Half brother

di briantheburned
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Agosto 1922 ***
Capitolo 2: *** . ***
Capitolo 3: *** . ***
Capitolo 4: *** . ***
Capitolo 5: *** 2. Settembre 1922 ***



Capitolo 1
*** 1. Agosto 1922 ***


                  Agosto 1922.

Le vacanze stavano per volgere al termine, mancava poco più di un mese ormai, e Anne sapeva che avrebbe dovuto cominciare a darsi davvero da fare se avesse voluto realizzare almeno uno dei propositi che si era prefissata, ma in quel momento cercava solo di non pensare al futuro e di darsi una ragione per vivere quel presente che pian piano gli stava scivolando addosso senza nessun avvenimento di qualsiasi spessore.

Stava sdraiata sull’erba, in un grande campo non molto distante dalla stradina che portava sul retro di casa sua, era tardo pomeriggio, e all’ombra di una balla di fieno leggeva un libro di qualche autore romantico, sperando di dar così un po’ di impeto e passione alla sua banale esistenza, che sembrava dover continuare in maniera così piatta in eterno.

Era lì già da un paio d’ore, quando dalla strada sentì sua madre urlare il suo nome mentre correva mantenendo la lunga gonna del vestito per non inciamparci dentro. Si destò dal suo giaciglio in maniera quasi scocciata, del tutto ignara riguardo ciò che stava per accadere.

‘’Anne! ANNE!’’

‘’Madre…’’ borbottava, mentre si toglieva dal vestito i residui di fieno.

’’Per l’amor del cielo, muoviti! Tuo fratello, Christopher, sta per arrivare!’’ la signora Mavis Turner si era fermata e ansimava, sventolandosi il volto diventato tutto rosso con la mano, non riuscendo a contenere la sua evidente agitazione. Anne, al contrario, sembrava essere completamente indifferente a quello che doveva essere un così grande avvenimento.

Christopher era il suo fratello maggiore, o meglio, fratellastro. Viveva con la sua famiglia da prima che lei nascesse e i suoi genitori non le avevano mai detto niente sulla provenienza di quel ragazzo, al quale si era abituata senza problemi, avendolo avuto intorno fin dalla nascita e considerandolo sempre come un fratello biologico. Tutto ciò fino a che poi, più tardi, Christopher venne mandato in collegio a Londra e non ebbe più sue notizie, essendo rimasto in radi contatti solo con i suoi e mai con lei direttamente. Ora, dopo sette anni, Anne si accingeva a reincontrarlo,  ricordando a malapena come fosse, avendo lei solo dieci anni quando era andato via, e nutrendo anche una sorta di rancore nei suoi confronti, siccome non le aveva mai indirizzato neanche una singola lettera in tutto quel tempo. Insomma, Christopher ormai per lei era diventato al pari di uno sconosciuto.

Raggiunsero la casa, entrarono dal retro e si sentiva un vociare concitato, le voci erano basse, maschili. Anne riconobbe quella di suo padre, Christopher doveva essere arrivato mentre la madre era corsa a recuperarla.

Infatti, entrate nel salone principale trovarono in due che discutevano, il padre sorridente e soddisfatto, Christopher con un’espressione sollevata sul volto che si dileguò non appena si accorse della presenza di Anne e della madre nella stanza.

‘’Christopher, tesoro, finalmente!’’ la signora Turner corse ad abbracciare il figliastro ritrovato, visibilmente scosso dall’eccessivo entusiasmo della madre, mentre Anne rimaneva impalata dietro, non sapendo bene cosa fare stringendo tra le mani il romanzo che prima stava leggendo in totale tranquillità.

Scioltosi l’abbraccio lui si girò e fissò la sorella per qualche secondo, prima di abbracciare anche lei, ma il saluto fu molto meno caloroso e non si scambiarono neanche una parola, se non il ‘’Ciao, sorellina’’ sussurrato da Christopher, pieno di imbarazzo essendo ben conscio del fatto che aveva come cancellato la sorella con i suoi sette lunghi anni di assoluto silenzio.

‘’Devi essere esausto per il lungo viaggio…andiamo a cena, vieni, raccontaci tutto!’’ E mentre la madre trascinava il fratello in cucina, seguito dal padre, Anne approfittò del momento per sgattaiolare nella sua camera, sperando di essere dimenticata dai suoi, troppo presi dai racconti del fratello.

Chiuse la porta a chiave, sospirò, getto il libro sulla scrivania e si guardò allo specchio, mentre slegava la lunga treccia, lasciando ricadere i lunghi capelli rossi e mossi giù fino alla vita, mentre i grandi occhi blu scuro fissavano sé stessi e il proprio sguardo scosso.

Si tolse gli stivaletti di cuoio nero e si distese sul suo letto pensando allo sconosciuto che si era ritrovato dentro casa e per il quale era sottinteso che lei dovesse provare affetto. Ma quello non era il Christopher che ricordava, il ragazzo che aveva sempre riconosciuto come suo fratello maggiore, quello era un uomo di cui non sapeva nulla, se non che fino a sette anni prima si rincorrevano nel prato davanti casa entrambi sporchi di fango.

Questo, ovviamente, sembrava un dettaglio totalmente insignificante ad Anne, troppo presa dall’adirarsi per non aver ricevuto neanche mezza lettera e dall’analizzare ogni singolo dettaglio di quell’uomo che doveva esserle familiare.

Lei ricordava il fratellastro come un ragazzino smilzo, sempre sorridente, con capelli ricci e ribelli. Ora si era trovata davanti un giovane uomo curato, con la barba lunga al punto giusto, capelli leggermente lunghi pettinati all’indietro e un’aria stranamente triste, che trapelava dai profondi occhi marroni.

Era rimasta sconvolta da ciò. Appena lo aveva visto non era riuscita neanche a muoversi o a ricambiare il saluto, quanto meno per cortesia, ed ora era andata addirittura a nascondersi nella sua camera.

‘’Lui è cresciuto, si vede, ma io sono rimasta la solita bambina fifona.’’ pensò, fissando il soffitto.

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Capitolo 2
*** . ***


Era seduta alla scrivania nella sua camera, china su dei grossi libri quando sentì bussare delicatamente alla sua porta.

Si alzò e andò ad aprire, pensando che non potesse essere nessun altro se non la madre, visto che non era scesa neanche per la cena.

‘’Anne…’’ era visibilmente imbarazzato.

‘’Christopher…che cosa vuoi?’’ Era tornato da tre giorni, in cui lei era riuscita meravigliosamente ad evitarlo, ma a quanto pare quella sera i suoi piani di isolamento erano stati aggirati da un’improvvisa intraprendenza del fratello.

‘’Posso entrare?’’ Anne annuì e si scansò per far entrare il fratello e chiuse la porta dietro di sé. Lui si guardò intorno e notò i libri sulla scrivania.

‘’Stai studiando? Papà mi ha detto che vuoi entrare ad Oxford.’’ all’inizio era esitante, ma poi decise che tanto valeva rispondergli.

‘’Sì, ma non è molto contento della cosa perché dice…’’

‘’…che le ragazze non si laureano ad Oxford.’’ la guardò sorridendo e lei abbassò lo sguardo, d’un tratto il pavimento aveva acquistato interesse. Lui le si sedette affianco sul bordo del letto e le prese la mano.

‘’Mi dispiace di non averti scritto in questi sette anni, sono stato uno stupido, ma la situazione era, diciamo, complicata.’’ la guardava negli occhi, uno sguardo che lei non riusciva a sostenere.

‘’Così complicata da non scrivermi neanche una riga in tutto questo tempo?’’ era visibilmente irritata.

‘’Capisco che tu…’’ ritirò la sua mano da quella di Christopher e si alzò.

‘’No, tu non capisci, non ti rendi conto. Io ormai non ho più idea di chi tu sia. Per me sei un estraneo, non significhi più nulla, solo qualcuno che una volta conoscevo e che per me significava qualcosa. Prima sarai anche stato mio fratello, ma ora…’’

Christopher era ferito, ma era anche ben conscio che quella situazione era stata creata da lui.

La prese per le braccia e la immobilizzò, costringendola a guardarlo.

‘’Lo so, invece. Io non sono il tuo vero fratello, o almeno lo sono solo da parte di tuo padre, ma per il resto non ne so molto. Sono finito nella tua casa che ero ancora un neonato e dopo qualche anno sei nata tu, e ti ho sempre voluto bene, ma se non ti ho scritto per questi sette anni c’è stato un motivo e non posso, veramente, non posso dirtelo. Spero solo tu voglia perdonarmi.’’

Anne era esitante, non sapeva cosa fare, cosa dire, così stava zitta e basta, cercando di non guardarlo.

‘’Dio, come mi sei mancata. Sei rimasta uguale di carattere, la solita bambina cocciuta e capricciosa.’’ sospirò, scuotendo leggermente la testa.

‘’Tu no, invece, sei diventato stronzo.’’ Lui rise e per un momento sembrava di esser ritornati a sette anni prima, quando giocavano insieme negli assolati pomeriggi primaverili. Anne lo guardava e si accorse di provare ancora qualcosa nei confronti di quello sconosciuto che poi così sconosciuto non era, anche se quello che stava iniziando a sentire le sembrava così diverso da quello provato da bambina. Nonostante ciò, si stacco dalla sua presa e il gelo ripiombò tra i due, Christopher non capiva, per un attimo gli era sembrato che le cose potessero tornare a posto.

‘’Anne, tutto bene?’’

‘’Esci fuori, devo studiare.’’ deluso si avviò verso la porta e prima di uscire guardò la sorella di spalle, che fissava la finestra di fronte alla sua scrivania. Quando chiuse la porta, Anne non capiva bene cosa stesse provando, ma sapeva solo che alla fin fine la visita del fratellastro non le aveva poi dato così fastidio.

***

Il giorno dopo Anne si risvegliò sui suoi libri. Il discorso della sera precedente le aveva creato così tanti pensieri che aveva finito per addormentarsi alla scrivania. Quei pensieri continuarono anche dopo.

Quando scese di sotto trovò solo sua madre, tutta intenta a preparare chissà che cosa.

‘’Oh, Anne, ti sei svegliata finalmente!’’ disse, mentre si asciugava le mani vicino al grembiule da cucina. ‘’Oggi verranno alcuni amici del collegio di Christopher, rimarranno per qualche giorno, vedi di non creare casini.’’

‘’Che casini dovrei creare?’’

‘’Credi che non mi sia accorta della tensione tra te e tuo fratello?’’ nel mentre continuava tranquillamente a cucinare, come se stesse parlando della lista della spesa.

‘’Lui non è mio fratello.’’ La madre sospirò.

‘’Vai fuori ad appendere il bucato, la cesta è nell’ingresso. Stasera serviranno lenzuola pulite per gli ospiti.’’

Anne prese ad appendere i panni sulle corde nel giardino sul retro, sperando di trovare un po’ di pace lì, da sola tra i grandi panni bianchi e profumati, ma non fu così semplice come prospettava.

Da dietro uno di questi fece capolino il fratello, con un ricciolo disordinato che gli cadeva sulla fronte, occhiali da vista e un libro sotto braccio. Non aveva la giacca, solo una camicia bianca con le maniche arrotolate e dei pantaloni beige tenuti su dalle bretelle. Dall’aspetto disordinato, doveva essere andato a leggere in campagna di prima mattina, ed ora era sulla strada del ritorno.

Anne non osava fiatare, e lui la guardava stendere le lenzuola.

‘’Vedo che mamma già ti ha messo a lavoro per accogliere i miei amici.’’ cercava di comportarsi normalmente, ma si vedeva che era un po’ diffidente per via degli esiti del discorso della sera precedente.

‘’Già.’’ non lo guardava neanche.

‘’Credo ti staranno simpatici, sono dei tipi un po’ particolari, non i classici ragazzi di Bibury." disse, sorridendo.

‘’Se ti somigliano anche solo un po’, so già che probabilmente non mi piaceranno.’’ Mise l’ultima molletta, prese la cesta sotto braccio e andò via, lasciandolo lì impalato senza sapere cosa dire.

Anne, rientrando, si chiedeva perché diavolo era stata così insopportabile.

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Capitolo 3
*** . ***


‘’I ragazzi stanno arrivando.’’ disse il signor Edward Turner entrando in casa, posando la pipa e il giornale sul tavolino del soggiorno. Era ora di pranzo, Anne era seduta su una poltrona come sempre immersa nei suoi libri, visibilmente pensierosa, mentre la madre e Christopher vociavano dalla cucina.

Quando sentirono il rumore dell’auto fermarsi di fuori, chiuse il suo libro e andò fuori con i famigliari ad accogliere gli ospiti. Scesero dalla vettura due ragazzi.

Uno coi capelli scuri e disordinati, molto alto e con un viso gentile. L’altro, biondo, con uno sguardo un po’ più austero e una corta barba, che portava forse per trascuratezza.

I due si avvicinarono a Christopher, si salutarono calorosamente e lui li presentò alla famiglia.

‘’Mamma, papà…’’ si voltò verso la sorella cercando di sembrare il meno turbato possibile nei suoi confronti ‘’…Anne, questi sono i miei compagni, Joseph’’ disse, indicando il biondo ‘’e Victor.’’ indicando il moro. Subito entrambi strinsero le mani ad ognuno, rivolgendo sorrisi particolarmente gentili ad Anne, che ricambiava in maniera imbarazzata.

Il pranzo che ne seguì andò avanti in maniera piuttosto formale, i ragazzi tennero le storie del collegio per loro, quindi si parlava del più e del meno. Anne era rimasta in silenzio tutto il tempo.

‘’E allora, per quanto pensate di restare? So che dovrete affrontare l’ammissione al college tra un paio di settimane.’’ disse il signor Turner, mentre si versava del vino.

‘’Pensiamo di rimanere solo tre giorni, appunto perché dovremmo tornare a casa per completare i programmi di studio pre-esame. Poi subito partiremo per Oxford, dove poi ci raggiungerà anche Christopher, come ben sapete.’’ rispose Victor. Al sentire Oxford e Christopher nella stessa frase, Anne si scosse così tanto che a momenti le andava di traverso il roast-beef. Il fratello se ne accorse e decise di includere anche lei nella conversazione.

‘’Verrà anche Anne a sostenere i test d’ammissione, ovviamente per la classe femminile. Si sta preparando da sola.’’ Anne voleva strozzarlo.

‘’In realtà, ciò non è ancora certo.’’ disse il signor Turner. Ora la rabbia di Anne dal fratello, si era trasferita verso il padre.

‘’Ma come, avevi detto che avrei potuto tentare il test a patto che non avreste dovuto pagare un tutor per la mia preparazione!’’ il pranzo stava prendendo una brutta piega, gli ospiti erano visibilmente imbarazzati e Christopher era pentito per aver aperto l’argomento.

‘’Che avresti potuto, appunto, non che lo avresti sostenuto.’’

‘’Papà…’’

‘’Anne, le ragazze non si laureano ad Oxford. E soprattutto dovresti iniziare a frequentare qualcuno qualora tu voglia spo…’’

‘’Non me ne frega niente di sposarmi! Voglio solo andare a studiare ad Oxford per non rimanere tutta la vita qui, a prendere tè con le comari e a ricamare centrini mentre qualcun altro esce fuori e si guadagna da vivere al posto mio! La mia vita non sarà così.’’ Anne si alzò, tolse il tovagliolo dalle sue gambe e mentre il padre continuava ad urlarle dietro cose che non ascoltava, la madre pregava entrambi di calmarsi. Si fermò sul ciglio della porta del salone e con un ‘’Vogliate scusarmi’’ rivolto agli ospiti, si ritirò di sopra, nella sua stanza, dove delle lacrime di nervosismo iniziarono a rigarle il viso.

Dopo un’oretta decise di scendere per andare a farsi una passeggiata da sola. Mentre scendeva, una discussione avveniva nel soggiorno e non appena sentì il suo nome, decise di nascondersi nel corridoio ad origliare.

‘’Secondo me dovresti mandarla e basta.’’ era Christopher. ‘’Non vedi quanto ci tiene? Sta passando tutto il tempo a studiare…’’

‘’Non credo che sia il destino giusto per lei.’’

‘’Papà, qualora passasse davvero, ci sarò io lì, la terrò d’occhio.’’

‘’E se non passerai tu e passasse solo lei? Come gestirebbe la cosa da sola? Non ha alcuna esperienza al di fuori di qui.’’ il signor Turner iniziava a spazientirsi.

‘’Io passerò. Mi hai mandato in collegio a Londra, sono uscito col massimo dei voti, nonostante tutto quello che è successo mentre ero lì e, in più, ho già un’idea di quel che ci sarà nei test.’’ Anne era incuriosita da quel ‘’nonostante tutto quello che è successo mentre ero lì’’, ma non ebbe tempo di pensarci, perché lì dentro stavano discutendo del suo futuro.

‘’Non so Christopher, sarebbe un’altra retta da pagare…’’

‘’Vuoi precludere delle possibilità ad Anne solo per qualche sterlina in meno sul conto familiare?’’ ora il padre si sentiva leggermente offeso, ma venne un attimo distolto dal discorso per via di un rumore che proveniva dal corridoio.

‘’Anne? Sei tu? Entra.’’ Anne nel sentirsi scoperta, siccome mentre origliava aveva sbattuto per sbaglio contro un vaso nel tentativo di avvicinarsi per sentire meglio, entrò leggermente imbarazzata nel salotto, dove il padre le si rivolse. Quello che le disse probabilmente era stata una reazione d’orgoglio all’ultima frase pronunciata dal figlio, ma fu ciò che rese Anne felice come mai nella sua vita.

‘’Anne, ho preso la mia decisione riguardo la faccenda Oxford. Potrai fare il test, ma qualora tu non debba entrare, accetterai di fare ciò che fanno tutte le ragazze di Bibury.’’ Anne annuì, troppo felice per dire qualsiasi cosa, e il padre uscì dalla stanza. Christopher era seduto su una poltrona accanto a lei e la guardava sorridendo. Anne non poteva negare, era merito di Christopher se ciò era stato possibile. Stava per aprire bocca e ringraziarlo, ma da fuori sentirono Victor e Joseph che lo chiamavano, così Christopher uscì di corsa, senza darle la possibilità di parlargli.

Anne, differentemente da ciò che si era prefissata di fare, salì di nuovo nella sua camera e si mise a studiare.

Non poteva sprecare la sua unica possibilità.

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Capitolo 4
*** . ***


‘’Se vuoi ti do una mano, so cosa c’è nei test.’’ il tavolo sotto la quercia in giardino era ingombro di appunti e libri. Anne cercava di capire qualcosa tra le lingue morte che affollavano i fogli sparsi intorno a lei e Christopher era appena tornato dopo aver accompagnato i suoi due amici, Victor e Joseph, i quali erano partiti un paio d’ore prima. Lei alzò la testa e lo vide di fronte con una mano poggiata sul tavolo. La guardava con sopracciglio alzato e l’espressione divertita nel vederla annegare in quel mare di scartoffie.

‘’Non ne ho bisogno. Piuttosto non dovresti studiare anche tu?’’ tentava come al solito di allontanarlo, anche se qualcosa dentro di lei voleva che lui recepisse il suo comportarsi in quel modo come un volerlo avere il più vicino possibile.

‘’Te l’ho detto, so già.’’

‘’Sarà…’’ senza dar conto alle risposte scorbutiche di Anne prese la sedia all’altro capo del tavolo e le si sedette accanto, prendendo in mano alcuni dei suoi appunti.

‘’Qui ci sono degli errori nella traduzione, ‘’rumoresque senum severiorum’’, non è ‘’i severi rimproveri dei vecchi’’, ma ‘’e i rimproveri dei vecchi pedanti’’, stai attenta ai casi.’’

‘’Grazie, professore, visto che ti trovi traduci tutto il carme, così all’esame me lo fai tu.’’ Anne sbuffò, senza alzare la testa dal libro che stava consultando.

‘’Volevo solo essere d’aiuto.’’ Christopher era mortificato, non sapeva più cosa fare, ogni volta che cercava di avvicinarsi, lei sparava un altro colpo dalla sua trincea.

‘’Ma io non te l’ho chiesto.’’ lui posò i fogli e fece per alzarsi, ma Anne lo fermò.

‘’Aspetta. Mi dispiace. Non so perché io mi comporti così. Scusami, in fondo è merito tuo se potrò fare questo diamine di test… apprezzerei il tuo aiuto, visto che non ci sto capendo più nulla qui, con tutte queste regole grammaticali e pensieri strampalati di autori greci ripresi dai compagni latini.’’ gli sorrise, sperando che lui ricambiasse, accettando la tregua, e così fu. D’altronde quella guerra la stava combattendo solo Anne. Lui era sempre stato sulla via delle trattative di pace.

Si sedette di nuovo e le si avvicinò. Lo sguardo di Anne si muoveva dai fogli al viso del fratellastro, che cercava di illuminarla su tutti i suoi dubbi. Ogni tanto, mentre lui parlava, si perdeva un po’: era determinata a perseguire il suo obiettivo, ma quegl’occhi costituivano una distrazione molto forte per lei, che passava dall’interrogarsi sulle irregolarità dei verbi greci al perché di così tanta tristezza su un viso così bello. Fu in quel momento che le venne in mente la frase che Christopher aveva detto a suo padre, mentre parlavano della sua ammissione. Ulteriori domande affollarono la sua mente. Cosa sarà mai successo? Perché era così cambiato? Perché non poteva dirle il motivo del suo non scriverle? Da quando Christopher era tornato, nella sua vita non c’era più spazio per la sorda monotonia. Era confusa, non capiva più quello che provava, non dava un ruolo al fratello, che non le dava alcuna risposta, ma a cui lei, fino a quel momento, aveva chiuso ogni singola porta della sua persona, non permettendogli di ricreare un rapporto che nella testa di lei, aveva ben poco di quello che doveva essere un rincontrarsi tra parenti.

Tutti questi pensieri affollavano la sua mente, ormai era lì, con sguardo vago, persa continuamente nel fissare il Christopher.

‘’Anne…ci sei?’’ aveva finito di spiegarle ciò che lei aveva chiesto da qualche secondo e, non avendo ricevuto un’immediata risposta, la guardava chiedendosi che cos’altro avesse sbagliato questa volta per non meritarsi nemmeno un cenno di assenso. Anne si ridestò dalle sue riflessioni, la testa le faceva male. Aveva bisogno di restare un po’ da sola e pensare a niente.

‘’Sì, sì, scusami. Sono un po’ stanca, ti va se riprendiamo più tardi?’’

‘’Come vuole, mia signora.’’ Le fece il baciamano scherzando e lei si alzò e andò in casa, senza voltarsi. Corse di sopra e prese un asciugamano. Aveva deciso, quello di cui aveva bisogno era un bagno. Uscì dal retro, buttò un occhio verso il giardino e vide che Christopher non c’era e corse per la stradina che si perdeva nella campagna. Arrivo fino alla prima di varie file di alberi, al di sotto di una montagna non molto alta. Si ci addentrò e dopo aver camminato qualche metro seguì il fiumiciattolo camminando sulle umide foglie cadute fino al punto dove si allargava ed era possibile fare il bagno. Lasciò l’asciugamano in un punto dove c’era dell’erba asciutta, si tolse frettolosamente i vestiti e si buttò in acqua.

Quello era il suo posto, andava lì da quando era piccola, spesso anche col fratellastro.

Cercava di non pensare al test, a Christopher e a quel casino che aveva in testa. La immergeva, sperando che in quei pochi attimi l’acqua fredda cancellasse quel caos che si era ritrovata ad avere nella sua mente, così abituata alla piatta calma della sua vita da giovane donna di Bibury, durante la quale aveva sempre accuratamente evitato i pettegolezzi delle comari e la vita mondana del paese persa nelle sue futili cene, se non quando era stata costretta.

Non si accorse di come il tempo passava e quando il cielo iniziò a tingersi d’arancio, di fretta e furia si rivesti, già prospettando le urla della madre. Si stava allacciando le scarpe, quando sentì un rumore provenire da dietro gli alberi alla sua destra. Si girò e non vedendo nessuno, si affrettò a riallacciarsi le scarpe, ma una mano le si posò sulla spalla facendola sobbalzare.

‘’Sapevo di trovarti qui.’’

‘’Che cavolo sei venuto a fare?’’ era stizzita dal fatto che l’avesse fatta spaventare.

‘’Sei sparita da ore, non sapevo che inventarmi con mamma, addirittura papà è già tornato a casa, quindi sono venuto a cercarti prima che potessero dirmi qualcosa.’’ disse alzando le spalle. ‘’Se devo essere sincero, stavo iniziando a preoccuparmi.’’

‘’Vabbè, ora che hai visto che sono viva e vegeta possiamo tornare a casa.’’ Anne si alzò, ma inciampò e cadde addosso a Christopher che la guardò ridendo.

‘’Vedo che la coordinazione non è ancora il tuo forte.’’ Lei arrossì, per una volta non replicò e si concesse il piacere dell’ammirare il sorriso di lui, che la sorreggeva per le braccia. Si rialzò piano e le mani di Christopher dalle sue braccia passarono a tenerle le mani. Lei era di fronte a lui e lo guardava, con la testa leggermente all’insù, per colmare la distanza data dal suo essere più bassa.

Rimasero così, per qualche momento, nel quale Anne era finalmente libera dai suoi pensieri, ma Christopher aveva la mente affollatissima.

Come poteva aver voglia di baciare sua sorella?

D’istinto si staccò, un po’ bruscamente, spaventato da quel pensiero, e si diressero verso casa, entrambi facendo finta che quello che era appena successo non avesse significato nulla per nessuno dei due.

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Capitolo 5
*** 2. Settembre 1922 ***


Settembre 1922.

Scesero dalla carrozza affollata e si fecero strada tra la gente che aspettava al binario. Fuori dalla stazione ad aspettarli c’erano Victor e Joseph.

‘’Eccoli lì!’’ Christopher corse incontro ai suoi due amici portandosi dietro il borsone da viaggio come se fosse una pochette e lasciando Anne indietro alle prese col suo che sembrava più un macigno. Dopo i convenevoli i ragazzi si accorsero di Anne e della sua difficoltà nel portare il suo bagaglio, così Joseph, stranamente rasato, corse ad aiutarla dall’altro lato della strada seguito dagl’altri due.

‘’Ciao, Anne, dove alloggerai in questi gior…’’

‘’Con me.’’ trascinandosi la valigia, sbucò dalla porta della stazione la zia Maisie, giunta con loro ad Oxford appositamente per non permettere che la sua nipotina giacesse sola con soli uomini.

‘’Noi andiamo alla pensione dove abbiamo prenotato, Christopher, tu e i tuoi compagni fate quello che volete, ci vedremo direttamente domani mattina quando dovrete sostenere i test.’’

‘’Ma zia, non posso fare un giro coi ragazzi per la città?’’

‘’Vedremo.’’ e dopo averla presa sottobraccio e strappato il borsone dalle mani di Joseph, si incamminò senza neanche lasciare il tempo ad Anne di salutare i ragazzi.

***

Anne per fortuna non aveva la stanza in comune con la zia, quindi subito dopo cena poté godersi dei momenti di pace senza sorveglianza con la scusa di aver sonno.

Era seduta sul letto con i libri in grembo, cercava di ripassare, ma era ansiosa, quindi si ritrovava a leggere e rileggere le stesse due righe senza capirci nulla. All’improvviso mentre provava a concentrarsi, qualcuno bussò alla porta, facendola sobbalzare.

‘’Arrivo, zia Maisie.’’ con uno sbuffo, si alzò, pronta a subire l’ennesima perquisizione, ma quando aprì la porta non si trovò davanti la tondeggiante zia, bensì lo slanciato fratellastro.

‘’Ho il mandato di scarcerazione! O meglio, ti aiuterò ad evadere per un’oretta o due.’’ Christopher la guardava sorridendo, ma lei non era molto sicura.

‘’E zia…?’’

‘’Dorme come un sasso, sono passato davanti alla sua stanza e si sentiva russare da fuori. Dai, Victor e Joseph ci aspettano di sotto.’’

Anne si lasciò convincere, prese il leggero soprabito e seguì il fratello giù per le scale scricchiolanti della pensioncina in cui alloggiava.

‘’Come hai fatto a trovare il posto?’’ non ricordava di aver mai detto il nome del posto dove avrebbe dormito.

‘’Semplice, vi ho seguite senza farmi vedere.’’

Joseph e Victor erano appoggiati ad un lampione, appena li videro uscire, si avvicinarono e tutti insieme s’incamminarono.

‘’Dove andiamo?’’

‘’In un posto tipicamente inglese dove voi donzelle di paese non siete solite andare.’’ rispose Victor, e Christopher sorrise ‘’sotto i baffi’’. Anne aveva intuito dove stessero andando e sapeva che non sarebbe finita molto bene.

Dopo circa 5 minuti di cammino, giunsero davanti ad un pub, l’insegna era luminosa e da dentro si sentiva un gran vociare. Appena entrati, Anne rimase sconvolta da tutta quella gente annidata in un posto così piccolo. Per suo piacere, erano tutti studenti e non era l’unica donna ad essere lì dentro.

Si sedettero ad un tavolo e ordinarono da bere. Anne non aveva mai bevuto una birra in vita sua, ma pensò che non fosse il caso di dirlo, giusto per non fare la figura della bambina.

Seduti al tavolo parlarono dell’esame che avrebbero sostenuto l’indomani. I ragazzi non sembravano ansiosi, Anne disse a malapena due parole perché solo a pensarci le si seccava la gola.

Stettero seduti un bel po’, si fece tardi e fecero un altro giro di birra. Usciti dal pub, Victor e Joseph s’incamminarono verso i loro alloggi, mentre Christopher riaccompagnava a casa Anne, a cui girava un po’ la testa.

‘’Attenta, sbandi.’’ Anne continuava a camminare passando da un lato all’altro del marciapiede, canticchiando sottovoce.

‘’E che non lo so, mi sento strana, mi gira un po’ la testa.’’ Christopher capì la situazione.

‘’Anne, hai mai bevuto prima di stasera?’’ disse ridacchiando.

‘’No, ma shhh, è un segreto.’’ gli posò un dito sulle labbra e continuò a camminare facendosi sorreggere da lui.

Arrivati quasi sotto alla porta della pensione, Anne si staccò, fermò di fronte e guardò Christopher negli occhi.

‘’Ti devo dire una cosa importante.’’ le girava la testa, aveva sonno, ma in quel momento sentiva di dover parlare per forza.

‘’Dimmi.’’ Christopher si aspettava una cazzata colossale da un momento all’altro.

‘’Sono molto arrabbiata con te, per non avermi scritto in questi sette anni, ma allo stesso tempo sono felice che tu non l’abbia fatto.’’

‘’Perché?’’ quello che aveva appena detto non aveva senso, ma lui sapeva che non era la cazzata che si aspettava.

‘’Perché grazie a quella distanza non ti vedo più come un fratello. Ti vedo come qualcos’altro, e sono molto confusa. E ora ho tanto sonno.’’ Ormai era l’alcool a parlare e il discorso era perso, però aveva capito cosa lei intendesse, perché era la stessa identica cosa che provava anche lui, solo che non sapeva cosa rispondere, quindi in silenzio portò Anne alla sua stanza e lei entrò, ma mentre stava per richiudere la porta, lei la trattenne da dentro e tirò Christopher per il braccio. Lui era davanti a lei e successe tutto molto in fretta. Lei si avvicinò e gli diede un bacio, che lui non respinse, non avendo neanche il tempo di pensare a cosa stesse accadendo e non volendo neanche impedirlo.

Nella loro confusione, si erano chiariti in quel momento.

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