The Founder's Tournament di Ms Mary Santiago (/viewuser.php?uid=976451)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Nel
Medioevo i tornei erano una cosa all’ordine del giorno per
dame e cavalieri,
dunque quale modo migliore di un torneo per testare le
abilità dei loro
potenziali nuovi studenti?
Helga
ci aveva pensato a lungo, prima di proporlo agli altri tre Fondatori,
timorosa
che la sua idea potesse apparire loro frivola e sciocca.
Eppure
aveva finalmente raccolto il coraggio a due mani e aveva fatto loro la
sua
proposta.
Adesso,
mentre i tre tacevano persi nelle loro personali considerazioni, si
chiese per
la milionesima volta se avesse fatto la scelta giusta.
- Io
sono d’accordo, credo che un torneo magico possa mettere in
luce le loro
capacità sotto pressione – convenne Rowena.
- E far
emergere il loro coraggio nell’affrontare le sfide che si
presentano loro. –
-
Malgrado sia abbastanza certo che l’idea ti sia venuta
assistendo a uno di quei
tuoi patetici tornei in nome dell’amore di qualche lady -,
constatò infine
Salazar, - mi ritrovo costretto ad ammettere che potrebbe aiutarci a
far
emergere le persone più astute e ambiziose del gruppo.
Dunque, come suggerisci
di procedere? –
- Io …
io non saprei. -
- Tua l’idea,
tua la proposta – insistè Serpeverde, ignorando
l’occhiata seccata di Godric
che sembrava invitarlo a lasciar in pace la loro amica.
- Io
credo che potremmo inviare una lettera a ciascun mago e strega inglesi,
stare a
vedere chi si presenta, e nel frattempo elaborare ognuno delle prove.
Non so
bene quante, ma dovrebbero essere un numero sufficiente per mettere in
luce
ogni aspetto che i nostri studenti dovrebbero avere … -
-
Dodici -, sentenziò Rowena, - come dodici furono le fatiche
di Ercole. Le
distribuiremo in tre turni da quattro prove, una a testa, e al termine
di ogni
turno elimineremo coloro che non convincono nessuno dei presenti
– concluse.
I tre
annuirono, per poi congedarsi.
Mentre
si allontanavano, la lady di Corvonero seppe già cosa
passava per la testa dei
suoi amici: ognuno avrebbe fatto il possibile per accaparrarsi i
migliori
studenti.
Spazio
autrice:
Hi
guys, do you miss me?
Scherzi a parte, mettiamo via solo per un pochino The Royals
e la strana dipendenza da serie tv che mi fa letteralmente divorare
episodi su
episodi, e veniamo al nocciolo della questione.
C’è una nuova interattiva!
S: Ma
dai? Strano, tu non scrivi mai interattive.
M: Sappi
che non apprezzo il tuo sarcasmo, Salazar.
Comunque,
in pratica si tratta di un’interattiva ambientata
agli albori di Hogwarts, quando i Fondatori si ritrovarono a dover
decidere chi
ammettere.
Insomma, come fecero? Non ci viene detto dalla Rowling
quindi ho ipotizzato che si servissero di varie prove.
Perciò
i vostri OC affronteranno 12 prove (3 per Fondatore) al termine delle
quali
saranno ammessi oppure no.
Per partecipare
dovrete rispettare poche e semplici regole:
-
Massimo 2 OC purchè di sesso diverso;
- Gli
OC dovranno essere compresi tra i 15 e i 17 anni e potranno avere
qualche
abilità particolare (per es. Vista, Rettilofono, in parte
Veela, Legilimens,
Occlumante, Metamorphomagus, Animagus) purchè non me ne
arrivino troppi e non
esageriate;
- non sparite
dall’interattiva perché nel corso dei capitoli vi
chiederò degli
approfondimenti da inviare tramite messaggio privato;
-
potete utilizzare cognomi di qualsiasi tipo, anche Canon,
purchè inglesi (Visto che il mio
OC é un Black vi chiederei
di non mandarmene troppi con lo stesso cognome);
- la
scheda da inviare, esclusivamente tramite messaggio privato ed entro il
16
marzo, deve essere obbligatoriamente quella riportata qui sotto. I
campi contrassegnati
con l’asterisco sono opzionali, gli altri tutti obbligatori.
Qui
sotto trovate il format della scheda e, ancora più sotto, i
prestavolto dei
Fondatori e il mio OC.
Scheda
Nome:
Secondo nome*:
Soprannome*:
Cognome:
Stato di sangue:
Età:
Casa in cui vorrebbe entrare e perché (è
solo una proposta, l’ultima parola
l’avrò io):
Casa in cui vorrebbe assolutamente entrare e perché:
Bacchetta (pollici,
legno e nucleo):
Aspetto fisico:
Prestavolto:
Orientamento sessuale:
Carattere (dettagliato):
Composizione famiglia e rapporto con i suoi membri (Cosa
ne pensano di Hogwarts, in quale Casa
sperano capiti il figlio e come reagiscono all’arrivo
dell’invito al Torneo):
Come reagisce il vostro OC alla notizia del Torneo:
Abilità particolari:
Materia in cui eccelle:
Materia in cui é negato:
Patronus e ricordo felice:
Molliccio:
Paure/Incubi/Fobie:
Segreto che non confesserebbe mai a nessuno:
Qualcosa che non farebbe mai di sua volontà:
Amortentia:
Quidditch (Se gioca e
in che ruolo):
Amicizie (con chi
andrebbe d’accordo):
Inimicizie (chi non
sopporterebbe):
Amore (tipo di persona
di cui potrebbe innamorarsi):
Animale da compagnia*:
Altro*:
OC
Rigel
Black (PV Colton Haynes)
– 17 anni, Animagus. Eterosessuale.
Patronus: Aquila
Bacchetta: legno di
castagno, corda di cuore
di drago, 12 pollici, rigida.
Quidditch:
Cercatore.
I
Fondatori
Salazar
Serpeverde
(PV Jared Leto) –
37 anni, insegnante di Pozioni.
Godric
Grifondoro
(PV Richard Madden)
– 35 anni, insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
Rowena
Corvonero
(PV Katie McGrath)
– 35 anni, insegnante di Incantesimi.
Helga
Tassorosso
(PV Holliday Grainger)
– 33 anni, insegnante di Trasfigurazione.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo
1
-
Aires
Aloysius Black! –
- Sì,
madre? –
Larissa
Steeval volse le iridi color dell’onice sul maggiore dei suoi
figli,
scrutandolo dall’alto in basso con un’espressione
severa e vagamente
inquietante.
- Non
dire “sì madre” con quel tono. Non dopo
quello che hai combinato questo
pomeriggio. –
Aires
trattenne a fatica un sorrisetto divertito, uno di quelli che
sembravano avere
l’effetto alla “strappami i vestiti di
dosso” nelle ragazze, e si sforzò di
mantenere un’espressione composta.
- Non
capisco a cosa vi state riferendo, madre. –
- Non
osare farti beffe di me -, insistè la donna, - sai
perfettamente a cosa mi
riferisco. Charmelle Flint non è finita nel fontanone da
sola. –
-
Considerando quanto quella ragazza sia imbranata, non lo escluderei con
così
tanta sicurezza. –
Riusciva
a vedere distintamente come la vena sulla fronte della madre pulsasse a
ritmo
sempre più incessante.
Probabilmente
si stava domandando quanto fosse socialmente riprovevole Schiantare il
proprio
figlio davanti alla servitù.
- I
Flint sono una rispettabilissima famiglia Purosangue, di nobili natali
e ottima
reputazione e … -
- E una
lunga storia famigliare di denti inverosimilmente grandi e storti
– concluse.
Aires
fu abbastanza sicuro di aver visto Emmeline, una delle loro domestiche,
nascondere un accenno di risata dietro al candido guanto che indossava.
Le fece
l’occhiolino, facendola arrossire vistosamente e spingendola
a tornare ad
affaccendarsi nel risistemare l’ampio salone.
- Era
un matrimonio rispettabile e vantaggioso, invece tu pensi solo a
crogiolarti
nella bambagia e a … a intrattenerti con la
servitù! –
Disse “servitù”
come una qualsiasi altra persona avrebbe detto
“cacca”, storcendo il naso in
modo tanto accentuato da risultare più comico che offensivo.
-
Charmelle Flint non è l’unica rispettabile ragazza
Purosangue in età da
matrimonio in circolazione ma, di certo, è una delle
più inguardabili su cui
abbia mai posato lo sguardo -, insistè, - indipendentemente
da quanto sia
prestigioso il suo cognome e dalla cospicua dote che porta con
sé. –
Dote
che, ne era abbastanza certo, fosse stata gonfiata a dismisura da
Raymond Flint
nella speranza che almeno quella fosse sufficiente ad allettare qualche
pretendente.
- Non
intendo discutere oltre dell’argomento, Aires, ma sappi che
… -
Non
seppe mai cosa volesse aggiungere sua madre perché in quel
momento Arion Black
fece il suo ingresso, tenendo stretta tra le mani un rotolo di
pergamena.
Aveva
un’espressione strana nello sguardo, qualcosa che Aires gli
aveva visto
sfoggiare solo davanti a un enorme quantità di denaro, e
sembrava decisamente
su di giri.
-
Abbiamo delle ottime notizie. I Fondatori ci scrivono: desiderano che
Aires partecipi
a un torneo per stabilire chi potrà accedere alla loro
istruzione a Hogwarts. –
Aires si
fece immediatamente vigile e attento.
Aveva sentito
parlare talmente tanto dei Fondatori che ormai gli sembravano quasi
creature
mitologiche e, finalmente, gli si prospettava la possibilità
di entrare in
contatto con loro.
Persino
sua madre sembrava essersi dimenticata della sua ramanzina e leggeva la
lettera
con aria avida.
- Forse
potrai trovare una ragazza di tuo maggiore gradimento durante questo
torneo, se
proprio Charmelle Flint non ti aggrada -, aggiunse, - visto che saranno
decine
di rispettabili famiglie a essere chiamate a partecipare. –
Tipico
di lei.
Vedeva
matrimoni ovunque ormai.
Fortunatamente
suo padre sembrava pensare ad altro che non a una grande unione di
dinastie.
- Aires,
contiamo su di te, non deluderci – asserì Arion.
Non
serviva che aggiungesse altro: probabilmente quella era
l’ultima occasione che
gli veniva concessa prima di essere diseredato.
- Non
vi deluderò. –
*
-
Tuo
cugino ha già ricevuto la sua lettera. Arion si è
premurato di farcelo sapere,
probabilmente ritenendo che a te non fosse stata recapitata. Ma si
sbagliava …
ah, se si sbagliava – gongolò Ofucus Black,
osservando il figlio che preparava
il baule per la partenza, - Gli dimostreremo che il nostro ramo della
famiglia è
il migliore; hai una grande opportunità, figlio mio, cosa
che io non ho potuto
avere alla tua età. –
- Non
che ci sia bisogno di conferme, il nostro Rigel è
decisamente superiore a suo
cugino: così educato, rispettabile, senza strane
frequentazioni – rincarò la
dose Athelaia Bulstrode, che da decenni aspettava la rivincita nei
confronti di
quella cognata che anni prima le aveva strappato da sotto il naso il
contratto
matrimoniale con il più ricco e affascinante dei fratelli
Black.
Rigel,
dal canto suo, aveva adottato la sua consueta politica: indifferenza.
Aveva
imparato a sue spese che a nulla serviva cercare di far capire ai suoi
genitori
che tra lui e Aires c’era un rapporto basato sulla fiducia e
l’affetto
reciproco.
Non
ambiva ad eccellere mettendo in disparte il cugino.
Certo,
era felice della comunicazione dei Fondatori, ma non avrebbe
trasformato quella
competizione in una sorta di guerra fratricida come sembravano
intenderla i
loro genitori.
-
Rigel, rendici orgogliosi di te. –
- Lo
farò, madre - assentì distrattamente, la mente
lontana chilometri.
Chissà
se i Fondatori erano davvero tanto formidabili e se Hogwarts era dotata
di
tutti i requisiti per assicurarsi il titolo di migliore scuola di magia
e
stregoneria esistente.
- E
ricordati di puntare sulla Trasfigurazione, è quello il tuo
campo d’eccellenza.
–
- Sì,
padre. –
Da
quando era diventato un Animagus, un anno prima, suo padre sembrava
aver del
tutto riconsiderato la disciplina della Trasfigurazione.
Forse
non era un Rettilofono come Aires, gli aveva detto, ma di sicuro in un
duello
avrebbe avuto molte più possibilità un abile
trasfiguratore che un “signore dei
serpenti”.
Lui
aveva solo pensato che, per l’ennesima volta, una sua
vittoria personale veniva
trasformata in qualcosa per cui mettere a confronto lui e il cugino.
Era
stufo di quella gara famigliare.
Lui
voleva essere semplicemente Rigel, non lo strumento per il riscatto
sociale dei
suoi genitori.
E,
forse, a Hogwarts avrebbe potuto essere se stesso.
*
Katherine
colse con la coda dell’occhio l’espressione con cui
Ariston, il maggiore degli
eredi di Lestat Campbell e Karinne Meyer, la guardava mentre attendeva
pazientemente che la servitù trasportasse i suoi bagagli al
pianterreno.
C’era
invidia nei suoi occhi, dello stesso colore di quelli della madre, e un
pizzico
di gelosia.
In
qualità di primogenito era sempre stato abituato a essere
messo al centro degli
affari famigliari, ma in quel momento la sua sorellina
l’aveva sbalzato via.
La lettera
dei Fondatori era giunta per lei, e lei sola, ignorando completamente
sia lui
che il dodicenne Damian.
Quest’ultimo,
invece, sfoggiava un sorriso sincero e solare, felice per
l’enorme opportunità
che si era presentata alla sorella.
-
Andrai benissimo al torneo. –
Katherine
annuì, sorridendo compiaciuta, - Ovviamente. Mi
impegnerò al massimo per
dimostrare tutto il mio potenziale. –
- E
finire con l’essere scelta da Salazar. È
indubbiamente lui il più valido dei
Fondatori – intervenne Lestat, osservando la figlia con
crescente orgoglio.
Salazar
era considerato il massimo all’interno della sua famiglia,
cosa che a rigor di
logica comportava il fatto che la sua Casa fosse la migliore delle
quattro.
Lei,
dal canto suo, aveva un occhio di riguardo anche per la Casa di Rowena
Corvonero.
Se,
infatti, Serpeverde rappresentava a pieno il suo lato ambizioso allora
era
altrettanto vero che Corvonero incarnava quello intellettuale.
Insomma,
entrambe le prospettive la attiravano.
In
definitiva l’unica cosa che le importava davvero,
indipendentemente dal
Fondatore dal quale sarebbe stata scelta, era che finalmente avrebbe
avuto l’occasione
di mostrare all’intera comunità magica
ciò che era in grado di fare.
-
Dimostrerò a tutti la mia superiorità –
decretò, continuando a sorridere mentre
afferrava i bauli e seguiva i genitori fuori dal maniero.
*
Oslan
abbracciò la sorella, stringendola forte a sé
cercando di mettere in quel gesto
tutto l’affetto che provava nei suoi confronti.
Da
quando Vanille aveva manifestato per la prima volta la sua magia, dando
fuoco
alla loro casa e condannando all’impiccagione i suoi genitori
con l’accusa di
stregoneria, la ragazza si era ritrovata a dover fare i conti con
l’essere l’unica
strega in una famiglia di Babbani.
La vita
non era stata semplice per lei, considerando che due dei suoi tre
fratelli non
sembravano considerarla altro che una fonte di problemi, eppure
sembrava che
nel giorno del suo quindicesimo compleanno si fosse accesa una piccola
scintilla di speranza.
La
lettera inviata dai Fondatori spiegava tutto ciò che le
occorreva sapere del Torneo,
della sua natura, e del mondo della magia.
Oslan
poteva affermare tranquillamente che quella fosse la svolta della vita
per la
sua sorellina.
Eppure
Vanille era indecisa, lo percepiva chiaramente.
-
Questa scuola, questa Hogwarts … potrebbe essere un posto in
cui sentirti a
casa, Vany. Credo che sarebbe un bene se partecipassi al torneo.
–
Gliel’aveva
ripetuto per decine di volte, spingendola ad accettare
l’invito.
Voleva
una vita migliore per lei, perché una persona con il suo
dono era decisamente
sprecata nel lavorare in una taverna.
- Non
voglio lasciarti solo, Oslan. –
Le
accarezzò una guancia, portandole un’onda rossa
all’indietro a scoprire le
iridi verdi.
- Non
sarò da solo, ho nostro fratello e nostra sorella con me, e
poi un fratello
maggiore che si rispetti dovrebbe incoraggiare la sua sorellina. Fallo
per me,
Vanille, sfrutta il tuo dono. –
Tacque,
fissandolo in silenzio per una decina di secondi.
La
verità era che lei voleva partecipare; quando aveva ricevuto
l’invito il suo
cuore era sembrato in procinto di scoppiare per la felicità,
eppure il pensiero
di Oslan che rimaneva lì a spaccarsi la schiena con le ore
di lavoro l’aveva
frenata.
- Ne
sei sicuro, Oslan? –
Il
diciassettenne annuì con convizione. - Assolutamente.
–
Sotto
la zazzera di capelli castani gli occhi azzurri brillavano con talmente
tanta
sicurezza che Vanille decise di assecondarlo.
Si
sarebbe messa in gioco e avrebbe imparato tutto quello che
c’era da sapere
sulla sua natura e su quel mondo misterioso.
*
Rilesse
l’invito per l’ennesima volta, incredula.
I
Fondatori avevano chiesto di lei … proprio
di lei.
Calien
era talmente concentrata nel tentativo di far propria quella
consapevolezza che
si ritrovò ad estraniarsi dalle discussioni del resto della
sua famiglia.
Sua
madre e due delle sue sorelle protestavano a gran voce, determinate a
far
valere la loro opinione.
Insomma,
perché mai Calien doveva avventurarsi in un posto
sconosciuto, dove i più l’avrebbero
guardata con sospetto a causa della sua parte di sangue Veela?
Erylis
e Meriny, così come sua nonna materna Chrisell e suo padre,
spingevano invece
affinchè prendesse parte al torneo.
Poteva
capire il punto di vista di sua madre, che aveva sempre cercato di
proteggere
la sua famiglia e specialmente le sue figlie da quello che era il resto
del
mondo magico, ma le motivazioni delle due sorelle erano dettate dalla
pura
invidia generata dall’essere escluse e pertanto non riteneva
di dover tenere in
considerazione la loro opinione.
Chrisell
parve leggere l’indecisione nello sguardo della nipote,
perché tacitò con un
brusco cenno della mano ogni ulteriore discussione.
- Il
nostro parere è ininfluente in quest’occasione,
perché la vera domanda è un’altra.
Tu, bambina mia, desideri partecipare al torneo? –
Lo
voleva?
L’ansia
e la paura iniziali avevano fatto spazio rapidamente al desiderio di
accettare
quella sfida, di mettersi finalmente in gioco, e di evadere da quella
sorta di
prigione dorata in cui aveva vissuto per tutti quegli anni.
- Sì,
lo voglio. –
L’anziana
Veela annuì compiaciuta, come se non si fosse aspettata
altra risposta che
quella.
- E
allora andrai a questo torneo, non voglio sentire un’altra
parola sull’argomento
– concluse, con un eloquente sguardo alla figlia e alle due
nipoti ancora ben
poco propense a lasciar perdere la questione.
Calien
assaporò lentamente quella consapevolezza.
Stava
per partire, per scoprire il mondo al di fuori di casa sua.
Era
pronta alla libertà.
*
Isaak
era perfettamente consapevole dei due occhioni che lo fissavano, da
dietro la
porta socchiusa della sua stanza, mentre riponeva con cura i suoi
indumenti nel
baule.
Non
sapeva quanto sarebbe durato il torneo, ma sentiva in cuor suo di poter
essere
ragionevolmente convinto di riuscire a conquistare un posto per
rimanere nella
scuola.
Suo
padre non aveva fatto mistero del fatto che avrebbe sperato nella sua
selezione
da parte di Salazar, e lui stesso trovava molto affascinante il
Fondatore, ma
soprattutto amava l’idea di potersi mettere in gioco.
-
Celia, lo sai che non sta bene spiare le persone, vero? –
La
piccola di casa Selwyn si fece avanti, tenendo le braccia incrociate al
petto,
continuando a fissarlo con un lieve broncio dipinto sul volto da
bambina.
Aveva
solo sette anni ed era la sua preferita tra tutti i suoi fratelli e
sorelle.
-
Davvero te ne vai? –
Mise
via il maglione, sedendosi sul bordo del letto a baldacchino, e
battè sul
materasso accanto a sé, invitandola a sederglisi vicino.
Celia
lo accontentò, facendo ondeggiare le gambe a ritmo regolare.
- Vado
via solo per un po’, è una grande
opportunità. –
- E poi
tornerai? –
Annuì. –
Certo che tornerò, è solo per qualche tempo.
–
- Non
andrai via come la mamma? –
Sentì
una fitta al cuore.
La
mamma.
Celia
non l’aveva mai conosciuta, perché era morta
dandola alla luce, eppure amava
farsi raccontare storie su di lei e passare il tempo a riguardare le
sue
vecchie foto.
Forse
qualcun altro al posto suo l’avrebbe incolpata di avergli
portato via la madre,
l’unica persona in grado di far emergere il lato
più profondo di sé che teneva
nascosto a tutti gli altri, ma Isaak non era così.
Lui
adorava quella piccoletta; avevano sviluppato un rapporto molto
profondo e l’idea
che lei potesse soffrire della sua lontananza non gli piaceva.
- Non
andrò via come la mamma, te lo giuro. Vincerò il
torneo e tornerò a casa per le
vacanze -, le scompigliò affettuosamente i capelli, - magari
un giorno anche tu
verrai ammessa a Hogwarts. –
Celia
gli rivolse un sorrisone. – Davvero? Credi che potrei?
–
- Puoi
fare tutto quello che vuoi, piccoletta. –
La
sorellina saltò giù dal letto, afferrando il
maglione che aveva abbandonato
poco prima, e lo sistemò nel baule.
-
Allora ti do una mano a prepararti. Prima parti e prima torni a casa
–
sentenziò.
Così
passarono il resto del pomeriggio, intenti a sistemare ogni cosa,
finchè Celia
non cadde addormentata.
La
sistemò sotto le coperte, passandole un braccio intorno alle
spalle, e lasciò
che dormisse insieme a lui.
Dopotutto
era l’ultima notte che avrebbero passato insieme per un
po’.
*
La
replica di sua madre giunse poche ore dopo che le aveva inviato la
comunicazione dei Fondatori.
Si
congratulava con lui, ma non faceva il minimo accenno al fatto di
venirlo a
trovare prima della partenza.
Insomma,
sembrava proprio che fosse troppo chiedere che lasciasse il suo
personale e
lussuosissimo castello nel cuore della Scozia, solo per venire ad
augurare
buona fortuna al suo unico figlio.
Sempre
meglio della reazione di suo padre, considerò mentre si
preparava per andare a
dormire.
Non si
era nemmeno degnato di rispondere alla sua lettera.
A onor
del vero Jared non sapeva nemmeno se l’avesse ricevuta o meno.
Insomma,
chi poteva sapere in quale angolo di mondo si trovasse in quel momento?
Non che
avesse tutta questa importanza; aveva imparato ben presto a prendere le
proprie
decisioni da solo, senza chiedere il permesso o l’opinione di
chi lo
circondava.
In
quella lettera d’ammissione aveva visto da subito il
biglietto vincente che l’avrebbe
portato fuori da quella assoluta monotonia che era diventata la sua
vita; la
perfezione che aveva dovuto ostentare fino a quel momento gli era
venuta a noia
e, doveva ammetterlo, l’aveva decisamente seccato.
Era il
momento di esplorare nuovi orizzonti, conoscere nuove persone, provare
a
distinguersi per ciò che era davvero.
Quel
torneo era la sua occasione.
*
-
Dovrai impegnarti seriamente, non potrai affidarti solo alla tua
abilità con
gli incantesimi. –
Naveen
annuì meccanicamente.
Erano
ore che sentiva ripetere sempre le stesse cose.
Insomma,
se era stato selezionato per quel torneo era evidentemente
all’altezza di qualsiasi prova gli si fosse
prospettata.
-
Ricordati che questo torneo è una grande
opportunità: se vieni scelto sarà la
riprova del fatto che fai parte delle eccellenze, ma se fallisci
vorrà dire che
non sei all’altezza … che non sei abbastanza
– rincarò la dose sua madre.
-
Ovviamente non fallirà. Naveen riuscirà ad
accaparrarsi un posto a Hogwarts e
Salazar stesso lo vorrà come suo allievo. –
Vide la
madre inarcare un sopracciglio.
Tra i
due era quella che cercava di presentargli ogni opzione possibile.
Eppure
Naveen la vedeva esattamente come suo padre: era in grado di cavarsela.
-
Vorrei proprio che la smetteste di darmi il tormento. Domani
partirò per
Hogwarts e al momento l’unica cosa che voglio è
mettermi a dormire. Avrò il mio
posto, sarò un Serpeverde, e la questione è
chiusa – decretò, alzandosi dalla
poltrona in cui era sprofondato e dirigendosi verso la sua stanza.
Non
sopportava quelle infinite discussioni sul suo profitto, sul fatto che
non
avrebbe dovuto concentrarsi solo su Incantesimi e sul Quidditch ma
studiare
tutte le materie.
Aveva
un alto livello in Incantesimi, decisamente sopra la media, ed era
più che
certo che nessuno degli altri selezionati fosse al suo livello in
quella
disciplina.
Insomma,
non c’era nulla di cui preoccuparsi.
Si
infilò sotto le coperte, posando la testa sul soffice
cuscino, e chiuse gli
occhi.
Si
addormentò cullato da un’incessante consapevolezza.
Lui
poteva farcela.
Ce l’avrebbe
fatta.
*
-
Cerca
di non rompere il naso a nessun altro una volta arrivata a Hogwarts,
Izzy. –
Sorrise
all’indirizzo del fratello, liberandosi dal suo abbraccio
spaccaossa, - Ma
questo è proprio quello che facciamo, Alec. Siamo Shafiq:
spacchiamo nasi e
accettiamo le conseguenze delle nostre azioni. –
Alexander
rise, scompigliandole i capelli corvini.
- Fossi
in te aspetterei almeno il secondo giorno prima di attaccare briga con
qualcuno. –
-
Sempre se quel qualcuno non finisca con il provocarmi. –
- O peggio.
–
Inarcò
un sopracciglio, perplessa. – Cosa c’è
di peggio? –
- Beh,
potrebbero provare a conquistarti. Insomma, sei decisamente troppo
giovane per
avere un ragazzo. –
Isabelle
rise, facendo ondeggiare le lunghe onde corvine, e socchiuse le iridi
nocciola
in uno sguardo malizioso.
- Cosa
ti dice che io non ne abbia già uno? –
Vide il
fratello sbiancare e ridacchiò nuovamente.
- Stai
scherzando, vero? –
- Chi
può dirlo -, si strinse nelle spalle, - Adesso fammi gli
auguri perché a
giudicare dall’ora dovrò andare o
rischierò di essere tagliata fuori dal torneo
ancora prima che cominci sul serio. –
Lo
abbracciò frettolosamente, scoccò un bacio sulla
guancia della madre e del
padre e poi scappò via, correndo verso il gruppo di suoi
coetanei che si stava
radunando rapidamente intorno alle varie Passaporte.
Che il
viaggio cominciasse, lei era pronta.
*
Ophelia
sentiva chiaramente gli sguardi su di sé mentre si univa al
gruppo che si era
accaparrato la Passaporta più vicina.
Essere
una Gamp aveva una certa rilevanza nel mondo magico; insomma, non
capitava
tutti i giorni di avere davanti una delle sole due rampolle della
più antica
famiglia del mondo magico.
Ad
alcuni piaceva raccontare che i “nobilissimi”
fossero i Black, ma lei sapeva
bene quale fosse la verità.
I Gamp
erano affermati e prestigiosi ancora prima che il capostipite dei Black
venisse
al mondo.
E
disgraziatamente pochi, cosa che non si poteva dire dei Black dal
momento che
persino in quell’occasione erano l’unica famiglia
ad aver proposto due
candidati.
I Black
figliavano come conigli, era solito dire suo padre, ogni volta che si
entrava
nell’argomento.
I Gamp
erano pochi, ma buoni … anzi, i migliori.
E lei
era speciale.
Aveva
passato ogni istante fin dalla sua prima visione a sentirselo ripetere.
Il dono
della Vista si manifestava in rarissime famiglie e la loro era stata
benedetta
da questo dono con la nascita di Ophelia.
Lei dal
canto suo non era proprio sicura che fosse un dono;
le visioni la lasciavano stanca, con gli occhi iniettati di
sangue e un mal di testa terribile.
I
sintomi svanivano dopo diverse ore e nel post visione Ophelia si
sentiva tutto
fuorchè una persona particolarmente privilegiata.
Eppure
forse la Vista le avrebbe permesso di distinguersi tra tutti quegli
adolescenti
chiamati a raccolta.
Lo
sperava davvero.
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci con il primo capitolo e con la selezione degli OC.
Spero che chi non è stato preso non se ne abbia a male, ma
trovo che questi 9
OC (più Rigel) siano i più adatti a come avevo
pensato di strutturare la
storia. Faranno comunque una piccola apparizione durante le varie
prove, in
modo da poter sfruttare almeno un po’ le schede degli
esclusi.
Spero di aver reso bene gli OC selezionati e che il capitolo
vi sia piaciuto.
Alla prossima.
Stay tuned.
XO XO,
Mary Sibley
Katherine
Amelia Campbell
(PV
Deborah Ann Woll) – 16 anni, Mezza Veela.
Eterosessuale.
Patronus: Antilope
Bacchetta: Undici pollici,
legno
di alloro, corde di cuore di drago.
Maya
Vanille Potter
(PV Darya Lebedeva) – 15
anni,
Metamorphomagus.
Eterosessuale.
Patronus: Delfino (?)
Bacchetta: bacchetta di Agrifoglio con nucleo di
piuma di Fenice, 11 pollici e molto flessibile.
Quidditch: Cercatrice (?)
Calien
Evie Lyall
(PV Annasophia Robb) – 17
anni, Mezza
Veela.
Eterosessuale.
Patronus: Aquila
Bacchetta: 10 pollici, semi-rigida, cedro e
crine di unicorno.
Isaak
Edward Selwyn
(PV Matt Gordon) – 17
anni, Occlumante.
Eterosessuale.
Patronus: ? (nella scheda deve essersi tagliato
il nome dell’animale)
Bacchetta: 12 pollici, legno di Noce Nero,
nucleo di Corda di Cuore di Drago.
Quidditch: Cacciatore.
Jared
Keegan Convel
(PV Harrison Gilbertson) –
17 anni,
Licantropo.
Eterosessuale.
Patronus: Drago di komodo
Bacchetta: Prugnolo, 12 pollici e ¾, corde di
cuore di drago, rigida
Quidditch: Cacciatore
Naveen
Hamilton
– 17 anni,
Legilimens.
Eterosessuale.
Patronus: Volpe
Bacchetta: legno di prugnolo, crine di unicorno,
12 pollici e mezzo, leggermente flessibile.
Quidditch: Cacciatore
Aires
Black
(PV Dean Geyer) – 17 anni,
Rettilofono.
Eterosessuale.
Patronus: Lupo
Bacchetta: noce, squama di Naga, 12 pollici e ¾,
mediamente flessibile
Quidditch: Cacciatore
Isabelle
Shafiq
(PV Sofia Black D’Elia)
– 17 anni,
Banshee per 1/3
Eterosessuale.
Patronus: Pantera
Bacchetta: Ebano, corda di cuore di drago, 13
pollici, rigida.
Quidditch: Cacciatrice
Ophelia
Gamp
(PV Merritt Patterson) –
16 anni, Veggente.
Eterosessuale.
Patronus: Tigre
Bacchetta: Quercia rossa, piuma di fenice, 11
pollici e ½, flessibile.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
Probabilmente
avrebbe finito con il dare di stomaco davanti a tutti, proprio un bel
modo di
cominciare la sua esperienza al Torneo.
Fu
questa la prima cosa che Maya pensò quando il mondo intorno
a lei smise di
girare.
La
seconda fu realizzare dove si trovava.
Una
foresta.
Gli
altri concorrenti si guardavano attorno come lei, decisamente perplessi.
Possibile
che la prova cominciasse fin dal loro arrivo?
Non
avrebbero dovuto prepararli in qualche modo, dare loro la
possibilità di
partire con un po’ di preavviso?
Probabilmente
no.
Non
serviva essere particolarmente intelligenti per capire che la maggior
parte
delle persone che la circondavano provenivano da famiglie nobili, o nel
peggiore dei casi molto benestanti.
Di
sicuro il ragazzo dai capelli biondi che stava risistemando i polsini
del suo
abito lo era.
Lo si
capiva dalla postura dritta come un fuso, i modi di fare affettati, lo
sguardo
altero.
Era
bello e appariva perfettamente consapevole di esserlo; le
ricordò uno di quei
principi delle favole che sua madre le leggeva quando era piccola.
Doveva
essere rimasta a fissarlo per parecchio, perché il ragazzo
si voltò verso di
lei e la folgorò con le iridi verdi.
Ritirò
quello che aveva appena pensato.
Nessun
principe delle favole avrebbe mai guardato qualcuno con uno sguardo
carico di
disprezzo come quello.
-
Willas Lannister, borioso pomposo di un idiota –
bofonchiò una voce alle sue
spalle.
La
ragazza dietro di lei aveva lunghe onde corvine, iridi del colore
dell’onice e
appariva perfettamente rilassata come se fosse del tutto a suo agio.
Sorrise,
incerta su come interpretare quel commento.
-
Isabelle Shafiq -, si presentò poi la ragazza, - e da come
ti guardi attorno
presumo che tu sia una Nata Babbana. –
Accettò
la mano che le porgeva. Non le sembrava una di quelle ragazze
Purosangue che
facevano differenze in base allo stato di sangue.
Magari
avrebbero potuto stringere amicizia.
- Maya
Potter. Sì, è così evidente?
–
Sorrise,
allontanando una ciocca corvina, - Solo un po’. Questa
è la foresta che
circonda Hogwarts. Non ci si può materializzare
né smaterializzare all’interno
dei confini magici tratteggiati dai Fondatori; perciò
suppongo che dovremmo
attraversarla a piedi. –
- Da
soli? Al buio? – una vocetta sottile, probabilmente a causa
dello spavento, si
era inserita nella conversazione.
Si era
avvicinata loro una ragazza dai capelli neri e il volto delicato e
perfetto:
appariva come una bambola di porcellana.
Possibile
che tutti i presenti fossero incredibilmente belli?
Cos’era,
una prerogativa dei Purosangue?
-
Suppongo di sì, ma le bacchette dovrebbero fare luce a
sufficienza. Lavinia
Prewett, giusto? –
Annuì,
rivolgendo loro un timido sorriso, - Esatto, Isabelle. –
- Vi
conoscete già? –
- Ci
siamo incontrate ad alcuni balli. Ci conosciamo praticamente tutti, o
quasi. –
Fantastico.
Anche
lì era destinata ad essere l’eterna esclusa.
- Ah. –
- Ma
non ti perdi nulla, la maggior parte di loro sono degli idioti. A parte
Ophelia
-, disse indicando la ragazza dai capelli color del caramello, - i
cugini Black
e Selwyn, gli altri sono talmente spocchiosi da darti la nausea. Le due
mezze
Veela, invece, non le conosco quindi potrebbero essere tanto
fantastiche quanto
tremende. –
- Ho
parlato con Calien, la ragazza bionda, è simpatica ma sta un
po’ sulle sue –,
le informò Lavinia, - Credo che non abbia una grande stima
dei maghi. –
-
Comprensibile, specie quando si ha a che fare con idioti del genere
–,
gesticolò verso il gruppetto che si era radunato attorno a
Willas, - Patetici.
–
- Non
ti vanno proprio giù, eh? –
-
Assolutamente no, specialmente Willas e Jared. –
- Ti
ricordi quando hai dato un pugno a Willas? –,
ridacchiò Lavinia, - Non faceva
altro che blaterare del fatto che l’avevi sfregiato e che te
l’avrebbe fatta
pagare se fosse rimasto un mostro a vita. –
Ghignò.
– Avrei dovuto calibrare meglio la forza, adesso non sarebbe
così fiero di quel
faccino da bambolotto. –
Dopo
l’iniziale sconcerto all’idea di una giovane ben
distinta che prendeva a pugni
un ragazzo, Maya si ritrovò a unirsi alle risate delle
ragazze.
-
Potresti sempre avere una seconda occasione durante il torneo.
–
- Mi
piace come ragioni, Maya Potter. Sbrighiamoci ad arrivare al castello,
non vedo
l’ora di avere quell’opportunità.
–
*
-
Non
credevo che avrebbero invitato anche certa gente
– insinuò Willas, lanciando un’occhiata
al gruppo di ragazze che camminavano
davanti a loro.
Jared
le squadrò dalla testa ai piedi.
Le due
mezze Veela se ne stavano per i conti propri, una dall’aria
di superiorità e
l’altra sospettosa.
Più
avanti la Nata Babbana camminava accanto a Isabelle, che per quanto
appartenesse alla famiglia degli Shafiq aveva pur sempre una bisnonna
banshee.
Era
abbastanza certo che fosse proprio la presenza di
quest’ultima a disturbare
particolarmente Willas.
- Beh,
se non altro sono carine. –
- Sono ibridi. –
Già,
ibridi proprio come lui.
Jared
dubitava seriamente che l’amico avrebbe continuato ad
accettarlo se avesse
saputo del morso che gli aveva cambiato la vita.
Ritornò
con la mente a quel giorno.
Era
in città e aveva incontrato un ragazzo
all’angolo della strada, intento a chiedere
l’elemosina.
Gli era passato davanti sdegnato,
borbottando un “pezzente” a voce abbastanza alta
perché tutti i presenti lo
sentissero; il ragazzo era stato deriso e aveva giurato vendetta.
Non l’aveva preso sul serio, dopotutto lui
era un Convel, un pezzente come quello non avrebbe mai potuto toccarlo.
Eppure quella notte, mentre la luna piena
brillava alta nel cielo, lo trovò ad attenderlo di fronte a
casa.
Era stato sul punto di cacciarlo in malo
modo quando aveva visto il suo sorriso.
Tetro, inquietante, capace di fargli
correre un brivido freddo lungo la schiena.
Le labbra sottili e screpolate si erano
tese, mostrando delle zanne spaventosamente affilate.
Scattò in avanti, trasformandosi in un lupo
dalle dimensioni paragonabili a quelle di un pony, e affondò
le zanne nel suo
avambraccio.
E lui urlò, urlò con tutto il fiato che
aveva in gola, ma ormai era troppo tardi.
Erano
passati cinque mesi da allora, ma il ricordo era vivido come se
l’aggressione
fosse appena avvenuta.
Rabbrividì,
attirando lo sguardo incuriosito di Willas.
- Si
può sapere che ti prende? Sei strano ultimamente. –
Già, e
non aveva neanche idea di quanto lo
fosse.
Udì un
ululato in lontananza e il panico cominciò a farsi strada in
lui.
Possibile
che ci fossero lupi mannari da quelle parti?
-
Sbrighiamoci a uscire da questa dannata foresta –
tagliò corto, allungando il
passo.
*
-
Sembrerebbe che Convel abbia paura del buio a giudicare dalla fretta
che ha di
uscire dalla foresta. –
Rigel
rivolse un’occhiata ammonitrice al cugino. – Non
cominciare, Aires. –
Sorrise,
sfoggiando la migliore delle sue espressioni innocenti.
Era un
bel numero e avrebbe sicuramente fatto intenerire più di una
ragazza, ma lui lo
conosceva fin troppo bene per lasciarsi incantare.
- Non
devo cominciare a fare cosa? –
- Lo
sai. –
- Oh,
andiamo, dico solo che trovo molto divertente il fatto che un tipo
tanto
spocchioso e arrogante abbia paura del buio come un mocciosetto
qualunque. –
- E? –
- E
cosa? –
- E
perciò il tuo cervello ha appena partorito uno scherzo da
fargli, non è vero? –
Aires
arricciò il labbro inferiore, in un lieve broncio.
- Sei
ingiusto, Rigel. Il mio cervello non ha partorito solo uno scherzo!
–
Ecco,
appunto.
Sembrava
che Aires non pensasse ad altro che a mettersi nei guai.
In
passato aveva creduto che fosse un modo per far perdere la calma ai
suoi
genitori, ma aveva finito con il realizzare che il cugino era
semplicemente
così: uno scavezzacollo incurante delle regole e con una
spiccata propensione
nel non tollerare gli arroganti.
- Non
farci finire nei guai prima dell’inizio del torneo; sai
com’è, vorrei stare il
più lontano possibile da casa per il maggior tempo concesso
dai Fondatori. –
-
Assolutamente sì, signore – ironizzò,
mimando un buffo e pomposo mezzo inchino
che ebbe il potere di far ridacchiare una delle mezze Veela dietro di
loro.
Ophelia,
che si era unita alle due ragazze, emise uno sbuffo e
borbottò qualcosa che
suonava come un “idiota di un buffone”.
Naveen
Hamilton si fece largo tra loro due, appoggiando le mani sulle spalle
di
entrambi.
-
Qualcuno sta parlando di scherzi? –
-
Forse, Hamilton -, Aires lo guardò socchiudendo leggermente
gli occhi, - In
caso saresti interessato? –
-
Assolutamente sì -, ghignò, - specialmente se il
bersaglio è Convel. –
-
Allora benvenuto a bordo. –
Si
strinsero la mano, siglando l’alleanza che, Rigel ne era
sicuro, avrebbe finito
con il farli cacciare in un mare di guai.
*
-
Immagino che tua madre non ti abbia avvisata del fatto che la maggior
parte dei
nostri coetanei sono esattamente come me e te –
osservò Katherine, scrutando
dalla testa ai piedi Calien e la sua espressione sorpresa.
- Direi
di no … e poi di solito non mi allontano granchè
da casa, quindi qui è tutto
piuttosto nuovo. –
- Ti ci
abituerai -, sentenziò Ophelia, - e capirai presto che molti
dei presenti non
sono malvagi. Idioti di certo, ma cattivi? No. –
Katherine
sorrise come se ne sapesse una più del diavolo.
- E
decisamente carini. –
- Ti
prego, non dirmi che parli di Black -, storse il naso, - lui
probabilmente è il
re dei giullari di corte. –
- Lo
conosci bene? – chiese incuriosita, Calien.
Ophelia
aggrottò le sopracciglia ben curate, annuendo tetramente.
Avrebbe
dato praticamente qualsiasi cosa per non conoscerlo.
Ricordava
con precisione il momento in cui Aires Black le aveva tirato un rospo
sui
capelli.
Era
il giorno del suo sesto compleanno e
per l’occasione le avevano organizzato una festa nel giardino
del Manor.
C’erano tutte le sue amiche e una decina di
giovani rampolli Purosangue con i quali sua madre sperava di combinarle
un
vantaggioso contratto matrimoniale.
Ophelia aveva indossato un abito di candida
organza e acconciato i capelli in modo elaborato.
Si sentiva la più bella ed elegante delle
principesse.
Aires le si era avvicinato, sorridendo
malandrino, e le aveva accarezzato una guancia.
“Ho un regalo per te”, le aveva detto, per
poi piazzarle il rospo sulla sommità
dell’acconciatura.
Ophelia aveva urlato con quanto fiato aveva
in gola, spaventata e disgustata dall’animale, ed era finita
con il cadere
addosso alla gigantesca torta di compleanno che gli elfi domestici
stavano
trasportando.
I suoi piccoli ospiti erano scoppiati a
ridere.
Non si era mai sentita più umiliata di
così, imbarazzata e coperta di torta dalla testa ai piedi.
Da allora aveva giurato vendetta ad Aires
Black.
-
Sì,
lo conosco. –
*
-
Immagino che i Fondatori siano loro. –
Isaak
assottigliò lo sguardo, scrutando le sagome sistemate
davanti all’ingresso del
castello.
La
donna in abito giallo, dai capelli color topazio fumé, era
leggermente più
bassa degli altri e aveva le guance rosee e morbide; si contrapponeva
alla
figura alta e loginlinea della donna dai capelli neri che vestiva in
blu: Helga
e Rowena.
Poco
più distanti c’erano Godric, dai serici ricci
castani, e Salazar, con le
scomposte ciocche corvine a incorniciare un volto dai tratti spigolosi
e le
iridi di smeraldo.
- Già,
ma non sembrano così inquietanti come li dipingono
–, osservò Rigel, - anche se
la loro potenza si percepisce chiaramente. –
Effettivamente
apparivano giovani ed eleganti, cordiali mentre li attendevano con
pazienza,
quasi troppo giovani per essere tanto noti e potenti.
Annuì. –
Sono terribilmente affascinanti, sembra quasi che sia impossibile
distogliere
lo sguardo dalla loro presenza. –
- Di
sicuro Rowena è una bellezza di primordine -,
s’inserì Aires, facendo loro
l’occhiolino.
- Aires
… -
- Lo
so, lo so. Niente guai prima dell’inizio del torneo.
–
- Né durante
… né al termine. –
Roteò
gli occhi, sbuffando. – Sai essere decisamente noioso,
cugino. –
Isaak
scosse la testa, trattenendo una risata. – O giudizioso,
credo dipenda dal
punto di vista. –
Storse
il naso, puntando l’indice prima contro il cugino e poi
contro di lui.
- Siete
proprio due anime gemelle, della serie vissero felici e contenti
finchè noia
non vi separi. –
Il
tossicchiare deciso di Rowena interruppe il loro scambio di battute.
-
Benvenuti a Hogwarts -, esordì, - Sappiamo che il viaggio
è stato lungo e
stancante, pertanto non desideriamo trattenervi oltre. Nella Sala
Grande troverete
cibo e bevande per rifocillarvi. Al termine del pasto vi condurremo
nelle ale
dei dormitori. Domani mattina, durante la colazione, vi forniremo un
programma
delle settimane che trascorrerete al castello. Sapete che non
è detto che tutti
i presenti conquistino un posto nella scuola, ma fino a quel momento
confidiamo
che ognuno di voi si impegni al massimo – concluse.
Poi i
Fondatori voltarono loro le spalle e s’incamminarono verso
l’interno del
castello.
Lo
presero come un invito a seguirli e si mossero in file ordinate.
Il loro
mese al castello cominciava da quel momento.
Spazio
autrice:
Eccoci
qui con il nuovo capitolo; scusate per l’attesa, ma
ho avuto molto da fare in quest’ultima settimana e non sono
riuscita a mettermi
al pc.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Al prossimo aggiornamento.
XO XO,
Mary
Willas
Garlan
Lannister
(PV Finn Jones) –
17 anni, Animagus.
Pansessuale.
Patronus: Leone
Bacchetta: dieci pollici,
legno di
carpine, nucleo di corda di cuore di drago.
Lavinia
Arabella Prewett
(PV Emily Rudd) – 16 anni,
Legilimens.
Bisessuale.
Patronus: Cigno
Bacchetta:
11 pollici e
1/3, legno di Faggio, interno di crini di unicorno.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo
3
-
No,
Salazar, non inseriremo un’Acromantula nella prova
– ripetè per l’ennesima
volta Rowena, alzando gli occhi al cielo spazientita.
- Non
mi sembra che quando tu hai fatto la tua richiesta ci siano stati tutti
questi
problemi. –
- Forse
perché la mia richiesta non era mortale? –
Salazar
scrollò le spalle, sbuffando.
- Non
morirebbero mica tutti -, borbottò, - solo quelli che non
sono in grado di
affrontarla. Ci semplificherebbe di molto il processo di sfoltitura dei
candidati. –
Godric
intervenne nella conversazione, fissando l’amico e collega
con la fronte
corrucciata.
- In
altre parole farebbe fuori tutti i Nati Babbani presenti, giusto? -
-
Insomma … sì, immagino che esista questa
possibilità. –
- Oh,
Salazar, sei così … -
- Così
ragionevole? –, la interruppe, - Perché immagino
che fosse “ragionevole” la
parola che cercavi, Helga, o devo forse ricordarti che sono stato
disposto a
permettere a quei mezzi maghi di partecipare al torneo? –
- Sia
come sia, non inseriremo un’Acromantula nella prova.
–
- D’accordo
-, replicò sdegnato, - ma spero vi renderete conto che con
il mio metodo
avremmo potuto sbarazzarci dei pretendenti indegni molto più
in fretta. –
Poi
voltò loro le spalle e li lasciò a discutere
delle ultime modifiche da
apportare alla prima prova.
*
Da
una
delle lunghe tavolate allestite al centro della Sala Grande, Isaak ebbe
modo di
osservare i Fondatori mentre battibeccavano tra di loro e di vedere
Salazar
Serpeverde alzarsi e abbandonare la Sala in evidente disappunto.
- Non
sembra molto contento, vero? –
- Già -,
convenne Rigel, - anche se sono abbastanza sorpreso. Da come parlano di
loro li
immaginavo seri e composti, solenni, ma sembra che si comportino come
dei
bambini intenti a bisticciare perennemente. –
Inarcò
le sopracciglia, perplesso.
- Mi
chiedo di cosa stessero discutendo. –
- Già,
ma al momento mi preoccuperei più di quello che stanno
architettando quei due
-, accennò con il capo a Naveen e suo cugino che
continuavano a confabulare tra
loro tenendo le teste tanto vicine che si aveva qualche
difficoltà a capire
dove cominciassero i capelli di uno e finissero quelli
dell’altro.
- C’è
un motivo in particolare per il quale Aires non sopporta Convel?
–
Abbozzò
un sorrisetto divertito, uno di quei ghigni in perfetto stile Black che
di
solito sfoggiava Aires.
Mai
come in quel momento la somiglianza tra i due cugini era evidente.
- Perché
non provi a chiederglielo? –
Il
diretto interessato posò le iridi grigio azzurre su di loro.
Come al
solito, quando si faceva il suo nome, il suo udito sembrava raggiungere
frequenze sovrumane.
-
Chiedermi cosa? –
- Mi
stavo domandando perché non sopporti Convel. –
- Ah -,
si sporse più vicino a lui come se fosse in procinto di
rivelargli il più
grande segreto esistente, - Io, mio caro Isaak, non sopporto Convel per
una più
che ottima e inoppugnabile ragione: esiste. –
Calibrò
la pausa finale con una serietà e una solennità
che sfociò in una risata
collettiva.
- Quindi
non c’è una vera motivazione. –
-
Assolutamente no. La sua esistenza mi disturba esattamente come mi
disturba
quella delle formiche. –
- Delle
formiche? – ripetè, incredulo.
Il
guaio con Aires Black era che non riusciva mai a capire quando diceva
sul serio
e quando stava scherzando.
- Sì,
le formiche sono degli esserini veramente malefici e … -
- E no,
per favore, non ricominciare con quelle tue strane teorie –
lo interruppe
Rigel.
Ma
ormai ovviamente il danno era fatto perché sia Isaak che
Naveen apparivano
sinceramente interessati a quella singolare affermazione.
- Perché
sarebbero creature malefiche? –
- Prima
di tutto corrono da una parte all’altra come se fossero fatti
di Artiglio di
drago. In secondo luogo stanno sempre vicine una all’altra
come se stessero
macchinando un piano diabolico e io credo di sapere di cosa si tratti.
–
Naveen
ridacchiò. – Ossia? –
Gli
rivolse un’occhiata mortalmente seria.
- La
conquista del mondo. –
Rigel
si battè teatralmente una mano sulla fronte mentre il resto
del loro eterogeneo
gruppetto scoppiava a ridere.
-
Ditemi che non lo ha detto davvero. –
*
-
Sembra che si divertano parecchio laggiù –
constatò Lavinia.
Maya
annuì, osservando il gruppetto di ragazzi.
Mano a
mano che si guardava intorno si convinceva sempre più che
essere bellissimi,
altolocati e carismatici dovesse essere una sorta di requisito
imprescindibile
per tutti coloro che partecipavano a quel torneo.
Cosa ci
facessi lì lei, invece, continuava a essere un vero e
proprio mistero.
- A
quanto dice Isabelle i cugini Black sono uno spasso, specialmente
Aires. –
Lavinia
annuì, per poi rivolgere l’attenzione alla ragazza
bionda che era seduta a
qualche posto da loro.
L’aveva
vista avvicinarsi a Katherine e Ophelia durante il tragitto verso il
castello,
ma adesso se ne stava per conto suo e non alzava la testa dal piatto.
Le
sorrise, incoraggiante.
- Ti
chiami Calien, giusto? –
- Sì,
esatto – confermò, esitante.
- Io
sono Lavinia Prewett e lei è Maya Potter –,
aggiunse porgendole la mano e indicandole
con un cenno del capo l’amica, - E se dovesse servirti una
mano per ambientarti
o volessi anche solo scambiare quattro chiacchiere sappi che puoi fare
affidamento su di noi. Giusto, Maya? –
-
Assolutamente sì -, sorrise, - essendo Nata Babbana capisco
bene come ci si
sente nel trovarsi in un posto del tutto nuovo. –
Calien
parve improvvisamente meno guardinga dopo quella rivelazione e stese le
labbra
in un lieve sorriso.
- Sì,
non conoscere nessuno e stare tanto lontani da casa è
… strano -, ammise, -ma
non per questo spiacevole. –
- Anche
a te Hogwarts è sembrata immensa e strabiliante appena
arrivata? –
- Già,
è molto diversa dal posto in cui vivo. –
- Non
dirlo a me -, ridacchiò, - è bello parlare con
qualcuno che capisce esattamente
quello che provo. Lavinia e Isabelle sono Purosangue, per loro niente
di tutto
questo è una novità. –
-
Isabelle è la ragazza seduta accanto a Ophelia, giusto?
–
- Sì. È
una vera e propria forza della natura, pensa che ha persino preso a
pugni un
ragazzo – le confidò.
Calien
sgranò gli occhi, sorpresa.
L’idea
di una nobile Purosangue che faceva a botte come una qualsiasi Babbana
aveva
dell’incredibile.
- Chi
ha preso a pugni? –
-
Willas Lannister -, Lavinia le indicò il ragazzo biondo
dall’espressione fiera
e sicura di sé, - che per inciso è tremendamente
bello – concluse, con
espressione sognante.
- E
tremendamente insopportabile, se quello che dicono di lui corrisponde
al vero –
le ricordò Maya.
Ma
Lavinia era ormai persa nel contemplare il profilo perfetto del ragazzo.
Lei e
Calien si scambiarono un’occhiata divertita.
Sembrava
che la loro nuova amica avesse ben altro al momento che il torneo e la
prima prova.
*
-
Guarda dove cammini – sbuffò Willas, folgorando
con un’occhiataccia la ragazza
dalle lunghe onde rosse che lo aveva inavvertitamente urtato mentre
tornava a
sedersi al suo posto.
-
Oppure potresti evitare di stare in piedi al centro della Sala come se
esistessi solo tu – lo rimbeccò Katherine,
sostenendo lo sguardo sprezzante del
biondo.
- In
certi ambienti a gente come te non sarebbe nemmeno permesso di
rivolgermi la
parola, ibrido. –
-
Ibrido? Mio padre è Lestat Campbell. –
Willas
la fissò dall’alto in basso, soffermandosi sulle
iridi di un azzurro assoluto.
Quella
ragazza possedeva una bellezza e una grazia sovrumana, nessuno avrebbe
mai
potuto pensare anche solo per un istante che fosse completamente umana.
- Già,
ma da parte di tua madre sei in parte Veela, giusto? –
Katherine
fece per replicare, ma il tossicchiare di Jared Convel interruppe la
loro
disputa.
- I
Fondatori stanno guardando da questa parte e non sembrano molto
contenti –
mormorò all’indirizzo dell’amico.
Willas
indugiò appena verso la balconata su cui erano sistemati i
Fondatori.
Non era
proprio il caso di dare spettacolo né tantomeno di
abbassarsi a dialogare con
quella cosa.
- Ho
sprecato già abbastanza tempo, non mi sarei dovuto abbassare
a intavolare una discussione
con te. –
Fu
tentata di mettergli le mani al collo e strangolarlo sul momento, ma
era consapevole
che non fosse la mossa migliore.
Lo
oltrepassò tenendo lo sguardo ostentatamente dritto davanti
a sé e tornò ad
accomodarsi accanto a Ophelia ed Isabelle.
Willas
prese posto accanto a Jared e scosse la testa.
- Roba
da pazzi. Il fatto di aver ricevuto l’invito al torneo ha
fatto montare la
testa a certa gente … adesso credono di essere al nostro
livello. –
- Già
-, convenne sorseggiando del succo di zucca, - assurdo. Suppongo che
l’idea sia
stata di Helga Tassorosso, credo che sia lei quella più
… filobabbana –
concluse, cercando di trovare il termine adatto.
-
Concordo, ragione per cui potrei sinceramente uccidermi se dovessi
essere
scelto per rappresentare la sua Casa. –
Jared
fu tentato di ribattere che essere in Tassorosso sarebbe stato sempre
meglio
che non essere affatto scelti, ma sapeva già che discutere
con Willas dell’argomento
era del tutto inutile.
Quando
il suo amico si metteva in testa una cosa non c’era verso di
fargli cambiare
idea.
*
Mentre
finivano il dolce, Godric Grifondoro abbandonò la tavola dei
Fondatori e si
diresse verso lo scranno posto al centro della Sala Grande.
Il
rumore cristallino delle posate che venivano adagiate sui piatti
riempì la Sala
Grande mentre tutti i presenti smettevano di mangiare e rivolgevano al
Fondatore la loro completa attenzione.
- Ora
che tutti voi siete stati rifocillati e avete avuto modo di fare
conoscenza,
credo sia il momento di dare l’annuncio più
importante della serata. Domani
mattina affronterete la prima prova. Per l’occasione sarete
divisi in tre
gruppi da quattro persone; i componenti dei gruppi verranno comunicati
tra poco
dalla Fondatrice Helga. A ciascun gruppo verrà attribuito un
punteggio da
ognuno di noi e il gruppo vincitore avrà diritto a una
ricompensa … il gruppo
che si classificherà per ultimo, invece, avrà uno
svantaggio nella seconda
prova. –
- Scommetto
quello che volete che questa regola l’ha fatta inserire
Serpeverde -, mormorò
Isabelle, - per dimostrare la propria ambizione o il desiderio di
gloria o
quello che é. –
Ophelia
annuì in silenzio.
Il
lavorare in gruppo non le dava problemi, ma tutto dipendeva dai
compagni che le
sarebbero stati assegnati.
Fece
sventolare la mano a mezz’aria, ottenendo il permesso di
parlare da un cenno
del capo di Grifondoro.
-
Signore, questi gruppi possono essere eventualmente soggetti a
modifiche? –
- Tu
sei? –
-
Ophelia … Ophelia Gamp, signore. –
Le
rivolse un lieve sorriso. – Temo di no, Ophelia. Lo scopo
della prova è vedere
se siete in grado di combinare le vostre capacità
indipendentemente dai
compagni che sono con voi. Scoprirete che non sempre si può
avere a che fare
esclusivamente con persone che ci piacciono. –
Annuì.
-
Grazie per il chiarimento, signore. –
Bene,
non le restava che sperare che gli altri tre componenti del gruppo non
fossero
dei perfetti idioti.
Non
avrebbe sopportato l’idea di perdere la prova per colpa di
qualcun altro.
- Se
non ci sono ulteriori domande -, scandagliò la Sala alla
ricerca di qualche
altra mano alzata, - cedo la parola ad Helga. –
La
donna aveva un’andatura decisamente meno elegante e flessuosa
di quella che
Rowena Corvonero aveva sfoggiato solo un’ora prima mentre li
scortava nella
Sala Grande, ma l’espressione rilassata del suo viso ispirava
simpatia e
fiducia.
- Il
primo gruppo sarà formato dai signori Rigel Black e Willas
Lannister e dalle
signorine Calien Lyall e Isabelle Shafiq. –
Isabelle
si prese il volto tra le mani.
C’era
solo una persona che non sopportava con tutto il cuore lì
dentro e, ovviamente,
le era toccato proprio lui.
Scorse
Willas che sgranava gli occhi con aria palesemente indignata.
Lui,
che non tollerava tutti coloro che esulavano dalla purezza completa del
sangue,
si ritrovava a lavorare a stretto contatto con una mezza veela e la
discendente
di una banshee.
- Il
secondo gruppo è composto da Aires Black, Isaak Selwyn,
Katherine Campbell e
Ophelia Gamp. –
Ophelia
storse il naso quando Aires si voltò verso di lei,
strizzandole l’occhio.
-
Infine, il terzo gruppo è formato da Maya Potter, Jared
Convel, Naveen Hamilton
e Lavinia Prewett. Per ora è tutto, vi invitiamo a dirigervi
nei vostri
dormitori e a prepararvi alla prova di domani – concluse.
Mentre
si alzavano, Isabelle commentò a mezza bocca: - Prevedo che
questa prova finirà
con qualche ferito di troppo. –
Dalle
occhiate omicide che si scambiavano alcuni dei presenti, Ophelia si
disse che
mai considerazione fosse più fondata.
Spazio
autrice:
Eccoci
qui con il nuovo capitolo.
Nel prossimo entreremo finalmente nel vivo della storia.
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto.
Al prossimo aggiornamento.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Capitolo
4
La
prima nottata trascorsa tra le mura di Hogwarts si era rivelata tutto
sommato
piacevole.
Avevano
alloggiato nel dormitorio femminile situato nel seminterrato del
castello,
accanto alle cucine. Il dormitorio era stato ammobiliato interamente in
legno,
con comodi letti e calde coperte di patchwork.
Non
aveva idea di dove avessero alloggiato i ragazzi, ma li aveva visti
venire
scortati da Serpeverde verso i sotterranei.
Stropicciò
gli occhi, allontanando una ciocca bionda che era sfuggita al suo
controllo, e
si diresse verso il bagno personale a passo lento.
L’idea
di dover affrontare una prova misteriosa di prima mattina non la
entusiasmava
particolarmente, tendeva ad aver bisogno di un po’ di tempo
per carburare dopo
il risveglio.
Passò
davanti a Lavinia, già vestita di tutto punto, che stava
cercando di convincere
Maya ad aprire gli occhi.
-
Forza, bella addormentata, è ora di alzarsi. –
La
ragazza borbottò qualcosa di incomprensibile e si
voltò dall’altra parte.
- Maya,
dobbiamo darci una mossa, non ho voglia di sentire Convel che si
lamenta perché
siamo in ritardo. –
-
Cinque minuti. –
- Lo
hai già detto dieci minuti fa. Alzati! –
Calien
ridacchiò, chiudendosi dietro la porta del bagno.
Studiò
l’immagine che lo specchio le rimandava.
Bella e
inappuntabile come al solito.
Se c’era
qualcosa di positivo nell’essere una mezza Veela allora era
certamente lo
scarso lasso di tempo necessario a prepararsi per avere un aspetto
presentabile.
Mentre
si ripuliva, sentì un tonfo e un’esclamazione
sorpresa.
- Mi
hai buttata giù dal letto! –
-
Certo, tu non ti volevi alzare. –
- Non c’era
bisogno di usare le maniere forti. –
- D’accordo,
ma adesso muoviti, non sei curiosa di scoprire cosa affronteremo?
–
Ridacchiò,
acconciando i capelli in una morbida treccia laterale, mentre si
appuntava mentalmente
di non lasciare mai e poi mai che fosse Lavinia a svegliarla.
Quando
uscì dal bagno le vide ancora intente a polemizzare sul
brusco risveglio.
-
Comincio ad avviarmi verso la Sala Grande, ci vediamo lì?
–
Le
compagne annuirono, rivolgendole due grandi sorrisi incoraggianti.
Sapeva perché
si comportavano in quel modo.
Era la
sola del trio ad essere stata assegnata a un gruppo diverso e, a parte
Isabelle, non aveva mai rivolto la parola agli altri due.
Giocherellò
nervosamente con la treccia, ripetendosi che Isabelle non le avrebbe di
certo
permesso di estraniarsi e rimanere in disparte.
Era
così assorta nei suoi ragionamenti che quasi non si rese
conto del ragazzo
appoggiato al muro che le sorrideva amichevolmente.
-
Calien, giusto? –
Era uno
dei cugini Black, quello dai capelli più chiari, decisamente
meno chiassoso e
impertinente del moro.
- Esatto.
–
- Ti
stavo aspettando. Rigel Black. –
Strinse
la mano che le porgeva, ma non riuscì a impedire alla sua
faccia di assumere un’espressione
sorpresa.
Non
avevano scambiato nemmeno una parola e, di sicuro, non era una di
quelle
ragazze che sembravano più che pronte a stringere amicizia
con il primo che
passava.
- Mi
stavi aspettando? – ripetè.
Probabilmente
non aveva capito bene.
O
magari si era confuso con qualcun altro.
- Sì. Ho
pensato che, visto che in questa prova lavoreremo insieme, fosse carino
presentarci prima. –
Vide
che il sorriso smagliante con cui l’aveva accolta era
appassito un po’.
-
Sempre se ti va, ovviamente. Insomma, se pensi che sia un seccatore
posso
andarmene anche subito e lasciarti in pace … -
Sorrise
di rimando, intenerita dal modo impacciato con cui stava strascicando
quelle
parole.
Era
decisamente diverso dal cugino.
- Non
hai molta esperienza con le ragazze o sbaglio? –
Rigel
sorrise imbarazzato, passandosi una mano dietro al collo e strascicando
il
piede a terra.
- È
così evidente? –
- Solo
un po’ -, rise, - ma è una cosa carina e credo che
tu abbia avuto una bell’idea
nel venire a presentarti prima della prova. –
- Bene.
Allora, posso accompagnarti fino alla Sala Grande? –
Era la
prima volta che le veniva rivolto un invito come quello.
Sapeva
che tra le altolocate famiglie Purosangue c’era tutto un iter
formale che
gestiva le interazioni tra uomini e donne, ma non immaginava che le
sarebbe
stato riservato lo stesso trattamento.
- D’accordo
– assentì, accettando il braccio che le veniva
porto.
Lasciò
che la conversazione venisse guidata da Rigel mentre percorrevano le
scale
verso il pianterreno.
Scoprì che
il ragazzo era un Animagus e che la materia che preferiva era la
Trasfigurazione.
Storse
leggermente il naso a quella notizia, facendolo ridere.
Aveva
una risata piacevole, sorprendentemente delicata e lieve per essere un
ragazzo.
-
Trasfigurazione non è la tua materia preferita, presumo.
–
- La
detesto -, ammise, - preferisco di gran lunga Pozioni. –
- Ah.
Bene, allora suppongo che potremmo stipulare una sorta di alleanza una
volta
che tutta questa storia sarà finita e avremmo ottenuto un
posto nella scuola. –
Si
sentì lusingata dall’idea che un Purosangue
proveniente da una famiglia
importante come la sua desse per scontato che lei meritasse un posto a
Hogwarts
e fosse al suo stesso livello.
- Che
alleanza hai in mente? –
- Io ti
darò una mano con Trasfigurazione e tu mi impedirai di
fondere il calderone. –
-
Affare fatto, signor Black. –
- Ne
sono onorato, signorina Lyall. –
Le
tenne aperta la porta, seguendola nel breve tragitto verso i tavoli.
Le
rivolse un cenno del capo e cambiò strada a metà,
puntando verso il tavolo a
cui erano seduti il cugino e i loro amici.
Vide
che nella combriccola si era inserita anche Isabelle.
La
invidiò per una frazione di secondo.
Sembrava
essere perfettamente a suo agiò lì, circondata
dai ragazzi, come se fosse una
cosa abituale per lei.
Distolse
lo sguardo quando vide che Rigel sembrava essersi accorto del suo
sguardo fisso
su di loro, sentendo le guance tingersi di una lieve sfumatura di rosa.
Avrebbe
fatto molto meglio a concentrarsi sulla colazione.
*
-
Cosa
pensate che affronteremo? –
- Non
ne ho idea -, replicò allungandosi a trafiggere
l’ultimo pezzo di pancake nel
piatto di Aires, - ma suppongo che sarà una prova non troppo
difficile. Insomma,
è solo la prima di dodici. –
- Izzy,
quello era il mio ultimo pezzo! L’avevo lasciato alla fine di
proposito, per
radunare tutto lo sciroppo d’acero rimasto. –
- Sì,
era decisamente delizioso – convenne sorridendo furba.
Sbuffò,
arricciando il labbro in un lieve broncio che lo faceva sembrare un
bambino a
cui fossero stati rubati i regali di Natale.
- Sei
tremenda, certe volte mi domando come tu possa essere mia amica
… -
- La
tua migliore amica –,
precisò, - e la
risposta è semplice: dubito che esista un’altra
ragazza in grado di
sopportarti. –
- In
verità parecchie ragazze fanno ben altro che sopportarmi.
–
Sorrise
sghembo, ammiccando.
- Dannazione,
sto mangiando, non mi interessa sapere delle tue prestazioni in camera
da letto.
–
- Sì,
stai mangiando il mio ultimo pezzo di pancake, quindi sorbirti le mie
insinuazioni a sfondo sessuale è il minimo che tu possa
fare. –
Alzò
gli occhi al cielo, sforzandosi di non scoppiare a ridere.
Lei e
Aires si conoscevano da quando avevano due anni e da allora,
puntualmente,
aveva dovuto sorbirsi le sue lamentele sugli ultimi bocconi di cibo che
gli
rubava dal piatto.
Insomma,
non era mica colpa sua se lui era lento a mangiare e il cibo aveva
un’aria
tanto invitante.
-
Dovresti saperlo che ha una vera e propria dipendenza da dolci
–, intervenne Rigel,
- non ti ricordi di quella volta che si è fatta fuori la
torta di compleanno di
Mindsy Mcmillian? –
Isaak si
sporse leggermente in avanti, incuriosito.
Aveva
sentito parlare di quella vicenda innumerevoli volte, ma il nome del
colpevole
non era mai saltato fuori.
-
Quindi sei stata tu? –
Sfoggiò
un sorrisetto colpevole.
- Avevo
cinque anni, sono passati secoli da
allora e ancora tirate fuori quella storia. Sì, ho mangiato
la torta di Mindsy,
ma non è stata mica colpa mia se avevo una carenza di
zuccheri. –
-
Carenza di zuccheri? Era una torta a tre piani. –
Si
strinse nelle spalle.
- Avevo
fame. –
Isaak
la scrutò dall’alto in basso.
Quando
si pensava a una folle divoratrice di dolciumi si dava per scontato che
la
ragazza in questione fosse sovrappeso, invece Isabelle era
sì formosa ma nei
punti giusti … non di certo in carne.
- Si
può sapere dove la metti tutta quella roba? –
Gli
fece l’occhiolino, sporgendosi leggermente verso di lui, -
Sapessi, Selwyn …
sapessi. –
Si
strozzò con il succo di zucca.
Continuò
a tossicchiare mentre Rigel gli assestava decisi colpetti sulla schiena
e Aires
aveva le lacrime agli occhi dalle risate.
-
Frequentarmi ti fa decisamente male, Izzy. Stai diventando decisamente
molto
simile a me. –
- Il
che non è certo un pregio. –
Aires
si voltò verso la ragazza alle sue spalle, sfoderando il
migliore dei suoi sorrisetti
irriverenti.
- Non
riesci a starmi lontana, Gamp? –
- Hai
preso un Bolide in testa, Black? –
- Ah,
la mia principessa si preoccupa della mia salute, che cosa tenera.
–
Lo
folgorò con un’occhiataccia.
-
Idiota. –
- Ma
principessa, che parole sono mai queste? –
-
Parole sacrosante, Black. –
Se non
fosse intervenuto alla svelta quei due avrebbero continuato a scannarsi
per
tutta la mattinata, stabilì Isaak, quindi decise di portare
la conversazione su
un campo neutrale.
- Come
mai sei qui, Ophelia? –
-
Semplicemente per avvisare te e l’idiota che io e Katherine
siamo pronte per la
prova. –
-
Arriviamo subito -, assicurò, - Aires datti una mossa.
–
-
Naturale, le principesse non si fanno mai aspettare. –
Ophelia
si voltò verso di lui, rivolgendogli un gesto decisamente
poco femminile, e
marciò risolutamente verso l’uscita della Sala.
- Ti
diverti proprio a farle perdere la pazienza, vero? –
-
Assolutamente. –
*
Jared
si accigliò, osservando l’ingresso del labirinto
di fronte a loro.
- La
prova sarebbe questa? Dobbiamo semplicemente uscire dal labirinto?
–
- Non
esattamente -, lo contraddì Rowena, - gli ingredienti per
portare a termine la
prova di domani sono sparsi all’interno del labirinto.
Dovrete percorrere i
cunicoli e meritarveli. –
Meritarli?
Che
accidenti voleva dire?
Rivolse
un’occhiata perplessa a Naveen, che si strinse nelle spalle a
indicare che lui
aveva le idee poco chiare esattamente come lei.
Maya e
Lavinia sembravano altrettanto perplesse.
Fantastico,
di quattro membri non ce n’era uno che avesse le idee chiare.
-
Entrerete tutti insieme dai tre ingressi e avrete a disposizione due
ore per
portare a termine la prova; il primo gruppo che esce dal labirinto con
gli
ingredienti al completo si aggiudica la vittoria. –
Vennero
separati e allineati davanti ai vari ingressi.
Il loro
fu quello Nord.
- La
prova comincia da adesso – sentenziò Rowena, dando
un colpo di bacchetta a mezz’aria
e liberando gli ingressi dai tralicci.
Vide
con la coda dell’occhio che Lavinia stava già
studiando la superficie delle
pareti del labirinto.
-
Qualcuno ha idea di dove cominciare a cercare la lista degli
ingredienti? –
-
Suppongo che sarebbe l’ultimo posto in cui guarderemo.
–
L’ultimo
posto in cui chiunque avrebbe guardato.
Socchiuse
gli occhi.
I muri
del labirinto sembravano la scelta più ovvia,
perciò la escluse a priori.
- L’uscita.
Dobbiamo trovare l’uscita, la lista è
lì – sentenziò.
Insomma,
cominciare dalla fine sarebbe stata una scelta impensabile per la
maggior parte
delle persone.
Maya
sgranò gli occhi, colpita.
Aveva
pensato che il compagno di gruppo si sarebbe rifiutato di collaborare
con loro,
ma sorprendentemente il desiderio di vincere aveva prevalso su tutto il
resto.
-
Forza, allora, che uscita sia. –
*
-
Stiamo girando intorno da dieci minuti. –
-
Qualcuno era assolutamente sicuro che questa fosse la direzione
più giusta –
rimbeccò Ophelia, lanciando un’occhiata poco
cordiale a Katherine.
- Ho
sempre avuto un buon senso dell’orientamento. –
- Già,
si vede. –
Isaak
si frappose tra le due ragazze, alzando le mani come a mostrare che
veniva in
pace.
-
Discutere tra di noi non ci porterà da nessuna parte.
C’è un modo per
orientarsi qui dentro, dobbiamo solo usare la testa invece di farci
prendere
dalla smania di vincere. –
Katherine
lo scrutò attentamente, con un’espressione
decisamente seccata dipinta sul bel
viso.
- E
sarebbe? –
- L’incanto
quattro punti. –
Mosse
la bacchetta con un gesto deciso, – Guidami –,
osservandola mentre prendeva
lentamente le sembianze di una bussola.
Suo
malgrado colpita, la ragazza sbirciò l’oggetto.
- Come
funziona l’incantesimo? –
- La
bussola punta sempre a Nord. Il terzo gruppo è entrato da
lì, quindi possiamo
escludere che l’uscita sia da quelle parti. –
- Il primo
gruppo è partito da Est e noi da Sud -, aggiunse Aires, -
quindi l’uscita deve
essere a Ovest. –
-
Diamoci una mossa, non possiamo perdere la prima sfida. –
*
-
Rigel? Che stai facendo? –
Smise
di guardare verso il cielo e tornò a rivolgere
l’attenzione al resto del
gruppo.
-
Osservo il sole. Quando siamo entrati nel labirinto erano le nove ed il
sole
era ancora basso, perciò l’ingresso era da quella
parte -, puntò un dito alla
loro sinistra, - mentre l’uscita a rigor di logica dovrebbe
essere dalla parte
opposta. –
- Ha
senso -, convenne Willas, - ma resta ancora da capire se la lista si
trovi lì o
meno. –
- È lì.
–
- Non
puoi esserne sicuro -, insistè, - e se stessi solo perdendo
tempo? –
-
Mettiamolo ai voti. Chi è d’accordo con Rigel alzi
la mano – sentenziò Isabelle,
per poi far svettare in alto la sua.
Calien
la imitò, sollevandola a mezz’aria.
- D’accordo,
ma se perderemo sarà solo per colpa vostra –,
sbuffò, - guidaci, Black. –
*
-
Trovata! –
Ritirò
la mano, tenendo stretto il foglio di pergamena, per poi soffocare un
gemito.
Il
roseto in cui era stata nascosta le aveva ferito il dorso della mano.
Aires
le si accostò.
- Ti
sei fatta male? –
- È
solo un graffio. –
-
Lascia che ci dia un’occhiata. –
- Ti ho
già detto che non serve. Non voglio il tuo aiuto, Black.
–
- Sei
veramente impossibile, Gamp, te lo hanno mai detto? –
- Detto
da te lo considero un complimento. –
Lo vide
alzare gli occhi al cielo e sbuffare.
Se non
l’avesse sopportato probabilmente avrebbe etichettato la
scena come un
bisticcio divertente.
- I
maestri in Pozioni siete voi, che accidenti di pozione li utilizza?
–
- Direi
Veritaserum … Isaak? –
Scorse
la lista al di sopra della sua spalla.
-
Concordo in pieno. –
-
Quindi la prossima prova sarà gestita da Serpeverde
… che gioia. –
- Lo
dici solo perché in Pozioni sei negata. –
- Già,
eppure se ci riesci tu non dovrebbe essere così difficile
– lo rimbeccò.
-
Ragazzi, basta! –
-
Diamoci una mossa, prima usciamo di qui e meglio é.
–
*
-
Questo era l’ultimo ingrediente –
constatò Naveen, inserendo nella sacca le
piume di Jobberknoll.
-
Perfetto, allora vediamo di darci una mossa, credo di aver sentito
delle voci
poco distanti. –
Fecero
andare avanti Lavinia e Maya, seguendole a ruota, finchè non
giunsero a una
fitta rete di rampicanti nel bel mezzo del labirinto.
- Credo
che l’uscita sia qui dietro. –
Jared
annuì. – Decisamente, ma qualcun altro
è arrivato prima di noi.
Attesero
pazientemente finchè i rampicanti non vennero rimossi.
Fu
allora che la sfinge atterrò di fronte a loro.
Maya
emise un piccolo strillo, spostandosi indietro di riflesso mentre la
creatura
faceva indugiare gli occhi ambrati su ognuno di loro.
-
Se di qui desiderate passare, una
risposta all’indovinello dovrete dare. –
-
Fantastico, proprio quello che ci voleva: indovinelli. –
-
Si mette in tavola, si taglia ma non si
può mangiare … che cos’è?
–
-
Io …
io credo di saperlo -, mormorò timidamente Maya sentendo gli
sguardi su di sé,
- Si tratta del mazzo di carte, vero?
La
Sfinge chinò appena il capo, in segno d’assenso, e
si dissolse con un piccolo “puf”
lasciando davanti a loro l’uscita del labirinto.
Jared
sgranò gli occhi, sorpreso.
- Come
accidenti facevi a saperlo? –
- Nel
locale Babbano in cui lavoravo c’erano parecchie persone che
giocavano a carte,
ho finito con l’imparare il loro gergo. –
Lavinia
la strinse in un abbraccio spaccaossa, - Sei un geniaccio, amica mia!
–
*
-
La
tua insana passione per i ragni ci è tornata utile una volta
tanto. –
Ophelia
assentì, meditabonda.
In
effetti era vero, se non fosse stato per Aires non avrebbero mai
risolto quel
dannato indovinello.
“Chi vive
appeso a un filo” avrebbe potuto significare tutto o niente.
- Già,
suppongo che questa vittoria sia da attribuire in massima parte a me e
Isaak -,
convenne il diretto interessato, - visto che voi signore non avete
fatto molto
se non scannarvi a vicenda. –
- Come
sei magnanimo nel condividere il trionfo, Black, quasi non ti riconosco
più. –
Isaak
volse lo sguardo verso i Fondatori, attirando la loro attenzione con un
cenno
della mano.
-
Volevo chiedervi … la prossima prova non sarà in
gruppo, vero? –
Godric
ed Helga riserono, scuotendo la testa.
-
Nessun gruppo, per l’occasione lavorerete in coppie.
–
Bene,
se non altro non sarebbe stato costretto a gestire i battibecchi di
Aires e Ophelia.
Presi
singolarmente erano in gamba, persino divertenti e piacevoli, ma messi
insieme
scatenavano l’inferno in terra.
-
Credete che ci metteranno ancora molto a stilare il punteggio generale?
–
- Credo
che ci siamo quasi, sembra che Salazar e Rowena abbiano finito con i
loro
conteggi – sentenziò Katherine, notando che i
Fondatori si stavano avvicinando
loro.
- Per
questa prima prova, abbiamo deciso di assegnare sette punti al gruppo
vincitore, sei al secondo classificato e cinque al terzo -,
informò loro
Rowena, - inoltre desidero fare personalmente i miei complimenti ai due
signori
Black, al signor Selwyn e alla signorina Potter che hanno dato prova di
grande
ingegno durante la prova. –
I
presenti applaudirono educatamente, tacitandosi quando fu Salazar a
farsi
avanti.
- Tutti
voi avete raccolto gli ingredienti necessari a portare a termine la
prova di
domani, ma come noterete le dosi sono sufficienti per sole sei pozioni.
Ciò
significa che lavorerete in coppia. Vi ho esaminati a lungo e nella
bacheca
nell’atrio troverete gli abbinamenti. Mi aspetto il meglio
dai miei studenti,
siete avvisati – concluse.
*
-
Sinceramente l’unica cosa buona della giornata è
che finalmente siamo usciti da
quel maledetto labirinto. Spero solo che Salazar non mi abbia messo in
coppia
con “tu sai chi”, dopo il risultato della prova di
oggi sarebbe il colpo definitivo.
–
- Siamo
arrivati secondi, non è così male come punteggio
– osservò Calien.
Isabelle
le rivolse un sorriso stanco.
-
Imparerai ben presto che sono tremendamente competitiva. Classificarsi
secondi
non è certo una sconfitta, ma neppure una vittoria.
–
-
Personalmente spero solo di raggiungere il dormitorio il prima
possibile e di riuscire
a dormire un po’ prima dell’ora dei pasti. Quel
labirinto mi ha distrutta. –
Soffocando
uno sbadiglio, Isabelle si fece largo tra gli altri partecipanti e si
trascinò
Calien dietro.
- Diamo
un’occhiata a questi abbinamenti -, scorse il foglio di
pergamena alla ricerca
del suo nome.
Isabelle
Shafiq
|
Aires
Black
|
Calien
Lyall
|
Naveen
Hamilton
|
Maya
Potter
|
Isaak
Selwyn
|
Katherine
Campbell
|
Jared
Convel
|
Ophelia
Gamp
|
Rigel
Black
|
Lavinia
Prewett
|
Willas
Lannister
|
Emise
un sospiro di sollievo.
Se non
altro la prova seguente sarebbe stata più piacevole.
Sempre
ammesso che Salazar Serpeverde non si inventasse qualcosa per rovinare
l’atmosfera.
Probabilmente
era prevenuta, ma tra i due Fondatori maschili aveva sempre preferito
Godric.
- Vado
in letargo per un po’, ci vediamo più tardi.
–
- E io
ti vengo dietro all’istante. –
Si
salutarono all’imbocco del dormitorio e, quando Isabelle
riuscì finalmente a
raggiungere la sua stanza si lasciò cadere sul letto.
Chiuse
gli occhi affondando la testa nel cuscino.
Finalmente
un po’ di meritato riposo.
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci con l’aggiornamento e la tanto attesa prima prova.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vogliate farmi
sapere che ne pensate.
Ho una piccola domanda per voi:
-
Con chi vorreste che il vostro OC andasse al ballo d’inizio
torneo?
Detto
ciò vi mando un bacione.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo
5
Quando
uscì dal dormitorio finì quasi con
l’essere travolta da Lavinia che stava per
entrarvi.
La vide
emettere un sospiro rinfrancato.
-
Calien! Ti ho cercata da tutte le parti, dov’eri finita?
–
- Io ed
Izzy eravamo andate a sdraiarci un po’ prima del pranzo -,
replicò
improvvisamente apprensiva, - è successo qualcosa?
–
- Più
di qualcosa, è successa una vera e propria emergenza.
–
Era
ufficialmente preoccupata.
Di
qualunque cosa si trattasse doveva essere veramente grave se Lavinia
era così
agitata. Alle spalle dell’amica, però,
notò che Maya fissava ostentatamente il
soffitto come se si stesse sforzando di non scoppiare a ridere.
Bene.
Ora
oltre che preoccupata era anche incredibilmente confusa.
- Di
cosa si tratta? –
- I
Fondatori hanno annunciato che ci sarà un ballo per
inaugurare l’inizio del
torneo … e sarà questa sera! Ti rendi conto della
gravità della cosa? –
- Ehm …
no? –
- Non
abbiamo né un cavaliere né la minima idea di cosa
indossare per la serata -, la
fece ragionare, - ciò significa che dovremo metterci al
lavoro all’istante. –
Maya si
fece avanti, corrugando la fronte con l’aria di chi non era
affatto convinta di
ciò che le sue orecchie stavano sentendo.
- Non
dovremmo cominciare a pensare a come affrontare la prova di domani?
–
Lavinia
scrollò le spalle con disinvolta eleganza.
-
Abbiamo tempo per quello. Voi due immagino non siate mai andate a balli
ospitati dalle famiglie Purosangue. –
Scossero
la testa all’unisono.
- Bene,
allora avremo bisogno di trovare immediatamente anche Isabelle: mi
darà una
mano a prepararvi psicologicamente alla cosa. I balli tra Purosangue
possono
essere alquanto … sfrenati.
–
-
Sfrenati? – le fece eco Calien.
- Nulla
di cui vi dobbiate preoccupare -, la rassicurò in fretta, -
immagino che
all’interno di Hogwarts sarà tutto molto meno
eccentrico e assordante. Ve la
caverete alla grande. –
Avrebbe
voluto avere la sua stessa sicurezza, ma non riusciva proprio a
convincersi che
l’accoppiata “cavaliere + evento mondano”
potesse essere in grado di metterla a
proprio agio.
*
-
Continuo a pensare che questa storia del ballo sia una colossale
idiozia -,
rimarcò Willas mentre s’incamminavano verso la
Sala Grande per il pranzo, -
quanto scommetti che è venuta in mente a Helga? –
Jared
scrollò le spalle sorridendo benevolmente.
- Senza
ombra di dubbio, ma se non altro la maggior parte di noi si conosce
già quindi
non dovrebbe essere troppo strano. –
-
Personalmente farei volentieri a meno di conoscere certa gente.
–
Ammiccò,
provando a metterlo alla prova.
- Non è
che tutto quest’astio nei confronti di Isabelle nasconde
dietro qualcos’altro?
–
Willas
sgranò gli occhi, sfoggiando l’espressione
più scioccata e incredula che gli
avesse mai visto sul volto solitamente impassibile.
- Hai
preso una botta in testa nel labirinto? L’astio nei confronti
di Shafiq è
esattamente quello che è: astio, né
più né meno. –
- Era
solo un’ipotesi. –
- Era
delirio allo stato puro. –
Mentre
si sedevano all’estremità sinistra della tavolata,
Jared decise di riportare
l’argomento sul ballo.
-
Dunque non Isabelle … allora chi vorresti invitare?
–
Lo vide
osservare le ragazze presenti con l’aria di chi stava
effettuando la decisione
più importante della sua vita.
-
Immagino che Lavinia Prewett potrebbe essere la mia prima scelta -,
considerò,
- o al massimo Ophelia Gamp. Sono entrambe Purosangue, intelligenti e
molto
attraenti. –
Willas
Lannister che dichiarava apertamente di trovare attraente qualcuno che
non
fosse se stesso?
Beh,
quella sì che era una novità.
- La
Prewett getta spesso occhiate nella tua direzione -, lo
informò, - quindi credo
che tu possa ritenerti fortunato. –
Scrollò
le spalle. – Non ci resta che scoprirlo. Piuttosto, tu a chi
stavi pensando? –
Non
ebbe bisogno di pensarci su neanche per un secondo.
Aveva
ben chiaro fin dal primo istante chi fosse la ragazza che
più di ogni altra
aveva attirato la sua attenzione.
Katherine
Campbell aveva un carattere forte e sicuro, sembrava il tipo di ragazza
che
avrebbe potuto tenergli testa con facilità.
E allo
stesso tempo non aveva alcuna certezza circa quale avrebbe potuto
essere la sua
risposta all’invito.
Insomma,
ogni singola cellula del suo corpo era stuzzicata dall’idea
di fronteggiare la
rossa mezza veela.
- Katherine
Campbell senza alcuna ombra di dubbio. –
Era
certo che Willas avrebbe fatto qualche commento sulla sua scelta, ma
l’amico lo
stupì rimanendo in silenzio.
-
Nessuna obiezione, nessun commento salace? Ti stai forse rammollendo,
Willas? –
-
Assolutamente no, ma qualsiasi cosa dicessi non ti farebbe cambiare
idea quindi
suppongo di poterti lasciare in pace –, concluse sorridendo
con l’aria di chi
la sapeva lunga, - e poi so come sei fatto quando si tratta di ragazze:
nulla
di ciò che potrei dirti ti farebbe cambiare idea. –
Sentì
un sorriso identico farsi strada sul suo volto.
Sì,
Willas aveva decisamente ragione: un Convel non cambiava mai idea
quando aveva
individuato ciò che voleva.
*
-
Hai
un’aria sconvolta -, notò Aires mentre prendeva
posto accanto a lui, - cosa è
successo? –
Allontanò
una ciocca corvina dal volto, roteando gli occhi.
- Sono
stata letteralmente assalita dal ciclone Prewett e dal resto delle
ragazze. Mi
hanno tirata giù dal letto urlandomi che dovevamo
assolutamente cominciare a
prepararci per il ballo di questa sera. –
-
Nessuno le ha informate che a te queste cose da ragazze posate e
femminili non
interessano? –
Isabelle
gli scoccò un’occhiata minacciosa.
- Cosa
stai cercando di dire esattamente,
Black? –
- Che
sei un maschiaccio. Ti ricordi come ti chiamavamo da piccoli?
–
Già,
quella storia del soprannome.
Suo
fratello e Aires glielo avevano affibbiato perché lei non
aveva alcuna
intenzione di stare in casa a bere thè, suonare assurdi
strumenti musicali e
ricamare come facevano tutte le altre signorine Purosangue.
A lei
piaceva il Quidditch, la scherma, l’andare a caccia e il
cacciarsi
costantemente nei guai.
Passatempi
prettamente maschili, così come erano di solito le sue
compagnie.
Se si
escludevano i pomeriggi di gioco con le altre rampolle Purosangue che i
suoi
genitori organizzavano una volta al mese, e che lei non tollerava, la
sua unica
vera amica era Ophelia Gamp.
Lei non
la considerava strana solo perché preferiva passare il tempo
con i ragazzi
piuttosto che fare cose “da femmina”, ma allo
stesso tempo non si decideva mai
a lasciarsi coinvolgere del tutto nelle loro avventure.
Sospettava
che il fatto di avere la Vista e le voci che circolavano su di lei e il
suo
dono la spingessero a cercare di dare meno nell’occhio
possibile.
-
Insomma, pensi sul serio di metterti in ghingheri e di aspettare
trepidante che
un ragazzo ti inviti a uno stupido ballo? Non è da te, terremoto. –
- Io so
essere femminile e posata esattamente come chiunque altro -, lo
rimbeccò assestandogli
un pugno sul braccio, - e te lo dimostrerò. –
Aires
incassò il colpo storcendo il naso per il dolore mentre
l’amica abbandonava il
posto di fronte a lui e si dirigeva risolutamente verso la zona della
tavolata
in cui si erano accomodate le ragazze.
Naveen
occupò il posto appena liberato, seguendo il suo sguardo.
- Si
può sapere cosa le hai detto? È andata via come
una furia. –
- Solo
che il ballo di questa sera e tutte quelle sciocchezze da ragazze non
sono cose
da lei. Insomma, lei è Izzy –
concluse,
come se quello spiegasse tutto.
Naveen
alzò gli occhi al cielo, sconcertato.
- Non
capisco davvero come tu faccia a riscuotere tutto questo successo tra
le
ragazze, amico mio. –
- Beh,
forse perché sono adorabile? –
- Uhm,
ne dubito. –
Finse
di pensarci su. – Allora deve essere perché sono
tremendamente bello. –
- Sul
serio, Aires, come ti è venuto in mente di dirle una cosa
del genere? –
- Non
pensavo che se la sarebbe presa in quel modo. Abbiamo passato anni a
prendere
in giro le ragazze che passavano ore ad agghindarsi e aspettavano
sospiranti un
invito a ballare. –
Annuì
come se tutto fosse improvvisamente molto più chiaro.
-
Capita che le ragazze non si interessino a queste cose fino a una certa
età, ma
Isabelle è cresciuta ed è normale che sia
interessata a … lo sai. –
- Per
tutti i Fondatori, Naveen, che schifo! Non mi ci far neppure pensare.
–
Rise,
scuotendo la testa.
- Anche
le ragazze hanno gli ormoni che funzionano, sai? –
- Ti ho
detto di non farmici pensare! L’idea di Isabelle che fa certe
cose con qualcuno
è così … strana.
–
- Sei
assurdo -, rise sonoramente, - ti comporti come se fosse tua sorella.
–
- Per
certi versi lo è -, convenne, - visto che siamo cresciuti
praticamente insieme.
E poi la maggior parte dei ragazzi qui dentro non è neanche
letteralmente al
suo livello. –
Naveen
assottigliò lo sguardo.
La
conversazione stava andando decisamente verso la direzione che voleva.
Aveva
atteso pazientemente che Aires affrontasse il discorso accompagnatori
perché
aveva qualcosa da chiedergli e farlo in qualsiasi altro momento sarebbe
stato
strano … e potenzialmente pericoloso perché non
aveva alcuna garanzia che
l’amico non gli avrebbe affibbiato un pugno in pieno viso non
appena gli avesse
fatto la sua richiesta.
- A
proposito di questo … Credi che accetterebbe se fossi io a
invitarla? –
Aires
lo fissò come se avesse bisogno di alcuni secondi per
comprendere la sua
domanda.
-
Perché la vorresti invitare? –
Ecco la
domanda che si era aspettato, ma aveva già la risposta
più adatta pronta.
- Mi è
simpatica. –
- Anche
io ti sono simpatico, ciò significa che inviteresti anche me
al ballo? – lo
sfottè.
- Se mi
piacessero gli uomini allora potrei valutare la cosa -,
scherzò a sua volta, -
ma non è questo il caso. –
-
Dunque ammetti che lei ti piace. –
-
D’accordo -, cedette, - penso che Isabelle sia assolutamente
… -
Gli
puntò un indice contro in modo minaccioso. – Stai
attento a come concludi
quella frase. –
-
Assolutamente attraente e divertente, combinazione difficile per la
maggior
parte delle ragazze. –
Le
iridi chiarissime di Aires lo sondarono a lungo prima che si decidesse
a
emettere il suo verdetto: - Va bene, puoi invitarla, ma se ti dice di
sì farai
meglio a tenere le mani a bada … o te le stacco a morsi.
–
-
Signorsì, signore. –
*
-
Ti ha
detto davvero così? –
Katherine
era decisamente incredula.
- Già,
è stato molto chiaro al riguardo. –
- Non
ho parole … -
Ophelia
inarcò un sopracciglio ben curato. – Io invece ne
ho ben cinque: Black è un
gigantesco idiota. –
Risero
all’unisono.
- Cosa
hai deciso di fare? –
Isabelle
tamburellò con l’indice sul labbro inferiore.
-
Smentirlo alla grande con qualcosa di assolutamente clamoroso.
–
-
Allora ho assolutamente quello che fa per te –
stabilì la rossa Veela,
sgranando leggermente gli occhi quando vide Jared Convel in piedi
davanti a
loro. – Convel, ti serve qualcosa? –
Il
ragazzo resse bene lo sguardo combinato delle tre e non
mostrò il minimo segno
d’imbarazzo.
- In
effetti sì. Volevo chiederti se avevi voglia di andare al
ballo insieme a me. –
Conosceva
bene la reputazione della famiglia Convel e la sua amicizia con Willas
Lannister sembrava confermare le voci che giravano.
Erano
famiglie in cui l’assoluta purezza del sangue di maghi e
streghe era l’unica
cosa che contava nella loro personale classifica di persone
frequentabili e
non.
I
Campbell erano una famiglia altolocata, certo, ma la sua ascendenza
Veela era
considerata una macchia indelebile nel suo status di sangue.
- È uno
scherzo? –
- Ho
l’aria di uno che sta scherzando? –
No, in
effetti c’era una certa risolutezza nel suo sguardo.
Lo
osservò dall’alto in basso.
Si
potevano dire molte cose su di lui, ma il suo aspetto era decisamente
affascinante.
Inoltre
l’aveva invitata, quindi forse le cose che si dicevano non
erano del tutto vere
… gli uomini tendevano a cambiare idea quando si trovavano
di fronte a donne
capaci di disarmarli con la loro bellezza.
-
D’accordo, sarò la tua dama per il ballo
– acconsentì.
- Bene.
Alle sette davanti all’ingresso della Sala Grande? –
- Perfetto.
–
Jared
rivolse loro un cenno del capo e tornò a raggiungere Willas
che si stava
avviando verso l’uscita.
Sentiva
lo sguardo di Isabelle e Ophelia su di sé.
-
Perché mi guardate come se mi fosse spuntata una seconda
testa? –
-
Perché hai appena accettato l’invito di Jared
Convel -, mormorò lentamente
Ophelia, - e la cosa è davvero strana. –
- Hai
preso una botta in testa all’interno del labirinto? O magari
sei stata Confusa
da qualcuno? –
- No,
Izzy, nessuna delle due cose. –
-
Allora devi essere impazzita, non c’è altra
spiegazione – concluse la mora.
*
Erano
venti minuti abbondanti che aspettavano fuori dall’ingresso
della biblioteca e
Isaak non riusciva a fare a meno di pensare che dovevano sembrare
perlomeno
molto strani mentre passeggiavano avanti e indietro per il corridoio.
- Sei
sicuro che sarebbero venute in biblioteca? –
Rigel
annuì, continuando a guardarsi intorno.
Era
decisamente sulle spine.
Lui non
era come Aires, che si faceva avanti in modo diretto e spudorato senza
il
minimo imbarazzo, non aveva questa gran dimestichezza
nell’invitare ragazze ai
balli.
Era per
questo che aveva convinto Isaak ad accompagnarlo davanti alla
biblioteca nella
speranza di riuscire a invitare Calien lontano dagli sguardi
dell’intero gruppo
di aspiranti studenti.
Almeno
se fosse stato rifiutato non ci sarebbero stati troppi testimoni.
- Sento
un rumore di passi -, lo informò l’amico, -
potrebbero essere loro. –
Come a
voler confermare le sue parole, Ophelia fece capolino da dietro
l’angolo.
Calien
le camminava accanto ed era apparentemente immersa nella loro
conversazione.
Fu
Ophelia ad accorgersi per prima di loro e a dare leggermente di gomito
alla bionda.
-
Ragazzi, che state facendo? –
- Noi …
-
- In
realtà vi stavamo aspettando -, gli venne in aiuto Isaak, -
perché volevo
domandarti se ti andava di andare al ballo insieme a me. –
Rigel
ringraziò mentalmente l’amico che
l’aveva salvato dal fare la figura dell’impiastro
balbettante.
Messa
in quel modo l’invitare Calien risultava molto meno fuori
luogo visto che il
suo amico si era proposto ad Ophelia.
La Gamp
parve moderatamente sorpresa, ma annuì con un lieve sorriso.
-
Suppongo che vada bene. E tu, Rigel, con chi pensi di andare?
–
Stavolta
il sorriso si era allargato e sembrava sottintendere che sapesse alla
perfezione chi aveva intenzione d’invitare.
- Io …
mi stavo domandando se per caso, Calien, avessi già un
cavaliere. –
La
ragazza sentì le sue labbra atteggiarsi
all’istante in un sorriso radioso e
compiaciuto.
Aveva
avuto la sensazione che Rigel non fosse cortese nei suoi riguardi solo
per una
semplice simpatia e che ci fosse dell’altro sotto, ma non
aveva osato esporsi
troppo sapendo come la pensavano la maggior parte dei Purosangue.
- No,
non ho ancora un cavaliere. –
- Bene.
Credi che prenderesti in considerazione l’idea di andarci con
me? –
Era tenero
il modo in cui mormorava incerto, come se non fosse affatto consapevole
di
quanto fosse attraente.
- Mi
farebbe piacere andarci con te -, confermò, - quindi direi
che ci vediamo
questa sera. –
Rigel
prese un sospiro profondo.
E
almeno quella era andata.
-
Perfetto, non vedo l’ora. –
*
-
Ancora non riesco a crederci. –
- Oh,
andiamo Izzy, non è poi la fine del mondo. –
-
Willas Lannister ti ha invitata e tu hai accettato? Tu e Lannister,
Katherine e
Convel: che diavolo vi passa per la testa? –
- Beh,
sono entrambi molto affascinanti – intervenne Maya, spezzando
una lancia a
favore dell’amica, - e magari conoscendoli meglio non sono
neanche così male
come sembrano. –
- Tu
dici -, mormorò scettica, - io invece penso che ormai sul
genere maschile non
ci si possa più fare il minimo affidamento. –
Lavinia
distolse lo sguardo dall’abito che aveva sistemato sul
baldacchino.
- Tu e
Aires non avete ancora chiarito? –
Scosse
la testa. – È un idiota, non riesco davvero a
capire come possa essere il mio
migliore amico. –
- Tutti
i ragazzi sono un po’ idioti -, commentò
saggiamente la Potter, - ma a volte
vale la pena sopportarli perché quando mettono in moto il
cervello non sono poi
tanto male. –
- Già …
quando lo mettono in moto. –
La
verità era che non si sarebbe mai aspettata un commento come
quello da Aires.
E ciò
che la feriva ancora di più era che l’amico non si
fosse neanche fatto vedere
per chiederle scusa.
Stupido
Aires e stupido orgoglio dei Black.
Proprio
in quel momento qualcuno bussò alla porta della loro stanza.
Katherine
fece capolino.
- Izzy,
c’è una visita per te, ti aspetta fuori dal
dormitorio. –
Che
fosse lui?
La
ringraziò con un cenno del capo e si diresse verso
l’uscita.
Ce ne
aveva messo di tempo, ma alla fine aveva capito di essersi comportato
come un
idiota.
Decise
che gliel’avrebbe fatta pesare solo un po’, ma
l’avrebbe perdonato per essere
giunto a porre rimedio al suo errore.
Quando
uscì dal dormitorio, tuttavia, trovò ad
attenderla l’ultima persona che si
aspettava di vedere.
-
Naveen? –
Non
riuscì a trattenere la delusione nella sua voce e il ragazzo
dovette
accorgersene perché indicò con un cenno del capo
il corridoio alla sua
sinistra.
- Aires
è lì, sta aspettando di parlarti; sono venuto
prima io perché volevo domandarti
una cosa. –
Quindi
aveva ragione: quel testone orgoglioso era pronto a scusarsi.
Decisamente
rasserenata, annuì.
- Beh,
sono qui, quindi dimmi pure. –
- Ti va
di andare al ballo con me? –
Schietto
e dritto al punto, con quello sguardo sicuro di sé che
diceva chiaramente che
non era il tipo abituato a essere rifiutato.
Aveva
già visto quell’occhiata più volte.
Era di
chi sapeva ciò che voleva e non si faceva problemi a usare
ogni mezzo in suo
possesso per ottenerla.
Gli
rivolse un’occhiata penetrante.
- Ti ha
chiesto Aires di farlo? –
- Cosa?
No, assolutamente no -, ribattè, - anzi sono io che ho
chiesto a lui se potevo
invitarti o se gli dava fastidio … so quanto siete legati.
–
- Io …
sì, perché no. –
- Però,
che entusiasmo – ironizzò.
Ridacchiò.
Effettivamente
non era proprio la risposta migliore da ricevere dopo un invito.
Gli
rivolse la migliore delle sue occhiate ammiccanti e sorrise in modo
sincero.
- Mi
farebbe piacere andarci con te, sul serio, Naveen. –
-
Fantastico. Passo a prenderti fuori dal dormitorio alle sette -, la
informò, -
e adesso posso anche lasciarti ad Aires per chiarire. –
- Già,
immagino che sia il momento. –
Naveen
la folgorò con un ultimo sorriso smagliante e cedette il
posto ad Aires.
Il
giovane Black camminava strascicando i piedi, segno evidente del suo
nervosismo, e la guardava con quell’aria da cucciolo
bastonato che le faceva
venire voglia di perdonargli all’istante ogni cosa.
- Sono
stato un idiota. Non intendevo offenderti, Izzy. Sei bellissima e
intelligente,
la ragazza più in gamba che conosca, e sei la mia migliore
amica. A volte
dimentico che sei anche una giovane donna e che voi ragazze avete altre
priorità rispetto a noi. È stato stupido da parte
mia prenderti in giro perché avevi
preso a cuore questo ballo e ti giuro che non accadrà mai
più – snocciolò con
tono contrito.
- Sarà
meglio per te, Black, o la prossima volta ti prenderò a
pugni su quel viso fin
troppo perfetto. –
Aires
si decise finalmente a guardarla dritta negli occhi, abbozzando un
sorriso
timido.
-
Quindi siamo ancora amici? –
-
Certo. Non ti sarà così facile liberarti di me,
Black, quindi comincia a
rassegnarti. –
Lo
raggiunse, abbracciandolo di slancio.
Sapeva
che Aires non era un tipo d’abbracci, ma in quel caso non
fece alcuna
rimostranza e anzi ricambiò la stretta con trasporto.
- Detto
ciò, in nome della nostra rinnovata amicizia, ti spiacerebbe
chiedere a Maya di
uscire? Ho un invito da farle. –
- Stai
compiendo un mucchio di scelte eccellenti questa sera, qualcuno ti ha
per caso
messo sotto Imperio? –
Alzò
gli occhi al cielo, roteandoli. – Spiritosa. –
- Vado
a chiamarla, ma fai in fretta perché siamo in piena crisi da
preparazione. –
*
-
L’abito
che mi avete prestato è fantastico -, asserì Maya
osservandosi davanti allo
specchio, - e ancora non riesco a credere che Aires Black abbia
invitato
proprio me. –
- Beh,
credici perché sei semplicemente divina – la
rimbeccò Isabelle, agganciando il
fermaglio del pendente di rubino che si abbinava all’abito
dell’amica.
Maya
osservò le amiche.
Nel
mondo Babbano non aveva mai avuto modo di partecipare a eventi del
genere e, a
dirla tutta, non aveva mai neanche avuto delle amiche così.
Lavinia
aveva un’aria a dir poco angelica con i grandi occhi azzurri
che s’intonavano
al colore del suo abito.
L’abito
di Isabelle invece la rappresentava in pieno: sensuale, audace e
vagamente
aggressivo con tutto quel pizzo nero e l’ampia scollatura.
-
Forza, signorine, andiamo a conquistare definitivamente questo castello
–
stabilì la Prewett, facendo loro strada verso
l’uscita.
Mentre
si dirigevano verso i loro accompagnatori, Maya prese tempo per
metabolizzare
il tutto.
Stava
ufficialmente per fare il suo debutto in società nel mondo
magico.
Indipendentemente
da come sarebbe andato a finire il Torneo, non avrebbe mai dimenticato
quella
sera.
Spazio
autrice:
Salve!
Chiedo scusa per il ritardo, ma tra aggiornamenti di altre
storie e università sono stata molto impegnata. A ogni modo,
il capitolo del
ballo originariamente doveva essere unico ma mentre scrivevo mi sono
resa conto
che per renderlo come volevo avrei dovuto produrre qualcosa come 22
pagine di
Word e mi sembrava decisamente troppo così ho deciso di
dividerlo in due parti.
Avrete la prossima al più presto, spero entro il fine
settimana.
Detto ciò vi lascio.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Capitolo
6
Gli
ci
volle qualche istante per rendersi conto che la ragazza che stava
uscendo dal
dormitorio fosse effettivamente Isabelle.
Il
volto solitamente giovane e fresco appariva più maturo e
sensuale, messo in
risalto com’era dal trucco; la chioma corvina era acconciata
in un elegante
chignon e l’abito di pizzo nero la fasciava rivelando curve
che il suo solito
abbigliamento minimizzava.
Era
diventata una splendida giovane donna, la sua Izzy, e si sorprese nel
constatare che seppur conoscendola da una vita non l’aveva
mai notato.
Naveen,
al suo fianco, parve perdere per un attimo la capacità di
pronunciare
affermazioni di senso compiuto mentre la osservava avvicinarsi.
Non
poteva certo biasimarlo.
Distolse
lo sguardo dall’amica di una vita, rivolgendo un sorriso
smagliante alle altre
due ragazze che la seguivano.
Eterea
ed evanescente, la Prewett sorrise appena al loro indirizzo e
accettò il
braccio che Willas le aveva porto con fare ossequioso.
Maya,
invece, sorrideva come se quello fosse il giorno più bello
della sua vita fino
a quel momento.
Gli
venne spontaneo sorriderle di rimando.
L’aveva
invitata per un motivo ben preciso: la spontaneità
disarmante di Maya Potter lo
divertiva e, per certi versi, inteneriva.
Non
conosceva nulla del mondo magico e ogni cosa, anche la più
banale per chi
apparteneva a una famiglia di maghi, la sorprendeva.
- Stai
benissimo -, la accolse, - tutte voi in realtà state
veramente bene. –
Incrociò
lo sguardo di Isabelle per essere certo che recepisse il messaggio: era
il suo
ennesimo tentativo di dimostrarle quanto fosse dispiaciuto da quello
stupido
commento di qualche ora prima.
Certo,
lo aveva perdonato, ma la conosceva abbastanza bene da sapere che il
suo
perdono non implicava necessariamente che avesse dimenticato le sue
parole.
Isabelle
lo scrutò dall’alto in basso, rivolgendogli poi un
sorrisetto.
- Anche
voi non siete poi così male. –
-
Personalmente ritengo di essere molto più che semplicemente
“non male”, ma mi
rendo perfettamente conto che i tuoi complimenti questa sera debbano
essere
rivolti solo al nostro Naveen. –
La vide
sforzarsi di non dare a vedere l’imbarazzo, ma le gote
alabastrine erano
leggermente rosate … e non di certo per il trucco.
Aprì
bocca per ribattere, ma fu Naveen a intervenire con un ghigno divertito.
- Che c’è,
Aires, sei geloso? –
-
Assolutamente sì. È la mia migliore amica, quindi
se allunghi le mani te le
trancio … mi sembra di avertelo già detto
– confermò, sorridendo con una
leggerezza che sembrava incredibilmente fuori posto.
-
Aires! –
- Sì,
tesoro? –
- Non
sono tua sorella, quindi smettila di minacciare Naveen. –
Il
quartetto scoppiò a ridere e Aires parve sul punto di
protestare, ma Maya lo
afferrò per il braccio e lo spinse verso il corridoio.
-
Voglio arrivare in Sala Grande in tempo per il ballo
d’apertura -, ordinò, -
perciò datti una mossa, Black. –
Si
lasciò trascinare via, ma lanciò
un’occhiata ammonitrice all’indirizzo della
coppia.
Quei
due non gliela raccontavano affatto giusta.
*
-
Continuo a non capire perché abbia invitato Katherine
– ammise Ophelia,
osservando la rossa Veela che faceva il suo ingresso insieme al
rampollo dei Convel.
Isaak
si strinse nelle spalle, porgendole un calice di vino elfico.
-
Immagino che sia vero quello che si dice di molti uomini: una bella
ragazza fa
cambiare idea a parecchi. –
Sorrise
divertita, facendo tintinnare il calice contro quello del ragazzo.
-
Allora immagino che sia un bene, magari è la volta buona che
Convel la smette
di blaterare sciocchezze sulla superiorità dei Purosangue.
–
-
Oppure Katherine finirà con lo Schiantarlo –,
profetizzò Isaak, - Piuttosto,
Calien era contenta dell’invito di Rigel? –
Ophelia
inclinò leggermente la testa, guardandolo con assoluta
serietà mentre
sorseggiava il vino.
Aveva
un retrogusto dolciastro e vagamente fruttato.
Una
buona annata, stabilì.
- E
questo vuoi saperlo tu … oppure Rigel? –
Le
rivolse un sorriso colpevole.
- Rigel
-, ammise, - e io mi faccio portavoce delle domande del mio amico.
–
-
Quindi c’è un interesse vero e proprio da parte
sua – ponderò.
Non era
certo questa gran sorpresa, perché già da tempo
aveva ipotizzato l’interesse
del ragazzo nei confronti della bionda, ma averne la conferma era tutta
un’altra
storia.
-
Suppongo di sì. Da parte di Calien? –
- Credo
sia corrisposto, ma lei non si è mai sbilanciata
… è molto riservata riguardo
le cose che la riguardano personalmente. –
- Già,
anche Rigel è difficile da far aprire … su certe
cose è patologicamente timido.
–
- Al
contrario del cugino. –
Percependo
una diversa intonazione nella sua voce, Isaak si accigliò.
- Ho
sempre avuto l’impressione che ci fosse qualcosa di
più sotto a quel dispetto di
tanti anni fa. –
Ophelia
sospirò, allontanando una ciocca castana acconciata in un
preciso e definito
boccolo.
Isaak e
la sua perspicacia.
- C’era
dell’altro -, ammise, - ma non l’ho mai confessato
a nessuno. –
- Non
ne farò parola con anima viva. –
Ne era
certa.
Isaak
era una persona affidabile, su cui poter fare affidamento, ed era certa
che non
l’avrebbe delusa.
- Ero
terribilmente infatuata di Aires – ammise, sentendosi
arrossire furiosamente.
- Come
la maggior parte delle bambine della nostra età -, la
rassicurò, - quindi non
ci vedo nulla di strano o imbarazzante. –
- Non è
tutto qui … avevo creduto che si fosse avvicinato per
confessarmi che anche a
lui piacevo. Mi sono sentita tremendamente stupida quando mi ha fatto
quello
scherzo. –
Il ricordo
della bruciante delusione e dell’umiliazione che aveva
provato tornò
prepotente.
C’era
un motivo ben preciso se cercava di girare alla larga da lui e cercava
ostentatamente di mandare a mente ogni suo difetto, ma non
l’aveva mai ammesso
neppure a se stessa.
Non
voleva fare di nuovo la figura della stupida … soffrire di
nuovo in quel modo
non era un’opzione contemplata.
Isaak
parve leggerle nel pensiero perché le rivolse
un’espressione contrita mentre
allungava una mano a portarle una ciocca dietro l’orecchio.
- Non
sei una stupida, Ophelia. Sei brillante, intuitiva e una bella persona.
Aires …
lui un po’ stupido certe volte in effetti lo è
– concluse scherzando.
Le
strappò una risata divertita.
- Ti
ringrazio. –
- Non
hai nulla di cui ringraziarmi. Dico sempre e solo quello che penso.
–
*
Aveva
riso e danzato per quelle che le erano sembrate ore interminabili.
Rigel
era una compagnia piacevole, una di quelle persone che riuscivano a far
uscire
il lato più allegro e spontaneo delle persone.
E la
cosa ancora più fantastica di lui era che non se ne rendeva
minimamente conto.
Calien
aveva capito fin dal principio che lui e suo cugino erano gli antipodi,
ma
aveva impiegato un po’ più di tempo a comprendere
il desiderio che nutriva di
emularlo. Eppure la cosa per lei non aveva senso; Rigel era perfetto
così com’era
e lei non si era mai sentita così vicina a
un’altra persona come in quel
momento … specialmente a un ragazzo.
Vide le
iridi chiare del ragazzo fissarla con insistenza.
Doveva
averle chiesto qualcosa, ma lei era stata troppo immersa nelle sue
considerazioni per rendersi conto di ciò che le aveva detto.
Arrossì
furiosamente.
-
Scusami, avevo la testa tra le nuvole, cosa stavi dicendo? –
- Mi
domandavo se volessi ballare ancora o se ti andasse di uscire a
prendere un po’
d’aria. –
Di
solito le madri sconsigliavano alle loro figlie di addentrarsi in
giardini semi
bui alla luce della luna in compagnia di un giovanotto, ma Rigel era
diverso.
Era
assolutamente certa che non avrebbe fatto alcunchè di
inappropriato.
- Sì,
mi andrebbe di fare una passeggiata. Qui dentro comincia a fare davvero
caldo. –
Si
domandò distrattamente se fosse effettivamente la stanza a
essere asfissiante o
se fosse stata l’idea di stare sola con lui a scaldarla.
Lo
prese sottobraccio, sorridendo in risposta all’espressione
compiaciuta di Ophelia
quando le passarono davanti, e si lasciò condurre verso il
patio del castello.
Puntarono
in direzione del Lago Nero.
La luce
della luna si rifletteva sullo scuro specchio d’acqua,
disegnando una falce di
luna al suo centro esatto.
Era uno
spettacolo meraviglioso.
Rimasero
a contemplarlo in silenzio finchè non sentì
qualcosa che veniva deposto sulle
sue spalle.
La
giacca del completo di Rigel le stava grande, ma la teneva al caldo ed
era
intrisa del suo profumo.
Affondò
il naso verso il bavero, assaporando quell’aroma.
Le
ricordava quel vago sentore che assumeva l’aria quando
pioveva: fresco e
pungente.
- A
quest’ora c’è una forte
umidità e quel vestito è bellissimo, ma
decisamente
leggero. –
Si rese
conto solo in quel momento di quanto fossero vicini i loro corpi.
Una
scarica elettrica le corse lungo la schiena, facendola rabbrividire.
Rigel
parve notarlo e le passò un braccio attorno alle spalle,
attirandola
maggiormente verso di sé.
-
Credevo che la giacca ti tenesse abbastanza caldo, ma se senti ancora
freddo
possiamo tornare dentro. –
Scosse
la testa.
Non
poteva certo ammettere che quel brivido era dovuto alla loro vicinanza,
ma allo
stesso tempo non voleva interrompere quel contatto.
-
Restiamo ancora un po’ – mormorò,
rilassandosi nella sua stretta e appoggiando
la testa sulla sua spalla.
Avvertì
le labbra di Rigel sfiorarle i capelli.
– D’accordo.
–
*
-
Non
riesco a credere che tu l’abbia detto davvero. –
Jared
si strinse nelle spalle.
- Ho solo
detto la verità. –
- Ma
quale verità e verità -, sbuffò la
rossa, - I Kenmare Kestrels non sono più
forti delle Holyhead Harpies. –
- Sì certo
–, sbuffò accondiscendente, - Se il pensarlo ti fa
dormire meglio la notte
continua pure a crederlo. –
- Per
tutti i Fondatori, sei davvero insopportabile, Convel! –
- Se
sono così insopportabile, Campbell, si può sapere
perché diavolo hai accettato
il mio invito al ballo? –
Ecco,
quella sì che era una bella domanda.
Peccato
solo che non avesse una risposta altrettanto bella da fornirgli.
Lo vide
ghignare compiaciuto davanti al suo silenzio.
- Perché
… perché … me lo chiedo anche io il
perché -, sbottò a corto d’idee, -
immagino
che abbia preso una botta in testa dentro al labirinto –
concluse, citando la
spiegazione che Isabelle aveva trovato al suo accettare
l’invito.
Jared
inarcò un sopracciglio, beffardo.
- Sul
serio? Non riesci a trovare nulla di meglio da inventarti? E pensare
che
pensavo fossi quella intelligente del gruppo. –
Quello
era decisamente troppo.
- Dimostrerò
l’ennesima volta la mia intelligenza, andandomene proprio in
questo istante. –
Lo
lasciò lì, nel bel mezzo della Sala, marciando
risolutamente fuori.
Willas
e Lavinia, poco distanti, si avvicinarono attirati dalla confusione.
- Che
cosa è successo? –
-
Piccole discussioni -, si strinse nelle spalle, - ma la tua amica
è un po’
troppo suscettibile. –
Lavinia
assottigliò lo sguardo, per nulla convinta dalla sua
spiegazione.
- Ti
spiace se vado da lei? –
Willas
scosse la testa seccamente.
-
Allora ci vediamo, ragazzi, buonanotte. –
*
-
È stata
una bella serata –, asserì Isabelle quando
giunsero davanti all’ingresso del
dormitorio femminile, - mi sono divertita veramente molto. –
Ed era
vero.
Naveen
si era rivelato diretto e divertente, tremendamente simile ad Aires, e
parlare
con lui era stato facile come respirare.
- Anche
io. –
-
Quindi … direi che è ora di andare a dormire.
Domani abbiamo la seconda prova
da affrontare – mormorò, giocherellando
distrattamente con il braccialetto che
portava al polso.
- Sì,
immagino sia meglio – confermò Naveen, ma non
diede alcun segno di essere
pronto ad andarsene perché rimase fermo davanti a lei a
fissarla.
Incerta
su quale fosse la mossa migliore, fece per voltarsi verso
l’ingresso del
dormitorio.
- Allora,
buonanotte. –
-
Aspetta, Isabelle … -
Tornò a
voltarsi verso di lui, perplessa.
- Sì? –
Naveen
prese un respiro profondo e continuò a fissarla dritta negli
occhi.
- Mi
stavo domandando se ti andasse di vederci ogni tanto. –
Colta
alla sprovvista, si ritrovò a mascherare la sorpresa con un
sorriso divertito.
-
Certo, ma immagino che ci vedremo ogni giorno … sai, almeno
per il prossimo
mese siamo tutti bloccati qui per il Torneo –
scherzò.
- Non
intendevo vederci per le prove del Torneo -, chiarì, - ma al
di fuori degli
impegni di questo mese. Ti sto chiedendo di passare un po’
del tuo tempo libero
con me. –
- Io
non … -
- Ma se
non ti va non fa nulla – aggiunse in fretta.
Naveen
parve improvvisamente meno allegro e baldanzoso, come se la prospettiva
di un
suo rifiuto potesse essere in grado di ferirlo sul serio.
- Certo
che mi va –, replicò in fretta, - possiamo
pranzare insieme dopo la prova e
fare qualcosa nel pomeriggio. –
Le
sorrise, rassicurato.
-
Sarebbe perfetto. Allora a domani, Isabelle … sogni
d’oro. –
- A
domani. –
Lo colse
alla sprovvista, alzandosi in punta di piedi e depositandogli un
piccolo bacio
sulla guancia.
Poi
entrò nel dormitorio, chiudendosi la porta alle spalle, e
sentì le guance
arrossire furiosamente.
Naveen
dal canto suo rimase fuori dalla porta per qualche secondo,
metabolizzando l’accaduto.
Sentì
le labbra stirarsi in un sorriso soddisfatto mentre si dirigeva verso
il
dormitorio maschile.
La
serata non si sarebbe potuta concludere in un modo migliore.
Spazio
autrice:
Vorrei
sotterrarmi per il ritardo con cui pubblico questo
capitolo … sul serio, vi ho fatto aspettare quasi 2
settimane! A mia discolpa
posso solo dire che ho altre interattive da portare avanti e sono nel
pieno
della sessione estiva universitaria (con la bellezza di 7 esami da dare
tra il
12 maggio e il 13 luglio … roba da fondersi il cervello)
quindi se notate
rallentamenti negli aggiornamenti non preoccupatevi perché
non abbandonerò
assolutamente né questa né le altre storie.
Detto ciò spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi auguro
una buona domenica (non come la mia che la passo a studiare le
relazioni
internazionali tra l’Algeria e il resto
dell’universo mondo :/).
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Capitolo
7
-
Non
riesco a credere che ci tocchi davvero affrontare una prova di Pozioni
solo al
secondo giorno – sospirò Isabelle, mentre
mescolava controvoglia i cereali che
aveva affogato nello yogurt.
-
Continuerai a lamentarti ancora per molto? –
s’informò Aires, sbadigliando.
-
Certo. Salazar è maledettamente inquietante, ha
l’aria di uno che potrebbe
tranquillamente farti a pezzi e gettarti nel calderone facendoti
sobbollire a
fuoco lento. –
Naveen
ridacchiò, scuotendo la testa.
- Che
fantasia sfrenata, piccoletta. –
-
Piccoletta? – rimarcò Aires, inarcando un
sopracciglio.
Si
strinse nelle spalle.
- È un
vezzeggiativo come un altro. –
- È
disgustoso e a dir poco diabetico –, spostò lo
sguardo verso Rigel e Calien che
entravano in Sala Grande camminando l’uno vicino
all’altra, - A proposito di
diabetico: che succede tra quei due? –
- Non
ne ho idea. –
Isabelle
alzò gli occhi al cielo.
Era
incredibile come il genere maschile riuscisse a non capire le cose
neppure
quando se le trovavano sotto gli occhi.
- Non è
evidente? –
- No,
per niente – risposero all’unisono.
- Quei
due si piacciono … e parecchio anche. L’hanno
capito praticamente tutti tranne
voi due. –
Aires
sogghignò divertito. – Questa cosa è
fantastica. Me lo immagino già mentre nei
suoi stessi piedi ogni volta che lei gli si avvicina un po’
più del solito. –
Naveen
rise a sua volta, rincarando la dose, - O mentre comincia a balbettare
ogni
volta che deve chiederle qualcosa. –
D’accordo,
magari Rigel non era propriamente il Black più espansivo e
sicuro di sé della
famiglia, ma lei personalmente non ci vedeva nulla di male.
-
Piantatela voi due, siete davvero delle pessime persone. –
Il
ghigno malandrino di Aires si allargò ancora di
più. – E da quando questa
sarebbe una novità? –
- Non
date il tormento a Rigel o ve la vedrete con me -, minacciò,
- è una cosa
carina che si emozioni così quando è con lei,
è davvero adorabile. –
L’espressione
divertita sul volto di Naveen appassì lentamente.
-
Adorabile? –
-
Esatto -, confermò, - alle ragazze vedere un po’
meno di ostentata sicurezza
virile ogni tanto piace. –
I
ragazzi si scambiarono un’occhiata, dubbiosi, ma decisero
saggiamente di
lasciar perdere il discorso e riprendere la colazione da dove
l’avevano
lasciata.
*
Rigel
sentiva su di sé lo sguardo penetrante di Ophelia, ma
cercava di ignorarla fin
dal momento in cui aveva messo piede in Sala Grande.
La Gamp
però sembrava decisa a mantenere il punto finchè
lui non avesse ceduto.
Così
alla fine, con un sospiro rassegnato, decise di darle ciò
che voleva.
- Cosa
vuoi chiedermi, Ophelia? –
- Un
sacco di cose, ma credo che per il momento mi manterrò sul
vago visto che tutti
noi sappiamo bene quanto t’imbarazza scendere nei dettagli
– rispose
all’istante.
- Che
concessione generosa – ironizzò.
- Già.
Allora, come è andata la serata? Ho visto che tu e Calien
siete usciti dopo un
paio d’ore, ma lei è rientrata in dormitorio molto
tardi. –
Sentiva
chiaramente le guance alabastrine scaldarsi in modo lento ma
progressivo.
E lui
che aveva sperato che nessuno li avesse notati.
-
Abbiamo fatto una passeggiata, volevamo prendere un po’
d’aria. –
- Una
lunga passeggiata, siete stati fuori per ore. –
Percepiva
chiaramente la lieve malizia di quella considerazione e se aveva
pensato di non
poter arrossire più di così scoprì
presto di essersi sbagliato.
Era
abbastanza sicuro di avere la faccia talmente rossa e accaldata da
poterci
cuocere sopra un uovo.
- Non è
come pensi … -
- Io
non penso proprio nulla -, sorrise complice, - e continuerò
a non pensare nulla
finchè uno di voi due non mi racconterà qualcosa.
–
- Non è
successo nulla, Ophelia. –
- E chi
ha mai insinuato il contrario? Io no di certo. –
Eppure
la sua espressione lasciava chiaramente presagire i pensieri scabrosi
che stava
partorendo la sua graziosa testolina.
- In
questi momenti mi ricordi davvero tanto Aires, lo sai? –
Ophelia
cambiò espressione all’istante, rivolgendogli
un’occhiataccia.
Era
vero, aveva scelto il paragone che più di ogni altro
l’avrebbe infastidita, ma
non aveva trovato altro modo per uscire da quella situazione
imbarazzante.
- Scusa
–, aggiunse poi sapendo quanto l’amica avesse
sofferto a causa del cugino, -
sono stato meschino. –
Ophelia
scrollò le spalle con ostentata incuranza.
-
Tranquillo, è solo emersa un po’ della tua natura
da Black. È genetica, non
puoi farci nulla. –
*
Maya
si
tormentò le mani mentre osservava il resto del gruppo finire
di fare colazione.
Ogni minuto che passava equivaleva al momento in cui sarebbero andati
nei
sotterranei e si sarebbero sottoposti alla seconda prova.
In
linea di massima non sarebbe stato un problema, ma la presenza di
Salazar
contribuiva a renderla tremendamente nervosa.
Non le
era sfuggito il modo in cui l’uomo la guardava, come se non
la ritenesse altro
che uno spreco di tempo e un’indegna occupatrice dello spazio
che avrebbe
potuto essere destinato a un ben più illustre Purosangue.
- Ti
prego, dimmi che sei un genio delle Pozioni o qualcosa di simile
– mormorò d’un
tratto, rivolgendo la migliore delle sue occhiate supplichevoli
all’indirizzo
del ragazzo seduto di fronte a lei.
- Me la
cavo -, replicò Isaak, - dovremmo riuscire a fare un lavoro
discreto. –
- Fa
molto più che cavarsela -, lo contraddì Lavinia,
- è solo troppo modesto per
ammettere che quando si tratta di mettere le mani in mezzo a quegli
intrugli è
un vero e proprio talento naturale. Sei capitata con uno dei partner
migliori
dell’intero gruppo. –
- Ho
sentito dire che Aires e Calien sono bravi quanto me e che tu e Ophelia
ve la
cavate in modo più che discreto. –
- Forse
loro due sono al tuo livello -, ammise, - ma io e Ophelia non ci
sogniamo
neppure di fare quello di cui sei in grado tu. Vincerete la prova, ne
sono
certa. –
- Io
non so da dove cominciare -, ammise Maya, - temo di combinare un
disastro. –
E in
quel caso, pregiudicando l’esito della prova, era altamente
probabile che Isaak
venisse penalizzato a causa sua.
Non
voleva essere un peso, una zavorra inutile.
Voleva
dimostrare di meritare il suo posto tanto quanto gli altri.
Come se
le avesse letto nel pensiero, Isaak le rivolse un lieve sorriso.
- Se
hai paura di fare danni durante l’esecuzione puoi sempre
occuparti di radunare
gli ingredienti, pulirli e tagliarli. Alla parte di sobollitura penso
io. –
Annuì,
rinfrancata.
-
D’accordo, quello posso decisamente farlo. –
In fin
dei conti lavorando in una locanda per buona parte della sua vita aveva
acquisito una certa dimestichezza con quel tipo di lavori.
Forse
non si sarebbe resa ridicola davanti a tutti.
*
-
Hai
saputo di Willas? –
Katherine
inarcò un sopracciglio all’indirizzo di Calien.
- È
morto? –
La
bionda scosse la testa, trattenendo a stento una risata.
Katherine
era stranamente sarcastica dalla sera precedente, ma sembrava che il
suo umore
fosse sensibilmente peggiorato nell’ultima ora.
- No, è
solo tornato a casa. –
Sbuffò.
– Mai una buona notizia questa mattina. –
C’era
decisamente qualcosa che non andava, ma visto il tipo di persona che
aveva
davanti aveva quasi paura a domandarle di cosa si trattasse.
- Puoi
chiederlo – borbottò.
-
Scusa? –
- Puoi
chiedere quello che ti passa per la testa -, chiarì la
rossa, - lo vedo che
stai morendo dalla curiosità. –
-
D’accordo. Mi chiedevo se fosse successo qualcosa ieri sera,
perché sei
abbastanza intrattabile questa mattina. –
Katherine
sorrise lievemente davanti alla schiettezza della ragazza.
- Solo
Convel che come al solito ha fatto quello che gli riesce meglio: farmi
perdere
la pazienza. –
Aveva
immaginato che Jared fosse in qualche modo coinvolto, ma non ne aveva
fatto
parola perché non riusciva ancora a comprendere cosa ci
fosse tra quei due.
Non si
sopportavano, discutevano in continuazione, ma continuavano a orbitare
l’uno
accanto all’altra.
Proprio
in quel momento il ragazzo si fermò davanti a loro, fissando
la rossa mezza
veela dritta negli occhi con ostentata sicurezza.
-
Pronta, compagna di squadra? –
- A
cancellarti quel sorriso da imbecille a suon di schiaffi? Certo, quando
vuoi –
replicò, sorridendo candidamente.
Calien spostò
lo sguardo da una all’altro.
Aveva
la netta sensazione che quei due avrebbero finito con il saltarsi alla
gola
entro la fine della mattinata.
E lei
sperava davvero di non trovarsi nei paraggi quando ciò fosse
accaduto.
*
-
Vanno
bene le radici di questo spessore? –
Isaak
alzò appena la testa dal calderone, sul quale era
concentrato in modo talmente
assoluto che Maya aveva avuto quasi timore di disturbarlo.
- Sì,
sono perfette. Puoi occuparti anche di sminuzzare il contenuto di quel
mortaio?
–
-
Certo. –
Mosse
il macinino con vigore, continuando a sminuzzare
l’ingrediente finchè non fu
ridotto a minuscoli frammenti.
Allora,
con mano tremante, seguì le istruzioni del compagno e ne
versò una prima metà
all’interno della pozione che sobolliva dolcemente.
Isaak
compì tre giri in senso orario e due in antiorario, poi le
fece cenno di
versare il resto del contenuto del mortaio.
Aggiunsero
le radici e rimasero in attesa che la pozione assumesse il colorito
descritto
dalla ricetta.
Divenne
trasparente, tanto da poter essere scambiata per acqua, e Isaak emise
un gemito
soddisfatto.
Ce
l’avevano fatta, finalmente avevano ultimato la preparazione
con successo.
*
Aires
osservò Isabelle mentre rimestava la pozione che aveva
assunto un colorito
verdastro decisamente lontano dalla limpida trasparenza richiesta.
- Stai
cercando di far saltare in aria il castello? –
Gli
rivolse un sorriso tutto denti, mentre cercava con lo sguardo lo
sciroppo di
Elleboro. Eppure era sicura di averlo già visto da qualche
parte.
- Spiritoso.
Perché invece di continuare a guardarmi non mi dai una mano
e risolvi la
situazione? –
Insomma,
era lui quello bravo in Pozioni non certo lei.
-
Potrei farlo -, convenne, - ma non sarebbe divertente nemmeno la
metà di quanto
lo è starti a guardare inveire contro gli ingredienti.
–
- Non è
colpa mia se decidono di giocare a nascondino proprio quando mi
servono. –
- Non
sarà forse che sei disordinata? Pozioni è una
materia in cui serve precisone e
cura meticolosa. –
Sbuffò.
-
D’accordo, signor perfettino, puoi cortesemente salvare la
situazione prima che
Salazar ci sbatta entrambi fuori dal torneo? –
Aires
le posò le mani sui fianchi, spostandola leggermente di
lato, e prese il suo
posto davanti al calderone.
Lo vide
immergere una serie d’ingredienti dopo l’altra
finchè il calderone non emise un
sibilo e la pozione abbandonò quella sfumatura verdastra.
Finalmente
era trasparente.
-
Allora, nessun “oh mio eroe, grazie per avermi salvata,
menomale che ci sei
tu”? –
Quando
ci voleva bisognava pur concedergli un po’ di gloria e merito.
- Sei
un genio – ammise.
- Lo
so. –
*
Non
c’era nulla da fare.
Lei
poteva anche essere brava in Pozioni, ma quando si ritrovava a lavorare
con
quei due non c’era verso di riuscire a portare a termine il
lavoro.
Salazar
l’aveva inserita nel gruppo di Katherine e Jared sostenendo
che, mancando il
dodicesimo componente vista l’improvvisa partenza di Willas,
sarebbe riuscita a
equilibrare un po’ il terzetto.
Peccato
solo che quei due non avessero fatto altro che punzecchiarsi
dall’inizio della
prova fino a quel momento, in cui mancavano pochi minuti al termine e
la loro
pozione era di un desolante bianco perlaceo.
Insomma,
ben lontana dalla trasparenza richiesta.
Quando
Salazar annunciò il termine della sfida, la Prewett aveva
ormai i capelli
dritti … un po’ per i fumi provenienti dai vari
calderoni e un po’ perché quei
due l’avevano ufficialmente portata all’esaurimento
nervoso.
- Giuro
che se mi buttano fuori dal torneo per colpa vostra vi strangolo con le
mie
mani – asserì, rivolgendo loro
un’occhiata minacciosa che ebbe il potere di
mettere fine all’ennesimo battibecco.
Mai
come in quel momento Lavinia Prewett appariva tremendamente in grado di
mettere
in atto la sua macabra minaccia.
*
-
Non
so davvero come fai a farlo sembrare così facile –
esordì Naveen mentre
osservava Calien spegnere il fuoco del calderone e coprire la loro
pozione con
un telo.
- Le
mie sorelle sono incredibilmente brave nella Trasfigurazione, mentre io
non
sono mai stata altrettanto portata -, spiegò, -
così mia nonna ha pensato di
farmi provare con Pozioni. –
- E hai
trovato il tuo talento. –
Annuì.
-
Mentre sono davanti al calderone riesco a rilassarmi. È una
bella sensazione,
come se avessi il controllo assoluto di ogni cosa. Mi fa stare bene.
–
- Provo
la stessa cosa quando si tratta di Incantesimi -, ammise, - quella
è l’unica
materia in cui do veramente tutto me stesso. –
- Tutti
noi abbiamo un talento -, commentò saggiamente, - non ci
resta che trovarlo e
coltivarlo. –
Non
erano parole sue, ma di sua nonna.
Le
stesse che le aveva rivolto la prima volta che, piangendo, era corsa da
lei
perché era l’unica in famiglia che non riuscisse
ad assumere quella parte
recondita della sua natura di Veela.
A
distanza di anni aveva capito che, come sempre, sua nonna aveva ragione.
*
Ophelia
si fece spazio per guadagnare la strada verso la bacheca a cui erano
stati
appesi i risultati della prova terminata un’ora prima.
Aveva
mangiato poco e con nervosismo, certa di non essere riuscita a dare il
massimo
come avrebbe voluto.
Del
resto l’imbranataggine di Rigel, che aveva versato
metà del sangue di drago
fuori dal calderone, non era propriamente la cosa migliore quando
veniva
richiesta assoluta precisione come nell’arte delle pozioni.
Scorse
la lista, trattenendo un sospiro sollevato vedendo che erano, se non
altro,
riusciti a non finire proprio all’ultimo posto.
Salazar
aveva attribuito cinque punti a testa al primo gruppo, quattro al
secondo, tre
al terzo, due al quarto e un punto agli ultimi classificati.
La
classifica della prima e della seconda prova era stata unificata e dava
un
quadro inziale dell’andamento dei partecipanti.
Erano
solo alla seconda prova, si disse, aveva ancora tempo per risalire la
classifica e distinguersi dalla massa … per conquistare il
suo posto all’interno
della scuola.
Nome
partecipante
|
Punteggio
I prova
|
Punteggio
II prova
|
Punteggio
totale
|
1°
posto ex equo
Calien
Lyann
Isaak Selwyn
|
6
punti
7
punti
|
5
punti
4
punti
|
11
punti
11
punti
|
2°
posto ex equo
Aires
Black
Naveen
Hamilton
|
7
punti
5
punti
|
3
punti
5
punti
|
10
punti
10
punti
|
3°
posto ex equo
Ophelia
Gamp
Isabelle
Shafiq
Maya
Potter
|
7
punti
6
punti
5
punti
|
2
punti
3
punti
4
punti
|
9
punti
9
punti
9
punti
|
4°
posto ex equo
Rigel
Black
Katherine
Campbell
|
6
punti
7
punti
|
2
punti
1
punto
|
8
punti
8
punti
|
5°
posto ex equo
Jared
Convel
Lavinia
Prewett
|
5
punti
5
punti
|
1
punto
1
punto
|
6
punti
6
punti
|
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci
con la tanto attesa seconda prova. Spero che il capitolo vi sia
piaciuto e vi
pongo una domandina: in vista dell’uscita a Hogsmeade, avete
richieste
particolari per il vostro OC? Non so, se volete che ci vada con
qualcuno, che
faccia qualcosa in particolare … insomma, avete carta bianca
per le richieste.
Dopo
tutto ciò, passiamo alle note dolenti. Come avrete notato,
nel capitolo Willas
non è presente.
Ebbene,
mi spiace informarvi che Willas Lannister non fa più parte
di questa
interattiva perché sono ben 7 capitoli che non ho notizie da
parte della sua
creatrice. Essendo tra l’altro un personaggio neanche troppo
semplice da
gestire, mi sono a lungo interrogata su quanto senso potesse avere il
portarlo
avanti senza sapere se lo rendo in modo corretto e dovendo improvvisare
nelle
risposte da attribuirgli nelle varie domande che ho fatto finora.
Essendo
un’interattiva, mi aspetto una certa partecipazione da chi mi
affida un suo OC
pertanto ho deciso di tagliarlo fuori. Mi spiace perché
aveva del potenziale,
ma non ha veramente senso portarlo avanti in questo modo. Concludo
dicendo che
riapro le iscrizioni per un OC maschile
possibilmente aspirante Grifondoro o aspirante Tassorosso
perché di Corvi e
Serpi ne ho a bizzeffe. Chi desidera partecipare trova la
scheda nel
prologo.
Per
ora
è tutto, vi lascio con la speranza di non veder scomparire
qualcun altro.
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Capitolo
8
Un
uragano rispondente al nome di Lavinia Prewett si abbattè su
di loro prima
ancora che riuscissero ad alzare lo sguardo nella direzione dal quale
provenivano i passi.
- Avete
saputo la novità? –
Maya
scosse la testa, rivolgendo un’occhiata perplessa
all’indirizzo di Calien.
- Tu hai
la minima idea di cosa sta dicendo? –
La Veela
scosse la testa.
- Deve
essere una grande notizia se è così agitata.
–
Lavinia
annuì con vigore.
- È più
che una grande notizia, è una cosa fantastica. È
appena arrivato un ragazzo,
sembra che prenderà il posto di Willas all’interno
del torneo? –
Con la
fronte aggrottata, Calien la guardò come se stesse
farneticando. – E questa
sarebbe una buona notizia … perché? –
Insomma,
per come la vedeva lei non c’era proprio nulla di positivo
nel fatto che ci
fosse un nuovo concorrente, che per giunta dovevano imparare a
conoscere a tre
quarti della prima selezione.
- Perché è
tremendamente carino -, constatò, - e perché
sembra veramente molto bisogno di
qualcuna che si offra di dargli indicazioni su Hogwarts e su come
funzionano
qui le cose. –
Maya
ridacchiò.
- Fammi
indovinare, quel qualcuno vuoi essere tu? –
-
Ovviamente. –
- E come
la mettiamo con la prova di questo pomeriggio? –
Sventolò
una mano a mezz’aria.
- Se non
ci hanno dato informazioni deduco che sia alquanto inutile spaccarsi la
testa
alla ricerca di qualcosa da imparare. Immagino sia
un’abilità che si possiede
oppure no. –
Effettivamente
il ragionamento filava.
- Non c’è
nulla che potremmo dirti per convincerti a non partire
all’attacco, vero? –
Scosse la
testa. – Nulla. –
- Allora
non ci resta che augurarti buona fortuna – concluse la
Potter.
*
-
Quello
chi sarebbe? –
Isaak
seguì lo sguardo di Aires, che osservava con aria critica il
ragazzo appena
entrato nel dormitorio maschile.
- Mai
visto prima, immagino sia il sostituto di Lannister. –
Posò il
pedone con il quale stava giocherellando e continuò a
osservarlo mentre
trascinava dietro di sé il baule.
- Ehi,
straniero –, esordì, - ti sei portato casa
lì dentro? –
Isaak
scosse la testa, borbottando qualcosa che suonava come un “lo
sapevo che
avrebbe cominciato”.
Il
ragazzo scostò gli scarmigliati e bruni ricci, scoprendo gli
occhi castani
screziati di pagliuzze dorate e replicò con un lieve sorriso.
- Elnath
Storm, piacere di conoscervi, e qui dentro sembra che ci siano molte
più cose
di quanto in realtà siano, ma non sono un granchè
con l’ordine. –
I ragazzi
all’interno della sala si fecero improvvisamente tutti
più attenti.
Il
cognome era noto in tutto il mondo magico; sebbene non fossero una
famiglia
Purosangue, gli Storm erano avventurieri e cacciatori di tesori e
talvolta
venivano persino utilizzati come intermediari per trattative private e
riservate tra personaggi particolarmente ricchi o illustri.
- Storm?
Sei uno di quegli Storm? –
- In
carne e ossa – ammise, passandosi una mano dietro al collo
come se fosse
lievemente imbarazzato dalla domanda e dalle implicazioni che ne
seguivano.
Solitamente,
infatti, dopo aver appurato chi fossero i membri della sua famiglia si
cominciava con domande di ogni tipo.
- Buono a
sapersi -, considerò Aires, - io sono Aires Black e quello
che sto distruggendo
a scacchi è Isaak Selwyn; l’idiota sul divano
è Jared Convel. – Quest’ultimo
gli rispose con un gestaccio che parve essere completamente ignorato
dal
rampollo dei Black. –
Mio
cugino Rigel e l’altro ragazzo del gruppo, Naveen Hamilton,
sono alle prese con
le ragazze. –
- Non c’è
una prova nel pomeriggio? –
- Certo
che c’è, ma ancora non si sa di cosa si tratti.
–
- Perciò
ce ne stiamo a rilassarci – concluse Jared, mostrando il
libro che teneva sulle
gambe.
Aires
meditò sulla mossa da fare, osservando la scacchiera.
Un
sorriso compiaciuto comparve sulle labbra sottili prima che tornasse a
rivolgersi
a Elnath.
- Ti
prego, siediti perché a forza di stare in piedi mi metti
ansia. –
- Se vuoi
sistemare il baule c’è posto nella stanza che
dividiamo io e Jared -, lo
informò Isaak stringendo contrariato gli occhi quando la
regina di Aires mangiò
il suo cavallo, - il letto sulla sinistra era del ragazzo che
c’era prima di
te, puoi prendere quello. –
-
Perfetto, allora vado a sistemare questa roba. –
- D’accordo,
ci si vede, straniero -, Aires esultò, - ecco fatto, Selwyn:
scacco matto! –
*
Isabelle
pescò uno zuccotto di zucca dalla busta che Naveen aveva
portato con sé quando
le aveva proposto di organizzare una specie di pic nic in riva al Lago
Nero,
approfittando della bella giornata.
- Come
facevi a sapere che sono i miei dolci preferiti? –
- Io so
sempre tutto. –
Gli
assestò un buffetto sul fianco, facendolo sorridere, mentre
alzava gli occhi al
cielo.
- Sì,
certo. –
- Sul
serio, sono un Legilimens, no? –
Isabelle
inarcò un sopracciglio, incerta se prendere sul serio
l’insinuazione che aveva
fatto sulla possibilità di esserle entrato nella mente o se
considerarlo un
semplice scherzo.
Decise di
metterlo alla prova, incrociando le braccia con aria di sfida.
- Se sei
così bravo, perché non mi dici a cosa sto
pensando in questo momento? –
Naveen
resse bene la sua occhiata, sfidandola di rimando.
- Se
indovino cosa vinco? –
Finse di
pensarci su, arricciando il labbro inferiore.
- Sei un
Legilimens, indovina da solo qual è il premio. –
Scoppiò a
ridere, punzecchiandole un fianco.
Quando la
vide ritrarsi capì di aver trovato il suo punto debole.
- Soffri
il solletico? –
Isabelle
cambiò espressione all’istante,
nell’evidente tentativo di restare impassibile
prima di rispondere.
- No. –
- Bugia. –
- Stai
prendendo tempo perché non sai a cosa stavo pensando?
– rilanciò.
Le si
avvicinò, guardandola dritta negli occhi, per assicurarsi
che fosse
perfettamente consapevole della sua sincerità.
- L’ho
chiesto ad Aires -, ammise, - perché non mi piace leggere i
pensieri delle
persone senza che ce ne sia un bisogno impellente o che mi venga
permesso di
loro spontanea volontà. È un po’
un’invasione personale, non mi piacerebbe se
lo facessero a me quindi evito di farlo – concluse.
Isabelle
sorrise, colpita e intenerita dall’ammissione.
- Sei un
bravo ragazzo, chi l’avrebbe mai detto. –
- Non poi
così bravo -, scherzò, - o non avrei pensato a un
premio in particolare con cui
ricompensare le mie doti di Legilimens. –
La vide
arrossire, distogliendo lo sguardo.
L’aveva
messa in imbarazzo e non era quello il tipo di reazione a cui mirava.Per
stemperare la tensione le cinse i fianchi, solleticandoli.
Isabelle
cominciò a dimenarsi, ridendo mentre tentava di sfuggire
alla sua presa.
- Sei
sleale -, mormorò tra una risata e l’altra, -
davvero molto sleale. –
La osservò,
con le onde scure scompigliate e gli occhi allegri che sprizzavano
divertimento, le guance leggermente arrossate e il fiato corto.
Doveva
essere rimasto fermo in quel modo per parecchio tempo,
perché Isabelle si mise
a sedere e lo guardò interrogativa.
- Ti sei
incantato? –
Sì,
probabilmente quella era la definizione più giusta.
- Io …
credo che sia ora di tornare al castello, è quasi ora della
terza prova –
mormorò, alzandosi in piedi e tendendole una mano per
aiutarla a fare
altrettanto.
Isabelle
parve esitare per un attimo, poi però accettò la
sua stretta.
- Già, è meglio
se rientriamo. –
*
Calien
fece scivolare la mano in quella di Rigel, mentre camminavano uno a
fianco dell’altra
diretti verso l’aula indicata dai Fondatori.
Non
sapeva neanche lei perché l’avesse fatto, ma
stargli vicina diventava sempre
più facile di giorno in giorno e il gesto le era venuto
spontaneo.
Lo
osservò di sottecchi, timorosa della sua reazione.
Vide che
Rigel stava sorridendo e poi sentì la sua presa mentre
intrecciava le dita tra
loro.
Le tenne
aperta la porta dell’aula, facendola cavallerescamente
entrare per prima.
All’interno
dell’aula c’era già il resto del gruppo,
compreso il nuovo arrivato di cui
aveva tanto parlato Lavinia poche ore prima.
Effettivamente
era un tipo attraente, considerò, ed era semplice capire
perché avesse colpito
tanto la Prewett.
Eppure,
malgrado la curiosità del momento, notò che il
loro ingresso non era sfuggito
all’occhio attento dei suoi compagni.
- Adesso
che sono arrivati anche i due piccioncini, possiamo ultimare le
presentazioni
-, esordì Jared, - loro sono Calien Lyall e Rigel Black, il
cugino intelligente
della coppia – concluse, con una frecciatina a carico di
Aires.
- Convel,
non costringermi a farti male – bofonchiò Aires.
-
Provaci. –
- Se non
la fate finita sarò io stessa a fare del male a entrambi -,
intervenne
Katherine, - specialmente a te, Convel. –
Lo
sguardo battagliero della rossa diceva chiaramente che non aveva ancora
digerito il commento della sera del ballo.
Stringendo
la mano prima a lei e poi a Rigel, Elnath domandò: - Fanno
sempre così? –
- Sempre
-, confermò Rigel, - ma sono sostanzialmente innocui.
–
Annuì,
continuando a sembrare abbastanza perplesso.
Calien
conosceva bene quello sguardo, perché lei stessa
l’aveva avuto a lungo dopo
aver messo piede nel castello.
Solo
adesso cominciava a vedere con più normalità
certi avvenimenti o comportamenti.
- Non era
come ti eri immaginato Hogwarts, vero? –
- Non
esattamente. I miei non sono esattamente degli ammiratori di questo
posto. –
- È per
questo che sei arrivato solo oggi? –
- Già,
non volevano che venissi al torneo perché credono che i
Fondatori non abbiano
nulla di nuovo da insegnarmi. –
- Mia
madre, invece, era preoccupata che qui dentro mi discriminassero e mi
rendessero la vita difficile e invece … -
- Invece
hai trovato Rigel – concluse per lei, accennando alle mani
ancora intrecciate.
Arrossì
bruscamente.
Già,
forse era proprio vero che loro due si erano trovati seppur provenienti
da
realtà tanto diverse.
*
I
Fondatori fecero il loro ingresso interrompendo le loro chiacchiere.
Al centro
di tutti c’era Helga Tassorosso, segno che il giudice che
aveva proposto quella
prova era lei e che, quindi, avrebbero dovuto impegnarsi a
impressionarla se
speravano di entrare nella sua Casa.
- Buon
pomeriggio a tutti voi, ragazzi -, esordì con un sorriso
gioviale, - come avrete
notato abbiamo un nuovo arrivato. Confido che tutti voi facciate del
vostro
meglio per farlo sentire ben accetto. La prova di quest’oggi
verterà sulla
vostra capacità di effettuare incantesimi, in particolare un
tipo d’incanto
complesso che ha alla base l’emozione più forte
mai provata da un essere umano:
la felicità. Immagino abbiate capito che si tratta
dell’Incanto Patronus. Per
superare la prova dovrete produrre un Patrono corporeo nel minor numero
di
tentativi possibili. –
Ophelia
tirò un sospiro di sollievo.
Quando
aveva capito che si trattava di una prova di Tassorosso aveva temuto
che
riguardasse qualche pianta o strano ramo dell’Erbologia, ramo
in cui suo
malgrado era tremendamente negata.
E invece
la Fondatrice aveva sorpreso tutti quanti con quella richiesta.
-
Cominciate pure quando vi sentite pronti – li
esorò, mentre i Fondatori si
sistemavano in un angolo dell’aula in modo tale da poter
avere una visione d’insieme.
Ophelia
si concentrò a fondo sul suo ricordo felice, riportando alla
luce un evento di
tanti anni prima.
Una
bambina correva lungo un prato pieno di
margherite, cercando di rincorrere un bambino poco più
grande di lei che
macinava metri a una velocità impressionante.
Vide la bambina inciampare e cadere a terra,
rotolando verso la discesa.
Il bambino si fermò di scatto, voltandosi
verso di lei e raggiungendola in poche ampie falcate.
Arrestò la sua discesa, afferrandola con
sicurezza e stringendola a sé.
- Ti sei fatta male, Lia? –
- Un po’ -, piagnucolò, - sul ginocchio
destro. –
La pelle in corrispondenza dell’articolazione
era leggermente escoriata e qualche goccia di sangue aveva macchiato i
fili d’erba.
- Ci penso io, tornerà a posto come prima
della caduta – le assicurò il bambino.
Le massaggiò la ferita, per poi chinarsi a
succhiare via le piccole gocce di sangue.
Così la ferita si sarebbe disinfettata, le
aveva detto.
E pochi secondi più tardi il ginocchio aveva
smesso di sanguinare e il dolore si era attenuato.
- Va meglio? –
- Sì. Grazie, Edmund. –
- Ci sarò sempre per te, cuginetta, non serve
che mi ringrazi. –
Eppure
non aveva mantenuto la promessa.
Edmund
era di salute cagionevole e quella piccola fuga dal manor gli aveva
causato una
brutta influenza che non aveva dato segno di voler cessare e che
l’aveva
portato nella tomba a soli otto anni.
Sentì gli
occhi inumidirsi mentre la tigre che si stava formando evaporava.
Doveva
stare calma.
L’ultimo
ricordo di Edmund era qualcosa che andava serbato con gioia nel cuore,
l’ultimo
momento della sua infanzia in cui aveva avuto davvero qualcuno che
l’apprezzasse
per quello che era e non perché fosse una Veggente o una
Gamp.
Tentò di
nuovo l’incanto e questa volta la tigre si
materializzò alla perfezione,
girando su se stessa mentre mandava un ruggito profondo.
*
Maya
continuava ad agitare la bacchetta, mormorando l’incantesimo
nella speranza di
veder comparire quella creatura eterea che si stava lentamente levando
dalle
bacchette dei suoi amici.
Per
quanto si sforzasse di mandare a mente un ricordo sufficientemente
felice, la
sua bacchetta continuava a produrre solo vapore informe.
Lanciò un’occhiata
attorno a sé.
Vide
Jared produrre un Drago di komodo, mentre poco distante da lui Naveen
osservava
con un sorriso la volpe che correva in giro per la stanza, rincorsa dal
lupo
prodotto da Aires.
Tentò per
l’ennesima volta, notando che questa volta il vapore
cominciava ad assumere una
consistenza un po’ più fluida.
All’ennesimo
tentativo, l’immagine di qualcosa simile a un delfino si
materializzò per un
breve momento, per poi dissolversi.
Sorrise.
Anche se
non era riuscita a portare a termine la prova aveva comunque scoperto
quale
animale fosse il suo patrono.
*
Calien
osservò la sua aquila spiccare il volo, librandosi
nell’aria e volteggiare tra
le teste dei presenti, planando di tanto in tanto.
Poco
distante da lei, Rigel aveva appena pronunciato l’incanto.
Vide il
vapore del ragazzo formarsi e prendere le sembianze di un aquila
identica alla
sua.
La vide
librarsi a sua volta nell’aria, volando accanto alla sua
facendo sfiorare le
punte delle loro ali.
- Abbiamo
lo stesso patrono – sussurrò, portandosi una mano
alla bocca.
Forse era
un caso, forse l’ennesima dimostrazione di quanto fosse
profonda la loro
connessione.
- Sembra
essere un segno del destino –, commentò Rigel
sorridendo al suo indirizzo, - e
sembrerebbe che vadano anche molto d’accordo. –
*
-
Storm,
fai stare buono quel tuo lupastro – bofonchiò
Aires, accennando al patrono di
Elnath che fronteggiava il suo.
Due lupi.
Se il
fatto che i patroni di Calien e Rigel fossero uguali era una cosa
tremendamente
sdolcinata e romantica era altrettanto vero che il fatto che il patrono
di due
ragazzi fosse il medesimo era una vera e propria scocciatura.
- Stanno
cercando di capire chi è l’alpha –,
replicò, - e poi di che ti preoccupi? Non
possono mica farsi del male. –
Era vero,
ma si sentiva stranamente protettivo nei confronti del suo patrono.
Insomma,
per certi versi era un pezzo di sé.
Con la
coda dell’occhio vide che Jared stava fissando i due patroni
con un’espressione
mortalmente seria dipinta sul volto.
Dunque
non erano le foreste il problema, così come aveva ipotizzato
al loro arrivo a
Hogwarts, ma gli ululati che aveva sentito.
Convel
aveva paura dei lupi.
Era
ironico come, persino quando si trattava dei patroni, loro due fossero
destinati a non sopportarsi.
*
-
Allora,
ragazzi, radunatevi tutti qui per favore. –
Assecondarono
Helga, mettendosi a semicerchio intorno ai Fondatori.
- Prima
di lasciarvi alla classifica aggiornata con i vostri punteggi, vorrei
annunciarvi che abbiamo deciso di premiare il vostro impegno
concedendovi la
giornata di domani come libera. Potrete visitare il villaggio di
Hogsmeade e
fare ciò che più desiderate, ma il rientro
è fissato categoricamente per le sei
del pomeriggio. –
Annuirono
all’unisono, dando cenno di aver capito alla perfezione.
- E
adesso vi lasciamo alla classifica. –
Si
radunarono attorno al foglio appeso al muro, curiosi di scoprire come
fosse
stata aggiornata a seguito di quella prova.
Nome
|
Cognome
|
I Prova
|
II Prova
|
III Prova
|
Totale
|
Naveen
|
Hamilton
|
5
|
5
|
10
|
20
|
Ophelia
Isabelle
Isaak
|
Gamp
Shafiq
Selwyn
|
7
6
7
|
2
3
4
|
9
9
7
|
18
18
18
|
Calien
Aires
|
Lyall
Black
|
6
7
|
5
3
|
6
7
|
17
17
|
Rigel
Jared
|
Black
Convel
|
6
5
|
2
1
|
8
10
|
16
16
|
Katherine
|
Campbell
|
7
|
1
|
6
|
14
|
Maya
|
Potter
|
5
|
4
|
4
|
13
|
Lavinia
|
Prewett
|
5
|
1
|
5
|
11
|
Elnath
|
Storm
|
/
|
/
|
10
|
10
|
Spazio
autrice:
Perdonate
l’attesa per l’aggiornamento, ma più di
una volta a
settimana non riesco a pubblicare :/
Ho finalmente scelto l’OC che subentrerà al posto
di Willas e
spero di riuscire a inserirlo e renderlo bene; nel qual caso
così non fosse,
FuriaBianca non farti problemi a farmelo presente xD.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Vi lascio al pv di Elnath e a qualche info su di lui.
Chiedo
a chi non l’avesse ancora fatto di mandarmi un messaggio
privato dicendo cosa
vorrebbe che facesse il proprio OC durante l’uscita a
Hogsmeade visto che il
prossimo capitolo sarà ambientato lì.
Al
prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
Elnath Lupus Storm (PV Marlon Teixeira)
– 17 anni, Animagus.
Eterosessuale.
Patronus: Lupo
Bacchetta: lunga 12 pollici,
legno
di sicomoro, nucleo di piuma di fenice e flessibile.
Quidditch:
Battitore
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Capitolo
9
Aprì
gli
occhi, soffocando uno sbadiglio mentre calciava via le coperte e si
metteva
seduta sul bordo del letto a baldacchino.
Allontanò
una ciocca castana dal volto e trattenne l’ennesimo sbadiglio.
Calien le
sorrise, accennando all’orologio a pendolo
nell’angolo della loro stanza.
- Ben
svegliata, dormigliona. –
- Che ore
sono? –
- Le otto
e mezza. Eravamo d’accordo per vederci alle nove con Lavinia
e Rigel – le ricordò
Katherine, raccogliendo le ciocche rosse in un’elaborata
treccia laterale.
- Giusto,
me ne ero completamente dimenticata. Questo torneo mi sta friggendo il
cervello
– mormorò, avvicinandosi alla sua anta
dell’ampio armadio e rovistando alla
ricerca di qualcosa di adatto per quella giornata di visita.
- Ci
siete già state a Hogsmeade? – domandò
Calien, spazzolando le lunghe ciocche
bionde.
Scosse la
testa, soppesando un abito di un bell’azzurro che riprendeva
il colore dei suoi
occhi.
Katherine
scosse la testa.
Ophelia
la imitò, arricciando il labbro inferiore in
un’espressione meditabonda.
- Mai
stata, ma so che c’è un negozio di dolci, uno dei
locali di Mielandia. –
-
Immagino che quella sarà una delle tue tappe obbligatorie -,
scherzò la rossa,
- vista la tua ossessione per la cioccolata. –
-
Ovviamente, ho intenzione di spendere metà della rendita
mensile che mi
assegnano i miei genitori solo in dolci. –
Risero.
- E con l’altra
metà cosa hai intenzione di farci? –
- Non so,
forse comprerò un cucciolo al Serraglio stregato del paese.
–
Improvvisamente
interessata, Calien posò lo sguardo su di lei.
- Un
cucciolo? Che tipo di animale avevi in mente? –
- Pensavo
a un gatto. Ho già chiesto ad Helga e mi ha detto che
è possibile tenere degli
animali da compagnia al castello purchè siano di taglia
medio piccola. A voi
darebbe fastidio averlo in camera? –
- Se
fosse stato un rospo avrei detto di sì -, meditò
Katherine, - ma un gattino è
il benvenuto per quanto mi riguarda. Lien, tu che ne pensi? –
- Mi
piacciono i gatti, per cui possiamo avere un nuovo compagno di stanza.
–
- E
allora che gattino sia. –
*
Aveva
percorso
quasi interamente la strada che separava il dormitorio maschile da
quello
femminile quando lo vide.
Elnath
Storm vagava per i corridoi con l’aria di chi era ben
determinato a esplorare
ogni singolo anfratto di Hogwarts.
Lo salutò
con un cenno del capo, avvicinandoglisi.
- Hai già
dei programmi per la gita a Hogsmeade? –
- Non
ancora, sto ancora cercando di orientarmi qui -, ammise, -
perciò a parte
qualche chiacchiera di circostanza non ho preso molta confidenza con i
ragazzi
del torneo. –
- Già, ti
capisco, anche per me non è semplice stringere amicizie di
punto in bianco. –
Elnath si
accigliò, sorpreso.
- Eppure
sembri estroverso, come se il metterti in gioco non ti creasse il
minimo
problema. –
- Sono
solo amichevole -, si strinse nelle spalle, - ma quello veramente
estroverso è mio
cugino. –
Ridacchiò.
- Sì, ho
avuto modo di notarlo quando l’ho conosciuto. –
- Ti
prego, dimmi che non ne ha combinata una delle sue. –
- Non a
me, ma credo che lui e Jared non si sopportino granchè.
–
Rigel
emise un piccolo sbuffo divertito.
- Dire
che non si sopportano è un eufemismo. Mi domando come
abbiano fatto a non darsi
ancora addosso, suppongo che il torneo li abbia tenuti troppo impegnati
per
permettergli di combinare guai. –
- La
calma prima della tempesta – convenne Elnath, come se sapesse
perfettamente
quello che diceva.
- Già.
Piuttosto, mi vedo con Calien e un po’ delle altre ragazze;
abbiamo in mente di
visitare il villaggio e finire con il pranzare da qualche parte, sei
dei
nostri? –
Rimase in
silenzio, ponderando l’offerta.
Se non
altro avrebbe avuto l’occasione di conoscere meglio i suoi
compagni e di non
perdersi tra le vie di Hogsmeade.
- Perché no.
Oltre a Calien chi c’è? –
-
Katherine, Ophelia e … -, accennò con il capo
alla ragazza che stava uscendo
dal dormitorio proprio in quel momento, - Lavinia. –
Sentendo
il suo nome, Lavinia si avvicinò a loro con espressione
interrogativa.
- Che
succede, ragazzi? –
- Ho
appena invitato Elnath a trascorrere la gita con noi e ha deciso di
aggregarsi.
–
Si aprì
in un sorriso radioso, affiancandoglisi mentre raggiungevano il resto
del
gruppo.
- Ottima
scelta, stai pur sicuro che non ti annoierai. Hai già
qualche idea sui negozi
da visitare? –
- Non
esattamente. Vorrei fare dei regali ai miei fratelli, ma non ho alcuna
idea …
specialmente per quello da fare alla mia sorellina –
concluse, sorridendo
imbarazzato.
- Quanti
anni ha? –
- Sedici,
si chiama Enif. –
- Allora
ti annuncio ufficialmente che sarà mio gradito compito
quello di fare da
supervisore nella scelta dei regali. Un parere femminile potrebbe
tornarti
utile. –
Le
sorrise, tremendamente riconoscente.
- D’accordo,
ma in cambio dovrai accettare un pranzo offerto da me. –
Gli porse
la mano con aria fintamente solenne.
- Abbiamo
un accordo. –
*
-
Ripetimi un’altra volta perché stiamo facendo i
terzi incomodi invece di andare
all’emporio a comprare qualcosa oppure a bere in una delle
taverne del paese. –
Aires
inarcò un sopracciglio, guardandolo come se avesse fatto una
domanda indegna di
risposta.
- Non è ovvio?
–
- Se ti
riferisci al fatto che sei fuori di testa, devo ammettere che ci ho
messo un po’
a capirlo, ma alla fine ci sono arrivata – replicò
Maya, strappando una risata
divertita a Isaak.
- No, miss
simpatia. È solo che non è il caso di lasciare
Naveen e Isabelle da soli. –
- Sia mai
che facciano qualcosa di scabroso … come prendersi per mano
– convenne Isaak,
scatenando l’ennesimo attacco di risate.
- Non
siete divertenti. –
-
Suppongo sia solo questione di punti di vista -, lo
contraddì la ragazza, - io
credo che siamo molto divertenti.
–
- Sono il
suo migliore amico, ho il compito di farle da chaperon e assicurarmi
che … -
tacque, guardandosi attorno.
Erano
rimasti più indietro per non risultare eccessivamente
invadenti, ma si era
appena rivelato un errore madornale.
Le
chiacchiere di quei due lo avevano fatto distrarre e li aveva persi di
vista.
- Ecco
fatto, sono scomparsi. –
Isaak e
Maya si scambiarono un’occhiata complice.
- Ops …
chissà come è potuto succedere. –
*
Maya
e
Isaak dovevano essere riusciti a distrarre Aires abbastanza da fargli
perdere
le loro tracce, considerò Isabelle notando che il terzetto
non si vedeva più da
nessuna parte.
- Mi
hanno parlato bene di questo posto -, disse accennando
all’insegna di una
taverna che recava l’immagine di un gatto nero dal pelo
dritto, - perché non ci
prendiamo qualcosa? –
Naveen
annuì, aprendole la porta e facendole cenno di precederlo.
L’interno
del locale era in legno di quercia e l’odore dei dolci appena
sfornati si stava
rapidamente diffondendo in tutta la sala.
Gli avventori
erano ancora pochi ed era rimasto un tavolo libero dietro al piccolo
separè
ricavato nell’angolo più estremo del locale.
La proprietaria
era una donna sulla cinquantina dal sorriso aperto e sincero, corti
riccioli
biondi che circondavano un volto paffuto dalle guance rosee e gli occhi
di un
bel castano intenso.
Era
leggermente sovrappeso e teneva tra le braccia una gigantesca teglia
ricolma di
ogni sorta di dolce delizia.
-
Buongiorno, miei cari -, esordì sorridendo al loro
indirizzo, - accomodatevi
pure e sarò subito da voi. –
Presero
posto l’una di fronte all’altro e rimasero in
silenzio finchè la donna non li
raggiunse.
- Cosa vi
porto? –
- Un thé
alla cannella e un tortino al limone. –
- Lo
stesso – aggiunse in fretta Naveen.
Continuava
a fissarla con un’intensità che la metteva a
disagio.
Non si
era mai trovata in una situazione simile prima di quel momento e non
sapeva
bene come comportarsi.
- Sono io
che ti innervosisco? –
- Un po’
-, ammise soffiando sulla tazza bollente, - ma non è colpa
tua. Non sono
abituata a … a questo. –
- Cioè a
un appuntamento da sola con un ragazzo? –
- Già. –
Non
sapendo cos’altro aggiungere prese un sorso di thè.
Era
ancora troppo caldo e finì con lo scottarsi la punta della
lingua.
Ingoiò l’imprecazione
che le stava per uscire, facendo finta di niente.
- So che
dici la verità, ma non riesco a credere che nessun ragazzo
si sia mostrato
interessato a passare del tempo da solo con te. –
- Oh, ma
non è così. Ho passato del tempo con dei ragazzi,
ma per lo più li conoscevo da
molto tempo e non avevo alcun interesse nei loro confronti, quindi non
mi … - s’interruppe,
rendendosi conto di quello che aveva appena detto.
Pregò
silenziosamente che Naveen non vi avesse fatto caso, ma ovviamente non
era
così.
- Quindi
hai dell’interesse nei miei confronti? –
Avvampò,
distogliendo lo sguardo.
- Se così
fosse? –
- Sarebbe
un’ottima cosa, perché anche io ho interesse nei
tuoi confronti … decisamente
molto interesse – replicò, allungando una mano a
sfiorarle il mento per
spingerla a guardarlo nuovamente negli occhi.
Lo
accontentò, ritrovandosi a fissare quelle iridi calde e
ammalianti.
Aveva già
baciato un ragazzo, ma non l’aveva trovato neanche
lontanamente entusiasmante
come raccontavano tutte le altre ragazze della sua età,
eppure in quel momento
non riusciva a pensare ad altro se non al fatto che avrebbe dato
praticamente
qualsiasi cosa perché Naveen si sporgesse verso di lei e la
baciasse.
*
Erano
appena usciti dall’emporio, in cui Isaak e Maya lo avevano
trascinato con la
scusa della possibilità di incontrare lì Isabelle
e Naveen, quando lo vide.
Drizzò la
testa, gli occhi color del ghiaccio che luccicavano euforici come
avrebbero
fatto quelli di un predatore che avesse avvistato la sua preda.
Era dal
suo arrivo a Hogwarts che aspettava l’occasione di
organizzare qualche scherzo
ai danni di Convel e in quel momento, con un sacchetto di Bombe Puzzole
appena
comprato, si presentava finalmente l’occasione perfetta.
Oltretutto
Convel era troppo impegnato nel guardare verso il gruppo di ragazze
vicino all’ufficio
postale per rendersi conto della minaccia che incombeva su di lui.
Lo
raggiunse di soppiatto, inondandolo con metà del sacchetto
dell’emporio.
Jared
emise un verso strozzato, sussultando per la sorpresa, prima di
storcere il
naso per la puzza nauseante che si era appena sprigionata.
Si mise
in guardia, pronto alla sua reazione.
Eppure,
tra le risate generali, si udiva chiaramente anche la sua.
Era stato
al gioco, cogliendolo a sua volta di sorpresa e rovinandogli tutto il
divertimento che sarebbe originato da una sua sceneggiata in piena
Hogsmeade.
Qualsiasi
cosa facesse, Convel riusciva sempre a non accontentarlo, era
incredibile.
Sbuffò,
voltandosi verso Maya e Isaak che continuavano a ridere.
- Io vado
al Serraglio stregato a vedere se trovo lì quei due
–, sbuffò, - ci vediamo più
tardi al Calderone pazzo – concluse, indicando la taverna con
un elenco dei
piatti del giorno appeso al vecchio calderone di peltro fuori
dall’ingresso del
locale.
S’incamminò
senza aspettare risposta, raggiungendo il Serraglio in meno di una
decina di
minuti.
- Niente,
non sono nemmeno qui, ma dove accidenti si sono cacciati? –
Ophelia
distolse lo sguardo dalla vetrina principale, dove faceva bella mostra
di sé una
cesta piena di gattini miagolanti.
- Lo sai
che cominciare a parlare da soli è il primo sintomo di
pazzia, Black? –
- Tu
invece sei alla ricerca di un allevamento di gatti di cui circondarti
per
quando sarai una vecchia zitella che abita in qualche isolata casa di
campagna?
–
Gli rivolse
una smorfia.
-
Continuo a chiedermi perchè continuo a rivolgerti la parola.
–
- Quando
lo avrai capito potrai spiegarlo anche a me. –
Questa sì
che era bella.
Si
comportava come se fosse lui quello in diritto di offendersi per il
trattamento
che gli riservava quando l’artefice di tutto ciò
era stato proprio lui anni
prima.
- Guarda
che quello che si è comportato come un idiota sei stato tu.
–
Si
accigliò, guardandola come se non avesse idea di quello di
cui stava parlando.
- Come,
scusa? –
- Il mio
compleanno e il rospo … non te lo ricordi più?
–
Sorrise
appena.
- Ah,
già, quello scherzo. –
- Già,
gran bello scherzo. –
- Guarda
che sei tu quella che se l’è presa eccessivamente;
era solo uno scherzo, non c’era
bisogno di eleggermi a tua nemesi personale. –
- Mi hai
umiliata. –
Percepì
la voce che cominciava a incrinarsi e s’impose di riprendere
il controllo di sé.
- Era
solo uno scherzo, Ophelia. Il modo di un bambino che cercava di
attirare l’attenzione,
nulla più di questo … se avessi saputo che mi
avresti odiato per una
sciocchezza del genere non l’avrei fatto –
concluse, con tono gentile.
Era un’intonazione
che non gli aveva mai sentito prima se non quando parlava con Isabelle.
Era …
dolce, se mai quello potesse essere un aggettivo associabile ad Aires
Black.
- Mi
perdoni? – aggiunse, fissandola dritta negli occhi con quel
sorrisetto sghembo
a metà tra il tenero e l’imbarazzato.
- Aires
Black che chiede scusa? Credevo che sarei morta prima di assistere a
questo
giorno. –
-
Melodrammatica -, sbuffò, - lo so ammettere quando sbaglio.
Non mi piace, ma so
farlo anche piuttosto bene. –
- Ah, sì?
–
- Già, e
per dimostrarlo lascia che ti faccia un regalo. –
- Non c’è
bisogno che … - cominciò, ma la interruppe con un
secco cenno del capo.
-
Consideralo un’offerta di pace -, stabilì
accennando alla cesta di gattini, -
quale vuoi tra queste palle di pelo? –
Gli
indicò quello al centro, dalle iridi cobalto, che stava
raggomitolato sotto la
copertina in pile.
Aires
annuì, infilandosi all’istante
all’interno del negozio.
- Ne
riemerse cinque minuti più tardi, stringendo un trasportino
in vimini tra le
mani.
Il
gattino faceva capolino dalla grata con il musetto.
- È una
femminuccia –, le annunciò consegnandole il
trasportino, - come vuoi chiamarla?
–
Ci
riflettè per qualche istante prima di trovare il nome
perfetto.
-
Artemis. –
- Bel
nome, mi piace. –
Infilò un
dito nella grata, sorridendo quando la gattina ci si
strofinò contro facendo le
fusa.
- Aires …
-
- Sì,
gattina? –
- Grazie …
davvero. –
Si
strinse nelle spalle.
- Ti
dovevo delle scuse, no? –
*
-
Lavinia? –
Sobbalzò,
colta alla sprovvista dalla voce maschile che le aveva raggiunto le
orecchie.
Rex.
Cosa ci
faceva lì, in piena Hogsmeade?
Elnath
parve rendersi conto del suo disagio, perché la
guardò con aria interrogativa.
- Lo conosci?
–
Annuì
appena.
– È mio
fratello. –
La stava
guardando con l’aria di chi l’avrebbe volentieri
strangolata con le sue mani.
Sapeva
bene quanto Rex fosse geloso e ossessionato da lei, e in un certo senso
la cosa
le piaceva anche, ma di sicuro in quell’occasione non si
sarebbe mostrato
ragionevole.
Avrebbe
finito con il perdere la calma e lei sarebbe stata etichettata come la
sorella
del “pazzo maniaco del controllo”.
-
Andiamocene, per favore. –
Non era
pronta a una piazzata di quel tipo, non di fronte a tutti.
- Ne sei
sicura? –
- Sì,
Elnath, torniamo al castello … per favore. –
Annuì,
prendendola sottobraccio e dirottandola lungo la strada che conduceva
al
castello.
Sentiva
lo sguardo furioso del fratello su di sé, ma non si
voltò più.
Spazio
autrice:
Salve!
Non sono riuscita a inserire tutti i pezzi che mi avete
chiesto, e vi chiedo scusa in anticipo, ma il prossimo capitolo
comprenderà il
rientro al castello e nella seconda parte del capitolo avremo la tanto
attesa
quarta prova quindi inserirò lì i pezzi mancanti.
L’aggiornamento avverrà tra
circa una settimana causa esami imminenti.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Capitolo
10
-
Io lo ammazzo! Giuro che lo ammazzo! –
Elnath
non impiegò molto a capire che le urla che provenivano
dall’altra stanza erano
quelle di Aires Black e che, a giudicare dal modo in cui Jared
sogghignava,
doveva essere proprio lui il diretto responsabile.
La
porta venne spalancata con impeto e il rampollo dei Black irruppe come
una
furia, le iridi chiare che mandavano lampi di rabbia.
-
Sei morto, Convel! Sei un maledetto morto che cammina! –
Il
volto di Aires, solitamente pallido e perfetto, era arrossato e pieno
di
pustole pruriginose.
Polvere
di Bulbox.
Sembrava
proprio che Jared si fosse vendicato con classe per
quell’inconveniente
decisamente puzzolente che l’aveva assalito durante
l’uscita del giorno
precedente.
Come
si soleva dire, chi era causa del suo mal che piangesse se stesso.
Isaak
aprì gli occhi, svegliato dal frastuono proveniente.
-
Si può sapere che succede? Perché stai urlando
come una banshee? –
-
Che succede? Che succede?!? Guarda il mio viso. Il mio bellissimo,
stupendo,
incantevole viso! –
-
Personalmente non vedo questa gran differenza – intervenne
Jared, continuando a
ghignare spudoratamente.
Aires
scattò verso di lui, venendo placcato all’ultimo
secondo dalle braccia forti di
Naveen che gli cinsero la vita e lo tirarono indietro.
Rigel,
appena giunto sul posto, cercò di dargli man forte nel
tirare via il cugino.
-
Niente guai, Aires -, gli ricordò, - me lo avevi promesso.
–
-
Era prima che questo imbecille mi sfregiasse! –
Isaak
alzò gli occhi al cielo.
Aires
e la sua teatralità.
Certo,
era un incidente spiacevole e fastidioso, ma non era poi nulla di
permanente.
-
È solo polvere di Bulbox, una visita in infermeria
risolverà il problema. –
-
Se non torno come prima non ci sarà angolo in cui potrai
nasconderti – continuò
a minacciarlo, incurante dell’ilarità che stava
rapidamente assalendo tutti i
presenti.
-
Sì, inaugureremo la caccia a Convel in un altro momento
… coraggio, andiamo in
infermeria – intervenne Naveen, con tono condiscendente.
Aires
annuì appena, solo parzialmente convinto.
Tuttavia
si lasciò condurre via con un’ultima occhiata
ammonitrice in direzione del
responsabile.
-
È guerra, Convel, è guerra! –
*
Seduta
al
tavolo della Sala Grande, Isabelle fece vagare lo sguardo attorno a
sé.
Erano
quasi le nove eppure Aires non si vedeva ancora da nessuna parte.
Attirò
l’attenzione di Naveen e Rigel che stavano entrando a fare
colazione,
spingendoli a dirottare verso di lei e sederle davanti.
-
Buongiorno, ragazzi. Sapete che fine ha fatto il nostro re del
melodramma? –
- A dire
la verità sì. Aires è in infermeria
– confermò Rigel, allungandosi ad afferrare
la caraffa del succo di zucca.
Ne versò
un po’ a Calien, accanto alla quale si era seduto, e poi fece
altrettanto per
Isabelle.
Infine
riempì il suo bicchiere e quello di Naveen.
- In
infermeria? – ripetè la bionda, preoccupata, -
Spero non sia successo nulla di
grave. –
- Niente
di preoccupante -, la rassicurò, - solo un po’ di
innocua polvere di Bulbox. –
- Ma se
stai a sentire lui allora il Vaiolo di drago in confronto è
una barzelletta –
asserì Naveen, sorridendo divertito.
Isabelle
si unì all’ilarità del ragazzo.
Conoscendo
Aires non faticava a credere che quell’innocuo scherzo fosse
stato visto dal
ragazzo come un vero e proprio attentato alla sua persona.
- Fammi
indovinare, ha cominciato a blaterare del suo bellissimo viso che
rischiava di
essere sfregiato. –
- Già,
era abbastanza comico in effetti ... solo che quando ho provato a
riderci sopra
mi ha tirato il candelabro sistemato sul comodino –, Naveen
indicò il piccolo
bernoccolo che si stava rapidamente formando sul lato destro della sua
testa, -
è decisamente suscettibile. –
Isabelle
allungò una mano ad accarezzare il punto dolente,
sfiorandolo con delicatezza.
- Ti fa
molto male? –
- Quasi
per nulla, mi ha preso solo di striscio. –
- Bene,
altrimenti credo che avrei dovuto fare una visitina ad Aires
– considerò,
arricciando il labbro in una comica espressione.
- Sarebbe
stato interessante vederti suonargliele -, riconobbe, - ma non dovrei
essere io
a difendere il tuo onore? –
- Il mio
onore me lo difendo da sola -, replicò, - non ho bisogno di
nessuno per tirare
qualche pugno in faccia. –
- Non
fatico a crederlo … del resto le principessine delicate e
impaurite tendono a
essere davvero molto noiose. –
Isabelle
giocherellò con una ciocca di capelli, lievemente
imbarazzata dalla profondità
e dall’intensità del suo sguardo.
Calien
rivolse un’occhiata eloquente all’indirizzo di quei
due, chinandosi a
sussurrare all’orecchio del ragazzo al suo fianco, - Potrebbe
essere più chiaro
di così che si piacciono? –
Rigel le
sorrise di rimando.
-
Immagino che questo Torneo faccia emergere parecchi possibili interessi
amorosi. –
- Ne hai
in mente qualcuno? – gli chiese, scherzosamente.
- Direi
di sì -, scherzò a sua volta, -
c’è questa ragazza bionda dagli occhi incredibili
e il sorriso più bello che abbia mai visto … la
conosci? –
Sentì le
labbra stirarsi in un sorriso che era un misto di gioia e lieve
imbarazzo.
- Chissà,
potrebbe anche darsi. –
*
-
Non ci
hai più raccontato come è andata ieri pomeriggio
– esordì Maya, mentre si
dirigevano verso l’aula in cui si sarebbe tenuta la quarta
prova.
Lavinia
si strinse nelle spalle.
- Non c’è
molto da dire. –
Katherine
inarcò un sopracciglio perfettamente curato, incredula.
- Prego?
Sei stata entusiasta come una bambina il giorno del suo compleanno
quando hai
saputo che Rigel aveva invitato Elnath a unirsi a noi e adesso pensi di
liquidarci così? –
- Non vi
sto liquidando. Semplicemente non è successo nulla degno di
nota. –
Rex aveva
provveduto, con la sua repentina e completamente inaspettata comparsa,
a
stroncare sul nascere qualunque cosa quel pomeriggio avrebbe potuto
portare.
- Siete
rientrati presto al castello -, osservò Ophelia, -
c’è qualcosa che è andato
storto? –
Sospirò,
rassegnandosi a rispondere all’interrogatorio il tempo
necessario per
guadagnare l’ingresso dell’aula.
Una volta
dentro avrebbero dovuto smetterla di assalirla con le domande.
- Abbiamo
incontrato mio fratello Rex. –
- Mi
sembra una buona cosa, darei qualsiasi cosa per rivedere mio fratello
… mi
manca moltissimo – ammise Maya, lievemente in imbarazzo.
- Tuo
fratello deve essere sicuramente molto diverso da Rex. –
Katherine
storse il naso. – È forse uno di quei despoti
maschilisti che credono che le
ragazze debbano stare calme e buone al suo posto? –
- Non
esattamente. Diciamo solo che è molto protettivo e non gli
va a genio l’idea di
vedermi stare da sola con un ragazzo che non sia lui. –
Ophelia
emise un gemito solidale. – Ah, il tipo possessivo, conosco
il prototipo. –
- È per
questo quindi che tu ed Elnath siete tornati prima al castello?
–
- Sì,
Kat. E dopo quella figuraccia mi sono congedata con la scusa di un gran
mal di
testa. Sicuramente ha capito che c’era qualcosa sotto, ma non
mi andava di fare
un’altra figuraccia spiegandogli qual è il
problema con Rex. –
- Non mi
sembra il tipo che si mette a giudicare gli altri o le loro situazioni
famigliari – considerò Maya, meditabonda.
- Ho
preferito non correre rischi … adesso entriamo, la prova sta
per cominciare –
tagliò corto, nella speranza che le sue amiche recepissero
il messaggio e
decidessero di mettere un freno alla questione.
Parvero
capirla al volo, perché una volta nell’aula si
mossero velocemente verso la
lavagna a cui era stata appuntata la lista delle coppie per quella
prova.
Trasfigurazione
personale e altrui.
Magnifico,
proprio quello che le ci voleva, qualcuno lì su doveva
avercela a morte con
lei.
Coppie
|
Jared
Convel – Naveen Hamilton
|
Ophelia
Gamp – Aires Black
|
Calien
Lyall – Maya Potter
|
Isabelle
Shafiq – Lavinia Prewett
|
Isaak
Selwyn – Elnath Storm
|
Katherine
Campbell – Rigel Black
|
*
-
Che
fine avevi fatto? A colazione non ti si è visto da nessuna
parte. –
Aires si
sistemò di fronte a Ophelia, rivolgendole un sorrisetto
sghembo.
- Che c’è,
Gamp, vuoi forse confessarmi che ti sono mancato e che eri preoccupata
all’idea
di non vedermi per tutta la giornata? –
Emise uno
sbuffo incredulo.
-
Preoccupata? Casomai sollevata. –
- Sei una
pessima bugiarda, te l’hanno mai detto? –
- E tu
deliri, ma sono sicura che te lo abbiano detto parecchie volte.
–
Ridacchiò.
- Ero in
infermeria, comunque, quell’idiota di Convel mi aveva
ricoperto la fodera del
cuscino di polvere di Bulbox. –
- Un
attentato a sua maestà reale Aires Black? Devo cominciare a
rivalutare Convel
-, scherzò, - non sembra tanto male. –
Sgranò
gli occhi, avvicinandolesi fissandola negli occhi.
Le sfiorò
la fronte con le dita.
Le mani
erano fredde, ma avevano un tocco sorprendentemente gentile.
Lo guardò
come se fosse completamente impazzito.
- Che …
che stai facendo? –
-
Controllo che tu non abbia la febbre … dici cose senza
senso. –
-
Spiritoso -, ironizzò, - piuttosto dimmi un po’ in
cosa mi dovresti
trasformare? –
Aires
ripescò il foglietto di pergamena che aveva estratto,
mostrandoglielo: un
coniglio.
Tutto
sommato poteva andarle peggio.
- E io
cosa diventerò? –
Trattenne
le risate, porgendogli a sua volta il foglietto.
Lo vide
sbiancare, scuotendo la testa con indignazione.
- Un
rospo? Siamo seri? Ma si può sapere cosa accidenti hanno
tutti quanti oggi, perché
se la prendono con me? –
*
-
Sei
proprio sicuro di sapere quello che stai facendo, vero Isaak?
–
- Sì,
certo … quasi … più o meno sicuro al
venti, forse trenta per cento – rispose il
ragazzo, concentrandosi sull’incantesimo che avrebbe dovuto
pronunciare di lì a
poco.
Doveva
trasfigurare Elnath in un porcospino; di solito gli animali
più piccoli erano
più semplici, sempre ammesso ovviamente che si avesse
destrezza nell’arte della
trasfigurazione.
E quello
non era decisamente il suo campo.
- Devo
preoccuparmi? –
- Non
essere ridicolo, male che vada i Fondatori ti riaggiusteranno.
–
Elnath
sospirò.
Adesso sì
che era ufficialmente preoccupato.
- Cerca solo
di non farmi scomparire qualche parte del corpo, d’accordo?
–
- Farò
del mio meglio. –
Lo vide
puntare la bacchetta contro di lui, pronunciando l’incanto.
Non
avvertiva nulla di strano, tranne la sensazione di essere ancorato al
terreno.
- Sicuro
che non fosse un incantesimo adesivo? –
Isaak scosse
la testa, indicandogli i piedi con un cenno del capo.
- Temo di
no … i porcospini non hanno le radici, vero? –
*
Avevano
appena ricevuto il cambio, ringraziando qualsiasi forma divina
esistente, perché
non era affatto sicura che avrebbe potuto sopportare
l’ennesimo tentativo di
Lavinia che agitava in modo patetico la bacchetta davanti a
sé nella speranza
che accadesse qualcosa.
Doveva
trasfigurare la compagna in una colomba.
Fece
mente locale, focalizzandosi sull’animale che voleva vedere
prendere forma e
mosse la bacchetta con un gesto rapido e veloce.
Sotto il
suo sguardo Lavinia cominciò velocemente a rimpicciolirsi e
riempirsi di
candide piume.
Dieci
secondi più tardi una soffice e leggiadra colomba svolazzava
nell’aula.
Sorrise,
soddisfatta di sé.
Degli
altri compagni solo Rigel era riuscito a produrre un pavone perfetto e
in breve
tempo proprio come lei.
Certa che
quella prova fosse destinata a essere superata con il massimo dei
punti, attese
che la colomba di adagiasse su uno dei banchi per effettuare il contro
incantesimo.
Lavinia,
con i capelli leggermente arruffati per il breve volo, le sorrise.
- È stata
una sensazione fantastica. –
*
Calien
emise un sospiro sollevato quando i Fondatori annunciarono che la prova
era
terminata.
Trasfigurazione
non era mai stata la sua materia, malgrado fosse per metà
Veela e quindi in
teoria naturalmente predisposta, e aveva passato quelle tre ore
pregando
silenziosamente che quella tortura avesse fine.
- Hanno
ultimato l’assegnazione dei punti – le fece
presente Maya, indicando la classifica
aggiornata con i punteggi.
Non
restava che vedere come se l’era cavata nella speranza di non
essere
precipitata in classifica.
- Vi prego
di radunarvi tutti qui -, esordì Godric, - come avrete
notato questa è la
quarta prova quindi gli ultimi in classifica avrebbero dovuto
lasciarci, ma
vista la recente sostituzione del signor Lannister con il signor Storm
abbiamo
ritenuto opportuno non operare eliminazioni. Vogliamo conoscervi ancora
un po’
meglio. –
Emisero
tutti un sospiro di sollievo.
Se non
altro nessuno sarebbe tornato a casa quel giorno.
- Ciò non
significa che possiate dormire sugli allori -, chiarì
Rowena, - ma
semplicemente che avete ancora un po’ di tempo per
dimostrarci che meritate un
posto in questa scuola. –
- Vi
lasciamo alla classifica parziale; la quinta prova avverrà
domani nel
pomeriggio. Avete la mattina libera, potete trascorrerla come meglio
preferite –
concluse Salazar.
Nome
|
Cognome
|
I
Prova
|
II
Prova
|
III
Prova
|
IV
Prova
|
Totale
|
Naveen
|
Hamilton
|
5
|
5
|
10
|
5
|
25
|
Ophelia
Isabelle
Isaak
|
Gamp
Shafiq
Selwyn
|
7
6
7
|
2
3
4
|
9
9
7
|
7
10
3
|
25
28
21
|
Calien
Aires
|
Lyall
Black
|
6
7
|
5
3
|
6
7
|
5
6
|
22
23
|
Rigel
Jared
|
Black
Convel
|
6
5
|
2
1
|
8
10
|
10
8
|
26
24
|
Katherine
|
Campbell
|
7
|
1
|
6
|
6
|
20
|
Maya
|
Potter
|
5
|
4
|
4
|
8
|
21
|
Lavinia
|
Prewett
|
5
|
1
|
5
|
2
|
13
|
Elnath
|
Storm
|
/
|
/
|
10
|
7
|
17
|
Classifica
|
1°
Isabelle Shafiq
|
2°
Rigel Black
|
3°
ex equo
Naveen
Hamilton
Ophelia
Gamp
|
4°
Jared Convel
|
5°
Aires Black
|
6°
Calien Lyall
|
7°
ex equo
Isaak
Selwyn
Maya
Potter
|
8°
Katherine
Campbell
|
9°
Elnath Storm
|
10°
Lavinia Prewett
|
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci finalmente con l’aggiornamento.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e volevo farvi una
domandina a cui potete tranquillamente rispondere nell’angolo
recensione:
-
il vostro OC gioca a
Quidditch? Se sì in che ruolo?
Detto
ciò vi auguro una buona domenica.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Capitolo
11
Prima
di
lasciarvi al nuovo capitolo sono costretta a comunicarvi nuovamente
l’esclusione
di un OC. Speravo che la cosa non si ripetesse, ma purtroppo
così non è stato.
L’OC in questione è Katherine, per cui mi trovo
costretta a riaprire le
iscrizioni … con la speranza che questa sia
l’ultima volta.
Iscrizioni
riaperte per un OC
femminile preferibilmente aspirante Corvonero, ma andrebbe bene anche
Tassorosso.
-
Ve l’avevo
detto che non si poteva fare affidamento su certe … creature
– borbottò Salazar,
mentre depennava dalla classifica il nome della ragazza.
- Anche
Lannister si è ritirato dal torneo –, gli fece
notare Rowena, - qual è la scusa
per lui? –
Scrollò
le spalle, indispettito dal commento della donna.
- Non
siamo qui per discutere del motivo che ha spinto l’una o
l’altro a lasciare il
torneo -, intervenne Helga nel tentativo di fare da paciere tra i due,
- ma
della nuova candidata da selezionare. Chi credete che sia meglio tra le
rimanenti nell’elenco? –
Godric si
accigliò, esaminando le possibili candidate.
- Forse
lei … che ne pensate? –
-
Potrebbe funzionare – convenne Corvonero.
- Purchè
non sia l’ennesimo spreco di tempo. –
- Salazar
… -
- Che c’è?
Ho detto solo la verità … questi due candidati
erano evidentemente non adatti.
La nuova scelta dovrà essere quella giusta. –
Le iridi
azzurre di Rowena lampeggiarono determinate.
- E lo
sarà, me lo sento. –
*
Calien
venne svegliata di soprassalto dalla voce di Maya.
Aprì gli
occhi, soffocando uno sbadiglio mentre si sforzava di mettere a fuoco
ciò che
stava accadendo.
- Che
succede? –
-
Katherine … Katherine è scomparsa e
così anche le sue cose. –
Balzò a
sedere, calciando via le coperte.
- Cosa? –
- Il suo
letto è stato rifatto, il baule e tutte le sue cose sono
scomparse – spiegò.
- Credi
che sia tornata a casa? –
Maya
arricciò il labbro, meditabonda. – Penso di
sì, quale altra spiegazione
plausibile potrebbe esserci? –
- Dammi
cinque minuti per prepararmi e poi scendiamo in Sala Grande. Immagino
che
qualcuno saprà dirci cosa è successo. –
La rossa
annuì, attendendo pazientemente che l’amica
finisse di prepararsi per poi
precederla lungo la strada che dal dormitorio femminile portava alla
Sala
Grande.
Sembrava
che la notizia avesse già fatto il giro dei partecipanti al
torneo, perché i
vari gruppetti stavano confabulando tra loro.
Sedettero
accanto a Ophelia e Lavinia, osservandole di sottecchi.
Loro
erano Purosangue e per giunta ben inserite all’interno della
società del mondo
magico, se c’era qualcuna che poteva dar loro una risposta
con ogni probabilità
erano loro.
- Ragazze,
avete saputo di Katherine? –
Lavinia
si volse verso di loro, annuendo tristemente.
- Sembra
che sia tornata a casa perché i suoi genitori le hanno
trovato un pretendente.
Immagino che tra non molto avremo notizia del suo fidanzamento
ufficiale. –
- E non
tutti hanno preso la notizia con tranquillità –
aggiunse Ophelia, accennando a
Jared che stava rimestando il suo porridge con espressione a dir poco
scontenta.
- Credo
che tutto sommato lei gli piacesse -, considerò Maya, - e
non sarebbero nemmeno
stati male insieme. Era divertente vederli battibeccare. –
Calien
sospirò.
- Già, lo
era, ma immagino che oramai non ci sia più nulla da fare.
–
Una volta
abbandonato il torneo non c’erano più
possibilità di farvi ritorno.
Doveva
essere stata una scelta sofferta, ma sicuramente ben ponderata.
E a loro
non restava che rassegnarsi all’idea di non rivedere
più quella furia dai
capelli rossi.
*
Isabelle
sedette di fronte a Naveen e Aires, osservandoli confabulare.
- Di che
state parlando come due vecchie pettegole? –
I ragazzi
le sorrisero simultaneamente.
- Stavamo
pensando di organizzare qualcosa per trascorrere la mattinata che ci
hanno
lasciato libera – replicò in fretta Aires.
Inarcò un
sopracciglio, convinta che ci fosse sotto molto più di
quello.
- Ma
davvero? –
- E,
forse, di piani di vendetta – ammise Naveen, ricevendo una
gomitata dall’amico.
- Non
devi dirle tutto ogni volta che ti guarda sbattendo le ciglia come una
cerbiatta – sbuffò Black.
- Io non
sbatto le ciglia come una cerbiatta -, protestò, - e mi
sembrava che Rigel ti
avesse fatto fare una promessa. Vuoi infrangerla? –
- Non
toccarmi sull’onore, terremoto. Io non ho intenzione di
combinare guai. Voglio
solo pareggiare i conti, sai occhio per occhio, sono un tipo vecchia
scuola. –
- Buffo
-, ironizzò, - perché credevo che quello fosse il
Vecchio Testamento. –
Agitò una
mano, noncurante.
- Quello
che é. Sta di fatto che Convel non può passarla
liscia e che non posso
cacciarmi nei guai se non mi beccano. –
Isabelle rivolse
un’occhiata a metà tra l’esasperato e il
divertito a Naveen.
- Tu hai
una vaga idea del perché siamo amici di questo pazzo
esaltato? –
- Questa
domanda me la faccio dalla prima volta in cui l’ho
incontrato. –
Aires
assottigliò lo sguardo, rivolgendo loro una piccola smorfia
indignata.
- Siete
miei amici perché dove accidenti lo trovate un altro tipo
come me? –
Finse di
pensarci su. – Un po’ ovunque se ci mettiamo a
girovagare per il reparto di
malati mentali del San Mungo. –
Naveen la
invitò a battere il cinque, ridacchiando.
- Siete
due persone orribili -, asserì Aires, - sappiatelo.
–
- Ce ne
faremo una ragione. –
*
-
Aires
aveva intenzione di organizzare una partita di Quidditch – li
informò Rigel non
appena si furono sistemati al loro tavolo.
Gli occhi
di Jared si illuminarono all’istante.
- Una
partita? Ci sto. –
- Non
siamo un po’ pochi per la partita? Chi è che ha
intenzione di giocare? –
osservò Isaak, perplesso.
- Di
solito giocavamo anche cinque contro cinque … è
un po’ più pericoloso, ma il
divertimento è assicurato –, considerò
Rigel, - e per quanto riguarda i
giocatori credo che siamo tutti noi ragazzi e delle ragazze di sicuro
giocheranno Izzy, Ophelia e Lavinia … credo che anche Maya
voglia provare. –
- Allora
ci sto. Raggiungiamo gli altri e decidiamo come dividere le squadre
– saltò su
Isaak.
Elnath
accennò con il capo al drappello che li stava raggiungendo.
- Credo
che ci abbiano preceduto sul tempo. –
Aires
guidava la delegazione, con il sorriso di chi sapeva già di
aver avuto l’idea
migliore dell’intero torneo.
- Allora,
ci state? –
- Ovvio
che ci stiamo … ti darò una lezione che non ti
dimenticherai facilmente, Black –
asserì Jared, bellicoso.
- Sarà un
piacere scaraventarti giù dalla scopa. –
Isaak
tossicchiò sonoramente, attirando l’attenzione su
di sé.
-
Ragazzi, è solo una partita … non è
nulla di personale. –
Isabelle
scosse la testa, sbuffando. – Lascia perdere, Isaak,
è inutile provare a far
ragionare questi due testoni. Prepariamoci alla partita con
più falli del
secolo. –
*
-
Sei
sicura di non voler provare? –
Calien
scosse la testa con risolutezza.
- A me
sta benissimo che i miei piedi se ne stiano ben ancorati alla terra
ferma. Se
fossimo nati per volare avremmo avuto le ali. –
- Io
invece ho tutte le intenzioni di provare, giocherò come
Cercatrice perché per
quel ruolo al momento abbiamo solo Rigel. Fammi gli auguri –
replicò Maya,
dirigendosi verso il campo dove il resto del gruppo era impegnato in
una fitta
discussione.
- Aires e
Jared saranno i Capitani –, la informò Isabelle, -
stiamo aspettando che si
decidano a smetterla di abbaiarsi contro e si mettano a formare le
squadre. –
Effettivamente
i due ragazzi avevano continuato a rivolgersi frecciatine per tutto il
tempo e
sembravano ancora impegnati in quello che era diventato il loro
passatempo
preferito: darsi fastidio a vicenda.
- Mi
domando come facciano due tizi dall’ego così
immenso a staccarsi da terra –, sbuffò
Ophelia per poi alzare la voce, - Black e Convel, piantatela di
spargere testosterone
per tutto il campo e decidetevi a formare le squadre. Qui vogliamo
giocare! –
- Abbiamo
quasi fatto … comincia a decidere Jared. –
Convel si
fece avanti, osservando i due Cacciatori disponibili.
Aires e
Isabelle giocavano insieme da una vita, il loro affiatamento doveva
essere
incredibile … perciò avrebbe puntato a dividerli.
- Scelgo
Isabelle. –
Aires non
diede segno di sorpresa.
Si era
aspettato quella mossa.
Si
potevano dire molte cose su Convel, ma non che fosse uno sprovveduto.
E
comunque gli era rimasto un ottimo giocatore.
- Io prendo
Naveen. Sta a me decidere per il Battitore, giusto? –
Jared
annuì seccamente.
Avevano
deciso che avrebbero alternato la decisione in base ai ruoli: lui
avrebbe
scelto Cacciatore e Portiere, Battitore e Cercatore sarebbero toccati
per primi
ad Aires.
- Allora
come Battitore scelgo Isaak. –
- E io
prendo Elnath. Come Portiere prendo Lavinia. –
Aires
ammiccò all’indirizzo di Ophelia. –
Sembra che io sia fortunato, coraggio Gamp,
sei in squadra. E concludo prendendomi Rigel. Attaccati al …
–
L’occhiataccia
del cugino lo tacitò.
- Stavo
per dire “attaccati al manico della scopa”, cosa
avevi capito? –
-
Ceeerto. –
- Forza,
diamoci una mossa, non abbiamo mica tutta la giornata –
intervenne Convel.
Finirono
di preparare l’attrezzatura e salirono in sella, staccandosi
da terra con uno
slancio deciso.
- Calien
arbitra la partita – annunciò a
mezz’aria Isabelle, ricevendo un cenno d’assenso
dalla bionda seduta sugli spalti.
- Cominciate!
–
*
Un’ora
più tardi, sporchi e stremati come se fossero appena tornati
dalla guerra,
atterrarono sul selciato.
Riposero
l’attrezzatura nel baule che i Fondatori avevano loro
concesso e marciarono
verso la scuola.
- Con
quel Bolide mi hai quasi disarcionato, Selwyn. –
- Le mie
scuse, Convel, non avevo capito che fossi una signorina tanto delicata.
–
Aires
ridacchiò, assestando una pacca al compagno di squadra.
La
partita era terminata 180 a 70 per loro ed era più che
pronto a gongolare per
il trionfo.
Isabelle
gli assestò una spallata mentre gli passava accanto, scura
in volto come se
avesse appena perso la partita della sua vita.
- Se apri
bocca, Aires, giuro che ti Schianto. –
-
Qualcuno non prende bene la sconfitta. –
-
Qualcuno sta per ricevere un calcio nei gioielli di famiglia talmente
forte che
lo ridurrà a un eunuco – ribattè,
sorridendo candidamente.
Il
ragazzo alzò le mani in segno di resa.
- Amico,
non ti invidio per niente nel dover avere a che fare con lei
– disse all’indirizzo
di Naveen.
- Ne vale
la pena. –
- Ooooh,
ma che cosa dolce – gli fece il verso Jared.
- Per una
volta tanto sono d’accordo con lui, sei diabetico
… quasi quanto Rigel –
aggiunse, indicando il cugino che passeggiava poco più
avanti tenendo per mano
Calien.
Naveen
mantenne il punto, sorridendo furbo.
- Parlando
di cose diabetiche … dimmi, come procede il tentativo di
avvicinarti a Ophelia?
–
- Stai
sparando la prima cosa che ti passa per la testa? –
- Oh,
andiamo, è palese … Isaak? –
-
Indubbiamente – assicurò a sua volta il ragazzo.
- Siete
indubbiamente fuori di testa, ecco cosa. Stuzzicarla é solo
un modo divertente
di passare il tempo. –
Isaak gli
rivolse un’occhiata condiscendente.
-
Fingeremo di crederci se questo ti aiuta a sentirti meglio …
-
- Ma
sappi che non ti crediamo. –
*
-
C’è un
foglio attaccato alla bacheca – osservò Elnath,
allungando il passo per
leggerlo.
Lavinia
si sporse per cercare di leggerlo da sopra la sua spalla.
- Che
dice? –
- In
virtù del ritiro della signorina Campbell, la prova
è rimandata a domani …
quando la sua sostituta arriverà al castello. Firmato:
Salazar Serpeverde,
Helga Tassorosso, Rowena Corvonero e Godric Grifondoro. –
- Mi
domando chi sarà a prendere il suo posto. –
-
Immagino che lo scopriremo solo domani. –
*
Pregevole
signorina,
con la
presente i Fondatori di Hogwarts la invitano a presenziare al Torneo in
vista
dell’ottenimento di un posto nella nostra scuola.
Sperando
di vederla al castello, nella mattinata di domani, le porgiamo i nostri
più
cordiali saluti.
In fede,
i Fondatori
Salazar
Serpeverde,
Godric Grifondoro,
Rowena Corvonero,
Helga Tassorosso.
Spazio
autrice:
Salve!
Come anticipato all’inizio del capitolo sono
riaperte le iscrizioni per 1 OC femminile preferibilmente
aspirante Corvonero o, in alternativa, Tassorosso.
Trovate la scheda nel Prologo della storia e sono ovviamente a
disposizione per qualsiasi tipo di chiarimento.
Chi desiderasse provare a partecipare ha tempo fino all’11
giugno per inviare la scheda con oggetto “Nome OC –
Founder’s Tournament”.
Per quanto riguarda coloro che già partecipano alla storia,
mi
scuso se la prova non ha avuto luogo in questo capitolo, ma visto il
contrattempo ho preferito rimandarla al prossimo aggiornamento in modo
da avere
nuovamente 12 OC.
Vi chiederei, avendo un pc nuovo e non avendo modo di
recuperare le schede dei vostri OC, se poteste inviarmi le risposte a
queste
domande (tramite mp); scusate per il disagio:
-
Molliccio?
-
Paure/Fobie?
-
Segreto inconfessabile?
Scusate
ancora.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Capitolo
12
Vi
chiedo
scusa per l’attesa, ma purtroppo in questo periodo sono
decisamente ko e fatico
a ritagliare momenti per scrivere. Fortunatamente, però,
oggi sono riuscita a
ritagliarmi quanto basta per lavorare al capitolo. Ho avuto
difficoltà a
scegliere l’OC nuova, lo ammetto, perché ne avevo
almeno 3 che sarebbero state
perfette … ho infine deciso di adoperare come criterio
quello di dare la
precedenza all’autrice che ancora non partecipava alla
storia. Quindi l’OC
scelto è:
Lorde
Adeline Benson
L’ultima
comunicazione del capitolo è che Lavinia non
comparirà granchè in questo
capitolo perché l’autrice non mi ha inviato le
risposte alle domande del
capitolo scorso, quindi non saprei cosa inventarmi per lei xD
-
Black! –
L’urlo
disumano di Jared riecheggiò nella Sala Grande, attirando
l’attenzione generale
su di uno Jared dalla chioma insolitamente color melanzana.
Il
diretto interessato distolse l’attenzione dalla sua colazione
e gli rivolse uno
sguardo pigro, arricciando appena le labbra in un accenno di sorriso.
- Sì,
Convel? –
- Cosa
accidenti mi hai dato da bere? –
- Succo
di zucca. –
- Cosa c’era
dentro il succo di zucca?
– insistè,
il volto solitamente calmo improvvisamente paonazzo.
- Cosa
vuoi che ci fosse, magari del succo di
zucca? Cominci ad avere problemi di senilità
precoce? –
- Oltre
al succo di zucca! –
Il
sorriso sul volto di Aires si allargò ancora di
più, divenendo più simile a un
sogghigno soddisfatto che a un’espressione allegra.
- Ah,
quello. Nulla di preoccupante, solo un po’ di pozione
cangiante. –
- Nulla
di preoccupante? -, gli fece eco, - ho i capelli che ricordano una melanzana! –
-
Credimi, può solo che essere un miglioramento rispetto agli
originali … e poi
il viola sembra proprio essere il tuo colore. –
Isaak,
seduto al suo fianco, nascose il volto contro il calice che stava
sorseggiando,
soffocando una risata.
Certe
volte Aires sapeva davvero portare la pazienza oltre ogni limite
umanamente
conosciuto.
Non si
sarebbe affatto stupito se Convel avesse definitivamente perso il
controllo e
si fosse lanciato contro di lui con un grido selvaggio, ingaggiando un
duello
alla Babbana in piena regola.
- Se
proprio non ti piacciono -, aggiunse poi il Black, - puoi sempre
prepararti un
antidoto e riportarli al colore naturale … sei tanto bravo
in Pozioni, no? –
Sì, bravo
come qualcuno in procinto di far saltare in aria qualsiasi calderone
esistente sulla
faccia della terra.
Jared
parve essere sul punto di rispondergli a tono, ma cambiò
idea nel momento
stesso in cui posò lo sguardo su di Isaak.
- Selwyn,
potresti essere così gentile da aiutarmi a rimediare al
danno di questo
celenterato? –
Sempre resistendo
stoicamente dallo scoppiargli a ridere in faccia, mise giù
il calice e annuì.
- Vieni
con me, se ci sbrighiamo riusciamo ad arrivare alla prova in tempo.
–Osservandoli
allontanarsi, Aires rimase a rimuginare su quel termine.
Non era
proprio consapevole del suo significato, ma d’impatto non gli
sembrava nulla di
gentile.
Si sporse
verso Elnath, attirando la sua attenzione.
- Ti
serve qualcosa? –
- Una
delucidazione riguardo un termine. Che significa celentrato? –
Elnath
ridacchiò.
-
Celenterato vorrai dire? –
- Sì,
insomma, quel celecoso. –
- I celenterati sono dei tipi di invertebrati
acquatici dotati di corpo molle e di tentacoli urticanti -,
spiegò, - tipo le
meduse o i coralli. –
Sinceramente perplesso, inarcò un sopracciglio.
- Dimmi, Nath, ti sembro forse una medusa o un
altro di quegli esserini orripilanti? –
Scoppiò nuovamente a ridere, scuotendo la testa.
Aires e le sue fisime sull’aspetto estetico.
- Non credo che si riferisse al tuo aspetto, ma
alle capacità intellettive. I celenterati sono sprovvisti di
cervello. –
- Ah. –
- Tutto
qui? Nessuna reazione da prima donna? –
- Io non
sono una prima donna – protestò indignato.
Per educazione
Elnath non lo contraddisse, ma dalla sua espressione doveva essere ben
chiaro
come la pensasse perché Aires sbuffò e si
alzò annunciando che: “sarebbe andato
da chi lo apprezzava maggiormente”.
*
-
Hai
qualche idea su quale potrebbe essere il tema della prova di oggi?
– domandò Calien,
sforzandosi di ignorare i brividi piacevoli che le correvano lungo il
corpo
mentre Rigel giocherellava distrattamente con le dita, tracciando
strani
ghirigori sul dorso della sua mano e risalendo fino
all’avambraccio.
- Non ne
ho idea –, ammise lui, - ma credo che la
difficoltà aumenterà sempre più. Siamo
stati fortunati ad evitare la prima scrematura, ma dubito che al
secondo turno
lo saremo altrettanto. –
- Sempre
il solito ottimista, Rig – sbuffò Isabelle,
alzando la testa dalla spalla di
Naveen su cui si era adagiata e corrugando le sopracciglia.
-
Preferisco essere realista su quelle che sono le mie
possibilità. E so con
certezza che non ci tengo particolarmente a sostenere
un’altra prova di
Pozioni. –
- Mi
associo pienamente –, convenne Isabelle, - oltretutto Salazar
mi dà i brividi. –
Naveen si
accigliò, deciso a difendere il suo Fondatore preferito.
- Oh,
andiamo, non è così male anzi a dirla tutta io lo
trovo tremendamente
affascinante. –
- Questo perché
tu vorresti essere scelto per entrare nella sua Casa quindi non sei
obiettivo,
ma ti assicuro che è dannatamente inquietante … e
credo che mi abbia appena
sentita – concluse, coprendosi la faccia con le mani.
In
effetti Salazar aveva puntato lo sguardo verso di loro e li fissava
come se
udisse perfettamente i loro discorsi.
Perfetto,
ci mancava solo quella, adesso sì che l’avrebbe
uccisa.
- Per caso
è un Legilimens? – domandò Calien.
Naveen
fece un cenno di diniego.
- Si
saprebbe in giro se lo fosse. No, credo solo che sia incuriosito dai
nostri
discorsi. –
- Quindi non
mi ha sentita? – chiese speranzosa.
- Oh, no.
Ti ha sentita eccome e ne è anche molto divertito.
–
Rigel
sgranò gli occhi, incredulo.
- Hai
usato la Legilimanzia su Salazar? –
Annuì,
sorridendo compiaciuto.
- Sei
ufficialmente desideroso di morire giovane, amico mio. –
*
Stavano
ultimando la colazione quando la porta della Sala Grande si
aprì a mostrare una
ragazza dal fisico delicato e gli abiti spiccatamente eleganti e
femminili, con
lunghi capelli biondi e le iridi di un castano chiarissimo.
Era molto
bella e aggraziata, notò Maya, e si muoveva con
l’aria di chi era perfettamente
consapevole di sé, del suo bell’aspetto e delle
sue possibilità.
Avanzava
tra i tavoli scrutandoli uno per uno come se li stesse esaminando con
curiosità
scientifica.
Chiunque
fosse sapeva quanto valeva e studiava i suoi avversari.
Ophelia,
seduta accanto a lei, si irrigidì visibilmente non appena
posò le iridi grigio
azzurre sulla nuova arrivata.
- Non è possibile.
–
- Cosa
non è possibile? – chiese Maya, incuriosita.
- Lorde
Benson sarà la sostituta di Katherine? –
- Conosci
quella ragazza? –
- Eccome
se la conosco. È una specie di ragazza prodigio, una di
quelle che passano la
loro intera esistenza chiuse in qualche biblioteca a studiare e non
hanno l’ombra
di un amico. –
Ophelia
vide l’espressione intenerita dipingersi sul volto della
rossa e seppe già cosa
stava per dire prima ancora che aprisse bocca.
- Magari
potremmo coinvolgerla. –
La Gamp
scambiò un’occhiata d’intesa con
Lavinia, che annuì appena.
- D’accordo,
ma stai attenta a non raccontarle troppo i fatti tuoi. Lorde va matta
per i
pettegolezzi e gli affari degli altri. –
*
I
Fondatori erano diversi da come Lorde se li era immaginati.
Tanto per
cominciare erano giovani, il più grande di loro non aveva
ancora compiuto
nemmeno quarant’anni, e poi bisticciavano come un gruppo di
anziani brontoloni.
Insomma,
quella supposta aria di saggezza che avrebbe dovuto circondarli era
invisibile
ai suoi occhi.
Il resto
dei ragazzi selezionati non sembrava male, ma non aveva scambiato
parola con la
maggior parte di loro se si escludevano le poche frasi con la ragazza
di nome
Maya e un lieve scambio di saluti con Ophelia e Lavinia.
Del resto
lei non era lì per stringere amicizie, ma per assicurarsi un
posto all’interno
della scuola.
E se
Rowena Corvonero l’avesse notata tanto meglio.
Entrò
nell’aula adibita alla prova, sistemandosi nel semicerchio
che il resto dei
suoi compagni aveva già formato, stando nel punto
più esterno.
Sentiva
gli sguardi incuriositi su di sé, ma continuò a
fissare ostentatamente dritto
davanti a sé finchè Godric Grifondoro non prese
la parola.
- Come
avrete notato abbiamo una nuova partecipante, confido che tutti voi
l’aiutiate
ad ambientarsi fornendole le indicazioni basilari sulla vita al
castello. Per
quanto riguarda la prova di oggi, vi verrà chiesto di
affrontare una creatura
magica. Chi di voi sa dirmi cos’è un Molliccio e
come si affronta? –
La mano
di Maya svettò in aria all’istante, stupendo molti
dei presenti.
Dal
cognome, Lorde aveva capito subito che doveva essere una Nata Babbana e
si
chiese con quanta assiduità avesse studiato in preparazione
per il torneo.
- Prego,
signorina Potter. –
- È una
creatura magica che può assumere le sembianze di
ciò che spaventa di più il
mago che lo avvicina. Nessuno conosce l'aspetto di un molliccio quando
è solo.
Si tratta, inoltre, di un non-essere non-mortale –
snocciolò rapidamente.
- Molto
bene, signorina, veramente molto bene. E qual è
l’incantesimo per contrastare
un molliccio? –
Questa
volta fu la mano di Naveen a battere tutti sul tempo.
- Signor
Hamilton? –
- Nutrendosi
delle paure delle vittime, i Mollicci temono le risate; per questo
motivo
l'arma più efficace contro di loro è
l'incantesimo Riddikulus
che
trasforma il Molliccio in qualcosa di divertente. Contro un Molliccio
può
essere utile la compagnia perché sentendo timori diversi il
mutaforma non sa
decidere quale aspetto assumere. –
-
Veramente molto bene, i miei complimenti. Dunque, come stavo dicendo,
la prova
di quest’oggi sarà affrontare un Molliccio.
Verrete chiamati uno alla volta all’interno
di quest’aula, partendo dall’ultima in classifica
fino a risalirla, e al
termine della prova aggiornerò la classifica con il vostro
punteggio. Vi prego
di accomodarvi qui fuori, la prima a cominciare è la nuova
arrivata, la
signorina Benson. –
Lorde
sospirò profondamente, attenendo che l’aula si
svuotasse, finchè non rimase
sola con Godric.
- Pronta?
–
Annuì,
prendendo l’ennesimo respiro profondo.
Era più
che pronta.
Con un
colpo di bacchetta l’armadio venne aperto e un gigantesco
uccello ne uscì
gracchiando.
Era una
gazza ladra enorme, dagli scuri occhi luccicanti e gli artigli ricurvi
e acuminati.
Prese a
volarle intorno, lambendole gli abiti.
Soffocò
un grido spaventato, cercando di mantenere il sangue freddo.
Al
secondo giro compiuto dall’animale, puntò la
bacchetta e pronunciò chiaramente
la formula.
-
Riddikulus! –
La gazza
ladra prese male le misure e finì con lo schiantarsi contro
il muro,
accartocciandosi come se fosse una sorta di origami.
*
Maya
vide
uscire Lavinia con il volto pallido e il fiato corto, segno che la
prova non
doveva essere andata particolarmente bene, e li sfiorò
appena il braccio prima
di prendere il suo posto.
Il
Molliccio assunse immediatamente le sembianze di una corda.
Era uno
di quei nodi scorsoi che utilizzavano i membri del suo villaggio natale
per
impiccare quelle che consideravano essere delle streghe.
Sentì un
brivido correrle lungo la schiena mentre ripensava alla tremenda sorte
toccata
ai suoi genitori.
Risate,
doveva trovare qualcosa che potesse farla ridere per superare quella
prova.
Cominciò
a pensare a una sorta di serpente di corda che si attorcigliava su se
stesso,
finendo con l’annodarsi talmente tanto da non riuscire
più a muoversi e
assumere le sembianze di un ammasso informe.
Mosse la
bacchetta decisa, osservando il Molliccio assecondare lentamente la sua
fantasia.
*
Calien
osservò il bambino, coperto di tagli e sangue venirle
incontro.
Aveva gli
abiti strappati e un sorriso sinistro dipinto sul viso mentre le si
avvicinava
e puntava il dito con fare accusatore.
Era colpa
sua, tutta colpa sua se era morto.
Scosse la
testa, sforzandosi di scacciarlo.
Non
riusciva a pensare proprio a nulla di divertente se non che le
dispiaceva
tremendamente per quello che era successo.
È colpa
tua, sembrava dirle il bambino, e nel profondo sapeva che era
così.
Puntò la
bacchetta, mormorando lievemente: - Riddikulus! –
Al posto
dei piedi comparvero delle rotelle e il bambino comincio a ondeggiare
il giro
per la stanza, fuori controllo.
Venne
congedata e si affrettò a uscire di lì.
Ancora
scossa, sentì la prese gentile e decisa di Rigel afferrarla
e allontanarla dal
corridoio e dagli sguardi del resto del gruppo.
Ormai
rimasti soli, si concesse di guardarlo.
La stava
osservando con la fronte aggrottata e lo sguardo preoccupato.
- Stai
bene? –
- Tra
poco mi riprenderò. –
Perlomeno
lo sperava.
-
Qualsiasi cosa tu abbia visto, Calien, non era reale. –
E invece
lo era eccome, ma come avrebbe potuto raccontargli cosa era successo
tanti anni
prima?
Rigel l’avrebbe
considerata un mostro se avesse saputo e allora tutta la gentilezza e
la
dolcezza che le riservava sarebbe svanita nel nulla.
- Sono
solo spaventata, mi passerà presto. –
- Certo
che ti passerà e io sarò qui finchè
non te la sentirai di tornare di là. Lo sai
che puoi fare affidamento su di me, vero? –
- Lo so –
mormorò.
Fu allora
che lo vide chinarsi lentamente verso di lei, avvicinando il volto al
suo,
attendendo pazientemente come se volesse darle
l’opportunità di tirarsi
indietro se l’avesse voluto.
Ma lei
non voleva affatto, erano giorni interi che sognava quel momento.
Chiuse
gli occhi nel momento esatto in cui sentì le labbra di Rigel
posarsi sulle sue,
lasciandosi coinvolgere totalmente da quel bacio dolce e delicato.
*
Jared
vide il lupo mannaro alzare lo sguardo dal corpo che stava dilaniando.
Fu solo
allora che si rese conto di chi si trattava.
Il
cadavere riverso al suolo era il suo, ma anche il lupo mannaro era se
stesso.
Le sue
due nature che entravano in conflitto, che lo divoravano tra atroci
sofferenze,
che gli impedivano di continuare a vivere.
Quel
Molliccio sarebbe stato stranamente poetico se non avesse riguardato
direttamente lui.
Sentiva
le dita tremare sull’impugnatura della bacchetta, i palmi
umidi per il sudore
freddo che l’aveva assalito.
-
Riddikulus! –
Il
Molliccio tremolò appena, dopodichè il gigantesco
lupo mannaro con la bava alla
bocca si tramutò in un cucciolotto dalle zampe lunghe e
l’andatura scoordinata
che ruzzolò a terra.
*
-
Una
prova come questa fa sembrare la preparazione di qualche pozioncina una
passeggiata, eh? – sospirò Naveen, ravviandosi i
capelli.
- Non ne
parliamo, è stata una cosa a dir poco sconvolgente. Non
riesco a credere che
una creatura stupida come un Molliccio possa essere così
terrorizzante –
convenne Isabelle.
Scherzando,
il ragazzo le punzecchiò un fianco.
- Il
Molliccio ti mette più a disagio di me? –
Maledizione
a lei e a quando gli aveva confidato che in sua presenza si sentiva
nervosa.
- Non
montarti la testa, Hamilton -, ricambiò il buffetto, -
perché il mio Molliccio
era decisamente molto peggiore dell’ansia che ho con te.
–
Ridendo,
Naveen le passò un braccio attorno alle spalle e
l’attirò a sé, dirottandola
verso la classifica appena esposta.
-
Coraggio, vediamo come ci siamo classificati. –
Nome
|
Cognome
|
I
Prova
|
II
Prova
|
III
Prova
|
IV
Prova
|
V
Prova
|
Totale
|
Naveen
|
Hamilton
|
5
|
5
|
10
|
5
|
9
|
34
|
Ophelia
Isabelle
Isaak
|
Gamp
Shafiq
Selwyn
|
7
6
7
|
2
3
4
|
9
9
7
|
7
10
3
|
6
7
6
|
31
35
27
|
Calien
Aires
|
Lyall
Black
|
6
7
|
5
3
|
6
7
|
5
6
|
7
8
|
22
31
|
Rigel
Jared
|
Black
Convel
|
6
5
|
2
1
|
8
10
|
10
8
|
7
8
|
33
32
|
Maya
|
Potter
|
5
|
4
|
4
|
8
|
10
|
31
|
Lavinia
|
Prewett
|
5
|
1
|
5
|
2
|
5
|
18
|
Elnath
|
Storm
|
/
|
/
|
10
|
7
|
8
|
25
|
Lorde
|
Benson
|
/
|
/
|
/
|
/
|
9
|
9
|
Classifica
|
1°
Isabelle Shafiq
|
2°
Naveen Hamilton
|
3°
Rigel Black
|
4°
Jared Convel
|
5°
ex equo Aires Black
Ophelia
Gamp
Maya
Potter
|
6°
Isaak Selwyn
|
7°
Elnath Storm
|
8°
Calien Lyall
|
9°
Lavinia Prewett
|
10°
Lorde Benson
|
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci qui con il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto.
Spero che l’ufficializzazione (finalmente) della Rilien sia
valsa l’attesa.
Lo so che sono una rompiscatole di proporzioni epiche, ma mi
servirebbe che rispondiate a un’altra domandina:
-
quale odore/profumo
potrebbe rappresentare il vostro OC?
Detto
ciò vi lascio al PV di Lorde e ad alcune sue info.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
Lorde
Adeline Benson
(PV Candice
Accola) – 17 anni.
Bacchetta:
nucleo di corda di cuore di
drago, 12 pollici, legno
di pioppo
Patronus:
Cervo
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
Capitolo
13
Scese
le
scale del dormitorio femminile sapendo già che sarebbe
andata incontro a
qualche novità interessante visto l’entusiasmo con
cui Lavinia chiacchierava
con Lorde e Maya.
Fece
capolino nella Sala Comune, rivolgendo un’occhiata
interrogativa all’indirizzo
di Ophelia e Calien, che se ne stavano leggermente in disparte e
chiacchieravano tra di loro sottovoce.
- Come
mai tutto quest’entusiasmo? –
- Sembra
che ci sia una sorpresa in serbo per noi questa sera –, la
informò Ophelia, -
anche se personalmente non so se preoccuparmi o meno. Insomma, le
ultime
sorprese dei Fondatori non sono state esattamente piacevoli. –
Effettivamente
avevano portato all’eliminazione di Willas e Katherine, nulla
di cui
rallegrarsi particolarmente.
- Spero
non sia nulla di allarmante – convenne Calien, aggrottando
leggermente la
fronte.
- Non che
tu debba preoccuparti di cattive notizie –, intervenne Lorde
con il sorriso di
chi la sapeva lunga, - giusto Lien? –
La bionda
arrossì vistosamente, cercando maldestramente di non dar
loro modo di dare
troppo peso alla sua reazione.
Inutile
dire che fallì miseramente.
Lavinia
fece vagare le iridi azzurre da una all’altra, bramosa di
pettegolezzi.
- A cosa
ti riferisci? –
- Dico
solo che la nostra Calien ha fatto una gran bella conquista. –
- Lien,
dicci a cosa si sta riferendo – insistè la Prewett.
Attorcigliandosi
una lunga ciocca biondo dorata attorno all’indice, tenne lo
sguardo puntato
verso il pavimento come se non avesse mai visto nulla di altrettanto
interessante in tutta la sua vita.
- Io e
Rigel -, cominciò titubante, - ci siamo baciati. –
Lo
strilletto deliziato di Lavinia le avvolse all’istante.
- Ma è una
cosa fantastica -, battè le mani allegra, - e
com’è stato? Rigel bacia bene? –
- Io …
insomma, credo di sì. –
- Credi? –
ripetè Maya, sorridendole gentilmente.
- Sì,
suppongo che sia un bravo baciatore … non che io abbia
questa grande esperienza
in baci. –
- L’importante
è che ti sia piaciuto –, commentò Lorde
con decisione, - Perché ti è piaciuto,
vero? –
Annuì,
ricambiando il sorriso delle amiche.
- Sì, mi
è piaciuto … moltissimo – ammise.
Isabelle
sedette accanto a Ophelia, scrutando la Gamp lieta che una volta tanto
lei non
fosse l’unica a non condividere l’eccitazione
romantica della maggior parte
delle ragazze.
Era
ovviamente felice per Calien, anche perché era
più che ovvio che lei e Rigel
fossero legati da un sentimento forte, ma spettegolare come facevano
Maya e
Lorde non era da lei e
tantomeno lo era ridacchiare
e lasciarsi prendere dall’euforia come faceva Lavinia.
Tossicchiò,
attirando l’attenzione su di sé e tornando su un
argomento che suscitava
maggiormente la sua curiosità.
- Chi vi
ha detto della sorpresa di questa sera? –
Ophelia
indicò un foglio di pergamena depositato sul tavolo in noce.
Isabelle
lo afferrò, scorrendolo velocemente con lo sguardo.
Gentili
signorine,
vi
informiamo che per la serata odierna sarà prevista
un’occasione particolare che
richiederà la presenza di tutti voi partecipanti.
L’incontro
è fissato per le ore 19,00 nella Sala Grande.
Si
richiede massima puntualità.
Cordialmente,
i Fondatori
Salazar
Serpeverde,
Helga Tassorosso,
Rowena Corvonero,
Godric Grifondoro.
-
Mi
domando di cosa si tratti, sembra una cosa abbastanza formale dal
contenuto del
messaggio – considerò Isabelle, arricciando il
labbro inferiore e
mordicchiandolo leggermente mentre cercava di dare un senso a quelle
poche
parole vergate in un’elegante calligrafia.
- Non ci
hanno lasciato il minimo indizio, immagino che dovremo chiedere ai
ragazzi se
hanno qualche idea – considerò Ophelia, per poi
rivolgere un sorrisetto
malizioso in direzione di Calien, - Vuoi essere tu a rivolgerti al tuo
bell’innamorato
per chiedere informazioni, Lien? –
Isabelle
alzò gli occhi al cielo.
Ophelia
non era appariscente nelle sue esternazioni come il resto delle
ragazze, ma a
quanto sembrava era interessata alla cosa tanto quanto loro.
Niente da
fare, neanche quella volta aveva una compagna solidale con lei e la sua
scarsa
propensione agli affari femminili.
*
-
Perché sorridi
come un ebete? – lo accolse Aires non appena ebbe messo piede
nella Sala
Comune.
Rigel
scrollò le spalle.
- Sono
solo di buon’umore, cosa c’è di strano?
–
Il cugino
lo osservò per secondi che parvero interminabili, non
distogliendo lo sguardo
dal suo nemmeno per un istante prima di decretare la sua sentenza.
- Non sei
solo di buon’umore, sei raggiante. È successo
qualcosa. –
- Non so
di cosa stai parlando. –
- Oh, lo
sai eccome … e, per inciso, sei un pessimo bugiardo Rig.
–
- Lo dici
come se fosse una brutta cosa. –
- Non
necessariamente, ma di sicuro non sei in grado di ingannare me.
–
- Fammi
indovinare, perché sei troppo intelligente? – lo
provocò, ironico.
- Quello
è ovvio, visto che l’intelligenza è uno
dei miei innumerevoli pregi, ma in
questo preciso caso la risposta è molto più
semplice: ti conosco da una vita,
Rigel, e non ti ho mai visto sorridere in questo modo …
nemmeno quando gli zii
ti hanno comprato il tuo primo manico di scopa. Quindi deve esserci
sotto
qualcosa di veramente importante e voglio sapere di che si tratta.
–
-
Qualcuno dovrebbe insegnare al principino che si dice
“vorrei” e non “voglio”
–
ironizzò Isaak, seduto sulla poltrona a pochi passi da lui,
deciso a
intervenire in soccorso di Rigel.
- Sì, se
appartieni a una qualsiasi altra famiglia magari funziona
così -, convenne
Aires pensieroso, - ma non quando sei un Black. Ci insegnano fin da
piccolissimi che abbiamo il mondo ai nostri piedi. –
- Sapevo
che la vostra famiglia avesse un po’ di manie di grandezza,
ma non immaginavo
fino a questo punto. –
Aires
sogghignò. – Oh, e questo è niente,
dovresti vedere la gigantografia che si è
fatto fare mio nonno. L’aveva sistemata nel salone principale
del Manor così
che tutti quelli che entravano in casa non potessero fare a meno di
guardarlo
in qualsiasi istante. –
-
Inquietante. –
-
Tremendamente –, convenne Rigel, - ma del resto il nonno
è sempre stato così. –
- Ad ogni
modo, cugino, non pensare che mi scordi di quello di cui stavamo
parlando –, riprese
il discorso Aires, - quindi parla prima che ti costringa a farlo a modo
mio. –
Rigel
ricordava precisamente come l’aveva costretto a confessare
l’ultimo segreto che
aveva provato a tenergli nascosto; avevano sei anni e al suo netto
rifiuto si
era ritrovato appeso a testa in giù fuori dalla finestra di
Aires.
Inutile
dire che confessare era stato l’unico modo per tornare a
mettere i piedi sul
pavimento della camera da letto del cugino.
- D’accordo,
ma sei insopportabile. –
- Non mi
dici nulla di nuovo – confermò.
Prese un respiro
profondo, buttando fuori la verità di getto.
- Ieri,
dopo la prova, ho baciato Calien. –
- Beh, era
ora! –
Isaak
rise, scuotendo la testa.
- Sei
veramente poco delicato, Aires. –
- So
anche questo – ammise sorridendo, per poi agguantare il
cugino per la
collottola e attirarlo a sé in un abbraccio spaccaossa.
Gli
scompigliò i capelli sfregando le nocche sul capo.
-
Finalmente ti sei dato una mossa, Rig, mi domandavo quanto ci avresti
messo.
Insomma, era ovvio che ci fosse qualcosa tra voi. –
Rigel si
accigliò, rivolgendosi a Isaak.
- C’è davvero
arrivato tutto da solo? –
Ridendo,
il ragazzo scosse la testa. – Certo che no, glielo ha fatto
notare Isabelle. –
- Ah, ora
sì che è tutto più chiaro. –
Aires
scoccò un’occhiataccia ad entrambi.
- Farò
finta di non aver colto l’insinuazione, ma solo
perché è ora di colazione e sto
morendo di fame. Quindi, forza, datevi una mossa. –
*
-
Un’altra
prova di Pozioni? – esclamò Jared, esasperato.
Insomma,
era mai possibile che Salazar dovesse continuare a tormentarli con quei
maledetti intrugli?
- Vedila
così, se non altro è la penultima –
gemette Naveen, solidale.
- Non ho
affrontato nessuna delle prove di Salazar …
com’è? –
- Nath,
diciamo solo che la morte è una cosa divertente e spassosa
in confronto alle
sue prove. Insomma, attribuisce dei punteggi veramente rigidi
… ma se non altro
di solito ci divide in coppie, se capiti con un compagno bravo riesci a
risollevare un po’ il punteggio –
replicò Jared.
Elnath
annuì, dando segno che aveva recepito il messaggio forte e
chiaro: doveva
sperare di non capitare in coppia né con Naveen
né con Jared.
- E chi
sono quelli bravi in Pozioni? –
- Dei
ragazzi quelli bravi sono Isaak e Aires; per quanto riguarda le ragazze
Calien,
Ophelia e Lavinia. –
- E
continuo a non capire come faccia Black a essere così bravo
in quella materia;
insomma, ho sempre pensato che per Pozioni ci volesse un gran bel
cervello. –
- Aires è
in gamba. A te non va giù solo perché voi due vi
beccate in continuazione –
replicò Naveen.
Jared
fece per replicare, ma parve cambiare idea all’ultimo istante.
Accennò
con il capo in direzione della tavolata a cui sedevano i Fondatori.
Salazar
si era avvicinato allo scranno dorato e attendeva con impazienza che
l’attenzione
generale fosse su di sé.
-
Immagino vi interesserà sapere con chi sarete accoppiati per
questa prova. –
Il
silenzio si fece immediatamente strada nella Sala.
- Ophelia
Gamp sarà in coppia con Maya Potter, Isabelle Shafiq
sarà in coppia con Isaak
Selwyn, Aires Black e Naveen Hamilton, Elnath Storm e Lavinia Prewett,
Jared
Convel e Lorde Benson … e l’ultima coppia
sarà formata da Rigel Black e Calien
Lyall. Finite di fare colazione alla svelta e dirigetevi nei
sotterranei. La
prova comincia tra venti minuti – concluse.
Elnath
ringraziò silenziosamente qualsiasi divinità
avesse spinto Salazar ad
accoppiarlo a Lavinia.
Finalmente
qualcuna brava in Pozioni.
*
-
Ah,
questa sì che sarà una prova interessante
– considerò Isaak non appena si
sistemarono davanti al loro tavolo da lavoro.
Isabelle
inarcò un sopracciglio, perplessa.
- Puoi
chiarirlo anche a una comune mortale come me? Perché non ho
la minima idea di
che pozione si aspetti da noi. –
Isaak le
indicò gli ingredienti, elencandoli: - Uova di Ashwinder,
petali di rosa,
peperoncino in polvere e acqua di luna … sono gli elementi
per creare l’Amortentia.
–
Improvvisamente
vigile e attenta, Isabelle si ritrovò a domandarsi che odori
avrebbe percepito
una volta completata la pozione.
Isaak
notò la sua reazione e ammiccò leggermente.
- Sembra
che qualcuno sia interessato a scoprire di cosa odora la propria
Amortentia. –
Annuì,
sorridendo graziosamente.
- Tu non
sei curioso? –
- Certo, ma
dalla tua espressione sembra quasi che tu abbia aspettative ben precise
sul
tipo di odore che sentirai. –
Scrollò
le spalle.
- Sono
semplicemente ben consapevole di ciò che mi piace.
–
*
Calien
osservò la pozione perlacea che riposava placidamente nel
calderone,
improvvisamente incerta.
Rigel le
sfiorò appena il braccio, facendola sussultare.
- Di cosa
hai paura? –
- Di
nulla – rispose all’istante, chinandosi ad annusare
il vapore proveniente dal
calderone fumante.
Il primo
profumo che l’investì fu quello dei fiori di campo
in primavera, subito dopo
percepì l’odore dell’umidità
della pioggia e del legno bagnato … e poi
quell’odore.
Era un retrogusto agrumato decisamente familiare: l’odore di
Rigel.
Venne
colta dall’emozione, rischiando quasi di esserne sopraffatta.
- Cosa
senti? –
- Te -,
sussurrò, - sento il tuo profumo. –
Vide la
scintilla d’amore nello sguardo di Rigel e per un folle
attimo le sembrò che il
ragazzo fosse sul punto di chinarsi su di lei e baciarla nel bel mezzo
della
prova, lì davanti a tutti.
Parve
ricomporsi un minimo, riprendendo un po’ di autocontrollo.
-
Immagino che tocchi a me annusare. –
*
Aires
smise di mescolare, osservando l’Amortentia assumere
rapidamente il definitivo
colore perlaceo richiesto dalla corretta preparazione.
- Chi si
fa un’annusatina per primo? –
Naveen
alzò ironicamente una mano, come a candidarsi volontario.
Venne
assalito dai profumo familiari di casa sua, odori che fin dalla nascita
aveva
capito di apprezzare … e poi qualcosa di nuovo.
Era un
odore particolare, qualcosa che fino a quel momento non aveva mai
realizzato d’apprezzare
a pieno e che non avrebbe mai creduto di trovare nella sua Amortentia.
- Sento
della liquirizia, ma non capisco il perché –
ammise.
Gli occhi
grigio azzurri di Aires si sgranarono, osservandolo dall’alto
in basso come se
avesse appena detto qualcosa che aveva scaturito in lui
chissà quale sorta di
rivelazione.
- Perché mi
guardi così? –
- Perché io
so a cosa si riferisce la liquirizia -, disse il Black, - e se ci pensi
per un
momento ci arriverai anche tu. Chi è che mangia liquirizie a
tutto spiano? –
Isabelle.
Effettivamente
la ragazza aveva una vera e propria dipendenza da liquirizie e spesso
avvicinandolesi si poteva annusare un lieve sentore del dolciume.
- Izzy?
Nella mia Amortentia c’è l’odore di Izzy
– sussurrò, posando lo sguardo verso
la ragazza che, a qualche calderone di distanza, chiacchierava
allegramente con
Isaak.
Aires gli
battè una mano sulla spalla, con fare fraterno.
- Non ti
resta che farti avanti definitivamente, amico, hai la mia benedizione.
–
*
Aveva
davvero creduto di aver superato la cotta per Aires.
Se ne era
davvero autoconvinta, ma la sua Amortentia sembrava pensarla in modo
diverso.
Quando
aveva fiutato, oltre all’odore della vaniglia e della
lavanda, anche quello del
sandalo misto al muschio … un profumo deciso, virile, lo
stesso del dopobarba
di Aires aveva creduto che fosse tutto uno strano scherzo.
Eppure
una seconda annusata aveva confermato il responso.
Poco
importava che lei si sforzasse di reprimere i suoi sentimenti e si
ostinasse a
negarlo persino a se stessa: non aveva mai smesso di provare qualcosa
per Aires
Black.
Scosse la
testa, pensando a quello che avrebbero detto i suoi se mai
l’avessero scoperto:
una Gamp e un Black, un’accoppiata perlomeno molto strana.
Venne
riscossa dalle sue considerazioni da Maya, che le diede leggermente di
gomito:
- Salazar sta esponendo i risultati della prova. –
Coppia
|
Punteggio
|
Ophelia
Gamp/Maya Potter
|
8
|
Isabelle
Shafiq/Isaak Selwyn
|
9
|
Aires
Black/Naveen Hamilton
|
9
|
Elnath
Storm/Lavinia Prewett
|
7
|
Jared
Convel/Lorde Benson
|
7
|
Calien
Lyall/Rigel Black
|
8
|
Classifica
finale
|
1°
classificato Isabelle Shafiq – 44 punti
|
2°
classificato Naveen Hamilton – 43 punti
|
3°
classificato Rigel Black – 41 punti
|
4°
classificato Aires Black – 40 punti
|
5°
classificato ex equo Jared Convel, Ophelia Gamp, Maya Potter
– 39 punti
|
6°
classificato Isaak Selwyn – 36 punti
|
7°
classificato Elnath Storm – 32 punti
|
8°
classificato Calien Lyall – 30 punti
|
9°
classificato Lavinia Prewett – 25 punti
|
10°
classificato Lorde Benson – 16 punti
|
Spazio
autrice:
Salve!
Ho deciso di dividere il capitolo in due parti perché
altrimenti
sarebbe venuto troppo lungo, pertanto nel prossimo vedrete quale
sarà la
misteriosa sorpresa serale … avete già qualche
teoria a riguardo? Inoltre nella
seconda parte del prossimo capitolo avremo la settima prova.
Ho preparato una scaletta dei capitoli quindi posso affermare
con ragionevole sicurezza che mancano ormai 6 capitoli +
l’Epilogo al termine
della storia … e che nell’Epilogo avrete una bella
sorpresa.
Eh, sì, sono cattiva perché non vi anticipo nulla
ma d’altronde
è meglio tenere viva la suspance, no? xD
Al prossimo aggiornamento.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Capitolo
14
-
Siete
riuscite a capire cosa riguarda la comunicazione di questa sera?
– domandò Ophelia,
mentre acconciava i lunghi capelli color cenere in
un’elegante chignon
lasciando scoperto il collo sottile e aggraziato.
- No, non
sono riuscita a scoprire nulla – borbottò
contrariata Lavinia, arricciando il
naso mentre esaminava con aria critica l’abito che indossava.
– Credete che il
bianco mi faccia sembrare più giovane di quanto in
realtà sia? Di qualsiasi
cosa si tratti non voglio finire con l’assomigliare a una
bambina. –
- In
realtà credo che sia uno dei colori che ti sta meglio,
insieme all’azzurro – la
rassicurò Isabelle.
- Bene,
di qualsiasi cosa si tratti ha tutta l’aria di essere una
cosa importante. –
- Spero
solo che sia una sorpresa positiva – considerò
Ophelia, voltandosi di spalle
affinchè Isabelle potesse agevolmente stringerle il corpetto
dell’abito color
perla che aveva scelto per l’occasione.
- Sei
incantevole, hai in programma di catturare l’attenzione di
qualcuno in
particolare, Lia? –
Abbassò
leggermente lo sguardo, con la scusa di cercare una collana adatta nel
piccolo
portagioie.
- Nessuna
risposta? –, insistè Isabelle sorridendo
maliziosa, - Allora dovrò cominciare a
pensare di avere ragione. –
- D’accordo,
magari c’è qualcuno in particolare che mi
interessa, ma non credo che la cosa
sia ricambiata quindi mi limito a non pensarci. –
- Aires
si è scusato con te; non è una cosa che fa
spesso, anzi credo di averlo sentito
chiedere scusa solo a due persone fino all’arrivo qui al
castello: me e Rigel.
Deve pur significare qualcosa. –
Lasciò
trapelare un accenno di speranza nella sua voce.
- Tu credi?
–
- Ne sono
sicura. –
Lavinia
annuì a sua volta.
- Non
conosco bene Aires, ma per quel che vale sono d’accordo con
Isabelle. Insomma,
i ragazzi fanno spesso cose stupide per attirare l’attenzione
delle loro belle …
-
Si
strinse nelle spalle. – Immagino che lo scopriremo questa
sera. –
*
Maya
varcò l’ingresso della Sala Grande al fianco di
Lorde e sgranò gli occhi all’istante.
Il resto
dei suoi compagni non era ancora arrivato, ma c’erano
già una quindicina di
persone lì dentro.
Individuò
all’istante Oslan.
Suo
fratello maggiore era al centro della sala e stava chiacchierando
allegramente
con un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi scuri che assomigliava
tremendamente a Isabelle, ne dedusse che doveva essere il fratello.
Oslan
aveva gli occhi luccicanti d’entusiasmo mentre chiacchierava
e si guardava
attorno.
- Chi è
quel ragazzo? È carino – osservò Lorde,
notando il modo in cui lo guardava.
- Oslan …
mio fratello. –
-
Presentamelo, sono sempre stata incuriosita dai Babbani. –
- E i
tuoi genitori? –
Con un cenno
incurante, Lorde accennò alla coppia nell’angolo
destro della sala che stava
chiacchierando con altri genitori.
- Li
andrò a salutare tra un attimo, dopotutto sono impegnati nei
soliti
convenevoli. –
- D’accordo,
andiamo. –
Raggiunsero
i due ragazzi intenti a chiacchierare.
Oslan era
concentrato sulle parole del moro accanto a lui in modo così
totale che impiegò
qualche secondo a rendersi conto della presenza della sorella.
- Maya! –
- Oslan! –
Si
abbracciarono con impeto, suscitando un sorriso intenerito sul volto di
Lorde.
Era
disarmante la spontaneità di quei due, così
diversa dal modo di fare freddo e
composto della maggior parte dei Purosangue presenti.
-
Alexander mi stava raccontando di quello sport … il
Quiddish. Sembra veramente
fantastico. –
-
Quidditch –, lo corresse con un sorriso, - e tu devi essere
il fratello di
Isabelle. –
Alexander
annuì. – Ci assomigliamo così tanto?
–
-
Abbastanza. –
-
Piuttosto, hai visto mia sorella? –
- Credo
che stia per arrivare. So che erano un po’ in crisi con la
scelta dell’abito –
intervenne Lorde, sorridendo con l’aria di chi stava
rivelando una notizia
particolarmente succosa.
- Izzy
che perde tempo dietro a un abito? -, sgranò gli occhi
sorpreso, - Questo
torneo deve proprio averla cambiata, non credevo che avrei mai visto il
giorno
in cui mia sorella si sarebbe agghindata per un evento mondano.
–
- Tutte
le ragazze arrivano a questa fase prima o poi, è solo
questione di tempo -,
assicurò Lorde, - ma adesso devo proprio andare a salutare i
miei genitori, ci
vediamo più tardi – concluse, incrociando lo
sguardo della madre che alzò una
mano in cenno di saluto.
*
Naveen
individuò Isabelle non appena ebbe messo piede nella Sala.
La vide
abbracciare di slancio un bel ragazzo dai capelli scuri, alto e dalle
spalle
larghe, che la strinse a sé con uguale impeto.
Si
irrigidì leggermente, finendo con il distrarsi e non
prestare attenzione alle
parole dei suoi genitori.
Si
accorse dallo sguardo di sua madre che doveva essergli stata posta una
domanda.
-
Perdonami, madre, sono un po’ stanco dopo tutte queste prove.
Cosa mi hai
chiesto? –
- Volevo
sapere come stavano procedendo le cose, i Fondatori hanno parlato di
una
classifica … in che posizione sei? –
- Al
momento sono secondo, con un solo punto di distacco dal primo posto.
–
La vide
sgranare gli occhi per un breve istante, quasi non si aspettasse un
simile
risultato, prima di ricomporsi e tornare a utilizzare un tono
volutamente
indifferente.
- E al
primo posto chi c’è? –
-
Isabelle Shafiq – replicò all’istante,
indicandola con un cenno del capo.
Suo padre
gli rivolse una strana occhiata che non seppe come interpretare.
- Credo
che sia una buona cosa che una giovane donna così attraente
sia anche versata
nelle arti magiche, non trovi Naveen? –
Annuì.
- È
fantastica, una vera forza della natura. Cioè …
tutti qui sono molto bravi in
vari campi – aggiunse, cercando di non mostrarsi troppo di
parte.
Eppure
sembrava che suo padre avesse capito perfettamente che c’era
qualcosa sotto.
- Sembri
molto colpito da lei. –
- Sì,
insomma, come tutti quanti. –
Sua madre
tossicchiò discretamente. – Invece di parlare di
ragazze, perché non ci
concentriamo su altro? Ti ho visto entrare insieme ad Aires Black. Come
sono i
rapporti tra voi due? –
- Ottimi.
Aires è un mio buonissimo amico, perché?
–
- Così,
semplice curiosità. –
Ne
dubitava.
I Black e
i Gamp erano le due famiglie che contavano più di ogni altra
nel mondo magico e
conoscendo sua madre aveva già cominciato a farsi mille
viaggi mentali sui
benefici che una simile amicizia avrebbe portato alla loro famiglia.
Come se
sua madre l’avesse appellato con un incantesimo non verbale,
Aires li raggiunse
all’istante.
Si
profuse in un elegante baciamano, facendo arrossire leggermente sua
madre, e
strinse infine con fermezza la mano di suo padre.
- È un
inaspettato piacere fare finalmente la vostra conoscenza, signori
Hamilton.
Purtroppo non abbiamo mai avuto occasione di scambiare parola negli
eventi
precedenti, ma confido che da oggi in poi le nostre famiglie
allacceranno una
solida e reciproca amicizia – esordì con un
sorriso sornione.
Sua madre
era letteralmente in brodo di giuggiole.
-
Naturalmente, con autentico piacere. –
Naveen
alzò gli occhi al cielo, trattenendosi dal rotearli
sbuffando solo all’ultimo
momento.
Si
accostò leggermente ad Aires, a sussurrargli: - Chi
è il ragazzo che non smette
di parlare per un attimo con Izzy? –
Aires gli
rivolse un sorriso divertito.
- Geloso?
–
- Solo
curioso. –
- Non ti
credo -, gli comunicò, - ma è un bene che tu me
lo abbia chiesto prima di fare
qualche scenata. È Alexander, suo fratello. –
- Ah. Fantastico.
–
Persino
alle sue stesse orecchie era suonato fin troppo euforico e soddisfatto.
- E perché
dovrebbe essere fantastico? – chiese, facendogli il verso.
- Perché immagino
che avere un fratello sia una cosa fantastica … insomma, ne
ho sempre
desiderato uno, Isabelle è fortunata –
mentì alla svelta.
Lo
sguardo di Aires gli fece capire chiaramente che non se l’era
bevuta, ma non
gli disse nulla.
- D’accordo
“signor fantastico”, suppongo che mi tocchi andare
a far finta almeno un po’ di
essere felice di rivedere la mia famiglia. Ci vediamo più
tardi. –
*
-
Isaak! –
La voce
allegra di Celia lo accolse un istante prima che la sorellina si
slanciasse di
corsa verso di lui, saltandogli al collo.
L’accolse
tra le braccia, stringendola a sé.
Gli era
mancata davvero tantissimo.
- Celia,
come stai? –
- Mi sei
mancato tantissimo, tra quanto torni a casa? –
- Presto.
Manca poco alla fine del torneo e allora tornerò a casa
– le assicurò.
Celia lo
scrutò dritto negli occhi, come se volesse essere certa che
il fratello non la
stesse prendendo in giro.
Soddisfatta
dalla sincerità che gli lesse sul volto, si aprì
in un sorriso solare.
- Hai dei
nuovi amici? –
Annuì,
accennando con il capo in direzione degli altri ragazzi.
- Siamo
un bel gruppo, ci aiutiamo a vicenda. –
- E quello
lì chi è? – domandò Celia,
indicando con un ditino verso sinistra.
Seguì
quella direzione con lo sguardo.
Il
ragazzo individuato dalla sua sorellina era nientemeno che Rigel, che
per
chissà quale strano impulso aveva pensato bene di
coinvolgere la sua famiglia e
quella di Calien in un’unica conversazione … la
cosa sembrava imbarazzante
persino da dove si trovavano loro, non osava immaginare come fosse
essere nel
bel mezzo dello svolgimento.
- Quello
lì è Rigel Black. –
- È
proprio bello -, sospirò, - sembra uno di quei principi
delle favole. –
Isaak
ridacchiò.
- Non ti
sembra di essere un po’ piccola per interessarti di
già ai ragazzi? –
- Forse
-, ammise, - e quella lì è la sua ragazza? Anche
lei sembra una principessa, è
bellissima. –
- Sì,
Calien è la sua fidanzata. –
-
Fortunata, spero di trovare anche io un ragazzo così bello
quando sarò grande. –
Isaak
scosse la testa, incredulo.
Adesso sì
che cominciava a capire quanto fosse difficile essere il fratello
maggiore di
una ragazza.
*
-
Dunque,
hai trovato una rispettabile ragazza Purosangue? – intervenne
d’un tratto sua
madre.
Era
incredibile, sua madre aveva atteso ben dieci minuti prima di porgli
quella
domanda, doveva essere una specie di record.
- C’è una
ragazza che ha attirato la mia attenzione, ma di qui a parlare di
matrimonio mi
sembra oltremodo prematuro, madre. –
Larissa
Steeval assottigliò lo sguardo, scrutando la sala attorno a
sé.
- E di
chi si tratta? –
- Ophelia
Gamp – replicò all’istante, senza la
minima traccia di imbarazzo.
Si
godette a pieno l’espressione di suo padre: era qualcosa che
meritava di essere
immortalata in eterno.
- Gamp? –
ripetè Arion Black, quasi volesse sentirsi dire di aver
capito male.
- Esatto.
È la ragazza con l’abito grigio perla. –
- Lo so
chi é. –
-
Sembravi un po’ perplesso, padre, quindi ho pensato che non
te la ricordassi –
replicò, con un ghigno divertito.
La
rivalità tra i Black e i Gamp aveva origini antichissime e
nessuno sapeva con
certezza quando fosse cominciata né il motivo.
Naturale
quindi che suo padre avesse l’aria di chi aveva ingoiato un
rospo.
Sua
madre, al contrario, non essendo una Black per nascita non aveva alcuna
riserva
e annuiva con aria compiaciuta. – E lei ricambia il tuo
interesse? –
Bella
domanda.
Aveva
avuto le sue belle colpe nel farsi considerare un idiota da lei, ma da
quando
le aveva chiesto scusa sembrava che le cose fossero migliorate nel loro
rapporto.
Ormai
parlavano come persone civili, scherzavano e ridevano persino insieme.
Da qui a
dire, però, che fosse interessata a lui c’era una
certa differenza.
- Non ne
ho idea – ammise.
- Ebbene
cerca di scoprirlo il prima possibile. –
Strano a
dirsi, ma una volta tanto era d’accordo con lei.
Doveva
darsi una mossa e mettere le carte in tavola.
- Sai,
madre, credo che seguirò il tuo consiglio –
replicò, sorridendo divertito
davanti all’espressione sorpresa dei suoi genitori.
*
Naveen
era finalmente riuscito a sfuggire all’attenzione dei
genitori, troppo
impegnati a conversare con i genitori di Aires e Rigel per accorgersi
della
scomparsa del loro unico figlio.
Raggiunse
Isabelle, seduta su un divanetto, intenta a sorseggiare un calice di
vino
elfico.
Suo
fratello era poco distante e completamente immerso nella conversazione
con Maya
e Oslan.
- Di cosa
stanno parlando? – chiese, sedendole accanto.
- Qualche
diavoleria Babbana -, replicò, - Alec è sempre
stato interessato a quelle cose.
–
- Almeno
qualcuno qui si diverte. –
- Già. Ovviamente
mi fa piacere rivedere Alec, ma è una serata un
po’ fiacca. –
- Metti
un bel gruppo di rigidi Purosangue tutti insieme ed è quello
che ottieni –
considerò.
- Non me
ne parlare, la maggior parte di loro sembra più imbalsamata
delle mummie. –
Scoppiarono
a ridere all’unisono.
Helga
doveva pensarla come loro perché aveva cominciato ad
allontanare oggetti a
colpi di bacchetta e aveva dato il via all’orchestra chiamata
per l’occasione.
Una
musica lenta e delicata si stava rapidamente profondendo
all’interno della
Sala.
- Ti va
di ballare? – le chiese di slancio.
- Sì,
certo. –
Accettò
la mano che le porgeva e si lasciò condurre verso
l’improvvisata pista da
ballo.
Sentì le
mani di Naveen chiudersi con gentile fermezza sui suoi fianchi e lo
prese come
il segnale per intrecciare le braccia attorno al suo collo.
I loro
corpi aderirono piacevolmente, muovendosi a tempo di musica senza
perdere
nemmeno per un istante il contatto visivo.
- C’è una
cosa che volevo dirti da questa mattina – iniziò
Naveen.
- Di cosa
si tratta? –
- Della
prova che abbiamo sostenuto con Salazar. Io … ho sentito
qualcosa nella mia
Amortentia. –
Isabelle
gli rivolse un sorriso ironico. – Sarebbe stato strano il
contrario. Insomma,
ci sarà pure qualche odore che ti attira più di
ogni altro. –
- Già, ma
intendo dire che ho sentito qualcosa di diverso dal solito.
C’era un odore che
si distingueva tra tutti gli altri: la liquirizia. –
Attese
che Isabelle realizzasse il significato delle sue parole.
Impiegò
qualche secondo prima che i suoi profondi occhi scuri si sgranassero
per la
sorpresa.
-
Liquirizia? –
- Già e
conosco solo una persona che ha una vera e propria dipendenza da
liquirizie … a
te viene in mente di chi si tratta? –
- Naveen …
stai dicendo quello che penso? –
- Se
pensi che ti stia dicendo di aver sentito il tuo profumo nella mia
Amortentia
allora sì. –
- Ma,
allora … -
Emise un respiro
profondo.
Era
venuto il momento di dire chiaramente come stavano le cose.
- Sì,
sono innamorato di te. –
Sentì le
braccia di Isabelle attirarlo verso di sé proprio nel
momento in cui si stava
cominciando a domandare se avesse fatto bene o meno nel rivelarle i
suoi
sentimenti.
La
assecondò, lasciandosi trascinare verso il basso.
- Ho
sentito anch’io il tuo profumo – ammise Izzy,
chiudendo gli occhi.
Fu allora
che sentì le labbra morbide di lei posarsi sulle sue.
Quando
riemersero da quel bacio dolce e insieme passionale si resero conto di
aver
attirato l’attenzione generale.
Helga e
Godric sorridevano e persino Rowena appariva piacevolmente sorpresa,
mentre
Salazar si limitava a osservarli senza dare cenno d’emozione.
Il resto
dei presenti era visibilmente senza parole.
- Sembra
che abbiamo dato spettacolo – rise Naveen.
- Il
miglior spettacolo possibile. –
Spazio
autrice:
Salve!
Finalmente anche la Navelle è diventata Canon, so che
l’aspettavate
in molti xD
Lo so che in teoria avrebbe dovuto esserci anche la settima
prova, ma come al solito mi sono fatta prendere la mano e ho esagerato
con la lunghezza
del capitolo quindi sono stata nuovamente costretta a dividerlo a
metà. Gli OC
che non hanno avuto molto spazio in questo capitolo recupereranno con
il
successivo, non preoccupatevi.
Al prossimo aggiornamento.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
Capitolo
15
-
Non si
può certo dire che tu non sappia come attirare
l’attenzione – esordì Aires non
appena l’amico ebbe aperto gli occhi.
Naveen
soffocò uno sbadiglio, passandosi una mano sul volto.
Era
semplicemente stanco morto.
- Dovrai
essere più chiaro se vuoi che ti capisca da appena sveglio.
–
- Ieri
sera, all’allegra rimpatriata con tutte le nostre famiglie
… - gli rinfrescò la
memoria.
- Ah … quello.
–
Il
sorriso di Aires si allargò decisamente.
- Sì,
proprio quello. E poi dicono che sono io quello che non sa cosa sia la
discrezione. –
- Tra
parentesi, Alexander era sul punto di Schiantarti –, aggiunse
Isaak, - e non
l’avrei biasimato, al suo posto avrei fatto lo stesso.
–
- Cos’è
una sorta di plotone d’esecuzione? -, ironizzò, -
Perché se così fosse gradirei
fare prima colazione. –
- Non
direi … anzi, sono piuttosto contento che voi due abbiate
finalmente
ufficializzato le cose. Vedervi guardare e sospirare come due idioti
per tutto
il giorno cominciava a essere francamente piuttosto noioso. –
Isaak
ridacchiò.
A quanto
ricordava lui, le cose erano andate in modo leggermente diverso la sera
precedente.
In
effetti se non fosse stato per lui e Ophelia probabilmente a
quest’ora si
sarebbero giocati Aires con un bell’infarto in corso.
Aires
aveva boccheggiato come un pesce fuori dall’acqua mentre
osservava la scena,
senza neppure sbattere le palpebre per diversi secondi, e poi aveva
iniziato a
borbottare qualcosa senza senso.
Si era
ripreso solo quando Ophelia gli aveva tirato un leggero schiaffo.
Allora
aveva recuperato le sue capacità intellettive e aveva
cominciato a comportarsi
come un normale essere umano.
-
Comunque, tanto per essere chiari, se le spezzi il cuore io ti spezzo
il collo
– concluse infine, con un sorriso di minaccia che ebbe il
potere di farlo
sembrare stranamente minaccioso.
- E io
non lo fermerò – aggiunse Isaak, facendogli
l’occhiolino.
Naveen
calciò via le coperte, mettendosi a sedere sul bordo del
letto.
-
Credimi, non ho alcuna intenzione di rovinare le cose. Sarei un idiota
se lo
facessi. –
- Allora
suppongo che la cosa vada bene. Ma ti tengo d’occhio,
ricordalo – asserì,
puntandogli contro un dito.
Annuì,
soffocando una risata.
Per tutti
i Fondatori, Aires sapeva essere così maledettamente
melodrammatico quando ci
si metteva.
*
-
Ho
visto che ieri hai tirato uno schiaffo ad Aires, cosa è
successo? – chiese
Isabelle mentre finivano di prepararsi in vista della prova quotidiana.
- Già,
cosa ha combinato? – rincarò la dose Calien.
Ophelia
scoppiò a ridere, sorprendendole.
- In
realtà non ha fatto nulla di male, ma si era incantato. Qualcuno lo ha scandalizzato e
francamente non avrei mai creduto
possibile vederlo in quello stato. Insomma, con quello che combina lui
verrebbe
da pensare che non ci sia più nulla in grado di
sorprenderlo. Era abbastanza
tenero in realtà … –
Calien
sgranò gli occhi, fissandola come se le avesse dato di volta
il cervello.
- Tenero?
Stiamo sempre parlando di Aires, giusto? –
- Oh, non
guardatemi come se mi fosse spuntata una seconda testa -,
sbuffò, - ha avuto
una reazione così innocente che mi ha intenerita. –
- Già,
immagino che abbiamo attirato un po’ l’attenzione
– ammise Isabelle, sentendo
le guance arrossire rapidamente.
- Un po’?
– le fece eco la Gamp – Stai scherzando?
L’intera sala guardava voi due. È
stato veramente strano, in effetti … ma in senso buono,
eravate bellissimi. –
Calien
ravviò le onde bionde, rivolgendo uno sguardo interrogativo
all’indirizzo
dell’amico.
-
Alexander voleva parlarti prima di andare via … lo hai
sentito? –
Annuì.
Suo
fratello era stato piuttosto chiaro dopo lo stupore iniziale.
Se a lei
stava bene allora andava bene anche a lui, ma al termine del torneo
avrebbe
voluto “fare una bella chiacchierata” con Naveen.
- Sì, ha
capito e le cose sono tranquille tra di noi. –
- Bella
fortuna, i fratelli maggiori tendono a essere sempre iperprotettivi.
–
- Già, lo
so bene. Sono cresciuta dovendo sorbirmi le reazioni di Alec, Aires e
Rigel;
era un po’ come avere tre
fratelli e
non solo uno. –
Le tre
ragazze scoppiarono a ridere all’unisono, solidali.
Ragazzi,
erano sempre così complicati da gestire.
*
Lorde
fu
la prima a individuare la pergamena affissa sulla bacheca una volta che
ebbero
abbandonato la Sala Grande. Attirò l’attenzione di
Maya e Lavinia,
indicandogliela con un cenno del capo.
- Credete
che quella riguardi la prova di oggi? –
- Non ci
resta che scoprirlo – decretò la Potter, scattando
verso la bacheca.
Lavinia e
Lorde si scambiarono un’occhiata divertita.
- Sembra
che sia piuttosto su di giri questa mattina. –
- Già,
immagino che vedere Oslan le abbia fatto piacere. –
- E credo
che non abbia fatto piacere solo a lei – la
rimbeccò Lavinia, ammiccando
maliziosa.
Lorde
scrollò le spalle disinvolta.
- È un
bel ragazzo, anche molto simpatico e dolce, ma t’immagini che
succederebbe se
mi interessassi davvero a lui? –
Effettivamente
era vero.
Dubitava
seriamente che una famiglia come i Benson accettasse senza problemi
l’idea
della figlia che frequentava dei Babbani, figurarsi se era mossa da
intenti
amorosi.
-
Comunque non lo rivedrò mai più. Veniamo da due
mondi e due ceti sociali troppo
diversi per entrare in contatto – concluse poi, mettendo un
freno alla
conversazione e raggiungendo Maya davanti alla bacheca.
Così a
Lavinia non rimase da fare altro che raggiungerle.
Sbirciò
al di sopra della spalla di Maya, sondando rapidamente il foglio con le
iridi
azzurro cielo.
Per
quella prova erano stati divisi in tre gruppi da quattro persone.
Le venne
spontaneo domandarsi all’istante quale prova potesse
richiedere un gruppo tanto
numeroso.
Supponeva
tuttavia che l’avrebbero scoperto molto presto.
Gruppo
1
|
Gruppo
2
|
Gruppo
3
|
Jared
Convel
|
Ophelia
Gamp
|
Maya
Potter
|
Calien
Lyall
|
Rigel
Black
|
Elnath
Storm
|
Naveen
Hamilton
|
Aires
Black
|
Isaak
Selwyn
|
Isabelle
Shafiq
|
Lorde
Benson
|
Lavinia
Prewett
|
*
Jared
rimase in ascolto con attenzione delle indicazioni che Rowena stava
fornendo
loro.
A quanto
sembrava quella prova sarebbe stata abbastanza simile a un gioco
Babbano
chiamato “Caccia al tesoro”.
Avrebbero
ricevuto un indizio iniziale che li avrebbe condotti al successivo e
così via
finchè non fossero giunti a trovare il
“tesoro”.
I
Fondatori avrebbero osservato lo svolgimento della prova e attribuito
un
punteggio in base all’arrivo sul luogo del tesoro: dodici
punti al primo gruppo
giunto al traguardo, otto al secondo e quattro al terzo.
I punti
sarebbero poi stati divisi in base al numero dei componenti del gruppo.
Sembrava
una prova basata esclusivamente sulla logica e si ritenne fortunato per
il
fatto di essere finito in gruppo con Calien, che era una dei
concorrenti più
acuti del torneo.
-
Dobbiamo nominare un capo squadra -, disse interrompendo il fiume di
parole che
si stavano riversando nel cortile, - avete un’idea su chi
candidare? Io
personalmente propongo Calien – esordì,
consapevole della sorpresa che avrebbe
seguito le sue parole.
Forse,
dopotutto, durante quel torneo aveva cominciato a imparare ad affidarsi
almeno
un po’ al lavoro di squadra.
Voleva
vincere la prova e nessuno meglio di lei avrebbe potuto guidarli.
Isabelle
annuì, sorridendo convinta. – Io sono
d’accordo. –
Naveen
alzò una mano. – Anche il mio voto va a Calien.
–
La bionda
parve momentaneamente spaesata, ma durò un attimo e subito
dopo li ricompensò
con un sorriso orgoglioso e smagliante.
- Sarà un
onore essere la capo squadra. Cerchiamo di vincere questa prova,
ragazzi. –
*
-
Allora,
qual è il primo indizio? – domandò
Elnath.
- Un
posto per chi non ha paura di sporcarsi le mani – lesse Maya,
accigliandosi.
-
Qualcuno di voi ha idea di cosa potrebbe trattarsi? –
Lavinia
scosse la testa, facendo ondeggiare le ciocche scure.
- Neanche
mezza … Isaak? –
Il
ragazzo si accigliò leggermente, rileggendo nuovamente
l’indizio.
- In
effetti credo di avere una mezza idea … seguitemi
– ordinò, incamminandosi
lungo il ciottolato che conduceva alle serre.
- Si può
sapere dove stiamo andando? –
- Le
serre di Erbologia. Quale posto migliore di quello per sporcarsi le
mani? –
-
Fantastico -, sbuffò la Prewett, - proprio il posto in cui
non entrerei mai di
mia spontanea volontà. –
Elnath le
si affiancò, sorridendole.
-
Tranquilla, ci penseremo noi ragazzi. –
Lo
ricompensò con un sorriso solare.
- È bello
vedere che la cavalleria non è morta. –
*
-
Mi ci
vorranno tre docce per togliermi di dosso tutta questa terra
– sbuffò Jared,
osservandosi le braccia sporche di terra fino alla giuntura del gomito.
-
Smettila di lagnarti come una femminuccia, Convel –, lo
redarguì Isabelle, -
dobbiamo darci una mossa a raggiungere il secondo luogo indicato
dall’indizio
se vogliamo sperare di vincere questa prova. –
- Non mi
sto lagnando, stavo solo constatando l’ovvio. –
Calien
soffocò una risata vedendo l’amica che alzava gli
occhi al cielo e li roteava,
borbottando qualcosa che suonava molto come un “speriamo che
non si rompa un’unghia
altrimenti chi lo sente?”
Naveen
non riuscì nell’intento e scoppiò a
ridere, attirandosi un’occhiataccia dal
compagno di squadra.
- Non
incoraggiare la tua ragazza, Hamilton, mi sembra già fin
troppo desiderosa di
fare la sarcastica. –
- Andrai
avanti ancora per molto oppure ti decidi a leggere l’indizio?
–
- Dove
Hogwarts emana tutto il suo calore … che accidenti dovrebbe
significare, dentro
un caminetto? –
Isabelle
sbuffò.
- Però,
che arguzia … forse potremmo buttare te dentro un camino,
sarebbe interessante
vederti abbrustolire un po’. –
Le
rivolse un sorriso tutto denti.
-
Spiritosa. –
- Lo so. –
Calien
tossicchiò, interrompendoli.
- Ehm,
ragazzi? Credo di sapere cosa intende. Non è calore nel vero
e proprio
significato letterale, ma figurato. Dove ci sentiamo tutti come una
famiglia a
Hogwarts? –
- La Sala
Grande – esclamarono all’unisono i tre.
La bionda
sorrise.
- Visto?
Non era poi così difficile. –
*
-
Il
posto che racchiude l’orgoglio della scuola –
ripetè per l’ennesima volta
Rigel, rigirandosi il foglio tra le mani.
Erano
dieci minuti che si aggiravano per il pianoterra della scuola alla
ricerca dell’ispirazione
che giungesse a illuminarli.
Orgoglio.
I Black
se ne intendevano di orgoglio di famiglia, poco ma sicuro.
L’orgoglio
risiedeva nel loro stato di sangue e nell’immenso arazzo che
sfoggiava l’albero
genealogico della famiglia.
Di sicuro
Hogwarts non ne possedeva uno, ma forse c’era qualcosa che
gli si avvicinava.
- Aires …
-
Il cugino
si voltò verso di lui. – Sì? –
- Ti
ricordi quando ci siamo cacciati nei guai, quella volta in cui avevamo
appena
compiuto quattro anni? –
Sorrise
malandrino.
- Eccome
se me lo ricordo. Avevamo nascosto un cimelio di famiglia che
commemorava non
so quale gloriosa impresa della famiglia. –
- Credi
che per i Fondatori la sala dei trofei potrebbe essere sufficientemente
importante da rappresentare l’orgoglio della scuola?
–
Aires
sgranò gli occhi, attirandolo a sé con un
abbraccio vigoroso e gli scompigliò i
capelli.
- Sei un
genio, cugino. È esattamente lì che dobbiamo
andare, ci scommetto fino all’ultimo
Galeone. –
*
Salazar
sorrise sfrontato all’indirizzo dei suoi colleghi.
- Cosa vi
avevo detto? I Black sono decisamente più avanti rispetto a
tutti gli altri,
sapevo che sarebbero stati loro a vincere la prova. –
Helga
sbuffò.
- Ci sono
riusciti perché hanno fatto gioco di squadra così
come tutti gli altri. –
La zittì
con un indolente cenno della mano.
- Andiamo
ad annunciare i vincitori. –
Fu il
primo a entrare nella sala dei trofei, ricompensando il quartetto
vincitore con
un’espressione di piena approvazione.
-
Congratulazioni a tutti voi. Certo, alcuni più di altri
hanno dimostrato di
saper usare a pieno la propria intelligenza, ma non mi sarei certo
aspettato di
meno. Abbiamo esaminato con attenzione la vostra prova e non mi resta
che
lasciare la parola a Helga per annunciare i vostri punteggi –
concluse,
facendosi da parte per far avanzare la donna.
- Siete
stati tutti bravissimi, ma in prove come queste suppongo debba esserci
un vincitore.
I primi classificati sono: Rigel Black, Lorde Benson, Ophelia Gamp e
Aires
Black; il secondo gruppo classificato è quello di Isabelle
Shafiq, Calien
Lyall, Jared Convel e Naveen Hamilton; infine il terzo gruppo: Maya
Potter,
Lavinia Prewett, Elnath Storm e Isaak Selwyn. La classifica aggiornata
è questa
– concluse, muovendo la bacchetta verso la parete
più vicina sulla quale
comparve l’elenco aggiornato.
Classifica
finale
|
1°
classificato Isabelle Shafiq – 46 punti
|
2°
classificato Naveen Hamilton – 45 punti
|
3°
classificato Rigel Black – 44 punti
|
4°
classificato Aires Black – 43 punti
|
5°
classificato Ophelia Gamp – 42 punti
|
6°
classificato Jared Convel – 41 punti
|
7°classificato
Maya Potter – 40 punti
|
8°
classificato Isaak Selwyn – 37punti
|
9°
classificato Elnath Storm – 33 punti
|
10°
classificato Calien Lyall – 32 punti
|
11°
classificato Lavinia Prewett – 26 punti
|
12°
classificato Lorde Benson – 19 punti
|
*
-
È un
sorrisetto compiaciuto quello che vedo? –
Ophelia
sussultò, colta alla sprovvista.
- Black,
mi hai fatto prendere un colpo, non farlo mai più
– assentì, dandogli un
buffetto su un fianco.
Aires
sghignazzò.
- Ma
andiamo, avresti dovuto vedere la tua faccia, era troppo divertente.
–
-
Smettila! –
- Ci sto
provando, ma con quegli occhioni sgranati eri davvero adorabile.
–
Ophelia
sbuffò, rivolgendogli un’occhiataccia.
- Sei insopportabile,
ti odio. –
Aires
smise di sorridere e la fissò dritta negli occhi.
Sentì un
brivido lungo la schiena davanti a quelle iridi che la penetravano nel
profondo.
- Non è vero,
lo sai tu e lo so io. –
- Tu che
sai qualcosa? Non ti sopravvaluti un po’? –
Vide la
mano del ragazzo allungarsi verso di lei e trattenne il respiro di
riflesso.
Lo sentì
sfiorargli una guancia e allontanargli una ciocca, portandogliela
dietro all’orecchio.
Sembrava
stranamente assorto, quasi stesse riflettendo su qualcosa di veramente
importante.
- Ti sei
incantato, Black? –
-
Probabile. Ti hanno mai detto che sei davvero bella? –
Ophelia
impiegò alcuni secondi per capire che non si era immaginata
quella domanda, ma
che Aires gliel’aveva davvero posta con quel suo solito tono
incurante come se
non avesse detto nulla di strano.
- Mi stai
prendendo in giro? –
- Perché dovrei?
Ho solo fatto una semplice constatazione – la
rimbeccò, sorridendole un’ultima
volta prima di voltarle le spalle e incamminarsi lungo il corridoio.
Rimase
così, da sola e con il fiato corto, a osservarlo camminare.
Dannato
Black, ogni volta che credeva di essere in grado di ignorarlo faceva
qualcosa
che la sconvolgeva.
Spazio
autrice:
Buonasera
:)
Comincio scusandomi per l’attesa, ma la sessione estiva sta
quasi per finire e i miei sforzi si sono concentrati a pieno sugli
ultimi esami
perciò il tempo per scrivere è venuto un
po’ meno, ma da mercoledì in poi
tornerò ad aggiornare con la consueta regolarità.
Detto ciò, nel prossimo capitolo avremo l’ottava
prova e la
prima “ufficiale” eliminazione dal Torneo. La
classifica è ovviamente
provvisoria al momento perciò tutto potrebbe cambiare con la
prossima prova.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Al prossimo aggiornamento.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 ***
Capitolo
16
-
Maya,
ricordati di respirare – la redarguì Ophelia,
sorridendo divertita davanti al
volto insolitamente pallido dell’amica.
Era una
novità vederla così taciturna, solitamente
sprizzava allegria ed energia da
tutti i pori fin dalla primissima mattina.
-
Ricomincerò a respirare dopo che la prova sarà
finita e avranno annunciato chi
sarà eliminato – replicò sottovoce.
L’idea la
tormentava dalla sera precedente, ma esporla ad alta voce la rendeva in
qualche
modo più reale, più vera e inevitabile.
Ophelia
le rivolse uno sguardo solidale e comprensivo.
- Andrà
bene, se non altro non sarà l’ennesima prova di
Salazar – provò a consolarla.
Fortunatamente
oppure la sua eliminazione sarebbe stata cosa ormai assodata.
- Secondo
te a chi toccherà? –
- Andando
per esclusione direi Godric. –
Maya
annuì, osservando di sottecchi il Fondatore
dall’indomita chioma color
cioccolato. Le iridi azzurre sondavano le tavolate con espressione
vagamente
compiaciuta.
Sembrava
molto soddisfatto da quello che vedeva.
Non era
decisamente l’aria che avrebbe avuto qualcuno in procinto di
sottoporli a una
prova tremenda, no?
-
Speriamo che vada tutto bene – sospirò, rigirando
per l’ennesima volta il
cucchiaio nella sua scodella di porridge.
-
Smettila di giocare con il cibo e mangia qualcosa, abbiamo bisogno di
energie
prima della prova – intervenne Isabelle.
La
ragazza non aveva alcun problema nel fare colazione a giudicare da come
stava
spolverando le sue uova strapazzate accompagnate da sottili strisce di
bacon
croccante.
- Mi si è
chiuso lo stomaco. –
-
Sforzati comunque, non vorrai mica finire con lo svenire davanti a
tutti. –
Già, le
mancava solo quell’immagine suggestiva.
- Izzy
così non l’aiuti, ma le farai venire un attacco di
panico prima del tempo –
osservò Ophelia.
Con un
sorriso di scuse, la mora si strinse nelle spalle.
- Scusa,
ma non sono un granchè nel rassicurare le persone. Credo che
passare la vita
con tre ragazzi a tempo pieno mi abbia privata di un po’ di
tatto. –
Maya e
Ophelia scoppiarono a ridere.
Effettivamente
nessuno dei ragazzi, a esclusione forse solo di Rigel, aveva mai dato
prova di
un tatto particolare.
- Ormai
ci siamo abituate – replicò Maya, facendole
l’occhiolino.
Isabelle
ridacchiò a sua volta, per poi farle la linguaccia e tornare
ad attaccare la
sua colazione.
*
Elnath
prese un respiro profondo prima di mettere piede all’interno
dell’aula in cui
tutti i Fondatori erano già pronti ad accoglierli.
Vide che
le ragazze erano già tutte lì, sedute a gambe
incrociate sul pavimento, e
ascoltavano quello che Godric stava dicendo loro.
Il
Fondatore volse lo sguardo verso di lui, sorridendo lievemente.
- Signor
Storm, prego si accomodi, stavo giusto anticipando qualcosa sulla prova
alle
signorine. –
Annuì,
sedendosi accanto a Lavinia e prestando tutta la sua attenzione alle
parole
dell’uomo.
-
L’importante è che rimaniate tranquilli e
concentrati. So che il nervosismo
prima di un’eliminazione è sempre molto intenso,
ma se siete arrivati fin qui
immagino avrete compreso che le vostre abilità sono
veramente notevoli e tutti
noi siamo rimasti adeguatamente impressionati dalle capacità
che avete
dimostrato fino a questo momento. L’eliminazione non implica
un fallimento -,
aggiunse poi, - ma solo la prova che non tutti possono condividere il
medesimo
destino. –
Belle
parole, ma alle sue orecchie non diminuivano minimamente la sua
tensione.
Essere
uno degli ultimi arrivati era già abbastanza pesante a
livello di tensione e
posizione in classifica, ma sapere concretamente di poter essere uno di
coloro
che avrebbero lasciato Hogwarts pesava sulle sue spalle come un macigno.
L’importante
era partecipare, era questo che si era ripetuto fin dal momento in cui
aveva
accettato l’invito al torneo, ma nella scuola aveva trovato
buoni amici e la
promessa di un’avventura duratura ed emozionante.
Non era
pronto a lasciarsi tutto quello alle spalle.
Lavinia
incrociò il suo sguardo e parve comprendere perfettamente
cosa gli stava passando
per la testa, perché allungò una mano verso di
lui e gliela strinse
delicatamente.
Sembrava
volergli dire “andrà tutto bene”.
Sorrise
di rimando, ricambiando la stretta.
Poteva
farcela.
*
-
Un
duello? – ripetè Aires, come se non fosse sicuro
di aver capito bene le parole
del Fondatore.
-
Esattamente, signor Black. –
- E le
coppie verranno decise da voi suppongo. –
- Sono
già state decise a dire il vero, le troverete affisse
lì – replicò Godric,
indicando un foglio di pergamena fissato alla parete di fronte a loro.
Aires si
alzò da terra con un agile colpo di reni, percorrendo
all’istante i pochi metri
che lo separavano dalla parete.
Lui
adorava i duelli e moriva dalla voglia di scoprire chi sarebbe stato il
suo avversario.
Sperava
solo che si trattasse di qualcuno sufficientemente in gamba da tenergli
testa
altrimenti non ci sarebbe stato alcun divertimento.
Scorse
l’elenco velocemente, individuando il suo nome affianco a
quello di Maya.
Erano la
prima coppia a scontrarsi.
-
Coraggio, rossa, tocca a noi – le disse, sorridendo allegro,
e si sistemò sulla
pedana allestita per l’occasione.
Vide Maya
alzarsi e dirigersi verso di lui, l’espressione corrucciata
sul volto.
Sembrava
prossima al panico e avvertì una stretta al cuore al
pensiero di poter essere
il possibile fautore di un’eliminazione.
Quella
ragazza gli era simpatica, ma non per questo avrebbe permesso che fosse
lei a
vincere.
Si
inchinarono, voltandosi poi le spalle e percorrendo tre ampi passi.
Quando si
fronteggiarono, la mano di Aires compì velocemente il
movimento repentino che
accompagnava lo Schiantesimo.
Vide Maya
pararsi maldestramente, colta alla sprovvista.
La
ragazza contrattaccò con un incantesimo di Disarmo che
s’infranse pigramente
contro il suo incantesimo di scudo.
Tentò
nuovamente lo Schiantesimo, bucando la sua difesa e finendo con il
mandarla a
gambe all’aria al di fuori della pedana.
Scattò
verso di lei, preoccupato di aver esagerato, e le porse una mano per
aiutarla a
tirarsi su.
- Sei tutta
intera? –
Annuì. –
Solo un po’ indolenzita. –
Godric
tossicchiò leggermente. – La prossima coppia:
Calien Lyall e Lavinia Prewett. –
*
Calien
avrebbe di gran lunga preferito affrontare qualcun altro piuttosto che
una sua
amica, ma aveva la sensazione che le coppie fossero state formate in
quel modo
per un motivo preciso e, a giudicare da come Salazar osservava i
contendenti,
era pronta a scommettere che ci fosse il suo zampino.
-
Expelliarmus! –
- Protego
– urlò all’istante, vedendo il suo scudo
rispedire dritto al mittente
l’incantesimo di disarmo.
Lavinia
si spostò solo all’ultimo istante, venendo
sfiorata dal rinculo dell’incanto
rimandato al mittente.
-
Tarantallegra! –
-
Rictusempra! –
L’incantesimo
di Calien fu il più veloce a raggiungere il bersaglio e
Lavinia venne colpita.
Emise un
gemito di dolore mentre si accasciava al suolo stringendo i denti.
La vide
rialzarsi con passo tremante e provare a contrattaccare.
Schivò
l’incantesimo con facilità e tentò con
uno Schiantesimo.
Non vi
aveva messo molto vigore, ma fu sufficiente a mandare nuovamente a
terra la
ragazza.
A quel
punto, con uno sbuffo beffardo, Salazar intervenne: - In nome di tutto
ciò che
è misericordioso, abbiate pietà di me e mettete
fine a questa buffonata. Lyall,
hai vinto l’incontro! –
Calien
attese che Godric o una delle Fondatrici lo contestasse, ma nessuno
disse
nulla.
Obbedendo,
scese dalla pedana e si sforzò di non sentirsi in colpa
mentre vedeva le grandi
iridi azzurre di Lavinia riempirsi di lacrime represse a stento.
*
Isaak
inarcò un sopracciglio all’indirizzo di Elnath.
Erano
rimasti solo loro a doversi affrontare.
Fino a
quel momento gli incontri avevano visto la vittoria di Aires, Calien,
Lorde,
Rigel e Isabelle.
La
classifica si era in parte modificata e adesso toccava solo a lui
dimostrare di
essere in grado di continuare il suo percorso lì dentro.
- Sei
pronto? –
Elnath
annuì, stringendo i pugni.
- Sono
pronto, diamoci una mossa. –
Si
fronteggiarono sulla pedana sotto gli sguardi attenti dei Fondatori.
Mossero
le bacchette all’unisono, producendo due fasci luminosi che
si scontrarono con
ferocia l’uno contro l’altro.
Elnath
non resse il confronto, arretrando colto alla sprovvista e lo
Schiantesimo di
Isaak lo colpì con precisione in pieno petto.
Tuttavia
il ragazzo non cadde a terra, ma rimase saldamente ancorato ai margini
della
pedana, determinato a non arrendersi così presto.
Contrattaccò
con una Tarantallegra che costrinse Isaak a spostarsi rapidamente di
lato per
non essere investito dall’attacco.
-
Petrificus Totalus! –
La
pastoia venne respinta dall’incantesimo scudo e
rimbalzò al mittente.
Andarono
avanti così per una buona manciata di minuti
finchè Isaak non intravide un’apertura
nella guardia del suo avversario.
Era
appena sotto al braccio destro, ma con un buon direzionamento
dell’incantesimo
avrebbe potuto mettere a segno il colpo.
-
Stupeficium! –
Sorrise
vedendo l’incanto bucare la guardia di Elnath e spingerlo
fuori dalla pedana
mettendo fine all’incontro.
- Isaak
Selwyn vince –, decretò Godric prima di
aggiungere, - vi chiediamo di aspettare
qualche istante qui fuori in modo da poter aggiornare la classifica.
–
Uscirono
in silenzio uno dopo l’altro, le espressioni serie
nell’attesa bruciante di
sapere chi di loro avrebbe lasciato la scuola.
*
Salazar
fece scorrere lo sguardo sui suoi colleghi.
- Dunque
siamo tutti d’accordo? Sul serio? Mi sembra quasi troppo
bello per essere vero
che tutti voi abbiate mostrato un po’ di buon senso.
–
Rowena
gli rivolse un’occhiataccia.
-
Salazar, stai passando il segno. –
- Sono
solo sincero, vuoi farmene forse una colpa? –
Sbuffando,
la donna decise di lasciar perdere.
Discutere
con quell’uomo era qualcosa che le faceva perdere il lume
della ragione.
- D’accordo,
allora suppongo di poter affiggere la classifica. –
Mosse la
bacchetta verso la pergamena, che aderì alla parete
dell’aula.
Classifica
|
1°
classificato Isabelle Shafiq 56 punti
|
2°classificato
Naveen Hamilton 55 punti
|
3°classificato
Aires Black 53 punti
|
4°classificato
Isaak Selwyn 47 punti
|
5°classificato
Rigel Black 44 punti
|
6°
classificato ex equo Calien Lyall e Ophelia Gamp 42 punti
|
7°classificato
Jared Convel 41 punti
|
8°classificato
Maya Potter 40 punti
|
9°classificato
Elnath Storm 33 punti
|
10°classificato
Lorde Benson 29 punti
|
11°classificato
Lavinia Prewett 26 punti
|
*
Aires
si
sporse per vedere la classifica da dietro le spalle di Ophelia,
facendola
trasalire leggermente.
- Tranquilla,
principessa, non mordo mica. –
- Non si
sa mai – replicò lei, con un sorriso lieve sulle
labbra che lo fece sorridere a
sua volta.
- E così
siamo tutti salvi tranne Lavinia … non posso dire che mi
dispiaccia poi molto. –
Ophelia
si voltò a fronteggiarlo, incredula.
- Sei
contento che Lavinia sia stata eliminata? –
Annuì,
reggendo il suo sguardo senza alcuna apparente difficoltà.
- Meglio
lei che me. E, oltretutto, c’erano solo una manciata di
persone che non avrei
mai voluto vedere eliminate e lei non rientrava tra queste. –
-
Immagino si tratti di Rigel, Isabelle e chi … Naveen?
–
- Già … e
qualcun altro. –
Si
accigliò.
- E chi
gode dell’onore di avere tutta questa considerazione da parte
di Aires Black? –
Sorrise
sfrontato.
- Non
devi guardare troppo lontano, principessa. –
Perse
momentaneamente l’uso della parola e avvampò
sentendo lo sguardo compiaciuto
del ragazzo su di sé.
- Ti
diverti molto a mettermi in imbarazzo, vero? –
-
Moltissimo -, confermò, - sei adorabile quando arrossisci.
–
- Smettila,
Black. –
- Perché dovrei?
Dico solo la verità. –
- Perché …
perché sì e basta – asserì,
incrociando le braccia al petto e guardandolo dall’alto
in basso.
- Forse
potrei persino accontentarti prima o poi. –
- Cioè
smetterai di mettermi in imbarazzo? –
- No -,
rise, - quello non smetterò mai di farlo. Mi riferivo al
fare ciò che entrambi
stiamo
aspettando
da un bel po’. –
Ophelia
lo fissò perplessa.
Aveva una
mezza idea di quello a cui si stava riferendo, ma non poteva essere
ciò che
pensava lei … no?
- Black …
-
- La tua
amica sta per andarsene, vorrai salutarla – la interruppe,
indicando con un
cenno del capo Lavinia che finiva di scambiarsi abbracci con persone
più o meno
commosse.
- Già, ma
ne riparleremo. –
- Puoi
scommetterci, principessa, e sarà molto presto. –
Spazio
autrice:
Salve!
Come vi avevo preannunciato abbiamo avuto l’eliminazione
dell’ottava
prova. Avevate capito che si sarebbe trattato di Lavinia oppure
pensavate a
qualcun altro?
Vi annuncio che questa settimana cercherò di aggiornare
altre
due volte (mercoledì e venerdì) impegni
permettendo perché siamo quasi alla
fine della storia e non voglio trascinarla troppo per le lunghe anche
perché immagino
sarete tutti curiosi di sapere quale sarà la sorpresa
dell’Epilogo.
Detto ciò, vi auguro una buona giornata.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
|
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 ***
Capitolo
17
Aires
si
lasciò scivolare sulla panca fino a sedersi di fronte a
Ophelia, osservandola
per una manciata di secondi finchè la ragazza non si decise
ad alzare lo
sguardo e rivolgergli un’occhiata perplessa.
- Ti
serve qualcosa? –
- Volevo solo
sapere come stavi. So che tu e Lavinia avevate legato molto. –
Ophelia
giocherellò distrattamente con una ciocca di capelli,
osservando il bicchiere
colmo di succo di zucca.
Era un
bel pensiero, lo apprezzava e allo stesso tempo la stupiva.
- Ho
accettato la cosa, continuerò comunque a vederla quando il
torneo sarà finito. –
- Certo. Hai
saputo quale sarà la prova di oggi? –
Scosse la
testa.
- Non
ancora, sono appena arrivata in Sala Grande. Devo preoccuparmi?
–
Aires si
strinse nelle spalle.
- Dipende
da quello che ti fa paura, principessa. Andremo nella foresta ai
margini della
scuola. –
- Come
può un’escursione nei boschi essere considerata
una prova? –
- Non
sono semplici boschi. A quanto ho capito lì dentro ci sono
creature di tutti i
tipi. Il nostro compito è trovare un unicorno rimasto ferito
prima che qualche
lupo mannaro o chissà che altra creatura se lo divori in un
boccone. –
- Fammi
indovinare, la prova l’ha organizzata Helga? –
Annuì,
sorridendo divertito.
-
Comincio a rivalutare quella donna, le sue prove sanno essere davvero
divertenti quando vuole. –
- Stai
forse per ammettere che preferiresti lei a Salazar? – lo
prese bonariamente in
giro.
- Questo
mai -, protestò sgranando gli occhi scandalizzato, - Salazar
rimane il
Fondatore dei miei sogni. –
Scoppiarono
a ridere all’unisono.
- Sai che
molti lo considerano il Fondatore dei loro incubi, vero? –
- Gente
che non apprezza il vero genio. Meglio lui che il ricciolone.
–
- Lo
difendi in modo molto appassionato, non è che hai una
piccola cotta per lui? –
lo stuzzicò.
Aires
tuttavia non reagì nel modo indignato che si era aspettata,
ma scrollò le
spalle con un sorriso malandrino.
- Se
fossi nato donna sarei letteralmente impazzito per lui, poco ma sicuro,
ma
visto che fino a prova contraria sono un uomo … ebbene, sono
decisamente
attratto da qualcun altro. –
- Ah, sì?
–
- Già, ma
questo dovresti saperlo … credo di essere stato piuttosto
chiaro a riguardo. –
Sentì il
volto andarle letteralmente a fuoco.
La
schiettezza di Aires era in grado di metterla in imbarazzo come nessun
altro.
-
Qualcosa potrei aver intuito – ammise.
-
Corteggiarti è davvero una fatica non indifferente,
principessa, non dai certo
soddisfazione facilmente. –
- Mai –
confermò.
- Bene,
perché le cose semplici non mi sono
mai piaciute. –
*
-
Non è che
sia proprio una divisione equa – osservò Lorde
mentre esaminava il foglio con i
due gruppi.
- Siamo
un numero dispari, era logico che non saremmo stati divisi a
metà con
precisione – replicò Elnath, osservando il resto
del gruppo.
Lui e
Lorde erano capitati con Isaak, Maya, Naveen e Isabelle e nessuno di
questi
ultimi sembrava particolarmente impensierito da come stavano andando le
cose.
Al
contrario nell’altro gruppo il volto dai tratti affilati e
pallidi di Jared era
se possibile ancora più bianco del solito e gli occhi erano
sgranati.
Elnath
conosceva abbastanza bene i sintomi degli attacchi di panico per
comprendere
che il ragazzo doveva essere in procinto di averne uno.
Gli fece
pena.
In fin
dei conti Jared stava lentamente imparando a mettere da parte almeno un
po’
quell’aria altezzosa da super uomo e aveva cominciato ad
aprirsi al resto del
gruppo fino a diventare un elemento imprescindibile.
Tuttavia
smise di osservarlo con quell’espressione di compatimento
perché era più che
certo che se se ne fosse accorto avrebbe provveduto a fargliela sparire
a suon
di pugni.
Jared
Convel odiava mostrarsi debole o spaventato, era qualcosa che era stata
chiarissima fin dal principio.
-
Raggiungiamo gli altri, la prova comincerà tra poco.
–
Lorde
annuì, seguendolo mentre si dirigeva verso le scale su cui
si erano seduti gli
altri.
L’idea di
affrontare la foresta non entusiasmava neanche lei, ma se era il prezzo
per
avere un posto a Hogwarts allora avrebbe affrontato la prova senza
emettere
nemmeno un lieve lamento.
Isaak
alzò lo sguardo verso di loro, sorridendo lievemente.
- Pronti
per cominciare la prova? Questa volta dobbiamo vincerla a tutti i
costi. –
Annuirono
all’unisono.
- Ce la
faremo, dobbiamo riguadagnare un bel po’ di posizioni in
classifica – convenne Lorde.
- E
dobbiamo battere Aires, comincio a non sopportare più quel
suo sorrisetto
compiaciuto ogni volta che mi batte – aggiunse Isabelle,
l’espressione
battagliera sul bel volto.
Naveen le
cinse la vita, attirandola maggiormente a sé.
- Una
vera e propria regina guerriera. –
- Puoi
dirlo forte, voglio vederlo umiliato e sconfitto –
decretò, battendo il pugno
destro contro il palmo disteso della mano sinistra.
Appariva
più bellicosa del solito, determinata più che mai
a vincere, e forse per certi
versi la cosa sarebbe tornata a loro vantaggio.
Aires
avrebbe fatto bene a guardarsi le spalle: nelle competizioni non
c’era spazio
per l’amicizia.
*
-
Comincio a sospettare che Helga si sia lasciata contagiare dalla vena
sadica di
Salazar – osservò Calien mentre indossava il
mantello e calcava il cappuccio
sulla chioma bionda.
Era solo
settembre, ma l’umidità regnava sovrana nei
dintorni di Hogwarts.
Maya fece
altrettanto, allacciandolo ben stretto sotto la gola in modo tale che
il vento
che soffiava impetuoso quella sera non lo facesse ricadere
all’indietro.
- Molto
probabile, che bisogno c’era di mandarci nella foresta dopo
il tramonto? –
- Secondo
me c’è lo zampino di Salazar, avrà
voluto movimentare le cose. –
- Non
credo che neppure Godric si sia opposto più di tanto,
dopotutto stima il
coraggio sopra ogni altra cosa – osservò la rossa.
- Già, ma
continuo a ritenere che sia una pessima idea. –
Voltò lo
sguardo verso Ophelia, intenta ad allacciare i pesanti stivali in pelle
di
drago.
- Tu cosa
ne pensi? –
Dopotutto
lei era la veggente del gruppo, doveva pur avere una qualche sensazione.
Nessuno
le aveva mai fatto quella domanda per non metterla in
difficoltà, ma ora che il
torneo era agli sgoccioli e si trovavano in una situazione davvero
potenzialmente pericolosa riteneva saggio ascoltare il suo parere.
Magari le
avrebbe allarmate per nulla, d’altro canto avrebbe potuto
avvertirle per tempo.
Ophelia
le osservò con le iridi verde chiaro.
- Io …
non ho avuto nessuna visione da quando sono qui, se è questo
che volete sapere.
Però non so, è da questo pomeriggio che non
riesco a togliermi di dosso una
spiacevole sensazione di gelo eppure non fa così freddo
all’interno del
castello. –
- Credi
che possa riguardare la prova? –
- Non lo
so e non voglio far preoccupare inutilmente nessuno, ma è
strano. –
- Se
dovessi vedere qualcosa di più chiaro non preoccuparti di
spaventarci
inutilmente. –
- No di
certo, sarete le prime a saperlo se dovessi captare qualcosa di
rilevante –
assicurò.
- Bene,
allora mettiamoci in marcia, manca poco all’inizio e dobbiamo
raggiungere i
margini della foresta – decretò Maya con forzata
allegria.
*
-
Tutto
bene? –
Jared
volse lo sguardo verso Rigel che lo fissava con intensità.
- Certo. –
-
Sappiamo entrambi che non è vero. L’ho notato per
la prima volta quando siamo
arrivati al castello e questa sera me lo hai confermato.
C’è qualcosa che ti
preoccupa. Cos’è: il buio, il bosco o quello che
c’è al suo interno? –
Gli
rivolse un’occhiata dura. – Non so di cosa stai
parlando. –
- Avere
paura di qualcosa non ti rende debole, Convel. –
- Io non
ho paura. –
Rigel
aggrottò la fronte, ma decise di lasciar perdere.
Quel
ragazzo sapeva essere un vero e proprio testone quando ci si metteva;
gli
ricordava Aires quando s’impuntava, nessuna sorpresa che quei
due si beccassero
in continuazione: erano fin troppo simili.
- D’accordo.
Tu non hai paura e io non ti credo, direi che siamo pari. –
- Credi a
quello che ti pare – bofonchiò Jared, scrutando i
margini della foresta con
espressione mortalmente seria.
Non aveva
sentito ululati quella sera, ma solo perché non si facevano
sentire non
significava che non ci fossero.
Helga
ruppe il silenzio venutosi a creare.
Indossava
una veste giallo canarino che risultava ben evidente persino
nell’oscurità che
li stava lentamente avvolgendo.
- Ogni
gruppo avrà due lanterne per aiutarvi a illuminare il
percorso e siete tutti
provvisti di bacchetta quindi più che in grado di
difendervi. Lo scopo della
prova è recuperare l’unicorno ferito che si aggira
per i boschi, ma quello che
ancora non sapete è che questa prova non è
singola, ma doppia. Racchiude
infatti sia la nona che la decima; dovrete dimostrare il vostro
coraggio, ma
anche di essere capaci di prendervi cura l’uno
dell’altra. In caso di pericolo
sparate delle scintille rosse con le bacchette e noi vi raggiungeremo
all’istante.
Auguro a tutti voi buona fortuna – concluse.
Fantastico.
Non una
ma ben due prove.
Nei
boschi.
Se avesse
concluso la prova senza avere un attacco di cuore l’avrebbe
considerato già di
per sé una gran cosa.
Vide che
Rigel lo fissava nuovamente e si sforzò di apparire
imperscrutabile, ma non
doveva esserci riuscito granchè bene a giudicare dal modo in
cui lo guardava.
- Ti
guardiamo le spalle, non dimenticartelo mai – si
limitò a dirgli il ragazzo.
E per una
volta non trovò nulla con cui ribattere.
*
-
Queste
tracce sembrano portare verso il lato Nord del bosco –
considerò Isabelle,
esaminando le macchie argentee che impregnavano il fogliame al di sopra
del
terriccio umido.
L’unicorno
doveva essere stato ferito in modo piuttosto importante.
Non volle
minimamente soffermarsi a pensare a cosa fosse stato a riuscire ad
aggirare le
difese del gigantesco e letale corno e a ferire un animale tanto agile
e
veloce.
Le veniva
in mente solo una cosa e bastò pensare ai denti aguzzi come
lame per farla trasalire.
Naveen le
strinse gentilmente la mano.
- Va
tutto bene? –
- Sì,
stavo solo pensando che solo un lupo mannaro avrebbe potuto riuscire a
ferire
in quel modo un unicorno. –
Il
ragazzo annuì con espressione grave.
- Non ci
resta che sperare di non incontrarlo. –
Isaak
alzò la voce, attirando la loro attenzione.
-
Ragazzi, credo di aver trovato qualcosa. –
Indicò
loro verso la cavità ai piedi di una grossa quercia secolare.
Al di
sotto del fogliame sparso, quasi completamente nascosta,
c’era una grande buca
che avrebbe contenuto agevolmente una creatura ben più
grande di un essere
umano.
Sul
tronco c’erano incisioni profonde d’artiglio.
- Credo
che abbiamo appena trovato la sua tana – considerò
sottovoce.
In quello
stesso istante un urlo squarciò il silenzio notturno.
Veniva da
abbastanza vicino ed era terrore allo stato puro.
Il resto
dei loro amici doveva aver appena incontrato il lupo che si aggirava
per i
boschi.
-
Raggiungiamoli subito – decretò Naveen,
cominciando a correre verso la
direzione da cui era provenuto l’urlo.
Lo
seguirono all’istante, pregando silenziosamente di non
trovarsi davanti a
qualcosa d’irreparabile.
*
Ophelia
aveva convissuto l’intera giornata con la sensazione che ci
fosse qualcosa che
non andava e mai come in quel momento desiderava essersi sbagliata
clamorosamente.
Eppure
mentre era in ginocchio sul terriccio umido, a premere le mani contro
la ferita
sanguinante sul fianco di Aires, non poteva fare a meno di maledire il
suo
dono.
A cosa
serviva essere una veggente se le visioni non l’assalivano
nel momento in cui
potevano tornarle utili?
Il lupo
mannaro era comparso alle loro spalle, puntando verso di lei con una
scintilla
di furia ferina nelle iridi giallo ambrate e lei era rimasta
letteralmente
paralizzata sul posto. Non riusciva a pensare a null’altro
che a quelle grandi
iridi feroci e ai denti che luccicavano sotto la luce lunare.
Non era
ancora trasformato del tutto, ma non per questo era meno inquietante o
letale.
Aires l’aveva
spinta di lato un attimo prima che il lupo le fosse addosso, subendo in
pieno l’attacco.
Il rumore
degli artigli che laceravano abiti e carne come se nulla fosse era
stato a dir
poco agghiacciante.
Erano
rotolati a terra in un misto di imprecazioni e bassi ringhii.
Rigel e
Calien avevano cercato di puntare ritmicamente la bacchetta nel
groviglio,
nella speranza di avere un’apertura utile per agire essendo
sicuri di non
colpire Aires, ma Jared aveva battuto tutti loro sul tempo.
Aveva
piazzato uno Schiantesimo dietro l’altro nella mischia,
fermandosi solo quando
aveva visto il lupo volare all’indietro e sbattere contro
l’albero più vicino.
La
creatura li aveva fissati per un breve istante, poi era fuggita nel
folto del
bosco.
E adesso
si ritrovava a terra, le lacrime che le solcavano il volto, mentre
cercava
disperatamente di non fare morire dissanguato il ragazzo tra le sue
braccia.
Sentì il
rumore dei passi che correvano sul fogliame, intravedendo con la coda
dell’occhio
il resto del gruppo che li raggiungeva.
Vide
Isabelle sbiancare, portandosi una mano al volto nel tentativo di
trattenere un
urlo.
Naveen mise
immediatamente mano alla bacchetta, sparando una serie di scintille
rosse verso
il cielo notturno.
E allora
Ophelia perse completamente la cognizione del tempo.
Ricordava
solo di aver sentito la voce gentile di Helga che la rassicurava mentre
qualcuno la portava via da Aires.
*
-
Un
ragazzo ha rischiato di morire –, esclamò Rowena,
- trovo ridicolo anche solo
il fatto che stiamo seriamente discutendo sul portare a termine le
rimanenti
due prove. –
Helga
annuì seria a ogni parola dell’amica e collega.
Era ovvio
che il Torneo dovesse terminare.
Come
potevano chiedere ai ragazzi di continuare a competere quando uno dei
loro era
sul letto dell’infermeria?
- Sono d’accordo,
e non riesco nemmeno a credere di stare per dirlo, con Rowena e Helga
-,
convenne Salazar, - anche per me possiamo concludere qui il torneo.
–
Godric si
limitò ad annuire in silenzio.
Era la
scelta più logica, più giusta.
Tutti
loro si erano distinti durante le prove e di certo non sarebbero stati
altri
due giorni di torneo a far cambiare loro l’idea che si erano
fatti di quei
ragazzi.
- Siamo
tutti d’accordo. Il Torneo ha termine in questo stesso
momento. Non appena
Aires si sarà rimesso daremo il via alla cerimonia dello
Smistamento. –
*
Aires
aprì gli occhi, mettendo lentamente a fuoco attorno a
sé.
Vide
pareti bianche, separè dello stesso candido colore e una
decina di persone
attorno a sé.
- Che
succede? – biascicò.
- Succede
che ci hai fatto prendere un colpo. Ti ucciderei io stessa se non
avessi appena
rischiato brutto – lo rimbeccò Isabelle.
Lentamente
i ricordi tornarono ad affiorare.
La notte
precedente, il lupo che lo aggrediva.
- Allora,
mi ritroverò a fare il randagio ululando alla luna piena?
– chiese, sforzandosi
di buttarla sullo scherzo.
Inaspettatamente
fu Jared a rispondergli.
- No, era
trasformato solo a metà. Ti rimarrà solo una
bella cicatrice, sei
maledettamente fortunato, Black. –
Accompagnò
quelle parole con un sorriso.
E Aires
lo fissò incredulo.
Rischiare
di lasciarci le penne produceva strane reazioni nelle persone,
pensò sorridendo
a sua volta.
Voltò la
testa verso la sedia alla sua sinistra, trovandovi seduta Ophelia.
Aveva
tutta l’aria di chi aveva pianto disperatamente per ore.
-
Principessa, sembra proprio che io sia ufficialmente il tuo cavaliere
dall’armatura
scintillante. Insomma, chi altro si sarebbe gettato davanti a un lupo
mannaro?
Devi ammettere che sono stato decisamente eroico – le disse,
ammiccando.
Ophelia
rise, scuotendo la testa.
- Sei
proprio un idiota, Black. –
- Oh
andiamo, merito almeno un bacio piccino picciò non credi?
–
Si
divertiva a stuzzicarla, questo era vero, ma stava scherzando solo in
parte.
Eppure
Ophelia lo stupì sporgendosi verso di lui e posando le
labbra sulle sue in un
bacio lieve e dolce.
Quando si
separarono, Aires avvertì chiaramente le labbra sottili
stirate in un sorriso
compiaciuto.
- È anche
meglio di quanto avessi immaginato – constatò,
sorridendo davanti alla faccia
paonazza della ragazza.
- C’è un’altra
buona notizia -, intervenne Rigel scacciando via l’imbarazzo
generale, - tutti
noi siamo stati esonerati dalle ultime due prove del Torneo. Domani
verremo
Smistati nelle varie Case. –
- Bene, è
un piacere sapere che farmi aprire come un capretto ha fruttato
benefici a
tutto il gruppo. –
Risero
tutti quanti, tanto rumorosamente che l’infermiera si
affacciò per zittirli.
- Il
signor Black deve riposare, domani è una giornata importante
per tutti voi,
quindi fuori di qui! –
Ubbidienti,
uscirono uno alla volta finchè lui e Ophelia non rimasero da
soli.
- Lo sai
che dopo quel bacio non ti libererai più di me, vero Gamp?
–
Ophelia
annuì sorridendo.
- La
prendo come una promessa, Black. –
Spazio
autrice:
Salve!
Immagino che questo capitolo sia stato un po’ una sorpresa
per
tutti, ma mi piace cambiare le carte in tavola e non dare mai nulla per
scontato … spero abbiate apprezzato.
Vi anticipo che domani uscirà l’Epilogo e
scoprirete tutto ciò
che riguarda la famigerata sorpresa.
E, ovviamente, finalmente la Airelia è Canon.
Credo che sia la ship per la quale ho aspettato più capitoli
per rendere effettiva la loro ufficializzazione, ma credo che nel loro
caso la
cosa fosse d’obbligo.
Qui sotto vi lascio la classifica finale.
Ci sentiamo domani mattina con l’Epilogo.
Al prossimo aggiornamento.
Stay tuned.
XO XO,
Mary
Classifica
finale
|
1°classificato
ex equo Isabelle Shafiq e Aires Black 63 punti
|
2°classificato
Naveen Hamilton 62 punti
|
3°classificato
Isaak Selwyn 54 punti
|
4°classificato
Rigel Black 52 punti
|
5°classificato
ex equo Ophelia Gamp e Jared Convel 50 punti
|
6°classificato
Calien Lyall 49 punti
|
7°classificato
Maya Potter 47 punti
|
8°classificato
Elnath Storm 40 punti
|
9°classificato
Lorde Benson 36 punti
|
|
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Capitolo 19 *** Epilogo ***
Epilogo
Finì
di
risistemare le sue cose, chiudendo il baule con un colpo di bacchetta.
Gli elfi
domestici che si occupavano della preparazione del cibo e della pulizia
della
scuola si sarebbero occupati di trasportarlo al piano di sotto non
appena fosse
terminata la cerimonia di Smistamento.
Prese un
respiro profondo, chiudendosi la porta del dormitorio alle spalle, e si
diresse
a passi decisi lungo il corridoio che l’avrebbe portata alla
Sala Grande.
Varcò
l’ingresso, sedendosi di fronte a Rigel e Calien, lasciando
che Naveen
intrecciasse le dita alle sue.
- Ce ne
hai messo di tempo ad arrivare. –
- Volevo
darmi un’occhiata in giro per l’ultima volta.
Insomma, non è detto che trovino
una collocazione per tutti noi. –
- Saremo
Smistati e andrà bene. L’ultima persona che ci ha
lasciati è stata Lavinia,
tutti gli altri se la sono cavata bene nelle varie prove quindi
perché
dovrebbero mandare via qualcuno di noi? –
- Oh, non
saprei -, ironizzò, - magari perché Salazar non
mi sopporta? –
- Salazar
non è l’unico che decide. Di solito sei molto
più sicura di te, cosa c’è questa
volta? –
Bella
domanda, peccato solo che la risposta l’avrebbe fatta
sembrare pateticamente
debole.
- Ho
paura – ammise.
Sentì la
presa di Naveen rinserrarsi sulla sua mano.
- Non hai
motivo di averne. Al termine della cerimonia avremo entrambi un posto
in una
delle Case, te lo giuro. –
Annuì.
Era poco
convinta, ma non le andava di lasciar intendere quello che le passava
per la
testa.
Insomma,
aveva ottenuto buoni punteggi, razionalmente parlando non avrebbe
dovuto temere
un’eliminazione.
Eppure
ricordava bene la massima di sua madre “mai dire
mai”.
- Vorrei
solo che si dessero una mossa, l’ansia mi sta divorando
– le diede man forte
Calien, tormentandosi nervosamente le mani.
Fu allora
che Isabelle notò l’anello che brillava sul suo
indice sinistro.
L’anello
di famiglia dei Black, dato in pegno a ogni figlio maschio primogenito.
Era
tradizione di famiglia donarlo alla donna che sarebbe diventata la
propria
sposa.
Rivolse
un’occhiata all’indirizzo di Rigel, vedendolo
annuire in silenzio come dandole
una muta conferma alla sua altrettanto silenziosa domanda.
Bene,
comunque fossero andate le cose il ritorno a casa si sarebbe rivelato
decisamente ricco d’emozioni.
Godric si
diresse verso lo scranno, prendendosi un momento per osservare i
ragazzi
davanti a sé, in trepidante attesa.
- Tutti
voi avete dato il massimo in questo mese. Avete stretto nuove amicizie,
messo
alla prova i vostri talenti, in certi casi persino trovato
l’amore … siete
cresciuti, avete sperimentato emozioni e circostanze che vi hanno
aiutato a
forgiare il vostro carattere lungo il cammino. Per tutti noi Fondatori
è stato
un piacere avervi con noi, ci avete dimostrato che l’idea di
fondare una scuola
per giovani maghi e streghe si è rivelata
un’ottima cosa e di questo vi
ringraziamo. Adesso vi aspetta l’ultima prova, la
più importante dell’intero
percorso: lo Smistamento. Vi chiameremo uno alla volta e adageremo sul
vostro
capo uno strumento creato appositamente per questa circostanza -,
accennò al
capello a punta deposto sullo sgabello lì vicino, -
sarà il Cappello Parlante a
decidere in quale Casa verrete collocati. –
Rowena
prese il suo posto sullo scranno, tenendo un foglio di pergamena tra le
dita
affusolate.
-
Cominciamo. Aires Black! –
Aires
sfiorò con la punta delle dita il volto di Ophelia,
rivolgendole un sorriso
accattivante.
- Ci
vediamo tra poco, gattina. –
Percorse
il corridoio tra i tavoli a testa alta, sedendosi sullo sgabello e
attendendo pazientemente
che il Cappello venisse adagiato sul suo capo.
Vedo
ostinazione, sicurezza, una mente acuta
e dotata di furbizia. C’è anche desiderio di
emergere, di mettersi in evidenza,
e molta ambizione.
-
Serpeverde! –
Si
rialzò
con un sorriso soddisfatto, incrociando lo sguardo di Salazar che
applaudiva
con eguale compiacimento.
Sedette
al tavolo nell’angolo sinistro della Sala Grande, dove
capeggiavano i colori di
Serpeverde.
-
Calien
Lyall! –
Calien
si
alzò, sentendo le ginocchia tremarle mentre si allontanava
dal tavolo.
Si volse
verso Rigel, che le sorrise incoraggiante.
Infine
prese posto.
Sentì il
Cappello depositarsi sulla chioma bionda e si mise a fissare
ostentatamente il
pavimento, ascoltando i mormori dell’oggetto.
C’è
dolcezza, bontà e sincerità nel tuo cuore
ma anche intelligenza e una mente acuta e ingegnosa come poche se ne
vedono in
questi giorni.
-
Corvonero! –
Si
alzò,
lasciando il posto a una Maya stranamente impassibile.
Dedusse
che la ragazza stava cercando di mantenere la calma con ogni oncia
della sua
forza di volontà.
Sedette
alla tavola dei Corvonero, godendosi il resto dello Smistamento.
Non le
restava che attendere il responso di Rigel.
-
Maya
Potter! –
Ah,
una Nata Babbana. Interessante, veramente
interessante. Hai una bella testa, ma la qualità che spicca
sopra ogni altra è
il coraggio. So già dove collocarti, signorina.
-
Grifondoro! –
Scorrendo
la lista, Rowena indicò il successivo partecipante.
– Elnath Storm, è il tuo
turno. –
Uno
Storm … strano, ma davvero curioso. Avete
una gran fama di avventurieri, voi Storm, ma nel tuo cuore vedo altro
oltre al
coraggio. Sei buono, leale, incapace di tradire chi ti circonda e
faresti
qualsiasi cosa per le persone a cui tieni.
-
Tassorosso! –
Venne
infine il turno di Jared.
Il
ragazzo si alzò, camminando tronfiamente verso il Cappello.
In cuor
suo sapeva già quale fosse la scelta migliore per lui e
voleva che il Cappello
non avesse alcun dubbio allo stesso modo.
Jared
Convel, so esattamente cosa fare con
te.
-
Serpeverde! –
-
Isabelle Shafiq, tocca a te. –
Naveen
le
strinse per l’ultima volta la mano, incoraggiante.
Poteva
farcela, doveva farcela.
Sedette,
concentrata sulle parole del Cappello.
Vedo
una ragazza forte, determinata, testarda
e ostinata. Una ragazza abituata ad affrontare tutto e tutti incurante
dei
pregiudizi, incapace di starsene con le mani in mano e con un forte
senso della
giustizia. Credo che la scelta sia d’obbligo.
-
Grifondoro! –
-
Rigel
Black! –
Un
gran cervello e desiderio di dimostrare a
tutti che sei in grado di portare avanti il nome della famiglia.
Analitico, non
ti lasci annebbiare dai pregiudizi e dalle false credenze, ti attieni
semplicemente ai fatti. Quindi direi …
-
Corvonero! –
Raggiunse
Calien, sedendole accanto con un sorriso stampato sul volto.
- I tuoi
genitori non speravano che finissi in Serpeverde? – gli
chiese, ironica.
- Certo,
ma non era quello che volevo io; suppongo che Aires abbia dimostrato di
essere
il Black che tutti vorrebbero. –
- Non
tutti -, lo corresse, - a me va benissimo il mio
Black. –
-
Ophelia
Gamp! –
Raggiunse
lo sgabello, rassettando l’abito e sedendo composta come una
brava signorina
Purosangue. Sua madre sarebbe stata fiera di lei, pensò
ironicamente, magari un
po’ meno per la sua scelta di un Black come compagno.
Leale
fino all’estremo, hai dimostrato
ampiamente di essere incapace di conservare rancore ma anzi di essere
pronta ad
accettare scuse sincere. Protettiva nei confronti dei più
deboli e degli
emarginati, pronta a difendere i diritti di tutti a spada tratta.
Congratulazioni, signorina Gamp …
-
Tassorosso! –
-
Naveen
Hamilton! –
Occhieggiò
verso il tavolo verde argento mentre avanzava verso lo sgabello.
Avrebbe
considerato un vero privilegio unirsi ai suoi amici, a quel tavolo,
sotto
l’insegnamento del suo preferito dei Fondatori …
ma tutto sommato già essere
giunto a quel momento era una cosa che lo riempiva
d’orgoglio, in barba a tutti
gli inziali pregiudizi dei suoi genitori.
Determinato,
ambizioso, sveglio e provvisto
di una sottile nota di ironia e sarcasmo. Pronto a cacciarti nei guai e
dotato
di un grande spirito di cameratismo. Sei una scelta difficile, Naveen
Hamilton,
ma credo che ti troverai bene lì.
-
Serpeverde! –
Sedette
al tavolo, incrociando il volto sorridente di Isabelle
dall’altro lato della
sala.
Non
riusciva a sentire cosa gli stesse dicendo, ma dal labiale non aveva
difficoltà
a intendere il senso delle sue parole: “non avevo
dubbi”.
-
Lorde
Benson! –
Trattenendo
il respiro, si incamminò verso lo sgabello.
Sedette,
tormentandosi le mani in grembo.
Sei
arrivata a metà torneo, ma hai saputo
dimostrare a tutti le tue doti. Sveglia e pronta di mente come poche
streghe
della tua generazione, credo la scelta sia d’obbligo.
-
Corvonero! –
Rigel
e
Calien l’accolsero con un sorriso; la bionda mezza Veela si
chinò verso di lei,
abbracciandola di slancio.
- Lo
sapevo che saremmo state nella stessa Casa, non avevo alcun dubbio.
–
-
Isaak
Selwyn! –
Ah,
l’ultimo componente dell’eterogeneo
gruppetto. Credo tu sappia già dove ti
collocherò, non è vero signor Selwyn?
Annuì
appena, sorridendo.
Naturale
che lo sai, sei un tipo sveglio e
perfettamente consapevole delle tue capacità. Farai grande
strada nella tua
Casa, ne sono certo.
-
Serpeverde! –
*
Mentre
attendevano l’arrivo della Passaporta che li avrebbe condotti
a Diagon Alley,
Ophelia rivolse un’occhiata interrogativa al ragazzo che le
teneva un braccio
intorno alla vita.
- E adesso?
–
Aires
scrollò le spalle.
- E
adesso aspettiamo di arrivare a Diagon Alley, ci presentiamo
ufficialmente ai
rispettivi genitori e tra un mese torniamo al castello per terminare
l’anno
accademico. –
- E poi?
–
- E poi
cominciamo davvero a vivere. Io e te, insieme, senza nessun altro tra i
piedi –
concluse.
- È il
tuo modo per chiedermi di sposarti una volta terminato
l’anno, Black? –
Le
rivolse un sorriso furbo.
- E se
così fosse? –
- Ti
risponderei che fai schifo in quanto a romanticismo -, rise, - ma che
non mi
aspettavo certo che ti trasformassi in un tipo sdolcinato e melenso
quindi
immagino che sia la dichiarazione migliore che possa aspettarmi da te.
E sì …
Aires Black, se tu me lo chiedessi ti sposerei. –
Tornando
improvvisamente serio, puntò le iridi grigio azzurre nelle
sue.
La
guardava come se non avesse mai visto nulla sulla faccia della terra
che
desiderasse più di lei.
- Ophelia
Gamp, malgrado potrebbe non essere la più saggia delle
scelte della tua vita e
di sicuro ti richiederà ogni oncia di pazienza in tuo
possesso … vuoi diventare
mia moglie una volta che termineremo l’anno a Hogwarts?
–
- Sì, lo
voglio. –
*
Vent’anni
dopo.
1 settembre 1013
-
Stupida
Serpe – bofonchiò Kenna, alla ricerca della sua
mazza da Battitrice.
Non
poteva certo partire per Hogwarts senza di lei.
E
ovviamente suo fratello aveva pensato bene di fargliela sparire.
Tutto
perché lei aveva accidentalmente, d’accordo magari
non così accidentalmente,
sabotato il suo appuntamento con Rachelle Davies.
Ormai in
preda all’esasperazione, diede sfogo a tutta la sua rabbia.
-
Castiel! –
Il
fratello maggiore si affacciò, appoggiandosi allo stipite
della porta, con un
sorriso sornione dipinto sulle labbra.
- Sì? –
- Dove
hai messo la mia mazza da Battitrice? –
- Potrei
dirtelo, ma vederti cercarla disperata è di gran lunga
più divertente. –
- Giuro
che ti ammazzo. –
-
Minacciarmi di morte non mi sembra un modo per invogliarmi a
collaborare, non
ti pare? –
- Mamma!
Finirei in guai molto grossi se uccidessi Castiel? –
urlò, nella speranza di
raggiungere il piano inferiore del Manor.
Nel
salone, Isabelle scambiò un’occhiata con il marito.
-
Ricordami perché avere dei figli ci è sembrata
una buona idea? –
Naveen
ridacchiò. – Me lo chiedo anche io. –
Alzando
gli occhi al cielo, la donna alzò la voce per essere certa
che entrambi i figli
la sentissero.
- No,
Kenna, non puoi uccidere tuo fratello; e tu, Castiel, restituisci la
mazza a
tua sorella. Dobbiamo partire tra cinque minuti se non volete rischiare
di
perdere la Passaporta per Hogwarts. –
Gestirli
durante le vancanze estive diventava sempre più faticoso di
anno in anno, non
vedeva l’ora che entrambi tornassero al castello e le
concedessero un po’ di
tempo lontana da discussioni e dispetti.
*
-
Hai
visto il mio tema di Difesa? – chiese Carinae, rivolgendosi
al fratello
comodamente sdraiato sul suo letto a baldacchino.
Nihal
teneva stretta tra le mani una copia di Storia medievale della magia;
alzò lo
sguardo verso di lei e scrollò le spalle.
- Non ne
ho la minima idea. Ma ancora non hai finito di preparare il baule?
–
Accennando
con il capo alla massa di roba ancora da sistemare, ribattè:
- Perché fai
domande se sai già la risposta? –
Ridendo,
il ragazzo mosse pigramente la bacchetta.
Gli abiti
della sorella e i suoi effetti personali si impilarono ordinatamente e
si
sistemarono nel baule.
Carinae
si slanciò sul letto, abbracciandolo di getto.
Era una
delle poche persone con cui si sbilanciava in quel modo e anzi la
maggior parte
degli studenti di Hogwarts era convinta che lei fosse praticamente
immune dai
sentimentalismi.
Quello
dolce e disponibile era Nihal, non di certo lei.
Eppure
suo fratello era tra le poche persone capaci di far emergere il suo
lato
protettivo e vagamente affettuoso.
- Lo sai
che ti adoro, vero? –
- Anche
io, sorellina, ma adesso smettila di stritolarmi – rise.
Afferrando
il tema misteriosamente emerso da sotto il letto, Carinae chiuse il
baule e
fece cenno al fratello di alzarsi.
- Sono
pronta, possiamo andare. –
Finalmente
si tornava a Hogwarts.
*
-
Leonys,
mi stai ascoltando? –
- Sì,
madre. –
Calien
inarcò un sopracciglio, contrariata.
A
giudicare da come il suo primogenito si stava guardando attorno
dubitava
seriamente che avesse ascoltato anche solo una parola di quello che gli
aveva
detto.
- Mi
spieghi cosa stai cercando con tanto interesse? –
- Sì,
madre. –
- Sei
diventato un pappagallo, per caso? –
- Sì,
madre. –
D’accordo,
adesso era abbastanza.
Ignorando
Rigel che si stava palesemente sforzando di non scoppiare a ridere,
cosa che
Etamin invece non si era minimamente preoccupato di fare visto che
stava
ridendo sfacciatamente all’idea della sfuriata che il
fratello si sarebbe
sorbito di lì a poco, Calien esplose definitivamente.
- Leonys
Sirius Black! –
Trasalendo,
posò finalmente lo sguardo su sua madre.
-
Scusami, madre … dicevi? –
- Dicevo
di non combinare uno dei tuoi soliti guai mentre sarai a Hogwarts. Non
voglio
ricevere un’altra lettera da Rowena. –
Annuì.
- Farò
del mio meglio … ah, ecco Castiel! Madre, padre, ci
rivediamo per le vacanze di
Natale. Prometto di non cacciarmi nei guai … non in troppi
perlomeno –
concluse, abbracciando frettolosamente prima una e poi
l’altro, per poi
dirigersi a passo spedito verso il suo migliore amico.
- Etamin
… -
Il suo
secondogenito annuì, ben sapendo già cosa stesse
per chiedergli.
- Mi accerterò
che quei due non finiscano con il farsi espellere, stai tranquilla.
–
- Ti
ringrazio. –
Abbracciarono
Etamin, che raggiunse suo cugino Nihal verso la Passaporta che li
avrebbe
condotti al castello.
-
Continuo a credere che abbiano scambiato Nihal e Leonys nella culla -,
ironizzò
Rigel, - insomma Leo è esattamente come Aires alla sua
età e Nihal assomiglia
molto di più a me. –
- Già,
questo spiegherebbe molte cose – scherzò a sua
volta Calien.
Rimasero
così, a osservare quegli scalmanati dei figli che si
affaccendavano attorno
alla Passaporta, con il sorriso sulle labbra.
Per
quanto ingestibili e scatenati, quelli erano pur sempre i loro ragazzi
e non li
avrebbero cambiati con nulla al mondo.
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci infine con l’epilogo della storia. Desidero prima di
tutto ringraziare coloro che hanno partecipato, recensito, inserito la
storia
tra le preferite, le ricordate e le seguite e anche ovviamente coloro
che fanno
parte delle schiere dei “lettori silenziosi”.
Più di ogni altro, ovviamente, il
io ringraziamento va alle fantastiche persone che hanno creato questi
OC, che
sono state presenti per tutta la storia e senza le quali
Founder’s non avrebbe
avuto modo d’esistere; quindi grazie a: Signorina
Granger e al suo Isaak, a
ana_fremione e alla sua Maya, a Fiamma
Erin Gaunt e ai suoi Isabelle
e Aires, skyistorn55
e la sua Lorde,
victoria black e i suoi Calien e Jared,
theTORNgirl e il
suo Naveen e infine a FuriaBianca e al suo Elnath.
Spero che la storia vi sia
piaciuta tanto quanto è piaciuta a me e vi annuncio
ufficialmente che pubblicherò
un’altra interattiva che sarà il sequel di questa
storia e vedrà comparire i
figli dei vari OC.
Detto ciò, vi lascio ai loro pv e a qualche info su di loro.
A presto, spero.
XO XO,
Mary
Naveen
Hamilton x Isabelle Shafiq
Kenna
Hamilton
(PV Alejandra Alonso)
– VI anno, Grifondoro. Battitrice. Eterosessuale.
Impetuosa
e praticamente incapace di starsene buona e tranquilla, è
una forza della
natura sempre alla ricerca di una sfida, una scommessa o qualche
scherzo da
progettare.
Castiel
Hamilton
(PV Sean O’Pry)
–
VII anno, Serpeverde. Capitano e Cacciatore. Eterocurioso.
Sfrontato
e irriverente, ama stare al centro dell’attenzione e
rimanerci il più
possibile. Ha un po’ quell’aria da dandy cool e
sofisticato che tende ad
attirare le persone a sé come una calamita.
Aires Black x Ophelia Gamp
Carinae
Adrastea Black
(PV Ashley
Greene) – VI anno, Serpeverde. Cacciatrice.
Eterosessuale.
Testarda
e ostinata, quando si mette in testa qualcosa non cambia mai idea e una
volta
che ha deciso che sei suo nemico lo rimani per la vita, specialmente se
tocchi
suo fratello o le persone a cui tiene … con tutti i rischi
del caso, vista la
sua sete di vendetta.
Nihal Avior Black (PV Chace
Crawford) – VII anno, Corvonero. Caposcuola
e Portiere.
Eterosessuale.
Timido,
impacciato e amante della letteratura. Fatica a stringere amicizie e
quando si
trova a parlare con le ragazze finisce con l’arrossire e
balbettare. È convinto
di essere una vergogna per suo padre, ritenendo che se potesse
scegliere gli
preferirebbe Leonys.
Rigel Black x Calien Lyall
Leonys Sirius Black (PV Mikkel
Jensen) – VII anno, Corvonero. Capitano
e Cercatore. Bisessuale.
Ha
un gran cervello ed è molto abile nel manipolare persone e
situazioni. S’impegna
poco, tuttavia, mantenendo sempre una certa aria di supponenza e
arroganza come
se lui fosse sempre al di sopra di tutti gli altri.
Etamin
Alphard Black
(PV Nick
Slater) – VI anno, Grifondoro. Capitano e
Cacciatore. Eterosessuale.
Determinato,
dal temperamento schietto e spontaneo, se deve dire una cosa lo fa
dritto in
faccia perché lui non è certo il tipo che si
nasconde dietro finti sorrisini di
cortesia. Ama la sincerità, per quanto brutale essa possa
essere, e non tollera
il tradimento.
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