Il segreto di Berenice

di _nama99_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° CAPITOLO ***
Capitolo 2: *** 2° CAPITOLO ***



Capitolo 1
*** 1° CAPITOLO ***


1° CAPITOLO
Sono 14 anni che ormai sono sola. Sopravvissuta solo grazie a Iris, la mia migliore amica, l'unica del posto che non ha mai pensato che fossi morta e ha continuato a cercarmi. Tra poco devo incontrarmi con lei, intanto vado al piccolo fiume vicino al mio rifugio, controllo che non ci sia nessuno nelle vicinanze e mi avvicino alla riva. per poi tuffarmi. Dopo un po' esco dall'acqua e aspetto, seduta su una grossa roccia al sole, che i miei vestiti si asciughino. Mi guardo intorno, riconoscendo la natura che mi ospita da sempre. Appena i vestiti si asciugano, ritorno al mio piccolo rifugio, che non è altro che una grotta. Al suo interno vi sono alcuni libri, cioè regali di Iris, una cassa di legno, dove riporre tutte le mie provviste, e una montagna di cuscini che uso come letto. Vado vicino ai miei libri e prendo la spazzola, iniziando a pettinarmi i capelli.
Iris vive nella piccola città periferica del posto, con i suoi genitori, entrambe guardie carcerarie. Per questo motivo li vede solo metà giornata e il tempo restante lo passa con me. 
A questo pensiero ricordo l'appuntamento e poso la spazzola, prendo la mia  vecchia borsa a tracolla e ci metto una bottiglietta d'acqua, il libro che ho iniziato a leggere e una vecchia felpa, casomai incominci a fare freddo. Esco dal rifugio e vado verso il centro del bosco, correndo e con un piccolo sorriso stampato sulle labbra, perché felice di rivedere Iris. Appena arrivata mi siedo su un tronco in mezzo alla piccola radura e prendo il libro, incominciando a leggere e aspettando la mia unica amica. Dopo un po' sento alcuni passi che poi si fermano alla mia sinistra. Senza alzare lo sguardo dal mio libro comprendo che è arrivata la mia amica.
«Iris...» chiudo il libro e la guardo. «Sei sempre in ritardo» dico per poi mettermi a ridere. 
In risposta lei sbuffa e io non riesco a fermare la mia risata. In più si aggiunge subito anche la mia amica e, come due idiote, ridiamo fino alle lacrime. 
  «Adoro incontrarti Iris.» le sorrido e metto il libro nella tracolla.
«Lo stesso vale per me Berenice.» mi guarda sorridendo.  «Porti ancora quella tracolla? Mi meraviglio che sia ancora intera.»
«Non offendere la mia fashion e beautiful borsa.» 
«Ohhh... Va bene capo.» fa il saluto militare e ridacchia.
«Sempre la solita scema. Dove vuoi andare di bello?» chiedo mentre scendo dal tronco.
«Ehm.... Vogliamo avvicinarci al reclusorio? In città hanno detto che dopo molto tempo faranno fare una visita guidata a degli studenti. E io sto morendo dalla curiosità.»
«Iris.. Accetto, ma non dobbiamo farci vedere, ricordati che io sono un fantasma.» dico saltellandole attorno e ridendo.
«Va bene, piccolo e pazzo fantasma di Berenice» dice Iris sorridendomi.      
Le sorrido e ci incamminiamo verso il reclusorio. Io riesco a muovermi senza far percepire a il rumore dei miei passi e, su questo fronte, Iris sta diventando molto brava. Bhe deve questo alla sua ottima insegnante. Visto che il tragitto sarà leggermente lungo e io non riesco a stare zitta, le chiedo «Perché fanno fare una visita guidata a dei studenti? Poi al reclusorio.. Se non erro, ciò non è mai successo, perché i governatori non vogliono svelare il segreto dell'isola. E, poi, le guardie del reclusorio sono solo coloro che fanno parte delle famiglie che abitano in città e che hanno il coraggio di farlo. Si sa che in quel posto vivono sia uomini che donne, come conseguenza non c'è altro che l'aumento di gente.....»
  «Benerice, sei sempre curiosa di scoprire il perché delle azioni degli altri» ridacchia Iris. «So, se ho capito bene, che c'entra un progetto. Ma non hanno rivelato dettagli a noi sempliciotti di città.»
«Spero che il progetto non includi la ricerca del "fantasma Berenice.."» dico le ultime con una voce stupida, cercando di far spaventare la mia amica, ma come effetto ottengo solo una risata.
  «Ormai sono passati 14 anni.. Sei davvero un fantasma.. Immagina la loro faccia se ti trovassi davanti agli altri» esclama Iris senza smettere di ridere, e al pensiero di ciò che potrebbe succedere parte anche la mia risata.
Ora solo 5 metri ci distanziano dal reclusorio. Guardandola da qui sembra un'enorme fortezza piena di guardie che cercano di difendere il re, ma in realtà cercano di proteggere coloro che non sono dentro quel luogo. Vedendo tante guardie, cerchiamo di pensare uno stratagemma per entrare e l'unico modo è passare per la porta principale. Osservo Iris e il portone. Un ghigno compare alle mie labbra e guardo la mia amica che la mia stessa espressione. Ci nascondiamo dietro un cespuglio e lego i miei capelli, cercando di nascondere le punte e gli orecchini. Iris mi guarda e annuisce mentre anche lei fa lo stesso. Scruto il suo abbigliamento e la riempio leggermente di terra. Cercando di non ridere, le spiego che ciò serve per far credere che siamo delle contadinelle che prenderanno il posto delle madri in cucina. Lei sorride, perché aveva già capito il piano. Ci avviciniamo all'enorme portone e  vediamo le due sentinelle scrutarci. Ormai di fronte loro, inizio a parlare. 
«Salve, guardie nostre protettrici. Siamo qui perché le nostri due madri si son ammalate e ci hanno mandate a prendere il loro posto in cucina.» Guardo Iris che annuisce e le due sentinelle si scambiano uno sguardo, per poi farci passare. Io e le mie amiche ringraziamo e passiamo. Ora che siamo dentro, andremo a dare una mano in cucina, perché sappiamo che alcune guardie verranno a controllarci e quando finiremo di servire, andremo in giro a curiosare. Seguo Iris che sa già l'intera piantina del reclusorio, sicuramente aveva in mente di entrarci già da un bel po'. Arrivate in cucina notiamo molte donne indaffarate. Ci avviciniamo e iniziamo a pelare chili, e ripeto chili, di patate mentre conosciamo le altre cuoche. Non notando i miei capelli e i miei orecchini, racconto che vivevo in un'altra città e ci hanno fatto trasferire qui per dare una mano. Non noto nessuna espressione di diffidente e incredula e continuo a lavorare con Iris e le altre donne, rendendomi conto per la prima volta di quanto sia bello parlare con molta gente.

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Capitolo 2
*** 2° CAPITOLO ***


2° CAPITOLO
Mentre diamo gli ultimi rintocchi ai piatti, guardo la capo chef Minda e decido di chiederle «Tutti questi piatti sono anche per i visitatori?». 
Lei mi guarda sorpresa dalla domanda e annuisce sorridendo.
«E chi servirà i turisti?» ridacchio per l'ultima parola, ma mi riprendo per continuare il mio piccolissimo discorso. «So che non vogliono far sapere che qui c'è una piccola città, ma chi darà da mangiare a quelle persone?»
«Bella domanda Bea,..» Dopo aver sentito quel nome , mi ricordo che ho inventato quel piccolo nomignolo per no farmi scoprire. Può sembrare una stupidaggine, 14 anni chi vuoi che si ricordi di Berenice, ma meglio essere cauta. «Saranno alcune di noi a servire, ma con la divisa delle guardie.»
A quelle parole mi si illuminano gli occhi e vedo che succede lo stesso alla mia amica Iris. «Ehm... So che può sembrare strano, ma possiamo farlo anch'io e Iris? Voglio vedere la mensa...»
«Mh.. Credo che non ci sia niente di male.. Potete se riuscirete a trovare una divisa che vi entra.» ci sorride Minda.
«Grazie mille» le sorride Iris e corre ad abbracciarla. A quella manifestazione di affetto ridacchio e tutte, quelle che hanno visto la scena, seguono il mio esempio, anche Minda seguita dalla mia amica.
«Visto che abbiamo finito seguite le altre 3 ragazze nello spogliatoio delle guardie e trovate le divise.»
«Agli ordini, capo Minda.» esclamo  facendo il saluto militare. Le altre che devono servire fanno come me e cerchiamo di  non ridere.
«Andate marmocchie» dice Minda ridendo.
«Si, signora.» esclamiamo insieme e scappiamo ridendo.
Alla fine troviamo una divisa per ognuna e, mentre ci cambiamo, le altre ci spiegano che dobbiamo anche apparecchiare e ci fanno imparare a memoria il percorso.
«Bene.. Ora vi sfido a finire per prime di preparare due tavoli a testa..» le indico con un ghigno.
«Oh.. Bea, questo non dovevi proprio dirlo.» dice Iris con un ghigno.
«Ci stiamo.» esclamano le altre tre annuendo.
«Bene... Allora viaaa» urlo correndo verso la cucina.
«Non valeeee» strillano tutte correndomi dietro.
«Dio, che sincronia perfetta..» rido e arrivo in cucina. Prendo velocemente un cesto con le cose per apparecchiare e corro verso la mensa. Bene, le altre sono appena arrivate in cucina e io sono quasi in mensa.
«Aspetta.. Scemaaaa» mi urla Iris che corre nella mia direzione, seguita dalle ragazze.
Mi fermo vicino due tavoli vuoti e comincio ad apparecchiare. «Dimmi, ritardataria.»
«Ingiusta...Ci potevi dare il tempo per recuperare...» Iris comincia a preparare due tavoli vicino a me. Arrivano anche le altre e seguono il  nostro esempio.
«Finito. Ho vinto io.» urlo saltellando intorno alle altre, che guardandomi non possono far altro che ridere.
Dopo 5 minuti siamo tornate in cucina e ci hanno spiegato come servire. Visto che mancano ancora 30 minuti per il pranzo, abbiamo chiesto a Minda se potevamo rifare il percorso per arrivare in mensa. Ora io e Iris stiamo cercando di tornare indietro. Ci siamo perse. Come? Semplice, io e la mia amica qui presente, invece di fare ciò che abbiamo chiesto, ci siamo messe a curiosare in giro. Speriamo di tornare in tempo. Ripensando alla situazione in cui siamo mi scappa una risata.
«Berenice, invece di ridere cerca di aiutarmi a trovare la cucina.» dice,per poi gonfiare le guance.
«Dai Iris, guarda lì. Verso la fine del corridoio. Se si va a destra si va agli spogliatoi, a sinistra invece si va alla cucina e alla mensa.» dico indicando un punto davanti a noi.
«Berenice, sei la mia salvezza» dice abbracciandomi e sorridendomi.
«Si, koala, ma ora staccati o facciamo davvero tardi.»
Alle mie parole lei sbianca e si incammina. La seguo, ridacchiando per la sua faccia, ma di colpo ricordo che i suoi genitori lavorano qui, e anche come guardie.
«Iris, come farai se i tuoi genitori ti scoprono?» 
«In realtà, loro fanno la guardia alle celle. Non amano supervisionare la mensa o altri luoghi dove ci sono tutti i criminali. Hanno paura di loro, dicono che sono diversi da noi, che si comportano stranamente. Ho chiesto in che senso, ma hanno cambiato argomento...»
«Mh... Forse non devono dire che cosa succede qua dentro... E c'entra, di sicuro, la visira degli studenti. Agli abitanti della città non è permesso stare qui, mentre a persone estranee si...» continuo a pensare, ma non riesco a trovare il motivo. Non ne sono certa, ma qui c'è puzza di bruciato. Perchè queste visite? Perchè agli abitanti della città non è permesso di venire qui? Mentre ppenso noto che siamo tornate in cucina. Iniziamo a prendere dei piatti e andiamo verso la mensa.
« Ehi.. Berenice?» mi sussurra Iris. La guardo e lei capisce che può continuare. «Non distrarti. Ora dobbiamo servire. Dopo, se riusciamo a non farci beccare, andiamo a curiosare alle celle.» Le sorrido annuendo, con gli occhi che luccicano per l'emozione di scoprire tutto. 
«Non vedo l'ora» le sussurro in risposta. 
Iniziamo a posare i piatti ai posti vuoti, appena siamo arrivate a servire metà mensa, vediamo arrivare gli studenti con i professori e alcune guardie. Gonfio le guance e guardo per terra, tornandomene in cucina. 
«Cos'hai?» mi domanda la mia amica ridacchiando.
«Niente.. Solo che sono ingiusti. A degli stupidi studenti fanno vedere tutto il reclusorio e noi per farlo dobbiamo intrufolarci.. Il bello? Noi ci viviamo in quest'isola.»
«Hai ragione Be.. Ma non facciamo capire, a chi ci circonda, come siamo entrate.» mi fa l'occhiolino e prende altri piatti suo vassoio. La seguo e rientriamo in mensa. Ci avviciniamo a un tavolo, dove sono seduti insieme un gruppo di ragazzi e ragazze. Inizio a posare i piatti davanti a loro e penso a ció che potremo scoprire. I miei pensieri vengono interrotti da delle rise. Le ragazze guardano male e prendono in giro una seduta di fronte a loro. Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. Che bambine, penso. Vedo la ragazza che abbassa lo sguardo. No, non mi va giú. Capisco chi è la reginetta delle paperelle e le verso la minestra in testa. Lei in cambio caccia un urlo. Di colpo non si sente una mosca volare e sto per scoppiare a ridere.
«Ops... Che sbadata.. Ti porto un'altra minestra.» 
Mi allontano senza dirle delle scuse e guardo la ragazza che era stata presa di mira. Le sorrido e ritorno in cucina con le altre. Nel tragitto si sentono solo le nostre risa.

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