Biografia senza tempo (DA RISCRIVERE)

di pokepony10
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** nel buio della soffitta ***
Capitolo 2: *** predatori urbani ***
Capitolo 3: *** in viaggio per la follia ***
Capitolo 4: *** La pena di chi ruba ***
Capitolo 5: *** Nuovi sentimenti ***
Capitolo 6: *** Il pezzo più prezioso della collezione ***
Capitolo 7: *** Un incontro principesco ***
Capitolo 8: *** fuga contro il tempo ***
Capitolo 9: *** c'è chi sa molto... ***
Capitolo 10: *** ...e chi non ricorda nulla ***
Capitolo 11: *** segni dell'epidemia ***
Capitolo 12: *** diamoci un taglio ***
Capitolo 13: *** gli intrusi verranno eliminati ***
Capitolo 14: *** non basterà una foto, non basterà il ricordo ***
Capitolo 15: *** e tutto si spiega ***



Capitolo 1
*** nel buio della soffitta ***


Salve io sono Kymyky Kawakay e sono figlia di una famiglia di illustri medici. Mio padre, il dottor saway, mi ha sempre trattata come un maschio tagliandomi i capelli corti e facendomi mettere sempre un camice che fino a 10 anni probabilmente mi andava troppo lungo , tanto da toccare terra. Ho passato 18 anni della mia vita rinchiusa in una casa. Sono stata specialmente in camera mia poiché le altre stanze sono sempre state chiuse a chiave. Sono stata rinchiusa soffocata da libri di scienza, fisica, chimica, astronomia, matematica e informatica, tutti libri usati da mio padre per i suoi studi, ma io non volevo diventare una scienziata, volevo essere una contadina dispersa nel nulla… ma lui ha scelto il mio destino… ha innescato in me una reazione strana nei confronti della mia vita.

Per quanto odiassi il suo futile lavoro e spietato come pochi, io ero uguale a lui, tendevo a esserlo almeno. Ne ho avuto la conferma il giorno in cui la curiosità mi spinse a domandarmi cosa ci fosse dietro quelle porte chiuse da fin troppo tempo. Quel giorno mio padre era uscito lasciandomi sola con mia madre. Lei è una donna dolce, fin troppo, solo quel giorno le rivolsi la parola in tono di figlia cosa che non avevo mai osato fare. -ma..ma..mamma…- iniziai a sibilare la parola più difficile per me da dire per quanto la conoscessi dai primi anni di vita. Quella donna che ora occupava il suo posto non era nessuno per me, solo una donna che e stata salvata dalla strada… nulla di più. -cosa c'è?- mi chiese con un sorriso pateticamente falso - tu sai dove sono le chiavi per la soffitta?- -bhe si … ma come mai me lo chiedi?- non sapevo che dire e mi inventai una bugia-.. Bhe ho sentito un rumore..- lei mi sorrise e si mise una mano nella maglietta- eccotele- mi disse porgendomi un mazzo di chiavi da forme bizzarre  -grazie- dissi avviandomi, ma lei mi fermò afferrandomi il braccio e mi sussurrò nell'orecchio -non sempre la curiosità fa bene, ti consiglio di tenere gli occhi aperti- io mi allontanai senza fiatare.

Passando per il soggiorno presi una candela e un fiammifero, nel corridoio per la soffitta la luce non c'era. percorsi il corridoio poco illuminato dalla candela che avevo in  mano. Ero finalmente arrivata, in fondo a quel corridoio dove vi era una scala. Posai la candela a terra e avvicinai la scala all'entrata della soffitta. presi la candela e salì, guardai le chiavi -quale tra queste?- sussurrai -il sangue… il sangue…- senti sussurrare una voce femminile -stupida donna mi fa sentire anche le voci.. Cosa ne sa di questa casa?!- dissi tirando un cazzotto sulla porta. Sentì un dolore alla mano, la aprì -sangue…- sussurrai, una sola chiave era stata sporcata -… che sia questa?- pensai -sangue … sangue….- sussurrava ancora la voce, sentivo il mio battito riempire il vuoto del corridoio, la paura stava dominando il mio corpo.

Con la mano tremante inserì la chiave sporca e chiusi gli occhi, sentì uno scatto, era aperta -ora meglio muoversi- pensai ed entrai nella buia camera con la candela accesa -brava…- sentì ancora la voce -chi sei? fatti avanti!- urlai -sh! Fai silenzio - la candela mi bruciò la mano e io la lasciai cadere per terra.

La candela rotolò fino a toccare qualcosa… anzi qualcuno -sorellona sei venuta ….- la fioca luce illuminò una bambina dagli occhi grandi e verdi, dai capelli castani corti e raccolti da due elastici. Indossava una giacca di forza. Era in piedi davanti a me con il viso pieno di cicatrici, per qualche secondo non risposi - sorellona non sei felice di vedermi?- elaborai la frase come se fosse un codice segreto -sorellona?...- chiesi indietreggiando lievemente -si… ti vedo sempre sui libri… sei venuta a salvarmi kymyky?- mi chiese. A sentire quel nome rabbrividì -… non…non so chi sei e che ci fai qua, ma per avere una camicia di forza devi essere pericolosa…- -non temere , non ti farò del male… sono solo la vittima qui- -vittima di chi? vittima di cosa?- ero sconvolta, non ho sorelle eppure lei assomiglia molto alla compagna di papà, ero confusa troppo per dare ascolto a quella mocciosa. -cosa posso fare per farmi credere?- mi domandò -nulla, levati di mezzo! non ti parlo, non ti conosco e puoi anche morire qua dentro, non ti aiuto, chiunque tu sia!-.

Mi uscirono parole senza il mio controllo e il mio corpo si avviò verso la candela come una mosca alla luce -cosa? Non puoi dire sul serio sorellona!- poi fermò con il piede la candela -levati di mezzo non voglio saperne di te, non sei altro che un'illusione, quella donna mi ha soggiogata fino a questo punto, non esisti, sparisci!- a quelle parole le diedi uno spintone. Con le braccia legate non trattenne la caduta con la faccia per terra. Sentivo singhiozzare quella bambina, si alzò con fatica e quando si girò aveva il volto insanguinato e gli occhi che lacrimavano -sorellona…- sussurrò tra le lacrime -come hai potuto!?- urlando e gettandosi verso di me. Sentì il tintinnio di catene, si era fermata a pochi centimetri da me, tirava con tutta la forza quella catena, mi odiava ma non mi interessava -smettila di lamentarti!- -continuerò fino a quando non morirò!- esclamò.

Corsi verso di lei e le diedi un potentissimo calcio -inizia a crepare!- dissi. Ma sapevo che era solo svenuta. Non volevo disturbi e per la prima volta le ginocchia mi tremavano dalla paura, quella bambina mi aveva terrorizzata -è solo un eccesso di adrenalina- pensai continuando a camminare. Sentivo le gambe pesanti come se il mio corpo si rifiutasse di camminare. Mi trascinai lentamente… io non avevo paura di quella bambina, ma di me. Avevo attaccato quella ragazza che non mi aveva fatto nulla, eppure era li sdraiata con il volto immerso nel sangue e nelle lacrime.

-sorellona… non andare… finirai come me..- sussurrò la bambina -non…non dire sciocchezze…- dissi facendomi forza -allora vai, ma ti assicuro che uscita da qui non sarai mai più la stessa- disse alzandosi -ma non eri morta?- -non preoccuparti… non manca molto…- sussurrò -ma che sciocchezze dici, dai alzati…- -che vuoi fare?- -tra ste chiavi ce ne deve essere una per quel collare che hai….- -le chiavi?...- -si stai ferma…- liberai la bambina e me la portai dietro. -ma per avere le chiavi … hai messo le mani…- -certo che no! per quanto la odio non la sfiorerei manco morta…. Anche se…- -pervertita, lasciami il braccio! anche se cosa?!- -nulla, è che è una tipa cosi…. - -invidi che lei ha dei cocomeri e te massimo delle mele?- -non confrontare la frutta con la taglia…- -non voglio spiegazioni scientifiche voglio solo uscire di qui, andiamo..- disse la bambina -io non prendo ordini da una mocciosa, se vuoi vai da sola …- -ma le chiavi le hai tu…- -allora seguimi- -certo…pervertita- -mocciosa- eravamo patetiche ma non capivo come io, che ora trovavo vagamente divertente la situazione, pochi minuti prima l'avevo quasi uccisa -a che pensi?- chiese -nulla andiamo-.

continuammo a camminare, i passi risuonavano come i nostri battiti. -Hai paura…- mi disse -si, ma non voglio che tu ne abbia- dopo poco ci ritrovammo dinanzi ad una porta -"laboratorio"- lessi mi apprestai ad aprire ma la bambina mi fermò -no qui no li… li …. - -dici cosa c'è?!- -li è cambiato tutto, sono stata portata via da mamma e rinchiusa la dentro… mi ha fatta male … tanto male…- i suoi occhi erano spalancati e mostrava terrore, era un sentimento mai toccato con mano -in… in che senso?- -toglimi questa roba di dosso e te lo mostro…- non potevo fare altro, aprì la camicia di forza e subito lei schizzò fuori dalle maniche. Notai sule braccia cicatrici e piccoli punti -… cosa sono quei punti?- domandai sconvolta -le iniezioni… io non sono stata altro che una cavia e tu essendo la prima figlia sei destinata alla sua stessa pazzia e per questo che ho intenzione di ucciderti!... Se tu muori lui sarà in galera ed io sarò finalmente libera di stare con la mamma- quelle parole mi terrorizzarono -cosa c'è? hai paura? Le pupille che si restringono e il volto bianco pateticamente terrorizzata… morirai anche tu come è morta tua madre!-.

Quell'ultima frase fu il colpo di grazia. non mi opposi cascai sulle ginocchia, ero stata convinta per tanti anni che la morte di mia madre era stata causata da quell'uomo dal cuore spregevole e folle ed invece è stata una mocciosa di 2 anni in meno a me ad ucciderla -perché…?- chiesi, non ebbe il tempo di rispondere che il discorso fu interrotto da uno sparo -papà!- urlai -mamma!- urlò lei, entrambe scendemmo di corsa la scala, il resto era da scoprire.

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Capitolo 2
*** predatori urbani ***


Scendemmo entrambe le scale di corsa e ci avviammo nel soggiorno, neanche il tempo di alzare lo sguardo che la bambina rimase pietrificata -sangue?...- domando inorridita, allungai lo sguardo verso le poltrone, varie chiazze di sangue erano sparse, mi girai in torno,  vi era un foro nel muro circondato da sangue.  

La bambina si gettò sul corpo della madre, lì freddo col un foro che le squartava il delicato vestito che prima era bianco ma ora con chiazze di rosso sparse ovunque. -perché?...- domandai senza guardarlo in faccia -perché è divertente… chi sbaglia paga no?...- aveva un'aria calma seduto sulla poltroncina a bere del te -non hai tenuto conto dei suoi sentimenti… sei un mostro nient'altro!- urlaì -e credi che lascerò vivere il frutto di un mostro?!- mi domando la bambina avvicinandosi con un pugnale -cosa intendi fare?- domandai preoccupata -ucciderti… versare il tuo sangue porterà il mio piacere vendicativo alle stelle... Se muori e come se morisse lui... -.  i suoi occhi erano da folle con gli abiti sporchi di sangue e il pugnale in mano, ero rinchiusa in una stanza con una bambina che sapevo che non voleva uccidermi, piangeva mentre mi minacciava, piangeva, non era odio era tristezza - chi tra noi vince sarà la figlia di papà vero?- chiese agrappandosi alla sua ultima figura di tutore. -certo…- sospirò lui -no! Non ti lascio ciò che e mio!- presi un vassoio e la colpi in pieno volto, lei cadde all'indietro -non mi prenderai papà…- risposi con le lacrime agli occhi, lei si rialzo scattando verso di me mi taglio un braccio, sanguinava ma non sentivo dolore fisico, quello psicologico mi aveva annientata. -reagisci!- mi ordino, io non lo feci, rimasi li ferma.  

La ragazzina si infuriò e mi caricò col pugnale che mi trafisse la parte interna dell'avambraccio, io mi voltai lentamente -ora tocca a me…- sorrisi e poi la presi per il suo vestitino e la lanciai contro il muro. prima che toccasse terra la attaccai col pugnale ancora nel mio braccio, le infilzai lo stomaco era appesa contro il muro trafitta dal suo stesso pugnale -vuoi davvero uccidermi….- iniziò a sussurrare -fallo e vincerai un mio abbraccio mia cara kymyky- disse mio padre, io sorrisi maleficamente -.. Lo vuoi davvero fare… kytty?- io la afferrai per il collo - ricorda questo nome kymyky kawakay, di al diavolo che ti mando io!- poi col vassoio le tagliai la gola.

Lasciai cadere il suo corpo per terra in un secondo lago di sangue. -brava…- disse venendo verso di me mio padre -fermo, aiutami a portarla in laboratorio…- dissi lui si carico il cadavere e mi segui nella gelida soffitta. Poso il suo gracile corpo sul tavolo -rispondi, ti avrebbe fatto differenza se morivo io?- chiesi -certo che no a me serve il killer più pericoloso come figlio,  chiunque sia- -certo… - lo vidi guardare interessato il corpo della bambina -ma lei chi è?- chiesi -è tua sorella eravate diverse da piccole tu conoscevi e provavi odio, mentre lei non si stancava mai di abbracciare tutti... per ciò ti ho preferita a lei…-.

Inizio a sfiorarle le gamba fino a salire più in su, tento di toccarle le mutande ma io lo fermai -lei e morta pura e continuerà ed esserlo anche dopo… pedofilo, pervertito… credi di essere un bravo padre?! Bhe puoi stare certo che il killer lo hai dinnansi a te e quindi ti assicuro che non sfuggirai alla mia follia!- -se morirò lo faro per mano tua… sono fiero di te... - -taci!- urlaì, dopo di che lo colpi senza volerlo col pugnale. mori ai miei piedi , aveva sul volto un sorriso perverso e folle -…sono come lui…- sospirai, dopo di che curiosai tra i mobili.

trovai vari oggetti utilizzabili: della pittura con pennelli, un album di foto , una machina fotografica istantanea, un blocco per note e qualche penna; poi trovai una scatola grande e una piccola misi tutti in un enorme scatolone. me ne stavo per andare però guardai papà e mia sorella, presi gli occhiali di lui e li provai. stranamente ci vedevo meglio… era strano ma sembrava che vedevo il mondo in modo meno spensierato, era tutto terribilmente divertente, era una visione orrenda e comica. Guardai le mie mani erano diverse erano rosse e non mi dispiaceva, poi guardai il corpo di quella bimbetta senza un nome per me, ma stranamente ci ero affezionata. non so come né perchè ma ebbi l'impulso di abbracciarla -lo hai fatto per tanto... ora lo faccio io…- bisbigliai avevo ancora il pugnale -meglio toglierlo…- presi una siringa nuova e una boccetta di anestesia. Mi iniettai parte della boccetta e il braccio mi sembro di gomma, sfilai il pugnale dalla ferita poi mi cuci le ferite e le fasciai. Guardai il volto sorridente di mia sorella e le afferrai la testa -non posso permettere di lasciarti qui , questa viene con me…- le tagliai la testa. Dopo un bel pò di fatica, avevo finalmente tra le mani il suo cranio iniziai a guardarmi in giro, poggiai la testa sul suo collo presi la macchiana fotografica e fotografai i due cadaveri nella stanza, presi le foto e me le misi in tasca.

Ripresi la sua testa e mi guardai in torno, notai un secchio di liquido corrosivo -… di te ciò che basta….- poi la gettai nell'acido i suoi tessuti si sciolsero e mi rimase solo il teschio. Lo presi con il pugnale e lo asciugai sul vestito della marmocchia era perfetto, presi due occhi di vetro dalle vecchie bambole della soffitta e li misi nel teschio -ora sei bellissima- dissi poi lo misi nello scatolone.

Nel soggiorno mi fermai a guardare il cadavere della mia matrigna le tolsi l'anello che portava, si quello con lo smeraldo rosso, -rosso come il sangue che scorre nelle vene- sussurai poi entrai nella sua camera e presi un cofanetto per l'anello e un portaocchiali, nella mia stanza presi il mio camice, il mio poster preferito e l'inciclopedia della chimica. Presi tutto dallo scatolone e lo misi in una valigia, prima di andarmene presi il mio barattolo pieno di soldi.

Era la prima volta che uscivo, ma ero consapevole che quella giornata sarebbe conclusa col ritrovarmi tra altre pareti pallide come fantasmi.

Camminai nei vialetti senza sapere dove andare precisamente. Tutti mi puntavano gli occhi addosso -forse non hanno mai visto una ragazza sporca di sangue dalla testa ai piedi- pensai. Mi fermai ad un bar, comprai acqua e fazzoletti, poi mi inoltrai in un vialetto di periferia. 

Ero stanca e ferita, mi sedetti su di un marciapiede e frugai nella valigia. Presi l'album di foto e iniziai a sfogliarlo, era quasi vuoto tranne qualche foto rovinata non c'era nulla, poi guardai  le due scatole presi la più grande, stavo per aprirla ma un urlo mi fermò -lasciami ti prego!- urlò una ragazza, intravidi una poveretta inseguita da un uomo adulto e ubriaco -vieni qui fammi compagnia… sei cosi carina…- lei corse verso di me, io mi misi davanti in cenno di difesa.
L'uomo si scontrò con me - mi vai bene anche tu biondina…- poi mi afferrò per il braccio ferito, non feci opposizione, faceva troppo male.

Era una situazione inaspettata ma non da spaventarmi -se non fai opposizione…- -giù le mani da lei!- urlò la ragazza, lo colpì con calci perfetti e potenti, lui  indietreggiò. -tenaci, ma non sarete capaci di liberarvi di me … per farlo dovrete uccidermi…- disse con un ghigno.

La tipa dai capelli neri rimase sconvolta, con lei la minaccia ebbe effetto - ascolta imbecille, cosa sono queste?- dissi sventolandogli le due foto - fotografie…- -guarda bene, inquadrano cadaveri… e questa lama è la causa…- dissi cacciando il pugnale - se vuoi vivere prega che lei stia bene fisicamente e psicologicamente o giuro che morirai…- dissi puntandogli contro la lama -non ne puoi essere capace…- disse sorridendo -… di sicuro non mi sporco i vestiti col tuo sangue, non ti taglio le arterie per evitare schizzi… ma morirai piano e con molta malinconia … -. Lui si alzò prendendomi per i capelli -come osi parlarmi così?! tu e la tua amica non siete altro che sgualdrine inutili!- io e la ragazza lo colpimmo all'unisono con un calcio, lui volò via colpendo un muro per poi cadere seduto a terra. Io mi avvicinai e iniziai a tagliare piano e con profondità il suo corpo, lo lasciai li a morire e tornai al mio bagaglio. -tu… tu chi sei?- mi chiese -Kymyky Kawakay- risposi pulendo la lama -io sono Black…- rispose -non è il tuo vero nome, vero?- -già io sono…- -non dirmelo.. Preferisco così… Black..- risposi col sorriso. Posai il pugnale e presi l'album ci misi le due foto -… sarà la mia raccolta di omicidi…- dissi, Black rabbrividì - mi osservi spaventata…- dissi - bhe… è raro trovare qualcuno con queste idee…- -certo…- sospirai -hei, questo blocco a che serve?- - non toccare!...- lei obbedì -stranamente non hai nemmeno un vestito…- commentò -non mi servono… il sangue sui miei vestiti ha un odore adorabile- -bhe… gusti sono gusti…- disse.

 -io ho fame…- bisbigliò poi caccio un oggetto rotondo e rosso -cos'è?- chiesi -una mela… è un buonissimo frutto…- -lancia in aria…- -ok- tirò la mela io la colpì con un DVD trovato li per terra, la mela fu tagliata in due mentre il DVD si conficco nella fronte dell'uomo che  gemette dopo tanti lamenti -metà per una…- disse porgendomi metà del frutto -certo- risposi accettando. 

Mi avvicinai all'uomo seguita da Black -come ci si sente?- mi chiese - bene… quando c'è una ragione per uccidere ci si sente realizzati…- - …placare la sete di sangue… che piacevole e assurdo amore…- concluse lei. Posai tutte le mie cose, tranne la fotocamera e l'album, fotografai il cadavere e poi posai tutto. Uscimmo dal vialetto ma fummo fermate da due persone, dopo una sensazione di puntura non ricordo più nulla.

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Capitolo 3
*** in viaggio per la follia ***


Aprì gli occhi e vidi subito un soffitto bianco  e una luce punta sulla faccia. -tutto bene?- mi chiese Black -si … io so dove siamo..- risposi guardandomi in giro -davvero?- -è un posto per matti… ma tu che ci fai qui?- -io sono da considerarsi folle… mi occupo di fare attentati con ogni tipo di arma ma solo per spaventare, per colpire non mi e mai stato affidato nulla…- mi confidò lei lei.  -come mai ti ho dovuta difendere io?- -era una situazione particolare ero ubriaca, per questo non ho pensato a sparargli..- -capisco…- dissi poi mi alzai. 

-ma come fai ad alzarti? Io non riesco a muovermi…- -hanno usato una sostanza potente abbastanza da immobilizzare chiunque, con me non ha effetto poichè sono ferita quindi non e circolato in tutto il corpo- -certo…- riflettè lei poi mi vide muovermi - che fai?- prendo le mie cose… posso vedere nel tuo zaino?- chiesi curiosa -certo..- -non hai molto… solo corde e un paio di pistole..- -il resto lo ottengo sul posto..- -bella tecnica…- pensai tra me e me.
 Mi guardai in giro vi erano solo due letti e sulla porta una telecamera, presi l'enciclopedia e la lanciai contro la cam, era distrutta. Poi aprì il libro e iniziai a scrivere delle formule sull'agenda -è il tuo hobby?- mi chiese -no è il mio lavoro, il mio hobby e vedere la gente morire- risposi sorridendo, lei tacque.

 Dopo un pò la guardai, era ancora stesa per terra -in piedi Black ora puoi muoverti..- dissi -ho!... Hai ragione..- disse alzandosi - esci vai a prendere del limone un bicchiere e del bicarbonato…- le ordinai pianificando nella mia mente -ma… okay almeno mi svago un pò… posso uccidere qualcuno?- chiese -devi avere un motivo altrimenti ci scoprono e se lo devi fare si silenziosa…- -certo..- poi usci scassinando la serratura.

 Torno dopo un po’ -eccoti gli oggetti…- -hai mica ucciso?- -no..- presi Black e la feci stendere - ascolta bene… prendi il limone e spremitelo in gola poi non ingoiare buttaci dentro il bicarbonato quando te lo dico io, se non riesci a spremertelo in gola usa il bicchiere… usciremo di qui!-. Fece come ordinai e mi ridiede il bicchiere io presi una boccetta dalla valigia e misi nel bicchiere parte dell'acido preso da casa. 

Finito i preparativi cercai di attirare l'attenzione di un medico. -ora!- dissi a Black -dottore non si sente bene!- urlai. L'uomo allarmato entrò -Black calcio!- lei ubbidì, igoiò e colpì il dottore. 

Era svenuto a bocca aperta io lo presi pe il camice e gli buttai in gola il contenuto del bicchiere, lui inghiottì. Mi sedetti sul letto e iniziai a pulire il bicchiere -perchè?...- chiese black -perchè se esce noi saremo scoperte,  ora sa che vogliamo scappare meglio che muoia, ha ingoiato l'acido e noi abbiamo le chiavi ma e meglio se  non ci facciamo notare. tu sai come scappare, hai visitato la struttura nel frattempo vero?- -si.. E quindi ti faccio strada mentre tu… usa il camice che ha il dottore..- cercò di pianificare -no, io ho il mio..- dissi cacciandone uno dalla valigia -è il tuo unico indumento?- chiese sorpresa -si… ora andiamo.. Ma prima..- presi la macchiana e fotografai il dottore con un enorme foro dell'addome -un'altra figurina per la collezione!- dissi. 

Uscimmo dalla stanza e senza farci notare scappammo dalla clinica. Oramai eravamo fuori. -ora dove vai?- mi chiese -la mia famiglia è mia sorella che ho nella valigia… andrò in cerca di un rifugio… e tu?- -lei ha me!- disse un ragazzo apparso dal nulla -Eko?- chiese Black -moccioso non appendere così il tuo avversario!- disse un ragazzo. indossava un camice come il mio - hey che succede?- chiese Black -hum…. Io sono Jack e sono qui per lei!- disse il ragazzo dal camice e mi afferrò per il braccio -io per mia sorella!- disse Eko prendendo Black -perderai la guerra spione!- disse Jack -scienziato pazzo, tornatene da dove sei venuto!- -certo!- rispose inizio a trascinarmi via col mio bagaglio. Io mi opposi e anche Black, ci afferrammo per un istante la mano e poi di lei non vidi più nulla. 
Fui trascinata dal ragazzo in un'auto -eccoti la mia limusine- disse -hem… cosa è?- chiesi osservando scrupolosamente il modello dell'auto - è un'auto grande con vari confort, ma io l'ho adattata-. Entrai senza fare resistenza, la curiosità era troppa. -adattata? Non noto nulla di particolare- -non noti nulla poiché è nascosto, il portabagagli è un vero e proprio conteiner per i miei attrezzi e i sedili possono diventare tavoli per i miei esperimenti durante i viaggi di lunga durata- -capisco… ma una sola cosa.. Io cosa c'entro con te?- Gli chiesi -sei una spietata assassina,  non credi che basti per amarti?- -amarmi…? Sei serio?- dissi leggermente imbarazzata -si so tutto di te, ti segua da un po' …- -stolker!- -no, fan ..- io tacqui. 

Non mi era capito nessuno che apprezzasse il mio spietato hobby. Dopo poco partimmo. Era strano, per quanto sconosciuti sembravamo amici, in quel momento iniziai a pensare a Black -la mia amica… perchè?... Perché mi hai separata da lei?- pensai guardando jack -ti prego piangi… è così bello quando una ragazza cosi forte diventa così vulnerabile… è adorabile..- mi incoraggiò -non sono adorabile! Non piango, non l'ho mai fatto e non lo farò!- dissi ritirando le lacrime. 

Arrivammo ad un aereoporto -eccoci- disse -che significa?- chiesi -che dovremo prendere un aereo- rispose -ed io col controllo come faccio?!- -vai da quel agente e mostragli il tuo passaporto con questa…- disse porgendomi una spilla -passerai il controllo come scienziata dell'area 51- concluse -cosa?! Area 51? Io non posso lavorare li… e strano e macabro come posto- dissi indietreggiando -vuoi tornare dove sei ricercata? Dove il tuo talento rimarrà dietro le sbarre?- chiese lui con sguardo severo -certo che no… ma … in cosa consiste questo lavoro?-chiesi -devi solo sperimentare varie sostanze e la tua innata crudeltà è adatta per la sperimentazione su animali e umani- -umani?...- -certo.. Non e difficile lo hai già fatto sai? Quella sostanza che hai usato con tua sorella e con il medico… era sperimentale e dalle tue azioni abbiamo colto informazioni utili e stupefacenti… hai ucciso quel medico nel modo più assurdo e unico mai visto…- disse con occhi che brillavano -perchè ti esalti tanto?... Io avevo un motivo per fare ciò che ho fatto…- -capisco… ma fidati la ragione ti abbandonerà prima di quanto credi.. Ora vai o facciamo tardi..- poi mi spinse verso un'agente.

-hum… ecco…- iniziai io -sei nuova he?- mi chiese la donna in divisa -hum… si… quindi lei…- -si sono un'agente del laboratorio, quindi accetti? Sai per noi avere una ragazza in gamba come te è raro…- disse guardando il documento -tutto a posto… puoi andare- disse ridandomi i documenti -buon viaggio signorina Kytty- concluse.
 Io me ne stavo andando, ma a sentire quel nome mi girai lentamente - io odio quel nome..- dissi poi la presi per la camicia e la minacciai col pugnale -… io sono Kymyky Kawakay ricordate se ci tieni alla tua vita- -complimenti… metti tutto questo odio nelle tue cavie e la fama e la scienza saranno tuoi…- disse con un ghigno. 

Io la lasciai e me ne andai. Portai il mio bagaglio fino ad un aereo di piccole dimensioni. -piccolo ma indispensabile… ben venuta a bordo Kymyky- disse Jack porgendomi la mano per salire. Io la afferrai e mi tirai su. Una strana sensazione mi percorse la schiena,  mi sentivo strana, troppo strana. 

 Passammo molto tempo nell'aereo ma non eravamo ancora arrivati. Non riuscimmo ad uscire in tempo che le luci si spensero di scatto. Cacciai il mio pugnale, sapevo che non potevo colpire a vuoto quindi lo strusciai contro una porta.  Ciò creò scintille ed io intravidi un'ombra con una pistola. 

L'attaccai dal basso e poi con un salto la placcai al suolo -hey hey Kymyky non sai scherzare diamine!- urlò un ragazzo. Le luci si riaccesero e io vidi Eko ferito ad una gamba che teneva ferma la mia mano. Diminuì la resistenza e di scatto mi alzai -che imbarazzo… ero addosso ad una persona che conoscevo…- pensai imbarazzata -che stupido… anche lui è sconvolto.. Sembra felice..- continuai tra me e me mentre me lo studiavo infastidita. -hey poppante che ridi a fare?!- gli urlai con la lama  puntata al suo collo -nulla… e che di solito avere donne addosso è un mio sogno e non c'è una lama…- disse arrossendo -pervertito che non sei altro!- dissi compendolo con un lieve calcio -meglio muoversi che devo ancora capire dove andare- conclusi.

Lui mi guardo con supplica -ecco…- iniziò -ti medico ma non credere che lo faccio per affetto, credo solo che le cavie come te devono vivere per essere usate negli esperimenti- risposi poi presi la cassetta rubata in quella sorta di carcere, non ve ne ho parlato prima vero?
Quando Black era in giro io ho preso la valigetta di pronto soccorso e l'ho nascosta nel mio bagaglio.
Comunque, fasciai il ragazzo e poi lo feci sedere. Quando il viaggio inizio era cambiato qualcosa in me, era l'inizio del mio viaggio nella follia.

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Capitolo 4
*** La pena di chi ruba ***


Arrivammo davanti ad una grande struttura -se vuoi venire…- disse jack porgendomi a mano -io non te la do!- dissi proseguendo da sola -peccato ci ho provato ad avvisarti, se non sei attenta ti cacciano- -non ho bisogno di insegnanti!- dissi. Mi avvicinai ad una porta, ne usci un robot  -lei chi è?- mi chiese -Kymyky Kawakay- -spiacente nome inesistente- -senti bene ammasso di rottami fammi entrare o non ti ritrovi i circuiti!- dissi - difesa contro aggressori- rispose cacciando un  taiser. 

Tornai da jack con tutti i capelli dritti in testa - allora?- mi chiese porgendomi la mano -ok..-. entrammo mano nella mano e subito partirono risatine ironiche -che ridono a fare? Mai visto un nuovo membro?- mi domandai. 
-ecco la tua postazione- disse lo scienziato indicando una scrivania in un angolo un po desolato e rovinato -posso farci quello che voglio giusto?- chiesi -si… perché?-  -io dipingo quel muro… ne ho abbastanza del bianco…- dissi cacciando il secchio e il pennello- -aspetta non e permesso…- disse, io lo fulminai con lo sguardo -ora quel angolo è mio non mi disturbate… incapaci- lo zittì. 

Tutti avevano un'età superiore alla mia e mentre dipingevo il mio angolo mi si avvicino un ragazzo, fece il burlone e la pittura verde mi cadde tutta addosso, io furiosa mi alzai mi guardai i capelli, stranamente mi piaceva il colore quindi evitai di pulirmeli -allora benvenuta principiante!- disse il ragazzo ridendo imbarazzato per l'incidente -questo è un laboratorio se hai intenzione di burlarti di me fallo pure, non mi interessa,  io sono qui per adempiere il mio dovere- dissi ignorandolo -che filosofa…- sospirò -ascolta bene se non vuoi diventare la mia prima cavia umana ti conviene iniziare a lavorare come si deve!- dissi, lui tacque e se ne andò. 

Mi tolsi il camice avevo i vestiti tutti sporchi di sangue -meglio cambiarsi… dove trovo dei vestiti?- pensai frugando nella valigia apri la scatola grande per mia fortuna ci trovai dei vestiti. Tra gli abiti vidi una foto con una dedica dietro -"alla mia compagna preferita baci Saway"- bisbigliai -questa deve essere una foto che papa ha dato a mamma quando si sono conosciuti quindi questa e la divisa liceale di mamma…- sospirai.

 Iniziai a cambiarmi -hey!... Cioè ti cambi qui?- mi chiese jack -problemi? tanto se mi tolgo i pantaloni con la gonna sopra non vedi nulla e poi ho la canottiera- risposi cambiandomi -certo…- disse imbarazzato - tu sei pazzo- borbottai. 
Misi i miei vecchi vestiti nella scatola e posai la foto sul mio tavolo poi presi la scatola più piccola,  era fatta di legno. La aprì e ci trovai una siringa con dettagli eccezionali, vicino delle provette con varie sostanze con targhette apposite -classico di tuo padre Kymyky- disse ridendo jack -lo conoscevi?- gli chiesi -certo se n'è andato per occuparsi di te- -quindi, sono la causa della perdita di uno scienziato di grande livello per questo distretto di sperimentazione?- chiesi posando il teschio sul tavolo -certo che no, tuo padre era un incapace, non ha risolto nulla era solo spietato. tu sei diversa, tu non porti rancore per ciò che uccidi, lo fai per necessità, in cuor tuo non vuoi uccidere, sei portata dalla tua natura a fare ciò- disse facendo cenno di andare -ah una cosa, il verde ti sta bene, dipingi la tua divisa cosi sarebbe perfetta, tutto riflette il tuo viso- disse jack poi se ne andò -certo…- dissi sospirando,  presi le mie cose e le sistemai.

 Presto si fece sera, dipinsi la divisa e  la lasciai ad asciugare, nel frattempo mi sdraiai col camice abbottonato fino ai piedi. Nel laboratorio sotto ogni tavolo vi era un letto pieghevole, lo cacciai e mi posai sopra.
Mi si avvicinò jack -posso?- mi chiese - certo- dissi facendogli spazio. Si sdraio vicino a me -come ci si sente?- chiese -mi sento bene … ma dove sono Eko e Black?- - bhe loro sono nostri principali nemici, loro sono della CIA- -che? E non hanno paura che noi sappiamo la loro identità?- -no questo è il bello del nostro conflitto, sai all'inizio eravamo solo io ed Eko ma ora ci siete voi due, due guerriere potentissime- disse guardandomi -ci provi gusto vero?- -si dopotutto sono folle.  Comunque,  ti piace la siringa ?- mi chiese -si è molto dettagliata e ha dei particolari in metallo- -non è metallo è argento intrecciato al diamante- mi corresse lui -che? Perchè un oggetto di tanto valore?- chiesi -perchè così e indistruttibile- rispose. 

Passammo molto tempo a parlare ma la stanchezza si fece sentire, mi addormentai immersa nelle risate. La mattina mi svegliai sotto le coperte, mi guardai il camice era chiuso come l'ho lasciato la sera prima. Mi alzai e sul tavolo vidi una tazzina con un cornetto vicino. Notai un biglietto -"moccaccino e cornetto alla nutella, inresistibili per te"- lessi -come diamine fa…- pensai. Mi guardai intorno, la sala era vuota , mi cambiai e mi guardai allo specchio. Mi avvicinai e scrutai i miei occhi azzurri -no, non vanno bene…- dissi. 

Presi la mia siringa e poi me la misi in tasca, cercai nell'edificio jack, lo trovai in bagno -cos… cosa c'è?- mi chiese -mi devi fare un favore- -di che si tratta?- chiese incuriosito - vieni- lo incoraggiai. 

Mi sdraiai sul suo tavolo, lui mi guardò -hem…- -non farti certe idee, so che sei uno scienziato preciso e accurato quindi eccoti parte di una sostanza colorante e la mia siringa… voglio cambiare colora dei miei occhi…- dissi, lui sorpreso accetto il mio folle incarico. -l'anestesia non può essere messa, lo sai quindi sentirai un po di dolore, sei convinta?- -si fallo…- lui mi puntò la siringa sul viso. Io gli afferrai la mano che poggiava sul tavolo -tremi… ti ho detto di essere preciso …- dissi lui si fece forza e lentamente mi trapasso parte dell'occhio con la punta della siringa da azzurro inizio a diventare verde. Sentivo un bruciore assurdo ma il mio desiderio mi porto a non soffrire più di tanto. Lo stesso lo fece con l'altro occhio, io mi alzai, lo ringraziai e me ne tornai al mio posto. 

Mi guardai allo specchio, ero cambiata. Pian piano mi scese da un occhio una lacrima era rossa, era sangue, questa cadde nel moccaccino - verde come la speranza di poter vivere ancora fuori dalla mia follia o verde come il veleno che mi scorre nelle vene?- mi domanda con un sospiro, dopo di che iniziai a mangiare il mio cornetto. 

Finita la colazione venni chiamata da jack -Kymyky,  sta per iniziare la distribuzione delle cavie- disse, io lo seguì. 
Fui accompagnata dal ragazzo dinnansi a delle gabbie dove vi erano vari animali, tutti ne presero uno ed io presi un gattino bianco con le zampe nere e una macchia sull'occhio destro.

-che ci devi fare?- mi chiese jack -uno studio psicologico, sulle onde celebrali che reagiscono a determinati stimoli- -che studio inutile… dopo lo uccidi?- chiese -certo che no, non ne ho motivo- - Kymyky,  ho una cosa pe te- disse cacciando un libro dalla sua borsa a tracolla - è un manuale con le varie regole che oltraggiate provocano la morte di qualcuno- disse cupo in volto -a che mi servono?- chiesi -a darti un motivo per uccidere- -sadico- -senti chi parla, sai bene che la tua vita senza follia e un pizzico di sadico non sarebbe nulla di che- mi lanciò una frecciatina - tra i motivi per uccidere c'è la stupidaggine?- chiesi -hum… no … non osare uccidere il  tuo fan numero uno- disse tra il divertito ed il preoccupato -e che fan… va bhe, io mi prendo il gatto e me ne vado. alla prossima sfigato-. 

Presi il tutto, elettrodi e altri aggeggi che è inutile scrivere quali sono. Attaccai la piccola creatura alla macchina e iniziai col tracciale la sua attività celebrale. il tutto prosegui con calma e tranquillità quindi lo lasciai li e controllai cosa facesse jack. 

Lui aveva scelto un topino bianco -che carino- dissi accarezzandolo - e un esemplare geneticamente modificato- rispose -che ha di particolare? - chiesi -un suo morso e non ti ritrovi il dito- -ah, come con i procioni- - già...- rispose concentrato sulla cavia. 

-ti posso fare una domanda?- chiesi - certo- rispose - ma Eco e Black dove sono?- - alla loro base credo... Fidati il loro lavoro è ostacolarci- disse seccato -speriamo che oggi evitano di prendersela con la corrente elettrica- concluse.  
proprio in quel momento le luci si spensero e degli spari si udirono ben presto nella sala -gente le cavie!- urlò jack, tutti le nascosero, tutti tranne me -che bello, uno scienziato principiante ci ha lasciato un animale- disse una voce familiare e femminile -lontana dalla mia roba stupida!- urlai attaccando con la siringa -si!  Vai kymyky!- urlo jack -prova a cercarmi- disse la voce. 

-sai la sostanza usata per i mei vestiti e fluo, quindi ti sei sporcata anche tu, quindi se voglio posso tenerti d'occhio- dissi -cosa?!- chiese l'ombra -fregata- dissi infilzandola con la siringa più o meno all'altezza del collo. La donna cadde senza sensi -jack luce di riserva… nessun laboratorio scientifico può esistere senza un generatore di emergenza- lui esegui. Mentre attendevo che venisse tenevo ferma l'ombra che si era ripresa e si ribellava senza dire nulla -persa la voce?- chiesi, strinsi di più la presa sul collo e lei tacque. 

Arrivata la luce osservai inorridita la scena, li sul pavimento con ancora il micio tra le mani vi era un cadavere -avrei dovuto riconoscere il suo odore…- dissi con lo sguardo basso -jack mettila sul tavolo, ora arriva il mio genere di magia preferito- dissi, tutti osservarono inquietati, tutti tranne jack.

Aveva uno sguardo vuoto tipo il mio quando divento folle. Guardai la mia macchina per lo studio fatto precedentemente sul gatto -ora inizia la follia…- dissi ed attaccai il tutto  alla ragazza. Presi due pinze usate di solito per riavviare il motore delle auto e uno lo attaccai sulla mano mentre l'altro ad un chiodo dopo averglielo infilzato in petto ovviamente senza toccare nessun organo, giusto per tenerlo fermo a contatto col corpo. -jack la corrente..- dissi. Una scarica fulminò il corpo che inizio ad avere delle reazioni. Le controllai la frequenza celebrale, era tornata in vita Le diedi un paio di impulsi elettrici e inizio a riprendere conoscenza. 

-black?!- chiesi osservando la ragazza -che.. Che succede?!- urlò agitandosi -sei nel mio angolo di esperimenti- risposi -esperimenti?!- domandò. -se continui ad agitarti sposti l'ago e gli elettrodi quindi calmati se no non riesco a monitorare la tua mente- -non riesco a pensare se sono osservata da tutti- disse guardando le varie facce -certo… avete energia abbastanza per i vostri fottuti esperimenti quindi, via di qui… non voglio spettatori è un esperimento mio… chiunque rimanga verrà messo nella mia lista di cavie.. Sapete cosa significa vero?- dissi guardando il teschio sulla scrivania. Tutti scomparvero.

 -sai… mi sei mancata..- iniziai a parlare -io?... Ma io non ti conosco…- disse -strano eppure ti ho salvata qualche giorno fa… - dissi preparando dell'anestetico -ky… kymyky?!- domando -ti sei ricordata he?- -si… belli quei momenti di complicità… ora però sai chi sono…- disse distogliendo lo sguardo -una sporca traditrice che lavora per la CIA?- Chiesi sarcastica -ma… ma e per la mia protezione- -cioè?- -io senza questo lavoro sarei come mi hai vista… una sgualdrina senza valore… non posso fare una simile fine..- disse probabbilmente ripensando ai giorni precedenti.  Ogni sua emozione venire elaborata dalla macchina, era come una storia di una vita scritta con una sola lunga linea a zig zag. 

-Ora mio fratello mi verrà a cercare- disse preoccupata -no.. Non lo farà, non puoi andartene, è contro queste regole… la numero 7 dice che chi tenta di rubare una cavia, e viene catturato, è costretto a prendere il suo posto. In più sei ferita e non puoi muoverti- dissi mentre finì di preparare la siringa. 
-l'anestetico che ti sto per iniettare ha una sostanza al suo interno che immobilizza per molto i muscoli- le dissi conficcando l'ago nel suo braccio -io... una cavia…- disse con occhi serrati che poi si abbandonarono ad un sonno profondo.

-cosa hai intenzione di fare?- mi chiese jack poggiandomi una mano sulla spalla -una pazzia- risposi, poi mi alzai.

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Capitolo 5
*** Nuovi sentimenti ***


Presi tra le mani il micio, era vivo -non per molto- bisbigliai prendendo la siringa. La sua punta tagliente mi permise di squartare il petto dell'animaletto in due. Presi poi dei chiodi e inchiodai al tavolo i due lembi di pelliccia per poter operare senza problemi. Iniziai col osservare il suo interno, avevo avuto tra le mani solo libri sull'argomento non ho mai avuto a che are con veri mammiferi, quella era l'occasione per imparare sul campo.

 L'attività celebrale di black fu costante nessuna anomalia.  Presi la mia agenda e iniziai a sfogliarla. Scrissi in prima pagina SOGGETTO1: MICIO, -"non ho ottenuto grandi risultati dallo studio del cervello, ma ora ho l'opportunità di studiare un mammifero da vicino senza avere nessuna opposizione"- scrissi e poi tornai da black -tutto bene cavia?- chiesi -c… cavia?!- domandò -si oramai sei divenuta la mia cavia, ho intenzione di fare un esperimento su di te… ma mi serve solo il tuo cervello nulla di più. 

Presi la siringa e le ignettai dell'anestetico totale. Dopo poco si addormento. La misi seduta e iniziai a tagliare via parte dei capelli - soffici e profumati- pensai stringendomeli tra le dita. Dopo averla rasata iniziai a incidere col coltellino l'area da tagliare via, iniziai poi a tagliare segmenti partendo dal centro circa del cranio -che fai?- chiese jack -io… guardala bene cosa ti sembra?- -se devo essere sincero… un'arancia… sai quando si taglia via la buccia solo che questa sembra mezza arancia- -allora ci sono riuscita… aiutavi a sbucciarla- dissi. Muniti di coltello e bisturi iniziamo a togliere i vari spicchi della sua testa. Rimase solo il cranio che mi divideva dal cervello -sega- dissi. 
Black si risveglio era legata mani e gambe alla sedia e veniva bloccata anche al collo. Era agitata e preoccupata e dolorante -fa male!- urlò -sh! Non preoccuparti tutto si risolverà- dissi iniziando a tagliate il cranio. Le sue urla di disperazione non furono udite da nessuno poiché coperte dal suono della sega. In me cresceva la voglia e il desiderio di farla soffrire -perché?...- mi domandai con un sorriso stampato in faccia e le lacrime agli occhi -… l'unica amica che io abbia mai avuto… perché le faccio ciò?...- mi domandai. Ero oramai mentalmente instabile, non avevo più controllo del mio corpo, la voglia di provare piacere psicologico che copriva il senso di colpa ebbe il sopravvento. Arrivai a toccare il cervello con le mie stesse mani -qui risiede la tua capacità… qui risiede tutto… abituati al tuo nuovo corpo dissi -cosa vuoi farmi?- chiese poggiando una mano sulla mia -voglio che tu sia sempre con me…- dissi -allora fallo… ma ricorda… non puoi uccidere senza un motivo… io sono la prima ad accontentare un tuo capriccio..- disse poi co un sospiro trattenne l'urlo che rimase stampato sul suo viso appena staccai il cervello.

 Era una delle nuove sperimentazioni quella del cervello e del suo impianto in un altro corpo del tutto estraneo, il rischio che il corpo del micio rifiutasse tale organo era alto ma a ciò servono le cavie, a sperimentare. Misi l'organo in un contenitore per la sua conservazione anche lui nuovo ma funzionante. Presi il micio e iniziai anche ad aprirgli il cranio. Tentai di inserire il cervello di black nel corpo del gatto. Ci misi poco a collegare il cervello al nuovo corpo. Poco ovviamente non 10 minuti, ore e ore ci misi. Tentai di chiudere il tutto ma avevo bisogno di un pezzo d'osso più grande quindi ne creai  uno con materiale simile.

 Il mio primo esperimento fu concluso , dovevo solo vedere cosa succedeva. Presi la mia agenda e aggiornai -"SOGETTO2: BLACK la mia operazione ha avuto un successo la cavia non si è opposta al trattamento…"-  scrissi poi presi la macchina fotografica e scattai una foto al cadavere di Black. La sua espressione di sofferenza mista a terrore riuscì a colpirmi il cuore e quando posai la foto nell'album, mi scivolò sul viso una lacrima. 

Tornai coi piedi per terra e guardai il micio -b.. Black..- dissi con voce tremolante, il gatto si girò e mi guardo come se non sapesse con chi parlavo. Ero sconsolata non avevo riportato nel micio la memoria di black dunque Non aveva più senso che continuasse a vivere così lo presi e gli aprì nuovamente il corpo, lo svuotai e poi lo impagliai. Ricucì il tutto e poi posizionai il micio vicino a me. Guardai per l'ennesima volta black, al polso portava in bracciale borchiato lo tolsi e lo misi come collare al micio -black kitty- dissi guardando il mio risultato.

Era conclusa la giornata,  c'era chi ottenne risultati chi meno. -hey kymyky!- Gridò jack -si?- domandai ripulendomi le mani dal sangue -domani c'è una missione importante…- inizio a parlare -em…bhe?- domandai -ecco… sai…io…- continuo a parlare a bassa voce -dici dai!- -bhe… ti va di accompagnarmi?-. Tutti zittirono, sembrava quasi una proposta di matrimonio da come ci guardavano -di che si tratta? Perchè vuoi che ti accompagni io?- domandai - bhe tu sei interessata alle cavie umane?- -si…- -ecco nella base di black vi e una loro cavia ma... non è una semplice cavia, lei è la prima persona portata dal passato al presente- -quindi, la CIA ha costruito una macchina capace di creare una deformazione nello spazio e nel tempo, permettendo alle particelle di viaggiarci senza avere mutazioni dell'oggetto originale..- -se parli di una macchina del tempo allora si- disse jack osservandomi come se non parlassi la sua lingua -ma tu come diamine sei diventato uno scienziato?!- gli domandai -io? Io..- abbasso di colpo lo sguardo. Tutti ci fissavano ancora -ricordate che il mio tavolo è ancora abbastanza vuoto per ospitare uno di voi- dissi, tutti ripresero il proprio lavoro. 

Mi avvicinai a jack -dimmi cosa tu…- - nulla… comunque vieni?- certo- poi gli diedi la mano in segno di accordo. La notte passò lenta, troppo. Non riuscivo a capire perchè ero in quella condizione, mica ero felice? mica stavo provando la nuova emozione chiamata gioia?

 -ansiosa?- mi chiese jack sedendosi sul mio letto -ansiosa?- -si nervosa, emozionata, non vedi l'ora di attivare la missione he?- -bhe… si- dissi un po timorosa -e come mai sei così felice? Non e per caso per la compagnia?- domandò. Mi girai di scatto credevo avesse la sua solita espressione da squallido simpaticone, invece aveva lo sguardo basso, le guance rosse -scusa e una domanda stupida …- disse -no, non preoccuparti forse è vero,  sono felice che tu venga con me- dissi sorridendo. Non me la sentivo di sgridarlo o comunque di rispondere come al mio solito, quella non era una presa in giro, era ciò che pensava realmente, dovevo rispondere in egual modo.

 - quando inizia la missione?- domandai rompendo il silenzio che era nato -tra poco…- rispose con sguardo sempre più basso -ma come mai ti hanno affidato una missione simile?- -non me l'ha affidata nessuno- -e allora perchè la fai?- chiesi sorpresa -perchè voglio quella macchina- -non ne capisco il motivo… non ti piace la vita che fai?- -perché a te? A te piace questo posto? Il motivo per cui sei venuta, ti piace? Ti piace il fatto di essere figlia di un criminale che ha sterminato un sacco di gente?!- -io.. Io… si… si vado fiera del passato perchè è ciò che mi ha resa quello che sono… per quanto brutto, crudele, impossibile è la mia storia e ne vado fiera.. Perchè? tu?- -io?... Io ..no… non sono come te, tu sei importante perchè hai un passato prestigioso che ha segnato la storia io... Io qui sono entrato inizialmente per un altro motivo… non ero qui come scienziato ero qui come elettricista. Ero qui per il circuito distrutto dalla CIA per entrare di nascosto qui la prima volta, una volta scoperte troppe cose ero condannato a rimanere qui e divenni cosi anche una cavia di alcuni scienziati tra cui tuo padre, lui però evito di farmi del male, ansi con lui strinsi un bel rapporto e quando mi raccontò di te… bhe non vedevo l'ora di vederti, e aveva ragione a dire che eri una ragazza escluso che bella, anche da un grande talento… scusa e vero rischio molto dicendoti certe carinerie ma, non posso farci nulla se sono vere…- disse a testa bassa e col volto rosso.

 -carinerie?- pensai -perchè dici di rischiare, in nome di ciò che sono la verità è  mia compagna e devo accettarla qualunque essa sia… diciamo che non credevo che un ragazzo come te poteva essere un semplice elettricista… bhe per essere un comune mortale, sei un ottimo collega- dissi -comune mortale?- chiese -bhe si, diciamoci la verità non sei nato con questo talento- -bhe è vero…- -ma il tuo talento può essere sfruttato in questo ambito- conclusi.
 Lui era felice e le sue energie positive ripresero il controllo -bhe sbrighiamoci che non abbiamo tempo da perdere, voglio vedere quella macchina- dissi entusiasta -si mia signora- disse con un inchino -babbeo! sono solo una tua amica mica una sovrana- dissi dandogli uno schiaffetto dietro il collo -amica? Davvero?- domandò con occhi lucidi -si, oramai non posso dire nulla, eri mio conoscente se non sapevo nulla di te, ma ora che so la tua storia non posso che essere tua amica, scusami per averti messo in questo guaio,  avermi vicino è come una maledizione- -ma che! non sai quanto sia felice, è il sogno di ogni stolker avere la propria vittima come amico- -tu sei strano- commentai. Presi la mia valigia, ci misi il tutto e me lo misi come uno zaino.

 -perchè te la porti dietro?- mi chiese sorpreso -ho ciò che mi serve- risposi -va bhe, tu sei il capo- rispose facendo spallucce -la smetti?! mi metti in imbarazzo- dissi spingendolo -allora conosci questo stato d'animo- -certo- -bhe se io sono la causa, mica mi spiace- -si si come ti pare andiamo- dissi prendendolo per il camice.

 -che carina…- sospirò -hai detto qualcosa?- domandai facendo finta di nulla -chi? io? Non preoccuparti solo un pensiero a voce alta- -sicuro?- -si…?- disse esitante e rosso in volto -ancora con sta timidezza? Ma che ti frulla in testa quando fai quella faccia?- domandai camminando nel corridoio e trascinandolo con me -n... nulla- disse timido - sei un caso perso… anche un peso morto quando sei timido- dissi.

 Lui si fermò di colpo e ciò accadde anche a me. Cacciò dalla manica che gli tiravo la mano e strinse la mia che era ancora grappata al bordo del camice. Il mio volto divenne rosso mentre i suoi occhi azzurri color celo mi fissavano. -sai, per quanto i tuoi occhi siano mutati mi ci rifletto ancora bene… perchè hai scelto questo colore?- mi chiese fissandomi -io? È un colore da due significati. puoi vederlo come il colore della speranza o come il colore del veleno che sgorga nel cuore di tutti- risposi abbassando la testa. -io la vedo in modo diverso- disse, poi mi tirò il braccio, fini con il volto sulla sua spalla, lui con l'altro braccio mi strinse a se.

Io arrossi -io credo che tu lo abbia fatto per lei…- disse -l… lei?- domandai -colei che hai ucciso solo per gelosia di tuo padre… tu saresti voluta essere lei vero?- mi domandò -si.. Si avrei voluto smettere tutto ciò tanto tempo fa… non sarei mai voluta essere un mostro… avevi ragione prima, non mi piace il mio passato ma oramai mi ha resa ciò che sono ed è qualcosa che stranamente a me piace- dissi piangendo -a me piaci così come sei- mi disse, poi con una mano mi alzò il volto. Eravamo entrambi imbarazzati, man mano vidi il suo volto avvicinarsi a me. 

-n... no!- dissi allontanandomi dai suoi occhi e gli poggiai la mano libera sulla faccia -non sei poi così forte come le altre volte…- disse. Mi prese la mano e la tolse dalla faccia -scusami, ma non posso rinunciare ad un'opportunità simile, ho lavorato al tuo fianco come collega ma tu sai ciò che provavo no?- -credo di immaginare- risposi abbassando lo sguardo -non voglio andare contro il tuo volere quindi ti posso solo domandare… e tu?-.
 Quella domanda mi sorprese tanto quanto il fatto che non si comportasse come tutti gli altri uomini che avevo incontrato, tutti concentrati solo sul comportamento istintivo, lui era diverso. I suoi occhi si allontanarono da me -scusa, non avrei mai voluto metterti in questa situazione, forse è meglio avviare la missione- disse iniziando a camminare -f... fermo- dissi prendendolo per un braccio -si?- mi domandò -bhe… bhe… io… io…- -cosa c'è? dici dai- mi incoraggiò -non riesco a dirlo…- bisbigliai -allora cerca un altro modo per dirmi ciò che mi vuoi dire- disse jack -forse riguarda il piano? Tieni questo e la mia agenda vedi se così riesci a dirmi qualcosa- disse con un sorriso. 

Io afferrai la sua mano -scusa…- dissi, poi lo tirai verso di me. senza accorgermene le mie labbra si scontrarono con le sue e qualcosa si smosse dentro di me, lui mi afferrò le spalle e mi fece indietreggiare di un paio di passi fino a toccare il muro. Quello fu il momento più strano per me. -mi sento… strana- dissi alla fine di quel breve ma intenso bacio -non sei l'unica- mi rispose. Una volta ripresi dalla strana sensazione decidemmo di riprendere il viaggio per trovare il progetto della macchina del tempo. -quindi… bhe… ecco… ora noi siamo... - inizio jack -se ho capito a cosa stai pensando, ti sbagli, certi sentimenti li si possono esprimere senza mettere dei titoli, tu sai cosa provo e lo stesso lo so io. questo mi basta come bastano i piccoli gesti- dissi prendendogli la mano -capisco… ai tuoi ordini capo- disse stringendomi a lui. Con molta lentezza e tranquillità arrivammo sul tetto dello stabilimento da dove sembrava provenire il segnale della macchina -qui tutto può cambiare- dissi -in che senso?- -ho ripensato a questi ultimi giorni e a noi...  Ho intensione di usare la macchina del tempo…- -perché?- -ho intensione di cambiare ciò che sono, voglio renderti felice nel modo migliore, ricorda che io sono kymyky kawakay, sono solo ciò che il tempo mi ha resa quindi ho intenzione di rendere il mio nome qualcosa di positivo- risposi -ora andiamo- conclusi. 

Stavo per sfondare il vetro del tetto ma qualcuno mi anticipò -ancora voi?!- chiese una voce uscendo dal vetro infranto -ancora tu?! - domandò jack mettendosi davanti a me -levati sfigato… non è con te che ho dei problemi…- disse poi caccio una pistola e me la puntò contro -muori p…- non osare aggiungere altro- disse jack -se no?- domandò -kymyky, mi concedi tale onore- mi chiese porgendomi una mano -attento- dissi poi baciai il mio pugnale e glielo diedi -a noi- disse jack -con piacere- rispose eko.

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Capitolo 6
*** Il pezzo più prezioso della collezione ***


Eko ci guardò furioso -che fine le avete fatto fare?- domando puntandoci l'arma contro -ha fatto la fine che doveva fare qualcuno che non rispetta il nostro patto- rispose jack -stronzate!- ci urlò e sparò un colpo. Jack mi spinse oltre una vetrata mentre lui si lancio dal lato opposto evitando il colpo.

Negli occhi di eko leggevo la tristezza, non era più quel mocciosetto fastidioso che ci faceva dei dispetti, no, era diverso, aveva intenzione di ucciderci; dopotutto noi abbiamo fatto lo stesso alla sorella. -perchè? Perchè lo avete fatto?- ci domandò -perchè e ciò che si doveva fare- rispose jack avvicinandosi -tu ti rendi conto di cosa avete fatto?! Perchè me la avete portata via? perchè?! Io… io senza lei non sono più nulla…- disse con le lacrime agli occhi.  io suo sguardo si risolve verso di me -e ora ti porterò via ciò che ami… è per colpa tua se ora non ho nessuno kymyky.. Solo colpa tua... dici addio a ciò che ami- disse lui sparando un secondo colpo verso jack.

 Lo colpì alla gamba -voglio che lo vedi soffrire lentamente kymyky, lentamente come hai fatto soffrire la mia famiglia- disse, jack inizio a ridacchiare -patetico… davvero tanto ahahahahah-continuò jack avvicinandosi a eko -che vorresti dire con quella risata!- gli urlò i ragazzo prendendolo per il camice e puntandogli la pistola alla gola -nulla non voglio dire nulla, è vietato ridere?- gli domandò -non sai nemmeno supplicare per la tua stessa vita?- gli chiese eko lasciando il camice -e tu non mi ucciderai perchè, come te, oramai anche io sono morto dentro- rispose jack. 
Gli occhi di eko si spalancarono appena jack gli poggiò una mano sulla spalla -so cosa provi…- disse jack ma lui reagì indietreggiando -no, non mi toccare! non puoi capire nulla! non dire nulla! tu non sai nulla!- urlò indietreggiando -ti prego, ragiona eko, oramai non puoi fare nulla- disse jack facendo un passo verso di lui. Eko caricò la pistola e la punto contro di lui, jack prese il pugnale; io usci dal nascondiglio e lo fermai con un braccio -non macchiare la mia lama di sangue di qualcuno che rimarrà vivo- dissi. Lui mi guardò poi prese velocemente la mira e tirò il pugnale verso la mano armata, la pistola cadde colpita dal manico dell'arma.

 Eko ci osservò terrorizzato -no! Non fare un passo... non fare un passo!- grido osservandoci -eko, per piacere calmati- gli dissi avvicinandomi -tu non parlare! Non ti voglio sentire! non mi toccare mostro!- -ma io cosa c'entro con te!- gli urlai furiosa -credi che la tua casa fosse pulita per caso!? credi che il cibo che mangiavi era frutto dell'impegno di quella bestia di tuo padre?! No eravamo io e black a pensare a te e poi… e poi..- -tu eri innamorato di lei…- dissi incredula -si... l'ho accudita senza pensare a cosa mi fosse successo per colpa degli esperimenti fatti su di lei… io amavo tua sorella e tu mi hai tolto ciò che amavo.. Ed ora io farò lo stesso… questa e una legge troppo dura da accettare … occhio per occhio, dente per dente…- poi parti un colpo.

 Guardai eko e poi jack che cadde per terra con un foro sul petto. Corsi verso di lui, era ferito e io non potè trattenere le lacrime -quindi e così che finirà il mio amore…- dissi tra le lacrime -no, amore mio… guardami… sorrido, sono felice perchè sono tra le tue braccia… ma ti prego esaudisci il mio ultimo desiderio….- disse allungando il suo braccio verso il pugnale. Io guardai l'arma e poi jack -no! scordatelo non ti permetto di pensare una cosa simile!- dissi soffocando le mie lacrime sul suo petto -non lasciarmi amore mio… non lasciarmi…- dissi. Lui riuscì a prendere il pugnale e me lo porse -ti prego… fallo per me, se mi ami esaudisci il mio desiderio più grande: entrare nella tua collezione…- disse con un sorriso.

 Io poggiai delicatamente la punta in direzione del suo cuore -no…no…no…- dicevo tra le lacrime -non puoi volerlo davvero…- continuai piangendo. -ti prego…- mi disse con un filo di voce. Il suo volto era sofferente, ma anche felice e dolce, troppo da resistere a baciarlo. Appena appoggiai le mie labbra sulle sue lui mi afferrò la mano e insieme a me si trafisse lentamente il petto -grazie…- bisbigliò dopo il bacio, ci fu poi del silenzio straziante, insopportabile, mentre le mie mani si sporcarono lentamente del suo caldo sangue. la sua ultima parola fu agenda e poi chiuse i suoi splendidi occhi nei quali ero abituata a perdermi senza che lui lo notasse. Strinsi forte a me quel corpo che man mano perse il suo dolce e confortevole calore. Presi la fotocamera e poi posai piangendo la foto ottenuta, tolsi delicatamente e con lentezza il pugnale dal suo petto.

 -ora sei felice?- domandai con occhi vuoti ad eko -no tu lo puoi stringere a te io no, ne lei ne mia sorella…- disse per poi cadere disperato in ginocchia. Io distolsi lo sguardo da lui e presi l'agenda di cui parlava jack. Ne cadde una lettera -"cara kymyky se leggi queste parole allora sono nella tua collezione, sia chiaro che non mi pento di nulla, sono morto per mano di chi amo durante una missione importante. ti supplico non tornare indietro per me perchè sono morto con gioia, ora ti potrò stare accanto sempre. Sai avevi ragione ad aver risposto male a tuo padre… mi raccontò che un giorno disse che sembravi un angioletto e tu mi hai detto che gli angeli non esistono, ogni anima senza corpo vaga nel mondo in cerca di corpi dimenticati da tutti da riportare in vita… non ne sono certo ma da quel momento gli ho creduto… bhe se ora sto vagando, giro attorno a te piangendo perchè non posso accarezzarti per farti stare bene… perdona il mio egoismo per averti chiesto di uccidermi, ma so che ho fatto qualcosa di buono per me e per te… scusami ma  l'ho fatto solo perché ti amo…"- lessi nella mia mente. Stavo per ricadere in lacrime ma qualcosa mi strinse forte a se -scusami cuginetta… scusami…- mi disse eko.

 Io mi immobilizzai per un attimo e misi velocemente l'agenda nel mio zaino come il marsupio di jack, avevo l'impressione che mi sarebbe servito. Quando rimisi gli occhi sul foglio lessi altro -"riguardo eko abbine cura… abbi cura del mio migliore amico, prendi il mio marsupio e non domandarti nulla, sappi solo che ciò che c'è dentro ti servirà… ma prima di tutto abbi cura di te e di lui, ti affido eko… ci rincontreremo… ne sono certo"-  finì di leggere e quel abbraccio di eko venne ricambiato -non preoccuparti eko io mi prenderò cura di te perchè sei parte della mia famiglia… ti vorrò sempre bene- dissi. -allora perdona ciò che sto per fare…- disse lui, poi sentì un forte colpo alla testa -è giunta la mia fine…- dissi tra me e me abbandonandomi tra le braccia di eko.

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Capitolo 7
*** Un incontro principesco ***


Riaprì gli occhi, ero sul pavimento freddo di una gabbia.
 
Alzando lo sguardo notai l'ombra delle sbarre susseguirsi con la fioca illuminazione presente in quell'area ristretta di movimento.
 
-ben svegliata- mi sentì dire-Eko?!- dissi alzandomi di scatto.
 
Un forte dolore alla testa mi bloccò e qualcosa mi trattenne facendomi cadere all'indietro tirandomi per il braccio. Ripresa dal dolore mi guardai in torno, al muro vi era una catena che poi era legata al mio polso.
 
La manica era alzata e vi era un cerotto al centro del braccio -mi hai bucato un braccio?! Perché?- gli chiesi, lui abbassò la testa -sei una ribelle , e di certo non è la prima volta che lo faccio… e nel frattempo ti abbiamo anche preso un campione di sangue- -e non solo quello avete preso- dissi cercando di togliermi l'inchiostro dalle dita -non avrei mai voluto farlo ma sei l'unica che può aiutarmi…- disse desolato -sbattermi al fresco non è di certo d'aiuto nel convincermi ad accettare- dissi incrociando le braccia -tieni sentiti libera di fare ciò che vuoi, oramai fai parte del gruppo di ricerca della CIA- disse lanciandomi un mazzo di chiavi.
 
-cosa devo fare?- chiesi cercando di non pensare all'area 51 e al mio amato Jack -sei venuta qui per la macchina no? Bhe ho bisogno della tua esperienza sulla mente per capire cosa c'è che non va nella nostra cavia spaziotemporale, spero che il sacrificio di Black non sia stato vano- disse cercando di non piangere.
 
Io guardai il mio zaino -a proposito…- dissi cacciando il gatto -è tutto ciò che ho con me di lei- dissi, lui strinse l'animale a se.
 
-dove si va?- chiesi sistemando le mie cose e controllando che ci fossero tutte -seguimi- disse senza guardarmi in faccia.
 
Mi portò nei pressi di una stanza sperduta in fondo ad un corridoio, entrai, era completamente bianca -bhe di certo è impazzita con l'assenza di punti che distinguono lo sfondo dal resto… primo errore…- dissi segnando lo sul mio taccuino.
 
-quanto mangia?- chiesi  guardando da lontano una figura vestita di grigio -si rifiuta di mangiare- mi rispose -non avete provato tutti i metodi allora…- dissi segnando sul taccuino -poi… chi si occupa di lei?- -io…-risponde -nessun'altro?- -bhe da ora tu- concluse.
 
Io mi avvicinai alla cavia -una ragazza…- pensai.
 
La scossi e tra i capelli neri usci un occhio verde -come il mio….- pensai spostando una ciocca di capelli per vedere il suo sguardo.
 
Era li seduta con le ginocchia strette al petto e sentiva freddo , di certo quel vestitino non la copriva mica.
 
Il suo sguardo sembrò calmo a vedermi poi apparve Eko alle mie spalle -no! Tu no! Non toccarmi!-gridò stringendosi nell'angolo in preda al panico -esci- dissi fredda nei suoi confronti.
 
Vi era una telecamera nella stanza, presi il pugnale e tagliai i collegamenti -K… Kymyky?- mi domandò la ragazza -si signorina?- domandai -sei venuta qui per me?- - sinceramente non sapevo che era qui, ma sono lieta di sapere che stia bene, sembra che sia destino servirla signorina- dissi con un inchino porgendole la mano per alzarsi.
 
-si rammenti principessa, cosa è successo?- le chiesi appena fu in piedi, -non… non ricordo… dopo la tua scomparsa mi sono ritrovata nel castello, delle persone con un camice mi hanno drogata probabilmente…. Mi ricordo di un ragazzo, mi prese in braccio e mi fece stendere sul divano e bhe… il resto lo puoi immaginare… Ma tu dove sei stata?... Mio cavaliere…. Sei il mio cavaliere non puoi avermi abbandonata per timore vero?- mi chiese -oh non si preoccupi signorina non l'avrei mai lasciata per un motivo tanto futile e disonorevole, ma ora sono felice di averla tra le mie braccia e mi pento di non averla potuta difendere da quel mostro… volevo essere l'unica a poter sfiorare il suo delicato e morbido corpo…- dissi sfiorandole la guancia spostandole una ciocca di quei capelli per quanto spettinati, belli come sempre -…ma le assicuro che ripulirò il suo onore da tale affronto- dissi stringendola a me.
 
Il suo fascino era rimasto lo stesso nonostante la condizione di prigioniera e cavia, più la ammiravo più cresceva la gelosia e il disprezzo per mio cugino - verme… ecco cosa sei… ti schiaccerò in nome della corona della mia principessa- pensai prendendo le cose -principessa… la libererò da questi briganti- dissi prendendola sotto braccio -mio cavaliere…- disse lei stringendo il mio braccio al suo seno, mi mancava quella sensazione sul mio corpo.
 
-cosa vuoi fare con la cavia?- mi chiese Eko appena usci con la ragazza -tieni ti saranno utili, ah e questa è un'informazione per te, non è una cavia, è una principessa, e tu hai oltraggiato il suo nome… pagherai l'affronto!- dissi prendendolo per il collo e avvicinandoci il pugnale -approfittatore… crepa!- gridai ma la mai mano fu fermata -Kymyky…- mi disse la principessa -agli ordini signorina… ringrazia il celo che lei è clemente…- dissi.
 
Cacciai dalla tasca la siringa -come tu droghi noi… noi ricambiamo… a proposito se scopro che mi hai fatto qualcosa mentre ero incosciente giuro che non sarà tranquillante ma acido radioattivo- dissi conficcandogli l'ago nella vena per poi lasciarlo cadere per terra -sbrighiamoci signorina- lei fece cenno di si, stavamo per affrontare la prova più difficile… tornare a casa… cambiare il futuro.
 
Presi una mappa per le uscite di emergenza e cercai di orientarmi -ho un piano…- dissi, sarebbe stata l'unica opportunità per riscattare le nostre vite.

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Capitolo 8
*** fuga contro il tempo ***


Presi una mappatura per le emergenze, il portale era al centro della base, in un laboratorio.  Dovevamo avere un piano, io ne avevo uno, ma era violento… troppo -principessa Aika, mi date il permesso di fare una strage? Lo so che è contro la sua corona disubbidire ad una legge, ma la causa e troppo importante per perdere tempo, la sua struttura molecolare è instabile, c'è stato un errore, se non torna a casa… morirà- dissi cercando di trattenere le emozioni -cavaliere, la donzella scende al tuo fianco- disse premendo un allarme antincendio -grazie Aika…- pensai con un sorriso.

 I suoi occhi erano diventati ancora più belli, l'assenza di pupilla rendeva il verde ancora più intenso e cristallino, quello sguardo era un segno della sua trasformazione nella creatura assoluta, non poteva morire se ferita, solo il dannato paletto nel petto poteva ferirla a morte, niente stupide croci e aglio o sciocchezze di questo genere, solo il paletto.

 Due guardie accorsero -si parte- dissi cacciando la siringa e il pugnale. Una aveva una pistola tranquillante -pacifista- dissi con un sorriso -non avvicinarti o sparo- disse -la tua mano tremante mi fa intuire che quello che ha paura sei tu. per colpirmi devi mettere la pistola più a destra, e poi non c'è bisogno che mi muova per ferirti- dissi lanciando il pugnale, lo presi allo stomaco, abbassò l'arma, -non muoverti- mi disse poi la seconda guardia - se no?- chiesi incrociando le braccia -ti faccio saltare il cervello, anzi no, le faccio saltare il cervello-  dissi puntando ad Aika -non la prenderai- dissi divertita. 

Sparò un colpo, nulla, ne sparò altri che andarono tutti a vuoto -bhe perché allora non farlo a te?- mi disse. Sparò verso di me ma qualcosa fermò il proiettile, ero pronta a seguire il destino di Jack, ma non era giunta la mia ora. Aika era davanti a me -abbassa l'arma- ordinò -perché dovrei… vi uccido entrambe in un solo colpo- disse mirandole tra gli occhi -nessuno disubbidisce alla principessa- gridai conficcandogli la siringa nel petto. Recuperai il pugnale -ora ti godi lo spettacolo- dissi iniziando a incidere su di lui una scritta -che fai?- chiese spaventato -lascio un segno… e quel segno è il tuo cadavere- dissi aprendogli la bocca e facendogli ingoiare una strana sostanza -cosa era?- mi chiese -veleno per i topi, meglio usarlo sugli esseri umani più che su delle ottime cavie- dissi osservano la sua faccia sbiancarsi e poi pian piano perdere la vita.

 Feci due foto soddisfatta e le misi in tasca -andiamo, abbiamo molto da fare- dissi. Fuori dal corridoio oramai dipinto di rosso ci recammo verso il centro. Vidi altre guardie, afferrai velocemente Aika e lo zaino ed entrai nella prima stanza con la porta aperta -fiu…- pensai osservando le guardie sparire dietro l'angolo -hem… Kymyky… non siamo sole- disse Aika. 

Mi girai eravamo nella mensa, dietro la cucina -che ci fate qui…- disse la cuoca -tu va cavaliere, ci penso io qui- disse Aika. Io la osservai, si muoveva veloce e leggiadra e con i suoi canini inflisse delle profonde ferite al nemico. Presi il grembiule e il cappello da chef e mi misi a servire il cibo. Misi in tutti i piatti una polvere sperimentale di Jack che trovai nel suo marsupio, non avrei mai gettato tutto il suo lavoro al vento. Mi girai verso Aika -tutto bene signorina?- chiesi, alle sue spalle si stava alzando la cuoca. Presi un frullatore ad immersione e corsi verso la principessa -finiamola qui- dissi lanciandolo. Aika si abbasso e il frullatore colpì il volto della cuoca -ti aiuto a mischiare bene le idee- disse Aika prendendo lo strumento e iniziando a fare più forza sul suo viso. Appena lo tolse notai che il naso oramai non c'era più come parte della bocca e gli occhi. Mi girai verso il resto delle persone presenti nella mensa, circa 10 in tutto.

 Gli effetti della polvere erano nausea con il seguirsi di vomito con tracce di sangue -"provetta numero 1 di jack: gli effetti sugli esseri umani sono nausea e vomito con sangue"- scrissi sul taccuino del ragazzo. Aika continuava a leccarsi dalle dita il sangue della cuoca. Presi un bicchiere e poi la siringa, legai il mio braccio con un pezzo di cavo di uno degli strumenti della cucina. Raccolsi nel bicchiere il mio sangue -prego signorina, non si comporti come se non conoscesse le buone maniere di corte- dissi criticando il suo comportamento poco adatto al suo ruolo. 

Lasciammo la mensa, quelle erano solo le prime vittime. Le pareti bianche continuavano a ricordarmi Black, forse era il senso di colpa o l'aver tolto del sangue dal mio corpo, ma mi senti debole ed impotente di fronte a quei ricordi -Kymyky riprenditi diamine!- gridò Aika  -mi scusi signorina, ricordi… nient'altro che brutti ricordi- dissi cercando di rassicurarla -se lo dici tu… dove si va ora?- mi chiese -a destra… mettiti il mio camice…- dissi porgendoglielo -ma…- stava per domandarmi qualcosa ma fu interrotta -scienziati! Il portale sta facendo dei capricci- ci disse un ragazzo -lo avete chiuso dopo la venuta della cavia vero?- domandai -chiuso?- chiese il ragazzo dai capelli castani ed occhi azzurri -certo, che credete che il portale rimarrà aperto per sempre? State aumentando lo squarcio nei due mondi- dissi scuotendolo. Sentì poi un forte tremolio sotto i piedi -lo avete sovracaricato- dissi prendendo il ragazzo per il camice -io non mi occupo certo dello studio della macchina- disse cercando di scolparsi -ma hai aiutato nel costruirla giusto?- domandai in preda alla disperazione di non poter salvare jack -si…- disse -allora dovevate riconoscere l'errore…- dissi lasciandolo andare.

 Mi stavo arrendendo? Ero veramente divenuta tanto fragile? Questi furono i dubbi che mi pervasero mentre vedevo scappare lo scienziato. Il tremolio divenne più forte, mancava poco che sarebbe esploso tutto -Kymyky...- disse Aika guardando la porta del laboratorio -ne vale la pena?- pensai ma oramai senza rendermene conto il mio corpo mi trascino insieme alla principessa al portale. Dovevo salvarla, non potevo perdere un'altra persona a me cara, forse l'ultima rimasta. -prendetele- gridò una voce familiare -no tu no! Ti avrei dovuto ammazzare prima- dissi tirando un bottiglione dell'acqua preso da un distributore verso Eko -non ti lascio fuggire…- disse a testa bassa. La freddezza della voce mi fece rabbrividire, presi Aika sottobraccio e iniziai a correre ancora più veloce. Mi si parano dinnanzi altri scienziati -ora mi sono stufata- disse Aika, caccio dalla sua scollatura un pistola -voglio vedere i vostri cervello schizzare fuori- disse sadica sparando ai primi due che le capitarono a tiro. Il muro era sporco di rosso e pezzi di cervello, oramai non mi inquietava più il suo bianco. Cacciai il pugnale - io non vi uccido subito…- dissi correndo e infliggendo tagli a tutti coloro che si avvicinarono a noi -la difenderò, non la perderò- pensai facendomi strada tra i cadaveri e le probabili vittime. 

Aprì finalmente la porta a forza di spallate, Eko stava arrivando con alcune guardie. I miei occhi si spalancarono appena guardai il portale, ma non ebbi il tempo di bisbigliare la parola casa che un'enorme esplosione travolse tutti -morire prima di raggiungere il traguardo… quanto è ironica la vita- pensai con un sorriso prima di chiudere gli occhi, forse per l'ultima volta.

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Capitolo 9
*** c'è chi sa molto... ***


Vidi una luce -sono morta?- mi domandai -no… io non vedrei di certo la luce se crepassi… no sono viva… che gran peccato- pensai dando una risposta al mio quesito. Stringevo i denti per il dolore alla testa, sentivo come se fluttuasse nel nulla con una pressione quasi da far schizzare il cervello dalla sua sede. -si sta riprendendo- sentì una voce. 

Misi  una mano sulla fronte, toccai qualcosa di freddo, gelido -un impacco?- domandai spalancando di colpo gli occhi -dove diamine sono…?- chiesi -o kymyky stai meglio?- mi chiese aika gettandosi al collo -certo principessa… ma posso chiederle una cosa?- domandai sedendomi sul letto -come ci sono finita qui?- chiesi. Lei ridacchiò e subito dopo entrò nella stanza un ragazzo dai capelli scuri con un camice -kymyky… noto che sei sana e salva… hai fame?- mi chiese -quella faccia… eko…?- bisbigliai pronunciando il primo nome che mi ricordò la sua presenza -mi porteresti un bicchiere d'acqua… non ho bisogno di altro- risposi al ragazzo che usci dalla stanza. 

- dopo l'esplosione sei schiantata contro la parete sfondandola quasi, eri quasi in fin di vita e bhe io ho visto eko entrare e disperarsi in lacrime vedendoti per terra in una pozza di sangue allora gli ho detto che se voleva salvarti doveva attraversare il portale con te, così ti ha presa in braccio e portata qui- sembrava la trama di un film di fantascienza, non mi ricordavo molto, ricordavo solo che ero in un posto dalle pareti bianche e che una stanza è esplosa mentre vi ero dentro, poi vidi il mio zaino -e se ci fosse qualcosa li dentro che mi ricordi qualcosa?- pensai. Forse l'esplosione e l'impatto con la parete mi avevano portato un'amnesia.

 Ricordavo poco, il mio nome e stranamente associavo a certi volti i nomi delle persone, forse persone che mi hanno colpita tanto da non scordarmeli. Il ragazzo tornò col mio bicchiere -grazie…- risposi prendendolo -ti spiace passarmi lo zaino?- gli domandai, lui obbedì. Nello zaino trovai solo una macchina fotografica, un album di foto un taccuino e poi una scatoletta di legno con delle provette simili a quelle che c'erano in un marsupio trovato sempre li dentro.

 -si può?- chiese di nuovo una voce, la stessa che avvertì aika che mi stavo riprendendo -si?- domandai, mi apparve nella stanza un uomo alto, capelli scuri, occhi color pece, bell'aspetto e di certo educato a differenza dell'altro che come lui indossava un camice.

 -la mia nuova assistente come sta?- chiese -bene… ma lei chi è?- domandai diffidando un po’ dell'uomo -saway kawakay, medico del palazzo e del villaggio- mi rispose con un inchino -kawakay? Ma quello è il mio cognome…- pensai serrando gli occhi -lei è mia figlia- disse poi l'uomo spostando il camice, ne spuntò una bambina dai capelli biondi ed occhi azzurri -saluta kytty- la incoraggiò il padre -non ho bisogno di presentazioni papà… io la conosco già- disse fissandomi con occhi vuoti di emozione -non mi sembra di conoscere il tuo nome- le dissi -non c'è ne bisogno infatti- concluse lei sparendo alle spalle del dottor saway.

 La bambina era una mocciosetta, -come osa avere quell'atteggiamento- pensai irritata. Mi alzai e strinsi la mano al medico -bhe felice di aiutarla- dissi con un sorriso. Mi portai dietro lo zaino e poi segui l'uomo. Mi portò in un laboratorio -bhe mia cara, ecco il tuo covo da scienziata- disse chiudendosi poi la porta dietro.

 Cacciai dallo zaino tutto ciò che avevo, poi allungai lo sguardo sul tavolo , vi era un biglietto -"cara kymyky sapevo che saresti venuta, questo è il laboratorio, non dovresti essere chi sa quanto sorpresa di vederlo, dopotutto ci lavori da tanto, so che l'esplosione nella base della CIA ha causato gravi danni nel mondo di circa 10 anni dopo oggi, si parlo del mondo del futuro, come faccio a saperlo? Perché ci sono stata, perché tu ci sei stata, ma non lo ricordi, ora sai solo che la struttura dalle pareti bianche e la base della CIA e l'esplosione, te lo dico io, è stato un sovraccaricamento della macchina del tempo. in questo periodo che stai vivendo ora il dottor saway sta modificando gli ultimi componenti della macchina del tempo… sei arrivata fino a questo punto col desiderio di sapere che componenti appartengono alla chiave per cambiare il tuo destino, bhe ti dico già da ora che non puoi… se cambi, jack non tornerà in vita… non lo conoscerai… non lo amerai. Ti conviene quindi non cambiare nulla ed accettare il tuo destino."- lessi poi stracciai la lettera senza finire di leggerla. Presa dalla curiosità e dalle parole scritte da quella bambina ripresi l'ultimo pezzo della lettera -"Ora straccerai la lettera incredula ed indignata come lo sei stata quando ti ho risposta prima, io lo faccio perché me lo posso permettere."-.

 rimasi scioccata -come faceva a sapere che avrei stracciato la lettera? Forse solo uno studio rapido sulla psicologia..- pensai. Dalla mia mente non si erano cancellati gli studi dei vari libri di mio padre, ma qualcosa si era cancellato del tutto -come si chiama mio padre?- mi domandai specchiandomi nel tavolo di acciaio. Accesi la luce e osservai in giro. La stanza era pulita e per quanto piccola con tutto il necessario per gli esperimenti. Vidi la porta spalancarsi -kymyky tieni le tue cose, le ho pulite a e ti conviene leggere questo libro… forse ti rinfresca la memoria- mi disse la bambina posando le cose sul tavolo, la ringraziai pur volendola cacciare a calci dalla stanza. 

Presi il libro e iniziai a sfogliarlo. -"villaggio della dinastia dai canini della luna d'argento"- era il titolo che pronunciai guardando la copertina. Passai il pomeriggio a leggere il libro, sapevo dove diamine ero, mi ricordai del mio ruolo nel castello e del giuramento fatto da me nei confronti di aika, ma non mi ricordai cosa collegasse la storia del villaggio a quel patto tranne che ovviamente i suoi abitanti. Era sera mi sdraiai sul letto con ancora in dosso la divisa verde e nera, me la tolsi e poi chiamai eko -hey sfigato puoi venire qui?- dissi lui si presentò dinnanzi alla porta -cosa vuoi?- chiese -che tu stia lontano da aika per la tua permanenza in questo castello, soprattutto perché non c'entri nulla- dissi porgendogli i miei vestiti -e se puoi lava questi- -te li metto a lavare… e comunque io sono qui per un buon motivo, sono il cugino di kytty e anche il suo cameriere personale, io e mia sorella siamo al servizio della famiglia di saway e kytty mi ha detto di assecondarti, fidati non mi ricordo quasi nulla di ciò che è successo prima di oggi, è come se mi avessero cancellato la memoria… ricordo solo qualche pezzo del mio passato… passato che non vorrei ricordare, e stranamente tu sei in questi ricordi, ti accontento per avere informazioni tali da ricordarmi di te e di quel ragazzo biondo che era con te in una delle scene che mi invadono la mente- disse uscendo. 

Stavo per avvolgermi nella coperta quando sentì qualcuno entrare -o cavaliere non ditemi che volete lasciare la vostra principessa da sola nella notte…- disse, mi ricordai del patto -le ho giurato protezione principessa se no perché sarei la sua guardia personale?- domandai alzandomi. Lei mi prese per il polso e mi trascinò con se, quel momento mi ricordo qualcosa, come se un pezzo di un puzzle si fosse inserito nel punto giusto, mi apparve in mente un volto familiare, un ragazzo con uno sguardo determinato, dagli occhi azzurri e capelli biondo scuro, a vederlo sussurrai una sola parola -jack…-.

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Capitolo 10
*** ...e chi non ricorda nulla ***


Aika mi portò finalmente alla sua stanza, molto spaziosa e pulita -cavaliere, dai venite- mi disse mettendosi sotto le coperte - che cosa? Dovrei dormire nello stesso letto con lei, principessa?- chiesi diventando rossa - non che sia la prima volta-  rispose Kytty passando davanti alla stanza -allora kymyky hai letto il libro?- mi chiese entrando -si- risposi ragionando -a che pensi?- mi chiese -bhe io non mi ricordavo di essere scienziata eppure non mi sono sorpresa a nessuna delle insinuazioni su questo lavoro- ragionai  -inconscio...- rispose poi inizio a guardare aika -principessa avete mangiato oggi?- lei la osservò con sguardo diverso, occhi spalancati, assenza di pupilla e enormi canini bagnati di saliva, quello sguardo mi rimise in corpo la stessa situazione di quando mi ha trascinata in stanza.

 L'immagine fu quella di una mensa o comunque una specie e poi una ragazza sopra un corpo con un frullatore ad immersione.  -quegli occhi- bisbigliai. La bambina  mi si avvicinò e prese una cosa dalla mia tasca, erano gli oggetti che mi aveva dato prima -ti ridarò la siringa appena finisco- disse. Mi afferrò la mano e con mossa veloce mi infilzò il braccio con l'ago e mi estrasse del sangue. Non riuscì ad oppormi, fu troppo svelta. Appena punta non mi mossi, avrei causato solo altro dolore, quindi mi feci togliere il sangue senza agitarmi. Appena finito, la bambina prese un bicchiere dal comodino e un batuffolo d'ovatta. Mise il sangue nel bicchiere e mi porse il batuffolo -nel comodino trovi un cerotto- disse per poi dare il bicchiere ad aika .

 La ragazza si saziò con il mio sangue per poi tornare normale. Ero un po’ sconcertata ma nemmeno tanto. Le informazioni lette sul libro che mi diede kytty riuscirono a rispondere a tutti i dubbi che avevo, anche se speravo che tutto fosse solo un sogno. Mi infilai veloce sotto le lenzuola di aika e senza accorgermene mi addormentai.


-sveglia!- gridò aika uccidendomi i timpani -principessa le sembra il modo di svegliarmi?- le domandai comparendo da sotto le coperte -scusami kymyky, bhe ti aspetto di sotto per la colazione- disse e poi scomparve dalla stanza. La stanza era ben illuminata da un'enorme finestra, mi alzai dal letto oramai arresa all'idea di non poter più prendere sonno e mi avvicinai alla finestra, volevo chiudere le tende ma mi fermai a guardare un nuovo giorno che sorgeva sul villaggio -e pensare che oltre le mura di questo villaggio, il mondo vive una vita assai diversa, la seconda grande guerra distrugge gli animi del mondo, tutti tranne quello di questo villaggio. Che valore avrebbe subire un'altra maledizione se già ne viviamo una?- pensai. 

Presi tra le mani il libro datemi da kytty la sera prima -la dinastia dai canini… aika… mia principessa… sfamati di me e lascia in pace il villaggio… tanto manterrò il giuramento, se muori il tuo popolo ti seguirà- riportai lo sguardo sulla finestra, tanti abitanti sorridevano girando per le strade -strade costruite sul sangue…. La notte è il regno di aika…. Manterrà in se la bestia?- mi continuai a domandare. Poi presi i vestiti ed usci stringendo il libro al mio petto.

 Con quel libro sapevo la storia del mio cognome, ma non scoprì nulla in più su di me. - di cosa mi occupavo in particolare come scienziata?- bisbigliai nel corridoio pensando di essere sola -tu? Guarda questo- disse kytty comparendo dal nulla e dandomi lo zaino. Dentro ci trovai un album -sono le tue vittime… continua la tua collezione se vuoi- disse, poi sparì nel buio, io aprì l'album e vidi  foto di cadaveri, poi una mi colpì. Un ragazzo dai capelli biondi, ed occhi azzurri -e lui chi è?- chiesi sbarrando gli occhi, di colpo mi tornò qualcosa in mente. Mi sentì addosso come la sensazione di gioia e poi all'improvviso paura- i… io l'ho ucciso…?- dissi fissandomi le mani. Tentai di riprendere il controllo e scesi di sotto. 

Una grande tavola ospitava una decina di persone tra cui kytty. -allora? Ti sei ricordata?- mi chiese sottovoce -solo di qualcosina…- sospirai trattenendo le lacrime -allora dopo avrò molto da dirti- concluse lei mangiando. La colazione fu breve ma per me durò un'infinità, la mia mente era tormentata dalla figura di quel ragazzo -il mio cuore… sta battendo così forte…- pensai osservando la panna nella tazzina che stranamente ai miei occhi prese la forma di un cuore. Aika ed Eko tolsero le loro tazze dal tavolo e per sbaglio si sfiorarono la mano, lei era rossa e lui le sorrise quasi per vantarsi -sai lui ha ucciso quel ragazzo biondo- mi disse kytty apparendo da dietro -c..cioè?- le chiesi -seguimi- rispose lei. 

Mi rinchiusi nel laboratorio dei sotterranei con kytty -spiegati dai- le dissi - va bene, partiamo da un presupposto…tu non puoi sapere dalla mia bocca io chi sono e come faccio a conoscere tanto su di te. Ti racconterò tutto ciò che ricordo o che mi è stato raccontato. Sei nata in questo villaggio, in questo periodo. Tuo padre ha lavorato per la macchina del tempo proprio qui per un valido motivo. Questo luogo, come hai letto nel libro, è come maledetto, anche se una spiegazione scientifica c'è, qui siamo in uno squarcio spaziotemporale, qui passato e futuro possono intersecarsi, come un luogo senza un nome e senza tempo, bloccato per sempre nell'epoca medievale mentre fuori le nostra mura si svolge la seconda guerra mondiale.

 Quando la macchina sarà quasi completa, la dinastia dei canini si ribellerà alla supremazia della famiglia Kawakay, hai visto con i tuoi occhi la morte di tua madre, come io tra poco vedrò la morte della mia. Tua madre apparteneva alla dinastia dei canini della luna d'argento e fu catturata da tuo padre per divenire cavia degli esperimenti per uccidere un vampiro, uno di essi ebbe effetto e tu l'hai assistito in questo omicidio. 

Dopo il completamento della macchina del tempo tu e lui siete scappati in un'epoca e un luogo diverso mentre la macchina si è autodistrutta lasciando solo il progetto iniziale della sua costruzione. Questo progetto cadde nelle mani della CIA che subito ti rintracciarono e monitorarono per i successivi anni fino al compimento del tuo 18esimo compleanno. Per tutti quegli anni sei vissuta nella menzogna, convinta di essere nata e cresciuta li, l'effetto collaterale della macchina porta all'eliminazione di ogni informazione presente nella mente ,o quasi.

 Tuo padre si risposò ed ebbe una figlia che mise in soffitta che usò per folli esperimenti crescendoti come un ragazzo, come il figlio maschio che non ha mai avuto, tutto a tua insaputa. Lo squilibrio di questo viaggio ha generato un determinato andamento temporale che ti ha portata ad agire in un determinato modo: salire in soffitta. Da li inizia la tua collezione. Le foto che hai visto derivano dai tuoi gesti impulsivi e incontrollati. Sei fuggitta da quella casa degli orrori e sei stata catturata dalla CIA. nella loro base hai incontrato Aika, li non tutta la tua memoria si è cancellata, nel cuore hai sempre saputo di avere una missione nei confronti di qualcuno, questo qualcuno è la principessa, almeno per ora.

 Tu, Aika ed Eco siete passati nella macchina prima che si autodistrugesse per tornare nello stato precedente alla sua creazione. Questo è tutto-. 

Io la osservai sorpresa mentre lei fissava cupa in viso il pavimento. -hai avuto molte crisi di follia, perché prima di essere scienziata sei stata cavia, tra poco non potrai più controllare ciò che la tua mente ti farà fare, quelle mani che si sono sfiorate sono state la scintilla per la fiamma che arderà tutto questo posto, ci rivedremo quando avrai compreso anche il resto di te- disse dandomi le spalle e uscendo. Mi affacciai, ma era già scomparsa.

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Capitolo 11
*** segni dell'epidemia ***


Passarono i giorni, tra risate donate dalla bellissima Aika, l'odio che nutrivo per Eko per essere così sfacciato con la mia principessa e i dubbi misti all'inquietudine inflitti da Kytty nella mia testa. Tutto era quasi un tormento, il mio passato e quel presente, i miei sentimenti che facevano a botte tra odio e amore, ma una cosa era certa, ero sempre felice di svegliarmi vicino ad Aika. Ben presto però quella dolce e amara monotonia inizio a sgretolarsi. 

Nel palazzo, una mattina, tra i conviventi si iniziarono a mormorare varie voci sulla scomparsa del signor Saway e della moglie, e stranamente nemmeno della fastidiosa Kytty c'era traccia. Credevo che era tutto normale, che forse erano in giro come una famigliola felice e quindi decisi di tornare al mio laboratorio. 

Il dottor Saway mi aveva affidato dal primo giorno un lavoro ben preciso: quello di fare il suo lavoro di medico di corte se qualcuno aveva bisogno di essere guarito, in più mi diede il permesso di trattenere chiunque avesse aspetti insoliti o di ribellione. Nemmeno entrata mi trovai dinnanzi una giovane fanciulla, una cameriera -mi scusi, lei deve fare il medico per oggi?- chiese la ragazza 
-si, cosa desidera?- 
-ultimamente ho uno strano dolore alla testa, soffro di insogna, sono ipersensibile al sole e non mangio- disse a ruota libera, curiosa la feci accomodare. 
-Mi dica, sa tra quanto tempo ci sarà la prossima luna piena?- chiesi già sospettando di che cosa soffrisse 
-questa notte, ma cosa c'entra con me?- 
-mi ascolti si faccia un giretto questa notte per le vie e troverà tante persone come lei. Non è malata lei appartiene ala dinastia dei canini d'argento, mi dica il suo nome , debbo trattenerla fino alla luna piena e analizzarla per accertarmi che non sarà pericoloso lasciarla libera-
-certo, il mio nome è Black- rispose, quel nome mi colpi come una frustata. Aprì in fretta e furia l'album e riconobbi la ragazza -rimanga qui per favore- dissi uscendo. Non mi sentivo bene la testa iniziava a farmi male e frammenti di ricordi iniziarono a bombardarmi il cervello. Era una sensazione  orribile, guardai le mie mani e le sentivo bagnate. L'ansia mi faceva sudare mentre al mio naso giungeva lo strano odore del sangue. Rientrai e chiesi alla ragazza di distendersi, lei obbedì.

 Era cosi bella vestita da cameriera e si fidava così tanto che volentieri ne avrei approfittato, ma non era da persona di un certo rispetto oltraggiare una signorina 
-mi dica, cosa succederà se impazzisco?- mi chiese 
-io non ho mai parlato di pazzia- risposi sospettosa 
-ma so che cosa succede quando qualcuno della dinastia dai canini d'argento incontra la luna piena. Si dice che se i casi aumenteranno, questo villaggio porterà a termine la maledizione inflitta a tutti noi. Le strade saranno tinte di sangue e che tutto poi il giorno dopo tornerà come tutto è iniziato- il suo tono era più cupo come il suo sguardo. 
-Dimmi di più- l'incoraggiai chiudendo a chiave la porta 
-si dice che la rivolta contro i medici porterà i vampiri a essere uccisi uno ad uno per mano di una sola persona, si parla di una specie di divinità, una ragazza, una vittima del suo stesso lavoro- 
-sai il suo nome?- le chiesi sedendomi 
-so solo che molti la chiamano KK-
-sai altro su di lei?-
-no,  mi dispiace- rispose desolata -grazie sei stata molto gentile mia cara Black- risposi, lei sorrise timida. 

Sembrava non esserci nulla di insolito nel suo comportamento fino a quando non aprì le tende per far passare la luce, un fascio le colpì la mano e lei subito balzò verso il muro tenendosi stretta il braccio a se -che ti sei fatta?- chiesi avvicinandomi. Lei mi attaccò, aveva lo sguardo simile a quello di Aika sere prima -fammi vedere dannazione!- le urlai, lei si ribellò. La presi per i polsi e col una spinta la feci sbattere contro il muro -mi spiace per la violenza su di una fanciulla cosi carina, ma devo aiutarla prima che finisca a brandelli io- pensai.  Afferrai la mano e la fasciai aggiungendo una pomata contro le ustioni, ma avevo come l'impressione che era già guarita di suo.

-Riprenditi Black- le dissi, lei mi osservò sconcertata e urlò terrorizzata 
-ti prego, non anche tu!- 
-B...Black? Di che parli?- chiesi preoccupata, lei si mise a piangere e io rimasi ad aspettare in silenzio e a distanza, c'era qualcosa che dovevo sapere e lo avrei scoperto. 

-Ti va del te?- le chiesi appena si riprese -s..si grazie- rispose. Appena la vidi più rilassata decisi di fare il mio passo -come mai avevi tanta paura di me prima?- iniziai io, lei mi osservò spaventata 
-n... Nulla- 
-non mentire- le dissi -riguarda per caso questo?- le chiesi afferrandola per un polso e scuotendola con un po di violenza, lei si mise quasi a piangere. 
-Chi ti ha trattata così? Quale mostro ha osato maltrattare una fanciulla tanto delicata?- le chiesi mollando la presa e asciugandole una lacrima con la mano
-come hai fatto a capirlo?- chiese -nessuno si metterebbe a piangere se non avesse vissuto un trauma. Riguarda per caso uno stupro?- lei rimase in silenzio -questo è un oltraggio inaccettabile, dimmi Black, chi ti ha fatto ciò?- 
-nessuno…- 
-ancora menti?- 
-non posso dire nulla…- 
-perché?- le chiesi alzandole il volto con una mano sotto il suo mento per portare il suo sguardo al mio -potrebbe riaccadere…- rispose -cosa? Dimmi che cosa ti potrebbe succedere- le dissi alterandomi un po’ -dovrei rifarlo…- 
-cosa? Cosa dovresti rifare?- le chiesi sempre più spazientita, ma un urlo mi distolse dalla ragazza -non dirmi nulla se non vuoi Black, ma stai attenta a questa persona, non voglio che una fanciulla come te soffra più di quanto ti abbiano già inflitto- lei corse via dallo studio mentre io inseguì l'eco dell'urlo, un urlo alquanto familiare. 

Le grida strazianti mi portarono al laboratorio del dottor Saway, era tutto chiuso, anche se c'era poco da immaginare soprattutto dopo che vidi una scia di sangue uscire da sotto la porta.

 -Abortire- disse una voce alle mie spalle -che?- chiesi girandomi, era Kytty -hai chiesto cosa non volesse più fare quella ragazza, abortire, ecco cosa- mi disse. 

Aveva lo sguardo cupo e le mani sporche di sangue -cosa è successo?- chiesi un po spaventata -ho perso mia madre come l'hai persa anche tu- rispose. Io la fissai -dimmi chi era mia madre- le dissi con tono più severo e determinato -bhe presto lo saprai- disse avvicinandosi alla mia tasca -e no! Tu non prendi più nulla senza un permesso- le dissi afferrandola per il polso -volevo solo darti io qualcosa- rispose poi scomparve nel corridoio. Mi senti di colpo senza forze per poi perdere i sensi.

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Capitolo 12
*** diamoci un taglio ***


Mia alzai, ero nel corridoio -dannata ragazzina- pensai guardando la puntura sulla mano procurata da Kytty -in piedi soldato- mi disse una voce maschile -Saway?- chiesi alzandomi, l'uomo si avvicinò a me venendo dal fondo del corridoio -è sera… Kymyky, ho bisogno di confidarmi con qualcuno, posso fidarmi di te?- mi chiese accompagnandomi nel mio laboratorio -certo capo, si può fidare- risposi guardandolo curiosa. Entrammo e chiusi la porta -mi dica- lo incoraggiai a parlare -tu conosci la leggenda della luna d'argento?- mi chiese -si, sua figlia mi ha dato un libro che parlava della storia di questo villaggio- gli mostrai il libro e lui cecò tra le pagine una cosa. 

-qui c'è scritto di una ribellione fatta dalla famiglia dei medici, kymyky, ti chiedo di affiancarmi in questa ribellione. So che può essere folle chiederti di uscire e fare una strage nel paesino, ma solo così possiamo spezzare la maledizione di questo villaggio. Questo posto è il luogo che più di tutti ha a che fare con la potenza della luna, si pensava un tempo che la luna che vediamo da qui sia la luna del nostro universo parallelo, la teoria poi l'ho confermata io. Ho notato con molte osservazioni che la forma e le macchie sono diverse dal satellite della nostra terra. Questi mutamenti umani sono divenuti troppi ed incontrollabili, se non si stronca ora, dopo sarà troppo tardi. Ho progettato in tutti questi anni una macchina per ristabilire il tempo e chiudere lo squarcio spazio temporale, ma ci vorrà troppo tempo che vada in funzione e sia perfetta, quindi questo attacco è l'unica soluzione- 
-ma le loro vite?- chiesi preoccupata
-quando la macchina sarà funzionante poterò il progetto completo al me del passato e le loro vite saranno salve-. 

Io lo guardai cercando una toppa nel piano, se dovevano morire così tanti doveva esserci un piano a prova di errore.
-se non facessimo nulla?- chiesi 
-questo potere poterà a trasformarci tutti in mostri e mangiarci a vicenda, e quando qui non ci sarà più cibo si propagherà su tutta la terra, sarà la fine del genere umano-. Entrambe le prospettive erano rovinose, ed entrambe mi potevano costare la vita. Scelsi allora di cambiare le cose, di uscire ed affrontare il mio destino. 

Mi avviai alla porta e appena poggiai la mano sulla tasca del pugnale partì una leggera scossa e iniziai a vedere l'idea del massacro con occhi diversi -ci sarà da divertirsi- pensai spalancando la porta. Uscì e la porta si chiuse alle mie spalle, era notte e il silenzio che aleggiava nella piccola città venne interrotto da un urlo di rabbia, alzai la testa e schivai all’ultimo secondo un vampiro che tentò di colpirmi con una zappa -maledetta!-
 -cosa vuoi da me?- 
-tu hai fatto un patto insieme a quel dannato Saway, te ne faremo pentire!-
 in quel momento uscirono allo scoperto decine e decine di vampiri, notai che erano solo maschi adulti  -probabilmente le donne e i bambini sono nascosti nelle case- pensai sorridendo, tirai fuori la siringa e il mio pugnale -spero voi siate pronti… PERCHE’ NON CI ANDRO’ LEGGERA- urlai, i vampiri si lanciarono contro di me urlando, era la prima volta che affrontavo così tanti avversari, ma dopo tutto erano comuni contadini, afferrai al volo uno dei vampiri e lo scaraventai a terra, sollevai al cielo il pugnale e glielo conficcai in testa, mi alzai soddisfatta e guardai il gruppo di vampiri 
-allora? Chi è il prossimo?- chiesi 
-tu- mi risposero, mi girai e venni colpita in pieno da una pala, caddi a terra. Quando mi rialzai, notai che a colpirmi era stato il vampiro a cui avevo conficcato il pugnale in testa 
-cosa? Ma dovresti essere morto!- gli dissi con la rabbia che mi bolliva nel sangue 
-mi spiace, ma noi vampiri non li uccidi in questo modo! Uccidiamola!- in quel momento una freccia arrivò dal nulla e colpì il vampiro al cuore, lui gemette e sputando sangue cadde a terra morto, mi guardai in giro ma non vidi nessuno, poi sorrisi -allora ho capito come uccidervi ora, devo solo strapparvi il cuore- dissi con un sorriso sadico, i vampiri indietreggiarono terrorizzati, poi uno di loro si fece avanti e disse -alcuni di noi moriranno, ma comunque siamo in superiorità numerica, possiamo ucciderl…- il vampiro gemette e guardò davanti a se, si ritrovò faccia a faccia con me che sorridendo facevo penetrare ancora di più il coltello nel cuore -mi spiace, ma potreste anche essere mille… ma rimarrete sempre e comunque dei poveri paesani che non hanno la minima esperienza di lotta- poi appoggiai un piede sul petto del vampiro e lo spinsi all’indietro facendolo cadere a terra -come avevo detto prima, chi è il prossimo?- i contadini si lanciarono urlando contro di me alzando al celo le loro armi di fortuna, schivavo agilmente ogni colpo e con le mie due armi li colpivo con precisione chirurgica al cuore uccidendoli sul colpo, la cosa più macabra era che sorrisi, mi stavo divertendo, mi divertivo nell’uccidere quei vampiri.
-TUTTO QUI QUELLO CHE SAPETE FARE?- urlai in preda ad una risata sadica mentre il mio camice bianco era diventato quasi completamente rosso per via del sangue dei vampiri -FUOCO!- sentì urlare e notai dei vampiri armati con degli archi che mi scagliarono contro delle frecce, mi nascosi velocemente dietro ad una casa, utilizzando il pugnale e la mia forza fisica, la scalai, dopotutto le case erano di semplice legno, non fu difficile per me salire fino al tetto, poi saltando di casa in casa, riuscì a non farmi notare dai vampiri che si guardavano in giro confusi – dov’è finita?-si chiese uno di loro -sono proprio dietro di te- risposi, il vampiro si girò e il pugnale lo trafisse al cuore passando fino all’altra parte del petto, lo lanciai di forza contro gli ultimi vampiri rimasti, poi con un sorriso sadico ripresi a parlare -dopo che avrò ucciso anche voi, passerò anche a quelli che si sono nascosti-.

Osservai tutti i cadaveri che giacevano ai miei piedi, avevo un po' di fiatone, ma ce l’avevo fatta -benissimo, i pesci grossi sono stati eliminati, ora passiamo alle prede piccole- feci per avvicinarsi ad una casa, ma in quell’istante delle frecce infuocate le colpirono e queste presero fuoco quasi all’istante, sentì le urla e i pianti delle donne e dei bambini mentre venivano bruciati vivi, mi girai e vidi che tutte le case stavano subendo lo stesso destino -ma chi?-
 -ehi Kymyky- mi girai e notai Saway insieme ai suoi colleghi armati di archi 
-sei stato tu a farmi capire che dovevo colpire il cuore ?- chiesi 
-certo, altrimenti sarebbe andata per le lunghe, e non mi va di aspettare, ma…credo te ne sia sfuggito uno- mi girai e vidi una figura incappucciata scappare via – ci penso io – dissi iniziando a correrle dietro.

La figura stava correndo dentro il bosco e velocemente raggiunse una casa e ci entrò chiudendo la porta, notai subito che l’aveva chiusa così aumentai la velocità e con una spallata la buttai giù, mi guardai in giro, la casa era illuminata solo da poche candele sparse a caso, era una casa in rovina e molte parti erano cedute lasciando entrare qualche raggio lunare – dove sei finito?– bisbigliai tra i denti, vidi che il tappeto era piegato –nella fretta non ha pensato a nascondere le sue tracce eh? – pensai avvicinandomi,  lo alzai e notai una piccola botola, la aprì e trovai una scala che scendeva verso un seminterrato. Scesi e trovai la figura con la schiena al muro –tana per il vampiro, ho vinto… ora senza fare troppe storie…fatti uccidere- tirai fuori il pugnale, la figura iniziò a tremare -f…ferma - disse quasi bisbigliando -quella voce? Non può essere…- pensai fermandomi all'istante.

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Capitolo 13
*** gli intrusi verranno eliminati ***


-Aika?- chiesi guardando la figura -ciao Kymyky…- disse a bassa voce lei -come ti senti?- le chiesi posando le due armi -sono a pezzi, qualcuno sta sterminando la mia specie, la mia famiglia. Ti prego Kymyky, proteggimi, io non voglio morire- mi disse con le lacrime agli occhi.

 Sentì dentro di me uno stato di colpevolezza, non avevo minimamente pensato a ciò che poteva comportare quella strage nel cuore di Aika, tanto meno avevo considerato che avrei dovuto uccidere anche Aika -ti proteggerò Aika, ma ad una condizione, devi promettermi che non attaccherai mai nessuno, penserò io a procurarti il cibo quando ne avrai bisogno, ma ti prego di non attaccare nessuno, tanto meno accoglierlo qui dentro, lo puoi fare?- le chiesi senza pensare troppo alle conseguenze che ne sarebbero nate, che l'epidemia si sarebbe potuta diffondere, che lei avrebbe anche potuto mentire per essere salva, che non ero l'unica alla quale lei si sarebbe affidata. 

-te lo prometto, non morderò nessuno, ti aspetterò qui da sola- disse con un sorriso, era così bella quando sorrideva che non poteva che farmi tenerezza. Prima di andarmene decisi di escogitare un inganno per Saway, presi il mantello che aveva Aika e lo posai a terra, cacciai il mio pugnale e afferrai la lama saldamente. Chiusi gli occhi mentre con un forte strattone sfilai la lama dalla mano chiusa provocandomi dei tagli, lasciai il sangue colare sul mantello mentre Aika mi osservo con occhi spalancati,  era lo stesso sguardo che aveva avuto la prima notte in cui ero nel castello -hai fame?- chiesi porgendole la mano, lei mi osservò sorpresa, ma non si fece ripete l'invito due volte. 

Sentì i suoi denti lacerarmi la carne mentre la sua lingua puliva ogni minima goccia di sangue che fuoriusciva dalle ferite, faceva male, molto male. Quando la vidi soddisfatta staccai la mano dai possenti denti e me la guardai quasi incredula. Sentivo il sangue fuoriuscire mentre io uscivo dal nascondiglio. 

Camminai per qualche metro quando mi ritrovai davanti Kitty -e quindi ti sei fatta mordere, vorrei che tu prendessi questa, è l'antidoto al veleno dei vampiri, prendilo e vai da Saway per mettere in atto il tuo piano. Vorrei solo darti un consiglio, non continuare a nutrire un amore non corrisposto, potresti farti più male di quanto potresti solo immaginare, so cosa provi per lei, so cosa succederà tra poco. Presto scoprirai cosa si prova ad essere soli, proprio come l'ho provato io-. 

Le sue parole mi lasciarono di sasso -un amore non corrisposto? Io non provo nulla del genere per nessuno…- pensai, ma dentro di me aveva ragione Kytty, forse qualcosa per Aika la provavo, ma non volevo accettare che lei amasse il mio peggior nemico, che lei ed Eko si erano fidanzati in segreto e che le voci su un matrimonio ancor più segreto erano vere. 

Mi incamminai alla ricerca di Saway, era seduto sul marciapiede a vedere come le case bruciavano -sei di ritorno finalmente, come è andata?- mi chiese con un sorriso -ha fatto una bella fine- risposi dandogli il mantello -ottimo lavoro soldato, sapevo che mi potevo fidare- rispose andandosene contento. Sentivo dentro di me due forze lottare, volevo dire la verità a Saway ma allo stesso tempo volevo salvare Aika. Passai molto tempo a rimuginare sull'accaduto, ma avevo bisogno di parlare con qualcuno, almeno guardare degli occhi amici. 

Per un attimo guardai il mio vecchio zaino, mi ricordai di quando ero arrivata in quel luogo sperduto, sembrava tutto tranquillo, ma dentro di me ricordi, pensieri, desideri e una natura spietata lottavano per dominare. C'erano momenti, come la notte della strage, sentivo una forza irrefrenabile e sadica prendere il controllo della mia mente. Altri momenti ancora ero calma, tranquilla e rilassata, come se l'apparente calma del paesino fosse reale; altri invece avevo paura di uscire di casa per via dei vampiri, oppure ripensavo continuamente a cosa succedesse oltre le mura, mi chiedevo quanta gente fosse morta per via della seconda guerra mondiale. 

Mi rigirai nel letto fino alle 2 di notte, non sopportavo l'idea che Aika era rimasta sola in una gelida cantina. Mi misi velocemente qualcosa addosso e usci senza farmi vedere. Dopo poco mi ritrovai davanti alla casa rovinata. Sentì una voce, era Aika, faceva un suono  quasi soppresso, come se si trattenesse. Non avrei mai immaginato il motivo di quei suoni se non fosse stato per l'altra voce che sentì. Era maschile, cercava di zittirla, ma allo stesso tempo non riusciva a trattenersi da alcuni gemiti. Mi immobilizzai, i suoni continuarono fino a portare i due ad un limite che li lasciò con un fiatone accompagnato da un sonoro
 -ti amo…- disse Aika 
-anche io- rispose la voce maschile. 
Mi nascosi vicino all'entrata. -come ha potuto mentirmi, non doveva vedere nessuno!- bisbigliai dando un cazzotto ad un albero. Dalla catapecchia usci Eko 
-è stato piuttosto divertente, ora andiamo a cercare Saway e nessuno saprà nulla della mia scappatella-. Disse fissando il celo 
-grazie al progetto di Saway potrò finalmente andarmene di qui e se mi porto Aika, sarà finalmente lei a farmi da cameriera- disse con un sorriso pieno di malizia mentre si abbottonava i pantaloni 
-lurido verme, non ti permetterò di prenderti la mia Aika- bisbigliai. 
-ti sei divertito?- chiesi uscendo dall'ombra 
-hey, ciao. Se vuoi saperlo è lei che mi ha chiesto di venire, in tutti i sensi- disse con un sorrisetto 
-mi fai schifo, come osi trattare così una principessa?- gli dissi trattenendomi dal prendere il pugnale 
-lei in teoria sarebbe la mia fidanzata, quindi non mi sorprenderei del fatto che approfitti di un luogo tranquillo e nascosto per divertirmi un po’- disse in tono di sfida 
-lei hai fatto del male?- chiesi cercando di arrendermi alla realtà del loro rapporto 
-non ne ho la minima idea, so solo che mi sono divertito molto a sbattermela- rispose. 
Strinsi i pugni, dovevo trattenermi, non erano fatti miei, era una loro questione -no, al diavolo il buon senso…- pensai mettendo mano sul mio pugnale 
-sei un verme…- dissi stringendo i denti 
-no, non dire così, sono semplicemente un maschio, se mi trovo una bella ragazza che senza troppe preghiere mi apre le porte, io ci entro- disse con una risata 
-ora basta!- urlai cacciando il pugnale e lanciandomi contro di lui. 
Lo spinsi contro un albero e lo minacciai con il pugnale alzato 
-mi piacciono le ragazze a cui piace lottare, ma davvero riusciresti ad opporti?- mi disse poggiando le mani sui miei fianchi e tirandomi un po a se. I miei occhi si spalancarono 
-lasciami- dissi a bassa voce 
-noto che non hai più questo grande forza- disse scendendo con le mani. Dentro di me il buon senso inizio a scomparire e al suo posto la rabbia e l'odio si rivoltarono. 

Lo presi per il collo e lo buttai a terra, mi misi in ginocchia sulle sue costole e iniziai ad incidere con il pugnale sul suo torace -stai per entrare a far parte della mia collezione- dissi alzando la mano armata mentre con l'altra lo tenevo fermo -no, ti prego. Mi ha chiesto lei di venire qui, è stata una sua idea quella di farlo, ti prego, credimi- supplicò ma senza che io ci avessi pensato due volte si ritrovo con il cuore trafitto. Mi ripresi l'arma e mi avviai alla catapecchia per mettere le cose in chiaro anche con Aika.

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Capitolo 14
*** non basterà una foto, non basterà il ricordo ***


Spalancai la porta delle scale per il sotterraneo e guardai Aika -sei sporca di sangue…- disse sorpresa, io mi avvicinai a lei e le alzai la gonna 
-tu invece sei sporca di altro vero?- dissi fulminandola con lo sguardo 
-no, non è vero, non è successo nulla- disse sorpresa e imbarazzata 
-tu ti sei data ad una persona che non ti meritava nemmeno di conoscere, tu sai quanto abbia sofferto per te?- urlai prendendole le spalle 
-io ci tenevo moltissimo a te… ma ora è inutile continuare a difenderti, dovevo ucciderti quando avevo l'occasione- dissi spingendola contro il muro 
-ma di cosa stai parlando?- disse spaventata 
-che anche tu diverrai parte della mia folle collezione- risposi posando il pugnale 
-non sprecherò il momento, voglio dare fine a tutto questo con le mie stesse mani- dissi. 

La colpì con un cazzotto al volto, poi un calcio, lei non reagì a nessuno di questi rimase ferma a piangere -dimmi perché non hai mantenuto la promessa- le dissi strattonandola, non rispose. I suoi occhi erano spalancati -dimmelo!- dissi strattonandola con ancora più forza -io non ho fatto nulla, non ho detto a nessuno di essere qui te lo assicuro- disse sempre più spaventata. La strattonai ancora di più e lei finì con la testa contro il muro. 

Rimase in silenzio mentre i suoi occhi cambiarono forma e colore, il suo volto divenne più cupo, io mi allontanai intimorita. Di colpo lei mi saltò addosso, senza accorgermene avevo già preso il pugnale tra le mani -mi dispiace, ma è la cosa più giusta da fare- dissi colpendola al cuore. Il suo corpo mi cadde addosso, lo spinsi a terra acconto a me. 

Mi ripresi con un po di fatica dallo shock e me ne andai. Iniziai a correre, come per scappare da ciò che avevo appena fatto, come per nascondermi da tutto e tutti. Arrivai sulla cima del colle vicino al villaggio, da li nessuno avrebbe mai potuto vedermi, ma dentro di me c'era sempre la paura del giudizio, come una specie di pentimento per aver tenuto in vita un vampiro e aver ucciso un normale civile, ma i miei sentimenti avevano avuto la meglio ed uniti alla mia innata follia avevano portato le mie mani e la mia anima a sporcarsi di altro sangue. 

Vedevo da lontano le luci delle fiamme che bruciavano le case, portai poi lo sguardo verso le mura, oltre quelle mura il mondo viveva una vita diversa, segnata dalla guerra e da altro sangue, nulla di ciò che mi circondava riusciva a farmi dimenticare il mio enorme peccato verso il grande dono della vita, alzai il volto al celo, quasi per chiedergli aiuto, ma vi di solo la luna -dannato asteroide,  solo colpa tua se ho fatto ciò che ho fatto, solo colpa tua se ho perso la mia adorata Aika… o forse, lei è stata colpa mia… io ho deciso di ucciderla, potevo salvarla, lei doveva nutrirsi solo di me, potevo salvarla- dissi cadendo quasi in lacrime, ma tristezza come tutte le emozioni estreme che provavo sempre decideva di lasciare il posto a quello stato di follia, mentre iniziai con la mano a strappare l'erba che avevo di fianco. 

Senza accorgermene stavo iniziano a scavare una piccola fossa, con la mano, iniziò a piacermi e continuai a farlo con entrambe le mani. Mi misi in ginocchio e continuai a scavare, sentivo come la gran voglia di farlo, come se ci fosse uno scopo a me sconosciuto, continuai a scavare, le mie unghie si spezzarono, ma non mi interessava continuai ad andare sempre più in fondo senza fermarmi. Non sapevo da dove prendevo la grande forza che avevo e tanto meno lo volevo sapere. Arrivai di colpo a toccare qualcosa a circa un metro di profondità, era un tubo. 

Mi fermai distratta dalle urla dei bambini del villaggio, Saway aveva messo in salvo tutti i civili prima di darmi quel ignobile  compito -se dovevo uccidere tutti, allora ciò vale anche per tutti voi…- dissi con un sorriso sadico infastidita dalla felicità e la tranquillità dei sopravvissuti. 

Guardai il fosso, presi il pugnale e feci un piccolo foro nel tubo, ne fuoriuscì un po d'acqua, era ciò che speravo. Presi dalla mia tasca la siringa e dal marsupio di jack una strana sostanza nera, ci riempì la siringa e iniettai la sostanza nell'acqua, sapevo che era a base di qualche sostanza radioattiva o estremamente corrosiva, ma non mi interessava molto cosa fosse, volevo solo che il mondo attorno a me tornasse in un silenzio simile a quello della casa abbandonata dove avevo ucciso Eko ed Aika. 

Volevo rimanere sola per poi mettere fine a tutta quella sofferenza procurata dalla maledizione del villaggio e dalla mia incontrollabile e inspiegabile follia. Aspettai paziente che i lamenti e le urla celassero e che tutte le anime volassero via, lasciando la mia sola ed abbandonata come meritava di restare. 

Era l'alba, io scesi dal colle per poi assicurarmi della riuscita del mio delitto di massa. Camminai per le deserte strade quando all'improvviso mi trovai dinnanzi una figura più bassa di me -questo è tuo, le ultime foto le ho fatte io, spero che per te sia meno cruento di quanto lo è stato per me- disse. 

Nel buio riconobbi il volto freddo e indifferente di Kitty che mi porgeva un album. A vederlo mi ricordai del mio, quello che avevo nello zaino. Lo aprì e ci vidi tutti i volti delle persone di cui accanto poi c'era la foto del loro cadavere uccisi in modi crudeli o spietati. Alla prima foto il mio cuore già voleva esplodere mentre la mia testa iniziò a farmi male, sempre più male, arrivai a fatica e trattenendomi alle prime 3 foto ma poi caddi a terra in lacrime. 
-mi dispiace… - bisbigliò Kitty 
-quella che vedi e la tua folle collezione, hai ucciso tua madre per aiutare tuo padre in un esperimento letale- disse mettendomi dinnanzi la foto di una donna su un tavolo di acciai 
-poi hai ucciso la tua sorellastra per avere l'amore folle di tuo padre- disse mostrandomi una foto di una ragazza decapitata e sciolta nell'acido. 
-hai poi ucciso anche tuo padre per l'odio che provavi nei suoi confronti dopo che aveva seminato nel tuo cuore la sua stessa sadica follia- disse mettendo davanti ai miei occhi una foto del dottor Saway 
-cosa, lui è mio padre?!- urlai sia per il dolore che la sorpresa 
-hai anche ucciso un barbone per lo sfizio di mostrare le tue capacità, hai ucciso un povero ed ubriaco vecchio- disse mostrandomi la foto di un uomo barbuto, sporco e con un DVD impiantato tra gli occhi. 

Ad ogni foto la mia mente rendeva visibili ricordi e persone, iniziai a ricordare tutto accompagnata da un lacerante dolore e una pesantissima colpa sulla coscienza. 
-Hai ucciso la tua prima amica e allo stesso la tua cugina per un folle esperimento, senza scrupoli, senza pensarci troppo- disse facendomi vedere la foto di Black, vedendo il suo cranio aperto in due e il cervello da fuori per un momento mi fece venire la voglia di vomitare, ma mi trattenni. 
-Queste due..- disse cacciando due foto dalla tasca -.. Sono due persone delle quali tu ti sei macchiata le mani solo per dare retta a sentimenti oramai distolti, le hai uccise per un divertimento contorto- disse mostrandomi due foto, una di Aika e una di Eko. 

Le presi e le straccai -loro sono morti per un valido motivo, lei avrebbe potuto diffondere il virus e distruggere questo mondo mentre lui… lui lo odio, non ricordo il preciso perchè, ma so che era giusto che morisse- disse cercando di ignorare il dolore che sembrava volermi uccidere lentamente -forse è per questo che lo odi?- mi disse dandomi una foto. 

Vi era un ragazzo, biondo dagli occhi chiusi con il mio pugnale nel cuore -J..Jack! Il mio Jack….- dissi piangendo, ricordavo tutto ed oramai il dolore psicologico era divenuto nulla rispetto a quello sentimentale mentre l'ultimo pezzo del puzzle si rimetteva al suo posto. 
-La promessa, gli ho promesso di trovare la macchina del tempo e cambiare il nostro futuro, così saremmo stati felici, ma… ma immagino che non potrà mai accadere…- dissi piangendo 
-appartenete a due mondi oramai distanti- disse Kitty 
-non è vero, ti prego, uccidimi, voglio tornare da lui, ti prego- supplicai la bambina 
-non lo rincontrerai mai, anche se lo facessi- rispose fredda 
-perchè?!- urlai prendendole le spalle per poi scuoterla 
-perché chi non crede non può incontrare un angelo di Dio- mi rispose. 

Io caddi in ginocchio -la pena per un mostro come noi è quella di continuare a ricordare e rivivere la morte dei nostri cari causata dalle nostre stesse mani- disse facendo cenno di andarsene 
-noi?- chiesi sorpresa 
-si, io sono te ed ora il tuo compito sarà quello di prendere il mio posto e ricominciare quel ciclo che sarà la nostra maledizione eterna- disse andandosene. 

Io rimasi per terra mentre immagini e ricordi lentamente divenivano più chiari, compresi che Kitty aveva ragione, che io ero un mostro e non meritavo di essere libera da quella maledizione. In lontananza vidi una forte luce espandersi mentre il sole riprese a dominare il celo. Il tempo in quel momento sembro fermarsi e poi dissolversi, come se tutto quel posto doveva sciogliersi per poi essere rimodellato a piacimento di una forza sconosciuta. 

Vidi attorno a me i cadaveri alzarsi e lentamente ripopolare di suoni e vita il villaggio, mi guardai le mani, stavano diventando più piccole, i miei capelli biondi e probabilmente anche gli occhi tornarono come anni prima. 

Guardai per terra lentamente le foto svanivano, cercai quella di Jack, ma il vento se la portò via proprio quando la stavo per afferrare -ti amo…- bisbigliai con le lacrime agli occhi mentre il pezzo di carta inizio a dissolversi per tornare al tempo al quale apparteneva.

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Capitolo 15
*** e tutto si spiega ***


E così è finita la mia trascrizione. Vi è piaciuta? A me un casino, la storia drammatica tra Kymyky e Jack, le leggende, i segreti… Tutto molto affascinante, ma torniamo in noi. 

Avevo promesso di spiegare quindi ci  proverò, non è facile estrapolare informazioni da un manoscritto rotto e scritto con una pessima grafia. 

Alla base di tutto c'è il personaggio di Kytty, Kymyky se preferite. Una bambina nata in un luogo al quanto inquietante e abitato da strane bestie, si trova a dover scappare attraverso una macchina del tempo piuttosto difettosa. Salto temporale di circa 5 anni o più, si trova in una casa con un padre che a differenza sua ricorda tutto, ma sceglie di mentire alla figlia per proteggerla.

Il tutto non ha un enorme senso, cerchi di proteggere tua figlia tenendole nascosta una cavia umana nella soffitta e invogliandola a seguire i tuoi passi?

Potrei azzardare che i problemi mentali ci siano, e che siano ereditari, ma ciò non avrebbe coerenza con la parte di vita nel villaggio. 

Saway era lucido abbastanza da creare e costruire una macchina del tempo e soprattuto da gestire un'epidemia. Qualcuno malato di testa ed assetato di sangue non avrebbe mai fatto nulla di ciò.

Ho notato che la memoria di Kymyky, come anche il suo squilibrio, peggiorava da viaggio temporale ad un altro. Probabbilmente ha fatto la sua parte l'omicidio della madre per far diventare folle Kytty, ma da quando è andata oltre la macchina ha creato solo strage. La cosa da notare è che era comunque un po’ lucida e consapevole del suo stato, motivo per cui voleva cambiare per Jack. 

Passata di nuovo oltre la macchina i suoi ricordi sono confusi e il comportamento più squilibrato. Dubbi sulla propria identità mentale e sessuale, attacchi di violenza e sadica goduria. Il culmine penso sia giunto prima di sapere la verità, azioni del tutto incontrollate, meccaniche e fuori controllo. È da considerare poi che tornata nel villaggio ha incontrato la se stessa del passato. Non solo vi era una squarcio dimensionale riguardante la luna, vi era l'effetto imprevedibile della macchina del tempo e poi l'incontro e lo scontro di due punti della stessa linea temporale. 

Ciò potrebbe aver creato un loop, un loop interminabile e sempre uguale, Kytty passa per la macchina e diventa Kymyky, mentre Kymyky vede su se stessa il tempo scorrere al contrario e quindi i ricordi tornare in mente, anche se Kytty non avesse parlato probabilmente lei avrebbe ricordato ogni cosa.

Ci sono poi altri pezzi confusi di manoscritto, ma dubito sia qualcosa di importante, nel caso ci scrivo un'altra storia no?

Spero di aver fatto un buon lavoro. Saluti, Kety.

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