The Founder's Tournament

di Ms Mary Santiago
(/viewuser.php?uid=976451)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Nel Medioevo i tornei erano una cosa all’ordine del giorno per dame e cavalieri, dunque quale modo migliore di un torneo per testare le abilità dei loro potenziali nuovi studenti?
Helga ci aveva pensato a lungo, prima di proporlo agli altri tre Fondatori, timorosa che la sua idea potesse apparire loro frivola e sciocca.
Eppure aveva finalmente raccolto il coraggio a due mani e aveva fatto loro la sua proposta.
Adesso, mentre i tre tacevano persi nelle loro personali considerazioni, si chiese per la milionesima volta se avesse fatto la scelta giusta.
- Io sono d’accordo, credo che un torneo magico possa mettere in luce le loro capacità sotto pressione – convenne Rowena.
- E far emergere il loro coraggio nell’affrontare le sfide che si presentano loro. –
- Malgrado sia abbastanza certo che l’idea ti sia venuta assistendo a uno di quei tuoi patetici tornei in nome dell’amore di qualche lady -, constatò infine Salazar, - mi ritrovo costretto ad ammettere che potrebbe aiutarci a far emergere le persone più astute e ambiziose del gruppo. Dunque, come suggerisci di procedere? –
- Io … io non saprei. -
- Tua l’idea, tua la proposta – insistè Serpeverde, ignorando l’occhiata seccata di Godric che sembrava invitarlo a lasciar in pace la loro amica.
- Io credo che potremmo inviare una lettera a ciascun mago e strega inglesi, stare a vedere chi si presenta, e nel frattempo elaborare ognuno delle prove. Non so bene quante, ma dovrebbero essere un numero sufficiente per mettere in luce ogni aspetto che i nostri studenti dovrebbero avere … -
- Dodici -, sentenziò Rowena, - come dodici furono le fatiche di Ercole. Le distribuiremo in tre turni da quattro prove, una a testa, e al termine di ogni turno elimineremo coloro che non convincono nessuno dei presenti – concluse.
I tre annuirono, per poi congedarsi.
Mentre si allontanavano, la lady di Corvonero seppe già cosa passava per la testa dei suoi amici: ognuno avrebbe fatto il possibile per accaparrarsi i migliori studenti.

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Hi guys, do you miss me?
Scherzi a parte, mettiamo via solo per un pochino The Royals e la strana dipendenza da serie tv che mi fa letteralmente divorare episodi su episodi, e veniamo al nocciolo della questione.
C’è una nuova interattiva!

S: Ma dai? Strano, tu non scrivi mai interattive.
M: Sappi che non apprezzo il tuo sarcasmo, Salazar.

Comunque, in pratica si tratta di un’interattiva ambientata agli albori di Hogwarts, quando i Fondatori si ritrovarono a dover decidere chi ammettere.
Insomma, come fecero? Non ci viene detto dalla Rowling quindi ho ipotizzato che si servissero di varie prove.
Perciò i vostri OC affronteranno 12 prove (3 per Fondatore) al termine delle quali saranno ammessi oppure no.
Per partecipare dovrete rispettare poche e semplici regole:

- Massimo 2 OC purchè di sesso diverso;
- Gli OC dovranno essere compresi tra i 15 e i 17 anni e potranno avere qualche abilità particolare (per es. Vista, Rettilofono, in parte Veela, Legilimens, Occlumante, Metamorphomagus, Animagus) purchè non me ne arrivino troppi e non esageriate;
- non sparite dall’interattiva perché nel corso dei capitoli vi chiederò degli approfondimenti da inviare tramite messaggio privato;
- potete utilizzare cognomi di qualsiasi tipo, anche Canon, purchè inglesi (Visto che il mio OC é un Black vi chiederei di non mandarmene troppi con lo stesso cognome);
- la scheda da inviare, esclusivamente tramite messaggio privato ed entro il 16 marzo, deve essere obbligatoriamente quella riportata qui sotto. I campi contrassegnati con l’asterisco sono opzionali, gli altri tutti obbligatori.
Qui sotto trovate il format della scheda e, ancora più sotto, i prestavolto dei Fondatori e il mio OC.

 

 

Scheda

Nome:
Secondo nome*:
Soprannome*:
Cognome:
Stato di sangue:
Età:
Casa in cui vorrebbe entrare e perché (è solo una proposta, l’ultima parola l’avrò io):
Casa in cui vorrebbe assolutamente entrare e perché:
Bacchetta (pollici, legno e nucleo):
Aspetto fisico:
Prestavolto:
Orientamento sessuale:
Carattere (dettagliato):
Composizione famiglia e rapporto con i suoi membri (Cosa ne pensano di Hogwarts, in quale Casa sperano capiti il figlio e come reagiscono all’arrivo dell’invito al Torneo):
Come reagisce il vostro OC alla notizia del Torneo:
Abilità particolari:
Materia in cui eccelle:
Materia in cui é negato:
Patronus e ricordo felice:
Molliccio:
Paure/Incubi/Fobie:
Segreto che non confesserebbe mai a nessuno:
Qualcosa che non farebbe mai di sua volontà:
Amortentia:
Quidditch (Se gioca e in che ruolo):
Amicizie (con chi andrebbe d’accordo):
Inimicizie (chi non sopporterebbe):
Amore (tipo di persona di cui potrebbe innamorarsi):
Animale da compagnia*:
Altro*:

 

 

 

OC

 

Rigel Black (PV Colton Haynes) – 17 anni, Animagus. Eterosessuale.
 Patronus: Aquila
 Bacchetta: legno di castagno, corda di cuore di drago, 12 pollici, rigida.
Quidditch: Cercatore.

 

 

 

I Fondatori

 

 

Salazar Serpeverde (PV Jared Leto) – 37 anni, insegnante di Pozioni.

Godric Grifondoro (PV Richard Madden) – 35 anni, insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.

Rowena Corvonero (PV Katie McGrath) – 35 anni, insegnante di Incantesimi.

Helga Tassorosso (PV Holliday Grainger) – 33 anni, insegnante di Trasfigurazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

 

 

 

 

 

- Aires Aloysius Black! –
- Sì, madre? –
Larissa Steeval volse le iridi color dell’onice sul maggiore dei suoi figli, scrutandolo dall’alto in basso con un’espressione severa e vagamente inquietante.
- Non dire “sì madre” con quel tono. Non dopo quello che hai combinato questo pomeriggio. –
Aires trattenne a fatica un sorrisetto divertito, uno di quelli che sembravano avere l’effetto alla “strappami i vestiti di dosso” nelle ragazze, e si sforzò di mantenere un’espressione composta.
- Non capisco a cosa vi state riferendo, madre. –
- Non osare farti beffe di me -, insistè la donna, - sai perfettamente a cosa mi riferisco. Charmelle Flint non è finita nel fontanone da sola. –
- Considerando quanto quella ragazza sia imbranata, non lo escluderei con così tanta sicurezza. –
Riusciva a vedere distintamente come la vena sulla fronte della madre pulsasse a ritmo sempre più incessante.
Probabilmente si stava domandando quanto fosse socialmente riprovevole Schiantare il proprio figlio davanti alla servitù.
- I Flint sono una rispettabilissima famiglia Purosangue, di nobili natali e ottima reputazione e … -
- E una lunga storia famigliare di denti inverosimilmente grandi e storti – concluse.
Aires fu abbastanza sicuro di aver visto Emmeline, una delle loro domestiche, nascondere un accenno di risata dietro al candido guanto che indossava.
Le fece l’occhiolino, facendola arrossire vistosamente e spingendola a tornare ad affaccendarsi nel risistemare l’ampio salone.
- Era un matrimonio rispettabile e vantaggioso, invece tu pensi solo a crogiolarti nella bambagia e a … a intrattenerti con la servitù! –
Disse “servitù” come una qualsiasi altra persona avrebbe detto “cacca”, storcendo il naso in modo tanto accentuato da risultare più comico che offensivo.
- Charmelle Flint non è l’unica rispettabile ragazza Purosangue in età da matrimonio in circolazione ma, di certo, è una delle più inguardabili su cui abbia mai posato lo sguardo -, insistè, - indipendentemente da quanto sia prestigioso il suo cognome e dalla cospicua dote che porta con sé. –
Dote che, ne era abbastanza certo, fosse stata gonfiata a dismisura da Raymond Flint nella speranza che almeno quella fosse sufficiente ad allettare qualche pretendente.
- Non intendo discutere oltre dell’argomento, Aires, ma sappi che … -
Non seppe mai cosa volesse aggiungere sua madre perché in quel momento Arion Black fece il suo ingresso, tenendo stretta tra le mani un rotolo di pergamena.
Aveva un’espressione strana nello sguardo, qualcosa che Aires gli aveva visto sfoggiare solo davanti a un enorme quantità di denaro, e sembrava decisamente su di giri.
- Abbiamo delle ottime notizie. I Fondatori ci scrivono: desiderano che Aires partecipi a un torneo per stabilire chi potrà accedere alla loro istruzione a Hogwarts. –
Aires si fece immediatamente vigile e attento.
Aveva sentito parlare talmente tanto dei Fondatori che ormai gli sembravano quasi creature mitologiche e, finalmente, gli si prospettava la possibilità di entrare in contatto con loro.
Persino sua madre sembrava essersi dimenticata della sua ramanzina e leggeva la lettera con aria avida.
- Forse potrai trovare una ragazza di tuo maggiore gradimento durante questo torneo, se proprio Charmelle Flint non ti aggrada -, aggiunse, - visto che saranno decine di rispettabili famiglie a essere chiamate a partecipare. –
Tipico di lei.
Vedeva matrimoni ovunque ormai.
Fortunatamente suo padre sembrava pensare ad altro che non a una grande unione di dinastie.
- Aires, contiamo su di te, non deluderci – asserì Arion.
Non serviva che aggiungesse altro: probabilmente quella era l’ultima occasione che gli veniva concessa prima di essere diseredato.
- Non vi deluderò. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Tuo cugino ha già ricevuto la sua lettera. Arion si è premurato di farcelo sapere, probabilmente ritenendo che a te non fosse stata recapitata. Ma si sbagliava … ah, se si sbagliava – gongolò Ofucus Black, osservando il figlio che preparava il baule per la partenza, - Gli dimostreremo che il nostro ramo della famiglia è il migliore; hai una grande opportunità, figlio mio, cosa che io non ho potuto avere alla tua età. –
- Non che ci sia bisogno di conferme, il nostro Rigel è decisamente superiore a suo cugino: così educato, rispettabile, senza strane frequentazioni – rincarò la dose Athelaia Bulstrode, che da decenni aspettava la rivincita nei confronti di quella cognata che anni prima le aveva strappato da sotto il naso il contratto matrimoniale con il più ricco e affascinante dei fratelli Black.
Rigel, dal canto suo, aveva adottato la sua consueta politica: indifferenza.
Aveva imparato a sue spese che a nulla serviva cercare di far capire ai suoi genitori che tra lui e Aires c’era un rapporto basato sulla fiducia e l’affetto reciproco.
Non ambiva ad eccellere mettendo in disparte il cugino.
Certo, era felice della comunicazione dei Fondatori, ma non avrebbe trasformato quella competizione in una sorta di guerra fratricida come sembravano intenderla i loro genitori.
- Rigel, rendici orgogliosi di te. –
- Lo farò, madre - assentì distrattamente, la mente lontana chilometri.
Chissà se i Fondatori erano davvero tanto formidabili e se Hogwarts era dotata di tutti i requisiti per assicurarsi il titolo di migliore scuola di magia e stregoneria esistente.
- E ricordati di puntare sulla Trasfigurazione, è quello il tuo campo d’eccellenza. –
- Sì, padre. –
Da quando era diventato un Animagus, un anno prima, suo padre sembrava aver del tutto riconsiderato la disciplina della Trasfigurazione.
Forse non era un Rettilofono come Aires, gli aveva detto, ma di sicuro in un duello avrebbe avuto molte più possibilità un abile trasfiguratore che un “signore dei serpenti”.
Lui aveva solo pensato che, per l’ennesima volta, una sua vittoria personale veniva trasformata in qualcosa per cui mettere a confronto lui e il cugino.
Era stufo di quella gara famigliare.
Lui voleva essere semplicemente Rigel, non lo strumento per il riscatto sociale dei suoi genitori.
E, forse, a Hogwarts avrebbe potuto essere se stesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Katherine colse con la coda dell’occhio l’espressione con cui Ariston, il maggiore degli eredi di Lestat Campbell e Karinne Meyer, la guardava mentre attendeva pazientemente che la servitù trasportasse i suoi bagagli al pianterreno.
C’era invidia nei suoi occhi, dello stesso colore di quelli della madre, e un pizzico di gelosia.
In qualità di primogenito era sempre stato abituato a essere messo al centro degli affari famigliari, ma in quel momento la sua sorellina l’aveva sbalzato via.
La lettera dei Fondatori era giunta per lei, e lei sola, ignorando completamente sia lui che il dodicenne Damian.
Quest’ultimo, invece, sfoggiava un sorriso sincero e solare, felice per l’enorme opportunità che si era presentata alla sorella.
- Andrai benissimo al torneo. –
Katherine annuì, sorridendo compiaciuta, - Ovviamente. Mi impegnerò al massimo per dimostrare tutto il mio potenziale. –
- E finire con l’essere scelta da Salazar. È indubbiamente lui il più valido dei Fondatori – intervenne Lestat, osservando la figlia con crescente orgoglio.
Salazar era considerato il massimo all’interno della sua famiglia, cosa che a rigor di logica comportava il fatto che la sua Casa fosse la migliore delle quattro.
Lei, dal canto suo, aveva un occhio di riguardo anche per la Casa di Rowena Corvonero.
Se, infatti, Serpeverde rappresentava a pieno il suo lato ambizioso allora era altrettanto vero che Corvonero incarnava quello intellettuale.
Insomma, entrambe le prospettive la attiravano.
In definitiva l’unica cosa che le importava davvero, indipendentemente dal Fondatore dal quale sarebbe stata scelta, era che finalmente avrebbe avuto l’occasione di mostrare all’intera comunità magica ciò che era in grado di fare.
- Dimostrerò a tutti la mia superiorità – decretò, continuando a sorridere mentre afferrava i bauli e seguiva i genitori fuori dal maniero.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Oslan abbracciò la sorella, stringendola forte a sé cercando di mettere in quel gesto tutto l’affetto che provava nei suoi confronti.
Da quando Vanille aveva manifestato per la prima volta la sua magia, dando fuoco alla loro casa e condannando all’impiccagione i suoi genitori con l’accusa di stregoneria, la ragazza si era ritrovata a dover fare i conti con l’essere l’unica strega in una famiglia di Babbani.
La vita non era stata semplice per lei, considerando che due dei suoi tre fratelli non sembravano considerarla altro che una fonte di problemi, eppure sembrava che nel giorno del suo quindicesimo compleanno si fosse accesa una piccola scintilla di speranza.
La lettera inviata dai Fondatori spiegava tutto ciò che le occorreva sapere del Torneo, della sua natura, e del mondo della magia.
Oslan poteva affermare tranquillamente che quella fosse la svolta della vita per la sua sorellina.
Eppure Vanille era indecisa, lo percepiva chiaramente.
- Questa scuola, questa Hogwarts … potrebbe essere un posto in cui sentirti a casa, Vany. Credo che sarebbe un bene se partecipassi al torneo. –
Gliel’aveva ripetuto per decine di volte, spingendola ad accettare l’invito.
Voleva una vita migliore per lei, perché una persona con il suo dono era decisamente sprecata nel lavorare in una taverna.
- Non voglio lasciarti solo, Oslan. –
Le accarezzò una guancia, portandole un’onda rossa all’indietro a scoprire le iridi verdi.
- Non sarò da solo, ho nostro fratello e nostra sorella con me, e poi un fratello maggiore che si rispetti dovrebbe incoraggiare la sua sorellina. Fallo per me, Vanille, sfrutta il tuo dono. –
Tacque, fissandolo in silenzio per una decina di secondi.
La verità era che lei voleva partecipare; quando aveva ricevuto l’invito il suo cuore era sembrato in procinto di scoppiare per la felicità, eppure il pensiero di Oslan che rimaneva lì a spaccarsi la schiena con le ore di lavoro l’aveva frenata.
- Ne sei sicuro, Oslan? –
Il diciassettenne annuì con convizione. - Assolutamente. –
Sotto la zazzera di capelli castani gli occhi azzurri brillavano con talmente tanta sicurezza che Vanille decise di assecondarlo.
Si sarebbe messa in gioco e avrebbe imparato tutto quello che c’era da sapere sulla sua natura e su quel mondo misterioso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Rilesse l’invito per l’ennesima volta, incredula.
I Fondatori avevano chiesto di lei … proprio di lei.
Calien era talmente concentrata nel tentativo di far propria quella consapevolezza che si ritrovò ad estraniarsi dalle discussioni del resto della sua famiglia.
Sua madre e due delle sue sorelle protestavano a gran voce, determinate a far valere la loro opinione.
Insomma, perché mai Calien doveva avventurarsi in un posto sconosciuto, dove i più l’avrebbero guardata con sospetto a causa della sua parte di sangue Veela?
Erylis e Meriny, così come sua nonna materna Chrisell e suo padre, spingevano invece affinchè prendesse parte al torneo.
Poteva capire il punto di vista di sua madre, che aveva sempre cercato di proteggere la sua famiglia e specialmente le sue figlie da quello che era il resto del mondo magico, ma le motivazioni delle due sorelle erano dettate dalla pura invidia generata dall’essere escluse e pertanto non riteneva di dover tenere in considerazione la loro opinione.
Chrisell parve leggere l’indecisione nello sguardo della nipote, perché tacitò con un brusco cenno della mano ogni ulteriore discussione.
- Il nostro parere è ininfluente in quest’occasione, perché la vera domanda è un’altra. Tu, bambina mia, desideri partecipare al torneo? –
Lo voleva?
L’ansia e la paura iniziali avevano fatto spazio rapidamente al desiderio di accettare quella sfida, di mettersi finalmente in gioco, e di evadere da quella sorta di prigione dorata in cui aveva vissuto per tutti quegli anni.
- Sì, lo voglio. –
L’anziana Veela annuì compiaciuta, come se non si fosse aspettata altra risposta che quella.
- E allora andrai a questo torneo, non voglio sentire un’altra parola sull’argomento – concluse, con un eloquente sguardo alla figlia e alle due nipoti ancora ben poco propense a lasciar perdere la questione.
Calien assaporò lentamente quella consapevolezza.
Stava per partire, per scoprire il mondo al di fuori di casa sua.
Era pronta alla libertà.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Isaak era perfettamente consapevole dei due occhioni che lo fissavano, da dietro la porta socchiusa della sua stanza, mentre riponeva con cura i suoi indumenti nel baule.
Non sapeva quanto sarebbe durato il torneo, ma sentiva in cuor suo di poter essere ragionevolmente convinto di riuscire a conquistare un posto per rimanere nella scuola.
Suo padre non aveva fatto mistero del fatto che avrebbe sperato nella sua selezione da parte di Salazar, e lui stesso trovava molto affascinante il Fondatore, ma soprattutto amava l’idea di potersi mettere in gioco.
- Celia, lo sai che non sta bene spiare le persone, vero? –
La piccola di casa Selwyn si fece avanti, tenendo le braccia incrociate al petto, continuando a fissarlo con un lieve broncio dipinto sul volto da bambina.
Aveva solo sette anni ed era la sua preferita tra tutti i suoi fratelli e sorelle.
- Davvero te ne vai? –
Mise via il maglione, sedendosi sul bordo del letto a baldacchino, e battè sul materasso accanto a sé, invitandola a sederglisi vicino.
Celia lo accontentò, facendo ondeggiare le gambe a ritmo regolare.
- Vado via solo per un po’, è una grande opportunità. –
- E poi tornerai? –
Annuì. – Certo che tornerò, è solo per qualche tempo. –
- Non andrai via come la mamma? –
Sentì una fitta al cuore.
La mamma.
Celia non l’aveva mai conosciuta, perché era morta dandola alla luce, eppure amava farsi raccontare storie su di lei e passare il tempo a riguardare le sue vecchie foto.
Forse qualcun altro al posto suo l’avrebbe incolpata di avergli portato via la madre, l’unica persona in grado di far emergere il lato più profondo di sé che teneva nascosto a tutti gli altri, ma Isaak non era così.
Lui adorava quella piccoletta; avevano sviluppato un rapporto molto profondo e l’idea che lei potesse soffrire della sua lontananza non gli piaceva.
- Non andrò via come la mamma, te lo giuro. Vincerò il torneo e tornerò a casa per le vacanze -, le scompigliò affettuosamente i capelli, - magari un giorno anche tu verrai ammessa a Hogwarts. –
Celia gli rivolse un sorrisone. – Davvero? Credi che potrei? –
- Puoi fare tutto quello che vuoi, piccoletta. –
La sorellina saltò giù dal letto, afferrando il maglione che aveva abbandonato poco prima, e lo sistemò nel baule.
- Allora ti do una mano a prepararti. Prima parti e prima torni a casa – sentenziò.
Così passarono il resto del pomeriggio, intenti a sistemare ogni cosa, finchè Celia non cadde addormentata.
La sistemò sotto le coperte, passandole un braccio intorno alle spalle, e lasciò che dormisse insieme a lui.
Dopotutto era l’ultima notte che avrebbero passato insieme per un po’.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

La replica di sua madre giunse poche ore dopo che le aveva inviato la comunicazione dei Fondatori.
Si congratulava con lui, ma non faceva il minimo accenno al fatto di venirlo a trovare prima della partenza.
Insomma, sembrava proprio che fosse troppo chiedere che lasciasse il suo personale e lussuosissimo castello nel cuore della Scozia, solo per venire ad augurare buona fortuna al suo unico figlio.
Sempre meglio della reazione di suo padre, considerò mentre si preparava per andare a dormire.
Non si era nemmeno degnato di rispondere alla sua lettera.
A onor del vero Jared non sapeva nemmeno se l’avesse ricevuta o meno.
Insomma, chi poteva sapere in quale angolo di mondo si trovasse in quel momento?
Non che avesse tutta questa importanza; aveva imparato ben presto a prendere le proprie decisioni da solo, senza chiedere il permesso o l’opinione di chi lo circondava.
In quella lettera d’ammissione aveva visto da subito il biglietto vincente che l’avrebbe portato fuori da quella assoluta monotonia che era diventata la sua vita; la perfezione che aveva dovuto ostentare fino a quel momento gli era venuta a noia e, doveva ammetterlo, l’aveva decisamente seccato.
Era il momento di esplorare nuovi orizzonti, conoscere nuove persone, provare a distinguersi per ciò che era davvero.
Quel torneo era la sua occasione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Dovrai impegnarti seriamente, non potrai affidarti solo alla tua abilità con gli incantesimi. –
Naveen annuì meccanicamente.
Erano ore che sentiva ripetere sempre le stesse cose.
Insomma, se era stato selezionato per quel torneo era evidentemente all’altezza di qualsiasi prova gli si fosse prospettata.
- Ricordati che questo torneo è una grande opportunità: se vieni scelto sarà la riprova del fatto che fai parte delle eccellenze, ma se fallisci vorrà dire che non sei all’altezza … che non sei abbastanza – rincarò la dose sua madre.
- Ovviamente non fallirà. Naveen riuscirà ad accaparrarsi un posto a Hogwarts e Salazar stesso lo vorrà come suo allievo. –
Vide la madre inarcare un sopracciglio.
Tra i due era quella che cercava di presentargli ogni opzione possibile.
Eppure Naveen la vedeva esattamente come suo padre: era in grado di cavarsela.
- Vorrei proprio che la smetteste di darmi il tormento. Domani partirò per Hogwarts e al momento l’unica cosa che voglio è mettermi a dormire. Avrò il mio posto, sarò un Serpeverde, e la questione è chiusa – decretò, alzandosi dalla poltrona in cui era sprofondato e dirigendosi verso la sua stanza.
Non sopportava quelle infinite discussioni sul suo profitto, sul fatto che non avrebbe dovuto concentrarsi solo su Incantesimi e sul Quidditch ma studiare tutte le materie.
Aveva un alto livello in Incantesimi, decisamente sopra la media, ed era più che certo che nessuno degli altri selezionati fosse al suo livello in quella disciplina.
Insomma, non c’era nulla di cui preoccuparsi.
Si infilò sotto le coperte, posando la testa sul soffice cuscino, e chiuse gli occhi.
Si addormentò cullato da un’incessante consapevolezza.
Lui poteva farcela.
Ce l’avrebbe fatta.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Cerca di non rompere il naso a nessun altro una volta arrivata a Hogwarts, Izzy. –
Sorrise all’indirizzo del fratello, liberandosi dal suo abbraccio spaccaossa, - Ma questo è proprio quello che facciamo, Alec. Siamo Shafiq: spacchiamo nasi e accettiamo le conseguenze delle nostre azioni. –
Alexander rise, scompigliandole i capelli corvini.
- Fossi in te aspetterei almeno il secondo giorno prima di attaccare briga con qualcuno. –
- Sempre se quel qualcuno non finisca con il provocarmi. –
- O peggio. –
Inarcò un sopracciglio, perplessa. – Cosa c’è di peggio? –
- Beh, potrebbero provare a conquistarti. Insomma, sei decisamente troppo giovane per avere un ragazzo. –
Isabelle rise, facendo ondeggiare le lunghe onde corvine, e socchiuse le iridi nocciola in uno sguardo malizioso.
- Cosa ti dice che io non ne abbia già uno? –
Vide il fratello sbiancare e ridacchiò nuovamente.
- Stai scherzando, vero? –
- Chi può dirlo -, si strinse nelle spalle, - Adesso fammi gli auguri perché a giudicare dall’ora dovrò andare o rischierò di essere tagliata fuori dal torneo ancora prima che cominci sul serio. –
Lo abbracciò frettolosamente, scoccò un bacio sulla guancia della madre e del padre e poi scappò via, correndo verso il gruppo di suoi coetanei che si stava radunando rapidamente intorno alle varie Passaporte.
Che il viaggio cominciasse, lei era pronta.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Ophelia sentiva chiaramente gli sguardi su di sé mentre si univa al gruppo che si era accaparrato la Passaporta più vicina.
Essere una Gamp aveva una certa rilevanza nel mondo magico; insomma, non capitava tutti i giorni di avere davanti una delle sole due rampolle della più antica famiglia del mondo magico.
Ad alcuni piaceva raccontare che i “nobilissimi” fossero i Black, ma lei sapeva bene quale fosse la verità.
I Gamp erano affermati e prestigiosi ancora prima che il capostipite dei Black venisse al mondo.
E disgraziatamente pochi, cosa che non si poteva dire dei Black dal momento che persino in quell’occasione erano l’unica famiglia ad aver proposto due candidati.
I Black figliavano come conigli, era solito dire suo padre, ogni volta che si entrava nell’argomento.
I Gamp erano pochi, ma buoni … anzi, i migliori.
E lei era speciale.
Aveva passato ogni istante fin dalla sua prima visione a sentirselo ripetere.
Il dono della Vista si manifestava in rarissime famiglie e la loro era stata benedetta da questo dono con la nascita di Ophelia.
Lei dal canto suo non era proprio sicura che fosse un dono; le visioni la lasciavano stanca, con gli occhi iniettati di sangue e un mal di testa terribile.
I sintomi svanivano dopo diverse ore e nel post visione Ophelia si sentiva tutto fuorchè una persona particolarmente privilegiata.
Eppure forse la Vista le avrebbe permesso di distinguersi tra tutti quegli adolescenti chiamati a raccolta.
Lo sperava davvero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: 

Salve!
Eccoci con il primo capitolo e con la selezione degli OC. Spero che chi non è stato preso non se ne abbia a male, ma trovo che questi 9 OC (più Rigel) siano i più adatti a come avevo pensato di strutturare la storia. Faranno comunque una piccola apparizione durante le varie prove, in modo da poter sfruttare almeno un po’ le schede degli esclusi.
Spero di aver reso bene gli OC selezionati e che il capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima.
Stay tuned.
XO XO,
Mary Sibley

 

 

 

 

 

 

 

Katherine Amelia Campbell (PV Deborah Ann Woll) – 16 anni, Mezza Veela. 
Eterosessuale.
Patronus: Antilope
Bacchetta: Undici pollici, legno di alloro, corde di cuore di drago.

 

 

 

 

 

 

 

Maya Vanille Potter (PV Darya Lebedeva) – 15 anni, Metamorphomagus.
Eterosessuale.
Patronus: Delfino (?)
Bacchetta: bacchetta di Agrifoglio con nucleo di piuma di Fenice, 11 pollici e molto flessibile.
Quidditch: Cercatrice (?)

 

 

 

 

 

 

 

Calien Evie Lyall (PV Annasophia Robb) – 17 anni, Mezza Veela.
Eterosessuale.
Patronus: Aquila
Bacchetta: 10 pollici, semi-rigida, cedro e crine di unicorno.

 

 

 

Isaak Edward Selwyn (PV Matt Gordon) – 17 anni, Occlumante.
Eterosessuale.
Patronus: ? (nella scheda deve essersi tagliato il nome dell’animale)
Bacchetta: 12 pollici, legno di Noce Nero, nucleo di Corda di Cuore di Drago.

Quidditch: Cacciatore.

 

 

 

 

 

Jared Keegan Convel (PV Harrison Gilbertson) – 17 anni, Licantropo.
Eterosessuale.
Patronus: Drago di komodo
Bacchetta: Prugnolo, 12 pollici e ¾, corde di cuore di drago, rigida
Quidditch: Cacciatore

 

 

 

 

Naveen Hamilton – 17 anni, Legilimens.
Eterosessuale.
Patronus: Volpe
Bacchetta: legno di prugnolo, crine di unicorno, 12 pollici e mezzo, leggermente flessibile.
Quidditch: Cacciatore

 

 

 

 

 

 

Aires Black (PV Dean Geyer) – 17 anni, Rettilofono.
Eterosessuale.
Patronus: Lupo
Bacchetta: noce, squama di Naga, 12 pollici e ¾, mediamente flessibile
Quidditch: Cacciatore

 

 

 

 

Isabelle Shafiq (PV Sofia Black D’Elia) – 17 anni, Banshee per 1/3
Eterosessuale.
Patronus: Pantera
Bacchetta: Ebano, corda di cuore di drago, 13 pollici, rigida.
Quidditch: Cacciatrice

 



 

 

 

Ophelia Gamp (PV Merritt Patterson) – 16 anni, Veggente.
Eterosessuale.
Patronus: Tigre
Bacchetta: Quercia rossa, piuma di fenice, 11 pollici e ½, flessibile.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

 

 

 

Probabilmente avrebbe finito con il dare di stomaco davanti a tutti, proprio un bel modo di cominciare la sua esperienza al Torneo.
Fu questa la prima cosa che Maya pensò quando il mondo intorno a lei smise di girare.
La seconda fu realizzare dove si trovava.
Una foresta.
Gli altri concorrenti si guardavano attorno come lei, decisamente perplessi.
Possibile che la prova cominciasse fin dal loro arrivo?
Non avrebbero dovuto prepararli in qualche modo, dare loro la possibilità di partire con un po’ di preavviso?
Probabilmente no.
Non serviva essere particolarmente intelligenti per capire che la maggior parte delle persone che la circondavano provenivano da famiglie nobili, o nel peggiore dei casi molto benestanti.
Di sicuro il ragazzo dai capelli biondi che stava risistemando i polsini del suo abito lo era.
Lo si capiva dalla postura dritta come un fuso, i modi di fare affettati, lo sguardo altero.
Era bello e appariva perfettamente consapevole di esserlo; le ricordò uno di quei principi delle favole che sua madre le leggeva quando era piccola.
Doveva essere rimasta a fissarlo per parecchio, perché il ragazzo si voltò verso di lei e la folgorò con le iridi verdi.
Ritirò quello che aveva appena pensato.
Nessun principe delle favole avrebbe mai guardato qualcuno con uno sguardo carico di disprezzo come quello.
- Willas Lannister, borioso pomposo di un idiota – bofonchiò una voce alle sue spalle.
La ragazza dietro di lei aveva lunghe onde corvine, iridi del colore dell’onice e appariva perfettamente rilassata come se fosse del tutto a suo agio.
Sorrise, incerta su come interpretare quel commento.
- Isabelle Shafiq -, si presentò poi la ragazza, - e da come ti guardi attorno presumo che tu sia una Nata Babbana. –
Accettò la mano che le porgeva. Non le sembrava una di quelle ragazze Purosangue che facevano differenze in base allo stato di sangue.
Magari avrebbero potuto stringere amicizia.
- Maya Potter. Sì, è così evidente? –
Sorrise, allontanando una ciocca corvina, - Solo un po’. Questa è la foresta che circonda Hogwarts. Non ci si può materializzare né smaterializzare all’interno dei confini magici tratteggiati dai Fondatori; perciò suppongo che dovremmo attraversarla a piedi. –
- Da soli? Al buio? – una vocetta sottile, probabilmente a causa dello spavento, si era inserita nella conversazione.
Si era avvicinata loro una ragazza dai capelli neri e il volto delicato e perfetto: appariva come una bambola di porcellana.
Possibile che tutti i presenti fossero incredibilmente belli?
Cos’era, una prerogativa dei Purosangue?
- Suppongo di sì, ma le bacchette dovrebbero fare luce a sufficienza. Lavinia Prewett, giusto? –
Annuì, rivolgendo loro un timido sorriso, - Esatto, Isabelle. –
- Vi conoscete già? –
- Ci siamo incontrate ad alcuni balli. Ci conosciamo praticamente tutti, o quasi. –
Fantastico.
Anche lì era destinata ad essere l’eterna esclusa.
- Ah. –
- Ma non ti perdi nulla, la maggior parte di loro sono degli idioti. A parte Ophelia -, disse indicando la ragazza dai capelli color del caramello, - i cugini Black e Selwyn, gli altri sono talmente spocchiosi da darti la nausea. Le due mezze Veela, invece, non le conosco quindi potrebbero essere tanto fantastiche quanto tremende. –
- Ho parlato con Calien, la ragazza bionda, è simpatica ma sta un po’ sulle sue –, le informò Lavinia, - Credo che non abbia una grande stima dei maghi. –
- Comprensibile, specie quando si ha a che fare con idioti del genere –, gesticolò verso il gruppetto che si era radunato attorno a Willas, - Patetici. –
- Non ti vanno proprio giù, eh? –
- Assolutamente no, specialmente Willas e Jared. –
- Ti ricordi quando hai dato un pugno a Willas? –, ridacchiò Lavinia, - Non faceva altro che blaterare del fatto che l’avevi sfregiato e che te l’avrebbe fatta pagare se fosse rimasto un mostro a vita. –
Ghignò. – Avrei dovuto calibrare meglio la forza, adesso non sarebbe così fiero di quel faccino da bambolotto. –
Dopo l’iniziale sconcerto all’idea di una giovane ben distinta che prendeva a pugni un ragazzo, Maya si ritrovò a unirsi alle risate delle ragazze.
- Potresti sempre avere una seconda occasione durante il torneo. –
- Mi piace come ragioni, Maya Potter. Sbrighiamoci ad arrivare al castello, non vedo l’ora di avere quell’opportunità. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Non credevo che avrebbero invitato anche certa gente – insinuò Willas, lanciando un’occhiata al gruppo di ragazze che camminavano davanti a loro.
Jared le squadrò dalla testa ai piedi.
Le due mezze Veela se ne stavano per i conti propri, una dall’aria di superiorità e l’altra sospettosa.
Più avanti la Nata Babbana camminava accanto a Isabelle, che per quanto appartenesse alla famiglia degli Shafiq aveva pur sempre una bisnonna banshee.
Era abbastanza certo che fosse proprio la presenza di quest’ultima a disturbare particolarmente Willas.
- Beh, se non altro sono carine. –
- Sono ibridi. –
Già, ibridi proprio come lui.
Jared dubitava seriamente che l’amico avrebbe continuato ad accettarlo se avesse saputo del morso che gli aveva cambiato la vita.
Ritornò con la mente a quel giorno.

 

Era in città e aveva incontrato un ragazzo all’angolo della strada, intento a chiedere l’elemosina.
Gli era passato davanti sdegnato, borbottando un “pezzente” a voce abbastanza alta perché tutti i presenti lo sentissero; il ragazzo era stato deriso e aveva giurato vendetta.
Non l’aveva preso sul serio, dopotutto lui era un Convel, un pezzente come quello non avrebbe mai potuto toccarlo.
Eppure quella notte, mentre la luna piena brillava alta nel cielo, lo trovò ad attenderlo di fronte a casa.
Era stato sul punto di cacciarlo in malo modo quando aveva visto il suo sorriso.
Tetro, inquietante, capace di fargli correre un brivido freddo lungo la schiena.
Le labbra sottili e screpolate si erano tese, mostrando delle zanne spaventosamente affilate.
Scattò in avanti, trasformandosi in un lupo dalle dimensioni paragonabili a quelle di un pony, e affondò le zanne nel suo avambraccio.
E lui urlò, urlò con tutto il fiato che aveva in gola, ma ormai era troppo tardi.

 
Erano passati cinque mesi da allora, ma il ricordo era vivido come se l’aggressione fosse appena avvenuta.
Rabbrividì, attirando lo sguardo incuriosito di Willas.
- Si può sapere che ti prende? Sei strano ultimamente. –
Già, e non aveva neanche idea di quanto lo fosse.
Udì un ululato in lontananza e il panico cominciò a farsi strada in lui.
Possibile che ci fossero lupi mannari da quelle parti?
- Sbrighiamoci a uscire da questa dannata foresta – tagliò corto, allungando il passo.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

- Sembrerebbe che Convel abbia paura del buio a giudicare dalla fretta che ha di uscire dalla foresta. –
Rigel rivolse un’occhiata ammonitrice al cugino. – Non cominciare, Aires. –
Sorrise, sfoggiando la migliore delle sue espressioni innocenti.
Era un bel numero e avrebbe sicuramente fatto intenerire più di una ragazza, ma lui lo conosceva fin troppo bene per lasciarsi incantare.
- Non devo cominciare a fare cosa? –
- Lo sai. –
- Oh, andiamo, dico solo che trovo molto divertente il fatto che un tipo tanto spocchioso e arrogante abbia paura del buio come un mocciosetto qualunque. –
- E? –
- E cosa? –
- E perciò il tuo cervello ha appena partorito uno scherzo da fargli, non è vero? –
Aires arricciò il labbro inferiore, in un lieve broncio.
- Sei ingiusto, Rigel. Il mio cervello non ha partorito solo uno scherzo! –
Ecco, appunto.
Sembrava che Aires non pensasse ad altro che a mettersi nei guai.
In passato aveva creduto che fosse un modo per far perdere la calma ai suoi genitori, ma aveva finito con il realizzare che il cugino era semplicemente così: uno scavezzacollo incurante delle regole e con una spiccata propensione nel non tollerare gli arroganti.
- Non farci finire nei guai prima dell’inizio del torneo; sai com’è, vorrei stare il più lontano possibile da casa per il maggior tempo concesso dai Fondatori. –
- Assolutamente sì, signore – ironizzò, mimando un buffo e pomposo mezzo inchino che ebbe il potere di far ridacchiare una delle mezze Veela dietro di loro.
Ophelia, che si era unita alle due ragazze, emise uno sbuffo e borbottò qualcosa che suonava come un “idiota di un buffone”.
Naveen Hamilton si fece largo tra loro due, appoggiando le mani sulle spalle di entrambi.
- Qualcuno sta parlando di scherzi? –
- Forse, Hamilton -, Aires lo guardò socchiudendo leggermente gli occhi, - In caso saresti interessato? –
- Assolutamente sì -, ghignò, - specialmente se il bersaglio è Convel. –
- Allora benvenuto a bordo. –
Si strinsero la mano, siglando l’alleanza che, Rigel ne era sicuro, avrebbe finito con il farli cacciare in un mare di guai.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Immagino che tua madre non ti abbia avvisata del fatto che la maggior parte dei nostri coetanei sono esattamente come me e te – osservò Katherine, scrutando dalla testa ai piedi Calien e la sua espressione sorpresa.
- Direi di no … e poi di solito non mi allontano granchè da casa, quindi qui è tutto piuttosto nuovo. –
- Ti ci abituerai -, sentenziò Ophelia, - e capirai presto che molti dei presenti non sono malvagi. Idioti di certo, ma cattivi? No. –
Katherine sorrise come se ne sapesse una più del diavolo.
- E decisamente carini. –
- Ti prego, non dirmi che parli di Black -, storse il naso, - lui probabilmente è il re dei giullari di corte. –
- Lo conosci bene? – chiese incuriosita, Calien.
Ophelia aggrottò le sopracciglia ben curate, annuendo tetramente.
Avrebbe dato praticamente qualsiasi cosa per non conoscerlo.
Ricordava con precisione il momento in cui Aires Black le aveva tirato un rospo sui capelli.
 

Era il giorno del suo sesto compleanno e per l’occasione le avevano organizzato una festa nel giardino del Manor.
C’erano tutte le sue amiche e una decina di giovani rampolli Purosangue con i quali sua madre sperava di combinarle un vantaggioso contratto matrimoniale.
Ophelia aveva indossato un abito di candida organza e acconciato i capelli in modo elaborato.
Si sentiva la più bella ed elegante delle principesse.
Aires le si era avvicinato, sorridendo malandrino, e le aveva accarezzato una guancia.
“Ho un regalo per te”, le aveva detto, per poi piazzarle il rospo sulla sommità dell’acconciatura.
Ophelia aveva urlato con quanto fiato aveva in gola, spaventata e disgustata dall’animale, ed era finita con il cadere addosso alla gigantesca torta di compleanno che gli elfi domestici stavano trasportando.
I suoi piccoli ospiti erano scoppiati a ridere.
Non si era mai sentita più umiliata di così, imbarazzata e coperta di torta dalla testa ai piedi.
Da allora aveva giurato vendetta ad Aires Black.

 

 - Sì, lo conosco. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Immagino che i Fondatori siano loro. –
Isaak assottigliò lo sguardo, scrutando le sagome sistemate davanti all’ingresso del castello.
La donna in abito giallo, dai capelli color topazio fumé, era leggermente più bassa degli altri e aveva le guance rosee e morbide; si contrapponeva alla figura alta e loginlinea della donna dai capelli neri che vestiva in blu: Helga e Rowena.
Poco più distanti c’erano Godric, dai serici ricci castani, e Salazar, con le scomposte ciocche corvine a incorniciare un volto dai tratti spigolosi e le iridi di smeraldo.
- Già, ma non sembrano così inquietanti come li dipingono –, osservò Rigel, - anche se la loro potenza si percepisce chiaramente. –
Effettivamente apparivano giovani ed eleganti, cordiali mentre li attendevano con pazienza, quasi troppo giovani per essere tanto noti e potenti.
Annuì. – Sono terribilmente affascinanti, sembra quasi che sia impossibile distogliere lo sguardo dalla loro presenza. –
- Di sicuro Rowena è una bellezza di primordine -, s’inserì Aires, facendo loro l’occhiolino.
- Aires … -
- Lo so, lo so. Niente guai prima dell’inizio del torneo. –
- Né durante … né al termine. –
Roteò gli occhi, sbuffando. – Sai essere decisamente noioso, cugino. –
Isaak scosse la testa, trattenendo una risata. – O giudizioso, credo dipenda dal punto di vista. –
Storse il naso, puntando l’indice prima contro il cugino e poi contro di lui.
- Siete proprio due anime gemelle, della serie vissero felici e contenti finchè noia non vi separi. –
Il tossicchiare deciso di Rowena interruppe il loro scambio di battute.
- Benvenuti a Hogwarts -, esordì, - Sappiamo che il viaggio è stato lungo e stancante, pertanto non desideriamo trattenervi oltre. Nella Sala Grande troverete cibo e bevande per rifocillarvi. Al termine del pasto vi condurremo nelle ale dei dormitori. Domani mattina, durante la colazione, vi forniremo un programma delle settimane che trascorrerete al castello. Sapete che non è detto che tutti i presenti conquistino un posto nella scuola, ma fino a quel momento confidiamo che ognuno di voi si impegni al massimo – concluse.
Poi i Fondatori voltarono loro le spalle e s’incamminarono verso l’interno del castello.
Lo presero come un invito a seguirli e si mossero in file ordinate.
Il loro mese al castello cominciava da quel momento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: 

Eccoci qui con il nuovo capitolo; scusate per l’attesa, ma ho avuto molto da fare in quest’ultima settimana e non sono riuscita a mettermi al pc.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Al prossimo aggiornamento.
XO XO,
Mary

 

 

 

 

 

 

 

Willas Garlan Lannister (PV Finn Jones) – 17 anni, Animagus.
Pansessuale.
Patronus: Leone
Bacchetta: dieci pollici, legno di carpine, nucleo di corda di cuore di drago.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lavinia Arabella Prewett (PV Emily Rudd) – 16 anni, Legilimens.
Bisessuale.
Patronus: Cigno

Bacchetta: 11 pollici e 1/3, legno di Faggio, interno di crini di unicorno.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

 

 

- No, Salazar, non inseriremo un’Acromantula nella prova – ripetè per l’ennesima volta Rowena, alzando gli occhi al cielo spazientita.
- Non mi sembra che quando tu hai fatto la tua richiesta ci siano stati tutti questi problemi. –
- Forse perché la mia richiesta non era mortale? –
Salazar scrollò le spalle, sbuffando.
- Non morirebbero mica tutti -, borbottò, - solo quelli che non sono in grado di affrontarla. Ci semplificherebbe di molto il processo di sfoltitura dei candidati. –
Godric intervenne nella conversazione, fissando l’amico e collega con la fronte corrucciata.
- In altre parole farebbe fuori tutti i Nati Babbani presenti, giusto? -
- Insomma … sì, immagino che esista questa possibilità. –
- Oh, Salazar, sei così … -
- Così ragionevole? –, la interruppe, - Perché immagino che fosse “ragionevole” la parola che cercavi, Helga, o devo forse ricordarti che sono stato disposto a permettere a quei mezzi maghi di partecipare al torneo? –
- Sia come sia, non inseriremo un’Acromantula nella prova. –
- D’accordo -, replicò sdegnato, - ma spero vi renderete conto che con il mio metodo avremmo potuto sbarazzarci dei pretendenti indegni molto più in fretta. –
Poi voltò loro le spalle e li lasciò a discutere delle ultime modifiche da apportare alla prima prova.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Da una delle lunghe tavolate allestite al centro della Sala Grande, Isaak ebbe modo di osservare i Fondatori mentre battibeccavano tra di loro e di vedere Salazar Serpeverde alzarsi e abbandonare la Sala in evidente disappunto.
- Non sembra molto contento, vero? –
- Già -, convenne Rigel, - anche se sono abbastanza sorpreso. Da come parlano di loro li immaginavo seri e composti, solenni, ma sembra che si comportino come dei bambini intenti a bisticciare perennemente. –
Inarcò le sopracciglia, perplesso.
- Mi chiedo di cosa stessero discutendo. –
- Già, ma al momento mi preoccuperei più di quello che stanno architettando quei due -, accennò con il capo a Naveen e suo cugino che continuavano a confabulare tra loro tenendo le teste tanto vicine che si aveva qualche difficoltà a capire dove cominciassero i capelli di uno e finissero quelli dell’altro.
- C’è un motivo in particolare per il quale Aires non sopporta Convel? –
Abbozzò un sorrisetto divertito, uno di quei ghigni in perfetto stile Black che di solito sfoggiava Aires.
Mai come in quel momento la somiglianza tra i due cugini era evidente.
- Perché non provi a chiederglielo? –
Il diretto interessato posò le iridi grigio azzurre su di loro.
Come al solito, quando si faceva il suo nome, il suo udito sembrava raggiungere frequenze sovrumane.
- Chiedermi cosa? –
- Mi stavo domandando perché non sopporti Convel. –
- Ah -, si sporse più vicino a lui come se fosse in procinto di rivelargli il più grande segreto esistente, - Io, mio caro Isaak, non sopporto Convel per una più che ottima e inoppugnabile ragione: esiste. –
Calibrò la pausa finale con una serietà e una solennità che sfociò in una risata collettiva.
- Quindi non c’è una vera motivazione. –
- Assolutamente no. La sua esistenza mi disturba esattamente come mi disturba quella delle formiche. –
- Delle formiche? – ripetè, incredulo.
Il guaio con Aires Black era che non riusciva mai a capire quando diceva sul serio e quando stava scherzando.
- Sì, le formiche sono degli esserini veramente malefici e … -
- E no, per favore, non ricominciare con quelle tue strane teorie – lo interruppe Rigel.
Ma ormai ovviamente il danno era fatto perché sia Isaak che Naveen apparivano sinceramente interessati a quella singolare affermazione.
- Perché sarebbero creature malefiche? –
- Prima di tutto corrono da una parte all’altra come se fossero fatti di Artiglio di drago. In secondo luogo stanno sempre vicine una all’altra come se stessero macchinando un piano diabolico e io credo di sapere di cosa si tratti. –
Naveen ridacchiò. – Ossia? –
Gli rivolse un’occhiata mortalmente seria.
- La conquista del mondo. –
Rigel si battè teatralmente una mano sulla fronte mentre il resto del loro eterogeneo gruppetto scoppiava a ridere.
- Ditemi che non lo ha detto davvero. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Sembra che si divertano parecchio laggiù – constatò Lavinia.
Maya annuì, osservando il gruppetto di ragazzi.
Mano a mano che si guardava intorno si convinceva sempre più che essere bellissimi, altolocati e carismatici dovesse essere una sorta di requisito imprescindibile per tutti coloro che partecipavano a quel torneo.
Cosa ci facessi lì lei, invece, continuava a essere un vero e proprio mistero.
- A quanto dice Isabelle i cugini Black sono uno spasso, specialmente Aires. –
Lavinia annuì, per poi rivolgere l’attenzione alla ragazza bionda che era seduta a qualche posto da loro.
L’aveva vista avvicinarsi a Katherine e Ophelia durante il tragitto verso il castello, ma adesso se ne stava per conto suo e non alzava la testa dal piatto.
Le sorrise, incoraggiante.
- Ti chiami Calien, giusto? –
- Sì, esatto – confermò, esitante.
- Io sono Lavinia Prewett e lei è Maya Potter –, aggiunse porgendole la mano e indicandole con un cenno del capo l’amica, - E se dovesse servirti una mano per ambientarti o volessi anche solo scambiare quattro chiacchiere sappi che puoi fare affidamento su di noi. Giusto, Maya? –
- Assolutamente sì -, sorrise, - essendo Nata Babbana capisco bene come ci si sente nel trovarsi in un posto del tutto nuovo. –
Calien parve improvvisamente meno guardinga dopo quella rivelazione e stese le labbra in un lieve sorriso.
- Sì, non conoscere nessuno e stare tanto lontani da casa è … strano -, ammise, -ma non per questo spiacevole. –
- Anche a te Hogwarts è sembrata immensa e strabiliante appena arrivata? –
- Già, è molto diversa dal posto in cui vivo. –
- Non dirlo a me -, ridacchiò, - è bello parlare con qualcuno che capisce esattamente quello che provo. Lavinia e Isabelle sono Purosangue, per loro niente di tutto questo è una novità. –
- Isabelle è la ragazza seduta accanto a Ophelia, giusto? –
- Sì. È una vera e propria forza della natura, pensa che ha persino preso a pugni un ragazzo – le confidò.
Calien sgranò gli occhi, sorpresa.
L’idea di una nobile Purosangue che faceva a botte come una qualsiasi Babbana aveva dell’incredibile.
- Chi ha preso a pugni? –
- Willas Lannister -, Lavinia le indicò il ragazzo biondo dall’espressione fiera e sicura di sé, - che per inciso è tremendamente bello – concluse, con espressione sognante.
- E tremendamente insopportabile, se quello che dicono di lui corrisponde al vero – le ricordò Maya.
Ma Lavinia era ormai persa nel contemplare il profilo perfetto del ragazzo.
Lei e Calien si scambiarono un’occhiata divertita.
Sembrava che la loro nuova amica avesse ben altro al momento che il torneo e la prima prova.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Guarda dove cammini – sbuffò Willas, folgorando con un’occhiataccia la ragazza dalle lunghe onde rosse che lo aveva inavvertitamente urtato mentre tornava a sedersi al suo posto.
- Oppure potresti evitare di stare in piedi al centro della Sala come se esistessi solo tu – lo rimbeccò Katherine, sostenendo lo sguardo sprezzante del biondo.
- In certi ambienti a gente come te non sarebbe nemmeno permesso di rivolgermi la parola, ibrido. –
- Ibrido? Mio padre è Lestat Campbell. –
Willas la fissò dall’alto in basso, soffermandosi sulle iridi di un azzurro assoluto.
Quella ragazza possedeva una bellezza e una grazia sovrumana, nessuno avrebbe mai potuto pensare anche solo per un istante che fosse completamente umana.
- Già, ma da parte di tua madre sei in parte Veela, giusto? –
Katherine fece per replicare, ma il tossicchiare di Jared Convel interruppe la loro disputa.
- I Fondatori stanno guardando da questa parte e non sembrano molto contenti – mormorò all’indirizzo dell’amico.
Willas indugiò appena verso la balconata su cui erano sistemati i Fondatori.
Non era proprio il caso di dare spettacolo né tantomeno di abbassarsi a dialogare con quella cosa.
- Ho sprecato già abbastanza tempo, non mi sarei dovuto abbassare a intavolare una discussione con te. –
Fu tentata di mettergli le mani al collo e strangolarlo sul momento, ma era consapevole che non fosse la mossa migliore.
Lo oltrepassò tenendo lo sguardo ostentatamente dritto davanti a sé e tornò ad accomodarsi accanto a Ophelia ed Isabelle.
Willas prese posto accanto a Jared e scosse la testa.
- Roba da pazzi. Il fatto di aver ricevuto l’invito al torneo ha fatto montare la testa a certa gente … adesso credono di essere al nostro livello. –
- Già -, convenne sorseggiando del succo di zucca, - assurdo. Suppongo che l’idea sia stata di Helga Tassorosso, credo che sia lei quella più … filobabbana – concluse, cercando di trovare il termine adatto.
- Concordo, ragione per cui potrei sinceramente uccidermi se dovessi essere scelto per rappresentare la sua Casa. –
Jared fu tentato di ribattere che essere in Tassorosso sarebbe stato sempre meglio che non essere affatto scelti, ma sapeva già che discutere con Willas dell’argomento era del tutto inutile.
Quando il suo amico si metteva in testa una cosa non c’era verso di fargli cambiare idea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Mentre finivano il dolce, Godric Grifondoro abbandonò la tavola dei Fondatori e si diresse verso lo scranno posto al centro della Sala Grande.
Il rumore cristallino delle posate che venivano adagiate sui piatti riempì la Sala Grande mentre tutti i presenti smettevano di mangiare e rivolgevano al Fondatore la loro completa attenzione.
- Ora che tutti voi siete stati rifocillati e avete avuto modo di fare conoscenza, credo sia il momento di dare l’annuncio più importante della serata. Domani mattina affronterete la prima prova. Per l’occasione sarete divisi in tre gruppi da quattro persone; i componenti dei gruppi verranno comunicati tra poco dalla Fondatrice Helga. A ciascun gruppo verrà attribuito un punteggio da ognuno di noi e il gruppo vincitore avrà diritto a una ricompensa … il gruppo che si classificherà per ultimo, invece, avrà uno svantaggio nella seconda prova. –
- Scommetto quello che volete che questa regola l’ha fatta inserire Serpeverde -, mormorò Isabelle, - per dimostrare la propria ambizione o il desiderio di gloria o quello che é. –
Ophelia annuì in silenzio.
Il lavorare in gruppo non le dava problemi, ma tutto dipendeva dai compagni che le sarebbero stati assegnati.
Fece sventolare la mano a mezz’aria, ottenendo il permesso di parlare da un cenno del capo di Grifondoro.
- Signore, questi gruppi possono essere eventualmente soggetti a modifiche? –
- Tu sei? –
- Ophelia … Ophelia Gamp, signore. –
Le rivolse un lieve sorriso. – Temo di no, Ophelia. Lo scopo della prova è vedere se siete in grado di combinare le vostre capacità indipendentemente dai compagni che sono con voi. Scoprirete che non sempre si può avere a che fare esclusivamente con persone che ci piacciono. –
Annuì.
- Grazie per il chiarimento, signore. –
Bene, non le restava che sperare che gli altri tre componenti del gruppo non fossero dei perfetti idioti.
Non avrebbe sopportato l’idea di perdere la prova per colpa di qualcun altro.
- Se non ci sono ulteriori domande -, scandagliò la Sala alla ricerca di qualche altra mano alzata, - cedo la parola ad Helga. –
La donna aveva un’andatura decisamente meno elegante e flessuosa di quella che Rowena Corvonero aveva sfoggiato solo un’ora prima mentre li scortava nella Sala Grande, ma l’espressione rilassata del suo viso ispirava simpatia e fiducia.
- Il primo gruppo sarà formato dai signori Rigel Black e Willas Lannister e dalle signorine Calien Lyall e Isabelle Shafiq. –
Isabelle si prese il volto tra le mani.
C’era solo una persona che non sopportava con tutto il cuore lì dentro e, ovviamente, le era toccato proprio lui.
Scorse Willas che sgranava gli occhi con aria palesemente indignata.
Lui, che non tollerava tutti coloro che esulavano dalla purezza completa del sangue, si ritrovava a lavorare a stretto contatto con una mezza veela e la discendente di una banshee.
- Il secondo gruppo è composto da Aires Black, Isaak Selwyn, Katherine Campbell e Ophelia Gamp. –
Ophelia storse il naso quando Aires si voltò verso di lei, strizzandole l’occhio.
- Infine, il terzo gruppo è formato da Maya Potter, Jared Convel, Naveen Hamilton e Lavinia Prewett. Per ora è tutto, vi invitiamo a dirigervi nei vostri dormitori e a prepararvi alla prova di domani – concluse.
Mentre si alzavano, Isabelle commentò a mezza bocca: - Prevedo che questa prova finirà con qualche ferito di troppo. –
Dalle occhiate omicide che si scambiavano alcuni dei presenti, Ophelia si disse che mai considerazione fosse più fondata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: 

Eccoci qui con il nuovo capitolo.
Nel prossimo entreremo finalmente nel vivo della storia.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

 

 

 

 

 

La prima nottata trascorsa tra le mura di Hogwarts si era rivelata tutto sommato piacevole.
Avevano alloggiato nel dormitorio femminile situato nel seminterrato del castello, accanto alle cucine. Il dormitorio era stato ammobiliato interamente in legno, con comodi letti e calde coperte di patchwork.
Non aveva idea di dove avessero alloggiato i ragazzi, ma li aveva visti venire scortati da Serpeverde verso i sotterranei.
Stropicciò gli occhi, allontanando una ciocca bionda che era sfuggita al suo controllo, e si diresse verso il bagno personale a passo lento.
L’idea di dover affrontare una prova misteriosa di prima mattina non la entusiasmava particolarmente, tendeva ad aver bisogno di un po’ di tempo per carburare dopo il risveglio.
Passò davanti a Lavinia, già vestita di tutto punto, che stava cercando di convincere Maya ad aprire gli occhi.
- Forza, bella addormentata, è ora di alzarsi. –
La ragazza borbottò qualcosa di incomprensibile e si voltò dall’altra parte.
- Maya, dobbiamo darci una mossa, non ho voglia di sentire Convel che si lamenta perché siamo in ritardo. –
- Cinque minuti. –
- Lo hai già detto dieci minuti fa. Alzati! –
Calien ridacchiò, chiudendosi dietro la porta del bagno.
Studiò l’immagine che lo specchio le rimandava.
Bella e inappuntabile come al solito.
Se c’era qualcosa di positivo nell’essere una mezza Veela allora era certamente lo scarso lasso di tempo necessario a prepararsi per avere un aspetto presentabile.
Mentre si ripuliva, sentì un tonfo e un’esclamazione sorpresa.
- Mi hai buttata giù dal letto! –
- Certo, tu non ti volevi alzare. –
- Non c’era bisogno di usare le maniere forti. –
- D’accordo, ma adesso muoviti, non sei curiosa di scoprire cosa affronteremo? –
Ridacchiò, acconciando i capelli in una morbida treccia laterale, mentre si appuntava mentalmente di non lasciare mai e poi mai che fosse Lavinia a svegliarla.
Quando uscì dal bagno le vide ancora intente a polemizzare sul brusco risveglio.
- Comincio ad avviarmi verso la Sala Grande, ci vediamo lì? –
Le compagne annuirono, rivolgendole due grandi sorrisi incoraggianti.
Sapeva perché si comportavano in quel modo.
Era la sola del trio ad essere stata assegnata a un gruppo diverso e, a parte Isabelle, non aveva mai rivolto la parola agli altri due.
Giocherellò nervosamente con la treccia, ripetendosi che Isabelle non le avrebbe di certo permesso di estraniarsi e rimanere in disparte.
Era così assorta nei suoi ragionamenti che quasi non si rese conto del ragazzo appoggiato al muro che le sorrideva amichevolmente.
- Calien, giusto? –
Era uno dei cugini Black, quello dai capelli più chiari, decisamente meno chiassoso e impertinente del moro.
- Esatto. –
- Ti stavo aspettando. Rigel Black. –
Strinse la mano che le porgeva, ma non riuscì a impedire alla sua faccia di assumere un’espressione sorpresa.
Non avevano scambiato nemmeno una parola e, di sicuro, non era una di quelle ragazze che sembravano più che pronte a stringere amicizia con il primo che passava.
- Mi stavi aspettando? – ripetè.
Probabilmente non aveva capito bene.
O magari si era confuso con qualcun altro.
- Sì. Ho pensato che, visto che in questa prova lavoreremo insieme, fosse carino presentarci prima. –
Vide che il sorriso smagliante con cui l’aveva accolta era appassito un po’.
- Sempre se ti va, ovviamente. Insomma, se pensi che sia un seccatore posso andarmene anche subito e lasciarti in pace … -
Sorrise di rimando, intenerita dal modo impacciato con cui stava strascicando quelle parole.
Era decisamente diverso dal cugino.
- Non hai molta esperienza con le ragazze o sbaglio? –
Rigel sorrise imbarazzato, passandosi una mano dietro al collo e strascicando il piede a terra.
- È così evidente? –
- Solo un po’ -, rise, - ma è una cosa carina e credo che tu abbia avuto una bell’idea nel venire a presentarti prima della prova. –
- Bene. Allora, posso accompagnarti fino alla Sala Grande? –
Era la prima volta che le veniva rivolto un invito come quello.
Sapeva che tra le altolocate famiglie Purosangue c’era tutto un iter formale che gestiva le interazioni tra uomini e donne, ma non immaginava che le sarebbe stato riservato lo stesso trattamento.
- D’accordo – assentì, accettando il braccio che le veniva porto.
Lasciò che la conversazione venisse guidata da Rigel mentre percorrevano le scale verso il pianterreno.
Scoprì che il ragazzo era un Animagus e che la materia che preferiva era la Trasfigurazione.
Storse leggermente il naso a quella notizia, facendolo ridere.
Aveva una risata piacevole, sorprendentemente delicata e lieve per essere un ragazzo.
- Trasfigurazione non è la tua materia preferita, presumo. –
- La detesto -, ammise, - preferisco di gran lunga Pozioni. –
- Ah. Bene, allora suppongo che potremmo stipulare una sorta di alleanza una volta che tutta questa storia sarà finita e avremmo ottenuto un posto nella scuola. –
Si sentì lusingata dall’idea che un Purosangue proveniente da una famiglia importante come la sua desse per scontato che lei meritasse un posto a Hogwarts e fosse al suo stesso livello.
- Che alleanza hai in mente? –
- Io ti darò una mano con Trasfigurazione e tu mi impedirai di fondere il calderone. –
- Affare fatto, signor Black. –
- Ne sono onorato, signorina Lyall. –
Le tenne aperta la porta, seguendola nel breve tragitto verso i tavoli.
Le rivolse un cenno del capo e cambiò strada a metà, puntando verso il tavolo a cui erano seduti il cugino e i loro amici.
Vide che nella combriccola si era inserita anche Isabelle.
La invidiò per una frazione di secondo.
Sembrava essere perfettamente a suo agiò lì, circondata dai ragazzi, come se fosse una cosa abituale per lei.
Distolse lo sguardo quando vide che Rigel sembrava essersi accorto del suo sguardo fisso su di loro, sentendo le guance tingersi di una lieve sfumatura di rosa.
Avrebbe fatto molto meglio a concentrarsi sulla colazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Cosa pensate che affronteremo? –
- Non ne ho idea -, replicò allungandosi a trafiggere l’ultimo pezzo di pancake nel piatto di Aires, - ma suppongo che sarà una prova non troppo difficile. Insomma, è solo la prima di dodici. –
- Izzy, quello era il mio ultimo pezzo! L’avevo lasciato alla fine di proposito, per radunare tutto lo sciroppo d’acero rimasto. –
- Sì, era decisamente delizioso – convenne sorridendo furba.
Sbuffò, arricciando il labbro in un lieve broncio che lo faceva sembrare un bambino a cui fossero stati rubati i regali di Natale.
- Sei tremenda, certe volte mi domando come tu possa essere mia amica … -
- La tua migliore amica –, precisò, - e la risposta è semplice: dubito che esista un’altra ragazza in grado di sopportarti. –
- In verità parecchie ragazze fanno ben altro che sopportarmi. –
Sorrise sghembo, ammiccando.
- Dannazione, sto mangiando, non mi interessa sapere delle tue prestazioni in camera da letto. –
- Sì, stai mangiando il mio ultimo pezzo di pancake, quindi sorbirti le mie insinuazioni a sfondo sessuale è il minimo che tu possa fare. –
Alzò gli occhi al cielo, sforzandosi di non scoppiare a ridere.
Lei e Aires si conoscevano da quando avevano due anni e da allora, puntualmente, aveva dovuto sorbirsi le sue lamentele sugli ultimi bocconi di cibo che gli rubava dal piatto.
Insomma, non era mica colpa sua se lui era lento a mangiare e il cibo aveva un’aria tanto invitante.
- Dovresti saperlo che ha una vera e propria dipendenza da dolci –, intervenne Rigel, - non ti ricordi di quella volta che si è fatta fuori la torta di compleanno di Mindsy Mcmillian? –
Isaak si sporse leggermente in avanti, incuriosito.
Aveva sentito parlare di quella vicenda innumerevoli volte, ma il nome del colpevole non era mai saltato fuori.
- Quindi sei stata tu? –
Sfoggiò un sorrisetto colpevole.
- Avevo cinque anni, sono passati secoli da allora e ancora tirate fuori quella storia. Sì, ho mangiato la torta di Mindsy, ma non è stata mica colpa mia se avevo una carenza di zuccheri. –
- Carenza di zuccheri? Era una torta a tre piani. –
Si strinse nelle spalle.
- Avevo fame. –
Isaak la scrutò dall’alto in basso.
Quando si pensava a una folle divoratrice di dolciumi si dava per scontato che la ragazza in questione fosse sovrappeso, invece Isabelle era sì formosa ma nei punti giusti … non di certo in carne.
- Si può sapere dove la metti tutta quella roba? –
Gli fece l’occhiolino, sporgendosi leggermente verso di lui, - Sapessi, Selwyn … sapessi. –
Si strozzò con il succo di zucca.
Continuò a tossicchiare mentre Rigel gli assestava decisi colpetti sulla schiena e Aires aveva le lacrime agli occhi dalle risate.
- Frequentarmi ti fa decisamente male, Izzy. Stai diventando decisamente molto simile a me. –
- Il che non è certo un pregio. –
Aires si voltò verso la ragazza alle sue spalle, sfoderando il migliore dei suoi sorrisetti irriverenti.
- Non riesci a starmi lontana, Gamp? –
- Hai preso un Bolide in testa, Black? –
- Ah, la mia principessa si preoccupa della mia salute, che cosa tenera. –
Lo folgorò con un’occhiataccia.
- Idiota. –
- Ma principessa, che parole sono mai queste? –
- Parole sacrosante, Black. –
Se non fosse intervenuto alla svelta quei due avrebbero continuato a scannarsi per tutta la mattinata, stabilì Isaak, quindi decise di portare la conversazione su un campo neutrale.
- Come mai sei qui, Ophelia? –
- Semplicemente per avvisare te e l’idiota che io e Katherine siamo pronte per la prova. –
- Arriviamo subito -, assicurò, - Aires datti una mossa. –
- Naturale, le principesse non si fanno mai aspettare. –
Ophelia si voltò verso di lui, rivolgendogli un gesto decisamente poco femminile, e marciò risolutamente verso l’uscita della Sala.
- Ti diverti proprio a farle perdere la pazienza, vero? –
- Assolutamente. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Jared si accigliò, osservando l’ingresso del labirinto di fronte a loro.
- La prova sarebbe questa? Dobbiamo semplicemente uscire dal labirinto? –
- Non esattamente -, lo contraddì Rowena, - gli ingredienti per portare a termine la prova di domani sono sparsi all’interno del labirinto. Dovrete percorrere i cunicoli e meritarveli. –
Meritarli?
Che accidenti voleva dire?
Rivolse un’occhiata perplessa a Naveen, che si strinse nelle spalle a indicare che lui aveva le idee poco chiare esattamente come lei.
Maya e Lavinia sembravano altrettanto perplesse.
Fantastico, di quattro membri non ce n’era uno che avesse le idee chiare.
- Entrerete tutti insieme dai tre ingressi e avrete a disposizione due ore per portare a termine la prova; il primo gruppo che esce dal labirinto con gli ingredienti al completo si aggiudica la vittoria. –
Vennero separati e allineati davanti ai vari ingressi.
Il loro fu quello Nord.
- La prova comincia da adesso – sentenziò Rowena, dando un colpo di bacchetta a mezz’aria e liberando gli ingressi dai tralicci.
Vide con la coda dell’occhio che Lavinia stava già studiando la superficie delle pareti del labirinto.
- Qualcuno ha idea di dove cominciare a cercare la lista degli ingredienti? –
- Suppongo che sarebbe l’ultimo posto in cui guarderemo. –
L’ultimo posto in cui chiunque avrebbe guardato.
Socchiuse gli occhi.
I muri del labirinto sembravano la scelta più ovvia, perciò la escluse a priori.
- L’uscita. Dobbiamo trovare l’uscita, la lista è lì – sentenziò.
Insomma, cominciare dalla fine sarebbe stata una scelta impensabile per la maggior parte delle persone.
Maya sgranò gli occhi, colpita.
Aveva pensato che il compagno di gruppo si sarebbe rifiutato di collaborare con loro, ma sorprendentemente il desiderio di vincere aveva prevalso su tutto il resto.
- Forza, allora, che uscita sia. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Stiamo girando intorno da dieci minuti. –
- Qualcuno era assolutamente sicuro che questa fosse la direzione più giusta – rimbeccò Ophelia, lanciando un’occhiata poco cordiale a Katherine.
- Ho sempre avuto un buon senso dell’orientamento. –
- Già, si vede. –
Isaak si frappose tra le due ragazze, alzando le mani come a mostrare che veniva in pace.
- Discutere tra di noi non ci porterà da nessuna parte. C’è un modo per orientarsi qui dentro, dobbiamo solo usare la testa invece di farci prendere dalla smania di vincere. –
Katherine lo scrutò attentamente, con un’espressione decisamente seccata dipinta sul bel viso.
- E sarebbe? –
- L’incanto quattro punti. –
Mosse la bacchetta con un gesto deciso, – Guidami –, osservandola mentre prendeva lentamente le sembianze di una bussola.
Suo malgrado colpita, la ragazza sbirciò l’oggetto.
- Come funziona l’incantesimo? –
- La bussola punta sempre a Nord. Il terzo gruppo è entrato da lì, quindi possiamo escludere che l’uscita sia da quelle parti. –
- Il primo gruppo è partito da Est e noi da Sud -, aggiunse Aires, - quindi l’uscita deve essere a Ovest. –
- Diamoci una mossa, non possiamo perdere la prima sfida. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Rigel? Che stai facendo? –
Smise di guardare verso il cielo e tornò a rivolgere l’attenzione al resto del gruppo.
- Osservo il sole. Quando siamo entrati nel labirinto erano le nove ed il sole era ancora basso, perciò l’ingresso era da quella parte -, puntò un dito alla loro sinistra, - mentre l’uscita a rigor di logica dovrebbe essere dalla parte opposta. –
- Ha senso -, convenne Willas, - ma resta ancora da capire se la lista si trovi lì o meno. –
- È lì. –
- Non puoi esserne sicuro -, insistè, - e se stessi solo perdendo tempo? –
- Mettiamolo ai voti. Chi è d’accordo con Rigel alzi la mano – sentenziò Isabelle, per poi far svettare in alto la sua.
Calien la imitò, sollevandola a mezz’aria.
- D’accordo, ma se perderemo sarà solo per colpa vostra –, sbuffò, - guidaci, Black. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

- Trovata! –
Ritirò la mano, tenendo stretto il foglio di pergamena, per poi soffocare un gemito.
Il roseto in cui era stata nascosta le aveva ferito il dorso della mano.
Aires le si accostò.
- Ti sei fatta male? –
- È solo un graffio. –
- Lascia che ci dia un’occhiata. –
- Ti ho già detto che non serve. Non voglio il tuo aiuto, Black. –
- Sei veramente impossibile, Gamp, te lo hanno mai detto? –
- Detto da te lo considero un complimento. –
Lo vide alzare gli occhi al cielo e sbuffare.
Se non l’avesse sopportato probabilmente avrebbe etichettato la scena come un bisticcio divertente.
- I maestri in Pozioni siete voi, che accidenti di pozione li utilizza? –
- Direi Veritaserum … Isaak? –
Scorse la lista al di sopra della sua spalla.
- Concordo in pieno. –
- Quindi la prossima prova sarà gestita da Serpeverde … che gioia. –
- Lo dici solo perché in Pozioni sei negata. –
- Già, eppure se ci riesci tu non dovrebbe essere così difficile – lo rimbeccò.
- Ragazzi, basta! –
- Diamoci una mossa, prima usciamo di qui e meglio é. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Questo era l’ultimo ingrediente – constatò Naveen, inserendo nella sacca le piume di Jobberknoll.
- Perfetto, allora vediamo di darci una mossa, credo di aver sentito delle voci poco distanti. –
Fecero andare avanti Lavinia e Maya, seguendole a ruota, finchè non giunsero a una fitta rete di rampicanti nel bel mezzo del labirinto.
- Credo che l’uscita sia qui dietro. –
Jared annuì. – Decisamente, ma qualcun altro è arrivato prima di noi.
Attesero pazientemente finchè i rampicanti non vennero rimossi.
Fu allora che la sfinge atterrò di fronte a loro.
Maya emise un piccolo strillo, spostandosi indietro di riflesso mentre la creatura faceva indugiare gli occhi ambrati su ognuno di loro.

- Se di qui desiderate passare, una risposta all’indovinello dovrete dare. –
- Fantastico, proprio quello che ci voleva: indovinelli. –
- Si mette in tavola, si taglia ma non si può mangiare … che cos’è? –
- Io … io credo di saperlo -, mormorò timidamente Maya sentendo gli sguardi su di sé, - Si tratta del mazzo di carte, vero?
La Sfinge chinò appena il capo, in segno d’assenso, e si dissolse con un piccolo “puf” lasciando davanti a loro l’uscita del labirinto.
Jared sgranò gli occhi, sorpreso.
- Come accidenti facevi a saperlo? –
- Nel locale Babbano in cui lavoravo c’erano parecchie persone che giocavano a carte, ho finito con l’imparare il loro gergo. –
Lavinia la strinse in un abbraccio spaccaossa, - Sei un geniaccio, amica mia! –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- La tua insana passione per i ragni ci è tornata utile una volta tanto. –
Ophelia assentì, meditabonda.
In effetti era vero, se non fosse stato per Aires non avrebbero mai risolto quel dannato indovinello.
“Chi vive appeso a un filo” avrebbe potuto significare tutto o niente.
- Già, suppongo che questa vittoria sia da attribuire in massima parte a me e Isaak -, convenne il diretto interessato, - visto che voi signore non avete fatto molto se non scannarvi a vicenda. –
- Come sei magnanimo nel condividere il trionfo, Black, quasi non ti riconosco più. –
Isaak volse lo sguardo verso i Fondatori, attirando la loro attenzione con un cenno della mano.
- Volevo chiedervi … la prossima prova non sarà in gruppo, vero? –
Godric ed Helga riserono, scuotendo la testa.
- Nessun gruppo, per l’occasione lavorerete in coppie. –
Bene, se non altro non sarebbe stato costretto a gestire i battibecchi di Aires e Ophelia.
Presi singolarmente erano in gamba, persino divertenti e piacevoli, ma messi insieme scatenavano l’inferno in terra.
- Credete che ci metteranno ancora molto a stilare il punteggio generale? –
- Credo che ci siamo quasi, sembra che Salazar e Rowena abbiano finito con i loro conteggi – sentenziò Katherine, notando che i Fondatori si stavano avvicinando loro.
- Per questa prima prova, abbiamo deciso di assegnare sette punti al gruppo vincitore, sei al secondo classificato e cinque al terzo -, informò loro Rowena, - inoltre desidero fare personalmente i miei complimenti ai due signori Black, al signor Selwyn e alla signorina Potter che hanno dato prova di grande ingegno durante la prova. –
I presenti applaudirono educatamente, tacitandosi quando fu Salazar a farsi avanti.
- Tutti voi avete raccolto gli ingredienti necessari a portare a termine la prova di domani, ma come noterete le dosi sono sufficienti per sole sei pozioni. Ciò significa che lavorerete in coppia. Vi ho esaminati a lungo e nella bacheca nell’atrio troverete gli abbinamenti. Mi aspetto il meglio dai miei studenti, siete avvisati – concluse.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Sinceramente l’unica cosa buona della giornata è che finalmente siamo usciti da quel maledetto labirinto. Spero solo che Salazar non mi abbia messo in coppia con “tu sai chi”, dopo il risultato della prova di oggi sarebbe il colpo definitivo. –
- Siamo arrivati secondi, non è così male come punteggio – osservò Calien.
Isabelle le rivolse un sorriso stanco.
- Imparerai ben presto che sono tremendamente competitiva. Classificarsi secondi non è certo una sconfitta, ma neppure una vittoria. –
- Personalmente spero solo di raggiungere il dormitorio il prima possibile e di riuscire a dormire un po’ prima dell’ora dei pasti. Quel labirinto mi ha distrutta. –
Soffocando uno sbadiglio, Isabelle si fece largo tra gli altri partecipanti e si trascinò Calien dietro.
- Diamo un’occhiata a questi abbinamenti -, scorse il foglio di pergamena alla ricerca del suo nome.

 

 

 

Isabelle Shafiq

Aires Black

Calien Lyall

Naveen Hamilton

Maya Potter

Isaak Selwyn

Katherine Campbell

Jared Convel

Ophelia Gamp

Rigel Black

Lavinia Prewett

Willas Lannister

 

 

 

Emise un sospiro di sollievo.
Se non altro la prova seguente sarebbe stata più piacevole.
Sempre ammesso che Salazar Serpeverde non si inventasse qualcosa per rovinare l’atmosfera.
Probabilmente era prevenuta, ma tra i due Fondatori maschili aveva sempre preferito Godric.
- Vado in letargo per un po’, ci vediamo più tardi. –
- E io ti vengo dietro all’istante. –
Si salutarono all’imbocco del dormitorio e, quando Isabelle riuscì finalmente a raggiungere la sua stanza si lasciò cadere sul letto.
Chiuse gli occhi affondando la testa nel cuscino.
Finalmente un po’ di meritato riposo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: 

Salve!
Eccoci con l’aggiornamento e la tanto attesa prima prova.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere che ne pensate.
Ho una piccola domanda per voi:

- Con chi vorreste che il vostro OC andasse al ballo d’inizio torneo?

Detto ciò vi mando un bacione.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

 

 

 

 

 

Quando uscì dal dormitorio finì quasi con l’essere travolta da Lavinia che stava per entrarvi.
La vide emettere un sospiro rinfrancato.
- Calien! Ti ho cercata da tutte le parti, dov’eri finita? –
- Io ed Izzy eravamo andate a sdraiarci un po’ prima del pranzo -, replicò improvvisamente apprensiva, - è successo qualcosa? –
- Più di qualcosa, è successa una vera e propria emergenza. –
Era ufficialmente preoccupata.
Di qualunque cosa si trattasse doveva essere veramente grave se Lavinia era così agitata. Alle spalle dell’amica, però, notò che Maya fissava ostentatamente il soffitto come se si stesse sforzando di non scoppiare a ridere.
Bene.
Ora oltre che preoccupata era anche incredibilmente confusa.
- Di cosa si tratta? –
- I Fondatori hanno annunciato che ci sarà un ballo per inaugurare l’inizio del torneo … e sarà questa sera! Ti rendi conto della gravità della cosa? –
- Ehm … no? –
- Non abbiamo né un cavaliere né la minima idea di cosa indossare per la serata -, la fece ragionare, - ciò significa che dovremo metterci al lavoro all’istante. –
Maya si fece avanti, corrugando la fronte con l’aria di chi non era affatto convinta di ciò che le sue orecchie stavano sentendo.
- Non dovremmo cominciare a pensare a come affrontare la prova di domani? –
Lavinia scrollò le spalle con disinvolta eleganza.
- Abbiamo tempo per quello. Voi due immagino non siate mai andate a balli ospitati dalle famiglie Purosangue. –
Scossero la testa all’unisono.
- Bene, allora avremo bisogno di trovare immediatamente anche Isabelle: mi darà una mano a prepararvi psicologicamente alla cosa. I balli tra Purosangue possono essere alquanto … sfrenati. –
- Sfrenati? – le fece eco Calien.
- Nulla di cui vi dobbiate preoccupare -, la rassicurò in fretta, - immagino che all’interno di Hogwarts sarà tutto molto meno eccentrico e assordante. Ve la caverete alla grande. –
Avrebbe voluto avere la sua stessa sicurezza, ma non riusciva proprio a convincersi che l’accoppiata “cavaliere + evento mondano” potesse essere in grado di metterla a proprio agio.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Continuo a pensare che questa storia del ballo sia una colossale idiozia -, rimarcò Willas mentre s’incamminavano verso la Sala Grande per il pranzo, - quanto scommetti che è venuta in mente a Helga? –
Jared scrollò le spalle sorridendo benevolmente.
- Senza ombra di dubbio, ma se non altro la maggior parte di noi si conosce già quindi non dovrebbe essere troppo strano. –
- Personalmente farei volentieri a meno di conoscere certa gente. –
Ammiccò, provando a metterlo alla prova.
- Non è che tutto quest’astio nei confronti di Isabelle nasconde dietro qualcos’altro? –
Willas sgranò gli occhi, sfoggiando l’espressione più scioccata e incredula che gli avesse mai visto sul volto solitamente impassibile.
- Hai preso una botta in testa nel labirinto? L’astio nei confronti di Shafiq è esattamente quello che è: astio, né più né meno. –
- Era solo un’ipotesi. –
- Era delirio allo stato puro. –
Mentre si sedevano all’estremità sinistra della tavolata, Jared decise di riportare l’argomento sul ballo.
- Dunque non Isabelle … allora chi vorresti invitare? –
Lo vide osservare le ragazze presenti con l’aria di chi stava effettuando la decisione più importante della sua vita.
- Immagino che Lavinia Prewett potrebbe essere la mia prima scelta -, considerò, - o al massimo Ophelia Gamp. Sono entrambe Purosangue, intelligenti e molto attraenti. –
Willas Lannister che dichiarava apertamente di trovare attraente qualcuno che non fosse se stesso?
Beh, quella sì che era una novità.
- La Prewett getta spesso occhiate nella tua direzione -, lo informò, - quindi credo che tu possa ritenerti fortunato. –
Scrollò le spalle. – Non ci resta che scoprirlo. Piuttosto, tu a chi stavi pensando? –
Non ebbe bisogno di pensarci su neanche per un secondo.
Aveva ben chiaro fin dal primo istante chi fosse la ragazza che più di ogni altra aveva attirato la sua attenzione.
Katherine Campbell aveva un carattere forte e sicuro, sembrava il tipo di ragazza che avrebbe potuto tenergli testa con facilità.
E allo stesso tempo non aveva alcuna certezza circa quale avrebbe potuto essere la sua risposta all’invito.
Insomma, ogni singola cellula del suo corpo era stuzzicata dall’idea di fronteggiare la rossa mezza veela.
- Katherine Campbell senza alcuna ombra di dubbio. –
Era certo che Willas avrebbe fatto qualche commento sulla sua scelta, ma l’amico lo stupì rimanendo in silenzio.
- Nessuna obiezione, nessun commento salace? Ti stai forse rammollendo, Willas? –
- Assolutamente no, ma qualsiasi cosa dicessi non ti farebbe cambiare idea quindi suppongo di poterti lasciare in pace –, concluse sorridendo con l’aria di chi la sapeva lunga, - e poi so come sei fatto quando si tratta di ragazze: nulla di ciò che potrei dirti ti farebbe cambiare idea. –
Sentì un sorriso identico farsi strada sul suo volto.
Sì, Willas aveva decisamente ragione: un Convel non cambiava mai idea quando aveva individuato ciò che voleva.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Hai un’aria sconvolta -, notò Aires mentre prendeva posto accanto a lui, - cosa è successo? –
Allontanò una ciocca corvina dal volto, roteando gli occhi.
- Sono stata letteralmente assalita dal ciclone Prewett e dal resto delle ragazze. Mi hanno tirata giù dal letto urlandomi che dovevamo assolutamente cominciare a prepararci per il ballo di questa sera. –
- Nessuno le ha informate che a te queste cose da ragazze posate e femminili non interessano? –
Isabelle gli scoccò un’occhiata minacciosa.
- Cosa stai cercando di dire esattamente, Black? –
- Che sei un maschiaccio. Ti ricordi come ti chiamavamo da piccoli? –
Già, quella storia del soprannome.
Suo fratello e Aires glielo avevano affibbiato perché lei non aveva alcuna intenzione di stare in casa a bere thè, suonare assurdi strumenti musicali e ricamare come facevano tutte le altre signorine Purosangue.
A lei piaceva il Quidditch, la scherma, l’andare a caccia e il cacciarsi costantemente nei guai.
Passatempi prettamente maschili, così come erano di solito le sue compagnie.
Se si escludevano i pomeriggi di gioco con le altre rampolle Purosangue che i suoi genitori organizzavano una volta al mese, e che lei non tollerava, la sua unica vera amica era Ophelia Gamp.
Lei non la considerava strana solo perché preferiva passare il tempo con i ragazzi piuttosto che fare cose “da femmina”, ma allo stesso tempo non si decideva mai a lasciarsi coinvolgere del tutto nelle loro avventure.
Sospettava che il fatto di avere la Vista e le voci che circolavano su di lei e il suo dono la spingessero a cercare di dare meno nell’occhio possibile.
- Insomma, pensi sul serio di metterti in ghingheri e di aspettare trepidante che un ragazzo ti inviti a uno stupido ballo? Non è da te, terremoto. –
- Io so essere femminile e posata esattamente come chiunque altro -, lo rimbeccò assestandogli un pugno sul braccio, - e te lo dimostrerò. –
Aires incassò il colpo storcendo il naso per il dolore mentre l’amica abbandonava il posto di fronte a lui e si dirigeva risolutamente verso la zona della tavolata in cui si erano accomodate le ragazze.
Naveen occupò il posto appena liberato, seguendo il suo sguardo.
- Si può sapere cosa le hai detto? È andata via come una furia. –
- Solo che il ballo di questa sera e tutte quelle sciocchezze da ragazze non sono cose da lei. Insomma, lei è Izzy – concluse, come se quello spiegasse tutto.
Naveen alzò gli occhi al cielo, sconcertato.
- Non capisco davvero come tu faccia a riscuotere tutto questo successo tra le ragazze, amico mio. –
- Beh, forse perché sono adorabile? –
- Uhm, ne dubito. –
Finse di pensarci su. – Allora deve essere perché sono tremendamente bello. –
- Sul serio, Aires, come ti è venuto in mente di dirle una cosa del genere? –
- Non pensavo che se la sarebbe presa in quel modo. Abbiamo passato anni a prendere in giro le ragazze che passavano ore ad agghindarsi e aspettavano sospiranti un invito a ballare. –
Annuì come se tutto fosse improvvisamente molto più chiaro.
- Capita che le ragazze non si interessino a queste cose fino a una certa età, ma Isabelle è cresciuta ed è normale che sia interessata a … lo sai. –
- Per tutti i Fondatori, Naveen, che schifo! Non mi ci far neppure pensare. –
Rise, scuotendo la testa.
- Anche le ragazze hanno gli ormoni che funzionano, sai? –
- Ti ho detto di non farmici pensare! L’idea di Isabelle che fa certe cose con qualcuno è così … strana.
- Sei assurdo -, rise sonoramente, - ti comporti come se fosse tua sorella. –
- Per certi versi lo è -, convenne, - visto che siamo cresciuti praticamente insieme. E poi la maggior parte dei ragazzi qui dentro non è neanche letteralmente al suo livello. –
Naveen assottigliò lo sguardo.
La conversazione stava andando decisamente verso la direzione che voleva.
Aveva atteso pazientemente che Aires affrontasse il discorso accompagnatori perché aveva qualcosa da chiedergli e farlo in qualsiasi altro momento sarebbe stato strano … e potenzialmente pericoloso perché non aveva alcuna garanzia che l’amico non gli avrebbe affibbiato un pugno in pieno viso non appena gli avesse fatto la sua richiesta.
- A proposito di questo … Credi che accetterebbe se fossi io a invitarla? –
Aires lo fissò come se avesse bisogno di alcuni secondi per comprendere la sua domanda.
- Perché la vorresti invitare? –
Ecco la domanda che si era aspettato, ma aveva già la risposta più adatta pronta.
- Mi è simpatica. –
- Anche io ti sono simpatico, ciò significa che inviteresti anche me al ballo? – lo sfottè.
- Se mi piacessero gli uomini allora potrei valutare la cosa -, scherzò a sua volta, - ma non è questo il caso. –
- Dunque ammetti che lei ti piace. –
- D’accordo -, cedette, - penso che Isabelle sia assolutamente … -
Gli puntò un indice contro in modo minaccioso. – Stai attento a come concludi quella frase. –
- Assolutamente attraente e divertente, combinazione difficile per la maggior parte delle ragazze. –
Le iridi chiarissime di Aires lo sondarono a lungo prima che si decidesse a emettere il suo verdetto: - Va bene, puoi invitarla, ma se ti dice di sì farai meglio a tenere le mani a bada … o te le stacco a morsi. –
- Signorsì, signore. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Ti ha detto davvero così? –
Katherine era decisamente incredula.
- Già, è stato molto chiaro al riguardo. –
- Non ho parole … -
Ophelia inarcò un sopracciglio ben curato. – Io invece ne ho ben cinque: Black è un gigantesco idiota. –
Risero all’unisono.
- Cosa hai deciso di fare? –
Isabelle tamburellò con l’indice sul labbro inferiore.
- Smentirlo alla grande con qualcosa di assolutamente clamoroso. –
- Allora ho assolutamente quello che fa per te – stabilì la rossa Veela, sgranando leggermente gli occhi quando vide Jared Convel in piedi davanti a loro. – Convel, ti serve qualcosa? –
Il ragazzo resse bene lo sguardo combinato delle tre e non mostrò il minimo segno d’imbarazzo.
- In effetti sì. Volevo chiederti se avevi voglia di andare al ballo insieme a me. –
Conosceva bene la reputazione della famiglia Convel e la sua amicizia con Willas Lannister sembrava confermare le voci che giravano.
Erano famiglie in cui l’assoluta purezza del sangue di maghi e streghe era l’unica cosa che contava nella loro personale classifica di persone frequentabili e non.
I Campbell erano una famiglia altolocata, certo, ma la sua ascendenza Veela era considerata una macchia indelebile nel suo status di sangue.
- È uno scherzo? –
- Ho l’aria di uno che sta scherzando? –
No, in effetti c’era una certa risolutezza nel suo sguardo.
Lo osservò dall’alto in basso.
Si potevano dire molte cose su di lui, ma il suo aspetto era decisamente affascinante.
Inoltre l’aveva invitata, quindi forse le cose che si dicevano non erano del tutto vere … gli uomini tendevano a cambiare idea quando si trovavano di fronte a donne capaci di disarmarli con la loro bellezza.
- D’accordo, sarò la tua dama per il ballo – acconsentì.
- Bene. Alle sette davanti all’ingresso della Sala Grande? –
- Perfetto. –
Jared rivolse loro un cenno del capo e tornò a raggiungere Willas che si stava avviando verso l’uscita.
Sentiva lo sguardo di Isabelle e Ophelia su di sé.
- Perché mi guardate come se mi fosse spuntata una seconda testa? –
- Perché hai appena accettato l’invito di Jared Convel -, mormorò lentamente Ophelia, - e la cosa è davvero strana. –
- Hai preso una botta in testa all’interno del labirinto? O magari sei stata Confusa da qualcuno? –
- No, Izzy, nessuna delle due cose. –
- Allora devi essere impazzita, non c’è altra spiegazione – concluse la mora.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Erano venti minuti abbondanti che aspettavano fuori dall’ingresso della biblioteca e Isaak non riusciva a fare a meno di pensare che dovevano sembrare perlomeno molto strani mentre passeggiavano avanti e indietro per il corridoio.
- Sei sicuro che sarebbero venute in biblioteca? –
Rigel annuì, continuando a guardarsi intorno.
Era decisamente sulle spine.
Lui non era come Aires, che si faceva avanti in modo diretto e spudorato senza il minimo imbarazzo, non aveva questa gran dimestichezza nell’invitare ragazze ai balli.
Era per questo che aveva convinto Isaak ad accompagnarlo davanti alla biblioteca nella speranza di riuscire a invitare Calien lontano dagli sguardi dell’intero gruppo di aspiranti studenti.
Almeno se fosse stato rifiutato non ci sarebbero stati troppi testimoni.
- Sento un rumore di passi -, lo informò l’amico, - potrebbero essere loro. –
Come a voler confermare le sue parole, Ophelia fece capolino da dietro l’angolo.
Calien le camminava accanto ed era apparentemente immersa nella loro conversazione.
Fu Ophelia ad accorgersi per prima di loro e a dare leggermente di gomito alla bionda.
- Ragazzi, che state facendo? –
- Noi … -
- In realtà vi stavamo aspettando -, gli venne in aiuto Isaak, - perché volevo domandarti se ti andava di andare al ballo insieme a me. –
Rigel ringraziò mentalmente l’amico che l’aveva salvato dal fare la figura dell’impiastro balbettante.
Messa in quel modo l’invitare Calien risultava molto meno fuori luogo visto che il suo amico si era proposto ad Ophelia.
La Gamp parve moderatamente sorpresa, ma annuì con un lieve sorriso.
- Suppongo che vada bene. E tu, Rigel, con chi pensi di andare? –
Stavolta il sorriso si era allargato e sembrava sottintendere che sapesse alla perfezione chi aveva intenzione d’invitare.
- Io … mi stavo domandando se per caso, Calien, avessi già un cavaliere. –
La ragazza sentì le sue labbra atteggiarsi all’istante in un sorriso radioso e compiaciuto.
Aveva avuto la sensazione che Rigel non fosse cortese nei suoi riguardi solo per una semplice simpatia e che ci fosse dell’altro sotto, ma non aveva osato esporsi troppo sapendo come la pensavano la maggior parte dei Purosangue.
- No, non ho ancora un cavaliere. –
- Bene. Credi che prenderesti in considerazione l’idea di andarci con me? –
Era tenero il modo in cui mormorava incerto, come se non fosse affatto consapevole di quanto fosse attraente.
- Mi farebbe piacere andarci con te -, confermò, - quindi direi che ci vediamo questa sera. –
Rigel prese un sospiro profondo.
E almeno quella era andata.
- Perfetto, non vedo l’ora. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

- Ancora non riesco a crederci. –
- Oh, andiamo Izzy, non è poi la fine del mondo. –
- Willas Lannister ti ha invitata e tu hai accettato? Tu e Lannister, Katherine e Convel: che diavolo vi passa per la testa? –
- Beh, sono entrambi molto affascinanti – intervenne Maya, spezzando una lancia a favore dell’amica, - e magari conoscendoli meglio non sono neanche così male come sembrano. –
- Tu dici -, mormorò scettica, - io invece penso che ormai sul genere maschile non ci si possa più fare il minimo affidamento. –
Lavinia distolse lo sguardo dall’abito che aveva sistemato sul baldacchino.
- Tu e Aires non avete ancora chiarito? –
Scosse la testa. – È un idiota, non riesco davvero a capire come possa essere il mio migliore amico. –
- Tutti i ragazzi sono un po’ idioti -, commentò saggiamente la Potter, - ma a volte vale la pena sopportarli perché quando mettono in moto il cervello non sono poi tanto male. –
- Già … quando lo mettono in moto. –
La verità era che non si sarebbe mai aspettata un commento come quello da Aires.
E ciò che la feriva ancora di più era che l’amico non si fosse neanche fatto vedere per chiederle scusa.
Stupido Aires e stupido orgoglio dei Black.
Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta della loro stanza.
Katherine fece capolino.
- Izzy, c’è una visita per te, ti aspetta fuori dal dormitorio. –
Che fosse lui?
La ringraziò con un cenno del capo e si diresse verso l’uscita.
Ce ne aveva messo di tempo, ma alla fine aveva capito di essersi comportato come un idiota.
Decise che gliel’avrebbe fatta pesare solo un po’, ma l’avrebbe perdonato per essere giunto a porre rimedio al suo errore.
Quando uscì dal dormitorio, tuttavia, trovò ad attenderla l’ultima persona che si aspettava di vedere.
- Naveen? –
Non riuscì a trattenere la delusione nella sua voce e il ragazzo dovette accorgersene perché indicò con un cenno del capo il corridoio alla sua sinistra.
- Aires è lì, sta aspettando di parlarti; sono venuto prima io perché volevo domandarti una cosa. –
Quindi aveva ragione: quel testone orgoglioso era pronto a scusarsi.
Decisamente rasserenata, annuì.
- Beh, sono qui, quindi dimmi pure. –
- Ti va di andare al ballo con me? –
Schietto e dritto al punto, con quello sguardo sicuro di sé che diceva chiaramente che non era il tipo abituato a essere rifiutato.
Aveva già visto quell’occhiata più volte.
Era di chi sapeva ciò che voleva e non si faceva problemi a usare ogni mezzo in suo possesso per ottenerla.
Gli rivolse un’occhiata penetrante.
- Ti ha chiesto Aires di farlo? –
- Cosa? No, assolutamente no -, ribattè, - anzi sono io che ho chiesto a lui se potevo invitarti o se gli dava fastidio … so quanto siete legati. –
- Io … sì, perché no. –
- Però, che entusiasmo – ironizzò.
Ridacchiò.
Effettivamente non era proprio la risposta migliore da ricevere dopo un invito.
Gli rivolse la migliore delle sue occhiate ammiccanti e sorrise in modo sincero.
- Mi farebbe piacere andarci con te, sul serio, Naveen. –
- Fantastico. Passo a prenderti fuori dal dormitorio alle sette -, la informò, - e adesso posso anche lasciarti ad Aires per chiarire. –
- Già, immagino che sia il momento. –
Naveen la folgorò con un ultimo sorriso smagliante e cedette il posto ad Aires.
Il giovane Black camminava strascicando i piedi, segno evidente del suo nervosismo, e la guardava con quell’aria da cucciolo bastonato che le faceva venire voglia di perdonargli all’istante ogni cosa.
- Sono stato un idiota. Non intendevo offenderti, Izzy. Sei bellissima e intelligente, la ragazza più in gamba che conosca, e sei la mia migliore amica. A volte dimentico che sei anche una giovane donna e che voi ragazze avete altre priorità rispetto a noi. È stato stupido da parte mia prenderti in giro perché avevi preso a cuore questo ballo e ti giuro che non accadrà mai più – snocciolò con tono contrito.
- Sarà meglio per te, Black, o la prossima volta ti prenderò a pugni su quel viso fin troppo perfetto. –
Aires si decise finalmente a guardarla dritta negli occhi, abbozzando un sorriso timido.
- Quindi siamo ancora amici? –
- Certo. Non ti sarà così facile liberarti di me, Black, quindi comincia a rassegnarti. –
Lo raggiunse, abbracciandolo di slancio.
Sapeva che Aires non era un tipo d’abbracci, ma in quel caso non fece alcuna rimostranza e anzi ricambiò la stretta con trasporto.
- Detto ciò, in nome della nostra rinnovata amicizia, ti spiacerebbe chiedere a Maya di uscire? Ho un invito da farle. –
- Stai compiendo un mucchio di scelte eccellenti questa sera, qualcuno ti ha per caso messo sotto Imperio? –
Alzò gli occhi al cielo, roteandoli. – Spiritosa. –
- Vado a chiamarla, ma fai in fretta perché siamo in piena crisi da preparazione. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

- L’abito che mi avete prestato è fantastico -, asserì Maya osservandosi davanti allo specchio, - e ancora non riesco a credere che Aires Black abbia invitato proprio me. –
- Beh, credici perché sei semplicemente divina – la rimbeccò Isabelle, agganciando il fermaglio del pendente di rubino che si abbinava all’abito dell’amica.
Maya osservò le amiche.
Nel mondo Babbano non aveva mai avuto modo di partecipare a eventi del genere e, a dirla tutta, non aveva mai neanche avuto delle amiche così.
Lavinia aveva un’aria a dir poco angelica con i grandi occhi azzurri che s’intonavano al colore del suo abito.
L’abito di Isabelle invece la rappresentava in pieno: sensuale, audace e vagamente aggressivo con tutto quel pizzo nero e l’ampia scollatura.
- Forza, signorine, andiamo a conquistare definitivamente questo castello – stabilì la Prewett, facendo loro strada verso l’uscita.
Mentre si dirigevano verso i loro accompagnatori, Maya prese tempo per metabolizzare il tutto.
Stava ufficialmente per fare il suo debutto in società nel mondo magico.
Indipendentemente da come sarebbe andato a finire il Torneo, non avrebbe mai dimenticato quella sera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: 

Salve!
Chiedo scusa per il ritardo, ma tra aggiornamenti di altre storie e università sono stata molto impegnata. A ogni modo, il capitolo del ballo originariamente doveva essere unico ma mentre scrivevo mi sono resa conto che per renderlo come volevo avrei dovuto produrre qualcosa come 22 pagine di Word e mi sembrava decisamente troppo così ho deciso di dividerlo in due parti.
Avrete la prossima al più presto, spero entro il fine settimana.
Detto ciò vi lascio.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

 

 

 

 

 

Gli ci volle qualche istante per rendersi conto che la ragazza che stava uscendo dal dormitorio fosse effettivamente Isabelle.
Il volto solitamente giovane e fresco appariva più maturo e sensuale, messo in risalto com’era dal trucco; la chioma corvina era acconciata in un elegante chignon e l’abito di pizzo nero la fasciava rivelando curve che il suo solito abbigliamento minimizzava.
Era diventata una splendida giovane donna, la sua Izzy, e si sorprese nel constatare che seppur conoscendola da una vita non l’aveva mai notato.
Naveen, al suo fianco, parve perdere per un attimo la capacità di pronunciare affermazioni di senso compiuto mentre la osservava avvicinarsi.
Non poteva certo biasimarlo.
Distolse lo sguardo dall’amica di una vita, rivolgendo un sorriso smagliante alle altre due ragazze che la seguivano.
Eterea ed evanescente, la Prewett sorrise appena al loro indirizzo e accettò il braccio che Willas le aveva porto con fare ossequioso.
Maya, invece, sorrideva come se quello fosse il giorno più bello della sua vita fino a quel momento.
Gli venne spontaneo sorriderle di rimando.
L’aveva invitata per un motivo ben preciso: la spontaneità disarmante di Maya Potter lo divertiva e, per certi versi, inteneriva.
Non conosceva nulla del mondo magico e ogni cosa, anche la più banale per chi apparteneva a una famiglia di maghi, la sorprendeva.
- Stai benissimo -, la accolse, - tutte voi in realtà state veramente bene. –
Incrociò lo sguardo di Isabelle per essere certo che recepisse il messaggio: era il suo ennesimo tentativo di dimostrarle quanto fosse dispiaciuto da quello stupido commento di qualche ora prima.
Certo, lo aveva perdonato, ma la conosceva abbastanza bene da sapere che il suo perdono non implicava necessariamente che avesse dimenticato le sue parole.
Isabelle lo scrutò dall’alto in basso, rivolgendogli poi un sorrisetto.
- Anche voi non siete poi così male. –
- Personalmente ritengo di essere molto più che semplicemente “non male”, ma mi rendo perfettamente conto che i tuoi complimenti questa sera debbano essere rivolti solo al nostro Naveen. –
La vide sforzarsi di non dare a vedere l’imbarazzo, ma le gote alabastrine erano leggermente rosate … e non di certo per il trucco.
Aprì bocca per ribattere, ma fu Naveen a intervenire con un ghigno divertito.
- Che c’è, Aires, sei geloso? –
- Assolutamente sì. È la mia migliore amica, quindi se allunghi le mani te le trancio … mi sembra di avertelo già detto – confermò, sorridendo con una leggerezza che sembrava incredibilmente fuori posto.
- Aires! –
- Sì, tesoro? –
- Non sono tua sorella, quindi smettila di minacciare Naveen. –
Il quartetto scoppiò a ridere e Aires parve sul punto di protestare, ma Maya lo afferrò per il braccio e lo spinse verso il corridoio.
- Voglio arrivare in Sala Grande in tempo per il ballo d’apertura -, ordinò, - perciò datti una mossa, Black. –
Si lasciò trascinare via, ma lanciò un’occhiata ammonitrice all’indirizzo della coppia.
Quei due non gliela raccontavano affatto giusta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Continuo a non capire perché abbia invitato Katherine – ammise Ophelia, osservando la rossa Veela che faceva il suo ingresso insieme al rampollo dei Convel.
Isaak si strinse nelle spalle, porgendole un calice di vino elfico.
- Immagino che sia vero quello che si dice di molti uomini: una bella ragazza fa cambiare idea a parecchi. –
Sorrise divertita, facendo tintinnare il calice contro quello del ragazzo.
- Allora immagino che sia un bene, magari è la volta buona che Convel la smette di blaterare sciocchezze sulla superiorità dei Purosangue. –
- Oppure Katherine finirà con lo Schiantarlo –, profetizzò Isaak, - Piuttosto, Calien era contenta dell’invito di Rigel? –
Ophelia inclinò leggermente la testa, guardandolo con assoluta serietà mentre sorseggiava il vino.
Aveva un retrogusto dolciastro e vagamente fruttato.
Una buona annata, stabilì.
- E questo vuoi saperlo tu … oppure Rigel? –
Le rivolse un sorriso colpevole.
- Rigel -, ammise, - e io mi faccio portavoce delle domande del mio amico. –
- Quindi c’è un interesse vero e proprio da parte sua – ponderò.
Non era certo questa gran sorpresa, perché già da tempo aveva ipotizzato l’interesse del ragazzo nei confronti della bionda, ma averne la conferma era tutta un’altra storia.
- Suppongo di sì. Da parte di Calien? –
- Credo sia corrisposto, ma lei non si è mai sbilanciata … è molto riservata riguardo le cose che la riguardano personalmente. –
- Già, anche Rigel è difficile da far aprire … su certe cose è patologicamente timido. –
- Al contrario del cugino. –
Percependo una diversa intonazione nella sua voce, Isaak si accigliò.
- Ho sempre avuto l’impressione che ci fosse qualcosa di più sotto a quel dispetto di tanti anni fa. –
Ophelia sospirò, allontanando una ciocca castana acconciata in un preciso e definito boccolo.
Isaak e la sua perspicacia.
- C’era dell’altro -, ammise, - ma non l’ho mai confessato a nessuno. –
- Non ne farò parola con anima viva. –
Ne era certa.
Isaak era una persona affidabile, su cui poter fare affidamento, ed era certa che non l’avrebbe delusa.
- Ero terribilmente infatuata di Aires – ammise, sentendosi arrossire furiosamente.
- Come la maggior parte delle bambine della nostra età -, la rassicurò, - quindi non ci vedo nulla di strano o imbarazzante. –
- Non è tutto qui … avevo creduto che si fosse avvicinato per confessarmi che anche a lui piacevo. Mi sono sentita tremendamente stupida quando mi ha fatto quello scherzo. –
Il ricordo della bruciante delusione e dell’umiliazione che aveva provato tornò prepotente.
C’era un motivo ben preciso se cercava di girare alla larga da lui e cercava ostentatamente di mandare a mente ogni suo difetto, ma non l’aveva mai ammesso neppure a se stessa.
Non voleva fare di nuovo la figura della stupida … soffrire di nuovo in quel modo non era un’opzione contemplata.
Isaak parve leggerle nel pensiero perché le rivolse un’espressione contrita mentre allungava una mano a portarle una ciocca dietro l’orecchio.
- Non sei una stupida, Ophelia. Sei brillante, intuitiva e una bella persona. Aires … lui un po’ stupido certe volte in effetti lo è – concluse scherzando.
Le strappò una risata divertita.
- Ti ringrazio. –
- Non hai nulla di cui ringraziarmi. Dico sempre e solo quello che penso. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva riso e danzato per quelle che le erano sembrate ore interminabili.
Rigel era una compagnia piacevole, una di quelle persone che riuscivano a far uscire il lato più allegro e spontaneo delle persone.
E la cosa ancora più fantastica di lui era che non se ne rendeva minimamente conto.
Calien aveva capito fin dal principio che lui e suo cugino erano gli antipodi, ma aveva impiegato un po’ più di tempo a comprendere il desiderio che nutriva di emularlo. Eppure la cosa per lei non aveva senso; Rigel era perfetto così com’era e lei non si era mai sentita così vicina a un’altra persona come in quel momento … specialmente a un ragazzo.
Vide le iridi chiare del ragazzo fissarla con insistenza.
Doveva averle chiesto qualcosa, ma lei era stata troppo immersa nelle sue considerazioni per rendersi conto di ciò che le aveva detto.
Arrossì furiosamente.
- Scusami, avevo la testa tra le nuvole, cosa stavi dicendo? –
- Mi domandavo se volessi ballare ancora o se ti andasse di uscire a prendere un po’ d’aria. –
Di solito le madri sconsigliavano alle loro figlie di addentrarsi in giardini semi bui alla luce della luna in compagnia di un giovanotto, ma Rigel era diverso.
Era assolutamente certa che non avrebbe fatto alcunchè di inappropriato.
- Sì, mi andrebbe di fare una passeggiata. Qui dentro comincia a fare davvero caldo. –
Si domandò distrattamente se fosse effettivamente la stanza a essere asfissiante o se fosse stata l’idea di stare sola con lui a scaldarla.
Lo prese sottobraccio, sorridendo in risposta all’espressione compiaciuta di Ophelia quando le passarono davanti, e si lasciò condurre verso il patio del castello.
Puntarono in direzione del Lago Nero.
La luce della luna si rifletteva sullo scuro specchio d’acqua, disegnando una falce di luna al suo centro esatto.
Era uno spettacolo meraviglioso.
Rimasero a contemplarlo in silenzio finchè non sentì qualcosa che veniva deposto sulle sue spalle.
La giacca del completo di Rigel le stava grande, ma la teneva al caldo ed era intrisa del suo profumo.
Affondò il naso verso il bavero, assaporando quell’aroma.
Le ricordava quel vago sentore che assumeva l’aria quando pioveva: fresco e pungente.
- A quest’ora c’è una forte umidità e quel vestito è bellissimo, ma decisamente leggero. –
Si rese conto solo in quel momento di quanto fossero vicini i loro corpi.
Una scarica elettrica le corse lungo la schiena, facendola rabbrividire.
Rigel parve notarlo e le passò un braccio attorno alle spalle, attirandola maggiormente verso di sé.
- Credevo che la giacca ti tenesse abbastanza caldo, ma se senti ancora freddo possiamo tornare dentro. –
Scosse la testa.
Non poteva certo ammettere che quel brivido era dovuto alla loro vicinanza, ma allo stesso tempo non voleva interrompere quel contatto.
- Restiamo ancora un po’ – mormorò, rilassandosi nella sua stretta e appoggiando la testa sulla sua spalla.
Avvertì le labbra di Rigel sfiorarle i capelli.
– D’accordo. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Non riesco a credere che tu l’abbia detto davvero. –
Jared si strinse nelle spalle.
- Ho solo detto la verità. –
- Ma quale verità e verità -, sbuffò la rossa, - I Kenmare Kestrels non sono più forti delle Holyhead Harpies. –
- Sì certo –, sbuffò accondiscendente, - Se il pensarlo ti fa dormire meglio la notte continua pure a crederlo. –
- Per tutti i Fondatori, sei davvero insopportabile, Convel! –
- Se sono così insopportabile, Campbell, si può sapere perché diavolo hai accettato il mio invito al ballo? –
Ecco, quella sì che era una bella domanda.
Peccato solo che non avesse una risposta altrettanto bella da fornirgli.
Lo vide ghignare compiaciuto davanti al suo silenzio.
- Perché … perché … me lo chiedo anche io il perché -, sbottò a corto d’idee, - immagino che abbia preso una botta in testa dentro al labirinto – concluse, citando la spiegazione che Isabelle aveva trovato al suo accettare l’invito.
Jared inarcò un sopracciglio, beffardo.
- Sul serio? Non riesci a trovare nulla di meglio da inventarti? E pensare che pensavo fossi quella intelligente del gruppo. –
Quello era decisamente troppo.
- Dimostrerò l’ennesima volta la mia intelligenza, andandomene proprio in questo istante. –
Lo lasciò lì, nel bel mezzo della Sala, marciando risolutamente fuori.
Willas e Lavinia, poco distanti, si avvicinarono attirati dalla confusione.
- Che cosa è successo? –
- Piccole discussioni -, si strinse nelle spalle, - ma la tua amica è un po’ troppo suscettibile. –
Lavinia assottigliò lo sguardo, per nulla convinta dalla sua spiegazione.
- Ti spiace se vado da lei? –
Willas scosse la testa seccamente.
- Allora ci vediamo, ragazzi, buonanotte. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- È stata una bella serata –, asserì Isabelle quando giunsero davanti all’ingresso del dormitorio femminile, - mi sono divertita veramente molto. –
Ed era vero.
Naveen si era rivelato diretto e divertente, tremendamente simile ad Aires, e parlare con lui era stato facile come respirare.
- Anche io. –
- Quindi … direi che è ora di andare a dormire. Domani abbiamo la seconda prova da affrontare – mormorò, giocherellando distrattamente con il braccialetto che portava al polso.
- Sì, immagino sia meglio – confermò Naveen, ma non diede alcun segno di essere pronto ad andarsene perché rimase fermo davanti a lei a fissarla.
Incerta su quale fosse la mossa migliore, fece per voltarsi verso l’ingresso del dormitorio.
- Allora, buonanotte. –
- Aspetta, Isabelle … -
Tornò a voltarsi verso di lui, perplessa.
- Sì? –
Naveen prese un respiro profondo e continuò a fissarla dritta negli occhi.
- Mi stavo domandando se ti andasse di vederci ogni tanto. –
Colta alla sprovvista, si ritrovò a mascherare la sorpresa con un sorriso divertito.
- Certo, ma immagino che ci vedremo ogni giorno … sai, almeno per il prossimo mese siamo tutti bloccati qui per il Torneo – scherzò.
- Non intendevo vederci per le prove del Torneo -, chiarì, - ma al di fuori degli impegni di questo mese. Ti sto chiedendo di passare un po’ del tuo tempo libero con me. –
- Io non … -
- Ma se non ti va non fa nulla – aggiunse in fretta.
Naveen parve improvvisamente meno allegro e baldanzoso, come se la prospettiva di un suo rifiuto potesse essere in grado di ferirlo sul serio.
- Certo che mi va –, replicò in fretta, - possiamo pranzare insieme dopo la prova e fare qualcosa nel pomeriggio. –
Le sorrise, rassicurato.
- Sarebbe perfetto. Allora a domani, Isabelle … sogni d’oro. –
- A domani. –
Lo colse alla sprovvista, alzandosi in punta di piedi e depositandogli un piccolo bacio sulla guancia.
Poi entrò nel dormitorio, chiudendosi la porta alle spalle, e sentì le guance arrossire furiosamente.
Naveen dal canto suo rimase fuori dalla porta per qualche secondo, metabolizzando l’accaduto.
Sentì le labbra stirarsi in un sorriso soddisfatto mentre si dirigeva verso il dormitorio maschile.
La serata non si sarebbe potuta concludere in un modo migliore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Vorrei sotterrarmi per il ritardo con cui pubblico questo capitolo … sul serio, vi ho fatto aspettare quasi 2 settimane! A mia discolpa posso solo dire che ho altre interattive da portare avanti e sono nel pieno della sessione estiva universitaria (con la bellezza di 7 esami da dare tra il 12 maggio e il 13 luglio … roba da fondersi il cervello) quindi se notate rallentamenti negli aggiornamenti non preoccupatevi perché non abbandonerò assolutamente né questa né le altre storie.
Detto ciò spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi auguro una buona domenica (non come la mia che la passo a studiare le relazioni internazionali tra l’Algeria e il resto dell’universo mondo :/).
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

 

 

 

 

- Non riesco a credere che ci tocchi davvero affrontare una prova di Pozioni solo al secondo giorno – sospirò Isabelle, mentre mescolava controvoglia i cereali che aveva affogato nello yogurt.
- Continuerai a lamentarti ancora per molto? – s’informò Aires, sbadigliando.
- Certo. Salazar è maledettamente inquietante, ha l’aria di uno che potrebbe tranquillamente farti a pezzi e gettarti nel calderone facendoti sobbollire a fuoco lento. –
Naveen ridacchiò, scuotendo la testa.
- Che fantasia sfrenata, piccoletta. –
- Piccoletta? – rimarcò Aires, inarcando un sopracciglio.
Si strinse nelle spalle.
- È un vezzeggiativo come un altro. –
- È disgustoso e a dir poco diabetico –, spostò lo sguardo verso Rigel e Calien che entravano in Sala Grande camminando l’uno vicino all’altra, - A proposito di diabetico: che succede tra quei due? –
- Non ne ho idea. –
Isabelle alzò gli occhi al cielo.
Era incredibile come il genere maschile riuscisse a non capire le cose neppure quando se le trovavano sotto gli occhi.
- Non è evidente? –
- No, per niente – risposero all’unisono.
- Quei due si piacciono … e parecchio anche. L’hanno capito praticamente tutti tranne voi due. –
Aires sogghignò divertito. – Questa cosa è fantastica. Me lo immagino già mentre nei suoi stessi piedi ogni volta che lei gli si avvicina un po’ più del solito. –
Naveen rise a sua volta, rincarando la dose, - O mentre comincia a balbettare ogni volta che deve chiederle qualcosa. –
D’accordo, magari Rigel non era propriamente il Black più espansivo e sicuro di sé della famiglia, ma lei personalmente non ci vedeva nulla di male.
- Piantatela voi due, siete davvero delle pessime persone. –
Il ghigno malandrino di Aires si allargò ancora di più. – E da quando questa sarebbe una novità? –
- Non date il tormento a Rigel o ve la vedrete con me -, minacciò, - è una cosa carina che si emozioni così quando è con lei, è davvero adorabile. –
L’espressione divertita sul volto di Naveen appassì lentamente.
- Adorabile? –
- Esatto -, confermò, - alle ragazze vedere un po’ meno di ostentata sicurezza virile ogni tanto piace. –
I ragazzi si scambiarono un’occhiata, dubbiosi, ma decisero saggiamente di lasciar perdere il discorso e riprendere la colazione da dove l’avevano lasciata.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Rigel sentiva su di sé lo sguardo penetrante di Ophelia, ma cercava di ignorarla fin dal momento in cui aveva messo piede in Sala Grande.
La Gamp però sembrava decisa a mantenere il punto finchè lui non avesse ceduto.
Così alla fine, con un sospiro rassegnato, decise di darle ciò che voleva.
- Cosa vuoi chiedermi, Ophelia? –
- Un sacco di cose, ma credo che per il momento mi manterrò sul vago visto che tutti noi sappiamo bene quanto t’imbarazza scendere nei dettagli – rispose all’istante.
- Che concessione generosa – ironizzò.
- Già. Allora, come è andata la serata? Ho visto che tu e Calien siete usciti dopo un paio d’ore, ma lei è rientrata in dormitorio molto tardi. –
Sentiva chiaramente le guance alabastrine scaldarsi in modo lento ma progressivo.
E lui che aveva sperato che nessuno li avesse notati.
- Abbiamo fatto una passeggiata, volevamo prendere un po’ d’aria. –
- Una lunga passeggiata, siete stati fuori per ore. –
Percepiva chiaramente la lieve malizia di quella considerazione e se aveva pensato di non poter arrossire più di così scoprì presto di essersi sbagliato.
Era abbastanza sicuro di avere la faccia talmente rossa e accaldata da poterci cuocere sopra un uovo.
- Non è come pensi … -
- Io non penso proprio nulla -, sorrise complice, - e continuerò a non pensare nulla finchè uno di voi due non mi racconterà qualcosa. –
- Non è successo nulla, Ophelia. –
- E chi ha mai insinuato il contrario? Io no di certo. –
Eppure la sua espressione lasciava chiaramente presagire i pensieri scabrosi che stava partorendo la sua graziosa testolina.
- In questi momenti mi ricordi davvero tanto Aires, lo sai? –
Ophelia cambiò espressione all’istante, rivolgendogli un’occhiataccia.
Era vero, aveva scelto il paragone che più di ogni altro l’avrebbe infastidita, ma non aveva trovato altro modo per uscire da quella situazione imbarazzante.
- Scusa –, aggiunse poi sapendo quanto l’amica avesse sofferto a causa del cugino, - sono stato meschino. –
Ophelia scrollò le spalle con ostentata incuranza.
- Tranquillo, è solo emersa un po’ della tua natura da Black. È genetica, non puoi farci nulla. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Maya si tormentò le mani mentre osservava il resto del gruppo finire di fare colazione. Ogni minuto che passava equivaleva al momento in cui sarebbero andati nei sotterranei e si sarebbero sottoposti alla seconda prova.
In linea di massima non sarebbe stato un problema, ma la presenza di Salazar contribuiva a renderla tremendamente nervosa.
Non le era sfuggito il modo in cui l’uomo la guardava, come se non la ritenesse altro che uno spreco di tempo e un’indegna occupatrice dello spazio che avrebbe potuto essere destinato a un ben più illustre Purosangue.
- Ti prego, dimmi che sei un genio delle Pozioni o qualcosa di simile – mormorò d’un tratto, rivolgendo la migliore delle sue occhiate supplichevoli all’indirizzo del ragazzo seduto di fronte a lei.
- Me la cavo -, replicò Isaak, - dovremmo riuscire a fare un lavoro discreto. –
- Fa molto più che cavarsela -, lo contraddì Lavinia, - è solo troppo modesto per ammettere che quando si tratta di mettere le mani in mezzo a quegli intrugli è un vero e proprio talento naturale. Sei capitata con uno dei partner migliori dell’intero gruppo. –
- Ho sentito dire che Aires e Calien sono bravi quanto me e che tu e Ophelia ve la cavate in modo più che discreto. –
- Forse loro due sono al tuo livello -, ammise, - ma io e Ophelia non ci sogniamo neppure di fare quello di cui sei in grado tu. Vincerete la prova, ne sono certa. –
- Io non so da dove cominciare -, ammise Maya, - temo di combinare un disastro. –
E in quel caso, pregiudicando l’esito della prova, era altamente probabile che Isaak venisse penalizzato a causa sua.
Non voleva essere un peso, una zavorra inutile.
Voleva dimostrare di meritare il suo posto tanto quanto gli altri.
Come se le avesse letto nel pensiero, Isaak le rivolse un lieve sorriso.
- Se hai paura di fare danni durante l’esecuzione puoi sempre occuparti di radunare gli ingredienti, pulirli e tagliarli. Alla parte di sobollitura penso io. –
Annuì, rinfrancata.
- D’accordo, quello posso decisamente farlo. –
In fin dei conti lavorando in una locanda per buona parte della sua vita aveva acquisito una certa dimestichezza con quel tipo di lavori.
Forse non si sarebbe resa ridicola davanti a tutti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Hai saputo di Willas? –
Katherine inarcò un sopracciglio all’indirizzo di Calien.
- È morto? –
La bionda scosse la testa, trattenendo a stento una risata.
Katherine era stranamente sarcastica dalla sera precedente, ma sembrava che il suo umore fosse sensibilmente peggiorato nell’ultima ora.
- No, è solo tornato a casa. –
Sbuffò. – Mai una buona notizia questa mattina. –
C’era decisamente qualcosa che non andava, ma visto il tipo di persona che aveva davanti aveva quasi paura a domandarle di cosa si trattasse.
- Puoi chiederlo – borbottò.
- Scusa? –
- Puoi chiedere quello che ti passa per la testa -, chiarì la rossa, - lo vedo che stai morendo dalla curiosità. –
- D’accordo. Mi chiedevo se fosse successo qualcosa ieri sera, perché sei abbastanza intrattabile questa mattina. –
Katherine sorrise lievemente davanti alla schiettezza della ragazza.
- Solo Convel che come al solito ha fatto quello che gli riesce meglio: farmi perdere la pazienza. –
Aveva immaginato che Jared fosse in qualche modo coinvolto, ma non ne aveva fatto parola perché non riusciva ancora a comprendere cosa ci fosse tra quei due.
Non si sopportavano, discutevano in continuazione, ma continuavano a orbitare l’uno accanto all’altra.
Proprio in quel momento il ragazzo si fermò davanti a loro, fissando la rossa mezza veela dritta negli occhi con ostentata sicurezza.
- Pronta, compagna di squadra? –
- A cancellarti quel sorriso da imbecille a suon di schiaffi? Certo, quando vuoi – replicò, sorridendo candidamente.
Calien spostò lo sguardo da una all’altro.
Aveva la netta sensazione che quei due avrebbero finito con il saltarsi alla gola entro la fine della mattinata.
E lei sperava davvero di non trovarsi nei paraggi quando ciò fosse accaduto.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Vanno bene le radici di questo spessore? –
Isaak alzò appena la testa dal calderone, sul quale era concentrato in modo talmente assoluto che Maya aveva avuto quasi timore di disturbarlo.
- Sì, sono perfette. Puoi occuparti anche di sminuzzare il contenuto di quel mortaio? –
- Certo. –
Mosse il macinino con vigore, continuando a sminuzzare l’ingrediente finchè non fu ridotto a minuscoli frammenti.
Allora, con mano tremante, seguì le istruzioni del compagno e ne versò una prima metà all’interno della pozione che sobolliva dolcemente.
Isaak compì tre giri in senso orario e due in antiorario, poi le fece cenno di versare il resto del contenuto del mortaio.
Aggiunsero le radici e rimasero in attesa che la pozione assumesse il colorito descritto dalla ricetta.
Divenne trasparente, tanto da poter essere scambiata per acqua, e Isaak emise un gemito soddisfatto.
Ce l’avevano fatta, finalmente avevano ultimato la preparazione con successo.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Aires osservò Isabelle mentre rimestava la pozione che aveva assunto un colorito verdastro decisamente lontano dalla limpida trasparenza richiesta.
- Stai cercando di far saltare in aria il castello? –
Gli rivolse un sorriso tutto denti, mentre cercava con lo sguardo lo sciroppo di Elleboro. Eppure era sicura di averlo già visto da qualche parte.
- Spiritoso. Perché invece di continuare a guardarmi non mi dai una mano e risolvi la situazione? –
Insomma, era lui quello bravo in Pozioni non certo lei.
- Potrei farlo -, convenne, - ma non sarebbe divertente nemmeno la metà di quanto lo è starti a guardare inveire contro gli ingredienti. –
- Non è colpa mia se decidono di giocare a nascondino proprio quando mi servono. –
- Non sarà forse che sei disordinata? Pozioni è una materia in cui serve precisone e cura meticolosa. –
Sbuffò.
- D’accordo, signor perfettino, puoi cortesemente salvare la situazione prima che Salazar ci sbatta entrambi fuori dal torneo? –
Aires le posò le mani sui fianchi, spostandola leggermente di lato, e prese il suo posto davanti al calderone.
Lo vide immergere una serie d’ingredienti dopo l’altra finchè il calderone non emise un sibilo e la pozione abbandonò quella sfumatura verdastra.
Finalmente era trasparente.
- Allora, nessun “oh mio eroe, grazie per avermi salvata, menomale che ci sei tu”? –
Quando ci voleva bisognava pur concedergli un po’ di gloria e merito.
- Sei un genio – ammise.
- Lo so. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Non c’era nulla da fare.
Lei poteva anche essere brava in Pozioni, ma quando si ritrovava a lavorare con quei due non c’era verso di riuscire a portare a termine il lavoro.
Salazar l’aveva inserita nel gruppo di Katherine e Jared sostenendo che, mancando il dodicesimo componente vista l’improvvisa partenza di Willas, sarebbe riuscita a equilibrare un po’ il terzetto.
Peccato solo che quei due non avessero fatto altro che punzecchiarsi dall’inizio della prova fino a quel momento, in cui mancavano pochi minuti al termine e la loro pozione era di un desolante bianco perlaceo.
Insomma, ben lontana dalla trasparenza richiesta.
Quando Salazar annunciò il termine della sfida, la Prewett aveva ormai i capelli dritti … un po’ per i fumi provenienti dai vari calderoni e un po’ perché quei due l’avevano ufficialmente portata all’esaurimento nervoso.
- Giuro che se mi buttano fuori dal torneo per colpa vostra vi strangolo con le mie mani – asserì, rivolgendo loro un’occhiata minacciosa che ebbe il potere di mettere fine all’ennesimo battibecco.
Mai come in quel momento Lavinia Prewett appariva tremendamente in grado di mettere in atto la sua macabra minaccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Non so davvero come fai a farlo sembrare così facile – esordì Naveen mentre osservava Calien spegnere il fuoco del calderone e coprire la loro pozione con un telo.
- Le mie sorelle sono incredibilmente brave nella Trasfigurazione, mentre io non sono mai stata altrettanto portata -, spiegò, - così mia nonna ha pensato di farmi provare con Pozioni. –
- E hai trovato il tuo talento. –
Annuì.
- Mentre sono davanti al calderone riesco a rilassarmi. È una bella sensazione, come se avessi il controllo assoluto di ogni cosa. Mi fa stare bene. –
- Provo la stessa cosa quando si tratta di Incantesimi -, ammise, - quella è l’unica materia in cui do veramente tutto me stesso. –
- Tutti noi abbiamo un talento -, commentò saggiamente, - non ci resta che trovarlo e coltivarlo. –
Non erano parole sue, ma di sua nonna.
Le stesse che le aveva rivolto la prima volta che, piangendo, era corsa da lei perché era l’unica in famiglia che non riuscisse ad assumere quella parte recondita della sua natura di Veela.
A distanza di anni aveva capito che, come sempre, sua nonna aveva ragione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Ophelia si fece spazio per guadagnare la strada verso la bacheca a cui erano stati appesi i risultati della prova terminata un’ora prima.
Aveva mangiato poco e con nervosismo, certa di non essere riuscita a dare il massimo come avrebbe voluto.
Del resto l’imbranataggine di Rigel, che aveva versato metà del sangue di drago fuori dal calderone, non era propriamente la cosa migliore quando veniva richiesta assoluta precisione come nell’arte delle pozioni.
Scorse la lista, trattenendo un sospiro sollevato vedendo che erano, se non altro, riusciti a non finire proprio all’ultimo posto.
Salazar aveva attribuito cinque punti a testa al primo gruppo, quattro al secondo, tre al terzo, due al quarto e un punto agli ultimi classificati.
La classifica della prima e della seconda prova era stata unificata e dava un quadro inziale dell’andamento dei partecipanti.
Erano solo alla seconda prova, si disse, aveva ancora tempo per risalire la classifica e distinguersi dalla massa … per conquistare il suo posto all’interno della scuola.

 

 

 

 

Nome partecipante

Punteggio I prova

Punteggio II prova

Punteggio totale

1° posto ex equo

Calien Lyann

 Isaak Selwyn

 

6 punti

7 punti

 

5 punti

4 punti

 

11 punti

11 punti

2° posto ex equo

Aires Black

Naveen Hamilton

 

7 punti

5 punti

 

3 punti

5 punti

 

10 punti

10 punti

3° posto ex equo

Ophelia Gamp

Isabelle Shafiq

Maya Potter

 

7 punti

6 punti

5 punti

 

2 punti

3 punti

4 punti

 

9 punti

9 punti

9 punti

4° posto ex equo

Rigel Black

Katherine Campbell

 

6 punti

7 punti

 

2 punti

1 punto

 

8 punti

8 punti

5° posto ex equo

Jared Convel

Lavinia Prewett

 

5 punti

5 punti

 

1 punto

1 punto

 

6 punti

6 punti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!
Eccoci con la tanto attesa seconda prova. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi pongo una domandina: in vista dell’uscita a Hogsmeade, avete richieste particolari per il vostro OC? Non so, se volete che ci vada con qualcuno, che faccia qualcosa in particolare … insomma, avete carta bianca per le richieste.

Dopo tutto ciò, passiamo alle note dolenti. Come avrete notato, nel capitolo Willas non è presente.

Ebbene, mi spiace informarvi che Willas Lannister non fa più parte di questa interattiva perché sono ben 7 capitoli che non ho notizie da parte della sua creatrice. Essendo tra l’altro un personaggio neanche troppo semplice da gestire, mi sono a lungo interrogata su quanto senso potesse avere il portarlo avanti senza sapere se lo rendo in modo corretto e dovendo improvvisare nelle risposte da attribuirgli nelle varie domande che ho fatto finora. Essendo un’interattiva, mi aspetto una certa partecipazione da chi mi affida un suo OC pertanto ho deciso di tagliarlo fuori. Mi spiace perché aveva del potenziale, ma non ha veramente senso portarlo avanti in questo modo. Concludo dicendo che riapro le iscrizioni per un OC maschile possibilmente aspirante Grifondoro o aspirante Tassorosso perché di Corvi e Serpi ne ho a bizzeffe. Chi desidera partecipare trova la scheda nel prologo.

Per ora è tutto, vi lascio con la speranza di non veder scomparire qualcun altro.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,

Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

 

 

 

 

 

Un uragano rispondente al nome di Lavinia Prewett si abbattè su di loro prima ancora che riuscissero ad alzare lo sguardo nella direzione dal quale provenivano i passi.
- Avete saputo la novità? –
Maya scosse la testa, rivolgendo un’occhiata perplessa all’indirizzo di Calien.
- Tu hai la minima idea di cosa sta dicendo? –
La Veela scosse la testa.
- Deve essere una grande notizia se è così agitata. –
Lavinia annuì con vigore.
- È più che una grande notizia, è una cosa fantastica. È appena arrivato un ragazzo, sembra che prenderà il posto di Willas all’interno del torneo? –
Con la fronte aggrottata, Calien la guardò come se stesse farneticando. – E questa sarebbe una buona notizia … perché? –
Insomma, per come la vedeva lei non c’era proprio nulla di positivo nel fatto che ci fosse un nuovo concorrente, che per giunta dovevano imparare a conoscere a tre quarti della prima selezione.
- Perché è tremendamente carino -, constatò, - e perché sembra veramente molto bisogno di qualcuna che si offra di dargli indicazioni su Hogwarts e su come funzionano qui le cose. –
Maya ridacchiò.
- Fammi indovinare, quel qualcuno vuoi essere tu? –
- Ovviamente. –
- E come la mettiamo con la prova di questo pomeriggio? –
Sventolò una mano a mezz’aria.
- Se non ci hanno dato informazioni deduco che sia alquanto inutile spaccarsi la testa alla ricerca di qualcosa da imparare. Immagino sia un’abilità che si possiede oppure no. –
Effettivamente il ragionamento filava.
- Non c’è nulla che potremmo dirti per convincerti a non partire all’attacco, vero? –
Scosse la testa. – Nulla. –
- Allora non ci resta che augurarti buona fortuna – concluse la Potter.  

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Quello chi sarebbe? –
Isaak seguì lo sguardo di Aires, che osservava con aria critica il ragazzo appena entrato nel dormitorio maschile.
- Mai visto prima, immagino sia il sostituto di Lannister. –
Posò il pedone con il quale stava giocherellando e continuò a osservarlo mentre trascinava dietro di sé il baule.
- Ehi, straniero –, esordì, - ti sei portato casa lì dentro? –
Isaak scosse la testa, borbottando qualcosa che suonava come un “lo sapevo che avrebbe cominciato”.
Il ragazzo scostò gli scarmigliati e bruni ricci, scoprendo gli occhi castani screziati di pagliuzze dorate e replicò con un lieve sorriso.
- Elnath Storm, piacere di conoscervi, e qui dentro sembra che ci siano molte più cose di quanto in realtà siano, ma non sono un granchè con l’ordine. –
I ragazzi all’interno della sala si fecero improvvisamente tutti più attenti.
Il cognome era noto in tutto il mondo magico; sebbene non fossero una famiglia Purosangue, gli Storm erano avventurieri e cacciatori di tesori e talvolta venivano persino utilizzati come intermediari per trattative private e riservate tra personaggi particolarmente ricchi o illustri.
- Storm? Sei uno di quegli Storm? –
- In carne e ossa – ammise, passandosi una mano dietro al collo come se fosse lievemente imbarazzato dalla domanda e dalle implicazioni che ne seguivano.
Solitamente, infatti, dopo aver appurato chi fossero i membri della sua famiglia si cominciava con domande di ogni tipo.
- Buono a sapersi -, considerò Aires, - io sono Aires Black e quello che sto distruggendo a scacchi è Isaak Selwyn; l’idiota sul divano è Jared Convel. – Quest’ultimo gli rispose con un gestaccio che parve essere completamente ignorato dal rampollo dei Black. –
Mio cugino Rigel e l’altro ragazzo del gruppo, Naveen Hamilton, sono alle prese con le ragazze. –
- Non c’è una prova nel pomeriggio? –
- Certo che c’è, ma ancora non si sa di cosa si tratti. –
- Perciò ce ne stiamo a rilassarci – concluse Jared, mostrando il libro che teneva sulle gambe.
Aires meditò sulla mossa da fare, osservando la scacchiera.
Un sorriso compiaciuto comparve sulle labbra sottili prima che tornasse a rivolgersi a Elnath.
- Ti prego, siediti perché a forza di stare in piedi mi metti ansia. –
- Se vuoi sistemare il baule c’è posto nella stanza che dividiamo io e Jared -, lo informò Isaak stringendo contrariato gli occhi quando la regina di Aires mangiò il suo cavallo, - il letto sulla sinistra era del ragazzo che c’era prima di te, puoi prendere quello. –
- Perfetto, allora vado a sistemare questa roba. –
- D’accordo, ci si vede, straniero -, Aires esultò, - ecco fatto, Selwyn: scacco matto! –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Isabelle pescò uno zuccotto di zucca dalla busta che Naveen aveva portato con sé quando le aveva proposto di organizzare una specie di pic nic in riva al Lago Nero, approfittando della bella giornata.
- Come facevi a sapere che sono i miei dolci preferiti? –
- Io so sempre tutto. –
Gli assestò un buffetto sul fianco, facendolo sorridere, mentre alzava gli occhi al cielo.
- Sì, certo. –
- Sul serio, sono un Legilimens, no? –
Isabelle inarcò un sopracciglio, incerta se prendere sul serio l’insinuazione che aveva fatto sulla possibilità di esserle entrato nella mente o se considerarlo un semplice scherzo.
Decise di metterlo alla prova, incrociando le braccia con aria di sfida.
- Se sei così bravo, perché non mi dici a cosa sto pensando in questo momento? –
Naveen resse bene la sua occhiata, sfidandola di rimando.
- Se indovino cosa vinco? –
Finse di pensarci su, arricciando il labbro inferiore.
- Sei un Legilimens, indovina da solo qual è il premio. –
Scoppiò a ridere, punzecchiandole un fianco.
Quando la vide ritrarsi capì di aver trovato il suo punto debole.
- Soffri il solletico? –
Isabelle cambiò espressione all’istante, nell’evidente tentativo di restare impassibile prima di rispondere.
- No. –
- Bugia. –
- Stai prendendo tempo perché non sai a cosa stavo pensando? – rilanciò.
Le si avvicinò, guardandola dritta negli occhi, per assicurarsi che fosse perfettamente consapevole della sua sincerità.
- L’ho chiesto ad Aires -, ammise, - perché non mi piace leggere i pensieri delle persone senza che ce ne sia un bisogno impellente o che mi venga permesso di loro spontanea volontà. È un po’ un’invasione personale, non mi piacerebbe se lo facessero a me quindi evito di farlo – concluse.
Isabelle sorrise, colpita e intenerita dall’ammissione.
- Sei un bravo ragazzo, chi l’avrebbe mai detto. –
- Non poi così bravo -, scherzò, - o non avrei pensato a un premio in particolare con cui ricompensare le mie doti di Legilimens. –
La vide arrossire, distogliendo lo sguardo.
L’aveva messa in imbarazzo e non era quello il tipo di reazione a cui mirava.Per stemperare la tensione le cinse i fianchi, solleticandoli.
Isabelle cominciò a dimenarsi, ridendo mentre tentava di sfuggire alla sua presa.
- Sei sleale -, mormorò tra una risata e l’altra, - davvero molto sleale. –
La osservò, con le onde scure scompigliate e gli occhi allegri che sprizzavano divertimento, le guance leggermente arrossate e il fiato corto.
Doveva essere rimasto fermo in quel modo per parecchio tempo, perché Isabelle si mise a sedere e lo guardò interrogativa.
- Ti sei incantato? –
Sì, probabilmente quella era la definizione più giusta.
- Io … credo che sia ora di tornare al castello, è quasi ora della terza prova – mormorò, alzandosi in piedi e tendendole una mano per aiutarla a fare altrettanto.
Isabelle parve esitare per un attimo, poi però accettò la sua stretta.
- Già, è meglio se rientriamo. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Calien fece scivolare la mano in quella di Rigel, mentre camminavano uno a fianco dell’altra diretti verso l’aula indicata dai Fondatori.
Non sapeva neanche lei perché l’avesse fatto, ma stargli vicina diventava sempre più facile di giorno in giorno e il gesto le era venuto spontaneo.
Lo osservò di sottecchi, timorosa della sua reazione.
Vide che Rigel stava sorridendo e poi sentì la sua presa mentre intrecciava le dita tra loro.
Le tenne aperta la porta dell’aula, facendola cavallerescamente entrare per prima.
All’interno dell’aula c’era già il resto del gruppo, compreso il nuovo arrivato di cui aveva tanto parlato Lavinia poche ore prima.
Effettivamente era un tipo attraente, considerò, ed era semplice capire perché avesse colpito tanto la Prewett.
Eppure, malgrado la curiosità del momento, notò che il loro ingresso non era sfuggito all’occhio attento dei suoi compagni.
- Adesso che sono arrivati anche i due piccioncini, possiamo ultimare le presentazioni -, esordì Jared, - loro sono Calien Lyall e Rigel Black, il cugino intelligente della coppia – concluse, con una frecciatina a carico di Aires.
- Convel, non costringermi a farti male – bofonchiò Aires.
- Provaci. –
- Se non la fate finita sarò io stessa a fare del male a entrambi -, intervenne Katherine, - specialmente a te, Convel. –
Lo sguardo battagliero della rossa diceva chiaramente che non aveva ancora digerito il commento della sera del ballo.
Stringendo la mano prima a lei e poi a Rigel, Elnath domandò: - Fanno sempre così? –
- Sempre -, confermò Rigel, - ma sono sostanzialmente innocui. –
Annuì, continuando a sembrare abbastanza perplesso.
Calien conosceva bene quello sguardo, perché lei stessa l’aveva avuto a lungo dopo aver messo piede nel castello.
Solo adesso cominciava a vedere con più normalità certi avvenimenti o comportamenti.
- Non era come ti eri immaginato Hogwarts, vero? –
- Non esattamente. I miei non sono esattamente degli ammiratori di questo posto. –
- È per questo che sei arrivato solo oggi? –
- Già, non volevano che venissi al torneo perché credono che i Fondatori non abbiano nulla di nuovo da insegnarmi. –
- Mia madre, invece, era preoccupata che qui dentro mi discriminassero e mi rendessero la vita difficile e invece … -
- Invece hai trovato Rigel – concluse per lei, accennando alle mani ancora intrecciate.
Arrossì bruscamente.
Già, forse era proprio vero che loro due si erano trovati seppur provenienti da realtà tanto diverse.   

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

I Fondatori fecero il loro ingresso interrompendo le loro chiacchiere.
Al centro di tutti c’era Helga Tassorosso, segno che il giudice che aveva proposto quella prova era lei e che, quindi, avrebbero dovuto impegnarsi a impressionarla se speravano di entrare nella sua Casa.
- Buon pomeriggio a tutti voi, ragazzi -, esordì con un sorriso gioviale, - come avrete notato abbiamo un nuovo arrivato. Confido che tutti voi facciate del vostro meglio per farlo sentire ben accetto. La prova di quest’oggi verterà sulla vostra capacità di effettuare incantesimi, in particolare un tipo d’incanto complesso che ha alla base l’emozione più forte mai provata da un essere umano: la felicità. Immagino abbiate capito che si tratta dell’Incanto Patronus. Per superare la prova dovrete produrre un Patrono corporeo nel minor numero di tentativi possibili. –
Ophelia tirò un sospiro di sollievo.
Quando aveva capito che si trattava di una prova di Tassorosso aveva temuto che riguardasse qualche pianta o strano ramo dell’Erbologia, ramo in cui suo malgrado era tremendamente negata.
E invece la Fondatrice aveva sorpreso tutti quanti con quella richiesta.
- Cominciate pure quando vi sentite pronti – li esorò, mentre i Fondatori si sistemavano in un angolo dell’aula in modo tale da poter avere una visione d’insieme.
Ophelia si concentrò a fondo sul suo ricordo felice, riportando alla luce un evento di tanti anni prima.

 

 

 

Una bambina correva lungo un prato pieno di margherite, cercando di rincorrere un bambino poco più grande di lei che macinava metri a una velocità impressionante.
Vide la bambina inciampare e cadere a terra, rotolando verso la discesa.
Il bambino si fermò di scatto, voltandosi verso di lei e raggiungendola in poche ampie falcate.
Arrestò la sua discesa, afferrandola con sicurezza e stringendola a sé.
- Ti sei fatta male, Lia? –
- Un po’ -, piagnucolò, - sul ginocchio destro. –
La pelle in corrispondenza dell’articolazione era leggermente escoriata e qualche goccia di sangue aveva macchiato i fili d’erba.
- Ci penso io, tornerà a posto come prima della caduta – le assicurò il bambino.
Le massaggiò la ferita, per poi chinarsi a succhiare via le piccole gocce di sangue.
Così la ferita si sarebbe disinfettata, le aveva detto.
E pochi secondi più tardi il ginocchio aveva smesso di sanguinare e il dolore si era attenuato.
- Va meglio? –
- Sì. Grazie, Edmund. –
- Ci sarò sempre per te, cuginetta, non serve che mi ringrazi. –

 

 

Eppure non aveva mantenuto la promessa.
Edmund era di salute cagionevole e quella piccola fuga dal manor gli aveva causato una brutta influenza che non aveva dato segno di voler cessare e che l’aveva portato nella tomba a soli otto anni.
Sentì gli occhi inumidirsi mentre la tigre che si stava formando evaporava.
Doveva stare calma.
L’ultimo ricordo di Edmund era qualcosa che andava serbato con gioia nel cuore, l’ultimo momento della sua infanzia in cui aveva avuto davvero qualcuno che l’apprezzasse per quello che era e non perché fosse una Veggente o una Gamp.
Tentò di nuovo l’incanto e questa volta la tigre si materializzò alla perfezione, girando su se stessa mentre mandava un ruggito profondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Maya continuava ad agitare la bacchetta, mormorando l’incantesimo nella speranza di veder comparire quella creatura eterea che si stava lentamente levando dalle bacchette dei suoi amici.
Per quanto si sforzasse di mandare a mente un ricordo sufficientemente felice, la sua bacchetta continuava a produrre solo vapore informe.
Lanciò un’occhiata attorno a sé.
Vide Jared produrre un Drago di komodo, mentre poco distante da lui Naveen osservava con un sorriso la volpe che correva in giro per la stanza, rincorsa dal lupo prodotto da Aires.
Tentò per l’ennesima volta, notando che questa volta il vapore cominciava ad assumere una consistenza un po’ più fluida.
All’ennesimo tentativo, l’immagine di qualcosa simile a un delfino si materializzò per un breve momento, per poi dissolversi.
Sorrise.
Anche se non era riuscita a portare a termine la prova aveva comunque scoperto quale animale fosse il suo patrono.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Calien osservò la sua aquila spiccare il volo, librandosi nell’aria e volteggiare tra le teste dei presenti, planando di tanto in tanto.
Poco distante da lei, Rigel aveva appena pronunciato l’incanto.
Vide il vapore del ragazzo formarsi e prendere le sembianze di un aquila identica alla sua.
La vide librarsi a sua volta nell’aria, volando accanto alla sua facendo sfiorare le punte delle loro ali.
- Abbiamo lo stesso patrono – sussurrò, portandosi una mano alla bocca.
Forse era un caso, forse l’ennesima dimostrazione di quanto fosse profonda la loro connessione.
- Sembra essere un segno del destino –, commentò Rigel sorridendo al suo indirizzo, - e sembrerebbe che vadano anche molto d’accordo. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

- Storm, fai stare buono quel tuo lupastro – bofonchiò Aires, accennando al patrono di Elnath che fronteggiava il suo.
Due lupi.
Se il fatto che i patroni di Calien e Rigel fossero uguali era una cosa tremendamente sdolcinata e romantica era altrettanto vero che il fatto che il patrono di due ragazzi fosse il medesimo era una vera e propria scocciatura.
- Stanno cercando di capire chi è l’alpha –, replicò, - e poi di che ti preoccupi? Non possono mica farsi del male. –
Era vero, ma si sentiva stranamente protettivo nei confronti del suo patrono.
Insomma, per certi versi era un pezzo di sé.
Con la coda dell’occhio vide che Jared stava fissando i due patroni con un’espressione mortalmente seria dipinta sul volto.
Dunque non erano le foreste il problema, così come aveva ipotizzato al loro arrivo a Hogwarts, ma gli ululati che aveva sentito.
Convel aveva paura dei lupi.
Era ironico come, persino quando si trattava dei patroni, loro due fossero destinati a non sopportarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Allora, ragazzi, radunatevi tutti qui per favore. –
Assecondarono Helga, mettendosi a semicerchio intorno ai Fondatori.
- Prima di lasciarvi alla classifica aggiornata con i vostri punteggi, vorrei annunciarvi che abbiamo deciso di premiare il vostro impegno concedendovi la giornata di domani come libera. Potrete visitare il villaggio di Hogsmeade e fare ciò che più desiderate, ma il rientro è fissato categoricamente per le sei del pomeriggio. –
Annuirono all’unisono, dando cenno di aver capito alla perfezione.
- E adesso vi lasciamo alla classifica. –
Si radunarono attorno al foglio appeso al muro, curiosi di scoprire come fosse stata aggiornata a seguito di quella prova.

Nome

Cognome

I Prova

II Prova

III Prova

Totale

Naveen

Hamilton

5

5

10

20

Ophelia

Isabelle

Isaak

Gamp

Shafiq

Selwyn

7

6

7

2

3

4

9

9

7

18

18

18

Calien

Aires

Lyall

Black

6

7

5

3

6

7

17

17

Rigel

Jared

Black

Convel

6

5

2

1

8

10

16

16

Katherine

Campbell

7

1

6

14

Maya

Potter

5

4

4

13

Lavinia

Prewett

5

1

5

11

Elnath

Storm

/

/

10

10

 

 

 

 

 

 

 







 

 

 

Spazio autrice: 

Perdonate l’attesa per l’aggiornamento, ma più di una volta a settimana non riesco a pubblicare :/
Ho finalmente scelto l’OC che subentrerà al posto di Willas e spero di riuscire a inserirlo e renderlo bene; nel qual caso così non fosse, FuriaBianca non farti problemi a farmelo presente xD.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Vi lascio al pv di Elnath e a qualche info su di lui.

Chiedo a chi non l’avesse ancora fatto di mandarmi un messaggio privato dicendo cosa vorrebbe che facesse il proprio OC durante l’uscita a Hogsmeade visto che il prossimo capitolo sarà ambientato lì.

Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary

 

 

 

 

Elnath Lupus Storm (PV Marlon Teixeira) – 17 anni, Animagus.

Eterosessuale.
Patronus: Lupo
Bacchetta: lunga 12 pollici, legno di sicomoro, nucleo di piuma di fenice e flessibile.

Quidditch: Battitore

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

 

 

 

 

 

Aprì gli occhi, soffocando uno sbadiglio mentre calciava via le coperte e si metteva seduta sul bordo del letto a baldacchino.
Allontanò una ciocca castana dal volto e trattenne l’ennesimo sbadiglio.
Calien le sorrise, accennando all’orologio a pendolo nell’angolo della loro stanza.
- Ben svegliata, dormigliona. –
- Che ore sono? –
- Le otto e mezza. Eravamo d’accordo per vederci alle nove con Lavinia e Rigel – le ricordò Katherine, raccogliendo le ciocche rosse in un’elaborata treccia laterale.
- Giusto, me ne ero completamente dimenticata. Questo torneo mi sta friggendo il cervello – mormorò, avvicinandosi alla sua anta dell’ampio armadio e rovistando alla ricerca di qualcosa di adatto per quella giornata di visita.
- Ci siete già state a Hogsmeade? – domandò Calien, spazzolando le lunghe ciocche bionde.
Scosse la testa, soppesando un abito di un bell’azzurro che riprendeva il colore dei suoi occhi.
Katherine scosse la testa.
Ophelia la imitò, arricciando il labbro inferiore in un’espressione meditabonda.
- Mai stata, ma so che c’è un negozio di dolci, uno dei locali di Mielandia. –
- Immagino che quella sarà una delle tue tappe obbligatorie -, scherzò la rossa, - vista la tua ossessione per la cioccolata. –
- Ovviamente, ho intenzione di spendere metà della rendita mensile che mi assegnano i miei genitori solo in dolci. –
Risero.
- E con l’altra metà cosa hai intenzione di farci? –
- Non so, forse comprerò un cucciolo al Serraglio stregato del paese. –
Improvvisamente interessata, Calien posò lo sguardo su di lei.
- Un cucciolo? Che tipo di animale avevi in mente? –
- Pensavo a un gatto. Ho già chiesto ad Helga e mi ha detto che è possibile tenere degli animali da compagnia al castello purchè siano di taglia medio piccola. A voi darebbe fastidio averlo in camera? –
- Se fosse stato un rospo avrei detto di sì -, meditò Katherine, - ma un gattino è il benvenuto per quanto mi riguarda. Lien, tu che ne pensi? –
- Mi piacciono i gatti, per cui possiamo avere un nuovo compagno di stanza. –
- E allora che gattino sia. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Aveva percorso quasi interamente la strada che separava il dormitorio maschile da quello femminile quando lo vide.
Elnath Storm vagava per i corridoi con l’aria di chi era ben determinato a esplorare ogni singolo anfratto di Hogwarts.
Lo salutò con un cenno del capo, avvicinandoglisi.
- Hai già dei programmi per la gita a Hogsmeade? –
- Non ancora, sto ancora cercando di orientarmi qui -, ammise, - perciò a parte qualche chiacchiera di circostanza non ho preso molta confidenza con i ragazzi del torneo. –
- Già, ti capisco, anche per me non è semplice stringere amicizie di punto in bianco. –
Elnath si accigliò, sorpreso.
- Eppure sembri estroverso, come se il metterti in gioco non ti creasse il minimo problema. –
- Sono solo amichevole -, si strinse nelle spalle, - ma quello veramente estroverso è mio cugino. –
Ridacchiò.
- Sì, ho avuto modo di notarlo quando l’ho conosciuto. –
- Ti prego, dimmi che non ne ha combinata una delle sue. –
- Non a me, ma credo che lui e Jared non si sopportino granchè. –
Rigel emise un piccolo sbuffo divertito.
- Dire che non si sopportano è un eufemismo. Mi domando come abbiano fatto a non darsi ancora addosso, suppongo che il torneo li abbia tenuti troppo impegnati per permettergli di combinare guai. –
- La calma prima della tempesta – convenne Elnath, come se sapesse perfettamente quello che diceva.
- Già. Piuttosto, mi vedo con Calien e un po’ delle altre ragazze; abbiamo in mente di visitare il villaggio e finire con il pranzare da qualche parte, sei dei nostri? –
Rimase in silenzio, ponderando l’offerta.
Se non altro avrebbe avuto l’occasione di conoscere meglio i suoi compagni e di non perdersi tra le vie di Hogsmeade.
- Perché no. Oltre a Calien chi c’è? –
- Katherine, Ophelia e … -, accennò con il capo alla ragazza che stava uscendo dal dormitorio proprio in quel momento, - Lavinia. –
Sentendo il suo nome, Lavinia si avvicinò a loro con espressione interrogativa.
- Che succede, ragazzi? –
- Ho appena invitato Elnath a trascorrere la gita con noi e ha deciso di aggregarsi. –
Si aprì in un sorriso radioso, affiancandoglisi mentre raggiungevano il resto del gruppo.
- Ottima scelta, stai pur sicuro che non ti annoierai. Hai già qualche idea sui negozi da visitare? –
- Non esattamente. Vorrei fare dei regali ai miei fratelli, ma non ho alcuna idea … specialmente per quello da fare alla mia sorellina – concluse, sorridendo imbarazzato.
- Quanti anni ha? –
- Sedici, si chiama Enif. –
- Allora ti annuncio ufficialmente che sarà mio gradito compito quello di fare da supervisore nella scelta dei regali. Un parere femminile potrebbe tornarti utile. –
Le sorrise, tremendamente riconoscente.
- D’accordo, ma in cambio dovrai accettare un pranzo offerto da me. –
Gli porse la mano con aria fintamente solenne.
- Abbiamo un accordo. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Ripetimi un’altra volta perché stiamo facendo i terzi incomodi invece di andare all’emporio a comprare qualcosa oppure a bere in una delle taverne del paese. –
Aires inarcò un sopracciglio, guardandolo come se avesse fatto una domanda indegna di risposta.
- Non è ovvio? –
- Se ti riferisci al fatto che sei fuori di testa, devo ammettere che ci ho messo un po’ a capirlo, ma alla fine ci sono arrivata – replicò Maya, strappando una risata divertita a Isaak.
- No, miss simpatia. È solo che non è il caso di lasciare Naveen e Isabelle da soli. –
- Sia mai che facciano qualcosa di scabroso … come prendersi per mano – convenne Isaak, scatenando l’ennesimo attacco di risate.
- Non siete divertenti. –
- Suppongo sia solo questione di punti di vista -, lo contraddì la ragazza, - io credo che siamo molto divertenti. –
- Sono il suo migliore amico, ho il compito di farle da chaperon e assicurarmi che … - tacque, guardandosi attorno.
Erano rimasti più indietro per non risultare eccessivamente invadenti, ma si era appena rivelato un errore madornale.
Le chiacchiere di quei due lo avevano fatto distrarre e li aveva persi di vista.
- Ecco fatto, sono scomparsi. –
Isaak e Maya si scambiarono un’occhiata complice.
- Ops … chissà come è potuto succedere. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Maya e Isaak dovevano essere riusciti a distrarre Aires abbastanza da fargli perdere le loro tracce, considerò Isabelle notando che il terzetto non si vedeva più da nessuna parte.
- Mi hanno parlato bene di questo posto -, disse accennando all’insegna di una taverna che recava l’immagine di un gatto nero dal pelo dritto, - perché non ci prendiamo qualcosa? –
Naveen annuì, aprendole la porta e facendole cenno di precederlo.
L’interno del locale era in legno di quercia e l’odore dei dolci appena sfornati si stava rapidamente diffondendo in tutta la sala.
Gli avventori erano ancora pochi ed era rimasto un tavolo libero dietro al piccolo separè ricavato nell’angolo più estremo del locale.
La proprietaria era una donna sulla cinquantina dal sorriso aperto e sincero, corti riccioli biondi che circondavano un volto paffuto dalle guance rosee e gli occhi di un bel castano intenso.
Era leggermente sovrappeso e teneva tra le braccia una gigantesca teglia ricolma di ogni sorta di dolce delizia.
- Buongiorno, miei cari -, esordì sorridendo al loro indirizzo, - accomodatevi pure e sarò subito da voi. –
Presero posto l’una di fronte all’altro e rimasero in silenzio finchè la donna non li raggiunse.
- Cosa vi porto? –
- Un thé alla cannella e un tortino al limone. –
- Lo stesso – aggiunse in fretta Naveen.
Continuava a fissarla con un’intensità che la metteva a disagio.
Non si era mai trovata in una situazione simile prima di quel momento e non sapeva bene come comportarsi.
- Sono io che ti innervosisco? –
- Un po’ -, ammise soffiando sulla tazza bollente, - ma non è colpa tua. Non sono abituata a … a questo. –
- Cioè a un appuntamento da sola con un ragazzo? –
- Già. –
Non sapendo cos’altro aggiungere prese un sorso di thè.
Era ancora troppo caldo e finì con lo scottarsi la punta della lingua.
Ingoiò l’imprecazione che le stava per uscire, facendo finta di niente.
- So che dici la verità, ma non riesco a credere che nessun ragazzo si sia mostrato interessato a passare del tempo da solo con te. –
- Oh, ma non è così. Ho passato del tempo con dei ragazzi, ma per lo più li conoscevo da molto tempo e non avevo alcun interesse nei loro confronti, quindi non mi … - s’interruppe, rendendosi conto di quello che aveva appena detto.
Pregò silenziosamente che Naveen non vi avesse fatto caso, ma ovviamente non era così.
- Quindi hai dell’interesse nei miei confronti? –
Avvampò, distogliendo lo sguardo.
- Se così fosse? –
- Sarebbe un’ottima cosa, perché anche io ho interesse nei tuoi confronti … decisamente molto interesse – replicò, allungando una mano a sfiorarle il mento per spingerla a guardarlo nuovamente negli occhi.
Lo accontentò, ritrovandosi a fissare quelle iridi calde e ammalianti.
Aveva già baciato un ragazzo, ma non l’aveva trovato neanche lontanamente entusiasmante come raccontavano tutte le altre ragazze della sua età, eppure in quel momento non riusciva a pensare ad altro se non al fatto che avrebbe dato praticamente qualsiasi cosa perché Naveen si sporgesse verso di lei e la baciasse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Erano appena usciti dall’emporio, in cui Isaak e Maya lo avevano trascinato con la scusa della possibilità di incontrare lì Isabelle e Naveen, quando lo vide.
Drizzò la testa, gli occhi color del ghiaccio che luccicavano euforici come avrebbero fatto quelli di un predatore che avesse avvistato la sua preda.
Era dal suo arrivo a Hogwarts che aspettava l’occasione di organizzare qualche scherzo ai danni di Convel e in quel momento, con un sacchetto di Bombe Puzzole appena comprato, si presentava finalmente l’occasione perfetta.
Oltretutto Convel era troppo impegnato nel guardare verso il gruppo di ragazze vicino all’ufficio postale per rendersi conto della minaccia che incombeva su di lui.
Lo raggiunse di soppiatto, inondandolo con metà del sacchetto dell’emporio.
Jared emise un verso strozzato, sussultando per la sorpresa, prima di storcere il naso per la puzza nauseante che si era appena sprigionata.
Si mise in guardia, pronto alla sua reazione.
Eppure, tra le risate generali, si udiva chiaramente anche la sua.
Era stato al gioco, cogliendolo a sua volta di sorpresa e rovinandogli tutto il divertimento che sarebbe originato da una sua sceneggiata in piena Hogsmeade.
Qualsiasi cosa facesse, Convel riusciva sempre a non accontentarlo, era incredibile.
Sbuffò, voltandosi verso Maya e Isaak che continuavano a ridere.
- Io vado al Serraglio stregato a vedere se trovo lì quei due –, sbuffò, - ci vediamo più tardi al Calderone pazzo – concluse, indicando la taverna con un elenco dei piatti del giorno appeso al vecchio calderone di peltro fuori dall’ingresso del locale.
S’incamminò senza aspettare risposta, raggiungendo il Serraglio in meno di una decina di minuti.
- Niente, non sono nemmeno qui, ma dove accidenti si sono cacciati? –
Ophelia distolse lo sguardo dalla vetrina principale, dove faceva bella mostra di sé una cesta piena di gattini miagolanti.
- Lo sai che cominciare a parlare da soli è il primo sintomo di pazzia, Black? –
- Tu invece sei alla ricerca di un allevamento di gatti di cui circondarti per quando sarai una vecchia zitella che abita in qualche isolata casa di campagna? –
Gli rivolse una smorfia.
- Continuo a chiedermi perchè continuo a rivolgerti la parola. –
- Quando lo avrai capito potrai spiegarlo anche a me. –
Questa sì che era bella.
Si comportava come se fosse lui quello in diritto di offendersi per il trattamento che gli riservava quando l’artefice di tutto ciò era stato proprio lui anni prima.
- Guarda che quello che si è comportato come un idiota sei stato tu. –
Si accigliò, guardandola come se non avesse idea di quello di cui stava parlando.
- Come, scusa? –
- Il mio compleanno e il rospo … non te lo ricordi più? –
Sorrise appena.
- Ah, già, quello scherzo. –
- Già, gran bello scherzo. –
- Guarda che sei tu quella che se l’è presa eccessivamente; era solo uno scherzo, non c’era bisogno di eleggermi a tua nemesi personale. –
- Mi hai umiliata. –
Percepì la voce che cominciava a incrinarsi e s’impose di riprendere il controllo di sé.
- Era solo uno scherzo, Ophelia. Il modo di un bambino che cercava di attirare l’attenzione, nulla più di questo … se avessi saputo che mi avresti odiato per una sciocchezza del genere non l’avrei fatto – concluse, con tono gentile.
Era un’intonazione che non gli aveva mai sentito prima se non quando parlava con Isabelle.
Era … dolce, se mai quello potesse essere un aggettivo associabile ad Aires Black.
- Mi perdoni? – aggiunse, fissandola dritta negli occhi con quel sorrisetto sghembo a metà tra il tenero e l’imbarazzato.
- Aires Black che chiede scusa? Credevo che sarei morta prima di assistere a questo giorno. –
- Melodrammatica -, sbuffò, - lo so ammettere quando sbaglio. Non mi piace, ma so farlo anche piuttosto bene. –
- Ah, sì? –
- Già, e per dimostrarlo lascia che ti faccia un regalo. –
- Non c’è bisogno che … - cominciò, ma la interruppe con un secco cenno del capo.
- Consideralo un’offerta di pace -, stabilì accennando alla cesta di gattini, - quale vuoi tra queste palle di pelo? –
Gli indicò quello al centro, dalle iridi cobalto, che stava raggomitolato sotto la copertina in pile.
Aires annuì, infilandosi all’istante all’interno del negozio.
- Ne riemerse cinque minuti più tardi, stringendo un trasportino in vimini tra le mani.
Il gattino faceva capolino dalla grata con il musetto.
- È una femminuccia –, le annunciò consegnandole il trasportino, - come vuoi chiamarla? –
Ci riflettè per qualche istante prima di trovare il nome perfetto.
- Artemis. –
- Bel nome, mi piace. –
Infilò un dito nella grata, sorridendo quando la gattina ci si strofinò contro facendo le fusa.
- Aires … -
- Sì, gattina? –
- Grazie … davvero. –
Si strinse nelle spalle.
- Ti dovevo delle scuse, no? –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Lavinia? –
Sobbalzò, colta alla sprovvista dalla voce maschile che le aveva raggiunto le orecchie.
Rex.
Cosa ci faceva lì, in piena Hogsmeade?
Elnath parve rendersi conto del suo disagio, perché la guardò con aria interrogativa.
- Lo conosci? –
Annuì appena.
– È mio fratello. –
La stava guardando con l’aria di chi l’avrebbe volentieri strangolata con le sue mani.
Sapeva bene quanto Rex fosse geloso e ossessionato da lei, e in un certo senso la cosa le piaceva anche, ma di sicuro in quell’occasione non si sarebbe mostrato ragionevole.
Avrebbe finito con il perdere la calma e lei sarebbe stata etichettata come la sorella del “pazzo maniaco del controllo”.
- Andiamocene, per favore. –
Non era pronta a una piazzata di quel tipo, non di fronte a tutti.
- Ne sei sicura? –
- Sì, Elnath, torniamo al castello … per favore. –
Annuì, prendendola sottobraccio e dirottandola lungo la strada che conduceva al castello.
Sentiva lo sguardo furioso del fratello su di sé, ma non si voltò più.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!
Non sono riuscita a inserire tutti i pezzi che mi avete chiesto, e vi chiedo scusa in anticipo, ma il prossimo capitolo comprenderà il rientro al castello e nella seconda parte del capitolo avremo la tanto attesa quarta prova quindi inserirò lì i pezzi mancanti. L’aggiornamento avverrà tra circa una settimana causa esami imminenti.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

 

 

 
- Io lo ammazzo! Giuro che lo ammazzo! –
Elnath non impiegò molto a capire che le urla che provenivano dall’altra stanza erano quelle di Aires Black e che, a giudicare dal modo in cui Jared sogghignava, doveva essere proprio lui il diretto responsabile.
La porta venne spalancata con impeto e il rampollo dei Black irruppe come una furia, le iridi chiare che mandavano lampi di rabbia.
- Sei morto, Convel! Sei un maledetto morto che cammina! –
Il volto di Aires, solitamente pallido e perfetto, era arrossato e pieno di pustole pruriginose.
Polvere di Bulbox.
Sembrava proprio che Jared si fosse vendicato con classe per quell’inconveniente decisamente puzzolente che l’aveva assalito durante l’uscita del giorno precedente.
Come si soleva dire, chi era causa del suo mal che piangesse se stesso.
Isaak aprì gli occhi, svegliato dal frastuono proveniente.
- Si può sapere che succede? Perché stai urlando come una banshee? –
- Che succede? Che succede?!? Guarda il mio viso. Il mio bellissimo, stupendo, incantevole viso! –
- Personalmente non vedo questa gran differenza – intervenne Jared, continuando a ghignare spudoratamente.
Aires scattò verso di lui, venendo placcato all’ultimo secondo dalle braccia forti di Naveen che gli cinsero la vita e lo tirarono indietro.
Rigel, appena giunto sul posto, cercò di dargli man forte nel tirare via il cugino.
- Niente guai, Aires -, gli ricordò, - me lo avevi promesso. –
- Era prima che questo imbecille mi sfregiasse! –
Isaak alzò gli occhi al cielo.
Aires e la sua teatralità.
Certo, era un incidente spiacevole e fastidioso, ma non era poi nulla di permanente.
- È solo polvere di Bulbox, una visita in infermeria risolverà il problema. –
- Se non torno come prima non ci sarà angolo in cui potrai nasconderti – continuò a minacciarlo, incurante dell’ilarità che stava rapidamente assalendo tutti i presenti.
- Sì, inaugureremo la caccia a Convel in un altro momento … coraggio, andiamo in infermeria – intervenne Naveen, con tono condiscendente.
Aires annuì appena, solo parzialmente convinto.
Tuttavia si lasciò condurre via con un’ultima occhiata ammonitrice in direzione del responsabile.
- È guerra, Convel, è guerra! –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Seduta al tavolo della Sala Grande, Isabelle fece vagare lo sguardo attorno a sé.
Erano quasi le nove eppure Aires non si vedeva ancora da nessuna parte.
Attirò l’attenzione di Naveen e Rigel che stavano entrando a fare colazione, spingendoli a dirottare verso di lei e sederle davanti.
- Buongiorno, ragazzi. Sapete che fine ha fatto il nostro re del melodramma? –
- A dire la verità sì. Aires è in infermeria – confermò Rigel, allungandosi ad afferrare la caraffa del succo di zucca.
Ne versò un po’ a Calien, accanto alla quale si era seduto, e poi fece altrettanto per Isabelle.
Infine riempì il suo bicchiere e quello di Naveen.
- In infermeria? – ripetè la bionda, preoccupata, - Spero non sia successo nulla di grave. –
- Niente di preoccupante -, la rassicurò, - solo un po’ di innocua polvere di Bulbox. –
- Ma se stai a sentire lui allora il Vaiolo di drago in confronto è una barzelletta – asserì Naveen, sorridendo divertito.
Isabelle si unì all’ilarità del ragazzo.
Conoscendo Aires non faticava a credere che quell’innocuo scherzo fosse stato visto dal ragazzo come un vero e proprio attentato alla sua persona.
- Fammi indovinare, ha cominciato a blaterare del suo bellissimo viso che rischiava di essere sfregiato. –
- Già, era abbastanza comico in effetti ... solo che quando ho provato a riderci sopra mi ha tirato il candelabro sistemato sul comodino –, Naveen indicò il piccolo bernoccolo che si stava rapidamente formando sul lato destro della sua testa, - è decisamente suscettibile. –
Isabelle allungò una mano ad accarezzare il punto dolente, sfiorandolo con delicatezza.
- Ti fa molto male? –
- Quasi per nulla, mi ha preso solo di striscio. –
- Bene, altrimenti credo che avrei dovuto fare una visitina ad Aires – considerò, arricciando il labbro in una comica espressione.
- Sarebbe stato interessante vederti suonargliele -, riconobbe, - ma non dovrei essere io a difendere il tuo onore? –
- Il mio onore me lo difendo da sola -, replicò, - non ho bisogno di nessuno per tirare qualche pugno in faccia. –
- Non fatico a crederlo … del resto le principessine delicate e impaurite tendono a essere davvero molto noiose. –
Isabelle giocherellò con una ciocca di capelli, lievemente imbarazzata dalla profondità e dall’intensità del suo sguardo.
Calien rivolse un’occhiata eloquente all’indirizzo di quei due, chinandosi a sussurrare all’orecchio del ragazzo al suo fianco, - Potrebbe essere più chiaro di così che si piacciono? –
Rigel le sorrise di rimando.
- Immagino che questo Torneo faccia emergere parecchi possibili interessi amorosi. –
- Ne hai in mente qualcuno? – gli chiese, scherzosamente.
- Direi di sì -, scherzò a sua volta, - c’è questa ragazza bionda dagli occhi incredibili e il sorriso più bello che abbia mai visto … la conosci? –
Sentì le labbra stirarsi in un sorriso che era un misto di gioia e lieve imbarazzo.
- Chissà, potrebbe anche darsi. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

- Non ci hai più raccontato come è andata ieri pomeriggio – esordì Maya, mentre si dirigevano verso l’aula in cui si sarebbe tenuta la quarta prova.
Lavinia si strinse nelle spalle.
- Non c’è molto da dire. –
Katherine inarcò un sopracciglio perfettamente curato, incredula.
- Prego? Sei stata entusiasta come una bambina il giorno del suo compleanno quando hai saputo che Rigel aveva invitato Elnath a unirsi a noi e adesso pensi di liquidarci così? –
- Non vi sto liquidando. Semplicemente non è successo nulla degno di nota. –
Rex aveva provveduto, con la sua repentina e completamente inaspettata comparsa, a stroncare sul nascere qualunque cosa quel pomeriggio avrebbe potuto portare.
- Siete rientrati presto al castello -, osservò Ophelia, - c’è qualcosa che è andato storto? –
Sospirò, rassegnandosi a rispondere all’interrogatorio il tempo necessario per guadagnare l’ingresso dell’aula.
Una volta dentro avrebbero dovuto smetterla di assalirla con le domande.
- Abbiamo incontrato mio fratello Rex. –
- Mi sembra una buona cosa, darei qualsiasi cosa per rivedere mio fratello … mi manca moltissimo – ammise Maya, lievemente in imbarazzo.
- Tuo fratello deve essere sicuramente molto diverso da Rex. –
Katherine storse il naso. – È forse uno di quei despoti maschilisti che credono che le ragazze debbano stare calme e buone al suo posto? –
- Non esattamente. Diciamo solo che è molto protettivo e non gli va a genio l’idea di vedermi stare da sola con un ragazzo che non sia lui. –
Ophelia emise un gemito solidale. – Ah, il tipo possessivo, conosco il prototipo. –
- È per questo quindi che tu ed Elnath siete tornati prima al castello? –
- Sì, Kat. E dopo quella figuraccia mi sono congedata con la scusa di un gran mal di testa. Sicuramente ha capito che c’era qualcosa sotto, ma non mi andava di fare un’altra figuraccia spiegandogli qual è il problema con Rex. –
- Non mi sembra il tipo che si mette a giudicare gli altri o le loro situazioni famigliari – considerò Maya, meditabonda.
- Ho preferito non correre rischi … adesso entriamo, la prova sta per cominciare – tagliò corto, nella speranza che le sue amiche recepissero il messaggio e decidessero di mettere un freno alla questione.
Parvero capirla al volo, perché una volta nell’aula si mossero velocemente verso la lavagna a cui era stata appuntata la lista delle coppie per quella prova.
Trasfigurazione personale e altrui.
Magnifico, proprio quello che le ci voleva, qualcuno lì su doveva avercela a morte con lei.

 

 

 

 

 

Coppie

Jared Convel – Naveen Hamilton

Ophelia Gamp – Aires Black

Calien Lyall – Maya Potter

Isabelle Shafiq – Lavinia Prewett

Isaak Selwyn – Elnath Storm

Katherine Campbell – Rigel Black

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Che fine avevi fatto? A colazione non ti si è visto da nessuna parte. –
Aires si sistemò di fronte a Ophelia, rivolgendole un sorrisetto sghembo.
- Che c’è, Gamp, vuoi forse confessarmi che ti sono mancato e che eri preoccupata all’idea di non vedermi per tutta la giornata? –
Emise uno sbuffo incredulo.
- Preoccupata? Casomai sollevata. –
- Sei una pessima bugiarda, te l’hanno mai detto? –
- E tu deliri, ma sono sicura che te lo abbiano detto parecchie volte. –
Ridacchiò.
- Ero in infermeria, comunque, quell’idiota di Convel mi aveva ricoperto la fodera del cuscino di polvere di Bulbox. –
- Un attentato a sua maestà reale Aires Black? Devo cominciare a rivalutare Convel -, scherzò, - non sembra tanto male. –
Sgranò gli occhi, avvicinandolesi fissandola negli occhi.
Le sfiorò la fronte con le dita.
Le mani erano fredde, ma avevano un tocco sorprendentemente gentile.
Lo guardò come se fosse completamente impazzito.
- Che … che stai facendo? –
- Controllo che tu non abbia la febbre … dici cose senza senso. –
- Spiritoso -, ironizzò, - piuttosto dimmi un po’ in cosa mi dovresti trasformare? –
Aires ripescò il foglietto di pergamena che aveva estratto, mostrandoglielo: un coniglio.
Tutto sommato poteva andarle peggio.
- E io cosa diventerò? –
Trattenne le risate, porgendogli a sua volta il foglietto.
Lo vide sbiancare, scuotendo la testa con indignazione.
- Un rospo? Siamo seri? Ma si può sapere cosa accidenti hanno tutti quanti oggi, perché se la prendono con me? –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Sei proprio sicuro di sapere quello che stai facendo, vero Isaak? –
- Sì, certo … quasi … più o meno sicuro al venti, forse trenta per cento – rispose il ragazzo, concentrandosi sull’incantesimo che avrebbe dovuto pronunciare di lì a poco.
Doveva trasfigurare Elnath in un porcospino; di solito gli animali più piccoli erano più semplici, sempre ammesso ovviamente che si avesse destrezza nell’arte della trasfigurazione.
E quello non era decisamente il suo campo.
- Devo preoccuparmi? –
- Non essere ridicolo, male che vada i Fondatori ti riaggiusteranno. –
Elnath sospirò.
Adesso sì che era ufficialmente preoccupato.
- Cerca solo di non farmi scomparire qualche parte del corpo, d’accordo? –
- Farò del mio meglio. –
Lo vide puntare la bacchetta contro di lui, pronunciando l’incanto.
Non avvertiva nulla di strano, tranne la sensazione di essere ancorato al terreno.
- Sicuro che non fosse un incantesimo adesivo? –
Isaak scosse la testa, indicandogli i piedi con un cenno del capo.
- Temo di no … i porcospini non hanno le radici, vero? –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Avevano appena ricevuto il cambio, ringraziando qualsiasi forma divina esistente, perché non era affatto sicura che avrebbe potuto sopportare l’ennesimo tentativo di Lavinia che agitava in modo patetico la bacchetta davanti a sé nella speranza che accadesse qualcosa.
Doveva trasfigurare la compagna in una colomba.
Fece mente locale, focalizzandosi sull’animale che voleva vedere prendere forma e mosse la bacchetta con un gesto rapido e veloce.
Sotto il suo sguardo Lavinia cominciò velocemente a rimpicciolirsi e riempirsi di candide piume.
Dieci secondi più tardi una soffice e leggiadra colomba svolazzava nell’aula.
Sorrise, soddisfatta di sé.
Degli altri compagni solo Rigel era riuscito a produrre un pavone perfetto e in breve tempo proprio come lei.
Certa che quella prova fosse destinata a essere superata con il massimo dei punti, attese che la colomba di adagiasse su uno dei banchi per effettuare il contro incantesimo.
Lavinia, con i capelli leggermente arruffati per il breve volo, le sorrise.
- È stata una sensazione fantastica. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Calien emise un sospiro sollevato quando i Fondatori annunciarono che la prova era terminata.
Trasfigurazione non era mai stata la sua materia, malgrado fosse per metà Veela e quindi in teoria naturalmente predisposta, e aveva passato quelle tre ore pregando silenziosamente che quella tortura avesse fine.
- Hanno ultimato l’assegnazione dei punti – le fece presente Maya, indicando la classifica aggiornata con i punteggi.
Non restava che vedere come se l’era cavata nella speranza di non essere precipitata in classifica.
- Vi prego di radunarvi tutti qui -, esordì Godric, - come avrete notato questa è la quarta prova quindi gli ultimi in classifica avrebbero dovuto lasciarci, ma vista la recente sostituzione del signor Lannister con il signor Storm abbiamo ritenuto opportuno non operare eliminazioni. Vogliamo conoscervi ancora un po’ meglio. –
Emisero tutti un sospiro di sollievo.
Se non altro nessuno sarebbe tornato a casa quel giorno.
- Ciò non significa che possiate dormire sugli allori -, chiarì Rowena, - ma semplicemente che avete ancora un po’ di tempo per dimostrarci che meritate un posto in questa scuola. –
- Vi lasciamo alla classifica parziale; la quinta prova avverrà domani nel pomeriggio. Avete la mattina libera, potete trascorrerla come meglio preferite – concluse Salazar.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nome

Cognome

I Prova

II Prova

III Prova

IV Prova

Totale

Naveen

Hamilton

5

5

10

5

25

Ophelia

Isabelle

Isaak

Gamp

Shafiq

Selwyn

7

6

7

2

3

4

9

9

7

7

10

3

25

28

21

Calien

Aires

Lyall

Black

6

7

5

3

6

7

5

6

22

23

Rigel

Jared

Black

Convel

6

5

2

1

8

10

10

8

26

24

Katherine

Campbell

7

1

6

6

20

Maya

Potter

5

4

4

8

21

Lavinia

Prewett

5

1

5

2

13

Elnath

Storm

/

/

10

7

17

 

Classifica

1° Isabelle Shafiq

2° Rigel Black

3° ex equo

Naveen Hamilton

Ophelia Gamp

4° Jared Convel

5° Aires Black

6° Calien Lyall

7° ex equo

Isaak Selwyn

Maya Potter

 Katherine Campbell

9° Elnath Storm

10° Lavinia Prewett

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!
Eccoci finalmente con l’aggiornamento.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e volevo farvi una domandina a cui potete tranquillamente rispondere nell’angolo recensione:

- il vostro OC gioca a Quidditch? Se sì in che ruolo?

Detto ciò vi auguro una buona domenica.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

 

Prima di lasciarvi al nuovo capitolo sono costretta a comunicarvi nuovamente l’esclusione di un OC. Speravo che la cosa non si ripetesse, ma purtroppo così non è stato. L’OC in questione è Katherine, per cui mi trovo costretta a riaprire le iscrizioni … con la speranza che questa sia l’ultima volta.

Iscrizioni riaperte per un OC femminile preferibilmente aspirante Corvonero, ma andrebbe bene anche Tassorosso.

 

 

- Ve l’avevo detto che non si poteva fare affidamento su certe … creature – borbottò Salazar, mentre depennava dalla classifica il nome della ragazza.
- Anche Lannister si è ritirato dal torneo –, gli fece notare Rowena, - qual è la scusa per lui? –
Scrollò le spalle, indispettito dal commento della donna.
- Non siamo qui per discutere del motivo che ha spinto l’una o l’altro a lasciare il torneo -, intervenne Helga nel tentativo di fare da paciere tra i due, - ma della nuova candidata da selezionare. Chi credete che sia meglio tra le rimanenti nell’elenco? –
Godric si accigliò, esaminando le possibili candidate.
- Forse lei … che ne pensate? –
- Potrebbe funzionare – convenne Corvonero.
- Purchè non sia l’ennesimo spreco di tempo. –
- Salazar … -
- Che c’è? Ho detto solo la verità … questi due candidati erano evidentemente non adatti. La nuova scelta dovrà essere quella giusta. –
Le iridi azzurre di Rowena lampeggiarono determinate.
- E lo sarà, me lo sento. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Calien venne svegliata di soprassalto dalla voce di Maya.
Aprì gli occhi, soffocando uno sbadiglio mentre si sforzava di mettere a fuoco ciò che stava accadendo.
- Che succede? –
- Katherine … Katherine è scomparsa e così anche le sue cose. –
Balzò a sedere, calciando via le coperte.
- Cosa? –
- Il suo letto è stato rifatto, il baule e tutte le sue cose sono scomparse – spiegò.
- Credi che sia tornata a casa? –
Maya arricciò il labbro, meditabonda. – Penso di sì, quale altra spiegazione plausibile potrebbe esserci? –
- Dammi cinque minuti per prepararmi e poi scendiamo in Sala Grande. Immagino che qualcuno saprà dirci cosa è successo. –
La rossa annuì, attendendo pazientemente che l’amica finisse di prepararsi per poi precederla lungo la strada che dal dormitorio femminile portava alla Sala Grande.
Sembrava che la notizia avesse già fatto il giro dei partecipanti al torneo, perché i vari gruppetti stavano confabulando tra loro.
Sedettero accanto a Ophelia e Lavinia, osservandole di sottecchi.
Loro erano Purosangue e per giunta ben inserite all’interno della società del mondo magico, se c’era qualcuna che poteva dar loro una risposta con ogni probabilità erano loro.
- Ragazze, avete saputo di Katherine? –
Lavinia si volse verso di loro, annuendo tristemente.
- Sembra che sia tornata a casa perché i suoi genitori le hanno trovato un pretendente. Immagino che tra non molto avremo notizia del suo fidanzamento ufficiale. –
- E non tutti hanno preso la notizia con tranquillità – aggiunse Ophelia, accennando a Jared che stava rimestando il suo porridge con espressione a dir poco scontenta.
- Credo che tutto sommato lei gli piacesse -, considerò Maya, - e non sarebbero nemmeno stati male insieme. Era divertente vederli battibeccare. –
Calien sospirò.
- Già, lo era, ma immagino che oramai non ci sia più nulla da fare. –
Una volta abbandonato il torneo non c’erano più possibilità di farvi ritorno.
Doveva essere stata una scelta sofferta, ma sicuramente ben ponderata.
E a loro non restava che rassegnarsi all’idea di non rivedere più quella furia dai capelli rossi.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Isabelle sedette di fronte a Naveen e Aires, osservandoli confabulare.
- Di che state parlando come due vecchie pettegole? –
I ragazzi le sorrisero simultaneamente.
- Stavamo pensando di organizzare qualcosa per trascorrere la mattinata che ci hanno lasciato libera – replicò in fretta Aires.
Inarcò un sopracciglio, convinta che ci fosse sotto molto più di quello.
- Ma davvero? –
- E, forse, di piani di vendetta – ammise Naveen, ricevendo una gomitata dall’amico.
- Non devi dirle tutto ogni volta che ti guarda sbattendo le ciglia come una cerbiatta – sbuffò Black.
- Io non sbatto le ciglia come una cerbiatta -, protestò, - e mi sembrava che Rigel ti avesse fatto fare una promessa. Vuoi infrangerla? –
- Non toccarmi sull’onore, terremoto. Io non ho intenzione di combinare guai. Voglio solo pareggiare i conti, sai occhio per occhio, sono un tipo vecchia scuola. –
- Buffo -, ironizzò, - perché credevo che quello fosse il Vecchio Testamento. –
Agitò una mano, noncurante.
- Quello che é. Sta di fatto che Convel non può passarla liscia e che non posso cacciarmi nei guai se non mi beccano. –
Isabelle rivolse un’occhiata a metà tra l’esasperato e il divertito a Naveen.
- Tu hai una vaga idea del perché siamo amici di questo pazzo esaltato? –
- Questa domanda me la faccio dalla prima volta in cui l’ho incontrato. –
Aires assottigliò lo sguardo, rivolgendo loro una piccola smorfia indignata.
- Siete miei amici perché dove accidenti lo trovate un altro tipo come me? –
Finse di pensarci su. – Un po’ ovunque se ci mettiamo a girovagare per il reparto di malati mentali del San Mungo. –
Naveen la invitò a battere il cinque, ridacchiando.
- Siete due persone orribili -, asserì Aires, - sappiatelo. –
- Ce ne faremo una ragione. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

- Aires aveva intenzione di organizzare una partita di Quidditch – li informò Rigel non appena si furono sistemati al loro tavolo.
Gli occhi di Jared si illuminarono all’istante.
- Una partita? Ci sto. –
- Non siamo un po’ pochi per la partita? Chi è che ha intenzione di giocare? – osservò Isaak, perplesso.
- Di solito giocavamo anche cinque contro cinque … è un po’ più pericoloso, ma il divertimento è assicurato –, considerò Rigel, - e per quanto riguarda i giocatori credo che siamo tutti noi ragazzi e delle ragazze di sicuro giocheranno Izzy, Ophelia e Lavinia … credo che anche Maya voglia provare. –
- Allora ci sto. Raggiungiamo gli altri e decidiamo come dividere le squadre – saltò su Isaak.
Elnath accennò con il capo al drappello che li stava raggiungendo.
- Credo che ci abbiano preceduto sul tempo. –
Aires guidava la delegazione, con il sorriso di chi sapeva già di aver avuto l’idea migliore dell’intero torneo.
- Allora, ci state? –
- Ovvio che ci stiamo … ti darò una lezione che non ti dimenticherai facilmente, Black – asserì Jared, bellicoso.
- Sarà un piacere scaraventarti giù dalla scopa. –
Isaak tossicchiò sonoramente, attirando l’attenzione su di sé.
- Ragazzi, è solo una partita … non è nulla di personale. –
Isabelle scosse la testa, sbuffando. – Lascia perdere, Isaak, è inutile provare a far ragionare questi due testoni. Prepariamoci alla partita con più falli del secolo. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Sei sicura di non voler provare? –
Calien scosse la testa con risolutezza.
- A me sta benissimo che i miei piedi se ne stiano ben ancorati alla terra ferma. Se fossimo nati per volare avremmo avuto le ali. –
- Io invece ho tutte le intenzioni di provare, giocherò come Cercatrice perché per quel ruolo al momento abbiamo solo Rigel. Fammi gli auguri – replicò Maya, dirigendosi verso il campo dove il resto del gruppo era impegnato in una fitta discussione.
- Aires e Jared saranno i Capitani –, la informò Isabelle, - stiamo aspettando che si decidano a smetterla di abbaiarsi contro e si mettano a formare le squadre. –
Effettivamente i due ragazzi avevano continuato a rivolgersi frecciatine per tutto il tempo e sembravano ancora impegnati in quello che era diventato il loro passatempo preferito: darsi fastidio a vicenda.
- Mi domando come facciano due tizi dall’ego così immenso a staccarsi da terra –, sbuffò Ophelia per poi alzare la voce, - Black e Convel, piantatela di spargere testosterone per tutto il campo e decidetevi a formare le squadre. Qui vogliamo giocare! –
- Abbiamo quasi fatto … comincia a decidere Jared. –
Convel si fece avanti, osservando i due Cacciatori disponibili.
Aires e Isabelle giocavano insieme da una vita, il loro affiatamento doveva essere incredibile … perciò avrebbe puntato a dividerli.
- Scelgo Isabelle. –
Aires non diede segno di sorpresa.
Si era aspettato quella mossa.
Si potevano dire molte cose su Convel, ma non che fosse uno sprovveduto.
E comunque gli era rimasto un ottimo giocatore.
- Io prendo Naveen. Sta a me decidere per il Battitore, giusto? –
Jared annuì seccamente.
Avevano deciso che avrebbero alternato la decisione in base ai ruoli: lui avrebbe scelto Cacciatore e Portiere, Battitore e Cercatore sarebbero toccati per primi ad Aires.
- Allora come Battitore scelgo Isaak. –
- E io prendo Elnath. Come Portiere prendo Lavinia. –
Aires ammiccò all’indirizzo di Ophelia. – Sembra che io sia fortunato, coraggio Gamp, sei in squadra. E concludo prendendomi Rigel. Attaccati al … –
L’occhiataccia del cugino lo tacitò.
- Stavo per dire “attaccati al manico della scopa”, cosa avevi capito? –
- Ceeerto. –
- Forza, diamoci una mossa, non abbiamo mica tutta la giornata – intervenne Convel.
Finirono di preparare l’attrezzatura e salirono in sella, staccandosi da terra con uno slancio deciso.
- Calien arbitra la partita – annunciò a mezz’aria Isabelle, ricevendo un cenno d’assenso dalla bionda seduta sugli spalti.
- Cominciate! –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Un’ora più tardi, sporchi e stremati come se fossero appena tornati dalla guerra, atterrarono sul selciato.
Riposero l’attrezzatura nel baule che i Fondatori avevano loro concesso e marciarono verso la scuola.
- Con quel Bolide mi hai quasi disarcionato, Selwyn. –
- Le mie scuse, Convel, non avevo capito che fossi una signorina tanto delicata. –
Aires ridacchiò, assestando una pacca al compagno di squadra.
La partita era terminata 180 a 70 per loro ed era più che pronto a gongolare per il trionfo.
Isabelle gli assestò una spallata mentre gli passava accanto, scura in volto come se avesse appena perso la partita della sua vita.
- Se apri bocca, Aires, giuro che ti Schianto. –
- Qualcuno non prende bene la sconfitta. –
- Qualcuno sta per ricevere un calcio nei gioielli di famiglia talmente forte che lo ridurrà a un eunuco – ribattè, sorridendo candidamente.
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa.
- Amico, non ti invidio per niente nel dover avere a che fare con lei – disse all’indirizzo di Naveen.
- Ne vale la pena. –
- Ooooh, ma che cosa dolce – gli fece il verso Jared.
- Per una volta tanto sono d’accordo con lui, sei diabetico … quasi quanto Rigel – aggiunse, indicando il cugino che passeggiava poco più avanti tenendo per mano Calien.
Naveen mantenne il punto, sorridendo furbo.
- Parlando di cose diabetiche … dimmi, come procede il tentativo di avvicinarti a Ophelia? –
- Stai sparando la prima cosa che ti passa per la testa? –
- Oh, andiamo, è palese … Isaak? –
- Indubbiamente – assicurò a sua volta il ragazzo.
- Siete indubbiamente fuori di testa, ecco cosa. Stuzzicarla é solo un modo divertente di passare il tempo. –
Isaak gli rivolse un’occhiata condiscendente.
- Fingeremo di crederci se questo ti aiuta a sentirti meglio … -
- Ma sappi che non ti crediamo. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- C’è un foglio attaccato alla bacheca – osservò Elnath, allungando il passo per leggerlo.
Lavinia si sporse per cercare di leggerlo da sopra la sua spalla.
- Che dice? –
- In virtù del ritiro della signorina Campbell, la prova è rimandata a domani … quando la sua sostituta arriverà al castello. Firmato: Salazar Serpeverde, Helga Tassorosso, Rowena Corvonero e Godric Grifondoro. –
- Mi domando chi sarà a prendere il suo posto. –
- Immagino che lo scopriremo solo domani. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Pregevole signorina,
con la presente i Fondatori di Hogwarts la invitano a presenziare al Torneo in vista dell’ottenimento di un posto nella nostra scuola.
Sperando di vederla al castello, nella mattinata di domani, le porgiamo i nostri più cordiali saluti.
In fede, i Fondatori

Salazar Serpeverde,
Godric Grifondoro,
Rowena Corvonero,
Helga Tassorosso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!
Come anticipato all’inizio del capitolo sono riaperte le iscrizioni per 1 OC femminile preferibilmente aspirante Corvonero o, in alternativa, Tassorosso.
Trovate la scheda nel Prologo della storia e sono ovviamente a disposizione per qualsiasi tipo di chiarimento.
Chi desiderasse provare a partecipare ha tempo fino all’11 giugno per inviare la scheda con oggetto “Nome OC – Founder’s Tournament”.
Per quanto riguarda coloro che già partecipano alla storia, mi scuso se la prova non ha avuto luogo in questo capitolo, ma visto il contrattempo ho preferito rimandarla al prossimo aggiornamento in modo da avere nuovamente 12 OC.
Vi chiederei, avendo un pc nuovo e non avendo modo di recuperare le schede dei vostri OC, se poteste inviarmi le risposte a queste domande (tramite mp); scusate per il disagio:

- Molliccio?

- Paure/Fobie?

- Segreto inconfessabile?

 

Scusate ancora.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

 

 

 

Vi chiedo scusa per l’attesa, ma purtroppo in questo periodo sono decisamente ko e fatico a ritagliare momenti per scrivere. Fortunatamente, però, oggi sono riuscita a ritagliarmi quanto basta per lavorare al capitolo. Ho avuto difficoltà a scegliere l’OC nuova, lo ammetto, perché ne avevo almeno 3 che sarebbero state perfette … ho infine deciso di adoperare come criterio quello di dare la precedenza all’autrice che ancora non partecipava alla storia. Quindi l’OC scelto è:

Lorde Adeline Benson

 

L’ultima comunicazione del capitolo è che Lavinia non comparirà granchè in questo capitolo perché l’autrice non mi ha inviato le risposte alle domande del capitolo scorso, quindi non saprei cosa inventarmi per lei xD

 

 

 

 

 

 

 

 

- Black! –
L’urlo disumano di Jared riecheggiò nella Sala Grande, attirando l’attenzione generale su di uno Jared dalla chioma insolitamente color melanzana.
Il diretto interessato distolse l’attenzione dalla sua colazione e gli rivolse uno sguardo pigro, arricciando appena le labbra in un accenno di sorriso.
- Sì, Convel? –
- Cosa accidenti mi hai dato da bere? –
- Succo di zucca. –
- Cosa c’era dentro il succo di zucca? – insistè, il volto solitamente calmo improvvisamente paonazzo.
- Cosa vuoi che ci fosse, magari del succo di zucca? Cominci ad avere problemi di senilità precoce? –
- Oltre al succo di zucca! –
Il sorriso sul volto di Aires si allargò ancora di più, divenendo più simile a un sogghigno soddisfatto che a un’espressione allegra.
- Ah, quello. Nulla di preoccupante, solo un po’ di pozione cangiante. –
- Nulla di preoccupante? -, gli fece eco, - ho i capelli che ricordano una melanzana! –
- Credimi, può solo che essere un miglioramento rispetto agli originali … e poi il viola sembra proprio essere il tuo colore. –
Isaak, seduto al suo fianco, nascose il volto contro il calice che stava sorseggiando, soffocando una risata.
Certe volte Aires sapeva davvero portare la pazienza oltre ogni limite umanamente conosciuto.
Non si sarebbe affatto stupito se Convel avesse definitivamente perso il controllo e si fosse lanciato contro di lui con un grido selvaggio, ingaggiando un duello alla Babbana in piena regola.
- Se proprio non ti piacciono -, aggiunse poi il Black, - puoi sempre prepararti un antidoto e riportarli al colore naturale … sei tanto bravo in Pozioni, no? –
Sì, bravo come qualcuno in procinto di far saltare in aria qualsiasi calderone esistente sulla faccia della terra.
Jared parve essere sul punto di rispondergli a tono, ma cambiò idea nel momento stesso in cui posò lo sguardo su di Isaak.
- Selwyn, potresti essere così gentile da aiutarmi a rimediare al danno di questo celenterato? –
Sempre resistendo stoicamente dallo scoppiargli a ridere in faccia, mise giù il calice e annuì.
- Vieni con me, se ci sbrighiamo riusciamo ad arrivare alla prova in tempo. –Osservandoli allontanarsi, Aires rimase a rimuginare su quel termine.
Non era proprio consapevole del suo significato, ma d’impatto non gli sembrava nulla di gentile.
Si sporse verso Elnath, attirando la sua attenzione.
- Ti serve qualcosa? –
- Una delucidazione riguardo un termine. Che significa celentrato? –
Elnath ridacchiò.
- Celenterato vorrai dire? –
- Sì, insomma, quel celecoso. –
- I celenterati sono dei tipi di invertebrati acquatici dotati di corpo molle e di tentacoli urticanti -, spiegò, - tipo le meduse o i coralli. –
Sinceramente perplesso, inarcò un sopracciglio.
- Dimmi, Nath, ti sembro forse una medusa o un altro di quegli esserini orripilanti? –
Scoppiò nuovamente a ridere, scuotendo la testa.
Aires e le sue fisime sull’aspetto estetico.
- Non credo che si riferisse al tuo aspetto, ma alle capacità intellettive. I celenterati sono sprovvisti di cervello. –
- Ah. –
- Tutto qui? Nessuna reazione da prima donna? –
- Io non sono una prima donna – protestò indignato.
Per educazione Elnath non lo contraddisse, ma dalla sua espressione doveva essere ben chiaro come la pensasse perché Aires sbuffò e si alzò annunciando che: “sarebbe andato da chi lo apprezzava maggiormente”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Hai qualche idea su quale potrebbe essere il tema della prova di oggi? – domandò Calien, sforzandosi di ignorare i brividi piacevoli che le correvano lungo il corpo mentre Rigel giocherellava distrattamente con le dita, tracciando strani ghirigori sul dorso della sua mano e risalendo fino all’avambraccio.
- Non ne ho idea –, ammise lui, - ma credo che la difficoltà aumenterà sempre più. Siamo stati fortunati ad evitare la prima scrematura, ma dubito che al secondo turno lo saremo altrettanto. –
- Sempre il solito ottimista, Rig – sbuffò Isabelle, alzando la testa dalla spalla di Naveen su cui si era adagiata e corrugando le sopracciglia.
- Preferisco essere realista su quelle che sono le mie possibilità. E so con certezza che non ci tengo particolarmente a sostenere un’altra prova di Pozioni. –
- Mi associo pienamente –, convenne Isabelle, - oltretutto Salazar mi dà i brividi. –
Naveen si accigliò, deciso a difendere il suo Fondatore preferito.
- Oh, andiamo, non è così male anzi a dirla tutta io lo trovo tremendamente affascinante. –
- Questo perché tu vorresti essere scelto per entrare nella sua Casa quindi non sei obiettivo, ma ti assicuro che è dannatamente inquietante … e credo che mi abbia appena sentita – concluse, coprendosi la faccia con le mani.
In effetti Salazar aveva puntato lo sguardo verso di loro e li fissava come se udisse perfettamente i loro discorsi.
Perfetto, ci mancava solo quella, adesso sì che l’avrebbe uccisa.
- Per caso è un Legilimens? – domandò Calien.
Naveen fece un cenno di diniego.
- Si saprebbe in giro se lo fosse. No, credo solo che sia incuriosito dai nostri discorsi. –
- Quindi non mi ha sentita? – chiese speranzosa.
- Oh, no. Ti ha sentita eccome e ne è anche molto divertito. –
Rigel sgranò gli occhi, incredulo.
- Hai usato la Legilimanzia su Salazar? –
Annuì, sorridendo compiaciuto.
- Sei ufficialmente desideroso di morire giovane, amico mio. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Stavano ultimando la colazione quando la porta della Sala Grande si aprì a mostrare una ragazza dal fisico delicato e gli abiti spiccatamente eleganti e femminili, con lunghi capelli biondi e le iridi di un castano chiarissimo.
Era molto bella e aggraziata, notò Maya, e si muoveva con l’aria di chi era perfettamente consapevole di sé, del suo bell’aspetto e delle sue possibilità.
Avanzava tra i tavoli scrutandoli uno per uno come se li stesse esaminando con curiosità scientifica.
Chiunque fosse sapeva quanto valeva e studiava i suoi avversari.
Ophelia, seduta accanto a lei, si irrigidì visibilmente non appena posò le iridi grigio azzurre sulla nuova arrivata.
- Non è possibile. –
- Cosa non è possibile? – chiese Maya, incuriosita.
- Lorde Benson sarà la sostituta di Katherine? –
- Conosci quella ragazza? –
- Eccome se la conosco. È una specie di ragazza prodigio, una di quelle che passano la loro intera esistenza chiuse in qualche biblioteca a studiare e non hanno l’ombra di un amico. –
Ophelia vide l’espressione intenerita dipingersi sul volto della rossa e seppe già cosa stava per dire prima ancora che aprisse bocca.
- Magari potremmo coinvolgerla. –
La Gamp scambiò un’occhiata d’intesa con Lavinia, che annuì appena.
- D’accordo, ma stai attenta a non raccontarle troppo i fatti tuoi. Lorde va matta per i pettegolezzi e gli affari degli altri. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

I Fondatori erano diversi da come Lorde se li era immaginati.
Tanto per cominciare erano giovani, il più grande di loro non aveva ancora compiuto nemmeno quarant’anni, e poi bisticciavano come un gruppo di anziani brontoloni.
Insomma, quella supposta aria di saggezza che avrebbe dovuto circondarli era invisibile ai suoi occhi.
Il resto dei ragazzi selezionati non sembrava male, ma non aveva scambiato parola con la maggior parte di loro se si escludevano le poche frasi con la ragazza di nome Maya e un lieve scambio di saluti con Ophelia e Lavinia.
Del resto lei non era lì per stringere amicizie, ma per assicurarsi un posto all’interno della scuola.
E se Rowena Corvonero l’avesse notata tanto meglio.
Entrò nell’aula adibita alla prova, sistemandosi nel semicerchio che il resto dei suoi compagni aveva già formato, stando nel punto più esterno.
Sentiva gli sguardi incuriositi su di sé, ma continuò a fissare ostentatamente dritto davanti a sé finchè Godric Grifondoro non prese la parola.
- Come avrete notato abbiamo una nuova partecipante, confido che tutti voi l’aiutiate ad ambientarsi fornendole le indicazioni basilari sulla vita al castello. Per quanto riguarda la prova di oggi, vi verrà chiesto di affrontare una creatura magica. Chi di voi sa dirmi cos’è un Molliccio e come si affronta? –
La mano di Maya svettò in aria all’istante, stupendo molti dei presenti.
Dal cognome, Lorde aveva capito subito che doveva essere una Nata Babbana e si chiese con quanta assiduità avesse studiato in preparazione per il torneo.
- Prego, signorina Potter. –
- È una creatura magica che può assumere le sembianze di ciò che spaventa di più il mago che lo avvicina. Nessuno conosce l'aspetto di un molliccio quando è solo. Si tratta, inoltre, di un non-essere non-mortale – snocciolò rapidamente.
- Molto bene, signorina, veramente molto bene. E qual è l’incantesimo per contrastare un molliccio? –
Questa volta fu la mano di Naveen a battere tutti sul tempo.
- Signor Hamilton? –
- Nutrendosi delle paure delle vittime, i Mollicci temono le risate; per questo motivo l'arma più efficace contro di loro è l'incantesimo Riddikulus che trasforma il Molliccio in qualcosa di divertente. Contro un Molliccio può essere utile la compagnia perché sentendo timori diversi il mutaforma non sa decidere quale aspetto assumere. –
- Veramente molto bene, i miei complimenti. Dunque, come stavo dicendo, la prova di quest’oggi sarà affrontare un Molliccio. Verrete chiamati uno alla volta all’interno di quest’aula, partendo dall’ultima in classifica fino a risalirla, e al termine della prova aggiornerò la classifica con il vostro punteggio. Vi prego di accomodarvi qui fuori, la prima a cominciare è la nuova arrivata, la signorina Benson. –
Lorde sospirò profondamente, attenendo che l’aula si svuotasse, finchè non rimase sola con Godric.
- Pronta? –
Annuì, prendendo l’ennesimo respiro profondo.
Era più che pronta.
Con un colpo di bacchetta l’armadio venne aperto e un gigantesco uccello ne uscì gracchiando.
Era una gazza ladra enorme, dagli scuri occhi luccicanti e gli artigli ricurvi e acuminati.
Prese a volarle intorno, lambendole gli abiti.
Soffocò un grido spaventato, cercando di mantenere il sangue freddo.
Al secondo giro compiuto dall’animale, puntò la bacchetta e pronunciò chiaramente la formula.
- Riddikulus! –
La gazza ladra prese male le misure e finì con lo schiantarsi contro il muro, accartocciandosi come se fosse una sorta di origami.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Maya vide uscire Lavinia con il volto pallido e il fiato corto, segno che la prova non doveva essere andata particolarmente bene, e li sfiorò appena il braccio prima di prendere il suo posto.
Il Molliccio assunse immediatamente le sembianze di una corda.
Era uno di quei nodi scorsoi che utilizzavano i membri del suo villaggio natale per impiccare quelle che consideravano essere delle streghe.
Sentì un brivido correrle lungo la schiena mentre ripensava alla tremenda sorte toccata ai suoi genitori.
Risate, doveva trovare qualcosa che potesse farla ridere per superare quella prova.
Cominciò a pensare a una sorta di serpente di corda che si attorcigliava su se stesso, finendo con l’annodarsi talmente tanto da non riuscire più a muoversi e assumere le sembianze di un ammasso informe.
Mosse la bacchetta decisa, osservando il Molliccio assecondare lentamente la sua fantasia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Calien osservò il bambino, coperto di tagli e sangue venirle incontro.
Aveva gli abiti strappati e un sorriso sinistro dipinto sul viso mentre le si avvicinava e puntava il dito con fare accusatore.
Era colpa sua, tutta colpa sua se era morto.
Scosse la testa, sforzandosi di scacciarlo.
Non riusciva a pensare proprio a nulla di divertente se non che le dispiaceva tremendamente per quello che era successo.
È colpa tua, sembrava dirle il bambino, e nel profondo sapeva che era così.
Puntò la bacchetta, mormorando lievemente: - Riddikulus! –
Al posto dei piedi comparvero delle rotelle e il bambino comincio a ondeggiare il giro per la stanza, fuori controllo.
Venne congedata e si affrettò a uscire di lì.
Ancora scossa, sentì la prese gentile e decisa di Rigel afferrarla e allontanarla dal corridoio e dagli sguardi del resto del gruppo.
Ormai rimasti soli, si concesse di guardarlo.
La stava osservando con la fronte aggrottata e lo sguardo preoccupato.
- Stai bene? –
- Tra poco mi riprenderò. –
Perlomeno lo sperava.
- Qualsiasi cosa tu abbia visto, Calien, non era reale. –
E invece lo era eccome, ma come avrebbe potuto raccontargli cosa era successo tanti anni prima?
Rigel l’avrebbe considerata un mostro se avesse saputo e allora tutta la gentilezza e la dolcezza che le riservava sarebbe svanita nel nulla.
- Sono solo spaventata, mi passerà presto. –
- Certo che ti passerà e io sarò qui finchè non te la sentirai di tornare di là. Lo sai che puoi fare affidamento su di me, vero? –
- Lo so – mormorò.
Fu allora che lo vide chinarsi lentamente verso di lei, avvicinando il volto al suo, attendendo pazientemente come se volesse darle l’opportunità di tirarsi indietro se l’avesse voluto.
Ma lei non voleva affatto, erano giorni interi che sognava quel momento.
Chiuse gli occhi nel momento esatto in cui sentì le labbra di Rigel posarsi sulle sue, lasciandosi coinvolgere totalmente da quel bacio dolce e delicato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Jared vide il lupo mannaro alzare lo sguardo dal corpo che stava dilaniando.
Fu solo allora che si rese conto di chi si trattava.
Il cadavere riverso al suolo era il suo, ma anche il lupo mannaro era se stesso.
Le sue due nature che entravano in conflitto, che lo divoravano tra atroci sofferenze, che gli impedivano di continuare a vivere.
Quel Molliccio sarebbe stato stranamente poetico se non avesse riguardato direttamente lui.
Sentiva le dita tremare sull’impugnatura della bacchetta, i palmi umidi per il sudore freddo che l’aveva assalito.
- Riddikulus! –
Il Molliccio tremolò appena, dopodichè il gigantesco lupo mannaro con la bava alla bocca si tramutò in un cucciolotto dalle zampe lunghe e l’andatura scoordinata che ruzzolò a terra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Una prova come questa fa sembrare la preparazione di qualche pozioncina una passeggiata, eh? – sospirò Naveen, ravviandosi i capelli.
- Non ne parliamo, è stata una cosa a dir poco sconvolgente. Non riesco a credere che una creatura stupida come un Molliccio possa essere così terrorizzante – convenne Isabelle.
Scherzando, il ragazzo le punzecchiò un fianco.
- Il Molliccio ti mette più a disagio di me? –
Maledizione a lei e a quando gli aveva confidato che in sua presenza si sentiva nervosa.
- Non montarti la testa, Hamilton -, ricambiò il buffetto, - perché il mio Molliccio era decisamente molto peggiore dell’ansia che ho con te. –
Ridendo, Naveen le passò un braccio attorno alle spalle e l’attirò a sé, dirottandola verso la classifica appena esposta.
- Coraggio, vediamo come ci siamo classificati. –

 

 

 

 

 

 

Nome

Cognome

I Prova

II Prova

III Prova

IV Prova

V Prova

Totale

Naveen

Hamilton

5

5

10

5

9

34

Ophelia

Isabelle

Isaak

Gamp

Shafiq

Selwyn

7

6

7

2

3

4

9

9

7

7

10

3

6

7

6

31

35

27

Calien

Aires

Lyall

Black

6

7

5

3

6

7

5

6

7

8

22

31

Rigel

Jared

Black

Convel

6

5

2

1

8

10

10

8

7

8

33

32

Maya

Potter

5

4

4

8

10

31

Lavinia

Prewett

5

1

5

2

5

18

Elnath

Storm

/

/

10

7

8

25

Lorde

Benson

/

/

/

/

9

9

 

 

Classifica

1° Isabelle Shafiq

2° Naveen Hamilton

3° Rigel Black

4° Jared Convel

5° ex equo Aires Black

Ophelia Gamp

Maya Potter

6° Isaak Selwyn

7° Elnath Storm

8° Calien Lyall

9° Lavinia Prewett

10° Lorde Benson

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!
Eccoci qui con il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto.
Spero che l’ufficializzazione (finalmente) della Rilien sia valsa l’attesa.
Lo so che sono una rompiscatole di proporzioni epiche, ma mi servirebbe che rispondiate a un’altra domandina:

 

- quale odore/profumo potrebbe rappresentare il vostro OC?

 

 

Detto ciò vi lascio al PV di Lorde e ad alcune sue info.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary

 

 

 

 

 

 

Lorde Adeline Benson (PV Candice Accola) – 17 anni.

Bacchetta: nucleo di corda di cuore di drago, 12 pollici, legno di pioppo

Patronus: Cervo

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

 

 

 

 

Scese le scale del dormitorio femminile sapendo già che sarebbe andata incontro a qualche novità interessante visto l’entusiasmo con cui Lavinia chiacchierava con Lorde e Maya.
Fece capolino nella Sala Comune, rivolgendo un’occhiata interrogativa all’indirizzo di Ophelia e Calien, che se ne stavano leggermente in disparte e chiacchieravano tra di loro sottovoce.
- Come mai tutto quest’entusiasmo? –
- Sembra che ci sia una sorpresa in serbo per noi questa sera –, la informò Ophelia, - anche se personalmente non so se preoccuparmi o meno. Insomma, le ultime sorprese dei Fondatori non sono state esattamente piacevoli. –
Effettivamente avevano portato all’eliminazione di Willas e Katherine, nulla di cui rallegrarsi particolarmente.
- Spero non sia nulla di allarmante – convenne Calien, aggrottando leggermente la fronte.
- Non che tu debba preoccuparti di cattive notizie –, intervenne Lorde con il sorriso di chi la sapeva lunga, - giusto Lien? –
La bionda arrossì vistosamente, cercando maldestramente di non dar loro modo di dare troppo peso alla sua reazione.
Inutile dire che fallì miseramente.
Lavinia fece vagare le iridi azzurre da una all’altra, bramosa di pettegolezzi.
- A cosa ti riferisci? –
- Dico solo che la nostra Calien ha fatto una gran bella conquista. –
- Lien, dicci a cosa si sta riferendo – insistè la Prewett.
Attorcigliandosi una lunga ciocca biondo dorata attorno all’indice, tenne lo sguardo puntato verso il pavimento come se non avesse mai visto nulla di altrettanto interessante in tutta la sua vita.
- Io e Rigel -, cominciò titubante, - ci siamo baciati. –
Lo strilletto deliziato di Lavinia le avvolse all’istante.
- Ma è una cosa fantastica -, battè le mani allegra, - e com’è stato? Rigel bacia bene? –
- Io … insomma, credo di sì. –
- Credi? – ripetè Maya, sorridendole gentilmente.
- Sì, suppongo che sia un bravo baciatore … non che io abbia questa grande esperienza in baci. –
- L’importante è che ti sia piaciuto –, commentò Lorde con decisione, - Perché ti è piaciuto, vero? –
Annuì, ricambiando il sorriso delle amiche.
- Sì, mi è piaciuto … moltissimo – ammise.
Isabelle sedette accanto a Ophelia, scrutando la Gamp lieta che una volta tanto lei non fosse l’unica a non condividere l’eccitazione romantica della maggior parte delle ragazze.
Era ovviamente felice per Calien, anche perché era più che ovvio che lei e Rigel fossero legati da un sentimento forte, ma spettegolare come facevano Maya e Lorde non era da lei  e tantomeno lo era ridacchiare e lasciarsi prendere dall’euforia come faceva Lavinia.
Tossicchiò, attirando l’attenzione su di sé e tornando su un argomento che suscitava maggiormente la sua curiosità.
- Chi vi ha detto della sorpresa di questa sera? –
Ophelia indicò un foglio di pergamena depositato sul tavolo in noce.
Isabelle lo afferrò, scorrendolo velocemente con lo sguardo.

 

 

 

Gentili signorine,
vi informiamo che per la serata odierna sarà prevista un’occasione particolare che richiederà la presenza di tutti voi partecipanti.
L’incontro è fissato per le ore 19,00 nella Sala Grande.
Si richiede massima puntualità.
Cordialmente, i Fondatori

Salazar Serpeverde,
Helga Tassorosso,
Rowena Corvonero,
Godric Grifondoro.

 

 

 

 

 

- Mi domando di cosa si tratti, sembra una cosa abbastanza formale dal contenuto del messaggio – considerò Isabelle, arricciando il labbro inferiore e mordicchiandolo leggermente mentre cercava di dare un senso a quelle poche parole vergate in un’elegante calligrafia.
- Non ci hanno lasciato il minimo indizio, immagino che dovremo chiedere ai ragazzi se hanno qualche idea – considerò Ophelia, per poi rivolgere un sorrisetto malizioso in direzione di Calien, - Vuoi essere tu a rivolgerti al tuo bell’innamorato per chiedere informazioni, Lien? –
Isabelle alzò gli occhi al cielo.
Ophelia non era appariscente nelle sue esternazioni come il resto delle ragazze, ma a quanto sembrava era interessata alla cosa tanto quanto loro.
Niente da fare, neanche quella volta aveva una compagna solidale con lei e la sua scarsa propensione agli affari femminili.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Perché sorridi come un ebete? – lo accolse Aires non appena ebbe messo piede nella Sala Comune.
Rigel scrollò le spalle.
- Sono solo di buon’umore, cosa c’è di strano? –
Il cugino lo osservò per secondi che parvero interminabili, non distogliendo lo sguardo dal suo nemmeno per un istante prima di decretare la sua sentenza.
- Non sei solo di buon’umore, sei raggiante. È successo qualcosa. –
- Non so di cosa stai parlando. –
- Oh, lo sai eccome … e, per inciso, sei un pessimo bugiardo Rig. –
- Lo dici come se fosse una brutta cosa. –
- Non necessariamente, ma di sicuro non sei in grado di ingannare me. –
- Fammi indovinare, perché sei troppo intelligente? – lo provocò, ironico.
- Quello è ovvio, visto che l’intelligenza è uno dei miei innumerevoli pregi, ma in questo preciso caso la risposta è molto più semplice: ti conosco da una vita, Rigel, e non ti ho mai visto sorridere in questo modo … nemmeno quando gli zii ti hanno comprato il tuo primo manico di scopa. Quindi deve esserci sotto qualcosa di veramente importante e voglio sapere di che si tratta. –
- Qualcuno dovrebbe insegnare al principino che si dice “vorrei” e non “voglio” – ironizzò Isaak, seduto sulla poltrona a pochi passi da lui, deciso a intervenire in soccorso di Rigel.
- Sì, se appartieni a una qualsiasi altra famiglia magari funziona così -, convenne Aires pensieroso, - ma non quando sei un Black. Ci insegnano fin da piccolissimi che abbiamo il mondo ai nostri piedi. –
- Sapevo che la vostra famiglia avesse un po’ di manie di grandezza, ma non immaginavo fino a questo punto. –
Aires sogghignò. – Oh, e questo è niente, dovresti vedere la gigantografia che si è fatto fare mio nonno. L’aveva sistemata nel salone principale del Manor così che tutti quelli che entravano in casa non potessero fare a meno di guardarlo in qualsiasi istante. –
- Inquietante. –
- Tremendamente –, convenne Rigel, - ma del resto il nonno è sempre stato così. –
- Ad ogni modo, cugino, non pensare che mi scordi di quello di cui stavamo parlando –, riprese il discorso Aires, - quindi parla prima che ti costringa a farlo a modo mio. –
Rigel ricordava precisamente come l’aveva costretto a confessare l’ultimo segreto che aveva provato a tenergli nascosto; avevano sei anni e al suo netto rifiuto si era ritrovato appeso a testa in giù fuori dalla finestra di Aires.
Inutile dire che confessare era stato l’unico modo per tornare a mettere i piedi sul pavimento della camera da letto del cugino.
- D’accordo, ma sei insopportabile. –
- Non mi dici nulla di nuovo – confermò.
Prese un respiro profondo, buttando fuori la verità di getto.
- Ieri, dopo la prova, ho baciato Calien. –
- Beh, era ora! –
Isaak rise, scuotendo la testa.
- Sei veramente poco delicato, Aires. –
- So anche questo – ammise sorridendo, per poi agguantare il cugino per la collottola e attirarlo a sé in un abbraccio spaccaossa.
Gli scompigliò i capelli sfregando le nocche sul capo.
- Finalmente ti sei dato una mossa, Rig, mi domandavo quanto ci avresti messo. Insomma, era ovvio che ci fosse qualcosa tra voi. –
Rigel si accigliò, rivolgendosi a Isaak.
- C’è davvero arrivato tutto da solo? –
Ridendo, il ragazzo scosse la testa. – Certo che no, glielo ha fatto notare Isabelle. –
- Ah, ora sì che è tutto più chiaro. –
Aires scoccò un’occhiataccia ad entrambi.
- Farò finta di non aver colto l’insinuazione, ma solo perché è ora di colazione e sto morendo di fame. Quindi, forza, datevi una mossa. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

- Un’altra prova di Pozioni? – esclamò Jared, esasperato.
Insomma, era mai possibile che Salazar dovesse continuare a tormentarli con quei maledetti intrugli?
- Vedila così, se non altro è la penultima – gemette Naveen, solidale.
- Non ho affrontato nessuna delle prove di Salazar … com’è? –
- Nath, diciamo solo che la morte è una cosa divertente e spassosa in confronto alle sue prove. Insomma, attribuisce dei punteggi veramente rigidi … ma se non altro di solito ci divide in coppie, se capiti con un compagno bravo riesci a risollevare un po’ il punteggio – replicò Jared.
Elnath annuì, dando segno che aveva recepito il messaggio forte e chiaro: doveva sperare di non capitare in coppia né con Naveen né con Jared.
- E chi sono quelli bravi in Pozioni? –
- Dei ragazzi quelli bravi sono Isaak e Aires; per quanto riguarda le ragazze Calien, Ophelia e Lavinia. –
- E continuo a non capire come faccia Black a essere così bravo in quella materia; insomma, ho sempre pensato che per Pozioni ci volesse un gran bel cervello. –
- Aires è in gamba. A te non va giù solo perché voi due vi beccate in continuazione – replicò Naveen.
Jared fece per replicare, ma parve cambiare idea all’ultimo istante.
Accennò con il capo in direzione della tavolata a cui sedevano i Fondatori.
Salazar si era avvicinato allo scranno dorato e attendeva con impazienza che l’attenzione generale fosse su di sé.
- Immagino vi interesserà sapere con chi sarete accoppiati per questa prova. –
Il silenzio si fece immediatamente strada nella Sala.
- Ophelia Gamp sarà in coppia con Maya Potter, Isabelle Shafiq sarà in coppia con Isaak Selwyn, Aires Black e Naveen Hamilton, Elnath Storm e Lavinia Prewett, Jared Convel e Lorde Benson … e l’ultima coppia sarà formata da Rigel Black e Calien Lyall. Finite di fare colazione alla svelta e dirigetevi nei sotterranei. La prova comincia tra venti minuti – concluse.
Elnath ringraziò silenziosamente qualsiasi divinità avesse spinto Salazar ad accoppiarlo a Lavinia.
Finalmente qualcuna brava in Pozioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Ah, questa sì che sarà una prova interessante – considerò Isaak non appena si sistemarono davanti al loro tavolo da lavoro.
Isabelle inarcò un sopracciglio, perplessa.
- Puoi chiarirlo anche a una comune mortale come me? Perché non ho la minima idea di che pozione si aspetti da noi. –
Isaak le indicò gli ingredienti, elencandoli: - Uova di Ashwinder, petali di rosa, peperoncino in polvere e acqua di luna … sono gli elementi per creare l’Amortentia. –
Improvvisamente vigile e attenta, Isabelle si ritrovò a domandarsi che odori avrebbe percepito una volta completata la pozione.
Isaak notò la sua reazione e ammiccò leggermente.
- Sembra che qualcuno sia interessato a scoprire di cosa odora la propria Amortentia. –
Annuì, sorridendo graziosamente.
- Tu non sei curioso? –
- Certo, ma dalla tua espressione sembra quasi che tu abbia aspettative ben precise sul tipo di odore che sentirai. –
Scrollò le spalle.
- Sono semplicemente ben consapevole di ciò che mi piace. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Calien osservò la pozione perlacea che riposava placidamente nel calderone, improvvisamente incerta.
Rigel le sfiorò appena il braccio, facendola sussultare.
- Di cosa hai paura? –
- Di nulla – rispose all’istante, chinandosi ad annusare il vapore proveniente dal calderone fumante.
Il primo profumo che l’investì fu quello dei fiori di campo in primavera, subito dopo percepì l’odore dell’umidità della pioggia e del legno bagnato … e poi quell’odore. Era un retrogusto agrumato decisamente familiare: l’odore di Rigel.
Venne colta dall’emozione, rischiando quasi di esserne sopraffatta.
- Cosa senti? –
- Te -, sussurrò, - sento il tuo profumo. –
Vide la scintilla d’amore nello sguardo di Rigel e per un folle attimo le sembrò che il ragazzo fosse sul punto di chinarsi su di lei e baciarla nel bel mezzo della prova, lì davanti a tutti.
Parve ricomporsi un minimo, riprendendo un po’ di autocontrollo.
- Immagino che tocchi a me annusare. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Aires smise di mescolare, osservando l’Amortentia assumere rapidamente il definitivo colore perlaceo richiesto dalla corretta preparazione.
- Chi si fa un’annusatina per primo? –
Naveen alzò ironicamente una mano, come a candidarsi volontario.
Venne assalito dai profumo familiari di casa sua, odori che fin dalla nascita aveva capito di apprezzare … e poi qualcosa di nuovo.
Era un odore particolare, qualcosa che fino a quel momento non aveva mai realizzato d’apprezzare a pieno e che non avrebbe mai creduto di trovare nella sua Amortentia.
- Sento della liquirizia, ma non capisco il perché – ammise.
Gli occhi grigio azzurri di Aires si sgranarono, osservandolo dall’alto in basso come se avesse appena detto qualcosa che aveva scaturito in lui chissà quale sorta di rivelazione.
- Perché mi guardi così? –
- Perché io so a cosa si riferisce la liquirizia -, disse il Black, - e se ci pensi per un momento ci arriverai anche tu. Chi è che mangia liquirizie a tutto spiano? –
Isabelle.
Effettivamente la ragazza aveva una vera e propria dipendenza da liquirizie e spesso avvicinandolesi si poteva annusare un lieve sentore del dolciume.
- Izzy? Nella mia Amortentia c’è l’odore di Izzy – sussurrò, posando lo sguardo verso la ragazza che, a qualche calderone di distanza, chiacchierava allegramente con Isaak.
Aires gli battè una mano sulla spalla, con fare fraterno.
- Non ti resta che farti avanti definitivamente, amico, hai la mia benedizione. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Aveva davvero creduto di aver superato la cotta per Aires.
Se ne era davvero autoconvinta, ma la sua Amortentia sembrava pensarla in modo diverso.
Quando aveva fiutato, oltre all’odore della vaniglia e della lavanda, anche quello del sandalo misto al muschio … un profumo deciso, virile, lo stesso del dopobarba di Aires aveva creduto che fosse tutto uno strano scherzo.
Eppure una seconda annusata aveva confermato il responso.
Poco importava che lei si sforzasse di reprimere i suoi sentimenti e si ostinasse a negarlo persino a se stessa: non aveva mai smesso di provare qualcosa per Aires Black.
Scosse la testa, pensando a quello che avrebbero detto i suoi se mai l’avessero scoperto: una Gamp e un Black, un’accoppiata perlomeno molto strana.
Venne riscossa dalle sue considerazioni da Maya, che le diede leggermente di gomito: - Salazar sta esponendo i risultati della prova. –

 

 

 

 

Coppia

Punteggio

Ophelia Gamp/Maya Potter

8

Isabelle Shafiq/Isaak Selwyn

9

Aires Black/Naveen Hamilton

9

Elnath Storm/Lavinia Prewett

7

Jared Convel/Lorde Benson

7

Calien Lyall/Rigel Black

8

 

 

 

 

Classifica finale

1° classificato Isabelle Shafiq – 44 punti

2° classificato Naveen Hamilton – 43 punti

3° classificato Rigel Black – 41 punti

4° classificato Aires Black – 40 punti

5° classificato ex equo Jared Convel, Ophelia Gamp, Maya Potter – 39 punti

6° classificato Isaak Selwyn – 36 punti

7° classificato Elnath Storm – 32 punti

8° classificato Calien Lyall – 30 punti

9° classificato Lavinia Prewett – 25 punti

10° classificato Lorde Benson – 16 punti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: 

Salve!
Ho deciso di dividere il capitolo in due parti perché altrimenti sarebbe venuto troppo lungo, pertanto nel prossimo vedrete quale sarà la misteriosa sorpresa serale … avete già qualche teoria a riguardo? Inoltre nella seconda parte del prossimo capitolo avremo la settima prova.
Ho preparato una scaletta dei capitoli quindi posso affermare con ragionevole sicurezza che mancano ormai 6 capitoli + l’Epilogo al termine della storia … e che nell’Epilogo avrete una bella sorpresa.
Eh, sì, sono cattiva perché non vi anticipo nulla ma d’altronde è meglio tenere viva la suspance, no? xD
Al prossimo aggiornamento.
Stay tuned.
XO XO,
Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

 

 

 

 

 

- Siete riuscite a capire cosa riguarda la comunicazione di questa sera? – domandò Ophelia, mentre acconciava i lunghi capelli color cenere in un’elegante chignon lasciando scoperto il collo sottile e aggraziato.
- No, non sono riuscita a scoprire nulla – borbottò contrariata Lavinia, arricciando il naso mentre esaminava con aria critica l’abito che indossava. – Credete che il bianco mi faccia sembrare più giovane di quanto in realtà sia? Di qualsiasi cosa si tratti non voglio finire con l’assomigliare a una bambina. –
- In realtà credo che sia uno dei colori che ti sta meglio, insieme all’azzurro – la rassicurò Isabelle.
- Bene, di qualsiasi cosa si tratti ha tutta l’aria di essere una cosa importante. –
- Spero solo che sia una sorpresa positiva – considerò Ophelia, voltandosi di spalle affinchè Isabelle potesse agevolmente stringerle il corpetto dell’abito color perla che aveva scelto per l’occasione.
- Sei incantevole, hai in programma di catturare l’attenzione di qualcuno in particolare, Lia? –
Abbassò leggermente lo sguardo, con la scusa di cercare una collana adatta nel piccolo portagioie.
- Nessuna risposta? –, insistè Isabelle sorridendo maliziosa, - Allora dovrò cominciare a pensare di avere ragione. –
- D’accordo, magari c’è qualcuno in particolare che mi interessa, ma non credo che la cosa sia ricambiata quindi mi limito a non pensarci. –
- Aires si è scusato con te; non è una cosa che fa spesso, anzi credo di averlo sentito chiedere scusa solo a due persone fino all’arrivo qui al castello: me e Rigel. Deve pur significare qualcosa. –
Lasciò trapelare un accenno di speranza nella sua voce.
- Tu credi? –
- Ne sono sicura. –
Lavinia annuì a sua volta.
- Non conosco bene Aires, ma per quel che vale sono d’accordo con Isabelle. Insomma, i ragazzi fanno spesso cose stupide per attirare l’attenzione delle loro belle … -
Si strinse nelle spalle. – Immagino che lo scopriremo questa sera. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Maya varcò l’ingresso della Sala Grande al fianco di Lorde e sgranò gli occhi all’istante.
Il resto dei suoi compagni non era ancora arrivato, ma c’erano già una quindicina di persone lì dentro.
Individuò all’istante Oslan.
Suo fratello maggiore era al centro della sala e stava chiacchierando allegramente con un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi scuri che assomigliava tremendamente a Isabelle, ne dedusse che doveva essere il fratello.
Oslan aveva gli occhi luccicanti d’entusiasmo mentre chiacchierava e si guardava attorno.
- Chi è quel ragazzo? È carino – osservò Lorde, notando il modo in cui lo guardava.
- Oslan … mio fratello. –
- Presentamelo, sono sempre stata incuriosita dai Babbani. –
- E i tuoi genitori? –
Con un cenno incurante, Lorde accennò alla coppia nell’angolo destro della sala che stava chiacchierando con altri genitori.
- Li andrò a salutare tra un attimo, dopotutto sono impegnati nei soliti convenevoli. –
- D’accordo, andiamo. –
Raggiunsero i due ragazzi intenti a chiacchierare.
Oslan era concentrato sulle parole del moro accanto a lui in modo così totale che impiegò qualche secondo a rendersi conto della presenza della sorella.
- Maya! –
- Oslan! –
Si abbracciarono con impeto, suscitando un sorriso intenerito sul volto di Lorde.
Era disarmante la spontaneità di quei due, così diversa dal modo di fare freddo e composto della maggior parte dei Purosangue presenti.
- Alexander mi stava raccontando di quello sport … il Quiddish. Sembra veramente fantastico. –
- Quidditch –, lo corresse con un sorriso, - e tu devi essere il fratello di Isabelle. –
Alexander annuì. – Ci assomigliamo così tanto? –
- Abbastanza. –
- Piuttosto, hai visto mia sorella? –
- Credo che stia per arrivare. So che erano un po’ in crisi con la scelta dell’abito – intervenne Lorde, sorridendo con l’aria di chi stava rivelando una notizia particolarmente succosa.
- Izzy che perde tempo dietro a un abito? -, sgranò gli occhi sorpreso, - Questo torneo deve proprio averla cambiata, non credevo che avrei mai visto il giorno in cui mia sorella si sarebbe agghindata per un evento mondano. –
- Tutte le ragazze arrivano a questa fase prima o poi, è solo questione di tempo -, assicurò Lorde, - ma adesso devo proprio andare a salutare i miei genitori, ci vediamo più tardi – concluse, incrociando lo sguardo della madre che alzò una mano in cenno di saluto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naveen individuò Isabelle non appena ebbe messo piede nella Sala.
La vide abbracciare di slancio un bel ragazzo dai capelli scuri, alto e dalle spalle larghe, che la strinse a sé con uguale impeto.
Si irrigidì leggermente, finendo con il distrarsi e non prestare attenzione alle parole dei suoi genitori.
Si accorse dallo sguardo di sua madre che doveva essergli stata posta una domanda.
- Perdonami, madre, sono un po’ stanco dopo tutte queste prove. Cosa mi hai chiesto? –
- Volevo sapere come stavano procedendo le cose, i Fondatori hanno parlato di una classifica … in che posizione sei? –
- Al momento sono secondo, con un solo punto di distacco dal primo posto. –
La vide sgranare gli occhi per un breve istante, quasi non si aspettasse un simile risultato, prima di ricomporsi e tornare a utilizzare un tono volutamente indifferente.
- E al primo posto chi c’è? –
- Isabelle Shafiq – replicò all’istante, indicandola con un cenno del capo.
Suo padre gli rivolse una strana occhiata che non seppe come interpretare.
- Credo che sia una buona cosa che una giovane donna così attraente sia anche versata nelle arti magiche, non trovi Naveen? –
Annuì.
- È fantastica, una vera forza della natura. Cioè … tutti qui sono molto bravi in vari campi – aggiunse, cercando di non mostrarsi troppo di parte.
Eppure sembrava che suo padre avesse capito perfettamente che c’era qualcosa sotto.
- Sembri molto colpito da lei. –
- Sì, insomma, come tutti quanti. –
Sua madre tossicchiò discretamente. – Invece di parlare di ragazze, perché non ci concentriamo su altro? Ti ho visto entrare insieme ad Aires Black. Come sono i rapporti tra voi due? –
- Ottimi. Aires è un mio buonissimo amico, perché? –
- Così, semplice curiosità. –
Ne dubitava.
I Black e i Gamp erano le due famiglie che contavano più di ogni altra nel mondo magico e conoscendo sua madre aveva già cominciato a farsi mille viaggi mentali sui benefici che una simile amicizia avrebbe portato alla loro famiglia.
Come se sua madre l’avesse appellato con un incantesimo non verbale, Aires li raggiunse all’istante.
Si profuse in un elegante baciamano, facendo arrossire leggermente sua madre, e strinse infine con fermezza la mano di suo padre.
- È un inaspettato piacere fare finalmente la vostra conoscenza, signori Hamilton. Purtroppo non abbiamo mai avuto occasione di scambiare parola negli eventi precedenti, ma confido che da oggi in poi le nostre famiglie allacceranno una solida e reciproca amicizia – esordì con un sorriso sornione.
Sua madre era letteralmente in brodo di giuggiole.
- Naturalmente, con autentico piacere. –
Naveen alzò gli occhi al cielo, trattenendosi dal rotearli sbuffando solo all’ultimo momento.
Si accostò leggermente ad Aires, a sussurrargli: - Chi è il ragazzo che non smette di parlare per un attimo con Izzy? –
Aires gli rivolse un sorriso divertito.
- Geloso? –
- Solo curioso. –
- Non ti credo -, gli comunicò, - ma è un bene che tu me lo abbia chiesto prima di fare qualche scenata. È Alexander, suo fratello. –
- Ah. Fantastico. –
Persino alle sue stesse orecchie era suonato fin troppo euforico e soddisfatto.
- E perché dovrebbe essere fantastico? – chiese, facendogli il verso.
- Perché immagino che avere un fratello sia una cosa fantastica … insomma, ne ho sempre desiderato uno, Isabelle è fortunata – mentì alla svelta.
Lo sguardo di Aires gli fece capire chiaramente che non se l’era bevuta, ma non gli disse nulla.
- D’accordo “signor fantastico”, suppongo che mi tocchi andare a far finta almeno un po’ di essere felice di rivedere la mia famiglia. Ci vediamo più tardi. –

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Isaak! –
La voce allegra di Celia lo accolse un istante prima che la sorellina si slanciasse di corsa verso di lui, saltandogli al collo.
L’accolse tra le braccia, stringendola a sé.
Gli era mancata davvero tantissimo.
- Celia, come stai? –
- Mi sei mancato tantissimo, tra quanto torni a casa? –
- Presto. Manca poco alla fine del torneo e allora tornerò a casa – le assicurò.
Celia lo scrutò dritto negli occhi, come se volesse essere certa che il fratello non la stesse prendendo in giro.
Soddisfatta dalla sincerità che gli lesse sul volto, si aprì in un sorriso solare.
- Hai dei nuovi amici? –
Annuì, accennando con il capo in direzione degli altri ragazzi.
- Siamo un bel gruppo, ci aiutiamo a vicenda. –
- E quello lì chi è? – domandò Celia, indicando con un ditino verso sinistra.
Seguì quella direzione con lo sguardo.
Il ragazzo individuato dalla sua sorellina era nientemeno che Rigel, che per chissà quale strano impulso aveva pensato bene di coinvolgere la sua famiglia e quella di Calien in un’unica conversazione … la cosa sembrava imbarazzante persino da dove si trovavano loro, non osava immaginare come fosse essere nel bel mezzo dello svolgimento.
- Quello lì è Rigel Black. –
- È proprio bello -, sospirò, - sembra uno di quei principi delle favole. –
Isaak ridacchiò.
- Non ti sembra di essere un po’ piccola per interessarti di già ai ragazzi? –
- Forse -, ammise, - e quella lì è la sua ragazza? Anche lei sembra una principessa, è bellissima. –
- Sì, Calien è la sua fidanzata. –
- Fortunata, spero di trovare anche io un ragazzo così bello quando sarò grande. –
Isaak scosse la testa, incredulo.
Adesso sì che cominciava a capire quanto fosse difficile essere il fratello maggiore di una ragazza.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Dunque, hai trovato una rispettabile ragazza Purosangue? – intervenne d’un tratto sua madre.
Era incredibile, sua madre aveva atteso ben dieci minuti prima di porgli quella domanda, doveva essere una specie di record.
- C’è una ragazza che ha attirato la mia attenzione, ma di qui a parlare di matrimonio mi sembra oltremodo prematuro, madre. –
Larissa Steeval assottigliò lo sguardo, scrutando la sala attorno a sé.
- E di chi si tratta? –
- Ophelia Gamp – replicò all’istante, senza la minima traccia di imbarazzo.
Si godette a pieno l’espressione di suo padre: era qualcosa che meritava di essere immortalata in eterno.
- Gamp? – ripetè Arion Black, quasi volesse sentirsi dire di aver capito male.
- Esatto. È la ragazza con l’abito grigio perla. –
- Lo so chi é. –
- Sembravi un po’ perplesso, padre, quindi ho pensato che non te la ricordassi – replicò, con un ghigno divertito.
La rivalità tra i Black e i Gamp aveva origini antichissime e nessuno sapeva con certezza quando fosse cominciata né il motivo.
Naturale quindi che suo padre avesse l’aria di chi aveva ingoiato un rospo.
Sua madre, al contrario, non essendo una Black per nascita non aveva alcuna riserva e annuiva con aria compiaciuta. – E lei ricambia il tuo interesse? –
Bella domanda.
Aveva avuto le sue belle colpe nel farsi considerare un idiota da lei, ma da quando le aveva chiesto scusa sembrava che le cose fossero migliorate nel loro rapporto.
Ormai parlavano come persone civili, scherzavano e ridevano persino insieme.
Da qui a dire, però, che fosse interessata a lui c’era una certa differenza.
- Non ne ho idea – ammise.
- Ebbene cerca di scoprirlo il prima possibile. –
Strano a dirsi, ma una volta tanto era d’accordo con lei.
Doveva darsi una mossa e mettere le carte in tavola.
- Sai, madre, credo che seguirò il tuo consiglio – replicò, sorridendo divertito davanti all’espressione sorpresa dei suoi genitori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Naveen era finalmente riuscito a sfuggire all’attenzione dei genitori, troppo impegnati a conversare con i genitori di Aires e Rigel per accorgersi della scomparsa del loro unico figlio.
Raggiunse Isabelle, seduta su un divanetto, intenta a sorseggiare un calice di vino elfico.
Suo fratello era poco distante e completamente immerso nella conversazione con Maya e Oslan.
- Di cosa stanno parlando? – chiese, sedendole accanto.
- Qualche diavoleria Babbana -, replicò, - Alec è sempre stato interessato a quelle cose. –
- Almeno qualcuno qui si diverte. –
- Già. Ovviamente mi fa piacere rivedere Alec, ma è una serata un po’ fiacca. –
- Metti un bel gruppo di rigidi Purosangue tutti insieme ed è quello che ottieni – considerò.
- Non me ne parlare, la maggior parte di loro sembra più imbalsamata delle mummie. –
Scoppiarono a ridere all’unisono.
Helga doveva pensarla come loro perché aveva cominciato ad allontanare oggetti a colpi di bacchetta e aveva dato il via all’orchestra chiamata per l’occasione.
Una musica lenta e delicata si stava rapidamente profondendo all’interno della Sala.
- Ti va di ballare? – le chiese di slancio.
- Sì, certo. –
Accettò la mano che le porgeva e si lasciò condurre verso l’improvvisata pista da ballo.
Sentì le mani di Naveen chiudersi con gentile fermezza sui suoi fianchi e lo prese come il segnale per intrecciare le braccia attorno al suo collo.
I loro corpi aderirono piacevolmente, muovendosi a tempo di musica senza perdere nemmeno per un istante il contatto visivo.
- C’è una cosa che volevo dirti da questa mattina – iniziò Naveen.
- Di cosa si tratta? –
- Della prova che abbiamo sostenuto con Salazar. Io … ho sentito qualcosa nella mia Amortentia. –
Isabelle gli rivolse un sorriso ironico. – Sarebbe stato strano il contrario. Insomma, ci sarà pure qualche odore che ti attira più di ogni altro. –
- Già, ma intendo dire che ho sentito qualcosa di diverso dal solito. C’era un odore che si distingueva tra tutti gli altri: la liquirizia. –
Attese che Isabelle realizzasse il significato delle sue parole.
Impiegò qualche secondo prima che i suoi profondi occhi scuri si sgranassero per la sorpresa.
- Liquirizia? –
- Già e conosco solo una persona che ha una vera e propria dipendenza da liquirizie … a te viene in mente di chi si tratta? –
- Naveen … stai dicendo quello che penso? –
- Se pensi che ti stia dicendo di aver sentito il tuo profumo nella mia Amortentia allora sì. –
- Ma, allora … -
Emise un respiro profondo.
Era venuto il momento di dire chiaramente come stavano le cose.
- Sì, sono innamorato di te. –
Sentì le braccia di Isabelle attirarlo verso di sé proprio nel momento in cui si stava cominciando a domandare se avesse fatto bene o meno nel rivelarle i suoi sentimenti.
La assecondò, lasciandosi trascinare verso il basso.
- Ho sentito anch’io il tuo profumo – ammise Izzy, chiudendo gli occhi.
Fu allora che sentì le labbra morbide di lei posarsi sulle sue.
Quando riemersero da quel bacio dolce e insieme passionale si resero conto di aver attirato l’attenzione generale.
Helga e Godric sorridevano e persino Rowena appariva piacevolmente sorpresa, mentre Salazar si limitava a osservarli senza dare cenno d’emozione.
Il resto dei presenti era visibilmente senza parole.
- Sembra che abbiamo dato spettacolo – rise Naveen.
- Il miglior spettacolo possibile. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: 

Salve!
Finalmente anche la Navelle è diventata Canon, so che l’aspettavate in molti xD
Lo so che in teoria avrebbe dovuto esserci anche la settima prova, ma come al solito mi sono fatta prendere la mano e ho esagerato con la lunghezza del capitolo quindi sono stata nuovamente costretta a dividerlo a metà. Gli OC che non hanno avuto molto spazio in questo capitolo recupereranno con il successivo, non preoccupatevi.
Al prossimo aggiornamento.
Stay tuned.
XO XO,
Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 

 

 

 

 

 

- Non si può certo dire che tu non sappia come attirare l’attenzione – esordì Aires non appena l’amico ebbe aperto gli occhi.
Naveen soffocò uno sbadiglio, passandosi una mano sul volto.
Era semplicemente stanco morto.
- Dovrai essere più chiaro se vuoi che ti capisca da appena sveglio. –
- Ieri sera, all’allegra rimpatriata con tutte le nostre famiglie … - gli rinfrescò la memoria.
- Ah … quello. –
Il sorriso di Aires si allargò decisamente.
- Sì, proprio quello. E poi dicono che sono io quello che non sa cosa sia la discrezione. –
- Tra parentesi, Alexander era sul punto di Schiantarti –, aggiunse Isaak, - e non l’avrei biasimato, al suo posto avrei fatto lo stesso. –
- Cos’è una sorta di plotone d’esecuzione? -, ironizzò, - Perché se così fosse gradirei fare prima colazione. –
- Non direi … anzi, sono piuttosto contento che voi due abbiate finalmente ufficializzato le cose. Vedervi guardare e sospirare come due idioti per tutto il giorno cominciava a essere francamente piuttosto noioso. –
Isaak ridacchiò.
A quanto ricordava lui, le cose erano andate in modo leggermente diverso la sera precedente.
In effetti se non fosse stato per lui e Ophelia probabilmente a quest’ora si sarebbero giocati Aires con un bell’infarto in corso.
Aires aveva boccheggiato come un pesce fuori dall’acqua mentre osservava la scena, senza neppure sbattere le palpebre per diversi secondi, e poi aveva iniziato a borbottare qualcosa senza senso.
Si era ripreso solo quando Ophelia gli aveva tirato un leggero schiaffo.
Allora aveva recuperato le sue capacità intellettive e aveva cominciato a comportarsi come un normale essere umano.
- Comunque, tanto per essere chiari, se le spezzi il cuore io ti spezzo il collo – concluse infine, con un sorriso di minaccia che ebbe il potere di farlo sembrare stranamente minaccioso.
- E io non lo fermerò – aggiunse Isaak, facendogli l’occhiolino.
Naveen calciò via le coperte, mettendosi a sedere sul bordo del letto.
- Credimi, non ho alcuna intenzione di rovinare le cose. Sarei un idiota se lo facessi. –
- Allora suppongo che la cosa vada bene. Ma ti tengo d’occhio, ricordalo – asserì, puntandogli contro un dito.
Annuì, soffocando una risata.
Per tutti i Fondatori, Aires sapeva essere così maledettamente melodrammatico quando ci si metteva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Ho visto che ieri hai tirato uno schiaffo ad Aires, cosa è successo? – chiese Isabelle mentre finivano di prepararsi in vista della prova quotidiana.
- Già, cosa ha combinato? – rincarò la dose Calien.
Ophelia scoppiò a ridere, sorprendendole.
- In realtà non ha fatto nulla di male, ma si era incantato. Qualcuno lo ha scandalizzato e francamente non avrei mai creduto possibile vederlo in quello stato. Insomma, con quello che combina lui verrebbe da pensare che non ci sia più nulla in grado di sorprenderlo. Era abbastanza tenero in realtà … –
Calien sgranò gli occhi, fissandola come se le avesse dato di volta il cervello.
- Tenero? Stiamo sempre parlando di Aires, giusto? –
- Oh, non guardatemi come se mi fosse spuntata una seconda testa -, sbuffò, - ha avuto una reazione così innocente che mi ha intenerita. –
- Già, immagino che abbiamo attirato un po’ l’attenzione – ammise Isabelle, sentendo le guance arrossire rapidamente.
- Un po’? – le fece eco la Gamp – Stai scherzando? L’intera sala guardava voi due. È stato veramente strano, in effetti … ma in senso buono, eravate bellissimi. –
Calien ravviò le onde bionde, rivolgendo uno sguardo interrogativo all’indirizzo dell’amico.
- Alexander voleva parlarti prima di andare via … lo hai sentito? –
Annuì.
Suo fratello era stato piuttosto chiaro dopo lo stupore iniziale.
Se a lei stava bene allora andava bene anche a lui, ma al termine del torneo avrebbe voluto “fare una bella chiacchierata” con Naveen.
- Sì, ha capito e le cose sono tranquille tra di noi. –
- Bella fortuna, i fratelli maggiori tendono a essere sempre iperprotettivi. –
- Già, lo so bene. Sono cresciuta dovendo sorbirmi le reazioni di Alec, Aires e Rigel; era un po’ come avere tre fratelli e non solo uno. –
Le tre ragazze scoppiarono a ridere all’unisono, solidali.
Ragazzi, erano sempre così complicati da gestire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Lorde fu la prima a individuare la pergamena affissa sulla bacheca una volta che ebbero abbandonato la Sala Grande. Attirò l’attenzione di Maya e Lavinia, indicandogliela con un cenno del capo.
- Credete che quella riguardi la prova di oggi? –
- Non ci resta che scoprirlo – decretò la Potter, scattando verso la bacheca.
Lavinia e Lorde si scambiarono un’occhiata divertita.
- Sembra che sia piuttosto su di giri questa mattina. –
- Già, immagino che vedere Oslan le abbia fatto piacere. –
- E credo che non abbia fatto piacere solo a lei – la rimbeccò Lavinia, ammiccando maliziosa.
Lorde scrollò le spalle disinvolta.
- È un bel ragazzo, anche molto simpatico e dolce, ma t’immagini che succederebbe se mi interessassi davvero a lui? –
Effettivamente era vero.
Dubitava seriamente che una famiglia come i Benson accettasse senza problemi l’idea della figlia che frequentava dei Babbani, figurarsi se era mossa da intenti amorosi.
- Comunque non lo rivedrò mai più. Veniamo da due mondi e due ceti sociali troppo diversi per entrare in contatto – concluse poi, mettendo un freno alla conversazione e raggiungendo Maya davanti alla bacheca.
Così a Lavinia non rimase da fare altro che raggiungerle.
Sbirciò al di sopra della spalla di Maya, sondando rapidamente il foglio con le iridi azzurro cielo.
Per quella prova erano stati divisi in tre gruppi da quattro persone.
Le venne spontaneo domandarsi all’istante quale prova potesse richiedere un gruppo tanto numeroso.
Supponeva tuttavia che l’avrebbero scoperto molto presto.

 

 

 

Gruppo 1

Gruppo 2

Gruppo 3

Jared Convel

Ophelia Gamp

Maya Potter

Calien Lyall

Rigel Black

Elnath Storm

Naveen Hamilton

Aires Black

Isaak Selwyn

Isabelle Shafiq

Lorde Benson

Lavinia Prewett

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Jared rimase in ascolto con attenzione delle indicazioni che Rowena stava fornendo loro.
A quanto sembrava quella prova sarebbe stata abbastanza simile a un gioco Babbano chiamato “Caccia al tesoro”.
Avrebbero ricevuto un indizio iniziale che li avrebbe condotti al successivo e così via finchè non fossero giunti a trovare il “tesoro”.
I Fondatori avrebbero osservato lo svolgimento della prova e attribuito un punteggio in base all’arrivo sul luogo del tesoro: dodici punti al primo gruppo giunto al traguardo, otto al secondo e quattro al terzo.
I punti sarebbero poi stati divisi in base al numero dei componenti del gruppo.
Sembrava una prova basata esclusivamente sulla logica e si ritenne fortunato per il fatto di essere finito in gruppo con Calien, che era una dei concorrenti più acuti del torneo.
- Dobbiamo nominare un capo squadra -, disse interrompendo il fiume di parole che si stavano riversando nel cortile, - avete un’idea su chi candidare? Io personalmente propongo Calien – esordì, consapevole della sorpresa che avrebbe seguito le sue parole.
Forse, dopotutto, durante quel torneo aveva cominciato a imparare ad affidarsi almeno un po’ al lavoro di squadra.
Voleva vincere la prova e nessuno meglio di lei avrebbe potuto guidarli.
Isabelle annuì, sorridendo convinta. – Io sono d’accordo. –
Naveen alzò una mano. – Anche il mio voto va a Calien. –
La bionda parve momentaneamente spaesata, ma durò un attimo e subito dopo li ricompensò con un sorriso orgoglioso e smagliante.
- Sarà un onore essere la capo squadra. Cerchiamo di vincere questa prova, ragazzi. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Allora, qual è il primo indizio? – domandò Elnath.
- Un posto per chi non ha paura di sporcarsi le mani – lesse Maya, accigliandosi.
- Qualcuno di voi ha idea di cosa potrebbe trattarsi? –
Lavinia scosse la testa, facendo ondeggiare le ciocche scure.
- Neanche mezza … Isaak? –
Il ragazzo si accigliò leggermente, rileggendo nuovamente l’indizio.
- In effetti credo di avere una mezza idea … seguitemi – ordinò, incamminandosi lungo il ciottolato che conduceva alle serre.
- Si può sapere dove stiamo andando? –
- Le serre di Erbologia. Quale posto migliore di quello per sporcarsi le mani? –
- Fantastico -, sbuffò la Prewett, - proprio il posto in cui non entrerei mai di mia spontanea volontà. –
Elnath le si affiancò, sorridendole.
- Tranquilla, ci penseremo noi ragazzi. –
Lo ricompensò con un sorriso solare.
- È bello vedere che la cavalleria non è morta. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

- Mi ci vorranno tre docce per togliermi di dosso tutta questa terra – sbuffò Jared, osservandosi le braccia sporche di terra fino alla giuntura del gomito.
- Smettila di lagnarti come una femminuccia, Convel –, lo redarguì Isabelle, - dobbiamo darci una mossa a raggiungere il secondo luogo indicato dall’indizio se vogliamo sperare di vincere questa prova. –
- Non mi sto lagnando, stavo solo constatando l’ovvio. –
Calien soffocò una risata vedendo l’amica che alzava gli occhi al cielo e li roteava, borbottando qualcosa che suonava molto come un “speriamo che non si rompa un’unghia altrimenti chi lo sente?”
Naveen non riuscì nell’intento e scoppiò a ridere, attirandosi un’occhiataccia dal compagno di squadra.
- Non incoraggiare la tua ragazza, Hamilton, mi sembra già fin troppo desiderosa di fare la sarcastica. –
- Andrai avanti ancora per molto oppure ti decidi a leggere l’indizio? –
- Dove Hogwarts emana tutto il suo calore … che accidenti dovrebbe significare, dentro un caminetto? –
Isabelle sbuffò.
- Però, che arguzia … forse potremmo buttare te dentro un camino, sarebbe interessante vederti abbrustolire un po’. –
Le rivolse un sorriso tutto denti.
- Spiritosa. –
- Lo so. –
Calien tossicchiò, interrompendoli.
- Ehm, ragazzi? Credo di sapere cosa intende. Non è calore nel vero e proprio significato letterale, ma figurato. Dove ci sentiamo tutti come una famiglia a Hogwarts? –
- La Sala Grande – esclamarono all’unisono i tre.
La bionda sorrise.
- Visto? Non era poi così difficile. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Il posto che racchiude l’orgoglio della scuola – ripetè per l’ennesima volta Rigel, rigirandosi il foglio tra le mani.
Erano dieci minuti che si aggiravano per il pianoterra della scuola alla ricerca dell’ispirazione che giungesse a illuminarli.
Orgoglio.
I Black se ne intendevano di orgoglio di famiglia, poco ma sicuro.
L’orgoglio risiedeva nel loro stato di sangue e nell’immenso arazzo che sfoggiava l’albero genealogico della famiglia.
Di sicuro Hogwarts non ne possedeva uno, ma forse c’era qualcosa che gli si avvicinava.
- Aires … -
Il cugino si voltò verso di lui. – Sì? –
- Ti ricordi quando ci siamo cacciati nei guai, quella volta in cui avevamo appena compiuto quattro anni? –
Sorrise malandrino.
- Eccome se me lo ricordo. Avevamo nascosto un cimelio di famiglia che commemorava non so quale gloriosa impresa della famiglia. –
- Credi che per i Fondatori la sala dei trofei potrebbe essere sufficientemente importante da rappresentare l’orgoglio della scuola? –
Aires sgranò gli occhi, attirandolo a sé con un abbraccio vigoroso e gli scompigliò i capelli.
- Sei un genio, cugino. È esattamente lì che dobbiamo andare, ci scommetto fino all’ultimo Galeone. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Salazar sorrise sfrontato all’indirizzo dei suoi colleghi.
- Cosa vi avevo detto? I Black sono decisamente più avanti rispetto a tutti gli altri, sapevo che sarebbero stati loro a vincere la prova. –
Helga sbuffò.
- Ci sono riusciti perché hanno fatto gioco di squadra così come tutti gli altri. –
La zittì con un indolente cenno della mano.
- Andiamo ad annunciare i vincitori. –
Fu il primo a entrare nella sala dei trofei, ricompensando il quartetto vincitore con un’espressione di piena approvazione.
- Congratulazioni a tutti voi. Certo, alcuni più di altri hanno dimostrato di saper usare a pieno la propria intelligenza, ma non mi sarei certo aspettato di meno. Abbiamo esaminato con attenzione la vostra prova e non mi resta che lasciare la parola a Helga per annunciare i vostri punteggi – concluse, facendosi da parte per far avanzare la donna.
- Siete stati tutti bravissimi, ma in prove come queste suppongo debba esserci un vincitore. I primi classificati sono: Rigel Black, Lorde Benson, Ophelia Gamp e Aires Black; il secondo gruppo classificato è quello di Isabelle Shafiq, Calien Lyall, Jared Convel e Naveen Hamilton; infine il terzo gruppo: Maya Potter, Lavinia Prewett, Elnath Storm e Isaak Selwyn. La classifica aggiornata è questa – concluse, muovendo la bacchetta verso la parete più vicina sulla quale comparve l’elenco aggiornato.

 

 

 

 

 

 

Classifica finale

1° classificato Isabelle Shafiq – 46 punti

2° classificato Naveen Hamilton – 45 punti

3° classificato Rigel Black – 44 punti

4° classificato Aires Black – 43 punti

5° classificato Ophelia Gamp – 42 punti

6° classificato Jared Convel – 41 punti

7°classificato Maya Potter – 40 punti

8° classificato Isaak Selwyn – 37punti

9° classificato Elnath Storm – 33 punti

10° classificato Calien Lyall – 32 punti

11° classificato Lavinia Prewett – 26 punti

12° classificato Lorde Benson – 19 punti

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- È un sorrisetto compiaciuto quello che vedo? –
Ophelia sussultò, colta alla sprovvista.
- Black, mi hai fatto prendere un colpo, non farlo mai più – assentì, dandogli un buffetto su un fianco.
Aires sghignazzò.
- Ma andiamo, avresti dovuto vedere la tua faccia, era troppo divertente. –
- Smettila! –
- Ci sto provando, ma con quegli occhioni sgranati eri davvero adorabile. –
Ophelia sbuffò, rivolgendogli un’occhiataccia.
- Sei insopportabile, ti odio. –
Aires smise di sorridere e la fissò dritta negli occhi.
Sentì un brivido lungo la schiena davanti a quelle iridi che la penetravano nel profondo.
- Non è vero, lo sai tu e lo so io. –
- Tu che sai qualcosa? Non ti sopravvaluti un po’? –
Vide la mano del ragazzo allungarsi verso di lei e trattenne il respiro di riflesso.
Lo sentì sfiorargli una guancia e allontanargli una ciocca, portandogliela dietro all’orecchio.
Sembrava stranamente assorto, quasi stesse riflettendo su qualcosa di veramente importante.
- Ti sei incantato, Black? –
- Probabile. Ti hanno mai detto che sei davvero bella? –
Ophelia impiegò alcuni secondi per capire che non si era immaginata quella domanda, ma che Aires gliel’aveva davvero posta con quel suo solito tono incurante come se non avesse detto nulla di strano.
- Mi stai prendendo in giro? –
- Perché dovrei? Ho solo fatto una semplice constatazione – la rimbeccò, sorridendole un’ultima volta prima di voltarle le spalle e incamminarsi lungo il corridoio.
Rimase così, da sola e con il fiato corto, a osservarlo camminare.
Dannato Black, ogni volta che credeva di essere in grado di ignorarlo faceva qualcosa che la sconvolgeva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

 Buonasera :)
Comincio scusandomi per l’attesa, ma la sessione estiva sta quasi per finire e i miei sforzi si sono concentrati a pieno sugli ultimi esami perciò il tempo per scrivere è venuto un po’ meno, ma da mercoledì in poi tornerò ad aggiornare con la consueta regolarità.
Detto ciò, nel prossimo capitolo avremo l’ottava prova e la prima “ufficiale” eliminazione dal Torneo. La classifica è ovviamente provvisoria al momento perciò tutto potrebbe cambiare con la prossima prova.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Al prossimo aggiornamento.
Stay tuned.
XO XO,
Mary

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

 

 

 

 

 

 

 

 

- Maya, ricordati di respirare – la redarguì Ophelia, sorridendo divertita davanti al volto insolitamente pallido dell’amica.
Era una novità vederla così taciturna, solitamente sprizzava allegria ed energia da tutti i pori fin dalla primissima mattina.
- Ricomincerò a respirare dopo che la prova sarà finita e avranno annunciato chi sarà eliminato – replicò sottovoce.
L’idea la tormentava dalla sera precedente, ma esporla ad alta voce la rendeva in qualche modo più reale, più vera e inevitabile.
Ophelia le rivolse uno sguardo solidale e comprensivo.
- Andrà bene, se non altro non sarà l’ennesima prova di Salazar – provò a consolarla.
Fortunatamente oppure la sua eliminazione sarebbe stata cosa ormai assodata.
- Secondo te a chi toccherà? –
- Andando per esclusione direi Godric. –
Maya annuì, osservando di sottecchi il Fondatore dall’indomita chioma color cioccolato. Le iridi azzurre sondavano le tavolate con espressione vagamente compiaciuta.
Sembrava molto soddisfatto da quello che vedeva.
Non era decisamente l’aria che avrebbe avuto qualcuno in procinto di sottoporli a una prova tremenda, no?
- Speriamo che vada tutto bene – sospirò, rigirando per l’ennesima volta il cucchiaio nella sua scodella di porridge.
- Smettila di giocare con il cibo e mangia qualcosa, abbiamo bisogno di energie prima della prova – intervenne Isabelle.
La ragazza non aveva alcun problema nel fare colazione a giudicare da come stava spolverando le sue uova strapazzate accompagnate da sottili strisce di bacon croccante.
- Mi si è chiuso lo stomaco. –
- Sforzati comunque, non vorrai mica finire con lo svenire davanti a tutti. –
Già, le mancava solo quell’immagine suggestiva.
- Izzy così non l’aiuti, ma le farai venire un attacco di panico prima del tempo – osservò Ophelia.
Con un sorriso di scuse, la mora si strinse nelle spalle.
- Scusa, ma non sono un granchè nel rassicurare le persone. Credo che passare la vita con tre ragazzi a tempo pieno mi abbia privata di un po’ di tatto. –
Maya e Ophelia scoppiarono a ridere.
Effettivamente nessuno dei ragazzi, a esclusione forse solo di Rigel, aveva mai dato prova di un tatto particolare.
- Ormai ci siamo abituate – replicò Maya, facendole l’occhiolino.
Isabelle ridacchiò a sua volta, per poi farle la linguaccia e tornare ad attaccare la sua colazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Elnath prese un respiro profondo prima di mettere piede all’interno dell’aula in cui tutti i Fondatori erano già pronti ad accoglierli.
Vide che le ragazze erano già tutte lì, sedute a gambe incrociate sul pavimento, e ascoltavano quello che Godric stava dicendo loro.
Il Fondatore volse lo sguardo verso di lui, sorridendo lievemente.
- Signor Storm, prego si accomodi, stavo giusto anticipando qualcosa sulla prova alle signorine. –
Annuì, sedendosi accanto a Lavinia e prestando tutta la sua attenzione alle parole dell’uomo.
- L’importante è che rimaniate tranquilli e concentrati. So che il nervosismo prima di un’eliminazione è sempre molto intenso, ma se siete arrivati fin qui immagino avrete compreso che le vostre abilità sono veramente notevoli e tutti noi siamo rimasti adeguatamente impressionati dalle capacità che avete dimostrato fino a questo momento. L’eliminazione non implica un fallimento -, aggiunse poi, - ma solo la prova che non tutti possono condividere il medesimo destino. –
Belle parole, ma alle sue orecchie non diminuivano minimamente la sua tensione.
Essere uno degli ultimi arrivati era già abbastanza pesante a livello di tensione e posizione in classifica, ma sapere concretamente di poter essere uno di coloro che avrebbero lasciato Hogwarts pesava sulle sue spalle come un macigno.
L’importante era partecipare, era questo che si era ripetuto fin dal momento in cui aveva accettato l’invito al torneo, ma nella scuola aveva trovato buoni amici e la promessa di un’avventura duratura ed emozionante.
Non era pronto a lasciarsi tutto quello alle spalle.
Lavinia incrociò il suo sguardo e parve comprendere perfettamente cosa gli stava passando per la testa, perché allungò una mano verso di lui e gliela strinse delicatamente.
Sembrava volergli dire “andrà tutto bene”.
Sorrise di rimando, ricambiando la stretta.
Poteva farcela.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Un duello? – ripetè Aires, come se non fosse sicuro di aver capito bene le parole del Fondatore.
- Esattamente, signor Black. –
- E le coppie verranno decise da voi suppongo. –
- Sono già state decise a dire il vero, le troverete affisse lì – replicò Godric, indicando un foglio di pergamena fissato alla parete di fronte a loro.
Aires si alzò da terra con un agile colpo di reni, percorrendo all’istante i pochi metri che lo separavano dalla parete.
Lui adorava i duelli e moriva dalla voglia di scoprire chi sarebbe stato il suo avversario.
Sperava solo che si trattasse di qualcuno sufficientemente in gamba da tenergli testa altrimenti non ci sarebbe stato alcun divertimento.
Scorse l’elenco velocemente, individuando il suo nome affianco a quello di Maya.
Erano la prima coppia a scontrarsi.
- Coraggio, rossa, tocca a noi – le disse, sorridendo allegro, e si sistemò sulla pedana allestita per l’occasione.
Vide Maya alzarsi e dirigersi verso di lui, l’espressione corrucciata sul volto.
Sembrava prossima al panico e avvertì una stretta al cuore al pensiero di poter essere il possibile fautore di un’eliminazione.
Quella ragazza gli era simpatica, ma non per questo avrebbe permesso che fosse lei a vincere.
Si inchinarono, voltandosi poi le spalle e percorrendo tre ampi passi.
Quando si fronteggiarono, la mano di Aires compì velocemente il movimento repentino che accompagnava lo Schiantesimo.
Vide Maya pararsi maldestramente, colta alla sprovvista.
La ragazza contrattaccò con un incantesimo di Disarmo che s’infranse pigramente contro il suo incantesimo di scudo.
Tentò nuovamente lo Schiantesimo, bucando la sua difesa e finendo con il mandarla a gambe all’aria al di fuori della pedana.
Scattò verso di lei, preoccupato di aver esagerato, e le porse una mano per aiutarla a tirarsi su.
- Sei tutta intera? –
Annuì. – Solo un po’ indolenzita. –
Godric tossicchiò leggermente. – La prossima coppia: Calien Lyall e Lavinia Prewett. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Calien avrebbe di gran lunga preferito affrontare qualcun altro piuttosto che una sua amica, ma aveva la sensazione che le coppie fossero state formate in quel modo per un motivo preciso e, a giudicare da come Salazar osservava i contendenti, era pronta a scommettere che ci fosse il suo zampino.
- Expelliarmus! –
- Protego – urlò all’istante, vedendo il suo scudo rispedire dritto al mittente l’incantesimo di disarmo.
Lavinia si spostò solo all’ultimo istante, venendo sfiorata dal rinculo dell’incanto rimandato al mittente.
- Tarantallegra! –
- Rictusempra! –
L’incantesimo di Calien fu il più veloce a raggiungere il bersaglio e Lavinia venne colpita.
Emise un gemito di dolore mentre si accasciava al suolo stringendo i denti.
La vide rialzarsi con passo tremante e provare a contrattaccare.
Schivò l’incantesimo con facilità e tentò con uno Schiantesimo.
Non vi aveva messo molto vigore, ma fu sufficiente a mandare nuovamente a terra la ragazza.
A quel punto, con uno sbuffo beffardo, Salazar intervenne: - In nome di tutto ciò che è misericordioso, abbiate pietà di me e mettete fine a questa buffonata. Lyall, hai vinto l’incontro! –
Calien attese che Godric o una delle Fondatrici lo contestasse, ma nessuno disse nulla.
Obbedendo, scese dalla pedana e si sforzò di non sentirsi in colpa mentre vedeva le grandi iridi azzurre di Lavinia riempirsi di lacrime represse a stento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Isaak inarcò un sopracciglio all’indirizzo di Elnath.
Erano rimasti solo loro a doversi affrontare.
Fino a quel momento gli incontri avevano visto la vittoria di Aires, Calien, Lorde, Rigel e Isabelle.
La classifica si era in parte modificata e adesso toccava solo a lui dimostrare di essere in grado di continuare il suo percorso lì dentro.
- Sei pronto? –
Elnath annuì, stringendo i pugni.
- Sono pronto, diamoci una mossa. –
Si fronteggiarono sulla pedana sotto gli sguardi attenti dei Fondatori.
Mossero le bacchette all’unisono, producendo due fasci luminosi che si scontrarono con ferocia l’uno contro l’altro.
Elnath non resse il confronto, arretrando colto alla sprovvista e lo Schiantesimo di Isaak lo colpì con precisione in pieno petto.
Tuttavia il ragazzo non cadde a terra, ma rimase saldamente ancorato ai margini della pedana, determinato a non arrendersi così presto.
Contrattaccò con una Tarantallegra che costrinse Isaak a spostarsi rapidamente di lato per non essere investito dall’attacco.
- Petrificus Totalus! –
La pastoia venne respinta dall’incantesimo scudo e rimbalzò al mittente.
Andarono avanti così per una buona manciata di minuti finchè Isaak non intravide un’apertura nella guardia del suo avversario.
Era appena sotto al braccio destro, ma con un buon direzionamento dell’incantesimo avrebbe potuto mettere a segno il colpo.
- Stupeficium! –
Sorrise vedendo l’incanto bucare la guardia di Elnath e spingerlo fuori dalla pedana mettendo fine all’incontro.
- Isaak Selwyn vince –, decretò Godric prima di aggiungere, - vi chiediamo di aspettare qualche istante qui fuori in modo da poter aggiornare la classifica. –
Uscirono in silenzio uno dopo l’altro, le espressioni serie nell’attesa bruciante di sapere chi di loro avrebbe lasciato la scuola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Salazar fece scorrere lo sguardo sui suoi colleghi.
- Dunque siamo tutti d’accordo? Sul serio? Mi sembra quasi troppo bello per essere vero che tutti voi abbiate mostrato un po’ di buon senso. –
Rowena gli rivolse un’occhiataccia.
- Salazar, stai passando il segno. –
- Sono solo sincero, vuoi farmene forse una colpa? –
Sbuffando, la donna decise di lasciar perdere.
Discutere con quell’uomo era qualcosa che le faceva perdere il lume della ragione.
- D’accordo, allora suppongo di poter affiggere la classifica. –
Mosse la bacchetta verso la pergamena, che aderì alla parete dell’aula.

 

 

 

 

Classifica

1° classificato Isabelle Shafiq 56 punti

2°classificato Naveen Hamilton 55 punti

3°classificato Aires Black 53 punti

4°classificato Isaak Selwyn 47 punti

5°classificato Rigel Black 44 punti

6° classificato ex equo Calien Lyall e Ophelia Gamp 42 punti

7°classificato Jared Convel 41 punti

8°classificato Maya Potter 40 punti

9°classificato Elnath Storm 33 punti

10°classificato Lorde Benson 29 punti

11°classificato Lavinia Prewett 26 punti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Aires si sporse per vedere la classifica da dietro le spalle di Ophelia, facendola trasalire leggermente.
- Tranquilla, principessa, non mordo mica. –
- Non si sa mai – replicò lei, con un sorriso lieve sulle labbra che lo fece sorridere a sua volta.
- E così siamo tutti salvi tranne Lavinia … non posso dire che mi dispiaccia poi molto. –
Ophelia si voltò a fronteggiarlo, incredula.
- Sei contento che Lavinia sia stata eliminata? –
Annuì, reggendo il suo sguardo senza alcuna apparente difficoltà.
- Meglio lei che me. E, oltretutto, c’erano solo una manciata di persone che non avrei mai voluto vedere eliminate e lei non rientrava tra queste. –
- Immagino si tratti di Rigel, Isabelle e chi … Naveen? –
- Già … e qualcun altro. –
Si accigliò.
- E chi gode dell’onore di avere tutta questa considerazione da parte di Aires Black? –
Sorrise sfrontato.
- Non devi guardare troppo lontano, principessa. –
Perse momentaneamente l’uso della parola e avvampò sentendo lo sguardo compiaciuto del ragazzo su di sé.
- Ti diverti molto a mettermi in imbarazzo, vero? –
- Moltissimo -, confermò, - sei adorabile quando arrossisci. –
- Smettila, Black. –
- Perché dovrei? Dico solo la verità. –
- Perché … perché sì e basta – asserì, incrociando le braccia al petto e guardandolo dall’alto in basso.
- Forse potrei persino accontentarti prima o poi. –
- Cioè smetterai di mettermi in imbarazzo? –
- No -, rise, - quello non smetterò mai di farlo. Mi riferivo al fare ciò che entrambi stiamo
aspettando da un bel po’. –
Ophelia lo fissò perplessa.
Aveva una mezza idea di quello a cui si stava riferendo, ma non poteva essere ciò che pensava lei … no?
- Black … -
- La tua amica sta per andarsene, vorrai salutarla – la interruppe, indicando con un cenno del capo Lavinia che finiva di scambiarsi abbracci con persone più o meno commosse.
- Già, ma ne riparleremo. –
- Puoi scommetterci, principessa, e sarà molto presto. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: 

Salve!
Come vi avevo preannunciato abbiamo avuto l’eliminazione dell’ottava prova. Avevate capito che si sarebbe trattato di Lavinia oppure pensavate a qualcun altro?
Vi annuncio che questa settimana cercherò di aggiornare altre due volte (mercoledì e venerdì) impegni permettendo perché siamo quasi alla fine della storia e non voglio trascinarla troppo per le lunghe anche perché immagino sarete tutti curiosi di sapere quale sarà la sorpresa dell’Epilogo.
Detto ciò, vi auguro una buona giornata.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

 

 

 

 

 

 

 

Aires si lasciò scivolare sulla panca fino a sedersi di fronte a Ophelia, osservandola per una manciata di secondi finchè la ragazza non si decise ad alzare lo sguardo e rivolgergli un’occhiata perplessa.
- Ti serve qualcosa? –
- Volevo solo sapere come stavi. So che tu e Lavinia avevate legato molto. –
Ophelia giocherellò distrattamente con una ciocca di capelli, osservando il bicchiere colmo di succo di zucca.
Era un bel pensiero, lo apprezzava e allo stesso tempo la stupiva.
- Ho accettato la cosa, continuerò comunque a vederla quando il torneo sarà finito. –
- Certo. Hai saputo quale sarà la prova di oggi? –
Scosse la testa.
- Non ancora, sono appena arrivata in Sala Grande. Devo preoccuparmi? –
Aires si strinse nelle spalle.
- Dipende da quello che ti fa paura, principessa. Andremo nella foresta ai margini della scuola. –
- Come può un’escursione nei boschi essere considerata una prova? –
- Non sono semplici boschi. A quanto ho capito lì dentro ci sono creature di tutti i tipi. Il nostro compito è trovare un unicorno rimasto ferito prima che qualche lupo mannaro o chissà che altra creatura se lo divori in un boccone. –
- Fammi indovinare, la prova l’ha organizzata Helga? –
Annuì, sorridendo divertito.
- Comincio a rivalutare quella donna, le sue prove sanno essere davvero divertenti quando vuole. –
- Stai forse per ammettere che preferiresti lei a Salazar? – lo prese bonariamente in giro.
- Questo mai -, protestò sgranando gli occhi scandalizzato, - Salazar rimane il Fondatore dei miei sogni. –
Scoppiarono a ridere all’unisono.
- Sai che molti lo considerano il Fondatore dei loro incubi, vero? –
- Gente che non apprezza il vero genio. Meglio lui che il ricciolone. –
- Lo difendi in modo molto appassionato, non è che hai una piccola cotta per lui? – lo stuzzicò.
Aires tuttavia non reagì nel modo indignato che si era aspettata, ma scrollò le spalle con un sorriso malandrino.
- Se fossi nato donna sarei letteralmente impazzito per lui, poco ma sicuro, ma visto che fino a prova contraria sono un uomo … ebbene, sono decisamente attratto da qualcun altro. –
- Ah, sì? –
- Già, ma questo dovresti saperlo … credo di essere stato piuttosto chiaro a riguardo. –
Sentì il volto andarle letteralmente a fuoco.
La schiettezza di Aires era in grado di metterla in imbarazzo come nessun altro.
- Qualcosa potrei aver intuito – ammise.
- Corteggiarti è davvero una fatica non indifferente, principessa, non dai certo soddisfazione facilmente. –
- Mai – confermò.
 - Bene, perché le cose semplici non mi sono mai piaciute. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

- Non è che sia proprio una divisione equa – osservò Lorde mentre esaminava il foglio con i due gruppi.
- Siamo un numero dispari, era logico che non saremmo stati divisi a metà con precisione – replicò Elnath, osservando il resto del gruppo.
Lui e Lorde erano capitati con Isaak, Maya, Naveen e Isabelle e nessuno di questi ultimi sembrava particolarmente impensierito da come stavano andando le cose.
Al contrario nell’altro gruppo il volto dai tratti affilati e pallidi di Jared era se possibile ancora più bianco del solito e gli occhi erano sgranati.
Elnath conosceva abbastanza bene i sintomi degli attacchi di panico per comprendere che il ragazzo doveva essere in procinto di averne uno.
Gli fece pena.
In fin dei conti Jared stava lentamente imparando a mettere da parte almeno un po’ quell’aria altezzosa da super uomo e aveva cominciato ad aprirsi al resto del gruppo fino a diventare un elemento imprescindibile.
Tuttavia smise di osservarlo con quell’espressione di compatimento perché era più che certo che se se ne fosse accorto avrebbe provveduto a fargliela sparire a suon di pugni.
Jared Convel odiava mostrarsi debole o spaventato, era qualcosa che era stata chiarissima fin dal principio.
- Raggiungiamo gli altri, la prova comincerà tra poco. –
Lorde annuì, seguendolo mentre si dirigeva verso le scale su cui si erano seduti gli altri.
L’idea di affrontare la foresta non entusiasmava neanche lei, ma se era il prezzo per avere un posto a Hogwarts allora avrebbe affrontato la prova senza emettere nemmeno un lieve lamento.
Isaak alzò lo sguardo verso di loro, sorridendo lievemente.
- Pronti per cominciare la prova? Questa volta dobbiamo vincerla a tutti i costi. –
Annuirono all’unisono.
- Ce la faremo, dobbiamo riguadagnare un bel po’ di posizioni in classifica – convenne Lorde.
- E dobbiamo battere Aires, comincio a non sopportare più quel suo sorrisetto compiaciuto ogni volta che mi batte – aggiunse Isabelle, l’espressione battagliera sul bel volto.
Naveen le cinse la vita, attirandola maggiormente a sé.
- Una vera e propria regina guerriera. –
- Puoi dirlo forte, voglio vederlo umiliato e sconfitto – decretò, battendo il pugno destro contro il palmo disteso della mano sinistra.
Appariva più bellicosa del solito, determinata più che mai a vincere, e forse per certi versi la cosa sarebbe tornata a loro vantaggio.
Aires avrebbe fatto bene a guardarsi le spalle: nelle competizioni non c’era spazio per l’amicizia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Comincio a sospettare che Helga si sia lasciata contagiare dalla vena sadica di Salazar – osservò Calien mentre indossava il mantello e calcava il cappuccio sulla chioma bionda.
Era solo settembre, ma l’umidità regnava sovrana nei dintorni di Hogwarts.
Maya fece altrettanto, allacciandolo ben stretto sotto la gola in modo tale che il vento che soffiava impetuoso quella sera non lo facesse ricadere all’indietro.
- Molto probabile, che bisogno c’era di mandarci nella foresta dopo il tramonto? –
- Secondo me c’è lo zampino di Salazar, avrà voluto movimentare le cose. –
- Non credo che neppure Godric si sia opposto più di tanto, dopotutto stima il coraggio sopra ogni altra cosa – osservò la rossa.
- Già, ma continuo a ritenere che sia una pessima idea. –
Voltò lo sguardo verso Ophelia, intenta ad allacciare i pesanti stivali in pelle di drago.
- Tu cosa ne pensi? –
Dopotutto lei era la veggente del gruppo, doveva pur avere una qualche sensazione.
Nessuno le aveva mai fatto quella domanda per non metterla in difficoltà, ma ora che il torneo era agli sgoccioli e si trovavano in una situazione davvero potenzialmente pericolosa riteneva saggio ascoltare il suo parere.
Magari le avrebbe allarmate per nulla, d’altro canto avrebbe potuto avvertirle per tempo.
Ophelia le osservò con le iridi verde chiaro.
- Io … non ho avuto nessuna visione da quando sono qui, se è questo che volete sapere. Però non so, è da questo pomeriggio che non riesco a togliermi di dosso una spiacevole sensazione di gelo eppure non fa così freddo all’interno del castello. –
- Credi che possa riguardare la prova? –
- Non lo so e non voglio far preoccupare inutilmente nessuno, ma è strano. –
- Se dovessi vedere qualcosa di più chiaro non preoccuparti di spaventarci inutilmente. –
- No di certo, sarete le prime a saperlo se dovessi captare qualcosa di rilevante – assicurò.
- Bene, allora mettiamoci in marcia, manca poco all’inizio e dobbiamo raggiungere i margini della foresta – decretò Maya con forzata allegria.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Tutto bene? –
Jared volse lo sguardo verso Rigel che lo fissava con intensità.
- Certo. –
- Sappiamo entrambi che non è vero. L’ho notato per la prima volta quando siamo arrivati al castello e questa sera me lo hai confermato. C’è qualcosa che ti preoccupa. Cos’è: il buio, il bosco o quello che c’è al suo interno? –
Gli rivolse un’occhiata dura. – Non so di cosa stai parlando. –
- Avere paura di qualcosa non ti rende debole, Convel. –
- Io non ho paura. –
Rigel aggrottò la fronte, ma decise di lasciar perdere.
Quel ragazzo sapeva essere un vero e proprio testone quando ci si metteva; gli ricordava Aires quando s’impuntava, nessuna sorpresa che quei due si beccassero in continuazione: erano fin troppo simili.
- D’accordo. Tu non hai paura e io non ti credo, direi che siamo pari. –
- Credi a quello che ti pare – bofonchiò Jared, scrutando i margini della foresta con espressione mortalmente seria.
Non aveva sentito ululati quella sera, ma solo perché non si facevano sentire non significava che non ci fossero.
Helga ruppe il silenzio venutosi a creare.
Indossava una veste giallo canarino che risultava ben evidente persino nell’oscurità che li stava lentamente avvolgendo.
- Ogni gruppo avrà due lanterne per aiutarvi a illuminare il percorso e siete tutti provvisti di bacchetta quindi più che in grado di difendervi. Lo scopo della prova è recuperare l’unicorno ferito che si aggira per i boschi, ma quello che ancora non sapete è che questa prova non è singola, ma doppia. Racchiude infatti sia la nona che la decima; dovrete dimostrare il vostro coraggio, ma anche di essere capaci di prendervi cura l’uno dell’altra. In caso di pericolo sparate delle scintille rosse con le bacchette e noi vi raggiungeremo all’istante. Auguro a tutti voi buona fortuna – concluse.
Fantastico.
Non una ma ben due prove.
Nei boschi.
Se avesse concluso la prova senza avere un attacco di cuore l’avrebbe considerato già di per sé una gran cosa.
Vide che Rigel lo fissava nuovamente e si sforzò di apparire imperscrutabile, ma non doveva esserci riuscito granchè bene a giudicare dal modo in cui lo guardava.
- Ti guardiamo le spalle, non dimenticartelo mai – si limitò a dirgli il ragazzo.
E per una volta non trovò nulla con cui ribattere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Queste tracce sembrano portare verso il lato Nord del bosco – considerò Isabelle, esaminando le macchie argentee che impregnavano il fogliame al di sopra del terriccio umido.
L’unicorno doveva essere stato ferito in modo piuttosto importante.
Non volle minimamente soffermarsi a pensare a cosa fosse stato a riuscire ad aggirare le difese del gigantesco e letale corno e a ferire un animale tanto agile e veloce.
Le veniva in mente solo una cosa e bastò pensare ai denti aguzzi come lame per farla trasalire.
Naveen le strinse gentilmente la mano.
- Va tutto bene? –
- Sì, stavo solo pensando che solo un lupo mannaro avrebbe potuto riuscire a ferire in quel modo un unicorno. –
Il ragazzo annuì con espressione grave.
- Non ci resta che sperare di non incontrarlo. –
Isaak alzò la voce, attirando la loro attenzione.
- Ragazzi, credo di aver trovato qualcosa. –
Indicò loro verso la cavità ai piedi di una grossa quercia secolare.
Al di sotto del fogliame sparso, quasi completamente nascosta, c’era una grande buca che avrebbe contenuto agevolmente una creatura ben più grande di un essere umano.
Sul tronco c’erano incisioni profonde d’artiglio.
- Credo che abbiamo appena trovato la sua tana – considerò sottovoce.
In quello stesso istante un urlo squarciò il silenzio notturno.
Veniva da abbastanza vicino ed era terrore allo stato puro.
Il resto dei loro amici doveva aver appena incontrato il lupo che si aggirava per i boschi.
- Raggiungiamoli subito – decretò Naveen, cominciando a correre verso la direzione da cui era provenuto l’urlo.
Lo seguirono all’istante, pregando silenziosamente di non trovarsi davanti a qualcosa d’irreparabile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ophelia aveva convissuto l’intera giornata con la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava e mai come in quel momento desiderava essersi sbagliata clamorosamente.
Eppure mentre era in ginocchio sul terriccio umido, a premere le mani contro la ferita sanguinante sul fianco di Aires, non poteva fare a meno di maledire il suo dono.
A cosa serviva essere una veggente se le visioni non l’assalivano nel momento in cui potevano tornarle utili?
Il lupo mannaro era comparso alle loro spalle, puntando verso di lei con una scintilla di furia ferina nelle iridi giallo ambrate e lei era rimasta letteralmente paralizzata sul posto. Non riusciva a pensare a null’altro che a quelle grandi iridi feroci e ai denti che luccicavano sotto la luce lunare.
Non era ancora trasformato del tutto, ma non per questo era meno inquietante o letale.
Aires l’aveva spinta di lato un attimo prima che il lupo le fosse addosso, subendo in pieno l’attacco.
Il rumore degli artigli che laceravano abiti e carne come se nulla fosse era stato a dir poco agghiacciante.
Erano rotolati a terra in un misto di imprecazioni e bassi ringhii.
Rigel e Calien avevano cercato di puntare ritmicamente la bacchetta nel groviglio, nella speranza di avere un’apertura utile per agire essendo sicuri di non colpire Aires, ma Jared aveva battuto tutti loro sul tempo.
Aveva piazzato uno Schiantesimo dietro l’altro nella mischia, fermandosi solo quando aveva visto il lupo volare all’indietro e sbattere contro l’albero più vicino.
La creatura li aveva fissati per un breve istante, poi era fuggita nel folto del bosco.
E adesso si ritrovava a terra, le lacrime che le solcavano il volto, mentre cercava disperatamente di non fare morire dissanguato il ragazzo tra le sue braccia.
Sentì il rumore dei passi che correvano sul fogliame, intravedendo con la coda dell’occhio il resto del gruppo che li raggiungeva.
Vide Isabelle sbiancare, portandosi una mano al volto nel tentativo di trattenere un urlo.
Naveen mise immediatamente mano alla bacchetta, sparando una serie di scintille rosse verso il cielo notturno.
E allora Ophelia perse completamente la cognizione del tempo.
Ricordava solo di aver sentito la voce gentile di Helga che la rassicurava mentre qualcuno la portava via da Aires.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Un ragazzo ha rischiato di morire –, esclamò Rowena, - trovo ridicolo anche solo il fatto che stiamo seriamente discutendo sul portare a termine le rimanenti due prove. –
Helga annuì seria a ogni parola dell’amica e collega.
Era ovvio che il Torneo dovesse terminare.
Come potevano chiedere ai ragazzi di continuare a competere quando uno dei loro era sul letto dell’infermeria?
- Sono d’accordo, e non riesco nemmeno a credere di stare per dirlo, con Rowena e Helga -, convenne Salazar, - anche per me possiamo concludere qui il torneo. –
Godric si limitò ad annuire in silenzio.
Era la scelta più logica, più giusta.
Tutti loro si erano distinti durante le prove e di certo non sarebbero stati altri due giorni di torneo a far cambiare loro l’idea che si erano fatti di quei ragazzi.
- Siamo tutti d’accordo. Il Torneo ha termine in questo stesso momento. Non appena Aires si sarà rimesso daremo il via alla cerimonia dello Smistamento. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Aires aprì gli occhi, mettendo lentamente a fuoco attorno a sé.
Vide pareti bianche, separè dello stesso candido colore e una decina di persone attorno a sé.
- Che succede? – biascicò.
- Succede che ci hai fatto prendere un colpo. Ti ucciderei io stessa se non avessi appena rischiato brutto – lo rimbeccò Isabelle.
Lentamente i ricordi tornarono ad affiorare.
La notte precedente, il lupo che lo aggrediva.
- Allora, mi ritroverò a fare il randagio ululando alla luna piena? – chiese, sforzandosi di buttarla sullo scherzo.
Inaspettatamente fu Jared a rispondergli.
- No, era trasformato solo a metà. Ti rimarrà solo una bella cicatrice, sei maledettamente fortunato, Black. –
Accompagnò quelle parole con un sorriso.
E Aires lo fissò incredulo.
Rischiare di lasciarci le penne produceva strane reazioni nelle persone, pensò sorridendo a sua volta.
Voltò la testa verso la sedia alla sua sinistra, trovandovi seduta Ophelia.
Aveva tutta l’aria di chi aveva pianto disperatamente per ore.
- Principessa, sembra proprio che io sia ufficialmente il tuo cavaliere dall’armatura scintillante. Insomma, chi altro si sarebbe gettato davanti a un lupo mannaro? Devi ammettere che sono stato decisamente eroico – le disse, ammiccando.
Ophelia rise, scuotendo la testa.
- Sei proprio un idiota, Black. –
- Oh andiamo, merito almeno un bacio piccino picciò non credi? –
Si divertiva a stuzzicarla, questo era vero, ma stava scherzando solo in parte.
Eppure Ophelia lo stupì sporgendosi verso di lui e posando le labbra sulle sue in un bacio lieve e dolce.
Quando si separarono, Aires avvertì chiaramente le labbra sottili stirate in un sorriso compiaciuto.
- È anche meglio di quanto avessi immaginato – constatò, sorridendo davanti alla faccia paonazza della ragazza.
- C’è un’altra buona notizia -, intervenne Rigel scacciando via l’imbarazzo generale, - tutti noi siamo stati esonerati dalle ultime due prove del Torneo. Domani verremo Smistati nelle varie Case. –
- Bene, è un piacere sapere che farmi aprire come un capretto ha fruttato benefici a tutto il gruppo. –
Risero tutti quanti, tanto rumorosamente che l’infermiera si affacciò per zittirli.
- Il signor Black deve riposare, domani è una giornata importante per tutti voi, quindi fuori di qui! –
Ubbidienti, uscirono uno alla volta finchè lui e Ophelia non rimasero da soli.
- Lo sai che dopo quel bacio non ti libererai più di me, vero Gamp? –
Ophelia annuì sorridendo.
- La prendo come una promessa, Black. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: 

Salve!
Immagino che questo capitolo sia stato un po’ una sorpresa per tutti, ma mi piace cambiare le carte in tavola e non dare mai nulla per scontato … spero abbiate apprezzato.
Vi anticipo che domani uscirà l’Epilogo e scoprirete tutto ciò che riguarda la famigerata sorpresa.
E, ovviamente, finalmente la Airelia è Canon.
Credo che sia la ship per la quale ho aspettato più capitoli per rendere effettiva la loro ufficializzazione, ma credo che nel loro caso la cosa fosse d’obbligo.
Qui sotto vi lascio la classifica finale.
Ci sentiamo domani mattina con l’Epilogo.
Al prossimo aggiornamento.
Stay tuned.
XO XO,
Mary

 

 

 

 

Classifica finale

1°classificato ex equo Isabelle Shafiq e Aires Black 63 punti

2°classificato Naveen Hamilton 62 punti

3°classificato Isaak Selwyn 54 punti

4°classificato Rigel Black 52 punti

5°classificato ex equo Ophelia Gamp e Jared Convel 50 punti

6°classificato Calien Lyall 49 punti

7°classificato Maya Potter 47 punti

8°classificato Elnath Storm 40 punti

9°classificato Lorde Benson 36 punti

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Epilogo ***


Epilogo

 

 

 

 

Finì di risistemare le sue cose, chiudendo il baule con un colpo di bacchetta. Gli elfi domestici che si occupavano della preparazione del cibo e della pulizia della scuola si sarebbero occupati di trasportarlo al piano di sotto non appena fosse terminata la cerimonia di Smistamento.
Prese un respiro profondo, chiudendosi la porta del dormitorio alle spalle, e si diresse a passi decisi lungo il corridoio che l’avrebbe portata alla Sala Grande.
Varcò l’ingresso, sedendosi di fronte a Rigel e Calien, lasciando che Naveen intrecciasse le dita alle sue.
- Ce ne hai messo di tempo ad arrivare. –
- Volevo darmi un’occhiata in giro per l’ultima volta. Insomma, non è detto che trovino una collocazione per tutti noi. –
- Saremo Smistati e andrà bene. L’ultima persona che ci ha lasciati è stata Lavinia, tutti gli altri se la sono cavata bene nelle varie prove quindi perché dovrebbero mandare via qualcuno di noi? –
- Oh, non saprei -, ironizzò, - magari perché Salazar non mi sopporta? –
- Salazar non è l’unico che decide. Di solito sei molto più sicura di te, cosa c’è questa volta? –
Bella domanda, peccato solo che la risposta l’avrebbe fatta sembrare pateticamente debole.
- Ho paura – ammise.
Sentì la presa di Naveen rinserrarsi sulla sua mano.
- Non hai motivo di averne. Al termine della cerimonia avremo entrambi un posto in una delle Case, te lo giuro. –
Annuì.
Era poco convinta, ma non le andava di lasciar intendere quello che le passava per la testa.
Insomma, aveva ottenuto buoni punteggi, razionalmente parlando non avrebbe dovuto temere un’eliminazione.
Eppure ricordava bene la massima di sua madre “mai dire mai”.
- Vorrei solo che si dessero una mossa, l’ansia mi sta divorando – le diede man forte Calien, tormentandosi nervosamente le mani.
Fu allora che Isabelle notò l’anello che brillava sul suo indice sinistro.
L’anello di famiglia dei Black, dato in pegno a ogni figlio maschio primogenito.
Era tradizione di famiglia donarlo alla donna che sarebbe diventata la propria sposa.
Rivolse un’occhiata all’indirizzo di Rigel, vedendolo annuire in silenzio come dandole una muta conferma alla sua altrettanto silenziosa domanda.
Bene, comunque fossero andate le cose il ritorno a casa si sarebbe rivelato decisamente ricco d’emozioni.
Godric si diresse verso lo scranno, prendendosi un momento per osservare i ragazzi davanti a sé, in trepidante attesa.
- Tutti voi avete dato il massimo in questo mese. Avete stretto nuove amicizie, messo alla prova i vostri talenti, in certi casi persino trovato l’amore … siete cresciuti, avete sperimentato emozioni e circostanze che vi hanno aiutato a forgiare il vostro carattere lungo il cammino. Per tutti noi Fondatori è stato un piacere avervi con noi, ci avete dimostrato che l’idea di fondare una scuola per giovani maghi e streghe si è rivelata un’ottima cosa e di questo vi ringraziamo. Adesso vi aspetta l’ultima prova, la più importante dell’intero percorso: lo Smistamento. Vi chiameremo uno alla volta e adageremo sul vostro capo uno strumento creato appositamente per questa circostanza -, accennò al capello a punta deposto sullo sgabello lì vicino, - sarà il Cappello Parlante a decidere in quale Casa verrete collocati. –
Rowena prese il suo posto sullo scranno, tenendo un foglio di pergamena tra le dita affusolate.
- Cominciamo. Aires Black! –
Aires sfiorò con la punta delle dita il volto di Ophelia, rivolgendole un sorriso accattivante.
- Ci vediamo tra poco, gattina. –
Percorse il corridoio tra i tavoli a testa alta, sedendosi sullo sgabello e attendendo pazientemente che il Cappello venisse adagiato sul suo capo.

 
Vedo ostinazione, sicurezza, una mente acuta e dotata di furbizia. C’è anche desiderio di emergere, di mettersi in evidenza, e molta ambizione.
 

- Serpeverde! –

 

Si rialzò con un sorriso soddisfatto, incrociando lo sguardo di Salazar che applaudiva con eguale compiacimento.
Sedette al tavolo nell’angolo sinistro della Sala Grande, dove capeggiavano i colori di Serpeverde.

 

- Calien Lyall! –

 

Calien si alzò, sentendo le ginocchia tremarle mentre si allontanava dal tavolo.
Si volse verso Rigel, che le sorrise incoraggiante.
Infine prese posto.
Sentì il Cappello depositarsi sulla chioma bionda e si mise a fissare ostentatamente il pavimento, ascoltando i mormori dell’oggetto.

 

C’è dolcezza, bontà e sincerità nel tuo cuore ma anche intelligenza e una mente acuta e ingegnosa come poche se ne vedono in questi giorni.

 

- Corvonero! –

 

Si alzò, lasciando il posto a una Maya stranamente impassibile.
Dedusse che la ragazza stava cercando di mantenere la calma con ogni oncia della sua forza di volontà.
Sedette alla tavola dei Corvonero, godendosi il resto dello Smistamento.
Non le restava che attendere il responso di Rigel.

- Maya Potter! –

 

Ah, una Nata Babbana. Interessante, veramente interessante. Hai una bella testa, ma la qualità che spicca sopra ogni altra è il coraggio. So già dove collocarti, signorina.

 

- Grifondoro! –

 

 

Scorrendo la lista, Rowena indicò il successivo partecipante. – Elnath Storm, è il tuo turno. –

 

Uno Storm … strano, ma davvero curioso. Avete una gran fama di avventurieri, voi Storm, ma nel tuo cuore vedo altro oltre al coraggio. Sei buono, leale, incapace di tradire chi ti circonda e faresti qualsiasi cosa per le persone a cui tieni.

 

- Tassorosso! –

 

Venne infine il turno di Jared.
Il ragazzo si alzò, camminando tronfiamente verso il Cappello.
In cuor suo sapeva già quale fosse la scelta migliore per lui e voleva che il Cappello non avesse alcun dubbio allo stesso modo.

 

Jared Convel, so esattamente cosa fare con te. 

- Serpeverde! –

 

 

- Isabelle Shafiq, tocca a te. –

 

Naveen le strinse per l’ultima volta la mano, incoraggiante.
Poteva farcela, doveva farcela.
Sedette, concentrata sulle parole del Cappello.

 
Vedo una ragazza forte, determinata, testarda e ostinata. Una ragazza abituata ad affrontare tutto e tutti incurante dei pregiudizi, incapace di starsene con le mani in mano e con un forte senso della giustizia. Credo che la scelta sia d’obbligo.

 

- Grifondoro! –

 
 

- Rigel Black! –

 

Un gran cervello e desiderio di dimostrare a tutti che sei in grado di portare avanti il nome della famiglia. Analitico, non ti lasci annebbiare dai pregiudizi e dalle false credenze, ti attieni semplicemente ai fatti. Quindi direi …

 

- Corvonero! –

 

Raggiunse Calien, sedendole accanto con un sorriso stampato sul volto.
- I tuoi genitori non speravano che finissi in Serpeverde? – gli chiese, ironica.
- Certo, ma non era quello che volevo io; suppongo che Aires abbia dimostrato di essere il Black che tutti vorrebbero. –
- Non tutti -, lo corresse, - a me va benissimo il mio Black. –

 

 

- Ophelia Gamp! –

 
Raggiunse lo sgabello, rassettando l’abito e sedendo composta come una brava signorina Purosangue. Sua madre sarebbe stata fiera di lei, pensò ironicamente, magari un po’ meno per la sua scelta di un Black come compagno.
 

Leale fino all’estremo, hai dimostrato ampiamente di essere incapace di conservare rancore ma anzi di essere pronta ad accettare scuse sincere. Protettiva nei confronti dei più deboli e degli emarginati, pronta a difendere i diritti di tutti a spada tratta. Congratulazioni, signorina Gamp …

 

- Tassorosso! –

 

 

 

 

- Naveen Hamilton! –

 

Occhieggiò verso il tavolo verde argento mentre avanzava verso lo sgabello.
Avrebbe considerato un vero privilegio unirsi ai suoi amici, a quel tavolo, sotto l’insegnamento del suo preferito dei Fondatori … ma tutto sommato già essere giunto a quel momento era una cosa che lo riempiva d’orgoglio, in barba a tutti gli inziali pregiudizi dei suoi genitori.

 

Determinato, ambizioso, sveglio e provvisto di una sottile nota di ironia e sarcasmo. Pronto a cacciarti nei guai e dotato di un grande spirito di cameratismo. Sei una scelta difficile, Naveen Hamilton, ma credo che ti troverai bene lì. 

- Serpeverde! –

 

Sedette al tavolo, incrociando il volto sorridente di Isabelle dall’altro lato della sala.
Non riusciva a sentire cosa gli stesse dicendo, ma dal labiale non aveva difficoltà a intendere il senso delle sue parole: “non avevo dubbi”.

 

 

 

- Lorde Benson! –
Trattenendo il respiro, si incamminò verso lo sgabello.
Sedette, tormentandosi le mani in grembo. 

Sei arrivata a metà torneo, ma hai saputo dimostrare a tutti le tue doti. Sveglia e pronta di mente come poche streghe della tua generazione, credo la scelta sia d’obbligo.

- Corvonero! –

 

Rigel e Calien l’accolsero con un sorriso; la bionda mezza Veela si chinò verso di lei, abbracciandola di slancio.
- Lo sapevo che saremmo state nella stessa Casa, non avevo alcun dubbio. –

 

 

 

- Isaak Selwyn! –

Ah, l’ultimo componente dell’eterogeneo gruppetto. Credo tu sappia già dove ti collocherò, non è vero signor Selwyn?

 Annuì appena, sorridendo.

 Naturale che lo sai, sei un tipo sveglio e perfettamente consapevole delle tue capacità. Farai grande strada nella tua Casa, ne sono certo.

 - Serpeverde! –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Mentre attendevano l’arrivo della Passaporta che li avrebbe condotti a Diagon Alley, Ophelia rivolse un’occhiata interrogativa al ragazzo che le teneva un braccio intorno alla vita.
- E adesso? –
Aires scrollò le spalle.
- E adesso aspettiamo di arrivare a Diagon Alley, ci presentiamo ufficialmente ai rispettivi genitori e tra un mese torniamo al castello per terminare l’anno accademico. –
- E poi? –
- E poi cominciamo davvero a vivere. Io e te, insieme, senza nessun altro tra i piedi – concluse.
- È il tuo modo per chiedermi di sposarti una volta terminato l’anno, Black? –
Le rivolse un sorriso furbo.
- E se così fosse? –
- Ti risponderei che fai schifo in quanto a romanticismo -, rise, - ma che non mi aspettavo certo che ti trasformassi in un tipo sdolcinato e melenso quindi immagino che sia la dichiarazione migliore che possa aspettarmi da te. E sì … Aires Black, se tu me lo chiedessi ti sposerei. –
Tornando improvvisamente serio, puntò le iridi grigio azzurre nelle sue.
La guardava come se non avesse mai visto nulla sulla faccia della terra che desiderasse più di lei.
- Ophelia Gamp, malgrado potrebbe non essere la più saggia delle scelte della tua vita e di sicuro ti richiederà ogni oncia di pazienza in tuo possesso … vuoi diventare mia moglie una volta che termineremo l’anno a Hogwarts? –
- Sì, lo voglio. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Vent’anni dopo.
1 settembre 1013

 

 

 

 

 

 

 

- Stupida Serpe – bofonchiò Kenna, alla ricerca della sua mazza da Battitrice.
Non poteva certo partire per Hogwarts senza di lei.
E ovviamente suo fratello aveva pensato bene di fargliela sparire.
Tutto perché lei aveva accidentalmente, d’accordo magari non così accidentalmente, sabotato il suo appuntamento con Rachelle Davies.
Ormai in preda all’esasperazione, diede sfogo a tutta la sua rabbia.
- Castiel! –
Il fratello maggiore si affacciò, appoggiandosi allo stipite della porta, con un sorriso sornione dipinto sulle labbra.
- Sì? –
- Dove hai messo la mia mazza da Battitrice? –
- Potrei dirtelo, ma vederti cercarla disperata è di gran lunga più divertente. –
- Giuro che ti ammazzo. –
- Minacciarmi di morte non mi sembra un modo per invogliarmi a collaborare, non ti pare? –
- Mamma! Finirei in guai molto grossi se uccidessi Castiel? – urlò, nella speranza di raggiungere il piano inferiore del Manor.
Nel salone, Isabelle scambiò un’occhiata con il marito.
- Ricordami perché avere dei figli ci è sembrata una buona idea? –
Naveen ridacchiò. – Me lo chiedo anche io. –
Alzando gli occhi al cielo, la donna alzò la voce per essere certa che entrambi i figli la sentissero.
- No, Kenna, non puoi uccidere tuo fratello; e tu, Castiel, restituisci la mazza a tua sorella. Dobbiamo partire tra cinque minuti se non volete rischiare di perdere la Passaporta per Hogwarts. –
Gestirli durante le vancanze estive diventava sempre più faticoso di anno in anno, non vedeva l’ora che entrambi tornassero al castello e le concedessero un po’ di tempo lontana da discussioni e dispetti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

- Hai visto il mio tema di Difesa? – chiese Carinae, rivolgendosi al fratello comodamente sdraiato sul suo letto a baldacchino.
Nihal teneva stretta tra le mani una copia di Storia medievale della magia; alzò lo sguardo verso di lei e scrollò le spalle.
- Non ne ho la minima idea. Ma ancora non hai finito di preparare il baule? –
Accennando con il capo alla massa di roba ancora da sistemare, ribattè: - Perché fai domande se sai già la risposta? –
Ridendo, il ragazzo mosse pigramente la bacchetta.
Gli abiti della sorella e i suoi effetti personali si impilarono ordinatamente e si sistemarono nel baule.
Carinae si slanciò sul letto, abbracciandolo di getto.
Era una delle poche persone con cui si sbilanciava in quel modo e anzi la maggior parte degli studenti di Hogwarts era convinta che lei fosse praticamente immune dai sentimentalismi.
Quello dolce e disponibile era Nihal, non di certo lei.
Eppure suo fratello era tra le poche persone capaci di far emergere il suo lato protettivo e vagamente affettuoso.
- Lo sai che ti adoro, vero? –
- Anche io, sorellina, ma adesso smettila di stritolarmi – rise.
Afferrando il tema misteriosamente emerso da sotto il letto, Carinae chiuse il baule e fece cenno al fratello di alzarsi.
- Sono pronta, possiamo andare. –
Finalmente si tornava a Hogwarts.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Leonys, mi stai ascoltando? –
- Sì, madre. –
Calien inarcò un sopracciglio, contrariata.
A giudicare da come il suo primogenito si stava guardando attorno dubitava seriamente che avesse ascoltato anche solo una parola di quello che gli aveva detto.
- Mi spieghi cosa stai cercando con tanto interesse? –
- Sì, madre. –
- Sei diventato un pappagallo, per caso? –
- Sì, madre. –
D’accordo, adesso era abbastanza.
Ignorando Rigel che si stava palesemente sforzando di non scoppiare a ridere, cosa che Etamin invece non si era minimamente preoccupato di fare visto che stava ridendo sfacciatamente all’idea della sfuriata che il fratello si sarebbe sorbito di lì a poco, Calien esplose definitivamente.
- Leonys Sirius Black! –
Trasalendo, posò finalmente lo sguardo su sua madre.
- Scusami, madre … dicevi? –
- Dicevo di non combinare uno dei tuoi soliti guai mentre sarai a Hogwarts. Non voglio ricevere un’altra lettera da Rowena. –
Annuì.
- Farò del mio meglio … ah, ecco Castiel! Madre, padre, ci rivediamo per le vacanze di Natale. Prometto di non cacciarmi nei guai … non in troppi perlomeno – concluse, abbracciando frettolosamente prima una e poi l’altro, per poi dirigersi a passo spedito verso il suo migliore amico.
- Etamin … -
Il suo secondogenito annuì, ben sapendo già cosa stesse per chiedergli.
- Mi accerterò che quei due non finiscano con il farsi espellere, stai tranquilla. –
- Ti ringrazio. –
Abbracciarono Etamin, che raggiunse suo cugino Nihal verso la Passaporta che li avrebbe condotti al castello.
- Continuo a credere che abbiano scambiato Nihal e Leonys nella culla -, ironizzò Rigel, - insomma Leo è esattamente come Aires alla sua età e Nihal assomiglia molto di più a me. –
- Già, questo spiegherebbe molte cose – scherzò a sua volta Calien.
Rimasero così, a osservare quegli scalmanati dei figli che si affaccendavano attorno alla Passaporta, con il sorriso sulle labbra.
Per quanto ingestibili e scatenati, quelli erano pur sempre i loro ragazzi e non li avrebbero cambiati con nulla al mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: 

Salve!
Eccoci infine con l’epilogo della storia. Desidero prima di tutto ringraziare coloro che hanno partecipato, recensito, inserito la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite e anche ovviamente coloro che fanno parte delle schiere dei “lettori silenziosi”. Più di ogni altro, ovviamente, il io ringraziamento va alle fantastiche persone che hanno creato questi OC, che sono state presenti per tutta la storia e senza le quali Founder’s non avrebbe avuto modo d’esistere; quindi grazie a: Signorina Granger e al suo Isaak, a ana_fremione e alla sua Maya, a Fiamma Erin Gaunt e ai suoi Isabelle e Aires, skyistorn55 e la sua Lorde, victoria black e i suoi Calien e Jared, theTORNgirl e il suo Naveen e infine a FuriaBianca e al suo Elnath. Spero che la storia vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuta a me e vi annuncio ufficialmente che pubblicherò un’altra interattiva che sarà il sequel di questa storia e vedrà comparire i figli dei vari OC.
Detto ciò, vi lascio ai loro pv e a qualche info su di loro.
A presto, spero.
XO XO,
Mary

 

 

 

Naveen Hamilton x Isabelle Shafiq

 

Kenna Hamilton (PV Alejandra Alonso) – VI anno, Grifondoro. Battitrice. Eterosessuale.

Impetuosa e praticamente incapace di starsene buona e tranquilla, è una forza della natura sempre alla ricerca di una sfida, una scommessa o qualche scherzo da progettare.

 

Castiel Hamilton (PV Sean O’Pry) – VII anno, Serpeverde. Capitano e Cacciatore. Eterocurioso.

Sfrontato e irriverente, ama stare al centro dell’attenzione e rimanerci il più possibile. Ha un po’ quell’aria da dandy cool e sofisticato che tende ad attirare le persone a sé come una calamita.

 

 

Aires Black x Ophelia Gamp

 

Carinae Adrastea Black (PV Ashley Greene) – VI anno, Serpeverde. Cacciatrice. Eterosessuale.

Testarda e ostinata, quando si mette in testa qualcosa non cambia mai idea e una volta che ha deciso che sei suo nemico lo rimani per la vita, specialmente se tocchi suo fratello o le persone a cui tiene … con tutti i rischi del caso, vista la sua sete di vendetta.

 

Nihal Avior Black (PV Chace Crawford) – VII anno, Corvonero. Caposcuola e Portiere. Eterosessuale.

Timido, impacciato e amante della letteratura. Fatica a stringere amicizie e quando si trova a parlare con le ragazze finisce con l’arrossire e balbettare. È convinto di essere una vergogna per suo padre, ritenendo che se potesse scegliere gli preferirebbe Leonys.

 

 

Rigel Black x Calien Lyall

 

Leonys Sirius Black (PV Mikkel Jensen) – VII anno, Corvonero. Capitano e Cercatore. Bisessuale.

Ha un gran cervello ed è molto abile nel manipolare persone e situazioni. S’impegna poco, tuttavia, mantenendo sempre una certa aria di supponenza e arroganza come se lui fosse sempre al di sopra di tutti gli altri.

 

Etamin Alphard Black (PV Nick Slater) – VI anno, Grifondoro. Capitano e Cacciatore. Eterosessuale.

Determinato, dal temperamento schietto e spontaneo, se deve dire una cosa lo fa dritto in faccia perché lui non è certo il tipo che si nasconde dietro finti sorrisini di cortesia. Ama la sincerità, per quanto brutale essa possa essere, e non tollera il tradimento.



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3648272