The dream isn't over

di gaiadelvecchio21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** After a long time ***
Capitolo 2: *** Surprise ***
Capitolo 3: *** I know who you are ***
Capitolo 4: *** Mary Julia and more ***
Capitolo 5: *** Dear friend ***



Capitolo 1
*** After a long time ***


-Stiamo facendo una cazzata- Elizabeth sembrava seriamente preoccupata, aveva letto molti libri che trattavano di magia nera o fantasmi ed era spaventata all'idea di una seduta spiritica. 

-È solo un gioco Eli, seriamente pensi che queste cose siano vere? Sono semplicemente dei modi per passare il tempo!- Megan cercava di tranquillizzarla come poteva. Per lei era sempre tutto un fottuto gioco. Non aveva mai paura di niente e queste pratiche così misteriose la interessavano. Aveva visto un programma alla televisione dove un uomo, disperato per la perdita della moglie, provava a contattarla tramite una seduta. Megan stanca peró si addormentò a metà programma e non seppe mai come andò realmente a finire, ma da allora le si era ficcata questa stramba idea in testa ed era pronta a portarla a termine. 

-È tutto apposto Eli- continuava Megan sistemando le candele -andrà tutto bene, magari potremmo far tornare in vita il tuo amato Jim Morrison- e così dicendo si posizionò davanti a lei con le braccia spalancate e la faccia seria, come Jim nella sua foto più famosa. 

-Vai a fare in culo Meg- disse scocciata.

Anna, che ascoltava le amiche discutere, stava leggendo la procedura. Il tavolo era pronto, le candele posizionate. Era emozionata all'idea di entrare in contatto con degli spiriti. Quando Megan le aveva proposto l'idea aveva subito accettato. Le altre lo facevano per scherzo, per curiosità, lei invece lo faceva per provare finalmente la sensazione di parlare con un vero fantasma e chiedergli cosa ci fosse dopo la morte. 

-Siete pronte ?- chiese Anna impaziente. 

-Si!- rispose convinta Megan mentre Elizabeth si limitó semplicemente ad annuire, con i denti che tremavano e la paura negli occhi. 

Si posizionarono in cerchio al tavolo, accesero le candele e unirono le loro mani. Era mezzanotte, orario perfetto. 

-Bene abbiamo una lista molto interessante di persone da contattare- affermó Megan, aveva scritto lei personalmente la lista e ne andava fiera, c'erano solo persone famose e importanti che avevano fatto la storia in qualche modo.

Iniziarono con Kurt Cobain, non successe assolutamente niente. Le candele rimasero accese e non sentirono voci o altro. Provarono con Jim Morrison, tentativo inutile come il primo. 

-Ti è andata male Eli- rise scherzando Anna ed Elizabeth la guardó con disprezzo per qualche secondo. 

Elvis, Freddie Mercury, Bob Marley, Janis Joplin, Jimi Hendrix. Provarono con tutto il club 27 e ad altri artisti, ma la seduta continuava ad essere silenziosa, c'era qualcosa che non andava, non erano riuscite ad entrare in contatto con nessuno. 

-Ne manca uno- disse Megan controllando la lista.

-John Lennon, forza iniziamo-. 

La procedura era sempre la stessa: mani unite, occhi chiusi e voce alta per ripetere il nome della persona scelta. 

-John Lennon, ci sei? John Lennon, ti stiamo evocando, fatti sentire- dissero in coro. All'improvviso tutte le candele si spensero all'unisono e le ragazze aprirono gli occhi, sconvolte.

Megan continuava a parlare:-John Lennon ci sei? Se ci sei batti un colpo-. Questa volta niente. 

-John Lennon te lo ripeto,batti un colpo per favore!- la voce di Megan era sempre più insistente. 

-John Lennon fatti sentire!- si sentivano solamente i loro respiri.

Megan arrabbiata urló con tutta la voce che aveva :- Vuoi farti vedere Lennon porca puttana!- Non era quello il modo giusto di parlare ad una persona defunta, assolutamente. Dopo quella sfuriata di Megan le candele si riaccesero e le ragazze impaurite lasciarono le loro mani rompendo così la preziosa catena della seduta. Il tavolo inizió a tremare e le candele si accendevano e si spegnevano ad intervalli. La finestra si aprì facendo entrare un vento gelato. Una nube di polvere azzurra si levo dal tavolo e cominció a volare intorno alla stanza. Elizabeth uscì dalla stanza gridando e Megan si nascose sotto il tavolo. Anna si accasciò vicino alla finestra, spaventata da quella nube che stava invadendo la stanza. La polvere inizió a rallentare, cambió direzione e si diresse verso Anna che per la paura aveva messo la testa sulla ginocchia. Pregava dentro che fosse solo un brutto sogno. Era come se quell'ammasso di pulviscolo l'avesse perfettamente inquadrata. La nube la colpì forte, mandandola a sbattere contro il muro. Anna aveva gli occhi spalancati e vide la nube colorata penetrare dentro al suo petto, non le faceva male ma la solleticava. Contrasse le spalle e buttó il collo all'indietro. Piangeva come una bambina. Non c'era più traccia di quell'ammasso di polvere, era scomparso dentro di lei. Svenne a causa della tensione.

                                  ---

 

-Anna porca puttana svegliati!- Megan le tiró uno schiaffetto. Elizabeth teneva un bicchiere d'acqua in mano.

-Codarda che non sei altro!- esclamò Megan prendendo il bicchiere d'acqua e gettandolo addosso all'amica svenuta.

-Potevamo morire!-

-Per questo sono scappata avevo paura- aggiunse infastidita Elizabeth dal comportamento di Megan - Tu avresti fatto lo stesso idiota!-

Iniziarono a litigare e a rinfacciarsi le peggio cose, alcune che erano anche accadute anni prima. 

-Sei solo una stronza Megan!-

-E tu una vigliacca del cazzo!-

Anna aprì piano piano gli occhi, svegliata dal trambusto. Le amiche di accorsero finalmente di lei. 

-Oh grazie al cielo stai bene!- Megan la abbracció forte -avevo una paura!-

-Si anche io cavolo- disse Elizabeth con le lacrima gli occhi. La situazione si era calmata. 

-C-che è successo?- Anna aveva il viso pallido e gli occhi rossi, era sconvolta e continuava a tremare.

-Avevamo contattato uno spirito, forse proprio John Lennon, solo che lasciando le mani abbiamo rotto la catena e lo spirito si è liberato, e siccome sono stata scorbutica è diventato violento e si è ribellato-.

-Ma m-mi è entrato dentro l'ho visto!- disse con la poca voce che aveva Anna.

-Che dici Anna? Te lo sarai sicuramente sognato!- Megan e Elizabeth si guardavano incredule, come era possibile, un fantasma dentro Anna?

-Ma ti è entrato dal...-

-No! Mi è entrato nel petto, è scomparso dentro di me!- come potevano non crederle?

-Beh Anna cara, è stata una nottataccia, vieni ti accompagnamo a casa almeno ti riposi un po'- Megan aveva l'aria apprensiva e preoccupata ma non riusciva a credere a quella strana storia. Probabilmente era un'allucinazione dovuta allo svenimento. Era certa di aver visto la nube uscire dalla finestra e non andare contro la sua amica. 

Anna concentró le forze e si alzò. Non parló con le sue amiche che cercavano di aiutarla. Non riusciva a togliersi dalla testa la scena di quella polvere maledetta che le entrava nel petto e la pizzicava. 

 

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Capitolo 2
*** Surprise ***


Quella notte Anna non riuscì a chiudere occhio. Aveva veramente avuto un contatto diretto con un fantasma, con qualcosa di sovrannaturale? Le pareva impossibile. Si girava e rigirava nel letto, cercando di trovare una risposta o almeno di calmarsi. Verso le 6 del mattino si alzó e stanca si diresse verso la finestra, il panorama della sua città la rilassava di solito. Blackpool era un posto delizioso dove vivere e la gente era piuttosto ospitale. Si era trasferita da Londra. All'inizio non fu molto facile abituarsi e le mancava la capitale affollata, ma la prendeva con filosofia e anche se era nostalgica lì a Blackpool stava bene e questa cosa la rendeva piuttosto felice. Aveva incontrato Megan ed Elizabeth a scuola durante un corso di arte e da allora non si erano separate un attimo. Anche se potevano sembrare un trio strano si completavano perfettamente. Anna ammirava l'alba, era serena nell'animo ma al contempo molto preoccupata. Aprì la finestra per sentire il venticello fresco del mattino. Vide arrivare una piuma bianca, mossa dal vento. Con leggerezza si adagió piano piano sul bordo della finestra, suscitando lo stupore della ragazza. -Portano fortuna, chissà a quale uccello appartiene- e così dicendo la prese e la sistemó sulla sua scrivania. Le cadde l'occhio sul giradischi, non lo usava da mesi ormai. Era polveroso e vecchio, un cimelio che aveva recuperato in soffitta , probabilmente era appartenuto a suo nonno Jack. Ad Anna piacevano tutte le cose ritenute vecchie dai suoi coetanei. Le piacevano i vestiti vintage, anni 50, quando li indossava si credeva Sandy, la protagonista di Grease. La sua camera era decorata con motivi psichedelici e poster di personaggi famosi e sul muro davanti al suo letto aveva appeso un cartellone enorme con la scritta 'Peace & Love'. Era entusiasta da questo ideale di pace e amore, o dal classico sesso droga e rock'n'roll e anche se gli anni 60 erano ormai passati da più di 40 anni lei voleva continuare a condividere questa idea di fratellanza e ribellione con tutti. Se c'era una cosa di cui andava fiera era proprio il suo giradischi. Avvicinó a sè la scatola di cartone piena di vinili che si trovava sotto al letto e ne pescó uno a caso, ad occhi chiusi, come le piaceva fare. Quandó li riaprì ebbe una sorpresa. Aveva pescato Imagine, proprio l'album di John Lennon. Coincidenze? Anna osservó la copertina. Un John dagli occhi spenti la guardava senza battere ciglio. Un po' titubante prese il vinile e lo sistemó nel giradischi. Lo accese. Quando la canzone partì Anna si distese sul pavimento e si mise a canticchiare quell'inno alla pace che aveva fatto sognare intere popolazioni. E se non ci fosse la religione davvero? Il paradiso? L'inferno? Se ci fosse davvero solamente un bellissimo cielo sopra di noi? Anna pensava e pensava e mentre pensava non aveva notato che quella strana nube di pulviscolo blu stava ricomparendo, uscendo lentamente dal suo petto. Quando se ne accorse i suoi occhi si spalancarono e inizió a gridare. Si alzó e si gettó per istinto sotto al letto. -CHE COSA SEI?- gridó spaventata La nube vagava tranquilla per la stanza. -VATTENE!- non smetteva di urlare, si sentiva persa, fragile, come se potesse essere attaccata da un momento all'altro. Chiuse gli occhi. Silenzio. Quando finalmente li riaprì qualche minuto dopo si convinse che la nuvola era sparita. Tremava come una foglia ma era sicura che quello strano essere se ne era andato, magari dalla finestra. Ma quando si decise ad uscire da quel luogo scomodo vide un paio di piedi che camminavano lentamente da una parte all'altra della stanza. Era piuttosto grandi e calzavano un paio di stivaletti con un tacco basso ma piuttosto largo. Le si geló il sangue. Com'era entrato quell'individuo? Scivoló all'indietro e si accucció. Sentiva i passi di quell'uomo, sentiva il ticchettare dei suoi stivali e persino il suo respiro. -Puoi uscire- disse una voce calma e piuttosto profonda- sono innuoco non ti farò del male.-

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Capitolo 3
*** I know who you are ***


-Chi sei ?- chiese Anna con la voce che tremava. -Ehm sono John Lennon, chi vuoi che sia?- disse in tono pretenzioso l'artista -adesso per favore esci da lì,questa situazione è ridicola.- Anna titubante mise la testa fuori dal letto e piano piano si decise ad alzarsi. Si scosse la polvere e si ricompose. Quando alzó la testa il suo sguardo si concentrò su quella strana figura che era impegnata ad osservare il televisore a schermo piatto. Era veramente John Lennon. Portava i suoi tipici occhiali rotondi e i capelli erano lunghi fin sotto l'orecchio e ondulati. Indossava una giacca nera,un paio di jeans e quei grandi stivali. I suoi occhi erano spenti,il viso asciutto e scavato. Il fisico era molto magro e le gambe erano sottili come stecchini. -Forte questo televisore, e cos'è quest'affare?- chiese curioso John indicando l'mp3 sulla scrivania. -Aspetta, tu quindi sei veramente John Lennon?- rispose Anna, avvicinandosi sempre di più a lui. -Non capisco perché tu sia così sorpresa,mi avete invocato ieri seri tu e quelle tue amiche- e così dicendo uscì dalla stanza e inizió a scendere le scale. Anna lo seguí a corsa e cercó di prenderlo per un braccio, voleva a tutti i costi saperne di più riguardo a quella faccenda. -Dove pensi di andare eh?- e mentre lo diceva non si era accorta che la sua mano trapassó perfettamente il braccio di John. Trasalì. -Ma io non posso toccarti...- -Certo che no sono un fantasma, ma li hai mai visti i film horror? Nessuno mi può toccare e io non posso toccare niente. Ah e tu sei l'unica che può vedermi e sentirmi, dato che mi hai evocato-. -E le mie amiche? Non possono vederti?- -No, io sono entrato nel tuo corpo, non nel loro. E se permetti le tue amiche sono anche molto antipatiche- disse schietto continuando a camminare svelto per tutta l'abitazione. -Che bella casa, Anna giusto?- -Si...Anna...Dio mio io sto impazzendo lo so.- Anna si diresse in cucina, prese una forchetta e se la picchiettó nella gamba, questo le provocó un grandissimo dolore. -Perfetto...- disse lacrimando -adesso mi riprendo, era solo un'allucinazione.- Si sedette e si accarezzó la gamba. Ma mentre lo faceva vide John che si avvicinava alla credenza, intento a studiare la macchinetta per il caffè. -Sei ancora qui?- disse Anna sconvolta. -Ehm si- ammise -dove dovrei essere? Non sei molto sveglia vero?- la guardó con uno sguardo confuso e continuó la sua esplorazione. -Perché sei qui?? Perché non torni nel tuo universo o qualunque cosa sia?- -Perché voi geni non avete chiuso la seduta spiritica, adesso non so nemmeno io come tornare nella mia realtà e per questo mi tocca rimanere qui. Già che ci sei...hai del whiskey? Voglio vedere se riesco a berlo.- Anna cercó invano di avere delle spiegazioni, ma John semplicemente la ignorava, guardandosi intorno e commentando tutte le cose strane di quell'epoca. Dopo qualche ora di implorazioni John ridisse quello che le aveva già detto all'inizio: era lì grazie alla seduta spiritica e non sapeva come andarsene. -Quindi vuol dire che rimarrai qui?- chiese la ragazza sperando in un grandissimo 'No' come risposta. -Ovviamente si,posso parlare solo con te, sai che noia andarmene e essere invisibile- -John tutto questo è assurdo, tu non sei veramente qui davanti a me, voglio dire, sei morto nel 1980 grazie ad una pistolata.- e così dicendo si morse la lingua ripensando a quanto poco carina fosse stata questa sua affermazione. -Wow grazie di avermelo ricordata Anna cara, davvero grazie mille- disse offeso e sedendosi a gambe incrociate sul pavimento del soggiorno. -Cioè non volevo...scusa...- provó invano a rimediare. -Va tutto bene, è stato molto tempo fa- -Ti ricordi qualcosa di quella giornata,se posso chiedere...- -Si, ricordo il buio, il mio palazzo, quel bastardo che mi chiama e mi spara, l'asfalto, i proiettili che mi colpiscono e il sangue che scende a fiotti, poi cos'altro... ah si! I medici che mi chiedono che sono, un'ambulanza, una canzone che porto ancora nel mio cuore bucherellato e poi basta, il silenzio- e così dicendo si sdraió completante sul pavimento, buttando le gambe in aria. -Dio John deve essere stato terribile- disse Anna con le lacrime agli occhi e visibilmente provata. -A dir la verità non ho sentito niente,è come se mi fossi addormentato, solamente per sempre. Ho lasciato così tante cose... E all'inizio pensavo di essere completamente rimasto solo, appena arrivato non c'era nessuno ad attendermi. Ma poi ho rivisto persone meravigliose una volta abituato. Ho rivisto la mamma, lo zio, Brian, ho persino rivisto il mio caro amico Stu. Sai Anna la vita dei morti non è così male. Noi quando siamo lassù non parliamo molto, noi ascoltiamo. E sentiamo cose brutte ma anche meravigliose. Io sento il rumore della pioggia che cade sulla Terra, la musica che suonano i bambini per le strade nelle varie parti del mondo. Sento la voce delle persone furbe, delle persone arrabbiate. Sento i milioni di ragazzi che cantano con passione le canzoni che ho scritto, e credimi non esiste soddisfazione più grande di questa. Mi piace ascoltare da lassù, non rimango mai deluso.- Anna era estasiata da quelle parole. Era lì, vicina a lui e lo guardava con curiosità e con rispetto. Un uomo così importante,così talentuoso e al contempo anche sensibile e acido, sedeva in casa sua, raccontandole tutto quello che gli passava per la testa. Aveva letto molte interviste di John e molti articoli su di lui, sapeva di che pasta era fatto. Era un uomo buono ma aveva anche delle tempeste interiori. L'abbandono dei genitori, la severità della famosa zia Mimi, che lo aveva sempre privato di amore e coccole. La fama arrivata così presto che non gli ha permesso di occuparsi al meglio del suo primo figlio. L'arrivo di Yoko che lo aveva cambiato in tutto e per tutto e la fine dei Beatles. Era così complicato e affascinate al tempo stesso. Un essere umano unico. -Ho voglia di una sigaretta- disse John e questa frase spezzó il silenzio che si era creato nella stanza. Una risata risollevó l'atmosfera. -Io non fumo, ma se vuoi per passare il tempo ti faccio vedere i miei dischi, sai ho molte cose anche di te e dei Beatles.- -Sarebbe fantastico!- i suoi occhi si illuminarono. Da quanto non sentiva nominare quel magico nome. Quel nome che indicava una band, la sua band, che era riuscita in poco tempo a cambiare per sempre la storia della musica. E la cosa che lo faceva emozionare di più è che il tutto era partito grazie ad un sogno. Il sogno di un ragazzino che passava i pomeriggi nella sua camera, a strimpellare una chitarra comprata a 5£. Ciao a tutti! Vi piace la storia? Aggiorno giovedì, vediamo come se la caverà John :)

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Capitolo 4
*** Mary Julia and more ***


I giorni passavano veloci. John era riuscito ad ambientarsi molto bene in casa di Anna. Gironzolava spesso per le varie stanze, curiosava nel giardino, faceva domande in continuazione e voleva sempre vedere come funzionava il cellulare. Rimaneva costantemente stupito da tutta quella tecnologia, non riusciva a credere che le macchine ti indicassero dove andare o che il telefono obbedisse ai tuoi comandi semplicemente usando la voce. Ogni tanto la sera, mentre Anna studiava o leggeva, lui si metteva alla finestra ad ammirare le stelle, le osservava e ogni tanto le commentava con frasi tipo ' com' è  bella questa ' ' quella è la più luminosa di tutti ' ' guarda, Mary Julia rimane sempre la migliore '. Mary Julia aveva un significato speciale per John. Era una stella speciale. Quando era ancora un ragazzo e si era ubriacato a Liverpool, lui e Paul si sedettero su una panchina e John, vedendo quella stella in particolare, inizió a parlare e a dire che quella stella sarebbe stata la stella di lui e del suo caro Paul. Anche lui,quanto gli era mancato. Avevano litigato, battibeccato tanto, non si parlarono anche per moltissimi anni. Ma John aveva sempre nel cuore un posticino per il suo amico. Ripensó all'ultimo momento che si scambiarono due parole insieme, era passato veramente tanto tempo. Ma John la sua voce ogni tanto lassù la risentiva. Era tra le sue preferite al mondo. Lo sentiva cantare, scherzare, una volta lo sentì persino raccontare una barzelletta sporca su delle capre.Si, il suo migliore amico era appunto 'il migliore'. Ma John era da tempo che nutriva una certa paura dentro di sè. Aveva paura che Paul col passare degli anni si fosse dimenticato della loro amicizia, delle loro esperienze e di tutte le canzoni che avevano scritto insieme. No, questo era di sicuro impossibile. Come potersi dimenticare di quelle canzoni che avevano fatto sognare intere generazioni. Come si divertivano a quei tempi a comporle. C'erano solo loro e la musica, e tanto,tanto amore. Avevano fatto di tutto insieme, persino andare a Parigi, come gli innamorati. Loro due in quella capitale a mangiare le escargot e risputarle nel bagno, a dormire nella stessa stanza col cesso nel corridoio, fare foto con vestiti orribili e meravigliarsi davanti alla magnifica vista di Notre Dame o della Torre Eiffel. John aveva deciso di spendere per la prima volta i soldi guadagnati e andare in vacanza, l'aveva fatto per Paul,e lui gli regaló un hamburger perché, in fondo, la loro amicizia si basava su quello. Cose grandi sì, ma anche cose piuttosto semplici. Ma se lui si fosse dimenticato davvero di tutto?  Troppo impegnato con la moglie, i figli, la fattoria in Scozia, la sua nuova band?  Paul aveva mai pensato a John prima di andare a dormire la sera?  La guardava mai Mary Julia con la speranza di rivederci il suo amico scomparso?

Certo John voleva bene anche a Ringo, simpatico e alla mano, e a George, che fino a qualche settimana prima, dal 2001, salutava tutte le mattine con un gran sorriso. Ma Paul era Paul, non un semplice compagno di band, ma un fratello più piccolo, da proteggere. 

A John piaceva molto pensare e parlare. Era un uomo sensibile e raccontava sempre storie strane oppure raccontava quello che aveva passato nei suoi anni d'oro. Anna lo ascoltava volentieri ma quando iniziava a dire strane cose come ' Andiamo a Liddypool ' oppure ' non c'erano mosche su Franco, ma su sua moglie tante ' lo guardava strano e si girava dall'altra parte, perché non aveva voglia di sentire cavolate. 

Anna da quando John era in casa stava sempre con lui, lo lasciava solo per andare a scuola o per uscire con le sue amiche. Non lo faceva mai uscire di casa, per paura che si perdesse.

' Ma io devo fare la rivoluzione in questa epoca corrotta, li leggo i giornali sai! ' si lamentava lui ogni tanto, ma lei lo zittiva con la minaccia di accendere l'aspirapolvere e risucchiarlo, come in Ghostbusters. 

Dopo due settimane che quello spettro pacifista e dispettoso stava infestando la sua casa, Anna decise di aprire il computer intenta a mostrargli delle cose da lei ritenute interessanti. Anna spiegó a John cos'era Google e come si utilizzava, e spiegó anche che su Google c'erano tutte le sue canzoni, le canzoni dei Beatles e di tutti gli altri cantanti  che erano suoi amici e lui rimase molto contento. Lo rendeva felice il fatto che nonostante gli artisti morissero, le loro canzoni non morivano mai e restavano di moda anche dopo 40-50 anni. Il peggio arrivó quando Anna decise di mostrargli i social network. 

Gli mostró il Facebook di Ringo e non riusciva a smettere di ridere. Rideva alla vista di Ringo coi capelli rasati,gli occhiali da sole e le numerose foto dove non faceva altro che dire ' Peace and Love '.

' Mi ha copiato spudoratamente! ' diceva John tra le lacrime e le risate. Ancora più risate con l'Instagram di Yoko. Si aspettava un profilo artistico, pieno di opere e altre cose strane che solo lei sapeva fare. E in effetti ci aveva indovinato, ma non aveva pensato alle foto di Yoko vecchia, col cappello, la pelle calante e i video di ' Bad dancer ' che aveva registrato nel 2013. John non poteva crederci. Era tutto così surreale. Sua moglie che a 80 anni ballava in maniera assurda e si credeva una ragazzina. Tipica di un'artista strana come lei.  Ma le risate sparirono quando John si commosse alla vista del profilo che avevano creato per lui su Instagram, pieno di foto e frasi tratte dalle sue canzoni. Era al settimo cielo. La gente nonostante gli sbagli lo adorava ancora e lo vedeva come un esempio da seguire. Lui non era solo ' quello di Imagine '. Lui è stato il primo a voler fare una vera e propria rivoluzione in tutti i sensi. 

Lui e Anna guardarono per tutto il pomeriggio i profili creati in suo onore e in onore dei Beatles. Erano veramente tantissimi e ogni foto aveva una didascalia che spiegava l'infinito amore che tutti quei ragazzi provavano per loro. John nella sua vita aveva sempre avuto bisogno di conferme, ma su questo poteva stare tranquillo, i fan non lo avevano mai abbandonato e avevano sofferto e soffrivano per la sua dipartita. Curiosarono anche nei profili di Sean e Julian e lui fu fiero di avere dei figli così belli e talentuosi. 

' Hanno preso tutto dal babbo ' esclamò ridendo.

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Capitolo 5
*** Dear friend ***


-Paul ha un profilo?- 

-Certo, è anche tenuto molto bene devo dire.-

Gli occhi di John si illuminarono. Erano sempre spenti o privi di emozione, ma a sentire quel nome diventava subito brillante.

-Fammeli vedere ti prego!- ad alla povera ragazza con fare impaziente.

Anna aprì l'Instagram di Paul. Fece vedere a John le iniziative che l'amico era solito  mandare a termine,come festival o libri di cucina vegetariani. Ripercorsero insieme le date dei suoi tour e ammirarono il tanto amato 'Fan art friday', con tutti i disegni che ritraevano il Beatle in svariate pose e decorati con fronzoli e colori accesi.

Nello scorrere le immagine del suo curato profilo, John notó una cosa che lo fece saltare in piedi sala gioia. Una foto di lui e Paul. Anna ingrandì l'immagine per permettere a John di leggera la didascalia che si trovate sotto. John la lesse ad alta voce, tutto felice.

 :-Buona giornata mondiale dell'amicizia, con amore Paul.- 

Anna poteva vedere la commozione nei suoi occhi verdolini.

-Ti manca tanto Paul vero?-

-Tantissimo- ammise con un tono un po' triste mentre si mordicchiava un'unghia.

-Mi avrà dimenticato anche lui- aggiunge a bassa voce.

-Oh no John- la rassicurò Anna, dandogli una forte pacca sulla spalla -quello no di certo, non l'ha mai fatto, e ne ho le prove!-

e alla fine di questa frase era già entrata su YouTube, pronta a fare la mossa del secolo, quella cosa che milioni di fan in tutto il mondo avevano sempre sperato nostalgici.

-Tu che dal paradiso senti tutto, vediamo se hai mai sentito questa.-

Anna scrisse velocemente la canzone che aveva intenzione di fargli sentire nella barra della ricerca, e grazie alla sua potente Wi-Fi in meno di due secondi venne trovata.

-Con YouTube puoi ascoltare tutto e vedere video, è pieno di cose che ti riguardano. Questa è una canzone che Paul ha scritto appositamente per te.-

John lesse mentalmente quel nome. Here Today.

Anna cliccló con un colpo d'indice. Cadde il silenzio nella stanza. La voce di Paul rendeva l'atmosfera magica. Una voce delicata, dolce, che proveniva da un uomo bellissimo. John ascoltava meravigliato quella melodia. Era disteso sulla pancia, sul pavimento, con i gomiti sotto il mento. 

'If you were here today...uh,uh,uh...here today',

All'uomo caddero le lacrime. Una seguiva l'altra. Era più forte di lui. Quando sentì il magico verso 'what about the nights we cried' rifiorirono alla mente milioni di ricordi. Ricordi amari e dolci allo stesso tempo. Ricordi con un John disteso sul letto, con le occhiaie e i capelli scompigliati, con la chitarra gettata da un lato della stanza con violenza , disegni strappati e lenzuola bagnate di sudore e lacrime. E accanto ad un distrutto John, usi trovava un Paul giovane, piccolo e disperato, con le cigliona umide, accanto al suo migliore amico. John gridava 'Paul la mia mamma è morta!' mentre tirava pugni al muro e Paul rispondeva tra i singhiozzi 'Oh Johnny, anche la mia se n'è andata!' Quando piangevano e volevano spaccare il mondo, il tutto finiva con un lungo e intenso abbraccio tra i due. John era più grande e Paul si sentiva come un fagottino, un bambino bisognoso di coccole. 

Quando la canzone giunse al termine, Anna si rese conto che ormai John era perduto in un mondo tutto suo. Schioccó le dita davanti per richiamare l'attenzione dell'uomo. Lui si svegliò, come se fosse stato in una sorta di trance, e si mise in piedi. Camminava scelto per la stanza e bisbigliava cose strane tra di sè.

'John che ti prende ?'

'Lui...lui non mi ha dimenticato!'

'John certo che no, ma sei scemo! Come poteva dimenticarti! Sei proprio tardo!'

'NON DARMI DEL RITARDATO MOCCIOSA! ...scusa...io, io sono solo nervoso...io...' 

John continuó a lacrimare per le successive ore. Anna cercava di consolarlo con musica o altro, ma lui se ne stava in un angolo a parlare da sola e dire cose senza senso o strane, come ad esempio 'Sono un pezzo di merda' 'Ho fatto bene a morire' 'Dovevo gettarmi in un canale'. 

Anna non sapeva perché fosse così severo con sè stesso, solo per una canzone di Paul. Doveva essere una cosa bella, un modo per ricordare una vita passata, e il tutto era finito con un pianto senza motivazioni. Dopo circa 5 ore, al calare del sole, John si alzó, finalmente.

Anna era in cucina, a cenare con la sua famiglia. Il papà raccontava la sua interessante giornata e la mamma nel frattempo serviva i suoi gustosissimi pisello al pomodoro. Gustosi per modo di dire ovviamente. Era una brodaglia scura e appiccicosa, ma lei la riteneva migliore di qualsiasi cosa. Anna, intenta ad affettare il pane, si accorse che John aveva sceso le scale e si era diretto in cucina. Si mise a sedere vicino all'acquaio, a scrutare la situazione. Anna si accorse di lui e impaurita inizió a fissarlo con sguardo minaccioso, e col labiale pronunció la frase 'Togliti di culo'. Il padre notó lo strano comportamento della figlia.

'Cosa stai combinando zuccherino?' gli disse amorevolmente.

'Oh niente' rispose 'mi pareva ci fosse uno schifoso calabrone sulla cucina'. Lanciata la frecciatina, inizió a mangiare. John guardava con la lingua fuori e l'acquolina in bocca. Erano quasi 40 anni che non toccava cibo, e come avrebbe voluto in quel momento mangiare una tazza di cereali con il latte, il suo cibo preferito. Ma gli andava bene ovviamente anche quel piatto di verdure al pomodoro. Ogni tanto Anna lo guardava e lui la osservava e rideva come un pazzo. Si toglieva gli occhiali e faceva facce buffe, si divertiva a cantare oppure a fare le le pernacchie ascellari. 

'Ehi Anna, ehi ehi' richiamó la sua attenzione con un peto finto e qualche parolaccia. Non lo degnava.

'Ehi Annina, ehi ehi.' Ancora niente. La ragazza scocciata guardava il suo piatto e mangiava tranquilla. 'Ma non era triste?' si ripeteva internamente.

'ANNA VA BENE, MI LASCI, MA RIDAMMI L'ANELLO E SARAI LIBERA, VAI CON LUI'

'John ti prego...'

'John? Chi è John cara?' le chiese la mamma.

'TUTTA LA MIA VITA HO CERCATO UNA RAGAZZA CHE MI AMASSE COME IO HO AMATO TE!' cantó urlando.

'Adesso basta John!' Anna aveva alzato troppo la voce ed aveva diretto il suo sguardo verso l'uomo. 

I genitori si spaventarono e cercavano di capire cosa avesse la loro figlia.

'Forse sta facendo delle prove di teatro...'

'Oppure è solo stanca...'

'Sto benissimo tranquilli!'

John rideva, era fiero del trambusto creato.

In quello momento entró nella casa Febo, il gatto persiano della famiglia di Anna. Lo avevano adottato qualche anno prima, era un giocherellone e amava distruggere tutto. Il gatto si diresse verso John e inizió a guardarlo. John scese dall'acquaio e iniziò a fargli i complimenti. Adorava i gatti. Ne aveva avuti tanti. I gatti erano strani come lui, e lo capivano, e non erano neanche essere umani. Il piccolo Febo cominció a fare le fusa e a strusciarsi vicino John. Ovviamente riusciva a trapassarlo, ma almeno poteva vederlo.

I genitori non potevano pensare anche alle stranezze del gatto in quel momento e non ci fecero caso. Anna invece rimase sconvolta.

'Non è possibile' disse con una mano che si grattava la testa.

'Gli animali non valgono Annina' rispose fiero.

Dopo la cena, Anna era ancora un po' arrabbiata con lui, e gli teneva il muso, come se gli avesse distrutto un disco prezioso. 

'Anna seriamente...mi dispiace, ma adesso dobbiamo parlare'

'Che cosa vuoi? Di già puoi stare qui e fai confusione, adesso vuoi anche parlare'

'Anna è una cosa seria...'

'Va bene, che vuoi insomma?'

'Bene, in anzitutto calmati signorina, non sai nemmeno stare agli scherzi. Ti devo chiedere un favorite grosso'.

'Che favore?' chiese lei mentre iniziava a lavarsi i denti 'muoviti che devo fare in bagno.'

'Anna, io devo rivedere Paul.'

 

 

 

 

 

Scusate sono a Londra,non so quando riuscirò a postare. Andrò anche a Liverpool :) Buone vacanze anche a voi.

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