Teen Titans Dark

di Pmaradona10
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Constantine ***
Capitolo 2: *** possessione ***
Capitolo 3: *** le cose cambiano ***
Capitolo 4: *** peccato originale ***
Capitolo 5: *** Titans a raccolta ***
Capitolo 6: *** rincontrarsi ***
Capitolo 7: *** Notte e crepuscolo ***
Capitolo 8: *** Nella mente ***
Capitolo 9: *** De Ira ***
Capitolo 10: *** Essere felici ***
Capitolo 11: *** Tristezza ***
Capitolo 12: *** Ozio letterario ***
Capitolo 13: *** Usare la forza ***
Capitolo 14: *** La quiete dopo la tempesta ***
Capitolo 15: *** Che la festa comici ***
Capitolo 16: *** L'occhio del ciclone ***
Capitolo 17: *** Metropolis Calling ***
Capitolo 18: *** Angeli e Demoni ***
Capitolo 19: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 20: *** Il sacrificio ***
Capitolo 21: *** Londra, un mese dopo ***
Capitolo 22: *** Bludhaven, un mese dopo ***



Capitolo 1
*** Constantine ***


L’oscurità. Sono in pochi a conoscere il reale significato di questa parola. Sono davvero in pochi a perdercisi dentro. E lei aveva rischiato parecchie volte di perdercisi dentro. Raven. Il suo destino sembrava essere segnato sin dalla nascita. Era la figlia di Trigon, un potente demone proveniente da un’altra dimensione che più di una volta aveva cercato di usarla come portale interdimensionale per schiavizzare e devastare la Terra. E in un’occasione ci era andato molto vicino. Era stato fermato da un gruppo di giovani supereroi che difendevano la città di Jump City e di cui ne faceva parte anche sua figlia: i Teen Titans. Erano riusciti a rispedirlo nella sua dimensione, ma solo momentaneamente, infatti il demone, che era connesso con un legame psichico a sua figlia, faceva costantemente sentire la sua presenza ad essa, la quale doveva ricorrere alla meditazione per contrastarlo. E proprio mentre era nel mezzo di una seduta di meditazione, suonò l’allarme della torre in cui viveva assieme ai suoi amici. E il suono dell’allarme non presagiva niente di buono.
-Dai ragazzi, facciamo presto, è Mumbo Jumbo! Sta rapinando una gioielleria in centro!-
Raven riconobbe immediatamente la voce del suo leader, Robin, una delle persone più carismatiche che avesse mai conosciuto.
In un batter d’occhio la squadra fu sul posto, dove il mago Mumbo Jumbo stava cercando di rapnare una gioielleria con i suoi incantesimi ingannatori. Non appena il mago vide i cinque eroi provvide subito a lanciare contro di loro un mazzo di carte apparentemente innocue, ma che si rivelarono essere affilatissime.
-Ci penso io!- esclamò Raven, anteponendosi ai suoi compagni e cercando di evocare uno scudo magico recitando il suo mantra: Azarath, Metrion, Zynthos.
Stranamente il mantra non produsse nessun effetto e una delle carte la ferì al braccio, facendole perdere sangue, mentre gli altri Titans: l’aliena dai capelli rossi Starfire, il mezzo robot Cyborg e il mutaforma Beast Boy, riuscirono a schivarle e il loro leader Robin deviò la traiettoria di una di esse con il suo bastone, facendola schiantare nella vetrina di un bar.
Intanto il mago, approfittando della distrazione dei ragazzi che si erano radunati attorno a Raven per sincerarsi delle sue condizioni non perse tempo a pronunciare la sua formula magica personale:- Mumbo Jumbo!-
Aveva intrappolato i Titans all’interno del suo cappello. Per la seconda volta. E questa volta non sarebbero scappati di nuovo, perché la magia di Raven, l’unica cosa che avrebbe potuto tirarli fuori di lì, sembrava essere particolarmente inefficace e per di più la maga era ferita. Mumbo si apprestava a ritornare a saccheggiare la gioielleria, quando una voce alle sue spalle lo impietrì.
-Basta così, ora-
Mumbo si voltò e si trovò davanti un uomo dai capelli biondi vestito con una camicia bianca e una cravatta rossa, coperte da un trench beige che gli scendeva quasi fino alle scarpe.
-E tu chi saresti?- domandò spavaldo il criminale dopo averlo squadrato per bene e dopo essersi reso conto di non averlo mai visto prima
-Sono Constantine. John Constantine, stronzo. Piuttosto chi cazzo sei tu con quel cappello, ti rifai a Giovanni Zatara o a Paperon de Paperoni?-
-Torna a sbronzarti nel cesso di bar da dove sei venuto, coglione. Anzi, fai compagnia ai Teen Titans nel mio cappello che hai tanto denigrato- disse arrogantemente Mumbo Jumbo ripetendo nuovamente la sua formula magica nei confronti del biondo, sul quale però non ebbe effetto. Per tutta risposta, l’uomo pronunciò parole in una lingua incomprensibile.
Ben presto Mumbo Jumbo si ritrovò a terra, come preso da un attacco epilettico, contorcendosi e gemendo. Il mago biondo formulò un nuovo incantesimo, stavolta in latino, verso il cappello del mago, rotolato via dal suo proprietario ormai in trance.
Dopo pochi secondi i Titans uscirono dal cappello in evidente stato confusionale.
-Grazie, chiunque tu sia- disse un frastornato Cyborg all’uomo che nel frattempo si era acceso una sigaretta
-Stronzate. Contro quel tipo di magia persino David Copperfield avrebbe chances, sembrano trucchi da festa di compleanno di bassa qualità- rispose Constantine tra una boccata di fumo e l’altra. Stava per voltare le spalle ai cinque eroi e tornare all’interno del bar quando la sagoma di una ragazza con il volto coperto da un cappuccio blu che faticava a sollevarsi da terra a fatica catturò la sua attenzione.
-Guarda guarda… tu sei Raven?- chiese avvicinandosi
-Oh Azar… John Constantine, vero? Ho sentito parlare di te. D’altra parte, chiunque se ne intenda di magia non può non aver sentito parlare di te. Giovanni Zatara ti ha descritto nel suo trattato sulla magia come uno dei maghi più grandi del mondo, adoro quel libro-
-Beh sì, diciamo che Zatara è molto orgoglioso di avere il mio stesso nome, ma io preferirei essere descritto come esorcista, demonologo e maestro delle arti oscure, tesoro- disse Constantine sorridendo.
-Anche tuo padre è molto famoso tra noi che siamo nel giro, diciamo che il suo impegno nello schiavizzare la nostra dimensione non cala mai di intensità, al contrario dei suoi “colleghi” come Nergal o Pazuzu, non so se mi spiego- concluse continuando a fumare
Gli altri quattro Titans erano abbastanza confusi. Chi era quell’uomo che era riuscito a salvarli da Mumbo Jumbo? Come conosceva Raven?
-John, ultimamente sta facendo pressione. Vuole attraversare. Crede di potercela fare, confida nella profezia. Nonostante io cerchi di dissuaderlo-
-Cazzone, sa bene che finirebbe inculato fortemente. Ha idea di quante entità magiche difendono la terra e la nostra dimensione? Fate, Jason Blood, Zatanna, Shade… Persino Sogno se volesse potrebbe scomodare i suoi fratelli per darci una mano, insomma, conoscendolo non credo voglia infastidire il Creatore o il Primo dei caduti- disse gettando la sua sigaretta a terra e spegnendola calpestandola con la suola della scarpa.
-Constantine, lui ha me e non solo. Fossi in te non lo sottovaluterei. Può contare su un esercito di demoni e sangue misto interdimensionali che come lui hanno abbandonato l’inferno. E poi…- Raven non riuscì a concludere la frase che fu interrotta da Beast Boy
-Ehm, scusate? Potreste mettere al corrente anche noi delle vostre faccende? Ah, scusi signore, non mi sono presentato. Io sono…-
-Beast Boy, vero? Lavoravi per la Doom Patrol. Una volta mi sono ubriacato con quella mezza sega del tuo capo… come si chiamava? Mento giusto? Meglio che tu non sappia cosa ha detto di te quel coglione-
-Esatto. Ex-capo però. Ora sono io il suo attuale leader, Robin. Lei invece è Starfire e lui è Cyborg- disse bruscamente Robin stringendo la mano al biondo
-Molto piacere. John Constantine: esorcista, demonologo e maestro delle arti oscure. Posso chiedervi un piacere? Qualcuno potrebbe comprarmi sessanta Silk Cut e due bottiglie di Johnnie Walker? Se le cose andranno come credo, ne avrò bisogno- commentò sottovoce il mago estraendo l’ultima sigaretta dal suo pacchetto, accendendosela e dando a Robin una banconota da cinquanta sterline che non appena passò nelle mani del ragazzo meraviglia cambiò effigie e valuta, diventando una banconota da cinquanta dollari.
Constantine aveva bisogno delle sue sigarette e del Whiskey, ma non per sconfiggere demoni qualunque. Per sconfiggere i suoi demoni, tutte le persone di cui aveva causato la morte. Astra, la bambina, su tutte. Aveva ancora in bocca il sapore aspro misto al suo stesso vomito del Jack Daniel’s che aveva trangugiato e di tutte le silk cut che aveva aspirato dopo aver intrappolato il demone Mnemoth all’interno del suo amico Gary Lester, sconfiggendo sì la creatura, ma condannando uno dei suoi più cari amici a una morte ancor più prematura di quella a cui sarebbe andato incontro a causa dell’eroina, la sua più grande dipendenza.
Raven invece aveva bisogno di lui. Proprio lei, asociale e sarcastica aveva bisogno di John Constantine, il mago più bastardo e truffatore del mondo. Sarebbe stata pronta a tutto, pur di sconfiggere suo padre e la profezia che la condannava all’infelicità eterna. E per farlo doveva fidarsi di quell’uomo…
-Constantine, so che ti sembrerà assurdo, ma ho la sensazione che mio padre si farà vivo in questi giorni. Io sento che ho bisogno di te per sconfiggerlo, sei l’unico che può farcela. Devi venire da noi alla torre per prevenire eventuali attacchi di mio padre e proteggere i miei amici, lo so che ci conosciamo appena ma…-
-Conosco la tua situazione. E sai, c’è un motivo per cui mi trovavo in quel bar del cazzo di questa città dimenticata da Dio a bere commercialissima Heineken e non a Londra a scolarmi un’ottima Tennent’s o una Guinness. Sai, se c’è una profezia che dice che tu sarai il portale interdimensionale per l’attraversamento di tuo padre Trigon nella nostra dimensione a quanto pare ce n’è un’altra che sembra dire che alla fine il tuo caro paparino si beccherà questo- disse Constantine sollevando il dito medio e mostrandolo con arroganza a Raven.
Nel frattempo, Robin aveva consegnato nelle mani di Constantine un sacchetto di carta con all’interno due bottiglie di whiskey e tre pacchetti di sigarette. L’esorcista strappò immediatamente il cellophane di un pacchetto e ne estrasse una sigaretta che si portò alla bocca, accendendola.
-Beh, uccellino, credo che stanotte dovremmo stringerci un po’, non credi?- esclamò l’inglese cacciando fuori il fumo della prima boccata prelevata dalla sigaretta e sfottendo il ragazzo meraviglia ancora all’ignaro della proposta di Raven.
-In che senso?- chiese Robin, notevolmente spiazzato.
-Robin, non hai sentito Johnny? E’ pronta la stanza degli ospiti?- chiese ironicamente Raven sottraendo una sigaretta dal pacchetto di Constantine e strappandogli di mano l’accendino metallico che usò per accenderla, soffiando sulla faccia del mago biondo il fumo e lanciandola subito addosso all’inglese, che la schivò prontamente.
-Ma vaffanculo!- protestò mostrando a Raven il dorso della sua mano destra con l’indice e il medio sollevati - sprecare una sigaretta così!-
-Ah, non te la prendere, Sting. Piuttosto Sali in macchina- provocò ancora, non avendo compreso il significato del gesto del mago.

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Capitolo 2
*** possessione ***


-Spero si possa fumare qui- disse Constantine appena entrò nella Main Ops Room della torre e accendendosi una sigaretta senza chiedere il permesso a nessuno
Dopo essere rientrati nella torre, Cyborg e BB fecero subito a gara per occupare il bagno, mentre Robin verificò che la stanza degli ospiti fosse pronta per accogliere il mago.
-Scusi, signor Constantine?- chiese Starfire al mago che nel frattempo si era tolto il trench rimanendo solo in camicia e cravatta
-Dimmi tutto, tesoro-
-Ah, faccia attenzione a non chiamarmi così in presenza del mio fidanzato Robin, non ha idea di quanto era infuriato quando Red-X flirtava insistentemente con me in battaglia-
-Non preoccuparti tesoro, diciamo che con le donne non sono mai stato un gran figlio di puttana. E comunque, cosa volevi chiedermi?- disse il mago cacciando dal naso il fumo che aveva aspirato.
-Volevo chiederle come si usano quei bastoncini di fumo che lei tiene sempre in bocca, sa io sono un’aliena e vorrei adattarmi ai costumi della Terra. Ho visto che anche la mia amica Raven li ha usati e vorrei sapere come si fa-
-Perché dovresti adattarti ai costumi della Terra? Questo ti sta così bene! Scherzo tesoro, con le sigarette non è difficile, basta metterle in bocca e fare come quando si respira con la bocca- spiegò il mago passando la sigaretta accesa alla ragazza.
Starfire prese la sigaretta dalle mani di Constantine e ne aspirò una lunghissima boccata che la consumò quasi interamente. Il biondo non credeva ai propri occhi, come aveva fatto quella ragazza apparentemente così ingenua ad aspirare così tanto fumo senza collassare? L’aliena cacciò anch’ella il fumo dal naso.
-Ah non sono niente di che. Mi ricordano l’aria rarefatta che si respirava sulla cittadella. Per quanto mi riguarda, a quell’aria non associo ricordi per nulla piacevoli- disse la ragazza schiacciando la sigaretta e spegnendola sul suo stesso dito.
-Però adesso basta, eh? Ora anche Starfire? Stammi a sentire Constantine, siamo i Teen Titans, non i Teen Smokers, quindi cerca di tenere quelle merde lontane da noi altrimenti è meglio che te ne vai a fanculo. Non ci serve il tuo aiuto- esclamò Robin infuriato come poche volte lo era stato. Almeno, non per un motivo così futile.
-Ah non aspetto altro che andare a fanculo e tornarmene a Londra. Se non ci tieni alla tua amica a me non può fregarmene di meno, nemmeno la conosco. Troverò altri demoni da prendere a calci nei coglioni, sono dipendente dal fumo, mica dagli esorcismi, ma sai qual è l’unico problema? La scorsa volta avete sfanculato Trigon è solo perché si era fatto aiutare dal mercenario arancione che gli si è rivoltato contro. Ma se stavolta ottiene il supporto di altre entità magiche come Klarion o Abra Kadabra o che cazzo ne so voi siete, anzi siamo nella merda. Non siete più Teen e dovete mettervelo bene in testa, o almeno dovete iniziare a ragionare come gli uomini e le donne che siete.
Constantine prese il suo trench dall’appendiabiti e lo indossò, per poi imboccare le scale che portavano sul tetto della torre.
-John…- disse Raven che lo aveva raggiunto sul tetto della T-tower
-Vedi di far capire ai tuoi amici che non andrà bene come l’altra volta, se le cose stanno come mi hai descritto tu. Non c’è tempo per fare le checche isteriche, Raven. Dovete farvi valere altrimenti il mio aiuto non servirà a niente-
-John adesso calma. Loro sono miei amici e sono molto preoccupati per il mio destino. Sanno a cosa vado incontro, è una manifestazione di apprensione nei miei confronti-
-Gli amici sono dei figli di puttana! Sono capaci di farsi odiare sia se ti trattano bene che se ti trattano male. Quasi tutti i miei più cari amici sono sottoterra in una cassa di legno e perché? Perché hanno scelto di seguirmi e aiutarmi contro la mia “missione” del cazzo contro le forze del male. Si fossero fatti i cazzi loro e avrebbero ancora il culo su questa terra. Gli amici portano solo sofferenza, credimi. Ma sei ancora giovane, te ne accorgerai quando sarai più grande-
-Io sono un’empatica, John. Percepisco e condivido le emozioni altrui. In te vedo un uomo di 34 anni colmo di sfiducia nei confronti del prossimo e che ha perso la voglia di relazionarsi a causa della perdita dei suoi più cari amici. Non deve essere stato facile per te- disse Raven posando una mano sulla guancia di Constantine.
-Affatto. Ma credo che nessuno di voi abbia avuto un’infanzia bellissima. Da quello che so il pettirosso e il verdolino non hanno i genitori e neanche la top model e il robot sembrano essersela passata bene. Che banda di sfigati che siamo. Beh, ora basta fare il sentimentale che non sono ancora sbronzo, sarà meglio chiarire con il moretto. Dico bene, Raven? Raven?-
Non sentendo la risposta della ragazza, Constantine si voltò e vide la ragazza coperta di segni luminescenti rossi simili a tatuaggi, con altri due occhi spalancati sulla fronte che sembravano uscire fuori dalle orbite.
-John. Constantine. A quanto pare mia figlia ha voluto a tutti i costi interpretare le tue emozioni, brutto errore però. Si è resa vulnerabile e ora ho il controllo su di lei!-
-Ah Trigon, andiamo- disse il mago con apparente tranquillità- perché ti ostini a voler oltrepassare? Non ci riuscirai mai a schiavizzare la Terra, maledetto cazzone. Già sei dovuto fuggire dall’inferno e rifugiarti in un’altra dimensione per evitare la competizione e i contrasti con la Trinità infernale, come speri di conquistare un mondo dove da solo non sei neanche un’unghia della Presenza?-
-Hai detto bene, da solo. Ma con la ragazzina che ora ho in pugno sarò invincibile. Devo solo trovare il modo di farmi cedere i suoi poteri di sangue misto e diventerà finalmente l’arma che schiavizzerà la Terra!- esclamò Trigon, subito prima di abbandonare il corpo di Raven.
-Segaiolo di merda- disse il biondo accendendosi una sigaretta e precipitandosi giù per le scale che conducevano nella Main Ops Room, lasciando Raven stramazzante al suolo immersa nel suo stesso vomito, stremata per lo sforzo mentale che aveva fatto per cercare di impedire che suo padre si impossessasse del suo corpo.
-Ehi! Ascoltatemi tutti! Non c’è un fottuto secondo da perdere, prima che si rialzi! Su!- il mago aspettò che gli altri Titans si radunassero intorno a lui prima di proferire parola –Raven ora non deve sentirci. Poco fa suo padre si è impossessato di lei, ma ora se n’è andato. Dovete assolutamente evitare di manovrare eccessivamente le sue emozioni, non so se è fidanzata o tantomeno sposata, ma vi prego. E’ assolutamente necessario per evitare che venga di nuovo posseduta e ceda i poteri a suo padre definitivamente-
-Constantine sei uno stronzo!  Bastardo figlio di puttana, io ti ospito a casa mia per evitare che mio padre si impossessi di me e tu ti metti a fare conversazione con lui? Abbandonandomi, per di più? Ma vaffancu…-
L’inglese la abbracciò, impedendole di finire la frase. Era infuriata. E ciò non andava bene. Era di nuovo vulnerabile e suo padre avrebbe potuto approfittarne di nuovo.
-Raven, ti devi calmare. Fin quando tuo padre non ti attacca definitivamente prelevando i tuoi poteri io non posso fare niente. Ti ferirei soltanto. Possiamo però prevenire i suoi attacchi- le sussurrò Constantine all’orecchio e cingendole al collo uno strano medaglione.
-Che cos’è?-
-Una semplice protezione che impedirà ad agenti esterni di entrare nel tuo corpo. Se vuoi tenere lontano il bastardo, non dovrai mai abbassare la guardia e tenerlo sempre al collo. Potremo sconfiggerlo solo quando maturerai psicologicamente, ma tutto ciò dipende da te e dalla tua forza di volontà. Non devi assolutamente farti condizionare in maniera eccessiva da ciò che ti circonda-
-Adesso basta, però. Senti amico, si può sapere chi sei tu per darci degli ordini? La ragazza ha diciassette anni, non è più una bambina quindi è in grado di scegliere cosa è meglio per lei- disse ad alta voce Beast Boy, visibilmente scosso.
-Io non sto dandovi nessun ordine. Sono solo dei consigli che mi auguro seguiate affinché la vostra amica non si trovi in situazioni spiacevoli. Sta a voi decidere se seguirli o meno, ma vi avverto, io non supporto sempre il Regno dei Cieli, perché se dovessi trovarmi nella merda e Dio decidesse di voltarmi le spalle, non esiterei a chiedere aiuto ai demoni. E chissà. Forse proprio a Trigon- disse Constantine scuotendo il trench e voltando le spalle ai ragazzi, guadagnando l’uscita.
-John! Constantine, aspetta! John!-
-Lascialo stare, Raven, è andato- disse Robin guardando quella figura beige rimpicciolirsi e scomparire dietro la porta ad apertura automatica.
Sembrava incredibile, ma i Teen Titans erano riusciti a comportarsi da veri bastardi con la persona più bastarda del mondo. “Ragazzini”, pensò il mago. Con i ragazzini lui non ci aveva mai saputo fare, soprattutto con le ragazzine di nove anni possedute dai demoni. Trigon non era il suo problema principale, però. C’era qualcosa che lo stava divorando dall’interno. Qualcosa di nero e mortale. Avrebbe davvero voluto aiutare la ragazza, sentiva una certa affinità con lei, forse perché entrambi avevano avuto un rapporto a dir poco conflittuale con la rispettiva figura paterna. Ma non poteva aiutarla, non subito. Il medaglione che le aveva dato avrebbe però contribuito a farle fare sonni tranquilli e a tenere lontano il demone. A patto che lei avrebbe seguito le sue indicazioni.
Raven era indecisa come non mai. Proprio quando stava aprendosi sempre di più ai suoi compagni di squadra ed in particolare a Garfield, doveva di nuovo contenere le sue emozioni e allentare i legami. Non aveva scelta, però. Ne andava della sua vita. E soprattutto, ne andava della vita dei suoi amici.
 

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Capitolo 3
*** le cose cambiano ***


CINQUE ANNI DOPO
Londra. Un taxi. Una sigaretta gettata fuori dal finestrino.
-Fanculo le donne, Chas. Mi spieghi come fai ad essere sposato da quasi dieci anni con quella rompicoglioni?-
-Problemi con la maga, John? Quella che parla al contrario?-
-Ah, non me ne parlare. Ricordi la mia festa di quarant’anni che tu hai saltato perché sei un grandissimo figlio di puttana? Ho fatto, anzi hanno fatto, un grandissimo errore a invitarla. Posso capire invitare Ellie, ma che motivo c’era di far venire anche lei? Ero sicuro che ci saremmo riavvicinati tra una chiacchierata qui e una magia là, a scapito di Kit. Cristo santo… ok, amico, va benissimo qui, il resto lo faccio a piedi. Ci vediamo domani, mate-
John Constantine era sempre lo stesso. Nonostante avesse un orecchino e un cancro ai polmoni in meno e cinquantamila dollari in più sottratti a Papa Midnite, dentro non era cambiato di una virgola, sempre pronto a combattere contro i demoni, sia quelli esteriori che quelli interiori. Non aveva però più memoria della faccenda di Trigon e Raven, era ovviamente passata in secondo piano dopo aver scoperto di aver contratto un tumore ai polmoni terminale.
I Teen Titans non esistevano più. Secondo Robin, non c’era più motivo che esistessero. Il ragazzo meraviglia si era unito alla Young Justice, team creato per volontà della Justice League, che sentiva l’esigenza di una squadra giovanile di riserva per qualsiasi evenienza. Dopo un anno di militanza come Robin, aveva assunto l’identità di Nightwing, lasciando il mantello a Jason Todd, che morì poco dopo, brutalmente ucciso dal Joker. Ora Dick Grayson proteggeva la città gemella di Gotham: Bludhaven. Starfire era tornata su Tamaran per sventare un complotto organizzato dalla sorella Blackfire e aveva iniziato a governare il suo pianeta natale. Cyborg si era unito alla Justice League e Beast Boy dopo un ritorno iniziale nella Doom Patrol, si unì anch’egli alla Young Justice. Raven aveva smesso i panni della supereroina e si era ritirata a vita privata con sua madre Arella, adottando il nome di Rachel Roth e iscrivendosi alla Keystone University.
 Tutti si erano lasciati alle spalle la loro vita precedente.
-Vaffanculo, ‘sta cazzo di serratura non si apre manco a pagarla… se non riesco ad aprirla io figurati i ladri-
-Irpa-
Pronunciate quelle parole, la porta si aprì magicamente.
-Oh, Z, che c’è ancora? Credo che tu abbia capito la mia posizione riguardo quel libro. Non intendo dartelo-
-Constantine, sei sempre il solito. Credi che sia venuta qui per continuare la discussione? Ti lascerò tenere il libro, consideralo un regalo da parte di mio padre dall’aldilà-
-Ah, beh, grazie Zee. Ma non era necessario che me lo dicessi di persona, mi dispiace che tu debba ammirare la mia… se si può chiamare “casa”, in questo stato- disse il mago indicando un posacenere stracolmo di mozziconi di sigaretta e diverse bottiglie di birra sparse ai piedi del letto.
-Aizilup- declamò la maga, la quale sorrise orgogliosa dopo la buona riuscita del suo incantesimo.
-John, non sono venuta qui nemmeno per dirti che puoi tenere il libro. In realtà ammetto di essere stata un po’ troppo dura con te- sussurrò la maga all’orecchio di Constantine poggiandogli una mano sulla spalla.
-Beh allora in questo caso considerati perdonata- rispose il mago baciandola e togliendosi il trench, mentre lei fece lo stesso con la sua giacca da prestigiatrice nera.
Constantine si tolse i pantaloni mentre Zatanna si sfilò le scarpe con i tacchi e le calze a rete, prima di raggiungere il mago sul letto dove gli sfilò la cravatta e iniziò a sbottonargli la camicia, mettendosi prona sopra di lui.
-Ehm, scusate. Non volevo interrompervi, ma…-
-Ma che diavolo?!- esclamò il mago, capendo chi era stato a parlare solo dopo che Zatanna abbandonò la sua posizione, mettendoglisi a fianco e permettendogli di vedere in faccia chi aveva davanti: una ragazza avvolta in una felpa con cappuccio che permetteva di celare il suo volto scavato.
-Raven?-
-Rachel?-
Esclamarono all’unisono Constantine e Zatanna.
-Veramente si chiama Raven, Z. Non so se ce l’hai presente, è la figlia di Trigon, sai, il demone fuggiasco…-
-So chi è Trigon, John. E so anche che è venuta da me poco fa chiedendo dove potesse trovarti. Perché non ti sei presentata fin da subito come Raven, invece di inventarti quel nome? Avrei potuto aiutarti da subito-
-Non mi sono inventata il nome. Ora mi faccio chiamare così, ho smesso di fare la supereroina da quando i Titani si sono sciolti. Ora studio psicologia all’università di Keystone. E poi, Zatanna, ricordi di quando dieci anni fa tu e la Justice League mi avete negato aiuto perché tu avevi trovato una “presenza oscura” dentro me? Quella presenza era proprio mio padre e per sconfiggerlo ho dovuto unirmi ai Teen Titans, anche se ora ci siamo sciolti. Constantine almeno si è mostrato disponibile, seppur tutti lo definiscano un bastardo-
-Beh tesoro, quella è l’eccezione che conferma la regola- disse il mago scherzosamente accendendosi una sigaretta
-Silenzio, John. Raven, non sai quanto mi dispiaccia, ma all’epoca ero giovane, avevo solo 21 anni. Ero insicura e malfidente, potessi tornare indietro stai certa che non ti negherei né il mio aiuto, né quello di mio padre che all’epoca era ancora tra noi-
-Buon anima il vecchio Giovanni. Veniamo al sodo che la situazione sta diventando imbarazzante visto che io e Z siamo mezzi nudi. Tuo padre è tornato a farsi sotto? Hai seguito le mie indicazioni e indossato il medaglione?-
-L’ho fatto, ma evidentemente non ha funzionato- disse la ragazza scoprendo le maniche della sua felpa che rivelarono strani segnali luminosi sulle sue braccia simili a tatuaggi fosforescenti –li ho su tutto il corpo, come nel giorno del mio sedicesimo compleanno, il giorno della profezia-
-Da quanto?- chiese Constantine mentre teneva la sigaretta tra le labbra.
-Due giorni. Non va affatto bene-
-Almeno hai ancora indosso il medaglione. Zee sei dei nostri? Ci dai una mano?-
-Credo che sia il minimo che possa fare dopo che anni addietro la abbandonai in così malo modo- disse quasi commossa Zatanna abbracciando la ragazza.
Zatanna voleva e doveva farsi perdonare, a tutti i costi. Voleva assolutamente tornare ad essere in buoni rapporti con l’empatica, ma non per salvaguardare le sue emozioni, bensì per essere meno sola. Da quando aveva lasciato la Justice League in seguito alla morte di suo padre, aveva perso i contatti con tutti i più grandi eroi del pianeta, allontanandosi anche dalla vita da supereroina e guadagnandosi da vivere con spettacoli di magia, nella più totale solitudine. Fortunatamente, quasi per caso John Constantine era ritornato nella sua vita, facendole ritrovare la voglia di mettere i suoi poteri a servizio della comunità e convincendola ad entrare nella Justice League Dark, una squadra che riuniva tutti gli esseri dotati di poteri magici. E sembrava incredibile, ma di tutto ciò doveva ringraziare quegli sballati degli amici di Constantine che avevano deciso di invitarla alla festa a sorpresa per i suoi quaranta anni e la loro marijuana che non aveva potuto fare a meno di fumare. In pratica, se in quel momento la maga al posto di essere ad esibirsi in un locale aveva al suo fianco il magus inglese, lo doveva ad un cannone.
-Zatanna, è tutto apposto. Anche se sono costretta a inibire i miei poteri empatici capisco benissimo il tuo attuale dolore e la tua condizione di dieci anni fa. Pensa, quando sono venuta da te per chiederti dove potessi trovare John, avevo talmente timore che tu avresti potuto accorgerti di chi io fossi veramente che ho meditato per tre ore pur di allontanare tutte le presenze demoniache all’interno della mia anima anche se solo per pochi minuti. Anche io in realtà non ho aiutato molto le Sentinelle della Magia contro Lo Spettro… c’eri anche tu, ricordi? Quella è stata l’ultima volta che ho indossato il mantello. Abbiamo entrambi delle cose cui rimproverarci, ma è tutto risolto- rispose Raven ricambiando l’abbraccio di Zatanna.
-Perfetto. Ora che avete chiarito, muoviamo il culo- sentenziò il mago spegnendo la sigaretta nel posacenere e accollandosi la sua immancabile camicia bianca.

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Capitolo 4
*** peccato originale ***


-Allora miss Zatara, come vanno le cose? I suoi spettacoli di magia stanno riscuotendo un ottimo successo, da quanto ho letto sul giornale-
-Fai poco lo splendido, Chas. Avresti potuto chiederglielo alla mia festa di compleanno, ma hai preferito lavorare. Quindi ora pensa a guidare-
-John, non ti dimenticare che ti sto facendo un favore accompagnandoti a Gatwick, quindi cerca di non infierire-
-Ah, John avremmo potuto usare la magia per andare fin lì, senza scomodare il povero Chas- lo rimproverò Zatanna.
-Stronzate. All’aeroporto Chas troverà sicuramente clienti da spennare e scarrozzare per tutta Londra. E noi ora durante il tragitto potremo capire meglio la situazione. Spiegaci tutto, Raven- disse il mago rivolgendosi alla ragazza che era seduta davanti a lui, sul lato sinistro del taxi accanto al guidatore e accendendosi una sigaretta.
-Beh ecco io non saprei da dove iniziare. Come sapete io non faccio più la supereroina. Dopo lo scioglimento dei Titans non aveva più senso esserlo e allora come vi ho già detto, studio psicologia a Keystone City, un modo in più per conoscere e analizzare non solo la mia interiorità, ma anche quella degli altri, senza fare ricorso ai miei poteri empatici, come mi hai suggerito tu. Non ho neanche usato i miei poteri di teletrasporto per arrivare qui. Purtroppo però la lontananza dalla vita da supereroina non mi ha impedito di provare un altro tipo di emozioni, quelle emozioni che chiunque almeno una volta prova nella vita-
-Ah, ti riferisci a…-
-Ferma qui, Chas, grazie mille- disse Constantine sbrigativamente interrompendo Zatanna e sollecitandola a scendere dalla macchina.
-Ma… io volevo sapere come va a finire- protestò Chas.
-Chas, Chas, Chas, ricordati che sei sposato. Non va bene interessarsi della vita sentimentale delle altre persone quando si è impegnati. Ma non preoccuparti, ora ci penso io- lo rassicurò il mago mettendosi una mano in tasca ed estraendo una sterlina che lanciò nell’abitacolo del taxi del suo amico.
-Con questa potrai comprarti il Daily Mirror e leggere le ultime sulla famiglia reale del cazzo e l’ultima fiamma di John Terry, così potrai soddisfare tutta la tua sete di gossip, stammi bene!- concluse il biondo salutandolo battendo la mano sul tettuccio dell’auto.
I tre si sedettero in un bar dell’aeroporto dove continuarono la conversazione.
-Continua pure, tesoro-
-Beh, ecco, all’università ho conosciuto un ragazzo: Wally West. Non il ragazzo dai capelli rossi che era in squadra con Zatanna, ma suo cugino. E’ di colore e anch’egli è imparentato con Barry Allen, e ha i suoi stessi poteri. Wally gli aveva parlato dei Titani e di me, infatti mi ha riconosciuto subito e siamo diventati amici, fin troppo intimi. Un giorno è successo l’inimmaginabile e abbiamo fatto l’amore. Dopo essermi resa conto della cazzata, ho subito interrotto la relazione e tenuto i miei sentimenti a bada. Alla perfezione. Non capisco dove abbia sbagliato, ho sempre tenuto al collo l’amuleto, anche durante il rapporto- disse Raven confusamente, cercando di dare un senso alle sue parole.
La maga raccontò tutto per filo e per segno, senza omettere nulla. Sapeva che Constantine e Zatanna non l’avrebbero giudicata, né condannata. E se solo ci avessero provato, lei avrebbe rinfacciato ai due tutti i loro errori. Aveva paura, paura di essere giudicata, paura che la gente potesse farsi un’idea sbagliata sul suo conto. Paura di poter passare alla storia come “la ragazza che con un coito ha distrutto la Terra”, paura di poter essere considerata come l’Elena di Troia moderna, quando lei non era affatto quel tipo di persona. Non si poteva di certo inserire la lussuria nell’elenco dei suoi difetti, non aveva posto “il sesso sul piedistallo”, come molte sue compagne di corso.
 Ma forse tutte le sue paure, ansie e paranoie erano inutili. In fondo, cosa aveva fatto di male? Si era lasciata travolgere dalla passione per la prima volta nella sua vita, questo è vero, ma di sicuro non era stata la prima ad aver mai compiuto quel tipo di peccato. Aveva letto storie di assassini e criminali che non si erano pentiti delle atrocità da loro compiute, dunque perché avrebbe dovuto farlo lei che non aveva fatto del male a nessuno? Voleva, almeno per una volta, provare le stesse emozioni che milioni di innamorati provano ogni giorno e che lei, a causa della sua condanna, non aveva mai provato in ventidue anni di vita. Voleva sentirsi, per una volta, normale. E se avesse saputo che con quel gesto avrebbe messo in pericolo e avuto sulla coscienza la vita di sette miliardi di persone, di certo si sarebbe astenuta dal compierlo.
Assieme alla paura, aveva però un forte sentimento di speranza, nonché di fiducia, contrariamente a quel terribile giorno di sei anni fa, giorno in cui la profezia avrebbe dovuto avverarsi. Ora sapeva che suo padre poteva essere battuto, sapeva che doveva assolutamente accettare l’aiuto di tutte le persone che le erano vicine, compreso quel biondo figlio di puttana di John Constantine.
-Raven, devi sapere che quando un uomo e una donna comune raggiungono l’orgasmo durante un rapporto sessuale provano entrambi una fortissima empatia. Figurati poi quando al posto della donna comune ce n’è una come te che ha già poteri empatici di suo. E’ stato questo a fotterti, in tutti i sensi-
-John! E che diamine, non ti mettere anche tu!- esclamò Zatanna dando una gomitata al mago che le era seduto accanto.
-Beh avrei potuto fare una battuta sulla velocità e la durata di Kid Flash a letto, ma era troppo scontata. Ora basta cazzate, allora dove dobbiamo andare, Raven?- chiese il mago alzandosi di scatto dalla sedia su cui era seduto.
-Bludhaven. E’ lì che adesso vive Dick Grayson. E’ l’unico che può riunire i Titans-
Constantine stava per dirigersi al punto vendita della British Airlines per acquistare i biglietti aerei, ma venne trattenuto per un braccio da Zatanna e preso in disparte, lontano dalla mezzo-demone.
-John! Perché vuoi riunire i Titans? Non hanno poteri magici! Piuttosto chiamo Boston e dico di convocare la Justice League Dark, loro ci forniranno un supporto più adatto alla situazione-
-Zee… E io che pensavo volessi dirmi “Oh, Johnny non preoccuparti a comprare i biglietti aerei! La mia magia vi porterà in America gratis!”. Comunque non azzardarti a chiamare quel coglione di Deadman, non lo voglio tra le palle. Né lui né Black Orchid né tutti gli altri ritardati con cui facevamo squadra-
-Stronzo. Sai bene che la mia magia non può coprire così grandi distanze. Spero vivamente che tu abbia un piano efficace e che non debba pentirti di aver rifiutato l’aiuto degli esseri magici più potenti dell’universo-
-Sarebbe di gran lunga la mia più grande cazzata, ma tu non preoccuparti tesoro, manda a fare in culo la Justice League Dark e accogli i Teen Titans Dark- disse Constantine facendole l’occhiolino.
Constantine non aveva mai amato i componenti della squadra di cui, suo malgrado, faceva parte. Era stato costretto da Madame Xanadu a fare squadra con gli esseri magici più potenti dell’universo per sconfiggere l’Incantatrice, ma dopo aver sventato la minaccia sovrannaturale se ne presentarono altre che richiedevano l’intervento della squadra e la leadership del più grande mago al mondo. John Constantine non sapeva spiegarsi come mai odiasse così tanto i suoi compagni di squadra, chi più, chi meno. Forse era il suo carattere asociale che aveva sviluppato dopo la morte dei suoi amici a fargli respingere ogni tipo di società, o forse semplicemente era perché non aveva mai avuto a che fare con dei veri e propri supereroi in vita sua, a parte Zatanna, naturalmente. Il mago non riusciva proprio a capire come si potesse trascorrere un’intera vita aiutando il prossimo, dato che non aveva mai messo i suoi poteri al servizio della comunità. Egli sino ad allora aveva cercato di restare fuori il più possibile dagli affari tra supereroi che comprendessero anche la magia, tutt’al più aveva provato a condurre una vita normale (per quanto normale potesse essere) con i suoi amici più cari (per quanto vivi potessero essere).  
Zatanna invece l’aveva capito. Era l’unica ad aver capito il vero motivo dell’astio del mago nei confronti dei membri della Justice League Dark: aveva paura che tutti loro subissero la medesima sorte dei membri della Newcastle Crew. Aveva paura di perdere dei compagni e rimanere solo per la seconda volta nella sua vita, ma soprattutto aveva paura che i suoi demoni interiori aumentassero di numero. La maga però non aveva alcuna intenzione di esporre a Constantine la sua fondata teoria, per evitare che la sfiducia e la delusione del mago nei confronti del mondo che lo circondava aumentasse.
-Blludhaven, finalmente. Non ce la facevo più. Ora dobbiamo solo capire dove abita Dick Grayson- disse il mago accendendosi una sigaretta
-L’ultima che l’ho sentito è stato quando mi ha fatto gli auguri per il mio ventiduesimo compleanno. Mi disse che aveva trovato lavoro come poliziotto al BPD-
-Wow! Dick Grayson in divisa! E pensare che lo trovavo già sexy di suo quando nella Young Justice indossava il costume di Robin-
-Dai, Z, vuoi mettere una volgare uniforme con un’elegantissima camicia e cravatta? Non c’è paragone- rispose spocchioso il biondo.
-Non sei l’unica ad aver avuto un’infatuazione per Dick, Zatanna. Anche io ammetto di essermi presa in passato una grande cotta per lui, quando eravamo nei Teen Titans. Povera Kori, solo Dio sa cosa si prova ad essere fidanzati con uno come lui, che un giorno ti prende, l’altro ti lascia e l’altro ancora ti riprende- commentò Raven.
-Ah, io lo so bene, Raven. Siamo stati insieme quando eravamo io nella League e lui a capo della Young Justice. Poi la ragazza pipistrello gli ha fatto perdere la testa e sono passata in secondo piano-
-Oh, povera Zee. Che bastardo quel Dick Grayson. Meno male che ora c’è qui Johnny caro- scherzò Constantine cingendole un braccio attorno alla vita.
-Quanto sei simpatico…- rispose la maga estraendo dalla borsa il suo smartphone-
-Nosyarg Kcid-
Magicamente, sul telefono di Zatanna si aprì il navigatore satellitare che localizzò un percorso che li avrebbe portati all’abitazione di Dick Grayson.
-Sì, tutto molto bello, ma chi ci assicura che sia in casa? E se stesse lavorando?-
-Non preoccuparti, John. Dick mi ha spiegato che, per conciliare i suoi due “lavori”, alla polizia svolge solo i turni pomeridiani-
-Allora mi sa che disturberemo il suo meritato riposo, o magari qualcos’altro…- scherzò nuovamente il mago che chiamò un taxi.
-Beh, se la mia magia non si sbaglia, Grayson dovrebbe abitare qui- disse Zatanna suonando il campanello di un appartamento al terzo piano di un palazzo residenziale.

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Capitolo 5
*** Titans a raccolta ***


-Beh, se la mia magia non si sbaglia, Grayson dovrebbe abitare qui- disse Zatanna suonando il campanello di un appartamento al terzo piano di un palazzo residenziale.
Un ragazzo sulla ventina, con i capelli neri scompigliati, la barba perfettamente rasata e lo sguardo assonnato, aprì la porta.
-Ciao, Dick-
-Ma guarda! Raven! Zatanna! John Constantine!- esclamò il ragazzo abbracciando a turno le due maghe e stringendo la mano al biondo.
-Entrate, forza! E scusate il disordine. Allora, cosa vi porta qui?-
-Niente di buono, capo- disse Constantine sedendosi su una poltrona.
-Dick, ho problemi con mio padre, devi riunire i Titani-
-Questo è fuori discussione. Le minestre riscaldate non sono mai buone-
-Ma devi farlo! I Titans sono gli unici che abbiano mai sconfitto Trigon. Nemmeno Superman ci è mai riuscito, è in gioco il destino della Terra! Per favore, so che puoi farlo. Devi usare quel dispositivo che mette in funzione i localizzatori nascosti nei nostri costumi per chiamare a raccolta gli ex-titani, so che ce l’hai, ce lo disse Starfire quando venne catapultata nel futuro a causa di Proxy-
-Già. Che fine hanno fatto i bei tempi… ricordo che dopo quell’avventura promettemmo di non lasciarci mai o almeno di rimanere sempre in contatto. E invece guardaci ora. Dio solo sa se Kory sia ancora viva, così come Garfield o Vic- sospirò cupo Nightwing.
-Le cose cambiano, Grayson. E non vanno mai come vuoi che vadano. Te lo dice un coglione di quaranta anni i cui più cari amici sono tutti sottoterra in una cassa di legno. Che mondo di merda- disse l’inglese accendendosi una sigaretta.
-Però tu hai una chance, Richard! Questa è la tua occasione per riunire i Teen Titans dopo cinque anni e riprendere i contatti con i tuoi più cari amici e soprattutto con Starfire! A differenza di John tu puoi farcela!- lo spronò Zatanna,
-E che cazzo, Zee. Fai acquistare fiducia a Dick e la fai perdere a me, ricordandomi ciò- disse Constantine che nel frattempo si era seduto sul letto sfatto di Nightwing e, reggendosi la testa col palmo della mano, continuava a fumare.
-Va bene, aspettate un attimo qui- disse il ragazzo, recandosi in un’altra stanza.
-Seguitemi- disse facendo cenno ai tre maghi con indosso il suo nuovo costume: nero con uno sgargiante motivo azzurro, rappresentante uno sparviero.
Il ragazzo li condusse in una stanza segreta, celata da una finta libreria.
-Porco cazzo, sembra che tu abbia investito bene i soldi di Batman- fischiò Constantine, ammirando le apparecchiature tecnologiche che si trovavano all’interno di quella che era a tutti gli effetti una bat-caverna in miniatura.
-Beh Constantine, ormai sono a tutti gli effetti il protettore di questa città, le cose dovrò pur farle per bene no?- rispose Nightwing premendo uno strano pulsante con una T incisavi sopra.
-Protocollo titans- sentenziò il ragazzo meraviglia
Il pulsante si illuminò e sul gigantesco monitor appeso alla parete apparve una carta geografica in 3-d su cui vi erano dei piccoli puntini rossi e celesti lampeggianti.
-I puntini rossi indicano la posizione attuale dei Titans attuali, vedi Raven? Starfire è su Tamaran, Cyborg è nell’osservatorio della Justice League e Beast Boy si trova a San Diego. Questi qui siamo noi- disse Nightwing indicando due puntini rossi praticamente attaccati sotto la scritta “Bludhaven”, negli Stati Uniti.
-E quelli celesti?-
-Sono i Titans onorari, quelli che abbiamo reclutato durante la missione contro la Brotherhood of evil. Come puoi vedere, Jericho è a New York, Donna Troy a Themyscira e Red Star a Mosca. Ecco, ho inoltrato la richiesta a Kori, Vic e Gar. Dobbiamo solo attendere la loro risposta-
-Nel caso non dovessero rispondere, Z, non azzardarti a chiamare Boston o quella cazzona di Black Orchid. Al massimo Shade- scherzò il mago espirando il fumo dal naso.
All’improvviso il monitor si illuminò e il puntino rosso che proveniva dallo spazio si ingrandì, mostrando il viso di Cyborg, che era seduto al computer centrale della torre di guardia della Justice League.
-Vic, abbiamo bisogno di te. Devi aiutarci: Trigon sta tornando e solo noi possiamo fermarlo, abbiamo bisogno della collaborazione di tutti gli ex-Titans-
-Mi spiace, Dick. Sono impegnato con la JLA al momento. Dobbiamo rintracciare Lobo, sembra abbia rubato un anello al corpo delle lanterne rosse-
-E che cazzo ve ne fotte, a voi della League? Non vi riguarda tutto ciò. Ci penseranno le stesse lanterne rosse a recuperare il maltolto, qui c’è bisogno del tuo aiuto, amico- disse Constantine, visibilmente infuriato, intromettendosi nella discussione tra Nightwing e Cyborg.
-Spiacente, non posso- tagliò corto Cyborg.
-Tu non hai capito un cazzo! Non ci sarà più una fottuta Terra da difendere per la JLA se Trigon si impossessa di Raven, la situazione è se…- il mago smise di parlare quando il mezzo robot interruppe la videochiamata, abbandonando i suoi ex-compagni.
-Faccia di cazzo- sbraitò l’inglese mostrando il dito medio ad uno schermo ormai nero –te lo dissi cinque anni fa, Raven, gli amici sono dei figli di puttana…-
John Constantine era decisamente lo stesso di cinque anni prima. Non era cambiato di una virgola. Neanche dopo che un tumore al polmone lo aveva quasi inviato al Primo dei Caduti. L’aver sputato un polmone nero nel lavandino aveva addolcito la sua verve sarcastica e la sua perenne incazzatura solo per una settimana, settimana in cui il mago aveva cercato almeno di riparare rapporti infranti da troppo tempo con amici e familiari, giusto per morire in pace e avere un po’ di gente che avrebbe assistito al sotterramento della sua bara. Ma l’aver ingannato i tre demoni più potenti dell’inferno e l’essersi salvato dal cancro gli aveva restituito quella fiducia in sé stesso, la voglia di sputare per terra e quella di mandare tutti a fare in culo.
Il mago inglese non era però l’unico ad essere rinato in quegli ultimi cinque anni. Anche Richard Grayson aveva avuto una rinascita e iniziato una seconda vita, certo, in maniera molto più metaforica di quella di John Constantine. Aveva abbandonato il mantello di Robin, distaccandosi parzialmente dalla figura seria ed autoritaria di Batman e dal caos infernale di Gotham in favore della “sorella minore” Bludhaven, proteggendola con la nuova identità di Nightwing. Ora decideva lui. Era il capo di sé stesso. Sceglieva lui cosa fare, dove andare e chi frequentare. Ormai era anche lui un uomo, lo aveva fatto capire a tutti. Starfire in primis. Non voleva, ma doveva farlo. Aveva bisogno di un po’ di tempo da solo, per decidere cosa fare della sua vita. Non voleva ferirla così, ma doveva allontanarsi da lei momentaneamente. Poi avrebbe ripreso i contatti con l’amore della sua vita, se l’era promesso. Ma la chiamata della Young Justice, l’incontro con Zatanna Zatara e il “rincontro” con Barbara Gordon gli fecero presto passare dalla mente ciò che si era promesso di fare e una guerra civile su Tamaran non fu per niente di aiuto al ragazzo meraviglia. Questa era l’occasione giusta per dissotterrare l’ascia di guerra con la sua amata, dopo cinque lunghissimi anni. Ci avrebbe parlato, ma lo avrebbe fatto da solo, faccia a faccia. O meglio, schermo a schermo.
 Ma prima doveva contattare Garfield Logan. L’ultima volta che aveva avuto sue notizie, il mutaforma aveva conseguito una laurea in zoologia all’università di San Diego. Disciplina azzeccata.
-Gar? Ci sei?-  disse Nightwing dopo aver attivato il comunicatore di Beast Boy.
-Dick? Oddio non ci credo! Sei proprio tu, quanto tempo!-
Non appena sentì quelle parole, Raven fu pervasa da un lungo brivido lungo la schiena e da una forte emozione che riuscì a stento a contenere. Quella voce. Non era quella vociaccia stridula con cui per cinque anni aveva avuto diverbi, discussioni e liti. Non era più la stessa voce, ma era la stessa persona che le aveva fatto battere il cuore per cinque lunghi anni e con cui aveva condiviso sentimenti, paure e momenti: dolci e tristi. Quando comparve la sua faccia sullo schermo, la maga cercò di mettersi in ombra, lontano dal campo visivo del mutaforma, cercando disperatamente di rifuggire dalle sue emozioni.
-Già. Gar senti, dovrei parlarti di un affare molto importante che coinvolge noi Titans. Vorrei però parlartene in privato, quindi se puoi, raggiungimi a Bludhaven il prima possibile, ti ho inviato la mia posizione nel tuo comunicatore- disse Nightwing cercando di non specificare quale fosse il problema per il bene di Raven. Sapeva che se avesse caricato troppo emotivamente i suoi amici e in particolare lei, avrebbe solo reso il gioco più facile a Trigon. E sapeva anche che tra lei e Beast Boy in passato c’era stato qualcosa, qualcosa che sarebbe stato meglio dissotterrare solo al momento opportuno.
-D’accordo, allora prendo il primo volo per Bludhav… aspetta un attimo! Constantine? Zatanna? Che ci fate voi lì? Dick, non dirmi che si tratta di…-
Nightwing interruppe la comunicazione. Sapeva bene che tutto quello che avrebbe detto Beast Boy non avrebbe fatto per niente bene all’umore di Raven, ricordava alla perfezione la raccomandazione di Constantine anche a distanza di cinque anni: bisognava stare attenti ai sentimenti e alle emozioni della ragazza.
-Non preoccuparti, Rachel. Andrà tutto bene, so cosa provi- provò a rassicurarla Zatanna.
-Ora resta da contattare solo Starfire… vi chiedo solo di uscire dalla stanza, ho bisogno di parlare con lei da solo- decise Nightwing.
-Cazzo se è difficile parlare e riprendere i contatti con persone con cui non hai più rapporti da molto tempo. Quasi quasi sono contento che Gary, Ritchie e Anne Marie siano morti- commentò Constantine aprendo il frigo dell’appartamento di Dick Grayson ed estraendone una birra –vuoi, Zee?-
La maga rifiutò. A lei Constantine non la dava a bere. In tutti i sensi. Sapeva bene che in realtà sotto l’ironia del mago si celava una velata malinconia. La malinconia di non aver più tanti amici e persone su cui contare, la malinconia di non far parte di una squadra affiatata come i Titani. Tutti i membri della Justice League Dark lo odiavano, chi più chi meno, e i Mucous Membrane, la rock band di cui aveva fatto parte Constantine da ragazzo, si era sciolta quando la magia aveva scavalcato la musica come interesse principale dei membri.
-Bene, Starfire è dei nostri- commentò Nightwing uscendo dalla sua personale “Wing-caverna”  e sedendosi su un divano nella stessa stanza dove stavano aspettando i tre maghi –ora non ci resta che aspettare lei e Gar-
-Ah non c’è problema, tanto hai il frigo pieno di birre!- scherzò Constantine accendendosi una sigaretta dopo aver sorseggiato dalla bottiglia di Carlsberg che reggeva in mano.
Dopo tre ore finalmente il campanello dell’appartamento di Dick Grayson suonò.




Angolo dell'autore
Adesso che la storia è entrata nel vivo, mi sono finalmente deciso a esprimere le motivazioni per cui ho scritto questa fic. 
Innanzitutto, sono da sempre un fan del personaggio di John Constantine (famoso in Italia per il film e la serie tv), e ancor prima che entrasse a far parte dell'universo DC mi chiedevo in che modo avrebbe agito con gli esseri magici non Vertigo (e in particolare con Raven). Probabilmente avrete notato che ho dato una continuity alla storia abbastanza personale, considerando la serie Young Justice come una sorta di sequel di Teen Titans, ma ho anche inserito episodi della vita di Constantine provenienti dal fumetto Hellblazer.
Spero di esser stato abbastanza chiaro nella presentazione e caratterizzazione dei personaggi, soprattutto a coloro che sono abituati ai personaggi ricorrenti nel cartone, detto questo se desiderati chiarimenti non esitate a chiederlo e fatemi sapere della piega che sta prendendo la storia e se è di vostro gradimento attraverso una recensione. A presto!

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Capitolo 6
*** rincontrarsi ***


-Vai ad aprire, Dick- chiese Constantine mentre osservava attentamente la seduta di meditazione che stavano svolgendo Raven e Zatanna per cercare di contenere tutte le emozioni che avrebbe potuto causare la vista di due delle persone più importanti della sua vita dopo quasi cinque anni.
-Ragazzi, quanto tempo…- disse Nightwing aprendo la porta a Beast Boy e Starfire
Il ragazzo meraviglia abbracciò prima il mutaforma e poi l’aliena ed è quasi inutile sottolineare che l’abbraccio con essa fu un miliardo di volte più intenso e caloroso.
John Constantine osservò attentamente la scena mentre era seduto sul divano e fumava reggendosi la fronte con la mano. Se non avesse bevuto quattro birre, sarebbe stato certo di aver visto una lacrima fuoriuscire dagli occhi verde smeraldo della ragazza.
-Raven, ce la fai?- chiese prudentemente Zatanna, una volta finita la meditazione
-Sì. Ciao ragazzi - salutò la maga, cercando di arginare tutta la sua malinconia
Il mago continuava ad osservare la scena. Non riusciva a credere di aver vissuto in vita sua un momento simile solo un mese prima, il giorno del suo quarantesimo compleanno. A dire il vero, probabilmente aveva trascorso svariati momenti del genere in passato quando con i suoi amici di sempre formava la “Newcastle Crew”, ma evidentemente non se ne ricordava per nulla a causa forse della scomparsa di essi o dell’elevato consumo di droghe e alcool durante i loro incontri. Sta di fatto che il mago comprendeva benissimo cosa provassero i quattro ragazzi in quel momento, tutti nella stessa stanza dopo cinque anni. E doveva ringraziare gli organizzatori della sua festa a sorpresa, per avergli restituito quella sensazione. Certo, non si sarebbe mai aspettato una festa il giorno in cui la sua ragazza Kit e il suo miglior amico Chas gli avevano dato buca, ma quando al rientro nell’appartamento della sua ragazza con due bottiglie di Whiskey in mano se ne ritrovò in mano una terza lanciata da chissà chi, dovette ricredersi. C’erano proprio tutti: Nigel Archer, Ellie, Zatanna, il Signore delle Danze… persino Swamp Thing e lo Straniero Fantasma vennero a fargli gli auguri. Nonostante fu di breve durata, però, la presenza di Alec Holland fu utilissima per far crescere e seccare la pianta di Cannabis che aveva portato Nigel Archer. Inutile dire che quella sera ci andarono tutti giù pesante con il fumo, specialmente Zatanna. Quella festa aveva fatto rivalutare a John Constantine la bellezza del sentimento dell’amicizia, dopo che era andato a farsi fottere in seguito all’uccisione del demone Mnemoth e di conseguenza dell’uomo che lo ospitava: il suo amico Gary Lester. Ma quella festa aveva cambiato le cose, dandogli quella fiducia ed entusiasmo che lo spinsero ad alzarsi dal divano e salutare a sua volta Beast Boy e Starfire.
-E’ passato del tempo, vero? Diamine l’ultima volta che vi ho visto eravate ancora dei ragazzini- disse il mago all’aliena
-Già- sospirò la ragazza, lanciando un’occhiata malinconica a Nightwing
Starfire lo sapeva. In quei cinque anni Dick Grayson aveva avuto altre donne. Ne aveva avuto la prova definitiva quando lo aveva abbracciato, dopo cinque anni di lontananza. E forse fu proprio l’aver avuto la certezza di ciò che fece sgorgare quella piccola, quasi invisibile lacrima, dai suoi bellissimi occhi verdi. Lei invece non lo aveva tradito. Per cinque lunghissimi anni lo aveva aspettato sul suo pianeta natale. Ci sperava. Attendeva una sua notizia, un suo messaggio, una sua lettera. Ma niente. Ci pensò poi la guerra civile scatenata da sua sorella Blackfire a ingannare il tempo. “Sarà ancora più bello rivedere Dick quando tutti questi orrori saranno finiti”, pensava. Non credeva ci fosse cosa più brutta di vedere il suo popolo ammazzarsi a vicenda, persone con cui aveva trascorso l’infanzia, cercare di uccidersi senza alcuno scrupolo. Forse il popolo Tamaraniano era destinato a non essere felice. Forse X’Hal lo aveva etichettato, all’inizio dei tempi, come il popolo sacrificabile. E la guerra civile non era altro che l’ennesimo cazzotto di una lunga serie, costellata da invasioni, carestie e catastrofi naturali. La guerra sarebbe potuta essere il pugno che avrebbe mandato a tappeto il pianeta, destinandolo all’auto-distruzione, ma lei e suo fratello Wildfire erano riusciti a sconfiggere l’opposizione e a sventare il golpe di Komand’r. Ora però la principessa Koriand’r doveva combattere un’altra guerra, quella contro i suoi stessi sentimenti. E per un tamaraniano è più semplice combattere le armi, anche quelle più cruenti che esistano, che i propri sentimenti.
-Bene, ora che abbiamo finito i convenevoli sarà meglio mettervi al corrente di come stanno le cose- decretò Constantine aspirando una boccata di fumo –Dick, se permetti io passerei subito al sodo-
-Fa’ pure-
-Ma, aspettate un attimo, dov’è Vic?- chiese straniato Beast Boy
-Ha fatto come Dio: ci ha abbandonato. Ma su questo è meglio sorvolare…-
-Raven, per piacere, spogliati e resta solo con l’intimo- continuò il mago
La ragazza obbedì e si tolse i vestiti, mostrando quei segni rossi sul suo corpo che erano tristemente familiari ai tre ragazzi.
-Vi ricorda qualcosa? Immagino di sì. La scorsa volta siete riusciti a sconfiggere Trigon contando solo sulle vostre forze e quella di Raven, approfittando anche della distrazione del cornuto a causa di Deathstroke, lo ricordo benissimo. Ma stavolta è diverso. Ora Trigon è a conoscenza del potenziale di Raven e non si farà fottere di nuovo-
-Ma scusa amico, tu che ne sai? Non saresti dovuto diventare una statua di pietra? Come hai fatto a evitare la trasformazione? Avevi anche tu un anello di Azar?- chiese stupito Beast Boy
-Non esattamente- rispose il mago tirandosi su entrambe le maniche del trench e della camicia e rivelando due strani tatuaggi su entrambe le braccia –questi sono scudi anti magia, quindi l’incantesimo di Trigon non ha avuto effetto su di me, a differenza di ogni altro essere vivente non propriamente magico, non è vero, Zee?-
-Vaffanculo, John. E poi scusa, se tu eri lì perché non sei intervenuto?-
-L’equilibrio, Zatanna. A quel tempo avevo spostato l’ago della bilancia un po’ troppo a favore del Signore, non mi sentivo in dovere di aiutarlo ancora. E comunque se fosse riuscito a conquistare la Terra non credo avrebbe avuto vita facile con il resto della dimensione, visto che i suoi demoni sarebbero stati facilmente sconfitte dalle Lanterne o dai Manhunters. Ma ora è diverso, stavolta il suo piano non è oltrepassare, ma impadronirsi di Raven e usare i poteri della ragazza da sangue misto combinati ai suoi da demone. Bella merda…-
-E quindi cosa si fa?- chiese Nightwing
-Lasciate che mi consulti con Ellie. E’ una persona fidata, mi aiuterà a prendere la decisione giusta- disse il mago spegnendo la sigaretta ed estraendo dalla tasca interna del trench il suo cellulare
-Nel frattempo che ne dite di rispostarci alla Torre? Zatanna, la tua magia può arrivare fin lì?- propose il ragazzo meraviglia
-Certo Dick. Icsirefsart ittut alla snatit rewot!-
Dopo aver pronunciato l’incantesimo i sei eroi si materializzarono tutti all’interno della Main Ops Room della Titans Tower a Jump City, che era in condizioni non esattamente accettabili.
-Lasciate fare a me. Ittemir ottut a otsop!-
Magicamente, la torre ritornò nello stesso stato di quando i cinque ragazzi vi abitavano quotidianamente.
 -Ellie? Sono John. John Constantine. Avrei un problema. Trigon sta cercando di impossessarsi di Raven, la conosci vero?, per schiavizzare la Terra. Non lo so perché la volta scorsa né Lucifero né Michele sono intervenuti, ma non posso prendermi tale rischio se dovesse succedere ancora, tu cosa suggerisci di fare? Sì, ha già iniziato il trasferimento all’interno della ragazza… d’accordo, sì, ci avevo pensato anch’io, d’altronde era l’unica soluzione possibile. Grazie mille, ci vediamo-
-Allora?- chiese incuriosita Zatanna
-Conosci Ellie, Z, finge sempre di avere le mani legate dal suo padrone, ma stavolta si è lasciata sfuggire un indizio. Noi proveremo prima a esorcizzare Raven, ma non in chiave Cattolica, ormai su di lei e Trigon i rituali del Vaticano non hanno più effetto e poi non riusciremmo mai a cacciare definitivamente la sua parte demoniaca. Per cacciare il padre dovremo entrare nella sua mente e combatterlo lì dentro, ma ho la sensazione che non sarà semplicissimo. Se dovesse andare storto, però, saremmo costretti a tentare il gesto estremo. D’altra parte, se ce l’ho fatta io…- scherzò il mago accendendosi una sigaretta
-Ma sei sicuro che se dovesse fare il gesto estremo Lui salirà? Con te lo ha fatto perché eri tu, insomma, era l’anima di John Constantine quella che era venuto a prendere, maledizione!-
-Non pensarci troppo, tesoro, piuttosto augurati che il nostro pseudo esorcismo vada bene- rispose il mago strizzando l’occhio alla mora
-Raven, c’è ancora qualche oggetto magico nella tua stanza?-
-Sì, perché?-
-Dobbiamo entrare nella tua mente. Cazzo, suona un po’ strano, detto così su due piedi- disse sarcastico Constantine
-Seguitemi-







Angolo dell'autore
In questo capitolo ho analizzato in maniera più dettagliata alcune delle vicende capitate durante lo spacco di cinque anni della storia. Alcune di queste, in particolare quelle riferite a John Constantine, sono ispirate alla serie Hellblazer. Sempre un riferimento ad Hellblazer, è il personaggio di Ellie che ha fatto in questo capitolo la sua comparsa. Per chi non lo sapesse, Ellie è anche lei una mezzo demone, che lavora per Lucifero e per l'inferno, ma che ha anche contatti con il mondo di superficie e con John Constantine.
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e alla prossima!

 

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Capitolo 7
*** Notte e crepuscolo ***


La porta della stanza di Raven si aprì a fatica, rivelando quella che era un’autentica biblioteca, colma di trattati di magia, pergamene e libri sacri.
-Wow, ti manca solo l’elmo del Dottor Fate tra tutti questi cimeli-
-Ecco- disse la maga porgendo al biondo uno specchio impolverato –con questo riuscirete ad entrare nella mia mente senza problemi, ma credo che sia meglio prima effettuare un rituale di protezione, nel caso qualcosa dovesse andare storto-
-Oh Cristo. Lo specchio di Perseo! Si dice che con questo specchio l’eroe greco Perseo abbia pietrificato la gorgone Medusa, rivoltandole contro il suo potere. Assieme alla sabbia del sonno, è l’unico oggetto magico che permette di entrare nella mente altrui senza effettuare un rituale e provocare dolore-
-Dovremmo però, tracciare prima un perimetro protettivo, John- precisò Zatanna
-Certamente, non possiamo correre il rischio che usi lo specchio come percorso inverso per uscire dalla sua dimensione ed entrare nella nostra. Ma sarà meglio rimandare tutto a domani, si è fatta una certa ora e non solo del tutto sobrio, eh eh-
-D’accordo. Buonanotte a tutti, e a domani. Se ci arriveremo-

La notte passò lenta, ma non per tutti.
 John Constantine si assopì quasi subito, con indosso ancora la camicia, sfilandosi solo il trench e allentando leggermente il nodo della sua cravatta. E con un mozzicone di sigaretta tra le dita. Si era addormentato per terra, con la schiena poggiata al letto, che quella notte fu a completa disposizione di Zatanna, nonostante la maga avrebbe voluto un po’ di compagnia dal biondo inglese. Ma ella non fu l’unica ad andare in bianco quella notte.

Beast Boy infatti non riuscì a scambiare nemmeno una parola con Raven, che si chiuse subito nella sua stanza. Lui non l’aveva mai accettato, non aveva mai accettato il fatto che la parte umana della sua amata dovesse essere subordinata a quella demoniaca, gli sembrava impossibile. Era convinto che il lato umano della ragazza fosse molto più potente di quello demoniaco. Il mutaforma credeva che ancora una volta la ragazza avesse scelto di isolarsi dal mondo e accettare silenziosamente il proprio destino, senza chiedere o voler ricevere l’aiuto di nessuno, esattamente come il giorno del suo sedicesimo compleanno.
Ma in realtà la ragazza non era per nulla intenzionata a ripetere gli stessi errori di sei anni prima, che avevano quasi causato la morte dei suoi amici e il collasso del suo pianeta. Non si era rivolta a John Constantine per essere affumicata dalle sue sigarette, ma per preservare l’incolumità dei Titans, poiché Trigon ne conosceva ormai i punti deboli , e dare scacco matto a suo padre. Voleva sconfiggerlo definitivamente e iniziare a condurre una vita normale, per quanto normale potesse essere la vita di una mezzo demone. Non raramente le capitava di fantasticare e immaginare una vita normale, senza la meditazione e con una relazione amorosa, come quella tra Nightwing e Starfire.
 Quella sera il moro e la rossa si erano chiusi in stanza insieme, e i loro corpi si unirono dopo cinque lunghi anni di lontananza. Entrambi non poterono fare a meno di lasciarsi andare a un sorriso, alla fine di tutto. Il sorriso di Starfire fu un sorriso di giubilo, ma non puramente sessuale. La ragazza sorrise perché finalmente dopo cinque anni si era ricongiunta con l’uomo della sua vita, al quale aveva promesso e mantenuto fedeltà. Fedeltà non corrisposta, lo sapeva, ma per qualche strano motivo non ne era così arrabbiata. Forse i troppi anni passati lontano da lui non avevano fatto che accrescere il desiderio nei suoi confronti, desiderio che l’aveva spinta a concedersi a lui. In realtà l’essersi concessa al giovane andava ben oltre la semplice lussuria, era qualcosa cui non riusciva a dare una spiegazione logica e razionale. Sentiva come se la sua fedeltà quinquennale meritasse un premio: Dick Grayson.
Il sorriso di Nightwing fu un sorriso nostalgico. Ebbe per un attimo un déjà-vu, un flash di un ricordo passato, di uno dei ricordi più belli di tutta la sua vita. La sua prima volta, la sua prima volta con Koriand’r, la prima donna che egli avesse mai amato veramente. Ben presto, ricordò esattamente ogni momento e sensazione di quella giornata: il suo entusiasmo giovanile, la sua spensieratezza, la sua leggerezza che all’epoca lo contraddistingueva, ma anche le sue ansie, insicurezze e indecisioni che sparirono non appena fu sopra di lei, nel suo letto, cullato dalla soave melodia dei gemiti di piacere dell’aliena, la prima ragazza mai amata, in tutti i sensi. Ricordò il “ti amo” detto all’unisono, la doccia insieme, la discrezione per non far sapere quanto accaduto agli altri Titans e la fuga di Kory dalla sua stanza attraverso la finestra quando Garfield bussò alla porta. Erano emozioni che tornava a provare con lei dopo molti anni. Certo, ne aveva provate di simili con Barbara, Helena e Zatanna, ma non come quelle che aveva provato con lei. Checché ne dicessero gli altri, lui la amava davvero. Solo ora realizzò quanto fossero inesatte le parole di Barbara Gordon quando gli disse che la sua relazione con Starfire era dettata dalla sua volontà di “voler perdere la verginità con un’aliena col fisico da modella”. Dick la amava, l’aveva sempre amata, e quella sensazione unica e speciale che provava solo quando era in sua compagnia ne era la prova.
Nightwing si alzò all’alba di soprassalto. Aveva avuto un altro dei suoi soliti incubi, per l’ennesima volta aveva avuto la terribile visione dei suoi genitori che precipitavano dal trapezio. Le primi luci dell’alba filtravano attraverso le tende della sua stanza, rischiarandola. Quando era un Titan era consuetudine che ogni mattina egli si recasse sul tetto della torre ad ammirare il sorgere del Sole e così, coperto il corpo nudo della sua amata con il lenzuolo per non farle prendere freddo e indossato il costume, decise di ritornare alle vecchie abitudini. Salito sul tetto, però si accorse di non essere l’unica persona sveglia della torre.

Anche John Constantine si era svegliato di soprassalto, perseguitato dal solito incubo, riguardante i soliti stessi identici fottuti demoni. Una volta sveglio, indossato il trench, stretto il nodo della cravatta e preso il pacchetto di Silk Cut dal comodino e l’accendino, anche il mago aveva deciso di recarsi sul tetto ad ammirare l’alba, fumando la prima sigaretta della giornata, lasciando a malincuore Zatanna tra le braccia di Morfeo.

-Constantine-
-Grayson-
-Bell’alba, vero? Anche in Inghilterra il Sole è così splendente di prima mattina?- chiese il ragazzo meraviglia affiancandosi al biondo inglese nell’ammirare il levarsi del Sole
-Veramente se a Londra si riesce a vedere il Sole all’alba vuol dire che Cristo è sceso per la seconda volta sulla Terra. Scherzi a parte amico, lì con le nuvole sempre cariche di pioggia e tutto quello smog non si riesce a vedere un cazzo- rispose il mago sorridendo ironicamente
-Bella merda-
-Sai una cosa, Dick? Non offenderti e non prenderla male, ma di tutti voi eroi in costume tu mi sei sembrato quello più normale…  insomma quello più simile a un uomo qualunque, perché, parliamoci chiaro: il Pipistrellone è un estremista, rigido e inflessibile, l’Azzurrone una parodia di ciò che dovrebbe rappresentare e l’Amazzone la controparte mora e con più muscoli di Margaret Thatcher- disse il mago accendendosi una sigaretta
-John io non sono normale, cerco solo di esserlo. Cerco di far conciliare i miei due modi d’essere: l’uomo e il supereroe, ma non sempre ci riesco. Il Cavaliere Oscuro ha invece scelto il suo modo di essere, ha deciso indossare una sola maschera, ma non quella di Batman, quella di Bruce Wayne. Non è Bruce Wayne che si traveste da Batman, ma Batman da Bruce Wayne. Io ho provato dieci anni fa ad allontanarmi dal suo mondo per unirmi ai Teen Titans, ma per quanto io mi allontani, prima o poi comunque non posso fare a meno di tornarci, fino al giorno in cui lo sarò io stesso-
Constantine aspirò una boccata di fumo ripensando al discorso di Nightwing e annuendo malinconicamente.
-E comunque John, tu sei una persona normale, ma purtroppo hai tutti i vizi e difetti che una persona normale possa avere!-
-Io non sarò mai un uomo qualunque. Non lo sarei stato in nessun caso, neanche se non avessi mai scoperto e imparato l’arte della magia, avrei in ogni caso seguito il mio essere e fatto quello che ritenevo fosse più adatto a me. E ora scusami, ma ho bisogno di andare a friggermi un uovo- rispose Constantine, seccato di aver dato l’ennesima risposta uguale all’ennesima persona diversa che gli aveva posto la stessa domanda. Possibile che la gente non riuscisse a vedere oltre la cortina di nebbia, o meglio, di fumo, della persona che era? Possibile che la gente non fosse capace di vedere un John Constantine diverso, che non fosse un fumatore accanito, un alcolizzato o un fottuto figlio di puttana? Possibile che stesse diventando vittima del suo personaggio?

Il mago scese le scale lentamente, lasciandosi alle spalle un fitto alone di fumo, spesso quanto i suoi malinconici mattinieri pensieri





Angolo dell'autore
In questo capitolo ho cercato di esaminare più nel dettaglio le relazioni tra i protagonisti della nostra storia, indagando nel più profondo del loro animo. Inoltre, sembra essere stata trovata la soluzione per esorcizzare Trigon dalla mente di Raven, ma funzionerà? Dopo questo capitolo più introspettivo, lo saprete, visto che dal prossimo le cose si iniziano a fare serie per i Teen Titans e i due maghi. Fatemi sapere se il capitolo vi è piaicuto e alla prossima!

 

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Capitolo 8
*** Nella mente ***


-Buongiorno, Constantine. Attivo già di prima mattina con le sigarette, a quanto vedo- disse Raven, non appena entrò nella Main Ops Room, trovandosi davanti il mago con una padella e un uovo tra le mani e l’immancabile sigaretta tra le labbra

-Già. Ascoltami bene, Raven. Oggi faremo l’esorcismo nella tua stanza, dato che è lì che tu di solito meditavi in passato, ci serve un luogo dove tu possa essere a tuo agio- disse il biondo rompendo il guscio dell’uovo e versandone il contenuto all’interno della padella

-Ma davvero? Credevo che oggi saremmo andati a vedere un film- disse sarcastica la maga aprendo la credenza, in cerca di qualcosa con cui fare colazione

-Già, magari un film pornografico, sarebbe l’ideale per impedirti di provare qualsivoglia tipo di sentimento- scherzo il mago, togliendo con una spatola l’uovo ormai fritto dalla padella e ponendolo in un piatto

Raven mandò eloquentemente a quel paese Constantine col palmo della mano rivolto verso l’alto. Non aveva mai apprezzato le battute volgari, specialmente quelle che Beast Boy le aveva propinato durante tutta la loro militanza nei Teen Titans, ma quelle pronunciate dal biondo inglese per lei avevano un sapore diverso. Non avevano quel tono di scherno o beffa che spesso il mutaforma dava alle sue battute, bensì erano pronunciate con l’intonazione di chi aveva capito come andava il mondo e ne era rimasto completamente deluso e sfiduciato. Raven ci aveva azzeccato. La trasandatezza di John Constantine e la sua perenne sfida al mondo erano la conseguenza di tutti i fallimenti ed errori del mago. La sua volgarità tutt’altro che sporadica non era la tipica volgarità adolescenziale di cui faceva spesso uso Garfield Logan, le sue imprecazioni non erano di certo un volersi mettere in mostra. Magari lo erano al tempo dei Mucous Membrane, da ragazzo, ma ora erano la manifestazione di una rabbia e di una frustrazione figlie del non aver saputo indirizzare la sua vita come avrebbe voluto. Con i suoi studi da psicologa, Raven non aveva potuto fare a meno di notarlo. Nonostante anche lei facesse un frequente uso del sarcasmo, la sua visione della vita era decisamente meno estremista di quella del mago, ella si era in qualche modo rassegnata al suo destino senza combattere, al contrario di John Constantine, sempre pronto a fottere chiunque lo meritasse, pronto ad indossare camicia, cravatta e trench e usare il personaggio che si era costruito per prendersi una piccola rivincita su quella grande merda che per lui era la vita.

-Buongiorno, Constantine. Sai, stasera non ho avvertito la benché minima presenza di te nel letto. Posso dire di aver dormito alla grande, senza il tuo russare a rompermi le palle- scherzò Zatanna scompigliando con una mano i biondissimi capelli del mago, intento a mangiare il suo uovo all’inglese

-Se ti fa piacere posso ubriacarmi ogni sera per farti dormire in pace. Tutto per te, Zee!- rispose l’uomo accarezzandole la guancia

-Se volete, noi siamo pronti quando volete- disse Nightwing entrando nella Main Ops Room seguito da Starfire e Beast Boy, rivolgendosi ai tre maghi

-Spero abbiate fatto tutti colazione. Non è saggio affrontare un cazzo di demone a stomaco vuoto- rispose il mago accendendosi una sigaretta
I sei si diressero tutti nella stanza di Raven, in fila indiana, accompagnati da un insolito, ma comprensibile silenzio. La sigaretta accesa di Constantine era l’unica cosa capace di rischiarare la stanza, penetrandone il buio ogni qual volta il biondo ne aspirava una boccata. Starfire decise di interrompere l’oscurità presente nella stanza della ragazza e aprì le tende, facendo entrare la luce rischiarante del Sole delle dieci del mattino.

-Chiudile, tesoro. Abbiamo bisogno del buio. Raven deve essere quanto più a suo agio possibile, e credo che una persona che indossa un cappuccio per la maggior parte della giornata di solito non tenga aperte le tende in camera sua- disse il mago espirando fumo e spostando il letto dell’empatica, in modo da ottenere più spazio all’interno della stanza

-Constantine, se possiamo in qualche modo aiutart…-

-No, grazie, Logan. Ho tutto sotto controllo- rispose il mago ponendo una sedia al centro della stanza e prendendo una candela che si trovava sul comò di Raven –Che dici, Zee, facciamo il ritualle alla Papa Midnite?-

-Beh, John, con uno come Trigon credo che i classici pentacoli siano superati-

-Già. Lo penso anch’io. Qualcuno di voi ha del Whiskey, Vodka o altri alcolici facilmente infiammabili?-

-Non basta della semplice benzina?- chiese straniata Raven

-No, serve dell’etanolo. Il rituale consiste nel versare sullo specchio di Perseo che useremo per entrare nella tua mente una qualsivoglia bevanda alcolica infiammabile e porvici sopra una candela accesa. Lo scopo di ciò? Dato che anche Trigon può a sua volta venire nella nostra dimensione attraverso lo specchio, qualora noi non dovessimo far ritorno in tempo, la fiamma della candela ormai consumata reagirà con l’alcool e l’etanolo presenti nella tale bevanda, provocando la combustione e rendendo di fatto lo specchio inutilizzabile. Questa è alchimia allo stato puro, ragazza- spiegò il mago prendendo in mano lo specchio di Perseo e posandolo a terra, con la superficie rivolta verso l’alto, facendo molta attenzione a non fissarvici dentro

-Constantine, perdonami, ma non ho ancora ben capito dove vuoi andare a parare. Chi entrerà nella mente di Raven attraverso lo specchio? E poi cosa se succederà se non riusciremo a tornare in tempo?- chiese dubbioso Nightwing

-Cosa succederà? Beh, se non dovessimo riuscire a tornare in tempo, saremmo costretti ad uscire con il piano di emergenza, che vi illustrerò all’occorrenza. Io e Z oltrepasseremo di sicuro, poi ci serve una persona abbastanza forte, in modo da sconfiggere eventuali sangue-misto che Trigon possa aver portato con sé-

-D’accordo, se questa è la via più semplice, vi aiuterò. In camera di Starfire dovrebbe esserci ancora una bottiglia di Tequila, andrà più che bene, ma voglio venire con voi nella mente di Raven-

-Certo, capo. Però dovrai spiegarmi come fai a sapere che c’è della tequila nella stanza di questa bellissima ragazza- scherzò Constantine spegnendo la sigaretta con la suola della scarpa
Il ragazzo sorrise imbarazzato.

-Se Dick viene con voi, vengo anch’io- s’intromise Starfire, togliendo Nightwing da una situazione spigolosa- e poi i miei starbolts potrebbero farvi comodo-

-E allora vengo anche io- sentenziò Beast Boy

-No no, caro. Tu resti qui. Ormai sei troppo legato a Raven da poterci persino entrare all’interno della mente. Le fotteresti il cervello in maniera colossale e fotteresti anche la Terra e le nostre vite. Tu aspetterai qui a controllare che la meditazione di Raven vada per il verso giusto e se ce ne sarà bisogno darai fuoco alla tequila prima che la cera della candela finisca- disse il mago ricevendo la bottiglia dal ragazzo meraviglia
-Qualcuno vuole un goccio?- chiese Constantine dopo averne bevuto un sorso

Zatanna accettò l’invito
-Alla tua animaccia di merda, John- brindò sollevando la bottiglia

-Nah, ora si passa all’azione, non sono più John Constantine. Ora sono The Hellblazer- sibilò, versando ad occhi chiusi un dito di tequila sulla superficie dello specchio e ponendovi in piedi la candela, accendendola con il suo personalissimo accendino
-Ora si fa sul serio. Raven, togliti il mantello e cerca di meditare senza però levitare, ti ho messo la sedia apposta. Beast Boy, quando vedrai i segni sul corpo di Raven illuminarsi, vorrà dire che dovrai dare fuoco personalmente alla tequila, senza aspettare lo scioglimento della candela. Bene, credo di aver detto tutto, ragazzi mettetevi in circolo attorno allo specchio ad occhi chiusi ed apriteli solo a mio ordine- disse il mago, con le palpebre serrate
-Un’ ultima cosa, Raven, indossi il medaglione protettivo che ti ho dato cinque anni fa?-

-Certo-

-Beh, toglilo, altrimenti non riusciremo ad entrare nella tua mente. Però rimettilo non appena saremo dentro di te-
La ragazza ubbidì.
-Fatto? Benissimo. Allora, uno, due, tre… Contatto!-





Angolo dell'autore
Questo capitolo è leggermente più breve, ma è necessario poichè serve da introduzione al prossimo capitolo, in cui i nostri eroi enteranno nella mente di Raven. Spero di aver spiegato con chiarezza ed esaustività il piano di Constantine ed il suo funzionamento (che in effetti è molto contorto XD). Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e alla prossima!

 

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Capitolo 9
*** De Ira ***


I quattro ragazzi aprirono gli occhi all’unisono, guardando all’interno dello specchio e venendo catapultati in uno strano posto, illuminato, ma al tempo stesso sormontato da una grande volta oscura. Sembrava fosse una gigantesca caverna a cielo aperto, costellata da rocce e archi di pietra, i quali rendevano ancora più misterioso il paesaggio, che sembrava non avere inizio né fine.

-E così siamo all’interno della mente dell’amica Raven?-  chiese meravigliata Starfire

-Già, così sembra. O meglio, in realtà sembra di essere dentro un dipinto surrealista. René Magritte vale zero, a confronto- rispose Constantine che, appoggiato ad un arco di pietra, stava stirando le pieghe che si erano create sul suo trench al momento dell’impatto al suolo della mente di Raven –Ora non ci resta che cercare Trigon e fargli il culo-

-O forse sarà lui a trovare noi- sussurrò Zatanna, alla vista di una figura incappucciata avvolta nell’ombra che si dirigeva verso di loro

-Ma è Raven! Come fa ad essere qui?- chiese sempre più stupita Starfire

-Non esattamente, Kory. Quella deve essere una delle varie rappresentazioni delle personalità di Raven che si trovano nella sua mente, me ne ha parlato Cyborg, solo che ora non ricordo a che colore corrisponda determinata personalità- rispose Nightwing

-Ah, davvero? Dunque se all’interno della mente vi sono le rappresentazioni delle personalità di Raven, è molto probabile che anche esse siano possedute in parte da Trigon. Non ci resta che scoprirlo- disse l’esorcista estraendo una sigaretta dal pacchetto

La figura a passo veloce uscì dall’ombra e dal mantello in cui era racchiusa, rosso come la fiamma che in quello stesso momento fuoriusciva dall’accendino di Constantine, con cui si accese la terza Silk Cut della giornata.

-Beh Trigon, chi non muore si rivede. E se conosci bene la mia storia, grazie ai tuoi “colleghi” mi è molto difficile morire- disse il mago portandosi con l’indice e il medio la sigaretta alla bocca, aspirandone una boccata

-Sei sempre il solito saccente del cazzo, Constantine. Trigon non lo troverai certo qui. A proposito, spero la tua esperienza in campo magico sia migliorata dall’incidente di Newcastle, non vorrei finire all’inferno, il povero Lu finirebbe per perdere il posto-

Le parole fuoriuscite dalla bocca della ragazza sarebbero state proiettili per tutti, tranne che per lui. John Constantine non era certo quel tipo di persona che si faceva condizionare da una battuta sarcastica, anzi, quando provocato ne approfittava per ribattere colpo su colpo. Suora Anne-Marie e Gary Lester ne sapevano qualcosa.

-Attento, Constantine. Questa Raven ha il mantello rosso, se non mi sbaglio è la personificazione della sua rabbia- suggerì Nightwing
-Davvero? Buono a sapersi-

-Una cosa qui indubbiamente è migliorata, Rachel: la tua esperienza sessuale! Sai, mi hai piacevolmente sorpreso, sei rimasta vergine fino ai ventidue anni… e io che pensavo non avresti mai scopato! E comunque un consiglio, tesoro: non credere alle voci sulle presunte dimensioni maggiori delle persone di colore, non servono a un cazzo se poi hanno la forza della velocità!- provocò il mago, indicando le sue parti basse, sperando in una reazione della ragazza, che avvenne.

Dopo aver udito quelle parole, sulla fronte del demone si aprirono due occhi rossi, cremisi come il suo mantello, segnale che l’esorcista era riuscito nel suo intento
-Figlio di puttana! Esorcista pezzodimmerda!-
L’essere scagliò un grosso fascio di energia nera che colpì il mago, il quale provò a ripararsi con il suo personale scudo anti-magia, evocato unendo i suoi avambracci sui quali vi erano i tatuaggi, a mo’ di pugile con la guardia alta. Lo scudo non resse e il mago venne scaraventato con violenza al suolo. La ragazza volò vicino al mago stramazzante a terra, e raccolse dall’interno di sé tutte le forze per scagliare un altro fascio di energia nera e dare il colpo di grazia al biondo.

-Oducs!- esclamò Zatanna, anteponendosi alla mezzo-demone, proteggendo Constantine

-Levati di mezzo! Oppure spazzerò via te e i tuoi ridicoli trucchi da illusionista- urlò la ragazza con una voce sovrumana, maschile e tonante

Subito dopo, un bagliore verde colpì la figura rossa alle spalle, che stramazzò al suolo, a pochi centimetri dagli stivali della mora.
-Lei non è Raven- sentenziò fredda Starfire

-Decisamente no, tesoro- disse Constantine, annaspando per terra, alla ricerca della sua sigaretta o di quel che ne rimaneva. Non trovandola, si alzò, dirigendosi verso la ragazza stesa al suolo a faccia in giù, guardandola dall’alto verso il basso –Bene, ora iniziamo a divertirci-
Il mago rivoltò la ragazza svenuta, in modo da poterla guardare in faccia, poi le aprì gli occhi e vi fissò dentro intensamente. Annuendo, si slacciò dal polso il suo orologio, modello Oris Automatic, e lo appoggiò sulla fronte della personificazione della rabbia di Raven. La ragazza fremette, come se in preda a convulsioni, sebbene ancora svenuta.
-Ecco la soluzione- sancì l’inglese

-Quale?- chiese trepidante Nightwing

-L’argento.  Non appartenendo più all’inferno, su Trigon, o le sue varie incarnazioni, l’acqua santa, i crocifissi e gli oggetti sacri non hanno effetto, ma è vulnerabile ad un tipo di metallo che è tabù nella sua dimensione, in questo caso l’argento- rispose il mago riallacciandosi l’orologio al polso sinistro
-Quindi ci servono oggetti d’argento per esorcizzare Trigon?- chiese dubbiosa Starfire
-Già, ma la vera domanda è: dove li troviamo?- continuò Nightwing
-Io ho un paio di crocifissi d’argento, forse delle monete…- rispose Constantine estraendo dalla tasca interna del trench il portafogli –di certo non posso usare il mio orologio da duemila sterline-

-Per ora usiamo questa- disse Zatanna sfilandosi la sua collana
-Quella? Ma, Zee, era un regalo di tuo…-
-Di mio padre, lo so, ma ora siamo dinanzi a qualcosa di ben più importante che un semplice ricordo affettivo-

La maga posò delicatamente la collana nella mano del biondo, il quale la abbracciò sussurrandole all’orecchio:-Sai, Zee, sei veramente una bella persona. Io non riesco a rinunciare a un orologio del cazzo e tu addirittura sacrifichi la collana regalatati da tuo padre in persona. Vorrei tanto essere di animo buono come il tuo, a te sembra così facile fare del bene… dico davvero, non credo di meritare una come te-
-Oh, John- sussurrò la mora baciandolo teneramente.

Era di nuovo riuscita a far emergere il lato buono di John Constantine. Adorava quando ci riusciva, ma soprattutto adorava quell’aspetto dell’inglese. E adorava che solo lei avesse mai potuto goderne a pieno, infatti difficilmente Constantine si era aperto tanto quanto con lei, nei confronti delle fidanzate (o dei fidanzati) che aveva avuto in passato.

Nightwing e Starfire osservarono la scena mano nella mano, desiderosi di imitare il gesto dei due maghi. Non lo avrebbero mai detto, ma quella che si baciava dinanzi ai loro occhi era una coppia con una storia ben più travagliata rispetto alla loro.
Constantine e Zatanna si erano conosciuti da ragazzi, ma dopo un iniziale colpo di fulmine e una notte di passione, non si era realizzato niente di serio tra i due, complice anche l’infantile infatuazione della mora per Batman, grande amico di suo padre Giovanni Zatara. Dopo quella notte, i due amanti presero strade praticamente opposte, in quanto Constantine decise di ritornare nel Regno Unito dopo l’esperienza americana, mentre Zatanna decise di iniziare la carriera supereroistica, unendosi alla Young Justice e, in seguito, alla Justice League. Le scelte fatte dai due rispecchiavano a pieno il loro carattere, infatti mentre la maga aveva dedicato tutta la sua vita al prossimo e ad aiutare gli altri, Constantine aveva coltivato i suoi interessi: dalla musica, all’occulto. E se la mora guadagnava quel tanto che le bastava grazie ai suoi spettacoli di illusionismo, il biondo non si sottraeva dall’usare la sua astuzia nemmeno per sbarcare il lunario. Aveva infatti convinto Ron Dennis a farsi pagare per compiere un esorcismo, in modo tale da permettere alla McLaren di vincere il campionato del mondo di Formula 1 del 1998, esorcismo naturalmente farlocco, ma che in qualche modo ebbe la sua valenza, tant’è che Mika Hakkinen si laureò campione. Il mago non si trattenne neanche dal rubare, infatti non appena il denaro ricevuto in premio dalla scuderia inglese finì, non perse tempo a rubare cinquantamila dollari allo stregone haitiano Papa Midnite, proprietario di un famoso night club a New York, soldi che finì di spendere pagando la consulenza di un oncologo londinese, il dottor Ellis, che prima gli diagnosticò un tumore al polmone e poi tentò di rubare il sangue di demone che scorreva nelle sue vene. Stranamente, John Constantine doveva ancora vendicarsi di quel “pipparolo a due mani”, come amava definirlo.

Anche dalle frequentazioni che i due avevano avuto, si potevano facilmente intuire le differenze caratteriali tra i due, infatti se Zatanna aveva deciso di non proseguire la sua storia con Dick Grayson a causa del suo essere un irrimediabile playboy, John Constantine aveva avuto svariate amanti e alcuni ragazzi nel corso degli anni, grazie al suo fascino da stregone-rockstar. Sembrava che le vite dei due dovessero seguire il modello delle rette parallele, ma furono sufficienti l’invito ad una festa a Londra di un biondino quarantenne e pochi grammi di marijuana per cambiare le cose. A quella festa, Zatanna Zatara non aveva solo imparato a fare una canna con il filtro, secondo l’usanza inglese, ma anche a riscoprire cosa aveva spinto più di dieci anni prima lei e John Constantine a fare l’amore in un appartamento di Gotham City.

Le vite dell’esorcista e della maga erano state separate per troppi anni, ma adesso, come le loro labbra, erano più a contatto che mai.
Il biondo stregone e la corvina maga non potevano saperlo, ma la relazione tra la rossa aliena e il moro acrobata era stata travagliata quasi quanto la loro.
Dopo l’inspiegabile decisione di lasciare i Titans, Nightwing, a quel tempo ancora Robin, si consultò con il suo migliore amico: Wally West. Come avrebbe dovuto comportarsi con Koriand’r?
Sarebbe stato troppo facile per il rosso rispondere “segui il tuo cuore”, inoltre avrebbe corso il serio rischio di ricevere una testata nelle gengive, così gli consigliò di dirle la verità, senza peli sulla lingua. Cosa che Grayson fece. Le raccontò tutto: il suo bisogno di nuovi stimoli, dato che la routine quotidiana era ormai insostenibile, il bisogno di ritornare nella sua città, la necessità di rivedere le persone a lui care con cui era cresciuto, il suo immenso dispiacere nel lasciarla.
Non era però costretto a farlo, non doveva necessariamente lasciarla. Lei sarebbe andata a vivere con lui a Gotham, glielo aveva proposto un’infinità volte. E lui per un’infinità di volte aveva respinto la proposta. Aveva bisogno di stare del tempo da solo, per ritrovare sé stesso, perché qualcosa in lui stava cambiando. Non le disse mai ciò esplicitamente, non ne avrebbe mai avuto il coraggio, ma lei fortunatamente lo intuì.
Si separarono dopo sei anni, sei anni di amicizia, sei anni di risate, passione, combattimenti, incomprensioni. Sei anni che iniziarono con un bacio, culminarono con una notte indimenticabile a Tokyo e terminarono nel modo più giusto, con un abbraccio, né soffocante e né eccessivamente dispersivo e flebile, l’esatta rappresentazione del rapporto di due ragazzi. Un abbraccio che si perpetuò dopo cinque anni, in un agiato appartamento di Bludhaven, in una stanza immersa in una fittissima coltre di fumo che un mago inglese aveva causato fumando una dietro l’altra dieci Silk Cut. Era cambiato tutto, in quei cinque anni: il costume e l’identità segreta di Dick Grayson, il suo taglio di capelli, i lineamenti della ragazza e la sua posizione su Tamaran, ma l’intensità di quell’abbraccio cominciato no, non era cambiata. E ora quello stesso abbraccio si stava consumando nelle mani dei due innamorati, che parevano essere sigillate l’un l’altra.
Nightwing avvertì un brivido lungo la schiena, lo stesso che aveva provato cinque anni prima, in quel caldo pomeriggio giapponese, assieme a Starfire, su un’antenna televisiva di Tokyo, il giorno in cui per la prima volta le mai dei due entrarono a contatto. Anche Starfire avvertì la stessa sensazione del ragazzo meraviglia. E capì che anche il ragazzo stava provando quello che stava provando lei. E per questo motivo staccò la sua mano da quella dell’uomo che le aveva regalato un’infinità di gioie e dolori.
-Kory?- chiese Nightwing, domandando alla rossa il perché del suo distacco

La voce di Nightwing destò Constantine e Zatanna dal loro idillio, così il mago, ricompostosi, decise di iniziare l’esorcismo.
Constantine, rivoltò la svenuta Raven, in modo che la sua faccia fosse rivolta verso l’alto, mettendosi poi in posizione acquattata su di lei, e ordinò a Nightwing e Starfire di bloccarle le mani e a Zatanna di bloccarle i piedi. Infine, le legò al collo la collana datagli da Zatanna.
-Bene Trigon, ora vedi di uscire da qui-
L’esorcista iniziò a tirare la collanina che aveva legato al collo della ragazza, come per soffocarla, cercando di ottenere una reazione da parte del demone. Reazione che avvenne, in quanto dagli occhi della ragazza fuoriuscirono due intensi fasci di energia nera
-Non mi fotti stavolta!- disse il mago che unì prima le braccia tatuate, evocando lo scudo anti-magia e poi coprì gli occhi della ragazza col palmo di una mano, recitando la formula di un esorcismo in latino, mentre con l’altra continuava a tirare la collanina, la quale si spezzò per la troppa tensione–Esci!-

Vi fu un bagliore nero rischiarante.
Dopodiché, tutto tacque. La ragazza giaceva a terra, emanando uno strano fumo dai suoi occhi.

-Mi dispiace per la collanina, Zee- si scusò Constantine
-Non fa niente, John, pensiamo piuttosto a finire il lavoro-
-Il primo bastardo è uscito, adesso restano le altre personalità da esorcizzare. Quante ce ne sono?- chiese il mago portandosi una sigaretta alla bocca e accendendola
-Sono cinque. Dunque ne restano altre quattro- rispose deciso NIghtwing –Ma, aspetta, quanto tempo ancora abbiamo?- chiese poi, dubbioso
-All’incirca altre tre ore, a giudicare dalla lunghezza di quella candela. Ma sembra che non dovremo attendere ulteriormente- rispose il mago, indicando con la sigaretta fumante una figura vestita di rosa che avanzava saltellando verso di loro






Angolo dell'autore
In questo capitolo, ho introdotto non solo due delle personalità di Raven, ma ho anche fatto un'ampia digressione sul passato e sulla storia di Constantine, Zatanna, Nightwing, Starfire e delle rispettive relazioni. Alcune, come ho anticipato in passato, sono citazioni al fumetto Hellblazer, altre sono del tutto originali, altre fondono la serie tv e il fumetto e altre ancora sono omaggi al film "Constantine" del 2005 con Keanu Reeves. Spero il capitolo vi sia piaciuto, nel caso fatemelo sapere e per qualsiasi dubbio o chiarimento non esitate a chiedermelo

 

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Capitolo 10
*** Essere felici ***


-Lei dovrebbe essere la personificazione della sua felicità- suggerì Nightwing

-In sei anni, ad essere onesta, non ho mai visto Raven felice- disse Starfire, appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo

-Bene, visto che è la sua felicità forse non sarà necessario colpirla, inoltre è meglio evitare di causare traumi alle sue personalità, potrebbero ripercuotersi su di lei- disse il mago gettando la sigaretta e incamminandosi verso la ragazza ammantellata

-Ciao!- esclamò la figura abbracciandolo –E tu chi sei bel biondino? Che ci fai qui? Vuoi essere mio amico? Quelli chi sono?-

-Ciao Tesoro, mi chiamo John Constantine, sono un mago e certo che voglio essere tuo amico! Anche quelle persone, in un certo senso, vogliono esserlo-

-Oh mio Dio, John Constantine! Sei una leggenda nel mondo della magia! Quali incantesimi conosci? Usi magia vocale oppure usi i gesti? Sai usare la proiezione astrale? A chi ti ispiri? Io al Dottor Fate e a Zatanna Zatara e tu?- chiese la ragazza stringendo sempre di più la presa dell’abbraccio

-Calma, calma, una cosa alla volta tesoro- rispose il mago staccandosi dalla morsa della felicità di Raven – E ricorda, un mago non rivela mai i suoi trucchi. Ma se può renderti felice, o meglio, se può renderti ancora più felice di quanto tu non lo sia già, posso presentarti Zatanna- disse, cingendo il braccio attorno al collo della ragazza e conducendola dagli altri

-Oddioddioddio! Non ci posso credere! Tu sei Zatanna Zatara!- esclamò la ragazza, svincolandosi dal braccio di Constantine e saltando letteralmente in braccio alla mora –Mi fai un autografo? Ci facciamo una foto? Mi dai il tuo numero? Possiamo fare un incantesimo insieme?-

-Ehm, certo! Atrac e annep!- proclamò, materializzando un taccuino e una penna

-John, ma che le prende? Perché Trigon non si manifesta in lei, come ha fatto con quella col mantello rosso? E poi non si ricorda che ci conosciamo? Perché sembra essere la prima volta che mi vede- aggiunse la maga sottovoce, rivolgendosi all’uomo

-Non so come cazzo funzionino queste cazzo di personalità, ma sembrano essere entità del tutto a sé stanti, rispetto alla Raven normale-
-E quindi con lei come facciamo?- chiese ancora la maga, porgendo il taccuino alla ragazza, in totale fibrillazione per aver ricevuto l’autografo del suo idolo
-Basta che non facciamo manifestare Trigon in lei. Prima credevo che sarebbe stato meglio provocare quel bastardo, scatenando il sentimento dominante della personalità, ma dopo che la sua magia ha addirittura infranto il mio scudo, credo sia più saggio trattarla con le pinze. Del resto, questa è sempre la mente di Raven, Trigon ha molto potere, ma la sta solo parzialmente influenzando, altrimenti saremmo già andati incontro alla distruzione del mondo- disse il mago estraendo una sterlina d’argento dal suo portafogli –dobbiamo fare attenzione, ora abbiamo solo una moneta e un crocifisso d’argento, dovremo farceli bastare-

-Perché? Zatanna non può materializzare altre monete d’argento?- chiese Nightwing
-Purtroppo no, capo. Gli incantesimi alchemici, cioè quelli che hanno a che fare con i metalli non funzionano quando si è fuori dalla propria dimensione
Detto ciò, il mago lanciò in aria la monetina, a mo’ di “testa e o croce”, poi la porse alla ragazza, intenta a rimirare con libidine un foglio di carta con lo scarabocchio della sua ispiratrice: -Per te, regalo di Zio Johnny-

-Ma graz…!!!-
L’ammantellata di rosa non fece in tempo a ringraziare fin troppo amorevolmente il mago, che egli le tappò la bocca con una mano e con l’altra strinse il pugno di lei nel suo, in modo che non potesse lasciare la presa della monetina d’argento e diventare quindi immune all’esorcismo.

-Amen!-
Dopo aver pronunciato una lunga frase in latino, il mago lasciò la presa della ragazza, la quale, emettendo una fittissima coltre di fumo dalla bocca, si accasciò al suolo, aprendo il pugno e facendone rotolare fuori la monetina, che arrestò la sua scontrandosi con lo stivale di Starfire, la quale la raccolse delicatamente

-Speriamo che questa moneta le porti fortuna come quella di sei anni fa- commentò l’aliena

-Quale?- chiese incuriosito il biondo, scuotendo il pacchetto di Silk Cut, estraendone una sigaretta e accendendola

-Una monetina trovata da Beast Boy nel parco, sei anni fa, durante il sedicesimo compleanno di Raven, il giorno della profezia. Le disse che le avrebbe portato fortuna e in un certo senso fu così, perché seppur dopo molte peripezie, alla fine riuscimmo a sconfiggere Trigon- raccontò Starfire mettendo la moneta nel palmo della mano di Constantine, libera, dopo essersi portato la sigaretta alla bocca.

John Constantine espirò malinconicamente fumo, con la sigaretta incollata tra le labbra.

-Fermiamoci un attimo, dato che non è in arrivo nessun’altra di quelle squilibrate, sarà meglio fare una pausa, così almeno riuscirò a fumarmi una paglia per intero in santa pace- decise il mago, sollevando la coda del trench e sedendosi su una delle tanti rocce disseminate per il luogo

-Fammi capire bene, Constantine, perché dalle varie Raven usciva quello strano fumo? E perché a una hai coperto gli occhi e ad un’altra la bocca?- chiese Nightwing sedendosi accanto all’esorcista

-Beh, il fumo indica che il demone è passato allo stato aeriforme, in poche parole se n’è andato e si è tolto dal cazzo. E poi hai notato che il fumo è uscito dalle parti del corpo su cui io ho poggiato la mano, giusto? Devi sapere che non ho scelto casualmente dove appoggiarla. Secondo San Tommaso, gli occhi sono la manifestazione dell’ira di una persona, la bocca della gioia, quindi essendo loro le personificazioni di tali sentimenti, ho fatto due più due e ho esorcizzato Trigon attraverso il punto più vulnerabile del corpo delle varie Raven. Da lì è entrato e da lì uscirà-
-Dunque seguendo il tuo ragionamento, qualora dovessimo incontrare la personificazione della lussuria di Raven, per esorcizzare al meglio Trigon da lei, dovresti metterle una mano su… insomma su… ci siamo capiti-
-Sulla sua vagina, sì, lo puoi dire senza timore, siamo tra uomini. E detto tra noi, a quanto si racconta di te, sembra che ne abbia viste più tu in ventidue anni che io in quaranta- scherzò il mago aspirando l’ultima boccata della sua sigaretta e gettandola via

Nel frattempo Zatanna stava osservando il paesaggio intorno a lei, per capire quale direzione dovessero prendere una volta finita la pausa

-Disturbo?- chiese Starfire, sopraggiungendo alle spalle della maga

-Ah, assolutamente no. Stavo cercando di capire dove dovremmo dirigerci ora. Questo posto è tutto uguale-

-Veramente, vorrei chiederti una cosa. Ed è abbastanza privata, perciò non sentirti obbligata a rispondere-

-Dimmi pure- rispose Zatanna, portandosi in disparte assieme all’aliena, in modo che i loro discorsi non potessero essere ascoltati da Constantine o Nightwing

-Ho davvero bisogno di capire se tra te e Dick c’è ancora qualcosa. Insomma, so che forse non dovrei parlarne con te visto che sei la sua ex, ma quando ero nei Titani mi confidavo sempre con Raven. Le raccontavo tutto riguardo la mia incredibile cotta per Dick, all’epoca ancora Robin, e lei mi ascoltava senza batter ciglio. E’ pazzesco constatare che ormai quei tempi se ne siano andati per sempre. Però ora io non mi rivolgo a te perché ti consideri un rimpiazzo, ma perché in questo momento sei l’unica in grado di potermi capire veramente-

L’aliena vomitò letteralmente quelle parole. Senza esitazione né tentennamento, lasciando inevitabilmente a bocca aperta Zatanna, che per rispetto nei confronti della ragazza sentì l’esigenza di togliersi il cilindro. La invitò poi gentilmente a sedersi accanto a lei, su una roccia.
Era una situazione davvero strana, di quelle che si verificano di frequente tra ragazzini, ma davvero inusuale se rapportata all’età dei quattro ragazzi, che sommata superava abbondantemente il secolo di vita: i ragazzi seduti da una parte, le ragazze dall’altra.

-Come può mai esserci ancora qualcosa, Koriand’r? Siamo stati insieme un anno scarso, prima che egli si ritirasse dalla Young Justice e andasse a fare l’eroe solitario a Bludhaven, prima assieme a Batgirl, poi alla Cacciatrice e poi a chi cavolo ne so. E’ stata una relazione puramente passeggera, me la sono spiegata così: “non potevo avere Batman? Dovevo accontentarmi di Nightwing, il ragazzo meraviglia”. Ma ormai è finita, senza nessun rimpianto, siamo rimasti comunque ottimi amici. Ma tu, tu Koriand’r. Tu non sei come me. Io avevo ventisette anni quando mi sono messa con Dick. Entrambi venivamo da un periodo di profonde delusioni, sotto ogni punto di vista, ed entrambi cercavamo di colmare un vuoto-
-Se gli fosse importato qualcosa di me, non mi avrebbe tradita, anzi, non mi avrebbe mai abbandonata- disse Starfire, non riuscendo più a contenere le lacrime
-Kory…- sospirò la maga abbracciandola –tu non capisci cosa ha veramente passato-
 -E tu cosa puoi saperne? Tu non sei cresciuta con lui! Non sei stata la sua prima donna! Sono sicura che è stata con te solo perché… ah, lasciamo perdere- sbottò l’aliena
-Perché? Avanti, dillo, perché? Perché ho un bel culo? Perché ho le tette grandi? E allora potrei benissimo rigirarti la domanda: secondo te perché Dick Grayson è stato con te? Per la tua elevata intelligenza?- disse Zatanna, alterandosi
-Proseguiamo- decise Starfire, che fece per alzarsi dalla roccia su cui era seduta
-No, ora aspetti! E ascolti quello che cazzo ho da dirti! La maledetta verità!- esclamò Zatanna trattenendo la rossa e facendo cenno a John Constantine di aspettare a rimettersi in marcia
-Voglio raccontarti una cosa, Koriand’r, sta a te crederci o meno. Dopo che io e Dick facemmo l’amore per la prima volta, lui era molto giù di morale, quasi affranto. Gli chiesi cosa non andasse, cosa avevo sbagliato. Mi rispose che pensava a te, che non era giusto il fatto che lui era lì con un’altra donna, senza più alcun problema e tu su Tamaran, in balia di chi sa quale familiare stronzo. Capisci, cazzo? Uno che dopo essersi fatto la sua nuova ragazza, le dice di essere in pensiero e dispiaciuto per la sua ex! Non credo che un uomo a cui non fotte un cazzo dell’amore della sua vita faccia una cosa del genere. Lui ti ama, Koriand’r, come non ha amato nessun’altra, e questo te lo posso assicurare!-

Dopo una tale arringa, Zatanna, stremata, si allentò la giacca e si gettò letteralmente il cilindro in testa. Aveva dato tutto sé stessa, ma glielo doveva, non era giusto che un amore del genere dovesse finire per un nonnulla e lei era disposta a tutto pur di farglielo capire.

-Sei una vera amica, Zatanna. E io te ne sono davvero grata- disse Starfire gettandosi su di lei e abbracciandola talmente forte da farle ricadere il cappello

Mentre Zatanna si esprimeva, John Constantine aveva capito perfettamente qual era l’argomento della conversazione tra le due ragazze e cercò di non farlo arrivare anche a Nightwing

-Paglia?- propose il mago, avvicinando il pacchetto di Silk Cut al ragazzo
-No, grazie, Constantine, non fumo. Credevo lo avessi capito-
-Ah, eh, beh, credevo sentissi la necessità di fare un’eccezione. Poi queste sono Silk Cut Purple, a basso contenuto di catrame. Ma… beh, dimmi una cosa… tu non hai mai fumato?- chiese, alla ricerca disperata di un argomento di conversazione da propinare al moro per tenerlo impegnato e non lasciargli ascoltare la conversazione delle due
-A dire la verità, sì. A capodanno del 2013, quando ero nella Young Justice. Diamine, che ricordi. Facemmo una grande festa noi della YJ assieme a quelli della League e io, Wally West (Kid Flash), Garth (Tempest), Tim Drake (il nuovo Robin) e Roy Harper (Arsenal) andammo a bere di soppiatto  dopo la mezzanotte nel giardino della Hall of Justice. Tutto normale, mi dirai, certo, fino a quando Roy non caccia un cubano di tre metri! ahahah- rispose Nightwing sorridendo
-Ah, grandi! E… com’è andata a finire?- chiese ancora, gettando sempre un occhio alle due ragazze, le quali erano unite in un caloroso abbraccio
-Beh, diciamo che ce lo siamo fumato solo io, Roy, Wally e Garth. Tim era letteralmente morto di paura! Pensava a che guaio ci avrebbero fatto passare Batman, Superman o qualsiasi altro cazzone della League, se ci avessero scoperti! Ma per fortuna non è successo-
-Già- bofonchiò Constantine, per nulla interessato dalle esperienze tabagiste e alcoliche di Dick Grayson
-E non hai idea di quello che ho fatto quella notte! Merda, non so come ho fatto a non collassare-
-In che senso? Cosa hai fatto?-

Invece le esperienze sessuali del ragazzo meraviglia interessavano eccome a John Constantine

-La mia prima volta con Zatanna. Ah già… non ti offendi, vero?- chiese titubante
-No, no, affatto. Ma dimmi, non hai pensato a Starfire quella notte?- chiese alzandosi, per verificare la veridicità delle parole che la maga aveva pronunciato a Starfire poco prima
-Chi te lo ha detto? Zatanna, vero? Beh, sì. E ti assicuro, non era per l’alcool, anche se di solito quando mi sbronzo sono più sentimentale del solito, ma sono stato davvero male per lei. Non meritava tutto quello. Non meritava le crisi di un ritardato diciassettenne in andropausa precoce- scherzò ironicamente
-Beh, Richard, alla fine mi fa piacere che tutto si sia risolto per il meglio- disse il mago porgendogli la mano e aiutandolo ad alzarsi, dato che stavano sopraggiungendo Zatanna e Starfire ed era meglio tenerle all’oscuro dei loro discorsi
-Ma a proposito, che voto le dai?- aggiunse sussurrandogli all’orecchio, in modo da non far sentire la domanda alle ragazze
-Ad una come lei? Dieci!- rispose

John Constantine scoppiò a ridere. Dick Grayson: un nome, una garanzia, pensò.

-Credo sia arrivata l’ora di rimetterci in marcia, adesso. Basta con le stronzate- decise il biondo accendendosi una sigaretta








Angolo dell'autore
Questo capitolo chiude definitivamente la crisi tra Nightwing e Starfire (i fans della coppia possono esultare) che si riappacificano a tutti gli effetti, ma la strada per esorcizzare Trigon è ancora lunga...
volevo però chiarire ai lettori l'età dei protagonisti della nostra storia, per evitare incomprensioni
Zatanna quando respinge Raven è nella justice league ed ha 21 anni, mentre quando incontra per la prima volta Constantine lei ha 20 anni e John constantine 29 anni. Quando invece inizia la relazione con nightwing zatanna ha 27 anni e grayson 18
Nella storia attuale
Zatanna ha 31 anni
Nightwing 22 anni
Raven 22 anni
Starfire 23 anni 
Beast Boy 21 anni
John constantine 40 anni

 

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Capitolo 11
*** Tristezza ***


I quattro proseguirono per una lingua di terra sospesa per aria tra due archi di pietra. Non si riusciva a scorgere il fondo del burrone che si trovava sotto di essa.

-Qualunque cosa succeda, non guardate giù- ordinò Constantine
-Dick, quante altre ne mancano?- chiese poi

-Non lo so di preciso, se non mi sbaglio Vic e Gar mi raccontarono di quella col mantello rosso, quella col mantello rosa, quella col mantello arancione, quella col mantello lilla e quella col mantello grigio-

-Merda, altre tre. E mancano due ore. A meno che non ve ne siano state aggiunte altre. Quanto tempo fa quei due sono entrati nella mente di Raven?-

-Se non mi sbaglio, nove anni abbondanti fa. Non è vero, Kory?- rispose Nightwing, chiamando in causa la bella aliena
-Sì. Il primo anno dei Teen Titans, quanti ricordi- disse malinconica

-E dopo nove anni possiamo essere sicuri che non siano nate altre emozioni all’interno della sua mente? Insomma, voi che ci avete avuto a che fare più di me con lei, avete notato dei cambiamenti della sua personalità?-

-Signor Constantine, qualora ce ne siano stati, stia ben certo che lei non li ha lasciati minimamente trapelare né intuire- sancì Starfire

-John, rifletti. Prima Nightwing ha citato una personalità dal mantello lilla, che secondo la Bibbia è il colore della passione e del peccato. E’ possibile che dopo la sua esperienza sessuale, Raven abbia mutato carattere e quindi quella personalità si sia, in un certo senso… “evoluta”?- propose Zatanna

-Nah, non credo, Zee. Il lilla rappresenta la libido, il desiderio sessuale e quindi di conseguenza la passione. Ma per avere un mutamento sotto questo aspetto, Raven dopo essere andata con il velocista dovrebbe aver smesso di provare desiderio e diventare asessuata… Mmmh, la vedo dura, soprattutto dopo che ieri si è rincontrata con il tipetto verde, con cui credo abbia più di qualcosa in sospeso. Ma più che altro, Dick, sei sicuro che ne abbiano incontrate solo cinque? Mi sembra strano-

-Beh, John, se non ti fidi delle parole di Nightwing, puoi sempre chiedere al diretto interessato che sta facendo la guardia a Raven- propose ancora la maga
-E come? Dimentichi che la nostra magia qui è limitata?-
-Ma dai, John, non ricordi che l’acqua è il conduttore universale? E che la tequila che hai versato sullo specchio di Perseo contiene, seppur infima, una parte di acqua? E che cazzo, Constantine, ti mancano proprio le basi… E poi non ricordi che abbiamo già fatto quel tipo di incantesimo quella sera a Vinci, nella proprietà dei miei antenati?-
-Già, lui ha l’acqua, ma noi? Come facciamo a metterci in contatto con il verd… Aspetta, Vinci, Italia, 2010? No, per favore, ti prego, se non vuoi farlo per me, fallo almeno per loro due! Non farli assistere a cotanto spettacolo osceno!- implorò il biondo
-Non trovare scuse. E’ per il bene di Raven. E poi, che ti chiamano a fare Hellblazer, se poi ti vergogni di un’inezia simile?-
-Vattene affanculo, Z. Hai vinto- troncò corto Constantine, seccato

-Qualcuno potrebbe farci capire qualcosa anche a noi?- chiese timidamente Nightwing con il dito indice alzato, come a scuola

-Ah, è presto detto, capo. La signorina qui presente Zatanna Zatara mi ha convinto a compiere un incantesimo che ci metterà in comunicazione con lo gnomo verde, che si trova attualmente nella nostra dimensione, attraverso l’acqua. E ora mi chiederai: “e quindi?”. E quindi, se Beast Boy dispone dell’acqua della tequila che è versata sullo specchio per comunicare con noi, noi non abbiamo niente che contenga acqua che possa consentirci di entrare in comunicazione con lui, a meno che io non produca quella nota sostanza di rifiuto sintetizzata dall’apparato escretore umano, di colore giallo, contenente in parte acqua e definita molto finemente “piscio”- spiegò molto teatralmente Constantine

-Quindi noi comunicheremo con Beast Boy attraverso la sua urina, signor Constantine?- chiese dubbiosa Starfire

L’inglese annuì cupo, poi, adocchiata una zona di depressione nella terra, a mo’ di (ironia della sorte) vaso da notte, diede le spalle ai tre eroi e dopo essersi acquattato per bene, slacciatasi la cintura e con i gomiti larghi in modo da usare il trench come paravento, iniziò a produrre l’unica cosa che in quel momento avrebbe potuto metterlo in contatto con un'altra dimensione.

-Fatto- disse il mago voltandosi e richiudendo la cerniera dei suoi pantaloni –ora a te l’onore, Zee, io non ne voglio sapere più niente-

La maga sorrise spocchiosa e sicura di sé, avvicinandosi alla piccola pozza di liquido giallo. Poi, accovacciatasi dinanzi ad essa, vi ci fissò dentro intensamente e gesticolò energicamente, fino a creare una sorta di agitazione all’interno della pozza.

I quattro erano tutti intorno alla pozza, radunati come una tribù indiana intorno al fuoco.  John Constantine vi ci guardava dentro, scuotendo ironicamente il capo, con un sorriso quasi sconsolato in volto. NIghtwing e Starfire invece, molto più perplessi, fissavano l’urina agitarsi vorticosamente senza sapere cosa aspettarsi.

-Beast Boy!- urlò Zatanna

Il ragazzo, che era seduto con le spalle al muro in un angolo della stanza di Raven intenta a meditare, sentì la voce della donna provenire dallo specchio e fece per avvicinarvisi.
-Fermo! Avvicinati, ma non guardare assolutamente dentro lo specchio, altrimenti verrai risucchiato nella mente di Raven anche tu- disse la maga, avendo intuito il movimento che avrebbe fatto il mutaforma dopo aver sentito la voce proveniente dallo specchio
Udite quelle parole, il verde si arrestò immediatamente e, dopo aver dato una rapida occhiata all’empatica intenta a meditare e aver controllato che fosse tutto apposto, diede le spalle allo specchio e vi si avvicinò lentamente, strusciando per terra come un neonato

-Logan, ascoltami, sono John Constantine, mi serve un enorme favore. Devi ricordarti esattamente quante erano le personalità di Raven all’interno della sua mente e cosa simboleggiavano i colori che indossavano. Pensi di ricordarlo?-
 -Sì, sì, credo di sì. Allora… ricordo che ce n’erano all’incirca otto-
-Otto? Sei sicuro?- chiese palpitante Constantine, scambiandosi occhiate preoccupate con Zatanna e Nightwing
-Sì. La rossa era quella arrabbiata, la rosa quella felice, la grigia quella triste e timida, l’arancione quella tutta strana, la lilla quella lussuriosa, ma poi ne ricordo anche una con gli occhiali vestita di giallo, una col mantello marrone e una tutta entusiasta col mantello verde. Ma, se posso fare qualcosa, perché non mi lasciate entrare? Potrei esservi utile, già conosco quel posto-
-Mi dispiace, ma tu ci servi lì, quello che stai facendo è fondamentale, sappilo- rispose deciso Constantine
-Ma, dico davvero, io ero lì nove anni fa! Lasciatemi aiutar-

La conversazione fu interrotta da John Constantine, che calpestò con violenza la pozza di urina, facendola schizzare ovunque.

-Mi dispiace, so che vorrebbe aiutare, ma non abbiamo scelta. Se entrasse qui, solo Dio sa cosa potrebbe combinare con le varie personalità e come le potrebbe influenzare. Lui è legato a Raven diecimila volte in più di quanto lo siamo noi- disse, controllando che l’incantesimo fosse cessato e sputando all’interno della pozza.
Poi si mise in marcia con passo deciso, precedendo gli altri, che lo seguirono a ruota.

-Non essere troppo duro con Beast Boy, John Constantine. Non sai minimamente quello che ha passato e tutte le sofferenze che ha patito per amore di Raven- disse Starfire, per la prima volta dando del tu al mago inglese

Aveva sofferto molto, Beast Boy. Molto di più di quello che lasciava trapelare. Aveva sofferto per l’assassinio dei suoi genitori e per il totale disinteresse nei suoi confronti da parte del suo patrigno. Credeva infatti di essere l’unico ragazzo ricco e triste sulla faccia della Terra. “I soldi fanno la felicità? Una cazzata”, amava ripetere. Poi fu la volta della Doom Patrol, ma anche lì le cose non migliorarono più di tanto, visto che era costretto a sottostare agli ordini degli altri membri del team. Con la Doom Patrol aveva trovato una squadra, ma non una famiglia. Che invece trovò nei Teen Titans, quando a undici anni vi entrò a parte. Ma anche lì, le sofferenze non mancarono e la più grande di esse aveva come nome Terra.

Garfield Logan soffrì molto il suo tradimento, ma riuscì a superarlo grazie all’affetto dei suoi amici, fonti inesauribili di incoraggiamento e linfa vitale. Ma soprattutto, riuscì a superarlo grazie a Raven, quando capì che sotto il cappuccio che lo canzonava e sbeffeggiava quotidianamente, c’era una ragazza che in qualche modo teneva a lui e che era stata ferita al suo stesso modo dal tradimento della bionda europea. Cazzo, se Raven se l’era presa così tanto per il modo in cui Terra gli aveva spezzato il cuore, allora voleva dire che in qualche modo teneva a lui! Avrebbe voluto coltivare il suo vero amore, Garfield Logan, come avevano avuto modo di farlo Nightwing e Starfire, ma proprio a causa del primo non se ne fece più nulla, in quanto i Titani vennero sciolti. Era troppo facile, però, dare la colpa a Dick Grayson e alle sue crisi esistenziali, se davvero avesse voluto coronare il suo sogno d’amore avrebbe parlato con Raven, le avrebbe rivelato i sentimenti che provava per lei, ma così non fu. Ora gli rimaneva un’ultima possibilità per parlarle e dirle la verità, ma tutto ciò era nelle mani di un fumatore accanito in trench e una prestigiatrice che aveva voluto puntare un po’troppo in alto.

-Perché, lui sa quello che ho passato io e tutte le sofferenze che ho patito nel corso dei miei quarant’anni di merda?- disse nervoso Constantine accelerando il passo

Mentre discutevano, i ragazzi non si accorsero della presenza di una piccola figurina seduta sul bordo della lingua di terra, con le gambe penzoloni nel vuoto. Coperta da un mantello grigio.

Nightwing se ne accorse e cercò di richiamare l’attenzione di Constantine, che guidava il gruppo, tirandogli un braccio:- Constantine, credo che abbiamo incontrato la sua tristezza-

-Alt. Studiamo bene il piano- ordinò Constantine girandosi di faccia ai tre ragazzi –Con quella incazzata abbiamo sbagliato a provocarla facendola arrabbiare ancor di più e stavamo per compiere lo stesso errore con quella felice, quando Zatanna le ha firmato l’autografo. Quindi, ora dobbiamo comportarci in maniera del tutto opposta al sentimento che lei vuole esprimere, e siccome lei è triste, voglio tutti con un bel sorriso stampato a trentadue denti, d’accordo?-

Gli altri annuirono convinti.

-Vado avanti io- si propose Nightwing –so come trattare con la sua tristezza-
-Già. Fai bene. A volte mi dimentico di essere il classico tipo che ha la completa sfiducia nei confronti del mondo, uno di quelli che se andasse a parlare con una persona già triste di suo, non farebbe altro che spingerla ad uccidersi- commentò sarcastico il mago accendendosi una sigaretta

Nightwing si avvicinò alla tristezza di Raven, per poi sedersi accanto a lei. La ragazza lo osservò con la coda dell’occhio e poi lo degnò di una rapidissima occhiata.
-Ciao, Raven, posso sedermi?-
La ragazza non rispose, indifferente.

-Sai, Rae, stavo pensando… Ma ti ricordi di tutte le cose che ha combinato Garfield a Tokyo? Di tutte le figure di merda che ha fatto? E di quando si dava tutte quelle arie quella volta che divenne la “bestia”?- disse sorridendo Nightwing

La ragazza si girò lentamente dalla parte del ragazzo, lasciando cadere una lacrima dal suo occhio destro, che raggiunse velocemente la guancia, venendo poi asciugata dal vento, che la scosse via dalla ragazza, facendola cadere sul petto del ragazzo meraviglia, laddove aveva disegnata la figura stilizzata di uno sparviero azzurro
-Richard… Garfield quella volta mi ha salvata…- disse poi la ragazza con un filo di voce

-Merda- sibilò Constantine stringendo in mano la monetina d’argento e sputando violentemente la sigaretta da bocca

La ragazza fece per saltare addosso a Nightwing, con tutti e sei occhi demoniaci aperti e i tentacoli neri pronunciati, ma fu preceduta da John Constantine che, sorpresala alle spalle le tolse il cappuccio e le incastonò la moneta d’argento contro la fronte, premendo fortemente con tutto il palmo della mano, facendone fuoriuscire un denso fumo grigio e facendo urlare l’impossessata di dolore

-In nomine patris et filii et spiritus sancti, extinquatur in te omnis virtus diaboli per impositionem manum nostrarum et per invocationem gloriosae et sanctae dei genetricis virginis Mariae!-

Finto l’esorcismo, del fumo ancor più denso fuoriuscì dalla fronte della ragazza, che giaceva distesa, quasi in estasi.  Vicino a lei, John Constantine, stremato dalla fatica, giaceva anch’egli steso con la schiena per terra e con lo sguardo rivolto alle innumerevoli luci incastonate nella volta oscura della mente di Raven.

-Non so come ringraziarti, Constantine, anzi, se vuoi accettare le mie scuse…- disse grato Nightwing porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi
Il mago invece di sollevare il braccio con la mano protesa, per accettare l’invito di Nightwing, sollevò il braccio con dito medio della mano sinistra sollevato:- Vaffanculo, Dick. E vaffanculo anche a te, rossa. Cazzo mi fai la morale su Beast Boy, chiedendomi di farlo entrare, se poi il tuo stesso ragazzo stava per farsi ammazzare! Spero sia chiaro che da adesso in poi le decisioni le prendiamo io e Zatanna- disse, alzandosi con le sue forze e scuotendo via la terra dal trench e dai pantaloni

-Scuse accettate, Grayson, tutti possiamo fare degli errori –disse poi Constantine poggiando una mano sulla spalla del ragazzo meraviglia –L’importante è che abbiate capito che questo non è un gioco. Paradiso e inferno sono qui e noi dobbiamo agire con la massima prudenza. Detto questo, sarà meglio rimettersi in marcia- conculse, dando una rapida occhiata al suo orologio da polso e tirandosi giù la manica del soprabito



Angolo dell'autore
Se avrete visto l'episodio "le tenebre della mente", capirete subito quali sono le personalità citate, altrimenti lo scoprirete nei prossimi capitoli. Per quanto riguarda le origini di Beast Boy, ho scelto di dargli le origini fumettistiche e non quelle presentate in Young Justice (per chiunque abbia visto la serie), che sono quelle che più si addicono alla mia visione del personaggio.
Fatta questa precisazione, spero che il capitolo vi sia piaciuto, per qualunque dubbio scrivetemi e alla prossima!

 

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Capitolo 12
*** Ozio letterario ***


-E ora?- chiese dubbiosa Starfire, alla vista di un bivio
-Ora non lo so- rispose Constantine guardandosi intorno
-Di là- disse Zatanna indicando la strada a sinistra –Sento delle voci-

La maga ci aveva visto, o meglio, sentito giusto. Lungo quella strada, due delle personalità di Raven, una col mantello arancione e una col mantello marrone, erano adagiate al suolo, con la schiena appoggiata ad una roccia, l’una di fianco all’altra.

-E queste adesso chi sono?- chiese Nightwing
-Devono essere quella strana e quella pigra, non è difficile, lo si può evincere dalla loro voglia di non fare un cazzo- commentò sottovoce Constantine

-Ehi, voi!- urlò quella col mantello arancione, accortasi della presenza dei quattro eroi –vedete di lasciarci in pace e non rompeteci le palle!- disse poi, ruttando

-Beh, molto raffinata, oserei dire- scherzò Zatanna
-Un comportamento così soave l’ho riscontrato solo a Themyscira da Donna Troy e le altre amazzoni- continuò con il sarcasmo Nightwing

-Sì, sì, però scherzeremo dopo. Abbiamo poco tempo e queste sono le Raven più inoffensive. Meglio non perdere tempo ed esorcizzarle subito, prima che Trigon possa attaccarci. Grayson, andiamo noi due- disse il mago

-Basterà una scarica elettrica dai miei bastoni da escrima a stordirla?- chiese insicuro Nightwing
-Dovrebbe- rispose disinteressatamente l’esorcista

I due si posizionarono in piedi davanti alle ragazze sedute per terra, Constantine davanti a quella col mantello arancione, intenta ad ispezionarsi il naso, e Nightwing davanti a quella col mantello marrone, che dormiva profondamente. Il ragazzo meraviglia aveva appena attivato i suoi bastoni da escrima, che lampeggiavano di un’intensa luce blu, mentre il mago stringeva nel pugno destro un piccolo crocifisso argenteo, che si mise in una delle tasche del suo trench quando la personalità rappresentante il lato più strano di Raven si accorse della sua presenza

-Sei ancora qui, fottuto esorcista?- disse, togliendosi il dito dal naso

-Ora!- gridò Constantine, afferrando la testa della ragazza seduta con entrambe le mani e dandole una poderosa ginocchiata in pieno volto, che le frantumò il setto nasale e la fece stramazzare al suolo a faccia in giù, mentre nello stesso tempo, la Raven addormentata col mantello marrone era stata investita da una fortissima scarica elettrica, proveniente dal bastone da escrima del ragazzo meraviglia, che la tramortì all’istante.
-Fanculo. Tra le personalità, questa è quella che più mi sta sul cazzo –disse il mago rifilando un ulteriore calcio alla ragazza sanguinante
-Comunque bel lavoro quei bastoni potenziati, Dick-
-Merito di Lucius Fox. Anche lui fa vere e proprie magie-

-Vediamo, ora su quale parte del corpo dovrò insistere col rituale? Merda, su quella incazzata la parte vulnerabile erano gli occhi, su quella felice la bocca, quella triste il capo… e questa?- si chiese Constantine, giocherellando col piccolo crocifisso
-Non farti troppi problemi, John Constantine. Con l’igienista agisci sul naso, mentre con la dormigliona sulle palpebre, non ci vuole molto, è il punto del loro corpo su cui hanno insistito più a lungo fino ad ora- rispose spocchiosamente Zatanna
-Già…-

Constantine si avvicinò alla Raven col mantello arancione, la squadrò severamente, poi con estrema freddezza le tirò il cappuccio con forza, tenendola sospesa dal suolo, in modo che il sangue che si era accumulato sulla sua faccia potesse defluire. La ragazza, non interamente priva di sensi, tossì affannosamente in cerca di ossigeno, dato che il mago la stava quasi strozzando per tenerla sospesa dal suolo grazie al cappuccio. Non appena il sangue proveniente dal setto nasale della ragazza diminuì, l’esorcista decise di ricollocare nuovamente Raven a terra, con la sua mano sinistra ad impedire che il naso rotto della ragazza toccasse il suolo. Così, con la mano sinistra che reggeva quel che restava del naso di Raven e la mano destra che manteneva il crocifisso e la nuca a contatto, l’esorcista inglese diede inizio all’esorcismo, il cui risultato non fu solo la liberazione della ragazza arancione da Trigon, ma anche una mano completamente ricoperta di sangue.
-Ecco qua, lo sapevo, quasi quasi rimpiango i tempi in cui indossavo i guanti- disse il mago pulendosi la mano sullo stesso mantello arancione dell’esorcizzata

Dopo aver fulminato con lo sguardo Zatanna, che aveva accennato una risata, l’esorcista si diresse verso la Raven col mantello marrone che giaceva svenuta a terra e le afferrò delicatamente entrambe le palpebre con il pollice e indice di entrambe le mani.
Terminato anche il secondo esorcismo, Constantine finalmente poté estrarre dalla tasca interna del soprabito il pacchetto delle sue amate Silk Cut e l’accendino, libero di dar sfogo al suo vizio del fumo.

-Certo che è stato facile, vero?- disse Nightwing

-Nessuno ha detto che non lo sarebbe stato. Ora il difficile è rientrare nel tempo- rispose Constantine

-Perché, scusa? Se ci resta poco tempo, basta rimettersi in contatto con Garfield alla torre e chiedergli di non far bruciare lo specchio-

-Non è così semplice. Bruciare lo specchio serve a non far arrivare Trigon nella nostra dimensione, ma comunque se rimaniamo nella mente di Raven troppo a lungo potremmo traumatizzarla permanentemente. Quindi ci conviene trovare alla svelta le rimanenti personalità ed esorcizzarle-
-Quanto tempo ancora ci rimane?- chiese preoccupata Starfire
-Circa un’oretta, tesoro- rispose deciso il biondo, dando una rapida occhiata al suo orologio e sbuffando fumo

-John, mi sa che abbiamo trovato la trovato la prossima personalità- disse Zatanna indicando un punto in lontananza
-Chi? Ma non c’è nessuno lì, è solo una roccia-
-Ma come? Non vedi che c’è una ragazza con un mantello giallo seduta su quella roccia?-
-In realtà no, evidentemente non riesco a distinguere dove finisce la roccia e dove inizia la cosiddetta ragazza. E sia ben chiaro, non fate battute sulle probabili cause della mia miopia- precisò aspirando una boccata di fumo

-Non preoccuparti, Constantine, nessuno di noi si abbasserebbe a tanto. Ora andiamo a scoprire se Zatanna ha ragione- disse Nightwing precedendolo a passo svelto, incamminandosi nella direzione della ragazza, seguito a ruota in volo da Starfire.

Anche Zatanna seguì a ruota la coppia di eroi, ma non prima di aver agitato il pugno chiuso dinanzi all’inglese, il quale gettò a terra la sigaretta ormai consumata e rispose al gesto provocatorio della maga con un deciso dito medio.

-E che cazzo! Aspettatemi almeno, dannazione!- esclamò Constantine muovendosi a passo svelto per accodarsi ai tre eroi

Raggiunta la roccia incriminata, i quattro dovettero effettivamente constatare che sopra di essa vi era seduta con le gambe incrociate una ragazza coperta da un mantello e un cappuccio giallo, intenta a leggere un libro, che nascondeva tra le pieghe del lungo abito, quasi non volesse far sapere ad altri cosa stesse facendo

Constantine la squadrò attentamente con espressione seria, poi si aggiustò leggermente il nodo della sua cravatta, infine con le mani affossate nelle tasche del trench, dopo essersi affiancato alla destra della ragazza, le rivolse parola:-Cosa leggi?-

Udite quelle parole, la ragazza alzò lievemente la pupilla del suo occhio destro per scrutare il suo interlocutore, dopodiché, quasi con timore e rassegnazione, chiuse il libro, mettendovi però il dito indice all’interno per mantenere il segno della pagina, e mostrò la copertina a John Constantine

-Paradiso Perduto. John Milton- lesse intensamente il mago

-Cazzo ti vai a leggere? Non lo sai che a leggere sono solo le sfigate che non si troveranno mai un ragazzo in tutta la loro fottuta vita!? Ma poi leggessi qualche cosa di interessante! Invece no, solo stronzate per tipette depresse e anticonformiste del cazzo come te? A me mi verrebbe voglia di insegnarti a vivere, se solo te lo meritassi- disse Zatanna, con gli occhi incendiati e il tono più polemico e accusatorio che avesse mai usato in tutta la sua vita

-Veramente, veramente, veramente, “a me mi” è un errore grammaticale. E’ una forma scorretta da usare- cercò di controbattere la ragazza con un filo di voce, stringendo a sé il libro, schiacciandolo contro il suo petto, come se fosse la cosa più preziosa cui disponesse

-Ma sentila! Cerca anche di correggermi e crede di sentirsi superiore solo perché legge quattro parole su quattro fogli di carta con cui non mi ci pulirei manco il culo! E poi sai una cosa? Lascia che ti parli da sorella maggiore, farò anche errori grammaticali, ma almeno dei ragazzi li ho avuti, a differenza tua- disse la mora, sorridendo beffarda

La ragazza aveva ormai le lacrime agli occhi, che erano pronti a straripare come un fiume in piena. Se solo ne avesse avuta la forza.

-Ora John!- esclamò Zatanna

Il mago si fiondò sulla personalità vestita di giallo, schiacciandole il suo crocifisso argenteo contro la tempia sinistra e recitando la formula per esorcizzare la presenza demoniaca di Trigon dalla sua mente:- In nomine patris et filii et spiritus sancti, extinquatur in te omnis virtus diaboli per impositionem manum nostrarum et per invocationem gloriosae et sanctae dei genetricis virginis Mariae!-

Finito l’esorcismo, la ragazza cadde dalla roccia su cui era acquattata, colpendo violentemente la terra con la tempia destra, dalla quale usciva un denso fumo grigio, così come da quella sinistra

-Bel lavoro, Z. Non mi sarei mai aspettato un’improvvisazione così efficace da parte tua- disse il mago facendole l’occhiolino
-John, è da quando siamo entrati qui dentro che ripeti incessantemente che non dobbiamo assecondare le personalità e che dobbiamo comportarci all’opposto per sconfiggerle. Non sono ritardata, sai?-
-Beh, però sei molto abile nell’uso del turpiloquio, a quanto ho visto. Molto efficace nell’indebolire le varie Raven possedute da quel cornuto bastardo di Trigon. Ma dimmi una cosa, per caso nella scelta delle parolacce ti sei ispirata a Pasolini oppure Ennis? Perché di tutte le parolacce che ho sentito, ti mancava solo “figlia di una bocch…” per completare la collezione degli insulti preferiti da quei due cazzutissimi scrittori- scherzò Constantine aprendo il pacchetto di sigarette, estraendone una e porgendolo a Zatanna
-Nah, no grazie, John. Ma quando saremo fuori da questa storia, ti prometto che ci fumeremo una Silk Cut assieme-
-Ci conto, sai? Ma tutto ciò dipende da un microscopico dettaglio: se saremo fuori da questa storia- disse il mago avvicinando la fiamma del suo accendino all’estremità della sigaretta, accendendola





Angolo dell'autore
Innanzitutto chiedo scusa per il macroscopico ritardo con cui ho aggiornato, sono davvero mortificato
Per quanto riguarda questo capitolo, spero abbiate colto la citazione a Pasolini ed Ennis, mi sentivo in dovere di farla XD, comunque ho deciso di mettere i puntini sospensivi nel citare quell'ingiuria perchè ho ritenuto troppo volgare riportarla per intero. Per il resto, come avrete notato, mancano solo due personalità da esorcizzare, ma ce la faranno entro il tempo limite? E' una frase fatta, lo so, ma... lo scoprirete nel prossimo capitolo!

 

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Capitolo 13
*** Usare la forza ***


-Maledizione, è più di mezz’ora che camminiamo, di questo passo non ce la faremo mai- sbottò Nightwing
-Già, anche volando più in alto non riesco a vedere nessuna delle altre Raven. Come faremo se non dovessimo farcela in tempo, Constantine?- chiese preoccupata Starfire
-Saremo costretti a una molto virile ritirata, tesoro, ovvero fuggire un secondo prima che lo specchio prenda fuoco- rispose l’inglese sbuffando fumo
-John, mi sa che dovresti dire loro anche il vero motivo del perché hai messo quella candela lì sopra- gli sussurrò Zatanna
-Vabbè, dai, avevo paura che Trigon potesse ucciderci ed uscire dallo specchio, non mi sarei mai aspettato di trovarmi queste otto pazze in questo cazzo di posto-
-Quindi John Constantine aveva paura? Paura che Trigon potesse ucciderlo e che potesse a poco a poco uscire dalla mente di Raven? E quindi ha pensato di arginare la sua graduale uscita con una candela? Ho capito bene?- scherzò Zatanna cingendo il braccio sinistro attorno al collo dell’uomo, scompigliandogli poi i capelli dorati
-Non scherzare, Zee. Sai bene che se dovessi morire qui dentro, loro tre non salirebbero a prendermi. E non scenderebbe neanche Lui. Questa è terra di nessuno, tesoro-
-Questo posto non mi piace, ragazzi. E’ più buio di prima- disse ancora Nightwing, indicando dei corvi appollaiati su un albero, dall’aspetto nero e inquietante
-E neanche lui, Dick- rispose Starfire accennando ad una strana figura di pietra che muoveva verso di loro, con uno sguardo minaccioso
-Merda… E ora chi cazzo è questo?- disse preoccupato Constantine quando l’uomo di pietra sguainò una lunghissima spada
Il guerriero di pietra si lanciò a testa bassa sui quattro ragazzi, attaccando per primo l’esorcista inglese, che schivò miracolosamente un fendente, gettandosi a terra. A difesa del biondo intervenne Nightwing, che iniziò a colpire il mostro con i suoi bastoni da escrima, parando e infliggendo colpi, che però si rivelarono inefficaci, così come un calcio rifilatogli alla testa, che avrebbe tramortito chiunque, tranne una persona fatta di dura pietra. A difesa dell’amato intervenne la rossa aliena, che cercò prima di affrontarlo corpo a corpo e poi, dopo aver preso le distanze in volo, scagliandogli contro i suoi starbolts.
-Ma cosa ha da ridere questo?- disse rabbiosa l’aliena
-Ridere? Questo tipo mi inquieta in una maniera assurda con il suo sguardo-
Il mostro parò prima uno starbolt di Starfire con la sua spada, per poi bloccare un destro di Nightwing, gettandolo a terra. Dopodichè, la sua testa si rivoltò, mostrando ai suoi due avversari il suo vero volto, o meglio, i suoi veri volti. Da una parte un minaccioso sguardo torvo e dall’altra un bizzarro sorriso beffardo.
-Ha due volti, il bastardo, ma non temere. Non è la prima volta che affronto gente con due facce- disse Nightwing, sferrando un poderoso colpo di bastone al mostro, che non gli causò alcun danno, ma che al contempo spezzò l’arma del ragazzo meraviglia
Il guerriero di pietra fece per avvicinarsi con la spada protesa verso il ragazzo per dargli il colpo di grazia, ma non vi riuscì, a causa di un calcio volante ricevuto nella zona ventrale, che lo atterrò.
-Grazie, tesoro- disse Nightwing, ancora mezzo tramortito, accogliendo una mano che gli era stata offerta per aiutarlo a rialzarsi
-Tesoro? Moretto, apprezzo i tipi coraggiosi e spavaldi come me, ma non credi di stare correndo un po’ troppo?-
-Ma chi…- sussurrò il ragazzo meraviglia, che subito staccò bruscamente la mano da quella della persona che gli aveva salvato la vita, dopo essersi accorto che non si trattava di koriand’r
-Devi migliorare il tuo stile di lotta, moro, sei troppo prevedibile, fai sempre le stesse identiche mosse! Possibile mai che tutti i visitatori che giungano in questo posto siano delle autentiche schiappe nel combattimento? Possibile che debba essere sempre io a salvarli?-
-Bene, questa è la Raven cazzuta e vogliosa di menare le mani. Quindi ora dovrei dirle che nel corpo a corpo pure la figlia di mia sorella potrebbe batterla. Vero, mezza sega?- disse Constantine, rivolgendosi alla ragazza ammantellata di verde, dopo una breve corsa per raggiungerla
-Prego?- chiese stupita la ragazza
-Fai schifo. Lotti di merda e prima hai avuto solo culo. Ti cagheresti addosso anche solo alla vista di un peso mosca. Ah, e vaffanculo- sancì poi il mago premendole ciò che rimaneva del suo crocifisso contro il bicipite, recitando la formula dell’esorcismo, che andò a buon fine, lasciando la ragazza in trance, in una nuvola di fumo
-Ora mi sono proprio rotto il cazzo di queste buffonate. Voglio solo mettere il culo nella mia casa di Londra e farmi una birra. Troviamo alla svelta quell’altra troia e leviamoci dalle palle- ingiuriò Constantine, accendendosi con rabbia una sigaretta
-John, credo che dovremo per forza attraversare quella specie di arco laggiù per trovarla, siamo giunti alla fine della nostra strada- disse Zatanna, indicando una specie di porta, sormontata da decorazioni gotiche
-Tornate indietro! Tornate indietro! Tornate indietro!-
Era la voce di Raven, ma proveniva da uno stormo di corvi che si era frapposto minacciosamente tra i ragazzi e la porta. Essi presentavano sei occhi rossi, tipici dell’aspetto demoniaco di Raven. E non avevano intenzioni amichevoli
-Ma davvero? Potrei scoppiare a ridere anche subito. Ho affrontato ben altro, demoni potentissimi, la stessa morte. Mi sono tagliato le vene , per poi ingannare il diavolo in persona. E dovrei avere paura di quattro uccelli? Ora mi avete fatto proprio incazzare- sancì il mago, digrignando i denti e scagliando il mozzicone della sua sigaretta contro uno dei corvi, colpendolo in pieno volto. A causa di ciò, l’intero stormo si smosse, attaccando i ragazzi.
-Obsidete Corvi!- urlò l’inglese in latino, con le vene del collo visibilmente ingrossate per lo sforzo, paralizzando gli uccelli.
Dopo aver pronunciato l’incantesimo, John Constantine passò in mezzo allo stormo di uccelli, sospesi a mezz’aria, per verificarne la riuscita. Dopodiché, sputò su uno di essi e fece cenno a Zatanna di seguirlo attraverso la porta.
-Mancano sì e no dieci minuti, veloci! Su!- esortò il mago, attraversando la porta
-Eccola!- urlò Starfire dall’alto, indicando una ragazza vestita di viola, stesa su un fianco su una roccia –Andiamo!-
-Non abbiamo tempo per renderla vulnerabile attraverso le nostre parole come abbiamo fatto con le altre. Dovrò agire in maniera diretta, toccando proprio là, naturalmente non sei gelosa, vero Zee?- chiese il mago col fiatone, rivolgendosi alla ragazza che gli correva affianco
-Sì, Constantine, sono gelosa perché tu indossi scarpe normale e non questi tacchi di merda. Non ce la faccio più, vai avanti e fai quello che devi, mi fido di te-
-Sai che ti amo, vero Zatanna?- disse il biondo, accelerando poi il passo
Dopo aver raggiunto l’ultima personalità rimanente, la lussuria di Raven, l’esorcista la squadrò severamente, riprendendo fiato e passandosi una mano tra i suoi biondissimi capelli bagnati. I due si scambiarono due sguardi profondamente diversi, il primo trasudava malizia e desiderio, mentre l’altro invece non nascondeva una rabbia incontrollata e smisurata. Constantine estrasse il crocifisso dalla tasca, stringendolo forte nel pugno, rischiando quasi di frantumarlo. Dopodiché si scagliò sulla ragazza a terra, comprimendole con la mano destra il crocifisso contro l’ apparato genitale, con la mano sinistra che le strozzava la gola e con la testa a bloccare la spalle destra di lei, per impedirle ogni movimento
- In nomine patris et filii et spiritus sancti, extinquatur in te omnis virtus diaboli per impositionem porca troia!!!-
Constantine cadde a terra in ginocchio, reggendosi la mano destra con quella sinistra. Il crocifisso argenteo si era completamente fuso e aveva ustionato la mano del mago, che lanciava urla disumane.
Nel frattempo erano arrivati anche Zatanna, Starfire e Nightwing, e proprio la prima, dopo aver assistito all’orrida scena, si fiondò accanto all’uomo inginocchiato dal dolore:-John! Ti prego, stai bene?-
-Sono stato meglio, Z. il bastardo sta facendo resistenza, sa che se esorcizziamo anche lei è fottuto, mentre se non ci riusciamo potrebbe nuovamente impossessarsi delle altre. Dobbiamo risolvere la questione in fretta, ci manca poco tempo- commentò il mago dando una rapida occhiata al suo orologio da polso –cinque minuti- aggiunse poi, sfilandoselo
Con la mano destra fuori uso, il mago si lanciò nuovamente sulla ragazza, che nel frattempo aveva invano provato a rialzarsi. Le pestò la mano sinistra con un piede per impedirle di reagire, poi, mantenendo l’orologio per il cinturino con la mano sinistra, compresse il quadrante argentato di esso contro la vagina della ragazza, che urlò di dolore.
- In nomine patris et filii et spiritus sancti, extinquatur in te omnis virtus diaboli per impositionem manum nostrarum et per invocationem gloriosae et sanctae dei genetricis virginis Mariae!-
Constantine stacco subito la mano e rotolò via dalla ragazza, che ora ribolliva come un vulcano attivo. Dopo pochi secondi tutto si quietò. I tre ragazzi che erano stati a guardare erano in preda al panico: l’esorcismo era riuscito? Bastò un braccio alzato del mago a far capire loro che era andato tutto per il verso giusto e a far accendere il loro entusiasmo.
-Correte verso la porta!- ordinò Zatanna a Nightwing e Starfire, che obbedirono senza discutere –John! Come stai? Dobbiamo andarcene!- disse poi al biondo, aiutandolo a rialzarsi
-Aspetta Zee, devo recuperare l’orologio-
-Che cazzo te ne fotte dell’orologio? Dobbiamo correre, altrimenti per Raven saranno guai grossi- disse spingendolo nella direzione della porta
Constantine non se lo lasciò ripetere due volte: abbandonò a malincuore l’orologio nella mente di Raven e corse a tutta velocità assieme alla ragazza, che si era tolta le scarpe per correre più veloce.
-Presto! Dai!- incitò ancora Nightwing, quasi giunto a destinazione
Con un ultimo prodigioso scatto finale, Constantine e Zatanna passarono attraverso la porta, precipitando nuovamente nella stanza di Raven
Alla vista di quella scena, Beast Boy, letteralmente a bocca aperta si fece il segno della croce, con entrambe le braccia che gli tremavano
-Non ringraziare Lui, Logan, è merito nostro se Raven è salva- disse poi con la candela in mano, facendo entrare a contatto lo stoppino con la tequila presente sullo specchio –Direi che abbiamo vinto. Possiamo festeggiare-

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Capitolo 14
*** La quiete dopo la tempesta ***


Udite quelle parole, Raven interruppe la meditazione e corse verso Constantine, abbracciandolo. Poi fu il turno anche di Zatanna, Nightwing e Starfire, che non ricevettero meno affetto rispetto al mago

-So che non è propriamente nel tuo DNA, Rae, ma ricordi l’ultima volta che abbiamo sconfitto Trigon cosa abbiamo fatto?- chiese ironico Beast Boy
-Ragazzi, ricordatevi che io non ho fatto nessuna festa per i miei ventidue anni, quindi mi sa che è arrivato il momento di rimediare- rispose sorridente

Constantine e Zatanna fecero per andarsene, con lo scopo di lasciare i quattro ragazzi ai loro festeggiamenti, ma furono bloccati dall’empatica
-Dove andate? Prima proponete di festeggiare e poi ci abbandonate così? Non sia mai che gli eroi della giornata non presenzino alla mia festa! Rimanete con noi! Faremo la festa stesso stasera e potrete invitare anche i vostri amici!- esclamò poi cordialmente
-D’accordo, Raven, sai bene che non amo farmi pregare- accettò Constantine sorridendo

-Sai, John?- disse Zatanna, uscendo dalla stanza di Raven assieme al mago –secondo me dovresti mangiare di più. E’ incredibile quanto si evidenzi il tuo volto scavato ogni volta che sorridi. E quella barba di certo non aiuta-
-Io non sorrido, io faccio buon viso a cattivo gioco. E comunque dovrei lasciarmela crescere, secondo te?-
-Sei impazzito? Questa è la tua lunghezza ideale! Semmai raditi ogni tanto, ma non lasciarla crescere più di così!- ordinò la mora
-Altrimenti?-
-Altrimenti non riuscirei mai più a baciare il volto di John Constantine- rispose maliziosa
-Sai, Zatanna, a parte gli scherzi- iniziò Constantine, sedendosi assieme alla ragazza sul divano della Main Ops Room –credo che questa avventura abbia fatto bene alle nostre anime, o almeno alla mia. Anche solo per un attimo, infatti, sono riuscito a guardare il mondo con un occhio meno sfiduciato. Merito tuo e dei ragazzi… insomma, so di non riuscire a spiegarlo bene, ma grazie per essere qui, Z-
-Oh Constantine, non dirmi che stai facendo il sentimentale pur essendo sobrio? Sai cosa penso riguardo il perché ci siamo innamorati, nonostante mio padre si opponesse alla nostra relazione? Penso che sia stato proprio l’essere così simili che fa funzionare le cose tra di noi. Pensaci, tutti gli altri con cui sono stata non erano altro che comunissimi uomini, per questo non ha funzionato. Ma tu, John Constantine, il tuo essere comune e diverso allo stesso tempo, il tuo affrontare la vita normalmente pur avendo tutto a disposizione… E’ stata questa la cosa che mi ha fatto innamorare di un biondino di ventisei anni capitato non so come in casa mia nello studio di mio padre, la prima volta che ci siamo conosciuti- disse la maga, accarezzando con il guanto bianco vellutato della mano destra la guancia sinistra dell’inglese, coperta da un sottile strato di barba bionda e poggiando delicatamente la sua testa contro la spalla dell’uomo, che le tolse il cilindro e le baciò delicatamente la fronte

Nel frattempo, anche Nightwing e Starfire avevano cercato un momento di intimità, trovandolo salendo sul tetto della torre.
-Venivamo qui spesso, Kory- disse malinconico Nightwing
-Le cose importanti, Dick, quelle che veramente contano e significano qualcosa, non passano mai. Ecco perché dopo cinque anni siamo ancora qui-
-Io sento di doverti dire qualcosa, Kory, sento che tu meriti davvero una spiegazione-
-Io non te l’ho mai chiesta, Richard. Non devi né giustificarti, né discolparti. Quando sono venuta su questo pianeta, ho promesso a me stessa che avrei accettato e rispettato tutte le usanze di questo pianeta. Nessuna esclusa. Compresa questa tua decisione, che il tempo mi ha fatto guardare con occhio sempre meno severo-

Nightwing accennò una smorfia di comprensione, pose un braccio attorno alla vita di Starfire, e assieme scesero le scale che portavano al salone principale

-Allora, Dick, chi invitiamo stasera?- disse Constantine, seduto sul divano accanto a Zatanna, quando vide i due eroi entrare
-Credo gli ex Titans-East, Batgirl, Robin, Spoiler, Jericho, Wonder Girl, Donna Troy e naturalmente Wally. Poi basta, altrimenti non ci stiamo nella torre- concluse sorridendo –E voi?-
-Ah io non ne ho idea, devi chiedere a Zatanna. Io non sono molto pratico di vita sociale. E non è che mi siano rimasti molti amici… a proposito, ora che ci penso, Zee, lo invitiamo Zachary?- chiese ironico
-Neanche per idea, Constantine, meno vedo quel rompipalle e meglio è. Già è una tortura assistere agli spettacoli di quel buffone, per non parlare di quando ogni Natale sono costretta a sopportare lui e quella stronza di sua madre-
-E allora chi facciamo venire?-
-Non lo so… non mi viene in mente nessuno… Swamp Thing? Boston? Lo straniero fantasma?-
-Eh, certo, allora chiamiamo anche lo Spettro, l’Incantatrice e Shade. Già è stata una tortura sopportare quei bastardi nella Justice League Dark, non farmici pensare, che idea del cazzo. Proposta da chi, poi? Madame Xanadu! Evidentemente si era rotta il cazzo di giocare con le sue maledette carte da sola e ha pensato di coinvolgerci- sbraitò, passandosi una mano tra i capelli e appoggiando duramente la schiena contro lo schienale del rosso divano
-E dai, John! Non iniziare! Non era male come idea, soprattutto dopo il fallimento delle sentinelle della magia, e Raven può confermare. Alla fine siamo riusciti nel nostro intento, no? Sconfiggere June e proteggere la casa del mistero e i libri della magia. Comunque, Dick, se inviti i ragazzi della Young Justice, non può che farmi piacere rivederli- disse guardando in alto, incrociando il suo sguardo con quello del ragazzo meraviglia, celato dietro la sua immancabile maschera

Nightwing sorrise annuendo. Era incredibile come Constantine e Zatanna avessero iniziato a discutere animatamente, quasi ignorando di essere in pubblico. Guardava sempre con occhio tenero i comportamenti delle altre coppie, immedesimandovisi.
-Ora scusatemi, ma devo togliermi il costume- disse, uscendo dalla stanza

-Zatanna- disse con tono mogio Starfire, prendendo posto sul divano accanto alla maga –sono preoccupata. Cosa succederà se Barbara Gordon vedrà con i suoi occhi cosa c’è tra me e Dick?-
-Ma Kory, non devi preoccuparti! Cosa vuoi che abbia pensato quando io e Dick stavamo insieme? Di quel famoso capodanno 2013? Barbara è una bravissima ragazza, sono sicura che saprà capire e accettare tutto, come ho fatto io stessa! Non devi assolutamente porti il problema di ciò che gli altri possano pensare di te, in qualunque situazione. Beh, non in qualunque situazione. Cosa penserà la gente che verrà stasera se tu li accoglierai vestita così? Nonostante adori il tuo costume, ad essere onesta, non credo sia l’abito più adatto per una festa. Dai, andiamo a fare un giro in città, dovrà pur esserci un qualche negozio di abbigliamento, no?-  disse Zatanna, alzandosi e prendendo per mano l’aliena
-Aspetta, non mi lascerai mica da solo?- chiese, con finta preoccupazione, Constantine
-Meriteresti di stare da solo anche stasera, dato che ti presenterai ancora una volta con camicia, cravatta e trench… almeno potresti impegnarti ad apparire un po’ meno sciatto, no?-

Dopo che le ragazze uscirono dalla stanza, Constantine sorrise. Non era una risata, era un vero e proprio sorriso, un’autentica rarità sul volto dell’inglese. Non gli capitava spesso, ma era rilassato, come non mai. Le sigarette non distendevano il biondo mago, erano semplicemente un modo che egli usava per affrontare le vita in maniera più diretta, a differenza di altri. Doveva essere l’aver fatto buon uso del suo dono ad avergli causato tale effetto. Per la prima volta dopo l’incidente di Newcastle. Dopo 23 anni.

Decise di andare a sincerarsi delle condizioni di Raven, giusto per scrupolo personale. Incredibilmente, o forse no, facendo capolino nella sua stanza, la trovò in atteggiamenti intimi con Beast Boy. Constantine sollevò un sopracciglio e si allontanò, senza che i due ragazzi si accorgessero della sua presenza. Dopodiché, passando davanti la stanza di Nightwing, lo sentì parlare al telefono, e senza neanche ipotizzare che dall’altro capo del ricevitore potesse non esserci una ragazza di Gotham dai capelli rossi, ritornò nella Main-Ops Room. Estrasse dal frigo una delle birre di Nightwing che Zatanna aveva teletrasportato nella torre, la aprì, si sedette sul divano e accese la televisione, sintonizzandosi sul canale che trasmetteva la partita del Chelsea, la sua squadra del cuore.

-Constantine! svegliati, tra poco saranno tutti qui!-
-Cristo, Beast Boy, ma quanto cazzo ho dormito?- chiese assonnato il mago
-Molto, almeno due ore-
-Per caso hai visto o sentito quanto è finita la partita?- chiese ancora, stropicciandosi gli occhi
-Se ho sentito bene le parole dei telecronisti, i “Blues”, o come si chiamano, hanno vinto quattro a zero-
-Grande! Sapevo che li avremmo distrutti, quelli del Brighton-
-Oh merda, suonano già alla porta? Ti dispiacerebbe andare ad aprire, mentre io sistemo le ultime cose?- disse il verde, indicando il grande tavolo dell’open space, che durante il sonno di Constantine era stato imbandito
-No, ma come devo fare?-
-Scendi al piano terra, poi tutto i corridoio di destra appena esci dall’ascensore. Alla sinistra della porta c’è una telecamera, vedi chi è e premi il tasto verde per aprire. Facile, no?-
Constantine, ancora assonnato, annuì lisciandosi la corta barba, nell’ulteriore tentativo di ridestarsi

-Gar! Da quanto tempo!-
-Garth! Ciao, ragazzi!- salutò calorosamente Beast Boy, stringendo la mano all’ex Aqualad -Siete i primi, non è ancora arrivato nessuno. Ma, a proposito… Bumblebee?-
-E’ rimasta giù alla porta, ha detto che Donna e Cassie sarebbero arrivate a momenti e voleva aspettarle- disse titubante l’inglese, leggermente a disagio
-A proposito, vi presento John Constantine, non so se già lo conoscevate- disse il mutaforma indicando il mago agli ospiti
-No, ma sono felice di conoscerlo. Piuttosto, Dick ha altro da fare invece di accogliere i suoi amici?-
-Io non direi proprio, Roy!- esclamò Dick Grayson sbucando alle spalle del ragazzo e levandogli a tradimento il cappellino, che lasciò esposta una folta capigliatura rossa –A proposito di capelli rossi, Roy, sai Wally che fine ha fatto?- aggiunse, restituendogli il maltolto
-Lo conosci meglio di me, starà facendo tardi come sempre- rispose, ponendosi il cappellino da baseball sul capo
-Aspetta a parlare, Robin Hood dei poveri!- esclamò Wally West, sbucando di corsa anch'egli alle spalle dell’arciere e sottraendogli nuovamente il berretto
-Wally!-esultò Grayson, dandogli il cinque e abbracciandolo
-Ciao ragazzi!- salutò Starfire, che entrò nella sala assieme a Zatanna
-Attenzione, attenzione! Chi abbiamo qui! La principessa di Tamaran in persona, quale onore!- proclamò spocchiosamente Arsenal
-Calma, Roy, ricordati che hai Liam a casa- scherzò Dick prendendo per mano Koriand’r
-Tranquillo, Grayson, la persona che mi interessa non è ancora arrivata- disse, dando una leggera gomitata al moro, che sgranò gli occhi –E non ha i capelli rossi- aggiunse sottovoce, tranquillizzando il ragazzo meraviglia

-Allora, John Constantine, giusto? Sei qui con Zatanna?- chiese Flash, porgendo la mano all’inglese, che la accolse, stringendola decisamente
-Già- rispose dando un’occhiata al tavolo della sala, su cui erano disposte birre, bibite, panini e salatini –Dovresti farmi un favore. Potresti comprare un paio di Johnnie Walker, una cassa di Tennent’s, uno Jagermeister e un gin tonic?- chiese, porgendo al velocista una banconota da cento dollari
-Certo, ma… perché spendere soldi? Non puoi usare semplicemente la magia?-
-Nah, andrebbe contro i miei principi e il mio stesso essere- rispose, estraendo dalla tasca interna del trench il pacchetto di Silk Cut. E prima ancora che potesse estrarne una sigaretta e accenderla, Wally West era già partito e tornato colmo di bottiglie, che dispose ordinatamente sul tavolo
-Ora sì che si ragiona- disse Constantine, accendendo la sigaretta e versandosi del whiskey in un bicchiere
-Qualcosa però non mi torna, Constantine- provocò Raven, che era giunta nel frattempo nella sala ed era stata accolta calorosissimamente da tutti –Ti sei acceso troppe sigarette, in questi due giorni, non è che per le bionde la tua etica magica non vale?-
-No, semplicemente ho comprato la stecca di Silk Cut al duty free di Gatwick quando siamo partiti- rispose, provocando l’ilarità della maga e del velocista
-Beh, sembra che il gruppo di Gotham sia arrivato- fece notare Wally West , indicando i nuovi arrivati che erano appena giunti nella sala e dirigendosi verso di loro

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Capitolo 15
*** Che la festa comici ***


-Guarda guarda, il Robin prodigo-
-Ciao, Tim. Che si dice lì a Gotham?- chiese Nightwing, salutando il nuovo ragazzo meraviglia con una pacca sulla spalla
-Io non posso lamentarmi, Bruce sì. C’è stato un forte aumento di crimini nell’ultimo mese, ma almeno ciò ha spinto Bruce ad accettare con noi Stephanie- disse Robin, indicando una ragazza bionda, intenta a salutare Starfire
-Beh, potevate chiamarmi-
-Non volevamo disturbarti, sapevamo che a Bludhaven sei stato impegnato con due persone che attualmente si trovano in questa stanza- sussurrò Drake, strizzando l’occhio
-E avete sbagliato. Per il resto, comunque, tutto bene? L’università?- chiese nuovamente il primo Robin, guardando il suo erede con aria di sufficienza
-Ah, niente di nuovo. Un altro esame superato con il massimo dei voti. Ma aspetta, vieni che ti presento Steph, non credo vi siate mai visti-

-Helena! Vieni, che ti presento una mia amica- disse Barbara Gordon, con una mano sulla spalla di Zatanna
-John Constantine- esordì per primo l’inglese, alzandosi dal divano e stringendo la mano alla mora, per poi risedersi
-Zatanna Zatara- si presentò a sua volta la maga
-Zatanna… nome italiano?-
-Ad essere onesta, non ho mai capito quale derivazione avesse. Però ho davvero origini italiane. Mio padre, Giovanni, era per metà italiano ed era discendente diretto di Da Vinci e Cagliostro-
-Alessandro Cagliostro? Davvero? So che era di Palermo, perché,  ecco, da ragazza ho abitato in Sicilia dai miei zii. Mi raccomandavano sempre di stare alla larga da casa sua, dicevano fosse maledetta e che contenesse chissà quali incantesimi o stregonerie-
-Beh, devo dire che qualcosa ho ereditato da lui, visto che lavoro come illusionista e prestigiatrice-
-Zee, guarda che glielo puoi dire- disse scherzando, ma non troppo, Barbara Gordon, che nel frattempo aveva preso posto sul divano accanto a John Constantine
-E poi, non so se lo sai, ho lavorato per la Justice League- aggiunse imbarazzata Zatanna
-Io sono Helena Bertinelli e lavoro a Gotham col nome di “Cacciatrice”. Non aver paura, Da Vinci, che siciliana sarei se rivelassi i segreti altrui?- disse la Cacciatrice, aggrottando le sopracciglia e portandosi entrambi gli indici incrociati davanti alle labbra

-Zatanna fa sempre così. Quando sa di potersi fidare di una persona ed è sobria, inizia a parlarci a ruota libera. Quando è fatta fa lo stesso, solo che parla al contrario- scherzò Constantine, portandosi una sigaretta alla bocca
-Fumate, signor Constantine? Dovreste passare anche voi alla pipa, come ha fatto mio padre. A poco a poco sta smettendo-
-Rossa, potrei raccontarti di come non abbia la minima paura di ribeccarmi nuovamente un cancro ai polmoni, ma sarebbe una storia troppo lunga. E chiamami John-

-E’ proprio così, signori. In dieci metri sono concentrate tre delle ragazze con cui il mitico Dick Grayson ci ha dato dentro di più negli ultimi quattro anni- disse scherzoso Roy Harper, causando le risate di Wally, Garth e Tim
-Però almeno io non vado con le supercriminali. E soprattutto, uso le precauzioni- rispose Nightwing
-Piano con le offese! Liam è la cosa più bella che mi sia capitata, ho sempre desiderato una figlia… certo, magari non in questo modo, però-

L’arciere non poté terminare la frase, in quanto rimase letteralmente a bocca aperta, dopo l’ingresso delle due amazzoni, Donna Troy e Cassandra Sandsmark, accompagnate da Bumblebee e Spoiler.
Reazione totalmente opposta ebbe Tim Drake, che sgranò gli occhi in preda al panico.
Entrambi si precipitarono verso le nuove arrivate, ma per motivi totalmente diversi.
Il rosso fece subito un gran cerimoniale all’ex Wonder-girl, servendole subito da bere, mentre Robin, con una velocità da fare invidia a Wally West, prese in disparte Spoiler, conducendola sul tetto

-Ma che gli prende a Tim?- chiese straniato Nightwing
-Come? Non sai che Cassandra è la sua ex? Tim non deve aver detto a Stephanie della sua vecchia relazione ed ora ha paura che la bionda possa spifferare qualcosa all’altra bionda, rovinando tutto. Ma tu dov’eri a capodanno 2013, per esserti perso il Tim Drake latin lover?- rigirò la domanda, con ancora più stupore, il velocista
-Con una ragazza che al momento è in questa stanza-
-Babs? Credevo la vostra relazione fosse iniziata dopo!-
-Infatti non è Babs. Sforzati di più, Wally-
-Ah, giusto, Zatanna. Lo avevo quasi dimenticato. Comunque ti sei perso una grande scena. Quello che deve essere stato il primo bacio di Timothy Drake- disse scherzando all’orecchio di Nightwing –Ah, e anche la prima volta, circa un’ora dopo- aggiunse ridendo
-Davvero? Me l’ero perso questo lato di Tim. Cavolo, ha fatto tutto in una notte, e poi dite tanto di me-
-Beh, Dick, in una notte no. Diciamo che nel 2012 ha avuto il coraggio di baciarla e nel 2013 l’hanno fatto. Cazzo, concludere un anno dopo il primo bacio è veramente un record negativo- disse a stento il velocista, trattenendo a fatica le risate
-Sei sempre il solito pagliaccio, Wally. Non sei cambiato per niente- disse sorridendo ironicamente Nightwing, dandogli una pacca sul collo –Ma, a proposito, come va con Artemis? Come mai non è venuta?-
-Non benissimo, ad essere sincero- rispose, mutando radicalmente espressione sul suo volto –Ma, non c’è da essere tristi, se Sting e Roy là in fondo continuano così, ci saranno buone probabilità di concludere qualcosa, stasera- disse, sforzandosi di sorridere, indicando John Constantine e Roy Harper, in quanto il primo era intento a versare del gin tonic ad Helena Bertinelli, il secondo del whiskey a Donna Troy

Dick Grayson annuì sforzando un sorriso, accertandosi che l’amico avesse visto la sua reazione. Poi, quando fu fuori dal campo visivo del velocista, corso ad attaccare bottone con Bumblebee, abbassò lo sguardo sconsolato. Sembrava ieri. Sembrava ieri, quando erano tutti insieme nella Young Justice, quando affrontavano ogni minima difficoltà tutti insieme, aiutandosi l’un l’altro. Era però fin troppo chiaro che quei tempi non sarebbero più ritornati. L’essersi presentati in così pochi gli aveva dato la conferma definitiva. Miss Martian e Superboy erano chissà dove, Artemis era in crisi con Wally, Bart era tornato nel futuro, mentre Jason era in una busta di plastica.

Prese una birra dal tavolo e la aprì a mani nude, ricordava esattamente quel trucchetto, glielo aveva insegnato Roy qualche tempo prima. Appoggiò le spalle al muro e ne bevve un sorso. Starfire si accorse di ciò, non poteva non farlo. Si avvicinò all’amato, gli poggiò con delicatezza una mano sulla guancia e lasciò che i suoi occhi di smeraldo scrutassero nell’abisso degli occhi neri che aveva di fronte.

-Mi dispiace tesoro, non ci ho pensato a comprare roba italiana tipo Martini o Molinari, dovrai accontentarti- disse ironico Constantine con la sigaretta tra le labbra, mentre versava del gin tonic alla Cacciatrice
-Non preoccuparti, biondo. Alla tua!- esclamò la mora sollevando il bicchiere e bevendone un sorso
-Per te, rossa?- chiese, facendo un tiro dalla sigaretta
-Niente, grazie-
-Niente? Per quanto è vero che mi chiamo John, ora vi porto due Johnnies- sancì, finendo il suo drink e versando il whiskey in due bicchieri, che porse rispettivamente a Batgirl e Zatanna, che le era seduta accanto

Era arrivato, per John Constantine, il momento che preferiva, quando da ragazzo partecipava alle feste: mettere un drink in mano a tutti i partecipanti, una volta partita la musica. E se il giorno del suo quarantesimo compleanno non aveva potuto fare ciò, per evitare di distruggere l’appartamento della sua ragazza, stavolta non aveva limitazioni.

Stava già guardandosi intorno, alla ricerca delle sue prossime vittime, quando sentì una mano che lo chiamava alle spalle. Si girò e si trovò di fronte un ragazzo alto, con dei folti capelli ricci e lunghe basette anch’esse crespe, che gli coprivano quasi interamente le guance. Non proferiva parola, ma si avvicinava ed allontanava le dita indice e medio unite dalla bocca
-Cosa ti serve? Ah, vuoi una paglia? Ma perché non…-
Il ragazzo si portò fulmineamente stavolta solo l’indice alla bocca
-Ah, capisco. Tieni- disse l’esorcista, scuotendo il pacchetto e facendo fuoriuscire il filtro di una sigaretta da quello, che il ragazzo non perse tempo a prendere e a portarsi tra le labbra –Aspetta che te la accendo- aggiunse il mago, estraendo l’accendino e portandolo vicino all’estremità della sigaretta che il riccio teneva tra le labbra, il quale alzò il pollice subito dopo aver sbuffato fumo
-Comunque sono John Constantine. Mago, esorcista, demonologo, esperto delle arti oscure, eccetera. Mentre… tu?-chiese imbarazzato, porgendogli una mano, che il ragazzo accolse subito, stringendola con vigore
-Jericho. Joe Wilson, se preferisci- s’intromise Raven, presentando il ragazzo biondo –Ci ha aiutato nella battaglia finale contro la Fratellanza del Male. Lui comunica usando il linguaggio dei segni. Immagino tu lo conosca, no?- concluse, ritornando a ballare con Beast Boy
Quando da giovane era solito frequentare il night club di Papa Midnite, lo conosceva bene, il linguaggio dei segni, in quanto gli era indispensabile per comunicare con i numerosi camerieri muti di cui l’haitiano amava circondarsi, ma ora era un po’arrugginito nell’usare tale lingua. Fortunatamente, non ne aveva bisogno per farsi comprendere dal biondino, il quale era subito diventato il suo complice, pronto ad aiutarlo nella sua missione e dare un drink a tutti




Angolo dell'autore
A molti questo capitolo sembrerà veramente inutile, perchè in effetti succede veramente poco ai fini della trama, ma ho voluto inserirlo per sciogliere i numerosi nodi di continuity e renderla più chiara a tutti. Per chi non lo sapesse, Helena Bertinelli è la Cacciatrice, un'eroina di Gotham che ha avuto una relazione con Dick Grayson, Spoiler, alias Stephanie Brown è la fidanzata di Tim Drake, il terzo Robin, mentre Jason Todd in questa storia è morto e non è ancora Cappuccio Rosso o Red X. Jericho invece è Joe Wilson, il figlio di Deathstroke, che è apparso nella quinta stagione. Inoltre ho scelto di non usare Khaldur'am come Aqualad a differenza della serie animata (per me l'Aqualad della Young Justice è sempre Garth) Spero comunque che la classificazione dei personaggi vi sia piaciuta e che le interazioni tra essi siano risultati verosimili, di vostro gradimento e che, soprattutto, non vi abbiano annoiato

 

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Capitolo 16
*** L'occhio del ciclone ***


La festa ormai stava prendendo la piega che John Constantine avrebbe voluto, tutti i partecipanti erano particolarmente euforici, segno dell’ottimo lavoro che lui e Jericho avevano svolto

-Ma hai visto quel coglione? E’ inutile che ci prova tanto, l’amazzone non gliela darà mai- disse Constantine, seduto accanto a Jericho, facendo gesti volgari con le mani per farsi capire meglio. Il mago non si era trattato troppo bene, dato che era finito per l’ennesima volta col culo a terra e le spalle al muro, con il nodo della cravatta allentato, i primi bottoni della camicia sbottonati, l’immancabile Silk Cut nella mano sinistra e la bottiglia di whiskey in quella destra.

Anche Jericho non era stato da meno, seduto accanto a Constantine, dopo essersi scolato l’ennesima birra. Proprio il ragazzo dai capelli ricci, dando una gomitata al mago, fece notare che Nightwing e Starfire, mano nella mano, stavano lasciando la stanza
-Già, Joe, lei invece gliela darà eccome- disse sconsolato facendo un sorso dalla bottiglia e deglutendo frettolosamente –Cazzo! Sai ora che si fa?-
Il ragazzo lo guardò straniato
-Quando non c’è il padrone di casa e quando gli altri sono impegnati- iniziò, indicando con la sigaretta l’assenza di Nightwing e Starfire e la vicinanza di Beast Boy e Raven, mano nella mano –Si fa questa- concluse, estraendo dal portafogli una bustina con all’interno una strana roba verde e marrone
-La tenevo da parte dal giorno della mia festa- disse l’uomo, arrotolando la cartina con all’interno il tabacco e la marijuana e accendendosi lo spinello
-Constantine! Che cazzo fai? Una canna in casa? Devo essere ubriaca per non averti ancora preso a schiaffi, adrem- biascicò Zatanna che, barcollante, si sedette per terra, accanto all’esorcista
-Ricordi che dovevamo fumarci una Silk Cut insieme? Questo può essere un validissimo sostituto- sussurrò il mago, passando lo spinello alla mora, dal quale essa aspirò un profondo tiro, prima di passarlo a sua volta a Jericho

Quello fu il momento più alto della serata, in tutti i sensi, prima che Wally West cacciò dalla stanza il biondo e la mora, spedendoli sul tetto senza troppi complimenti

-Non ho più l’età per queste cose, va bene fare un’eccezione ogni tanto, ma così è troppo-
-Almeno non abbiamo passato la serata come loro- commentò la maga, indicando Robin e Spoiler, che a poca distanza da loro si stavano coccolando a vicenda
-Guarda che vi ho sentiti, bastardi! Fareste meglio a essere gentili, o rispedirò questo pacco al mittente- provocò Robin, consegnando nelle mani di Constantine uno strano contenitore rivestito in pelle –Ah, e tanti saluti da parte di Batman a te e Zatanna- aggiunse poi, dirigendosi assieme a Spoiler giù per le scale
Molto dubbiosamente, il mago aprì il contenitore e vi trovò un modello di orologio identico a quello che aveva perduto per esorcizzare le personalità di Raven –Non ci credo! Un Oris Automatic come lo avevo io! Come ha fatto ad averlo? Ormai sono introvabili! Ringrazialo da parte mia!- disse alzando la voce, sperando che il nuovo ragazzo meraviglia potesse sentirlo

-Comunque ti facevo più romantica, in fondo cosa c’è di meglio di un bacio all’alba?- chiese retoricamente il biondo, indossando il suo nuovo orologio
Zatanna fece una mezza smorfia di disgusto
-Sai, Zee, stavo pensando… che ne dici se andassimo a vivere insieme? Nel mio appartamento di Londra staremmo benissimo-
-Tu e io? Andare a vivere insieme? Ahahahahaha!!!- scoppiò a ridere Zatanna, aggrappandosi al bordo del tetto della torre, tanto era stremata dalle risa
-Dovrei sentirmi offeso? Non mi sembra una proposta così assurda, ripensando al fatto che quando siamo stati insieme non abbiamo vissuto assieme. E poi, io ho quaranta anni, tu trentuno, sarebbe ora che ci trovassimo una sistemazione, no?- propose il mago, guardando la donna, ancora accasciata a terra, dall’alto verso il basso
-John, hai appena finito la storia con Kit. Diamo almeno tempo al tempo, se all’epoca fossi venuta a vivere da te, mio padre non mi avrebbe mai perdonata. E poi dovrei prendere tutta la mia roba dalla mia casa di San Francisco… chi si occuperebbe del mio gatto? Ne so qualcosa di relazioni affrettate, quindi preferirei vedere prima come vanno le cose, ma non preoccuparti, c’è ancora tempo per trasformare questa serata in qualcosa di magico- sussurrò la maga porgendo la mano a John Constantine, che la aiutò a rialzarsi, per poi condurla lungo le scale della torre, nella sua stanza

-Fate attenzione ragazzi, nel tornare a casa. Jericho tu come cazzo torni a casa in quelle condizioni?-
-Non ti preoccupare Gar, lo accompagno io in macchina- propose biascicante Barbara Gordon
-In quelle condizioni, Babs? Sappiamo tutti che non reggi l’alcool, lascia guidare me, no?- chiese speranzoso Robin, ansioso di mettersi in mostra dinanzi a Stephanie Brown
-Sì, certo… devo ricordarti che non hai ancora la patente, ragazzino?- chiese ironica Helena Bertinelli –Guido io, tanto dobbiamo arrivare tutti a Gotham- disse, strappando di mano le chiavi a Batgirl
-State attenti, ragazzi, e grazie per essere venuti!- salutò affettuosamente Raven

-Mi sa mi sa che ora ce ne andiamo anche noi, grazie di tutto amici- disse Wally West abbracciando Beast Boy e Raven

-She vuhoi posscio accompagniarti a casa- chiese un tutt’altro che sobrio Arsenal a Donna Troy

-Come al solito ti sei dimenticato che su noi amazzoni l’alcool non ha quasi effetto, bella mossa, rosso- disse provocante l’amazzone, accarezzando la faccia dell’arciere –Ma ora per me e Cassandra è arrivato il momento di andare- concluse, facendo un cenno alla bionda, la quale annuì

-Trattala bene, uccellino- sussurrò la bionda amazzone al nuovo ragazzo meraviglia, un attimo prima che questi potesse lasciare la stessa. Il ragazzo si voltò, la guardò di sfuggita e chinò poi il capo con un sorriso forzato

Dopo che anche i Titans East se ne furono andati, Beast Boy si sedette sul divano accanto a Raven, che stava col capo chino in un quasi religioso silenzio
-Sai, mi chiedevo, ma se dopo quest’ennesima avventura iniziassimo a condurre una vita normale. Non più Raven e Beast Boy, ma Rachel e Garfield. Perché non ti trasferisci a San Diego? Lì c’è un’ottima facoltà di psicologia-
La ragazza alzò il capo e guardò intensamente negli occhi il verde, accennando un sorriso
-Dai, non mi sembra di aver detto chissà quale stronzata! Non voglio perdere di nuovo i contatt…-
Raven aveva messo entrambe le mani sulle guance del ragazzo e lo aveva baciato dolcemente, senza aspettare risposta
-Per usare una citazione, smetti di parlare- disse la ragazza, riprendendo il suo abituale tono sarcastico e alzandosi dal divano –Al resto penseremo domani, per una volta lascia fare a me la parte della rilassata-

-Aspetta, Kory! Potrebbe esserci qualcuno in giro! Almeno questi mettiteli!- disse preoccupato Dick Grayson, lanciando il completo intimo all’amata, che si era alzata dal letto e faceva per uscire dalla stanza
-Perché? Non credi che i nostri amici stanotte abbiano fatto la stessa cosa?- chiese dubbiosa, afferrando al volo la biancheria intima e indossandola
-Credo di sì, ma è comunque meglio non farsi vedere completamente nudi-

La ragazza entrò in cucina e vi trovò John Constantine in mutande, con la sigaretta tra le labbra e con un uovo in mano, pronto per essere fritto

-Salute, John Constantine!-
-Ciao, tesoro, ti prego di scusare la mia pessima condizione, non farci troppo caso- salutò con un filo di voce il biondo, accendendo la televisione

Non appena l’immagine comparì sullo schermò, il pavimento della cucina della Titans Tower ricevette la benedizione con albume, tuorlo d’uovo e Silk Cut Purple, offertegli da John Constantine

-Gesù Cristo, figlio di Dio-

-Qui è Lois Lane, in diretta aerea da Metropolis, dove è ancora in corso l’avanzata di quello che si direbbe un grosso mostro rosso, mai presentatosi al pianeta Terra. Si attende impazientemente l’arrivo di Superman o della Justice League, ufficialmente in missione su Kandor. Ecco, ecco! Vediamo se riusciamo ad inquadrare lì. E’ crollato in questo momento uno dei due grattacieli della LexCorp, vedete la nube di fumo immensa che si sta dissolvendo-

-No, no, no, no, no! Cazzo! Dove cazzo ho sbagliato, brutto figlio di puttana, ho fallito ancora!- urlò Constantine, precipitandosi nel corridoio –Dick! Zatanna! Logan! Svegliatevi, cazzo! Porca puttana siamo nella merda!-

-Che è successo?- chiesero allarmati Nightwing e Zatanna, uscendo dalla porta delle loro stanza quasi simultaneamente
-Venite a vedere!- esclamò nuovamente Constantine, conducendoli nella Main Ops Room

Starfire era quasi in lacrime, Nightwing incredulo, Zatanna scuoteva la testa lentamente.

-Come è successo?! Constantine, cazzo!- gridò infuriato il ragazzo meraviglia, dando uno spintone all’inglese, che cadde a terra
-Cazzo vuoi, stronzo! Io non ho fatto altro che esorcizzare tutte le sue personalità! E credo di averlo fatto anche bene. Dobbiamo averne tralasciata qualcuna, altrimenti non so spiegarmi come sia successo- disse duramente Constantine, guardando il moro dal basso verso l’alto

-Fanculo. E ora che facciamo? La Justice League è su Kandor, avevo detto a Bruce che il problema di Raven era stato risolto! Ti ha pure mandato quel maledettissimo orologio per ringraziarti! Lì le comunicazioni non possono arrivare… cazzo!- esclamò disperato Nightwing battendo i piedi per terra

-Mai. Mai arrendersi, Grayson- sancì Constantine –Chiama tutti quelli che conosci, avremo bisogno del massimo aiuto possibile. Zatanna, chiama Boston e gli altri. Andiamo a vestirci e precipitiamoci a Metropolis. Ah, e per l’amor di Dio, chiamate Beast Boy-
-Temo che non sarà necessario, John- disse con tono preoccupata Zatanna, indicando il televisore

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Capitolo 17
*** Metropolis Calling ***


-Attenzione! Possiamo vedere che c’è una strana creatura verde che è giunta proprio davanti la sede del Daily Planet, che aveva tutta l’aria di essere il prossimo obiettivo del mostro. Come possiamo vedere, tutti i dipendenti che lavorano nell’edificio stanno cercando di evacuarlo il più in fretta possibile, mentre… vediamo se possiamo avvicinarci, sì! Sembra esserci a tutti gli effetti un combattimento! La creatura verde sta scagliando detriti contro il mostro rosso, però paiono non arrecargli il minimo danno. Come potete vedere, in basso a sinistra la creatura zoomorfa, ha attuato una tattica ben precisa, colpire e allontanarsi, ma funzionerà? Quando ora la domanda più importante è: chi può sostituire la Justice League?-
John Constantine osservava il televisore con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta, Dick Grayson con gli occhi socchiusi dalla rabbia e la mascella serrata.

-Ma che cazzo ci fa lì Garfield? Vuole farsi ammazzare? Perché non ci ha chiamato?- urlò Nightwing battendo fortemente il pugno sul ripiano della cucina
-Vuole attirare Trigon, o almeno quella che sembra la sua manifestazione attraverso Raven, fuori dalla città. Se continua a distruggere con questo ardore, ci sarà una strage immane- disse Constantine con un filo di voce
-Vi voglio tutti pronti in un minuto. Andremo a Metropolis col jet. Spero tu abbia un piano- disse, lanciando uno sguardo minaccioso all’uomo
-Sbrighiamoci. Zee, fai quello che ti ho detto-

Sul jet la situazione non era delle migliori. Via radio arrivavano notizie tutt’altro che positive. Beast Boy era stato colpito dal grande globo terrestre situato sul tetto dell’edificio del Daily Planet, che Trigon era intento a radere al suolo dalle fondamenta.

-Ma non capisco, se Trigon è riuscito a tornare, perché non tramuta tutti in pietra e riprende il controllo sul mondo come ha fatto l’altra volta?- chiese dubbiosa Starfire
-Non è solo Trigon, questo è il guaio. E’ Trigon all’interno della mente di Raven, i due poteri combinati. Per ora Raven sta lottando, non vuole cedergli tutto il controllo, ma Trigon è potente e riuscirà a vincere le sue resistenze. E allora saremo veramente fottuti- rispose Constantine, fingendo di osservare il panorama sotto di lui
-Non riesco ancora a spiegarmi come sia potuto succedere. Non avevi tutto sotto controllo?- chiese retoricamente Nightwing, mentre cercava di sfruttare tutta la velocità del jet per arrivare il prima possibile a Metropolis
-Io non conosco Raven come la conoscete voi, non ci ho vissuto insieme cinque anni, non so le sue debolezze, le sue virtù, il suo carattere, ciò che la rende umana. Può essere che abbiate omesso qualche suo particolare determinante, cosa che ha permesso il fallimento della nostra missione e causato tutto questo- rispose chiaramente Constantine, alzando il capo e cercando di vedere quale fosse l’espressione del ragazzo meraviglia attraverso il vetro

Arrivati a Metropolis, Constantine, Zatanna, NIghtwing e Starfire si trovarono davanti il terribile scenario della distruzione della città del domani, indifesa, con il suo protettore assente. Pareva non esserci né dentro e né fuori, con tutti i palazzi ridotti a macerie, spalmati al suolo. E all’interno dei quattro, l’orribile presentimento che il loro amico potesse non più essere con loro

-Ragazzi!- chiamò una voce tremolante, proveniente da dietro un cumulo di macerie
-Garfield! Stai bene!- esclamò Starfire, volando nella direzione della voce, seguita a ruota da tutti gli altri
-Garfield… ma che ti è saltato in mente… dovevi chiamarci, avremmo risolto questo casino tutti insieme, come abbiamo sempre fatto- disse sconsolato Nightwing
-E’ colpa mia, è solo colpa mia. Non vi ho detto che c’era anche lei, proprio lei, la più importante, come ho potuto dimenticarmene- singhiozzò il verde, sedendosi su una roccia e coprendosi il volto con le mani, in preda alla disperazione
-Lei chi?- chiese John Constantine
-La bianca. La più importante, la più bella. Colei che ci ha salvato, in più di un’occasione. Evidentemente Trigon possedeva anche lei, deve essere successo qualcosa a causa di ciò. E allora dovevo risolvere la cosa da solo, dovevo rimediare al più grande guaio mai fatto da un uomo, ecco perché ho deciso di riesumare la bestia. Cristo…  Ricordo ancora quando la vidi con quel mantello per la prima volta, sembrava un angelo- sospirò Beast Boy, con la voce rotta dalle lacrime

John Constantine guardò dall’alto verso il basso il ragazzo con espressione severa. Poi si ricordò. Del suo più grande guaio mai commesso. Newcastle. Astra. Ravenscar. Neanche lui se l’era mai perdonato, decidendo persino di autopunirsi, chiedendo espressamente di essere ricoverato in manicomio. Sapeva cosa si provasse a commettere un tale sbaglio. Doveva aiutarlo, non ci sarebbe stata una seconda Newcastle. Cacciò lentamente il pacchetto di sigarette dalla tasca del trench, senza staccare gli occhi dalla figura di Beast Boy in lacrime, poi lo scosse e ne estrasse una sigaretta quasi automaticamente, per poi distrattamente accenderla, cacciando il fumo dal naso con gli occhi socchiusi.
-Sembrava un angelo, eh? Mi sa che tra poco non userai più la parola “sembra” per descrivere quello che vedrai- disse scherzando, ma non troppo, l’uomo in trench con la sigaretta tra le labbra
Quando Zatanna capì il vero senso delle parole dell’uomo, senza perdere neanche un secondo lo trascinò per il braccio, prendendolo in disparte
-Ma sei pazzo? Non vorrai mica tentare la sorte un’altra volta? Ti è andata bene una volta, non essere così sicuro che ti andrà bene anche questa- disse frettolosamente la maga, visibilmente agitata
-Davvero credi che loro due lasceranno che tutto ciò accada? Prima o poi interverranno, ne sono sicuro. E se non lo faranno loro, ci penseranno lo Spettro o lo Straniero. Ma intanto la gente sta morendo, e nel bene o nel male è nostro dovere fare qualcosa affinché non accada. Diciamo solo che col mio gesto li motiverò ad impegnarsi un po’ di più- commentò il mago sorridendo leggermente, per poi ridiventare nuovamente serio quando vide l’espressione sconsolata della mora, che non credeva a nemmeno una delle parole proferite dall’inglese
-Ce la faremo- aggiunse poi il mago mettendo una mano sulla guancia di Zatanna –In un modo o nell’altro-
-E’ proprio l’altro che mi preoccupa, John- sussurrò Zatanna abbassando lo sguardo, per poi sussultare una frazione di secondo dopo

L’edificio simbolo di Metropolis, la sede del Daily Planet era crollata sul suo stesso peso e nello stesso tempo, immersa in un vortice di vento e polvere era apparsa la casa del mistero, due cose che facevano concorrenza all’attacco di Zod su quale fosse l’evento più significativo mai accaduto nella città di Superman.

-Siamo in ritardo?- chiese ironicamente Deadman, uscendo dalla casa passando attraverso la porta d’ingresso
-Nah, ce la stavamo cavando alla perfezione anche senza di voi- rispose a tono John Constantine, scambiando uno sguardo d’intesa con Black Orchid, appena uscita dalla casa
-Avete già un piano? Io penso di… caspita! E chi è quella bellissima ragazza?-
-Smettila di fare il buffone, Boston, sei leggermente inappropriato- sbuffò seccata Zatanna
-Mica ce l’ho con te, Zee, figurati! Ce l’ho con quella rossa da paura lì in fondo, peccato non possa vedermi-
-O per fortuna- aggiunse Constantine, gettando a terra il mozzicone di sigaretta e calpestandolo con la scarpa

-Molto piacere, Black Orchid- si presentò l’eroina in viola, porgendo la mano a Nightwing, Starfire e Beast Boy
-Nightwing-
-Starfire-
-Beast Boy- disse il muaforma, che fu l’unico a stringere la mano alla nuova arrivata
-Sei stato molto coraggioso ad affrontare Trigon in prima persona, non tutti hanno tale coraggio-
-Sentivo di doverlo fare, diciamo che ho un conto in sospeso con lui… o lei-

Black Orchid sollevò un sopracciglio, particolarmente incuriosita

-Bene, se avete fatto conoscenza, proporrei di muoverci. Inutile che vi presenti Boston, non potete vederlo, ma sappiate che dice di avere un piano e che potrebbe entrare nel vostro corpo e possedervi da un momento all’altro- disse frettolosamente John Constantine, accelerando il passo, con entrambi le mani affondate nelle tasche dell’impermeabile –Andiamo, dobbiamo raggiungere Trigon!-

Più si avvicinavano al demone, più lo spettacolo diventava atroce e il rumore più forte. Il culmine fu raggiunto quando i ragazzi videro una giovane donna impalata ad una trave metallica, sulle fondamenta di quello che doveva essere il Daily Planet. Il corpo era talmente dilaniato che era impossibile identificare la sua identità attraverso i connotati biologici. Fortunatamente le era rimasto attaccato al collo il badge di servizio.
-X’hal…- sospirò orripilata Starfire, portandosi entrambe le mani al petto
-Dio onnipotente- sibilò invece Nightwing, facendo il segno della croce
-Benvenuta tra noi, Lana Lang- proferì Deadman, leggendo il nome impresso sul badge metallico della donna

-Eccolo… Ora mi affido a te, Boston, ma solo per il gusto di vederti fallire- disse severamente Constantine, indicando il mostro che in quel preciso momento aveva appena schiacciato con facilità la statua di Superman, e accendendosi una sigaretta
Il fantasma vestito di rosso, volando rapidamente, si piazzò proprio davanti il demone, in modo che egli non potesse non vederlo, sfidandolo con lo sguardo
-Coglione, ma quando la finirai di fotterti le ragazzine? Scommetto che Arella non aveva nemmeno 18 anni. Che c’è? Ti eri rotto il cazzo di farti le pippe? Bocch…!- provocò Deadman, con tono di beffa

-Beh, mi auguro che il piano di Boston non si riduca ad insultare Trigon, vero John? John?- chiese Zatanna, rivolgendosi al mago che nel frattempo sembrava rovistare tra le macerie in cerca di qualcosa
-Cerco qualcosa di appuntito, Zee, mi voglio anticipare, già so come andrà a finire- spiegò il biondo con la sigaretta tra le labbra

-Deadman, eh? Sappi che quando regnerò sull’inferno ti ci spedirò e ti eleverò a mio servitore personale- rispose duramente il demone alle provocazioni del non-morto
Deadman però non sembrava curarsi delle parole del demone, infatti guardava qualcosa alle spalle del mostro rosso, il quale non poté fare a meno di notare tale atteggiamento del fantasma
-Ma cosa stai guardando?- disse la creatura, voltandosi rapidamente
-Vedi, stronzo, abbiamo un nuovo acquisto nella nostra squadra, lascia che si presenti!- sbeffeggiò Deadman

-Vai via, forma mortale, che venga Etrigan, demone infernale!- 

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Capitolo 18
*** Angeli e Demoni ***


Il demone sguainò dal nulla un’affilatissima spada argentea e si scagliò contro il suo pari, spiccando un prodigioso balzo, che colse di sorpresa Trigon. Il demone giallo sfoderò un potentissimo fendente con la spada in salto, che recise di netto una delle due corna del demone rosso, la quale cadde rovinosamente a terra producendo un rumore sordo e il sollevamento di detriti, che spinsero i membri dei Titani e della Justice League Dark a ripararsi dietro un cumulo di macerie.

La cosa divertì non poco John Constantine, che sorrise con la sigaretta tra le labbra, gettò a terra un’appuntitissima scheggia di metallo che aveva recuperato tra le macerie e, facendo capolino dal suo riparo, puntò il dito indice in segno di approvazione verso Etrigan

-Bravo, Jason, non ci speravo più!- esclamò l’inglese gettando a terra in maniera secca quel che restava della sua sigaretta

-Se l’esorcista vuole Trigon fermare, allora dovrà darsi da fare e smettere di parlare!- declamò Etrigan, scagliandosi nuovamente contro l’altro demone, cercando di schivare i suoi pestoni, in un confronto che appariva decisamente sbilanciato e squilibrato, tra un demone alto venti metri e uno solo due metri, ma armato della sua immancabile spada e volontà di fare il bene.

-Darmi da fare? E’ una parola! Lo hai sentito, Zee?- chiese Constantine alla maga, ritornato al riparo

-Sei tu il mago più potente del mondo, giusto?- disse Zatanna, rigirando la domanda
-Beh, per accontentare le richieste di Jason o dovrei aprirmi le vene o… Il metodo Gary-
-Il metodo che hai usato con Gary? Intrappolare un altro demone dentro Raven? Ma potrebbe rimanerne uccisa! E’ troppo pericoloso! E poi, dove lo troviamo un altro demone?- chiese visibilmente scossa Zatanna, che sgranò gli occhi
-Ce l’abbiamo davanti- sentenziò l’inglese, che subito dopo chiuse gli occhi e strinse i denti, a causa di una leggero sussulto del terreno, che non poteva non essere causato dalla battaglia che stava infuriando

Il mago sporse leggermente la testa dal suo nascondiglio, il che gli permise di assistere all’estrema difesa di Etrigan, il quale, faccia a faccia con Trigon e stretto nel suo pugno, aveva emesso una potentissima fiammata dalla bocca che aveva investito il demone rosso proprio negli occhi, inducendolo a mollare la presa. Ma era più che chiaro che le forze del demone infernale stavano esaurendosi.

-Non ce la farà- disse cupo Constantine ritornando al rifugio –Se dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo farla ora. Voi non potete fare niente, giusto?- chiese poi, rivolgendosi a Deadman e Black Orchid

I due scossero all’unisono la testa, con sguardo severo

-Bene… allora? Sei ancora contraria?- disse a Zatanna con un tono di insolenza, passandosi una mano tra i capelli
-John, la mente di Raven non reggerà se un’altra entità demoniaca vi entra al suo interno. Gary è morto proprio a causa di ciò, non ricordi?-
-No, Zatanna. Gary è morto perché io e Midnite decidemmo di intrappolare Mnemoth all’interno del suo corpo. Mnemoth! Capisci, cazzo? Stiamo parlando di uno dei demoni più malvagi che siano mai esistiti. Con Etrigan è diverso, lui combatte per il bene, se andrà all’interno della mente di Raven saranno in due contro uno e la aiuterà a cacciare via il padre. Non abbiamo scelta, o facciamo così, o ci mettiamo esclusivamente nelle mani del Primo dei Caduti-
-Si, d’accordo, ma come pensi di fare entrare Etrigan nel corpo di Raven e Trigon? Non ricordi che lui e Jason Blood sono legati dall’anatema di Merlino?-
-Ah, tutto si può fare con un po’ di fede- disse facendo l’occhiolino, slacciandosi i bottoni ai polsi della sua camicia e rimboccandosi le maniche dell’impermeabile, iniziando a mostrare i suoi tatuaggi sugli avambracci

-Copritemi le spalle, per quanto sarà possibile- aggiunse poi Constantine rivolgendosi a Nightwing e Starfire, per poi salire in cima al cumulo di macerie dietro cui era riparato, facendo il suo ingresso sul campo di battaglia

-Cristo santo, John Constantine!- esclamò sottovoce Zatanna Zatara a denti stretti, quando ormai l’esorcista era lontano e non poteva sentirla. Era troppo tardi per fargli cambiare idea e convincerlo ad abbandonare quello che probabilmente era il piano più folle che avesse mai adottato

Tenendosi a debita distanza dallo scontro tra i due demoni, che ormai pareva essere a senso unico, con il giallo a incassare e il rosso a colpire, John Constantine inalò un respiro profondo di quella strana aria mista a fuoco che in quel momento investiva tutta Metropolis. Dopodiché il biondo si rimboccò le maniche del trench e della camicia, scoprendo interamente i tatuaggi, rappresentanti il simbolo sulfureo. L’inglese aveva gli occhi di chi sapeva di star facendo qualcosa di troppo grosso, persino per il mago più potente del mondo. Erano occhi diversi, non i soliti occhi acquamarina del tabagista assiduo frequentatore di pub che tutti conoscevano.

-Alla luce, io ti ordino!- esclamò unendo gli avambracci tatuati, in modo da ottenere un disegno uniforme

Tutti coloro che erano nella zona, eccetto quelli impegnati a combattere, avvertirono un fortissimo sussulto nell’aria, che un secondo dopo si trasformò in un brivido che percosse le loro schiene dalla prima all’ultima vertebra.

-Che sta facendo?- chiese Starfire sottovoce avvicinandosi a Zatanna e mettendole una mano sulla spalla
-Evoca un angelo, farlo richiede un grandissimo sforzo e dispendio di energie-
-Un angelo? E cioè?-
-Non sai cosa sono? Sono esseri superiori, più potenti di me. E di te. Persino di Superman-

Nonostante John Constantine stesse compiendo uno sforzo sovrumano, di molto superiore alle sue capacità e abilità, sembrava non star riuscendo nel suo intento. Mentre lo scontro tra i due demoni continuava, a dire il vero più per inerzia che per altro, Constantine era, seppur a debita distanza da loro, a terra, immerso nel sudore causato dallo sforzo. Ma quando l’esorcista vide che Etrigan era stato scagliato da Trigon contro un palazzo con una tale violenza che faceva pensare al peggio, decise che era arrivato finalmente il momento di fare la differenza: si passò una mano tra i capelli per scrollarsi il sudore, si rimboccò nuovamente le maniche che a causa dello sforzo gli erano ricadute e si alzò in piedi, camminando proprio nella direzione di Trigon, ponendosi dinanzi a lui.

-Se intendi dimostrare a tutti noi che ti importa ancora un po’ di questo cazzo di mondo, è arrivato il momento di dimostrarlo- pregò sottovoce l’inglese, con la testa bassa e ritratta quasi del tutto all’interno del colletto alzato dell’impermeabile

Giunto davanti al demone rosso, che aveva squadrato con aria di superiorità dall’alto verso il basso tutta la camminata dell’esorcista, lo guardò in maniera processuale, iniziando dai piedi e fermandosi agli occhi, dai quali pareva sgorgare magma. Dopo aver esplorato le pupille cremisi del demone, John Constantine sorrise sbuffando, strinse gli occhi e si scosse il trench, mostrando all’avversario quanta più aria di superiorità possibile.

-Alla! Luce! Io! Ti! Ordino!-

Fulmineamente l’esorcista aveva unito i suoi avambracci e urlato l’anatema con tutta la forza che avesse in corpo, dopodiché non poté fare a meno di accasciarsi sulle ginocchia, stremato.

Per circa trenta secondi la zona fu invasa da un silenzio tombale, irreale, sovrannaturale. Durante quel lasso di tempo, Trigon avrebbe potuto facilmente porre fine alla vita di John Constantine, ma non lo fece, come se qualche cosa più forte di lui lo stesse trattenendo.

Mentre il biondo inglese giaceva faccia a terra, i Titani e i membri della Justice League Dark si scambiavano vicendevolmente sguardi increduli e impauriti.

Poi la luce.

Un bagliore di luce investì il luogo, ed era talmente forte che persino Starfire, abituata da sempre a guardare supergiganti rosse con i suoi occhi verdi, dovette distogliere lo sguardo. Quando l’intensità della luce diminuì, John Constantine trovò la forza di sollevare la testa, staccare la sua faccia dal suolo ed intravedere attraverso i suoi occhi azzurri la figura di un uomo alato con una camicia bianca e un gilet blu che atterrava delicatamente al suolo.

-G… Gabriele- fu l’unica parola che Constantine riuscì a proferire quando la figura, che nel frattempo aveva richiuso le ali, gli si avvicinò

-John Constantine. Possibile mai che tu debba sempre chiedere il mio aiuto? Problemi con l’elementale? Chiami me. Un cancro ai polmoni ti sta per fottere la vita? Chiami me. E ora? Per caso le tabaccherie sono chiuse e ti servono le sigarette?- disse l’angelo. Parole avvelenate pronunciate con un tono al miele.

-Gabriele. Non scherzare, ti prego. Guardati in torno, Cristo! La situazione è grave- disse il mago, girandosi sul dorso e sputacchiando saliva mista a vomito

-Vedo. Sai che ti dico? Invece di sprecare le tue poche energie chiamandomi, perché non ti rivolgi al superuomo? So che ne esiste più di uno su questa
terra, e tutti voi li venerate come dei, quando sono loro che vi procurano più sofferenza ogni giorno che passa-

-Cosa? Oh andiamo! Chi ha creato il genere umano? Se proprio vogliamo individuare i veri responsabili delle nostre sofferenze, quelli siete voi! Avete mai dato un messaggio o una speranza a tutte quelle persone che prima di addormentarsi si fanno il segno della croce e pregano? O a chi porta un crocifisso al collo e lo bacia per incoraggiarsi? No? Beh loro lo hanno fatto! Mentre voi adesso fate storie per tirare fuori un demone da una ragazza innocente!- esclamò Constantine, alzandosi in piedi e puntando provocatoriamente il dito indice in direzione dell’angelo

-Una ragazza innocente? E’ figlia del peccato! Sua madre adorava un falso dio e amò un demone, dimmi come può essere salvato il frutto di una tale unione- obiettò impassibile Gabriele

-Lei non ha colpe! Insegnate tanto che chiunque può essere perdonato e poi abbandonate a sé stessa una ragazza che ha commesso un solo errore in una vita all’insegna dell’altruismo verso il prossimo. Gabriele, ti prego, se davvero ti importa ancora di noi, se davvero importa ancora a Lui di noi, aiutaci-

-Voi uomini siete davvero strani. Passate il vostro tempo ad adorare falsi dei, a rincorrere desideri terreni… e poi? Quando siete in punto di morte, decidete di pentirvi, riconoscendo i vostri errori e accogliendo Dio. Funziona così, a Lui sta bene, a voi sta più che bene… e tu? Passi la tua vita a fartela con diavolesse e uccidendo i tuoi migliori amici, ma quando un tumore ti divora i polmoni? Vieni nel mio club. E quando ti rifiuto il mio aiuto? Scendi a patti con i primi tre caduti. Cosa ti fa pensare che stavolta ti salverò il culo?-

-No, Gabriele, non hai capito. Stavolta non salveresti il mio, di culo. Salveresti il tuo, di culo. Perché sai cosa succederà quando il Vecchio là sopra si accorgerà che senza il suo intervento saremo tutti fottuti e saranno state fatte troppe vittime?  Se la prenderà con te, perché hai avuto la possibilità di salvarci, ma non l’hai fatto. Alla fine ti ritroverai con un paio di miliardi di anime sulla coscienza e potresti cadere e fare compagnia ai tuoi fratelli- disse l’inglese, con il tono meno minatorio che avesse mai usato

L’arcangelo lo guardò storto, serio, sollevando un sopracciglio. La sua preoccupazione era più che visibile.

-Credi di spaventarmi con questo discorso da due soldi? Nel caso dovessi aiutarvi sarà solo e unicamente per soddisfare la Sua Volontà-

-Naturalmente- asserì John Constantine giungendo le mani

-Bene, allora impediamo questo supplizio e diamo una lezione a quel cacasotto di Trigon una volta per tutte- sancì la creatura angelica voltandosi in direzione del demone, intento a distruggere dalle fondamenta il palazzo dentro cui aveva scagliato Etrigan

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Capitolo 19
*** L'inizio della fine ***


Constantine fece cenno a Zatanna e gli altri di uscire allo scoperto, per la prima volta sicuro della reale efficacia del suo piano.

L’angelo avanzò verso Trigon e lo immobilizzò aprendo il palmo della mano destra, dopodiché, senza muovere un solo muscolo, aspettò che Etrigan uscisse dalle macerie sotto cui era sepolto. Il servo di Dio sgranò gli occhi e fissò intensamente all’interno delle pupille della creatura gialla, poi , roteando il capo con apparente fatica, rivolse lo sguardo verso il demone rosso e di scatto chiuse gli occhi e la mano a pugno all’unisono.

La zona fu nuovamente investita da un altro bagliore, questa volta arancione, che costrinse tutti a distogliere lo sguardo, eccetto l’Arcangelo, che assisteva statuario alla scena. Quando tutto cessò, la figura vestita di blu si diresse spavalda verso il suo mandante, che stava iniziando lentamente a riaprire gli occhi e ad abbassare il braccio che aveva usato per riparare i suoi occhi acquamarina da quell’insostenibile luce.

-Constantine, il mio lavoro è finito. I demoni e Blood sono rimasti lì a terra, ma lui non dovrebbe aver subito conseguenze. L’operazione è riuscita perfettamente. Ora l’unica cosa che puoi fare è augurarti che il tuo piano funzioni, io tutto quello che potevo fare l’ho fatto. Forse anche di più-
L’angelo giunse le mani ed ascese lentamente al cielo, con una grazia tale da far spostare le nuvole al suo passaggio.

-Ci vediamo a Londra, bastardo- commentò sottovoce a denti stretti l’esorcista inglese, dirigendosi rapidamente verso l’uomo steso al suolo, seguito a ruota da Zatanna, i Titani e i membri della Justice League Dark.

Jason Blood era tornato in forma umana: quella dell’occultista, detective e demonologo che tutti conoscevano, vestito sempre con un completo marrone e scarpe da sera.

-Se la caverà?- chiese preoccupato Nightwing
-Jason ne ha passate tante, non sarà questo a farlo fuori. Stava vincendo da solo la guerra dei cento anni, peccato che poi lo abbia preso nel culo da Morgana e Giovanna D’Arco- disse amichevolmente Constantine, dando una pacca sulla spalla destra dell’uomo ancora a terra.

All’improvviso Constantine si trovò fulmineamente due mani attorno al collo, che lo stringevano con tutta la forza possibile, quelle di Blood, che parevano essere incollate alla gola dell’esorcista.

-Ora ti stacco quella maledetta testa di cazzo che ti ritrovi, coglione!- minacciò l’ex cavaliere, aumentando la stretta
-Ma che cazzo ti prende?- sospirò John Constantine con un filo di voce, cercando invano di staccare le mani di Blood dal suo collo, prima di essere aiutato da Nightwing, che divise opportunamente i due
-Basta! Si può sapere che succede?- chiese minaccioso il ragazzo meraviglia
-Tu sei tutto pazzo, Constantine! Non hai capito che diamine hai combinato?- sbraitò l’occultista alzandosi a fatica in piedi, sorretto da Black Orchid

Constantine lo guardò preoccupato, respirando affannosamente e massaggiandosi una mano sul collo, nel tentativo di alleviare il dolore ancora insistente

-Jason! Ma che hai?- chiese impaurita Zatanna, poggiando una mano sulla spalla del mago biondo per sincerarsi delle sue condizioni
-Che ho? Voi pazzi, se possibile, avete peggiorato ancora di più la situazione! Se prima avevamo una flebilissima speranza di sconfiggere Trigon con l’aiuto di Etrigan, adesso è andato tutto a puttane!-
-Ma perché?- chiese ancora la maga
-Perché? Credi che Etrigan riuscirà a vincere contro due demoni? Tu che pensi sempre di sapere tutto solo per essere la figlia di Zatara, quale credi sarà la mia sorte se Etrigan dovesse venire sconfitto da Trigon? Sai che siamo legati indissolubilmente dall’anatema di Merlino? E sai cosa vuol dire? Che se Etrigan dovesse morire, stessa sorte toccherebbe a me, cazzo!-

Nonostante Etrigan non fosse più presente nel corpo di Blood, l’occultista inglese era più indemoniato che mai.
Nessuno proferiva parola, gli altri perché non ne avevano il coraggio, John Constantine perché non ne aveva letteralmente la forza fisica.

Nel frattempo, il trinomio demoniaco composto da Raven, Trigon ed Etrigan, tutti contenuti in una sola incarnazione, continuava a contorcersi al suolo, in una forma ibrida tra quella appartenente a Raven e quella propria di suo padre. La creatura infatti aveva ora delle dimensioni più ridotte rispetto a prima, e la sua faccia ricordava di gran lunga quella di Raven, in quanto le lunghe corna lignee tipiche di suo padre erano sparite.

John Constantine osservò la scena con la coda dell’occhio e le labbra socchiuse, per poi deglutire, in modo da trovare la forza necessaria per rispondere alle accuse di Blood.

-Jason, così facendo non ti avremmo salvato la vita, ma almeno ti abbiamo dato una speranza! Non ci voleva un genio per capire che lo scontro non stava per niente vertendo a tuo favore- disse Constantine minaccioso, puntando il dito contro il collega occultista ed arrivando quasi ad un faccia a faccia con lui.
-Hai fatto una stronzata, John. Etrigan non ce la farà a vincerli, non senza il mio aiuto. Entrambi traevamo forza l’uno dall’altro, e ciò ci permetteva di combattere strenuamente, ma ora che il legame è rotto…-

Jason Blood si sedette su un cumulo di macerie, con la faccia interamente nascosta nel palmo delle mani. In quel momento Zatanna Zatara avrebbe potuto fare poche cose per migliorare la situazione, e fortunatamente decise di fare una di quelle, chinandosi su Blood ed abbracciandolo nel tentativo di consolarlo, ma non prima di aver lanciato una spietata occhiata verso John Constantine, riuscendo a trasmettere tutta la rabbia e l’odio che provava e aveva mai provato nei confronti dell’uomo.

-Non disperate, signor Blood. Non tutto è perduto, chi può dirlo? Può anche darsi che il vostro amico riuscirà nell’impresa- disse dolce Starfire
-Kory…- sussurrò Nightwing alla rossa, traendola a sé, per evitare che potesse essere inopportuna. Capite le intenzioni del moro, la ragazza appoggiò sconsolata la testa sul suo petto.

Anche Black Orchid e Deadman si avvicinarono al gentiluomo inglese, mossi da una più che viva partecipazione emotiva.

Le uniche due persone che non partecipavano alla scena in quel momento, stavano prendendo direzioni completamente antitetiche.

Beast Boy si stava affannosamente dirigendo da Raven, o almeno, da quel che restava di lei, sia dal punto di vista fisico che mentale. Una cosa era certa, lui non aveva perso la speranza, Raven non se ne era mai andata, e poteva e doveva essere salvata.
-Raven? Mi senti? So che sei lì dentro, so che puoi sentirmi! Devi combattere, devi farcela! Fallo per me, per noi!- esclamò il ragazzo, afferrando le guance scarlatte della ragazza e strattonandone il capo nel tentativo di ridestarla. Ma dovette subito mollare, in quanto si scottò inevitabilmente a causa dell’incandescenza della pelle dell’ormai interamente-demone.

John Constantine, con una sigaretta tra le dita e la cintura dell’impermeabile ormai sciolta, aveva invece quell’andatura spedita e lo sguardo perso nel vuoto di chi non ha idea di dove andare. Ma di chi sa cosa fare. Aspirando ripetutamente dalla sigaretta senza toglierla dalla bocca, trovò finalmente pace quando i suoi occhi brillarono di una luce argentea, risultato del riflesso della luce del sole su un’appuntitissima scheggia metallica, proprio quella scheggia metallica che aveva gettato poco prima, quando sembrava che tutto potesse volgere per il meglio.

-Come cambiano le amicizie, eh? In meno di un’ora siamo passati dall’essere migliori amici a perderci di vista, per poi ritornare nuovamente migliori amici- scherzò Constantine parlando ad alta voce, rivolgendosi all’oggetto.
Con una delle espressioni più serie mai fatte nel corso della sua intera vita, Constantine effettuò un simbolico passaggio, gettando a terra una cosa che l’aveva già ucciso una volta (e che avrebbe potuto farlo di nuovo) e raccogliendo tra le mani una cosa egualmente letale, ma incredibilmente rapida, in quanto a togliergli la vita non ci avrebbe messo quaranta anni come la prima.

Stringendo la scheggia tra le mani, così forte da lacerarsi le dita e guardandola duramente dall’alto verso il basso, John Constantine ebbe negli occhi l’immagine di quella maledetta lametta da barba, che contribuì a salvargli la vita in quella serata estiva londinese, in quello squallido appartamento situato nei bassifondi della città. Il mago sorrise malinconico, pose l’oggetto nella tasca del trench, si guardò rapidamente alle spalle e, accertatosi che nessuno stesse controllando le sue mosse, si recò dietro un cumulo di macerie, lontano da eventuali occhi indiscreti.
-Ah beh, vediamo di fare in fretta, stavolta- disse il mago, accendendosi una sigaretta ed effettuando un lunghissimo tiro.
Sciolse il nodo della cravatta, sfilandosela ed infilandola in una delle tasche del soprabito. Dopodiché, estrattane l’arme si sfilò il trench, piegandolo e riponendolo poco distante da egli, in modo da preservarlo. Si sbottonò poi i bottoni ai polsi della sua camicia, tirando su le maniche e lasciando scoperte le braccia tatuate.

Chiuse gli occhi, strinse i denti e poggiò l’affilato acciaio sulle vene del polso.

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Capitolo 20
*** Il sacrificio ***


Steso al suolo, Jason Blood tossì, riparandosi la bocca con una mano, per poi fare l’orrida scoperta: aveva tossito e sputato sangue. Sgranò gli occhi alla vista del liquido rosso, esattamente come aveva fatto più di mille anni prima, quando una affilatissima lancia lo trapassò.

Due lacrime nere, dovute al trucco della maga, sgorgarono dagli occhi di Zatanna, per poi solcare inevitabilmente le sue guance e infrangersi sul colletto della giacca dello smoking.

Profondamente turbata emotivamente, Starfire si lasciò andare anch’essa in un pianto disperato, nascondendo il volto contro la spalla di Nightwing, il quale si era tolto la maschera in segno di rispetto.

Le urla che provenivano dall’ibrido demoniaco erano atroci, ma anche se fossero state persino più potenti, non sarebbero state in grado di intaccare la sacralità della scena. Per i Teen Titans e la Justice League Dark non esisteva rumore, in quanto la loro attenzione era focalizzata unicamente sull’uomo che stava per perdere la vita dopo oltre un millennio a combattere le forze del male.

Una goccia di sangue cadde dal labbro inferiore dell’occultista. Una goccia di sangue si faceva lentamente strada sull’arma che aveva nuovamente tolto la vita a John Constantine. Lo stregone inglese era morto, questo lo sapeva, ma ciononostante, un brivido percorse egualmente la sua spina dorsale. Stava arrivando.
Le urla dei tre demoni cessarono. Anche loro non poterono fare a meno di percepire che qualcosa stava per arrivare, qualcosa di estremamente innaturale. Qualcosa di estremamente cattivo.

-Chi muore si rivede- disse una figura alta almeno due metri, a petto nudo, cinta unicamente di un drappo e un mantello grigio. L’essere tese il braccio verso il mago senza vita, il quale, come percorso da un rinnovato influsso vitale, serrò gli occhi.
-Beh rieccoci di nuovo, Lu. Ti va bene se ti chiamo Lu? Oppure preferisci essere chiamato Primo?- chiese ironicamente John Constantine, che si era subito riappropriato della sua irriverentissima verve.
-Non ho tempo per le tue cagate, Constantine. Sai, ho sistemato il Secondo e il Terzo all’inferno, quindi il tuo contratto adesso è valido solo con me. Ho l’esclusiva assoluta. Inutile cercare di sfuggirmi adesso, sai bene che non puoi fottere con me-
-Andiamo, Primo, ti sei così rincoglionito in così poco tempo? Secondo te sarei stato tanto stronzo da suicidarmi? Non mi sono mica tolto la vita per farmelo mettere in culo da te, oh no, non sono per niente quel tipo di persona-
-Davvero, Constantine? E cosa ne dici se ora ti prendessi e portassi all’inferno? Così, su due piedi…- disse duramente il diavolo, afferrando per il collo il mago inglese
-Allora in tal caso faresti la stronzata più grande di tutta la tua vita. E sai perché? Perché perderesti il tuo posto privilegiato su questo mondo- rispose Constantine con un filo di voce
-E con questo cosa intendi dire?- chiese la creatura, lasciando la presa e facendo precipitare l’esorcista al suolo
-Hai presente Trigon? Quel simpatico demone rosso con le corna che è fuggito dall’inferno qualche tempo fa?-
-Beh?- chiese nuovamente il diavolo, ostentando falsa sicurezza
-In questo momento si trova dietro quel cumulo di macerie e sta lottando con Etrigan e Raven, sua figlia-
-Beh, lo sconfiggeranno, ci sono riusciti pure quei quattro ragazzini anni fa-
-Già, ma se stavolta non dovessero farcela? Hai rischiato grosso anni fa…- chiese provocatoriamente il mago, puntando il dito contro il Primo dei Caduti
-Etrigan è forte, così come Raven- rispose la creatura, alzando un sopracciglio
-Sei disposto a rischiare?- ricattò Constantine
-Pezzo di merda- sbraitò il Primo dei Caduti, voltando le spalle all’esorcista, incamminandosi lentamente verso gli altri demoni

Giunto davanti alla creatura demoniaca, il diavolo alzò i palmi delle mani al cielo, e socchiudendo gli occhi, riuscì ad annullare l’incantesimo di Constantine, scindendo nuovamente i tre demoni.

-Non sei così forte senza tua figlia, eh Trigon? La volta scorsa non mi hai neanche arrecato il disturbo di salire per darti una lezione, pensa un po’. Sono bastati quattro ragazzini! Ma stavolta mi hai proprio incazzare- minacciò il Primo dei Caduti, squadrando dall’alto verso il demone rosso, che, indebolitosi, aveva perso le sue enormi dimensioni e giaceva inginocchiato di fronte ad egli

Dopo aver dato una veloce occhiata a Raven, la quale giaceva distesa al suolo con indosso un mantello bianco, priva di sensi, Trigon si alzò bruscamente in piedi e cercò di dare uno spintone al Primo dei Caduti, il quale accusò il colpo impassibile. Adirato per il fallimento del suo intento, Trigon cercò di cercare la forza interiore per aumentare nuovamente di dimensioni, ma anche stavolta il suo piano non andò in porto, in quanto un nerboruto braccio giallo comparso alle sue spalle gli cinse la gola, indebolendolo ulteriormente.
-Cosa credi di fare? Non hai capito che nella tua dimensione dovrai tornare?- gli disse in un orecchio Etrigan, provocandolo ferocemente

Il Primo dei Caduti rivolse uno sguardo severo ad entrambi i demoni, poi afferrò per la gola Trigon, lo guardò fisso negli occhi e lo scagliò in cielo con una forza che non sembrava per nulla proporzionale alla sua statura. Apertosi il cielo e scomparso il demone, Etrigan rivolse uno sguardo di approvazione al diavolo, il quale lo ignorò completamente, voltandogli addirittura le spalle, incamminandosi nella direzione da cui era venuto.

Il demone giallo osservò pensieroso l’allontanarsi del Primo dei Caduti, fino a quando non arrivò Zatanna Zatara, la quale non aveva potuto non percepire la presenza sulla terra del demonio più potente dell’inferno.
-Etrigan! Che cos’è successo? Come sta Raven? E dove è andato Trigon?- chiese allarmata la maga
Il demone voltò lentamente la testa nella direzione della donna e sbuffò fiato dal naso
-Il Primo dei Caduti è arrivato, senza batter ciglio ci ha separato e con un gesto della mano Trigon ha cacciato. Ora è tornato da dove è venuto, anche se non ho capito perché ci ha fornito aiuto, secondo me qualcuno lo ha chiamato, qualcuno che tu ami ed hai sempre amato-
-Qualcuno che… John!- urlò la maga, portando le mani al volto, sporcandosi con il nero del trucco i suoi guanti bianchi
-Potrebbe non essere ancora tempo di piangerlo, ti conviene da quella parte raggiungerlo- disse serio Etrigan
-Di là? Va bene, graz… aspetta! So che la cosa non ti piacerà, ma devi raggiungere i Titani e la Justice League Dark. Jason è…-
La maga non trovò il coraggio per finire la frase
Il demone annuì in silenzio

Nonostante le scarpe con i tacchi, Zatanna corse il più veloce possibile per raggiungere John Constantine ed evitare che il suo destino si compisse. Arrivata sul posto, fu investita da un enorme bagliore di luce che la spinse a ripararsi dietro un masso.

-John Constantine, suppongo che tu debba ringraziarmi. Ho svolto il lavoro che avresti dovuto fare tu- disse il diavolo, guardando il mago inglese dall’alto verso il basso, il quale giaceva in una pozza di sangue
-Davvero? Non sei tu a dover ringraziare me? Del resto, se non ci fossi stato io ad avvertirti, ti saresti ritrovato Trigon come vicino di casa a romperti le scatole. Ma ora è tutto risolto e siamo tutti più felici- rispose sorridendo John Constantine
-Bene, ma stavolta non ti salverò come l’altra volta. Non me ne andrò senza aver preso con me un’anima. Devi scegliere: o la tua, o quella di Jason Blood-
-Ma Jason si è sempre battuto per il bene, lui merita di stare in paradiso. Non potresti semplicemente accontentarti di tutte le anime che ti ha spedito Trigon e farla finita?-
-Se nel corso di tutta la mia vita mi fossi accontentato, in questo momento sarei ancora in paradiso a leccare il Suo culo. Ma per fortuna non è così. E dunque devi scegliere. La sua anima in cambio della tua o la tua in cambio della sua. Pensaci bene-
-Lasciami vivere. Prendi la sua anima-

Sentite quelle parole, Zatanna strinse i denti in una smorfia di disgusto per l’egoismo di John Constantine.

-Davvero? Non mi aspettavo per niente questa tua scelta!- disse sarcasticamente il Primo Dei Caduti
Dal canto suo, John Constantine accennò un sorriso di approvazione, che fece incazzare ancora di più Zatanna, la quale ormai era pronta ad intervenire, nonostante non sapesse neanche lontanamente cosa fare. Ma lei non era come lui, doveva almeno provarci, e non stare alle condizioni di un demonio qualsiasi.

John Constantine si accorse però della presenza della maga, e quando essa fece capolino da dietro il masso, il mago biondo le rivolse uno sguardo serio, annuendo con il capo. Zatanna sapeva cosa voleva intendere con quell’espressione, lei e Constantine ne avevano passate troppe insieme per non averlo capito, quello sguardo equivaleva a il più sincero dei “fidati di me”. E così, incrociato il suo sguardo, occhi neri nei suoi occhi azzurri, capì che per l’ennesima volta avrebbe dovuto fidarsi di lui.

-Allora…- iniziò il diavolo girando i palmi delle mani verso l’alto –che la tua anima sia risparmiata… per ora-
Pronunciate quelle parole, le ferite del mago si risanarono, con estrema soddisfazione da parte del demonio.
-Ora se non ti dispiace, ho un impegno con altro occultista che riesce a sfuggirmi da più di mille anni- concluse il Primo dei Caduti, voltando le spalle all’inglese ed incamminandosi verso il luogo dove giaceva Jason Blood
-E con Etrigan come la mettiamo?-
-Cosa?- sibilò il diavolo, girandosi di scatto
-Etrigan, il demone. Se prenderai l’anima di Jason Blood non tornerà anche lui all’inferno? Del resto, è quello il suo posto, giusto?-
Il Primo dei Caduti fissava Constantine con le palpebre semichiuse, infliggendogli occhiate a dir poco glaciali
-E se non sbaglio, all’inferno si è appena conclusa una guerra abbastanza sanguinosa che ti ha visto uscire vittorioso a fatica. Non sarebbe un problemino avere anche Etrigan all’inferno? Potrebbe scoppiare un’altra guerra…-

Il Primo dei Caduti tremava incessantemente. Sembrava a tutti gli effetti una pentola a pressione pronta ad esplodere. Ma lui era il Primo dei Caduti, colui che per primo si era ribellato a Dio, non poteva abbandonarsi all’ira, per il semplice fatto che era lui stesso l’ira. Perciò, si limitò ad abbassare il capo, annuendo sconsolato.

-Tu sei sempre il mio avversario, Constantine, il mio nemico, il mio diavolo. Non te lo scordare. Rimetti Etrigan nel corpo di Blood quando avrò finito. E vattene affanculo- disse il demonio, puntando il dito contro l’esorcista, per poi voltargli nuovamente le spalle e sparire dietro un cumulo di macerie.

Sparito il demonio infernale, Zatanna corse subito da John Constantine, ancora steso al suolo, abbracciandolo e stringendolo a sé.
-E’ finita, Zee. Credo che abbiamo vinto-
-Come credi che manterrà la parola? Come fai ad essere sicuro che non ti ucciderà?-
-Non può farlo, e poi io sono l’unico in grado di riportare Etrigan all’interno di Jason. Non credo proprio che gli faccia piacere avere quel grande demone bastardo all’inferno con sé-

Un bagliore di luce rischiarò la città, così forte che Zatanna dovette addirittura ripararsi la vista con la sua giacca nera. Non appena cessò, la maga abbassò lentamente il drappo nero e aprì gli occhi con estrema cautela.
-John?- chiamò titubante la maga, prima di sgranare interamente gli occhi, strofinandoseli delicatamente
Non avendo ricevuto nessuna risposta, Zatanna si alzò in piedi e iniziò a camminare freneticamente alla ricerca del mago inglese. Dopo aver inizialmente pensato al peggio, quasi si scontrò contro la figura statuaria di John Constantine che, eretto all’impiedi, fumando una sigaretta, osservava impassibile l’arrivo in volo della Justice League all’orizzonte
-Te la vedi tu con loro?- disse il mago freddo, dando ancora le spalle alla donna
-Credo di sì, o meglio, parlerò con Bruce. Mi inventerò una versione abbastanza credibile e gliela riferirò- rispose la maga, affiancandosi all’uomo in trench
-Non dimenticarti di parlare coi titani e con Boston e gli altri. Anzi, digli di andarsene direttamente, sarà meglio che l’esistenza di una Justice League Dark resti segreta-
-E tu cosa farai? Te ne andrai così su due piedi come se niente fosse successo?- sbottò Zatanna alzando un sopracciglio
-Prima metterò inisieme Jason ed Etrigan, del resto, gli incantesimi di coesione sono molto più facili di quelli di fissione. Poi toglierò il disturbo. Se qualcuno della League mi vedesse, il nostro piano andrebbe totalmente a puttane. Già mi immagino la reazione di Wonder Woman o di quel coglione con l’anello verde- precisò Constantine, gettando al suolo quel che rimaneva della sua sigaretta
-Torni a Londra?-
-Probabile-
-Fai attenzione, John-  disse teneramente Zatanna appoggiando il suo guanto vellutato sulla guancia sinistra del mago e baciando con dolcezza quella destra
John Constantine osservò con la coda dell’occhio la donna allontanarsi, sorridendo malinconicamente.

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Capitolo 21
*** Londra, un mese dopo ***


Londra. Un mese dopo.

-Proseguono incessanti i lavori di ricostruzione del centro di Metropolis, ad ormai quasi trenta giorni dalla sua parziale distruzione ad opera di un essere alieno non ancora bene identificato, ma che è stato prontamente sconfitto dalla squadra di eroi nota ai molti come i “Teen Titans”-

-Affanculo ‘ste stronzate. Frank, puoi spegnere la tv per piacere? O almeno leva la BBC, perché dicono solo cazzate-

John Constantine era tornato alla sua solita vita di tutti i giorni, la “fottuta vita londinese”, come amava definirla. E in quel momento era nel bel mezzo di una delle sue interminabili serate, che egli amava trascorrere con un whiskey e molte birre. Con lui, come sempre, c’era Chas Chandler.

-Allora, John, non mi hai fatto sapere più niente di come è andata quella faccenda con Zatanna e quella ragazza americana…-
-Vuoi davvero saperlo?- chiese annoiato il mago biondo, finendo di bere l’ultimo goccio della sua birra
-Beh certo!- rispose entusiasta Chas
-Allora offri tu la prossima birra. Per me una Guinness, prego-

Dopo aver fatto cenno al barista, Chas avvicinò il suo sgabello a quello dell’amico e con una gomitata lo invitò a parlare

-Beh Chas, alla fine quella ragazza non era una semplice ragazza, ma la figlia di un demone ultradimensionale. Simpatico vero? Visto che suo padre stava cercando di venire nella nostra dimensione facendo pressione nella sua mente, abbiamo prima provato ad esorcizzarla alla vecchia maniera, ma poi, fallito il nostro piano, abbiamo dovuto combattere quel demone bastardo una volta venuto sulla terra-
-Ed ha quasi distrutto Metropolis? E fatto centinaia di migliaia di vittime?-
-Abbassa quella cazzo di voce, coglione!-
-Scusa, John. Ho capito che questa storia ti rende nervoso, se non ti va di parlarne non ti preoccupare-
-Non è tanto per la storia in sé, ma per la questione di Zatanna. Le avevo chiesto di raccontare una cazzata ai membri della Justice League, una volta arrivati sul posto, giusto per rimanere pulito da tutta quella faccenda, capito? Non volevo che mi rompessero il cazzo nell’interrogarmi riguardo tutte le vittime e il modo in cui avevo sconfitto il demone- rispose Constantine portandosi alla bocca la bottiglia di birra appena consegnatagli dal barista
-E quindi?- chiese comprensivo Chas, posando una mano sulla spalla dell’amico
-E quindi niente, non la sento da un mese, proprio da quella famosa giornata. Quindi non so neanche cosa abbia detto a quelli della League. Ma tutto sommato, chi se ne fotte. Meglio non saperlo, meglio abituarsi già da ora a quello che farò quando deciderò di ritirarmi, ovvero passare giornate intere al bar- disse abbassando lo sguardo e facendo un altro sorso della sua birra
-Vabbè dai ma che vuol dire? Non puoi telefonarla? Hai il suo numero di telefono? Qualcosa per rintracciarla? Del resto, non è stata la tua fidanzata?- chiese propositivo Chas, bevendo anch’egli
-Sì, ce l’ho, ma non è questo il punto. Sai qual è? E’ che le avevo finalmente chiesto di andare a vivere insieme, ma lei mi aveva risposto in maniera abbastanza vaga. Quindi mi aspettavo io una cazzo di telefonata. Già il fatto che non si sia fatta sentire lo prendo come un rifiuto-
-E che cazzo te ne fotte, John! Tieni a lei o no? Chiamala tu! Chiediglielo di nuovo- lo incitò nuovamente Chas
-Sai bene che non lo farò. Del resto, io sono sempre John Constantine, sono destinato ad essere solo. E alla fine saremo solo io e te, ad essere ancora in vita- disse amaramente John Constantine, guardando fisso negli occhi del tassista
-Già- disse malinconico Chas, chinando il capo e abbassando lo sguardo, in modo da non incrociare quello dell’amico
-Una bottiglia di Johnnie, Frank. Pago io- aggiunse poi Chas, per spezzare quell’imbarazzante e fin troppo triste silenzio che si era creato tra i due

Finita la bottiglia del superalcolico e giunte ormai le tre del mattino, i due amici furono costretti a lasciare il bar.

-Mi sento proprio di merda, Chas, in tutti i sensi-
-Devi vomitare?- chiese l’amico, cingendo il braccio di Constantine sulle sue spalle
-No, quello no, ma non so se ce la faccio a tornare a casa-
-Ti accompagno io, a piedi piano piano ce la faremo. Neanche io sono in condizione di guidare il taxi-
-Grazie amico, ma… cosa dirà tua moglie?-
-Che vada a farsi fottere. Stasera tornare a casa in orario non era la mia priorità-
-Sei il mio migliore amico, Chas, spero tu lo sappia-

Arrivati all’appartamento di John Constantine, Chas aiutò il mago ad aprire la porta e poi si congedò da egli, con un caloroso abbraccio. Questo era il massimo che un uomo come Chas Chandler potesse fare.

Entrato nel suo appartamento, John Constantine fece per recarsi in bagno, ma qualcos’altro catturò invece la sua attenzione.

-Ciao, John- disse Zatanna, seduta ai piedi del letto del mago. La maga si alzò e si pose in piedi di fronte al biondo
-Zatanna Zatara, a cosa devo l’onore?- chiese Constantine, fingendo quanto più possibile indifferenza
-Sei mezzo ubriaco, John, non cercare di mostrare quella sicurezza che al momento non hai-
-E va bene, Zee, come mai sei qui?-
-Niente di speciale, passavo di qua e…-
-Passavi di qua da San Francisco? Non quadra, in questa stanza l’aria è molto rarefatta, il che indica che è appena stato usato un incantesimo di teletrasporto- la interruppe l’inglese, fingendo dubbiosità
-Spiegami una cosa: come fai a mantenere una certa lucidità pur essendo ubriaco? Io non ci riuscirei mai- disse provocatoriamente la maga, facendo un giro attorno al corpo dell’uomo, con una mano posata sulla sua spalla
-Se non ne fossi capace, non sarei John Constantine- rispose con decisione l’esorcista, sedendosi su una poltrona
-Complimenti: sei capace di fare ciò, ma non di telefonarmi- disse ancora la maga ponendosi ancora una volta statuaria davanti al biondo
-Telefonarti? Perché mai avrei dovuto telefonarti?- chiese con incertezza Constantine, il quale, sentendosi profondamente a disagio, decise di alzarsi in piedi, annullando la differenza di altezza con Zatanna
-Ah non lo so vedi tu… forse per sapere cosa io avessi detto a Batman riguardo la faccenda di Metropolis?-
-Beh chi se ne frega di quello, l’importante è che sia filato tutto liscio, con Trigon sconfitto e noi vittoriosi-
-Tutto liscio un cazzo, John, ci sono stati più di cinquantamila morti! Più dell’11 settembre! Quasi come l’attacco di Zod! Ti rendi conto?- esclamò, profondamente alterata, Zatanna
-Zee, come puoi giudicarmi dopo tutto quello che ho fatto! Avrei potuto fregarmene di tutto e basta, tanto Superman e gli altri sarebbero arrivati da un momento all’altro. E invcece mi sono messo in gioco, ho messo in gioco la mia stessa vita, dannazione!- rispose a tono il mago inglese, con la voce resa tremolante dall’alcool

Finita la sfuriata dell’uomo, Zatanna non poté fare altro che sollevare il cilindro e sistemarsi i capelli sotto di esso, con lo sguardo chino.

-E comunque… cosa hai detto a Bats e gli altri?- aggiunse il mago, addolcendo il tono
-Allora vedi che ti importa saperlo? Quando si tratta di faccende tue personali, John, il tuo interesse sale alle stelle!- commentò la mora, risistemandosi il cilindro sul capo e guardando il biondo a testa alta
-Beh ora che sei qui… tanto vale saperlo-
Zatanna lo guardò con un sorriso provocatorio.
-Gli ho detto che è intervenuto lo spettro a fermare Trigon, il tutto tramite una mia intercessione, ma ho detto a mia volta a Superman di non rivelare ai media che in realtà Metropolis era stata attaccata da un demone, ma da un semplice alieno-
-Ecco perché tutto il merito è andato ai Teen Titans-
-Già. Cosa ci vuoi fare, John, la riconoscenza della Justice League è andata ad un entità che non si manifesta ormai da anni e quella di tutta la Terra ad un gruppo di adolescenti. Zatanna Zatara e John Constantine dovranno accontentarsi delle briciole- scherzò Zatanna sedendosi sulla poltrona e accavallando le gambe
-Ti sbagli. John Constantine dovrà accontentarsi delle briciole, tu almeno sei famosa, scommetto che quando giri per strada molti ti chiedono l’autografo o una foto. Io invece quando giro per strada al massimo posso incontrare il barista e il tabaccaio incazzati perché gli devo dei soldi- disse, ridendo, il mago, sedendosi ai piedi del letto
-Già, a proposito del barista, John… stasera mi sembra che tu abbia alzato un po’ troppo il gomito, addirittura Chas ti ha dovuto accompagnare fino alla porta. Il motivo?- chiese la maga con il cappello tra le mani, giocherellandoci
-No, in realtà mi stava aiutando ad aprire la porta, come ben sai la serratura è difettosa e ci vuole più di un uomo per aprirla, quindi…- disse velocemente Constantine, con lo sguardo fisso sulle gambe della donna, coperte dalle immancabili calze a rete
-Davvero? E allora vorresti farmi credere di non aver bevuto?-
-Non voglio fartelo credere, è la verità!-
Zatanna sollevò un sopracciglio, sfidando Constantine con lo sguardo.
-D’accordo… ho bevuto, lo ammetto, ma niente di che- disse il mago sollevando le braccia per discolparsi
-Ah niente di che, solo una quindicina di birre e una bottiglia da un litro e mezzo di Johnnie Walker Blue Label- disse Zatanna sorridendo maliziosa
-Beh, potevi dirmelo che c’eri anche tu in quel bar, non c’è bisogno che mi faccia sentire in colpa per non averti offerto niente. Comunque, come mai sei a Londra? Hai uno spettacolo in qualche locale?- sbottò seccato Constantine
-John, ma che cazzo dici? Spero per te che tu sia ironico, se giusto prima hai scoperto il mio incantesimo di teletrasporto! Mi sbagliavo riguardo la tua abilità di reggere l’alcool…-
-Di certo non ti sbagliavi riguardo la mia incapacità di fare una cazzo di telefonata- commentò abbattuto il mago
-Quello è poco ma sicuro, così come è indubbio il fatto che tu non ci abbia mai saputo fare con gli esseri umani in generale-
-Che ci vuoi fare, io sono quello che alla fine di ogni storia rimane sempre da solo. Ma è proprio questo ciò che mi dà la forza di andare avanti-  sbottò il mago estraendo dalla tasca sinistra dei suoi pantaloni il pacchetto di sigarette
 
-Allora? Invece di autocommiserarti, mi vuoi spiegare bene a cosa è stata dovuta la tua sbronza?-  commentò stufa la maga osservando severamente John Constantine accendersi la sigaretta
-Perché? Credi forse di essere collegata alla mia sbronza?- disse il mago sbuffando fumo
-Togli pure il “forse”, Constantine, ma certo che sono collegata ad essa, idiota! Anzi, ne sono la causa! Invece di tracannare tutto quell’alcool avresti potuto chiamarmi e basta e dirmi una cazzata del tipo “Ehi, Z! Molla quel tuo cesso di casa a San Francisco e vieni a Londra!”. Ti sembra tanto difficile?- rispose la maga roteando gli occhi
-E tu come...?- chiese timidamente il biondo
-Praticavamo il tantra, ricordi? Siamo connessi mentalmente, quindi quando qualche ora fa ho sentito un forte mal di testa ho subito capito che qualcuno doveva starmi pensando. E quel qualcuno non potevi che essere tu, John- rispose la maga, indicando l’uomo con il dito indice, sormontato dal sempre presente guanto bianco

Il mago finse stupore

-E che cazzo John, è da mezz’ora che cerco di fartelo capire, ma tu tergiversi sempre!-
-Beh, d’accordo, mi hai fottuto, ma vuoi sapere la verità sul perché non ti ho contattata?-
Zatanna fece una smorfia di curiosità che spinse il mago inglese a continuare.
-Avevo, ehm, paura che tu mi mandassi a fanculo. Ricordi cosa mi dicesti alla festa dei Titans?- disse a bassa voce l’uomo
-Alla festa dei Titans? John, ma per caso ricordi qualcosa di quella sera? Perché in caso affermativo meriti un applauso. Dai, dico sul serio, ricordi quanto bevemmo?-
-Beh, Z, ti assicuro che quelle sera deludesti molte delle mie speranze- disse il mago fumando e abbozzando un mezzo sorriso

-Allora dimentica qualsiasi cosa ti abbia detto quella sera. In compenso però, ricordo cosa dicesti tu prima della festa-
-Davvero?-
-Sì, mi facesti promettere che ci saremmo fumati una Silk Cut assieme. E, se non ricordo male, non ho mantenuto la promessa-
-Beh, che ci vuoi fare- commentò il mago, aspirando intensamente l’ultimo tiro dalla sua sigaretta, con lo sguardo fisso su di essa
-John?- chiamò la maga, dolcemente
Il mago roteò le pupille verso la donna, con ancora la sigaretta tra le labbra
-Non espirare- aggiunse
In una frazione di secondo Zatanna fu su di lui, con entrambe le mani affondate nei suoi capelli, baciandolo intensamente e togliendogli letteralmente il respiro.
-Promessa mantenuta- disse la maga espirando fumo





ANGOLO DELL'AUTORE
Ciao a tutti, come avrete capito, la storia è ormai giunta al termine e questo è uno degli epiloghi che pubblicherò per chiarire meglio alcune situazioni lasciate irrisolte nel corso della vicenda, come ad esempio le relazioni dei vari personaggi. Insomma, se volete saperne di più, continuate a seguirmi!

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Capitolo 22
*** Bludhaven, un mese dopo ***


Dick Grayson entrò nel bagno del suo appartamento di Bludhaven, si osservò intensamente allo specchio, poi abbassò lentamente lo sguardo. Dalla mensola sottostante lo specchio, prese rispettivamente pennello e sapone da barba, intinse il pennello nel sapone e fece per passarselo sulle guance, ricoperte da uno spesso strato di barba nera come la pece. Dopo appena due pennellate, guardatosi nuovamente allo specchio intensamente, posò il pennello e si sciacquò la parte di faccia già insaponata. Si asciugò con un’asciugamani che appoggiò nel lavandino stesso.

Uscito dal bagno, si tolse la maglietta, riponendola sullo schienale di una sedia. Si stese sul letto e si portò poi entrambe le mani in faccia, facendole scorrere fino ai capelli, tirandoli all’indietro. Roteando le pupille, il moro si guardò intorno, scrutando il suo appartamento, come se cercasse di percepire qualcosa che non fosse riuscito a percepire nei mesi in cui aveva vissuto lì. Dopo aver sbuffato lentamente, guardò l’orologio che si trovava sul comodino al suo fianco, per poi sbuffare nuovamente.

Appena un istante dopo, Dick Grayson sentì dei veloci colpi provenire dalla finestra del balcone. Andò subito ad aprire, senza neanche chiedere chi fosse, non ce n’era bisogno. A quell’ora, in quel modo, poteva essere solo lei.

-Ciao, Kory- disse il ragazzo aprendo la finestra

-Dick!- salutò entusiasta l’aliena dando un veloce bacio al ragazzo

-Sta cominciando a piovere, ti sei bagnata?- chiese chiudendo la finestra, facendo attenzione alla tenda

-No, sono riuscita a volare qui giusto in tempo- rispose la ragazza, sfilandosi un lungo impermeabile bordeaux

-Non ti avrà vista qualcuno?- chiese nuovamente Dick Grayson, indicando alla rossa l’appendiabiti dove riporre l’ingombrante indumento

-Nahh. C’è l’esercito che pattuglia la città, ma l’attenzione dei soldati è focalizzata unicamente a ciò che succede a terra- disse la ragazza appendendo l’impermeabile
Il moro annuì a testa bassa. Dall’incidente di Metropolis, l’America intera non era più stata la stessa: centinaia tra le città più importanti della nazione erano state militarizzate per prevenire un ulteriore “attacco alieno”.

-Non penserai che ci stiano rubando il lavoro?- scherzò la ragazza, sorridendo vistosamente

-Ma no, figurati. E poi, io contribuisco già molto, di giorno in divisa, aiutando i militari. A pensarla così è Batman, ma ammettilo, non ha tutti i torti. L’esercito e i marines presidiano oltre cento città, senza un vero scopo. Certo, il pretesto è quello di “proteggere la nazione dagli invasori alieni”, ma in realtà lo stanno facendo solo perché negli ultimi anni la Justice League ha sventato molti conflitti internazionali e il Paese non ha potuto più impegnarsi militarmente per “esportare la democrazia”- fece il moro, sorridendo a denti stretti e stendendosi sul letto

-Però Jump City non è militarizzata…- iniziò Starfire, acquattandosi accanto al ragazzo

-E con questo? Non pensarci nemmeno, Kory! Ho già detto che i Titani sono finiti, e poi dai che potremmo mai fare solo noi quattro?- esclamò alzandosi

-Ma non capisco! Anni fa promettesti che non ci saremmo mai separati, e poi sei stato proprio tu a sciogliere il gruppo… Dick. Richard. A volte bisogna dare una seconda occasione alle persone, ricordati che l’ho fatto anche io con te-
Grayson la guardò dall’alto verso il basso, per poi sedersi sul letto ai suoi piedi

-Kory… ormai siamo cresciuti. Tutti. Le cose cambiano, ricordi? Questa frase è stata una costante che ha caratterizzato tutta la nostra esperienza insieme. Guardaci prima e guardaci ora…-

-Eravamo felici, adesso guardati, da quanto tempo non ti radi? Ti conosco, Dick, so che quando non ti fai la barba è perchè c'è qualcosa che non va-

-E' la città che mi fa questo effetto, Kory, nient'altro. Tornare a Bludhaven mi instaura sempre un senso di depressione che poi riesco a superare gradualmente. Ma non preoccuparti, è una cosa temporanea. Pensa a tutti noi. Perché pensi che non dovremmo essere felici? Guardaci. Noi due stiamo insieme, Gar e Raven anche, e Vic ha finalmente coronato il suo sogno di entrare nella League. Abbiamo tutti ottenuto quello che volevamo, abbiamo soltanto perso l’entusiasmo giovanile che ci caratterizzava, ma era inevitabile. L’adolescenza è un processo irreversibile, perché si deve crescere per forza- spiegò con dolcezza il ragazzo, massaggiandole i folti capelli rossi

-Era tutto più bello prima. Eravamo felici tutti insieme, ora ognuno è felice per conto suo- disse, con gli occhi smeraldini lucidi

-Siamo stati separati per troppo tempo, era inevitabile-

La ragazza si morse un labbro, voltando lo sguardo all’amato, timorosa di proferire parola.

-Hai ragione, Kory. Sono stato io a separarvi, ma come ho detto prima, era inevitabile. La vita spesso cambia di colpo senza programma. Non ho sciolto il gruppo per interessi personali, l’ho fatto perché ognuno potesse dare il meglio di sé, dato che ormai in quella squadra non facevamo altro che frenarci a vicenda-

-Però non appena Batman ti ha chiamato per guidare le riserve della Justice League tu hai subito accettato, non è vero? Ascolta Dick, ho superato tutte le bugie che mi hai detto, tutte, nessuna esclusa, perché sapevo che non provenivano dal profondo del tuo cuore, ma questa volta non riguarda solo noi due. Ci sono in ballo gli interessi di altre persone-

-So a cosa pensi, Kory, hai paura che alla fine tutto quello che hai visto quando sei stata trasportata nel futuro si avvererà, giusto?- disse, prendendole la mano

L’aliena guardò negli occhi il ragazzo, trattenendo a stento le lacrime e annuendo lentamente.

-Ma non succederà, e sai perché? Perché noi siamo tutti padroni del nostro destino, e quando ci siamo promessi che non saremmo mai finiti così, vuol dire che non succederà in nessun caso. Lo impediremo tutti. Insieme- promise, stringendo più intensamente la mano della ragazza

-Però tu sei diventato eccome Nightwing- obbiettò la rossa alzando un sopracciglio

-Ok, questo non posso negarlo. Ma sai cosa mi fa essere fiducioso ed ottimista?-
Starfire lo guardò fisso negli occhi e scosse lentamente il capo

-Che non appena Raven ha chiesto aiuto, noi non abbiamo perso tempo a darglielo. Ormai siamo una famiglia, anche se distanti, non appena uno di noi è nei guai, non esitiamo ad aiutarlo. Abbiamo stabilito un legame che va ben oltre l’amicizia. Se uno di noi si perderà, noi lo troveremo-

-Però Vic…-

-Non dire niente! Ho pensato anche a lui. Tra un mese è il suo compleanno giusto? Secondo me ricevere una bella visitina dai suoi ex compagni di squadra nel quartiere della Justice League gli farà piacere- disse, strizzando l’occhio alla ragazza

-Ma dai, Dick! E poi, come faremo ad entrare!- rispose, ridendo

-Aver lavorato con Batman mi ha insegnato molte cose, e inoltre mi ha fornito i codici di accesso per la Watchtower-

-Allora mi prometti che saremo sempre uniti?- chiese l’aliena, montando a cavalcioni sul bacino del ragazzo

-Certo! Se non mantenessi le promesse, dovrei cambiare nome in Tara Markov-

-Ah, sei proprio un Grobl’x!- scherzò la ragazza, chinandosi a baciare l’amato.





COMUNICAZIONE IMPORTANTE
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno seguito, recensito e anche solo letto distrattamente la mia storia. Spero che vi sia piaciuta la mia idea di integrare un po' di più i Titani con gli altri personaggi dell'universo DC, facendoli uscire da quel microcosmo che si era creato nella serie tv. Spero che siate riusciti a cogliere le citazioni che ho inserito nella storie e che queste ultime vi abbiano strappato almeno un sorriso. Ma soprattutto, spero di non avermi mai annoiato e di non essere stato mai banale. Questa storia è dedicata a tutti i lettori di fumetti ed in particolare ai fan DC. 
Grazie a tutti!

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