Green

di FedePluck
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Occhi Verdi ***
Capitolo 2: *** Ritorno ad Hogwarts ***
Capitolo 3: *** Incubi ***



Capitolo 1
*** Occhi Verdi ***


Occhi Verdi

Cos’è un ricordo? Qualcosa che hai, o qualcosa che hai perso per sempre?
_Woody Allen

San Mungo, 2008

Rumori di passi. Qualcosa che sbatte, un tavolo forse. Qualcosa che cade, di metallo probabilmente. Voci, molte voci, una sopra all'altra. L'uomo seduto in corridoio si passò una mano fra i capelli. Impazientito. "Signor Potter ci sono delle complicazioni."
"Complicazioni? Quali complicazioni?" Continuava a chiedersi Harry che non aveva ancora ricevuto risposta. Sua moglie era chiusa in quella stanza da ore e nessuno usciva a dargli spiegazioni. Non si era mai sentito così agitato in vita sua. Nemmeno quando si era ritrovato davanti a Voldermort in persona! Là dentro c'era Ginny, la Sua Ginny e il loro bambino. Il cuore gli martellava nel petto senza sosta. Nelle orecchie il suono sordo dei suoi battiti pareva il tonfo di tamburo.
Un urlo, o meglio, un vagito. Un sospiro di sollievo scappa dalle labbra del Bambino Sopravvissuto non più tanto bambino oramai. Era padre. Padre per la terza volta! Ma l'emozione e la paura erano sempre le stesse.
Eppure c’era qualcosa che non andava, un brivido gli scorreva lungo la schiena mentre passavano i minuti e nessuno usciva dalla sala operatoria per fargli le congratulazioni. Il panico cominciava a farsi strada nei suoi pensieri quando un medimago aprì la porta. Harry scattò in piedi. L'uomo era alto, scuro di pelle, il camice stropicciato, mentre gli si avvicinava si asciugò il sudore dalla fronte. Il bambino sopravvissuto si congelò davanti all’espressione del dottore che alzò gli occhi verso di lui stanco. Harry fissò le sue labbra agognando una risposta. Il terrore si stava completamente impadronendo di lui. Una leggera curva all’angolo delle labbra del medimago bastò. Mai come allora un sorriso era tutto quello che di cui aveva bisogno.

Qualche minuto dopo era in piedi accanto al letto di sua moglie che dormiva pesantemente.
Stringeva in braccio un piccolo fagotto rosa che lo fissava.
C’erano stati molti dibattiti sul nome che avrebbe portato la piccola Potter ma quando l'aveva guardata negli occhi la prima volta aveva visto gli stessi occhi verdi della donna che gli aveva dato la vita e non vi erano dubbi.
"Lily" mormorò alla bimba che ora dormiva accoccolata fra le sue braccia. Questa si mosse, inquieta. Harry sorrise. Piaceva anche a lei quel nome.

Era notte. Erano passate diverse ore da quando la bambina era nata e i coniugi Potter dormivano beatamente. L'uomo sulla poltrona accanto al letto della moglie. Hermione lì guardò amorevolmente. Nonostante gli anni sembravano non essere cambiati per niente. Certo, a parte qualche ruga! Sorrise. Mentre camminava senza meta si stirò la maglietta con le mani, aveva preso una strana piega restando bloccata fra la sua pelle e lo schienale di una delle sedie della sala d’aspetto. Improvvisamente un via vai di persone cominciò ad attraversare il corridoio. La donna si guardò intorno un po' spaesata. Un medimago le passò di fianco velocemente colpendole una spalla. Sembrava non averla vista. Una brutta sensazione si insinuò in lei. Affrettò il passo verso la nursery e spalancò la porta. Le culle erano vuote, quella notte solo l’ultimo membro della famiglia Potter era nato in quell’ospedale. Fece correre gli occhi al lettino della piccola mentre un nodo le si formava alla gola. La coperta rosa pallido era a terra, la culla vuota.

-Noooooooooooooooooo!!!- Le urla si sentivano fin dall'altra parte della strada. -La mia bambinaaaa!! La mia bamb...- I singhiozzi avevano spezzato le parole. -Nooooooo! No,no,no.. Non.. non è vero!! Fatemela vedere! Voglio vederlaaa!- Stava urlando fra le lacrime Ginny Potter mentre un paio di medimaghi le impedivano di alzarsi dal letto.
Harry Potter era ancora in piedi. Davanti alla poltrona dove pochi minuti prima stava dormendo tranquillamente. Gli occhi vuoti. Tremava. Ma non riusciva a fare un passo.
-Lil...- provò a dire ma le parole gli morirono in gola.
Hermione si avvicinò e gli mise le mani sulle guance. Anch’essa tremava, le lacrime le rigavano il volto. Non disse niente. Gli fece solo cenno di no con la testa.
Lo spinse a sedersi e si inginocchiò davanti a lui. I suoi occhi erano fissi su di lei ma non la guardava, l'unica cosa che vedeva erano quegli occhioni verdi che lo scrutavano. Non li avrebbe mai più rivisti.
La sua bambina non c'era più.
-Lily...- sussurrò per l'ultima volta. 


 
 
16 anni dopo..
 
Il paesaggio al di là del finestrino si espande per chilometri, vaste pianure susseguite da dolci colline ricoperte di alberi. Diverse sfumature di verde ricoprono il panorama. Un riflesso sul vetro distrae la ragazza seduta dentro il vagone del treno. I suoi occhi, dello stesso colore delle pianure fissano qualcosa all’orizzonte.
 
 


 
Spazio Autrice:
Ciao a tutti, vi lascio due righe per spiegarvi l’andamento della Storia. I primi due capitoli saranno più brevi rispetto agli altri ed aggiornerò almeno un paio volte al mese, cercherò di darvi un giorno preciso più avanti in modo da essere costanti.
Grazie mille per aver letto la mia storia e spero di avervi incuriosito almeno un po’ e che continuiate a seguirmi.
A presto,
FedePluck! 

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Capitolo 2
*** Ritorno ad Hogwarts ***


Ritorno ad Hogwarts
 
Anche un orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno.
_Hermann Hesse
 
Campagne di Londra, 2024
 
Uno sguardo osserva curioso il paesaggio al di là del vetro. Una distesa di verde si allarga fino all’orizzonte, vaste colline si intravedono ad ovest ed una leggera nebbia si fa spazio ai loro piedi. Lunghi capelli scuri si appoggiano dolcemente sulle spalle della ragazza seduta nel vagone del treno. Le dita affusolate si affrettano a sistemare una ciocca ribelle sfuggita alla coda di cavallo. I raggi del sole illuminano i suoi occhi rendendo ancora più particolare il verde intenso che li caratterizza. Le labbra rosee a forma di cuore sono serrate, inespressive.
Il rumore della porta dello scompartimento che si apre la distrae dai suoi pensieri. Non si volta a guardare il colpevole e nessuno entra anzi, chiunque sia stato si affretta a richiuderla, impaurito.
Un sorriso beffardo spunta all’angolo della bocca di Emily che soddisfatta si gode la sua solitudine mentre con una mano sistema la cravatta verde annodata al collo.
 
- Quanti primini hai già terrorizzato? – Domanda una voce bassa in tono non molto sarcastico.
- Cosa? – Risponde la giovane fingendo di non capire. Il ragazzo moro alza un sopracciglio ed un ghigno appare involontariamente sulle labbra di lei.
- Appunto. – Continua Chris mentre chiude la porta alle sue spalle e si siede accanto a lei.
Emily Star si era fatta una fama, tutt’altro che scomoda per lei, nella scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, infatti veniva soprannominata la “Principessa delle serpi”. Non perché fosse la più brava della sua Casata, o la discendente diretta di Salazar Serpeverde, ma per il suo carattere freddo e diretto.
Dopo qualche minuto di silenzio il moro si impazientisce.
- Dobbiamo continuare ancora per molto con il silenzio forzato? – Esclama scocciato nei confronti dell’atteggiamento impassibile dell’amica.
- Non è assolutamente forzato, sai benissimo che non mi fa piacere infastidire la gente. – Allude lei.
Chris Dursley, al contrario di Emily, era una persona solare, gentile e chiacchierona. Per niente era stato smistato in Tassorosso. Fortunatamente per la loro amicizia era anche dotato di un enorme pazienza.
- Chissà cosa faresti senza di me.. – La provoca facendole la linguaccia.
- Mi godrei il silenzio probabilmente. – Afferma convinta guardandolo negli occhi. Chris mette il broncio come un bambino ed Emily non riesce a trattenersi nel concedergli un piccolo sorriso d’intesa.
 
 
 
Il rumore del treno che sfreccia sulle rotaie è coperto dal chiacchiericcio pacato degli studenti che si preparano al nuovo anno scolastico. Il profumo di pelle vecchia dei vagoni, il colore delle pareti ormai sbiadito, il fruscio dell’aria che passa attraverso le fessure dei finestrini accompagnano i ragazzi in questo viaggio.
Improvvisamente la calma nel treno viene disturbata da una voce squillante:
- James Sirius Potter!! – Stava urlando una giovane ragazza minuta ferma davanti alla porta spalancata di uno scompartimento. All’interno un ragazzo moro senza camicia era sdraiato sopra ad una ragazza, le sue mani scorrevano sulle gambe di lei mentre la baciava con impeto. Si bloccò, non troppo stupito dall’interruzione e disse: - Che diavolo vuoi ora?! – Con tono esasperato. La piccola ragazza bionda ferma sulla porta tremava visibilmente dalla rabbia ma si stampò un sorriso palesemente finto sulla faccia prima di parlare.
-Ero venuta ad avvisarti che il Professor Lymur sta passando in tutti gli scompartimenti. Perciò se non vuoi, che ne so, prendere una punizione ancora prima di mettere piede a scuola, ti conviene alzare il culo e tornare nel tuo. Vestito preferibilmente! –
- Merda! – Dice James afferrando camicia e cravatta rossa e buttandosi in corridoio dopo aver dato una spallata a Becca. La ragazza fa un respiro profondo cercando di calmarsi ed urla – Non c’è di che! – alla porta del vagone che si chiude. Gli occhi azzurri di Rebecca si spostano verso la mora che è rimasta nel vagone e la trafiggono con fare assassino.
- Molly… - Sussurra avvicinandosi alla compagna di casata che si fa piccola piccola improvvisamente.
-Emh.. posso spiegare… - Cerca di giustificarsi la ragazza tatuata di Serpeverde mentre si sistema la cerniera della gonna.
-Insomma.. andiamo Becca! – Si spazientisce non sapendo come uscire incolume dalla situazione.
- Non ti sei ancora stancata? Ormai stai diventando ridicola, sono anni che gli vai dietro! – Conclude secca ma impaurita dalla reazione della bionda, infondo Rebecca è conosciuta per il suo temperamento per niente tranquillo, soprattutto quando c’è di mezzo il figlio maggiore dei Potter. Ma la ragazza la stupisce voltandosi ed andandosene senza aggiungere nulla.
 
Poco dopo, il rumore del vetro che va in frantumi rimbomba all’interno del bagno.
- Maledizione! – Impreca Becca col pugno ancora in aria. Il sangue caldo comincia a sgorgare dalle nocche squarciate. Apre la mano che si colora di rosso scuro e le gocce tingono anche il lavandino. Il peso dell’umiliazione purtroppo fa più male dei tagli. Afferra un asciugamano e la stringe intorno alle ferite mentre si guarda allo specchio. Fissa il riflesso di una ragazza piccola e magra, dalla pelle chiara, gli occhi grandi di un azzurro scuro ed i capelli biondi che cadono in morbide onde sulle spalle chiedendosi: “Cos’ho che non va?” Il cuore rimbomba nel petto e sembra pesarle mille chili.
Chiude gli occhi e scuote la testa velocemente scacciando via quei pensieri.
“Io sono Rebecca Star e non sono una che molla!” Si ripete dandosi forza prima di uscire a testa alta e raggiungere sua sorella.
 
 
 
Qualche vagone più in là un’animata conversazione viene interrotta dall’arrivo irruento di un giovane moro, dalle spalle larghe ed il sorriso arrogante.
- Miracolo! – Esclama Rose Weasley applaudendo all’entrata del cugino.
- Eravamo convinti che non saresti venuto. – Continua la rossa mentre James riprende fiato.
- Io avevo anche scommesso. – Sbuffa Scorpius mettendo in mano un paio di galeoni a Lysander che ridacchia contento mentre un dubbio si insinua nella mente del giovane Potter.
-Aspetta.. Non siete stati voi a dire a Becca di venirmi a chiamare? – domanda stupito.
-Becca? Certo che no. E poi volevamo che battessi i tuoi record facendoti punire ancora prima di arrivare ad Hodwarts!- Ride il giovane Serpeverde.
-Ah, ah.. Molto divertente Malfoy, grazie, davvero! – Dice James sedendosi sopra l’amico che comincia a tirargli dei pugni per costringerlo a spostarsi. Intanto entra il Professore di Storia della Magia e mentre rimprovera il gruppo del disordine dello scompartimento James si perde nei suoi pensieri.
“Perché quella ragazzina deve sempre crearmi problemi?!” Sbuffa fra sé e sé infastidito.
Erano passati 4 anni dall’arrivo di Rebecca Star ad Hogwarts e così nella vita del giovane Grifondoro. Inizialmente la ragazza lo seguiva dappertutto, tanto che era costretto a correre nei corridoi per seminarla. La sua testardaggine lo esasperava però era rimasto molto colpito dalla reazione che aveva avuto quando l’aveva rifiutata pochi mesi prima. La piccola Serpeverde era rimasta ferma a fissarlo per qualche secondo e poi aveva fatto un gran sorriso lasciandolo letteralmente a bocca aperta. Le sue parole le ricordava ancora: “Io non sono una che molla.” Nonostante il trattamento poco gentile che le riservava lei ancora provava qualcosa per lui e non solo, continuava a tirarlo fuori dai guai.
Al pensiero di quegli occhi azzurri che lo guardavano feriti il senso di colpa comincia ad insinuarsi in lui. Sospira rassegnato ad un altro anno scolastico passato a scappare dalla piccola Star ed un sorriso gli nasce spontaneamente sulle labbra.
 
 

 
 
Ministero della magia

Un continuo via vai di passi pesanti, voci che si sovrappongono e rumori di fogli. L'uomo seduto dietro la scrivania si passa una mano fra i capelli. Infastidito. E lì da circa due ore che cerca di finire quel rapporto. Da quando le nuove leggi sui controlli del controllo delle leggi sono state approvate ci vuole più tempo a scrivere un rapporto su un caso che a risolvere il caso stesso.
Si alza di scatto e apre la porta. Lo stesso scenario che ormai si ritrova davanti da diverse settimane gli si apre davanti. Un centinaio di Auror non stanno fermi un attimo. Chi scrive senza sosta. Chi fa avanti e indietro portando cartelle e cartelle di fogli in mano. Chi entra in un camino e chi ne esce. Nella confusione c'è anche chi si ferma un attimo, disorientato o stanco, per poi riprendere subito il lavoro. Il grande salone riempito dalla moltitudine di scrivanie non era mai stato così caotico. Almeno non da quando ci lavorava lui. Men che meno da quando era diventato Capo Ufficio. Stava per richiudersi la porta alle spalle quando la voce della sua segretaria lo chiamò -Signor Potter! Un comunicato dal Ministro. - "Ecco, ci mancava solo questo!" pensò -Grazie Jessica.- Dice afferrando la busta che gli sta porgendo e chiudendo la porta. Riesce lo stesso ad intravederla mentre corre verso la sua scrivania. Perfino una segretaria ha tanto lavoro da non poter nemmeno camminare per tornare al suo posto. Sospira. 
Apre la busta e trema per un momento. Altri 2 bambini scomparsi. Così siamo a 5 in sole 6 settimane. Accartoccia i fogli che ha fra le mani. Respirando a fatica.
"Tredici bambini strappati alle loro famiglie e noi non abbiamo niente in mano! Niente!"
Tutto il dipartimento sta lavorando su questo caso senza riuscire a trovare nemmeno un collegamento. Sembra che i bambini vengano presi a caso. Inizialmente si era pensato a una vendetta verso gli ex Mangiamorte e i loro figli oppure il contrario. Ma i bambini presi sono figli di Purosangue, Babbani, ex Mangiamorte o di coloro che erano contro Voldemort. L'unica cosa in comune è che hanno tutti un'età compresa fra i 4 e i 7 anni. Almeno finora. Un respiro tremulo e scoraggiato gli esce dalle labbra. Il rumore della porta che si apre gli fa alzare la testa.

-Harry! Novità? - Dice Ron rosso in volto mentre si siede. Il Salvatore del Mondo Magico, anche se ora non si sentiva per niente un "salvatore" chiude la porta e si siede di fronte a lui dietro la scrivania.
-Si purtroppo..- E gli porge il mucchio di fogli accartocciati che avevo in mano. Lui fa una smorfia notando la palla di carta. Sa che non sono buone notizie. La stira un po' e legge. Un velo nero gli passa sugli occhi per un attimo. Anche lui è padre, come il moro d'altronde, sa cosa significherebbe perdere un figlio.
Una morsa gli stringe il petto per un attimo mentre un paio di occhi verdi gli compaiono davanti.
Chiude gli occhi scacciando quel pensiero.
Ron intanto ha finito di leggere -Scommetto che non hai pranzato! Ecco tieni! - Dice passandogli un panino avvolto in un tovagliolo. Facendo una smorfia lo afferra. Non ha molta fame ma non mangiare non lo aiuterà di certo.

Qualche ora dopo i due uomini stanno finendo di compilare alcuni moduli quando si spalanca la porta ed entra come una furia Magaret Harris, giovane Auror entrata a far parte dell'ufficio solo un paio di anni prima.
-Signor Potter siamo degli stupidi! Come abbiamo fatto a non accorgercene! Insomma va bene che c'è un sacco di casino ma..- stava dicendo la ragazza quando Ron rosso in volto la bloccò urlando -Signorina! Dovrebbe mostrare un po' più di rispetto verso un suo superiore! Che modi sono questi? - La ragazza lo guardò malissimo zittendosi, per poi aprirsi in un sorriso beffardo -Non mi pare che i suoi modi siano molti migliori dei miei dato che mi ha appena interrotta!- Il rosso, sia di capelli che di volto, ormai diventati un tutt’uno, stava per ribattere -Va bene, va bene. Che succede Harris? - dice Harry invece. -D'accordo. Mi scusi per i modi ma non c'è tempo. Stavo sistemando dei moduli nell'archivio quando ho notato un rapporto di un altro rapimento di circa 10 anni fa..-
-E questo a cosa ci è utile di grazia? - Ron ricevette un'occhiataccia dalla bionda. Un'altra.
-E.. mi sono ricordata di un caso irrisolto che avevo sentito quando ero giovane. Di un bambino sparito ecc.. Mi sono messa a cercare e guardate! - e lasciò scorrere il mucchio di cartelle che teneva in mano sulla scrivania aprendole a ventaglio. Erano una dozzina.
-Sono tutti fatti accaduti ad anni di distanza e in posti diversi. Ma tutti irrisolti ed i bambini hanno tutti dai 4 ai 7 anni. Una coincidenza? Forse! Ma che altro abbiamo in mano? - aveva concluso riprendendo fiato.
I due uomini erano rimasti un momento immobili, sicuramente stavano pensando la stessa cosa. Altri bambini scomparsi. Questo come poteva aiutare? Forse però qualche indizio mettendo tutto insieme avrebbero potuto trovarlo. Contemporaneamente si fiondarono sulle cartelle aprendole e leggendole una ad una mentre Harris gli illustrava alcune somiglianze che aveva già individuato.

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Capitolo 3
*** Incubi ***


Incubi
Ciò che non mi distrugge mi rende più forte.
_Nietzsche
Hogwarts
 
Le luci del castello illuminano la notte appena nata, il loro flebile riflesso sull’acqua dona dolcezza al paesaggio di fine estate. Una dopo l’altra le barche toccano terra lasciando gli studenti sulla riva che si affrettano a salutare i loro compagni calorosamente. Fra la folla una giovane ragazza spicca solitaria, lo sguardo smeraldo fisso su Hogwarts.
Quell’ammasso di muffa e mattoni le è mancato più di qualunque altra cosa. Anche se sembra assurdo il pensiero che ancora riesce a perdersi fra quelle mura la eccita. Girovaga alla ricerca di aree del castello inesplorate e cerca disperatamente una risposta ai misteri più buffi e bizzarri della scuola.
Mentre i pensieri della ragazza ripercorrono i ricordi, una voce profonda e agitata la chiama:
- Signorina Star! Signorina Star! – Un uomo alto ed esageratamente magro le corre incontro.
- Buonasera Professor Lymur. – Risponde educata Emily.
- Signorina Star non è compito di voi prefetti tenere d’occhio i ragazzi del secondo e terzo anno prima dell’ingresso a scuola? I suoi compagni di casa se ne stanno andando in giro a zonzo come capre! – Conclude seccato il Professore di Storia della Magia facendo una smorfia di disgusto.
La giovane piega la testa di lato per osservare la scena, un piccolo gruppo di Serpeverde rincorreva una dozzina di Tassorosso in lacrime. Emily trattiene un sorriso mentre si guarda attorno alla ricerca dell’altro prefetto del quinto anno che avrebbe dovuto occuparsi di questa faccenda. Reprime un sospiro indignato non trovandolo fra la folla.
-Me ne occupo subito. - Afferma all’uomo e senza attendere risposta si dirige verso i più giovani. Si ferma a un paio di metri da loro incrociando le braccia e fissando i suoi occhi sulla scena. I ragazzini la notano subito e si raddrizzano liberando un paio di Tassi che a quanto pare non erano stati molto veloci.
-Ragazzi non fatemi togliere dei punti alla nostra casata ancora prima di averne guadagnati! - Dice seria con tono minaccioso.
-Almeno evitate di farvi beccare così facilmente. - Continua mentre un ghigno spunta all’angolo della sua bocca. Sui visi dei più giovani si allarga un sorriso di intesa mentre si scambiano occhiate furbe.
-Andate. - Termina liberandoli.
 
 
Le sue mani stringono con forza la carne della coscia scoperta. Scivolano in alto afferrando il corpo della ragazza con forza e sbattendolo contro un albero. Le gambe si avvinghiano dietro la sua schiena facendo combaciare i loro bacini. Un’ondata di desiderio pervade il giovane ragazzo che comincia a baciarle il collo notando per la prima volta il colore della cravatta Corvonero. L’odore del profumo alla vaniglia di lei si mischia con quello di muschio della foresta e mentre le sue labbra scendono verso il petto non gli importa di essere delicato. Bruscamente gli sfila l’ultimo indumento intimo ignorando i suoi gemiti.
 
Qualche minuto dopo Scorpius esce dalla foresta in perfetto ordine e nota James Potter appoggiato ad un albero a braccia conserte.
-Finalmente! - Dice andandogli in contro.
-Quel rompipluffe di Lymur ti sta cercando da mezz’ora blaterando qualcosa sul disordine, i compiti di un prefetto e non so cos’altro. - Sbuffa impazientito.
-Cosa ti sei dimenticato di…- Non riesce a concludere il moro perché Malfoy si è già allontanato velocemente.
Il biondo arriva di fretta all’entrata del castello, dove trova il gruppo di ragazzi del secondo anno, a cui lui avrebbe dovuto badare, in un angolo a chiacchierare tranquilli, forse troppo per i loro standard. Gli ci vuole poco a capirne il motivo poiché questo è in piedi poco distante da loro.
Una coraggiosa secondina sta parlando con una ragazza mora più alta che faceva cenno di Si con la testa. Scorpius si avvicina e quando arriva di fronte alle due ragazze la più piccola arrossisce furiosamente appena incrocia il suo sguardo.
- Buonasera. – Saluta lui sorridendo maliziosamente rischiando di far svenire la giovane Serpe.
- D’accordo Amber, puoi andare. – Si intromette Emily e la giovane si allontana frettolosamente a malincuore.
-Dov’è il Professore? - Chiede Malfoy preparandosi a ricevere una punizione dall’uomo.
-È già entrato. - Risponde la Principessa delle Serpi mentre osserva distrattamente i ragazzi che entravano nel castello.
Il panico comincia a insinuarsi nel giovane che non vuole essere rimproverato in mezzo alla Sala Grande davanti a tutta la scuola. Se gli avessero tolto la spilla da prefetto suo padre lo avrebbe ammazzato.
Scorpius Malfoy è un ragazzo alto di bell’aspetto, ha occhi color ghiaccio e una mascella larga.
Figlio unico ed erede dei Malfoy è curioso e testardo, caratteristiche che gli portano non pochi problemi. Da perfetto Serpeverde è molto abile a nascondere quello che pensa.
-Non preoccuparti non gli ho detto che toccava a te occupartene. - Afferma Emily Star con noncuranza stupendolo per avergli letto nel pensiero.
-Cosa? Ti sei presa la colpa? Perché? - Comincia a farle mille domande colpito dall’atteggiamento generoso della ragazza che in cambio gli restituisce un’occhiata infastidita. Mentre gli occhi ghiaccio si soffermano curiosi su quelli smeraldo il giovane Malfoy si ritrova a pensare che è un peccato che quegli occhi così belli siano sempre così distanti.
-Non credi che dovresti ringraziarmi invece? - Ribatte Emily tranquilla mentre si incammina dietro l’ultimo gruppo di ragazzi. Scropius fa una smorfia e la segue in silenzio osservandola curioso.
La figlia maggiore degli Star non era mai gentile con nessuno, non che fosse sgarbata ma si limitava a restare indifferente il più possibile. Raramente l’aveva vista comportarsi umanamente. Comportamento riservato ai suoi pochi amici.
Un’idea si accende come un lampo nella testa del ragazzo che si ferma di colpo.
-Un momento.. - Pensava. – Se gli unici con cui è gentile sono le persone a cui tiene vuol dire che..- Stava per raggiungere una conclusione quando la mora si volta fissandolo decisa.
-Non farti strane idee Malfoy! - Dice avvicinandosi pericolosamente al biondo che rimane a bocca aperta da quel gesto improvviso.
-E chiudi la bocca. - Continua mentre con un dito spinge la sua mascella inferiore verso l’alto e lo guarda divertita. Un brivido percorre la schiena di Scorpius che deglutisce.
-Ma.. – Rimane senza parole confuso ed Emily si allontana elegantemente.
-Non vieni? - Chiede infine senza voltarsi la giovane Serpeverde mentre cammina sicura. Il biondo sorride divertito e si affretta a raggiungerla.
 
 
 
Poco lontano, in mezzo alla folla, Rebecca sente una voca molto familiare chiamarla.
-Becca! - Dice James mentre le va in contro con una strana espressione sul viso, come indeciso.
James Sirius Potter è alto ha spalle larghe, capelli a spazzola castano scuro ed occhi color nocciola, dotato di un carattere solare e spontaneo e molto popolare.
-Che succede? - Chiede stranita la ragazza visto che di solito lui la evita spudoratamente se non è lei a cercarlo.
-Ecco.. Io volevo solo.. - Continua lui che però viene bruscamente interrotto da una piccola figura che si lancia addosso alla bionda.
-Beccaaaaaa!!- Urla di gioia Annie, compagna di dormitorio di Becca mentre l’abbraccia.
La piccola Star non toglie di dosso gli occhi dal primogenito Potter, troppo curiosa di sapere cosa voglia da lei e nota con disappunto il disagio del ragazzo che si porta una mano fra i capelli e si guarda la punta dei piedi imbarazzato. I suoi occhi allora passano sulla compagna che intanto aveva cominciato a parlare a macchinetta ed un pensiero si faceva strada nella sua mente: Perché è imbarazzato? Che sia a causa di Annie?!
Una leggera e fastidiosa fitta al petto la disturba e la sua incredibile somiglianza fisica all’amica la ferisce. Le due ragazze infatti hanno la stessa altezza e corporatura, occhi azzurri e capelli biondi. Se la comparsa della giovane aveva provocato quella reazione in James, Becca non sapeva proprio come reagire, né cosa pensare. Ovviamente il suo cuore sapeva benissimo cosa provare: delusione.
La figura della sorella che passa alle spalle di James seguita da Scorpius Malfoy la riporta alla realtà. Scena tutt’altro che normale.
-..e Noemi mi ha detto di venirti a chiamare.- E’ l’unica cosa che riesce a sentire del discorso di Annie, probabilmente molto lungo. Becca ne approfitta per allontanarsi da Potter che nel giro di poche ore è già riuscito a scombussolarla.
-Scusami James, devo andare. - Si affretta a liquidarlo per la prima volta nella sua vita.
 
 
Il mattino seguente, nella stanza del giovane Potter, Lorcan Scamander sta provando inutilmente a svegliare l’amico dal profondo sonno in cui si trova.
-Andiamo amico alza quel culo! Sono le Otto!! – Lo strattona con non poca violenza.
-Ancora cinque minuti. – Si lamenta il moro portandosi il cuscino alla faccia per non sentire tutto il rumore mattutino del castello.
Diversi minuti dopo James apre gli occhi di colpo realizzando il suo ritardo e corre sotto la doccia mentre un pensiero lo infastidisce. La sera prima a cena una particolare ragazzina bionda, di solito molto impegnata a dargli fastidio lo aveva ignorato spudoratamente. Capitava spesso che Becca si infuriasse con James e gli mettesse il muso non rivolgendogli la parola ma l’atteggiamento di qualche ora prima era stato particolarmente distaccato e lui non riusciva a dargli una spiegazione.
Uscito dalla doccia con solo un asciugamano a coprirgli la vita va alla ricerca di un paio di mutande nel suo baule quando improvvisamente sente aprirsi la porta. Nel voltarsi la tovaglia scivola a terra e James istintivamente si porta una mano davanti per coprirsi.
-Oh.. Non nasconderti a causa mia. Non mi da certo fastidio! – Dice maliziosamente Molly avvicinandosi a lui.
-Che ci fai qui? – Chiede il giovane Grifondoro.
-Ieri siamo stati interrotti e, non mi piace lasciare le cose a metà! – Conclude mettendo una mano sul petto scolpito del moro.
Forse un motivo per cui Rebecca possa avercela con lui torna in mente al giovane Potter che dice: -Io non so se è una buona idea, sai, Becca.. – Non riesce a finire la frase che Molly lo interrompe.
-Da quando ti importa di lei? Non l'hai mai sopportata. Ti sei sempre lamentato di averla intorno continuamente. "Se non fosse lei a rivolgermi la parola io non lo farei di certo" mi hai detto alla fine dell'anno scorso. E ora ti preoccupi per lei? – Sbotta infuriata.
James storce la bocca al ricordo delle sue parole cattive. In quegli anni non aveva fatto altro che lamentarsi ma mai così meschinamente, quella frase gli era sfuggita dopo che Becca lo aveva trovato a provarci con una ragazza del primo anno, a sua discolpa avrebbe giurato che sembrasse del terzo ma lei non volle sentire ragioni e lo aveva trascinato per i corridoi per le orecchie davanti a tutti. La rabbia non ancora scemata di quell’accaduto lo avevano portato a dire quelle cose ma d’altronde, James Potter non era mai stato una che pensa prima di parlare.
Mentre era immerso nei suoi pensieri le mani esperte della giovane Serpeverde scivolano verso il basso, lungo il bacino. L’ultima cosa che sente prima di perdere la testa sono le sue labbra che sfiorano la pelle.
 
 
Poco dopo in Sala Grande, James è seduto a far colazione coi pochi ritardatari rimasti. Suo cugino Hugo gli è seduto di fianco, non perché fosse in ritardo anche lui ma perché la sua colazione durava all’incirca un’ora quando andava bene. In quel momento stava trangugiando un tost ricoperto di marmellata e beacon. James arriccia le labbra schifato.
Hugo Weasley è un ragazzo al quanto semplice, gli piace fare scherzi e mangiare. Piuttosto basso per la sua età è qualche anno più piccolo della sorella Rose. Ha folti capelli rossi che gli ricadono sulle guance, grandi occhi blu e lentiggini sul naso, da perfetto Weasley.
Il rumore di una sedia che si sposta distrae James dal suo pasto. Becca si siede di fronte a loro.
-Buongiorno! – Saluta sorridendo mentre prende dalle mani il tost a Hugo che le lancia uno sguardo assassino. Sta per metterlo in bocca ma James le blocco il braccio.
-TI conviene guardare cosa c'è sopra prima di mangiarlo. - Lei abbassa gli occhi sul diretto interessato e fa una smorfia disgustata.
-Blèèè.. ma che diavolo mangi Hugo??- Lui alza le spalle con fare tranquillo e si riprende la colazione.
-Ho capito. - continua Becca alzandosi. -Bhè io vado in classe. Ciao! – Si allontana.
-Non mangi? - la ferma James.
-No, mi è passata la fame. - e fa un cenno verso il cugino prima di riprendere il suo cammino. Velocemente il moro infila in bocca l’ultimo muffin e le corre dietro.
-Vengo con te. – Afferma quando le arriva di fianco. Rebecca lo guarda stranita con gli occhi leggermente spalancati. Il giovane Potter si aspetta di dover rispondere ad un sacco di domande sul perché di questo suo gesto improvviso. Nel corso degli anni il loro rapporto era cambiato, passando dal primo in cui lui faceva di tutto per evitarla a quello appena passato dove si potevano considerare quasi amici. Ovviamente era lei a cercarlo dappertutto, lui non si era mai preso la briga di avvicinarvisi, infondo, non ve ne era il bisogno visto che faceva tutto lei. Era capitato spesso che lui combinasse una delle sue cavolate e lei lo aveva aiutato a non farsi espellere, proprio come il giorno prima sul treno. Questo era il motivo per cui la seguiva, per una volta voleva ringraziarla almeno, non si sarebbe scusato per i modi poco gentili con cui l’aveva trattata, infondo lo faceva sempre, nemmeno per essersi portato a letto una sua amica, non doveva certo darle spiegazioni, ma era giusto che le dicesse che aveva apprezzato il suo aiuto. Il fatto che la sera prima lo aveva spudoratamente evitato ovviamente non c’entrava niente.
-Okay! – Risponde la bionda e si limitata ad alzare le spalle indifferente. Lui comincia ad osservarla per cercare di capire il perché di questo cambiamento improvviso. “Che si sia stancata di me?!” Si chiede e stranamente non scoppia di felicità a questo pensiero.
Intanto lei comincia a parlare dei compiti che non ha fatto durante le vacanze e che è tutta colpa dell’influenza negativa che lui ha su di lei. James alza gli occhi al cielo sorridendo rassicurato, la ragazza si comporta normalmente, si era preoccupato senza motivo.
-Che c’è? – Gli chiede però lei fermandosi di fronte a lui. Comincia a scrutarlo con i suoi occhi azzurri come se volesse leggergli dentro. Cosa che di solite le riesce bene.
-Qualcosa non va? – Insiste e lui si volta per non farle capire ciò che pensa, imbarazzato si passa una mano fra i capelli.
Becca, che ormai lo conosce meglio di se stessa nota quel gesto inconfondibile e si infastidisce ripensando alla sua compagna di stanza Annie convinta che sia il motivo di quell’imbarazzo.
-No è tutto okay. – Risponde James evasivo e lei si morde un labbro delusa. La piccola Star riprende i suoi passi e senza voltarsi dice: -Ci vediamo allora. – Ed entra nell’aula di Divinazione.
James impreca frustrato e si incammina verso le scale.
 
Mentre scende i gradini ed i suoi pensieri continuano ad assillarlo sente un tonfo seguito da urlo spaventato. Corre nella direzione della voce ed appena voltato l’angolo trova a terra una ragazza di Corvonero in lacrime. Si avvicina e le mette una mano su una spalla, al suo tocco la giovane sobbalza spaventata e quando si accorge di lui alza un braccio indicando un punto lungo il corridoio, James lo segue con lo sguardo fin quando non vede qualcosa. Una scossa di terrore attraversa tutto il suo corpo immobilizzandolo.
Sente appena lo strattone di una mano che lo tira nel senso opposto e una voce rassicurante dice:
-James! E’ tutto okay, vieni! – Emily Star lo trascina per i corridoi allontanandolo da lì.
 
La giovane Star era rimasta impassibile. Cammina velocemente trascinandosi dietro Potter. I suoi pensieri fissi su ciò che aveva visto poco prima.
La prima cosa ad attirare la sua attenzione era stata quella strana corda che penzolava dal lampadario. Poi le scarpe, sporche di fango, la camicia spiegazzata e la cravatta in disordine. Infine il colore pallido della pelle, bianca come la neve. Negli occhi ancora aperti del ragazzo il terrore è rimasto impresso come una foto.
Edward Medmak, quinto anno, Corvonero. Emily aveva una buona memoria, soprattutto sulle persone.  Il ragazzo aveva fatto i provini per entrare nella squadra di Quidditch l’anno precedente, non era stato preso solo perché nel ruolo in cui si era candidato c'era Johnson, che era il miglior battitore di tutta la scuola. Probabilmente quest'anno lo avrebbero preso dato che lui si era diplomato. Ma non sempre le cose vanno come ci si aspetta.
Sale le scale seguita da James ancora ammutolito fino ad arrivare all’ufficio della Preside Mcgranitt. All’interno della grande stanza ovale sono già riuniti tutti i professori che discutono animatamente.
-Adesso basta! – La voce acuta della vecchia professoressa zittisce tutti.
-Ragazzi venite avanti. – Dice con tono gentile.
La notizia era già arrivata all’orecchio di tutti a quanto pare, probabilmente riferita dai quadri animati del castello. I professori fanno qualche domanda veloce ai due alle quali risponde prevalentemente Emily.
-Siete liberi dalle lezioni per oggi, mi dispiace per ciò che avete visto, ora potete andare. – Li congeda la Preside.
Escono dal castello e si siedono sulla riva del Lago Nero. Il silenzio era surreale. Perfino gli uccelli avevano smesso di cinguettare. Il solito vento settembrino era inesistente e l’acqua del lago immobile. Restarono in silenzio per molto tempo, a fissare il cielo.
-Pensi si sia suicidato? – Lo interrompe James che sembra finalmente meno scosso.
-Non lo so. – Risponde sinceramente Emily mentre pensa al terrore che aveva visto nei suoi occhi.
James ed Emily non si potevano definire proprio amici, ma alla ragazza non dispiaceva la sua compagnia vivace ogni tanto. James al contrario apprezzava molto la calma e la pazienza della sorella di Becca.
All’ora di pranzo si dirigono in Sala Grande dove un gran confusione si è impadronita del luogo. La tensione si sente nell’aria. Tutti parlano di ciò che è accaduto. La Preside interrompe il disordine annunciando ufficialmente il suicidio di Medmak.
 
 
Quel pomeriggio tutte le lezioni vennero sospese. Il primo giorno ad Hogwards era iniziato nel peggiore dei modi.
Nella sala comune Serpeverde, sul divano grande posizionato di fronte al camino centrale sono sedute le sorelle Star. La stanza grande e poco illuminata è ricoperta dello stemma della Casata verde-argento. La voce di Rebecca sovrasta quella degli altri alunni presenti. La ragazza è impegnata in una discussione con Scorpius Malfoy, seduto di fronte a lei.
Delle risate attirano l’attenzione di Emily che si volta e nota Albus Potter e il suo gruppetto di bulli che punzecchiano gli unici due primini entrati a Serpeverde quest’anno.
-Ancora non riesco a capire come quello lì possa essere il fratello di James! - Dice Becca seccata.
-O anche solo imparentato lontanamente con tutta la sua famiglia direi io. - Aveva aggiunto il biondo. Infondo era abbastanza incredibile che il secondo genito del "Salvatore del Mondo Magico" fosse il capo dei bulli della scuola, oltre ad essere un Serpeverde!
-Come mai sei ancora qui? - Chiede Malfoy alla sorella più piccola.
-Siamo obbligati a rimanere nelle nostre sale comuni ricordi?!?!- risponde lei alzando il tono sull'ultima parola. 
-Ecco perché non sei appiccicata al povero James! - Al sentir pronunciare quel nome Becca si rabbuia per un attimo per poi sorridere amaramente.
-Come se servisse a qualcosa. - Sussurra abbastanza forte da essere sentita però. I due si guardano confusi ma non fanno domande.
-Io vado a dormire. Sono già le nove e dato che probabilmente non riuscirò a chiudere occhio, prima ci provo meglio è! Notte ragazzi. - Dice infine la bionda alzandosi.
-Notte. – Rispondono in coro i restanti.
 
Scorpius si alza e si siede di fianco ad Emily che lo guarda confusa. Non sono mai stati amici, passano molto tempo insieme perché hanno amici in comune, come la giovane Weasley, migliore amica della mora.
-Non mi hai ancora detto perché mi hai aiutato ieri. – Afferma curioso in attesa di una risposta. Emily alza gli occhi al cielo. Non aveva avuto un vero motivo per farlo ma l’espressione sbalordita del giovane Malfoy l’aveva divertita.
-Non avevo un motivo per non farlo. – Risponde infine alzando le spalle e prendendo un libro dal tavolo di fianco.
-Andiamo Star! Non escludermi! – Insiste Scorpius. La mora si volta verso di lui assottigliando gli occhi.
-Lo stai rifacendo. Escludi sempre tutti. – Conclude Malfoy come se stesse dicendo una cosa ovvia. L’intrusione improvvisa del ragazzo nella sua vita personale irrita molto Emily, nonostante sia difficile infastidirla davvero.
-Non è vero! E comunque non sono affari tuoi. – Afferma allora brusca rivelando le sue emozioni.
-Oh oh.. eccola lì Emily! Finalmente ti vedo. Bhè.. piacere di conoscerti io sono Scorpius! – Dice vittorioso allungando una mano in direzione della ragazza che in risposta incrocia le braccia.
-D'accordo. Credo che per oggi mi accontenterò. Buona notte.. Stella! – Sussurra quel soprannome al suo orecchio ed un brivido percorre la schiena della giovane indifferente. Era la prima volta che qualcuno aveva il coraggio di affibbiarle un nomignolo.
 
Emily rimase da sola a sfogliare le pagine di quel libro che non aveva ancora letto, troppo presa da quelle sensazioni che non aveva mai provato. Non trovando una risposta plausibile decide si lasciar perdere e si sdraia sul divano sciogliendo la coda di cavallo. Il fuoco del camino si stava spegnendo, le ultime braci scoppiettano.
 
 
“Freddo.. Molto freddo. Perchè fa così freddo? 
Cerco di aprire gli occhi ma non ci riesco. Fa male. I polsi fanno male. Sento qualcosa che li stringe. Alzo di colpo la mano ma si blocca a mezz'aria. Sono legata. 
Muovo i piedi e sento le catene anche alle caviglie. 
Che sta succedendo? 
Il panico si sta facendo strada dentro di me. 
Freddo.. Ancora più freddo. Mi penetra le ossa. 
Respiro più forte cercando di aprire gli occhi. Inutile. L'aria che mi entra nei polmoni però è umida. 
Freddo e umidità. Forse sono in una grotta, o in una cantina. Tasto il terreno intorno a me. Roccia. Ma è asciutta. 
Freddo. Ora fa male perfino. Il panico.. no, non è panico.. sembra.. tristezza! Perché sono triste?
Dovrei essere spaventata a morte! Anche triste perché probabilmente sto per morire ma non.. un dubbio, no una convinzione mi invade.
 
-Ahahaha!!- Una risata roca spezza il silenzio. La Mia risata roca. 
-Andiamo?!?! Dissennatori? Ahaha.. certo che non ne avete fantasia! Con tutte le creature magiche che esistono! - continua a dire. Le mie labbra si muovono da sole. 
Okay calma, calma.. C'è una spiegazione logica per questo. È un sogno! È sicuramente un sogno!!
Sento il mio corpo muoversi. La mia mano destra si appoggia su quella sinistra. "Crack" 
Urlo ma dalla mia bocca non esce niente. 
Mi sono appena spezzata tutte le dita della mano! 
La rabbia comincia a crescermi dentro mentre la mia mano sfila fuori dalle catene. 
Apro gli occhi di colpo e un dolore assurdo mi colpisce le palpebre! Erano incollate e ora il sangue mi sta colando davanti le pupille e riesco a stento a vedere.
È come se non sentissi veramente il dolore. Come se passasse subito dopo.
Riesco a distinguere delle figure incappucciate intorno a me. Sono quattro. Dissennatori. 
La mano sinistra entra nella mia visuale, sento una scossa attraversarmi tutto il corpo e poi vedo le dita raddrizzarsi una ad una e tornare sane mentre il dolore sparisce. 
Un Dissennatore intanto si è avvicinato e vorrei tanto indietreggiare ma il mio corpo invece fa uno scatto avanti e afferra con la mano miracolata il collo della creatura. Questa spalanca la bocca e in un secondo davanti a me rimane solo polvere. Sento gli angoli della mia bocca incurvarsi in un sorriso. 
Non ci posso credere. Ho appena ucciso un Dissennatore a mani nude!! E senza battere ciglio! Intanto gli altri tre si stanno avvicinando e..
 
Emily si alza di colpo. Il sudore la va scivolare sulla pelle nere del divano dove si era addormentata. Il fuoco nel camino si è spento, da molto ormai. Si mette a sedere ed il suo sguardo si posa sui polsi alla ricerca dei segni delle catene. Niente. Solo un altro strano sogno. Capita spesso alla ragazza di averne. Si tocca la fronte calda, il freddo sudore in contrasto. Si alza e raggiunge la sua stanza in fondo al corridoio stanca. È stata una lunga giornata.
 
 
 
 

 
Casa Potter
 
La donna dai lunghi capelli ricci si alza del divano dove era stata per diverse ora. La televisione accesa mostra i titoli di coda di un vecchio film babbano. La spegne e si volta a guardare la cognata addormentata sulla poltrona. Una mano appoggiata sulla pancia. Nonostante i tanti anni passati non aveva mai perso quell’abitudine. “È una reazione inconscia, non si preoccupi.” l’aveva rassicurata un medimago qualche anno prima a cui aveva chiesto un consulto. Fin dai tempi della scuola Hermione aveva una specie di istinto materno nei confronti dei suoi amici ma dopo la depressione post-parto di Ginny non passa giorno senza che si preoccupasse per lei. Le ci erano voluti anni per riprendersi e nonostante tutto una parte di lei era morta con la sua bambina quella notte al San Mungo. Ad Hermione venne un brivido ricordando quel giorno.
Una malformazione ai polmoni aveva messo fine alla brevissima vita della piccola Lily Luna, ultima ed unica figlia femmina dei coniugi Potter.
Da quanto ne sapeva lei, Ginny non aveva mai pianto. Dopo essersi risvegliata non aveva detto una parola per settimane. Aveva anche smesso di mangiare, tanto che avevano dovuto farle prendere delle pozioni autonutrienti. Ma la cosa peggiore era stata che non voleva nemmeno vedere i suoi figli, specialmente Albus. Il piccolo aveva avuto la sfortuna di nascere con gli occhi verdi, seppure più chiari di quelli della sorella mai conosciuta. Questo particolare rendeva alla donna troppo difficile guardare il suo bambino, tanto che anche ora, dopo anni, non lo guarda mai negli occhi per più di qualche secondo. 
Il "pop" di una materializzazione fa sussultare Hermione sorpresa.
Harry è appena rientrato dal lavoro. 
-Oh.. Hermione, sei ancora qui? - le dice mentre appoggia il cappotto sullo schienale del divano.
-Si, me ne stavo andando giusto ora. - gli risponde lei prendendo la borsa. La donna nota delle profonde occhiaie sul volto dell'amico e non può fare a meno di sospirare. Sapeva quanto fosse dura per lui quel periodo poichè il caso che stava seguendo di certo non gli ricordava bei momenti.
"Il Salvatore del Mondo Magico" così era stato ribattezzato il "Bambino Sopravvissuto" dopo la guerra.
Nonostante fosse stata accanto a lui la maggior parte della durata di essa e avesse assistito personalmente al coraggio del suo migliore amico era rimasta stupita dalla forza che aveva dimostrato nel sostenere sua moglie e coccolare i suoi figli durante quel periodo.
"Salvatore" gli si addiceva perfettamente in quel periodo, purtroppo quella era solo una maschera, fatta di forza ovviamente, cosa lodevole, ma pur sempre una maschera.
Harry Potter da quel giorno era tornato a sentirsi il "Bambino Sopravvissuto", trovandosi costretto a vivere in una realtà scomoda per lui, dove aveva perso qualcuno che amava senza poter far nulla. Ma si era rimboccato le maniche, per la sua famiglia. 
Hermione lo ammirava più che mai da quel momento. Sapeva che se fosse capitato a lei non sarebbe riuscita a sopravvivere. Se alla sua Rosie fosse successo qualcosa. Non riuscì nemmeno a formulare il pensiero che tremò di colpo. Scosse la testa per scacciare quei pensieri e disse:
-Novità? - Harry la guarda con aria stanca e lei capisce che non era solo spossato. Brutte notizie. Infatti l'uomo le fa di no con la testa sospirando per poi sorridere debolmente mentre guarda la moglie ancora accoccolata al divano.
-Lo fa ancora. - dice ed Hermione sa benissimo a cosa si riferisce.
Si avvicina alla compagna e le prende la mano appoggiata teneramente sulla pancia appoggiandosela sul viso. Gli e la bacia e poi la prende in braccio.
-Buona notte. - sussurra all'amica.
-Buona notte. - risponde lei smaterializzandosi a casa.
 
Appena arrivata in casa sente il rumore di qualcosa che sbatte seguito da un "Miseriaccia" detto a bassa voce. Sorride dolcemente e sale le scale che portano alle camere da letto. Dalla porta aperta della sua camera nota suo marito seduto sul letto che si tiene un piede con entrambe le mani e fa avanti e indietro. Probabilmente aveva sbattuto per l'ennesima volta il piede nell'angolo del letto.
Nonostante gli anni era rimasto il solito impacciato. Aveva voglia di baciarlo. Ma non entra, invece prosegue dritto aprendo la porta della camera di sua figlia. Si siede sul letto e comincia ad accarezzare le lenzuola. Non riusciva ad immaginare la sua vita senza la sua bambina. Una lacrima le riga il viso mentre un uomo dai capelli rossi si affaccia alla porta.
-Lo sai che non sei per niente carina quando piangi?!?!- Le dice avvicinandosi a lei e asciugandole una lacrima con il pollice.
Lei gli stringe la mano appoggiata sulla guancia e chiude gli occhi respirando profondamente. Quando li riapre suo marito la stava scrutando con i suoi grandi occhi azzurri. Merlino quanto li amava. Quanto lo amava. Per l'ennesima volta non le aveva fatto domande.
Sapeva che sarebbe stata lei ad aprirsi quando ne avrebbe avuto bisogno, che insistere avrebbe solo peggiorato le cose. 
Sposta la mano da quella dell'uomo sul suo viso ruvido, coperto da un po' di barba. 
-Ti amo. - gli dice fissandolo negli occhi.
-Lo so. - risponde lui sorridendo sapendo benissimo quanto la moglie odia quando lui non le risponde "Anche io". Insomma, era d'obbligo rispondere di ricambiare, pensava Hermione. Che infatti fa una smorfia alzandosi. Lui la prende per i fianchi e la tira giù buttandola sul letto. -E no, non ti lascerò scappare così facilmente! - dice mentre si butta sopra di lei e comincia a baciarle il collo. La donna ride e lo attira a sé per poi bloccarsi di colpo ricordandosi di essere in camera di sua figlia.
-Che c'è? - dice il rosso un po' seccato per essere stato interrotto.
-Ti ricordo che siamo in camera di tua figlia! -
-E allora? - risponde lui alzando le spalle.
-E allora? Cosa proveresti tu se scoprissi che i tuoi facevano sesso nel tuo letto?!?!- a quel pensiero Ron spalanca gli occhi e fa una smorfia schifato per poi aggrottare le sopracciglia dubbioso che fosse davvero accaduto e lui ne fosse all'oscuro.
La risata di Hermione lo riporta alla realtà. 
-Oh amore, non credo che lo scoprirai mai, a meno che tu non voglia chiederglielo direttamente! - gli dice avendo intuito i suoi pensieri.
Il rosso fa un'espressione scioccata che fa aumentare l'ilarità della donna che ora si tiene la pancia.
-D'accordo! - dice e si carica la moglie sulle spalle dirigendosi in camera da letto e mentre la donna scalcia urlando lui si chiude la porta alle spalle con un sorriso sulle labbra.

 
 
Sud di Boston, Villa Orion
 
Le prime nuvole già minacciano il cielo ancora screziato di viola. Presto sorgerà il sole.
L'uomo appoggiato alla balaustra del balcone sorseggia un thè. Il rumore della porta che si apre alle sue spalle non lo fa voltare. I capelli neri con qualche punta di grigio svolazzano al vento. 
-Signore. - Un ragazzo moro, all'incirca sui venticinque anni si ferma sulla soglia e attende.
L'uomo appoggia la tazzina sul tavolo e rientra.
-Tutto secondo i piani signore! Gli Auror londinesi hanno archiviato il caso come suicidio. Nessun sospetto signore! - aveva continuato il ragazzo rimanendo immobile in posizione. Le braccia lungo i fianchi. Il petto in fuori e la schiena dritta. 
-Bene. - risponde l'uomo sedendosi dietro la scrivania. Apre un cassetto e prende una cartelletta. La porge al ragazzo. 
-Qui ci sono i nuovi ordini. Puoi andare. - concluse. Il giovane annuisce e si chiude la porta alle spalle.
Sulla scrivania un portagioie suonava una dolce melodia. Fatto di legno, sulla parte anteriore era intagliata una costellazione. L’uomo l’ascoltava immobile, gli occhi brillavano eccitati.
 


 
 
Spazio Autrice:
Ciao a tutti! Come vi avevo già accennato d’ora in poi i capitoli saranno molto più lunghi. I misteri cominciano a crescere, qualche indizio c’è però, non fatevelo sfuggire!
Ditemi cosa ne pensate, vi piacciono i personaggi? Vi intriga la storia?
Se avete qualche consiglio non fatevi problemi, scrivetemi pure!
Il prossimo capitolo arriverà a breve, promesso. Direi al massimo un paio di settimane, essendo più lunghi mi ci vorrà un po’, abbiate pazienza.
Spero che continuiate a seguire la mia storia,
FedePluck!

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