La mia Kryptonite

di CaraVause
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo arrivo ***
Capitolo 2: *** Sola ***
Capitolo 3: *** Nemica? ***
Capitolo 4: *** Pizza e birra ***



Capitolo 1
*** Un nuovo arrivo ***


•Alex•

Il fastidioso suono della sveglia mi fa aprire gli occhi di scatto. Con un movimento la stacco, poi guardo l’ora sul mio telefono. Sono le 5:30.

“Non è mai troppo presto per salvare il mondo!” ripete sempre Kara, e non le posso dare di certo torto. 

Il DEO mi ha fatto rinascere e, mi ha sempre fatto sentire realizzata. Però è da un po' di tempo che mi sento strana, sola. Cerco di far uscire i pensieri cattivi dalla mia testa scuotendola velocemente e alzandomi dal letto. Mangio una mela, faccio una doccia, indosso una maglietta grigio scuro, pantaloni e stivaletti neri, giubbotto di pelle dello stesso colore ed esco di casa. In sella alla mia moto raggiungo una delle basi del DEO, ma prima di avvicinarmi troppo ad essa, posteggio il mio veicolo in un posto sicuro, lontano da occhi indiscreti. Porto gli occhi al cielo e noto che quest’ultimo è grigio, triste, proprio come me. Entro alla base, dopo aver indossato la divisa nera.

«Buongiorno agente Danvers.» mi saluta John.

«Giorno. Qualche novità?»

«Winn?»

«No, nessuna novità!» afferma il ragazzo.

«Bene» rispondo, «allora ne approfitto per allenarmi.»

Vado in una stanza piena di sacchi di box. Avvolgo le mie mani con delle fasce bianche ed inizio l’allenamento. Un pugno, due pugni, tre, quattro, cinque. 

«Non è abbastanza!» penso tra me e me.

Tolgo le fasce che proteggevano le mie mani e inizio a tirare pugni al sacco che si trova al mio cospetto. Cerco di buttare fuori tutti quei sentimenti negativi che si sono stabiliti al mio interno con pugni sempre più forti. Improvvisamente inizio a sentire un forte dolore alle mie nocche, ma decido di non fermarmi. Il sacco è ricoperto di sangue rosso e caldo. 

«Voglio andare oltre.»

Ad un tratto, vedo sbucare davanti a me Kara, in veste di Supergirl. Blocca entrambe le mie mani, che al contatto con le sue bruciano da impazzire.

«Che cosa stai facendo?!» mi domanda, con un tono forse spaventato.

«Lasciami stare, Kara. Mi sto semplicemente allenando.» cerco di spiegare.

Lei molla la presa, iniziando ad osservare il palmo delle sue mani ricoperte dal mio sangue. 

«Io questo lo chiamo distruggersi, Alex! Le tue nocche sono letteralmente distrutte. Mi spieghi cos’hai nella testa?!»

«Ho solo bisogno di un modo con cui sfogarmi.» dico, col mio solito gesticolare.

«Ma non in questo modo. Adesso andiamo in infermeria, le tue mani hanno bisogno di essere medicate.»

«Dammi qualche minuto.»

«Adesso Alex!»

Decido di non farmelo ripetere un’altra volta. Quando vuole, mia sorella, sa essere davvero insopportabile.

«Cosa è successo?» chiede John, entrando in infermeria.

«Un allenamento finito male.» rispondo tenendo lo sguardo fisso sulle mie mani ormai medicate e fasciate con cura da un agente.

Mi alzo dal lettino, raggiungendo la postazione di controllo.

«Sembra tutto tranquillo.» dice Kara.

«Hai parlato troppo presto!» urla Winn.

«Cosa sta succedendo?» chiede la bionda.

«Un’astronave aliena è appena entrata nella nostra atmosfera!»

Senza perdere altro tempo Supergirl e John volano via, indirizzandosi sul probabile luogo dello schianto.

«Supergirl? Mi senti?»

«Si, Alex.»

«Allora?»

«Questa navicella viene da Kripton..»

Percepisco il suo tono sorpreso.

«Kara, sta attenta. Non puoi sapere chi  o cosa c'è al suo interno.»

Dopo pochi secondi Kara e John ritornano alla base con una donna tra le braccia. È inerme, quindi suppongo che non si sia ancora svegliata da un sonno durato anni probabilmente. La portiamo in infermeria dove possiamo tenerla sotto controllo.

«Ha un viso così familiare.» afferma Kara.

«Pensi che sia una kriptoniana?»

«Ne sono quasi completamente sicura.»

«Io raggiungo John per dargli alcuni aggiornamenti. Sta attenta.»

Annuisce con la testa.

Nel mentre scendo le scale, sento un enorme botto e vedo mia sorella schiantarsi contro un muro.

«Kara!» urlo.

«Agenti, attaccate l’aliena!» ordina immediatamente John.

Quest’ultima in poco tempo mette K.O tutti gli agenti, compresa Kara. Prendo il pugnale di kriptonite dal fianco di John tirandoglielo addosso e colpendola sulla spalla. Lei cade, indebolita. 

Mi avvicino a lei correndo con in mano la mia pistola. 

«Sta ferma!»

«Adesso mi viene proprio difficile muovermi.» afferma.

La sua voce è calda e roca. I suoi occhi hanno lo stesso colore della kriptonite.

«Perché mi hai attaccata?» le domanda mia sorella, mentre degli agenti la immobilizzano con delle manette a kriptonite.

«Cos’altro avrei potuto fare? Mi trovo in un posto a me sconosciuto con volti che non conosco.» dice, lamentandosi poi a causa del dolore causato dal pugnale nella spalla.

«Ha bisogno di cure.» afferma Kara.

«No, ha solo bisogno di essere chiusa in una cella.» afferma John.

Così viene fatto.

Vedo paura negli occhi di John, una strana paura.

Dopo qualche minuto di discussioni incentrate sul da farsi, accompagno Kara alla cella dove si trova l’invasore. 

«Ah, è così che vengo chiamata adesso?» domanda guardandomi nell’udire quella parola.

Resto nuovamente incantata da quei suoi occhi color smeraldo. Un brivido percorre la mia schiena nel momento esatto in cui i suoi occhi si posano su di me. Per quanto arrogante e insopportabile possa essere questa donna, non posso non ammettere che è dotata di una bellezza assurda: capelli lunghi castani e mossi, occhi magnetici, labbra carnose, sorriso stupendo e fisico da urlo.

«Tu hai un viso familiare. Qual è il tuo nome?» domanda la bionda.

«Il mio nome è Shay Silver e vengo dalla brillante Kripton. Da come ho potuto constatare dai poteri che ti ha donato questo sole giallo, anche tu provieni da Kripton, gonna rossa.» afferma, con un sorriso beffardo.

«Shay?» ripete mia sorella.

«La conosci?» domando. 

«Mi portava sempre un dolcino in più ogni giorno, anche quando Alura mi vietava di mangiarli.»

«Hai detto Alura? Kara? Kara Zor-El, sei proprio tu?» chiede la straniera avvicinandosi al vetro che ci separa.

«Non ci posso credere!» afferma, facendo la stessa cosa.

«Che donna stupenda sei diventata, Kara!»


«Ero sicura che non ti avrei mai più rivista..»gli occhi di mia sorella diventano lucidi e sulla sue labbra spunta un enorme sorriso. «Sei riuscita a scappare.»

«Si.»

«Come mai hai perso così tanto tempo per arrivare qui, sulla terra?» mi immischio.

«È una storia lunga.»










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Capitolo 2
*** Sola ***


•Shay•

«I genitori di Kara, dopo averla mandata a bordo di una navicella indirizzata sulla Terra, corsero da me, cercando di riservarmi lo stesso suo destino e, quindi, la salvezza. Ma durante la programmazione della meta ci fu un enorme esplosione che fece sbagliare Alura. Impostò come meta il pianeta rosso, Marte. Visto che Kripton stava per morire, tua madre» dico rivolgendomi a Kara, «mi disse di andare su Marte, che era un pianeta molto vicino alla Terra e di raggiungerti in seguito. Ma i miei piani cambiarono all’arrivo sul pianeta rosso.»

«Cosa è successo?» mi chiede la bionda, incuriosita.

«Pensavo che ,arrivata li, avrei trovato dei marziani verdi. Invece quelli che ho trovato sono stati solo dei terribili marziani bianchi che mi hanno imprigionato e tenuta lì per dodici lunghi anni.»

«Sono solo menzogne!» urla il marziano.

«John, cosa stai dicendo?» chiede la donna che sta sempre al fianco di Kara. Alex, mi sembra che si chiami.

«Tu hai aiutato i marziani bianchi più di trecento anni fa a schiavizzare e uccidere il mio popolo e la mia famiglia! Tu li hai uccisi tutti!»

«Io non esistevo nemmeno trecento anni fa!» affermo. Il pugnale di kriptonite inserito ancora nella mia spalla mi indebolisce un sacco, non riesco quasi a reggermi sulle mie gambe.

«Stai mentendo!» urla, scagliandosi verso il vetro e tirando un pugno.

«Martian, sta attento. Potrei spezzarti in due con una sola mossa.Ti ripeto che non so di cosa stai parlando. Io ero contro i marziani bianchi, ho combattuto contro loro!»

Noto che Alex poggia la mano sulla spalla di quell’alieno verde con le sembianze di un umano, cercando di tranquillizzarlo. In parte ci riesce, infatti, quest’ultimo lascia la sala.

«Ti farò uscire da qui, Shay.» mi rassicura Kara.

«Non ne vale la pena andare contro al tuo capo per me. Sono abituata a stare all’interno di celle, da sola. Ho passato molto anni in queste condizioni. Va bene così, tranquilla.»

Noto che lo sguardo della mora si è posato su di me. La osservo per qualche secondo, ma non riesco a leggerla del tutto. Di lei riesco solo a vedere che è coperta da un velo di durezza, che probabilmente utilizza per non farsi avvicinare da altre persone, umani o alieni che siano.
Tutti lasciano la stanza, ed io rimango sola un’altra volta.



Passano molti minuti, forse delle ore. Io mi trovo seduta su una specie di panca bianca, come il resto della stanza. Col mio super udito sento dei passi che si fanno sempre più vicini, ma a causa del piombo che ricopre i muri non riesco a vedere di chi si tratta. 
Le porte si aprono. È Alex con qualcosa tra le mani. 

«Ti ho portato qualcosa da mangiare. Per fare arrivare il cibo da te devo aprire questa cella. Non ti conviene attaccarmi considerando che ho della kriptonite con me.»

«Pensi che non sia bastato questo pugnale?» indico la mia spalla sinistra «Non sono un nemico, Alex. Conosco Kara da quando era in fasce, non le farei mai del male.»

«John dice il contrario.»

«Il tuo amico, John, sbaglia.»

«Ah, davvero?»

Mi alzo, ma perdo subito l’equilibrio. La kriptonite sta lasciando dei segni evidenti sulla mia pelle. Non ho mai provato un dolore così forte. Perdo i sensi e l’ultima cosa che vedo sono i suoi occhi, neri come il cielo di notte, ma brillanti come due stelle.


•Kara•

Anche se la mia testa ha solo un pensiero fisso momentaneamente, devo concentrarmi su questo nuovo articolo che tratta della L-corp. 

«Titolo, testimonianza di Lena, 1768 parole... Finito!»

Corro per consegnarlo al mio capo al più presto possibile, per arrivare puntuale all’appuntamento con Lena. Ultimamente, da quando Mon-El se n’è andato via, io e lei abbiamo iniziato a trascorrere molto più tempo insieme. Mi ha sempre dato una spalla su cui piangere e per questo le sono grata. Arrivo al ristorante dove pranzeremo, e la trovo già seduta al nostro tavolo.

«Sono in ritardo?» chiedo, sedendomi in maniera goffa.

«No, sono io che stavolta sono arrivata in arrivata in anticipo.» risponde, dopo aver riso per i miei movimenti buffi. «Cosa mi racconti?»

«Proprio qualche minuto fa ho consegnato il mio articolo riguardante la L-corp, una certa Lena Luthor e l’ospedale che ha appena aperto munito di tecnologia all’avanguardia.»

«Con tuoi articoli mi fai sembra una persona migliore.» 

«La persona che sei.» affermo. Lei risponde con un sorriso, che viene subito ricambiato.

Improvvisamente sento squillare il mio telefono. 

«Scusa, ma devo proprio rispondere.»

«Si, fai pure.» 

Entro nel bagno del ristorante e rispondo.

«Alex, cosa c'è?»

«Shay è svenuta a causa della kriptonite che si trovava nel suo corpo. Ho cercato di portarla in infermeria, ma John mi ha bloccata. L'ha portata nella stanza degli allenamenti e ha attivato la kriptonite al venticinque per cento. La tua amica appena ritrovata rischia di morire.»

«Sto arrivando!»

Raggiungo Lena, dicendole che ho un urgenza e devo proprio andare. Riesco a vedere la tristezza nei suoi occhi.
Purtroppo non è la prima volta che scappo via così quando sto insieme a lei. Questa situazione potrebbe far nascere dei sospetti in lei per quanto riguarda la mia identità. 

«Credo che sia arrivato il momento di dirle che sono Supergirl.» penso «Magari non proprio questo momento,ma devo farlo al più presto!»

Volo a tutta velocità al DEO, dove quello che mi trovo davanti è davvero assurdo, ed io non posso fare niente.


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Capitolo 3
*** Nemica? ***


•Alex•

John si è mostrato nella sua vera forma e tiene la kryptoniana sollevata da terra dal collo. La grande percentuale di kryptonite presente nella stanza potrebbe causare la morte della nuova arrivata.

«John, fermati! Lasciala stare!» cerco di attirare la sua attenzione.

«È un’alleata dei marziani bianchi. Deve morire!» risponde.

Senza dare ascolto ai miei pensieri razionali, mi lascio guidare dal mio istinto, fiondandomi su John. Cerco di bloccarlo in tutti i modi, ma invano.

«JOHN!» una donna alle mie spalle urla forte il suo nome. In un primo momento non riesco ad associare la sua voce ad una persona, perciò mi volto.

«M-gann?» 

«John, lasciala stare. Lei non è un nemico.»

Martian fa subito come gli ha detto, lasciando stare Shay. Io annullo del tutto la percentuale della kryptonite e, senza esitare, sfilo il pugnale dalla spalla della ragazza che lancia un urlo di dolore.

«Scusa.» sussurro.

«Mi hai praticamente salvata, e non ho ancora capito il perché.» dice, con un filo di voce.

«Ho visto il modo in cui ti ha guardata mia sorella, lo faccio per lei e non per te.»

Nel frattempo, arriva Kara che si presta per dare soccorso a Shay. 

«Dobbiamo subito portarla in infermeria.  È ridotta male.» dice.

Così facciamo. 


•John•

«M-gann, ma quando sei arrivata?»

«Sono arrivata qualche minuto fa. Ma cosa stavi cercando di fare?»

«Quella ragazza ha ucciso la mia famiglia! Ricordo ancora perfettamente la sua risata mentre bruciava tutti.» 

«Ma cosa stai dicendo?! Il suo nome è Shay Silver e ha portato molti marziani bianchi nella giusta direzione in pochi anni. Appena sono ritornata su Marte, lei mi ha accolta. Ha rischiato la vita per una causa che non era nemmeno sua.»

«C-cosa?»

«È così mio amore.» mi accarezza delicatamente il viso, mentre io chiudo gli occhi. «È una mia amica e, a quanto pare, è importante anche per Kara.» mi prende per mano «Adesso andiamo da lei e dalle tue ragazze.»

«Si.»


•Kara•

«Cosa diavolo ti è saltato in testa, John?!» dico furiosa, scagliandomi verso di lui.

«Pensavo che..» non lo lascio finire.

«Hai praticamente attaccato un membro della mia famiglia, una mia carissima amica. Come hai potuto?!» i miei occhi azzurri diventano fuoco.

«Kara!» mi richiama Alex.

«Non voglio vederti.» affermo, voltandomi verso Shay che si trova coricata su un lettino in cui io stessa sono stata spesso. Le afferro la mano, accarezzandola dolcemente col pollice. 

John esce dalla stanza.

«Chiamami quando si sveglia.» dice M-gann.

«Si. Grazie M-gann.»

Esce anche lei, raggiungendo John.

«Allora..» inizia Alex «per ora è stabile. Le sue ferite stanno guarendo, un po' più lentamente del previsto a causa del tempo in cui è stata esposta alla kryptonite. Si riprenderà presto, Kara.»

Mi volto verso di lei. 

«Non l'hai lasciata da sola. E questo l'ho apprezzo molto.»

«Non potevo farlo.»

«Si invece, potevi. Però non l'hai fatto.» rivolgo il mio sguardo di nuovo verso Shay «È stata sola per tutti questi anni.. non oso immaginare come si sia sentita, anche se, in parte, posso capirlo.»

«Ma adesso ha te, Kara. È fortunata ad averti trovata.» afferma, facendomi sorridere.

«E ha anche te.»

«Oh no! Non mettermi in mezzo.»

«Ho visto il modo in cui la guardavi quando ci ha raccontato parte di quello che ha passato, Alex. So che non ti va proprio a genio, ma sono certa che anche tu ti affezionerai a lei, perché penso che sia una persona fantastica.»

«Per te sono tutte persone fantastiche. Vedi del buono anche quando non c'è.»

«Cambierai idea su di lei.»


Decido di restare qui, al DEO, per esserci quando lei si sveglierà, però prima è meglio chiamare Lena. 

«Hey, che sorpresa ricevere una tua chiamata!»

«Riesco a percepire una nota di sarcasmo.»

«Ma ti stai sbagliando, Kara Denvers.»

«Scusami tanto, Lena, per come sono corsa via oggi a pranzo, ma è..»

«Capitato un imprevisto, lo so.» mi interrompe, continuando la frase.

«Scusami tanto. Vorrei rimediare. Andiamo a cena insieme questo venerdì? Offro io, naturalmente.»

«Accetto! Ma..»

«Ma?»

«Questa volta non scapperai via.»

«Ti do la mia parola!»

«Allora è perfetto. A venerdì.»

«A venerdì.» stacco.

Ritorno alla stanza di Shay. 

«M-gann..» dico, un po' sorpresa.

«Volevo vedere come stava.»

«Non sapevo che eri così legata a lei.» ammetto, guardando il corpo inerme di Shay.

«Lei ha aiutato me e parte del mio popolo a cambiare in meglio. Le devo molto.» le sfiora il braccio, poi continua «Ti chiedo scusa per il comportamento di John ma, da quanto ho capito, lui ricorda una kryptoniana, con lo stesso aspetto di Shay, aiutare i marziani bianchi a schiavizzare i marziani verdi. Gli ho spiegato tutta la storia e, soprattutto, la situazione in cui si trova adesso Shay.»

«A che situazione ti riferisci?» domando, aggrottando la fronte.

«Dopo te, è la kryptoniana più ricercata dell’intero universo. In otto anni ha sconfitto molti alieni ostili, compresi i marziani bianchi. Molti la vogliono morta.»

«La proteggerò io.»

«Non avevo dubbi su questo. E, per quanto può valere, ha anche il mio aiuto dalla sua parte.»

Le sorrido, per poi abbracciarla.

«Ti ringrazio, M-gann. Se non fosse stato per te.. non so cosa sarebbe potuto succedere.»

«John era solo spaventato e arrabbiato con la persona sbagliata. Adesso scendo al bar degli alieni. Tienimi aggiornata.»

«Certo.»

Prendo una sedia e mi apposto al suo fianco.


«Kara! Kara!» mi sento chiamare, mentre qualcuno mi scuote il braccio. «Svegliati! Shay è sparita!» apro gli occhi e vedo Alex difronte a me, mentre il lettino è vuoto.

«Dov’è andata a finire?»


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Capitolo 4
*** Pizza e birra ***


•Alex•

Mentre Kara, con il suo super udito e con la sua super vista, sorvola la città nella speranza di riuscire a trovare Shay, io faccio un giro nei posti più frequentati dagli alieni. La mia prima tappa è il bar. 
Sorpresa, la vedo seduta al bancone con in mano un bicchiere.

«Mi hanno detto che qui, sulla Terra, bevete per dimenticare. Sono al terzo ma ricordo ancora ogni cosa.»

«Devi tornare al DEO.» dico a bassa voce.

«Qui ti sbagli.» afferma, alzandosi e mettendosi di fronte a me «Non devo. Io non sono di vostra proprietà, Alex.»

«Non si tratta di questo. Non hai ancora recuperato tutte le forze, sei debole.»

«Non fingere che t’importi qualcosa!» alza la voce.

Io resto immobile, pensando a quante volte ho pronunciato questa frase ai miei genitori. Forse io e lei avevamo qualcosa in comune. Circondate da centinaia di persone, ma soffocate da un’enorme sensazione di solitudine.

«Tu sei importante per Kara.»

«E lei lo è per me. Ma quello non è il mio posto, non è la mia casa. Io non ho una famiglia.»

«Adesso ce l'hai.»

Punta lo sguardo sul bicchiere, buttando giù il liquido tutto in una volta.

«Un altro!» dice al barman, che l’accontenta subito.

«Bere non è la soluzione migliore. Shay, io so come ti senti. Dentro te percepisci quella voglia di lasciare perdere tutto, di non andare avanti. Ti senti sola e triste.»

«Stai parlando di me o di te?» controbatte.

«Fottiti!» dico, arrabbiata «Potresti almeno cercare di accettare l’aiuto delle persone che ti stanno intorno, senza reagire in questo modo così… così stupido!»

La vedo ridere e ,incazzata, esco fuori dal locale. A passo veloce, raggiungo la mia moto posteggiata all’esterno del bar, ma improvvisamente, vengo sollevata in aria ritrovandomi in pochi secondi al di sopra dei grattacieli più alti.

«Lasciami stare! Attireremo l’attenzione dei cittadini così!» grido.

«Non abbiamo iniziato nel migliore dei modi noi due e, ho visto come mi guardi.»

«Che intendi?»

«Mi guardi come se fossi qualcosa di sbagliato.»

«Non è affatto così.»

«Stai dicendo che è solo una mia impressione?» domanda, accennando un sorriso.

«Esatto.» rispondo.

«Ad ogni modo, stasera ti porterò a toccare le stelle.»

«C-cosa?»

«Ho avuto modo di osservare i tuoi occhi da una distanza piuttosto ravvicinata e ammetto di esserne rimasta incantata.»

«Incantata?» ripeto a bassa voce.

«Si, incantata.»

«Strano.» 

«Perché?» chiede, incuriosita.

«Di solito, gli occhi neri non li nota nessuno.»

«Io penso che, non sia tanto il colore a rendere due occhi belli, ma la luce che essi racchiudono. E i tuoi.. i tuoi somigliano a due stelle.»

Senza rendermene conto, mi ritrovo a sorridere.

«Ed è bello vedere che anche il tuo sorriso non ci scherza.»

Mi volto dalla parte opposta del suo viso, e vedo il mare in lontananza. 

«Dillo che mi hai portata qua semplicemente per affogarmi.»

Lei scoppia in una breve risata. «No no, ti ho portata qua per mostrarti ciò che ho visto la prima volta che ti ho vista.»

In pochi secondi ci ritroviamo a volare a pochi centimetri da un mare che riflette il cielo e le stelle.

«È stupendo.» ammetto.

«Ti va di toccare le stelle?» 

Annuisco con la testa e, a poco a poco, lei si abbassa fino a permettermi di sfiorare quelle stelle riflesse sull’acqua.


***


È passata ormai una settimana da quella sera, e Shay ha deciso di tornare al DEO. Si è allenata 10 ore al giorno con Kara e le restanti da sola. Abbiamo constatato che la sua forza è maggiore di quella di Supergirl, mentre vista calorifica, velocità e soffio congelante sono identici. Considerando la severità di John, a Shay non è stato permesso di lasciare la base in questi giorni e ciò, spesso, l'ha resa nervosa.

«Non ne posso più di stare qua dentro.»

«Sono le regole, Shay.»

«Non le trovo giuste. Sono pronta per lasciare il DEO.»

«Non spetta a te dirlo.»

«Dai, Alex! Ho così tanta voglia di bere una bella birra.»

«A proposito di birra..» dico, correndo verso la mia borsa e uscendo due bottiglie, «Eccole qua!»

«Si, cazzo! Non so proprio come farei senza di te.»

Sorrido a quella sua affermazione.

Ad un tratto, alle nostre spalle sbuca Kara in veste di Supergirl.

«Sempre a bere voi due, eh?»

Shay posa la bottiglia, dirigendosi verso la bionda.

«Kara, va a parlare con John e digli che sono pronta per mettermi all’opera.»

«L'ho già fatto e..»

«E?»

«Potrai lasciare per qualche ora il DEO oggi.»

«Finalmente! Alex, adesso potrai pagare per la scommessa che hai perso tre giorni fa. Mi devi una pizza!»

«Stasera alle venti in punto a casa mia, allora.»

«Ammetti che ci stai provando con me, Danvers.»

«No, sei tu che ci stai spudoratamente provando con me, Silver.»
 
Kara scoppia in una grande risata, seguita poi da me e da Shay.

«Ho portato i tuoi vestiti a casa mia, perciò possiamo farci un salto e poi magari fare un giro tra le strade di National City.» propongo.

«Si, va bene.» risponde Shay «Ma guido io.»

Le lancio le chiavi della mia moto.

In dieci minuti circa arriviamo a casa mia.


•Shay•


«Eccoci a casa!» afferma, entusiasta.

«Hai buon gusto, Danvers.»

«Ti ringrazio. Nell’armadio dell’altra stanza ci sono i tuoi vestiti; se vuoi puoi andare a farti una doccia e cambiarti.»

«Va bene.»

Così faccio. L’acqua calda percorre il mio corpo, accarezzandolo. Molti brutti ricordi iniziano però avvenire a galla, per questo decido di uscire dalla doccia. Indosso l’accappatoio e faccio qualche passo prima di raggiungere la stanza con i miei vestiti. In quei pochi secondi, sento lo sguardo di Alex posarsi sul mio corpo bagnato, e la mia pelle inizia a bruciare.
Indosso un paio di jeans blu, una maglietta nera e un giubbotto di pelle nero. Mi asciugo i capelli e raggiungo Alex in cucina. 

«Finito?» 

«Si, adesso possiamo andare.» dico.

Prende un paio di occhiali da vista e me li poggia sul naso.

«Adesso si che possiamo andare!»

Ma un enorme esplosione fa tremare la terra sotto i nostri piedi, creando trambusto.

«Cosa è stato?» domanda.

Con la mia super vista cerco di trovare la fonte dell’esplosione.

«Degli alieni stanno attaccando la città e Supergirl sta cercando già di combatterli. Devo raggiungerla.»

«No, Shay, non puoi! Ci penseranno Kara e il DEO a fermarli.»

«Non posso stare qui con le mani in mano.» detto questo esco dalla finestra volando.

Arrivo al luogo dell’esplosione.

«Supergirl!»

«Shay, cosa ci fai qui? Vai via!»

Vengo brutalmente colpita al viso, e dolorante percorro strisciando a terra qualche metro. Mi volto verso l’essere che mi ha appena colpita.

«I marziani bianchi..»

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