Perfect and imperfect (DA RISCRIVERE)

di pokepony10
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi da cancellare ***
Capitolo 2: *** Il calore dal passato ***
Capitolo 3: *** Inseguimento in corso ***
Capitolo 4: *** Doppia p ***
Capitolo 5: *** imperfect ***
Capitolo 6: *** La prima dea ***
Capitolo 7: *** Colpo di fulmine ***
Capitolo 8: *** Occhi verdi come smeraldo ***
Capitolo 9: *** Tra sogno e realtà ***
Capitolo 10: *** Brutte ferite ***
Capitolo 11: *** Da preda a cacciatore ***
Capitolo 12: *** solo io posso ***
Capitolo 13: *** mi posso fidare di te? ***
Capitolo 14: *** nessuno è al sicuro ***
Capitolo 15: *** ricordi di te ***
Capitolo 16: *** Ora basta! ***
Capitolo 17: *** nuovo punto di vista ***
Capitolo 18: *** Un incontro divino ***
Capitolo 19: *** La battaglia decisiva ***
Capitolo 20: *** vista dall'alto ***
Capitolo 21: *** tutto cade giù ***
Capitolo 22: *** un nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** Ricordi da cancellare ***


POV Morte Bianca
 
La sveglia suonò prima delle 6.30 ma mi alzai subito, non volevo sentir urlare mio padre. Mi preparai, non erano ancora le 7 e quindi decisi di sedermi alla scrivania e scribacchiare un po’.
 
"Lunedì 15 settembre. È presto non temere ti sto dedicando del tempo libero e non il tempo che dovrei passare a seguire le lezioni scolastiche. Stanotte mi sono svegliata di colpo e fissando il soffitto mi sono messa a pensare a te. quante cose a questo mondo tutti vorremmo cancellare? Tante, anche troppe, se sommassimo tutti i capricci esistenziali delle persone che abitano questo lurido sassolino dell'universo chiamato Terra. Ora prendimi pure per matta, ma ti assicuro che ricordo il giorno in cui sono nata. 18 anni fa, maledico quel giorno ancora oggi, e ammetto che sono e sarò sempre arrabbiata con chi o cosa mi ha creata. So che forse li dove sei mia cara nonna con la frase precedente ti sarai resa conto che non sono diventata come te, non sono brava a credere a qualcosa che non vedo, scusa. Tornando al discorso del cancellare, secondo te io sono un errore da eliminare? So che non puoi rispondermi, ma vorrei tanto saperlo. Mi sento un enorme errore e ogni giorno della mia vita penso che se io non fossi nata tu saresti ancora qui, mamma non sarebbe dietro le sbarre, e papà… lui ora sarebbe migliore di così. Vorrei tanto prendere una gomma e cancellarmi dalla faccia della terra. Ora vado a farmi la cartella che solo ora mi sto ricordando che non l'ho fatta. Ti scriverò presto nonna. Ti voglio bene."
 
Smisi di scrivere e iniziai ad arrotolare il foglio. lo fermai con in filo di cotone, lo stesso cotone che usavo per ripararmi gli strappi alle gonne quando ero piccola.
 
Erano le 7.30 quando scesi mezza spettinata e con il dentifricio ancora sulle lebbra. Finiva sempre così, potevo svegliarmi alle 3 di notte ma alla fine prendevo il pullman sempre un secondo prima che parte. Scesi ad una fermata diversa da quella solita, avevo un'altra cosa da fare prima di andare a scuola.
 
Scendendo mi aggiustai un po’ i capelli e con un fazzoletto mi pulì la bocca. Mi fermai ad una cartoleria stringendo tra le mani il rotolino di carta bianca dove avevo scritto quella lettera.
 
-ma ciao cara!- mi accolse la proprietaria -non dovresti essere a scuola?- chiese curiosa -dovrei ma ho altro da fare in questo momento- risposi un po’ seccata -lo so, tieni e buona fortuna- mi disse dandomi un palloncino pieno d'elio e di color bianco latte. Ci attaccai la lettera e lasciai andare il palloncino, chiusi gli occhi e pensai fortemente alla lettera che saliva, saliva sempre più in alto. Finito il mio rito mi avviai di corsa a scuola.
 
Presi la scorciatoia per il parco e per la prima volta in 4 anni di liceo arrivai puntuale. Di colpo sentì un forte allarme che mi spaventò. Spalancai gli occhi -ancora quel sogno?- pensai alzandomi. Era tardi e come al solito non me ne fregava chissà che, mi preparai in fretta e furia e poi rimasi fissa davanti allo specchio. Sistemai bene il mio collare borchiato e i miei capelli neri. Li raccoglievo spesso in una coda così le punte color rosso arancio dava l'impressione di una fiamma.
 
Fissavo spesso quella ragazza nello specchio, e giorno dopo giorno la odiavo, papà era fortunato che non me la prendevo con lo specchi altrimenti me ne avrebbe dovuti comprare a migliaia.
 
Uscì di casa, come al solito il mio umore era nero, era appena finita l'estate e io dovevo rifarmi il quarto anno -che palle- pensai poco prima di entrare nella scuola.
 
Mi ritrovai difronte la preside che mi sgridò severamente –si , si, sono in ritardo e tutto il resto, ma mi capisca, io devo rifare il quarto anno ed è una gran seccatura- risposi cercando di evitare troppe chiacchiere -non rifacevi la quarta se studiavi, già è tanto che ti hanno fatto arrivare fino a questo punto- mi rispose -io so essere molto convincente se voglio- risposi dandole un giornale.
 
In prima pagina c'era la notizia della scomparsa di uno studente della scuola poco distante dalla mia -se mi chiamo Morte Bianca c'è un motivo- lei rimase in silenzio e mi fece passare, mi avviai verso la mia classe trascinandomi le gambe, odiavo quella giornata, era troppo noiosa. Prima di entrare mi guardai intorno e lo vidi finalmente, Alex, era nella classe vicino alla mia. -mi sei mancato caro Alex, potrò tornare a divertirmi- bisbigliai con una risata, lui mi sentì e entrò in classe velocemente, ma tanto lo sapeva che non mi sarebbe scappato.



POV Alex
 
-buongiorno Alex- disse mia madre per svegliarmi -giorno mamma- le risposi alzandomi.
 
Era il primo giorno dell'anno e io dovevo iniziare il quinto anno, ma ero certo che come gli anni precedenti non mi sarei risparmiato le torture di Morte Bianca.
 
Mi sedetti per fare colazione, cappuccino e cornetto, così si inizia bene un nuovo anno scolastico. Mi preparai ed usci, ero pure in anticipo all'arrivo del pullman e quindi decisi di andare a scuola a piedi.
 
Mi fermai in una cartoleria, dovevo comprare un quaderno per gli appunti, con tutti quelli che prendo me ne serve uno fin dal primo giorno.
 
La proprietaria era impegnata con una ragazza e quindi decisi di fare da me, comprai un bel quaderno di super Mario e lasciai i soldi sul bancone. Uscito rividi la ragazza che era nel negozio minuti prima, tra le mani aveva un palloncino bianco al quale legò un foglio e poi lo lasciò andare. Avevo visto questi riti solo a ferragosto non il primo giorno di scuola, ma ciascuno ha i propri gusti. Quando il palloncino fu abbastanza in alto la ragazza fuggì passando per il parco, non ebbi il tempo di guardarla in volto, ero attratto molto dal palloncino.
 
Guardavo il celo quando sentì un forte calore nella tasca del pantalone. Ci misi la mano e cacciai una collana con uno splendido ciondolo -nonna… - pensai stringendo la collana con la mano e portando lo sguardo al celo. Chiusi gli occhi per fare una piccola preghiera, ma prima che iniziassi, qualcosa mi cadde in testa. Era un rotolino di carta e non ci volle un genio per riconoscere che era della ragazza.
 
Mi avviai per la stessa strada presa da lei e feci in fretta per evitare di fare tardi e incontrare Morte Bianca. Entrato riconobbi da lontano la ragazza, in quel momento riuscì a vederla molto meglio, era molto bella e aveva un sorriso molto gentile e spontaneo, come anche il suo vestiario. Indossava una camicetta bianca e una gonna nera. Mi avvicinai a lei un po’ timoroso e probabilmente rossissimo in faccia. -hey… c..ciao- balbettai -ciao Alex- rispose lei -mi conosci?- chiesi sorpreso -sono anni che ci conosciamo, ma probabilmente sarò cambiata, come stai?- mi chiese sistemandosi dietro l'orecchio un ciuffo di capelli neri. Rimasi un attimo in silenzio sempre più rosso -sei tutto rosso… non ti senti bene per caso?- chiese poggiandomi una mano sulla fronte -no, la febbre non ti ha colpito- disse ragionando -s…sto bene, sono venuto a darti questo- dissi porgendole il rotolino di carta. Lei era molto sorpresa ma poi mi sorrise gentilmente -grazie mille Alex, ma… ma mica hai letto?- chiese timida -no, assolutamente, sono fatti tuoi, non ho diritto di impicciarmi- risposi. La campanella suonò -io vado, grazie mille Alex- mi disse dandomi un bacio sulla guancia per poi sparire nei corridoi della scuola. Io rimasi qualche minuto vicino agli armadietti per prendere le mie cose.
 
Vidi all'entrata Morte Bianca -cavolo- pensai nascondendomi subito -e se mi avesse visto con quella ragazza? Non se la prenderà mica con un innocente?- mi chiesi poi ci ragionai -si, sarebbe capace di prendersela con lei- mi risposi.
 
Arrivai alla mia classe senza incrociare lo sguardo con Morte Bianca, stavo per entrare quando la notai, mi fissava e si mise persino a ridacchiare. Un po’ infastidito e leggermente spaventato entrai velocemente in classe, sapevo che tanto avrei avuto solo quelle 6 ore di pace, era meglio godersele. La lezione stava per iniziare ma del prof manco l'ombra.
 
Scelsi un posto e subito mi accorsi che sarei rimasto solo in quel banco a due, nessuno dei miei amici era stato messo nella mia classe -peggio di così…- sospirai poggiando la testa sul banco. Sentì la porta sbattere e il silenzio calare -finalmente il prof…- pensai alzando la testa, quanto mi sbagliavo -salve piccoli sfigati sono qui per presentare un paio di notizie riguardanti la vostra classe quindi ascoltate altrimenti…- iniziò a parlare Morte Bianca -proprio lei qui?- pensai -allora… primo, il vostro prof di scienze è andato in pensione e vi è stata assegnata una professoressa, la notizia che vi potrà piacere è che la prof è molto giovane e disponibile. Seconda novità, avrete una nuova compagna… che da quello che vedo è anche l'unica femmina della classe…- disse Morte Bianca. Entrò dalla porta la stessa ragazza con la quale parlavo nel corridoio -giorno- disse -ve bene, ora siediti- le ordinò Morte Bianca.
 
Lei si sedette accanto a me e da quel istante mi sono sentito tutti gli occhi addosso. -la terza notizia è che stasera c'è la serata di inizio anno e tutti siete invitati, ci si vede in palestra alle 9 di sera- date le info se ne andò lasciando dei volantini sulla cattedra. -non sei felice Alex?- chiese la mia nuova compagna di banco -c…certo- risposi rosso e imbarazzato. Dopo poco entrò la nuova prof e finalmente il primo giorno di scuola poteva iniziare, ma io avevo la testa altrove.

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Capitolo 2
*** Il calore dal passato ***


POV Alex
La gamba continuò ad emanare un forte calore, e riprendendo la collana tra le mani la mia mente tornò all'epoca in cui la ebbi. 

Ero piccolo quando mi trasferì dalla mia città di origine, certo non mi spostavo chissà quanto, giusto qualche regione più a sud, ma per me erano troppi anche 2 metri. Quando io e mia madre eravamo in viaggio, lei mi diede un pacchetto -tieni, è un regalo di mia madre, spero lo apprezzerai- mi disse. Vicino vi era una lettera -"alex, ti chiedo un grande favore, ti chiedo di prenderti cura di questa collana. È un oggetto molto speciale che nasconde un prezioso segreto, l'ho avuto da una mia amica quando ero molto giovane. Ho passato molti anni a cercare di capire a cosa servisse, l'unica cosa che so è che riconosce il suo proprietario reagendo in modo particolare. Ho avuto anche altre notizie sulla collana ma faccio prima a dirti di leggere i fogli nella scatola. Stai attento che i fogli hanno molti secoli e sono molto fragili. Scusa se passo a te questo fardello ma sono certa che sei la persona ideale. Ti voglio bene. Buon viaggio piccolo alex."-. A quel tempo quelle parole sembravano solo una favoletta inventata, ma forse era ora di trovare il significato di tutte quelle parole. 

Suonò la campanella dell'ultima ora -finalmente- sospirò la nuova arrivata -che?- chiesi sorpreso -è finito il primo giorno di scuola- disse entusiasta -c…cosa? Finito?- domandai spaventato -si, tutto bene?- chiese -si, tutto bene. Scusami ma io devo andare- risposi lasciandola in classe -va bene…- rispose abbassando la testa. Appena usci dall'aula sentì i miei compagni provarci con la mia ipotetica amica. -allora carina? Con chi vai questa sera alla festicciola?- le chiese un mio compagno -ma ovviamente con me - rispose un suo amico -certo che no! Lo so io con chi dovrò andare- rispose la ragazza -dai non fare la difficile- le disse un altro compagno ancora -lasciami!- urlò lei. A quel punto decisi di entrare -ti ha detto di lasciarla!- gli dissi -dai voglio solo sapere con chi esce- mi rispose lasciandola -va con me- risposi guardandola -ma non farmi ridere- rispose il compagno -ed invece è vero- rispose la ragazza correndomi in contro. Io la strinsi a me, non avrei permesso a quegli idioti di farle male, si fidava di me, era mio dovere aiutarla. Uscimmo insieme dalla classe e ci avviammo agli armadietti. 

Stranamente non vidi in giro morte bianca fino a che non usci dalla scuola. Salutai la mia amica -ci vediamo questa sera- le dissi -certo- rispose con un sorriso e poi scappò via. Era bello vederla così spensierata e per un istante mi scappò un sorriso. Di colpo mi sentì le spalle al muro -noto che sei felice…- mi disse morte bianca spingendo il braccio sul mio collo -che vuoi?- chiesi con un filo di voce - sapere perché sei contento- rispose togliendo il braccio - a parte che mi hai lasciato andare?- chiesi toccandomi il collo -dai, non ti ho ancora fatto male- mi disse -mi spiace averti lasciato solo oggi- continuò cacciando il suo coltellino -spero non ti sei sentito solo- continuò -no, non temere. La nuova compagna sembra essere felice della mia compagnia, almeno ho a che fare con una ragazza che non tenta di uccidermi- le dissi in tono sarcastico. -sai vi ho visti all'entrata- continuando a fissare il coltellino -e allora?- chiesi aspettandomi il peggio - stai attento a lei…- mi disse facendo cenno di andarsene -perché mi dici ciò?- chiesi incuriosito -ci sono segreti che non conosci solo tu, e alcuni segreti forse è meglio non svelarli- disse lanciandomi un'occhiata fulminante per poi andarsene. Io rimasi impietrito mentre il calore della collana sembrava farsi sentire più forte ancora.

Corsi subito a casa, le sue parole mi avevano colpito come una freccia che mi squartava il petto. Il cuore mi batteva forte e la tasca sembrava andare a fuoco. Entrai in casa e spalancai le ante dell'armadio. Presi la scatola che avevo avuto anni fa da mia madre, ero solo in casa quindi non dovevo provare ansia, eppure provavo tanta paura. Mi sentivo osservato. Andai in bagno a sciacquarmi la faccia. Alzai il volto e sullo specchio notai un foglietto -"alex, fammi un favore, puoi andare a fare a spesa? Baci, mamma."-. Mi misi una felpa e uscì, dovevo distrarmi in qualche modo.

 Entrai nel supermercato e mi avviai al reparto frigo. Presi del latte e del formaggio e andai alla ricerca dello yogurt. -dove è lo yogurt…- balbettai -cerchi questo?- mi chiese una ragazza -si, grazie- dissi alzando la testa -ciao alex- mi disse lei -hey, ma tu sei la ragazza nuova- dissi salutandola -sono venuta a comprare un paio di cose, ti va di fare un giro?- mi chiese. Dovevo distrarmi e stranamente il suo sorriso era capace di farmi dimenticare tutto, la paura e l'inquietudine, ma una cosa non me la faceva scordare, quel calore. La collana bruciava, sentivo la pelle quasi ustionarsi, o forse era solo un'impressione. 

Usciti dal super mercato ero piuttosto distratto e non mi accorsi che con la busta colpì una persona che cadde a terra con tutta la mia spesa - mi perdoni- dissi porgendo la mano allo sconosciuto. Non riuscì a vederlo in viso, e non sapevo nemmeno se era proprio un uomo o una donna. Si alzò rifiutando il mio aiuto e si allontanò -stai più attento- urlò la mia amica, l'individuo non le rispose si giro lanciandoci un'occhiata gelida ed entrò nel supermercato. Quegli occhi erano familiari -quello sguardo…- balbettai -dai non ci pensare, andiamo via- disse la mia amica e mi trascinò via, il calore era ancora più intenso, come il desiderio di arrivare fino in fondo alla storia iniziata anni prima.

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Capitolo 3
*** Inseguimento in corso ***


POV Morte Bianca

Quando lui entrò in classe il mio piano poteva iniziare. Avevo notato la presenza della nuova arrivata, soprattutto avevo notato che parlava con alex. Presi la decisione di dare delle notizie alla nuova classe per poter di nuovo guardare in faccia la disperazione di alex e la felicità della nuova ragazza nel vedere il suo amico ed essere la sua compagna di banco. Sapevo che era l'unica femmina della classe e questo era perfetto, alex di certo si sarebbe preso cura di lei. Aspettato che lei se ne andasse per potergli parlare, quella ragazza doveva stare fuori dalle mie questioni con alex, lo spinsi al muro facendo pressione sol braccio sul suo collo, era tenero quando non aveva più aria. Lo lasciai andare, sentivo il forte calore provenire dalla sua tasca, come sentivo il mio collare stringersi forte al mio collo. decisi di fermare ogni sua folle idea e gli dissi di non investigare, ma una testa di coccio come la sua era da controllare. Tornai a casa, mi vesti abbastanza coperta, corsi sotto casa sua e inizia a spiare da una finestra. Notai che era agitato e che dopo un po usci di casa e si avvio al super mercato. Lo seguì e poi rimasi fuori, lo aspettavo e quando lo vidi gli andai contro di corsa, mi frenai notando che era con la sua nuova amica, ma sbadatamente inciampai nella busta della spesa di alex. Ho come avuto l'impressione che mi avesse riconosciuta e velocemente sparì nel super mercato. Dopo pochi minuti uscì e vidi da lontano i due in un bar -perfetto- pensai avviandomi alla casa di alex. Lui aveva una metà di informazioni che mi servivano, il mio collare reagiva con quello strano calore, dovevo scoprire lui cosa sapeva. Entrai dalla finestra al piano terra che sapevo che non chiudeva mai poichè era rotta. Entrai e corsi subito al paino di sopra, nella sua stanza c'era un ordine maniacale -perfettino dei miei stivali- pensai mezza disgustata da tutta quella perfezione. Notai una scatola sul letto, la stavo per aprire quando sentì la porta principale aprirsi. Aprì la finestra e salto nei cespugli e poi scappo per non essere scoperta. Sfortunatamente non ebbi tempo nemmeno di aprire la scatola. Corsi velocemente in strada e mi apposta dietro una casa vicina. Lanciai un occhio nella casa -ancora lei…- pensai stringendo i denti. Decisi di tornare a casa, quella giornata era stata lunga e poi dovevo prepararmi alla festa di quella sera. Passai prima per una cartoleria, comprai un quaderno e poi passai da un gelataio, come al solito mi presi un frappè. Entrata in casa, papà non era ancora ancora tornato, non mi sorprendeva. Mi misi alla scrivania, aprì il quaderno, presi un vecchio libro che avevo nella libreria, una penna e iniziai a scribacchiare. Erano le 4 quando inizia a scrivere e quando alzai la testa erano le 8. chiusi il quaderno e il libro, feci un respiro e li misi in uno zaino insieme ad altre cosette. Mi feci una doccia, indossai una maglia e un pantalone da ginnastica. Presi e legai la felpa alla vita e misi lo zaino sulle spalle. Usci di casa per le 8.30, mi misi la felpa e mi coprì per bene. Mi avviai verso la casa di alex ma lui non c'era. Decisi allora di avviarmi alla scuola. Ero nella palestra, vedevo tutti divertirsi ma non avevo ancora intravisto alex, tanto meno la sua amichetta. Avevo messo quella ragazza in quella classe per proteggerla, ma era troppo vicina ad alex, non sopportavo di aver fatto una scelta che forse poteva essere sbagliata. Mi misi in un angolino, su di un piccolo tavolo nascosta alla vista di chiunque. Tutti mi odiavano, e io odiavo farmi vedere in giro, sembrava che ero la loro paura più grande. Andai al bancone e presi una coca cola e poi me ne usci dalla palestra. Salì le scale fino ad arrivare all'ultimo piano, scassinai il lucchetto e salì sul tetto. Mi misi seduta per terra e cacciai una sigaretta, affacciandomi me la fumai in santa pace. Finito di fumare notai che alex e la nuova amica stavano entrando. Lei era così bella, i suoi capelli neri e il suo vestito bianco che le donava tantissimo risaltava il suo splendore. Lui era vestito molto semplice, però di certo era vestito meglio di me. Lei era entrata prima, lui era rimasto fuori. Il suo sguardo cadde sulla sua tasca, era il momento di agire. Scesi velocemente le scale e prima che qualcuno lo vedesse gli saltai addosso e tappandogli la bocca lo trascinai dietro la scuola. -che diamine fai?!- urlò -sh!- gli dissi io -cosa è successo in tutta la giornata con quella ragazza?- Gli chiesi -ma che dici?- mi chiese -vi ho visti stupido, eri sceso per fare la spesa e l'hai incontrata, siete andati a mangiare un gelato e poi lei è stata a casa tua. Cosa è successo in quella casa?- chiesi strattonandolo -nulla, e poi non sono fatti tuoi- disse strappando via le mie mani dal suo colletto della camicia. -ho finalmente un'amica, ti prego di non rovinarmi anche lei- mi disse -non ho intenzione di farlo, ma ti prego, dai retta a me, non affezionarti a lei. So che mi prenderai per matta ma è pericolosa- gli dissi -lei? E tu morte bianca? Non credo che lei possa essere peggio di un'assassina come te- mi disse. Lo vidi poi poggiarsi una mano sulla gamba -ti stai facendo male- gli dissi. Poggiai la mia mano sulla sua gamba e il collare si strinse così forte da non riuscire a respirare. Caddi in ginocchio con le mani sul collare -morte bianca? Che sta succedendo?- mi chiese -n…nulla che possa importarti, sono un'assassina ai tuoi occhi… lasciami soffrire allora- dissi scappando. Tornai sul tetto e presi vari libri e mi misi a scribacchiare un paio di cosette. In tutta la serata, fino alle 11 passai il mio tempo su quei libri. Il collo, anche se erano passate tante ore, mi faceva ancora un male cane.
 

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Capitolo 4
*** Doppia p ***


POV Alex

Dalla nuova compagna fui trascinato ad un bar per prendere un gelato, era stata molto gentile e poi il suo sorriso, era sempre li a trasmettere tranquillità, non sentivo quella bella sensazione da anni. Dopo il gelato andammo a casa mia e l'aiutai a fare la lista dei libri che le servivano per questo nuovo anno. La invitai a fare anche una partitella alla nintendo e subito accettò. Non mi è mai capitato di incontrare una persona che amasse i miei stessi videogiochi. Alle 7.30 lei se ne andò e poi tornò da me dopo un'oretta e quindi ci avviammo. Mi portò per la strada che passava dal parco. di sera era molto romantico. Io per la festa mi ero vestito molto comodo camicia e jeans mentre lei indossava un bel abito bianco con piccoli pois neri. Era davvero molto bella, ho sempre apprezzato ragazze con una certa eleganza che si vedeva pure quando indossava vestiti molto semplici. Arrivammo davanti alla scuola quando il cellulare iniziò a squillare quindi le dissi di avviarsi. Stavo per rispondere quando mi si buttò addosso morte bianca e mi trascinò dietro la scuola. Iniziò a farneticare sulla mia nuova amica dicendo che lei era pericolosa, e lei cosa era se non una fredda assassina? Di colpo mi sentì bruciare la gamba, era più forte di tutte le altre volte, morte bianca mi poggiò la mano sulla gamba quasi preoccupata. Sentì un enorme sollievo appena lei mi sfiorò, la guardai per dirle che stavo meglio e mi spaventai vedendola con gli occhi spalancati e le mani sul collare. Aveva la pelle cadaverica più del solito, volevo aiutarla -morte bianca? Che sta succedendo?- le chiesi -n…nulla che possa importarti, sono un'assassina ai tuoi occhi… lasciami soffrire allora- disse scappando. -alex!- mi chiamò un mio amico, avrei voluto dirgli di aspettare ma forse morte bianca aveva bisogna di stare sola. Passai l'intera serata a bere coca cola mentre tutti ballavano. Di colpo mi sentì afferrare il braccio - dai alex vieni a ballare- mi disse la mia amica -no dai…- le dissi imbarazzato -allora ti va di farci un giro?- chiese -va bene…- risposi curioso. Lei mi portò fino alle scale che portavano al tetto. Stranamente il lucchetto era aperto, ma non diedi molta importanza alla cosa. Ci sedemmo per terra, faceva freschetto ma era apprezzabile dopo tutti i giorni di caldo afoso dell'estate. -scusa se te lo chiedo… ma come ci siamo conosciuti?- chiesi con la paura di sembrare un idiota -sono la tua fan scrittrice…- disse con un sorriso -t…tu?- -già… ho sempre sognato di poterti incontrare, ti ho amato dal primo momento in cui ho letto una tua storia- disse guardando per terra -ma non mi sono fatta l'idea di poterti avere tutto per me, ho paura di non essere il tuo genere…- -dai non dire così tu sei una ragazza stupenda e anche molto intelligente- -ma hai capito cosa intendo?- mi chiese rossa in volto -spiegati tu…- le dissi. Ora mi ricordavo bene di lei. Era una mia fan, la mia fan numero uno, forse anche la mia unica e vera e propria fan. Sapevo della sua storia e sapevo che per lei era difficile parlare dei suoi sentimenti, e se ci sarebbe riuscita… allora avrei capito se mi amava davvero. -guarda alex, guarda il celo, sai quante stelle ci sono?- chiese guardando in alto. Il celo era pieno di stelle, io amavo le stelle e le osservai con un sorriso. -non lo so, dimmelo tu- le risposi curioso della risposta. -troppe, quanto l'amore che provo per te- bisbigliò. I suoi occhi erano lucidi e le guance rosse -non me lo aspettavo…- le dissi rosso in volto. Lei rimase in silenzio e di colpo si buttò verso di me, sentivo le sue labbra sulle mie e piano piano i miei occhi spalancati dalla sorpresa si chiusero. -spero che anche questo non te lo aspettavi- disse con un timido sorriso. La collana inizio a bruciare ancora di più e per un istante emise anche una forte luce -cosa è?- chiese osservando la tasca -è una collana- le dissi. Continuava a bruciare fortissimo, ma quando lei ci mise la mano sopra smise subito di scottare -posso vedere?- chiese -certo- le diedi la collana e lei se la provò -come sto?- chiese. La collana le stava bene e un'altra luce ancora più potente si sprigionò, forse quello era il segno che lei poteva essere la proprietaria di quella collana. -ti sta benissimo, tienila pure, sono certo che ne avrai più cura di me- le dissi con un sorriso -grazie mille- mi disse baciandomi. Quando chiusi gli occhi sentì una goccia cadermi sul viso e da lontano le campane di una chiesa suonare. era mezzanotte. Stava per piovere, le gocce aumentarono sempre di più -vieni di qua- disse doppia p prendendomi per la mano. Quello era il suo nome da scrittrice, e ammetto che pur avendo letto alcuni suoi scritti non avevo ancora capito il perché di quel nome. Mi portò in un angolino del tetto da dove si poteva entrare in una classe passando dalla finestra. Un tuono mi fece saltare appena entrai nella classe e senza accorgermene caddi addosso a doppia p. lei non se la prese stranamente, ansi mi strinse a se rimanendo senza problemi sdraiata a terra. Le sue mani mi sfioravano i capelli e la testa poggiava sul suo petto, sentivo il suo cuore battere e di colpo la pioggia e la paura sembravano non esistere, c'eravamo solo io e lei. Mi lasciai andare al suo calore, e qualche lacrima mi scese il volto. Non avrei mai immaginato di trovare qualcuno capace di amarmi, qualcuno che mi ammirava per quello che ero. Mi ricordai quante volte mi aveva detto di apprezzare anche tutti i miei difetti, lei era l'unica persona alla quale avevo detto tutto di me, tra cui anche il mio burrascoso passato. La strinsi forte a me pregando che tutto quello non fosse solo un sogno. Rimasi accoccolato per qualche minuto ma di colpo fui colpito da uno strano suono, come una melodia o una voce femminile proveniente da fuori, guardai fuori ma non vidi nessuno. -cosa c'è?- chiese doppia p abbracciandomi da dietro -avevo l'impressione di avere sentito qualcuno, ma deve essere stata solo una mia impressione- le dissi imbarazzato. Forse la troppa felicità mi aveva fatto uno scherzo.
 

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Capitolo 5
*** imperfect ***


POV Morte Bianca

Guardai il celo, c'erano molte stelle, io adoravo le stelle. Mi stessi e iniziai a fissare il celo. Era strano, la mia mente viaggiava e viaggiava e stranamente l'unica persona che mi veniva sempre in mente era alex. Mi sfiorai il collo ricordando quanto si era preoccupato per me, io l'avevo sempre trattato male, ai suoi occhi ero un'assassina -perché si è preoccupato?- mi chiesi. Vidi da lontano salire alex e la sua accompagnatrice -e quindi hai scelto di fare il tuo passo he doppia p?- pensai con un sorriso. Era strano come io, che mi nutrivo della sua sofferenza, avevo spinto tra le sue braccia la ragazza perfetta, forse era perché ho sempre odiato anche lei e così potevo colpirli nello stesso momento con un colpo solo. Entrambi erano perfetti, lei simpatica e bella e lui intelligente e pieno di capacità. Io invece, io non ero nessuno, ero famosa solo per il terrore che incutevo con uno solo dei miei sguardi. Fissavo pensierosa il celo e poi guardai il mio orologio. Mancava poco a mezzanotte, un minuto per l'esattezza. Cacciai un muffin dallo zaino e una piccola candela. Accesi la fiamma con l'accendino delle sigarette e intonai la canzone di tanti auguri a te. Dopo il ventiquattresimo rintocco delle campane della chiesa di sant'anna conclusi la canzone. Stavo per soffiare quando una goccia di pioggia spense la candela prima di me, inizio a piovere. Vidi doppia p trascinare alex al coperto, quel fifone, aveva sempre avuto paura dei tuoni. guardai il celo e lasciai cadere il muffin oramai bagnato fradicio. Mi tolsi la felpa e coprì lo zaino. Ero a mezze maniche seduta per terra e la pioggia che mi bagnava. Adoravo la pioggia era cosi spaventosa e grigia, come me. Alzai la testa al celo e senti le gocce scivolarmi sul volto, desideravo che il mio diciottesimo compleanno fosse un evento per far divertire le persone che mi circondavano. La festa che si svolgeva in palestra era opera mia, era il mio compleanno, il bello che solo io me ne ricordavo. Volevo una festa speciale così mia madre avrebbe saputo che anche se non poteva essermi vicina, poteva essere certa che ero contenta, contenta poi, non lo sono mai stata. 18 schifo di anni passati ad odiarmi e odiare ed essere odiata. forse ero stata contenta, raramente, ma ero felice, ma in modo sbagliato, ero felice quando mi nutrivo della tristezza altrui. In quanti avrebbero mai potuto capirmi? Nessuno, nessuno poteva sapere cosa significava essere fottutamente soli al mondo, dover affrontare la vita a testa bassa, minacciando chiunque solo per provare il minimo di parità e sentirmi adeguata a quel mondo. Chiusi gli occhi e intonai una canzoncina che avevo sentito quando ero piccola -la pioggia non mi fa paura perché ho il mio cappellino-, l'unica strofa che ricordavo e che intonai fissando le nuvole nere. oramai non ero più certa che a bagnarmi le guance era solo la pioggia. Di colpo sentì un forte bruciore pervadermi il corpo e poi persi i sensi. Mi apparì una scena nella mente. ero a casa mia, usci e mi avviai a casa di alex. non sentivo nessuno dei miei muscoli muoversi, ma vedevo che mi muovevo. Entrai nella sua stanza, fuori c'era la luce, era pomeriggio. Ero in casa di alex. -tieni, questi sono i libri che ti serviranno per questo anno scolastico- mi disse alex dandomi una lista. Era strana come cosa, io i libri li conoscevo bene e li avevo pure, dopotutto ero stata rimandata. La mia mente fece di quella lista una fotografia, come se non volesse che io me ne scordassi. Alex andò un attimo in bagno mentre io mi avviai al suo letto. C'era una scatola bianca e dentro delle vecchie pagine ingiallite dal tempo, le presi e le misi in una borsa. Alex tornò e mi propose di giocare alla nintendo. Io adoravo la nintendo e stranamente notai che a lui piacevano i miei stessi videogiochi. Di colpo si fece tutto buio e mi trovai senza accorgermene per strada, accanto a me alex, eravamo in un bellissimo parco. Me lo ricordai, era il parco vicino alla scuola, dopo poco arrivammo davanti alla scuola. Era sera, io entrai mentre lui rimase fuori, mi girai un attimo per sapere tra quanto entrava, ma lui era come sparito. Il buio nella mai mente tornò ma lo seguì anche un forte male alla testa. Questa volta ero sul tetto delle scuola e parlavo con alex, ma sapevo che non mi stavo muovendo io, non ero io ad agire, e tanto meno a parlare. di colpo ci fu un bacio. Per quanto ero consapevole che era solo un sogno la sensazione sembrava come reale, il suo calore, i suoi occhi, era come se stesse succedendo in quel preciso momento, come se a baciarlo ero io. Dopo il bacio sentì le campane della mezzanotte. Di colpo tornò il buio e il male alla testa aumentò e si diffuse anche nel resto del corpo. Apparve un'altra scena, era buio e non c'era ombra di nessuno. Ero fuori alla scuola, poi entrai nell'edificio e salì fino all'ultimo piano. Mi avviai in un angolo del tetto, c'era il mio zaino, lo apri e presi il vecchio libro trovato nella mia libreria. Da una borsa cacciai delle pagine, e le misi nel libro e poi posai tutto nello zaino. Il mio sguardo finì poi su un enorme oggetto tutto nero con del fumo che fuoriusciva. Mi avvicinai, era un cadavere. Era del tutto carbonizzato con i vestiti del tutto bruciati e rovinati. Mi affacciai su di una pozzanghera e mi tolsi una specie di collana. Anche di quel riflesso nell'acqua la mia mente fece una specie di foto. La collana era molto particolare, la catena aveva un colore dorato mentre il ciondolo fu ciò che mi colpì di più. Era ovale, forse d'argento, sulla facciata davanti si vedeva una strana pietra preziosa che aveva un'infinità di colori, sul retro invece c'era disegnata una stella a cinque punte con un cerchio al centro dove vi era incastonato una specie di piccolo diamante. Sentì una voce che parlava mentre la collana fu messa al collo del cadavere -so che mi senti, so ora dove sei, ma so soprattutto che tu sei la soluzione del mistero- sentita questa frase tornò il buio. Il mio corpo fu invaso da un dolore allucinante, strinsi forte i denti e spalancai gli occhi, per un secondo vidi una forte luce. li richiusi. quando li riaprì rividi di nuovo il celo stellato e sentì attorno a me un forte odore di bruciato.
 

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Capitolo 6
*** La prima dea ***


POV Morte Bianca

Mi alzai da terra, ero circondata da pozzanghere e i miei vestiti erano rovinati e bagnati. Sentì poi delle sirene avvicinarsi alla scuola, guardai per terra, presi il mio zaino e scappai a gambe levate. Tornai velocemente a casa, entrai e vidi mio padre che dormiva sul tavolo con ancora una bottiglia di birra in mano. -papà svegliati…- bisbigliai, lui si sveglio e spaventato mi diede la bottiglia in faccia che rompendosi mi procurò un grande taglio passante per l'occhio sinistro. -calmati sono io…- urlai togliendogli la bottiglia dalla mano, lo presi di forza senza importarmi della ferita e lo trascinai a letto. Prima che potessi uscire dalla stanza lui però mi chiamò a se e mi diede una cosa, era una lettera. Usci dalla sua stanza e mi precipitai in bagno per vedere la ferita, appena davanti allo specchio i miei occhi emisero una forte luce e il collare si strinse quasi a soffocarmi, poi si allargò di colpo. Appoggiandomi al lavandino alzai il volto e il taglio era come sparito. Mi toccai l'occhio e poi provai a guardare solo con quello, tutto era come nuovo, come se nulla fosse successo. Pensai che era solo stanchezza e quindi scelsi di andare a letto. Prima di spegnere la luce presi la lettera di papà e iniziai a leggere -"cara, ti scrivo questa lettera ora che sono ancora abbastanza lucido. Auguri mia piccola grande donna, ora hai 18 anni e sei libera di allontanarti dal mostro che sono diventato, oramai il tuo vecchio è irrecuperabile… come irrecuperabile e il tempo che non abbiamo passato insieme. Mi spiace tanto averti fatto passare la tua infanzia senza di me, ma sappi che io ti vorrò sempre, sempre, sempre un mare di bene. Tanti auguri, il tuo papà"- mi asciugai le lacrime che colavano sul mio viso e poi presa dalla stanchezza sprofondai nel sonno. La sveglia suonò e stranamente fu la prima mattinata in cui mi svegliai senza problemi. Andai in cucina e diedi un bacio a mio padre -non sei un mostro, sei il mio papà, ti voglio bene- gli sussurrai. Acesi la tv e presi i cereali per fare colazione. In tv c'era il notiziario e la prima notizia mi sconvolse all'istante. Si parlava di una storia macabra e abbastanza raccapricciante. Nella notte precedente un fulmine aveva ucciso sul colpo una persona carbonizzandola, la cosa curiosa è che arrivati sul luogo il cadavere era sparito come se non fosse morto. Il luogo era il tetto di una scuola della mia città, e non è che mi ci volle molto per capire che il carboncino ambulante ero io. Mi ricordai finalmente il perchè ero svenuta sotto la pioggia. Stando sul tetto avevo fatto come da parafulmine e probabilmente proprio un fulmine mi aveva colpito la notte prima. -quindi… quindi forse quello non era proprio un sogno…- pensai. Mi preparai velocemente e curiosa di presentare la mia teoria ad alex corsi a scuola. All'entrata fui fermata dalla preside -non ho voglia di farti ripete la quarta una terza volta quindi fin da oggi ti affiancherò un tutor- mi disse dandomi il foglio con il nome dallo studente -perfetto- pensai. -grazie- le dissi con un sorriso e poi scapai verso la mia classe. Mi fermai alla porta prima della mia, entrai e iniziai ad urlare -alex! Ti voglio fuori subito!-. Lui si alzò e mezzo infuriato usci dalla classe -che cosa vuoi?- mi chiese infuriato -sei il mio tutor- gli dissi -anche? Non basta vivere l'inferno dentro la scuola?- chiese nervoso - ma sei arrabbiato?- gli chiesi -ovviamente, come credi che potrei perdonarti una cosa simile?- -ma che ho fatto?- gli chiesi -sei anche bugiarda a parte che ladra e assassina?- -non so di cosa parli - risposi infastidita -dammi quella cartella- mi disse. Cacciò dallo zaino il mio libro e ci trovò all'inizio delle pagine strappate -queste pagine erano di mia nonna e tu le hai rubate- mi accusò -no, è stata doppia p a metterle li, te lo giuro- gli dissi -non osare giurare, non accusarla di qualcosa che non ha fatto- disse fulminandomi con lo sguardo. -che succede?- chiese doppia p uscendo -dice che tu hai rubato queste pagine e le hai messe qui-. Lei mi lanciò un'occhiata -alex guardami negli occhi, tu hai dato a morte bianca quelle pagine vero?- chiese schioccando le dita -si, si è vero- rispose lui con sguardo quasi ipnotizzato -scusami morte bianca, non avrei dovuto prendermela con te…- mi disse dispiaciuto. I miei occhi si illuminarono -no, per l'ennesima volta in cui non ho fatto nulla e vengo accusata, non mi basteranno più le scuse- gli tirai un pugno nello stomaco e lui si piegò in due per il dolore -tu invece doppia p, attenta a cosa fai, i tuoi occhi sono anche i miei occhi-. Lasciai un biglietto sull'armadietto di alex e poi me ne tornai a casa con il mio libro. Ci doveva essere un motivo per cui avevo anche i fogli di alex, e quel sogno in quella specie di coma la notte prima doveva avere un significato. Volevo coinvolgere alex, ma a quanto pare doppia p ha il controllo della situazione, e se tutte le informazioni le devo avere io, allora avrei trovato la soluzione da me. Tornai a casa e presi il libro. Sapevo molte cose sul conto del mio collare e di doppia p, ma di quella strana collana vista in sogno no, non ne sapevo nulla. aprì il libro e iniziai a leggere. -"leggenda della stella d'argento. Di questa leggenda si sa ben poco. Si parla di una collana da un enorme potere, tanto grande che poteva comandare la mente umana e controllare il mondo che circonda il proprietario della collana stessa. Si pensa che questo gioiello fu forgiato dagli dei per creare la donna perfetta, la prima dea dell'olimpo. Nel ciondolo furono riportati tutte le caratteristiche di un essere umano. In esso vi erano incastonate 6 pietre preziose. rubino, del rosso più intenso mai visto, rappresentava la vitalità, grazie a questa la dea poteva vivere. Topazio, venne scelto il colore più prezioso, il giallo. Donava alla dea la felicità. Smeraldo, dal verde più splendente capace di ricordare lo splendore degli immensi prati della terra. Donava alla dea il vero amore e la capacità di provare emozioni nei confronti degli esseri viventi. Zaffiro, dal colore del celo notturno, al suo interno si poteva persino ammirare un riflesso a forma si stella. La pietra donava alla dea la saggezza. Ametista, dal colore delle viole della terra, donava alla dea la fiducia e la bellezza. L'ultima non si seppe mai quale fu, per ciò si crede che non sia mai stata aggiunta. Nel ciondolo vennero inserite le pietre che insieme creavano tutte le sfumature di colori oggi conosciute. L'unione delle pietre sprigionò un calore altissimo che esplose creando una grande luce dalla quale uscì una bellissima fanciulla mutaforma, la dea, agli occhi della persona che sceglieva, diveniva la donna perfetta. Le pietre erano in grado di mutare il suo aspetto e il suo carattere, ma le donavano anche immensi poteri. Il potere del ciondolo fu quindi ritenuto pericoloso e quindi fu sigillato da una maledizione. La dea quindi fu ridotta in schiavitù e legata ad una catena attraverso un collare con 5 punte. La leggenda vuole che la dea non si sarebbe mai più avvicinata al ciondolo finchè non sarebbe stata pronta a morire per averlo. Gli umani si nutrivano del potere della ragazza che veniva risucchiato attraverso il collare, e la sua estrema generosità la portò ad essere sfruttata fino allo sfinimento. Secondo la storia la dea morì in una notte di tempesta e il suo spiritò si rincarnò in un umana, la bambina prescelta però, riuscì ad incanalare dentro di se solo metà dello spirito. mentre l'altra parte scelse di vagare per la terra e ritrovare la collana. La bambina fu perseguitata dagli dei e a lei fu messo fin dalla nascita il collare della dea orami defunta. Si pensa che solo nel momento in cui le due metà decideranno di loro spontanea volontà di morire la collana tornerà ad essere intera e riporterà la pace sulla terra"-.
 

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Capitolo 7
*** Colpo di fulmine ***


POV Alex

Rimasi nella classe dell'ultimo piano per un po e poi insieme a doppia p scendemmo in palestra passando dall'interno. La tempesta si stava scatenando sempre più forte. Rimanemmo in palestra fino a che non sentimmo un ragazzo urlare da fuori. Sul tetto c'era una persona e un fulmine l'aveva appena colpita. Vedevamo con i nostri occhi il suo corpo incenerirsi sotto il devastante potere di un fulmine. Chiamammo un'ambulanza e la festa si poteva ritenere conclusa. Mi offrì di riaccompagnare doppia p ma lei preferì andare per conto suo, forse era scossa ancora più di me dall'accaduto. Mentre tornavo pensavo a doppia p e mi ricordai della luce che vidi sprigionarsi quando le diedi la collana. Io non avevo mai letto le pagine date da mia nonna, non per poco interesse, ma per paura di finire in un circolo di cose che forse manco esistevano, mi chiedevo se i fogli parlavano di magia o stregoneria o chissà quale assurdità. Entrai in casa e decisi di dare finalmente un'occhiata alle pagine, aprì la scatola ma non ci trovai nulla dentro. Sulla scrivania trovai un'incisione probabilmente fatta con un coltellino -"scusa"- si potè leggere. I miei sospetti erano solo su di una persona -morte bianca!- urlai dando un cazzotto nel muro. Il mio pugno mi fece un male cane e si era fatto anche un piccolo taglio. Mi sciacquai la mano e me la fasciai. -dannata ragazza! Ladra e assassina! Domani mi faccio sentire morte bianca, te lo giuro- dissi andando a letto. Ero furioso e soprattutto non sopportavo più i suoi inganni. -Quattro anni della mai vita passati a farmi mettere i piedi in testa! Sono certo che se avesse occasione farebbe del male a doppia p, poi quanto non la sopporto quando mi dice che la mia ragazza è pericolosa. Io conosco doppia p anche meglio di lei, so che è buona e so che devo tenerla lontana da morte bianca, non ho potuto proteggere me, almeno proteggerò doppia p- pensai furioso rigirandomi nel letto, continuai a lamentarmi fino a crollare nel sonno. La mattina dopo mi svegliai a fatica ed ero ancora nervoso. Andai a scuola trascinandomi le gambe e mi sistemai nel mio banco. Era strano che la scuola era ancora aperta dopo l'incidente della notte precedente, ma forse non sarà stato considerato un caso vero e proprio ma solo un brutto scherzo, avevo anche dei sospetti di chi poteva aver escogitato una cosa simile. -morte bianca- pensai stringendo i denti. Sentì la porta spalancarsi e il mio nome urlato a tutta potenza, morte bianca mi aveva chiamato entrando di prepotenza in classe. Il prof non disse nulla, aveva il terrore di lei. Usci e chiesi subito che diamine voleva. Lei mi mostrò un foglio che diceva che io ero il suo tutor per tutto l'anno, e ciò significava che mi avrebbe torturato anche fuori le mura scolastiche. Lei mi guardò con espressione curiosa e chiese spiegazione per il mio comportamento. Che domande mi faceva? Dopo che entra in casa mia e mi ruba delle cose importanti pretende anche che io non mi accorga di nulla? Le dissi che aveva preso i miei fogli, quelli che nonna mi donò anni fa e per mostrarlo le feci vedere che li aveva nel suo libro. Doppia p mi ha detto che erano li e come mi aspettavo aveva ragione. Morte bianca provò anche a ribattere dicendo che era colpa di doppia p, ma che sciocchezze farneticava? Vidi poi doppia p comparire di colpo che chiedeva cosa succedeva. Le raccontai del furto e in quel momento ebbi come un vuoto di memoria. Doppia p riuscì a convincermi che ero stato io a dare i fogli a morte bianca. Dispiaciuto per l'accusa le chiesi scusa ma lei rispose in modo piuttosto violento. I suoi occhi si illuminarono e dopo aver bisbigliato una frase che non capì molto bene mi diede un cazzotto nello stomaco. Dopo il colpo caddi in ginocchio e il mio corpo fu pervaso come da una scossa elettrica. I muscoli erano bloccati mentre il corpo bruciava sempre di più. Chiusi gli occhi e quando li riaprì mi sentì pian piano tornare normale. Guardai doppia p che mi sorreggeva -tutto bene?- mi chiese -si, sono solo un po scosso- risposi alzandomi. -certo che è stato pesante il colpo che ti ha dato- disse la ragazza -non è la prima volta che me ne becco uno- risposi ricordando tutte le volte in cui morte bianca mi aveva picchiato. Dopo le ore scolastiche andai al mio armadietto e ci trovai un biglietto sopra -"oggi. a casa tua. alle 5. prepara qualcosa di buono per cena. resto a dormire da te. M.B."-. Il messaggio era molto chiaro, e se volevo farmi perdonare per un'ingiustizia nei confronti di una donna era meglio obbedire, soprattutto se era una donna che non si faceva scrupoli a picchiarmi. Uscito da scuola andai a fare un po di spesa, sia per la cena sia per i giorni a seguire. Comprai un bel po di cose e mi avviai a casa -posso aiutarti?- chiese doppi p venendomi in contro -si grazie mille- le risposi con un sorriso. Era bello avere una ragazza sempre disponibile e pronta ad aiutarmi e questa era proprio una questione di vita o di morte. -sai, ti ho seguito quando sei uscito da scuola, avevo paura che ti facesse ancora male il colpo preso da morte bianca e così ho pensato di aiutarti, meglio che non ti sforzi troppo- mi disse doppia p. mi accompagno fino a casa -cosa devi farci con tutto questo cibo? - mi chiese -viene morte bianca a cena, ha scelto tutta l'organizzazione e quindi meglio non deludere le sue scelte, sarebbe capace di uccidermi. Odio essere il suo servo, ma questa volta ho sbagliato io e voglio ripagare- risposi. Doppia p si offrì di aiutarmi e accettai volentieri. Preparammo una cena degna di un re e doppia p ci tenne a fare un muffin, non sapevo a cosa servisse realmente, ma mi sembrava una buona idea. Erano le 5 e di morte bianca manco l'ombra. Doppia p mi aiutò a sistemare il tavolo e anche un po la casa, la sera prima non avevo avuto tempo di aggiustare le cose. Il campanello suonò, era morte bianca. Doppia p mi prese il volto e mi fissò negli occhi e dopo schioccò le dita. Mi sentì come in uno stato di sonno. Aprì a morte bianca mentre doppia p notai che non c'era più. L'ospite autoinvitato si guardò attorno e poi guardò me. Rimase in silenzio e quasi impassibile dinnanzi allo splendore messo su da me e doppia p, si sedette silenziosa nella mia stanza, alla scrivania e cacciò dei libri.
 

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Capitolo 8
*** Occhi verdi come smeraldo ***


POV Morte Bianca

Finì di leggere la parte presa da alex e senza pensarci troppo passai alle informazioni che invece avevo io. -"il collare si trasmetteva da persona a persona, e in se piano a paino otteneva sempre più potere. Il potere si dice se sarebbe rimasto immagazzinato fino a quando la maledizione non avrebbe preso vita e in un modo o in un altro avrebbe fermato il potere della collana. Si dice che nel collare stesso però si nascondeva una delle preziose gemme della collana e senza quella gemma la collana non sarebbe mai stata veramente libera. La custode della collana ha la libertà di usufruire del potere delle gemme che compongono il ciondolo. Le magie erano diverse, dal controllo della mente a quello del corpo fino ad arrivare alla capacità di modificare ricordi e lo spazio che circondano la vittima dell'incantesimo. Il collare invece ha un potere molto grande, può incanalare la forza sprigionata dalla collana e usarla a piacimento della persona portatrice della maledizione. Gli dei sapevano che la collana era pericolosa una volta che lo spirito della dea poteva recuperarla e decisero quindi di imprigionare una metà dell'anima divina e lasciare il ciondolo in custodia ad un umano con il quale la collana reagiva se egli si avvicinava troppo all'anima della dea. La struttura della collana era nata per uccidere lentamente la persona maledetta, nei secoli cambiava stile per adattarsi al mondo e non essere troppo in evidenza anche se rimase sempre un gioiello piuttosto misterioso. Le 5 punte erano la rappresentazione delle 5 pietre della collana e quindi oniuna di quelle punte poteva incanalare il potere di una delle gemme"-. Presi il libro e i miei appunti presi su un paio di quaderni e corsi all'appuntamento delle 5 dato ad alex. Bussai alla porta e quando lui aprì sentì un forte dolore al collo. Doppia p era stata li di recente. Lo fissai negli occhi, erano mutati, erano verdi con l'assenza della pupilla, o comunque era quasi impercettibile la sua presenza. Mi avviai nella sua stanza e cacciai i libri, lui era convinto che volevo che mi faceva da tutor. Gli mostri gli appunti che avevo preso da lui -sembra che il potere della collana, la collana che come un idiota hai regalato a doppi p, abbia un potere enorme. È un gioiello forgiato dagli dei per la creazione della prima dea capace di mutare corpo e carattere per adeguarsi al sogno nascosto di qualsiasi uomo, a quanto pare ha scelto te, dopotutto doveva avvicinarsi alla collana in qualche modo, e tu sei sto lo sventurato caduto nella trappola. Il modo per fermare la collana e attivare la sua maledizione, ma per farlo devo analizzare quel oggetto e darmi tutti i dettagli che puoi darmi-. Lui mi fissò incredulo - prima o poi troverò una soluzione, anche perché quella collana è collegata anche a me- dissi poggiandomi una mano sul collare. -lui spalancò gli occhi e sapevo che se avesse aperto bocca sarebbe stato solo un ostacolo in più da dover affrontare. -aspetta, aspetta, aspetta, non ti vorrai spacciare per una dea? Le divinità sono esseri superiori e dotati di grande saggezza e sono generosi con gli umani, tu sei generosa solo di calci nel sedere- mi disse sarcastico. Detestavo questa cosa, sapevo che aveva ragione ed era uno dei motivi per cui nemmeno io volevo essere una semidea, io non ero ne generosa che potente e tanto meno perfetta come una dea dovrebbe essere. La mia rabbia mi colpì fino al cuore e a quel puntò non trattenni più la rabbia. -credevi che avrei avuto la presunzione di ritenermi degno di essere considerata dea? Quanto sei patetico, subito pronto a giudicare ciò che potrei fare ancora prima che io lo faccia, tu non sai cosa c'è nella mia mente, tu non hai idea di cosa si nasconde sotto la maledizione portata da questo collare. Sai cosa significa essere sola al mondo? Sai cosa significa sentirsi un errore e voler morire? Sai cosa significa vivere il proprio diciottesimo compleanno sul tetto della scuola sotto la pioggia visto che nessuno di voi si è mai preoccupato di quando compissi gli anni? No… tu sei perfetto, non conosci la sofferenza, dopotutto gli dei hanno scelto te come custode della collana. Io invece ho fatto un grande errore, volevo che doppia p fosse felice, sapevo che lo era solo quando ti parlava e quindi scelsi di metterla in classe con te, quanto ho sbagliato a farlo. La collana non doveva finire nelle sue mani, dovevi prendertene cura ed evitare che il proprietario la prendesse, ed invece ti sei lasciato ingannare da occhi dolci e dai tuoi desideri-. Trattenevo a mala pena le lacrime, ma dovevo smettere di farneticare, l'incantesimo poteva avere il controllo della sua mente, anche se un giudizio simile da lui non mi sarei mai sorpresa di sentirmelo dire. Lui mi chiese se veramente pensavo che lui era perfetto, ma evitai di rispondere, sarebbe stato come parlare al muro, era meglio trovare il contro incantesimo e poi tornare alla normalità. Io rimasi nella stanza a studiarmi tutte le pagine del libro mentre lui se ne andò in cucina. Di colpo mi sentì chiamare per la cena, avevo un gran fame e quindi mi precipitai in cucina. Aveva preparato la pizza, io adoravo la pizza, era il mio piatto preferito. Gli chiesi come faceva a conoscerlo e lui mi rispose che dopo le tante volte che gli rubavo il pranzo aveva ben capito cosa non portarsi assolutamente se voleva mangiare. Io divorai la cena come di solito il mio cagnolino mangiava le briciole che cadevano dalla tavola. Credevo che la cena era finita quando alex portò a tavola un muffin con una candela -auguri morte bianca- mi disse. Fu così gentile da intonare persino la canzoncina di tanti auguri a te. Soffiai sulla piccola fiamma ed espressi il mio desiderio più profondo. Decisi di condividere il dolcetto con lui, sembrava la cosa più giusta da fare. Finita la cena mi preparò il divano per la notte -allora se hai sete l'acqua e in frigo, guai a te se mi rubi del cibo- mi disse e poi se ne entrò nella sua stanza. Lo sentì russare, ciò significava che potevo tornare allo studio dei miei appunti. Passai molte ore su quelle pagine, ma non riuscì comunque a sentire dentro di me quel colpo di genio che poteva darmi la soluzione del mistero. Decisi allora di approfondire alcune parti a me un po confuse. Cercai delle informazioni che riguardavano principalmente i poteri della collana. Scoprì che ciascuna pietra si occupava di qualcosa. I poteri del ciondolo riguardavano sia poteri di genere associato a elementi naturali sia a psicologia e fisionomia delle persone, come se ogni pietra avesse un duplice potere. Questo mi fece pensare che la dea era anche una guerriera, almeno lo era prima di essere messa in catene, quello avrebbe spiegato anche la testardaggine avuta per tutti i secoli di vita della dea. Questi dettagli sui poteri forse mi avrebbero anche aiutato a togliere alex dal controllo della mente. Chiusi il libro, erano le 4, era meglio andare a dormire. Cercai di prendere sonno ma nulla, mi rigirai nel letto quando sentì alex chiamarmi. In fretta mi precipitai da lui, dormiva e si agitava molto. Mi sedetti accanto a lui, il letto era così confortevole, mi sdraiai un attimo sul letto. Stavo per addormentarmi quando sento qualcosa sfiorarmi la gamba, alex si girò di scatto ed entrambi ci ritrovammo faccia a faccia. Lui mi fissò sorpreso -che ci fai qui?- mi chiese imbarazzato -fa freddo di la, e poi ti stavi agitando chiamandomi come un matto- risposi -io? Scusa, non me ne sono accorto- mi disse ancora più imbarazzato - lo sai che questo letto non è grande per entrambi?- mi chiese di colpo cercando di cambiare argomento -sh sto cercando di dormire- gli risposi appisolandomi. Nel sonno mi sentì come cadere ne vuoto e poi di colpo qualcosa afferrarmi e con un po di forza mi avvicinò a una presenza umana, mi trasmetteva così tanta tranquillità che evitai di oppormi. La mia mente pian piano inizio a sognare, ma non furono i classici sogni. Nella mente mi passarono numerose immagini e frasi che stranamente senza accorgermene riuscì a comprendere e qualcosa nella mia mente si era attivato. Spalancai gli occhi, sentivo il calore di alex mentre il suo braccio mi stringeva dandomi come una sensazione di scurezza. Aveva gli occhi spalancati ma dopo che dai miei occhi parti una luce lui finì come in uno stato di semi coscienza. Avevo capito grazie a quel confuso sogno che la pietra usata per ingannare la sua mente era stato lo smeraldo, la pietra che aveva dato alla dea la capacità di provare emozioni, forse erano proprio quelle a essere controllate dalla pietra, forse quello era uno dei poteri dello smeraldo. Sentì da fuori un forte vento e in lontananza il suono di un tuono. Alex si strinse un po di più a me mezzo spaventato. Mentre tentavo di calmarlo accarezzandogli il suo ciuffo di capelli ribelli, cercavo nei ricordi il momento in cui doppia p poteva averlo ipnotizzato. Quegli occhi verdi li avevo visti dal momento in cui mi presentai nella sua classe per dirgli che era il mio tutor -quando può averlo fatto….- pensai tra me e me, sentì poi un altro tuono e un ricordo mi riaffiorò -il bacio…- sussurrai mentre alex mi strinse di nuovo. Timoroso di sbagliare alzai il volto di alex -tanto lui non saprà nulla di ciò che sto per fare quindi anche se ho sbagliato teoria sarò l'unica a provare enorme vergogna- pensai avvicinandomi lentamente -c…che fai?- mi chiese -faccio tornare le cose come dovrebbero essere- gli risposi -a me non dispiace come sono ora- mi disse avvicinandosi anche lui al mio volto. Io arrossì mentre pian piano chiusi gli occhi lasciandomi andare a quel bacio. Una luce si sprigionò dai suoi occhi mentre il mio collare si strinse, non era più sotto ipnosi e il mio più grande timore era che si ricordasse di ciò che era appena successo.
 

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Capitolo 9
*** Tra sogno e realtà ***


POV Alex

-devo farti da tutor, me ne stavo scordando- dissi avvicinandomi -ma che tutor e tutor, guarda queste pagine, queste pagine sono quelle che dici che ti ho rubato?- chiese infastidita ancora per l'accusa ingiusta -si- risposi timoroso -tienile, ho letto tutto ed è stato abbastanza utile, grazie di essere un idiota che si fidanza con la persona che lo deruba e lo inganna con la magia- mi disse -che dici?!- le dissi sorpreso. Lei mi mise dinnansi al volto uno specchio, avevo gli occhi verdi e la pupilla quasi invisibile -sei soggetto al potere dello smeraldo, in questo momento potresti provare emozioni non reali, inventate, create per inganno da doppia p- mi disse io ero un po incredulo, ma quegli occhi non erano un'illusione erano proprio i miei. -c'è una soluzione a questo potere?- le chiesi -sembra che il potere della collana, la collana che come un idiota hai regalato a doppi p, abbia un potere divino. È un gioiello forgiato dagli dei per la creazione della prima dea capace di mutare corpo e carattere per adeguarsi al sogno nascosto di qualsiasi uomo, a quanto pare ha scelto te, dopotutto doveva avvicinarsi alla collana in qualche modo, e tu sei sto lo sventurato caduto nella trappola. Il modo per fermare la collana e attivare la sua maledizione, ma per farlo devi analizzare quel oggetto e darmi tutti i dettagli che puoi darmi-. Io la fissavo incredulo, come potevo credere ad una cosa simile? -Doppia p una dea mutaforma?- mi chiesi -quanto dura l'effetto di questa cosa?- chiesi preoccupato -non lo so, ma prima o poi troverò una soluzione, anche perché quella collana è collegata anche a me- disse -a te?- le domandai sorpreso -aspetta, aspetta, aspetta, non ti vorrai spacciare per una dea? Le divinità sono esseri superiori e dotati di grande saggezza e sono generosi con gli umani, tu sei generosa solo di calci nel sedere- le dissi finendo definitivamente di credere a ciò che lei voleva farmi tanto credere. Ammetto che stavo quasi per credere a tutta la storia ma il suo egocentrismo l'ha ingannata. -no, io non potrei mai essere una dea, come hai detto tu gli dei sono esseri superiori, dotati di grande saggezza bellezza e potere, io sono solo una sventurata ragazza sulla quale la maledizione del tuo ciondolo e ricaduta- disse abbassando la testa -credevi che avrei avuto la presunzione di ritenermi degno di essere considerata dea? Quanto sei patetico, subito pronto a giudicare ciò che potrei fare ancora prima che io lo faccia, tu non sai cosa c'è nella mia mente, tu non hai idea di cosa si nasconde sotto la maledizione portata da questo collare. Sai cosa significa essere sola al mondo? Sai cosa significa sentirsi un errore e voler morire? Sai cosa significa vivere il proprio diciottesimo compleanno sul tetto della scuola sotto la pioggia visto che nessuno di voi si è mai preoccupato di quando compissi gli anni? No… tu sei perfetto, non conosci la sofferenza, dopotutto gli dei hanno scelto te come custode della collana. Io invece ho fatto un grande errore, volevo che doppia p fosse felice, sapevo che lo era solo quando ti parlava e quindi scelsi di metterla in classe con te, quanto ho sbagliato a farlo. La collana non doveva finire nelle sue mani, dovevi prendertene cura ed evitare che il proprietario la prendesse, ed invece ti sei lasciato ingannare da occhi dolci e dai tuoi sogni-. Le sue parole mi lasciarono di sasso, aveva ragione, avevo dato per presupposto che era solo egocentrica e bastarda, scordandomi che anche lei è un essere umano -io perfetto? Davvero mi consideri così morte bianca?- le chiesi. Lei rimase a testa bassa senza rispondere -rispondi, ti prego- le dissi -no, non ho voglia di darti spiegazioni che ritengo inutili, voglio solo trovare una soluzione a quel incantesimo e poter continuare ad odiarti come ogni giorno- mi disse. Io rimasi in silenzio, era giusto stare zitto ed essere sicuro di cosa dire e cosa no, ogni mio pensiero o stato d'animo poteva essere solo un inganno di un incantesimo. Lei rimase in silenzio sui libri mentre io andai a riscaldare la cena, speravo almeno di risolvere la cosa col cibo, che era una buona forchetta lo sapevo bene, mi aveva rubato il pranzo per 4 anni, forse a stomaco pieno si sarebbe concentrata anche di più. -morte bianca, vieni a tavola- le dissi -arrivo- rispose. Si sedette di fronte a me ed osservò il suo piatto, le si spalancarono gli occhi -come facevi a sapere che mi piace la pizza?- mi chiese -dopo quattro anni che mi rubi il pranzo immagino di riconoscere i tuoi piatti preferiti- le risposi con un sorriso, lei ricambio con un sorriso anche se un po amaro. Cenammo e poi portai a tavola il muffin, ci misi una candelina e iniziai ad intonare la canzone di tanti auguri a te -auguri morte bianca, ora sei arrivata anche tu a questo traguardo, i tuoi diciotto anni. Complimenti- lei chiuse gli occhi e poi soffio la candela -chissà che desiderio ha espresso- mi chiesi. Mangiammo il muffin e poi le preparai il divano per la notte -allora se hai sete l'acqua e in frigo, guai a te se mi rubi del cibo- le dissi con uno sguardo severo quanto buffo - si non preoccuparti- mi rispose. Io me ne andai nella mia stanza e mi addormentai appena la mia testa poggiò sul cuscino. Durante la notte sentivo il mio corpo agitarsi mentre la mia mente rimaneva come all'esterno del corpo a fluttuare nel nulla. mi svegliai di colpo. Erano le 4, mi mossi un po e con la mano sfiorai qualcosa. Mi girai di scatto e mi ritrovai di fronte al volto gli occhi spalancati di morte bianca -che ci fai qui?- le chiesi imbarazzato -fa freddo di la, e poi ti stavi agitando chiamandomi come un matto- rispose fissandomi nel buio -io? Scusa, non me ne sono accorto- le dissi ancora più imbarazzato - lo sai che questo letto non è grande per entrambi?- le chiesi cercando di cambiare argomento -sh sto cercando di dormire- mi disse. La vedevo sull'orlo del letto mentre tranquillamente si era addormentata. Il suo volto era splendente illuminato dalle luci notturne, risaltava la tranquillità che nella sua mente c'era mentre dormiva. Ad un certo punto la vedi scivolare dal letto ma la presi al momento giusto, la tirai un po a me per evitare che cadesse. Sentivo il suo calore mentre il suo corpo sfiorava il mio, lei spalancò gli occhi e una luce mi accecò da quel momento mi ero quasi addormentato. Durante il sonno sentì un forte calore e una sensazione come se qualcuno mi stese accarezzando la testa e per un attimo vidi il volto di morte bianca che poi mi baciava. Sentì di colpo un forte dolore alla testa e spalancai gli occhi. Nel mio letto c'era morte bianca che mi fissava rossa in volto -sei rimasta qui?- le chiesi ricordandomi del momento in cui si era addormentata tra le mie braccia -si, volevo assicurarmi che stavi bene- mi disse. Ci sedemmo entrambi sul letto, lei aveva il volto rivolto verso il basso, allora decisi di chiederle conferma di una cosa. -morte bianca, posso farti una domanda?- dissi -certo- rispose fissandomi con la coda dell'occhio -per caso, ecco… mi… mi hai baciato?- le domandai con tutto il coraggio che avevo dentro di me -stupido! Ti pare che farei una cosa simile? Poi con te, ma non dire idiozie!- mi sgridò lei fulminandomi con lo sguardo -sei proprio uno che non si accontenta, non dovresti pensare a certe cose mentre sei fidanzato sai?- mi sbattè in faccia lei. Aveva ragione, quello probabilmente era stato solo un sogno, conoscendo morte bianca non lo avrebbe mai fatto e conoscendomi non le avrei mai permesso di farlo. Mi girai per chiedere scusa ma si era addormentata poggiando la testa contro il muro, era meglio che riposasse. La misi sul letto e poi andai io sul divano. La mattina dopo mi svegliai di scatto, erano le 7.30 e se non mi fossi sbrigato avrei fatto ritardo. Mi tolsi il pigiama e corsi subito in bagno per farmi una doccia. Spalancai la porta e sentì un forte urlo -alex!!!-. Dinnasi a me c'era morte bianca avvolta da un asciugamano che ad essere sincero non copriva molto. La guardai negli occhi evitando di abbassare lo sguardo, non che fosse prosperosa, ansi non lo era per nulla, ma la tentazione c'era comunque. -maleducato! Si bussa prima di entrare- mi disse, poi studiò il mio sguardo, era sceso solo per un istante, fu un grave errore. Mi diede un ceffone e infuriata quanto imbarazzata se ne uscì. Mi feci la doccia e non riuscivo a non pensare alla grande figuraccia fatta con lei. Usci con addosso l'accappatoio e dalla cucina sentì un bel profumino. Mi vestì in fretta e furia e poi andai a vedere -non e che te la meriti, ma tieni ho cucinato la colazione, ieri sei stato molto gentile e mi sembrava giusto ricambiare-. Io mangiai senza neanche fiatare ed evitando di guardarla in faccia. - sono stato così patetico e chissà che brutta idea si sarà fatta- pensavo ad ogni boccone. Erano le 8 mentre uscimmo -è tardi- urlai -non preoccuparti- rispose. -se resistente di gambe?- mi chiese -non chiedermi di correre- risposi subito -pedalare?- mi domando lei indicando una bici a due passi da noi -ma non è nostra- le dissi -la riportiamo dopo la scuola- mi rispose. Mi misi sul sellino della bici mentre lei si sedette sul manubrio. -non ci vedo così- le dissi -ti do io indicazioni- mi rispose. Per tutto il tragitto non avevo la minima idea di dove guardare, ero troppo imbarazzato e non avrei mai potuto tenere il volto rivolto avanti, non era il caso. anche se un po tentato, preferì portare rispetto per morte bianca, anche se lei non lo aveva mai fatto con me. Arrivammo a scuola dopo 10 minuti ed entrammo di corsa per non essere visti dalla preside. Nel corridoio ci dovettimo separare, prima di entrare la fermai un a attimo -scusa per oggi- le dissi a volto basso -non preoccuparti, basta che quelle immagini le cancelli dalla tua testa e tieni la lingua a freno altrimenti…- disse cacciando il coltellino -ho capito…- risposi scappando in classe. -eliminare quelle immagini, cosa difficile- pensai sedendomi. Notai doppia p che mi salutò, in quel moneto ebbi quel grande impulso per dimenticarmi delle ultime 12 ore.
 

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Capitolo 10
*** Brutte ferite ***


POV Morte Bianca

Era bello vederlo finalmente senza maledizione, ma il modo in cui sono stata costretta a risolvere la cosa è stato piuttosto pericoloso. Pregavo dentro di me che se lo fosse del tutto scordato. -sei ancora qui?- mi chiese fissandomi -volevo assicurarmi che stavi bene- risposi trovandomi una valida scusa. Si sedette accanto a me sul letto e con voce molto timida mi chiese se lo avevo baciato -se lo ricorda?- pensai sorpresa, non volevo che sapesse nulla e quindi negai tutto fingendo di essere molto irritata. Lui abbassò la testa pensieroso, aveva pensato per così tanto tempo che io mi ero pure addormentata . La mattina dopo mi svegliai presto, prima di alex e per non disturbarlo dopo, decisi di andare prima di lui in bagno a farmi una doccia. Il suo bagno era enorme rispetto al mio e poi la sua cabina doccia mi piaceva molto. Mi misi sotto l'acqua calda e lasciai che il vapore riempisse il bagno. Finito di farmi la doccia usci e mi coprì con un asciugamano, non era molto lungo, ma me lo ero fatto bastare. Stavo per uscire quando alex entra spalancando la porta, avrei voluto dargli subito uno schiaffo, ma la paura mi bloccava. Nella mia vita non era la prima volta che vivevo un momento simile, la prima volta era stata alle medie. Era una città diversa e anche io ero diversa. Ammetto che 14 anni sono l'inizio dello sviluppo per tutti, o diciamo quasi. Era il terzo anno, ultima ora del venerdì. Era l'ora di scienze motorie e si scelse di fare una partita di palla a volo femminile. Io mi nascosi dietro le sedute con un quaderno tra le mani mentre scrivevo alcuni miei pensieri che sentivo la grande necessità di condividere con qualcuno. Per mia sfortuna l'insegnante scoprì dove ero e all'inizio del secondo tempo mi costrinse a giocare. Fui costretta a posare gli occhiali e a togliermi il berretto e per la prima volta tutti videro i miei capelli con e punte rosse. In campo ero una schiappa, senza occhiali vedevo il pallone al momento sbagliato e ogni volta mi finiva in faccia, per tutte le volte che ero stata colpita che non feci più caso al sangue che mi usciva dal naso. Le giocatrici avversarie miravano sempre e solo a me, non solo le avversarie. Mi ricordo di quella sensazione orribile di essere derisa non solo per gli errori ma anche per il mio collare. A quei tempi era abbastanza sottile e le 5 punte erano molto più piccole e meno appuntite. Da tutti ero definita una cagna, avrei capito se era perchè ero una ragazza facile, ma a me non mi si rifilava nessuno. Agli occhi di tutti ero la classica sfigata. Correvo per il campo all'inseguimento della palla, non mi volevo arrendere, durante quella partita aveva anche piovuto. Mi ricordai dell'ultima schiacciata del capitano della squadra avversaria, mi colpì tra petto e stomaco. Caddi barcollando in una pozzanghera e non contenta la giocatrice si precipito verso di me e prendendomi per i capelli mi buttò la faccia nell'acqua sporca. Io rimasi a terra sotto la poggia mentre le ferite mi bruciavano. Aspettai che tutti uscirono dal campo mentre io mi avviai al bagno. Iniziai a sciacquarmi la faccia mentre in lontananza sentivo tutti andarsene. Credevo di essere sola e quindi mi spogliai per poi farmi una sciacquata sotto le docce, finito di lavarmi usci e decisi di darmi un'occhiata alle ferite. Molte erano sulle braccia e sulle gambe. -complimenti sfigata, mi hai fatta divertire parecchio- disse sasha -non ti è bastato avermi sfondato lo stomaco con una potente pallonata? -le chiesi -non è colpa mia se non hai gli attributi giusti per proteggerti almeno il petto- mi rispose con un sadico sorriso - di certo non è quello che dovrebbe contare in una donna- risposi -tesoro, guardami, sono una bulla bastarda e sadica eppure sono circondata da fan, e se vuoi saperlo molti sono maschi- rispose fingendosi amica -io non volevo sapere un bel nulla- pensai tra me e me -il trucco è mostrare carattere, e il modo migliore per esaltare il mio e sfruttarti, non importa quanto posso sembrare perfida, io mi proverò sempre immenso piacere a farti soffrire cagnetta insignificante- mi rispose spingendomi contro un muro. I miei nervi non resistevano più. -ti prego sasha, non farmi fare qualcosa di cui potrei pentirmi- le dissi -mi minacci anche? Non hai ancora capito chi comanda?- mi prese per i capelli e con grande prepotenza mi spinse il retro del capo contro il muro -ora abbaia cagnetta, fammi felice- mi disse -no…- le risposi con un filo di voce -cosa?!- mi chiese lei sbattendomi ancora più forte. Cercai di controllarmi, -ti prego… non farmi fare cose di cui pentirmi- le dissi nuovamente -fammi vedere- mi sfidò lei -preferisco non divenire un mostro come te- le risposi -fallo!- mi ordinò buttandomi a terra. Io mi rialzai e mi avviai all'uscita del bagno -paura?- mi chiese sasha -no, pietà- risposi io. La mia voce era mutata mentre le parole mi uscivano senza il mio controllo -cosa hai detto?!- chiese sasha tirando un pugno, io lo intercettai e lo bloccai con una mano, poi con una ginocchiata la colpì allo stomaco. Lei cadde a terra ma si rialzò subito attaccandomi, io le diedi un calcio e lei finì contro una porta sfondandola -sai dove dovrebbero stare le persone come te?- le chiesi -nel water- conclusi. La presi per i capelli e di prepotenza le spinsi il volto nella tazza -perché non farti un bello shampoo?- le chiesi. avviai lo sciacquone che tirò anche i suoi capelli. La lasciai in lacrime nel bagno mentre finalmente io riuscì ad uscire. Presi le mie cose e tornai a casa. Per quanto ero riuscita ad affrontare la mia bulla personale, il trauma di essere sola in bagno con qualcuno che mi prende di sorpresa, rimase sempre uno dei miei più grandi incubi. Per fortuna guardando alex riuscì a controllarmi e dargli una lezione per aver guardato dove non doveva. Mentre lui era in bagno io gli preparai la colazione. Uscimmo tardi di casa ed io consigliai ad alex di usare una bici per arrivare a scuola, anche se contrario alla fine accettò. Arrivammo giusto con una decina di minuti di ritardo e fortunatamente evitammo anche la preside. Nel corridoio ci separammo. Entrai e mi misi nel mio banco con la testa rivolta verso la finestra e i miei pensieri ben lontani dalla lezione del giorno. Ricominciai a pensare al tempo in cui ero vittima di sasha, di come da una piccola perdita di controllo, la mia vita fu rovinata del tutto. Scoperto che sasha era nei bagni della scuola in uno stato di assenza di conoscenza fu chiamata un'ambulanza e lei fini i suoi giorni nel letto di un ospedale in uno stato di coma. Tutte le prove portarono a me, ma si ritenne che io ero troppo debole per infliggere colpi pesanti come quelli su sasha. Mio padre aveva un alibi mentre mia madre fu costretta a prendersi le mie colpe e a marcire per anni in carcere. Dopo l'accaduto mi rifeci viva a scuola solo per l'esame di terza che superai con un patetico 6. il giorno dopo l'esame cambiai città e me stessa. Per i miei primi mesi alla scuola superiore ci furono pesanti problemi economici e mio padre cadde in uno stato di depressione che la sua nuova compagna era una bottiglia di birra. In quei mesi incontrai alex e dopo un piccolo scherzo non riuscì a fermarmi dal ridere delle sue sfortune e lentamente divenni ciò che io l'anno prima odiavo con tutta me stessa. Fui immersa nei miei pensieri per così tanto tempo che le 6 ore volarono. Usci dalla classe e vidi venire verso di me alex -morte bianca…- disse avvicinandosi -si?- chiesi sorpresa del suo timore -sei libera oggi?- chiese. Io lo guardai dubbiosa -cosa hai in mente?- chiesi -devo parlarti dell'incantesimo, dimmi se ci sei oggi- mi disse frettoloso -quando ti pare- gli risposi -perfetto- mi disse lui. Mi afferrò per il polso e mi portò verso la bici -Sali- mi ordinò -ok…- risposi un po perplessa. Lui iniziò a pedalare velocemente fino a portarmi a casa sua. Posò la bici dove l'avevamo trovata e poi mi trascinò di corsa a casa sua. Io entrai ed ebbi subito una cattiva impressione.
 

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Capitolo 11
*** Da preda a cacciatore ***


POV Alex

Ciao alex- mi disse doppi p appena mi sedetti -ciao- le risposi con un sorriso -come è andata ieri?- mi chiese. Io arrossì, sapevo che non era successo nulla di che, tanto meno quel bacio, ma dentro di me il ricordo sembrava così vivo che era impossibile spacciarlo solo per un sogno. -dai racconta, cosa ti ricordi di bello?- mi chiese fissandomi negli occhi, dentro di me risentì la sensazione di sonno e confusione sentiti anche nel momento in cui doppia p mi baciò. Passai le 6 ore cercando di capire cosa mi stesse accadendo. Prima del suono dell'ultima campanella doppia p mi sussurrò una frase nell'orecchio -cosa ti ricordi di lei?-. Quella frase fece partire un fulmine nella mia mente e molti ricordi riconducibili a morte bianca affiorarono da una memoria che mi sembrava di non aver mai vissuto. Uscì dalla classe e corsi verso morte bianca. Le chiesi di poter parlare con me, la portai a casa mia e la feci accomodare. -di cosa devi parlarmi?- chiese -doppia p mi ha fatto un incantesimo?- chiesi subito -ora che me lo fai notare non saprei…- disse fissandomi negli occhi -allora?- chiesi impaziente -a me sembra di si- rispose lei. Io la guardai per qualche secondo poi le chiesi una cosa importante -ti prego morte bianca, dimmi tutto ciò che sai su doppia p- lei mi osservò sorpresa -ma se ci stai insieme non dovresti essere tu a saperne più di me sul suo conto?- chiese come per evitare il discorso -allora promettimi che sarai sincera a rispondere a delle domande che ti sto per fare- le dissi cercando un modo per avere delle informazioni -tu hai studiato le pagine, dimmi tutto quello che puoi, almeno rispondi alle domande che ti faro- lei mi osservò e sbuffando si alzò. -alex, pensavo che avevi bisogno di aiuto, non che avevi bisogno di un'amica con la quale chiacchierare. Io non so nulla di nulla, se vuoi tutte le informazioni del libro dovresti chiedere direttamente alla dea, ma è impossibile, quindi…- disse lei avviandosi all'uscita -no, non è impossibile, una volta tu hai dato corda al tuo lato di dea, e la sua furia devastante ha ucciso una persona-. Dopo quella frase lei si girò e si lanciò contro di me, mi prese per la maglia -come fai a saperlo?- chiese -non lo so…- dissi desolato e spaventato dalla sua furia -ma ti prego, dimmi cosa è successo con quella ragazza? Perchè la tua dea l'ha attaccata?- chiesi curioso. -scusami, non volevo attaccarti, lascia perdere questa storia di sasha- mi disse lasciandomi -racconta- la incoraggiai -no, dammi il libro che cerco la soluzione per l'incantesimo e così ti scordi di questa storia- mi disse. Le porsi il libro e lei aprì una pagina ben precisa, sapeva dove cercare. -che sensazioni hai provato dopo che ha usato l'incantesimo ?- mi chiese -confusione, una sensazione come dubbio….- risposi pensando -non sei d'aiuto, ti ha detto qualcosa?- mi chiese un po seccata -non che io ricordi…- risposi cercando di concentrarmi -alex… rispondi a questa mia domanda… cosa ricordi di ieri?- mi chiese. I miei ricordi divennero confusi e la testa iniziò a farmi male -dimmi subito cosa vedi- ordinò lei. -morte bianca non lo so, vedo cose del tutto confuse, mi fa male, ti prego ferma questa tortura- le dissi cadendo in ginocchio. Chiusi gli occhi e quasi in lacrime continuavo a supplicare morte bianca di aiutarmi, di colpo sentì qualcosa stringermi. Aprì gli occhi e vidi il nero completo, sentì sul volto un forte calore e un suono ritmico andare sempre più veloce. Poggiavo la testa su qualcosa di morbido che trasmetteva uno strano senso di sicurezza. Sentì poi qualcosa sfiorarmi la testa e il dolore scomparve del tutto. Mi ricordai di quella sensazione -ieri notte…- pensai. Alzai il volto, la testa poggiava sul petto di morte bianca che incrociò il mio sguardo con un evidente imbarazzo in volto -allora ieri notte non è stato solo un sogno?- le chiesi rosso in volto e ancora in ginocchio -già…- rispose imbarazzata abbassandosi arrivando fino alla mia altezza. Io rimasi a fissare i suoi occhi color pece, mi ci perdevo dentro, sembrava che non avevano fine. -q… quindi… ci… ci…- iniziai a chiedere io -si, si è successo, ti chiedo immensamente scusa, ma era l'unico modo, l'unico che ho trovato. Ti chiedo ancora scusa- disse lei abbassando la testa. -chissà come è stato per lei baciarmi, deve aver fatto proprio un grande sforzo…- pensai tra me e me. -alex… se vuoi si potrebbe anche riprovare…- inizio a dirmi -a fa… fare cosa?- chiesi timido fissandola negli occhi -se vuoi possiamo riprovare con le domande che mi volevi fare prima- rispose timida -mi permetterai quindi di porti delle domande senza uccidermi?- chiesi -si, d'altronde mi servi per prendere altri appunti sugli incantesimi emessi dalla collana- mi disse. -come al solito mi sfrutta per i suoi obbiettivi- pensai anche se ero molto felice di poterle fare delle domande anche sul personale. Ci sedemmo sul divano. -primo, sasha- le dissi senza aggiungere nulla, sapevo che aveva giù capito -io ero vittima di sasha, la mia bulla personale. Un giorno è successo che non ho più resistito e qualcosa dentro di me ha approfittato del fatto che eravamo solo io e lei in un bagno per avere una vendetta. In tutti gli anni delle medie mi umiliò fino al esaurimento. Sono stata per qualche mese dallo psicologo, ma a quanto pare solo quel lato di me poteva mettere fine a quelle torture. Mi ricordo che le ho dato colpi così pesanti che era rimasta senza sensi. La sua cartella clinica indica che è morta dopo una settimana da quello scontro, ma del suo corpo non ebbi mai notizia. Non venne detto dove fu sepolta, nessuno ne parlò più, come se lei non fosse mai esistita- disse lei. Io la osservavo sorpreso -lei era stata bullizata? A… allora perché sta facendo del male a me? Perché vuole rovinarmi la vita?- pensai tra me e me. -la mia più grande paura è che sasha abbia cambiato aspetto e mi abbia seguita fino a qui- concluse lei. Stava per alzarsi ma io la fermai -ti prego, non ho ancora finito- le dissi -chiedi pure- rispose. Io ragionai su cosa chiedere e poi parlai -doppia p come riesce a farmi questi strani incantesimi?- -le 5 gemme, oniuna ha un duplice potere, per ora ha usato lo zaffiro e lo smeraldo, il primo ha condizionato i tuoi ricordi e l'altro le emozioni che provavi. In entrambi i casi ho avuto la prova che era quello il potere usato- disse -come hai fatto?- chiesi -lo zaffiro ha condizionato i tuoi ricordi e la tua conoscenza sul mio conto, lo smeraldo invece ti ha reso dolce nei miei confronti.- disse con un timido sorriso -e chi ti dice che quello che ricordavo o esprimevo come emozione non fosse tutto mio?- le chiesi curioso e anche dubbioso sul mio stesso conto. -non ti ricordavi nemmeno quello he era successo il giorno prima, poi ti sei comportato in modo gentile nei miei confronti. Lo sappiamo entrambi cosa c'è tra noi due e di certo non è amicizia. Tu non vorresti avere a che fare con me e o non vorrei vederti felice. Quattro anni che nutri odio profondo per me e quattro anni che mi trattengo dal ucciderti-. Le sue parole mi suonarono così gelide che un brivido mi percorse la schiena, l'odio che provava per me era cosi profondo che sembrava volermi risucchiare l'anima con quel suo sguardo vuoto e feroce. Lei si alzò e andò alla porta -hey! Non ho finito- le dissi -invece hai concluso- rispose uscendo chiudendosi la porta alle spalle. Avrei tanto voluto chiederle cosa era successo la notte prima. -se veramente mi odia, perché mi sta aiutando?- mi chiesi guardandola dalla finestra che pian piano si allontanava.
 

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Capitolo 12
*** solo io posso ***


POV Morte Bianca 
Appena entrata gli chiesi cosa volesse da me e senza girarci troppo in torno mi chiese se doppia p gli aveva fatto un incantesimo. Lo fissai negli occhi, ammetto che gli donavano gli occhi azzurri, sarei rimasta a fissare per ore ma lui era molto impaziente. Gli risposi che da ciò che vedevo c'era lo zampino di una magia. Lui mi fissò per qualche secondo e poi con un volto serio mi chiese di raccontargli tutto ciò che sapevo su doppia p. io lo guardai sorpresa -ma se ci stai insieme non dovresti essere tu a saperne più di me sul suo conto?-  chiesi, allora decise di farmi promettere che avrei risposto sinceramente alle sue domande. Non mi piaceva l'idea di essere messa sotto interrogatorio, sbuffai e alzandomi dal divano gli dissi che ero li per aiutarlo, non per fare due chiacchiere. Gli dissi che non sapevo nulla di che sul conto di doppia p e che se proprio voleva i dettagli doveva chiedere alla dea stessa, ma era impossibile farlo. Lui mi interruppe e con sguardo basso e cupo in volto -no, non è impossibile, una volta tu hai dato corda al tuo lato di dea, e la sua furia devastante ha ucciso una persona-. Sentite quelle parole non trattenni una furia dentro di me, lo presi dalla maglia e gli chiesi come faceva a sapere di sasha. Lui era confuso e preoccupato, capì che non era il caso di attaccare, ciò che sapeva doveva far parte dell'incantesimo di doppia p. lui mi incoraggiò a parlare di questa storia ma io mi rifiutai e gli chiesi il libro per mettere fine al incantesimo. Avevo già collegato nella mia mente che il colore degli occhi rappresentava la pietra ma con il secondo incantesimo ebbi la prova finale. Gli chiesi delle informazioni su come l'incantesimo ebbe inizio ma lui ro troppo confuso. Scelsi allora di fare una domanda ben studiata -alex… rispondi a questa mia domanda… cosa ricordi di ieri?-. Lui divenne confuso e inizio a lamentarsi mettendosi le mani alla testa. Cadde in ginocchi e mi supplicò di aiutarlo, -zaffiro…- pensai cercando un modo per aiutarlo. Lui continuava a lamentarsi aumentando sempre di più la voce, sembrava voler piangere. Timorosa mi avvicinai a lui e lo strinsi a me, speravo di riuscire a calmarlo. Gli passai una mano sui capelli e lui lentamente iniziò a calmarsi. Mi accorsi che il suo volto poggiava sul mio seno solo quando lui alzò la testa. Ero imbarazzata e vedevo che non ero l'unica. Sorpreso e rosso in volto mi chiese se quello avvennuto la notte prima era stato solo un sogno o realtà, io gli risposi che era veramente successo, soprattutto quel bacio.  Vidi i suoi occhi illuminarsi e tornare normali, sentì dentro di me un grande sollievo. Mi abbassai fino ad arrivare all'altezza del suo volto. Gli chiesi immensamente scusa per averlo baciato, sapevo che nn lo avrei mai dovuto fare, ma era l'unica soluzione che avevo trovato. Decisi allora di parlare, forse sarei riuscita a rispondere sinceramente alle sue domande. Mi chiese per prima cosa di parlare di sasha e io gli parlai di questa ragazza e di come il giorno dopo la sua morte non si ebbero sue notizie e nessuno nella scuola ne parlò. Come seconda cosa mi chiese come faceva doppia p a fare gli incantesimi, io gli parlai delle 5 gemme e soprattutto di quelle che aveva usato fino a quel momento, e sottolineai che avevo subito capito di quali pietre si trattava.  -come hai fatto?- chiese -lo zaffiro ha condizionato i tuoi ricordi e la tua conoscenza sul mio conto, lo smeraldo invece ti ha reso dolce nei miei confronti.- dissi -e chi ti dice che quello che ricordavo o esprimevo come emozione non fosse tutto mio?- mi rispose. -cosa? Lo smeraldo ha ancora degli effetti su di lui?- mi chiesi. Dentro di me sentivo una rabbia aumentare, non sopportavo che lui credeva che doppia p gli aveva dato della liberta, soprattutto non sopportavo che a ingannarlo era qualcun altro, che poteva soffrire a causa altrui. Volevo io il privilegio di condizionarlo, desideravo sol che tutto tornasse come era stato per gli anni precedenti, io il cacciatore e lui la preda. Mi alzai e infastidita di non aver del tutto aiutato alex me ne andai lasciando a metà l'interrogatorio di alex. Scesi gli scalini del palazzo e ad ogni passo la mia furia aumentava, non capivo perchè ma solo l'idea che doppia p aveva condizionato e, in un certo senso, spifferato il mio passato ad alex mi faceva bruciare dentro. Erano fatti miei e volevo solo che tutto fosse come lo volevo io. Usci dal palazzo e mi fermai in mezzo alla strada, un motociclista frenò e io lo buttai giù dalla moto fregandogli il veicolo. Andai di corsa a scuola, era il momento di fare i conti con doppia p e di mettere fine alla tortura di dover aiutare alex ogni volta che finiva nei guai. Arrivai fuori scuola, lei usciva dalle lezioni pomeridiane -doppia p!- urlai arrivando in corsa contro di lei, come con l'intento di investirla. Lei si sposto e con un calcio deragliò la moto che finì contro una macchina, io saltai dal veicolo poco prima del impatto. -mi cercavi?- chiese fissandomi a una decina di metri di distanza -si- dissi sistemandomi i vestiti -cosa vuoi da me?- chiese con una freddezza nella quale mi riconoscevo -lascia stare alex- le dissi con tono serio e furioso -ciò che sto facendo non ti riguarda- rispose -invece si- dissi correndo contro di lei. Caricai un cazzotto ma lei lo bloccò -tu non sai con chi hai a che fare, non puoi nulla contro di me- disse dandomi una ginocchiata nello stomaco. Io ricordai quel colpo e mi lanciai di lato evitando un calcio -questa mossa la conosco… quindi sei tornata a torturarmi sasha?- chiesi riprendendomi dal colpo -non ti è bastato morire una volta?- le chiesi. I miei occhi si illuminarono e la mia voce mutò, sentivo dentro di me lo stesso mutamento sentito la mattina della resa dei coti con sasha anni prima. Sferrai un pugno, lei lo schivo, le diedi un cacio che per fortuna non riuscì a prevedere. La colpì sul fianco e approfittai della guardi bassa per colpirla in volto. Il mio corpo fu preso da una energia devastante e la furia accumulata iniziò a liberarsi -non ti è bastato una volta?! Se vuoi ti ucci do anche una seconda!- urlai.  Le diedi una pesante raffica di cazzotti in pieno volto, uno lo riuscì a schivare, mi prese per il braccio e mi buttò di prepotenza a terra e si sedette sulla mia schiena. Sentivo il freddo asfalto sul mio corpo mentre il suo peso voleva quasi schiacciarmi fino a rompermi tutte le ossa. -non puoi nulla, eri una ragazzina prima e lo sarai sempre, non puoi sconfiggere il tuo incubo più grande- disse sussurrando al mio orecchio. Approfittai di questa sua vicinanza e le sferrai una testata riuscendo poi a scrollarmela di dosso, mi alzai in piedi e le diedi un paio di calci sul viso e lei cadde per terra. Mi sedetti su di lei e con una mano le bloccai i polsi mentre stringendo le gambe le bloccai le sue. Con la mano libera presi un vetro che trovai li vicino, ero pronta per la mossa finale -metterò fine a questa storia- pensai.

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Capitolo 13
*** mi posso fidare di te? ***


POV Alex
Stavo per allontanarmi quando delle urla provenienti dall'esterno mi attirarono. Morte bianca aveva buttato giù da una moto un ragazzo rubando poi il veicolo. Scesi di corsa e presi la bici posata poco prima. Non avevo la minima idea del perché fosse così furiosa, ma preoccupato la inseguì . Durante la strada la persi di vista e in lontananza vidi un'esplosione e preso dalla curiosità ci andai incontro. Riconobbi la strada che portava a scuola e in quel momento mi ricordai che doppia p aveva le lezioni pomeridiane. Preoccupato per la mia ragazza accelerai scoprendo una forza mai avuta prima. Arrivai a qualche metro e posai la bici, il luogo era circondato da una nube di fumo prodotta da una macchina in fiamme. Chiamai i vigili e mi inoltrai nel fumo con la maglia alzata sulla bocca e il naso. Vidi due sagome per terra una sdraiata e una che sedeva in ginocchio. Mi avvicinai e riconobbi le due ragazze, morte bianca sedeva su doppia p e impugnava un pezzo di vetro pronta a colpire la ragazza bloccata a terra. Corsi verso di loro e mi lanciai contro morte banca buttandola a terra a qualche metro da doppia p. le afferrai il polso bloccandola a terra sedendomi su di lei come lei si sedeva sulla mia ragazza -ferma e lascia quel vetro- le ordinai lei mollò la presa e mi osservò a occhi spalancati e bianca in volto -levati…- sussurrò con un filo di voce -e tu vattene appena ti lascio andare, non farti mai più vedere con la mia ragazza, mi conosci, se colpisci me potrei anche stare zitto, ma tocca chi amo e dovrai pregare Dio che mi metti KO al primo colpo-. Mi alzai e lei rimase per quel che secondo stesa con occhi spalancati a fissare il celo -vattene ho detto!- le urlai, lei si alzò e lentamente si allontanò sparendo nel fumo. Mi avvicinai a doppia p -stai bene?- le chiesi abbracciandola -ora che ci sei tu sto molto meglio- rispose. In quel momento arrivarono i vigili e la macchina in fiamme fu spenta mentre a doppia p dei medici fecero dei controlli rapidi ma era tutta intera. La portai a casa mia assicurandomi ad ogni angolo che morte bianca non ci fosse, non mi sarei mai aspettato che la mia bulla sarebbe arrivata a colpire persino doppia p. a casa iniziai a farle delle domande -cosa è successo con morte bianca?- chiesi -non ne ho la minima idea, lei e venuta verso di me e c'è stato uno scontro, dopo un po mi sono trovata a terra dopo un paio di calci in faccia e lei sopra di me che  mi teneva ferma- rispose con molta calma, anche troppa. -doppia p, se hai avuto dei calci in faccia da morte bianca, perché sembra che non hai nessun problema? Te lo chiedo perché so la forza di quella ragazza e mi sembra strano che non hai nemmeno un graffietto- le dissi con aria un po sospetta -non ha colpito molto forte come credi- rispose -forse…- dissi rimanendo scettico. Lei fissava il vuoto e il silenzio calò. io misi a fare un caffè e approfittai della sua presenza per farle un'altra domanda -doppia p, tu per caso sai qualcosa di una certa dea che usa il potere di una collana per controllare gli esseri umani?-. Lei mi guardò con uno sguardo curioso quanto sorpreso -stai scrivendo un altro dei tuoi libri?- mi chiese. Era da un po che non scrivevo e lei lo sapeva. -no, lo sai non scrivo da un po. Comunque non preoccuparti era una leggenda che avevo sentito in giro- dissi togliendo il discorso di mezzo. -morte bianca quindi mi ha mentito? Come ha fatto a ingannarmi così tanto? Forse sono solo molto influenzabile… che sciocco che sono stato! Come ho fatto a crederle?!- pensai quasi prendendo a testate un muro per quanto mi sentivo stupido. Doppia p mi guardò -tutto bene alex?- chiese -si, è stata una giornata molto confusa, e ora non so nemmeno di potermi fidare…- dissi sedendomi accanto anto a lei -fidati di me, tu lo sai che ti amo, non potrei mai ingannarti- disse prendendomi le mani. Il mio sguardo incrociò il suo e sentì come una sensazione di confusione che subito passò. Fissai per qualche istante gli occhi di doppia p e poi la baciai -mi fido di te, sei l'unica di cui possa fidarmi, grazie di essermi accanto. Ti prometto che non capiterà ciò che è successo prima, ti proteggerò io, anche se ci dovessi morire-. Lei mi ringraziò e calma se ne andò alla porta, -sei sicura che sia un bene uscire?- le chiesi -non temere amore mio, andrà tutto bene- disse uscendo. Io mi sedetti di nuovo e rimasi immerso nei miei pensieri. Ero preoccupato per doppia p ma soprattutto non riuscivo a capire come avevo fatto a fidarmi di morte bianca, lei avrebbe fatto di tutto pur di farmi soffrire quindi capivo perché aveva attaccato doppia p, ma tutto il resto era un mistero. -perché è successo quello che è successo? Perché mi ha baciato? Perchè mi ha tranquillizzato quando sentivo la testa esplodermi quasi?- ero pieno di domande e una ad una mi schiacciavano fino a non riuscire più a respirare, ero troppo confuso, ma per fortuna c'era doppia p, di lei mi potevo fidare.

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Capitolo 14
*** nessuno è al sicuro ***


POV Morte Bianca
Tenevo stretto il pezzo di vetro minacciando doppia p, sentivo la furia esplodere -potrei risparmiarti sai? Ma preferirei non farlo. Tu non hai risparmiato me anni fa, non risparmi alex ora, non risparmierai nessuno in futuro- le dissi quasi in lacrime. Per colpa sua mia madre era dietro le sbarre, io avevo dei disturbi caratteriali e alex, lui soffriva più di me senza nemmeno saperlo. -non volevo che succedesse nulla, mi dispiace- disse doppia p. nei suoi occhi vidi il mio riflesso, erano lucidi e due lacrime le percorsero il viso, dubitai in quel moneto di ucciderla e per sua fortuna fu salvata del tutto. Sentì una grade forza spingermi da un lato, l'asfalto sul quale feci una lunga scivolata mi rese metà del volto in piccoli tagli. Sentì delle braccia stringermi quando fui scaraventata a terra. In quel momento il tempo sembrò fermarsi, e il cuore accelerare. Avevo riconosciuto quella presa. -alex…- pensai poi vedendomi il ragazzo seduto addosso mentre mi teneva ferma per i polsi, senza volerlo una strana fantasia mi passò dalla mente, ma invece di piacermi inizio a terrorizzarmi. Con un filo di voce gli dissi di alzarsi e lui mi minacciò dicendomi di sparire appena mi avrebbe liberata dalla presa. Prima di lasciarmi mi fece posare il vetro e io zoppicante sparì nel fumo. Mi sedetti dietro il muro di un palazzo dal quale vidi alex e doppia p spostarsi dal luogo dell'incidente. Sapevo che alex sarebbe stato più attento a dove passare quindi decisi di seguirli passando dai tetti, stupido come era non ci avrebbe mai fatto caso.  Con grande impegno riuscì a seguirlo fino a casa sua -avrei dovuto immaginare che veniva qui- pensai scendendo da delle scale di emergenza. Rimasi appostata sotto casa sua per un po quando poi vidi uscire doppia p. le corsi incontro e la sbattei contro il muro -non ti è bastato ciò che è successo prima?- mi chiese con un sorrisetto -no, finchè non sarò certa che starai lontana da alex non mi basterà mai tutto il dolore che posso provare- risposi stringendo i denti -non eri stata avvista? Ti ha detto di starmi lontana- disse lei spingendomi via -tu dimmi cosa è successo li dentro e forse non ti uccido- le dissi mettendo una mano sul mio coltellino -non puoi nulla contro di me- disse e fissandomi negli occhi, mi trasmise una sensazione come di confusione ma riuscì a farla sparire, guardai la sua collana da cui fuoriusciva una luce bluacea, con un sorriso la fissai -doppia p usa zaffiro, non è molto efficace- le dissi. Lei mi osservò sorpresa quanto irritata -lo sai che ho ancora assi nella manica vero?- chiese con sguardo di sfida -voglio proprio vedere- le dissi cacciando il coltello. Lei inizio ad urlare e mi lanciò un'occhiata così profonda che la sensazione provata prima divenne più intenza, da quel potere non riuscivo a liberarmi -una pietra diversa da quelle già usate- pensai combattendo con quella confusione che mi offuscava la mente. Senti un forte rumore e vidi alex venirmi incontro, lo schivai ma lui finì col braccio sul mio coltellino, preoccupata lo rimisi in tasca e mi avvicinai ad alex -stai bene?- chiesi -se tu ascoltassi starei meglio - disse girandosi furioso verso di me, nei suoi occhi riconobbi un colore violaceo -tu…- dissi a doppia p -si?- rispose con un sorriso -tu lo hai ingannato di nuovo!- mi lanciai contro di lei dandole un cazzotto e lei si piegò dal dolore alex si mise dietro di me e mi bloccò le braccia alla schiena spingendomi viso contro il muro -ti ho avvisata- mi sussurrò nell'orecchio. Sentì dentro di me una paura mai provata prima, ma non ne conoscevo la reale causa. Riuscì a liberarmi da alex e capovolsi la situazione, lo misi spalle al muro. -alex, sei di nuovo sotto incantesimo, ti prego riprenditi- gli dissi ma lui si fece una piccola risata -non mi inganni più, ma mi hai fatto ridere un po quindi per ora puoi anche andartene, su, sparisci- mi disse spingendomi a terra. Era la prima volta che ero io ad abbassare la testa e non lui. Me ne andai a casa resistendo al forte bruciore delle mie ferite. Mi stesi sul letto e presa da una strana stanchezza mi addormentai. Feci di nuovo il sogno in prima persona, questa volta ero con alex, fuori casa sua -tutto bene?- mi chiese, io feci solo cenno di si con la testa. manterrò fede al mio giuramento, che ti proteggerò fino alla morte- Io stavo per andarmene quando lui mi fermò per il polso -ti prego, qualsiasi cosa succeda, ricordati che ti proteggerò fino alla morte-. Ci fu poi un bacio e io me ne andai. Quel bacio non era uguale alla sensazione provata quando sognai il primo bacio tra doppia p e alex, questo era più amaro, quasi non voluto. Arrivai fino al parco e mi sedetti su di una panchina. C'era per terra una pozzanghera nella quale mi ero riflessa, la collana brillava principalmente di due colori, viola e giallo poi mi guardai il braccio e una luce accecante rossa fuoriuscì dalle ferite che subito si rimarginarono. Sentì a qual punto un forte bruciore su tutto il corpo che piano a piano diminuiva dandomi un grande sollievo. Riguardai nella pozzanghera, ero come tutte le volte nei panni di doppia p. -due vittime con due magie diverse, deve essere difficile per morte bianca sostenere entrambi, ma fa nulla, tanto se non sa liberarsi dalla sua magia non potrà nemmeno aiutare alex e finalmente potrò essere libera- disse con un sorriso che poi divenne un pianto -se lo faccio però, alex… lui… no, non accadrà, non permetterò che gli succeda nulla, ha giurato di proteggermi, ma preferirei che non si facesse male- disse continuando a piangere rannicchiata su se stessa. Sentì poi una voce -credi che ora sia al sicuro?- spalancai gli occhi verso il paesaggio del parco e non vidi nessuno. -non lo è, come non lo sei tu- concluse la voce. Vidi dei serpenti avvolgermi le gambe e le braccia ma che subito scacciai. Il sogno finì e io mi svegliai, sentì un sibilo alle mie spalle, mi girai spaventata. non c'era nulla sul letto solo dei vestiti e le lenzuola.

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Capitolo 15
*** ricordi di te ***


POV Alex
Ero in casa, l'unica cosa che pensavo era di quanto ero stato stupido a credere a morte bianca, anche se non riuscivo a spiegarmi del tutto i suoi comportamenti nei miei confronti. Ero immerso nei pensieri quando sentì un urlo, lo riconobbi, era doppia p. preoccupato scesi di corsa le scale e vidi morte banca minacciare di nuovo doppia p, non sopportavo la sua presenza, dentro di me un odio profondo nei suoi confronti cresceva sempre di più e arrivò al limite in pochi secondi. Mi lanciai contro di lei ma lei mi riuscì a schivare provocandomi un taglio sul braccio. Strinsi con l'altra mano il braccio per fermare il sangue. Morte bianca si avvicinò a me chiedendomi se stavo bene. Che stupida, mi aveva appena aperto il braccio, potevo mai stare bene?! Mi girai verso di lei e lei sorpresa mi guardò. Anche io rimasi colpito nel vedere i suoi occhi neri divenire gialli, poi ripresi il controllo della mia mente. La vidi attaccare doppia p, sapevo solo che dovevo fermarla. La presi da dietro e la misi viso contro il muro ma lei riuscì a capovolgere la situazione. Ero spalle contro la facciata del palazzo, mentre lei farneticava di nuovo qualcosa sul incantesimo che doppia p mi avrebbe fatto. -non ci casco più, devo credere ai fatti e lei si merita tutto l'odio che ora provo- pensai rifiutando ogni sua parola, quando smise di parlare mi feci una risata e le ordinai di andarsene. La spinsi a terra e lei rimase li, senza reagire a quel affronto. Di solito ero io lì per terra, sul freddo asfalto, era una bella sensazione vederla abbassare la testa. La vidi andarsene zoppicante. Guardai doppia p -tutto bene?- le chiesi, lei rispose con un timido sorriso. Stava per andarsene ma io la fermai -doppia p… ti prego, qualsiasi cosa succeda, ricordati che ti proteggerò fino alla morte-. Lei mi sorrise e poi mi baciò. La vidi lentamente allontanarsi mentre io me ne rientrai in casa. La casa era un po disordinata e vederla con troppe cose fuori posto mi dava molto fastidio. Iniziai a pulire un po tutto, lavai i piatti e mi fermai un attimo su una padella. Era la padella usata da morte bianca per prepararmi la colazione -devo ammettere che è brava a cucinare…- pensai senza accorgermi che l'acqua del lavandino stava diventando bollente. Sentì un forte bruciore sulle mani, mi accorsi dell'acqua e ritirando le mani lasciai cadere la padella. Pulì la stanza e passai al soggiorno. Una spazzata e una passata dell'aspirapolvere e sarebbe tornata a splendere. Staccai la spina della scopa elettrica e mi sedetti un attimo sul divano. I cuscini erano fuori posto e mi ricordavo il perché -aveva ragione a dire che faceva freschetto, se non era per le tre coperte rubate dalla mia stanza, avrei di certo un bel raffreddore- pensai con un sorriso. Misi a posto il divano e ripresi a pulire. Passai alla camera da letto. A vedere il letto l'ennesimo ricordo mi torno in mente -f… fa strano pensare che io e lei… ci… ci siamo… no, non ci voglio pensare. Sappiamo entrambi che è stato un errore e non ho voglia di sapere ne ricordare nient'altro di lei- pensai con un'espressione di rifiuto così profonda da farmi venire dei dolori al volto. Feci il letto e poi andai a prendere i detersivi per il bagno. Entrai spalancando la porta e per un attimo mi sembrò di rivedere morte bianca coperta solo da quel asciugamano. Divenni rosso in volto e sentì di colpo la guancia bruciarmi. Mi sfiorai il volto con espressione sorpresa e poi di colpo tornai con i piedi per terra. Pulì anche quella stanza e mi misi sdraiato sul letto. Chiusi gli occhi per qualche minuto.  Sognai la notte passata con morte bianca, anche se la sognai in modo molto diverso. Il tutto era volontario da entrambi, sembravamo una coppia. Il sogno arrivò fino al baciò poi spalancai gli occhi -no, che diamine vado a sognare! Ma chi la vorrebbe quella lì come ragazza!- pensai girandomi su di un lato come per dare le spalle a una figura inesistente, che nella mia mente invece era proprio acanto a me. Avevo un broncio imbarazzato mentre nella mia mente ricomparivano le immagini di quel improbabile sogno -chissà perchè ho sognato proprio questo- pensai richiudendo lentamente gli occhi fino a crollare di nuovo.

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Capitolo 16
*** Ora basta! ***


POV Morte Bianca
 
Fissai per un attimo il letto, non c'era proprio nulla capace di emettere quel sibilo.
 
Notai poi che il letto era pulito e mi guardai le ferite, non c'era nulla, solo un leggero bruciore su tutto il corpo. Rimasi seduta a riflettere -di che pietre si tratta quel viola e quel giallo? Perché la collana brillava principalmente di quella?-  pensai.
 
Decisi di alzarmi e cercare risposte. Presi una felpa e il mio zaino e poi uscì. Percorsi il tragitto tra casa mia e Alex con un'inquietudine che cresceva dentro di me, una paura mista a preoccupazione, dopo che avevo abbassato la testa avevo probabilmente fatto nascere dei pensieri particolari nella mente di Alex.
 
Arrivai sotto casa sua, feci un bel respiro e bussai. Nulla. Bussai di nuovo. Nulla. Mi arresi, stavo per andarmene ma sentii la porta aprirsi. Guardai Alex all'entrata che mi fissa con espressione stanca -svegliato?-  gli chiedo -stai diventando fastidiosa, vattene- mi disse freddamente -dovrei prendere delle cose…- dissi facendo cenno di entrare, lui chiuse la porta.
 
La fermai con un piede capendo cosa aveva in mente -ti ho detto di andartene, stavi diventando così brava ad abbassare la testa, perché non mi fai il favore di continuare? - disse spingendo un po’. Nella mia mente la calma e la gentilezza iniziarono a fuggire appena la rabbia, orgoglio, forza, o qualsiasi cosa superiore alla mia umana bontà, iniziò ad arrivare. Spinsi con una spallata la porta, lui cadde all'indietro e la porta si spalancò.
 
Ero dentro, lui si rialzò cercando di cacciarmi con la forza -non mi far fare qualcosa che non vorrei- dissi con un filo di voce preoccupata nel sentire la furia invadermi la mente -vattene!- continuò lui non lasciandomi altra scelta che bloccarlo. Gli diedi un colpo allo stomaco facendolo allontanare un po’ da me e poi partì con un calcio, lì, senza esitare troppo.
 
Smise di parlare e trattenendo il fiato e le urla cadde in ginocchio con le mani tra le gambe -dovresti sapere che non si tratta con così tanta arroganza una donna-. Gli diedi un cacio sul petto e lo lasciai per terra agonizzante di dolore. Lo osservai per qualche secondo poi lo presi per le gambe e lo trascinai in cucina. Accesi il gas e chiusi finestre e porte, aspettavo che il gas lo facesse svenire. -non osare alzarti che se lo fai uso il coltellino per colpirti lì- gli dissi tra i denti infastidita dal suo comportamento nei miei confronti.
 
Andai nella sua stanza in cerca del mio libro. Era tutto in ordine e splendente, trovai e presi il libro per poi avviarmi nel soggiorno. Mi misi sul grande tavolo e iniziai a sfogliare le pagine. Con mia grande sorpresa notai che c'erano alcune pagine staccate, ma non erano quelle che avevo già letto, non erano di Alex.
 
Sentivo dentro di me che era meglio non curiosare, neppure dare una sbirciatina a quelle pagine, ma la curiosità era troppa.
 
Le presi, non c'era scritto molto, solo degli schizzi artistici di soggetti che non conoscevo, così pensavo. Nella mia mente quelle immagini sembravano familiari e una specie di sogno partì nella mia testa. Vidi una ragazza con gli arti coperti da dei grandi serpenti grigi e una lancia spezzata che la trafiggeva. Spaventata lasciai il fogli e mi allontanai, il sogno finì.
 
Guardai Alex da dietro la porta di vetro, era per terra, il gas gli aveva fatto perdere i sensi. Entrai e chiusi il gas, mi presi Alex sotto braccio e lo portai nella sua stanza. Tornai in soggiorno, misi da parte gli schizzi e mi misi a cercare delle spiegazioni alla mia miracolosa guarigione, ma soprattutto, alle due luci. Cercai le informazioni per molto tempo, nel momento che le trovai feci un sospiro bisbigliando qualche parola -ametista… topazio… vi ho trovati finalmente…- chiusi lentamente gli occhi per poi poggiare la testa sul legno del tavolo.


POV Alex
 
Ero cullato dal sonno quando un fastidioso suono di campanello mi fece saltare dal letto -Mi scoccio di alzarmi- pensai rimanendo sdraiato a farmi coccolare dalle lenzuola.
 
Di nuovo il campanello, mi sedetti sul letto, ci pensai e poi decisi di aprire -non sia mai che è doppia p nei guai e io sono troppo pigro per aiutarla- pensai andando alla porta.
 
Aprì, era Morte Bianca. Voleva alcune cose, ma io mi rifiutai di dargliele e le dissi di andarsene, ma lei insistette, decisi di chiudere direttamente la porta, ma lei bloccò la porta con un piede.
 
Spinsi un po’ con la speranza di farle mollare l'osso e  andarsene, ma nulla. Diede una spallata alla porta spalancandola. Io ero caduto a terra, mi rialzai per cacciarla da casa mia, ma lei mi colpì. Prima allo stomaco, poi nelle parti basse. Era un dolore allucinante, avevo voglia di urlare e piangere allo stesso tempo, ma nessuna delle due cose mi riuscì.
 
Feci solo una smorfia di dolore per poi cadere in ginocchio. Lei mi diede un calcio sul petto, un altro forte dolore mi pervase l'altra metà del mio corpo. Mi trascinò per le gambe in cucina, chiuse tutte le finestre e accese il gas. Avrei voluto alzarmi e fermarla, ma i suoi colpi mi avevano immobilizzato, ogni volta che muovevo un muscolo tutto il corpo ne risentiva.
 
Uscì chiudendosi la porta e dopo un po’ la mia vista iniziò ad offuscarsi fino a perdere i sensi.
 
La mattina dopo mi svegliai, ero nel mio letto sotto calde e confortevoli coperte. Andai in soggiorno e trovai morte bianca stesa sul mio tavolo. Vidi che aveva riempito la stanza di fogli, li raccolsi e li misi nello zaino di Morte Bianca. Pensavo che erano tutte quando ne notai una che era sotto il tavolo, lo raccolsi e lo guardai per un attimo, era una schizzo artistico e nell'angolo c'era persino la firma, era un serpente che andava a zig zag formando una specie di M. per un attimo nella mia testa vidi un'immagine, una frase scritta su quello che sembrava asfalto. -"non puoi sfuggire a questa vita finché i miei serpenti ti fissano"- lessi. Lasciai cadere il foglio inquietato da quelle parole.
 
Mi ripresi, raccolsi la pagina e frettoloso lo misi con gli altri nello zaino. Guardai Morte Bianca, dormiva beatamente, sembrava un peccato svegliarla, poi ci pensai -ma chi se ne frega, non ho voglia di vederla sul mio tavolo a ronfare- balbettai. Presi la ragazza in braccio insieme al suo zaino e la misi fuori alla porta, lei si svegliò e mi guardò confusa -hai dormito senza il mio permesso in casa mia, ora vattene- le dissi lei abbassò il capo -come vuoi…- disse girandosi -…ma ricorda queste mie parole Alex… ti proteggerò da doppia p, sia l'ultima cosa che faccio- disse poi scappò.
 
Io, sentite quelle parole, mi feci una risata -certo che il sonno le fa brutti scherzi- dissi rientrando. Guardai l'orologio, era tardi. Mi buttai di corsa sotto la doccia, dopo mi preparai e usci mezzo spettinato con un cornetto in una mano e un bicchiere di cappuccino dall'altra.
 
Presi il pullman e aspettai la mia fermata. Scesi e da lontano vidi doppia p. le andai in contro ma a pochi passi da lei un dolore allucinante mi colpì la testa. In quel momento sentì il mio corpo invadersi di un fuoco che mi stava ustionando, la mia mente cadde in uno stato di confusione sempre più profonda. Per un attimo spalancai gli occhi, ma una luce viola mi accecò facendomeli chiudere di nuovo. Sentivo le ginocchia piegarsi, crollai a terra con le mani tra i capelli. Emisi un forte urlo, mi accorsi subito e con grande paura che nessuno mi avrebbe aiutato.


POV Morte Bianca
 
Sentì qualcosa sfiorarmi le gambe e anche il collo, di colpo poi la mia pelle venne a contatto con una ventata fredda, aprì gli occhi, vidi il volto severo di Alex.
 
I suoi occhi violacei brillavano, rimasi per qualche secondo a fissarli, poi lui mi posò a terra e mi disse di andarmene. Presi il mio zaino e prima di andare via gli promisi che lo avrei difeso da doppi p.
 
scesi di corsa le scale e mi appostai sotto il suo palazzo, se volevo tenere fede alla promessa dovevo guardagli le spalle fin da subito. Dopo qualche minuto scese e andò di corsa alla fermata del pullman, lo segui. Entrò nel veicolo che per mia fortuna era pieno.
 
Dopo qualche fermata scese e si avviò a scuola. Notai da lontano la presenza di doppia p, lui le andò in contro ma a qualche metro da lei lui cadde in ginocchio. Si mise le mani tra i capelli e iniziò ad urlare. Lo guardai da lontano poi decisi di agire.
 
Corsi verso di lui, saltai sulla sua schiena e dandomi uno slancio andai contro doppia p. le finì addosso, entrambe rotolammo sull'asfalto. Guardai per un attimo Alex, era steso a terra, ma per fortuna aveva smesso di urlare. Guardai doppia p -che gli hai fatto?- chiesi -solo rafforzato il potere, e da ciò che vedo posso farlo anche con te- disse. Dentro di me lo stato di angoscia e paura aumentarono -n… non ho paura di te…- dissi stringendo i denti per il dolore che riempiva il mio corpo.
 
Alex emise un suono ed entrambe ci guardammo in faccia e iniziammo a correre da lui. Io cercavo di ostacolare lei e viceversa. Mi avvicinai per prima poi arrivo anche doppia p -come stai?- chiese doppia p con un taglio sulla guancia che le sanguinava -sapere che sei vicino a me mi fa stare molto bene - rispose.
 
Guardò la sua guancia e pulì del sangue con un dito -chi ti ha fatto questo?- le chiese, poi notò me -tu?! Come hai osato?- si lanciò contro di me. Cercava di colpirmi, ma era debole. Me lo staccai di dosso e lui rimase tra le braccia di doppia p. -sono stanca di questa storia…- dissi tra me e me aggiustandomi i vestiti -penso sia ora di mettere fine a questi scontri, ti aspetto sul tetto alle 6- disse doppia p.
 
La guardai negli occhi, le brillavano di un rosso incandescente -tieni lontano Alex, non c'entra nulla tra noi due, non voglio sporcare il campo anche del suo sangue- le dissi accettando la sfida.
 
Lei e Alex se ne andarono, io invece rimasi fuori. Notai da lontano una pozzanghera e mi ci specchiai, notai che i miei occhi non erano più gialli -sono riuscita a fermare l'incantesimo- pensai, poi notai che non erano neri come sempre, ma bianchi, una luce fuoriuscì, per l'ennesima volta sentì la mia voce mutare e la mia mentalità divenire un'altra. La campanella della prima ora suonò ma io decisi di tornare a casa. Arrivai fuori la porta, la aprì ed entrai in casa. Andai nella mia stanza, aprì un vecchio baule -non avrei mai pensato di doverla usare- pensai -ma a quanto pare nonna sapevi che mi sarebbe servita- dissi riflettendomi nel ferro lucido della pistola.
 
Controllai se era carica, lo era. guardai poi sul fondo del baule, c'erano dei fogli, li raccolsi e li misi nello zaino con l'arma. Avevo dormito scomoda sul tavolo di Alex quindi decisi di farmi un pisolino, volevo essere in forma per quello scontro che nel mio cuore speravo fosse il decisivo.
 

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Capitolo 17
*** nuovo punto di vista ***


POV Doppia P
E così è stato, dopo la separazione dalla mia metà di anima ho vagato per la terra per trovarla e distruggere per sempre il collare che la opprimeva. Notai un giorno per le strade di una città una ragazzina con un collare, feci allora tutto ciò che avevo fatto fin dalla mia fuga dall'olimpo. Presi le sembianze di una bambina della sua età e mi avvicinai a lei. Parlammo per un po e io scoprì che frequentava le elementari ad una scuola vicina al mio appartamento. Decisi allora di seguirla e di scoprire se lei era la metà che cercavo. Chiacchierando con lei scoprì che ea lei la persona che cercavo. Dopo quel primo anno di elementari me ne andai dalla sua vita e studiai per gli anni a venire un modo per distruggere il collare, ma dentro di me sapevo che se volevo liberarla dalla maledizione, allora sarebbe dovuta morire. Ogni giorno osservai le sue giornate e dentro di me nutrivo un grande odio, lei che era maledetta era piena di amici, mentre io che ero perfetta, la metà che aveva il potere della collana, ero esclusa dal mondo. Quando passò alle medie decisi di mettere in campo il piano, con tutta la rabbia e l'odio che nutrivo per lei, non mi sarei limitata ad ucciderla. Entrai nelle medie nei panni di sasha, perseguitai in quei tre anni morte bianca e il giorno in cui ci fu quello scontro in palestra doveva essere quello decisivo. La mia intenzione in quei giorno era di ucciderla, sapevo che se io ero nelle vicinanze e lei sarebbe morta la metà dell'anima sarebbe finalmente libera dalla maledizione. Non avevo nemmeno provato ad immaginare la forza che si poteva nascondere sotto i panni della mia vittima di bullismo, non mi sarei mai aspettata che si sarebbe ribellata, ma dopotutto cosa mi sarei dovuta aspettare. Ammetto che era anche comprensibile la sua autodifesa, ma l'affronto nei miei confronti doveva risparmiarselo. Quella notte rimasi all'ospedale, non che non fossi capace di guarire da sola, ma vedere una persona che si rigenera come se nulla fosse avrebbe fatto saltare la mia copertura. Negli anni delle medie avevo anche rubato i suoi quaderni nei quali appuntava alcune storie che scriveva. Le scrissi a mio nome e le pubblicai. Attraverso quelle storie conobbi alex, uno scrittore anche lui e nella ma mente l'odio per morte bianca divenne un sentimento profondo per alex. Dopo gli esami la mia metà era fuggita e io avevo perso le sue tracce. Per i 3 anni successivi non pensai a morte bianca, la compagnia e l'amore che provavo per alex colmavano quel vuoto che l'altra parte dell'anima aveva lasciato. Mi innamorai di alex fin da subito, amavo il suo modo di parlare e il suo splendido carattere, una sola volta non lo avevo sopportato, quando non mi parlo per un bel po. Gli chiesi cosa fosse successo e lui mi disse che doveva risolvere una questione con una bulla, io furiosa gli chiesi chi fosse e scoprì finalmente dove si era cacciata morte bianca. Non sopportavo l'idea che qualcuno potesse are del male all'unico motivo per cui sorridevo. Passai quell'anno a chiedere ad alex sempre più informazioni di morte bianca fino a poi avvicinarla a me attraverso una chat. Parlammo per un po e riuscì ad avere la sua fiducia, dentro di me nutrivo solo rancore e sete di vendetta, conoscevo alex e sapevo che non si sarebbe vendicato, scelsi quindi di farlo io. Mi trasferì nella città in cui vivevano e mi iscrissi al quinto anno della loro scuola. Morte bianca mi accolse con molto calore ed alex, lui… lui divenne il mio ragazzo e lo divenne proprio il giorno del mio compleanno. Fui felicissima, soprattutto per il regalo che mi fece, la collana che tanto cercavo in quei secoli. Scoprì quindi che lui era stato il prescelto di cui parlava la leggenda, ma non sapendo nulla mi diede il potente ciondolo. senza accorgermene attivai il potere della collana, desideravo che lui mi amasse per sempre e la collana aveva usato il suo potere per esaudire questo mio desiderio. La notte del mio compleanno ci fu un forte temporale e una persona fu vittima di un fulmine. Aspettai che alex tornasse a casa mentre io andai a controllare come stava la persona carbonizzata. Riconobbi il corpo di morte bianca, ma scelsi di usare il potere della collana per riportarla in vita, se volevo che ci riunivamo, doveva morire per mano mia. Portata in vita me ne andai. Il giorno dopo ci fu un litigio tra morte bianca ed alex, fui quindi costretta a usare il potere della collana sul ragazzo. Potenziai quella dello smeraldo innescata al nostro primo bacio. Sapevo cosa passava nella mente di morte bianca dopo che vidi ciò che accadde quella sera. La ragazza si auto invitò a casa di alex e io, dal cuore generoso che ho, ho aiutato a preparare la casa per l'ospite da me non troppo gradito. Rimasi a fissare la serata da un tetto non troppo distante e quando mi resi conto che stava per spezzare il mio incantesimo mi infuriai così tanto che uno dei poteri della collana mi pervase e intorno a me si scatenò una grande tempesta. Quando vidi il loro bacio caddi in lacrime e la tempesta si placo con me. I quel momento sentivo ancora le gocce sfiorarmi la pelle, sapevo finalmente come si era sentita morte bianca la notte del suo, anzi, nostro compleanno. Infastidita da quel ricordo che era oramai nella mente di alex decisi allora di riutilizzare la collana, ma questa volta un altro potere, volevo cancellare quel ricordo dalla sua mente. Durante le lezioni lanciai il mio incantesimo, ma alla fine morte bianca riuscì comunque a spezzarlo. Detestavo che alex sapesse che io usavo dei poteri, allora scelsi di assecondare la furia di morte bianca. Spezzato il secondo incantesimo lei mi veni a cercare e io non feci troppa opposizione per essere buttata a terra. Lei mi minacciò con un vetro, ma sapevo che non ne era capace, io ero il suo incubo peggiore. Alex intervenne in mia difesa e quando fui a casa sua usufruì dell'occasione per mettere in cattiva luce morte bianca, non doveva scoprire chi ero io e cosa cercavo di fare. Usai quindi il terzo incantesimo su alex e dopo un piccolo scontro sotto il palazzo del ragazzo usai un altro incantesimo, ma questa volta su morte bianca. Sapevo che non poteva aiutare alex se prima era nei guai lei. Quando io me ne andai dalla casa di alex morte bianca invece decise di andarci, dopo qualche minuto di osservazione capì cosa cercava, voleva il suo libro. Odiavo quel libro, se quell'ammasso di scartoffie non esisteva io potevo lavorare in pace, ma sapevo che il grande libro non poteva essere distrutto. Dopo essere stata a spiare morte bianca e alex decisi di prendermi una pausa dalla mia stressante sete di vendetta, ma neanche al parco riuscì ad avere tregua. Venni a contatto con dei serpenti e nella mia mente apparve una strana immagine, quella di una ragazza con gli arti coperti da serpenti e una lancia spezzata che la trafiggeva. Spaventata dalla visione e disgustata da quei esseri me li scrollai di dosso. Sapevo che se avevo avuto quella visione e c'erano quei serpenti era opera di una sola persona, la stessa che aveva scritto il libro che possedeva morte bianca. Il suo nome era medusa, una creatura mitologica che aveva un potere terrificante, mutare in pietra chiunque incrociasse il suo sguardo. Lei era destinata ad essere la prima dea donna, ma gli umani spaventati dal suo aspetto metà donna e metà serpente la esiliarono negli angoli più reconditi della terra. In quegli angoli lei si dedicò allora al suo grande talento, l'arte.
Con il suo sguardo che lasciava letteralmente di sasso trasformò ogni creatura che incontrava in pietra per creare la sua collezione personale. L'esilio però non fermo i suoi serpenti che si dispersero per la terra comunicando poi alla loro padrona ogni informazione riguardante gli dei e gli uomini. Le giunse notizia della mia creazione e decise di scrivere ogni dettaglio su un grande libro che poi venne perduto dalla creatura quando tentò per la prima volta la fuga. Divenni preoccupata a sapere che tutte le mie informazioni erano nelle mani del nemico, presi quindi una grande decisione. Aspettai che si facesse mattina e andai ad incontrare alex, usai i poteri per rafforzare l'incantesimo che gli avevo fatto, così almeno avrei potuto tenerlo dalla mia parte per qualsiasi evenienza. Credevo di riuscire a completare il potenziamento ma morte bianca si mise tra i piedi. Io allora decisi di potenziare anche il suo incantesimo ma non so con quale coraggio e forza riuscì invece a spezzarlo. Decisi allora che avrei ascoltato il messaggio di medusa, prima di uccidere alex col mio veleno, dovevo attaccare. Diedi appuntamento a morte bianca alle 6, sul tetto della scuola, ero stufa di dover fingere di essere ciò che non ero, volevo tornare ad essere l'unica dea sulla faccia della terra.

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Capitolo 18
*** Un incontro divino ***


POV Alex

Sentì di colpo il dolore finire e caddi senza forze a terra.
Vidi aprendo gli occhi doppia p, ero felice che lei mi fosse vicina. La guardai e vidi che aveva un graffio sul viso, mi guardai attorno e vidi morte bianca. La attaccai ma ero troppo debole, dopo un pò me ne andai con doppia p.
 
Eravamo in classe ed io ero preoccupato per il discorso fatto tra morte bianca e doppia p -allora… cosa succederà alle 6?- chiesi preoccupato -farò ciò che deve essere fatto- mi rispose con un tono così sicuro che mi fece pensare per un attimo che non c'era nulla da temere.
 
Passarono le sei ore nel silenzio più totale, lei non diceva nulla, guardava il vuoto pensierosa, io invece cercavo di non impazzire per la preoccupazione. Suonò la campanella ed uscimmo, la stavo per seguire ma lei mi fermò -alex, tu non puoi venire, è una questione solo tra me e morte bianca. Io ti amo, non voglio che ti capiti qualcosa di brutto, quindi ti prego, stai lontano dal tetto fino a quando non tornerò- mi disse -tornerai vero? Non sparirai nel nulla?- le chiesi abbracciandola con le lacrime agli occhi -no alex, te lo prometto, tornerò da te e se vuoi potrei venire a dormire da te- mi disse con un sorriso -ti credo, sono certo che le farai vedere di che pasta sei fatta- dissi fiducioso -fidati, lo vedrà molto bene- disse con un sorriso leggermente inquietante iniziando poi a salire le scale -ti amo- le urlai -anche io- rispose lei mandandomi un bacio da lontano.
 
Io sorrisi per nascondere la preoccupazione. Non accettavo che lei affrontasse da sola il mio incubo, non sapevo se lo faceva per me, ma avrei dovuto tener fede alla promessa e proteggerla fino alla morte. -…fino alla morte…- pensai abbassando un pò spaventato il volto -si! Fino alla morte!- urlai prendendo coraggio.
 
 Andai di soppiatto nella cucina della mensa ed andai alla ricerca di un'arma -questo dovrebbe andare bene -pensai prendendo un coltello -ora meglio filarsela- bisbigliai. Vidi da lontano la cuoca correre verso di me -hey tempista, dove credi di andare?- mi urlò -mi scusi signora- dissi buttando a terra una pilla di piatti per seminare la donna. Corsi alla ricerca della classe che si affacciava sul tetto, la trovai. Ci entrai e serrai la porta con una sedia, vidi la finestra e senza affacciarmi troppo cercai di seguire il duello.
 
Erano a pochi metri da me e quindi fui capace di sentire anche ciò che si dicevano -quindi ti sei veramente presentata- disse doppia p -già, aspettavo questo momento da troppo tempo per mancare all'appuntamento- disse morte bianca -tu non lo sai con chi hai a che fare- le disse doppia p correndole contro -manco tu- rispose lei.
 
Gli occhi di morte bianca erano bianchi e brillavano di una potente luce, doppia p cerco di darle un calcio la lei lo schivò -non riesci nemmeno a prendermi- disse morte bianca rispondendo a sua volta con un altro calcio che doppia p schivò agilmente -a quanto pare nemmeno tu sei brava quanto credi- le rispose doppia p afferrando l'avversaria per la gamba -beccati questo- disse morte bianca tirando un calcio in faccia alla mia ragazza che mollò la presa.
 
Senza accorgermene strinsi il manico del coltello.
 
Vidi doppia p alzarsi con il sangue che usciva dal naso -certo che sei proprio fragile- le disse morte bianca cacciando il coltellino -non sarà doloroso se non ti agiti- concluse lei avvicinandosi a doppia p -e credi che mi farò sopprimere così facilmente?- disse la mia ragazza alzandosi di colpo, cercò di colpire morte bianca ma nulla, si prese solo un calcio nello stomaco dall'avversaria, dopo il calcio ne sferrò un altro dietro le ginocchia facendola cadere a terra. Con un colpo la fece rotolare per terra, le poggio un piede sulle costole e iniziò a fare forza -voglio sentire le tue ossa rompersi- disse morte bianca continuando a spingere con forza sulla cassa toracica di doppia p, non riuscì più a trattenermi.
 
Corsi dal mio nascondiglio contro morte bianca e mi buttai contro di lei cercando di ucciderla con un solo colpo di coltello. - alex, non farlo ti prego- mi disse lei, ma troppo tardi. Vidi la mia mano sporcarsi di sangue mentre la lama le penetrava l'addome. Cadde a terra in una piccola pozza di sangue. Guardai inorridito ciò che avevo appena fatto -l'ho uccisa… io… io sono un assassino…- bisbigliai.
 
Poi pensai a doppia p -come stai?- le chiesi -male- disse alzandosi -ti avevo detto di non intervenire- mi sgridò doppia p, io indietreggiai e mi scontrai contro qualcosa. Mi girai di scatto -bhu!- mi urlò morte bianca nell'orecchio, era viva e vegeta anche se aveva un coltello conficcato nella carne -non volevo sporcare questo luogo col tuo sangue, ma visto che hai deciso di metterti in mezzo…- disse morte bianca per poi tirarmi un cazzotto in faccia, sentì il sangue uscirmi dal naso, mi diede poi un calcio nello stomaco e io fini contro la finestra della classe sfondando il vetro.
 
Lei entrò e mi mise un piede sul petto, vidi i suoi occhi tornare per un attimo neri -non volevo tutto ciò alex…- disse quasi in lacrime, poi i suoi occhi si illuminarono di nuovo e con un sorriso si tolse il coltello dal corpo.
 
Portò poi gli occhi a me e sussurrò -game over- per poi accoltellarmi allo stomaco. La vidi allontanarsi mentre sentivo il sangue uscire. Sentivo un bruciore e un dolore assurdo, urlavo, ma nessuno sembrava sentirmi. Continuai per qualche minuto poi qualcosa mi colpì la fronte -sei fastidioso, mannaggia a me che volevo vederti morire lentamente- disse una voce che non riconobbi poiché molto distorta. Dopo il colpo persi i sensi.
 
Aprì gli occhi ero in un luogo dal pavimento bianco, mi guardai intorno, c'erano alte colonne bianche unite da una cupola anch'essa bianca. Ero confuso e accecato dalla visione -benvenuto alex- mi disse un uomo dal fisico scolpito che fuoriusciva da un abito molto simile a quello greco. Era un uomo con la barba lunga e bianca e gli occhi celesti -s… salve- dissi spaventato dalla strana comparsa dell'uomo. -mio caro ragazzo, ti ho convocato qui secoli fa tra tanti uomini perché in te ho riconosciuto lo spirito adatto per custodire un oggetto preziosissimo- mi disse, io lo guardai un pò sconvolto. -ti ho affidato secoli fa un ciondolo, questo aveva il potere di comandare su tutta l'umanità, non volevo che la dea lo avesse prima di essere pronta e quindi l'ho affidato a te, o meglio dire ai tuoi antenati. Ho notato però che tu non eri a conoscenza di questo potere- mi disse squadrandomi con sguardo severo. Io lo osservai e poi abbassai la testa -in realtà sono stato avvisato, potevo anche tornarne in possesso, ma il mio cuore non vuole accettare che doppia p sia accanto a me solo per quel oggetto, tanto meno volevo credere che lei era una dea. Non mi sarei mai sentito degno di starle affianco- dissi certo e dispiaciuto di ciò che dicevo -ragazzo guarda in questo specchio, sei sotto incantesimo, e doppia p l’ha fatto. Non so realmente cosa lei pensi di te, ma dopo che ti ha ingannato fino a questo punto io avrei dei dubbi-.
 
Io guardai nello specchio e riconobbi tutte le volte in cui dentro di me sentivo qualcosa di strano, in fondo al cuore sapevo che lei mi ingannava, ma vederlo coi miei occhi spense quella piccola fiamma di speranza dentro di me che voleva credere all'amore di doppia p. -okay ho capito, sono stato ingannato, quindi?- chiesi un pò turbato -bhe, guarda di nuovo lì dentro- mi disse. Vidi subito morte bianca e riconobbi tutti i momenti in cui stranamente non era violenta con me, anzi, mi aveva cercato di aiutare. -io… non lo sapevo…- dissi sottovoce -certo che sei proprio ceco- mi disse lui -ero sotto dei poteri, cosa ne potevo sapere di tutto ciò? gli abbracci e il bacio poteva essere tutto solo per far litigare me e doppia p, sarebbe capace di fare di tutto morte bianca per ferirmi- -forse è meglio che continui a vedere tutto come una terza persona- disse lui lanciando un fulmine nel celo che distrusse la cupola bianca.

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Capitolo 19
*** La battaglia decisiva ***


POV Morte Bianca
 
 Mi sveglia, guardai l'orologio, erano quasi le 6.
 
Mi alzai, mi sistemai i vestiti e uscii di casa nascondendo bene la pistola sotto la maglia.
 
Corsi verso la scuola, erano le 6 appena entrai nell'edificio. Salì di corsa le scale per evitare di fare tardi all'appuntamento dato a doppia p.
 
Me la trovai davanti che beffarda mi disse di essere sorpresa dalla mia presenza. Sembrava essere desiderosa di concludere la questione poiché mi attaccò quasi subito.
 
Cercavo dentro di me un modo per difendermi senza farle male, non lo volevo, desideravo solo risolvere la questione civilmente. Sentivo la rabbia pian piano crescere, non verso doppia p, ma verso di me, mi sentivo un'incapace che non riusciva a risolvere una situazione stupida come quella.
 
La rabbia cresceva mentre io cercavo di schivare i colpi del nemico. Mi stufai presto della situazione e decisi di lasciarmi andare alla furia.
 
Buttai a terra doppia p e iniziai a premere forte sulle sue costole, dentro di me iniziò a salire come uno stato di compiacimento a quella sofferenza, più la vedevo ribellarsi più spingevo. Pian piano però, sentì la rabbia diminuire e uno stato di civiltà tornare, stavo per lasciarla andare quando vidi Alex venirmi incontro.
 
Lasciai andare il coltellino e tentai di fermare Alex, ma nulla, lui mi trafisse all'addome. Sentì un dolore terribile e il sangue scendere, rimasi a occhi spalancati e caddi a terra. Di colpo mi ritrovai al buio, cercai con le mani di toccare qualcosa ma ciò che sentivo era solo il pavimento. Di colpo una luce, vicino ad una specchio, mi alzai e mi avvicinai.
 
Non doveva essere reale, doveva essere solo un sogno, forse era attraverso lo specchio che poi la mia anima avrebbe vagato per sempre nel mondo dei vivi. Mi avvicinai fino a riconoscere nel vetro una sagoma umana, la studiai, non ero io. La persona che vidi aveva i capelli bianchi, come gli occhi, vestiva di un abito che non saprei descrivere. Di colpo lei parlò -avvicinati…- io spaventata feci cenno di no e tremante feci un passo indietro -fallo…- sussurrò lei, io indietreggiai di nuovo, sentì qualcosa sfiorarmi la gamba, mi girai. Urlai a vedere un serpente avvolgermi la gamba -che diamine succede…- sussurrai - se vuoi te lo dico io - disse la ragazza cacciando una mano dallo specchio. L'altra segue a ruota la prima, poi la testa, vedo i suoi occhi vuoti cercare il mio sguardo -non aver paura, non puoi fare altro. Io sono il tuo destino, dammi la mano e finalmente smetterai di soffrire, te lo prometto-. Guardai la mano poi gli occhi, vidi riflesse in quello pupille tutta la mia vita mandata avanti come un disco alla dodicesima velocità -potrai essere felice, credi in me morte bianca, fallo, il tuo sogno più grande diverrà realtà: sarai di nuovo padrona della tua gioia-. Vedere la mia vita in quei occhi così vuoti mi fece scendere sul volto una lacrima.
 
Sentì la sua mano fredda sfiorarmi la guancia -non meriti di soffrire, lascia che io metta fine alle tue lacrime…- mi disse, io chinai il capo, notai che lei stava per andarsene probabilmente arresa al mio rifiuto. Prima che staccasse la mano dal mio volto io la afferrai -davvero sei il mio destino?- le chiesi con occhi lucidi -se tu vorrai, si- mi rispose. Io mi buttai tra le sue braccia supplicandola in lacrime di aiutarmi.
 
Spalancai gli occhi, il celo era blu, sentivo la mia mano sfiorare qualcosa di bagnato, abbassai lo sguardo, era sangue. Mi alzai, davanti a e c'erano Alex e doppia p, sentì una voce parlarmi -sei pronta?- riconobbi al mio fianco la stessa sagoma vista poco prima -si…- dissi un pò sorpresa, mi sentì la mano sfiorare e un forte bruciore invadermi il corpo. Dentro di me qualcosa cambiò per sempre. Mi avvicinai all'orecchio di Alex e lo spaventai, giusto per divertirmi un pò poi lo attaccai.
 
Lo feci finire contro il vetro di un'aula che si affacciava sul tetto e poi gli diedi il colpo finale. Mi midi con un piede su di lui e cacciai il coltello da dentro di me, stranamente non sentì nessun dolore. Guardai per un attimo la lama e poi accoltellai Alex nello stesso punto in cui lui aveva accoltellato me.
 
Lasciai il suo corpo a dissanguarsi mentre lui si lamentava come un dannato. -allora doppia p? non reagisci neanche se ti sto uccidendo il ragazzo? - le chiesi con tono sarcastico, lei non rispose, rimase a fissare la finestra rotta a bocca spalancata mentre delle lacrime iniziarono a scendere dal suo volto -come hai potuto?- mi urlò la ragazza – così…- le dissi correndole incontro, afferrai da terra il coltellino e la presi allo stomaco, poi tirai in su con la lama aprendo di più la ferita, lei stringeva i denti mentre le lacrime continuavano ascendere il suo volto. -fa male he?- le chiesi andando più in fondo, lei gemette -ora si ragiona…- le dissi con un sadico sorriso, iniziai ad andare ancora più in fondo poi lasciai il coltello, caricai un pugno e feci entrare persino il manico nel corpo della ragazza.
 
Lei cadde in ginocchio, non mi guardava in faccia continuava a fissare il corpo di Alex - allora? Quanto di fa male ?- le chiesi - lei alzò il volto e mi fissò -non più di quanto ti farò io…- mi disse alzandosi. Riuscì in qualche modo a cacciare il coltello dal suo addome e lo buttò a terra, una luce rossa accecante fece rimarginare la ferita -hai toccato la cosa che mi è più preziosa, ora scoprirai cosa può fare una dea col cuore infranto- mi attaccò con un calcio al quale io non mi ero opposta, le parole che aveva appena formulato facevano più male.
 
-tu? Tu col cuore infranto? Tu ti rendi conto di cosa abbia provato io dopo che hai scelto di abbandonarmi alla maledizione di questo collare? Tu sei stata un'egoista senza confini, e dopo tutto ciò che mi hai fatto patire nei panni di un essere umano te lo devo ancora far pagare-. Una luce mi circondò, non sentì più nulla sotto i piedi, poi un dolore allucinante al collo.
 
Sentì qualcosa sfiorarmi le braccia, la schiena e anche le gambe. Tornai con i piedi a terra, mi guardai le braccia e le gambe, erano circondate da dei serpenti di colore grigio, molto grandi anche. Le loro teste poggiavano sulle mie mani e sui lati delle caviglie. Cercai di capire da dove provenivano, poi capì -il… mio… collare? - mi chiesi ma non ebbi tempo per sorprendermi che il corpo di doppia p si illuminò -quindi questo è il potere del collare, per me va benissimo- mi disse.
 
Il suo corpo fu circondato da una fascio di 5 colori, le sue mani, gambe e corpo furono coperte da un'armatura dorata, sulla fronte portava una specie di corona di allori con al centro il ciondolo della collana -ha dalla mia parte molto più potere di te, ho dalla mia i poteri delle gemme, ma soprattutto un buon motivo per lottare - disse attaccandomi.
 
Io fermai il suo pugno -e cioè?- le chiesi rispondendo con un calcio -vendicarmi…- disse sorridendo -vendicarmi di ciò che hai fatto ad Alex- parò il mio calcio e me ne diede uno a me , credevo di essere stata colpita ma i 4 serpenti mi avevano difesa. Erano cobra reali, li riconobbi dalla forma particolare.
 
-quindi questo è il potere eh?- pensai con un sorriso. Riattaccai con un pugno ma lei si piegò all'indietro schivandolo, il serpente dalla mia mano partì e la prese al collo buttandola a terra. Strinsi il pugno e la tirai a me dandole poi un calcio quando mi venne incontro, la lasciai cadere mentre tossiva -dannazione…- sussurrò -tutto bene sfigatella?- le chiesi -ti faccio vedere io chi è la sfigata- mi disse, si sfiorò il ciondolo e una spada si materializzò da una forte luce.
 
Mi attaccò mentre io cercavo di schivare i fendenti affascinata dalla spada. -tocca a me…- dissi. Poggiai la mano sull'ultima borchia, quella davanti, l'unica che non si era trasformata in serpente. Iniziai a tirare e pian piano riuscì a strappare la borchia dal collare, scoprì finalmente come faceva a risucchiarmi la vita.
 
Le borchie erano tutte collegate al mio corpo, erano come integrate nel mio corpo. Il foro l'asciato dalla borchia iniziò a sanguinare mentre io provavo la strana sensazione di respirare dal collo più che dalla bocca.
 
Doppia p rimase un pò sorpresa a vedere quella scena, forse anche inorridita, però si riprese subito e mi riattaccò. Schivavo agilmente i colpi mentre i miei serpenti paravano i colpi che non notavo. Guardai la borchia, non volevo farle del male, ma doppia p mi stava costringendo, lanciai la borchia a terra e questa materializzò un'asta attaccata alla punta del mio collare. Ebbi tra le mani una lancia ed iniziai ad attaccare, con quell'arma avevo molti vantaggi, potevo colpire anche tenendo a distanza il nemico e poiché l'asta era solida potevo anche usarla per saltare.
 
Iniziai a desiderare dentro di me di trasformare doppia p in uno spiedino, ma lei aveva un'arma dalla sua, il ciondolo. Vidi i suoi occhi trasformarsi in verdi e lei colpì il terreno con la lama, senti qualcosa stringermi dalle gambe, guardai in basso, erano delle piante rampicanti. Mi dimenai ma queste mi coprirono fio al collo, poi si strinsero per non farmi più respirare -ti ho detto tante volte che non avevi speranze contro di me- mi disse -tu non sai cosa significa cercare di aiutare qualcuno e vedere che quella persona a parte non apprezzarti ti cerca anche di uccidere- mi disse. Io pensai subito ad Alex, in realtà conoscevo bene la sensazione che lei descriveva -uccidermi non è un modo per aiutarmi- dissi con un filo di voce -mi dispiace ma non c'è altro modo- rispose abbassando lo sguardo mentre le piante si stringevano ancora di più.
 
Sentì sulla mia pelle qualcosa muoversi e vidi lentamente le piante seccarsi, guardai la mia arma, la punta si illuminava di vari colori -non sei l'unica ad usare questi poteri- dissi. I miei occhi si illuminarono di azzurro, colpì anche io il terreno con la lancia e un'enorme ondata di ghiaccio si schiantò contro doppia p bloccandola a terra -tu sei peggio del ghiaccio che ti blocca, sei fredda e senza scrupoli- le dissi -io? No, tu non puoi immaginare quanto io abbia invidiato la tua vita, quanto io abbia cercato un modo per poter continuare a vivere come metà solo perché non volevo ucciderti, ma… ma non si può, il tuo destino è un altro, lontano da questo mondo- mi disse cercando un modo per liberarsi -tu invidiosa di me?- le chiesi -ovvio, sai quanto io abbia amato Alex? Troppo, ma sapevo che lui non era parte del mio futuro per quanto io mi ostinassi a desiderarlo- disse arrendendosi. Due lacrime le scesero dal visi ghiacciandosi quasi subito.
 
Io sentì la mia rabbia diminuire e lasciai il ghiaccio sciogliersi. Lei si liberò, ma rimase a terra -non sei l'unica che ha provato invidia, tu hai qualcosa che io non potrò mai avere… tu hai…- non terminai la frase che sentì qualcosa trafiggermi, sentì un forte bruciore e delle fiamme mi carbonizzarono lentamente i vestiti. Sentì i serpenti andare incontro a doppia p mente lei andava più infondo con la spada. Presi la mia arma e colpì la ragazza al volto lasciandole un taglio -e pensare che sembravi così sincera…- dissi togliendomi la lama della spada dal corpo.
 
Lanciai l'arma di doppia p distante, i miei occhi si illuminarono di viola mentre sentì i serpenti andare contro il nemico, lei li schivava, decisi di aiutare i miei piccoli amici striscianti. Colpì il terreno con la lancia e i miei occhi si illuminarono anche di verde, delle piante uscirono da sotto al cemento bloccarono per il tempo gusto e necessario doppia p. i serpenti le salirono le gambe e le braccia mordendola sulle parti non coperte dell'armatura. La vidi indietreggiare, il mio collo mi faceva sempre più male ogni volta che i serpenti si allontanava da me. Aspettai che lei indietreggiasse fino a toccare il muro, fino a rimanere bloccata -non ho tutti i poteri che hai tu, non ho il controllo del fuoco, ma tu, tu non puoi controllare le creature divine di medusa, mentre io si- strinsi i denti mentre i serpenti si avvinghiavano sempre di più sul suo corpo. -non mi fermerai mai- disse dimenandosi, sentivo sulla mia pelle il male che faceva a quelle creature così eleganti ed intelligenti, non lo sopportavo, decisi di reagire. Corsi verso di lei e saltai, portai l'arma al celo che si scurì d'improvviso e un fulmine mi colpì -ciò che ci ha separate…- dissi caricando di elettricità la lancia -…ci riunirà!- conclusi tirando l'arma. -no ti prego, non lo fare, distruggeresti solo la mia anima… distruggeresti i miei sogni… il mio amor…- disse in lacrime, ma prima che finisse la frase la punta si illuminò di 4 colori diversi per poi colpire al cuore doppia p.
 
Tirai a me i serpenti -non distruggerò solo la tua anima, distruggerò anche la mia, siamo due metà e meritiamo lo stesso destino- bisbigliai. L'altra parte della lancia mi colpì poco più giù del cuore, rimasi ad occhi spalancati, caddi a terra.
 
Presi il coraggio di guardare doppia p che a fatica respirava -d… davvero vuoi la mia stessa fine?- mi chiese a fatica - come vedi, anche io sono impalata a questa lancia- le risposi con un debole sorriso -scusa per tutte le sofferenze che ti ho causato- mi disse iniziando a singhiozzare. Io la osservai sorpresa mentre sentivo le calde lacrime asciugarsi sulla mia maglietta, con le poche forze la strinsi a me -tu sei perfetta, sono orgogliosa di morire per mano tua- disse lasciandosi stringere da me -sono imperfetta doppia p, se fossi stata perfetta non saremmo mai arrivati a questo- le dissi. Lei fece un timido sorriso, mi strinse forte e poi fece il suo ultimo respiro.

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Capitolo 20
*** vista dall'alto ***


[POV Alex] Lentamente vidi sgretolarsi anche le colonne, rimase solo il disco di marmo sotto i miei piedi. Mi strinsi spaventato allo strano personaggio -ma da dove hai cacciato quel fulmine?- chiesi sorpreso -ragazzino, parli col grande zeus- mi disse staccandomi di dosso. Sentì dentro di me come un senso di vuoto nello stomaco, guardai a terra, il disco stava fluttuando -o cavoli, hem… zeus potresti fermare questa specie di tappeto volante e farmi tornare sulla terra?- chiesi spaventato e nostalgico di tenere i piedi per terra -non hai ancora visto la battaglia, solo quando avrai la forza di andartene potrai farlo, fino a quel momento resterai qui a goderti il combattimento- disse lui guardando giù. Io diedi una sbirciatina in basso, un brivido mi percorse la schiena, poi notai due figure su uno sfondo grigio. Ci avvicinammo alle due figure, le riconobbi, erano morte bianca e doppia p. vidi da lontano il mio corpo in un lago di sangue -sei pregato di osservare il combattimento in ogni sua parte, ascolta soprattutto, forse potresti scoprire qualcosa in più- mi disse zeus -v… va bene…- dissi distogliendo a fatica lo sguardo dal mio corpo. Vidi morte bianca allontanarsi dal mio corpo -allora doppia p? non reagisci nemmeno se ti sto uccidendo il ragazzo?- le chiese, la ragazza rimase ad occhi spalancati senza dare risposta. Doppia p si vece forza e riuscì a parlare -come hai potuto?- chiese, poi si beccò una pugnalata nello stomaco. Morte bianca caricò un pugno e fece entrare l'intero coltello nel corpo di doppia p che non reagì. Mi feci prendere da una irrefrenabile ira -come hai osato!- urlai lanciandomi verso morte bianca ma qualcosa mi bloccò. Sentì il mio corpo bruciare -giovanotto, non osare intrometterti o ti becchi un'altra scossa- disse zeus con sguardo severo -è la mia ragazza stupido vecchio, non permetterò a nessuno di farle del male, soprattutto a morte bianca- dissi furioso. Il dio mi fulmino, letteralmente, con lo sguardo, aprì bocca per parlare ma ne uscì solo una nuvola nera e poi caddi a terra -non permetterti più, già è tanto che sei qui- mi disse tornando a guardare il campo di battaglia. Guardai anche io lo scontro, vidi fuoriuscire dall'addome di doppia p una forte luce rossa. -hai toccato la cosa che mi è più preziosa, ora scoprirai cosa può fare una dea col cuore infranto- disse dando un calcio a morte bianca che dopo poco parlò -tu? Tu col cuore infranto? Tu ti rendi conto di cosa abbia provato io dopo che hai scelto di abbandonarmi alla maledizione di questo collare?-. Io seguì fino a quel punto il suo discorso perché fui distratto da un pensiero -cosa è quella luce?- mi chiesi -il potere del rubino- disse zeus -hey! Posso avere un po di privacy nei miei pensieri?- chiesi sorpreso e spaventato allo stesso tempo -stupido, siamo nella tua mente, tutto ciò che pensi è come se lo avessi detto ad alta voce, non preoccuparti, non userò nessuno dei tuoi pervertiti pensieri contro di te- mi disse -da quanto sei nel mio cervello?- chiesi imbarazzato e spaventato -abbastanza da sapere quanto ti piaccia sognare di avere un rapporto… come dire… intimo con certe persone in particolare…- disse sorridendo sotto la folta barba -non ho mai fatto sogni simili- dissi rosso in volto -non vergognarti, io ne ho combinate di cose, con molte fanciulle per giunta- mi disse -si, proprio tu, un vecchio che vive nella mia testa avresti avuto avventure simili. Ma fammi il piacere- gli dissi -non lasciarti ingannare dall'aspetto…- mi disse avvicinandosi -oh cavolo… perché si avvicina ora? Dannazione cosa vuole intendere con quella frase? E se… oh no, io ci tengo al bucio del ciulo… fermati dannazione….- iniziai a pensare tremando -ehm… ti ricordo che sento ciò che pensi…- mi disse -perfetto, allora stai fermo li, a distanza di sicurezza- dissi allontanandomi inquietato. Tornai a guardare il combattimento. Vidi le ragazze combattersi, sembravano come protette da armature, morte bianca sembrava come circondata da serpenti mentre doppia p indossava un'armatura dorata, era stupenda, risaltava il carattere combattivo della ragazza. -si sono finalmente trasformate…- borbottò il vecchio -ma che diamine succede qui…- pensai io -se seguivi fin dall'inizio il tutto forse capivi- mi disse da lontano zeus -si si, come se mi importasse sapere che si dicono, io voglio solo vedere come doppia p prende a calci morte bianca- dissi seccato. Riportai la mia attenzione sulle due - …ho un buon motivo per lottare- disse doppia p -cioè?- chiese morte bianca -vendicarmi di quello che hai fatto ad alex-le rispose -così si fa doppia p!- urlai mentre lei attaccò con un calcio. Speravo che colpisse morte bianca ma i serpenti le avevano fatto da scudo -dannazione…- dissi stringendo i pugni mentre un serpente strinse al collo doppia p. -ma chi diamine le ha dato quei cosi…- chiesi a zeus -medusa, a quanto pare i serpenti della creatura sono giunti fino a qui…- disse zeus senza nemmeno guardarmi in faccia. Tornai a guardare il combattimento doppia p aveva una spada mentre vidi morte bianca poggiarsi una mano sul collo -che vuole fare…?- pensai -vedrai…- disse zeus con un sorriso quasi inquietante. Osservai ogni suo gesto, si strappò una borchia dal collare che lasciava un enorme foro sul suo collo da cui vedevo sangue e pezzi di pelle e carne penzolare -oh… che… schifo…- pensai spalancando gli occhi a quella visione tanto disturbante e cruenta. Distolsi lo sguardo, quando lo ritornai sul campo vidi morte bianca con una lancia -quella… quella è la borchia che si è strappata?- chiesi -e… già- mi rispose zeus. Guardai affascinato lo scontro tra le due, si attaccavano a vicenda poi un colpo di scena. Doppia p colpì il terreno con la spada e delle piante rampicanti si avvolsero alle gambe di morte bianca. Sentivo il mio volto arrossire ad ogni centimetro in cui notavo le piante muoversi, le vidi continuare a salire, caviglie, gambe, interno coscia. Salirono ancora fino al linguine, mi lasciai scapare un suono mentre queste salivano ancora. Le bloccarono i polsi e avvolgendosi alle braccia arrivarono fino al sen, ci passarono in mezzo fino ad arrivare al suo collo. Sentì uno strano calore invadermi il corpo. Lei stringeva i denti con occhi socchiusi, sentivo anche i suoi ansimi mentre le piante si stringevano sempre di più togliendole l'aria. -certo che hai proprio una bella immaginazione…- disse il dio guardando in alto. Lo feci pure io e vidi l'immagine di morte bianca, proprio come la immaginavo -sbaglio o ci sono dei giochi in cui le tizie sono intrappolate in piante, o tentacoli molto simili a questa scena?-. Appena vidi l'immagine mi scappò un ansimo -non guardare!- dissi buttandomi sulla sua faccia. Finimmo entrambi per terra e per fortuna l'immagine svanì. Non dissi nulla, imbarazzato mi alzai da sopra di lui e tornai a fissare il combattimento. -tu non sai cosa significa cercare di aiutare qualcuno e vedere che quella persona a parte non apprezzarti cerca anche di ucciderti-. Guardai zeus per spiegazioni -doppia p è una meta della prima dea mai creata. È scesa sulla terra cercando di salvare morte bianca, ma per liberarla deve mettere fine alla sua vita. Per quanto possa sembrare l'unica a provare questo sentimento, sono certo che anche qualcun altro lo pensa- dissi fissando la scena. Tornai anche io con lo sguardo sul campo, morte bianca con un'ondata di ghiaccio bloccò doppia p per terra -tu sei peggio del ghiaccio che ti blocca, sei fredda e senza scrupoli- le disse guardando la mia ragazza dimenarsi. -io? No, tu non puoi immaginare quanto io abbia invidiato la tua vita, quanto io abbia cercato un modo per poter continuare a vivere come metà solo perché non volevo ucciderti, ma… ma non si può, il tuo destino è un altro, lontano da questo mondo-, sentite quelle parole ebbi conferma delle parole di zeus -tu invidiosa di me?- le chiesi morte bianca -già, per una volta io e lei andiamo d’accordo su qualcosa, perché mai doppia p dovrebbe essere invidiosa di un mostro?- mi chiesi. Questa volta zeus non mi degnò nemmeno di risposta -ovvio, sai quanto io abbia amato alex? Troppo, ma sapevo che lui non era parte del mio futuro per quanto io mi ostinassi a desiderarlo- disse doppia p arrendendosi. -c… come? Io… io non sono parte del suo futuro?... Ma…- ero sconvolto da quelle parole, non sapevo se le diceva perché sapeva il suo futuro o che non mi amava ma si ostinava a provare qualcosa. Qualsiasi sia stato il senso della frase sentì dentro di me come un vuoto. Il ghiaccio si sciolse e lei si libero, ma rimase a terra -non sei l'unica che ha provato invidia, tu hai qualcosa che io non potrò mai avere… tu hai…- disse morte bianca ma doppia p la accoltellò poco prima che finisse - ma che diamine?! Non puoi lasciarmi appeso così!- dissi seccato. Vidi delle fiamme partire dalla lama che lentamente bruciarono i vestiti di morte bianca. I pantaloni arrivarono a diventare dei pantaloncini cortissimi, intravidi per un attimo anche il suo intimo di colore nero. Sentì di nuovo le guance arrossire e il corpo riempirsi di quel piacevole calore, la sua maglietta si consumò fino a mostrare leggermente le coppe del reggiseno. Distolsi in quel momento lo sguardo e lo portai in alto, vidi i rimanenti pezzi di tessuto carbonizzarsi e lasciare la ragazza solo in intimo mentre i serpenti le coprivano le braccia e le gambe. Portai lo sguardo a zeus, per fortuna non guardava. Ripresi a seguire il combattimento. Vidi doppia p con le spalle al muro mentre di serpenti le avvolgevano il corpo, sentivo un ansimo ad ogni morso che quelle creature striscianti le infliggevano. Guardai poi morte bianca, corse verso doppia p, la sua arma fu colpita da un fulmine e quando la punta si illuminò morte bianca la lanciò contro doppia p. senti la ragazza supplicare di non essere colpita, ma non ottenne pietà. Morte bianca tirò a se i serpenti e si ritrovò anche lei trafitta dalla lancia. Sentì doppia p muoversi -portami a terra, voglio aiutarla- dissi a zeus - se torni lì morirai se non intervieni in tempo sulla ferita -mi disse -non mi interessa di me, voglio tornare li e aiutare la mia ragazza- dissi -no, non posso permetterti di farti del male, lei sa cosa sta facendo- mi disse. Lo presi per la candida veste -ho detto di farmi andare lì- gli dissi. Sentì come una grande scossa invadermi il corpo -come desideri ragazzo…- mi disse zeus poi vidi solo del buio. Aprì gli occhi, ero per terra, in una pozza di sangue. Cercai di alzarmi, ricordai solo in quel momento l'allucinante dolore provocato dal coltello. Mi misi a quattro zampe e quasi strisciando arrivai dalle due, con una spinta tolsi doppia p da morte bianca, spezzai la lancia che sprigionò una forte energia che sbalzò i corpi a una bella distanza tra loro. -doppia p, amore mio, sono qui…- dissi stringendole una mano. Era fredda e la risposta fu un inquietante silenzio -ti prego doppia p, non abbandonarmi… tu… tu sei tutto ciò che mi ha reso felice… non abbandonarmi… ti supplico- dissi i lacrime. Il corpo non reagiva, ne sentivo il suo respiro -è morta…- disse una voce, la riconobbi -non dirlo, non è morta, non è vero, mi rifiuto di crederci- dissi guardando verso morte bianca -inutile che ci speri, ho sentito il suo corpo morire abbracciato al mio- disse. Io non volli ascoltare -doppia p… mi dispiace, avrei dovuto difenderti anche a coto della vita, ma alla fine…. Io… ho fallito. Mi sdraiai accanto al corpo in lacrime e lasciai il coltello nella ferita, sentivo il mio corpo dissanguarsi -ho promesso che non ti avrei abbandonata, non ho intenzione di farlo nemmeno ora- sussurrai con un filo di voce. Sentì il corpo indebolirsi e i sensi venire meno mentre di sottofondo sentivo il debole lamento di una ragazza in lacrime.

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Capitolo 21
*** tutto cade giù ***


[POV Alex] Aprì gli occhi, sentivo sul mio corpo un leggero bruciore. Mi resi conto che ero su di un letto, cercai di alzarmi ma fui bloccato da una voce -alexey! Non alzarti, devi riposare-. Venne verso di me una ragazza dai capelli così chiari da sembrare bianchi, era coperta da una veste color panna, mi ricordava molto gli antichi greci. -sdraiati dai- mi disse, io obbedì. Con la mano mi sfiorai l'addome, ero fasciato - vedo che la cura ti sta aiutando a riprenderti- mi disse lei con un sorriso, doveva essere rassicurante, ma i suoi occhi grigi lo rendevano più inquietante che altro. Io rimasi in silenzio tutto il tempo mentre lei mi cambio le fasce, mi coprì l'addome con una sostanza che puzzava molto di alcol e poi fasciò di nuovo le ferite. -dimmi se hai bisogno di qualcosa okay alexey?- mi disse facendo cenno di alzarsi, io la presi per il polso -vorrei farti una domanda- dissi con un filo di voce e lei mi sorrise - dimmi pure- disse. Cercai dentro di me del coraggio per fare quella domanda, lo trovai, -sono morto?- chiesi con voce meno sicura di quella che volevo avere -no, per fortuna sei vivo. Sei rimasto in coma per un po ma alla fine come ben vedo ti sei svegliato- rispose con un sorriso -ora meglio che vado, il pranzo non si cucina da solo- disse facendomi un occhiolino per poi uscire dalla stanza. Rimasi a fissare il soffitto, due lacrime mi scesero sul viso -quindi… quindi non è vero che eravamo insieme, era solo un illusione- pensai ricordando il sogno fatto durante il coma. Mi ricordai che fino al punto in cui perdevo i sensi stretto al corpo di doppia p era tutto reale, ma che ci eravamo rivisti dall'altra parte, era solo stato un sogno. -io… io non ho mantenuto la promessa….- dissi in lacrime - doppia p, te lo prometto, in un modo o nell'altro saremo di nuovo insieme- dissi con la speranza che lei mi avesse sentito dovunque fosse finita. Mi alzai dolorante, presi una felpa e mi misi le scarpe, poi mi avviai alla ricerca dell'uscita. -sembri anche capace di muoverti, un bel passo avanti- disse una voce, mi guardai attorno, non c'era nessuno. Continuai a camminare -dove vuoi andare alexey? Non sei nelle condizioni di uscire- continuo la voce -ma chi sei? E dove sei?- borbottai infastidito. Mi ritrovai davanti un piccolo cane tutto nero -io sono ciò che tutti chiamano ombra, sono chiunque e nessuno e sono ovunque e anche da nessuna parte, tutto nello stesso momento- mi disse -un cane che parla? Certo che il coma mi ha reso un folle- pensai superando il cucciolo senza dargli attenzione. Lo vidi quindi scappare in un'altra stanza mentre io potei finalmente uscire. La luce del sole per un attimo mi diede fastidio agli occhi, appena riuscì a guardare la strada senza problemi vidi davanti a me uno scenario orribile. Palazzi e strade erano distrutti, intravedevo negli angolini delle strade corpi di persone che non sapevo se dormivano o erano morti. Mi incamminai a occhi sbarrati verso la scuola. Una parte di me non voleva credere a tutto quello, desideravo solo che tutto ciò che era successo, lo scontro tra morte bianca e doppia p, la distruzione improvvisa della città e tutto ciò che comportavano questi due eventi fossero solo un sogno. Un'altra parte di me era cosciente della realtà, che la città andava a pezzi, che lui era stato in coma e che doppia p non ebbe la sua stessa fortuna, non ebbe nessuna a salvarla. Pensando a lei senza accorgermene mi avviai a scuola, il palazzo era ancora in piedi nonostante la gran parte dei danni. Guardai il tetto, non riuscivo ancora a credere che ciò che amavo era oramai solo un ricordo, che l'ennesima persona alla quale tenevo per un maledetto caso, destino, karma, mi aveva lasciato. Salì le scale e mi ritrovai sul tetto. In lontananza vidi solo due pozze di sangue, nessun corpo, nessuna traccia, come se fossero scomparse entrambe nel nulla. Guardai poi la finestra della classe che si affacciava sul tetto, ci entrai. Trovai su di un banco un foglietto col mio nome sopra. Lo presi -"alex, ti prego, qualsiasi cosa accada, ricorda che ti ho amato fino alla morte che il destino mi ha riservato. Buona fortuna, doppia p"-. Quando lessi quel nome caddi in ginocchio sui vetri della finestra rotta, piansi. Non lo feci per il dolore del vetro che mi lacerava lentamente la pelle, ma per quel addio non detto, ma sussurrato, in quel ti ho amato fino alla morte. Senti un forte tremore, vidi da lontano dei palazzi oscillare come alberi mossi dal vento, era un terremoto. Vidi da lontano una spaccatura nel cemento avvicinarsi a me, usci dalla classe e mi misi sul bordo ad aspettare il mio passaggio per tornare da doppia p, senza di lei non volevo più vivere. Il palazzo inizio a tremare e o persi l'equilibrio, un po per caso, un po per scelta. Vidi l'asfalto aprirsi in due e il palazzo finire in pezzi, anche se fossi sopravvissuto alla caduta, il palazzo mi sarebbe crollato addosso mettendo fine a quella vita che mi aveva dato solo tormenti. Negli ultimi istanti pensai a cosa avevo sbagliato per meritarmi di non essere felice, -forse è perché sono nato? Se non fossi nato forse i miei starebbero ancora insieme, doppia p ora sarebbe viva e morte bianca, lei non sarebbe diventata un mostro. Sentì su di me la pressione di tutti gli errori fatti in quasi 19 anni della mia vita, doveva essere proprio per quegli errori che meritavo di essere infelice fino al punto di morire. Sentì il mio corpo colpire con forza l'asfalto, in quel momento ebbi sul volto come un sorriso di sollievo, non ero più un peso per nessuno. Aprì gli occhi, ero circondato da una forte luce rossa, sentivo sul mio corpo un calore immenso, quasi da ustionarmi. Mi abituai alla luce, portai lo sguardo sui punti in cui il calore sembrava non finire, ero in fiamme. -quindi mi sono meritato anche l'inferno…- pensai rassegnato lasciandomi andare a quel dolore inimmaginabile.

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Capitolo 22
*** un nuovo inizio ***


POV Shans
Vidi ombra venirmi in contro -buongiorno cucciolo- gli dissi -buon giorno una cavolo! Perché hai salvato quel umano? Lo so che non dovrei continuare con questa storia ma alexey non sa nemmeno che ci fa qui, per giunta poi è anche sgattaiolato fuori di qui qualche minuto fa.- disse incrociando le zampe -abbiamo salvato quel umano perché zeus lo ha voluto, se ci teniamo stretto quel ragazzo sarà il nostro biglietto per rimanere qui e salvare questo pianeta- gli dissi -quindi mi assicuri che lui è vivo solo ed esclusivamente perché è una nostra marionetta ?- mi chiese. Io arrossì, non volevo mentire, ma se gli dicevo la verità sarebbe andato a cercarlo per risucchiargli l'anima ed ucciderlo -te lo assicuro ombra, lui è vivo solo per portare a termine i nostri piani, dai che forse diventerete anche buoni amici- gli dissi -mai e poi mai, lui mi puzza di marcio e sono sicuro che non è perché in un certo periodo è stato in decomposizione- disse girandosi per poi andarsene nel suo angolino -aspettiamo che sia ora e poi andiamo a recuperarlo va bene cucciolotto mio?- gli chiesi -si, si come vuoi tu shans basta che ora non mandi in fiamme la casa per cucinare il pranzo- mi disse un po scorbutico. Ammetto che non ero brava ai fornelli, ma me la cavavo coi dolci quindi scelsi di fare dei dolci salati, giusto per accogliere come si deve alexey nel trio che ben presto speravo si sarebbe formato. Preparai l'impasto e poi lo misi in frigo a riposare -ombra dobbiamo andare, muoviti- dissi -calma dea dei miei stivali, tanto il suo cadavere da li non si muove. Perché non andiamo a prendere un bel gelato, un caffettino e poi controlliamo se è morto il sacco di carne?- mi chiese -vedo che nutri già molta simpatia per il nuovo arrivato- dissi con un sorriso -da morire- mi rispose sarcastico uscendo. -certo che in questi 5 anni gli dei ne hanno fatte di vittime, chissà perché è scoppiata sta guerra- dissi guardando il celo -ma se te l'ho detto un sacco di volte?! La guerra è scoppiata perché l'energia liberata dalla frattura della lancia di morte bianca ha spezzato i sigilli delle costellazioni e quindi è tornata ad esserci una guerra tra dei e altri esseri strani. Oltre questo gli dei ti danno la caccia per avere il ciondolo e rimetterti sotto catene. cercano me per usarmi come aspiranime così da facilitarsi il lavoro di sterminare i nemici. Per finire noi due dovremmo cercare i pezzi del ciondolo per ricostruirlo e portare la pace, ma visto che sembra tutto così facile, dobbiamo anche trascinarci dietro un ammasso di carne e stupidità chiamato alexey. Ti sembra chiaro il discorso ora?- mi disse -okay, okay. Passiamo alle cose serie ora, che gusto prendi?- gli chiesi -oh che bello! Mi hai portato veramente dal gelataio, sei magnifica- mi disse saltandomi in braccio. Aveva ragione a pensare che eravamo in un bel casino, ma io credevo in alexey ed ero certa che lui sarebbe stato l'unico in grado di aiutarci. -secondo te ora sarà morto?- chiesi preoccupata per alexey -aspettiamo altri 5 minuti così ne siamo certi- mi rispose mangiandosi il decimo gelato -smettila di mangiare che altrimenti non pranzi più- gli dissi seccata -va bene, visto che non posso fare nulla allora è meglio andare a recuperare il corpo dello sfigato- disse avviandosi -dai, non è poi così male- dissi arrossendo un po -mia cara, siamo due cose diverse noi due, tu sei innamorata di lui, io lo amo tanto quanta luce si vede da un buco nero, o se ti è poco chiaro il concetto te lo spiego meglio. Lo ritengo un essere disgustoso, stupido, viscido, inutile, bastardo e tanti altri aggettivi che alle orecchie di una dea non dovrebbero giungere-. Notavo con uno strano senso di inquietudine l'odio che provava, ma lo trovavo anche divertente e tenero nei panni di un cane parlante. Arrivammo vicino alla scuola, era divisa in due da una voragine, mi affacciai al bordo, per fortuna non era troppo profonda. -che bello, questo significa che uno scorpione gigante uscirà dal centro della terra portando altra distruzione e bla bla bla…- disse seccato ombra -invece di sbuffare, aiutami- gli dissi severa. Lui fece uscire dalla sua schiena il braccio di una gru -i lavori pesanti tutti a me…- sbuffò tirando su delle macerie. -lo vedi?- chiesi -no- rispose -ed ora?- chiesi di nuovo -no- rispose -ed ora?- chiesi di nuovo -o santo zeus! Zitta! Appena lo vedo te lo tiro su, ora zitta e buona, prima che ti rimando sotto le catene sull'olimpo- mi disse furioso. Dalla furia lascio andare un masso e si sentì un rumore di qualcosa che si ruppe -ops…- disse lui vedendo il corpo di alexey schiacciato dal masso -dai che si può riaggiustare, giusto?- mi disse con un sorriso che lasciava trasparire la leggera paura. Dal mio braccio partì un serpente che prese al collo ombra -tiralo su e vedi di non combinare guai prima che ti trasformi nell'aspirapolvere degli dei- dissi con occhi che brillavano di rosso -si mia padrona- disse ombra respirando appena. Portò in superficie alexey e in quel momento il terreno riprese a tremare -siamo finiti!- urlò ombra scappando da tutte le parti -stupido cane, vieni qui e aiutami con alexey- gli ordinai -ma lasciarlo come bocconcino allo scorpione no?- chiese - ti sembra che ho voglia di sentire queste stupidaggini?- chiesi avviandomi di corsa -capito, non sai proprio divertirti shans- disse seguendomi. Ci nascondemmo abbastanza lontani dalla voragine -ora che si fa con il bello addormentato?- mi chiese ombra -userò i pochi poteri che mi sono rimasti assorbiti dalla sesta pietra del ciondolo- dissi. I miei occhi divennero rosso fuoco e delle fiamme avvolsero il corpo di alexey. -ma le pietre non erano cinque? Rubino, topazio, smeraldo, zaffiro e ametista, che poi portano con se i poteri usati da morte bianca e doppia p?- chiese -la sesta pietra non si seppe mai se esisteva, era il diamante, fu un dono di medusa che serviva a custodire la dea, a custodire me. Questa pietra fu l'unica che non abbiamo perso ed e quella che ci proteggerà da chiunque userà il ciondolo e i suoi componenti, grazie al diamante abbiamo l'armatura dei quattro cobra, per ora siamo al sicuro- dissi. Ombra mi fissò sorpreso e poi guardò alexey -sono all'inferno?- chiese il ragazzo -per mia sfortuna sei ancora tra noi- disse ombra, lo lasciai andare dalle fiamme -ma si può sapere perché sopravvivo sempre?- chiese alexey -me lo chiedo anche io- borbottò ombra -perché hai la sottoscritta che ci tiene a te- dissi - ma chi ti conosce?- rispose lui -manco io conosco te, ma se tu mi salvassi la vita un paio di volte ti ringrazierei….- disse ombra -… ma che dico, preferirei morire più che farmi salvare da te, scusatemi ma ho sbagliato esempio- disse allontanandosi -hey! dove vai?- disse alexey -a fare la pipì, vuoi forse che te la faccio sulla gamba, non ho problemi basta che chiedi- disse avvicinandosi a lui -no, vai via, non ho bisogno di far puzzare i miei pantaloni di cane rognoso- disse alexey -ma senti chi parla, il signor ho fatto scoppiare una guerra e sono rimasto in coma per 5 anni, e per giunta, dopo che vedo le persone che mi salvano me ne vado via senza manco salutare! Avrei dovuto darti in pasto a quello scorpione senza pensarci troppo, sei fortunato che ci tengo a shans e lei ci tiene a te- disse sparendo dietro ad un cespuglio. Alexey mi fissò -ti chiami shans quindi? Potrei sapere come mi conosci e cosa vuoi da me?- -primo punto, io sono la dea di cui parla la leggenda che tu e morte bianca avete scoperto e studiato. due, ho la coscienza delle mie due metà, quindi ti conosco bene. tre, in cinque anni in cui tu sei stato in coma le cose sono un po cambiate e quindi devi rimanere vivo fino a che non mi servirai più e potrai anche ucciderti. fino a che la missione non sarà completa tu sarai legato alla mia anima, fai degli errori e io lentamente morirò portando via anche il lato di me che tanto amavi chiamato doppia p-. Lui mi fissò in silenzio con occhi lucidi, stavo per chiedergli il perché di quella faccia, ma lui di scatto si buttò verso di me e mi baciò -hey! Non posso nemmeno assentarmi per un paio di minuti che iniziano ste cose?- disse ombra sbucando di colpo -n… non è come sembra…- balbettai rossa in volto -i… infatti…- disse imbarazzato e spaventato alexey -ti avverto solo una volta, brutto egoista bastardo senza cuore, tocca di nuovo la mia dea e ti farò così male che piangerai tanto da terminare le lacrime, urlerai tanto da distruggerti le corde vocali e ti prenderai tanti calci nel sedere da diventare stitico a vita- disse il cucciolo cacciando centinai di armi diverse, i suoi occhi divennero rossi e i denti aguzzi -o cavolo, shans ti prego salvami!- urlò alexey nascondendosi dietro di me. -stai iniziando a tenerci alla tua vita, già è un passo avanti- gli dissi -dai ombra meglio che andiamo via di qui- dissi, ma subito dopo le mie parole l'edificio dietro al quale ci nascondevamo ci precipitò addosso. Chiusi gli occhi preparandomi al colpo ma sentì solo una forte esplosione. Guardai alexey, aveva il pungo rivolto verso l'alto mentre il masso che ci stavo crollando prima inizio a frantumarsi dopo il suo colpo -che diamine è successo…?- chiese ombra -ha assorbito bene il mio potere, sa dominare il fuoco che gli ho trasmesso- dissi impressionata -ma che cosa?! Ma dai, ti rendi utile solo ora stupido umano?!- disse seccato il cane -gente…- disse alexey fissandoci -si?- chiedemmo in coro -… la mia mano sta andando a fuoco… fate qualcosa!!!- urlò correndo in tondo. Ombra si butto verso di lui e gli morse la mano spegnendo la fiamma con la saliva -che schifo!- urlò alexey -non che io sia stato felice di farlo, la tua mano sa di cadavere in decomposizione- disse ombra -io direi che abbiamo altri problemi- dissi fissando l'enorme scorpione che si trovava sopra di noi. Riuscimmo in qualche modo a scappare e a nasconderci in un luogo sicuro. da quel giorno nacque il patto tra i tre regni degli dei, umani e ombre, noi avremmo riportato la pace sulla terra. Forse.


ANGOLO DELLO SCRITTORE
Buonsalve gente, qui è pokepony che scrive e vi do il benvenuto in un nuovo angolo dello scrittore!
Finalmente ho finito questa storia. Ammetto di essere emozionata perché ci ho lavorato davvero tanto, non solo per i temi, ma per la trama in se che con il continuo sarà molto più intricata.
Morte Bianca è il mio personaggio preferito, non solo perché mi ci rivedo, ma anche perché è un personaggio che ho in riserva da molto.
Per lei ho scritto un capitolo davvero bello che spero abbia commosso alcuni di voi, ci sono riuscita? 
Cosa ve ne pare dei nuovi personaggi? E del finale?  
Spero vi piaccia la prossima storia che si chiamerà "Amore divino", seguitela con attenzione, mi raccomando!
Non vedo l'ora di finire la serie, speriamo vi prenda quanto me. Alla prossima!
Pokepony10

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