "Grazie." Bloom abbracciò la sua amica e rimase un po' con lei.

A poca distanza da lì, su Solaria, la principessa Stella era impegnatissima. Numerosi nobili erano al suo seguito per chiedere permessi, concessioni e giustizia per qualche affare personale mentre suo padre si occupava degli affari diplomatici. La povera Stella, che si stava dirigendo nella sala del consiglio, non ne poté più e si fermò di scatto rivolgendosi alla folla di nobili borbottanti.

"Adesso basta! Mi avete stufato! Io non sono la vostra mamma, vedetevela da soli, ho cose più importanti a cui pensare, mi avete capito?!" Sbraitò la principessa e i nobili la fissarono allibiti, la regina Luna non si sarebbe mai sognata di rivolgersi a loro in quel modo, e se anche re Radius era il tipo da farlo lui fortunatamente in quelle faccende non ci entrava. Stella li guardò, riprendendo fiato e con le guance rosse, e pensò che aveva sbagliato. In tutto quel tempo su Solaria aveva cercato di fare del suo meglio per sostituire sua madre e in ogni singola cosa che faceva si confrontava con quello che sua madre avrebbe fatto nella stessa situazione. Si morse le labbra, mortificata. Prima che potesse aggiungere qualcosa Antares, la divinatrice di corte, si avvicinò a lei.

"Vostra maestà."

"S-sì?" Fece Stella, ricomponendosi.

"Ho bisogno di parlarvi di una questione molto urgente." Rispose Antares e Stella, guardandola negli occhi, uno azzurro e uno ambra, si rese conto che c'era qualcosa che non andava.

Su Sakoma invece Musa era al suo centro con Polaris ed era super eccitata perché quello stesso pomeriggio sarebbe arrivato il suo primo cliente.  Mentre cantava per il suo drago di ghiaccio, Musa alzò gli occhi verso la finestra del principe chiedendosi cosa stesse facendo il suo amico.

"Dobbiamo parlare, Jackson." Disse il re, sedendosi di fronte a al tavolo, Jackson era in piedi e il re con un cenno lo invitò ad accomodarsi con lui sul divanetto di fronte al camino spento.

"Ditemi, padre."

"Come sta andando con la keimerina?"

"È difficile, lei sembra molto distante, ha sempre la testa da un'altra parte e..."

"Jackson, parliamoci chiaro: hai fatto un errore madornale a trattare con la keimerina senza dirmi nulla."

"So che avrei dovuto consultarvi, padre, ma mi è sembrato l'unico modo."

"Ed ora se non sarai abbastanza per lei, lei potrà andarsene quando vorrà e portarsi il cuore della natura!" Sbottò il re.

"Padre, vi giuro che sto facendo del mio meglio e..."

"Le faremo firmare un accordo." Convenne Ruben mentre il suo sguardo guizzava da un lato all'altro della stanza e nella sua mente partivano i ragionamenti.

"Un... un accordo?"

"Sì, ma per quello lascia fare a me." Si rivolse a suo figlio: "Jackson, forse non lo capisci, ma è fondamentale che tu sposi la keimerina."

"Lo so, padre, per il cuore della natura." Annuì Jackson.

"Non solo." Ruben sospirò con impazienza. "Jacskon, sei il prossimo re di Sakoma, una volta sposato dovrai produrre un erede. Unirti alla keimerina donerebbe alla tua stirpe sangue divino."

"Ma quello verrà dopo, verrà..."

"È questo lo scopo dei matrimoni, non capisci? Acquisire potere ed assicurarsi una discendenza!" Lo interruppe Ruben alzando un po' la voce, Jackson abbassò lo sguardo e replicò:

"Certo, ovvio, padre."

"Bene, allora in quanto futuro re di Sakoma dovrai assicurarti di ottenere entrambe le cose!"

"Lo farò, padre." Promise Jackson senza alzare lo sguardo.
Ruben allora lasciò la stanza, Jackson invece sospirò senza però scomporsi.

Su Andros Aisha si stava dirigendo nelle sue stanze accompagnata dalle sue dame, di cui avrebbe volentieri fatto a meno, quando vide Nex che era fermo lì fuori perché le guardie non l'avevano lasciato passare.

"Nex." Disse Aisha, vedendolo.

"Aisha, ti devo parlare." Replicò Nex, guardandola. Aisha sentì dentro di sé una strana sensazione. Ansia. Che si agitava nel petto. Preoccupazione per l'espressione negli occhi del suo ragazzo.

"Lasciateci. Nex, vieni." Disse lei invitandolo nella sua stanza, ma una delle sue dame la fermò dicendo:

"Vostra altezza, non sta bene che vi ritiriate con un uomo nella vostra stanza senza nessuno che vi accompagni."

"So io cosa sta bene e cosa no, e se non ci lasciate so anche di quanto aiuto c'è bisogno in lavanderia e potrei chiedervi di contribuire."

Le tre dame si guardarono tra loro, quasi terrorizzate, e fecero una riverenza dicendo:

"Vi aspettiamo in giardino, vostra altezza."

Aisha quindi condusse Nex in camera sua e quando chiuse la porta lasciò andare un sospiro di sollievo.

"Finalmente un po' di privacy!" Guardò Nex, lui non sembrava tranquillo, allora lei si avvicinò ma mise su la maschera da dura e chiese:

"Allora, di cosa volevi parlarmi?"

"Aisha... ho riflettuto molto riguardo... riguardo a quella cosa."

"Intendi riguardo alla proposta di Thoren." Precisò Aisha, incrociando le braccia.

"Sì... sì, riguardo a quella." Disse Nex, nervoso.

"E allora?"

"Aisha, sai che ti amo. Io sono davvero innamorato di te."

"E allora?!" Ripeté Aisha più arrabbiata che altro.

"E allora tu sei la futura regina di Andros, ed io sono solo io, e se qui riuscissi ad ottenere un titolo non sarebbe per i miei meriti. Come credi che mi sentirei? Il consorte della regina che ha fatto tutto aiutato da lei. Su Domino invece lavorerò per Thoren come ho sempre fatto, sarò con lui perché mi conosce e conosce il mio valore e i miei meriti. Ho sempre lavorato sodo, e semmai avessi voluto una spinta sarebbe stato all'inizio, forse, ma non ora, non ora che ce l'ho quasi fatta da solo."

"Da solo. Certo, perché tu non concepisci i concetti di aiuto o di squadra, Nex. Vuoi fare sempre tutto da solo! Sai chi mi ricordi? Mi ricordi Riven!"

"L'ex ragazzo di Musa?"

"Sì, e guarda tra loro com'è finita!"

"Aisha, Aisha, per favore, fermati. Io non ho mai detto che tra noi dovesse finire."

"Ah no? A me è sembrato di capire quello! Perché se le cose vuoi farle da solo allora non puoi stare in una coppia, Nex!"

"Tu non capisci!"

"No, non capisco! Non capisco come tu possa dire di amarmi ma poi tenermi lontana da quelli che sono i tuoi progetti!"

"È perché non voglio che si pensi che tu mi abbia aiutato!"

"Ma cosa c'è di male nel farsi aiutare?!" Aisha capì che stava per crollare e allora, col viso duro, disse:

"Vattene. Fuori, fuori di qui, subito."

"Ma... Aisha, io..."

"Fuori o chiamo le guardie." Disse Aisha, categorica, indicando la porta ma senza guardarlo.

"Come vuoi." Concesse Nex, tristemente, e così lasciò la stanza.
Chiusa la porta Aisha scoppiò in lacrime, poi chiamò una guardia.

"Fate preparare un passaggio per Sakoma." Ordinò: aveva bisogno della sua migliore amica.

La sua migliore amica intanto era appena tornata da Alfea, passò per il centro di Musa ma non si avvicinò perché notò che la ragazza era in compagnia di un prostignac, una creatura grande tanto quanto un cane e molto pelosa, cieca di natura.
La ragazza quindi si avviò in camera sua, andando salutò delle dame e delle servitrici, finalmente si stava ambientando a palazzo e stava conoscendo gente. Strada facendo incontrò il principe.

"Che dolce visione." Sorrise Jackson.

"Jackson, ehi." Salutò Flora.

"Sei stata ad Alfea?"

"Sì." Annuì Flora.

"Posso chiederti per che cosa?"

"È complicato..."

"Accompagnami nella sala del trono e raccontami, allora." Propose Jackson, Flora dunque lo seguì.

"Vedi, sto cercando di aiutare un mio amico che ha fatto molto per me." Spiegò Flora, Jackson camminava di fianco a lei con le mani giunte dietro la schiena.

"Molto quanto?"

"Direi che mi ha salvato la vita."

"Allora va ricompensato. Dimmi: è nobile? Forse l'ho conosciuto. Potrei offrirgli dei cavalli come gesto di gratitudine per aver salvato la vita alla mia futura sposa."

Flora non seppe bene come prendere quell'affermazione ma rispose:

"No, non è nobile, e comunque non c'è  bisogno che tu gli regali niente, anche perché ho già trovato un modo per ripagarlo."

"E sarebbe?"

"Te lo spiegherò un altro giorno, ora avrai da fare." Rispose Flora facendo un cenno verso un uomo che sembrava in attesa nella sala del trono.

"Oh, il marchese di Calambrais... va bene, me la racconti un'altra volta. Flora, ascolta, stavo pensando che domani potremmo andare a passeggio lungo il fiume, che ne pensi?"

"Io non lo so, Jackson..." Flora distolse lo sguardo.

"Ho riflettuto su questa cosa e credo che tu debba sceglierti delle dame di compagnia che siano con te e che vengano con te quando usciamo."

"Non mi sembra il caso, e poi qui non conosco nessuno."

"Dovresti iniziare a farlo, presto sarai la sovrana di questo pianeta e..."

"Jackson." Lo interruppe Flora, "Il marchese."

"Oh... sì, certo, perdonami." E così il principe raggiunse il suo ospite.
Flora tirò un sospiro di sollievo e tornò in camera sua.
Si stese sul letto, la notizia datale da Avalon l'aveva sconvolta. Lei e Brandon uniti per la vita quando tutto ciò che stava cercando di fare era allontanarlo.
Bussarono alla porta, Flora si mise seduta sul letto ed entrò Nadia.

"Sì?"

"Signorina, c'è la principessa di Andros per voi."

"Aisha! Per favore, falla entrare, Nadia!" Esclamò Flora contenta.

Dopo pochi istanti Aisha irruppe nella stanza e Flora le saltò addosso entusiasta.

"Sono così contenta che tu sia qui!!" Esclamò Flora abbracciandola.

"Lo sono anch'io, Flora!" Replicò Aisha, anche se cercava di staccarsela di dosso: non era affettuosa quanto lei.

"Allora, che succede?" Chiese Flora sedendosi ed invitando la sua amica a fare lo stesso.

"Deve per forza succedere qualcosa per venire a trovare la mia migliore amica?"

Flora alzò un sopracciglio e rispose:

"Aisha, sei l'erede al trono del tuo pianeta, non hai un minuto libero, se sei venuta fin qui c'è qualcosa che non va."

"È vero." Ammise Aisha abbassando lo sguardo, "È vero, avevo bisogno di parlare con te."

"Si tratta di Nex, non è vero?" Chiese Flora col viso scuro.

Aisha annuì e riportò alla sua amica la discussione avuta col suo ragazzo, Flora, poggiandole un braccio intorno alle spalle, le disse:

"Aisha, mi dispiace così tanto. Ascolta: Nex ti ama, ti ama sul serio, solo che è anche molto orgoglioso. Mettiti per un secondo nei suoi panni, Thoren gli sta offrendo una bella opportunità e lui vuole avere la possibilità di costruirsi con le sue mani. Tu sei una principessa, una futura regina, e lo sei per diritto di nascita. Le altre persone per arrivare a fare qualcosa d'importante devono farlo con le loro forze, e magari Nex crede di non essere abbastanza, forse crede che tu non lo reputi all'altezza di costruirsi e di arrivare ad una posizione da solo."

"Ma io lo amo e voglio aiutarlo! Per sposarmi dovrà avere un titolo, e per avere un titolo dovrà distinguersi. Io voglio dargli l'occasione di farlo cosicché mio padre potrà dargli un titolo."

"Se invece andasse su Domino potrà distinguersi lì e sarà Oritel a dargliene uno, e poi potrà tornare da te e sposarti. Sai che Nex può farcela anche senza il tuo aiuto."

"Certo che lo so, ma..."

"Allora lascialo fare. Nex non vuole andare via per non tornare, vuole andare via così quando tornerà da te avrà un titolo ed una posizione e potrà sposarti."

Aisha abbassò lo sguardo, riflettendo, e sospirò.

"Grazie, Flora." Disse poi, e abbracciò la sua amica. Quando si allontanarono Aisha chiese:

"Allora, come vanno le cose qui?"

"Oh, benissimo! Cerco di evitare Jackson ma per il resto va tutto alla grande!" Rispose Flora, molto poco convinta.

"Che succede?" Chiese Aisha, assottigliando gli occhi.

"Succede che stamattina sono stata da Avalon e abbiamo trovato un modo per aiutare Brandon."

"Davvero? È fantastico! Ma tu non sembri entusiasta..."

"Beh, è perché per condividere con lui il mio cuore della natura dovremmo... unire i nostri cuori e le nostre anime indissolubilmente attraverso una specie di rito mistico." Guardò Aisha, lei era senza parole. "Di' qualcosa. Per favore."

Aisha, in tutta risposta, scoppiò in una fragorosa risata.

"Mi dici cosa c'è di tanto divertente?!" Chiese Flora, indispettita. Aisha rispose solo dopo aver ripreso fiato:

"No, niente, è una situazione un po' paradossale, non credi?"

"Beh... forse un po', tenendo in conto il fatto che Brandon prova qualcosa per me, a quanto dice... dovrò cercare di parlargli senza confonderlo."

Aisha alzò un sopracciglio, Flora chiese spiegazioni.

"Parli come se tu non provassi niente per lui."

"Infatti io per lui non provo niente, gli voglio bene però e non voglio che soffra per colpa mia, su Sakoma è quasi morto! Non posso permettere che riaccada."

"Su Sakoma sembravi piuttosto preoccupata per lui, ed anche l'altro giorno, quando hai fatto in modo che non fosse costretto ad andare a Roccaluce."

"Aisha, come ti ho detto gli voglio bene e voglio che stia bene. Logan lo ha fatto soffrire, e molto, e non si meritava di riaprire quella ferita."

"Va bene, va bene, la smetto con le insinuazioni allora." Concluse Aisha alzando le mani, Flora sospirò.

"Okay, ascolta, così non ci riesco. Devo confessarti una cosa." Ci fu un secondo di silenzio.

"Allora?!" Flora quasi saltò sulla sedia e balbettò:

"D-dammi un secondo, devo trovare le parole giuste! Allora... su Sakoma io non ho salvato Brandon con la polvere di fata del mio Enchantix. Ci ho provato ma non ha funzionato, ero disperata e non sapevo cosa fare, era così freddo e credevo che se ne fosse andato per sempre e non potevo accettarlo così io... io l'ho baciato, e il cuore della natura ha fatto il resto."

Aisha la guardò ad occhi sgranati, poi esclamò:

"E tu hai aspettato tutto questo tempo per dirmelo?! Ma che razza di migliore amica sei?! Non l'hai detto a nessuno, vero?"

"Sky lo sa, lui era lì mentre voi cercavate di mantenere la calma."

"Wow... questa le supera davvero tutte... e tu vorresti farmi credere allora che non sei innamorata di Brandon?"

Flora alzò gli occhi al cielo dicendo:

"Te l'ho detto proprio per questo! Avevi ragione su Andros, tra me e Brandon c'è stato un qualcosa, ma poi io ho fatto la mia scelta. La vita è fatta di scelte ed Helia è stato la mia. Punto. Quindi io ora ho intenzione di aspettare che torni da Unamuno e nel frattempo mi libererò di questo principe e poi io e Helia potremo costruirci insieme la vita che abbiamo sempre sognato. Sento di poter essere felice e non manderò tutto all'aria perché quest'inverno uno scudiero mi ha fatto un po' girare la testa. Sto con Helia, punto, e per quanto Brandon possa insistere questa volta non vincerà. È abituato ad ottenere quello che vuole ma stavolta no, non andrò da lui dicendogli - Brandon, ti amo.-, per quanto lui possa insistere e voglia che lo faccia!"

Flora riprese fiato e solo allora si rese conto che Musa era sulla porta a bocca aperta. La fata della musica chiuse la porta alle sue spalle e disse:

"Oggi è arrivato il mio primo cliente e il suo padrone sembrava soddisfatto, ero così eccitata che sono venuta a raccontartelo. Ciao, Aisha, sono contenta di vederti. Flora, quando pensavi di dirmi che ti sei innamorata di Brandon?!"

"No, no, no, Musa, non è affatto così! Era proprio quello di cui parlavo con Aisha, io per Brandon non provo nulla!"

"Sebbene io sostenga il contrario." Commentò Aisha beccandosi un'occhiataccia da parte di Flora. Musa si sedette e chiese:

"Allora è Brandon che prova qualcosa per te?"

"Mmm... non mi va di parlarne, si tratta dei suoi sentimenti e non è giusto e..."

"Praticamente," La interruppe Aisha, "Brandon è innamorato di Flora e quel poverino si è persino dichiarato a lei, sapessi le parole che ha usato, non ti aspetteresti mai che vengano dalla bocca da quel belloccio superficiale! Ad ogni modo Flora, che io sono certa ricambi quei sentimenti, ha scelto di rimanere con Helia spezzando il cuore di Brandon in mille minuscoli pezzettini!"

"Oh, povero Brandon!" Esclamò Musa con il broncio, Flora si schiaffeggiò la fronte.

"Povero Brandon?! Oh, andiamo! Nessuno pensa ad Helia?"

"Sì, ma... insomma, è Brandon. Per quanto possa essere romantico lo è sempre a modo suo in maniera un po' superficiale, ma si è dichiarato a te. È stato davvero dolce!"

"E vuoi sapere un'altra cosa?" Chiese Aisha, Musa annuì energicamente. "Per far tornare Flora su Linphea per compiere il rito lui ha offerto a Vymarna la propria essenza vitale. Ha letteralmente dato la sua vita per Flora."

Musa si portò una mano alla bocca quasi commossa, Flora invece sembrava non interessarsi tanto alla cosa. E Musa si rivolse a lei:

"Come puoi restartene tanto indifferente? Ha dato la sua vita per te. Brandon."

"Lo so, lo so, lo so! Okay?! Non c'è bisogno che mi ricordiate quanto sia stato nobile, dolce, galante, romantico e coraggioso! Lo so. Ma è stata una sua scelta, e come ho già detto la vita è fatta di scelte. Non sono indifferente, infatti voglio che il cuore della natura lo protegga, ma dovete smetterla tutti quanti. Voi, Sky, persino mia madre vuole gettarmi fra le sue braccia!"

"E va bene, scusa." Disse Aisha, Musa disse lo stesso.

"Musa, per favore, non fargli capire che lo sai, non voglio che creda che ridiamo alle sue spalle."

"Ma no, Flora, assolutamente, sta' tranquilla. Ma Helia sa che Brandon si è innamorato di te?"

"Purtroppo sì ed Helia non l'ha presa troppo bene, ma in fondo noi siamo rimasti insieme e direi che anche le cose tra loro si sono appianate." Le tre amiche si scambiarono degli sguardi, e si resero conto che molte cose erano cambiate da quando erano ad Alfea.

"Ragazze, devo dirvi una cosa..." Esordì allora Musa, rompendo il silenzio. Le sue amiche la guardarono, in attesa. "Credo di essermi innamorata."

"Davvero?!" Esclamò Aisha.

"Ma è fantastico, Musa! Sebastian è davvero adorabile e..." Stava dicendo Flora ma Musa, scuotendo la testa, la fermò.

"Non si tratta di Sebastian, no... lui è solo un amico. Un buon amico ma... soltanto un amico. Credo di essermi innamorata di Jackson..."

Flora e Aisha si guardarono non sapendo come reagire a quell'affermazione.
Il giorno seguente su Solaria Stella aveva incontrato ancora Antares e la divinatrice non sembrava tranquilla. Erano nella torre, dove Antares compiva il suo lavoro. Stella si guardò prima un po' intorno, incerta, e sicura che avrebbe arredato quella torre in maniera totalmente diversa se fosse stato per lei. Antares lasciò perdere le carte astronomiche e si sedette di fronte alla sua principessa.

"Antares, per favore, dimmi che ti sei solo sbagliata e che va tutto bene."

"Vorrei tanto, vostra maestà, ma non posso. Le cose non si sono sistemate, le stelle fisse sono in continuo movimento." Stella sospirò.

"Cosa facciamo?"

"Non lo so, vostra maestà. Non riesco a capire che succede, sembra che il cielo stesso stia cambiando direzione... cercherò di capirne di più, fino ad allora non fatene parola con nessuno, potrebbe essere pericoloso per Solaria."

"Ovviamente." Replicò Stella, anche se la giovane principessa era più spaesata che mai.

Su Sakoma invece Flora e Jackson passeggiavano lungo il fiume, lei si era rifiutata di scegliersi delle dame di compagnia e non aveva voluto chiedere a Musa per risparmiarle la scena del ragazzo che le piaceva che corteggiava la sua amica.

"Ho saputo che è venuta a trovarti la tua amica di Andros."

"Sì, ieri è venuta qui. Prima ad Alfea stavamo sempre insieme ora invece è davvero difficile vedersi, e poi lei è la futura regina, ha molte responsabilità."

"Essere l'erede al trono è davvero stancante e molto difficile a volte."

"Ti riferisci a qualcosa in particolare?" Chiese Flora, alzando lo sguardo verso di lui.

"Beh, a volte devi prendere delle decisioni, e molte volte non ti piacciono ma devi prenderle comunque." Rispose Jackson, continuando a guardare davanti a lui passo dopo passo.

"Un re saggio però sa che la scelta migliore è quella che benefici il suo popolo."

"Esattamente, sono contento che la pensi così." Sorrise Jackson, Flora però non immaginava a cosa si riferisse.

"Domani andrò su Eraklyon, la mia amica Bloom presto sposerà Sky e dobbiamo scegliere gli abiti da damigelle."

"Ti sorprenderò ma anch'io domani dovrò andare su Eraklyon. Alla festa ho potuto parlare con il principe Sky e con re Erendor e si era arrivati ad un accordo per la compravendita di legname, domani discuteremo i dettagli dell'accordo."

"Mi sembra fantastico! Sakoma finalmente si sta rimettendo in sesto, e tutto grazie al suo principe!"

"Sì." Ridacchiò Jackson, "Domani allora potremmo andare lì insieme, che ne dici?"

"C-certo, certo... e verrà anche Musa."

"Oh, giusto, Musa..." Borbottò Jackson con un po' di amaro in bocca.

"C'è qualche problema?"

"No, è solo che a volte sembra che corteggi Musa e non te, passo più tempo con lei!"

"Oh, andiamo, Musa è così simpatica!"

"Lo so, lo so, e infatti siamo già diventati buoni amici, ma so che cerchi di evitarmi, Flora, non sono stupido."

Flora sospirò, si fermò e guardò Jackson.

"Jackson, per favore, cerca di capirmi, per me è una situazione particolare. E poi... tu sai che ho un ragazzo."

"Sì, Helia, me ne hai parlato, ma come ti ho già detto in quanto keimerina tu hai dei doveri verso Sakoma. Devi capirlo, Flora, e deve capirlo anche lui. Se sto facendo tutto questo è per rendere la cosa più facile per te. Cosa credi, che per noi reali sia semplice? Siamo costretti a sposare persone che neanche conosciamo solo perché il nostro pianeta ha bisogno di denaro, o di un esercito più forte, o di creare alleanze. Questa faccenda non è facile neanche per me, ma almeno ci sto provando."

Flora lo guardò negli occhi, erano sinceri. Sorrise e gli poggiò una mano sulla guancia dicendo:

"Ti ringrazio per la tua pazienza, e se anche tra di noi non andrà come sperato da tuo padre so che rimarremo amici. Sei un ragazzo speciale, Jackson, hai un buon cuore."
Jackson distolse lo sguardo e disse:

"Torniamo a palazzo, ho un incontro con l'ambasciatore di Solaria."

"Oh... va bene, andiamo." Replicò Flora anche se un po' sorpresa dalla reazione brusca del principe.

Su Eraklyon invece Tecna lavorava senza sosta nel suo laboratorio, teneva sottocontrollo la fessura che in realtà, avevano scoperto, non era che un passaggio verso la Dimensione Obsidian. Il dottor Alexander però non voleva cedere e continuava a parlare di fenomeno astrofisico e di un qualcosa che probabilmente non aveva nulla a che vedere con le fate e con le ombre.

"Dottore, perché le costa tanto ammettere che qui si tratta di magia? Si ricorda che vive nella Dimensione Magica?" Chiese Tecna mentre lavorava al telescopio. Tecna non poté vederlo ma Alexander le fece il verso facendo ridere le sue tre assistenti preferite.

"Non è che a me costa tanto." Rispose poi il dottore, "Il punto è che voi fate credete che tutto giri intorno alla magia, e la magia è fondamentalmente irrazionale mentre la scienza è esatta."

"Mi sembra di sentire qualcuno del tredicesimo secolo... ma si rende conto di quanti passi avanti ha fatto la scienza grazie alla magia? Grazie alla magia unita alla scienza io e le mie amiche abbiamo salvato la Dimensione Magica molte volte."

"Dottoressa," Disse Judy mentre era di fianco a lei, "ora che lei e le sue amiche siete divise come farete contro questa minaccia?"

"Questo non ci fermerà, Judy. Siamo amiche da anni e lavoriamo insieme da altrettanto tempo, la distanza non è un problema. E poi Faragonda si è affidata a noi, come del resto tutta la Dimensione Magica."

"E la figlia di Morgana sta bene?" Chiese ancora Judy.

"Roxy è su Domino con la principessa Bloom, sarà al sicuro e poi Bloom per Roxy è come una sorella maggiore, se la caveranno..." Il telefono di Tecna squillò. "...oh, scusatemi un secondo."

La dottoressa lasciò il laboratorio e giusto fuori alla porta rispose: un ologramma di Timmy apparve davanti a lei.

"Ehi!" Salutò Tecna con un sorriso.

"Ehi, come stai?"

"Sto bene, c'è solo tanto lavoro da fare... allora, com'è andata?"

"Re Cryos ha adorato il mio progetto! Ha detto che è l'idea più brillante che gli abbiano presentato negli ultimi tempi!" Rispose Timmy con un gran sorriso.

"Timmy, ma è fantastico! Sono così felice!"

"Ti amo. Ehi, ascolta, ti ho chiamata anche per parlarti di qualcos'altro. Ho riflettuto su quello che è successo con le ombre, sul fatto che ci si dimentichi di loro ed è davvero strano, poi ho pensato alla loro costituzione e forse è per questo che non rimangono nella memoria, ma è solo un'ipotesi."

"Timmy, sei un genio! Come ho fatto a non pensarci? Ascolta, domani Bloom viene qui per scegliere i vestiti da damigella e non possiamo ma dopodomani vieni su Eraklyon, mi mostri i tuoi appunti e... come ho fatto a non pensarci?"

"Ehi, non tormentarti, dopotutto cerchiamo sempre di stare un passo avanti all'altro, no?"

"E poi dicono che io e te non siamo romantici!" Rise Tecna, "Ti aspetto qui su Eraklyon, okay?"

"Okay. Ci sentiamo." Salutò Timmy e riattaccò. Nella mente di Tecna tutto cominciava a prendere forma.

Aisha invece, non appena si liberò delle dame e dei nobili che la tormentavano, chiese di Nex. Lui la raggiunse nelle sue stanze ma i due mantennero un atteggiamento distaccato guidati ognuno dal proprio orgoglio.

"Volevi parlarmi?" Chiese il giovane, col viso duro.

"Sì." Annuì Aisha, prese coraggio e andò avanti. "Nex, ho riflettuto molto sulla discussione che abbiamo avuto e credo che tu debba andare su Domino, se è quello che vuoi."

Nex la guardò, sorpreso, poi però si accigliò e replicò:

"Bene, quindi vostra altezza mi concede il permesso!"

"Nex..."

"... Ma ti ascolti? Senti il tono che usi? Come se mi stessi concedendo una grazia, come se tra me e te si stia creando un abisso!"

"Non è quello che intendevo!"

"Ma è così!" Sottolineò Nex.

"Nex, ora basta! Da quando ti dà fastidio che io sia una principessa?!"

"Da quando hai iniziato a trasformarti in questa persona che ho davanti e che non conosco! Io domani parto per Domino, e parto perché l'ho deciso io! Con permesso, vostra maestà!" Nex lasciò la stanza a grandi passi, arrabbiato, mentre gli occhi di Aisha si riempivano di lacrime.

Il giorno dopo Brandon si preparò ed uscì per raggiungere il suo plotone anche se quello non era il suo unico pensiero: sapeva che quel giorno Flora sarebbe andata su Eraklyon  per vedersi con Bloom e le altre. Andando ripensò al giorno prima, alle parole che gli aveva detto Alyssa, che tanto lo aveva pregato di andare lì.

 

"Vorrei solo che siate felici." Aveva detto Alyssa, seduta sulla sedia di vimini mentre Brandon compiva il lavoro al posto suo.

"Beh, certo, anch'io... Alyssa, sei sicura di sentirti bene?"

"Ma certo che sto bene! L'influenza di questi giorni mi ha lasciata un po' debole, ma niente a cui del miele e delle biete non possano rimediare!"

Brandon aveva sorriso ma le aveva gettato un'occhiata, poco convinto.

"Avete dei dottori su Linphea?"

"Abbiamo gli erbolai."

"Quindi non avete dei dottori."

"Continua il tuo lavoro, tu... ascolta, ho sentito Flora."

"Alyssa, non offenderti, ma sei il peggior cupido del mondo! Tra me e Flora non c'è niente e lei mi ha detto che sta cercando di dimenticare quello che c'è stato... vorrei parlarle, ma non ne sono sicuro. C'è Jackson che cerca in tutti i modi di conquistarla, e c'è Helia che anche se lontano sembra starmi col fiato sul collo. In tutto questo devo occuparmi di proteggere Sky, addestrarlo e cercare di tenere il passo con il resto dei soldati, e tra l'altro il maggiore mi odia. Ma perché nessuno ti avvisa che è così difficile?"

"Oh, tesoro..." Alyssa aveva sorriso in maniera così dolce che Brandon per un attimo aveva visto Amelia, "... purtroppo nessuno può metterti in guardia sulle difficoltà che troverai là fuori, ma prima che tu esca facciamo di tutto per darti la forza così che potrai affrontarlo."

Brandon scosse la testa come per mettere da parte quei pensieri e si dedicò al suo lavoro.

Bloom arrivò su Eraklyon quella stessa mattina insieme a sua madre, a sua sorella e a Roxy, lì si unì alla regina Samara e tutte andarono dalla sarta ed aspettarono le altre per la prova degli abiti. Le ragazze furono tutte puntuali, sapevano quanto Bloom ci tenesse. 

Appena si videro le ragazze si abbracciarono contente e finalmente poterono iniziare con le prove.
Lasciato il suo plotone Brandon raggiunse Sky, sapeva che lui aveva un incontro e doveva essere con lui, infatti era compito suo essere al fianco del principe in certe occasioni per garantire la sua sicurezza.

 

 

 

"È arrivato il tuo amico?" Chiese Brandon al suo amico quando lo raggiunse.

"Ecco, appunto, Brandon, credo di aver dimenticato di dirti che..."

"Il principe Sky!" Salutò Jackson con un sorriso, avvicinandosi al principe e stringendogli energicamente la mano. L'espressione di Brandon fu impagabile, lo scudiero non si sforzò nemmeno di sorridere quando Jackson lo salutò. I tre, seguiti da altre guardie, entrarono in una sala dove furono discussi gli accordi tra i due regni. Mentre lo facevano Brandon osservava il Principe Ghiacciolo, sembrava molto sicuro di sé. Quel tizio sembrava sapere ciò che voleva, e se era insistente con Flora come lo era col legname allora sarebbe stato un problema reale. Ha! Battuta! Non lo sopportava. Non lo conosceva ma non riusciva a sopportarlo. E Flora sarebbe stata molto delusa per come pensava. Sarebbe stata lì a dirgli che doveva conoscerlo prima di farsi un'opinione su di lui. Ma al momento Flora non c'era e lui quel principino ce l'aveva sullo stomaco. E se Flora si fosse fatta abbindolare? No... la sua Flora era intelligente, non erano un castello e qualche galanteria a farla innamorare. Ma che cos'era? Come poteva lui sapere se Flora provava ancora qualcosa per lui oppure no? E perché ogni volta che ci pensava il viso di Helia riaffiorava nella sua mente?

"È stato un piacere, Jackson. Sono certo che tra Eraklyon e Sakoma i rapporti non possano che continuare a migliorare." Disse Sky stringendo la mano al principe.

"Credo lo stesso, Sky." Sorrise Jackson, "È possibile raggiungere Flora? Doveva provare il vestito da damigella, non so se abbiano terminato ma di certo non posso lasciare che torni su Sakoma da sola."

Sky stava per rispondere ma Brandon s'intromise:

"Non ce n'è bisogno, vostra altezza, posso accompagnarla io. Sapete come sono le ragazze, ci impiegheranno molto tempo e voi di sicuro avrete molto da fare."

Jackson guardò Brandon negli occhi, lo scudiero sostenne il suo sguardo, e poi sul volto del principe si disegnò un sorriso.

"Non ho davvero parole! Eraklyon è uno dei pianeti più ospitali che abbia mai visitato! Se per Sky va bene..."

"Ma certo, certo, non ho poi così tanto bisogno del mio scudiero!" Disse Sky con una punta di sarcasmo nella voce che solo Brandon colse.

"Davvero, non sarebbe un problema attenderla, ma se mi mostrate tanta disponibilità e a palazzo ho una riunione di consiglio..."

"Tutto per i nuovi amici!" Esclamò Sky, così si strinsero ancora una volta la mano, Brandon fece un inchino salutando il principe.

"Allora avverto Flora che..."

"... non ce n'è bisogno, sai che con Flora siamo amici." Disse Sky, così Jackson poté andare via tranquillo che la sua dama non sarebbe tornata da sola su Sakoma, cosa pericolosa e del tutto inaccettabile secondo i suoi schemi. Flora più volte si era recata su altri pianeti senza accompagnatore e Jackson le aveva espresso il suo disappunto.

"Sì, dovremo aspettare che Jackson finisca di accordarsi con Sky, ha detto che non sta bene tornare senza accompagnatore." Stava raccontando Flora alle sue amiche per cambiare discorso dopo che Aisha aveva riportato la sua discussione con Nex.

"E a te sta bene?" Chiese Tecna contrariata, mentre la sarta le cuciva addosso il vestito.

"Per Jackson è difficile, insomma, ai suoi tempi funzionava così e deve cercare di ambientarsi pian piano, non voglio sconvolgere la sua concezione del mondo per qualcosa che non mi costa nulla."

"Ti senti in colpa perché sai che lo rifiuterai, vero?" Chiese Bloom che, seduta sul divanetto insieme a sua madre, sua sorella, Roxy e sua suocera, valutava il lavoro della sarta.

"Sì..." Sospirò Flora.

"A me questo tipo sembra un cavernicolo!" Commentò Roxy.

"In realtà è vero." S'intromise Samara, "Quando io avevo la vostra età non mi era permesso girare per la Dimensione Magica da sola come fate voi."

"Ora le cose sono cambiate." Aggiunse Marion, "Voi ragazze avete molte più libertà, siete molto più indipendenti."

"Ma se lo siamo è grazie a voi che col tempo siete riuscite ad emanciparvi." Disse Bloom.

"Sì, è vero, anche se a corte l'emancipazione deve fare i conti con l'etichetta." Replicò Samara, "Ad ogni modo, questo ragazzo è da compredere, poveretto, la sera va a dormire credendo di avere nel palmo della mano la vita delle donne e la mattina dopo la sua fidanzata è una ragazza emancipata!" Samara rise di gusto, Flora invece borbottò qualcosa sul fatto che non era ancora la sua fidanzata.

"Sta di fatto che è davvero galante." Affermò Musa, tutte le sue amiche la guardarono, lei fece spallucce. "Sì, lo confesso, Jackson mi piace, ma non potete biasimarmi, lui..."

"Musa, tranquilla, non c'è niente di male!" La rassicurò Bloom, la sua amica sorrise.

In quel momento bussarono alla porta e la regina diede il permesso di entrare. Era Brandon, e Flora, appena lo vide, si sentì come immobilizzata da una qualche forza esterna.

"Perdonate il disturbo." Si scusò il giovane con il suo solito sorriso un po' sfacciato. "Dovevo solo avvertire Flora..." La guardò, lei quasi trattenne il fiato, "... e Musa che Jackson è dovuto tornare su Sakoma e che quindi le accompagnerò io."

"Non devi!" Si affrettò a dire Flora, Brandon si aspettava quella reazione e per questo la guardò rivolgendole un sorrisetto. "Se Jackson è andato via forse non ci tiene davvero così tanto."

"Ti sbagli, era così grato quando mi sono offerto di farlo."

"Ti sei offerto?!" Chiese Tecna mentre un sorriso divertito le si dipingeva sul volto.

"Sì. Jackson aveva una faccenda importante da sbrigare e mi sembrava il minimo, è così che si fa con gli amici."

"Ora siete amici?" Chiese Flora, scettica.

Brandon stava per risponderle ma Musa s'intromise:

"Oh, andiamo, Flora, Brandon è così gentile, non c'è bisogno di criticarlo tanto!"

"Io non lo sto..." Borbottava Flora alzando gli occhi al cielo.

"... grazie, Musa!" Esclamò lo scudiero, soddisfatto. "Comunque io sono in cortile quando avrete bisogno di me. Vostre maestà." Salutò le regine e lasciò la stanza.

"Era necessario?" Sussurrò Flora a Musa, la sua amica sorrise divertita:

"Certo che sì!"

Le ragazze spesero ancora del tempo per scegliere la giusta tonalità di azzurro per la stoffa e quella sembrava l'unica preoccupazione della giornata, purtroppo però non lo era.

"Livy, che ci fai qui?" Chiese Bloom vedendo apparire la pixie dei messaggi.

"Ho un messaggio urgente da parte di Morgana per Flora." Rispose la pixie  affannata. Roxy si alzò di scatto.

"Non sarà successo qualcosa a mia madre?!"

"Tranquilla, Roxy, sono certa che va tutto bene." La tranquillizzò Bloom anche se Roxy era ancora molto preoccupata.

"Cosa vorrà Morgana da Flora?" Chiese Stella.

"Scopriamolo..." Rispose Flora porgendo la mano a Livy e facendosi consegnare un messaggio, ringraziò la fatina e questa sparì in un battito di ciglia.
Flora aprì la lettera e cominciò a leggere, il suo viso si scurì.

"Allora? Leggi ad alta voce!" Esclamò Stella.

"Oh, sì, certo, scusate..." Flora si schiarì la voce. "Cara Flora, scrivo a te perché ti incolpo ed è giusto che tu condivida con me questo peso. Quello che mi hai detto sulla Terra mi ha fatto riflettere ed è per questo che ho deciso di andare a Tìr na nÓg per parlare con Nebula, esporle la situazione e chiedere che vi aiutasse. Quando Nebula ha saputo della crepa nell'universo e dell'imminente ritorno di Zvonimir ha deciso diversamente da voi. Non ha assolutamente intenzione di combattere, anzi, vuole impedirgli di arrivare nella Dimensione Magica, e per questo ha deciso che dovrò sacrificarmi per la Dimensione Magica e per le fate terrestri chiudendo la fessura io stessa prima che Zvonimir possa tornare. Non mi ha dato alcuna istruzione su come fare, anzi, mi ha detto di chiedere a voi. Incolpa me di tutto questo, ciò di cui tu avevi profondamente dubitato, ed ora ti chiedo di dirmi come fare ad adempiere al mio ultimo ordine al quale non posso sottrarmi. Con profondo rancore, Morgana."

Le ragazze erano sconvolte ma Roxy più di tutte. Aveva le lacrime agli occhi, ma reagì, si accigliò e si scagliò contro Flora:

"Come ti è saltato in mente di mandare mia madre da Nebula?! Flora, non sai che Nebula non ha alcuna pietà?! Non sai che prende decisioni in maniera fredda e che sacrificherebbe chiunque per salvare Tìr na nÓg?! Come hai potuto convincere mia madre ad andare lì?!"

Flora era a bocca aperta, incapace di reagire, mortificata.

"Roxy, io... non possiamo combattere Zvonimir da sole e Tìr na nÓg ha un esercito, dovevamo chiedere aiuto."

"E l'avete avuto! Ora mia madre sarà gettata nella Dimensione Obsidian, grazie tante!" Detto questo Roxy attraversò la stanza a grandi passi ed uscì sbattendo la porta.

"Vado a parlarle." Disse Bloom con un sospiro e così seguì Roxy.

"Flora, non è colpa tua, anzi, sei stata saggia." Cercò di confortarla Aisha, Flora le rivolse distrattamente un sorriso.

"Ragazze, adesso cosa facciamo?" Chiese Musa alle altre.

"Io credo che la cosa migliore sia andare da Faragonda," Rispose Tecna, "lei ci dirà come fare o almeno ci darà qualche consiglio, e poi ovviamente troveremo un modo per sottarre Morgana da questo assurdo compito."

"Bene, allora avvertiamo i ragazzi." Disse Aisha.

"Sì, io chiamo Timmy. Flora, tu va' ad avvertire Brandon che almeno per ora non andrete su Sakoma." Disse Tecna avendo tutto sottocontrollo e sciogliendosi da quelle stoffe che aveva addosso, Flora annuì e fece come le era stato detto, così si diresse verso il cortile.

Brandon in realtà in cortile non ci era mai arrivato. Il giovane infatti era stato fermato a metà strada da qualcuno che cercava proprio lui. Millicent era a palazzo quel giorno insieme a suo padre perché lui era un mercante di pellicce, la ragazza ne aveva approfittato per parlare con il suo vecchio amico e la fortuna aveva voluto che lo incontrasse proprio per il corridoio.

 

"Mi hai offesa, lo sai?" Disse Millicent che però non sembrava affatto risentita, anzi.

"Mi dispiace, Millicent, ma ho avuto molto da fare."

"Sì, sì, certo, come no! Dovresti farti perdonare..." Fece un passo verso di lui e sorrise maliziosamente, la sua pelle scura rendeva il suo sorriso ancor più splendente.

"Millicent, devo essere del tutto sincero con te." Disse Brandon, lei però lo prese per il colletto e lo avvicinò a lei dicendo:

"No, non devi per forza." La ragazza gli sfiorò il volto e poi alzò lo sguardo verso di lui. Brandon la guardò nei grandi occhi scuri.

"Forse... forse sarebbe meglio se..." Stava dicendo lui ma l'attenzione di Millicent fu catturata da altro. Brandon si voltò per capire cosa stesse guardando la ragazza. E Flora era lì. Brandon provò a dire qualcosa ma Flora fu più veloce:

"Abbiamo... abbiamo un problema con Morgana, per ora non andiamo su Sakoma... hai tutto il tempo per... beh, per..." Si voltò per andare ma Brandon, scioltosi dalla presa di Millicent, la raggiunse e la superò mettendosi davanti a lei.

"Non è quello che credi."

"Io non credo proprio niente." Replicò Flora. "Abbiamo chiamato gli altri, tu hai il tempo di salutare la tua amica."

"Io non..." Sospirò, si rivolse a Millicent:

"Millicent, abbiamo un problema con l'ex regina della fate terrestri e... sai, con tutto praticamente. Ci vediamo, okay?"

Millicent, a braccia incrociate, non sembrava troppo infastidita, anzi, gli fece un cenno per fargli notare che Flora lo aveva superato e stava andando via. Lui allora raggiunse di nuovo la fata che camminava a passo svelto.

"Ci tengo a precisare che tra me e Millicent non c'è assolutamente niente."

"Non sono cose che mi riguardano." Precisò Flora, continuando a camminare. "Ma se hai da fare evita di offrirti come accompagnatore per altre."

Brandon gemette con disperazione e disse:

"È stata lei che..."

"... Morgana mi ha inviato un messaggio." Lo interruppe Flora, "Pare che Nebula se la sia presa con lei e voglia darla in pasto a Zvonimir per far sì che la fessura sia chiusa prima che lui raggiunga la Dimensione Magica."

"Quella fata non conosce mezze misure." Borbottò Brandon.

"Ora dobbiamo trovare un modo per salvare Morgana, e tutto il resto della Dimensione Magica dato che a quanto pare le fate terrestri, ancora una volta, se ne sono lavate le mani."

Nel frattempo la regina Samara, Dafne e la regina Marion avevano lasciato le ragazze alle loro questioni. Sky le aveva raggiunte e Tecna aveva contattato Timmy, Nex invece, che era stato contattato dal principe, non poteva raggiungerli a causa di un impegno con Thoren.
Flora e Brandon li raggiunsero, lui aprì la porta per farla entrare, Flora non incrociò neanche il suo sguardo; Brandon, sconsolato, chiuse la porta alle sue spalle e raggiunse gli altri.

"Quindi andiamo ad Alfea?" Chiese Sky alle ragazze.

"La preside Faragonda saprà senz'altro come aiutarci, ma dobbiamo sbrigarci, ogni secondo è prezioso." Disse Bloom.

I ragazzi aspettarono Timmy, Sky chiamò ancora Nex ma lui non rispose così quando Timmy arrivò presero una navicella reale di Eraklyon e partirono tutti per Magix. Prima di andare Flora fece arrivare un messaggio a Jackson e si chiese come avrebbe potuto prenderla il principe.

Raggiunsero Magix in poco tempo, arrivarono ad Alfea e Griselda fu felice di vederli anche se non lo diede a vedere.

 

"Ragazzi, tutti qui? Che succede? Roxy, cara, stai bene?"

"Io sì, preside Faragonda, ma mia madre..." Guardò Flora e la ragazza abbassò lo sguardo.

"Ragazzi, parlate chiaro." Disse la preside con espressione serissima. Dunque Bloom raccontò a Faragonda del messaggio di Morgana e la preside fu scioccata quanto loro.

"Sinceramente non mi sarei mai aspettata una reazione del genere da parte di Nebula. Come ha potuto emanare un tale verdetto?" Si chiese scuotendo la testa.

"Preside Faragonda, cosa possiamo fare? C'è un modo per impedire a Zvonimir di tornare?" Chiese Musa.

"E dovremmo sbrigarci. Ragazzi, non vorrei allarmarvi ma la fessura si sta allargando e questo vuol dire che Zvonimir sarà presto libero. Il punto però è che oltre a questo, questo squarcio nell'universo causerà inevitabilmente dei problemi, anzi, mi sorprendo come non sia già accaduto."

"A cosa ti riferisci?" Chiese Stella.

"Dunque, Zvonimir è stato intrappolato nella Dimensione Obsidian, Bloom e Daphne l'hanno distrutta ma i fatti ci portano a capire che non è così, che da qualche parte Obsidian ha continuato ad esistere. Ora, Zvonimir ha trovato il modo di tornare e aprendo il varco da Obsidian, che Bloom e Daphne hanno in un certo senso nascosto da qualche parte nell'universo, sta aprendo una fessura, una crepa, che sta squarciando in due l'universo stesso. Tutto questo si riversa sul normale funzionamento di esso, come posso spiegartelo... immagina un tessuto elastico, uno di quelli sintetici, che però è di un paio di taglie più piccolo, se lo indossi si allarga e si rovina, arriva a cedere e a strapparsi, e la fantasia che c'era disegnata sopra non è che una massa di colori sciolti. È quello che sta succedendo all'universo, le sue funzioni naturali si stanno modificando e potrebbe essere estremamente pericoloso."

"Beh, allora sta succedendo." Disse Stella, preoccupata. "Abbiamo un problema su Solaria, le stelle fisse non sono più nella loro posizione. Antares non ha saputo darmi una risposta ma il motivo dev'essere questo. Tecna, devi rimediare, l'equilibrio di Solaria potrebbe essere stravolto e non possiamo permettercelo con mia madre ancora debole."

"Stella, stiamo cercando una soluzione, io per ora non posso fare nulla." Replicò Tecna dispiaciuta, Stella abbassò lo sguardo.

"Ragazzi," Disse Faragonda alzandosi, "credo di avere un'idea. Seguitemi."

Coucou mes petits germogli di lullabea! perdonatemi se ritorno dopo due settimane ma ho praticamente cambiato nazione e sto cercando di ambientarmi! Ma non mi dimentico di voi, questo mai! Voi siete la mia gioia, la mia soddisfazione, incarnate la mia autostima e vi adoro! E vi ringrazio per come state seguendo questa storia e per come lasciate le vostre adorabili recensioni! Ai lettori silenziosi, non abbiate paura!! Ma se non ve la sentite sappiate che io vi adoro lo stesso!
Dunque, in questa storia è chiaro che il mio livello di cattiveria è triplicato, ho deciso infatti che in questa storia soffriranno un po' tutti!!
Non mi dilungo, aspetto di sapere cosa ne pensate voi!
Vi mando un bacio enorme perché siete la mia gioia,
vi strAmo,
xoxo Florafairy7

Ps. Ecco i link dei due baldi giovani che secondo me sono perfetti per Jackson e Sebastian, inerpretano in Reign rispettivamente un principe e un servo e quando li ho visti mi sono detta "Sono loro! Sono perfetti!" ed eccoli qui! Spero vi piacciano e che questo vi aiuti ad immaginarli meglio :)

http://68.media.tumblr.com/b32b6a5c434ca885b9c765e59161616e/tumblr_n0fw5g98mz1ts2or9o2_500.gif   jackson
http://images6.fanpop.com/image/photos/36000000/Greith-Greer-and-Leith-image-greith-greer-and-leith-36092856-245-160.gif sebastian

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il Sigillo ***


IL SIGILLO

"Perché in tanti anni non ho mai saputo dell'esistenza di una sala degli artefatti magici?" Chiese Stella guardandosi intorno nella grande stanza in cui c'erano vetrine a tavolo che contenevano per l'appunto artefatti magici e vetrinette con dentro stipati libri molto antichi a giudicare dall'aspetto delle copertine.

"Forse perché la cosa non ti è mai interessata più di tanto." Rispose Aisha, la bionda fece spallucce ammettendo l'evidenza.

"Molto bene." Disse Faragonda poggiando sulla cattedra un grosso libro, tutti si raccolsero intorno a lei. "Dunque, abbiamo l'universo che si sta squarciando a metà, cosa possiamo fare per rimetterlo a posto?"

"Lo ricuciamo insieme!" Esclamò Stella con un sorriso. "Scusate, ma con l'esempio che mi ha fatto Tecna ora ho davvero capito!" Gli altri risero ma Faragonda disse:

"No, Stella, hai proprio ragione."

"Davvero?"

"Sì, è per questo che vi ho portato qui. Esiste, o almeno è esistito, un artefatto chiamato Sigillo." Faragonda aprì il libro alla pagina che le interessava e lesse: "Il Sigillo ha la capacità di chiudere una qualsiasi apertura, qualunque essa sia, e niente che sia esistente o che sia esistito ha la proprietà di aprire ciò che il Sigillo chiude."

"Quindi... con una specie di spilla magica potremmo richiudere lo squarcio nell'universo? È davvero così semplice?" Chiese Brandon.

"Beh, tecnicamente sì. Non ho altre informazioni da darvi ma questa è la pista giusta, e so chi può aiutarvi."

A bordo della navicella della corona di Eraklyon, Stella confessò ai suoi amici:

"Vi giuro che ho sempre pensato che Faragonda e Hagen avessero avuto una storia in gioventù! Saladin fa troppo migliore amico, Faragonda lo avrà friendzonato al primo incontro! Ma Hagen è tenebroso, misterioso, scommetterei quello che volete che Faragonda abbia avuto una cotta per lui!"

"Fingo di non aver sentito." Dichiarò Tecna.

"Ed io cerco di ignorare neologismi che rovineranno per sempre la nostra lingua." Aggiunse Flora.

"Quanto siete noiose!" Sbuffò Stella, Tecna alzò gli occhi al cielo, poi disse:

"Piuttosto, Timmy ha qualcosa da dire a tutti, vero?"

Timmy, dai comandi, rispose:

"Sì, credo di aver fatto una scoperta riguardo quelle ombre, ma sono impegnato: Hoggar è coperto da una serie di satelliti. La mia assistente vi spiegherà meglio."

"Ha-ha, divertente." Fece eco Tecna. "Comunque," Tutti le prestarono attenzione, anche se Sky e Brandon erano ai comandi. "come abbiamo scoperto ad Alfea le ombre non sono materia ma si appoggiano sulla materia. Secondo Timmy questo potrebbe essere il loro escamotage, nel senso che non essendo fatte di nulla, in realtà, queste ombre non possono rimanere impresse nella memoria. Il ricordo si sbiadisce e poi si cancella."

"Ma è strano, insomma, noi ricordiamo le cose astratte." Contestò Flora. "I sentimenti sono una cosa astratta ma li ricordiamo."

"Io credevo il contrario." Commentò Brandon che, con Timmy e con Sky, raggiunse le ragazze. Flora lo guardò, lui alzò le spalle dicendo:

"Siamo arrivati."

"Beh, comunque, Flora, hai ragione, ma qui stiamo parlando di esseri magici ed è un po' diverso." Spiegò Timmy. "Loro sono degli esseri che tecnicamente non sono dove tu credi che siano. Ad esempio, se qui apparissero, si appoggerebbero sulla materia che c'è nella navicella, quindi è come se esse non fossero qui. In questo principio consiste la loro magia, la nostra mente non riesce ad elaborare un qualcosa di inesistente e le ombre svaniscono semplicemente dalla tua memoria."

"Wow... questa cosa mette i brividi." Disse Flora.

"Presto ci libereremo di loro." Esclamò Bloom incoraggiando tutti, "Su, andiamo a vedere se Hagen può aiutarci."

I ragazzi scesero dalla navicella e con una passerella arrivarono alla Scuola dei Forgiatori che, essendo in cima ad una montagna, era piuttosto difficile da raggiungere. Una volta entrati nell'austero castello, i ragazzi chiesero di Hagen aggiungendo che erano stati inviati da Faragonda, così furono condotti nell'ufficio del sommo forgiatore. Mentre aspettavano Hagen, i ragazzi diedero educatamente un'occhiata in giro.

"Questi tizi passano la loro vita a forgiare cose di acciaio magico, sai che noia!" Esclamò Stella.

"E sai che caldo tutto il giorno nelle fucine!" Aggiunse Musa.

"Per me non sarebbe un problema." Scherzò invece Bloom.

"Credete che Hagen ci aiuterà?" Chiese Roxy, che era stata in silenzio fino a quel momento. Le ragazze tornarono subito serie mentre i ragazzi si guardarono tra loro.

"Ma certo, Roxy. Hagen ci ha già aiutati una volta, e poi è un uomo nobile, quando saprà di tua madre non ci penserà un secondo." Rispose Bloom.

"Neanche Flora ci ha pensato su quando l'ha venduta a Nebula, quindi forse hai ragione." Replicò Roxy gettando un'occhiataccia a Flora essendo ancora in collera con lei.

"Roxy, per favore..." La pregò Aisha con un sospiro.

"Roxy, mi dispiace, non erano quelle le mie intenzioni quando ho parlato con tua madre." Si giustificò Flora ma la fata degli animali si accigliò.

"E quali erano?! Solo perché ora avete lasciato Alfea volete stare lontane dai guai, è per questo che l'hai mandata da Nebula: per lavartene le mani!" Esclamò la giovane con le lacrime agli occhi.

"No, io..." Balbettò Flora. Non sapeva cosa dire di fronte all'espressione disperata della sua amica.

"Roxy, non è giusto ciò che dici." S'intromise Brandon. "Non vorrei dirtelo ma quelle che se ne lavano le mani sono sempre le fate terrestri e stavolta non volevo, non volevamo ripetere lo stesso errore. Nebula ha un esercito, ti sembra giusto che dobbiamo sacrificarci noi mentre lei se ne sta seduta sul suo trono? Non abbiamo mai parlato di tirarci indietro, ma essere i mercenari di Nebula non fa per noi. E tua madre ha assunto il loro stesso atteggiamento, se vuoi saperlo. Quando io e Flora siamo andati sulla Terra lei ha chiaramente detto che non aveva alcuna intenzione di combattere, lei che è l'ex regina delle fate terrestri. Sai cosa? Il nostro compito sarà anche proteggere la Dimensione Magica ma non è scritto da nessuna parte che dobbiamo sacrificare le nostre vite per persone che non vogliono esser torte neanche un capello! Abbiamo delle vite, e se proprio devono esserci tolte dev'essere veramente necessario!"

Rimasero tutti in silenzio, pochi notarono Aisha asciugarsi di fretta la lacrima che le era scesa lungo la guancia. Roxy non replicò e dopo qualche scambio di sguardi la porta si aprì.

"Salve, perdonatemi per l'attesa." Si scusò Hagen entrando, chiuse la porta alle sue spalle e andò a sedersi dietro la sua scrivania. "Che piacevole sorpresa vedere tutti voi, ma suppongo che la ragione della vostra visita non sia un saluto."

"Purtroppo hai ragione." Disse Bloom. "Hagen, abbiamo bisogno del tuo aiuto."

L'uomo appoggiò i gomiti sulla scrivania posando il mento sulle mani incrociate. Bloom gli raccontò delle ombre e del verdetto di Nebula per Morgana. "È per questo che abbiamo bisogno che tu forgi per noi il Sigillo."

"Il Sigillo?... ve ne ha parlato Faragonda, non è vero?"

"Sì, perché, c'è qualche problema?" Chiese Roxy preoccupata.

"Io... sono molti anni che non ne forgio uno."

"Ma puoi farlo per noi?" Chiese ancora Bloom, Hagen tamburellò le dita sul tavolo prima di rispondere:

"L'ultimo Siglillo che ho forgiato servì per chiudere il portale verso Treviri..." Hagen lasciò cadere la frase e il suo sguardo si perse per qualche momento nel vuoto, i ragazzi si gettarono un'occhiata non capendo a cosa si riferisse il sommo forgiatore. "... ma se è quello di cui avete bisogno per salvarci tutti allora lo farò. Ogni Sigillo viene forgiato appositamente per l'occasione, voi dovete richiudere Obsidian e lo squarcio che sta creando nell'universo... ci sarà bisogno di polvere di stelle, potete procurarvela?"

"Ma sì, certo." Rispose Stella, "Non sarà un problema."

"Bene..." Rifletté Hagen. "Come saprete per forgiare un Sigillo sarà necessario un ciclo lunare."

"In che senso?" Chiese Sky.

"Nel senso che dovrò forgiarlo durante un intero ciclo lunare, partendo da una notte di luna nuova fino ad una notte di luna calante."

"M-ma noi ne abbiamo bisogno ora! Subito! Mia madre ne ha bisogno!" Esclamò Roxy, Bloom la fermò per un braccio calmandola. Hagen, senza muoversi dalla sua scrivania, aggiunse:

"Cosa vi aspettavate? Certi artefatti sono preziosi e intrisi di magia, se lo volete dovrete aspettare."

Roxy stava per dire qualcosa ma Bloom fece per lei:

"Va bene, nel frattempo penseremo a qualcosa, ma abbiamo bisogno del Sigillo se è l'unica cosa che può tenere Obsidian chiusa per sempre."

"Molto bene. Siamo in un periodo di  luna nuova, procuratemi la polvere di stelle, prima lo farete prima comincerò il lavoro." Disse Hagen.

"Grazie mille, sapevamo che potevamo contare su di te." Replicò Bloom con un sorriso, il resto della squadra ringraziò il sommo forgiatore. Stavano per andare quando Hagen li fermò chiedendo:

"Scusatemi se mi permetto, ma mi chiedevo chi di voi sarà ad utilizzare il Sigillo."

"Lo faremo tutti." Rispose Sky con naturalezza, Hagen aggrottò la fronte, stranito. "... non è possibile?" Chiese il principe.

"Ragazzi, avete alcuna idea di come funzioni il Sigillo?" I ragazzi si guardarono.

"Hagen, dicci ciò che devi." Disse Bloom.

Il sommo forgiatore sospirò, si alzò e, guardando fuori dalla finestra, disse:

"Usarlo tutti sarebbe inutile, stupido! Già è tanto che qualcuno di voi sia costretto ad usarlo." Si girò verso di loro. "Il Sigillo chiude dall'interno, chi di voi lo utilizzerà sarà rinchiuso nella Dimensione Obsidian... per sempre. Nessun varco chiuso dal Sigillo può essere riaperto."

Calò un silenzio inquietante, allarmante. Nessuno dei ragazzi si sarebbe aspettato qualcosa di simile. Era un verdetto. Un secco, inevitabile e sicuro verdetto. Uno di loro sarebbe rimasto intrappolato nella Dimensione Obsidian, ed ora le parole dette poco prima da Brandon stavano acquistando sempre più valore.

Tornati sulla navicella nessuno parlò, nessuno commentò, nessuno disse nulla. I motori ripartirono e la navicella prese quota. Il silenzio fu rotto da Timmy che chiese:

"Andiamo su Solaria?"

"Ne siete davvero sicuri?! Volete davvero far forgiare questo Sigillo?!" Chiese Aisha, alzando la voce.

"Non possiamo fare altro, Aisha." Rispose Bloom.

"Tu dici?! Bene, allora si faccia avanti quello che vuole passare il resto dell'eternità nella Dimensione Obsidian!"

"Aisha, non è così semplice." Disse Flora, scuotendo la testa.

"Io invece credo che sia molto semplice." Disse Brandon dai comandi. "Uno di noi dovrebbe firmare la sua condanna a morte e qui stiamo ancora discutendo se sia il caso o no!"

"E cosa dovremmo fare?" Chiese Sky, "Permettere a Zvonimir di tornare? Se le fate terrestri lo temono immagina quanto sia potente! Non possiamo!"

"E non dimenticare che la prima cosa che farà quando tornerà sarà cercare mia madre!" Aggiunse Roxy.

"Roxy, tua madre ha le sue colpe!" Esclamò Brandon stizzito.

"Cosa intendi dire?!" Chiese Roxy offesa.

"Che..."

"... che sebbene la scelta sia difficile è nostro compito onorare il ruolo che abbiamo nella Dimensione Magica." Intervenne Sky.

"Onore? Sky, tu sei un principe, ti importerà anche ma sai che importa a me dell'onore?! A me importa della mia vita!"

"Non lo pensi davvero e lo sappiamo tutti!" Disse Flora, "Hai rischiato la vita molte volte per il bene della Dimensione Magica."

"Lo so..." Disse Brandon, cercando di calmarsi. "... ma qui non si tratta solo di me, qui si tratta che dovremo scegliere chi sacrificare. Ognuno di noi dovrà decidere se l'altro dovrà vivere o morire. Non voglio pensare che ognuno di noi sceglierà di sacrificare se stesso e non riesco neanche ad immaginare come sarà dover scegliere qualcun altro."

Calò di nuovo il silenzio. Tutti sapevano che Brandon aveva ragione, anche chi non voleva ammetterlo.

"Per ora torniamocene a casa. Ci riflettiamo su, ci sentiamo domani e ne parliamo, va bene?" Disse Sky, nessuno rispose e il principe lo prese per un sì. Con la navicella i ragazzi riportarono le ragazze sui loro rispettivi pianeti, al ritorno su Eraklyon erano solo Sky, Brandon e Tecna.

"Sai che domani non sarà cambiato nulla, vero?" Chiese Tecna al principe mentre era seduta accanto a lui al posto di Timmy.

"Lo so, ma per ora non riuscivo a sopportare la situazione."

Brandon non prestò attenzione alle chiacchiere dei suoi amici, era troppo assorto nei suoi pensieri. Rifletteva sulle parole che lui stesso aveva pronunciato quel giorno. Non sapeva da quanto era che aveva cominciato a pensarla in quel modo, forse da quando era tornato su Eraklyon. Appena arrivarono lì Sky e Tecna rientrarono a palazzo ma lui no. Fu evasivo quando disse a Sky dove andasse e si rifiutò di cogliere l'allusione di Tecna quando lei insinuò che andasse su Sakoma. Sapeva che Tecna sapeva, era troppo attenta e intelligente quella lì.
C'era ancora il sole su Eraklyon quando la raggiunse.

"Cosa sto diventando?" Chiese ad Amelia, sedendosi di fronte a lei. "Mi hanno dato spesso del superficiale, dell'egocentrico, ma mai dell'egoista. Ma sacrificarsi fino a quel punto? Non so se ne sarei capace. È come avere il peso del mondo sulle spalle, e in effetti è così. E se non sacrificassi me stesso dovrei permettere ad uno dei miei amici di farlo, ti sembra giusto? A me no, per niente. Non è giusto neanche che tu non possa rispondermi... ma perché funziona così? Chi è che decide queste cose? Il destino? Gli dei? Non so cosa mi abbia spinto a dire di non avere onore, forse non ce l'ho, l'ho perso. Sai che cos'è? Che sono loro che te lo fanno perdere. È umiliante tutti i giorni, è una lotta continua. Sono l'unico ad avere un solo cognome e pare che Sisley si dimentichi spesso che non ho un titolo, e io devo ricordarglielo. Vorrei solo che le cose cambiassero perché non è giusto. Io ho un valore e lo so bene!" Rimase in silenzio, la brezza era calda, le primavere su Eraklyon erano piuttosto temperate. Sorrise. "Lei mi guarda con occhi diversi. Non so esattamente cosa provi per me ma è come se mi vedesse come una specie di eroe. Dovevi sentirla oggi... magari io tutto l'onore non l'ho perso. Sai cosa penso? Che lui lo ha perso perché non era capace di amare. Se avesse avuto un cuore e si fosse accorto di quanto eri speciale le cose sarebbero andate diversamente." Si alzò. "Mamma, ti prometto una cosa: anche se agli occhi del mondo rimarrò il figlio di Javier Bravo, e quell'idiota di Sisley me lo ricorderà tutti i giorni, io non perderò il mio onore. Lo farò per me, per lei e per te."

Quando quella sera Bloom e Roxy tornarono a palazzo, Roxy si chiuse in camera sua e non volle parlare neanche con la principessa.

"Dico solo che dovresti riflettere bene e non saltare alle tue conclusioni. Roxy?"

"Non ho voglia di parlare!" Esclamò Roxy dalla sua camera, Bloom sospirò.

"Adolescenti..." La principessa lasciò perdere e andò a raggiungere sua sorella, prima però si sentì in dovere di andare nell'armeria dove sapeva avrebbe trovato Nex.

"Si può sapere cos'avevi di tanto importante da fare per non raggiungerci?!" Chiese Bloom con rabbia. Nex, senza lasciare ciò che stava facendo, rispose:

"Il mio lavoro. Non siamo più a scuola, non è possibile lasciare tutto e correre ogni volta che potrebbe essercene bisogno."

"Beh, può anche darsi che non siamo più a scuola ma la Dimensione Magica è in pericolo! Non hai neanche idea di cosa sia successo! Nebula ha deciso che Morgana dovrà trovare un modo per fermare Zvonimir, e Morgana ha lasciato tutto a noi! Siamo stati ad Alfea e..."

"... Bloom!" La fermò Nex, stizzito. La principessa zittì, Nex la guardò. "Non mi interessa."

"C-che cosa?" Chiese Bloom, sperando di non aver capito bene.

"Non m'interessa." Ripeté Nex. "Sono stanco di tutto questo! Ora voglio pensare solo a me stesso! Posso farlo o sua maestà ha qualcosa in contrario?!"

Bloom boccheggiò, incerta.

"Bene!" Concluse Nex. "Scusa, ma è stata una lunga giornata." Detto questo l'ex paladino andò via lasciando la principessa senza parole.

Quella sera Musa e Flora tornarono nelle loro camere essendo molto tardi. Erano state via tutto il giorno, avevano saltato la cena e Flora sentiva che probabilmente il principe non ne fosse stato troppo contento. Prima di separarsi Musa chiese:

"Flora, tu che ne pensi?"

"Non so cosa pensare, Musa... Sky ha ragione, ma anche Brandon ha ragione... non credo che per domani avremo trovato una soluzione."

"Già... buonanotte."

"Buonanotte." Sorrise Flora, sollevando un po' la sua amica.

Quando tornò in camera sua, sebbene fosse tardi, Flora chiamò sua madre con la sfera di cristallo. Fu Rodols che rispose dicendo a sua figlia che Alyssa era molto stanca, la primavera di Linphea la teneva molto impegnata, e poi chiese alla sua bambina cosa non andasse.

"Papà, sono molto combattuta." Rispose Flora, Rodols aggrottò la fronte e Flora raccontò tutto a suo padre.

"Tu sai già io cosa ti risponderei." Disse Rodols quando Flora ebbe finito. "Se fosse per me io ti proteggerei sempre, di certo il mio consiglio non è quello di chiuderti nella Dimensione Obsidian. Fate forgiare il Sigillo, sarà un vantaggio per voi, ma in quanto a chi debba usarlo... credo che il fato deciderà per voi, non potete farlo da soli."

"Il tuo consiglio allora è aspettare?"

"Sì. Decidere da soli, adesso, creerà solo divisioni tra di voi, e con un cattivo in giro sarebbe la cosa peggiore. Pregherò gli dei che vi diano saggezza, e che vi proteggano, per il resto, io sono convinto che per quanto possiamo impegnarci, se nel nostro destino c'è scritto qualcosa sarà impossibile per noi cambiarla."

Flora sorrise, guardò suo padre che, con gli occhi stanchi, le sorrideva nella penombra della cucina di casa sua.

"Mi era mancato parlare con te."

"Tu mi manchi ogni giorno, tesoro mio."

"Vado a letto, ti voglio bene."

"Te ne voglio anch'io." Disse Rodols. La sfera di cristallo si riempì di una fitta nebbiolina e l'immagine di Rodols scomparve.

Il giorno dopo la principessa Aisha, terminato il colloquio con il consiglio, si stava dirigendo in giardino per incontrare le sue dame quando vide un vecchio amico.

"Roy!" Esclamò sorpresa quando vide il giovane andare verso di lei.

"Aisha, che bello vederti!" Disse lui, poi la guardò bene. "O forse è meglio che ora ti chiami vostra maestà." Aisha rise e replicò:

"No, Aisha va più che bene. Come stai?"

"Bene... sì, le cose vanno piuttosto bene. Tu, invece? Ho saputo che Nex si è trasferito qui."

"Sì, beh... in realtà lui per ora ha deciso di stare su Domino."

"Oh, capisco... beh, di certo per voi non sarà un problema. Le relazioni a distanza funzionano quando ne vale davvero la pena."

"Già..." Borbottò Aisha un po' imbarazzata, Roy ridacchiò.

"Scusa, sono l'ultima persona con cui vorresti parlarne."

"No, tranquillo... oh, scusami." Il cellullare di Aisha squillò, lei vide che era una videoconferenza e capì che era arrivato il momento di decidere, scusandosi si allontanò dal ragazzo mentre lui borbottava un saluto. Aisha si sedette in un'anticamera e rispose.

"Ehi, ragazzi." Salutò mentre man mano apparivano dei quadrati con dentro l'immagine dei suoi amici, loro salutarono e poi Bloom chiese:

"Allora, che facciamo?"

Nessuno rispose, allora Fora disse:

"Sentite, io credo che sia il caso di forgiare il Sigillo. Non è necessario decidere adesso chi di noi dovrà usarlo ma, ragazzi, è l'unica cosa che può tenere chiusa la Dimensione Obsidian. Da quel luogo non solo Zvonimir potrà tornare, ricordiamoci che da lì è nato Valtor... abbiamo provato a distruggerla ma non ha funzionato, la cosa migliore è sigillarla."

"E poi cosa faremo? Il problema si ripresenterà." Contestò Stella.

"Quando ci troveremo in quella situazione la soluzione si presenterà da sola. Per ora è inutile affliggerci tanto e litigare, non farebbe che indebolirci."

"Sono d'accordo con Flora." Disse Bloom.

"Anch'io." Concorarono Timmy e Musa.

"Beh, ragazzi, allora diciamo che per ora è deciso." Concluse Sky. "Stella, puoi procurarci la polvere di stelle?"

"Sì, certo, per oggi pomeriggio l'avremo."

"Bene. Brandon, tu la porterai ad Hagen, va bene?" Lo scudiero annuì.

Dunque gli amici attaccarono mentre Aisha sospirò ripensando alle parole di Roy.
Nel fratttempo Flora, su Sakoma, si stava occupando delle sue piante che faticavano ad ambientarsi nel nuovo ambiente. Qualcuno bussò alla porta e Flora, con un gesto della mano, la aprì magicamente. Si aspettava di vedere Nadia, ma al suo posto c'era un uomo barbuto.

"Sì?" Chiese Flora, presa di sorpresa.

"Il principe vi aspetta nelle sue stanze." Rispose l'altro, Flora non disse nulla e lui rimase fermo, lì impalato.

"Oh... lo raggiungo subito, grazie." Disse infine, ma la guardia non si mosse. "Potete andare." E solo allora il soldato se ne andò.

Flora sospirò mentre la sua alzalea le accarezzava il viso.

"Ma dove sono finita? Questo non è il posto per me." Disse fra sé.
Lasciò la sua camera con una marea di pensieri che le balenavano per la testa, primo fra tutti: era la prima volta che incontrava Jackson nelle sue stanze e si chiedeva se potesse essere un bene o un male. Quando arrivò davanti alla sua porta si presentò e le due guardie le aprirono la porta, lei e entrò chiedendo permesso e Jackson era seduto con un ragazzo dai capelli scuri e la pelle olivastra che si alzò non appena la vide e fece un inchino. Flora, paonazza, lo tranquillizzò dicendogli che non era il caso.

"Lascia che ti presenti mio cugino Elijah, barone di Sakoma." Disse Jackson con un sorriso, Elijah sorrise a sua volta e prese la mano di Flora per baciarla.

"È un piacere conoscervi." Replicò Flora con un sorriso abbozzato, non era completamente attenta perché nella sua mente si formulava l'idea che forse il motivo per cui Jackson l'aveva mandata a chiamare era tutto e lì e non c'era altro.

"Piacere mio. Siete davvero bella quanto dicono." Disse poi e Flora arrossì ancor di più.

"Grazie." Replicò sinceramente, poi per Jackson disse:

"Elijah, perdonami, potresti lasciarci?" E Flora capì che c'era altro. Elijah salutò cordialmente Flora e lasciò la stanza. Jackson rimase in silenzio, seduto, guardando il camino spento. Flora si guardò intorno, imbarazzata. I suoi occhi si posarono sulle pesanti tende di velluto che cadevano sulla vetrata, sul caminetto in pietra e sullo stendardo al di sopra di esso, e sui fioretti al lato della porta.

"Tuo cugino sembra simpatico... vive a palazzo? Perché non l'ho mai visto."

"È appena tornato da Gadot, è andato a sbrigare lì delle faccende come ambasciatore." Replicò Jackson freddamente senza voltarsi a guardarla ma rimanendo seduto sul divanetto di fronte al camino.

"Capisco..." Borbottò Flora.

"Che cosa credi di fare?!" Esclamò Jackson alzandosi di scatto e voltandosi verso di lei.

"Io? Io..."

"Con il tuo comportamento mi stai rendendo ridicolo! Mi stai rendendo lo zimbello dell'intero castello!" Sbottò il principe e le sue guance si arrossarono leggermente.

"Jackson, mi dispiace, non era mia intenzione..." Si scusò Flora mortficata.

"Ti rinchiudi in camera tua, non vieni a cena, te ne vai a spasso per la Dimensione Magica! Non capisci che mi fai apparire debole agli occhi dei nobili?! Sono il futuro re di Sakoma e cerco di fare quel che posso per essere diverso da mio padre! Lui è un re rispettato, è vero, ma è anche temuto! Ma sai cosa? I nobili non mi prendono sul serio perché io non gli faccio paura e se persino tu ti prendi gioco di me allora..." Jackson non poté continuare perché Flora, che si era avvicinata a lui, lo aveva abbracciato. Il principe rimase fermo, immobile, quasi non sapesse come comportarsi in una situazione del genere. Dopo qualche istante però si scosse e ricambiò l'abbraccio della ragazza. Quando Flora si sciolse da lui lo guardò negli occhi azzurri e gli disse:

"Mi dispiace davvero tanto. Non avrei mai pensato che con le mie azioni avrei potuto crearti tanti problemi, è solo che non me ne rendo conto. La mia vita è diversa dalla tua. Ma oggi pomeriggio ho visto qualcosa in te, Jackson. Ho visto rabbia e paura, e anche solitudine, e voglio che tu sappia che anche se in questo castello sei perseguitato da tuo padre, dai nobili o da chicchessia, hai un'amica in me."

Jackson la guardò, scioccato, e quando si rese conto che la teneva aperta chiuse la bocca.

"Non fare quella faccia, sono una fata della natura, tendiamo ad essere piuttosto empatiche."

"Oh..."

"Jackson, ascolta: farò del mio meglio per comportarmi come si conviene a... alla fata che si è impegnata ad occuparsi del pianeta e che sta cercando di conoscere meglio il principe."

"Io preferirei il termine futura fidanzata." Tentò Jackson con un sorrisetto, Flora alzò un sopracciglio.

"Io no. Ma al di là di tutto sono davvero convinta che potremmo essere amici."

"Lo... lo credo anch'io." Sorrise Jackson, ma Flora capì che c'era qualcosa che lui non le stava dicendo.

Su Solaria invece la principessa Stella aveva ordinato di far preparare una gran quantità di polvere di stelle con estrema urgenza, nel pomeriggio infatti era già tutta pronta e riposta nelle scuderie del palazzo fatte interamente di oro massiccio. Era nella sala del trono circondata dalle sue dame quando vennero ad informarla che lo scudiero del principe Sky di Eraklyon chiedeva di lei. Stella si scusò e raggiunse l'atrio all'ingresso dove Brandon l'aspettava dato che le guardie l'avevano fermato lì.

"Stella!" Salutò Brandon quando lei gli andò incontro.

"Ehi!" Replicò Stella, "Grazie ma è davvero un mio amico, potete lasciarci." Disse poi alle guardie e queste tornarono all'ingresso. "Scusa, è solo che, sai, sono la persona più importante di questo pianeta, soprattutto ora che la mamma..."

"Come sta?" Chiese Brandon mentre con Stella si avviavano già alle scuderie. Si trovavano alle spalle del palazzo e i due le raggiunsero camminando sotto i due soli splendenti di solaria e il cielo azzurro che non aveva neanche una nuvola.

"Meglio, molto meglio. In questi mesi si è ripresa. Quando aveva ripreso conoscenza non eravamo tanto positivi ma in questo tempo sta davvero migliorando, la sua magia si sta rigenerando... direi che va davvero tutto bene."

"Ne sono felice." Replicò Brandon con un sorriso sincero.

Camminarono per un po' in silenzio, un silenzio un po' imbarazzante.

"E tu come te la passi?" Chiese Stella.

"Oh, io... alla grande. Insomma, sono su Eraklyon, sono un soldato, diciamo che niente è fuori programma. Certo bisogna faticare un po', ma è così con tutto, no?"

"Già! Non mi aspettavo che essere reggente per me fosse tanto faticoso! Sembrano tutti dei bambini che aspettano che io dica loro cosa fare! I nobili sono davvero insopportabili, credimi! E io cerco di fare quello che farebbe la mamma ma è davvero così difficile! E poi, ovviamente, tutti hanno sempre da ridire, soprattutto le figlie di quei nobili con cui fino a un anno fa prendevo il tè. Ragazze davvero insopportabili che istigano i loro padri contro di me! Ma la loro è tutta invidia, è quello il punto! Come la contessina Claudia, odiosa! Avresti dovuto vederla l'altra sera, sembrava un pavone che mostrava le piume! Ma dico, sono o non sono la reggente? È ovvio che stia io al centro dell'attenzione!"

"Indubbiamente..." Replicò Brandon. Stella si fermò e scosse la testa con un sorriso.

"L'ho fatto ancora, vero? L'ho fatto ancora e tu non lo sopporti."

"Cosa? No, dai..."

"È più forte di me, non posso farci nulla, sono fatta così."

"Lo so, Stella, e nessuno ti chiede di cambiare." Le disse Brandon con un sorriso.

"Lo credo bene! Sono la reggente di Solaria, io!" Esclamò Stella, entrambi risero. "Abbiamo preso la strada giusta, eh?"

"Credo di sì."

"È stato bello però."

"Sì, è vero."

"Ma adesso..."

"... adesso non sarebbe possibile."

"Sai, io sento di essere un po' diversa da quando avevo diciassette anni, ma tu tra i due sei quello che è cambiato di più."

"In meglio?" Chiese Brandon con un sorrisetto, guardandola con un occhio chiuso a causa della luce del sole alle spalle della principessa.

"Non lo so, forse. Credo però che non ci siamo mai conosciuti veramente."

"Per quello la strada era lunga e nessuno dei due aveva voglia di prenderla."

"Infatti... ma dimmi la verità: ti sei innamorato?"

"Credo di sì."

"Ne sono felice, ma deve valerne la pena, okay? Non farmi sentire che ti sei innamorato di nuovo di una che non vede più in là del suo naso che altrimenti mi offendo, insomma, tra le egocentriche io sono la prima scelta!"

"Lo so." Rise lui. "No, stavolta direi che è una che vede molto oltre il suo naso."

"Allora è quella adatta a te. In te c'è molto da vedere e io non sono mai stata brava in queste cose, sarebbe stato davvero un peccato."

"Stella, io ti ho amato." Le disse Brandon, serio.

"Lo so, anche io ti ho amato. Ma diciamoci la verità, era un amore che non voleva mettersi in gioco. O almeno io non ero disposta a dare più di quanto non ritenevo giusto, e sai bene che preferisco di gran lunga ricevere. E poi, caro mio, certe volte cercavi cose che davvero non ero in grado di darti, e non lo sono tutt'ora. Sia chiaro, per me io sono perfetta così, mi basto, sono adorabile, sono bella... ma è risaputo che sto bene nei miei panni e non mi piace mettermi in quelli degli altri e tu... tu volevi che capissi cosa ti passava per la testa. Non avrebbe funzionato comunque, Brandon."

"No, non avrebbe funzionato."

"Muoviti ora, che la polvere di stelle non si carica da sola!" Esclamò Stella superandolo.

"Stella." La fermò lui, la principessa si voltò. "Sono contento che finalmente abbiamo parlato."

"Anch'io." Sorrise Stella, "Però non ne parliamo più, okay? Ancora mi brucia l'umiliazione che sia stato tu a piantare me! Insomma, avresti dovuto aspettare, a momenti ti avrei piantato io!"

"Che cosa?! No, non l'avresti fatto!"

"Certo che l'avrei fatto! Ti sembro una che si fa piantare?!"

"E perché io ti sembro uno che si fa piantare?!"

La discussione andò avanti fino a quando non raggiunsero le scuderie fatte interamente di oro massiccio, le quali brillavano sotto gli intensi raggi dei soli. Lì Brandon poté prendere la polvere di stelle e la caricò sulla navicella che gli aveva affidato Sky così, dopo aver salutato la sua amica, si diresse a Hoggar per raggiungere la scuola per forgiatori. Mentre volava verso Hoggar  pensava al Sigillo e si chiedeva come sarebbe andata a finire quella storia. Poi pensò alla keimerina, e...

"Ma che diavolo...!" Esclamò quando la navicella sbandò. Qualcosa lo aveva colpito. Premette dei tasti sul pannello di controllo per controllare lo stato esterno della navicella e lo schermo indicava che non c'era niente. "Che strano..." Mormorò. Era certo che qualcosa lo aveva colpito, non era stato solo un vuoto d'aria. Tenne la presa salda sui comandi aspettandosi qualcos'altro. Non accadde nulla, e l'unica cosa che occupava il cielo davanti a lui erano le nuvole. Sentì un altro colpo, questa volta dove si trovava il portellone. Mantenne il sangue freddo. Attivò la telecamera e vide che fuori al portellone non c'era nessuno. "So io di che si tratta." Si disse fra sé. Nei pochi secondi che precedettero lo spalancamento del portellone della navicella Brandon era riuscito ad impostare la modalità di emergenza, e fu una fortuna perché fu costretto a lasciare i comandi. Dal portellone aperto delle ombre si arrampicarono lungo le pareti della navicella, Brandon lasciò i comandi ed impugnò la spada, anche se risultava difficile mantenere l'equilibrio con quel vento. Guardò le ombre espandersi come inchiostro e lui non poteva far nulla.

"Che cosa volete ora da me?!" Chiese urlando, non riuscì quasi a sentire la sua stessa voce.

"Ti sei schierato contro Zvonimir!" Rispose una voce cupa e profonda che sembrava provenire da ogni direzione: era l'ombra. Brandon seguì l'espandersi dell'ombra fino al sacco con la polvere di stelle e lo raggiunse a tentoni mentre il forte vento gli sferzava il viso. Tirò via il sacco un attimo prima che l'ombra potesse arrivarci e riuscì a guardare la polvere di stelle solo per un attimo poiché era fin troppo brillante. Ma l'ombra non si fermò, continuò la sua espansione toccando ogni punto della navicella inghiottendola. Brandon indietreggiò verso i comandi, incerto sul da farsi. I tentacoli dell'ombra si avvicinavano a lui rinchiudendolo in un cerchio di fioca luce. L'ombra raggiunse prima la spada che teneva impugnata e cominciò ad arrampicarvisi, era vicina alla sua mano quando Brandon gettò via la spada lasciandola in pasto all'ombra. Era ormai appoggiato al pannello di controllo e non aveva più spazio davanti a lui, anzi non aveva più niente davanti a lui. Non riusciva a vedere nulla, sembrava che fosse entrato in una galleria senza uscita, tutto ciò che sentiva era il forte vento sul viso.

"Non posso morire in modo così anonimo!" Esclamò, seriamente offeso. E fu come un lampo. Sapeva esattamente cosa c'era alle sue spalle, e sapeva esattamente dove mettere le mani. Sotto il suo comando la navicella s'inclinò salendo oltre le fitte nuvole di Hoggar, con un gesto aprì il sacco di polvere di stelle mentre finalmente aveva superato le nuvole, alle sue spalle un enorme e vicinissimo sole. Un rivolo di sudore gli scese lungo la tempia. I raggi del sole si riflessero sulla polvere di stelle e per grande sollievo di Brandon l'ombra cominciò ad indietreggiare. Avendo più spazio il giovane si voltò dirigendo la navicella ancora più vicina al sole e la polvere di stelle brillò come luce pura. L'ombra si rimpicciolì come inchiostro che viene assobito.

"Sì!" Esclamò Brandon con un gran sorriso. "Chi è il migliore? Sono io il migliore! Maledette ombre!" La luce emanata dalla polvere di stelle si espanse per la navicella e l'ombra svanì continuando a rimpicciolirsi.

Il portellone era ancora aperto, il vento nella navicella era spaventoso, e la vicinanza al sole era pericolosa. Premendo un tasto Brandon chiuse il portellone e finalmente il vento cessò. Prese un respiro. Chiuse il sacco di polvere di stelle. Un allarme sul pannello di controllo cominciò a suonare: i motori si stavano surriscaldando. Dunque il pilota scese di quota attraverso le nuvole anche se si rese conto di non avere il pieno controllo della navicella. Scese al di sotto delle fitte nubi per trovare proprio davanti a sé la scuola per forgiatori. Fece un atterraggio d'emergenza nel cortile della scuola e solo quando fu saldo a terra tirò un sospiro di sollievo. Poi però saltò in piedi. L'immagine di ciò che era successo stava cominciando a sbiadirsi nella sua mente. Cercò di fretta qualcosa su cui scrivere e trovò sotto il cruscotto un blocco dove erano segnate delle coordinate, strappò un foglio e scrisse in fretta:

"Ombre nella navicella. Hanno preso tutto quello che trovavano sul cammino e..." Sgranò gli occhi. "La mia spada!" Si voltò ma lì a terra non c'era nulla. "No, no, no, no!!" Corse nel punto dove avrebbe dovuta essere la sua spada, non c'era. Guardò sotto al sedile, sotto al pannello di controllo. "No, la mia spada no!" Piagnucolò. "Accidenti!" Imprecò ricordandosi che non doveva dimenticare. Riprese il blocchetto. "Okay, ehm... hanno preso la mia spada e non sono riuscito ad attaccarle... e poi... ma che diavolo..." Non ricordava. "La polvere di stelle è qui." Rifletté. "E ce l'ho portata io. Come faccio a non ricordare quello che ho fatto dopo? Devo aver fatto qualcosa di assolutamente incredibile e io non lo ricordo." Constatò amaramente. Fu scosso quando bussarono al portellone e per un attimo sentì una sensazione inspiegabile di paura. Quando aprì, due giovani forgiatori chiedevano spiegazioni.

"Sono qui per vedere Hagen, ho un lavoro per lui." Fece un cenno alla navicella. "Atterraggio di emergenza, devo controllare i motori. Sono certo che la storia di questo guasto sia eccezionale solo che non posso raccontarvela: non me la ricordo!" Sorrise col fare di ragazzo della porta accanto, i due forgiatori, incerti, lo lasciarono entrare anche perché non aveva armi con sé.

"Avanti." Disse Hagen dal suo ufficio quando Brandon bussò. Il giovane entrò portando con sé la polvere di stelle. Il sommo forgiatore non sembrò entusiasta. "Siete ancora sicuri di volerlo forgiare?"

"Per niente, ma almeno abbiamo qualcosa contro di lui. È potente e non lo si può negare." Rispose Brandon con aria rassegnata.

"Voglio solo che sappiate che sarà una scelta di cui vi pentirete, in ogni caso, e per tutta la vita." Affermò Hagen, guardando di fuori.

"Chi ha usato il Sigillo l'ultima volta?" Chiese Brandon.

"L'unica persona che abbia mai amato." Rispose il sommo forgiatore.

Ci fu un secondo di silenzio, Hagen non si voltò e tutto quello a cui riuscì a pensare Brandon fu che non avrebbe mai permesso a Flora di usare quell'oggetto. Hagen si alzò e Brandon lo imitò.

"Sarà pronto dopo l'ultima notte di luna calante." Disse Hagen con distacco, Brandon annuì e lo ringraziò, così andò via.

Una volta tornato alla sua navicella controllò i motori e notò che avevano segni di surriscaldamento.

"Dovrei riuscire a tornare su Eraklyon..." Borbottò, salì a bordo continuando a chiedersi come fosse andata. Sulla via del ritorno chiamò tutti suoi amici per informarli della missione compiuta e di ciò che era successo. Mise tutti in videoconferenza e in attesa che rispondessero guardò l'immagine di se stesso nello schermo.

"Sempre bello, anche dopo un combattimento dimenticabile." Si disse, poi man mano i suoi amici cominciarono a rispondere ed apparirono dei rettangoli con le loro facce.

"Brandon, va tutto bene?" Chiese Sky.

"Sì, ma mi annoiava stare da solo e vi ho chiamati così vi racconto tutto: allora, ho portato la polvere di stelle ad Hagen, mi ha detto che il Sigillo sarà pronto dopo l'ultima notte di luna calante."

"Fantastico!" Esultò Bloom ma poi si rese conto che non era proprio il caso.

"Quando sarebbe l'ultima notte di luna calante?" Chiese Musa. "Stella?"

"Sono la principessa di Solaria non un'astronoma. Tecna?"

La fata dell tecnologia sospirò e rispose: "... tra circa due mesi."

"È un po' di tempo..." Rifletté Flora. "E noi abbiamo bisogno di quello. Nel frattempo dobbiamo solo riuscire a gestire le ombre di Zvonimir e contenere i danni che potrebbe creare all'universo."

"Per una volta potresti deprimerti?! Ma come fai?!" Esclamò Aisha scuotendo la testa, Flora ridacchiò. Brandon sorrise e poi disse:

"A proposito, ho avuto un incontro con quelle ombre."

"Che cosa?!" Chiese Sky, allarmato.

"Stai bene?!" Domandò invece Flora, Musa accanto a lei sorrise e la fata della natura con uno sguardo l'ammonì.

"Sì, sto bene." Rispose Brandon compiaciuto. "La mia spada un po' meno, non l'ho più trovata, è come se l'avessero inghiottita."

"E la navicella?" Chiese Sky.

"Sta bene, grazie." Rispose sarcastico il suo amico. "Ma cosa importante: ho scritto qui sui miei appunti, -sì, mi sono segnato subito ciò che ricordavo sapendo che l'avrei dimenticato, sono un genio, lo so- che non sono riuscito ad attaccarle. Credo sia perché hanno avvolto la navicella e come diceva Timmy non sono veramente concrete... come risolviamo questa cosa?"

"Ho già pensato a qualcosa. Domani andrò su Eraklyon per metterla a punto insieme a Tecna." Rispose Timmy.

"Oh, bene... sapete qualcosa di Nex? È una vita che non si fa sentire!" Disse poi Brandon, non immaginando certo il vero motivo dell'allontanamento del suo amico.

"È solo molto impegnato con Thoren." Rispose Flora dopo che Aisha era rimasta in silenzio di fronte alla domanda dello scudiero.

"E per ora non si unirà a noi." Aggiunse Bloom. "Ci ho parlato, mi ha detto che il suo lavoro con Thoren gli prende molto tempo."

Aisha fu la prima che riattaccò, e poco dopo il suo cellulare squillò ancora per opera della sua migliore amica. Flora e Aisha stettero al telefono per ore, e Flora cercò di consolarla come poteva.

"Gli ho affidato il mio cuore spezzato e lui... non doveva azzardarsi a spezzarlo di nuovo!" Esclamò Aisha tra le lacrime dopo ormai ore di conversazione.

"Hai ragione, hai perfettamente ragione, ma proprio per questo non buttare all'aria tutto." Replicò Flora.

"Lo odio! Lo odio!" Pianse Aisha e Flora pensò, anche se non condivise la rifessione con la sua amica o rischiava di farla arrabbiare di più, che allora Aisha amava veramente Nex.

Caro diario,
sono preoccupata. Con questa cosa delle ombre e di questo Sigillo... ma so che troveremo una soluzione, ho fiducia nei miei amici. È vero, prima o poi andrà presa una decisione, ma la vita è sempre così inaspettata. E comunque papà ha ragione, prenderemo la decisione giusta al momento giusto. 
Devo confessare una cosa: Sakoma non mi piace più. Sì, appena sono arrivata era fantastica, un nuovo pianeta così pieno di vita... ma non è casa mia e non l'ho scelta io. Stare qui mi fa sentire come in gabbia perché so che non potrei stare su Linphea né per ora in nessun altro posto.
Jackson mi ha dato una scadenza, quando arriverà potrò finalmente rifiutarlo senza scatenare alcuna bufera. È un bravo ragazzo, oggi abbiamo parlato e abbiamo fatto conoscenza ma... ma questa situazione è fin troppo assurda per me.
E poi avere lui che mi fa da terzo in comodo non mi serve proprio al momento, e io non mi conto in questa cosa...
Crede che per me sia facile, ma non lo sa che in un angolino della mia mente è un pensiero costante. Lui è il mio "e se..." e di certo non posso dimenticarlo. Ma non posso darglielo a vedere, non sarebbe giusto. Credo che ora abbia una specie di ragazza, non la conosco ma l'ho vista su Eraklyon ed è davvero bellissima. L'altro giorno però mi ha detto di provare ancora qualcosa per me. Spero solo che possa essere felice, e intendo felice sul serio. E anche se per un attimo ho messo a paragone i miei occhi con quegli occhi scuri e i miei capelli con quei capelli neri e lisci come seta, so che non sarebbe giusto e che non posso permettermi di pensare in questo modo.
Sai perché sto così? Perché Helia è lontano, è lontanissimo da me. Mi chiedo spesso come stia, gli ho scritto delle lettere ma per ora ancora non mi ha risposto. Aspetterò, e quando tornerà le cose andranno di nuovo bene, e il mio "e se..." la smetterà di tormentarmi. Sono solo due parole ma hanno un potere enorme. Ed anche quegli occhi ce l'hanno.
Bah, tutto ciò che vorrei, ora come ora, è andare su Linphea. Ho bisogno di casa.

 

Coucou! sono tornata con un nuovo capitolo e vi chiedo scusa per l'assenza! A questo proposito, vi informo (tristemente) che gli aggiornamenti avranno luogo circa ogni due settimane... sono impegnata e mi dispiace tantissimo! Spero continuerete nella lettura senza annoiarvi!
Per il resto, questa faccenda del Sigillo ci ha spiazzati, in effetti è una condanna, ma chi sarà il condannato? Il fato lo deciderà, aiutato da me ovviamente ;)
Ci tengo a ringraziarvi per la lettura e per le recensioni! Per me significa moltissimo!! Aspetto di sapere cosa ne pensate, quando volete e come volete! Grazie ancora per tutto!
Vi strAmo,
xoxo Florafairy7

 

Ps. Dato che ci sto prendendo gusto a pubblicare gifs e dato che dare una faccia rende la lettura più reale, ho qui il nostro Elijah :) che poi sarebbe Luigi di Condé di Reign, ma, sapete, ho trovato così tante somiglianze che mi è impossibile non associare personaggio e volto! Spero vi piaccia :)
https://68.media.tumblr.com/6f39f4ba6c27093ca89699e0dd36a45b/tumblr_nl4yafKvgS1qh1blro1_250.gif

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Nel posto sbagliato al momento giusto ***


NEL POSTO SBAGLIATO AL MOMENTO GIUSTO

Il giorno seguente la dottoressa Tecna arrivò nel suo laboratorio puntuale come sempre, lì trovò Judy, che le porse con gentilezza il camice, e trovò Diana, Lana, Tiana, del dottor Alexander però neanche l'ombra.

"Gli avevo chiesto di tener conto delle misurazioni della lunghezza!" Si lamentò Tecna constatando l'assenza del dottore.

"Ecco le sue misurazioni." Disse Lana porgendole degli appunti, "E cerchi di non parlar male del dottore in sua assenza."

Tecna sembrò più stupita che altro e si rivolse alle tre:

"Ma non ve ne rendete conto? Fate tutto il suo lavoro mentre lui... lui non fa niente e se ne prende il merito!"

"Lei non capisce, noi siamo le sue assistenti, le più competenti." Replicò Tiana gettando un'occhiata a Judy, la giovane dai capelli mogano guardò altrove fingendo di non cogliere l'allusione.

"No, voi siete le più stupide, e lo dico per il vostro bene! Lo ammetto, per quanto non mi stiate simpatiche siete davvero brave e non è giusto che Alexander si prenda i meriti del vostro lavoro."

"Il dottor Alexander..." Stava dicendo Diana ma in que momento entrò proprio lui terminando la frase della sua assistente:

"... è arrivato! Allora, come stiamo messi oggi?" Chiese infilandosi il camice.

"È tutto perfetto, dottore." Rispose Lana, guardandolo adorante, così come facevano le sue amiche.

"Molto bene. Avete completato quel lavoro che vi avevo dato?"

"Certamente, dottore." Rispose Tiana, il dottore sorrise mandando le tre in brodo di giuggiole sotto lo sguardo accusatore di Tecna.

"Come farei senza di voi?"

"Glielo dico io!" Sbottò Tecna rompendo l'idillio. Il dottore aggrottò la fronte, Tecna si piazzò davanti a lui e lo guardò dritto negli occhi puntandogli il dito contro.

"Lei è uno scansafatiche! Non so come abbia fatto ad entrare in questo laboratorio ma sappia che lei non è degno di indossare questo camice! La scienza è un'arte esatta a cui pochi hanno il privilegio di accedere e lei è una vergogna! Non rispetta il suo lavoro e non rispetta i suoi colleghi e se fosse per me la caccerei via a pedate!" Tecna era rossa in viso e riprendeva fiato. Le capitava molto poco spesso di perdere la pazienza in quel modo ma se c'era una cosa che le era peculiare era che la fata della tecnologia era diretta, schietta e non amava le mezze misure. E poi si parlava di scienza e lei non poteva accettare simile affronto. Si sarebbe aspettata di tutto, ma non ciò che accadde subito dopo.

"Tecna, perché non cerca di mantenere la calma?" Chiese il dottore con aria rassicurante alzandole il mento.

"Non si azzardi a..." Il dottore però la zittì poggiandole una mano sulla bocca, poi le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Voglio solo che..."

"È permesso?" Chiese Timmy entrando con un sorriso e portando fra le braccia qualche libro, sopra essi degli appunti, e sopra essi un palmare. Tecna si voltò subito verso di lui dando le spalle al dottore, ma l'espressione di Timmy era comunque sorpresa. Tecna deglutì e poi sorrise andando incontro al suo ragazzo.

"Puntuale come sempre!" Esclamò, "Sono contenta che tu sia qui. Stavo per avvertirvi," Disse poi ai suoi colleghi. "Io e Timmy dobbiamo lavorare ad un progetto riguardante le ombre e mi sono permessa di mettere a disposizione il laboratorio." Non ci fu una reazione immediata, c'era ancora un po' di tensione nell'aria. Fu il dottor Alexander ad andare verso di lui per primo.

"È un piacere rivederti, Tommy."

"Timmy." Lo corresse il giovane, piuttosto imbarazzato. Posò le sue cose sul tavolo da lavoro. "Judy." Salutò, Judy sorrise timidamente inarcando le labbra sottili.

"Io sono Lana."

"Io sono Tiana."

"E io sono Diana." Si presentarono le tre, Timmy abbozzò un sorriso aggiustandosi gli occhiali.

"È un piacere conoscervi."

"Interessante!" Esclamò Tiana, prendendo uno dei fogli di Timmy e leggendo in fretta. "Ombre, eh?" Chiese la giovane dottoressa.

"Se ne intende?" Chiese Timmy, sorpreso.

"No, non se ne intende!" S'intromise Tecna, strappando il foglio di mano a Tiana. "Potete tornare al vostro lavoro, noi abbiamo da fare." Le tre gettarono un'occhiata a Timmy e poi raggiunsero il dottore.

"Ochette." Sussurrò a Timmy, ma lui non replicò, anzi, rimase serio. "Allora, a cosa avevi pensato?"

"Sì, beh, mi era venuta un'idea..." Borbottò Timmy sbloccando lo schermo del suo palmare, poi premette dei tasti e apparirono degli ologrammi. "Riflettendo su ciò che è successo a Brandon, sì, sul fatto che non è riuscito ad attaccare le ombre, ho pensato che l'unico modo per farlo sarebbe quello di rendere le ombre concrete, renderle materiali!"

"Mi sembra un'idea geniale!" Esclamò Tecna.

"Grazie, e allora ho pensato ad un dispositivo di questo genere che..."

"Dottoressa." Li interruppe il dottor Alexander, Tecna sospirò e chiese, scrollando le spalle:

"Ora che succede?"

"Può venire qui un secondo?" Chiese il dottore, che era di fianco al telescopio, Tecna allora lo raggiunse.

"Manca il contatto di attivazione." Fece notare Judy con un cenno verso l'ologramma. Timmy sulle prime fu un po' in imbarazzo ma poi rispose alla ragazza:

"Sì, lo so... è solo che avevo pensato ad una fonte elettromagnetica, ma non è compatibile con la magia."

"Perché non prova con una fonte utopica?"

Timmy assottigliò gli occhi, riflettendo, poi prese subito la penna per fare dei conti sul suo blocchetto e si rivolse allora a Judy con un gran sorriso.
Alexander invece si rivolse a Tecna:

"Non credo che il mio laboratorio sia il posto adatto per i vostri lavori."

"Solo perché Timmy ha attirato l'attenzione delle sue assistenti?" Ribatté Tecna, Alexander alzò entrambe le sopracciglia.

"Non sono uno che si lascia intimidire facilmente! Anzi, piuttosto, io e lei avevamo un discorso in sospeso, ciò che cercavo di dirle è che..."

"Judy, è assolutamente geniale!" Esclamò Timmy e tutti si voltarono, Judy arrossì e, spostandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio, replicò:

"La mia intenzione era solo quella di dare una mano, ma in fondo poteva arrivarci anche da solo."

"No, non ci avevo pensato invece!"

"Cos'avete scoperto?" Chiese Alexander con una punta di scherno nella voce.

"Utilizzare un'alimentazione di tipo utopico ci permetterà di usare la magia, tutto torna, finalmente il delta è positivo!" Rispose Timmy, eccitato.

"Timmy, è davvero fantasico, finalmente potremo combattere quelle ombre!" Esclamò Tecna con un sorriso, Timmy non replicò.
Su Sakoma invece Musa era nel paddock e cercava di aiutare Mignolo, il prostignac di cui si stava prendendo cura, a seguire le sue scie magiche, purtroppo per lei ogni suo tentativo sembrava fallire. Musa abbassò la testa, lasciando cadere le braccia.
"Oh, andiamo, Mignolo, non è possibile! Cerca almeno di impegnarti!" Fu distratta da una risata, si voltò per vedere Sebastian appoggiato alle sbarre del paddock e lo raggiunse dicendo:

"Non c'è niente da ridere!"

"Tu dici? A me sembra che quel prostignac non abbia alcuna voglia di muoversi!"

"Il mio compito non è fargli fare ginnastica. Il fatto è che ha dei problemi a riconoscere i suoni, suo unico mezzo per orientarsi, e mi sta dando un bel filo da torcere!" Concluse sospirando. Sebastian mise giù la balla di fieno che doveva trasportare e disse:

"Sono sicuro che ce la farai, sei riuscita a cavartela con un drago di ghiaccio!" Fece un cenno a Polaris che poco distante faceva merenda, Musa sospirò.

"Lo spero... sai, a volte ho paura di essermi buttata a capofitto in questa cosa senza neanche riflettere, ma il punto è che quando ho avuto l'idea sembrava tutto così semplice e possibile."

"Possibile: indubbiamente. Semplice?... mh, non credo proprio. Ma questo non vuol dire che tu non debba continuare ad impegnarti. Musa, in te vedo molti talenti, non scoraggiarti." Musa saltò dalla staccionata per arrivare al fianco di Sebastian e gli disse:

"Sembri uscito da un bigliettino d'auguri!" Lo abbracciò, ma poi si scostò subito quando lo vide arrivare. "Jackson!" Il principe sorrise e la salutò, Sebastian fece un inchino.

"Vostra altezza."

"Sebastian, va' a preparare Spartan." Ordinò Jackson, lo stalliere annuì e si allontanò in fretta, non prima però di gettare un'occhiata alla fata della musica che sembrava completamente presa dal principe.

"Esci?" Chiese Musa.

"Sì, non voglio che Otto venga qui, le dame sono pettegole." Rispose Jackson.

"Oh... e in merito a cosa potrebbero spettegolare?" Chiese ancora Musa, torcendosi le mani.

"Voglio fare un regalo a Flora." Disse Jackson con un sorriso accennato.

"Oh..." Replicò Musa, cercando di non dare a vedere quanto ci fosse rimasta male per quella risposta. "Tra... tra voi due come sta andando?"

"Piuttosto bene, direi. Ci stiamo conoscendo meglio e almeno le ultime volte che abbiamo parlato non ha menzionato quell'Helia quindi mi direi a buon punto. E poi credo che stia cominciando a provare qualcosa per me, ieri... sì, ieri mi ha abbracciato! Immaginerai il mio imbarazzo, eravamo persino da soli nelle mie stanze e io non mi aspettavo certo una tale manifestazione d'affetto!"

"Ma che bella notizia!" Esclamò Musa con eccessiva gioia ma con gli occhi che le si riempivano di lacrime. "Ora scusami, ma c'è un prostignac che ha bisogno di me!" Disse poi e scavalcò la staccionata del paddock dopo che il principe, avendola salutata con un cenno, si diresse verso le scuderie.

La principessa Aisha invece quella mattinata la trascorse con il Consiglio e con suo padre, era seduta al tavolo con quegli uomini che discutevano sulle tasse e sul fatto che su Andros ci fosse bisogno di un nuovo sistema idrico e i nobili presenti, sotto lo sguardo annoiato di Aisha, discutevano su chi fosse il più adatto per occuparsi della cosa. Non era che non amasse il suo pianeta, ma amava di più il suo paladino e lui era lontano da lei.
"Cosa ne pensate, principessa?" Chiese lord Farad, un marchese dalla pelle scura e il naso importante.

"Io..." Balbettò Aisha, guardò suo padre e lui la richiamò con lo sguardo. "... io credo che il re abbia preso la decisione giusta."

"Ovvero?" Chiese  lord Tarik guardando il re. Teredor, mantenendo la calma, rispose:

"Che il Consiglio si scioglie, ci riuniremo domani e vi comunicherò la mia decisione."

I nobili non furono molto contenti della decisione presa dal re e, nonostante gli inchini, andando parlottavano animatamente. Quando tutti lasciarono la sala del Consiglio, Teredor si rivolse a sua figlia, accigliato.
"Aisha, non puoi comportarti in questo modo."

"Lo so, papà, mi dispiace, non capiterà più."

"I nobili si aspettano che tu sia interessata e che faccia i loro interessi fin tanto che è nelle tue possibilità, ricorda che dipendiamo molto da loro."

"Sì, lo so, papà." Annuì Aisha con espressione cupa. Teredor prese un respiro e sedette accanto a lei.

"Che cosa succede?"

"Niente, papà, sto bene."

"Ne sei sicura?" Chiese ancora il re, storcendo le labbra.

"Sì, tranquillo." Rispose Aisha, alzandosi e lasciando la stanza.

Su Eraklyon, Brandon era nell'armeria alla ricerca di una spada dopo che la sua era stata polverizzata dalle ombre. Passava in rassegna le spade nei foderi cercando quella che più gli si addicesse, non la trovò, ma quando sentì che si stava riunendo il plotone fu costretto a prenderne una di fretta e raggiungere gli altri. Erano tutti in riga, il maggiore passò accanto ad ognuno dando ordini.

"Armand du Pléssis, raggiungi il principe Sky, deve recarsi all'ambasciata di Mallarmé. Bravo, prepara i cannoni, devono essere lucidati per la parata. Anduze de Saint-Bonnet..."

"Con tutto il rispetto, signore." Disse Brandon fermando il maggiore, questi fece un passo indietro alzando un sopracciglio, Brandon lo guardò dritto negli occhi. "Sono io lo scudiero del principe Sky, sarebbe mio compito accompagnarlo."
Il maggiore ridacchiò.

"E io ho deciso che tu luciderai i cannoni."

"Ma..."

"Niente ma!" Gli urlò in faccia il maggiore. "Tu esegui i miei ordini, sono io che comando qui! Ed è arrivato il momento di circondare il principe di persone degne di stare alla sua presenza."

"E con questo cosa vorrebbe dire?" Chiese Brandon accigliato.

"Lo sai bene cosa voglio dire, Bravo, per questo non fare domande ed esegui i miei ordini perché è questo il tuo posto." Rispose Sisley, e passò avanti. Quelli che erano lì con lui ridacchiarono e Brandon era orgoglioso.

"Sarà meglio che chieda a qualcun altro di lucidarle i cannoni, maggiore. Il mio posto è col principe Sky." Disse rompendo la riga, il maggiore, che gli dava le spalle, rimase per un attimo fermo.

"Il maggiore ha dato a me l'ordine, Bravo." Ribatté Armand du Pléssis con la sua irritante voce, Sisley con la mano gli fece gesto di tacere. Si voltò e si avvicinò a Brandon a grandi passi, il giovane non si mosse e sostenne il suo sguardo.

"Forse non lo hai capito. Il tuo posto non è qui, sei qui soltanto perché l'ha voluto il principe ma tu, Bravo, non sei nessuno, mi hai capito? Nessuno." Sorrise con uno sguardo impietosito. "E non sarai mai nessuno, non potrai mai, perché è così che va il mondo. Soltanto chi è degno può servire il nostro re, sei finito qui per qualche sorta di scherzo del destino, forse per farti vivere un'illusione... Azzardati un'altra volta a contestare i miei ordini ed andrò contro il volere del principe. Ti sei fatto un nemico, sappilo."

Brandon non abbassò lo sguardo, non lo fece ma sentiva di morire dentro. Stava lottando a fatica con quella parte di sé che voleva prendere a pugni quel repellente essere umano di fronte a lui, ma la ragione fortunatamente ebbe la meglio. Non poteva perdere quel posto, non dopo quello che aveva fatto per guadagnarselo. Sapeva di valere, non era l'amicizia di Sky che lo aveva portato lì, lo sapeva e non doveva dimenticarselo.

Quello stesso pomeriggio Flora fu invitata dal principe a prendere il tè. Quella stanza era così diversa da com'era quando ci era stata in inverno, ora era luminosa e piena di vita. I due erano seduti insieme sul divanetto di fronte al camino spento, le guardie erano state lasciate fuori la porta e loro poterono parlare con maggiore libertà.

"Jackson, mi rendo conto delle preoccupazioni di tuo padre, ma così mi sento come un uccellino in gabbia e la mia magia non scappa!" Stava dicendo Flora, dopo che Jackson la ebbe messa al corrente delle impressioni di suo padre.

"Capisco, ma ti ho già spiegato come è giusto che tu debba comportarti. Flora, ne va della reputazione mia e di mio padre agli occhi dei nobili e credimi se ti dico che loro sono fondamentali. E poi, sei una keimerina, sei unica nel tuo genere, e non sappiamo se qualcuno lì fuori brami la tua magia."

"Che posso dirti..." Sospirò la fata. " ... allora sono confinata in questo palazzo?"

"Voi ragazze moderne non vi capisco affatto! Ai miei tempi non c'era cosa migliore per una dama! Sai qual è il problema? Che non hai delle dame da compagnia, se te ne scegliessi un paio la vita a corte sarebbe molto più piacevole. È come se tu non volessi ambientarti su Sakoma."

"No, non è questo... è solo che..." Il suo cellulare squillò, lo tirò fuori dalla tasca dei jeans e vide chi era che chiamava. "... scusami, ma è davvero urgente."

Jackson le fece cenno con la mano di poter rispondere, accettando la chiamata dal cellulare di Flora apparì uno schermo con i visi delle sue amiche, Jackson era stupito.

"Ragazze, che succede?" Chiese Flora, capendo che non era una chiamata fatta per chiacchierare.

"Torrenuvola è sotto attacco!" Rispose Bloom, allarmata.

"Che cosa?!" Esclamò Flora.

"Sono le ombre, Faragonda mi ha inviato una richiesta di aiuto, dobbiamo sbrigarci!"

"Ma perché non se ne occupano le streghe? È la loro scuola!" Puntualizzò Stella, annoiata.

"Perché sono streghe, Stella." Replicò Flora. "Va bene, ragazze, avverto Musa e..." Poi però guardò Jackson, lui  non sembrava contento. "Torno presto, nessuno si accorgerà della mia assenza, te lo assicuro!"

"Se hanno bisogno di te devi andare." Concesse il principe, Flora gli sorrise.

"Ragazze, avverto Musa e arriviamo!"

Musa stava accompagnando Mignolo alla sua cuccia quando vide arrivare Flora con gran fretta.
"Flora, che succede?" Chiese Musa, sorpresa. Flora, col fiato corto, rispose:

"Torrenuvola è sotto attacco, dobbiamo andare!"

"Dobbiamo sbrigarci, vieni!" Esclamò la sua amica, Musa allora corse da Polaris, Flora la seguì ed entrambe saltarono in groppa al drago di ghiaccio spiccando il volo verso Torrenuvola.
Le grandi ali di Polaris le fecero arrivare lì in poco tempo, infatti quando raggiunsero Torrenuvola anche le loro amiche erano appena arrivate lì. Tutte si trasformarono nella loro forma butterflix e, in volo, cercarono di capire cosa stesse succedendo alla scuola.
Torrenuvola, che aveva sempre avuto un aspetto un po' tetro, era avvolta da uno strano alone, un' aurea magica molto potente che non aveva a che vedere con le streghe al suo interno.

"Ragazze, tutto quello che possiamo fare è mettere al sicuro le studentesse, non possiamo combattere le ombre!" Disse Bloom alle sue amiche, così le sei fate volarono nella scuola.
Le studentesse di Torrenuvola correvano a destra e a manca, sconvolte e spaventate. Nonostante fossero streghe, infatti, quelle ombre sembravano essere loro nemiche e loro non avevano le capacità per difendersi o combattere. Le ombre erano ovunque, ed erano ombre vive. Inghiottivano ciò che trovavano sul loro cammino mentre le giovani streghe cercavano di mettersi in salvo.

"Per di qua! Per di qua!" Urlava Bloom, aiutata da Aisha, per far uscire le streghe.
Stella provava con incantesimi di luce ma venivano inghiottiti dalle ombre.

"Salite, su, forza!" Esclamò Musa, prendendo con sé in groppa a Polaris un gruppo di streghe.

"Flora, Tecna, assicuratevi che la Griffin stia bene!" Gridò Bloom, le sue amiche annuirono e si diressero velocemente verso l'ufficio della preside di Torrenuvola. I corridoi della scuola erano cupi, più del solito, e raggiungere l'ufficio della Griffin non fu affatto facile. La scuola sembrava aver cambiato la sua struttura, i corridoi sembravano intrecciati fra loro.

"Tecna, cosa sta succedendo?" Chiese Flora quando furono costrette a fermarsi di fronte ad un vicolo cieco.

"Non è tutta la loro magia, è qualcosa che sta accadendo anche nelle nostre menti!" Rispose la sua amica.

"Dobbiamo raggiungere la Griffin, e in fretta!" Convenne Flora. Lei e la sua amica si divincolarono per i tetri corridoi fino a raggiungere l'alta torre. Con un colpo Tecna sfondò la porta ed entrò con Flora. Trovarono la preside Griffin che aveva sotto le braccia una serie di artefatti magici e stava compiendo un incantesimo di fronte alla sua sfera di cristallo.

"Preside Griffin, dobbiamo andare subito via di qui, non possiamo combattere queste ombre!" Esclamò Flora, la Griffin alzò lo sguardo verso di loro.

"Non capite? Queste sono ombre e la mia scuola è piena di fonti di magia oscura! Devo tenerle lontane!"

Flora e Tecna si guardarono, in quel momento arrivò Bloom.

"Preside Griffin, abbiamo evacuato la scuola ma ora tocca a lei!" Disse la principessa, la preside capì che il tempo stringeva così con un incantesimo interruppe il collegamento alla sfera di cristallo e seguì le tre fate.

"Dobbiamo sbrigarci!" Esclamò Bloom, la preside correva dietro alle fate e con sé aveva vari oggetti: talismani, sfere, un paio di grimori e dei pendenti. Andando un grimorio le cadde di mano e Flora fu costretta ad andare a prenderlo. "Winx, aspettate!" Si fermò di colpo la Griffin e con lei le ragazze. "Ho portato con me quello che credevo potesse essere pericoloso lasciare, ma ho dimenticato la cosa più importante: il Codex! È nella cripta di Torrenuvola e se quelle ombre ci arrivano..."

"Non dica altro, preside Griffin!" Affermò Bloom con determinazione. "Flora, Tecna, portate la preside al sicuro, io..." Bloom non riuscì a terminare la frase, quello che vide accadere paralizzò lei e tutte le altre.

"C-che cosa sta succedendo?" Balbettò Flora, indietreggiando, mentre un'ombra densa come inchiostro scivolò dalle pareti ed iniziò a camminare verso di lei. L'ombra divenne più grande, tanto grande che sembrava si stesse erigendo un muro tra Flora e le sue amiche. "Ragazze?!" Esclamò Flora, spaventata.

"Flora, vieni via di lì!" Urlò Bloom, "Io vado a prendere il Codex!" Disse poi alla preside e a Tecna e fece per volare dall'altra parte dell'ombra, ma Tecna la fermò.

"Bloom, no! Non puoi passare attraverso l'ombra!"

"Ragazze, vi prego, fate qualcosa!" Implorò Flora mentre l'ombra quasi viscosa la separava dalle sue amiche.

"Flora, non passare attraverso l'ombra, mi hai capito?!" Urlò Tecna mentre ormai il muro d'ombra le aveva completamente divise.

"Sì!" Rispose Flora, col cuore a mille, mentre l'ombra si faceva strada verso di lei. "Ragazze, per favore, aiutatemi!" Le pregò.

"Tranquilla, devi stare calma, andiamo a chiamare le altre! Tu non toccare le ombre per nessun motivo, chiaro?!" Replicò Tecna dall'altra parte. Flora non rispose. "Flora?!"

"Sì! Sì! Ma sbrigatevi!" Rispose la keimerina, quasi paralizzata dalla paura.

Tecna e la preside scattarono per andare ma Bloom rimase ferma guardando la parete d'ombra.

"Bloom, dobbiamo andare, sbrigati!" La incitò Tecna e così, dopo un'ultima occhiata all'ombra, Bloom le seguì.

Flora, dall'altra parte, aveva le lacrime agli occhi e la bocca impastata dalla paura. Tutto intorno a lei stava diventando buio, più di quanto già non fosse, e l'ombra si espandeva a macchia d'inchiostro. La fata fece dei passi indietro.

"Tempesta ghiacciata! Soffio d'Estate!" Lanciò, ma i suoi colpi furono inghiottiti dall'ombra. Essa si espandeva sempre di più e man mano più velocemente e così, dopo qualche passo all'indietro, Flora fu costretta a correre. E corse perché non poteva volare, le ombre avevano preso tutte le pareti e alzarsi in volo sarebbe potuto essere pericoloso, avrebbe potuto toccarle. Perché non doveva? Tecna era stata chiara, ma cosa sarebbe successo? Quei pensieri non fecero che aumentare la sua paura. Era sola nei corridoi di una scuola inseguita da ombre. Era terrorizzata. Le ombre avanzavano come acqua e Flora corse in fretta, sembrava che avessero una meta perché ogni angolo aveva una sola uscita, erano loro che stavano gestendo il percorso. E allora Flora capì: volevano arrivare al Codex.

Al di fuori della scuola le Winx si riunirono, con loro la preside Griffin, Ediltrude e Zarathustra.

"Cosa vuol dire che è rimasta dentro la scuola?!" Esclamò Aisha sconvolta dopo che Bloom e Tecna riferirono tutto.

"Le ombre... le ombre l'hanno inghiottita e... dovevo andare a prendere il Codex e invece..." Singhiozzò Bloom.

"Bloom, non è ancora finita!" La richiamò Tecna anche per dare coraggio al gruppo. "Ho detto a Flora di non toccare l'ombra per nessun motivo, starà bene."

"Sì, ma dobbiamo trovare un modo per tirarla fuori da lì, e in fretta!" Aggiunse Musa.

"E quale sarebbe?!" Chiese Aisha, agitata.

"Non lo so!!" Rispose Musa, esasperata.

"Preside Griffin, la prego, ci dica che lei sa come aiutare Flora!" Disse Stella, la Griffin guardò le sue due colleghe e rispose:

"Mi dispiace, Stella, ma queste ombre non sono frutto di una semplice arte oscura..."

"Timmy... Timmy, mi senti?" Sentirono Tecna e si voltarono verso di lei, a quanto pareva la fata si era messa in contatto col suo ragazzo. "Ho bisogno del tuo aiuto." Così Tecna spiegò la situazione a Timmy sperando che il suo ragazzo avesse una soluzione per lei. "No, non le abbiamo toccate, e io e Bloom abbiamo persino già dimenticato quanto successo, ricordiamo solo il racconto che abbiamo fatto alle altre. Non abbiamo idea di dove possa essere. Okay, okay, va bene... ti aspetto." Staccò la chiamata e si rivolse alle sue amiche: "Secondo Timmy un modo per diradare le ombre sarebbe usare la polvere di stelle."

"Okay!" Esclamò Musa.

"Non possiamo, è su Solaria e ci vorrebbe troppo tempo!" Contestò Stella, Musa abbassò lo sguardo.

"Ragazze, io credo di sapere dove possa essere Flora." S'intromise la preside Griffin.

Flora era nella cripta di Torrenuvola, era entrata e aveva chiuso la porta. Sperando di ripararsi aveva effettuato un incantesimo di occultamento facendo scomparire la porta che la separava dalle ombre. Fece dei passi indietro riprendendo fiato.

"La mia scuola è in pericolo, non è vero?"

Flora si voltò e vide Discorda, la pixie custode del Codex di Torrenuvola, che con un' aura magica proteggeva il codice.

"Queste ombre vogliono impossessarsi del Codex ma nessuna magia può colpirle!" Spiegò Flora disperata mentre, e non fu solo una sua impressione, la cripta diventava più scura.

Brandon stava andando in camera sua in quegli istanti, la giornata era finalmente finita e quella giornata aveva fatto altamente schifo. La sua uniforme era tutta sporca e i suoi capelli erano in disordine, era dunque certo che quella giornata non poteva andare peggio. Camminò per i corridoi incrociando la servitù del palazzo, sorridendo a qualcuna e salutando qualcuno, ma prima che potesse prendere le scale vide un volto familiare accanto alla finestra che si agitava parlando al telefono, lo raggiunse.

"Timmy? Che ci fai qui?" Chiese Brandon al suo amico.

"Okay, senti, dammi il tempo per riflettere, magari trovo una soluzione più veloce... ti richiamo." Timmy staccò la telefonata e si rivolse al suo amico. "Brandon, ciao." Poi tornò al suo palmare pigiando tasti smaniosamente.

"Ehm... Timmy, va tutto bene? Mi sembri piuttosto agitato. E poi cosa fai qui su Eraklyon?" Chiese ancora Brandon, estremamente confuso.

"Sono venuto per lavorare con Tecna, ma Torrenuvola è stata attaccata dalle ombre." Rispose Timmy senza staccare gli occhi dal palmare.

"Cosa? E le ragazze sono lì?"

"Sì, e credevano di avere la situazione sottocontrollo, ma..." Timmy non continuò la frase per continuare a lavorare.

"Timmy!" Esclamò Brandon schioccandogli le dita davanti alla faccia, il suo amico occhialuto fu costretto a guardarlo. "Ma...?"

"Ma le ombre hanno preso il controllo della scuola, e Flora ci è rimasta intrappolata dentro."

"Che cosa?! Timmy, dobbiamo sbrigarci!"

"A fare cosa? Sto cercando di trovare un modo per diminuire la densità della loro scia magica, e Tecna prova a fare lo stesso!"

"Beh, io non ce la faccio a rimanere qui sperando che voi due risolviate un'equazione. Vado su Magix!" Concluse Brandon e si allontanò a grandi passi, a quel punto Timmy lo seguì.
Arrivarono in cortile dove salirono in sella alle loro windrider. "Dov'è Sky?" Chiese Timmy.

"Non lo so." Rispose Brandon.

"Ma tu sei il suo scudiero." Puntualizzò lo scienziato.

"Guarda, non apriamo questo discorso!" Brandon s'infilò il casco e, seguito da Timmy, partì alla volta di Magix.

"Tecna, cosa succederebbe se toccassimo le ombre?" Chiese Aisha, una parte di lei pensava di entrare nella scuola.

"Nel peggiore dei casi verremmo disintegrate."

"E nel migliore?" Chiese Musa, preoccupata.

"Non lo so, so molto poco a proposito di queste creature, ma so che che sono in grado di disintegrare la materia su cui si appoggiano." Rispose Tecna che, con fare smanioso, premeva tasti sul suo palmare.

Le Winx erano ferme sul ponte che portava alla scuola, minuscole rispetto all'imponente struttura. Non si erano mai sentite tanto impotenti.

"Proviamo con una convergenza, magari..." Stava dicendo Bloom ma la preside la fermò subito:

"Per fare cosa, distruggere la mia scuola?! Attacherete la scuola e non l'ombra, e nella peggiore delle ipotesi ferireste la vostra amica!"

Le ragazze si guardarono, era come se quelle ombre fossero arrivate al loro petto.
Flora, nella cripta, si era avvicinata al Codex e all'aura di luce che lo proteggeva.

"Il tuo trucco non le terrà lontane al lungo." La informò Discorda.

"Lo so, ma non so cos'altro fare!" Scoppiò in lacrime. "Sono spaventose, mangiano quello che hanno sul loro cammino. Mi sono voltata solo una volta e non ho visto nulla." Disse fra i singhiozzi. "Vorrei poter fare qualcosa, vorrei davvero poter fare qualcosa! Discorda, tu... tu hai qualche idea?"

"Io sono solo una custode, e rimarrò col Codex fino alla fine." Rispose la pixie in maniera pacata.

"Oh, bene... perché sono finita qui? Io non dovevo finirci qui perché non so come uscirne!" Si coprì il viso con le mani continuando a piangere. Aveva una paura tremenda, ormai era sulla soglia del precipizio e non c'era via di fuga. La sua magia non sarebbe servita a nulla contro quelle creature. Un colpo la fece trasalire. "Che cosa è stato?" Chiese allarmata. Un altro. Flora fece un passo indietro. E poi l'ombra inghiottì la cripta.

Le ragazze furono sorprese di vedere Timmy e Brandon.

"Timmy, hai avuto un'idea da attuare?" Chiese Tecna, speranzosa.

"No, ho solo risolto parte del calcolo e forse..."

"... Brandon, fermo!" Esclamò Bloom andando a pararsi davanti al suo amico. "Cosa credi di fare?"

"Ehm, non lo so... entrare nella scuola forse?" Replicò lo scudiero.

"Non puoi farlo." S'intromise Musa, Brandon la guardò in attesa di una spiegazione. "Non puoi toccare le ombre."

"Cosa potrebbe succedere?" Chiese Brandon, alzando un sopracciglio.

"Finiresti disintegrato, ecco cosa." Rispose Tecna.

"Quelle ombre hanno questo potere e noi stiamo ancora fermi qui?! Ragazzi, Flora è là dentro! E se le ombre la raggiungessero?! E se..." L'attenzione di Brandon fu catturata da qualcosa che stava accadendo su una torre. "... ma che diavolo...?" Tutti si girarono a guardare in quella direzione.
La cripta di Torrenuvola esplose di luce, le torri della scuola cominciarono a muoversi quasi si stessero divincolando da quell'ombra che sembrava impregnarla. Torrenuvola divenne più grande, come un albero che cresceva, e le ombre si consumavano sotto la sua potenza. La terra tremò, le ragazze si tennero fra loro per non cadere. Torrenuvola s'ingigantiva annullando la potenza oscura che la circondava. Dal Cuore di Torrenuvola una scia magica inondò il castello e in quel momento le ombre si dissolsero completamente. Flora, in ginocchio nella cripta, riaprì gli occhi.

"Ce... ce l'ho fatta. Ce l'ho fatta!" Non ci pensò due volte e lasciò la cripta volando giù verso il ponte dove c'erano i suoi amici. Tutti le andarono incontro e appena mise piede a terra si ritrovò fra le braccia di Brandon.

"Grazie agli dei stai bene." Disse Brandon, tirando un sospiro di sollievo. Flora chiuse per un attimo gli occhi e in tutta risposta ricambiò quell'abbraccio. Quel momento fu interrotto dalle sue amiche che corsero da lei chiedendole se stesse bene, come avesse fatto a liberarsi.

"Sì, sto bene, non mi hanno toccata, anche se ci sarebbe mancato poco." Rispose Flora col viso scuro.

"Flora, mi dispiace, sarei dovuta andare io a prendere il Codex." Disse Bloom, abbassando lo sguardo.

"E invece Flora era proprio la persona giusta." S'intromise la Griffin. "Il Codex?"

"Con Discorda, è al sicuro." Rispose Flora annuendo.

"Cosa intendeva dire?" Chiese Tecna alla preside.

"Che solo Flora avrebbe potuto salvare Torrenuvola. Avete forse dimenticato che la mia scuola è viva? Torrenuvola è un essere vivente, è come un albero." Spiegò la preside, Flora sorrise.

"Sì, è quello che ho pensato! Quand'ero nella cripta e le ombre sono arrivate... oh, è stato spaventoso, è stato davvero... ma poi mi sono ricordata di quando le Trix volevano rubare il Codex e allora del fatto che Torrenuvola in realtà è un albero oscuro, e così ci ho provato: mi sono connessa ad esso e sono arrivata al cuore. Non ho fatto altro, le ho soltanto dato la mia energia, la scuola si è difesa da sola."

La preside Griffin accennò un sorriso, Tecna si accigliò e disse:

"Un momento... lei lo sapeva!"

"Cosa? Io?" La preside si poggiò una mano sul petto mostrandosi sorpresa.

"Sì, lei!" Continuò Tecna, puntandole il dito contro. "Sapeva che le ombre ci stavano raggiungendo e conosce la natura della sua scuola!"

"Ma... ma, Tecna..." Provò a dire la preside, poi però lasciò perdere. "... sì, è vero, lo sapevo." Confessò alzando gli occhi al cielo.

"Che cosa?!" Esclamò Aisha.

"La mia scuola era in pericolo e dovevo difenderla, avevo a disposizione una keimerina, cos'avrei dovuto fare?!" Si difese la Griffin.

"Avrebbe dovuto dirci cos'aveva in mente, non ingannarci e rinchiudere Flora nella scuola!" Replicò Bloom.

"Voi fate non avreste mai permesso che la vostra amica rimanesse nella scuola di vostra scelta! Ma io sapevo che la sua magia avrebbe potuto salvare Torrenuvola!"

"Quelle ombre avrebbero potuto disintegrarla!" Tuonò Brandon. "Come le è saltato in mente?! E se fossero state più veloci?! E se fossero arrivate a lei?!"

"Sono una strega, non mi faccio certe domande!" Replicò la preside Griffin con atteggiamento di superiorità. Brandon stava per replicare ma Flora gli si parò davanti dicendo:

"Va tutto bene! Stiamo tutti bene, Torrenuvola è salva!"

"Avrebbe potuto ucciderti!" Replicò Brandon.

"È una strega." Disse Flora, scuotendo la testa.

"Ecco, vedete, lo dice anche lei! Non posso che ringraziarti. Ed ora, scusatemi, ma devo tornare nella mia scuola e recuperare le mie allieve. Parlerò con Faragonda e le dirò quanto avete fatto." Disse la Griffin superandoli, seguita da Ediltrude e Zarathustra.

"Ma noi non siamo più allieve di... oh, lasciamo perdere..." Disse Musa, scrollando le spalle.

"Brandon, dov'è Sky? Perché non è venuto?" Chiese Bloom mentre annullava la sua trasformazione, così come le altre.

"Io... non lo so..." Sospirò Brandon abbassando lo sguardo.

"Bloom, che ne dite di venire su Eraklyon? Io e Timmy vi mostreremo il nostro progetto, non ci metteremo molto per realizzarlo." Propose Tecna, le ragazze furono entusiaste.
Si aprirono dei varchi interplanetari, Brandon però fermò Flora prima che potesse aprire il suo.

"Hai già fatto abbastanza, vieni con me."

Flora, stanca, non s'inventò niente e accettò l'offerta del suo amico. Quando arrivarono su Eraklyon videro che Polaris era lì e capirono che gli altri erano già arrivati.

"Sono andato piano per farti piacere." Precisò Brandon, Flora ridacchiò. Lui le fece cenno di seguirlo ma Flora lo fermò:

"Brandon?"

"Sì?"

"Grazie per avermi difesa con la Griffin, non è stato carino quello che ha fatto, nemmeno per una strega, ma sai, non voglio che si discuta a causa mia, soprattutto con una strega, ma... insomma, grazie."
Brandon le sorrise, Flora abbassò lo sguardo.
Raggiunsero gli altri al piano di sopra dove c'era anche Sky, quando arrivarono Bloom stava raccontando quanto era successo.
"Brandon!" Esclamò il principe quando vide il suo amico. "Ma si può sapere che fine hai fatto oggi?! Mi si è presentato il figlio di André du Pléssis, mi dici che me ne faccio?! Se ho uno scudiero mi aspetto che mi segua!"

Brandon non disse nulla, non subito. Sentì gli sguardi dei suoi amici addosso a lui e improvvisamente l'uniforme gli parve più sporca di quanto non credesse.

"Io... non succederà più." Concluse lo scudiero abbassando lo sguardo.

"Bene, grazie. Allora, Bloom, dicevi?" Bloom continuò col suo racconto, poi i ragazzi sedettero e Timmy e Tecna mostrarono loro il loro progetto.

"E così con questi affarini renderemmo le ombre solide?" Chiese Stella.

"Sì, ma soltanto i ragazzi." Precisò Tecna.

"Cosa vuol dire?" Chiese Aisha, Timmy rispose:

"Che per farli funzionare c'è bisogno di un impulso elettromagnetico e non potete indossarli voi ragazze. E perché sarebbero pesanti, e perché potrebbero contrastare il vostro campo magico. È il campo elettromagnetico che, insieme alla fonte di energia utopica..."

"Okay, okay, basta, per favore." Lo pregò Stella, gli altri ridacchiarono.

"Beh, Timmy, Tecna, è un'idea geniale. Contiamo tutti su di voi." Disse Sky con un sorriso.

"Ragazzi, credo sia meglio se io torni su Domino, non voglio lasciare Roxy da sola per troppo tempo, potrebbe sempre essere pericoloso." Disse Bloom alzandosi.

"Sì, anch'io devo andare." Concordò Stella. "Stasera c'è un ballo su Solaria e, per quanto possa essere bellissima anche dopo un combattimento, devo darmi una ripulita!"
Le ragazze si salutarono, Bloom e Stella andarono via, poco dopo anche Aisha, che intimò a Flora che quella sera l'avrebbe chiamata per parlare.

"Possiamo parlare adesso se ne senti il bisogno." Disse Flora.

"No, ora devo andare su Andros, mio padre mi aspetta e devo essere puntuale. Ti voglio bene."

"Te ne voglio anch'io." Disse Flora abbracciandola.

"Flora, andiamo anche noi?" Chiese Musa.

"Sì, ehm... Musa, io devo fare prima una cosa, se vuoi puoi iniziare ad andare su Sakoma."

"Oh... ne sei sicura? Cosa devi fare? Quanto tempo ci metti?"

Flora gettò un'occhiata allo scudiero e rispose:

"Non lo so, in realtà, ma tu vai, posso sempre aprirmi un varco, sta' tranquilla."

"Come vuoi. Ci vediamo su Sakoma allora."

Timmy stava andando via e Brandon, Sky e Tecna lo stavano salutando, Flora si avvicinò al gruppetto.

"Flora, vai anche tu?" Chiese Tecna.

"Sì, ehm... tra un po'. Brandon, perdonami, hai un minuto?"

"Per te ho tutto il tempo del mondo." Rispose lui con un sorrisetto, Flora scosse la testa. Lui le fece strada lungo il corridoio allontanandosi dai loro amici.

"Che succede?" Chiese Brandon.

"Ecco, io... devo parlarti di una cosa molto importante e... ehm..."

"Flora, di che si tratta? Mi sto preoccupando."

"No! No, no, no, è una cosa bella, o almeno dovrebbe esserlo... perché non ci sediamo?"
Brandon sospirò, chiedendosi cosa fosse che agitava tanto la sua fata. Entrò in un'anticamera e tirò con sé anche lei.

"Wow..." Disse Flora, guardando i dipinti sulle pareti.

"Allora?" Chiese Brandon, ansioso.

"Sì, ehm... siediti." Lui allora sedette su uno dei divanetti di velluto rosso e la sua uniforme blu stonava terribilmente, non solo per il colore. Flora, in piedi di fronte a lui, esordì dicendo:

"Ricordi quando eravamo su Sakoma? Sulla torre? E Yana aveva preso il mio cuore della natura?"

"Come dimenticarlo..."

"Sì, beh, in quel momento ho sentito tutta la sofferenza che stava provando Linphea e a stento riuscivo a stare in piedi."

"Okay..." Non capiva dove volesse andare a parare.

"Mentre tu sì, hai resistito fino alla fine e poi... e poi è successo quel che è successo e... non ti meriti tutto questo. Non tu."

"Flora, non ti seguo." Le fece presente Brandon.

"L'unica cosa che mi tiene legata a Linphea ma non mi fa soffrire quanto Vymarna è il cuore della natura, e io voglio che questa magia sia anche tua."
Brandon rimase interdetto.

"Premettendo che capisco poco di magia e questo lo sai, mi sembra un po' difficile come cosa... non hai detto che il cuore della natura è stato forgiato appositamente per te?"

"... sì, ma attraverso un rito mistico sarà possibile condividere la sua magia!"

"Rito mistico? Ehm... wow... ma..."

"Devo essere sincera con te." Prese un respiro, lo guardò. "La magia del cuore della natura è unica quanto è unica ogni keimerina, per questo motivo una keimerina, se desidera condividere questa magia, può farlo soltanto con una persona. E poiché il ciondolo è legato alla sua magia... Brandon, è un rito particolare, condivideremo le nostre anime, i nostri cuori, indissolubilmente."
Brandon la guardò, stupefatto. Si alzò e disse, con aria seria:

"Non sono interessato."

"C-come?"

"Mi hai capito, non sono interessato. Dovrei condividere il mio cuore e la mia anima con te quando tu per me non provi niente?"

"Ma questo non ha nulla a che vedere con i nostri sentimenti. Sarebbe per..."

"È un'unione, Flora. Ora chiamala rito, chiamala come vuoi ma... ma io non mi lego a qualcuno solo per condividere una magia o per un qualunque altro interesse magico."
Quelle parole risuonarono stranamente familiari alle orecchie della fata.

"Io... io non voglio che tu soffra a causa mia. Hai dato la tua essenza a Vymarna per permettermi di tornare su Linphea, non è giusto."

"Un sacco di cose non sono giuste, ma la verità è che tutto dipende dalle nostre scelte, giuste o sbagliate che siano." Replicò Brandon.

"Quindi non vuoi il cuore della natura?" Chiese Flora, quasi in cerca di conferma. Era a dir poco sconvolta.

"No." Rispose Brandon, fermamente convinto.

"Solo perché ho detto che non ti amo?"

"Già... ma ora, perdonami, non è la giornata per questo discorso, le umiliazioni sono già state troppe. Vieni, andiamo via di qui."
Uscirono dall'anticamera, Brandon era molto serio, Flora non sapeva cosa dire, si era aspettata la cosa in maniera un po' diversa. Rifletté sulle sue parole e allora disse:

"Sky non voleva umiliarti."

Brandon la guardò, un po' sorpreso, chiedendosi come avesse potuto ancora una volta capire a cosa stesse pensando.

"Non voleva, certo... ma lui è sempre il principe Sky... non è colpa sua." Replicò lui, abbassando lo sguardo.

"Brandon, non ti ho mai visto arrenderti." Disse Flora, "Mi rendo conto che possa essere difficile, e che le persone qui possano essere davvero difficili da gestire, ma devi essere paziente."

"Paziente..." Borbottò Brandon, alzando gli occhi al cielo.

"Sì, paziente." Annuì Flora. "Tu hai valore, e si presenterà l'occasione per dimostrarlo."

"Ma guardami ora!" Sbottò Brandon.

"Beh, io vedo un soldato che ha fatto il proprio lavoro, e che è anche molto coraggioso perché è venuto a Torrenuvola quando ero in pericolo. E poi, non sarà certo un po' di cenere a renderti meno affascinante." Sorrise, sapeva che nutrendo il suo ego l'avrebbe consolato. E infatti Brandon le sorrise, le alzò il viso con una mano poi però strinse le labbra.

"Scusa, ma così non ce la faccio." Concluse poi e la lasciò andare allontanandosi a grandi passi.

"Ma..." Balbettò Flora, lui andò via senza voltarsi.
Flora raggiunse Tecna che era ancora con Sky, gli spiegava come aveva intenzione di mettere in funzione i materializzatori delle ombre (era così che li aveva battezzati Timmy).

"Ehi, va tutto bene?" Chiese Tecna alla sua amica. "Che fine ha fatto Brandon?"

"Credo che sia andato in camera sua... io... torno su Sakoma, ho promesso a Jackson che non mi sarei trattenuta a lungo."
Flora salutò i suoi amici e così tornò su Sakoma. Una volta a palazzo fece informare Jackson che era tornata sperando di fargli piacere, l'ultima volta che non c'era stata il principe si era offeso molto. Tornò in camera sua e si gettò sul letto. Sentiva che stava sbagliando tutto e non aveva la minima idea di dove iniziare a riaggiustare le cose.

"Mi consoli un po' tu?" Chiese al diario sul comodino, così lo prese e sedette sul letto a gambe incrociate. Aprì alle prime pagine in cerca di un Nikolai più sfrontato e meno triste.

"Giorno 52 della mia vita mortale. Essere un mortale continua a non piacermi, mi manca usare la mia magia. Sapere che è dentro di me e che non posso usarla per colpa di Vymarna mi fa imbestialire! Vecchia quercia..." -Non hai tutti i torti...- Rifletté Flora. "Alya oggi mi ha detto che ce l'ha con me, tanto per non cambiare, ma io non ci credo, sono troppo adorabile  e sono il padre che tutti vorrebbero! Sono divertente, sono intelligente, sono spiritoso! Ma Alya mi ha detto che vorrebbe che fossi più responsabile... insomma, chi è che vorrebbe un padre responsabile? Dovrebbe essere contenta! Io credo che le abbia solo dato fastidio vedermi con quella naiade carina del ruscello..." 
"Oh, andiamo, come fai a non capire? Certe volte non ti capisco proprio! Certo che le ha dato fastidio! Nei primi tempi eri proprio un irresponsabile... Alya..." S'interruppe e rifletté. "... Alya era mia sorella..." Rimase per un secondo a fissare il vuoto, con il diario aperto avanti a lei. Fu scossa dal telefono che squillò e corse subito a prenderlo, così si mise di nuovo sul letto e l'ologramma del viso di Aisha apparve davanti a lei.

"Ehi." Salutò Flora con un sorriso.

"Ehi, ciao..." Replicò la sua amica con aria stanca.

"Che cos'hai?" Chiese Flora, storcendo le labbra.

"Andros, ecco cos'ho. E Nex, cosa non ho." Rispose Aisha di getto, Flora sospirò affranta.

"Aisha, tu e Nex dovete chiarirvi, non potete continuare in questo modo."

"È stato lui che se n'è andato, evidentemente qui non aveva quello di cui aveva bisogno."

Flora alzò le mani in segno di resa davanti alla testardaggine della sua amica, Aisha aggiunse:

"Non è colpa mia, okay? E se Nex crede che vada a corrergli dietro si sbaglia di grosso! Io sono quella che ha ragione!"

"Ma..."

"... ma se ho ragione io perché sono così triste?!"

"Aisha, anche se 'hai ragione tu', credo che dovresti fare un passo verso di lui. Nex è molto orgoglioso, e a modo suo si è sentito ferito da te. Non si tratta di avere ragione o no, si tratta di sacrificare l'orgoglio per l'amore."

"Tu hai sempre la risposta pronta, e dici cose giuste, ma è così difficile metterle in pratica!" Esclamò Aisha appoggiando la testa sulle mani.

"Ce la farai, ne sono certa." Sorrise Flora, in quel momento entrò Musa. "Musa! Ehi, che succede?"

"Flora, noi... dobbiamo parlare." Rispose la sua amica.

"Aisha, perdonami, ti richiamo." Disse Flora ad Aisha, intuendo dall'espressione di Musa che doveva parlare di qualcosa d'importante. Aisha annuì con la stessa espressione di stanchezza e disperazione e riattaccò. "Musa, di che si tratta?" Chiese dunque Flora, pronta ad ascoltare.

"Di Jackson." Rispose la fata, incrociando le braccia. Flora alzò entrambe le sopracciglia, sorpresa. "Ti dico che mi piace e tu 'gli manifesti affetto'?!" Aggiunse Musa, includendo le virgolette con le dita.

"Musa, non capisco..." Replicò Flora, sinceramente confusa.

"Sì, certo... ma non ti biasimo, è un principe, è bello, però potevi risparmiartela, potevi dimmelo tranquillamente!"

"Musa, ci dev'essere stata un'incomprensione." Disse Flora, alzandosi e andando verso di lei.

"Incomprensione? Jackson mi ha detto che sei stata nelle sue stanze e che gli hai sorprendentemente mostrato affetto. Okay, ti piace? Va bene, ma dimmelo, non trattarmi come una stupida. Ovviamente ti lascerò spazio, è te che vuole sposare in fondo, e poi io con te non potrei mai competere, no?"

"Musa, sei totalmente fuori strada, io..."

"... lui è un principe e tu saresti davvero perfetta, sei delicata, sei femminile, sei aggraziata, mentre un maschiaccio come me... ma siamo amiche e mi aspettavo sincerità da parte tua." Terminò Musa, trattenendo le lacrime.

"Musa, no. Jackson non mi piace, per lui non provo assolutamente nulla, se non un po' di affetto, devi credermi! È vero, sono stata nelle sue stanze, ma soltanto come amica, abbiamo soltanto parlato e non c'è stato niente fra noi, devi credermi. E poi, non devi mai credere che solo perché sei una ragazza forte e decisa un ragazzo non possa interessarsi a te."

Musa la guardò senza dire nulla, mordendosi le labbra per trattenere le lacrime. Flora fece un passo verso di lei per abbracciarla ma Musa si ritirò.

"Ho bisogno di un po' di tempo." E così lasciò la stanza.

Flora si coprì il viso fra le mani, chiedendosi quale sarebbe stato il suo prossimo passo falso. Le sembrava che tutte le cose sbagliate fossero a causa sua, ma forse stava solo reagendo in maniera eccessiva. Ci era rimasta male per la reazione di Brandon, ma allo stesso tempo provava quasi vergogna per la proposta che gli aveva fatto. Lei stessa aveva rifiutato Jackson che voleva sposarla per la magia. Ma comunque non voleva che Brandon soffrisse a causa sua. E con quel "così non ce la faccio"? Era difficile per entrambi, ma non poteva ignorarlo e far finta che non esistesse, erano pur sempre amici e insieme avevano il compito di difendere la Dimensione Magica, non potevano non parlarsi. Purtroppo. Perché fino a quel momento lo avevano fatto e le cose erano andate alla grande.

Caro Helia,
Come stai? Quando torni? Mi manchi molto. Stavo riflettendo sugli ultimi mesi, su come abbiamo speso il nostro tempo, ed ora che sono qui senza di te ho l'impressione che una favola sia stata interrotta. Non ho molto da dirti, solo che a quanto pare Timmy e Tecna hanno trovato un modo per materializzare le ombre, sembra una bella idea. 
Ti ho scritto perché 
S'interruppe. Perché gli stava scrivendo? Forse perché voleva rendere le cose più facili?
... sento la tua mancanza. Spero di rivederti presto,
Flora

Chiamò Livy e fece recapitare la lettera. A cena Musa non si presentò, Jacskon chiese di lei e Flora rispose che la sua amica non stava molto bene. Flora poté fare la conoscenza di Elijah, che si unì a loro quella sera, anche se lui e suo cugino le sembravano arrivati da un altro pianeta, o forse in quel palazzo l'aliena era lei.

Coucou miei dolcissimi germogli di lullabea!! Lo so, sono davvero imperdonabile e chiedo venia! Purtroppo in queste settimane ho avuto troppo da fare, sto lavorando, mi preparo per iniziare la scuola e tempo per scrivere non ce n'è, anche se è quello che vorrei fare per tutto il giorno! Per questo vi ringrazio per come state continuando in questa lettura nonostante le mie assenze e per la vostra pazienza!
Spero che il capitolo vi si  piaciuto, in effetti abbiamo avuto un po' d'azione (finalmente!) e più di tutti ci ha sorpreso Brandon, non credete? Aspetto di sapere cosa credete, in ogni modo che volete le vostre impressioni sono ben gradite, (per non dire attese con ansia e sembrare psicopatica), grazie ancora per tutto! Vi mando un bacio enorme!
Vi strAmo,
xoxo Florafairy7

Ps. se vi stavate chiedendo com'è la nostra Flora nella sua forma Enchantix da keimerina ora avete una fantastica immagine per la quale dovete ringraziare solo ed esclusivamente MartiAntares   ! Grazie Marti per questo fantastico regalo, la tua Flora è stupenda, esattamente come la immaginavo, sono sicura che piacerà a tutti voi! 
https://scontent-lht6-1.xx.fbcdn.net/v/t34.0-12/21074345_1868760966468159_949447784_n.jpg?oh=babcd45ef50856dba36852a3a52492cf&oe=59AB59D6

... e non è finita qui! (cioè io sono lenta negli aggiornamenti e voi con me siete così perfetti! T.T vi adoro *-*) la nostra carissima e dolcissima Winxclub  ci ha fatto un regalo, beh, lo ha fatto al team Brandon che cresce, cresce, cresce... grazie ancora Winxclub, è stupendo! *-*
http://imgur.com/P83X9N8

Grazie mille, ragazze, i vostri lavori sono meravigliosi!!


💕💕💕
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Scripta Manent ***


SCRIPTA MANENT

"Posso andare tranquillamente da sola!" Disse Aisha alle due dame.

"Ma, principessa, è conveniente che vi accompagniamo." Replicò una.

"Fino a pochi mesi fa mi muovevo in tutta la Dimensione Magica senza problemi e combattevo, ora non posso raggiungere mio zio se non accompagnata?!" Sbottò Aisha, perdendo la pazienza.

"Ma..." Provò a replicare l'altra ma fu interrotta.

"Con tutto il rispetto, signorine, con il permesso di Sua Maestà la principessa potete andare: il re mi ha incaricato di accompagnare la principessa." Disse Roy, le due dame si guardarono, poi guardarono Aisha, aspettando un ordine.

"Sì, potete andare." Disse allora Aisha, le due fecero una riverenza e si allontanarono. "Oh, grazie!" Esclamò la principessa, Roy sorrise.

"Insomma, Aisha che ha bisogno di accompagnatrici? Mi rifiuto di crederlo!" Scherzò Roy, Aisha rise.

"Ecco!... allora, cosa ci fai tu qui?" Chiese poi.

"Oggi la marea è inaspettatamente bassa, è impossibile uscire in mare."

"Oh..." Aisha si tenne il mento con due dita, riflettendo.

"Che succede?" Chiese Roy, guardandola cercando di capire a cosa pensava

"No, nulla." Rispose Aisha con un sorriso. Roy la guardò di bieco.

"Aisha, ti conosco, ed è chiaro che ne sai qualcosa, di che si tratta?"

"Ti va di accompagnarmi per davvero così ti racconto tutto?"

Su Sakoma Flora, disobbedendo alle regole imposte dal re, lasciò il palazzo e andò al centro di Musa.  Mentre attraversava il parco pensava a cosa poterle dire, ma non le venne in mente molto. Vide che la sua amica stava dando una ripulita a Polaris così si avvicinò a lei.

"Ehi!" Salutò con un sorriso. "Serve una mano? Sì, insomma..." Agitò la mano creando della nebbia.

"Non è necessaria una keimerina per dare una lavata a un drago di ghiaccio." Replicò Musa in maniera piatta, continuando col suo lavoro.

"No, certo..." Flora abbassò lo sguardo. "Musa..."

"... scusami, ma ho molto lavoro da fare oggi." Tagliò corto Musa e, dopo aver raccolto secchio e spugna, rientrò.
Flora sospirò tristemente e, dopo un attimo di esitazione, tornò a palazzo.
Musa, che era nella casetta di legno che era diventata il suo studio e il posto in cui teneva ciò di cui aveva bisogno, borbottava animatamente fra sé quando sentì dei passi.
"Flora, ti ho detto che... oh, Sebastian." Il ragazzo fece qualche passo avanti.

"Ehi, va tutto bene?" Chiese Sebastian.

"Ehm... sì, ho solo discusso con Flora."

"Ho visto come l'hai trattata e sembra esserci rimasta male, stavo venendo qui quando lei è andata via."

"Beh, anch'io ci sono rimasta male per come si è comportata lei!" Replicò Musa, arrabbiata.

"Perché, cos'ha fatto?"

"Lei..." Abbassò lo sguardo, "... lascia perdere."

"Oh, andiamo, siamo amici, no?" La incalzò lo stalliere con un sorriso.

"Sì, beh..." Musa si portò la mano dietro alla nuca, un po' imbarazzata. "... vedi, c'è una persona che mi piace, ma a questa persona piace Flora e lei mi aveva assicurato che non provava niente per lui ma sono venuta a sapere che lei "gli ha manifestato affetto", insomma, capirai che ci sono rimasta malissimo!"

"Musa... stai parlando del principe?" Chiese Sebastian, sperando vivamente di sbagliarsi.

"Beh..." La fata della musica abbassò lo sguardo, arrossendo.

"Oh..." Sebastian rimase per un momento interdetto, senza dire nulla. "N-non ti biasimo, il principe Jackson è davvero... ehm... ma tu sei sicura che a Flora piaccia?"

"Non lo so, lei mi aveva detto di no, e poi lei ha un ragazzo, e uno dei nostri amici è innamorato di lei, quindi insomma, sarebbe davvero l'ultima cosa che penserei dato che il suo cuore sembra piuttosto impegnato ma..." Musa abbassò lo sguardo, Sebastian sospirò, capendo che in confronto al principe non aveva speranze.

Su Eraklyon Tecna era nel suo laboratorio e Timmy l'aveva raggiunta anche quel giorno. Tecna però non era molto contenta, non per Timmy, ma per il fatto che Lana, Tiana e Diana erano particolarmente interessate a lui. Le tre scienziate gli ronzavano intorno con lo stesso atteggiamento che avevano nei confronti del dottor Alexander, ma in quel caso godevano anche nel fatto di poter dar fastidio a Tecna.

"Posso fare quei calcoli per lei." Si offrì Lana mentre Timmy scarabocchiava sul suo blocchetto. Alzò lo sguardo verso la ragazza balbettando un rifiuto.

"Le calcolo il limite di x tendente a infinito, guardi, le serve!" Aggiunse Tiana con fare civettuolo. Tecna, accigliata, si avvicinò e stava per dire qualcosa ma il dottor Alexander la chiamò:

"Tecna!" La fata gettò un'occhiata a Timmy che la guardò dispiaciuto, e raggiunse il dottore.

"Da quando le ho dato il permesso di chiamarmi per nome?"

"Da quando sei diventata la mia nuova assistente, congratulazioni!" Esclamò il dottore con sarcasmo mentre era al telescopio, Tecna si accigliò e stava per replicare ma Alexander disse: "Il tuo fidanzato mi ha rubato le assistenti, a quanto pare, e per quanto io possa essere un genio non posso fare tutto da solo!"

Su Sakoma invece Flora si stava occupando delle sue piante, le sue adorate orchidee e le piccole margherite stavano fiorendo che una meraviglia, e Flora le innaffiava canticchiando quando apparve Livy.

"Buongiornissimo, Flora!" Esclamò la pixie, "Canti. Sei felice?"

"Mia madre dice che si canta o per amore o per dispiacere."

"E tu perché canti?"

"Sinceramente al momento proprio non lo so." Rispose Flora increspando le labbra. "Allora, hai qualcosa per me?"

"Sì!" Esclamò Livy e le porse la lettera. "Ci vediamo!"

"Ciao, e salutami Chatta!"
Flora guardò la busta e vide che la lettera era di Helia, allora si sedette e la aprì.

"Cara Flora,
Sentire le tue parole mi scalda il cuore. Sapermi nei tuoi pensieri mi dà la forza per andare avanti giorno per giorno senza di te e tiene viva la speranza di rivederti presto. Le cose qui vanno bene, relativamente bene, ma non voglio annoiarti con certe cose né rattristarti. Non so dirti ancora quando tornerò, spero presto, mi manchi. 
Non vedo l'ora di vederti, anche se sei presente ogni notte nei miei sogni. Ho tanti progetti per noi, Flora, ed è finalmente tempo per farli diventare realtà.
Con la certezza che il mio cuore ti appartiene,
Tuo,
Helia"

Flora appoggiò la lettera sul letto e, canticchiando, si dedicò di nuovo alle sue piantine.
Su Solaria invece Stella era molto allegra perché quel giorno, invece di dedicarsi a quelle noiosissime faccende reali, si sarebbe dedicata a ciò che davvero amava.

"Principessa, andate in onda fra cinque minuti." L'avvertì la truccatrice.

"Va bene." Annuì Stella, si guardò ancora una volta allo specchio. Si aggiustò il rossetto e con il mignolo riordinò per bene la frangia. "Sei bellissima." Si disse, così si alzò e i vari collaboratori la spinsero per andare in scena.

"Claudius! Oh, tesoro, che piacere!" Salutò baciando le due guance dell'uomo dal trucco e dai capelli impeccabili.

"Principessa Stella, la più bella in assoluto." Replicò lui.

"Oh, troppo sincero!" Ridacchiò Stella sedendosi sul divanetto accanto a lui. Di fronte a loro una donna che aveva fra le braccia una cartellina fece segno: "Tre... due... uno..." Indicò Claudius e partirono gli applausi.

"Ben trovati, carissimi telespettatori! Il vostro Claudius Thorton è ancora oggi con voi per darvi i giusti consigli per essere impeccabili nel gusto! Abbiamo oggi con noi la nostra principessa, Stella!" Ci fu un applauso guidato dai collaboratori, Stella sorrise e con gran disinvoltura disse:

"Grazie, grazie, troppo buoni! Sono così felice di essere qui, sapete, sono una filantropa e aiutare le persone a sconfiggere il cattivo gusto è ciò che mi permette di mettere la testa sul cuscino la sera!" Claudius ridacchiò.

"Molto bene, allora che ne dici di criticare con noi gli outfit delle dame della Festa di Apollo?"

"Con molto piacere, Claudius, e ti avverto: sarò sfrontata e senza pietà!"

"Ovviamente, ma è questo quello che amiamo di te!" Rise Claudius. "Partiamo con la prima foto!" Così sullo schermo alle loro spalle apparve la foto di una dama dai capelli biondi che indossava un vestito verde. "Cosa ne dici?"

"Devo essere proprio sincera? Beh, altrimenti perché sarei qui, no? Dunque, conosco Sofia da una vita e credimi se ti dico che è adorabile, ma quel vestito poteva risparmiarselo, sembra una lucciola! Insomma, ha la pelle fin troppo pallida e quel verde acido stona terribilmente! Mi domando come abbiano potuto farla uscire in quelle condizioni... non è Ana Ku la sua stilista?"

"Sì, lo è! Tu avresti fatto una scelta differente?" Chiese Claudius con un gran sorriso assetato di notizie.

"Ovviamente! Innanzitutto, avrei sciolto quei capelli! Sofia ha le spalle piuttosto grandi e o cambi modello o le copri coi capelli! E poi, colori pastello per quel tipo di carnagione, che so... rosa, azzurro, ma di certo non quel verde acido!"

"Stella, hai sempre la risposta pronta a tutto. Dalla regia mi hanno informato che hai qualcosa da mostrarci, è così? Ti prego di' di sì, i nostri telespettatori contano su di te!"

"Sì," Ci fu un applauso e Stella sorrise, "sì, ho qualcosa da mostrarvi... mi dispiace solamente per Ana, ci rimarrà malissimo quando si renderà conto di non avere un minimo di senso dello stile!" Inarcò le labbra fingendosi dispiaciuta e il pubblico andò in delirio.

"Va bene, va bene, allora ci vediamo dopo la pubblicità con la principessa Stella e i suoi nuovi modelli! Restate con noi!" Disse Claudius rivolto alla telecamera, ci fu un applauso e "Tre... due... uno... fuori onda!" Annunciò la donna col blocchetto.
Claudius andò da Stella e le baciò la mano. "Tesoro, il pubblico ti adora! Solaria è tua, e non soltanto perché ne sei la reggente!"

"Oh, grazie, Claudius, ma io non faccio nulla di che, è un talento naturale!" Sorrise Stella con falsa umiltà.

"Beh, questi applausi li meriti tutti, e come stai a tuo agio di fronte alla telecamera... continua così! Vado a rifarmi il trucco." Disse poi e scappò dietro le quinte.
Stella sorrise compiaciuta e tirò fuori il telefono nell'attesa di tornare in onda. Sgranò gli occhi quando trovò le numerose chiamate dei suoi amici, richiamò subito Bloom.
"Oh, andiamo!" Bloom non rispondeva così chiamò Aisha. Dopo poco la sua amica rispose.

"Stella, finalmente! Dove diavolo eri finita?!"

"Sono a Le Stelle Brillano Di Giorno con Claudius Thorton, vi avevo detto di sintonizzarvi!"

"Beh, non c'è tempo e devi sbrigarti! Domino è stata attaccata!"

"Che cosa?! Da chi?!"

"Secondo te?! Le ombre sono a palazzo! Ci stiamo precipitando tutti lì, su, muoviti!" Aisha riattaccò, Stella si trovò in crisi. Doveva mostrare i suoi nuovi modelli e il pubblico l'adorava, ma Domino era in pericolo e le sue amiche avevano bisogno di lei. Si alzò e Claudius le andò incontro.

"Andiamo in onda fra due minuti." Le disse.

"No, Claudius, non posso." Rispose Stella col viso scuro ma decisa.

"C-come?!" Il conduttore era sconvolto.

"Devo andare, scusa." Stella scappò via.

"Affari da principessa?!"

"Direi più da salvatrice della Dimensione Magica!" Rispose Stella, urlando, mentre correva via.

"Oh..." Claudius era stupito, sul suo volto però si disegnò subito un sorriso quando partirono gli applausi e dovette guardare nella telecamera.
Uscita dagli studi televisivi, Stella si tolse il suo anello che diventò uno scettro e si aprì un varco per Domino.
Quando arrivò lì il palazzo era nel caos, le sue amiche erano tutte lì ed erano già trasformate e c'erano anche i ragazzi.

"Ragazze, ma che succede?!" Chiese Stella alzandosi in volo e raggiungendo le sue amiche.

"Le ombre sono entrate nel palazzo, è chiaro che cercano Roxy!" Rispose Tecna.

"E Bloom?"

"Sky e Brandon sono andati a cercarla, noi stiamo cercando di limitare i danni, non possiamo combattere le ombre!" Rispose Musa, Stella annuì.
Nel palazzo c'era molta confusione e Brandon avrebbe desiderato un'altra spada, quella che aveva non gli piaceva ma doveva accontentarsi. La servitù scappava mentre le ombre degli oggetti erano innaturalmente grandi e innaturalmente scure. Dopo che Bloom e Dafne avevano avvertito tutti di non toccare le ombre per nessuna ragione il panico si era scatenato.

"Brandon, io vado a cercare Bloom, tu va' di sopra e metti Roxy al sicuro!" Disse Sky, Brandon annuì e i due amici si divisero.

Nel frattempo le ragazze aiutavano gli abitanti del palazzo a mettersi al sicuro, e soprattutto li proteggevano dal tocco fatale delle ombre creando scudi che potessero ripararli.

"Roxy! Roxy, dove sei?!" Urlò Brandon in cerca della sua amica. Il corridoio era in penombra, sebbene fuori ci fosse un bel sole, ma le ombre, a differenza dell'esperienza di Torrenuvola, non avevano inghiottito il palazzo. E Brandon non riusciva a capire dove fossero perché anche se le vedeva, non appena si voltava dimenticava ciò che aveva visto.

"Roxy?! È pericoloso, dobbiamo andare via di qui!!" Urlò ancora Brandon, dopo un istante sentì la voce della fata degli animali. Arrivò alla sua porta e bussò energicamente. "Roxy, sei qui?!"

"Brandon, aiutami, per favore! Non capisco cosa stia succedendo!"

Brandon provò ad aprire la porta ma era bloccata. "Roxy, non avvicinarti alle ombre per nessun motivo, mi hai capito?!" Roxy non rispose.

Sky invece era riuscito a trovare Bloom ed entrambi lasciarono il palazzo in fretta.

"Sky, dobbiamo andare da Roxy!" Lo fermò Bloom, Sky però la tirò via con lui dicendo:

"Brandon è andato a cercarla, qui è pericoloso per te!"
Appena furono di fuori Dafne corse incontro a Bloom e la abbracciò. "Stai bene?" Chiese Dafne.

"Sì, e tu?" Dafne annuì. Poi però la loro attenzione fu catturata dal combattimento più inverosimile a cui avessero potuto assistere. Nex stava attaccando Aisha, Flora e Roy a colpi di alabarda. Thoren stava cercando di fermarlo ma inutilmente, l'ex paladino sembrava avere una forza sovrumana e non sentiva ragioni.
Sky e Bloom corsero da loro.

"Ragazze, ma che succede?!" Chiese Bloom, allarmata.

"Non lo sappiamo, Nex sembra impazzito!" Rispose Flora. Lei e Aisha si scansavano senza attaccare, non potevano certo ferirlo. Roy invece parava ogni colpo con la sua spada a doppia lama.

"Così non possiamo continuare, dobbiamo fermarlo!" Disse Aisha, guardò Flora e le due amiche si capirono.

"Gabbia morphix!"

"Braccia della terra!" Lanciarono insieme le due amiche, così dalla terra crebbero delle enormi radici che afferrarono Nex, poi intorno a lui si creò una gabbia di morphix. Flora e Aisha scesero a terra e raggiunsero gli altri. Si avvicinarono a Nex che grugniva e cercava di divincolarsi dalla presa dell'incantesimo di Flora.

"Nex, ma cosa ti succede?" Chiese Aisha, ma si ritirò subito, quasi con un salto, quando il ragazzo cercò di gettarsi contro di lei con fare aggressivo.

"Aisha, non è in lui, dev'essere una specie di incantesimo." Le disse Flora, avvolgendole le spalle con un braccio. "Sky, dove sono Brandon e Roxy?" Chiese poi al principe. Sky gettò un'occhiata al palazzo e rispose:

"Stanno arrivando, ne sono certo. Entrare anche noi nel palazzo sarebbe rischioso, ma sta' tranquilla."

"Ragazzi, io vado a controllare che stiano tutti bene, Dafne, vieni con me." Disse Bloom. "Ora che mamma e papà sono su Espero tocca a noi occuparci del palazzo."

"Hai ragione, Bloom." Così le due sorelle si allontanarono raggiungendo il cortile del palazzo dove avevano radunato i suoi abitanti.
Nel frattempo, all'interno del palazzo erano rimasti solo Brandon e Roxy che cercavano di divincolarsi dalle ombre.

"Roxy, veloce!" La incalzò Brandon mentre camminavano per i corridoi.

"Perché hai detto di non toccarle?" Chiese Roxy spaventata, guardandosi intorno. "Sento che sono intorno a me ma non riesco a vederle."

"Le vedi, solo che te ne dimentichi, ed è per questo che dobbiamo uscire subito di qui, non devono sopraffarci!"
Scesero al piano di sotto mentre una tetra ombra li pedinava, il castello aveva assunto un'aria sinistra e il profondo silenzio rendeva l'atmosfera più inquietante. Arrivarono finalmente all'entrata del palazzo, Brandon si voltò per vedere dove fosse Roxy e rimase per un attimo paralizzato. Dietro la ragazza infatti si erigeva una densa ombra con sembianze quasi umane. Correre via non sarebbe servito, non avrebbe ricordato e non avrebbe potuto avvertire Roxy del pericolo.

"Brandon?"

"Roxy, non ti voltare... soltanto CORRI! ORA!" Esclamò, Roxy scelse di fidarsi del suo amico e fece come le aveva ordinato. La fata degli animali corse verso l'uscita senza voltarsi, quando aprì il portone la luce entrò ma l'ombra non cambiò né divenne più debole. 
Quando le ragazze la videro uscire le andarono incontro, la abbracciarono e la baciarono.

"Roxy, stai bene?" Chiese Musa.

"Hai avuto paura, non è vero?" Disse Stella.

"Sto bene." Sorrise Roxy.

"Dov'è Brandon?" Chiese Flora, continuando a controllare che la sua amica stesse bene, cercando qualche graffio sul suo volto.

"Lui... mi ha detto di correre via e di non voltarmi, ha detto che le ombre erano nel palazzo ma che non potevo ricordarle." Spiegò Roxy, ancora scossa, le sue amiche la abbracciarono ma Flora disse:

"Credete che sia successo qualcosa?"

"Ragazzi, cosa facciamo con Nex?" Chiese invece Thoren, accanto alla gabbia del suo amico.
Le ragazze raggiunsero la gabbia di Nex spiegando a Roxy ciò che era successo.

"Dev'essere una sorta di incantesimo..." Borbottò Tecna mentre Nex si dimenava, cercando di liberarsi. Nessuno sapeva cosa fare e quella situazione diventava via via più inverosimile: non era mai successo che non fossero venuti a capo di qualcosa, ci erano sempre riusciti in un modo o nell'altro, ma quella faccenda non faceva che confonderli. I pensieri di Flora furono interrotti da Sky che le mise le mani sulle spalle per fermarla dal camminare smaniosamente.

"Fidati di lui, non me ne sono mai pentito. Mi ammazzerebbe se ti lasciassi entrare in quel palazzo."

"Ma..." Provò a dire Flora, ma le parole di Sky acquistarono peso perché lo scudiero finalmente lasciò il palazzo. Tutti corsero da lui, lasciando il povero Nex da solo in gabbia e borbottante, e lo tempestarono di domande sul cosa fosse successo, sul perché ci avesse messo tanto, se ricordava almeno qualcosa o se quelle ombre erano già fuori dalla sua memoria. Sentì la metà di quelle domande perché in quel momento stava abbracciando la sua fata ed era invaso dal suo profumo di fiori. Quando la lasciò andare si rivolse ai suoi amici con un semplice:

"Io... non ricordo niente, e scommetto di aver fatto qualcosa di epico, per la seconda volta, e questa cosa sta cominciando a stancarmi... ehm... perché Nex è in una gabbia?"

"Sembra che non sia in lui." Rispose Musa e dunque lo raggiunsero mentre, alle loro spalle, il palazzo di Domini veniva inghiottito da un'innaturale ombra.

"Dev'essere una magia oscura... lasciatemi sentire la sua essenza." Propose Flora, le ragazze si spostarono e Flora tenne le mani avanti verso Nex, chiuse gli occhi e intorno a lei e a Nex si creò un'aurea verde. Flora trasalì facendo un passo indietro.

"Flora, cos'hai sentito?!" Chiese Aisha preoccupata.

"Lui... il suo cuore e la sua mente sono... oscuri." Rispose Flora, guardando la sua amica, Aisha non disse nulla.

"Credete di essere al sicuro!" Disse improvvisamente Nex, tutti rimasero scioccati. "La figlia di Morgana! La figlia di Morgana è qui e non avrò pace fino a quando non sarà mia!" Roxy fece un passo indietro, spaventata. I ragazzi si guardarono tra loro quasi increduli.

"Riesce a sentire l'aura magica di Roxy, se la nascondiamo forse penserà che non è qui. Sono esseri senzienti ma non sono intelligenti." Disse Tecna.

"Va bene, ragazze, proviamoci." Disse Aisha, col viso scuro, preoccupata per Nex.
Le ragazze si misero in cerchio intorno a Roxy, ognuna di loro fu avvolta da un'aurea colorata mentre i ragazzi preferirono indietreggiare. Roxy fu avvolta da quell'aura, si alzò il vento, tanto forte che i capelli delle ragazze cominciarono a ondulare.

"La figlia di Morgana!" Urlò Nex, "La figlia... di Morgana..." Le ragazze si fermarono quando Nex perse i sensi. "Deve aver funzionato." Disse Stella.
Flora sciolse i rampicanti e Aisha fece scomparire la gabbia, Thoren e Sky tennero Nex per non farlo cadere. Dopo pochi istanti l'ex paladino riprese conoscenza e in quel momento anche il palazzo di Domino  fu libero dalla presa delle ombre.

"Ma che cosa...? Che succede? Sky? Thoren, ma che...?" Biasciò, rimettendosi in piedi.

"Nex, come stai?" Chiese Aisha e Nex, massaggiandosi le tempie, rispose:

"Aisha? Ma cosa è successo? Io..."

"Quelle ombre. È stato come se ti avessero posseduto." Disse Aisha con il tono più dolce che conosceva. In quel momento arrivarono Bloom e Dafne.

"Nex, stai bene! Che spavento che ci hai fatto prendere!" Esclamò Bloom.

"Sì, sì, certo... un momento." Il suo sguardo si posò su Roy. "Cosa ci fa lui qui?"

"Un semplice grazie basterebbe." Replicò Roy, offeso dall'atteggiamento di Nex.

"Grazie?" Nex alzò un sopracciglio. "E perché dovrei ringraziarti, per aver preso il mio posto? Complimenti, ragazzi, davvero, ottima scelta, avete preso la miglior seconda scelta che ci sia sul mercato."

"Nex, smettila, sei del tutto fuori luogo." Dichiarò Aisha, col viso duro.

"Io fuori luogo? E tu che vai a recuperare la riserva dopo poco che abbiamo rotto?"

"Ah, è così allora? Per te abbiamo rotto?" Aisha era indignata, offesa e delusa.

"A quanto pare." Rispose Nex, facendo un cenno verso Roy.

"Nex, sei davvero un idiota!" Sbottò Aisha, trattenendo le lacrime. Lo guardò negli occhi, lui non disse nulla, Aisha voltò le spalle e si allontanò, seguita da Roy. Flora le andò dietro.

"Aisha, aspetta!" Le gridò la sua amica, Aisha si fermò.

"Oh, Flora!" La sua amica la abbracciò.

"Ti prego, non dar peso a quelle parole." Le sussurrò Flora mentre la teneva stretta.

"Nex, ma cosa ti salta in mente?!" Lo richiamò invece Musa.

"Lo so io cosa mi salta in mente, e non sono affari che vi riguardano. Ora scusate, ma ho molto da fare, qui a palazzo c'è il caos." Guardò Thoren e il suo amico si avviò con lui.

"Nex, aspetta!" Lo chiamò Sky, lui si voltò. "Pare che Timmy abbia qualcosa da usare contro le ombre, non vieni con noi su Eraklyon?"

"Non posso... ma credo che il mio sostituto possa andarvi più che bene." Rispose, e così dando loro le spalle andò via con Thoren. Sky guardò i suoi amici, nessuno disse nulla ma tutti lasciarono andare un sospiro.

"Andiamo a vedere cos'ha Timmy per noi?" Chiese il principe ai suoi amici.

Timmy era in laboratorio, su Eraklyon, mettendo a punto la sua invenzione. I suoi amici gli avevano chiesto di finirla in fretta e si erano offerti di andare su Domino anche da soli per lasciargli il tempo di terminare il suo lavoro.

"Ha avuto davvero un'idea brillante." Disse Judy mentre lo aiutava a mettere a punto il suo marchingegno.

"Non è nulla di che! E, per favore, dammi del tu." Judy sorrise timidamente.

"Sappi che alla dottoressa Tecna il dottor Alexander sta molto poco simpatico." Buttò lì Judy senza guardarlo, Timmy fu sorpreso ma non disse nulla. Continuarono il lavoro interrotti a volte dagli interventi delle tre assistenti di Alexander. Sebbene per Timmy tutto quel supporto era anche troppo per poter lavorare in tranquillità, terminò i suoi strumenti. Ammirò la sua creazione con un sorriso dipinto sul volto.

"Complimenti, Tommy." Disse Alexander dandogli una pacca sulla spalla.

"È Timmy." Lo corresse Timmy infastidito. Il suo telefono vibrò, lo prese e lesse il messaggio. "Sono tornati da Domino... grazie per il laboratorio." Timmy prese le sue cose, le sue molte cose, e si avviò all'uscita.

"È stato un piacere lavorare con te." Lo salutò Judy, Timmy le sorrise.

"Tornerà?" Chiese Lana.

"Ehm... non lo so, forse. Buona giornata!" E chiuse la porta alle sue spalle. C'era qualcosa che non andava però e rimase fermo per un attimo. Prese un respiro. Poi sentì che in laboratorio si era fatto il suo nome e, sebbene non amasse certe cose, si fermò ad origliare.

"È davvero una grande idea! E poi, collegare il circuito con tre nodi è stato davvero geniale!" Diceva Judy.

"Sì, certo." Era Alexander, "Ma posso capire perché ho perso tutte le mie assistenti in un colpo solo?"

"È così carino!" Rispose Diana. "Sembra un cucciolo con l'aria spaventata, ma è anche muscoloso, è davvero perfetto!"

"Sapete che è il fidanzato della dottoressa, vero?" Chiese Judy.

"Non lo so, Judy." Rispose Timmy con un sospiro, "Spero che almeno lei se lo ricordi..." E si avviò al piano di sotto dove i suoi amici lo stavano aspettando. Quando entrò nel salotto Stella aveva l'attenzione di tutti, sventolava il suo smartphone con rabbia.

"Ma vi rendete conto?! Ora sono passata per una cialtrona!! Ana Ku non sa niente di moda e io avrei dovuto presentare la mia collezione!! Claudius Thorton è una vetrina e venire meno con Claudius Thorton è..." Digrignò i denti. "Ora sembra che non avrei potuto reggere il confronto con Ana Ku!"
Timmy entrò silenziosamente assistendo alla scena.

"Stella, sanno tutti che sei la migliore, ti rifarai!" Cercò di consolarla Bloom.

"Sì, certo! Lo so che tutti sanno che sono la migliore ma poi se sui tabloid c'è scritto che ho paura di Ana Ku la gente ci crede!" Replicò Stella arrabbiata.

"Stella," Cercò di calmarla Flora, "le notizie su quei tabloid domani saranno già sparite mentre il tuo talento no, riuscirai a recuperare." Sky incrociò lo sguardo di Timmy accorgendosi quindi che c'era anche lui.

"Timmy, sei qui!" Esclamò il principe con gratitudine.

"Ehm... sì. Come ve la siete sbrigata su Domino?"

"Fortunatamente stiamo tutti bene, ma combattere quelle ombre è impossibile, e la cosa peggiore è che ce ne dimentichiamo..." Rispose Sky, Timmy sorrise facendo un passo avanti e mettendosi davanti ai suoi amici.

"Di questo non dovremo più preoccuparci, vi presento il materializzatore!" Timmy mostrò il piccolo congegno, era grande più o meno quanto una cipria e aveva la stessa forma ovale.

"Come funzionano?" Chiese Flora.

"Dunque, come potete vedere, se apriamo questa fessura qui, il materializzatore è composto da un flusso canalizzatore che, attivato dalla polvere di fata, produce onde utomagnetiche che, a loro volta, producono un campo del raggio di circa venti metri. All'interno di questo campo è possibile materializzare le ombre."

"Quindi è attivato dalla polvere di fata ma non possiamo indossarlo?" Chiese Musa.

"Sì, e questo perché se lo portaste voi la vostra magia creerebbe una resistenza che non permetterebbe la creazione del campo."

"Questo vuol dire che da sole non potremo materializzare le ombre." Affermò Bloom.

"Beh, sì, ma noi combatteremo sempre con voi e non avrete problemi. Mi dispiace non essere riuscito a fare di più ma..."

"... Timmy, è una grande invenzione ed è più di quanto potessimo chiedere." Lo tranquillizzò Flora, Timmy sorrise.

"Non mi resta che crearne altri in modo che tutti possiamo averne uno."

"Benissimo, Timmy, sei stato la nostra salvezza!" Esclamò il principe.

"Ammetto che non ho fatto tutto da solo." Ridacchiò Timmy, Tecna sorrise. "È stata Judy a darmi l'idea della fonte di energia utopica." Il sorriso di Tecna si spense immediatamente.

"Ora, che ne dite di parlare di quello che è successo a Nex?" Disse Sky, cambiando argomento.

"Perché, cosa gli è successo?" Domando Timmy, Sky gli raccontò l'accaduto mentre Aisha quasi finse di non ascoltare, Flora le tenne la mano.

"Cioè, entrano nella mente, e poi hanno anche il lusso di farsi dimenticare... non abbiamo mai avuto a che fare con creature tanto detestabili!" Esclamò Brandon.

"Magari ora che riusciremo a materializzarle non saranno in grado di controllare la mente." Ipotizzò Bloom.

"Ragazze, per quanto tempo dovrò tenere la mia magia nascosta?" Chiese Roxy.

"Il tempo necessario per proteggerti." Rispose Flora. "Quelle ombre hanno seguito la tua magia."

"Ma..." Provò a dire Roxy ma Bloom la fermò:

"Niente 'ma', Roxy, è per il tuo bene. Ora che sia tu e sia tua madre siete nascoste staremo più tranquilli."
Roxy sospirò amareggiata.

Quel pomeriggio stesso tutti tornarono sui loro pianeti, Musa e Flora però non tornarono insieme, l'una sul suo drago di ghiaccio, l'altra con un portale interplanetario dopo che Aisha le aveva detto che, tornata su Andros, avrebbe dovuto vedere suo padre e non aveva tempo per compiangersi.
Aisha tornò con Roy, quando arrivarono su Andros lei si sentì in dovere di scusarsi.

"Non è colpa tua se Nex si comporta in un certo modo." La rassiucurò Roy.

"No... certo, ma... tu sei stato un aiuto prezioso e lui è stato davvero... ti prego di non prendere in considerazione le sue parole."

"Tranquilla, Aisha. Ascolta, domani faccio un giro di ricognizione lungo la baia, ti va di venire?" Aisha abbassò lo sguardo.

"Roy, non lo so, sono molto impegnata e..."

"La vita di una principessa è così stancante, sono certo che un po' d'aria di mare ti farà bene."

"E va bene, mi hai convinta." Rispose Aisha con un sospiro.

"Bene, allora a domani, principessa." Salutò Roy con un inchino, Aisha ridacchiò e rientrò a palazzo.
Quando Flora arrivò su Sakoma si avviò verso la sua camera ma strada facendo incontrò Jackson.

"Flora!" Salutò il principe con un sorriso.

"Jackson! Perdonami se sono sparita così, ma su Domino c'è stata un'emergenza, Roxy era in pericolo e... spero di non averti causato alcun problema."

"Ma no, sta' tranquilla." Replicò il principe, "Vieni con me nella sala del trono." La invitò poi, Flora non fece domande, anche perché non ce ne fu il tempo e il principe la invitava a seguirlo.
Quando entrarono videro il re e suo fratello seduti che si intrattenevano con delle dame mentre la musica suonava in sottofondo, fu fermata con un gesto di Ruben che vide suo figlio e la keimerina. Le dame furono mandate via, così come i musicisti.

"Vostra maestà." Salutò Flora, con un inchino, sotto lo sguardo severo del re e di suo fratello.

"La keimerina! È più difficile trovare te che uno scavatalpa, eppure mi era sembrato di averti ordinato di rimanere a palazzo."

"Lo so, vostra altezza, e vi chiedo scusa, ma in quanto fata guardiana ho anche delle responsabilità nei confronti del resto della Dimensione Magica." Replicò Flora con lo sguardo basso.

"A proposito di fate guardiane, è proprio per questo che ti ho chiesto di venire qui!" Flora alzo lo sguardo, il re sorrideva. Guardò Jackson, lui abbozzò un sorriso. "Avvicinati, keimerina, vieni."
Flora, titubante, si avvicinò al re. "Fratello." Ordinò, e così Herman srotolò la pergamena. "Lo vedi questo, keimerina?" Flora annuì, Herman riavvolse la pergamena sotto gli occhi di Flora. "Questo è un accordo. Una pura formalità, sia chiaro, ma qualcosa di cui io e il mio pianeta abbiamo bisogno."

"D-di cosa si tratta?" Chiese Flora, intimidita.

"Niente d'importante, un semplice accordo fra le parti. Tu hai detto che avresti messo la tua magia al servizio di Sakoma, ebbene, la cosa va fatta al più presto, ma a me le parole non piacciono, keimerina, non mi piacciono affatto. Mettiamo per iscritto, che ne dici?"

"I-io credo che... posso leggerlo?"

Il re scoppiò in una fragorosa risata, Flora, imbarazzata, fece un passo indietro e guardò Jackson che le disse:

"Flora, non ce n'è bisogno!"

"La figlia di Nikolai che dubita della mia onestà, questa è davvero bella!" Ridacchiò il re.

"Ma no, io intendevo solo che..."

"Solo una firma, nient'altro, e stipuleremo un accordo, certo, un accordo magico, ovviamente, sai di cosa si tratta, vero?" Disse Ruben con un sorrisetto, incalzandola e facendo aumentare la sua ansia e il suo imbarazzo.

"È un accordo che non si può spezzare."

"Felice di saperti tanto informata! Bene, allora essendo tutti d'accordo io procederei. Fratello." Herman gli porse calamaio e pergamena, il re firmò e stampò il sigillo che era sul suo anello, poi fece un cenno a Jackson che si avvicinò e fece lo stesso. Il principe guardò Flora, lei si avvicinò, incerta.

"Quindi è solo di questo che si tratta? Del cuore della natura?"

"Assolutamente." Sorrise il re. "Ma non so come agiate in questi tempi moderni, io sono abituato a mettere su carta ciò che viene deciso, scripta manent, diceva il mio maestro." Porse il calamaio a Flora, lei lo prese. "Una firma qui." Indicò il re, e così Flora, sotto lo sguardo dei tre reali, firmò.

Aisha non era ancora pronta per uscire quando quella mattina, il giorno dopo l'incontro con Nex, bussarono alla sua porta. Quando aprì vide davanti a lei un fattorino che portava con sé dei fiori.

"Per me?" Chiese Aisha, sorpresa.

"Sì, vostra altezza." Rispose il giovane che le porse i fiori e, dopo un inchino, andò via.
Aisha li poggiò sul tavolo e prese il bigliettino.

"Forse non sei così senza speranze..." Borbottò e così lesse:"Nessun fiore potrà mai essere bello quanto te." Sorrise, ma poi quel sorriso si spense. "Roy..."

Su Sakoma, Flora si preparò e salutò le sue piantine e i suoi fiori, poi scrisse un bigliettino per Chatta e glielo fece recapitare da Livy, e poi lasciò la sua camera per raggiungere il principe Jackson nelle sue stanze.

"Flora, che bella sorpresa!" Esclamò il principe accogliendola nella sua camera. Flora rimase vicino alla porta senza fare altri passi, Jackson le baciò la mano, lei gli sorrise e disse:

"Jackson, sono venuta a chiederti un favore."

"Qualsiasi cosa per te." Replicò Jackson con un bel sorriso, quella giornata di sole rendeva i suoi occhi azzurri ancora più chiari.

"Sì, ehm... ascolta, ripensavo al fatto che qui su Sakoma per me c'è molto da fare e che tornare su Linphea al momento è piuttosto impossibile e... beh, il punto è che vorrei cercare di creare qualcosa di mio qui e... vorrei creare una serra." Lo guardò, Jackson ridacchiò.

"Soltanto questo?"

"S-sì, io..."

"Sarà fatto, Flora." Concluse il principe con un cenno.

"Davvero?! Oh, grazie! Io... le mie piante ne hanno davvero bisogno, e andiamo incontro all'estate e hanno bisogno di spazio e... Jackson, grazie davvero." Disse Flora, felice. Jackson le sorrise soddisfatto, poi le disse:

"Io ora ho un po' da fare, ma se mi aspetti oggi pomeriggio possiamo scegliere insieme la sala che vuoi adibire a serra, che ne dici?"

"Dico che sei davvero fantastico!" Sorrise Flora, guardando negli occhi azzurri del principe, e pensò che forse, pian piano, anche se temporaneamente, quel posto poteva essere casa sua.
Su Eraklyon invece Tecna era nel suo laboratorio e stava lavorando al telescopio riportando i dati relativi alla fessura. Il dottor Alexander si avvicinò a lei e chiese:

"Allora, su Domino com'è andata a finire?" E Tecna, senza lasciare il telescopio, rispose:

"Bene, come sempre. Grazie ai materializzatori di Timmy la prossima volta andrà anche meglio."

"Ah, Timmy... un bel tipo, devo ammetterlo, mi sta simpatico. Soltanto una cosa non ho capito: siete fidanzati?"
Tecna allora lasciò perdere il telescopio per guardare lo sfacciato dottore e replicò:

"Perché non se ne torna al suo lavoro?"

"Ho fatto solo una domanda, siamo colleghi, mi azzarderei a dire che siamo amici..."

"Amici?" Tecna alzò un sopracciglio. "Lei è la persona meno piacevole che conosca, noi non siamo amici!"

"Ecco, voi zenithiani non mostrate emozioni ma in quanto alla rabbia e alla superbia non ve ne curate..."

"Non voglio ascoltarla, se ne vada. Via, fuori dalla mia vista."

"Posso chiederti solo un'ultima cosa?"

"Sentiamo..." Concesse Tecna, incrociando le braccia.

"Posso avere il tuo parere su dei calcoli che ho fatto? Oh, e li ho fatti io, tranquilla." Tecna si limitò a fare un cenno con la testa. "Bene, allora più tardi te li mostro." Sorrise il dottore, Tecna alzò gli occhi al cielo e tornò al suo lavoro.

Quella mattina però riuscì poco a concentrarsi, non poteva fare a meno di pensare a Timmy e di come aveva elogiato Judy. Gettò un'occhiata alla ragazza dai capelli mogano, non poteva essere gelosa di lei. Ma Timmy sembrava trovarla simpatica. Gelosia! Quando mai Tecna aveva provato una cosa simile! Scosse la testa, il lavoro in quel momento era molto più importante.

Nel pomeriggio Judy, Lana, Diana e Tiana andarono a pranzo mentre Alexander chiese a Tecna di rivedere quegli appunti. Sedettero entrambi al tavolo del laboratorio.

 

 

"Allora? Credi siano esatti? Perché se lo sono siamo piuttosto nei guai." Disse il dottore. Tecna, dopo aver finito di leggere, lo guardò.

"Sì, sono esatti... Zvonimir sta arrivando dalla Dimensione Obsidian e ora come ora noi non possiamo fare nulla."

"Con la magia. Ma forse..."

"Questo è un fenomeno magico, non possiamo richiudere la fessura in nessun altro modo!" Affermò Tecna non dandogli neanche il tempo di parlare.

"Eppure la magia ora non può nulla! Se noi..."

"Posso capire perché ce l'ha tanto con la magia?!" Chiese Tecna, battendo una mano sul tavolo.

"Perché..." Stava dicendo alterato, poi però abbassò lo sguardo. Più calmo, rispose:"... perché sono nato senza magia in una famiglia di maghi." Confessò, distogliendo lo sguardo.

"Oh..." Fu tutto quello che riuscì a dire Tecna. Far parte di una famiglia magica ma non avere magia era una situazione spiacevole nella Dimensione Magica. Tecna strinse le labbra senza avere altro da aggiungere e fu Alexander che parlò:

"È frustrante... ma la scienza è la mia magia ed è su quella che faccio affidamento."

"Beh, allora perché fa fare sempre tutto il lavoro alle altre?"

"Perché io sono un buono a nulla, è così che mi hanno sempre visto tutti e io... credo sia il ruolo che mi si addica." Confessò Alexander, abbassando lo sguardo, e Tecna pensò che fosse sincero.
Timmy invece era appena arrivato su Eraklyon, si stava dirigendo in laboratorio quando vide Judy a pochi passi da lui.

"Judy, ehi!" La chiamò raggiungendola.

"Timmy! Che piacere vederti! Sei qui per i tuoi materializzatori?" Chiese Judy con un sorriso. Lui si aggiustò gli occhiali sul naso e rispose:

"Sì, su Zenith non ho i materiali adatti."

"Sì, beh, qui re Erendor ha attrezzato un super laboratorio! La dottoressa Tecna è lì, andiamo?"
Timmy annuì e strada facendo lui e Judy parlarono dei materializzatori, Timmy le spiegò di come le ragazze non potevano usarli e lei sembrò affascinata.

"Ho ancora molto da imparare..." Ridacchiò la ragazza. "Ma la dottoressa Tecna mi sta sempre vicina."

"Già... sembra che Tecna ti piaccia molto."

"Sì, lei è così forte, così decisa, è davvero incredibile!"

"Sì, lo so... a volte lo è anche troppo."

"In che senso?"

"Nel senso che a volte è cosi forte e decisa che si dimentica di essere una persona con dei sentimenti... ma lei è zenithiana, è così che funziona."

"Oh, capisco... eccoci." Arrivati al laboratorio, Judy aprì la porta e quando lei e Timmy entrarono trovarono Tecna e il dottor Alexander seduti insieme al tavolo. Lui le teneva la mano ma appena Tecna vide Timmy la fece scivolare via.

"Timmy! Sei di nuovo qui, eh? Il mio laboratorio è davvero il migliore allora!" Esclamò Alexander alzandosi, Timmy non rispose ma guardò Tecna, lei non disse nulla.

"Scusatemi, devo fare una telefonata." Disse il giovane e così lasciò di fretta il laboratorio. A grandi passi raggiunse la finestra lì nel corridoio prendendo dei grandi respiri, pochi attimi dopo Tecna lo raggiunse.

"Timmy, non è come credi!"

"Ah no? Perché a me sembra che questo Alexander, a differenza di quanto tu sostenga, ti stia molto simpatico!" Replicò Timmy, alterato. Non era mai successo che si fosse rivolto a Tecna in quel modo, loro due erano fin troppo simili per avere delle incompresioni. Ma stavolta, costatò Timmy in quell'istante nell'intimità del suo cuore, era ferito.

"Timmy..."

"Tecna, tu sei... per me sei un foglio bianco. Io non riesco a leggere le tue emozioni e talvolta sembra che tu non ne abbia. Ma altre volte, sforzandoti, sei riuscita a mostrarmi qualcosa ed è lì che mi aggrappo, ma... ma è come se tu non provassi nulla, Tecna, neanche per me, ed è difficile starti accanto! Poi però sembra che con questo dottore anche il tuo cuore da zenithiana vada in cortocircuito!"

"Io... mi dispiace, Timmy, davvero, non è una cosa che controllo. Ci provo ma... è come se la mia mente non concepisse certi meccanismi, ma ti assicuro che tra me e Alexander non c'è assolutamente nulla. Mi ha raccontato di non avere la magia, soltanto questo. Tu per me sei importante, Timmy."

"Beh, sai cosa? Dovresti dimostrarlo ogni tanto." Detto questo Timmy la superò lasciandola da sola. Tecna si avvicinò alla finestra, chiese a se stessa cosa avrebbe dovuto provare in quel momento. Rabbia, forse. Dispiacere e senso di colpa, sì, forse quelli, ma non sapeva se quella cosa nel suo cuore erano quelle sensazioni. Sospirò, guardando di fuori, e quasi saltò in piedi quando il principe Sky le chiese cosa ci faceva lì.

"Io? Lì c'è il mio laboratorio, cosa ci fai tu qui?" Chiese allora la zenithiana.

"Volevo avvertirti che è stato fissato l'incontro con le comunità scientifiche e si terrà qui a palazzo, e Brandon sembra avere sempre da fare e tra noi due le cose sono complicate e forse volevo parlarne... va tutto bene? Sei più disinteressata del solito." Disse Sky, Tecna lo guardò.

"Sono davvero così fredda?"

"Beh, quando si parla di certe cose dopo un po' non ascolti più, sbaglio? Ma in questo palazzo oltre a Brandon sei l'unica vera amica che ho e allora... beh, lascia perdere, io vado." Il principe stava per andare ma Tecna lo fermò:

"Sky, aspetta." Lui si voltò. "Raccontami cosa succede con Brandon." Il principe Sky fu confuso, ma quando Tecna lo raggiunse per poter camminare insieme, accettò la sua compagnia. Camminarono lungo i grandi corridoi del palazzo, e mentre Tecna ascoltava in silenzio e prendeva nota nella sua mente, Sky raccontava:

"Qui le nostre differenze sono più reali, capisci? A Fonterossa era sempre il mio scudiero, ma era prima il mio migliore amico. Ora quando mi incontra è costretto ad inchinarsi, a me dispiace di tutta questa situazione ma conoscendo Brandon, e conoscendo il suo orgoglio, sono certo che la cosa ferisca più lui. E poi, per quanto parli tanto, sono convinto che non me ne parlerebbe mai... c'è ancora in ballo la faccenda di suo fratello, non me ne ha assolutamente parlato, mai. E ho provato a chiedere ma ha sempre cambiato argomento, lo conosco e so quando si sente a disagio. Vorrei solo che capisse che sono prima il suo migliore amico e poi il suo principe. E poi vorrei essere più presente per lui, ci sta davvero male per Flora e vorrei dargli dei consigli giusti, ma ci vediamo poco... prima appena accadeva qualcosa poteva venire a dirmelo, ora invece..." Tecna annuiva mentre lui parlava, ma quando Sky si fermò lei lo guardò.

"Dammi un po' di tempo per pensarci e magari io..."

"Tecna." la fermò il suo amico. "Non ho parlato con te perché tu potessi trovarmi una soluzione."

"Ah no?" Chiese la fata, confusa.

"No, solo per parlare, perché sei mia amica e avevo bisogno che mi ascoltassi."

"Oh..."

"Voglio essere sincero: ho sentito quello che vi siete detti tu e Timmy." Tecna non seppe cosa replicare e il principe continuò: " Non devi cambiare, ma anche se a te sembra innaturale certe persone vogliono sentirsi amate."

"Timmy sa che lo amo, è l'unica persona che mi capisce veramente, con cui non mi sento strana o diversa dal resto, mi sento al posto giusto con lui e lui lo sa!" Ribatté Tecna, convinta. Sky sorrise appena.

"Potrà anche saperlo, ma a volte non basta.  Fa' qualche sforzo, come hai fatto ora con me, vedrai che dopo non sarà più uno sforzo ma scoprirai che è quello che vuoi anche tu. I sentimento sono fondamentali, Tecna." La fata guardò il suo amico negli occhi.

"Con te è stato più semplice, ma con lui mi sento bloccata." Confessò, Sky le mise una mano sulla spalla.

"È un buon segno, vuol dire che lo ami veramente e hai paura di sbagliare, ma ti consiglio di fare una cosa che non hai mai fatto: non pensare." Tecna storse le labbra.

Nel frattempo Flora e Jackson erano al piano terra del palazzo dirigendosi nella sala a cui Jackson aveva pensato per creare la serra di Flora. Mentre camminavano per i corridoi inondati dalla luce del sole e affollati dalla servitù e dagli abitanti del palazzo, Jackson, con le mani conserte dietro la schiena, disse:

"So che mio padre possa sembrare un po' duro, ma in fondo cerca solo di essere un buon re."

"Posso chiederti una cosa?" Domandò Flora, lui annuì. "Qual è la storia di tua madre?" Jackson sorrise con malinconia e rispose:

"Mia madre si chiamava Caterina, era la figlia del re di Mizar. Dicono che fosse una donna buona ma anche molto furba e intelligente. Io... non l'ho mai conosciuta, è morta dandomi alla luce."

"Oh, Jackson, mi dispiace tanto. Perdonami, non immaginavo..." Balbettò Flora mortificata.

"Tranquilla." Sorrise Jackson. "Ecco, è qui, vieni." Aprì la porta e lasciò entrare Flora. Gli occhi le si illuminarono. Era una sala enorme, tempestata di luce grazie alle grandi finestre che ricoprivano entrambe le pareti ai lati, in fondo c'era una rientranza ovale.

"Che ne dici?"

"È bellissima! È perfetta! È assolutamente meravigliosa!" Esclamò Flora, abbracciò il principe, entusiasta. Poi però nella sua testa suonò un campanello d'allarme e si allontanò subito. "Non so davvero come ringraziarti, io... è meravigliosa!" Continuava a dire, con un gran sorriso.

"Flora..." Jackson la prese per il polso voltandola verso di lui, e Flora stava ancora dicendo quanto amasse quella sala quando il principe la baciò.
Flora sgranò gli occhi, incredula, mentre il principe la baciava dolcemente. Doveva allontanarlo, doveva spostarsi. Ma prima che potesse farlo fu Jackson a lasciarla andare perché Musa era entrata e non poteva credere ai suoi occhi.

"Io..." Balbettò la fata della musica. Flora scosse la testa.
"Musa, no... non è come... Musa!" La sua amica era corsa via. "Scusami." Disse a Jackson e lasciò la stanza correndo dietro alla sua amica. Musa si allontanava a grandi passi ma Flora la raggiunse e la fermò.

"Musa, no. Non è assolutamente..."

"Non è quello che penso?!" Sbottò Musa, con gli occhi pieni di lacrime. "Sebastian mi aveva convinta, ero venuta a parlarti e mi avevano detto dove trovarti. E ti ho trovata."

"Musa, io..."

"Lasciami in pace." Disse Musa, si sciolse dalla sua presa e continuò a camminare ma Flora non si diede per vinta e andò di nuovo da lei.

"È stato lui che ha baciato me. Sai che non ti farei mai una cosa del genere. Non lo farei mai. È stato lui che... Musa, non è colpa mia se Jackson prova, o crede di provare qualcosa per me."

"Queste sarebbero le tue scuse? Dirmi che Jackson è innamorato di te è il tuo modo per scusarti?! Certo, la perfetta e bellissima Flora!"

"No, non era quello che volevo dire. Quello che volevo dire è che..."

"Puoi risparmiartelo, Flora. Credo che il tuo principe ti stia aspettando. Scusa ma ho altro da fare." Allora Musa si allontanò lasciando a Flora alcuna occasione per replicare. Tornò da Jackson, non era stata carina neanche con lui.
"Jackson, scusami..." Borbottò entrando.

"Ma cosa è successo? Musa ha qualche problema?" Chiese il principe, confuso.

"È che... ultimamente sembriamo non capirci." Rispose Flora, lasciando andare un sospiro.

"Mi dispiace..." Disse Jackson, spostandole una ciocca di capelli dal viso. Flora fece un passo indietro e disse:

"Ecco, Jackson, io credo che..."

"Sono stato troppo avventato?" Chiese lui, con un sorriso colpevole. Flora strinse le labbra.

"Jackson, ascolta... so qual era il nostro accordo, ma mi sembra giusto mettere le cose in chiaro senza aspettare altro tempo. Avevamo deciso una cosa io e te e, beh... Jackson, io non posso sposarti, mi dispiace, ma la mia magia sarà per Sakoma anche se il cuore della natura rimarrà con me."

Jackson abbassò lo sguardo.

 

"Flora, io... devo dirti una cosa." Flora lo guardò, curiosa, chiedendosi di cosa potesse trattarsi tanto da preoccupare il principe.
Su Eraklyon Brandon raggiunse Sky, avevano un incontro e doveva stare con lui. Vedendolo arrivare verso di lui Sky gli andò in contro e lo informò:

"Brandon, dobbiamo andare su Andros."

"Oh, okay." Annuì Brandon che seguì immediatamente il principe. Mentre raggiungevano la navicella in silenzio Sky chiese:

"Va tutto bene?"

"Sì, certo, benissimo... a te?"

"Ehm... sì." Il principe si fermò di colpo. "Brandon, io e te siamo amici, qualunque cosa accada." Guardò il suo amico, si era fermato con lui. Il suo scudiero gli sorrise e replicò:

"Lo so, Sky, sta' tranquillo."

"Bene." Sospirò Sky, "Novità? Sono un paio di giorni che non ci vediamo e sono circondato continuamente da noiosi nobili... mi manca il mio migliore amico."

"Niente di davvero interessante in realtà..."

"Oh... Brandon, aspetta, devi fermarti." Il suo amico smise di camminare e si voltò verso di lui. "a me interessa, dico sul serio. Sei il mio migliore amico e mi manchi, e questo palazzo non fa altro che allontanarci. Ora voglio che tu finga che ci troviamo a Fonterossa e voglio davvero sapere cosa ti è successo!"

Brandon abbassò lo sguardo e sorrise.

"Hai ragione... hai... hai perfettamente ragione. È solo che le cose qui sono più difficili di quanto mi aspettassi... non possiamo perderci." Concluse Brandon guardandolo negli occhi.

"No, non possiamo." Sorrise Sky. "Allora, Andros ci aspetta, e sono curioso di sapere di cosa avete parlato tu e Flora l'altro giorno quando è stata qui." Brandon sorrise e mentre raggiungevano la navicella gli raccontò di ciò che era accaduto con la keimerina, e di come lui aveva rifiutato la sua proposta.

 

"È così... contorta! Prima mi dice di non provare niente per me, poi mi dice che vuole legarsi a me indissolubilmente nonostante non provi nulla per me, poi però è così perfettamente al posto giusto in certe situazioni che credo che sia lì soltanto per me e poi... io non la capisco, davvero." Spiegò Brandon, alzando le spalle. Sky lo guardò, abbozzando un sorriso, contento del fatto che nonostante tutto le cose  tra loro non erano cambiate.

"CHE COSA?!" Esclamò Flora, scioccata e completamente fuori di sé.

"Flora..." Provò a dire Jackson, lei fece un passo indietro.

"Non mi toccare! Come hai potuto?!"

"Flora, è per il bene di Sakoma." Si giustificò Jackson. D'un tratto quella bellissima e luminosa sala davanti agli occhi di Flora cambiò aspetto, non le piaceva più. Non le piaceva quel posto. Non le piacevano quelle persone. Non avrebbe dovuto fidarsi. Come aveva fatto Nikolai ad essere loro amico? 
"Mi hai mentito, ti sei preso gioco di me, mi hai raggirata! E ti sei anche azzardato a baciarmi!" Esclamò Flora, assottigliando gli occhi quasi disgustata. "Io me ne vado. Me ne vado di qui. Non m'importa cosa aveva deciso Nikolai!" Corse via mentre Jackson cercava invano di fermarla. Superò l'orda di nobili borbottanti e si rifugiò nella camera che le era stata assegnata. Perché quella non era la sua camera. Tirò la sua valigia da sotto al letto e cominciò a metterci dentro più roba che poteva, anche se in maniera profondamente ordinata, nonostante tutto. Singhiozzando, si dava della stupida. Aveva firmato un accordo magico senza neanche leggerlo, era la fata più stupida della Dimensione Magica. Ora era costretta a sposare quel principe senza avere voce in capitolo in nulla. Come aveva potuto essere così sciocca? Si era fidata di Jackson, di quel ragazzo dagli occhi azzurri che sembravano sinceri, soltanto profondamente soli, ed ora aveva fatto più errori di quanti avesse potuto immaginare. Se ne sarebbe andata, ma dove? Su Andros da Aisha. Sì, lì. E Sakoma? Come avrebbe fatto Sakoma senza la sua magia? "Non m'interessa!" Sbottò ad alta voce. Ma sì che le interessava. Non poteva abbandonare un pianeta al suo destino dopo che Nikolai aveva promesso di aiutarlo. Sakoma aveva bisogno di una keimerina.
Richiuse la valigia, si asciugò le lacrime con la mano e, creando scompiglio nella stanza, aprì un portale interplanetario che la portò su Andros. Un momento prima tentennò, chiedendosi se fosse stato meglio avvertire Musa, ma poi si disse che Musa non voleva neanche vederla e così attraversò il portale.
Musa invece era nelle scudierie, Sebastian aveva lasciato perdere il suo lavoro e ascoltava la sua amica appoggiato alla trave portante mentre Musa camminava su e giù tuonando:

"Si stavano baciando! Non posso crederci! E si è scusata dicendo che non è colpa sua se Jackson la ama!"

"Beh, Musa, perdonami se te lo dico ma... è così. Non è colpa della tua amica se il principe..." Sebastian, a braccia incrociate, alzò le spalle.

"Non ti ci mettere anche tu!" Musa lo fulminò con lo sguardo, Sebastian si cucì la bocca e la lasciò sfogare. "So che Flora mi vuole bene, siamo amiche, ma... io non posso crederci! E sai cosa? Se lui l'ha baciata lei deve avergli inviato dei segnali, perché se una ragazza non ti si fila non ti viene mica in mente di baciarla! Giusto?"

"Giustissimo..." Confermò Sebastian con un sospiro.

Quel giorno Bloom e Roxy si erano recate a Magix per vedere la preside Faragonda e raccontarle di ciò che era accaduto su Domino. La preside era seduta di fronte alla sua scrivania, con le mani unite che le reggevano il mento.

"Roxy, le ragazze hanno ragione, usare la tua magia sarebbe come inviare un segnale a Zvonimir." Disse la preside zittendo ogni tipo di capriccio da parte della fata degli animali.

"C'è anche un'altra cosa che ci preoccupa, preside Faragonda." Dichiarò Bloom, la preside le fece cenno di proseguire e Bloom le raccontò di Nex.

"Io credo che se riuscirete a materializzare le ombre non sarà possibile per loro praticare il controllo della mente. Non posso dirvi niente con certezza però, non ho mai avuto a che fare con queste creature e nessuno in questa scuola o dei maghi che conosco. Gli ultimi magici che se ne sono serviti sono morti da secoli e neanch'io sono tanto vecchia..."

"Non si preoccupi, direttrice, lei è comunque una guida per noi." Sorrise Bloom.

Quando Flora arrivò su Andros chiese di vedere la principessa Aisha, le guardie però le impedirono di passare sostenendo che lei non aveva nessun incontro né un titolo e quindi non aveva alcun diritto di essere lì.

"È la mia migliore amica e ho bisogno di lei... per favore!" Li pregò Flora, con gli occhi ancora lucidi.

"Ve l'abbiamo spiegato, signorina. Se lasciassimo entrare tutte quelle che sostengono di essere amiche della principessa..."

"Ma io sono davvero la sua migliore amica. Io..." Non riuscì a dire altro, abbassò la testa e cominciò a piangere. Fu salvata da Roy che, vedendola, si avvicinò.

"Flora!" Salutò Roy. "Ma cosa succede?" Chiese vedendola in quello stato.

"Roy, ti prego, diglielo anche tu che io e Aisha siamo amiche. Ho davvero bisogno di lei." Roy sospirò e si rivolse alle guardie:

"Garantisco per la signorina, lei e la principessa sono davvero amiche."
Flora fu lasciata entrare e, dopo aver ringraziato Roy, cercò Aisha. Si fece annunciare e quando Aisha uscì dalle sue stanze trovò lì la sua amica.

"Flora, ma che succede?!" Chiese Aisha, sorpresa, vedendola lì, sconvolta e con la valigia al seguito.

"Aisha, ho combinato un disastro e ho bisogno di stare con te per un po'." Rispose Flora, Aisha annuì. Fece posare la roba di Flora in camera sua e condusse la sua amica in giardino facendosi raccontare tutto, si sedettero su una delle panchine del parco.

"Aisha, non so che cosa fare! Ho firmato un contratto magico! Mi sento così stupida!" Pianse Flora, coprendosi il viso con le mani.

"Flora, troveremo un modo." Provò a rassicurarla la principessa, ma non era il suo forte.

"Sai che sono un'ottimista, ma stavolta non ho via di scampo! Ho firmato io quel contratto, ho fatto tutto io! Come ho potuto?! Ora... ora io e Jackson dovremo sposarci! Io non voglio sposarlo, Aisha! Oh, e poi c'è Musa che mi odierà! L'ha visto che mi baciava! Io non..."

"Flora..." Aisha le asciugò le lacrime con la mano. "... è vero, hai combinato un disastro colossale, ma non è soltanto colpa tua. Quelle persone ti hanno raggirata."

"E anche se fosse? Ora..."

"Principessa." Un valletto s'intromise anche se era in piedi a debita distanza. Aisha si girò.

"Che succede?" Chiese Aisha, seccata.

"C'è il principe di Eraklyon per voi."

"È vero..." Aisha chiuse per un attimo gli occhi, rimproverandosi. "Grazie." Fece un cenno e il valletto si allontanò. Aisha guardò Flora implorandole perdono, in quel momento si presentarono il principe e il suo scudiero.

"Aisha!" Salutò Sky, lei si alzò andandogli incontro, Flora fu costretta a seguirla ma tenne il viso basso.

"Ragazzi!" Salutò Aisha con un sorriso, Brandon però, col viso scuro, chiese:

"Flora, che... che succede?"

"N-niente..." Rispose Flora con voce tremante.

"Ma..." Provò a dire Brandon, Aisha aggiunse:

"Jackson..."

"... sono sicura che avrete molte cose di cui parlare!" La fermò Flora. "Cose di cui io non capisco assolutamente nulla e di certo il mio posto non è qui! È stato un piacere vedervi, ragazzi." Flora rivolse loro un sorriso mentre i suoi occhi ancora piangevano silenziosamente e si allontanò a grandi passi.

"Aisha, cosa è successo?" Chiese Brandon, preoccupato. "Se quel principe si è azzardato a..." Aisha scosse la testa e lo fermò dicendo:

"Hai sentito Flora, abbiamo altre cose di cui parlare. Venite, andiamo nella sala del consiglio, staremo più tranquilli."

Flora andò in camera di Aisha, ancora sconvolta. Non sapeva come gestire quella situazione, e si era ficcata in quel guaio tutta da sola. Si asciugò le lacrime, doveva davvero smetterla di piangere adesso. Era una donna e aveva un problema, doveva solo trovare una soluzione. Aveva firmato un accordo magico che sanciva il fidanzamento con Jackson, se avesse rifiutato avrebbe perso il cuore della natura. Lasciare Jackson sarebbe stato considerato alto tradimento alla corona e ne avrebbe pagato le conseguenze. Alla fine il re aveva avuto ciò che voleva e Jackson era stato suo complice. Ma ora? Non poteva più tirarsi indietro. Ma perché nessuno la aveva avvertita che sarebbe stato così difficile lasciare Alfea e quella bolla di sapone?
Dall'altra parte del palazzo Aisha si era messa d'accordo con Sky, con la supervisione di suo padre, a proposito dell'alleanza tra Andros e Eraklyon, la potente flotta di Andros avrebbe difeso Eraklyon in caso di pericolo, e l'esercito di Eraklyon avrebbe fatto lo stesso per Andros.

"Aisha, ci sentiamo. Timmy oggi avrebbe lavorato ai materializzatori e credo che una volta finiti vorrà mostrarceli ancora una volta." Disse Sky, Aisha annuì e sorrise, l'entusiasmo di Timmy riguardo certe cose era conosciuto e i suoi amici cercavano di assecondarlo.

"Aisha, senti..."

"Brandon." Aisha lo interruppe. "Sta' tranquillo, mi occupo io di lei."

"Posso sapere almeno..."

"... cose da ragazze, tranquillo." Tagliò corto Aisha. Brandon strinse le labbra e salutò la sua amica.
Quando Aisha tornò in camera Flora stava leggendo ma quando la vide mise via il libro.

"Era... lui?" Chiese Aisha facendo un cenno al libro.

"Sì..." Rispose Flora, voltandosi verso di lei. "... in certi momenti è confortante, è sopravvissuto ad una vita mortale dopo essere stato uno spirito della natura per millenni, se ce l'ha fatta lui..."

"Brandon voleva sapere cosa ti è successo." La informò la sua amica.

"Non gliel'hai detto. Vero?"

"No, certo che no!"

"Bene... Aisha, non posso fare nulla, ho firmato un accordo magico." Constatò Flora.

"Lo so... ma in fondo era quello che il re aveva sempre voluto e in un modo o nell'altro l'avrebbe ottenuto. Flora, ti ha ingannata, non puoi fartene una colpa..."

"Lo diremo alle altre, ma non ai ragazzi. E devo parlarne con Helia."

"Bene, allora scrivigli e..." Bussarono alla porta, Flora guardò la sua amica, lei scosse la testa. Aisha andò ad aprire e trovò sua madre, preoccupata.

"Mamma, ma cosa...?!"

"Aisha, ma cosa stai combinando?!" Esclamò Niobe, "Tuo padre sta cercando di calmare il re di Sakoma, è qui, furioso, e minaccia Andros!"

"Che cosa?!" Esclamò Aisha, Flora, sconvolta, la raggiunse.

"Re Ruben è qui?!"

"Sì, e sa che sei qui, Flora. Sostiene che Aisha ti abbia aiutata ad infrangere un accordo magico e minaccia di muovere le sue truppe contro Andros!" Rispose Niobe, nel panico.
Flora e Aisha, con la regina, raggiunsero la sala del consiglio dove re Ruben inveiva contro re Teredor. Appena vide Flora si scagliò contro di lei e, puntandole il dito contro, urlò:

"Tu, keimerina! Hai disonorato la memoria di tuo padre! Hai disonorato la promessa che aveva fatto e hai disonorato un accordo che tu stessa hai firmato!"

"V-vostra maestà..." Balebettò Flora.

"Se non torni immediatamente su Sakoma le mie truppe marceranno su Andros per riportartici con la forza!"

"Voi mi avete ingannata!" Contestò Flora, dopo essere riuscita a farsi forza.

"Io sono un re! E il mio pianeta non può stare dietro agli amori di una fata! Come hai osato sottrarti al tuo impegno?! Sei scappata come una ladra! Anzi, è proprio questo che sei! Ti sei impossessata del cuore della natura e te ne sei andata! Se Nikolai fosse qui..."

"Se Nikolai fosse qui sarebbe profondamente offeso!" Finì Flora. "Mi avete raggirata e mi avete fatto firmare un accordo magico, ora non posso più tirarmi indietro, lo so io e lo sapete voi, ma mi domando come Nikolai potesse reputare amica una persona infima come voi!" Era rossa in viso, il re esplose:

"Sei già accusata di alto tradimento, non ti permetto di rivolgerti a me in questo modo. Ora tornerai su Sakoma e fra tre giorni tu e mio figlio vi fidanzerete e legherai la tua magia al mio pianeta!"

Flora prese un respiro, guardò Aisha, che era tenuta ferma da sua madre, e capì che non aveva via di scampo.

"Va bene." Affermò. "Verrò con voi su Sakoma, c'è la mia firma su quell'accordo."

Su Eraklyon Timmy lavorava insieme a Judy mentre Tecna praticamente lo ignorava. Judy notò che la sua dottoressa era più silenziosa del solito ma non s'intromise nelle faccende tra lei e Timmy e quando Timmy decise di tornare su Zentih Tecna non lo accompagnò neanche e fu Judy che gli offrì compagnia.

"È stato un piacere averti qui, mi piace lavorare con te." Disse Judy con un sorriso.

"È reciproco, Judy. Non credo però di tornare, cercherò di finire il lavoro su Zenith."

"È per ciò che è successo con la dottoressa?" 
Timmy sospirò.

"Non voglio cambiarla, ma ho bisogno di sapere che prova dei sentimenti per me. Ora le cose stanno cambiando, quando ero a Fonterossa ci sentivamo a telefono e passavamo pomeriggi a costruire nano-navicelle per divertimento, ma ora le cose stanno diventando reali e ho bisogno di sapere che anche i suoi sentimenti lo sono."

"Se hai bisogno d'aiuto fammelo sapere."

"Lo farò, grazie Judy." Timmy le sorrise e partì per Zenith.

Quella sera stessa Flora, confinata in camera sua dal re chiese di Musa e la sua amica fu condotta da lei.

"Ti hanno raccontato cos'hanno fatto? Ora stai dalla loro parte?!" Chiese Flora, terribilmente dispiaciuta.

"Ascolta, il re mi ha chiesto di localizzarti, mi ha detto che eri sparita." Si giustificò Musa.

"Il re o Jackson?! Lo sai che mi hanno fatto firmare un accordo magico? Dovrò sposare Jackson, e te lo dico così non ci saranno incomprensioni! Musa, capisco che tu possa sentirti ferita se Jackson non ricambia i tuoi sentimenti, ma non è colpa mia!"

"Non voglio parlarne." Concluse Musa risoluta facendo per andare, Flora corse alla porta per impedirle di passare.

"Non puoi comportarti così, non puoi chiudere sempre tutti fuori quando ti senti ferita."

"Non ho bisogno che tu mi faccia la morale."

"Voglio solo che tu esprima i tuoi sentimenti e che non sia sempre costretta a fare la dura."
Musa la guardò, lo sguardò di Flora quasi la implorava.

"Lasciami passare, per favore." Replicò Musa, gli occhi di Flora si riempirono di lacrime ma si spostò per lasciar passare la sua amica.
Il giorno dopo Jackson la mandò a chiamare e si fece raggiungere nella sala che avevano visto insieme il giorno prima. Flora entrò, riluttante, ma non poté comunque credere ai suoi occhi quando vide tutte quelle piante.

"Cosa stai cercando di fare?" Chiese Flora, con astio nello sguardo.

"Io..." Jacskon sospirò. "... non credere che per me sia facile perché non lo è per niente. Sappi che Nikolai sarebbe stato d'accordo."

"Nikolai d'accordo? Era la persona più libera di questo mondo, non avrebbe mai accettato una cosa del genere!" Replicò Flora, incrociando le braccia.

"Quando mi diede il cuore della natura mi disse di custodirlo con cura, mi disse che sarebbe stata l'unica cosa che avrebbe protetto Sakoma se lui non ci fosse stato, e mi disse che avrei dovuto fare tutto ciò che era in mio potere per proteggere il mio pianeta."

"Con questo vorresti giustificare il fatto che ti sei preso gioco di me?!"

"Con questo sto cercando di farti capire le mie ragioni!" Replicò Jackson, accigliato. "Ti ho accontentata, ho cercato di rendere le cose più romantiche ma non andavamo da nessuna parte e Sakoma ha bisogno di te!" I suoi occhi azzurri la fulminavano.

"Bene." Concluse Flora, amareggiata. "Sarai felice, convoleremo presto a nozze."

"Vorrei che non mi odiassi per te stessa. Quando saremo sposati ci vedremo poco, e io potrò avere delle favorite, ma tu... vorrei solo che tu possa vedere Sakoma come una casa e non come una prigione. È per questo che ti ho fatto fare questa serra, ed è per questo che voglio che tu e mia zia vi occupiate della festa di fidanzamento."
Flora alzò lo sguardo verso di lui, poi girò sui tacchi e lasciò la stanza. "Flora..." Cercò di fermarla il principe, ma fu inutile.
I successivi due giorni furono difficili per l'intera squadra, sebbene i ragazzi non sapevano quali fossero le condizioni dei loro amici. Tutti lottavano con le proprie emozioni che, una volta lasciate Alfea e Fonterossa, sembravano essere diventate più forti e più difficili da gestire. La principessa Bloom era alle prese con Roxy, che non potendo usare la sua magia e confinata su Domino si sentiva come un uccellino in gabbia e chiedeva ogni giorno di sua madre, e nel frattempo Bloom si occupava dei preparativi del proprio matrimonio discutendo spesso con sua madre e sua sorella. Stella passò quei giorni tra le lamentele dei nobili, le preoccupazioni di Antares e la realizzazione della sua nuova collezione per non essere di meno ad Ana Ku, sua rivale. Aisha cercava di dare il massimo come principessa ma soffriva per la lontananza e l'atteggiamento di Nex, mentre Roy cercava di consolarla in ogni modo, e quando si sentiva allegra con lui sentiva come se stesse tradendo il suo ragazzo. Tecna continuò il suo lavoro su Eraklyon mentre Alexander cercava di affiancarla, la conosceva troppo poco per sapere che Tecna lavorava da sola, sempre. La fata della tecnologia però sentiva dentro di sé che con Timmy stava sbagliando, ma non aveva idea di come riaggiustare le cose, sebbene sarebbe stato davvero molto semplice. E Timmy ci stava male, si chiedeva se Tecna sarebbe mai riuscita a mostrargli affetto, e contattava Judy per sapere se Tecna avesse cambiato atteggiamento. E sempre su Eraklyon, Sky e Brandon cercavano di non perdersi di vista, anche se i loro impegni e le mansioni affidate a Brandon li tenevano lontani. Il giovane soldato però aveva anche altre preoccupazioni: sentiva dentro di sé che c'era qualcosa che non andava, sapeva che Lei aveva dei problemi, era agitato, passava notti insonni e il suo già irruento temperamento non aiutava. Più volte aveva rischiato di mettersi nei guai ma era riuscito a controllare quella parte di sé che non era più sua. Lo minacciavano, aveva paura. E lui sapeva esattamente chi era che stava minacciando Vymarna.
Ma al peggio non c'era mai fine. Quella sera ritornò in camera sua, stanco e sporco, si tolse la giubba blu, la gettò sulla sedia e sedette sul letto. In quell'istante apparve Livy davanti a lui, Brandon sorrise sorpreso.

"Posta? Per me?" Chiese, Livy annuì e gli porse la busta. "Oh, grazie."

"La giornata è stata lunga." Si scusò la pixie per i modi. "Buona serata." E sparì in una nuvoletta di polvere di fata.
Brandon diede un'occhiata alla busta, c'era sopra il suo nome, controllò il mittente. Non sapeva cosa pensare.

Flora era con la zia di Jackson, Isobel, che era anche la madre di Elijah, e stavano chiudendo le ultime buste.

"Perché non hai fatto venire le tue amiche?" Chiese Isobel, sinceramente curiosa.

"Questo fidanzamento non è un qualcosa da festeggiare, né per me né per loro." Rispose Flora. Isobel ridacchiò e disse:

"Ci siamo passate tutte."
Flora la guardò, Isobel sembrava così tranquilla e impeccabile mentre riordinava le buste da inviare. I capelli neri erano raccolti in una crocchia e il collo lungo era adornato da una preziosa collana.

"Non è giusto." Disse Flora.

"Ma certo che lo è. Lo è per Sakoma. Imparerai ad amare Jackson, col tempo..."
Flora abbassò lo sguardo. "... a meno che tu non ami già qualcun altro, allora sarà un po' più difficile, ma niente che una donna intelligente non riesca a superare."

"Io..." In quel momento apparve Chatta che disse: "Ho dato le buste a Lockette che le avrebbe date a Roxy e a Bloom. Tutte molto sorprese, ovviamente! Flora, ma sei sicura che tu non possa fare niente?! Hai scritto ad Helia?! Lo hai informato?!"

"Chatta..." Flora parò le mani avanti per calmarla, Chatta si sedette sul tavolo. "Allora?" Chiese la fatina.

"Ormai è deciso, dopodomani mi fidanzo. Stasera scriverò ad Helia, devo trovare le parole giuste."

"Oh, beh, se hai bisogno di una mano io ci so fare con le parole!"

"Lo so." Sorrise Flora, Isobel ridacchiò.

Quella sera stessa Flora chiamò i suoi genitori con la sfera di cristallo e li informò, loro furono molto sorpresi ed anche amareggiati, sapendo che quella non era la felicità della figlia, entrambi non amavano la situazione e Rodols, in particolare, incolpava uno scapestrato spirito della natura.

"Tesoro, noi siamo con te in ogni cosa, va bene?" Disse Rodols.

"Sì, papà, lo so." Rispose Flora con lo sguardo triste.

"Sii forte, fiorellino." La incoraggiò Alyssa, Flora abbozzò un sorriso.

Quella sera fu tempestata dalle chiamate delle sue amiche ma preferì non rispondere, lasciò ad Aisha l'incarico di spiegare tutto.
Su Eraklyon però, Brandon proprio non riusciva a spiegarselo.

"Ti rendi conto?! Si fidanzano! Ma come?! Quando?! Io... eravamo rimasti che lui la stava corteggiando, che diavolo è successo?! Non può aver ceduto! Sky, qui c'è sotto qualcosa!" Brandon camminava smaniosamente avanti e indietro nella camera del principe, il suo amico era seduto e lo seguiva con lo sguardo.

"Cosa credi sia successo?" Chiese Sky, pazientemente.

"Non lo so, ma qualcosa! Ricordi su Andros? Era sconvolta! Sono certo che quel principe abbia... non lo so cos'ha fatto di preciso, ma Flora, la mia Flora, quella che conosco io, non si sarebbe mai fatta abbindolare da un principe!"

"Ma perché non le chiedi cosa è successo? Chiamala, scrivile."

"Non me lo dirà mai!" Brandon si fermò per un attimo. "Non me lo dirà ma io scoprirò cosa c'è sotto!" Esclamò, deciso, battendo un pugno sulla mano chiusa. Sky sospirò.

Caro Helia, -Scrisse invece Flora,
L'ultima volta che ci siamo sentiti le cose andavano davvero bene, ma ora sono costretta a darti una brutta notizia. Purtroppo il re è riuscito ad incastrarmi, non sono riuscita a sfuggire dal suo piano e presto io e Jackson ci fidanzeremo. Per loro io non sono altro che un contenitore di magia e mi vogliono su questo pianeta, e vogliono avere la certezza di possedere la mia magia, per farlo devo sposare il principe, ed è quello che accadrà.
Helia, sappi che l'ultima cosa al mondo che voglio è che tu soffra, e mi rendo conto che questa situazione possa sembrare piuttosto inverosimile, ma ormai è fatta e anche io stento a crederci. Quando tornerai parleremo meglio, ma l'importante è che tu sappia questo.
Mi dispiace, spero che tu possa perdonarmi per tutti i dolori che sto dando al tuo cuore,
Flora

Quando finì di scrivere la lettera si appoggiò contro lo schienale della sedia.

"Non hai il coraggio di inviarla, eh?" Chiese Chatta, seduta su dei libri.

"Ho mandato l'invito a Brandon, posso mandare la lettera a Helia." Rispose Flora.

"Cosa c'entra questo?" Chiese ancora Chatta, incrociando le braccia.

"Gli ho causato un dispiacere e mi si è spezzato il cuore, immagino solo quale sia potuta essere la sua reazione... e ora devo causare un dispiacere a Helia."

"Flora, questa faccenda è più grande di te." Asserì Chatta.

"Lo so, Chatta. Lo so bene." Replicò la sua fata con un sospiro.

 

Coucou miei dolci germogli di lullabea! Sono tornata dopo un infinità di tempo e vi chiedo umilmente scusa! Ho cominciato l'università e, come Brandon, le cose mi sembrano più difficili di quanto mi aspettassi, o comunque mi ruba parecchio tempo... quindi con molto dispiacere vi annuncio che non posso più promettervi aggiornamenti regolari (tipo ogni settimana o ogni due, potrebbe capitare tre come ora e non voglio deludervi) ma vi prometto che farò del mio meglio perché ve lo meritate, perché da quanto mi fate capire vi piace questa storia e voi siete il mio piccolo angolo di felicità.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che sia valsa l'attesa... di mio voglio parlare della reazione di Flora, al suo "Scoppiare in lacrime", beh, il fatto è che ho cercato di mantenere Flora InCharacter e sinceramente non la vedo il tipo che si batte contro il re ma che prima rimprovera se stessa, che ha paura e che non sa come uscire da una situazione che è effettivamente senza via di scampo.

Ma siamo ancora agli inizi e ci saranno degli sviluppi, sia nella trama sia nei personaggi! Voi cosa ne pensate di tutto ciò? Aspetto con ansia di saperlo, nel frattempo vi mando un bacio  e vi ringrazio perché siete fantastici e vi adoro!
Vi strAmo,
xoxo Florafairy7

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Fate e magia nera ***


FATE E MAGIA NERA

"Non so più se voglio venirci..." Borbottò Brandon mentre si stava preparando e Sky, già pronto, lo aspettava.

"Devi, e lo sai." Lo rimbeccò il principe. "Hai anche un più uno."

"Mi porto Millicent perché non voglio sembrare la persona più disperata di quella festa."

"La stai usando."

"È lei che vuole farsi usare. Le ho detto chiaramente che non cerco una relazione seria con lei e lei continua a girarmi intorno."

"Come credi che la prenderà Flora?"

"È la sua festa di fidanzamento, non si accorgerà nemmeno che sarò lì."

"Allora credi che il principe le piaccia davvero?"

"Non lo so, sono ancora convinto che ci sia qualcosa sotto..."

"Sì, beh, muoviti o faremo tardi, e Bloom mi ammazza se facciamo tardi!" Brandon ridacchiò.

Su Sakoma il palazzo era in festa, tutti erano allegri per il fidanzamento del principe, finalmente su Sakoma c'era di nuovo vita. Flora era in camera sua con la sua pixie quella mattina ed era riluttante a lasciarla.

"Isobel ti ha detto di farti trovare al piano di sopra, Flora! Devi muoverti!" La rimproverò Chatta.

"Se non mi presento magari annulleranno tutto..." Ipotizzò Flora.

"No, Flora, non funziona così..." 
Flora gemette per la collera mentre era ancora a letto e affondò la testa nel cuscino.
Raggiunse Isobel al piano di sopra dove la stava aspettando per vestirla e truccarla poco dopo.

"Finalmente! A quanto pare ti stai già esercitando per quando sarai regina!" Esclamò ironica la baronessa. "Aspetti le tue amiche?"

"No, ho chiesto loro di venire direttamente alla festa. So che cercherebbero di consolarmi, e le adoro per questo ma... ma non servirebbe a nulla."

"Bene, allora sbrigati, dobbiamo sistemarti quei capelli!" Isobel sbatté le mani e subito le sue servitrici si misero al lavoro sotto lo sguardo dispiaciuto di Chatta che, conoscendo la sua fata, sapeva quanto poteva essere duro tutto quello. "Ho saputo che Jackson ti ha fatto fare una serra nelle stanze di sua madre."
Flora, ferma sotto le mani della parrucchiera, non poté credere alle sue orecchie.

"Quelle sono le stanze di sua madre?! Io... non lo sapevo."

"Sì, Caterina amava le stanze dove entrava la luce del sole." Dopo un istante di silenzio di riflessione, Isobel aggiunse:"Neanche lei amava Sakoma quando arrivò qui. Era persino più giovane di te e non parlava con nessuno. Ruben poi non è mai stato un tipo troppo socievole, soltanto superficiale e festaiolo, ma non socievole, ma sai, è mio fratello, e ho cercato di rendere il suo matrimonio felice. Pian piano ti ambienterai, Flora."
Flora guardò Isobel dallo specchio e incrociò i suoi occhi azzurri. Quella donna era la persona più carina che avesse incontrato fino a quel momento su Sakoma.
Le ore passarono, i capelli furono sistemati, il vestito fu indossato. Al piano di sotto la sala cominciava a riempirsi, gli invitati arrivavano da ogni parte della Dimensione Magica, alcuni conoscevano Jackson ma avevano ora il doppio dei suoi anni.
Le amiche e gli amici della fortunata arrivarono su Sakoma quasi tutti insieme, e fu strano perché c'era molta elettricità nel gruppo. Aisha arrivò con Roy, e Nex non se l'aspettava. Timmy e Tecna erano più freddi del solito. Millicent cercava di inserirsi. E Musa non c'era.

"Musa, perché non vai a prepararti?" Chiese Sebastian, mentre Musa si aggirava per la scuderia.

"Non andrò a quella festa." Rispose Musa, affacciandosi sul box mentre Sebastian distribuiva il fieno.

"Ci saranno le tue amiche, ti divertirai."

"Perché non vieni anche tu?"

"Sai che non posso, sono soltanto uno stalliere, mi butterebbero fuori a calci!"

"Saresti il mio accompagnatore!" Propose Musa, Sebastian, di spalle, sorrise, ma poi il suo sorriso si spense e disse:

"Musa, va' a prepararti e va' a quella festa."

Nella sala da ballo la situazione tra gli amici era piuttosto imbarazzante, e l'imbarazzo crebbe quando Nex cominciò a fare scintille con Roy.

"Non puoi rivolgerti a me in questo modo!" Replicò Roy, all'ennesima frecciatina di Nex. L'ex paladino lo guardò di bieco, gettò un'occhiata ai suoi amici e si allontanò.
Aisha abbassò lo sguardo, Bloom le poggiò una mano sulla spalla cercando di consolarla:

"Ha un brutto carattere, lo sai..."

"Già..."

Nel frattempo Millicent e Stella intrattenevano un'allegra conversazione, in realtà loro si conoscevano già e ritrovarsi a quella festa fu un piacere per entrambe.

"Che ne pensate?" Chiese Bloom a Tecna e Aisha, gettando un'occhiata a Millicent, mentre i ragazzi parlottavano fra loro.

 

"A me non piace per niente." Rispose Aisha a braccia incrociate.

"Credo che Brandon se la sia portata soltanto per non sembrare disperato." Aggiunse Tecna, le sue amiche la guardarono. "Questa festa è l'ultimo posto in cui vorrebbe stare, credetemi."
Aisha stava per dire qualcosa quando fu interrotta dall'arrivo di Rodols, Alyssa e Miele.

"Ragazze!" Esclamò Miele con un sorriso, le ragazze furono entusiaste di vederla, Rodols e Alyssa li salutarono.

"Siete tutte bellissime." Disse Alyssa, loro la ringraziarono. "Purtroppo l'evento non è come l'avevamo immaginato..."

"Già, povera Flora..." Accordò Aisha.

"Brandon! Guardami, ti piace il mio vestito?!" Chiese Miele al suo amico.

"Wow, Miele, sembri una femmina!" Scherzò Brandon, lei gli fece una linguaccia. Brandon salutò Rodols stringendogli la mano e Alyssa, che gli diede un bacio sulla guancia.

"Come stai?" Chiese la donna, con la sua solita espressione dolce. Brandon alzò le spalle.

"Come vuoi che stia... mi chiedo cosa l'abbia spinta a prendere una decisione del genere..."

"Beh, lei..." Stava dicendo Alyssa quando arrivò Millicent.

"Brandon! Ma è tua madre? Piacere, io sono Millicent."
Alyssa squadrò la bellissima ragazza che sfoggiava un gran sorriso.

"Sono la madre di Flora, in realtà..."

"Lei è una mia amica." Disse Brandon facendo un cenno verso Millicent, ma lo sguardo di Alyssa gli fece capire che la cosa non le piaceva.

"Ehm, sì... raggiungo Rodols." Poi, prima di superarlo, gli disse sottovoce: "Per favore, non fare sciocchezze."
Poco dopo, il chiacchiericcio fu zittito poiché era entrato il re. Ruben aveva l'attenzione di tutti, Herman era al suo fianco, come sempre.

"Sono così felice che siate tutti qui!" Esordì il re. "Benvenuti! Oggi è un giorno così speciale! Mio figlio Jackson farà la sua promessa alla keimerina, la figlia di Nikolai, nostro amico, nostro salvatore e nostro protettore." Con un applauso Jackson entrò in sala, e dopo di lui Flora, accompagnata da Isobel. I due arrivarono l'uno vicino all'altra mentre Elijah, che aveva accompagnato Jackson, si fermò accanto a sua madre.
"Siamo pronti." Annunciò il re.
Si alzò un borbottio, Alyssa fece un cenno a suo marito per fargli notare l'espressione di Brandon, lui alzò gli occhi al cielo, ancora poco convinto. Ma Brandon non era il solo a guardare con occhi sognanti la keimerina, l'attenzione di tutti era su di lei. Indossava un vestito cipria dalla gonna ampia e ricoperto di merletto. I capelli erano raccolti con qualche ciocca che cadeva rendendola più elegante mentre il collo lungo si mostrava adornato dal cuore della natura.

"Sei davvero bellissima." Le disse Jackson, guardandola negli occhi. Flora, con espressione fredda, non rispose. "Per favore, sorridi." Le intimò il principe. Flora accennò un sorriso.

"Zaviah, per favore." Disse il re, e la divinatrice si avvicinò. La donna dalla pelle scura aprì la mani e cominciò a cantilenare una nenia; il rubino iniziò a brillare. Gli invitati rimasero in religioso silenzio, rapiti dalla scena. Il re sorrideva soddisfatto.
Flora era lì, ferma di fronte al principe, tenendogli le mani, e guardava in quegli occhi azzurri che in quel giorno senza sole sembravano più scuri. Il cielo era triste quanto lei, grossi nuvoloni grigi lo ricoprivano. E Flora in quel momento si sentì estraniata completamente da quella situazione. Tutti guardavano lei, era la sua festa di fidanzamento, questo voleva dire che Jackson sarebbe stata la persona con cui avrebbe passato la sua vita, e ancora non ci credeva. Colpa di Nikolai. Forse, ma anche colpa sua. Aveva immaginato quel momento molte volte, come tutte le ragazze fanno, e il vestito era perfetto, e la festa anche, soltanto la persona davanti a lei era sbagliata.
Il cuore della natura si stava riscaldando e quel calore le stava inondando il petto, strinse le mani di Jackson istintivamente, ma distolse lo sguardo. Sentì qualcosa di diverso dentro di sé, sentì qualcos'altro dentro di sé. E poi fu riscossa dall'applauso degli invitati, Zaviah fece un passo indietro.

"La keimerina e Sakoma sono state legate insieme!" Annunciò il re, più soddisfatto che mai. Jackson sorrise agli invitati, Flora ne accennò uno. Il re con un gesto fece partire la musica e la festa poté iniziare. Elijah salutò Flora, poi lei disse a Jackson:

 

"Vado dalle mie amiche."

"Flora." Jackson la fermò e si avvicinò a lei. "Ricorda che è la tua festa di fidanzamento, devi sembrare felice. Te lo chiedo per favore. Va' dalle tue amiche e torna: apriremo noi le danze."
Flora annuì e si disperse tra la folla. Troppa folla. Sentiva di soffocare lì dentro. Quando vide i capelli rossi di Bloom le sembrò di trovare un'isola nel bel mezzo dell'oceano.
Quando arrivò dalle sue amiche loro la salutarono, felici di vederla, ma sapevano che la loro amica non era felice. Flora salutò la sua famiglia e promise loro di presentarli al re e a Jackson. E poi salutò i ragazzi.

"Grazie per essere venuti." Disse, senza sapere cos'altro dire. Guardò Brandon, non disse nulla e lui neanche, anche se nei loro sguardi c'erano domande, dubbi, perplessità, sofferenze, desideri. E poi arrivò Millicent.

"Complimenti, festa fantastica! E sei davvero bella, dico sul serio!"

"Oh... ehm... g-grazie." Balbettò Flora guardando la ragazza che era andata a mettersi sottobraccio allo scudiero.

"Lei... lei è Millicent. Millicent, lei è Flora." Le presentò Brandon, poco convinto.

"Piacere di conoscerti, Millicent. Spero ti diverta. Ora scusatemi, ma io e Jackson dobbiamo aprire le danze." Guardò Brandon per un attimo, e poi si congedò portando con sé la sua famiglia e presentandola al re.
Jackson la condusse al centro della sala, la strinse a lui e cominciarono a ballare.
Mai ballo fu più spiacevole per Flora. Tenne lo sguardo basso, non disse nulla e si limitò a seguire i passi del principe. Dopo di loro gli altri si unirono alle danze, anche se non tutti si divertirono. Timmy e Tecna, già restii normalmente, perferirono estraniarsi del tutto dalla pista da ballo. Aisha e Roy ballarono, ma Aisha ogni tanto cercava con lo sguardo Nex, senza trovarlo, mentre Roy cercava di attirare la sua attenzione. Come al solito, Bloom e Sky erano quelli che tenevano vivo l'animo e spargevano il loro amore ad ogni passo. Stella si concesse un ballo con Elijah e successivamente raccontò che era stato molto piacevole.
Finito il suo ballo, Flora raggiunse la sua famiglia. Alyssa si era seduta, Rodols era lì con lei, parlottando, mentre Miele si era persa tra la folla.

"Bambina mia, sei davvero bellissima." Le disse Rodols.

"Grazie, papà." Flora gli sorrise. "Allora, come vi sembra il re?"

"A me sembra un egocentrico, se devo dirla tutta. E poi non si è nemmeno degnato di pronunciare il tuo nome, sempre la keimerina, neanche tu fossi un contenitore magico!" Rispose Alyssa, indignata. Flora sospirò.

"Già... e Jackson, cosa pensate di lui?"

"A me sembra un ragazzo educato." Rispose Rodols. "Sembra a posto, è a modo, ed ha la faccia da bravo ragazzo. Ma questo non basta, ti ha ingannata, Flora, e devi stare molto attenta a lui. Se potessi io..."

"...Papà..." Lo calmò Flora.

"Beh, neanche a me piace per niente!" Aggiunse Alyssa.

"Ci credete? Sono fidanzata con un principe!" Esclamò Flora, cercando di rialzare un po' il morale.

"Beh, per la mia principessa..." Disse Rodols, Flora lo abbracciò, sentendosi finalmente a casa.

"Voi non ballate?" Chiese, mentre era ancora stretta a suo padre.

"Magari il prossimo." Rispose Alyssa.

Flora fu costretta ad allontanarsi per raggiungere Jackson e presentarsi ai nobili e agli invitati che passavano a salutarli, tutti non facevano che dirle quanto era bella, e Flora si rese conto di quanto quel mondo fosse superficiale.

"Vado a cercare mia sorella." Disse poi, Jackson la fermò per il polso.

"Flora, ci siamo appena fidanzati, non puoi evitarmi." Le intimò, stizzito.

"Devo parlare con mia sorella." Replicò Flora, e si allontanò.
Trovò Miele sul balcone, lontana dalla folla e dalla musica. La ragazzina, in vestito verde e tanto carina, era appoggiata al parapetto mentre il suo sguardo si perdeva fra le nuvole che ricoprivano il cielo.

"Ehi, fiorellino." Salutò Flora raggiungendola.

"Ehi..." Replicò sua sorella.

"Che succede? Cos'è quel faccino triste?"

"Flora... non mi piace tutto questo. Questa non sei tu, non siamo noi. So che dovrei essere felice per te ma... credo che così tu non possa essere felice."

"Oh, tesoro..." Flora la abbracciò. "La mamma ti ha raccontato cosa è successo, vero?"

"Sì, ed è anche per questo che questa gente mi sta così antipatica. Sai di chi è la colpa? Di quel Nikolai! Ti ha venduta a loro, Flo!"
Flora prese un respiro per trovare le parole giuste.

"Miele, non possiamo prendercela con lui, la colpa è anche mia, ho firmato un accordo magico senza neanche leggerlo. Ma tu non devi stare così, io troverò il modo di cavarmela."

"Lo so, tu sei fantastica." Disse Miele con un lieve sorriso, Flora arrossì lievemente per la tenerezza. "Flora, credi che l'amore esista?" Alzò lo sguardo verso sua sorella.

"Perché mi fai questa domanda?"

"Perché a volte ho l'impressione che non ci sia."

"Ma certo che esiste l'amore! Guarda mamma e papà, li vedi come si amano? Basta vederli quando si guardano. Sai, Miele, anche io sono innamorata, e ti posso assicurare che è una delle cose più reali che esista, l'amore. Eppure a volte sembra qualcosa di così irraggiungibile, irreale, quasi fantastico, ma dobbiamo solo cercare bene, il vero amore si rivela soltanto a chi ha il coraggio di cercarlo." Flora rifletté sulle parole appena dette e abbracciò ancora la sua sorellina.
In sala, Brandon non aveva voglia di ballare, e Millicent si stava annoiando terribilmente.

"Ma cosa ti è successo? Il Brandon che conosco io era un festaiolo!" Si lamentò la ragazza.

"Beh, questa festa non mi piace!" Sbottò lo scudiero, Millicent alzò gli occhi al cielo.
In quel momento sulla spalla di Brandon apparve della polvere di fata e con essa una fatina.

"Cosa vuoi tu?" Chiese Brandon a Chatta, infastidito.

"Solo prenderti un po' in giro." Rispose Chatta, soffocando una risata.

"Sei una fatina dispettosa, non so come Flora possa sopportarti!" Replicò Brandon senza guardarla, il suo sguardo seguiva la folla, Jackson, i suoi amici.

"Io non sono dispettosa, è solo che con te è divertente."

"Bene, mi fa piacere." Disse Brandon con sarcasmo. "Senti, volatilizzati che oggi non è giornata." La fatina sparì in una nuvola di polvere e Brandon raggiunse Alyssa e Rodols.

"Tesoro, ti diverti?" Chiese Alyssa, seduta con Rodols.

"No, per niente." Rispose piatto Brandon sedendo in mezzo a loro.

"Lo sai che paragonato al principe ora mi stai proprio simpatico?" Scherzò Rodols dandogli una pacca sulla spalla, Brandon ridacchiò ma, disperato, disse:

"Per favore, ditemi che tutto si sistemerà e che questa roba viscosa che mi sta mangiando il cuore sparirà per sempre."Alyssa e Rodols si guardarono e si sorrisero.

"Andrà tutto bene... perché non vai a parlarle?" Propose Alyssa, Brandon era incerto, guardò Rodols, lui annuì.
Brandon allora si alzò e li lasciò.

"Questi due mi faranno impazzire." Disse Alyssa. "E a te ci voleva un fidanzamento per essere più gentile con lui."

"Tesoro, devo metterlo alla prova!" Si giustificò Rodols, lui e sua moglie risero, poi Rodols tornò serio e le chiese:

"Sei stanca?"

"Soltanto un po', ma sto bene." Rodols le prese la mano.

Brandon si fece spazio tra la folla per raggiungere Flora che in quel momento era rientrata con Miele.

"Flora, posso parlarti?" Chiese Brandon mentre lei camminava e sorrideva agli invitati.

"No." Rispose lei secca, guardandolo con espressione seria, poi si voltò e continuò a rivolgere sorrisi forzati.

"Flora, per favore..." Brandon le poggiò le mani sulle spalle per voltarla verso di lui.

"Devo raggiungere Jackson, è la nostra..."

"... festa di fidanzamento, lo so, ed è per questo che voglio parlarti."
Flora lo guardò negli occhi, sospirò, e poi disse:

"Vieni." Gli prese il polso e lo guidò lungo la sala fino a lasciarla e ritrovarsi nell'anticamera, le guardie richiusero le porte alle loro spalle.
Flora si mise le mani sui fianchi e, impaziente, chiese:

"Allora, che succede?"

"Mi dici perché hai fatto questa stupidaggine?!" Sbottò Brandon, incrociando le braccia. Flora si accigliò.

"Non... non..."

"Cosa?! Voglio soltanto capire, perché che stia con Helia okay, va bene, è la tua anima gemella e bla, bla, bla, ma mi dici da dove esce questo tizio?!"

"Non voglio ascoltarti! Se proprio vuoi saperlo nel tempo qui su Sakoma io e Jackson ci siamo conosciuti meglio."
Brandon ridacchiò.

"Facciamo che ti credo, insomma, mi sembra assurdo pensare che sia proprio un estraneo... ma posso sapere come ti ha... conquistata?" Chiese con sarcasmo.

"Adesso basta." Concluse Flora, fece per andare ma lui la fermò.

"Flora, Flora, Flora! Tu... tu mi stai facendo impazzire! Sei così dannatamente complicata!"

"Oh, grazie!" Replicò Flora, offesa.

"No, no, no, tu non capisci!" Si avvicinò a lei e le prese il viso fra le mani. "Flora, io mi sento morire. Ogni giorno vorrei che tu fossi mia, vorrei raccontarti ciò che mi passa per la testa perché so che tu capiresti, e vorrei sapere cosa pensi tu perché so che tu hai un sacco di pensieri che cerchi di riordinare ma non ci riesci. E vorrei toccarti... ma tu non lo vuoi, tu non vuoi niente di tutto questo. Però... però il principe no, Flora. Non lui. Perché se Helia è quello che desideri col tempo me ne farò una ragione perché so che ti renderebbe felice. Ma il principe... non lo conosci neanche, come sai che potrebbe renderti felice?"

"Brandon, per favore, smettila." Lo implorò Flora, con le lacrime agli occhi. Sentiva il cuore in gola, batteva forte e le mani le tremavano.

"Perché mi hai fatto questo? Perché mi hai reso... così?!" Chiese Brandon, lasciandola andare. "È una specie di malattia, mi tormenta, non mi lascia andare ed è fuori dal mio controllo!"
Flora chiuse per un attimo gli occhi, per contenere l'emozione.

"Brandon, di là c'è il mio fidanzato e... ogni volta che parliamo arriviamo a tutto questo."

"Arriviamo a tutto questo perché sono disperatamente e irrimediabilmente innamorato di te e non riesco a capire tu cosa provi. E sai cosa? Il tuo fidanzato può anche aspettare. Quando mi guardi io... sento che c'è qualcosa, ma poi ti comporti come se non ci fosse, altre volte ti basta una parola invece per farmi credere che il tuo cuore mi appartenga... Flora, tu non torni dal tuo fidanzato fino a quando non mi dici cosa provi, e soltanto quando mi farai capire perché lui ti rende felice tornerai in quella sala." Era serio, Flora lo guardò. Stava per andare quando fu paralizzata dalla voce di Brandon:
"Smettila di scappare." Il suo cuore batté forte e sentì una strana sensazione che le si agitava nel petto, il respiro accelerò e allora si voltò verso di lui, puntandogli il dito contro.

"Vuoi sapere che cosa provo?! Vuoi saperlo davvero?! Bene! Jackson è l'ultima persona che potrei mai amare su questo mondo! Non so chi sia! E tutto questo è una gran farsa! E tu..." Strinse le labbra, le guance le si arrossarono. "... Non posso fare a meno di pensare a te, non posso fare a meno di chiedermi cosa fai, cosa pensi, come stai! E tutto perché hai deciso di entrare nel mio cuore da prepotente, come piace fare a te! E questo quando sei su Eraklyon, perché quando ti vedo io..." Flora prese un respiro. "Lascia perdere, davvero, lascia perdere."

"No che non lascio perdere! Non posso lasciar perdere, ci ho provato ma non ci riesco!"

"Devo andare." Replicò Flora, risoluta. Brandon la fermò per il polso, lei si voltò verso di lui e chiese: "Insomma, Brandon, che cosa vuoi?!"

Lui le sorrise, inarcando un lato della bocca. "Voglio te." Sul viso di Flora un'espressione indecifrabile, probabilmente perché nessuna espressione avrebbe potuto mostrare come si stava sentendo dentro. E allora la baciò. Flora lo spinse via e gli tirò uno schiaffo. Rimasero a guardarsi per qualche istante. Morivano dentro negli stessi istanti ma c'era qualcosa che impediva loro di salvarsi a vicenda.
Qualcuno si schiarì la voce e si voltarono.

"Mi dispiace interrompervi ma... Jackson ti sta cercando." Disse Aisha, Flora trasalì, rimproverando se stessa nella sua mente per essere caduta ancora in una situazione come quella. Gettò un'ultima occhiata allo scudiero e, ringraziata la sua amica, raggiunse l'altra sala. Brandon e Aisha si guardarono, ci fu un istante di silenzio.

"Sai che l'ultima cosa che voglio è farla soffrire." Disse Brandon, Aisha lasciò cadere l'espressione da dura e replicò:

"Lo so, Brandon, ma stavolta non può davvero tirarsi indietro."

"Ma perché ha accettato?"
Aisha sospirò, soppesando la sua decisione.

"Te lo dico, ma promettimi che non farai una sciocchezza."

Quando Flora rientrò in sala fu immediatamente inondata da quei suoni e da quella sensazione di soffocamento che le dava l'impressione di essere prigioniera, un'isolata prigioniera in una sala affollata. Appena incontrò Musa si fermò subito per parlarle.

"Musa, sono contenta che tu sia venuta." Le disse con un sorriso.

"Mi sono sentita in dovere di farlo." Replicò l'altra con espressione fredda.

"Lo apprezzo molto."
Musa non disse altro, rimasero in silenzio per qualche istante e allora Flora raggiunse Jackson, lui tenne un discorso molto apprezzato dagli invitati e lei gli stette affianco. Quando terminò Isobel la affiancò.

"Te la stai cavando bene." Disse la donna.

"Non credevo di essere un'attrice tanto brava..." Confessò Flora guardando la folla.

"Le persone credono a ciò che vogliono credere, e qui hai convinto tutti."

"Isobel, vi siete mai chiesta se abbiate fatto la scelta giusta?" Chiese Flora, fermandosi e guardandola negli occhi azzurri.

"Tutti i giorni, ma poi guardo Elijah, e so che tutto è andato come doveva."

"Ma..."

"... lo dimenticherai. Chiunque lui sia, anche il più bello e il più romantico, dovrai farlo. E tu, che dovrai essere regina un giorno, sei tenuta a farlo più di chiunque altro."
Flora sospirò tristemente e la giornata continuò così, tra Jackson che la cercava, lei che si allontanava, persone che le sorridevano e dame che si complimentavano. 
Il giorno del suo fidanzamento aveva baciato Brandon, non sapeva come sentirsi al riguardo. Certo era che anche se cercava di stargli lontana in qualche modo lo ritrovava. Mentre andava da Jackson lo vide raggiungere Millicent, non spese molto tempo ad osservarli e raggiunse il principe.

"Flora! Parlavamo giusto di te!" Esclamò il principe, con un braccio intorno al busto la strinse a sé mentre Flora forzò un sorriso davanti ai nobili che li accerchiavano. Flora raccontò del cuore della natura, di come Nikolai l'avesse fatto forgiare per ogni keimerina e tutti sembravano essere molto interessati.
"Non è adorabile?" Chiese Jackson con un sorriso, i nobili risero.

"Una delle donne più belle mai viste in vita mia, sire. Siete un uomo fortunato." Disse uno di loro, Jackson sorrise. Flora ridacchiò, disgustata dentro di sé, e poi quel finto sorriso si spense quando lo vide entrare in sala.

"Scusatemi, p-perdonatemi." Si sciolse dalla presa di Jackson, sconvolta, e si allontanò facendosi spazio tra la folla.

"He-Helia..." Fu tutto quello che riuscì a dire quando lo raggiunse.

"Flora! Tu... io..." Helia aveva un'espressione allibita dipinta sul volto e squadrò Flora dalla testa ai piedi.

"Helia, andiamo fuori, dobbiamo parlare." Flora gli prese la mano e i due lasciarono la sala.

"Speravo di sbagliarmi quando ho letto la tua lettera." Disse Helia, sconvolto, guardandola. "E sapevo che sarei tornato oggi, volevo farti una sorpresa ma alla fine l'hai fatta tu a me..."

"Helia, io... la verità è che il re mi ha ingannata, ho firmato un accordo magico e non posso tirarmi indietro!"

"Flora..." Il giovane si sporse verso di lei e, prendendole il viso fra le mani, la baciò. "Mi sei mancata così tanto, tutto quello che desideravo era riabbracciarti."
Flora non riuscì a sorridergli.
"Troveremo un modo."

"Non c'è un modo, Helia! Mi hanno incastrata, rompere il fidanzamento sarà considerato alto tradimento verso la corona!"

"E... ed è tutto? Tutto qui? È così che finisce tra di noi?" Balbettò Helia, allibito.

"Mi dispiace, Helia, io ci tengo davvero a te e l'ultima cosa che voglio è che tu soffra. Sono l'ultima persona che desidera questo fidanzamento, ma ormai... avrei voluto che la situazione fosse diversa, avrei voluto che avremmo potuto parlarne..."

"Non importa. Flora, noi ci amiamo e supereremo anche questa. Dammi tempo, troverò un modo, ma non lasciarmi così." Flora alzò lo sguardo verso di lui, dispiaciuta.

"Non voglio che tu rimanga qui, non oggi, non così..." Dichiarò facendo un cenno al suo vestito. "Non ti meriti niente di tutto questo. Sei l'ultima persona al mondo che meriterebbe una cosa simile."

"Abbiamo davvero bisogno di parlare, Flora."

"Torna su Linphea, per favore, non sopporterei averti qui. Domani ci vedremo... sì, vieni domani, Helia." Il giovane la guardò, quegli occhi gli sembrarono diversi da come li aveva lasciati e davanti a quella considerazione non riuscì a dire altro e accettò le sue condizioni.
Quando quella giornata finì fu peggio di come era iniziata. Tecna e Timmy erano riusciti a non parlarsi per tutto il giorno, Musa non si era affatto divertita, Flora sentiva come se le mancavano dei pezzi che aveva lasciati sparsi in giro e non sapeva come rimettere tutto insieme.
Le amiche si salutarono, tristemente. Non volevano lasciarsi e in giorni importanti come quello avrebbero voluto rimanere insieme il più possibile.

"Flora, devi essere forte." Le disse Bloom, sciogliendola da un abbraccio.

"Lo so, e grazie per esserci, ragazze. Non so come farei senza di voi." Replicò Flora, con un sorriso dolce ma triste.

"Ci vedremo al più presto, sta' tranquilla." La rassicurò Aisha, nel frattempo la sala da ballo cominciava a svuotarsi. Stella stava per dire qualcosa ma arrivò Jackson che con lo stesso gesto usato più volte quel giorno strinse Flora a sé.

"È stato davvero un piacere vedervi. E un onore avervi qui oggi. Flora mi ha raccontato delle vostre imprese, si può dire che siete delle vere e proprie eroine, avete tutta la mia stima."

"Ora sì che sono felice..." Borbottò Tecna, sarcastica, beccandosi una gomitata da Bloom che, sorridendo, replicò:

"Il piacere è stato nostro, vostra altezza. Sappiate che Flora è la nostra più cara amica e ve la stiamo affidando, non azzardatevi a spezzare il suo cuore!" Seguì una finta risata da parte di Jackson, Aisha, Stella e Bloom, gli unici che sapevano davvero quando e come usarne una.

"Bene, ora perdonatemi, devo intrattenere due chiacchiere con Lord Oassis." Fece un cenno alle ragazze, baciò Flora sulla tempia e si allontanò. Flora guardò le sue amiche, loro le rivolsero dei sorrisi cercando di confortarla.

"Ci sentiamo, ragazze... Tecna, per favore, potresti parlare con Musa? Mi odia e non so come rimediare alla cosa. Ho provato a parlarle ma è stato inutile."

"Tranquilla, le parlo io." Le assicurò la sua amica.

Quando furono andate via, Flora salutò la sua famiglia, tristemente.

"Perché non venite un po' qui? So che Miele ha la scuola, ma magari nei fine settimana..." Propose Flora.

"Mi sembra un'idea fantastica!" Esclamò Miele.

"Tesoro, sai che su Linphea c'è la primavera e io non posso proprio lasciare il pianeta, non ora... ma se va bene Miele potrebbe venire." Acconsentì allora Alyssa, Flora guardò sua madre, investigando il suo sguardo, e qualcosa non la convinse.
Quella sera Brandon tornò su Eraklyon con Millicent e arrivarono insieme fino alla camera del soldato.
"Devo dimenticarla." Si disse e prese la ragazza tra le sue braccia. Non servì a nulla, il mattino dopo Flora era ancora nella sua mente.
La keimerina quella stessa mattina invece raggiunse il suo fidanzato e insieme lasciarono il palazzo in carrozza raggiungendo la tenuta dell'ambasciatore di Isis. Il cielo era ancora scuro, tanto quanto il giorno prima, e la keimerina lo era alla stessa maniera.
Flora guardava fuori dal finestrino mentre veniva cullata dal dondolio della carrozza mentre Jackson era seduto di fronte a lei.

"Non hai detto una parola da quando siamo partiti, stai bene?" Chiede il principe dopo essersi schiarito la voce. Flora non lo guardò e rispose:

"Sì."

"Ho saputo che ieri Helia è tornato."

"Sì, è vero. Ora è su Linphea."

"Gli hai parlato?"

"È arrivato durante la nostra festa di fidanzamento, il messaggio era piuttosto chiaro."

"Certo..." Jackson non disse altro e Flora ne fu felice.

Nel frattempo su Eraklyon Tecna era nel suo laboratorio, era seduta al tavolo con Alexander e insieme cercavano di risolvere un rompicapo che bloccava ogni passo avanti.

"Dottore, vuole che me ne occupi?" Chiese Lana, arrivando accanto a lui.

"No, faccio io." Rispose Alexander, allontanando la sua assistente. Tecna mascherò un sorriso di soddisfazione. Stanca, si alzò per prendere un bicchiere d'acqua, e accanto all'erogatore Judy ridacchiava, con una mano teneva il bicchiere, ancora attaccato alle labbra sottili, e con l'altra il cellulare.

"Cosa ti diverte?" Chiese Tecna, prendendo dell'acqua.

"Timmy mi ha appena inviato l'immagine di due gattini che vanno in bici!" Ridacchiò la giovane, mostrando il telefono a Tecna. La fata della tecnologia rimase impassibile di fronte ai due gattini in bicicletta e il sorriso di Judy si spense. "Torno al mio lavoro." Borbottò l'assistente. Anche Tecna tornò al suo lavoro, ma meno concentrata. Timmy rideva per dei gattini in bicicletta? Poteva essere divertente, se solo non avesse considerato l'impossibilità del fatto... forse Timmy aveva ragione su di lei. Tecna sapeva che quel comportamento l'avrebbe portata a perdere l'unico uomo che avesse mai amato in vita sua, ma non sapeva assolutamente cosa fare.
Su Solaria invece, Stella sapeva esattamente cosa fare.

"Oh, mamma, sono così contenta che tu oggi ti senta tanto bene!" Esclamò la principessa, passeggiando nei giardini in compagnia di sua madre e una decina di dame al loro seguito.

"Lo sono anch'io, Stella. La mia magia si sta rigenerando poco a poco e mi sento più potente, anche se c'è qualcosa che mi preoccupa... hai già parlato con Antares?"

"Sì, e non devi preoccuparti di nulla, so esattamente cosa sto facendo. Il problema qui su Solaria è causato da tutto quello che sta accadendo nell'universo. Sai, è come se un tessuto elastico si stesse allargando e sta causando degli squilibri, ma io e le ragazze risolveremo tutto, Solaria starà bene." Le assicurò Stella, con gestualità teatrali e un gran sorriso.

"Stella, tesoro." La fermò sua madre. "Sono davvero orgogliosa di te. Stai diventando una sovrana responsabile e assennata. So che tuo padre ti sta facendo un po' di pressioni riguardo a quei pretendenti, ma sappi che io ti sosterrò sempre. Qui su Solaria non c'è bisogno di un re per avere una grande regina."

"Grazie, mamma." Replicò Stella con un sorriso e abbracciò sua madre.

Su Sakoma però qualcun altro non era tanto felice. Musa era con Sebastian, gli faceva compagnia mentre lui spazzolava i cavalli.

"Spero che non arrivi un temporale." Disse Sebastian, facendo un cenno verso i grandi nuvoloni in cielo che poteva vedere dalle porte aperte della scuderia. "Non voglio che i cavalli si spaventino..."

"Polaris invece adora i temporali!" Replicò Musa, lui alzò un sopracciglio.

"Perché la cosa non mi sorprende?" Musa rise. "Allora, com'è andata ieri?" Chiese poi, il sorriso di Musa si spense. 

"È andata. Flora era davvero stupenda, lei e Jackson stanno benissimo insieme... non mi aspettavo di starci tanto male... ma, vedi, sono uscita distrutta da una relazione e tutto quello che volevo era un ragazzo gentile, premuroso, non troppo pieno di sé e disponibile per gli altri, e quando ho conosciuto Jackson mi era sembrato di averlo trovato, e invece..."

"Com'era il tuo precedente fidanzato?" Chiese Sebastian, ignorando l'ultima affermazione, o almeno sforzandosi di ignorarla.

"Lui aveva un carattere molto difficile, chiuso, un tipo complicato... non capivi mai cosa gli stesse passando per la testa, non capivi mai cosa provasse... raramente affettuoso e piuttosto egoista..."

"Non aveva dei pregi?" Chiese Sebastian, alzando un sopracciglio, poco convinto.

"Sì, insomma... se Riven ti amava avrebbe fatto di tutto per te, e a volte mi ha fatto credere che si sarebbe messo in gioco per me ma... ma non è successo, ecco. È stato un tira e molla che è durato anni, ed ora vorrei soltanto che qualcuno si prendesse cura del mio cuore."

"Musa, io..." Balbettò Sebastian ma il cellulare di Musa lo interruppe. La sua amica si scusò e rispose, apparve un ologramma di Tecna.

"Ehi!" Salutò la sua migliore amica.

"Ehi, che succede?" Chiese Musa.

"Perché dev'essere successo qualcosa?" Replicò Tecna, sconcertata.

"Perché tu sei Tecna e ottimizzi tutto ciò che fai, non mi aspetto certo una chiamata fatta solo per chiacchierare e sprecare tempo!"
Tecna sembrò perplessa, nonostante quella descrizione le calzasse a pennello.

"Allora?" Chiese Musa, impaziente.

"Oh, sì, certo... Musa, ascolta, tutte ieri abbiamo notato il tuo comportamento e siamo preoccupate per te."

"Flora ti ha chiesto di parlarmi, vero?" Musa storse le labbra.

"No! Cioè, sì... ma, Musa, sai che Flora non vorrebbe farti soffrire e sai anche in base a quali termini lei e Jackson si sono fidanzati."

"So dell'accordo ma non mi sembra una scusa! Jackson non ha deciso niente di tutto questo, è suo padre che ha giostrato tutto, quindi etichettarlo come il cattivo della storia non mi sembra affatto giusto!"

"Oh, Musa, ancora?!" Tecna alzò gli occhi al cielo.

"Ancora cosa?"

"Sei innamorata, e quando sei innamorata tendi ad alterare un po' le cose..."

"Alterare le cose?!" Musa era indignata.

"Beh, non puoi negarlo. Quante volte hai giustificato Riven per i suoi comportamenti? Non si è mai comportato bene con te eppure tu sembravi non vederlo. Ora stai facendo lo stesso!"

"Non è vero, stavolta è diverso! Senti, Tecna, io non altero un bel niente! Mettiamo il caso che Jackson c'entri qualcosa con la storia dell'accordo, come giustifichi il fatto che Flora l'abbia baciato? Li ho visti io, senza alterare un bel niente! E Flora sa bene che Jackson mi piace! Insomma, vi è davvero tanto difficile aiutarmi per una volta? O solo perché ho sbagliato a giudicare Riven ora non merito più nulla?!"

"Non ho detto questo, sai che ti vogliamo bene, ma..."

"... ma Flora l'ha baciato, e non mi sembra che si sia adoperata a trovare un modo per rompere quell'accordo!"

"Musa...."

"... non capisco perché stiate tutte dalla sua parte!"

"Non stiamo dalla sua parte, non stiamo dalla parte di nessuno. Il punto è che Flora non ama Jackson, e lo sai, solo che preferisci incolpare lei che il tuo principe azzurro!"

"Okay, adesso basta! Mi avete preso per caso per una stupida bambina? Ho da fare, ciao, Tecna!" E riattaccò.
Tecna, su Eraklyon, rimase interdetta da quella reazione, ma conosceva la sua amica e sapeva quanto fosse impetuosa, incontrollabile e intensa in ogni emozione che provava. Tutto il contrario di lei.

"Va tutto bene?" Chiese Sebastian, vedendo tornare Musa da lui ma con le guance arrossate e il viso duro.

"Non capisco le mie amiche... ora sembra che Flora sia la vittima. Ma lei ha baciato il ragazzo che a me piace, a me nessuno ci pensa?!"

"Lo vuoi un abbraccio?" Chiese Sebastian allargando le braccia, la fata della musica lo guardò, stupita, Sebastian le sorrise e Musa si lasciò abbracciare. Era probabilmente la prima volta che riceveva un trattamento come quello, tanto sincero, da parte di un ragazzo.

"Sei proprio un amico, Sebastian." Disse, mentre lo abbracciava. Non poté vedere l'espressione del suo amico, ma rispecchiava perfettamente il suo animo abbattuto. Ma Musa pensava a Jackson e a Flora che aveva visto uscire in carrozza quella stessa mattina.
Quando arrivarono alla tenuta di lord Oassis, ambasciatore di Isis, prima di scendere dalla carrozza Jackson mise in chiaro un paio di cose. La guardò dritta negli occhi e, con espressione grave, disse:

"Non mi piace per niente il tuo atteggiamento. Flora, che ti piaccia o no i patti sono patti e tu ora sei la mia fidanzata, ti sei legata a questo pianeta ieri ed ora è tuo dovere mantenere i tuoi impegni. Ora scenderemo da questa carrozza e tu sorriderai e sarai felice perché i tuoi sogni si sono realizzati e non vedi l'ora di sposarmi. Sono stato abbastanza chiaro?"

"Jackson, tu mi hai mentito, mi hai ingannata, come pretendi che..."

"Non sono state tutte mie le scelte!" Sbottò il principe, Flora trasalì per l'impeto del principe. "Ma ora le cose sono andate così, che ti piaccia oppure no. Dobbiamo mostrare un'unione salda per assicurare la potenza e la stabilità della corona. Te lo ripeto, Flora, e mi aspetto una risposta affermativa: sono stato chiaro?"

"Sì." Rispose Flora, abbassando lo sguardo.
Jackson la aiutò a scendere e incontrarono lord Oassis. Ancora una volta le dissero che era bella, e a Jackson che era fortunato, e lei sentì una profonda rabbia crescerle dentro. Rabbia perché era fidanzata con un ragazzo che non amava e non conosceva e tutto perché non aveva fatto la scelta giusta. Aveva paura. Aveva una gran paura. Paura del fatto che aveva probabilmente causato la sua stessa infelicità e non poteva porvi rimedio.
Pensava a Helia. Quel giorno avrebbe dovuto parlargli. Non sopportava l'idea di spezzargli il cuore.

Helia era a palazzo in quegli stessi istanti, appena arrivato e aveva chiesto della keimerina. Gli avevano fatto il terzo grado, ma poi era arrivata Chatta, riconosciuta come la pixie legata alla keimerina, e allora lo autorizzarono ad entrare. Helia e Chatta erano nei giardini del palazzo, in compagnia di Elijah.

 

"Sì, mio cugino doveva incontrare lord Oassis questa mattina, ma non ci vorrà molto se le cose andranno come devono. Perdonami, puoi ripetermi chi siete esattamente?" Chiese Elijah mentre guidava Helia per il parco. Chatta era seduta sulla spalla del suo specialista preferito.

"Lui è Helia." Rispose Chatta. "È il ragazzo di Flora, quello che lei ama, non quello che è obbligata a sposare!"

"La tua lingua è più affilata di una spada, pixie..." Ridacchiò Elijah. "... è cosa comune tra reali non sposare chi si ama, non credere che la tua Flora sia il vero amore di mio cugino, ma noi uomini tendiamo ad accontentarci più facilmente di una donna di quanto non facciano loro."

"Credo che dobbiate moderare le parole." Disse Helia, guardando Elijah di bieco. "Parlate di Flora come se fosse un giocattolo."

"Calma, calma, non era mia intenzione offendere voi. E comunque, se volete un consiglio gratuito, perdeteci le speranze. Lei e il principe sono fidanzati e presto si sposeranno, e a differenza di quanto faccia il re con le sue favorite, la consorte ha degli impegni da rispettare o le cose potrebbero mettersi piuttosto male."

"Ah sì?" Chiese Chatta alzando un sopracciglio, scettica.

"Se si allontanasse dal re sarebbe considerato alto tradimento." Rispose Elijah con naturalezza, poi si fermò. "Scusatemi, ma non posso rimanere a chiacchierare. Helia, vi lascio qui ad attendere Flora, e tu, pixie, non azzardarti a guidarlo nelle stanze della keimerina."

"Non lo farei mai!" Esclamò Chatta facendogli il verso.

"Bene... è stato un piacere." Strinse la mano a Helia e si allontanò lasciando lui e la pixie nel parco. Helia sedette sulla panchina di pietra che era a pochi passi da lui.

"Chatta, non posso crederci..."

"Non mi aspettavo che le cose si facessero tanto serie..." Replicò la fatina, appoggiando la testa contro il viso dello specialista.
I ragazzi avevano ognuno una preoccupazione differente e nessuno di loro, in quel momento e con le cose che gli passavano per la testa, si sarebbe aspettato quella chiamata.
Flora meno di tutti, che era in compagnia del suo fidanzato e di lord Oassis e il cellulare continuava a vibrare nella sua borsetta. Erano seduti nella sala da tè dell'ambasciatore di Isis, quest'ultimo li aveva lasciati per un secondo e l'ennesima chiamata era stata staccata ancora una volta.

"Flora, spegni quell'aggeggio infernale, mi stai mettendo in imbarazzo!" Le intimò il principe.

"Se le mie amiche insistono tanto dev'essere per forza successo qualcosa! Jackson, per favore!" Replicò Flora.

"Perché mi fai passare per quello cattivo? L'ultima volta ti ho lasciata andare ma ora è importante che tu stia qui."

"L'universo si sta squarciando in due e molto probabilmente è successo qualcosa di grave! Sai che quelle ombre sono capaci di possedere la mente? Jackson, te lo chiedo per favore, lasciami assicurare che sia tutto a posto." Jackson la guardò negli occhi verdi, era implorante, e il principe non era affatto una cattiva persona.

"Va bene." Concesse con un sospiro. "Ma una cosa veloce."
Flora sorrise e si alzò, ma prima di andare lo guardò.

"Jackson, è vero, mi hai ferita, ma non credo che tu sia una brutta persona. Lascia solo che mi passi, dopotutto, ci siamo fidanzati con l'inganno, credo di avere il diritto di avercela con te." Jackson si passò una mano tra i riccioli biondi e le rivolse un mezzo sorriso, dunque Flora uscì sul balcone. Trovò numerose chiamate perse, dunque chiamò Bloom. Allora capì che non c'era tempo né per il tè con lord Oassis né per altro.

Gardenia era un inferno. Neanche gli attacchi degli stregoni del Cerchio Nero, o quelli delle Trix guidate da Tritannus avevano mai ridotto quella città in quello stato. Il panico era sovrano. Le persone non avevano via di scampo, e da buoni terrestri generavano altro panico con il loro. Si correva, si scappava, ma non c'era via di fuga: le ombre mangiavano Gardenia. Disintegravano ciò che avevano sul loro cammino, alcune, altre lo inghiottivano senza lasciar capire che fine gli facessero fare. Ma la situazione fu chiara ai ragazzi quando arrivarono lì: si stavano dirigendo alla spiaggia, al Frutti Music Bar, a Morgana.

"Perché non usiamo quegli aggeggi? Li avremo pur costruiti per qualcosa, no?! Muoviamoci!" Squittì Stella, col fiato corto, mentre con le sue amiche cercava di mettere in salvo i terrestri. Timmy, senza perdere tempo, diede i materializzatori ai suoi amici che li indossarono.

"Gran bel benvenuto, eh?" Chiese ad Helia con un sorrisetto.

"Non avrei immaginato qualcosa di diverso." Rispose il suo migliore amico appunatndosi lo strumento.

"Ragazze!" Urlò Timmy, "Abbiamo bisogno di polvere di fata!" In fretta le ragazze fecero come era stato loro chiesto e in men che non si dica e senza la sorpresa di nessuno, i materializzatori funzionarono. Le ombre davanti a loro diventarono materia e fu Bloom la prima a testare il loro potere.

"Saetta di Domino!" Scagliò, e funzionò. I ragazzi allora si scagliarono contro le ombre, anche se il potere dei materializzatori era limitato: potevano materializzare solo le ombre vicine. E allora i ragazzi dovevano essere veloci. Colpi di spada a destra e a manca accompagnati da colpi di pistola e incantesimi. Tutti furono felici di riavere Helia in squadra, anche se il loro amico fu confuso quando rivide Roy ma non rivide Nex, Timmy gli disse che gli avrebbe spiegato tutto in un momento più tranquillo.

"Onda Morphix!" Lanciava Aisha, e Roy colpiva con la spada.

"Flusso Virtuale!" Lanciava Tecna, e Timmy l'accompagnava con colpi di pistola lanciati sistematicamente.

Lavoravano tutti in maniera armoniosa e organizzata mentre le ombre si disintegravano sotto i loro colpi, al toccarle diventavano molli come gocce di inchiostro nell'acqua, e poi sparivano. E poi, quando credettero di aver quasi arrestato l'avanzata delle ombre, furono colti alla sprovvista.

"Ditemi che non è vero." Dichiarò Bloom, con gli occhi sgranati. Davanti a loro avanzava un'orda di terrestri dallo sguardo vacuo.

"Okay, che facciamo?" Chiese Musa, preoccupata.

"Gli aggeggini non funzionano?" Domandò Stella.

"Materializzano le ombre, non liberano dal controllo mentale." Rispose Timmy.

"Beh, dobbiamo fermarli senza ferirli." Disse Sky

"Idee?" Chiese Helia.

"Ingabbiamoli come abbiamo fatto con Nex!" Propose Brandon con un sorriso, Helia fu piuttosto confuso da quell'affermazione ma sapeva di essersi perso qualcosa e non questionò.

"Buona idea, ma dobbiamo trovare il modo per liberarli dalle ombre." Disse Bloom.

"Per ora impediamo loro di raggiungere Morgana, poi troveremo una soluzione." Concluse Sky.

Tralasciando l'inquietante esercito, le strade erano deserte, Gardenia sembrava una città fantasma. Il bel sole suggeriva che quella avrebbe potuto essere stata una giornata piacevole per i suoi abitanti, ma le cose erano andate diversamente.

"Gabbia Morphix!" Lanciò Aisha, subito dopo fu aiutata da Tecna:

"Gabbia Digitale!"

"Muro del Suono!" Accompagnò Musa, e così gli umani si ritrovarono rinchiusi in tre incantesimi senza poter avanzare, ed essendo le loro menti controllate da semplici ombre, farfugliavano qualcosa di incomprensibile ripetendo il nome di Morgana.

"Fantastico, abbiamo catturato dei terrestri, siamo grandi, eh?" Esclamò Bloom, sarcastica.

In quel momento, a pochi passi da loro, si aprì un varco interplanetario dal quale venirono fuori Flora e il suo fidanzato.

"Flora, finalmente!" Esclamò Aisha.

"Mi dispiace, ragazzi! Ma cosa..." Si fermò quando vide i terrestri intrappolati.

"Le ombre controllano le loro menti." Spiegò Tecna.

"Ho un'idea." Replicò decisa la keimerina. Si trasformò, e Jackson fu stupito da tanta intraprendenza da parte di una donna e soprattutto dalla sua fidanzata, che si supponeva dover dipendere da lui in tutto e per tutto. Flora si alzò in volo e avvolse la gabbia di terrestri con la polvere di fata.

"Profumo di un fiore d'Inverno!" Dopo pochi istanti, i terrestri ripresero conoscenza, si resero conto della loro situazione e si chiesero come ci erano finiti. Le ragazze li liberarono e si scusarono, spiegando loro cos'era successo e dicendo loro che ora erano al sicuro.

"Grandissima, Flora!" Si complimentò Aisha abbracciandola.

"La mia polvere di fata può ridare vita, ma non credo che questa sia la soluzione contro queste ombre. È un incantesimo naturale, e quindi molto semplice nella forma, le ombre e i loro mandante presto ne capiranno il meccanismo e saranno capaci di difendersi." Replicò Flora, storcendo le labbra.

"Per ora non importa, quel che conta è che hai aiutato quelle persone." Le disse Helia, mettendole il braccio intorno al collo. Flora notò l'espressione di Jackson e prima che il principe potesse dire qualcosa si sciolse dalla presa di Helia.

"Morgana sta bene? Non sono arrivate a lei, vero?" Chiese poi.

"No, tranquilla." Rispose Brandon. "Mentre tu eri impegnata noi ce la siamo cavata."

Flora assottigliò gli occhi, stava per dire qualcosa quando Jackson disse: "Bene, avrete sicuramente svolto un ottimo lavoro. Direi che la tua presenza dunque non è più necessaria e che..."

"... certo che è necessaria." Lo fermò Aisha. "Ora andiamo subito da Morgana, sono certa che ha usato la magia, nonostante le avessimo detto di non farlo."

"Non credo che Flora sia necessaria per..."

"Vostra altezza." Lo interruppe Bloom, mettendo un braccio intorno al collo di Flora, la quale nel frattempo non era riuscita a dire una parola. "Flora è necessaria sempre. Siamo amiche, siamo un gruppo, siamo una squadra, ed ogni componente della squadra è indispensabile. Se avete impegni urgenti, vi consiglio di andare a svolgerli perché per ora Flora deve necessariamente rimanere con noi." Bloom guardò dritto negli occhi del principe, fortemente azzurri grazie al sole. Jackson era piuttosto spiazzato da quella presa di posizione.

"Beh... se tu credi di dover accompagnare i tuoi amici..."

"Sì." Fu l'unica parola di Flora, detta persino un po' timidamente.

La squadra dunque si diresse al Frutti Music Bar, che era a pochi passi da lì. Chatta raggiunse subito Flora.

"E tu cosa ci fai qui?" Chiese la sua fata.

"Sono venuta con Helia, ti aspettavamo entrambi a palazzo quando abbiamo saputo cosa stava succedendo qui."

"Chatta, questo non è il posto per una fatina, meglio se torni su Sakoma, o meglio, a Roccaluce, dove le tue amiche hanno bisogno del tuo aiuto."

"Meglio Sakoma, non pensare che ti lasci da sola nella tana del lupo!" Jackson quasi saltò in piedi per lo stupore.

"Non capisco più nulla..." Borbottò il principe spiazzato.

Flora ed Helia si scambiarono alcuni sguardi ma non riuscirono ad avvicinarsi e tantomeno ad avere quella chiacchierata che dovevano necessariamente avere. Jackson le stava incollato neanche temesse che il vento la portasse via, nonostante questo però fu estremamente educato con i ragazzi e ribadì che doveva accompagnare Flora, soprattutto se si trattava di qualcosa che poteva metterla in pericolo.
Al Frutti Music Bar Morgana e Klaus furono estremamente felici di vederli e la prima cosa che chiesero fu come stava Roxy.

"Sta bene, è su Domino." Spiegò Bloom. "Non l'avrei mai lasciata venire, tranquilli. Ma ora dovete spiegarci come quelle ombre hanno fatto a trovarvi."

"Mi aspettavo che me lo diceste voi..." Morgana terminò la frase con un'espressione stupita in volto quando incrociò lo sguardo del principe.

"Morgana, quelle ombre rilevano la tua magia! Ti avevamo espressamente detto..."

"Morgana?" Jackson sorrise, Morgana anche, esterrefatta.

"Com'è possibile?" Chiese Morgana, guardandolo.

"È una storia davvero lunga e non mi crederesti se te la raccontassi..."

"Un momento, vi conoscete?" Chiese Sky, scioccato, e con l'espressione di chi ormai non sapeva più cosa aspettarsi.

"S-sì, noi... su Callisto e... ma cosa ci fai qui? E come...?"

"La storia è davvero lunga." S'intromise Tecna, rompendo quella specie di idillio atemporale. "Ma Jackson e Flora sono fidanzati. Ora, tornando alle faccende serie: Morgana, non possiamo coprire la tua magia quindi non devi usarla o scatenerai l'inferno."

"Gli dei sanno cosa c'è voluto per placare quelle ombre." Aggiunse Brandon. "Certo, gli dei lo sanno ma non tutti qui dato che non tutti hanno partecipato alla cosa, ma sono dettagli." Flora gli gettò un'occhiataccia scuotendo leggermente la testa, lui alzò un sopracciglio storcendo le labbra.

"Ma rimane il fatto che nonostante riusciamo a materializzare le ombre non sappiamo come fermarle dall'ipnotizzare la gente." Disse Stella.

"Ragazze, non potete saperlo!" Replicò Morgana. "Quella è magia nera."

"E noi come facciamo?" Chiese Musa.

"Non sapete a chi rivolgervi? Qualcuno che abbia mai usato la magia nera ma sta dalla vostra parte? Oh, lo so, ora chiedo davvero troppo!" Morgana sospirò affranta.

"E invece no!" Esclamò Flora, tutti la guardarono. "Ragazzi, siamo persino su Gardenia! Selina potrà darci una mano!"

Ehilà miei dolcissimi germogli di lullabea! Credevate vi avessi abbandonato? MAI! Se siete arrivati fino alla fine di questo capitolo e mi state leggendo ora vuol dire che nonostante l'attesa ci tenete ancora ed io vi voglio un mondo di bene e vi chiedo umilmente scusa per la terribile attesa!! T.T purtroppo sono impegnatissima, sono una protettrice della Dimensione Mag... ah, no, vado soltanto all'università... ma vi assicuro che tiene parecchio impegnati! Anyway  finalmente ecco il capitolo! Spero vi sia piaciuto e che un po' vi abbia sorpreso... è tornato Helia!! Sììì! Ma poveretto però... e quindi dai, dovremo aspettare il prossimo per capire un po' meglio. 
La situazione intanto è delle peggiori sia tra i ragazzi sia nell'universo... ma forse abbiamo qualcuno che può aiutarci! Vi avevo detto che in questa storia andavo a ripescare personaggi secondari e... ta-daaa!
Non dico altro, non mi sbilancio anche perché voglio davvero sapere VOI cosa ne pensate! Molte volte fate riflessioni a cui io stessa in un primo momento non ero arrivata e adoro leggerle! Grazie per tutto, grazie perché state ancora leggendo e io sto prendendo ancora il vostro tempo e ora lo sto facendo apposta hahahaha scusate okay ho finito.
Respiro.
Ancora grazie, vi adoro!!
e vi strAmo,
xoxo Florafairy7

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Un aiuto prezioso ***


UN AIUTO PREZIOSO

"Selina ed Eldora sapranno sicuramente aiutarci." Stava dicendo Bloom mentre con i suoi amici s'inoltrava nella foresta fiorita di Gardenia.

"Speriamo..." Borbottò Musa, da dove si trovavano si poteva vedere il campo di lanusie, segno che il cottage di Eldora era vicino.

"Dunque questa Selina è una fata che ha usato magia nera... siete certi che potete fidarvi di lei?" Chiese Jackson, scettico.

"Certo, Selina è cambiata." Rispose Flora, finalmente più a suo agio ora che Stella le aveva cambiato i vestiti con uno schiocco di dita. Al posto del completo elegante che aveva indossato quella mattina ora portava soltanto una canottiera e degli shorts.

"Le persone non cambiano." Disse Jackson, con un tono un po' cupo.

"Certo che cambiano, nella vita si cambia sempre." Ribatté Flora. "Non siamo mai gli stessi, tutto quello che ci accade ci cambia."

"Non potrei essere più d'accordo." Disse Helia, sorprendendo la sua ragazza. "A volte cambiano tanto che ti chiedi se le abbia mai conosciute davvero." Flora si voltò verso di lui e lo guardò negli occhi, riuscì a leggerli e ciò che vide non le piacque. Fu distolta dal borbottio generale che si alzò pochi istanti dopo.
Superate le lanusie la squadra raggiunse il cottage di Eldora ma, dopo aver bussato e chiamato, si accorsero che non c'era nessuno.

"Non possiamo davvero essere tanto sfortunati!" Esclamò Aisha, indietreggiò e guardò il cottage, con una mano sulla fronte per coprirsi dal sole.

"Oh, andiamo, non è mica sfortuna, è solo un contrattempo!" Replicò Flora, in parte felice. Dentro di sé sperava di spendere molto tempo per quella faccenda così da evitare il rientro su Sakoma con il principe. Poi Musa attirò l'attenzione di tutti chiedendo:

"Ehi, ragazzi, cos'è questo?" Indicò un piccolo campanellino posto sul davanzale della finestra, lo suonò e improvvisamente apparve il viso di Eldora, forse di dimensioni un po' troppo grandi.

"Al momento non sono in casa, sono quindi uscita, non credo di esserci e non aver sentito il campanello! Sarei davvero svampita altrimenti!" L'ologramma rise. "Se non è urgente ripassa un altro giorno, se lo è dimmi perché e aspettami, mi occuperò di far sapere alla vera me che mi stai aspettando e ritornerò il prima possibile! Cioè, lei ritornerà!" L'ologramma rise ancora.

Musa guardò i suoi amici, avevano tutti la sua stessa espressione perplessa. "Ehm... siamo le Winx e abbiamo bisogno del tuo aiuto." Disse la fata della musica, l'ologramma sparì.

 

"Alla faccia della segreteria telefonica." Fischiò Brandon.

"Beh, non ci resta che aspettarla." Dichiarò Bloom, e così sedette su una sedia lì fuori al portico. Passò un po' di tempo e alcuni dei ragazzi cominciarono ad essere impazienti, chi camminava in tondo, chi faceva il giro del cottage notando particolari. Jackson e Sky cominciarono una conversazione sulla politica, alla quale poi si unì Aisha, mentre Timmy e Helia si presero del tempo per parlare camminando fra le lanusie.

"Mi dispiace davvero, Timmy, non credevo che fra te e Tecna potessero nascere certi problemi." Disse Helia, col viso scuro.

"Già, e quel che è peggio è che a lei sembra non importare minimamente! Sai che sono il primo a non essere troppo affettuoso, ma almeno qualche sforzo lo faccio per mostrarle che la amo, che per me è importante. Lei invece... credo sia legittima un po' di gelosia da parte mia, e il fatto che a lei non importi, che non faccia niente per rimediare..."

"Timmy, ricorda che Tecna è zenithiana, per lei è davvero difficile."

"Lo so, lo so, ma non le sto chiedendo la luna. Ora siamo su due pianeti diversi e ci sentiamo molto meno rispetto a prima, vorrei solo che a lei importasse." Timmy sospirò, poi, lasciando perdere i petali di lanusia con i quali stava giocherellando, chiese: "E tu, come stai? Non è stato un gran ritorno il tuo..."

"Già... dopo l'esperienza su Unamuno tutto quello che volevo era riabbracciare Flora. È per lei che ho fatto tutto ed è stata lei il mio pensiero costante, poi torno e lei si è fidanzata con un altro."

"Non ho capito bene come abbia funzionato la cosa, ma credo davvero che dovresti parlarle."

"Certo, se lei trovasse un po' di tempo. È cambiata, Timmy. L'ho visto dai suoi occhi mentre le parlavo."

"Non dire così. È sempre la tua Flora, ricordi cosa mi hai detto quest'inverno? Lei ti diceva di essere cambiata ma tu sapevi che non era così, che c'era sempre la tua Flora lì."

"Forse... forse hai ragione." Helia e Timmy raggiunsero gli altri che erano raccolti intorno a Sky, Jackson, e Aisha dopo che il principe aveva sbagliato a scegliere le parole, conoscendo Aisha tutti i suoi amici ora erano pronti ad ascoltare cos'aveva da dire la principessa e a difenderla se fosse stato il caso, cosa altamente improbabile.

"Non era mia intenzione mancarvi di rispetto, è solo che non è mia abitudine discorrere di certe questioni con una donna." Si giustificò il principe.

"Fareste bene a cambiare le vostre abitudini, allora! Ambientatevi nel nostro secolo!" Lo rimbeccò Aisha.

"Io sono l'unica reggente su Solaria e il mio pianeta sta benissimo!" Aggiunse Stella con orgoglio, ma le fu prestata poca attenzione perché tra Aisha e Jackson c'erano scintille.

"Vi pregherei di abbassare la voce." Disse Jackson, con profonda educazione.

"Vostra altezza, vi siete messo contro la principessa sbagliata..." Puntualizzò Brandon con un sorrisetto.

"Ci sono cose che fanno gli uomini non adatte alle capacità delle donne, ecco tutto." Affermò Jackson, alzando le spalle.

"Per esempio?" Chiese Bloom, alzando un sopracciglio. Ormai Jackson era circondato, il portico del cottage era diventato un tribunale il cui imputato se la sarebbe vista male.

"Se non volete credere che una di queste sia la politica, direi ad esempio commerciare, una donna non ne sarebbe capace, o combattere." Su quell'affermazione Brandon e Flora si guardarono istintivamente e si scambiarono un sorrisetto. "Sei in disaccordo?" Chiese Jackson notando l'espressione della sua fidanzata, seguì il suo sguardo e allora guardò Brandon e lui, cercando di trattenere un sorriso, rispose:

"Devo necessariamente dissentire, vostra altezza. Sappiate che la vostra fidanzata è un'ottima spadaccina." Ci fu silenzio, che però fu rotto dalla risata dello stesso Jackson. "Non credo proprio che ciò sia possibile." Disse poi. Il suo sorriso però si spense a causa del silenzio generale.

"Flora, fagli vedere." Disse Aisha, incrociando le braccia e con lo sguardo fiero.

"Non credo davvero che sia il caso." Replicò Flora, rossa in viso, scuotendo la testa  e gettando un'occhiata prima ad Helia e poi a Jackson.

"Io credo di sì." La incalzò Bloom, e dopo di lei le sue amiche insistettero, ansiose di mettere in ridicolo il prinicipe. Flora guardò Brandon, lui le sorrise alzando un lato della bocca.

"Beh, Jackson, perché non mi presti la tua spada?" Chiese Flora prendendo un gran respiro, Jackson era sorpreso ma piuttosto divertito.

"Prego." Disse il principe, sfoderandola e porgendogliela con la stessa espressione di chi porge un giocattolo ad un bambino. Flora la prese, trattenendo il respiro, e attraversò il portico. Brandon le fece il gesto di passare.

"Dopo di te." Le disse, poi la seguì. Ci fu silenzio, dal portico tutti li guardarono. Helia si appoggiò allo stipite del parapetto.
"In guardia." Disse Brandon, impugnando la spada, Flora fece lo stesso. Brandon si avventò con una stoccata, Flora schivò e menò un manverso, Brandon parò. Il tintinnio delle spade era tutto ciò che si poteva sentire, accompagnato dal cantare degli uccellini e dei grilli.

"Mi sono perso un bel po' di cose..." Mormorò Roy, Sky gli sorrise divertito.

Brandon attaccò con un fendente, Flora parò. Il soldato provò con un mandritto, Flora parò ancora e procedette con una stoccata, Brandon indietreggiò. "Attenta!" La avvisò Brandon e menò un manverso, Flora parò. "Non dirmelo." Replicò la fata che menò un fendente, il soldato parò e le fece roteare la spada. Lei stava per ritirarla ma lui con un gesto la disarmò, si appropriò della sua spada. Fece un solo passo e con un gesto di cui lei non si accorse la girò di spalle e mantenne una spada dietro la sua schiena e una spada davanti alla gola. Flora rimase immobile, sentiva la spada fare una leggera pressione sulla sua schiena e quella alla sua gola la sfiorava. Brandon era dietro di lei, e lei sentiva il suo respiro tiepido sul collo. "Mi era mancato." Disse Flora, in un sussurro, mentre il petto le si abbassava e alzava velocemente.

"Anche a me." Replicò lui al suo orecchio. La lasciò andare quando Jackson fece un applauso lento e derisorio, entrambi si voltarono a guardare i loro amici, Brandon rimise la spada nel fodero.

"Ammetto che almeno sai mantenere una spada, mia cara." Disse Jackson con un sorriso accennato.

"Mantenere?!" Esclamò Aisha. "Voi non sapete di cosa parlate!"

"Dopo poco è stata disarmata." Puntualizzò Jackson, stringendosi nelle spalle.

"Beh, vostra altezza," Disse Brandon avvicinandosi, Flora lo seguì e porse la spada al principe. "sono lo scudiero del Delfino di Eraklyon e soldato della guardia reale, se una fata alle prime armi mi avesse disarmato avrei dovuto farmi parecchie domande, non credete?"

Jackson sostenne lo sguardo di Brandon, nessuno dei due aveva voglia di distoglierlo. Tutti gli altri rimasero in silenzio, Sky allora si sentì in dovere di tagliare quella tensione.

"Beh, diciamo che..." Stava dicendo Sky ma fu salvato da Eldora che arrivò con Selina al seguito.

"Non ci credo, le Winx e gli specialisiti tutti qui! Sono davvero felicissima di vedervi, ragazzi miei!" Esclamò la fata madrina con un gran sorriso.

"Allora questa cosa funziona davvero?" Chiese Stella alzando un sopracciglio, indicando il campanello sul davanzale, gli altri risero.

"Anche io sono felice di vedervi ragazzi." Disse Selina con un sorriso. La giovane fata era completamente cambiata, il trucco pesante che aveva portato fino a due anni prima era sparito e il suo viso si presentava fresco, i capelli però erano sempre spettinati ma almeno aveva aggiunto un po' di colore al suo guardaroba. Salutò i ragazzi, quando Jackson si presentò con un inchino la fata guardò stranita i suoi amici, loro scossero la testa e Selina capì che era inutile chiedere. Eldora invitò tutti ad entrare, i ragazzi si accomodarono nel salottino della fata madrina mentre lei disse:

"Torno subito con un ottimo tè!" E sparì in cucina. Selina sedette sulla poltrona rivestita con tessuto floreale, accavallò le gambe e chiese:

"Allora, a cosa dobbiamo la visita?"

"Meglio se aspettiamo Eldora per parlarne..." Rispose Bloom, il sorriso di Selina si spense e Flora allora si affrettò a chiedere:

"Come va il tuo allenamento?"

"Oh, quello benissimo!" Rispose Selina rianimandosi. "Eldora, anche se un po' particolare, ma non ditele che l'ho detto, è davvero un'ottima insegnante, ma questo io lo sapevo già. Sto riscoprendo la mia magia bianca poco a poco e sto facendo molti progressi... vorrei solo non aver sprecato tempo con Acheron e la magia nera, a quest'ora sarei potuta essere una fata diversa..." Aggiunse poi scurendosi in viso.

"Selina, non sei determinata dal tuo passato." Disse Bloom.

"E tutto serve! È proprio per la tua magia nera che siamo qui!" Esclamò Stella, le sue amiche la guardarono male mentre Selina sembrò piuttosto sorpresa. "Cosa c'è ora?!" Chiese la principessa, non riuscendo a capire la reazione delle sue amiche.

"Non è quello che dici, Stella, sono i modi in cui lo fai..." Le intimò Flora, seduta accanto a lei sul divanetto tanto kitch quanto il resto del cottage, dandole qualche pacca sul ginocchio.

"Perdonatemi, ho capito bene?" Chiese Eldora entrando con un vassoio con sopra una teiera e delle tazzine. La fata madrina poggiò il vassoio sul tavolino e sedette sulla poltrona, guardando i ragazzi con aria piuttosto perplessa.

"Eldora, è una faccenda complicata." Disse finalmente Bloom, con un sospiro.

"Complicata quanto? Sapete che con la magia nera non si scherza." Replicò Eldora, accigliata.

"Abbiamo questo Zvonimir che sta squarciando l'universo." Aggiunse Sky, "E controlla delle ombre, e queste ombre riescono a controllare le menti."

"Ombre? Io... io..." Eldora si coprì il viso con una mano, stancamente, poi guardò i ragazzi. "Le ombre sono i peggiori esseri oscuri, sono potenti ma manovrabili... certo, controllano le menti, è chiaro... " Si morse il labbro inferiore. "È magia nera, è indubbiamente magia oscura, ma non potete coinvolgere Selina."

"Ma, Elodora..." Provò a dire Selina, ma la fata madrina la zittì con un gesto.

"Non siamo arrivate fino a questo punto per farti gettare tutto all'aria! Per gestire il potere delle ombre dovresti avere molta più conoscenza della magia oscura, dovresti studiare da libri che... non stiamo parlando del Legendarium... no, Selina, non posso permettertelo!" Ripeté Eldora.

"Eldora, non capisci? Hanno bisogno di noi, hanno bisogno di me!" Insistette Selina.

"Eldora, l'ultima cosa che vorremmo fare è causare dei problemi a Selina." Disse Bloom. "Ma è l'unica con almeno un minimo di conoscenza di magia oscura che sia dalla nostra parte. La preside Griffin ne sta fuori, è una strega e lo sai come ragionano le streghe. Abbiamo davvero bisogno di lei."

"Lo capisco, Bloom." Replicò Eldora, poggiando le braccia sui braccioli della poltrona. " Ma dovete anche capire" Gettò un'occhiata a Selina per includere anche lei nel voi, "che per gestire le ombre bisogna essere a conoscenza di incantesimi oscuri come la soggiogazione, l'illusione, la metamorfosi, e non quella a cui si dedicano le fate, il controllo della mente... Selina non ha neanche un quarto della conoscenza di cui avete bisogno e non le permetterò di procurarsela."
I ragazzi si guardarono tra loro: sapevano che Eldora aveva ragione e che non potevano chiedere tanto a Selina.

"Mi dispiace davvero dirvi questo, sapete che vi voglio bene e che credo molto in voi, e se posso aiutarvi in qualche modo lo farò."

"Grazie, Eldora, lo apprezziamo davvero molto." Disse Bloom, stringendo le labbra.

Ci fu silenzio, ognuno di loro aveva la mente troppo affollata per parlare.

"Almeno sai qualcosa sulle ombre? Qualche informazione in più che potrebbe aiutarci?" Chiese Helia.

"Le ombre sono creature che solo in pochi riescono a controllare perché sono potenti, ma una volta ottenuto il controllo saranno fedeli. Si nutrono di magia, ne hanno bisogno e se c'è una fonte disposta a procurargliela loro sono ubbidienti. È vero, controllano le menti, non so come possiate fare per impedirlo però. Quando un'ombra si appropria della mente di un essere vivente la sua mente viene completamente oscurata, l'ombra se ne appropria in ogni parte."

"Soltanto... soltanto la mente?" Chiese Aisha.

"Sì." Annuì Eldora, "Potete stare tranquilli, le ombre non possono oscurare il cuore, quindi se riuscite a impedire loro di controllare le menti non dovete temerle."

"Oh, certo..." Replicò la principessa di Andros, fingendo un sorriso.

"Non sono materiali, quindi non potete attaccarle." Aggiunse Eldora.

"Sì, a questo abbiamo provveduto." Disse Sky, poi le mostrò il materializzatore che aveva sulla giacca e Timmy le spiegò come funzionava.

"È un'idea brillante, Timmy, davvero. L'importante però è avere sempre della polvere di fata a disposizione. Sono davvero fiera di voi, ragazzi, ve lo dico col cuore."
Nonostante la compagnia di Eldora e di Selina fosse molto piacevole, i ragazzi furono costretti ad andare per non perdere tempo e cercare di capire come venire a capo di quella situazione.

"Ragazzi, mi dispiace, sappiate che una parte di me vorrebbe davvero aiutarvi ma..." Disse Selina col viso scuro, sull'uscio della porta.

"Tranquilla." Le disse Bloom, poggiandole una mano sulla spalla. "Ti comprendiamo." Selina le sorrise.
Lasciato il cottage i ragazzi uscirono dalla foresta fiorita, Bloom si diresse al negozio di sua madre per sapere se stesse bene mentre gli altri decisero il da farsi.

"Allora? Cosa facciamo? Studiamo noi stesse magia nera?" Chiese Musa.

"Abbiamo appena lasciato Alfea e tu vuoi rimetterti a studiare?! No, ma dico: sei forse impazzita?!" Esclamò Stella, scioccata.

"Non sappiamo neanche da dove iniziare." Borbottò Aisha, anche se aveva la testa da un'altra parte.

"Beh, direi che può bastare." Disse poi Jackson con fare autoritario, Flora lo guardò. "Va bene che vuoi aiutare i tuoi amici, che siete una 'squadra'" Mimò le virgolette con le dita, "ma non ammetto che tu abbia a che fare con la magia nera, è assolutamente fuori questione. Torniamo su Sakoma, ora basta con queste pagliacciate."

"Jackson..." Balbettò Flora, lui la fermò tagliando l'aria con la mano.

"Non esiste. E non fare questioni." Flora lo guardò senza sapere come replicare, sentì solo un forte imbarazzo e una voglia matta di prendere a schiaffi il biondino.

"Ehm... no." Brandon fece un passo avanti mettendosi tra Flora e Jackson e con due dita spinse il principe colpendolo sulla spalla. Jackson, allibito, si guardò la spalla e poi guardò Brandon. "Forse non ci siamo capiti," Disse Brandon, "tu non le parli in questo modo." Tutti rimasero in silenzio, Brandon sosteneva lo sguardo del principe, quest'ultimo replicò:

"So io come dover parlare alla mia fidanzata."

"Allora conoscete il modo sbagliato, vostra altezza." S'intromise Helia, sia Jackson che Brandon si voltarono. 

"Sentite, non ho tempo per queste sciocchezze, e vi concedo così tanta poca considerazione che non pretendo neanche le vostre scuse. Flora, andiamo." Il principe fece per andare ma Brandon lo fermò, Helia si avvicinò di qualche passo; Jackson ridacchiò, divertito.

"Ragazzi, sentite, perché non lasciamo perdere?" Disse Flora. "Va tutto bene."

"No, Flora, non va affatto bene." Disse Helia, poi si rivolse al principe: "È chiaro che non la meritiate, ma ora che gli dei vi hanno concesso una simile benedizione, vi consiglio di cambiare atteggiamento."

"Certamente..." Borbottò Jackson, beffardamente annoiato. "Flora, dobbiamo andare." Tese la mano facendo gesto a Flora, lei si avvicinò a lui ma prima Brandon disse:

"Prima devi chiederle scusa, e devi chiederle se ha voglia di venire con te, altrimenti Flora resta qui." Jackson scoppiò a ridere, poi, soffocando la risata, replicò: "Oh, eri serio, perdonami." Jackson cancellò il sorriso dalla faccia e guardò Brandon dritto negli occhi. " Allora siamo seri: innanzitutto non ti ho mai concesso di darmi del tu, soldato, e in secondo luogo sono io a decidere per lei."

"Non credo proprio!" Ribettè Helia, "Flora può decidere per lei!" Jackson stava per replicare ma prima di lui, sorprendendo tutti, Flora esclamò:

"Per favore, adesso basta!" Si voltarono verso di lei e la fata, rossa in viso, continuò, abbassando la voce: "Jackson e io dobbiamo tornare su Sakoma." Si avvicinò al principe e guardò i due ragazzi.

"Flora, non..." Provò a dire Brandon.

"Lasciate perdere." Disse Flora a denti stretti, guardandoli negli occhi e scandendo bene le due parole.

 

"Non mi piace proprio quel tipo..." Bofonchiò Roy, seduto con gli altri al Frutti Music Bar, una volta che Flora e Jackson furono andati via.

"Non piace a nessuno..." Replicò Brandon, sprofondato nella sedia.

"Già..." Borbottò Aisha col viso scuro.

"Nonostante mi dispiaccia per la situazione in cui si trova Flora," Disse poi Sky con un sospiro, "ora dobbiamo pensare a faccende più serie: dobbiamo trovare un modo per cavarcela anche senza magia nera."

"Beh, magari..." Stava dicendo Bloom ma Helia la interruppe poggiando le mani sul tavolo.

"Ragazzi, no, fermi, io così non posso! Davvero, mi spiegate che diavolo è accaduto? Perché avrebbe dovuto farlo Flora ma ora non ha tempo, deve seguire gli impegni del principino! Torno da Unamuno dopo delle settimane davvero, davvero lunghe, ho dovuto razziare il sottosuolo di Unamuno, imprigionare i maschi alfa di Smack per consegnarli alla corona di Isis e combattere contro i popoli nativi che considerano gli Smack animali sacri, e sapete cosa?! L'unica cosa che volevo era riabbracciare la mia ragazza! Ma torno e lei si sta fidanzando! Qualcuno mi spieghi cosa diamine è successo perché io non ci sto con la testa!" Helia riprese fiato, i suoi amici si guardarono tra loro sapendo che Helia aveva ragione e rendendosi conto che avevano davvero sottovalutato l'esperienza del loro amico.

"Helia, hai... hai perfettamente ragione." Disse Sky, mettendo una mano sulla spalla del suo amico, poi guardò Aisha e lei allora spiegò:

"Sentite, Flora non voleva che lo sapeste ma io credo che la cosa migliore sia mettere tutti al corrente della sua situazione... Jackson e suo padre l'hanno ingannata, le hanno fatto firmare un accordo magico e non si è potuta tirare indietro. Ha firmato e ha dovuto accettare le condizioni del re: non può lasciare Jackson o Sakoma, sarebbe considerato alto tradimento contro la corona, prenderebbero il suo cuore della natura e..." Aisha abbassò lo sguardo.

"E...?" La incalzò Helia, Aisha lo guardò e rispose:

"La condanna per tradimento è l'impiccagione." Le ragazze abbassarono tutte lo sguardo, conoscevano già la situazione e sentire di nuovo quelle parole era straziante. Musa si morse le labbra e Tecna se ne accorse. I ragazzi erano scioccati, si guardarono tra loro, Helia sbatté una mano sul tavolo, non potendo credere alle sue orecchie.

"CHE COSA?! Quella sottospecie di reale ha... ma come..." Guardò Brandon, lui teneva lo sguardo basso. "Brandon, ti devo parlare." Lo scudiero alzò lo sguardo verso di lui, piuttosto sorpreso. Helia si alzò e diede fretta al suo amico. "Vieni." Brandon gettò un'occhiata a Sky e seguì Helia fuori.

"Che succede...?" Chiese Bloom a Sky.

"Cose da ragazzi." Rispose il principe stringendo le labbra. "Ma, Bloom, non avremmo mai creduto che Flora fosse vittima di un simile imbroglio..."

"Già..." Disse Bloom, e aggiunse qualche particolare al racconto di Aisha mentre fuori al locale, Helia inveiva contro Brandon.

"Come diavolo hai potuto permettere una cosa del genere?! Mi dici che ti prende?! Perché non hai detto nulla?! Perché..."

"Helia. Helia. HELIA!" Lo fermò Brandon col viso duro. Helia tacque e riprese fiato. "Lo sapevo già, Aisha me l'aveva già raccontato."

"Okay, perfetto, ma la domanda c'è ancora, Brandon! Come l'hai potuto permettere?! Lo so che l'ami ancora, abbiamo soltanto fatto entrambi finta che quest'inverno non sia mai accaduto, quindi dico io: ero su Unamuno, sapevo poco o niente, mentre tu eri qui, accidenti! Eri qui! E non hai fatto nulla! Non l'hai portata via da Sakoma! Non hai trovato un modo per impedire quel fidanzamento! PERCHÉ?! Voglio solo sapere perché!"

"PERCHÉ LEI HA SCELTO TE!" Rispose Brandon, zittendo Helia che stava continuando ad inveire contro di lui. Helia rimase in silenzio e Brandon, abbassando la voce, continuò: "Perché lei ha scelto te, Helia. Tu non ci sei stato, è vero, ma io ero su Eraklyon, dove lei voleva che fossi. Non ho saputo del fidanzamento fino a quando non mi è arrivato l'invito. Ho provato a parlarle ma è inutile, di me non vuole saperne, neanche se voglio darle un consiglio da amico... ieri Aisha mi ha raccontato dell'accordo, e mi conosci, stavo già andando a tirare un pugno su quel naso perfetto del principino, ma Aisha mi ha fatto promettere di non dire e fare niente, per il bene di Flora." Helia rimase in silenzio per qualche istante, poi disse:

"Per il suo bene? Brandon, come può essere per il suo bene lasciarla nelle mani di quel principe da strapazzo?!"

"Le ha fatto firmare un accordo magico, se avessi fatto qualcosa contro di lui non avrei fatto altro che peggiorare la situazione!" Replicò Brandon, alterato. Helia stava per rispondere ma si calmò e disse:

"Hai ragione... hai ragione, scusa... è solo che io..." Sospirò, e dopo un attimo di silenzio aggiunse: "Lei mi sembra cambiata." Concluse poi, guardando il suo amico. Brandon assottigliò gli occhi.

"Vuoi davvero parlare di questo con me?" Helia ridacchiò e poi storse le labbra.

"Già, di cattivo gusto credo..." Sospirò. "Torniamo dagli altri, Sky è impaziente di escogitare un nuovo piano." Disse poi, stava per andare ma Brandon lo fermò:

"Helia." Lui si voltò. "È cambiata, ma prima che tu partissi per Unamuno, è rimasta lei ma c'è qualcosa che... credo che il tempo che hai passato lontano da lei ti abbia sciacquato gli occhi da quell'immagine ideale che avevi stampata di fronte."

"Hai ragione, non voglio parlarne con te." Replicò Helia guardandolo, gli diede le spalle e tornò nel locale, Brandon lo seguì.

Su Sakoma le cose non andavano meglio, Flora e Jackson erano tornati a palazzo e la prima cosa che disse Jackson, dopo un viaggio intero in religioso silenzio, fu rivolta alle guardie:

"Accompagnatela nelle sue stanze." E andò via, Flora però superò i due uomini e andò dietro al principe, chiamando il suo nome e facendo voltare i nobili che chiacchieravano nei corridoi.

"Jackson, aspetta!" Esclamò quando lo raggiunse.

"Abbassa la voce." Disse il principe continuando a camminare, Flora tenne il suo passo.

"Non puoi trattarmi così."

"Come vuoi che ti tratti?! Non fai che andare contro tutto ciò che ci si aspetta da te! Ora meglio se te ne torni in camera prima di creare altra confusione."

"Se ti stai riferendo al fatto che devo aiutare i miei amici, beh... è quello che faccio, sono una fata, è esattamente quello che ci si aspetta da me!"

"Sei anche la mia fidanzata, futura regina. Dovresti passare le tue giornate a studiare, a leggere, a ricamare, e a sostenermi. Non ad andare avanti e indietro per la Dimensione Magica con me costretto a seguirti e rendermi completamente ridicolo!"

"Jackson, fermati!" Sbottò Flora, a denti stretti, prendendolo per la manica della giacca. Lui si fermò e si voltò verso di lei.

"Stai facendo una scena." La informò a bassa voce.

"IO NON... io non sto facendo una scena, voglio soltanto che parliamo, va bene? Ormai stiamo in questa cosa, me l'hai detto tu, che a me piaccia oppure no, ma non esiste che mi parli come fossi il mio padrone davanti ai miei amici, o che mi proibisca di andare da loro quando hanno bisogno di me. Guarda che..."

"Non giocarti la carta dei tempi che cambiano, non azzardarti nemmeno. I tempi non c'entrano nulla, c'entra solo il fatto che adesso te ne torni in camera e la faccenda finisce qui. Abbiamo già dato troppo spettacolo." Detto questo il principe si voltò e fece per andare ma prima le intimò: "Oh, e cambiati, indossa qualcosa di decente, sembra che tu sia in biancheria." Lasciò Flora ferma nel corriodio, senza parole.

Quando Bloom tornò su Domino invece, fu accolta da una preoccupatissima Roxy che le corse incontro non appena la principessa mise piede a palazzo.

"Bloom, ti prego, dimmi che la mamma sta bene!" Esclamò la fata degli animali.

"Tranquilla, Roxy, i tuoi genitori stanno bene, le ombre non sono arrivate a loro." La rassicurò Bloom, Roxy tirò un sospiro di sollievo, poi però si accigliò di nuovo e chiese:

"Ma come hanno fatto a trovarla?! Come hanno fatto a..."

"... ha usato la magia, cosa che le avevamo sconsigliato di fare. Riescono a rilevare la magia, ed è per questo che neanche tu devi usarla per nessun motivo." Dicendo queste parole il suo sguardo cadde su Nex che stava parlando con Thoren, decise però di non fare nulla.

Su Andros Aisha era tornata con Roy e lui la stava accompagnando verso le sue stanze. "Grazie ancora per il tuo aiuto." Disse la principessa.

"Aisha, non ringraziarmi più, davvero." Lei ridacchiò. "Posso chiederti però perché sei tanto preoccupata?" Aisha lo guardò sorpresa, come se lui avesse scoperto un terribile segreto. "Non guardarmi così, ti ho solo fatto una domanda!" Scherzò il giovane, Aisha allora rispose:

"Sì, beh... sono state le parole di Eldora, ha detto che le ombre possono oscurare la mente di una persona ma non il cuore."

"È una cosa buona." Affermò Roy.

"Sì, ma... su Domino, quando Flora ha sentito l'essenza di Nex, lei... lei disse che la sua mente e il suo cuore erano oscuri, capisci? Il suo cuore è oscuro, in qualche modo... e non c'entrano le ombre..."

"Credi che sia vittima di qualche incantesimo?" Chiese allora Roy fermandosi: erano arrivati.

"No, un cuore non diventa oscuro solo per mano di un incantesimo, a volte bastiamo noi stessi." Sospirò affranta. "A domani, Roy. Grazie per la chiacchierata." Si avvicinò a lui e gli diede un bacio sulla guancia, così se ne tornò in camera.

"Brandon, smettila." Gli disse Sky mentre ritornavano a palazzo.

"Di fare cosa?" Chiese il suo scudiero alzando le spalle.

"Di pensare a lei, a quanto odi quel principe e a qualunque cosa ti abbia detto Helia." Rispose Sky, sospirando pazientemente.

"Tu non sei normale..." Disse Brandon, sgranando gli occhi.

"Se fossi normale non sarei il tuo migliore amico." Gli fece notare Sky, Brandon gli fece una smorfia.

"Helia sostiene che avrei dovuto fare qualcosa... beh, certo che avrei dovuto, ma cosa avrei dovuto fare?! Ogni volta che ho provato a parlarle non è finita molto bene e non mi ha detto nulla del fidanzamento, certo, mica veniva a dirlo proprio a me... ma ora sento che è anche colpa mia se è in questa situazione e..."

"... Brandon." Sky si fermò e fermò il suo amico. "Non è colpa tua, non può esserlo. Smettila di prenderti sempre tutte le colpe."

"Io non..."

"... lo fai, e solo perché non lo dai a vedere non vuol dire che il fardello non sia diventato pesante." Brandon abbassò lo sguardo, poi sorrise e guardò il suo amico.

"Beh, me ne torno in camera, domattina devo alzarmi presto, a differenza tua! A domani!" Lo salutò, Sky strinse le labbra, lo conosceva bene e sapeva che quello era il suo modo per ringraziarlo e pregarlo di non scavare dentro di lui.

"Mi domando se un giorno conoscerò davvero il mio migliore amico..." Borbottò il principe tornandosene nelle sue stanze.

Brandon se n'era tornato in camera sua ma quella notte la passò insonne. Decise di non tormentarsi con le questioni di cuore, ma c'era una vocina nella sua testa che gl'impediva di dormire, un ronzio che non permetteva che ci fosse silenzio.
Avevano bisogno di qualcuno che avesse avuto a che fare con la magia nera, qualcuno che ne sapesse di controllo della mente, soggiogazione, trasfigurazione. Qualcuno che non fosse una minaccia, qualcuno a cui poter chiedere. 
La mattina seguente si svegliò con lo stesso pensiero, non riuscendo a mandarlo via. Il suo orgoglio e la sua paura cercavano di scacciarlo ma quello era sempre lì. La mattinata non fu semplice, Lei era agitata, Lei sentiva che qualcosa stava cambiando e a Lei non piaceva, e lui lo sentiva. Sentiva agitarsi qualcosa nel suo petto, era all'erta, nervoso, intrattabile. E il suo buonsenso cercava di tenerlo invece calmo, se mai avesse dato ascolto a Lei le cose si sarebbero messe male, e stavano per mettersi male se non fosse intervenuto Sky. La cosa però non gli piacque particolarmente perché ora la sua nemesi si era incattivita ancora di più e lui sapeva che gliel'avrebbe fatta pagare.

"Mi dici che ti è preso?! Urlare contro il maggiore in quel modo?! Sei impazzito?!" Chiese Sky, accigliato.

"Lo so, lo so, ho sbagliato, è solo che..."

"Niente, Brandon, non puoi comportarti così. Fortuna che sono intervenuto in tempo, ma la prossima volta magari non ci sarò, calmati un po' e non buttare tutto all'aria."

Brandon avrebbe voluto parlargli di Vymarna, di Logan, ma non lo fece.
E quella sera sorprese se stesso, e dopo averlo fatto non sapeva se era stata la cosa giusta, magari incolpare Vymarna era più semplice che pensare al fatto che lui prima di fare le cose non pensava.

Su Sakoma, Flora era in camera sua con Chatta e con Miele, la sua sorellina era finalmente venuta a trovarla e sarebbe restata qualche giorno con lei.

"Questo castello è fantastico, Flo! Lo adoro! Vuoi mettere questo e casa nostra? Wow, è fantastico!" Diceva Miele, camminando su e giù per la stanza, eccitatissima. "Non vedo l'ora che sia domani! Ma sai, arrivare di sera mi ha fatto risparmiare tempo, non spreco giorni!"

"Hai fatto benissimo, Miele." Replicò Flora con un sorriso, seduta sul letto con Chatta in grembo.

"E con il principe come vanno le cose?" Chiese la sua sorellina, andando a sedere accanto a lei.

"Non benissimo, a dir la verità..." Rispose Flora.

"Ho saputo che è tornato Helia." Flora la guardò. "Me l'ha detto Rosa, sua cugina Emily conosce Rebecca, la sua vicina di casa." Spiegò Miele stringendosi nelle spalle.

"Oh, ecco... beh, sì, e non ho ancora avuto modo di parlarci, figurati che è arrivato nel pieno della festa." Flora raccontò a Miele di cosa era successo alla festa e di come in quei giorni non aveva potuto parlarci.

"Wow, povero Helia... quindi tra di voi è finita? Basta? Così?!"

"Non... non lo so, cioè, sì. Deve. Credevo che le cose tra noi si fossero davvero sistemate, e credevo che questa cosa di Jackson sarebbe potuta essere solo uno screzio ma in realtà è una cosa persino più grande di me in cui mi sono trovata senza neanche accorgermene. Un momento prima aspettavo Helia e studiavo per diventare insegnante, quello dopo mi ritrovo fidanzata a Jackson e sono la prossima regina di Sakoma."

"Caspita, certo che crescere fa proprio schifo, eh?" Disse Miele, Flora stava per replicare ma davanti a lei apparve Livy.

"Ehilà, posta per te, Flora! Ciao, Chatta!"

"Ehi, Livy," Salutò la pixie mentre Livy porgeva la lettera a Flora, "come vanno le cose al villaggio?"

"Il solito, non si sta ferme un attimo! Ci si vede!" E la pixie sparì in una nuvoletta dorata.

"Flora, ehi, cos'è quella faccia?" Chiese Miele, "Di chi è la lettera?"

"È di Brandon." Rispose sua sorella. Chatta volò davanti a lei esclamando:

"Non aprirla, è una trappola!"

"No, dai, aprila! Voglio sapere perché ti ha scritto!" La pregò invece Miele.

"Mi spieghi perché tu e la mamma lo adorate tanto?" Chiese Flora, assottigliando gli occhi.

"Perché è buono, e simpatico, e io perché quando è su Linphea tutte mi chiedono chi è e io dico che è un mio amico, dovresti vedere le loro facce! La mamma invece perché è la mamma, e lei sta dove c'è bisogno di lei, lo sai."

"Già..."

"Su, dai, aprila!" La incalzò Miele, Flora allora aprì la busta ma non lesse ad alta voce, se Brandon le aveva scritto allora per lui era davvero importante, e allora anche piuttosto personale.

Cara Flora,
ti scrivo perché così posso rileggerlo e non sparare parole com'è mio solito, e anche perché credo che se ti avessi chiamata non mi avresti risposto. Ma sta' tranquilla, non voglio dirti che il tuo principe è un emerito idiota che si meriterebbe un pugno in faccia, né che mi manchi, voglio soltanto chiedere a te perché sembra che quando parlo tu capisca, magari puoi darmi una risposta. Solo questo, dico davvero. Questo pensiero mi tormenta e non so a chi rivolgermi, perdona la mia debolezza.
Ho riflettuto sulle parole di Eldora e credo che noi qualcuno che possa aiutarci ce l'abbiamo. Logan ha avuto a che fare con la magia nera per anni, e poi ha lavorato con Yana. Conosce la trasfigurazione, come sappiamo, e conosce la soggiogazione e il controllo della mente: poteva controllare i soldati di ghiaccio soltanto con il pensiero. Ho pensato che forse lui potrebbe aiutarci, ma non ne sono sicuro, e poi dovrei andare a Roccaluce e chiedergli di farlo, ma c'è una strana cosa che mi si agita nel petto che mi impedisce anche soltanto di pensarci.
Cosa dovrei fare? Sei l'unica a cui ho raccontato tutto, e l'unica di cui mi fido tanto per chiedere un consiglio del genere. Con Sky non ci riesco, non qui, non in questo palazzo.
Ti chiedo scusa,
Brandon

"Allora?" Chiese Miele, impaziente.

"Beh, lui... devo rispondergli." Si alzò e andò a sedersi alla ballerina. Chatta le volò dietro.

"Flora, fermati subito! Così gli dai corda!"

"Chatta, mi dispiace, ma stavolta devo davvero." Replicò Flora risoluta, nel frattempo Miele si era stesa sul letto a pancia all'aria e disse:

"Sai, mi chiedo come mai tu non gli abbia mai dato una possibilità, in fondo..."

"... Miele, per favore, ora non mettertici anche tu." Sospirò Flora, e con il sottofondo di Chatta e Miele, scrisse:

Caro Brandon,
non ho nulla da perdonarti, la tua non è una debolezza. Parlare con altri non è mai una debolezza, anzi.
Credo che tu abbia ragione, Logan potrebbe essere un aiuto prezioso per noi, e posso anche dirti che quella cosa che ti si agita del petto non è nulla di strano, è solo paura. Ed è assolutamente logico che tu ne abbia. Logan ti ha fatto soffrire molto, e quando gli hai dato una seconda possibilità lui ti ha fatto soffrire ancora. Non sentirti vigliacco, né codardo, è il tuo cuore che cerca di evitare un'ennesima ferita. Questa volta, a differenza dell'ultima, ti consiglio di mantenere le distanze, di cercare di ricordare ciò che ha fatto, e non per portargli rancore, ma per proteggere te stesso. Andare a Roccaluce però potrebbe davvero aiutarci. Credo però che tu non abbia piacere di portare tutta la squadra lì, ma so che andare sarà dura per te, per questo se vuoi verrò con te.
Flora

Presto fatto, Flora spedì la lettera, e stavolta sapeva che aveva fatto la cosa giusta. Ricevere una risposta con tanta velocità stupì il soldato, ma ciò non fece che confermare che rivolgersi a lei era stata la cosa giusta da fare.
La mattina seguente Miele era in camera di sua sorella mentre questa si stava preparando.

"Siamo d'accordo?" Chiese Flora mentre si pettinava.

"Sì, sei su Andros da Aisha perché vuoi comprare un vesito, esattamente ciò che Jackson si aspetterebbe da una ragazza." Rispose Miele, a testa in giù sul letto.

"Esatto, bravissima." Flora si alzò e andò da sua sorella. "So che eri impaziente di passare la giornata insieme, ma tranquilla, torno presto. Devo andare, ha davvero bisogno di me."

"Lo so, sta' tranquilla." Le sorrise Miele, Flora la baciò sulla guancia e andò, prima che potesse andare Miele aggiunse "È ciò che si fa per chi si ama." Flora alzò gli occhi al cielo e uscendo disse:

"Ti voglio bene!" 

Brandon era a Roccaluce, fuori al cancello della fortezza dei templari. Una parte di lui voleva andar via, voleva scappare. Forse non era davvero la scelta giusta, forse aveva sbagliato a pensare a lui fin dal primo momento, forse aveva cercato una scusa per vederlo perché forse Logan aveva ragione, lui sarebbe tornato sempre. Stava sbagliando, non sapeva neanche cosa dirgli appena lo avrebbe visto, no, non poteva vederlo. Avrebbe chiamato Flora per dirle di non andare. Le avrebbe detto che...

"Flora." Disse quando la vide arrivare, lei gli andò incontro.

"Ehi." Salutò, abbozzando un sorriso.

"Sei..." Borbottò quando la vide: indossava un completo elegante.

"Oh, hai ragione, scusa..." Schioccò le dita e il tailleur fu sostituito da una gonna e una canottiera. "... al mio fidanzato non piace come vesto, ho dovuto lasciare il palazzo vestita decentemente."

"Per me sei perfetta così." Replicò Brandon guardandola, le guance di Flora si accesero e lei disse:

"Allora..."

"C-certo, scusa..." Brandon si ricompose, un po' agitato. "Flora, io... grazie, davvero io..."

"Ehi, ehi, va tutto bene. Non devi ringraziarmi, io non sto facendo niente." Sorrise Flora.

"E invece sì, sei qui e..." Sospirò, agitato, e si passò una mano fra i capelli.

"Brandon, calmati. Va tutto bene. Andremo da lui, vedremo se può aiutarci, se può bene, se non può troveremo un altro modo. Tu non devi preoccuparti perché non stai facendo niente di sbagliato. Va bene?" Lo guardò negli occhi, lui annuì. "Dai..." Si protese verso di lui e lo abbracciò. "Sappi che puoi essere un po' meno forte perché oggi ci sono io, okay?" Gli disse, poi gli diede un bacio sulla guancia e si allontanò da lui. "Andiamo." Concluse risoluta, mentre Brandon prendeva qualche respiro. Flora gli tese la mano, con un sorriso, lui allora gliela strinse e la seguì.
Superarono il cancello dorato, che scintillava sotto il sole che regnava alto in cielo.  Entrarono allora nella fortezza di Roccaluce, che più che una prigione somigliava a una riserva naturale. Gli uccellini appollaiati sui rami degli alberi canticchiavano allegri,  le strade lastricate erano circondate da prati e cespugli di rose, i templari, con le loro espressioni serene e le toghe bianche, comunicavano solo pace e tranquillità. Fu proprio uno di loro che si avvicinò, abbassando  la lancia, e chiese gentilmente:

"Posso aiutarvi?"

"Devo... devo vedere una persona che è qui." Rispose Brandon. Il templare gli fece un cenno con la testa, gentilmente, per farsi dire chi. "Logan Bravo."

"Oh... non credo che sia una buona idea, questo nostro ospite non è molto amichevole, non è affatto collaborativo ed è piuttosto intrattabile."

"Oh..." Fu quello che riuscì a dire Brandon, Flora notò la sua espressione e aggiunse:

"È una questione davvero importante, è suo fratello."

"Nel caso di un familiare credo allora che tu possa vederlo, magari potresti avere un'influenza positiva. Perdonami, ma all'ospite 394 non è stato schedato nessun familiare, dev'essere stato sicuramente un nostro errore." Disse rivolto a Brandon, lui, con espressione piuttosto dura, replicò:

"No, stia tranquillo, sono io che non mi sono fatto schedare, la mia intenzione era quella di non vederlo più."

"Capisco..." Disse il templare, storcendo le labbra.

"Ma le cose sono cambiate e sono sicura che vedere suo fratello sarà per Logan un'esperienza positiva." Aggiunse Flora.

"In effetti, la famiglia è famiglia." Accordò il templare, stringendosi nelle spalle. "Vieni, ti porto da lui." Disse poi a Brandon, lui fece per seguirlo ma poi si voltò verso Flora, il templare sorrise lievemente e spiegò:

"Soltanto i familiari."

"È la mia fidanzata, siamo una famiglia." Tentò Brandon, stringendo le labbra.

"Oh, perdonatemi. Seguitemi, prego." Disse il templare con un lieve sorriso, Brandon e Flora lo seguirono per i vicoletti soleggiati, altri templari passeggiavano con espressioni imperturbabili. Brandon avrebbe voluto avere la loro calma in quel momento. Superarono diversi ospiti, alcuni confinati in delle piccole riserve naturali, con fontanelle, laghetti, alberelli e uccellini cinguettanti; altri passeggiavano accompagnati dai templari.

"Dopo un certo tempo qui i nostri ospiti cambiano." Spiegò il templare, facendo un cenno verso i suoi due colleghi che accompagnavano un detenuto. "Devo informarvi però che preferiamo tenere l'ospite 394 nel suo spazio, anche per la visita. Mi dispiace  ma alcuni episodi ci hanno costretti."

"Non si preoccupi." Lo tranquillizzò Brandon.
Arrivarono allo spazio di Logan: c'erano degli alberelli, dei cespugli, e una grande fontana, e lui era lì, seduto sul bordo di quella fontana e con indosso degli abiti di lino bianco, tenuto rinchiuso da un incantesimo di delimitazione.

"Signor Bravo, hai visite." Lo informò il templare con un tono gentile e pacato, Logan si voltò. "Vi lascio." Sorrise, e si allontanò. Ci fu silenzio, rotto soltanto dal cinguettare degli uccellini. Logan scese dal bordo della fontana e si avvicinò con un sorriso beffardo disegnato sul volto.

"A cosa devo l'onore?" Chiese. "No, no, aspetta, aspetta..." Aggiunse ridacchiando, mentre l'espressione dura di Brandon rimase impassibile. "... riesco ancora a sentire la mia voce! Lo sapevo! Lo... sapevo! È difficile che mi sbagli! Brandon torna sempre!" Affermò trionfante. "Ma guarda, ti sei portato dietro pure la fidanzatina! Cos'è? Siete venuti ad invitarmi al matrimonio?" Storse le labbra, "Purtroppo sono costretto a declinare l'invito, mi è un po' difficile spostarmi da qui al momento, e per i prossimi momenti... e per i prossimi anni." Concluse serio.

"Hai finito?" Chiese Brandon, incrociando le braccia.

"Sì." Rispose suo fratello sorridendo.

"Ben..."

"... non vedo delle stelline sulla tua uniforme, devo pensare che non sei ancora capitano? Maggiore? Ah, sergente! Ma credimi se ti dico che quest'uniforme fa davvero per te, era quello che volevi, no? E poi dicono che alle ragazze piaccia, quindi tanto meglio!"
Brandon alzò un sopracciglio. "Ora ho davvero finito." Assicurò Logan.

"Bene." Disse Brandon. "Innanzitutto, sappi che non sono qui perché m'importa di te."

"Certo, se t'importasse di me non sarei chiuso qui." Logan fece spallucce.

"Non mi farai sentire in colpa!" Sbottò Brandon.

"Ah, già, ti sei appena liberato dal senso di colpa per la morte della mamma, ora arrivo io e vorrei farti sentire in colpa? No, certo che no, tingere di nero la tua vita a colori? Non sia mai."

"Abbiamo a che fare con delle ombre." Proruppe Flora, e prese la mano di Brandon sciogliendo quel pugno chiuso. "E volevamo sapere se ne sai qualcosa. Controllano le menti." Logan la guardò, poi guardò Brandon.

"Quindi... siete venuti a chiedere il mio aiuto?" Chiese poi con finta modestia.

"Siamo venuti per sapere se ne sai qualcosa in più, è magia nera e noi non ne sappiamo molto. L'universo si sta squarciando in due a causa di questo mago e delle sue ombre, aiutarci conviene anche a te." Rettificò Flora.

"Un mago malvagio che usa ombre e che sta squarciando in due l'universo? Caspita, mi piace questo tipo!" Esclamò con un sorriso, e la sua espressione diceva che sapeva che stava innervosendo suo fratello e ciò lo divertiva un mondo.

"Senti, razza di stupido, ne sai qualcosa oppure no?" Chiese Brandon, col viso duro.

"Sì, beh, potrei saperne qualcosa... io stesso ho imparato il controllo della mente, e diciamo che controllare delle ombre o dei soldati di ghiaccio è un qualcosa di molto simile e io, modestamente, sono stato un ottimo generale, ma... non sono sicuro di aver voglia di aiutarvi." Concluse, a labbra increspate, scuotendo la testa.

"Logan, tu non sai quanta voglia abbia io in questo momento di toglierti quel sorriso dalla faccia..." Disse Brandon, guardandolo di bieco. Logan fece un passo indietro e alzò le braccia.

"Non puoi toccarmi: incantesimo di delimitazione!"

"Ma non capisci che è un problema di tutti?!" Esclamò Flora, accigliata. "Ci sei anche tu nell'universo! Se non vuoi farlo per nessuno farlo almeno per te stesso!"

"Non è che io non voglia farlo per nessuno," Disse Logan rivolto a Flora, con espressione dura. "Io non posso. La mia ragazza è morta, grazie a te!" Sbottò urlandole in faccia, Flora trasalì. Brandon la allontanò e si rivolse a suo fratello:

"No. Non ti permettere. Non ti azzardare, mi hai capito?!"

"Guai a chi te la tocca?!" Chiese Logan, alzando un sopracciglio.

"Già, hai capito bene, guai a chi me la tocca! Perché a differenza tua io sono una persona con dei sentimenti! A differenza tua io do valore alle persone che amo! E a differenza tua faccio quello che posso per loro, a differenza tua!" Sbottò Brandon urlandogli contro. "È stato un errore! Andiamo!" Prese la mano di Flora, forse con un po' troppa violenza ma lei capì. Stavano andando via quando Logan li fermò:

"Brandon, aspetta!" Lui si voltò e replicò:

"Logan, basta."

"No, no, aspetta... se vi aiutassi potrei uscire di qui?" Brandon scosse leggermente la testa e fece per andare ma Flora lo fermò con un gesto e si avvicinò a Logan.

"Se ci aiutassi, per davvero intendo, allora potresti avere il permesso di lasciare Roccaluce, sporadicamente, sia chiaro, e nel caso le cose andassero bene il Consiglio Magico potrebbe anche pensare ad una riduzione della pena. Ma niente scherzi, Logan. Niente sotterfugi, niente inganni, niente di simile." Logan la guardò negli occhi verdi.

"Va bene, fiorellino, mi hai convinto. Vi aiuterò."
Flora, col viso duro, disse:

"Fa' un passo falso e le cose per te potrebbero mettersi molto peggio."

"Croce sul cuore." Replicò Logan facendosi il gesto sul petto, guardò Brandon che era a qualche passo da lì. I due fratelli si scambiarono uno sguardo, poi Brandon disse:

"Parleremo con Faragonda. Flora, andiamo." Lei gettò un'ultima occhiata a Logan e poi raggiunse Brandon, così lasciarono la fortezza di Roccaluce.

Ehilààà miei dolcissimi, adoratissimi e meravigliosissimi germogli di lullabea!!!! Perdonate il ritardo, e questa cosa sta diventando snervante, lo so! Ma spero che l'attesa non sia stata esagerata o tanta al punto da farvi dimenticare la storia!  Ciancio alle bande, passiamo al capitolo (e un secondo per dirvi grazie perché se siete qui avete appena letto il capitolo! Vamo)
Si è aperto in maniera un po' leggera, un po' spiritosa, per così dire, per lasciare spazio al gran finale... ma andiamo per ordine.
Eldora e Selina, che sembravano voler fare una super comparsata nella storia, escono come entrano, ma a me piace depistarvi... e comunque l'idea magari non era tanto male, ma la fata madrina, sebben svampita, sa il fatto suo e conviene fidarsi di lei.
Jackson sta sullo stomaco praticamente a tutti e se non fosse per quel bel faccino lo prenderemmo davvero a pugni... https://33.media.tumblr.com/c5229584c018cd777fbf1e48b732daae/tumblr_n847y8wh761rrjfhto4_r1_250.gif

Ho voluto inserire la scena del combattimento perché mi mancava, a dirla tutta, e anche per chiudere il becco al principino, ed anche per far soffrire Helia (e adesso arriviamo anche a lui) e quindi ecco qua...
Helia. Io non lo odio, ve lo giuro, anche se sembra il contrario. Ma Helia è buono, è coraggioso e devoto a Flora, e allora è adatto alla sofferenza #sorrynotsorry... ma nei prossimi capitoli ci saranno dei momenti Heliacentrici perché glieli devo, quindi, TeamHelia, aspettateveli.
Passando alla seconda parte del capitolo... lascio a voi decidere se la decisione di Brandon è stata quella giusta oppure no... vedremo cose interessanti nei prossimi capitoli, ve lo assicuro, e vedremo dei cambiamenti, e per questo il tema "cambiamenti" che si tocca anche qui lo affronteremo nella nota del prossimo capitolo.
Per ora direi che è tutto, vi lascio dicendovi che probabilmente il prossimo capitolo dovrebbe arrivare un tantinino più presto, dato che ho consegnato tutti gli assignments e dovrei essere libera.
Vi ringrazio ancora per tutto, mi date un senso, dico sul serio. Mi rileggo e mi sento stupida e incapace, poi leggo le vostre recensioni, rileggo i vostri messaggi, quelli dei lettori silenziosi che mi incoraggiano, e allora sono felice.
Vi strAmo,

xoxo Florafairy7

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** L'equilibrio si rompe (o quasi) ***


L'EQUILIBRIO SI ROMPE (O QUASI)

Messo il piede fuori la fortezza Brandon crollò, si coprì il volto con la mano e si voltò dall'altra parte.

"Brandon..." Flora cercò di avvicinarlo ma lui si scostò e si girò per non farsi vedere, asciugandosi il volto di fretta. "Ehi, va tutto bene." Disse Flora, lo voltò verso di lei e lo abbracciò. "Non devi vergognarti, hai capito?" Brandon la strinse e mormorò:

"Ha ragione, io torno sempre. Sono io quello che torna sempre e mi sento uno stupido."

"Non sei uno stupido, hai un cuore." Replicò Flora, stretta a lui. Dopo alcuni istanti la lasciò andare e chiese:

"Credi che sia la cosa giusta?" 

"Credo che il suo aiuto potrebbe essere molto prezioso. Non farà passi falsi, non gli conviene." Brandon distolse lo sguardo e disse:

"Non so se posso fidarmi di lui, anche se vorrei tanto."

"Brandon, te l'ha promesso, e pare che per voi due significhi qualcosa..."

"Già, croce sul cuore... è per questo che non so se fidarmi." Flora scosse la testa non capendo a cosa si riferisse. "Nostro padre, lui... sai, quando era una promessa che aveva intenzione di mantenere, era una croce sul cuore e... e promise croce sul cuore che sarebbe cambiato e... e non la mantenne. Io e Logan ci eravamo ripromessi che per noi sarebbe valso qualcosa, che noi quel tipo di promesse le avremmo mantenute... ma credo che Logan somigli di più a nostro padre, e se lui ha avuto il coraggio di promettere e poi andarsene allora forse anche Logan..." Sospirò, poi la guardò. "Andiamo?" Flora annuì, stavano per andare ma Flora disse:

"Brandon, tuo padre..."

"... Flora." La interruppe lui voltandosi verso di lei e guardandola negli occhi. "Devo chiederti un favore: a meno che non te ne parli io, non chiedere mai di mio padre."

"Oh, d'accordo, va bene." Replicò lei, sorpresa, con un cenno della testa.
Non dissero altro fino all'arrivo ad Alfea, Flora non lo forzò e Brandon sentiva che per quel giorno aveva già dato troppo. Alcune delle fate salutarono Flora, poi i due raggiunsero l'ufficio della preside Faragonda. L'ispettrice Griselda era alla sua scrivania e si occupò di far sapere a Faragonda che volevano parlarle.

"Flora, Brandon, che ci fate qui?!" Chiese la preside non appena li vide, preoccupata.

"Non è successo nulla di grave, preside Faragonda, stia tranquilla." La rassicurò Flora con uno dei suoi soliti sorrisi.

"Oh, bene..." Disse Faragonda, tirando un sospiro di sollievo. "... ma allora cosa ci fate qui?" Flora e Brandon si scambiarono uno sguardo e sedettero di fronte alla scrivania della preside, fu Flora a parlare.

"Eldora e Selina non hanno potuto aiutarci, abbiamo bisogno di qualcuno che pratichi, o che abbia praticato la magia nera per fermare quelle ombre, e crediamo che Logan potrebbe darci una mano."

"Tuo fratello?" Chiese rivolta a Brandon, sospirò. "Beh, ora è a Roccaluce..."

"È per questo che siamo qui." Dichiarò Flora. "Lei potrebbe intercedere per noi con il Consiglio Magico per permettere a Logan di lasciare Roccaluce per un determinato tempo, il tempo necessario per fermare quelle ombre. Preside Faragonda, controllano le menti, cancellano i ricordi... dobbiamo fermarle. Hagen sta forgiando per noi il Sigillo, notte dopo notte, ma mancano ancora molte settimane per finirlo."
Faragonda li guardò entrambi, passandosi un dito sulle labbra serrate, riflettendo. Poi affermò:

"Avete ragione." Incrociò le braccia sulla scrivania. "Mi mancano i tempi in cui potevo dirvi che la vostra idea era troppo pericolosa e potevo darvi un'alternativa, ma ormai sapete esattamente cosa fare... avete ragione, quelle ombre vanno fermate e nessuna di noi qui ne sa abbastanza di magia nera, a noi fate è proibito praticarla... incontrerò il Consiglio e vi farò sapere."
I due giovani salutarono la preside e lasciarono il suo ufficio e mentre attraversavano il cortile di Alfea per lasciare il college Flora chiese:

"Vuoi che ne parli io agli altri?"

"No, devo farlo io, ma grazie." Rispose lui guardandola appena. Rimasero in silenzio e camminarono oltre l'uscita di Alfea. "Ti accompagno su Sakoma." Disse poi Brandon, Flora strinse le labbra e replicò:

"No, davvero, non ce n'è bisogno. Posso aprire un portale."

"Oh..." Brandon abbassò lo sguardo, poi disse: "Flora, grazie. Davvero io..." la guardò negli occhi. "... sei la migliore amica che potessi mai desiderare." Flora sorrise guardandolo negli occhi, ma non disse nulla, poi si schiarì la voce e disse:

"Meglio che vada, Miele è impaziente di vedere il castello e tutto il resto..."

"Certamente." Assentì lui, "Ci vediamo."

"Ci... ci vediamo." Flora abbozzò un sorriso e si aprì un varco per Sakoma, Brandon la vide sparire sotto i propri occhi. Si coprì il viso con le mani per qualche secondo, cercando di riordinare quei pensieri e prese un respiro. Stava per rimontare in sella alla sua windrider quando fu costretto a fermarsi da una fitta nel petto. Si posò una mano sul cuore cercando di respirare regolarmente nonostante il dolore.
"E adesso che diavolo succede?!" Si chiese, poi la vista gli si annebbiò.

Su Solaria la principessa Stella era nella sala del trono mentre i nobili la stavano informando della situazione corrente del regno. La principessa era seduta sul trono e, nonostante la sua educazione fosse sempre impeccabile, non poteva fare a meno di star seduta scomposta, con un braccio appoggiato al bracciolo e una mano che le reggeva la testa.
"C'è qualcuno che abbia portato una buona notizia?" Chiese Stella, annoiata.

"Vostra altezza, siamo costernati che queste informazioni vi turbino, ma purtroppo bisogna trovare una soluzione al più presto." Rispose uno dei nobili mentre gli altri annuirono. "I raccolti sono stati scarsi, troppo scarsi."

"Beh, lord Darnley, troviamo qualcosa da mangiare per le persone..." Disse Stella. "Temete che il popolo potrebbe rivoltarsi contro la corona?"

"No, no." Darnley scosse la testa, "I vostri sudditi vi sono completamente devoti, vostra altezza, questo non accadrebbe mai." Stella alzò le spalle, positiva sul fatto che almeno non ci sarebbero state confusioni, ma per il resto non aveva idea di cosa fare. "Andate, devo discuterne con mio padre quando tornerà."

"Ma, vostra altezza, re Radius è su Gadot, non tornerà prima della fine di questa settimana." Obiettò Darnley.

"Allora vorrà dire che dovrete aspettare la fine di questa settimana per avere una risposta." Replicò Stella, alzando gli occhi al cielo.

Su Eraklyon la situazione era completamente diversa, Sky era nella sala del consiglio con i nobili e i suoi genitori. A differenza della sua amica il principe non era annoiato ma piuttosto preoccupato, e le pressioni erano soffocanti.

"Sky, allora?" Chiese sua madre, e probabilmente non era la prima volta che lo aveva fatto negli ultimi dieci minuti, ma Sky non riusciva a dare una risposta.

"Vostra altezza," S'intromise uno dei nobili, lord Halifax, "forse non ve ne rendete conto ma la situazione sta degenerando. Il malcontento cresce, sia sulla riva est che su quella ovest, e sapete questo cosa vuol dire."

"Certo," Sbottò Sky, "Vuol dire che il nostro regno è praticamente diviso a metà e sinceramente non so di chi debba preoccuparmi di più: della borghesia o della popolazione sulla riva ovest."

"Ovviamente di quella sulla riva ovest, sire." Replicò Halifax, in maniera rispettosa.

"Lo credete davvero, lord Halifax? Sulla riva ovest ci sarà anche un tasso di criminalità e povertà piuttosto alto, per non parlare delle pratiche di magia nera, ma sulla riva est i borghesi cercano potere politico e faranno di tutto per diffamare la corona. Approfitteranno di una situazione di crisi come questa."

"Certo, caro." Disse sua madre, con un tono forzatamente pacato, mentre Sky cercava di calmarsi. "Ma a proposito di questo... credevo che ti stessi occupando di qualunque cosa stia succedendo nel cielo."

"Ci stiamo lavorando." Replicò Sky, distogliendo lo sguardo per ritornare tra i propri pensieri.

"L'ha detto anche il dottor Alexander, e l'ha detto anche la dottoressa Tecna, ma non mi sembra ci stiate lavorando! Il cielo si sta squarciando! Se anche i prossimi raccolti saranno come gli ultimi dovremo dichiarare lo stato di emergenza!" Esclamò suo padre.

"Siamo già in uno stato di emergenza!" Puntualizzò Sky non riuscendo a mantenere la calma.

"Sì, ma dobbiamo continuare a fingere che non sia così!" Esclamò sua madre, sbattendo una mano sul grande tavolo di mogano.

"Madre, di questo passo il regno si rivolterà..."

"... non succederà..."

"... non ve ne rendete conto?!" Esclamò Sky, interrompendo le negazioni di sua madre. "Viviamo nello sfarzo assoluto! Il cibo in questa corte si butta via! Le stoffe preziose! I balli! Eraklyon non se ne starà sempre ferma a guardare e voi lo sapete. Dobbiamo cambiare direzione prima che sia troppo tardi." Sky guardò suo padre e capì che almeno da lui riceveva approvazione, mentre sua madre abbassò lo sguardo e i nobili del consiglio si scambiarono un'occhiata preoccupata.

Dall'altra parte della Dimensione Magica, su Andros le preoccupazioni non erano da meno, anche se il Consiglio e la famiglia reale potevano contare sull'appoggio del regno e non erano costantemente minacciati dalla borghesia. Ciononostante, nella sala del Consiglio si discuteva animatamente e la principessa Aisha, sebbene si sentisse schiacciata da quella situazione e si trovava sola senza suo padre quel giorno, faceva buon viso a cattivo gioco fingendo di avere tutto sotto controllo.

"Principessa, dobbiamo dichiarare lo stato di emergenza." Disse uno dei nobili seduto intorno al grande tavolo al centro della sala. Quella sala sembrava più fredda quel giorno a causa del cattivo tempo poiché i raggi del sole non illuminavano i mosaici alle pareti.

"Non possiamo, lord Egham, si scatenerebbe il panico." Replicò Aisha con espressione fredda.

"Cosa consigliate di fare allora?" Chiese lord Egham, con lui gli altri nobili guardarono la principessa in attesa di risposta.

"Incontrare prima mio zio, re Nettuno, se nel nostro regno la situazione è critica figuriamoci nel suo. Il Consiglio si scioglie." Senza aspettare alcuna replica la principessa si alzò e lasciò la stanza.
Non appena uscì trovò Roy venirle incontro e, sorpresa, esclamò: "Roy!"

"Aisha, cercavo proprio te!" Replicò il giovane con espressione preoccupata.

"Anche tu?" Sospirò Aisha, frenando il suo entusiasmo. "Che succede?" Chiese poi, e con lui s'incamminò. Roy allora le spiegò delle difficoltà avute in quei giorni, le maree erano in continuo cambiamento e nessuno sembrava riuscire a darsi una spiegazione, tranne lui.

"Credo che c'entri la fessura." Concluse Roy amareggiato.

"È così, Tecna l'ha spiegato, l'universo si sta letteralmente squarciando e ciò si sta ripercuotendo sui nostri pianeti... mi chiedo in quanto tempo le conseguenze diventeranno disastrose."

"Sai niente del Sigillo?" Chiese Roy, storcendo le labbra.

"Non è ancora pronto, tra un po' ci sarà la luna piena, e questo vuol dire che manca ancora metà del lavoro... spero che Tecna abbia una soluzione, anche se temporanea." Rispose Aisha con un sospiro.

In realtà Tecna non aveva una soluzione, anzi, Tecna non aveva la più pallida idea di cosa fare. Incontrò il dottor Alexander fuori al laboratorio, quando questo la vide sorrise ed esclamò:

"Finalmente! Sai da quanto ti aspetto?"

"Trenta secondi?" Chiese Tecna con sarcasmo, molto infastidita, lui ridacchiò. "E glielo dico per l'ennesima volta: noi non siamo amici e mi aspetto un comportamento professionale da parte sua."

"Ma certo..." Sospirò Alexander. "Andiamo?" Chiese poi porgendole il braccio, lei lo ignorò e s'incamminò. L'incontro delle Comunità Scientifiche della Dimensione Magica si teneva al piano di sotto, in una grande sala riservata a questo tipo d'incontri. Il principe Sky presiedeva l'incontro, ormai in certi eventi era lui che faceva le veci di suo padre, data la prossima incoronazione. Quando Alexander e Tecna entrarono nell'affollata e rumorosa sala calò il silenzio, Sky incrociò dritto lo sguardo di Tecna e la sua amica gli fece un cenno, dunque il principe disse:

"Molto bene, direi che l'incontro possa iniziare formalmente, il dottor Alexander e la dottoressa Tecna sono qui per darci o almeno per provare a darci delle risposte." Sky fece un gesto con la mano e Tecna e il suo collega si avvicinarono al grande tavolo dove erano seduti i principali esponenti delle comunità scientifiche dei vari pianeti. Tecna li passò in rassegna uno per uno velocemente con lo sguardo, ma i suoi occhi si poggiarono su Timmy, il suo ragazzo ricambiò il suo sguardo ma dalla sua espressione era chiaro che c'era qualcosa che non andava.

"Stiamo aspettando le nostre risposte." Esordì una donna alzandosi, aveva la pelle piuttosto scura e i capelli molto corti e rappresentava Andros.

"La situazione è delicata." Replicò Tecna, cercando di mostrarsi calma e con il controllo della situazione.

"Sul nostro pianeta le maree si sono abbassate terribilmente, la nostra divinatrice prevede un disastro, noi della comunità scientifica temiamo un pericoloso innalzamento. Faccio anche le veci di Cressida, la responsabile scientifica del regno di re Nettuno, e lei sostiene che nel loro regno la situazione potrebbe essere ancora peggiore."

"Non sono i soli." Disse un uomo alzandosi, la rappresentante di Andros si sedette. "Su Solaria le stelle fisse non sono più tanto fisse, i soli non seguono più il loro percorso ellittico e Antares, la nostra divinatrice, teme dei disastri derivanti da tutto ciò."

"Sì, ma..." Provò a dire Tecna ma una giovane donna dai capelli lunghi e ondulati si alzò e la interruppe dicendo:

"Perdonatemi, ma credo sia davvero il caso di parlare di Linphea." Tutti la guardarono, piuttosto confusi, la giovane donna si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio facendo dondolare i fronzoli del suo bracciale e aggiunse:" Dovete perdonarmi, è chiaro che non mi conosciate, su Linphea non abbiamo una comunità scientifica. Sono Martha, e sono la melissa della corte di Linphea." Dopo pochi istanti di silenzio l'uomo dai capelli biondi, rappresentante di Solaria, balbettò:

"... credo... credo di non aver capito bene, con tutto il rispetto." Martha arrossì lievemente e spiegò:

"Il nostro pianeta è vivo, non che i vostri non lo siano ma il nostro cuore è Vymarna, la madre Terra, Linphea stessa, ed io sono la sua melissa, questo vuol dire che alla corte di Linphea io sono colei che interpreta Vymarna."

"Se è... viva non può dirvelo lei stessa?" Chiese Alexander, col suo solito tono saccente.

"No," Rispose Martha in maniera calma, "nessuno può comunicare direttamente con Vymarna, Lei è la Natura, per accedere alla sua presenza bisogna chiedere un'udienza e si viene accettati solo se è un fatto di particolare importanza, non possiamo disturbare la Madre Terra ogni volta che abbiamo un dubbio. E per quanto ogni linpheiano senta attraverso sensazioni le condizioni della natura, sentire cosa prova Vymarna è diverso, è assolutamente diverso e ovviamente umanamente impossibile. Io stessa non sento ciò che prova Vymarna ma attraverso la mia magia posso interpretare i suoi segnali... sì?" Chiese Martha, sorpresa, quando il principe Sky alzò educatamente la mano attirando la sua attenzione.

"È umanamente impossibile, ma se Vymarna avesse la tua essenza?"

"Oh, beh... in quel caso... ma donare la propria essenza a Vymarna è un qualcosa per l'appunto estremamente rischioso e nessuno si è mai più azzardato a farlo, sono anni che non succede... Myrtus, il primo re di Linphea, donò a Vymarna la propria essenza per ottenere la sottomissione della natura linpheiana all'uomo, e forse qualche anno prima della Guerra delle Murene, quando la situazione su Linphea era difficile, qualcun altro l'ha fatto, ma vi assicuro, sire, che nessuno prenderebbe mai una simile decisione."

"Solo quell'idiota del mio migliore amico..." Mormorò Sky, chiedendosi allora cosa diavolo stesse succedendo nella vita del suo amico in quel momento. L'uomo seduto accanto a Timmy, rimanendo seduto, disse:

"Sì, beh, grazie mille per la lezione di erbologia, ma possiamo tornare a parlare di cose serie?"
Dal colore delle guance di Martha fu chiaro che la giovane stava facendo di tutto per mantenere la calma; inevitabilmente, prese a giocherellare con il ciondolo che portava al collo, legato ad una lunga collana, e rispose: "Ehm... beh, ci tenevo a far presente che questa situazione della quale vi state occupando si sta ripercuotendo su Linphea ed è per questo che il re e la regina mi hanno chiesto di essere qui oggi. La Natura ne risente, geme, soffre, se il cielo è instabile la terra è instabile. Ho sentito le vibrazioni di Vymarna, nelle viscere di Linphea si sta muovendo qualcosa. La scorsa settimana c'è stato un violento terremoto sui Colli Albini."

"Su Vulcano abbiamo terremoti continuamente!" Fece eco una donna dai capelli rosso acceso.

"Beh, su Linphea no!" Replicò Martha. "Sul nostro pianeta un terremoto vuol dire di più, il nostro è il pianeta della Natura, il pianeta della Terra, non possiamo permetterci un terremoto, è un segnale che qualcosa di grave sta affliggendo la Natura." Si alzò un chiacchiericcio che man mano divenne una discussione accesa, Tecna incrociò lo sguardo di Sky e lui, oltre ad essere preoccupato per la Dimensione Magica, era molto preoccupato per il suo migliore amico.

Il suo migliore amico, appunto, quando aprì gli occhi ci mise un po' a capire dove si trovava. Cercò di alzarsi e si appoggiò sui gomiti, capì di essere su una cattedra e si rese conto di essere in un'aula, un'aula di Alfea. Dall'altra parte, oltre i banchi, vicino ai grandi scaffali, c'era il professor Avalon che gli dava le spalle.

"Ti senti meglio, non è vero?" Chiese Avalon, ancora di spalle. Brandon rimase interdetto per un secondo e poi borbottò qualcosa come:

"Ehm... sì, io..." Avalon si voltò verso di lui e lo raggiunse, Brandon si mise seduto sulla cattedra non riuscendo ad alzarsi a causa della forte sensazione di confusione. "Mi perdoni, professor Avalon, ma può dirmi come sono arrivato qui?" Chiese allora Brandon di fronte al silenzio del professore che, noncurante di lui, leggeva il libro che aveva fra le mani.

"Ti hanno trovato appena fuori al cancello, eri svenuto e, per l'appunto, c'è un gruppo di ragazze qui fuori che si chiede tu come stia." Rispose Avalon chiudendo di colpo il libro che aveva di fronte.

"Okay..." Mormorò il soldato, ancora non molto convinto. Avalon continuò:

"Ti ho fatto portare qui perché ho capito di cosa si trattava, Ophelia sarebbe stata inutile e sono certo del fatto che non avresti voluto che i tuoi amici sapessero cosa stesse succedendo."

"Come fa a saperlo?" Chiese Brandon, diventando di colpo molto serio.

"Il segno che hai sul petto." Avalon fece un cenno con la testa. "Emana magia, non sei tu, tu sei umano, ma hai questa parte di magia... è Vymarna."

Su queste parole Brandon si rimise subito in piedi e disse:

"Io devo andare. Ehm... grazie mille per... qualunque cosa lei abbia fatto e per non averne fatto parola con nessuno. Arrivederci." Brandon stava andando quando Avalon lo fermò:

"Finirai col farti del male, lo sai, vero?" Brandon si voltò verso di lui, quell'espressione calma stava cominciando ad infastidirlo terribilmente.

"Con tutto il rispetto, credo che non siano affari suoi."

"Flora può aiutarti." Disse Avalon, senza cambiare atteggiamento.

"Cosa...? Senta, non ho intenzione di parlare di questo con un perfetto sconosciuto, non oggi..."

"... che non è stata una buona giornata." Concluse Avalon, alzò lo sguardo verso di lui. L'espressione di Brandon era a metà fra l'incredulità e la rabbia. "Sono un legilmens, tranquillo."

"No, non sto tranquillo per niente! Non in una stanza con un tizio che mi legge nella mente! Buona giornata!" Esclamò il soldato uscendo e chiudendo la porta con molta poca delicatezza. Uscito dall'aula attirò l'attenzione delle studentesse che erano lì fuori aspettando proprio lui, fu tempestato di domande su come si sentisse, se fosse tutto a posto, se gli servisse una mano.

"Sentite," Le frenò Brandon prendendo un respiro, loro zittirono immediatamente. "non vi conosco, non ho bisogno di nessuna di voi e... sto bene, grazie per il pensiero, ma adesso devo proprio andare. Scusatemi." Si fece strada tra le ragazze e si avviò lungo i corridoi di Alfea e soltanto quando fu fuori si prese un secondo per stupirsi di se stesso per l'atteggiamento che aveva avuto con quelle ragazze.

Quando Flora tornò su Sakoma aveva mille pensieri che le balenavano per la testa, primo fra tutti: sperava di aver dato a Brandon il giusto consiglio, per lui ma anche per il resto della squadra. Fidarsi di Logan era un grosso rischio, ma era un rischio che dovevano correre se volevano salvare la Dimensione Magica. Avrebbero sconfitto la magia nera con la magia nera, fuoco col fuoco, era la cosa giusta? Non lo sapeva, ma era certamente l'unica cosa da fare. Il fatto che le ombre potessero controllare le menti li metteva in una condizione di estremo svantaggio, e forse non era solo quello il problema. Lasciata Alfea...

"Buon pomeriggio." Flora salutò Isobel avendola incrociata in corridoio, Isobel le fece un cenno con la testa rivolgendole un lieve sorriso e sembrò volerla superare, ma la baronessa ritornò sui suoi passi e disse:

"Flora." La keimerina si voltò, "Vieni, vieni con me." Le disse Isobel, Flora allora fu costretta a cambiare direzione e a seguire la baronessa. Isobel la prese sottobraccio e s'incamminò con lei.

"Ditemi." Disse allora Flora dopo alcuni minuti di silenzio. Isobel sospirò, e allora replicò:

"So che tua sorella è qui a palazzo."

"Sì, sì è così." Confermò Flora annuendo.

"Bene, potremo conoscerla meglio, si unirà con noi per pranzo?"

"Certamente." Confermò ancora Flora, anche se si trovava piuttosto in imbarazzo ed era incerta sul dove quella conversazione la stesse portando.

"Molto bene. Sembra una ragazzina molto sveglia e perspicace, o almeno è l'impressione che ho avuto di lei."

"Beh, effettivamente lo è." Annuì Flora, sorridendo lievemente.

"Entriamo." La invitò Isobel facendo cenno alla porta della serra, camminando erano arrivate fin lì. Flora fece come le era stato detto e aprì la porta entrando in compagnia della baronessa. "Ma che posto meraviglioso!" Esclamò Isobel vedendo come Flora aveva disposto al serra: al centro della sala stava crescendo una quercia, lungo le pareti i rampicanti regnavano padroni e i bouquet colorati rendevano quella stanza incredibilmente allegra.

"Vi ringrazio." Replicò Flora. Isobel si guardava intorno, e Flora guardava Isobel cercando di capire cosa volesse da lei. Gli occhi di ghiaccio di quest'ultima si fermarono infine sulla fata e allora disse:

"Ricordo quando Caterina fece di questa la sua stanza, Ruben gliela concesse e io mi indispettì molto: la volevo io. Ma fu un bene, alla fine... non avrei mai potuto renderla bella come fece lei. Non era cattiva, ma era molto furba e sapeva come gestire mio fratello. Tu invece sembri davvero non riuscire e mi chiedo perché, Flora." Flora si accigliò, stupita da quell'affermazione. "Non è difficile, sai? Eppure tu sembri non capire... perdere l'affetto di Jackson già da ora ti causerà una vita di infelicità."

"Vostra Signoria..."

"... prima o poi si stancherà di te e tu non puoi farci nulla. Col passare degli anni ci saranno ragazze più giovani e più belle, più interessanti, verrano da pianeti lontani e lui ne sarà estasiato... ma per ora, per ora, Flora, non perderlo. Ho sentito che avete discusso in pubblico, e so che non visiti le sue stanze da un po', cosa che invece sembravi fare tempo prima del fidanzamento."

"Voi non capite..." Flora scosse la testa ma Isobel ridacchiò.

"Non capisco? Tesoro, sei così giovane e spensierata, e così bella, è normale che senta di non dover temere nulla. Ma, credimi, sarà così, e desidererai aver ascoltato il mio consiglio." Flora la guardò negli occhi azzurri, così sicuri di ciò che affermavano, e qualcosa dentro di lei scattò. Le sembrò di vedere in maniera più chiara, le sembrò di capire.

"Il vostro consiglio" Disse allora Flora con un tono di voce sicuro e fermo. "è quello di elemosinare l'attenzione di un uomo che non amo e che non conosco perché dovrà diventare mio marito, e lo sarà perché mi ha raggirata. Nonostante questo fra qualche anno lui si stancherà di me, (e non lo biasimo, perché io sono già stanca di lui) e io rimarrò sola, più sola di quanto già non sia, vivendo nella sua ombra. Ve lo ripeto: siete voi che non capite. Non ho alcuna intenzione di avvicinarmi a un simile uomo, e non intenzione di imparare ad amarlo, come tutti mi state dicendo di fare, perché non s'impara ad amare, non si forza l'amore, è un qualcosa che viene da dentro e che per quanto ci sforziamo non riusciremo a controllare. Non possiamo obbligarci ad amare, e tantomeno a non amare. Quindi sì, sono bloccata in questa situazione, per mia colpa, certamente, ma anche per la bassezza di vostro fratello, ma sono altrettanto convinta che mai e poi mai amerò, cercherò di amare o elemosinerò l'attenzione del principe Jackson, mai e poi mai nella mia vita."
Isobel la guardò negli occhi verdi, poi sorrise lievemente e replicò, in maniera calma:

"Dove sei stata stamattina, Flora?"

"Ho sbrigato delle faccende personali, ed ora, se non vi dispiace, devo raggiungere mia sorella che è impaziente quanto me di poter passare del tempo insieme. Con permesso, e buon pomeriggio." E così la keimerina girò sui tacchi e fece per andare quando Isobel la fermò e Flora si voltò verso di lei.

"Sakoma ha bisogno di una regina, non mettere te stessa davanti ai bisogni di questo pianeta. Non ora che il pianeta e Jackson hanno bisogno di te. Sai cosa sta avvenendo?" Flora scosse la testa ma mantenne il viso duro. "I segni nel cielo, ne sono stati visti in numerosi. E le notti sono buie, senza stelle, solo la luna. Qualcosa sta cambiando nel cielo, Flora, e ho paura che potrebbe essere qualcosa di molto grave."

"Me ne occuperò, ma come fata, perché è questo il mio compito." Isobel le fece un cenno col capo e Flora uscì.
... Lasciata Alfea i suoi problemi le erano sembrati così grandi, senza via di scampo. I suoi problemi di cuore l'avevano soffocata, tormentata e lasciata senza fiato. Ma parlare con Isobel le aveva aperto gli occhi, e purtroppo sapeva esattamente cosa stesse avvenendo dentro di lei, per quanto non volesse ammetterlo. E andare da Logan quella mattina le aveva fatto comprendere di quanto quella situazione fosse grave, di quanto la Dimensione Magica fosse in pericolo, e con Sakoma, Musa e il fidanzamento aveva avuto poco tempo per pensarci. Lasciata Alfea ora era compito suo prendersi il tempo per farlo, mettere in lista le sue priorità, e in quanto fata, come aveva detto a Isobel, la sua più alta priorità doveva essere proteggere il Mondo Magico, sopra ogni altra cosa. Ed esso era in estremo pericolo. Sapeva che quella mattina i rappresentanti delle comunità scientifiche si sarebbero riuniti per parlarne, e nel frattempo Aisha le aveva raccontato di cosa stesse succedendo su Andros, e Stella aveva espresso le sue preoccupazioni riguardanti Solaria. E poi c'era Linphea, la sua Linphea. Anche se era lontana e Vymarna l'aveva esiliata, lei era una keimerina e poteva sentire le vibrazioni inviate dal cuore del pianeta, anche se il cuore della natura la proteggeva. Doveva svegliarsi da quell'incubo e doveva agire. Alfea era lontana e lei non era più protetta dalle sue mura, le sue ansie e le sue preoccupazioni dovevano essere messe a tacere. Doveva mettere ordine, e generalmente lei amava rimettere le cose in ordine.
Questi pensieri l'accompagnarono fino alla sua camera dove però non trovò Miele, pensò che probabilmente l'avrebbe trovata al Centro di Musa e fu proprio lì che andò. La trovò in compagnia di Musa e Sebastian, e quando arrivò il sorriso della fata della musica si spense.

"Ehi, ragazzi." Salutò Flora, Sebastian fece un inchino e Flora arrossì.

"Sebastian, tranquillo, non devi farlo." Lo rassicurò Flora.

"Certo che devo, voi ora siete la futura regina di Sakoma." Insistette lo stalliere, Flora gettò un'occhiata a Musa, che non sembrava entusiasta.

"È vero, ma preferisco avere degli amici piuttosto che dei sudditi, e ti ringrazio per come sei sempre molto gentile e per come hai convinto Musa a partecipare alla mia festa di fidanzamento, mi ha fatto piacere averla lì. Ho bisogno di mia sorella, potete scusarci?" Miele fu sorpresa quanto gli altri due e seguì sua sorella maggiore e, mentre attraversava con lei il parco per tornare a palazzo, le chiese:

"Che cos'era quello?"

"Oh, non ne ho idea, ma credo sia stata la cosa giusta da fare." Rispose Flora, incredula lei stessa. "Miele, ascolta, ho bisogno di te e sono certa che preferirai questo anziché conoscere le specie di fiori che ci sono nel parco del palazzo."

"Non so cosa di cosa si tratti ma sono certa che hai centrato in pieno... allora, cosa dobbiamo fare?" Chiese la ragazzina, e i suoi occhi d'ambra scintillarono.

E mentre le due sorelle erano insieme lontane da Linphea, proprio lì, nella loro casa, giunse un ospite inaspettato sotto alcuni punti di vista. Fu Rodols che l'accolse, dato che sua moglie era nella sua serra, e fu sorpreso di vederlo. Il giovane sedette e aspettò che Rodols andasse a chiamare sua moglie. Si guardò intorno: era una casa silenziosa ma allegra, anche se sembrava svuotata data l'assenza delle due ragazze.

"Helia, che bella sorpresa!" Esclamò Alyssa entrando dalla porta finestra.

"Signora Alyssa, è un piacere rivederla." Sorrise Helia, lei lo invitò a sedere.

"Anche per noi è un piacere, caro, ma non posso fare a meno di chiedermi cosa ti porta qui." Replicò l'ex ninfa con tono pacato e un sorriso disegnato sul volto, Rodols la guardò e sorrise fra sé, ed Helia se ne accorse, e si accorse del modo in cui la guardava, con gli occhi innamorati. L'uomo seguiva con lo sguardo le onde dei capelli sciolti sulle spalle e i movimenti delle dita impazienti che picchiettavano sul tavolo,  anche se c'era qualcosa nella sua espressione che suggeriva la sua inquietudine.

"Sono qui per Flora." Rispose finalmente Helia, Rodols e Alyssa si scambiarono uno sguardo. "Mi sento ovviamente in dovere di fare qualcosa, ma non ho ancora avuto... l'occasione di poter parlare con lei. Non so nulla, nulla della sua situazione a corte, di quello che sta accadendo col principe e trovandomi su Linphea al momento ho creduto che la cosa migliore fosse venire qui."

"Devo dire che nonostante la situazione spiacevole a mia figlia non mancano volontari per aiutarla... perdonami, Helia, è Helia, vero?" Chiese Rodols, il giovane annuì. "Ma io sono il primo che vorrebbe tirar via la mia Flora da quel castello e riportarla dritta a casa, ma credo che non sia possibile far nulla, non con le condizioni poste dal re, ne sei al corrente?"

"Sì, le ragazze me ne hanno parlato, ed è per questo che credo bisogna fare qualcosa! Flora è costretta a stare lì e il fatto che rischi l'impiccagione se mai decidesse di andar via la rende ancor di più bisognosa d'aiuto, non credete?" Rodols e Alyssa si scambiarono un altro sguardo, poi Alyssa domandò:

"Sei stato su Unamuno, è così?"

"Sì, signora." Confermò Helia.

"È stato spiacevole?"

"Non immagina quanto. Sono il figlio del generale Knight, prima o poi un'esperienza come questa dovevo aspettarmela, e sono felice che sia passata, almeno posso dire di aver onorato la memoria di mio padre e reso fiero di me mio nonno, ma ormai non voglio aver più niente a che fare con tutto quello."

"Beh, grazie di cuore, Helia." Replicò Alyssa, Helia fu sorpreso e lei continuò: "Grazie per ciò che hai fatto per Flora, e il tuo disinteresse è chiaro dal fatto che non l'hai menzionato ora che ne abbiamo parlato, spero che riuscirai presto a parlare con Flora."

"Posso farle una domanda?" Chiese Helia, dopo un istante di silenzio, Alyssa annuì. "Crede che Flora sia cambiata?"

"Se lo credo? Ne sono convinta. La mia dolce Flora ormai è diventata una donna, con i suoi pregi e i suoi difetti, e non potrei essere più orgogliosa di lei. Nei suoi occhi c'è ancora quella ragazza un po' timida, insicura e spaventata di non essere mai abbastanza, ma c'è una sfumatura diversa adesso. L'ho vista l'ultima volta che è venuta qui su Linphea, la notte del rito, sapevo che era cambiata. Credo sia stata la consapevolezza di essere speciale, l'ha capito finalmente, non c'era certo bisogno di essere l'ultima fata dell'inverno per esserlo, ma come ho detto la mia Flora rimane insicura, e aveva bisogno di una conferma in più. Ora puoi leggere in lei la grinta che teneva nascosta dietro la paura, e la decisione nel difendere ciò che è giusto... oh, e questa è una delle cose che più ammiro di mia figlia, e una cosa di cui io stessa sono incapace: fare la cosa giusta anche se a discapito di se stessa. Non so come faccia, ma mette sempre gli altri prima, sarebbe capace di rinunciare ai suoi desideri se significherebbe procurare sofferenza a qualcuno." Alyssa notò l'espressione un po' spiazzata di Helia e sorrise. "Ma sono certa che tu tutte queste cose le sai già, sei il suo ragazzo, in fondo. Mi spiace solo che con tutto ciò che è successo Flora non abbia potuto presentarti come si conviene."

"Già, io... dispiace anche a me."

"Beh, Helia," Disse dunque Rodols con un sospiro. "nonostante sia impossibile far qualcosa, grazie. Se Flora ha ancora la sua magia è grazie a te, e grazie per l'intenzione." Alyssa sorrise a suo marito, non era un uomo facile e acquistare la sua fiducia era molto difficile, ma entrambi erano grati a Helia ed era giusto farglielo sapere.

"Rodols, potresti prepararmi un tè, per favore?" Chiese poi Alyssa, "Helia, tu ne gradisci uno?"

"N-no, grazie." Rispose Helia, Rodols però si alzò e preparò il tè per sua moglie dopo averle rivolto un sorriso dolce.

"Helia, spero tu sia consapevole del fatto che Flora non avrebbe mai voluto che tu soffrissi." Disse Alyssa, Helia sospirò e replicò:

"Me ne rendo conto. Ci siamo scambiati delle lettere e so che Flora ha cercato di rompere quella specie di accordo che Nikolai ha fatto per lei."

"Già... oh, grazie, caro." Disse Alyssa quando Rodols le porse il suo tè, suo marito le sorrise e si passò una mano sulla bocca, strofinando la barba, come se ci fosse qualcosa che avrebbe voluto dire.

Bussarono alla porta e mentre Rodols andò ad aprire Helia si alzò per congedarsi, ma il suo congedo fu ritardato perché il secondo ospite non era affatto atteso dal primo.

"Brandon?" Disse Helia quando lo vide entrare: lo scudiero era l'ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere in quella casa.

"Helia..." Salutò invece Brandon, quasi infastidito, ma era chiaro che il fastidio fosse procurato più dal motivo della visita che dal fatto di trovare il suo amico lì. Brandon infatti era molto nervoso e lo si poteva capire anche solo guardandolo. Rodols gettò un'occhiata a sua moglie, lei scosse leggermente la testa, piuttosto interdetta. "Scusami..." Brandon scosse la testa, "... non... non lo faccio apposta e, perdonami, sono un po' sorpreso di trovarti qui." Cercò di giustificarsi Brandon.

"Beh, anch'io sono sorpreso di trovarti qui." Replicò Helia, cercando con tutte le sue forze di non indurire la sua espressione.

"Bene, direi che siamo tutti un po' sorpresi..." Concluse Rodols, "... Ragazzo, che succede? Sembri agitato, ha a che fare col terremoto che c'è stato? Se qui c'è qualcuno che può dircelo quello sei tu."

"Beh, sì, in effetti è per questo che sono qui." Annuì Brandon, così, sotto lo sguardo stupito di Helia, si mosse con agio in quella casa che sembrava sua e andò a salutare Alyssa, le chiese come stesse e poi si mise a sedere. Dato l'argomento, Rodols lasciò perdere i propri impegni e sedette con loro, al che Helia, che fino a pochi istanti prima aveva intenzione di congedarsi, decise di rimanere.

"Sono un linpheiano, vorrei sapere cos'ha da dirci la nuova melissa 2.0." Si giustificò Helia con una punta di sarcasmo, Brandon lo ignorò e si rivolse a Rodols e Alyssa.

"Sentite, sta succedendo qualcosa e sto cominciando ad aver paura. Non posso dirlo a Flora, perché lei mi direbbe 'te l'avevo detto' e poi non voglio più riaprire quell'argomento ma... nelle viscere di Linphea si sta muovendo qualcosa, Vymarna sa che sta accadendo qualcosa nel cielo e sente lo stesso. Stamattina sono stato male e ad Alfea mi ha soccorso Avalon, questa cosa mi sta sfuggendo dalle mani e non ho la più pallida idea di cosa fare, e fortuna che Flora se n'era già tornata su Sakoma, so già come avrebbe reagito." Ci fu silenzio, al che Brandon chiese: "beh, consigli? So che ne avete o non sarei venuto qui."

"Sai bene che Flora può aiutarti." Rispose Alyssa con un sorrisetto, sorseggiando il suo tè.

"Ehm... no, okay? Anche Avalon l'ha detto, ma dev'esserci un altro modo... che tra l'altro quel tipo mette davvero i brividi: è un legilmens, io, davvero, non so più che aspettarmi. Mi ha detto che 'emano magia', pff!" Raccontò Brandon, quasi offeso dall'atteggiamento del professore.

"Cosa ci facevi ad Alfea?" Chiese Helia, Brandon si voltò verso di lui. "E perché c'era anche Flora? Sia chiaro, la mia è pura curiosità."

"Cos'è, Helia, oggi sei sarcastico? L'aria di Linphea ti sta facendo male?" Replicò Brandon ma si beccò un'occhiataccia da Alyssa e allora disse: " Ero ad Alfea per parlare con Faragonda, e Flora era con me perché... beh, per questo, per parlare con Faragonda... dato che sei qui tanto vale dirtelo, tanto avrei dovuto parlarne con il resto della squadra: ho chiesto a Logan di aiutarci con la magia nera. Le ragazze non possono, e noi di certo non possiamo chieder loro di impararla."

"Sei davvero sicuro che tuo fratello possa aiutarci? Non dimenticare che ci ha traditi."

"Grazie per avermelo ricordato, mi era davvero sfuggito di mente!" Replicò Brandon, Helia alzò gli occhi al cielo. Lo scudiero si rivolse di nuovo a Rodols e Alyssa e fu Rodols che parlò, e che nel frattempo si alzò per mettere a posto la tazza di Alyssa.

"Flora ci ha raccontato di questa storia del cielo che si sta aprendo, ed è chiaro che tutto questo abbia delle ripercussioni sui nostri pianeti... Brandon, se vuoi un consiglio, il mio è questo: non rifiutare l'aiuto che ti viene offerto."

"Ma..." Provò a dire lo scudiero ma Rodols lo fermò:

"... ma tu... ma tu...! Sei venuto qui perché ti aspettavi che noi ne sapessimo di più e che Alyssa, essendo stata una ninfa di Vymarna, avesse una magia o qualche intruglio da farti bere per non farti stare tanto male."

"Io... beh, sì." Concluse Brandon alzando le spalle.

"Mi dispiace, caro, ma non ho alcun intruglio da farti bere." Disse Alyssa, storcendo le labbra, Brandon sospirò. "Ma dimmi: senti dolore?"

"Sì..." Confessò Brandon, "... è straziante, è fisico ma è anche emotivo. Mi fa male la testa, mi fa male nel petto, ma sono anche terribilmente nervoso e agitato, e so che non sono io. Non è come in inverno, è... è peggio. Perché non è una magia che sta facendo soffrire Vymarna, è Vymarna stessa che soffre e... e, accidenti, io sento tutto." Ci fu un momento di silenzio e poi fu proprio Brandon che riprese a parlare. "Questo vuol dire che la situazione è più pericolosa di quanto ci aspettassimo e che dobbiamo sbrigarci a richiudere quella fessura... il problema sarà capire chi debba farlo."

"Gli dei ve lo riveleranno." Gli disse Alyssa, Brandon sospirò. Ci fu un attimo di silenzio: l'atmosfera si era appesantita. Poi Brandon si alzò attirando l'attenzione e disse:

"Beh, io devo andare, mi ero preso qualche ora di permesso."

"Mi dispiace non averti potuto aiutare, ma sai bene che se è una soluzione che cerchi quella ce l'hai già." Puntualizzò Alyssa, lui sospirò.

"Credevo che avessi capito le mie ragioni... beh, scusatemi, ma ora devo proprio..." Lo scudiero non poté continuare la frase e i seguenti attimi furono pervasi dal panico più totale. La prima cosa che fece Rodols fu correre da Alyssa per proteggerla e aiutarla a chinarsi sotto al tavolo mentre la casa tremava violentemente. Helia e Brandon si rifugiarono sotto alle mura maestre della casa mentre la terra vibrava sotto i loro piedi. In quegli stessi istanti, Brandon sentì una fitta nel petto, molto più forte di quella che aveva sentito quella stessa mattina, e strinse i denti per sopportare il dolore.
Furono soltanto alcuni attimi, ma sembrarono interminabili.

"Credi che potremo trovare qualcosa?" Chiese Miele a sua sorella mentre entrambe erano sedute nella biblioteca del palazzo. Erano le uniche in quella stanza, e non per caso: Flora aveva scoperto che in quel palazzo le persone facevano quello che lei ordinava perché lei era la fidanzata del principe Jackson, la futura regina di Sakoma e la keimerina. Ciononostante la fata non mancò di gentilezza perché, nonostante la rabbia, la delusione e l'incredibile voglia che aveva di lasciare quel palazzo e quel pianeta, rimaneva sempre se stessa.

"Credo di sì... è una grande biblioteca e: numero uno: Yana ha vissuto in questo palazzo e sono certa che alcune delle sue conoscenze le abbia apprese da qui; numero due:anche Nikolai ha vissuto qui e Jackson mi ha detto che passava molto tempo in questa biblioteca... era uno spirito primordiale della natura, immagina soltanto quanta potesse essere la sua conoscenza! Jackson mi ha detto che lasciava delle annotazioni in alcuni libri, e poi noi abbiamo il suo diario e questo vuol dire che possiamo sapere in che modo pensava e quali erano i suoi punti di vista."

"Sì, credo che tu abbia ragione. Ma prima che iniziamo la nostra ricerca devi promettermi una cosa." Disse Miele, decisa. Flora lasciò perdere i volumi che stava controllando e la guardò.

"Sentiamo..." Sapeva che non le sarebbero piaciute le intenzioni della sua sorellina.

"Voglio far parte della squadra." Flora alzò le sopracciglia, scettica, ma Miele continuò:

"Andiamo, Flora! Sai che sono brava e che ho coraggio da vendere! Tra un paio d'anni andrò ad Alfea e voglio aver combattuto una battaglia prima di farlo!"

"Hai detto bene: fra un paio d'anni andrai ad Alfea. Miele, non sei ancora pronta per combattere."

"Ma ci sarai tu! So che posso farcela, Flora!"

"Ne riparliamo, va bene?" Miele sbuffò, distogliendo lo sguardo. "Dunque," Disse Flora, cambiando argomento e aprendo il libro di fronte a lei. "controllo della mente, soggiogazione e metamorfosi, okay?"

"Okay..."

"Miele, non devi per forza combattere per dare un contributo."

"Disse quella che ha imparato a tirare di spada quando la sua magia faceva cilecca." La rimbeccò sua sorella, Flora alzò gli occhi al cielo.

"È diverso."

"Non è diverso, e visto che puoi capirmi..."

"... mamma e papà non te lo permetterebbero mai, e mi ammazzerebbero se sapessero che te l'ho permesso io!"

"Allora sarà un segreto fra sorelle." Propose Miele con un sorrisetto, Flora la guardò di bieco.

"Sei il mio lato oscuro, lo sai?" Miele ridacchiò, e allora le due sorelle si misero al lavoro. Non potevano sapere che i loro genitori, in quei momenti, stavano avendo paura.

"ALYSSA, TORNA DENTRO! RODOLS, DICA A QUELLA GENTE DI RIMANERE DENTRO CASA! HELIA, TU CON ME!" Urlò Brandon di fronte a quel panico: subito dopo il terremoto Linphea era stata invasa dalle ombre. Erano scese sul pianeta facendo calare un'atmosfera notturna, il sole rimaneva alto in cielo ma in terra tutto era scuro come fosse stata piena notte. Tutti erano usciti dalle loro case per capire cosa stesse succedendo e, dopo la paura causata dal terremoto, l'arrivo delle ombre aveva diffuso il panico totale. Brandon aveva capito qualche istante prima che qualcosa non andava, l'aveva saputo, e poi era successo. Alyssa si era stretta a Rodols, impaurita, mentre i due ragazzi capirono che dovevano intervenire. "Helia, ce l'hai il tuo coso? Il..."

"... il materializzatore." Finì per lui Helia. "Sì, ce l'ho."

"Okay, come li facciamo..." Dovette fermarsi un attimo, stringendo i denti per sopportare il dolore. "... come li facciamo funzionare?" Helia mostrò a Brandon come accendere il suo materializzatore, dato che lo scudiero aveva prestato poca attenzione alla spiegazione di Timmy e l'ultima volta gli era stato offerto già acceso. Nel frattempo Rodols e i suoi vicini fecero rifugiare chi ancora era fuori mentre le ombre guizzavano in ogni punto, inghiottendo gli alberi. Brandon fece un cenno ad Helia e i due giovani cominciarono la loro battaglia. Brandon sfoderò la spada (ancora non era la sua spada, ma ci stava lavorando) mentre Helia impugnò i raggi laser, di cui non si era ancora disfatto.

"Non guardarmi così." Lo rimbeccò Helia, Brandon ridacchiò. E così, con i materializzatori ancora carichi dall'ultima in cui avevano incontrato quelle ombre, furono pronti a combatterle. Il vento era forte, il cielo bubbolava. E la terra fremeva, Brandon lo sentiva. Ogni passo era pesante, ogni fendente menato contro un'ombra lo prosciugava. La terra tremò ancora, e così il suo spirito. Di tanto in tanto, tra un mandritto e un fendente, gettava un'occhiata a Helia. Il suo amico se la stava cavando bene, distruggendo le ombre che gli capitavano sotto tiro. Quegli esseri oscuri stavano inghiottendo la radura, chi poteva sapere cosa stava accadendo sul resto del pianeta.

"BRANDON, NON POSSIAMO MAI FARCELA!" Gli disse Helia, cercando di farsi sentire sul vento.

"DOBBIAMO!" Replicò il suo amico, disintegrando un'ombra. Erano grandi, viscose e spaventose, ed erano in ogni angolo. In qualsiasi punto posassero la coda dell'occhio un'ombra era lì, e ogni passo indietro poteva essere fatale. L'unico lato positivo era che potevano rendere materiali e dunque non le dimenticavano, e ciò permetteva loro di poterle distruggere. Poi però qualcosa andò storto: le ombre smisero di guizzare, saltare e inghiottire e si sciolsero diventando un qualcosa di molto simile ad una gigantesca pozza di petrolio. Brandon ed Helia indietreggiarono di fronte all'ombra che si avvicinava trovandosi spalla contro spalla.

"Che diavolo sta succedendo?" Chiese Helia.

"Non ne ho la più pallida idea." Rispose Brandon coi capelli che venivano sferzati dal vento. Iniziò a piovere, una pioggerellina leggera ma insistente. L'ombra impregnò la terra sotto i loro piedi, e poi:

"Inchinatevi di fronte alla potenza di Zvonimir!" Tuonò alle loro spalle, non avrebbero mai voluto sentire quella voce.

"Rodols, non è in lei." Disse Brandon, cercando di mantenere la calma.

"Inchinatevi di fronte alla potenza di Zvonimir." Ripeté Rodols, ma il suo sguardo era vacuo.

"Brandon, dobbiamo fare qualcosa." Disse Helia, un tuono squarciò il cielo.

"Lo so..." Replicò il suo amico, poi vide che Alyssa era uscita di casa: aveva capito. Brandon scosse leggermente la testa per farle capire che non doveva fare nulla di quello che aveva in mente. Il soldato provò a fare qualche passo dicendo:

"Rodols, per favore, cerchi di..."

"Inchinatevi!" Esclamò l'ombra che aveva preso possesso del padre di Flora, Brandon si fermò di colpo. "Ogni pianeta della Dimensione Magica verrà conquistato, Zvonimir otterrà le Gemme, otterrà il potere e conquisterà la Dimensione Magica! Avrà la sua vendetta!"

"Rodols!" Esclamò Alyssa, correndo verso di lui. L'uomo, senza voltarsi, alzò la mano e una scia d'ombra molto più grande scaraventò via Alyssa. Brandon fece per andare verso di lei ma Rodols mise la mano avanti e un muro d'ombra fermò lo scudiero.

Brandon gettò un'occhiata a Helia, il suo amico non sapeva cosa fare tanto quanto lui.
Linphea era stata presa dalle ombre e lui non poteva farci niente. Rodols aveva la mente oscurata, Alyssa era stata ferita, e lui non poteva farci niente. Si sentiva inutile, terribilmente inutile, ancora una volta.
Sentì un bruciore al petto, dentro e fuori. Vymarna aveva la sua essenza, e sentiva che anche il marchio che gli aveva lasciato stava bruciando. La Natura stava parlando. E per la prima volta fu grato a quella vecchia quercia.
Sentiva di bruciare dentro, ed anche la terra bruciava. Fu come se l'ombra che l'aveva impregnata e soffocata fosse repulsa via. Avvenne in pochi istanti: la terra tremò, una scia di luce e calore la ricoprì e Vymarna si liberò delle ombre che la opprimevano. L'oscurità che ricopriva il cielo svanì, ma le nubi rimasero fitte e continuava a piovere. Rodols riprese il dominio di se stesso, e un attimo dopo perse i sensi. Helia e Brandon corsero a sorreggerlo. I vicini che si erano rifugiati uscirono dalle loro case per avvicinarsi e capire cosa fosse successo, Alyssa si rialzò a fatica e andò da suo marito.

"Riportiamolo in casa." Disse ai due ragazzi, se ne occuparono lei ed Helia perché Brandon fu costretto ad aver a che fare con le persone che, giustamente, si chiedevano perché delle spaventose ombre avessere invaso momentaneamente la loro casa. Brandon spiegò loro che non avevano nulla di cui preoccuparsi (bugia), che andava tutto bene (bugia) e che lui e i suoi amici, in quanto protettori della Dimensione Magica, avevano assolutamente tutto sottocontrollo (bugia).
Quando finalmente entrò in casa trovò Helia e Alyssa seduti a parlare con un tono piuttosto basso, allora Brandon, con lo stesso atteggiamento, chiese:

"È ancora...?"

"Sì, ora è di sopra, sta riposando." Rispose Alyssa, Brandon sospirò e sedette con loro. "Brandon, ora ti faccio una domanda e mi aspetto che tu mi risponda con la massima sincerità, va bene?" Chiese Alyssa, il suo tono era dolce ma il suo sguardo era severo e autoritario. Brandon annuì convinto. "Quanto siamo nei guai?"

"Alyssa..." Replicò Brandon in difficoltà ma lei lo fermò e ribadì le sue condizioni con lo sguardo, Brandon capì che doveva dirle la verità. "Siamo davvero nei guai. Non sappiamo come fermarlo, non sappiamo come chiudere la fessura, beh, quello lo sappiamo ma uno di noi dovrà firmare la propria condanna a morte. Queste ombre sono in grado di controllare le menti e non sappiamo come fermarle, ogni volta è stato un mero colpo di fortuna e non siamo neanche sicuri che Logan potrà aiutarci, e poi sinceramente non mi fido affatto di lui. Non so davvero cosa potremmo fare contro di loro, sono potenti, Vymarna stessa ha impiegato molta energia per liberarsene, credimi."

"A proposito, sicuro di stare bene?"

"Sì, sì, tranquilla..."

"Le Gemme..." Borbottò Helia, assorto fra i suoi pensieri.

"Cosa?" Chiese lo scudiero, Helia si scosse e si rivolse a lui:

"L'ombra ha detto che Zvonimir otterrà le Gemme."

"Quali Gemme?" Chiese Brandon, confuso. Helia alzò gli occhi al cielo, mantenendo la calma, e rispose:

"Quelle che si trovano nel cuore di ogni pianeta alla base dell'equilibrio della Dimensione Magica."

"Mai sentite nominare." Brandon scosse la testa, Helia gemette dalla disperazione e replicò:

"Certo, se almeno una volta fossi rimasto sveglio durante una lezione del professor Boots lo sapresti! Ma ora lascia perdere, la cosa importante è che questo tizio, nella sua mania di grandezza, ci ha appena rivelato il suo piano!"

"Andandomene per un'idea, queste Gemme sono vitali per i pianeti e questi, essendo quelli alla base dell'equilibrio della Dimensione Magica, se le perdessero farebbero collassare la Dimensione Magica, o comunque nel migliore dei casi il nostro amico ne prenderebbe il controllo, mi sbaglio?"

"No, non ti sbagli, e dobbiamo avvertire subito gli altri." Rispose Helia, serio e irritato dall'atteggiamento facilone del suo amico.

"Va bene, torniamo su Eraklyon: Sky, Tecna e Timmy sono lì." I due ragazzi si alzarono e Alyssa li accompagnò. "Vedrai che non ricorderà nulla." Disse Brandon salutando Alyssa, riferendosi a Rodols.

"Per favore, non dire niente a Flora. Non può venire qui e si sentirebbe impotente."

"Non posso non dirglielo, è suo padre." Replicò Brandon, Alyssa strinse le labbra, dispiaciuta.

"Ma dille che va tutto bene, che sta bene e che non deve preoccuparsi se ora non è qui, che ci sono io con lui e che l'amiamo più della nostra stessa vita, va bene?" Brandon abbozzò un sorriso, intenerito da tutto quell'amore, e vedendo negli occhi di Alyssa lo sguardo che Amelia gli aveva rivolto tante di quelle volte.
Alyssa salutò Helia, ringraziandolo ancora, soprattutto per il motivo della sua visita, e gli disse che si augurava di rivederlo presto. Lasciata la casa Helia fermò il suo amico:

"Andiamo su Sakoma." Brandon lo guardò, aspettando che si spiegasse. "L'ultima volta hai visto come si è comportato il principe, e se non lasciasse venire Flora? Questa faccenda riguarda anche lei con quello che è successo, e noi risolviamo il problema alla radice presentandoci lì, non potrà impedirci di vederla."

"Già immagino la faccia del Principe Ghiacciolo! Bene, Helia, così mi piaci! Avverto gli altri: andiamo su Sakoma!"

 

Oh, Oh, Oh! Miei dolcissimi germogli di lullabea! Rieccoci dopo un paio di settimane e credetemi se vi dico che non vedevo l'ora di pubblicare! Anche perché ci tenevo a dirvi che vi voglio bene e che vi ringrazio per tutto il vostro supporto e il vostro affetto! Molte volte sono molto insicura su ciò che scrivo ma poi mi arrivano i vostri commenti, i vostri messaggi, e vorrei abbracciarvi forte!
Okay, ora posso davvero iniziare: la situazione si stra stringendo terribilmente, le cose sono difficili su ogni pianeta e questo non è che l'inizio. I rappresentanti delle comunità scientifiche sono preoccupati e su Linphea la situazione è critica, ma non è perché è il pianeta della nostra protagonista... più avanti capiremo meglio... caspita, è difficile commentare senza fare spoiler per me!  Dunque, avevamo parlato di cambiamenti e di reazioni. Flora, in un certo modo, ha finalmente preso la situazione in mano, anche se questo non è che l'inizio. Molti di voi me l'avevano descritta "passiva", ed effettivamente era proprio quello l'atteggiamento che aveva assunto la nostra keimerina. Ma la conosciamo e aveva bisogno di tempo, aveva bisogno di essere portata al limite per prendere coscienza... se si fosse trattato di un carattere come quello di Bloom dubito che sarebbe persino arrivata al fidanzamento, ma qui parliamo di Flora e ho creduto che per mantenerla abbastanza InCharacter fosse necessario un percorso come questo. Ma non abbiamo finito, questo è solo l'inizio e c'è così tanto da fare e tanto da scoprire. Per ora abbiamo avuto l'attacco su Linphea e Brandon ed Helia, che ormai formano La Strana Coppia, si dirigono su Sakoma. Non so bene come descrivere questa situazione e aspetto che lo facciate voi... io ho  una visione globale e ho punti di vista differenti, soprattutto su questi capitoli "di metà storia", e vorrei tanto sapere cosa ne pensate voi e quale sia la vostra impressione.

Ancora vi ringrazio per come ci siete, leggete, mi commentate e davvero non immaginate la mia gioia nel leggere un vostro commento o notare semplicemente un vostro voto! Grazie per avermi accompagnata in quest'anno così incredibile, mi chiedo come sia stato il vostro, se vi va lasciate un pensiero nei commenti! È stato un anno in salita, in discesa o a zig zag?! Per me è stato sconvolgente, ho stravolto la mia vita nel giro di pochi mesi e ancora non mi sono ripresa, ma voi siete un punto fisso... lo so, sono sdolcinata ma credetemi che non sto esagerando!
Vi auguro di passare delle buone feste, che festeggiate il Natale o meno, ma comunque c'è aria di festa e qualunque sia il nostro "credo" non possiamo fare a meno di "essere più buoni"! Vi voglio bene, e spero che il capitolo vi piaccia, magari vi salva dalla noia stasera o domani mentre i parenti vogliono cominciare a parlare del "fidanzatino"!
Ancora un bacio, 
vi strAmo,

xoxo Florafairy7
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** LA FARFALLA PRIGIONIERA ***


LA FARFALLA PRIGIONIERA

Flora e Miele erano nella biblioteca del palazzo di Sakoma, insieme a Chatta, col naso nei libri. Fuori aveva cominciato a piovere e le gocce battevano insistentemente contro le grandi vetrate. Furono interrotte da qualcuno che bussò alla porta, Flora dunque diede il permesso di entrare.

"Lady Flora," Esordì la giovane donna che fece qualche passo dentro, Flora cercò di trattenere il suo viso dal mostrare irritazione di fronte a quel titolo che le era stato conferito ora che era la fidanzata del principe. "chiedo scusa per l'interruzione, ma ci sono delle persone per voi."

"Persone?"

"La principessa di Andros, il principe di Eraklyon, la principessa di Solaria, la principessa di Domino e altri. Non mi era stato detto che ci sarebbe stato un incontro politico questa mattina eil principe è fuori e non è stata preparata la sala..."

"... va bene." La interruppe Flora, alzandosi e rimettendo ordine sul tavolo. "Non preoccuparti, non c'è bisogno di alcuna sala." Miele e Chatta la seguirono mentre Flora si avviava all'uscita.

"Volete che mandi a chiamare il principe?"

"Non ce n'è alcun bisogno, e ti prego di non avvertire neanche la baronessa."

"Come desiderate." Annuì la giovane, fece per accompagnare Flora ma lei si rifiutò e così la servitrice ritornò al suo lavoro a passo spedito.

"Cosa ci fanno tutti qui?" Chiese Miele, mentre seguiva sua sorella giù per le scale.

"Non lo so." Rispose Flora, "ma dev'essere successo qualcosa."

Le due sorelle raggiunsero in fretta i loro amici che erano rimasti ad aspettarle di sotto, una volta accolti, Flora li guidò nella serra. Camminando, nessuno parlò: e perché sentivano di star facendo un qualcosa di segreto, o almeno era quella la sensazione che trasmetteva l'espressione di Flora, e perché effettivamente nessuno sapeva niente del perché Helia e Brandon li avevano chiamati con urgenza chiedendo loro di recarsi immediatamente su Sakoma. Solo Tecna borbottava con Sky a proposito dell'incontro delle Comunità scientifiche sul fatto che non si fidava affatto di Alexander e che lasciarlo lì forse era stata una cattiva idea e, in maniera del tutto inaspettata, Timmy lanciò delle frecciatine alla sua ragazza proprio a proposito del dottore. La fata era troppo sveglia per non coglierle ma non trovò le parole giuste per replicare.

"Wow, Flora, questo posto è fantastico!" Esclamò Bloom, ammirando la serra una volta che Flora li aveva fatti entrare, sebbene un po' di fretta.

"Grazie." Replicò Flora, dando un'occhiata svelta al proprio lavoro e accennando un sorriso. "Ma mi dite cosa ci fate tutti qui?" Chiese poi.

"Che accoglienza!" Disse Stella con sarcasmo, Flora sospirò, mantenendo la calma.

"Stella, non è che non abbia voglia di vedervi, ma qui le cose sono complicate..." Sospirò ancora, poi incrociò le braccia e chiese ancora:" Allora, che succede?" Nessuno rispose, nessuno sapeva. Flora guardò Brandon, e poi guardò Helia. Conosceva entrambi e capì che qualcosa li stava turbando, dunque guardò Brandon negli occhi, chiedendogli con lo sguardo di risponderle, e fu proprio quello che fece lo scudiero:

"È successa una cosa. Su Linphea." Flora si accigliò, Miele anche. "Le ombre l'hanno attaccata, sono arrivate e hanno ricoperto tutto, hanno oscurato il pianeta... quasi fino alle sue viscere."

"Come stai?" Chiese allora Flora con la stessa espressione seria e le braccia incrociate, non appena lui finì di parlare. Lui le rivolse prima uno sguardo sorpreso ma poi rispose:

"Sto bene, Vymarna si è difesa, è stato solo grazie a Lei che ci siamo liberati delle ombre."

"E grazie alla magia della Natura abbiamo potuto interrompere la soggiogazione delle ombre." Aggiunse Helia, dato che Brandon si era fermato.

"A chi è toccato stavolta?" Chiese Sky, abbattuto. Helia lo guardò, Brandon guardò Flora.

"A chi è toccato?" Domandò allora la keimerina, con lo sguardo di dolce serietà uguale a quello di sua madre.

"A vostro padre." Rispose Brandon.

"Che?!" Esclamarono le due sorelle all'unisono. "Adesso sta bene?!" Chiese Flora.

"Cosa gli hanno fatto?!" Chiese invece Miele.

"Sta bene." Le fermò Helia. "Vymarna l'ha liberato, ha perso i sensi e l'abbiamo lasciato che riposava, ma state tranquille, ormai è tutto passato."

Miele abbracciò Flora e si strinse a lei, Flora la tenne fra le sue braccia ma il suo sguardo esprimeva tutta la sua preoccupazione.

"Dobbiamo trovare un modo per fermare queste ombre." Disse Bloom, sedendo su uno sgabello accanto ai gerani. "Questa volta è stata Vymarna, un ennesimo colpo di fortuna, ma dobbiamo capire cosa fare, ragazzi." Flora gettò un'occhiata allo scudiero per fargli capire che quello era il momento per parlare, sapeva che lui avrebbe evitato volentieri di farlo.

"Ecco, a questo proposito..." Disse allora Brandon, prendendo un respiro. "... dobbiamo maneggiare la magia nera, e scordatevi che ve lo lasceremo fare, ragazze. Dunque ho creduto che forse... forse Logan potrebbe aiutarci." Si aspettava le espressioni e le reazioni dei suoi amici, tutti quei "con tutto il rispetto, ma..." e "siamo davvero sicuri che...", cercò sicurezza nello sguardo della keimerina, lei gli fece un cenno e poi disse:

"Ragazzi, è l'unica soluzione che abbiamo. Noi siamo delle fate, Faragonda stessa non ne sa nulla e usare la magia nera potrebbe metterci nei guai, non solo con il Consiglio Magico ma anche con noi stesse, insomma, quando si pratica la magia nera si cambia e non si torna più indietro, non possiamo davvero pagare questo prezzo."

"Quindi tu credi che sia una buona idea? Logan ha provato ad ucciderti." Le ricordò Bloom, incrociando le braccia.

"Sì, credo che sia una buona idea perché è l'unica soluzione che abbiamo." Rispose Flora, ignorando l'affermazione della sua amica. "E comunque non siamo neanche sicuri che il Consiglio lo approverà, Faragonda ha soltanto detto che ci avrebbe provato."

"Anche Faragonda è d'accordo?" Chiese Tecna, stupita.

"Sì, anche Faragonda è d'accordo. Comunque, io e Miele abbiamo passato una mattinata costruttiva e magari, se Logan potrebbe davvero aiutarci, possiamo davvero avere la meglio su queste ombre e persino su Zvonimir."

"Come?" Chiese Sky.

"Abbiamo trovato dei libri sull'illusione nella biblioteca del palazzo." Rispose Miele, animandosi. "Ci sono un sacco di informazioni e soprattutto ci sono anche degli incantesimi, e poi ci sono delle note, sono di Nikolai quindi possiamo fidarci."

"Come sapete che sono di Nikolai?" Domandò Helia.

"Nel suo diario è scritto che stava studiando questo tipo di magia, dice che voleva saperne di più, voleva capire, e poi riconosco la sua grafia."

"Oh..." Si lasciò scappare Stella, ma Flora aggiunse:

"Non era una fata, non è la stessa cosa. Era uno spirito primordiale della natura, la magia gli era sottomessa e non poteva sopraffarlo."

"Okay, almeno abbiamo fatto dei passi avanti." Disse Tecna. "Per il resto, rimane il fatto che dobbiamo contenere i danni. Noi veniamo dall'incontro con le comunità scientifiche e c'è il caos sui pianeti."

"E se vi dicessi che i problemi non sono finiti?" Chiese Helia con un sorriso forzato, tutti lasciarono andare un gemito di disperazione prima che il giovane potesse parlare. "Zvonimir ci ha rivelato il suo piano."

"In che senso?" Chiese Timmy, confuso.

"Sì, in un impeto di mania di grandezza, credo... comunque la sua ombra ci ha rivelato che ha intenzione di rubare le Gemme. Non vuole soltanto vendetta, vuole il controllo della Dimensione Magica."

"E Nebula si rifiuta ancora di aiutarci? Ma siamo seri?" Esclamò Musa, sconvolta.

"Non potrà rifiutarsi per molto, presto la situazione sfuggirà di mano anche a noi. Ragazzi, siamo noi contro un'armata di ombre e un tizio che sembra davvero potente. Cioè, è un terrestre e ha sviluppato da solo la sua magia, sta controllando quelle ombre da Obsidian..." Aggiunse Aisha. Ci fu silenzio, qualcuno gettò lo sguardo verso la finestra dove la pioggia batteva insistente.

"Sì, beh, quindi?" Chiese Musa, a braccia incrociate. Sky sospirò e rispose:

"Quindi bisogna proteggere le Gemme, allertare i pianeti, proteggere i Codex..."

"I Codex?" Fece eco Stella, confusa.

"Sì, non dimenticare che il Codex di Torrenuvola è stata la prima cosa che le ombre hanno cercato di rubare." Spiegò Flora. "Se Zvonimir ottenesse i Codex potrebbe accedere alla Dimensione Relix, il che non è un bene."

"E non è detto che cerchi questo, per quanto giustamente maniacale sembri." Aggiunse Brandon. "Il primo Codex che cercava era quello di Torrenuvola, sbaglio a pensare che contenga il potere dell'Oscurità tanto quanto gli altri contengono quello della Luce?"

"Purtroppo non sbagli affatto." Rispose Bloom, scuotendo la testa.

"Quindi in conclusione mandiamo nel panico l'intera Dimensione Magica?" Chiese Aisha.

"Più o meno il piano è quello." Rispose Sky. "Dobbiamo tenere tutti al sicuro, soprattutto ora che le cose cominciano ad andare male. Non so sui vostri pianeti ma su Eraklyon è il caos più totale: lo squarcio nel cielo sta causando dei problemi all'equilibrio del pianeta e per quanto mi addolori ammetterlo il mio regno non spicca per la sua unità. Questa confusione è pericolosa tanto nel cielo quanto nei nostri regni."

"Sappiamo qualcosa del Sigillo?" Chiese Flora, Miele nel frattempo era accanto a lei e non parlava ma osservava sua sorella, imitandola nelle posizioni che assumeva.

"Non ancora, Hagen ci sta lavorando, ci vuole un ciclo lunare e non possiamo velocizzare i tempi." Rispose Bloom.

"Non ci resta che aspettare." Concluse Flora.

"Odio aspettare." Commentò Brandon, la keimerina scosse la testa.

La mancanza di un'immediata soluzione costrinse i ragazzi a congedarsi: il tempo scorreva e il pericolo aumentava e loro non potevano sprecare un solo momento. Coloro che avevano potere sui propri pianeti si incaricarono di gestire la situazione di allerta, anche se l'avrebbero evitata volentieri dati i problemi che affliggevano i regni non considerando Zvonimir e la sua armata di ombre, tra cui la sete di potere della borghesia di Eraklyon, o i nobili di Solaria che chiedevano che la principessa scegliesse un pretendente, o ancora il popolo di Andros che veniva afflitto dalla bassa marea. Solo Domino sembrava vivere in una relativa pace, dato l'imminente matrimonio della principessa che rallegrava l'intero regno, ma Domino era un regno relativamente giovane e avrebbe avuto i suoi tempi.

"Helia, aspetta." Lo fermò Flora quando tutti stavano andando via, dopo aver salutato le sue amiche. Loro si guardarono e capirono che la loro amica aveva delle faccende importanti da sbrigare così con lo sguardo le comunicarono il loro appoggio. Flora guardò Miele e le intimò di lasciarla da sola per qualche minuto, quindi la ragazzina seguì lo scudiero accompagnandolo all'uscita e chiedendogli delle dinamiche dell'attacco su Linphea.

Ci fu ancora silenzio nella serra, Helia e Flora si guardarono. Fu Flora la prima a parlare.

"Non immagini quanto mi dispiaccia."

"Non immagini quanto dispiaccia a me." Replicò Helia. Lo specialista si guardò intorno, prestò attenzione a qualche pianta. Flora lo seguì con lo sguardo, stava per dire qualcosa ma Helia disse:

"Hai sistemato bene qui. Mi piace." Il cuore di Flora batteva forte. Sentiva il ronzio del sangue nelle orecchie e la bocca le divenne asciutta, tanto che faticò a pronunciare quelle parole:

"Helia, non avrei mai voluto che..."

"Mi ami?" Chiese Helia, interrompendola, in maniera estremamente calma.

"Che domande..."

"... faccio? Che domande faccio, intendi? Beh, domande legittime, non credi?" La domanda di Helia quasi non sembrava interessare lui personalmente, non era agitato, quasi sinceramente curioso.

"Non ho voluto io questo e lo sai. Helia, mi hanno ingannata." Ribadì la keimerina, seguendolo con lo sguardo mentre lui si dedicava a piante diverse guardandole, toccandole. Si voltò verso di lei e replicò:

"Lo so, Flora, certo che lo so. Ma io ti ho fatto un'altra domanda e tu ancora non mi hai risposto: tu mi ami, Flora?" Lei stava per rispondere ma lui con la mano la fermò e aggiunse:" E non intendo: mi sei grata, Flora? E nemmeno: mi vuoi bene, Flora? E sta' certa che non intendo: hai paura che io soffra a causa tua, Flora?"

Flora lo guardò. Deglutì. L'espressione di Helia era diversa da quella che ricordava. Erano entrambi così diversi da come lei ricordava. Aprì la bocca per rispondere ma non uscì alcun suono, le guance le si arrossarono mentre il respiro accelerò.

"Ciò che immaginavo." Disse Helia, stringendo le labbra.

"Helia, sono successe un sacco di cose. Questa nuova magia, questa situazione... ma non credere che..."

"... Flora, tu sei cambiata." La interruppe Helia. "E lo sono anch'io, ma... ma io non sono così tanto diverso mentre tu..." Helia sospirò. "Volevo conoscere la nuova Flora, ricordi? Te l'ho detto proprio in questo palazzo, ma... ma io non sono sicuro che questa nuova Flora a me piaccia davvero. Questa nuova Flora mi ha accolto con degli occhi così freddi quando sono tornato, non mi ha detto che eravamo io e lei contro il mondo intero, non mi ha detto che era disposta a tutto per cambiare le cose. Allora le cose possibili sono due: o questa nuova Flora è una persona incapace di amare, oppure questa nuova Flora semplicemente non ama me." Helia la guardò, Flora non replicò. "E io preferisco credere alla seconda piuttosto che pensare che la magia del freddo abbia gelato anche il tuo cuore. Dimmi, Flora, mi sbaglio?"

"Io non voglio perdere quello che io e te avevamo." Confessò la keimerina, con gli occhi pieni di lacrime che si sforzò a non lasciar cadere.

"Neanch'io." Ammise Helia, alzando le spalle e rivolgendole un lieve sorriso, Flora gli sorrise appena, anche lei scrollando le spalle, e asciugandosi gli occhi.

"Beh, allora non possiamo..." Provò lei ma Helia la fermò:

"... no, non credo." Flora si trattenne dal far cadere altre lacrime.

"Vorrei chiederti chi ami, ma non sono certo di voler sentire la risposta. Ad ogni modo, ormai questa è casa tua, e l'anello che porti al dito dice che presto sarai una donna sposata, potremmo dire che in fondo non siamo noi che l'abbiamo scelto."

"Non avrei mai voluto che finisse così." Disse Flora con la voce rotta scuotendo la testa, Helia si era voltato di spalle.

"Io non avrei mai voluto che finisse, ma abbiamo imboccato una strada di non ritorno io e te. Sai, a volte desideriamo così tanto qualcosa che ci convinciamo di essa anche davanti all'evidenza contraria. Era come se volessi impedirti di diventare farfalla, ma poi sono partito, e quando sono tornato ti ho trovata con le tue grandi ali, e allora non ho più potuto fingere di essere cieco." Helia si voltò verso di lei e si avvicinò, Flora non disse nulla ma il cuore le batteva tanto forte che tremava. Helia si avvicinò al suo viso e le disse:

"Buona vita, Flora." Le diede un dolce bacio sulle labbra e quando Flora chiuse gli occhi lo sentì. E sentì che quella chiarezza a cui si era aperta quella mattina ora era veramente limpida. Sentì come se il suo sogno un po' inverosimile era finalmente finito e lei si stava svegliando, e il mondo si stava appoggiando sulle sue spalle.

Rimase da sola nella serra per il successivo paio d'ore e, mentre di fuori continuava a piovere insistentemente, la fata chiamò a sé degli assenzi e delle adonide e si rifugiò tra loro, trovando tra quei fiori uno specchio della sua anima.

Caro diario,

mi sento derubata del mio cuore. Sento un dolore che brucia nel mio petto e una solitudine che mi consuma. L'ho lasciato andare, ho lasciato andare Helia perché se lo merita. È prezioso, è speciale, è una persona straordinaria, ma ha ragione lui. E tenerlo stretto a me perché ho paura di affrontare i miei giganti sarebbe stato così egoista. Ha ragione: non sono pronta a prendergli la mano e ad affrontare il mondo insieme a lui. DI certo non è perché ami il mio fidanzato, ma ora senza Helia mi sento così sola. Saperlo lì ad aspettare me, a sostenere me, mi faceva sentire al sicuro. Ora invece lui ha giustamente fatto ciò che io non avevo il coraggio di fare, e lo stimo e ammiro enormemente per questo. Mi ha posto delle belle domande, domande che spesso ho confuso con quella più importante. Lo ammiro, lo stimo, tengo a lui così tanto, gli sono così grata, è una persona che mi ispira, ma non lo amo.

Nikolai mi disse, qualche mese fa, che se avessi trovato l'amore non avrei dovuto farmelo scappare, ma avrei dovuto lottare per averlo e non perderlo mai. Io il coraggio di farlo però non l'ho avuto, ho scelto di non affrontare il mio gigante e rimanere nella mia zona sicura perché credevo che lì il dolore non avrebbe mai potuto entrare. Mi sbagliavo, ed ora ho perso la mia sicurezza mentre resto intrappolata nel dolore. Il mio gigante è sempre lì ed io continuo a non affrontarlo, perché ora c'è Jackson e io giustifico me stessa. Ma forse, se me lo chiedesse, io lo affronterei il mondo, nonostante muoia dalla paura. Eppure ho troppa paura per lasciarmelo chiedere.

È finita. Il mio sogno è finito e la realtà è iniziata. Non posso più nascondermi. C'è l'universo che si sta squarciando in due e tra le due battaglie quella che voglio combattere è proprio questa perché mi ricorda chi sono e quanto valgo.

Flora non parlò con Miele di ciò che si era detta con Helia, anzi, parlò molto poco dopo che Helia e il resto dei suoi amici furono andati via. Sua sorella le fece qualche domanda ma dato che lei rispose con qualche sì, sì, no, no, Miele lasciò cadere l'argomento.

Le due sorelle raggiunsero la famiglia reale per il pranzo, anche se la riunione aveva molto poco di familiare, almeno nel senso che le due sorelle davano al termine. Il re con la sua famiglia era seduto a tavola ma non si sentiva alcun rumore eccetto il tintinnio delle posate sui piatti di porcellana. Ci fu qualche intervento da parte di Elijah, che riportò alcune curiosità sulla corte di Gadot, dove era recentemente stato, e poi ci fu silenzio.

"Dunque, Miele, come ti sembra il nostro palazzo?" Chiese Isobel, fissando i suoi occhi di ghiaccio sulla ragazzina. Miele guardò prima Flora, che le fece cenno con la testa di rispondere, e allora disse:

"Mi piace. Non ero mai stata in un palazzo reale fino ad ora, soltanto una volta, in gita scolastica al palazzo di Linphea, ma era tutto un non toccare, non fare foto, non passare con i piedi sul tappeto, mentre qui è diverso."

Isobel ridacchiò mentre gli uomini non cambiarono espressione, dunque la baronessa aggiunse:

"Ne sono felice. E vi state divertendo? Cos'avete fatto di bello oggi?" Miele guardò ancora Flora e stavolta Isobel fece lo stesso. La keimerina si schiarì la voce e rispose per sua sorella:

"Niente di speciale, abbiamo soltanto passato un po' di tempo insieme."

"Ho saputo che siete state in biblioteca." Riprese Isobel. "Cercavate qualcosa di particolare? Miele, cara, ti interessa la lettura?" Fu ancora Flora che rispose:

"Soltanto qualcosa di piacevole da leggere in una giornata tanto uggiosa." Incontrò lo sguardo di Jackson che si era posato su di lei.

Seguì uno strano silenzio ma poi Isobel sospirò e dichiarò la sua contentezza per la piacevole permanenza di Miele. Dopo altri interminabili minuti di silenzio Flora si schiarì la voce e disse:

"Vostra maestà, credo che sia il caso di parlare di quello che sta succedendo nell'universo e sulle conseguenze che questo sta avendo nella Dimensione Magica. I pianeti che mantengono l'equilibrio sono in pericolo, e..."

"... non ce n'è bisogno che te ne occupi, keimerina." La fermò il re, fulminandola con lo sguardo. "E poi non mi sembra neanche la situazione adatta per parlare di certe cose. Distraiti con le tue occupazioni, il resto non è di tuo concernimento." Flora sgranò gli occhi dalla sorpresa, scosse leggermente la testa e replicò:

"Perdonatemi, vostra maestà, ma credo davvero che questa sia una delle mie maggiori preoccupazioni: sono una fata. E non vedo davvero altro momento per parlarne dato che ora siamo tutti qui."

Il re distolse lo sguardo come per prendersi il tempo per riflettere e trovare le giuste parole, allora disse:

"Keimerina, ogni giorno che passa ti riveli più difficile, e ciò mi stupisce. Innanzitutto, impara a comportarti come si deve, sei la futura sposa del principe e futura regina, dovresti sapere che a tavola non si parla ma si fa leggera conversazione. Punto secondo: non voglio che tu ti immischi in certi affari, vorresti per caso mostrarti più forte del principe?"

"Io..." Stava dicendo Flora, accigliata, mentre la sua rabbia cresceva e cresceva, ma sorprendentemente Jackson parlò sopra di lei fermandola:

"Padre, nonostante tutto Flora ha ragione. Ho parlato con lord Oassis e pare che questo squarcio nel cielo sia davvero qualcosa di pericoloso, pare che sugli altri pianeti stia sconvolgendo ogni cosa. Fortunatamente qui su Sakoma siamo ancora al sicuro, ma come possiamo sapere se non si riverserà anche qui?" Il re si voltò verso suo figlio e lo guardò negli occhi, sostenne il suo sguardo per alcuni secondi, dopodiché disse:

"Ne parleremo."

Il pranzo si concluse nell'assoluto silenzio, ma non appena lasciarono la sala da pranzo Jackson fermò la sua fidanzata.

"Io e te dobbiamo parlare." Flora cercò di investigare quegli occhi grigi per cercare di capirci di più, ma il tentativo fu vano. Si voltò verso Miele e le disse di cominciare ad andare, dunque si rivolse a Jackson. Il principe la invitò nelle sue stanze, dove arrivarono camminando nel più assoluto silenzio. Una volta entrati, Flora non avanzò di molto mentre Jackson andò alla finestra. La keimerina rimase in silenzio, sapeva che lui stava cercando le parole da usare. La stanza era scura a causa del brutto tempo e la pioggia si era fatta più insistente, quando Jackson si voltò verso di lei i suoi occhi erano dello stesso colore del cielo.

"Innanzitutto, è bene che tu sappia che io sono al corrente di tutto ciò che accade in questo palazzo." Esordì il principe, Flora sospirò e trattenne il respiro per un attimo. "Cosa ci facevano qui? E credevo di essere stato chiaro quando ti ho detto che non volevo che tu avessi a che fare con la magia nera."

"Infatti abbiamo lasciato perdere quell'idea, ma sappi che l'abbiamo fatto perché giusto per noi, non perché l'hai deciso tu." Replicò Flora, incrociando le braccia, un po' per fare la dura, un po' per nascondere le mani che tremavano.

"Cosa cercavi allora in biblioteca?" Chiese il principe, col viso duro.

"Qualcosa che potesse aiutarci, ma abbiamo chi potrebbe farlo al posto nostro."

"Chiederti di lasciar perdere sarebbe inutile, no?"

"Assolutamente."

"Già..." Sospirò Jackson, annuendo nervosamente. "E i tuoi amici invece? Ora anche incontri segreti? C'era anche quell'Helia, vero? Flora, se solo ti azzardi a..."

"Adesso basta!" Sbottò Flora, rossa in viso e tremante. "Se reagisci così a una visita dei miei amici devo per forza tenertela segreta! E sì, c'era anche Helia, ma non credere che arriverei a tradirti! Nel tuo palazzo, poi! Permettimi di dirti che sarei almeno più furba. Ma puoi stare tranquillo, non lo farei mai, ricordiamoci che altrimenti ci sarebbe una taglia sulla mia testa." Concluse sarcastica, cercando di sembrare rilassata ma ogni muscolo del suo corpo era contratto. Jackson si poggiò una mano sulla bocca, come per riflettere.

"Puoi andare." Concluse il principe, Flora stava per farlo ma poi si fermò e disse:

"Jackson, non sottovalutate la fessura nel cielo, né per Zvonimir né per quello che potrebbe causare su Sakoma."

"Me ne rendo conto." Annuì il principe. "Se sai qualcosa ti prego di tenermi aggiornato, ma evita di parlare davanti a mio padre." Lei annuì.

"A proposito, grazie per prima."

Jackson ridacchiò nervosamente e disse:

"Credimi se ti dico che non ho la più pallida idea di cosa provo per te."

"Ti credo." Confermò Flora, annuendo col viso serio.

"Non so se voglio innamorarmi di te, non so se posso fidarmi di te. "

"Non farlo." Lui la guardò sorpreso. "Non innamorarti di me, ma fidati." Jackson sorrise lievemente.

"Per favore, Flora, lasciami." Su quelle parole la keimerina lasciò la stanza, prima però si voltò verso di lui e vide che il principe si era appoggiato al davanzale e guardava fuori alla finestra.

Su Linphea, Solaria, Andros e Domino era quindi ormai dichiarato lo stato di allerta, i ragazzi però erano arrivati in ritardo: quando quel pomeriggio tornarono a casa, decisi sul da farsi, furono accolti da un'agghiacciante sorpresa. Lo squarcio nell'universo non era soltanto nell'universo, lontano e invisibile a occhio umano, ora era uno squarcio nel cielo. Su ogni pianeta della Dimensione Magica il cielo era basso, grigio, quasi rossastro, e la cosa agghiacciante era lo squarcio che fendeva le nuvole.

"Vedo che ve ne state occupando veramente bene." Disse Samara, accogliendo Sky non appena lui e Brandon misero piede a palazzo. Il principe gettò un'occhiata al suo migliore amico e lui capì, dunque si allontanò. Mentre andava in camera sua però una pixie gli tagliò la strada sorprendendolo enormemente.

"Madre, credimi, stiamo facendo il possibile." Si giustificò Sky con i suoi genitori nella sala del trono.

"Sky, non sappiamo cosa fare. L'incontro con le comunità scientifiche non ha portato da nessuna parte, nessuno ha delle soluzioni per noi." Disse suo padre.

"Lo so, c'è solo un modo per chiudere quello squarcio nel cielo e Hagen ci sta lavorando, non abbiamo altro padre. E per di più cerca le Gemme quindi tutto quello che possiamo fare è dichiarare l'emergenza." Re Eredor sospirò.

La situazione era la stessa sugli altri pianeti e presto le ragazze e i ragazzi ne furono a conoscenza.

Non appena poterono, Flora e Miele usarono la sfera di cristallo per chiamare i loro genitori per sapere come stessero. Rodols e Alyssa risposero insieme e le tranquillizzarono sul fatto che era stato tutto solo un brutto spavento, ma le allertarono sul fatto che dopo l'assalto delle ombre la pioggia non si era fermata e il cielo aveva assunto uno strano colore, troppo scuro, troppo cupo. E un enorme squarcio lo tagliava in due.

"Mamma, papà, state tranquilli, presto risolveremo tutto." Assicurò Flora.

"Non ne abbiamo alcun dubbio, tesoro." Sorrise Alyssa.

Quando le due sorelle furono sole poterono finalmente parlare.

"Mi dici cosa ti sei detta con Helia?" Chiese sua sorella minore, Flora sospirò e sedette sul letto mentre Chatta volò sulla sua spalla.

"Diciamo che ci siamo detti quello che sapevamo già: presto sposerò Jackson."

"Mi dispiace, Flo." Miele la abbracciò mentre Chatta volò davanti a lei e, ad una velocità indicibile, cominciò a dire:

"Flora, non può essere! Non puoi arrenderti così! Per il vero amore bisogna lottare, bisogna mettersi in gioco! Non puoi lasciar vincere quel principe da strapazzo!"

"Chatta, devo chiederti un favore." Disse Flora pazientemente, la pixie annuì, Flora scosse la testa ma la pixie non capì.

"Devi stare un po' zitta, Chatta!" Esclamò Miele, Chatta prima fu sorpresa ma poi le tre scoppiarono a ridere, anche se il sorriso di Flora si spense presto.

"Non posso venire ora su Linphea." Spiegò Brandon alla pixie.

"Il re e la regina ti richiedono immediatamente! Martha ti richiede immediatamente!" Insistette la pixie con i fiori tra i capelli.

"Senti..."

"Sono Daisy." Si presentò la pixie, in volo di fronte a lui.

"... Daisy, ho abbastanza da fare, e c'è già Vymarna che mi tiene al guinzaglio, posso risparmiarmi la nobiltà linpheiana, che ne dici?" Brandon la superò ma la pixie lo raggiunse e gli serrò di nuovo la strada.

"Non capisci, il cielo di Linphea si è squarciato, e Martha dice che tu... ha dovuto compiere un incantesimo per trovarti, sai quanta fatica ci è voluta?!"

"Ascolta, mi dispiace per la tua amica, e vorrei davvero aiutarvi, ma sono in ritardo e non oso immaginare cosa mi aspetta oggi. Sono certo che la tua Martha non avrà da dirmi cose che non so già, e se sa di me allora il re e la regina vogliono soltanto qualcosa per il loro tornaconto. Dunque, poiché io ho già abbastanza a che fare con certa gente tutti i giorni, e poiché oggi è stata una giornata da schifo che ancora non è neanche finita, ti pregherei di lasciarmi in pace." Detto ciò Brandon superò la pixie che fu costretta a scomparire in una nuvoletta di polvere di fata. Brandon non aveva torto, la sua assenza fu notata e nonostante tutto per niente giustificata. Si aspettava come sarebbe andata e la realtà combaciò perfettamente con le sue aspettative. La sera non ebbe neanche la forza di raggiungere Sky per chiedergli come aveva risolto la cosa. Ma il giorno dopo lo venne comunque a sapere dato che il maggiore comunicò al suo esercito che Eraklyon era entrata in uno stato di emergenza dovuta allo squarcio nel cielo, di cui tutti si domandavano l'origine, a quanto pareva Sky non aveva condiviso o aveva chiesto di non condividere i dettagli. Ma lo stato di emergenza su Eraklyon riguardava poco le ombre e più Eraklyon stessa: l'esercito si sparse sul pianeta per tenere tutto sottocontrollo, e a palazzo la presenza dei soldati si accentuò nei corridoi e nelle anticamere. In particolare, il delfino era costantemente controllato data una possibile minaccia alla sua vita. E Brandon era stato consapevole fin dal mattino che il maggiore non gli avrebbe permesso di affiancare Sky. Lo scudiero del principe fu infatti mandato a pattugliare la riva occidentale del fiume.

Erano anni che non andava lì. Sapeva esattamente perché il maggiore ce l'aveva mandato: per ricordargli da dove veniva. Ma non aveva bisogno di lui per ricordarselo, lo sapeva. Aveva lasciato quel posto a sedici anni, eppure ogni angolo gli sembrava incredibilmente familiare. Pensò a Logan. Non sapeva se suo fratello avrebbe potuto aiutarli, ma credeva di sì, o almeno una parte di lui voleva crederci.

Dall'altra parte del fiume, a palazzo, Tecna era in laboratorio con Judy, il dottore e le sue assistenti.

"Può smetterla di andare avanti e indietro?" Chiese Tecna al dottore, che camminava smaniosamente per la stanza, mentre era alla finestra e guardava di fuori.

"Tutto ciò non ha senso, com'è possibile che non possiamo fare niente?! Il cielo si è squarciato!" Esclamò Alexander, indicando di fuori.

"Tecnicamente era già squarciato, ora la fessura è soltanto visibile." Rettificò Tecna, Alexander alzò gli occhi al cielo e cominciò ad inveire contro la magia, contro Zvonimir, e contro la scienza stessa.

"Dottoressa, cosa crede di fare?" Chiese Judy a Tecna, la fata sospirò e rispose:

"Non lo so, Judy." Avrebbe voluto soltanto che Timmy fosse stato lì. Ci venivano sempre a capo, sempre, ma lo facevano insieme. Senza di lui si sentiva come un computer non attaccato alla spina: aveva tante idee, tanta conoscenza, ma non riusciva a tirarle fuori senza Timmy.

Timmy era su Zenith, nel suo appartamento, e avere Helia lì con lui quel giorno fu come prendere una boccata d'aria in quel posto tanto arido. I due amici avevano speso il pomeriggio a parlare, ed Helia gli aveva raccontato ciò che era successo con Flora.

"Non può essere vero. Non sta succedendo davvero, mi rifiuto di crederlo." Affermò Timmy, alla finestra. Helia, seduto sul divano, sospirò.

"Beh, credici. Io la amo, Timmy, e lo sai bene, ma lasciando perdere tutto, lasciando perdere quello che io vedo in lei, sarebbe comunque andata così: Flora ora è fidanzata col principe, Nikolai l'ha spudoratamente venduta, e lei non può farci nulla."

"E finisce così?" Chiese Timmy, incredulo, voltandosi verso di lui. Helia alzò le spalle.

"Timmy, perdonami se te lo dico, amico, ma non stai facendo altro che mettere il dito nella piaga."

"Oh, mi dispiace..." Timmy abbassò lo sguardo.

"Cosa pensate di fare? Voi scienziati, intendo." Disse poi Helia facendo un cenno verso il cielo.

"L'incontro si è concluso nel peggiore dei modi per degli scienziati..." Helia lo guardò, cercando spiegazioni. "Non abbiamo trovato una soluzione." Concluse Timmy.

"Sembra che stia andando tutto a rotoli, eh?" Disse Helia, sospirando e sprofondando nel divano.

"Già, non c'è cosa peggiore di non trov..." Non poté finire la frase: il suo cellulare squillò. Lo tirò fuori dalla tasca e sorrise.

"Che succede?" Chiese Helia.

"È Tecna." Rispose il suo amico, sorpreso.

Negli stessi momenti, su Solaria Stella non aveva avuto l'accoglienza che si aspettava: arrivata a palazzo era subito andata a cercare Antares per sapere cosa ne pensasse la divinatrice a proposito della crepa nel cielo quasi rossastro, ma la strada gli era stata tagliata da sua madre che con un "Tesorino, devi venire subito con me." l'aveva condotta nelle sue stanze.

"Mamma, ma che succede? Qui la faccenda è complicata, devo parlare con Antares." La informò Stella, obbligata da sua madre a sedere.

"E questo fa di te un'ottima reggente e una meravigliosa futura regina, stellina mia, ma ora devi ascoltarmi." Replicò sua madre, che camminava ansiosa per la stanza. Si voltò verso sua figlia e allora disse: "Quello che sta succedendo sta sconvolgendo tutti. Le cose sembrano esservi un po' sfuggite di mano e di certo non te ne faccio una colpa, amore mio, voi avete fatto e state facendo il possibile... ma ora il cielo di Solaria è coperto e squarciato in due, e questo non va bene. E sai cosa succede quando le cose non vanno bene? I nobili cominciano ad alzare la voce."

"Mamma, dove vuoi arrivare?" Chiese Stella, seguendo sua madre con lo sguardo, un po' impaurita.

"Vogliono che tu scelga un pretendente." Rispose Luna guardandola. Stella sgranò gli occhi un secondo prima di esplodere.

"CHE COSA?! COME OSANO?! EH?! IO SONO LA LORO FUTURA REGINA, SONO LA REGGENTE DI SOLARIA E SONO PERFETTA! COME OSANO INSINUARE CHE IO ABBIA BISOGNO DI QUALCUNO?!"

"Lo so, amore mio..."

"Solaria è una monarchia, lo sanno?! Questo vuol dire che è la regina che decide! E qui su Solaria una regina non dev'essere necessariamente sposata per regnare! Non siamo mica come Eraklyon, noi! Mamma, non puoi permettere una cosa del genere!"

"Lo so, tesoro, ma tu devi fare molta attenzione, ponderare le parole, essere autoritaria."

"Credi che non lo faccia già?! Santo cielo, ora ci voleva anche questa..." Sospirò la principessa coprendosi il volto con le mani. Luna si avvicinò a lei e la obbligò a guardarla.

"Stellina mia, andrà tutto bene. Nel frattempo tu lasciali fare, lasciagli credere che stanno vincendo loro, abbasseranno la guardia. Nel mentre non devi fare altro che sorridere a qualche principe che verrà a chiedere la tua mano e dirgli che ci penserai, nient'altro. So che puoi farlo."

"Sì, certo, certo..." Annuì Stella abbattuta, "... adoro essere adulata e quei principi non faranno altro, ma mi stanca l'idea, anzi, odio l'idea che vengano qui, senza conoscermi, pretendendo che accetti di sposarli. Mamma, se un giorno mi sposerò sarà soltanto per amore."

"Certamente, tesoro mio, e Solaria è abbastanza forte da permettertelo. Purtroppo tra i nobili una donna al potere dà un certo fastidio, e tu devi stare attenta." Disse sua madre, le prese il viso con la mano ammirando la sua bellezza e sorrise.

Quella sera, nessuno dei ragazzi fu tranquillo. Il cielo sopra le loro teste era squarciato in due e uno di loro avrebbe dovuto ricucirlo insieme al più presto mentre le ombre di Zvonimir di tanto in tanto disseminavano il panico, ed ora cercavano le Gemme, questo voleva dire che i pianeti naturali erano in pericolo.

La mattina dopo Miele e Flora decisero di spenderla ancora in biblioteca, ma le due sorelle non ebbero neanche il tempo di iniziare poiché furono interrotte.

"E tu chi saresti?" Chiese Flora, con un sorriso, alla pixie che era apparsa di fronte a lei e che, stancamente, si era seduta sulla pila di libri.

"Perdonatemi, ma sono un po' stanca. Tu sei Flora, vero? La guardiana."

"Ehm... sì, sono io." Sorrise Flora. La guardiana, le era mancato: era la keimerina da troppo tempo.

"Bene, ho bisogno di parlare con te, è per il bene di Linphea. Mi presento, io sono Daisy." Flora e Miele si guardarono e Chatta, sulla spalla di Flora, sgranò gli occhi.

Timmy ed Helia invece erano andati su Eraklyon quella mattina, ed insieme si dirigevano in laboratorio.

"Sicuro che non ti do fastidio?" Chiese Helia mentre attraversava il patio col suo amico e, di tanto in tanto, gettava un'occhiata al cielo rossastro.

"Ti dico di no! Helia, ti ho chiesto io di venire. Sei il mio migliore amico, ho bisogno di te, sai che per me è difficile, e tu hai bisogno di me. Sei uno che si lascia andare alle emozioni e hai bisogno di distrarti dopo quello che è successo." Replicò Timmy. I due amici raggiunsero il laboratorio in poco tempo e quando arrivarono furono accolti da Tecna e Judy; Alexander e le sue assistenti non erano ancora arrivati.

"Timmy!" Esclamò Judy appena lui entrò, Timmy le sorrise.

"Ciao Judy." Salutò, poi lasciò che Helia si presentasse e si rivolse a Tecna.

"Ehi."

"Grazie per essere venuto." Disse la fata con un nodo alla gola.

"Non dovevi fare altro che chiamare." Replicò Timmy con un sorriso, lei ne fu estremamente felice anche se non si notò troppo.

Arrivati Alexander e le sue assistenti, Tecna mise ben in chiaro le cose.

"Molto bene," Esordì Tecna, "La situazione è molto grave, come sicuramente vi siete resi conto, quindi dobbiamo lavorare sodo e insieme. Il punto è che il nostro nemico è più potente di quanto immaginavamo e cerca le Gemme."

"Come fai a saperlo?" Chiese Alexander, Tecna prese un respiro per mantenere la calma e rispose:

"Il genio ce l'ha detto. È un tipo di vecchio stampo, è un terrestre ed è potente: vuole vendetta e vuole la gloria. Quindi ora il punto è che Andros, Solaria, Linphea e Domino sono i pianeti su cui c'è la massima allerta e non sappiamo né come né quando le ombre hanno intenzione di attaccare. Quindi quello che dobbiamo fare è trovare un modo per localizzare la loro scia magica e arrivare dove sono nel loro stesso istante, non un minuto dopo. Qualche idea?" Lana alzò la mano, Tecna le fece un cenno e la giovane parlò:

"Potremmo tenere in conto la quantità di polvere magica sulla fessura per capire quanta ne rilascia effettivamente un'ombra, dopodiché potremmo geolocalizzarle centimetro per centimetro."

"Mi sembra un'ottima idea, Lana." Rifletté Tecna. "Beh, cosa stiamo aspettando? Tutti a lavoro!" Tecna batté le mani e tutti corsero al lavoro. Lei si rivolse a Timmy: "Non posso farcela senza di te. So che lo sai e dimentico di dirtelo, mi dispiace." Timmy le sorrise inarcando le labbra e le diede un bacio sulla guancia, Tecna arrossì e tornò a lavoro senza dire altro. Raggiunse dunque Helia:

"Sei dei nostri?"

"Per ora sì, dimmi cosa posso fare." Replicò Helia.

"Non sai che piacere avere una mente in più! Va' da Judy, le sarai molto utile." Lui annuì e raggiunse la ragazza dai capelli mogano, Tecna abbozzò un sorriso.

"È una mia impressione o c'è la possibilità che tu possa essere un tantinino gelosa di Judy?" Chiese Timmy alle sue spalle, Tecna saltò in piedi e si voltò verso di lui.

"Io?! Gelosa?! Soltanto perché le mandi immagini di gattini in chat?!" Timmy alzò un sopracciglio. "Ecco, appunto, non azzardarti mai più ad inviare una sola gif a qualcun altro." Concluse Tecna.

Su Domino, Bloom era con Roxy e Daphne ed insieme a loro discuteva sul da farsi mentre fuori non smetteva di piovere.

"Credo che il regno abbia bisogno di qualcosa per tirarsi su." Disse Daphne. "Hanno tutti paura, guarda il cielo. Hanno bisogno di sapere che va tutto bene."

"Daphne, il cielo si sta squarciando in due sotto i nostri occhi, non posso pensare a me stessa. Sai che amo Sky e se fosse per me celebrerei il matrimonio in pochi giorni, ma credo davvero che sia meglio rimandare a quando questa storia sarà finita."

"Chi ti dice che finirà bene?" Chiese Daphne, Bloom la guardò sconvolta.

"Daphne, non è da te parlare in questo modo."

"Lo so, ma non dimentichiamo che qualcuno dovrà usare il Sigillo, e credimi se ti dico che allora avrai voluto essere prima sposata." Bloom stava per replicare ma in quel momento furono interrotte da una guardia, Bloom allora lasciò che il suo ospite entrasse.

Nex non disse nulla fino a quando non si sedette di fronte alla sua amica, Bloom pregò Roxy e Daphne di lasciarli da soli per qualche minuto.

"Ti sei finalmente degnato di interessarti." Disse Bloom rompendo il silenzio.

"Non credevo che le cose potessero davvero mettersi così." Replicò lui facendo un cenno verso la finestra.

"Perché ti sei allontanato da noi?" Chiese allora la sua amica.

"Non è una cosa di cui voglio parlare, voglio solo che sappiate che se avete bisogno di una mano io ci sono."

"Perché sei venuto a dirlo a me?" Chiese ancora Bloom.

"Perché viviamo nello stesso palazzo." Rispose Nex, stranito dalla domanda.

"O forse perché hai paura di affrontare Aisha." A quelle parole Nex scattò in piedi e guardò Bloom dall'alto con espressione fredda.

"Non sono affari che ti riguardano. Fa' quello che vuoi, io il mio dovere l'ho fatto." Detto questo il paladino lasciò la stanza.

Il pomeriggio per Miele e Flora passò velocemente mentre Daisy raccontava loro tutta la faccenda. Una volta che la pixie ebbe terminato, Flora disse:

"Daisy, mi dispiace molto per quello che sta accadendo su Linphea e credimi se ti dico che se potessi sarei lì."

"Ti credo, Flora, sei la nostra guardiana. Ma il re e la regina sono preoccupati e hanno bisogno di lui, credi di poter far qualcosa?"

"Ma certo, sta' tranquilla, lo convincerò." Annuì Flora. La pixie sorrise e dopo un salto sparì in una nuvoletta di polvere di fata. Chatta prese il suo posto sulla pila di libri.

"Wow." Esclamò la pixie e sospirò, guardò Flora e Miele in attesa.

"E così ora Brandon è una specie di melissa. Beh, non capisco perché non abbia voluto seguire Daisy." Disse Miele alzando le spalle, si appoggiò alla sedia e guardò Flora. La keimerina scosse leggermente la testa.

"Ha soltanto paura, non va troppo d'accordo con la magia perché non la capisce bene, e ha paura di Vymarna. La Natura ha la sua essenza, è come se lo stringesse tra le mani, e questa cosa di Zvonimir si sta ripercuotendo su di lui anche se non lo dice."

Quella notte Flora ripensò alle parole della pixie: Linphea era in pericolo, il re e la regina erano preoccupati, e quando c'era stato un problema avevano mandato la loro pixie da lei: la fata guardiana. Sentirsi chiamare in quel modo fu importante per Flora, si ricordò di avere un ruolo, un ruolo che quella faccenda e che l'Inverno sembravano averle tolto. Le cose dovevano cambiare, non potevano continuare in quel modo, lei non poteva continuare a brancolare nel buio chiedendosi quale direzione prendere. Quei tempi dovevano finire, ed erano finiti. La mattina dopo Flora informò Miele e Chatta di cosa aveva intenzione di fare e, sebbene Chatta fosse un po' contrariata, entrambe accordarono che era la cosa giusta da fare. Nonostante questo Flora non mancò ai suoi impegni: in quanto futura sposa di Jackson doveva cominciare a farsi conoscere, entrare in società, e fu quello che fece quel giorno accompagnata da Miele. Le due sorelle si vestirono di tutto punto per incontrare le giovani figlie dei nobili di Sakoma. Furono tutte deliziate al vederla ed espressero quanto erano state impazienti fino a quel momento aspettando di incontrarla.

"Dev'essere così curioso per voi, in fondo siete di un'epoca diversa dalla nostra." Disse una mentre prendeva il tè.

"A questo proposito, vi ringrazio di persona per ciò che avete fatto per noi." Aggiunse di fretta un'altra.

"Anch'io!" Esclamò una, poi si ricompose. "Cioè, intendo ringraziarvi con tutto il cuore per averci liberato dal sortilegio."

"Sono felice di aver fatto qualcosa di tanto buono." Replicò Flora. "E sì, effettivamente sono di un'altra epoca e devo dire che faccio un po' di fatica a comprendere tutte le vostre usanze, anche se non sono passati troppi anni. Ma, sapete, l'amore non conosce barriere e il principe è per me una tale sicurezza e un tale sostegno che nessuna difficoltà diventa troppo grande."

"Sappiate che siete una delle coppie più belle che abbia mai visto."

"Grazie, Annabella... è Annabella, vero?"

"Sì, vostra altezza." Annuì la giovane con un sorriso.

"La vostra famiglia ora otterrà un titolo?" Chiese una ma la sua amica di fianco a lei le pestò un piede, Flora sorrise educatamente.

"No, la mia famiglia lo ha rifiutato. Il re ha offerto a mio padre il titolo di marchese e dunque mia madre e mia sorella sarebbero state marchesa e marchesina, ma abbiamo preferito rimanere come siamo. Ci basta."

"Avete già scelto i testimoni e le damigelle?" Chiese Annabella.

"Ancora no." Rispose Flora e notò le espressioni che si disegnarono sui loro volti.

Quel pomeriggio vide Jackson, erano rimasti d'accordo di incontrarsi almeno un paio di volte la settimana per discutere sull'andamento delle cose. La fata raggiunse le camere del principe che, anche se non le faceva piacere, le erano diventate familiari.

"Come stai?" Chiese Jackson, dopo che Flora si era accomodata sul divanetto.

"Non mi lamento. Tu?" Jackson, che era rivolto alla finestra, sospirò. Poi la raggiunse e sedette sulla poltrona accanto al divano.

"Abbastanza bene. Come sta andando?"

"Sto facendo amicizia." Rispose Flora, riluttante. "Ora le mie amiche sono Annabella, Isidora, Camilla e Rosamaria. E tutte sperano di poter diventare le mie damigelle, un ottimo lavoro, no?"

"Eccellente. Devo dirtelo, Flora, stai andando bene."

"Ho soltanto capito quale direzione prendere. Cosa puoi dirmi del pianeta? Io ci sono legata ma non sento nulla, non è il mio pianeta."

"La situazione rimane invariata per ora. Mio padre ha comunque intenzione di muovere l'esercito in caso di attacco."

"Non servirà a nulla a meno che le ombre non siano materializzate, e Tecna e Timmy non possono crearne tanti."

"Hai qualche consiglio allora?" Alzò lo sguardo verso di lei, che fino ad ora aveva tenuto abbassato verso il pavimento.

"No, mi dispiace." Rispose Flora dopo qualche attimo di silenzio. Rimasero entrambi in silenzio mentre fuori diluviava.

Flora lo salutò in un borbottio e lasciò la stanza. Non riusciva ad avercela ancora con Jackson. Ce l'aveva con il re, con quell'intero palazzo, ma non con Jackson. Quel ragazzo le sembrava la persona più sola che avesse mai incontrato, e un po' forse le ricordava Helen con quella sua smania di compiacere il padre. Questo pensiero la paralizzò, e stava per tornare sui suoi passi verso la camera del principe quando Miele la raggiunse.

"Allora, andiamo?" Chiese la sua sorellina, con Chatta seduta sulla sua spalla.

"Venite anche voi?" Chiese allora Flora, sorpresa. Miele le rivolse uno sguardo implorante e allora, dopo aver tentennato, Flora lo concesse.

Mentre le tre lasciavano il palazzo Flora era incerta, non aveva chiesto a Jackson se poteva uscire, ma non vedeva perché dovesse chiedere a Jackson di poter uscire. Non sapeva come comportarsi, anzi, sapeva come avrebbe dovuto comportarsi ma non le piaceva, ed era la prima volta in vita sua che non le piacevano le regole.

Quando arrivarono su Eraklyon non sapevano a chi rivolgersi, così chiesero più semplicemente ad una guardia, e per entrare a palazzo Flora giocò la carta dell'essere la futura regina di Sakoma, e aggiunse di essere un'intima amica del principe. Dopo una di quelle "oh, ma allora voi siete quella che..." e la citazione di una delle loro imprese, la lasciarono passare insieme a sua sorella e alla sua pixie. Le indicarono la strada da prendere, anche se era parecchio incerta.

Arrivata al piano di sotto e attraversato il lungo corridoio, arrivò a destinazione. E fu totalmente paralizzata quando Brandon arrivò dalla direzione opposta.

"Flora?" Chiese il soldato, stupito ma piuttosto incerto. Lei strinse le labbra, poi Chatta esclamò:

"E Chatta!"

"E Miele!" Aggiunse la ragazzina.

"S-sì, lo vedo... che ci fate qui?" Chiese confuso.

"Sono venuta a parlarti." Rispose Flora, seria. Lui la guardò, capendo che era qualcosa di importante, e poi gettò un'occhiata alle altre due, che sembravano una specie di duo comico. Sospirò e poi disse:

"Perché non andiamo a fare un giro nei giardini?"

Arrivarono ai giardini del palazzo accompagnati dal dolce suono della voce di Chatta che commentava ogni angolo del castello, lo comparava a quello di Sakoma, diceva ciò che le piaceva e cosa no, e cosa avrebbe addirittura modificato. "Ti prego, ora basta!" La implorò il soldato mentre camminavano fra le aiuole. Chatta zittì ma gli rivolse un'occhiataccia. "Allora, che succede?" Chiese poi a Flora, aspettandosi gia qualcosa di non troppo positivo.

"È venuta a trovarmi Daisy, la pixie della corte di Linphea." Rispose la keimerina, Brandon sospirò e distolse lo sguardo. "Brandon, non è una cosa brutta, anzi."

"Non vedo perché la divinatrice di corte non se ne possa occupare." Replicò lui.

"Non è la stessa cosa. La melissa interpreta Vymarna, tu... tu senti esattamente ciò che sente Lei. Sai da quanto non accadeva ciò che hai fatto tu?"

"Lo sai che la magia... sì, io..."

"Lo so, ma devi provarci. Va' lì almeno una volta e poi potrai rifiutarti dopo, ma almeno cerca di capire com'è la situazione, cosa vogliono che tu faccia. Magari puoi aiutarli e hanno davvero, davvero bisogno di te."

"Io..."

"... sai meglio di chiunque altro che Linphea è viva, e sebbene non lo sentano quanto te, i linpheiani dipendono da Vymarna." Flora si fermò e lui con lei, lei lo guardò. "Potresti salvare un intero pianeta." Brandon sospirò e gettò un'occhiata a Miele e Chatta, Flora allora si rivolse a sua sorella con lo sguardo e Miele colse cosa voleva dirle.

"Chatta, andiamo a vedere quelle bellissime rose!" Disse Miele.

"Ma io..."

"Vieni!" La costrinse la ragazzina prendendola per il vestitino, così le due si allontanarono. Flora allora si rivolse ancora al soldato e lui parlò: "Non voglio che questa cosa prenda un'altra parte di me. Io... è così reale, è così reale che non riesco a spiegartelo a parole ma... ma quello succede dentro. Andare su Linphea, comunicare direttamente con Vymarna sarebbe come dire 'prego, accomodati, prenditi anche il resto della mia vita se ti va!'" Flora distolse lo sguardo e lui si affrettò ad aggiungere, poggiandole le mani sulle spalle. "Ma questo non vuole assolutamente dire che non lo rifarei. Non ti incolpo di niente, lo sai, vero?"

"Sì..." Annuì lei, poi lo guardò e strinse le labbra. "... ma ora non stiamo parlando di me ma di te. Ricorda che non devi per forza sentire tutto." Brandon stava per replicare ma il cellulare della keimerina squillò. Lei si scusò e lo tirò fuori e fu davvero sorpresa quando vide chi la chiamava.

"Chi è?" Chiese Brandon, notando la sua espressione.

"La preside Faragonda." Rispose lei. Entrambi sapevano cosa voleva dire quella chiamata.

 

Coucou miei bellissimi germogli!! Tra un mesetto e mezzo è primavera, vi state preparando ad uscire dal terriccio e sbocciare? Lo so, lo so, è più di un mese che non pubblico e sono veramente terribile ma sono successe un sacco di cose e io ci tengo troppo a voi per scrivere male quindi è dovuto passare un po' più di tempo... chiedo scusa e spero che per questo capitolo sia valsa la pena l'attesa.

Dunque, partiamo da quella che credo sia la cosa più importante del capitolo: Helia. Mi dispiace, mi dispiace un sacco, e proprio perché mi dispiace un sacco vorrei spostare la vostra attenzione sulla Flora di quella parte di capitolo: ci ho tenuto a descrivere particolarmente le sue sensazioni fisiche perché a parer mio mostrano come si stava sentendo in quel momento. È finita, ma soltanto a livello amoroso, e sinceramente da autrice mi sento di dire che in questo momento per Flora è finita a livello amoroso con tutti. (da notare i motivi che l'hanno spinta ad andare su Eraklyon). L'universo è in pericolo e la nostra fata, così come le sue amiche deve e vuole soltanto concentrarsi su quello (eccezione fatta per Tecna e Timmy che dovevo riunirli mi mancava l'aria.). Jackson non riesce ad odiarlo, forse perché per quanto odioso io stessa lo renda proprio non riesco a farmelo stare antipatico nemmeno io.  Credo che soltanto il re stia antipatico davvero ma davvero a tutti! https://i0.wp.com/31.media.tumblr.com/2182b5960a418c1029faf05b1c024826/tumblr_n0ote4pTR61sf15uko1_250.gif

 Direi che è tutto, o almeno per me perché sappiate che aspetto con ansia di sapere cosa ne pensate voi! Credo che il capitolo sia stato forse un po' lento ma c'erano cose da chiarire prima di passare ad altre cose... cose terribili... grandi, sì, ma terribili!

Ancora vi ringrazio per come seguite questa storia nonostante io non sia il massimo, vi ringrazio per le vostre belle parole e per come semplicemente ad una notifica andate a leggere proprio la mia storia! Vi voglio bene, anzi,

vi strAmo,

xoxo Florafairy7

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Notizie ***


NOTIZIE

"Andrà tutto bene." Disse Flora, cercando di tranquillizzarlo, mentre era stretta a lui.

"Deve per forza, non sopporterei un'altra delusione da parte sua." Replicò il soldato. La strinse più forte, facendole capire che non era ancora pronto a lasciarla andare. Fu però Chatta ad obbligarli ad allontanarsi apparendo in mezzo a loro, Flora le rivolse uno sguardo di disappunto e tutto quello che disse la fatina fu:
"Allora, novità?"

"Sì." Rispose Brandon, e lei si voltò verso di lui, fluttuandogli di fronte.

"Sei riuscita a starmi ancora più antipatica, e direi che è un record." Chatta gli rivolse una smorfia, poi lo scudiero la prese per il vestitino per spostarla e rivolgersi a Flora. "Credo che dovremmo avvisare gli altri, ed anche andare ad Alfea per parlarne con Faragonda. Per l'altra cosa, direi che mi hai convinto... mi convinci sempre... andrò su Linphea, voglio capire cosa succede per poi dedicarmi a questa cosa di Logan. Va bene?"

"Va bene, sappi che sono molto fiera di te." Rispose Flora con un sorriso.
Chatta si schiarì la voce e la sua fata si limitò ad alzare gli occhi al cielo. "Io ora però devo tornare su Sakoma."

Brandon strinse le labbra e annuì, dunque la keimerina si rivolse a sua sorella e alla sua fatina facendo loro capire che era tempo di andare.
Quella sera stessa i ragazzi si connessero in una videochiamata interplanetaria e Brandon comunicò loro della decisione presa da Faragonda. Le loro reazioni furono non troppo entusiaste, ma almeno leggermente sollevate: avevano qualcuno che avrebbe potuto utilizzare la magia oscura, e non era uno di loro, quindi loro non correvano rischi; nessuno lo disse, per non dar prova del proprio intimo egoismo, ma una parte di Brandon gli diceva che suo fratello sarebbe stato il capro espiatorio di tutta quella storia. Quando terminò la chiamata, Brandon stava per andare ma Sky lo fermò.

"Posso chiederti come stai?" Chiese il principe mentre il suo amico era alla porta; ci era arrivato in un attimo, quasi come se volesse scappare dalla stanza del suo migliore amico.

Abbozzò un sorriso e scosse la testa.
"Sto bene, come vuoi che stia? Abbiamo finalmente qualcuno che può aiutarci, è una buona notizia."

"Questo lo so." Replicò Sky, assottigliando gli occhi, Brandon rimase alla porta. "Ma mi chiedevo che effetto ti facesse dover lavorare con tuo fratello, doverlo rivedere..."

"Io... cercherò di non farmi toccare dalla cosa più di tanto... non si è comportato troppo bene con noi."

"Con te." Lo corresse Sky, con espressione seria, cercando di capire cosa ci fosse sotto il sorriso del suo amico. "Non si è comportato bene con te. Né nell'ultima occasione, né ancora prima, sbaglio?" Brandon tentennò, poi disse:" No, certo, ma... credo che ora sia meglio che vada, domattina devo andare su Linphea, pare che la melissa voglia parlarmi. Buonanotte." E così lasciò la stanza senza dare a Sky il tempo di dire altro.

Il giorno dopo, su ognuno dei pianeti su cui si trovava un membro della squadra, il cielo rimase squarciato in due, basso, coperto, e rossastro. I sovrani tennero dei discorsi e cercarono di spiegare al loro popolo che non c'era niente di cui preoccuparsi e che presto tutto si sarebbe risolto. Alcuni pianeti la presero meglio di altri, come Solaria, che si fidava ciecamente della corona e osannava i sovrani; altri peggio, come Eraklyon, dove sorsero confusioni e dove gli alti borghesi contestarono il principe Sky a più riprese durante il suo discorso.
Brandon arrivò al palazzo di Linphea poco dopo che Crystal e i suoi genitori avessero terminato il loro discorso. Notò il nervosismo appena entrò a palazzo: tutti sembravano estremamente affaccendati. Quando gli chiesero cosa ci facesse lì, chi fosse e cosa volesse, Brandon rispose che doveva vedere la melissa perché la sua pixie lo aveva informato che volevano vederlo. Le guardie capirono di cosa si trattasse, a quanto pareva il palazzo di Linphea era più una sorta di friendly environment, come lo avrebbe chiamato Timmy, dove tutti erano amici e si scambiavano braccialetti dell'amicizia custodendo l'uno i segreti dell'altro. Brandon non parlò, ma la sua espressione diceva tutto ciò che stava pensando. Fu condotto dalla melissa in quella che sembrò una marcia, salirono sulla torre del palazzo, dove viveva Martha. Le scale divennero sempre più strette e alte fino a quando non raggiunsero una porta di legno ricoperta da rampicanti. Una delle guardie bussò alla porta con quattro tocchi e la porta si aprì per magia. O forse no, perché una volta aperta si poté vedere l'artefice: Daisy.

"Benvenuto." Sorrise la pixie dai capelli dorati, le due guardie li lasciarono e Brandon, dopo aver preso un respiro, entrò. 
Il soldato si guardò intorno: la torre era un disastro, il posto più disordinato che avesse mai visto fino a quel momento (perché prima di quel momento il posto più disordinato che avesse mai visto era la sua camera da letto). C'erano libri ovunque, sul tavolo accanto alla finestra, sugli scaffali e sul pavimento di legno. Da quella stessa finestra spuntava un grosso ramo con tanto di foglie. Sugli scaffali c'erano ampolle di ogni forma e dimensione mentre sul tavolo c'erano delle mappe astrali e dei talismani, ciotole e erbe.
"Daisy, dove abbiamo messo la passiflora?!" Brandon si voltò seguendo quella voce stizzita che veniva da dietro la libreria, poi lei arrivò, con i capelli in disordine, con dentro qualche foglia tra l'altro, e una matita, e un'espressione stanca dipinta sul viso, e quando vide Brandon rimase per un secondo interdetta. Brandon la guardò, senza sapere cosa dire.

"Tu." Fu tutto quello che riuscì a dire Martha dopo alcuni istanti a bocca aperta.

"Io...?" Chiese Brandon, alzando un sopracciglio e quasi prendendosi gioco della melissa tanto stupefatta. Martha si avvicinò a lui e, senza dire nulla, gli poggiò una mano sul petto e chiuse gli occhi. Brandon stava per dire qualcosa ma Daisy lo fermò. Dopo qualche secondo Martha aprì gli occhi e lo guardò. Gli poggiò una mano sul viso, meravigliata.

"Non ci posso credere. La sento, Lei è dentro di te."

"Oh, grazie per avermelo detto!" Esclamò il soldato con un sospiro, facendo un passo indietro per scostarsi. "Non riuscivo a capire cosa ci fosse di strano dentro di me, non capivo chi stesse vivendo le mie emozioni al posto mio rendendomi la vita un inferno, ma per fortuna me l'hai rivelato." Disse con sarcasmo e sorrise guardandola.

"Mi stai prendendo in giro?" Chiese la melissa, accigliandosi confusa.

"Direi sì." Rispose Brandon, increspando le labbra. "Ora se possiamo gentilmente passare alle cose serie: cosa ci faccio qui? Cosa diavolo volete da me? Io non cerco guai. E la cosa peggiore per me è che ho appena pronunciato questa frase perché vuol dire che sto diventando vecchio. Quindi, forza, che succede?" Martha e Daisy si guardarono, intendendosi perfettamente, e Brandon se ne accorse; aveva visto quello scambio di sguardi mille volte tra le ragazze e le loro pixie.

"Vuoi sederti?" Chiese Martha, un po' intimidita. Brandon sospirò e prese posto, Martha di fronte a lui e Daisy sulla sua spalla. "Posso offrirti una tisana?"

"No, grazie." Rispose il soldato, con espressione seria. Poi sospirò e disse: "Non sono una brutta persona, ma come puoi immaginare tu stessa da quell'enorme squarcio nel cielo le cose sono complicate ed è tutto incredibilmente difficile... e io davvero non posso pensare anche a Vymarna. Non posso e basta. Perché tutti i giorni cerco di dimenticare che ci sia ma Lei non me lo permette."

"Io sono una melissa, sono in stretto contatto con Vymarna eppure non sento ciò che senti tu, posso soltanto immaginarlo. Per questo motivo, mi dispiace, ma ho bisogno di te. È come se la Natura si rifiutasse di parlarmi. Cerco di mettermi in contatto con Lei ma non mi risponde, mi rifiuta, non si esprime. Io ho bisogno di capire, i sovrani ne hanno bisogno, Linphea ne ha bisogno."

Brandon la guardò negli occhi ambra, e lui davvero non era una brutta persona. Lasciò andare un respiro dopo aver ponderato la sua decisione e allora disse: "E va bene. Cosa devo fare?"

Su Sakoma Flora fu convocata nelle stanze del suo fidanzato quella mattina, lei lasciò Miele in biblioteca in compagnia di Chatta e lo raggiunse. Bussò e la voce di Jackson le concesse di entrare. Il principe era alla finestra, come l'ultima volta in cui si erano visti. E pioveva ancora; in realtà su Sakoma non smetteva di piovere da giorni.

"Jackson, che succede?" Chiese Flora preoccupata, incrociando le braccia. Se il principe l'aveva richiesta aveva qualcosa da rimproverarle o qualcosa di grave era successo. Non ce l'aveva con lui, ma non nutriva alcun sentimento per il principe e questo rendeva la situazione un po' più leggera. Sebbene fosse dispiaciuta per la situazione del suo fidanzato, però, spesso il suo atteggiamento di autorità le faceva rabbia, soprattutto ora che Flora si stava riappropriando della propria sicurezza.

"Mio padre ha intenzione di coprire Sakoma." Rispose Jackson, Flora sgranò gli occhi e poiché il principe non si mosse lo raggiunse alla finestra.

"Non può farlo davvero." Disse Flora, sconvolta.

"Io non sono d'accordo, lui sostiene che è per il bene del nostro pianeta."

"Ma..."

"Flora, Sakoma è rinata da pochi mesi e questa cosa nel cielo è davvero pericolosa; sappiamo entrambi che non si risolverà in maniera facile e Sakoma non può affrontarlo. Il nostro esercito è forte ma... ma il popolo non può sopportare anche questo. I nobili sono contro ogni tipo di scontro armato o un qualsiasi impegno da parte di Sakoma, e se devo dirla tutta, sebbene vorrei essere tra i primi a combattere questa cosa, hanno ragione. Non possiamo chiedere tanto al nostro popolo."

"Jackson, lo capisco, ma..."

"... è per questo che devo chiedere anche a te di rimanerne fuori."

Flora non poté credere alle proprie orecchie; il suo sguardo fulminò il principe e lei replicò: "Non se ne parla."

"Flora, non discutiamo. Te l'ho chiesto in modo garbato e vorrei davvero che la tua reazione fosse positiva."

"Sai che non puoi chiedermelo." Disse Flora, scuotendo accigliata la testa.

"E invece tu sai che posso: sei la mia fidanzata e futura regina di Sakoma, farai quello che è giusto per il tuo pianeta."

"Sakoma non è il mio pianeta!" Sbottò Flora, ma se ne pentì subito. Jackson rimase interdetto, e in silenzio per qualche secondo. "Apprezzo ciò che questo pianeta ha fatto per me, ma non chiedermi di sentirmi appartenente ad esso, e soprattutto non chiedermelo perché ne dovrò essere regina. Sono prima di tutto una fata e non puoi chiedermi di star fuori da questa storia."

"Flora..." Provò a dire Jackson, decisamente innervosito.

"... e ora che sono qui ti comunico che i prossimi giorni per me saranno piuttosto impegnati: dovrò andare ad Alfea, e probabilmente sulla Terra..."

"... O su Eraklyon." Aggiunse Jackson, indispettito. Flora lo guardò, acidamente meravigliata.

"Ora mi fai anche seguire."

"Solo se esci di nascosto. Lo scudiero del principe Sky?" Disse il principe, con un sorrisetto di scherno e una nota derisoria nella voce.

"Non credevo potessi arrivare a tanto. Per che cosa, poi?! Tra me e te non c'è niente!" Esclamò Flora, a braccia incrociate.

"C'è un fidanzamento!" Sbottò Jackson, con rabbia. Le prese la mano e le mostrò l'anello che lei stessa portava al dito. "Lo vedi questo?! Eh?! Questo vuol dire che sei impegnata! Con me! E secondo questo dannato anello la gente crede che mi ami e io non passerò per l'ingenuo o per lo stupido perché tu ti sei presa una cotta per un soldato!" Esclamò il principe urlandole contro. Flora si sciolse dalla sua presa e gli tirò uno schiaffo.

"Non ti concedo di parlarmi così." Disse Flora, guardandolo negli occhi. Poi si avviò alla porta dicendo: "Non credo che domani ci sarò, sarà una giornata impegnata, non aspettarmi." Abbassò la maniglia della porta ma, prima di andare, restando di spalle pronta ad uscire, aggiunse: "E non è mica una cotta, la mia."

Su Andros, o meglio nelle profondità del mare di Andros, Aisha era con i suoi zii, Nettuno e Ligea, accompagnata dal suo amico Roy, discutendo sul da farsi. A quanto pareva, il cielo scuoteva non soltanto la terra ma anche i mari, e il regno di Nettuno era in grave pericolo.

"Zio, abbiamo bisogno di voi." Disse Aisha mentre era con gli altri nella sala del trono. Sul tavolo al centro della sala, anzi, su quel corallo intrecciato che somigliava a ciò che in superficie era chiamato "tavolo", vi era una mappa del regno di Nettuno. Lì il sovrano aveva segnato tutti i punti in cui c'era stato un maremoto.

"Anch'io ho bisogno di voi, Aisha. Questa lotta va combattuta insieme come un solo regno. Il mio esercito non si tirerà indietro, ma abbiamo una qualche tipo di soluzione?" Aisha raccontò a suo zio della faccenda del Sigillo, dopodiché sua zia disse:

"Non potrai essere tu quella ad usarlo."

"Zia, so che mi volete bene ma..."

Provò a dire Aisha, ma Ligea la interruppe scuotendo la testa:

"Sei l'unica erede di Andros, non puoi permettertelo."

"A cosa stai pensando?" Chiese Roy, una volta tornati in superficie mentre tornavano a palazzo.

"Alle parole di mia zia." Rispose la principessa girandosi verso di lui.

"Aisha, questa faccenda è delicata, non possiamo sapere ora cosa succederà. Dovremo aspettare per decidere." Replicò Roy. 
Un secondo prima di rispondere Aisha rifletté sulle parole del suo amico, e su come stava includendo se stesso tra le possibili vittime di quella storia.

"Sono una fata, e più in particolare io sono tra quelle sei fate che la Dimensione Magica ha indirettamente scelto per proteggerla e per sacrificarsi per il suo bene, ed è ciò che ho intenzione di fare se è necessario... o almeno ciò che credevo avessi intenzione di fare. Sono anche la principessa di Andros, unica erede, se io non ci fossi più si scatenerebbe una guerra civile."

"Tra coloro che vogliono Nettuno a governare sull'intero regno o tuo padre." Rifletté Roy mentre la brezza salata gli scompigliava i capelli.

"Esattamente. E io non posso fare questo al mio pianeta." Alzò lo sguardo verso Roy, fermandosi, con una lotta interiore tale che le inumidì gli occhi. Un attimo dopo era fra le braccia del suo amico, e in quel momento si rese conto che aveva un favore da chiedere alla sua migliore amica.

"Tecna, cosa ti aspetti che faccia?!" Sbraitò Stella, in preda ad un esaurimento nervoso, contro la sua amica in videochiamata con lei.
"Che metta tutti i soldati che hai intorno alla Gemma, o fare un incantesimo, non lo so! Stella, se i nostri calcoli sono esatti Solaria è il loro prossimo obiettivo."

"Non sono esatti, non può essere! Helia! Che ci fa Helia lì con voi?! Non è neanche uno scienziato, è ovvio che avete sbagliato qualcosa!"

"Si sta rendendo molto utile, a differenza tua al momento!" La rimbeccò Tecna.

"Ti odio!" Sbraitò Stella, e riattaccò.

"Presto saremo tutti lì, tranquilla." Disse Tecna ma ormai era tardi. Si voltò verso i suoi amici con un'espressione del tipo la-solita-Stella e loro ridacchiarono.

La principessa invece camminava avanti e indietro per la sua stanza, esaurita e stanca, e gettò diversi monili contro la porta chiusa facendoli infrangere in mille pezzi. Bussarono alla porta e la principessa, continuando nella sua marcia nervosa, urlò: "CHI È?! ANDATE VIA!"

"Stellina, sono io." Stella si voltò per vedere sua madre che quasi impaurita entrò. Stella le andò incontro, quasi in lacrime, e disse:

"Mamma, abbiamo un grosso problema."

Sua madre la guardò dispiaciuta e replicò: "Mi dispiace dirti, Stellina, che ero venuta a dirti la stessa cosa. Stella e sua madre sedettero sul letto e fu la principessa la prima a parlare. Con sua madre, convennero che la cosa migliore da fare era raggiungere il Pozzo di Luce e lanciare un incantesimo per proteggere la Gemma, dopodiché farla proteggere dalla fanteria.

"Cosa eri venuta a dirmi?" Chiese poi Stella. Sua madre prese respiro e rispose:

"Fra due giorni arriveranno dei pretendenti, saranno alla festa di beneficenza. Non sono in veste ufficiale, hanno giustificato la loro visita dicendo che volevano discutere sul da farsi per quanto riguarda ciò che sta accadendo nel cielo, ma sono i rampolli delle famiglie più ricche di Solaria." Stella chiuse per un momento gli occhi per contenersi o sarebbe esplosa, prese un respiro e guardò sua madre. Le labbra le tremolarono mentre il cuore le batteva forte.
"Mamma, perché è così difficile?"

"Okay, è davvero necessario rendere l'atmosfera tanto sinistra? Non che mi spaventi, ma mi dà l'idea che sto per farmi male." Disse Brandon mentre era al centro del cerchio che Martha aveva disegnato a terra con della terra. La melissa aveva chiuso le finestre e le tende e stava accendendo delle candele.

"Effettivamente non sarà come fare una passeggiata tra i girasoli." Confessò Martha mentre stava unendo delle polveri in una ciotola.

"È una regola di voi linpheiani rendere tutto legato ai fiori?"

"Più o meno." Rispose Daisy, volandogli intorno. Brandon la seguì con lo sguardo e prese un respiro.

"Vieni un secondo." Chiese Martha, concentrata sul suo lavoro.

"Mi avevi detto di non muovermi." Le ricordò Brandon.

"Non abbiamo ancora cominciato. Su, vieni." Insisté la melissa, così Brandon le si avvicinò facendo scricchiolare il pavimento di legno. "Dammi la mano."

"Ti serve il mio sangue?" Chiese Brandon, porgendogliela.

"Sì." Rispose Martha prendendogli la mano e chiudendogliela intorno ad un pugnale che successivamente sfilò, Brandon strinse i denti, e Martha fece cadere delle gocce di sangue nella sua ciotolina. "Ora torna al tuo posto."

"Agli ordini..." Sospirò Brandon. Ci fu silenzio, rotto solo dal cantilenare di Martha che pronunciava parole di cui Brandon non conosceva affatto il significato.

"Ecco fatto." Annunciò Martha, prese la ciotola e andò a mettersi di fronte al soldato. "E poi non è tanto sinistra, io la definirei raccolta, quasi romantica." Precisò la melissa, fiera della sua torre.

"Perdonami, ma mi è davvero difficile pensare a qualcosa di anche lontanamente romantico ora che stai per entrarmi dolorosamente nella testa." Puntualizzò il soldato.

"E nel cuore." Aggiunse Martha. Soffiò sulle polveri e pronunciò delle parole che Brandon non capì. Il soldato deglutì. Ricordava l'ultima volta che su quel pianeta si era sottoposto ad un rito e non gli era piaciuto per niente. Martha allora intinse due dita nel composto e disegnò una V sul petto del giovane, dove aveva ancora il segno lasciatogli dalla Natura. "Ti farà male, ed io non potrò sentirti, non devi muoverti da qui per nessuna ragione."

"Non potrai sentirmi? Cosa? E cosa succederebbe se...?"

"Entrerò in una specie di trans, tu non muoverti o il tuo cervello diventerebbe poltiglia. Ora zitto." Martha chiuse gli occhi, chiudendo la discussione. Brandon, sconvolto e piuttosto infastidito, fu costretto a rimanere in silenzio. E allora Martha cominciò il suo incantesimo, tenendo ferma la mano sulla V da lei disegnata. Brandon rimase immobile, un brivido gli corse lungo la schiena e il cuore cominciò a battere più velocemente. Le finestre erano chiuse, così come la porta, ma si alzò un leggero vento. Sentì di avere il fiato corto e Martha continuava a cantilenare, la mente cominciava ad annebbiarsi, mettere insieme due pensieri gli costava fatica. Sentì un fastidio alle tempie, e all'alzarsi del vento e della voce di Martha quel fastidio divenne un leggero dolore. Gli avambracci gli bruciavano, proprio come quando Vymarna aveva compiuto il suo primo incantesimo. Brandon strinse i denti: non poteva indietreggiare, né allontanarsi da Martha. Sopportare in silenzio divenne impossibile quando la testa sembrò esplodergli, e lasciò andare dei gemiti di dolore. Il vento divenne tanto forte che le candele si spensero. E poi il cuore gli sembrò come spezzarsi in due. In un'impercettibile frazione di tempo sentì il suo cuore fermarsi, contorcersi, esplodere, rompersi. Non riusciva più a pensare, e per il dolore, e perché ormai nella sua mente non c'era solo lui: c'erano anche Vymarna e Martha, e gli sembrò d'impazzire.

Su Eraklyon, Tecna, Timmy ed Helia erano in laboratorio; a quanto pareva Helia era davvero in grado di rendersi utile e fu un prezioso aiuto per tutti: erano tutti dei grandi scienziati e ognuno aveva compiti importanti da sbrigare, avere Helia che si muoveva in mezzo a loro a compiere quei lavori che di solito compiva Judy fu importante. Fu a quest'ultima che si affiancò particolarmente, anche perché Tecna preferì che Timmy lavorasse al suo fianco e Timmy non fece il prezioso. Dopo una giornata di lavoro senza sosta, i tre amici si presero una pausa e andarono a fare una passeggiata nei giardini per riflettere.

"Dobbiamo avvertire gli altri e andare su Solaria." Disse Tecna, camminando in mezzo ai due giovani e sorseggiando un caffè.

"Non sappiamo ancora come fermare le ombre. Abbiamo i materializzatori, certo, ma non vogliamo che si ripeta ciò che è successo sulla Terra." Affermò Timmy.

"Brandon ha detto che sarebbe andato da Faragonda per sapere di Logan." Aggiunse Helia. Tecna e Timmy sospirarono nello stesso momento, leggermente contrariati. "Sentite," Esordì Helia. "quel tipo non piace affatto neanche a me, ma conosce la magia oscura e, cosa più importante, può usare la magia oscura. Abbiamo bisogno di lui, che ci piaccia oppure no."

Nella biblioteca del palazzo di Sakoma, Flora, Miele e Chatta si stavano dando il loro da fare per cercare degli incantesimi che avrebbero potuto aiutarli. Sfogliavano pagine su pagine, divenendo sempre più incredule nello scoprire che Sakoma custodiva tanta conoscenza di magia nera. Miele notò l'espressione di sua sorella, che si era fermata su una pagina e leggeva con attenzione.
"Cos'hai trovato?"

"Cosa?" Chiese Flora, uscendo dal suo mondo. "Ah, no, niente che possa servirci..." Rispose poi. "Anzi, credo che questo non porti da nessuna parte, lo rimetto a posto." Detto ciò richiuse il libro, tenendo l'indice fra le pagine, e si alzò tornando agli scaffali. Lontana dagli occhi della sua sorellina, riaprì il libro e strappò quella pagina. Alfea era lontana, ed anche i tempi in cui le cose erano semplici. Non voleva dire che lo avrebbero usato, ma se fosse stato necessario allora avrebbe fatto ciò che doveva.

"Come ti senti?" Chiese Martha. Brandon era seduto di fronte a lei; avevano riaperto le finestre e le tendine ed ora la torre era più illuminata mentre l'aria era più fresca, l'odore forte delle erbe e degli aromi si stava dissolvendo.

"Sto bene, credo... ma voglio sapere se sei riuscita a parlare con Vymarna." Rispose il soldato, guardandola. 
L'espressione di Martha s'incupì e quello bastò come risposta. Brandon sospirò. "Beh, cosa ti ha detto di tanto terribile?"

Martha rispose mentre Daisy, seduta sulla sua spalla, le intrecciava una ciocca di capelli: "Vymarna è estremamente spaventata, sente il dolore dell'universo che si sta squarciando, Lei è il pianeta naturale, è una di quelli che mantengono l'equilibrio. Sa che la Gemma è in pericolo, è Lei a custodirla e sente le vibrazioni che emana. La nostra Gemma, come immaginerai, è dotata di una forza vitale a differenza delle altre tre."

"Ma c'è dell'altro, non è vero?" Chiese Brandon, preoccupato. Martha annuì:

"Sono riuscita a parlare con Lei, a sentire le sue sensazioni... ed anche le tue." La melissa lo guardò, Brandon corrugò la fronte. Il soldato stava per dire qualcosa ma Martha fu più veloce: "Non potrai sostenerla. Guarda," Fece un cenno alla finestra aperta. "lo vedi o no il cielo? Vymarna a stento riesce a sopportarlo, come pretendi di farlo tu?"

"Senti, grazie per l'interessamento ma..." Provò Brandon scuotendo la testa ma Martha disse:

"Se lo farai riammetterà la keimerina."

"Che cosa?" Domandò Brandon, con un'espressione seria disegnata sul viso. Martha quasi si sentì a disagio sentendo quello sguardo pieno di aspettative su di sé, ma rispose comunque con confidenza:

"Ha deciso di riammettere la keimerina, crede che lei potrà difenderLa. Linphea la teme, non c'è dubbio, lei ha il potere di mettere fine a questo pianeta, ma Vymarna crede che allo stesso tempo lei sia l'unica abbastanza potente da proteggerla. È un'arma a doppio taglio, ma la keimerina è una fata della natura, sarebbe l'unica che potrebbe davvero tenere Linphea al sicuro."

"Okay, ferma un attimo..." Disse Brandon mettendo le mani avanti. Si alzò, inquieto, e si rivolse alla melissa: "Vymarna vuole riammettere Flora su questo pianeta perché ha più paura di Zvonimir che di lei, e ci sta, mi sta bene. Ma c'è qualcosa che non mi torna: a Lei non importa di me, io sono solo una pedina nel Grande Cerchio della Vita, perché farmi legare a Flora per salvarmi la vita?"

"Infatti non c'entri tu." Confermò Martha.

"Ecco, mi sembrava strano!" Sbottò Brandon.

"Lei ha esiliato la keimerina, così facendo ha ripudiato il suo legame al pianeta. Quando un ramo si spezza o viene tagliato non puoi riattaccarlo... se ti legherai alla keimerina lei sarà di nuovo legata al pianeta in quanto tu sei legato a Vymarna." Brandon la guardò per un attimo in silenzio, poi lasciò andare un sospiro scuotendo la testa.

"Io... senti, ne riparliamo." Concluse il soldato, fece per andare ma la melissa lo fermò:

"Cosa?! Te ne vai? Così?"

"Scusami se ho bisogno di riflettere un attimo su come la mia vita mi stia sfuggendo completamente di mano!" Rispose Brandon, alterato. Martha, intimidita in un primo momento, si accigliò e disse:

"Non puoi andartene così, Vymarna..."

"Non m'importa ciò che dice Vymarna! È la mia vita e io non ci sto capendo niente!" Replicò Brandon, urlandole in faccia. Martha non si mosse e Brandon capì che aveva esagerato, così, cercando di calmarsi, disse: "Mi dispiace, io..."

"C'è ancora dell'altro." Lo interruppe Martha, in maniera calma.

"Bene, sentiamo." Annuì il soldato stancamente, ormai al limite.

"C'è qualcosa su Whisperia, non so esattamente cosa ma Vymarna sente delle vibrazioni..."

"Whisperia? Ma è un pianeta così lontano e... ma certo." Concluse, collegando tutti i punti. "Bene, grazie per l'informazione, almeno quella dannata quercia serve a qualcosa." Aggiunse, si avviò alla porta ma poi si fermò prima di aprirla. "Come ti ho detto, non sono una brutta persona, e poiché c'è lei di mezzo io non potrò rifiutarmi: tornare su Linphea è ciò che desidera più al mondo. Ma dammi solo... solo un po' di tempo, devo ancora occuparmi di certi affari di famiglia e... tornerò. Presto. Sta' tranquilla." Detto ciò il soldato andò via mentre Daisy si strinse alla sua fata che, dopo essere restata per un attimo ferma a riflettere su ciò che era appena successo, ritornò al tavolo e ai suoi incantesimi.

"Dove sei?" Chiese Brandon mentre lasciava il palazzo di Linphea.

"Sono..."

"Domanda idiota, so che non ti muovi di lì. E, appunto, non muoverti da lì, sto venendo a prenderti."

"Delle spiegazioni sono concesse?"

"Andiamo da Faragonda, e poi credo di doverti parlare di una cosa." Lei sospirò e poi replicò:

"Va bene, ti aspetto."

"Dammi una mezz'oretta, prima mi fermo in un posto."

"Brandon, va tutto bene?"

"Non lo so. A tra poco." E riattaccò.
Prima si fermò su Eraklyon: doveva parlarle. 
"Io... non ci sto capendo più niente!" Esclamò, in piedi di fronte a lei. "Mamma, per favore, spiegami: è così che deve andare? È così che mi devo sentire? Perché io non riesco più a capire cosa sento. Non so se sia rabbia, tristezza, io... non lo so, sento solo che le cose non vanno come vorrei. Sappiamo tutti che alla fine accetterò le condizioni di Vymarna, non posso impedirle di tornare su Linphea, ma legarmi a lei significherebbe qualcosa per me e io... mi fa male sapere che saremmo uniti ma che lei non provi niente per me. Perché, lo vedi? Io ho bisogno di lei. E Logan... accidenti, lui... non voglio fidarmi di lui, non stavolta, e vedi ora come ti parlo? Sembro tanto convinto e forte... e invece già so che quando lo vedrò mi si spezzerà il cuore. Anche per questo ho bisogno di lei. Ma tutto è complicato. È complicato perché io ho bisogno di lei ma lei non ha bisogno di me, ed io ho Sky, e ho i miei amici, ma tutto sta diventando difficile ed io mi sento così dannatamente solo!" Prese un respiro per trattenere le lacrime. "Almeno ora pare che siamo amici... così mi sentirò più forte. Ma devo dirle di Linphea, è suo diritto sapere che Vymarna la vuole lì, no?" Rimase un secondo in silenzio. "Grazie, mamma, tu tiri fuori il meglio di me, proprio come fa lei." Sorrise, e poi andò via.

"Andiamo ad Alfea?" Chiese Flora prima d'infilarsi il casco.

"Sì. Voi avete trovato qualcosa d'interessante?" Chiese lui, agitato.

"Sì, abbiamo trovato un paio d'incantesimi che potrebbero esserci utili, e con Logan forse riusciremo davvero ad avere la meglio su quelle ombre."

"Bene, allora andiamo."

"Brandon." Lo fermò la keimerina. "Hai detto che dovevi parlarmi di una cosa."

"Sì, ma dopo, ora non riesco neanche a pensarci." Rispose serio, ma poi ruppe quell'atmosfera con un sorriso. Flora strinse le labbra e non disse altro.

"Il tuo fidanzato?" Chiese Brandon, mentre raggiungevano l'ufficio della preside Faragonda.

"Sa che sono qui, ora mi fa seguire..."

"Terribilmente di cattivo gusto." Commentò il soldato, facendo schioccare la lingua.

"Terribilmente. Ma ora io qui ad Alfea sono l'ultimo dei suoi problemi: il re vuole coprire Sakoma."

"Caspita, il grande pianeta del gelo che si tira indietro di fronte a una guerra universale!" Esclamò Brandon con sarcasmo. Flora scosse la testa:

"Non è la decisione che avremmo preso noi, ma noi sono anni che combattiamo... Sakoma è appena rinata e una guerra non coinvolge soltanto gli eserciti ma l'intera popolazione, e Sakoma non può farcela. Ci sarebbero delle insurrezioni."

"Come su Eraklyon." Flora si voltò verso di lui e Brandon continuò, dato che sembrava che la ragazza fosse curiosa. "Sì, su Eraklyon l'alta borghesia vorrebbe spodestare i sovrani e anche se non lo fanno esplicitamente, fanno di tutto per sabotarli. Perché credi che mi sia fatto passare per Sky quando avevamo sedici anni? Con il Delfino lontano da Eraklyon avrebbero potuto attentare facilmente alla sua vita, e senza erede ci sarebbe stata una guerra di successione, e la famiglia reale di Eraklyon è... beh, non sarebbe stato bello, e loro, i borghesi, avrebbero potuto prendere il controllo. Per non parlare poi dell'altra parte del fiume, quella parte di Eraklyon è davvero terribile: si pratica magia nera, contrabbando vario, un po' di violenza, cose così insomma..."

"Caspita, non credevo che su Eraklyon ci fosse tutto questo."

"Perché Eraklyon non lo dice e non vuole farlo sapere. Quelli dal lato giusto si girano dall'altra parte, quelli dal lato sbagliato... o chiudi gli occhi o te ne vai facendo finta che non esista."

Arrivarono davanti alla porta della preside Faragonda non appena ebbe finito di pronunciare quelle parole. Brandon prese un respiro.

"È la cosa giusta, stiamo andando nella giusta direzione." Disse Flora, col suo solito tono dolce.

"Lo dici solo perché è quello che voglio sentirmi dire." Replicò il soldato.

"È vero, ma non vedo perché debba essere una cosa brutta." Disse lei con un sorriso. Fu Flora che bussò alla porta e quando la preside diede loro il permesso entrarono. La preside li accolse con un sorriso ma anche piuttosto sorpresa, e alla sua domanda sul dove fossero tutti gli altri Brandon rispose:

"La squadra non è tenuta a condividere i miei drammi familiari, preferisco risparmiarglielo."

"Ma certo, caro... dunque," Disse allora Faragonda risedendosi, Brandon e Flora presero posto di fronte a lei. "ho parlato con il Consiglio Magico, come vi ho già detto, e pare che qualunque minaccia sia diventata insignificante rispetto a questo Zvonimir. Questo terrestre è capace di terribili cose, credo di non vedere il cielo in questo stato dai tempi della prima battaglia contro Valtor, quando aveva il pieno potere delle antenate dalla sua parte... quindi sì, se c'è bisogno di magia nera usata senza alcuna minaccia il Consiglio ha accettato di concedere una grazia a Logan cosicché potrà aiutarvi."

"Non è stato difficile." Commentò Brandon, stupito.

"In effetti non troppo: mi sono appellata al fatto che è tuo fratello e il tuo nome non è nuovo al Consiglio Magico, né quello dei tuoi amici. Avete salvato la Dimensione Magica moltissime volte, lottato contro i peggiori anche quando le vostre risorse erano nettamente inferiori: avete dato prova di grande coraggio, ve lo meritate." Disse la preside, accennando un sorriso.

"Grazie, preside Faragonda." Replicò Flora, Brandon era rimasto in silenzio. "Quindi come funzionerà?"

"Avrà soltanto poche ore, gli hanno concesso del tempo non l'hanno liberato. A Roccaluce vi spiegheranno tutto. Per il resto potete darmi delle informazioni utili?"

"Cercano le Gemme, pare che Zvonimir voglia sottomettere la Dimensione Magica sotto ogni punto di vista." Rispose Flora.

"E cercano la magia oscura." Aggiunse Brandon, Flora si voltò verso di lui, sorpresa. "Pare che si stiano dirigendo su Whisperia. Hanno cercato di rubare il Codex di Torrenuvola, questo doveva metterci in guardia ma l'abbiamo ignorato. Dobbiamo proteggere le Gemme e andare su Whisperia per capire cosa cercano lì esattamente."

"Whisperia? Quel pianeta non è un posto per fate." Precisò la preside, scuotendo la testa.

"Vorrà dire che le fate ne resteranno fuori." Concluse Brandon, col viso scuro. Seguirono degli attimi di silenzio, rotti in alcuni istanti dai tuoni che rimbombavano nel cielo squarciato.

"Beh, grazie di tutto, preside Faragonda." Disse Brandon, alzandosi. Flora lo imitò.

"È stato un piacere. Tenetemi aggiornata, per favore."

"Ma certo, preside Faragonda." Annuì Flora con gentilezza.

"Cos'è questa storia di Whisperia?!" Chiese Flora, preoccupata, una volta fuori dall'ufficio di Faragonda.

"Ho fatto come mi hai detto e sono stato su Linphea: ho visto la melissa." Rispose Brandon, si fermò e Flora con lui. Brandon si appoggiò con le spalle alla parete e continuò: "Sembra che Vymarna si rifiuti di parlarle e così l'ha contattata attraverso di me."

"E allora, cos'ha detto?" Chiese Flora, di fronte a lui a braccia incrociate, impaziente di sapere.

"Che Lei non riesce a sostenere questa guerra col cielo. E ha anche rivelato che sente le vibrazioni nell'universo e che le ombre si stanno dirigendo su Whisperia."

"E noi adesso cosa facciamo? Quello è il pianeta più pericoloso della Dimensione Magica!" Esclamò la fata, tormentandosi le labbra con le dita.

"A-andremo su Whisperia." Rispose Brandon, incerto. "È un pianeta di streghe, non sappiamo cosa stia succedendo laggiù e bisogna andare a vedere."

Flora prese un respiro e si coprì il viso con le mani, poi lo guardò, come in attesa che dicesse qualcosa. Brandon le prese il viso fra le mani e la costrinse a guardarlo. "Ascoltami bene: possiamo farcela. Le cose sembrano andare bene: abbiamo degli incantesimi, abbiamo chi li praticherà per noi, abbiamo quasi il Sigillo..."
"... già, il Sigillo..." Borbottò Flora, alzando gli occhi al cielo.
"Sì! Sì, abbiamo un'arma, Flo, abbiamo un'arma contro di lui e possiamo farcela!"

"Spero che tu abbia ragione..."

"Certo che ho ragione!" Annuì, "Io ho sempre ragione." Aggiunse guardandola in attesa di un sorriso, che arrivò.

"Io... è che a volte ce la faccio ed altre... a volte una singola goccia mi fa traboccare e Whisperia è un pianeta orribile e sarebbe davvero, davvero pericoloso metterci piede." Si giustificò lei.

"Va tutto bene." La rassicurò con un sorriso, facendole capire che non doveva sentirsi in colpa. Poi però divenne serio e disse: "Ascolta... c'è dell'altro."

"Beh, dimmi, sono impaziente, mi hai tenuta sulle spine per tutto il pomeriggio."

"Lo so e..." Brandon sospirò e poi posò lo sguardo su quegli occhi verdi. "... Vymarna ti rivuole su Linphea."

Flora non disse nulla, non riuscì subito. Rimase a bocca aperta e gli occhi sganati, poi alla fine accennò un sorriso incredulo. "C-come? È... è davvero...? Io non..."

"Ha paura dell'Inverno, ma ha paura anche di Zvonimir. Lui è una minaccia reale, tu sei una potenziale minaccia e... e tu sei davvero potente. Ha bisogno di te."

"Tornerò su Linphea!" Esclamò infine Flora, al colmo della felicità, abbracciandolo. Brandon la strinse e sorrise, ma col viso scuro. Quando Flora si allontanò da lui e lo guardò disse ridendo: "Credo di aver avuto un déja-vu!" Poi però si accorse che qualcosa non andava e allora calmò la sua gioia e aggiunse: "Tu però non mi sembri contento quanto l'ultima volta... Brandon, cosa c'è che non va?"

"Ricordi quella faccenda del rito mistico? Quello di cui mi avevi parlato?" Flora annuì. "Pare che tu debba legarti a me per legarti di nuovo a Vymarna." Flora dovette dire a se stessa di chiudere la bocca, fece un passo indietro, scuotendo la testa.

"Non posso chiederti questo."

"Cosa? No, ehi, va bene, ci guadagniamo entrambi."

"No, non va bene. A te non sta bene e io non posso chiedertelo. Avevi ragione, coinvolgerebbe anche i nostri sentimenti e non è la cosa giusta da fare."

"Non posso impedirti di tornare su Linphea." Replicò Brandon, accigliato.

"Io... proteggerò Linphea in un altro modo. Sono la guardiana e lo farò, ma non posso coinvolgerti... e ci sarà certamente un modo per sollevare anche te dal peso di Vymarna."

"Sai che non c'è."

"Lo troverò." Replicò lei convinta. Brandon scosse la testa.

"Lascia perdere."  Flora stava per dire qualcosa ma lui la fermò, poggiandole le mani sulle spalle, la baciò sulla fronte e la strinse a sé. "Sai che riuscirò a farti cambiare idea, prima o poi." Sussurrò. Flora chiuse gli occhi per rinchiudersi dentro sé: sapeva che lui aveva ragione, e lo sapeva anche perché ogni parte di lei desiderava accettare quell'offerta.

Ehilààà miei dolci, adorati e meraviglioso germogli di lullabea! Come state? Avete visto quanta neve?! Pare che gli effetti della battaglia contro Yana su Sakoma stiano arrivando soltanto ora sulla Terra!!
Ma va be', innanzitutto, ben ritrovati e grazie per aver letto anche quest'altro capitolo! Cosa dire? Le cose si fanno complicate: Logan rientra in scena e sembra sarà importante per l'intera squadra, poi conosciamo meglio la melissa di Linphea, Marta, e la sua pixie, Daisy. Vi stanno simpatiche? A me sì, un sacco! Sarà che Linphea ha sempre questo fascino un po' mistico... *-*  e poi Vymarna, e Whisperia, e il rito, e le ombre... insomma, c'è tanto che bolle in pentola e tanto ne bollirà! Sebbene per ora come avevamo detto a livello romantico siamo un po' in pausa, c'è una piccola gioia per il TeamBrandon. Ma, TeamHelia, so che siete ancora lì da qualche parte e sappiate che non mi sono dimenticata di lui. Come ho già detto Helia mi piace, sebbene lo faccia soffrire tanto, e vi anticipo che la sua vità avrà alti e bassi e sconvolgimenti che forse non vi aspettate... 
Ancora grazie per come mi seguite e state sopportando queste interminabili atteste, grazie per esserci, vi voglio bene, anzi,
Vi strAmo,
xoxo Florafairy7

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Sbagliare la mira ***


SBAGLIARE LA MIRA

Quando Brandon tornò su Eraklyon ripensò a quanto era successo quel giorno, a tutto quello che aveva provato quel giorno e quasi non gli sembrava reale. Pensò a Logan, e a come l'avrebbe rivisto nei giorni successivi. Provava rabbia, ma anche dolore, ed anche senso di colpa. Il fatto che Logan fosse suo fratello lo costringeva a non odiarlo completamente, anche se avrebbe voluto, e lo portava a sentirsi in colpa per quello stesso desiderio. Ma i suoi amici sarebbero stati lì, e averli lì significava non mostrare quelle cose, e forse non mostrandole sarebbero potute diventare meno vere. Anche Flora sarebbe stata lì, e avere lei lì invece significava che qualcuno... no, non qualcuno, che lei sapeva cosa c'era sotto quelle macerie e si sentiva un po' meno solo. Anche se si era fatto tardi era ancora il tramonto su Eraklyon, dove la primavera era già pronta a cedere il posto all'estate, e se non fosse stato per quello squarcio nel cielo e il colore rossastro di quest'ultimo, sarebbe stato il pomeriggio perfetto. Mentre il soldato tornava a palazzo per andare dal suo migliore amico ripensò anche a quanto quella sua meno-solitudine era un qualcosa di strano, che forse non voleva ma di cui allo stesso tempo aveva disperatamente bisogno. Tra lui e la keimerina non c'era nulla, se non forse un'amicizia, e lui non poteva pretendere il suo cuore; ma in quei mesi lui non aveva capito, e continuava a non capire. La loro relazione era diventata un qualcosa di profondamente curioso: lei insisteva nel chiedergli di starle lontano, ma se lui aveva bisogno di lei non se lo faceva dire due volte; lei correva da lui un attimo prima che lui lasciasse andare e lo aiutava a rimettersi in sesto. E poi andava via, con gli occhi tristi. Ma non si capiva se la tristezza fosse la propria o la sua. Provava forse pena di quel giovane innamorato? Brandon in alcune occasioni se l'era chiesto, perché lei c'era troppo. Ed era giunto alla conclusione che se qualcuno faceva tanto per un'altra persona era spinta o dall'amore o dalla compassione. Sperava nel primo, ma credeva che fosse la seconda. Perché prima del principe lei aveva scelto il poeta, e non lui. Non sapeva come interpretare quella fata dagli occhi verdi, ma sapeva che poteva contare su di lei, la sua confidente, colei che conosceva i suoi segreti e non li avrebbe mai rivelati.

"Helia?" Gli venne spontaneo quando vide il suo amico che percorreva il suo stesso vialetto ma in direzione opposta.

"Brandon!" Sorrise Helia, poi alzò un sopracciglio. "Perché ultimamente ho l'impressione che tu non sia felice di incontrarmi?"

"Ah, il nostro simpatico Helia!" Sospirò il soldato con un sorriso chiaramente forzato. "Sul serio, che ci fai su Eraklyon?" Entrambi assunsero dunque un'aria seria e il suo amico rispose: "Sono venuto per aiutare Timmy e Tecna, un po' me ne intendo anch'io di questa roba. Ora però vado su Magix, a Fonterossa, per aiutare mio nonno."

"Capisco... allora, come siamo messi a cattive notizie?"

"Le ombre sono dirette su Solaria."

"Anche?"

"Cosa intendi?"

"Pare che siano dirette su Whisperia."

"E tu come... lascia perdere, non voglio neanche saperlo. Senti, vado di fretta ma ci sentiamo stasera, le novità sono tante e le cose da fare anche." Brandon annuì e salutò il suo amico con un cenno, poi si avviò verso le stanze del principe. Quando raggiunse il suo amico lo mise al corrente delle novità, e gli parlò anche della strana situazione che continuava ad andare avanti tra lui e la sua fata. Sky non ebbe molto da dire, ma ogni volta che il suo amico gli raccontava ciò che accadeva con lei, lui ripensava a quel segreto che aveva promesso di mantenere e che ora era diventato ancora più importante. Se prima lo manteneva per senso d'onore, ora lo faceva per impedire che la sua amica venisse condannata a morte e che lo fosse molto probabilmente anche il suo migliore amico, o nel migliore degli scenari, che venisse imprigionato su Sakoma per il resto dei suoi giorni. Perché conosceva bene il suo scudiero e sapeva che se mai fosse venuto a conoscenza dei veri sentimenti della keimerina, o almeno dei sentimenti che lei aveva nutrito per lui quell'inverno, lui non ne se sarebbe restato con le mani in mano. E mentre i due amici parlavano furono interrotti perché pareva che Tecna volesse parlare con loro, e la giovane scienziata aveva cominciato una specie di regno di terrore e ambiguità in quel castello.

"Non se lo fanno dire due volte!" Affermò trionfante Tecna, una volta entrata nelle stanze del principe.

"Certo, perché sei inquietante, smettila." Replicò Sky, serio e piatto, guardandola.

"Io non sono inquietante, sono intelligente." Ribatté la fata, Brandon soffocò una risata mentre Sky disse:

"È quello il problema, spaventi le mie guardie."

"Peggio per loro... santo cielo, dev'essere così noioso nelle loro silenziose menti!" Esclamò la fata, alzando gli occhi al cielo; i suoi due amici scossero la testa ridacchiando. Poi però Tecna tornò seria e allora raccontò ai ragazzi delle sue scoperte, sue e di Timmy, e sul pericolo che correva Solaria.

"Per quanto ne so, Stella ha fatto in modo che la Gemma di Solaria sia protetta ma noi dobbiamo comunque fare qualcosa. Le guardie di Solaria non sanno certo come fermare le 
ombre, anche se neanche noi lo sappiamo..."

"... ma almeno noi fingiamo di saperlo." Aggiunse Brandon.

"Esattamente, esattamente." Annuì Tecna, un po' esaltata ma in fondo solo profondamente stressata. "Pare che Flora e Miele stiano lavorando per trovare degli incantesimi utili. Brandon, avevi promesso l'aiuto di Logan, come stiamo messi?"

"Stiamo messi bene, puoi stare tranquilla." Confermò il soldato.

"Bene, almeno qualcosa sta andando per il verso giusto... okay, allora entro domani dobbiamo avere qualche progresso dalla nostra parte, e domani sera andremo su Solaria. Le ombre viaggiano velocemente spostando la loro scia magica di materia in materia. Secondo i miei calcoli tra oggi e domani saranno lì. Ma per quanto ne so, informazione datami da Bloom perché Stella mi ha gentilmente attaccato il telefono in faccia (odia le brutte notizie, come sappiamo) domani sera ci sarà una festa su Solaria, il che creerà molta confusione e Solaria di certo penserà di più a proteggere la propria principessa che la Gemma. Il nostro nemico, per quanto sia capitato che ci abbia rivelato parte del suo piano, non è stupido, anzi, ed è anche molto potente."

"Quindi domani sera rovineremo la festa a Stella, in poche parole?" Chiese Sky.

"In poche parole... sì. Tranquilli, posso prendermi io la colpa." I tre amici risero, poi Brandon aggiornò Tecna sulla situazione su Whisperia non rendendo un segreto il suo legame con Vymarna, la fata della tecnologia non si aspettava un ennesimo problema.

"Ne parleremo con gli altri e decideremo cosa fare." Concluse Tecna.

Quella sera stessa Brandon e Sky sentirono i loro amici e li aggiornarono sulle novità. La squadra non le accolse bene, del resto quella situazione sembrava sfuggire loro di mano giorno dopo giorno, e per coloro che avevano dei pianeti da governare, la situazione era ancora peggiore. 

"Abbiamo però un lato positivo." Disse Flora, causando da parte di tutti una generale alzata degli occhi al cielo. "Oh, smettetela! Abbiamo un'informazione: le ombre sono dirette su Whisperia, pianeta della magia oscura, questo vuol dire che molto probabilmente non cercavano il Codex di Torrenuvola per riunirlo agli altri ed aprire Relix, ma per accedere alla sua magia oscura." A quel punto gli altri annuirono e Flora storse le labbra come per rimproverarli: sapeva che la sua positività non era sempre accettata con entusiasmo nei momenti più scuri, Stella la definiva a volte "snervante".
Gli amici si misero tutti d'accordo per il giorno dopo: si sarebbero diretti su Solaria e avrebbero protetto la Gemma, sicuri che le ombre si sarebbero dirette lì. Con quella strategia avrebbero potuto anticipare le mosse delle ombre.

Ma purtroppo ciò che avvenne il giorno dopo Tecna non l'aveva previsto. Mentre Flora volava ripensava alle parole di Jackson e a tutto quel "rimani dove sei! Non azzardarti ad uscire da quella porta!", ma la fata se n'era altamente infischiata. Santo cielo, quasi non si riconosceva più! Riusciva a tenere testa a Jackson, gli rispondeva a tono, disobbediva agli ordini che lui le dava, sosteneva gli sguardi di disappunto che la sua famiglia le rivolgeva. Cos'era cambiato in lei? Si chiedeva. Tante, tantissime cose. Ma era sempre lei, solo che la vita l'aveva rifinita meglio. Ed in quel momento si sentiva così sicura di sé perché sapeva che stava facendo la cosa giusta, sapeva che stava compiendo il suo dovere. C'era qualcuno, che al contrario del principe, sarebbe stato fiero di lei.
"Miele, fammi il favore di stare attenta." Disse a sua sorella guardandola dritta negli occhi, tenendola ferma per le braccia.

"Flo, puoi fidarti di me." Annuì Miele, che un secondo dopo volò via.

"Non è di te che non mi fido." Sospirò Flora, poi si rivolse a Musa: "Okay, abbiamo un piano?"

"Niente materializzatori, non possiamo fare molto. Dobbiamo fermarle prima che prendano il controllo."

Flora si guardò intorno: il villaggio era nel panico, le persone avevano paura, scappavano cercando rifugio dalle ombre e, proprio come era successo su Linphea, il sole si era oscurato rendendo l'atmosfera notturna.

"Credo di avere un piano, e dobbiamo sbrigarci, stasera ho una festa a cui andare e non mi va di avere i capelli rovinati dalla pioggia." Concluse Flora, Musa annuì. "Miele, aiuta quelle persone a mettersi al riparo, qui ci pensiamo noi!" Urlò nella direzione della sua sorellina, lei le fece il gesto da soldato e si mise all'opera. Le due amiche invece scesero a terra perché la pioggia stancava terribilmente le loro ali e, mentre intorno a loro il caos imperversava, Flora si rivolse a Musa con espressione seria: "Musa, ascolta, ho davvero, davvero bisogno della tua magia."

"Mi spieghi cos'hai in mente?"

"Brandon ha detto che la magia di Vymarna ha potuto contrastare le ombre."


"Credi di essere tanto potente?" Chiese Musa, allibita.

"Non lo sono, è quello il punto. Ho bisogno di un amplificatore." Musa le rivolse un sorriso intenditore.

"Diamo inizio alla festa."

Bloom si era diretta su Eraklyon quel pomeriggio, la principessa aveva rifiutato le dame da compagnia che si erano offerte di affiancarla e si stava dirigendo dal principe Sky. I due promessi sposi avevano molto di cui parlare, come del resto tutti i loro amici. Quella situazione stava tirando fuori forse il peggio di loro, ma nessuno ancora non l'aveva mostrato tenendo tutto nel proprio intimo.

"Brandon!" Salutò Bloom vedendolo arrivare nella propria direzione.

"Bloom, è davvero bello vederti." Sorrise lo scudiero. "Vai da Sky?"


"Sì." Fu tutto quello che disse Bloom. Ci fu un secondo di silenzio.

"Beh, ci vediamo stasera su Solaria allora." Concluse il soldato.

"Sai dirmi dove posso trovare Sky?"

"No, in realtà... oggi non l'ho visto..."

"Oh..."

"Sono... sono stato impegnato con... sai, Eraklyon è complicata, c'è sempre così tanto da fare per 
un soldato."

"Capisco... beh, a stasera allora."
Brandon la superò e continuò verso l'uscita del palazzo. Era vero, c'era tanto da fare per i soldati, e forse per lui un po' di più. Stava cominciando a diventare più dura di quanto potesse sopportare e non sapeva se avesse potuto reggere a lungo.

"Posso entrare?" Chiese Bloom, e quando Sky sentì la sua voce si sentì subito meglio. Le andò incontro e le baciò entrambe le mani. Bloom sorrise, ma poi la sua espressione s'incupì. Bloom e Sky sedettero sul divano accanto alla finestra e gettarono un'occhiata al cielo scuro.

"Come stai?" Chiese Bloom.

"Ho tanti dubbi, e ho paura." Confessò Sky. Il principe sospirò e si coprì il viso con le mani. 

Bloom gli passò una mano dietro la schiena per confortarlo e disse: "I nostri pianeti non reggeranno per molto e il Sigillo è quasi completo. Ma non abbiamo ancora una risposta... ho parlato con Dafne e con i miei genitori: abbiamo delle responsabilità in quanto difensori della Dimensione Magica..."

"... lo so, e per quanto non ci piaccia ciò che..."

"... Sky, non ho finito." Lo interruppe Bloom, col viso scuro. Sky le rivolse un'espressione confusa. "Quello che volevo dire è che abbiamo anche delle responsabilità nei confronti dei nostri pianeti, soprattutto tu."

"Cosa intendi?" Domandò il principe, incerto, scuotendo la testa.


"Che sei l'erede al trono di un regno continuamente scosso e che non puoi abbandonarlo, e che mia sorella è l'erede al trono del mio regno. Sky, vorrei che tu fossi mio marito prima che io entri ad Obsidian." Sky sgranò gli occhi scioccato.


"Va bene, sei pronta?" Chiese Musa alla sua amica. Le due fate si tenevano le mani ed erano in volo sul villaggio mentre Miele volava a destra e manca per aiutare le persone. Flora le gettò un'occhiata e poi guardò Musa.

"Sì, procediamo." Le due amiche chiusero gli occhi e si concentrarono, dopo pochi istanti furono avvolte da un'aurea rossa ed entrambe cominciarono il loro incantesimo. Entrambe si resero conto, nello stesso istante, che erano pronte. "Profumo di un Fiore d'Inverno!" Esclamò Flora, chiamando a sé tutta la magia di cui era dotata. Quel che fu più incredibile però, fu l'effetto che la magia della musica ebbe su di esso. Fu come il propagarsi di un'onda sonora su uno specchio d'acqua. La magia di Flora scosse Sakoma, il cuore della natura s'illuminò, e con un'onda d'urto potente quasi quanto un terremoto, le ombre svanirono.
Le due amiche tornarono a terra, entrambe molto scosse: non avevano mai fatto una cosa simile.
Gli abitanti di Sakoma le acclamarono con grande entusiasmo, Miele volò da sua sorella che, con Musa, ringraziava le persone che le ringraziavano.

"Tesoro, stai bene?" Chiese Flora, non appena Miele fu di fianco a lei, prendendole il viso fra le mani e controllandola.

"Sì, sì, sto bene!" Rispose Miele, cercando di liberarsi dalla presa di sua sorella, ma dentro di sé adorava quelle attenzioni.
Sakoma riconobbe Flora grazie al cuore della natura e la loro futura regina fu molto amichevole con loro, stupendoli enormemente. 

"Vostra Altezza, ci avete salvati!" Esclamò una donna, rivolgendosi a Flora e facendo una riverenza. Flora la pregò di alzarsi e rispose: "Non ho fatto tutto da sola, è stato anche merito di Musa, la guardiana di Melody, e di mia sorella Miele." Queste due erano infatti circondate di persone che le ringraziavano. Un giovane che era accanto a Musa disse: "Su Sakoma la magia non è molto diffusa, come saprete, ma avere qui delle fate... sapere che la nostra futura regina è una fata... Sakoma è finalmente al sicuro!" Nonostante le ragazze avessero piacere di stare fra quelle persone, furono costrette a tornare a palazzo, e perché le persone facevano domande alle quali loro non sapevano rispondere, e perché dovevano avvertire i loro amici di quanto era successo.
E quando misero piede a palazzo sembrava trovarsi nel bel mezzo dello squarcio del cielo. Lo sguardo di Jackson la fulminò all'istante, e Flora ebbe un tremito. Si rese conto che i minuti a seguire non sarebbero stati facili e lei doveva restare calma. Nell'atrio del palazzo era calato uno spaventoso silenzio. A quanto pareva Jackson non aveva mantenuto la calma mentre Flora non c'era e la servitù ne era stata testimone: tutti ora sapevano costa stava per succedere.

"Flora, accompagnami nelle mie stanze." Disse Jackson, arrivato di fronte a lei e guardandola con i suoi occhi di tempesta.

"Non c'è niente che tu non possa dirmi davanti a mia sorella e ad una delle mie migliori amiche." Replicò Flora, seria quanto lui, sorprendendo però queste.

"Molto bene." Replicò il principe, con un sorrisetto, accettando la sfida. "Non capisco a che gioco tu stia giocando, ma adesso hai superato i limiti. Punto primo: sono davvero stanco della tua disubbidienza." Detto ciò prese un respiro e si voltò, facendo qualche passo, e poi si rivolse di nuovo a Flora. Nel frattempo, Musa e Miele rimanevano di fianco a lei, completamente gelate. La servitù aveva lasciato ogni mansione, conservando il silenzio, ed osservando la scena. "Ti dico di non uscire, e tu esci. Ti dico di non mostrarti in pubblico, e tu ti mostri in pubblico, da sola. Ti dico di dare una buona immagine, e ti vedi di nascosto con lo scudiero del principe di Eraklyon. Sai che lo so. Ora mi hai stancato, Flora."

"Sei tu quello che ha deciso di sposarmi." Puntualizzò Flora, acida. Un'acidità che stava crescendo in lei giorno dopo giorno, mentre era costretta a sopportare quel palazzo, quelle persone, quella prigionia. "Non m'impedirai di compiere il mio dovere. Volete coprire Sakoma? Affari da re, non miei, io sono una fata e se qualcuno ha bisogno di me io corro in suo soccorso! Stare qui, ascoltare le tue parole, stava per farmelo dimenticare ma..."

"Non ho tempo per queste sciocchezze. Fata o non fata sei la futura regina di Sakoma e hai promesso dedizione a questo pianeta... non sentirti al di sopra di tutto, keimerina, perché non lo sei. Non sei tu quella che ha in mano le pedine e se non fosse per... se non fosse per altro io..." Replicò Jackson, avvicinandosi al suo viso e assottigliando gli occhi, e lasciando quella frase a metà.

"Se non fosse che vuoi unire la tua stirpe alla mia." Disse Flora, stringendo le labbra e poggiandosi una mano sul ventre. "Non sei l'unico che sa cose, Jackson, anche io riesco ad avere occhi e orecchie dappertutto. Mi chiedo quali sarebbero i tuoi progetti altrimenti, se..." Flora non poté finire la frase perché il suo fidanzato le prese il viso con una mano, stringendola.

"Non un'altra parola." Ordinò Jackson, scandendo bene le parole.

"Lascia subito mia sorella." Proruppe Miele, ma Jackson, senza guardarla, disse: "Tu fa' silenzio." 
A quelle parole, Flora spinse via il principe poggiandogli le mani sul petto e si allontanò da lui. 

"Non rivolgerti mai più così a mia sorella." Ordinò la fata; senza dire altro lo superò e si avviò salendo la scalinata, seguita dalle altre due. Jackson, senza voltarsi ma dandole ormai le spalle, tuonò: "E fatti bella: stasera andiamo ad una festa!" Dopo che anche il suono dei suoi passi si fu estinto, Jackson esclamò: "Beh? A lavoro, forza!" E la servitù, fingendo di essere stata invisibile per tutto il tempo, tornò al proprio lavoro mentre il principe si ritirò nelle sue stanze.

Flora invece era rimasta con Miele dopo che Musa le aveva lasciate dicendo che aveva da fare con Polaris. La keimerina e sua sorella erano in camera sua e lei si stava preparando per la serata. Sua sorella la aiutava a chiudere il vestito ma la ragazzina, dopo essere stata per quelle ore in silenzio, non ne poté davvero più, e allora disse:

"Posso parlare?"


"Miele, non voglio che ti prenda anche tu il peso di questa cosa." Replicò sua sorella con un sospiro, anche se le costò uno sforzo dato che Miele, alle sue spalle, le stava stringendo il corsetto.

"Allora perché hai voluto discutere con lui nell'atrio?"

"Perché..." Flora sospirò ancora ma a quel punto si voltò verso sua sorella. "Perché volevo che Musa ascoltasse." Confessò. Davanti all'espressione confusa della sua sorellina, Flora continuò: 

"A Musa piace Jackson e sta soffrendo per questa storia. Lei non lo conosce come lo conosco io, e sinceramente io non so se quello che conosco io sia il vero Jackson, ma rivoglio la mia amica e voglio che capisca che niente di tutto questo è stato fatto per farla soffrire. E che non potrei mai provare nulla per Jackson, ovviamente."

"Certo, ti vedi con 'lo scudiero del principe di Eraklyon, sai che lo so'!" Aggiunse Miele, imitando Jackson e poi scoppiando a ridere, Flora però non riuscì a lasciarsi andare nemmeno davanti alla risata contagiosa della sua sorellina.

"Su, aiutami, non vogliamo mica far tardi." Concluse poi la maggiore, così si voltò e Miele riprese a stringere e annodare. Dopo alcuni minuti di chiacchiere incessanti di Miele e Chatta, furono interrotte dal cellulare di Flora. "Miele, per favore." Chiese Flora. La sua sorellina lasciò perdere il corsetto mentre Flora se lo tenne, e andò a rispondere ponendo in viva voce.

"Pronto?" Disse Flora, alzando un po' la voce per farsi sentire mentre Miele era tornata da lei.

"Flora, ci sei?" Chiese Tecna.

"Sì, dimmi tutto."


"Ci siamo tutti, ti metto in videoconferenza."

"No, no, no, no!" Si affrettò Flora. "Non è il momento." Cercò di spiegare.

"Le sto stringendo il corsetto." Aggiunse Miele, soffocando una risata. Seguirono dei commenti, dunque Flora disse: "Possiamo tornare al motivo della telefonata, per favore?" Tecna spiegò il piano: quella sera, tutti si sarebbero diretti su Solaria, chi per un'apparente ragione e chi per un'altra, ma la cosa importante era proteggere la Gemma e le persone che quella sera sarebbero state lì.

"Domanda: se non possiamo spostare la Gemma da Solaria, come possiamo tenerla al sicuro dalle ombre a lungo termine?" Chiese Aisha.

"Magia oscura." Rispose Miele. "Siamo giunti alla conclusione che la magia bianca in questo caso non è sempre la soluzione più adatta o ovvia. Cosa strana: la biblioteca di Sakoma ha un'immensità di libri sulla magia oscura; tralasciando questo dettaglio, che potrebbe portarci a voler investigare di più su queste persone di cui non mi fido affatto, motivo per cui il principe se lo scorda di usarti come macchina sforna-figli..."

"Santo cielo, Miele..." Flora scosse la testa, rivolgendole un'occhiataccia. "Arriva al punto. Adesso." Ordinò severa.

"Sì, beh, ecco... ci sarebbe un modo per nascondere la Gemma utilizzando la magia oscura."

"Non sembra una cattiva idea." Commentò Sky.

"Ma la magia bianca può occultare così come può fare la magia nera, stavolta si gioca pulito, ragazzi." Li frenò Flora.

"Flora ha ragione, ma nel caso in cui potrebbe non essere abbastanza dovremmo ricorrere alla soluzione di Miele." Disse Bloom.
Tecna e Timmy esposero il resto del piano e tutti furono d'accordo, dunque gli amici si salutarono sapendo che si sarebbero visti di lì a poco.
Flora era quasi pronta e mentre preparava la pochette che avrebbe portato con sé disse a Miele: 

"Questa storia della magia oscura ti sta esaltando."

"Non è vero." Ribatté Miele, stesa sul letto con Chatta che le fluttuava intorno.

"Sì che è vero, ti conosco." Controbatté Flora, allora andò a sedersi sul letto. Prese un respiro e aggiunse: "Se stiamo facendo quel che stiamo facendo è perché questo nemico non ci lascia altra scelta, ma, Miele, dobbiamo stare attenti, tutti quanti: la magia oscura è pericolosa. So che ti sembra avventurosa, eccitante, sconvolgente, ma è proprio questo il punto. Bisogna starne alla larga."

"Perché è eccitante, avventurosa e sconvolgente?"

"N-no. Perché è pericolosa. È magia oscura, punto. Noi siamo fate e le fate utilizzano la magia bianca, hai visto cosa è successo a Selina."

"Già..." Sospirò Miele. "Okay, mi hai convinta, ma io non posso farci niente se sono uno spirito spericolato, capisci?"

"Sì, lo capisco, ma per fortuna io non lo sono e per fortuna ti adoro più di tutto, così ti tengo d'occhio." Replicò Flora, strizzandole l'occhio con un sorriso; Miele le sorrise.


"Stella, siamo al sicuro?" Chiese la regina Luna a sua figlia, sottovoce e con un sorriso, fingendo di chiacchierare a proposito di qualcosa di piacevolmente divertente.

"Sì, mamma, sta' tranquilla: Solaria è al sicuro." La rassicurò Stella, con il suo stesso atteggiamento, mentre la sala si riempiva di persone. "E per l'altra questione? Hai qualche buon consiglio?"

"Solo sorridi e sii magnifica come sei sempre, amore mio. Né il Consiglio né questi... bamboccioni potranno spegnere la tua luce. Sei meravigliosa e non possono non accorgersene, rimani nella tua luce, manda falsi segnali e confondili." Stella le sorrise, e poi il suo sorriso divenne più grande quando vide la sua amica entrare. Da lontano, Flora le sorrise, ma ancora non poté allontanarsi dal fianco di Jackson.

"Possiamo almeno non odiarci?" Chiese Jackson alla sua fidanzata, mentre sorrideva alle persone intorno a lui.

"Io non ti odio, mi stai solo rendendo la vita molto difficile. Mi fai pensare che sei tu ad odiare me." Rispose Flora, cercando di imitarlo.

"Io non ti odio! Ma tu non fai niente per venirmi incontro!" Esclamò stizzito, a bassa voce.

"Io non farei niente per venirti incontro? Tu vuoi impedirmi persino di respirare!"

"Io voglio soltanto il meglio per... noi." Concluse il principe senza guardarla.

Flora, sebbene cercasse di fare la dura per proteggere se stessa in una situazione tanto difficile, non poteva evitarlo in alcun modo. Si ricordò di come tutti le stavano dicendo che era cambiata, e la cosa le piaceva, ma le piaceva ancor di più, da un lato, che la sua natura fosse rimasta la stessa.
"Jackson." Gli strinse il braccio così che lui si voltasse verso di lei. Incontrò quegli occhi tempestosi e dentro di sé seppe che stava facendo la cosa giusta. "Prima di unirci alla festa devo parlarti." Jackson le rivolse uno sguardo confuso, ma decise di fidarsi di lei, come gli aveva chiesto un po' di tempo prima, mentre Flora sperò di fare la cosa giusta. Si fermarono fingendo di essere andati incontro ad un imprevisto e dopo alcuni istanti ripercorsero la sala in senso opposto lasciando anche l'ingresso e arrivando di fuori. Flora notò che Jackson non aveva visto Helia entrare, ma lei aveva rivolto uno sguardo al suo amico.


"Che cosa succede?" Chiese allora il principe guardandosi intorno nervoso.

"Ancora non sono riuscita a capirti bene, ma so, dentro di me, che non voglio continuare così... diciamo di non odiarci eppure ci comportiamo come se lo facessimo... meriti la verità: stasera non avevo alcuna intenzione di farti da bambolina." Jackson assottigliò gli occhi sapendo che non gli piaceva quell'introduzione. "Secondo i calcoli di Tecna le ombre sono dirette qui su Solaria: vogliono rubare la Gemma del pianeta, e stasera ci sono qui tutte queste persone... siamo tutti qui per evitare che prendano il controllo." Flora prese un respiro e lo guardò. Non si aspettava una buona reazione; si contorceva le dita in attesa che il principe dicesse qualcosa. Jackson incrociò le braccia, prese un respiro e disse: "Quindi stasera sono la tua scusa per stare qui, stasera hai da compiere il tuo dovere di fata."

"Sì, sì, esattamente!" Replicò Flora, facendo un passo verso di lui, con una punta di esasperazione mista ad entusiasmo. "Ma non dirlo come se fosse una brutta cosa! Jackson, vorrei davvero che tu capissi... prima di ogni altra cosa io ho un compito, ed è quello di proteggere la Dimensione Magica, e questa promessa l'ho fatta ben prima di quella che ho fatto a te. Tu sei il principe di Sakoma, il compito che hai tu nei confronti del tuo pianeta è lo stesso che io ho nei confronti di tutti gli altri."

"Beh, non mi piace." Replicò Jackson, secco e categorico.  

Flora si morse le labbra e riprese: "Non saresti fiero di me? Jackson, io e te abbiamo una vita da passare insieme, e se anche non ci amiamo, e forse non lo faremo mai, voglio che siamo amici. Che tipo di regina vuoi per il tuo pianeta? Una regina egoista? Non puoi chiedermi di esserlo."

"Flora, tu non capisci..." Jackson sospirò, leggermente affranto. "È così che deve andare: io davanti a guidare e tu indietro a seguirmi. Sei la mia regina, sono io quello che deve prendersi cura di te, sono io quello che deve combattere per te e non il contrario." Flora si avvicinò a lui e gli prese le mani.

"Non sarebbe meglio se camminassimo insieme?"

"Non lo so, Flora, io... non ne sarei felice..." Sospirò ancora. "Non sono felice di questa situazione, non sono felice di come ci parliamo, non sono felice. Vorrei soltanto che la mia futura moglie mi desideri tanto quanto io desidero lei." Flora non disse nulla ma rimase a guardarlo per qualche istante non sapendo cosa dire. Lasciò passare delle persone che dovevano entrare mentre nella sua mente si affollavano i sensi di colpa, il suo petto veniva schiacciato da quello sguardo enigmatico che aveva di fronte, e da quella sensazione che quello non era il posto in cui doveva essere.

"Jackson, credo che..." Non poté finire la frase perché il principe le aveva preso il viso fra le mani e l'aveva baciata. 

"Ci siamo entrambi in questa storia ed io voglio solamente essere felice." Confessò lui. Flora non ebbe tempo per rispondere, e a dirla tutta l'istante dopo si sentì morire perché di lui riconosceva anche il modo di schiarirsi la voce. Si voltò, anche se avrebbe voluto evitare di incontrare quello sguardo. Quegli occhi ambra che preferiva mille volte a qualunque mare ghiacciato o cielo in tempesta. Brandon si avvicinò a loro e, con aria seria e distaccata, disse: "Buonasera, vostra altezza. Flora. Ascolta, siamo tutti pronti, Helia e Aisha saranno in sala, tenete gli occhi aperti. Da' questo a Helia, per favore, Timmy gliel'ha rimesso a posto." Le porse il materializzatore e Flora lo strinse nella mano. "Bene, quindi... sì, solo questo. Oh, e tra tutta questa confusione cercate anche di divertirvi." Sorrise, un sorriso freddo e sarcastico, di quelli che solo lui sapeva fare. Jackson gli fece un cenno e si rivolse a Flora per rientrare, ma tra tante cose, in quell'attimo il fato le fu probabilmente amico e Jackson si distrasse per salutare un vecchio amico dandole il tempo per fermare lo scudiero. Lo prese per il braccio per voltarlo verso di lei. "Brandon, non è quello che pensi."

"E da quando t'importa ciò che penso di te e del principe?" Chiese lui di rimando, con un'espressione tanto gelida che la ferì. Ma non disse altro e lei lo lasciò andare. Non diede peso agli avvenimenti immediatamente successivi: Jackson, il rientro in sala, i saluti. In quel momento, la sua introspezione si riprese di prepotenza il posto che lei le aveva vietato. Da quando le importava? Era quello che voleva: che Brandon la smettesse con quelle sue teorie e quei suoi colpi di testa; che se ne facesse una ragione; che le stesse lontano. Ma aveva agito d'istinto e gli era corsa dietro, perché in quel preciso istante, quando l'aveva guardato negli occhi, si era accorta di perderlo per davvero, e non voleva. Ma tutto ciò non serviva a niente se portava ancora quell'anello al dito, e per il bene di entrambi doveva perderlo. Nota: non doveva più agire d'istinto, e doveva ricordarselo bene. Nonostante tutto, sebbene quella situazione fosse tanto complicata, c'era qualcosa che li legava e impediva loro di perdersi. Flora lo sapeva, o non lo avrebbe seguito ogni volta che lui aveva bisogno di lei, e non se lo sarebbe trovato di fianco quando più ne aveva bisogno. Guardò Jackson, di fianco a lei, e pensò che tutti i suoi pensieri erano inutili. Soltanto una cosa non aveva ancora perso: ciò che era. Niente quella sera avrebbe potuto fermarla dal proteggere quelle persone o la Gemma. Pareva dunque che la Dimensione Magica fosse più importante di quel bruciore nel petto. Cercò di spegnerlo, ma ne ebbe paura perché temette che se mai lo avesse rifatto ancora e ancora avrebbe spento il suo cuore.

"Jackson, posso contare sul tuo sostegno?" Chiese allora, ricordandosi perché era lì quella sera. Jackson, dolente, annuì. Dolente perché quel discorso che le aveva fatto non era ancora finito. Salutarono Stella e poi si separarono: Jackson con gli uomini e Flora con le donne. Ma prima di raggiungere le sue amiche, che aveva già individuato in sala, andò da Helia per dargli il suo materializzatore.

"Grazie... pare che si fosse inceppato, ma Timmy riesce sempre a riaggiustare tutto." Sorrise Helia, Flora strinse le labbra. "Va tutto bene?" Chiese lui allora.

"Sì, certo, perché me lo chiedi?" Domandò Flora, imponendosi un'espressione più serena.

"Perché ti conosco bene e so che c'è qualcosa che ti tormenta." Rispose Helia.

"Oh, beh, sai, sono solo preoccupata per stasera, questa cosa delle ombre... dobbiamo essere veloci senza dare loro il tempo di... beh... farci friggere il cervello!"

"Già... e non c'è davvero altro?" Flora sorrise a quella domanda e scosse la testa.

"Sei davvero incredibile." Helia le strizzò l'occhio, e la sensazione di pace che Flora aveva provato quel giorno nella serra, la inondò ancora una volta e sorrise.

"Quindi adesso aspettiamo?" Chiese Brandon ai suoi amici, camminando su e giù ma quasi intimorito a toccar qualcosa in quella sala tanto preziosa. La Gemma di Solaria si trovava in una fonte di luce, ma non una qualsiasi: la fonte di luce nella quale scorreva la vita di Solaria.

"È un po' come Vymarna, ma non cosciente, malvagia, egoista e con delle scagnozze dai capelli fluttuanti?" Aveva chiesto Brandon a Tecna e quest'ultima aveva annuito con una smorfia. E questa fonte di luce, essendo la più importante del pianeta, non era né nascosta né dissimulata, ma scorreva nel tempio del dio sole, quello posto nel luogo più alto di Solaria, quello fatto interamente d'oro zecchino, quello dove ogni anno venivano offerti doni di inestimabile valore. E loro si trovavano proprio lì con il permesso della Corona.

"Sì, aspettiamo, e smettila di andare su e giù che mi metti ansia!" Replicò Musa, che poi si rivolse alle sue amiche, ma Bloom non le prestava molta attenzione essendo più presa dalla conversazione che aveva avuto con Sky quello stesso pomeriggio. "È stato davvero... le ha parlato in un modo che non mi sarei mai aspettata. Vorrei non essermi comportata in modo tanto stupido con lei."

"Musa, non è niente di difficile." Disse Tecna. "Flora è la persona più comprensiva di questo mondo! Ti basterà chiederle scusa e capirà. Logico! Non c'è cosa di più facile!"

"Sì, per te forse!" Replicò Musa, riluttante. "Tu fai calcoli astratti e tutto fila liscio, ma vuoi metterci di mezzo l'orgoglio, il senso di colpa, la vergogna! Faccio sempre così, agisco d'istinto e guarda cosa combino!"

"Io non credo che sia tanto un dramma, conosciamo Flora, vero, Bloom?" Ma Bloom non disse nulla. "Bloom?" La chiamò Tecna. La rossa scosse la testa come rompendo un incantesimo.

"Uh... eh... cosa? Sì, certo, assolutamente!"

"Si può sapere a cosa pensi?" Chiese Musa ridacchiando.


"Niente di che." Rispose la principessa con un sorriso. "Solo a una cosa che non mi sarei mai aspettata di pensare: lasciare Alfea è molto più difficile di quello che credevamo, non trovate?" Musa e Tecna si guardarono: capirono che qualcosa preoccupava la loro amica.


"Stella, come stai?" Chiese Flora, conoscendo la situazione della sua amica.

"Come vuoi che stia? Prenderei tutti a schiaffi, ma devo mantenermi composta! Stasera non m'importa nemmeno di quelle maledette ombre, anzi, le odio ancor di più per aver scelto Solaria come loro primo bersaglio! Vorrei solo che questi quattro buffoni se ne tornino a casa!" Sbottò la principessa, Flora e Aisha si scambiarono uno sguardo triste mentre Stella con gli occhi passava in rassegna la sala. "Non capiscono che su Solaria una regina può regnare tranquillamente da sola?! Credono che abbia bisogno di loro per prendere delle decisioni? Chi diamine si credono di essere solo perché hanno qualche pelo in faccia?!"

"Hai davvero intenzione di regnare da sola?" Chiese Aisha, piuttosto stupita.

"Beh, la mia corona me lo permette. Strano che tu mi faccia questa domanda dato che probabilmente, per come stanno le cose, tu farai lo stesso." Aisha la guardò male ma Stella scosse la testa, dispiaciuta. "Scusami, Aisha, sono solo arrabbiata e quando sono arrabbiata divento terribilmente acida, difetto di famiglia."

"Ti perdono solo perché posso capire quanto tu ti senta soffocare." Concesse la principessa di Andros.

"Grazie... comunque sì, per ora sì, penso di regnare da sola e non me lo vieta nessuno, o almeno non dovrebbe..."


"Non abbiamo bisogno di uomini per governare, è chiaro... ma avere qualcuno al tuo fianco che ti ama e ti sostiene non è certo una brutta cosa. Non vuoi innamorarti di nuovo?" Chiese ancora Aisha.

"Sì, credo di sì, ma non mi sento pronta per una storia con la maiuscola, e il punto è che non voglio dare una parte di me a qualcun altro. Sono una persona terribilmente egoista, per certi versi, come saprete, e sinceramente voglio regnare sul mio pianeta come piace a me, prendere da me le decisioni, essere l'unica persona alla quale dar conto... una mia antenata lo fece ed è stata una delle regine più grandi della storia."

"Lo sarai certamente anche tu, Stella." Disse Flora con un sorriso dolce, Stella ne fu incantata.


"Scusatemi, ragazze, raggiungo mia madre." Detto ciò la principessa lasciò le due amiche e si perse tra la folla. Flora sospirò e poi Aisha disse: "Ehi, so che è una serata particolare e che abbiamo altro a cui pensare invece che a questioni personali..."

"Tesoro, le tue questioni personali sono tra le mie priorità." La fermò Flora con un'espressione dolce; Aisha sorrise e allora la prese sottobraccio e prese a passeggiare per la sala, a quanto pareva era quello il modo migliore per fare una confidenza.

"Allora, di che si tratta?" Chiese Flora, pronta ad ascoltare.

"Ho bisogno di un favore."

"Che genere di favore?" Domandò la sua amica, incerta. Conosceva Aisha e sapeva che aveva in mente qualcosa.

"Sei l'unica che è in grado di fare una cosa del genere, purtroppo i fluidi non donano tanta empatia..."

"Aisha, dove vuoi arrivare?"

"Vorrei che tu leggessi il cuore di Roy." Confessò dunque Aisha. Guardò la sua amica e questa ricambiò e balbettò qualche parola prima di riuscire a dire: "Aisha, è una cosa davvero importante, sicura di volerlo?"

"Sì. Voglio capire cosa c'è nel suo cuore. Hai letto il cuore di Nex, anche se senza volerlo, ma questo non cambia che non mi piace ciò che ci hai visto."

"Aisha, tu lo ami, e in ogni persona c'è dell'oscurità, che noi la nascondiamo oppure no."

"So che vuoi distogliermi, ma non ti sto chiedendo un consiglio stavolta ma un favore. Puoi farlo per me?" Flora la guardò, tentennante, mentre si erano fermate dalla loro passeggiata e il loro silenzio era invaso dalle chiacchiere degli altri ospiti.

"E va bene, lo farò per te."


"Grazie." Disse Aisha, con un sorriso, ma Flora lesse nei suoi occhi che neanche lei era certa di ciò che le stava chiedendo.

La serata aveva da passare e Flora raccontò ad Aisha di Vymarna e di come la Natura richiedesse la sua presenza su Linphea, le raccontò di Brandon e persino di ciò che era successo appena un'ora prima.

"In confronto ai miei i tuoi drammi amorosi fanno molto più romanzo rosa!" Scherzò Aisha, ma Flora non rise così la fata dei fluidi tornò seria. "Okay, okay... beh, io credo che dovresti cogliere l'occasione e tornare su Linphea."

"Calpestando il cuore di Brandon più di quanto non abbia già fatto." Aggiunse la keimerina.

"Sì, forse, ma in fondo è quello che vuole anche lui. Flora, tu hai dei sentimenti per Brandon, vincete tutti."


"Io... porto un anello al dito, Aisha, e qualunque siano o siano stati i miei sentimenti per Brandon ormai non hanno più alcun valore."

"Questo non ti ha impedito di andargli dietro stasera, però." Puntualizzò Aisha, con l'aria di chi la sapeva lunga.

"Forse, ma non dovrà più accadere... cerco di mettere i miei drammi da parte ma non ci riesco mai, ritornano sempre."

"Perché noi siamo i nostri drammi, non possiamo chiuderli in un cassetto e riprenderli quando ci fa comodo. Il punto è trovare l'equilibrio."

"Hai ragione. E io non troverò mai il mio equilibrio se sposo la mia anima con Brandon e poi sposo Jackson, non trovi?"

"Non so cosa risponderti, davvero..." Concluse Aisha.
Flora la guardò tenendosi dentro molto altro, cose che non avrebbe mai confessato per proteggere se stessa e forse qualcun altro. Non sapeva come si sarebbe risolta quella storia, ma sperava che il suo cuore guarisse presto e sperava di trovare un equilibrio tra la Dimensione Magica che andava in rovina e il suo cuore rotto. Il giorno in cui aveva parlato con Isobel l'aveva realizzato, e la verità ardeva nel suo cuore come un carbone ardente, ma da lì a fare qualcosa di concreto... ci voleva una dose di coraggio che lei non possedeva, o almeno non ancora, e non sapeva se un giorno l'avrebbe mai posseduta.

La serata passava per gli amici che erano su Solaria ed ogni minuto sembrava infinto, l'attesa li consumava. Per coloro che erano alla festa, tutto sembrava superfluo. Da un momento all'altro qualcosa sarebbe successo, ma almeno avevano un sottofondo musicale. Per coloro alla fonte... beh, anche loro avevano un sottofondo musicale: Musa annoiata era uguale a Musa canterina (sebbene quest'equazione valesse anche per Musa arrabbiata, Musa triste e persino Musa affamata). Timmy e Tecna si persero tra i loro calcoli e a guardarli era chiaro che l'amore tra loro fosse inestinguibile. Tutti lo notarono quella sera perché tutti avevano problemi di cuore, e Timmy e Tecna, nella loro più assoluta semplicità, custodivano il cuore l'uno dell'altro.
Brandon aveva quell'immagine stampata nella mente che a sua volta ardeva nel petto, ma nonostante questo capì che il suo migliore amico era inquieto e allora gli domandò cosa non andasse. Sky gli fece cenno di seguirlo ma Brandon, dopo qualche passo, lo fermò per precauzione: era meglio non allontanarsi troppo dagli altri avendo le ombre pronte ad attaccare da un momento all'altro.
"Allora, mi dici che ti succede? C'entra Bloom? Quando hai quello sguardo c'entra sempre Bloom..."

"Beh, sì, c'entra Bloom..." Confessò il biondo. Guardò il suo amico e disse: "Oggi abbiamo parlato... Brandon, ti dico una cosa ma devi promettermi che non la dirai a nessuno."


"Te lo prometto, croce sul cuore, sta' tranquillo." Assicurò Brandon.

"Bloom... lei... lei ha preso una decisione e non sono riuscito a farle cambiare idea..." Sky distolse lo sguardo.

"Eh beh?" Lo incalzò il suo scudiero, così Sky gli raccontò del suo colloquio con la sua fidanzata.

Stella ballò con alcuni di quelli che sapeva fossero suoi pretendenti ma che ancora non si erano presentati come tali. Odiò tutti, dal primo all'ultimo, senza distinzione di età o razza. Ciononostante fu estremamente garbata con tutti e trovò persino il tempo di parlare con alcune dame e discutere della sua prossima collezione primavera-estate che sarebbe uscita a breve. Alcuni dei "cagnolini", come li aveva soprannominati la principessa, chiesero persino dei suoi affari nel mondo della moda e si mostrarono interessati, così lei, per ripicca, sapendo che i suoi amici odiavano quando agiva in quel modo, raccontò della realizzazione dei capi nei più minimi dettagli, lasciando che l'altro annegasse nel veleno del proprio morso. A quella festa si parlò ovviamente anche di quell'enorme e spaventoso squarcio nel cielo. Ognuno aveva da dire la sua, e chi non era di Solaria si azzardava a dar la colpa alla Corona, sebbene in maniera non del tutto esplicita. I discorsi che avevano tenuto i regnanti avevano tranquillizzato il popolo su quei pianeti dove il popolo si fidava del Governo, su altri però non avevano fatto altro che far ribollire gli spiriti. Helia non si espose molto in quei discorsi, ma tra una chiacchierata e l'altra finì per trovarsi nella stessa cerchia di Jackson. I due si scambiarono uno sguardo ma non si salutarono apertamente. Jackson aveva così tanto sentito parlare di Helia, soprattutto da Chatta, e il giovane rispecchiava esattamente le sue aspettative: di bell'aspetto, garbato, educato, silenzioso ma letale, se avesse voluto. Helia, dal canto suo, osservò con attenzione il principe del quale non sapeva assolutamente nulla. Helia ancora non sapeva come si trovava in quella situazione, ma sapeva che sarebbe stato al fianco di Flora qualunque cosa fosse mai accaduta, come amico o come qualcosa di più, quello non valeva.
Da un lato c'erano loro, che giocavano con gli sguardi come fanno i leoni che si contendono una preda; dall'altro c'era Stella, più forte e bella che mai, perché lei si mostrava perfetta e lo faceva ancor di più se c'era qualcuno che si aspettava di trovarla debole, come i nobili del Consiglio presenti in sala; e dall'altro Aisha e Flora, l'una con un regno da governare e il timore di doverlo fare da sola e l'altra in un mondo che non era il suo e con il cuore in frantumi. Ma tutti erano lì con un solo obiettivo: essere i paladini che la Dimensione Magica meritava.
Non si sarebbero mai aspettati la notizia che ricevettero tutti nello stesso istante da parte di Timmy che parlò alle loro orecchie attraverso gli auricolari. Gli amici, in quell'istante, si trovarono con lo sguardo nella grande sala. In pochi secondi lasciarono la sala, i loro amici stavano andando loro incontro ma dovevano raggiungere il palazzo dalle altezze del tempio. Ognuno si rimproverava chiedendosi come avessero potuto sbagliare: avevano mancato il bersaglio; la serata era quasi finita e le ombre non erano arrivate. O almeno non su Solaria: Andros era nel caos più totale.

Ehilàà miei dolcissimi e adoratissimi germogli di lullabea!! Rieccomi tornata e sono fiera di me perché è passato meno di un mese dallo scorso aggiornamento!!! Spero che voi siate felici quanto me per aver ricevuto questo nuovo capitolo e spero che le vostre aspettative non siano deluse! Passando quindi al capitolo... diciamo che le cose non stanno proprio andando alla grande su ogni fronte... credevamo di avere la meglio sui nemici, ma non è stato così, e poi Aisha incerta che sembra voler dare un'altra chance a Roy, e poi Jackson, Flora, Musa che si rende conto che ha sbagliato ma ha paura di parlare a Flora, Stella e i suoi pretendenti, e... Bloom. Ve lo aspettavate? Sondaggio... Diciamo che io non dico altro, anche perché se no rischio di fare spoiler perché questo capitolo è una specie di metà (nel prossimo ci sarà tanto e vedremo meglio questa situazione, diciamo...) ma sono veramente curiosa di sapere cosa ne pensate voi! Ci tengo davvero a ringraziarvi per come siete tanto presenti nonostante il tanto tempo che passa fra gli aggiornamenti, grazie per la lettura, grazie per il coinvolgimento che avete con questa storia, per me è un onore e non sto esagerando! Grazie infinitamente!

vi strAmo,
xoxo Florafairy7

http://78.media.tumblr.com/f69000313c6d0b92162e641a089481e4/tumblr_inline_mzzg1gVSfn1qgrm3t.gif  tranquillo, non ci siamo dimenticati di te, ti rivediamo nel prossimo capitolo ;) XD

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Intenzioni nascoste ***


INTENZIONI NASCOSTE

Le ragazze si guardarono tra loro capendo di dover andare, Helia interruppe la sua conversazione e si allontanò raggiungendole.

"Com'è possibile che siano su Andros?!" Chiese Aisha ai suoi amici, una volta riunitisi in un gruppetto al lato della sala.

"Aisha, le fermeremo, sta' tranquilla." Cercò di rassicurarla Flora. "Ma ora dobbiamo andare lì."

"Bene, raggiungiamo gli altri allora." Concluse Helia.

"Ragazzi, aspettate, devo avvertire i miei genitori." Li fermò Stella, preoccupata; gli altri annuirono impazienti. Poi Flora prese un respiro quando lo vide avvicinarsi.

"Che succede? Sono arrivate?" Chiese Jackson a Flora, ignorando gli altri.

"È questo il problema: non sono arrivate qui, sono su Andros." Rispose la sua fidanzata, Jackson sembrò molto stupito. "Andremo lì, adesso."

"Cosa?! A-adesso? Flora..."

"Jackson, per favore. La Gemma di Andros, Andros, sono in pericolo, e tutti i nostri mondi lo sono." Flora lo guardò negli occhi grigi, sperando di trovare comprensione. Dopo aver tentennato il principe concesse: "Allora vuol dire che dovremo salvarli." Flora gli sorrise, ma non sapeva dove tutto quello l'avrebbe portata.

"Ragazzi, sentite." Disse Stella raggiungendoli. "Io non posso lasciare la festa, creerebbe scompiglio, panico e pettegolezzi, e non voglio nessuna di queste cose."

"Tranquilla, Stella, lo capiamo perfettamente." La rassicurò Flora.

"Ora però dobbiamo andare." Disse Aisha, agitata. Dunque le amiche si salutarono e lasciarono il palazzo. Negli stessi momenti i loro amici li stavano raggiungendo e mentre andavano loro incontro Aisha esclamò: "Mi dite com'è possibile?! C'erano dei calcoli!"

"Lo so, Aisha, mi dispiace, dovevano essere esatti, non so come sia possibile..." Cercò di giustificarsi Tecna, mortificata.

"A quest'ora saremmo già su Andros! Noi..."

"Ci stiamo andando!" La fermò Sky, e seguì silenzio. "Andiamo su Andros, adesso."

I ragazzi presero la navicella e nel più totale silenzio si diressero su Andros. Nessuno disse nulla, né le ragazze né i ragazzi, soltanto qualcuno si scambiò qualche sguardo. Timmy rassicurò Tecna che l'errore era stato di entrambi, mentre Sky le fece sapere che non era assolutamente colpa sua. Bloom rimase da sola a pensare e soltanto Sky e Brandon ne capirono il motivo. Lo scudiero gettò qualche occhiata al principe di Sakoma, ma non gli rivolse la parola. Flora rimase accanto alla sua migliore amica, cercando di tranquillizzarla, ma con scarsi risultati.
Quella situazione non migliorò quando arrivarono su Andros. Per quanto fosse notte fonda, il cielo era ben più scuro di quello che avrebbe dovuto essere.
"Ragazzi, dobbiamo atterrare: non si vede nulla." Disse Timmy. I ragazzi dunque atterrarono e, non appena furono a terra, Aisha fu la prima a lasciare la navicella. I suoi amici le corsero dietro ma la principessa non era andata lontana: era rimasta infatti immobile e stupefatta di fronte alla rovina del suo regno. Roy le arrivò di fianco e le mise una mano sulla spalla mentre Aisha, con una mano sulla bocca, cercava di trattenere i singhiozzi. Andros era completamente devastata, silenziosa e oscura.

"Dobbiamo andare subito a palazzo." Disse Aisha, prendendo un respiro.
I ragazzi camminarono lungo le vie di Andros che le ragazze illuminarono per loro.
"Non può essere." Mormorò Aisha, cercando di trattenere le lacrime. Intorno a lei c'era un regno fantasma. Non c'era anima viva né luce in alcuna delle case. Nessun rumore. Era come se Andros avesse perso la vita.
Arrivarono a palazzo ma ad accoglierli non c'era nessuno, le guardie non erano lì.
"Ma che diavolo...?" Borbottò la principessa, sempre più preoccupata. Messo piede a palazzo i ragazzi sfoderarono le loro armi e avanzarono. I loro passi rimbombarono nell'ingresso.
"C'è qualcuno?" Chiese Aisha, guardandosi intorno. Il palazzo era devastato e nessuno le rispose. La principessa allora corse verso il piano di sopra.

"Aisha, aspetta!" Esclamò Roy, ma la principessa non lo ascoltò. Roy guardò i suoi amici e loro annuirono, così il giovane seguì la principessa e con lui andarono anche Helia e Timmy.

"Noi diamo un'occhiata al palazzo." Disse Sky agli altri, loro annuirono.

"Com'è possibile che non ci sia nessuno?" Chiese Musa, camminando lentamente con gli altri, pronta a contrastare un possibile pericolo. Tecna deglutì e rispose:

"Sai di cosa sono in grado le ombre."

"Non è possibile, non può essere." Flora scosse la testa.

"Sappiamo di cosa sono capaci quelle ombre." Disse Brandon, "E tutto potrebbe essere possibile."

Al piano di sopra Aisha e i suoi amici erano arrivati nella camera da letto dei sovrani e, sebbene il letto fosse sfatto, nessuno era lì. Aisha aveva chiamato i suoi genitori ma nessuno le aveva risposto. La principessa allora, in preda alla disperazione, era scoppiata in lacrime rimanendo seduta sul loro letto.
"Non può essere! Non può essere!!" Esclamò fra i singhiozzi. Roy sedette accanto a lei, cercando di confortarla, ma non aveva alcuna parola di conforto per lei davanti a quella terribile evidenza.

"Ragazzi, mi spiegate cosa diavolo significa tutto questo?!" Esclamò Aisha, tra le lacrime, scandendo bene ogni parola, quando raggiunse i suoi amici nella sala del trono che era completamente abbandonata.

"Aisha, non lo sappiamo ancora con certezza." Rispose Flora, avvicinandosi a lei per abbracciarla ma Aisha si scostò: era fin troppo agitata e sconvolta e Flora lo capì.

"Il mio pianeta è deserto!" Sbottò la principessa tra le lacrime. Poi prese un respiro e si rivolse a Tecna e Timmy. "I vostri dannati computer avrebbero dovuto prevederlo!"

"Aisha, credimi, mi dispiace." Replicò Tecna, con un profondo dispiacere.

"Ti dispiace?! A me non basta che ti dispiaccia! Dove sono i miei genitori?! Dov'è il mio popolo?!"

"Aisha..." Provò a dire Timmy ma Aisha lo fermò: "Avevate un solo semplice compito! Ed ora quelle ombre... com'è possibile?!"

"Aisha, adesso basta!" Esclamò Sky, prendendo tutti di sorpresa e causando silenzio. "Non è colpa di Tecna e Timmy, loro stanno facendo del loro meglio. Sei sconvolta, è chiaro, ma non puoi prendertela con loro. Piuttosto, prima di andare completamente tutti nel panico, sapresti dirci dove custodite la Gemma?"
Aisha, con le lacrime che ancora le scorrevano lungo le guance, boccheggiò incerta, ma poi rispose: "Seguitemi."

Aisha li guidò percorrendo il palazzo deserto, l'unico rumore che si sentiva era quello dei loro passi. Arrivarono in una stanza ovale, quella dove si riuniva il Consiglio. Lì, sotto la grande vetrata colorata, la parete era intagliata. Aisha toccò diversi punti delle parete con dei movimenti che agli altri sembravano fatti a caso, e invece un cassetto si aprì, ma era vuoto. Aisha fece un passo indietro.
"L'hanno presa. Hanno preso la Gemma."
A quell'affermazione tutti, ognuno a modo suo, si lasciarono andare alla disperazione e alla rassegnazione. In quei minuti nessuno tra loro fu in grado di trovare una parola di conforto, un motivo di sollievo o un incoraggiamento. Poi però Aisha si rivolse ai suoi amici:

"Quelle maledette ombre hanno distrutto il mio pianeta, l'hanno privato della sua vita, hanno preso i miei genitori, hanno cancellato la luce di Andros e hanno preso la Gemma del mio pianeta! Questo è troppo! Questo è troppo! Non va bene, non va bene per niente! Brandon!" Lui la guardò, sorpreso di sentirsi chiamato in causa. "Stammi a sentire: tu domani vai dritto su Magix a recuperare Logan, mi hai capito?! Siamo andati sul personale e io non lo permetto! Magia oscura?! Va bene, quello che serve! Zvonimir si pentirà di essere nato!" Sbraitò la principessa con rabbia. Nessuno replicò ma lei sembrò sentirsi per un attimo un po' meglio. Rimasero in silenzio, poi Helia disse: "Per ora è meglio se torniamo a casa. Come hai detto," Disse facendo un cenno ad Aisha, "domani forse avremo dei miglioramenti, ma ora non possiamo davvero fare nulla."

"Tu vieni con me su Sakoma, va bene?" Chiese Flora, accanto alla sua migliore amica, con un braccio intorno alle sue spalle.

"Va bene." Mormorò Aisha piano. Poi però la principessa saltò in piedi quando sentì quel suono che fece rinascere la speranza dentro di lei.

"Aisha, che cos'è?" Chiese Bloom, sentendo anche lei, come tutti, quel bubbolio che riecheggiava in tutto il palazzo vuoto.

"È..." Balbettò Aisha con un sorriso, non riuscì a terminare la frase ma si sciolse dalla presa della sua amica e corse scendendo le scale. Gli altri, confusi, la seguirono. Scesero le scale, e il fatto che quel bubbolio che proveniva dal piano di sotto arrivasse fino a loro metteva ancora più tristezza, sottolineando la completa assenza di un qualsiasi abitante in quel palazzo. Ma poi Aisha spalancò un porta grande e pesante su cui era intagliata la rosa dei venti. Entrò e al centro della sala c'era una specie di piccolo specchio d'acqua, ed era da lì che proveniva il bubbolio.

"Non capite? I miei genitori si sono rifugiati nel regno di Nettuno! Stanno bene!" Esclamò Aisha. Corse allo specchio d'acqua e con un gesto della mano dissolse le bollicine che salivano in superficie, dunque poté chiaramente vedere i suoi zii, Ligea e Nettuno.
"Zio! Zia! Come state? Dove sono i miei genitori?! Mamma? Papà?" Lo sguardo di Aisha pieno di speranza e il suo sorriso tanto acceso si spensero quando sua zia, confusa, chiese: "Cosa intendi? È successo qualcosa? Perché neanche noi riusciamo a capire..."

"C-che cosa?" Balbettò la principessa, distrutta.

"Aisha, tuo padre mi ha chiamato, era sconvolto, era davvero agitato... ma poi ad un tratto mi ha detto che andava tutto bene e che non succedeva nulla. L'ha fatto una seconda volta, ma poi si è interrotto il nostro collegamento e ho provato a chiamare da allora... cosa sta succedendo?" Disse re Nettuno, preoccupato.
Aisha, che era in ginocchio davanti allo specchio d'acqua, si lasciò andare all'indietro sedendosi a terra e coprendosi la bocca con la mano.

"Vostra altezza," Intervenne Sky, "purtroppo Andros è stata attaccata dalle ombre. Il palazzo è deserto, ed è possibile che voi stessi abbiate notato l'attacco dalle profondità... ma la nostra mente non è in grado di ricordare queste creature, è per questo che, molto probabilmente, re Teredor ad un tratto non si è reso conto della minaccia. Sono esseri molto pericolosi e..."

"Quindi ora cosa ne è di mio fratello?" Chiese Nettuno accigliato, interrompendo Sky.

"N-non lo sappiamo, vostra altezza." Rispose Sky abbassando lo sguardo.
Il colloquio con Nettuno si concluse con le informazioni che i ragazzi avevano sulle ombre e la promessa che avrebbero presto fatto qualcosa. Con la morte nel cuore, decisero di tornare sui loro pianeti; Aisha in un primo momento si rifiutò di lasciare Andros ma poi Flora e Musa la convinsero a seguirle su Sakoma, allargando l'invito anche a Roy, essendo rimasto l'unico abitante terrestre di Andros. E Sakoma fu il primo pianeta sul quale fecero rotta, sperando di poter dare al più presto un po' di calore ai due cuori più freddi, quella sera.
Mentre tornavano a casa, Aisha rimase stretta a Roy, che a sua volta non disse una parola.

"Ascolta... mi dispiace." Disse Aisha, con le mani che tremavano leggermente dal pianto.

"Per che cosa?" Chiese Roy senza guardarla, ma continuando a fissare un punto impreciso della navicella, anche lui con la voce rotta.

"Non sono l'unica che ha perso la sua famiglia stasera, anche tu hai i tuoi genitori, i tuoi fratelli... mi dispiace se non sono potuta essere un sostegno per te." Roy si voltò verso di lei e incontrò i suoi occhi azzurri.

"Hai detto bene: abbiamo perso entrambi la nostra famiglia stanotte, non posso chiederti di essere forte, ma posso chiederti di starmi vicino."
Aisha abbozzò un sorriso, tremante, e si strinse a lui.
Tra i ragazzi, nessuno si avvicinò ai due abitanti di Andros: solo loro due potevano capirsi in quel momento e altre persone intorno sarebbero state d'intralcio.
Le ragazze, tra loro, discussero su quanto successo, sentendosi tutte in colpa per non aver fatto abbastanza per la loro amica, e arrabbiate per come quella situazione si stava evolvendo. Bloom, dopo poco, si allontanò dal gruppo e sedette da sola accanto al finestrino chiudendosi nei suoi pensieri, spinta ora più che mai nella sua decisione.

"Sapete che cos'ha Bloom?" Chiese allora Flora alle sue amiche.

"No, è tutta la sera che è distratta e sembra pensierosa." Rispose Tecna, gettando uno sguardo alla rossa.
Ci fu silenzio, le tre amiche sospirarono.

"Beh, sarà meglio per Logan che sappia come maneggiare questi incatesimi... questa volta quelle ombre hanno davvero esagerato." Disse Musa, a denti stretti dalla rabbia.

"Speriamo, Musa..." Annuì Flora, tristemente.

"Andrai su Magix domani?" Chiese Tecna a Flora, Flora la guardò, lasciandosi stancamente andare all'evidenza che la sua amica era davvero la persona più sveglia di tutta la Dimensione Magica, e rispose:

"Non lo so, non credo che Brandon mi voglia lì..."

"Certo che ti vuole lì!" Replicò Tecna, dandole uno schiaffetto sul braccio.

"Sentite, sono certa che questa non è la cosa più importante di cui parlare adesso..." Disse Flora, facendo un cenno verso Aisha.

"È per questo che invece vorremmo parlarne: l'aria è irrespirabile." Ammise Tecna. "Beh, che succede con Brandon?"

"Stasera mi ha vista mentre..." Stava per dire Flora, ma poi guardò Musa e si fermò. "Lascia perdere... diciamo che però non posso..."

"Per Jackson?" Chiese Musa, senza neanche una punta di malevolenza. Flora la guardò per un istante e con un mezzo sorriso, e poi rispose:

"Forse... credo... non lo so, in realtà. Sento solo che è per colpa mia che le cose tra me e Brandon sono così complicate." Mostrò la mano sinistra alle sue amiche e con due dita della destra si tenne l'anulare, mostrando l'anello. "Per il bene tutti, sarà meglio che io Brandon rimaniamo il più lontano possibile l'uno dall'altra."

"Come sai, sono sveglia." Disse Tecna, "E immagino che tra Brandon e suo fratello c'è molto di più di quello che è successo quest'inverno, correggimi se sbaglio."

"Quando mai tu sbagli?" Chiese Flora di rimando, scuotendo la testa.

"Appunto. Quindi sai qual è la cosa giusta da fare."

"Da quando sei entrata anche tu in questa corsa?" Domandò Flora, poggiando la testa contro il finestrino, esausta.

"Da un po'... credete davvero che non dirmi le cose basti per lasciarmene fuori? Dilettanti..." Ridacchiò Tecna, Musa e Flora risero.

"Beh, quindi credete che debba...?" Chiese Flora alle sue amiche, gettando poi uno sguardo allo scudiero, Tecna annuì ma Musa la guardò storcendo le labbra. Tecna rivolse uno sguardo stupito alla sua amica e disse: "Vi prego, ditemi che non sto diventando romantica!"

"Non è questo, Tecna, tranquilla, tu non diventerai mai romantica." Replicò Musa. "Ma sebbene provi un certo favoritismo per Brandon per tutto ciò che ha fatto per te, Flora, credo che sia pericoloso. Hai sentito Jackson, sa di voi."

"Ehi, ehi, ehi, ferma." La fermò Flora. "Tra me e Brandon non c'è nessun noi."

"Sai cosa voglio dire... Flora, devi essere cauta, se mai Jackson venisse a sapere che tra di voi c'è qualcosa..."

"Lo so..." Sospirò Flora. "... beh, allora si ritorna al piano originale."
Avrebbe davvero andare con lui il giorno seguente, sapeva quanto poteva essere doloroso, ma si era appuntata una nota quella sera: non agire d'istinto. Agire d'istinto l'avrebbe rovinata, e avrebbe fatto soffrire il soldato, e lei non voleva.

Tra i ragazzi le parole furono poche, anche perché i ragazzi sono di natura più restii a parlare in situazioni difficili. Jackson prese il posto di Roy ai comandi della navicella e il principe se la cavò piuttosto bene. Accanto a lui, Sky si rivolse al suo scudiero.

"Domani mattina su Magix?"

"Sì." Rispose Brandon in maniera piuttosto secca. Poi si schiarì la voce. "S-scusa, scusami, sono solo..."

"... va bene. Andrai da solo? Vuoi che venga con te?"

"Inizialmente non volevo andare da solo, ma sono successe delle cose e... e credo che sia meglio occuparmi da solo della mia famiglia, in fondo è solo mia, no?" Non si voltò verso Sky ma notò che il principe gli aveva gettato uno sguardo.
Arrivarono su Sakoma dopo circa un'ora, le ragazze si salutarono e Flora andò da Roy e Aisha. Mentre andavano, Brandon non si sarebbe mai aspettato che Jackson si avvicinasse proprio a lui.

"Ascoltami." Disse il principe, Brandon alzò un sopracciglio, stupito e non contento dell'atteggiamento del principe. "La mia fidanzata e la magia nera devono stare il più lontano possibile, è chiaro?"

"Non a caso qualcun altro la maneggerà al posto suo, principe."

"Stalle lontano, o passerai il resto dei tuoi giorni in una prigione."

"Mi stai minacciando?"
Jackson sostenne il suo sguardo e replicò con un sorrisetto:

"È un puro avvertimento."

"Non dovresti far seguire la tua fidanzata." Puntualizzò il soldato, con aria superiore.

"Hai detto bene, la mia fidanzata." Replicò Jackson, con lo stesso sorriso beffardo disegnato sul viso.
Brandon stava per replicare, ma proprio in quel momento arrivò la fidanzata.

"Jackson." Smise per un istante di respirare quando notò che il principe stava parlando con Brandon. Guardò lo scudiero negli occhi, poi distolse lo sguardo ed espirò. "Dobbiamo andare, Aisha e Roy sono molto stanchi."

"Sì, andiamo." Annuì Jackson. Fece un cenno con la testa verso Brandon, mentre Flora lo guardò sperando di riuscire a fargli capire con lo sguardo quanto le dispiacesse.
E sì, lui se ne accorse, ma gli fece male perché pensò a quanta pena le dovesse fare.

Jackson offrì delle stanze a Roy e Aisha, e Flora e Musa avrebbero voluto seguire la loro amica, stare con lei per quella notte, ma Aisha le ringraziò dicendo che preferiva stare un po' da sola.
Dunque Jackson accompagnò Flora alla sua stanza; la ragazza si fermò alla porta.

"È stata una lunga serata." Commentò il principe.

"Sì, è vero... sono così dispiaciuta per Aisha..." Disse Flora, abbassando lo sguardo.

"Flora... stasera mi sono reso conto di una cosa." Flora lo guardò, sorpresa. "Sakoma verrà coperta, ed è giusto che sia così. Il mio pianeta è debole e non è saggio mettersi a rischio. Come ti ho detto una volta, certe volte un sovrano deve prendere decisioni che non gli piacciono, ma che sono giuste." Si fermò e continuò a guardarla, Flora non disse nulla: era incerta su dove quella conversazione volesse arrivare. "Ma, vedi, stasera ho visto te e le tue amiche, ed anche tu hai dei doveri, voglio capirlo. Rimarrò al tuo fianco e non ti sarò da ostacolo, anzi, combatterò con te."

"Ne sono molto felice, Jackson." Replicò Flora con un sorriso sincero.

"Ma voglio che tu sappia che nel momento in cui il mio pianeta avrà bisogno di me non ci sarà altra cosa più importante, e mi aspetto che anche per te sia così. Sakoma è anche il tuo pianeta e presto ne sarai la regina ed avrai le mie stesse responsabilità. Promettimelo." La guardò dritta negli occhi, le labbra di Flora tremarono e lei abbassò lo sguardo dicendo:

"Jackson, quello che è successo stasera..." Alzò lo sguardo verso di lui. "... ti avevo chiesto di fidarti, ma non di innamorarti di me."
Jackson si morse le labbra con un mezzo sorriso e replicò:

"Ancora non sono innamorato di te, ma mi piaci; mi piaci un sacco, Flora. Santo cielo, guardati..." si strofinò il mento e poi aggiunse: "... discutiamo un sacco, io e te, e non ci capiamo quasi mai, ma abbiamo una vita per imparare a farlo. Ti chiedo solo due cose: la prima è quella promessa che ancora non mi hai fatto, la seconda... Flora, sappiamo entrambi cose che non vorremmo sapere, me l'hai detto tu questo pomeriggio, ma mentre quello che voglio io è legittimo, quello che vuoi tu non lo è. Togliti dalla testa quel soldato, Flora." Jackson divenne serio e, poggiando una mano contro il muro, si avvicinò a Flora. "È l'ultima volta che te lo chiedo gentilmente."
Le diede un bacio sulla guancia e andò via, diretto alle sue stanze, mentre Flora rimase per un attimo lì, ferma nel corridoio, con il cuore che le si agitava nel petto e che sentiva esplodere.

Il giorno dopo Brandon si alzò di buon'ora e, come ogni mattina, si preparò e prima di uscire diede un'occhiata al cielo.
"Sempre cupo, sembra..." Borbottò. Sospirò, prese le chiavi della sua windrider e fece per uscire ma fu fermato da una nuvoletta di polvere di fata.
"Pixie!" Esclamò quando questa apparve davanti a lui.

"Ehilà, il mio soldato preferito!" Esclamò la fatina con un sorriso. Brandon, stranito, scosse la testa.

"Chatta, che diavolo ci fai qui?"

"Bella domanda!" Replicò la fatina, poi fece apparire accanto a lei uno schermo da proiezione a misura di pixie e fece passare su questo delle immagini di se stessa dicendo, ad una velocità straordinaria: "So che stamattina avrai da fare una cosa pareeecchio importante e allora mi sono detta -Chatta, dovresti proprio andare con lui!- e a quest'affermazione mi sono chiesta -E perché mai?!- e la risposta è stata del tutto spontanea! -Chatta, tu sei fantastica, divertente, allegra, dimmi un solo motivo per cui Brandon non vorrebbe la tua compagnia!- e allora mi sono detta - hai proprio ragione!- e allora eccomi qui! Ce la siamo cavata bene su Linphea, io e te, l'altra volta, ce la caveremo bene anche questa! Io non so le cose, ma so che ci sono cose, come saprai, perché sono la pixie delle chiacchiere, e so che non vorresti davvero stare da solo ma so anche che non verrà Sky con te, e lo so perché poco tempo fa hai inviato una lettera alla mia fata! Oh, no, no, non me l'ha fatta leggere, anzi! Era tutta un -No, Chatta, giù le mani, questi non sono affari per una pixie! Ho detto di no, fai la brava!- ma io sono piccolina e so frugare nei cassetti, eh, eh, eh... comunque, andiamo?"
Brandon era quasi intontito da tutte quelle chiacchiere, scosse la testa, confuso, e replicò:

"C-che?! Chatta, ascolta, tornatene su Sakoma, dammi retta. Flora ha ragione, non sono affari per una pixie questi."

"Ma se proprio Flora mi ha..." Stava controbattendo Chatta ma si fermò all'istante serrando la bocca. Brandon alzò un sopracciglio.

"Flora?"

"Io non ho detto niente. Flora? Chi Flora? Conosci una Flora? Sai che la mia fata si chiama proprio Flora? Ma che coincidenza!"

"Chatta, ti ha mandata lei?" Chiese Brandon, abbozzando un sorriso.
Chatta, con la bocca serrata, cominciò a fare dei versi e a dimenarsi come se il non poter parlare le stesse facendo provare dolore. "Shakespeare, ti ho fatto una domanda, rispondi." La incalzò Brandon con aria severa. Chatta allora espirò tirando fuori la lingua, esausta, e disse:

"Non doveva andare così, te lo assicuro! Oh, ho rovinato tutto anche prima di inziare! Sono la peggiore pixie che esista!" Poi fece qualcosa che lasciò Brandon di sasso: cominciò a piangere. "Flora non sarà per niente fiera di me! Mi aveva chiesto un favore importante e mi aveva avvertita, e io le ho detto... e io le ho detto che poteva fidarsi di me! Sono un'ignobile e miserabile pixie! Non merito le mie ali!" Brandon era allibito, balbettò qualcosa, incerto, e poi alla fine:

"Ehi, Chatta, va tutto bene, non dire queste sciocchezze, tu sei una brava pixie." Chatta lo guardò, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto che fece apparire.

"Lo pensi davvero?"

"Certo!" Rispose Brandon con un sorriso.

"Ma davvero davvero?"

"Ti dico di sì." Brandon rispose, ma era comunque piuttosto perplesso, e spaesato dalla reazione di quella pixie che era esagerata in tutto ciò che faceva.

"Bene, perché adoro le mie ali." Affermò Chatta, smettendo di piangere.

"Ehm... sì. Ma prima di tutto, dato che ormai te lo sei lasciato scappare, mi dici come sono andate le cose? Perché, sinceramente, sebbene mi faccia piacere da un lato, dall'altro credo che sia soltanto umiliante."

"Umiliante?" Chiese Chatta, perplessa, storcendo le labbra.

"Prova pena per me? L'ho vista col principe ieri sera... e poi, insomma, diciamoci la verità, prima del principe c'era Helia, io non ci sono mai stato... quindi, dimmi, Chatta, perché la tua fata ti ha mandata qui, per compassione? Perché se è così, Sakoma ti sta aspettando."

"Senti, bell'imbusto, non usare quel tono con me, mi hai capita?! La mia fata mi ha chiesto di venire qui e io farò come mi ha detto. Certo, mi aveva anche chiesto di non dire che mi aveva mandata lei, ma si è mai vista una fatina delle chiacchiere che tiene la bocca chiusa?! No. Esatto. Ma una fatina che non rende felice la sua fata? Quella non si è mai vista nemmeno. Flora mi ha chiesto di venire con te, e ieri sera sembrava triste, e lo sembrava anche stamattina, e io credo che c'entri il principe quindi se devo proprio dirlo, tra te e lui, preferisco di gran lunga te!" 
Brandon incrociò le braccia, guardandola pensoso.

"Non condividerò con te i miei affari personali."

"Ma io non ti ho chiesto di farlo! Io rimango in silenzio, per così dire, sia chiaro, ma almeno tu non entrerai in quella fortezzaa da solo."

"E a che cosa potrebbe mai servirmi avere una fatina sulla spalla?"

"A non entrare in quella fortezza da solo, ma ci senti bene?" Replicò la fatina, stranita.
Brandon la guardò, sorpreso. Qual era il punto di averla lì? Averla lì, ovviamente.

"E va bene, vieni anche tu, ma solo perché mi dispiacerebbe rimandarti indietro." Concesse il soldato, Chatta sorrise soddisfatta. "Andiamo, su, e raccontami un po' di questa storia del principe." Aggiunse mentre usciva e Chatta fluttuava accanto a lui.

Su Solaria Stella fu informata dalle sue amiche su quanto era successo, e poco dopo quella mattina tutta la Dimensione Magica ne fu a conoscenza: lo squarcio nel cielo era più pericoloso di quanto ci si aspettasse e poteva distruggere interi pianeti senza lasciare indizi. Il panico si diffuse velocemente su tutti i pianeti e i sovrani faticarono per mantenere la calma. Nel frattempo, Bloom era sempre più convinta della scelta presa e ne parlò con sua sorella proprio quella mattina.

"Bloom, non puoi farlo!" Esclamò Daphne, scioccata, battendo una mano sul tavolo. Sua sorella, in piedi vicino alla finestra, si voltò verso di lei, accigliata, con le braccia incrociate.

"Cosa pretendi che faccia?! Stanno distruggendo tutto, Daphne. Zvonimir è pericoloso, molto pericoloso, e va fermato."

"Perché proprio tu?" Replicò allora Daphne, incrociando le braccia e stringendo poi le labbra.

"Perché non io?" Ribatté sua sorella. Si avvicinò a Daphne e sedette accanto a lei. "Daphne, quando ho scoperto di essere una fata ho giurato che avrei sempre protetto questo meraviglioso mondo. Quando ho saputo di Domino ho fatto di tutto per riportarlo in vita rischiando anche la mia vita. Non mi fa paura, so che è il mio dovere."

"Bloom, se imprigionerai te stessa nella Dimensione Obsidian non ci sarà via di ritorno." Dichiarò Daphne, prendendole le mano. Bloom stava per replicare ma fu interrotta da un "Che cosa?!", le due sorelle si girarono verso la porta dove poterono vedere Nex, più sconvolto che mai.

"Nex..." Borbottò Bloom.

"Vuoi davvero usare tu il Sigillo?" Chiese Nex, scioccato. Bloom inizialmente aveva intenzione di rimangiarsi tutto davanti a lui, ma poi pensò che sarebbe stato inutile e allora si alzò andando verso di lui.

"Qualcuno dovrà pur farlo, io sono stata la prima a prendere la decisione."

"Wow, beh... ti fa molto onore, Bloom." Disse Nex, guardandola negli occhi.

"Ti ringrazio, ma ti prego per favore di non farne parola con gli altri: cercherebbero di convincermi a ripensarci mentre io sono fermamente convinta della mia scelta."

"V-va bene, non lo dirò. Ma tu come puoi esserne tanto convinta?" Chiese Nex, ancora alla porta.

"È un mio dovere, e tu che sei un soldato dovresti capirlo." Nex strinse le labbra, sapendo di cosa parlava la sua amica. "A proposito, mi sorprende vederti qui."

"È per me, non è vero?" Chiese Daphne, alzandosi.

"Ecco, sì, ehm... so che avevo l'incarico di accompagnarti, Daphne, ma... ero venuto a chiederti se potevo..."

"... tranquillo." Disse Daphne non dandogli neanche il tempo di finire la frase. "So cosa è successo su Andros."

"Grazie." Disse Nex, facendo un cenno col capo.

"Aisha è su Sakoma con Flora e Musa." Lo informò Bloom, con un sorriso abbozzato. Nex le sorrise.

"Grazie. Ci vediamo."

Su Sakoma, Flora era nella sua camers con Miele e si stava preparando per il pranzo con le sue amiche. Era seduta alla ballerina aggiustandosi i capelli mentre Miele le girava intorno parlando.

"Dai Miele, perché non vieni anche tu?" Chiese Flora.

"Perché quelle sono delle ochette e mi annoierei. Piuttosto, perché non sei andata tu con Brandon invece di mandare Chatta."

"Perché," Flora guardò sua sorella dal riflesso nello specchio. "sono qui a prepararmi e ho un pranzo oggi! Miele, tu non hai idea del tono che ha usato Jackson ieri sera... io non posso compromettermi e non posso mettere Brandon in una situazione che potrebbe costargli cara. Chatta però gli sarà d'aiuto, è una fatina che sa il fatto suo e Brandon... lui mette i muri e oggi aveva bisogno di qualcuno."

"Non credi di mandargli segnali contrastanti?" Chiese Miele, sdraiandosi sul letto. "Anzi, non credi di mandare segnali contrastanti?! Prima Helia, evviva Helia, Helia è perfetto; poi Brandon, che ancora non si è capito, ed ora dici che vuoi far contento Jackson! Io non ti capisco."

"Bene, allora te la faccio breve." Concluse Flora, lasciando perdere i capelli e voltandosi verso di lei. "Helia è stato il mio primo grande amore. È stato straordinario, Miele, te lo dico, è stato incredibile. Tu non immagini cosa provavo per Helia, immaginavo una vita insieme a lui. Era tutto ciò che potessi mai chiedere, ed era così semplice amare lui. Poi entra in scena Brandon, e d'un tratto le cose non sono così semplici, mentre a me piacciono semplici, Miele, semplicissime. Poi Jackson vuole sposarmi, ed è un principe e se vuole può fare brutte, brutte cose. E allora anche se a me le cose complicate non piacciono io quando lo vedo... oggi non poteva stare da solo, ma Jackson sa che c'è qualcosa che non va e non rischierei mai Brandon. Mai."

"Okay, okay... ma almeno potevi arrivarci prima di venire qui su Sakoma." Puntualizzò la ragazzina.

"Sai com'è, cercavo di fare tutti felici, e alla fine ho finito per rovinare tutto." Replicò Flora amareggiata. "Dai, aiutami che lo sai che sono incapace." Concluse poi girandosi di nuovo verso lo specchio. Miele andò da lei e cominciò a pettinarle i capelli.

"Credi che Chatta se ne starà zitta?"

"Non me lo aspetto da lei, ma le ho fatto promettere di non dirgli che l'ho mandata io. È una chiacchierona e troverà di certo un modo per cavarsela senza tirare in ballo me."

"Flora?"

"Cosa c'è?" Chiese Flora, guardandola dallo specchio.

"Mi dispiace che tu non sia felice." Flora le sorrise dolcemente, ma non disse nulla.

Chatta non riuscì a starsene zitta per niente e blaterò per tutto il tempo che Brandon lasciò il palazzo, ma il soldato non riuscì ad esserne infastidito quel giorno. La fatina zittì solo quando Brandon si fermò di colpo, sorpreso.

"Sky."

"Sei in ritardo, ed ora capisco il perché." Dichiarò il suo amico facendo un cenno verso la fatina che fluttuava al lato di Brandon. "È un piacere vederti, Chatta."

"Anche per me, Sky." Sorrise la pixie. "Vedi?" Disse poi a Brandon, "È così che si tratta una fatina." Brandon la guardò scuotendo la testa, poi si rivolse al suo amico:

"Che ci fai qui?"

"Andiamo su Magix." Rispose Sky.

"Ma io... ti avevo detto che..."

"... so cosa mi avevi detto, ma non ho voluto ascoltarti, che razza di migliore amico sarei stato?!" 
Brandon sorrise e abbassò lo sguardo. Sky si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla. "Non pretendo di sapere cosa c'è tra te e tuo fratello, ma l'ultima cosa che voglio è che il mio migliore amico si senta solo. Non lo sei, Brandon, ma se lasci gli altri fuori finirai per diventarlo." Brandon alzò lo sguardo verso di lui.

"Io..."

"Lo so. Anch'io." Sorrise Sky
I due amici, con la pixie, si diressero alla fortezza di Roccaluce, e Brandon lo fece con un cuore molto più leggero di quanto non si aspettasse. Roccaluce però fu molto diversa da come la ricordassero: il sole non splendeva alto e il cinguettio degli uccellini più che contornare un idillio suggeriva che una tempesta era in arrivo.

"Sei pronto?" Chiese Sky, mettendon una mano sulla spalla al suo migliore amico.

"Credo di sì." Rispose Brandon con un cenno della testa. A quell'affermazione, Chatta andò a sedersi sulla sua spalla e, per la prima volta, quei due sembrarono essere in sintonia.
Varcarono il cancello dorato della fortezza e lì ad accoglierli c'erano due templari. Non appena videro Sky fecero un inchino.

"Vostra altezza." Dissero entrambi nello stesso momento, Sky fece loro un cenno di apprezzamento e loro si alzarono.

"Siamo qui per Logan Bravo." Disse allora Sky con un tono piuttosto severo.

"Seguitemi." Disse allora uno di loro e così i due amici fecero come era stato loro detto.

"Non mi piace tanto..." Borbottò Chatta, sulla spalla di Brandon. Lo scudiero si guardò intorno e neanche a lui l'atsmofera piaceva particolarmente. "Sta' tranquilla, fatina, va tutto bene." Replicò il soldato, poi si scambiò un'occhiata con il suo migliore amico e capirono che c'era qualcosa che non andava.

Su Sakoma, Flora, prima di altre cose, salì al piano di sopra per controllare come stesse Aisha. La sua amica le aveva chiesto privacy e tempo per riflettere, ma ora Flora sentiva che doveva andare da lei. Bussò alla porta ma nessuno rispose, così la keimerina aprì piano la porta.

"Posso entrare?" Chiese Flora e, facendo capolino dentro con la testa, notò che Aisha era ancora a letto. "Ehi." Salutò entrando e chiudendo la porta alle sue spalle. Raggiunse il letto della sua amica e sedette lì. Aisha era voltata e Flora le poggiò una mano sul fianco. "Tesoro, lo so che sei triste, ma almeno fa' colazione."

"Magari dopo." Replicò l'altra.

"Dopo sarà ora di pranzo." Precisò Flora.

"Flora, ieri sera il mio pianeta è stato raso al suolo, i miei genitori sono stati disintegrati dalle ombre e tu parli di colazione?!" Sbottò aggressivamente Aisha, voltandosi verso di lei e mettendosi seduta, Flora non si mosse. "QUEI MALEDETTI ESSERI MI HANNO TOLTO TUTTO, TUTTO! LA MIA FAMIGLIA, IL MIO REGNO! TUTTO!!" Pianse Aisha, disperata, forse più di quanto Flora l'avesse mai vista. Senza scomporsi, la fata della natura sorrise dolcemente e le disse:

"Non tutto. Hai me, hai i nostri amici e hai la tua magia. Riporteremo Andros indietro, Aisha, la riporteremo indietro e con il tuo regno anche la tua famiglia."

"Non so se posso crederci, Flora..." Replicò Aisha con la voce rotta e abbassando lo sguardo. Flora le alzò il mento e la constrinse a guardarla. "Io invece so che ce la faremo."
Aisha distolse lo sguardo. "... E," Aggiunse Flora e la sua amica la guardò di nuovo. "Ho riflettuto su ciò che mi hai chiesto... Aisha, non sei sola, non lo sei per niente." La sua amica sembrò confusa. "Ho letto il cuore di Roy." Rivelò Flora, Aisha sgranò gli occhi.

"L-l'hai fatto davvero? Quando?"

"Prima di venire qui sono andata in camera sua, gli ho parlato e poi... non ha la magia, non se n'è accorto neanche." Spiegò Flora e le strizzò l'occhio.

"Quindi..."

"... quindi... Aisha, non voglio essere la causa della tua rottura definitiva con Nex, ma... ho letto il suo cuore e Roy sembra una delle anime più pure che abbia incontrato, e poi... ti ama, Aisha, ti ama davvero, e darebbe la vita per te, credimi."

"Wow, io..."

"Ma questo non determina la tua scelta. Ad ora ho letto il cuore di entrambi, Nex anche ti ama ma il suo cuore è anche oscuro, ha lati nascosti e ambigui... Aisha, ora hai due scelte chiare, non devi che prenderne una."

"Tu cosa faresti al posto mio?" Chiese la sua amica, aggomitolandosi su se stessa.

"Oh, non sono la persona giusta per darti un consiglio del genere e lo sai bene. L'unica cosa che posso dirti è segui il tuo cuore, e questa di certo non la via più semplice."

"Beh, credevo che Nex potesse davvero essere la scelta giusta ma... ma adesso non è qui. Sono stanca di soffrire, Flora."

"Non devi farlo allora." Affermò la sua amica con un dolce sorriso e la abbracciò stretta. "Ti voglio bene."

"Ti voglio bene anch'io." Replicò Aisha, ma con un cuore turbato.

 

"Preside Faragonda." Salutò Sky quando la vide, Brandon e Chatta fecero lo stesso.

"Ragazzi. Chatta! Curioso vederti qui ma un vero piacere."

"Direttrice." Salutò la pixie.

"Molto bene. Ragazzi, vi presento Madame Tessahalora, la direttrice del Consiglio Magico." I ragazzi allora guardarono la donna che era di fianco a Faragonda. Una donna alta ed esile, dal collo lungo e il naso all'insù. Madame Tessahalora li guardò da sotto la sottile retina che le copriva gli occhi, attaccata al cappellino blu elettrico che portava. Strinse le labbra, intise di un rossetto color mogano, e porse loro la mano, coperta da un guanto bianco così come l'altra. Sky fece per baciargliela ma lei gliela strinse, sorprendendolo, e poi fece lo stesso con Brandon.

"Suppongo che tu sia..." Esordì Madame Tessahalora, con una voce bassa e piatta, ma non finì la frase e strinse le labbra, come fosse in difficoltà nel trovare le parole giuste, roteando la mano libera dalla borsettina intonata al completo blu elettrico che indossava.

"... suo fratello, sì." Disse allora Brandon.

"Bene." Replicò la donna, alzando il mento e guardando Brandon dall'alto. "Allora è a te che devo rivolgermi: è cosa assai rara che venga permesso ad un prigioniero di lasciare la fortezza e, sebbene le condizioni attuali ce lo impongono, sappi che sarà tua completa responsabilità assicurarti che il prigioniero ritorni a Roccaluce, che non compia atti immorali e/o pericolosi per la vita degli altri, che non utilizzi la situazione nel suo proprio tornaconto e che esegua gli ordini. Sono stata chiara?"

"Direi limpida." Rispose Brandon, un po' indispettito. Madame Tessahalora fece gesto alla guardia alle sue spalle e così Logan fu fatto venire. Il ragazzo non disse nulla ma guardò suo fratello.

"Il prigioniero indosserà delle speciali apparecchiature che gli impediranno di utilizzare la magia." Spiegò la donna, ma Logan parlò.

"Io non ho la magia, sono umano. Le mie sono arti occulte, acquisite, non c'è bisogno di questa..."

"Ah-ah-ah-ah-ah!" Lo fermò Madame Tessahalora bacchettandolo con la voce. "È ciò che ha deciso il consiglio." Poi si voltò verso di lui, dato che fino a quel momento gli aveva dato le spalle. "Credi davvero che ci fideremmo di te?"

"Certo che no, neanch'io mi fido di me." Rispose Logan, sostenendo il suo sguardo.

"Bene." Concluse Madame Tessahalora, si voltò verso gli altri. "Direi di aver concluso, i templari vi daranno istruzioni sugli orari. Faragonda, spero di non rivederla troppo presto, sembra sempre portare guai." Salutò la donna, senza cambiare di una virgola il suo tono piatto e basso.

"Spero altrettanto, Madame Tessahalora." Replicò Faragonda, con un sorriso forzato. La donna allora fece un cenno ai due ragazzi, ignorando Logan completamente, e si allontanò con due templari che l'avrebbero scortata fino all'uscita. Faragonda espirò quando l'altra fu finalmente lontana e si rivolse ai ragazzi, Logan compreso. "Ragazzi, per favore, fate attenzione. E tu," Guardò Logan, con aria più severa. "Abbiamo riposto in te la nostra ultima speranza, ma sappi che semmai metterai in pericolo ancora una volta i miei ragazzi dovrai vedertela con me." Logan la guardò negli occhi piccoli e realizzò che probabilmente quella donna ci tenesse davvero a suo fratello e i suoi amici.

"Non si preoccupi, non farei nulla per stare peggio di come sto." Replicò Logan tranquillo, Faragonda lo guardò per un istante, poi però si rivolse a Brandon e Sky.

"Ragazzi, mi raccomando, fate attenzione. E aggiornatemi su qualunque novità, va bene?"

"Lo faremo, preside Faragonda, può stare tranquilla."

"Diciamo..." Sospirò la preside. "... come sta Aisha?"

"È su Sakoma con Flora e Musa e, beh..." Sky alzò le spalle, dispiaciuto.

"Di certo per lei sarà meglio essere circondata dalle sue amiche." Rifletté la preside.

"Preside Faragonda, è una mia impressione o qui c'è qualcosa che non va?" Chiese allora Sky, dopo essersi gettato un'occhiata intorno.

"Non è una tua impressione." Rispose la preside col viso scuro. Poi fece un passo verso di loro e, abbassando il tono di voce, aggiunse: "Il cielo si sta squarciando e di certo non è magia bianca, anche chi non sa di Zvonimir può rendersene conto, e i prigionieri qui sono tra i più pericolosi della Dimensione Magica... sapere che potrebbero avere una via di fuga li rende molto più pericolosi. I templari hanno raddoppiato la sicurezza e tengono gli occhi aperti." Poi si allontanò e ad un tono di voce normale disse: "Beh, ragazzi, sappiate che mi fido di voi. Vi aspetto ad Alfea."

"Grazie, preside Faragonda." Sky le fece un cenno con la testa ma con il viso cupo, poi la preside strinse le labbra e dopo aver salutato la pixie sparì in un portale. Sky allora mise una mano sulla spalla del suo amico e gli intimò: "Io inizio ad andare se vuoi qualche minuto."

"Grazie." Annuì Brandon, stringendo le labbra. Il principe allora si allontanò mentre Chatta non si mosse dalla spalla del soldato.

"È sempre un piacere vedere il principe." Esordì Logan, incrociando le braccia, una volta che Sky fu andato via.

"Il mio migliore amico ci tiene a me." Replicò Brandon, col viso scuro.

"Che cos'è?" Chiese Logan, facendo un cenno verso Chatta. Brandon le gettò un'occhiata e poi si rivolse a suo fratello.

"È la mia pixie."

"Wow, sembra che tu abbia avuto bisogno di una squadra di supporto per vedermi, così mi fai sentire importante... allora, come ci organizz..."

"... no, no, no. Aspetta." Brandon lo interruppe e si avvicinò a lui. "Tu forse non hai capito come stanno le cose qui. Sei un'arma, nient'altro, e credimi se ti dico che non ti giudico affatto importante. Quindi ora cambi atteggiamento perché, che ti piaccia oppure no, ora comando io."

"Non è mai stato il contrario, sbaglio?" Brandon era a pochi passi da lui, Logan aveva un atteggiamento distaccato e rilassato e Brandon lo guardava, e ad ogni secondo in lui montò una rabbia di cui forse fino a quel momento non si era accorto.

"Ho sempre cercato di fare la cosa giusta!" Esplose allora il soldato.
"Come puoi... come non hai mai potuto vederlo?!"

"Una cosa l'ho sempre vista chiara: il tuo ego, quel tuo 'conoscere come si fa la vita' che a quanto pare secondo te gli altri non sanno."

"Già, certo..." Mormorò Brandon e fece qualche passo per sbollire la rabbia. "Il povero Logan! Il mio povero, povero fratellino che io non ho mai apprezzato! Vero? È così! Tu sei la vittima fra i due, mentre io mi agito affannosamente cercando di tenere i pezzi insieme! Non riuscirò mai a cambiare la visione che hai di me o sbaglio?"

"Facciamo che non ne parliamo." Replicò Logan, distogliendo lo sguardo.

"No, certo, non vuoi sprecare il tuo tempo e le tue energie per parlare con me! Logan, tu non hai idea di quanto io sia stanco di te." Concluse Brandon, guardandolo negli occhi. Ci fu silenzio, e poi Logan alzò le spalle.

"Eppure sei tu quello che è venuto a cercarmi."
Brandon sospirò, scosse la testa e poi, con un sorriso incredulo, disse: "Hai ragione. Già, è vero... a quanto pare la vita io non l'ho affatto capita perché continuo a fare sempre lo stesso stupido errore. Ma quella specie di manette che porti dicono che forse adesso qualcuno ha deciso che io non sto facendo niente di sbagliato."

"No, certo, tu adesso sei un difensore della Dimensione Magica! Tanti auguri, eh!" Esclamò suo fratello con un tono derisorio, e poi con lo stesso atteggiamento aggiunse: "Insomma, non credo che sia proprio questo il tuo mondo, fra principesse, fate, pixies..." Lanciò uno sguardo a Chatta che era seduta a braccia incrociate sulla spalla del soldato. "Sembra che tu t'impegni ad essere chi non sia."

"Io sono questo adesso. Non si è la stessa persona per tutta la vita, ho scelto chi volevo essere e lo sono diventato." Affermò Brandon, guardandolo negli occhi.

"Ci sono cose che non si cancellano, fratellino, smettila di mentire a te stesso e a fingere che tu sia migliore di me." Gli occhi di Brandon divennero lucidi e Logan accennò un sorriso. "Ho forse toccato una nota dolente?" Chiese poi con falso dispiacere.

"Smettila." Disse Brandon, distogliendo lo sguardo.

"L'eroe che combatte al fianco del prode principe! Il salvatore delle fate del freddo! Il coraggioso e valoroso soldato!" Logan scoppiò a ridere.

"TI HO DETTO DI SMETTERLA!" Sbottò Brandon, furioso, scattando verso di lui e prendendolo per il collo della maglia di lino che portava.

"E tu smettila di sentirti migliore di me, perché non lo sei." Brandon strinse la presa, guardando suo fratello negli occhi con un'immensa rabbia. Ma poi si fermò di scatto quando Chatta gli sussurrò all'orecchio: "Brandon, andiamo ad Alfea." Il giovane allora prese un respiro, la voce della pixie l'aveva riportato indietro al suo mondo, quello che si era preso e non quello che aveva lasciato, e lasciò andare Logan.

"Hai ragione, Chatta, è meglio se andiamo ad Alfea." Fece un cenno a suo fratello. "Muoviti." E così si avviarono all'uscita, mentre Chatta appoggiò la testa contro quella dello scudiero lasciandogli intendere che era davvero la sua pixie. Ciononostante, la fatina non poté fare a meno di chiedersi cosa fosse che Brandon cercava disperatamente di tenere nascosto.

Ehilààà miei fantastici, adoratissimi e assolutamente incredibili germogli di lullabea! Sì, eccomi qui con "straordinario" anticipo, siete contenti? Spero proprio di sì! In realtà, ultimamente sono riuscita a scrivere e oggi ho persino dato il mio primo esame da universitaria, quindi mi sembrava  il caso di festeggiare!!!
Beh, mica tanto, povera Aisha... dunque. Andros è stata attaccata e la Gemma rubata, ma diciamo che non è veramente questo ciò che ci preoccupa... dove sono finiti tutti? Sono stati disintegrati dalle ombre? beh, questa sembra la teoria più plausibile e Aisha e Roy sembrano essere gli unici superstiti... a proposito di loro... sembra che una nuova battaglia fra team si stia preaparando: #TeamRoy o #TeamNex? Abbiamo rivisto il paladino, che era da un po' che non si faceva vedere (mica poi tanto ma colpa mia che pubblico ogni tre secoli e sembra che passino mille anni tra un capitolo e l'altro, cercherò di fare di meglio), e poi c'è Roy, di cui Flora ha appena letto il cuore e sembra averci trovato un arcobaleno fatto di arcobaleni! Come se la caverà Aisha?
Poi, ci sono Jackson e Flora... nello scorso capitolo c'è stato il bacio e finalmente ne hanno parlato in questo qui... cosa ne pensate del principe? un po' ambiguo, eh? E poi Brandon... sinceramente mi è piaciuta particolarmente l'ultima scena, con il sostegno di Chatta e Sky, ma vorrei davvero sapere cosa ne pensate voi, so che io mi dilungo spesso e un po' troppo. C'è da chiarire però che nonostante tutto Chatta rimane una fedele #TeamHelia, hasta la victoria siempre. E no, non mi sono scordata di Helia e vorrei davvero mostrarvi subito i prossimi capitoli dove lo adorerete quasi certamente! Io lo sto adorando! Spero di riuscire a pubblicare presto considerando come stanno andando le cose. Nel frattempo, vi mando un bacio enorme, vi abbraccio stretti e vi ringrazio per tutto il vostro affetto, vi adoro davvero!!

Vi strAmo,
xoxo Florafairy7

 Eh, no, Jackson, è inutile che fai l'offeso, hai fatto l'ambiguo e sei stato inquietante fuori alla stanza di Flora...

 oddio lo so, scusa, nel prossimo capitolo ci sei, mi ero solo fatta male i calcoli!
... va be', raga, ora vi lascio, ma vi adoro che siete arrivati fino a qui! Un bacio!!
Ps. https://i.imgur.com/UH6E0FL.jpg un regalo di WinxClub, un'affezionatissima #TeamBrandon

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Tormenti e Cuori Spezzati ***


TORMENTI E CUORI SPEZZATI

"Allora?" A quella domanda Flora fu riscossa dai suoi pensieri, dal suo mondo. Scosse la testa e si ritrovò in quell'elegante e perfetta sala. Tutto intorno a lei era straordinariamente perfetto, e immobile. Incontrò quegli sguardi di attesa che le erano rivolti e, come se fosse stata la prima volta quel giorno, guardò se stessa e si rese conto di quale ruolo dovesse interpretare in quel momento. E in quegli impercettibili istanti che fuori durano un battito di ciglia e dentro un'eternità, Flora rifletté su come una singola persona, lei, avesse diversi ruoli, e nessuno di essi era falso ma ognuno di loro era una parte del suo essere. E con quella domanda che le fu rivolta il tempo ricominciò a scorrere, ogni secondo a battere il suo regolare ticchettio.

"Perdonami, mi ero distratta, puoi ripetere?" Chiese allora la giovane. Annabella, seduta di fianco a lei, disse:

"Vi avevamo chiesto come vi è sembrata la festa su Solaria."

"Oh..." Annuì Flora. "... sì, certo... ehm... sapete, non è stata una bella festa." Rispose allora, e le guardò cercando di trovare qualcosa in loro che però non trovò.

"Davvero? Dicevano che le feste su Solaria fossero sempre di una certa classe, cos'è andato storto?" Chiese Camilla scioccata, tanto che i capelli sottili e biondi della frangetta tremarono al suo scuotere la testa. Flora strinse le labbra in un sorriso, incredula, e replicò:

"Quello che è nel cielo, Camilla. Lo vedi? Il cielo si è rotto."

"Ma come possono delle nuvole interferire con una festa, vostra altezza?" Chiese Isidora, giocherellando con le perle della sua collana.

"Il problema non sono le nuvole ma quello che c'è dietro... possibile che nessuno ve ne abbia parlato?" Chiese allora Flora, piuttosto sorpresa. Le quattro si guardarono tra loro e scossero la testa, poi Rosamaria aggiunse:

"Vostra altezza, siete così colta! Parlate di cose che a noi sono estranee, siete davvero incredibile!" Flora stava per dire qualcosa ma Annabella disse:

"È vero, abbiamo così tanto da imparare da voi! E poi, siete così bella, sappiate che non ho mai visto una giovane più bella di voi."

"Grazie, ma..." Provò a dire Flora ma Camilla ebbe altro da aggiungere:

"È un onore poter star seduta al vostro stesso tavolo, siete davvero ammirevole."

"Fate silenzio." Ordinò Flora senza perdere la calma e le loro espressioni rapite cambiarono in un attimo di confusione e la guardarono, quasi impaurite e rimproverando loro stesse. "Purtroppo la Dimensione Magica è in pericolo, ma io e il principe ce ne occuperemo. Vi chiedo soltanto una cosa."

"Ciò che desiderate, vostra altezza." Annuì Camilla, facendo ondeggiare i capelli sottili.

"Dovete smetterla di rimanerne allo scuro. Informatevi, fate domande... Sakoma sta cambiando e dovete farlo anche voi."
Ci fu silenzio, le parole di Flora furono accolte da espressioni che le sembrarono vuote. La giovane tamburellava le dita sul tavolo, guardandole, poi, dopo quegli interminabili istanti di silenzio, si alzò e le altre la imitarono. "Vi chiedo scusa, ma adesso devo proprio andare: ci sono questioni urgenti che richiedono la mia presenza." E così, dopo le ennesime moine da parte delle giovani nobili, Flora accennò un sorriso e s'incamminò verso la porta. Una volta date loro le spalle il suo sorriso si spense e lei avanzò il passo per uscire al più presto possibile da quella sala perfetta e ricominciare a respirare.

"Ehi." Salutò Musa, entrando timidamente.

"Ehi." Replicò Aisha. Musa si avvicinò, la sua amica era stesa sul letto rifatto, la stanza era in penombra a causa delle tende chiuse.

"Non ti chiederò come stai perché sarebbe una domanda inutile, e rispetto il tuo dolore. Sei mia amica e la tua sofferenza tocca anche me anche se Andros non è il mio pianeta, ma, Aisha, devo chiederti una cosa." Aisha non rispose e Musa fece qualche passo verso di lei. "Vieni su Magix, Brandon è andato a prendere Logan, organizzeremo un piano, Sky dice che dovremmo coinvolgere le fate terrestri. Era ora..." Borbottò poi alzando gli occhi al cielo. "Credimi se ti dico che ne hai bisogno." Aisha, che teneva un braccio piegato sulla fronte, guardò Musa sott'occhio, poi sospirò e si tirò su lentamente mettendosi seduta e, picchiettando il letto, fece gesto a Musa di sedere accanto a lei. Musa fece come le era stato chiesto in silenzio e guardò la sua amica negli occhi, gonfi dal pianto.

"Non mi sono... mai sentita... tanto distrutta..." Confessò allora Aisha con la voce tremante. La sua amica le prese la mano.

"Non ne hai nessuna colpa."

"Dovrei essere forte per la mia famiglia, per il mio pianeta, ma è come se non ci riuscissi. Non mi è mai successo, ho un carattere forte e dovrei reagire, lo so... ma è come se non ne avessi le forze." Disse la principessa, guardando la sua amica negli occhi, quasi implorante.

"Aisha, ciò che ti è successo non è una cosa da poco e non puoi, non devi sottovalutarlo. Puoi essere forte quanto vuoi, ma questo non significa che tu sia indifferente. E quando non hai le forze, ci sono i tuoi amici a prestartele... è per questo che ti ho chiesto di venire ad Alfea, lì ci saranno le altre e ci sarà quel barlume di speranza che stiamo cercando da settimane. Che ne dici?"
Le labbra di Aisha tremolarono e gli occhi le si riempirono di lacrime, ciononostante annuì alla sua amica. Furono però interrotte quando vennero ad annunciare che c'era qualcuno per Aisha.

Su Eraklyon, la dottoressa Tecna era nel suo laboratorio in compagnia dei suoi colleghi, tutti tranne il nuovo arrivato che invece si trovava su Magix. Il cielo di Eraklyon, scuro, basso e tagliato a metà, preoccupava profondamente gli scienziati, soprattutto ora che avevano alle spalle un fallimento, uno che non riuscivano a perdonarsi. Erano tutti seduti intorno al tavolo al centro della sala mentre fuori pioveva a dirotto. Ognuno di loro aveva il viso scuro e ognuno di loro era in silenzio meditando. Poi Alexander prese parola:

"Non abbiamo alcuna soluzione allora?" Ci fu silenzio. Alexander tamburellò nervosamente le dita sul tavolo per qualche secondo, poi si alzò e aggiunse: "Da voi mi aspetto che pensiate!" Li guardò. "Voglio che mi diciate come prevedere quelle ombre, e voglio che me lo diciate entro questo pomeriggio." Detto questo, lo scienziato uscì dal laboratorio sbattendo la porta. Tecna scosse la testa mormorando: "Buffone...", Judy, d'altro canto, lo seguì sotto lo sguardo sorpreso della fata della tecnologia.

"Allora?" Lo incalzò suo nonno mentre era alla finestra dandogli le spalle. Helia era seduto di fronte alla sua scrivania e lo osservava, e alla sua domanda non aveva trovato le parole giuste da usare. Saladin teneva le mani conserte dietro la schiena e sembrava calmo. La calma sembrava una peculiarità di quella famiglia, Saladin, Horace ed Helia erano molto simili l'un l'altro. E, osservando suo nonno, Helia pensò proprio a suo padre. Immaginò come sarebbe stato averlo lì in quel momento, si chiese come si sarebbe sentito, o se si fosse sentito diversamente da come si sentiva ora, se suo padre fosse stato lì. Se avesse avuto la sicurezza che lui c'era e lui avesse avuto un posto dove correre quando le cose cominciavano a complicarsi, perché suo padre sapeva più cose di lui, le sapeva meglio di lui, e magari, in tutta quella distruzione, sarebbe anche riuscito ad aiutarlo a rammendare il suo cuore spezzato.

"Nonno, io... abbiamo bisogno di una mano. Tecna e Timmy credevano di avere la situazione sottocontrollo, ma non ce l'hanno! Avresti dovuto vedere le condizioni di Andros..."

"Le ho viste." Replicò suo nonno, voltandosi verso di lui e lasciandosi alle spalle il cielo scuro. Saladin sedette alla sua scrivania e ci poggiò i gomiti unendo le mani. "Stamattina sono stato lì con Faragonda e la Griffin. Helia, capisco il vostro interesse, capisco che la situazione sia critica, ma usare la magia nera..." Suo nonno lasciò cadere la frase scuotendo la testa. Helia sospirò e si appoggiò alla scrivania di fronte a lui, avvicinandosi a suo nonno.

"Lo so, nonno, l'idea non piace neanche a me."

"La luce vincerà sempre le tenebre, per quanto fitte esse possano essere, o sembrare. Sai, l'oscurità tende a dare una falsa immagine di sé. State attenti, agite con cautela, potrebbe essere molto pericoloso, sia per le ragazze che per te." Terminata la frase Saladin guardò suo nipote abbassando un po' la testa.

"Nonno, sai che per me non è il caso..." Replicò Helia scuotendo la testa, scartando completamente l'idea.

"Potrebbe esserlo." Insisté suo nonno, accennando un sorriso.

"È inutile... sai che è inutile. Ci abbiamo già provato..."

"Helia, voglio farti una confidenza." Confessò Saladin e si appoggiò allo schienale. Helia non disse nulla: era molto sorpreso. Lui e suo nonno, per quanto avessero un bel rapporto, non parlavano poi molto e se lo facevano era per questioni che riguardavano la Dimensione Magica, qualche nemico, e a volte la magia. "Io sto diventando vecchio." Helia lo guardò, e non poté contenere l'espressione del suo volto, davanti alla quale Saladin ridacchiò. "Lo so che lo sai, non sono ancora rimambito... ma, vedi, sto diventando sempre più stanco. Sto bene, tranquillo, sto molto bene, e poi, sono un mago, tendiamo a vivere molto più a lungo degli umani... ma il punto è che..." Saladin strinse le labbra e, dopo un attimo di esitazione, disse: "... vorrei che tu prendessi il mio posto." Helia rimase a bocca aperta per più tempo del dovuto.

Su Sakoma, Aisha aveva raggiunto il piano di sotto dopo essersi data una sistemata. Quando lo vide si fermò per un attimo, Nex non l'aveva ancora notata mentre aspettava nell'atrio. La principessa strinse i pugni e prese un respiro, e allora si avvicinò a lui. Nex si voltò una volta che la sua attenzione fu richiamata dal rimbombo dei passi di Aisha sul pavimento.

"A-aisha." Disse il giovane, fece qualche passo verso di lei. Aisha rimase ferma, con i pugni serrati, e replicò:

"Ciao, Nex."

"S-stai b...? Come... come stai?" Chiese il giovane, sfiorandola come se avesse voluto toccarla ma non avesse potuto.

"Sto meglio adesso. Sono qui con Flora e Musa, e poi c'è Roy, che condivide il mio dolore."

"Ma certo..." Annuì Nex. "Aisha, io..." Nex non finì la frase ma la abbracciò. Aisha però rimase immobile, senza ricambiare quell'abbraccio. Il giovane allora si allontanò. "Aisha, per favore, di' qualcosa." Aisha lo guardò, quasi sorpresa da quella richiesta. Assottigliò gli occhi, scuotendo la testa.

"Cosa vuoi che ti dica? Cosa ti aspetti che io ti dica?!"

"Io..." Balbettò Nex, spiazzato.

"Vattene!" Esclamò la principessa, con gli occhi lucidi.

"Ma..."

"Nex." Disse ancora Aisha, stavolta senza urlare ma con un'espressione gelida. "Ho detto che devi andartene. Non voglio vederti, io non voglio più vederti."

"Perché mi stai trattando così?" Chiese Nex, facendo un passo indietro.

"Perché non ci sei stato quando ho avuto bisogno di te." Rispose Aisha. Le cadde una lacrima ma con la mano se l'asciugò velocemente.

"Va bene." Annuì Nex, alzando le mani. "Me ne vado se è questo che vuoi."

"È quello che voglio." Annuì Aisha, incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo.

Su Eraklyon, Tecna e Timmy erano insieme in laboratorio, seduti alla scrivania. Tiana, Lana e Diana si erano prese una pausa caffè e Judy e Alexander non erano ancora tornati.

"Timmy?"

"Cosa c'è?" Chiese il giovane scienziato mentre scarabocchiava sul suo blocchetto.

"Credi davvero che non sia colpa nostra?" A quella domanda, Timmy lasciò perdere i suoi scarabocchi e si dedicò alla sua ragazza.

"Io credo che abbiamo commesso un errore." Rispose il giovane con un sospiro. "La scienza è esatta, non ci sono vie di mezzo, e noi abbiamo commesso un errore. Ma non è colpa nostra se Andros è stata distrutta, quella è colpa di Zvonimir."

"Timmy?" Timmy la guardò e le fece un cenno per incitarla a continuare. "Io mi sento un intero pianeta sulla coscienza." Confessò Tecna con la voce rotta, dopodiché non poté più trattenersi e scoppiò a piangere.

Nei giardini di quello stesso palazzo, c'erano Judy e il dottor Alexander seduti su una delle panchine di marmo. Alexander era rimasto davvero sorpreso che Judy l'avesse seguito. Rimasero qualche istante in silenzio, poi ragazza dai capelli color mogano gli poggiò una mano sulla spalla e disse: "Non è ancora finita."

"Per Andros sì..." Replicò lui, senza guardarla.

"Non è colpa nostra, e non è colpa sua... dottore, lavoriamo insieme da un po' ormai, ed anche se io per lei sono invisibile lei costituisce invece per me il settanta per cento della giornata, le sto sempre intorno e ormai la conosco. In questi giorni sono stata felice di ricredermi sul suo conto. Lei vale davvero, non si butti giù." Disse la giovane. Alexander alzò la testa avvicinandosi a lei. La guardò negli occhi, molto sorpreso. Judy gli teneva ancora la mano sulla spalla, e abbozzò un sorriso incoraggiante. Lui sorrise sfiorandola, poi, cogliendola di sorpresa, la baciò. Judy sgranò gli occhi e lo allontanò di scatto. "Whoa, no, no, no, no!" Esclamò la giovane, Alexander sembrò confuso.

"Cosa? Io credevo che... perché mai sei venuta qui e mi hai parlato in quel modo?!"

"Perché siamo amici! O almeno credo..." Replicò Judy, stranita quanto lui. Davanti allo shock del suo collega, Judy si sentì in dovere di dargli delle spiegazioni. "Vede, il problema non è lei, anche se è un egocentrico pieno di sé... il fatto è che a me... sono interessata ad altro, ecco."

"Non agli uomini?" Chiese Alexander, alzando un sopracciglio.

"Esatto." Rispose lei, stringendo le labbra.

"Ma se ti piacessero gli uomini io..."

"Sì, credo di sì, ma non mi piacciono, e non si azzardi mai più a fare ciò che ha fatto. In ogni caso, lei deve smetterla di alimentare il suo ego in questo modo. Ho visto come ha lavorato negli ultimi giorni, si è dato un gran da fare, non torni ad essere il belloccio rompiscatole che era prima."

"Credo che invece sia meglio così, Judy." Replicò Alexander, togliendosi gli occhiali e guardando il cielo.

"Non mi sembra entusiasta..."

"Non lo sono." Dichiarò Alexander, si voltò verso di lei inforcando di nuovo gli occhiali. "In questi giorni mi ero sentito come di avere uno scopo, mi ero sentito davvero, davvero entusiasta nel lavorare e rendermi utile, era una parte del piano che avrebbe salvato l'universo!... ma ho fallito, ancora una volta, come ho sempre fatto... è chiaro che quello dell'eroe non è il ruolo adatto a me."

"Non è ancora finita." Affermò Judy convinta.

"Mi dispiace, ma per me la corsa finisce qui, scendo a questa stazione." Detto questo Alexander sospirò e si poggiò alla panchina, gettando un'altra occhiata a quello squarcio nel cielo.

Su Sakoma Flora raggiunse la camera di Aisha dopo aver lasciato la sala da pranzo. Bussò alla porta, ma nessuno rispose. La fata decise di aprire lo stesso ma quando lo fece si accorse che effettivamente non c'era nessuno. Si chiese dove potesse essere la sua amica, e penso che poteva essere da Musa. Non appena lasciò la stanza, però, fu proprio Aisha ad andarle incontro, a passo svelto e col viso basso.

"Aisha, ehi, che succede?" Chiese Flora raggiungendola. Aisha si asciugò in fretta le lacrime con la mano e tentennò prima di rispondere.

"È venuto Nex, ma l'ho mandato via."

"C-cosa?" Flora era stupita e ci mise qualche istante per capire cosa dire. Poggiò le mani sulle braccia della sua amica e le disse: "Beh, su, raccontami..."

"Magari dopo, ora dobbiamo andare su Magix." Rispose Aisha, con espressione seria. E fu proprio quello che fece capire a Flora che quella battaglia non era ancora finita e quella guerra non ancora vinta da nessuno.
Per raggiungere Magix le tre amiche utilizzarono una navicella della corona di Sakoma, le sue amiche preferirono risparmiare ad Aisha il viaggio interdimensionale e Roy non aveva la magia. Mentre raggiungevano Magix, Aisha raccontò alle sue amiche di quanto era accaduto con Nex, tutto quello che loro poterno fare fu ascoltarla.

"Ma ora non è Nex la cosa importante, ora è Andros."

"Aisha..." Provò a dire Flora, non molto d'accordo ma Aisha scosse la testa.

"Andros è la mia priorità: lo riporterò indietro. A proposito, ragazze, scusatemi, ma credo di dover parlare con Roy... Andros è anche il suo pianeta." Detto questo, la fata raggiunse il suo amico e Musa e Flora rimasero a guardare fuori. E guardare fuori fece perdere entrambe nei propri pensieri.

"Mi dispiace molto per la tua amica, dev'essere terribile." Le aveva detto Sebastian quella mattina, dopo che Musa gli ebbe raccontato tutto.

"Già... finito di dar da mangiare a Polaris andrò da lei a vedere come sta." Aveva replicato Musa, accarezzando il muso al suo drago di ghiaccio.

"Beh, e non c'è un modo per fermare queste ombre? Insomma, sono persino arrivate qui su Sakoma, cosa possiamo fare?"

"Oggi un nostro amico porterà una soluzione per noi, speriamo andrà tutto bene... senti, ti posso chiedere una cosa?"

"Quello che vuoi." Aveva sorriso Sebastian, infilando le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni.

"Tu che sei stato qui e c'eri... credi che mi sia comportata davvero male con Flora? So che lei è comprensiva eccetera, ma temo che le mie scuse possano non essere abbastanza..."

"Hai intenzione di chiederle scusa?" Aveva chiesto il giovane, leggermente sorpreso, mentre il lieve venticello gli scompigliava i capelli biondi.

"Sì, io... ho capito che forse mi sono sbagliata e che forse non è tutto oro quello che luccica... ho visto come l'ha trattata Jackson e credo che sia meglio non perdere un'amica che cercare di guadagnare un principe che non è principesco come sembra..."

"Sono certo che Flora accetterà le tue scuse, e credo anche che tu sia stata saggia." Il sorriso di Sebastian era stato sincero. Polaris aveva lasciato andare qualche sbuffo di nebbia e Musa aveva sospirato dicendo: "Troverò mai il mio principe azzurro?"

"A volte arriva quando meno te lo aspetti."

"Beh, signor principe azzurro, io non ti sto aspettando, capito?!" Entrambi avevano riso, e Musa sorrise al ripensarci.

Flora invece non sorrideva affatto. Ripensò a quella mattina, quando aveva inviato Chatta su Eraklyon. "Mi raccomando, Chatta. E, per favore, non dirgli che ti ho mandata io. Sei una pixie, è tuo compito portare un po' di magia nella vita degli umani, e poi tu e Brandon sotto sotto vi state pure simpatici."

"Sta' tranquilla, Flora, sarà una missione top secret! Puoi contare su di me!" Detto questo, la fatina era scomparsa in una nuvoletta di polvere dorata. Flora aveva sospirato.

"Perché rendi sempre tutto così complicato?" Aveva chiesto Miele, stesa sul suo letto. Flora, girandosi verso di lei, le aveva risposto:

"Perché tutto è già complicato. Jackson ieri... beh, abbiamo parlato, e sebbene ci siano stati punti positivi quella conversazione non mi è piaciuta affatto. Non potevo lasciare Brandon da solo, ma non posso nemmeno metterlo nei guai."

"Mh..." Era stata la rispose insoddisfatta di Miele. "... ehi, hai sentito mamma e papà? Sono come scomparsi... e mamma non mi mette ansia per tornare a casa... credi vogliano liberarsi di me?!" Aveva chiesto la sua sorellina e la maggiore, ridacchiando, aveva detto:

"Non dire sciocchezze! Ho sentito ieri la mamma e pare che la primavera di Linphea stia tenendo entrambi molto occupati, soprattutto con quello che sta succedendo ultimamente. E mi ha detto anche che preferisce che per ora tu stia qui, pare che Linphea non stia prendendo molto bene lo squarcio nel cielo mentre qui su Sakoma sembriamo avere la cosa sottocontrollo."

"Non le hai detto che combattuto con te, vero?!"

"No, certo che no, volevi farmi essere la responsabile di un esaurimento nervoso?!" Avevano riso insieme, e poi Flora aveva raggiunto le dame che la stavano aspettando mentre Miele aveva passato la mattinata in biblioteca a recuperare le lezioni perse ora che il liceo di Linphea rimaneva chiuso fino a prossimo ordine dei sovrani.
Quello stesso pomeriggio però, prima di dirigersi su Magix, Flora era andata da Jackson per avvertirlo della sua assenza. Lo aveva incontrato fuori le sue stanze: anche lui sembrava dover uscire. Era in compagnia di suo cugino Elijah, che come al solito era stato molto cordiale con lei.

"Che succede?" Aveva chiesto il principe.

"Ascolta, io vado su Magix, ma vado e torno, questione di poche ore."

"Adesso? Adesso ho un incontro con il consiglio..."

"Vai, ad Alfea ci vado da sola, non è importante, dico sul serio." Jackson aveva sospirato scuotendo la testa, Flora, con una mano, lo aveva costretto a guardarla. "Puoi fidarti di me. Vado e torno."

"Va bene." Aveva concesso Jackson. "Ti aspetto per cena." 
Ma a Flora tutti quei convenevoli, perdite, guadagni e compromessi non piacevano affatto. Fu distolta da Musa che si era schiarita la voce. Si voltò verso di lei e la sua amica disse:

"Flora, ascolta, io... credo di doverti parlare." Flora lesse l'espressione della sua amica e poté facilmente capire a cosa si stesse riferendo.

"Ti ascolto." Annuì Flora, con una calma tale da trasmetterla anche alla sua amica. Musa accennò un sorriso per questo motivo.

"Ti devo le mie scuse. Non mi sono comportata bene con te, affatto. Ci ho riflettuto e credo che... sì, beh, io credo che un po' Tecna abbia ragione: a volte tendo a distorcere un po' le cose, soprattutto quando mi interessa qualcuno..."

"Non ce l'hai più con me?" Disse Flora con un sorriso dolce. Musa scosse la testa.

"Spero che tu non ce l'abbia con me." In tutta risposta Flora abbracciò la sua amica e, in quel momento, sentì il rumore di un pezzo del suo cuore che si era appena rimesso a posto.

Su quella stessa navicella, due cuori spezzati cercavano di farne uno intero. Aisha era andata da Roy volendogli parlare, ma non era riuscita a dire molto. Gli occhi le erano diventati lucidi, ed anche quelli di Roy. Capendo che alcuna parola sarebbe stata utile, i due amici si strinsero in un abbraccio, mentre i loro cuori erano logorati dal dolore.

Su Magix, Helia era ancora con suo nonno, sebbene avrebbe dovuto lasciarlo a breve per dirigersi ad Alfea. La notizia che aveva ricevuto l'aveva spiazzato parecchio e il giovane non sapeva bene come reagire.

"Nonno, io... credimi se ti dico che sarebbe davvero un onore."

"Bene, perché io altri nipoti non ce li ho, e se anche ce li avessi la mia scelta ricadrebbe su di te." Confessò Saladin. "Helia, tu hai tutte le qualità per diventare un mago potente e per essere un leader. Sei saggio, e la saggezza è probabilmente la cosa più preziosa che si possa possedere."

"T-ti ringrazio, ma... nonno, sappiamo entrambi che qualcosa in me si è... bloccato. L'hai detto tu: dovrei essere un mago per dirigere questa scuola, e io non lo sono."

"Certo che lo sei!" Esclamò Saladin, sbattendo la mano sulla scrivania, convinto. "Solo che non hai sviluppato la tua magia."

"E come credi di... insomma, io..." Balbettò Helia, poi gettò un'occhiata all'orologio e capì che doveva andare. "Ascolta." Disse alzandosi. "Io ora devo andare ad Alfea, dammi del tempo per pensarci, va bene?"

"Va molto bene." Annuì suo nonno con un sorrisetto. Helia scosse la testa come per richiamarsi, senza volere aveva dato prova della sua saggezza e convinto ancora di più suo nonno.

"Ci vediamo." Disse dunque il giovane, con aria ansiosa, e schizzò via dall'ufficio.

Poco distante, ad Alfea, Brandon era con Chatta, Logan e Sky in una classe della scuola in cui però non c'erano studentesse, aspettando gli altri. Logan era alla finestra, guardando di fuori, mentre Sky e Brandon sedevano l'uno di fronte all'altro, il primo sulla cattedra e il secondo su un banco, mentre Chatta fluttuava in mezzo a loro.

"Hai avuto modo di parlare con Bloom?" Chiese Brandon con un sospiro.

"No, non proprio... e la cosa peggiore è che sarà difficile farle cambiare idea, e che mi sento egoista nel volerle far cambiare idea." Ammise Sky, abbassando lo sguardo.

"Perché, che succede a Bloom?" Chiese Chatta, pimpante e curiosa.

"Niente, lascia perdere." La frenò Brandon, la pixie alzò gli occhi al cielo. In quel momento qualcuno bussò alla porta e dopo un istante entrò.

"Helia!" Esclamarono contemporaneamente i tre, Chatta volò verso di lui contenta.

"Sono tanto tanto felice di vederti!"

"Ne sono felice anch'io Chatta, mi sei mancata." Disse Helia con un sorriso, poi però il suo sorriso si spense quando gettò un'occhiata a Logan. Helia si schiarì la voce e chiese ai suoi amici: "Notizie degli altri? Sapete qualcosa di Aisha e Roy?"

"Non ancora." Rispose Sky, mentre Chatta andò a sedersi sulla spalla del suo specialista preferito. "Ma dovrebbero essere qui a momenti." Infatti, dopo alcuni minuti, i loro amici cominciarono ad arrivare. I primi furono Tecna e Timmy, e soltanto Sky ed Helia, che forse li conoscevano meglio degli altri, si accorsero della particolare intimità fra i due quel giorno. Dopo arrivarono Stella e Bloom, e poi il gruppo da Sakoma.
Non appena Flora arrivò, Chatta volò da lei felice, ma poi, con sorpresa di Flora, tornò da Helia, del quale sembrava aver sentito una particolare mancanza.
Ognuno dei ragazzi salutò Aisha e Roy chiedendo loro come stessero e cercando di far loro capire che non erano soli ad affrontare quel dolore.
Poi, Musa andò dietro la cattedra e ci poggiò i libri portati da Sakoma, la stessa cosa la fece Flora, e poi la fata della musica disse:

"Molto bene, ci siamo tutti! Ora, ci diamo da fare?"

"Vediamo come posso aiutarvi." Disse Logan, parlando per la prima volta da quando era arrivato ad Alfea, facendo cadere di colpo un'atmosfera gelida. Il giovane dagli occhi verdi si avvicinò al gruppo con le labbra increspate in un sorriso. Alzò gli occhi al cielo, con aria annoiata. "Santo cielo, non ditemi che siete dei tipi rancorosi!" Sospirò. "Bene, come volete!" Concesse poi. Sedette alla cattedra mentre tutti vi erano intorno. "Molto bene, cominciamo!"

"Non senza di me." Si sentì dall'altra parte, tutti si girarono e videro il professor Avalon alla porta. La richiuse alle sue spalle e si avvicinò. "Credevate davvero che vi avrei lasciate da sole intorno a della magia nera? Nella mia scuola? Nella mia aula? Non credo proprio." Le ragazze furono tutte molto contente di vederlo, Bloom disse:

"Grazie per dedicarci il suo tempo, professor Avalon." Lui le sorrise. Anche i ragazzi lo apprezzarono, eppure Brandon, invece di sentirsi più sollevato, si sentì più agitato. Sospirò, per cercare di mantenere la calma. E per non pensare. Non voleva che Avalon leggesse la sua mente, non quel giorno, non con quello a cui stava pensando ininterrottamente da quando aveva lasciato Roccaluce. Avalon gli gettò un'occhiata, poi guardò Logan.

"E così tu sei Logan Bravo. Piuttosto giovane per aver acquisito la padronanza delle arti occulte, devi essere molto intelligente." Constatò il professore, osservandolo cercando di studiarlo.

"Mi piace vantarmi." Confermò Logan alzando le spalle.

"Ma giù le mani dalla mia cattedra." Ordinò il professore con un cenno. Logan alzò gli occhi al cielo e lasciò posto ad Avalon. "Bene, Flora, questi vengono da Sakoma, non è vero?"

"Sì." Confermò la keimerina. "Nella biblioteca di Sakoma c'è molto a proposito della magia nera e credo che io e Miele abbiamo trovato qualcosa di piuttosto interessante."

"Del tipo?" Chiese Logan, Flora gli gettò un'occhiata e poi si rivolse di nuovo ad Avalon.

"Illusione concreta."  Rispose la keimerina ed Avalon annuì. "E, relativi allo stesso argomento, incantesimi riflettenti. E anche l'obscuromanzia."

"Sembra molto interessante, e molto utile." Annuì Avalon.

"Sono l'unica a non capirne il perché?" Chiese Stella, alzando gli occhi al cielo, con un atteggiamento che indicava che era certa di non esserlo.

"Se, come avete detto," Esordì Logan, "queste ombre sono... beh, ombre, l'illusione concreta potrebbe fare per voi ciò che fanno quegli aggeggini che hanno costruito il nostro amico quattrocchi e la splendida zenithiana, solo in maniera molto più amplificata. E, sempre perché sono ombre, gli incantesimi riflettenti potrebbero essere molto utili per... beh, per non farvi ridurre il cervello in poltiglia. Mi corregga se sbaglio, professore." Avalon annuì.

"Ha ragione."

"E la... la cosa, la... l'obs... l'obscuromanzia, lì, cosa sarebbe?" Chiese ancora Stella. "Parlate, per favore, non costringetemi a fare domande, mi fate sembrare stupida." I suoi amici ridacchiarono e Musa le mise un braccio intorno alle spalle.

"L'obscuromanzia, principessa, è simile a l'occlumanzia ma... più oscura." Rispose Logan con un sorrisetto. "Le ombre vi entrano nella testa per uscire dalla vostra testa, l'obscuromanzia le ferma e vi aiuterebbe a ricordarle. Senza, non potreste: se le rendete materiali con l'illusione concreta è illusione, non rimarrebbero impresse nella memoria. Diciamo che la magia nera si fa un viaggetto nella vostra memoria per tenere intrappolata l'immagine delle ombre."

"E per quanto riguarda il controllo della mente? Come possiamo fermarle?" Chiese Bloom, incrociando le braccia, un po' scettica.

"Obscuromanzia ancora una volta. Credi che sia una semplice arte? Non lo è, è complessa, molto complessa. La magia oscura può penetrare nelle menti, anche quelle altrui. Se maneggiata bene può impedire il controllo della mente da parte delle ombre." Rispose Logan.

"Il punto è: tu sei in grado di maneggiarla?" Chiese Helia.

"Se io sono...? Se io...? Perché sarei qui allora?! Ma mettiamo in chiaro una cosa: io non sono il genio della lampada. Posso maneggiare le arti occulte, ma questo non vuol dire che vi faccia una specie di incantesimo e chi si è visto si è visto. Ammetto di non essere abbastanza potente per poter, insomma, dare capacità speciali a tutti. Quindi, qualcuna delle fate dovrà darmi una mano."

"Intendi unire la magia bianca?" Chiese Bloom.

"Per che cosa, mettere su un pic-nic? Certo. Che. No. Una di voi dovrà... farmi da allieva." Ci fu un'agitazione generale fatta di mormorii e parlottii.

"Logan, non eravamo d'accordo su questo." Gli intimò Brandon.

"Eravamo d'accordo sul fatto che vi avrei aiutati ed è quello che sto facendo." Replicò suo fratello.

"Non nel modo giusto, di nuovo." Dichiarò Brandon, accigliato.

"Ragazzi." Disse Avalon chiamando ol silenzio. Tutti si voltarono verso di lui. "È una decisione che va ponderata." Loro non si aspettavano certo questa reazione, così i mormorii e le polemiche ricominciarono. Avalon fermò una mano a mezz'aria per richiamare il silenzio. "Ho bisogno di studiare questi incantesimi e..."

"... professor Avalon, noi non useremo la magia nera. E mi sorprende come lei possa persino prendere l'idea in considerazione." Disse Bloom, accigliata.

"Io prendo in considerazione la nostra minaccia, Bloom. E prendo in considerazione che voi sei siete le fate più potenti che la Dimensione Magica conosca, e dunque le uniche in grado di combattere questa guerra. Studierò questi incantesimi e deciderò sul da farsi."

"Ma la preside Faragonda..." Provò a dire Stella, sorpresa dall'atteggiamento del professore.

"... la preside Faragonda ha affidato a me la questione. È possibile che dopo aver studiato questi incantesimi riterrò nessuna di voi adatta a un certo passo, ma per ora vi chiedo di fidarvi di me." Concluse Avalon calmo. Le ragazze si gettarono un'occhiata.

"Va bene." Flora fu la prima a parlare, sorprendendo tutti. "Lei ha la mia magia in custodia già da un po' ormai, mi fido di lei." Avalon le fece un cenno di gratitudine.

"Va bene anche per me." Accordò Bloom. "Quando la mia magia mi ha dato problemi qualche anno fa lei c'è stato." Avalon fece lo stesso gesto, le ragazze allora si convinsero.

"Bene, dunque io e il signor Bravo analizzeremo questi scritti, entro domani..."

"... professore." Lo interruppe Brandon. Avalon lo guardò. "È sotto la mia custodia, devo riportarlo a Roccaluce, non posso lasciarlo qui con lei." Avalon sorrise con espressione pacifica.

"Bene, vorrà dire che io e i signori Bravo analizzeremo questi scritti e che entro domani vi farò sapere, ragazze." Brandon sospirò, rassegnato.
I ragazzi capirono che era arrivato il momento di congedarsi, ma prima si fermarono per discutere fuori all'aula.

"Avalon si sta spingendo troppo oltre." Disse Sky, nervoso.

"Mi fido di lui, saprà cosa fare." Gli assicurò Bloom.

"Non è che è tornato cattivo?" Chiese Chatta, ancora sulla spalla di Helia.

"Non lo è mai stato, Chatta, quello era solo un servo della Fenice d'Ombra, puoi stare tranquilla." La rassicurò Flora, con un sorriso dolce. La fatina alzò le spalle.

"Fino a domani allora lasciamo perdere." Concluse Sky, tagliando l'aria con le mani. "Ma dobbiamo occuparci di altro."

"Ovvero?" Chiese Stella, con aria annoiata.

"Bisogna andare a Tír na nÓg e parlare con Morgana. E su Whisperia, per capire cosa diavolo sta succedendo lì."

"Whisperia per ora meglio che aspetti almeno che sappiamo cosa fare con le ombre, qualche giorno in più non sarà un dramma." Disse Tecna.

"Ma Tír na nÓg non può aspettare. Chi viene con me?" Chiese Sky.

"Sai che non posso." Rispose Brandon, Sky annuì, poi guardò i suoi amici.

Flora spiegò che aveva da fare a palazzo, ma non disse che era perché il suo fidanzato non voleva. Musa spiegò che lei ed Aisha sarebbero rimaste su Sakoma, la fata dei fluidi non aveva bei ricordi associati alle fate terrestri e quello non era il momento adatto per farli riaffiorare. Bloom sarebbe stata con Roxy, che a furia di non utilizzare la sua magia rischiava delle complicazioni che la fata del Drago sperava di evitare, mentre Stella sarebbe restata su Solaria dove c'era più che mai bisogno di lei.

"Va bene, allora... Tecna, conto su di te?" Chiese Sky.

"Va bene, tanto Timmy ed Helia saranno al laboratorio." Annuì la fata.  I ragazzi si salutarono e si congedarono, Flora ed Helia si scambiarono un saluto lungo, fatto di domande e aggiornamenti, arricchito dalle interruzioni di Chatta. La pixie tornò dalla sua fata quando per Helia fu ora di andare, e la keimerina stava andando con le sue amiche quando il soldato la fermò, poggiandole una mano sul braccio.

"Ti posso parlare?" Chiese. Flora si voltò verso di lui e poi si rivolse alla sua pixie:

"Chatta, per favore, di' a Musa che le raggiungo subito." La sua fatina annuì e fece come le era stato chiesto. La fata allora guardò il suo amico e abbozzò un sorriso dandosi un'aria serena. "Dimmi."

"Perché l'hai fatto?" Chiese Brandon, con espressione quasi dispiaciuta, guardandola negli occhi. Flora abbassò lo sguardo.

"Fatto cosa?" Chiese scuotendo la testa.

"Hai mandato Chatta stamattina, perché?"

"Io? No! Credimi, sono stata davvero sorpresa quando mi ha detto che voleva venire a trovarti." Rispose Flora, con lo sguardo basso, qualche battito di ciglio in più e un sorriso di finta simpatia.

"Vorrei vantarmi ricordandoti che capisco quando menti, ma la tua pixie si è lasciata scappare la verità." Confessò Brandon, Flora alzò lo sguardo e lo fissò su di lui, ad occhi sgranati. "Non prendertela con lei, adora le sue ali." Aggiunse Brandon, scuotendo per un attimo la testa ripensando alla performance della pixie. Lasciando cadere la maschera, con espressione seria Flora disse:

"Brandon, mi dispiace, io..."

"... se per te sono una specie di caso umano, una sorta di fardello, di compito da portare a termine per essere una brava persona, lascia perdere. Dico sul serio, e te lo chiedo per favore."

"Cosa dici? No, io... non penso affatto questo di te." Replicò Flora con il dolore che le si sentiva fin dentro la voce.

"Sai più di chiunque altro su di me, e..."

"... in realtà io non so niente."

"... sai più degli altri, più di Sky, più di Stella, e forse ho sbagliato a parlarne proprio con te perché tu sei davvero, davvero troppo buona. Ma ora lascia perdere, Flora, davvero, non voglio essere oggetto di compassione per nessuno, meno tra tutti della ragazza che amo."

"Mi ami ancora?" Chiese lei di getto, osservandolo dal basso e con un nodo in gola.

"Intendi nonostante ti abbia vista baciare un altro ieri sera? Purtroppo sì, e mi chiedo quale rara malattia possa essere, che sembra essersi attaccata addosso e non lasciarmi più." Rispose Brandon, con un po' di rabbia e profonda amarezza. "Ma tu smettila di cercare di prenderti cura di me, smettila di farlo in questo modo. Se devo averti devo averti per me e basta." Sospirò per cercare di calmarsi. "A proposito, il rito va compiuto, e per Linphea e per la Dimensione Magica, se crolla Linphea crollerebbe tutto."

"Crolleresti tu." Puntualizzò Flora, con gli occhi lucidi.

"Allora sei d'accordo?"

"Lo sono, certo che lo sono, l'idea prima fra tutti era mia. Ma quando te l'ho chiesto io per la prima volta tu mi hai detto di no e ho capito le tue motivazioni. Se hai cambiato idea solo per farmi riammettere su Linphea allora non è la cosa giusta... sei tu che continui a volerti prendere cura di me, non lo vedi? Smettila e tu e smetterò anch'io." Disse Flora, il nodo in gola aveva fatto una capriola e si era annodato su se stesso. Brandon sorrise alzando un lato della bocca e replicò:

"Flora Castillo, tu mi chiedi troppo." Con la voce tremante, Flora disse:

"Tu non sei un caso umano, non sei un fardello, non sei niente di tutto questo." Pensò alle parole di Jackson e alzò gli occhi per impedire alle lacrime di cadere, poi gli rivolse di nuovo lo sguardo. "E io non sono buona come pensi tu. Mi dispiace, mi dispiace tanto." Detto ciò, Flora abbassò la testa e si allontanò, prima piano e poi a grandi passi, con una mano che le copriva la bocca.

"È chiaro che sono potenti..." Stava dicendo Logan, seduto accanto al professor Avalon, quando Brandon rientrò nell'aula. "Stai bene?" Chiese poi notando l'espressione di suo fratello.

"Certo che sto bene." Rispose lui, prese una sedia e la posizionò di fronte alla cattedra, dunque sedette. "E se non stessi bene non lo direi a te."

"Perché devi essere sempre così difficile?" Chiese Logan, alzando gli occhi al cielo.

"Non me lo stai chiedendo davvero!"

"Ragazzi..." Disse Avalon, cercando di richiamare il silenzio.

"Si tratta di doppia personalità? Perché è preoccupante." Aggiunse Brandon.

"Tu sei malato di mente, lo sai? E sei un ingrato."

"Sta' zitto."

"Sta' zitto tu!"

"Tu che dici a me di stare zitto? Anche no."

"Certo, perché qui comandi tu, ovviamente!"

"Zitti entrambi, per favore." Disse Avalon, senza perdere la calma, ma passando lo sguardo dall'uno all'altro.  Poi Logan esclamò: "Voleva leggermi la mente?!" Avalon lo guardò, sorpreso, e replicò:

"Le tue arti sono fini."

"Lo sono!" Disse Logan, accigliato. "E non si azzardi più a farlo!"

"Professor Avalon, con tutto il rispetto," Disse Brandon, contrariato e stanco. "deve smetterla con la legilmanzia." Avalon ridacchiò, lasciando spiazzati i due fratelli. Questi si lanciarono uno sguardo, poi Brandon chiese: "Ho detto forse qualcosa di divertente?"

"No, no, tranquillo..." Avalon scosse la testa. "... ma io sono un legilmens, appunto, e sono anche un mago piuttosto potente, modestamente, e voi due, sebbene non magici, avete come... come un'aurea."

"Un'aurea?" Chiese Brandon, alzando un sopracciglio.

"Ero soltanto curioso, ecco tutto. Siete un caso così raro. Siete uniti dal sangue, un legame molto, molto forte, e tu, Brandon, sei intriso di magia bianca, quella di Vymarna; mentre tu, Logan, hai un'aurea di magia nera che ti gira intorno e che tu pieghi a tuo piacimento. E siete entrambi umani. Io... sono davvero colpito."

"Bene, può pagare il biglietto per la mostra delle auree perverse dei Bravo se vuole, ma non oggi, grazie." Disse Logan con ironia. Brandon gli gettò un'occhiata ed entrambi si capirono: Brandon sapeva che le parole di Logan non erano state scelte a caso, si riferiva a entrambi, e desiderava che Brandon si sentisse impaurito, minacciato dal fatto che lui potesse rivelare il suo segreto. Il soldato si schiarì la voce e disse:

"Professor Avalon, allora, possiamo capire cosa fare contro queste ombre?"

Avalon e Logan furono quelli che si dedicarono maggiormente agli scritti da Sakoma, molti dei quali erano stati arricchiti proprio da Nikolai durante il periodo che aveva vissuto a palazzo.
Brandon ascoltò, per la maggior parte, e i pensieri gli affollavano la mente. I ricordi lo tormentavano. Fuori continuava a piovere insistentemente e il soldato, per riuscire a distogliersi, cercò di concentrarsi sul rumore della pioggia. Ticchettii precisi contro il vetro della finestra. Tempo che scorreva. E il Sigillo andava presto usato. E una scelta andava fatta. Una scelta che stava iniziando a tormentarlo, a ronzargli nelle orecchie. Sarebbe stato un semplice gesto, eppure avrebbe cambiato tutto, e non solo per le sorti dell'universo. Brandon era stanco, stanco di scappare dal passato e cercare di raggiungere qualcosa che non poteva avere, e magari aveva trovato la sua soluzione. Una scelta che avrebbe messo d'accordo tutti, perché il suo migliore amico meritava l'amore della sua fidanzata, e, da quando aveva rivisto suo fratello, si era reso conto che forse quello era il prezzo che doveva pagare all'universo per ciò di cui si era indebitamente appropriato.

"Lo ammette, allora?" Chiese Logan al professore. Avalon sospirò e si appoggiò allo schienale della sedia, passò una mano sulla pagina del libro, ingiallita dal tempo e dalla luce gialla che avevano dovuto accendere ora che era calato il sole.

"Sarebbe una soluzione, ma potrebbe essere rischioso per le ragazze..."
Riflettè dunque il professore.

"E se non lo facessero potrebbe essere rischioso per l'intera Dimesione Magica." Puntualizzò Logan.

"Mi sto giocando il posto, la fiducia di Faragonda, e sto mettendo a rischio le mie allieve." Rifletté ancora Avalon, tamburellando le dita sulla scrivania.

"Se crede che loro tre possano reggere lo sforzo..." Disse Brandon, incerto.

"Sì, credo di sì..." Sospirò Avalon. "... vedete, non si tratta di potenza. Loro tre non sono più potenti delle altre, anzi, io credo che queste sei fate siano le più potenti che abbia mai conosciuto, con dei poteri straordinari, ma loro tre hanno un potere più stabile, diverso in aspetto e non in potenza, che potrebbe davvero reggere il peso dell'oscurità senza piegarsi."

"Crede che accetterebbero?" Chiese Brandon.

"Su loro due sono convinto." Disse Avalon, passando la penna sotto i due nomi che aveva scritto. "Per lei," Cerchiò il terzo nome, "andrà convinta." Avalon sospirò. "Devo ammetterlo: non so se sto facendo la scelta giusta."

"In questa guerra sembra difficile capire quali siano le scelte giuste." Aggiunse Brandon, gettando un'occhiata veloce a suo fratello.

"Domani contatterò le ragazze e parlerò con loro. Non sono certo di nulla, ma se questa è la nosta opzione... Logan." Si voltò verso di lui. "Dovrà essere la medesima cosa: piegare l'energia oscura e non possederla. Sappi che conosco abbastanza di magia nera per sapere se le cose non andranno come devono."

"Non ho nessun interesse nel rovinare la loro magia, farle impazzire, oscurare il loro cuore e farle esiliare dalla Dimensione Magica, stia tranquillo. Sono qui perché aiutare voi potrebbe aiutare me, ecco tutto. Non sono così stupido da mettere me stesso in una condizione peggiore."

"Bene." Annuì Avalon. "Allora potete andare."
I due fratelli lasciarono l'aula del professor Avalon e si avviarono all'uscita senza dire una parola. Brandon riaccompagnò Logan a Roccaluce, lasciando il suo nome dove aveva da firmare.

"Quindi rimango qui fino a prossimo ordine?" Chiese Logan, rientrando nel suo piccolo idillio privato, anche se, con il cielo squarciato in due e neanche una stella in cielo, era più tetro che pacifico.

"Sapevi che avevi bisogno delle ragazze?" Domandò Brandon, incrociando le braccia.

"Lo immaginavo. E poi sentendo cosa c'era da fare ne ho avuto la certezza."

"Dirlo prima no?"

"Come se avesse cambiato qualcosa!" Esclamò Logan, alzando gli occhi al cielo. "Cerchi sempre il minimo difetto, sempre una scusa per rimproverarmi!"

"Non è vero! Ma se tu fai stupidaggini io devo per forza rimproverarti!"

"Sì, certo, certo..." Borbottò suo fratello.

"Senti, lasciamo perdere... ci vediamo." Concluse Brandon stancamente, si voltò e fece per andare ma il saluto di Logan lo gelò.

"Ci vediamo, eroe."
Brandon rimase fermo per un istante, strinse i pugni e si forzò ad andare.

 

Salut miei adoratissimi germogli di lullabea!! Contenti di ritrovarmi tanto presto? Spero proprio di sì perché io sono felice di ritrovare voi!
Dunque, andando un po' con ordine... Flora, che cercava la perfezione a tutti i costi, ora si ritrova schiacciata e soffocata da essa! Direi che questa è una lezione, e direi che le scelte della fata stanno avendo ora le loro conseguenze...
Per quanto riguarda Helia... beh, avevo detto che le cose sarebbero cambiate! Finalmente il nostro specialista (preferito) si sta costruendo una storyline del tutto inaspettata che non dipende dall'amore per la fata, e devo dire che glielo dovevo e sono content di avergli dato questa luce. Nei prossimi capitoli vedremo come si infittirà la situazione, ma, nel frattempo, voi che ne dite? #TeamHelia, siete contenti? Apprezzate? Spero di sì, perché mi sto focalizzando anche un po' su di lui e sulla sua backstory, nei prossimi capitoli vedremo...
Aisha soffre, e anche Roy... e ho detto tutto. N E X.
Musa e Flora fanno finalmente la pace, e direi che ci voleva...
E poi c'è la situazione con Logan di cui non dico nulla e aspetto che lo facciate voi... cosa tormenterà tanto Brandon?
Ad ogni modo, questa ultima scena fra Flora e Brandon ha avuto l'aria di essere abbastanza struggente, e poco tempo fa Shamrok, fedelissima e affezionatissima #TeamBrandon, mi inviò questa canzone che mi disse le faceva pensare a loro... questa situazione mi è sembrata la più adatta per pubblicarla, dato il dialogo che i due hanno avuto. Se vi va, ascoltatela, sappiate che è stupenda!
Sicuramente dimentico qualcosa come al solito, ma per quello ci penserete voi!
Vi mando un bacio e vi ringrazio infinitamente! Siete meravigliosi!

xoxo
Florafairy7

https://www.youtube.com/watch?v=8OTEK18ZYfQ  questa è la canzone, ascoltatela!!

...  hahaha ecco Sebastian finalmente dopo anni di assenza! Si era perso nella Friendzone...

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


A MALI ESTREMI ESTREMI RIMEDI

"Sky, per favore, cerca di essere positivo. Tra i due sei tu quello arcobaleni e cuoricini, ho bisogno del tuo sorriso ottimista o qui non andiamo da nessuna parte." Disse Tecna, togliendosi il casco, notando l'espressione del suo amico.

"Hai ragione, sono un pessimo principe azzurro oggi..." Replicò Sky, con un mezzo sorriso, scuotendo la testa.

"Posso sapere cosa ti succede?" Chiese allora Tecna, nel frattempo lei e Sky s'incamminarono verso i cancelli di Tír na nÓg.

"Abbiamo un pianeta completamente distrutto, una crepa che squarcia il cielo a metà e nessuna possibilità di rimetterla a posto, ti sembra abbastanza?"

"Abbiamo il Sigillo." Asserì Tecna, incrociando le braccia coprendosi dal freddo.

"Non useremo davvero il Sigillo, e credo che su questo siamo tutti d'accordo." Replicò Sky, gettando un'occhiata alla sua amica sperando in una risposta positiva da parte sua.

"Davvero? E allora come credi di chiudere il cielo?"

"È per questo motivo che oggi non ho il mio sorriso da principe azzurro, Tecna." Rispose Sky. In quel momento, avevano varcato i cancelli della scuola di Tír na nÓg. Delle studentesse attraversavano il cortile per andare da una parte all'altra della scuola e i due amici notarono che alcune di loro li stavano indicando. Il cortile somigliava più ad una radura, e la scuola in sé somigliava molto più ad una vera montagna con una struttura intagliata all'interno. Tecna e Sky attraversarono il ponte di legno sospeso sul fiumiciattolo che andava a perdersi nella cascata poco distante di cui si riusciva persino a sentire il rumore, e così arrivarono all'entrata della scuola, dove furono accolti da una fata dai capelli intrecciati magnificamente.

"Ehm... salve." Salutò Tecna.

"Salve." Replicò la fata con un sorriso pacifico. "Io sono Onawa, come posso aiutarvi?"

"Abbiamo urgente bisogno di parlare con Nebula." Rispose Sky, tamburellando le dita sulla mensola che lo separava dalla scrivania di Onawa.

"Con la regina Nebula? Mi dispiace, ma non potete. Avete bisogno prima di chiedere un'udienza."

"Ma noi..." Provò a dire Sky.

"So perfettamente chi siete. Insomma, chi non lo sa? Ma la regina Nebula è molto impegnata." Disse Onawa con lo stesso sorriso.

"Senti." Esordì Tecna, seria, spostandosi una ciocca di capelli dagli occhi. "Non so se te ne sei accorta, ma il cielo è diviso a metà. E non so se lo sai, ma delle ombre hanno distrutto Andros, completamente. Quindi o ci lasci parlare con la tua regina, o finisce tutto in malora, e non ti posso assicurare per opera di chi." Onawa la guardò, sgranando gli occhi contornati da trucco azzurro, sorrise e disse: "Seguitemi." Sky rivolse uno sguardo d'ammirazione alla sua amica.

Frattanto, su Solaria, la principessa Stella era con sua madre e la divinatrice Antares nell'osservatorio di quest'ultima, posto nella torre più alta del palazzo. Stella e sua madre erano sedute al tavolo rotondo al centro della sala, mentre Antares era  al suo astrolabio accanto alla finestra da cui, di solito, entrava la luce del sole facendo brillare i gingilli d'oro che pendevano dal soffitto. Quel giorno, però, le costellazioni dorate non brillavano perché il cielo di Solaria era scuro.

"Cosa devo fare, vostre maestà?" Chiese dunque la divinatrice.
Stella guardò sua madre, incerta. Fu la regina Luna allora a prendere parola:

"La cosa migliore sarà accedere alle risorse di energia della fonte di luce."

"Potrebbe prosciugare Solaria." Replicò Antares, mordendosi le labbra, con una mano appoggiata al telescopio dorato alla sua destra.

"Anche questa situazione potrebbe farlo, e per ora abbiamo bisogno di dare energia al pianeta." Disse la regina. Antares guardò Stella negli occhi, facendole capire che le interessava la sua opinione. Stella s'irrigidì, ricambiò lo sguardo di Antares e poi si riscosse voltandosi verso sua madre, e parlando fece passare lo sguardo da questa alla divinatrice. "Se volete sapere la mia opinione, io credo che non sia una buona idea attingere alla fonte di luce. Quella è l'essenza di Solaria, non possiamo permettercelo adesso. Stiamo facendo del nostro meglio contro questo nemico, è possibile che arriveremo a sconfiggerlo prima che distrugga la Dimensione Magica, non possiamo rischiare la fonte di Solaria per una situazione incerta." Detto questo, Stella guardò sua madre, poco sicura. Era la prima volta che era in disaccordo con lei da quando aveva cominciato la sua reggenza. La regina Luna gettò uno sguardo ad Antares e poi disse: "Va bene, aspetteremo. Ma nel frattempo avremo bisogno di una soluzione."

"Io avrei un'idea." Disse allora Stella, le altre due rimasero in silenzio per farla continuare. "Io sono la fata del Sole Splendente della Luna. Ho più magia del resto degli abitanti di Solaria, e più resistenza. Il mio potere potrebbe reggere Solaria."

"Vostra maestà, non siete obbligata a fare una cosa del genere." Disse Antares, dispiaciuta, portandosi le mani alla bocca.

"Stella..."

"Mamma, come hai detto, sono la reggente di questo pianeta, e futura regina, credo sia mio dovere." Replicò Stella, interrompendo sua madre e guardandola dritta negli occhi. Lo sguardo contrariato della regina si addolcì e allora disse: "Non potrei essere più fiera di te, sei la regina che Solaria merita."

"Ti ringrazio." Sorrise Stella.

"Vostra maestà," Disse Antares, e le due si voltarono verso di lei. "se allora siete convinta, io vi ringrazio, e vi chiedo almeno di permettermi di leggere gli astri per voi e compiere un rito di protezione."

"Ti ringrazio, Antares."

"Bene." La regina si alzò. "Grazie mille, Antares. Stella, tesoro, ora seguimi, abbiamo delle cose di cui discutere." Stella imitò sua madre e sorrise alla divinatrice, così lasciarono la torre. Appena fuori, la regina fermò Stella e le prese entrambe le mani dicendo: "Stella, non immagini davvero quanto tu mi abbia resa orgogliosa. E sono anche fiera di te per come tu stia forgiando i tuoi pensieri e le tue opinioni. Tesoro mio, sarai una grande regina."

"Ti ringrazio, mamma." Disse Stella con gli occhi lucidi e abbracciò sua madre. Quel momento però fu interrotto dallo squillo di un cellulare, Stella allora si allontanò da sua madre per prenderlo. Notò il nome sullo schermo e fu sorpresa. "Avalon? E perché chiama me? Non sa che sono impegnata?! Santo cielo, devo fare sempre tutto io!" Sbuffò, mentre sua madre ridacchiò.

Quella stessa mattina, su Eraklyon, Brandon si era svegliato più stanco del solito. Si era trascinato fuori dal letto e si era vestito senza voglia. Quella notte non aveva chiuso occhio, e quando l'aveva fatto per pochi minuti, quell'immagine l'aveva tormentato, sporcandogli le mani e l'anima. Mentre camminava per i corridoi del palazzo reale in ronda, ora che la sicurezza era stata triplicata, non poteva fare a meno di pensarci, e persino le offese ricevute quella stessa mattina dal maggiore gli furono nulle, o almeno non peggiori di quanto già si sentisse. Gli era stato detto che era un incompetente, uno che non aveva voglia di lavorare, uno che l'aveva avuta facile, uno che si era arrampicato sulle spalle del principe, e uno che veniva dalla feccia di quel regno e che non valeva niente. Gli era stato detto a bassa voce, con una profondità tagliente. Ma lui non aveva replicato. Il passi gli erano pesanti e non incrociava lo sguardo di nessuno, come non aveva fatto con i suoi commilitoni che, a quanto pareva, la pensavano esattamente come il maggiore sul suo conto, e lui stava cominciando a chiedersi se quella non fosse davvero una farsa che lui stesso aveva messo in piedi e se ne valesse davvero la pena. Il cuore era pesante, e sapeva che non era per colpa della sua coscienza. Vymarna era straziata, lo sapeva bene. Stava perdendo il suo nord, era impaurita e le viscere tremavano sotto un cielo incerto. E quel senso d'inquitudine, quel tremolio sotto pelle, furono ciò che gli impediva di pensare e non gli permetteva di smettere allo stesso tempo. Attraversando il corridoio, passò accanto ad una finestra e gettò un'occhiata al cielo. Metteva un'angoscia che lo divorava, forse perché la metteva prima a Vymarna. Pensò a ciò che Sky gli aveva raccontato, alla decisione di Bloom. Nessuno di loro aveva il coraggio di parlare, di tirarsi indietro o farsi avanti. E conosceva bene Bloom ormai, e sapeva che non era veramente convinta della sua decisione. Alla sua amica piaceva essere un'eroina, le piaceva arrivare di punto in bianco e salvare la situazione. Ma lei poteva farlo perché lei era nata per farlo. Lei aveva una storia fatta di eroismo e grandi imprese. E Brandon si chiese se ora che non aveva più nulla da perdere non fosse magari arrivato il suo momento.

"Brandon." Salutò la giovane, fermandosi davanti a lui con un bel sorriso.

"Maddalena, non sai che piacere." Replicò lui, facendo un attimo mente locale e ricordando dove si trovasse esattamente.

"Tutto mio. Allora, che mi dici? Siamo davvero tanto in pericolo?" Chiese lei, facendogli un cenno riferendosi alle ronde dei soldati, mentre teneva fra le mani una pila di lenzuola pulite.

"Abbastanza, direi, non so se hai notato il cielo."

"Sì, l'avevo notato, ma alla fine arrivano sempre le fate che salvano la situazione, no? Non mi preoccuperei più di tanto, e poi il principe, con tutte le sue imprese," Alzò gli occhi al cielo. "certe volte qui a palazzo non si parla d'altro... e tu sei con lui, no? Quindi sarai uno di quelli che salverà la situazione?"

"Lo spero davvero." Rispose Brandon, stringendo le labbra. "Ora scusami..."

"Vengo con te, devo posare queste."

"Non andavi dall'altra p... lascia perdere." Brandon scosse la testa. Aveva conosciuto quella ragazza all'inizio della sua carriera da scudiero, era lì a palazzo come lo era stata sua madre.

"Allora... gira voce che tu e la figlia di Lord Castelroy..." Insinuò la giovane, gettandogli uno sguardo con la coda dell'occhio.

"Millicent? Sì, beh... non esattamente. Cioè, ci vediamo ogni tanto, qualcosa di molto libero... anzi, pare che sia nelle colonie al momento e non la vedo da un po'." Rispose lui, voltandosi verso la giovane. Sentì dentro una forte confusione, e mille domande gli popolavano la mente.

Negli stessi istanti, su Sakoma, Flora era in camera sua con sua sorella e la sua pixie. Le tre si erano già incontrate la sera prima quando Flora era tornata. Avevano cenato con la famiglia reale, o almeno quella parte che non era impegnata in un incontro con il consiglio che si stava prolungando dal pomeriggio, e con Aisha e Roy, ospiti regali e in cerca di una sorta di asilo, secondo il re. Quando erano state libere di andare, mentre stavano tornando in camera, Flora aveva iniziato a raccontare a Miele come era andata e Chatta aveva espresso i suoi dubbi a Flora sul conto di Brandon, ma la keimerina non aveva replicato per non alimentare la pixie, anche se le era salita una leggere angoscia sperando che niente di grave turbasse ulteriormente il suo soldato. Dunque quella mattina, Miele si confidò con sua sorella, che si stava preparando per uscire e incontrare Jackson, per poi raggiungere le sue amiche.

"Flora, credi che possiate fidarvi di Logan? A me quel tipo mette un po' i brividi..."

"Io..." Rispose Flora, incerta. "... mi fido di Brandon, e se ha pensato a Logan per aiutarci allora vuol dire che può farlo. Logan è già in una brutta situazione con il Consiglio Magico, so che della sua situazione se n'è occupata Madame Tessahalora..."

"Flora." Disse ancora Miele, sua sorella dunque si voltò verso di lei e le fece cenno di continuare. "Ieri ci ho pensato mentre eri via... Flora, io mi sento pronta, lasciami combattere con voi." Sua sorella alzò gli occhi al cielo.

"Miele... ne abbiamo già parlato." Disse con lo sguardo severo puntato sulla sua sorellina. Miele si accigliò e prese un respiro.

"Ascolta: tu sei la migliore, dico sul serio, sei la miglior sorella che possa aver potuto desiderare perché sei sempre stata presente anche nei momenti in cui la mamma non ha potuto. Tu sei quella che mi ha messo le regole, sei quella che per la maggior parte usa la ragione e ha saputo essere severa con me, in parte per paura. Mi hai insegnato il coraggio quando mi hai salvata dalle streghe su Linphea, ma... Flora, io non sono più quella bambina. Sono cresciuta, e ho ancora da crescere, ma ora sono una ragazza, okay? Sono una fata, ho sviluppato la mia magia... certo, non sarò potente quanto te, ho ancora tanto da imparare, e io sono una semplice fata dell'aria mentre tu sei la fata della Natura e dell'Inverno, e io ti ammiro per questo, e proprio perché ti ammiro sto facendo del mio meglio per essere una buona fata tanto quanto te. La Dimensione Magica è in pericolo, tanto che io sono qui invece che su Linphea e la mia scuola è chiusa. E proprio ora che la scuola è chiusa io invece di starmene con le mani in mano voglio mettere in pratica ciò che ho imparato. Lasciamelo fare, Flora, ti prego. Non ti deluderò, te lo prometto." Miele guardò sua sorella negli occhi tenendo le mani ai fianchi, decisa. In tutta risposta, Flora allargò le braccia e sua sorella, dopo un attimo di titubanza, si sciolse e andò a farsi lasciare avvolgere da quell'abbraccio dolce e profumato che solo sua sorella sapeva darle. Tenendo la testa sul petto di sua sorella la ascoltò:

"Io credo in te. Credo che tu sia destinata ad essere una grande fata. Sei coraggiosa e forte, molto più di me. Miele, io mi fido di te, è degli altri che non mi fido e non me lo perdonerei mai se ti accadesse qualcosa." Miele si lasciava accarezzare i capelli mentre Flora cercava di non piangere. "Sono così orgogliosa di te, per la giovane donna che stai diventando. Quando mamma è stata male ho fatto del mio meglio e sapere che sia stato importante per te mi scalda il cuore."

"Era un po' che volevo dirtelo perché vedo che questa situazione che stai vivendo ti sta facendo soffrire, anche se cerchi di non mostrarlo, e Jackson non ti merita. Volevo ricordarti che per me sei importante."

"Lo sei anche per me. Ma dato che mi hai dato così tanta fiducia ho preso una decisione." Miele si alzò di scatto e la guardò speranzosa. Flora accennò un sorriso. "Sei una fata, e ultimamente anch'io mi sono resa conto di quanto questo ruolo sia importante e prioritario."

"Vuoi dire che potrò far parte della squadra?!" Esclamò Miele, entusiasta.

"Sì," Concesse Flora con un sorriso, inarcando le labbra. "ma devi promettermi una cosa."

"Quello che vuoi!" Replicò la sua sorellina, eccitata.

"Che mi darai ascolto, e che semmai ti dirò di andare, di scappare, di allontanarti, tu lo farai."

"Ma non lo farai in continuazione, vero?" Chiese Miele, alzando un sopracciglio.

"Ehi, ho detto che ti lascerò batterti per salvare la Dimensione Magica, puoi farmi questa promessa?"

"Va bene, te lo prometto." Concesse Miele con un po' di riluttanza. Flora sorrise, si baciò l'indice e il medio, Miele fece lo stesso e unirono le dita le une contro le altre formando un cuore, poi Flora tirò a sé sua sorella e la strinse in un abbraccio un po' soffocante.
"Ma quando sei diventata così grande?!"

"Così rischi di uccidermi..." Disse Miele e Flora la lasciò andare ridendo.

Negli stessi istanti, sullo stesso pianeta, Musa era con il suo drago di ghiaccio e con il suo amico Sebastian nelle scuderie ed aveva appena salutato il suo ultimo cliente. Seduta in groppa a Polaris, Musa raccontava.

"Non posso credere che la mia appena aperta attività sia già finita..."

"Sei solo in pausa, ora devi salvare la Dimensione Magica, è un lavoro molto impegnativo... non credi?" Chiese Sebastian mentre spazzolava Spartan, il cavallo bianco del principe. Musa alzò le spalle. "Comunque sono contento che tu e lady Flora abbiate fatto la pace, è chiaro che siate grandi amiche... ma quindi questo vuol dire che non sei più interessata al principe? Basta? Finito?" Sebastian la guardò, smettendo persino di spazzolare.

"Credo di sì... ma ho comunque voglia di innamorarmi. Ho voglia d'amore." Rispose Musa ridendo. Sebastian stava per dire qualcosa ma fu interrotto dal cellulare di Musa che squillò. "Scusami." Disse lei tirandolo fuori, Sebastian, notando l'espressione sul suo volto, chiese: "Che succede?"

"Niente... è il professor Avalon, spero non sia successo niente di grave." Borbottò la ragazza.

Frattanto, su Tír na nÓg, Sky e Tecna erano riusciti a farsi accettare da Nebula ed erano stati condotti da Onawa nella sala del trono. A quanto pareva, sebbene quel posto fosse diventato una scuola, Nebula aveva preferito mantenere l'ambiente regale e piuttosto che un ufficio stile Faragonda aveva preferito mantenere il suo trono, seppur temporaneo, dove rimaneva comodamente seduta. Tecna e Sky furono lasciati entrare da Onawa, che li annunciò e poi andò via e due fate chiusero la porta. I due amici camminarono verso la regina e i loro passi rimbombarono nella grande sala, dove l'unico rumore era prodotto dalla cascata naturale sul lato. Sky si lasciò scappare un'occhiata al pavimento fatto interamente di agata e si chiese fino a dove lo sfarzo fosse ragionevole.

"Il principe Sky e la guardiana di Zenith, che piacere incontrarvi." Esordì Nebula, con un sorriso, fissando gli occhi blu su di loro. Ai lati del trono vi erano due fate guerriere, il che rendeva l'atmosfera piuttosto pesante.

"Nebula." Salutò Sky con un cenno, Tecna fece lo stesso.

"Bene, a cosa devo la vostra visita?" Chiese allora la regina, con aria tranquilla.

"Ne conosci il motivo." Rispose Tecna, incrociando le braccia.

"Certo..." Nebula sorrise e alzò gli occhi al cielo. "... ovviamente sarete qui per Morgana! Riesce sempre ad avere tutti dalla sua parte e fa passare me per la cattiva! Ha fatto i suoi errori e a lei tocca riparare... e se voi vi siete immischiati in questa storia... beh, non è certo colpa mia." Replicò la regina accigliandosi.

"Nebula, non è così semplice!" Esclamò Sky. "Qui non si tratta se Morgana abbia seguito o no i tuoi consigli e il tuo diritto di dire 'te l'avevo detto!'. Stiamo parlando di un nemico che si sta facendo strada da Obsidian, che credevamo Bloom e Dafne avessero distrutto, e il cielo si sta squarciando in due su tutti i pianeti perché... beh, perché fondamentalmente c'è un solo cielo e ci siamo sotto tutti. Devi aiutarci."

"Devo? Principe Sky, renditi conto dove inizia e dove finisce la tua autorità! Ho avuto i miei contatti con Faragonda e so del Sigillo, avete una soluzione e non ve ne rendete conto."

"Sai cosa comporta..." Disse Tecna col viso duro.

"Certo, e Morgana potrà finalmente prendersi la responsabilità delle sue azioni. Qui non si tratta di ragione o torto tra noi due, si tratta del fatto che ogni azione ha una conseguenza e Morgana ha sempre messo se stessa davanti alle fate terrestri nonostante fosse la nostra regina."

"Ha lasciato suo marito e sua figlia per voi." Le ricordò Sky.

"E con questo?" Replicò Nebula, sbattendo le mani sui braccioli del suo trono. "Poteva abdicare e non ha voluto farlo. Nessuno l'ha obbligata a restare, ma lei ha messo davanti i suoi doveri, quando in realtà si trattava di potere. Potere come quello che anni prima aveva condiviso con Zvonimir senza pensarci. Se sua figlia è davvero l'erede legittimo di questo trono, allora sua madre per una volta dovrebbe fare la regina e riparare i suoi errori."

"Questo vuol dire che davvero non hai intenzione di aiutarci?!" Chiese Tecna, scioccata.

"A queste condizioni... no." Rispose Nebula seria.

"Avresti delle altre condizioni?" Chiese Sky, guardandola di bieco.

"Se Morgana rinunciasse al trono, e di conseguenza sua figlia perderebbe la legittimità su di esso, allora io sarei la regina di Tír na nÓg e, sì, mi prenderò cura del mio popolo e mobiliterei il mio esercito per proteggerlo." Rispose Nebula e dal suo viso si capiva che non scherzava neanche un po'. Sky e Tecna si guardarono e capirono cosa fare.

"Va bene, affare fatto." Replicò il principe, Nebula accennò un sorriso.

Nel frattempo, su Eraklyon, Timmy era in laboratorio con Helia e il dottor Alexander con le sue assistenti. Tutti si davano da fare, con insistenza e con rabbia, e nessuno sembrava venirne a capo. Alexander, nonostante ciò che aveva detto a Judy, non aveva cambiato atteggiamento e continuava a lavorare attentamente, senza dare molta attenzione alle sue assistenti, alle quali non aveva affidato particolari mansioni. Anzi, era Judy che lo affiancava quel giorno, in assenza di Tecna, mentre le tre assistenti su richiesta e istruzioni di Timmy si occuparono di costruire dei nuovi materializzatori. Uno era per il principe Jackson, Flora lo aveva chiesto a Timmy il giorno prima.
Mentre Timmy leggeva i suoi calcoli su delle grandi mappe blu, Helia era seduto di fianco a lui e doveva dargli una mano. O almeno avrebbe dovuto.

"Posso farti una domanda?"

"Un'altra, Helia? Oggi non hai proprio voglia di concentrarti, vero?" Chiese Timmy con un sospiro, ma poi lasciò andare i suoi calcoli e si rivolse al suo amico.

"Come faccio? Ho così tanti pensieri... e pescandone uno a caso, mi spieghi questa cosa del materializzatore e del principe?"
Timmy sospirò guardando il suo amico, cogliendo la rabbia sottile che si celava nei suoi occhi, e rispose:

"Ieri prima che andassi Flora me l'ha chiesto per favore. Mi ha detto che sarebbe utile averne uno su Sakoma e che il principe ha deciso di schierarsi con noi."

"Oh... capisco." Replicò Helia stringendo le labbra.

"Ma non è solo questo che ti preccupa, di' la verità." Disse Timmy, con l'aria di chi la sapeva lunga, guardandolo da sopra gli occhiali.

"No, hai ragione." Sospirò il suo amico. "Si tratta di mio nonno, e anche di me." Confessò e, davanti all'espressione confusa di Timmy, raccontò tutto. Una volta saputo tutto, Timmy rimase per un secondo a bocca aperta e si limitò a chiedere:

"Quindi tu possiedi la magia?!"

"Io... è complicato." Rispose Helia, poggiandosi una mano dietro la nuca.

"È un sì o un no, Helia, sono un uomo di scienza, non accetto mezze risposte!"

"Beh, allora sì, sì, ho la magia." Timmy sgranò gli occhi. "Ma non l'ho sviluppata, non so usarla, non so niente."

"Ma tuo nonno vuole insegnarti." Puntualizzò Timmy, ancora un po' scioccato.

"Credi che non ci abbia già provato in passato? Quando ero piccolo era diverso, ma... la verità è che da quando è morto mio padre io non sono più riuscito ad entrare in contatto con quella parte di me."

"So chi potrebbe aiutarti allora." Asserì Timmy, Helia alzò un sopracciglio.

"Ah sì?"

"Tecna mi ha raccontato di come Flora, grazie all'aiuto di Avalon, era riuscita ad entrare in contatto con quella parte dormiente di sé. Era attraverso viaggi onirici, e nei ricordi."

"Sì, sì, lo so, Flora me l'ha raccontato... caspita, tu e Tecna vi raccontate un sacco di cose."

"I lavori in laboratorio richiedono sempre tanta attesa e il tempo deve pur passare. Ma ora smettila di divincolarti: Helia, Flora potrebbe davvero aiutarti." Helia lo guardò, incerto, con i dubbi che lo assalivano.

Su Sakoma, Flora era proprio nelle stanze del suo fidanzato, anche se lui non c'era. La keimerina era alla finestra, posto che di solito occupava Jackson, e guardava il cielo fitto. Tamburellava le dita sul davanzale pensando a ciò che stava accadendo, pensando ad Andros e preoccupata per la sua migliore amica che ora come mai si stava chiudendo in se stessa e Flora non si sentiva in diritto di forzarla ad aprirsi. Voleva darle il tempo di capire se stessa perché, se non l'avesse prima fatto, non avrebbe potuto farsi capire da Flora. Ma la sua amica era preoccupata, e sperava che Roy potesse esserle d'aiuto. Aveva letto il suo cuore e conosceva le sue intenzioni, ma le sue vicissitudini private spingevano Flora a pensare che era Nex la persona giusta per la sua amica, anche se lei si forzava a non vederlo. Stava assumendo lo stesso atteggiamento che aveva assunto Flora mesi prima, forzandosi a cercare la perfezione che non fa paura. Ma Flora aveva capito a sue spese che quella non era necessariamente la felicità. Nex aveva un lato oscuro, forse più oscuro di quello che potesse avere Roy, ma amava davvero Aisha. La pioggia era sottile e Flora la seguiva con lo sguardo. Poggiò i gomiti sui davanzali. Cosa nascondeva Brandon? Cos'era che lo stava tormentando? Perché Logan aveva fatto riaffiorare in lui tanto tormento? E perché desiderava a tutti i costi tenerlo un segreto? Non poteva non chiederselo, e avrebbe voluto chiederglielo. Ma il diamante sul suo anello in quell'istante, per un riflesso di luce, brillò, e Flora si ricordò di dover spegnere quel fuoco ancora una volta.

"Flora." Disse Jackson entrando, Flora si voltò di scatto verso di lui, agitata come se Jackson avesse potuto vedere i suoi pensieri.

"Jackson, volevi vedermi?"

"Sì." Annuì il principe e la raggiunse alla finestra. "Questo è un bel posto per pensare, non è vero? Tu a cosa rivolgevi i tuoi pensieri?"

"A..." Flora strizzò gli occhi per un attimo, come per concentrarsi meglio, e per mentire. Così rispose: "... al nostro nemico. Mi chiedevo quale sarà la sua prossima mossa."

"Già, bella domanda... come è andata su Magix? Hanno risolto qualcosa?"

"Sì, Logan ci aiuterà a combattere le ombre. Dobbiamo solo farci trovare pronti e tenere loro testa, per il resto non ci resta che aspettare che Hagen finisca di costruire per noi il Sigillo."

"Bene." Annuì Jackson. "Flora, ti ho chiesto di vederti perché devi seguirmi."

"Per fare cosa?" Chiese la giovane, leggermente preoccupata.

"Per coprire Sakoma. Tu sei la custode del pianeta e dovrai farlo tu, insieme a Zaviah." Flora abbassò lo sguardo.

"Giusto, la copertura del pianeta... Jackson, tu credi che sia la cosa giusta?"

"Credo che ogni scelta abbia lati positivi e lati negativi, ma mio padre..."

"... non ti ho chiesto cosa ne pensa tuo padre, ti ho chiesto cosa ne pensi tu." Puntualizzò Flora, alzando lo sguardo verso di lui.

"Io non credo che sia la cosa giusta, a dirla tutta. Io credo che questo sia il momento di creare alleanze con gli altri pianeti, e tu hai legami con i sovrani di alcuni dei pianeti più ricchi della Dimensione Magica come Domino, o Solaria."

"Allora non facciamolo." Disse Flora. "Non copriamo il pianeta."

"Flora, mio padre ha deciso." Ribatté il principe con ansia, distogliendo lo sguardo. Lui si allontanò e andò a sedersi sul divanetto, Flora lo seguì e sedette di fronte a lui, notando che tamburellava nervosamente il piede in terra.

"Jackson, sei davvero sicuro di voler seguire il volere di tuo padre?"

"Certo." La guardò. "Mio padre è un buon re, ed io ho intenzione di esserlo."

"Va bene." Annuì Flora e si alzò. "Solo cerca di tenere a mente chi sei." Aggiunse poi mentre la sua mente la riportò alla vista di Helen su quella torre. Jackson non disse nulla e si alzò con espressione un po' delusa. Delusa perché una parte di lui avrebbe voluto essere più forte, avrebbe voluto essere più sicura,  e perché quando provava a farla venire fuori si dissolveva, lasciando spazio alle parole rimbombanti di suo padre.

"Andiamo." Disse dunque il giovane, con un sospiro. Flora lo seguì e, mentre si dirigevano insieme nella torre di Zaviah, Jackson, che camminava con le mani conserte dietro la schiena, disse: "Flora, hai pensato a ciò che ti ho detto l'altro giorno?"
Flora non incrociò il suo sguardo e rispose:

"Certo che ci ho pensato. Credo che tu abbia ragione, credo che le tue richieste siano più che ragionevoli e... presto ci sposeremo e... hai ragione, Sakoma ora è il mio pianeta e ho dei doveri. Jackson." Lo fermò. "Tra me e Brandon non c'è niente, te lo assicuro." Disse con lo sguardo basso, poi incrociò i suoi occhi. "E per questo motivo devi promettermi che non riapriremo mai più questo argomento, e che non ti occuperai mai più di questo. Lui su Eraklyon, e io e te qui. Siamo noi e basta, va bene? Non devi preoccuparti."

"Ed Helia?" Flora gli posò una mano sul viso.

"Helia è un mio grande, grandissimo amico e gli voglio davvero un bene dell'anima, ma tu sei il mio fidanzato. Tu hai Elijah, e io non sono gelosa di lui." Jackson lasciò andare un sorriso. "Che ne dici, ci siamo chiariti?"

"Sì," Concesse il principe. "spero che tu possa perdonarmi per ciò che ho detto l'altro giorno. Se costruiremo una famiglia sarà perché entrambi vogliamo farlo." Gli occhi di Flora divvennero lucidi, ma sorrise.

"Certo che ti perdono." Si avvicinò a lui e lo baciò, mentre nella sua mente mille pensieri resero impossibile fare ordine e nelle orecchie tutto ciò che sentiva era il ronzio del sangue e il cuore che le batteva forte.

Nel frattempo, su Solaria, Stella aveva lasciato sua madre ed era alla fonte di luce insieme alla divinatrice Antares. Erano nella cella del tempio, il posto in cui la Gemma era custodita. Antares aveva svolto un incantesimo di protezione su Stella, come le aveva promesso, e aveva lasciato che la principessa, seduta accanto alla Gemma del pianeta, legasse ad esso la sua magia, rendendolo più forte e stabile. Stella era avvolta da un'aurea dorata, e dal suo cuore una scia magica si legava alla Gemma. La principessa passò così alcuni minuti, sotto l'occhio vigile di Antares. Dopo poco, Stella terminò il suo incantesimo e l'aurea intorno a lei svanì. La principessa prese un respiro e rimise a fuoco la vista che le si era sfocata per qualche istante. Si alzò e si voltò verso Antares con un sorriso abbozzato, facendole capire che era andato tutto bene e che era pronta per la prossima mossa.

"Vostra Altezza, ne siete sicura?" Chiese Antares.

"Sì. Se dovrò prendermi delle altre responsabilità lontana da Solaria devo prima accertarmi che la Gemma sia al sicuro."

"Se quello che mi avete detto è vero, vorrei farvi una richiesta."

"Ti ascolto." Annuì Stella, in maniera molto tranquilla. L'unico rumore in quel posto era la fonte di luce che aveva lo stesso suono di una cascata.

"Permettetemi di legare a me l'incantesimo. Sapete che potrebbe indebolirvi e se avete dei compiti tanto importanti..."

"... non ne sono veramente sicura, Avalon non è stato chiaro per telefono e..."

"... vostra altezza, vi prego, lasciate che leghi la Gemma alla mia vita." Stella la guardò negli occhi, passando lo sguardo da un iride all'altro.

"Non voglio darti un peso così grande." Antares le prese la mano.

"Vostra altezza, ve lo chiedo per favore. Darei la mia vita per voi." Stella rimase un po' sorpresa da quell'affermazione pronunciata con tanta irruenza, abbozzò un sorriso.

"La Dimensione Magica ti è debitrice, Antares." Disse quindi la principessa e la divinatrice ricambiò quel sorriso. Dunque Antares prese la polvere di stelle che teneva riposta in un barattolino d'oro, ne porse a Stella e ne prese lei stessa. Le due quindi si presero entrambe le mani racchiudendo entrambe la polvere.

"Sarete voi a creare il legame per me allora." La informò Antares e Stella annuì. Dunque la giovane dagli occhi eterocromatici cominciò il suo incantesimo e la polvere di stelle racchiusa nei loro pugni cominciò a brillare della stessa intensità delle stelle. La Gemma s'illuminò e Antares, continuando la sua cantilena, fece cenno a Stella. La principessa allora si fece forza, essendo piuttosto scossa da quella situazione, e pronunciò l'incantesimo che avrebbe legato la vita di Antares alla Gemma di Solaria. Ci fu un boato e la luce che racchiudevano tra le mani le attraversò facendole cadere entrambe a terra, ma Antares non lasciò le mani della sua principessa.

Ma Solaria non era l'unico pianeta su cui si stava compiendo un rito mistico. Su Sakoma, Flora era con Zaviah nella torre del palazzo. Oltre a loro c'erano anche il re, che a braccia incrociate sembrava in attesa, ed Elijah, che si scambiò uno sguardo con Jackson non appena suo cugino entrò. Flora fece un riverenza di fronte al re e salutò Elijah con un sorriso, poi guardò la divinatrice, che si occupava di disegnare a terra un cerchio con del ghiaccio. Poi Zaviah si alzò, scostandosi una ciocca di capelli bianchi dietro le orecchie.

"Vostra altezza." Salutò Zaviah abbassando la testa, Jackson fece un cenno. Poi lei si rivolse a Flora, e lei gettò un occhiata a Jackson come se sentisse che, nonostante tutto, lui fosse il suo unico amico in quella stanza gelida in ogni accezione. "Vostra altezza, non dovrete fare molto. Sarò io ad occuparmi del rito, ma ho bisogno di farlo attraverso di voi che custodite il pianeta."

"Va bene." Annuì Flora. Si posizionò al centro del cerchio insieme a lei e Zaviah le prese le mani, stringendole. Flora s'irrigidì, sentendole tanto fredde, e rimase in silenzio. Zaviah dunque prese il suo incantesimo, e Flora non si sentì per niente a suo agio. La divinatrice iniziò con un mormorio, tenendo le mani di Flora molto strette. La keimerina sentì il freddo invaderle il corpo pian piano, come una specie di torpore che s'impossessava di lei. Zaviah alzò la voce e quella sensazione in Flora divenne più forte. Le gambe le cominciarono a tremare come se non fossero state più in grado di reggerla, mentre le si poggiò un peso sul petto. Un peso asfissiante che la costrinse a prendere grandi respiri. E quei repiri divennero sempre più difficili da prendere, come se i polmoni le si stessero riempendo d'acqua. Provò a fare un passo indietro per liberarsi ma non riuscì ad uscire dal cerchio. Un'angoscia la invase, una malinconia e un senso di disperazione la costrinsero a chiedere pietà: "Lasciami." Ma Zaviah era ad occhi chiusi, sulle cui palpebre erano disegnati degli occhi azzurri, e le teneva strette le mani continuando a cantilenare. Flora sentì l'aria venirle meno e ogni sorta di ragionamento fu interrotto. Il cuore della natura brillava come se all' interno del rubino ci fosse stato un fuoco vivo. "Lasciami andare... L-lasciami. Smettila. S-sme... Smettila! Jackson! Jackson, ti prego, dille di smettere!" Chiese implorante, in cerca d'aria. Lo slancio del principe verso di lei fu fermato da suo padre che gli parò la strada con un braccio.

"Padre, sta diventando pericoloso." Disse Jackson, accigliato.

"Zaviah sa quello che fa." Replicò il re.

"Jackson!" Chiamò Flora, con un ultimo respiro affanato. In quel momento Zaviah riaprì gli occhi e lasciò andare Flora, che non riuscì a reggersi in piedi. Nel momento in cui trasalì, come dopo estnuanti minuti di apnea, Jackson la sorresse.

"Stai bene?" Chiese il principe, tenendola fra le braccia.

"S-sì." Rispose lei, respirando affanosamente, mentre il rubino che portava al collo smise di brillare. "Che cosa mi hai fatto?!" Chiese con rabbia alla divinatrice.

"Ho coperto l'intero pianeta, vostra altezza. È una pratica molto antica, che interferisce con l'essenza del pianeta. Voi ne siete la custode, e compiendo il rito attraverso di voi, purtroppo, avete dovuto seguire il processo insieme al pianeta." Flora le rivolse uno sguardo pieno di rabbia, ma Zaviah le rivolse uno di quieta sfacciataggine.

"Quindi ora Sakoma è al sicuro?" Chiese la keimerina

"Sì, sebbene non del tutto, ma almeno dovrebbe impedire a quegli esseri di ridurla come Andros." Rispose il re.

"Siate sincero: cosa comporta per il pianeta?"

"Non capisco perché tu abbia così poca fiducia in me, keimerina, eppure non ti ho mai dato motivo di diffidare." Flora assottigliò gli occhi e strinse i pugni, e in quel momento si rese conto di essere ancora fra le braccia del suo fidanzato. Si allontanò di scatto, e subito dopo si rimproverò, ma ormai ciò che era fatto era fatto.

"Avete ragione, vostra altezza, e vi chiedo scusa. Ora vi prego di scusarmi, ma raggiungerei la principessa Aisha, che è nostra ospite. Con permesso." Disse dunque Flora, fece un riverenza, guardò diffidentemente Zaviah e rivolse un sorriso ad Elijah, ed uno più dolce a Jackson, come per dare poca importanza al suo gesto di pochi istanti prima. Così la keimerina lasciò la stanza, richiudendo alle sue spalle la porta pesante di legno. Avrebbe voluto rimanere per un istante ad origliare, ma non poté per paura di poter essere scoperta. Anche se l'avesse fatto però, non avrebbe potuto sapere che la torre di Zaviah non permetteva ad altri all'esterno di sentire ciò che accadeva all'interno e così, anche se avesse avuto coraggio, Flora non avrebbe potuto sentire il re intimare a suo figlio che il matrimonio andava celebrato il più presto possibile.

"Cosa credi che possa significare?" Aveva chiesto Aisha a Musa non appena Flora era entrata nella camera della principessa.

"Di cosa parliamo?" Chiese Flora avvicinandosi, Miele era lì con loro.

"Avalon ha chiamato sia me che Musa e vuole che andiamo ad Alfea... non ti sembra strano?" Disse Aisha, mentre Flora sedette con loro.

"Io... credo che abbia a che fare con ciò che ci ha detto ieri, non credete?"

"Potrebbe darsi." Rifletté Musa. "Ma a te che è successo? Sembra che abbia visto un fantasma!" Flora sorrise scuotendo la testa.

"Niente... ho aiutato Zaviah a coprire il pianeta, ma... non so, non mi fido né di lei né del re, ma stavolta... insomma, ormai io e Jackson siamo fidanzati, il re ha ottenuto ciò che voleva... credo solo che sia io a non trovarmi troppo bene qui, con Jackson e..." Flora lasciò cadere la frase e le sue amiche, notando la sua espressione, non chiesero nulla.

"Beh, andiamo ad Alfea?" Chiese Miele, Flora la guardò sorpresa ma poi si ricordò della loro chiacchierata.

"Io non posso, meglio di no oggi, sto cercando di... mettere le cose a posto con Jackson. Andate voi e poi mi raccontate." Disse Flora, le sue amiche l'accettarono e la salutarono e Miele si unì a loro anche se, prima di andare, chiese a sua sorella: "Sicura di stare bene? Non hai una bella cera."

"Ma certo! Dai, ormai sei parte della squadra, e non mi sono nemmeno raccomandata con le ragazze."

"L'ho notato, grazie per non trattarmi come una bambina." Flora le strizzò l'occhio forzando un'espressione serena ma, nel momento in cui tutte le sue amiche furono fuori, fu costretta a sedersi.

Brandon fu il primo ad arrivare su Magix dopo aver ricevuto la chiamata del professor Avalon. Era andato a prendere suo fratello, con il quale non aveva scambiato neanche una parola. Roccaluce stava diventando sempre meno accogliente e Brandon cominciò a pensare se quello non potesse essere che un problema, così, mentre raggiungevano la classe di Avalon, non poté più trattenersi e chiese:

"Ti sei fatto qualche amico, lì, a Roccaluce?"

"Non proprio, sai, non mi piace stare lì e trovo difficile il concetto di essere amichevole."

"Wow, mi sorprendi." Borbottò Brandon, stizzito. Arrivarono fuori alla classe di Avalon, Logan fece per entrare ma Brandon lo fermò.
"Ascoltami bene." Disse guardandolo negli occhi. "Ci stiamo fidando di te, non permetterti di mettere in pericolo nessuna delle ragazze. Se ti azzarderai a farlo, credimi, Logan, non mi riconosceresti."

"È una minaccia?" Chiese Logan, alzando un sopracciglio.

"Sì, hai capito bene." Replicò suo fratello, col viso duro.

"Beh, mi sa che sei tu che invece non hai capito bene. Io vi aiuterò, e quando avrò compiuto il mio dovere per salvare l'universo, dato che sono uno degli idioti che ci vive, tu mi aiuterai a scappare."

"Che?! Sei... come puoi pensare che ti possa aiutare a scappare?! Tu rimani a Roccaluce, che è il posto che ti meriti." Logan sorrise maliziosamente.

"Tu mi aiuterai, o potrei scordarmi che quello che hai è un segreto e potrei involontariamente lasciarmelo scappare." Brandon si gelò. Il suo viso si spense, perse espressione. La paura lo invase, e quel senso di paura provocò in lui vergogna.

"Non lo faresti mai." Disse Brandon, con ogni muscolo contratto.

"Per guadagnare la mia libertà lo farei eccome, e lo sai. Aiutami, io scompaio e il tuo segreto sarà lontano con me. Incastrami, e tutti sapranno chi sei veramente." Spiegò Logan, Brandon ebbe un fremito e sentì un forte calore, quello provocato dalla paura che rende le mani fredde. Sentì le lacrime agli occhi e si sentì di nuovo un ragazzino. Batté le palpebre come per ricacciare dentro le lacrime e forzò un sorrisetto sicuro.

"Non puoi ricattarmi, i miei amici sanno tutto."

"Davvero? Perché non ti credo neanche un po'?"

"Flora lo sa, e Sky, e..."

"... Non è vero, non lo sanno. Flora non lo sa, se lo sapesse, la tua dolce e innocente Flora, non riuscirebbe nemmeno a guardarti, e lo sai."

"Logan, non puoi farmi questo, sono sempre tuo fratello." Disse Brandon con la voce rotta.

"Sono stanco di stare chiuso lì dentro, e lì dentro mi ci hai chiuso tu, fratellino."
Brandon avrebbe voluto dire qualcosa, rimase con la bocca semiaperta ma non uscì alcun suono. Balbettò qualcosa e poi, con le mani tremanti, chiese:

"Perché lo tiri in ballo proprio ora?"

"Perché quando mi hai lasciato lì sinceramente non è stata la prima cosa a cui ho pensato, la tua facciata ti sta così bene che stavi per farmelo dimenticare. Ma poi mi sono messo a pensare in questo tempo, a chiedermi se tu fossi veramente migliore di me... e poi, illuminazione! Certo che non lo sei!" Esclamò Logan ridendo. Brandon lo guardò negli occhi, la bocca gli divenne asciutta.

"Logan, ti prego..." Fu tutto quello che riuscì a dire. Lo stava implorando. Non avrebbe mai voluto farlo, non per quel motivo, la vergogna scese su di lui come una notte buia. In quel momento delle voci lo scossero e si voltò per veder arrivare le sue amiche. "Allora?" Chiese Logan, incalzante.

"E va bene, ti aiuterò a scappare." Concesse suo fratello abbassando lo sguardo.

Frattanto, Flora era su Sakoma ed era in camera sua. Non capiva, non riusciva a capire cosa le fosse successo. Stava bene, ora stava bene. Ma quel gelo, quel torpore, per un attimo l'avevano presa. E se qualcosa fosse andato storto con l'incantesimo di Zaviah? E se l'avessero ingannata ancora una volta? Ma non avrebbe avuto senso perché il re e suo figlio avevano bisogno di lei. Ora che Miele non c'era, decise di chiamare sua madre. L'ultima volta che l'aveva fatto, Alyssa non si era fatta vedere nella sfera di cristallo e Flora non si fidava di quel comportamento. Non poteva dirlo a Miele, la sua sorellina si sarebbe preoccupata. Quando Flora era al primo anno ad Alfea Alyssa non era stata bene, e neanche per i successivi tre, e per quel tempo Flora si era occupata di sua sorella ancora piccola. Ma poi Alyssa era stata meglio, e tutto era tornato alla normalità. Il comportamento di sua madre però non rassicurava affatto la giovane, che sperò tanto si sbagliarsi.

"Flora!"

"Papà! Che bello vederti! Come stai? Dov'è la mamma?"

"Io sto bene, e tua madre anche." Disse Rodols con un sorriso. "È nella serra."

"Puoi chiamarla?" Chiese Flora.

"Meglio di no, tesoro, si sta occupando di un animale fatato in difficoltà, meglio non disturbarla. Ma le dico che hai chiamato e ti richiamerà. Allora, dov'è Miele?"

"Ad Alfea con Musa e Aisha... papà, c'è qualcosa che non mi stai dicendo?"

"Cosa te lo fa pensare, bambina? Ma io non ho niente di nuovo da dirti, lì, piuttosto, come va? Tu come stai? Il tuo faccino mi dice che qualcosa ti tormenta."

"Non è niente, tranquillo..." Rispose Flora scuotendo la testa.

"Quel niente mi interessa parecchio. Tesoro, dimmi ciò che ti tormenta, sono qui per questo."

"Beh, vedi, papà, il re ha deciso di coprire Sakoma e ho compiuto il rito insieme alla divinatrice, ma è come se mi avesse lasciata perplessa."

"Perplessa?"

"Sì, con una strana sensazione dentro, e ho pensato a qualcosa di male, ma in fondo ormai io e Jackson stiamo insieme e il re ha bisogno della mia magia... credo sia solo per le preoccupazioni..."

"Beh, cos'è allora che ti preoccupa tanto da farti male dentro?"

Flora sorrise alla dolcezza di suo padre e rispose: "Questa faccenda del nostro nemico, e Jackson. Papà, questo ragazzo è così complicato, io non riesco a leggerlo, a volte sembra buono, altre no. Credo che tu sappia che il mio cuore appartiene a qualcun altro, e Jackson mi ha detto che potrebbe fargli del male, così... così io sto cercando di... beh, di fare la fidanzata, e distogliere Jackson... sono confusa, papà, non so se sto facendo la cosa giusta e ho paura."
Rodols sospirò e si poggiò le mani sulle ginocchia.

"Bambina mia, stai facendo la cosa più giusta che potessi fare. Sacrificarsi per la persona che si ama è nobile, davvero, e io sono fiero di te. Ciò che ti è successo era fuori dalle tue scelte, ed ora ti ritrovi in questa situazione. Il principe è potente, e sappiamo entrambi che la persona che ami non ha lo stesso potere. Se vuoi la mia opinione, stai facendo bene, perché lo stai proteggendo."

"Tu e la mamma mi avete sempre detto che bisogna lottare per la felicità... papà, io il coraggio per farlo non ce l'ho, e se anche ce l'avessi..."

"Flora." La interruppe suo padre, lei lo guardò. "... se anche ce l'avessi ora non è più tempo, e devi smetterla di tormentarti. Non essere il tuo stesso accusatore. So che è difficile, posso immaginare che sia davvero straziante in certi casi, ma devi essere forte. Stai facendo ciò che è giusto per entrambi, non aver paura."

"Ti ringrazio, papà." Disse Flora, poi notò lo schermo del suo cellulare a cui aveva tolto la suoneria, e notò che quella che aveva perso era la terza chiamata di Helia, il che la preoccupò. "Ascolta, credo di dover andare. Ti voglio bene, e mi manchi, e Miele sta' bene. Da' un bacio alla mamma." Rodols sorrise e annuì. "E, papà," Rodols si fermò dal riattaccare. "non ne parlerò ancora con Miele, ma di' alla mamma che le voglio bene, e che so cosa sta succedendo e per questo la prossima volta vorrei salutarla."

"Sai che non avremmo voluto farti preoccupare." Disse Rodols, affranto.

"Lo so, ma siamo una famiglia e non avrei potuto non farlo. Come sta?"

"Non bene, è molto stanca." Rispose Rodols con gli occhi lucidi.

"Papà, sta' tranquillo, ci siamo riusciti una volta e ci riusciremo ancora." Cercò di rassicurarlo Flora.

"Lo spero, amore mio." Replicò Rodols, abbassando lo sguardo.

"Io ne sono sicura." Disse lei convinta, Rodols sorrise. "Dalle un bacio, dille che le voglio bene e che è forte, va bene?"

"Va bene, tesoro. E chiama per qualsiasi cosa." Salutò Rodols. Quando suo padre riattaccò Flora si poggiò contro lo schienale della sedia e prese un respiro. Chatta, che aveva ascoltato tutto, sedette sulla sua spalla.

"Tua mamma sta male?" Chiese la pixie, annodando un dito con i capelli della sua fata.

"Sì, Chatta, purtroppo sta' male."

"Che cos'ha?"

"Sarebbe complicato spiegartelo, ma le è già successo un paio d'anni fa. Lei e papà si recarono persino su Callisto, sai, quando io e Miele siamo rimaste per un po' da sole. Ma poi è stata bene, ed ora... ora sembra che stia di nuovo male e... quando succede per la seconda volta ti fa più paura, sai? Perché è come un nemico che credevi di aver battuto con le tue armi più potenti e che poi ritorna."

"Vedrai, andrà tutto bene." Disse Chatta abbracciandola sul viso.

"Grazie, Chatta." Replicò Flora, poi prese un respiro per riscuotersi. "Ti va se chiamiamo Helia e vediamo che succede?" La sua pixie ne fu entusiasta.

Ad Alfea, le ragazze insieme a Brandon e Logan, raggiunsero il professor Avalon. Quando si resero conto che solo loro erano lì, ci fu un po' di agitazione. Avalon era seduto alla sua cattedra e Logan era di fianco a lui, mentre Brandon, separatosi da suo fratello, teneva un braccio intorno alle spalle di Miele.

"Dunque," Esordì Avalon, "credo che sappiate perché vi ho convocate qui."

"Vuole che siamo noi ad usare la magia nera." Rispose Aisha a braccia incrociate.

"Esattamente. Cosa ne pensate?" Chiese Avalon, guardandole. Stella guardò le sue amiche, come per cercare un supporto nel dissentire, ma Brandon disse:

"Ragazze, vi prometto che non vi accadrà nulla di male. Logan sa quello che fa. Siamo umani e lui riesce a maneggiare la magia oscura, non permetterà che interferisca con la vostra magidentità."

"Come possiamo fidarci di lui?" Chiese Musa, molto incerta e sulla difensiva.

"Dovete fidarvi di me e del professor Avalon." Rispose Brandon, poi guardò il professore e Avalon aggiunse:

"Ho pensato a voi tre perché siete quelle con un potere più adatto. Musa, la tua magia è quella che potrebbe accogliere i lati oscuri meglio di ogni altra, e lo sai bene." Musa abbassò lo sguardo, ricordato ciò che una volta le aveva detto la Griffin. "Stella, la tua magia è l'opposto dell'oscurità, e ciò ti permetterebbe di non essere mai sopraffatta. Aisha, la tua magia è un elemento, è stabile, e so che puoi farcela."

"Va bene, io ci sto." Disse Musa annuendo, poi guardò Aisha.

"Va bene anche per me, ma perché mi fido di voi." Disse Aisha, riferendosi al suo amico e al professore. Guardarono Stella, la principessa tentennò per qualche istante e poi sbottò:

"Non posso credere che stiamo davvero accettando di usare la magia nera! Siamo delle fate, la nostra magia è bianca! Cosa succederebbe se qualcosa andasse storto?! Io ho un regno da governare! Voi avete perso la testa!" Detto questo, la principessa uscì sbattendo la porta. Le amiche si guardarono e Musa fece per andare, ma Brandon la fermò.

"Le parlo io."

Trovò Stella proprio fuori all'aula, camminando nervosamente e ragionando ad alta voce, dicendosi quanto avesse ragione e quanto quelli lì avessero perso la testa.
"Stella." La principessa si voltò verso di lui, accigliata, ed esclamò:

"Non provare a convincermi!"

"Non sono qui per questo." Confessò il soldato alzando le mani. Stella, confusa, alzò un sopracciglio e chiese:

"E allora cosa vuoi?!"

"Voglio conoscere i motivi del tuo rifiuto." Stella non poté trattenere una smorfia, storcendo le labbra e tenendo un sopracciglio alzato. Brandon rimase fermo, in attesa di una risposta. La principessa scosse la testa e sbuffò, dunque replicò:

"I motivi del mio rifiuto?! Brandon, stiamo parlando di magia nera! Io non sporcherò la mia essenza di fata! Non io!"

"Avalon vi aiuterà e non permetterà che... vi sporchiate." Disse Brandon, riflettendo sulle ultime parole, che gli fecero ripensare alla sua situazione.

"Brandon, ho un regno da governare!" Gli ricordò Stella.

"Lo so, ma c'è un motivo se Avalon ha pensato a te. Te l'ha detto, la tua magia non si farebbe mai sopraffare dall'oscurità e lo sai bene."

"Se... se tu avessi ragione..." Disse Stella dondolandosi, poco convinta. "... potrei sconfiggere senza problemi quelle ombre e proteggere Solaria, e il mio popolo mi amerebbe più di quanto già non faccia. mi acclamerebbero al punto che quei nobili del Consiglio la smetterebbero di ronzarmi intorno..."

"Beh... sì." Replicò Brandon, storcendo le labbra in un sorriso.

"Allora va bene, mi hai convinta!" Esclamò Stella con un sorriso. "La principessa Stella, l'eroina di Solaria, la fata più potente della Dimensione Magica con abilità mistiche e il potere del Sole Splendente e della Luna! Nessuno si metterà fra me e il mio trono!" Aggiunse felice, saltellando e battendo le mani.

"Sì, credo proprio che andrà così." Disse Brandon, così lui e la sua amica ritornarono dagli altri. Stella diede il suo consenso ed Avalon cominciò a spiegare loro ciò che andava fatto.
Le tre fate furono istruite da Avalon su come il loro percorso si sarebbe svolto: sarebbe stato intenso, veloce e pratico. Avevano bisogno di vaste conoscenze, e di apprenderle in fretta in maniera concisa. Ognuna di loro, sebbene non troppo convinta, riconosceva i motivi del professore, e la pioggia insistente da quel cielo rotto le faceva rendere di quanto tutto quello fosse necessario. Tra tutte, Musa era quella più perplessa, e lo era soprattutto proprio perché non era preoccupata. Ricordava bene la sua esperienza a Torrenuvola alcuni anni prima: lei e le sue amiche si erano iscritte lì per inflitrarsi e fermare le Trix dal rubare il Codex per conto di Lord Darkar. Ma, durante quell'esperienza, Musa si era resa conto di non essere in conflitto con la sua parte oscura, anzi, di accettarla apertamente: era stata l'unica delle sue amiche a riuscire a canalizzare magia oscura. Non aveva paura di quella magia, non sentiva il pericolo di poter essere macchiata dall'oscurità, e ciò la fece riflettere.

"Musa, sei con noi?" Chiese Stella, richiamandola. La fata della musica scosse la testa e rispose:

"Sì, certo, scusatemi... dove eravamo?"

Avalon continuò a spiegare loro come poter, appunto, canalizzare l'energia oscura al di fuori della loro essenza e praticare l'illusione apparente. 
Nel frattempo, Brandon e Miele erano seduti sui banchi di fronte alla cattedra, attorno alla quale le tre fate erano sedute, e osservavano la scena. Brandon però era lì soltanto con il corpo, la sua mente era altrove: aveva appena fatto una promessa a Logan, una promessa di cui si pentiva profondamente, ma dalla quale non vedeva alcuna via d'uscita. Suo fratello lo conosceva e sapeva come manipolarlo. Si sarebbe dunque reso complice della sua fuga, avrebbe permesso a Logan di farla franca ancora una volta, ma almeno il suo segreto sarebbe rimasto al sicuro. Se fosse stato rivelato i suoi amici non l'avrebbero più guardato con gli stessi occhi, e la compassione, o almeno l'affetto che provava Flora per lui si sarebbero trasformati in sdegno e ribrezzo. Come poteva chiamarsi eroe? Non lo era. Ma sapeva cosa avrebbe dovuto fare: avrebbe combattuto al fianco dei suoi amici, avrebbe fatto scappare Logan, e poi avrebbe chiuso tutto con il Sigillo. Quella storia, il suo passato, sarebbero scomparsi con Logan. E tutto quello che sarebbe rimasto sarebbe stato il suo sacrificio, e la fine di ogni sofferenza.

Ehilàaaa meravigliosi germogli di lullabea!! Sono tornata dopo un mese e mi dispiace, ma la cosa positiva è che gli esami sono finiti e dovrei avere più tempo! Prima di tutto, vi ringrazio! Se state leggendo questa nota vuol dire che avete letto il capitolo e non vi siete dimenticati di me nonostante tutto!!💕💕 spero vivamente che vi sia piaciuto! Abbiamo una Stella che sta diventando una grande sovrana poco a poco, Helia che pare voglia rivolgersi a Flora per avere una mano con la sua magia (HELIA HA LA MAGIAAAAAAAAAAA) Nebula che vuole il trono e Brandon che... Brandon che ha un segreto tanto terribile che lo ha spinto a stringere un accordo con Logan, e che lo sta spingendo a pensare di utilizzare il Sigillo...
Che ne pensate?... 
Vi lascio, e vi assicuro che farò di tutto per aggiornare presto perchè ve lo meritate: siete i lettori migliori del mondo!💞💞 grazie infinitamente per la lettura e le recensioni!!😍😍
vi strAmo,
xoxo Florafairy7

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Decreto Imperiale della Corte di Linphea ***


Decreto Imperiale della Corte di Linphea

No, non è un capitolo. È, appunto, un decreto imperiale che le comunità magiche hanno messo per iscritto e la corte di Linphea ha pubblicato.

Dunque, miei adoratissimi e amatissimi e senso delle mie giornate-issimi germogli di lullabea, ho qualcosa da comunicarvi che credo non vi piacerà...

A motivo di alcune cose che mi sono successe quest'anno, la scrittura di questa storia è andata parecchio a rilento e, come avete potuto notare vostro malgrado, le pubblicazioni da settimanali sono diventate addirittura mensili. Questo non mi piace, né per voi né per me. Voi meritate di essere trattati come ciò che siete, ovvero i migliori lettori del mondo, e meritate quindi più di questo! Ed anche questa storia, a dirla tutta... credo davvero che non si meriti di essere scritta con così poca cura e attenzione perché credo che abbia molto da dare (purtroppo cose che non sapete e che sono sui miei appunti).

Dunque, ho deciso di mettere la storia in pausa. 

Sarà una pausa di circa un mesetto, diciamo il tempo di rimettermi in sesto. Ho intenzione di ricominciare a pubblicare per la fine di agosto e voglio farlo bene, ovvero dalla fine di agosto in poi gli aggiornamenti saranno settimanali, e questa è una promessa!! 

Spero davvero di non avervi delusi, ma per me è necessario. E spero vivamente di ritrovarvi fra un mese quando ricomincerò a pubblicare, di ritrovarvi con lo stesso entusiasmo che in questi mesi mi avete mostrato e che forse non meritavo poi tanto. Ma le cose stanno per cambiare, e in meglio, ve lo prometto! Magari nel frattempo in questo mese potreste fare una rilettura della storia per poi riprendere al passo con il nuovo capitolo (cosa che io stessa ho fatto per riprendermi e ricominciare a scrivere... pensate che per avere un finale siete in mano di questo soggetto... aiuto.),  magari riprendete dei punti che, a causa delle pubblicazioni ogni millemila anni, avevate perso!

In conclusione, vi chiedo umilmente scusa, e vi voglio dire che vi voglio bene e che siete stati molto importanti per me in questi mesi, perché voi siete i miei compagni di viaggio, il mio Winx Club!

Ancora vi ringrazio per aver letto, seguito, e recensito!

Ci sentiamo molto presto, 

Un bacio!
vi strAmo,
xoxo Florafairy7

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


CONTI IN SOSPESO

"Molto bene, ragazze, vi sta bene se ci ritroviamo domani?" Chiese Avalon, alzandosi, dopo un lungo pomeriggio.
Le sue alunne annuirono. "Brandon, per te va bene?"

"Certo, professore." Assentì il soldato. Dunque i ragazzi lasciarono la classe avviandosi all'uscita. "Allora, cosa ve n'è parso?" Chiese poi alle sue amiche.

"A me è parso che forse abbiamo davvero l'opportunità di tenere in pugno Zvonimir e le sue ombre. La pagherà cara per ciò che ha fatto!" Rispose Aisha, col viso duro.

"Sì, beh, oggi era tutta teoria ma domani sarà pratica, spero che voi fate riuscirete a tenere il passo." La frenò Logan, camminando di fianco a suo fratello.

"Ricordati che sei umano, abbassa la cresta." Lo rimbeccò Musa e le sue amiche ridacchiarono. Quando furono di fuori, pronti per tornare ognuno sul proprio pianeta, ricevettero tutti una chiamata.

"Ragazzi! Oh, siete tutti insieme ad Alfea? Come mai?" Chiese Sky.

"Avalon ha deciso che noi impareremo la magia nera." Rispose Stella, ancora leggermente scettica.
Ci fu in momento di silenzio, poi Flora, che era in collegamento da Sakoma, chiese:

"Voi siete tutte d'accordo?"

"Sì." Rispose Aisha. "Ma perché hai chiamato tu noi?" Chiese Aisha a Sky.

"Oh, sì giusto! Ragazzi, credo che i nostri problemi non siano finiti..." Rispose il principe, causando un gemito di lamento da parte di tutti, e spiegò quanto era accaduto su Tír na nÓg.

"Quindi Roxy perderebbe il suo diritto sul trono... credete davvero che Morgana abdicherebbe?" Chiese Helia, di fianco a Flora, e quando gli altri lo notarono si chiesero cosa ci facesse lì dopo tutto quello che era successo, ma quello non era il momento per parlarne.

"Se Bloom parlasse con Roxy, e poi Roxy parlasse a sua madre... forse sì." Rispose Tecna. "Che ne pensi?"

"Che vale la pena tentare, e che abbiamo bisogno dell'aiuto di Morgana, quindi proverò a parlare con lei."  Disse Bloom con un sospiro. "Ci vediamo sulla Terra fra circa un'ora."

"Beh, ragazzi, mi raccomando, fateci sapere come va." Disse Timmy. Gli amici dunque, con ancora un'altra, nuova questione da risolvere, si salutarono. Prima che andassero però, Brandon fermò Miele.

"Aspetta, aspetta, devo dirti prima io una cosa." Disse la ragazzina e lui la lasciò parlare. "So che il tuo rapporto con tuo fratello non è come quello che abbiamo io e Flora, cioè, lui voleva uccidere Flora, ha rapito la mamma..." Notò l'espressione poco lieta di Brandon e scosse la testa. "... quindi, volevo dirti che ti voglio bene." Il giovane sorrise e abbassò lo sguardo.

"Te ne voglio anch'io. Come sta andando su Sakoma?"

"Diciamo che sta andando. Vivere in un palazzo reale è forte, ma mi manca casa, e non è poi così forte se ti ricordi perché Flora è lì."

"A proposito..." Disse Brandon, sospirò. "... piccoletta, ascolta, tu sei l'unica che è sincera qui. Come sta Flora? Come sta andando col principe? Perché..." Lasciò cadere la frase, Miele lo guardò dispiaciuta, anche perché conosceva i sentimenti di sua sorella.

"Vuoi la verità?"

"Sì, per favore."

"La verità è che Flora si sta impegnando davvero tanto per essere una buona fidanzata, proprio quella che Jackson vorrebbe. Brandon, quel tipo può essere pericoloso se vuole." Miele gli rivolse uno sguardo eloquente e Brandon non poté fare altro che lasciar andare un sospiro.

Nel frattempo, proprio come tutti se l'erano domandato, su Sakoma Flora, una volta riattaccato con i suoi amici, trovandosi in un salottino in cui di solito le era concesso incontrare i suoi amici o le altre dame, chiese ad Helia il vero motivo della sua visita.

"È un po' complicato, a dir la verità." Rispose il giovane, grattandosi la testa, un po' in difficoltà.

"Beh, cerca di spiegarti perché non credo neanche un po' che tu sia qui soltanto per salutarmi." Replicò Flora, scrutandolo con lo sguardo. "Tè?"

"No, grazie." Disse Helia, scuotendo la testa, poi, ridacchiando, aggiunse: "Ora non credi neanche più nella nostra amicizia?"

"Non è così, e lo sai. Ma ti conosco bene, anzi, credo di essere una delle poche persone che ti conosce realmente. Con un 'posso passare?' il tono della tua voce forzatamente tranquillo mi aveva già fatto capire che c'era qualcosa che non andava." Helia sorrise compiaciuto.

"Beh, devo ammetterlo: hai ragione." Dichiarò poi il giovane. Assunse un'espressione seria e guardò Flora negli occhi, il viso della ragazza dunque s'incupì.

"Chatta, puoi lasciarci da soli per favore?" Chiese la fata alla pixie che era seduta sulla spalla di Helia.

"Che?! Ma veramente?! Ma proprio per forza?! Io voglio rimanere!" Protestò la fatina, Flora alzò un sopracciglio increspando le labbra. Chatta assunse un'espressione sconfitta. "E va bene, ma sappiate che in mezz'ora sarò qui!" Detto ciò scomparve in una nuvoletta di polvere dorata. Flora allora guardò Helia facendogli capire che poteva proseguire. Helia prese un respiro e gettò lo sguardo alla finestra, contro la quale c'erano ancora le goccioline di pioggia che il temporale appena finito aveva lasciato.

"Ehi, sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa, anche la più brutta o la più spaventosa." Lo incoraggiò Flora, poi, quasi furtivamente, si guardò intorno, sebbene in quella stanza con loro non ci fosse nessuno, e andò a sedersi vicino a lui. Helia le sorrise.

"Ho un problema e credo che tu possa aiutarmi. Tu mi dicesti che Avalon ti ha aiutata ad entrare in contatto con quella parte dormiente del tuo potere, un potere a cui tu da sola non avresti mai potuto accedere, mi sbaglio?"

"No, non ti sbagli." Rispose Flora, ancora un po' perplessa, e lo lasciò continuare.

"Ho parlato con mio nonno, e credo che mi abbia convinto... Flora, voglio riprendere possesso della mia magia, quella che la mia mente crede di aver dimenticato." Flora rimase stupita, con le sopracciglia alzate e la bocca semi-aperta.

"È... è fantastico! Io... Helia, è davvero una scelta coraggiosa."

"Perché dici questo?" Chiese il giovane, confuso.

"Perché riscoprire la magia significa svegliare il proprio spirito. Tu hai detto che è una magia che la tua mente crede di aver dimenticato, ma non è così, è il tuo spirito ad averlo fatto. Riscoprire una magia vuol dire riscoprire te stesso, vuol dire guardare in faccia una parte di te che si era nascosta fino a quel momento." Spiegò Flora, prendendogli la mano.

"È quello che è successo a te?"

"Sì." Fu tutto quello che disse lei. Helia sospirò e la guardò.

"Credi di potermi aiutare?" Flora annuì, con un sorriso.

"Posso aiutarti, e ti ringrazio per averlo chiesto a me."

"Non mi fido tanto di nessun altro." Disse Helia con un mezzo sorriso.

"Ti voglio bene." Affermò lei e lo abbracciò. Helia la strinse e fu inondato dal suo profumo, solo allora si rese conto di quanto gli era mancata.

Nel mentre, sulla Terra, Sky e Tecna erano nei pressi del Frutti Music Bar in attesa di Bloom e Roxy. Infatti, nessuno dei due aveva la voglia né il coraggio di entrare senza le altre due, temendo le reazioni di Morgana e Klaus, ed anche la noia che il loro chiacchiericcio avrebbe potuto causare. Tecna era appoggiata al muretto che delimitava la spiaggia mentre Sky alla sua windrider, l'uno di fronte all'altra. Tecna, con le mani nelle tasche del giubbotto, guardò su per un attimo, notando il cielo scuro.

"Morgana accetterà." Disse Sky, intuendo il pensiero della sua amica.

"Lo credi davvero?"

"Voglio crederci." Ammise il principe, Tecna si accigliò.

"Come fai a scegliere di volerlo?! Sei davvero incredibile! Come puoi non vedere le cose oggettivamente? Se si sbaglia si commette un errore, punto! Non puoi sempre vedere le cose dal punto di vista positivo, non puoi scegliere di vedere il bianco se è tutto nero!" Sbottò la fata, distogliendo poi lo sguardo.

"È questo il punto, Tecna: non è sempre tutto bianco o nero, giusto o sbagliato. Il mondo fatto di sfumature, e gli errori lo sono, le cose andate male, i colpi di fortuna. Esiste anche il grigio." Disse Sky, guardandola, anche se lei guardava dall'altra parte. Poi la fata rivolse a lui lo sguardo, con gli occhi lucidi, Sky però fu attento a non mostrare la sorpresa.

"Quanto grigio vedi in un pianeta distrutto? Io ne vedo tanto, al punto che diventa nero. Non è una sfumatura, è morte." Deglutì. "Ed è colpa mia."

"Tecna," Si affrettò a dire Sky, andandole vicino e prendendole il viso fra le mani. "non è colpa tua, non pensarlo nemmeno per un secondo!"

"Come puoi dirlo?! Avevo un semplice compito! Stella aveva ragione, io..."

"... ehi, ehi, quando mai diamo retta a Stella quando sbraita? Tecna, c'è un vero e proprio mostro al di là del cielo, ed è colpa sua e sua soltanto, hai capito?"

"È come se non riuscissi a liberarmi del senso di colpa, io... ho parlato con Timmy, e credevo che una volta averlo fatto sarebbe passato tutto perché è così che si fa, ma non ha funzionato! Perché?!" Chiese trattenendo i singhiozzi.

"Perché non è così semplice. Nella tecnologia hai le tue regole, le tue cause ed effetti, la vita è un po' più complicata, e noi siamo un po' più complicati delle macchine." Rispose Sky con il suo solito sorriso rassicurante.

"Direi molto più complicati." Disse la fata, annuendo.

"Già, e ci mettiamo tempo per guarire dalle ferite, ma lo facciamo, tranquilla." Tecna sorrise abbassando lo sguardo. "Cosa?" Chiese il principe.

"Niente, è che... fino a pochi anni fa non mi sarei mai aspettata di provare certi sentimenti, di... diventare così... per una zenithiana è inconcepibile. E invece guardami, a piangere e a confidarmi con qualcuno che chiamo amico."

"Ti spaventa?" Chiese Sky, serio. Tecna alzò lo sguardo verso di lui.

"Un po', ma mi piace." Rispose la fata, e allora sorrise.
 

-

"Roxy, cosa ci fai qui?! È successo qualcosa?!" Chiese Morgana, vedendo entrare sua figlia in compagnia dei suoi amici, precipitandosi verso di lei.

"Mamma, mamma, ehi, lasciami, sto bene, sto bene!" Provò a dire Roxy, mentre sua madre la esaminava in cerca di graffi. Dunque, Morgana guardò le altre due fate e chiese: "Allora perché siete tutti qui?" Bloom le rivolse un'espressione seria.

"Morgana, credo sia meglio sederci." La preoccupazione dell'ex regina delle fate era visibile dai suoi occhi. Klaus, da dietro al bancone, vide la scena da lontano e, preoccupato, li raggiunse. Morgana, come stordita, mormorò qualcosa a suo marito, ma questo, ovviamente, non fu in grado di capire cosa stesse succedendo. Si sedettero, Roxy rimase vicino a Bloom, di fronte ai suoi genitori. Klaus teneva la mano di Morgana. Dopo qualche istante di silenzio quest'ultima disse: "Allora, parlate: non abbiamo tutto il giorno."

"Morgana," Esordì Sky, poggiando le mani intrecciate sul tavolo. "siamo stati da Nebula, abbiamo chiesto il suo aiuto." La fata terrestre provò a dire qualcosa ma Sky la interruppe. "So che ci hai già provato, ed è nata parte di questa storia, ma Zvonimir è troppo potente per noi e lo sai, ormai l'intera Dimensione Magica lo sa. Nebula ha accettato di aiutarci e mettere a disposizione il suo esercito di fate, ma ad una condizione."

"Sarebbe?" Chiese Klaus, più impaziente fra tutti, dopo lunghi secondi di silenzio.

"Che abdichi." Rispose Tecna, rivolta a Morgana. L'ex regina sgranò gli occhi ma non disse nulla, non ci riuscì.

"Mamma..." Fu tutto quello che disse Roxy, Klaus guardò sua moglie esterrefatto, con un mezzo sorriso.

"Beh, se possiamo sconfiggere questo stregone e mettere voi al sicuro al diamine il trono! Roxy, tu hai sogni ben diversi dall'essere regina, o sbaglio?" Roxy sorrise a suo padre trovando conforto nella sua comprensione. Ma quell'entusiasmo si spense quando, con rabbia e freddo glaciale, Morgana disse:

"Come osa? Come può farmi questo? È una traditrice e lo è sempre stata, altro che giustizia..."

"Mamma, prova a ragionare..." Le disse Roxy, prendendole la mano che teneva poggiata sul tavolo.

"Non capisci, Roxy!" Esclamò sua madre. "Non capisci perché non sei regina, non capisci perché non lo hai costruito e non l'hai vissuto!" Roxy ritirò la mano di fronte a quell'affermazione e Klaus ne fu interdetto. "Mi... mi dispiace, mi dispiace, ma... ma è così." Ammise frustrata, mentre faceva passare lo sguardo da suo marito a sua figlia. "Voi sembrate così felici con questo niente fra le mani!" Si alzò, trattenendo le lacrime, e corse di fuori, sul ballatoio che dava alla spiaggia.
Ci fu silenzio. Klaus e sua figlia si guardarono. Sky si schiarì la voce. "Beh..." Roxy lo fermò con la mano.

"Non dire nulla. Convincerò mia madre perché abbiamo bisogno di Nebula, anche se il mio disinteresse nel diventare regina la devasta tanto." Roxy guardò Bloom, come per cercare sicurezza, e la sua amica le fece un cenno affermativo. La fata degli animali si alzò, si fermò accanto a suo padre e lo abbracciò sussurrando: "Quello che abbiamo io e te è più di quanto avessi mai potuto desiderare." Ma fu solo Klaus a sentirlo. Gli diede un bacio sulla guancia e poi raggiunse sua madre. Klaus si scusò dicendo che aveva molto lavoro da fare mentre i tre amici rimasero da soli. Bloom chiese i particolari dell'incontro con Nebula e Sky le raccontò tutto.

"E così io e papà non ti bastiamo." Disse Roxy, avvicinandosi a sua madre che, spalle al muro, guardava il mare in tempesta coperto dal cielo grigio. Morgana non rispose, sua figlia, a braccia incrociate, fece qualche passo verso di lei. "Ti ho fatto una domanda."

"Non ho mai detto una cosa del genere." Si giustificò l'ex regina, senza guardare sua figlia.

"Oh, beh, l'hai lasciato intendere perfettamente, tranquilla." Sbottò la ragazza alzando gli occhi al cielo.

"Non intendo dire che non vi amo!" Esclamò allora Morgana voltandosi verso di lei.

"Ah, davvero?! Allora spiegati! Prima ci lasci da soli per anni, poi ritorni e scateni una guerra, poi dici di voler rimanere con noi e alla fine esce fuori che per te tutto questo non vale niente! Beh, sai una cosa?! Per me vale tutto! Il sorriso di papà, la sua risata, i suoi abbracci e i suoi consigli, questo posto, questa spiaggia, valgono mille volte più di qualsiasi magia o qualunque castello o pietra preziosa, e di qualunque corona! Non m'importa del tuo regno! Non m'importa di esserne la sovrana e tu non lo capisci, non l'hai mai capito! Torni dal nulla dopo sedici anni e ti aspetti che io sia identica a te! Non fai nulla per conoscere come sono fatta realmente! Sai cosa? La regina dovrò essere io e io scelgo di abdicare! Perché sono una fata, e perché mio padre mi ha insegnato cosa è giusto fare." Roxy riprese fiato guardando sua madre negli occhi, sostenendo il suo sguardo. Morgana aprì la bocca per replicare ma non ne uscì alcun suono. Senza dire nulla superò sua figlia e rientrò. Irruppe davanti ai ragazzi, poggiando entrambe le mani sul tavolo. Loro la guardarono sorpresi e Bloom gettò un'occhiata a Roxy che era lì a pochi passi, avendo seguito sua madre.

"Bene, dite a Nebula che il trono è suo. Se è questo ciò di cui ha bisogno per salvare la Dimensione Magica allora va bene."

"V-va... bene." Annuì Bloom, estremamente confusa e scioccata, così come i suoi amici. Morgana si voltò e Roxy era lì. Klaus, dopo aver servito un tavolo, si fermò accanto a sua figlia. Morgana fece passare lo sguardo dall'uno all'altra, le mani le tremavano e anche la voce quando disse:

"Ho creato il mio regno, l'ho tenuto in piedi quando nessun altro avrebbe potuto farlo, ho affrontato gli Stregoni del Cerchio Nero e ho lasciato l'amore per il bene del mio popolo. Forse ho fatto troppo, forse ho visto troppo, e forse una realtà piccola mi sta un po' stretta. Peccato che nessuno mi aveva avvisata. Le Winx sono arrivate, ci hanno aiutati, hanno rimesso tutto a posto e vissero tutti felici e contenti... nessuno ti racconta mai il seguito però. Mi dispiace davvero avervi delusi, scusatemi..." Così li superò e lasciò il Frutti Music Bar andando per la spiaggia. Né Klaus né Roxy fecero nulla e la lasciarono andare. I tre amici si alzarono intuendo che quello era davvero il momento per andare.

"Roxy, torniamo su Domino?" Le chiese Bloom, spostandole dolcemente una ciocca di capelli dal viso. La giovane fata annuì e rispose: "Sì, ma dammi solo un minuto." Così i tre amici uscirono mentre Roxy abbracciò suo padre. Lui la strinse forte e le disse: "Sono certo che tua madre intendesse dire..."

"... ciò che ha detto, papà." Concluse per lui sua figlia. Si allontanarono e si guardarono, Klaus le poggiò una mano sul viso.

"Tesoro, siamo una famiglia, e a volte per le famiglie è difficile capirsi, ma alla fine ce la facciamo."

"Non ho dubbi su quanto tu sia fantastico, e allora ti credo." Replicò sua figlia con un sorriso.

Era vero, le famiglie erano complicate, e Brandon ne sapeva qualcosa. Quando tornò su Eraklyon, infatti, dopo aver finito il suo turno si diresse all'altra riva del fiume. C'era silenzio, e l'aria era molto calda. Brandon arrivò davanti a lei e sedette lì.
"Ehi." Rimase in silenzio. Quando sua madre era in vita non aveva avuto il coraggio di parlarne con lei, ed ora si ritrovava nella stessa situazione. Il nome di Amelia stampato di fronte a lui lo paralizzò, impedendogli di parlare. C'era un leggero vento quel pomeriggio, ma era comunque caldo; Brandon sentì un brivido a causa di esso. "Mi dispiace." Fu tutto quello che riuscì a dire prima di scoppiare in lacrime sotto un cielo che minacciava tempesta.

Musa, Aisha e Miele tornarono su Sakoma e, arrivate lì, andarono tutte nelle scuderie dove Polaris aveva il suo posto. Miele insisté per potergli dare da mangiare e lì incontrarono Sebastian a cui le ragazze raccontarono ciò che era accaduto quel giorno.

"Cosa ne pensate?" Chiese il giovane stalliere.

"Non siamo troppo convinte, ma è la cosa giusta da fare." Spiegò Aisha, poi aggiunse: "Ora scusatemi, ma dovrei andare."

"E dove?" Chiese Musa, curiosa.

"Da Roy, ho bisogno di parlargli... ci siamo visti poco, io mi sono isolata e... beh, credo che dovremmo parlare."

"Principessa, perdonatemi, intendete il vostro amico di Andros?" Aisha annuì. "È uscito a cavallo con il barone." Aisha gettò un'occhiata a Musa, una di quelle eloquenti. "Il cugino di Jackson, Elijah." Spiegò la sua amica in un sussurro, Aisha rispose con un muto "Oh...".

"Ti ringrazio, Sebastian... beh, sono contenta che Roy abbia trovato qualcuno con cui passare il tempo. E, Sebastian, ti prego, chiamami Aisha." Lui sorrise e le fece un cenno di assenso, poi si allontanò per dar da mangiare ad altri cavalli lì nella scuderia.

"Hai un po' più chiaro il tipo di rapporto che vuoi avere con Roy?" Chiese dunque Musa alla sua amica. Miele nel frattempo era avvolta da Polaris, che si divertiva molto in sua compagnia.

"Credo di sì... credo che Roy abbia dei sentimenti reali per me."

"E credi che Nex non li abbia?" Chiese allora Musa, incerta.

"Non importa quali siano i sentimenti di Nex, lui pensa sempre e solo a se stesso." Musa sospirò, dunque si avvicinò alla sua amica e le avvolse le spalle con un braccio.

"Aisha, da amica ad amica, ho passato sei anni, non proprio continui, con una persona molto egoista. Sapevo che a Riven interessava solo di se stesso, ma ero talmente innamorata di lui che non riuscivo a vederlo."

"Quindi sei d'accordo con me?" Domandò Aisha, guardandola.

"No, certo che no. Quello che voglio dirti è che al contrario di Riven Nex è davvero innamorato di te, e io ho potuto vederlo perché ho notato la differenza. Tutti sempre a dire che quei due erano uguali, non era vero: per quanto egoista, Nex ti ama, non essere talmente arrabbiata da non vederlo." Agli sbuffi di Polaris, Musa fu costretta a lasciare la sua amica e raggiungerlo dentro, mentre Aisha rimase di fuori. Alzò gli occhi, quel cielo tempestoso rifletteva esattamente il suo stato d'animo.

Quella stessa sera, su Domino, Bloom accompagnò Roxy fino in camera. "Hai voglia di parlare?" Le chiese. La giovane però scosse la testa, diede un bacio sulla guancia alla sua amica e richiuse la porta mentre la principessa sospirò dispiaciuta, impaziente di mettere fine a tutta quella storia.

Il giorno seguente, su Eraklyon, mentre al piano di sotto lo scudiero del principe salutava una cameriera che aveva ancora da rivestirsi, ai piani alti, in laboratorio, era tornata la dottoressa Tecna, anche se solo lei e Timmy erano lì. Quando quest'ultimo arrivò e trovò soltanto la sua fidanzata fu sorpreso.

"Che succede? Dove sono tutti?" Chiese Timmy, perplesso.

"Non ne ho la minima idea..." Rispose Tecna, ancora presa dai suoi calcoli. Poi alzò lo sguardo verso Timmy. "Come stai?"

"Sto... sto bene." Rispose lui avvicinandosi e poggiando le sue cose. "Come mai me lo chiedi?"

"Io... volevo saperlo." Rispose lei con un sorriso. Timmy la guardò sorpreso. Poi però fu lui che la sorprese: le prese il viso fra le mani e la baciò.

Helia quel giorno non si presentò in laboratorio ed aveva già avvertito il suo amico: si sarebbe recato su Sakoma e avrebbe cominciato la sua riscoperta della magia. Il dottor Alexander, come suo solito, arrivò in ritardo, ma arrivò in compagnia di Judy comunicando agli altri che le sue tre assistenti erano state sollevate dall'incarico: tutta quella storia stava diventando pericolosa e non tutti erano disposti a rischiare, questa era stata la sua spiegazione. A quanto pareva però, Judy lo era eccome, e a quanto pareva la sua amicizia con Alexander stava crescendo, provocando un cambiamento nel dottore. Alexander, dopo che Judy gli aveva dettagliatamente riportato il racconto di Tecna su quanto era successo su Andros, era arrivato con una nuova luce negli occhi, e una nuova sicurezza al suo fianco. Judy non ne parlò con nessuno per non tradire la fiducia del suo amico, e custodì il segreto di una vita fatta di inadeguatezza e rigetto, e di un profondo bisogno di aiuto. I colleghi lavorarono insieme in quei giorni, cercando nuovi metodi per anticipare le mosse delle ombre. Sapevano ormai che la Gemma di Andros era stata presa dalle ombre e che quella di Solaria era stata messa al sicuro dalla divinatrice stessa; rimanevano quindi quella di Domino e quella di Linphea, e quella più difficile da tenere protetta era quest'ultima a causa della natura del pianeta. Quindi gli scienziati avvertirono la principessa di Domino e le chiesero di tenere la Gemma in un posto sicuro mentre loro cercavano un modo per capire cosa stesse accadendo al di là del cielo. In quelle due settimane, tutti si impegnarono, ognuno nel proprio compito e, mentre da un lato le tre fate cercavano di piegare a loro piacimento la magia oscura, dall'altro Helia cercava di entrare in contatto con la magia bianca che racchiudeva. Brandon, in quelle settimane, giorno dopo giorno, si spegneva poco a poco, in maniera lenta ed impercettibile ai suoi amici. Dopo aver finito i suoi turni andava a prendere Logan a Roccaluce, dove notava sempre più agitazione, e lo portava ad Alfea. Ormai, il suo lavoro gli sembrava inconsistente, privo di scopo finale, e andava avanti per inerzia perdendo anche la forza di porgere delle domande a se stesso. Di notte non dormiva, rimaneva in piacevole compagnia che non gli era difficile trovare, ma era sempre più tormentato. Le sue amiche, che lo vedevano quasi ogni giorno ormai, non sembrarono notarlo, ma lui si allontanava perdendosi nella sua mente. Quel giorno era proprio lì, ad Alfea, ma non prestò affatto attenzione alle cose straordinarie che le sue amiche, in così poco tempo, avevano imparato.

"Molto bene, Musa, eccellente!" Si congratulò Avalon con un mezzo sorriso, la fata sorrise soddisfatta.

"Perché anche stavolta sono l'ultima della classe?" Si lamentò Stella perdendo la concentrazione e lasciando quindi perdere l'esercizio che le era stato assegnato.

"Perché la tua magia è fastidiosamente luminosa, principessa." Rispose Logan con il suo solito fare cinico.

"Non scoraggiarti, Stella, prova con qualcos'altro per oggi. Andiamo con l'obscuromanzia... ragazze, chi di voi vuole aiutare Stella?"

"Stella nella mia mente? No, grazie!" Esclamò Aisha alzando le mani, Musa rise dicendo: "Passerei anch'io..."

"Brandon, tu mi dici di sì, non è vero?" Chiese Stella al giovane, con un broncio. Brandon fu riscosso sentendo il suo nome.

"Eh? Cosa?"

"Posso praticare osbcurocosa nella tua mente?" Ripeté dunque Stella, leggermente spazientita. Brandon guardò prima Logan, poi Avalon.

"Ehm... guarda, direi che sarà meglio la prossima volta... scusate, vado un po' di fuori." Detto ciò, il soldato lasciò l'aula lasciando confuse per lo più le ragazze. Logan conosceva suo fratello, sapeva ogni cosa, e ciò gli permetteva di manipolarlo. Avalon, che ancora non era riuscito ad entrargli nella mente, come aveva già detto, era estremamente affascinato dalla sua aurea, dal suo legame con Vymarna, e dal suo rapporto con Logan, e si chiedeva dell'oscurità che il soldato celava.

Nel frattempo, anche Helia stava facendo dei progressi, anche se molto lentamente. Lui e Flora si incontravano a palazzo, nella serra di Flora, posto che lei aveva ricominciato a frequentare spesso soprattutto dopo il rito di copertura. Quel giorno, il cielo era coperto su Sakoma, ma né lei né Helia ci fecero caso. Erano seduti sotto la quercia, l'uno di fronte all'altra a gambe incrociate e, in mezzo a loro, una candela color porpora accesa.

"Riesci a vederlo chiaramente?" Chiese Flora ad occhi chiusi.

"Non proprio..." Rispose Helia.

"Cammina verso di lui."

"Non riesco a muovermi."

"Devi provarci, mettici tutta la tua forza." Lo incoraggiò Flora. Lei non poteva vedere ciò che vedeva lui, ma entrambi si trovavano in una dimensione lontana dal tempo e lo spazio concreti.

"E... eccoci qui!" Esclamò Helia, aprendo gli occhi, con un sospiro stanco.

Flora aprì gli occhi e lo guardò. "Qual era il problema?" Chiese poggiando le mani dietro di lei.

"Non riesco a muovermi, non riesco a raggiungerlo... non capisco, è una cosa che ho già vissuto, ho immaginato mille e mille volte di ripetere quella scena e agire diversamente, perché stavolta non ci riesco?"

"Perché stavolta devi accedere a qualcosa di nascosto." Rispose lei, Helia poggiò i gomiti sulle ginocchia sporgendosi verso di lei. "Tuo padre, di spalle, se ne va con quella parte di te, una parte di te che si è rifugiata dentro di te e che ormai non sente di dover uscire fuori. Devi andare verso di lui e salutarlo, abbracciarlo, in questo modo accoglierai la tua magia." Spiegò Flora, poi notò lo sguardo basso di Helia. "Stai bene?"

"S-sì... è solo che... beh, sai, è difficile ripetere più volte senza fare progressi il più grande rimpianto della tua vita." Rispose Helia senza guardarla, poi alzò lo sguardo. "Mi manca."

"Posso soltanto immaginarlo..."

"... ero... ero così arrabbiato con lui! Stava partendo ancora, e tutto quello che volevo era che rimanesse a casa. Quella mattina era venuto in camera mia per stare da soli e salutarmi, si era seduto sul mio letto e sai io cosa ho fatto? Sono rimasto girato di spalle per tutto il tempo... se ci ripenso adesso capisco le sue parole molto più chiaramente. Era un generale dell'esercito, ma mi amava con tutto il suo cuore. Me lo disse, me lo disse quella mattina, e tutto quello che riuscivo a pensare era 'se mi ami allora perché te ne vai? Perché mi lasci?', ma lui me lo spiegava, e io non volevo capirlo. Poi, alla porta, prima di andare, si abbassò, si mise in ginocchio di fronte a me e allargò le braccia chiedendomi un abbraccio, io rimasi a braccia incrociate e col broncio. Flora, lui se n'è andato e non è tornato e io non l'ho nemmeno salutato..." Gli occhi di Helia divennero lucidi, Flora si spostò in ginocchio di fronte a lui e lo avvolse in un abbraccio.

Passò un'altra settimana, le ragazze facevano progressi con le loro nuove arti e tutto faceva pensare che da lì a poco sarebbero state in grado di sopraffare le ombre; Sky e Bloom erano stati a Tìr na nÓg e avevano comunicato a Nebula che la sua richiesta era stata accettata: Roxy avrebbe rinunciato al suo diritto sul trono se lei avesse messo a disposizione l'esercito. I ragazzi erano convinti che solo e soltanto allora avrebbero avuto loro le redini in mano, purtroppo non potevano sapere cosa sarebbe successo e come si sarebbero svolte le cose. Ma quella notizia diede a tutti un po' di sollievo, e Hagen fece loro sapere che il Sigillo era quasi pronto. Il fabbro magico passava giorno e notte a forgiare quello speciale artefatto. Nel frattempo, all'insaputa del resto dei suoi amici salvo Timmy, Helia continuava a scavare dentro di sé per riuscire a perdonarsi e a ritrovare quella magia che teneva custodita. I giorni passavano, e Flora cominciava a sentirsi più familiare con la corte. Il fatto che avesse parlato con Jackson di Helia e delle sue visite fece in modo che il principe assumesse un'attitudine del tutto amichevole e tra lui e la sua fidanzata non ci furono contrasti. Anzi, dopo gli ultimi avvenimenti e gli avvertimenti di Jackson, Flora aveva deciso di decidere: era la fidanzata del principe, e sebbene il suo cuore spesse volte la riportava al soldato, le chiedeva con forza e rabbia di cercarlo perché sentiva come una fiamma ardente che l'altro si stava in qualche modo spegnendo, lo metteva a tacere, e a modo suo pian piano si spegneva anche lei. Passava del tempo con Jackson, a volte persino parlava guardando di fuori cercando di mascherare la tristezza e mascherare quella situazione. Stava diventando come l'eroina di un romanzo a cui non si sarebbe mai paragonata: stava creando una realtà che andasse bene, una realtà fittizia che le permettesse di sopravvivere. Il suo ottimismo glielo imponeva, non poteva e non doveva lasciarsi andare. Anche se, a volte, quando rimaneva sola, pensava che il suo soldato non era come lei, e si chiedeva come stesse. Si chiedeva se fosse soddisfatto del suo lavoro, se riusciva a stare intorno a suo fratello senza che un mostro gli mangiasse il cuore masticando lentamente, si chiedeva se avesse paura di quello squarcio nel cielo. Non ne aveva più parlato con Aisha, mentre lasciava che la sua amica spesso si sfogasse a causa della brutta situazione che stava vivendo. La principessa non aveva più un regno e si sentiva persa. Non vedeva Nex dal giorno in cui l'aveva mandato via e anche se chiedeva a Flora se quello non fosse stato un errore, nonostante la risposta affermativa della sua amica, ritornava su i suoi passi imponendosi un amore più pacato. Anche Roy stava trovando la sua dimensione: da quando aveva lasciato la squadra anni prima, per delicatezza, non aveva mantenuto dei rapporti molto stretti con loro ed ora non se la sentiva di confidarsi con nessuno. A quanto pareva però, a palazzo Elijah era diventato suo amico, condividendo la passione per lo sport. Roy pensava alla sua famiglia, non c'era giorno in cui l'angoscia non lo divorasse, e per questo motivo poco riusciva a rapportarsi con la ragazza per la quale aveva ancora dei sentimenti. Elijah era un buon amico, e forse più saggio di quanto lui non fosse, e in sua compagnia Roy riuscì persino a fare amicizia con lo stesso principe, che, nel frattempo, stava conoscendo meglio la sua fidanzata, iniziando persino a provare un sentimento per lei. Sentimento che, però, veniva presto spento dalle pressioni di suo padre, che facevano sembrare tutto quello un affare che andava presto concluso. Il re aveva imposto a Jackson di avvicinarsi a Flora, e dopo il rito la sua fretta per il matrimonio era cresciuta. Jackson ne chiese il motivo, suo padre rispose che presto ci sarebbe stata una guerra e i matrimoni andavano celebrati prima delle guerre, e gli eredi venivano concepiti a quel tempo, per essere sicuri. Il giovane obbediva, sebbene molte volte intorno a lei si sentisse confuso. Flora era diventata amabile, meno acida e per niente cinica. Lo accompagnava, passeggiavano insieme, e c'erano stati dei baci. Fu proprio quel pomeriggio che Jackson le parlò, mentre Flora lavorava a delle peonie nella serra e lui girovagava tra le piante.

"Hai avuto notizie dai tuoi amici?" Chiese lui, ancora circondato dai crisantemi bianchi.

"So che Nebula ha accettato, vista la resa di Morgana, ed è già tanto..." Rispose lei mentre ancora lavorava. Jackson la raggiunse e le mise le mani sulle spalle, dandole un bacio sui capelli. Flora si fermò e si voltò verso di lui. "Che succede?"

"Deve succedere qualcosa?" Chiese il principe, Flora abbozzò un sorriso alzando un sopracciglio, Jackson sospirò. "E va bene, volevo parlarti di una cosa."

"Dimmi." Replicò lei poggiando gli attrezzi sul tavolo.

"Ascolta, non sappiamo ancora come si svilupperà questa situazione e c'è tanta paura su Sakoma... questo mese potremmo celebrare il matrimonio." L'espressione di Flora divenne seria di colpo, Jackson si affrettò dunque ad aggiungere: "Le persone capirebbero che non c'è nulla da temere, che la Corona è salda e che possono contare su di noi. Flora," Le prese il viso fra le mani. "queste situazioni sono pericolose per tutti, a causa delle guerre vere e proprie ma anche a causa di insurrezioni e proteste, dobbiamo stare attenti."

"Io..." Replicò Flora prendendo un respiro. "... sarei d'accordo." Jackson non si aspettava quella risposta e un'espressione di sorpresa gli si disegnò sul viso. I suoi occhi di tempesta incrociarono quelli di Flora, che però non erano troppo allegri. "Ma..." Jackson sospirò lasciandola andare, ma Flora lo fermò dicendo: "... vorrei che mia madre possa essere presente, e per ora non è possibile."

"Cosa le succede?" Chiese lui corrucciandosi.

"Non sta molto bene, e con tutto quello che sta accadendo su Linphea sta perdendo le forze. Sai che era una ninfa, e questa sua condizione le sta facendo male." Era vero, non vi era alcuna bugia in ciò che aveva detto. Poche sere prima Flora aveva sentito i suoi genitori e lei e sua madre si erano prese del tempo per parlare da sole. Alyssa aveva deciso di essere sincera con sua figlia, soprattutto dopo quello che le "bugie bianche" avevano causato. Le aveva detto che stava male perché il suo tempo stava finendo, ed era stato questo il motivo per il quale anni prima non era stata bene. Alyssa era stata una ninfa di Vymarna, un essere della Natura, un essere immortale che finisce dopo un ciclo quasi infinito di stagioni, ma che non muore mai, bensì viene assorbito dalla natura finendo il suo ciclo d'essere ma non smettendo mai di esistere. Ma ora era umana e il tempo per lei era scorso diversamente. I cicli delle stagioni erano diventati anni, e gli anni per Alyssa stavano finendo. Lei e Rodols avevano consultato gli anziani e si erano recati alle acque del Salice Nero, grazie alle quali si era potuta rimettere. Ma Alyssa sapeva che nessuna magia era per sempre, ed anche che ogni magia aveva un prezzo. Accettare la magia del Salice aveva significato stare bene ma aveva richiesto energia di cicli naturali, anni. Così si era sacrificata per le sue bambine, le sue figlie che erano ancora piccole e avevano bisogno di lei. Una bambina e una giovane donna avevano bisogno di una madre attiva, in salute, energica e pronta ad aiutarle e a guidarle. Alyssa aveva scelto. Ma ora il tempo veniva a saldare il conto. 
Jackson capì e non disse altro, ma sapeva che doveva convincerla per il bene del suo regno e per poter essere un buon re.
Nel frattempo, ciò che sua madre le aveva raccontato accompagnava Flora in quei corridoi silenziosi. A Miele non aveva detto nulla, non se la sentiva, anche se sapeva che avrebbe dovuto parlarle al più presto per evitare ogni sorta di conflitto. Però lei non poteva lasciare da soli i suoi genitori. Amava la sua famiglia, si considerava benedetta dagli dei per quella meravigliosa famiglia che aveva avuto e che aveva. Una famiglia unita, una famiglia dove l'amore era la regola principale, dove non erano mancati i conflitti ma che si erano risolti con la comprensione e l'aiuto reciproco. Doveva vederli, doveva parlare con sua madre, abbracciarla e rassicurarla, e ringraziarla per la donna che l'aveva aiutata a diventare. E doveva stringere suo padre; l'amore dei suoi genitori era stato un'ispirazione, una sicurezza, un porto sicuro, e tanto vero che poteva essere notato ad occhio nudo. Non poteva pensare che suo padre stesse soffrendo, doveva vederlo. Quella notte non chiuse occhio, la decisione era presa ma, allo stesso tempo, aveva paura di prenderla. Alle prime luci dell'alba si disse che non era più il momento per la paura, dunque decise che quel giorno avrebbe fatto quella telefonata.

Quel giorno di inizio giugno fu per tutti una giornata molto scombussolante, e il tutto partì da una telefonata da parte di Timmy e Tecna che chiedevano ai loro amici di vedersi. Flora era con Jackson quando ricevette la chiamata, erano entrambi sulla torre astronomica. Flora era al telescopio, guidata dal principe, e lui le mostrava i punti del cielo che più lo lasciavano perplesso. Lo squillo del cellulare li interruppe e quando Flora riattaccò il principe rimase in attesa di informazioni.

"Tecna e Timmy vogliono parlarci..." Disse lei con un sospiro.

"Credi che sia accaduto qualcosa?"

"Non lo so, ma credo sia meglio andare."

"Vengo con te." Disse lui fermandola. Flora non rifiutò il suo gesto, anzi, si avvicinò a lui lasciandosi avvolgere.

"Non ce n'è bisogno, Musa e Aisha verranno e saremo qui presto. Tecna e Timmy sono degli scienziati, amano le riunioni, ma tu hai cose ben più importanti da fare qui. Hai notizie delle truppe che avete mandato ai confini?"

"No..." Rispose Jackson affranto. "... oggi si riunirà il Consiglio e vedremo come agire. Beh, allora mi fido di te e del tuo giudizio, cerca di stare attenta, quelle ombre sono pericolose." Flora gli poggiò una mano sul viso e incrociò il suo sguardo.

"Ti ringrazio." Lo baciò sulle labbra, poi rimase a guardare quegli occhi tempestosi. "Jackson, c'è un motivo per cui i tuoi occhi sono tanto tristi?" Il principe non si stupì, bensì accennò un sorriso.

"È solo una tristezza che mi porto dentro da troppo tempo." Rispose scuotendo leggermente la testa. Flora avrebbe voluto piangere, ma non lo fece. Lo baciò ancora una volta e poi andò via, diretta su Eraklyon.

Sul pianeta del principe Sky, gli amici si riunirono incontrandosi nel laboratorio che ormai tutti conoscevano, il quale era diventato una sorta di nuovo quartier generale. Eraklyon abbracciò chi veniva da Sakoma con un'aria calda e leggermente afosa. Come loro solito, Timmy e Tecna mantennero la suspense e non dissero nulla fino a quando non furono tutti lì. Gli amici si scambiarono tutti varie occhiate, era da un po' che ognuno di loro aveva dei segreti che teneva per sé o che comunque non erano conosciuti dall'intera squadra e quel senso di minor complicità fu avvertito.

"Bene." Esordì Tecna, "Grazie per essere venuti, ragazzi."

"Di' la verità, vi mancava una di queste riunioni..." Disse Musa con un sorrisetto. Tecna fece per rispondere contrariata ma poi sospirò. 

"Se persino io sono stanca di parlare attraverso videochiamate vuol dire che siamo arrivati al limite. Comunque, ritorniamo al motivo per il quale vi ho chiesto di venire: abbiamo un problema."

"Sono sorpreso!" Esclamò Brandon con sarcasmo.

Timmy alzò le spalle e disse: "Ci dispiace essere sempre quelli che devono dare cattive notizie, ma pare che le ombre siano dirette su Whisperia." A quella notizia, Flora istintivamente guardò il soldato che, con sua sorpresa, fece lo stesso nello stesso momento. L'uno lo fece per paura, l'altra lo fece per preoccupazione.

"Quindi quella che poteva essere un'intuizione della Madre Terra ora è un fatto." Affermò Brandon con finto distacco.

"Esatto, quindi bisogna andare su Whisperia. Abbiamo risolto la questione con Morgana, sappiamo che abbiamo il sostegno di Nebula, stiamo facendo tutti dei progressi, basta procrastinare per paura." Replicò Timmy.

"Quindi andiamo a dare un'occhiata? Organizziamoci bene," Disse Sky, "ognuno di noi ha il suo da fare, e le ragazze su quel pianeta non ci mettono piede."

"Cosa? E perché?!" Protestò Bloom, incrociando le braccia.

"Guarda che stiamo imparando a gestire la magia nera." Aggiunse Musa.

"Sky ha ragione." Le fermò lo scudiero. "Whisperia è il covo della magia nera, voi siete agli inizi e comunque sia non è la vostra magia, la state solo gestendo. Whisperia è troppo pericoloso per voi, noi siamo umani, non abbiamo problemi." Helia gettò un'occhiata a Flora e lei capì, anche se in quel momento non seppe come aiutarlo.

"Beh, ragazzi, siamo tutti, no?" Chiese Sky, i suoi amici annuirono, tranne Helia, che disse: "Io... io credo di non poter venire. Mio nonno ha bisogno di me a Fonterossa."

"Bene, saremo io, Brandon, Timmy e Roy." Dichiarò Sky, alzando le spalle.

"Fermi, fermi, fermi." Disse Tecna, "Non potete privarmi di Timmy a tempo indeterminato, ho bisogno di lui qui in laboratorio."

"Le missioni suicide non piacciono mai a nessuno!" Si lamentò scherzando il principe. "Allora siamo in tre, ragazzi." Concluse alzando le spalle e guardando Roy e Brandon.

"Veramente, siamo in quattro." Tutti si voltarono. "Non ditemi che non avete bisogno di una mano..."

"Beh, noi..." Balbettò Sky, poi sorrise incerto.

"Certo, ti basta fare un'entrata a effetto..." Borbottò Aisha, alzando gli occhi al cielo.

"Guarda che ti ho sentita." Puntualizzò Nex, storcendo le labbra.

"Nex, almeno ci spieghi... tutto?" Chiese allora Helia. L'ex paladino si appoggiò al tavolo alle sue spalle e rispose: "Un conto è non volervi aiutare a salvare la vita della pixie di turno, un altro è salvare l'universo, e in quello ci sappiamo fare. Non ho mai detto di non voler lavorare con voi, ma chiedo di farlo soltanto quando abbiamo una reale minaccia." Tutti si guardarono, l'espressione di Aisha era gelida.

"Beh, siamo contenti di riaverti in squadra allora!" Esclamò Timmy dopo gli attimi di silenzio che avevano seguito alle parole di Nex. I ragazzi si organizzarono per il giorno dopo, l'idea non piaceva a nessuno. Sapevano che Whisperia era un posto pericoloso e non avevano idea di cosa avrebbero potuto trovare, dato che quel pianeta era molto poco frequentato dalle fate e da tutti coloro che avevano il buongusto di sottostare ad una legge. Il ritorno di Nex era stato ben accettato da tutti, e anche da Aisha, anche se non voleva ammetterlo. Timmy e Tecna spiegarono ai loro amici come loro avrebbero monitorato la situazione da Eraklyon e spiegarono loro tutto ciò che avevano da sapere. Contavano di stare su Whisperia circa un giorno e tornare la sera stessa, le ragazze diedero loro abbastanza polvere di fata per far funzionare i materializzatori se le ombre avessero attaccato. Brandon comunicò ai suoi amici della strana atmosfera a Roccaluce, e del fatto che quando aveva cercato di parlare con i Templari loro l'avevano ignorato, e quello non poteva che essere un segno negativo. Dunque, a quanto pareva, quel cielo squarciato stava dando dei segnali all'oscurità della Dimensione Magica, e Whisperia in quel momento era il peggior posto su cui mettere piede.

"Beh, ragazzi, se è tutto, io devo proprio andare adesso." Disse Brandon con un sospiro, i suoi amici lo capirono e lo salutarono. Quando lasciò il laboratorio, Brandon prese un respiro e si avviò. Aveva paura. Vymarna lo aveva avvisato ed ora quella che era stata una previsione erano diventati fatti. Sentire la presenza della Natura sotto la pelle lo confondeva, lo tormentava. Non che i suoi tormenti non fossero già abbastanza. Odiava Whisperia, ci era già stato e non gli era piaciuto. Quel pianeta gli aveva messo una gran paura. Era stato un incubo. Un incubo che ancora quel giorno gli tornava alla mente.

"Brandon." Il giovane si fermò, prese un respiro. Si voltò e la trovò lì a pochi passi. Fu Flora a camminare verso di lui, con lo sguardo basso e le dita contorte l'una sull'altra.

"Dimmi." Replicò allora fermo davanti a lei. Lei non osò incrociare il suo sguardo, ma rispose: "Ascolta, io... mi dispiace tanto per quello che sto per chiederti, non vorrei, e non vorrei che..."

"... Flora." La interruppe e con un dito sotto al mento le alzò il viso costringendola a guardarlo. "Arriva al punto."

"Ho bisogno di andare su Linphea." Disse dunque lei tutto d'un fiato. Brandon rimase sorpreso, involontariamente accennò un sorriso. "Mi dispiace, mi dispiace tanto, credimi, io..."

"Perché?" Chiese lui interrompendola ancora una volta. "Insomma, perché adesso?"

"Io... ecco, io credo che prima di andare su Whisperia domani tu debba andare lì, su Linphea, sì, anche tu perché... so che in qualche modo tu e mia madre avete costruito un rapporto e... io non sapevo come dirtelo in realtà, ma... ma sento davvero che tu debba andare da lei, e per lo stesso motivo io devo andare lì." L'espressione di Brandon cambiò.

"Che... che le succede?"

"Non..." Sospirò. "... era una ninfa, ora è un'umana, il tempo per lei scorre diversamente e... il suo è quasi finito." Rispose Flora, con gli occhi lucidi, distogliendo lo sguardo. Brandon rimase interdetto. Deglutì, cercando di non far riaffiorare la debolezza proprio in quel momento.

"Quindi vorresti... vorresti andare su Linphea per lei?" Chiese il soldato guardandola, Flora però non incrociò subito il suo sguardo.

"Lo so che è davvero egoista da parte mia, e... beh, giudicami se vuoi, ma sappiamo che soltanto tu puoi aiutarmi."

"Bene." Annuì Brandon con un nodo alla gola. "Sai che lo farò."

"Ti... ti ringrazio, e ti chiedo scusa."

"Non serve." Replicò lui guardandola dritta negli occhi acquosi.

"E invece sì. Mi dispiace davvero, mi dispiace perché... l'ultima cosa che vorrei è trascinarti in situazioni che ti farebbero male, e io..." Flora fu interrotta, il soldato, di fronte a lei, la tirò a sé e la tenne stretta in un abbraccio.

"Posso capire cosa significa, e credimi se ti dico che tu sei l'ultima persona al mondo a cui augurerei un simile dolore." Disse lui, ricacciando dentro le lacrime. Il sorriso di Amelia gli si era posto davanti agli occhi senza che potesse impedirlo. Flora alzò lo sguardo verso di lui e capì quell'espressione, la assumeva ogni volta che pensava a sua madre. Con un dolore al petto, la keimerina si allungò verso di lui e gli diede un bacio sulla guancia, poi disse: "Allora quando tornerai lo faremo. Ti prego, ti prego, sta' attento su Whisperia. Io... devo andare." Stava per andare, ma poi si fermò. "E, Brandon," Lui la guardò. "Parlane con qualcuno."

"Di cosa?" Chiese lui, turbato.

"Di qualunque sia la cosa che ti sta tormentando tanto." Lui non disse nulla, fece solo un debole cenno. Così lei si allontanò e lo superò, con le mani tremanti e il cuore che stava per uscirle fuori dal petto. Brandon rimase fermo a guardarla allontanarsi, realizzando che, nonostante tutto quel dolore, non riusciva ad odiarla.

 

Coucou! Miei adoratissimi germogli di lullabea! Siete qui! Mi avete aspettata! Oh, che gioia! Davvero, vi adoro alla follia! Prima di dire ogni altra cosa, ci tengo davvero a ringraziarvi per la pazienza che avete avuto con me e, da oggi, gli aggiornamenti torneranno ad essere settimanali come una volta! Sapeste quanto ne sono felice! E spero lo siate anche voi! 

Dunque, parliamo del capitolo? Spero vi sia piaciuto, e c'è parecchio che bolle in pentola. A quanto pare, Morgana non è proprio felice della sua vita al Frutti Music Bar, e non è d'accordo con la scelta di sua figlia...
HELIA HA LA MAGIAAAAAAAAAAAA!! Hahaha, scusate, mi gaso. So che sembrava che lo odiassi, ma non lo odio, anzi, ed è per questo che per lui si sta per aprire una storia che... wow! Non immaginate! Flora gli dà una mano a riscoprire la sua magia, e qui si può vedere che fantastico legame di amicizia abbiano! Ho sempre creduto che loro due come migliori amici valessero davvero tanto! 

Lo so, lo so, parliamo di lui. Brandon è tormentato, e, fondamentalmente, ancora non sappiamo perché. Andremo su Whisperia, e lui sembra esserne terrorizzato... ipotesi? E poi la scena finale. Vi assicuro che non è che provo gioia nell'affliggere quei due, è solo che........ 
Ed è tornato Nex? Ne siete felici? Cosa ne pensate di lui?

Va be', io mi fermo qui, però muoio dalla voglia di sapere cosa voi ne pensate! Mi avete aspettata tanto, più del tempo che vi avevo chiesto di aspettare, ma se vi raccontassi tutto ciò che è successo vi sembrerebbe addirittura alquanto inverosimile! Spero di non aver tradito la vostra fiducia, e spero che continuerete a seguirmi in quest'avventura! Da oggi in poi aggiornamenti settimanali, quindi ci sentiamo sabato col prossimo capitolo! Impazienti di partire per Whisperia?

Vi adoro, vi voglio bene, e vi ringrazio!

Vi strAmo,
xoxo

Florafairy7

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Questione di affari ***


 QUESTIONE DI AFFARI

 
Il tormento era tutto ciò che stava accompagnando Brandon in quei giorni. Il giorno stesso in cui aveva rivisto i suoi amici, quello si era ampliato, scatenando in lui i peggiori sentimenti. Ogni parola e ogni sguardo sembravano accusarlo. Era un qualcosa che lo aveva accompagnato per anni, ma Fonterossa era stato un nuovo inizio. Il suo fingersi il principe Sky, e il fatto di essere riconosciuto da tutti come il suo scudiero, essere il fidanzato della principessa Stella, salvare il mondo con i suoi amici, quelle cose gli avevano conferito una nuova identità. Una abbastanza solida da sostituire l'altra. Ma quando quello era finito ed era tornato su Eraklyon, le cose erano cambiate. Il passato era ritornato da lui a riscuotere. E per quanto avesse cercato di evitarlo, di ignorarlo, di scappare via, Logan era stato abbastanza bravo da parargli la strada e convincerlo a guardare in faccia i suoi fantasmi. Uscì di primo mattino, salutò distrattamente qualcuno per i corridoi e ricambiò qualche occhiata, ormai era divenatato popolare tra le ragazze che lavoravano a palazzo. Non gli piaceva avere quella fama, ma ormai non sapeva più chi fosse davvero. Non sapeva se era davvero una brava persona, ma lo sarebbe stato. Lo avrebbero ricordato come quello che avreva salvato l'universo sacrificando la propria vita, e magari quella colpa sarebbe scomparsa con lui. Arrivò su Linphea e bussò alla porta, fu Rodols ad aprire e non fu sorpreso quando lo vide.

"Ragazzo!" Esclamò Rodols. "Qual buon vento? Vieni, entra!" Disse poi lasciandolo entrare. Poi si schiarì la voce rendendosi conto che aveva lasciato trasparire troppo entusiasmo. Non lo avrebbe ammesso, ma Brandon gli piaceva. Aveva salvato la vita di Flora, e quello valeva più di tutto.

"Sono passato per sapere come stavate, lei e Alyssa, intendo... Flora mi ha raccontato e io sto per partire."

"Beh, ti ringrazio per essere venuto. Se Flora ti ha raccontato allora sai che non c'è molto da fare..." Replicò Rodols abbassando lo sguardo.

"Lei come sta?" Chiese Brandon, stringendo le labbra.

"Io..." Rodols deglutì. "... io è come se mi rendessi conto che ho sprecato un sacco, un sacco di tempo, ed ora il suo tempo sta finendo e io vorrei fare qualcosa."

"Mi dispiace davvero." Replicò il giovane, Rodols annuì abbozzando un sorriso di cortesia.

"Dove te ne vai?" Chiese poi, scrollandosi quelle emozioni di dosso.

"Su Whisperia, crediamo che le ombre di Zvonimir lì stiano cercando qualcosa e andiamo a dare un'occhiata."

"Beh, state attenti, Whisperia non è per niente un bel posto."

"Sì, lo so..." Sospirò Brandon, forse in maniera un po' brusca. "... Mi dispiace, sono solo... un po' preoccupato. Alyssa è di fuori?" Rodols annuì con espressione serena, tranquillizzandolo. Dunque, Brandon attraversò la porta-finestra e raggiunse Alyssa, che era seduta su una sedia di vimini leggendo un libro. Appena lo vide sorrise.

"Brandon, caro, che piacere vederti!" Esclamò la donna, Brandon si avvicinò. "Siediti!" Lo invitò Alyssa. Il giovane prese posto di fronte a lei, sullo sgabello che di solito loro usavano per lavorare.

"Ehi." Salutò Brandon con un sorriso nelle labbra increspate.

"È un po' che non ti fai vedere, giovanotto!" Disse l'ex ninfa, con una nota di rimprovero nella voce, che però suonò lo stesso dolce.

"Lo so, mi dispiace... c'è stato così tanto, i problemi sembrano non finire mai... ma tu come stai?"

"Te ne ha parlato Flora?" Chiese Alyssa, rabbuiandosi.

"Sì." Rispose lui, piuttosto provato, unendo le mani.

"Ehi, ehi, guardami, non distogliere lo sguardo con me. Sto bene, sono solo un po' stanca, ma non pensare per un attimo che in me ci sia tristezza."

"Come... come puoi non essere triste?" Chiese lui, incredulo. 

"Non sono triste per me. Ho avuto una vita meravigliosa, ogni singolo secondo è stato incredibile! Ho vissuto da ninfa e da umana, ho amato l'uomo più meraviglioso che avessi mai potuto sognare di incontrare e con lui ho cresciuto due figlie che amo più della mia stessa vita. Non posso più chiedere nulla. Se vuoi saperlo, sono triste per loro perché non vorrei lasciarli da soli, ma credo che in fondo siano pronti."

"Cosa intendi?"

"Io e Rodols ci siamo amati molto, e ci amiamo ancora tanto, tantissimo. Siamo cresciuti insieme, siamo cambiati insieme, ci siamo riempiti l'uno dell'amore dell'altra. Anche se ci separiamo adesso, non sarà una vera separazione. Io sono lui e lui è me, è come se le nostre essenze ormai siano legate insieme, non possiamo dividerci veramente. E ci sono voluti questi anni di amore, litigi, rabbia, comprensione per portare a questo. Ora siamo pronti. Per le mie bambine... beh, non vorrei mai che fossero pronte a lasciarmi, ma è così. Flora ormai è una donna, una forte e coraggiosa donna di cui vado immensamente fiera, e so che è la persona giusta per guidare Miele, che a sua volta ha già sviluppato un carattere così deciso, saggio e divertente." Alyssa pronunciò queste parole sorridendo, poi notò l'espressione buia di Brandon. "Ti ho chiesto di guardarmi, non nascondere la faccia. So che le cose sono complicate, ma io ti voglio bene, e anche se non me ne hai parlato so che hai tanti dispiaceri. La situazione è complicata, ma io ti affido a Flora."

"Io non voglio perdere anche te." Ammise Brandon, trattenendo le lacrime. "Flora fa di tutto per evitarmi, Sky non capirebbe e io..." Lasciò cadere quella frase. Lo sguardo dolce di Alyssa lo trafiggeva.

"Flora mi ha detto del rito, ne sono felice." Disse la donna, dopo qualche istante di silenzio.

"Davvero? Io no. Sono felice per lei, tornerà qui, potrai averla vicina, ma io non sono felice per me."

"Brandon, come puoi non vederlo? Voi due vi appartenete, e presto un voto ve lo confermerà. Spero sia presto, devo essere in forze per le nozze di mia figlia. Sarà bellissima, già la vedo."

"Sì, certo, il principe..."

"Non sto parlando di quelle nozze, ma delle vostre." Brandon la guardò perplesso.

"Sono felice che tu la veda in questo modo, ma è semplicemente un rito magico."

"Forse tu non sai che questo rito era ciò che permetteva a una keimerina di unirsi ad un'altra persona. Nikolai era un dio minore, e le sue figlie sono semidivine. Certo, Flora non è quasi immortale come le altre perché ai tempi Nikolai aveva già perso i suoi poteri, ma rimane ciò che è. E una creatura semidivina non può semplicemente legarsi ad un umano. Quel rito veniva compiuto con la persona a cui la keimerina sceglieva di appartenere completamente, e stiamo parlando di tanti anni fa. Quello che noi chiamiamo rito Vymarna lo chiamava matrimonio, ma ha tanta importanza adesso il nome con cui chiamiamo le cose?"

"Io... credo di no."

"Brandon, tesoro, ma che succede?" Chiese poi Alyssa, con un sospiro, dispiaciuta, notando la sua espressione lontana.

"Niente, va... va tutto bene. Tra un po' dovrò partire per Whisperia e non ne sono entusiasta, ecco tutto."

"Conosci quel pianeta?"

"Sì, e non ho dei bei ricordi."

"Questa volta sarà diverso. La prima volta avevi i tuoi amici con te? Ehi, ehi, ti ho chiesto di guardarmi." Lo rimproverò ora che aveva distolto di nuovo lo sguardo.

"N-no, ero con... non c'erano i miei amici. Hai ragione, sarà sicuramente diverso." Rispose Brandon con la voce un po' tremante. Poi si alzò. "Io credo di dover andare, devo arrivare su Eraklyon e..." Prese un respiro. "Alyssa."

"Sì?" Chiese lei alzando lo sguardo verso di lui.

"Ti voglio bene." Alyssa lo guardò, poi, facendosi forza sui braccioli della sedia, si alzò. Gli aggiustò il colletto e disse:

"Te ne voglio anch'io. Sta' attento, e ricorda: il nostro passato non definisce ciò che siamo." Gli diede un bacio sulla fronte e poi sorrise. "Te lo dico io perché lei ha paura: fa' molta attenzione perché sei la persona più importante della sua vita. So che è mia figlia, ma imbrogliare ogni tanto non fa male a nessuno. Il principe l'ha rinchiusa in una brutta situazione, non pensare che non tenga a te." Brandon le sorrise e abbassò lo sguardo. "Non nasconderti." Lo rimproverò la donna. "Non hai nulla di cui vergognarti." Gli sorrise, e Brandon avrebbe voluto piangere.

Alyssa non lo sapeva, ma lui una ragione per vergognarsi ce l'aveva. Mentre guidava fino ad Eraklyon la sua mente vagava in altri posti. Si sentiva un ragazzino, lo stesso ragazzino che non aveva avuto il coraggio di confessarlo a sua madre, lo stesso ragazzino che non aveva avuto la forza di godersi quei baci e quegli abbracci tanto dolci che solo Amelia sapeva dare. Ed ora Alyssa faceva lo stesso, lo guardava con quello sguardo scrutatore, quello che sembrava saperla lunga e che ti rassicurava che sarebbe andato tutto bene, e lui sentiva di avere di nuovo quindici anni. Ed ora, proprio come Amelia, Alyssa se ne stava andando. Non poteva sopportarlo. E gli faceva male il cuore a pensare che Flora avrebbe sofferto tanto quanto aveva sofferto lui per sua madre. Non voleva che soffrisse, avrebbe fatto di tutto per non farla soffrire. Ma lei era comunque indecifrabile, lo confondeva ancora e ancora. Quelle sue parole, quei suoi modi, quei suoi sguardi, tutto gli faceva pensare che il suo cuore gli appartenesse. Ma l'immagine del bacio con il principe gli si ripresentava davanti, e quelle settimane di silenzio, non si sentivano da mesi se non quando si riunivano con la squadra. Gli mancava, gli mancavano quei pomeriggi freddi a Selvafosca, gli mancava la sua risata, gli mancavano i suoi consigli che arrivavano sempre dritti al punto che chissà come faceva. Ma come poteva essere sicuro che lo amasse? Il principe non c'entrava. Lui le aveva offerto il suo cuore e lei aveva scelto Helia. E se anche il principe avesse c'entrato qualcosa sarebbe stata la causa della separazione tra lei ed Helia. Quindi, nonostante tutto, come poteva pensare che lo amasse? Alyssa lo aveva incoraggiato dall'inizio e non si meravigliava di quelle parole. Ma ora il cielo scuro sembrava più pesante e molto più minaccioso.

Quella stessa mattina, su Sakoma, Flora era con sua sorella Miele e aveva chiesto a Chatta di lasciarle da sole. La pixie dunque era andata in giro per il palazzo e poi in giardino, aspettando che Helia arrivasse. Le due sorelle erano nella serra, Miele girovagava tra le piante, mentre Flora, appoggiata al tavolo da lavoro, cercava di trovare le parole giuste.

"E così Helia potrebbe diventare un mago potente, eh? Wow! Posso rimanere mentre fate la seduta spiritica?" Chiese la ragazzina, annusando poi delle viole.

"Non è una seduta spiritica, è più un viaggio interiore, ed è per questo che non puoi: è una cosa piuttosto intima." Spiegò Flora. "Miele, vieni qui, ti devo dire una cosa." Disse poi, dopo aver preso un respiro. Miele si fece spazio tra le piante e arrivò da sua sorella.

"Che succede?" Il suo viso si rabbuiò. "Non mi piace la faccia che hai." Flora sospirò abbassando lo sguardo.

"Miele, ascoltami, dobbiamo parlarne perché ormai non è giusto che tu venga lasciata da parte, mi hai dato mille dimostrazioni della forte giovane donna che stai diventando." Miele guardò sua sorella con espressione preoccupata, e allora Flora le raccontò ciò che stava succedendo alla madre. In quella tempestosa mattinata, le due sorelle si ritrovarono più vicine che mai, strette affidandosi l'una all'altra, e trovando nell'altra la vera comprensione.

In quello stesso palazzo, la principessa Aisha era nella sua camera. Odiava quel posto. Quel giorno non avrebbe dovuto vedere Avalon e decise, dato anche il brutto tempo che stava ormai diventando una scusa, di restarsene a letto. Fissava il soffitto decorato odiandone ogni particolare. Non che non fosse grata alla sua amica per l'ospitalità, ma era la ragione per cui era lì che la stava facendo soffrire. Odiava quelle sensazioni, quel dolore tanto forte che le faceva male al petto. Quel calore che la inondava tutt'a un tratto e le suggeriva che era a momenti per scoppiare a piangere. Non si era mai arresa davanti alle difficoltà, nemmeno di fronte alle peggiori. A soli diciassette anni aveva avuto il coraggio di salvare le pixies dalle grinfie di Lord Darkar, senza alcun timore si era infiltrata nel covo della Fenice d'Ombra nonostante fosse una fata semplice. E poi aveva combattuto Valtor, senza timore e con tanto ardore che in una lotta contro di lui aveva perso la vista. Neanche lì si era mai arresa. Ma lì non c'entrava la famiglia... ma Tritannus era famiglia e nemmeno quando lui era diventato una minaccia Aisha si era sentita in quel modo. Si alzò, trascinandosi verso la finestra. Rimase lì, ferma a guardare la pioggia che cadeva. Cosa le succedeva? Perché non riusciva a reagire? Si sentiva l'intero peso del mondo sulle spalle. Le mancava Nex, ma non lo ammetteva neanche a se stessa. Aisha stava cambiando, non sapeva se fosse un bene o un male. Così, andò a sedersi al tavolo prendendo un foglio di carta e una penna. Impugnò la penna con mano tremante a causa del pianto di quella mattinata, che l'aveva distrutta. Flora le aveva consigliato molte volte di farlo, ma lei non ne aveva mai sentito il bisogno perché lei era forte, lei era una di quelle che riuscivano a tenere tutto dentro e non si facevano sconfiggere, un'intraprendente ottimista. Ma ora stava crollando, e nessuno poteva aiutarla, soltanto se stessa. Caro diario...

"Allora, siamo pronti per partire?" Chiese Brandon, entrando nel laboratorio del palazzo di Eraklyon, dove Sky, Nex, Roy, Timmy e Tecna lo aspettavano.

"Ora che ci hai fatto la gentile concessione di apparire!" Replicò Nex, con il suo solito tono annoiato.

"Ehi, ehi, scusate, avevo un'importante cosa da sbrigare prima di partire... allora, quali sono le istruzioni?" Chiese poi a Timmy e Tecna. Questi due sospirarono nello stesso istante, ritrovandosi circondati da amici a cui, per quanto volessero un bene dell'anima, era spesso un'impresa riuscire a spiegare cose che per loro erano molto semplici.

"Allora, innanzitutto, cercate di dare molto poco nell'occhio, soprattutto tu, Sky..." Disse Timmy. "... tieni, prendi questo." Aggiunse poi porgendogli una specie di cellulare. "Dovrebbe mostrarvi la concentrazione di magia nera. Ammetto che non è esatto al cento per cento, ma fa bene il suo lavoro. Whisperia è un pianeta grande, gira molta magia nera, artefatti magici che non dovrebbero, così come ali di fate, polvere di fata e animali fatati. Ci sono persone potenti lì, ed è per questo che dovrete atterrare a Murcielago, il porto di Whisperia, è lì che sarà più probabile avere più informazioni. Se le ombre sono dirette lì ci sarà una specie di legame, qualcuno con cui Zvonimir si è messo in contatto. Scoprite chi è, scoprite cosa vuole fare veramente Zvonimir, e cercate di scoprire se c'è un modo per fermarlo."

"E voilà!" Esclamò Nex con sarcasmo.

"Ragazzi, non abbiamo mai detto che sarebbe stato facile." Replicò Tecna.

"Va bene, va bene." Disse Brandon. "State tranquilli, ce la caveremo, lo facciamo sempre." Dunque i quattro amici andarono, accompagnati da un 'fate attenzione' da parte di Tecna, i materializzatori colmi di polvere di fata, e le armi con loro. Salendo in moto, Brandon si fermò un attimo e chiese ai suoi amici: "Avete delle armi in più? Nascoste, intendo."

"Io..." Balbettò Sky, gettò un'occhiata a Roy.

"Io ho qualcosa." Rispose Nex.

"Bene." Replicò Brandon, poi, sotto gli occhi sorpresi dei suoi amici, si sfilò un pugnale dallo stivale e lo porse a Sky. "Prendi questo e nascondilo. La precauzione non è mai troppa." In quel momento Sky sentì dentro come un battito in più, che gli suggerì il profondo rispetto e la profonda fiducia che nutriva nei confronti del suo scudiero. Non sapeva cosa aspettarsi, ma sapeva che poteva fidarsi del suo migliore amico. Nex, come per un ordine dato dallo sguardo di Brandon, porse a Roy una delle pistole che teneva nella cintura, questo gli fece un cenno di riconoscenza.

I quattro amici partirono alla volta di Whisperia, i due soldati senza le loro uniformi, e il principe con molte perplessità, essendo la personificazione della legge andando su un pianeta dove la legge non esisteva. Il quarto di loro era quello più diverso. Volando verso Whisperia, una strana paura lo inondava, una paura di non essere abbastanza. Le ombre avevano disintegrato il suo pianeta e la sua famiglia. Avrebbe dovuto vendicarli, fare loro giustizia, ma non sapeva se ne fosse stato all'altezza, e quello era ciò che gli incuteva timore. Così come quella ragazza per la quale si era ritrovato a dare tutto. Sapeva di essere molto diverso da Nex, e sapeva che Aisha ad un punto aveva preferito il paladino. Non somigliava molto alla ragazza che amava, eppure i suoi sentimenti erano veri e profondi. Quella stessa mattina, prima che partisse, Aisha ci aveva tenuto a salutarlo.

"Mi raccomando, fa' attenzione." Gli aveva detto, col viso scuro.

"Sta' tranquilla, torneremo presto, e lo faremo con un asso nella manica per sconfiggere quel maledetto." Aveva replicato lui con rabbia. Aisha, poggiandogli una mano sul braccio, aveva detto:

"Roy, sono certa che ce la faremo. Faremo giustizia ad Andros, fosse l'ultima cosa. Possiamo farcela. È una promessa." Gli aveva dato un bacio sulla guancia, tanto vicino alle labbra che gliele aveva quasi sfiorate. Era stato in quel momento che aveva avuto paura, paura di non riuscire a mantenere quella promessa che, con lo sguardo, aveva fatto anche lui.

Mentre viaggiavano, Brandon pensava, ponderava un'importante decisione. Sapeva dove andare, era certo di trovare lì le risposte, ma aveva una paura che gli mangiava l'anima. Girovagare per Whisperia, però, senza sapere esattamente chi si sarebbero trovati di fronte, sarebbe stato altrettanto pericoloso. Il tempo passava, ed erano quasi arrivati, mentre lui non riusciva a decidersi. Poi, capì che come sarebbe arrivato lì, quei ricordi che lo tormentavano da giorni, avrebbero riacquistato nitidezza, e capì che non voleva più scappare. 
Arrivarono su Whisperia intorno mezzogiorno, fermando le windrider al porto Murcielago. Tolti i caschi si diedero una veloce occhiata intorno. Anche su Whisperia il cielo era diviso in due, era scuro, rossastro. Il vento era caldo e non troppo forte, ma abbastanza da scompigliare i capelli. La salsedine nell'aria era forte, la si poteva sentire sulle mani, e l'odore di mare arrivava subito al naso. C'erano molti vascelli attraccati al porto, ed erano di diverse dimensioni. C'era anche molta confusione, urla da una parte all'altra, e c'era molta sporcizia. Le strade lastricate erano sporche, c'erano casse rotte o abbandonate, bottiglie di vetro in pezzi, stracci di vele, corde.

"Okay, piccolo riepilogo," Disse Brandon ai suoi amici, avvicinandosi a loro per evitare che qualcuno sentisse. "vogliamo magia nera, e potere, nient'altro. Abbiamo sentito di Zvonimir, non siamo del tutto impreparati. Beh, non c'è molto da riepilogare in effetti."

"Perché cerchiamo magia nera? Con quale scopo? Abbiamo qualche sorta di piano?" Chiese Sky, stranito.

"E da chi abbiamo sentito parlare di Zvonimir?" Chiese Nex.

"Ci serve una buona storia alle spalle, no?" Aggiunse Roy.

"No che non ci serve. Non bisogna dare troppe informazioni tutte in una volta, se lo facessimo saprebbero che mentiamo." Poi si rivolse a Sky. "E quello che la gente come loro cerca: denaro e potere. Non sarà difficile farsi credere. Per il resto, improvvisiamo. Ci adattiamo alla situazione che abbiamo di fronte."

"Va bene, va bene, da dove iniziamo?" Chiese Nex, guardandosi intorno. Sky tirò fuori l'apparecchiatura datagli da Timmy. "Questo coso segna magia nera ovunque..."

"Venite, io credo di sapere dove potremmo andare." Disse il soldato. I tre amici si lanciarono un'occhiata, poi, senza aggiungere nulla, seguirono il il loro amico. S'incamminarono per i vicoletti dietro al porto, dove lo squallore regnava sovrano. Le porte erano ad altezza di strada, i vicoletti molto stretti così come i palazzi, che si sviluppavano in altezza. Molte delle porte e delle finestre erano coperte da teli scuri. I quattro amici camminavano non troppo velocemente e tentando di mantenere un'aria abbastanza rilassata. I passanti che incrociavano non avevano un aspetto amichevole. Alcuni gettavano occhiatacce, altri guardavano senza guardare. Ai lati della strada c'era qualcuno seduto, ubriaco marcio, mentre altri, barcollanti, uscivano dai vari bordelli situati tra i diversi vicoli. "Sky, ti consiglio di togliere l'auricolare." Disse Brandon, dopo interminabili minuti di silenzio.

"E se avessimo bisogno di contattare Timmy e Tecna?" Chiese il principe, incerto. Brandon si fermò di colpo e si voltò verso di loro.

"Non potremo aver bisogno di loro ora. Non dobbiamo, per nessuno motivo, sembrare quello che... siamo." Rispose lo scudiero, serio, incerto sull'ultima parola usata. "Questa gente è parecchio pericolosa, e poi, credi che non lo noterebbero? Crederanno che vogliamo spiarli, che è quello che abbiamo intenzione di fare. Quindi, facciamo attenzione, non facciamoci notare, e sembriamo loro pari."

"Dobbiamo farceli amici?" Chiese Nex, alzando un sopracciglio.

"Questa gente non ha amici." Rispose il suo amico, guardandolo. Ci fu silenzio. Passò qualcuno, due uomini dal viso più brutto che i ragazzi avessero mai visto. L'odore del mare, a quel punto del loro cammino, si era mescolato a quello di alcol e urina.

"Okay, se il principe non parla e l'orsacchiotto della bontà nemmeno allora faccio io." Sbottò Nex, incrociando le braccia. "Dove ci stai portando? Perché hai l'aria di saperne più di noi? Sono l'unico ad essere curioso? Eh, Sky? Sono l'unico?!" Domandò il paladino, innervosito. Sky abbassò lo sguardo e non incrociò quello del suo migliore amico quando questo lo guardò. Brandon, dispiaciuto per l'atteggiamento del suo amico, sospirò, poi guardò Nex e rispose: "Non è la prima volta che vengo su Whisperia, so che c'è una persona qui che ha buone probabilità di sapere qualcosa e nel migliore dei casi è coinvolta. È da lui che vi sto portando." Ci fu di nuovo silenzio, si potevano sentire gli schiamazzi provenienti dalle taverne. "Sei soddisfatto adesso o hai altre domande?" Nex sostenne il suo sguardo per qualche istante, poi, dopo aver tentennato, rispose: "Sì, va bene, ma ora andiamo, voglio lasciare questo pianeta il più presto possibile." Brandon gettò un'ultima occhiata al suo migliore amico, ma il principe non incrociò il suo sguardo.
"Su, venite." Concluse poi, e i suoi amici lo seguirono lungo i cupi vicoletti di Whisperia, fatti di confusione, grida, risate, risse, e alcol. In poche parole, quei vicoli racchiudevano la feccia della Dimensione Magica e, mentre camminavano, Brandon ebbe l'impressione che il cuore stesse al punto di uscirgli dal petto.

Nel frattempo, su Solaria, la principessa Stella era in compagnia di sua madre. Le due passeggiavano insieme in giardino, nonostante la giornata non fosse delle migliori. Camminavano sottobraccio, mentre le loro dame erano al loro seguito distanziate di qualche passo. La principessa approfittò di quel tempo con sua madre per parlarle in maniera più dettagliata di ciò che stava imparando a fare e della fiducia datale da Avalon.

"Stellina mia, ne sei davvero sicura? Potrebbe essere molto pericoloso... hai già un grande peso sulle tue spalle. Antares mi ha raccontato ciò che hai fatto."

"Lo so, mamma, ma era la cosa giusta. Solaria è il mio regno, è mio compito proteggerlo, non posso mettere gli altri avanti, nemmeno Antares... per quanto riguarda la magia nera, beh... Avalon crede che sia la cosa giusta e che la mia magia è troppo potente per permettere all'oscurità di sopraffarla. Pensaci, mamma: salverò Solaria unicamente con la mia magia, il Consiglio non potrà mettere bocca e saremo finalmente libere da questa tortura del matrimonio!" Esclamò Stella con un sorriso, vedendo già il suo trionfo. Il suo sorriso però si spense quando vide l'espressione di sua madre. "Non è così?"

"Tesorino mio, volevo appunto parlartene..." Replicò la regina, con aria colpevole. "... quando l'altro giorno sei andata ad Alfea è venuto da me il duca di Westero... tesoro, ho cercato di divincolarmi ma è stato difficile, soprattutto perché lui e gli altri nobili sono riusciti ad avere il consenso da parte di tuo padre. Vorrebbe conoscerti e..."

"Papà ha dato il suo consenso? E perché?... quando?! Perché non me ne ha parlato?!"

"Stellina..." Balbettò sua madre.

"Scusa, mamma, ma credo di dover parlare con papà." La interruppe Stella, così, come una furia, si diresse a palazzo. Stella camminò con rabbia, ogni suo passo ne era testimone. La servitù che la incrociò notò la sua espressione, e poiché molti la conoscevano bene, sapevano che i minuti a seguire non sarebbero stati piacevoli per nessuno. La principessa, noncurante degli impegni del re, entrò nella sala del trono, dove suo padre stava ricevendo delle persone, e si avvicinò a lui a grandi passi. Intorno a lei, gli altri la guardavano sconvolti, e re Radius si accigliò.

"Stella, tesoro, cosa succede? È successo qualcosa a tua madre? Sta male? Vi prego di perdonarmi." Disse poi rivolto ai suoi ospiti, loro annuirono, assumendo che la situazione potesse essere grave.

"No, la mamma sta benissimo, ma io devo parlarti." Replicò la principessa, con lo stesso cipiglio di suo padre.

"Beh, Stella, innanzitutto saluta i nostri ospiti, l'arciduca di..." Balbettò suo padre ma Stella lo interruppe.

"... Piacere di conoscervi tutti, non c'è bisogno che mi presenti, sapete esattamente chi io sia... e lei, signora, sta indossando una mia collezione e non posso che non complimentarmi per il buon gusto. Ora, papà, se non ti dispiace, ci sono affari urgenti che richiedono la tua attenzione!" Concluse la principessa, con un fare decisamente aggressivo ma in perfetta linea con il suo stile. Il re guardò i suoi ospiti, e poi Stella.

"Perdonatemi." Concluse dunque Radius, rivolgendo ai due coniugi un sorriso educato, così si alzò dal trono e raggiunse Stella. La invitò a seguirlo di fretta fuori dalla sala, borbottando. "Sei nei guai, signorina..." Stella lo seguì di fretta, a braccia incrociate. Quando furono finalmente fuori, Radius sospirò stancamente.

"Che cosa succede? Ero nel bel mezzo di un incontro, non ci si comporta così."

"Me ne infischio dei tuoi arciduchi, io sono tua figlia!" Esclamò Stella con rabbia. Radius fu sorpreso da quell'affermazione perché aveva sempre messo la sua principessa al centro del suo mondo, e non si aspettava certo un rimprovero di quel tipo.

"Lo so, tesoro." Disse allora, calmatosi di colpo, anzi, preoccupato. "E sei tutto il mio mondo."

"Bene, allora spiegami perché non sono venuta a sapere quello che hai complottato con il duca di Westero!" Sbottò la principessa, battendo un piede a terra dalla rabbia. Radius prese un respiro, guardò sua figlia negli occhi.

"Hai ragione." Concesse. "Avrei dovuto parlartene prima, ma... Stella, ora sei tu la reggente, e presto sarai regina, lo sai, vero? Mancano solo pochi anni, al mio cinquantatreesimo compleanno il trono passerà a te, e tu dovrai avere qualcuno al tuo fianco."

"Ah sì?! E chi l'ha deciso?! Su Solaria non c'è bisogno di un re per regnare! Io sono in grado di farlo perfettamente da sola! Io sono la principessa Stella, la guardiana di Solaria! Sai quante volte ho salvato l'universo?!... Un sacco di volte! E non ho bisogno di un duca qualsiasi a farmi da bambolotto!"

"Stella, una regina sposata vuol dire una corona stabile... mettiti nei miei panni per un secondo."

"E tu mettiti nei miei, papà. Solaria è il mio regno, non un reality show dove trovarsi il fidanzatino per fare più ascolti!"

"Stella..." Provò a dire suo padre, ma lei non gli diede modo di finire, fermandolo con un gesto della mano e andando via. Il re non la seguì, conoscendola bene sapeva che aveva bisogno di tempo per sbollire la rabbia. Ma lui sapeva ciò che faceva, dopotutto, era un re.

Quello stesso pomeriggio, su Sakoma, Helia aveva raggiunto la sua amica. Erano nella serra, mentre Miele aveva deciso di chiamare a casa. Quando Flora accolse il suo amico, lui si rese conto che c'era qualcosa che non andava, e si sentì in dovere di chiedere. Flora gli spiegò cosa stava accadendo a sua madre con molto dispiacere, tralasciando dei dettagli e facendosi cullare dal profumo di lavanda per alleviare il dolore. Ci fu silenzio, rotto dal rumore della pioggia che batteva contro le finestre.

"Flora, mi dispiace moltissimo." Disse infine Helia, lei lo guardò.

"Ti ringrazio. È bello sapere che ho in te ancora un amico, per me significa molto." Replicò lei, avvicinandosi di qualche passo e poggiandosi al tavolo da lavoro alle sue spalle.

"Anche per me, sei tra chi mi conosce meglio, e la persona a cui affiderei la mia vita." Disse il giovane. Flora lo guardò, sentì dentro una sorta di nostalgia. Helia abbassò lo sguardo. "Non volevo metterti in difficoltà..."

"Non l'hai fatto, sta' tranquillo..." Lo tranquillizzò lei con un dolce sorriso. "... è solo che... ora le cose sono così complicate, non è vero?"

"Siamo cresciuti." Affermò il giovane poeta, amaramente.

"E sarà sempre così? La nostalgia continuerà a crescere insieme a noi?" Chiese Flora, con un'espressione addolorata.

"Forse sì, non lo so. Non faremo mai tutte le scelte giuste, e la nostalgia ci sarà anche quando le faremo e arriveranno i tempi difficili." Flora distolse lo sguardo guardando di fuori. "Sta' tranquilla, se la caverà." Aggiunse Helia, serio. Lei lo guardò, prese un respiro e disse:

"Sai quando nei sogni non ti rendi conto che stai sognando? E succede qualcosa di brutto, e ci sono brutte conseguenze, e tu sei lì, credendo che la tua vita stia andando in frantumi sperando che tutto quello possa essere un brutto sogno, ma costatando che è la realtà, perché in fondo non ti rendi conto che stai sognando?"

"Sì." Rispose Helia.

"E poi ti svegli, e allora tiri un sospiro di sollievo. Vorrei che fosse così." Replicò Flora, guardando il suo amico negli occhi blu, con l'amaro in bocca. Helia annuì, sorridendo amaramente davanti a un'evidenza che non poteva negare, e rivolse lo sguardo alle grandi finestre. "E vorrei andare fino a Whisperia per riportarlo qui... non doveva andarci, io... ho qui la sensazione che non doveva andarci." Aggiunse poi, con le dita che le premevano lo stomaco. Poi si rese conto delle parole appena pronunciate, sgranò gli occhi e si affrettò dire: "Mi dispiace, scusami, davvero, io... sono stata davvero..."

"... tranquilla." La fermò Helia con un sorriso, avvicinandosi a lei. "Vuol dire che mi vuoi bene, e che la nostra complicità in fondo non l'abbiamo proprio persa." Flora sorrise, abbassando lo sguardo.

"Hai ragione, credo che io e te non saremo mai del tutto separati... ti voglio bene." Dichiarò alzando lo sguardo verso di lui.

"Te ne voglio anch'io. Molto." Replicò Helia guardandola, forse con dei sentimenti troppo intensi perché Flora disse: "Che ne dici, cominciamo?" E si avvicinò alla quercia, così Helia la seguì.


"Che ti succede?" Musa si voltò, mentre era appoggiata alla staccionata e stava guardando il cielo cupo, e trovò Sebastian, con le labbra increspate e un sopracciglio alzato.

"Niente, va tutto bene. Tu che ci fai qui?" Chiese lei, forzando un sorriso.

"Ho appena finito e stavo tornando a casa, poi ti ho vista... cosa c'è che non va?"

"Perché pensi che..."

"... Perché se sei qui da sola e scruti il cielo: stai per forza pensando a qualcosa. E, a giudicare dal tuo sguardo, non è qualcosa di molto allegro." Musa lo guardò sorpresa, poi, dandosi uno slancio, sedette sulla staccionata e Sebastian la imitò.

"Sebastian, io mi sento sola." Ammise la fata della musica.

"Per la cosa del principe?" Chiese lui perplesso.

"No, no, no, figurati se è per questo. Vedi, mia madre non c'è più, e mio padre è su Melody. Ti ho raccontato della magia nera, no? E abbiamo il cielo diviso a metà e probabilmente si sta preparando una delle guerre più disastrose che abbiamo mai combattuto, ma io non ho nessuno a cui raccontarlo. Ci sono i miei amici, lo so, ma loro ci sono dentro, lo stanno vivendo insieme a me... io non ho nessuno che mi chieda cose... e quando dico cose intendo una qualsiasi cosa." Musa pronunciò queste parole a tratti, con la voce rotta e le mani sudate. Sebastian si schiarì la voce.

"Vorresti tornare su Melody da tuo padre?"

"E per che cosa? Io e mio padre non parliamo di nulla. Lo chiamo, a volte, e mi chiede che tempo fa o che cosa ho mangiato, poi rimaniamo in silenzio. E dopo un po' riattacchiamo. Lui mi ama, lo so, è mio padre, ma non sento nulla. Io questo bene non lo sento, il calore che dicono una famiglia dia, anche se io una famiglia ce l'ho, non lo sento. Guardo Flora e Miele e loro... a loro basta uno sguardo... e poi non sei mai stato a casa loro, Rodols e Alyssa ti fanno salire quell'invidia, quella cosa che vorresti dire anche tu a loro 'mamma' e 'papà'. Io... non lo so come questa cosa è venuta fuori proprio adesso e proprio con te, ma guardavo il cielo, e pensavo a ciò che mi aspetta, e mi stavo chiedendo se ho fatto le scelte giuste... non ne sono sicura, e non ho nessuno a cui chiedere." I suoi occhi erano pieni di lacrime, c'era ancora tanto che la fata della musica si teneva dentro per non sembrare stupida. Non aveva detto che voleva che qualcuno si prendesse cura di lei, qualcuno con più esperienza, qualcuno che avrebbe potuto darle un consiglio. Non aveva detto che le sarebbe bastato un pranzo tutti insieme, dove c'era allegria e non si finiva per rimanere in silenzio. Avrebbe voluto entusiasmo da parte di suo padre quando le accadeva qualcosa, e avrebbe voluto che lui non si sentisse in imbarazzo nel darle un abbraccio, o un bacio, e di quelli non ne ricordava nemmeno uno. Deglutì e batté le palpebre, cadde qualche lacrima e lei se l'asciugò di fretta.

"Ti va di venire con me?" Chiese Sebastian, cogliendola di sorpresa.

"Cosa? No, no, no, tranquillo... non ti ho detto queste cose per... anzi, non so nemmeno perché io..."

"... a casa non fanno che chiedere di te. Perché, beh, ho parlato di te, della fata della musica, la guardiana di Melody, la padrona di un vero drago di ghiaccio, e direi che a casa mia sei una specie di superstar... se non hai molto da fare concedimi un momento di gloria, così i miei fratelli la smetteranno di dire che mi sono inventato tutto." Musa lo guardò, Sebastian sorrise.

"... Non posso, davvero."

"Musa!" La pregò lui saltando giù dalla staccionata, le porse poi la mano. "Te lo sto chiedendo perché siamo amici, nient'altro. Mi farebbe davvero piacere."

"Non riuscirei a viverla bene, mi sembra come se tu lo stia facendo per forza, per farmi stare meglio." Replicò Musa, scendendo anche lei accettando l'aiuto del suo amico.

"Per favore."

"Va tutto bene, tranquillo... qui ho tanto da fare con Polaris e... il resto. Ci vediamo domani." Disse Musa con un sorriso forzato e, non dandogli il tempo di replicare, si allontanò, pentendosi in quello stesso istante della sua scelta.

Su Solaria, invece, la principessa Stella era davvero, davvero arrabbiata, e aveva bisogno della sua migliore amica. Bloom dunque lasciò Domino per raggiungere la sua amica, e la trovò nel bel mezzo di una crisi di nervi. Quando bussò alla porta, neanche il tempo di abbassare la maniglia, le fu lanciato contro un gingillo di porcellana, e soltanto dopo essersi assicurata che era al sicuro Bloom aprì la porta.

"Posso entrare o vuoi farmi fuori?" Chiese la principessa di Domino, aprendo di poco la porta.

"Bloom, sei tu!" Esclamò Stella, correndo alla porta e facendo entrare la sua amica. Le si gettò al collo, stringendola forte.

"Stella, mi dici che succede?" Chiese Bloom, perplessa. Al telefono le spiegazioni erano state poche e molto confuse, ma Bloom conosceva abbastanza la sua migliore amica per capire che doveva raggiungerla. Bloom sedette, mentre Stella, camminando su e giù per la stanza, le raccontò tutto quello che era successo. Una volta che ebbe finito e riprendeva fiato, Bloom parlò.

"Caspita, Stella, mi dispiace davvero molto... però cerca di calmarti e mettiti per un secondo nei panni di tuo padre."

"Nei suoi panni, dici? Cos'è? Ora sei dalla sua parte?"

"No, Stella, io..." Balbettò Bloom.

"Ha complottato alle mie spalle! Ha organizzato un incontro con il duca di Westero senza neanche dirmelo! Perché mai dovrei mettermi nei suoi panni? A me chi ci pensa?! Sono la principessa, accidenti, ciò che voglio dovrebbe essere legge!"

"Okay, okay, calma..." La fermò Bloom, facendola sedere accanto a lei. "... non è ancora niente di fatto... incontrerai il duca di Westero e poi chi si è visto si è visto, no?"

"No, Bloom, perché lui non sarà che il primo di quei bambocci che si sono messi in fila per sposarmi!"

"E tu li rifiuterai uno ad uno, perché hai stile, ragazza mia, e puoi permettertelo!" La incoraggiò la sua amica con un sorriso.

"Su questo non c'è alcun dubbio!" Esclamò Stella alzando le spalle, Bloom ridacchiò e abbracciò la sua amica.

"Come va su Domino?" Chiese poi Stella, lasciandola andare. Bloom sospirò.

"È difficile... Dafne e Thoren sono preoccupati, Roxy è distrutta per quello che è successo con sua madre e non so come consolarla..."

"... Morgana è stata davvero terribile." Commentò Stella.

"... ed io... io vorrei celebrare le nozze, presto." Confessò la rossa. Stella sgranò gli occhi.

"Cosa?! Adesso?! Con le ombre che potrebbero piombare da un secondo all'altro?! E perché vorresti rendere terribile il giorno più bello della tua vita?!" Bloom, con il viso scuro, rispose:

"Perché... perché non sappiamo come questa storia finirà e io amo Sky più della mia vita. Ombre o non ombre, quando tornerà da Whisperia celebreremo il matrimonio." Stella la guardò perplessa.

"E magari quando questa storia sarà finita faremo ancora un'altra festa, molto in grande e alla faccia di Zvonimir! Che ne dici?!" Esclamò la principessa, entusiasta. Bloom ridacchiò.

"Sì, direi che mi sembra una bella idea."

Su Whisperia, i quattro amici camminavano cercando di non mostrare la loro agitazione. Brandon era in testa, pesando ogni passo e ripetendo nella sua mentre quel percorso che teneva impresso. Lo ricordava bene, l'ultima volta, seguendo suo padre, quei minuti di cammino gli erano sembrati infiniti, ma erano sembrati anche la più grande impresa mai compiuta. Quello era sembrato il cammino verso la felicità, o almeno era quello che gli era stato promesso. Ma aveva avuto paura. Quelle strade cupe, strette, puzzolenti, rumorose e sporche gli avevano incuso timore. Gli sguardi persi delle donne fuori ai vicoli, quelli rabbiosi degli uomini che li popolavano, l'avevano fulminato. Ed ora era di nuovo lì, percorrendo la stessa strada con in corpo la stessa agitazione. Whisperia in quegli anni non era cambiata, e nemmeno la gente che la frequentava. Murcielago era il posto più brutto, fatto di scambi tra brutte persone e brutte persone. Trovarsi lì da solo anche era stato brutto. Ma stavolta era diverso, come aveva detto Alyssa, perché stavolta c'erano i suoi amici. Eppure, gli sembrava quasi di sentire i passi di suo padre insieme ai suoi ora che si dirigeva nello stesso posto dove l'aveva portato lui. Brandon si fermò: erano arrivati. Prese un respiro, i suoi amici lo guardarono come se fosse lui che teneva in mano tutte le risposte.

"È qui?" Chiese Sky, il suo scudiero annuì. Nex fece un gesto di scaramanzia, mentre Roy sospirò, così i quattro amici entrarono.
In quella taverna la confusione regnava sovrana. C'erano musica, fumo, urla tra uomini che facevano discussione su chi aveva barato al gioco di carte. L'aria era quasi irrespirabile tanto era intrisa dall'odore dell'alcol. Brandon si guardò intorno, cercando di capire a chi potersi rivolgere, ma qualcuno fu più veloce e gli si piazzò davanti. Era un uomo non troppo alto, con aria alticcia e i vestiti non proprio puliti. Per guardare Brandon negli occhi era costretto a tenere il mento alzato. Si passò una mano sui quei pochi capelli grigi e sporchi, e poi si grattò la basetta, tenendo l'altra mano poggiata sulla pancia sporgente.

"Chi siete? Non siete di queste parti." Disse a Brandon, che rimaneva in testa al gruppo. Nex e Roy erano un passo indietro, Sky anche, ma lui per volere del suo scudiero.

"Scommetto che puoi aiutarmi. Sto cercando don Pedro de Ataide." Rispose il soldato, con espressione dura. L'uomo lo guardò, sorrise. Poi ridacchiò, Brandon rimase fermo. L'uomo allora rise più sguaiatamente e Brandon, sarcastico, ridacchiò annuendo. "Allora?!" Domandò poi serio, prendendo l'uomo per il colletto della camicia ingiallita.

"Chi diavolo sei?" Chiese l'uomo, a fatica, stretto dalla presa del soldato.

"Uno che vuole parlare con don Pedro, che facciamo, mi porti da lui o rimaniamo qui a vedere quanto duri?"

"Va bene, aspetta." Rispose l'altro, faticosamente. "Vado a chiedere." Brandon strinse ancora un po' e dopo un istante lo lasciò andare. L'uomo si sistemò i vestiti con le mani appiccicose di rum e s'inumidì le labbra. Gettò un'occhiata a Brandon e poi si allontanò, scomparendo poi dietro a una porta. Brandon prese un respiro, poi si voltò e guardò i suoi amici. Loro non dissero nulla.

"Lasciate parlare me, davvero, intendo, reggetemi il gioco e non dite una parola." Disse il soldato, guardandoli.

"Altrimenti ci fai male?" Chiese Nex, alzando un sopracciglio.

"Tu taci, che sei..."

"Ehi, ehi, ehi, ragazzi..." Li fermò Roy mettendosi in mezzo e fermando Brandon, sorprendendoli anche un po'. "... Brandon, tranquillo, faremo così e per stasera saremo a casa." Disse il giovane, sperando di convincere anche se stesso. Gettò un'occhiata al principe, che sembrava non passarsela meglio di lui. Sky la stava vivendo davvero male, non essere il principe azzurro in mezzo ai cattivi lo metteva a disagio. Poi Brandon si rese conto che il principe aveva gettato un'occhiata alle sue spalle così si voltò.

"Venite." Disse l'uomo che avevano incontrato poco prima, così loro lo seguirono tra i tavoli. Brandon lo riconobbe subito. Non avrebbe mai dimenticato degli occhi tanto perfidi. L'uomo gli fece gesto di accomodarsi, don Pedro sorrise, mostrando lo scintillio di alcuni dei denti che erano d'argento. I quattro amici sedettero di fronte a lui.

"Vi ringrazio, mastro Bart." Disse all'uomo, questo sorrise e s'inumidì le labbra rimanendo accanto a lui, solo dopo che don Pedro gli diede il permesso prese una sedia e sedette al suo fianco. Quest'ultimo prese un sorso dalla bottiglia di liquore e poi poggiò i gomiti sul tavolo. Guardò i quattro giovani, scrutandoli, ma non ci mise molto a capire che era a Brandon che doveva rivolgersi.

"Allora, ho sentito che cercavate me." Disse con un ghigno, picchiettava la mano contro la bottiglia che teneva e i numerosi anelli che aveva alle dita battevano il tempo.

"Esatto." Disse Brandon, con il viso duro, guardandolo dritto negli occhi. "Ho sentito dire che se si vuole fare un buon affare bisogna rivolgersi a voi."

"Chi siete?" Chiese don Pedro, scrutandolo attentamente.

"Logan Castillo, loro sono i miei uomini." Rispose Brandon, sostenendo il suo sguardo.

"Castillo... no, mai sentito, eppure avete un volto familiare." Replicò don Pedro guardandolo.

"Non credo ci siamo già incontrati, non giro molto da queste parti."

"Bene, allora cosa vi ha portato qui proprio da me?" Domandò l'uomo, sorridendo beffardamente. Gettò un'occhiata a Bart e questo sorrise accondiscendente. I sorrisi però si spensero quando Brandon rispose:

"Zvonimir."

"Oh, capisco... cosa volete quindi esattamente?" Chiese don Pedro, questa volta con un tono di voce più basso e con molta più cautela.

"Innanzitutto, voglio sapere se siete la persona giusta con cui concludere questo affare, ho soltanto sentito parlare di voi, ma devo esserne sicuro... non sono uno che sbandiera i propri segreti in giro." Replicò Brandon, poggiando anche lui i gomiti sul tavolo. I tre amici si limitarono a gettarsi un'occhiata. Don Pedro sorrise, assottigliando gli occhi, e puntò il dito contro Brandon.

"Siete furbo..." Ridacchiò. "... lo ammetto, siete furbo, e non vi biasimo, anzi, vi rispetto. Ma neanch'io mi fido di voi." Brandon abbassò per un attimo lo sguardo e sorrise con l'aria di chi la sapeva lunga, poi guardò di nuovo don Pedro.

"Che ne dite di un'offerta di amicizia?" Staccò un sacchetto che aveva alla cintura e lo poggiò sul tavolo. Don Pedro lo guardò alzando un sopracciglio.

"Avete idea di quanto io sia ricco? Credete di comprarmi con... quanti saranno, centocinquanta galeoni lì dentro?"

"Non ho mai parlato di denaro." Replicò Brandon, poi gli fece cenno con la testa di aprire il sacchetto. Don Pedro, con cautela, lo prese e lo aprì, richiudendolo poi subito e guardando Brandon sorpreso.

"Mastro Bart." Disse, e gli porse il sacchetto da custodire. Lui lo prese e lo aprì, richiudendolo immediatamente.

"Polvere di fata, don Pedro!"

"Sì, mastro Bart, ora tacete." Lo zittì don Pedro infastidito, si rivolse dunque a Brandon, avvicinandosi e parlando a bassa voce. "Sono venute da me delle ombre per conto di Zvonimir, mi hanno parlato impossessandosi dei miei uomini come dei demoni. Vuole impadronirsi della Dimensione Magica e Whisperia sembra un buon posto dove trovare degli alleati."

"A voi cosa ha chiesto?" Chiese Brandon.

"E a voi?"

"La domanda l'ho fatta prima io."

"Polvere di fata nera."

"E voi potreste procurargliene?"

"Zvonimir ha promesso molto a chi sta dalla sua parte, io ho scelto da che parte stare."

"Credete che vincerà la guerra che sta mettendo in atto?"

"Certo che lo farà. Ha un esercito di ombre, quegli esseri sono indomabili. È potente, ed è in possesso della Gemma di Andros."

"Sì, lo so." Annuì Brandon. "Ci sono altri che si sono schierati con voi?"

"Voi fate troppe domande e ancora non mi avete dato una risposta."

"Avete ragione." Disse Brandon, con un cenno. "Potrei offrirvi qualcosa che sono certo possa servire a voi e a Zvonimir."

"E cosa volete in cambio?"

"L'Occhio dell'Ombra." Rispose Brandon, sicuro. Sicuro perché sapeva chi gliel'aveva procurato, erano stati lui stesso e suo padre. Don Pedro si accigliò e, a denti stretti, chiese:

"Chi diavolo siete?"

"Uno che ha per voi un paio di ali di fata." Rispose Brandon. "Credo che a Zvonimir possano interessare le ali della figlia di Morgana." Don Pedro deglutì.

"Morgana la regina delle fate?"

"Proprio lei, quella da cui Zvonimir cerca vendetta. È venuto anche da me, so molte cose, ma so anche che nel caso lui riesca ad uscire dalla sua prigione io voglio l'Occhio dell'Ombra appeso al mio collo."

"Perché non offrirgli voi stesso le ali della figlia di Morgana? Potreste entrare nelle sue grazie, perché le offrite a me? Perché volete l'Occhio?"

"Ora siete voi che state facendo troppe domande. Zvonimir non ha mai chiesto l'Occhio, a me ha chiesto le ali, io ce le ho, ma ho deciso di contrattare con voi per avere ciò che cerco. Allora, accettate?" Don Pedro lo guardò, gettò un'occhiata a Nex, Roy e Sky, poi incrociò lo sguardo duro di Brandon.
Tentennò, digrignando i denti e pizzicando le altre unghie con quella lunga del pollice. Si fermò e guardò Brandon negli occhi.

"Vediamoci dopo il tramonto alla taverna accanto alla Sirena, vi porterò l'Occhio, e voglio le ali."

"Sarà fatto." Annuì Brandon, si alzò ma don Pedro non lo fece. "Oh," Si fermò, abbassandosi di poco. "Non mi avete detto se qui c'è qualcun altro che è amico di Zvonimir. Ha contattato solo me e voi nell'intera Dimensione Magica?"

"Qui su Whisperia io sono l'unico che può procurargli tanta polvere di fata nera quanta ne ha chiesta, Zvonimir non è stupido. A quanto pare anche voi bazzicate intorno alle fate."

"Ho un certo debole, lo ammetto."

"Siete un uomo potente allora. Saprete bene che qui io sono l'unico che ha tanto controllo sulle farfalline. Qui comando io." Concluse poi serio in quella che sembrava più una minaccia.

"Potete stare tranquillo, non ho intenzione di rubarvi il monopolio. Ali di fata e polvere di fata nera, ci sarà di che divertirsi quando uscirà di lì, e voi non volete perdervelo."

"Mi chiedo perché voi vogliate perdervelo."

"Non ho mai detto questo. So che persino a Roccaluce abbia degli alleati, me ne hanno parlato le sue ombre. E mi hanno detto di Linphea. Vi troverò lì?"

"Per prendere il controllo di Linphea avrà il sostegno dei miei uomini e lì anche ha degli agganci. Prenderemo il palazzo reale, e lo faremo molto presto. Vi consiglio di scegliere bene da che parte stare... non mi fido affatto di voi, per questo date prova di grande intelligenza. Non so perché vogliate l'Occhio, ma vi consiglio di non schierarvi contro Zvonimir, anzi, direi che potreste persino servirmi." Brandon lo guardò e sedette di nuovo.

"Io non servo nessuno, don Pedro. Ma credo che ci rivedremo su Linphea... potete fidarvi dei vostri uomini?"

"Mi sono tutti fedeli, questo ve lo assicuro. E voi?"

"Posso assicurarvi lo stesso. Era per questo che volevo portarli su Solaria, mi era sembrato di capire che le ombre fossero dirette lì."

"Erano dirette lì, infatti, ma Zvonimir le ha indirizzate su Andros invece."

"Perché?"

"Non lo dirò certo a voi." Ridacchiò don Pedro.

"Avete ragione, fate bene, Zvonimir è vostro alleato... ma oltre a servire lui e avere il controllo eccetera eccetera, non volete ricavare niente da Linphea? Così, in maniera del tutto immediata, e da non dividere con nessuno stregone..." Don Pedro tentennò e bevve un sorso dalla bottiglia, allettato dall'idea.

"Cosa sapete?"

"Che la riserva di cristallo magico di Linphea è immensa, e io so come accedervi, e so anche che a palazzo viene custodita l'essenza del pianeta che equivarrebbe a non mille, ma diecimila essenze di fata, ed io saprei come accedervi."

"Come fate a sapere tutte queste cose?"

"Perché mai dovrei dirvelo? Ve lo mostrerò su Linphea quando ci vedremo, certo, soltanto se ora mi rispondete voi."

"Ha scoperto che qualcuno stava cercando di proteggere la Gemma di Solaria."

"Come?" Chiese Brandon.

"Non posso dirvelo." Rispose don Pedro, guardando Brandon aspettandosi qualcosa. Brandon sospirò.

"Non credete di star tirando troppo la corda?"

"Zvonimir sta per prendere il controllo della Dimensione Magica, non credo che le mie informazioni siano meno preziose delle vostre. A quanto pare io lo conosco meglio di voi."

"Bene. Io potrei dirvi che la Gemma di Domino è ben nascosta, e forse potrei sapere dove."

"Parlate." Ringhiò don Pedro.

"Prima ditemi come fa Zvonimir a sapere ciò che accade. E non mentitemi, io non lo farò."

"La sua magia è legata a quella di Morgana in qualche modo, è il suo legame con il mondo di fuori. In certi casi riesce a vedere oltre la sua prigione. Ma non sempre, si adopera dei suoi collaboratori in altri casi. Ora parlatemi della Gemma."

"È custodita su Pyros, l'isola dei draghi. Pare che la principessa l'abbia affidata ad una fata che vive lì. Perché Zvonimir non riesce a vedere tutto?"
"Perché non ha i suoi pieni poteri, le Gemme potranno aiutarlo a riacquistarli."

"A cosa gli serve la polvere nera esattamente?" Don Pedro lo guardò con un sorrisetto, Brandon annuì.

"Capisco... avete ragione, neanch'io risponderei. Ci vediamo stasera per le ali, non tardate." Concluse Brandon alzandosi, i suoi amici lo imitarono. Don Pedro non si mosse ma il suo sguardò fulminò il soldato. Così, i quattro amici lasciarono la taverna in silenzio, facendosi strada tra i tavoli.
Una volta fuori tutti e quattro cominciarono di nuovo a respirare regolarmente, Nex stava per dire qualcosa ma Brandon lo fermò con un gesto della mano, poi con la testa gli fece cenno di andare. Camminarono in silenzio, e il silenzio permise loro di capire: qualcuno li stava seguendo. Brandon rallentò il passo e i suoi amici con lui.

"Che intenzioni abbiamo?" Chiese Roy in un sussurro ai suoi amici.

"Vediamo cosa vuole." Rispose Brandon. Fece un cenno ai suoi amici e svoltarono all'angolo della strada, poi si fermò e fece segno agli altri tre. Si appoggiarono contro il muro, in quel momento chi li stava seguendo imboccò la stessa strada, rimanendo poi sorpreso di venire accolto. "Questo non dovevi farlo!" Esclamò Brandon, prendendo mastro Bart per il colletto e sbattendolo contro il muro. Si sfilò il pugnale dalla cintura e glielo puntò alla gola. Bart guardò Brandon negli occhi, si inumidì le labbra.

"N-non c'è bisogno di essere tanto ostili."

"Io invece dico di sì... ti ha mandato Ataide? Credevo avessimo trovato un accordo."

"S-sì, ma... ma io mi occupo sempre di..." Bart deglutì, mentre Brandon, stringendo, gli provocò un sottile taglio al collo. "... di controllare due volte con chi abbiamo a che fare. E nessuno qui dice di conoscervi."

"Forse perché chi mi conosce non può più parlare. Sparisci dalla mia vista immediatamente." Gli intimò Brandon, poi lo lasciò andare. Bart annuì, indietreggiò, guardando prima Brandon e poi Sky, Nex e Roy, così si allontanò a grandi passi. Brandon rinfilò il pugnale nella cintura e si voltò verso i suoi amici. Ci fu un secondo di silenzio.

"Okay, vorrei dire che è stato forte, ma non lo è stato affatto." Disse quindi Nex con una nota di disappunto nella voce, incrociando le braccia.

"Sai cosa?" Replicò Brandon, con un sorriso sarcastico. "Non m'importa un accidente di quello che pensi. Almeno, e dico, almeno abbiamo delle informazioni e stiamo bene, ma lo dico per dire, eh!"

"Ragazzi, per favore." S'intromise Sky con aria pacata. "Torniamocene a casa, abbiamo tanto da dire agli altri, dobbiamo anche parlare con Faragonda."

"No." Lo fermò Brandon, il suo migliore amico aveva in volto un'espressione stanca. "Tirare troppo la corda in una sola volta con don Pedro non ci avrebbe portati a nulla, ma potremmo ancora capire cosa vuole fare Zvonimir con la polvere. Lo incontreremo stasera e ci inventeremo qualcosa."

"Cosa?! No, Brandon, è pericoloso." Replicò Sky. "Ciò che sappiamo è anche più di quanto potevamo aspettarci."

"Ma potremmo..."

"... non abbiamo le ali di Roxy da portargli..." Aggiunse Nex con ironia.

"Okay, è da quando siamo arrivati qui che mi stai dando un sacco fastidio." Disse Brandon, rivolgendosi al paladino.

"Perché è da quando siamo qui che tu ti comporti in modo strano..." Brandon lo guardò di bieco e si rivolse a Sky.

"... ci facciamo dire quali sono le intenzioni di Zvonimir, recuperiamo l'Occhio dell'Ombra e, ragazzi, siamo in quattro e siamo bravi, possiamo cavarcela e andarcene."

"Ho detto..." Provò a dire Sky ma Nex lo interruppe: "... cosa vuoi farci con l'Occhio dell'Ombra? Non so cosa sia ma non sembra qualcosa di amichevole."

"Questo perché sei un ignorante che non sa niente di artefatti magici." Lo rimbeccò Brandon.

"Ignorante forse sarai tu che non sai che su Pyros ci sono degli abitanti, c'è una fata davvero lì e tu ci hai mandato quella specie di pirata oscuro!"

"Maya non è più su Pyros, ma su Domino, e ce l'ha portata Bloom, quindi al massimo su Pyros verranno tutti inceneriti non appena ci metteranno piede!" Replicò Brandon. "Io so le cose prima di parlare. Chi era fidanzato con la migliore amica di Bloom? Io! E chi parlava davvero tanto? La mia fidanzata! Quindi, per cortesia, smettila di parlare, insinuare e dare fastidio da ora fino a prossimo ordine!" Poi si rivolse a Sky con un sorriso e gli poggiò una mano sulla spalla: "Semplice: informazioni, Occhio, e andiamo via."

“Brandon, ho detto di no.”

“Ma…”

“Brandon, è un ordine.” Lo fermò il principe con il viso duro. Brandon si gelò, cambiando immediatamente espressione e abbassando lo sguardo.

“Oh… io… va… va bene.” Sky avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma non lo fece. Dopo lunghi istanti di imbarazzante silenzio, il principe dichiarò:
“Bene, ora sarà meglio tornare su Eraklyon prima di infilarci in qualche guaio, com’è nostro solito fare.”

“Brandon, perdonami per la domanda.” Esordì Roy, temendo di offendere il suo amico. “Ma come facevi a sapere di Linphea?” Brandon gli gettò un’occhiata stanca, e sebbene orsacchiotto della bontà fosse un tantino esagerato, Roy era davvero una di quelle persone troppo buone, e allora cercò di calmarsi e prese un respiro, per poter rispondere senza troppa veemenza.

“Sono legato al cuore di Linphea, Vymarna ha la mia essenza vitale e sento tutto ciò che sente lei. È lei che mi aveva detto delle ombre qui su Whisperia, è la Madre Terra, sa quello che accade, e sa di essere in pericolo. Così, lo so anch’io.”

“Ah…” Fu tutto quello che Roy disse, il principe si limitò a sospirare. Nex fischiò meravigliato, e Brandon stava per dire qualcosa ma Sky fermò entrambi, scuotendo la testa. “Andiamocene.” Disse il principe.

I quattro amici dunque fecero per andare, ma non fu così semplice. Una vecchia nemica parò loro la strada, loro si portarono le mani alle armi più velocemente di quanto avessero immaginato, superando l’immensa sorpresa e confusione provocate dal vederla.

“Bene, bene, bene, guarda chi abbiamo qui. Non mi sono dimenticata di te, sai, principe Sky?” Ghignò Mandragora.

Ehilààà! Miei adoratissimi germogli di lullanea! Rieccomi, come promesso, dopo una settimana, con un capitolo che spero vi sia piaciuto perché fino ad ora è forse uno dei miei preferiti tra tutti quelli che ho scritto. Non perdiamoci in chiacchiere e passiamo subito alle cose importanti: siamo su Whisperia, un pianeta chiaramente pericoloso e inospitale, dove ci sono brutte persone, ma... c'è un 'ma'. Brandon è già stato lì, aveva già incontrato don Pedro de Ataide e, a quanto pare, ha rubato per lui un artefatto chiamato Occhio dell'Ombra, insieme a suo padre. Non sappiamo altro, solo che quella, in un primo momento, era sembrata per lui la strada verso la felicità. Quindi... quindi io vi lascio con questi dubbi, e magari vi chiederete se questa storia non c'entra con l'incredibile senso di colpa che sente il nostro soldato da tre capitoli a questa parte. Non riusciva nemmeno a guardare Alyssa, come non era riuscito a guardare sua madre...
A proposito: Alyssa. La adoro e mi dispiace molto averla messa in una situazione come questa. Da qui mi viene da parlare di Flora ed Helia. A quanto pare i due sono ancora buonissimi amici, ma, #teamHelia, vi chiedo di pazientare ancora pochi capitoli per assistere poi al grande trionfo del nostro cinnamon roll che, purtroppo, sta continuando ad essere un mainagioia... *Flora che davanti al suo sguardo intenso dice cominciamo e se ne va a sedersi sotto la quercia*
Stella. Sì, so che state apprezzando la maturità della principessa, ma io cerco comunque di  mantenerla InCharacter. Direi che la sua reazione sia stata tipica... ma chi è il duca di Westero? No, siete fuori strada, non farò in modo che si innamorino così Stella ha qualcuno. Ci sarà da vedere.
Musa. Miei piccoli germogli, avrei voluto abbracciarla, ma c'era Sebastian lì che, a mainagioia è al pari di Helia. #HeliaSebastianMainagioia
Sì, ora ho preso la fissa degli hashtags...........
Duuuunque, direi che da parte mia è tutto e direi che quello che avete voi da dire sia moooolto più interessante! Quindi, vi chiedo, se vi fa piacere, di esprimervi e dirmi tutto ciò che pensate!
Noi ci vediamo sabato con il prossimo capitolo... ah, vi ricordate chi è Mandragora? Sì, lei, quella degli insetti, quella del primo film! Bravi! Vi avevo detto che in questa storia andavo a ripescare gli impensabili!
Dicevamo, ci sentiamo sabato, nel frattempo, vi ringrazio e vi mando un bacio forte, senza di voi niente di tutto questo avrebbe senso e mi fate sentire davvero apprezzata! Vi voglio bene, anzi,
vi strAmo,

xoxo Florafairy7


    

#HeliaSebastianMainagioia



 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** La notte più lunga ***


LA NOTTE PIÙ LUNGA

I ragazzi misero immediatamente mano alle armi. Tenendo lo sguardo fisso sulla strega, Nex chiese: "Con estrema umiltà, ignorando ciò che avete combattuto prima che entrassi in squadra, posso chiedere di che razza di mostro si tratta?!"

"Di un mostro che ha atteso la sua vendetta per un paio d'anni, direi!" Esclamò Mandragora, così, con un solo gesto della mano, diede comando ai suoi insetti che, camminando lungo le gambe dei ragazzi, arrivarono alle mani. D'istinto, loro gettarono via le armi facendo un passo indietro e Mandragora scoppiò in una fragorosa risata.

"Maledetta strega!" Imprecò Sky fra i denti, guardandola di bieco. Lei sorrise malignamente, poi strinse i pugni e li imprigionò. Con un gesto della mano, li fece sparire con lei in una nuvola di polvere nera. Un attimo dopo i ragazzi si ritrovarono materializzati su quella che sembrava essere la cabina di una nave. Dopo un attimo di confusione, si resero conto di chi era quella nave. Mastro Bart era in piedi accanto alla scrivania di mogano, l'intera stanza era piena di oggetti differenti: al muro, c'era un quadretto che custodiva le piccole ali di una pixie, accanto vi era una mappa della Dimensione Magica, mentre sull'altro lato della stanza c'era una credenza che conteneva delle bottiglie di liquore. Quando Brandon incrociò lo sguardo di mastro Bart, questo gli sorrise compiaciuto, sfoggiando i suoi denti gialli, dopodiché s'inumidì le labbra.

"Molto bene..." I ragazzi si voltarono per vedere entrare don Pedro. Si fece strada verso la scrivania e sedette, mentre Mandragora lo seguiva con lo sguardo assetato di vendetta.

"Che significa questo?!" Esclamò Brandon, accigliato, cercando di liberarsi dalla presa della strega. "Avevamo un accordo, siete un traditore!"

"Io... io sarei un traditore?" Ripeté don Pedro, allibito. "Chi siete veramente?" Chiese poi con aria seria.

"Questo è il principe Sky!!" Esclamò Mandragora, indicando il principe.

"Il principe Sky... di Eraklyon? Davvero?" Chiese don Pedro, piuttosto incredulo.

"Sì! Sì! È lui! Lui e la sua fidanzatina mi hanno rovinata! Loro mi hanno tolto tutto! Occupati degli altri, ma lui lascialo a me!!" Disse la strega, con aria maniacale. Don Pedro la fermò con un gesto della mano.

"Va bene, va bene, calma... e, di grazia, cosa ci fa un principe con un contrabbandiere?" Sky guardò Brandon. Il suo migliore amico, con lo sguardo, gli fece capire di non dover rispondere. "Nessuna risposta? Beh, effettivamente nessuna storia sarebbe convincente, ve lo concedo... il che mi fa pensare che tu non sia affatto un contrabbandiere, e che quindi volevi imbrogliarmi!" Concluse don Pedro, alzandosi in piedi di scatto e fulminando Brandon con lo sguardo. Fu in quel momento che Brandon capì di non avere risorse. Non poteva più inventarsi niente perché Sky era stato ormai riconosciuto, e nessuna storia, appunto, sarebbe stata convincente. Non sapeva se suo padre e don Pedro si fossero rivisti, e, conoscendo suo padre, dubitava che fossero in buoni rapporti, quindi neanche dire il suo nome sarebbe stata una buona idea. "Ancora silenzio?!" Disse don Pedro, ormai spazientito. "Allora, chi diavolo siete e che cosa volete?"

"Conoscendo il principe, se posso permettermi," S'intromise la strega, "volevano imbrogliarvi, don Pedro, e sapere di Zvonimir. Sono dei paladini della Dimensione Magica, volevano raggirarvi e vincere Zvonimir!"

"Tu lavori per lui!" Disse Sky, rivolto a Mandragora.

"È stato Zvonimir che mi ha salvata quando avete tentato di distruggere la Dimensione Obsidian!"

"Quindi sei una specie di ambasciatrice?" Chiese Nex, alzando un sopracciglio.

"Sono la sua fidata confidente." Rispose Mandragora, dandosi delle arie.

"Ora basta!" Esclamò don Pedro, mentre una vena gli pulsava sul collo. "Basta con queste sciocchezze." Batté una mano sulla scrivania ed entrarono sette dei suoi uomini. "Riponete qui tutte le armi." Ordinò poi." Gli amici guardarono Brandon, lui annuì. Mandragora li sciolse dalla sua magia, ma gli uomini di don Pedro li tennero braccati. Nex tirò fuori la pistola e il pugnale, posandoli sul tavolo. Roy lo imitò, con le mani tremanti e un groppo in gola. Sky posò la spada e, dopo un'occhiata di don Pedro, tirò fuori il pugnale che aveva nello stivale. Don Pedro guardò Brandon, lui assottigliò gli occhi. Con un sospiro che per poco non avrebbe emanato vapore per il tumulto che aveva dentro, Brandon con le due mani tirò fuori le due pistole che aveva alla cintura e le posò. Poi tirò fuori il pugnale che teneva nascosto nello stivale. Guardò don Pedro. "Ho detto 'tutte'." Disse il pirata. Brandon sospirò e, sotto lo sguardo incredulo dei suoi amici, si sfilò un'altra pistola, che teneva risposta nella cintura ma dietro la schiena, e la posò. Guardò il suo nemico e sorrise, alzando le mani. "A che gioco stai giocando con me? Ti ho chiesto di darmi tutte le tue armi." Brandon sospirò, si sbottonò la giacca e dentro questa rivelò altre due pistole piccole, che poggiò sulla scrivania davanti a sé, e poi due piccole granate di fuoco greco. Don Pedro stava per dire qualcosa, con aria minacciosa, ma Brandon lo fermò con la mano e poi tirò fuori la sica che aveva nel polsino. Guardò don Pedro con la sua solita aria sfacciata, il pirata disse: "Bene... metteteli in una cella! Presto avremo una bella chiacchierata da farci..." Così, gli uomini di don Pedro eseguirono gli ordini, prendendo i ragazzi con molta poca delicatezza e portandoli con loro, mentre don Pedro si risedette, pensando alla strategia da usare e gettando un'occhiata alle armi che aveva sulla scrivania.

Negli stessi istanti, mentre nessuno dei loro amici sapeva cosa stesse accadendo in quei momenti su Whisperia, su Solaria Stella se la passava altrettanto peggio, in un certo senso. La principessa, dopo ciò che era accaduto il giorno prima, era ancora furiosa con i suoi genitori. Così, si era rifugiata nelle sue stanze ed aveva deciso di non uscire per quel giorno e dedicarsi alla sua arte. Le sue servitrici erano con lei nel suo salottino e lei, con uno schiocco di dita, cambiava loro d'abito, facendo le prove per la sua collezione estiva. Erano le migliori modelle che avesse mai avuto e si sorprendeva di come non avesse pensato prima a loro. Quelle ragazze l'adoravano e desideravano somigliarle anche soltanto un po', ed indossare i suoi abiti era vivere un sogno. Per questo motivo, Stella sentì una gran soddisfazione che stava persino per metterla di buon umore. Ma poi bussarono alla porta. "Chi è?! Ho espressamente detto che oggi non volevo essere disturbata!!" E l'aveva detto, appunto, la sera prima, a cena, gettando a terra con gran forza un calice di vino, azione che avrebbe dovuto essere eloquente. Una delle ragazze, scendendo dal piccolo gradino dove era stata posta da Stella, andò subito ad aprire.
"Vostra altezza." Disse inchinandosi, vedendo la regina Luna. Stella, con un'espressione rabbiosa e il labbro superiore inarcato, si voltò, pronta a tuonare contro sua madre, ma fu costretta a fermarsi dalla sorpresa. La principessa rimase a bocca aperta, senza sapere esattamente cosa dire.

"Vostra altezza." Salutò lui. Stella non rispose subito, e non ne capì il perché.

"Cosa ci fate nelle mie stanze?" Fu quello che, istintivamente, le uscì di bocca. Sua madre guardò l'altro, preoccupata, ma lui, in tutta risposta, scoppiò a ridere e la regina Luna si unì a quella risata, sollevata. Stella sorrise, ma ancora incerta.

"Avete ragione! Perdonatemi, ma sono io che ho insistito, e vi prego davvero di perdonare la mia sfacciataggine! Io sono Francis, duca di Westero." Rispose dunque il giovane e le baciò la mano, mentre Stella rimaneva immobile, piuttosto interdetta.

"Ah..." Replicò la principessa. "... io... a dir la verità vi avevo immaginato un tantino più anziano..." Sua madre la fulminò con lo sguardo, ma il duca sorrise.

"Non è la prima volta che accade, e spero di non avervi delusa troppo. Ma voi siete troppo gentile, è vero che sono un uomo maturo. In realtà, mi era stato detto che eravate impegnata, e non avevo intenzione di disturbarvi, ma quando ho sentito che stavate disegnando i vostri modelli non ho potuto fare a meno di chiedere di vedervi." Lo sguardo di Stella s'illuminò.

"Vi interessate di moda?"

"Diciamo che mi piace mostrarmi sempre al meglio e, devo dire, vostra altezza, che voi svolgete un egregio lavoro nel fare ciò." Stella lo guardò, senza sapere esattamente cosa dire. Sua madre si schiarì la voce, interrompendo quei momenti di silenzio, e disse: "Stella, cara, perché non vieni di sotto, è una bella giornata e potremmo fare una passeggiata in giardino."

"Io..." Stella distolse lo sguardo dal duca e guardò sua madre, che le stava rivolgendo un sorriso. "... in realtà avrei molto da fare." Il sorriso della regina si spense, ma forzò una risata quando il duca la guardò.

"Va bene, lo capisco." Disse il duca, sorprendendo sia Stella che sua madre. "Immagino che il lavoro che state compiendo richieda concentrazione, e se ora siete ispirata io non sono nessuno per interrompere il vostro genio." Stella si limitò a boccheggiare incerta. "Mi farebbe piacere rivedervi, però. Quindi, se volete, potrei passare uno di questi pomeriggi."

"Non... non sono sicura di essere libera questa settimana..."

"Io mi limiterò a venire, e se avrete da fare sarò felice di aspettarvi fino a quando avrete un minuto libero per me. Vi ringrazio per avermi ricevuto, principessa." Le prese la mano e la baciò, poi guardò la regina che, leggermente sconvolta, gli sorrise e lo accompagnò all'uscita, mentre Stella rimase ferma, fino a quando la porta non si chiuse, cercando di capire cos'era appena successo.

Nel frattempo, anche su Sakoma le questioni erano abbastanza complicate, e quel giorno fu la prima volta, da quando era iniziata quella storia, o forse da sempre, che il principe Jackson avrebbe preferito compiacere qualcun altro che non fosse suo padre. Il re e suo figlio si trovavano nella camera del Consiglio, insieme al fratello del re, Hermann, e il giovane Elijah. Jackson era l'unico ad essere in piedi, mentre tutti sedevano di fronte a lui, ma questo perché lui era quello più agitato dopo ciò che gli era stato comunicato.

"Padre, non era necessario arrivare a tanto! Non è giusto!" Disse Jackson, con forte ansia, guardando suo padre e poggiando una mano sul tavolo ovale di fronte a lui.

"Ti dico io cos'è giusto: che tu e la keimerina vi sposiate presto e che concepiate un erede. Forse non l'hai ancora capito, ma è la figlia di Nikolai, il suo sangue è in parte divino... perché sembri non capire?" Chiese suo padre, con insoddisfazione nello sguardo.

"Non è stato giusto ingannarla ancora una volta, e stavolta avete ingannato anche a me." Ribatté Jackson, accigliato.

"Se te ne avessi parlato avresti fatto come l'ultima volta e le avresti detto tutto..."

"Beh, gliene parlerò adesso." Replicò il principe, serio e deciso, guardando suo padre negli occhi. Re Ruben scosse la testa, ma suo fratello disse:

"Jackson, devi essere oggettivo, ricorda che Sakoma è il tuo regno e tu hai dei doveri."

"È vero, ma è anche vero che ho dei doveri nei confronti della mia futura moglie e credo di dover essere sincero con lei."

"Con quale scopo?" Chiese suo padre, dandogli dello sciocco soltanto con lo sguardo. "Quello di farle avere la stessa reazione di quando scappò su Andros? Beh, ha firmato un accordo e certo non potrà rifiutarsi di sposarti, e per l'erede... beh, non è una cosa difficile da fare, che lei lo voglia oppure no." A quell'affermazione, lo stomaco di Jackson si annodò e lui sentì una forte nausea come se fosse stato colpito forte. Il re guardò gli altri due e questi due non replicarono, Jackson deglutì, per contenere l'agitazione che aveva dentro. Suo padre sorrise, e Jackson capì che evidentemente era diventato rosso in viso.

"Questa riunione finisce qui." Concluse il principe, facendo per andare via, ma suo padre lo fermò alzandosi.

"Questa riunione finisce quando lo dico io." Dichiarò il re.

"Sappiate che avete perso il mio rispetto in questo stesso giorno, padre." Disse Jackson, guardandolo negli occhi mentre le mani gli tremavano e la bocca gli divenne asciutta.

"Non me ne faccio niente del rispetto di un ragazzino, a dirla tutta. Mi interessa che tu rispetti abbastanza il tuo pianeta per difenderlo... domani convocheremo i generali, tempo massimo una settimana e partirete." Concluse il re, con fare autoritario. Jackson gettò un'occhiata a suo cugino, ma trovò poco conforto. Dunque, senza replicare, lasciò la stanza sbattendo la porta. Una volta fuori, il principe prese un respiro, cercando di calmarsi e cercando di ricordare il suo amico Nikolai, anche se il suo sguardo, che riaffiorò nei ricordi, non fece altro che aumentare il suo senso di colpa. Si voltò quando suo cugino gli poggiò una mano sulla spalla.

"Jackson..."

"Non toccarmi!" Esclamò il giovane, scansandosi e poi puntandogli contro il suo sguardo tempestoso.

"Prova ad ascoltare..." Provò Elijah, ma Jackson, furibondo, non gli diede occasione di parlare: "Come puoi essere d'accordo?! Come posso essere l'unico a vedere che tutto questo è sbagliato?! Hai sentito come ha parlato di lei?! L'hai sentito?! Come si può parlare così di una donna?! Come si può pensare in quel modo ad una donna?! Comincio a credere che le storie su mia madre siano vere...!"

"No, Jackson, per favore... conosci tuo padre, sai com'è fatto, ma da qui a pensare che tua madre..." Jackson lo fermò con un gesto della mano, dunque gli diede le spalle e si allontanò a grandi passi.

Nel mentre, su un pianeta più distante, i quattro paladini della Dimensione Magica erano, inaspettatamente considerati i loro piani, rinchiusi in una cella a bordo di un vascello e avevano perso sia le loro armi sia le attrezzature che i loro amici gli avevano dato, ritrovandosi praticamente isolati, dato che i loro cellulari erano stati sequestrati. Roy teneva le mani attaccate alle sbarre, e il suo sguardo fu rapito da un teschio d'uomo che giaceva sul pavimento della cella di fronte alla loro; Sky si era appoggiato al muro, in silenzio, e seguiva con lo sguardo il suo migliore amico, che camminava smaniosamente su e giù mentre Nex inveiva contro di lui. "Ci siamo fidati di te! Ti abbiamo lasciato fare! Ti abbiamo ascoltato! Ho persino ceduto e lasciato decidere te sul da farsi! Bel risultato davvero!" Brandon lo sentiva ma non lo ascoltava. Il giovane aveva un dibattito interiore ben peggiore, e il mondo esterno era quasi lontano. Sentiva il disastro pesargli addosso, ma ancora di più sentiva la responsabilità dei suoi amici, sentiva il fallimento, e sentiva la paura. Non riusciva a stare fermo e le mani gli tremavano senza che potesse controllarle. Don Pedro li aveva presi, e ormai non c'era molto da fare. Quello era tra gli uomini più pericolosi della Dimensione Magica e solo gli dei potevano sapere cosa ne avrebbe fatto di loro. Aveva sbagliato. Come suo solito, aveva cercato di riuscire a prendere tutto quello che voleva e aveva finito per perdere tutto. "Hai ragione." Concluse Brandon, fermandosi, rivolgendosi a Nex. Il paladino lo guardò perplesso, alzando un sopracciglio. Aprì la bocca per replicare, ma Sky, ancora un po' in disparte, disse: "No, invece. È colpa di Mandragora se siamo qui, lei ci conosceva e vuole la sua vendetta." Brandon lo guardò riconoscente, ma nei suoi occhi c'era più colpa che gratitudine. "Ma, Brandon, come minimo ora dovresti spiegarci cosa succede, perché sembri sapere cosa stia accadendo mentre noi no, e quali erano le tue vere intenzioni venendo qui su Whisperia." Aggiunse il principe. Il nodo che Brandon aveva alla gola si riannodò su se stesso.

"Io..." Roy si era voltato e lo guardava, e gli sguardi di Nex e Sky erano su di lui. "... non credo di poterlo fare."

"CHE?!" Esclamò Nex, esplodendo. "TU..."

"Nex!" Lo fermò Sky, autoritario, facendo qualche passo avanti e arrivando di fronte al suo migliore amico. "Brandon, vorrei davvero delle risposte." Sky pronunciò quelle parole guardandolo negli occhi, con uno sguardo che gli ricordava che era il suo migliore amico e che in una situazione come quella chiedeva sincerità, dato che quella risposta l'aveva profondamente turbato.

"Io... non te le posso dare." Replicò lo scudiero, scuotendo la testa. Gli occhi gli si riempirono di lacrime ma le ricacciò in fretta dentro. Sky si accigliò, ferito da quell'atteggiamento, e disse: "Bene, allora te lo ordino come tuo principe." Brandon avrebbe potuto giurare che presto il suo cuore sarebbe saltato fuori dal petto. Guardò Sky, e poi Nex e Roy. "Ti chiedo di perdonarmi, Sky, ma io non..." Gli si incrinò la voce. "... ci dev'essere un modo per andare via di qui, dobbiamo soltanto trovare il momento giusto." Al sentire quella risposta, Sky prese un respiro, tenendo un'espressione seria che mostrava la sua delusione, mentre Nex alzò gli occhi al cielo. "Credi davvero che ci fideremmo ancora di te dopo la fine che ci hai fatto fare?! Non credo proprio! Non credo assolutamente!" Roy stava per dire qualcosa quando uno degli uomini di don Pedro arrivò. I ragazzi lo guardarono e l'uomo, grosso e sudaticcio, si rivolse a Brandon: "Vieni con me." Il giovane fece come gli era stato detto, gettando prima un'occhiata al suo migliore amico. Su quella nave c'erano molti più uomini di quanti si sarebbe aspettato e una mossa falsa sarebbe stata più fatale che furba. Arrivò nella cabina di don Pedro, dove le armi che avevano lasciato erano sparite. Don Pedro era di spalle e guardava di fuori, mentre il suo uomo costrinse Brandon a sedersi. Don Pedro si avvicinò a lui con aria calma, poi, inaspettatamente, gli gettò addosso il liquido contenuto in una fialetta che aveva tenuto per quel tempo fra le mani. Brandon non si bagnò, e rimase sorpreso.

"Inchiostro di kraken!" Esclamò trionfante don Pedro, poi con uno sguardo fece capire al suo uomo di dover andare. Brandon invece si rese conto di essere immobilizzato, e dunque realizzò il potere dell'inchiostro. "Facciamo ancora scena muta, eh?" Disse don Pedro, profondamente irritato. "Cos'è? Ti metto paura per caso?" Chiese, avvicinandosi a lui. E sì, Brandon ebbe paura nel guardare in quegli occhi.

"Lasciaci andare e non ti accadrà niente." Replicò il giovane. Don Pedro, con sarcasmo, ridacchiò sorpreso.

"Bene, allora lo farò sicuramente! Ma chi ti credi di essere?!"

"Io non sono nessuno, ma di là c'è il principe Sky, Delfino di Eraklyon, e se non lo lascerai andare avrai Eraklyon e i suoi alleati a darti la caccia fino a quando non sarai morto." Rispose Brandon, serio.

"Sì, certo... peccato solo che Eraklyon a breve verrà distrutta da Zvonimir, e il caso vuole, anzi, la mia estrema intelligenza, e furbizia, vogliono che io sia suo alleato, quindi... siedo io al tavolo dei vincitori." Concluse alzando le spalle con sarcasmo. Brandon distolse lo sguardo, non sapendo più cosa inventarsi. Don Pedro gli fece una smorfia, alzando di poco il labbro superiore come una bestia irritata. Il pirata si avvicinò alla scrivania e prese il rilevatore di magia di Timmy. "E questo? Questo da quanto ho capito rileva magia nera... cosa cercavate? Di' la verità, cercavi qualche artefatto? Magari volevi prenderlo proprio a me, non è vero?" Brandon non rispose. "O volevate rintracciare i demoni di Zvonimir... è questo, vero?" Chiese il pirata, cogliendo il piccolo cambiamento nell'espressione di Brandon. "Beh, è davvero un peccato che nonostante tutto non abbiate scoperto nulla che possa servirvi."

"Tu credi?" Replicò Brandon.

"E tu credi davvero che io abbia potuto dare ad uno sconosciuto delle informazioni tanto preziose?"

"So che sei un uomo d'onore, per quello che può valere per un pirata come te, e so che ogni parola che mi hai detto era vera." Don Pedro sostenne il suo sguardo, poi, gli sorrise e gli tirò un pugno che lasciò Brandon sanguinante.

"Sai, devo ammetterlo: più la tua faccia mi sta davanti più mi dai l'impressione di conoscerti... che ne pensi, mi dici chi sei, principessa? Lo scoprirei comunque, e probabilmente non ne sarò felice e potrei non avere una buona reazione, né con te, né con i tuoi amici..." Brandon alzò lo sguardo verso di lui. Sapeva che don Pedro era potente e voleva sapere chi fosse per essere certo di avere tutto sottocontrollo.

"Sono... Brandon Bravo." Rispose dunque il giovane, un po' a fatica per il dolore.

"Non... non mi è..." Balbettò don Pedro, portandosi una mano al mento per pensare. Poi ebbe l'illuminazione e sorrise. "No! Ma davvero? Non ci credo!" Esclamò con un sorriso, dopodiché gli tirò un pugno tanto forte da farlo sanguinare ancora. "Sai," Proseguì subito dopo, sempre con una certa aria di superiorità e calma. "non vedo quel bastardo di tuo padre da un po', ma direi che questo era un assaggio di ciò che ti meriti."

"Io non c'entro nulla con lui." Replicò Brandon, tenendo gli occhi aperti a stento.

"Guarda, so già come potresti ripagarmi quel debituccio che mi ha lasciato..." Disse don Pedro, con una mano che gli teneva il mento, noncurante delle parole appena pronunciate dal giovane. "... in fondo, non erano altro che settantacinque galeoni d'oro..." Brandon non poté fare a meno di guardarlo con sgomento. "Già, una bella sommetta..." Fece don Pedro, storcendo le labbra con finta comprensione. Batté le mani sulla scrivania e il suo uomo entrò, avvicinandosi e prendendo Brandon di peso. "Preparati, Bravo, stasera hai un combattimento." Gli disse don Pedro con un ghigno.

Nel mentre, su Eraklyon, Tecna e Timmy erano in laboratorio controllando i cellulari, i loro radar, i computer, ma non avevano alcuna traccia dei loro amici. Il dottor Alexander e Judy lavoravano all'altro tavolo per rintracciare le ombre, mentre i due fidanzati cercavano di darsi delle risposte.

"Credi che sia successo loro qualcosa?" Chiese Tecna, preoccupata, posando il palmare sul tavolo. Timmy sospirò e, prima che potesse rispondere, un lampo squarciò il cielo e il rimbombo di un tuono segnò l'inizio dell'ennesimo temporale.

"È possibile che abbiano interrotto le comunicazioni con noi perché si trovavano in una situazione che lo richiedeva, non pensiamo al peggio."

"E se invece..."

"... Tecna." La fermò Timmy, avvicinandosi a lei e mettendole le mani sulle spalle. "So che quello che è successo su Andros ti ha scossa molto, ma questo non deve farti pensare che tutto quello che farai d'ora in poi sarà un fallimento. Andrà tutto bene, li conosciamo, staranno bene. Aspettiamo loro notizie e non ci allarmiamo, diamo loro tempo fino a stasera." Tecna alzò lo sguardo verso di lui e sorrise.

"Vieni, prendiamoci una pausa." Disse la giovane e, prendendogli la mano, lo guidò fuori.

"Sono contento che..." Provò a dire Timmy, una volta fuori dal laboratorio, ma non poté concludere perché Tecna lo baciò.

Su Sakoma, invece, nonostante le tre amiche si trovassero vicine, erano ognuna nel proprio piccolo mondo che quello squarcio nel cielo rendeva ancor più isolato. Con quella situazione d'emergenza e con un matrimonio alle porte, sebbene non ne fosse stata ancora fissata la data, in quel periodo Flora aveva cominciato a spendere più tempo con Isobel, che si occupava di formarla, mentre Miele, ricevuta la notizia su sua madre, aveva fatto di tutto per rimanere ottimista aggrappandosi a sua sorella, che cercava di mettere tutto in secondo piano e darle la priorità. Per il resto, il rapporto con Jackson stava migliorando, per ciò che poteva valere, ma soltanto perché la keimerina aveva, appunto, deciso di mettere tutto in secondo piano. Continuava a spegnersi, si stava perdendo nella nebbia, s'impediva di porsi domande e andava avanti. Stava conoscendo il principe e ancora non lo capiva, ma sapeva che nessuno avrebbe mai retto il confronto con il suo soldato e per questo taceva e metteva a tacere tutte quelle grida che il suo cuore, ormai al limite, lanciava disperato. Avrebbe voluto occuparsi anche delle sue amiche, che sapeva stavano soffrendo ognuna per le proprie ragioni, ma sentiva di non averne la forza. Cercava di tenere in piedi l'amore della sua famiglia, chiamava spesso per sentire i suoi genitori e sosteneva Miele. Il suo sentirsi debole era sempre più marcato, perché sentiva di non fare abbastanza per tutti. La sua migliore amica aveva perso la sua famiglia e il suo pianeta, e lei cercava di stare con lei spesso, cercava di incoraggiarla, ma il carattere duro e chiuso di Aisha le rendevano l'impresa ardua. Al contempo, Musa sembrava distante. Passava molto tempo da sola e si estraniava. Si chiudeva per ore nel suo piccolo cottage che per pochi mesi era stato il suo centro per animali fatati e nessuno sapeva cosa facesse esattamente. In realtà, Flora lo sapeva sebbene sperava di sbagliarsi, poiché la sua sorellina sosteneva di aver visto Musa praticare degli incantesimi oscuri. Era vero, doveva esercitarsi, ma Flora sapeva che non era quello il motivo per cui la sua amica spendeva tanto tempo in quell'attività. In quel momento, quel giorno, Flora aveva appena lasciato Isobel e con la sua fatina sulla spalla stava andando dalla sua migliore amica, avendo lasciato Miele in biblioteca a recuperare le lezioni mancate dal liceo chiuso su Linphea.

"Posso?" Chiese Flora, aprendo di poco la porta.

"S-sì!" Esclamò Aisha, sembrando un po'di fretta. Flora entrò, incuriosita da quell'atteggiamento.

"Che succede?" Chiese la fata della natura, Aisha sorrise.

"Niente!"

"Aisha..." Insisté Flora, cercando di sbirciare, ma Aisha nascose tutto, sebbene la sua amica avesse già dedotto di cosa si trattava per ciò che aveva visto. Aisha la guardò imbarazzata mentre Flora le sorrise. "... ehi, va tutto bene, non devi certo vergognarti."

"Io... sono solo sciocchezze!" Sbottò la fata dei fluidi andando a chiudere le finestre dato che aveva cominciato a piovere. Flora la raggiunse e la voltò verso di lei.

"I tuoi sentimenti non sono delle sciocchezze. Da' loro il giusto valore perché devi essere tu la prima a farlo." Aisha le rivolse uno sguardo stupito. "Da quando me l'hanno insegnato ho cercato di non dimenticarlo, anche se è dura, a volte." La prese per mano e la invitò a sedere con lei. "Allora, come stai oggi?"

"Io... mi sento in colpa." Confessò la principessa, abbassando lo sguardo.

"Per quale motivo?" Chiese la sua amica, prendendole le mani.

"Per quanto sono preoccupata per Nex e Roy. Io... la mia priorità ora dev'essere Andros e come riportarlo in vita, perché non è finita... ma con il ritorno di Nex, e Roy, ed ora sono entrambi su Whisperia e sono così preoccupata..."

"Aisha, essere una buona principessa e amare la tua famiglia non vuol dire che tu non possa preoccupare anche per... beh, per i due ragazzi che significano qualcosa per te. A proposito, hai le idee un po' più chiare?"

"Non proprio... stamattina ho salutato Roy, e... beh, ero sul punto di baciarlo." Flora rimase a bocca aperta. "Ma non l'ho fatto... no, no. È solo... Flora, non so come dovrei sentirmi esattamente, e non riesco a dare un nome a ciò che sento." La principessa abbassò lo sguardo, Flora sospirò.

"Posso darti un consiglio?"

"Sì, per favore." Rispose Aisha, guardandola.

"Credo che tu debba darti una tregua. Smettila di pensare a cosa dovresti fare. È vero, a volte ce n'è bisogno, ma ora come ora, Aisha, credo che tu abbia bisogno di pace. È difficile creartela da sola con tutto ciò che stai passando, ma sono certa che se ti guardi dentro senza aspettarti di trovare per forza qualcosa, allora troverai una risposta." La sua amica sorrise, anche se i suoi occhi erano pieni di tristezza, e la abbracciò.

Nel frattempo, su Magix, Helia si trovava a Fonterossa, dato che si era stabilito lì su richiesta di suo nonno. Gli era stato affidato un appartamento privato come quello degli insegnanti, ed era proprio lì che si trovava quel pomeriggio. Non avrebbe visto Flora quel giorno e se n'era rimasto da solo da quella mattina. I motivi erano tanti e mettere ordine fra questi gli risultava difficile, anche se ci stava provando. Da quando aveva provato a riscoprire la sua magia stava riscoprendo nuovi aspetti di sé, si era reso conto di essere più attento e saggio di quanto pensasse, e curioso, e riflessivo. E in quei giorni, praticando la magia quasi come un obbligo per poter poi rispondere negativamente a suo nonno, convincendolo che nonostante avesse autorità sulla sua magia non voleva intraprendere quella strada, si era reso conto che probabilmente si sbagliava. E la riscoperta della sua magia lo fece rendere conto di quanto non si sentisse solo. Da quando era finita con Flora aveva visto il mondo in bianco e nero, si era visto abbandonato e perso. Aveva visto quel principe rubargli la cosa più importante della sua vita, per cui aveva lottato quello stesso inverno. Riavere Flora solo per lui in quei mesi prima di partire per Unamuno l'aveva fatto sentire felice, aveva progettato il suo futuro e si era sentito ottimista. Ma poi il suo sogno era svanito e lui si era sentito perso. Ma ora, la sua magia stava rinascendo in lui e stava riempiendo un vuoto che non si era mai reso conto di avere. Ed ora stava cominciando a capire Flora, e il fatto che anche lei fosse cambiata proprio grazie alla magia. E, sebbene continuasse ad amarla, si rese conto che quel vuoto che aveva dentro non era Flora quella destinata a riempirlo, ma lui stesso, conoscendosi meglio. La giornata si stava ormai concludendo, ed Helia era in camera sua quando ricevette la chiamata che significò disperazione per tutti, quella sera.

Su Whisperia, dopo che Brandon aveva parlato con don Pedro, era stato riportato dagli altri e soltanto dopo pochi minuti era stato in grado di muoversi liberamente, smaltendo l'inchiostro di kraken. I suoi amici gli avevano chiesto come stesse, notando i segni di percosse che aveva, ma Brandon aveva risposto con un cenno. I suoi amici avevano chiesto ancora spiegazioni e, dopo che si era seduto sul pavimento appoggiando la schiena alla parete dietro di lui, si era fatto forza e aveva cercato di dire qualcosa che non sembrasse uscito da qualche romanzo. "Okay, la questione è questa... siamo prigionieri di don Pedro, quindi... beh, noi siamo prigionieri di don Pedro, Sky è la vendetta personale di Mandragora... non so come tu e Bloom gestiate lo stress..." Parlare gli faceva male. "... qui su Whisperia si organizzano dei combattimenti, e don Pedro... lui ci guadagna molti soldi... siamo dentro."

"Oddei..." Fu quello che aveva detto Nex, attirando l'attenzione degli altri. Si era preso la testa fra le mani.

"Nex." Aveva detto Sky, poggiandogli una mano sulla spalla, ma il suo amico si scrollò.

"No! Io... come abbiamo fatto a finire qui?! Questo non è il nostro posto! Questo non è il mio posto! Io sono lo scudiero dell'erede di Domino, non devo starci su questo pianeta!"

"Nex, proviamo a calmarci." Aveva provato a fermarlo Roy, risoluto. Brandon era rimasto in silenzio, mortificato e con un senso di colpa che lo mangiava vivo, seguendo Nex con lo sguardo, che si era alzato e stava camminando per cercare di gestire l'agitazione. "Siamo stati addestrati, non siamo degli stupidi né dei codardi."

"Non si tratta di questo!" Aveva replicato il suo amico. "Non si tratta di coraggio, quello ne ho da vendere, se proprio vuoi saperlo. Ma qui siamo in un fosso e non possiamo uscirne. C'è un motivo se un posto come Whisperia esiste in primo luogo: la Dimensione Magica ha deciso di relegare la feccia degli uomini qui, e sta bene a tutti! La giustizia che noi rappresentiamo qui non esiste e non vale! Non possiamo vestirci di autorità, qui sono loro che comandano... e per noi finirà male." C'era stato silenzio e, a quanto pareva, non c'era via d'uscita. I ragazzi erano rimasti in quella cella fino a sera e, fortunatamente, Mandragora non si era fatta vedere (probabilmente aveva trattato con don Pedro per avere Sky, aveva ipotizzato Brandon, senza però condividerlo con i suoi amici). Erano rimasti seduti a terra e avevano parlato poco dopo ciò che si erano detti quel pomeriggio. Sky e Brandon non si erano parlati, entrambi feriti, ognuno per le sue ragioni. Brandon si sentiva in colpa e si vergognava, Sky era deluso e si chiedeva perché il suo migliore amico non gli mostrasse fiducia. Ad un tratto, il principe, che guardando di fuori aveva pensato alla sua futura moglie, si alzò, riempiendosi il petto del suo spirito da leader ottimista che tanto lo contraddistingueva.

"Okay, sentite," I suoi amici alzarono lo sguardo verso di lui. "Nex ha ragione." Il viso del paladino s'illuminò. "Qui la nostra autorità non vale, ed io sono il primo che si sente spaesato e affranto perché in quanto principe incarno la legge. Ma anche Roy ha ragione: siamo stati addestrati e non siamo degli stupidi né dei codardi. Per questo motivo, dobbiamo e sono certo troveremo un modo per andarcene di qui!" Nex e Roy s'illuminarono, il viso di Brandon invece si spense. "Dobbiamo tornare a casa, aiutare i nostri amici contro Zvonimir, non possiamo perdere tempo qui!"

"Esatto!" Esclamò Nex, alzandosi e dando una pacca sulla spalla del principe.

"Ben detto, Sky!" Accordò Roy. Sky guardò il suo migliore amico, lui scosse la testa affranto.
Brandon era abbattuto, afflitto. Si sentiva così pesante. Sentiva i suoi errori grandi, e sentiva anche quelli di suo padre sulle sue spalle. Era stanco. Da quando si era seduto in quella cella non aveva fatto altro che pensare a lui, a chiedersi dove fosse, e a ricordare l'ultima volta che era stato lì. Quel giorno era stato uno dei peggiori della sua vita, perché per lui quel giorno suo padre era morto. Aveva deciso di cancellarlo, eliminarlo, smettere di considerarlo suo padre sempre e per sempre. Ed ora si stava ritrovando a pagare non solo i propri ma anche i suoi errori. E i suoi amici erano in quella storia con lui. Non sapeva come poter scappare da lì. Don Pedro aveva tanti uomini, era potente, e aveva dalla sua numerosissimi artefatti magici e una vecchia strega assetata di vendetta. Non aveva idea di cosa fare, e nemmeno l'ottimismo del suo migliore amico poté aiutarlo. Davanti a quello sguardo, il viso di Sky s'indurì, poi il principe disse: "Bene, ragazzi, non ci resta che pensare ad un piano." Roy e Nex annuirono, ma in quel momento arrivò uno degli uomini di don Pedro e con lui c'era Mandragora.

"Ehilà..." Salutò la strega, con un ghigno, rivolta a Sky.

"Voi tre," Disse lo scagnozzo di don Pedro a Brandon, Roy e Nex. "Venite con me." Prima che potessero fare un passo, Brandon si parò davanti a loro e si rivolse al pirata.

"Aspetta!" Quello lo guardò alzando il mento, nonostante fosse grande e grosso, e lo guardò dall'alto. "Sono io che ho un debito con don Pedro, non loro. Vengo io soltanto."

"Ma anche loro sono prigionieri, e servono anche loro." Replicò l'altro.

"Chiedi a don Pedro di alzare la posta." L'uomo assottigliò gli occhi, mentre i tre amici si guardarono confusi. "Devo a don Pedro settantacinque galeoni d'oro, saliamo a cento, ma lasciali andare." L'uomo scoppiò a ridere.

"Pretendi libertà per venticinque galeoni?"

"Facciamo centocinquanta." Ribatté Brandon, col viso duro. Roy gli mise una mano sulla spalla.

"Brandon, cosa stai facendo?"

"Fidatevi di me per un'ultima volta." Rispose il soldato, guardandolo solo per un attimo. "Allora?" Chiese all'uomo oltre le sbarre, lui storse le labbra. "Sono un soldato della guardia reale, sono molto resistente, posso arrivare a tre, quattro combattimenti a sera."

"Saliamo a duecento galeoni d'oro e ne parlo con don Pedro." Brandon strinse le mani intorno alle sbarre.

"Va bene, duecento galeoni."

"Strega, vieni con me!" Ordinò l'uomo.

"Sì, ma il principe è comunque mio!!" Gracchiò Mandragora seguendolo. Nex voltò Brandon con forza verso di lui e gli altri, tutti con espressione sconvolta.

"Brandon, ma cosa ti è saltato in mente?!" Chiese Roy.

"Che vuol dire che hai un debito con don Pedro?!" Domandò invece Nex. Brandon guardò Sky, che aveva un'espressione delusa dipinta in volto, e il suo cuore sentì un'ennesima fitta.

"Non io, mio padre." Rispose Brandon. "Mio padre ha un debito con don Pedro, e lui vuole che sia io a ripagarlo... ma non è giusto che voi dobbiate immischiarvi in questa cosa. Se don Pedro accetta, e credo che lo farà per più del doppio del denaro, potrete tornare dagli altri."

"E venire a prendervi." Aggiunse Roy, ma Brandon scosse la testa.

"No, è troppo pericoloso tornare qui su Whisperia. Sky, abbiamo tutti della polvere di fata nei nostri materializzatori, possiamo darla a te e avrai un'arma contro Mandragora, dovrai usarla per liberarti da lei e scappare."

"E tu?" Chiese il principe, secco.

"Scapperò quando ne avrò l'occasione." Rispose Brandon. "Si presenterà sicuramente. Ma per ora, se riusciamo nell'intento, sarà meglio per voi due andarvene subito e passare le informazioni che abbiamo." Ci fu silenzio mentre ognuno ponderava la situazione. Furono distolti quando sentirono un rumore di qualcosa che picchiava contro lo sbarre. Si voltarono.

"E così proponi un accordo?" Chiese il pirata, Brandon lo guardò ma non fece neanche un passo.

"Duecento galeoni d'oro, è più del doppio."

"Vero, ma perderei comunque due combattenti." Brandon arrivò davanti alle sbarre.

"Li ho trascinati io qui. Volevo imbrogliarti, volevo riprendermi l'Occhio, loro non ne sapevano nulla."

"Ma adesso sanno di Zvonimir."

"La strega può eliminare i loro ricordi." Ribatté Brandon.

"E saliremmo a trecento galeoni."

"Va bene, affare fatto." Annuì Brandon, don Pedro sorrise.

"Molto bene! A quanto pare ho concluso un buon affare stasera! Strega, occupati di eliminare i loro ricordi e mandali via!" L'uomo di don Pedro aprì la cella, Brandon fece qualche passo verso i suoi amici e, cogliendoli di sorpresa, li abbracciò. Abbracciò prima Nex, e poi Roy, e solo dopo un istante i due amici si resero conto del motivo di quel gesto.

Nel frattempo, su Sakoma, Flora era in camera sua con Miele, Aisha, Musa e Chatta. Le amiche avevano deciso di riunirsi per cercare di sentirsi meno sole, ma quella sera furono comunque devastate. Erano sedute insieme a chiacchierare quando i loro cellulari squillarono.

"È Tecna..." Borbottò Aisha, sorpresa. Rispose e davanti a lei e alle sue amiche apparve un ologramma di Tecna e Timmy che, a quanto pareva, erano ancora nel loro laboratorio. Poi apparvero anche Stella, Bloom ed Helia.

"Ragazzi, spero sia importante, stavo raccontando una cosa!" Si lamentò Stella. "Oh, ci siete tutti... ma che succede a quest'ora?!" Chiese dunque la principessa.

"Ragazzi, è una cosa importante..." Disse Tecna con un sospiro e un'espressione abbattuta.

"Avete notizie dei ragazzi?" Chiese Flora, Tecna alzò lo sguardo come se fosse stata colpita.

"È proprio di questo che volevamo parlarvi." Rispose Timmy, poi sospirò e aggiunse: "Non abbiamo loro notizie da questo pomeriggio."

"CHE COSA?!" Esclamò Bloom. "Che significa?! Dove sono?! Che è successo?!"

"Non lo sappiamo, Bloom, è questo il punto..." Rispose Tecna. Gli occhi di Aisha divennero lucidi, Flora si alzò dal letto e si allontanò, appoggiandosi con una mano alla scrivania e tenendosi lo stomaco con l'altra.

"Okay, non dev'essere per forza successo qualcosa di grave... forse non hanno potuto mettersi in comunicazione con voi perché hanno perso i cellulari, o magari su Whisperia non c'è campo." Provò a dire Helia, spiazzato anche lui dalla notizia. 

"Avevamo dato loro un apparecchio rilevatore di magia, dentro c'era un GPS, ma ad ora non rileva alcuna posizione, come se fossero spariti." Replicò Timmy. Flora prese un respiro e raggiunse di nuovo i suoi amici, dicendo: "Ma sappiamo dov'erano. Nel senso che abbiamo un'ultima posizione, giusto?"

"S-sì..." Rispose Timmy, incerto. "Il porto di Whisperia, intorno alle sei di questo pomeriggio."

"Bene, allora abbiamo un punto di partenza. Andiamo lì." Tutti guardarono Flora, stupiti, e sorpresi che un'idea del genere venisse proprio da lei. "Non possiamo davvero stare con le mani in mano fino a quando non salta fuori una loro notizia!" Esclamò la giovane davanti a quelle espressioni dubbiose.

"Flora ha ragione." Disse Bloom, asciugandosi gli occhi. "Non possiamo rimanere con le mani in mano!"

"Ragazze, ragazze, un secondo..." Le fermò Tecna. "... qui siamo tutti preoccupati, ma non possiamo agire d'istinto. Whisperia è un pianeta molto pericoloso, soprattutto per noi fate, c'è un motivo se i ragazzi sono andati lì."

"Quindi cosa suggerisci di fare?" Chiese Aisha, passandosi le mani l'una dell'altra.

"Io e Timmy suggeriamo di aspettare..." A quelle parole si alzarono delle polemiche, ma Tecna continuò, zittendole. "... lo sappiamo che non sembra l'alternativa migliore, ma andare lì, noi, magia bianca che cammina, nel covo dei peggiori delinquenti della Dimensione Magica, non sarebbe proprio un modo per aiutare i ragazzi..."

"Io lo sapevo che non dovevano andarci!" Borbottò Flora, alzandosi di nuovo e camminando per la stanza.
Non ci fu alcuna idea, nessuno riuscì a venire a capo della situazione. In cambio, solo un'incredibile agitazione e paura, e un senso di sconforto tale da mangiare l'anima. Timmy e Tecna riattaccarono, entrambi affranti, avendo la sensazione di accumulare soltanto fallimenti. Quella sera, la fata decise di non rimanere su Eraklyon e raggiunse Timmy su Zenith. Quella notte la passarono entrambi insonne, ma senza dire neanche una parola. Timmy rimase steso a letto, cercando di pensare, Tecna sedette sul pavimento, con le spalle appoggiate al letto, guardando di fuori attraverso la portafinestra, sperando che l'esattezza e la logica di Zenith potessero darle un'idea. Quella notte fu lunga per tutti. Su Solaria, Stella sentiva di avere troppi pesi da portare, e aveva paura di non essere all'altezza. Stava per diventare regina, e sua madre non faceva che complimentarsi con lei per le sue riuscite, ma da una reggente tanto saggia Stella si aspettava almeno una soluzione per salvare i suoi amici. Su Domino, una volta riattaccato, Bloom era corsa in camera di sua sorella, in lacrime, e lei l'aveva accolta. Saputa la notizia, Thoren era rimasto scioccato e si era messo subito in contatto con la sua famiglia su Eraklyon, altrettanto disperata. La giovane Roxy, a palazzo anche lei, saputa la notizia, raggiunse la sua amica, che per lei rappresentava una sorta di sorella maggiore, e le stette vicino durante quella notte insonne. Su Magix, Helia passò la notte meditando, entrando in contatto con la propria magia, come se quella potesse dargli una risposta. Su Sakoma, invece, le tre amiche avevano sentito il bisogno di separarsi, ognuna per le proprie ragioni. Aisha, in crisi, sentiva troppe emozioni per riuscire a condividerle con le altre. Aveva lasciato Roy quella mattina, convincendosi di provare qualcosa per lui, mentre il suo cuore era in ansia per Nex. Ed ora erano entrambi spariti, e la principessa si sentì come se la sua esistenza si stesse sgretolando sotto le sue mani, senza, probabilmente, l'occasione di rimediare. Flora era rimasta in camera sua, Chatta e Miele non avevano detto nulla. La sua fatina si era seduta sulla spalliera del letto mentre la sua sorellina l'aveva abbracciata stretta e poi l'aveva lasciata sola. Si conoscevano come nessuno al mondo, e Miele sapeva di doverle lasciare un po' di tempo. Flora aveva stretto la sua sorellina e l'aveva baciata sui capelli, dunque le aveva dato dolcemente la buonanotte. Ma, una volta che Miele ebbe chiuso la porta, la giovane era crollata, tenendosi la testa fra le mani e piangendo anche l'anima, tanto che ad un tratto non venne fuori alcun suono e fu costretta a piegarsi. Le mani tremavano e il petto si agitava, e tutto quello che avrebbe voluto in quel momento fu avergli detto la verità. Inaspettatamente, bussarono alla porta, e Flora si voltò verso essa come se qualcuno avesse messo mano alla sua più grande intimità.
Poco distante, Musa era in camera sua, e, tra i suoi amici, lei fu l'unica a non sentirsi disperata. Anzi, quella sera, Musa capì che forse lei non era sbagliata, e che magari era arrivato il suo momento.

 

Salut! Miei adoratissimi e amatissimi germogli di lullabea!! So che sono in ritardo, ma non ho potuto pubblicare su questa piattaforma, quindi oggi pubblico ben due capitoli, contando quello della settimana scorsa! Ancora le mie scuse!!
Duuuuunque. Le cose sono critiche. È stato un capitolo un po' "pesante", pieno di emozioni che appesantiscono il cuore...
Parliamo ovviamente prima di Brandon. Il mio adorato scudiero si trova in una situazione critica, col passato che lo tormenta e il presente che lo prende a botte. Non riesce ad essere sincero con i suoi amici, e pare che non riesca a far pace neanche con se stesso. Roy è comunque da apprezzare, e Sky non si smentisce mai... e Nex? Sì, Nex è InCharacter, ma non è solo questo. Lui su Whisperia, come dice, non ci doveva proprio stare, e più avanti vedremo perché.
Tecna e Timmy sentono un secondo fallimento sulle spalle, mentre Aisha è confusa. Musa però sembra non esserlo...
Jackson, invece, è venuto a sapere di un certo inganno nei confronti di Flora, e allo stesso tempo forse sta aprendo gli occhi su suo padre, mentre scopriamo che su sua madre girano delle "storie"...
Helia si dedica alla MAGIAAAAAAAAAAAAA
Mentre Flora... beh, Flora, anche se sostiene tutti, è in crisi anche lei. Spero vi sia piaciuta l'ultima parte, quella col suo pianto, ci ho lavorato con attenzione... ma, chi avrà bussato? Tutto questo ed altro nel prossimo capitolo, che è a un clic di distanza!
Avrò dimenticato qualcosa, e spero di sentire cosa voi ne pensate nei commenti! Vi mando un bacio, sperando che stiate apprezzando la storia e ringraziandovi infinitamente per come continuate ad esserci! Vi voglio bene, anzi,
Vi strAmo,

xoxo Florafairy7

   

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Il proprio lato oscuro ***


IL PROPRIO LATO OSCURO

Quella notte, su Whisperia, i quattro amici si separarono, non sapendo bene cosa li attendesse. Nex e Roy, grazie alla magia della strega, si ritrovarono in un battito di ciglio al Murcielago, il porto di Whisperia. La soggiogazione della strega aveva previsto che i due amici non avrebbero ricordato nulla di ciò che era accaduto e si sarebbero diretti a casa senza alcuna notizia né dei loro amici né di Zvonimir. Ma non fu così, e Roy eNex montarono in fretta sulle loro windrider per arrivare presto a casa e raccontare tutto ai loro amici. Al contrario, Sky e Brandon erano rimasti sul vascello di don Pedro de Ataide, ma avevano dovuto separarsi molto in fretta. Purtroppo, tra i due amici quel giorno si era alzato un muro, ed era stato doloroso per entrambi. Mandragora entrò nella cella e Brandon ne uscì, pronto per dirigersi verso una prigione diversa. Brandon camminava seguendo i suoi carcerieri, ma tutto ciò a cui riusciva a pensare erano i suoi amici. Sapeva di averli delusi, e sapeva di non aver fatto abbastanza per loro. Lo sguardo che Sky gli aveva rivolto era stato straziante, e pensare a quello che avrebbe potuto rivolgergli Flora lo fece sentire fortunato ad essere su Whisperia. Immaginava soltanto quello che Flora avrebbe potuto pensare di lui se avesse saputo cosa aveva fatto. Ma il problema non era lei, il problema era lui.

Don Pedro e i suoi lo portarono in un locale molto simile a quello dove erano stati quel pomeriggio: la solita puzza di alcol, fumo e sudore regnava sovrana. C'era molta confusione, e molte brutte facce. Don Pedro de Ataide fece un cenno ai suoi uomini e questi spinsero Brandon per farlo camminare. Si diressero all'altra estremità del locale, dove, a quanto pareva, c'era un'uscita. Attraversata la porta, la folla che faceva confusione si zittì quando vide don Pedro. Gli uomini si divisero lasciando spazio al pirata, che camminò incrociando lo sguardo dell'uomo seduto di fronte a lui.

"Un nuovo acquisto?" Chiese quello, ghignando.

 "Sono felice di vederti allegro, Kastos, stasera ci sarà di che ridere!" Esclamò don Pedro. L'uomo di fronte a lui sorrise, mostrando i denti che, in contrasto con la pelle scura, sembravano quasi bianchi. Annuì, facendo dondolare l'orecchino d'oro che portava a un orecchio. Don Pedro fece un cenno ai suoi uomini, poi guardò Brandon negli occhi e disse: "Hai fatto un accordo con me, ora vedi di ripagarmi." Un attimo dopo gli scagnozzi del pirata presero Brandon con loro, gli sfilarono via la giubba e la camicia, poi, con della tinta rossa, proprio dove aveva il marchio lasciatogli da Vymarna, gli disegnarono lo stemma di don Pedro, ovvero una P la cui linea curva aveva la forma di una rondine. Brandon si guardò, giusto per un attimo, e in quel momento ebbe paura.

Nel frattempo, il principe Sky era rimasto nella cella del vascello insieme a Mandragora. Come solito dei malvagi già sconfitti, la strega aveva intenzione di fare prima una chiacchierata con il suo prigioniero, come per rendere più estenuante l'attesa fino alla tortura, redendo l'attesa stessa torturante. Sky era seduto su una vecchia sedia scomoda, legato da un incantesimo d'ombra. Da quella prospettiva, o forse dalla preoccupazione che gli permetteva di avere i sensi più all'erta, poté notare ogni particolare di quel posto. La cella era umida, sporca, scura. Il pavimento era lercio e c'era una piccola perdita d'acqua, il cui gocciolio era snervante.

"Bene, bene, il principe Sky..." Esordì Mandragora, di fronte a lui. "... sapessi quanto ho aspettato questo momento." Aggiunse, chinandosi verso di lui e prendendogli il viso con una mano. Da lì, una scia di insetti, percorrendole la mano, arrivò fino al viso di Sky, che scosse prontamente la testa per liberarsene.

"Maledetta!" Esclamò il principe, guardandola con rabbia.

"Cosa c'è? Non ti piace essere imprigionato? Guarda che io ho patito lo stesso per colpa tua e della tua odiosa fidanzata! Oh, ma, tranquillo, quando avrò finito con te raggiungerò anche lei."

"Non ti permetterò di torcerle neanche un capello!" Ribatté Sky con rabbia.

"E come? Come hai intenzione di farlo... esattamente?" Chiese la strega con un ghigno, poi divenne seria di colpo e si avvicinò a lui, guardandolo dritto negli occhi azzurri. "Ti farò provare dolore, un dolore atroce e lungo. Mi chiederai, mi implorerai di ucciderti. Ma non lo farò, non subito. Soffrirai, sentirai l'odore del tuo sangue e lo assaporerai. Vedrai il tuo corpo deperire lentamente, e vedrai la morte arrivare verso di te. E la stessa sorte toccherà anche alla principessa di Domino." Sky, accigliato, le sputò in faccia.

Lontano da lì, su Sakoma, Flora era in camera sua. Con una mano poggiata sulla bocca cercava di respirare normalmente per fermare il pianto. "Chi è?" Chiese.

"Flora, sono io, sono Jackson. Ho bisogno di parlarti." Rispose lui. La giovane si asciugò gli occhi con le mani e andò ad aprire. Fu strano, ma quando incrociò lo sguardo di tempesta di fronte a lei, non si sentì violata, ma accolta da quel dolore. Per questo motivo, non trattenne le lacrime, che minacciavano di cadere comunque e, con voce tremante, disse: "... Jackson..." e lo abbracciò. Il principe, sorpreso, la strinse e chiese: "Flora, che succede? Cosa...?"

"... I ragazzi che sono andati su Whisperia." Rispose lei, alzando lo sguardo acquoso. Il principe entrò con lei e chiuse la porta e Flora aggiunse: "Timmy e Tecna non hanno notizie, non sanno cosa è successo, non li sentono da questo pomeriggio e... Sky avrebbe dovuto... io..." Balbettò piangendo.

"Come?! Per gli dei, Flora, mi dispiace, mi dispiace moltissimo." Replicò Jackson, che la abbracciò. La giovane pianse sul suo petto, disperata, per motivi che lui non avrebbe immaginato in quel momento. E il senso di colpa causato da ciò la fece sentire una brutta persona. "Posso fare qualcosa?" Chiese Jackson, con Flora stretta a sé.

"Non lo so... credo di no. Su Whisperia non esiste legge, e andare lì sarebbe pericoloso per tutti noi, anche se..."

"Flora, ti prego." La interruppe lui. "Non devi pensarci nemmeno."

"Ma che succede?" Chiese però lei, guardandolo negli occhi. "Devi dirmi qualcosa che non mi piacerà, non è vero?" Si allontanò da lui di qualche passo, cercando ancora di trattenere l'agitazione che, in un altro caso, l'avrebbe spinta a mettere sottosopra quella stanza.

"Io..." Disse il principe, sorpreso e indeciso. Jackson tentennò, e gli passò davanti agli occhi il viso di sua madre, ricordando la discussione avuta con Elijah quel pomeriggio. "... sì, mi... mi dispiace. La prossima settimana partirò. Ci sono delle questioni urgenti da sbrigare..."

"Oh... sta' tranquillo, Jackson, non preoccuparti. Devi occuparti di Sakoma." Replicò lei, annuendo con un sorriso accennato, ma i suoi occhi erano ancora rossi e acquosi dal pianto. "Sei sicuro che sia soltanto questo?" Aggiunse poi, scrutandolo incerta.

"Sì." Annuì il principe. "Ma non vorrei lasciarti da sola in questi giorni con quello che è successo."

"Non preoccuparti, le ragazze sono qui con me." Disse Flora, abbassando però lo sguardo.

"Sei sicura?"

"Sì." Rispose e fece un passo verso di lui. "Compi i tuoi doveri da principe, ti prometto che non farò nulla di avventato mentre non ci sarai. C'è ancora domani, non sappiamo... magari è stato solo un contrattempo e non sono riusciti ad avvertire Tecna."

"Flora." Lei gli rivolse lo sguardo. "Sono i tuoi amici ed è giusto che tu sia preoccupata." Jackson allargò le braccia e lei lo abbracciò. Erano stretti, ma Flora si sentì così lontana da lui pensando a qualcun altro.

E quel qualcuno stava pensando a lei in quel momento, nonostante non fossero ancora legati nello spirito. La folla era intorno a lui, mentre don Pedro e i suoi, alle sue spalle, erano seduti che lo osservavano. Quel combattimento, se l'avesse vinto, gli sarebbe valso tre galeoni d'oro, e ciò significava che, a meno che non si fosse inventato qualcosa, la libertà era ancora lontana. Guardò il corpo del suo avversario, in piedi di fronte a lui che aspettava il via. Era malconcio e, come lui, aveva un segno sul petto. Arrivò il segnale che aspettavano, e il combattimento cominciò. Brandon si tenne pronto, e le offese dell'altro non si fecero attendere. In un primo momento, il soldato cercò di schivare il più possibile, come per evitare di combattere, come se qualcosa dentro di lui lo stesse implorando di non lasciarsi andare e non perdersi. Le grida aumentavano, tanto che diventarono un boato continuo e indistinto. Faceva molto caldo, l'afa era soffocante. La voce di don Pedro però la distinse, e gli chiese di non perdere tempo e di darsi da fare. Per quella sera, quello fu l'ultimo momento in cui pensò a Flora, poi, divenne qualcun altro.

Il giorno dopo, all'alba, gli abitanti del palazzo di Sakoma furono tutti sorpresi quando i due giovani arrivarono. Conoscevano il primo, ma non il secondo, e si chiesero cosa ci facessero lì a quell'ora. Non chiesero del principe, bensì delle fate e, dopo una strana occhiata, fu fatto come ebbero chiesto, anche se qualcuno avvertì il principe in ogni caso. Quando Flora fu avvertita, non fu un vero disturbo. La fata, infatti, non aveva chiuso occhio tutta la notte pensando ai suoi amici. La preoccupazione e la paura l'avevano assalita torcendole lo stomaco e mangiandole il cuore, ed aveva pianto fino allo sfinimento pensando a come sarebbe potuta arrivare su Whisperia il giorno seguente e immaginando ogni possibile scenario pericoloso e un modo per tirarsene fuori. Quando bussarono, andò di corsa ad aprire, sperando che fosse una delle sue amiche con delle notizie. Rimase delusa quando vide che erano della servitù, ma, una volta saputo chi la cercava, il suo viso s'illuminò e corse di sotto. Flora arrivò nel salone entusiasta, incurante del fatto che fosse scalza e in camicia da notte, e raggiunse i suoi amici di corsa, con un sorriso sul volto. Vide che Aisha e Musa erano già lì, la sua migliore amica era proprio di fronte a Roy e Nex, e soltanto lei poté notare quanto tremasse. Dopo alcuni istanti di silenzio, Aisha fece scendere le lacrime che aveva trattenuto e disse: "Sono felice che siate tornati. Davvero felice." Guardò Nex negli occhi, e proprio quando il sorriso di Roy si stava per spegnere, Aisha lo abbracciò, lasciando invece il paladino con l'amaro in bocca. Fu Nex quindi che incrociò lo sguardo di Flora, che era pochi passi da loro ed era arrivata in silenzio quando aveva capito cosa significasse quel momento per Aisha. A quel punto anche gli altri si voltarono per guardarla e Flora sorrise. La keimerina raggiunse i suoi amici e abbracciò entrambi, ripetendo continuamente quanto fosse felice che fossero tornati. Quando li lasciò andare chiese:

"Brandon e Sky sono su Eraklyon? O su Domino? Immagino che Sky volesse vedere Bloom." Il sorriso sul suo volto e l'aspettativa nel suo sguardo resero il compito dei due giovani ancora più difficile. Notando le loro espressioni, e lo sguardo che si scambiarono, Flora capì che le cose non erano come credeva e la paura la invase. I suoi occhi espressero quel terrore, e quell'espressione, in un certo senso, costrinse tutti a stare in silenzio. Flora fece un passo indietro, con tanta paura che i piedi nudi fecero rumore sul pavimento di marmo. "D-dov'è Brandon?" Chiese allora, passando lo sguardo da Nex a Roy. Quest'ultimo sospirò, passandosi una mano tra i capelli. C'era intorno a loro un'inquietante calma, e Flora la ruppe, sorprendendo tutti. "Santo cielo, Roy, cosa è successo a Brandon?!" Chiese, urlandogli in faccia con la voce rotta dal pianto, spingendo e riscuotendo il suo amico colpendolo al petto.

"È su Whisperia." Rispose Nex, col viso duro, mentre Roy rimase in silenzio, ancora scosso dal gesto della sua amica, e dispiaciuto per i suoi compagni. Flora dunque passò lo sguardo su Nex.

"Che cosa?" Chiese in un sussurro arrabbiato.

"È su Whisperia con Sky. Mandragora è in combutta con Zvonimir e con un certo Pedro de Ataide, ci hanno catturati." Spiegò Nex, sospirò e guardò Aisha, che ascoltava con dispiacere, e Musa, che si stava torturando le labbra con le dita. Poi si rivolse di nuovo a Flora. "A quanto pare Brandon aveva un conto in sospeso con questo pirata, e, ovviamente, Sky ne aveva uno con Mandragora."

"E voi l'avete lasciato lì?! Li avete lasciati lì da soli?! Come avete..."

"Flora, Flora..." La fermò Roy, prendendola per le spalle e costringendola a guardarlo. "... ascoltami, per favore, ehi, ascoltami. Non avremmo mai voluto lasciarli lì, ma abbiamo dovuto. Abbiamo informazioni contro Zvonimir, e se fossimo rimasti lì non avremmo potuto avvertire voi di cosa era successo. Dovevamo tornare."

"Ma..."

"Mi credi se ti dico che è stata di Brandon l'idea?" Flora rimase per un attimo in silenzio, tremando leggermente.

"Ti credo." Concesse infine la fata.

"Bene." Concluse Roy, con un sospiro, lasciandola andare. In quel momento arrivò Jackson che, quando vide i due ragazzi, andò a salutarli con un sorriso stringendo loro la mano e dando loro una pacca sulla schiena.

"Siete stati davvero coraggiosi a dirigervi su Whisperia." Affermò Jackson. Poi strinse Flora a lui poggiandole una mano sul fianco. "Va tutto bene?" Le chiese, in un sussurro all'orecchio. Flora alzò lo sguardo acquoso verso di lui e l'espressione di Jackson mutò in un istante in una preoccupata.

"Il principe Sky e Brandon sono ancora su Whisperia e non sappiamo nulla." Rispose la sua fidanzata.

Jackson guardò gli altri, come per cercare conferma, e loro gliela diedero con la loro espressione.

"Oh, ma... ma è terribile. Com'è possibile?" Chiese, e Nex fu costretto a raccontare la vicenda ancora una volta. A quel punto, il principe chiese: "Quindi ora cosa abbiamo intenzione di fare?" Aisha, d'istinto, guardò Flora e lei abbozzò un sorriso.

"Possiamo contare sul tuo aiuto?" Chiese Roy, ormai in confidenza col principe.

"Certo!" Confermò Jackson, deciso. "Zvonimir è una minaccia per tutti, e il principe Sky è una brava persona, non si merita certo di essere nelle mani di una strega." Disse poi, con espressione seria, che però si addolcì un attimo dopo quando Flora, stretta ancora a lui, lo abbracciò.

"Grazie." Bisbigliò Flora. Lui, in tutta risposta, la tenne più stretta.

"Bene, ragazzi, a questo punto io direi di avvisare gli altri. Tecna e Timmy si faranno venire in mente un piano." Disse Aisha.

"E credo sia il caso di andare da Avalon e parlare con lui oggi." Aggiunse Musa, anche se si beccò una delle occhiate scrutatrici di Flora e distolse in fretta lo sguardo.

"Io credo sia anche il caso di raggiungere Bloom." Disse proprio quest'ultima.

"Sì, sarà distrutta per Sky. Allora facciamo così," Propose Aisha, "noi ragazze andiamo da Avalon e poi da Bloom, mentre voi ragazzi da Timmy e Tecna su Eraklyon." Tutti acconsentirono all'idea di Aisha, Jackson compreso, che si unì al gruppo. Le ragazze quindi decisero di andare a prepararsi, dato che erano ancora in pigiama, anche se prima inviarono un messaggio ai loro amici per avvertirli velocemente dell'accaduto. Nex e Roy provarono entrambi a fermare Aisha, ma la fata si divincolò velocemente e andò via. Flora avrebbe voluto parlare con Musa, ma quello non era il momento, anche perché tutto quello su cui riusciva a concentrarsi era trovare un modo per salvare Brandon, e chiedersi come avesse fatto a mettersi in quel guaio e che tipo di conto in sospeso avesse mai potuto avere con un pirata di Whisperia. La squadra si divise velocemente, ma prima che Flora potesse andare Jackson la fermò.

"Devo chiederti una cosa." Disse lui, guardandola negli occhi.

"Io prima devo ringraziarti per ciò che stai facendo per i miei amici." Replicò lei, con un sorriso accennato.

"Flora... voglio che tu sia sincera con me..." Dichiarò il principe, con un sospiro. Flora capì e diventò seria.

"Ti ho promesso che avrei messo Sakoma davanti ad ogni altra cosa, e con quella promessa mi avevi chiesto un'altra cosa... non l'ho dimenticato." Affermò la fata, guardandolo in quegli occhi tempestosi e nostalgici.

"Allora dimmi, perché stiamo cercando di raggiungere Whisperia?" Chiese il giovane, con un'espressione che indicava che si aspettava una risposta che non gli sarebbe piaciuta.

"Per salvare i miei amici, ai quali voglio bene e con i quali ho condiviso mille avventure." Rispose lei, con sicurezza.

"E...?" Aggiunse Jackson, guardandola in attesa.

"E presto questa guerra col cielo sarà finita, principe Jackson, e noi ci sposeremo." Jackson rimase spiazzato da quell'affermazione, e ancor di più dal fatto che subito dopo Flora lo tirò a sé, prendendolo per il colletto, e lo baciò. Lui le poggiò una mano sul viso e una dietro la schiena, tirandola a sé, mentre Flora pensava che mai avrebbe sacrificato l'uomo che amava.

Jackson seguì Nex e Roy, entrambi molto silenziosi quella mattina, fino ad Eraklyon. I due giovani di certo non erano da biasimare: Whisperia era un luogo di cui pochi parlavano e quel poco che si diceva non era bello. Gli dei solo sapevano cosa avessero vissuto lì. Prima di uscire, era andato da Elijah, che aveva trovato alle scuderie.

"Elijah!" Aveva esclamato andandogli incontro, suo cugino si era voltato verso di lui. "Roy è tornato da Whisperia!"

"Davvero?"

"Sì, ma con uno soltanto dei suoi amici. Il principe Sky e il suo scudiero sono ancora lì... ascolta, io vado su Eraklyon con loro per capire cosa fare."

"Ora?" Aveva chiesto suo cugino, perplesso, ma Jackson quella mattina era felice.

"Sì, ora... sì, sì, lo so, avrei dovuto andare con mio padre, ma digli che sono su Eraklyon."

"Non ne sarà felice, da quello che ho capito non è un incontro diplomatico, stai andando lì per immischiarti in qualcosa che ha l'aria di essere una stupidaggine, e non è il caso, dato che, come ricorderai, noi ci chiamiamo fuori da questa battaglia." Aveva precisato suo cugino, accigliato.

"Il principe Sky è una brava persona, ho il dovere di aiutarlo. È un amico di Flora, lei ha intenzione di aiutarlo ed io lo stesso."

"Sai, credo sia questo il problema: la tua fidanzata ha fin troppe intenzioni! Ricorda che sei tu quello che comanda, o adesso lei ti ordina cosa fare?" Elijah era sembrato stranito, confuso.

"Cosa? Lei non mi ordina nulla, ma Sky è suo amico. Elijah, credevo l'avessi capito, ma io a Flora comincio a tenerci davvero, e lei a me."

"Sì, beh, tienici quanto vuoi, di certo ti renderà la vita più facile, ma non assecondare queste gesta da eroina. C'è un motivo se tuo padre ha legato la sua vita al pianeta, e se tu ti metti in testa di aiutarla a combattere le ombre Sakoma sarà coinvolta... pensa a lei, il pianeta è coperto prendendo ogni goccia della sua vita, se ci fai attaccare o crei guai la prosciugherai..." Jackson avrebbe voluto dire qualcosa ma Elijah aveva aggiunto: "... cerca di tenertela viva fino al matrimonio, o il prossimo a morire sarai tu. Tuo padre non te lo perdonerebbe mai."

"Non permetterò che le accada qualcosa. Mio padre l'ha ingannata, sta usando la sua vita come forza a cui Zaviah possa attingere giorno dopo giorno tenendo il pianeta coperto, ma questo non vuol dire che la lascerò sola. Anzi, l'ho fatto già abbastanza non accorgendomi delle vere intenzioni di mio padre. So che non posso dirle nulla, non posso... ma farò di tutto per rimediare. Elijah, io non sono come lui."

"Beh, per essere un buon re dovresti provare ad esserlo, Jackson." Aveva risposto suo cugino, dispiacendogli molto. Jackson non aveva detto altro ed era andato via. Purtroppo, non sapeva che, a pochi passi da loro, lo stalliere stava sellando il cavallo di Elijah ed aveva ascoltato ogni parola. Di questo, però, se ne occupò proprio suo cugino.

Roy, Nex e Jackson arrivarono su Eraklyon poco dopo, dove tutti li aspettavano impazienti. Infatti, non furono accolti in laboratorio bensì nella sala del trono, dove i genitori di Sky e i suoi zii si tormentavano chiedendosi cosa fosse successo a Sky. Quando arrivarono a palazzo, Timmy e Tecna andarono loro incontro, sollevati e felici di vederli. Li condussero dunque nella sala del trono, tempestandoli di domande alle quali non ci fu neanche il tempo di rispondere. Non appena misero piede nella sala del trono, istintivamente la regina Samara si alzò, andando loro incontro.

"Dov'è mio figlio? Vi prego, ditemi che sta bene!" Esclamò la regina. Nex incontrò lo sguardo di Thoren, che era di fianco a suo zio il re, il quale rimaneva seduto.

"Vostra altezza, Sky... è una lunga storia." Fu tutto quello che riuscì a dire il paladino. Gli occhi della regina divennero lucidi e lei, a testa bassa, raggiunse il trono, sedendo di fianco a suo marito, che però rimaneva impassibile. Thoren non poté fare a meno di salutare il suo amico con un abbraccio, felice che stesse bene.

"Bene." Esordì il re, interrompendo il chiacchiericcio dei saluti. Tutti lo guardarono mostrando rispetto. "Se abbiamo finito con i convenevoli, gradirei sapere cosa è successo a mio figlio, e perché il suo scudiero non l'ha riportato qui sano e salvo." A quelle parole, Roy e Nex si scambiarono uno sguardo dove decisero cosa fare.

Nel frattempo, le ragazze si dirigevano su Magix. Avrebbero voluto andare da Bloom prima, ma poi si erano rese conto che andare da lei senza alcuna idea non avrebbe fatto altro che farla sentire peggio. Sapevano che Roxy, Daphne e Stella erano con lei, così loro avrebbero potuto consultare prima Avalon. Le ragazze avevano preferito utilizzare una carrozza di Sakoma anziché un varco interdimensionale, dato che quella notte nessuna di loro aveva chiuso occhio e mancava loro la forza per utilizzare una così grande quantità di magia. Il viaggio si compì in silenzio, dato che tutte erano troppo prese dai propri pensieri. Aisha guardava di fuori, e gli sguardi di Nex e Roy erano davanti ai suoi occhi prendendo forma di lame. Teneva ai due ragazzi, forse troppo, e la preoccupazione che aveva sentito per loro e il sollievo quando li aveva rivisti, entrambi, non avevano fatto altro che renderla più confusa, dato che, a quel punto, la principessa sentiva di amare entrambi. Il senso di colpa cresceva in lei. Il tempo le sembrava scorrere fin troppo velocemente. 
Dall'altra parte, Flora si sentiva persa. Si chiedeva come stesse Brandon in quel momento, quanta paura avesse, se gli avessero fatto del male. Piangeva in silenzio e le sue amiche sapevano il perché, e vedendo che lei non aveva proferito parola, conoscendola sapevano che non voleva parlare, quindi la lasciarono in pace. Guardando un punto fisso, Flora lasciava che le lacrime scorressero, senza emettere alcun suono. Sua sorella, seduta accanto a lei, le prese la mano. Flora la guardò, e le due sorelle si capirono. Quella mattina aveva capito lo sguardo di Jackson e si era resa conto che stava imparando a conoscerlo. Non voleva deluderlo, forse gli voleva bene. Anzi, era certa di volergli bene, sebbene in quel palazzo si sentisse un uccellino in gabbia. Si sentì una brutta persona, e si sentì profondamente infelice. Musa, d'altro canto, rifletteva su ciò che Sebastian le aveva detto poco prima che lei raggiungesse le altre per andare ad Alfea. Era andata da lui per chiedere un consiglio, e si era ritrovata con la sorte di una delle sue migliori amiche fra le mani. Era arrivata alle scuderie molto emozionata, intenzionata a procedere nel suo piano ma desiderosa di essere incoraggiata.

"Sebastian! Ehi!" Aveva esclamato, arrivando alle spalle del suo amico che lucidava una sella, molto accuratamente. Il giovane aveva sussultato, voltandosi verso di lei.

"Musa!"

"Ehi... scusa, ti ho spaventato?" Aveva chiesto lei, notando la sua espressione.

"N-no, tranquilla... ero solo sovrappensiero." Si era giustificato lo stalliere.

"E a cosa pensavi? Sembra che tu abbia visto un fantasma... va tutto bene?" Sebastian aveva ridacchiato, cercando di dissimulare, ed aveva detto: "Niente di che... ma tu cosa ci fai qui? I tuoi amici? Avete notizie?" Musa gli aveva raccontato di Nex e Roy e di come avevano intenzione di andare su Magix da Avalon, ma poi gli aveva chiesto:

"Sebastian, tu credi che io sia una brava persona?" L'aveva guardato negli occhi marroni, e lo stalliere si era sciolto incontrando quelli blu.

"Io... sì, Musa, certo che sei una brava persona. Hai il tuo caratterino, lo ammetto..." Aveva aggiunto con un sorrisetto e Musa gli aveva rivolto un'occhiataccia con fare scherzoso. "... ma sei perfetta così come sei." Poi si era fermato. "Cioè, buona, sì, intendevo in quel senso." Si era affrettato a dire, e in quel momento solo una persona con una paura tanto forte di innamorarsi veramente o di rendersi conto che qualcuno teneva a lei come Musa avrebbe potuto essere tanto cieca. "Ma perché me lo chiedi?"

"Perché... Sebastian, sono giunta ad una conclusione." Aveva affermato Musa decisa, lui aveva alzato un sopracciglio, confuso. "Io non sono spaventata dal mio lato oscuro. Anzi, direi che ci convivo alla grande. Anzi, direi che mi incuriosisce così tanto che sento come... sai un prurito e tu muori dalla voglia di grattarti? Così."

"Okay..."

"Temo che questo possa fare di me una cattiva fata."

"Non fa di te una cattiva fata." Aveva replicato Sebastian, con serenità.

"No?"

"Ho un'altra domanda per te." Musa aveva annuito. "Chi è che ti ha fatta sentire tanto sbagliata e inadeguata da renderti tanto insicura sul tuo essere?" Musa era diventata seria di colpo.

"Io..." Aveva balbettato la fata, avendo la risposta sulla punta della lingua ma troppa paura per ammetterla. Musa non aveva risposto a quella domanda, ma si era limitata a guardare Sebastian negli occhi. E lui non aveva potuto nasconderle la verità.

"Musa, devo dirti una cosa." Notando la sua espressione, la fata si era preoccupata e gli aveva poggiato una mano sul braccio.

"Ehi, che succede?" Sebastian aveva abbassato lo sguardo e aveva risposto:

"Senza volere ho sentito il principe Jackson che parlava con il barone... io non volevo, ma loro non mi hanno visto e se poi mi avessero visto sarebbe sembrato che volessi origliare e... ma non è questo l'importante, l'importante è che lady Flora è in pericolo."

"Cosa?" Musa si era accigliata.

"Sì... pare che il re l'abbia ingannata e il principe non ne sapeva nulla, anche se ora lo sa però... per coprire il pianeta Zaviah, la divinatrice, sta usando l'energia di Flora... è una magia antica, molto complicata, e non ne so molto, ma sono corso da mia nonna per chiedere. Il punto è che più a lungo il pianeta sarà coperto, più Flora s'indebolirà... non è questione di magia, capisci, è questione di energia..."

"Non posso crederci!" Aveva esclamato Musa, portandosi una mano alla bocca. "Grazie! Grazie per avermelo detto! Ce la pagheranno, stavolta Flora non ha firmato un bel niente, è un inganno bello e buono!" Musa aveva fatto per andare, in preda alla rabbia, ma Sebastian l'aveva fermata prendendola per il polso.

"Musa, no!" Lei era sembrata confusa. "Non puoi dirglielo... quando il principe Jackson è andato via il barone si è reso conto che ero lì... sa che ho ascoltato tutto e mi ha minacciato di fare qualcosa di brutto se mai avessi parlato."

"Ma... santo cielo... Sebastian, come posso non dire nulla a Flora?" Musa, combattuta, si era poggiata una mano sulla fronte e si era morsa le labbra.

"Lo so, lo so! Ma Elijah è molto più simile al re di quanto non lo sia il principe. Musa, mantiene la parola data, credimi."

"Cosa ti ha detto?"

"Che sarebbe stato un peccato se la mia famiglia fosse rimasta senza i suoi appezzamenti di terra. Non posso rischiare, Musa, i miei genitori e i miei zii ci vivono con quella terra." Musa aveva aperto la bocca per dire qualcosa, ma il suo cellulare aveva squillato.

"Io... devo andare, le ragazze mi aspettano."

"Musa, promettimi che non dirai nulla." Le aveva chiesto Sebastian, guardandola dritta negli occhi.

"Te... te lo prometto." E così Musa era andata via, mentre lo stalliere si era fatto coraggio e aveva ripreso a lucidare la sella dietro di lui.

Fu quello a cui Musa pensò durante il tragitto verso Alfea, e non sapeva come comportarsi per essere una buona amica. 
Quando arrivarono al college per fate, la prima cosa che fecero le ragazze fu andare dalla preside Faragonda. Avalon avrebbe potuto dare loro una soluzione, probabilmente, ma Faragonda era stata la loro guida e continuava ad esserlo. L'ispettrice Griselda non era lì, era forse con una classe per la lezione di autodifesa, dunque le ragazze bussarono loro stesse alla porta. Dopo il permesso da parte della preside, entrarono, sorprendendo quest'ultima, che era seduta alla sua scrivania.

"Ragazze!" Esclamò la direttrice, che si alzò. Loro la raggiunsero alla sua scrivania.

"Preside Faragonda, come sta?" Chiese Musa, abbozzando un sorriso.

"B-bene... ma, cosa sono quelle facce? Cosa è successo?" Domandò la fata anziana, corrugando la fronte. Aisha riassunse la faccenda, e la preside ne fu scioccata. "Su Whisperia? Io..." La preside sospirò, togliendosi gli occhiali e massaggiandosi la fronte. "Quel pianeta è il posto più pericoloso su cui una fata possa mai mettere piede... i ragazzi... santo cielo, capisco le vostre motivazioni, ma..."

"Crede che abbiamo sbagliato?" Chiese Aisha, guardandola. Faragonda la guardò, inforcando gli occhiali e accennando un sorriso.

"Certo che no, Aisha. Non avete sbagliato, anzi, avete compiuto la scelta giusta, una scelta degna dei paladini della Dimensione Magica... ma siete ancora i miei ragazzi, e sono davvero preoccupata." Poi la preside camminò intorno alla scrivania, raggiungendo le sue allieve, e le prese di sorpresa quando disse: "Venite, andiamo dal professor Avalon." Le ragazze si gettarono uno sguardo, poi la seguirono.

Nel frattempo, su Whisperia, Brandon camminava seguendo i suoi aguzzini. Lo avevano riportato al vascello di don Pedro, che era attraccato al Murcielago e che era una specie di quartier generale. Fu condotto sottocoperta, e poi in una cella, dove fu rinchiuso. Il giovane, arrivato lì, tirò un sospiro di sollievo e, appoggiandosi con le spalle alla parete, si lasciò scivolare, sedendosi a terra. Le sue mani erano legate da delle manette, appoggiò la testa alla parete, cercando di sopportare il dolore provocato dai colpi inferti quella notte.

"Come stai?" Brandon si voltò di scatto: Sky era nella cella di fronte alla sua. Il principe era seduto sul pavimento, proprio come il suo amico, ma nella sua cella c'erano carcasse di insetti.

"Cosa ti ha fatto quella strega?" Chiese Brandon, notando i segni sul volto del suo amico.

"Niente che non abbia potuto sopportare." Rispose il principe, che poi lasciò andare un colpo di tosse.

"Sky, devi andartene da qui. Puoi farlo." Replicò Brandon, a fatica, reggendosi il busto.

"Va bene." Disse il suo amico, Brandon lo guardò sott'occhio, riposando la testa contro il muro. "Sembra che tu voglia rimanere qui."

"Sky..."

"... sei il mio scudiero, e hai il compito di proteggermi, non è vero? Ma a quanto pare dovrò fare da solo."

"Ho fatto in modo che avessi..." Brandon si fermò e aggiunse in un sussurro. "... che avessi la nostra polvere di fata, la mia, di Nex e di Roy. Ti basterà per difenderti dalla strega e scappare."

"Buon lavoro allora." Concesse Sky, il suo amico sospirò.

"Ce l'hai con me, lo capisco."

"No, non lo capisci. Tu credi che io ce l'abbia con te perché credi che t'incolpi di questa situazione."

"E non è così?" Chiese Brandon, voltandosi per guardarlo.

"Credevo di potermi fidare di te. Invece ho scoperto che mi sbagliavo. Ecco perché ce l'ho con te."

"Giusto." Assentì lo scudiero, distogliendo lo sguardo con un groppo in gola. "Posso chiederti perché stanotte non sei scappato?"

"Speravo che quando ti avrei rivisto il tuo sguardo fosse cambiato, e che io mi fossi sbagliato e che fossimo scappati."

"Sky, non capisci..."

"No, hai ragione, non capisco. Spiegamelo."

"Io... stasera la strega tornerà da te, usa la polvere e scappa. Per favore." Sky non rispose, Brandon abbassò lo sguardo, ripensando a quella notte.

Su Eraklyon, i ragazzi erano nella sala del trono. Nex e Roy, con uno sguardo, avevano capito di voler proteggere il loro amico, e decisero di non rivelare ogni dettaglio di ciò che era successo. La regina Samara ascoltava con gli occhi lucidi, ma un'espressione seria. Il re, invece, teneva due dita sulle labbra serrate e la fronte corrugata. Fu Roy a prendere parola, passando lo sguardo sui familiari del suo amico, enormemente preoccupati.

"Siamo riusciti ad avere molte informazioni, e stavamo per tornare, ma Mandragora ci ha catturati."

"Mandragora, la custode di Obsidian?" Chiese Thoren, sorpreso.

"Sì," Rispose Nex. "proprio lei, spaventosa, brutta come poche, e ricoperta di insetti. Voleva la sua vendetta su Sky. Ci ha catturati tutti, ma io e Roy siamo scappati per venire qui, raccontare tutto e chiedere aiuto. Whisperia non è un posto dove è possibile cavarsela da soli."

"Come avete fatto a scappare? E Sky ora..." La regina Samara non riuscì a finire: le si incrinò la voce. Roy sospirò, dispiaciuto, e disse:

"È stata un'idea di Brandon, ha fatto credere alla strega di averci fatto un incantesimo, ma quando gli abbiamo dato la polvere di fata che avevamo con noi, per poterla dare a Sky, siamo riusciti a spargercene un po' addosso per proteggerci dalla magia di Mandragora."

"State dicendo che Sky è in possesso di altra polvere di fata?" Chiese Tecna, loro si voltarono verso di lei e si beccò un'occhiataccia da parte della regina. I ragazzi annuirono e la fata aggiunse: "Beh... è una cosa buona, ci fa guadagnare tempo. Sky un po' ne capisce di magia, e saprà come usarla. Saprà usarla per proteggersi."

"Non m'importa quanto tempo abbiate guadagnato." Disse la regina, alzandosi e guardando tutti dall'alto. "Voglio qui mio figlio il prima possibile, a costo di mobilitare un esercito." Il re si voltò verso di lei, ma la regina ignorò il suo sguardo.

"Sky è prima di tutto nostro amico, vostra altezza. Lo riporteremo qui." Le assicurò Nex, la regina Samara annuì soddisfatta.

Senza indugi, i ragazzi su Eraklyon decisero di raggiungere gli altri su Magix per elaborare un piano tutti insieme. Aprirono un varco grazie alla magia di Tecna e si ritrovarono ad Alfea in un battito di ciglia. Tecna messaggiò le sue amiche e Musa le disse che erano da poco arrivate da Avalon, così loro li raggiunsero. E, sorprendendo gli altri, anche Stella, Roxy e Bloom fecero lo stesso.

"Ragazze!" Esclamò Aisha, vedendole.

"Ehi." Disse piano Bloom, Stella con uno sguardo parlò alle altre. Le sue amiche riservarono a Bloom un abbraccio speciale, la preside Faragonda le poggiò una mano sulla spalla e le disse: "Vedrai, andrà tutto bene." E poi si prese del tempo per controllare come stesse Roxy. Flora teneva Miele vicino, con le mani poggiate sulle sue spalle stando dietro di lei, e fu sorpresa quando Tecna la avvicinò e la abbracciò.

"Ce la caviamo." Disse la fata della tecnologia. Flora la guardò, prima confusa, poi le mostrò un sorriso riconoscente. Tecna dunque si allontanò, fingendo che non fosse successo nulla, cercando di metabolizzare. Era stato proprio Sky a dirle di fare uno sforzo per far sapere alle persone che voleva bene che teneva davvero a loro, anche se era difficile.

"Bene, abbiamo bisogno di un piano, e alla svelta." Disse il professor Avalon, guardando i ragazzi uno ad uno. Poi il suo sguardo si posò su Musa, che aveva alzato la mano e tutti si voltarono verso di lei.

"Ecco io... io credo che... io voglio andare su Whisperia." Ammise la giovane, tutti la guardarono sorpresi.

"Musa, è troppo pericoloso!" Esclamò la preside Faragonda.

"Lo so, ma so anche che posso farlo." Replicò la fata, poi camminò fino alla cattedra e guardò tutti. "Devo ammettere che la magia oscura fa parte di me. Non so se per voi sia lo stesso, ma io non ho paura di questa cosa e credo che questa situazione... credo che stavolta sia davvero il caso di non averne paura."

"Musa," Disse il professor Avalon, zittendo il borbottio che si era venuto a creare. "c'è una differenza tra il piegare l'energia oscura e il praticare la magia nera. Ne sei consapevole?"

"Sì, ne sono consapevole, professore." Ci fu silenzio, poi Avalon disse:

"Va bene, io ti aiuterò." Le ragazze furono sorprese, Musa invece sorrise, ma Faragonda, accigliata, si oppose fermamente.

"Sei impazzita se pensi che te lo permetta!"

"Preside Faragonda..." Provò a dire Avalon, ma lei lo fermò con lo sguardo e poi si rivolse a Musa.

"Musa, sei una fata, la tua magia è bianca. Non puoi fare una cosa del genere, aprire quella porta è una via di non ritorno."

"Se posso permettermi, preside Faragonda, io credo di avere un certo equilibrio."

"Nessuna ha veramente equilibrio..." Borbottò Faragonda, scuotendo la testa.

"Invece io credo di sì." Ribatté la giovane fata. "In fondo l'ho sempre saputo... io credo di riuscire a controllare la magia nera senza lasciarmi sopraffare. Sono una fata della musica, sono la guardiana di Melody, l'equilibrio è parte della mia magia. Preside Faragonda, ho bisogno che lei mi dia la sua fiducia."

"Musa... sai che mi fido di te, ma..."

"La prego." S'intromise Flora, Faragonda la guardò in attesa di una risposta. "Ha ragione, potrebbe essere pericoloso, ma nessuno conosce la sua magia meglio di Musa. Se lei sa che è la cosa giusta, allora lo è. Scoprire una nuova magia è guardarsi dentro, e credo che Musa, molto meglio di noi qui, abbia imparato ad avere il coraggio di sconfiggere i suoi demoni." Musa sorrise riconoscente, mentre Faragonda soppesava quelle parole.

Su Whisperia, i due amici non sapevano quanto stesse accadendo tra i loro amici, ma provarono ad immaginarlo. Sky ripensava a quello che gli aveva fatto Mandragora quella notte, e alla sua promessa di tornare notte dopo notte, momento in cui la sua magia era più potente, per torturarlo fino a spingerlo ad implorarla di ucciderlo. Ma pensava principalmente a Bloom, alla scelta che aveva intenzione di compiere, e al fatto che se non ce l'avesse fatta su Whisperia non sarebbe mai riuscito ad impedirle di farlo.
Brandon, invece, sentiva il peso della delusione su di sé. Non riusciva a sopportare di aver deluso il suo migliore amico, quello che aveva sentito davvero fratello. E poi pensò a ciò che si era detto con suo fratello l'ultima volta che l'aveva portato a Roccaluce.

"Domani rimani qui." Lo aveva informato, l'incantesimo che teneva Logan rinchiuso si era appena riattivato.

"Perché?"

"Ho da fare, non posso farti sempre da baby-sitter."

"No, certo, ma dove vai?"

"Ciao..." Aveva salutato Brandon, facendo per andare, ma Logan l'aveva fermato.

"Quando tornerai lo scoprirò comunque, perché fai il misterioso? C'è un motivo se non vuoi farmelo sapere..."

"Vado su Whisperia." Aveva risposto Brandon, voltandosi di nuovo verso di lui, beccandosi poi quell'espressione compiaciuta.

"Non sembri entusiasta."

"Non lo sono, infatti: quel posto mi fa schifo."

"Ah..." Aveva detto Logan. Brandon aveva sospirato e si era voltato per andare, ma suo fratello l'aveva fermato ancora una volta.

"Brandon, io sto agendo soltanto di conseguenza."

"Di conseguenza al tuo egoismo, certo."

"Di conseguenza all'immagine che ti sei fatto di me, ed ora voglio semplicemente uscire di qui." Logan era sembrato sincero, suo fratello aveva sorriso, scuotendo la testa.

"Questo gioco con me non funziona più, mi dispiace per te."

Brandon sospirò, chiedendosi se non stesse sbagliando tutto, mentre il gocciolio nella sua cella scandiva il tempo. Mentre Helia, lontano da lì, su Magix, aveva ricevuto la notizia dei suoi amici, ma non li aveva raggiunti subito, prima era andato da suo nonno per fargli delle domande a proposito della sua magia. Quando aveva lasciato la sua camera, non si sarebbe mai aspettato che quella mattina avrebbe scoperto su se stesso e sul suo destino molto più di quello che avrebbe mai potuto immaginare.

Ehilà!! Rieccoci ritrovati, miei amatissimi germogli di lullabea, contenti? Eh? Eh?
Duuuunque... parliamo del capitolo? Un altro capitolo un po' triste, un po' angoscioso, che non fa altro che farci chiedere cosa sia successo davvero a Brandon e cosa c'entri Whisperia in tutto questo.
Ma... ma. Abbiamo scoperto finalmente cosa nascondeva il re. A quanto pare, Flora è stata ingannata ancora una volta, e stavolta diciamo che lei non può farci nulla... Jackson però, sembra non proprio d'accordo, al contrario di Elijah...
E poi? E poi Musa. La nostra Musa ha in mano il futuro della sua amica, e nel frattempo si è resa conto della sua vera identità magica. Per questa cosa, per questo suo percorso, mi sono ispirata/riallacciata all'episodio della seconda stagione quando le ragazze vanno a Torrenuvola sottocopertura. Lì è chiaro che Musa, a differenza delle altre, è in grado di gestire la magia oscura.
E poi... Helia. Cosa avrà scoperto? Beh, questo non posso dirvelo, ma lo scoprirete col prossimo capitolo!
Nel frattempo, ci tengo a ringraziarvi per come ancora state seguendo questa storia, per come leggete e recensite! Per me è davvero importante e mi fate sentire importante! Sono onorata ad avervi come lettori!
Ci sentiamo la settimana prossima, e vi auguro una buona settimana!
Vi strAmo,

xoxo Florafairy7

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Homo faber fortunae suae ***


HOMO FABER FORTUNAE SUAE
 

Il principe Jackson era rimasto in silenzio mentre tutti si animavano e parlavano cercando un piano. Passava lo sguardo su chi parlava, ma aveva l'impressione di essere fuori posto; a dirla tutta, si sentiva un po' a disagio. Ormai ci aveva fatto i conti con quella sensazione. Jackson si sentiva a disagio per la maggior parte del tempo, che fosse a palazzo o da qualsiasi altra parte. Perché lui era il principe, ed era figlio di suo padre, e tutti si aspettavano sempre qualcosa da lui, qualcosa che lui non aveva. Esperienza, saggezza, furbizia. Tutte grandi doti di un grande re, che suo padre appunto possedeva, e che lui, nonostante fosse ormai un uomo, sembrava non avere ancora acquisito, secondo lui. Il suo amico Nikolai l'aveva rimproverato spesso a questo proposito: gli aveva detto che doveva smetterla di mettersi a confronto con gli altri, di cercare di dimostrare quanto valesse, e agire, far parlare i fatti. Nikolai credeva in lui, e questo faceva di lui un grande amico. Lo spirito dell'Inverno aveva conosciuto i segreti di Jackson, era stato suo confidente ed amico, e il principe aveva ricambiato il favore. Nikolai aveva spesso discusso con re Ruben, e Jackson aveva provveduto a far tornare l'armonia, facendo ragionare il suo amico e appellandosi alla clemenza di suo padre. Era quella la differenza tra il principe ed il re: il primo voleva davvero bene a Nikolai, teneva a lui, e il conoscere la sua storia l'aveva fatto sentire ancora più vicino a lui; il secondo, invece, per quanto potesse trovare divertente e simpatico lo spirito dell'Inverno, aveva calcolato le sue mosse e sapeva di voler avere dalla parte degli amici un'entità tanto potente. Nikolai non era nato da poco, e lo sapeva, e fu per questo che non si era mai confidato con nessun altro che non fosse il suo amico Jackson.

"Ecco, prendi." Gli aveva detto Nikolai quella fredda mattina, mentre di fuori non smetteva di nevicare. Erano insieme nella biblioteca del palazzo.

"Che cos'è?" Aveva chiesto il principe, ammirando tanta bellezza.

"È un cuore della natura, anzi, più precisamente è l'ultimo cuore della natura che sia stato forgiato."

"Un... un cuore della natura? Me ne hai parlato, ma perché vuoi che l'abbia io? È tuo."

"Già, ma come avrai intuito ci sono poche speranze che nasca un'altra keimerina, non credi?" Aveva detto Nikolai, amareggiato.

"Non puoi saperlo. Se ami davvero la tua driade, Alyssa, allora troverete un modo per ritrovarvi, ne sono certo."

"Jackson, sei così giovane..." Aveva detto, con un sospiro, l'Inverno. "... la tua speranza mi rincuora, ma credimi se ti dico che Vymarna non cambierà idea. Alyssa dipende da lei, non potrebbe mai allontanarsi dal pianeta."

"Nikolai, tu l'ami." Aveva insistito Jackson, guardando il suo amico.

"Sì, lo so. E credo che in tutta una vita immortale mi sia capitato raramente di amare qualcuno come amo lei..." Gli occhi di Nikolai erano diventati lucidi, Jackson gli aveva poggiato una mano sulla spalla. "Ascolta: io ora sono mortale e non potrò per sempre occuparmi di Sakoma, un pianeta con così poca concentrazione di magici eppure così bisognoso di magia... il punto è che so che non ci saranno altre keimerine, e voglio che questo cuore della natura l'abbia tu. Donalo alla donna che sceglierai di amare per tutta la vita. La sua magia non si attiverà come per una delle mie figlie, ma è comunque un artefatto intriso di magia, forgiato dal sottoscritto, e vi permetterà di tenere Sakoma al sicuro."

"Nikolai, non so se posso accettare..." aveva borbottato Jackson, incerto.

"Te ne sarei grato se lo facessi."

"Va bene." Aveva concesso il principe, con un sorriso.

"Ma devi promettermi una cosa." Jackson aveva annuito. "La donna che avrà questo ciondolo dovrà amarti di un amore vero e sincero, dovrà starti vicino e colmare questo vuoto che ti porti dentro. Dovrà consolarti dal tuo dolore, Jackson, dovrà essere il motivo del tuo sorriso. Voglio che tu sia davvero felice."

"Io... non sarà facile trovare una donna così."

"Un giorno la troverai, succede sempre. Ma il difficile sta nel non farsela scappare." Il suo amico aveva sorriso con quell'aria di saggezza mistica che si portava dietro, e Jackson aveva riso, facendogli quella promessa. Una promessa che non aveva dimenticato, e che si sentiva in colpa per non aver avuto intenzione di mantenere quando suo padre gli aveva detto di sposare la keimerina quando lui neanche la conosceva. Era vero, a corte Nikolai aveva espresso il suo volere che semmai ci fosse stata una keimerina, il suo desiderio sarebbe stato che potesse essere lei la donna al fianco di Jackson, ma sapeva che non era possibile, mentre il re aveva giocato bene le sue carte quando si era ritrovato scongelato due decenni e mezzo dopo. Il principe, da quel momento, aveva sentito il peso della memoria del suo amico sulle azioni compiute da lui e suo padre.
Ma ora era in quella scuola di magia, seduto su un banco, e stringeva Flora a lui senza che lei potesse sentirsi minimamente infastidita da quel gesto, nonostante tutto. E si chiedeva se le cose non stessero cambiando, dentro e fuori di lui. E mentre tutti si urlavano contro sul se fosse sicuro o no da parte di Musa voler usare la magia nera con cui si era già esercitata all'oscuro di tutti, Jackson disse:

"Se faceste per un secondo silenzio, io avrei un piano."

Poco distante da lì, a Fonterossa, Helia era nell'ufficio di suo nonno, raccontandogli di quella notte. Saladin era seduto alla sua scrivania con i gomiti appoggiati e le mani intrecciate che gli reggevano il viso, mentre suo nipote, sedutogli di fronte, cercava di spiegarsi.

"Nonno, so che può sembrarti strano... insomma, io fino a qualche settimana fa mi ero quasi dimenticato di avere la magia. Ma stanotte... stanotte è cambiato qualcosa... io... sai, Roy e Nex stanno bene, ma Brandon e Sky sono ancora su Whisperia. E stanotte avevamo creduto di aver perso i nostri amici, come... come era successo con Nabu..." Helia abbassò lo sguardo e sospirò, poi guardò suo nonno. "... ed io ho sentito il bisogno di meditare, e mi è sembrato come se... ehm... sai, con Flora ho compiuto dei viaggi nella mia memoria, e mi riportavano al giorno in cui è partito papà. L'ultima volta sono riuscito a salutarlo, ma non gli vedevo il viso. Stanotte, senza candela magica, senza Flora, così, io... ho visto il viso di papà e mi sono sentito come..."

"... sbloccato?" Chiese Saladin, alzando il mento. Helia era a bocca aperta.

"S-sì, credo di sì." Saladin sorrise appena e si alzò.

"Helia, devi stare tranquillo. Hai sbloccato il chakra più importante di tutti."

"Cosa? I miei chakra sono già tutti sbloccati, sai quanto ci ho lavorato."

"Sì, e per questo sei un ottimo guerriero, anche se odi ammetterlo. Ma stanotte hai sbloccato il chakra dell'anima, quello connesso alla tua magia. Ora la tua magia fluisce liberamente dentro di te."

"Com'è possibile?" Chiese Helia, rendendosi conto che il battito del cuore stava accelerando. Saladin, in piedi di fronte alla finestra, rispose:

"Hai avuto paura che fosse tutto perduto. Con i tuoi amici andati, e per andati intendo morti, lasciami il termine, e con una guerra in corso con il cielo stesso, dimmi, Helia, chi non si sentirebbe perso? È stata la prima volta che tu e i tuoi amici abbiate avuto tanta paura di perdere."

"La paura ha sbloccato il mio chakra?" Chiese Helia, piuttosto deluso.

"Sì, Helia, perché la paura è un gran sentimento. Importantissimo. Fondamentale alla saggezza. Quando si ha paura i sensi diventano all'erta, siamo più attenti, più istintivi ma anche più riflessivi allo stesso tempo. Non denigrare un sentimento tanto nobile."

"Quindi... quindi ora ho la magia? Che tipo di magia è? Non capisco... io..."

"... Helia." Lo fermò suo nonno, si sedette. "Credo sia arrivato il momento di parlarti del tuo destino." Helia lo guardò ad occhi sgranati, pensando che il suo vecchio nonno non aveva idea di cosa stesse dicendo.

Su Whisperia, Brandon e Sky erano sul vascello del pirata, entrambi in condizioni pietose, ed entrambi con dei sentimenti contrastanti verso l'altro. Brandon cercò di rimettersi in piedi, e ci riuscì e cominciò a fare qualche passo in quella cella mentre ogni suo passo, unito al gocciolio dell'acqua, costituiva l'unico suono che si poteva sentire, insieme alle voci distanti che venivano dal ponte.

"Cosa stai facendo? Sprechi energia." Lo rimproverò Sky, leggermente affaticato.

"Se rimango seduto dopo non riuscirei neanche ad alzarmi... devo muovermi." Replicò il suo amico.

"Com'è stato? Il combattimento, intendo." Brandon si voltò per non guardarlo e rispose:

"Ho vinto, tutti e tre. Anche se devo dire che non mi sono proprio divertito."

"Mi dirai mai il motivo di tutto questo?" A quella domanda, Brandon si fermò e abbassò la testa. Sky, seduto nella sua cella, l'osservava.

"Credo di no, Sky. Credo proprio di no."

"Ho bisogno di fidarmi del mio scudiero." Affermò Sky, Brandon si voltò e raggiunse le sbarre, guardando il suo amico.

"Ti ho mai dato motivo per non farlo?!"

"Non fino ad ora, e..."

"... ti ho protetto, e accompagnato, e sono stato al tuo fianco, e avrei dato la mia vita per proteggerti. Mi conosci, conosci la mia fedeltà nei tuoi confronti. Questa volta è andata male, se non fosse successo non avremmo neanche parlato di tutto questo..."

"... ma è successo!" Esclamò Sky. "Brandon, non puoi pretendere che faccia finta di niente mentre ti fai fracassare di botte per pagare un debito che sembri tanto interessato a saldare! Cosa diavolo è successo?! Cos'hai fatto per sentirti tanto in colpa?!" L'espressione accigliata di Brandon cambiò quando Sky gli rivolse quella domanda; divenne sorpresa e impaurita. Il suo migliore amico se ne accorse e cambiò anche lui espressione, addolcendosi. "Brandon..."

"... tu andrai via di qui. Te lo assicuro. Farò tutto quello che è in mio potere per farti uscire da qui, Sky." Dichiarò il suo amico, abbassando lo sguardo. Poi tornò sui suoi passi e sedette di nuovo contro il muro.

"Sembra un buon piano." Disse Musa, ad Alfea, dopo che Jackson ebbe esposto la sua idea.

"Ragazze, voi ve la sentite davvero?" Chiese Flora, preoccupata.

"Sì, Flora, devi stare tranquilla." Rispose Aisha. "Io e Musa siamo quelle che riescono a dominare meglio le arti oscure, senz'offesa, Stella."

"Figurati, per me è un complimento." Disse la principessa, stringendosi nelle spalle. Aisha continuò: "Se il professor Avalon ha degli incantesimi da consigliarci, sono certa che avremo il controllo. Troveremo i ragazzi e saremo di ritorno in un baleno."

"Io continuo a pensare che dovremmo venire con voi." Protestò Nex, incrociando le braccia.

"Siete appena tornati da lì, e abbiamo visto come il non avere la magia, che sembrava un vantaggio, si è rivelato uno svantaggio." Replicò Tecna. "Credo che quello di Jackson possa essere un buon piano."

"Sì, ma non basta." Disse Bloom. "Dev'essere efficace. Ragazze, andare lì significa che dovrete riportare Sky a casa."

"E Brandon." Aggiunse Musa, Bloom annuì.

"Bloom, puoi stare tranquilla." Disse Avalon. "Musa in particolare ha un'ottima maestria di queste arti, saprà cavarsela. E Aisha anche. Tecna ha ragione, Whisperia è cambiata ed ora la magia oscura lì è molto più presente dal punto di vista pratico."

"Lei ci è mai stato?" Chiese Flora, con aria preoccupata.

"Sì, e ti assicuro che non è un bel posto. Quindi credo sia il caso di mettere in atto questo piano e soccorrere i vostri amici, e al più presto. Non vorrei allarmarvi, ma Sky è il Delfino di uno dei regni più potenti della Dimensione Magica, avere lui potrebbe essere di vantaggio a molti. E Brandon... lui è umano, sì, ma come ho già detto più di una volta, l'aurea magica che si porta dietro è potente..." Il professor Avalon non aggiunse spiegazioni, ma quel giorno Brandon poté scoprire a cosa si riferisse il professore. Poco dopo il suo colloquio con Sky, infatti, l'attenzione di Brandon fu richiamata da uno degli uomini di don Pedro, che venne a chiamarlo. Il giovane si tirò su e, con le mani legate, fu portato sul ponte. Camminò in silenzio, sapendo che era inutile fare domande allo scimmione che gli faceva strada. Una volta uscito sul ponte, l'aria umida e ricca di salsedine lo schiaffeggiò e dovette battere gli occhi per mettere bene a fuoco, incontrando la luce del giorno.

"Mollusco!" Esclamò don Pedro, che si voltò per vederlo. "Vieni subito qui." Brandon gettò un'occhiata allo scimmione e questo lo spintonò. Il giovane dunque camminò fino al centro, dove c'era l'albero maestro e dove l'aspettava don Pedro de Ataide.

"Che cosa vuoi?!" Chiese Brandon, guardandolo con cipiglio.

"Innanzitutto abbassa i toni." Replicò don Pedro, con aria di superiorità. Brandon prese un respiro e serrò i denti. "Ti ricorderai della bellissima Iduna." Disse il pirata con un ghigno, Brandon alzò un sopracciglio e guardò la giovane indicata da don Pedro. Lei sorrise compiaciuta e si avvicinò. "Vedi, c'era anche lei ieri sera e ti ha visto combattere." Mentre don Pedro parlava, Brandon poté osservare la ragazza: bassina, robusta, con un tatuaggio sul braccio in una qualche antica lingua. I capelli molto, molto lunghi e castani, striati di grigio. Il suo viso era spruzzato di lentiggini e i suoi occhi erano marroni, ma grandi e intensi.

"Quindi adesso ho anche delle fan?" Chiese Brandon, mantenendo il suo tono arrogante. Don Pedro fece una smorfia.

"È ancora presto, ma ne avrai, e mi farò pagare anche da loro, sta' tranquillo. Ma, vedi, Iduna è una strega appartenente ad una congrega molto antica, e quando ieri ti ha visto mi ha chiesto dove ti avessi trovato. Sai, mi sono chiesto cosa mai un povero disgraziato come te avesse potuto avere da interessare Iduna... hai una risposta?"

"Beh, per tua informazione ho un certo successo con le donne." Don Pedro assottigliò gli occhi.

"Risposta sbagliata ancora una volta!!" Esclamò mentre, con forza, poggiò una mano sulla spalla di Brandon colpendolo tanto forte da farlo inginocchiare. Brandon strinse i denti, guardò don Pedro con rabbia.

"Tu hai un legame con la Madre Terra." Affermò Iduna, Brandon le rivolse immediatamente lo sguardo, sorpreso. "Sei intriso della sua magia. Posso sentirlo." Il soldato sostenne il suo sguardo per qualche istante, poi sorrise e abbassò la testa, ridacchiando.

"Cosa c'è?! Ti diverte?!" Domandò don Pedro, alzandogli la testa prendendolo per i capelli.

"No, io... beh, mi aspettavo qualcosa in più. Una strega che voleva parlarmi e tutto il resto, credevo qualcosa di serio... sì, sono un hippie, niente di nuovo, niente di sconvolgente. A volte me ne vado per i boschi, mi siedo, medito, cose così, faccio fluire la grande e mistica energia dentro di me... sai, dovresti provare, ti farebbe davvero bene e..." Brandon non poté continuare perché fu interrotto da un pugno da parte del pirata. Sputò sangue e poi si rivolse di nuovo a lui. "Ho combattuto per te, sono tuo prigioniero. Cosa vuoi ancora?"

"Voglio tutto quello che può servirmi." Rispose il pirata, poi guardò la strega. "Iduna, occupati di lui. Voglio la sua magia." La strega si avvicinò a Brandon, ma lui disse:

"Io non ho magia, razza di idiota! Sono umano." Don Pedro gli rivolse un ringhio, poi intimò alla strega:

"Spremilo quanto puoi, voglio quella magia." La giovane sorrise malignamente, dunque, don Pedro colpì Brandon all'altezza dello stomaco con il ginocchio. Su quel colpo, il giovane soffocò il dolore, il pirata si fermò accanto al suo orecchio e gli disse: "Mancami di nuovo di rispetto e non sarò tanto clemente." Brandon sostenne il suo sguardo, poi don Pedro andò via, sottocoperta, mentre Iduna si rivolse al soldato.

"È vero, sei umano... quindi ora non mi resta che scoprire come fai ad avere tanta magia dentro di te." Brandon la guardò, decidendo se fosse il caso di dire la verità e risparmiarsi inutili sofferenze, o rimanere in silenzio, sperando che la strega non scoprisse davvero quale fosse il suo legame con Vymarna.

Su Magix, Saladin aveva preparato del tè al gelsomino e l'aveva offerto a suo nipote. Ma Helia, impaziente, l'aveva rifiutato.

"Non riufiutare una buona tazza di tè, Helia: potrebbe aprirti la mente. E con questo tempo tanto brutto, è proprio quello che ci vuole." Helia lo guardò pensoso, stava per dire qualcosa ma suo nonno aggiunse: "So che sei poco convinto. Helia, tu non credi molto in te stesso, e fai male, perché hai molte capacità. So che Fonterossa sarà in buone mani."

"T-ti ringrazio, nonno. Devo ammetterlo, non ero sicuro, ma riscoprire la magia mi ha cambiato... se il mio destino è guidare Fonterossa allora io..." Helia fu interrotto dalla risata di suo nonno. Alzò un sopracciglio, perplesso, e chiese: "... cosa ho detto?"

"Credi davvero che intendevo questo quando ti ho parlato del tuo destino?"

"Beh, io..." Boccheggiò Helia e si strinse nelle spalle. Suo nonno bevve un sorso di tè e disse:

"Helia, è a motivo del tuo destino che ti affido Fonterossa. Sei un mago equilibrato e saggio, e la mia scuola sarà al sicuro con te. Hai aperto il tuo chakra, la tua magia scorre libera eppure non hai ancora capito. Helia, tu hai il potere di controllare i quattro elementi, sei un Bach."

"Un... un Bach? Io? Nonno, credo davvero che tu stia esagerando. Non ho ancora compiuto una singola magia e tu già mi reputi un guerriero dominatore degli elementi, custode dell'equilibrio naturale di Linphea!" Esclamò Helia, quasi infastidito. Saladin però non mutò la sua espressione serena e replicò:

"Perché è ciò che sei, Helia. Nella nostra famiglia ci sono stati quattro Bach, e quando sei nato ero convinto che tu potessi esserne uno. Poi il tuo chakra si è bloccato e per un momento mi ero ricreduto, così mi misi in contatto con Soraya, la precedente melissa di Linphea, e lei mi confermò ciò che avevo sospettato su di te. Nelle foglie di tè vide il tuo destino, Helia. Ho aspettato, sapevo che sarebbe arrivato il momento giusto." Suo nonno parlava con aria serena, ma Helia piuttosto era scioccato. Si era appoggiato allo schienale della sedia, si passò una mano fra i capelli, guardando suo nonno come fosse una creatura non umana.

"Io... nonno, cosa... cosa ti aspetti che faccia adesso?! Che lasci tutto e faccia il Bach?! Io... non me la sento, non... non credo di esserne nemmeno capace!"

"Come potresti non esserne capace? Il destino è scritto, e tu... Helia, tutto quello che ti è accaduto nella vita e che ancora ti accadrà serve a forgiarti, a piegarti senza spezzarti, affinché tu sia in equilibrio. Sei un giovane dall'animo nobile, sei sensibile come pochi, e sei attento. Come ti ho detto, un Bach non è come gli altri uomini. Tu senti cose che noi non sentiamo, i tuoi sensi sono più acuti, tu senti l'energia, Helia. Gli elementi ti ubbidiscono, ti sono sottomessi. L'equilibrio di Linphea è affidato a te, nei limiti, ovviamente." Helia rimase fermo a guardare suo nonno, Saladin alzò le spalle. "Oh, non fare quella faccia! Essere un Bach è un onore!"

"Quindi... quindi io ora cosa dovrei fare?" Chiese Helia con riluttanza.

"Dovrai trovarti un maestro e, mi dispiace dirlo, non sono io la persona più adatta. Credo che la cosa migliore sia cercare il tuo predecessore." Helia sospirò, sentendo che quel giorno la sua vita era cambiata per sempre.

I ragazzi ad Alfea furono d'accordo sul piano ideato dal principe Jackson, e da quel momento cominciarono persino a guardarlo diversamente. Decisero quindi di andare, per il momento, e lasciare che il professor Avalon istruisse le loro amiche per la loro missione di salvataggio. Flora, Miele e Jackson tornarono su Sakoma, e Flora ci tenne a ringraziarlo per come si era impegnato in quella faccenda.

"Sei stato davvero... davvero incredibile." Gli disse Flora, mentre rientravano a palazzo.

"Se è ciò che pensi realmente allora mi sento onorato." Replicò il principe con un sorriso.

"Certo che lo penso!" Esclamò la fata, arrivati nell'ingresso.

"Mi fa piacere vedere che la tua espressione sia cambiata. Di triste basto io, tu non devi esserlo." Disse il principe con naturalezza. Ma Flora divenne seria e con un cenno fece capire a Miele di andare avanti. Jackson lo notò e la guardò, sorpreso.

"Neanche tu devi essere triste." Dichiarò dunque Flora, guardandolo negli occhi. Jackson accennò un sorriso e abbassò lo sguardo, ma Flora con le mani sul suo viso lo costrinse a guardarla. "Hai tanti motivi per esserlo, tanti che ora hai persino dimenticato perché lo sei, ma ora devi dire basta. Devi chiudere con quella tristezza e prendere la felicità a cui hai diritto. Jackson, passeremo il resto della nostra vita insieme, farò di tutto per vederti finalmente felice." Come in un lampo davanti a lui, Jackson poté vedere lo stesso sguardo di Nikolai in quegli occhi verdi che aveva di fronte. Uno sguardo che gli ricordava la promessa fatta, e i sentimenti di amicizia che gli avevano imposto quelle condizioni. Sorrise, poi strinse Flora a sé e la baciò con passione. Fu la prima volta che la baciò in quel modo, senza timidezza né timore. Flora ne fu sorpresa, si sentì presa da una strana forza. Quando lui la lasciò, disse:

"Devo andare, c'è un incontro a cui forse sono ancora in tempo per partecipare."

"V-va bene." Replicò Flora, rossa in viso, mentre il principe andava via. Si scosse, e prese la strada per la sua camera. Salite le scale, trovò sua sorella, che era rimasta lì per tutto il tempo. "Che ci fai qui?" Chiese, Miele alzò le spalle e rispose:

"Volevo sapere cosa volevi dirgli, e se fosse stato il caso sarei intervenuta... ma ho visto che non era il caso... cos'era quello?"

"Io... non lo so. Cammina." Ordinò la maggiore. 
In camera di Flora, notarono che Chatta non era ancora tornata dal villaggio delle pixie, dunque Miele chiese:

"Flora, credi di potermi aiutare?" Flora fu interdetta da quella domanda, ma rispose:

"Farei di tutto per aiutarti, ma in cosa?"

"Voglio essere pronta per la battaglia, vuoi allenarmi?" Miele guardò sua sorella, sapeva che la sua richiesta non sarebbe stata accolta con positività. Ma sua sorella accennò un sorriso, sorprendendo la ragazzina.

"Certo che ti allenerò, Miele. Vieni con me, andremo nel bosco. Credo che tu sia pronta."

Nel frattempo, Tecna e Timmy erano tornati su Eraklyon, per aggiornare il team scientifico sulle novità e per lavorare sugli apparecchi che gli erano stati commissionati. Quando arrivarono in laboratorio, trovarono Judy e il dottor Alexander che, nel frattempo, si erano impegnati a tenere d'occhio la fessura.

"Dottoressa, abbiamo un problema." Disse Judy, non appena vide Tecna.

"Che problema?" Chiese la fata, Judy abbassò lo sguardo, incerta, balbettando. Il dottor Alexander stava per dire qualcosa, dopo aver sbuffato impaziente davanti all'incertezza di Judy, ma Tecna lo fermò con un gesto della mano e lasciò a Judy il tempo per parlare.

"La fessura si è espansa." Disse Judy. Tecna si scambiò uno sguardo con Timmy.

"Molto bene, mettiamoci a lavoro. Alexander, tenga d'occhio la fessura e la scia magia, dobbiamo accertarci che le ombre siano sottocontrollo. Judy, tu aiuterai me e Timmy: costruiremo dei biolocalizzatori per le ragazze."

Bloom, invece, era tornata su Domino, dove Roxy e sua sorella l'aspettavano. Stella non aveva potuto seguirla per impegni a cui non era troppo sicura di voler partecipare. La principessa, infatti, tornata su Solaria, fu accolta da sua madre, che sembrava molto ansiosa, e che l'aspettava sulle scale del palazzo.

"Stellina! Eccoti! Su, forza, va' a cambiarti!" Stella sbuffò.

"Mamma, devo per forza?!"

"Sì, tesorino! Il duca di Westero è un uomo molto potente, e molto ricco. So cosa pensi, e sai che ti sosterrò sempre, ma cerchiamo comunque di mantenere buoni rapporti, che ne dici? È sempre utile." Disse sua madre, trascinandola con se verso la sua camera.

"Ma, mamma, non lo conosco, e poi è un vecchio!"

"Non è un vecchio, è persino più giovane di quanto ci aspettassimo."

"Essere più giovane di un ottantenne non vuole dire essere giovane! Avrà una cinquantina d'anni!"

"Stellina." La regina si fermò e poggiò le mani sulle spalle di sua figlia. "Non sposerai un uomo che non ami a meno che tu non voglia, e non sto cercando di buttarti fra le sue braccia. Ma la Dimensione Magica è in crisi, Eraklyon, che è uno dei nostri maggiori alleati, sembra declinare. Dobbiamo mantenerci stabili e con buone amicizie, e il duca di Westero è fra queste." Stella tentennò, poi abbassò lo sguardo.

"Va bene, hai ragione. In fondo non mi costa nulla."

"Esatto, amore mio, esatto!" Esclamò trionfante la regina, mentre la divinatrice, che si dirigeva alla sua torre, sentì ogni parola e lasciò andare un sospiro.

"Trasformati." Disse Flora a Miele, mentre erano circondate dagli alberi del bosco con cui confinava il palazzo reale. Sua sorella fece come le era stato detto, Flora si trasformò nella sua forma butterflix. Miele notò l'espressione di sua sorella, un'espressione decisa e ferma. "Miele, sei una fata dell'aria, e puoi fare molto più di ciò che credi. Sono tua sorella, e prima di insegnarti ad attaccare, voglio essere certa che tu sappia difenderti."

"Va ben..." Miele non poté finire la frase: Flora allargò le braccia e dalle sue mani si crearono dei dardi di ghiaccio, che scagliò contro sua sorella. Miele fece in tempo a scansarsi. "Ehi!" Esclamò la ragazzina, Flora si alzò in volo.

"I tuoi nemici non aspettano che tu sia pronta." Replicò sua sorella, dunque strinse i pugni e dalla terra si alzarono delle grosse radici, le indirizzò contro la ragazzina. Miele si divincolò volando. "Difenditi!" Esclamò Flora. "Non scappare, usa la magia!" Creò dei rampicanti, e da questi sbocciarono delle foglie che divennero affilate come lame, Flora le scagliò contro Miele. La ragazzina creò uno scudo di vento chiamando: "Bora autunnale!" Dunque Flora scagliò i rampicanti contro di lei, avvolgendoglieli addosso. Miele provò a battere le ali, a divincolarsi da quella presa, ma fu inutile. "Sbuffo tagliente!" Esclamò la ragazzina, ma nonostante tagliò i rampicanti, essi erano tanto grossi che non riuscì a liberarsi dalla loro presa. A quel punto, Flora tornò a terra, e con un gesto lasciò andare sua sorella, che si fermò per riprendere fiato.

"Wow, è stato... intenso." Affermò Miele, che andò a sedersi contro un albero. Flora fece lo stesso, la sua espressione ora era di nuovo dolce.

"Miele, non l'ho fatto per scoraggiarti, ma per metterti in guardia. Quello che affronteremo sarà più pericoloso di quanto pensi, ma io credo in te e voglio che combatta anche tu. Solo che devi essere davvero pronta."

"Va bene, hai ragione... mi aspettavo di più da me stessa però, in tutta sincerità." Replicò la ragazzina, distogliendo lo sguardo.

"A volte capita di non soddisfare le aspettative che avevamo di noi stessi, ma non è per questo che si molla." Disse Flora, e sebbene si sforzasse di mantenere un'espressione serena, un velo di tristezza le si posò sullo sguardo, ripensando a quando il suo soldato le aveva detto quelle parole. "Sei un'ottima fata, e molto coraggiosa. Farai grandi cose, Miele, te l'assicuro." Aggiunse poi, dunque distolse lo sguardo. Sua sorella si accorse di quel cambio di espressione e storse le labbra, dispiaciuta.

"Flora, sono certa che Brandon sta bene. Musa e Aisha andranno lì e lo riporteranno a casa, ne sono sicura." Sua sorella la guardò, abbozzò un sorriso.

"Sarebbe meglio se non ne parlassimo."

"Siamo sole qui, Flora, e sono tua sorella. Non pensare sempre e solo a proteggermi, parlami anche dei tuoi di problemi! Ti voglio bene, e non troverai in nessun altro l'amica che hai in me." Replicò sua sorella, Flora sorrise e sospirò, fiera di lei. Appoggiò la testa contro il tronco alle sue spalle e disse:

"Prima che partisse abbiamo parlato, abbiamo deciso di compiere il rito così che possa tornare su Linphea, sai, per la mamma. E lui era così... così tormentato, così triste. Sapevo che qualcosa sarebbe andato storto, me lo sentivo, ed ora è lì e... ho paura che possa essergli successo qualcosa di brutto, ho paura che possa avere paura in questo momento. Vorrei tornare all'anno scorso, quando era più semplice e ce ne stavamo a Selvafosca e andava tutto bene. Non benissimo, una strega voleva uccidermi, ma andava bene perché ci divertivamo, e..." Le si incrinò la voce, dunque prese un respiro e disse: "... basta, basta. Non dovremmo neanche parlare di queste cose, io non dovrei neanche parlare così. È un mio amico, è in pericolo ed è giusto che io sia preoccupata, ma ora basta."

"Ammetterai mai ad alta voce che lo ami?" Chiese Miele, Flora alzò le sopracciglia, stupita, poi increspò le labbra.

"No, Miele, credo che non lo farò mai." Rispose, ed abbassò lo sguardo.

"E Jackson? Cosa credi di provare per lui?"

"Tanto, tanto affetto." Rispose Flora, e la sua risposta fu accolta da un'espressione stranita. "Lo so, all'inizio era l'ultima persona al mondo per cui avrei potuto provarne, mi ha ingannata, tenuta chiusa a palazzo, ma... ma credo che, dopotutto, ci siamo conosciuti, ed anche bene. Jackson è una persona molto sola, ed anche molto triste, che vorrebbe soltanto essere amata."

"Lo amerai mai?"

"No, non credo." Flora lo disse con estrema sincerità, e per questo senza pensarci troppo. "Ho capito che l'amore non si forza, in nessun modo, e non viene da solo se speri che arrivi. Ma voglio volergli bene, e voglio che lui lo sappia e lo senta. Voglio che non si senta solo e che senta di essere abbastanza."

"Oh... ma lui ti ha minacciata, ha minacciato di fare del male a Brandon, come...?"

"L'ha fatto perché aveva paura, e quello era l'unico modo che gli è stato insegnato. Lo capisco, anche se non mi piace, e so che sarebbe capace di reagire e fare davvero del male a Brandon se le cose non andassero come vuole. Ma lo capisco."

"Mi dici come fai?" Chiese Miele, alzando gli occhi al cielo, esasperata. Flora ridacchiò.

"Ti do un altro paio d'anni, e comincerai a capire anche tu."

Nel frattempo, su Solaria, Stella era arrivata alla tenuta del duca di Westero. Scesa dalla carrozza, fu accolta dalla servitù, che la guidò fino all'ingresso dove il duca l'aspettava. Sorrise quando la vide, e Stella incrociò i suoi occhi azzurri.

"Sono felice che siate venuta." Disse lui, facendo un cenno con la testa e baciandole la mano.

"Ho pensato che con tutte le preoccupazioni che ho occupandomi dell'universo, un pomeriggio come questo sarebbe potuto essere piacevole." Replicò lei, elegantemente.

"Venite, vi prego, ho intenzione di mostrarvi una cosa." Disse poi lui, così Stella, sebbene un po' sorpresa, lo seguì. La tenuta del duca era molta grande, circondata da un boschetto. Stella lo seguì nell'ingresso e poi in un corridoio, dunque arrivarono in una sala ampia, luminosa, che affacciava su una terrazza che dava al giardino. "Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate." Disse il duca, incurvando le labbra sottili.

"Ehm... di che cosa?" Chiese Stella, stranita, ma cercando di mantenere un sorriso.

"Dei miei dipinti." Rispose lui. Solo allora quindi Stella si accorse dei dipinti appesi alle pareti. E una volta notati poté accorgersi che erano numerosissimi. Si guardò intorno, poi disse:

"Ecco, io non sono proprio un'esperta."

"Certo che lo siete, voi stessa siete un'artista. Conosco le vostre creazioni, e sono brillanti. Esprimono il vostro modo di essere, la vostra natura. E il vostro coraggio." Stella lo guardò, assottigliando gli occhi. "Ci vuole coraggio per esprimersi, mostrare a tutti ciò che si è, e voi l'avete fatto, vostra altezza, e vi ammiro."

"Oh... vi ringrazio." Disse quindi Stella, arrossendo leggermente. Si avvicinò ad uno dei dipinti, che raffigurava un paesaggio naturale. "Questo è bello. È molto bello." Il duca di Westero si avvicinò a lei e rimase al suo fianco, con le mani conserte dietro la schiena.

"Vi ascolto."

"Beh... beh, direi che è luminoso, ma non in maniera finta. Sembra che sia proprio la luce giusta in quel posto, e sembra mattina presto."

"Cosa sentite?" Chiese lui, Stella non distolse lo sguardo dal dipinto.

"Niente, sento il silenzio. Quel silenzio che c'è all'alba, quello che non vuoi rompere e per questo se proprio devi dire qualcosa sussurri." Ci fu silenzio, il duca quindi disse:

"Complimenti, vostra altezza, siete una vera esperta."

Nel mentre, su Whisperia, erano ore che Brandon era al centro della stella a cinque punte disegnata da Iduna sul ponte della nave di don Pedro. C'erano delle candele su ogni punta della stella, candele che non si spegnevano né consumavano. La giovane strega aveva compiuto degli incantesimi su Brandon per leggergli dentro, per scoprire del suo legame con Vymarna e sapere quanta magia scorresse in lui. Brandon provò dolore, fuori e dentro. Il simbolo di Vymarna ardeva sul suo petto come se un marchiatore a fuoco lo stesse imprimendo più e più volte. Dentro provava paura e angoscia, sentimenti laceranti. In ginocchio, mentre Iduna gli girava intorno compiendo i suoi incantesimi, Brandon pianse. Il suo cuore era lacerato, e voleva andare a casa. Voleva tornare a casa, voleva ritrovarci Flora e voleva che lo stringesse forte dicendogli che sarebbe andato tutto bene. Era tutto ciò che riusciva a pensare mentre la magia della strega gli entrava in corpo e gli scavava dentro.
Fu riportato in cella quella sera, e quando Sky gli chiese cosa fosse successo lui non rispose, ma si sedette in un angolo, in silenzio, chiuse gli occhi e cercò di ricordare la voce di sua madre. Cullato da quella voce nella sua mente, si addormentò. Il sogno che fece fu angosciante, cupo. Si ritrovò in quella sala di artefatti magici, sentì la voce di suo padre, vide l'Occhio dell'Ombra davanti a sé. Poi era di nuovo grande, ed era su Eraklyon, al palazzo reale. Flora era lì che lo aspettava, lui la raggiunse. Lei lo baciò, poi il suo sorriso si spense. Lo spinse via, si accigliò, gli urlò contro, e lui improvvisamente era diventato sporco. I suoi capelli erano sporchi, la sua faccia era sporca, la sua uniforme era sporca. E Flora lo vedeva, e provava repulsione per lui, aveva paura di lui.
Brandon si svegliò di soprassalto, in un bagno di sudore. Prese un respiro. Si voltò verso la cella del suo amico.

"Sky?" Chiamò.

"Cosa?" Chiese il suo amico. Brandon si alzò e si avvicinò alle sbarre.

"Tieni pronta tu sai cosa. Il sole sta tramontando, Mandragora presto sarà qui."

"Brandon, ce ne andiamo insieme da qui." Disse Sky, il suo amico distolse per un attimo lo sguardo, poi si rivolse di nuovo a lui.

"Va bene, va bene." Passarono i minuti e il sole finalmente tramontò. Dopo poco, i due amici poterono sentire la voce di Mandragora. A quel punto, Brandon cominciò a urlare, chiedendo che arrivasse in fretta qualcuno. E qualcuno arrivò, insieme alla strega. Mandragora scese i gradini con aria trionfrante, mentre davanti a lei si faceva invece strada un uomo dalla pelle scura grosso e muscoloso.

"Ehi, tu, cos'hai da lamentarti?!" Esclamò il pirata. Nello stesso istante, Mandragora si rivolse a Sky.

"Ben ritrovato, principe Sky. Fiorisco con la notte, mentre tu appassirai poco a poco." Disse la strega, con un ghigno. Aprì la cella di Sky, mentre Brandon rispose al pirata, con un'interpretazione drammatica degna di Chatta.

"Io non sto bene! Non sto bene! Quella strega mi ha fatto qualcosa! Sento che la magia che ho dentro sta venendo fuori! Portami da don Pedro, lui saprà cosa fare!"

"Tu rimani dove sei." Replicò il pirata, secco.

"La magia è dispersiva, sai cos'ha fatto don Pedro per avere la mia? Se perdo la magia e don Pedro non la ottiene... non voglio pensare cosa accadrà! Portami da lui, saprà cosa fare! Tu sai cosa fare? Non credo! Portami da lui! Adesso!!" Esclamò Brandon, con aria dolorante, esaltata. Il pirata, davanti a lui, si trovò in difficoltà. Alla fine però decise di non rischiare con il capitano e aprì la cella di Brandon.
In quel momento, i due amici si guardarono. Mandragora si era avvicinata a Sky e, disteso il braccio verso di lui, aveva lasciato che degli insetti lo percoressero arrivando fino al principe. Ma quando fu pronto, Sky tirò fuori la polvere di fata, gettandola contro Mandragora. A contatto con la polvere, la strega, che non aveva fatto in tempo a sottrarsi dato che il gesto era del tutto inatteso, lanciò un grido di dolore. Il pirata che aveva aperto a Brandon, invece, capì cosa stava succedendo e fece per colpire il soldato, che però si scansò e, arrivandogli alle spalle, lo strinse alla gola con la catena che gli teneva legate insieme le mani. La strega, dal canto suo, cadde con le ginocchia a terra, in agonia, ordinando ai suoi insetti di raggiungere il principe. Sky uscì dalla sua cella, e Brandon tenne la presa fino a quando il pirata non perse conoscenza, cadendo a terra con un tonfo.

"Andiamo." Disse Sky, alzando un lato della bocca in un sorriso. Salirono sul ponte, e a quel punto tutti si voltarono verso di loro.

"Vogliono scappare!" Esclamò uno. L'intero equipaggio si scagliò contro di loro. Brandon e Sky, spalla contro spalla, presero a combattere. Si batterono contro i primi a mani nude, poi da questi recuperarono delle spade. I due amici, quindi, combatterono contro un'intera ciurma, fatta di uomini rozzi, brutti, sdentati e lerci; magri, grassi, muscolosi e mingherlini. Brandon, con un cenno della testa, fece capire a Sky che dovevano raggiungere la prua della nave. Lì, dato che la nave era attraccata al porto, c'erano lunghe cime sciolte. Sky annuì, così i due amici si fecero strada, ferendo i loro nemici e liberandosi la strada. Raggiunsero la prua, avendo ancora degli uomini alle calcagna. Ma il peggiò arrivò quando dal sottocoperta arrivarono Mandragora e don Pedro.

"Credi di sfuggirmi, principe Sky?!" Esclamò la strega con rabbia. Don Pedro insultò i suoi uomini e poi ordinò loro di prendere i due fuggitivi.

"Brandon, dobbiamo andare!" Esclamò Sky, mentre continuava a combattere per difendersi.

"Afferra quella cima e con un salto scendi sulla banchina, se sei fortunato la tua windrider è ancora lì." Replicò Brandon.

"Non hai intenzione di venire con me, vero?" Brandon, continuando a combattere, rispose:

"Sono il tuo scudiero, principe Sky, e ho giurato che avrei dato anche la mia vita per proteggerti. E sono il tuo migliore amico." Aggiunse alla fine, guardandolo per un secondo. Sky tentennò, poi raccolse la cima, mentre Brandon si assicurò che nessuno arrivasse a lui. Don Pedro si fece strada tra i suoi uomini e fu lui stesso dunque ad attaccare Brandon con la spada.

"Non ti conviene metterti contro di me." Dichiarò il pirata, con un'espressione feroce dipinta in volto. Mandragora mandò i suoi insetti, ma Brandon si parò davanti esclamando: "Sky, va', farò in modo che non ti raggiunga!" Il suo migliore amico sentì un tuffo al cuore, ma capì che rendere vano un tale combattimento sarebbe stato inutile, così, difeso dal suo scudiero, Sky abbandonò il vascello di don Pedro de Ataide.

Su Domino, la principessa Bloom, coricata sul suo letto ed esausta dal pianto, sentì bussare alla porta e diede il permesso di entrare.

"Roxy!" Esclamò, quando vide la sua amica, e si mise seduta. La ragazza si avvicinò e sedette accanto a lei.

"Bloom, sono passata a vedere come stavi." Disse la fata degli animali, passandole una mano fra i capelli rossi.

"Sto male, Roxy, e credo di non essere mai stata peggio... Sky è tutta la mia vita."

"Domattina Musa e Aisha andranno lì, lo riporteranno a casa."

"Lo spero davvero, Roxy..." Borbottò Bloom, rivolgendole uno sguardo distratto.

"Sono venuta a dirti anche un'altra cosa." Bloom le fece cenno di proseguire. "Domani andrò a Tìr na nÓg con mia madre, rinuncerò ai miei diritti di erede in favore di Nebula."

"Oh, Roxy, mi dispiace così tanto che sia arrivata a questo." Disse la rossa, e abbracciò la sua amica.

"Credi che stia facendo la scelta giusta? Non è bello quando tua madre non è d'accordo con te."

"No, non è bello, ma la tua scelta è quella giusta, ed anche Morgana lo capirà, ne sono sicura." Replicò Bloom, increspando le labbra in un sorriso, mentre Roxy aveva nello sguardo i dubbi di una giovane che ormai non sapeva più cosa fare.

Quella sera, Helia inviò un messaggio a Flora, chiedendole novità e scusandosi per l'assenza, giustificandosi dicendo che aveva parlato con suo nonno e che il giorno dopo le avrebbe detto tutto. Musa e Aisha, tornate da Alfea, raggiunsero la loro amica e le raccontarono tutto quello che Avalon aveva loro impartito.

"Compiremo un incantesimo di localizzazione per trovarli, Tecna ci ha fornito delle mappe digitali e anche dei biolocalizzatori per noi. Domattina ce li darà, si mettono sottopelle e nessuno potrà scoprirli, ma almeno voi potrete seguirci e sapere dove siamo in ogni momento. Roy e Nex ci hanno parlato del vascello di questo Pedro de Ataide, ma non sappiamo nel frattempo cosa sia successo e se i ragazzi siano ancora lì, sarà meglio non rischiare e sapere dove sono esattamente anziché presentarsi su una nave pirata." Spiegò Musa, seduta sul letto con Flora, Aisha e Miele.

"Come compirete l'incantesimo?" Chiese Miele, tra le braccia di sua sorella maggiore.

"Avremo bisogno di qualcosa dei ragazzi. Bloom avrà sicuramente qualcosa di Sky." Rispose Aisha. "A proposito, glielo chiedo ora: le mando un messaggio."

"Per Brandon... abbiamo qualcosa di suo?" Chiese Musa alle altre. "Forse Stella... ma dovrebbe essere qualcosa che gli appartiene, non un regalo che le ha fatto."

"Sarà difficile allora!" Scherzò la fata dei fluidi, le altre ridacchiarono. Ma Flora divenne seria di colpo e disse:

"Aspettate, forse ho qualcosa." Si alzò e andò alla ballerina, le sue amiche si scambiarono degli sguardi perplessi. Flora aprì un cassetto e tirò fuori un fazzoletto, così raggiunse le sue amiche. "Questo è suo, me l'ha prestato una volta e non l'ha rivoluto indietro, ma credo valga come suo."

"Sì, credo di sì, Flora." Replicò Musa, prendendolo, guardando la sua amica accennando un sorriso. Musa non aveva dimenticato ciò che aveva saputo quel giorno, e sapere che Flora tenesse tanto a Brandon e fosse costretta a restare in quella situazione, la fece sentire in colpa per ciò che non le stava dicendo. Avrebbe mantenuto la promessa fatta a Sebastian, ma avrebbe trovato un modo per aiutare la sua amica. Dopotutto, ormai ci sapeva fare con la magia nera.

Buon salve miei amatissimi germogli di lullabea!!! Scusatemi! Vi prego! Ma ho avuto dei "problemi tecnici" che mi hanno bloccata! Mi dispiace un sacco, ma è al di fuori del mio controllo e non posso nulla! *Salvatore Aranzulla salvami tu*
Beh, anche se in ritardo, spero apprezzerete questo capitolo...
Diciamo che ne sono successe di cose: abbiamo finalmente scoperto il destino di Helia!! È un Bach, ovvero il dominatore dei quattro elementi, e più avanti lo vedremo all'opera. Confesso la citazione ad Avatar, così come quella più sottile del tè al gelsomino offerto da Saladin al nipote (Iroh come personaggio migliore della serie sempre e comunque). Poi abbiamo le ragazze, ognuna di loro con i suoi tormenti, e Flora che a quanto pare vuole bene a Jackson... e proprio il principe, che sembra così tormentato, anche lui...
Parlando di tormenti, Brandon. Il mio piccolo scudiero del cuore se la sta vedendo veramente, veramente brutta, e gli aspettano cose che... beh, non posso dirvi, ma vi avevo anticipato come mi sarei dedicata a lui come personaggio.
Io però non vi dico altro, aspetto che lo facciate voi. Spero di non avervi stufato con i miei ritardi e con i miei capitoli, e spero di sentirvi perché vi adoro troppo!! Vi mando un bacio, ma non posso aggiungere gifs per problemi di "memoria del dispositivo".......... ci sentiamo la settimana prossima, *davvero* e spero di ritrovarvi. Vi voglio bene, anzi,
Vi strAmo,

xoxo Florafairy7

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Prendersi cura degli altri ***


PRENDERSI CURA DEGLI ALTRI

Quando Sky mise piede sulla banchina, sapeva che non era certo finita lì. Gettò uno sguardo in su, cercando di vedere il suo amico, ma non ne ebbe il tempo, dato che sentì l'ordine lanciato ai pirati di recuperarlo. Il principe, dunque, corse via, verso il punto in cui ricordava aveva lasciato la sua windrider due giorni prima.

"Dannazione!" Esclamò quando vide che non c'era più: a quanto pareva l'avevano presa. Sky si guardò in fretta intorno e capì di essere osservato. D'un tratto, sentì qualcuno che gridava: "Laggiù!" Si voltò e vide un gruppo dei pirati di don Pedro che correva verso di lui. Sky, allora, scappò via, imboccando un vicolo. Il principe corse, svoltando i vicoletti senza sapere dove stesse andando. Insieme ai pirati, una volta che si era saputo che il biondino che correva e che aveva probabilmente fatto un torto a don Pedro de Ataide era nientemeno che il principe Sky, altri si unirono al suo inseguimento. Sky non poté fare altro che cercare di sfuggire, correndo veloce e lanciando roba dietro di sé per rallentare i suoi inseguitori. Mentre correva, cercava di pensare a come uscire da quella situazione. Ma qualcuno ci pensò per lui, anche se Sky in un primo momento non poté accorgeresene, dato che quella botta in testa lo lasciò privo di conoscenza.

Nel frattempo, sul vascello di don Pedro, Brandon fu costretto a fermarsi, dato che Mandragora aveva usato la sua magia su di lui una volta che fu svanito l'effetto della polvere di fata. In ogni caso, Sky era scappato ed era quello l'importante; per questo motivo, Brandon non oppose resistenza. Mandragora lo immobilizzò, tenendolo in ginocchio, mentre don Pedro era di fronte a lui. Con la sciabola gli alzò il mento e sorrise.

"E così, giochi a fare l'eroe." Esordì don Pedro. Brandon sostenne il suo sguardo con aria di sfida. "Se fossi stato Javier..."

"... non sono lui, e non sono come lui. Te l'ho detto." Lo interruppe Brandon. Don Pedro, con sarcasmo, alzò entrambe le sopracciglia, con aria sorpresa, e sorrise.

"Oh, bene, onore a te allora. Ma credi davvero che sia un pregio? Tuo padre è una persona intelligente, tu, invece, sembri proprio non voler capire le cose più semplici." Gli si avvicinò e, accigliandosi e guardandolo dritto negli occhi, aggiunse: "Ascoltami bene, Bravo, tu mi appartieni fin quando non avrai saldato il tuo debito, che ora sale a cinquecento galeoni d'oro per ciò che hai fatto, quindi faresti meglio a portarmi rispetto." Brandon, in tutta risposta, gli sputò in faccia, e il suo aguzzino non accettò l'affronto.

Su Magix, invece, Helia era in camera sua, scioccato per ciò che aveva scoperto quel giorno, un po' perplesso, e parecchio spaventato. Steso a pancia all'aria sul suo letto, con il chiarore della luna che lo illuminava quando riusciva a farsi strada tra le fitte nubi, Helia si tormentava su quel sentimento di paura che sentiva. Essere un Bach era una responsabilità nei confronti della natura e della Natura. Era padrone dei quattro elementi, nessuno lo era. Soltanto lui. Di Bach ne nascevano pochi, e mai nella stessa generazione. Questo significava che in tutta la Dimensione Magica, lui era l'unico Bach della sua generazione, ed era una responsabilità. Quella guerra contro Zvonimir, che agiva nell'ombra e faceva paura, bastava già per essere un peso da portare. C'era il Sigillo da usare, e se lui era l'unico Bach allora... allora non poteva sacrificarsi, o avrebbe sacrificato l'equilibrio della natura. Una volta che un Bach accedeva alla sua magia, il Bach della generazione precedente lo sentiva e il suo chakra si chiudeva. Vymarna sapeva il fatto suo, e troppe persone con in mano gli elementi sarebbero state pericolose. Parlarne con i suoi amici lo avrebbe fatto sentire un vigliacco, perché quell'informazione implicava il suo tirarsi indietro. Sapeva cosa fare: il giorno dopo sarebbe andato su Sakoma. Ma prima, quella notte, sedette a terra, e si mise a meditare.

Prima di seguire don Pedro e i suoi uomini quella sera, Brandon fu riportato nella sua cella sottocoperta. Il giovane sedette a terra, stanco e dolorante. Sky era fuggito, ed ora sperava che se la sarebbe cavata e sarebbe tornato a casa. Aveva fatto il suo dovere. Ora doveva cercare di scappare anche lui. Non poteva provare a seguire Sky e rischiare di mandare tutto all'aria. Era come aveva detto: era il suo scudiero e aveva giurato di proteggerlo. Bastava averlo deluso, non voleva essere il responsabile della sua morte per mano di Mandragora. Avrebbe davvero voluto essere a casa. Stavolta non c'entrava l'incantesimo della strega che cercava di leggergli dentro, stavolta era paura vera, e tristezza. La notte prima aveva come spento ogni emozione, ora erano tornate con gli interessi. Pensava alla sua fata, a quel dolce sorriso che ti faceva venir voglia di parlare con lei di tutto. Ripensò a quanto si divertiva con lei, che fosse a combattere o a piantare semini nei vasetti. Pensava a quell'inverno, durante il quale, anche se con degli ostacoli, lei c'era stata per lui. Era stata l'unica a sapere di Logan, a sapere della sua storia, e a confortarlo. Ricordò quella volta che l'aveva accompagnata su Linphea per parlare della sua magia con i suoi genitori, avevano incontrato Logan, e quella sera lei gli aveva detto di chiamarlo se avesse avuto bisogno di parlare. Era solo lì, e Brandon pianse, ancora una volta.
"Ora. Ora ho bisogno di parlare con te. Ti prego." Implorò piangendo. Un pianto che gli faceva male, un pianto silenzioso e solitario. Un paio d'ore dopo lo andarono a prendere e lo condussero alla piazza. Non disse una parola per tutto il tragitto, e quell'odore malsano e quelle facce rabbiose gli fecero ricordare dove fosse e chi fosse, e allora provò ancora vergogna. Probabilmente il giorno dopo avrebbe fatto ancora più male, ma Brandon sapeva che non poteva pensare a lei, si odiava per come pensava a lei sapendo lui chi fosse. Una persona che non meritava neanche tornare a casa. Non meritava rivederla. Non meritava nulla perché aveva preso qualcosa che non era suo. Qualcosa che nessun uomo dovrebbe prendere ad un altro. Iniziarono i combattimenti, e, nonostante il caldo e l'afa, i combattenti erano tutti pronti e all'erta. Le puntate furono fatte, e allora si cominciò, tra le urla e la folla.

Il giorno dopo, i membri della squadra si svegliarono tutti presto, pronti per la missione più importante che avessero avuto da quando quella storia era cominciata. Su Sakoma, Flora si era svegliata con le prime luci dell'alba ed era corsa dalle sue amiche. Andò prima da Musa, e poi le due, insieme, andarono da Aisha.

"Flora, ce la faremo, devi stare tranquilla." Le disse Musa, mentre si dirigevano dalla loro amica.

"Lo so, Musa, mi fido di voi, è solo che... non riesco a non essere preoccupata. Sono già passati due giorni." Replicò Flora, col viso scuro, abbassando lo sguardo, tenendosi un braccio con l'altro, come per abbracciare se stessa. Musa si fermò di scatto, e Flora con lei, sorpresa. "Che succede?"

"Flora, io devo dirti una cosa." Affermò la fata della musica, con aria ansiosa.

"Musa, così mi fai preoccupare. Dimmi, ti prego." Disse la sua amica, poggiandole una mano sulla spalla.

"Ecco, io..." Musa si accigliò per un attimo, stringendo le labbra e strizzando gli occhi, in una lotta silenziosa con se stessa. Quindi guardò Flora, con un sorriso forzato. "... io volevo chiederti scusa per non esserti stata abbastanza vicino. Bloom e Sky presto si sposeranno e abbiamo pensato tutti a quanto lei potesse stare male, ma so che tu tieni particolarmente a Brandon." Detto questo, Musa sorrise ancora, imbarazzata. Flora alzò entrambe le sopracciglia per lo stupore.

"Oh... b-beh, Musa, grazie, io... non c'è bisogno di scusarti, ehm..." Abbassò ol tono di voce e aggiunse: "... meglio non parlare di questo nei corridoi, okay? Non mi va di parlarne, davvero." Flora si voltò e riprese a camminare, la sua amica sospirò e la seguì.

Nel frattempo, in camera di Aisha, la giovane aveva appena finito di prepararsi quando bussarono alla sua porta. Diede il permesso di entrare, certa che fossero le sue amiche, ma quando Nex chiese scusa per l'ora, Aisha sussultò e si voltò verso di lui di scatto.

"Nex, cosa ci fai qui?" Chiese, fermandosi di fronte a lui, con le mani poggiate sui fianchi. Il giovane abbozzò un sorriso e si poggiò una mano dietro la nuca, rispondendo:

"Io... sono venuto a salutarti."

"Oh..." Fu tutto ciò che disse Aisha.

"E a dirti che vengo con te." Aggiunse poi lui, Aisha sgranò gli occhi, poi si accigliò.

"Non se ne parla nemmeno!"

"Beh, non se ne parla nemmeno che tu vada lì da sola! Hai idea di che posto sia Whisperia?! Mette i brividi, Aisha, è un posto schifoso!"

"E tu hai idea di come sia Andros senza nessuno?! Eh?! No, non lo sai, perché non c'eri..." Ribatté Aisha, con rabbia e tristezza, abbassando lo sguardo.

"Cosa c'entra questo adesso?" Chiese lui, sospirando.

"C'entra." Rispose la fata, guardandolo negli occhi. "Perché è il mio pianeta e ha bisogno di me, e darò corpo ed anima a questa missione perché non voglio perdere i miei amici e voglio vincere questa guerra per riavere la mia famiglia, non possono essere tutti morti! E c'entra perché quando avevo bisogno di te tu non c'eri, e adesso vieni qui a fare l'eroe! Non ho bisogno di te, Nex!"

"Aisha..." Bussarono alla porta, Aisha diede il permesso di entrare.

"Aisha, scusa il disturbo, ma... oh, ciao, Nex." Salutò Roy, leggermente seccato.

"Orsacchiotto della bontà." Replicò il paladino, infastidito.

"Farò finta di non aver sentito. Aisha, possiamo parlare un secondo?" Aisha incrociò le braccia e alzò un sopracciglio, dicendo:

"Fammi indovinare, anche tu vuoi venire con me su Whisperia?" Roy sembrò sorpreso e guardò Nex, lui si strinse nelle spalle.

"Beh, io..."

"Sentite, il piano è molto semplice. Cosa credete, che io e Musa non sapremmo cavarcela senza di voi? Posso capire chi vi credete di essere?"
Roy fece un passo verso di lei e replicò:

"Non è questo, ma Whisperia non è un bel posto e un aiuto non guasterebbe."

"Beh, io preferisco andare sola con Musa. Siamo forti, siamo intelligenti, sapremo cavarcela." Li guardò entrambi. "Sentite, sono stata in ansia per voi, e preoccupata, ma ora non stiamo parlando di noi, va bene? Stiamo parlando dei nostri amici che sono in pericolo. Quando si tratta di voi due si creano sempre situazioni complicate."

"Bene." Affermò Nex, indispettito. "Ma se tu mi permettessi di lasciarti spiegare, e mi permettessi di chiederti scusa, allora io e te torneremmo quelli di prima, nessuna situazione complicata."

"Sinceramente, Nex..." Provò a dire Aisha, ma fu interrotta da Roy:

"Davvero? Sei serio? Nex, credi di poter fare quello che vuoi aspettarti che gli altri stiano lì ad aspettarti? Noi abbiamo perso il nostro pianeta, le nostre famiglie, e tu eri troppo impegnato. Aisha," Si rivolse a lei, guardandola negli occhi. "quello che ci siamo detti prima che io partissi vale ancora, ed io voglio aiutarti perché voglio vincere, e riavere la mia famiglia. E perché non sopporterei mai di perdere anche te." La principessa gli sorrise, con gli occhi lucidi. Quel momento pero fu interrotto da Musa che aprì la porta ed entrò con Flora.

"Aisha, sei pront... oh, ragazzi, buongiorno." Disse Musa, imbarazzata. Loro ricambiarono il saluto ed anche quello di Flora. "Allora, pronta per partire?" Aisha guardò prima Roy, poi Nex. Entrambi la imploravano con lo sguardo. La fata dei fluidi si rivolse quindi alle sue amiche, quindi disse:

"Sì, ma credo che Roy debba venire con noi."

Nel frattempo, su Whisperia, il principe Sky si era appena svegliato, e non in una maniera piacevole. Qualcuno gli aveva gettato una secchiata d'acqua fredda addosso.

"Eh?! Che succede?!" Esclamò, agitato, dimenandosi. Si accorse che non poteva muoversi più di tanto, dato che era legato ad una sedia. Provò a muovere le mani, ma erano legate dietro di lui e molto strette. "Ma che...? Santo cielo, che mal di testa..." Borbottò, strizzando gli occhi e guardandosi intorno. Si trovava in un posto buio, dove l'unica luce filtrava debolmente dagli spazi liberi lasciati sulle finestre coperte da pagine di giornale.

"Buongiorno, principe Sky." Sky sobbalzò e si guardò intorno. Accigliato, disse:

"Chi sei? Fatti vedere se ne hai il coraggio!" Ed ecco che, senza farlo aspettare, una figura si avvicinò a lui, uscendo dall'ombra. Sky la guardò, scioccato e confuso, e chiese:

"Cosa diamine vuoi?" Cercò di muoversi ancora, ma senza risultato. Tenne lo sguardo fisso sulla ragazza davanti a lui. Una ragazza dalla pelle bruciata dal sole, i capelli rossi corti che le arrivavano al collo, che era adornato da un nastro nero. Lei rise, poi, tenendo un sopracciglio alzato, rispose:

"Ma non è ovvio? Chiederò un riscatto!"

Polaris portò le ragazze e Roy su Eraklyon, dove si diressero immediatamente in laboratorio. In un primo momento c'era stato un silenzio imbarazzante, ma, una volta su Eraklyon, avevano ricominciato a parlare, troppo nervosi per tenere la bocca chiusa. Quando arrivarono da Tecna e Timmy, i due non chiesero spiegazioni riguardo a Roy, ma Tecna disse subito:

"Bene, ragazze, Judy si occuperà di impiantare il biolocalizzatore su di voi." Fece un cenno alla sua assistente e questa si mise subito all'opera.

"Voi avete tutto chiaro?" Chiese Timmy, Musa annuì.

"Certo. Prima di arrivare su Whisperia compiremo l'incantesimo, certe di arrivare in tempo dove si trovano. Poi useremo la magia nera per coprire la nostra aurea di magia bianca. Se i ragazzi sono ancora in mano di quel pirata, ci faremo portare da lui, dicendogli che vogliamo contrattare per Polaris, da sole. Lì useremo gli incantesimi che ci ha dato Jackson e libereremo i ragazzi. E se non sono lì, vedremo con cosa abbiamo a che fare. Ma quegli incantesimi potranno aiutarci. È semplice ed efficace."

"Ragazze," Disse Tecna, con aria angosciata. "mi raccomando, non usate in nessun momento la magia bianca. Mai. Su Whisperia le fate... non usatela, va bene?"

"Sì, Tecna, puoi stare tranquilla, ce la caveremo." Annuì la principessa di Andros.

"E non dividetevi." Aggiunse Timmy. "Potrebbe essere pericoloso, rimanete sempre insieme." In quel momento, Judy aveva finito di impiantare il secondo biolocalizzatore e fece un passo indietro. Tecna, prendendo di sorpresa le sue amiche, le abbracciò.

"State attente." Musa e Aisha, avvolte in quell'abbraccio, si scambiarono uno sguardo, poi sorrisero amaramente e la fata della musica disse:

"Per stasera saremo anche a casa."

Su Sakoma, invece, Flora stava rientrando a palazzo con Nex, dopo che avevano salutato i loro amici e, sorprendendo Flora, Nex si era lasciato andare in un lungo lamento.

"Non capisco! Non è possibile! Quel... insomma... perché Aisha ha voluto lui e non me?!" Esclamò ancora Nex, mentre erano già nell'atrio.

"Perché l'hai delusa, Nex!" Replicò finalmente Flora, che era rimasta per tutto il tempo in silenzio, con un sospiro stanco, alzando gli occhi al cielo.

"Ma io..."

"Nex, ascoltami, per piacere." Disse Flora, e lui tacque. La sua amica lo guardò negli occhi e gli disse: "Aisha si sente persa, ha perso tutto, lo capisci? E tu... io so che tieni a lei, so che la ami, ma... perché te ne sei andato, eh? Cosa avevi di così urgente da fare per abbandonare la squadra?" Nex abbassò lo sguardo: quello di Flora gli metteva soggezione. Sospirò.

"Dovevo essere all'altezza per sposarla." Rispose lui, Flora alzò entrambe le sopracciglia per lo stupore, ma poi sorrise dolcemente.

"Nex, non hai bisogno di..."

"... ferma, ferma, ferma." Disse lui, anche con un gesto della mano, con un'espressione abbattuta ma sincera, finalmente libera da buffonaggine e sarcasmo. "Ti conosco, e stai per dire che non ho bisogno di guadagnarmi l'amore di Aisha, che mi basterebbe darle il mio cuore." Flora aveva la bocca aperta, rimasta ancora da quello che, appunto, stava per dire, e lo lasciò finire. "Ma io devo guadagnarmelo invece il suo cuore. Aisha stava per sposare Nabu. La conosco la storia, e finita la storia con le fate terrestri avrebbero dovuto sposarsi, Flora. Lui era l'uomo che lei aveva deciso di sposare, non semplicemente il suo ragazzo. E Nabu, oltretutto, era anche accettato dalla sua famiglia. Io invece parto da zero. Non solo volevo avere un titolo, quella era la parte facile, e volevo averlo da Oritel per dimostrarle che ne ero in grado, che avevo un animo abbastanza nobile da essere nominato da un re, senza che sua figlia lo pregasse di farlo. Ma volevo anche... beh, non lo so, volevo diventare una persona diversa, una persona più aperta, più attenta. Una persona che facesse dire ad Aisha 'Nabu è stato il mio primo amore, e volevo sposarlo, ma ora voglio sposare Nex e voglio amare lui fino alla fine'. Volevo essere all'altezza di Nabu, così nobile da sacrificarsi per tutti. Così sono andato su Domino, sai, per cominciare dalla parte del titolo, e poi è venuta fuori la cosa del Sigillo e sono stato male perché avrei voluto usarlo per... per essere all'altezza di Nabu, ma mi sono reso conto di non sentirmela, e poi ora vuole farlo Bloom ed io in un certo senso mi sento sollevato ma mi sento anche in colpa..."

"... Bloom vuole usare il Sigillo?!" Chiese Flora, scioccata, interrompendolo. Nex fece una smorfia.

"Sì, beh, questo non avrei dovuto dirtelo, in realtà..." Sospirò. "Flora, io amo davvero Aisha, solo che sono fatto in una maniera un po' sbagliata." Flora gli poggiò le mani sulle spalle e gli rivolse uno dei suoi sorrisi dolci.

"Nex, le tue azioni sono state guidate da un sentimento così nobile e sincero! Non sei fatto in maniera sbagliata, nessuno lo è. Siamo tutti fatti in maniera diversa. Questo tuo desiderio di migliorarti per amare Aisha ti fa molto onore. Ma non sentirti in gara con qualcuno, tantomeno con Nabu. È vero, lui era... era davvero speciale, ma anche tu lo sei. Credo che Aisha te l'abbia raccontato: loro erano promessi, e lui fece di tutto per conoscerla e per farsi conoscere. Fa' conoscere ad Aisha il vero te, quello innamorato tanto da lasciare tutto e impegnarsi a cambiare, quello che è persino arrivato a pensare di dare la vita per essere degno di lei. È solo questo quello che Aisha vorrebbe: sapere che la ami davvero. Ha perso molte cose e ha sofferto molto, ha bisogno di qualcuno che le mostri che l'ama davvero e che non la lascerà mai. Sei speciale, Nex, hai la tua personale scintilla, come Nabu aveva la sua, devi solo lasciarla brillare." Nex abbozzò un sorriso, alzando un lato della bocca.

"Caspita, non ci avevo mai provato a parlare con te. Allora è vero quello che tutti dicono."

"Cosa dicono?" Chiese lei, sorpresa.

"Che sai davvero come parlare alle persone, e che dopo ci si sente meglio." Flora strinse le labbra in un sorriso e gli fece un cenno con la testa. Poi sospirò e disse:

"Ora scusami, ma devo andare a scambiare due parole con il principe."

Nel mentre, su Whisperia era mattina e Brandon si svegliò non appena il sole gli illuminò il viso. Il giovane si destò di soprassalto, impaurito. Poi, resosi conto che lì era solo, prese dei respiri per tranquillizzarsi. Era conciato male, e la notte prima i combattimenti non si erano svolti in maniera troppo liscia a causa delle percosse extra ricevute quel giorno, anche se alla fine era riuscito a vincerne due. Gli faceva male il viso, sentiva bruciare, e il tronco, dove aveva delle ferite. Si mise seduto contro il muro e vi riposò la testa. Il primo pensiero andò al suo migliore amico, e sperò che a quell'ora fosse già a casa. Aveva di sicuro trovato un modo, magari con il resto di polvere di fata, se ne aveva, o magari aveva trovato un passaggio fino ad Espero e poi da lì era arrivato su Eraklyon, o nel migliore dei casi la sua windrider era dove l'aveva lasciata e se n'era andato dritto a casa. Brandon sorrise, immaginando la scena. Sicuramente arrivato lì tutti i suoi amici gli erano stati intorno, felici di vederlo. Chissà cosa aveva detto Sky di lui, se era ancora arrabbiato. Pensò a Flora, e se lei fosse stata dispiaciuta nel non vederlo. Nel peggiore dei casi il suo principe era lì con lei ed aveva liquidato velocemente la faccenda. Ma Flora era buona e di sicuro le dispiaceva, si conoscevano da anni ormai, e lei gli voleva bene. O almeno lo sperava. Aveva messo a dura prova la sua pazienza, e aveva rovinato la sua storia con Helia non permettendole di godersi quell'amore prima di essere incatenata dal principe. Ma magari lei ed Helia ce l'avrebbero fatta, e come nei film avrebbero portato avanti una struggente storia clandestina da dopo il matrimonio, quando il principe si sarebbe dimenticato già di lei. Negli ultimi tempi si erano allontanati così tanto, soprattutto per colpa sua. Se solo l'avesse smessa di fare sempre come gli diceva l'orgoglio, quella smania di avere tutto ciò che voleva e sentirsi in diritto di averlo. Avrebbe potuto accettare la cosa, non perdere un'amicizia, e magari ora Flora non sarebbe stata arrabbiata con lui. L'aveva allontanata, e anche se non l'aveva mai avuta, l'aveva persa. Ormai erano tre giorni che era lì, e ancora non aveva pensato a come andarsene. Il suo piano di grande eroismo per il perdono delle colpe era finito lì dove il problema era cominciato. Piuttosto ironico, pensò. Ma il filo dei suoi pensieri fu interrotto quando uno degli scagnozzi di don Pedro si presentò alla sua cella ordinandogli di seguirlo.

"Jackson, posso entrare?" Chiese Flora, bussando alla porta. Il principe le diede il permesso così Flora entrò in camera sua. Due ancelle gli stavano infilando la giubba, il principe le mandò via e sorrise alla sua fidanzata.

"Che succede?" Chiese lui, avvicinandola.

"Ecco, la verità è che volevo chiederti una cosa." Rispose la fata. Jackson le fece cenno di proseguire e la invitò a sedere sul divanetto di fronte al camino. "Sai gli incantesimi che hai dato ad Aisha e Musa?" Jackson annuì. "Ecco... dove li hai presi? È magia oscura, com'è possibile che tu sapessi dove trovarli, che li conoscessi? C'entra per caso Nikolai?" Jackson prese un respiro e la guardò con aria serena, anche se un po' nostalgica.

"Sì, c'entra proprio Nikolai. Sai, sebbene si occupasse della mia preparazione, e sebbene fosse una creatura divina, lui reputava di non sapere abbastanza. Nikolai era incredibilmente affascinato dalle arti oscure, era in grado di praticarle e le studiava con attenzione."

"Oh..." Replicò Flora, un po' delusa.

"Non era la risposta che ti aspettavi?" Chiese il principe, sorpreso.

"Beh, no, io... io non mi aspettavo che lui praticasse questa magia. Ho letto i suoi appunti, la conosceva, ma... questa cosa mi spaventa, a dirla tutta."

"Non deve." Disse Jackson con fermezza, prendendole le mani. "Flora, tuo padre era molto intelligente, e di certo non usava quel tipo di magia per fare del male agli altri. Ma molte volte la curiosità può apparire spaventosa, ed esagerata anche. Niente poteva fermarlo, era sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo." Si fermò per un secondo, pensando al suo amico. "Ti sarebbe piaciuto. Ti sarebbe piaciuto davvero."

"Non so se io sarei piaciuta a lui." Replicò lei, stringendo le labbra. Jackson si accigliò confuso.

"Perché dici questo?"

"Dei consigli che mi ha dato non ne ho seguito nemmeno uno. Non ci somigliamo per niente, anzi, credo che sarei stata snervante per lui."

"Saresti stata un mistero, e lui li adorava." Disse Jackson con un sorriso, l'espressione di Flora si addolcì. "Ora scusami," Aggiunse il principe alzandosi e Flora lo imitò. "ho un incontro con il Consiglio, devo proprio andare."

"Va bene, sta' tranquillo." Lo rassicurò lei con un sorriso. Si diressero alla porta, ma prima di riuscire ad abbassare la maniglia Flora ebbe un giramento di testa.

"Va tutto bene?" Chiese lui, sorreggendola.

"Sì, sì, tranquillo, sono solo stanca ultimamente. Spero che vada tutto bene con il Consiglio." Rispose lei e gli diede un bacio. Jackson andò via mentre Flora tornò in camera sua. E, mentre andava, non poté fare a meno di pensare a quando Nikolai le aveva detto di essere coraggiosa e lei non ce l'aveva fatta. Se gli avesse somigliato almeno un po', magari le cose sarebbero state diverse, e magari non sarebbe stata neanche in quel palazzo, in quel momento, a dare baci ad un uomo che non amava. E quell'uomo anche, dirigendosi nella sala del Consiglio, pensò allo spirito dell'Inverno, e a che pessimo amico sarebbe stato per lui, anzi, era. Aveva ingannato sua figlia, la sua energia era usata dal pianeta per proteggersi perché lei ne era la custode, ed era la fata più potente lì. E lui doveva sposarla presto ed avere presto un figlio perché, nel peggiore dei casi, Flora non ce l'avrebbe fatta a sostenere tanto peso. Avrebbe voluto fare qualcosa, ma non sapeva assolutamente cosa, e il senso di colpa era forte. E semmai Flora non ci fosse stata e avessero avuto un bambino, sarebbe cresciuto senza madre, proprio come lui.

"È mia madre. Bella, vero?" Aveva detto a Nikolai, quel giorno in cui stavano studiando la storia di Sakoma, e nella sala grande erano passati davanti ad un suo dipinto. Caterina, dai boccoli rossi, posava con compostezza e gli occhi tristi.

"Molto, molto bella. E direi che avete qualcosa di simile... gli occhi, forse." Aveva replicato Nikolai, con le mani conserte dietro la schiena.

"Sì, forse... credo si sentisse triste quanto me in questo palazzo."

"Non dire questo, non è vero." Lo aveva ammonito il suo amico.

"Non lo sapremo mai, lei non c'è più... credi che sia vero?"

"Cosa?"

"Quello che tutti dicono su di lei."

"Io..."

"Nikolai, smettila, è una voce che gira a palazzo da anni, e mio padre l'ha sempre smentita."

"Non credo che tua madre si sia tolta la vita." Aveva dichiarato Nikolai, Jackson aveva distolto lo sguardo. "Strizzo gli occhi quando mento, lo sai, e stavolta, come puoi vedere, sono sincero."

"Lo so, ma... non amava mio padre."

"Ma amava te."

"E se non ce l'avesse fatta? E se avesse pensato a come sarebbe stata la sua vita accanto a lui e l'avesse odiata? Credi davvero che non si sia tolta la vita solo perché ero nato io?"

"Lasciatelo dire da chi dei figli ce li ha avuti. Ho amato ognuna delle mie figlie, e sopravvivere a loro è stato il dolore più grande della mia vita. Penso a loro in ogni momento, Alya, Melissa, Chloe, Mirrine, Gaia, Nike, Talia...ti annoierei se te le elencassi tutte e ti parlassi di loro. Sono sempre nei miei pensieri. La mia primogenita si chiamava Zoe, ricordo ancora quando la tenni per la prima volta. Jackson," Si era voltato verso di lui, guardandolo negli occhi. "nessun dolore potrà mai essere equiparato alla perdita di un figlio, mai. Tua madre non avrebbe mai sopportato di perderti di sua volontà, te lo assicuro. Fidati di me." Dopo qualche istante di silenzio, Jackson aveva chiesto:

"Avresti voluto una figlia da Alyssa?"

"Fino a poco tempo fa ero convinto che avrei avuto altre figlie, sai, sono portato ad avere delle femmine." Aveva ridacchiato. "Ne ero davvero certo, lo speravo, lo desideravo. Perché è una gioia immensa, ed io stavolta sarei stato un padre decisamente migliore. E Alyssa non è una storia occasionale, di lei sono innamorato davvero, mi sarebbe piaciuto formare una vera famiglia con lei. Ma è andata come è andata, no? Mi sono lasciato questo desiderio alle spalle, non so neanche dove sia finito il mio..." Si era interrotto.

"Cosa?"

"Niente."

"Avanti, dimmi." Aveva insistito Jackson.

"Tenevo un diario. L'ho iniziato quando Vymarna mi ha spodestato, e l'ho continuato per molto, fino all'esilio. Ma non ho idea di dove sia finito ora, prima di venire qui ho girato la Dimensione Magica e credo che qualcuno me l'abbia preso credendo fosse un grimorio." Aveva affermato con amarezza lo spirito dell'Inverno. 
Ma ora Jackson sapeva che quel diario era nelle mani di Flora. Questo lo fece sentire come se Nikolai fosse ancora lì, in qualche modo. Il principe raggiunse la sala del Consiglio confuso sul da farsi.

Flora invece era tornata da sua sorella, e l'aveva trovata sveglia e pimpante, pronta per il suo allenamento di quel giorno. Erano uscite ed erano andate al boschetto, come il giorno prima, anche se piovigginava e la terra era bagnata. Miele si trasformò e, con un sorriso, disse:

"Vedi? Le cose si rimettono a posto! Le ragazze saranno qui per stasera e con loro ci sarà anche Brandon!"

"Sì, Miele, lo so." Replicò Flora, meno eccitata, trasformandosi. Incrociò lo sguardo contrariato di sua sorella. "Non guardarmi così. Credi che non ne sia felice? Ma sono comunque preoccupata, e ho tanto a cui pensare, e... beh, sei pronta o no? In guardia, fata dell'aria!" Esclamò poi la keimerina, così aprì le braccia e due tronchi si alzarono dalla terra attaccando la ragazzina. Miele schivò e, dopo un incoraggiamento di Flora, attaccò i tronchi che la inseguivano.

"Tromba d'aria!" Esclamò, scaraventando via uno di essi.

"Molto bene!" Disse Flora con un sorriso. Si alzò in volo. Con un gesto controllò la pioggia che cadeva e la congelò, indirizzandola verso sua sorella.

"Scudo Magistrale!" Miele fu avvolta da un poderoso vento che distrusse i colpi che le erano stati scagliati contro. Continuarono così per ore, fermandosi di tanto in tanto ma per poco, fino a quando, stanche entrambe, si presero una pausa, sedendo contro gli alberi. 
"Sono stanca, ma contenta." Affermò Miele, sua sorella la guardò con un sorriso divertito. "Mi piace come alleni, e adoro la tua nuova magia. Flora, so che potrò aiutarvi, so che voglio farlo."

"Ah, Miele..." Sospirò sua sorella. "... sei proprio incredibile, lasciatelo dire! Ma sono orgogliosa di te."

"Flora?"

"Eh?"

"Chi credi che userà il Sigillo?" Sua sorella divenne di colpo seria, non guardò Miele ma dritta davanti a se, e rispose:

"Non lo so, Miele. E sto cominciando ad aver paura."

In realtà, Flora ci aveva fatto un pensiero. Sì, una di quelle notti ci aveva pensato. E due sere prima, quando aveva saputo dei ragazzi, se l'era ribadito che magari il Sigillo l'avrebbe usato proprio lei. C'erano quelle cose trovate in biblioteca, ma era tutto così confuso, magia nera molto poco affidabile. Non sapeva se poteva sopportare la perdita dei suoi amici, men che meno dell'uomo che amava, con un cuore che moriva ogni giorno. Lo amava, ma era stata codarda e non l'aveva ammesso. L'aveva negato al punto da credere alle proprie bugie. E poi Helia era partito, rompendo la favola, e Jackson l'aveva rinchiusa su Sakoma. E, nella sua solitudine, non c'era stato più spazio per le bugie. E poi era andata con lui a Roccaluce. Quel giorno le bugie erano cadute davanti ai suoi occhi, e aveva ammesso a se stessa che lo amava. Ma era tardi, ed ora, sebbene l'avesse ammesso, era tempo di rimangiarsi quelle affermazioni e annegarle in silenzio. Rinnegare quell'amore e pensare solo a ciò che era giusto. Prima cosa fra tutte, la sorte della Dimensione Magica. Ma Miele la frenava. Suo padre la frenava. Non poteva lasciarli soli quando sua madre se ne sarebbe andata. Flora si voltò verso Miele e sorrise.

"Miele, vieni qui. Dammi un abbraccio." Aprì le braccia e sua sorella, seppur un po' confusa, capì che sua sorella stava pensando a molte cose, e si lasciò avvolgere dalle sue braccia amorevoli.

Nel frattempo, la squadra di salvataggio era in groppa al drago di ghiaccio e si dirigeva verso Whisperia. Aisha, che si era sentita come una responsabilità il fatto di avere Roy lì con lei, si era appoggiata al collo del dragone, guardando solo davanti a lei. Il giovane, invece, era rimasto in silenzio dopo vani tentativi di far conversazione. E Aisha sapeva esattamente cosa stava facendo Musa, per questo le disse:

"Smettila e posala."

"Come...?!" Esclamò la sua amica, sorpresa sul fatto.

"Abbiamo bisogno di quella ciocca di capelli o non potremo rintracciare Sky. Rimettila al suo posto e non tirarla fuori fin quando non saremo su Whisperia."

"Sì, sì, va bene." Borbottò Musa, facendo come le era stato detto. "È solo che... andiamo! Una ciocca di capelli! Perché?! Mi chiedo solo perché! Non è una cosa... normale."

"Lo è per i reali." Replicò Aisha, girandosi quindi verso di lei. "Siamo un po' strani, è vero. Ma credimi se ti dico che per Bloom significa tanto. Quando due reali si promettono l'un l'altra si donano ciascuno una ciocca di capelli dell'altro. È un segno di fedeltà, una promessa d'amore."

"Alquanto disgustosa, se posso permettermi." Insisté Musa, Aisha scosse la testa.

In quegli istanti, Bloom pensava proprio a loro, e pensava al momento in cui Sky le aveva donato quella ciocca di capelli. Gli occhi le divennero lucidi, ma fu costretta a riscuotersi: doveva sostenere Roxy. Infatti, lei e la sua amica, insieme ai genitori di quest'ultima, si erano recate a Tír na nÓg, poiché Roxy avrebbe dovuto abdicare in favore di Morgana. Erano alla cascata quando Morgana poggiò le mani sulle spalle di sua figlia, la giovane però cercò di non incrociare il suo sguardo.

"Roxy, sei ancora in tempo per rifiutarti."

"No, mamma, non lo sono. Ne va della Dimensione Magica, abbiamo bisogno delle fate terrestri. Smettila di essere tanto egoista." A quelle parole, fu possibile leggere il dolore sul volto di Morgana, proprio come se, invece di parlarle, Roxy le avesse affondato un pugnale nel petto. La lasciò andare e fece un passo indietro.

"Roxy, sei pronta?" Chiese Bloom, rompendo quindi il silenzio che si era venuto a creare. Lei annuì, dunque si avviarono tutti verso il palazzo. Klaus prese la mano di sua figlia e lei gli rivolse un sorriso.

Tutti sapevano di ciò che stava facendo Roxy in quel momento e gliene furono molto grati, ma altri problemi gravavano sulle loro vite. Tra questi, Helia era appena arrivato su Sakoma, bisognoso di un consiglio da parte della persona di cui si fidava di più al mondo.

"Ti sei allenata con Miele?" Chiese Helia mentre, con Flora, passeggiava nel boschetto dove era stata appunto poche ore prima.

"Sì," Rispose lei con un sorriso. "ora però l'ho mandata in biblioteca a rimettersi in pari con la teoria." Helia annuì.

"E tu come stai? Sai, con tutto quello che sta succedendo, tua madre, i ragazzi su Whisperia..."

"... Sto bene." Rispose Flora, tagliando in fretta la frase del sul amico. "Sto bene. Ho sentito la mamma e... papà le sta vicino, e presto anch'io. Miele vorrebbe andare su Linphea, ma loro mi hanno chiesto di tenerla ancora un po' qui con me."

"Quindi se Brandon torna compirete il rito." Affermò Helia, la guardò ma lei non ricambiò quello sguardo.

"Quando Brandon torna compiremo il rito." Lo corresse lei, Helia sospirò e si fermò, e Flora con lui. Si voltò verso di lei e la guardò negli occhi.

"Flora, io non voglio essere quello che deve dirti queste cose, però... Whisperia non è un bel posto."

"Lo so che Whisperia non è un bel posto, ma lo riporteranno qui. Lui e Sky stasera saranno a casa." Replicò lei, decisa, accigliandosi.

"È quello che desidero anch'io, Flora. Sono miei amici, ed è proprio la paura per loro che ha aperto il mio chakra. Ho ripensato a quando abbiamo perso Nabu e..." Si fermò per un attimo. "Ma sono passati tre giorni, e in tre giorni possono accadere un sacco di cose. Te... te lo ripeto, desidero che tornino a casa, ma bisogna anche prepararsi al peggio."

"Desideri che tornino a casa?! È allora devi essere ottimista, Helia! Non puoi dire 'prepariamoci al peggio' perché non è così che si desidera che i tuoi amici tornino!" Esclamò, furiosa con il suo amico. Poi però si calmò di colpo, guardandolo negli occhi blu, e chiese: "Che vuoi dire che si è sbloccato il tuo chakra?"

"Sì," Rispose lui. "l'altra notte, quando Tecna e Timmy ci avevano detto dei ragazzi, ho capito che stavamo perdendo. In quel momento ho capito che stavamo perdendo... e in quel momento il mio chakra si è sbloccato."

"Helia, ma..."

"... non è di questo che ti volevo parlare." La fermò lui. "Sono un Bach."

"Un... un Bach? Tu sei un Bach? Sei padrone degli elementi, Helia." Disse Flora, illuminando il suo viso scuro con un sorriso. Al vederla, Helia sorrise e annuì.

"Sì, e dovrò trovarmi un maestro. Ma, vedi, questa cosa mi fa sentire un vigliacco." Le confessò Helia, Flora parve confusa.

"Perché dici questo?"

"Perché un Bach certo non può sacrificarsi per la Dimensione Magica. Se lo facessi, e fossimo salvi, allora poi sarebbe l'equilibrio della natura e della Natura ad essere in pericolo. E io non posso permetterlo. Ma questo mi tira fuori dall'estrazione, e non è giusto." Gli occhi del giovane divennero lucidi, ed anche quelli di Flora. Al contrario del suo amico, lei lasciò cadere una lacrima.

"Helia, capisco esattamente quello che vuoi dire, e mi sento esattamente come te." Si allungò verso di lui e lo abbracciò. Il dolore sembrava essere l'unico sentimento che provavano da troppo tempo.

Coucou miei dolcissimi germogli di lullabea!! Eccomi dopo una settimana (menomale) con un nuovo capitolo! Che ne pensate? Ne sono successe di cose! 
Dunque, abbiamo Sky che è stato rapito per riscatto, Brandon che ci trafigge col suo dolore, Jackson combattutto e incerto sulla storia di sua madre, Musa altrettanto combattuta sul dire la verità alla sua amica e Aisha, anche lei combattuta tra i due ragazzi... ah, se sapesse di Nex! Ve l'aspettavate che fosse mosso da certi sentimenti? E poi abbiamo Flora, e le sue responsabilità, e Roxy, che ha intenzione di abdicare...
Ho fatto un piccolo resoconto per non essere troppo lunga. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la storia vi stia avvincendo! Attendo di sapere le vostre impressioni con ansia!
Ancora vi ringrazio per come ancora mi seguite e non vi siete stancati di me! Siete la mia gioia!
Vi voglio bene, anzi, 
Vi strAmo,

xoxo Florafairy7

https://youtu.be/68wUFSRc8Vw

Ps. Trovo queste cose su youtube e mi si scioglie il cuore! 
💖 V'amo! Bisous 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Due cuori spezzati non ne fanno uno intero ***


DUE CUORI SPEZZATI NON NE FANNO UNO INTERO

"Ecco, siamo arrivati!" Esclamò Roy, indicando il porto poco distante da loro. Erano ancora in volo, così Musa incitò Polaris a creare della nebbia che potesse coprirli, dunque aprirono la mappa fornitagli da Timmy e Tecna e procedettero per l'incantesimo di localizzazione.

Proprio sotto di loro, sul vascello di don Pedro de Ataide, Brandon si trovava nella cabina del capitano, e con loro c'erano anche mastro Bart e la strega Iduna. Brandon teneva le labbra serrate ed era un fascio di nervi; cercava di contenere il dolore e tenersi in piedi e, cosa più importante, di tenere la testa alta e guardare negli occhi il pirata.

"E così, la magia della Natura di Linphea ti scorre in corpo." Esordì don Pedro, seduto alla sua scrivania.

"Sono umano." Ribadì Brandon, a denti stretti.

"Un umano che sembra alquanto sofferente." Puntualizzò Iduna, appoggiata alla scrivania, a braccia incrociate. Brandon distolse lo sguardo. "Sarai anche umano, ma hai un legame magico con Vymarna, la Natura."

"Un legame," Disse don Pedro, "che con la magia nera potrebbe essere trasferito, e poi invertito." Brandon gli rivolse immediatamente lo sguardo, scioccato.

"Sei pazzo. Non puoi farlo." Dichiarò il giovane.

"Iduna potrebbe farlo, fa parte della congrega Sanguini, loro sono antiche quasi quanto Vymarna." Spiegò tranquillamente don Pedro.

"Perché mai vorresti legarti a Vymarna?! È uno strazio! È... la tua vita non sarà più tua, sarà sua!" Disse Brandon, accigliato. Il pirata assottigliò gli occhi e sorrise, gettò uno sguardo a mastro Bart, ridacchiando, e l'uomo tarchiato rise, dunque don Pedro replicò:

"Cosa cerchi di fare? Psicologia inversa? Credi che sia uno stupido?"

"Beh... sì." Rispose Brandon, alzando le spalle. Don Pedro si alzò di scatto, sbattendo le mani sulla scrivania. "... ma, è vero ciò che ti ho detto, niente psicologia. La tua vita le apparterrà, in un modo o nell'altro..."

"Beh, in questo caso ti solleverò da tale peso, se è questo che chiedi." Brandon sgranò gli occhi.

"Perché vuoi farmi questo?!" Don Pedro alzò entrambe le sopracciglia.

"Oh, non sembri uno che odia tanto la sua situazione..."

"... ho detto che non è bello, ma ne ho bisogno." Ammise Brandon, abbassando lo sguardo. Il pirata accennò un sorriso.

"E come mai?"

"Affari personali."

"Oh, affari personali, capisco, capisco... anche i miei sono affari personali: se mi lego a Vymarna Iduna invertirà il legame e sarà lei a dipendere da me, ergo, sarà Linphea, un intero pianeta, ad essere sotto il mio dominio."

"No, non puoi farlo."

"Certo che può farlo." S'intromise Iduna. "La mia congrega può farlo, quindi non mi resta che capire meglio come funziona il legame. Vieni con me." Iduna stava per fare un passo ma Brandon la fermò.

"No! Aspetta! Aspetta, ti prego." La strega lo guardò in attesa, così come don Pedro. "Ho... ho bisogno di questo legame, ne ho davvero bisogno."

"Credi che m'importi?" Chiese don Pedro, alzando un sopracciglio.

"Ti chiedo solo questo: non privarmi di Vymarna." Pregò Brandon. Poi distolse lo sguardo, allontanandosi da quel posto anche solo per un momento, dimenticando il dolore. "Solo così potrà tornare su Linphea, è l'unico mezzo che Vymarna ha per riammetterla. Un ramo spezzato non si ricuce insieme sull'albero."

"Si può sapere di che diamine parli?!" Esclamò don Pedro, con rabbia, stufo della perdita di tempo. Brandon alzò lo sguardo, incrociando quello del pirata.

"Della donna che amo." Ci fu silenzio per un secondo, poi don Pedro scoppiò in una fragorosa risata, ma il giovane aggiunse: "Ti sto chiedendo solo questo. Questo e nient'altro." Don Pedro, con ancora un sorriso dipinto sul volto, disse:

"Se per te è così importante, dovresti chiedermelo in ginocchio. Dovresti provare almeno ad implorarmi." Brandon gli rivolse uno sguardo pieno di rabbia, ma don Pedro non cambiò espressione. Il giovane, a mascelle serrate, con fatica s'inginocchiò, ignorando il dolore. Don Pedro rise sommessamente, godendosi la scena. Fece un gesto con la mano, incitandolo. "Avanti, su, forza."

"Don Pedro, vi prego, vi... imploro, non toglietemi il legame che ho con Vymarna." Don Pedro storse le labbra. "Ve lo sto chiedendo per favore. Vi... vi prego." Don Pedro dunque divenne serio, sospirò e abbassò per un attimo lo sguardo, riflettendo. Guardò Brandon, increspando le labbra.

"Beh, voglio dire..." Sospirò. "... per te sembra una cosa davvero importante..." Guardò la strega. "Iduna, portalo via, e vedi come diavolo funziona questa magia. Voglio Linphea." La strega sorrise e don Pedro scoppiò a ridere, mentre Brandon, sgranando gli occhi, rimase a bocca aperta, e fu tirato su da mastro Bart, che lo condusse insieme alla strega.

 

"Perché non sono insieme? Credete che sia successo qualcosa?" Chiese Musa ai suoi amici, una volta compiuto l'incantesimo, scoprendo le diverse posizioni dei suoi amici.

"Non lo so, ma se Brandon è al porto vuol dire che è ancora sulla nave di don Pedro." Rispose Roy, indicando la mappa.

"Bene, quindi ora dobbiamo decidere se andare prima da Sky o da Brandon." Disse Aisha, guardando i suoi amici, mentre Polaris li teneva coperti da una fitta nebbia. "Non guardatemi così, non possiamo dividerci. Non conosciamo questo posto, e sarebbe pericoloso persino se lo conoscessimo. Dobbiamo restare uniti. Quindi, che facciamo?"

"Beh, non sappiamo con chi sia Sky, ma sappiamo con chi è Brandon. Possiamo prendere lui e poi cercare Sky." Disse Musa, storcendo le labbra, incerta. Roy scosse la testa.

"Io dico di andare prima da Sky. Don Pedro ha un'intera ciurma di pirati, e non solo. Se salvassimo prima Brandon li avremmo tutti dietro e non potremmo andare da Sky." Quindi, i due amici si rivolsero ad Aisha, come se lei fosse stata l'ago della bilancia. La principessa di Andros sospirò, incerta, ponderando la sua decisione, e alla fine disse:

"Va bene, salviamo prima Sky."

E, infatti, il principe Sky avrebbe davvero gradito essere salvato. Era ancora legato a quella sedia, e pensò che doveva trattarsi di magia nera perché non esisteva che non era in grado di liberarsi da una corda. Si era mosso, dimenato, aveva cercato di muovere le mani, di saltellare, ma non era riuscito a liberarsi. E non aveva neanche più il resto della polvere di fata, dato che quella strega che l'aveva rapito gliel'aveva presa. Ora non aveva più risorse, e una volta essersi reso conto che non c'era nulla da fare in quella posizione, si riposò per un attimo. Il primo pensiero andò al suo migliore amico, che aveva letteralmente sacrificato la sua vita per salvarlo. Pensò che appena si fosse liberato, sarebbe tornato su Eraklyon e avrebbe mosso un esercito pur di salvarlo. Non poteva abbandonarlo lì. Non dopo ciò che aveva fatto, ma soprattutto, non poteva lasciarlo per il bene che gli voleva. Sentì un rumore e si voltò  per quanto gli fu possibile. Vide la ragazza di quella mattina, e insieme a lei c'erano altre tre persone: un giovane grande e grosso, con i capelli rasati, una donna bassina e anziana, con delle lunghe trecce bianche, il volto e le braccia, così come le mani, piene di rughe, che fumava una sigaretta, e un giovane che sembrava essere quello più normale, anche lui con le lentiggini e la pelle bruciata, e i capelli rossi tagliati molto corti.

"Molto bene, come procediamo?!" Chiese la ragazza, sfregandosi le mani. "Gli tagliamo un orecchio? O forse un dito?"

"Calma, Naia, calma..." La ammonì il giovane dai capelli rossi. Si avvicinò a Sky. "Allora, principe Sky, cosa ci fai su Whisperia?" Sky lo squadrò, piuttosto interdetto, e disse:

"Innanzitutto, vi sconsiglio di cercare di tagliare via una qualsiasi parte del mio corpo." Il giovane si voltò verso i suoi compagni gettando loro uno sguardo, sorpreso da quella calma e quella compostezza. "Sì, beh, sapete, sono il Delfino di Eraklyon, sono abituato a gente che vuole rapirmi, nulla di personale. Ora, che ne dite se saltiamo la parte dove voi ve la vedete brutta e mi liberate direttamente?" Accennò un sorriso, con un'aria serena che nascondeva tempesta.


I tre amici scesero a terra con Polaris, fermandosi al porto di Murcielago. Musa e Aisha, servendosi della magia nera, avevano fatto in modo di cambiare sembianze, anche se quel travestimento sarebbe durato solo alcune ore. Ora Roy aveva i capelli neri e ricci, agli occhi degli altri, e la pelle scura, mentre Musa sfoggiava una pelle abbrozata e dei lunghi capelli biondi; Aisha, invece, aveva i capelli corti e neri, lisci come seta, e la pelle più chiara del suo solito: nessuno, tantomeno Mandragora, avrebbe potuto riconoscerli. Scesero dalla groppa di Polaris, tutti e tre molto agitati. Le ragazze, sistemandosi i vestiti, si diedero un'occhiata intorno.

"Un drago di ghiaccio! Ma tu guarda!" Si voltarono. Un uomo di mezz'età, dai capelli bianchi ed ispidi e un pizzetto tanto fuori moda quanto un capo di Ana Ku, aveva pronunciato quell'esclamazione guardando Polaris. Musa fece qualche passo verso di lui, lo guardò negli occhi e disse:

"Sì, beh, gira a largo e non osare neanche toccarlo o finiresti incenerito. Anzi, bada bene che nessuno gli si avvicini o me la verrò a prendere con te." L'uomo alzò un sopracciglio.

"Rilassati, bambolina, non..." Non poté terminare la frase che Musa, con un gesto della mano, attirò una scia di magia ai suoi piedi, facendolo saltare. "Va... va bene! Va bene!" Si affretto a dire quello, con aria impaurita. Musa fece cenno ai suoi amici, compì un incantesimo che proteggesse Polaris, e il terzetto si avviò verso il luogo dove doveva trovarsi il loro amico, quasi trattenendo il respiro.

Eppure, a pochi passi da loro, attraccata a quello stesso porto, c'era la nave di don Pedro e lì Brandon, che era nelle mani della strega Iduna. Si trovavano in una cabina della nave, e Brandon era in ginocchio al centro della stella disegnata dalla strega, con le mani legate dietro la schiena. Faceva molto caldo. Brandon guardava la strega dal basso mentre una goccia di sudore gli scendeva dalla tempia. Tremava leggermente, per il dolore e per la paura.

"Ti prego, non farmi questo." Implorò, ancora una volta. Iduna distolse lo sguardo dal suo grimorio e lo guardò, dunque si abbassò per arrivare alla sua altezza e, con fare superiore, disse:

"A cosa credi mai che potrebbe servirti? Ormai non te ne andrai più da Whisperia. Ti rendi conto, vero, che morirai prima di saldare quel debito? Quanti sono, cinquecento galeoni? O forse di più... Mettiti l'anima in pace: non rivedrai più la tua bella." Sorrise divertita, prendendogli il mento che era diventato ispido, poiché anche se prima dei combattimenti il giovane aveva avuto modo di gettarsi un po' d'acqua addosso, di certo non aveva avuto occasione di radersi. Si scostò da lei, abbassando lo sguardo.

"Prima... prima era un fardello. Ora è l'unica cosa che mi tiene legato a quella vita. Se anche dovessi rimanere qui, morire qui, almeno voglio rimanere quello che ho scelto di essere." Iduna storse le labbra, alzando un sopracciglio, e si alzò.

"Troppa filosofia per i miei gusti. Allora, dov'eravamo?" Disse, riprendendo il grimorio. Ma Brandon la interruppe ancora.

"Puoi almeno fare qualcosa per alleviare il dolore?" Lei lo guardò, seccata.

"Pronto? Sono una strega! Credi che le streghe abbiano poteri curativi? Razza d'imbecille..." Brandon non disse nulla, rimase semplicemente a guardarla, con le mascelle serrate per sopportare il dolore che lo affliggeva.

Dall'altra parte del pianeta, invece, Sky era alle prese con i suoi rapitori. Il giovane che si era rivolto a lui sembrava il capobanda: era lui che faceva le domande lì.

"È tutto chiaro? Ora, forza, muoviamoci, non voglio che arrivi quella stregaccia di Mandragora a rovinare tutto."

"Sì, ma, Kumi," Disse Naia, "io continuo a pensare che dovremmo intimidire, in qualche modo." Il giovane stava per rispondere, ma la donna anziana esclamò:

"Ma dico io, che ci sono a fare? Me lo dite, se no prendo i miei soldi e me ne vado!"

"No, Juba, hai ragione, hai ragione." Disse Kumi. Mise le mani sulle spalle della ragazza e disse: "Dobbiamo fare tutto con calma, la pazienza è essenziale, ricordatelo." Naia annuì, nel frattempo l'anziana continuava a brontolare:

"Prima richiesta di riscatto, poi si comincia a tagliare. Non è difficile, dico io, per Ecate, non è affatto difficile!"

"Bene! Bobo, siamo pronti!" Disse Kumi, rivolto all'altro ragazzo. Questo era pronto con una videocamera. Sky li guardò, chiedendosi quale sarebbe stata la sua prossima mossa.
Il principe non poteva immaginare che i suoi amici lo stavano cercando. Musa, Aisha e Roy erano proprio a pochi passi da lui, seguendo l'amuleto, che teneva Aisha perché per Musa era troppo disgustoso tenere in mano i capelli del suo amico.

"Ci siamo quasi. Ma dovete mantenere la calma. Musa, si vede lontano un miglio che sei nervosa." Bisbigliò Aisha, camminando stretta ai suoi amici.

"Sì, beh, scusa tanto se gli sguardi di questa gente mettono i brividi. Ho sentito cose orribili su ciò che fanno alle fate qui." Replicò la sua amica, con il cuore che le batteva forte.

"Ragazze, non è il vostro caso. Avete coperto la magia bianca, siamo circondati da un'illusione. Non vi scoverebbero mai." Cercò di tranquillizzarle Roy. Poi Aisha si fermò di colpo, guardando un palazzo che era alla sua sinistra. Il vicolo in cui si trovavano era stretto, passò una donna gettando uno sguardo a Roy, ma li superò. "È qui?" Chiese il giovane, Aisha annuì.
Proprio lì dentro, Sky stava leggendo un messaggio che Kumi teneva alzato accanto alla videocamera.

"Mi mancate, e vorrei tornare a casa. Queste persone minacciano di farmi del male, anzi... ehm, non leggo, cosa c'è scritto lì?" Chiese, fermandosi. La ragazza dai capelli rossi sbuffò, alzando gli occhi al cielo e sbraitando: "Per Ecate, ma alla scuola dei principi non vi insegnano a leggere?!! Sei un incapace, ecco cosa sei!" Sky alzò un sopracciglio, perplesso davanti alla reazione della ragazza. L'altro stava per ribattere, ma in quel momento ci fu un'irruzione, e poi il caos.

Iduna stava compiendo la sua magia, dominando il sangue di Brandon, scorrendo nelle sue vene e comprendendo la magia di Vymarna. Lui era lì, in ginocchio e senza possibilità di agire, col fiato corto, e lucido di sudore. Sentiva la strega, proprio come aveva sentito la melissa di Linphea. Il segno sul suo petto cominciò a bruciare, come se lo stessero nuovamente marchiando, e Brandon lanciò un grido di dolore.


"Phesmatos Incendia!" Esclamò Musa stringendo i pugni, a quel punto una lingua di fuoco circondò i quattro sequestratori, che erano stati presi di sorpresa.

"E voi chi diavolo siete?!" Esclamò Juba, accigliata.

"Siamo qui per il principe Sky." Rispose Aisha. Roy corse da lui, cercando di liberarlo, ma non ci riuscì.

"Ragazze!" Chiamò, così Musa andò a dargli una mano, mentre Aisha mantenne vivo il fuoco greco. La fata si accorse che era magia nera che teneva legato il suo amico, ma era un incantesimo semplice che riuscì a spezzare in un secondo. Non appena Sky fu libero si alzò immediatamente, ma in quel momento Naia tese la mano e annientò il fuoco. Musa passò al fianco di Aisha.

"Phesmatos Infero Eseri Gratas!" Pronunciarono insieme le due amiche, lanciando un colpo contro Naia, ma Kumi la tirò a sé permettendole di schivarlo. Purtroppo, Sky non sapeva che quelli erano i suoi amici, così approfittò della confusione per colpire Roy, che era di fianco a lui, con una gomitata. Il giovane, colto completamente di sorpresa, rimase qualche secondo confuso e dolorante, ma si accorse che Sky stava scappando, così lo raggiunse. Kumi e Bobo fecero lo stesso, mentre Naia rimase a combattere contro le due fate, e Juba lanciava oggetti contro di loro. Bobo si era parato davanti alla porta, Sky era circondato da lui, Roy, e Kumi.

"Vi siete messi contro il principe sbagliato." Affermò Sky. Così, diede un calcio a Kumi, facendolo indietreggiare, e fece per colpire nuovamente Roy, che però si scansò dicendo:

"Sky, sono qui per salvarti!"

"Sì, certo!" Borbottò Sky, facendo ancora per colpirlo e parando il colpo di Kumi.

"Dico sul serio!" Insisté Roy. A quel punto, il giovane, invece che cercare di schivare i colpi del suo amico, cominciò a colpire Kumi, che però sembrava essere un buon combattente. Ma Baba arrivò alle spalle di Sky, e lo prese di peso immobilizzandolo.

"Ma cosa...?!" Esclamò il principe, ritrovandosi indifeso senza possibilità di muoversi. Kumi si fermò per riprendere fiato, ma Roy raccolse la gamba della sedia che era a terra, dopo che si era rotta per gli attacchi. L'altro fece lo stesso, e presero a combattere. Baba si spostò, cercando di allontanare Sky, ma il principe gettò la testa indietro dandogli una testata che gli ruppe il naso. Il ragazzo grande e grosso si piegò in due dal dolore, tenendosi il naso che grondava sangue, così Sky gli diede un calcio nello stomaco e un pugno in faccia, facendogli perdere i sensi. Quando Roy si accorse che il suo amico era libero e pronto a scappare, diede un urlo alle sue amiche che capirono che era ora di andare. Le due fate si presero per mano tenendo l'altra mano aperta davanti a loro e dissero insieme: "Phesmatos Motus Robix!" A quel punto, Naia e Juba furono completamente immobilizzate, come due statue di sale. Le due fate dunque fecero per scappare, ma Kumi si voltò e si parò davanti a loro.

"Come avete potuto?!" Esclamò, e si preparò per attaccarle. Le due fate fecero un passo indietro, ma in quel momento Kumi cadde a terra, privo di sensi, per un colpo datogli alla testa da Roy.

"Non provare neanche a toccare le mie amiche." Disse il giovane. Aisha e Musa sorrisero sollevate. Poi i tre si ricordarono di Sky, che era in posizione per uno scatto verso la porta, ma Aisha disse subito:

"Sky, fermo!" Lui la guardò, cercando di capire se andare in fretta alla porta o se avrebbe fatto la fine di Juba e Naia. "Siamo noi. I tuoi amici, siamo venuti a salvare te e Brandon."

"Cosa? No, voi due siete delle streghe. Combattete ad armi pari, senza magia."

"Sky..." Lui gettò uno sguardo alla finestra, solo dopo che ebbe fatto il primo passo Aisha capì cosa aveva intenzione di fare, così con una rovesciata si fiondò davanti alla finestra arrivando lì pochi prima di lui, e impedendogli di scappare. Sky rimase fermo davanti a lei, guardandola. Sorrise, ed anche Aisha lo fece, sollevata. Ma quel momento fu interrotto quando lui la prese di forza, stringenola a lui e tenendo alla sua gola  un pezzo di vetro che aveva raccolto da terra.

"Non vi muovete." Disse a Musa e Roy.

"Sky, non fare sciocchezze, siamo noi." Disse Musa, facendo un passo avanti. Aisha, colta così di sorpresa e rendendosi conto della serietà del suo amico, ebbe paura e rimase immobile. "Sono Musa, quella che stai minacciando è Aisha e lui è Roy. Abbiamo usato la magia nera per camuffarci, siamo qui per salvarti."

"Pretendete che vi creda?" Chiese Sky, con espressione dura.

"S-sì." Disse Aisha, con un filo di voce. "Metti una mano nella mia tasca, troverai qualcosa che ti appartiene. Ce l'ha dato Bloom per permetterci di trovarti." Sky guardò Musa e Roy, tenendo ancora Aisha sotto minaccia. Senza distogliere lo sguardo da loro, fece scivolare la mano nella tasca della principessa, e sgranò gli occhi quando trovò il regalo che aveva fatto a Bloom.

"Non posso sapere che siete veramente voi." Insisté poi, scurendosi in viso. Potreste star mentendo, tutta la Dimensione Magica conosce i nomi dei miei amici e sa di me e Bloom. Potreste averla rubata, non è difficile entrare in un palazzo reale."

"È... è vero." Disse Musa. "E noi lo sappiamo bene, perché abbiamo derubato la regina di Isis. Le abbiamo preso il cuore della natura. Flora e Brandon entrarono nel palazzo e lo rubarono." A quelle parole, Sky abbassò lentamente l'arma, lasciando andare Aisha, poi sorrise.

"Siete voi! Ragazzi, mi dispiace! Ma non potevo sapere, io... Aisha, Aisha, mi dispiace così tanto!" Disse abbracciando la sua amica.

"Va bene, ma questa te la farò pagare." Disse la principessa, con aria da dura.

"Siamo contenti di vederti, Sky. Ma ora andiamo, prima che questi qui si sveglino." Suggerì Musa, così i quattro amici, andarono via di lì.
Cammiarono con aria tranquilla, ma furtivamente, lungo i vicoletti di Whisperia. Velocemente, le ragazze camuffarono Sky con lo stesso incantesimo che avevano usato per loro, dunque, facendo finta di niente entrarono in una locanda e sedettero.

"Sky, allora, stai bene?" Chiese Musa, con aria preoccupata, a bassa voce. Il suo amico sospirò e rispose:

"Sì, tutto sommato sto bene. Quelli avevano intenzione di chiedere un riscatto."

"Ma come hai fatto a fuggire dalla nave di don Pedro?" Chiese Roy. "Perché tu e Brandon vi siete separati? E Mandragora?"

"Ssst!" Lo zittì Sky. "Non fare certi nomi." Spiegò come era rimasto sulla nave per due giorni, come Mandragora aveva espresso il suo desiderio di vendetta e come poi Brandon avesse fatto in modo di farlo scappare.

"Quindi Brandon è ancora sulla nave di quel pirata?" Chiese Aisha, Sky annuì.

"Dobbiamo salvarlo, non può farcela a scappare. Lo uccideranno." Aggiunse il principe.

"Abbiamo un piano." Dichiarò Musa. "Saliremo su quella nave e..."

"No, Musa, no." La fermò il suo amico. "Voi su quella nave non ci potete mettere piede, non dovete. E neanch'io. Mandragora e don Pedro sono alleati, e quella strega è potente. No, faremo in un altro modo. Ascoltate." Così Sky espose il suo piano ai suoi amici.

Era pomeriggio, e dei loro amici che erano su Whisperia ancora non si avevano notizie. Helia era tornato su Magix ed aveva incontrato suo nonno, mentre Flora era rimasta su Sakoma con sua sorella. Su Domino, Stella stava aspettando che Bloom tornasse da Tír na nÓg, e infatti lei era ancora lì, con Roxy, Morgana e Klaus. La principessa di Domino era in piedi, tra le righe delle fate terrestri, tutte lì per accogliere la loro nuova regina.
La sala del trono era gremita, c’erano le fate guerriere e le studentesse di Tír na nÓg. Morgana e Klaus erano al fianco di Roxy, mentre Nebula era a pochi passi davanti al trono. Nonostante la grande folla, che era minima paragonata alla quantità di persone che Nebula avrebbe voluto invitare, cosa che non aveva fatto su richiesta di Morgana di rendere la cerimonia “il più intima possibile”, si manteneva un religioso silenzio, rotto soltanto dal borbottio del cielo e dai tuoni che preannunciavano un temporale. Morgana aveva un’espressione molto seria, indispettita, per meglio dire; mentre Klaus sembrava semplicemente sorpreso e aveva la tipica espressione di chi con fatica cerca di mantenere la calma e la compostezza proprie di un momento tanto solenne.

“Molto bene.” Disse Aurora, la fata maggiore del Nord, facendo un passo avanti. “Oggi siamo qui tutti riuniti come testimoni dell’abdicazione di Roxy, figlia di Morgana, erede legittima al trono di Tír na nÓg.” Roxy fece un passo avanti, separandosi dai suoi genitori ed arrivando al fianco di Nebula. Portava sulla testa la corona di regina, tutti la osservavano. La giovane fata gettò un’occhiata a Bloom, la sua amica le rivolse un sorriso per infonderle coraggio. “Roxy.” Disse Diana, fata maggiore della natura. “Sei consapevole di cosa comporterà la tua scelta?” Chiese.

“Sì. Sì, lo sono.” Rispose la giovane fata con un cenno della testa.

“Bene.” Disse ancora Diana. Prese la corona dalla testa di Roxy e la spostò sulla testa di Nebula. La sua amica le sorrise.

“Nebula.” Esordì Aurora. “Con questi testimoni, e con la certezza che tutto è stato compiuto in piena autonomia di scelta, io ti proclamo regina di Tír na nÓg.” Si alzarono le grida e gli applausi, le fate terrestri acclamarono la loro nuova regina, mentre Roxy, con un sorriso sollevato, riconobbe la delusione e la disillusione nello sguardo di sua madre.


“Iduna!” Esclamò uno dei pirati, entrando con irruenza nella cabina dove la strega stava praticando la sua magia su Brandon. Lei si voltò, Brandon, sfinito, alzò lo sguardo verso di lui. “Ora basta, dice don Pedro di lasciarlo.”

“Cos’è, ora don Pedro prova pietà?” Chiese la strega, alzando un sopracciglio.

“No, ma stasera ha degli incontri, e don Pedro vuole essere sicuro che li vinca.”

“Mm,” Fu la risposta della strega, che storse le labbra con aria delusa. “bene, prenditelo allora.” Il pirata alzò Brandon di peso per un braccio, il giovane a stento si reggeva in piedi. Gettò un’occhiata alla strega e seguì il suo aguzzino fino alla sua cella sottocoperta.

Su Sakoma, Flora era in camera sua. Aveva lasciato Miele in biblioteca a studiare, aveva infatti messo in chiaro con la sua sorellina che, sì, l'avrebbe aiutata ad imparare a combattere, ma lei doveva andare avanti nello studio.
Lei avrebbe voluto mettersi sui libri, continuare a cercare una soluzione diversa dal Sigillo, o avrebbe voluto mettersi in contatto con qualcuno per trovare una soluzione per sua madre, o magari avrebbe voluto chiamare suo padre per sostenerlo. Tutto quello che però ebbe la forza di fare fu stendersi sul letto. Rannicchiarsi, spostarsi i capelli dalla faccia, e piangere silenziosamente. Tutto quello era troppo, fin troppo, e lei non riusciva a sopportarlo. E il fatto che non ci riusciva la faceva sentire peggio. Sentiva che stava sprecando tempo prezioso. Ma non riusciva ad alzarsi. Ripensava alle parole di Helia e pensava che aveva ragione. Voleva sperare, voleva farlo con tutto il cuore, ma il suo cuore era debole. L'aveva messo a dura prova, il suo cuore, ed ora lui aveva gettato le armi. Non aveva più forza, né alcuna voglia di provarci. Sembrava che tutto stesse per crollare da un momento all'altro. Rimase ferma, lì, su quel letto, ignorando gli impegni che aveva quel pomeriggio con le dame, figlie dei consiglieri del re, e pianse. Poi si asciugò le lacrime, rimase ferma ancora un po' a guardare verso la finestra, e poi pianse ancora. Fu così ancora, e ancora, mentre il sole cominciava a tramontare; non si accorse nemmeno dell'assenza della sua pixie. Rimase immobile, mentre ormai la giornata scorreva via e da Whisperia non arrivavano notizie.

Quello stesso pomeriggio, Brandon lo passò in maniera molto simile. Sfinito dalle torture di Iduna, il giovane era tornato nella sua cella. E come se non fosse finita lì, ebbe visite.

"Che cosa vuoi?" Chiese, con voce trascinata, seduto a terra, appoggiato con la schiena e la testa alla parete, guardando Mandragora.

"Voglio sapere del principe Sky." Rispose la strega, stringendo due sbarre con le mani.

"Beh, perdi il tuo tempo: non ho idea di dove sia Sky."

"Stai mentendo. Non può essere lontano, i miei bambini lo sentono, hanno sentito l'odore del suo sangue." Replicò lei, mentre una scia di insetti le corse lungo le mani e le braccia.

"Allora cercatelo, cosa vuoi da me?"

"Voglio offrirti un accordo." Brandon alzò un sopracciglio.

"Tu che proponi a me un accordo? Ti rendi conto di dove siamo? E di dove sono io?"

"Perfettamente!" Esclamò Mandragora ridendo. "E voglio aiutarti a scappare, se solo tu aiuti me." La strrga lo guardò, trepidante. Brandon rimase fermo per un momento, poi prese un respiro e si inumidì le labbra, rotte dalle percosse della notte precedente, e, tenendosi il busto con una mano, si girò piano verso di lei.

"E... sentiamo, di che tipo di aiuto staremmo parlando?"

"Ti permetterò di uscire, ma tu mi farai da esca per trovare il principe. Siete amici, se sapesse che sei in pericolo correrebbe a salvarti." Brandon scosse la testa.

"Sono già in pericolo, ed è scappato, cosa ti fa pensare che tornerebbe?"

"La prima volta l'hai aiutato, eri consapevole del tuo pericolo, ma se ti vedesse in mano mia..."

"Taci, strega." La fermò Brandon, col viso scuro. Mandragora spense il suo sorriso.

"Potrei costringerti, e lo sai." Disse lei.

"No, non puoi. Ubbidisco a don Pedro, non a te, e sono certo che non gli farebbe neanche troppo piacere sapere che hai tramato alle sue spalle. Ora sparisci!" Mandragora lasciò andare le sbarre e fece un passo indietro con aria indignata.

"Osi persino ricattarmi?! Tu, razza di misero essere! Non vali neanche uno dei miei insetti!"

"Bene, ora via di qui o chiamo qualcuno." Replicò lui, accigliato. La strega gli rivolse uno sguardo carico di collera ed andò via, seguita dalla sua coda d'insetti.

Su Domino, Bloom era appena rientrata con Roxy ed era quasi del tramonto, anche se si vedeva poco a causa del cielo scuro. La sua amica aveva salutato i suoi genitori a Tír na nÓg, loro erano tornati sulla Terra e lei aveva seguito Bloom. Stavano rientrando a palazzo mentre Bloom diceva:

"Capisco come ti senti, ma è tua madre."

"Sì, Bloom, lo so." Replicò Roxy, a braccia incrociate. "Ma lei tiene più alla sua corona che a me, e ha scelto quella la prima volta. Lei... non si è impegnata, non ha capito che sebbene io la volessi nella mia vita ero ferita. Mio padre invece c'è sempre stato, e anche oggi mi ha sostenuta. Lei, invece..." Roxy lasciò cadere la frase mentre Bloom sospirò. Neanche il tempo di mettere piede nell'atrio che Bloom fu avvicinata da una serva, che le annunciò che la principessa Stella la aspettava nella sala del tè. "Salutami Stella." Disse Roxy, con voce piatta, superando la sua amica e avviandosi verso le scale.

"Ma... Roxy." La fermò Bloom, con la mano ferma a mezz'aria, lei si girò. "Vieni anche tu da Stella, le farà piacere vederti." La giovane fata, con con aria stanca, si strinse nelle spalle e replicò:

"No, preferisco stare un po' da sola. Salutamela." Così andò di sopra. Bloom sospirò amareggiata e raggiunse la sua amica che l'aspettava.


Helia, invece, tornato su Magix, si recò nell'ufficio di suo nonno. Fu sorpreso quando lì trovò la preside Faragonda.

"Helia, caro, come stai?" Chiese la preside, lui chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò alla scrivania.

"Bene, grazie."

"Ti faccio i miei complimenti e i più sentiti auguri." Lui sembrò confuso e lei aggiunse: "Tuo nonno mi ha parlato delle tue capacità."

"La ringrazio. Ecco, allora passo dopo quando sarai libero." Disse a suo nonno, ma la preside lo fermò.

"Helia, hai notizie delle ragazze?" Chiese la fata, speranzosa. Helia sospirò, col viso scuro, e rispose:

"No, mi dispiace, ancora nulla."

"Capisco... fatemi sapere quando ci sono novità." Helia annuì. Dunque, il giovane lasciò l'ufficio, lasciando suo nonno alle sue questioni, e tornò nella sua camera. Lì, sicuro di ciò che voleva fare, la chiamò.

"Ehilà! Non immagini che sorpresa! Ma non immagini che piacere! Helia, mi manchi tanto!" Esclamò Chatta, apparendo in una nuvoletta di polvere dorata. Helia ridacchiò, guardando la fatina che fluttuava davanti a lui.

"Ma se ci siamo visti questa mattina!"

"Sì, ma prima stavamo sempre insieme: tu, Flora ed io. Io, tu e Flora!" Disse lei con fare drammatico.

"Già..." Borbottò il giovane, amareggiato. "Chatta, ascoltami, ho bisogno di un favore." Disse quindi Helia, risoluto. La fatina gli prestò attenzione. "Ho bisogno di parlare con la melissa di Linphea, ma è difficile accedere a lei. Tu puoi aiutarmi?"

"Ma certo!" Esclamò lei, con fare da sbruffona. "Io e Daisy stiamo così!" Unì due dita. "Sai che vuol dire amiche per la pelle? Siamo io e Daisy. Hai capito bene, la sottoscritta e la nientepocodimeno che la pixie della melissa di Linphea, siamo buone amiche!" Concluse, poggiandosi le mani ai fianchi e piegando di poco la schiena all'indietro.

"Oh, bene, Chatta! Sei davvero la migliore pixie del mondo!" Dichiarò Helia con un sorriso. "Puoi chiederle se posso incontrarla domani?" Chatta cercò di non spegnere il suo sorriso, ma, con voce leggermente stridula, chiese:

"Ehm... domani? Di già?"

"Sì!" Rispose lui, convinto. "È un problema?" Domandò, frenando il suo entusiasmo. Chatta ridacchiò, cercando di non perdere l'atteggiamento sicuro che aveva, e rispose:

"Certo che no! Nessunissimo problema!... ehm..."

"Bene, Chatta, grazie!" Disse ancora Helia, riaccendendo il suo sorriso. "Sarà meglio domani, sì... le ragazze dovrebbero far ritorno entro stasera con Sky e Brandon, ed io ci spero, ma... domani avremo le risposte certe. Meglio aspettare." Spiegò poi, spegnendosi leggermente. Chatta anche divenne seria, e chiese:

"Helia, tu credi... sì, tu credi che Sky e Brandon non torneranno più?" Helia incrociò lo sguardo della fatina e si sentì una morsa che gli stringeva il petto.

"Non lo so, Chatta, non so cosa credere, ma voglio essere pronto se mai arriverà una notizia che non mi piacerà."

"Oh..." La pixie abbassò lo sguardo, Helia fu sorpreso e lei si affrettò a dire: "... lo so, non rimango mai senza parole... ma, stavolta mi dispiace... cioè, mi dispiacerebbe se non tornassero. Brandon è uno scemo," Ci tenne a precisare, "però non è cattivo, e devo ammettere che più di una volta c'è stato posto per me sulla sua spalla."

"Lo so, Chatta." Lui le fece cenno di avvicinarsi e la pixie sedette sulla sua spalla, stringendosi a lui. "Brandon è buono, ed anche Sky lo è, e sono nostri amici. Ma non sempre le cose che ci capitano sono quelle che ci meriteremmo."

Su Eraklyon, Tecna e Timmy erano rimasti in laboratorio tutto il giorno, seguendo i movimenti dei loro amici attraverso il segnale dei biolocalizzatori. Purtroppo, non avevamo altro: usare altri tipi di connessione sarebbe stato pericoloso, persino i cellulari lo sarebbero stati, nel caso li avessero catturati sarebbero potuti essere usati come false esche per una falsa richiesta di aiuto, ad esempio. Per questo, i due scienziati avevano dato chiare istruzioni ai loro amici: si sarebbero messi in contatto con loro soltanto sulla via del ritorno, e quel ritorno sarebbe stato compiuto entro la mezzanotte di quel giorno qualunque cosa fosse accaduta, se avessero trovato o no i ragazzi. Rimanere più tempo lì sarebbe potuto essere fin troppo pericoloso, soprattutto per le due fate. Quindi, erano tutti in ansia aspettando una telefonata che sarebbe dovuta arrivare da un momento all'altro, e semmai le lancette avessero superato la mezzanotte e quella telefonata non fosse arrivata, allora significava che era successo qualcosa.

E, proprio su Whisperia, mentre le ragazze si sentivano perse per non poter comunicare con le loro amiche, i quattro amici erano rimasti alla locanda per l'intero pomeriggio, e non erano stati i soli, cosa che li aiutò a non dare nell'occhio. A quanto pareva  molti di coloro che facevano sosta su Whisperia, si trattenevano giornate intere in quelle locande, per poi rimettersi in viaggio per le loro razzie e crudeltà contro le creature magiche. Il piano di Sky era chiaro, anche se rischioso, ma, d'altra parte, sentendo le storie raccontate da Sky, quello di Jackson lo sembrava di più, quindi decisero di seguire quello del principe di Eraklyon. In quel momento, secondo le informazioni date loro da Sky, immaginavano che Brandon fosse ancora su quella nave. E non si sbagliavano. Lo scudiero era nella sua cella, riflettendo su ciò che gli aveva detto Mandragora. Non sapeva di Sky, e si chiedeva se la strega avesse ragione e se lui fosse ancora lì, ma non aveva intenzione di tradirlo. Anche se avrebbe potuto usare quella proposta. Avrebbe potuto far credere a Mandragora di voler accettare e poi coglierla di sorpresa e scappare. Alzò gli occhi verso la piccola finestra, capì che ormai era sera, il che significava che presto sarebbero venuti a prenderlo per l'incontro. Al solo pensarci gli veniva la nausea. Aveva un peso sul petto, il cuore gli faceva male, e non era colpa di Vymarna. Il problema era la sua vita. Si sentiva perso, finito. Non riusciva a vedere via d'uscita e aveva paura. Aveva gli occhi lucidi, ma si sentiva tanto disperato che faceva fatica persino a respirare e non riusciva neanche a piangere. Sobbalzò quando il pirata dalla pelle scura batté le chiavi sulle sbarre, facendogli segno di alzarsi e seguirlo. Brandon decise. Quella sera avrebbe perso, e si sarebbe fatto uccidere.

Musa e Aisha, in maniera molto discreta, praticarono l'incantesimo di localizzazione per rintracciare Brandon. La mappa mostrò che il loro amico si trovava nella piazza dietro al Murcielago, detta la Bruja, quindi, senza perdere altro tempo, si diressero lì. Mentre camminavano per quei vicoli, che sembravano ancora più inquietanti ora che era calata la notte, non dissero una parola, anche se di silenzio intorno a loro ce n'era poco: le locande si erano riempite ancor di più e le urla e le voci riempivano le strade.
Seguendo la loro mappa, svoltarono le strade, poi però furono attratti dalle urla, che sembravano essere quelle di chi aveva puntato su uno dei due partecipanti all'incontro. Gli amici si gettarono uno sguardo, quindi raggiunsero quel posto. Non si sbagliavano: arrivati alla Bruja, trovarono una gran folla, dunque si avvicinarono. La folla era in cerchio, i ragazzi cercarono di farsi strada tra tutti quegli uomini alticci e le streghe, quindi lo videro. Videro Brandon che combatteva contro un uomo dal viso distorto dall'espressione animalesca. Aisha e Musa si impietrirono, turbate da quella visione. Brandon era sanguinante, con visibili segni di percosse sia in viso che sul corpo. Quando invece Sky vide il suo amico provò dolore e rabbia, ed ebbe l'istinto di fare un passo verso di lui, ma Roy lo fermò prontamente. Roy fu l'unico che cercò don Pedro con lo sguardo, e lo trovò infatti lì seduto che si godeva lo spettacolo insieme ad una ragazza dai capelli molto lunghi e dei tatuaggi sul braccio.

"Dobbiamo portarlo via." Disse Sky, a denti stretti, ai suoi amici.

"Qui è un covo di streghe, dobbiamo aspettare." Replicò Aisha.

Brandon non aveva idea che i suoi amici avessero intenzione di salvarlo, né che fossero lì, a pochi passi da lui. Il suo sfidante era più alto di lui, più grosso di lui, e più forte di lui. Ma non era questo il punto. Brandon era un soldato della guardia reale, scudiero del Delfino di Eraklyon, sapeva esattamente cosa fare se avesse avuto intenzione di batterlo. Ma quella sera non ne aveva intenzione. Mentre faceva dei passi in cerchio confrontandosi col suo avversario, sanguinante, sudato e dolorante, Brandon fu sicuro che non aveva alcuna intenzione di andare avanti. Era solo, ormai. E la strega aveva ragione: prima o poi lì sarebbe morto. Meglio prima che poi. Non voleva continuare. Avrebbe voluto stendersi, poggiare la testa sul grembo della donna che amava e sentire la sua voce dire che sarebbe andato tutto bene. Ma non sarebbe successo. Dunque, condurre il resto dei suoi giorni a farsi percuotere e a dare il tempo ad una strega di rendere don Pedro de Ataide padrone di uno dei pianeti fondamentali per l'equilibrio della Dimensione Magica, non era ciò che voleva. Schivò raramente, e lasciò che il suo avversario lo colpisse. Tra le urla, poté sentire la voce di don Pedro che urlava: "Ma che diamine gli è preso a quell'imbecille?! Muoviti! Forza! Razza di mollusco senza spina dorsale!" Quanto odiava quell'uomo. Lo odiava dalla prima volta che lo aveva visto, nove anni prima, quando, anche se era solo un quattordicenne, suo padre l'aveva portato con lui ad incontrare il famoso don Pedro. Gli arrivò un pugno, sputò sangue e rialzò la testa. Non si era mai fatto ammazzare di botte, si chiedeva quanto tempo ancora ci volesse.

Nel frattempo, su Sakoma, Flora si accorse che qualcuno aveva bussato alla porta e diede il permesso di entrare.

"Flora, ti ho portato qualcosa da mangiare." Disse Miele entrando. Sua sorella si tirò su e la guardò.

"Grazie, Miele, non dovevi disturbarti."

"Hai intenzione almeno di mangiare?" Chiese sua sorella, poggiando il piatto sulla scrivania. Flora increspò le labbra in un sorriso.

"Magari dopo. Dai, vieni qui."  Disse allargando le braccia. Miele si avvicinò e sedette accanto a lei, lasciandosi avvolgere dalle sue braccia.

"Sei preoccupata?" Chiese la sua sorellina, ancora stretta a lei.

"Sì, Miele, sono molto preoccupata. Sono le dieci, le ragazze avrebbero dovuto già chiamare, essere di ritorno. Tecna ha dato loro chiare istruzioni, e sono molto preoccupata." Rispose la maggiore, scura in viso. Miele sospirò, dispiaciuta, e disse:

"Mancano ancora due ore, devi stare tranquilla. Ce la faranno." In tutta risposta, Flora la strinse più forte.

Nel mentre, su Domino, Bloom era ancora in compagnia di Stella, che, dopo aver consolato la sua amica e avrele dato speranza, le aveva raccontato in ogni minimo dettaglio del duca di Westero, e si era persa in altre chiacchiere fino a far calare la notte. Bloom, seduta sul divanetto, chiese:

"Stella, in tutto questo non sei stata chiara: ti piace o no?"

"Non ho intenzione di sposarlo!" Rispose la sua amica, in piedi davanti a lei.

"Sì, ma..." Bloom non poté finire poiché Dafne entrò interrompendola. Bloom, che si reggeva la testa con una mano, tenendo il gomito appoggiato al bracciolo del divanetto, si tirò subito su e chiese:

"Dafne! È successo qualcosa?! Sai qualcosa?!" Sua sorella guardò prima Stella, in attesa anche lei, e poi si rivolse a Bloom, col viso buio.

"No, Bloom, mi dispiace. Ma è tornato Thoren, e con lui ci sono sua madre e i genitori di Sky, ho pensato che volessi salutarli."

"Sì, arrivo." Affermò la rossa annuendo.

Sky pensava a Bloom in quel momento. Sì, mentre era tra la folla urlante pensava che non vedeva l'ora di riabbracciare la sua Bloom. Pensò che mai e poi mai si sarebbe sognato di passare un altro minuto lontano da lei, e che era felice che i suoi amici lo avessero tratto in salvo, o la sua vita non avrebbe avuto più senso. E allora capì.

"Ragazzi, dobbiamo tirare Brandon via di lì." Disse ai suoi amici.

"Sky, te l'ho già detto, dobbiamo aspettare!" Replicò Aisha.

"Non capite? Vuole farsi ammazzare." Insisté il suo amico, preoccupato, gettando un'occhiata a Brandon, che era piegato in due dal dolore dopo un colpo del suo avversario. Fortunatamente, c'era troppa folla intorno a loro per essere notati ed essere sentiti.

"Che cosa?!" Esclamò Roy. "Sky, ma cosa dici?!"

"Sa che non ha via di scampo, non può andarsene di qui, non da solo, e non sa che siamo qui. Lui crede che io sia fuggito." Quell'affermazione gli fece male. "Non vuole sopravvivere a questa notte. Lo conosco, so che se volesse reagirebbe, ma non lo sta facendo. Potete credermi."

"Quindi ora cosa facciamo?" Chiese Aisha. "Non possiamo usare la magia, ci sono troppe streghe qui."

"È vero, ma allora faremo un salvataggio in grande stile, non dimenticate che abbiamo un drago di ghiaccio." Rispose Musa, con un sorrisetto. "Andiamo, ma uno di noi deve rimanere qui per controllare la situazione."

"Rimango io." Si propose Sky, deciso.

"Ti hanno rapito già una volta." Tenne in conto Roy.

"Ed io l'ho abbandonato già una volta. Andate a prendere Polaris, e sbrigatevi."

Brandon non poteva sentire, non avrebbe mai potuto immaginare tutto quello che stava succedendo a pochi passi da lui. Cominciava a sentirsi veramente stanco, e la voce di don Pedro ormai non riusciva neanche più a sentirla a causa del ronzio nelle orecchie, di quelle urla che aveva intorno. Bruciava, faceva male. Stava cominciando a pensare di accasciarsi, ma era meglio aspettare. Perdere e rimanere vivo non l'avrebbe portato a nulla, doveva aspettare che l'altro l'avrebbe colpito tanto forte da stenderlo. Arrivò un altro calcio nello stomaco, fu costretto a piegarsi. Era quasi certo di avere qualche costola rotta. Guardava negli occhi il suo avversario. Davvero quel tipo era tanto interessato a quel combattimento? Sembrava che ci tenesse davvero. Ma poi quell'aria animalesca e feroce si trasformò in quella di un cucciolo spaventato, guardando in alto. E tutti intorno a lui alzarono lo sguardo. Brandon si voltò e vide il maestoso drago di ghiaccio a qualche metro sopra di lui. Non seppe cosa pensare. Non sapeva cosa stava accadendo. Don Pedro scattò in piedi. In quel momento, un uomo si fece spazio tra la folla e si avvicinò a lui.

"Brandon, dobbiamo andarcene di qui!" Gli disse, guardandolo negli occhi, uno dei quali sporco di sangue per una ferita sul sopracciglio.

"Cosa?! Ma chi sei?! Cosa vuoi da me? Hai anche tu qualche conto in sospeso con mio padre?!" Chiese Brandon, confuso, avendo a stento la forza per parlare.

"No, vogliamo salvarti, sono Sky! Quello è Polaris, lì ci sono Aisha, Musa e Roy!" Disse l'altro. Brandon si paralizzò, anche se quello sarebbe stato il momento più opportuno per muoversi. Non capiva, non sapeva. Era tutto così inverosimile che non sapeva più cosa credere. Don Pedro si avvicinò dicendo:

"Cosa diamine sta succedendo?" Ma non riuscì a raggiungerli. Dalla groppa di Polaris arrivò un Phesmatos Incendia che bruciò la strada davanti a lui, facendo fare a tutti un passo indietro.

"Brandon, ehi, questo è il momento di andarcene. Sono il tuo migliore amico. Mi credi? È un incantesimo per non farmi riconoscere. La prima volta che ti ho visto ti ho detto di aggiustarti il colletto perché il principe Sky non l'avrebbe certo portato in quel modo." Disse ancora Sky, con ansia, sperando di convincere il suo amico. Sapeva che in una situazione come quella era difficile credere, gli era successa la stessa cosa quel giorno. Ma, a quelle parole, l'espressione crucciata di Brandon si rasserenò.

"Sky... tu..."

"Non c'è tempo, dobbiamo andare! Musa!!" Chiamò. La sua amica si abbassò di quota per farli salire, ma la strega Iduna spense il fuoco di Aisha e li fermò.

"Non andate da nessuna parte." Disse decisa. Strinse i pugni e paralizzò Brandon e Sky.

"Non azzardarti!" Esclamò la fata della musica. "Vai, bello, ora tocca a te!" Musa esortò Polaris e il drago di ghiaccio sputò il suo fuoco blu contro la strega, scaraventandola a terra, e con lei don Pedro che le era di fianco e che aveva puntato la sciabola. In quel momento i due amici furono liberi dalla magia e si affrettarono per salire sul drago. Salì prima Sky, che aveva più forza, e poi aiutò il suo amico.

"Lihednat Dolchitni!" Esclamò dunque Iduna, rialzatasi, mentre tutti gli altri avevano indietreggiato consapevoli del fatto che quella non era la loro battaglia e che da essa non avrebbero potuto ricavare nulla. Aisha, a cui l'incantesimo era diretto, stava per coprirsi con uno scudo morphix, ma, fortunatamente, Roy la tirò a sé permettendole di schivare e di non usare la sua magia bianca.

"Ci siamo tutti?" Chiese Musa, i suoi amici le diedero conferma. Lei stava per esortare Polaris, ma, a quel punto, intervenne Mandragora.

"Principe Sky! Sei sotto altre sembianze, ma sei qui!" Esclamò la strega. Ormai la folla si era dileguata, erano rimasti soltanto gli uomini di don Pedro, che avevano circondato il drago di ghiaccio, e le due streghe.

"Mandragora!" Esclamarono Aisha e Musa, stupefatte.

"In carne ed ossa. Consegnatemi il principe Sky." Rispose la strega.

"E a me il mio combattente, razza di streghe apprendiste." Disse don Pedro. "Se non lo farete finirà male, nessuno mi prende ciò che mi appartiene. E tu, Bravo, che ti fai salvare da due streghette... hai un debito con me, sii abbastanza uomo da ripagarlo." Aggiunse con una smorfia e in un ringhio. Brandon lo guardò, ma non disse nulla. Don Pedro si accigliò ed impugnò la sciabola, così come i suoi uomini. Iduna strinse i pugni, pronta per un incantesimo e Mandragora lasciò che i suoi insetti corressero fino a Polaris.

"Forse non avete capito che niente ferma il mio drago, e che nessuno fa del male ai miei amici!" Esclamò Musa. Dunque incitò Polaris, il drago sbatté le ali e si alzò più in alto in volo. Con un soffio potente quanto la Bora fece indietreggiare i nemici, poi scagliò contro di loro delle spine di ghiaccio che volarono fuori dalle sue squame. Salì ancora, quindi soffiò con il suo fiato ghiacciato e poi con una scia di fuoco freddo.

"E non dimentichiamo un regalino!" Esclamò Aisha, quindi fece cadere su di loro della polvere di fata, che non fece danno ai pirati, ma arrecò parecchio dolore alle due streghe. "Andiamo, Musa, andiamo!!" Disse alla sua amica, così lei esortò il drago e sparirono velocemente tra le nuvole, lasciando impotenti le due streghe, e il pirata che imprecava con rabbia, promettendo che gliel'avrebbe fatta pagare. Gli amici esultarono, tranne Brandon, che era ancora esterrefatto.

"Ragazze, siete state grandi!" Disse Roy, loro gli sorrisero.

"Certo che avremmo potuto usare questa tattica dal primo momento." Rifletté Musa.

"Non credi che avremmo dato troppo nell'occhio? Io credo che anche l'altro piano fosse buono." Sostenne Aisha.

"Beh, l'importante è che ce l'abbiamo fatta." Disse Roy. "Ragazzi, voi state bene?"

"Sì." Rispose Sky con un mezzo sorriso, poi guardò il suo migliore amico, che si limitò ad annuire.

"Roy, avvisa gli altri per favore, ormai siamo lontani da Whisperia, ma loro a casa saranno preoccupati." Roy tirò fuori il cellulare dalla casacca che avevano legato alla sella.

"Ci credo che saranno preoccupati... sono le undici, avranno già pensato al peggio..."

Timmy e Tecna erano nel loro laboratorio su Eraklyon in quel momento, e stavano davvero cominciando a preoccuparsi. Le luci erano quasi tutte spente, il palazzo dormiva e i sovrani, che invece non potevano chiudere occhio, erano su Domino. I due scienziati erano seduti al tavolo, con i due cellulari appoggiati lì e i tablet, così come le radio, ogni possibile mezzo di comunicazione era su quel tavolo e aspettava di squillare.

"Non chiameranno. Timmy, non chiameranno. Abbiamo fallito ancora!" Esclamò Tecna, ormai al limite della pazienza, alzandosi di scatto.

"No!" Replicò il suo fidanzato, accigliato. "Abbiamo dato loro tempo fino a mezzanotte, manca ancora un'ora."

"Abbiamo fallito, abbiamo fallito..." Ripeté Tecna. "Non ne posso più di fallire! Non ne posso più!" Esclamò, con gli occhi lucidi.

"Tecna..." Disse Timmy, con un sospiro, avvicinandola e abbracciandola. Lei si strinse a lui, e in quel momento il suo cellulare squillò.
 

"Ehilà, ragazzi!" Esclamò Roy, mentre l'aria calda gli sferzava il viso.

"Roy! Sei tu! State bene? Dove siete?!" Chiese Timmy dall'altra parte.

"Sì, stiamo bene. Missione compiuta, ragazzi! Ce l'abbiamo fatta, Brandon e Sky sono con noi, stiamo tornando a casa!" Rispose il giovane di Andros, poté sentire i suoi amici ridere ed esultare e sorrise. "Voi dove siete? Avvertite gli altri? Dove atterriamo?"

"Andiamo su Domino." Gli disse Sky, seduto accanto a lui. Roy annuì e disse:

"Che ne dite se ci vediamo tutti su Domino?"

"Domino? Perfetto! Avvertiamo gli altri! Ci vediamo lì! Ora dove siete?" Chiese Tecna, e dalla voce si poteva capire che stava sorridendo.

"Ehm... siamo all'altezza di Raxacoricofallapatorius... credo che saremo lì fra un paio d'ore."

"Va bene! Va bene! Vi aspettiamo! Fate presto!" Disse Timmy, così riagganciarono. Erano tutti sorridenti in groppa a Polaris, felici di tornare a casa dopo quella brutta esperienza e felici di riavere le proprie sembianze. Chiacchierarono, risero, Sky raccontò in dettaglio del suo rapimento. Ma Brandon non rise. Non sembrò sollevato. Non proferì parola durante l'intero viaggio. I suoi amici gli gettarono qualche occhiata, gli chiesero come stesse e lui fece un cenno. Sky gli aveva poggiato una mano sulla spalla, lui l'aveva guardato, aveva stretto le labbra e aveva distolto di nuovo lo sguardo.

Quando Timmy e Tecna diedero la notizia ai loro amici, tutti ne furono felicissimi. Lo comunicarono in videoconferenza, e Bloom non poteva crederci quando lo sentì. Abbracciò forte Stella e Dafne, e poi corse a dirlo ai suoi suoceri. Dopo poco arrivò Nex, che trovò solo Stella e Dafne ed abbracciò loro, impaziente di abbracciare Aisha. Helia promise di arrivare il prima possibile su Domino.

"Arriviamo subito, va bene? Aspettateci!" Esclamò Flora, riattacando i suoi amici. Guardò Miele sorridendo, con gli occhi lucidi. "Stanno bene."

"Sì, Flora, stanno bene! Stanno bene!" Disse Miele, abbracciando sua sorella. "Andiamo su Domino?"

"Sì!" Rispose sua sorella, scattando in piedi, la sua pixie le volava intorno festosa. "Solo che... devo dirlo a Jackson. Aspettami qui, partiamo con un portale. Torno subito!" Flora lasciò la sua camera, diretta verso quella del suo fidanzato. Aveva un sorriso stampato in volto e una gioia di trionfo che le esplodeva in petto. Stava bene. Brandon stava tornando a casa. Aveva pensato al peggio, ma ora sapeva che stava tornando. Tutto quello che voleva era vederlo. Non le importava di quella situazione, del suo fidanzamento, sapeva che le cose non sarebbero cambiate, eppure solo il pensiero di vederlo la faceva stare bene. Le metteva quella pace che le era mancata. Le dava quella gioia di cui stava dimenticando il sapore. Bussò alla porta, lui le diede il permesso di entrare.

"Jackson, scusa il disturbo." Disse entrando. Il suo fidanzato, che era seduto di fronte al caminetto, la guardò sorpreso.

"Flora, cosa ci fai qui a quest'ora? Va tutto bene?"

"Sì, sì, va tutto benissimo." Rispose lei avvicinandosi. "Hanno chiamato i ragazzi, stanno bene e stanno tornando. Tra poche ore saranno su Domino, volevo dirti che vado lì."

"A quest'ora? Su Domino?... cioè," Il principe cercò di calmarsi. "sono felice per i tuoi amici, e Musa, sai, ero preoccupato per lei... ma potresti vederli domani..."

"Jackson, i miei amici stanno tornando da Whisperia, capisci? Non posso vederli domani. Devo essere lì quando arriveranno, devo essere con gli altri mentre li aspettiamo, è... è così che fanno gli amici." Concluse Flora, con un'espressione carica di sentimento. Jackson ridacchiò, abbassando lo sguardo, poi si rivolse di nuovo a lei.

"Hai ragione. Forse io è troppo tempo che non ho un amico vero e ho dimenticato com'è che si fa. Va bene, andiamo su Domino."

"Vuoi venire anche tu?" Chiese lei, sorpresa.

"Sì, è un problema?" Ribatté lui, quasi dispiaciuto.

"No..." Rispose la fata con un sorriso. "... è solo che non me l'aspettavo. Sono felice che tu stia cominciando ad apprezzare i miei amici, loro sono importanti per me." Jackson le sorrise e le fece un cenno. "Va bene, allora, andiamo!"

Usarono un portale, quindi arrivarono su Domino in un attimo. Quando furono a palazzo, Flora, Jackson, Miele e Chatta furono accolti da Bloom che corse ad abbracciarli.

"Stanno tornando!!" Esclamò la principessa. "Venite!" Così li portò con sé nella sala da ricevimento, dove c'era la sua famiglia e quella di Sky, e c'erano anche Roxy e tutti gli altri i loro amici. Si salutarono, dicendosi gli uni gli altri che loro lo sapevano che sarebbe andato tutto bene. Flora e Nex si scambiarono uno sguardo d'intesa, ma lei decise di non fermarsi lì.

"Aisha è una donna forte, ma ha comunque bisogno di qualcuno che la ami. Tutti ne hanno bisogno, indipendentemente. Tu sei buono, e nobile, perché hai riconosciuto quello che non andava in te. Non è certo semplice. Credi in te stesso per davvero, Nex." Disse lei con un sorriso, lui le mise una mano sulla spalla dicendo:

"Grazie, Flora."

Dunque aspettarono, mentre la madre di Sky, e Bloom, raccontavano a tutti di quanto fossero state in ansia e non vedevano l'ora di vederlo. Tutti si chiesero come fosse andata su Whisperia, cosa fosse successo esattamente. A palazzo erano gli unici svegli, fatta eccezione per le guardie e per quei pochi membri della servitù che si erano occupati degli ospiti. Per il resto, il palazzo dormiva, così come il resto di Domino, dato che era notte fonda. Nessuno in quella stanza aveva sonno, anche se ad un certo punto sentirono il bisogno di sedersi e rimanere in silenzio. Poi, furono tutti richiamati quando arrivò una guardia.

"Vostra altezza." Disse il soldato, rivolto a re Oritel. "È proprio un drago di ghiaccio, sono diretti qui." Scattarono in piedi, corsero di fuori. Scesero la grande scalinata del palazzo e arrivarono sul vasto prato che era lì davanti. I lampioni in giardino poterono illuminarli anche se il cielo era scuro e non era visibile alcuna stella.

"Eccoli!" Esclamò Bloom, indicando Polaris che si avvicinava. Trepidanti, aspettarono che il drago compisse il suo atterraggio. Non appena Polaris poggiò le zampe a terra, tutti si avvicinarono a loro.

"Ed eccoci qui!" Esclamò Musa con un sorriso. "Avevate mica qualche dubbio?!" Scese dal drago, così come i suoi amici, e fu subito avvolta da un abbraccio insieme ad Aisha e Roy. La madre di Sky abbracciò suo figlio ripetendo quanto male fosse ridotto e Bloom gli gettò le braccia al collo e lo baciò. Brandon non disse nulla. Rimase a pochi passi dal drago. I suoi amici lo abbracciarono e lui abbozzò qualche sorriso, annuendo quando gli chiesero se stesse bene. Poi incrociò lo sguardo di Flora, che fino a quel momento non era riuscita a vederlo a causa del resto dei suoi amici, e non aveva potuto cercarlo con troppa smania a causa del suo fidanzato. Ma quando i loro sguardi s'incontrarono, gli occhi di Flora si riempirono di lacrime. Si coprì la bocca con una mano, incredula a quanto male potesse essere ridotto il suo soldato. Aveva un rivolo di sangue lungo un lato della faccia, le labbra erano rotte. Essendo lui a torso nudo, reduce dal combattimento, le fu possibile vedere le ferite che aveva sul corpo. Ferite aperte e sanguinanti, lividi, bruciature. Aveva il viso stanco, sudato. Flora sentì il cuore stringersi in una morsa, le si fermò un nodo alla gola. "Che cosa ti hanno fatto?" Mormorò scioccata. Si avvicinò a lui e lo abbracciò tremante, temendo di fargli male ma col desiderio di stringerlo forte, di proteggerlo, di rassicurarlo. Ma Brandon non si mosse. Non ricambiò quell'abbraccio. Sfiorò solo i suoi capelli con la punta del naso, ma non disse né fece nulla. A quel punto, Flora fece un passo indietro e lo guardò, ma lui distolse lo sguardo.

"Brandon..." Gli poggiò una mano sul viso, preoccupata. Ma lui gliela spinse via dicendo:

"Non toccarmi!" La fata ritirò subito la mano, dispiaciuta. Quel gesto richiamò l'attenzione di tutti, ma nessuno disse nulla, poiché furono tutti sorpresi dall'atteggiamento del loro amico. Ci fu silenzio. Poi la madre di Bloom disse: "Dobbiamo fare qualcosa! Guardate come siete messi! Bloom, cara, tu possiedi la magia curativa, vero?"

"Sì," Annuì sua nuora, stretta ancora a Sky. "ed anche Flora. Dai, andiamo dentro, ci occuperemo di voi." Flora si allontanò da Brandon, e lui non la guardò nemmeno una volta. Entrarono tutti a palazzo, mentre gli amici ancora esultavano contenti, stringendosi gli uni gli altri. Una volta nella sala di ricevimento, Bloom disse: "Bisogna pulire le vostre ferite, ed anche voi in realtà, e poi useremo la magia per curarvi. Flora, tu credi di potermi aiutare?"

"Certo... sì, certo..." Rispose la sua amica, ancora piuttosto interdetta, ma soprattutto preoccupata.

"Bene, allora io mi occupo di Sky, tu occupati di Brandon. Portiamoli di sopra." La sua amica annuì e gettò uno sguardo allo scudiero, che però non le rivolse il suo. Essendo notte fonda e sapendo che i loro amici avevano da recuperarsi, gli altri, ormai felici e sollevati, decisero di tornare a casa. Miele chiese a Dafne se poteva restare lì, dato che Flora sarebbe rimasta e lei non voleva tornare senza sua sorella su Sakoma. La ninfa del Sirenix, con un sorriso gentile, le offrì una stanza dove passare la notte. Prima di dirigersi al primo piano, Flora chiese a Jackson di tornare su Sakoma. Lei e Bloom sarebbero state impegnate e non c'era bisogno per lui di rimanere lì, soprattutto dati gli impegni che aveva il giorno dopo. Il principe, anche se non troppo convinto, le diede ragione, convincendosi anche lui del ruolo di Flora in quella situazione, dati i suoi poteri curativi, così le permise di rimanere lì, anche forse per acquietare il suo senso di colpa nei suoi confronti. Salutati i loro amici, Bloom e Flora condussero i due giovani al primo piano, dando loro una mano a salire le scale.

"Maria ti porterà ciò di cui avrai bisogno. Porto Sky a letto." Disse Bloom, conducendo il suo fidanzato. Flora la ringraziò, quindi, tenendo ancora Brandon per aiutarlo a rimanere in piedi, disse:

"Su, andiamo." Dirigendosi verso la camera che aveva fatto preparare Bloom. Ma Brandon si fermò.

"Sto bene. Non ho bisogno di... di te." Disse lui a fatica. Quelle parole la ferirono, ma rispose comunque:

"Non stai bene, a stento ti reggi in piedi." Lo condusse in camera e lo aiutò a sedersi sul letto. Maria le portò garze, acqua fresca, asciugamani. Flora la ringraziò e la cameriera andò via. Brandon rimase seduto, con lo sguardo basso. Lei si chinò per togliergli le scarpe, ma lui la fermò con la mano.

"Ce la faccio." Si piegò in avanti ma gemette dal dolore, Flora allora lo fermò. Si inginocchiò, gli sfilò gli stivali in silenzio e poi lo aiutò a stendersi.

Coucou miei bellissimi germogli di lullabea! Come state?! Rieccoci con un nuovo, scoppiettante capitolo! Che ne pensate?! Io sono in fibrillazione! Vi ha sorpreso? Emozionato? Spero proprio di sì! Dunque, non mi dilungherò troppo perché è un capitolo d'azione, ma ci tengo a soffermarmi sugli stati d'animo di Brandon e Flora. Entrambi sentono il cuore lacerato, spento e ormai senza forze, e so che in fondo è colpa mia, ma so anche che è una condizione perfettamente umana, normale quando gli avvenimenti della vita ci mettono a dura prova.
Per il resto... don Pedro ha le idee chiare e vi assicuro che con lui non è finita qui. Per Jackson, invece, credo che sia il caso di rivalutarlo, no? E per Nex? Nex l'abbiamo rivalutato lo scorso capitolo, o sbaglio? Tutto succede lentamente e cambia repentinamente!
Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che non vi siate ormai annoiati di questa storia! Siete veramente fantastici, incredibili  e meravigliosi! Il prossimo capitolo sarà pubblicato tra due settimane, purtroppo, ma spero possiate perdonarmi! Vi mando un bacio forte e spero di ritrovarvi! Grazie per la lettura e per i vostri pensieri, per me siete preziosi!
vi strAmo,

xoxo Florafairy7

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Silenzi ***


SILENZI

"Scusa." Disse Flora, notando che lui aveva sentito dolore mentre lei lo ripuliva. Brandon, che rimaneva voltato verso la finestra, non disse nulla. Lei strinse le labbra e non aggiunse altro. Con delicatezza gli aveva ripulito il torso e le braccia, poi con la mano gli voltò il viso verso di lei.

"Fai piano." Disse Brandon, guardandola per un attimo, poi abbassò lo sguardo.

"Certo." Replicò lei con un cenno, con un'espressione seria, preoccupata. Fece piano, gli ripulì il viso con l'acqua fresca tenendogli una mano sulla guancia. Lui non le rivolse lo sguardo. L'unico rumore nella stanza era quello della garza che veniva bagnata e poi strizzata, degli asciugamani presi e poi riposati che spostavano gli oggetti sul comodino. Fu un silenzio pesante quello che accompagnò Flora nella ripulita di quelle ferite, di quel sangue coagulato che si era fermato sul suo corpo e sul suo viso.

"Domani, quando starai un po' meglio, potrai farti un bagno, ma per ora direi che va bene così." Disse quindi lei, posando l'asciugamano. Lui seguì il gesto con lo sguardo ma non lo alzò verso di lei. Flora sospirò e sedette di nuovo vicino a lui, con le mani in grembo, e disse: "Userò la magia per curarti, sarà molto più semplice e ti sentirai meglio prima." Brandon, guardando verso la finestra, non rispose. Lei prese un respiro, spazientita dalla preoccupazione. "Brandon, so che è stata un'esperienza..."

"... no!" Esclamò lui di scatto, voltandosi verso di lei e finalmente guardandola negli occhi. Flora ne fu sorpresa, rimase a bocca aperta. "Non lo sai! Smettila di fingere che sai sempre le cose! Puoi farmi il favore di stare zitta?!" Sbottò lui, accigliato. Flora rimase impietrita. Deglutì, contenendo l'agitazione e il dispiacere.

"S-sì, mi... mi dispiace." Concluse lei dopo un secondo, con voce tremante. Brandon si voltò di nuovo verso la finestra, dunque lei poggiò le mani sulle sue ferite ed utilizzò la magia curativa su di lui. Non disse altro, e lui nemmeno. Passarono ore, e di fuori il cielo scuro della notte cominciava a schiarirsi. Quando la sua magia fu compiuta, Flora gli fasciò le ferite, e l'unico suono che in quelle ore Brandon emise fu qualche gemito di dolore. Quando Flora ebbe finito non disse nulla, ma si alzò, prese le cose che erano sul comodino per portarle a lavare, e si avviò verso la porta senza dire una parola. Poggiò la mano sulla maniglia, ma rimase ferma un secondo. Si voltò verso il giovane, ma lui teneva lo sguardo fisso verso la finestra, allora lei sospirò con dolore e lasciò la stanza. Fu in quel momento che Brandon si voltò verso la porta, con aria addolorata. Colpì il materasso sotto di lui, con rabbia, e poggiò la testa allo schienale del letto.

Flora si mosse silenziosamente fra i corridoi di un palazzo che ancora dormiva. Riportò in lavanderia ciò che aveva utilizzato e poi raggiunse sua sorella. Miele dormiva, lei fece piano per non svegliarla e andò a mettersi vicino a lei, ma non riuscì a dormire. Rimase sveglia, aspettando che il sole sorgesse del tutto, e pensò. Pensò a cosa potesse essere sucesso su Whisperia, si chiese cosa gli avessero fatto esattamente per ridurlo in quello stato pietoso. Musa e Aisha non avevano avuto occasione di raccontare nulla quella notte. Pensò al suo atteggiamento, si chiese cosa lo stesse facendo soffrire tanto, cosa lo rendesse tanto arrabbiato. E si chiese se non fosse arrabbiato proprio con lei, in fondo era lei quella che lui non aveva guardato, a cui non aveva sorriso e che non aveva abbracciato. Anche se debolmente, queste cose le aveva fatte con i suoi amici. Ormai la odiava, era questa la verità. E lei non poteva sopportarlo.

"Ehi, già sveglia?" Chiese Miele, strofinandosi gli occhi. Flora era vicino a lei, tenendola stretta. Sorrise.

"Sì."

"Come sta Brandon?" Chiese ancora la ragazzina, girandosi e abbracciandola, appoggiando la testa sul suo seno.

"Ora un po' meglio." Rispose Flora, accarezzandole i capelli. "Era conciato davvero male, credo che se non fosse arrivato qui non avrebbe neanche superato questa notte."

"Ma è terribile! Com'è possibile?" Flora le gettò uno sguardo e poi guardò di fuori, dove ormai la luce del giorno aveva reso tutto più luminoso.

"Non so cosa sia successo, ma dev'essere stato qualcosa di brutto. L'importante è che ora stia meglio, sta riposando. Tu come stai?"

"Sto bene..." Rispose sua sorella, sorpresa da quella domanda.

"Ti va se rimaniamo qui su Domino anche oggi? Potrebbero aver bisogno di me."

"Sì, va bene, sta' tranquilla." La rassicurò sua sorella. Flora la strinse, e guardò lo squarcio nel cielo, preoccupata. Rimasero strette l'una all'altra, Miele ad un tratto avrebbe voluto alzarsi, ma si rese conto che era sua sorella quella che non era pronta a lasciarla andare. D'un tratto aprirono la porta.

"Bloom!" Esclamò Flora, sorpresa. "Che succede? Va tutto bene?"

"Sì, sì, va tutto bene. Menomale che sei ancora qui, credevo fossi tornata su Sakoma stanotte." Rispose la sua amica.

"No, ho lasciato Brandon solo da qualche ora e poi ho pensato che potessi aver bisogno di aiuto. È così?" Chiese Flora, notando l'espressione preoccupata della rossa.

"Sì, è proprio così! Grazie per il pensiero, ti preoccupi sempre per tutti, e alla fine abbiamo sempre tutti bisogno di te." Replicò Bloom, sorridendo. "Volevo chiederti di dare un'occhiata a Sky. Tu puoi instaurare legami empatici, volevo sapere se fosse tutto a posto, mi ha detto che è stato catturato da Mandragora e che poi delle streghe lo hanno preso. Ho paura che... sai, quando ha perso la memoria io..."

"... non dire altro, tranquilla." La fermò Flora, comprensiva. Si alzò lasciando Miele, a cui fece l'occhiolino, e seguì la sua amica. Bloom la portò con sé e, mentre andavano, Flora chiese:

"Per il resto sta bene? Sei riuscita ad usare la magia curativa?"

"Sì, abbastanza, ma ha bisogno di un po' di tempo per recuperare. Stasera gli cambierò le fasciature e userò ancora la magia: non sta messo per niente bene." Flora annuì. "Ascolta, potresti rimanere anche tu? Non posso occuparmi sia di lui che di Brandon, la magia curativa richiede molta energia, lo sai."

"Ma sì, certo, sta' tranquilla, non puoi far tutto da sola e noi due siamo le uniche a possedere questo tipo di potere. Non preoccuparti, informerò Jackson." Arrivarono alla camera di Sky, Bloom bussò e poi lei e Flora entrarono.

"Ehi." Disse Bloom, Sky, con la testa sul cuscino, si voltò verso di loro.

"Ehi, ciao. Flora, mi fa piacere vederti." Disse poi, Flora gli sorrise.

"Anch'io sono contenta di vedere che stai bene." Replicò la sua amica con tono dolce. "Ascolta, per te va bene se uso la mia magia?"

"Se è per far stare Bloom più tranquilla allora va bene." Rispose il principe, con un sorriso stanco. Flora guardò prima Bloom, poi si avvicinò a Sky e sedette accanto a lui, che si tirò un po' su. Bloom rimase in piedi accanto a loro.

"Dammi la mano." Disse Flora, lui fece come gli era stato detto. Flora poggiò l'altra mano sulla tempia del suo amico e chiuse gli occhi. L'energia partì dal cuore della natura, custode della sua magia, e scorse lungo le sue braccia e nelle sue mani, arrivando al suo amico. La keimerina equilibrò la sua magia, la accordò alle sensazioni del suo amico, al suo stato d'animo, al suo respiro e al battito del suo cuore. Per un attimo, sentì ciò che sentiva Sky, visualizzò ciò che lui visualizzava, ascoltò ciò che lui ascoltava. Poi quella scia di magia s'interruppe, facendo rabbrividire il suo amico che riaprì gli occhi. Flora anche aprì gli occhi e sorrise, alzandosi. Bloom la guardò, in attesa, mordicchiando l'unghia del pollice.

"Allora?" Chiese preoccupata, Flora le sorrise e rispose:

"Va tutto bene. A parte un po' di stress, stanchezza e uno spavento che è passato, Sky sta bene. Non temere alcuna conseguenza preoccupante." Rivolse lo sguardo anche a Sky. "Voi due siete forti, avete superato tante difficoltà e credo che finalmente questa volta il fato sia stato dalla vostra parte."

"Oh, menomale!" Esclamò la principessa tirando un sosprio di sollievo e lei e Sky si sorrisero, anche se poi il suo sorriso si spense e Flora ne capì il perché.

"Bloom, dopo vorrei parlarti." Disse poi Flora, seria.

"Oh, ehm... va bene." Replicò la sua amica, un po' sorpresa.

"Ma prima vorrei scambiare due parole con Sky, se permetti." Bloom alzò entrambe le sopracciglia dalla sorpresa.

"Oh... ma, è successo qualcosa? Devo preoccuparmi?" Flora le sorrise.

"No, no, tranquilla." Poi si avviò verso la porta per accompagnare la sua amica e lei la seguì. "Devo chiedergli delle cose riguardo... sai, riguardo... ti raggiungo dopo, va bene?" Concluse aprendo la porta. Bloom, anche se un po' perplessa, annuì. Mandò un bacio a Sky, che le sorrise,  e poi lasciò la stanza. Flora chiuse la porta alle sue spalle e prese un respiro. Si avvicinò di nuovo a Sky.

"Come sta?" Chiese il principe, Flora era in piedi accanto a lui, che era seduto sul letto, poggiato alla spalliera.

"Meglio, ma non bene." Rispose Flora, amareggiata. Sky la guardò, poi le fece cenno di sedersi vicino a lui e Flora sedette. "Sky, cosa è successo su Whisperia? Cosa gli hanno fatto? Lui... sembra un'altra persona. Ha uno sguardo..." Sospirò. "... cosa è successo?" Sky la guardò negli occhi, stringendo le labbra.

"Flora, mi dispiace, ma non posso dirtelo io. È lui che deve parlartene."

"Ho paura che non lo farà. Non ha detto una parola, e sono preoccupata. Siete partiti insieme, ma siete tornati diversi l'uno dall'altro, solo tu sembri sollevato, solo tu sembri vittorioso, lui no, e devo sapere cosa gli hanno fatto." Sky rifletté, guardando la sua amica.

"A differenza mia, che sono stato in mano di Mandragora, lui è rimasto nelle mani del pirata, di quel don Pedro, e di una strega. Per permettere a Roy e Nex di scappare ha accettato di combattere in degli incontri per conto del pirata... pare che suo padre avesse un debito con lui." Flora si coprì la bocca con una mano, sconvolta.

"Cosa?!" Chiese poi, con uno nodo alla gola. "Perché l'ha fatto? Lui con suo padre non c'entra niente! Sono quelli che l'hanno ridotto così? Cosa voleva la strega da lui?"

"A queste domande non ho una risposta." Disse Sky. Flora, col viso scuro, lo ascoltò. "Non so altro oltre a ciò che ti ho detto, mentre eravamo lì non mi ha parlato, non mi ha detto nulla. Solo lui ha le risposte che vuoi, e che vorrei anch'io. Mi dispiace, Flora." La sua amica abbassò lo sguardo, Sky le prese la mano e lei lo guardò. "L'importante è che ora è qui, che siamo tutti qui e stiamo tutti bene. Si risolverà anche questo." Flora strinse le labbra in un sorriso.

Nel frattempo, su Magix, Helia era in camera sua e si stava preparando. Alle sue spalle, da una nuvoletta di polvere di fata, apparve la pixie delle chiacchiere.

"Buongiornobuongiornobuongiorno!!" Esclamò Chatta con un sorriso, Helia si voltò verso di lei.

"Chatta, che bello vederti! Buongiorno a te."

"Un buon giorno, vero? Sky è a casa, e Brandon anche, e Musa, Aisha e Roy anche! Sono davvero felice!" Dichiarò la pixie, scoppiettante. Helia ridacchiò.

"Sì, lo sono anch'io. Hai novità per me?"

"Sì! Esatto! Ho parlato con Daisy! Un bicchier d'acqua, praticamente! Non l'ho mica pregata sottolineando che la mia fata è l'unica ed ultima fata dell'Inverno! Tutto fatto! Tutto liscio come l'olio!" Helia ridacchiò.

"Beh, quindi potrò incontrare la melissa?"

"Sì, domani mattina!" Rispose Chatta trionfante.

"Chatta, sei la migliore! Sapevo di poter contare su di te! Avevo provato a mettermi in contatto con Crystal, ma mi è risultato difficile a causa di questa situazione di emergenza. Sei stava veramente grande. Ti devo un favore." Chatta sorrise soddisfatta.

"Ecco, potresti già farmelo allora."

"Dimmi, di che si tratta."

"Portami con te oggi. Flora è su Domino, e anche Miele, e tutti mi dicono di stare zitta perché i ragazzi devono riposare e tutti sono stanchi. Vorrei venire con te, incontrare Martha... posso?" Helia le sorrise.

"Certo che puoi."

Su Solaria, nel frattempo, Stella si era svegliata tranquilla, serena e riposata. Sapeva che i suoi amici stavano bene, che erano tutti al sicuro, anche se il cielo era squarciato, e a lei andava più che bene. Quella mattina era pimpante, si preparò allegramente e decise di non occuparsi di nessun affare politico: non voleva guastarsi l'umore. Dunque, si mise alla sua scrivania per disegnare dei nuovi bozzetti. Purtroppo però, dopo alcune ore la sua pace fu spezzata da qualcuno che bussò alla porta.

"Ho detto di non disturbarmi!!" Urlò la principessa, alzando per un attimo gli occhi al cielo.

"Mi dispiace, non me l'avevate detto. Sono mortificato." Stella sgranò gli occhi, corse alla porta ed aprì. Il duca di Westero sorrise. "Vostra altezza."

"Mi dispiace, non volevo sembrarvi sgarbata."

"Ma no, figuratevi. Immagino che vi stavate dedicando alla vostra arte." Disse lui, facendo un cenno con la testa verso la scrivania dietro di lei. Stella sorrise, arrossendo lievemente.

"Sì, io... oggi sono felice, ed ero ispirata."

"Capisco. Beh, allora non vi rubo altro tempo, credo che sia meglio andare." Affermò il duca, Stella lo guardò negli occhi azzurri.

"No!" Lui sorrise, alzando entrambe le  sopracciglia. "Non preoccupatevi, disegno da stamattina, posso concedermi una pausa."

"Non sapete quanto mi faccia piacere. Magari, potreste raccontarmi il perché di tanta allegria." Lui le porse il braccio, Stella ne fu sorpresa e trattenne per un attimo il respiro. Poi si scosse, sorrise e chiuse la porta dietro di sé, accettando l'invito.

Su Domino, invece, Flora era tornata da sua sorella, e poi, quando le fecero sapere che Bloom era libera e che poteva riceverla, raggiunse la sua amica nelle sue stanze.

"Posso?" Chiese Flora entrando.

"Ehi, vieni. Non è da molto che non condividiamo più la stanza, no?" Disse la sua amica, Flora ridacchiò e si avvicinò a lei, che era seduta al divanetto accanto alla finestra. "Flora, va tutto bene? C'entra Sky?" Chiese poi, notando che la sua amica era diventata seria.

"No. No, non c'entra Sky." Rispose la keimerina.

"Eh, beh, allora parla! Così mi fai preoccupare!" Esclamò Bloom, la sua amica sussultò.

"Hai ragione." Disse poi. Sedette accanto a lei e la guardò. "Bloom, ascolta, tu non puoi farlo."

"Cosa?" Chiese Bloom, confusa. Poi, guardando la sua amica negli occhi verdi capì.

"Flora... chi te l'ha detto?"

"Non importa chi me l'abbia detto. Bloom, troveremo un'altra soluzione e lo sai. Non puoi scegliere di sacrificarti per tutti! A Sky non ci pensi? Morirebbe senza di te, e tu senza di lui. Avete bisogno l'uno dell'altra, avete affrontato tante difficoltà, ed ora che è arrivato il momento di vivere il vostro lieto fine vuoi buttare tutto via?" Flora aveva le lacrime agli occhi, prese le mani della sua amica, che cercava anche lei di trattenere le lacrime.

"Devo farlo. Tutti hanno delle responsabilità più grandi delle mie, io sono l'unica che può prendersi questo peso." Insisté Bloom con la voce rotta.

"No. Ti sbagli." Ribatté la sua amica scuotendo la testa. "Non ci perdoneremmo mai di lasciarti lì. Nessuno verrà lasciato lì. Troveremo un altro modo. C'è sempre un altro modo. Bloom," Strinse le sue mani e Bloom la guardò. "siamo amiche, e abbiamo promesso di esserlo sempre. Non ci perderemo." A quel punto, una lacrima rigò la guancia di Flora, e la principessa non si trattenne più.

"Ti voglio bene." Disse abbracciandola.

"Te ne voglio anch'io." Replicò Flora. Quando si allontanarono Bloom dichiarò:

"Che carine, eh, che siamo? Entrambe in lacrime come se non avessimo niente da fare!" Risero insieme, anche se i loro visi erano ancora bagnati.

Su Sakoma, il principe Jackson quella mattina aveva incontrato il Consiglio. A quanto pareva, Espero aveva deciso di rompere l'alleanza e al re questa cosa non era piaciuta, e non gli era piaciuto neanche l'intervento di suo figlio che, sereno, aveva rassicurato tutti dicendo che non dovevano preoccuparsi di Espero ora che avevano Eraklyon come alleato, e che presto avrebbe sancito un'alleanza con Solaria. Il re aveva sciolto il Consiglio, furioso, e quando tutti i lord furono andati via fermò suo figlio, chiedendogli di rimanere.

"Ditemi, padre." Disse Jackson, con compostezza, in piedi davanti alla porta. Il re era ancora seduto al tavolo. Guardò suo figlio assottigliando gli occhi e disse:

"Cosa stai facendo, Jackson?"

"Temo di non capire." Replicò il giovane, con aria tranquilla.

"Credi di potermi sopraffare? Credi di essere quello che prende decisioni ora qui, eh, Jackson?!"

"Beh, padre, veramente..."

"... veramente qui il re sono io! E io decido! Quando avrei approvato l'alleanza con Solaria?! E quando ne avrei avuto la certezza per parlarne qui in Consiglio?!" Esclamò, alzandosi di scatto, sbattendo le mani sul tavolo. Jackson lo guardò e la sua bocca divenne asciutta, cercò di non tremare e si avvicinò.

"Conosco bene la principessa e ne abbiamo già parlato, dobbiamo solo rendere le parole inchiostro su carta. È vero, siete il re, ma tengo a questo pianeta e darei anche la vita per proteggerlo."

"Oh, bene." Disse quindi il re con un sorriso. "Sarebbe ora che tu cominci a farlo, allora."

"Cosa?" Chiese Jackson accigliato.

"Raggiungerai le truppe su Gallifrey, partirai domattina."

"Gallifrey? Perché? Quelle truppe sono lì in missione di pace e..."

"... quelle truppe sono lì in missione colonizzatrice." Lo corresse suo padre, Jackson rimase interdetto.

"Avete mandato le nostre truppe a colonizzare Gallifrey? Perché? Che motivo avevate? Ci avete messi in guerra quando abbiamo già un'altra guerra da combattere!" Esclamò il principe, avvicinandosi al tavolo e appoggiandovi anche lui le mani, confrontando suo padre.

"Un'altra guerra?! Quale?! Io non combatterò nessuna guerra! Il pianeta è al sicuro, nessuno di quei demoni potrà raggiungerlo! Gli altri che non sono stati furbi quanto me la combatteranno e quando sarà finita sarò quello che ne uscirà ricco! Gallifrey è continuamente avvolto da tempeste solari, questo vuol dire energia, ed energia vuol dire ricchezza. Oh, figliolo, non hai capito ancora come si fa il re..." Affermò poi, notando l'espressione allibita di Jackson.

"Voi non siete affatto un buon re." Dichiarò il principe con sdegno. Suo padre, in tutta risposta, scoppiò in una fragorosa risata. "Credete che vi obbedirò? Non pensateci nemmeno! Non andrò su Gallifrey ad alimentare la vostra pazzia!"

"Oh, va bene, va bene..." Disse suo padre alzando le mani. "... ma, pensaci, se anche volessi fermare questa pazzia, dovresti comunque raggiungere le truppe per rivoltarmele contro, non credi?"

"Ne parlerò al resto dei nobili." Rispose Jackson, accigliato.

"Come se non sapessero già tutto. Credi che i nobili non pensino al denaro? Nessuno di loro è fedele, vanno tutti dove c'è più da mangiare. E, nel nostro caso, figliolo, io sono la mano da cui mangiano. Tu sei solo lo spaventapasseri messo lì nel campo per dare a vedere. Disporrò il viaggio per domani mattina, buona fortuna." Detto questo, il re camminò oltre il tavolo e fece per uscire dalla stanza, ma Jackson disse:

"Non mi meraviglia che mia madre si sia tolta la vita. Non immagino dolore più grande che passare la vita con un uomo come voi." Suo padre non si voltò, ma aprì la porta e andò via.

Nelle scudierie di quello stesso palazzo, lo stalliere stava dando da mangiare ai cavalli quando sentì una voce familiare.

"Musa!" Esclamò voltandosi verso lei con un sorriso. Lasciò cadere il forcone e la abbracciò stretta. "Sono così felice di vederti! Sapessi quanto sono stata in pensiero!"

"Sono felice di vederti anch'io!" Esclamò la sua amica. Sebastian la tenne ancora stretta per qualche secondo, ma quando Musa si schiarì la voce la lasciò andare.

"Scusa... è solo che saperti su Whisperia è stato davvero... allora, com'è andata?"

"È andata bene. I ragazzi stanno bene, ora sono su Domino e Flora e Bloom si stanno occupando di loro, sai, magia curativa... tu, piuttosto, come stai? Anch'io ero in pensiero per te."

"Per me?" Chiese lui, incapace di trattenere un sorriso.

"Sì, sai, per quello che è successo con Elijah..."

"Oh..." Disse lui capendo, ma poi si guardò intorno. "... sì, beh, abbassa la voce. Non ho rivisto il barone, e sono certo che lui confidi nel mio silenzio dopo la minaccia che mi ha fatto. Musa, io invece confido nel tuo di silenzio. Non hai detto nulla a lady Flora, vero?"

"No..." Rispose Musa con amarezza. "... non le ho detto niente, e temo che possa essere un errore." Sebastian le prese le spalle e la guardò negli occhi.

"Musa, ehi, non ci sono errori nelle minacce del barone. Hai promesso di non dire nulla. Per favore."

"Puoi... puoi stare tranquillo, non lo farò." Gli assicurò, stringendo le labbra in un sorriso.

"Dai, vieni, mi racconti bene come ve la siete cavata su Whisperia!" Esclamò quindi lo stalliere, tornando verso i box e Musa lo seguì.

Aisha, invece, era ancora in camera sua. Era alla scrivania e, a quanto pareva, quella storia del diario poi non era proprio una sciocchezza. Bussarono alla porta, lei andò ad aprire.

"Ma che..." Borbottò: lì non c'era nessuno. Abbassò lo sguardo e vide che c'era una lettera e su di essa una rosa rossa. Le raccolse, diede un'occhiata al corridoio, ma visto che non trovò nessuno rientrò. Poggiò la rosa sulla scrivania e aprì la lettera. "Ti aspetto stasera al boschetto dietro le scuderie. Ci vediamo alle otto. Roy." Aisha sorrise, anche se non fece i salti di gioia. Pensò alla sua migliore amica, e poi pensò che aveva già perso tanto, e allora si convinse che lei, a differenza di Flora, stava facendo la scelta giusta.

La sua amica, intanto, ormai non aveva più la minima idea di quali fossero le scelte giuste o quelle sbagliate. La sua sorellina era in giardino ad esercitarsi da sola con incantesimi semplici e lei era nel salotto a guardarla dalla finestra. Mentre osservava sua sorella, si rendeva conto di quanto l'amasse, e si rendeva conto della sua vigliaccheria. Non poteva usare il Sigillo, non poteva abbandonare Miele. Ma bisognava cercare un altro modo per non permettere neanche ad una delle sue migliori amiche di usarlo, e forse lei ce l'aveva.

"Flora." Lei si voltò e vide Bloom.

"Ehi." La sua amica si avvicinò.

"Wow, Miele se la cava bene, eh?" Disse la principessa, a braccia incrociate, guardando di fuori. "Si allena con costanza, a quanto pare."

"Sì, ci tiene. E poi mi aveva chiesto di vedere Brandon, ma non credo sia un buon momento per come è ridotto." Rimase per un attimo in silenzio. "È brava, ma più di tutto è coraggiosa." Aggiunse, riferendosi a sua sorella.

"L'abbiamo sempre saputo. Ricordi quando era piccola e venne con noi al Salice Nero?"

"Sì." Rispose la keimerina, guardando sua sorella. "Quanto mi arrabbiai, mi fece spaventare così tanto."

"Forse non realizza nemmeno quanto la ami. Hai dato la tua vita per lei ed ottenesti il tuo Enchantix."

"È vero, ma sta crescendo e pian piano capirà. Per un po' siamo state sole, mia madre non stava bene e mi sono occupata io di lei. Ed ora... ora sembra che siamo ritornate a quei momenti." Bloom le poggiò una mano sulla spalla e Flora alzò lo sguardo verso di lei. "I ragazzi hanno mangiato qualcosa?"

"Stavo giusto per andare a controllare Sky. Di Brandon ti occupi tu?" Flora annuì, stringendo le labbra, e la sua amica la lasciò. La keimerina rimase ancora qualche istante a guardare sua sorella. Pensò allora ai suoi genitori, e allora a Linphea, e quindi al rito, e alla fine a Brandon, come poi succedeva sempre, del resto. Ce l'aveva con lei, e i motivi certo non gli mancavano. Ma ora era solo con nessuno che si occupasse di lui, e anche se magari avesse preferito qualcun altro, lei non desiderava altro che prendersi cura di lui.
Bussò alla porta, lui dall'altra parte diede il permesso di entrare.

"Sei tu." Disse Brandon, quando la vide. Flora entrò, aggrottata, dispiaciuta.

"Sì." Chiuse la porta dietro di lei e si avvicinò. Brandon era seduto sul letto, con la schiena appoggiata al cuscino. Si voltò verso la finestra per non guardarla. "Hai mangiato qualcosa?" Chiese lei, poi notò il piatto ancora pieno sul comodino. "Brandon, prova a fare uno sforzo almeno, hai bisogno di mangiare."

"Sì, dopo." Rispose lui, senza voltarsi. Flora si accigliò.

"Puoi almeno guardarmi quando ti parlo?" Lui non si voltò. Flora prese un respiro, grattandosi la fronte. "Okay, va bene. E dove vorresti arrivare? Non vuoi essere curato, non vuoi mangiare... mi spieghi almeno il perché?" Brandon non parlò. La giovane incrociò le braccia. "Va bene. Anzi, ora vado, o rischio di infastidirti troppo. Stasera ti cambio le fasce e dovrò usare la magia, te lo dico così ti prepari psicologicamente." Detto ciò, si avviò verso la porta, lui non disse nulla, ma si voltò per guardarla uscire. Lei lasciò la stanza sbattendo la porta. Brandon strinse le lenzuola che aveva sotto le mani, arrabbiato con se stesso. Dentro di lui desiderava parlarle, chiederle di tenerlo stretto a lei. Ma non riusciva a farlo. Non riusciva neanche a guardarla.

Una volta fuori, Flora si pentì immediatamente di aver sbattuto la porta. Sapeva che era stanco, che aveva sofferto, e che magari era ancora scioccato per ciò che aveva subito, non poteva certo forzarlo a parlare, forzarlo ad essere amichevole. Proprio con lei, poi. Era sicura che ormai provasse disprezzo per lei. Quella che aveva giocato con i suoi sentimenti, che gli aveva detto di amarlo e poi si era tirata indietro, quella che alla fine aveva scelto un altro. Ed ora pretendeva anche che lui la guardasse. No, non poteva farlo. Ormai era chiaro ciò che pensava di lei. Tornò in salotto, a guardare sua sorella, ma si meravigliò quando la vennero a chiamare: a quanto pareva, il suo fidanzato era lì.

Su Solaria, Stella era con il duca di Westero nei giardini del palazzo, dove insieme avevano pranzato. Anche se era una vera chiacchierona, Stella si era ritrovata spesso in silenzio ad ascoltarlo, quell'uomo dai mille interessi e dalle mille passioni. Aveva compiuto molti viaggi, aveva visto molte cose, ed aveva sofferto anche.

"Mi dispiace, non volevo rattristarvi." Si scusò il duca, abbassando lo sguardo.

"No, no, anzi, è molto bello il modo in cui parlate di vostra moglie. È chiaro che siete ancora legato a lei."

"Ma non c'è più da molti anni, ed io non dovrei finire a parlare di lei rattristando le persone che, invece, non fanno che rallegrarmi." Disse lui guardandola, Stella sorrise. Poi si accorse che a pochi passi c'era la divinatrice di corte, che era rimasta impietrita dalla visione.

"Antares! Cosa ci fai qui? È successo qualcosa?"

"N-no, vostra altezza, io... io ero venuta a cercarvi per sapere come stavate. Gli astri mi hanno mostrato dei cambiamenti, e visto che voi... sì, beh, lo sapete, credevo di dover controllare."

"Oh, ti ringrazio, Antares. E, tranquilla, puoi parlare liberamente: Francis è mio amico." Si rivolse dunque a lui. "Il pianeta è legato a me, sono la fata più potente del regno e ne sono la reggente, mi accerto che Solaria abbia sempre l'energia necessaria per reggere tutto questo." Il duca fece oh!, "Francis, lei è Antares, la divinatrice di corte."

"È un onore conoscervi, signorina." Disse il duca, alzandosi e baciando la mano alla divinatrice, poi la guardò negli occhi, prima in uno e poi nell'altro, essendo di due colori diversi. "Posso permettermi di dirvi che avete degli occhi molto particolari. Siete diversa dalle altre, vi distinguete."

"Vi ringrazio." Replicò lei, abbozzando un sorriso. Poi guardò Stella. "Perdonatemi quindi per il disturbo, vostra altezza. Con permesso." Sfilò la propria mano da quella del duca e si allontanò a grandi passi mentre il duca tornò da Stella. I due non si accorsero delle foglie strappate dalla divinatrice nella rabbia che le ribolliva dentro. Un tipo di rabbia che si distingueva, quello che prendeva anche il nome di gelosia.

"Jackson, cosa succede? Stai bene?" Chiese Flora, raggiungendo il suo fidanzato che era stato accompagnato nella sala, e poggiandogli una mano sul viso, preoccupata.

"Sì, sì..." Rispose lui, abbassando lo sguardo.

"Beh, non sembra, anzi, sembri sconvolto." Jackson la guardò e poggiò la mano sulla sua, stringendogliela.

"Io..." Sorrise, adorando quel cruccio che gli era rivolto. "... volevo avvisarti che domani mattina dovrò partire."

"Che cosa?! Già?! Mi sembrava che mi avessi detto..."

"... so cosa ti avevo detto, ma sono cambiati i programmi."

"Oh..." Disse Flora, abbassando lo sguardo. "Ma tu non ne sembri contento... cosa è successo?" Chiese poi guardandolo.

"Diciamo che ci sono questioni urgenti da sbrigare su Gallifrey. Devo riparare ad un errore commesso da mio padre."

"Ah..." Flora non riuscì a trattenersi dall'inarcare le labbra in un sorriso.

"Cosa?" Chiese lui, in un certo senso compiaciuto.

"Beh, è la prima volta che ti sento parlare in questo modo, e devo dire che non mi dispiace. Sai che tuo padre non mi sta troppo simpatico, e ti reputo una persona molto migliore di lui." A quell'affermazione, Jackson sentì come una pugnalata a causa del senso di colpa che provava verso di lei.

"Come stanno Sky e il suo scudiero?" Chiese quindi, cambiando argomento.

"Meglio, ma di certo non bene. Sto cercando di fare del mio meglio con la magia." Rispose Flora con un sospiro.

"Rimarrai qui un altro paio di giorni?" Chiese il principe.

"Sì, credo di sì. Ma mi dispiace che non potrò salutarti."

"Sta' tranquilla, anzi." Replicò lui, Flora gli rivolse un'espressione sorpresa. Jackson la prese tenendola per le braccia e la guardò negli occhi. "Flora, ascolta, vorrei che tornassi su Sakoma entro questa settimana, non voglio che si parli male del fatto che non ci sono e tu non ci sei, devi mostrare la tua fedeltà a Sakoma. Ma se rimani qui un altro paio di giorni sono più tranquillo, e quando tornerai a palazzo... beh, vorrei che ti tenessi lontana sia da mio padre che da Elijah."

"Cosa? Perché? Che succede?" Chiese lei, stupita e preoccupata.

"Non succede niente, però sarei più tranquillo così, va bene? Puoi farlo per me?" Flora tentennò per un attimo, preoccupata per la tempesta negli occhi del principe, ma rispose:

"Sì, va bene." Jackson tirò un sospiro e la lasciò andare, ma Flora gli prese la mano e chiese:

"Jackson, se stesse succedendo qualcosa di brutto me lo diresti, non è vero?" Lui la guardò, ma non rispose. "Non è vero?" Chiese ancora lei.

"Sì, certo, certo che lo farei." Rispose quindi il principe, abbassando per un attimo lo sguardo.

"Va bene." Disse Flora, stringendo le labbra e tirando un sospiro. "Ehi, sta' attento su Gallifrey, capito? Siete lì in missione di pace, vero? A volte però le missioni di pace sono preoccupanti come le guerre."

"Sta' tranquilla." Le disse lui, con un sorriso accennato. "Torno presto." Flora schioccò la lingua, poco convinta, e lo abbracciò stretto. Jackson in un primo momento rimase un po' sorpreso, ancora poco abituato a quei gesti, ma poi ricambiò quell'abbraccio.

"Ci vediamo presto?" Chiese lei, tenendolo ancora stretto.

"Te lo prometto." Rispose Jackson, inquieto. Quando Flora lo lasciò gli rivolse un sorriso, lui si sentì meglio, ma anche peggio. "Mi accompagni?" Lei annuì, il principe la strinse poggiandole in braccio intorno alle spalle ed insieme si avviarono  alla porta. Prima di andare, Jackson le diede un bacio, e Flora non lo rifiutò. Quindi, il principe andò via, turbato, lasciando in Flora molti dubbi.
Quando la keimerina tornò dentro incrociò Bloom, che si fermò davanti a lei a braccia incrociate, rivolgendole uno sguardo investigatore.

"Cosa c'è?" Chiese Flora, alzando un sopracciglio.

"Oh, beh, dimmelo tu." Replicò Bloom con un sorrisetto, entrando in sala seguita da Flora. "Sembra che le cose tra te e Jackson vadano meglio di come credevi, e di come credevamo tutti..." Flora scosse la testa, divertita.

"Gli voglio bene. Gli voglio davvero bene. È buono, è... Bloom, non lo amo, e credo non lo farò mai, ma tengo molto a lui. Dico sul serio."

"Ami ancora Helia?" Chiese allora Bloom.

"No, non è questo. Non... sai, ho deciso di conoscere meglio Jackson, e conoscendolo ho capito molte cose di lui, e per questo ho imparato a non dargli colpe che non gli appartengono. Ci tengo a lui, come ti ho detto, gli voglio bene e non voglio che gli accada niente, e voglio anche che sia un buon re, perché ne ha tutte le capacità e le nobili intenzioni, a differenza di suo padre." Flora distolse lo sguardo, ripensando alle parole di Jackson. Si chiedeva perché le avesse fatto una simile richiesta, ma non riuscì a trovare una risposta.

Quella sera, su Sakoma, Aisha decise di dare ascolto a se stessa e non a tutte quelle vocine che le dicevano che non stava facendo la cosa giusta. Si preparò, raccogliendosi i capelli ed indossando un vestito color panna, che le arrivava al ginocchio, che risaltava la sua pelle scura. Lasciò la sua camera per raggiungere il boschetto, quello dietro alle scuderie, e vide subito le luci. Si avvicinò  facendosi strada tra gli alberi, e restò a bocca aperta quando vide ciò che Roy aveva preparato per lei. Era un pic-nic, sistemato a terra, ma intorno c'erano delle lanterne che rendevano l'atmosfera magica. Intorno alla coperta che era stesa a terra c'erano biancospini e narcisi. Aisha passò lo sguardo su tutto quello e poi lo poggiò su Roy, con un sorriso.

"Sono felice che tu sia venuta." Disse lui, con un sorriso, avvicinandosi a lei.

"È davvero meraviglioso! Hai fatto tutto tu?"

"Per te. La signorina si vuole accomodare?" Chiese Roy, porgendole la mano. Aisha sorrise e annuì, così sedette e cenò insieme a lui. Fu così bello, per una sera, dimenticarsi di tutto. Delle sofferenze, della malinconia, della solitudine. Roy era divertente, e amorevole, e sempre con un sorriso pronto; era anche dolce, e romantico. Aisha lo guardava negli occhi mentre lui parlava, e pensò a ciò che le aveva detto Flora a proposito del suo cuore. Forse Roy se ne accorse perché zittì, incantato dal suo sguardo. Teneva una mano poggiata a terra che lo sosteneva, si avvicinò a lei e le poggiò una mano sul viso. Aisha non si tirò indietro. Quindi lui la baciò dolcemente e si allontanò di poco. La principessa zittì tutto ciò che non voleva sentirsi dire, e baciò Roy, stavolta con più passione.

Nel frattempo, quella sera, su Sakoma, le ragazze avevano cenato insieme. Era bello ritrovarsi dopo il tempo che non avevano più vissuto insieme. Quel pomeriggio, dopo essersi allenata, Miele era stata con Dafne, che le aveva raccontato molto sulla storia di Domino.

"Sai, non avevo mai ascoltato tanti dettagli su Domino! Di solito ci raccontano solo le parti più noiose!" Esclamò Miele, mentre era seduta con Flora, Roxy, Thoren, Dafne e Bloom, e i genitori delle principesse.

"Sono contenta che ti abbia fatto piacere ascoltarmi." Replicò Dafne ridacchiando.

"E Dafne conosce davvero, davvero molte cose!" Esclamò Thoren, con un sorriso divertito.

Fu una serata piacevole, poi lasciarono la tavola. Flora lasciò Miele nella camera che dividevano, anche se Bloom aveva insistito sul fatto che ce n'erano tantissime, a leggere un romanzo che aveva trovato nella biblioteca di Sakoma. Bloom promise a Roxy che il giorno dopo sarebbero state insieme per parlare, e si scusò per essere stata tanto impegnata, rendendosi conto che la situazione che la sua amica stava vivendo non era per niente facile. Thoren e Dafne tornarono in camera loro e, mentre si cambiavano per la notte, il principe stupì sua moglie introducendo un discorso del tutto nuovo.

"È carina Miele, non è vero? Fa tante domande, e tu sei così bella quando le rispondi." Disse lui, coricandosi. Dafne sorrise, mentre si spazzolava i capelli seduta allo specchio.

"È vero, è davvero adorabile. Mi sarebbe piaciuto crescere insieme a Bloom, rispondere alle sue domande."

"Magari potremmo farlo..." Disse Thoren, guardandola. Dafne scosse la testa, guardandosi ancora allo specchio.

"Cosa intendi?" Poi divenne seria e si voltò verso di lui. Thoren la guardò negli occhi, con un mezzo sorriso.

"Facciamo un bambino." Dafne sorrise, incredula, e corse ad abbracciarlo.

In quello stesso palazzo, Bloom e Flora presero ciò che avevano bisogno e si recarono nelle camere dei due giovani, che avevano ancora bisogno delle loro cure. Bloom, sorridente, si avviò verso la camera di Sky. Flora le sorrise, per non mostrarle la sua inquietudine, e la lasciò andare mentre prendeva l'altra direzione. Si disse che doveva stare calma e non prendersela, perché lei il diritto di prendersela non ce l'aveva. Si disse di non dirgli molto, perché lui non voleva parlarle e doveva rispettarlo. Era davanti alla porta. Bussò. Quando lui le diede il permesso entrò.

"Ciao." Disse Flora, entrando.

"Ciao." Replicò il soldato, facendole un cenno. Flora si avvicinò e poggiò sul comodino ciò che aveva con sé.

"Come ti senti?" Chiese lei, Brandon si voltò verso di lei, la guardò solo per un attimo ma poi abbassò lo sguardo.

"Un po' meglio."

"Bene." Disse la fata timidamente, con un lieve cenno. Sedette accanto a lui, mentre lui guardava di fuori, e gli tolse le medicazioni che gli aveva fatto la notte prima. Lui qualche volta strinse i denti, ma non disse una parola e non si voltò per guardarla. Flora, invece, accompagnava ogni movimento che faceva con uno sguardo verso di lui, ma senza dire nulla. Tese le mani sul suo addome, ed esse furono avvolte da un'aurea calda, di color rosa. Lo fece per ogni ferita che trovò, per quella costola rotta che lo era davvero, per quella bruciatura vicino all'ombelico. Gliele fasciò di nuovo e, mentre lo faceva, non resistette e disse:

"Mi dispiace per oggi pomeriggio, non volevo prendermela con te." Lui si volto immediatamente, la guardò negli occhi, teso. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non uscì nulla e si voltò di nuovo verso la finestra. Flora abbassò lo sguardo, dispiaciuta. Poi gli si avvicinò e gli girò il viso verso di lei con una mano. Brandon tenne lo sguardo basso, e la fata compì la stessa operazione. Per compiere quelle magie ed occuparsi di lui  impiegò almeno due ore, durante le quali non si dissero nulla. Una volta finito, Flora rimase per un attimo ancora seduta accanto a lui. Brandon si voltò di nuovo nella direzione opposta, per non guardarla.

"Ora sei a casa, hai capito? Sei a casa." Disse Flora, Brandon non si voltò. La sua mano sfiorava quella della ragazza, tremava dalla voglia di prenderla, ma non lo fece. Flora si alzò, addolorata, prese le sue cose e lasciò la stanza. Non appena lei fu fuori, Brandon pianse.

Flora tornò in camera da Miele, che si era addormentata con il libro sulla faccia. La keimerina sorrise, si avvicinò piano a sua sorella e scostò il libro, poi la sistemò e si coricò accanto a lei, crollando per la stanchezza dopo la notte precedente che aveva passato insonne.

Il giorno dopo, di prima mattina, Helia si svegliò allegro e si preparò. Si diresse su Linphea, al palazzo reale, accompagnato da Chatta, che ci teneva tanto. Quando incontrò le guardie reali all'entrata, spiegò che doveva vedere la melissa e fu accompagnato da lei. Raggiunse l'alta torre del palazzo, la porta di legno scricchiolante che fu aperta dalla pixie Daisy.

"Siete arrivati!" Esclamò Daisy con un sorriso. "Venite!" Helia e Chatta si scambiarono uno sguardo, la fatina gli fece l'occhiolino e così entrarono. Una volta entrati la porta si chiuse alle loro spalle, e Martha lasciò subito perdere il libro che stava consultando per accoglierli, facendo attenzione a non calpestare i libri, le foglie, i pastelli colorati e le ampolle che erano sul pavimento. Si piazzò davanti a loro con un bel sorriso simpatico, i capelli come sempre in disordine, porgendo la mano ad Helia; una mano che veniva fuori da una manica a sbuffo di un vestito molto particolare, che dava l'idea di vestiti con diverse fantasie cuciti insieme.

"Molto piacere, sono Martha, la melissa di Linphea! Tu devi essere Helia, il nuovo Bach!"

"Sì, sono io, molto piacere." Helia, invece di stringerle la mano, gliela prese e gliela baciò, perché era così che lui si comportava. La melissa arrossì e sorrise.

"Beh... ehm... dunque, a cosa devo questa visita? È un onore, certo, ma mi chiedevo come mai volessi vedermi." Martha fece strada nella sua torre e fece accomodare Helia al suo tavolo, dove gli servì una tazza di tè alle erbe, mentre Chatta era seduta sulla spalla del giovane e Daisy tra i capelli della sua fata.

"Ecco, io... io mi chiedevo se potessi aiutarmi a trovare il Bach prima di me." Disse Helia. Martha alzò entrambe le sopracciglia.

"Oh... ehm... beh... sì, credo... io... sì. Conosco il Bach Seibei, anche se l'ho visto soltanto una volta. Lui si è ritirato ad una vita da eremita dopo la guerra delle Murene, ma credo che accetterà di vedere te."

"Sai perché si è ritirato così? Insomma, io dovrei fare lo stesso?" Chiese Helia.

"No!" Si affrettò a dire Martha, poi arrossì e aggiunse: "Cioè, no, no, assolutamente. Un Bach non è chiamato alla vita da eremita, anzi. È vero, ha una grossa responsabilità, ma può amare, vivere con chi ama, con gli amici... insomma, vivere la sua vita. Il Bach Seibei si è ritirato perché ha perso tutta la sua famiglia durante la guerra, e non ha più superato il dolore." Helia abbassò lo sguardo.

"Capisco... mi dispiace. Quindi, puoi aiutarmi a trovarlo?" Guardò di nuovo Martha negli occhi, lei sorrise.

"Certo che posso!" Rispose lei alzandosi. "Tutto quello che mi servirà," Disse sparendo dietro la libreria, "è una mappa di Linphea e dei fiori di bach!" Tornò da lui con le cose elencate. "Voi Bach siete un genere unico, non basta un semplice incantesimo di localizzazione, e soltanto io posso trovarvi." Helia le sorrise. Martha aprì la mappa sul tavolo e ci fece cadere sopra i fiori di bach. Dunque, chiuse gli occhi e iniziò a mormorare delle parole che Helia non conosceva. Tra i fiori sparsi sulla mappa si creò una connessione, una vera e propria linea luminosa, e Martha aprì gli occhi con un sorriso.

"Allora?" Chiese Chatta, impaziente.

"So dov'è!" Rispose Martha, eccitata. "È nel bosco del Levante. Lo conosci?" Chiese ad Helia, lui annuì. "Bene! Potrai trovarlo lì, dopotutto, è un eremita e non si muove di lì!" Helia scoppiò a ridere e Martha anche, sebbene un po' imbarazzata. Helia dunque si alzò.

"Beh, Martha, grazie mille. Sapevo che eri l'unica che in grado di aiutarmi!" Disse il giovane.

"Sì, beh, io..." Borbottò lei, alzando gli occhi al cielo, lusingata.

"Allora vado, e grazie ancora per il tuo tempo e per il tuo aiuto." Aggiunse Helia, avviandosi alla porta, ma Martha lo raggiunse di fretta, lasciando ondeggiare i capelli e i vestiti.

"Aspetta!" Helia si fermò alla porta e si voltò, sorpreso. "Ecco, io... io mi chiedevo quando... ti dà fastidio se vengo anch'io dal Bach Seibei? Si fa vedere così poco in giro, e dopo quello che è successo e che continua a succedere qui a causa di quello squarcio nel cielo... beh, sì..." Helia la guardò sorpreso, poi sorrise e disse:

"No, non mi dà affatto fastidio. Pensavo di andarci oggi pomeriggio... per te va bene?"

"Sì, va... va benissimo." Rispose la melissa, con un sorriso.

"Bene, allora a presto." Disse Helia uscendo.

"A presto." Salutò lei, chiudendo la porta dietro di lui. Una volta chiusa, Daisy le volò davanti.

"Ci stavi provando?"

"Cosa?!" Esclamò la sua fata, sorpresa. "No! Certo che no! A lavoro, fatina, forza! Forza!" Martha tornò al tavolo mentre la sua fatina la seguì, sapendo che non si sbagliava.

Coucou! Come state miei germogli di lullabea? Vi ricordate di me? Spero di sì! Beh, la faccio breve: le cose non sono andate molto bene in questo periodo, sono andata avanti nella scrittura ma molto lentamente, sono riuscita a pubblicare a singhiozzi su Wattpad ed ora eccomi qui. Vi pubblicherò tutti i capitoli fino all'ultimo, così una chiacchierata ce la facciamo lì se vi va, ora vi lascio leggere, sempre se vi va. Spero davvero di sì, e spero di sapere le vostre impressioni...
Vi mando un bacio, ci sentiamo più in là!
vi strAmo,
xoxo Florafairy7

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Il velo cade ***


IL VELO CADE

Quella mattina, Brandon fu svegliato dalla luce che filtrò da uno spazio tra le tende. Non appena aprì gli occhi, si rese immediatamente conto di stare molto meglio. Si passò una mano sull'addome, dove aveva ancora le fasciature, ma sentì che non c'era più niente di rotto o di aperto. Scostò le lenzuola e provò ad alzarsi. Sì, si sentiva abbastanza bene. Andò vicino alla finestra e guardò di fuori. Il cielo era coperto, rossastro, e c'era uno squarcio che lo attraversava e sembrava infinito quanto il cielo stesso. Brandon sospirò, ormai non sapeva più cosa pensare. Si strofinò il mento, e si rese conto che aveva bisogno di radersi. Poi si sfiorò le labbra con un dito, rendendosi conto che erano ancora un po' rotte. Bussarono alla porta, si girò verso essa quasi impaurito. Tentennò, ma poi disse: "Avanti." Fu stupito quando vide che ad entrare fu Miele.

"Brandon! Stai bene!" Esclamò la ragazzina, andando da lui e abbracciandolo. Lui non disse nulla, anche se la avvolse in un abbraccio.

"Sì, sto meglio." Disse poi, un po' incerto, ma con un sorriso per non turbarla. Lei lo lasciò e poi disse:

"Sky è sceso stamattina, quindi ho pensato che stessi bene anche tu! E non mi sbagliavo!"

"Ah, Sky sta meglio? Ne sono felice." Replicò il soldato, con un sorriso accennato.

"Sì, e Bloom dice che ormai è praticamente guarito. Tu sembri ancora un po' rotto, invece." Affermò Miele, storcendo le labbra.

"Sì, ma solo un po', sto bene. Tua sorella sa il fatto suo." Miele ridacchiò. "Ascolta, io ora dovrei riposare un altro po', ti dispiace se ci vediamo più tardi? Magari dopo se ce la faccio vengo di sotto, va bene?"

"Va bene." Rispose Miele, annuendo, Brandon abbozzò un sorriso. La ragazzina quindi lasciò la stanza. Chiusa la porta, Brandon prese un respiro, tenendosi la testa fra le mani.

Quando Aisha si svegliò Roy ancora dormiva. Lei, prima di alzarsi, lo guardò, pensando che forse le cose sarebbero andate bene in quel modo. Sentì delle voci, così andò verso la finestra, nascondendosi dietro la tenda, e vide che il principe era in procinto di partire, e con lui c'erano suo padre, suo zio, e suo cugino. Aisha non riuscì a distinguere ciò che si stavano dicendo, ma capì che c'era qualcosa sotto.

Jackson strinse la mano di suo padre, anche se gli rivolse uno sguardo pieno d'astio.

"Mi raccomando, figliolo, cerca di divertirti." Disse il re, in tono di scherno. Jackson non disse nulla. "Notizie della keimerina? Sempre che non sia fuggita con qualche vecchia fiamma."

"Flora è su Domino." Rispose il principe, con il viso duro. Il re scosse la testa, rimproverandosi ironicamente.

"Flora, giusto, giusto... non riesco mai a ricordarlo..."

"Tornerà tra domani e dopodomani. È richiesta la sua presenza lì."

"Oh, capisco... e magari le hai chiesto anche il permesso per partire."

"Se parto," Dichiarò Jackson, accigliato. "è perché ho intenzione di controllare la situazione su Gallifrey dopo quello che mi avete detto. E potete stare sicuro che le cose non si risolveranno in vostro favore."

"È una minaccia?" Chiese suo padre, alzando entrambe le sopracciglia.

"Oh, non oserei mai." Rispose Jackson, con un sorrisetto.

Il principe Jackson partì per Gallifrey in sella ad una windrider, mezzo che aveva conosciuto da poco ma che apprezzava particolarmente. Sapeva che suo padre stava tramando qualcosa, lo conosceva fin troppo bene, ma non riusciva a capire cosa, dato che sembrava aver ottenuto tutto quello che voleva.
Su quello stesso pianeta, ma qualche ora dopo, Musa andò alle scuderie per curarsi del suo drago, e lì incontrò Sebastian, che aveva appena finito di spazzolare i cavalli.

"Musa! Che bello vederti!" Esclamò il giovane, con un sorriso. Accarezzò il muso di Polaris e il drago emise degli sbuffetti di nebbia dalle narici.

"Ehi! Sono felice anch'io di vederti!" Replicò lei sorridendo. Sebastian prese un respiro e disse:

"Ascolta, c'è una cosa che vorrei chiederti... ed è una cosa che volevo chiederti da un po' di tempo, in realtà, ma non trovavo il coraggio... ecco, sì, senti, non è che..."

"Musa!" Sebastian fu interrotto, Musa si girò per vedere arrivare la sua amica.

"Aisha! Ehi, che succede?" Chiese. Aisha la raggiunse.

"Ciao, Sebastian." Salutò la principessa con un sorriso, lui strinse le labbra. "Ehm... interrompo qualcosa?" Sebastian stava per rispondere, ma Musa disse:

"Stavamo solo parlando."

"Oh, bene. Senti, Musa, sai dov'è andato Jackson?"

"Jackson?" Fece eco Musa. "No, perché? È partito?"

"Sì, questa mattina. L'ho visto con una borsa e suo padre, suo zio ed Elijah lo stavano salutando, ma Jackson aveva un'espressione tutt'altro che pacifica. Credi che stia succedendo qualcosa?"

"In realtà," S'intromise Sebastian, anche se un po' scocciato. "il principe è partito per Gallifrey. Lì ci sono delle truppe in missione di pace."

"Oh..." Disse Aisha, Musa chiese, alzando le spalle:

"Beh, che ne dici se andiamo su Domino? Vediamo come stanno i ragazzi e parliamo con Flora di questa storia."

"... io... ehm... non..." Balbettò Aisha, Musa la guardò di bieco.

"È per Nex, non è vero?" Aisha storse le labbra, con espressione colpevole. "Sebastian, potresti scusarci?" Chiese Musa, un po' dispiaciuta. Lui strinse le labbra, alzando le spalle.

"Certo, nessun problema. Ci vediamo." Il giovane dai capelli biondi si allontanò, tornando alle scuderie, chiedendosi se fosse mai riuscito ad avere un'opportunità.

Su Domino, Flora era con Bloom, Dafne, Sky e Thoren, ed insieme parlavano di come avrebbero dovuto agire. Thoren e Dafne erano seduti sul divanetto, mentre Flora era in piedi accanto alla finestra, gettando di tanto in tanto lo sguardo a Miele che, di fuori, si esercitava con la sua magia, Bloom e Sky, invece, sedevano sulle due poltrone. Ormai sapevano che Zvonimir aveva intenzione di attaccare Linphea, e sapevano della polvere di fata nera.

"Cosa credete che voglia farci?" Chiese Thoren.

"È difficile a dirsi." Rispose Flora, a braccia incrociate. "La polvere di fata nera può essere usata per molte cose, ma non vedo a cosa possa servirgli. A meno che..."

"A meno che?" La incalzò Bloom.

"A meno che non abbia intenzione di usarla su Linphea... ma che scopo avrebbe ad uccidere il pianeta? Ne ha bisogno, o la Gemma non servirebbe a nulla." Ci fu silenzio. Dopo qualche minuto, durante i quali nessuno parlò, Flora si avvicinò a Bloom e si chinò per chiederle:

"Ehi, ascolta, ci sarebbe da cambiare le fasciature di Brandon, te ne puoi occupare?" Bloom annuì e stava per rispondere, ma Sky s'intromise, alzandosi, e facendo alzare anche Flora prendendola per il braccio, e le intimò:

"Perché lo fai?" Flora, imbarazzata, si guardò velocemente intorno, accennando un sorriso.

"Cosa... cosa intendi? Io... devo sentire mia madre, e Bloom è brava con la magia curativa."

"Flora..." Le disse Sky, con una nota di rimprovero nella voce.

"Che succede?" Chiese Bloom, sorpresa ma anche un po' in imbarazzo. Flora forzò un sorriso e rispose:

"Niente, è solo che Sky vuole tenerti sempre tutta per sé." Bloom la guardò, incerta, poi però, ridacchiando, disse:

"Sì, forse è un po' vero!" Quella scenetta fu interrotta da una servitrice che annunciò Musa e Aisha. Bloom chiese di lasciarle entrare, e loro arrivarono. "Ragazze, che bello vedervi!" Esclamò Bloom, abbracciandole. Loro salutarono anche gli altri, poi però Flora si rese conto di come a volte le cose o accadono, o accadono, e lei non poteva scappare.

"Ragazze, scusatemi un attimo, devo andare di sopra, torno fra poco." Disse Flora, stringendo le labbra. Bloom, sorpresa, chiese:

"Allora ti occupi tu di Brandon?"

"Sì, dai, ci metto un attimo, e magari sta bene così scende anche lui." Rispose la fata con un sorriso accennato. Guardò Sky, lui le rivolse uno sguardo riconoscente e lei gli fece un lieve cenno con la testa. Aisha se ne accorse, e si rese conto di essersi persa qualcosa.
Flora lasciò il salone per andare di sopra, prese ciò di cui aveva bisogno e si avviò per le scale. Non avrebbe voluto farlo, aveva paura di affrontarlo. E magari non l'avrebbe fatto. Sarebbe rimasta in silenzio, si sarebbe occupata di lui e lo avrebbe lasciato, come lui voleva, e come aveva fatto per i due giorni passati. Bussò alla porta, lui diede il permesso di entrare.

"Ciao." Disse Flora, entrando e chiudendo la porta alle sue spalle con la gamba.

"Ciao." Replicò Brandon, seduto sul letto, poggiato allo schienale, guardandola per un attimo e poi abbassando lo sguardo.

"Sembra che tu stia meglio." Dichiarò lei avvicinandosi e poggiando le cose sul comodino. Lui emise un suono che doveva essere un assenso, ma non la guardò. Flora prese un respiro, incapace di dire altro, e si dedicò a lui. Gli tolse le fasciature, usò ancora la sua magia su di lui e lo fasciò di nuovo. Come al solito, lui non la guardò neanche quando lei si dedicò al suo viso. Una volta finito, Flora si alzò, mentre lui guardava di fuori, e disse:

"Sky sta meglio, e sono arrivate Musa e Aisha. Se ti va, potresti venire di sotto. Ce la fai?" Lui si voltò verso di lei, la guardò per un attimo e poi distolse lo sguardo.

"Ce la faccio ad alzarmi, ma non credo che verrò. Sono ancora stanco."

"Oh... capisco, va bene. Lo dirò agli altri." Flora prese ciò che era sul comodino e si avviò verso la porta. Brandon si voltò per guardarla mentre era di spalle. Ma lei si fermò e si girò, sorprendendolo a guardarla. "Sai una cosa? No." Disse lei, accigliata. Brandon fu sorpreso, non disse nulla. Lei poggiò ciò che aveva in mano sulla sedia che era accanto alla scrivania, e si avvicinò di qualche passo, incrociando il suo sguardo stupito. "Non va bene! Non va bene per niente! E non solo non va bene per gli altri, non va bene per me! È vero, Brandon, io con te ho sbagliato! Ho sbagliato di grosso! Sono stata pessima! Ma tu non puoi trattarmi così! Sai quanto male sono stata mentre non c'eri?! Ho pensato di tutto! Io... ho pensato cose che non vuoi neanche sapere!" Esclamò, agitata, con le mani fredde e tremanti e la bocca asciutta. Brandon rimase a guardarla. "Sei tornato, e so che stai male! Lo so, va bene?! Sii arrabbiato con me per questo, ma io lo so! Ma questo non ti dà il diritto di agire in questo modo!" Riprese fiato, guardandolo con gli occhi acquosi, passandosi una mano fra i capelli. Brandon, stupito in un primo momento, si accigliò, e si alzò di scatto replicando:

"E così adesso riguarda te?!" Flora sgranò gli occhi, sorpresa. Lui, in piedi davanti a lei, continuò: "Tu non hai idea di quello che ho passato! Né prima né dopo quello schifo su Whisperia! E adesso riguarda te! Riguarda il fatto che non ti ho parlato! Riguarda il fatto che non ti ho guardata! Ma cosa ne sai?! Eh?! Cosa ne sai tu?!!" Esclamò, urlandole contro, con gli occhi pieni di lacrime. Flora era sconvolta. Lui, con la voce rotta dal pianto, continuò: "Cosa ne sai della vergogna che ho provato quando ti ho vista?! Eh?! Del turbamento che sentito quando ti ho guardata negli occhi messi i piedi a terra sapendo chi sono e cosa ho fatto?! Cosa ne sai del rimorso che provo stando qui?! Io non ci dovrei stare qui!! Io sarei dovuto rimanere lì e pagare per ciò che ho fatto!! Cosa ne sai tu?! Eh?! Cosa ne sai del dolore lacerante che ho provato quando ero solo e tutto quello che volevo era fossi con me?! Che mi dicessi che sarebbe andato tutto bene?! Volevo solo quello, Flora! Solo quello! Cosa ne sai tu?! Non appena ti ho vista l'altra notte ho capito che non avevo neanche il diritto di guardarti! Di parlarti! Di toccarti! Mi appartiene solo la vergogna! Hai capito?! Cosa ne sai tu?!" Ripeté, straziato da dolore, singhiozzando. Flora fece un passo verso di lui, scioccata dal dolore che vedeva nei suoi occhi, e lo abbracciò, poggiandogli la testa sulla sua spalla e stringendolo. Brandon pianse, lacerato dal dolore che sentiva nel petto, e nella testa, che ormai era diventata un tribunale dove lui era l'unico colpevole, e si lasciò stringere da lei, piangendo tutte le sue lacrime sulla sua spalla. Flora lo tenne stretto, non si mosse. Trattenne le lacrime, e sentiva le sue, calde. Poi gli alzò la testa, guardandolo, e gli passò una mano sul viso. Gli prese la mano e lo condusse con lei sul letto, dove si stese e lasciò che lui si stendesse. Lo prese tra le braccia, e gli fece appoggiare la testa sul suo seno. Brandon si strinse a lei, e pianse ancora, calmandosi pian piano. Flora gli passava una mano fra i capelli, e rimase in silenzio, lasciando che sfogasse il suo dolore. Quando Brandon finì le sue lacrime, Flora, a bassa voce, gli disse:

"Mi dispiace che tu ti sia sentito tanto solo, tanto perso, ma non pensare mai di provare vergogna davanti a me. Non dovrai farlo mai."

"Tu non sai cosa ho fatto." Replicò lui, ancora appoggiato su di lei. "Se lo sapessi non parleresti così."

"Parlerei così sempre, perché..." Si fermò, non poteva dirlo. Avrebbe fatto un disastro. "... perché ti conosco, e so che sei una persona meravigliosa."

"Sarei dovuto rimanere lì, pagare il mio debito."

"I debiti di tuo padre non ti appartengono. Se fossi rimasto lì, niente avrebbe avuto più senso." Disse Flora, mentre gli passava una mano fra i capelli.

"Ho capito che invece mi appartengono. Dico di non essere come lui, e invece lo sono." Rimase in silenzio, ma il profumo di quella pelle su cui teneva la testa lo indusse a parlare. "È un ladro. E i ladri prendono ciò che non gli appartiene, io ho fatto lo stesso."

"Cosa hai preso?" Chiese lei, dolcemente.

"Non posso dirtelo." Rispose il giovane. "Ho fatto una cosa brutta, Flora. E mentre ero su Whisperia ho fatto altre cose brutte. Mi sono trasformato, ero esattamente chi non volevo essere."

"Sei stato costretto." Precisò lei.

"No, no, in fondo l'ho scelto io. Quando sono arrivato lì mi è rivenuto tutto davanti agli occhi. Ero già stato su Whisperia, sai? E avevo già incontrato don Pedro. Ebbi paura la prima volta che lo vidi, e ho avuto paura stavolta. Ho avuto paura, Flora."

"Non c'è niente di male nell'avere paura." Disse lei, che con una mano gli faceva delle carezze.

"Sono stato violento, scommetto che avevo la loro stessa espressione negli occhi. Quando combattevo l'ho fatto con rabbia. Mi sono sentito come un animale. Non mi sono sentito affatto una bella persona. Quando ero davanti a loro ho cercato di non pensarti, non avrei sopportato di essere visto da te in quel modo. Per il resto, ti ho pensata sempre." Flora sorrise malinconicamente.

"Anch'io ti ho pensato sempre. Avevo paura."

"E quando sono arrivato l'altra notte ho capito che anche se su Whisperia mi sentivo migliore di quella gente, qui ero il peggiore. È stato allora che ho avuto vergogna di te. Perché tu non mi staresti vicino se sapessi." Flora aveva un'espressione dispiaciuta dipinta sul volto che però lui non vide.

"So che hai fatto delle cose brutte, ma ora sono qui con te. Non sei solo, Brandon, hai capito? Lo so che sono un po' sfuggente, ma quando avrai bisogno di me io ci sarò sempre, se mi vorrai."

"Non verrà mai il giorno in cui non ti vorrò." Replicò lui, con un sorriso accennato. Flora non riuscì a trattenere un sorriso, anche se era velato di tristezza. Con un gesto della mano, chiuse le tende con la magia. Così, rimasero stretti nella penombra. Flora, in un sussurro, disse:

"Sei a casa. Ora andrà tutto bene." Brandon chiuse gli occhi, sentendo quel profumo di fiori che lo faceva stare bene. Rimasero così per un po' di tempo, senza dire altro, sincronizzando i respiri. Erano così lontani l'uno dall'altra, eppure così vicini. Flora si chiese cosa fosse che lo tormentava, che lui sentiva tanto il dovere di dover ripagare. Brandon si sentì sporco, e colpevole, ma aveva troppa paura per lasciarla. L'aveva tenuta lontana per quei giorni, ma ora lei era lì, e non aveva abbastanza coraggio per rimanere da solo. Era pomeriggio su Domino, e per un attimo, dopo quel tempo passati stretti l'uno all'altra, i pensieri di Flora andarono al principe. Si chiese se stesse bene. Lui anche sembrava perennemente turbato. E Flora ebbe paura. Paura di non riuscire a capire abbastanza, paura di sbagliare.
"Dobbiamo andare su Linphea." Disse poi Brandon, rompendo il silenzio.

"Allora ne sei sicuro?" Chiese lei, stringendo le labbra. Brandon si alzò di scatto, seduto sul letto, e la guardò.

"È in pericolo. Le ombre di Zvonimir vogliono attaccarla, e don Pedro ha scoperto il mio legame grazie ad una strega, voleva trasferirlo su di lui e sottomettere Vymarna."

"Una strega?" Chiese Flora, confusa, scuotendo la testa. "Una strega non potrebbe mai compiere una magia del genere... a meno che..."

"Una congrega!" Esclamò Brandon, richiamando tutte le informazioni che era riuscito ad assimilare, anche se confuse, miste a dolori.

"La Congrega Sanguini." Disse Flora, con espressione di chi aveva ora tutto chiaro.

"Sì, esatto." Annuì il giovane. Poi Flora trasalì e si accigliò, e chiese:

"Brandon, quella strega non ha preso il tuo sangue, vero?" Lui la guardò, serrando le mascelle. Flora gli prese il viso con la mano e lo guardò negli occhi.

"Non devi dirmi come, va bene. Brandon, mi dispiace, ma credo che siamo un po' nei guai."

"Solo un po'?" Chiese il giovane, ironico.

"Beh, a questo punto ormai indipendentemente da tutte le altre questioni, il rito va compiuto." Disse la fata con un sospiro. "In questo modo la mia magia si unirà al legame... è vero, sarò riammessa su Linphea, ma il punto era permettere a te di essere coperto dalla mia magia. In questo modo, il legame che hai con Vymarna sarà protetto. Il rito unirà le nostre essenze il nostro sangue, ed io ho il sangue di Nikolai che mi scorre nelle vene." Flora si fermò, guardandolo negli occhi e poggiandogli una mano sul viso. "Mi dispiace tanto..." Brandon le prese la mano e la avvicinò a sé, poggiando la fronte contro la sua.

"Tranquilla, alla fine ne veniamo sempre fuori." Disse il soldato, accennando un sorriso, Flora fece lo stesso. Le punte dei loro nasi si toccavano, le loro labbra si sfioravano. "Sono stato uno stupido a tenerti lontana."
Non si sentiva agitata. Il cuore le batteva forte, ma per il desiderio. Cosa avrebbe dovuto fare? Tutto quello che voleva, tutto quello che avrebbe potuto riaccendere quel cuore che stava andando via via spegnendosi era a pochi millimetri da lei. Stava per farlo. Sì, ma fu fermata. I colpi sulla porta li fecero trasalire, entrambi si voltarono verso essa.

"Scusate." Disse Bloom, aprendo la porta.

"N-no, figurati." Replicò la sua amica, leggermente imbarazzata. "Che succede?" Chiese, e mostrò un sorriso.

"Brandon, stai meglio!" Esclamò la principessa, lui le fece un cenno. "Ne sono felice. Beh, Musa e Aisha sono di sotto, e sembrava volessero parlarti, credevamo scendessi presto, ma... beh, sono venuta a controllare se andava tutto bene."

"Va tutto bene." Rispose Brandon, con aria calma. Flora lo guardò sorpresa. "Stavo giusto dicendo a Flora che sto meglio e che volevo scendere per salutare gli altri." Si voltò verso di lei, la fata gli sorrise.

"Bene! Sky sarà felicissimo di vedere che stai meglio!" Esclamò la principessa, Flora si alzò ed aiutò Brandon.

"Sicuro di stare bene?" Chiese la keimerina.

"Sicuro." Rispose lui, sorridendole con un lato della bocca e strizzandole l'occhio. Bloom si avviò al piano di sotto e i due la seguirono, ma, prima di lasciare la stanza, Brandon fermò Flora, prendendola per il polso.

"Flora." Lei si voltò, lo guardò negli occhi.

"Cosa c'è?" Chiese. Lui prese un respiro e rispose:

"Niente. Andiamo." Infatti, niente. Ma aveva bisogno di esserne sicuro. Aveva bisogno di vederlo nei suoi occhi. Lei lo aveva guardato, e nei suoi occhi non c'era condanna, non c'era giudizio.

"È simpatica, è vero o no? Ma quando arriva?!" Chiese Chatta, fluttuando davanti ad Helia. Lui sorrise divertito.

"Sì, è vero, è molto simpatica. Credo stia per arrivare..." Borbottò Helia, in quel momento sentì dei passi e si voltò. Martha arrivava di corsa, seguita dalla sua pixie, facendosi strada tra i cespugli.

"Eccomi! Eccomi! Scusate!" Esclamò la melissa, fermandosi davanti ad Helia, con le guance arrossate per la corsa. "Scusa il ritardo, avevo una pozione sul fuoco e..."

"Tranquilla." La rassicurò Helia con un sorriso. "Solo... hai una... posso?" Chiese, prima di poter prendere la foglia che lei aveva tra i capelli biondi. Lei annuì, imbarazzata. Helia la prese con delicatezza, mentre le guance della melissa si accesero ancor di più, e poi, con un sorriso, gliela mostrò. Martha strinse le labbra e sorrise imbarazzata, alzando le spalle.
"Andiamo?" Chiese Helia, lei annuì. Dunque, i due s'incamminarono, inoltrandosi nel bosco del Levante, mentre le loro pixie li seguivano in volo. Il cielo rosso su Linphea rendeva l'atmosfera leggermente tetra, ma per i due linpheiani fu semplicemente un'espressione più violenta e rude di ciò che l'impeto e la tempesta della natura potevano offrire. L'umidità nell'aria rendeva le loro mani quasi bagnate, ed entrambi avevano la pelle lucida dal sudore. Il bosco del Levante era fitto, la sua vegetazione si componeva di alberi alti e snelli, dalle fronde ben alte. Camminarono in silenzio, beh, non proprio: Chatta in sottofondo non smetteva di parlare, cercando di mettersi in bella luce con Daisy, celebrità tra le pixies. I due giovani, invece, si scambiarono poche parole. Helia, in realtà, aveva così tanti pensieri che il silenzio era l'ultima cosa che sentiva. Si chiedeva se sarebbe stato un buon bach, un buon protettore e custode della natura e della Natura; si chiedeva se la sua magia sarebbe stata abbastanza forte, in fondo erano anni che non la utilizzava, l'aveva appena riscoperta. Fu distolto quando Martha si schiarì la voce e chiese:

"Quindi, tu sei il nipote del mago Saladin, non è vero?" Lui si voltò verso di lei, con la sua solita aria serena, nonostante tutto.

"Sì, Saladin è il padre di mio padre."

"Quindi sarai un mago molto potente." Suppose Martha, stringendo le labbra, accennando un sorriso.

"In realtà... no." Martha sembrò confusa, Helia lasciò scappare un sorriso. "Il mio chakra si è sbloccato solo da poco, e solo quest'anno, dopo tanto tempo, ho deciso di riscoprire la mia magia."

"Oh... e come hai fatto? Hai compiuto dei viaggi interiori?"

"Sì, esattamente." Annuì il giovane. "Flora, la mia rag... cioè, la mia ex ragazza, mi ha aiutato. La keimerina, non so se..."

"Certo." Assentì la melissa. "Chi non sa della keimerina? Ed era la tua ragazza?" Chiese poi, fingendo poco interesse, ma con scarsi risultati.

"Sì, beh, la storia è lunga, e diciamo che le cose non sono andate come avrei voluto... ama un altro." Dichiarò il poeta, increspando le labbra.

"Beh, sarà anche la fata dell'Inverno, però per il resto ci ha capito ben poco." Disse Martha, stringendo le labbra in un sorriso, Helia le fece un cenno di riconoscenza.

"E così... melissa, eh?" Disse poi lui, cambiando argomento.

"Sì, e ne sono molto orgogliosa. Sai, noi melisse nasciamo in un villaggio nel Boschetto di Betulle, solo che il punto è che non sai se verrai mai scelta. Ed io... beh, a dirla tutta, ne sono molto felice."

"Da quanto tempo sei la melissa?"

"Da otto anni. Noi non seguiamo un percorso come tutte le fate, io non ho completato la mia magia come le altre fate, ma mi sono spostata su altre abilità. Sono un'Enchantix, ovviamente, ma se per le altre questo significa maturità magica, per me significa essere riconosciuta da Vymarna come sua interprete."

"È una grande responsabilità." Affermò Helia, lei sorrise.

"Sì, ma non sono sola. Quando hai qualcuno vicino puoi affrontare tutto." Martha stava pronunciando quelle parole quando, ad un tratto, si fermò.

"Va tutto bene?" Chiese Helia, preoccupato. Lei si poggiò due dita sulla tempia, corrugando la fronte.

"Sì, ma... credo che siamo arrivati. E credo anche che si stia avvicinando un pericolo."

Quello stesso pomeriggio, su Domino, i suoi amici furono contenti di vedere Brandon. Il giovane sembrava un po' più sereno di come l'avevano trovato su Whisperia, anche se, coloro che l'avevano visto lì, non riuscivano a non guardarlo diversamente. Erano in salotto, seduti sui divanetti, Miele girovagava per la sala incapace di rimanere ferma, mentre Dafne li aveva lasciati per raggiungere sua madre. Quando Brandon era entrato in sala era stato accolto con affetto, e lui e Sky si erano scambiati uno sguardo, uno che a Brandon non era piaciuto, perché era chiaro che avessero molto da dirsi. Il giovane si era sentito un po' a disagio, nudo, e si era seduto accanto a Flora, appoggiando la mano accanto alla sua, sfiorandola, per sapere che era lì, ma consapevole che non aveva alcun diritto di prenderla. Nessuno menzionò Whisperia, e forse fu per richiesta di Sky. Quindi, anche per alleggerire l'aria, dato che erano ormai ore che si parlava di Zvonimir, delle ombre, e del Sigillo, Aisha disse:

"Beh, ora veniamo al perché siamo venute qui." Gettò un'occhiata a Musa e le due amiche si sorrisero divertite. "Stamattina ho visto Jackson, sembra che sia partito... tu cosa ne sai?" Chiese quindi a Flora. Sentendo quel nome, Brandon sospirò e poggiò la schiena al divano, ritirando la mano che sfiorava quella della keimerina. Flora se ne accorse, e sentì ancora una volta il peso del mondo che si sistemava meglio, più comodamente sulle sue spalle.

"Sì..." Rispose, un po' incerta. "... è partito per Gallifrey, credo che ci siano problemi lì. Sentite... a questo punto, ora che Jackson non c'è..." Guardò Brandon, lui ricambiò il suo sguardo, e Flora si rivolse ai suoi amici. "Qui sappiamo tutti di Brandon e Vymarna, no?" Disse con un sospiro, con le mani poggiate sulle ginocchia. Bloom alzò un sopracciglio e alzò la mano a mezz'aria. "Brandon e Vymarna sono legati nell'essenza. Ed abbiamo un problema con la Congrega Sanguini..." Le tre fate, al sentire quel nome, divennero di colpo serie, gettandosi delle occhiate preoccupate. "... la melissa di Linphea può compiere un rito che unisca la mia magia a Brandon, così da proteggere il legame che lui ha con Vymarna, e impedire alle streghe di prendere il controllo di Linphea."

"Bene, quindi quando è possibile farlo?" Chiese Bloom, a braccia incrociate.

"Avalon mi ha detto che è necessario un evento astronomico, come una luna piena, un'eclisse, un allineamento dei pianeti, il passaggio di una cometa... ne sapete qualcosa?"

"No," Rispose Sky, "ma per fortuna conosciamo qualcuno che possa aiutarci." Sky si fermò quando vide chi era entrato. Aisha strinse le labbra, e cercò di respirare normalmente per non permettere all'agitazione di prendere il sopravvento.

"Ragazzi..." Salutò il paladino, avvicinandosi. "... scusate, ero impegnato." Disse con un mezzo sorriso. Salutò Sky, e poi anche Brandon, mormorando un "sono felice che tu stia bene, grazie..." e poi incrociò lo sguardo di Flora. Gli occhi verdi della keimerina gli fecero capire che doveva prendere coraggio, e allora si voltò verso gli altri, con aria leggera, e disse: "Perdonatemi... Aisha, posso parlarti un momento?" Lei trattenne il fiato per qualche secondo, gettò un'occhiata alla sua migliore amica e le sembrò di sentire una voce che le diceva ciò che lei non voleva ascoltare. Guardò Nex e rispose:

"Veramente io e Musa stavamo proprio per andare. Sai, su Sakoma ci sono procedure diverse, e noi non siamo che ospiti."

"In realtà..." Provò a dire Musa, ma Aisha si alzò e tirò su anche la sua amica.

"... in realtà è anche più tardi di quanto non ci aspettassimo. Vieni, Musa, andiamo! Flora, ci accompagni?" Lo sguardo eloquente di Aisha fece capire a Flora di doversi alzare. Nex guardò proprio la keimerina, come per chiederle dove avesse sbagliato, e lei si limitò a stringere le labbra in disappunto. Le ragazze salutarono i loro amici, e così lasciarono il salone, avviandosi all'uscita. Mentre camminavano per il corridoio, Flora, contrariata, disse:

"Aisha, non sono d'accordo con il tuo comportamento."

"Neanch'io lo ero col tuo, ma mi sembra che tu non mi abbia ascoltato quando ti ho detto di dare a Brandon una possibilità."

"Non stiamo parlando di me, ma di te." Puntualizzò la keimerina, Musa disse:

"Io sono d'accordo con Flora. Aisha, come possiamo farti capire quello che tu non vuoi vedere?" Arrivarono alla porta e si fermarono, Aisha si voltò mettendosi davanti alle sue amiche e guardandole.

"Non potete. Ho deciso. Roy capisce. Roy ci tiene. Nex invece si fa vedere solo quando ne ha voglia. Io ho bisogno di qualcuno di stabile, ed anche il mio regno." Pronunciare quelle parole la ferì. Flora e Musa si guardarono, dispiaciute. Poi, Flora replicò:

"Hai le tue ragioni, ma prova almeno ad ascoltarlo. Nex potrebbe sorprenderti, e devi dargli un'occasione. Hai ragione, io non ti ho ascoltata, ed ora mi ritrovo come la causa della mia stessa infelicità. Non fare il mio stesso errore." Aisha, corrucciata, rimase in silenzio. Musa allora disse:

"Ed anch'io ti ho detto come Nex sia profondamente diverso da Riven... almeno provaci. Potresti pentirtene."

"Pentirmi di scegliere di avere al mio fianco un uomo premuroso, romantico, attento, dolce, e sensibile quanto Roy?" Ribatté la principessa.

"Pentirti di scegliere l'uomo che non ami, Aisha." Dichiarò Flora, a braccia incrociate. La sua amica incontrò i suoi occhi verdi, e si rese conto della sincerità di quell'affermazione, una sincerità che la bruciò.

"Musa, meglio se andiamo..." Concluse poi la principessa, la fata della musica sospirò perplessa.

"Sì, meglio se andate..." Borbottò Flora. "... io torno domani su Sakoma. Brandon sta meglio, e Jackson mi ha chiesto di non essere troppo assente. Ci vediamo domani." Le amiche si abbracciarono, e così si separarono.
Quando Flora tornò in salotto Nex era andato via, mentre Bloom, Sky e Brandon erano ancora lì. La fata tornò accanto al soldato, anche se in una continua lotta per quel filo sottile che distingueva un'amicizia da un amore nascosto e proibito.
Sky spiegò che Tecna l'aveva informato di un plenilunio su Sakoma proprio quella settimana, solo in sei giorni, e Flora promise di recarsi ad Alfea con Brandon, quando lui ci sarebbe andato con le ragazze e con Logan, per parlarne con Avalon, ed avrebbe chiesto a Chatta di parlarne con la melissa, dato che lei su Linphea non poteva andarci.

E, proprio su Linphea, nel bosco del Levante, la melissa Martha, ed Helia, insieme alle pixies, avevano trovato il bach Seibei. L'uomo, sulla cinquantina, era seduto sul grande masso che era illuminato dalla luce rossastra del cielo. Era a gambe incrociate, e sembrava stesse meditando. Helia e Martha si guardarono, ma il bach, che era di spalle, li sorprese.

"Mi avete già trovato?" Chiese, rimanendo immobile, seduto sulla roccia. I due quasi sussultarono.

"Ehm... bach Seibei, io sono..." Provò a dire Martha, un po' insicura, ma il bach la interruppe, con voce solenne.

"... so chi sei: la melissa. È un onore per me averti qui. E con il mio successore." Martha gettò un'occhiata a Helia, che osservava l'uomo. Seibei dunque, con aria serena, si alzò e si avvicinò a loro lentamente, con calma. Arrivato di fronte ad Helia, gli porse la mano per stringergliela, ed Helia poté vedere il bracciale di sfere di legno che portava al polso. Il giovane gli strinse la mano, e il colore delle loro pelli fece contrasto. La pelle candida di Helia si opponeva a quella del bach anziano, che sembrava bruciata dal sole, scura come la corteccia di un albero. Seibei indossava dei vestiti di lino bianchi, e i suoi capelli grigi erano lunghi, raccolti in una coda morbida.

"È un immenso onore conoscerla." Disse Helia, guardandolo stupefatto.

"Lo è anche per me. Dopotutto, sei stato scelto dalla Natura." Replicò Seibei, accennando un sorriso. Poi si rivolse a Martha e le baciò la mano, lei sorrise. "Non ci poteva essere momento migliore per un nuovo bach. Lo senti, non è vero, Martha?" Lei divenne seria e rispose:

"Sì, ma purtroppo sento poco Vymarna. Posso sentire il pericolo avvicinarsi, ma è tutto così confuso."

"Vymarna si chiude in se stessa, cerca di proteggersi." Dichiarò Seibei, poi guardò Helia. "Cosa vi porta qui, esattamente?"

"Ho bisogno di un maestro." Rispose il giovane. "La mia magia si è risvegliata, ed ora sono il bach di Linphea. Ho bisogno che mi insegni."

"Il dominio degli elementi è una disciplina molto difficile, sicuro di esserne all'altezza?" Chiese l'uomo più anziano, con aria seria. Helia, ricambiò il suo sguardo con le labbra serrate, poi rispose, risoluto:

"Linphea è il mio pianeta, e Vymarna mi ha scelto. Ho intenzione di proteggere lei e la natura, ho intenzione di dare la mia vita per farlo."

"E il resto? Il cielo?" Chiese Seibei. Helia rimase spiazzato da quella domanda, chiedendosi come poteva sapere, ma rispose:

"Il mio dovere è nei confronti della terra." Seibei lo guardò, serio, corrucciando la fronte. Martha lo osservò in silenzio, passando lo sguardo da lui a Helia. Poi l'espressione del bach si rasserenò, mostrando un sorriso.

"Bene, allora sarò il tuo maestro."

Il bach guidò Helia sotto la roccia dove era stato seduto e lo invitò a sedere a terra con lui. Martha rimase in disparte, sedendo su un tronco, con le due pixie sulle spalle.

"La prima cosa da fare, è connettersi con la terra. Chiudi gli occhi, e senti la vita che scorre intorno a te." Helia fece come gli era stato detto e, seduto lì, su Linphea, sentì qualcosa che nella sua stanza a Fonterossa gli era stato oscuro. Poté sentire le vibrazioni della terra, poté sentire la linfa vitale degli alberi scorrere sotto di lui. Sentì la sua magia scorrere dentro di lui. Quel pomeriggio, il giovane mago fece una scoperta: sentì una nuova parte della sua essenza mostrarsi. Capì che non si era mai conosciuto veramente, e che la sua identità era legata a ciò che era intorno a lui.

Su Sakoma, quando le due amiche furono di ritorno, Roy andò subito a cercarle e spinse Aisha a seguirlo in biblioteca. Nel frattempo, Musa aveva riportato Polaris alle scuderie, dove aveva incontrato Sebastian, che si stava lavando la faccia dopo una lunga giornata di lavoro. Quando il giovane la vide, sorrise, e lei andò da lui.

"Ehi." Salutò Musa con un sorriso. "Hai finito?"

"Sì, torno a casa finalmente. È stata una giornata molto lunga. Tu hai novità? Sai niente del principe?" Chiese lui, sospirando stancamente e asciuguandosi la faccia.

"Pare sia andato su Gallifrey dove Sakoma è in missione di pace, ma Flora non sembra troppo convinta."

"Capisco..." Replicò lui che, al sentire il nome di Flora, cambiò espressione e strinse le labbra.

"Sebastian, credo davvero che..." Borbottò Musa con rabbia, ma Sebastian le poggiò una mano sulla bocca, guardandola negli occhi.

"Musa, ti prego." Lei alzò le mani e lui la lasciò andare.

"Va bene, va bene..." Sospirò la fata. "Ma bisognerà trovare una soluzione a questa cosa, lo sai? Flora è una delle mie migliori amiche, e io avrei il dovere di dirle la verità."

"Mi dispiace per lady Flora, ma se si venisse a sapere tutto lo ricondurrebbero a me. Musa, non è facile essere... beh, essere uno stalliere." Concluse lui, abbassando lo sguardo. La fata strinse le labbra.

"Sono una fata, Sebastian, e credo di poter trovare una soluzione." Lui la guardò, storcendo le labbra. Poi sospirò, e chiese:

"Come stanno i vostri amici?"

"Non proprio bene, ma sono felice che siano qui. Se penso a Brandon... sai, quando siamo andate a prenderlo, lui... beh, non sembrava neanche lui. Era un'altra persona, mi ha fatto quasi paura."

"Ognuno di noi ha un lato oscuro." Dichiarò il giovane, cominciando a prendere le sue cose.

"Già..." Replicò lei, pensando proprio a se stessa. "... hai ragione. Hai perfettamente ragione. E mi vergogno, sai, per aver pensato queste cose. Io stessa... beh, te ne ho già parlato, no?"

"Musa," Disse Sebastian, guardandola negli occhi blu. "Non sentirti una brutta persona, perché non lo sei. Avere una parte più oscura fa di noi esseri umani." Musa gli sorrise, e lui ricambiò quel sorriso. "Questa era di mia nonna."

"È una donna molto saggia."

"Sì, lo è." Lui rimase per un secondo in silenzio. "L'invito è sempre aperto."

"Ti ringrazio, ma non è giusto."

"Solo perché è tuo padre non significa che tu debba tenerti legata all'ombra di un sentimento. Puoi trovare altre persone che ti riempiano il cuore." Lei, a braccia incrociate, ricacciò in dentro le lacrime e sorrise.

"Anche questa è della nonna?"

"No," Rispose lui, serio. "Questa era mia. Vado a casa, ci vediamo domani." Strinse le labbra in un sorriso e andò via. Musa si voltò per seguirlo con lo sguardo, mentre il cielo si era fatto più scuro col venire della sera. La fata rimase ferma, con le lacrime che minacciavano di cadere. Stava scoprendo il suo lato oscuro, stava decidendo se sacrificare la sua vita per i suoi amici e per il resto dell'universo, e a suo padre non importava.

"Quindi credi che stiano tutti bene?" Chiese Aisha, seduta, mentre Roy faceva avanti e indietro.

"Se è andata in questo modo sì, e spero che sia così."

"Ma... se le ombre li hanno rubati, come possiamo riportarli indietro?" Chiese Aisha, corrucciata.

"Questo non lo so, Aisha, ma sapere che stanno bene e che le loro ombre sono state semplicemente rubate, anziché pensare che siano stati disintegrati, mi fa già stare meglio." Aisha alzò lo sguardo verso di lui.

"Anche a me."

Anche su Linphea si era fatta sera, e il bach Seibei aveva acceso un fuoco offrendo a Martha e ad Helia una bevanda. La melissa ora sedeva con loro, e le due pixie sedevano l'una nel suo grembo e l'altra in quello di Helia.

"Cosa sta arrivando?" Chiese Martha al bach.

"Questo non so dirtelo, ma è un grande pericolo. La natura si sta preparando, e Vymarna geme silenziosa."

"Perché non mi parla?"

"Te l'ho detto: si è chiusa in se stessa."

"Ed io cosa posso fare?" Chiese ancora la melissa.

"Devi mostrarle che può fidarsi di te, devi proteggerla."

"È quello che sto cercando di fare, ma è come se negli ultimi giorni il suo terrore fosse aumentato."

"Non ho le risposte che cerchi, solo Vymarna le ha. Ma rimani all'erta, e rimani integra."

"Cos...?" Borbottò la melissa, poco soddisfatta da quella risposta. Dopo pochi istanti, il bach si alzò e disse:

"Se volete scusarmi, credo che sia meglio per me ritirarmi. Helia, ti aspetto qui domani alla stessa ora. Martha, è stato un vero piacere rivederti." Così, sotto i loro occhi, il bach si ritirò fra gli alberi, lasciando i due giovani abbastanza perplessi.

"Beh, non si può dire che ami la vita sociale!" Esclamò Chatta, Daisy ridacchiò. Helia, perplesso, chiese a Martha:

"Cosa pensi di fare?"

"Costringere quel soldato a legarsi alla keimerina." Rispose la melissa, risoluta.

Il soldato era su Domino, e la keimerina anche. Quella sera lei usò la sua magia curativa su di lui per l'ultima volta, soddisfatta di come lui si era rimesso in poco tempo. Brandon era ancora un po' restio nel parlare, anche perché nella sua mente si affollavano i ricordi della sua permanenza su Whisperia. Lei non lo forzò, ma compì il suo lavoro in silenzio. Brandon però la guardava, e si chiedeva se un po' di bene gli volesse o se la sua fosse tutta compassione. Pensò che si era ridotto in basso. Mai qualcuna aveva provato pena per lui. E lui era stato uno stupido a dirle tante cose. Se ne pentiva, e si chiedeva lei cosa pensasse. Una volta finito, Flora ruppe il silenzio dicendo:

"Domani ti sentirai ancora meglio. Io tornerò su Sakoma, ma se hai bisogno fammi sapere. Va bene?"

"N-non credo, ma grazie. Domani io torno su Eraklyon. Nel pomeriggio andiamo ad Alfea?"

"Sì, e vediamo cosa ne pensa Avalon..." Ci fu silenzio, Flora si morse le labbra. "Brandon, io... io lo so che ultimamente le cose tra noi sono state un po' complicate, ma siamo amici, giusto?"

"Giusto." Asserì lui con un cenno.

"Bene." Replicò lei, prendendo un respiro. "Ma credo che tu debba parlarne con Sky, o... non lo so, mi dispiace, ma credo che ci sia qualcosa che non ti fa stare tranquillo. Non riesco a non parlare. Brandon, perché volevi rimanere su Whisperia?" Lui la guardò negli occhi, poi abbassò lo sguardo.

"Non ho bisogno di parlare, sto bene. È passata, ora sono qui e sto bene. Grazie per la tua magia, è la seconda volta che mi salvi." Flora abbassò lo sguardo. "Hai ragione," La guardò. "le cose sono state complicate fra me e te. Ma credo sia arrivato il momento di mettere fine a questa storia. Ti ho chiesto qualcosa che non avresti mai avuto intenzione di darmi, e hai le tue ragioni. Io... mi piace volere ciò che non posso avere. Mi dispiace, davvero. Siamo amici, e lo saremo sempre. Avevi ragione tu: in fondo, non è mai successo niente." Flora rimase spiazzata da quel discorso. Lui sembrava così deciso in ciò che diceva. Lei si alzò e prese le sue cose.

"Sono contenta che ci siamo chiariti, finalmente. Buonanotte." La fata dunque si avviò verso la porta, trattenendo il respiro. Una volta fuori, si appoggiò ad essa, cercando di riprendere aria. Brandon, invece, sprofondò tra i cuscini, tenendosi la testa fra le mani.

La mattina seguente, Flora e Miele si prepararono per tornare su Sakoma. Quando scesero, trovarono Sky e Brandon, anche loro pronti per andare. I due amici vestivano l'uniforme di Eraklyon e sembravano stare molto meglio, nonostante i segni che ancora avevano sul viso.

"Ci vediamo oggi ad Alfea." Disse Flora, salutando il soldato, lui annuì, stringendo le labbra. Miele abbracciò il suo amico, che si forzò a ricambiare quell'abbraccio, sentendosi in colpa messo accanto ad una ragazzina tanto innocente. Quando le due sorelle tornarono su Sakoma, grazie ad un portale, si diressero nella loro camera, dove Chatta già le aspettava per raccontare tutto ciò che era successo su Linphea. Poi però il racconto fu interrotto da qualcuno che bussò: Flora era stata mandata a chiamare dalla baronessa.
La giovane fata si diresse nelle stanze di Isobel, che l'accolse con grande gioia.

"Flora, cara, finalmente sei tornata! Senza di te questo palazzo sembrava vuoto!"

"Ma non mi dite... ehm... c'è un motivo per il quale mi avete fatta chiamare?" Chiese Flora, leggermente spazientita.

"Mi chiedevo come stessi, come stessero i tuoi amici."

"Stanno bene, vostra grazia. E anch'io sto bene."

"Mi fa piacere, speravo davvero che non sentissi troppo la mancanza di Jackson..." Replicò la baronessa, ma con un'insinuazione sottile nella voce.

"A proposito di Jackson, io..."

"Tch-tch-tch-tch!" La zittì Isobel, picchiettando le dita contro il pollice, davanti a lei. "Ascoltami, Flora, io ti terrò d'occhio, e credo che questo tu già lo sappia. Non essere ribelle, attieniti al protocollo, non vogliamo che nessuno si faccia male, sbaglio?"

"N-no, non sbagliate, vostra grazia." Affermò Flora, seria, serrando poi le labbra.

"Bene." Isobel sorrise amabilmente. "Puoi andare, cara, ho così tanto da fare!"

Brandon tornò su Eraklyon, e lui e Sky rimasero in silenzio. Arrivarono a palazzo, e il soldato raggiunse i suoi commilitoni. Lui e il suo migliore amico a stento si guardarono. Dopo quella mattina, prima di andare a Roccaluce, Brandon si sentì costretto ad andare a trovarla. Sedette sull'erba, di fronte a lei, mentre il caldo gli impose di alzare le maniche della camicia.

"Me la sono vista brutta, ma mai brutta come quella volta. Tu non ne sai niente, ed è meglio che non lo sappia. Nessuno deve sapere. Ma io devo pagare, mamma, e se non sono riuscito a saldare il mio debito lì, lo salderò ad Obsidian. Nel frattempo, però, vorrei solo avere il coraggio di guardare almeno Sky. Proprio non ce la faccio. Sembra che i suoi occhi mi accusino. E Flora... i suoi occhi non lo fanno, ma la mia mente sì. Una volta Chatta mi disse che quelli come me con Flora non avevano niente a che fare, eravamo insieme su Linphea... aveva ragione. Aveva proprio ragione..."

Chatta accompagnò Flora su Magix quel pomeriggio, insieme a Musa e Aisha. Le fate si erano recate lì per il loro addestramento alla magia oscura, e lì incontrarono anche Stella che, ancora in cortile, smanettava col cellulare. Le sue amiche la salutarono, e lei diede una tregua all'aggeggio tecnologico.

"Scusate, è solo che stavo ripondendo a dei tweet... pare che ormai tutti abbiano creato la ship StellaxFrancis e siamo il tema più popolare della settimana!" Le tre amiche risero, ma la principessa era molto seria. "No, davvero, non voglio che il popolo voglia che stiamo insieme. Io non sposerò mai Francis."

"Allora fai bene a metterlo in chiaro." Disse Flora, seria. "Ma almeno siete amici?"

"Sì..." Rispose la principessa. "Ed è strano perché lui ha tipo cinquant'anni... ma mi piace ascoltarlo, mi parla dei suoi viaggi, delle cose che ha visto... e poi, considera la mia moda un'arte."

"E non si sbaglia." Le disse Flora con un sorriso dolce, la sua amica le sorrise.

"Su, ragazze, raggiungiamo Avalon." Esclamò Musa, così le fate entrarono nella scuola.
Nel frattempo, Brandon andò a prendere suo fratello a Roccaluce. Lo condusse ad Alfea, ed insieme raggiunsero la classe di Avalon. Brandon rimase in silenzio per tutto il tempo, ignorando i commenti di suo fratello riferiti alle percosse che era chiaro avesse ricevuto.

Quando Avalon vide le ragazze, le accolse con cortesia, ma fu sorpreso di vedere Flora. Quindi, la fata gli spiegò il motivo della sua venuta.

"Ricorda quel libro sulla Natura e il rito di cui avevamo discusso?"

"Il matrimonio mistico?" Chiese Avalon.

"Sì, quello..." Annuì Flora, secca. "Brandon ed io abbiamo deciso di compierlo, Vymarna mi riammetterà su Linphea e sarà protetta dalla Congrega Sanguini." Flora gli raccontò delle intenzioni delle streghe, ed Avalon sembrò preoccupato.

"È più grave di quanto potessi aspettarmi... ma dov'è Brandon? Perché non è ancora qui? Si tratta di cose serie. Flora, puoi chiamarlo e vedere dov'è? Ragazze, voi sedetevi, cominceremo a ripassare ciò che avete appreso." Dunque le tre fate sedettero col professore, mentre Flora fece come le era stato detto ed uscì dall'aula per non disturbare. Stava componendo il numero quando sentì delle voci che attirarono la sua attenzione.

"Andiamo, davvero non vuoi dirmi com'è stato tornare su Whisperia? Magari hai incontrato papà e non vuoi dirmelo."

"Logan, ora basta." Disse Brandon, camminando con lui.

"Non mi dire che hai fatto pace con te stesso... perché se è così sono rovinato." Borbottò il più piccolo.

"Ti ho detto di smetterla." Disse ancora Brandon.

"Oh, menomale! Ti senti ancora in colpa." Replicò suo fratello, con aria sollevata. "Beh, dopotutto, se è l'unica volta che hai..." Logan non poté finire, Brandon l'aveva voltato verso di lui e gli aveva poggiato una mano sulla bocca.

"Devi tacere. Devi stare zitto. Non devi mai, e dico mai, nominare quella cosa. Te l'ho promesso, e sai che io le promesse le mantengo: croce sul cuore, Logan, ti aiuto a scappare, ma tu devi mantenere il mio segreto." Non appena ebbe finito di pronunciare quelle parole, Brandon spostò lo sguardo e si accorse che Flora era lì, a pochi passi da loro, con gli occhi sgranati. Lasciò andare suo fratello e fece un passo verso di lei, ma Flora non si mosse. Logan si voltò e la guardò.

"Flora..." Provò a dire Brandon, ma lei lo fermò con un gesto della mano.

"Non provare a dirmi che non è come penso, perché è esattamente come che penso."

"No, Flora, ascoltalo." Disse Logan, sorprendendo la ragazza, che però poi gli rivolse un cipiglio.

"Dovrei ascoltarlo?! Così da dargli un'occasione per inventarsi qualche bugia?! Ma cosa gli hai fatto, eh?!" Esclamò la ragazza, avvicinandosi a Logan e puntandogli il dito contro. "Tiri fuori il peggio di lui!" Passò lo sguardo su entrambi. "Io non lo so cosa stia succedendo qui, ma tu... tu mi hai deluso, Brandon. E tu, Logan, sei un manipolatore, e non sei affatto una bella persona." Brandon la implorò con lo sguardo, ma Flora si voltò e andò via, girando il corridoio. Logan sospirò, stancamente. Mentre Brandon, poggiandosi le due mani sulla nuca, si chiese se le cose potessero andare ancora peggio.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Tempesta ***


TEMPESTA

Quando Brandon e Logan raggiunsero la classe del professor Avalon, Flora li fulminò con lo sguardo. Non poteva crederci. Non riusciva a capire come Brandon potesse essere arrivato a tanto. Logan era suo fratello, era vero, ma stava oltrepassando la giustizia. Il soldato si appoggiò ad un banco, mentre Logan sedette con Avalon e le tre fate per aiutarle con i loro incantesimi.
Il professor Avalon diede prima spazio alle sue allieve e la loro pratica della magia oscura, Musa sembrava quella che aveva fatto più progressi, e il professore non se ne meravigliava. Ciò che Musa stava facendo, a differenza delle altre, era utilizzare la magia oscura, invece di piegarne l'aurea.

"Ragazze, devo dire che sono molto fiero di voi. Di questo passo, sarete in grado di tenere testa alle ombre, e anche di evitare che qualcosa come quello che è successo su Andros succeda ancora. Siete ad un ottimo punto. E tu, Musa..." Il professore posò il suo sguardo su di lei. "... te la stai cavando bene, ma devi stare attenta."

"Può fidarsi di me, professor Avalon." Replicò la fata. "La mia magia è bianca, ed io sono una fata buona, non userei mai degli incantesimi contro degli innocenti o per il mio proprio tornaconto, e fin qui, credo che la magia nera possa far poco dentro di me." Avalon annuì, stringendo le labbra. Si dedicarono all'obscuromanzia, mentre Flora e Brandon li osservavano. Erano entrambi appoggiati a dei banchi, Flora a braccia incrociate cercava di non voltarsi verso di lui. Ma Brandon, avvicinatosi, disse, a bassa voce per non disturbare la concentrazione delle sue amiche:

"Posso spiegarti." Flora si voltò, guardandolo accigliata.

"Ah sì? Intendi spiegarmi perché hai intenzione di aiutare Logan a scappare?!" Esclamò lei, contenendo il tono. Brandon sospirò.

"... sì."

"Oh, beh, sentiamo, allora." Replicò la fata, stizzita.

"È complicato, ma... non sono dalla sua parte. So che di Logan non ci si può fidare, e non voglio che faccia qualcosa di stupido come ciò che ha fatto quest'inverno."

"Bene, allora dovrebbe rimanere a Roccaluce. È tuo fratello, lo capisco, okay? Ma tu... non puoi." Dichiarò lei, decisa.

"Lo sai che non farei qualcosa che potrebbe mettervi in pericolo, è solo che..."

"... cosa? Cosa stai cercando di dire? Perché sembra che tu voglia trovare delle scuse." Brandon a quel punto alzò un sopracciglio, contrariato.

"Ehi, ehi, ehi, aspetta... cos'è quel tono, eh? Vorresti dirmi cosa fare? Vorresti fare la parte di quella che sa meglio le cose? Non mi sembra che tu ne abbia il diritto."

"Oh, il diritto ce l'ho eccome!" Ribatté lei, con le guance rosse dalla rabbia.

"E invece no!" Replicò il giovane, con sicurezza. "Tu non hai nessun diritto sulla mia vita né sulle mie scelte. Non devo dar conto a te, tanto siamo solo amici, chiamaci amici, poi... non ricordo l'ultima volta che abbiamo parlato come se lo fossimo davvero."

"Beh, pare che ti piaccia litigare, ma comunque, fino a prova contraria, siamo amici, cosa che mi sembra avevamo deciso ieri. Quindi tu una cosa come quella che hai in mente non la fai, perché farla significherebbe mentire a me e al resto dei tuoi amici, e non ce lo meritiamo!" Brandon alzò gli occhi al cielo. "Oh, non fare quella faccia! Guarda che..." Flora non poté finire: Avalon, con aria calma, chiese:

"... ragazzi, va tutto bene?" Si voltarono entrambi verso il professore.

"Certo, professor Avalon! Non volevamo disturbare." Rispose Flora, sfoggiando poi un sorriso. Avalon sospirò, poi disse, rivolto alle sue allieve: "Bene, ragazze, potete fare pratica con l'aiuto del signor Bravo il tempo che io, Flora e l'altro signor Bravo discutiamo di una faccenda." Le amiche si gettarono un'occhiata e poi fecero come era stato loro detto. Avalon fece un cenno ai due, che si avvicinarono alla cattedra. "Sedetevi." Loro obbedirono, anche se c'erano ancora scintille che andavano da una parte all'altra. Il professore chiuse il libro di obscuromanzia e lo spostò, aprendo davanti a sé quello dedicato alla Natura. Guardò i due giovani e sospirò, unendo le mani intrecciando le dita. "Bene." Flora era a braccia incrociate, e guardò il professore negli occhi. Brandon, invece, teneva i gomiti appoggiati sulla cattedra. "Ragazzi, ho bisogno di collaborazione da parte di entrambi, quindi vi pregherei di mettere da parte qualsiasi vostra divergenza, tanto non ce l'avete davvero l'uno con l'altra." Flora, con le labbra strette, si voltò verso di lui, e Brandon fece lo stesso. Si guardarono, e capirono cosa c'era da fare.

"Va bene." Concesse Brandon con un sospiro.

"E va bene." Accordò poi la fata, sciogliendo le braccia e poggiando le mani, una sull'altra, sulla cattedra di Avalon.

"Mi fa piacere. Ora," Disse il professore, passando lo sguardo dall'uno all'altra. "la questione è delicata, ed è necessario che sappiate a cosa andate incontro. Unirete le vostre anime, e una volta fatto non potrete più tornare indietro. Sarete legati ad un livello empatico che ora non conoscete. Sposare le anime è come vivere con un cuore solo. Ed è quello che stiamo cercando di fare, in un certo senso: Brandon, tu sarai coperto dalla magia dell'Inverno. Tutto ciò che accade a Vymarna passerà prima per il cuore della natura e poi arriverà a te. Ciò significa che il dolore che senti ora, a causa della sofferenza di Vymarna, non lo sentirai più. Non la sentirai scorrere dentro, non la sentirai nelle tue viscere. Ma non riavrai indietro la tua essenza, quindi se mai morisse Vymarna, morirai tu."

"Mi sembra ragionevole." Affermò il soldato, con aria sarcastica.

"Dai per scontato che Vymarna starà bene, sei sicuro che vincerete questa guerra?" Chiese Avalon, guardandolo in attesa.

"Mi piace sperarlo." Rispose Brandon, increspando le labbra." Avalon sospirò, poco soddisfatto, e aggiunse:

"Cosa importante: questo impedirà alla Congrega Sanguini di arrivare a Vymarna. Hanno il tuo sangue, e se ti unirai a Flora, il legame coprirà quel collegamento diretto che esso creava tra te e Vymarna. Flora, tu sarai riammessa su Linphea, ma non accettata da Vyamarna. Potrai rompere l'esilio perché legata a Brandon, che a sua volta appartiene a Lei. Nonostante metterai piede su Linphea, non sarai riconosciuta da Vymarna come legittima fata dell'Inverno."

"Va bene così, non m'importa." Il professore annuì.

"Bene, ragazzi. Voglio solo che siate consapevoli della responsabilità che vi state prendendo l'uno nei confronti dell'altra. Anche se prenderete strade diverse, vi apparterrete." Si guardarono per un attimo, quasi impauriti.

"È una cosa che va fatta per il bene di tutti." Dichiarò Flora, rompendo quei secondi di silenzio.

"Ho una domanda." Disse Brandon, poggiando la schiena alla sedia. Flora lo guardò, Avalon gli fece cenno di proseguire. "Cosa succederebbe ad uno di noi se l'altro morisse?" La fata rimase interdetta, ma ci mise un secondo a capire a cosa lui si riferisse. Avalon incrociò prima lo sguardo di Flora, e poi gli rispose:

"Nulla. Il vostro non è un legame di dipendenza. Ma, vi ripeto, è molto più di un semplice legame empatico." Brandon annuì, poi disse:

"Bene, quindi... come e quando?"

Nel frattempo, su Linphea, Helia era in compagnia del bach Seibei nel bosco del Levante. I due maghi si stavano dedicando alla meditazione, anche se ormai erano passate alcune ore. Helia, ormai impaziente, aprì gli occhi, per trovare il suo maestro ancora nel pieno dell'esplorazione dei suoi pensieri. Stava per schiarisi la voce, ma in quell'istante il bach aprì gli occhi.

"So a cosa stai pensando." Disse Seibei, mentre il vento caldo gli muoveva leggermente i capelli. Aveva un'aria calma, anche se leggermente cupa, come addolorata.

"I bach sono anche dei legilmens?" Chiese il giovane, sorpreso.

"No," L'espressione di Helia si spense. "Ma è la stessa cosa a cui stavo pensando io mentre il mio maestro mi obbligava a passare ore a meditare." Spiegò il bach, Helia si sentì in imbarazzo.

"Non volevo mancarle di rispetto."

"Non l'hai fatto, ma devi capire che la natura è equilibrio, e prima di entrare in contatto con essa sei tu quello che deve trovarlo. Ci sono ancora tante cose che ti turbano, Helia, ed è giusto. Ma devi imparare a mantenere il tuo equilibrio anche quando fuori c'è la tempesta." Helia lo guardò, un po' incerto, un po' stupito. Era vero, c'era ancora tempesta in lui, ed anche se si sforzava, non riusciva ad acquietarla. 
Su quello stesso pianeta, nella sua torre, la melissa era in piena fase creativo-lavorativa. La sua pixie le volava intorno, e aveva due o tre matite colorate tra i lunghi capelli biondi. Guardava le carte davanti a lei e contava gli ingredienti. Quella stessa settimana, avrebbe fatto tornare la keimerina.

Avalon spiegò loro cosa andava fatto, e poi si dedicò di nuovo alle sue allieve, che a quanto pareva avevano fatto progressi. Allontanatisi dalla cattedra, Flora gli disse: "Ti devo parlare. Muoviti." Gli fece cenno di seguirla e lasciarono l'aula. Flora si fermò accanto alla finestra, e lui con lei. A braccia incrociate di fronte a lui, rivolgendogli un cipiglio, la fata disse: "Non mi va di discutere. Hai sentito Avalon, sarà una cosa seria. Una cosa che sembra ci stiamo portando dietro da un po' di tempo, e che era nata solo per aiutarti. Forse prima ho esagerato, e mi dispiace, ma ero seria: non puoi farlo, Brandon, qualunque siano le tue ragioni. Sei un narcisista, uno sbruffone, un egocentrico," Lui alzò un sopracciglio. "Ma," Aggiunse lei, "sei una persona integra, e non puoi comprometterti in questo modo."

"Flora, non capisci, è... più complicato di quanto immagini." Replicò lui, trovando a fatica le parole.

"Hai ragione," Concesse la fata, "forse non capisco, ma ci provo. Mi sto sforzando, e ti chiedo, qualunque siano i tuoi motivi, di non farlo."

"Va bene." Dichiarò lui, alzando le spalle, lei assottigliò gli occhi.

"... aspetta, mi credi tanto stupida? Ora vuoi liquidare la faccenda, ma con me non funziona."

"Cosa vuoi che ti dica?!" Esclamò lui, sospirando.

"Il motivo per il quale vuoi aiutarlo a scappare!" Replicò lei, alzando i toni. Brandon scosse la testa, come troppo stanco per gestire la faccenda, distogliendo lo sguardo. Ma Flora aggiunse: "Dopo chiuderai tutto con il Sigillo e poi chi si è visto si è visto, no?!" A quelle parole, Brandon la guardò ad occhi sgranati. "È così?" Chiese lei con la voce incrinata, con gli occhi lucidi.

"Qualcuno dovrà pur farlo." Rispose lui, guardandola, serio.

"Perché devi essere tu?" Lui la guardò, ma non rispose. Flora aveva lo stomaco che si contorceva per i dispiaceri. Brandon non disse nulla, ma in tutta risposta, fece per tornare dagli altri. "Brandon." Disse lei fermandolo. Lui rimase in attesa, ma un attimo di lucidità la pervase, scuotendola da quelle emozioni, quindi non aggiunse nulla. Dunque, lui tornò in classe, mentre Flora rimase fuori, accanto alla finestra. Si voltò verso essa, appoggiando i pugni chiusi sul davanzale. Si morse le labbra per non piangere. Voleva usare il Sigillo, e lei non avrebbe potuto impedirglielo. Si sarebbero presto uniti, ma avrebbero passato la loro vita separati. Non aveva idea di come mettere a posto le cose, e non aveva idea di come stavano per complicarsi.
Quando Flora tornò su Sakoma, quella sera, chiamò i suoi genitori per comunicare loro la notizia. Rodols e Alyssa furono entusiasti, al punto che Alyssa pianse. Sua madre non faceva che ripetere quanto fosse orgogliosa di lei, quanto fosse felice di esserci, quanto non stesse nella pelle per le nozze di sua figlia. Flora si limitò ad annuire, a sorridere, anche se ci stava male. Chiuso il collegamento con loro si buttò sul letto, a pancia all'aria, pensando che il suo matrimonio, quello vero, avrebbe avuto luogo di lì a pochi mesi, con un uomo per cui non provava nulla.

Il giorno dopo, nel pomeriggio, Brandon si recò su Linphea per parlare con la melissa. Ora che era passato un po' di tempo, Linphea era divenatata ancor più cupa di quanto ricordasse, segno che l'avanzata oscura di Zvonimir continuava. Fu condotto alla torre con la solita procedura, e poi, quando bussò, fu sorpreso di vedere chi gli aprì.

"Helia?" Disse, incredulo, confuso.

"Brandon?" Replicò l'altro, alzando un sopracciglio.

"Perché mi sembra di aver già vissuto una situazione del genere?" Chiese il soldato, perplesso. In quel momento arrivò Martha, nel suo solito vorticoso vestito colorato pieno di sbuffi.

"Sei qui! Stavo per mandarti la mia pixie! ...Ma cosa ci fai qui?!" Chiese la melissa, eccitata, stressata.

"Io..." Rispose Brandon, un po' perplesso. "... ero venuto a parlarti del rito, sai, quello con Flora, cioè, la keimerina... ma se disturbo posso passare un'altra volta." Disse, guardando poi Helia.

"No, no!" Replicò la melissa, poi gli fece cenno di entrare e chiuse la porta. "Anzi, è importantissimo che tu sia qui! Vitale!" Borbottò Martha, tornando al suo tavolo superando gli ostacoli di libri, piante, e ampolle sul pavimento. Brandon entrò e rimase in piedi accanto ad Helia, incrociando le braccia. Mentre Martha borbottava, aprendo la carta astrale, Brandon, con un sorrisetto, intimò al suo amico:

"Poi mi spieghi cosa ci facevi qui."

"Non quello che stai pensando tu." Lo rimbeccò Helia, trattenendo un sorriso per non dargliela vinta.

"È carina." Aggiunse il soldato, guardando Martha che cercava di rimettere a posto il tavolo.

"Vedi di non metterle gli occhi addosso, almeno." Ribatté il suo amico, seguendo anche lui la melissa con lo sguardo.

"Puoi stare sicuro."

"Allora!" Esordì Martha, voltandosi verso di loro, agitata. Loro le rivolsero l'attenzione. "Ho fatto dei calcoli, avuto delle visioni, e... puoi ricordarmi il tuo nome?"

"Brandon." Rispose lo scudiero, con un cenno, divertito.

"Bene, Brandon, ehm... è vitale che tu ti unisca alla keimerina. Abbiamo bisogno di lei, è l'unica che può proteggere Linphea."

"Anche se Vymarna non ha intenzione di legittimizzarla."

"Non fin quando lei non dimostrerà di non essere un pericolo per noi." Puntualizzò la melissa, Brandon storse le labbra, infastidito.

"Quindi... Vymarna è in pericolo e la vuole qui per essere protetta, ma una volta al sicuro vuole continuare a trattarla come se non appartenesse a questo pianeta. La cosa non mi sorprende, ma, in fondo, qui ci guadagnamo comunque."

"Fra pochi giorni ci sarà un plenilunio su Zenith, Sakoma, Espero, e Mallia. Il rito va compiuto su uno di questi pianeti."

"Sì, lo so, e credo che Sakoma vada bene."

"Bene!" Esclamò Martha annuendo energicamente. Poi lo guardò. "Ma tu perché eri venuto qui?"

"Beh, per dirti la stessa cosa. Io e Flora siamo d'accordo, ero venuto a chiederti di celebrarlo." La melissa gli rivolse un sorriso soddisfatto.

"Un bach?" Chiese Brandon, mentre con Helia era sul sentiero per lasciare il palazzo di Linphea, dopo che lui gli ebbe raccontato tutto. "Sembra una grossa responsabilità."

"Lo è." Confermò Helia annuendo. "E se devo essere sincero all'inizio non ne ero neanche troppo convinto, ma ora... ora è come se avessi capito che è una cosa che mi appartiene."

"Sono felice per te, Helia, sembra che tu abbia trovato la tua strada." Disse il suo amico, camminando con le mani in tasca.

"È diversa da quella che credevo, ma credo sia quella giusta. E tu? Tu hai capito qual è la tua strada?" Chiese poi, Brandon lo guardò per un attimo e poi rivolse di nuovo lo sguardo a terra.

"Credo di sì, e credo che invece la mia sia proprio quella che mi ero immaginato. Sono un soldato, e credo che rimarrò fedele fino alla fine."

"E Flora?" Brandon lo guardò, sorpreso. Ma dato che Helia non aggiunse altro lo scudiero si sentì in dovere di rispondere.

"Flora anche sembra aver trovato la sua strada, no? Sarà regina, e credo non se l'aspettasse proprio."

"Sai che non mi riferivo a questo... da ciò che ha detto Martha, vi unirete, è una cosa seria."

"Credevo lo fosse quando me ne ha parlato, poi nel mezzo sono successe un sacco di cose, e adesso non so neanche più cosa credere... lei..." Si fermò. "... perdonami, ma è un po' imbarazzante parlare di questa cosa, non credi?"

"Sì, forse un po'..." Helia ridacchiò. Si fermarono, pronti a prendere strade diverse. "... Brandon, lo vuoi un consiglio?" Il suo amico alzò entrambe le sopracciglia, sorpreso.

"... sì."

"Non essere in conflitto con te stesso, rendi tutto più difficile, più imbarazzante, più complicato." Ci fu silenzio. "Beh, ci vediamo presto." Helia gli diede una pacca sulla spalla e lo lasciò, mentre Brandon andò a prendere la sua windrider per tornare su Eraklyon, confuso e perplesso.

Nel frattempo, invece, su Sakoma, Flora era con Miele in biblioteca, aiutandola a studiare. La sua sorellina però, si accorse di quanto fosse distratta.

"Ehilà? Ci sei?" Chiese, sventolandole la mano davanti agli occhi. Flora sussultò e batté le palpebre, ritornando da lei con la mente, e rispose:

"S-sì, scusami... dicevamo?"

"A cosa stavi pensando?" Chiese ancora Miele, che non moriva dalla voglia di rimettersi a studiare.

"Io... a niente." Replicò la keimerina, scuotendo la testa.

"Andiamo, Flora! Pensavi a Brandon?" Domandò Miele con un sorrisetto. Flora assottigliò gli occhi, infastidita.

"No..." Sospirò, "... pensavo a Jackson." Miele sembrò delusa. Alzò un sopracciglio.

"E perché?"

"Perché sono preoccupata per lui, non lo sento da giorni... vorrei parlare con Elijah, ma mi chiedo cosa intendesse Jackson chiedendomi di stargli lontana."

"Credi che stia succedendo qualcosa di cui non sai nulla?"

"Sì, Miele, e sono preoccupata..." Borbottò la fata, storcendo le labbra.
Poco dopo, Flora lasciò la biblioteca e si diresse alle scuderie. Sentiva di dover agire, non ne poteva più di stare ferma. Sakoma l'aveva immobilizzata, e lei aveva cercato di muoversi come una farfalla ancora prigioniera del suo bozzolo. L'aveva perso, ormai, e non aveva avuto il coraggio per dirgli cosa provava. Ed ora era quasi tutto finito, e il mondo le era crollato addosso. Il suo cuore non era l'unico affranto però, anche quello di Jackson lo era. Lei lo sapeva, ormai lo conosceva, e gli voleva bene. Ed era preoccupata per lui, l'immagine di Helen su quella torre la tormentava.

"Ciao, Sebastian!" Esclamò con un sorriso, arrivando alle spalle dello stalliere. Lui poggiò il forcone e si voltò.

"Salve, lady Flora."

"Solo Flora va bene." Disse lei sorridendogli. "Ehm... ascolta, Elijah è uscito da molto?"

"Il barone in realtà è rientrato da poco, anche se il suo cavallo è di fuori al pascolo. Potete raggiungerlo se fate in fretta."

"Oh, va bene. Grazie mille, ti auguro una buona giornata!" Detto ciò, la giovane andò via, ma Sebastian rimase a pensare a quella conversazione per il resto della giornata.
Flora rientrò in fretta a palazzo e trovò Elijah che veniva spogliato del mantello da una servitrice. Quando lui la vide la salutò baciandole la mano, Flora accennò un sorriso.

"Elijah, avrei davvero bisogno di parlarti." Lui fu sorpreso, anche se la sua espressione fu illegibile per Flora.

"Va bene, vieni, accompagnami." Disse il barone. Flora quindi lo seguì, camminando con le mani conserte. In quei pochi istanti, si chiese se stesse sbagliando, ebbe un po' di paura, ma cercò anche di convincersi che un po' di coraggio mostrato non solo in battaglia era necessario. Il filo di quei pensieri fu interrotto da Elijah, che chiese:

"Allora, dimmi."
Flora alzò lo sguardo verso di lui, inquieta, e replicò:

"S-sì, beh, io... in realtà sono preoccupata per Jackson, e volevo chiederti se avessi sue notizie."

"Sì, certo." Rispose Elijah, accennando un sorriso con aria serena. Flora non poté trattenere un'espressione sorpresa. "Ho ricevuto una sua lettera proprio questa mattina. Dice che va tutto bene, che il nostro lavoro su Gallifrey sta portando i suoi frutti."

"Oh... davvero? Stamattina? E... non ti ha detto quando tornerà?"

"Cos'è, senti la sua mancanza?" Chiese Elijah, con un sorrisetto. Flora però rimase seria, guardandolo.

"Jackson tornerà presto!" Entrambi si  voltarono per veder arrivare il re. Ruben li raggiunse e poggiò la mano sulla spalla di Elijah, guardando Flora con un sorriso. "È impegnato per il suo regno, e questo gli fa davvero onore. Sta' tranquilla, ehm, Flora, il tuo principe sarà presto di ritorno."

"Quindi sta bene?" Chiese ancora Flora, senza rasserenare la propria espressione. Il re guardò prima Elijah, come sorpreso, e poi si rivolse a lei.

"Certo che sta bene! Puoi stare tranquilla." Le alzò il mento con un dito e poi le girò di poco il viso, come per osservarla. "Alla fine, staremo tutti bene, come dev'essere." La guardò negli occhi e Flora sostenne il suo sguardo. Dopo pochi istanti, che sembrarono interminabili, il re si scosse e si rivolse ad Elijah: "Ora andiamo, ci sono faccende importanti di cui discutere."

"Sì, zio." Annuì il barone, fece un cenno a Flora per salutarla e poi si allontanò con il re, che le aveva rivolto solo uno sguardo. A quel punto, Flora ne era certa: Jackson non stava bene e qualcosa di brutto stava succedendo.

Quello stesso pomeriggio, Helia si recò su Linphea e, mentre attraversava il bosco del Levante per raggiungere il suo maestro, ripensò alla conversazione avuta con il suo amico il giorno prima. Il cielo di Linphea, scuro e minaccioso, rifletteva un lato del suo animo, anche se non come credeva. Perché, se da un lato c'era ancora in lui una dirompente passione per la donna che ancora, nonostante tutto, amava; dall'altro c'era un equilibrio, una pace interiore che rendeva tutto fuorché imbarazzante parlare di lei con l'amico che le aveva rubato il cuore. Helia lo sapeva, anche se lei non aveva mai pronunciato quelle parole, perché la conosceva troppo.
Il bach Seibei, quando lo vide quel pomeriggio, rimanendo impassibile mentre il vento caldo gli faceva ondeggiare i capelli, gli disse:

"Rivelami i tuoi pensieri, Helia." Il giovane fu sorpreso, ma rispose comunque:

"Guardavo il cielo, e mi sono reso conto che il mio animo è turbato quanto esso. Eppure... eppure questo turbamento mi provoca pace. E non saprei davvero come spiegarlo meglio, perché..." Fu interrotto da un gesto della mano del suo maestro.

"... non lasciarti confondere. Non permetterlo. Non lasciare ai dubbi immotivati, alle colpe rumorose e infondate, alle voci accusatrici, e alle dita puntate contro di rubarti la serenità che il tuo animo ha ottenuto unendosi alla natura. Essa ti ha preconosciuto ed è l'essenza del tuo spirito." Helia non disse nulla, ma si rivolse all'orizzonte, assaporando l'aria calda ed elettrica. "Con quale elemento senti di voler iniziare, bach Helia?" Il giovane si voltò verso il suo maestro, nascondendo la sorpresa.

"Con l'aria." Il bach Seibei alzò un lato della bocca, accennando un sorriso.

"Dopo il fuoco, l'aria è l'elemento che preferisco dominare." Helia non disse nulla: non sapeva mai bene quando e come replicare alle affermazioni del suo maestro. 
Seibei si pose a pochi passi, di fronte a Helia.

"Molto bene, Helia. La prima cose che devi sapere, anche se scontata, è che l'aria è ovunque intorno a te, e questo significa che puoi piegare ciò che non vedi con i tuoi occhi fisici. Ma puoi sentirla. Chiudi gli occhi." Helia fece come gli era stato detto. "La senti? Sulla pelle, quel leggero calore. Tra i capelli, è frescura. Tra le dita, è leggerezza. Nel torace, prendine, prendine quanto puoi... bene, ed ora liberala. Apri le mani, Helia. Sentila. È  sulle tue mani. Stringila! Ordinale di obbedirti, Helia!" A quelle parole, pronunciate con veemenza, Helia aprì gli occhi, e fra le sue mani roteavano dei vortici d'aria. Non poté nascondere un sorriso soddisfatto e notò che Seibei anche ne aveva accennato uno. Helia mosse le mani per spostare quell'aria e, senza che potesse aspettarselo, gli vennero scagliate contro delle pietre alzate dal maestro con un gesto del piede. Helia ne schivò una, ma poi, rendendosi conto di ciò che ora poteva fare, utilizzò l'elemento a lui sottomesso. Con gesti precisi Helia distrusse le pietre che gli arrivavano contro. Tra lui e Seibei regnava il silenzio, l'unico rumore era quello delle rocce frantumate dal giovane Bach. Il maestro si avvicinava a lui a grandi passi, colpendo con forza il suolo e, ad ogni passo, le rocce si alzavano. Helia si difendeva, con tagli netti e lingue di vento.

"Fa' della difesa il tuo attacco! Arresta la mia avanzata!" Gli ordinò Seibei.

"Non posso!" Replicò il giovane che, a fatica ormai, respingeva gli attacchi che arrivavano.

"Ah, davvero? La natura è inarrestabile quando si tratta di difendere se stessa. Tanto possente da annichilire tutto ciò che trova sul suo cammino, nonostante venga attaccata!" Disse Seibei che, con un colpo sul suolo, fece alzare la terra alzando un gradino tra lui e il suo allievo. Helia, con un vortice di vento, distrusse i massi che gli erano indirizzati, poi, unendo i palmi delle mani verso Seibei, provocò una folata di vento dalla forza pari a quella di un tifone, fecendo cadere Seibei all'indietro. Il giovane, a quel punto, sgranò gli occhi, preoccupato di aver ferito il suo maestro, e corse alle spalle della roccia sulla quale il Bach si era erto pochi secondi prima.

"I miei complimenti, Helia." Disse Seibei, mentre fluttuava tranquillo su un piccolo vortice d'aria.

"Io..." Borbottò lui. Seibei sorrise appena e tese la mano verso di lui, per essere aiutato ad alzarsi. Helia si rasserenò e aiutò il suo maestro.

Helia lasciò il bosco del Levante, quel giorno, diverso da come ci era arrivato. E quando ci era arrivato era stato diverso dal giorno prima. Helia stava cambiando, scopriva nuove parti di sé che lo destabilizzavano, ma lo facevano rendere conto di quanto ancora aveva da fare.
"Ciao." Disse, con un sorriso, quando Martha gli aprì la porta. La melissa fu sorpresa, si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e cercò di non sorridere troppo.

"Ciao. Hai bisogno di qualcosa?"

"No, in realtà. Ma ero con Seibei e ho pensato di passare." Rispose Helia, sereno.

"Oh..." Le guance di Martha si accesero. Fortunatamente per lei, la sua pixie si intromise:

"Bach Helia! Che piacere vederti! Vieni, stavamo giusto per prendere un tè. Ti piace il gelsomino?" Helia sorrise e annuì, mentre Martha rivolse alla sua pixie uno sguardo riconoscente.
La torre di Martha era illuminata da una luce fredda, niente a che vedere con ciò che era di solito Linphea. Il disordine era però il solito, e la melissa, facendosi spazio tra le cose, cercava di riordinare, imbarazzata.
Fece gesto a Helia di accomodarsi, e lui, trattenendo un sorriso, prese posto al tavolo massiccio.

"Sei riuscito a dominare un elemento?" Chiese quindi Martha, sorseggiando il suo tè fumante.

"L'aria." Rispose Helia, Martha sorrise. Lui le chiese spiegazioni con lo sguardo.

"No, è che io sono una fata dell'aria."

"Oh, davvero? E ti manca esserlo?" Martha distolse lo sguardo e sorrise, rispose guardando di fuori:

"A volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se non fossi stata scelta come Melissa. In fondo, avevo solo sedici anni e, sebbene tutte al villaggio volessero essere scelte ed era diventato un desiderio comune, una parte di me avrebbe voluto andare ad Alfea... sai, l'Accademia per Fate della Dimensione Magica, è una cosa... elettrizzante, non credi?" Gli rivolse di nuovo lo sguardo, scuotendosi dai suoi ricordi, ed Helia la guardò alzando le sopracciglia, venendo chiamato in causa.

"Beh, posso dirti che io ho frequentato Fonterossa... sai, l'Accademia per Guerrieri della Dimensione Magica, ma avrei voluto fare tutt'altro, e ancora oggi vorrei fare tutt'altro, sebbene ormai l'armatura da guerriero, che io voglia o no, mi si è attaccata addosso."

"Oh, ma non è vero!" Esclamò Martha, con profondo sentimento. "Tu sei il bach! Cioè... il bach! Capisci?!"

"Credo che possa essere entrambe le cose... anche tu puoi continuare ad essere una fata dell'aria, no?" Martha non rispose, ma rimase con la bocca semiaperta cercando di capire se il suo cuore fosse effettivamente a momenti di uscire dal suo petto oppure no.
Linphea, nel suo tormento, faceva da cornice a quella chiacchierata un po' intima, un po' leggera, che si racchiudeva tra le accoglienti mura della torre della melissa; torre che, di lì a poco, si sarebbe affacciata di fronte ad una guerra.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Il rito di unione ***


IL RITO DI UNIONE

Musa era al cancello di Linphea e guardava il cielo. Aspettava Tecna da ben cinque minuti e la pazienza non era il forte della fata della musica. Batteva impazientemente il piede a terra, anche se ad un ritmo impeccabile, mentre teneva le braccia incrociate e si torturava le labbra. Era nervosa, estremamente nervosa, perché le cose si erano complicate ed anche troppo. Fu scossa, finalmente, da un rumore. Guardò di fronte a lei ed ecco che si aprì un portale, dal quale venne fuori la sua migliore amica.

"Finalmente! Stavo seriamente cominciando a preoccuparmi!" Esclamò, spazientita, andandole incontro.

"Ehi, come osi?!" Disse Tecna, sorpresa. "Sono le dieci e zero minuti, e dovevamo vederci alle dieci, come posso essere in ritardo?!"

"Sono qui da almeno cinque minuti! Ti pare che per come sono agitata non sarei arrivata in anticipo?!" Replicò Musa, agitata.

"Musa, per favore, calmati. Sono preoccupata anch'io per Flora, ma abbiamo una soluzione e Avalon ci aiuterà. Risultato esatto senza resti." Concluse la fata con un sorriso, Musa la guardò di bieco.

"Mi snervi, davvero... ma lascia perdere, andiamo da Avalon." Musa fece strada, camminando rapidamente guidata dall'ansia. Certo, per Tecna era semplice stare tranquilla, non era lei quella che aveva scoperto che Flora era letteralmente in pericolo di vita e non poteva dirglielo rischiando di mettere in pericolo lei e Sebastian, e che avrebbe dovuto praticare un incantesimo oscuro chissà quanto antico. Certo che Tecna era tranquilla. Arrivarono alla classe di Avalon e furono costrette ad aspettare ancora affinché lui terminasse la lezione.

"Te lo ripeto, anch'io sono preoccupata." Disse Tecna, notando l'atteggiamento della sua amica. "Capisco che tu pensi a Sebastian, a Flora... ma troveremo una soluzione. Non ti sto accusando, sto solo cercando di dirti che c'è una via d'uscita." Musa alzò lo sguardo verso di lei, sorpresa. Tentennò, poi, senza dire nulla, abbracciò la sua amica che, in un primo momento, dovette sforzarsi a non allontanarsi, e poi ricambiò quell'abbraccio.

Quella stessa mattina, Brandon era tutto un fremito così come Flora sul suo pianeta. Entrambi erano consapevoli del fatto che, il giorno dopo, avrebbero dovuto unirsi indissolubilmente, di modo che niente e nessuno avrebbe mai potuto separarli. Eppure, vivevano su due pianeti diversi, l'una si sarebbe presto sposata con un altro, e l'altro avrebbe presto dato la sua vita per salvare quella degli altri. Sentivano l'altro come a mille miglia distante, come se esistesse soltanto nei loro sogni. Perché non si vedevano, si perdevano, non sapevano. Non sapevano se l'altro sentisse quel fuoco nel petto, nessuno dei due sapeva quanto quel cuore fosse sofferente e desideroso di altro fuoco, quello capace di sovrastare l'incendio divampante della sofferenza.

Flora chiamò sua madre quella mattina attraverso la sfera di cristallo. Miele era lì con lei, girando per la stanza, impaziente di rivedere sua madre.

"Miele, vieni qui!" La chiamò Flora, mentre la sfera borbottava in attesa di mostrare l'immagine di Alyssa. Miele capitombolò al fianco di sua sorella, e in quel momento la nebbiolina si diradò, lasciando spazio alla mamma.

"Mamma!" "Mammina!" Esclamarono le sorelle, Alyssa sorrise.

"Le mie bambine! Ma quanto siete belle! Ma guardatevi, siete le mie bambine stupende!" Disse la donna contemplando l'immagine delle sue figlie.

"Mamma, come stai?" Chiese Flora.

"È vero che io ti manco di più?" Domandò invece Miele, Alyssa ridacchiò.

"Mi mancate entrambe moltissimo e non vedo l'ora di vedervi! Ma... vi danno da mangiare? Volete che porti qualcosa da Linphea?" Chiese poi, preoccupata.

"Sì, ci danno da mangiare, sta' tranquilla." La rassicurò Flora, scuotendo la testa divertita.

"Anche se una teglia dei tuoi biscotti alla marmellata non guasterebbe!" Aggiunse Miele, Flora le diede una gomitata rimbeccandola:

"Lo sai che te li prepara se lo chiedi, lasciala riposare!" Miele alzò gli occhi al cielo.

"Porterò i biscotti." Assicurò Alyssa, fermando le sorelle. "E tutto ciò di cui avrai bisogno per domani." Flora allora divenne seria e la guardò. "Mi sono messa in contatto con due vecchie amiche, mi hanno procurato tutto. Tesoro, sarà il giorno più bello della tua vita, te lo assicuro." Flora rimase con la bocca semiaperta, incapace di replicare; troppo confusa, troppa spaurita, troppo incerta, troppo insoddisfatta.

Su Erkalyon, nonostante non fossero ancora legati, Brandon si sentiva esattamente come lei. Era con i suoi commilitoni, e presto avrebbe raggiunto Sky, ma aveva davvero troppa paura. Si sarebbe unito a Flora mentre tra di loro niente era come avrebbe dovuto essere, mentre lei ormai lo credeva come Logan, mentre lui prefissava già il suo sacrificio, mentre ancora non aveva parlato col suo migliore amico. Da quando erano tornati da Whisperia non erano riusciti a parlarne, e Brandon non sapeva esattamente cosa dirgli. La mattinata fu terribile, essere un soldato sotto gli ordini del maggiore Sisley era quanto più potesse somigliare al sogno più grande che diventa incubo. Quante volte se l'era immaginato mentre era a Fonterossa. Quando era stato al primo, al secondo anno, e non vedeva l'ora di terminare la sua preparazione per diventare un vero soldato, servire la Corona non solo come scudiero, ma anche come un suddito pronto a proteggere il Regno. Tutto gli era sembrato potente, trionfante, esaltante. Si era immaginato come l'eroe di cui aveva sempre avuto bisogno. Ed ora era tutto svanito, tutto perso. I suoi sogni si erano rivelati un incubo in cui lui stesso aveva sperato. Tra i suoi commilitoni non era preso sul serio, il suo cognome e la brutta fama di suo fratello minavano ogni suo passo, il lavoro duro toccava sempre a lui e le umiliazioni gli gravavano sulle spalle.
Raggiunse Sky a mezzogiorno, e mentre camminava per i corridoi pensava a cosa dire. Perché sapeva che avrebbe dovuto dirgli qualcosa. Dargli qualche spiegazione. Chiedergli, implorargli di essergli ancora amico nonostante tutto. Arrivò davanti alla porta, prese un respiro, e bussò.

"Beh, Musa, quello che mi stai dicendo è molto grave, ne sei davvero sicura?" Chiese Avalon, accigliato, tenendo le mani unite per i polpastrelli.

"Professor Avalon, con tutto il rispetto," Replicò la fata, spazientita. "Ma le pare che se non fossi stata sicura sarei venuta qui? Guardi, ecco, guardi! Ho trovato quest'incantesimo nella biblioteca di Sakoma, potrebbe..."

"... era per questo che te lo chiedevo, Musa." La interruppe Avalon. Musa lo guardò, storcendo le labbra e alzando un sopracciglio. "Sei precipitosa, terribilmente precipitosa." Fece scivolare davanti a lui il libro che Musa aveva davanti. "Non te ne rendi conto."

"Professor Avalon, Flora..." Provò a replicare la fata, ma il professore, con aria calma, la interruppe ancora.

"... è in pericolo, è vero, a quanto pare su Sakoma non tutti tengono a lei e la sua magia è abbastanza rara da rendere la vostra amica come una farfalla tenuta in un quadretto, ma non è questo il punto, Musa."

"Ah... no?" Sbottò la giovane, sarcasticamente.

"No." Rispose Avalon, guardandola. "Flora si unirà a Brandon, l'autorità di Vymarna, il suo potere, scorrerà nelle sue vene, la proteggerà."

"Ma... come...?" Borbottò Musa.

"Stiamo parlando di una magia antica quanto l'inizio dei tempi, di ogni pianeta, come la Fiamma del Drago, comprenderla richiede anni di studi, ma ciò che voglio dirti è che Vymarna è certamente più potente di una divinatrice di corte. Non ci hai pensato?"

"Io... veramente..." Biascicò la fata, sorpresa. Tecna rimase in silenzio.

"Musa, ti sta sfuggendo di mano." La fata allora gli rivolse lo sguardo, seria. "Ti avevo dato fiducia, ma credo di aver sbagliato."

"Non è così." Replicò Musa, accigliata.

"E invece sì. La confusione... la confusione che hai nella mente dimostra quanto l'equilibrio sia precario. Musa, ascoltami bene, hai chiuso con la magia nera. Non posso permetterti di continuare." Tecna guardò prima la sua amica, poi Avalon.

"Ora vuole darmi delle regole? Non sono più una sua studentessa!" Sbottò Musa, sorprendendo sia Avalon che la sua amica, che, infatti, s'intromise:

"Musa, calmati, per favore."

"Avrai finito anche il tuo percorso di studi, ma rimani una mia studentessa e io non posso permettere che il tuo cuore si oscuri."

"Tutti hanno una parte oscura, anche lei! Tutti!"

"È vero!" Replicò Avalon, alzando la voce e alzandosi lui stesso, poggiando le mani sulla cattedra. "Ma il punto è che non bisogna farsi sopraffare da quella parte oscura! Piegare l'aura oscura per combattere, quello andrà bene, ma non usare più la magia. Non farlo, Musa, o te ne pentirai."
Musa si alzò e Tecna la imitò. La fata della musica sostenne lo sguardo del professore. "Il tuo cuore sarà oscurato. Ho sbagliato, e ti chiedo scusa, avrei dovuto proteggerti da un simile rischio. Ma ora basta."

"Arrivederci, professor Avalon." Disse semplicemente lei, senza abbassare lo sguardo. Così andò via, seguita da una Tecna sbigottita e dallo sguardo di Avalon, amareggitato. Quando la sua allieva chiuse la porta, lui abbassò la testa, e poi sedette con un sospiro.
Una volta fuori, mentre con Tecna si dirigeva all'uscita, Musa, stizzita, esclamò:
"Non posso credere che Avalon mi abbia trattata in quel modo!"

"Musa, Avalon è un mago molto saggio, dovresti fidarti di lui." Replicò la sua amica senza alterarsi. Musa si fermò e la guardò. "Oh, non fare quella faccia e la tua storia sul stai dalla sua parte o dalla mia! Musa, non ti rendi conto che sei in pericolo? Il tuo cuore potrebbe essere oscurato! Non puoi utilizzare altri incantesimi oscuri!"

"Non sono una fata oscura!" Ribatté la mora. "Non uso certo questa magia per divertimento! Flora è in pericolo..."

"... e unendosi a Brandon starà bene. Punto. Fine. Lascia perdere quella magia. Le ombre sono in agguato, hai sentito i racconti dei ragazzi: Zvonimir ha intenzione di attaccare, non possiamo permetterci di perderti." L'espressione di Musa fece capire a Tecna che aveva detto qualcosa di sbagliato, ma non riuscì a capire cosa.

"Quindi... quindi ora è così: siamo semplicemente pedine in questo gioco di scacchi? Come puoi...? Io non ho parole." Scosse la testa e continuò a camminare, ma Tecna le andò dietro.

"Sai che non intendevo questo! Musa!" Le mise una mano sulla spalla per fermarla. "Io... ti voglio bene, e ora che ho sentito ciò che ha detto Avalon sono preoccupata per te." La fata della musica la guardò negli occhi, titubante. Poi sbuffò e disse:

"Te ne voglio anch'io, e ho soltanto una gran paura." Tecna l'abbracciò.

"Ciao." Disse Brandon, guardando solo per un attimo il suo amico negli occhi e poi rivolgendo lo sguardo al pavimento.

"Ciao." Replicò il principe. Stava per dire qualcosa, ma poi s'interruppe e uscì dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle. "Andiamo." Disse poi, superando il suo amico e camminando avanti. Brandon sospirò e lo seguì. In silenzio, accompagnò Sky al suo incontro con l'ambasciatore di Talhassee, e poi lo seguì alla Zecca per delle commissioni che aveva da sbrigare. I due amici si rivolsero poco la parola, e tutto ciò che si dissero furono ordini da parte di Sky e asserimenti da parte di Brandon.

"Bene," Disse Sky, dando un'occhiata all'orologio, una volta che la carrozza si fermò rientrata a palazzo. "ce la siamo sbrigati prima del previsto. Prenditi il pomeriggio libero." Aggiunse scendendo, Brandon lo imitò e provò a fermarlo.

"Sky." Il suo amico si voltò, guardandolo in attesa. "Io..."

"... cosa?" Chiese Sky, dato che il suo amico aveva lasciato cadere la frase.

"... volevo solo chiederti se domani ci sarai." Sky, con le labbra strette, prese un respiro e fece un passo verso di lui.

"Certo che ci sarò, sono il tuo migliore amico, Brandon." Brandon accennò un sorriso, mentre aveva un nodo alla gola. "Ma mi chiedo se io sia ancora il tuo."

"Sì che lo sei." Replicò il soldato, con le labbra che tremolavano leggermente. "Sì che lo sei..." Ripeté, a bassa voce.

"Brandon, devi dirmi che diavolo sta succedendo." Gli disse il suo amico, mettendogli una mano sulla spalla.

"... non posso." Dichiarò lui, con la voce rotta. "Mi dispiace, ma non posso... solo, fidati di me. Ti chiedo solo questo."

"Mi fido di te, ma non voglio che tu ti metta in nessun casino. Brandon..."

"... andrà tutto bene. Dimentichiamoci di Whisperia e..."

"... non puoi sempre dimenticare le cose e andare avanti."

"Questa sì." Dichiarò Brandon, guardando il suo amico. "Domani... avrò bisogno di una persona che giuri per me, voglio che sia tu."

"Sarà un onore." Replicò Sky, arrendendosi al fatto che il suo amico probabilmente non gli avrebbe mai rivelato ciò che si stava portando dentro.

Su Sakoma, quel pomeriggio, Flora si adoperò per trovare un posto nel bosco adatto al rito che, a detta della melissa, avrebbe dovuto essere in simmetria con la costellazione dell'Aquila e della Lira. In più, consultandosi con le sue amiche, era giunta alla conclusione che avrebbe dovuto accertarsi che né il re né Isobel sarebbero mai venuti a conoscenza del rito, o l'avrebbero interpretato come un gesto d'insubordinazione, o peggio, come tradimento (che poi era ciò che era, a detta di Flora, che anche se s'impegnava a negarlo con forza, si stava effettivamente sposando).
Passeggiò per il bosco, stando attenta a non finire in nessuna pozzanghera e facendo entrare nei polmoni l'aria fresca, saporita, con quella punta di muschio e terra bagnata. Perché su Sakoma erano giorni che pioveva, perché il sole non si vedeva ormai neanche più Solaria, e perché ormai ognuno, in segreto, teneva la conta dei giorni fino a quando quella guerra non avrebbe distrutto tutto. Ma in quel bosco, per quel tempo, fu diverso. Circondata dalla natura, dalla sua natura, Flora si sentì a casa, e meno impaurita. Si sentì in nessun tempo e in nessun luogo, ma solo riempita. Perché in lei c'era un vuoto, ma lei non poteva riempirlo. Il giorno dopo si sarebbe unita indissolubilmente all'uomo che... che aveva salvato quel giorno sulla torre, ma non significava nulla per nessuno, forse neanche per lui, che aveva intenzione di sacrificarsi e lasciarsi tutto alle spalle. Non sapeva cosa provava per lei, ormai era tutto così confuso che non poteva dirlo. 
L'aveva trovato. Era quello il posto. Flora sedette contro un albero e chiuse gli occhi: espresse un desiderio, ma la tristezza che aveva dentro le disse che non si sarebbe mai realizzato. C'era silenzio intorno a lei, ancora si sentiva il rumore della pioggia che si era fermata sulle foglie cadere su quelle sottostanti.

"Flora!" La voce squillante di Chatta la riscosse, la sua pixie cominciò a volteggiarle intorno, Flora la seguiva con lo sguardo. "Sono stata da Martha come mi avevi chiesto! Duuuunque, mi ha detto che domani verrà qui poco dopo il tramonto per mettere tutto a posto, mi ha detto di dirti di scegliere a chi far fare il giuramento per te, e mi ha detto anche di raccomandarti sulla scelta del posto e che sarà una cerimonia solenne. Mi ha detto che Brandon le ha detto che qui su Sakoma sei la fidanzata del principe, e lei ha detto di dirti che non vuole problemi, perché state facendo una cosa seria."

"Ehm... sì." Fu quello che riuscì a dire Flora, organizzando nella mente le informazioni datele da Chatta ad una velocità innaturale. "Che ne dici di questo posto?" Chiese poi. Chatta si guardò intorno, volando qui e lì, e poi rispose con un sorriso:

"Sì, direi che mi piace!" Poi però si accigliò. "Che succede? Sei triste? Ti stai pentendo? Lo so che sposare Brandon è una specie di incubo, ma vedila in questo modo: non vi state veramente sposando, è solo un modo per riammetterti su Linphea."

"Chatta, tesoro, tu trovi sempre le parole giuste." Le disse Flora, con un sorriso accennato e lasciando andare un sospiro insoddisfatto.

E mentre Chatta e Flora erano su Sakoma, Brandon, con gli stessi sentimenti della keimerina, si diresse su Linphea. Bussò alla porta, ma rimase qualche secondo in attesa. Poi sentì la voce di Alyssa e prese un respiro. L'ex ninfa aprì la porta e gli rivolse un sorriso non appena lo vide.

"Brandon! Che gioia vederti!" Esclamò Alyssa, lui sorrise mentre lei gli tenne una mano sul viso. "Vieni, caro, entra." Gli fece strada in quella casa che ormai gli era familiare. "Rodols non c'è, è uscito. Ma magari chiacchieriamo un po'." Lei sedette al tavolo mentre Brandon si occupò di mettere su un tè.

"Come stai?" Chiese il giovane.

"Sto bene, sto bene... allora, sei emozionato?"

"Eh beh, abbastanza... ma credi che debba esserlo?" Chiese lui, un po' perplesso, risistemando sul piano della cucina.

"Scherzi, non è vero? Figliolo, domani ti sposi!" Brandon sorrise malinconicamente e sedette accanto a lei.

"Davvero, Alyssa? Davvero? Perché io non riesco a capirci nulla... mi ero aspettato il mio matrimonio un po' diverso..."

"Oh, ma sarà bellissimo!" Lo frenò la donna, liquidando quello scetticismo. "Flora sarà bellissima, e tu anche, tesoro, ma Flora... ah, la mia Flora. E tu la guarderai arrivare verso di te, e sarà lì che io piangerò perché guarderò sia te che lei e noterò i vostri sguardi e..."

"... Alyssa." La fermò il giovane, lei lo guardò in attesa. "Mi dispiace deluderti, ma non accadrà niente di tutto questo. Forse ai tuoi tempi... sì, cioè, quando eri una ninfa e tutto il resto la cosa funzionava così, ma questo non è un matrimonio e io e Flora non ci stiamo affatto sposando. Io aiuto lei e lei aiuta me, e forse così teniamo anche testa a Zvonimir." Alyssa assottigliò di poco gli occhi, guardandolo.

"Perché parli in questo modo?" Brandon non si aspettava quella domanda e non seppe cosa rispondere. "Tu non sei così, tu hai un cuore grande e la ami tanto. Lo so. Perché parli così?"

"Perché... perché niente di questo ha senso!" Rispose allora il soldato. "Quando sono tornato da Whisperia lei... lei è stata gentile, come sempre del resto, e io l'ho trattata male. E poi... e poi ci siamo detti che eravamo amici, e poi... poi... beh, io non la merito, e lei lo sa. Flora lo sa bene, e non mi ama, di questo ne sono certo."

"Non la meriti? Brandon, tesoro..."

"... no, non dirmi che mi sbaglio perché è così! Tu non sai cosa ho fatto, come mi sono comportato e come mi comporto... non sono fatto per lei, e lei ne è consapevole. Non a caso aveva deciso di rimanere con Helia."

"Brandon, ascoltami." Disse Alyssa divenendo seria. "Conosco Flora, e conosco te, e so che non vorrei nessun altro al fianco della mia bambina." Brandon la guardò, col viso duro, e poi alzò le spalle dicendo:

"Beh, mi dispiace deluderti, ma al suo fianco ci sarà Jackson, non io, nonostante quello che la melissa e tutto il popolo della Natura vogliono farti credere." Alyssa gli rivolse lo sguardo, amareggiata, ma non aggiunse nulla. Ci fu silenzio, poi Brandon prese un respiro e disse: "Mi dispiace, mi dispiace davvero, è solo che... che è diventato tutto troppo complicato." Alyssa strinse le labbra e replicò:

"Beh, in questa famiglia siamo abituati a risolvere le cose complicate insieme, e risolveremo anche questa, puoi stare tranquillo." Brandon la guardò e gli salì un nodo alla gola. Pensava ogni parola di ciò che aveva detto, e sapeva di non sbagliarsi. Su Whisperia aveva dato il peggio di sé, ed anche prima, quando era andato a letto con fin troppe ragazze della servitù di palazzo. Aveva fatto una promessa a Logan, una promessa sbagliata, ma che avrebbe pulito la sua coscienza, e non se ne era pentito. Aveva deluso Amelia, senza che lo sapesse, e deludeva anche Alyssa, senza che potesse saperlo.

Quella sera, Flora e Miele scesero per la cena, e con loro grande sorpresa non vi trovarono il re. Isobel spiegò loro che suo fratello era partito per degli impegni ufficiali e che sarebbe tornato soltanto due giorni dopo. In quel momento, Flora ringraziò gli dei per l'unica cosa che sembrava andar dritta tra tutto ciò che stava accadendo. Poi informò la baronessa che il giorno dopo i suoi amici sarebbero venuti su Sakoma per risolvere delle questioni legate alla guerra che stavano combattendo, anche se lei aveva poco a che farci, ma che Sakoma era il pianeta più sicuro. Stranamente, Isobel non fece storie e si accontentò di quella spiegazione. Flora certo non sapeva che la sicurezza di Isobel risiedeva nel fatto che il pianeta era legato proprio a lei e che quindi era certa che le ombre, su Sakoma, non ci sarebbero mai arrivate.
Quella notte, sia Flora che Brandon la passarono insonne. Erano entrambi così agitati. E sebbene Brandon non la passò da solo, pensò a lei per tutto il tempo.

Il giorno dopo, Martha era tanto eccitata da essere quasi febbricitante. Saltava da un punto all'altro della sua torre, con la sua pixie che cercava di starle dietro, prendendo le sue cose, i libri, le ampolle, le foglie, i fiori.

"Martha, sta' calma!" Provò a dirle Daisy.

"Come posso stare calma?!" Esclamò lei dalla libreria. "Compirò il rito di unione di una keimerina stasera, sarò l'ultima melissa che lo farà nella storia! Non posso stare calma!"

"E pensa che ci sarà anche il Bach a guardarti!" Puntualizzò la pixie dai capelli dorati.

"Oh, non ricordarmelo! ... cioè, anzi, ehm... cosa vorresti dire?!" La sua testa spuntò fuori e guardò la sua pixie, la quale non poté trattenere un sorriso dato il colore delle guance della sua fata. Martha le puntò il dito contro come per un avvertimento, la sua pixie si coprì la bocca con la mano per non ridere.
Era pomeriggio e Flora aveva lasciato Miele in biblioteca e aveva mandato Chatta in giro. Aveva bisogno di pensare. Si recò nel bosco, e prese a camminare senza una direzione precisa. Il cuore era pesante perché la gioia non le era concessa. E anche se...

"Che succede ora?" Si chiese quando il suo cellulare squillò. "Aisha? Che succede?"

"Dove sei?" Chiese la sua amica.

"Dove vuoi che sia? Non mi muovo dal palazzo! Faccio due passi, ma succede qualcosa?"

"Sì, Flora, succede qualcosa: fra un paio d'ore ti sposi! Le ragazze sono qui! Ti muovi a venire?"

"Io... Aisha, cos'è questa sciocchezza?! Io non mi sposo, non..."

"Vieni immediatamente! Non voglio sentir ragioni!" Ordinò la sua amica, e riattaccò. Flora sospirò e, a quel punto, fu costretta a raggiungere le sue amiche. Tornò in camera sua, e quando aprì la porta le vide tutte lì, con anche Miele. Le salirono le lacrime agli occhi mentre richiudeva la porta alle sue spalle.

"Flora, che succede? Ti sei già commossa?" Chiese Aisha, prendendola in giro e andando a metterle un braccio intorno al collo. Flora rise.

"Non essere sciocca: questo non è un matrimonio. È solo che... è bello avervi tutte qui. Tutte. Mi sembra di esser tornata ad Alfea... vi adoro!" Le sue amiche corsero tutte ad abbracciarla, ricordandole che le volevano bene.

"E comunque," Disse poi Musa, una volta che si sciolsero da quell'abbraccio. "È vero, dovrai sposare Jackson, e quello sarà il tuo matrimonio ufficiale... ma questo è il tuo matrimonio. Lo senti come suona diverso?"

"Musa, no." La frenò Flora, anche perché, se avesse cominciato a vederla in quel modo, dopo sarebbe stata ancora più dura.

"Sì, invece." Insisté Aisha, e Tecna aggiunse:

"Pagherei per vedere l'espressione di Brandon in questo momento! Alla fine ce l'ha fatta, e non me l'aspettavo."

"Di che parli?" Chiese allora Bloom, confusa, così come Stella.

"Andare via da Alfea vi ha fatto perdere qualche passaggio." Spiegò Musa. Flora alzo gli occhi al cielo, ma Aisha non si fece frenare.

"A quanto pare il nostro Brandon prova qualcosa per la nostra Flora, ed è ricambiato, ed oggi si sposano! Non è fantastico?!"

"Brandon?! Intendi... Brandon Brandon?!" Chiese Stella, chiaramente sorpresa.

"Brandon con Flora?! Ma è..." Stava dicendo Bloom, ma Flora la interruppe:

"... è assolutamente fuor..."

"... la miglior cosa che potesse capitargli." Disse Stella, con un sorriso accennato, sorprendendo tutte.

"Cosa?" Fece eco Flora, presa alla sprovvista da quell'affermazione. Stella guardò le sue amiche, che sembravano tutte scioccate da ciò che aveva detto, e rispose in maniera del tutto naturale:

"Flora, tu sei ciò di cui lui ha bisogno: tu sei gentile, hai sempre una parola dolce anche per chi perde le staffe, sei calma, sei attenta, ascolti tutti, ma veramente tutti e ti impegni per dar consigli che servano veramente a qualcosa; cerchi sempre di dare il meglio di te agli altri, vedi... vedi più in là del tuo naso." Concluse sorridendo, ripensando a ciò che si erano detti lei e il suo amico qualche tempo prima. "Credo davvero che Brandon abbia bisogno di te, e mi sorprende come non sia accaduto prima. E tu cosa provi per lui? Dimmi che lo ami, perché Brandon... beh, lui sarà anche un pallone gonfiato tanto quanto me, ma è anche sensibile, e credo che si sia davvero innamorato."

"Io..." Balbettò Flora, incredula davanti a quelle parole. "... credi che sia innamorato?" Fu ciò che riuscì a dire. Stella rise e rispose:

"Credo proprio di sì. Abbiamo parlato un po' di tempo fa, e se mi avesse detto che parlava di te magari avrei potuto fare qualcosa, metterci un po' del mio zampino per aiutarlo... ma non me l'ha detto, anche se l'ho capito da come parlava che ormai era innamorato perso, da come ti descriveva: aveva capito di aver trovato ciò che stava cercando." Flora non disse nulla, le sue guance erano rosse e calde. Avanzò verso la sua amica e l'abbracciò. Le altre assistettero alla scena senza aggiungere nulla, ma scambiandosi qualche sguardo. In quel momento qualcuno bussò alla porta e Tecna andò ad aprire.

"Eccoci qui!" Si voltarono.

"Mamma, papà!" Esclamarono le due sorelle correndo ad abbracciare i loro genitori.

"Le mie bambine!" Disse Alyssa, stringendole forte.

"E per me nessun abbraccio?" Chiese Rodols, con un sorriso, e le sue figlie gli si gettarono al collo. Le ragazze salutarono i genitori di Flora e Miele, poi Alyssa disse: "Ragazze credo proprio che sia arrivato il momento di prepararsi. La melissa starà a momenti per arrivare, potete iniziare a scendere?" Si scambiò uno scambio con sua figlia, lei le sorrise. Le ragazze annuirono e, con Miele e Rodols, lasciarono la stanza di Flora, non prima che Flora fece segno ad Aisha del tipo "Dopo devo parlarti". 
Alyssa sedette sul letto di Flora e le fece segno di imitarla.

"Come ti senti?" Chiese Alyssa, con un sorriso.

"Io..." Rispose Flora, con la guance rosse. "... non lo so, è tutto così complicato..."

"Lo so, tesoro mio, hai ragione. Ma oggi è il tuo giorno speciale, non pensare a nessun re, principe, stregone malvagio..." Flora accennò un sorriso alzando le spalle. "Avete il diritto di desiderare questo giorno in un modo un po' diverso, ma l'importante è che siete voi due."

"Mamma, anche se oggi... io e Brandon ci unieremo, questo non significa che... cioè, sposerò Jackson, e dovresti cominciare a fartene una ragione, come sto facendo io." Le prese le mani.

"Oh, beh, comincerò a farlo, allora, ma da domani, oggi sposi l'uomo che ami." Flora alzò entrambe le sopracciglia, Alyssa si alzò energicamente e chiese: "Allora, iniziamo dai capelli o dal trucco?"

Al piano di sotto, invece, le amiche avevano deciso di recarsi nel bosco per cominciare a preparare tutto. Mentre si dirigevano al posto indicato da Flora, guidate da Chatta, tutte diedero un'occhiata al cielo, mentre il vento caldo accarezzava i loro visi.

"Diciamo che Brandon e Flora hanno scelto il momento migliore..." Borbottò Bloom, guardando lo stralcio di cielo fra gli alberi, una volta arrivate.

"Cosa intendi?" Chiese Musa.

"Che questa storia non sembra voler finire bene, e loro almeno... beh..."

"Bloom, non dire così!" L'ammonì Stella. "Oggi dovrebbe essere una festa, possiamo mettere da parte quell'idiota di uno stregone, per favore?! A proposito, dove sono Roxy, Klaus e Morgana?!"

"Non credo che Morgana verrà, ma Roxy e Klaus sono a momenti per arrivare." Rispose la rossa, con un sospiro per l'altra questione.

"Wow, la cosa è seria, allora..." Commentò Aisha, accompagnando la sua affermazione con un fischio.

"Già. È dal giorno dell'abdicazione di Roxy che Klaus non vede Morgana, pare abbiano discusso di nuovo e, quando Roxy l'ha chiamata per chiederle di venire oggi, lei ha detto che non se la sentiva."

"Povera Roxy, ci starà malissimo..." Disse Musa, poi il suo sguardo s'illuminò quando lo vide. "Sebastian!"

"Musa!" Salutò lui con un sorriso, poi salutò le altre e si presentò a chi non conosceva. "Sono in anticipo? Ho finito di lavorare e ho pensato di venire..."

"Forse un po' in anticipo, ma puoi darci una mano." Disse Musa, con un sorriso. Poco dopo, arrivarono le loro pixies, che furono felici di riunirsi con Chatta. Quindi i ragazzi sistemarono le sedie per tutti gli invitati, poi spostarono un trono per permettere alla melissa di utilizzarlo, e poi cercarono di rendere il posto un po' più romantico, con non poche difficoltà, dato che quando organizzavano feste quel compito lo svolgeva sempre Flora. Furono sorprese di vedere che la melissa arrivò con una windrider, e quando tolse il casco furono sorprese di vedere quanto fosse giovane.

"Salve a tutte! Voi dovete essere le Winx!" Esclamò con un sorriso, spostandosi i lunghi capelli ondulati dalla faccia.

"Ehm... sì, siamo noi." Replicò Bloom con un sorriso. Fece le presentazioni, e la melissa strinse la mano a tutte.

"Io sono Martha, e sono davvero onorata di conoscervi. La keimerina?"

"Flora è di sopra con sua madre, sai, lei sa come prepararla, era una ninfa." Spiegò Musa, mentre tutte squadravano la nuova arrivata e il giovane con lei. E allora Stella parlò.

"Mi aspettavo arrivassi con qualche sorta di portale naturale, non certo con una windrider." Ovviamente, si beccò una gomitata da Tecna, che era accanto a lei. Martha, con un sorriso, rispose:

"Beh, Helia è passato prima da Linphea e ci ha fatto il favore di darci un passaggio." Daisy, sulla sua spalla, sorrise, mentre Helia gettò un'occhiataccia alla principessa. "Ragazze, se permettete, io comincerei a prepararmi..." Loro annuirono. "... dai, Daisy, vieni." Così la melissa posò le sue cose sul grande tronco che somigliava ad una sorta di tavolino, aprì i suoi libri e cominciò a miscelare i liquidi nelle sue ampolle, sottolineando frasi nei suoi libri e poggiando, ogni volta, la matita inutilizzata tra i capelli.

"Ti daremmo una mano, ma..." Disse Bloom, guardandola affaccendata, ma Martha le sorrise dicendo:

"Tranquille, è magia Naturale, soltanto la melissa può maneggiarla. Ma grazie." Bloom allora si voltò di nuovo verso le sue amiche, ed Helia e Sebastian, che erano lì con loro.

"Okay, confermo, è carina ed anche gentile: mi piace." Disse la rossa, Helia scosse la testa.

"Questo non vuol dire che fra me e lei..."

"... Ssst!" Lo zittì Stella. "State bene insieme, punto." Il giovane poté solo alzare gli occhi al cielo.

Il cielo divenne più scuro, era quasi il tramonto e la luna stava per sorgere. Arrivarono Klaus e Roxy, ed anche Miele e Rodols si unirono a loro dopo essersi presi del tempo per parlare. Poi arrivarono Faragonda, Avalon e Palladium, così come Nex, Timmy, e Roy. Roy salutò Aisha affettuosamente, cose che fu certamente notata da Nex, che però si limitò a guardare di bieco senza dire una parola.

"Praticamente sono tutti qui tranne Brandon... Bloom, chiama Sky e vedi dove sono!" Le disse Tecna che, con sorpresa di tutti, sembrava essere davvero emozionata.

Brandon e Sky erano ancora su Eraklyon, ma non c'era alcun problema, tranne per il fatto che Brandon non voleva decidersi a raggiungere Sakoma.

"Almeno apri la porta!" Esclamò Sky, di fuori. Poi ricevette la chiamata di Bloom. "Siamo per strada. Sì. Sì. No. Stiamo arrivando. Bloom, calmati per favore. Mezz'ora e siamo da voi." Riattaccò e sospirò. "Ecco, ti muovi? Brandon, mi dici qual è il problema?!"
Brandon era in camera sua, già pronto, con i suoi pantaloni di lino bianco e il gilè in tinta, aperto e senza maniche. Andava su e giù per la stanza, scalzo, come richiedeva i rito, ma non riusciva. Come poteva andare lì ed unirsi a lei? E poi, non l'aveva immaginato per niente così, il suo matrimonio: Logan non c'era, e non voleva neanche che ci fosse, sua madre non c'era, lui stesso aveva intenzione di mettere fine a tutto di lì a poche settimane e... e chissà quale sguardo gli avrebbe rivolto Flora quando l'avrebbe visto. Si fermò davanti allo specchio. Si guardò e prese un respiro. Ricacciò in dentro le lacrime. E allora andò ad aprire al suo amico.

Quando arrivò su Sakoma fu accolto da sguardi amichevoli, da sorrisi. Salutò i suoi amici, salutò i professori, la melissa, tutti lì per lui e Flora. Poi, mentre chiacchierava con i suoi amici, Rodols andò da lui e disse:

"Ragazzo, dobbiamo parlare." Bradon annuì e si scusò con i suoi amici, quindi seguì il padre di Flora. Helia li seguì con lo sguardo, un po' amareggiato, ma nascose tutto con un sorriso non appena i suoi amici ripresero a parlare.
Brandon e Rodols camminarono insieme tra gli alberi. L'uomo più maturo camminava con le mani conserte dietro la schiena mentre Brandon teneva le braccia incrociate.

"Ascolta..." Esordì Rodols, prendendo un respiro. "... non voglio farti un discorso intimidatorio, non è mia intenzione, ma... ma stai sposando la mia bambina, e voglio mettere un paio di cose in chiaro."

"Certo." Assentì Brandon, serio.

"Flora è... è davvero straordinaria, e non lo dico solo perché sono suo padre. Lei è forte, ma insicura. È dolce, è empatica, ha questa capacità di rendere sempre tutti felici, in un modo o nell'altro. È giovane, ma è molto saggia, solo che dovrebbe parlare di più per farlo sentire anche agli altri. Ha delle paure che a volte la incupiscono, e spesso sente di non essere abbastanza, ma fa sempre in modo che tu ti senta abbastanza. Brandon, ora dovrai essere tu a farla sentire abbastanza, a darle coraggio, a farla parlare, a farla brillare, a proteggerla. Fin'ora l'ho fatto io, per come ho potuto, e ho fatto anche degli errori. Anche tu ne farai. Ma oggi ti stai impegnando a provarci. Dovrai amarla, sempre. Anche al suo peggio. Dovrai ridere con lei, piangere con lei, arrabbiarti con lei. Farla ridere, e a volte la farai piangere. Ma poi vi ritroverete sempre. Ti stai impegnando a fare questo, Brandon, e voglio che ti sia chiaro."

"Ma... Jackson, e..." Borbottò Brandon, ma Rodols non cambiò la sua espressione seria.

"Stai prendendo oggi un impegno." Brandon prese un respiro.

"Sono perdutamente e irrimediabilmente innamorato di lei. Le prometto che fin quando avrò vita rispetterò Flora e l'impegno che sto prendendo con lei." Rodols allora sorrise e lo abbracciò, e quando lo lasciò gli disse, puntandogli il dito contro:

"Ti conviene, o ti vengo a cercare." Brandon ridacchiò, e Rodols anche.

"La ringrazio." Disse poi Brandon, e Rodols alzò un sopracciglio.

"Per che cosa?"

"Per avermi permesso di far parte della sua famiglia." Rodols gli sorrise e gli fece un cenno.

"Vieni, Flora starà per arrivare." Così raggiunsero gli altri.

"Tesoro mio, sei stupenda." Le disse Alyssa, alle sue spalle, mentre Flora era davanti allo specchio. La fata si guardò. I capelli sciolti e mossi le scendevano sulle spalle, mentre dei piccoli fiori bianchi erano intrecciati tra la chioma. Indossava un vestito bianco, lungo fino alle caviglie, morbido, di velo, con le spalline non troppo spesse, vaporose. Sul vestito vi erano ricamati dei fiori, e dietro era chiuso da una fila di bottoni. I piedi erano scalzi, ma la caviglia sinistra era adornata da una cavigliera.
Era truccata in maniera molto leggera, e fu una fortuna dato che gli occhi le si riempirono di lacrime. Lei e sua madre si abbracciarono strette.

"Non so se potrò farcela senza di te." Scappò a Flora, e sua madre cercò di non scoppiare in lacrime.

"Ma sì che ce la farai. Ti sei vista? Sei una forte, bella e coraggiosa giovane donna. Puoi affrontare qualunque cosa, amore mio." Disse Alyssa, guardandola e passandole una mano fra i capelli.

"Mamma, io... non so se è così che deve andare. Ho fatto così tanti errori con lui, ed anche ora, ci stiamo unendo ma non ci stiamo davvero promettendo di amarci..."

"Lascia che le cose scorrano, potresti essere sorpresa di come andranno a finire." Qualcuno bussò alla porta, Flora fece per andare ad aprire. "Flora." Lei si voltò. "State unendo i vostri cuori, prendi coraggio, tesoro, almeno stasera digli cosa provi, potresti non averne più l'occasione..."
In quel breve istante Flora pensò ai giorni di Whisperia, e al Sigillo. Poi fu distolta dalla porta, a cui bussavano ancora.

"Aisha."

"Martha dice di scendere se sei pronta." Le comunicò la sua amica, Flora annuì. "E, comunque, sei davvero stupenda." Lei le mandò un bacio.

"Allora io vado avanti, mi raggiungete voi." Disse Alyssa, dando un bacio a sua figlia e superandola, lasciando che parlasse con la sua amica. Flora chiuse la porta alle sue spalle e s'incamminò con Aisha.

"Io volevo chiederti se volessi giurare per me." Disse Flora, tenendo le mani l'una nell'altra, davanti a lei.

"Sarebbe davvero un onore." Replicò la sua amica, sorridendole.

"Ti voglio bene." Le disse Flora, abbracciandola.

"Te ne voglio anch'io, migliore amica."

Rodols l'aspettava ai margini del bosco, dove Aisha la lasciò per andare avanti. Flora prese il braccio di suo padre e camminò con lui verso il luogo scelto.

"Papà, ho un po' di paura." Ammise lei.

"Lo so, tesoro." Replicò Rodols con un sorriso. "Ma è una paura buona, di quelle belle. Ti ricorderai di questa paura per tutta la vita."

"Le cose finiranno bene?"

"Ma certo, bambina mia, andrà tutto bene." Dette queste parole si ritrovarono davanti a tutti. Tutti si alzarono e si voltarono verso di lei, Flora gettò uno sguardo a tutti e poi guardò davanti, dove c'era il tronco, la melissa sorridente, e Brandon, che sembrava agitato, con Sky al suo fianco. Incrociò lo sguardo di Brandon. Lui le sorrise, ormai era rapito. Sorrise anche lei, e poi suo padre l'accompagnò. Alyssa era già in lacrime, mentre Miele le intimava di far silenzio. Musa aveva creato l'atmosfera con un flauto, tutte le sue amiche seguivano Flora con lo sguardo, anche se qualcuno guardò Brandon, e il modo in cui l'ammirava mentre si avvicinava. Aisha era al lato della melissa, così come Sky. Rodols accompagnò Flora da lei, poi le diede un bacio sulla guancia e raggiunse sua moglie. 
Brandon la guardò negli occhi e accennò un sorriso, Flora fece lo stesso. La luna ormai era sorta, e nonostante il cielo fosse coperto, si potevano intravedere le stelle. Alcune lanterne illuminavano il posto, e l'estate permise alle lucciole di dare il loro contributo.

"Molto bene." Esordì la melissa. "Io sono Martha, e sono la melissa di Linphea, e giuro davanti alla Natura di compiere questo rito rispettando il Suo volere." Prese una ciotolina, che contenva un liquido viola, simile al vino. "Flora, figlia di Nikolai, spirito primordiale dell'Inverno, sei qui perché hai scelto di unirti a questo mortale." Flora la guardò, annuendo debolmente, poi guardò di nuovo Brandon. Porse la ciotolina di legno a Flora.

"Per favore, bevi." Le disse, poi però le intimò. "Sono così emozionata di conoscerti, è davvero un onore." Flora le sorrise, divertita, e poi prese la ciotolina bevendone un po' del contenuto. Era molto dolce. "Ora dalla a Brandon." Lei fece come le era stato detto. "Bevine anche tu." Disse Martha, e lui obbedì, poi porse la ciotola alla melissa. "Ora avvicinatevi l'uno all'altra." Loro fecero un passo. "Dovrete essere sinceri l'uno con l'altra, dovrete confessarvi il più grande segreto che avete, quello che non avreste il coraggio di confessare all'altro. Dovete denudarvi, metaforicamente parlando, sia chiaro." Aggiunse la melissa, arrossendo e suscitando riso tra gli invitati. Non tra gli sposi, però. "Dovete dirlo all'orecchio dell'altro, solo voi potete sentirlo." Gettarono uno sguardo a Martha, poi si guardarono.

"Comincio io." Disse Flora, Martha annuì e Brandon la guardò. Si avvicinarono, fermandosi l'uno contro l'altra. Brandon poggiò una mano sul fianco di Flora, stringedola a lui, e lei mise una mano sulla sua spalla. Flora si alzò di poco sulle punte e avvicinò la bocca al suo orecchio, e allora, mentre tutto intorno a loro c'era silenzio, e mentre i loro cuori battevano forte, toccandosi, lei, sottovoce, gli disse:

"Sei l'unico uomo che ami davvero." Brandon rimase attonito. "È così che ti ho salvato sulla torre, non con la polvere di fata." Intorno a loro c'era un silenzio solenne. Brandon la strinse per la mano che le teneva sul fianco e, prendendo coraggio, sussurrò al suo orecchio:

"Ho ucciso un uomo innocente." Flora sgranò gli occhi, sconvolta. Si strinse a lui più forte. "Ho preso la sua vita e non lo meritava, era una persona senza alcuna colpa."

Si allontanarono l'uno dall'altra e si guardarono negli occhi, lucidi, e per entrambi quello fu un momento di verità. Flora fu la prima a lasciar andare un sorriso, stupendolo, rasserenandolo, e allora Brandon sorrise. Fu un sorriso sincero, di quelli belli, di quelli felici. Martha allora disse: "Ora, con ciò che vi siete scambiati, devo chiedervi ancora una volta se siete sicuri della vostra scelta." Martha stava per rivolgersi a Brandon e chiederglielo, ma Flora disse, senza distogliere lo sguardo dal giovane davanti a lei:

"Sono sicura." Brandon le sorrise, con un sopracciglio leggermente inarcato, come riempendola di domande con lo sguardo, e con la felicità di quell'unica risposta, arrivata in modo così spontaneo.

"Sono sicuro." Disse lui. Martha rimase per un secondo un po' interdetta, dato che loro le avevano impedito di pronunciare la formula che aveva ripassato con cura. I due si sorrisero, Brandon, muovendo solo le labbra, le disse che l'amava e lei gli sorrise. Quelle brevi affermazioni furono per entrambi quel fuoco che stavano cercando. Non importava se l'aveva rifiutato, e ferito e ferito ancora con le sue parole e con i suoi atteggiamenti. Le aveva detto di amarla ancora, ed era sicuro. E non importava se per chissà quale ragione aveva scelto Helia quando si era dichiarato a lei, e non importava se lui non era proprio il principe azzurro che meritava, lei era sicura.

"Bene," Disse Martha, "ora chiederei ai vostri fleasgach di fare un passo avanti a giurare per voi." Aisha e Sky fecero come era stato loro chiesto, porsero la mano a Martha. La melissa, con un legnetto appuntito, pizzicò a ognuno dei due il dito, facendo scendere una goccia di sangue nella ciotolina in cui vi erano dei fiori pestati.

"Io Aisha, principessa di Andros, giuro davanti alla Natura che Flora Castillo, fata keimerina, figlia di Nikolai, spirito primordiale dell'Inverno, si unisce, nel pieno della sua volontà, a Brandon Bravo."

"Io Sky, principe di Eraklyon, giuro davanti alla Natura che Brandon Bravo, figlio di Javier, si unisce, nel pieno della sua volontà, a Flora Castillo." Martha fece loro un cenno e Sky e Aisha fecero un passo indietro. La melissa tirò un sospiro: la parte più impostata era passata, e lei non era un tipo impostato.

"Brandon, Flora, dovete ora scambiarvi i voti." Disse Martha. "Inizierà la keimerina, fata dell'Inverno."
Il silenzio intorno a loro fu ammorbidito da Musa, che riprese a suonare molto leggermente. Flora le sorrise, poi guardò Brandon e disse:

"Brandon, ti prometto che ti amerò sempre, qualunque cosa accada, qualunque scelta tu compia. Ti prometto che ti guarderò sempre come ti sto guardando ora. Io... ho avuto paura di tutto questo, e per molto tempo, ma ho capito che avevi ragione fin dall'inizio, e che avevo solo paura di provare qualcosa di diverso, che mi stava sconvolgendo il cuore. Lascia che ti salvi da quei demoni che ti rincorrono, e ti prometto che non ti lascerò mai da solo. Tu sei attento, sei generoso, sei intraprendente, e sei divertente. Tu mi fai ridere e ridi con me. E mi sei mancato. E da oggi vorrei che non mi mancassi mai più. Ti prometto di rimanere sempre al tuo fianco, e di sostenerti. Ma ti prometto anche che sosterrò con forza le mie ragioni quando sarò in disaccordo con te, soprattutto se sarà per il tuo bene. Ti amo, Brandon, e passerò il resto della mia vita ad amarti sempre di più." Dovette trattenere le lacrime. Brandon le prese la mano, con un sorriso.

"Lo sai che non sono troppo bravo con le parole, ma cercherò di fare del mio meglio." Si schiarì la voce. "Flora, dal momento in cui ho capito che mi ero innamorato di te, tutto mi è stato chiaro. Tu hai cambiato tutto, hai cambiato il mio modo di vedere le cose, e tiri fuori il meglio di me. Ho paura, di tante cose, ma tu quelle paure le fai tacere." Dovette fermarsi per un attimo, per contenere l'emozione, poi le sorrise e andò avanti. "Ci siamo rincorsi per un po' di tempo, ma io non mi sono mai arreso. Il mio cuore non si è mai arreso, perché sapeva che eri quella giusta. E mi dispiace per quante volte abbiamo litigato, e ti prometto che litigheremo ancora, e tanto... ma ti prometto anche che faremo sempre la pace. Sei forte, sei saggia, sei adorabile, e ti chiedo di avere pazienza con me, perché ti amo, Flora. Ti amo come non ho mai amato nessuna in vita mia, e mai farò." Martha stava per dire qualcosa, ma non poté, perché Flora si era stretta a lui e l'aveva baciato, con le guance bagnate dalle lacrime. Le amiche di Flora ormai erano in un pianto collettivo, così come Alyssa, e Faragonda, e le pixies. I ragazzi mantennero l'aria da duri, ma fu per tutti un bel momento. Helia accennò un sorriso davanti a quella scena, un sorriso affettuoso, anche se malinconico.

"Ehm..." Martha si schiarì la voce e Flora lo lasciò subito, con un sorriso.

"Scusami."

"Figurati." Disse la melissa, alzando le spalle. "Solo che c'è ancora parte del rito da compiere. Dunque, a questo punto, Flora, dammi la mano." Flora gliela porse e Martha gliela strinse intorno a un pugnale, che poi sfilò. Strinse il pugno di Flora e lasciò cadere delle gocce di sangue nella ciotola. Fece lo stesso con Brandon. Poi, fasciatisi la ferita, ai due fu chiesto di prendersi le mani. A quel punto, la melissa ultimò il suo incantesimo. "Ged nach eil sinn fhathast pòsd'Tha mi'n dòchas gum biGed nach eil sinn fhathast pòsd'Tha mi'n dòchas gum bi!" Cantilenò la melissa, ad occhi chiusi, mentre dalla ciotolina si alzava un vapore simile a polvere di fata. Il cuore della natura di Flora s'illuminò, mentre il segno di Vymarna sul petto di Brandon si accese come bruciante. Lui strinse le mani, per contenere il dolore, e scosse la testa davanti all'espressione preoccupata di Flora.
"Ged nach eil sinn fhathast pòsd'Tha mi'n dòchas gum bi!" Disse ancora la melissa. Il segno sul petto di Brandon era rovente, mentre il cuore della natura tremava per la potenza della magia. "Ged nach eil sinn fhathast pòsd'Tha mi'n dòchas gum bi!" Martha aprì gli occhi, con un sorriso sollevato. Il cuore della natura si spense e Brandon riprese fiato, riprendendosi dal dolore. Martha si asciugò una goccia di sudore che le era scesa lungo la tempia. "Flora, Brandon, le vostre anime sono legate insieme, sono una cosa sola. Vi appartenete, ora e sempre. Siete parte l'uno dell'altra." Ci fu silenzio intorno a loro, qualcuno si gettò un'occhiata. "Sì, beh, ora sarebbe carino se vi baciaste, sarebbe molto azzeccato, sì, ecco..." Loro risero divertiti, poi Brandon tirò Flora a sé e la baciò, poggiandole una mano dietro la schiena e stringendola a sé. I loro amici festeggiarono con loro quel momento, anche se durò poco: un tuono squarciò il cielo e tutti zittirono. Ancora stretti, i due gettarono un'occhiata al cielo. In quel momento, il peso di quella guerra gravò di nuovo sulle loro spalle, anche se poi Musa esclamò: "Andiamo, non ci faremo mica intimidire da qualche tuono? Forza, mangiamo qualcosa!" I suoi amici risero, e la positività della fata della musica contagiò tutti. Martha risistemò in fretta le sue cose e si rivolse subito a Flora, che era ancora tra le braccia di Brandon.

"Io volevo solo... sì, beh, è stato un onore praticare questo rito." Disse Martha, Flora le sorrise. "Volevo solo dirti che ora che puoi venire su Linphea, la mia torre è sempre aperta, puoi passare quando vuoi. E se ti va, potresti raccontarmi della tua magia, di ciò che sai sull'Inverno, qualsiasi cosa! Davvero! Tutto sarebbe incredibile!"

"Ti ringrazio, Martha." Replicò Flora. "È stato anche per me un onore conoscere la melissa di Linphea. Sono certa che diventeremo buone amiche." Martha stava per replicare, ma fu interrotta da Musa, che le chiese di parlare in privato. Flora e Brandon si gettarono un'occhiata, chiedendosi cosa Musa potesse volere dalla melissa, ma ci diedero poco peso.

"Credo che..." Stava dicendo Flora, ma fu interrotta dalla stessa fata della musica che, terminata la sua chiacchierata con la melissa, riprese a suonare e invitò tutti a ballare. Rodols andò a prendere Flora per ballare con lei, e Brandon porse la mano ad Alyssa.

"Sapevo che ce l'avreste fatta alla fine!" Disse contenta l'ex ninfa, con ancora gli occhi lucidi.

"Grazie per tutto quello che hai fatto per me." Le disse lui con un sorriso sereno.

"Ho sempre saputo che eri quello giusto, da come la guardavi. L'ho capito subito io, sai?" Brandon ridacchiò, poi la ninfa si rivolse a suo marito. "Rodols, caro, adesso devi lasciarla!" Lui guardò sua moglie, stringendo le labbra. Baciò sua figlia sulla fronte, e poi lui e Brandon si scambiarono la dama.
Brandon strinse Flora a sé e presero a ballare.

"Lo aspettavo da tanto un ballo così." Disse lui al suo orecchio, mentre ondeggiavano dolcemente.

"Ti amo." Replicò la fata, lui sorrise e la baciò.

"Riusciranno a staccarsi adesso?" Chiese Aisha, scherzando, alle sue amiche, mentre mangiavano qualcosa.

"Ne dubito." Rispose Avalon, lì accanto a loro. Le ragazze furono sorprese, ma la melissa aggiunse: "Questo rito era compiuto dalle keimerine una volta nella vita, sceglievano la loro anima gemella per unirsi a lui. Ora quei due sono una cosa sola, condividono un legame empatico più forte di chiunque altro perché condividono l'anima." Le ragazze furono affascinate da quella spiegazione, e Avalon aggiunse:

"E poi hanno bevuto il fiondearg, fondamentale a questo tipo di rito. In questo momento è come se ogni pensiero razionale inibitorio fosse frenato, sono dedicati l'uno all'altra, difficilmente noterebbero quello che hanno intorno, o darebbero un pensiero a Zvonimir in questo momento."

"O a Jackson." Aggiunse Aisha, guardando le sue amiche e loro ridacchiarono.

Nonostante gli altri diedero qualche pensiero a Zvonimir, decisero di non parlare dello stregone almeno per quella sera.
Fu una serata divertente, una semplice e pura serata estiva fra amici, ed era ciò di cui avevano bisogno. Ad una certa ora, i professori salutarono i ragazzi e tornarono ad Alfea.

"È stato bello averla qui, preside Faragonda." Le disse Flora.

"Sono molto felice per voi, ragazzi." Replicò la preside, che abbracciò la sua allieva, Brandon le fece un cenno.
I ragazzi passarono insieme la serata, anche se i due, come gli altri avevano previsto, non riuscirono a separarsi l'uno dall'altra. Martha s'inserì facilmente nel gruppo, dato il suo carattere tanto estroverso, ed anche Sebastian, che si sentì presto uno di loro. I ragazzi si aggiornarono sulle novità, Helia raccontò del suo ruolo di Bach, e poi si raccontarono sciocchezze, e risero, e cantarono, e ballarono ancora alla luce di quelle lanterne. E mentre tutti ballavano, Helia invitò la melissa, vedendola sola, e pensando che era un peccato. 
Poi abbassarono un po' la voce, ormai era tardi. Qualche lanterna si consumò, e pian piano rimasero quasi completamente alla luce delle lucciole. Le loro voci furono coperte da qualche tuono, e il cielo squarciato da dei lampi, che via via si facevano più insistenti. Era notte fonda, e il gruppo di amici decise di separarsi. Rodols e Alyssa erano già andati via a causa delle condizioni di quest'ultima, con la promessa di Flora di andare a trovarli l'indomani stesso. Bloom, Roxy, Stella e Tecna salutarono Flora affettuosamente. E quando Sky l'abbracciò, Flora gli disse:

"Avevi ragione tu, hai sempre avuto ragione. E alla fine gliel'ho detto io. Avevi proprio ragione." Sky le sorrise e le diede un altro abbraccio. Helia anche salutò Flora con un abbraccio, stretto e affettuoso.

"Vederti così felice mi scalda il cuore." Le disse il giovane, Flora gli sorrise.

"Ti voglio bene." Gli diede un bacio sulla guancia, Helia stava per dire qualcosa, ma si fermò e raggiunse Brandon, mentre Flora salutò Martha con grande entusiasmo.

"Ehi." Disse Brandon, quando il suo amico lo raggiunse.

"Torno su Linphea. Brandon, ascolta..." Helia gli mise una mano sulla spalla.

"... non c'è bisogno che tu dica nulla, Helia. Davvero. Ho preso un impegno stasera, e ho intenzione di mantenerlo."

"Flora avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, spero davvero che le cose... sì, che le cose alla fine vadano bene." Helia si riferiva a tante cose con quella frase. A lei e Brandon, a Zvonimir, a quella guerra e le sue conseguenze.

"Grazie." Gli disse il suo amico. Poi quel momento fu interrotto da una goccia di pioggia che cadde sulla testa di Helia, che guardò in alto. E poi un'altra, e allora cominciò a piovere. Gli amici a quel punto conclusero frettolosamente i saluti e andarono via, sapendo che si sarebbero sentiti l'indomani. Flora raggiunse Brandon, prendendo la mano che lui aveva teso.

"Torniamo a palazzo." Disse la keimerina. Raggiunsero il palazzo in fretta, prima che la pioggia si facesse più insistente, ed entrarono silenziosamente. Flora diede un bacio sui capelli a Miele e le disse:

"Buonanotte, tesoro. Asciugati. Anzi, vuoi che venga con te e ti dia una mano?"

"Flora, non ho tre anni..." La frenò Miele. "Piuttosto, Brandon non torna su Eraklyon?"

"Si asciuga prima e poi ci torna." Rispose Aisha, al posto di Flora. "Su, Miele, a dormire, forza!" Le ragazze presero la direzione per le loro camere, mentre Flora raggiunse il suo soldato.

"Vieni, che ti asciughi prima." Gli disse, lui le mise un braccio intorno al collo e camminò silenziosamente con lei fino alla sua camera. 
La stanza di Flora era buia, e non accesero la luce per non far notare nulla a palazzo. Fuori ormai c'era un temporale, e i tuoni rimbombavano nel cielo notturno, mentre la pioggia picchiettava contro il vetro della finestra. Non dissero nulla, si scambiarono solo un'occhiata, poi fecero un passo l'uno verso l'altra. Si baciarono, prima dolcemente, con i visi ancora umidi per la pioggia. Si strinsero, e si baciarono appassionatamente. Lui le abbassò le spalline del vestito, e cominciò a sbottonarlo bottone per bottone, minuziosamente. Lei gli tolse via il gilet di lino bianco, mostrando il torso che ancora portava cicatrici di recenti ferite. I fiori dai capelli di lei caddero via, ed anche il suo vestito. La prese con forza, spinto da desiderio, posandola sul letto. I loro corpi divennero uno, come era la loro anima. L'uno sull'altro, spinti dalla brama di aversi. Baci, su baci, su baci, alimentavano quel desiderio, che anche se compiuto non si estingueva. E la pioggia, incessante, scandiva fuori un tempo che avrebbero voluto fosse infinito. Sfiorandola con le labbra la inebriò, e mentre lei lo stringeva sotto le mani lui sentì il piacere di quel momento. Nessuna parte dell'uno fu più un mistero per l'altra, si conobbero conoscendo il sapore della pelle e il profumo dei capelli, toccando ogni strada che quel corpo prendeva.

"Non voglio perderti mai più." Disse Brandon, guardando di fuori la pioggia incessante, mentre Flora, stretta a lui, riposava la testa sul suo petto.

"Te lo prometto. Tu me lo prometti?"

"Te lo prometto." Assicurò lui, e le diede un bacio sui capelli. "Raccontami com'è andata sulla torre." Flora sospirò, e allora, mentre lui le sfiorava il braccio con le dita, disse:

"La battaglia si era appena conclusa, e Yana era stata sconfitta. Ma tu eri lì, a terra, ed eri così freddo. Provai con degli incantesimi di guarigione, con la polvere di fata, ma non funzionò. E allora capii che dovevo fare qualcosa, o ti avrei perso per sempre. Ti ho baciato, e dopo qualche istante stavi bene. Il cuore della natura lo sapeva, si è illuminato, sai, c'è stato qualcosa in quel bacio, non era un bacio qualsiasi, era amore." Brandon sorrise e chiuse per un attimo gli occhi, assaporando quel momento di felicità, il profumo della donna che amava e che era lì, fra le sue braccia. "Adesso però raccontami tu com'è andata." Il suo cuore quasi saltò un battito, aprì gli occhi di scatto e si accigliò.

"Non vuoi saperlo, davvero."

"E invece sì." Insisté lei. Alzò la testa e gli poggiò una mano sul viso. "Non ti giudico, lo sai, hai bisogno di raccontarmelo."

"Va bene." Cedette lui, sospirò e la strinse di nuovo a sé, lasciando che si appoggiasse di nuovo a lui, anzi, chiedendoglielo. "Avevo quattordici anni, in realtà quasi quindici, di lì a poco sarebbe stato il mio compleanno.  Ero da solo in giardino, stavo portando fuori delle casse vuote, e mi sentii chiamare. Era mio padre, e non lo vedevo da almeno tre anni. Quando lo vidi, come uno stupido, fui contento. Mi disse che finalmente era tornato e stavolta per restare, ma per farlo aveva da fare un'ultima cosa e aveva bisogno di me. Disse che lui non se n'era mai andato veramente, solo che non voleva dispiacere troppo la mamma. Disse che mi aveva visto con la spada, che ci sapevo fare, e che toccava a me dargli una mano per tornare così che saremmo potuti essere una famiglia con mamma e con Logan. Mi portò con lui, e andammo su Whisperia, dove conobbi don Pedro de Ataide. Ebbi paura, tanta paura, e mi chiesi perché mai la presenza di mio padre non mi rassicurasse. Rimasi fuori con gli uomini di don Pedro mentre lui e mio padre parlavano. Poi mio padre mi portò con lui su Faistos. Sapevo che era un ladro, non ero proprio stupido, e sapevo che quello era il motivo per cui mamma non l'aveva più voluto con noi, ma lui mi disse che quella sarebbe stata l'ultima volta, e che poi sarebbe finita e noi saremmo stati felici. Mi diede una spada. Entrammo in una villa che sembrava più un palazzo reale, e solo dopo scoprii che era la residenza privata di uno studioso delle arti magiche. E quella casa sembrava proprio un museo, c'erano tantissime cose, e strada facendo ricordo che mio padre si mise in tasca dei soprammobili d'argento. E poi arrivammo in quella stanza piena di libri, e quella vetrinetta. Lì era custodito l'Occhio dell'Ombra. Appena mio padre ci mise mano il palazzo si mobilitò, arrivarono un paio di guardie, e credo fossero tutte quelle che c'erano, e mentre mio padre sfilava il manufatto io combattevo contro di loro. Preso l'Occhio scappammo via, scendemmo al piano di sotto mentre le guardie ci inseguivano, ed eravamo quasi all'uscita, quando davanti a me si parò quest'uomo. Non era anziano, avrà avuto una cinquantina d'anni, era un uomo per bene, si vedeva da come era vestito, ed era disarmato. Semplicemente mi prese per le braccia e mi disse queste parole: "Ho speso tutta la vita a studiare questa magia, nelle mani sbagliate sarebbe pericolosa, sto solo cercando di fare del bene", probabilmente fermò me perché lo capì dalla faccia che mio padre era uno stronzo, di fatti, stava già scappando via, si fermò soltanto perché lo chiamai. E sai cosa mi disse? C'è poco tempo, Brandon, fa' l'uomo, non è colpa mia se dopo non riusciremo a far felici tutti. E mi fece un cenno, per indicarmi cosa fare. Così lo ferii con la spada, o credevo di volerlo ferire, ma gli infierii una ferita mortale, e sapevo che lo era. Si accasciò dopo un secondo, perdendo molto sangue, e spirò in pochi secondi. Arrivarono le guardie e corsi da mio padre, e scappammo insieme. Lui mi aveva detto di farlo, mi aveva fatto segno di ucciderlo, e io avevo deciso di ferirlo solo, eppure la mia mano aveva fatto diversamente. Uccisi un uomo innocente per uno che non meritava nemmeno il mio sguardo. Portammo l'Occhio a don Pedro, ancora Whisperia, sempre Whisperia. Aspettai mio padre impaziente, era come se avessi cancellato ciò che era appena successo. Pensavo solo a noi, a come la mamma sarebbe stata felice di vederci arrivare insieme, e Logan... quando mio padre uscì sembrava soddisfatto, aveva con sé due sacchetti  di monete, e dalla sua faccia dovevano essere galeoni d'oro. Tornammo insieme su Eraklyon, ma lui si fermò lontano da casa. E alla mia domanda sul perché fossimo fermi lì, mi disse che prima aveva altre cose da sbrigare e che sarebbe tornato la sera, con un bel vestito e regali per tutti, così da festeggiare, e che tornato a casa io non avrei dovuto raccontare niente alla mamma per non rovinare la sorpresa di quella sera. Se n'era già andato altre volte, e io gli chiesi di prometterlo che sarebbe tornato quella sera, croce sul cuore. Lo fece. Lo promise, croce sul cuore. Mantenni il segreto, ma quella sera non tornò, e neanche quella dopo. È da quel giorno che non lo vedo, e per me è come se quel giorno sia morto."

"Oh, Brandon..." Lei lo strinse, trattenendo le lacrime.

"Non ho mai avuto il coraggio di raccontarlo a mia madre, mai. Lo raccontai a Logan però, solo lui sa tutto. Ed è per questo che io e lui ci siamo fatti certi tipi di promesse. Ma lui è come nostro padre. Mi ha minacciato di raccontare ciò che ho fatto, è per questo che gli ho promesso di aiutarlo a scappare, per mantenere il silenzio."

"Non puoi farlo, Brandon, eri solo un ragazzino e..."

"... ho comunque ucciso una persona innocente. Sono un soldato, non è l'unica persona a cui abbia tolto la vita, ma è l'unica innocente. Non me lo perdonerò mai." Flora gli voltò il viso verso di lei, costringendolo a guardarla.

"Questi demoni non devono più aver controllo su di te. Sei una bella persona, Brandon, e le cose sono andate male, ma le tue mani sono pulite perché sei stato manipolato, eri solo un ragazzino, non puoi tormentarti con questa colpa. Siamo insieme, adesso, hai capito?"

"Io... mi ami più di quanto meriti, te ne accorgi, vero?"

"Non voglio più vederti morire dentro quando ti guardo negli occhi. Ti ho fatto una promessa stasera, di salvarti da tutto questo, e ti ho chiesto di lasciarmela mantenere. Sei innocente, ai miei occhi, e spero che questo valga qualcosa." Lui accennò un sorriso, sorpreso, speranzoso, malinconico, innamorato.

"Questo vale il mondo." Lei gli sorrise e lo baciò. Lui la prese tra le braccia, baciandola ancora, rendendo quella notte, lontana dalla guerra e dalle voci, ancora infinita.

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Famiglia significa non lasciare nessuno indietro ***


FAMIGLIA SIGNIFICA NON LASCIARE NESSUNO INDIETRO

Quando Brandon aprì gli occhi quella mattina si sentì finalmente riposato, come se per quelle settimane non avesse mai chiuso occhio ed ora avesse potuto finalmente dormire. Si guardò per un attimo intorno, notando che quella non era la sua stanza nel palazzo di Eraklyon, e ripensò alla sera prima, alla notte prima. Guardò Flora, che ancora dormiva. I ricordi della scorsa notte erano avvolti da un'aurea mistica fin dall'inizio del rito. Martha gliel'aveva spiegato: quel rito li aveva uniti e l'effetto della magia aveva allontanato ogni pensiero razionale, inibitorio. Ma ora quell'effetto era svanito, tutti i pensieri ripiombavano come una valanga, con la differenza però che ora sapeva che Flora lo amava, ed era fra le sue braccia.

"Ciao." Disse quando la keimerina aprì gli occhi. Lei gli sorrise, lui la guardò: era bella anche spettinata, appena sveglia.

"Ehi." Ma poi quell'aria serena fu sostituita dalla preoccupazione. Flora trasalì, alzandosi di scatto sulle braccia. "Che ore sono?!"

"Ehi, ehi, calma, è ancora presto." Le disse Brandon, cercando di tranquillizzarla.

"Bene. Devi andartene!" Replicò lei, alzandosi frettolosamente. Brandon si tirò su, mettendosi seduto, e la seguì con lo sguardo, interdetto, ma affascinato dalla giovane in biancheria.

"Oh, beh, devo ammettere che è davvero inusuale essere trattato così..." Flora riordinava, freneticamente. "Puoi fermarti un attimo, per favore?"

"No, non posso, perché oggi torna il re e..." Borbottava lei, risistemando frettolosamente, mentre di fuori il primo sole cercava di farsi spazio fra le nuvole.

"... e..." Brandon la prese per il braccio e l'attirò a sé, facendola sedere accanto a lui, abbracciandola. Lei sospirò. "... solo un momento, solo un secondo. Tornerà anche il re, ma per poco facciamo finta che ancora debba finire." Flora lo guardò negli occhi, scrutandolo, accennando un sorriso. Lo baciò sulle labbra, poi però gli disse:

"Devi promettermi una cosa."

"Quello che vuoi." Replicò lui con un cenno.

"Che non proverai a fare mai nulla contro Jackson..." Brandon alzò gli occhi al cielo, ma lei con una mano gli prese il viso per costringerlo a guardarla. "... Brandon, finiresti nei guai. Perché credi che non abbia voluto dirti niente? Se fossi stata sincera con te avresti provato in ogni modo a rompere il mio fidanzamento."

"Beh..." Lei alzò un sopracciglio. "... è vero, è vero, ma almeno apprezza le intenzioni." Flora rise.

"Sei uno stupido! Certo che ti apprezzo, ma il re è una brutta persona e Jackson... beh, lui è complicato... e poi c'è Isobel... quello che è successo deve rimanere fra di noi."

"È un segreto fra di noi, sta' tranquilla." Le assicurò Brandon.

"E non dovrà capitare più." Aggiunse lei, il sorriso di Brandon si spense.

"Non puoi farmi questo." Flora alzò un sopracciglio.

"Stai scherzando, vero? Tra un po' sposerò Jackson, e niente può impedirlo, neanche tu. Sarà meglio cominciare a farcene una ragione, non credi?"

"Ah, beh, mi rifiuto di farlo." Replicò lui, risoluto.

"Perché devi essere sempre così testardo? Brandon, finiremmo nei guai, seri."

"So che non riuscirai a starmi lontana..." Scherzò lui.

"Se significasse salvarti la vita allora potrei anche dimenticare il tuo nome." Disse Flora, seria. Lui la guardò, spegnendo il suo sorriso.

"Me ne hai dato prova... va bene, ti prometto che cercherò di non mettermi nei guai."

"Bene!" Esclamò la fata con un sorriso, gli diede un bacio e disse, alzandosi: "Ora rivestiti e va' via: dormono ancora tutti." Lui ridacchiò, scuotendo la testa, e si rivestì senza perderla di vista. Nel frattempo, Flora era a braccia incrociate, in piedi appoggiata alla colonna del letto, e allora disse:"Brandon?" Lui le fece cenno di proseguire. "Credi ancora di voler aiutare Logan? Credi ancora di voler usare il Sigillo?" Lui aprì la bocca, cercando le parole giuste, ma tardarono ad arrivare. Allora sospirò e le sorrise.

"È ancora presto, e non riesco davvero a pensare, devo prima... ehi, ehi, no, ti prego." Si avvicinò a lei, il suo volto si era incupito. Le prese il viso fra le mani, alzandoglielo, e guardando negli occhi tristi. "So che sei preoccupata, ma io... non posso vederti così, ti prego, non lo reggerei."

"Come faccio a..."

"... metto a posto le cose. Davvero, Flora, le metto a posto. Ti prometto che questa storia finirà bene." Flora scosse la testa.

"Non puoi, non..."

"Croce sul cuore." Lei lo guardò stupita. Brandon si fece il gesto sul petto. "Te lo prometto croce sul cuore." Lei lo strinse con le braccia al collo, Brandon strinse le labbra, prendendo un respiro col naso nei suoi capelli.

"Ora devi davvero andare via." Gli disse Flora, lasciandolo andare. Brandon prese le sue cose e lei lo accompagnò alla porta. "Sta' attento, non deve vederti nessuno. Esci dall'ala est, dovrai fare il giro della siepe ma è comunque più sicuro."

"Agli ordini." Dichiarò lui con un sorriso, portandosi la mano tesa alla fronte, Flora rise.

"Ci vediamo... ad una delle prossime riunioni con la squadra, immagino." Disse la fata, sospirando.

"Immagino di sì." Replicò lui, poggiando una mano sulla maniglia. "Beh, è stato davvero bello fare l'amore con te, Flora Bravo." Le rubò un bacio e scappò via, nel silenzio del palazzo che ancora dormiva.

"Sveglia! Sveglia! Sveglia!" La chiamò sua sorella, entrando in camera sua.

"Uhm... Flora? Che ore sono? Non sarò mica in ritardo?" Chiese Miele, tirandosi su assonnata. Flora andò a sedersi accanto a lei.

"No, ma non sei eccitata all'idea di tornare a casa?" Chiese la maggiore, Miele strabuzzò gli occhi e sorrise.

"Sì, certo! Che sciocca che sono! Su, muoviamoci!" Flora aiutò sua sorella a prepararsi, poi, quando fu quasi pronta, la lasciò per un attimo, per assecondare quella vocina nella sua testa che non le dava pace.
Si recò nelle stanze del re con il cuore annodato in gola dalla paura. Di cosa? Non lo sapeva, era un semplice umano. Eppure la inquietava, la intimoriva. Le guardie ovviamente la riconobbero e la lasciarono passare. La annunciarono e il re la lasciò entrare senza problemi, considerando la rapidità del processo.

"Vostra altezza." Salutò lei, facendo una riverenza.

"Beh, buongiorno, keimerina. Mi sorprende molto vederti." Salutò il re, guardandola dall'alto. Flora, titubante, si alzò e lo guardò.

"Ecco, io... io ero venuta a chiedervi se... beh... se avevate notizie di Jackson." Il re alzò entrambe le sopracciglia.

"In realtà mi aspettavo di più un benvenuto, non hai sentito la mia mancanza? Beh, effettivamente ci sono notizie di mio figlio in realtà."

"Davvero?!" Esclamò la ragazza, il re accennò un sorriso.

"Pare che sia... disperso." Dichiarò l'uomo, il sorriso di Flora si spense. Corrucciata, fece un passo verso di lui e chiese:

"Come disperso?! Cosa è successo?! Come possono dirlo?! Bisogna fare qualcosa!"

"Calma, calma, calma..." La fermò il re, prendendola per le braccia, una presa forse fin troppo stretta. Flora lo guardò, col fiato sospeso. "Jackson aveva dei doveri verso il suo regno, e li ha compiuti."

"Non sappiamo se..." Provò a dire Flora, con un filo di voce, ma il re la zittì.

"Shh!" Poi si avvicinò a lei e le sussurrò all'orecchio: "Questo pianeta ha bisogno di te, Flora." Si allontanò da lei, con un sorriso sornione, e la lasciò andare. "Ti pregherei di scusarmi, ma ho davvero molto da fare." Le indicò la porta con la mano, Flora era allibita. Strinse i pugni per farsi forza e lasciò la stanza, decisa sul da farsi.
Raggiunse Miele, ed entrambe si recarono in cortile per aprire un portale interplanetario per raggiungere Linphea.

Nel frattempo, su Eraklyon, Brandon si recò al suo addestramento. Era tutto uguale, certo, ma anche tutto diverso. Perché lui era diverso. Aveva il cuore più leggero. Si era tolto quel peso che si portava da anni, e che Logan aveva schiacciato, rendendolo più pesante. Flora non lo condannava, lo amava lo stesso e, misticamente, aveva scelto di essere sua moglie. Era così che se l'era immaginato, in fondo: unirsi per amore. Ma ora doveva riuscire a mettere le cose a posto: aveva una croce sul cuore. Gli restava solo da capire come fare, di certo, ora che aveva quello che voleva, ora che aveva un senso vivere perché finalmente quelle voci, quei demoni stavano zitti, l'idea di rinunciare a tutto per chiudere Obsidian suonava terribile, molto meno eroico. E quel pensiero suonava più egoista di quello che credeva.

"Tu, Bravo, sei richiesto dal principe Sky, muoviti!" Gli ordinò un soldato, prima che potesse arrivare dagli altri. Lui batté i tacchi e cambiò direzione, raggiungendo il suo migliore amico.
Incontrò Sky al secondo piano, e a quanto pareva il suo amico aveva fretta. Non appena lo raggiunse, Sky lo salutò poggiandogli una mano sulla spalla e lo invitò a camminare con lui.

"Ehi, va... tutto bene?" Chiese Brandon, guardandolo. Sky si fermò per un attimo, guardandolo negli occhi, e accennò un sorriso.

"Non proprio, andiamo da Tecna, ma... sono felice che tu stia bene." Brandon gli sorrise. "Ultimamente è stato chiaro che le cose qui sono diverse da com'erano a Fonterossa."

"Profondamente diverse." Puntualizzò Brandon.

"Sì, e mi dispiace, perché sei il mio migliore amico. E forse è stata questa situazione ad allontanarci e a creare un po' di distanza, ma forse io non ero neanche la persona giusta con cui parlare di quello che ti stava accadendo. Brandon." Strinse la presa che aveva sulla sua spalla. "Lasciamoci tutto alle spalle, va bene? Whisperia e tutto il resto. Non voglio sapere nulla, va bene così, voglio solo sapere di potermi fidare di te."

"Puoi farlo, Sky, te lo assicuro." Il suo amico strinse le labbra, e Brandon lo abbracciò. "Sei tu mio fratello." Sky non disse nulla, ma sorrise, capendo che il suo amico aveva il cuore rotto, ma che poteva essere sanato. "Okay, quindi qual è il nostro problema oggi?" Chiese quindi il soldato, allontanandosi dal suo amico e riprendendo a camminare, con un sorrisetto stampato in faccia e la leggerezza sulle spalle.

"In realtà non lo so, ma c'entra Zvonimir, e Tecna che parla velocemente, quindi niente di buono." I due amici risero e raggiunsero il laboratorio. Quando entrarono, videro che i loro amici erano già tutti lì, mentre Tecna e Timmy si trovavano davanti ad una mappa olografica.

"... quindi dovremmo andare a controllare la situazione, contattare i sovrani. Ehi, ragazzi." Disse Timmy, i due amici salutarono e raggiunsero gli altri.

"Voglio bene a tutti, tranquilli," Disse Brandon, aggirando il tavolo per raggiungere Flora. "ma a te di più." Le diede un bacio sulla guancia, Flora gli sorrise, i suoi amici scossero la testa sperando, in parte, di aggrapparsi al piacevole ricordo della sera prima, completamente opposto alla situazione corrente.

"Beh, dicevamo..." Disse Tecna, riprendendo il filo del discorso. "... a quanto pare abbiamo le ombre dirette su Linphea."

"E quindi anche la Congrega Sanguini e i pirati di don Pedro de Ataide." Aggiunse Brandon, accigliandosi.

"Molto probabilmente, quindi la cosa migliore da fare è..."

"... andare lì, avvertire i sovrani, evaquare!"

"... sì, Brandon, ci stavo arrivando." Affermò Tecna, infastidita dal fatto di essere stata interrotta. Brandon annuì, non cogliendo la nota nella voce della sua amica, e chiese:

"Quindi? Che facciamo? Adesso?"

"Sì," Rispose Sky, lasciando Bloom e raggiungendo Tecna e Timmy, parlando a tutti i suoi amici. "andiamo immediatamente su Linphea. Bloom, Stella, Helia, voi al palazzo reale: il re dovrà muovere il suo esercito. Gli altri, con me, raggiungeremo i confini di Linphea e ci faremo trovare pronti." Tutti annuirono, pronti, e fecero per andare, ma Sky li fermò. "E, ragazzi," Lo guardarono. "ho sentito Hagen: il Sigillo è pronto." Calò il silenzio. Qualcuno si scambiò qualche occhiata. Sky sospirò. "Su, forza, non perdiamo altro tempo." Concluse il principe, cercando di dissimulare la preoccupazione.
Borbottando, i ragazzi lasciarono il laboratorio per dirigersi su Linphea. Camminando di fianco a sua sorella, Miele disse: "Dobbiamo avvertire mamma e papà... saremmo dovute andare prima lì..."

"Lo so, Miele, mi dispiace, ho perso tempo... saremmo dovute andare lì stamattina, invece ora..." Miele sospirò e si affrettò a camminare con gli altri, presa dai suoi pensieri. Brandon, notando l'espressione di Flora, e forse a causa del legame empatico che ora li univa, fu costretto a chiederle:

"Va tutto bene?" La giovane sospirò e lo guardò.

"No... ho un brutto presentimento, e difficilmente mi sbaglio. E Miele... non è giusto tutto questo." Brandon la fermò e le mise le mani sulle spalle.

"È più forte di quanto pensi." Le disse guardandola negli occhi. Flora strinse le labbra in un sorriso. "Ora Linphea ha bisogno di noi, e Miele è una fata molto capace, lo sai."

"Sì..." Replicò lei, con un sospiro, abbassando lo sguardo.

"Flora, non so come andranno le cose, ma dobbiamo lottare. So come ti senti, condividiamo il cuore, ricordi? Ma devi reagire." A quelle parole, Flora lo guardò, e poi accennò un sorriso.

"Era quello che avevo bisogno di sentirmi dire. Grazie." Brandon le sorrise e le prese la mano, inducendola ad avanzare con lui.

"Oh, ci sarebbero infiniti modi in cui potresti ringraziarmi, ma ora abbiamo un pianeta da proteggere, direi che possiamo rimandare." Istintivamente, Flora sorrise, anche se la preoccupazione turbava il suo animo.

I ragazzi partirono tutti insieme, così come una volta, così come le altre volte in cui si erano affacciati contro una guerra. Con il Sigillo pronto, e con l'ansia per lo scontro imminente, nessuno proferì parola, ma la tensione poteva essere tagliata col coltello. Il viaggio sembrò tanto veloce, per l'ansia riguardo le ombre, i pirati, le streghe; quanto infinito, per la preoccupazione, i mille scenari e le paure. Bloom, Stella ed Helia, si recarono al palazzo reale, mentre gli altri raggiunsero i confini per prepararsi a proteggerli.
Come suo solito, il palazzo di Linphea fu molto ospitale nei confronti dei suoi ospiti. D'altronde, presentatisi due principesse e il Bach di Linphea, non che figlio di un alto generale caduto in guerra, bastarono cinque minuti per poter essere ricevuti dai sovrani. In attesa nella sala del trono, i ragazzi furono colpiti dal veder entrare Crystal, visibilmente scossa. La principessa, ancor prima dei suoi genitori, era accorsa, e raggiunse subito Helia.

"Helia! Cosa succede?" Il giovane incontrò il suo sguardo preoccupato, prendendole le mani.

"Crytal, siamo nei guai seri."

Nel frattempo, gli altri si trovavano nella eschatia, ovvero la terra di confine di Linphea. Le fate erano trasformate nella loro forma butterflix, e la squadra poteva contare sulle capacità di Musa e Aisha per quanto riguardava la magia oscura. Flora, preoccupata, aveva già parlato con Miele, ricordandole la promessa che quest'ultima le aveva fatto: semmai si fosse trovata in pericolo, sarebbe scappata senza pensarci due volte. Il cielo, coperto da grandi nuvoloni, incuteva un certo timore. La pioggerella leggera era fastidiosa, ma non bagnava neanche le ali. Ed erano lì, tutti pronti, chiedendosi quando quella battaglia sarebbe iniziata e aspettando i rinforzi. Durante il viaggio avevano contattato Faragonda e Saladin, informandoli su ciò che stava per accadere.
Ad un tratto, Flora, che si era torturata le labbra per i suoi continui dibattiti interiori, ruppe il silenzio.

"Ragazzi, mi dispiace, ma devo andare un attimo a casa. Torno qui dopo mesi, finalmente, e c'è una battaglia, una grande battaglia, così subdola che non ci ha neanche presi di sorpresa, lasciando che l'ansia ci torturasse dato che non possiamo far nulla per impedire loro di arrivare... ed io ho bisogno di vedere i miei genitori, credo di doverlo fare. Datemi due minuti, casa mia è poco distante da qui." I suoi amici si gettarono un'occhiata, poi fu Sky che le sorrise e le disse:

"Ma certo, Flora, hai ragione. E credo che la tua famiglia debba venire con te." Fece un cenno verso Brandon e Miele, entrambi sorpresi.

Flora sapeva perché il suo amico aveva lasciato che andasse dai suoi genitori, perché tutti stavano pensando la stessa cosa in quel momento: le ombre stavano arrivando, e con loro un'antica congrega di streghe, non era certo che Linphea fosse stata ancora lì quella sera, o se avrebbe fatto la fine di Andros. Prese la mano di Brandon, il cielo oscuro e squarciato incuteva terrore. Miele sembrava la più tranquilla dei tre, camminava spedita verso casa sua con leggerezza ed entusiasmo. Non se l'era aspettato così il suo rientro su Linphea; Flora ricordava bene il giorno in cui Vymarna l'aveva esiliata, non poteva certo scordarlo, quel giorno la sua vita era cambiata, e da quel momento tutto era stato in discesa. Eppure, quando era successo, aveva immaginato di essere riammessa, di riprendere la sua vita, e non certo di tornarci e comunicare ai suoi genitori che quel giorno tutto sarebbe potuto finire.

"Mamma, papà!" Esclamò la ragazzina non appena li vide, fiondandosi fra le loro braccia.

"Tesoro!" Alyssa la strinse, poi incrociò lo sguardo di Flora e Brandon. Rodols e Alyssa li invitarono ad entrare in fretta in casa, quasi come se stesse per piovere fuoco dal cielo. "Ragazzi, che succede?" Chiese dunque, preoccupata, ai due giovani. Brandon e Flora si guardarono, Rodols aggiunse, corrucciato:

"C'è stato un annuncio da parte dei sovrani, invitano ad evacuare il pianeta."

"Bene, e dovete andare via subito." Replicò Flora, risoluta.

"Cosa?!" Esclamò l'ex ninfa, sedendosi.

"Flora, sai che per tua madre non è sicuro lasciare Linphea." Puntualizzò Rodols, ma Brandon disse:

"Ha ragione, ma potrebbe essere ancora più pericoloso rimanerci: le ombre di Zvonimir stanno arrivando in cerca della Gemma, e con loro la Congrega Sanguini, vogliono prendere il pianeta, dovete andare via." Rodols e Alyssa si guardarono, decidendo sul da farsi. Miele allora prese parola:

"Mamma, papà, Brandon e Flora hanno ragione: è troppo pericoloso!" Alyssa prese la mano di Rodols, e in quel momento i due capirono cosa voler fare.

"Allora non lasceremo Linphea." Disse Alyssa, i tre furono sorpresi e Flora stava per dire qualcosa, ma suo padre aggiunse:

"Combatteremo anche noi per difendere Linphea."

"Siete impazziti?!" Esclamò la keimerina, agitata. "Mamma, tu non stai bene, potrebbe essere troppo, potrebbe... papà, come ti viene in mente?!" Rodols le sorrise, scuotendo la testa.

"Tesoro, sta' tranquilla, sappiamo cosa stiamo facendo." Guardò Alyssa, lei gli sorrise dolcemente. Flora sospirò, contrariata.

"Brandon." Disse Rodols, e il giovane lo guardò. "Vieni, devo darti una cosa." Senza indugiare, Brandon lo seguì di fuori. Nella serra, Brandon si guardò per un attimo intorno, assaporando l'aria elettrica, e poi gettò un'occhiata al cielo. Rodols aprì la casa degli attrezzi e ne tirò fuori un fodero. Brandon, sorpreso, rimase in silenzio. L'uomo poggiò il fodero sul tavolo da lavoro e sguainò una spada. Brandon sgranò gli occhi e non poté contenere un sorriso di meraviglia. Quella spada era fra le più belle che avesse mai visto: era a doppio taglio, la lama era più sottile verso l'elsa ed andava allargandosi fino a chiudersi nella punta. L'elsa era doppia, dalla presa ferma, con rune forgiate intorno. Sembrava quasi fosse di legno, ma era chiaro che era di metallo, e Brandon non riusciva a smettere di guardarla. 
"Questa spada apparteneva a mio padre, e a suo padre prima di lui. Io non l'ho mai impugnata, a differenza loro. Ho scelto di essere un veterinario, e la mia strada è stata diversa, ma non ho mai messo in dubbio l'onore che questa spada portava con sé. Ho sempre pensato che, un giorno, uno dei miei figli l'avrebbe avuta, e se mai avesse intrapreso una strada diversa dalla mia avrebbe onorato questa spada. Sai, è fatta di legno che viene direttamente dall'Yggdrasil, l'albero della vita e dei mondi, è unica nel suo genere, non ne troverai mai un'altra anche lontanamente simile. Questo legno è più duro dell'acciaio e del platino, più affilato della punta di un diamante, e le rune che vedi incise ne narrano la forgiatura e il destino del guerriero che la impugnerà. Un destino traversato da coraggio, e da onore." Mentre Rodols gli parlava, Brandon aveva il cuore che gli batteva forte. Ammirava quella spada, sperando che il motivo di quella storia fosse quello che sperava, e se lo fosse stato, allora stava cambiando tutto, o era già cambiato. "Brandon," Il giovane alzò gli occhi dalla spada a quelli castani dell'uomo. "sei un ottimo soldato, un impeccabile guerriero, nonostante tutto ciò che è successo, dalla profezia su Flora ad oggi, tu hai mantenuto la promessa che mi avevi fatto, e la mia Flora è qui, sana e salva, ed è persino tornata su Linphea. Gli dei mi hanno donato due bellissime figlie, e per quanto sappia che Flora se la cava con la spada, non credo che Knivblad appartenga a lei... voglio che l'abbia tu." Brandon era a bocca aperta, Rodols teneva la spada poggiata in orizzontale sulle mani, offrendogliela, e tutto quello che il soldato riuscì a dire fu:

"Wow... io... ne è sicuro?" Rodols sorrise, un po' stranito.

"Certo che ne sono sicuro, o non ti avrei fatto tutto questo discorso." Brandon ridacchiò, poggiandosi una mano dietro la nuca, un po' imbarazzato.

"Io... non so davvero cosa dire, la ringrazio." Rodols gli fece un cenno, con un sorriso, e Brandon prese la spada impugnandola. "È davvero bellissima." Aggiunse guardandola. 
Brandon posò Knivblad nel suo fodero, lasciando quindi la spada d'occasione che aveva trovato quella mattina in armeria. Ora era pronto, ora le cose erano cambiate. Ora stava arrivando la fine del mondo e lui non aveva neanche un po' di paura.

"Ragazzi, tutto bene? Sapete nulla?" Chiese Helia, arrivando presso i confini dove i suoi amici erano riuniti. Al suo seguito, insieme alle sue amiche, c'erano Martha e la principessa Crystal, insieme ad una squadra scelta dell'esercito di Linphea.

"La materia oscura è presente, le ombre devono trovarsi già nell'orbita del pianeta." Li informò Tecna. "Abbiamo abbozzato uno scudo protettivo, ma sapete che per un pianeta è pressoché impossibile." In quel momento arrivarono anche Flora e Brandon, con Miele e i suoi genitori, spiegando che si univano alla battaglia. Nel frattempo, Crystal assicurò loro che la maggior parte della popolazione era stata già evacuata.

"Bach Seibei!" Esclamò Martha, non appena lo vide, lui le fece un cenno.

"Maestro, cosa ci fa qui?" Chiese Helia, sorpreso. Seibei, con la solita espressione imperturbabile, mentre il vento caldo gli scuoteva leggermente i capelli, rispose:

"Linphea avvertiva da tempo il pericolo che stava per incombere, e ho sentito il dovere di unirmi a questa battaglia." Nessuno disse nulla, quell'uomo aveva un'aria troppo solenne per poter replicare, ma tutti si gettarono un'occhiata.

"Ragazzi." Timmy chiamò il silenzio, anche se c'era solo un sottile mormorio. "Stanno arrivando."

"Okay," Disse Sky, rivolgendosi alla squadra. "Voglio Aisha con noi a terra, Musa e Stella con le altre. Ragazze, la nostra priorità sono l'obscuromanzia e la materilizzazione: questo è il vostro compito. Le altre dedicatevi completamente alle streghe. Martha, tu e il Bach Seibei raggiungerete Vymarna, dev'essere protetta ad ogni costo," Gettò uno sguardo al suo amico e Brandon gli fece un cenno di riconoscenza. "Lei ha la Gemma. Ehm... sì, signora Alyssa?" Chiese, quando vide che la madre di Flora aveva alzato la mano.

"Perdonami, tesoro, vorrei raggiungere Vymarna anch'io, dopotutto, è mia Madre."

"Ma... certo." Assicurò Sky, un po' stranito.

"Grazie!" Replicò Alyssa con un sorriso eccitato, "Oh, è sei davvero bravo come comandante, sono certa che tua madre sia fiera di te!" Sky sorrise, anche se un po' interdetto.

"Ehm... la ringrazio... bene, quindi Martha, il Bach Seibei e Alyssa da Vymarna, tutti gli altri... beh, ragazzi, facciamo del nostro meglio perché questo pianeta è nelle nostre mani." Flora cercò di trovare sua madre tra le persone che erano lì, e appena la trovò la raggiunse immediatamente e Miele la seguì.

"Tesoro, sta' tranquillo, andrà tutto bene." Stava dicendo a Rodols, che la teneva stringendole le braccia, quando arrivarono le loro figlie.

"Mamma, per favore, fa' attenzione." Le disse Flora.

"Tranquilla, tesoro." Provò a rassicurarla Alyssa con un sorriso.

"Flora, posso andare io con la mamma e nel caso proteggerla con la magia!" Propose Miele, guardando sua sorella, speranzosa ed emozionata, ma Flora, col viso duro, rispose immediatamente:

"No."

"Ma..."

"... tu rimani qui con me. Mamma, con Martha sarai in buone mani, ma se le cose dovessero farsi pericolose o non ti sentissi bene..."

"Tesoro, tesoro..." La fermò sua madre, mettendole le mani sulle spalle. "... non preoccuparti, so badare a me stessa. Piuttosto, fa' attenzione... oh, sono così fiera di te! Non dimenticarlo mai." Disse poi, e strinse Flora in un abbraccio. Sua figlia rimase un po' sorpresa all'inizio, ma poi con un sospiro ricambiò l'abbraccio. "E tu..." Disse poi rivolta a Miele. "... fa' ciò che ti dice tua sorella." Si avvicinò a lei e le alzò il viso. "Hai coraggio da vendere in quel cuor di leone, amore mio." Baciò Miele sulla fronte.

"Alyssa, sei sicura di voler andare da Vymarna?" Chiese Brandon, arrivando da lei.

"Ma certo, certo, potete smetterla di chiedermelo, ne sono sicura." Rispose la ninfa. "Devo proteggerla, e poi, proteggerò anche te."

"Lo so, per questo io... se vuoi posso venire con te e..."

"... il tuo posto è qui e lo sai meglio di me. Sta' tranquillo, caro, io lo sono." Alyssa diede anche a lui un bacio sulla fronte, poi salutò suo marito, Rodols la baciò sulle labbra, si sussurrarono qualcosa e poi Alyssa si unì al Bach Seibei e alla melissa per raggiungere il cuore del pianeta.

"Papà, tu sei sicuro? Insomma, tu sei più bravo a curare che a ferire." Gli disse Flora, preoccupata.

"Sì, tesoro, sono sicuro." Rispose Rodols, ridacchiando davanti all'apprensione di sua figlia.

"E, Miele, per favore, ricordati quello che ci siamo dette." Le disse Flora, rivolgendosi a sua sorella e tenendola per le spalle.

"Sì, sta' tranquilla..." Replicò Miele, seccata, alzando gli occhi al cielo, poi sorrise vedendo l'espressione di Brandon alle spalle di Flora, che faceva un conto alla rovescia, lei allora si voltò.

"Sì, infatti, ora arrivo anche da te ed è inutile che mi prendi in giro..." Brandon rise.

"Non ti prendo in giro, so di essere così avventato da meritarmi una raccomandazione del genere, e so che lo sai." Il suo sorriso si spense, mostrando un'espressione più seriosa. Lei fece un passo verso di lui.

"Brandon, dico sul serio, saprò se sei in pericolo, lo sapevo prima ed ora lo saprei di più."

"E lo saprei anch'io. Facciamo che ci guardiamo le spalle?" Lui storse le labbra in un sorriso.

"Sì," Rispose lei, preoccupata, "sì, per favore." Brandon sospirò e la abbracciò.

In quel momento, tutti furono scossi quando la terra cominciò a tremare. Gli amici si scambiarono tutti un'occhiata. La terra tremò ancora e il cielo sembro subire dei danni, come uno specchio frantumato.

"LA BARRIERA STA CEDENDO! STANNO ARRIVANDO!!" Esclamò Tecna.

"TUTTI PRONTI! FORZA! FORZA! FORZA!" Chiamò Sky. In quel momento la barriera cedette, la magia protettiva andò in mille pezzi lasciando spazio ai nemici che, come insetti, si fiondarono sul pianeta, e la battaglia su Linphea iniziò.

Nel frattempo, ignari del putiferio che si era scatenato sui confini, Alyssa, Martha e Seibei avevano preso il sentiero che portava all'antro naturale di Vymarna. Quella strada, che già di per sé era minacciosa, quel giorno lo sembrava ancora di più.

"Alyssa, puoi stare tranquilla, nessuno ci attaccherà. Anche le bestie di questo bosco ora sono nascoste, sentono cosa c'è nell'aria." Disse Martha, notando l'espressione della donna.

"Ricordo bene questo posto, sono più di vent'anni che non ci metto piede, e altrettanti che non vedo Vymarna... mi metteva una gran paura camminare per questo sentiero."

"Immagino... e immagino come sarà stato diventare un'umana... io non potrei perdere il mio legame con Vymarna." Replicò la melissa, Alyssa sorrise malinconicamente.

"Già, è stato difficile all'inizio, e credimi, temo più Lei che questa battaglia. Già so come mi guarderà, con quell'aria che lei sa sempre meglio le cose, con quell'aria di volermi rinfacciare che ora sono da Lei anche se mi ha ripudiata." Disse Alyssa, seccata, alzando gli occhi al cielo con lo stesso atteggiamento di sua figlia.

"Sapevi che non voleva keimerine." Puntualizzò Martha, gettandole uno sguardo mentre camminavano.

"Sì, sì, lo sapevo. Ma mi sono innamorata, e lei avrebbe dovuto provare a capirmi. Conosceva Nikolai, era una brava persona, e Lei è solo tanto cocciuta! È stata cattiva con me, mi ha lasciata sola, sola, quando avevo più bisogno di lei." Raccontò Alyssa, stringendo le labbra per la collera. "Lei e le altre erano la mia famiglia, ero una driade, Lei era mia madre, ero nata dal suo ciclo di rigenerazioni... quando mi ha ripudiata mi sono trovata in un mondo alieno, sola e impaurita... è stata dura, e a Lei non importava."
Martha stava per dire qualcosa, ma Seibei disse:

"Siamo arrivati." Il Bach alzò i rampicanti poggiati sul muro di pietra, e quando lo fece quel muro scomparve, lasciando spazio al mistico antro. Era come sempre, il ruscello gorgogliava, le lucciole facevano luce, gli alberi tutt'intorno erano vestiti delle loro folte chiome, e la possente quercia era proprio lì. Ma c'era qualcosa che non andava, troppo silenzio, e sembrava più buio. Martha fu la prima che entrò, seguita da Alyssa e poi da Seibei.

"Chiedo perdono per l'irruzione." Disse Martha, guardandosi intorno, sentendo gli spiriti della natura che però sparivano appena si rivolgeva loro lo sguardo.

"Martha!" Esclamò Jovia, l'aria che apparve davanti a lei in una folata di vento. "Sei qui! Siamo in pericolo, non è vero?"

"Sono arrivati, ma noi siamo qui per proteggervi, per proteggere Vymarna." Assicurò la melissa. Il Bach, irremovibile, si guardava intorno con aria severa. Martha sembrava pendere dalle labbra della ninfa, aspettava che dicesse qualcosa ma questa fu subito attirata da ciò che vide.

"Tu non puoi starci qui." Disse Jovia, rivolta ad Alyssa, pochi passi dietro la melissa.

"Voglio solo dare una mano." Replicò l'ex ninfa.

"Alyssa." Lei si voltò, e Astrea era lì di fronte a lei, con la veste ancora agitata dalla folata di vento che l'aveva portata.

"Astrea." Disse la donna, stringendo le labbra.

"Cosa ci fai qui? Tu..."

"... tranquilla, non sono qui per mettervi nei guai." La rassicurò Alyssa, riferendosi all'aiuto che le sue amiche le avevano dato per il rito di Flora, procurandole tutto il necessario. Astrea fece per andare verso di lei ma fu fermata.

"No!" Esclamò Jovia. "Astrea, vieni subito qui!"

"Ma..."

"... qui!"

Astrea strinse le labbra, come per scusarsi con Alyssa, e raggiunse la sua amica. Salutò Martha con la mano e la melissa le sorrise. Jovia cercò di non incrociare lo sguardo di Alyssa, mantenendoa sua aria severa. Si alzò un mormorio: erano le ariae, le diradi e le naiadi che si spostavano in fretta.

"È Alyssa."

"C'è Alyssa."

"Chiamate Vymarna"

"È Alyssa!"

"Bene abbiamo visite." Tutti si voltarono, le ninfe apparvero finalmente in forma fisica, richiamate all'ordine da quella voce. Vymarna era seduta davanti alla sua quercia, la sua pelle scura e rugosa somigliava a quella corteccia, ma i suoi occhi verdi scrutavano ogni cosa, vigili e giovani. Le sue ninfe si raccolsero intorno a lei, Martha corse davanti a lei per inchinarsi, il Bach Seibei s'inchinò mostrando rispetto, mentre Alyssa arrivò davanti a lei, ma rimase a braccia incrociate, guardandola dall'alto.

"Vymarna, vi prego, perdonatemi se siamo arrivati qui senza preavviso. Il pianeta è sotto attacco, siamo qui per proteggervi!"

"Lo so, Martha, lo so, e ti ringrazio, svolgi un lavoro egregio. Bach Seibei, grazie per essere qui, sei ancora maestro del tuo successore e hai ancora accesso ai tuoi poteri."

"È un onore, potente Vymarna." Replicò il Bach, facendo un cenno con la testa. Martha invece cercava di trattenersi dal sorridere troppo davanti alle parole della Natura.

"E tu che ci fai qui?" Chiese poi la Natura, rivolta ad Alyssa.

"Beh, sono qui per proteggerti." Rispose lei, con sfacciataggine.

"Potevi anche non scomodarti. Non sei la benvenuta qui."

"Lo so bene, ma lo faccio per proteggere la mia famiglia, quello che tu non hai fatto con la tua."

"Eh, questa mi mancava!" Sbottò la Natura, scuotendo la testa. "Sei tu quella che non l'ha protetta per prima, mettendo al mondo una keimerina!"

"Una keimerina che hai riammmesso sul tuo pianeta quando più ti faceva comodo!"

"Tu volevi solo andare contro le mie regole! Non mi sembra che tu abbia sofferto troppo quando ho esiliato Nikolai..." Replicò Vymarna, sempre come chi sta un passo avanti. L'impeto di Alyssa si calmò, e i suoi occhi divennero lucidi.

"Quindi se sono andata avanti e mi sono finalmente innamorata ancora, sarei una brutta persona?" Vymarna rimase in silenzio, poi disse solo:

"Ti ho già detto che non sei la benvenuta qui." Alyssa ricacciò in dentro le lacrime, guardò Vymarna negli occhi e replicò:

"Neanche Flora lo era, ma posso servirti anch'io. Farei di tutto per Rodols e per le mie bambine."
Martha la guardò, incerta, mentre tra le ninfe si alzò un mormorio: le sue sorelle conoscevano Alyssa, e si preparavano per ciò che stava per avvenire.

Ai confini c'era il caos più totale, e Zvonimir era ancora in Obsidian. Si seguirono le disposizioni di Sky: i ragazzi a terra, insieme ai soldati di Linphea, combattevano le ombre, rese concrete dai materializzatori e dalla magia di Aisha che, al contempo, si occupava di impedire a quegli esseri di entrare nelle menti dei suoi amici. Per questo, Nex e Roy in un tacito accordo combattevano al suo fianco, impedendo che potesse essere ferita mentre piegava sotto il suo potere la magia oscura.
Oltre alle ombre, i ragazzi e l'esercito avevano a che fare con i pirati di Don Pedro de Ataide, il quale fu sorpreso di trovare tale accoglienza ed era comunque deciso a dirigersi al cuore del pianeta per ottenere sia la Gemma sia il controllo del pianeta stesso. Brandon lo vide subito, don Pedro, ma non si lasciò intimidire da quello sguardo. Non appena i ricordi si fecero strada nella sua mente, strinse l'elsa della spada e la sguainò, pronto a combattere al fianco del suo migliore amico. La pioggia si era fatta più insistente, ma i ragazzi non si trovarono in difficoltà. Quello però che colpì tutti fu come quella stessa pioggia combatté per loro. Le ragazze, in volo, combattendo contro le ombre e contro le cinque streghe della congrega, furono costrette a scambiarsi uno sguardo fra loro, come per intendersi silenziosamente.
Helia era irriconoscibile: la sua potenza era palpabile quanto l'elettricità nell'aria. Anzi, la sua potenza era l'elettricità nell'aria. Il giovane Bach, nella sua semplicissima camica di cotone chiaro, era la quiete e la tempesta. Con i piedi ben saldi a terra, Helia dirigeva le sue mani e le sue braccia dominando l'elemento dell'aria e quello dell'acqua, che nella pioggia che cadeva trovava la sua unione. Le ombre di Zvonimir, che cercavano di avanzare nel pianeta, venivano fermate dal legittimo protettore del pianeta, che le trapassava con scie d'acqua affilate come lame. I soldati di Linphea combatterono al fianco del Bach, così che i ragazzi poterono dedicarsi anche ai pirati di Don Pedro. Nel frattempo, le ragazze erano impegnate contro le streghe. Volavano incantesimi, illuminando il cielo grigio di Linphea.

"Flusso Virtuale!"

"Flusso di Luce!" Gli incantesimi di Tecna e Stella si intrrecciarono, colpendo in pieno una strega.

"Scia di Fuoco!"

"Sussurro della Natura!" Esclamarono insieme Bloom e Flora, ma la strega a cui l'avevano indirizzato si scansò. Questa ridacchiò, mentre i suoi lunghi capelli chiari, quasi grigi, ondeggiavano. La strega unì i palmi delle mani, e un incantesimo oscuro scaraventò Bloom e Flora via. Fortunatamente, le due fate furono in grado di rimettersi in sesto in fretta.

"Mega Sound!" Esclamò Musa, facendo persino tremare la terra sotto i piedi di chi combatteva. E infatti Helia le urlò:

"Piano, che qui c'è chi la domina la terra!" Musa ridacchiò, anche per la soddisfazione di aver impedito alle streghe di compiere il loro incantesimo.

"Fiamma del Drago!" Chiamò ancora Bloom, e la strega che prima l'aveva colpita fu scaraventata al suolo.

"Scirocco Distruttivo!" Scagliò invece Miele, e il suo incantesimo fu aiutato da Musa: "Ultrasound!" Amplificandolo, le due fate poterono cogliere in pieno una delle streghe.

Nel frattempo, a terra, i ragazzi combattevano come potevano tra i pirati e le ombre. Quando Brandon vide don Pedro de Ataide farsi spazio tra i suoi uomini, si scambiò un'occhiata con Sky, e i due amici, come ai vecchi tempi, si capirono. Sky gli coprì le spalle e Timmy prese il posto di Brandon insieme al principe, mentre lo scudiero si dedicò al suo nemico.

"Bravo! Dannazione, sei vivo!" Esclamò il pirata con finta leggerezza, prendendo a colpire Brandon menando dei fendenti. Brandon parò e contrattaccò con dei manversi. "Sapessi quanto ho desiderato la tua morte."

"Il sentimento è reciproco." Gli assicurò Brandon, parando un colpo e affondandone un altro.

"Oh, beh, questa storia finirà qui una volta per tutte. Ormai ho qui la Congrega, Linphea sarà mia." Disse don Pedro con un ghigno, ma Brandon gli si fiondò addosso menando colpi su colpi, deciso davvero a mettere un punto a quella storia. Le ragazze continuarono a combattere contro le streghe, e non capirono cosa stava accadendo quando le videro scendere a terra e raggiungere la loro amica dai capelli grigi. La ragazza era in ginocchio, con i capelli lunghi completamente bagnati dalla pioggia, con entrambe le mani affondate nella terra. Mormorava qualcosa di incomprensibile, e le sue consorelle, in cerchio intorno a lei, facevano lo stesso, tenendosi per mano.

"Ma che diavolo...?" Borbottò Musa, ma Flora, agitata, chiamò le sue amiche.

"Ragazze! Vogliono arrivare al cuore del pianeta! Vogliono prendere Vymarna!"

"Ma non possono farlo! Giusto?" Chiese Bloom. "Tu e Brandon vi siete uniti, loro non possono più arrivare a Vymarna."

"È giusto, ma possono comunque avvelenarla, e una volta debole... dobbiamo fare qualcosa!" Prima di scendere a terra per raggiungere le streghe, Flora gettò un'occhiata a Brandon, e lo vide nel bel mezzo di un combattimento. Sapeva che era arrabbiato, ma sapeva che aveva bisogno di affrontare quel mostro che era don Pedro. Poi guardò suo padre, che con coraggio si batteva contro le ombre insieme ai soldati di Linphea, e poi si voltò verso Miele.

"Cosa c'è? Vuoi dirmi di scappare via?" Chiese la più giovane, guardando sua sorella.

"No, affatto. Io e te apparteniamo a Linphea, ho bisogno di te." Miele sorrise stupita e seguì sua sorella al suolo, così come le altre. Le streghe erano entrate in una sorta di trance, durante la quale sembravano protette da un'aurea magica, quella del loro sangue.

"Okay, ragazze," Disse Flora, rivolgendosi alle sue amiche, alzando la voce per farsi sentire sulla confusione e sulla pioggia e il vento. "Io e Miele ci occuperemo di Vymarna, voi dovete rompere quel legame." Le sue amiche annuirono, mentre lei e sua sorella si inginocchiarono.

"Flora?" Lei alzò lo sguardo e guardò sua sorella negli occhi, mentre organizzava i pensieri per il da farsi.

"Ho un po' di paura." Ammise, tremando leggermente per il freddo della pioggia che le si asciugava addosso. Flora le sorrise.

"Va tutto bene, tesoro, anch'io ho paura. Ma ce la caveremo, e saremo più brave proprio perché abbiamo paura. Dammi la mano." Miele fece come le era stato detto, e l'altra mano la affondarono nella terra. Miele imitò sua sorella, che chiuse gli occhi e mormorò delle parole che lei non capì, ma s'impegnò comunque, unendo la sua magia a quella di sua sorella, scendendo fino alle viscere di Linphea.
Nel mentre continuava la battaglia: Aisha fu fenomenale, escludendo se stessa da ogni attacco, ma tenendo sotto controllo le ombre, che ormai non potevano più controllare la mente degli umani e chiunque, una volta viste, si ricordava di loro.

"Arrenditi, Bravo, e forse ti ucciderò più velocemente." Gli disse don Pedro, parando gli attacchi di Brandon. Il giovane tenne lo sguardo fisso su di lui, ma non replicò, strinse le labbra e affondò un altro colpo. Don Pedro lo fece indietreggiare e gli disse: "Iduna mi permetterà di avere Linphea, e tu hai ancora un bel debito con me." Brandon allora gettò d'istinto un'occhiata alle streghe, ma il suo cuore non venne stretto dalla morsa che si aspettava. A pochi passi c'erano Flora e Miele, avvolte da un'aurea magica. Prese un respiro e menò un fendente al pirata.

"Mi dispiace, ma devo occuparmi della mia famiglia." Il soldato fece roteare la spada del pirata, disarmandolo, la sua spada si conficcò nel terreno. Don Pedro fece per raccoglierla, ma Brandon con l'elsa lo colpì alla nuca, facendolo cadere a terra. Il pirata si girò a fatica, poggiando la schiena a terra e guardando Brandon, che gli puntava la spada alla gola.

"Avanti, cosa aspetti?" Lo incalzò don Pedro, mentre intorno a loro tutti gli altri combattevano. Brandon lo guardò con le labbra strette, riprendendo fiato. Il tempo intorno a lui sembrò rallentare, e Brandon poteva sentire il ronzio del sangue nelle orecchie. Don Pedro era lì, a terra, e sarebbe bastata una sola mossa, ma Brandon esitò. La pioggia era insistente, e il cielo si squarciava con potenti tuoni. Le fate cercavano di fermare la Congrega, ma quelle sembravano intoccabili. La keimerina sentiva il pianeta, la sua mano nella terra sembrava affondare fin dentro le sue viscere. E sentì la tribolazione, sentì la magia oscura farsi strada, sentì la maledizione scendere come un veleno nelle vene di Vymarna. Flora, come fosse stata esterna a ciò che le era intorno, era cosciente, come una spettatrice, di come quelle ombre stessero avendo la meglio sui suoi, su come quei pirati stavano mettendo in difficoltà i suoi amici, di come quelle streghe stavano avvelenando il pianeta. Aprì per un attimo gli occhi, senza interrompere la sua magia, continuando a mormorare quelle parole in linpheiano antico, quelle che solo la figlia dell'Inverno aveva il diritto di pronunciare, e si guardò intorno, costatando ciò che sentiva. Tra la folla, fermò il suo sguardo su Brandon, e poi accadde.

L'onda d'urto fu tanto forte da scaraventare tutti a terra, tanto potente da provocare un fischio nelle orecchie di tutti, silenziando per un attimo quella confusione. Mentre veniva gettata a terra, tutto quello a cui Flora pensò fu di prendere Miele in tempo, e stringerla a sé. Le ombre furono disintegrate, proprio come esse avevano disintegrato ciò che avevano toccato. L'aurea delle streghe era svanita, la loro magia era implosa. I pirati, così come tutti gli altri, ormai erano a terra. Molti erano feriti a causa dell'impatto. Flora aprì gli occhi e controllò subito Miele, prendendole il viso tra le mani.

"Tesoro, stai bene?!" Chiese, allarmata, con le mani sporche, lei stessa sporca di terra, fango, e qualche graffio sanguinante.

"Sì, sto bene." Annuì Miele, con la paura negli occhi. "Flora, cosa è successo? Siamo state noi?" Chiese ancora.

"No..." Rispose sua sorella, con ogni muscolo tanto contratto da tremare. Le ragazze le raggiunsero, Flora si scambiò un'occhiata con le sue amiche. "Miele, tu ora rimani qui, torno subito!" Così spiccò il volo con le sue amiche, arrivando fino alle streghe, che si rialzavano affaticate da quell'impatto di magia bianca.

"Ragazze, pronte?" Chiese Bloom, loro annuirono. Le Winx si presero per mano. "Convergenza Magica!" Esclamarono tutte insieme, e così una scia di polvere di fata arrivò fino alle streghe, intrappolandole in una prigione di magia bianca.
Con le ombre disintegrate, fu Helia che approfittò di quel momento e si occupò dei pirati. Il Bach, anche se ancora non aveva avuto modo di perfezionare il suo dominio della terra, batté un piede a terra, facendola sollevare, e poi ancora, e ancora, creando delle mura che imprigionarono i pirati. Le ragazze tornarono a terra, e gli amici si ritrovarono. Miele corse da Rodols, le amiche si abbracciarono sollevate. Brandon e Flora si cercarono prima con lo sguardo, poi si rincongiunsero.

"Non so come tu abbia fatto, ma è stato incredibile." Le disse Brandon, tenendole il viso fra le mani.

"Non... non sono stata io." Replicò Flora, ancora scossa, e a quella risposta tutti si incuriosirono, poiché anche loro convinti dei meriti di Flora.

"Ma..." Disse Brandon, confuso. "Era magia della Natura, ne sono sicuro, io... l'ho sentito."

"Anch'io." Gli assicurò Flora, anche lei perplessa. "Ma..." Poi notò l'espressione di suo padre, e Rodols la guardò, capendo che sua figlia gli aveva letto lo sguardo. "Papà, cosa diavolo ha fatto la mamma?!" Chiese allora la giovane, guardando suo padre preoccupata e sperando con tutto il suo cuore di sbagliarsi.

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Morte di un sogno e caduta degli eroi ***


MORTE DI UN SOGNO E CADUTA DEGLI EROI

Avevano lasciato l'esercito con i pirati e le streghe, ingabbiati dalla magia, ed erano corsi lì. Una corsa che sembrò durare un'eternità. Si fecero strada nel bosco, per il boschetto delle fragole e poi per il sentiero oscuro. Flora sentiva nel suo cuore che era finita, ma sperava di sbagliarsi, sperava di essere troppo pessimista. Il cuore le batteva forte, non riusciva neanche a sentire suo padre, che prrovava a dirle di stare calma. Con la mano tremante, Flora alzò i rampicanti e si ritrovò nell'antro della Natura, il suo cuore sembrò fermarsi per un attimo. Vymarna era davanti alla sua quercia, e intorno a lei c'erano le sue ninfe. Alle radici della quercia c'era Alyssa, rannicchiata accanto ad essa, e Martha seduta accanto a lei. Il Bach Seibei era in piedi, di fronte a loro, osservando impassibile la scena. Questi si voltarono quando videro che gli altri erano arrivati lì.

"Mamma!" Fu ciò che esclamarono le sorelle, correndo da lei. Gli altri le seguirono, sconvolti. Martha lasciò loro lo spazio e lasciò che la sua famiglia si stringesse a lei. Rodols e le sue figlie le presero la mano, con le lacrime agli occhi. Alyssa, debolmente, sorrise.

"Mamma, ma che cosa hai fatto?!" Chiese Flora, incapace di trattenere le lacrime.

"Ho fatto ciò che dovevo, tesoro." Rispose sua madre, quasi in un sussurro.

"Ha donato il resto della sua energia a Vymarna." Spiegò Martha, "Così il pianeta si è difeso. Alyssa era una ninfa, figlia di Vymarna, era l'unica che poteva darle tanta energia anche se ormai umana, e l'unica a quanto pare disposta a farlo." Flora la guardò solo per un secondo, poi si rivolse di nuovo a sua madre.

"Ho solo affrettato un po' le cose, ma alla fine state tutti bene, è questo ciò che conta." Disse Alyssa. Flora alzò lo sguardo verso Vymarna, che guardava la scena in silenzio.

"Sei un'egoista." Le disse la keimerina. La Natura fu sbigottita, si accigliò accentuando le sue rughe.

"Bada a come parli, keimerina! Sei identica a tua madre, non c'è che dire!" Flora stava per replicare, ma Alyssa le strinse la mano e lei le dedicò di nuovo la sua attenzione.

"Flora, Rodols, lasciate che parli un secondo con Miele." Fecero come era stato loro detto e si allontanarono. Rodols tenne stretta a sé sua figlia, mentre gli altri erano distanti, lasciando che la famiglia potesse salutarsi. Le ragazze cercavano di trattenere le lacrime, per dare conforto, i ragazzi tennero tutti lo sguardo basso. Il bach Seibei si allontanò e si diresse verso lo specchio d'acqua, mentre Martha raggiunse Helia, suo amico più stretto in quel gruppo. Brandon pianse, senza preoccuparsi d'altro. Le lacrime gli rigarono il viso, mentre nel petto il dolore si faceva spazio, come per ricordargli che non era ancora finita. E poi si sentì chiamare, guardò Flora per chiederle con lo sguardo, e lei disse: "La mamma ti vuole parlare." Lui fu incerto all'inizio, poi però la raggiunse, mentre Miele andò a stringersi a sua sorella e a suo padre.

"Ehi." Le disse Brandon, chinandosi affianco a lei e prendendole la mano.

"Finalmente piangi... dovevo fare io questa pazzia per farti guardare in faccia i tuoi sentimenti." Gli disse Alyssa, asciugandogli le lacrime con la mano.

"Hai fatto una stupidissima pazzia, lo sai, vero?"

"L'ho fatto per amore, e tu più di tutti dovresti capirmi." Brandon sorrise stringendo le labbra, annuendo leggermente.

"Alyssa, io ho ancora bisogno di te." Affermò poi il giovane, guardandola. Lei sorrise amaramente.

"Lo so, tesoro, e mi dispiace tanto. Ma ora c'è Flora al tuo fianco, e hai una famiglia che ti vuole bene. Andrà tutto bene, vedrai."

"Mi mancherai moltissimo."

"Ti voglio tanto bene, non dimenticare mai che uomo valoroso tu sei, che cuore nobile hai. Non permettere a nessuno, neanche a te stesso, di dubitare del tuo valore." Brandon, piangendo, l'abbracciò.

"Ti voglio bene."

Quando Flora s'inginocchiò di fianco a sua madre, sorrise accennatamente nonostante le lacrime e disse:

"Mi dispiace se non sono forte." Alyssa le sorrise.

"Come puoi dire questo? Hai affrontato difficoltà che avrebbero piegato un monte, e sei abbastanza forte da comprendere i tuoi sentimenti. Tesoro, non devi proteggermi, sono io che devo proteggere te."

"Mamma, come farò senza di te? Io non sono pronta, provavo a credere di esserlo, ma non lo sono."

"Non si è mai pronti per lasciare ciò che si ama, ma so che tu andrai avanti nel tuo cammino, e so anche che mi amerai sempre, e questo mi rende felice. E mi rende felice vedere cosa sei diventata, mi piace vantarmene, perché un po' è anche merito mio. Andrà tutto bene, tesoro, hai un uomo che ti ama, e c'è papà che ti sarà sempre vicino. Ma, per favore, occupati di lui perché anche quando non lo darà a vedere avrà il cuore spezzato, e ha bisogno di te."

"Sta' tranquilla." Le assicurò Flora, con le labbra che le tremavano per il pianto.

"E Miele. So che sei un'ottima sorella maggiore, e sono tranquilla. So che la guiderai, che le sarai vicino, e che sarai dura con lei se ce ne sarà bisogno. Diventerà una donna incredibile, proprio come te, amore mio."

"Sei la mamma più incredibile che potessi desiderare, e sei fantastica, e hai un cuore grande. Ti adoro, mamma." Flora l'abbracciò piangendo, come aveva fatto mille volte tra le braccia di sua madre, ma stavolta era l'ultima. Lasciò che suo padre la salutasse e raggiunse Brandon e Miele. Si strinsero, confortandosi a vicenda. Flora osservò i suoi genitori, il modo in cui si guardavano con le lacrime agli occhi, il modo in cui suo padre baciava le mani di sua madre e si sussurravano parole. E poi Alyssa chiuse gli occhi, con ancora il sorriso accennato dipinto in volto, e Rodols la strinse, piangendo.

"Potente Vymarna, io vi chiedo il permesso di intervenire!" Furono tutti stupiti dall'affermazione di Martha. Vymarna, stupita, le fece un cenno con la mano, permettendole di continuare. "Alyssa ha donato i suoi ultimi cicli per salvare Linphea, ha dimostrato di essere degna per la Foresta dei Fuochi Fatui." Vymarna, piuttosto interdetta, replicò:

"Direi che Alyssa abbia fatto il minimo per questo pianeta dopo aver messo al mondo una tale minaccia." Indicò Flora con un cenno della testa, Brandon stava per dire qualcosa, ma la giovane lo fermò. Martha continuò:

"È vero, è stata azzardata, e vi ha mancato di rispetto, e vi ha disobbedito, ma... si era innamorata, e ha provato a tenere dormienti i poteri della keimerina finché ha potuto e ha rinunciato all'amore per Nikolai. E poi, la keimerina stessa è stata riammessa da voi affinché ci proteggesse. Alyssa ha dato la sua vita per voi, vi ha ripagata in ogni modo, ed era una brava persona."

"Lei e il signor Rodols si sono occupati degli animali fatati di Linphea quando erano in pericolo." Aggiunse Bloom, sorprendendo gli altri.

"E mi ha sostenuto quando ho deciso di darti la mia essenza." Continuò Brandon.

"In quanto Bach di Linphea," Intervenne Helia, "mi faccio garante di queste parole, e confermo il valore di Alyssa Castillo."

"È una bella responsabilità, Bach Helia." Gli disse Vymarna. "Conosci quanto peso abbia la tua carica."

"Sì, ed è per questo che intervengo." Confermò Helia, sostenendo lo sguardo di Vymarna. Le ninfe della natura furono scosse, si agitarono e si alzarono dei sussurri. I ragazzi cercavano di seguirle con lo sguardo, ma queste erano più veloci. Jovia e Astrea però rimasero accanto a Vymarna, essendo loro tra le ninfe più anziane, nonché le migliori amiche di Alyssa. Rodols non si mosse dal fianco di sua moglie, tenendole ancora stretta la mano. La Natura guardò le sue ninfe, il cielo rimbombò ed anche l'antro mistico sembrò essere turbato.

"Oh, andiamo, smettila di essere tanto pretenziosa!" Sbottò Miele, tirata indietro da Flora, che le teneva le mani sulle spalle. "Mia madre è una donna unica, e forse avrà sbagliato a disobbedirti, ma è stato più di vent'anni fa ed ora chissenefrega!" Fece un passo avanti e Flora non la fermò. "Se la merita la Foresta dei Fuochi Fatui, e io e mia sorella e mio padre ci meritiamo di andarla a trovare lì e sentire ancora la sua voce! Sarai anche la Madre, ma non sai niente di essere mamma! E sai una cosa? Lei lo sa invece! Lei ti sa capire quando non parli! E ti sa capire quando le dici cose cattive senza volere solo perché sei arrabbiata! E ti sa consolare quando piangi! E ti fa sentire speciale!" Miele pianse singhiozzando, e a quel punto abbassò la testa. Flora allora la raggiunse e la strinse, guardando Vymarna.

"Era una driade, e puoi concederglielo." Disse Flora, col viso duro.

"Io non sono spietata come credete." Replicò Vymarna, rivolta alle due sorelle. "Ma non posso far felici tutti, è così che funziona, io ho bisogno di voi, ma anche voi avete bisogno di me."

"Vymarna," Le disse Jovia. "ti prego, sai cosa succederà se lo concederai, e vorremmo tutti che sia così." Vymarna chiuse per un attimo gli occhi, come per riflettere. Flora si rivolse a Martha, come per chiederle spiegazioni, ma la melissa le chiese di aspettare.

"Va bene, Martha, puoi procedere." Concluse la Natura, provocando un sospiro di sollievo per tutti, ma l'entusiasmo si fermò quando Vymarna aggiunse: "Ma ad una condizione. E dovrà concedermela la keimerina." Flora prese un respiro, guardò Brandon, lui scosse la testa, anche lui incerto, Flora allora disse:

"Martha, fa' ciò che devi, io e la Natura discuteremo più tardi." Guardò Vymarna negli occhi, e la Natura annuì. Martha allora andò da Alyssa e si inginocchiò accanto a lei, Jovia e Astrea la raggiunsero. Martha allora chiuse gli occhi e, passando le mani sul corpo immobile di Alyssa, recitò un incantesimo in linpheiano antico. Intorno all'ex ninfa crebbero dei fiori, facendola quasi appoggiare su un letto di margherite. Le mani di Martha si illuminarono, tutti erano rapiti dalla scena.

"Neach-Gaoil Camhanaich Turadh Udal Cuain Faodail Solasta Frith." Mormorò ancora Martha. 
Flora prese la mano che Brandon le aveva appoggiato sulla spalla, guardò la scena col cuore in gola. Martha ripeté ancora quelle parole e i fiori continuarono a crescere intorno ad Alyssa, sempre di più, fino a quando non la sovrastarono. La radice della quercia di Vymarna si fece spazio nella terra, fino ad avvolgere l'ex ninfa. L'erba crebbe, ricoprendo Alyssa, e i fiori sbocciarono. Fu in quel momento che Martha aprì gli occhi. Guardò Rodols, che era rimasto lì ma si era visto costretto a lasciare la mano di sua moglie. Martha accennò un sorriso, poi si alzò e si rivolse a tutti gli altri.

"Alyssa era una driade, e il suo spirito è sempre appartenuto al bosco. È vero, Vymarna l'ha ripudiata, ma lei se n'è andata al suo cospetto ed è andata nella Foresta dei Fuochi Fatui. Come ben sapete, lì si tiene vivo il ricordo di chi non c'è più, si possono sentire gli echi di quelle persone, ma per Alyssa, come per gli altri spiriti della natura, sarà diverso. Il suo spirito vivrà in uno degli alberi della foresta, non come un'eco, ma come spirito."

"Questo... questo vuol dire che potrà parlare con noi?" Chiese Miele, speranzosa, confusa.

"Credo tu sappia come funziona la Foresta, ma in casi particolari sì, potrà farlo." Miele corse ad abbracciare suo padre, Flora abbracciò Brandon. Tutti lasciarono andare un sorriso, ma poi Vymarna, con tono severo, disse: "Ed ora lasciate che rimanga sola con la keimerina."

Quando i ragazzi tornarono all'eschatia, videro come i soldati di Linphea stavano imprigionando i pirati di Whisperia. Miele e Rodols, nonostante la buona notizia, erano ancora scossi, e Rodols portò sua figlia a casa, dicendo a Brandon che avrebbe aspettato lui e Flora. La squadra aiutò i soldati, e per le streghe ci fu poco da fare, dato che si erano smaterializzate fuggendo via. Martha fu ringraziata da tutti, ed Helia la abbracciò, facendole saltare un battito del cuore e facendola arrossire terribilmente. Anche Brandon la ringraziò, e Martha fu molto gentile con lui. Brandon gettò un'occhiata a don Pedro prima che venisse portato via, e poi d'istinto mise mano alla sua nuova spada. Fu scosso dai suoi pensieri proprio in quel momento, quando arrivò Flora. Le sue amiche le fecero subito tante domande, chiedendole come fosse andata, ma lei non trovò le parole, e guardò Brandon, allora disse: "Ragazze, perdonatemi, ma credo di dover parlarne prima con Brandon." Lui le rivolse un'espressione stupita, ma la condusse con lui a qualche passo per parlare, mentre i loro amici si chiesero cosa potesse essere successo. Il cielo tuonò, e Flora rimase in silenzio mentre camminavano fino a quegli alberi poco distanti. La giovane si appoggiò al tronco di un albero, e guardò il soldato negli occhi, alzando lo sguardo verso di lui.

"Flora, che succede? Mi fai preoccupare." Le disse Brandon, prendendole il viso fra le mani. Lei strinse quella mano sul suo volto, e replicò:

"Innanzitutto, voglio dirti che sei stato... sei stato davvero incredibile oggi. Avevi la possibilità di vendicarti di don Pedro, ma non l'hai fatto."

"Beh, tra ieri ed oggi ho capito molte cose. Ma ora dimmi: cosa ti ha chiesto Vymarna?"

"Brandon, mi dispiace tanto, e credo che avrei dovuto parlarne con te prima, ma ormai non potevo rifiutarmi, ci ha permesso di salvare la mamma, se possiamo dire così. Cioè, lei è lì, in un albero, come una driade, e possiamo ancora parlarle, anche se per poco."

"Lo so, sai quanto voglio bene ad Alyssa e mi ha consolato vedere come sono andate le cose, è come se non se ne fosse andata davvero, ed anche se sono triste, so che è ancora con noi. Ma il prezzo dev'essere stato alto." Lui la guardò, scrutandola, inducendola a parlare.

"Vymarna mi ha chiesto... beh, mi ha ordinato di... vedi, tu le hai donato la tua essenza e nonostante tutto le appartieni, ed io sono una keimerina..."

"Flora."

"Mi ha ordinato di non avere figli da te." Confessò allora lei. Brandon rimase interdetto. La lasciò andare, scioccato. "Per Lei potrebbe essere pericoloso, e non vuole rischiare. Brandon, di' qualcosa, ti prego." Lui, interdetto, perplesso, replicò:

"Beh, lo capisco, davvero... certo... ma la questione riguarda anche me, non credi? Non gira sempre tutto intorno a Lei."

"Lo so, lo so, mi dispiace! Avrei dovuto consultarmi con te prima, ma era come se avessi già concordato con Lei anche prima che me lo chiedesse. Sapeva che poteva chiederlo, Lei..."

"... ma tanto era così comunque, dopotutto c'è il principe, o vogliamo dimenticarci di lui solo perché è da qualche parte su Gallifrey?!" Sbottò Brandon. "Ma sai qual è il punto?! Il punto è che è una sciocchezza che ognuno se ne va per la sua strada, perché io ho unito la mia anima alla tua e col cavolo che posso farmi una vita chissà dove chissà con chi! E adesso questo! Io... davvero, non so più cosa pensare..." Ci fu silenzio, Flora lo guardò, ma lui scosse la testa e distolse lo sguardo. Ma Brandon non riuscì a rimanere in silenzio e aggiunse: "Potevamo parlarle insieme, potevamo offrirle qualcos'altro."

"Le ho chiesto di esiliarmi." Dichiarò Flora, e l'espressione accigliata di Brandon si addolcì. "Ma non ha voluto sentir ragioni, e ho pensato a te, certo che l'ho fatto. Ti amo, Brandon, ed ora che lo sai non posso più tirarmi indietro, Sakoma o non Sakoma. E avrei voluto che le cose fossero andate diversamente, e so che non è giusto, perché io ci ho pensato, sai? Ieri ci siamo sposati, ed oggi ho promesso di non aver figli da te e, nonostante Jackson, ci sto male, perché sei tu l'uomo che amo." Brandon la abbracciò, stringendola, e Flora lasciò cadere le lacrime.

"Mi dispiace, mi dispiace, lo so che fa male anche a te e mi dispiace." Le disse Brandon, tenendola stretta. "Non è colpa tua, mi dispiace. Sono solo successe troppe cose."

"Lo so, Brandon, lo so. Ce la caveremo, non è vero?" Chiese lei, lui le sorrise.

"Certo che ce la caveremo, amore mio. Certo che ce la caveremo." Fino a quel momento forse non ci avevano mai pensato, eppure quella sentenza li mise di fronte ad un nuovo tipo di dolore. L'ultima cosa che in quel momento avrebbe immaginato Brandon era diventare padre, non pensava neanche di esserne in grado, dato l'esempio che aveva avuto, eppure in quel momento tutto quello che avrebbe voluto era una famiglia con Flora. E lei aveva così tante cose di cui occuparsi, e sapeva di dover rimanere fedele al principe, e poi c'erano Miele e suo padre che avevano bisogno di lei, eppure da quel momento si accesse in lei il desiderio di diventare madre, di avere un figlio dall'uomo che amava, e non un figlio per motivi politici, come quello che si era prospettato da quando i preparativi per le sue nozze erano cominciati. Quella privazione fece realizzare loro quel vuoto che non immaginavano di avere, e fu straziante.

Flora non rivelò ancora alle sue amiche ciò che era accaduto con Vymarna, e scampato momentaneamente il pericolo su Linphea, con la Gemma ancora nel cuore del pianeta, gli amici convenirono di andare. Brandon assicurò a Sky che sarebbe tornato su Eraklyon per quella sera, e il principe non gli fece problemi. Le ragazze tornarono a casa quando Flora disse loro che voleva rimanere con la sua famiglia, e loro la capirono. 
Quando Flora e Brandon tornarono a casa, trovarono Miele in cucina, da sola, seduta al tavolo.

"Miele, dov'è papà?" Chiese dunque sua sorella, sentendo quella casa incredibilmente vuota.

"È di sopra, in camera da letto." Rispose la ragazzina, con gli occhi rossi dal pianto. Flora guardò Brandon, e i due sedettero con lei.

"Miele, ascoltami," Le disse Flora, prendendole la mano. "oggi sono successe tante cose, ma tra tutte voglio che ricordi che non abbiamo perso la mamma. È nata driade, come noi siamo nate fate, ed ora il suo spirito è tornato alla sua forma originaria. I Fuochi Fatui sono semplici echi, ma per la mamma non è così. È vero, non vive più qui in casa con noi, ma è nel bosco, tra gli alberi, ed è serena, e possiamo ancora parlare con lei. Hai sentito la melissa. Non possiamo stare sempre lì, è luogo di riposo per gli spiriti, ma quando avrai bisogno di parlare con lei sarà come sempre. Una mamma non smette mai di esserlo."

"Lo so, ma mi manca..." Replicò Miele, tristemente. Flora sospirò, e Brandon disse:

"È normale che ti manchi, e non devi fartene una colpa. Hai tutti i diritti per stare così, ma vedrai che con un po' di tempo, e con l'amore che di certo in questa casa non manca, la tristezza sarà più poca." Miele guardò prima Flora e poi Brandon, con gli occhi acquosi, e alla fine dichiarò:

"Vi voglio bene, ragazzi." Abbracciò entrambi, stringendosi a loro. Poco dopo Rodols scese al piano di sotto, abbracciò le sue figlie ma fu molto silenzioso.

"Torni su Erkalyon?" Gli chiese Flora, mentre il soldato era di fuori, poggiato al parapetto del disimpegno.

"Sì, tra un po'." Rispose lui. Ci fu silenzio tra di loro, mentre i grilli cantavano col venire della sera. "Quando ho perso mia madre mi è sembrato che fosse finito tutto, che non ci fosse più amore. Pensai che mi sarebbe stato impossibile andare avanti." Raccontò, senza incrociare lo sguardo di Flora. "Ma poi c'è stata Fonterossa, e ci siete stati voi, e le cose sono andate meglio, anche se penso a lei tutti i giorni. Per Miele sarà dura, e anche per tuo padre, sarà impossibile non pensare a lei, ma siete una famiglia, ve la caverete." La guardò, lei gli sorrise.

"Hai ragione, siamo una famiglia, tutti." Gli disse prendendogli la mano. "Brandon, con quello che è successo con Vymarna io..."

"... va tutto bene, non so neanche perché mi sono arrabbiato." La tranquillizzò lui scuotendo la testa.

"No." Lo fermò lei. "Avevi ragione. Io... Brandon, oggi ho sentito un vuoto che non credevo neanche di avere." Lui le sorrise amaramente, la prese fra le braccia.

"Anch'io... ma saremo felici comunque, dove c'è amore c'è famiglia, e noi ci amiamo, vero?"

"Tanto." Replicò lei, sorridendogli, ma poi il suo sorriso si spense. "Brandon, io devo dirti una cosa, e credo che non ti piacerà." Lui sospirò.

"Dimmela domani, per oggi basta brutte notizie."

"Lo so, ma è importante." Lui si corrucciò e allora la lasciò parlare.

"Si tratta di Jackson." Rispose lei. "Lui è disperso su Gallifrey e... e ho parlato con il re, e con Elijah, e credo che c'è qualcosa che non mi stanno dicendo." Brandon sospirò, lasciandola andare, Flora però insistette: "Prima di partire mi disse di stare lontana da loro. Dev'essere successo qualcosa che non so. Ho parlato con il re stamattina e... i suoi occhi erano... credo che Jackson abbia bisogno di aiuto, e voglio andare a cercarlo." Brandon la guardò, serio, indispettito.

"Vuoi andare a cercarlo..." Disse lui, stringendo le labbra, come cercando di capire il significato di quelle parole.

"Sì, io... Brandon, cerca di capire, io..." Provò a dire lei ma Brandon non le diede modo di continuare.

"... Ma certo, Flora, io capisco, solo che... beh, giustamente sei una fata, una protettrice della Dimensione Magica, nonché sua futura sposa, chi meglio di te?"

"Jackson è una brava persona, e se hanno complottato contro di lui devo fare qualcosa. Sono l'unica amica che ha."

"Hai intenzione di andare lì da sola?"

"Avrei chiesto a Musa e Aisha di venire con me."

"Va bene..." Ci fu silenzio, poi Brandon aggiunse: "Sono successe un sacco di cose oggi, anche troppe... meglio se ci dormiamo su." Lui fece per tornare dentro a prendere le sue cose, ma lei lo fermò.

"Brandon, per favore, aspetta, io... mi dispiace. Oggi abbiamo rinunciato a qualcosa di molto importante, e andando a cercare Jackson ci obbligherò a rinunciare ad una possibilità di stare insieme, ma devo farlo. Non posso essere tanto egoista. Per favore, guardami."

"È solo che..." Replicò lui, voltandosi verso di lei. "... io ho bisogno di te, e forse sarò egoista per questo... io vorrei che le cose vadano bene per una volta, vorrei non dovermi accontentare almeno per una volta..."

"Mi dispiace, non arrabbiarti..."

"Ma io non sono arrabbiato con te." Fece un passo verso di lei. "Sono solo arrabbiato perché vorrei averti al mio fianco e non doverti dividere con nessuno, ed io non te ne faccio una colpa, ma sono arrabbiato perché io con te volevo..." Gli si incrinò la voce, Flora lo abbracciò.

"Il mio cuore sarà sempre tuo, e di nessun altro. Saremo una famiglia, in un modo o nell'altro. Croce sul cuore." Quando Flora pronunciò quelle parole, Brandon la strinse più forte. Il cielo riprese a borbottare, e lui sussurrò al suo orecchio:

"Ti amo più di ogni altra cosa al mondo."

Flora salutò suo padre e Miele, che decise di rimanere a casa quella notte, anche se purtroppo lei fu costretta a tornare su Sakoma. Brandon la accompagnò, si salutarono con uno sguardo e poche parole e poi Flora rientrò a palazzo. Tornò in camera sua, e si stese sul suo letto a pancia all'aria. Il vento forte ululava attraverso la finestra, le luci erano spente e solo l'abat-jour illuminava fiocamente la stanza. Fu allora che Flora pianse. Pianse per la stanchezza, per la paura, per la tristezza. Aveva Brandon al suo fianco ma non poteva averlo. Sua madre era tornata ad essere uno spirito della natura ed ora non poteva più chiamarla quando ne aveva bisogno, abbracciarla, trovarla quando aveva bisogno di lei. Doveva prendersi cura di suo padre, di Miele, e aveva paura di quel palazzo in cui si sentiva un'estranea. E il Sigillo era pronto, e non poteva né voleva usarlo lei. Aveva fatto a Brandon una promessa, ma sapeva che le cose erano complicate. Sperava di trovare Jackson, sperava che le cose si sarebbero sistemate, ma poi averebbe dovuto sposarlo, e avrebbero avuto dei bambini, molto probabilmente. Bambini che non voleva, non con lui. Non voleva che fosse Jackson a toccarla, non voleva che fosse lui il padre dei suoi figli, non voleva trovarsi ad amare i suoi bambini, tenendo Brandon lontano.
Il giorno seguente, quando Flora si svegliò aveva ancora mal di testa per il pianto della notte passata, ma si alzò decisa ad andare da Musa e Aisha. Passò per la stanza di Aisha, dove vi trovò Roy, che la salutò con un sorriso e lasciò le due amiche.

"Come stai?" Le chiese Aisha, con un sorriso accennato.

"Sto bene." Rispose la keimerina, stringendo le labbra. "Ho riflettuto molto stanotte, so che in fondo la mamma sta bene, e sarò sempre debitrice a Martha per questo, e a Vymarna, ovviamente." Aisha si corrucciò e disse:

"A proposito..."

"... mi ha chiesto di non avere bambini con Brandon, teme che il suo legame con Lei e il mio potere messi insieme possano essere pericolosi." Aisha rimase a bocca aperta.

"Flora, io..."

"Va tutto bene." La fermò la sua amica. "Ne abbiamo parlato, io e Brandon, intendo, e sapevamo che... beh, Aisha, guardati intorno." Si schiarì la voce. "Beh, comunque Vymarna è felice, e la mamma sta bene, e sono qui per chiederti di aiutarmi."

"Dimmi." Aisha era un po' confusa dall'atteggiamento della sua amica, e aspettò che parlasse. Ma bussarono alla porta.

"Flora! Mi hanno detto che eri qui. Principessa Aisha." Salutò Elijah con un inchino.

"Elijah, che succede?" Chiese allora Flora, preoccupata.

"Ho bisogno che tu venga con me. Il re vuole parlarti." Lei guardò prima Aisha, come per ricordarsi che non era sola, e poi si rivolse ad Elijah.

"Va bene." Seguì il barone fuori dalla stanza, promettendo alla sua amica che sarebbe tornata da lei. "Non puoi dirmi nulla?" Chiese ad Elijah mentre percorrevano il corridoio.

"No, meglio di no. È il caso che tu parli con il re prima." Quando arrivarono nella sala del Consiglio, i lord si alzarono e lasciarono la stanza, porgendo gli omaggi a Flora. Il re guardò Flora negli occhi e accennò un sorriso.

"Grazie, Elijah, puoi lasciarci." Il barone fece un cenno con la testa e andò via. Flora lo seguì con lo sguardo e poi guardò il re, rimanendo il silenzio.

"Ho appena dato la notizia al Consiglio." Esordì il re, Flora si accigliò, cercando di capire. "È quello che avrebbe voluto Jackson."

"Di cosa parlate?" Domandò la keimerina, confusa.

"Mi è arrivato un telegramma questa mattina: mio figlio è morto." Quelle parole non le parvero reali. Il re le disse con tanta disinvoltura che Flora non capì.

"Cosa?! Cosa... è impossibile!" Si oppose la giovane.

"Lo so, è terribile, ma è così che è andata. Volevo essere io a dirtelo, e a dirti che fra due settimane ci sposiamo." Flora lo guardò, allibita.

"Niente di ciò che avete detto ha alcun senso." Il re si avvicinò a lei e le alzò il mento con un dito.

"Ce l'avrà, sta' tranquilla." Flora gli scostò la mano, accigliata.

"Non mi toccate! Voi, avete fatto tutto voi! Avete progettato tutto! È stato come per Helen!" Esclamò la fata, puntandogli il dito contro, ma il re, spegnendo il suo sorriso, col viso duro le bloccò il polso e le disse:

"Taci, keimerina! Hai già oltrepassato troppi limiti, e Jackson è stato fin troppo permissivo con te. Non sarebbe stato un buon re, ed io ho intenzione di proteggere il mio regno!"

"Avete ucciso vostro figlio." Affermò Flora, scioccata. Si sciolse da quella presa e gli disse: "Mi fate schifo!" Gli sputò in faccia e lasciò la stanza a grandi passi, impaurita. Corse nella sua stanza, dove si chiuse a chiave, quasi temendo che il re potesse averla seguita, che potesse entrare. Doveva pensare, e velocemente. Jackson era morto. Santo cielo, Jackson era morto! E lei non aveva fatto nulla per salvarlo! Non ci aveva pensato prima, non era andata in suo aiuto. E lui ora non c'era più. Ma era vero? Forse no. Perché se il re voleva sposarla allora si sarebbe persino inventato la morte di suo figlio. Voleva sposarla per quel sangue che le scorreva nelle vene, ed era pronto a tutto per farlo. Niente poteva fermare un uomo assetato di potere, e lei ne aveva conosciuti molti: Valtor, Ogron, Tritannus...
Doveva pensare in fretta. Doveva provare che era stato tutto un complotto contro Jackson, ma come? Doveva andare su Gallifrey. Ma lì c'erano le truppe, era un pianeta che non conosceva, come avrebbe potuto trovarlo? Allora capì cosa fare: chiamò Musa e Aisha, e si aprì un portale per Domino, dove avrebbe incontrato le sue amiche.

Nel frattempo, proprio su Domino, Bloom fu raggiunta da Roxy, che bussò alla sua porta.

"Posso parlarti?" Chiese la giovane fata, Bloom annuì e lasciò che Roxy sedesse con lei.

"Roxy, che succede?" Domandò Bloom, preoccupata.

"Bloom, io... io mi sento persa. Non sento mia madre dall'abdicazione, e so che è estremamente delusa da me. Io non so come sentirmi. È mia madre, le voglio bene, ma sento di non bastarle. Ed ora che non sono più l'erede al trono di Tír na nÓg mi chiedo: che senso ha essere una fata? Il mio destino era scritto, ed io l'ho cancellato senza pensare ad un piano B." Bloom sospirò.

"Roxy, niente è già scritto! Non devi preoccuparti se non hai un piano B, hai infinite possibilità davanti a te. Anche se non sei più l'erede di Tír na nÓg sei pur sempre una fata!"

"Che si nasconde, però..."

"A cui noi abbiamo chiesto di nascondersi, e l'abbiamo fatto per il tuo bene. Ma quando sarà ora tu combatterai con noi. E per quanto riguarda tua madre... beh, parlale. È tua madre, sta soffrendo quanto te per questa storia."

"Grazie, Bloom, sei un'amica, non so come farei senza di te!" Esclamò la giovane, abbracciandola. Ma Bloom non sorrise, anzi, si corrucciò, pensando al suo destino che invece lei stessa aveva deciso di scrivere indelebilmente.

Su Solaria, invece, pioveva da giorni, e fu per questo che Antares chiese di vedere la principessa.

"Che succede, Antares?" Chiese Stella, lasciando il trono e avvicinandosi a lei.

"Volevo sapere come stavate, vostra altezza. Piove da giorni, e Solaria si indebolisce. Il pianeta è legato a voi." Stella la guardò, costretta a guardare prima in un occhio e poi nell'altro, e le sorrise.

"Ti ringrazio, hai sempre un pensiero per me. Sai, ricordo che mesi fa pensai che qui a palazzo tutti mi obbedivano, ma nessuno mi voleva davvero bene. Ma credo di essermi sbagliata." Guardò di fuori, osservando la pioggia che batteva contro le finestre chiuse. "Sto bene. Dal pozzo di luce sgorga magia ogni secondo, e presto questa storia sarà finita."

"Vostra altezza?"

"Sì, Antares?" Chiese Stella, voltandosi verso di lei.

"Questo regno ha bisogno di voi, non potete abbandonarlo."

"Sta' tranquilla, Antares, non ho intenzione di farlo." Poi il cellulare le squillò, interrompendo quel momento, e Stella lesse il messaggio urgente da parte delle altre.

Su Eraklyon, invece, quella mattina Brandon accompagnò Sky alla sua riunione con il Consiglio, e gli raccontò di quanto successo con Vymarna. Sky non seppe esattamente cosa dire.

"Amico, mi dispiace, davvero. Tra te e Flora è iniziata in maniera complicata e sembrà che continui così... mi dispiace." Lui alzò le spalle, strinse le labbra.

"Beh, l'importante è pensare a ciò che abbiamo e non a ciò che non abbiamo, e Alyssa in fin dei conti sta bene. Divertiti con i lord."

"E tu con i soldati." Salutò il suo amico. "E, Brandon," Lui si voltò. "Oggi bisognerà parlare con gli altri del Sigillo."

"Ovviamente." Replicò il suo amico. Si dedicarono entrambi ai loro doveri. Brandon si recò in cortile, dove rimase con i suoi commilitoni. Il cielo squarciato faceva paura, e i sovrani provavano a rassicurare il popolo con scarsi risultati, considerando ciò che si era sentito a proposito di Andros e Linphea. Il maggiore ordinò massima allerta e di non muoversi da soli, temendo le ombre di cui si era tanto parlato. Era il tramonto, anche se era tanto che non si vedeva su Eraklyon quel cielo arancione che caratterizzava i pomeriggi estivi. Brandon finalmente si sbottonò il colletto della giubba e si avviò per raggiungere Sky, preoccupato, sì, ma sentì che tutto era diverso, e fu per questi che prima si concesse una deviazione.

Nel mentre, Helia salutò il maestro Seibei con il quale si era allenato quel pomeriggio. Ormai, dopo aver combattuto, il giovane sentiva di dominare gli elementi, anche se aveva ancora molto da imparare. Non lasciò Linphea, però, e si recò a palazzo, dove, invece di cercare la sua amica di vecchia data, cercò la melissa.

"Helia!" Esclamò Martha, quando aprì la porta, ed ogni cosa sensata da dire le venne meno.

"Ciao! Ehm... hai da fare?" Chiese poi, alzando un sopracciglio, notanto che la giovane era ancora ferma impalata davanti alla porta. Lei arrossì.

"No! Cioè, sì, ma entra." Lo lasciò entrare, la torre era più in disordine del solito. "Come stai?"

"Bene... sì, bene. Insomma, ieri è stato davvero pesante, ed è solo l'inizio. Ed oggi vedrò i miei amici per parlare del Sigillo." Nel frattempo si accomodò con lei, notando che Daisy schiacciava un pisolino accoccolata in una sciarpa della melissa. Martha s'incupì.

"Cosa pensi di fare?"

"Non posso usarlo, Martha. Non posso. Sono il Bach, non posso abbandonare Linphea." Rispose lui, abbattuto.

"Credi che i tuoi amici capiranno?"

"Spero di sì, anche se in situazioni come questa chiunque amerebbe trovare una scusa." Sospirò. "Piuttosto, tu come stai? Ieri hai incontrato Vymarna." Martha sorrise amaramente.

"Sì, anche se... insomma..."

"... oh, e complimenti ancora, e grazie. Alyssa è una persona stupenda, l'hai salvata." Lei strinse le labbra.

"Sì, ne sono felice. So che sta bene, so che non è andata via e la sua famiglia può ancora stare con lei. Ma... se devo essere sincera, ieri Vymarna mi ha deluso."

"Davvero?"

"Sì... è stata così dura con lei, e con Flora. L'ho conosciuta un po', sai? Al rito, e ieri, cioè, certe situazioni ti fanno capire le persone. Mi dispiace per come Vymarna l'ha trattata, e Alyssa... lei mi ha raccontato la sua storia... è come se fosse venuto meno il mio eroe." Helia sospirò.

"Deve sempre arrivare il momento nella vita in cui ci rendiamo conto che il nostro eroe non è perfetto come credevamo. Entrambi ormai la conosciamo bene, la Natura, e sappiamo che non è cattiva, ma ciò che fa è necessario. Lei è il cuore del pianeta, ciò che tiene in vita tutto questo, il suo può essere egoismo, ma non lo fa per tutti noi?" Martha lo guardò, abbozzando un sorriso.

"Ma tu sei sempre stato così saggio?"

"Beh, sì, direi di sì!" Rispose lui, sorridendo. Martha ridacchiò.

"Calma, signor Bach, facciamo che metto su un thè!"

Nel frattempo, su Domino, le amiche si erano riunite, e Flora raccontò loro tutto ciò che era successo. Respirava velocemente, intrecciandosi i capelli tra le dita, mentre le sue amiche ascoltavano stupite, commentando con rabbia. Di fuori pioveva, e Bloom dovette chiudere le finestre e, sebbene il palazzo fosse abbastanza fresco, era ormai estate e faceva caldo. Flora, con la punta del naso lucida per il sudore, terminò il suo racconto, con gli occhi acquosi.

"Ragazze, vi prego, aiutatemi! Io... non so più come uscirne, e ho paura per Jackson, il re è viscido, mi fa paura quando mi mette le mani addosso e ho paura persino quando posa il suo sguardo su di me!"

"Hai ragione, Flora, certi uomini sono schifosi! Sta' tranquilla, non permetteremo che ti faccia del male, né che arrivi a sposarti!" Le disse Aisha, convinta. La sua amica, sebbene preoccupata, le sorrise.

"Il punto è che vuole avere un bambino con te?" Chiese Stella, stranita.

"Beh, se lo facesse la sua stirpe sarebbe di sangue divino, e voleva che lo facesse Jackson, ma a quanto ho capito non vuole più che sia lui il re. Jackson è troppo diverso da lui, e troppo buono." Spiegò Flora.

"Quindi dovremmo andare a cercare Jackson?" Chiese Bloom. "Ma Gallifrey è un pianeta grande, e ci sono le vostre truppe, e se anche Jackson fosse lì non ci permetterebbero di trovarlo se il re ha architettato tutto questo!"

"E quindi cosa dovremmo fare?!" Chiese Flora, nervosa. "Ragazze, non posso rimanere su Sakoma con lui!"

"Flora, sta' tranquilla." Le disse Bloom. "Muoveremo una causa interplanetaria contro di lui. È vero, Sakoma ha le sue leggi, e sebbene sappiamo che le ultime volontà di Jackson non erano queste, lui può appellarsi eccetera eccetera. Ma siamo Domino, Solaria, Andros..." Si morse le labbra, ma continuò. "Ed Eraklyon. Ti difenderemo."

"Bloom, non credo che potremmo farlo..." Replicò Flora. "Se vuole qualcosa il re farà di tutto per averla, e se...?" Non poté finire la frase, le arrivò un messaggio, e così a tutte. Lo lessero e si gettarono tutte un'occhiata.

"Ed ora anche questo?!" Si lamentò Stella. Musa si alzò, decisa, e disse:

"Presto, ragazze, se a Roccaluce c'è una rivolta non possiamo sperare in nulla di buono."

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Guerra aperta ***


GUERRA APERTA

"Che diavolo sta succedendo?!" Chiese Bloom, andando incontro a Sky, una volta che lei e le ragazze erano arrivate a Roccaluce. I cancelli d'oro della fortezza erano chiusi, mentre il cielo squarciato sembrava essersi aperto proprio su di essa, e le ombre erano arrivate in aiuto dei rivoltosi, permettendo loro di liberarsi, prima, e di vendicarsi dei loro carcerieri prima di fuggire.

"Dobbiamo trovare un modo per entrare!" Esclamò Nex, poggiando le mani sulle sbarre del cancello.

"È magia nera." Rispose Flora, "Faremo una convergenza. Ragazze?" Loro annuirono. Le sei fate quindi si trasformarono nella loro forma butterflix e poi si presero per mano. Tutte loro furono avvolte da un'aura di luce e poi, indirizzando la loro magia al cancello, spezzarono l'incantesimo oscuro. Dunque, la squadra entrò a Roccaluce, dove regnava il caos più totale: quelli che erano tra i peggiori criminali della Dimensione Magica erano evasi dalle loro celle, molti erano già fuggiti, altri erano presi dalle ombre, molti altri invece si erano scagliati contro i Templari, alcuni dei quali, purtroppo, disintegrati dalle ombre.

"Non sono troppe, con i materializzatori dovremmo riuscire a gestirle." Dichiarò Sky. Il principe diede le disposizioni per la squadra, dunque i ragazzi si divisero per gestire la rivolta. Ma, invece di seguire il suo ordine, Brandon sapeva che c'era una questione ancor più urgente da sbrigare. Conosceva la strada, anche se era stato lì poche volte. Nella sua mente già erano partiti i possibili scenari mentre si faceva strada tra la confusione, poi lo vide.

"Logan, fermati!" Gli disse, avvicinandosi a lui. Suo fratello, dal canto suo, aveva sottomesso a lui le ombre che aveva intorno.

"Non sto facendo ancora nulla, a dir la verità." Replicò Logan, con il suo solito sorriso sornione.

"Rimani dalla nostra parte. Così ti metterai solo nei guai." Insisté Brandon, mettendo le mani avanti, come per fermarlo. Suo fratello storse le labbra.

"Ne sei così sicuro? Perché non è che mi sembra che voi stiate vincendo..."

"Logan, per favore. Ti ho fatto una promessa e ho intenzione di mantenerla, ma dobbiamo fare a modo mio." Il più giovane alzò gli occhi al cielo e stava per replicare, ma un fascio di luce annientò le ombre che erano intorno a lui e poi un vortice di vento e foglie lo stese a terra. Brandon si voltò, per poi vedere la sua fata a pochi passi.

"Mi dispiace." Disse Flora, storcendo le labbra, poi volò fino a raggiungere Logan, che era privo di conoscenza. Brandon la raggiunse e la guardò, cercando spiegazioni con lo sguardo. "Beh, mi era sembrato di capire che non volessimo che scappasse, giusto?"

"Beh, sì, ma..." Replicò lui, perplesso, ma piacevolmente sorpreso. "... credevo che tu... se fosse scappato adesso le cose sarebbero state più facili."

"Non per lui, ed è tuo fratello." Lui le sorrise, Flora ricambiò quel sorriso con dolcezza. "Ora mettiamolo al sicuro, forza." Disse lei, quindi lo alzarono di peso e lo portarono fuori alla fortezza. Lì la fata si abbassò accanto a lui e con un soffio di vento gelido lo svegliò.

"Ma cosa...?" Borbottò Logan, ma Brandon disse:

"Non muoverti di qui, finiamo di parlare dopo." Lui fece una smorfia, poi Flora si chinò davanti a lui ed aprì i palmi delle mani, a quel punto Logan fu legato da dei rampicanti e la guardò con astio. Flora volò verso Brandon e così i due rientrarono nella fortezza. Logan sospirò, affranto, ma poi vide qualcosa che lo fece sorridere. 
Nel frattempo, i ragazzi si occuparono dei malviventi che stavano prendendo il controllo della fortezza, protessero i templari, che ancora non erano pronti ad affrontare le ombre. Alcuni di loro furono presi proprio da queste, che controllarono le loro menti, ma Aisha, Stella e Musa si occuparono di liberarli. Grazie ai materializzatori i ragazzi poterono distruggere tutte le ombre, e, anche se qualcuno dei templari non ce l'aveva fatta, quello che erano rimasti ripresero i prigionieri che ancora erano a Roccaluce e li richiusero nei loro spazi.

"Beh, abbiamo fatto il possibile." Disse Sky, con un sospiro affranto, ma cercando di incoraggiare la squadra.

"Solo che ora alcuni dei peggiori malviventi della Dimensione Magica sono a piede libero..." Puntualizzò Musa, storcendo le labbra.

"Helia, parla con tuo nonno: farà emanare l'ordine di cattura." Ordinò Sky, il suo amico annuì. "Ed ora credo sia ora che parlassimo di quello che c'è da fare." Nessuna delle fate e nessuno dei ragazzi parlò. Si gettarono solo un'occhiata, qualcuno si limitò a guardarsi le scarpe. "Andiamo ad Alfea, non credo sia una decisione da prendere su due piedi." Gli amici annuirono e fecero per andare, ma Brandon li fermò:

"Cominciate ad andare." Loro tutti si fermarono, confusi. "Io e Flora... vi raggiungiamo fra poco. Ci vediamo lì." Sorrise, i suoi amici gli fecero un cenno con la testa, ormai conoscendo il loro amico ed anche la sua situazione familiare, quindi andarono. Brandon si rivolse dunque a Flora e storse le labbra. "L'abbiamo lasciato legato."

"Giusto." Annuì lei, stringendo le labbra. Raggiunsero quindi Logan dove l'avevano lasciato, appena fuori la fortezza.

"Oh, beh, menomale che vi siete ricordati di me!" Esclamò il giovane, Brandon alzò gli occhi al cielo e lo tirò su. "Mi aspetto un trattamento migliore dalla moglie di mio fratello. Non credi anche tu, fiorellino?" Flora alzò un sopracciglio, incrociando le braccia, Brandon stava per dire qualcosa ma Logan si spiegò subito. "So tutto, anzi, tutti sanno tutto. Le voci girano, e per i cacciatori di fate sono informazioni importanti. Anzi, tutti si chiedono cosa nascerà dall'incredibile unione, immaginate la magia!" I due si guardarono perplessi e sospirarono.

"Beh, invece di..." Stava provando a dire Brandon, ma suo fratello lo interruppe.

"Anche se devo dire mi aspettavo un invito. Poca cosa. Mi avete liberato quando vi servivo, ed ora mi sono perso il matrimonio di mio fratello."

"Perché mai credi che potessi fare il malsano pensiero di volerti lì?" Replicò Brandon, con l'aria di chi non aveva voglia di scherzare. "Piuttosto, chi te l'ha detto?"

"Beh, sono voci che girano..." Rispose Logan, stringendosi per le spalle, ma suo fratello strinse la presa sul suo braccio, a denti stretti. "... va bene, va bene... calma, è stato Barrera, il cacciatore di fate."

"Barrera è qui a Roccaluce?!" Chiese Flora, piuttosto stupita.

"Era, vorrai dire. È stato tra i primi a scappare."

"Cosa? ... ma non era stato condannato alla Dimensione Omega?"

"Sì, ma poi aveva dei contatti e convinse tutti che un periodo di detenzione qui a Roccaluce potesse aiutarlo." Poi Logan sorrise accennatamente. "Preoccupata?" Flora lo guardò con astio, Brandon prese un respiro.

"Su, muoviti, ti riportiamo dentro." Logan alzò gli occhi al cielo e seguì suo fratello. Rientrò nel suo spazio e il Templare attivò la barriera. Brandon sospirò. "Bene... beh, vedi di non metterti in nessun casino." Fece un cenno a Flora e i due fecero per andare, ma Logan li fermò.

"Aspettate!" Loro si voltarono, Logan, con aria serena, disse: "Fiorellino, credo tu stia dimenticando qualcosa." Flora gli rivolse uno sguardo perplesso, Brandon la guardò, ma Flora scosse la testa. Ma poi capì quando Logan gli mostrò il pezzo di carta tenendolo tra due dita. Flora sgranò gli occhi.

"Come...?!"

"Dovresti stare più attenta quando porti in giro incantesimi oscuri."

"Incantesimi oscuri?" Chiese Brandon, piuttosto sorpreso.

"Posso spiegarti." Gli disse Flora, poi si rivolse a Logan. "Logan, ridammelo."

"Sai che c'è bisogno di molta magia per un incantesimo del genere? Certo, tu ce l'avresti, sei pur sempre una keimerina. Probabilmente la più rara tra le fate, no? In fondo, Bloom trasmetterà la fiamma dsl drago, così come Stella il potere del Sole e della Luna uniti, e in ogni generazione nasce una melissa, ma tu... non ne nascerà una come te." Logan la squadrò, come se nella sua mente stesse macchinando qualcosa, poi la guardò negli occhi e le sorrise.

"Beh, queste non sono cose che ti riguardano." Tagliò corto Flora, accigliata. "Ora ridammi quell'incantesimo."

"E..." Aggiunse Logan, con un sorrisetto. "... quante probabilità ci sono che il tuo cuore si oscurerebbe? Se non vado errato questo deve averlo scritto tuo padre perché... oh, ma non posso mica perdere tempo a spiegarvi la mia sagacità, o sbaglio? In ogni caso," Si avvicinò a loro e le porse il foglio di carta piegato su se stesso. "sono fiero di te, keimerina." Flora strinse le labbra, con rabbia, e con una mano avvolta da polvere di fata attraversò la barriera e strappò di mano quel foglio a Logan. Brandon passò lo sguardo da Flora a Logan, poi proprio lui aggiunse:" Ehi, non dimenticarti di me, eh, fratellino, guarda che sto già assaporando il sapore della libertà. Una promessa è una promessa." Il soldato, col viso duro, sospirò guardando suo fratello negli occhi, che però non cambiò la sua espressione tranquilla. Con una mano dietro la schiena, Brandon invitò Flora ad andare e, appena furono lontani dalle orecchie di Logan, Brandon disse:

"Un incantesimo oscuro."

"Ti posso spiegare." Replicò lei, guardandolo. Brandon allora si fermò e si voltò verso di lei, incrociando le braccia.

"Bene, ti ascolto." Flora sospirò, e quel silenzio fra loro fu rotto dal borbottio del cielo.

"Ho trovato quest'incantesimo nella biblioteca di Sakoma, e sembra far parte di alcuni appunti di Nikolai. È un incantesimo complesso, che però potrebbe aiutarci: consiste nel prestito dell'ombra." Brandon alzò entrambe le sopracciglia e sospirò portandosi una mano alla nuca, Flora però si affrettò ad aggiungere: "Se compissi quest'incantesimo qualcuno potrebbe prestare la sua ombra per farla entrare ad Obsidian ed usare il Sigillo, ma non entrerebbe mai lì. Anche se è molto complesso, e non sono sicura che funzionerebbe, potrebbe andare qualcosa storto e chi si presterebbe all'incantesimo potrebbe materializzarsi lì e allora sarebbe... beh, sarebbe una tragedia. Ma solo se andasse qualcosa storto, quindi se magari studiassimo bene l'incantesimo..."

"Ti dico io cosa potrebbe andare storto: il tuo cuore potrebbe oscurarsi." La interruppe Brandon, col viso duro, mettendo le mano avanti per fermarla.

"Brandon..."

"... no, no, no, non provare a convincermi, eh, ti conosco! Saresti disposta a farlo?" Flora lo guardò, ma non rispose, Brandon scosse la testa e riprese a camminare. Flora gli andò dietro e, quando arrivarono alla windrider, disse:

"Ascoltami, per favore."

"L'ho fatto, e mi è sembrato di capire che tu abbia già preso la tua decisione. Tu prendi sempre le tue decisioni!"

"Ah, io prenderei le mie decisioni? E tu, che hai promesso a Logan che l'avresti aiutato a scappare?!"

"Non è la stessa cosa." Replicò Brandon, scuotendo la testa, serio.

"Beh, certo, quando sbagli tu non è la stessa cosa..." Protestò Flora, incrociando le braccia.

"Lo dico per il tuo bene."

"Anch'io." Quella risposta lo paralizzò. "Logan ti ha dato prova che non puoi fidarti di lui, e tu metteresti a rischio tutto per lui. Se ti scoprissero..." Brandon distolse lo sguardo. "... Brandon, se ti scoprissero finiresti davanti al Consiglio." Brandon tentennò, poi disse:

"Ora non è questo che deve preoccuparci. Non farai nessun incantesimo, fine della storia."

"Non posso mettere il mio bene davanti a quello della Dimensione Magica."

"Infatti non lo stai facendo tu, lo sto facendo io. Hai un cuore troppo prezioso per oscurarlo. Per favore, Flora, fine della storia." Lei accennò un sorriso.

"Sono una fata."

"La mia fata. Lo so che senti di doverlo fare, ma troveremo un'altra soluzione."

"Quale?" Chiese lei, demoralizzata. Brandon la guardò e sospirò, poi le porse il casco.

"Andiamo ad Alfea." Quando arrivarono alla scuola per fate non si dissero nulla, ma Flora gli prese la mano per fargli sapere che non era certo arrabbiata e che aveva apprezzato ciò che lui le aveva detto. I loro amici comunicarono loro che erano nell'ufficio di Faragonda e loro li raggiunsero. Li trovarono tutti in silenzio, Faragonda compresa. Poco dopo arrivò anche Helia, che era stato da suo nonno, e fu proprio lui che disse:

"Meglio parlarne, non credete? Io... mi dispiace, ragazzi, so che è una questione complicata, ma ho un ruolo su Linphea e non posso incaricare nessun altro."

"Oh, beh, se la metti così," Replicò Stella. "anch'io ho un ruolo su Solaria che nessun altro può prendere! Quindi noi siamo fuori dal sorteggio? Perché per forza un sorteggio bisognerà fare, o no?"

"No." Tutti si voltarono verso di lei, Bloom si schiarì la voce. "Io..."

"Bloom, no." La fermò Sky, ma lei scosse la testa.

"Non sono io l'erede al trono, e poi... sono una fata e credo di doverlo fare." Flora e Brandon si guardarono.

"Bloom, non è necessario..." Le disse Flora, facendo un passo avanti, ma Brandon poggiò le mani sulle sue spalle, fermandola, e disse:

"... perché era già da tempo che ci stavo pensando, e credo che Eraklyon abbia bisogno di te come regina." Flora alzò lo sguardo verso di lui, scioccata, ma lui si sforzò per non guardarla.

"Brandon, io..." Balbettò Bloom.

"... ragazzi," Disse Tecna. "Vorremmo fosse nessuno di noi, ma purtroppo dobbiamo accettare la realtà. Brandon, se ci hai riflettuto per bene, e davvero te la senti, non possiamo che ringraziarti, ed essertene per sempre debitori." Ci fu silenzio, nessuno sapeva esattamente cosa dire. Brandon fece un cenno a Tecna, ma Flora si sciolse dalla sua presa e si diresse alla porta. Brandon sospirò, ma fu sorpreso quando vide che, quando la sua fata aprì la porta, Avalon stava per bussare e Logan lo accompagnava.

"Professor Avalon, si spieghi." Disse Faragonda, una volta che furono entrati. Flora chiuse la porta e si avvicinò alla cattedra.

"Ho pensato che in una situazione come questa... beh, sono conoscitore di magia, e credo che una consulenza oscura non possa che aiutare." Faragonda sospirò.

"Non posso darle torto, ma bisogna fare molta attenzione." Logan ruppe il silenzio che seguì sfregandosi le mani e dicendo:

"Bene, abbiamo scelto chi andrà alla ghigliottina?" Nessuno rispose e lui storse le labbra. "Cos'è, le ombre vi hanno mangiato la lingua?"

"Vado io ad Obsidian." Disse Brandon, serio. Logan sembrò sorpreso e divenne serio.

"Ah..." Fu tutto quello che riuscì a dire. "... Flora, non mi sembri molto d'accordo." Puntualizzò poi, stringendo le labbra ma nuovamente con fare da buffone.

"Logan, per favore, non mi sembra il momento di fare lo stupido." Lo rimbeccò la fata, acidamente.

"Ma io sono serissimo. Ma almeno ne avevate parlato? Ditemi di sì, perché la comunicazione è fondamentale."

"Logan..." Lo riprese suo fratello, lui lo guardò e Brandon scosse la testa.

"Okay, okay, diciamo che non sarebbero affari miei. Ma vorrei solo dire, siamo tutti d'accordo? Insomma, ci salutiamo adesso? Flora, scusami, dovrei quindi occuparmi di trovarti una casa e roba simile perché sei mia cognata e..."

"... abbiamo un incantesimo." Lo interruppe Flora, poggiando con forza il pezzo di carta sulla cattedra di Faragonda. Brandon strinse i denti per la rabbia, ma poi guardò suo fratello e capì. Spostò la fata prendendola per il braccio e riprese quel foglio.

"Non abbiamo un bel niente, solo un'ipotesi che ci farebbe perdere tempo." Disse il soldato, ma Aisha lo fermò:

"Vorremo conoscerla."

"Brandon, caro, per favore." Gli disse Faragonda, porgendo la mano in attesa che le fosse consegnato il foglio. Lui sospirò e allora glielo porse. Faragona aprì la pagina ripiegata, Avalon, alle sue spalle, lesse con lei. Il professore contenne un sorriso, Faragonda si corrucciò.

"È geniale." Disse Avalon.

"È una pazzia!" Replicò Faragonda.

"Preside Faragonda..." Provò a dire Avalon, ma lei non gli permise di continuare.

"È fuori questione! Quest'incantesimo è in grado di oscurare il cuore di una fata, e io non posso permetterlo."

"Ma se lo studiassimo con cura..." S'intromise Flora, "... analizzassimo tutti i rischi e li ridurremmo al minimo, potrebbe salvare una vita. Anzi, tante vite."

"Se ci spiegaste di cosa si tratta, magari potremmo dire la nostra." Disse Nex, spazientito.

"Hai ragione." Si scusò la fata, e quindi spiegò ai suoi amici il procedimento di quell'incantesimo. "Richiederebbe molta magia, e..."

"... e tu la possiedi." Puntualizzò Logan, Brandon lo guardò, suo fratello accennò un sorriso alzando un lato della bocca. Ci fu silenzio, poi Faragonda disse:

"Flora, Logan ha ragione, tu possiedi una grande magia, abbastanza per poter compiere questo incantesimo. E poi, se Nikolai ne era in grado, tutto porta a pensare che lo possa essere anche tu. Ma io non credo di potertelo permettere. Per una fata come te sarebbe meglio finire in Obsidian che avere il proprio cuore oscurato. Non reggeresti, cara."

"E se lo compissimo tutte?" Propose Aisha, Faragonda fu sorpresa. "Possiamo unire la nostra magia, e così quella oscura si dividerebbe."

"E rischiare di avere tutte e sei con traccia di magia oscura? È fuori questione!" Protestò la preside. Ci fu ancora silenzio. Qualcuno si schiarì la voce, ma non disse nulla. Poi però qualcuno ruppe il silenzio.

"Anche se non sono l'ultima della mia specie, potrei farlo io, magari con un po' di aiuto. La Griffin potrebbe aiutarmi." La preside guardò Musa come scioccata, Avalon ridacchiò incredulo.

"Fra tutte, tu sei l'ultima che dovrebbe farlo. Con te non è un rischio, ma una certezza, Musa." Disse il professore, lei lo guardò e scosse la testa.

"Professor Avalon, di cosa parla?" Chiese Faragonda, accigliata.

"Del fatto che Musa è andata oltre, e non avrebbe dovuto."

"Professore..." Provò a dire Musa, ma Faragonda la fermò con un gesto della mano.

"Tornate a casa." Disse la preside, con aria severa. I ragazzi protestarono, ma lei insisté: "Vi ho detto di tornare a casa. Abbiamo due opzioni: Brandon ha preso la sua decisione, oppure abbiamo un'altra strada. Ma ora voglio che torniate a casa e riposiate, domani vi dirò cosa fare. Ora lasciatemi, per favore." Nessuno osò dire nulla, ma lasciarono tutti l'ufficio. Una volta fuori, ancora non parlarono, ma biascicarono un saluto.

"Flora..." Provò il soldato, ma lei, accigliata, disse:

"... ed io ero quella che prendeva le decisioni da sola." Lo guardò negli occhi. "Non dovevi farlo, Brandon." Lo lasciò lì e andò via, lasciando cadere le lacrime. Lui però non le disse nulla, ma si rivolse a suo fratello, prendendolo per il colletto della sua tunica di lino. "Tu non immagini, se potessi, come mi vendicherei di te!"

"Ehi, ehi, calma, ho fatto solo il mio dovere di protettore dell'universo, proprio come te. Tanto oggigiorno lo fanno fare a chiunque!" Replicò l'altro, alzando entrambe le mani.

"Vuoi oscurare il suo cuore per chissà quale perversa ragione. Tu non ti accontenti mai! Logan, ascoltami bene: non ti avvicinare a lei, non parlare con lei, non pensare neanche a lei, o ti giuro, te lo giuro, che te la faccio pagare." Brandon gli disse questo guardandolo dritto negli occhi, e fu allora che Logan capì che suo fratello parlava seriamente. Brandon lo sciolse dalla presa, e allora lui disse:

"Una keimerina oscura sarebbe... sarebbe tante cose... non riesco neanche a decidere come vorrei sfruttarla tante sono le opzioni... prenderle le ali? O tutta la sua polvere di fata? O gestirla completamente soggiogandola? Oh, sarebbe veramente oro!" Le sue ultime parole furono spezzate dalla mano di Brandon che gli strinse la gola.

"Logan, avvicinati a Flora e io ti faccio male." Gli sbatté la testa contro il muro, attirando persino l'attenzione degli altri, e poi andò via a grandi passi.

D'altro canto, Flora tornò su Sakoma attraverso un portale, e quando arrivò lì non sapeva neanche più cosa pensare. Era arrabbiata con Brandon, ma più che altro perché era preoccupata per lui, ed era preoccupata per l'incantesimo, e sapeva dentro di sé che non voleva compierlo davvero. E poi c'era il re. Flora aveva lasciato quel palazzo scappando da lui, ed ora era tornata dritta fra le sue fauci. Ma non avrebbe mai immaginato in che modo. Infatti, quando rientrò a palazzo, non si sarebbe mai aspettata di trovarci il principe Jackson, lì in compagnia della sua famiglia. Quando lui la vide, sorrise. Flora gli andò incontro, ma stranita, perplessa.

"Jackson... tu... tu stai bene." Disse lei, guardando poi il re, che le rivolse uno sguardo eloquente.

"Sì, sì, sto bene!" Esclamò lui abbracciandola, e lei ricambiò quell'abbraccio, felice che fosse vivo, che stesse bene, anche se non poté fare a meno di notare quanto fosse strana quella situazione. "Mio padre mi ha detto che sono arrivati messaggi sbagliati, e che vi eravate preoccupati tutti, ma sto bene. E su Gallifrey le cose sono andate meglio del previsto." Il re gli poggiò una mano sulla spalla con energia, forzando un sorriso.

"Nonostante le nostre divergenze sugli affari politici, sono felice. Stai bene e questo conta più di tutto." Flora lo guardò mostrandogli il ribrezzo che provava per lui, il re le sorrise.

"Jackson, vieni con me. Dobbiamo parlare." Gli disse Flora, lui, sorpreso, chiese:

"È successo qualcosa?" La fata allora cercò di rasserenare la propria espressione e rispose:

"No, certo che no, ma vorrei stare da sola con te."

"Padre, vi vedrò più tardi, perdonatemi." Si scusò allora il principe, facendo un passo verso la sua fidanzata.

"Ma certo, figliolo." Asserì il re, con un sorriso forzato. Flora si mise sotto il braccio del principe e lo spinse a camminare con lei, conducendolo nella serra.

"Sono felice che tu stia bene, mi ero preoccupata molto." Gli disse, sedendo con lui su uno sgabello che di solito usava per lavorare.

"Ma ora sto bene." Replicò lui, e la baciò, anche se a Flora quella volta costò molto di più. "Devo confessarti che sono partito per impedire i piani di mio padre su Gallifrey. Flora, io non condivido la sua maniera di regnare. Su Gallifrey non ha mai mandato truppe di pace, ma colonizzatrici! Ero sconvolto! Ma lì ho preso in mano la situazione, ho parlato con i generali e sono giunto ad un accordo. Mio padre non ne sarà felice, ma mi ha lanciato una sfida, e il destino ha voluto che io avessi la meglio. Credo... credo che forse non sarò un cattivo re." Concluse poi, abbassando lo sguardo. Flora gli alzò il viso e gli sorrise.

"Sarai un ottimo re, ne sono sicura." Il suo viso però si scurì. "Jackson, devo dirti una cosa che non ti piacerà."

"Di che si tratta?" Chiese lui, preoccupato.

"Si tratta di... di mia madre." Concluse poi lei, senza trovare il coraggio di dirgli la verità. "Si trova nel bosco dei Fuochi Fatui ora." Jackson si scurì in viso.

"Flora, mi dispiace moltissimo! Come stai?" Lei abbozzò un sorriso.

"Mi manca, ma so che è tornata al suo mondo." Jackson la guardò e assottigliò gli occhi.

"Ma non devi dirmi solo questo, o sbaglio?" Flora gli rivolse uno sguardo stupito, e si accorse che il principe la conosceva più di quanto pensasse.

"Non sbagli." Ammise dunque lei, scuotendo la testa. "Si tratta di tuo padre."

"Mio padre? Cosa c'entra adesso lui?"

"Ricordi quando mi avevi chiesto di stargli lontana?"

"Sì, perché sentivo addosso una certa preoccupazione, in quei giorni ricordavo mia madre e... ma è successo qualcosa?" Flora prese un respiro profondo gonfiando il petto, e allora disse:

"È stato lui a dare la notizia della tua morte, ha architettato tutto lui. Jackson, se tu non fossi tornato mi avrebbe sposata." Il principe balbettò qualcosa di indecifrabile prima di dire:

"Non è possibile. È vero, abbiamo opinioni divergenti, e lui è molto più duro di me, ma non avrebbe mai architettato il mio assassinio."

"È andato davvero tutto bene su Gallifrey?" Chiese Flora, incrociando le braccia.

"Beh... sì." Rispose lui, abbassando lo sguardo. Poi la guardò. "Flora, so che mio padre non ti piace, e sono queste le tradizioni, se mai io non ce l'avessi fatta ti avrebbe sposato lui, e in mancanza sua Elijah." Flora lo guardò a dir poco allibita.

"Lasciando stare il terribile maschilismo che manovra tutto questo... Jackson, devi credermi, tuo padre..." Lui la fermò con un gesto della mano, accigliato.

"... non voglio più sentire di questa storia." La lasciò dunque sola, i suoi passi riecheggiarono nella serra, ma Flora non lo seguì.
Magari sbagliò, o forse non sarebbe servito comunque a nulla. Il principe si diresse velocemente nelle stanze di suo padre, dove lo trovò solo, seduto davanti al caminetto, mentre la pioggia batteva incessantemente sui vetri delle finestre.

"Figliolo, che succede?" Chiese il re, alzando lo sguardo verso di lui, mentre in mano teneva un bicchiere di liquore.

"Devo chiedervi una cosa." Rispose il giovane, rimanendo sulla porta, con i pugni serrati e un'espressione seria in volto.

"Beh, sentiamo." Lo incitò suo padre. Jackson si mosse verso di lui, ma non sedette.

"Sareste mai capace di farmi del male?" Chiese dunque il principe, guardandolo negli occhi. Il re deglutì, ma alzò un sopracciglio e sorrise.

"Come potrei? Sei mio figlio. Perché mi fai questa domanda?"

"C'è stato un complotto contro di me su Gallifrey, sventato dalla fedeltà di un soldato semplice che l'aveva scoperto per caso. Qualcuno voleva avvelenarmi." Il re alzò entrambe le sopracciglia.

"E credi che questo qualcuno sia io? Figliolo, chi ti ha messo in testa certe cose?" Poi divenne serio. "Oh, capisco. Beh, so di non piacerle, ma da qui ad infangare tanto il mio nome..."

"Padre, voglio che siate sincero con me." Disse Jackson, guardandolo, agitato.

"Ma io lo sono, Jackson, è la tua fidanzata che non lo è." Il principe si accigliò.

"Cosa intendete dire?"

"Chiedile dello scudiero del principe Sky." Rispose il re, con un sorriso accennato.

"È una storia vecchia." Replicò il giovane, tagliando l'aria con una mano, deciso.

"Ne sei davvero sicuro?" Insisté il re, con un tono che minava quella decisione. "Eppure, è stato qui pochi giorni fa, ed era l'alba. Cosa credi ci potesse mai fare?" Jackson strinse i pugni tanto che le nocche diventarono bianche, guardò suo padre negli occhi. Sapeva di chi doveva fidarsi.

"Che... succede?" Chiese Flora, sorpresa, vedendo arrivare Jackson nella serra tanto agitato. Poi notò che il re era sulla porta, e sembrava soddisfatto.

"Mi hai mentito!" L'accusò lui, puntandole il dito contro. Flora alzò le mani.

"Di... di cosa parli?" Chiese lei, facendo un passo indietro.

"Dello scudiero. Ti avevo avvertita, Flora, e non dire che non l'avevo fatto!"

"Jackson, calmati, per favore." Provò a mettergli le mani sulle braccia, ma lui si scostò. Flora deglutì. "Se ti riferisci al rito... l'abbiamo fatto per il bene di Linphea."

"Flora, dimmi la verità, perché mi sto innervosendo! Hai passato la notte con lui sì o no?!" Flora lo guardò negli occhi e vide la tempesta, le salì un groppo in gola.

"Io..." Balbettò.

"Lo ami? Quante volte ancora mi hai mentito?!

"Jackson..." Le salirono le lacrime agli occhi, e il principe rimase a guardarla con rabbia, come se stesse sul punto di esplodere.

"Ti avevo avvertita." Concluse quindi lui, con una sicurezza e una calma inquietanti. "Tra due giorni ci sposiamo. Per il resto, me ne occupo io." Detto questo, il principe lasciò la serra a grandi passi. Flora gli andò dietro, ma fu fermata dal re che era alla porta. La prese per il braccio, impedendole di andare e stringendo fino a farle male, e la guardò negli occhi con un ghigno.

"Credevi davvero di potermi mettere mio figlio contro?! Credevi davvero di farla franca? Non è andata come avevo programmato, ma so come gestire la cosa. Mi basta poco, pochissimo tempo. Per quanto riguarda te... mi consola che sei giovane, dovresti essere adatta ad avere figli." Le mise una mano sul fianco, Flora fece per spostargliela ma lui le prese quella mano e strinse forte il polso.  Si avvicinò a lei e sussurrò: "Non azzardarti a metterti mai più contro di me, keimerina." La lasciò andare quasi gettandola via, e lasciò la serra. Flora rimase lì, cercando di riprendere fiato per riprendersi da quella paura, da quell'angoscia che l'avevano invasa. Il re aveva ancora intenzione di uccidere Jackson, ma Jackson aveva intenzione di uccidere Brandon, e lei doveva fare qualcosa.

Il principe si era rifugiato in camera sua, sbattendo la porta. Provò a respirare normalmente ma gli risultò difficile. Preso dalla rabbia gettò a terra vaso di fiori che era sul tavolo, facendolo infrangere in mille pezzi, poi si prese la testa fra le mani e pianse. Il principe Jackson pianse perché aveva paura. Si sentiva perso, confuso, tradito. Aveva creduto che potesse essere un'amica, che potesse amarlo. Che potesse davvero amarlo per ciò che era, e non per chi doveva essere. Ma non le era bastato. L'aveva ingannato, dunque perché crederle sul conto di suo padre? Ma i pensieri di Jackson furono interrotti quando la terra sotto i suoi piedi cominciò a tremare. I minuti successivi furono invasi dal panico più totale per il palazzo e per tutta Sakoma. Quando la terra smise di tremare, il re chiese della divinatrice, e né lui né Zaviah si spiegarono quell'evento, che sembrava causato da magia oscura. Allora andarono entrambi nella serra, ma non vi trovarono Flora. No, la keimerina si era aperta un portale ed era fuggita su Eraklyon. Lì, Flora era andata a cercare suo marito, e lo trovò poco dopo, all'uscita per il cortile. Non appena la vide, Brandon le andò incontro a grandi passi, preoccupato, e le prese il viso fra le mani.

"Ehi, ehi, che succede? Che ci fai qui? Che ti hanno fatto?" Le chiese, notando la sua espressione. Flora sembrava terrorizzatta, anche se lei stessa ancora non ne realizzava i motivi.

"B-Brandon, dobbiamo fare qualcosa! Jackson è tornato e ha capito tutto e ha minacciato di farti del male! E il re, lui..."

"... che cosa ti ha fatto?" Chiese Brandon, preoccupato, quando lei non terminòa frase.

"Niente." Rispose la giovane. "Ancora. Brandon, ho paura."

"Non avere paura." Replicò lui. "Ora mi sono stancato di quei due..." Brandon non poté terminare la frase perché tutto iniziò a tremare. Si avvicinarono ad una colonna portante e Brandon la tenne stretta forte. Quando poi finalmente il sisma si fermò, si scambiarono un'occhiata e capirono cosa stava succedendo.
Si diressero velocemente al laboratorio di Tecna, dove trovarono lei, Timmy, Alexander e Judy.

"Ragazzi!" Esclamò Timmy, quando loro entrarono. "Abbiamo un problema."

Il problema ce l'avevano, ed anche grosso. Stando alla spiegazione degli scienziati, Zvonimir stava scappando dalla sua prigione e le sue ombre gli stavano aprendo la strada. A quanto pareva, la magia oscura si stava facendo strada nei pianeti della Dimensione Magica, aiutata dalla Gemma di Andros e invadendoli con la polvere di fata nera, quasi fosse una nube tossica, per prenderne il controllo.

"Quindi è libero? È uscito?" Chiese Flora, preoccupata.

"Non ancora, ma è solo questione di tempo. Dobbiamo compiere quell'incantesimo oppure..." Tecna non poté finire la frase che il suo cellulare squillò. Notando che era Stella, rispose aprendo la chiamata per tutti, ma fu sorpresa quando vide Antares al posto della sua amica nello schermo olografico.

"Aiuto! Aiutatemi! Solo voi potete salvarla!" Esclamò, agitata, la divinatrice.

"Antares, calma!" Le disse Tecna. "Che succede? Dov'è Stella?!"

"Le ombre! L'hanno presa le ombre! Venite qui! Subito!" Gli occhi eterocromatici della divinatrice esprimevano una preoccupazione lacerante. Gli amici si scambiarono un'occhiata. Brandon strinse la mano che teneva sulla spalla di Flora. La guerra era aperta.

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** La verità è che non lo ha amato abbastanza ***


LA VERITÀ È CHE NON LO HA AMATO ABBASTANZA

Solaria era coperta dalla polvere di fata nera, l'unico sole che ancora brillava fino a poco prima ormai non si vedeva più. Del resto, la situazione era simile su tutti gli altri pianeti. La squadra si trovò lì in poco tempo e raggiunsero Antares, che era nella sala del trono con i genitori di Stella.

"Antares, cosa è successo?!" Chiese Bloom, allarmata, correndo verso la divinatrice. La madre di Stella era in lacrime accanto a lei, mentre re Radius era alla finestra, guardando di fuori con le mani conserte dietro la schiena.

"Dovete fare qualcosa! Le ombre sono entrate qui a palazzo, io ho fatto il possibile, la principessa ha fatto il possibile, ma l'hanno presa!"

"Nel senso che l'hanno toccata?" Chiese Flora, col terrore negli occhi, ma Antares scosse la testa.

"È stato come se la polvere di fata nera la inglobasse! E poi, so per certo che è viva, la vita della principessa è legata a Solaria, sarebbe già successo qualcosa se lei..." Abbassò lo sguardo, Flora le poggiò una mano sulla spalla.

"Stella è sicuramente viva, e noi la troveremo!"

"Zvonimir vuole la Gemma, l'ha detto una delle ombre. La Gemma in cambio di Stella." Spiegò la divinatrice.

"E dategliela, santo cielo!" Sbottò la regina Luna. "Rivoglio mia figlia qui! Ora!"

"E la riavrete, vostra altezza." Replicò Tecna, seria. "Ma non in cambio della Gemma. Non possiamo farlo. Ragazze," Si rivolse dunque alle sue amiche. "Compiamo un incantesimo di localizzazione e troviamo Stella, la andremo a prendere, e poi chiuderemo questa storia." Istintivamente guardò Brandon, e tutti se ne accorsero ma nessuno disse nulla. Il soldato ricambiò il suo sguardo, ma ebbe paura. 
Antares li condusse nella sua torre, dove aprirono una mappa di Solaria e dei suoi satelliti. La madre di Stella fornì loro la sua matita da disegno, quindi con cenere alla mano le ragazze compirono l'incantesimo. Antares consultò lo Specchio di Luna, una specie di sfera di cristallo utilizzato su Solaria, ma non ebbe le risposte che cercava. Nel frattempo però, la divinatrice vide che le ombre stavano avanzando nel regno, mentre la polvere di fata nera si abbassava come una cappa di fumo. Qualcuno bussò alla porta e la divinatrice corse ad aprire, ma rimase profondamente delusa.

"Voi..."

"Antares, avete notizie?" Chiese il duca di Westero, ancora alla porta.

"Purtroppo no." Rispose la giovane, concedendogli poca attenzione. "Le Winx stanno compiendo un incantesimo di localizzazione e..."

"Trovata!" Esclamò Aisha, vittoriosa. Antares dunque corse da lei e il duca le raggiunse.

"Dov'è?!" Chiese quindi Antares.

"È qui, su questo satellite, riesci a spiegarti come sia possibile? Il motivo per cui l'hanno portata lì?" Antares si accigliò.

"Quello è Mizar, l'unico satellite di Solaria a non essere mai illuminato da nessuno dei soli... lì la principessa non ha magia."

"Dobbiamo andare lì subito!" Esclamò Bloom, decisa.

"Ci andremo io, tu e Tecna." Affermò Sky, poi guardò la sua amica e lei annuì. "Ragazzi, voi nel frattempo cercate di fermare le ombre. Anzi, veniamo ora da Eraklyon e lì la situazione non è delle migliori... Brandon, tu, Musa e Roy andate lì." Il suo amico annuì, quindi la squadra si divise, non prima delle raccomandazioni. Aisha strinse Roy in un abbraccio, Flora baciò Brandon, e mise in guardia la sua amica, conoscendo la sua situazione con la magia.

"Helia." Disse Brandon, pochi istanti prima di andare, il suo amico non gli fece dire altro, ma annuì.

Quindi il soldato partì con i suoi amici e raggiunse Eraklyon, dove il cielo era come quello di Solaria. La polvere nera sembrava cenere che pioveva dal cielo e le ombre stavano avanzando a partire dalla riva ovest del fiume. Ma la cosa che li sconvolse fu il cortile del palazzo, dove i soldati combattevano fra loro.

"Dev'essere opera delle ombre." Affermò Brandon, corrucciato. "Musa, puoi fare qualcosa?"

"Presto fatto!" Assicurò la fata con un sorrisetto. "Dammi solo un secondo... Magix Winx! Butterflix!" La fata si trasformò e si alzò in volo, a quel punto si posizionò due dita sulle tempie e si concentrò. "Tillganling." Mormorò, e con quella sola parola il cortile fu attraversato da un'onda che liberò la mente dei soldati. Tutti sembrarono confusi, non capendo cos'era appena successo.

"Bravo! Dove diavolo eri finito?!" Chiese il maggiore, vedendolo arrivare.

"Ero su Solaria, signore, la principessa è stata rapita." Sisley alzò un sopracciglio.

"Bene. Ed ora tu, tu, tu, tu e tu! E anche voi tre! Sarete condotti a giudizio per ciò che avete fatto." Disse, rivolgendosi ai soldati che avevano attaccato i loro compagni, che però erano ancora scossi.

"Con il dovuto rispetto, signore," Lo fermò Brandon. "erano sotto il controllo di esseri oscuri, non agivano per loro volontà. Ed ora sarebbe il caso che circondassimo i confini del palazzo, e che proteggessimo il re e la regina, e che mandassimo delle truppe sulla riva ovest perché quelle ombre stanno prendendo Eraklyon." Disse il giovane, sostenendo il suo sguardo.

"Cosa?... chi diavolo ti credi di essere per darmi ordini?!" Brandon sorrise accennatamente ed abbassò per un attimo lo sguardo, poi si rivolse di nuovo al maggiore.

"Io sono un paladino, signore, ho salvato la Dimensione Magica quando è stata attaccata da streghe, dalla Fenice d'Ombra, dalla creatura delle Tre Streghe Antenate, dagli Stregoni del Cerchio Nero e... e fra poche ore lo farò ancora. E se vuole saperlo, so come gestire queste ombre, o almeno come provare a farlo, e so davvero di poterlo fare, ma lei non lo sa, dato che non ha fatto altro che sbattermi in faccia le mie origini da quando sono arrivato qui. Ora, sarebbe davvero il caso che la smettesse di sminuire le altre persone per tentare di sentirsi importante e che cominciasse a difendere davvero il suo regno, dato che sappiamo tutti che non l'ha mai fatto e che ha raggiunto il suo grado soltanto attraverso loschi meccanismi che la gente del suo rango ama moltissimo." Stavolta non era stata Vymarna, lei non poteva più fargli quell'effetto; stavolta erano stati il suo ego e la sua sfacciataggine a farlo parlare, e ne andava incredibilmente fiero.

"Come osi..." Stava dicendo il maggiore, ma, in quel momento, la terra tremò sotto i loro piedi. Roy tenne Musa per evitare che cadesse, poi, quando l'onda sismica si fermò, il maggiore guardò Brandon e disse:

"Bene, faremo come dici, a quanto pare conosci questi demoni. Ma quando questa storia sarà finita ti voglio fuori di qui."

"Oh, non si preoccupi, non c'è problema." Replicò il giovane. A quel punto, Eraklyon si mobilitò secondo le disposizioni che aveva dato il giovane soldato. Protetto il palazzo, Brandon e i suoi amici, insieme agli altri soldati, andarono incontro alle ombre per arrestare la loro avanzata. Mentre raggiungevano l'altra riva del fiume, Musa disse al suo amico:

"Brandon, non devi per forza usare il Sigillo." Lui le rivolse solo uno sguardo velocemente, per poi guardare di nuovo avanti a lui.

"Ah no? E come credi di fermare Zvonimir?" Replicò.

"Compirò io l'incantesimo." Brandon allora le rivolse il suo sguardo e tutta la sua attenzione, fermandosi.

"Musa, non puoi farlo, è chiaro? Non voglio che il cuore di Flora si oscuri come non lo voglio per nessuna di voi. Non se ne parla."

"Forse potrai essere contrario a Flora, ma sappi che per quanto riguarda me... beh, me ne infischio altamente di quello che pensi." Ribatté lei, con un mezzo sorriso.

"Musa..." Lui la guardò, dispiaciuto.

"... ho soltanto bisogno dell'aiuto di Logan. Non so cosa accadrà, ma credo di essere arrivata ad un punto in cui non posso più tornare indietro." Si fermarono, videro le ombre, una nuvola di polvere nera che veniva loro incontro. "Flora... beh, mi fa del male pensare soltanto ad un briciolo di polvere nera nel suo cuore, la conosciamo... ma io, io credo che è ciò che devo fare. Ho una parte oscura più grande di quanto immaginassi, e la cosa che mi spaventava, e che ora semplicemente mi sorprende, è che ci convivo, è in armonia."

"Musa, non posso chiederti di farlo." Insisté Brandon, dispiaciuto.

"Ma non me lo stai chiedendo tu, ti sto informando io. E poi hai ancora troppe faccende da sbrigare per rinchiuderti in quella vecchia e desolata prigione!" La sua amica gli sorrise, ma Brandon non cambiò la sua espressione.

Nel frattempo, su Solaria, la squadra stava cercando di fare lo stesso che su Eraklyon: proteggere i sovrani e il pianeta. Flora rimase a palazzo, insieme ad Antares ed Helia, mentre Aisha, Timmy e Nex raggiunsero il Fiume d'Oro, confine di Solaria, per fermare le ombre. Flora ed Helia avevano barricato la sala del trono, dove si erano rifugiati gli abitanti del palazzo. La regina Luna era ancora in lacrime, mentre il re non disse una parola. La polvere nera, come una cappa di nebbia, si abbassava sul regno, e Flora creò una barriera protettiva intorno al palazzo. Poi però, sentì qualcosa e si rivolse ad Antares, prendendola in disparte.

"C'è qualcosa che devi dirci?" Chiese, guardando prima in un occhio e poi nell'altro. Antares scosse la testa.

"N-no, io... perché me lo chiedi?"

"Perché sento il tuo legame. Antares, ciò che hai fatto è molto pericoloso. Sai che se Zvonimir arrivasse alla Gemma, o se fosse intrisa di polvere di fata nera... beh, per te non ci sarebbe scampo." Antares sospirò.

"L'ho fatto per il mio regno, per la principessa."

"Dobbiamo prendere la Gemma e tenerla con noi, ormai il Pozzo di Luce non è più un posto sicuro."

"Lo è proprio per il legame." Ribatté Antares. "Per riuscire a prenderla dovranno soltanto togliermia vita, e chi saprebbe che sono legata io?"

"Potrebbero sentirlo, proprio come ho fatto io." Le disse Flora, preoccupata.

"Ma... io... ma tu sei una fata molto potente e..."

"... credi che possa essere più potente di uno stregone che si sta aprendo la strada da una dimensione-fortezza? Antares, è pericoloso, tu devi essere protetta tanto quanto i sovrani."

"Non mettermi sul loro stesso piano. Loro vanno protetti, è quello che ho fatto ed è quello che farò."

"Cosa intendi?" Chiese allora la fata, corrucciandosi.

"La principessa voleva legarsi alla Gemma, ma non potevo permetterlo, lei..." Flora le mise una mano sulla spalla e le rivolse un sorriso dolce.

"Comprendo i sentimenti che provi per Stella, ma la tua vita vale esattamente come la sua." Antares la guardò negli occhi verdi, sorpresa. Flora le sorrise.

"Chi è innamorato darebbe la propria vita per salvare chi ama." Le salì un groppo in gola pensando al suo soldato. "Ma dobbiamo fare in modo che quelle ombre non arrivino a te. Se ti coprirò non potrai usare la magia, è chiaro?" Antares annuì, quindi Flora cominciò il suo incantesimo. Ma, pochi istanti dopo, la regina Luna corse da lei.

"Cosa le stai facendo?!" Chiese, allarmata.

"Sto coprendo la sua magia, vostra maestà." La regina inveì contro Flora, ma la giovane fata mantenne la calma, riconoscendo i tratti caratteriali della sua amica. "Vostra altezza, Antares protegge la Gemma con la propria vita, mi sembra il minimo che possiamo fare per lei!" Luna guardò Antares, allora disse:

"È per questo che non hai voluto concedere la Gemma in cambio della tua sovrana! Come hai potuto mettere la tua vita al di sopra di quella della mia bambina?!"

"V-vostra altezza, io..." Antares era senza parole, si sentì piccola, piccola, piccola.

"Vostra maestà, siamo tutti molto agitati." Lo guardarono tutti, il duca di Westero pronunciò quelle parole con incredibile calma. I suoi occhi azzurri guardavano dall'alto, non abbassò il mento. "Ringraziamo coloro che ci stanno proteggendo dando le loro vite, e sono certo che il principe Sky riporterà qui Stella sana e salva." Rimasero tutti in silenzio, Flora terminò il suo incantesimo su Antares e poi raggiunse Helia. Avevano protetto la sala, ma sapevano che le ombre sarebbero arrivate da un momento all'altro. Sedettero a terra, a gambe incrociate, così come alcuni della servitù.

"Mi dispiace." Disse Helia, rompendo il silenzio. Flora, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, replicò:

"Già... dispiace... dispiace anche a me."

"Cos'hai intenzione di fare?" Le domandò il suo amico, Flora lo guardò e strinse le labbra.

"Non ne ho idea. Jackson avrebbe intenzione di sposarmi tra due giorni, ma suo padre ha invece intenzione di ucciderlo per continuare ad esser re ed avere lui invece un erede con la sottoscritta. E io non so che fare, sinceramente. E Brandon non doveva prendere una decisione simile senza consultarmi."

"Non lo immaginavi?"

"Sì, certo che lo immaginavo, ne avevamo parlato, ma mi aveva detto che..." Flora lasciò cadere la frase, Helia sospirò dispiaciuto.

Nel frattempo, a poche miglia da loro, i loro amici combattevano contro le ombre che cercavano di insidiarsi nel pianeta. Avevano evaquato le abitazioni più a confine, ed Aisha, in volo nella sua forma buttefrlix, cercava di impedire alle ombre di insediarsi nelle menti delle persone. Nex e Timmy, avendo i materializzatori, ricordavano le ombre, e impedivano loro di disintegrare ciò che avevano sul loro cammino. I due combattevano schiena contro schiena, mentre Aisha volava a destra e a manca cercando di controllare la magia nera e, al contempo, eliminare le ombre.

"Onda Morphix!" Gridò, in un incantesimo e forse un grido di paura, disintegrando un'ombra a pochi passi da Nex. Lui alzò lo sguardo verso di lei e le strizzò l'occhio, sorridendole. Aisha si sentì bloccata, come se in quel momento non sapesse esattamente cosa fare, e infatti si limitò a guardarlo con un'espressione da pagina bianca, e allora continuarono a combattere.

Nel mentre, Tecna, Sky e Bloom arrivarono su Mizar grazie ad una navicella.

"Ragazze," Disse Sky, prima che mettessero piede fuori. "non sappiamo cosa ci aspetta, cerchiamo di agire con cautela. Antares ha detto che ci sono creature oscure qui, e Stella non può usare la sua magia."

"Se la mappa non ci inganna siamo atterrati vicino a lei." Affermò Tecna, a braccia incrociate, decisa e pratica.

"Sì, ma... voglio solo che facciate attenzione, va bene?" Tecna annuì, Bloom gli sorrise.

"Andrà tutto bene, Sky, sta' tranquillo." Lui strinse le labbra. Quando scesero dalla navicella si ritrovarono in un posto inospitale, buio, arido. Intorno a loro c'erano solo rocce e sabbia rossa, Tecna fece luce con la torcia del suo orologio.

"Non riesco a sentire Stella." Disse Bloom, perplessa.

"Qui non può usare la sua magia, è normale." Replicò Tecna, "Ma dev'essere per forza qui: gli incantesimi di localizzazione non sbagliano." Avanzarono con cautela quando, ad un tratto, sentirono dei rumori. Sky fece cenno a Tecna di spegnere la torcia e si rifugiarono dietro un grande masso. Fecero fatica a vedere col buio, ma riconobbero la loro amica. Stella era immobilizzata da un incantesimo oscuro ed era priva di conoscenza; lì con lei c'erano due streghe della Congrega Sanguini, le stesse che avevano affrontato su Linphea.

"Non siamo riuscite a prendere Linphea, ma prenderemo Solaria." Disse una delle due, quella dai capelli corti. La sua amica, che al contrario aveva una chioma lunga, replicò contrariata:

"Lo spero. E comunque avrò Linphea, se non oggi sarà domani. Zvonimir è quasi libero, il suo incantesimo avanza e con la Gemma di Solaria sarà fatta. Ma io non mi fermo, voglio il controllo di Vymarna."

"Sì, Iduna, certo, ma ricorda che grazie a Zvonimir avremo tutta la Dimensione Magica a disposizione." Le due streghe risero, mentre intorno a loro le ombre si muovevano come in una danza intorno al fuoco che avevano acceso le streghe. I volti di queste ultime, spaventosi per la malvagità che era dipinta, erano ancor più inquietanti davanti a quella luce instabile.
Sky si strinse alle sue amiche e sussurrò:

"Okay, ecco il piano. Voi due tenete impegnate le streghe mentre io libero Stella. Datemi della polvere di fata così posso spezzare l'incantesimo che la tiene prigioniera." Bloom roteò le mani e queste furono avvolte da polvere che fluttuò fino a alle mani di Sky, adagiandosi dolcemente sui suoi palmi. "Siete pronte?" Tecna e Bloom annuirono. "Bene, si va in scena!"

Nel frattempo, su Eraklyon, l'esercito si batteva per fermare le ombre. Il problema però non erano solo quelle: il disordine causato da quell'invasione di magia oscura fu sfruttato da chi era sempre stato contro la corona, e non solo sulla riva ovest. Anche a palazzo, i membri del Consiglio che non appartenevano alla nobiltà si riunirono per discutere su come far fuori il principe Sky. Ma il suo scudiero non poteva immaginarlo perché era impegnato a guidare le truppe contro le ombre e contro il piccolo esercito che aveva intenzione di scatenare una guerra civile nel regno. Ma, al contrario di ciò che aveva sempre visto fare dai suoi superiori, Brandon non si limitò a dare ordini, ma combatté con i suoi. Musa, in volo, cercò di gestire le ombre e di fare in modo che potessero essere materializzate agli occhi di tutti, mentre Roy combatté al fianco di Brandon. I due non avevano mai combattuto insieme, spalla contro spalla, ma i loro movimenti furono in perfetta sintonia. Si coprirono le spalle mentre menavano mandritti e affondi, contro esseri umani e contro ombre, ma più andavano avanti e più sembrava aumentare il putiferio, più la confusione aumentava. Le giubbe blu però rimanevano in piedi. Pochi caddero feriti e infierirono una grave batosta ai loro avversari. Musa controllava la situazione dall'alto e interveniva tra un incantesimo e l'altro. Fu in quegli istanti che arrivarono i rinforzi, quelli che nessuno si aspettava.

"Con quest'apparecchio le ombre saranno materializzate, e io smetterò di chiedermi che succede ogni volta che distolgo lo sguardo almeno!" Si voltarono, gli sorrisero. Il dottor Alexander portava con sé un apparecchio molto simile ad uno specchio; Judy, accanto a lui, aggiunse: "È un amplificatore di onde. Siamo riusciti ad integrarlo con il meccanismo dei materializzatori e... beh, dovrebbe funzionare!"

"L'ho sempre detto che voi cervelloni siete i migliori!" Esclamò Musa, sollevata. I due scienziati attivarono il loro marchingegno e partì un suono tanto acuto che tutti furono costretti a coprirsi le orecchie. Poi, quando il suono si fermò, le ombre furono materializzate. A quel punto, Musa poté finalmente combattere mentre Alexander, raccolta una spada, di diede al combattimento perché 'tredici anni di scherma dovevano pur essere serviti a qualcosa!'.

Su Solaria, invece, erano Timmy e Nex che combattevano spalla contro spalla e la situazione era decisamente diversa. La devotissima Solaria si era limitata a scappare o rifugiarsi e la maggior parte dell'esercito aveva raggiunto il Pozzo di Luce per proteggere la Gemma, mentre quello che ne rimaneva sosteneva i paladini. Aisha si affiancò ai ragazzi, mentre indirizzava incantesimi in ogni direzione. Improvvisamente sentì una presa spostarla, Nex colpì l'ombra che stava per toccarla.

"Grazie." Disse lei, guardandolo negli occhi.

"Dovevo pur ricambiarti il favore." Replicò lui, tenendole ancora le mani sulla vita.

"Non per essere inopportuno..." S'intromise Timmy, mentre sparava colpi alle ombre. "... ma sarebbe il caso di combattere ora!"

"Esatto!" Disse Aisha, spostando le mani di Nex e voltandosi, riprendendo a combattere.
I tre amici fecero un lavoro straordinario lì al confine, ma non bastò.
Le ombre arrivarono a palazzo, presero le guardie di Solaria, di loro non rimase nulla. Avanzarono nel grande palazzo, lentamente, come una macchia di petrolio.

"Helia!" Esclamò Flora, voltandosi di scatto verso il suo amico. "Stanno arrivando!" Si alzò ed Helia con lei, si fecero spazio tra la folla fino alla porta, ma la regina e Antares corsero da loro, seguite dal duca.

"Che succede?" Chiese la regina.

"Non vi allarmate," Premise Flora, con le mani avanti. "ma le ombre sono qui."

"Oh, santo cielo!" Esclamò Luna, sul punto di svenire, ma fu sorretta da Antares.

"Vostra maestà, ce ne occupiamo noi, voi state qui." Le disse Helia. Antares, mentre la sosteneva, si rivolse ai due.

"Vengo con voi." Dichiarò con decisione.

"Non puoi farlo." La fermò subito la keimerina. "Rimani qui, devi essere al sicuro."

"Se avete bisogno di qualcosa..." Si pronunciò il duca, ma Antares lo stroncò:

"Voi non potete esser loro di nessun aiuto." Gli occhi azzurri del duca espressero un certo fastidio.

"Ce la caveremo." Disse quindi Flora con un sorriso incoraggiante, calmando le acque. "L'importante è che restiate qui, al sicuro." Loro annuirono, e allora Flora ed Helia lasciarono la sala del trono.

Su Mizar, invece, Tecna e Bloom uscirono allo scoperto e le due streghe furono colte di sorpresa. Senza dare loro il tempo di reagire, le due fate lanciarono due incantesimi convergenti, ma le streghe, prese in pieno, non fecero altro che indietreggiare e nulla più.
Sky invece, aggirò le streghe e raggiunse Stella. Dunque, utilizzò su di lei la polvere di fata e i legami che la tenevano prigioniera si dissolsero. Le ombre però si fiondarono su di lui e il principe fu costretto a lasciare la sua amica per sfoderare la spada. Colpì le creature che cercavano di disintegrarlo, ma le streghe si accorsero di lui. Iduna quindi si voltò e lanciò un incantesimo contro di lui, ma Tecna, prontamente, chiamò: "Scudo Digitale!" E il principe fu difeso.

"Credi di potercela portare via così facilmente?" Chiese Iduna, con un ghigno. "Radici Nere!" E dalla terra rossa spuntarono delle radici nere come carbone che si avvinghiarono intorno alle gambe di Sky.

"Non azzardarti col mio fidanzato!" Esclamò Bloom. "Scia di Fuoco!" La fata bruciò le radici liberando Sky e poi volò al suo fianco.

"Bloom," Le disse Sky, prendendo Stella di peso. "porta Stella al sicuro!"

"Non posso lasciare solo te e Tecna!" Replicò la principessa, ma Sky la guardò negli occhi azzurri, serio. "Bloom, per favore." La principessa sospirò, amaramente, e prese la sua amica, quindi spiccò il volo.

"Dove crede di andare?!" Esclamò Iduna, stava preparando un incantesimo fra le mani, ma Tecna la colpì alla spalle fermandola e poi volò al fianco di Sky.

"Mi sorprende come ogni volta tu metta a rischio sempre la mia di vita!" Gli disse, Sky fu sorpreso e aprì la bocca per replicare, ma Tecna rise. "Ti sto prendendo in giro! Su, dai, facciamogli vedere cosa sappiamo fare!" Sky rise e scosse la testa, quindi impugnò la spada. Quindi, Tecna si occupò delle streghe e Sky delle ombre.

"Flusso digitale!" Esclamò la fata, colpendo in pieno la strega.

"Ania!" Chiamò Iduna, andò a rialzarla.

"Raggio Bioritmico!" Tecna lanciò il flusso magico contro le due streghe che furono prese in pieno. Sky, nel frattempo, menava fendenti e manversi. Poi i due sentirono un suono familiare ed alzarono la testa. Bloom si sporse dal portellone aperto e gridò: "Muovetevi! Non ho la minima idea di come pilotare quest'affare!" Abbassò la scaletta e Sky l'afferrò. Tecna lo raggiunse, ma prima che potesse afferarla un incantesimo oscuro la colpì alle spalle, facendola cadere al suolo.

"Tecna!" Esclamò Sky, preoccupato. La fata era stesa a terra, e provò a rialzarsi con fatica. Provò a battere le ali ma sentì un dolore lancinante e gridò straziata. A quel punto, le streghe si avvicinarono a lei.

"Bene, farfallina, finalmente sei dove devi essere." Disse Iduna, davanti a lei, poggiandosi le mani ai fianchi. Sky gettò un'occhiata a Bloom, e poi lasciò la presa. Con un salto si frappose tra le streghe e la sua amica.

"State lontane da lei!" Dichiarò il principe, sfoderando la spada.

"Non metterti contro di noi, principe." Disse Ania, aprendo le mani e creando delle sfere nere elettriche.

"Altrimenti?"

"Altrimenti ti inceneriamo!" Esclamò Iduna. Scagliò contro di lui un incantesimo, ma Sky lo parò con la spada. Menò un colpo e ferì il braccio della strega, che indietreggiò imprecando.

"Tecna, ce la fai?" Chiese Sky, aiutandola ad alzarsi.

"Sì..." Rispose lei debolmente, invitandolo a lasciarla, ma quando Sky lasciò la presa le gambe le vennero meno e lui la prese. Con un braccio teneva Tecna e con l'altro la spada. Parò gli incantesimi lanciatigli da Ania, ora che Iduna era ferita. E, nonostante la sua condizione, Tecna gli diede una mano: gettò un incantesimo sulla spada e così, al successivo colpo menato dalla strega, la magia le fu rimandata indietro, colpendola.

"Non so tu come faccia!" Le disse Sky con un sorriso, lei sorrise debolmente. Quindi Sky riprese la scaletta, tenendo Tecna stretta a lui, e Bloom li fece rientrare nella navicella. Una volta chiuso il portellone, Sky aiutò la sua amica a sedersi.

"Cosa è successo?" Chiese Stella, ripresasi grazie ad un incantesimo curativo di Bloom.

"Le streghe l'hanno colpita." Spiegò Sky. Tecna sedette prendendo un respiro per trattenere il dolore.

"Bloom, fa' qualcosa." Disse quindi Tecna, con gli occhi lucidi. "Le mie ali."

Nel frattempo, a palazzo, Flora ed Helia avevano lasciato la sala del trono ed erano arrivati nell'atrio. Regnava il silenzio, dato che gli abitanti del palazzo erano tutti rifugiati di sopra. Erano ancora sulle scale quando videro le ombre entrate a palazzo. Flora si trasformò nella sua forma butterflix e rimase al fianco di Helia.

"Sta' tranquilla." Le disse il bach. "Ho il materializzatore, possiamo gestirle." Flora lo guardò e annuì. Quindi i due si scagliarono contro le creature oscure, che si stavano facendo strada a palazzo prendendo ciò che trovavano sul loro cammino. Ma Helia batté i piedi a terra e si alzarono delle lastre di pietra, creando dei muri.

"Soffio di primavera!" Lanciò Flora, neutralizzando quelle che Helia aveva imprigionato. Il bach roteò le mani creando un vortice d'aria che prese con sé delle ombre, dunque Flora scagliò: "Tempesta Ghiacciata!" E le ombre svanirono. I due combatterono insieme impedendo alle ombre di oltrepassare le scale, per non permettere loro di arrivare ad Antares.

Nel frattempo, su Eraklyon le cose andavano meglio. Infatti, grazie all'aiuto di Alexander e Judy combattere le ombre era diventato più semplice e, anche se non potevano evitare la polvere di fata nera che s'insidiava nel pianeta, almeno erano riusciti a fermare le ombre che avevano cercato di entrare su Eraklyon. Per quanto riguardava i ribelli, l'esercito era riuscito a contenerli, anche se i disordini erano evidenti. Brandon dunque chiamò i suoi amici.

"Ragazzi, Stella sta bene, la stanno riportando su Solaria. Andiamo lì e poi... beh Musa, se tu sei davvero sicura io..."

"Brandon," Lo fermò la sua amica, poggiandogli una mano sulla spalla. "Sono davvero sicura." Lui le sorrise, dispiaciuto.

"Allora voi andate su Solaria mentre io vado a prendere Logan, compiremo l'incantesimo." Gli amici dunque si separarono, Brandon raggiunse Roccaluce, che era ancora in disordine per la rivolta che era avvenuta e ancor di più per ciò che stava accadendo anche su Magix, con la polvere di fata nera. Con suo fratello, quindi, si recarono ad Alfea per prendere il Sigillo, consegnato da Hagen a Faragonda.

"Brandon, Musa non può farlo." Ribadì Faragonda, in piedi accanto alla finestra, quando gli diede il Sigillo. Un artefatto d'oro, simile ad una grossa chiave dai dettagli finemente lavorati.

"Lo so, preside Faragonda, ho provato a parlarle ma è decisa. Io... è una sua decisione, e non siamo sicuri delle conseguenze."

"Appunto!" Insisté Faragonda, voltandosi verso di lui. "Non potete metterla in una condizione simile! Dovete impedirglielo! È meglio usare il Sigillo che oscurare il proprio cuore! E mi costa dirlo perché è una delle mie ragazze..."

"Io... mi dispiace." Brandon non aggiunse altro. Guardò la preside che si era voltata dandogli le spalle.

"Mettete fine a questa storia, e fatelo saggiamente. Nom fatemi pentire della fiducia che ripongo in voi."

"Sì, preside Faragonda." Fu tutto quello che Brandon disse. La preside non si voltò, ma aspettò di sentire la porta chiudersi prima di lasciar scendere le lacrime.

Nel frattempo, su Solaria, Flora ed Helia avevano neutralizzato le ombre entrate a palazzo e Nex, Aisha e Timmy erano rientrati. Le ragazze si erano abbracciate strette, e poi erano arrivati Bloom, Sky, Tecna e Stella. I sovrani, Antares e il duca corsero dalla principessa, che in fin dei conti stava bene, e che cercò di liberarsi da tutta quella confusione intorno a lei per poter chiedere ad Antares come stesse lei. Sua madre fu delusa, considerando l'atteggiamento considerato da lei di codardia di Antares, ma la divinatrice arrossì e rassicurò la principessa di star bene. Era Tecna quella che non stava bene, e Flora se ne accorse appena la vide.

"Portiamola di sopra." Disse subito. I ragazzi l'aiutarono a salire. Fecero sedere Tecna in una delle sale del palazzo e Bloom e Flora si occuparono di lei. Insieme, con la magia curativa, rimisero a posto le sue ali. Timmy rimase accanto a lei, tenendole la mano che lei stringeva ogniqualvolta sentiva troppo dolore.

"Tecna, mi dispiace tanto." Le disse Stella, mordendosi le unghie notando il dolore che provava la sua amica.

"Va tutto bene, Stella, non è colpa tua." La rassicurò la sua amica, sorridendole a fatica. Quel momento fu interrotto dal cellulare di Flora, che squillò. Le ragazze notarono la sua espressione.

"Che succede?" Chiese Aisha.

"È Jackson..." Rispose la keimerina, preoccupata. Prese un respiro e allora rispose. "Jackson." Poi sgranò gli occhi, e i suoi amici si chiesero cosa potesse starle dicendo il principe di tanto sconvolgente. "Va bene. Arrivo! Jackson, fa' attenzione, per favore. Va bene, sono lì tra poco!" Quando staccò, le espressioni dei suoi amici erano tutte confuse. "Le ombre hanno attaccato Sakoma. Hanno bisogno di noi, dobbiamo andare lì."

"E tu vorresti aiutare Jackson e suo padre?" Chiese Stella, stranita, alzando un sopracciglio.

"Sì, Stella, perché su Sakoma ci vivono molte persone, e perché, anche se suo padre è un essere ignobile, voglio bene a Jackson. Sono io che ho ferito lui, e ho tradito la sua fiducia. Lui ha provato ad essere sincero con me, e gli ho fatto del male. Suo padre è capace di manipolarlo, ma questo non vuol dire che sia una brutta persona." Rispose Flora, convinta, incrociando le braccia.

"Okay..." Disse Sky, un po' perplesso, stanco per la maggior parte. "... quindi ora raggiungiamo Sakoma, mettiamo i civili al sicuro, e poi..."

"... e poi compirò quell'incantesimo." Disse Musa entrando, accompagnata da Roy.

"Che cosa?!" Esclamò Tecna, scioccata, appena rimessasi in piedi.

"Ho deciso, ragazzi, e non mi farete cambiare idea. Ora, per favore, lasciatemi godere il mio momento da salvatrice dell'universo e andiamo su Sakoma, che ne dite?" Le sue amiche la conoscevano, sapevano che quell'atteggiamento un po' ironico, da spavalda, stava cercando di mascherare una montagna di paura, e l'abbracciarono, tutte insieme.

"Perché lo stai facendo?" Le chiese Aisha, tenendola stretta.

"Perché non è giusto che uno di noi si sacrifichi in questo modo. Ci siamo promessi di non perdere più nessuno." Rispose la fata della musica, questa volta seria.

"Ti stai sacrificando tu." Puntualizzò Bloom.

"Non possiamo saperlo." Replicò la sua amica dai capelli corvini. "Ed ora andiamo, su, muoviamoci!" Prima di andare, Stella si fermò per parlare con Antares. I suoi amici, nel frattempo, raggiunsero la navicella.

"Volevo ringraziarti per come hai protetto la Gemma." Le disse Stella.

"L'ho fatto per voi, vostra altezza." Replicò la divinatrice.

"E ti ringrazio. Antares, ora non posso rimanere su Solaria, ci sono altre questioni urgenti, ma mi fido di te. So che Flora ha coperto la tua magia, usala solo se è strettamente necessario." Si raccomandò, poggiandole una mano sulla spalla. Antares guardò prima quella mano e poi alzò lo sguardo verso Stella.

"Lo farò, vostra altezza, potete fidarvi di me." Stella le sorrise e raggiunse i suoi amici, ignara di tutto ciò che provava per lei Antares.

Quando Brandon raggiunse Solaria fu sorpreso di quella situazione, i suoi amici gli dissero di salire e non fare storie.

"Perché stiamo andando su Sakoma?"

"È stata attaccata dalle ombre." Rispose Sky, piatto.

"E l'incantesimo?"

"Dopo Sakoma."

"Ah..." Fu quello che disse Brandon, poi raggiunse Flora. "Perché vogliamo correre su Sakoma invece di compiere l'incantesimo che può salvarci tutti?" Chiese quindi a lei.

"Perché Jackson ha bisogno di noi, è l'unico con un materializzatore e non può affrontare le ombre da solo."

"Ah..."

"Mi era sembrato di capire che non ci consultiamo prima di prendere decisioni, io e te." Lo rimbeccò lei, incrociando le braccia.

"Flora..." Brandon sospirò. "... mio fratello non è una persona... come dire... affidabile. Lui voleva che compissi quell'incantesimo, voleva che il tuo cuore si oscurasse."

"Ma tu ti sei offerto prima." Ribatté la keimerina.

"Perché tu hai trovato prima l'incantesimo." Flora lo guardò, indispettita.

"Lo compirà Musa, non è lo stesso?"

"Quella di Musa è una decisione, ed è diversa dalla tua. Lo sai."

"Se Musa non si fosse offerta tu avresti usato il Sigillo, mi avresti lasciata da sola... era così che volevi risolvere le cose?" Chiese lei, abbassando lo sguardo. Brandon si morse le labbra e sospirò per la frustrazione.

"Oltre a quell'incantesimo il Sigillo è la nostra unica opzione, e nessuno si è offerto a parte Bloom. Non te lo saresti mai perdonato, e neanche Sky. E voi due avete troppo da perdere: lui un regno, e tu devi occuparti di Miele. Ma quello che non mi sarei mai perdonato io sarebbe stato lasciarti sola, e mi dispiace, ma era tutto quello che potevo fare."

"Non azzardarti mai più a pensare una cosa del genere, hai capito?" Lo guardò, con gli occhi lucidi. Brandon la abbracciò, stringendola forte a lui.

"Ti prego, perdonami." Le disse.

"Ti ho già perdonato, ma ho ancora paura." Replicò lei.

A pochi passi, Musa era seduta accanto al finestrino. Era certa di aver preso la decisione giusta nonostante tutto ciò che le avevano detto i suoi amici. Non era meglio rischiare che essere certi di perdere uno dei suoi amici? Eppure, nessuna parte di lei sentiva quella gran paura, non percepiva il pericolo che tutti sembravano vedere tranne lei. Forse perché la magia oscura l'aveva già usata, o forse perché quello era semplicemente il suo destino. Ora che ci pensava, però, non aveva neanche chiamato suo padre.
Nex pilotò la navicella con Sky, mentre Roy si assicurò che Aisha stesse bene. Le prese il viso fra le mani e la principessa forzò un sorriso. Avrebbe voluto risposte diverse da quelle che aveva, e magari le cose sarebbero finite bene.

Quando arrivarono su Sakoma, videro come l'azione si stava svolgendo proprio nei confini del palazzo. Flora sapeva che proprio lì, nella torre di Zaviah, era custodita l'essenza del pianeta, alla quale lei stessa era legata. Scesero e raggiunsero l'esercito, che cercava invano di combattere le ombre. Jackson era l'unico che poteva e quelle che riusciva a materializzare da solo erano poche.
Fu strano, per gli dei se fu strano. Flora andò da lui e Jackson non fu per niente arrabbiato, non la trattò come aveva fatto ore prima, ma la abbracciò. Per gli dei se fu strano. E Flora ne fu felice, perché gli voleva bene. Quando la guardò, notò le lacrime che le rigavano il viso, Jackson le sorrise, poi gridò verso Sky: "Principe Sky, abbiamo bisogno del tuo aiuto e di quello delle fate!" Sky gli fece un cenno, poi dispose la sua squadra: Musa, Aisha e Stella dovevano occuparsi di gestire le ombre mentre le altre combattere con loro. Brandon gettò un'occhiata a Flora, conosceva perfettamente la sua fata, sapeva che loro non la pensavano allo stesso modo sul principe e sapeva anche che il cuore di lei era molto, molto più puro del suo. Flora gli voleva bene e sapeva che il principe era un animo tormentato, vuoi per la famiglia che si ritrovava, vuoi perché era rimasto congelato per più di vent'anni, e lei aveva bisogno di aiutarlo, aveva bisogno di salvarlo, senza amarlo necessariamente. Brandon lo sapeva, e la lasciò fare. Non sapeva cosa avesse in mente esattamente, come volesse gestire la situazione, dato che poche ore prima era corsa da lui impaurita, ma si fidava di lei, e la lasciò fare, fingendo di esserle amico come aveva fatto fino a pochi giorni prima.
Jackson non si rimescolò subito alla battaglia. Intorno a loro c'erano le ombre, i soldati, e la terra ancora a tratti tremava, ma le mise le mani sulle spalle e la guardò negli occhi.

"Raggiungi la torre, proteggi l'essenza di Sakoma, sei l'unica che può farlo, sei la sua custode."

"Jackson, io..." Replicò lei, con le lacrime agli occhi. Lui le sorrise e scosse la testa.

"Ti perdono, Flora. So che non mi ami, ma... ma mi piaceva pensarlo. Non lo so cosa succederà, e non mi aspettavo un attacco... anzi, meriti di saperlo, io non sono la sola vittima, anche tu lo sei... Flora, Zaviah ha compiuto un rito su di te e..." In quel momento la terra tremò ancora e lui la sorresse. Non appena si fermò, Flora disse:

"Corro alla torre, non perdo altro tempo! Ma voglio dirti che mi dispiace, e che... che hai un posto speciale nel mio cuore, e mi dispiace tanto aver tradito la tua fiducia!" Gli diede un bacio sulla guancia e corse via, diretta alla torre. Jackson la chiamò, invano, e rimase per un secondo fermo a guardarla. Pensò a come si era sentito con lei per quei mesi, a come era stato bello affidarle il suo cuore, pensare che quel suo cuore tanto triste potesse appartenerle e che lei potesse impegnarsi a custodirlo. Pensò ai suoi sorrisi sempre dolci, che venivano sempre e non mancavano mai anche dopo le sue sfuriate, che poi alla fine erano anche giustificate, spesso. E poi pensò a quando era andato da lei, su Domino, a metterla in guardia contro suo padre, e pensò a Gallifrey. E allora capì. Capì tutto.
Intorno a lui la battaglia imperversava, anche suo padre combatteva con loro. Volavano incantesimi, grida, la terra che tremava sconvolgeva ogni cosa. Gettò un'occhiata a suo padre, questo non lo notò. E tutto gli fu chiaro. Pensò a sua madre, e tutto gli tornò. Sorrisi così luminosi potevano essere spenti solo da lui, da suo padre. Il re prese la strada per l'entrata del palazzo e Jackson lo seguì.

Flora corse veloce, percorse i corridoi di quel palazzo che ormai conosceva bene e raggiunse la torre di Zaviah. La divinatrice non era lì, ma nella sala del trono, barricata a difendere la famiglia reale. Si guardò intorno e non le fu difficile individuarla. Il cuore della natura s'illuminò, Flora si avvicinò alla teca. Era custodito un bucaneve, quando lei si avvicinò il fiore prese a brillare. Dunque, la fata poggiò le mani sulla teca e s'illuminarono, avvolte da un'aurea azzurrina. Il vetro si congelò, mentre Flora compì il suo incantesimo, tenendo gli occhi chiusi. Trasalì quando sentì quella voce.

"Che cosa hai fatto?!" Aprì gli occhi e si voltò verso di lui, il re stava lì davanti alla porta, con le mani poggiate sull'elsa della spada riposta nel fodero.

"Sto proteggendo l'essenza di Sakoma." Rispose Flora, guardandolo, ma con ogni muscolo del corpo contratto.

"Oh, ma non ce ne sarebbe bisogno se solo tu non ti fossi messa a giocare con la magia." Replicò il re, accigliato. "C'è qualcosa che non ci hai detto, keimerina? Ancora?"

"Di cosa parlate?" Chiese lei, corrugando la fronte, seriamente perplessa.

"Del fatto che il pianeta sarebbe dovuto rimanere coperto, attingendo da te l'energia, eppure quegli esseri demoniaci sono qui... devi essere sincera con me, keimerina, o il nostro matrimonio non sarà per nulla felice." Le disse con un ghigno, e quell'espressione la spaventò. Il re fece un passo verso di lei, ma Flora mise le mani avanti, avvolte dal ghiaccio.

"State lontano!" Esclamò la fata. Il re, in tutta risposta, le rise in faccia. Ma fu sorpreso e divenne immediatamente serio quando vide suo figlio.

"Flora ha sempre avuto ragione..." Disse Jackson, chiaramente ferito. Raggiunse la fata e si parò davanti a lei, sguanando la spada contro suo padre. Lo guardò negli occhi, accigliato, a denti stretti, con rabbia. "Statele lontano! Non azzardatevi a fare un passo! Padre, voi... mi avete tradito!" Il re sospirò e scosse la testa schioccando la lingua.

"Santo cielo, figliolo, santo cielo... abbassa quella spada, entrambi sappiamo che non sei credibile."

"Come avete potuto?" Disse il principe, senza cambiare la sua espressione. Il re ridacchiò. "RISPONDETEMI!" Gli urlò contro il principe. Flora, impaurita, gli poggiò una mano sulla spalla, quasi sfiorandolo, rimanendo dietro di lui.

"Jackson, tu non sarai mai un buon re, non ne sei capace, non ne hai le abilità." Rispose suo padre, con aria tranquilla. "Metterti su quel trono sarebbe un errore, quindi lo manterrò io. Ma sarebbe un peccato sprecare... beh, lei." Fece un cenno con la testa verso Flora.

"Avete provato ad uccidermi, sapete che posso fare lo stesso."

"Oh, non lo farai, figliolo, assolutamente." Ruben cambiò il suo sorriso in un'espressione minacciosa e sfoderò la spada, Flora trasalì. "Vedi, avrei preferito farlo in un altro modo. Anzi, avrei preferito non tornassi da Gallifrey, ma tu sei testardo, sei un irrispettoso, irriverente... e non avrei voluto farlo qui, avrei preferito fosse sembrato un chiaro incidente in battaglia, ma non mi lasci altra scelta." Jackson non si sarebbe mai aspettato una simile confessione da parte di suo padre e gli ci volle un secondo per metabolizzare. Flora però si frappose fra i due e armò le sue mani con due sfere di ghiaccio.

"Fermatevi subito, tutti e due."

"E tu credi di avere il diritto di intervenire?" Disse il re, schernendola. "Spostati, è una faccenda tra me e mio figlio." Il re alzò la punta della spada fino al mento di Flora, ma Jackson la prese per le spalle tirandola via. In quel momento, la terra tremò ancora, e in quella manciata di secondi il mondo cambiò. La keimerina salvò la teca dell'essenza di Sakoma dal frantumarsi, prendendola in tempo, e il principe prese lei, che altrimenti sarebbe stata colpita dalla libreria che venne giù. La presa di Jackson sulle sua braccia divenne all'improvviso estremamente forte, e poi estremamente debole. La terra cessò di tremare e la fata, con ancora la teca fra le mani, si voltò. Gli occhi di tempesta la guardavano pieni di lacrime. Jackson si guardò il ventre, trapassato dalla spada di suo padre, e poi cadde in ginocchio. Il re sfilò via la spada insanguinata.

"No! No, no, no, no!" Esclamò Flora, prendendolo fra le braccia. "Jackson, guardami, ti prego! No, no, no!" Gli tenne la testa alta, ma lui era debole, allo stremo delle forze. La guardò negli occhi verdi e, debolmente, le disse:

"È stato bello amarti, lo sai?" Le sorrise, con le lacrime agli occhi. Quella tempesta era ancora lì, agitata, tormentata. Flora pianse, ma cercò di trattenere i singhiozzi. Gli passò una mano sulla ferita, per curargliela, ma era troppo tardi, e non poteva far nulla per lui perché non era neanche il suo vero amore. Gli spostò i riccioli biondi dal viso e gli sorrise, Jackson rimase a guardarla. E poi un rivolo di sangue gli attraversò il mento, mentre emanava l'ultimo respiro. "No!" Esclamò Flora, con rabbia, urlando dal dolore. Guardò il re, che era stato testimone della scena senza batter ciglio, e poi la sua attenzione fu colta da Brandon, che arrivò in quel momento. Il soldato era sconvolto. Guardò Jackson, esanime, e poi incrociò lo sguardo di Flora, che scosse la testa. Quindi si rivolse al re, che gli sorrise malignamente.

"E così abbiamo anche il nostro colpevole! Delitto passionale, ancor più credibile! Dopotutto ho persino un testimone che può confermare la vostra tresca, è lo stalliere. Sì, quell'inutile ragazzo si è rivelato avere un ruolo chiave, se non fosse stato per lui non vi avrei mai beccati!"

"Sebastian?" Disse Flora, confusa, senza muoversi.

"Sì, mi pare si chiami così. È chiaro, hai ucciso tu mio figlio, solo per la keimerina!" Brandon era allibito, ma questo non gli impedì di prendere il re per la giacca e sbatterlo al muro.

"Avete ucciso vostro figlio! Avete ucciso vostro figlio, dannazione!" Esclamò, iracondo, tenendolo contro il muro con forza.

"In realtà sei stato tu." Puntualizzò il re, tranquillo. "A chi credi che crederanno? Siamo solo noi qui. E adesso lasciami subito, soldato, che devo mandare le mie guardie ad arrestarti!" Brandon lo guardò negli occhi, quindi lo lasciò andare. Ma, non appena lo fece, gli tirò un pugno, facendolo indietreggiare, con una gomitata nello stomaco lo fece piegare e con un colpo alla testa lo fece cadere a terra privo di sensi. Flora non fece nulla, non disse nulla. Brandon si voltò verso di lei.

"Dobbiamo andarcene."

"Ma..." Il soldato si avvicinò a lei e la esortò ad alzarsi, ma lei fu riluttante. "Brandon non possiamo lasciare Jackson... lui... ho provato ad usare la magia, ma non funziona!" Spiegò tra le lacrime, alzatasi, mentre il corpo del principe giaceva sul pavimento. La fata, con le braccia sporche di sangue, era sotto shock.

"Mi dispiace tanto." Le disse Brandon, prendendole il viso fra le mani. "Ma dobbiamo andare via di qui immediatamente, vieni!" Le prese la mano e la esortò a seguirlo, anche se Flora si guardò indietro. Tra le lacrime, seguì il soldato, tenendogli stretta la mano, e gli chiese:

"Cosa ci facevi qui?"

"Ho visto entrare il re, e dopo di lui Jackson, sapevo che eri entrata e... ho avuto paura per te." La guardò per un attimo e notò il suo sguardo perso nel vuoto mentre lo seguiva. Arrivarono di fuori, videro che i loro amici erano riusciti a tenere testa alle ombre. La terra tremò ancora e si strinsero. Quel sangue macchiava ora entrambi. E, mentre il mondo sotto i suoi piedi tremava, Flora sentì quello dentro di lei perdere ogni sorta di orientamento. Jackson era morto davanti ai suoi occhi. Non l'aveva amato abbastanza, o sarebbe stata in grado di salvarlo. Era la stessa torre, solo che stavolta era estate, e l'uomo che quella guerra aveva ucciso non sarebbe più tornato indietro.

 

Ehi... ricompaio per un breve pensiero per il principe. Lo ammetto, mi sento spregevole e e ci sto malissimo... mi fa davvero male, anche perché Jackson in fondo era buono, ed anche perché se non ci fosse stato Brandon in fondo sarebbero stati una bella coppia lui e Flora. Suo padre è stato... beh, l'ha tradito e ucciso, e poi ha trovato una gran via di fuga...

 beh, l'ha tradito e ucciso, e poi ha trovato una gran via di fuga

Mi dispiace un sacco davvero...

E nel frattempo abbiamo assistito alla confessione di Antares sui sentimenti che prova per Stella

 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Il sacrificio ***


IL SACRIFICIO

Il sisma si fermò, intorno a loro c'era confusione. La squadra si batteva contro le ombre, ma stava avendo la meglio. Brandon si rivolse a Flora, ancora sconvolta. Le prese il viso fra le mani in modo che lei gli prestasse attenzione e la guardò negli occhi.

"Flora, ascoltami, siamo nei guai. Dobbiamo andare via di qui immediatamente."

"Ma... Brandon, cosa sta succedendo?! Io..." Scoppiò a piangere. "... mi dispiace." Brandon sospirò, capendo che la sua fata era forte, ma cose come quelle la confondevano, le facevano perdere il senso che lei credeva muovesse le cose. In quel momento avrebbe soltanto voluto liberarla.

"Mi dispiace." Fu l'unica cosa che le poté dire, poi le prese la mano e insieme si diressero alla navicella. Il principe Sky, mentre combatteva, intravide il suo migliore amico sporco di sangue e capì che era successo qualcosa. Il principe lasciò il campo di battaglia e si diresse alla navicella, quando entrò, i suoi amici lo guardarono come se li avesse scoperti nel mentre di un terribile atto.

"Ragazzi, cosa è successo?" Chiese il principe, squadrandoli da capo a piedi.

"Jackson è morto." Rispose Brandon, Flora tremava. Sky lo guardò ma si pentì di quello sguardo che gli rivolse perché Brandon si affrettò ad aggiungere: "Non sono stato io, è stato il re. Sky, mi accuseranno, ci accuseranno, dobbiamo andarcene da qui." Flora si prese la testa fra le mani e prese a camminare per la navicella, Sky guardò il suo amico.

"Non potete scappare, non farete altro che dare prova della vostra colpevolezza."

"È il re che ci accusa!" Sbottò Flora, voltandosi di scatto verso di lui. "La sua parola contro la nostra basta! Santo cielo, io..." Flora fu interrotta: in quel momento entrò Tecna, allarmata, dicendo:

"Sky cosa fai? Sono stata contattata da Nebula, Tír na nÓg è sotto attacco e... cosa diavolo è successo?" Chiese poi, vedendo i suoi amici.

"È una lunga storia." Rispose Brandon con un sospiro.

"Voi state bene?" Chiese la fata, i due annuirono. "Allora andiamo subito a Tír na nÓg. È quello il centro di tutto e se Zvonimir ha deciso di mandare lì le sue ombre è perché è sicuro di vincere. Brandon, abbiamo bisogno di Logan, dobbiamo compiere quell'incantesimo."

"Bene, richiamate gli altri! Brandon, tu ai comandi con me!" Ordinò Sky. Si sciolsero le file, ma il principe trattenne la sua amica per il braccio. "Tecna, tu stai bene?"

"Sì, perché me lo chiedi?" Replicò lei, guardandolo.

"Le tue ali. Hai combattuto a terra." Lei, seria, dichiarò:

"Sto bene, ora abbiamo cose più importanti a cui pensare."

"Ma, Tecna..." Provò Sky, ma lei si sciolse dalla sua presa e si allontanò per chiamare gli altri. Velocemente, la squadra salì sulla navicella per dirigersi a Tír na nÓg.  Quando le ragazze videro Flora corsero da lei, vedendo in che stato era ridotta. Flora raccontò alle sue amiche quanto accaduto, poi però sedette in disparte, mentre loro discutevano anche sui destini di Andros, e se Musa avesse potuto occuparsi anche di quello una volta nella Dimensione di Obsidian. Ma Flora sentiva le loro voci come un brusio in sottofondo. Nessuno, su quella navicella, poteva mettersi nei suoi panni perché nessuno l'aveva conosciuto veramente come lei. Per gli altri Jackson era semplicemente il cattivo della storia, quello che l'aveva incastrata in quella situazione, una specie di aguzzino. Ma lei sapeva che non era così, anche se spesso si era arrabbiata con lui, anche se all'inizio l'aveva odiato. Odiato era un parolone, ma era il polo opposto dell'amore, sotto certi aspetti, ed era ciò che sentiva di provare per colui che la separava dall'uomo che amava. Anche se si era separata lei stessa da lui, all'inizio, ma quello era un altro filone di pensieri. Jackson era sensibile, una persona che non era stata mai veramente capita, e i cui occhi lo imploravano. Erano diventati amici, aveva imparato a capire i suoi silenzi, i suoi sguardi. Sapeva che Jackson era una persona attenta, anche ingenua. Sì, era profondamente ingenuo. Credeva nel bene, e credeva di poterne fare; sognava di poterne fare. Le aveva persino confidato tutto sull'accordo perché aveva capito di tenere a lei. L'aveva difesa, fino alla fine, anche quando ormai sapeva che l'aveva tradito. Non si era tirato indietro, ma aveva affrontato suo padre per lei. Non l'aveva salvato, ed ora l'avrebbe vendicato, in un modo o nell'altro. In Flora montò rabbia, mista a dolore. Aveva sempre provato disgusto per il re, ma ora desiderava del male per lui. Non sapeva cosa stesse accadendo, ma capì che le cose erano cambiate.

Mentre era ai comandi, Brandon di certo non aveva smesso di pensare a quanto accaduto. Nella sua mente ripercorreva, ripeteva scena per scena, quello che aveva visto. Jackson era morto e, per quanto avrebbe voluto liberare Flora da quella situazione, quella non era la soluzione a cui aveva pensato. Se Flora si fidava del principe, in qualche modo, se Flora piangeva il principe, allora quel ragazzo aveva qualcosa di buono in lui, qualcosa che aveva spinto la sua fata a fidarsi di lui. E poi, l'aveva visto pararsi davanti a lei e difenderla contro suo padre, e un vigliacco non l'avrebbe mai fatto. Gli dispiaceva. Non lo conosceva, ma gli dispiaceva, per quanto avesse sognato di sfidarlo a duello. Erano cose diverse, e il principe non meritava quella fine. Come una scossa, Brandon smise di pensare non appena udì quella voce. Non sapeva che fosse a bordo con loro, non lo immaginava, si era limitato a sedere ai comandi e partire velocemente verso Tír na nÓg. Lasciò il comando a Timmy, che lo prese, confuso, e si diresse a grandi passi verso il giovane. Prendendolo per il collo della camicia, allontanò Sebastian dalle ragazze e lo sbatté alla parete.

"Come hai potuto tradirci?!" Esclamò con rabbia. "Hai innescato una reazione a catena, se non fosse stato per te il principe..." Musa e le altre intervennero subito, cercando di separarli, ma con scarsi risultati. Flora si limitò ad avvicinarsi, ma non si intromise, a differenza delle sue amiche. Infatti, Helia le gettò un'occhiata stranita prima di separare i due con un gesto della mano che emanò una forte folata di vento.

"Brandon, calmati." Gli disse Helia, poggiandogli le mani sulle spalle e guardandolo negli occhi.

"Tu non capisci!" Replicò il soldato, ad alta voce, pieno di rabbia.

"No, non capisco, ma devi calmarti." Ripeté Helia.

"Helia, lasciami." Gli ordinò il suo amico, risoluto. "Lasciami che devo spaccargli la faccia."

"Brandon, sta' calmo, posso spiegarti tutto." Disse allora Sebastian, mentre Helia teneva ancora il soldato.

"Ah sì?! E cosa, esattamente? Perché il re ci ha già detto tutto! Helia, lasciami!"

"No! Non finché non ti calmi! Flora!" Chiamò allora. La giovane osservava la scena, a braccia conserte.

"Volete che intervenga io?" Chiese la ragazza, con ancora un'espressione allibita, incredula che quella situazione fosse reale. Ormai il sangue era secco sulla sua pelle, e lei non aveva avuto il tempo né il coraggio di sciacquarsi. Fece un passo avanti. "Può darsi che Brandon usi dei modi eccessivi, che io non condivido e lui lo sa, ma non credo che potrò perdonarti, Sebastian." Si voltarono verso il giovane, Flora arrivò accanto a Brandon, Helia lo lasciò andare. Il soldato prese un respiro, ma tenne il suo sguardo sullo stalliere.

"Sebastian, ci spieghi cosa succede?" Chiese Musa, preoccupata.

"Io... mi dispiace, ma hanno minacciato la mia famiglia." Replicò il giovane, abbassando lo sguardo.

"Beh, il principe è morto ed ora incolpano noi!" Esclamò Brandon, ma prima che potesse fare un passo Flora si parò davanti a lui e con uno sguardo eloquente lo costrinse a fermarsi.

"Cos'è questa storia?" Chiese allora Bloom, guardando Flora in cerca di una spiegazione. La keimerina, a braccia incrociate, rispose:

"Come sapete, Jackson è morto per mano del re, ed ora accusano me e Brandon. Aveva scoperto tutto, e a quanto pare era stato Sebastian a rivelarglielo." Guardò lo stalliere negli occhi nocciola. "Come hai potuto farlo? Eri lì con noi quella sera, perché l'hai fatto? È partito tutto da lì, Jackson sapeva tutto, si è fidato di suo padre, e poi... ora il re ha delle prove, ci accusa e ha delle prove, io e Brandon avevamo i migliori motivi per... per fare del male a Jackson e..." Scoppiò a piangere, Brandon con un braccio la avvolse.

"Hai davvero fatto questo?" Musa gli rivolse uno sguardo pieno di delusione. Gli occhi dello stalliere divennero lucidi.

"Mi dispiace tanto, non avrei mai voluto far del male a nessuno. Ma la mia famiglia era in pericolo..."

"Perché non me l'hai detto?" Chiese Musa, guardandolo dispiaciuta.

"Già una volta mi hai aiutato e ringrazio gli dei che sia finita bene." Guardò Flora. La keimerina, con ancora il viso bagnato, lo guardò con rabbia.

"Tu sai a cosa si riferiva il re, non è vero?" Lui scosse piano la testa. "SAI A COSA SI RIFERIVA! SAI DI COSA STO PARLANDO!" Sbottò la fata, e dalle sue mani partirono dei dardi di ghiaccio che si infransero contro il pavimento.

"Il re aveva legato la tua energia vitale al pianeta." Confessò allora Sebastian. "Eri tu che lo proteggevi, e il pianeta prendeva la tua energia. Le ombre non potevano attaccarci. Ma poi c'è stato il rito e tu hai rotto la copertura, e le ombre ci hanno trovati." Musa abbasso la testa, e Flora notò quel gesto.

"Musa, tu lo sapevi?" Chiese, scioccata.

"Io... Flora, calmati ti prego..." Disse la sua amica quando vide la brina che ricopriva le mani della sua amica.

"Lo sapevi e non mi hai detto nulla... la mia vita era in pericolo, Musa, e tu non mi hai detto nulla." Dichiarò ancora la keimerina, con gli occhi pieni di lacrime che però non lasciò cadere, si limitò a guardare la sua amica.

"Volevo trovare una soluzione e non mettere Sebastian nei guai, Elijah..."

"... NON MI INTERESSA DI ELIJAH!" La interruppe Flora, ad alta voce. "NON MI INTERESSA! TU NON MI HAI DETTO NIENTE! JACKSON NON MI HA DETTO NIENTE! ED ORA SIAMO QUI E LUI NO! ED ORA..." Non poté continuare, non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a piangere. Brandon la strinse e, con aria lucida e distaccata, disse agli altri:

"Tír na nÓg, e prima Roccaluce, prendiamo Logan." Nessuno disse nulla, loro si allontanarono dagli altri. Brandon, con la mano, le asciugò le lacrime. Sottovoce, come per rimanere nel suo mondo interiore, le disse: "Calma, okay?"

"Mi sento così in colpa!" Replicò lei, singhiozzando.

"Non potevi fare nulla, non potevi..."

"Ma l'ho tradito. Lui aveva bisogno di me... sapevo che il re voleva fargli del male, se si fosse fidato di me mi avrebbe creduta, ma ho tradito la sua fiducia e... aveva solo bisogno di qualcuno di sincero, e invece l'abbiamo ingannato tutti!"

"Non volevi fargli del male..."

"No, ma ora è morto. Ed ora c'è Zvonimir e io... ho paura."

"Hai ragione, e so che il tuo cuore sta esplodendo e la tua testa anche perché non trovi una spiegazione a tutto questo. Non ci stai capendo nulla, e hai ragione perché non è così che sarebbero dovute andare le cose. Mi dispiace tanto. Ma c'è una guerra lì fuori, e niente, assolutamente niente ha senso quando c'è una guerra, e noi dobbiamo vincerla. Hai paura, ed è ragionevole, ma dobbiamo farcela, e so che puoi farcela. Volevi bene a Jackson, ed ora dovrai combattere anche per lui. Sei coraggiosa, so che lo sei, fata dell'Inverno, tu sei quella che mi ha salvato la vita, come potresti non esserlo?"

"Mi dispiace se non sono un'eroina."

"Hai visto tua madre morire, hai visto Jackson morire, erano entrambi fra le tue braccia, e hai avuto la forza di opporti alla Natura, sei qui ora nonostante quello che è appena successo. Sei la mia eroina, hai capito?" Le diede un bacio sulla fronte e poi la strinse a lui. Comprendeva i suoi sentimenti, ma sapeva anche che la sua fata era davvero così forte. Era in grado di sacrificarsi, aveva guardato la morte negli occhi e poi, a testa alta, era andata avanti, mentre lui non ci era mai riuscito. Ammirava quella ragazza, l'amava per ciò che era, e sapeva che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per proteggerla.

Erano quasi a Roccaluce e Musa e Sebastian stavano discutendo nel ripostiglio delle armi. La fata della musica aveva avuto la finezza di non insultarlo davanti all'intera squadra. Musa camminava su e giù in quel piccolo spazio, incredula, arrabbiata.

"Non posso credere che tu ci abbia traditi. Ti ho dato la mia fiducia, Sebastian, credevo fossimo amici!"

"E lo siamo!" Replicò lui, Musa non sapeva quanto dolore quella situazione gli stesse causando. "Musa, il re... non volevo far del male a nessuno, ma... io non pensavo che sarebbe finita così."

"Beh, bisogna pensare prima di agire!"

"Proprio tu vieni a dirmelo?" Replicò Sebastian, Musa si bloccò, poi lo guardò dritto negli occhi e disse:

"Sei un vigliacco."

E così, con questi sentimenti di sconfitta che ognuno aveva nel cuore, tra chi aveva perso un amico, chi scappava da un marchio che non l'avrebbe mai lasciato, chi sentiva la vigliaccheria in lui e chi sapeva di aver sbagliato, chi aveva un paio d'ali rotte che probabilmente non avrebbero più volato, chi non aveva più un regno né una famiglia, e chi sentiva di non aver fatto abbastanza, si preparavano a quella che sarebbe stata la battaglia più grande che avessero mai combattuto. Presero Logan con loro, il quale non rivolse la parola a nessuno. Non chiese a suo fratello perché fosse sporco di sangue, non sfoggiò il suo sorrisetto né si lasciò andare a nessun commento sarcastico. Arrivarono a Tír na nÓg, e ciò che videro li fece rendere conto che quello era l'inizio della fine, e che dovevano vincere.

Il cielo era squarciato, non vi era traccia del sole sebbene fosse estate, ma c'era solo abbastanza luce per dedurre che fosse ancora giorno. Grandi nuvoloni grigi, fitti e pesanti, occupavano le due parti di cielo, borbottavano inquieti, pieni di elettricità. Non c'era vento, l'aria era ferma. Faceva caldo e c'era una forte afa. Le ombre erano lì, tanto numerose che sembravano una grande macchia nera. C'erano anche le streghe, molto più numerose di quante potessero aspettarsi, e c'erano ladri di magia; c'era Barrera, il cacciatore di fate, che brandiva due grandi lame. Fu impossibile per le ragazze non vederlo: il suo volto era l'incubo di ogni fata. Ma, sebbene la fazione oscura fosse tanto numerosa e avanzava su Tír na nÓg, la magia bianca non era da meno: Nebula aveva disposto le sue forze, l'esercito delle fate terrestri era pronto a combattere, così come l'esercito di Eraklyon. Martha era lì, ed anche il Bach Seibei, insieme a Saladin e Faragonda. Erano lì anche Selina ed Eldora, insieme a Roxy e Morgana. I ragazzi le raggiunsero.

"Siete tutti qui!" Esclamò Bloom, una volta essersi trasformata. Eldora, seria, disse:

"L'universo è in pericolo, e forse era molto tempo che non lo era fino a questo punto, non potevamo rimanere in disparte."

"Siamo contenti che siate qui con noi." Dichiarò Sky, Morgana gli fece un cenno. Si voltarono dunque verso l'orda di nemici, ognuno, con uno sguardo, cercò di comprendere cosa avesse di fronte e farsi coraggio. Sky gettò un'occhiata a Nebula, la regina gli fece un cenno. Il principe divise la sua squadra: Logan e Musa furono mandati nel palazzo per compiere l'incantesimo. Prima che potessero andare, Sebastian abbracciò Musa, senza dirle nulla, e lei ricambiò quell'abbraccio senza proferire parola. Anche le sue amiche la salutarono, tutte con la voce rotta.

"Sta' attenta, hai capito? Ti aspettiamo qui." Le disse Stella, sforzandosi a sorridere, mentre le nuvole in cielo roteavano minacciosamente e i tuoni rompevano il cielo.

"Musa, mi dispiace tanto." Le disse Flora, abbracciandola.

"Anche a me." Replicò la sua amica.

"Va' e torna." Le disse Tecna, con gli occhi lucidi. Musa annuì e, col Sigillo con lei, si addentrò nel palazzo di Tír na nÓg. Con lei andò Logan, che con suo fratello si era scambiato poche parole. Brandon, mettendogli una mano sulla spalla, gli aveva detto solo:

"Io non so esattamente cosa provo per te, ma so che voglio davvero che torni."

"Cerca di non morire." Si era limitato a replicare Logan. Gli aveva poggiato una mano sulla spalla, probabilmente la cosa più simile ad un abbraccio che si sentisse di fare, e poi aveva raggiunto Musa. Sky diede le disposizioni e chiese a Tecna di combattere con lui, mentre Bloom e Stella combatterono insieme a Timmy e Roy; Aisha, Nex e Sebastian, invece, occuparono un altro fronte; Flora ed Helia fecero squadra, mentre il principe ordinò al suo scudiero di raggiungere l'esercito del loro regno.

"Promettimi che farai attenzione, promettimi che starai bene!" Gli disse Flora, in mezzo a quella grande confusione, prima che Brandon raggiungesse gli altri soldati.

"Sta' tranquilla, non oserei mai lasciarti da sola." Replicò lui con un sorriso accennato, guardandola, imprimendo l'immagine del suo viso nella sua mente. "Croce sul cuore." Flora si strinse a lui e lo baciò, e allora si separarono. Ma prima il soldato gettò un'occhiata ad Helia, e i due s'intesero.

La battaglia iniziò. Gli eserciti si scontrarono, le ombre furono rese materiali da una convergenza tra Aisha e Stella che costò loro molta fatica, ma le due si fecero forza per continuare a combattere. Tecna non si alzò in volo, come predetto da Sky, ma i due non dissero nulla al riguardo, anzi, combatterono insieme come se il posto di Tecna fosse stato esattamente quello da sempre. Nebula guidò le sue fate contro le ombre, Brandon guidò i soldati contro i cacciatori di magia alleati di Zvonimir, mentre Flora ed Helia si dedicarono a quell'enorme mostro creato dalle ombre. Era alto almeno quattro metri, ed era formato dalle stesse ombre come fossero state una strana materia viscosa ed oscura in grado di distruggere ciò che trovava sul proprio cammino. Flora si alzò in volo, ed Helia fece lo stesso, sorretto da vortici d'aria.

"Pioggia di Primavera!" Scagliò la keimerina, il suo incantesimo attraversò il mostro come una lama. Esso esitò per un secondo, ma poi si ricompose, letteralmente. Helia allora, con un preciso movimento delle mani, creò due lingue di fuoco che frustarono il mostro, spostando le ombre che lo formavano, ma non riuscirono a distruggerlo.

"Ho sentito dire che il Bach può fare molto di più!" Gli disse Flora, in volo a qualche metro da lui, con un sorrisetto. Helia la guardò e le sorrise.

"Da ciò che so, anche la keimerina!" Dunque, i due prepararono un attacco insieme. Flora roteò le mani e tra queste si crearono dei dardi di ghiaccio, Helia invece con dei movimenti creò il fuoco fra le sue mani, e allora scagliarono quella potenza contro il mostro d'ombra. Il ghiaccio e il fuoco si unirono senza annullarsi, i dardi di Flora furono lanciati con una forza tale che divennero quasi un'unica, gigantesca lama. Oltrepassarono il mostro, il quale barcollò. A quel punto, Helia chiamò a sé i fulmini.

Nel frattempo, a terra, Sky e Tecna combattevano insieme guardandosi le spalle. L'uno potenziava gli attacchi dell'altro: i fendenti di Sky avevano la potenza di incantesimi in grado di disintegrare quegli esseri oscuri, mentre Tecna era costantemente protetta e aiutata dal suo amico e poteva concentrarsi, elemento fondamentale per la fata della tecnologia. Nel mentre, anche Aisha e Nex combattevano insieme con la stessa armonia, la quale fu rotta nel momento in cui una lama, tra la grande confusione, ferì il giovane ad un braccio.

"Stai bene?!" Chiese Aisha, allarmata, fermandosi davanti a lui.

"Sì, sì, è solo un graffio." Rispose Nex, scuotendo la testa, poi la guardò negli occhi azzurri. Erano entrambi molto provati, intorno a loro imperversava la battaglia del secolo, eppure rimasero a guardarsi per qualche istante. "Mi dispiace." Disse allora lui. "Mi dispiace averti allontanata, aver allontanato tutti, ma io non ero pronto, dovevo diventare migliore." Aisha, confusa, balbettò:

"C-cosa? Di che parli?"

"Non ero abbastanza per te, non sono abbastanza. Non ero all'altezza di Nabu, non ero degno di te."

"Cosa ti ha fatto pensare che dovessi paragonarti a Nabu?" Disse Aisha, guardandolo con un'espressione di dispiacere mista a vero e proprio dolore, che forse era il rimorso diventato ormai troppo grande.

"Lui era perfetto, era nobile, era alla tua altezza, e tu desideravi sposarlo... io sono venuto dopo... Aisha, volevo che tu desiderassi me in tutto quel che ero."

"Sei sempre stato tutto quello che volevo, dal primo momento... non avrei cambiato nulla." Replicò lei, con gli occhi pieni di lacrime, accennando un sorriso. E così, mentre intorno a loro le forze della luce e quelle dell'oscurità si scontravano, Aisha lo tirò a sé per il colletto e lo baciò.

Mentre di fuori accadeva questo, all'interno del palazzo Musa e Logan cercavano un posto per poter compiere l'incantesimo, anche se ormai parte della struttura era crollata. Si destreggiarono per i corridoi e poi arrivarono alla sala del trono. Lì, barricarono le entrate, chiusero le finestre, e si prepararono per l'incantesimo.

"Credi di potercela fare?" Chiese Logan, mentre sistemavano per terra le candele. Musa gli gettò un'occhiataccia. "Va bene, va bene, non c'è bisogno di prendersela tanto." La sua voce rimbombò in quella sala vuota, piena di polvere per i crolli dell'ala adiacente, mentre di fuori invece c'era il caos. Dopo qualche istante di silenzio, Musa disse:

"Quasi sicuramente il mio cuore si oscurerà, e tu lo sai molto bene. Semmai usassi questa cosa a tuo favore, se osassi far del male alle mie amiche, io ti giuro che..."

"... ehi, ehi, calma..." Replicò il giovane mettendo le mani avanti. "... ho promesso a mio fratello che vi avrei aiutati ed è quello che sto facendo, fine della storia."

"Ma per quanto ne so volevi a tutti i costi che il cuore di Flora si oscurasse." Puntualizzò la fata della musica.

"Come potevo evitarlo? Immagina la vita di Brandon: sarebbe stata un inferno. E poi avrei avuto una fata oscura, e sarebbe stata una cosa buona... no?"

"Credo che abbiamo concetti molto diversi di 'cosa buona'..." Replicò Musa, stranita. "Ma perché ce l'hai così tanto con lui?"

"Io... non ne ho idea. Ma credo che ormai è così che debbano andare le cose. Lui è quello che mi ha rinchiuso a Roccaluce, dopotutto." Rispose Logan, mentre in terra disegnava la stella a cinque punte con la cenere, poi alzò lo sguardo verso di lei.

"Ehm... giusto." Musa alzò le spalle, incerta. "Bene, siamo pronti?"

"Direi di sì: salviamo l'universo." Dichiarò lui, sfregandosi le mani.

Nel mentre, Bloom e Stella cercavano di tenere a bada le streghe. Le due, oltre ad essere migliori amiche e quindi complici in ogni movimento, possedevano due tipi di magia molto simili, che messi insieme sarebbero stati la rovina delle avversarie.

"Fascio di Luce!" Chiamò Stella.

"Lingua del Drago!" Aggiunse Bloom. I loro incantesimi, due fasci di luce pura, furono scaraventati verso il gruppo di streghe che le stavano combattendo. Esse caddero al suolo, ma si rialzarono subito e con un incantesimo oscuro presero in pieno Bloom. La sua amica volò in suo soccorso. "Ora mi hanno davvero stancata!" Esclamò la principessa di Domino, nei suoi occhi azzurri sembrava divampare una fiamma. Anche Roxy e sua madre combattevano, spalla contro spalla, e nessuno lì sapeva quanto quell'incontro fosse stato doloroso per loro. Non si vedevano dall'abdicazione, e rincontrare gli occhi dell'altra fu davvero dura. Non si erano dette molto, e Morgana era stata troppo orgogliosa per chiedere scusa a sua figlia, anche per muovere un solo muscolo per abbracciarla. Si erano soltanto guardate e, con un tacito accordo, avevano capito che le loro magie insieme funzionavano bene, essendo madre e figlia, e che l'universo andava salvato ad ogni costo. Volavano fasci di magia, mentre combattevano le streghe e le ombre, ma non immaginavano cosa sarebbe successo di lì a poco.

"Helia!" Chiamò Flora, riprendendo fiato, in volo così come il suo amico. Lui si voltò, spostandosi i capelli dalla faccia, sporchi di polvere e sudore.

"Cosa c'è?!"

"C'è qualcosa nell'aria!" Replicò la keimerina, mentre il cielo borbottava minacciosamente.

"Cosa?!" Chiese, mentre con l'acqua che c'era nell'umidità dell'aria riuscì a creare un vortice che mandò contro il mostro d'ombra.

"Credo che questa non sia la guerra che dobbiamo combattere, non ancora..." Helia notò l'espressione della sua amica e la conosceva bene: sapeva che non si sbagliava. Flora preparò un incantesimo fra le mani, queste furono ricoperte di ghiaccio e le sue unghie divennero un tutt'uno con i dardi che si preparava a scagliare. "Dobbiamo toglierci di mezzo questo qui." Disse la keimerina. Lei scagliò il ghiaccio, Helia il fuoco, il mostro barcollò. I due si scambiarono uno sguardo e, a quel punto, Helia scese a terra e dominò l'elemento. Intere zolle di terra vennero a mancare sotto i piedi del mostro-ombra, e a quel punto Helia creò un vortice con il vento intorno ad esso. Fu come se le ombre si stessero dividendo e cercando di ricomporsi ad una velocità impressionante. Quindi, Flora scagliò prima un incantesimo di ghiaccio su di esse, immobilizzandole, e poi utilizzò la polvere di fata. Al contatto con la polvere, le ombre iniziarono a disintegrarsi proprio come gli oggetti che esse stesse disintegravano quando li trovavano sul proprio cammino. Flora tornò a terra, riprendendo fiato, fermandosi accanto ad Helia.

"Beh, direi che siamo stati grandi!" Esclamò il giovane, mettendole il braccio intorno alle spalle.

"Credimi, non è finita qui." Replicò lei, con espressione seria, guardando il cielo. Flora non terminò nemmeno di pronunciare quelle parole che da quello squarcio che divideva il cielo sopra di loro iniziò a cadere polvere di fata nera.

Tutti sembrarono confusi, o almeno tutti quelli dalla parte dei buoni. I ragazzi, tra la folla, cercarono lo sguardo delle loro fate, come per avere una spiegazione, ma questa non tardò ad arrivare semplicemente con i fatti. Lui stava arrivando, si stava facendo strada. Quando Morgana incontrò il suo sguardo si paralizzò. Zvonimir era più vecchio, ma non era cambiato molto. Quei capelli neri, che ormai erano attraversati da striature grigie, erano sempre raccolti in una coda. La sua pelle era sempre olivastra, e i suoi occhi sempre neri e piccoli. Tutti si fermarono dal combattere, buoni e cattivi, streghe e fate, per guardare lui. Roxy gettò un'occhiata a sua madre, e allora guardò anche lei lo stregone. Sky, con il braccio, provò a spostare Tecna dietro di lui, ma lei non si mosse, rimanendo al suo fianco. Nex prese la mano di Aisha, sapendo di non provare nemmeno a spostarla, ma per rimanere con lei. Timmy tenne la spada alta, parandosi davanti alle sue amiche, tenendo fisso lo sguardo sullo stregone, mentre Helia, con un braccio, strinse Flora a sé cingendole le spalle. Martha rimase al fianco del bach Seibei, il quale aveva ancora delle fiamme tra le mani. Eldora e Selina si fermarono, così come Faragonda e Saladin. C'era silenzio, rotto solo dai tuoni. Tutti erano dedicati a lui.

"Cos'è che non ha funzionato?" Chiese Sky. Tecna, impassibile, rispose:

"Ancora nulla, quello non è lui, è la sua ombra. Svelto, Sky, dammi la polvere di fata che hai nel tuo materializzatore."

"Cosa?!"

"Non fare domande." Ordinò la fata, e lui capì, dunque fece come gli era stato detto.

La voce di Zvonimir tuonò sopra tutti: "E così, questa è la fine delle fate terrestri!"

"Non credere che sia tanto facile!" Replicò subito Nebula, con rabbia. Zvonimir le sorrise, poi in un attimo, con un gesto della mano, scaraventò contro di lei un incantesimo oscuro dalla potenza di fuoco greco, prendendola in pieno. Nebula fu gettata a terra dalla forza di quella magia che la trascinò per vari metri.

"Ah... no?" Ridacchiò lo stregone. "Possiedo la Gemma di Andros e, per quel che vedo, le fate più potenti della Dimensione Magica sono riunite qui. Sei sicura di volerti mettere contro di me, Nebula, ora che acquisirò la loro magia?" Nebula si rialzò a fatica, guardandolo in cagnesco. "A me, miei servi!" Esclamò con forza. Le ombre si raccolsero intorno a lui. I lampi rompevano il cielo, e Zvonimir, anche se ancora chiuso nella sua prigione, era pronto per la battaglia.

"Cosa sta succedendo lì fuori?" Chiese Musa, in ginocchio al centro della stella.

"Niente d'importante," Rispose Logan. "concentrati."

Musa tenne gli occhi chiusi, le braccia lungo i fianchi e le mani aperte. Il Sigillo era lì, davanti a lei. Prese un respiro e cominciò a recitare l'incantesimo.

"Tìr a' mhurain, tìr an eòrna, Tìr 's am pailt a h-uile seòrsa, Far am bi na gillean òga Gabhail òran 's 'g òl an leanna." A quelle parole, con un soffio di vento, nonostante le finestre chiuse, la luce delle candele fu spenta. Musa continuò l'incantesimo, ripetendo quelle parole. La cenere a terra prese fuoco, e la fata si trovò in ginocchio in mezzo alle fiamme, ma non poteva muoversi, né ci sarebbe riuscita: ormai l'incantesimo si stava compiendo. Logan era accanto a lei, ma non faceva parte della stella. Il giovane pronunciava con lei quelle parole tendendo le sue mani verso la fata. Musa non si fermò, non si accorse delle fiamme: la sua ombra stava lasciando il suo corpo.

All'esterno, Zvonimir aveva con sé le sue ombre, le streghe aspettavano ordini.

"Streghe! Annientate queste fate e portatele a me: la loro magia sarà mia. Ma Morgana lasciatela a me." Lo stregone sorrise e creò tra le sue mani il fuoco azzurro. "Prima, deve perdere tutto." Scagliò quella sfera infuocata contro Roxy. La giovane fata non ebbe il tempo di spostarsi, eppure quell'incantesimo non la colpì.

"Mamma!" Esclamò la ragazza, inginocchiandosi accanto a sua madre.

"Va tutto bene." Replicò Morgana, a fatica.

Roxy aveva gli occhi pieni di lacrime, guardò Bloom. La principessa di Domino si alzò in volo, fronteggiando Zvonimir.

"Tu non hai idea di cosa noi siamo capaci." Disse Bloom, guardandolo negli occhi. Zvonimir accennò un sorriso.

"Oh, tu forse non sai di cosa sono capace io." Con un piccolo gesto della mano scaraventò Bloom a terra, la fata non ebbe neanche il tempo di reagire. Sky corse da lei, aiutandola a rialzarsi.

"Riesco a sentire la sua magia... Sky, è più potente di qualunque nemico abbiamo mai affrontato." Disse lei, sorretta dal principe.

"È stato potenziato da Morgana. Bloom, quante probabilità abbiamo di vincere?" Le chiese.

"Poche, Sky, molto poche..." Rispose la principessa.

"Speriamo allora che Musa ci salvi tutti." Le ragazze, tra loro, si scambiarono uno sguardo e capirono cosa fare. Si alzarono in volo, mentre i ragazzi rimasero a terra per occuparsi delle ombre e dei cacciatori di fate, ed Helia si unì a Martha e al bach Seibei contro le streghe. Le Winx, invece, insieme a Morgana e Nebula, si dedicarono a Zvonimir.

"È troppo potente." Disse Tecna, dovremo limitarci ad impedirgli di batterci... e fidarci di Musa. Nel momento in cui lei chiuderà Obsidian con il Sigillo il legame di Zvonimir con la sua ombra sarà spezzato.

"E quello di Musa?" Chiese Aisha, accigliata.

"Se Logan farà bene il suo lavoro, no." Rispose la fata della tecnologia, ma Flora notò, in quel momento che, sebbene Tecna fosse lì in volo con loro, le sue ali non stavano battendo.

Come spiegato dalla fata della tecnologia, Logan cantilenava quell'incantesimo proprio insieme a Musa, ma lui non si stava separando dalla sua ombra. Il giovane era l'Ancora di Musa, il suo modo di rimanere attaccata alla sua realtà fisica. Bastava un suo errore, e Musa sarebbe rimasta ad Obsidian per sempre.

"Se tu non mi avessi tradito," Disse Zvonimir, rivolto a Morgana, "io non sarei tanto assetato di vendetta!"

"Ma eri assetato di potere!" Esclamò Nebula.

"Questo è vero." Ammise lo stregone, alzando le spalle, poi scagliò un colpo contro la regina delle fate che, però, stavolta fece in tempo a scansarsi.

"Vento di Fuoco!" Esclamò Bloom, inviando quel colpo contro lo stregone che, però, con un gesto della mano lo annullò, semplicemente. Bloom rimase basita.

"Credevo che la Gemma di Domino fosse su Pyros, ma mi sbagliavo." Dichiarò lo stregone con aria tranquilla, per nulla provato. "Eppure ho cercato dappertutto su quella dannata isola."

"Onda Morphix!" Scagliò Aisha, ma lo stregone tagliò il colpo a mezz'aria, annientandolo.

"Come dicevo," Continuò quindi Zvonimir, sereno. "ho bisogno delle altre Gemme, che sono sicuro mi porterete presto. Il punto è, Morgana, che non posso non annientarvi. Dopotutto, avete lasciato la Terra, avete abbandonato la Terra, e avete anche l'ardire di chiamarvi fate terrestri. È mio dovere distruggervi, non capisci?" Guardò Morgana negli occhi, e un brivido le corse lungo la schiena.

"Tempesta Ghiacciata!" Chiamò Flora. Zvonimir non fu tanto veloce da annientare il colpo, che lo prese in pieno, ma lo stregone non fece un passo. La magia di Flora, arrivandogli addosso, lo bruciò, ma soltanto per un istante. Zvonimir si voltò e le sorrise.

"Neanche la figlia di un dio può farmi del male. Come qualcuno ha detto prima di me: io sono ineluttabile."

Nel frattempo, sotto di loro, le streghe combattevano contro le fate di Tír na nÓg, mentre Eldora e Selina, insieme a Saladin e Faragonda, combattevano contro le ombre, aiutati da Helia, la melissa e il bach Seibei. I ragazzi, insieme ai soldati di Eraklyon, stavano combattendo contro i cacciatori di magia. Sky non prese il posto del suo scudiero, lo lasciò al comando, mentre lui combatteva insieme agli altri. Brandon guidò i soldati, e lui per primo impugnò la spada. Knivblad, la spada datagli da Rodols, sembrava fatta apposta per lui. Non rimpiangeva la sua vecchia spada, bensì si sentiva come in un'armatura fatta su misura per lui. Aveva paura, sì, paura di perdere quella guerra e paura di perdere chi amava lì, ma non aveva paura di provarci. Sentiva bruciare quasi dappertutto, aveva ferite che non riusciva neanche capire in quale parte del suo corpo fossero, ma sentiva la sensazione appiccicaticcia del sangue e del sudore, uniti alla polvere, un po' dappertutto, anche sul viso. La sua uniforme blu era diventata a chiazze nerastre per il sangue. Eppure, in quel momento, quel dolore non importava. Avevano il destino dell'universo fra le mani, e loro erano eroi.

"Abbiamo bisogno di una convergenza." Disse Bloom alle altre, queste furono subito d'accordo. Unirono le mani, le otto fate furono avvolte da un'aurea di magia dorata. A quel punto, indirizzarono la loro magia contro lo stregone. Fu un fascio di magia tanto forte che scaraventò Zvonimir contro la torre del palazzo di Tír na nÓg, che fu frantumata con l'impatto. Si alzò una grande nuvola di polvere, che però chi combatteva a terra non poteva permettersi di fermarsi a guardare. Le fate ripresero fiato, incerte. Zvonimir si alzò in volo senza neanche un graffio. Ridacchiò e disse: "Vedete, è questo che non sopporto di voi fate: sempre lì, con il vostro ego... credete di poter vincere tutti con i vostri brillantini e i sorrisini... ma non è così che funziona, nel mondo reale, intendo." Tra le sue mani si crearono due sfere di fuoco azzurro e le scagliò contro le fate in quello che diventò un vortice di magia. Tutti furono costretti ad alzare gli occhi mentre le fate venivano scaraventate via. Fu un colpo al cuore non solo per i ragazzi, ma per tutti, quando si resero conto che neanche le fate più potenti della Dimensione Magica riuscivano a contrastarlo. Le ragazze si rialzarono fra le macerie, a fatica.

"State tutte bene?" Chiese Bloom, le altre si ripresero con lei.

"Ragazze, non possiamo batterlo." Dichiarò Aisha.

"No, ma dobbiamo almeno provarci." Affermò Flora.

"Per una volta questo tuo ottimismo non è snervante, Flora." Le disse Stella, stancamente, con un sorriso. La sua amica le sorrise dolcemente, con un viso ormai pieno di graffi e un rivolo di sangue che le scendeva lungo la tempia.

"Su, andiamo!" Esclamò Bloom, e allora si alzarono in volo. Ma Flora non spiccò subito il volo insieme a loro e rimase in attesa, Tecna era lì con lei.

"Beh, che aspetti?" Chiese la fata della tecnologia, con un sorriso fingendo nonchalance, alzando le spalle. Flora chiuse le mani e poi quando le aprì erano piene di polvere di fata.

"Mi dispiace se non ho fatto abbastanza." Disse la keimerina, Tecna la guardò scioccata. Prese quella polvere e replicò:

"Non do la colpa a te." Accennò un sorriso con gli occhi pieni di lacrime, Flora le fece solo un cenno con la testa e poi, per non essere motivo di imbarazzo, spiccò il volo raggiungendo le altre in modo che Tecna potesse, da sola, utilizzare quella polvere per alzarsi in volo.

Il cielo sopra di loro tuonava, borbottava, e le grosse nubi si agitavano vorticosamente. A terra i soldati continuavano a combattere, anche se ormai esausti, mentre i magici combattevano contro le streghe. Ma era chiaro che ormai non avessero speranze. Le ragazze provarono ancora ad attaccare Zvonimir, ma ogni loro colpo era annientato dallo stregone, mentre i suoi, se non venivano schivati in tempo, erano fin troppo potenti. Le ragazze furono forti, estremamente forti, perché si alzarono ogni volta. Nessuna di loro si sognò di rimanere stesa su quella rovina, su quel suolo, dopo che Zvonimir l'aveva colpita. Ma fu stremante. Fu in quel momento, mentre si stava rialzando, che Flora cercò Brandon tra la folla. Non ci mise molto, e in quei secondi che sembravano così lunghi, lo osservò. Stava combattendo, lui non si arrendeva. Oh, quelle ferite dovevano fargli un male cane, ma non si fermava. Si fece forza e si rialzò, guardò in alto, dove tra poco sarebbe tornata per provare anche soltanto a rallentare lo stregone che, instancabile e imbattibile, si stava solo divertendo e gustandosi la sua vendetta su quelle fate che gli avevano promesso gloria e poi l'avevano imprigionato. Zvonimir non stava facendo alcuno forzo, ma godeva nel vederle tanto affaticate e tanto caparbie. Era ancora lì, voleva dire che Musa ancora non aveva terminato l'incantesimo, ma di lì a poco loro avrebbero perso.

Furono pochi minuti, eppure sembrarono lunghissimi. Fasci di luce, magia esplosiva, tutto veniva scagliato contro lo stregone. Polvere di fata, convergenze magiche. Nulla poteva arrestarlo. Le fate si ripresero per un attimo e ripresero fiato. Fu in quel momento che i buoni persero. Zvonimir aveva quasi riacquistato la sua intera forma, ormai mancava poco e non sarebbe stato più un'ombra. Un'aurea magica lo investì, avvolgendolo completamente. I suoi occhi divennero pieni di luce e lui chiamò a sé la sua magia. Zvonimir aprì le mani, la sua energia sembrava quella di una stella che stava esplodendo. Scagliò incantesimi, colpi tanto potenti che scaraventarono al suolo le otto fate che ceravano di combatterlo. Le streghe che si stavano battendo furono costrette a fermarsi: la furia di Zvonimir non faceva distinzioni. Tutto e tutti davanti a lui erano bersaglio della sua magia. Le ombre si raggrupparono intorno a lui creando una sorta di avatar gigante dietro di lui. Helia, a terra, insieme a Martha e a Seibei chiamò a sé i fulmini indirizzandoli contro lo stregone, ma lui assorbì quell'energia senza esserne ferito. I cacciatori di fate e i soldati anche si fermarono, alcuni colpiti da quella magia, altri facendosi i propri conti e scappando via. Gli specialisti rimasero al loro posto, sapendo di non poter far nulla, ma pronti ad accettare il proprio destino. Le ragazze, ormai al suolo con briciole di forza rimaste, guardarono impotenti la scena. Flora era tra le macerie di una torre; non riusciva più ad alzarsi, non aveva forze anche perché sapeva che non avrebbe potuto far nulla, così come le sue amiche. Avevano perso, e non potevano farci niente. Accanto a lei c'era Stella, caduta insieme a lei. Scivolò la propria mano accanto a quella della sua amica, e gliela strinse. Si scambiarono uno sguardo. Poi si voltò, e cercò Brandon, ancora una volta, ma lui non poteva vederla. Le parve strano, ma, in quel momento, Flora non pensò a nulla. Dicevano che in certi casi la vita ti passasse davanti, ma lei si sentiva semplicemente stanca e delusa. Sapeva di non aver fatto abbastanza per nessuno. Zvonimir avanzava avvolto dalla sua magia, il cielo tuonava, le ombre lo seguivano. E fu allora che Flora credette che fosse finito tutto, tutti lo pensarono, perché credevano che fosse lui la causa di quell'esplosione. Fu tanto forte che nessuno riuscì a vedere nulla, soltanto una forte luce bianca, tanto forte che costrinse tutti a chiudere gli occhi. Il boato fu spaventoso, e poi tutti si ritrovarono con un fischio nelle orecchie. Quando aprirono gli occhi, dopo pochi istanti, Zvonimir era al suolo. Quella vista fu scioccante e rianimò tutti. Flora e Stella, sostenendosi a vicenda, si alzarono trascinandosi per riuscire a vedere dall'alto. Lo stregone era lì, al suolo, senza le sue ombre dietro di lui, senza la sua magia che lo avvolgesse, e Tecna era a pochi passi. La fata della tecnologia era in piedi, minacciosa davanti a lui, ma non era nella sua forma Butterflix, bensì in abiti civili, anche se ormai semidistrutti.

"Ti prego, dimmi che non l'ha fatto." Disse Stella, guardando la scena. Flora non rispose, ma lasciò cadere le lacrime che le rigarono il viso, lasciando il segno sulla polvere.

Tecna aveva tra le mani una sfera incandescente, di una luce che neanche Stella avrebbe potuto creare, immaginare.

"E così tu saresti imbattibile." Disse Tecna, davanti allo stregone, mentre lui provava a rialzarsi. "Probabilmente questo non ti ucciderà, sei intriso di magia, di una protezione che non meritavi, e hai con te un potere fin troppo grande. Ma puoi giurarci, questo ti impedirà di continuare a far del male." Quella sfera incandescente, Tecna la scagliò su di lui. Zvonimir fu pervaso da dolore, gemette, urlò straziato, mentre la sua pelle si corrodeva, mentre gli occhi sembravano sul punto di uscirgli dalle orbite per il dolore. "È possibile che un giorno ti riprenderai, ma starai contando i tuoi ultimi minuti ad Obsidian. Non saremo riuscite ad ucciderti, ma sicuramente siamo riuscite a batterti, terrestre." Tecna gli diede un calcio e Zvonimir si rotolò a terra, ancora urlando per il dolore. La fata si voltò e abbassò la testa, lasciando cadere le lacrime.

Musa non aveva idea di tutto questo, non sapeva del sacrificio della sua amica. La fata della musica era avvolta in una stella di fuoco e cantilenava un incantesimo che prima di quel momento non le sarebbe mai appartenuto. In quella stanza si alzò il vento, Logan sentiva qualcosa dentro, sentiva come se il sangue che aveva nelle vene stesse prendendo fuoco, ma non perse la concentrazione. Musa continuò il suo incantesimo, alzò la voce come se anche lei stesse compiendo una gran fatica, anche se nessuno poteva dirlo. E poi il fuoco si spense in un solo colpo, senza neanche la folata di vento, e la fata cadde a terra svenuta. Logan aprì gli occhi e si inginocchiò accanto a lei. Il Sigillo lì a terra non c'era più, e fra le sue mani Musa stringeva la Gemma di Andros.

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Rinascita dalle macerie ***


RINASCITA DALLE MACERIE

Andarono tutti da lei, mentre dopo ciò che avevano visto le streghe e i cacciatori di fate erano fuggiti. Zvonimir si era dissolto: era diventato prima un'ombra e poi era svanito.

"Tecna!" Esclamarono le amiche all'unisono, correndo ad abbracciarla. Lei non si mosse, non disse nulla, ma pianse.

"Ragazze." Fu ciò che disse Timmy per spingerle a spostarsi, loro capirono immediatamente. Timmy la abbracciò, mentre Tecna continuava a piangere. In un altro momento non l'avrebbe mai fatto, un'altra lei non se lo sarebbe mai permesso.

"Perché?" Chiese Timmy, addolorato. Tutti erano intorno a loro, in silenzio, col cuore in gola.

"Ho calcolato le probabilità." Rispose lei. Alzò la testa e guardò Timmy. "Che fata sarei stata senza riuscire neanche a volare?"

"Avremmo trovato una soluzione e lo sai bene." Dichiarò Timmy, trattenendo le lacrime.

"No, invece. Le mie ali stavano bene, Flora stessa me le ha curate, non erano spezzate." Timmy si voltò verso la sua amica, lei annuì debolmente. "Ma non sono riuscita a volare, non potevo più."

"Ma..."

"... almeno lo abbiamo sconfitto." Affermò la giovane.

"Avremmo potuto..." Provò ancora il giovane, ma Tecna scosse la testa.

"No, avevamo perso, Timmy. E sai cosa? Ho avuto paura. Paura di perdere te, perdere le mie amiche, i miei amici, la mia famiglia. L'hai visto... lui non si fermava, e se solo fosse andato avanti per pochi istanti ti avrei perso per sempre. Ho rinunciato alla mia magia, ma so di averlo fatto per amore." Timmy la guardò negli occhi lucidi, ma non disse nulla. La baciò sulla fronte e poi la strinse a sé.

"EHM! NON LO SO, FATE QUALCOSA! IO NON SO CHE FARE!" Si voltarono tutti: tra le macerie, la rovina, quelli che purtroppo non ce l'avevano fatta, Logan correva verso di loro con Musa fra le braccia. Gli andarono incontro e lui poggiò Musa a terra. "Io... non si sveglia. Ma ci è riuscita, non è vero?" Guardò quelle facce sconvolte, gli annuirono, mentre Flora si inginocchiò accanto alla sua amica.

"È... viva." Fu una strana parola da dire. "Ha usato molta magia e... e non sappiamo cosa sia successo lì." Notò il pugno chiuso, nonostante fosse priva di conoscenza. Glielo aprì e vi trovò la Gemma. La prese e la porse ad Aisha, che la custodì, poi, con la forza che le era rimasta, usò la polvere di fata. "Profumo di un fiore d'Inverno." Chiamò. Musa fu percorsa da una scossa calma di magia, un calore che l'inondò di energia. La giovane aprì gli occhi.

"Io..."

"Sta' tranquilla, ce l'hai fatta." Le disse Flora, con un sorriso, e l'abbracciò. Musa tentennò, ma poi ricambiò quell'abbraccio. Allora si alzarono, tutti stanchi, tutti provati. Distrutti sia dentro che fuori. E quando Musa si alzò chissà come fu la prima cosa che vide.

"NO!" Esclamò con forza, correndo da lui. Sebastian era steso a terra ed aveva ancora gli occhi aperti. Musa si accasciò, singhiozzando, sul corpo esanime del giovane. "Mi dispiace, mi dispiace tanto!" Si disperò la fata.
Nessuno si sarebbe aspettato una fine del genere per quel giovane stalliere. Perché in fondo lui era buono, e del mondo non ci aveva capito neanche poi così tanto. Anzi, ci aveva capito così poco che non aveva neanche avuto il coraggio di affrontarlo e dire a quella fata della musica che tanto gli piaceva che se n'era innamorato. Musa pianse, e Flora anche, sebbene non si fece vedere da nessuno perché il suo pianto non era nobile come quello della sua amica. Helia prese Musa e la portò sulla navicella, così come Timmy condusse Tecna, che non aveva detto più una parola. Chi ce l'aveva fatta, ora si abbracciava, sentendosi sollevato, ma anche per consolarsi. Brandon cercò Flora con lo sguardo, e quando la trovò si sentì come se soltanto in quel momento fosse finito davvero tutto. Andò da lei e, senza dirle nulla, la strinse. Entrambi, stretti tra le braccia dell'altro, chiusero per un attimo gli occhi, increduli, spauriti. E poi, quando aprì gli occhi, Brandon vide suo fratello. Allontanò Flora e la guardò, incerto.

"Devo..." Lasciò cadere la frase.

"Vengo con te." Disse lei. Gli prese la mano e raggiunsero Logan che, tra quella confusione, non fu notato da nessuno.

"Avevamo un accordo." Dichiarò il giovane.

"Hai ragione. Va' e sbrigati." Replicò Brandon. Suo fratello fu prima sorpreso, poi lasciò andare un sorrisetto. Guardò prima lui, poi Flora, e fece per andare, ma Brandon disse: "Se te ne vai ora sarà finita." Logan si fermò, ma non si voltò verso suo fratello. "Non voglio più vederti." Aggiunse il maggiore. "Non voglio più saperne di te, e questa volta davvero. Se te ne vai ora esci dalla mia vita, e voglio che tu lo sappia. Non raccoglierò più i pezzi che rompi."

"Vi ho aiutati a salvare l'universo." Puntualizzò Logan, rimanendo di spalle.

"È vero, ma non ti sei dimenticato di quello che mi avevi chiesto. Non ti corro più dietro, Logan, e sono stanco di essere ferito da te. Tu non sei la mia famiglia, e delle tue parole non me ne faccio più nulla. Smettila di tormentarmi una volta e per sempre."

"Come vuoi." Replicò l'altro, senza scherzare.

"No, è come vuoi tu." Disse Brandon. A quelle parole, il minore non aggiunse nulla ma, aiutato da quel putiferio, lasciò Tír na nÓg liberandosi delle sue catene. Brandon e Flora si allontanarono dai cancelli raggiungendo tutti gli altri, mano nella mano, entrambi sporchi di sangue e di polvere, stremati.

"Non dovevi venire con me, ho fatto qualcosa che non dovevo fare." Le disse lui, gettandole uno sguardo.

"Sì, è vero, ma hai preso la tua decisione. Brandon, se ci sei dentro tu ci sono dentro anche io."

"Ma tu non sei così, e non voglio che lo sia a causa mia. Ora dovrai nascondere ciò che ho fatto, mentire, e... io ho fatto questo per impedirgli di rivelare il mio segreto."

"È un segreto che ora custodiamo insieme, e sono successe troppe cose per chiedermi ora quale sia la scelta giusta. Ho perso troppo in questa guerra..."

"Sei stata coraggiosa, hai perso Jackson e tua madre..."

"... e la mia integrità." Ammise lei. Brandon la guardò, sorpreso. "Ho tradito la fiducia di una persona a cui tenevo e a cui ero legata e, anche se ti amo più della mia vita, in quel momento era una cosa sbagliata. E non ho aperto il mio cuore al perdono quando avrei potuto... l'ho guardato negli occhi e gli ho detto che non l'avrei mai fatto, ed ora Sebastian non c'è più. Ed ora... ora ho aiutato uno come Logan a scappare; lui che ha mentito, ingannato, ricattato, e quasi distrutto la Dimensione Magica con Yana. Sono stata disposta a farlo senza rimpianti." Brandon le rivolse il suo sguardo. "Ho perso tutto, ma non posso perdere anche te." La luce del tramonto li illuminava: la disfatta di Zvonimir aveva rimesso a posto il cielo. Brandon le diede un bacio sulla fronte e poi, insieme, si incamminarono salendo a bordo.

Sembrava tutto troppo inverosimile per poter tornare alla normalità, eppure il cielo era intero, il sole si vedeva di nuovo e sullo schermo del pannello di controllo arrivavano messaggi che sostenevano che le ombre si erano dileguate improvvisamente e che non c'erano minacce. La polvere di fata nera aveva intriso i pianeti, ma le comunità magiche di ognuno di essi si erano già messe all'opera per rimediare. Da Solaria, Antares fece sapere che avevano tenuto testa alle ombre e che lei stava bene. Le cose stavano davvero rimettendosi a posto. Ma Tecna rimase seduta in disparte insieme a Timmy, anche se non si dissero nulla. Musa anche rimase in silenzio, ripensando al suo amico che non ce l'aveva fatta, e chissà a cos'altro il suo cuore celava in quel momento.

Morgana andò da Roxy, con un sorriso, chiedendole se avesse bisogno di qualcosa, ed anche se le ragazze finsero di non guardare, assistettero alla reazione della fata degli animali.

"Mi dispiace, ma per me le cose non stanno a posto." Disse Roxy, seria.

"Come?" Morgana fu sorpresa.

"Abbiamo combattuto insieme perché ce n'era bisogno, e mi hai salvato la vita... ti ringrazio. Ma questo non cancella ciò che hai fatto, o almeno non per me. Non può ferire chi ami e poi con un gran rientro in scena cancellare tutto, non funziona così." Morgana non rispose, non aveva parole per replicare, e sua figlia si allontanò da lei.

"Flora, cara," Le disse Faragonda, avvicinandola, distogliendo quindi le ragazze da ciò che avevano visto. La giovane le prestò attenzione. "ho appena parlato con Brandon, mi ha raccontato quanto è successo con il principe Jackson."

"Già..." Replicò Flora, fingendosi serena mentre una lama le penetrava il cuore.

"Ovviamente vi credo e so che non avreste mai potuto fargli del male. Se entrambi eravate lì e avete assistito alla scena... beh, ci sarebbe un modo per scagionarvi da ogni accusa."

"E quale sarebbe?" Chiese la fata, speranzosa.

"Davanti al Gran Consiglio, in casi molto estremi, si può ricorrere al Pensatoio."

"Ma non è propriamente magia bianca."

"Per questo parlo di casi estremi. Stasera stessa rimanete ad Alfea con me, risolveremo tutto." Assicurò la preside.

Nulla aveva senso su quella navicella che tornava a casa. Non aveva senso la mancanza di Sebastian, né quella di Jackson. Non aveva senso il cuore di Musa, né la sua mente, perché lei non ci stava capendo nulla. E non aveva senso ciò che era successo a Tecna, nessuno poteva dare un senso a quello. La loro amica aveva rinunciato alla sua magia per salvarli tutti, per salvare l'universo. Aveva rinunciato di sua volontà ai suoi poteri, la sua magia l'aveva lasciata e se l'era trovata tra le mani, la sua essenza. Tutta la sua magia, tutto il suo essere fata, era in quella sfera incandescente. Una potenza che andava al di là della magia, di un incantesimo. Nelle vene di Tecna non scorreva più magia, in lei niente era magico, non sentiva più la polvere di fata dentro di lei, e l'aveva fatto per amore. Per amore di Timmy, dei suoi amici, e del mondo. Non poteva lasciarlo morire. Ma l'aveva fatto anche per orgoglio. Senza la sua capacità di volare, con delle ali che non significavano più nulla, delle ali dentro le quali non scorreva più linfa, non poteva sentirsi più una fata, e allora tanto valeva salvare l'universo. Chiudere in bellezza. Questo era quello che aveva pensato, questi i calcoli che aveva fatto, le probabilità di riuscita. Ma ora niente era più certo come quei calcoli. Niente aveva senso come quei calcoli che, nel bel mezzo di quella battaglia, le erano sembrati sensati. Non si pentiva di averlo fatto, ma ora dentro sentiva il vuoto.

Riaccompagnarono tutti a casa, le amiche si abbracciarono strette. Aisha finalmente poté tornare su Andros, dove ritrovò tutta la sua famiglia e il suo regno. Musa li aveva riportati indietro mentre era stata a Obsidian. Zvonimir aveva rubato le loro ombre attingendo alla loro energia e potenziandosi. Ma Musa era riuscita a riprendere la Gemma, a compiere l'incantesimo trovato da Aisha e Roy nella biblioteca di Sakoma, e alla fine ce l'aveva fatta. Nex accompagnò Aisha a palazzo, anche se prima la principessa si fermò a parlare con Roy. Il giovane era tornato a casa, dove aveva trovato la sua famiglia. Gli abitanti di Andros non ricordavano nulla dopo l'attacco delle ombre ed ora stavano bene. Roy si divincolò per pochi istanti dai suoi famigliari per dedicare il suo tempo alla principessa.

"Suppongo di doverti delle spiegazioni." Disse Aisha, imbarazzata.

"In un certo senso..." Ammise lui.

"Mi dispiace." Aisha lo guardò, dispiaciuta, ma Roy le sorrise.

"Lo so, e ti ringrazio. La verità è che io, anche se ci ho provato, non sono mai riuscito a dimenticarti, Aisha."

"Avrei dovuto essere sincera con te."

"E lo sei stata, a modo tuo. Credevi davvero di tenere a me in quel modo, o almeno volevi crederci. È stato bello, comunque."

"Anche per me." Replicò lei, stringendo le labbra.

"Amici?"

"Per favore." Lui le sorrise e lei lo abbracciò. Ma Roy lo spense il suo sorriso quando la principessa, stringendolo, non poteva vederlo.

Quando arrivarono a Magix, lasciarono Saladin ed Helia, ma Brandon e Flora seguirono Faragonda come lei aveva chiesto. La preside chiese a Tecna se volesse rimanere anche lei, ma la giovane replicò che preferiva tornare a casa su Zenith.

Brandon e Flora seguirono Faragonda nel suo ufficio, ormai era notte e il collegio dormiva finalmente tranquillo, anch'esso liberato grazie all'opera delle fate.

"Flora, chiudi la porta, per favore." Disse la preside, e la keimerina obbedì, poi raggiunse Brandon che era di fronte alla scrivania, in piedi. Faragonda andò a sedersi sulla sua sedia, soddisfatta, ma con gli occhi stanchi. C'era quiete e la notte estiva trasmetteva serenità. Dalla finestra di Faragonda si potevano vedere le stelle, numerose e luminosissime.

"Come state?" Chiese la preside, rompendo il silenzio. Loro si guardarono, ma non risposero. Lei sorrise alzando un lato della bocca, come se le facessero tenerezza, e li incalzò dolcemente. "Allora?"

"Io non sono tranquilla." Ammise Flora, scuotendo la testa. "E credo di aver qualcosa di rotto." La preside annuì, poi guardò Brandon.

"Io vorrei solo che questa notte passasse, e credo di avere ferite che hanno bisogno di una medicazione prima che accada qualcosa di disgustoso e doloroso."

"Avete ragione. E voglio che vi concentriate bene su quello che state sentendo in questo momento perché non sarà l'ultima volta." Disse la preside, guardandoli con aria grave, trasmettendo loro un insegnamento.

"Perché lo sta dicendo a noi?" Chiese Brandon, confuso. "Perché non l'ha detto prima, a tutti."

"Questa è una bella domanda, caro, davvero. Beh, perché siete tutti dei difensori della Dimensione Magica, e non vincerete sempre, ricordatelo... questo oggi l'avete capito voi e anche i vostri amici senza che ve lo dicessi io. Ma una parte di me sentiva di mettervi in guardia." Faragonda si alzò, Brandon e Flora si gettarono uno sguardo. La preside si rivolse al mappamondo di Magix che aveva accanto alla libreria e poi lo aprì. "Venite." Loro si avvicinarono. L'interno di quella specie di bacinella era nebuloso, c'era una nebbia vorticosa. "Questo è un pensatoio, ogni fata abbastanza anziana come me ne possiede uno. Ora, prima che cominciamo: Brandon, hai qualcosa a che fare con la fuga di Logan?"

"Se le dicessi di no cambierebbe qualcosa?" Replicò lui, Faragonda sospirò.

"In fondo, nessuno saprà mai qual è la verità, non trovi? Oggi abbiamo già perso tanto, e io non ho intenzione di scavare nei tuoi ricordi più di quanto non debba." Gli poggiò due dita sulla tempia, si illuminarono, dunque le spostò nel pensatoio e una scia dorata le seguì. Poi fece la stessa cosa con Flora.

"State tranquilli, si sistemerà tutto." Disse la fata anziana, sperandolo con tutto il cuore e pensando a tutte le sue ragazze.

Tecna era su Zenith, seduta a terra, di fronte alla grande vetrata. Voleva stare da sola, anche se aveva scioccato tutti quando aveva stretto i suoi genitori in un abbraccio. Non era che non volesse Timmy con lei, ma per quella notte, che passò insonne, aveva bisogno di stare da sola e leggersi dentro. Non vedeva nulla davanti a lei, non sapeva dove mettere il piede per il primo passo, ed ebbe paura, sebbene la guerra ormai fosse finita. Come lei, la sua amica Musa, che era rimasta su Domino insieme a Bloom ora che non poteva, non per quella notte, tornare su Sakoma, si sentiva tormentata. Aveva promesso alle sue amiche che sarebbe andato tutto bene, ma il suo cuore era cambiato e lei lo sapeva. Probabilmente, anche la sua mente era cambiata. Musa non aveva raccontato a nessuno di cosa era successo ad Obsidian dove, anche soltanto con la sua ombra, era andata e aveva affrontato tutto da sola. Si era trovata lì con il vero Zvonimir di fronte, le ombre, e tutta la desolazione. Non l'avrebbe mai raccontato a nessuno, eppure non riusciva a togliersi quelle immagini dalla mente.

Quella guerra li aveva distrutti, ed ora c'era bisogno di tempo affinché potessero risorgere dalle macerie. Quella notte però non fu infinita, passò per tutti. Si medicarono, rimettendosi a posto anche se con difficoltà, e poi quando sorse il sole si andò avanti. Flora e Brandon si presentarono davanti al Gran Consiglio, dove trascinarono il re, che invece li accusava. Grazie a ciò che aveva fatto Faragonda, tutti poterono avere le prove di ciò che il re aveva fatto. Non ci fu modo per lui di incastrarli, nemmeno di incolparli per tradimento alla corona, dato che non aveva più nessun testimone che potesse aiutarlo. Neanche suo fratello sembrò stare dalla sua parte. Hermann, infatti, scoprendo ciò che il re aveva fatto a Jackson, si allontanò da lui in ogni modo, lui che ancora piangeva sua figlia. Purtroppo, non ci fu modo di dimostrare che Elijah fosse complice del re, ma poco importava: Hermann divenne re al posto di suo fratello e privò suo nipote di ogni titolo o ricchezza. Onorò coloro che avevano combattuto durante quella guerra e depose Zaviah, la divinatrice, sostenendo che la keimerina, essendo nobile d'animo come suo padre, si sarebbe comunque presa cura di quel pianeta, sebbene non fosse obbligata a governarlo, e non si sbagliava. Chiese scusa a Flora pubblicamente e la presentò al popolo come guardiana. Ne furono entusiasti. Jackson fu onorato e la sua morte non fu vana: la politica di Sakoma cambiò, passando ad un regime pacifico e concentrato sullo sviluppo locale. Sebbene il principe fu seppellito nel cimitero reale, Flora volle occuparsi di lui, e gli creò uno spazio speciale, con fiori profumati e delicati, eleganti come lui; fiorirono amaryllis, bucaneve, calle e dalie. E poi fece fiorire delle alstroemerie intorno al luogo di riposo di Caterina, la madre di Jackson, chiedendosi quale fosse stata davvero la sua storia, ma sperando che ora suo figlio potesse riposare quel tormento che si portava dentro insieme a lei.
Per Flora fu dura affrontare tutto quello, ma anche per Musa. Fu lei che andò a casa di Sebastian per parlare con la sua famiglia. Era una casa umile, attaccata ad una fattoria e circondata da campi coltivati. Furono dei bambini che l'accolsero, non avendo idea di chi fosse ma invitandola ad entrare. Quando Musa varcò la porta, trovò in cucina la madre di Sebastian. Le due si guardarono e la donna capì immediatamente chi fosse.

"Ragazzi, andate di là." Chiese la donna, e i ragazzini lasciarono la stanza borbottando inquieti. Musa passò lo sguardo sulla donna anziana che era seduta al tavolo, pulendo della verdura. Ci fu silenzio e la madre di Sebastian, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime, invitò Musa a sedersi.

"Chi è venuto qui prima di me?" Chiese la fata della musica, con un groppo in gola.

"L'esercito reale, cioè non tutto, no, solo un soldato." Rispose la donna. Musa notò l'incredibile somiglianza con suo figlio. La nonna, invece, continuò a fare ciò che stava facendo senza guardare Musa.

"Beh, io... io ero sua amica e... ho pensato che fosse giusto venire perché... perché anch'io ero lì. È stato coraggioso, non si è tirato indietro neanche quando avrebbe potuto farlo, neanche quando..." La voce le si incrinò. Prese un respiro e accennò un sorriso. "Beh, era una bella persona, e vi voleva davvero bene. Avrebbe fatto di tutto per voi."

"Anche per te." Musa si voltò verso la nonna di Sebastian, sorpresa. Lei la guardò.

"Lo... so." Disse la fata. "Lo so..."

"Ciao." Disse Brandon, con un sorriso dolce. "Lo so che è passato un po' di tempo dall'ultima volta che sono venuto a trovarti, anzi, sono passati sei mesi, e so che sono tanti, scusami... Ma, sai, è stata dura, c'è stata una guerra e rimetterci in piedi è stato difficile un po' per tutti. Ognuno di noi ha perso qualcosa." Era la fine di febbraio, e su Eraklyon la temperatura era già diventata mite in vista della primavera pronta ad arrivare. Quel giorno c'era il sole e gli alberi, anche se ancora spogli per la maggior parte, stavano cominciando a vestirsi timidamente, dando speranza a quel mondo che stava rinascendo. Brandon assaporò quell'aria, e poi disse: "Non abbiamo trovato un modo per aiutare Tecna, ormai sui fatti non è più una fata... ma le ragazze non si sono arrese e Timmy sta facendo del suo meglio. Non riesco a non sentirmi un po' in colpa, nessuno di noi ci riesce. E Musa... lei non lo dà a vedere, ma ciò che è successo e ciò che ha dovuto fare l'hanno distrutta. Noi cerchiamo di starle vicino, ma spesso lei... beh, lei non lascia avvicinare nessuno. Flora ci rimane sempre un po' male, anche perché quell'incantesimo voleva compierlo lei. Vorrei che quel senso di colpa lo desse a me, in fondo sono io che gliel'ho impedito... ma con Miele e... e col fatto che ci siamo sposati io... io ho sentito di non poterglielo permettere. Sono un po' egoista, mamma, e credo che tu questo l'abbia capito, soprattutto perché vengo qui soltanto quando me la sento veramente. Anche perché ho abbandonato Logan e voglio convincermi che sia lui ad aver abbandonato me. È da quel giorno a Tír na nÓg che non ho notizie di lui, e in fondo è quello che gli avevo chiesto... Okay, basta brutte notizie, te ne do alcune buone: siamo riusciti a riprendere molti dei cacciatori di magia che erano scappati da Roccaluce, ed anche alcuni che lì non c'erano mai stati ma avevano combattuto con Zvonimir. Ma Barrera no, non ancora... e le streghe, abbiamo preso anche loro. Siamo riusciti a fermare la Congrega Sanguini ed ora sono tutte nella Dimensione Omega... oh, e sono stato nominato capitano. L'hanno voluto il re e Sky, e se devo dirla tutta sono riuscito a guadagnarmi il rispetto di molti di quei soldati che ho guidato durante la guerra. Alla fine il momento è arrivato, quello che credevo fosse solo un'invenzione... sai, il momento giusto per dimostrare il proprio valore. Sono felice, nonostante tutto ciò che è successo, perché mi sento amato... e non dalla gente, no, ci ho sempre provato a piacere a tutti credendo che fosse quello di cui avevo bisogno... ma no, mi sento amato davvero. Ora vivo su Linphea, ma ti prometto che verrò più spesso... credo che guardarmi dentro d'ora in poi non sarà più così spaventoso. Ehi." Disse poi, quando Flora arrivò al suo fianco. La fata poggiò delle mimose e delle azalee davanti al nome di Amelia, poi si rivolse a suo marito.

"Mi dispiace, ma credo che sia davvero ora di andare. Sei il testimone, non puoi mica farti attendere più della sposa..." Lui le sorrise, portandosi dietro la spalla la giacca che aveva in mano, le mise un braccio intorno alle spalle e s'incamminò con lei.

Fu un matrimonio da favola. Tutto quello che Bloom aveva immaginato per il suo grande giorno fu avverato per lei. Brandon firmò per Sky, Daphne per Bloom e le ragazze furono le damigelle. A quel matrimonio c'erano davvero tutti, ed Helia portò persino un più uno in amicizia; inutile precisare che Martha mantenne per tutto il giorno un colorito incredibilmente vivo. Faragonda e Saladin furono invitati, così come Hagen, ma purtroppo per Stella la sua ship affondò miseramente. Le casate reali più importanti della Dimensione Magica erano lì, ed anche la famiglia di Klaus, anche se Morgana e Roxy non avevano ancora del tutto ricucito il loro rapporto. Erano presenti anche Judy e il dottor Alexander, che avevano costruito un grande rapporto d'amicizia e rispetto. La cerimonia fu molto toccante, e a palazzo ci fu la grande festa. Ognuno aveva da dire la sua, si ballò e ci si divertì come non si faceva da molto.

"Tecna sembra stare bene." Disse Aisha alle sue amiche che erano lì con lei, mentre notavano che ballava con Timmy. La gigantesca sala era gremita, la musica era allegra, il sole filtrava dalle vetrate e si sentiva il brusio della gente che chiacchierava.

"Almeno per oggi... non credere che non stia facendo uno sforzo." Replicò Musa, sospirando. Flora strinse le labbra.

"È necessario sforzarsi un po', non può continuare ad isolarsi."

"Facile dirlo: tu sei ancora una fata." Disse Musa, e Flora non aggiunse altro. In quel momento arrivò Stella, che prese da bere riprendendo fiato.

"Allora, vi state divertendo?!" Chiese la principessa, esaltata e rossa in viso.

"Noi sì, ma anche tu non scherzi!" Rispose Aisha, ridacchiando.

"È vero, questa festa sta andando alla grande e domani ne parleranno tutti! Oh, siete fantastiche con indosso le mie creazioni, mi raccomando, cercate di farvi fotografare dai paparazzi!" Precisò Stella, con un gran sorriso.

"Non credi che qualcuno insinuerà qualcosa riguardo te e Francis?" Chiese Musa, alzando un sopracciglio.

"Ma abbiamo solo ballato insieme! Io e Francis siamo grandi amici, e lui indossa la mia linea maschile! Oh, sentite? Musica! Scusate, devo andare!" Fu così che Stella raggiunse di nuovo la pista da ballo.

"Ragazze, scusate, posso rubarvela, non è vero?" Chiese Brandon con un sorriso, loro risero e lasciarono che Flora andasse con lui. La strinse e presero a ballare.

"Finalmente ti fai vedere." Gli disse lei.

"Eh, beh, guarda che ho molte responsabilità... non riposo un attimo, io."

"Ma Sky è al sicuro?" Chiese la fata, diventando per un attimo seria.

"Sì, credo di sì. Ma non siamo mai certi, dopo i disordini che ci sono stati si è creato un vero e proprio gruppo contro di lui e la famiglia reale."

"Sky è in ottime mani." Gli assicurò lei con un sorriso. La face girare e poi la strinse di nuovo a sé.

"Toglilo, per favore." Le disse mentre ondeggiavano insieme.

"Cosa?"

"Questo cruccio. Sembri tranquilla ma il tuo sopracciglio destro ti tradisce, è sempre più alzato quando pensi a qualcosa che non va." Lei scosse la testa, ridacchiando.

"Hai ragione..." Sospirò. "È finita, ed è ora che me ne renda conto." Lui la baciò dolcemente, poi le disse:

"Ecco, appunto, pensando al futuro... fra quattro giorni è il tuo compleanno."

"Stai organizzando qualcosa, non è vero?" Chiese lei. "Ho notato che tu e Miele parlottate sospettosamente."

"È una sorpresa, ma sono sicuro che ti piacerà."

"Disse quello che non ama le sorprese." Puntualizzò lei, divertita. Lui la guardò, con occhi ridenti.

"Flora?" Lei fece un cenno per farlo continuare, ma non le disse nulla, la baciò.

Andava tutto bene, nonostante tutto ciò che era successo. Ognuno stava tornando alla propria normalità. Bloom ormai si preparava a diventare la futura regina di Eraklyon, non appena il trono fosse passato a Sky, mentre Stella continuava il suo periodo da reggente, affiancando suo padre ma consigliata da sua madre, anche se ormai aveva messo in chiaro che non si sarebbe sposata, o almeno non per quel momento. Antares fu per lei un'ottima amica, e nessuno poté dire se l'affetto della divinatrice avesse altri significati. Aisha, invece, continuava su Andros a partecipare alla vita politica, anche se ora Nex si era trasferito lì, avendo ottenuto da Oritel il titolo di duca, finalmente. Per quanto riguardava Musa, lei non sapeva bene cosa stava facendo esattamente. Continuò a vivere su Sakoma, anche se andò a trovare suo padre su Melody. Il loro rapporto però non diede segni di miglioramento, anche perché la fata non poteva occuparsene davvero, intenta a capire cosa accadeva dentro di lei senza farlo sapere a nessun altro. Aveva una tournée di lì a poco, ma continuava comunque ad occuparsi dei suoi animali fatati e di Polaris. Tecna, invece, era quella che più preoccupava tutti perché, a differenza di Musa che viveva i suoi tormenti nel segreto, non riusciva a nascondere ciò che provava, o ciò che non provava. Era cambiata, non usciva spesso, e si faceva vedere poco. Timmy le stava vicino, ma anche lui sembrava molto incerto. La sua fidanzata si isolava, cercava la solitudine, e quando era in compagnia parlava molto poco. La sua famiglia provò ad aiutarla con degli algoritmi che avevano inventato, ma non funzionò. Il suo rapporto con Musa si raffreddò, anche perché neanche la sua amica stava bene, ma Flora spesso andava a trovarla. Quando andava su Zenith non sempre veniva ricevuta, a volte Tecna inventava scuse per evitarla; ma quando riuscivano a vedersi, Flora non le diceva molto. Spesso rimanevano in silenzio insieme, Flora cambiava i fiori in quel vaso sul tavolo, e a volte le portava qualcosa di dolce da mangiare. Era capitato che Tecna aveva pianto, durante una di quelle visite, e la sua amica le aveva offerto la sua spalla. Helia aveva ormai terminato il suo addestramento da Bach e i poteri di Seibei sugli elementi svanirono, lasciando posto al suo successore. Il giovane però continuava la sua permanenza a Fonterossa, dove imparava da suo nonno per prendere il suo posto di lì a breve. Brandon, invece, continuava il suo lavoro su Eraklyon, proteggendo il principe ed eseguendo i suoi doveri come capitano, ma poi tornava su Linphea. Mentre Flora, ora che non doveva più preoccuparsi di essere obbligata a diventare regina di un regno, aveva finalmente fatto quel concorso ed ora insegnava al collegio di Linphea. Almeno per il momento, queste erano le loro occupazioni, ora che non c'era da salvare l'universo, ma nei loro cuori avevano dei progetti perché, a causa di ciò che avevano perso, era se come per loro quella guerra non era ancora conclusa. Le ragazze si incontravano, consultando manuali e antichi libri per trovare una soluzione per la loro amica, e Timmy passava le notti in bianco davanti ai suoi libri e ai suoi calcoli, il tutto all'insaputa di Tecna.

"Ehi, voi due, sono arrivati i nostri invitati!" Esclamò Flora, chiamando Brandon e Miele che chissà cosa stavano combinando sul ramo della quercia sul retro. "Papà, stai bene?" Chiese a Rodols, mentre prendeva il vassoio con le bevande da portare ai suoi amici.

"Sì, certo, tesoro: ero solo sovrappensiero." Le assicurò lui con un sorriso.

"È come se fosse con noi." Dichiarò lei con dolcezza, Rodols la guardò con un sorriso nostalgico.

"Lo so." La strinse a lui con un braccio e le diede un bacio sulla testa, lasciandola poi andare per ricevere i suoi amici. Avevano preparato una serata in giardino, quello davanti alla casa, dove da pochi passi si poteva accedere al Boschetto delle Fragole. Era il crepuscolo, l'aria era mite come ogni primavera su Linphea, dove l'inverno continuava a non esistere, sebbene Flora ormai vivesse lì. I suoi amici la stavano aspettando lì dove avevano preparato i tavoli e delle sedie. Miele le passò davanti correndo per salutare le ragazze, e le disse:

"Comunque stasera rimango a dormire qui."

"Miele, abitate letteralmente dall'altra parte del Boschetto." Puntualizzò Flora, perplessa.

"Lo so, ma qui posso fare tardi mentre papà è pignolo! Allora, ragazzi, come state? Siete qui per me, non è vero?" Chiese poi, gli altri risero.

"Sai che ti adoriamo," Rispose Bloom, divertita. "ma almeno diamo soddisfazione a tua sorella che è il suo compleanno!"

La squadra al completo era lì, gli amici di sempre, ed Helia si ostinava a sostenere che tra lui e Martha era soltanto amicizia, anche se lei ormai era sempre con loro. Sedettero insieme, chiacchierando e ridendo. Flora notò che non sempre Tecna prestava attenzione e il suo sguardo a volte si perdeva. Timmy non la lasciò per un secondo, e rimase per l'intera serata a tenerle la mano. Flora scartò i regali dei suoi amici e li adorò, anche se lei in fondo adorava sempre tutto ciò che le sue amiche facessero per lei.

"Okay, ora è il mio turno!" Esclamò Brandon alzandosi, i suoi amici lo presero un po' in giro. "Ehi, ehi, silenzio, per favore." Loro, ridacchiando, zittirono per lasciarlo parlare. "So che magari avrei potuto darti questo regalo quando fossimo stati da soli," Lei sorrise, notando la sua espressione e chiedendosi dove volesse arrivare. Le lanterne facevano luce e gli insetti del bosco intonavano una loro personale melodia. "ma a me piacciono le cose plateali, anche perché, insomma, qui è tutto un bel vedere..." Flora alzò gli occhi al cielo e i suoi amici gli fecero il verso. "... non dar retta a ciò che diranno gli invidiosi, anche perché credo che ora, con questo mio fantastico regalo, li metterò anche un po' in ridicolo." Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un cofanetto, Flora si coprì la bocca con le mani, sorpresa. Le ragazze trasalirono. "Io lo so che già abbiamo detto i nostri sì, ed anche se è stato tutto fantastico, ho sempre sentito che mancasse qualcosa, quindi ho pensato di approfittare del tuo compleanno per regalartelo." Aprì il cofanetto davanti a lei per mostrarle l'anello. Flora sorrise incredula. Lui le porse la mano e lei gliela offrì, la invitò ad alzarsi e glielo infilò al dito. Lei lo strinse con un braccio intorno al collo, sorridendo.

"Tu sei..."

"... fantastico?"

"... sì." Lo baciò, i loro amici li presero un po' in giro.

"Invidiosi che non siete altro! Dovevo pur mettervi un po' in difficoltà!" Li rimbeccò lui, con un sorriso.

"Brandon ha ragione..." Puntualizzò Bloom.

"Ti ho letteralmente organizzato il matrimonio del secolo meno di una settimana fa, lo sai, vero?" Le chiese Sky, divertito, ma piuttosto perplesso.

Sì, fu una bella serata. Flora scattò una foto e sarebbe stata di quelle di cui avrebbe raccontato nel suo diario: assolutamente perfetta. Ma non lo fu, o almeno non fu esattamente da cartolina. Si alzò un leggero vento, anche se era più di questo e Flora e Brandon, che appartenevano in ogni senso a quel pianeta, se ne accorsero. Si gettarono solo un'occhiata, intendendosi, ma non dissero nulla a nessuno e fecero finta di niente. Martha però non poté fare a meno di darlo a vedere.

"Martha, stai bene?" Chiese Helia, notando che la giovane si era estraniata dalle risate e sembrava sofferente.

"Io... improvvisamente mi fa male la testa." Rispose lei, tenendosi le tempie. Flora andò da lei.

"Hai bisogno di qualcosa? Posso...?"

"No... tranquilla." Replicò la melissa, stavolta però con il dolore nella voce.

"Martha... è Lei, vero?" La giovane guardò Flora negli occhi, mentre si teneva ad Helia per sorreggersi, e annuì. Nessuno disse nulla, nessuno sapeva come aiutare la ragazza. Brandon era agitato, era un qualcosa che non veniva da lui, e si chiedeva cosa diavolo stesse per accadere. La terra tremò, ma leggermente, infatti se ne accorsero perché notarono il movimento dell'acqua nella brocca.

"Okay, che diavolo sta succedendo?!" Esclamò Stella, irritata.

"Dopo un lungo tempo nascerà ancora,ritornato dall'esilio abiterà la sua dimora." Martha pronunciò queste parole, ma era come se non riuscisse a fermarsi, come se ne sentisse il bisogno. "Un giuramento infranto gli darà la vita, ma soltanto tormento gli darà la sua nemica. Dopo un lungo lamento la pace troverà e Linphea il suo Inverno di nuovo conoscerà." Nel vento dei sibili pronunciarono con Martha quelle parole, poi la melissa perse conoscenza per un attimo ed Helia la prese al volo.

"Martha! Ehi, Martha!" Chiamò il Bach, la ragazza si riscosse, aprendo gli occhi.

"Cosa...?" Intorno a lei tutti erano sconvolti, la guardarono come se fosse stata neve in piena estate.

"Santo Cielo." Borbottò Flora, sconvolta, passandosi una mano fra i capelli.

"Era una profezia." Disse Miele, scioccata. "Fichissimo!" Esclamò poi, con un gran sorriso, ma fu l'unica. I ragazzi tra loro si guardarono perplessi: sapevano che una profezia che includeva un lungo lamento non avrebbe portato a nulla di buono. Nessuno seppe cosa dire, ci fu silenzio.

"Ragazzi," Esordì quindi Rodols, schiarendosi la voce. "state calmi, non è detto che questa profezia riguardi voi. Martha è la melissa, è la voce della Natura, e il caso ha voluto che si trovasse qui stasera quando ha pronunciato la profezia."

"È vero." Confermò la melissa, notando l'espressione poco convinta dei suoi amici. "Ho pronunciato una profezia per Vymarna, ma questo non vuol dire che dovrà avverarsi adesso... insomma, Linphea è perfetta così senza inverno... magari fra qualche centinaio d'anni la profezia si compirà e noi non ci saremo nemmeno!" Sorrise, cercando di incoraggiare gli altri. Brandon e Flora si gettarono uno sguardo, poi lui disse:

"E poi non vedo perché occuparcene proprio adesso, non trovate? Magari poi ne riparleremo, o magari no." Non furono troppo convinti, ma per non appesantire la serata decisero lasciar perdere l'argomento. Eppure, Martha non riuscì a smettere di pensarci, anche perché quella era stata la sua prima profezia da parte di Vymarna. Si fece un po' tardi e gli amici decisero di andare. Le ragazze si lasciarono sapendo che il giorno dopo si sarebbero comunque sentite.

"Non pensarci troppo, sta' tranquilla." Disse Helia a Flora quando la salutò, lei gli sorrise. Miele ormai aveva deciso che sarebbe rimasta lì, e Flora salutò suo padre, promettendogli che il giorno seguente sarebbe andata da lui per aiutarlo con la serra e assicurandogli che la sua sorellina lì non era affatto un problema. Quando andarono tutti via, Flora, Brandon, e Miele rientrarono. La maggiore mandò sua sorella al piano di sopra, mentre lei e Brandon sistemavano il divano per farlo dormire.

"E tu così mi ripaghi, eh?" Scherzò lui, accennando all'anello che lei portava al dito.

"Non riesco a dirle di no." Replicò lei, divertita. Stettero per un attimo in silenzio, poi Flora lo guardò e chiese: "Ti va del tè?"

"Non si può discutere di una profezia senza una tazza di tè." Rispose lui, stringendo le labbra in un sorriso.

La casa era silenziosa, Miele, che aveva insistito per rimanere alzata fino a tardi, probabilmente dormiva o avrebbe già fatto irruzione. Le luci della casa erano spente, tranne quella della cucina. I due sedettero al tavolo di legno, con davanti due tazze fumanti.

"Secondo te è un problema con i compleanni quello che abbiamo? Dovremmo smettere di festeggiarli?" Chiese Brandon.

"Forse sì, ma smettere di festeggiarli no, sarebbe triste." Replicò lei.

"Credi che ci riguardi?"

"Non può riguardare noi... Brandon, so che stai pensando a quel verso e che..." La keimerina sospirò. "... ma non possiamo essere noi a rompere quel giuramento." Lui annuì debolmente, poi strinse le labbra.

"Beh, allora stimo quello che fra qualche centinaio d'anni darà del filo da torcere a quella vecchia quercia." Flora strinse le labbra, un po' amareggiata. "Chiudiamo questa storia?"

"Sì." Rispose la fata. "È stato un gran bel compleanno, non voglio rovinarlo." Flora si alzò, posando le tazze nel lavandino, poi si avvicinò a lui e lo guardò. "Brandon?"

"Sì." Lui le fece cenno di continuare.

"Sono felice." Dichiarò Flora, accennando un sorriso e sciogliendo quel cipiglio. Lo guardò negli occhi, trovando tutto quello che desiderava. Brandon la strinse a sé, ponendole una mano dietro la schiena. La guardò e fu costretto a sorridere e, con occhi ridenti, replicò:

"Anch'io sono felice."

Fine



Ehilà! Rieccomi dopo una sfilza di capitoli che però dopo mesi di attesa meritavate, per questo ho deciso di non annoiarvi con le mie chiacchiere. Eccoci alla fine di questo viaggio che, anche se con qualche turbolenza, sia nel mondo reale sia in quello fittizio, spero abbiate apprezzato e durante il quale vi siate divertiti( ovviamente nei punti in cui non moriva nessuno... lo so, ho fatto una strage...).
Dunque, prima di ogni altra cosa voglio ringraziarvi perché se ora state leggendo vuol dire che nonostante tutto avete letto i miei capitoli ed io ve ne sono immensamente grata. 
Passando i capitoli, beh, ne sono successe di cose, e sono certa che qualcuno di voi abbia recensito su ogni capitolo prima di arrivare a questo, quindi non mi dilungo perché risponderò lì, ma ci tengo a parlarvi un po' di Jackson, che era in fondo una bella persona, di Sebastian, che quella fine certo non si meritava e mai avrebbe voluto far del male a qualcuno, di Antares, che ha amaramente ingoiato i propri sentimenti, di Musa, che ha oscurato il suo cuore, di Tecna, che ormai non è più una fata, di Martha, che ormai adoriamo, di Helia, che è stato grande nella battaglia, ammettiamolo, e di Flora e di Brandon, che alla fine ce l'hanno fatta.
Spero la battaglia vi sia piaciuta (chi ha visto Endgame avrà riconosciuto la citazione di Thanos, non potevo esimermi) spero vi abbia emozionato, che la storia vi abbia emozionato! Vorrei tanto saperlo, vorrei conoscere tutte le vostre impressioni, mi farebbe davvero piacere!

Beh, siamo arrivati alla fine di quest'avventura durata due anni, anche troppo, a causa mia, ma è stata fenomenale. Questa storia mi ha aiutata, voi mi avete aiutato perché, un po' come Tecna, anche io ho perso delle cose importanti e poi è sembrato come se niente funzionasse. E poi sembrava di sì, ma ci sono stati ancora momenti bui. È dura, ma ho chiesto aiuto e spero di farcela. Scrivere questa storia mi ha portata in questo mondo magico ed è stata una boccata d'aria fresca e vi ringrazio perché voi siete rimasti. Siete i lettori più meravigliosi del mondo! Grazie!!!😭❤
Se per caso qualcuno di voi sta avendo problemi, vi sentite soli, incompresi e sembra che nulla vi riempia, sembra che le cose vadano sempre male e state iniziando ad aver paura, sappiate che quei pensieri che vi dicono che non ce la farete ad uscirne vi mentono. Siete forti, unici e speciali, potete farcela. Dovete farcela perché ci sono persone che vi amano e tengono a voi. Chiedete aiuto. Nessuno pretende che ce la facciate da soli.
Se volete, se ne sentite il bisogno, scrivetemi ❤


Vi adoro alla follia,
anzi, vi strAmo,
xoxo Florafairy7

P.S. E adesso? Beh, adesso sappiate che pubblicherò una oneshot FloraxHelia, tanto per cominciare, e poi... beh, sono un po' indecisa se dare un seguito a questa o iniziare una storia completamente nuova... voi che ne dite?

P.p.s. Risponderò presto alle recensioni e ai messaggi lasciati non letti durante questi mesi, grazie per la pazienza!! Baci!!



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3662832