The Chamber of Secrets di Ms Mary Santiago (/viewuser.php?uid=976451)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Beatrix
aprì gli occhi di scatto, mettendosi a sedere sul bordo del
letto a
baldacchino.
Cercò
a
tentoni la candela, illuminando il pavimento alla ricerca delle sue
pantofole e
indossò la vestaglia sopra la leggera camicia da notte.
Era
solo
settembre, ma l’umidità regnava già
sovrana nel dormitorio di Serpeverde.
Ignorò
il
borbottio di Carinae quando la illuminò per sbaglio con la
luce tenue e la vide
limitarsi a girarsi dall’altro lato e sotterrare il volto
sotto il cuscino.
Aveva
sempre avuto il sonno leggero, ma quella volta era certa che non
fossero i
consueti scricchiolii del legno del castello ma qualcos’altro.
Aveva
sentito delle voci e non riusciva proprio a capire chi potesse essere a
quell’ora della notte.
Sgattaiolò
fuori dalla sua stanza, richiudendosi la porta alle spalle e percorse
la
scalinata in marmo che conduceva alla Sala Comune.
La
Sala
Comune era completamente al buio se si escludevano le fiamme
placidamente
crepitanti nel caminetto che illuminavano a tratti una sagoma adagiata
sulla
poltrona davanti al focolare.
Lucifer
Gaunt, i corti capelli corvini leggermente scompigliati e le iridi
color
carbone che riflettevano le fiamme guizzanti, stava seduto
lì a braccia
conserte con lo stendardo di Serpeverde adagiato sulle spalle.
Gli
si
avvicinò, appoggiandosi al bracciolo in pelle di drago,
osservandolo con
moderata curiosità.
-
Cosa ci
fai qui? –
-
Non
riuscivo a prendere sonno. Tu piuttosto? –
-
Ho
sentito delle voci. –
Lucifer
annuì come se sapesse perfettamente quello di cui stava
parlando.
-
Se eri
sveglio le avrai sentite anche tu – constatò.
-
Le ho
sentite. –
-
E? –
-
E non
sono affari nostri. –
Beatrix
alzò gli occhi al cielo, roteandoli mentre si sforzava di
trattenere una
risposta molto poco consona a una giovane Purosangue per bene.
Decise
di
fare comunque un tentativo.
-
Riguardano ancora Godric e Salazar? Stavano litigando di nuovo?
–
-
Come
sempre –, assentì il ragazzo, - mio zio non ha
certo il carattere più facile
del mondo. –
Ironico
detto da uno che passava la metà del tempo perdendo la calma
e prendendo a
pugni chiunque lo facesse infuriare.
-
Sembrava una discussione più accesa del solito. –
-
Lo era
– confermò proprio mentre l’ingresso
segreto della Casa scattava e Salazar
faceva il suo ingresso nella Sala Comune.
Gli
occhi
verde smeraldo dell’uomo si soffermarono per un istante sui
due ragazzi.
Si
accigliò appena.
-
Voi due
non dovrete essere a letto? Domani cominciano le lezioni. –
Beatrix
annuì rigidamente.
-
Naturalmente, signore. Stavamo giusto andando. –
-
E
allora andate. –
Si
rialzò
dal bracciolo, rassettando la veste e dopo aver rivolto un cenno del
capo a
entrambi si diresse verso la scalinata che conduceva al dormitorio
femminile.
Intravide
con la coda dell’occhio Lucifer che si avvicinava allo zio e
li sentì mormorare
qualcosa prima di chiudersi la porta alle spalle.
*
Kenna
alzò lo sguardo dal piatto di uova strapazzate e bacon
croccante, scambiando
un’occhiata con Etamin seduto di fronte a lei.
-
Quanto
credi che andranno avanti le cose tra quei due? – chiese,
accennando al tavolo
dei Fondatori a cui sia Salazar che Godric mangiavano senza proferire
parola.
Rowena
ed
Helga cercavano di mediare rispettivamente tra Salazar e Godric ma
sembrava che
i loro tentativi fossero destinati a scontrarsi con un muro fatto di
silenzio e
gelida rabbia.
Etamin
scrollò le spalle.
-
Non ne
ho idea, ma spero che risolvano in fretta. Hogwarts rischia di andare
in pezzi
se non riescono a trovare un accordo. –
Già.
I
primi
effetti delle discussioni tra i due Fondatori si vedevano di
già: gli studenti
di Serpeverde e Grifondoro sembravano riflettere le discussioni dei
loro Capi
Casa ostentando un atteggiamento ostile gli uni nei confronti degli
altri.
-
Helga e
Rowena interverranno in un modo o nell’altro, non vorranno
certo rischiare di
vedere andare tutto in malora. –
-
Sempre
ammesso che diano loro retta, non mi sembra che abbiano avuto grande
fortuna
finora. –
L’anno
prima si era concluso con una sfuriata colossale tra Godric e Salazar e
c’era
voluto l’intervento combinato di Helga e Rowena per far
desistere i due uomini
che apparivano più che mai intenzionati a mettersi a
duellare nel bel mezzo
dell’atrio della scuola, incuranti della presenza degli
studenti.
Tornando
a scuola Kenna aveva sperato che le cose fossero migliorate, ma la
notizia
della litigata della notte appena trascorsa aveva già fatto
il giro della
scuola.
-
Credi
che la scuola potrebbe chiudere se Salazar e Godric decidessero di non
avere
più nulla a che fare l’uno con l’altro?
– considerò Etamin.
Non
ne
aveva alcuna idea, ma era una prospettiva a cui non avrebbe mai voluto
nemmeno
pensare.
-
Non lo
so, ma spero che non si arrivi a tanto. –
Tacquero
all’improvviso, osservando Godric che si avvicinava al tavolo
per distribuire
gli orari delle lezioni.
-
Se
Godric non si sbriga a far fuori Salazar ci penserò io -,
sussurrò Etamin non
appena il Fondatore si fu allontanato, - Lunedì mattina
doppia ora di Pozioni
con i Serpeverde. Stilare un orario del genere dovrebbe procurarti di
diritto
un biglietto di sola andata per Azkaban, è chiaramente un
caso di tortura ai
danni degli studenti. –
Kenna
ridacchiò, scuotendo la testa.
-
Pozioni
non è poi così male come materia. –
-
Questo
perché tu non hai mai fatto esplodere un calderone davanti a
Salazar,
inondandolo di Decotto Dilatante. –
L’immagine
di un Salazar dilatato a livelli disumani lampeggiò davanti
agli occhi della
ragazza, scatenando un attacco di risate che la scossero dalla testa ai
piedi.
-
Ho
adorato quella scena. –
-
Beata
te, perché io non mi dimentico certo la settimana passata a
pulire tutti i
sotterranei utilizzando solo metodi alla Babbana. Che poi li critica
tanto ma
sfrutta i loro modi per punirci, è un controsenso.
–
-
Già. Mi
raccomando, premurati di farglielo presente la prossima volta
– lo prese in
giro.
*
Darcy
assottigliò lo sguardo, osservando gli appunti di Storia
della Magia dell’anno
precedente che appartenevano a Nihal.
-
Secondo
te questo che dovrebbe significare? –
Carinae
si sporse verso di lei, cercando di decifrare la calligrafia del
fratello.
-
Dovrebbe essere un “compromesso”. –
-
Tuo
fratello scrive davvero male -, sbuffò folgorando la
pergamena con
un’occhiataccia come se fosse tutta colpa del pezzo di carta,
- non riesco a
capire come facciano a correggere i suoi compiti. –
-
Già,
immagino che gli diano una sfilza di E dopo l’altra solo per
risparmiarsi la
fatica di decifrare questa roba. Piuttosto, il tema per quando va
consegnato? –
Darcy
le
rivolse un lieve sorriso compiaciuto che le ricordò
all’istante come mai la sua
migliore amica fosse risultata una Testurbante tra Corvonero e
Serpeverde.
-
Andava
consegnato questa mattina, ma quella svampita della Smith se
n’è dimenticata e
io non ho certo sentito l’impellente bisogno di
ricordarglielo. –
Carinae
sorrise di rimando.
-
E dire
che voi Corvonero dovreste essere quelli studiosi. –
-
Sono
Corvonero solo a metà, l’altra parte dei geni mi
spinge a imbrogliare ogni
volta che non mi va di mettermi sui libri –
replicò strizzandole l’occhio.
-
Come
hai fatto a convincere Nihal a lasciarti i suoi appunti? –
Suo
fratello era il tipo di persona che disapprovava del tutto le persone
che
baravano e che si mettevano a copiare e non avrebbe mai fatto nulla per
facilitarli.
Darcy
le
rivolse uno sguardo colpevole.
-
Ehm …
chi ha detto che l’ho convinto? –
-
Darcy
–, esclamò cercando di soffocare le risate e
atteggiare la sua voce a un tono
indignato, - stai dicendo che l’hai rubato? –
-
Rubato
è una parola forte. Diciamo che l’ho preso in
prestito … un prestito non
autorizzato, ma che verrà restituito il prima possibile.
–
-
Fammi
indovinare, Leonys ti ha aiutata vero? –
Tipico
di
suo cugino, quando vedeva una bella ragazza che gli faceva gli occhi
dolci non
era assolutamente capace di far finta di niente e finiva sempre con
l’aiutarla.
-
Ovviamente -, sogghignò, - è stato tremendamente
facile. –
-
Non ho
dubbi -, alzò gli occhi al cielo davanti a quel classico
esempio di stupidità
maschile, - e cosa gli hai promesso in cambio? –
-
Un
appuntamento per la prossima volta che andremo a Hogsmeade. –
Scosse
la
testa, divertita.
-
Sei
veramente senza ritegno. –
-
Grazie.
–
*
-
Cas …
ehy, Cas. –
Alzò
lo
sguardo dalla traduzione in cui era impegnato, rimpiangendo per
l’ennesima
volta di aver scelto di sedersi accanto a Leonys.
Non
poteva scegliere Nihal, che se ne stava buono e tranquillo con la testa
sulla
traduzione e non proferiva mai parola durante le lezioni?
No,
lui
doveva necessariamente complicarsi la vita.
-
Che
cosa c’è? –
-
Secondo
te diceva sul serio? –
-
Secondo
te come faccio a sapere di chi stai parlando se non metti un soggetto
all’interno della frase? –
Tenne
il
segno sulla frase a cui era arrivato con la punta
dell’indice, voltandosi a
guardare il biondo che disegnava distrattamente su un angolo del rotolo
di
pergamena.
-
Parlo
di Darcy e di quella storia dell’uscita a Hogsmeade. Non
l’ha detto solo per
convincermi ad aiutarla, no? –
Conoscendo
il tipo di ragazza era alquanto palese che all’ultimo secondo
avrebbe inventato
una scusa per evitare l’appuntamento, ma non ebbe il cuore di
dirlo all’amico.
-
No,
certo che no. Se te l’ha promesso … -
Salazar,
certe volte si domandava davvero come facesse Leonys a essere
così ingenuo
quando si trattava di Darcy.
D’accordo,
era cotto di lei da anni ma avrebbe dovuto imparare a conoscerla in
tutto quel
tempo.
Apparentemente
rassicurato, Leonys tornò a scarabocchiare e lui
potè finalmente cercare di
completare la traduzione.
Passarono
una manciata di secondi prima che il biondo riprendesse la parola.
-
Cas … -
-
Leo, ti
giuro che ti prendo a pugni – lo minacciò.
-
Volevo
solo chiederti se ti serviva una mano con il compito –
assicurò in fretta.
-
No,
grazie. E adesso chiudi la bocca e fammi finire questa maledetta
traduzione. –
-
Bene. A
proposito di Darcy, posso chiederti un’ultima cosa?
–
Si
rifiutò di rispondere consapevole che non avrebbe risposto
delle sue azioni.
Non
gli
restava che pregare silenziosamente Merlino affinchè gli
concedesse la forza di
non strangolare il suo migliore amico.
Spazio
autrice:
Come
vi avevo anticipato nell’Epilogo di “The
Founder’s
Tournament” sono tornata con il sequel della storia.
Ritroverete i figli di
alcuni degli OC comparsi nella scorsa storia e alcuni nuovi personaggi.
Qui
sotto vi lascio nomi e pv dei personaggi comparsi finora.
Possono
ovviamente partecipare all’interattiva tutti, sia
quelli che hanno partecipato alla scorsa che i nuovi arrivati.
Per
partecipare dovrete seguire poche e semplici regole:
-
massimo 2 OC a testa purchè di sesso e Casa diversi;
-
accetto fratelli, cugini e gemelli ma in numero limitato
(non prenderò più di una coppia di gemelli e non
più di due coppie di
fratelli/sorelle/cugini);
-
non accetto OC che abbiano come prestavolto personaggi
famosi già utilizzati nella Saga di HP, in quella di Animali
Fantastici e in
“The Founder’s Tournament”;
-
non accetto Mary Sue, Gary Stu e/o Licantropi;
-
accetto discendenti di Veela per un numero massimo pari a 1
(deve essere per 1/2 o per 1/4 Veela), Rettilofoni (uno solo che deve
essere
necessariamente il discendente di Salazar), discendenti dei Fondatori
(1 per
Fondatore. In particolare mi serve un altro discendente di Salazar, ma non dovete scrivere nella recensione
che volete crearlo … avvertitemi solo tramite mp se volete
creare il
discendente di Salazar in modo che sia una sorpresa per tutti gli
altri).
-
verrà operata una selezione, ma non so ancora quanti OC
verranno presi;
- dovrete farvi sentire almeno ogni 2 capitoli, nello spirito dell'interattiva. Dopo due capitoli di assenza l'OC verrà eliminato (se avete problemi di tempo o quant'altro fatemelo sapere tramite mp);
- le schede andranno inviate solo ed esclusivamente tramite
messaggio privato entro e non oltre la giornata del 6 Agosto con
oggetto “Nome OC – The
Chamber of Secrets”.
Scheda
Nome:
Secondo
nome:
Cognome:
Stato
di sangue (se l’OC
è Serpeverde o è l’erede di Salazar
deve essere obbligatoriamente Purosangue):
Orientamento
sessuale:
Aspetto
fisico:
Prestavolto
(obbligatorio):
Carattere
(dettagliato):
Famiglia
(componenti e
rapporto con essi. Specificare qui se discende da un Fondatore e in che
modo):
Materie
preferite/odiate:
Ruolo
(Caposcuola,
Prefetto, Quidditch, etc):
Amicizie
(Indicare il
tipo di persona ed eventualmente il nome):
Inimicizie
(Indicare il
tipo di persona ed eventualmente il nome):
Amore
(flirt e/o
relazione. Indicare il tipo di persona ed eventualmente il nome):
Molliccio:
Patronus:
Amortentia:
Cosa
pensa di ognuno dei Fondatori?
Altro:
Serpeverde
Lucifer
Gaunt
(PV Michael Trevino)
– VII anno, Serpeverde. Caposcuola e Battitore.
Incostante
e lunatico, è il classico tipo di persona da prendere con le
pinze. Ha un
temperamento focoso e perde spesso la calma, non tirandosi mai indietro
davanti
a una bella rissa
.
Castiel
Hamilton
(PV Sean O’Pry)
–
VII anno, Serpeverde. Capitano e Cacciatore.
Sfrontato
e irriverente, ama stare al centro dell’attenzione e
rimanerci il più
possibile. Ha un po’ quell’aria da dandy cool e
sofisticato che tende ad
attirare le persone a sé come una calamita.
Beatrix
Lestrange
(PV Gemma Arterton)
– VII anno, Serpeverde. Caposcuola.
Fredda
e altezzosa, si circonda di poche persone e guarda dall’alto
in basso tutti gli
altri. Ha un’altissima considerazione di sé e
difficilmente ammette di aver
sbagliato.
Carinae
Adrastea Black
(PV Ashley
Greene) – VI anno, Serpeverde. Cacciatrice.
Testarda
e ostinata, quando si mette in testa qualcosa non cambia mai idea e una
volta
che ha deciso che sei suo nemico lo rimani per la vita, specialmente se
tocchi
suo fratello o le persone a cui tiene … con tutti i rischi
del caso, vista la
sua sete di vendetta.
Corvonero
Nihal
Avior Black
(PV Chace
Crawford) – VII anno, Corvonero. Caposcuola e
Portiere.
Timido,
impacciato e amante della letteratura. Fatica a stringere amicizie e
quando si
trova a parlare con le ragazze finisce con l’arrossire e
balbettare. È convinto
di essere una vergogna per suo padre, ritenendo che se potesse
scegliere gli
preferirebbe Leonys.
Leonys
Sirius Black
(PV Mikkel
Jensen) – VII anno, Corvonero. Capitano e Cercatore.
Ha
un gran cervello ed è molto abile nel manipolare persone e
situazioni. S’impegna
poco, tuttavia, mantenendo sempre una certa aria di supponenza e
arroganza come
se lui fosse sempre al di sopra di tutti gli altri.
Darcy
Nott
(PV Barbara Palvin) – VI
anno,
Corvonero. Prefetto e Cacciatrice.
Enigmatica,
dalla lingua affilata e dalle battute pronte e insinuanti. È
molto concentrata
su se stessa e quello che accade attorno a lei la tocca poco o nulla.
Grifondoro
Etamin
Alphard Black
(PV Nick
Slater) – VI anno, Grifondoro. Capitano e
Cacciatore.
Determinato,
dal temperamento schietto e spontaneo, se deve dire una cosa lo fa
dritto in
faccia perché lui non è certo il tipo che si
nasconde dietro finti sorrisini di
cortesia. Ama la sincerità, per quanto brutale essa possa
essere, e non tollera
il tradimento.
Kenna
Hamilton
(PV Alejandra Alonso)
– VI anno, Grifondoro. Battitrice.
Impetuosa
e praticamente incapace di starsene buona e tranquilla, è
una forza della
natura sempre alla ricerca di una sfida, una scommessa o qualche
scherzo da
progettare.
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo
1 & Selezione
Salve!
Il
capitolo non sarà molto lungo e introdurrò solo
una parte degli OC per non
creare confusione. Nel prossimo compariranno tutti.
Qui
sotto
trovate il capitolo e poi la selezione.
Come
sempre chiedo a chi non è stato scelto di non prendersela
perché gli OC scelti
sono semplicemente quelli che si adattano meglio a livello di trama.
Nihal
alzò lo sguardo verso la ragazza seduta accanto a lui.
Lilith
scorreva velocemente le righe che aveva trascritto con
la sua calligrafia curata.
-
Sei riuscita a trovare un senso a questa frase? – chiese,
picchiettando la seconda riga della traduzione.
Con
il bel volto corrucciato, Lilith si mordicchiò il labbro
inferiore.
-
Non direi, tu? –
-
No, a meno che “i troll attaccarono il pomodoro”
non sia un
qualche messaggio in codice per indicare chissà che grande
strategia. –
La
ragazza scosse la testa, cercando di nascondere la lieve
risata dietro al palmo della mano.
Eppure
non avrebbe dovuto preoccuparsi di disturbare la
lezione, non quando Leonys era chiaramente impegnato nel tenere un
qualche
monologo, Castiel cercava di non strangolarlo e, alcuni posti dietro di
loro,
riusciva a sentire chiaramente Rastaban e Arhelle chiacchierare della
formazione di Quidditch della loro squadra preferita.
In
effetti solo Lucifer e Beatrix, seduti in prima fila
proprio di fronte alla cattedra del professore di Antiche Rune, erano
concentrarti sul compito e conoscendoli l’avevano portato
quasi a termine.
Il
professore alzò lo sguardo verso di loro, tossicchiando.
-
Meno chiacchiere e più concentrazione, ragazzi. Avete ancora
dieci minuti. –
Nihal
si fece sfuggire un gemito.
-
Magnifico, comincio l’anno facendo schifo più del
solito in
Antiche Rune. –
Lilith
annuì solidale.
Continuava
a domandarsi cosa li avesse spinti a scegliere
quella materia.
-
Sai se hanno già deciso i turni delle ronde per questa
settimana? – chiese sottovoce, fingendo di esaminare una runa
dall’aria molto
complessa.
-
Lunedì e venerdì hai i turni con Lucifer, il
mercoledì
invece sei con Beatrix. I nostri turni si alternano –
replicò il ragazzo,
sorridendo lievemente quando la vide alzare gli occhi al cielo.
Effettivamente
i turni con i Serpeverde non erano mai un
granchè, perlopiù li passavano in silenzio a
camminare per un paio d’ore tra
corridoi bui e umidità che si attaccava alle ossa malgrado
le spesse divise.
-
Spero solo che Arhelle non decida nuovamente di provare a
produrre dei fuochi di sua produzione. Dopo aver fatto quasi saltare in
aria la
Sala Comune di Grifondoro i nostri turni si sono inaspriti ancora di
più. –
-
Come se bastasse quello a tenerla a freno. Quando lei ed
Etamin si mettono in testa di ideare qualche scherzo non
c’è verso di fermarli,
figurarsi poi se a loro si aggrega anche Kenna. –
-
E dire che tua zia si preoccupa di Leonys – rise.
-
Già, in confronto lui è un angioletto. –
Se
si escludevano i comportamenti poco appropriati all’interno
dei dormitori, in effetti, Leo e Castiel erano quasi considerabili dei
tranquilli adolescenti.
-
Questo è il nostro ultimo anno, sono certa che
combinerà
qualcosa di epico – profetizzò Lilith.
-
E a noi toccherà farle scampare i guai. –
Nulla
di nuovo sotto il cielo di quel due settembre.
*
Rastaban
raggiunse le ragazze sedute sui gradini dell’atrio,
appoggiandosi alla colonna con un sorrisetto pigro dipinto sul volto.
-
Cosa state confabulando voi due? –
-
Nulla. –
Il
sorriso sul volto di Darcy tuttavia la diceva lunga su
quanto fosse sincera quella risposta.
-
Certo e io sono un idiota. –
-
Lo hai detto tu, mica noi – lo rimbeccò la
Corvonero
continuando a sorridere.
Le
scompigliò i capelli, facendola sbuffare, e le sedette
accanto.
-
Vacci piano, terremoto. –
-
Altrimenti? –
Rastaban
scoppiò a ridere nella sua classica risata bassa e
roca, che ricordava vagamente l’ululato di un lupo.
-
Hai sempre la risposta pronta, vero? –
-
Sempre. –
-
Allora me lo dite o no di cosa stavate parlando? –
Carinae
gli mostrò il quaderno degli appunti di Nihal.
-
Stiamo cercando un modo per riportare questa roba nella
stanza di mio fratello senza che se ne accorga. –
-
Avete rubato gli appunti di Nihal? – chiese, incredulo.
-
Darcy li ha rubati … -
-
Presi in prestito –, corresse la diretta interessata, - ma
non c’è bisogno che Nihal lo sappia. –
-
Naturalmente -, convenne Rastaban, - ma come ben saprai ogni
cosa ha il suo prezzo. Specialmente il mio silenzio. –
Le
due ragazze si scambiarono un’occhiata eloquente.
Poco
importava che le considerasse come due sorelle minori,
Ras non avrebbe di certo fatto loro sconti.
-
Ricattatore. –
-
Fate la vostra offerta – le rimbeccò.
Carinae
sospirò.
-
Cosa vuoi? –
-
Libero accesso agli appunti di Trasfigurazione di tuo
fratello. –
Perplessa,
la Serpeverde si accigliò.
-
A cosa ti servono quegli appunti? Te la cavi nella materia,
non hai certo bisogno d’aiuto. –
Ras
si strinse nelle spalle, enigmatico.
-
Non è necessario che sappiate troppi dettagli.
L’unica cosa
che vi dirò è che quegli appunti saranno molto
utili per conseguire un fine
superiore – concluse malizioso.
Darcy
ridacchiò.
-
D’accordo, ma quando avrai conseguito questo “fine
superiore”
dovrai dirci su chi è che volevi fare colpo e se la tattica
ha funzionato o
meno. –
Facendole
l’occhiolino, il ragazzo sogghignò. –
Oh, tesoro,
puoi scommetterci. –
*
Stephan
sbuffò, portandosi una mano tra i capelli.
-
Giuro che non capisco a cosa dovrebbe servirci studiare
tutti i tipi di legno per la costruzione delle bacchette. Insomma,
forse solo
uno in tutto il nostro anno diventerà un fabbricante, quindi
che senso ha? –
Samuel
si strinse nelle spalle.
-
Non ne ho idea, ma al momento quello che vorrei sapere è
cosa
si sono detti Salazar e Gaunt ieri sera. Sembra che dopo la discussione
con
Godric loro due siano rimasti da soli. –
-
E tu questo come lo sai? L’ultima volta che ho controllato
non avevi tutti questi amici a Serpeverde. –
Con
un sorriso solare, il Tassorosso indicò con un cenno del
capo Mordred seduto a qualche tavolo di distanza.
-
Diciamo che essere amichevole e aperto al dialogo porta i
suoi vantaggi anche con i Serpeverde. –
-
Sarà -, replicò scettico, - ma per come mi
ricordo io l’ultima
volta che hai provato a “instaurare un dialogo” con
un Serpeverde è finita con
Gaunt che ti scaraventava nel bel mezzo dal Lago Nero. –
-
Sì, ma per quello non mi prendo alcuna
responsabilità.
Insomma, solo la Lestrange e Hamilton vanno d’accordo con
lui: e una è una
despota alquanto fuori di testa mentre l’altro …
beh, ha certe inclinazioni. –
Stephan
lo guardò come se gli avesse dato di volta la testa.
-
Ancora con quella storia? Lo sai che se Hamilton ti sente ti
rifà la faccia a suon di pugni vero? –
-
Questo non toglie che ho ragione. A Hamilton piacciono sia
le ragazze che i ragazzi, lo sanno tutti. –
-
E nessuno lo dice. –
Qualsiasi
altro ragazzo sarebbe stato marchiato come strano,
deviato, persino da evitare, ma Hamilton proveniva da una famiglia
illustre sia
per parte materna che paterna ed era il primogenito.
Si
era chiuso più di un occhio sulle sue inclinazioni sessuali
… per non parlare di quello che invece combinava Rastaban
Black nel suo di
letto.
Sembrava
che tutti i rampolli Purosangue dell’ultimo anno
avessero più di uno scheletro da celare nelle rispettive
camere da letto.
-
Torniamo a parlare di cose serie –, tagliò corto
Stephan, -
la nostra unica ancora di salvezza è propri lì.
–
Indicò
la ragazza seduta alla loro destra, intenta a
maneggiare con delicata cura ogni singolo stecco di legno.
Gertrude
Ollivander passava spesso sotto silenzio all’interno
della scuola.
Timida
e introversa com’era, sembrava avere sempre paura di
sbilanciarsi e dire la cosa sbagliata perciò propendeva per
il parlare poco o
nulla.
Solitamente
era un comportamento che Stephan apprezzava, ma in
quel momento lui e Samuel avevano bisogno di tutto il suo sapore nel
campo dell’arte
delle bacchette magiche se volevano sperare di sopravvivere a quella
lezione.
-
Gertrude – sussurrò, attirando la sua attenzione.
Perplessa,
si voltò verso di loro.
-
Puoi aiutarci? Per favore? – chiese Samuel, facendole i suoi
migliori occhi da cucciolo.
Con
un lieve sorriso la loro compagna di Casa annuì.
-
Ci penso io – sussurrò, scarabocchiando
velocemente l’angolo
di un foglio di pergamena e lanciandolo verso di loro.
Stephan
si sporse ad afferrarlo, scorrendo i nomi del legno
con voracità.
E
per quella volta erano salvi.
Spazio
autrice:
Come
anticipato qui sopra, vi lascio agli OC selezionati e vi ricordo di
farvi vivi
almeno ogni 2 capitoli; se doveste avere problemi fatemelo sapere
tranquillamente tramite mp. Di tanto in tanto vi porrò
domande alla fine del
capitolo a cui dovrete rispondere tramite messaggio privato.
Per
ora è
tutto.
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
Mordred
Silas Jenkins
(PV Robbie
Kay) – VI anno, Serpeverde. Prefetto e Cacciatore.
Genevieve
Clelia Selwyn
(PV Holland
Roden) – V anno, Grifondoro. Prefetto e Cercatrice.
Coralie
Erin Moon
(PV Kaya Scodelario)
– VI anno, Grifondoro. Cacciatrice.
Gertudre
Ollivander
(PV Caterina
Shulha)
– VI anno,
Tassorosso. Prefetto e Cacciatrice.
Stephan
Alan Robinson
(PV Drew Fuller) – VI
anno, Tassorosso. Cercatore.
Lilith
Deena Shaw
(PV Miranda Kerr) –
VII anno, Corvonero. Caposcuola.
Samuel
Owen Stoker
(PV Tim
Borrmann) – VI anno, Tassorosso. Prefetto e
Cacciatore.
Rastaban
Black
(PV Mario Ermito) –
VII anno, Serpeverde. Cercatore.
Arhelle
Peverell
(PV Natalie Dormer) – VII
anno, Grifondoro. Battitrice.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
-
I miei appunti! –
Nihal
richiuse il baule con uno schianto, voltandosi verso il
cugino con un’espressione assassina dipinta sul volto
solitamente calmo e
amichevole.
C’era
da dire una cosa su Leonys: non importava quanto fosse
schiacciante l’evidenza della sua colpevolezza, lui avrebbe
continuato a negare
fino alla fine dei suoi giorni. Era quasi ammirevole nella sua
spudoratezza.
O
almeno lo sarebbe stato se non fosse stato il responsabile
della scomparsa dei suoi appunti.
Infatti
il suo biondissimo cugino era stravaccato sul letto a
baldacchino, le braccia incrociate sotto la testa e l’aria di
chi era appena
caduto dalle nuvole.
-
Quali appunti? –
-
Lo sai benissimo di cosa sto parlando, non provarci nemmeno
a fare l’innocentino. –
-
Mi ferisci, Nihal. Credi seriamente che ti ruberei mai gli
appunti? –
-
Ovviamente – replicò.
Leonys
gli rivolse un sorrisetto lieve, mettendosi a sedere
con un colpo di reni.
-
Interessanti insinuazioni, ma puoi provarle? –
-
Me lo hai appena confermato tu -, sbuffò, - mi dici dove li
hai messi? –
Rovistò
nella borsa ai piedi del letto, porgendogli il
malloppo di pergamena.
-
Questi sono quelli di Storia della Magia, gli altri? –
Accigliato,
Leonys appariva davvero credibile mentre lo
guardava come se gli avesse dato di volta il cervello.
-
Gli altri? Io ho preso solo questi. –
Sospettoso,
esaminò il volto del ragazzo alla ricerca di
qualche indizio di colpevolezza.
Sembrava
davvero sincero.
Allora
chi era stato a sottrarglieli?
-
Sono spariti anche quelli di Trasfigurazione. Idee su chi
possa essere stato? –
-
Nemmeno mezza, ma se sento qualcosa te lo dico –
assicurò,
dirigendosi verso l’uscita della loro stanza.
Certo,
come no.
Con
la soglia d’attenzione di Leonys era alquanto credibile
che si sarebbe dimenticato di tutta la storia degli appunti non appena
avesse
messo piede fuori dalla porta.
-
Dove stai andando? –
-
Vado da Castiel, dobbiamo metterci d’accordo per come
dividerci il campo per gli allenamenti. –
-
Cerca di non fare tardi a cena, non puoi permetterti una
punizione solo il secondo giorno. –
-
Sì, papà.
–
Gli
strizzò l’occhio, chiudendosi dietro la porta.
Oh,
ma che parlava a fare con quell’irresponsabile?
*
Seduto
sulla poltrona della Sala Comune, Castiel stava sfogliando
pigramente un libro dall’aria antica e molto costosa quando
Rastaban fece il
suo ingresso.
Lo
vide alzare le iridi smeraldine dalle pagine, soffermandosi
leggermente sul suo volto prima di riprendere a scorrere le righe.
-
Cosa leggi? –
Alzò
la copertina a mostrargli il titolo.
L’arte
della guerra di Sun Tzu.
Un
trattato di strategia militare attribuito, a seguito di una
tradizione orale lunga almeno due secoli, al generale Sun Tzu vissuto
in Cina
probabilmente tra il VI e il V secolo avanti Cristo.
Era
probabilmente il testo più antico di arte militare
esistente ed era un compendio di consigli applicabili agevolmente tanto
alla
vita militare quanto a quella quotidiana.
-
Bel libro, hai in programma di dichiarare guerra a qualcuno?
–
Scrollò
le spalle. – Non è escluso, potrei cominciare da
Godric e dal tema che ci ha assegnato. –
Rise,
lasciandoglisi cadere accanto.
-
Melodrammatico come sempre. È una fortuna che io abbia la
soluzione a tutti i tuoi problemi. –
Scettico,
Castiel inarcò un sopracciglio.
-
Ma davvero? E quanto mi verrebbe a costare questo aiuto così
disinteressato? –
-
Poco anzi diciamo nulla. –
-
Ti sto ascoltando. –
-
Ho gli appunti di Trasfigurazione di Nihal, dovrebbero aiutarti
a prendere almeno un Oltre Ogni Previsione. Te li darò in
nome dello spirito di
solidarietà che dovrebbe albergare tra compagni di Casa
– concluse, con quel
suo sorriso sornione da gatto che non prometteva nulla di buono.
-
Dovrei credere che un giorno non ti sveglierai e mi
chiederai di ripagare il favore con qualcosa di assurdo? –
-
Esattamente. –
-
E tu cosa ci guadagni? –
Rastaban
si strinse nelle spalle. – Nulla, ricorda solo che ti
ho aiutato quando ti serviva una mano, mi basta questo. –
Con
la netta sensazione di starsi infilando nel fosso da solo,
Castiel tese una mano e afferrò le pergamene che il ragazzo
gli porgeva con
fare invitante.
*
Arhelle
diede una gomitata all’amico non appena scorse Lilith
e Nihal che si dirigevano al tavolo di Grifondoro.
Incassando
il colpo, Etamin emise un gemito di dolore.
-
Ahia, Elle, sei completamente impazzita? –
-
Nascondi quella roba, stanno arrivando i nostri amati
Caposcuola – sussurrò, sorridendo poi
all’indirizzo dei nuovi arrivati, - Salve
ragazzi, come andiamo? –
Lilith
sorrise lievemente davanti a quel forzato tentativo di
distogliere la loro attenzione e impedire loro di notare Etamin che
faceva
scivolare dei fogli all’interno della tracolla.
Sarebbe
bastato solo quella furtività a destare sospetti, ma
se si aggiungeva la loro reputazione allora guai in vista era
praticamente un
messaggio urlato ai quattro venti.
-
Tutto bene, non è stato troppo duro come primo giorno. Il
vostro? –
-
Alla grande, è stato molto istruttivo … e non
abbiamo
combinato guai – replicò Etamin, alzando le mani
come a volersi mostrare
disarmato.
Non
l’aveva detto ma il tono era quello di chi avrebbe voluto
aggiungere un “non ancora” alla fine della frase.
Nihal
lo guardò dall’alto in basso, poco convinto.
-
Quindi quella roba che hai fatto sparire erano appunti delle
lezioni giusto? –
-
Quale roba? –
Ah,
tra lui e Leonys quella non era proprio giornata.
-
Et, ho già avuto a che fare con il “Leo
show” questo
pomeriggio quindi non cominciare anche tu. Fammi vedere quella roba
– ordinò,
tendendo una mano.
Con
lo sguardo da cucciolo bastonato, Etamin tentò
l’ultima
carta.
-
Se prometto che non accadrà nulla di male me li lasci
tenere? –
-
Non se ne parla proprio. –
-
Per favoooore – insistè, con un sorrisone gigante.
-
Et … -
-
D’accordo d’accordo -, sbuffò
rassegnato, - tieni razza di
dittatore. –
Arhelle
tuttavia era di altro avviso perché si sporse verso la
ragazza seduta a qualche posto di distanza e intenta a chiacchierare
con Kenna
per attirarne l’attenzione.
Coralie
le rivolse un’occhiata perplessa.
-
Che succede, Elle? –
-
Il tuo amichetto del cuore vuole rovinarci giorni di
progetti. Convincilo a sciogliersi un po’ –
replicò, ammiccando con una malizia
che fece arrossire leggermente la ragazza.
Tuttavia
si riprese in fretta e si sporse verso Nihal,
posandogli una mano sull’avambraccio e sorridendo solare.
-
Ni, non ti sembra di esagerare? Non hanno ancora fatto nulla
di male e poi potrebbero escogitare qualcosa ai danni dei Serpeverde
… sarebbe
divertente – concluse.
Sapeva
di stare giocando la carta vincente perché quella
piccola diatriba tra Case rivali sarebbe ricaduta sui Caposcuola verde
argento
e non certo su lui e Lilith.
-
D’accordo, hai ragione, sarebbe veramente divertente.
–
-
Specialmente se lo scherzo dovesse coinvolgere la Lestrange –
intervenne Lilith, facendoli scoppiare a ridere all’idea di
Beatrix Lestrange
coinvolta in qualche situazione imbarazzante che avrebbe guastato
quell’aria di
supponenza e presunzione di cui si circondava.
-
Mi avete convinto, non ostacolerò oltre il vostro genio
–
stabilì Nihal, riconsegnando loro le pergamene.
-
Bene, visto che ho fatto la mia magia, è il momento che vada
– asserì Coralie, alzandosi dalla tavolata sotto
lo sguardo sorpreso dell’amico.
-
Vai già via? –
-
Sì, ho promesso a Brandon che avrei passato un po’
di tempo
con lui prima del coprifuoco. –
-
Va bene, allora a domani – replicò Nihal,
l’espressione
vagamente delusa negli occhi azzurro cielo.
Il
ragazzo sentì su di sé lo sguardo inquisitore di
Kenna, ma
decise di far finta di nulla.
Non
sapeva neanche lui perché la cosa gli desse tanto
fastidio, figurarsi se poteva spiegare le sue motivazioni a qualcun
altro.
*
-
Mi sembri molto concentrata – considerò Genevieve
mentre
percorrevano la strada che le avrebbe portate alla torre di Grifondoro.
Kenna
allontanò una ciocca dal volto, portandola dietro
all’orecchio.
-
Stavo solo pensando a una cosa che è successa in Sala
Grande. –
-
E sarebbe? –
-
La reazione di Nihal quando Coralie ha detto che sarebbe
andata da Brandon. Non so … sembrava strano. –
-
È il suo migliore amico -, osservò la rossa, -
magari voleva
solo passare un po’ più di tempo con lei visto che
non si sono visti per tutta
l’estate. –
Kenna
annuì in silenzio.
Poteva
essere una motivazione sensata, ma la cosa la
insospettiva comunque e lei molto difficilmente sbagliava quando si
trattava di
giudicare le reazioni delle persone che la circondavano.
Tuttavia
le sue riflessioni vennero interrotte dalla sagoma di
un ragazzo che si aggirava per il loro piano.
-
Non sei un po’ lontano dai sotterranei, Jenkins? –
-
Sono stato costretto ad avventurarmi fin qui sopra, a quanto
pare la tua amica si è dimenticata del nostro turno di
ronda. –
Genevieve
imprecò sottovoce.
-
Hai ragione, mi era completamente passato di mente. –
Kenna
allungò una mano verso la borsa in pelle di drago,
togliendogliela dalla spalla, - Ci penso io a portarla dentro, non
preoccuparti. –
Venne
ricompensata da un sorriso solare dell’amica.
-
Sono pronta, possiamo andare – constatò Genevieve,
avvicinandosi al ragazzo.
Tuttavia
il Serpeverde continuava a fissare Kenna con uno
sguardo indecifrabile sul volto.
Non
che fosse una novità; Mordred Jenkins se ne stava spesso
sulle sue e capire cosa gli passasse per la testa non era affatto
facile.
-
Ce l’hai già un compagno per Pozioni? –
Sorpresa,
Kenna scosse la testa. – No, non ancora, perché?
–
-
Sei una delle migliori pozioniste del nostro anno, insieme
lavoreremmo bene. –
Era
una considerazione e non una richiesta, ma la ragazza
recepì in pieno il messaggio.
Mordred
era interessato a dimostrare di poter dare sempre il
meglio e Pozioni era una delle sue materie preferite, era
più che logico che le
chiedesse di collaborare.
-
Credo che si possa fare -, convenne, - ci vediamo domani a
lezione. –
Mordred
annuì, voltandosi poi verso il corridoio e riprendendo
a camminare, incurante di avere Genevieve al suo fianco.
La
rossa alzò gli occhi al cielo, sbuffando mentre incrociava
lo sguardo dell’amica.
Non
riusciva proprio a capire come facessero quei due a
intrattenere rapporti civili; Mordred Jenkins a lei dava il nervoso.
*
-
Ehi, Lu … cifer – aggiunse in fretta Beatrix,
ricordando all’ultimo
secondo l’odio incondizionato che il compagno di Casa provava
nei confronti di
diminutivi, vezzeggiativi e qualsiasi altra storpiatura del suo nome.
-
Sì? –
-
Sai già quando ci sarà la prima riunione del Club
dei
Pozionisti? –
Scosse
il capo, continuando a osservare le fiamme che
ondeggiavano nel caminetto.
-
Non ne ho idea, ma immagino che sarà entro la fine della
settimana. –
Annuì
in silenzio, attendendo finchè non fu chiaro che Lucifer
non avrebbe detto nient’altro.
Così
gli si avvicinò, arrischiandosi a domandare: - Sembri
preoccupato, c’è qualcosa che non va? –
Le
iridi color carbone incrociarono le sue castane con una
violenza e impeto che la fece trasalire.
La
furia lampeggiava in quegli occhi in modo tanto palese che
in quel momento non c’era il minimo dubbio sul fatto che lui
e Salazar fosse
zio e nipote.
-
Torni ancora su quella questione? Ti ho già detto che non ti
riguarda. –
Incrociando
le braccia al petto, gli rivolse uno sguardo
piccato.
-
Scusa tanto se mi preoccupo per un mio amico, non commetterò
più l’errore di preoccuparmi per te –
concluse, voltandogli le spalle e
raggiungendo la porta che conduceva al dormitorio femminile.
La
sbattè dietro di sé con impeto, facendo tremare
lo stipite.
Castiel,
appena rientrato dalla cena, fece capolino dal
passaggio segreto proprio in quel momento.
Il
rapporto che lo legava a Beatrix e Lucifer era nato al
primo anno e da allora non si erano più separati; per un
po’ di tempo lui e
Trix avevano anche intrattenuto una sorta di relazione ma avevano
infine capito
che tra di loro non poteva esserci altro se non amicizia.
-
Cosa le hai detto per farla infuriare in quel modo? –
-
Sono stato insopportabile -, ammise, - ma non voglio
coinvolgerla così come non voglio coinvolgere te. La mia
famiglia è già
abbastanza complicata e confusionaria senza che costringa qualcun altro
a fare
i conti con le nostre situazioni. –
-
Effettivamente non avete un carattere che può essere
definito propriamente “amabile”, ma dovresti sapere
che puoi fare affidamento
su me e Trix. –
Lucifer
annuì, l’espressione seria sul bel volto.
-
Lo so, mi fido di voi due. –
-
E noi ci fidiamo di te, è a questo che servono gli amici.
–
-
Credo che domani mattina le chiederò scusa –
annunciò.
Castiel
annuì. – Mi pare un’ottima scelta. E
adesso fanne una
ancora migliore e tira fuori quella bottiglia di vino elfico che
abbiamo
sgraffignato a tuo zio, ho voglia di farmi un goccio. –
Spazio
autrice:
Salve!
Come
promesso eccoci qui con il nuovo capitolo che presenta anche il resto
degli OC.
Ho dedicato un po’ più di spazio a coloro che
nello scorso capitolo non sono
comparsi per darvi modo di comprendere meglio le dinamiche che li
legano, ma
riequilibreremo il tutto nel prossimo capitolo.
Nel
prossimo capitolo troveremo tutti e 18 i personaggi della storia.
Nel
frattempo vi faccio due piccole domande:
-
Il
vostro OC fa parte del Club dei Pozionisti?
-
Il
vostro OC fa parte del Club dei Duellanti?
Per
ora è
tutto.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo
3
3
Settembre
-
Sembra che ci sia un po’ di maretta al tavolo delle serpi
–
considerò Samuel, giocherellando distrattamente con il cibo
mentre osservava la
forzata indifferenza con la quale Beatrix Lestrange stava seduta
compostamente
al suo posto.
Bisognava
ammettere che la ragazza aveva un talento naturale
nel non incrociare lo sguardo delle persone con cui non voleva parlare,
perché
le sue iridi castano scuro non avevano incrociato la traiettoria di
quelle
carbone di Lucifer nemmeno per sbaglio.
Stephan
scosse la testa, abbandonando per un attimo la
porzione di bacon croccante e uova strapazzate che si era servito pochi
minuti
prima.
-
Sei un caso disperato, Sam. È mai possibile che non ti
sfugga nulla? –
-
Non posso farci nulla, è la mia sete di sapere. –
-
A casa mia si chiama voglia di impicciarsi. –
-
Chiamala come vuoi -, lo rimbeccò stringendosi nelle spalle,
- resta il fatto che il senso non cambia: sembra proprio che in quella
Casa non
ci sia un attimo di tregua in questi giorni. –
E
quello era vero.
Dall’inizio
della scuola la Casa di Serpeverde era stata
letteralmente bersagliata da discussioni, litigi e ogni sorta di fonte
esistente di pettegolezzi.
-
A quanto ne so Gaunt e Lestrange hanno litigato perché lui
le ha risposto male – confidò una voce sottile e
quasi impercettibile.
I
due ragazzi volsero lo sguardo verso la compagna di Casa che
si era intromessa timidamente nella conversazione.
Gertrude
li guardava titubante, come se non fosse del tutto
certa di aver detto o fatto la cosa più giusta.
Samuel
le sorrise, colpito.
-
Chi l’avrebbe mai detto che proprio tu, la timida ragazza
della porta accanto, fossi così bene informata su quello che
stava succedendo?
–
Arrossendo
lievemente, Gertrude distolse lo sguardo.
-
Ho solo sentito Mordred Jenkins e Carinae Black che ne
parlavano mentre risalivano le scale. –
-
Nulla di nuovo, dunque, solo Gaunt che si comporta da … beh,
da Gaunt – osservò Stephan.
-
Già -, confermò Sam pensieroso, - ma mi domando
cosa l’abbia
fatto sbottare. Lui, Hamilton e la Lestrange non litigano mai.
–
-
Immagino che lo scopriremo presto. Conoscendoli
sbloccheranno la situazione in un modo o nell’altro. E, se
proprio dovessero
duellare nel bel mezzo della scuola, sono sicuro che sarai informato
per tempo
in modo tale da assistere allo scontro in prima fila ed eventualmente
vendere i
biglietti per lo spettacolo – concluse ironico.
Samuel
scoppiò a ridere, appioppando una pacca sulla spalla
dell’amico.
-
Questa sì che è una grande idea. Quasi spero che
succeda sul
serio. –
-
Io invece non ci tengo particolarmente. Quei due sono già
abbastanza inquietanti quando sono tranquilli, non oso immaginare cosa
combinerebbero da arrabbiati – considerò Gertrude.
-
Abbaiano tanto, ma fanno solo scena. –
Gertrude
si accigliò, mordicchiandosi leggermente il labbro
inferiore.
Le
sarebbe piaciuto avere la stessa sicurezza di Samuel
sull’argomento, ma il suo sesto senso le diceva che la
visione dell’amico era a
dir poco ottimistica.
*
-
Non dirmi che sei ancora alla ricerca del responsabile della
sparizione di quegli appunti – esordì Leonys,
osservando il cugino che faceva
scorrere lo sguardo sulle varie tavolate.
-
Certo che sì. –
-
Ni, ti rendi conto che sei a dir poco esagerato? Sono solo
fogli di pergamena, ti comporti come se avessero ucciso qualcuno.
–
-
Non essere ridicolo. È ovvio che non sto paragonando la
scomparsa alla morte di qualcuno, ma voglio solo appurare la sua
identità e poi
avrò la mia vendetta – concluse.
Leonys
osservò gli occhi azzurro cielo del cugino assumere
un’aria alquanto inquietante, tanto contrastavano con la
solita allegria.
-
Cominci ad assomigliare a tua sorella in modo impressionante
… e la cosa ammetto che mi fa un po’ di paura.
–
-
Bene. –
Il
biondo rivolse un’occhiata alle due ragazze sedute vicino.
-
Lilith, Darcy, una di voi due lo faccia ragionare perché io
mi tiro ufficialmente fuori da questo delirio vendicativo. –
La
Nott replicò con un sorrisetto sghembo da sopra il calice
di succo di zucca che stava sorseggiando.
-
Non contare su di me. Ho di meglio da fare che passare il
mio tempo dando retta a tuo cugino e le sue crisi nevrotiche.
–
Osservandola
con curiosità, si sporse leggermente verso di
lei.
-
Di meglio? E di che si tratta? –
Darcy
tamburellò le dita sulla bocca, fingendosi pensierosa.
-
Potrei dirtelo … ma non sono davvero affari tuoi. –
Poi,
prima che il ragazzo potesse insistere con le domande,
afferrò la sua tracolla e li salutò con un cenno
del capo.
La
videro affiancarsi a Carinae e Mordred, uscendo dalla Sala
Grande.
Leonys
la osservò finchè non sparì dalla sua
vista.
-
Cosa credete che debba fare? –
Nihal
e Lilith si scambiarono un’occhiata d’intesa.
Con
ogni probabilità Darcy non doveva fare assolutamente nulla
di particolare e aveva insinuato il contrario solo per far rimuginare
Leonys
sulla natura del suo presunto impegno.
Quella
ragazza sapeva essere così ambigua ed enigmatica che
capire quando diceva davvero quello che le passava per la testa era
un’impresa
non da poco.
-
Forse ha appuntamento con qualcuno – considerò
Lilith.
Leonys
aggrottò la fronte, le iridi color ghiaccio incupite.
-
E con chi? –
Lilith
sarebbe scoppiata a ridere se non fosse stata
l’ennesima volta che si trovava ad affrontare una situazione
come quella.
-
E secondo te io come faccio a saperlo? Non sono mica la sua
segretaria. –
-
Giusto. Quindi suppongo che mi toccherà scoprirlo da me.
–
Si
alzò dalla panca, dirigendosi a sua volta verso
l’uscita.
Lilith
scosse la testa.
-
Dimmi, Nihal, voi Black avete deciso che questa è la
giornata nazionale delle ricerche o cosa? –
*
Beatrix
alzò lo sguardo non appena sentì il tossicchiare
insistente di Lucifer.
Lo
aveva ignorato dal primo istante in cui era uscita dal
dormitorio femminile e sapeva per esperienza quanto all’amico
la cosa desse fastidio.
Inarcò
un sopracciglio con aria di sfida, guardandolo
dall’alto in basso.
-
Ti serve qualcosa? –
Lucifer
roteò le iridi color carbone, sbuffando spazientito
davanti alla sua testardaggine.
E
dire che ormai avrebbe dovuto esserci abituato.
Beatrix
Lestrange non mollava quando si metteva in testa
qualcosa, specialmente se riguardava il suo orgoglio ferito.
-
Sì, mi serve che mi presti ascolto per una manciata di
secondi. –
-
Ti sto ascoltando. –
-
Mi dispiace per essere stato odioso ieri sera. Non è stata
colpa tua … -
-
Ovviamente. –
-
Fammi finire -, sbuffò, - lo sai che non mi piace scusarmi,
ma credo proprio che sia il caso di farlo. –
-
Lo credo anche io. –
-
Beatrix – sospirò, esasperato.
Stirando
leggermente le labbra morbide in un sorrisetto
beffardo, la ragazza annuì.
-
Lo so, lo so, devo lasciarti finire. –
-
Stavo dicendo. Credo che debba scusarmi con te per averti
risposto in quel modo. Mi dispiace se ti ho ferita e spero che tu
decida di
perdonarmi – snocciolò velocemente
l’ultima parte prima che la sua bocca si
rifiutasse di spingersi oltre.
Il
silenzio li avvolse per qualche secondo finchè Beatrix non
lo ruppe con una risata.
Lui
si scusava e lei gli rideva in faccia?
-
Dovresti vedere la tua faccia, hai l’aria di chi ha appena
mandato giù qualcosa di disgustoso. –
Rise
a sua volta immaginando quanto dovesse effettivamente
risultare buffo.
-
Dunque sono perdonato? –
Annuì.
-
Sei perdonato, ma parlami ancora una volta in quel modo e
giuro che ti prendo a calci … non mi interessa se sei mio
amico o no. –
*
Genevieve
si sporse in avanti per osservare i fogli di
pergamena sparsi sul tavolo della biblioteca.
Chiunque
altro avrebbe pensato che lei, Etamin ed Arhelle
stessero studiando con serietà in vista di qualche compito o
interrogazione ma
la realtà era ben lontana da quella.
-
Kenna non viene? – domandò Arhelle.
-
No, doveva vedersi con Jenkins per lavorare a un progetto di
Pozioni per dei voti extra. –
Etamin
parve decisamente perplesso.
-
Non mi sembrava che quei due fossero così in confidenza.
–
-
Infatti non lo sono, ma ieri è venuto a chiederle di
collaborare e lei ha accettato. Suppongo che l’amore per le
Pozioni crei strani
binomi – considerò la rossa, indicando poi un
punto a margine della pergamena,
- Qui che c’è scritto? –
Il
biondo socchiuse gli occhi, cercando di decifrare la
propria scrittura.
-
Purpurus Succurentibus. –
-
Che per i comuni mortali sarebbe? –
-
Una variante del pus di Bubotubero. Questa oltre alle
vesciche lascia anche un fetore assurdo addosso al malcapitato
– spiegò
Arhelle.
-
Sembra disgustoso. –
-
Lo è. –
-
E avete già in mente contro chi usarlo? –
Etamin
e Arhelle si scambiarono un’occhiata, replicando
all’unisono.
-
Vogliamo farlo esplodere nella Sala Comune di Serpeverde.
Attacco di massa, mieteremo il più alto numero di bersagli
che uno scherzo
abbia mai raggiunto a Hogwarts. –
-
Attacco di massa, fa molto tentata strage –
ironizzò.
-
L’idea era quella. Visto che Kenna non
c’è e abbiamo bisogno
di una terza persona … che dici, ti unisci a noi? –
Per
uno scherzo ai danni dei Serpeverde?
Non
c’era nemmeno da chiederlo.
-
Assolutamente sì. –
Sigillarono
l’accordo scambiandosi un cinque.
*
Castiel
stava ridendo come una iena.
Era
piegato in due e aveva letteralmente le lacrime agli
occhi.
Non
riusciva a credere a quello che stava vedendo.
Com’era
prevedibile Etamin e il suo piccolo drappello avevano
ideato uno scherzo ai loro danni, ma a quanto sembrava non erano
informati del
fatto che Mordred e Kenna avrebbero studiato proprio nella Sala Comune
verde
argento.
Così
lo scherzo aveva finito con il ritorcersi contro di loro.
Kenna
era stata sommersa dal succo e, tra un’imprecazione e
l’altra, aveva lanciato una serie di minacce particolarmente
colorite all’indirizzo
dei suoi migliori amici.
-
Posso rimetterti in sesto in poco tempo – la
rassicurò
Mordred, che era stato colpito dagli schizzi solo in minima parte.
-
Bene. Perché una volta che uscirò di qui
sarò impegnatissima
nell’uccidere tre idioti. –
Castiel
continuava a ridere e venne folgorato da un’occhiata
assassina della sorella.
-
Tu smettila oppure vengo lì e ti spiaccico questa roba sul
viso – minacciò.
Il
Serpeverde smise immediatamente di ridere, alzando le mani
in segno di resa.
-
Stai lontana dal mio bellissimo viso, sorellina. –
-
Allora piantala oppure quel viso di cui ti vanti tanto
diventerà irriconoscibile. –
Mordred
rise piano mentre si dirigeva nella sua stanza alla
ricerca di qualcosa che potesse sistemare al più presto le
cose.
Non
aveva alcun dubbio sul fatto che Kenna avrebbe tenuto fede
alle sue minacce e francamente l’idea di vedere i Grifondoro
alle prese con l’ira
della loro migliore amica lo divertiva parecchio.
Ritornò
in Sala Comune dieci minuti più tardi, le braccia
cariche d’ingredienti, trovando una Kenna a dir poco
imbronciata seduta sulla
sedia a braccia conserte e un Castiel che si stava palesemente
sforzando di
rimanere serio per non incorrere nella vendetta della sorella.
-
Con questo unguento le bolle dovrebbero sparire in pochi
secondi – assicurò, spalmandole un generoso strato
sul volto e le braccia.
Kenna
avvertì un leggero prurito sulla pelle, simile a quello
che provava quando passava del disinfettante sulle ferite, e la
sensazione
della pelle che si tirava per poi ridistendersi nuovamente e tornare al
solito
stato fresco e rilassato.
-
Ha funzionato – le annunciò.
Mordred
l’aiutò a ripulirsi dell’unguento,
venendo
ricompensato da un sorriso riconoscente.
-
Sono in debito, puoi chiedermi qualsiasi cosa –
assicurò la
ragazza.
Castiel
inarcò un sopracciglio, tossicchiando. – Nei
limiti
del ragionevole, Jenkins. –
-
Ovviamente. –
-
E adesso scusatemi ma devo andare a tirare il collo ai miei
amici – concluse Kenna, recuperando le sue cose e marciando
risoluta fuori di
lì.
L’inferno
non era pericoloso come Kenna Hamilton arrabbiata.
*
-
Sto seriamente pensando di darmi malato. Credi che
risulterei credibile se mi ammalassi proprio la notte prima della cena
del Club
dei Pozionisti? –
Carinae
scosse la testa, puntandogli contro un dito.
-
Non osare nemmeno pensare
di saltare la cena del Club, Ras. Se io e Darcy ci andiamo
allora vieni
anche tu. –
-
Ma … -
-
Niente ma. O tutti o nessuno. E visto che nessuno non è
un’opzione
praticabile … -
-
Ho capito -, sbuffò, - ci andremo tutti. –
Coralie
osservò divertita quello scambio di battute.
-
Non capisco perché abbiate accettato di partecipare al Club
se non sopportate le cene. –
Rastaban
le rivolse un’occhiata che la fece sentire
improvvisamente molto giovane e alquanto innocente.
-
Tesoro, pensi seriamente che tutto quello che faccio non sia
assolutamente calcolato e mirato a ottenere il risultato migliore con
il minimo
sforzo? –
-
Uhm … credo che tu abbia le tue ragioni. –
-
Esattamente. Il Club è importante per il nostro futuro, ci
metterà in contatto con persone importanti che ci degneranno
della loro
attenzione perché se Salazar Serpeverde l’ha fatto
allora siamo tutto fuorchè
uno spreco di tempo. Questo però non significa che io debba
farmelo piacere. –
Carinae
annuì come a voler confermare ogni singola parola
dell’amico.
-
Inoltre siamo Serpeverde, sarebbe alquanto problematico
spiegare la nostra assenza o la nostra rinuncia. E le cene non sono poi
così
male. –
Rastaban
le rivolse un’occhiata incredula.
-
Non sono poi così male? Sono un suicidio assistito.
–
-
Ma il cibo è buono – sorrise la Black.
Coralie
sorrise a sua volta davanti alla spontaneità
disarmante con il quale la ragazza se n’era uscita.
Non
era certo un segreto che Carinae Black fosse una buona
forchetta, ma non aveva mai pensato che il buon cibo fosse
più importante del
divertimento nella sua personale scala di valori.
-
Comunque resto sempre convinta che sia una fortuna che io
sia già impegnata con il Club dei Duellanti e le altre
attività scolastiche, in
questo modo sono riuscita a evitare queste presunte cene tortura.
–
-
Su questo non ci piove – convenne Rastaban.
-
A proposito. Nihal sta cercando i suoi appunti di
Trasfigurazione ed è determinato a trovarli –
aggiunse poi Coralie, quasi
distrattamente.
Era
infatti abbastanza sicura che Carinae sapesse che fine
avessero fatto.
-
Ah –, commentò infatti la ragazza, - quelli non ce
li ho di
certo io. –
Soffermò
le iridi in quelle di Rastaban con fare palese.
Lui
per tutta risposta scrollò le spalle, incurante.
-
Non ce li ho più nemmeno io. –
-
Li hai dati alla tua aspirante conquista? –
-
Già. –
Coralie
adesso era sinceramente curiosa.
Rastaban
Black che si metteva così d’impegno per qualcuno?
Come
diceva sempre lui, non era il tipo che si sbilanciava per
nulla. Doveva avere un grande guadagno da ciò che faceva e
la prospettiva di
avances a qualcuno sembrava un buon movente.
-
E di chi si tratta? –
-
Le mie labbra sono cucite. Lo scoprirete al momento giusto.
Buona serata, ragazze. –
Si
alzò, lasciandole lì a interrogarsi
sull’identità della
nuova preda di Rastaban.
Chiunque
fosse Coralie sperò che fosse in grado di maneggiare
con cura quell’insidioso ragazzo.
Spazio
autrice:
Salve!
Con
un
ritardo mostruoso, ma meglio tardi che mai, sono di ritorno.
Spero
che
il capitolo vi sia piaciuto e che vi siate cominciati a fare
un’idea più chiara
dei vari OC.
Nel
prossimo capitolo vedremo la cena del Club dei Pozionisti e le cose
cominceranno a entrare un po’ più nel vivo e in
quello successivo la trama si
sbloccherà in modo deciso.
Detto
ciò, a inizio di ogni capitolo apporrò la data in
cui si svolgono i fatti in
modo da darvi un riferimento cronologico ben preciso.
Tanto
per
darvi un’idea, in linea di massima lo schema temporale dei
prossimi capitoli
sarà questo:
-
Cap 4:
ambientato il 4 settembre e il 20 settembre;
-
Cap 5:
ambientato il 2 ottobre;
-
Cap 6:
ambientato il 15 ottobre;
-
Cap 7:
ambientato il 31 ottobre;
-
Cap 8:
ambientato il 4 Novembre;
-
Cap 9:
ambientato il 2 Dicembre;
-
Cap 10:
ambientato il 21 Dicembre;
-
Cap 11:
ambientato il 25 Dicembre;
-
Cap 12:
ambientato il 7 Gennaio;
-
Cap 13:
ambientato il 14 Febbraio;
-
Cap 14:
ambientato il 2 Marzo;
-
Cap 15:
ambientato il 30 Marzo;
-
Cap 16:
ambientato il 21 Aprile;
-
Cap 17:
ambientato il 15 Maggio;
-
Cap 18:
ambientato il 2 Giugno;
-
Cap 19:
Epilogo.
Detto
ciò, ci sentiamo al prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Capitolo
4
4
settembre
-
Andiamo, Kenna, era solo un innocente scherzo –
provò a
farla ragionare non appena l’amica riuscì a
stanarlo.
Si
era rintanato nella Sala Comune non appena era venuto a
sapere dei risvolti che il loro piccolo scherzo ai danni dei Serpeverde
aveva
coinvolto anche lei.
-
E poi a nostra difesa non avevamo la minima idea che tu e
Jenkins aveste deciso di studiare lì – aggiunse,
facendo capolino da dietro lo
schienale del divano.
-
Bella difesa, Etamin, peccato che non me ne freghi nulla –
replicò, scattando verso il divano nel tentativo di
acciuffarlo.
Il
ragazzo scattò dall’altro lato, dando vita a una
sorta di
strana corsa attorno al divano sotto gli sguardi divertiti dei loro
compagni di
Casa.
-
Non era calcolato. –
-
Prova a calcolare questo. –
Gli
tirò dietro il libro di Trasfigurazione, costringendolo ad
abbassarsi di scatto per evitare di essere colpito in pieno volto.
-
Mai sentito parlare di quella cosetta chiamata
“magnanimità
del perdono”? –
-
Certo. Peccato che io sia decisamente più vecchia scuola:
occhio per occhio. –
Balzò
in avanti, afferrandolo per le gambe in una sorta di
placcaggio, e si ritrovarono a rotolare sul pavimento della Sala Comune.
-
I morsi no. Ken, i morsi no – implorò Etamin,
volgendo poi
lo sguardo verso il resto dei compagni, - Qualcuno di voi si degna di
aiutarmi?
–
Nessuno
mosse un dito, decisamente poco propensi a rischiare
di finire sulla lista nera di Kenna.
E
per fortuna che i Grifondoro dovevano essere quelli
coraggiosi.
Qualche
morso e diversi lividi dopo, Kenna parve finalmente
ritenersi soddisfatta.
-
E uno è andato. Adesso non mi resta che cercare Gen ed Elle.
–
Si
diresse verso l’uscita, alla ricerca delle amiche, sparendo
attraverso il ritratto della Signora Grassa.
Fu
solo allora che Arhelle e Genevieve fecero capolino dalla
porta dei bagni comuni, sbirciando con furtività da oltre lo
stipite.
-
Se ne è andata? – chiese la rossa, sussurrando per
il timore
di vederla tornare indietro all’improvviso.
-
Così sembrerebbe … Et, sei ancora vivo?
–
Etamin
si alzò in piedi, spolverando la divisa, e lanciò
un’occhiataccia all’indirizzo delle sue complici.
-
Sì, ma non certo grazie a voi. –
Arhelle
scrollò le spalle, oltrepassandolo e accomodandosi sul
divano.
-
In certi momenti ognuno per sé è la strategia
migliore se
vuoi sopravvivere. –
-
Detta così suona molto da Serpeverde –
considerò il biondo,
sedendolesi accanto.
Inarcò
un sopracciglio, minacciosa.
-
Et, vuoi che finisca ciò che Kenna ha cominciato? –
Alzò
le mani in segno di resa, rannicchiandosi nell’angolo
più
estremo del divano sul quale era seduta Genevieve.
-
Perché oggi siete tutte determinate a uccidermi? Non lo
trovo per nulla corretto. Per fortuna c’è Gen che
mi adora troppo per farmi del
male, vero? –
Sgranò
gli occhi azzurri nella migliore delle sue espressioni
da cucciolo supplichevole; Gen ridacchiò, scompigliandogli i
capelli.
-
Certo, ma non farci l’abitudine. –
*
-
Come è andata con il tema di Trasfigurazione? –
Castiel
alzò lo sguardo verso il suo compagno di Casa,
abbozzando un lieve sorriso compiaciuto.
-
Bene, Oltre Ogni Previsione. –
Annuì,
sedendosi sul bracciolo della poltrona, a pochi centimetri
dal suo braccio.
Sentendo
gli occhi di Rastaban fissi su di sé, inarcò un
sopracciglio.
-
C’è qualcos’altro che vuoi chiedermi?
–
-
Diverse cose -, ammise, - ma non credo sia il momento. –
Quell’ultima
affermazione l’aveva insospettito non poco.
-
E perché non sarebbe il momento? –
-
Beh, mi sembra ovvio, stai leggendo no? –
Richiuse
il libro di scatto, voltandosi a tre quarti per
fissarlo più agevolmente. Questa volta non aveva alcuna
intenzione di lasciar
perdere la questione; Rastaban Black doveva proprio smetterla di essere
così
maledettamente ambiguo.
-
Il fatto che stessi leggendo non ti ha mai fermato
dall’importunarmi mi pare …
Quindi
parla, Black. –
-
D’accordo, parlo … sei paranoico, Hamilton, e non
c’è
assolutamente nulla di così urgente da non poter rimandare
questa conversazione
a un altro momento. –
-
Insisto … -
-
Ras, sei qui, cominciavo a credere che ti fossi davvero dato
malato – esclamò Carinae, facendo capolino dalla
porta che conduceva al
dormitorio femminile, interrompendo l’arringa con la quale
Castiel aveva
intenzione di far crollare il compagno di Casa e spingerlo a confessare
qualsiasi pensiero fosse passato per quella mente a dir poco
incomprensibile.
-
La tua insinuazione mi ferisce profondamente, Cara. Sono
forse così incline a escogitare modi per svincolarmi dalle
promesse da non
essere ritenuto attendibile? –
-
Detta così è un po’ brutale
… ma sì – rispose per lei
Castiel, sorridendo beffardo quando il ragazzo si voltò
verso di lui sgranando
le iridi chiare.
-
Farò finta di non averti sentito. –
Il
sorriso si allargò ancora di più sul volto di
Castiel.
Punzecchiare
Rastaban, ribaltando le posizioni per una volta,
si rivelava decisamente soddisfacente.
-
Meglio così. Non dovete andare a questa fantastica cena?
–
-
Già -, sospirò con fare melodrammatico Ras, - se
non
dovessimo tornare … -
-
Mi godrò la pace della Sala Comune senza di te che dipingi
tragedie e melodrammi in ogni dove. –
Rastaban
assottigliò lo sguardo, sforzandosi di ignorare
Carinae che rideva palesemente alle sue spalle.
-
Lo sai cosa si dice di chi disprezza, vero? –
Dopodichè
si voltò, dirigendosi verso l’uscita della Sala
Comune, sorridendo soddisfatto nel non sentire alcuna replica provenire
dalla
poltrona.
*
-
È avvenuto il miracolo, non riesco quasi a crederci
– rise
Darcy, recuperando le sue cose mentre attendeva che Lilith facesse
altrettanto
e che si unisse a lei nel cammino lungo i sotterranei.
-
Già, Nihal ha misteriosamente deciso di smetterla di cercare
il ladro di appunti. Sembra che siano ricomparsi nella Sala Comune
circa
mezz’ora fa. –
Darcy
sorrise con aria furba, facendo accigliare l’amica.
-
Non dirmi che c’entri qualcosa tu. –
-
Non direttamente. –
-
Ma sai chi c’è dietro. –
Sgranò
gli occhi, atteggiando il volto nella migliore delle
sue espressioni innocenti.
-
Cosa te lo fa pensare? –
Lilith
scosse la testa, roteando gli occhi davanti a quella
scenetta.
-
Non sono Leonys, so sempre quando stai mentendo. –
Darcy
si strinse nelle spalle, saltando giù dall’ultimo
gradino e atterrando nella Sala Comune portando improvvisamente il
silenzio tra
gli studenti radunati lì.
Come
se Lilith l’avesse appellato, la prima persona con la
quale incrociò lo sguardo fu proprio lui.
Leonys
era vicino all’ingresso segreto, appoggiato al muro, e
chiacchierava con una ragazza del quinto anno.
Era
una biondina che aveva visto di sfuggita e alla quale come
suo solito non aveva mai prestato particolare attenzione.
Un
lampo infastidito brillò nelle iridi color ghiaccio
vedendolo sorriderle mentre lei scoppiava a ridere.
Lilith
le si affiancò, studiandola con attenzione, - Cosa
c’è
che non va? –
-
Nulla. Diamoci una mossa, siamo quasi in ritardo –
replicò,
recuperando la consueta indifferenza e procedendo a passi decisi verso
la
coppia ancora intenta a chiacchierare amabilmente. -
C’è qualcuno che ha di
meglio da fare che stare tutta la sera in Sala Comune a sentirvi
cinguettare,
perciò che ne dite di alzare i tacchi e farci uscire?
–
La
ragazza si spostò, bofonchiando qualcosa a mezza bocca che
non riuscì a capire, ma il cui senso non era poi
così difficile da capire.
Tuttavia,
decisa a non fargliela passare liscia, si voltò a
fronteggiarla.
-
Scusami, temo di non aver sentito bene, cosa dicevi? –
La
vide impallidire leggermente sotto il suo sguardo,
distogliendolo mentre borbottava che non aveva detto nulla
d’importante.
-
Esattamente come pensavo – replicò, con un sorriso
che
persino a se stessa fu chiaramente molto sgradevole,
dopodichè uscì insieme a
Lilith senza degnare Leonys di un’altra occhiata.
Rimaste
sole, Lilith riprese il discorso.
-
Dici ancora che non hai nulla? L’hai praticamente sbranata
con lo sguardo. Non sarai forse gelosa perché lei e Leonys
sembravano molto in
confidenza? –
Fece
spallucce, evitando di guardarla perché era certa che
l’amica avrebbe fiutato la menzogna sul suo volto
all’istante.
-
Non essere ridicola, Lily, figurati se sono gelosa di
Leonys. Può dedicare la sua attenzione a chi preferisce.
–
*
La
cena del Club si era rivelata a dir poco piatta.
C’era
qualcosa che non quadrava nel modo ostentatamente
tranquillo che Salazar sfoggiava mentre chiacchierava con i suoi
prediletti su
quali fossero le nuove notizie in famiglia, sul posto di lavoro dei
genitori o
su eventuali nuove potenziali unioni Purosangue.
Appariva
assorto, concentrato su altro, e persino Lucifer alla
sua destra rispecchiava il suo stato d’animo.
Stephan
non conosceva bene nessuno dei due, ma si fidava del
suo istinto, specialmente quando lo metteva in guardia da qualcosa.
-
Hai notato anche tu che c’è qualcosa di strano,
vero? –
Sorpreso,
si voltò verso Mordred e annuì.
Loro
due non parlavano spesso, né l’avevano mai fatto
durante
gli anni precedenti, eppure il Serpeverde sembrava pensarla esattamente
come
lui.
-
Sì, ma pensavo fosse solo una mia impressione. –
-
No, non direi, se ne sono accorti diverse persone ma sono
molto più brave di te a mascherare le emozioni sul loro
volto. –
-
Da come lo dici, Jenkins, sembra quasi una brutta cosa
essere incapace di fingere. –
Il
Serpeverde sorseggiò un po’ del suo succo di zucca.
-
Non necessariamente, ma di sicuro questo ti rende fin troppo
trasparente … e non sempre questo è un bene.
–
-
E questo che dovrebbe voler dire? –
Tuttavia
non ottenne altra risposta perché Mordred tornò a
ignorarlo esattamente come aveva fatto per tutti quegli anni e riprese
ad
ascoltare la conversazione tra Salazar e Beatrix Lestrange, che stava
spiegando
nel dettaglio il piano di donazioni al Ministero che la sua famiglia
stava
attuando.
Non
avrebbe mai capito certa gente.
Poco
ma sicuro.
*
20
settembre
-
Sei venuto a spiare gli allenamenti? –
Nihal
si voltò verso destra, trovando Coralie a volteggiare
vicino alle gradinate in sella alla sua scopa.
-
Non sia mai, so quanto diventi competitiva quando si tratta
di Quidditch. –
-
Non sono poi così competitiva –
protestò.
-
Sì, competitiva e a dirla tutta anche pericolosa. –
Coralie
ridacchiò ripensando all’anno precedente, quando
Corvonero aveva battuto Grifondoro e lei aveva messo in atto un vero e
proprio
sciopero del silenzio nei confronti dell’amico che le era
parso fin troppo
contento della vittoria.
-
D’accordo, magari prendo un po’ troppo sul serio
questa
storia della vittoria ma sarà una cosa di famiglia.
–
E,
conoscendo i Moon, Nihal non aveva alcun dubbio in
proposito; Coralie doveva dare il massimo sempre e comunque, nessun
risultato
inferiore sarebbe stato considerato accettabile dai suoi genitori.
-
Scherzi a parte, stavo aspettando che finissi di allenarti
perché
magari avevi voglia di farmi un po’ di compagnia prima di
andare a cena. Leonys
è con Castiel e Lilith è chiusa in biblioteca a
preparare non so quale ricerca
supplementare per Pozioni –, arricciò il labbro
inferiore in un’espressione da
bimbo bisognoso d’attenzioni e Coralie non potè
fare a meno di sorridere
intenerita di rimando, - Mi hanno lasciato completamente da solo.
–
-
Povero Ni, abbandonato a un destino di disperata solitudine.
D’accordo, dammi il tempo di cambiarmi e sono da te.
–
Deviò
verso gli spogliatoi, atterrando sul terreno umido, e
sfrecciò nello spogliatoio nella speranza che il resto della
squadra non
arrivasse a rubarle la poca acqua calda a disposizione degli
spogliatoi.
La
cavalleria sembrava scomparire del tutto dai Grifondoro
quando si trattava di scegliere se farsi una doccia calda o una
ghiacciata.
Con
i capelli dalle punte ancora leggermente umide, Coralie
calcò sulla testa il cappello e raggiunse l’amico
che l’attendeva ai margini
del campo.
Rabbrividì
leggermente.
Per
essere fine settembre quell’anno
l’umidità era alle stelle
e il vento freddo che si stava rapidamente sollevando dava
l’impressione di
essere in inverno piuttosto che in autunno.
-
Coraggio, rientriamo al castello, sto congelando. –
Nihal
annuì, passandole un braccio intorno alle spalle e
attirandola leggermente a sé mentre camminavano lungo il
sentiero.
All’occhiata
interrogativa della ragazza si limitò a scrollare
le spalle.
-
Calore corporeo. La squadra di Grifondoro non mi
perdonerebbe mai se ti lasciassi congelare. –
Non
replicò, accoccolando la testa contro la spalla
dell’amico.
O
almeno ci provò, perché vista l’altezza
considerevole di
Nihal non potè fare altro che rassegnarsi ad appoggiare il
capo all’altezza del
pettorale sinistro e lasciarsi avvolgere da una parte del suo mantello.
*
Samuel
assottigliò lo sguardo, cercando di concentrarsi
più
che poteva.
Gli
scacchi erano un gioco di strategia e sembrava proprio che
Gertrude riuscisse a prevedere ogni sua mossa prima ancora che potesse
anche
solo pensarla.
-
Ti sei incantato, Sam? –
-
Per essere una molto timida diventi tremendamente sicura di
te quando stai vincendo. –
Gli
rivolse un sorrisetto divertito.
-
Ti ricordo che sei tu che hai voluto sfidarmi. –
-
Certo, perché non pensavo che fossi una specie di mostro
dalle capacità extra sensoriali che mi legge nel pensiero.
–
-
Sì, come no … o magari è soltanto
perché sono molto più
brava di te nel gioco degli scacchi. –
-
Signorina Ollivander, mi stupisce sempre di più, da dove la
tira fuori tutta questa arroganza? –
-
Falla finita, Sam, e muovi quel pedone. –
Interdetto,
inarcò un sopracciglio.
Adesso
aveva la conferma che l’amica gli leggesse nel pensiero.
Come
accidenti faceva a sapere che stava effettivamente
pensando di muovere il pedone alla sinistra del cavallo?
-
Sicura di non essere una Legilimens? –
Gertrude
sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
Samuel
aveva un vero e proprio talento nel porre domande
assurde nei momenti più impensati.
-
Per la ventesima volta, Sam. Essere intuitivi non implica
essere Legilimens. E no … l’ultima volta che ho
controllato non ero una
Legilimens. –
-
Dicevo solo per essere sicuri, perché in caso contrario non
sarebbe stato uno scontro leale. –
Abbandonò
l’idea di muovere il pedone e mosse invece il
cavallo, che venne prontamente mangiato da quello di Gertrude.
-
Ma … -
-
Sapevo che dopo che te l’ho fatto presente non avresti mosso
il pedone, ma il cavallo. –
-
L’hai fatto apposta? – chiese, incredulo.
Annuì
sorridendo soddisfatta.
-
Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Gertrude Ollivander? –
*
Il
turno di ronda con Lucifer Gaunt era insopportabilmente
silenzioso.
Non
che lei fosse abitualmente una di quelle persone che
nutrivano il disperato bisogno di fare conversazione, ma allo stesso
tempo una
ronda destinata a essere trascorsa senza aprire bocca aveva la tendenza
a
sembrare a dir poco infinita.
Vide
con la coda dell’occhio che Lucifer si era voltato verso
il corridoio buio, l’espressione seria e concentrata,
palesemente all’erta.
-
Hai sentito qualcosa? –
-
Tu hai sentito qualcosa? – rilanciò.
Interdetta
Lilith scosse il capo.
-
Allora non ho sentito nulla nemmeno io. –
E
quello che avrebbe dovuto mai significare, in nome di
Rowena?
-
E allora perché … -
-
Credevo di aver sentito qualcosa, ma se a te non è successo
allora è evidente che mi sbagliavo –
tagliò corto.
-
Oppure hai un udito più fino del mio e dovremmo andare a
controllare. –
-
Non credo che sia necessario – obiettò, ma si rese
conto all’istante
che la ragazza non gli avrebbe mai dato retta.
E
infatti Lilith era già partita, puntando in direzione del
corridoio buio a mezzo metro da loro.
Dannazione
a lei e alla sua testardaggine, sbuffò
rassegnandosi a seguirla.
Sangue.
Scosse
la testa, scacciando via quella parola.
Doveva
essersi suggestionato, perché Lilith continuava a
camminare come se nulla fosse.
Raggiunsero
l’ingresso del bagno delle ragazze.
-
Non c’è nessuno – annunciò
Lilith, affacciandosi per
controllare nei vari cubicoli.
Sangue.
Stava
andando fuori di testa, non c’era alcun dubbio.
Poi,
d’istinto, posò lo sguardo verso i lavandini e
individuò
un rubinetto dalla forma a dir poco singolare.
Un
serpente.
Un’idea
gli passò rapidamente per la mente.
Era
folle, sconsiderata, e a dir poco assurda.
Eppure
aveva un senso.
Una
voce che solo lui sentiva.
Un
rubinetto a forma di serpente.
-
Andiamocene. La ronda è quasi finita e qui non
c’è nessuno,
non ha senso rimanere. –
Per
qualche grazia concessa da Merlino Lilith lo seguì senza
protestare.
Sperava
di sbagliarsi, ma aveva davvero bisogno di parlane con
Salazar.
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci
qui, dopo un’attesa a dir poco indegna, con il nuovo capitolo.
Spero
che
vi sia piaciuto.
Ci
vediamo al prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo
5
2
ottobre
-
Ti ha morso un Vermicolo? Non riesci a stare fermo –
sussurrò Beatrix, osservando l’amico stranamente
agitato durante la lezione di
Trasfigurazione.
E
dire che solitamente sedeva composto, prestando attenzione a
ogni minimo appunto che lasciava le labbra dei loro insegnanti.
-
È che non vedo l’ora che finisca la lezione. Devo
parlare
con Salazar. –
Aveva
cercato di parlare con suo zio per quasi due settimane,
ma sembrava che quando non era a lezione Salazar sparisse nel nulla.
Lo
aveva aspettato fuori dallo studio, davanti alla porta
della sua camera privata, e persino prima delle lezioni ma per un
motivo o per
l’altro non era mai riuscito a incrociarlo da solo.
Se
fosse stato un pizzico più paranoico avrebbe detto che lo
stava evitando volutamente.
-
Di cosa devi parlargli? –
Scrollò
le spalle.
-
Una cosa … potrebbe anche non essere nulla, ma volevo
sentire prima la sua opinione. –
Beatrix
alzò gli occhi al cielo, roteandoli scocciata.
Ed
eccoci nuovamente con quella storia.
Lucifer
che continuava a essere maledettamente enigmatico.
Si
voltò dietro di sé, lanciando
un’occhiata eloquente a Castiel
che sedeva accanto a Leonys.
Sembrava
che anche loro due fossero in preda a qualche
conversazione particolarmente intensa, perché impiegarono un
paio di secondi a
rendersi conto che li stava fissando.
-
Che succede? –
-
Che prima o poi noi due ci ritroveremo con un amico in meno
perché
lo strangolerò con le mie mani … o lo
Crucerò finchè non dirà ogni singola
cosa
che gli passa per la testa – replicò.
Scuotendo
la testa con un sorriso divertito sul volto, Castiel
replicò: - Non mi dici nulla di nuovo, Trix. Se vuoi
ucciderlo uccidilo e
basta, al limite ti aiuterò a nascondere il cadavere.
–
Mentre
la ragazza si voltava di nuovo per seguire la lezione,
Leonys tamburellò sul banco con la punta della piuma.
-
Fossi in te non le darei idee di quel tipo, secondo me è
più
che seria quando dice che le vorrebbe mettere in pratica. –
-
Probabile, ma finchè non ce l’ha con me
è tutto a posto. –
*
Kenna
osservò la sua copia del calendario delle partite.
La
prima dell’anno sarebbe stata contro i Serpeverde;
cominciava a credere che Godric e Salazar lo facessero a posta a far
cominciare
l’anno facendo fronteggiare le due Case.
Sfortunatamente
per loro al momento era Serpeverde a detenere
il maggior numero di coppe delle Case.
Ma
era più che mai determinata a ribaltare il risultato, se
non altro per vedere quel sorrisetto soddisfatto cancellarsi dal volto
di suo
fratello.
Genevieve
e Arhelle fecero passare gli sguardi dall’amica a
Etamin, che giocherellava distrattamente con il modellino di un campo
da
Quidditch.
-
Siete quasi inquietanti quando vi comportare così
– osservò la
ragazza dai capelli castani, pescando una gelatina dal sacchetto che
aveva
appoggiato sul banco della biblioteca.
L’anziana
bibliotecaria tossicchiò eloquentemente, facendole
capire che il divieto di consumare alimenti all’interno della
biblioteca si
estendeva anche alle gelatine.
Con
una scrollata di lunghe onde castane, Arhelle continuò
imperterrita a ingoiare una gelatina dopo l’altra con
crescente rapidità.
Aveva
intenzione di mandarne giù il maggior numero possibile
prima di vedersele requisire e finire in punizione.
-
Bene, perché se perdiamo questa partita diventerò
tremendamente incline a commettere un brutale omicidio – la
rimbeccò Kenna.
Genevieve
fece tintinnare le unghie perfettamente curate sul
resistente legno.
-
Piuttosto, dov’è finita Coralie? –
Effettivamente
non era da lei perdersi un incontro strategico
alla vigilia di una partita importante come quella.
Come
per rispondere alla sua domanda, la mora fece la sua
comparsa al fianco di Nihal.
Etamin
inarcò un sopracciglio, perplesso.
-
Ci siamo guadagnati un ottavo giocatore e io non ne sapevo
nulla? –
Con
un sorrisetto ironico, Nihal replicò: - Tranquillo,
cugino, non ho intenzione di spiare i vostri schemi. Ho solo
accompagnato Cora
e penso ne approfitterò per studiare un po’
– concluse, occhieggiando verso il
tavolo libero accanto al loro.
Mentre
Nihal recuperava i libri dalla sua borsa, Genevieve si
sporse leggermente verso Coralie e le sussurrò
all’orecchio: - C’è nulla di cui
vuoi parlarci? –
Coralie
scrollò le spalle.
-
Non capisco a cosa ti riferisci. –
Già,
ultimamente c’erano molte persone che non capivano quello
che veniva loro detto, considerò maliziosamente mentre
osservava nuovamente
quei due.
C’era
qualcosa che bolliva nel calderone, se lo sentiva.
*
Carinae
osservò sconsolata le vesciche sulle mani.
Faceva
ancora troppo caldo per indossare i guanti in pelle di
drago, ma la conseguenza disastrosa era stata quella di scorticarsi le
dita sul
legno del manico di scopa.
-
Dovresti metterci un po’ di questa roba – le
suggerì
Rastaban, porgendole un unguento che teneva nella sua sacca da
Quidditch.
Lo
prese, annusandolo circospetta.
-
Cosa dovrebbe essere? –
-
Un composto emolliente, risana la pelle in fretta –
replicò.
Svitò
il tappo, percependo una zaffata disgustosa.
-
Roba da voltastomaco. –
-
Coraggio, non fare la femminuccia, ti sentirai meglio dopo –
le assicurò.
Controvoglia,
spalmò il composto con cura su ogni singola
vescica.
Effettivamente
la pelle stava già cominciando a rimarginarsi.
-
Forte, l’hai inventato tu? –
Rastaban
annuì mentre camminavano in direzione del castello.
Fu
allora che un rumore attirò la loro attenzione.
Sembrava
quello di uno scontro in atto, accompagnato dalle
grida di due donne.
Percorsero
in fretta la distanza che li separava dall’atrio
del castello, trovandosi davanti Salazar e Godric impegnati in un
duello senza
esclusione di colpi.
Darcy
li raggiunse, pallida in volto per l’agitazione.
-
Nessuno sa cosa sia successo, ma hanno cominciato a
lanciarsi incantesimi da una parte all’altra senza apparente
motivo – spiegò trafelata.
Decine
di studenti assistevano alla scena, ma i due Fondatori
sembravano del tutto incuranti e continuavano a duellare, ignorando
allo stesso
tempo Helga e Rowena che li invitavano a mettere un freno a quella
follia.
Alla
fine un incantesimo particolarmente violento colpì in
pieno petto Salazar, disarmandolo e mandandolo gambe all’aria.
Rimessosi
in piedi a fatica, il Fondatore recuperò la
bacchetta e marciò furiosamente all’interno della
scuola.
-
Non promette nulla di buono –, considerò Darcy, -
proprio
nulla di buono. –
Spazio
autrice:
Salve!
Scusate
per il ritardo, ma sto girando come una trottola e credo che fino a
fine mese
la situazione rimarrà invariata.
Il
capitolo è breve, ma solo di passaggio.
Nel
prossimo vedremo come evolveranno le cose e scoprirete un po’
di più su
Lucifer.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Capitolo
6
2
ottobre
Lucifer
si fece largo tra la folla, avanzando a passo di
carica, diretto verso le stanze personali di suo zio.
Questa
volta non sarebbe riuscito a ignorarlo, non glielo
avrebbe permesso.
Gli
doveva delle spiegazioni.
Entrò
senza bussare, trovandolo intento a infilare indumenti
ed effetti personali nei due immensi bauli ai piedi del letto a
baldacchino
dagli intarsi d’argento a forma di serpente.
-
Te ne vai? –
Suo
zio si voltò verso di lui, sorpreso
dall’inflessione nella
voce di Lucifer.
Probabilmente
si era aspettato la rabbia, forse persino
l’astio per essere stato tagliato fuori, ma di certo non lo
sgomento e il tono
di chi era ferito nel profondo dall’essere stato tagliato
fuori dalle sue
decisioni.
-
Ovviamente. Hogwarts non è più il posto per il
quale ho
tanto lavorato. –
-
E se non fossi venuto a cercarti te ne saresti andato senza
dirmi nulla? –
-
Ti avrei lasciato una lettera – replicò,
accennando alla
busta sullo scrittoio.
-
Ma che magnanimità – ironizzò,
storcendo il naso.
-
Non siamo esattamente la tipica famiglia da baci e abbracci,
Lucifer, dovresti averlo notato nel corso di questi diciassette anni.
–
-
Credevo che potessi contare su di te – rilanciò,
sentendo
nuovamente la rabbia crescere dentro di lui.
Con
quella sensazione si sentiva molto più a suo agio che con
la malinconia dell’abbandono.
Salazar
aveva ragione, i Gaunt non erano una famiglia di
sentimentali.
-
Prima di andartene ho bisogno che tu risponda ad una mia
domanda. –
-
Chiedi pure e se posso risponderò. –
-
Ho sentito qualcosa di strano mentre ero di ronda con la
Shaw. All’inizio sembrava un ronzio, quasi un sibilo, e poi
le parole sono
diventate sempre più chiare. È possibile che ci
sia qualcosa all’interno del
castello … qualcosa che parla Serpentese?
–
Suo
zio non rispose, limitandosi a stringersi nelle spalle.
-
Potresti averlo immaginato. –
-
Zio … -
-
O potrebbe davvero esserci qualcosa nel castello. Non sei in
pericolo, se è questo quello che ti preoccupa. –
-
E tutti gli altri? –
-
Gli altri immagino che dovranno imparare a guardarsi alle
spalle quando camminano per il castello – fu la criptica
risposta, dopodichè
Salazar fece levitare i bauli dietro di sé ed
uscì dalla stanza, incurante dei
richiami del nipote.
15
ottobre
Aveva
passato le successive due settimane a cercare di capire
cosa fosse stato nascosto nel castello dallo zio, ma non riusciva a
capire
quale tipo di creatura fosse né dove si trovasse.
-
C’è qualcosa che non va? –
La
voce di Lilith Shaw lo riscosse dai suoi pensieri.
Scosse
il capo, le iridi color carbone assottigliate.
-
Nulla che ti riguardi, Shaw. –
Lilith
sbuffò, oltrepassandolo e bloccandogli il cammino.
Incrociò le braccia al petto e lo fissò con
espressione risoluta.
-
Non sono una stupida, Gaunt, perciò non trattarmi da tale.
–
-
Non penso che tu sia stupida – replicò prima
ancora di
rendersi conto di aver aperto bocca.
Ed
effettivamente era la verità.
La
testardaggine della Shaw certe volte lo innervosiva, ma era
una ragazza sveglia e pattugliare la scuola in sua compagnia non era
certo la
cosa peggiore che gli fosse capitata.
-
Stavi pensando a tuo zio? – gli chiese allora, più
gentilmente, - è normale se lui ti manca. –
-
Non mi manca, è solo che quando se ne è andato mi
ha detto
una cosa e sto cercando di capire cosa intendesse. –
-
Magari posso darti una mano – propose, esitante.
-
No. –
Rimpianse
all’istante di essere stato tanto secco nella
replica, perché lo sguardo della ragazza si
rabbuiò all’istante.
-
Intendo dire che potrebbe essere qualcosa di pericoloso. La
mia famiglia non è esattamente molto normale -, ammise
imbarazzato, - e non
voglio che qualcuno si faccia male. –
-
Anche tu puoi farti male come chiunque altro. Forse non te
ne sei accorto, ma sei fatto di ossa e carne come tutti noi
–, ironizzò, -
perciò parla. –
-
D’accordo -, cedette ben consapevole che non avrebbe mai
lasciato perdere, - mio zio ha detto che aveva lasciato qualcosa
all’interno
del castello e che io non sarei stato in pericolo ma tutti gli altri
sì. –
Lilith
sgranò gli occhi, inorridita.
-
Hai idea di cosa si tratti? –
-
Mezza idea. Credo che sia qualche creatura serpentiforme,
perché un paio di settimane fa l’ho sentita
sibilare all’interno del castello.
–
-
Quando mi hai chiesto se io non avessi sentito nulla e poi
hai fatto finta di nulla – riflettè la Corvonero.
Annuì.
-
Se tuo zio l’ha convocato allora tu puoi sbarazzartene, no?
Anche tu sei un Rettilofono. –
-
Non certo uno bravo come lui. Se si tratta di manipolare
bisce e vipere, persino un pitone o un cobra, allora non ci sono
problemi. Una
creatura più grande? Non lo so – ammise.
-
Perciò mi stai dicendo che potenzialmente abbiamo un grosso
e omicida serpentone per il castello e non lo sa nessuno tranne noi
due? –
Annuì,
sospirando.
-
È esattamente quello che ti sto dicendo. E aggiungo che non
puoi dirlo a nessuno finchè non ne sono certo. –
Lilith
sgranò gli occhi, incredula.
-
Ma … -
-
Niente ma, Shaw. Promettilo. –
-
D’accordo -, cedette, - terrò il segreto, ma
voglio
partecipare attivamente alle indagini. –
-
Se proprio non c’è altra alternativa … -
-
Non c’è – assicurò risoluta.
In
nome di Merlino e di tutti i Fondatori, quella ragazza sì
che sapeva essere ostinata.
*
-
Avete visto Mordred da qualche parte? –
Genevieve
alzò lo sguardo dal tema di Trasfigurazione e scosse
il capo.
-
Da queste parti no, è da ieri in realtà che non
lo vedo. –
-
Lo stesso -, aggiunse Arhelle, - non ho la minima idea di
dove si sia cacciato. Perché lo cercavi? –
-
Dovevamo vederci per lavorare a un progetto di Incantesimi,
ma non si è visto. Immagino che se lo sia dimenticato
– replicò Kenna,
lasciandosi cadere di peso sul divano della Sala Comune.
-
Et dov’è? – aggiunse poi, osservando le
due ragazze immerse
nello studio.
-
Sarà scappato come suo solito quando si tratta di studiare
-, considerò Gen con un sorrisetto, - è sempre il
solito. –
-
Ah, ma se spera di copiare di nuovo da me può scordarselo.
–
Alle
parole di Arhelle fece immediato seguito la comparsa
della sagoma alta e muscolosa del loro amico, che fece capolino da
lungo la
scala che portava al dormitorio maschile.
-
Questo è profondamente ingiusto, io ero semplicemente a
farmi una doccia. –
-
Quindi non stavi cercando di evitare i compiti? –
Scosse
il capo con decisione. – Calunnia e maldicenza. Vi
sembro forse il tipo che sparirebbe lasciandovi a fare tutto il lavoro
sporco?
–
-
Senza esitare nemmeno un istante – confermò Kenna,
mentre le
altre due ridevano annuendo a loro volta.
-
Sono profondamente indignato. –
-
Indignati quanto vuoi, ma io i compiti non te li passo. –
Etamin
gonfiò le guance e arricciò le labbra in una
buffa
espressione scocciata che ebbe il potere di far dipingere un sorriso
intenerito
sulle labbra della rossa.
-
Gen, non lasciarti abbindolare, il male sa assumere strane
forme – le ricordò Arhelle, dandole una lieve
gomitata.
-
Giusto … mi spiace Et, ma dovrai cavartela da solo.
–
Con
l’ennesimo sbuffo indignato, Etamin ripercorse tutta la
rampa di scale mormorando tra sé e sé quanto
fosse ingiusta la sua vita e come
le sue amiche fossero completamente insensibili nei confronti di un
povero
ragazzo bisognoso di cure e attenzioni.
*
-
Hanno già deciso chi prenderà il posto di Salazar
come
docente di Pozioni? –
Rastaban
scosse il capo. – Ancora no, ma immagino che per il
momento sarà Rowena a farci lezione visto che è
quella più versata nell’arte
delle pozioni.
-
Che somma gioia – sbuffò ironicamente, riprendendo
a
contemplare le fiamme che guizzavano nel caminetto.
-
Perché non lo chiedi a Lucifer? Voi due siete inseparabili e
lui saprà certamente cosa passa per la testa di quel matto
di suo zio. –
Castiel
corrugò la fronte davanti al tono del compagno di
Casa.
Solitamente
Ras non era così critico nei confronti di Salazar,
malgrado sapesse bene che non approvava neppure del tutto i modi di
fare del
loro Capo Casa.
-
Quello che sta succedendo non è colpa di Lucifer. –
-
Mai detto il contrario. –
-
Ma il tono era decisamente insinuante. –
Rastaban
sbuffò a sua volta, con cipiglio altezzoso. – Non
essere paranoico Hamilton, ti assicuro che il mio mondo non gira
minimamente
attorno a Gaunt né a quello che lo riguarda. –
-
Eppure non riesco a togliermi dalla testa l’idea che tu sia
ingiustamente prevenuto nei suoi confronti, correggimi se sbaglio.
–
-
Non sbagli -, riconobbe, - e se non fossi così ciecamente
legato alla tua idea di indissolubile amicizia te ne accorgeresti anche
tu. C’è
qualcosa di strano nei Gaunt, quasi una tara di famiglia oserei dire,
perciò
permettimi di essere quantomeno poco convinto della completa innocenza
e sanità
mentale del tuo amico. –
-
C’è chi direbbe che anche i Black non sono una
delle
famiglie più equilibrate del mondo magico. Non era tua zia
quella che appendeva
teste di Babbani nel capanno di caccia? –
Arricciò
appena le labbra sottili. – Ah, sì,
l’adorabile zia
Calliope. Immagino che un matto per famiglia sia d’obbligo.
–
Castiel
attese che il ragazzo aggiungesse qualcosa, ma le
labbra del bel Black rimasero sigillate come a testimoniare il suo
scarso
interesse nel proseguire quella conversazione.
Quando
Castiel fece per alzarsi dal divano, venne tuttavia
richiamato dalla sua voce.
-
Cerca solo di tenere gli occhi aperti, a volte gli errori di
valutazione sono molto più frequenti di quello che credi.
–
*
-
Coralie? –
-
Con Brandon – rispose distrattamente Darcy senza
preoccuparsi di alzare lo sguardo dalla ciocca di capelli che stava
esaminando
alla ricerca di qualche imperfezione.
-
Nihal? –
-
Non ne ho idea. –
-
E Lilith? –
Questa
volta Darcy alzò lo sguardo per lanciargli
un’occhiataccia. –
Ti sembro forse una
maledetta agenda personale? Se proprio vuoi sapere dove sono finiti
puoi sempre
andarli a cercare di persona. –
-
Qualcuno si è alzato con il piede sbagliato –
replicò
Leonys, sedendole accanto con disinvoltura e appoggiando il braccio
sullo
schienale del grande divano in pelle nera.
-
Puoi giurarci. Non hai nulla di meglio da fare che dare il
tormento a me? –
-
Ah, allora non è questione di piede sbagliato …
ce l’hai
proprio con me. E potrei sapere il motivo? –
-
Scarsa sopportazione? Incompatibilità caratteriale? Scegli
pure tu. –
Si
voltò del tutto verso di lei, osservandola per una manciata
di secondi prima di giungere alla sua conclusione.
-
Oppure ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio … ma non
riesco a immaginare cosa sia. –
Darcy
fece spallucce.
-
Prova a chiederlo a qualche bella biondina impressionabile,
potrebbe trovare la risposta – replicò, alzandosi
dal divano e marciando
risolutamente verso il dormitorio femminile.
Leonys
rimase seduto a seguirla con lo sguardo.
C’era
la possibilità nemmeno troppo remota che Darcy fosse
gelosa di lui, considerò sorpreso e allo stesso tempo
soddisfatto, quello sì
che apriva tutta una nuova serie di possibilità a quella
storia.
*
Carinae
alzò lo sguardo verso il fratello, che continuava a
sfuggire il contatto visivo.
-
Ti ho fatto una domanda semplice, Ni. –
Già,
forse per chiunque altro o in qualsiasi altra circostanza
lo sarebbe stata, ma non di certo per lui.
Nulla
che riguardasse Coralie era facile da un po’ di tempo a
quella parte.
-
Vuoi che ti ripeta la domanda? Magari era troppo difficile –
lo prese bonariamente in giro.
-
Spiritosa. Ho capito benissimo la domanda è solo che non
conosco la risposta. –
-
Bugiardo. Lo vedo nei tuoi occhi che sai rispondere, è solo
che hai troppo paura di ammetterlo persino a te stesso. –
Sospirò,
passandosi una mano sul volto.
-
D’accordo, ma … -
-
Guarda, eccola che arriva. Coralie – la chiamò
Carinae,
alzando una mano per attirare l’attenzione della Grifondoro e
ignorando
l’occhiata assassina del fratello.
-
Coralie, mio fratello deve dirti una cosa –
insistè, non
contenta.
E
Nihal meditò seriamente di uccidere sua sorella e diventare
finalmente fratello unico.
Perplessa,
la ragazza si avvicinò a loro con un sorriso.
-
Di cosa si tratta? –
-
Ecco, io … - bofonchiò, cercando maldestramente
di trovare
una scusa.
Stava
giusto per mormorare qualcosa d’insensato e scappare via
quando sentì un urlo riecheggiare nel corridoio accanto al
loro.
*
Gertrude
si coprì il volto con le mani mentre sentiva le
braccia di Stephan cingerla a sé e batterle ritmicamente
sulla schiena in una
lenta carezza per calmarla.
Samuel
era intento a raccontare ai professori e agli studenti
sopraggiunti sul posto cosa era successo.
Stavano
rientrando dalla biblioteca quando erano passati per
quel corridoio per tagliare e arrivare in Sala Grande in tempo per la
cena quando
erano stati attratti da un rumore simile a un tonfo.
Avevano
deviato dal percorso iniziale, trovandosi in un’ala
particolarmente buia del piano.
Inizialmente
mettere a fuoco quello che si trovava sul
pavimento era stato difficile, ma mano a mano che si avvicinavano alla
sagoma i
contorni cominciavano a essere più definiti
finchè Gertrude non aveva capito
cosa fosse.
Un
corpo.
Un
cadavere.
Mordred
Jenkins, rigido e freddo come il ghiaccio, con dipinta
sul volto un’espressione di puro orrore.
L’urlo
era sgorgato con naturalezza dalla gola di Gertrude e
per un attimo aveva temuto di svenire, ma Stephan l’aveva
stretta a sé con
decisa fermezza e non l’aveva abbandonata nemmeno per un
secondo.
Cominciava
lentamente a calmarsi, mentre Samuel ultimava i
dettagli del racconto, quel tanto che bastava per studiare le
espressioni sul
volto dei tre Fondatori.
Sembrava
quasi che si aspettassero una cosa del genere.
Ma
cosa, in nome di Merlino, poteva mai portare un mago a
morire in quel modo?
-
Tornate tutti nei vostri dormitori e non uscite per nessun
motivo al mondo. La cena verrà servita nelle rispettive Sale
Comuni – sentenziò
alla fine Godric, mentre Rowena muoveva la bacchetta in direzione del
corpo di
Mordred e lo faceva levitare dietro di lei.
-
Ma … - provò a protestare Samuel, desideroso di
ottenere
risposte.
-
Nessun ma, signor Stoker, faccia come le è stato detto
– l’anticipò
Helga.
Chinando
il capo con rassegnazione, Samuel si affiancò ai due
amici e raggiunse con loro il dormitorio di Tassorosso.
-
Loro sanno cosa è successo. –
Stephan
annuì. – Ovvio che lo sanno, ma non ci diranno mai
di
cosa si tratta per evitare allarmismi. –
-
Secondo me anche Gaunt sa di cosa si tratta, aveva una
faccia più inquietante del solito. –
Gertrude
sbuffò, corrugando la fronte.
-
Niente teorie complottistiche, Sam, non è proprio il
momento. –
-
D’accordo, ma quando si scoprirà che le cose
stanno
esattamente così dirò “io ve
l’avevo detto” – li avvisò.
Spazio
autrice:
Salve!
Come
avete notato cominciamo a mietere vittime anche in questa storia,
sembra che
ultimamente la maledizione degli autori scomparsi si sia abbattuta
sulle mie
storie. Nella fattispecie si tratta come penso avrete capito tutti di
Mordred
Jenkins che non ha fatto proprio una bella fine.
Spero
che
non si decimino anche qui i personaggi, perché mi
seccherebbe alquanto riaprire
le iscrizioni anche in questa storia.
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Capitolo
7
Comunicazione
di servizio:
Essendoci
stata un’altra scomparsa con conseguente morte
dell’OC ed avendo ridotto il
numero da 9 OC a solo 7 ho deciso di riaprire le iscrizioni. Le
schede andranno inviate entro il 28 ottobre.
Selezionerò come
minimo 1 ragazzo e 1 ragazza, ma non è da escludere che
possa selezionare anche
più di due personaggi … dipende da quanto le loro
schede mi intrigheranno. Per
quanto riguarda le Case avete libera scelta visto che i personaggi sono
distribuiti in modo più o meno equo.
Trovate
le informazioni sulla scheda e su ciò che è
accettato o meno nel Prologo.
31
ottobre
Lucifer
trovò Lilith ad attenderlo fuori dalla Sala Comune di
Serpeverde. Era appoggiata al muro del sotterraneo, con le braccia
incrociate
al petto, e tamburellava con un piede sul pavimento.
-
Ce ne hai messo di tempo. –
Inarcò
un sopracciglio, ironico. – Perdonami, non avevo
realizzato che avessimo un appuntamento. –
-
Era ovvio che lo avessimo. A che punto sei con lo studio sul
grosso coso strisciante? –
-
Nelle ultime due settimane ho esaminato praticamente ogni
volume contenente le specie di rettili e sono ormai sicuro al cento per
cento
che si tratti di un Basilisco. Uno completamente fuori controllo,
aggiungerei
visto che mio zio ha lasciato il castello e non ha più una
guida. –
-
Ma ci sei tu. –
-
Ne abbiamo già parlato. Per quanto sia lusingato dalla tua
alta considerazione nei miei confronti, non sono neanche lontanamente
un
Rettilofono dotato come lui. –
-
Quindi stai dicendo che dovremmo semplicemente starcene qui
con le mani in mano ad aspettare che muoia qualcun altro? –
-
Suona pragmatico, ma sì. Per il momento non sappiamo come
affrontarlo perciò non ci resta che cercare di limitare i
danni. Con il
coprifuoco istituito dai Fondatori siamo avvantaggiati. –
Con
la fronte aggrottata, Lilith considerò: - Ma questa notte
è Halloween, saranno tutti in Sala Grande per i
festeggiamenti, non c’è alcuna
sicurezza che qualcun altro non venga attaccato. –
-
I rischi del mestiere -, scrollò le spalle, - non guardarmi
così. Se cerchi qualcuno che ti tenga la mano e ti dica che
tutto andrà bene
guardi nella direzione sbagliata. –
-
Lucifer … -
La
zittì con la mano, indicando con il capo la direzione dalla
quale proveniva il rumore di passi in avvicinamento.
Beatrix
e Castiel fecero capolino da dietro l’angolo,
soffermandosi brevemente sulla figura della Corvonero celando in minima
misura
la loro sorpresa nel trovarli intenti a conversare.
Effettivamente
per chi non sapesse cosa stavano facendo poteva
sembrare un incontro romantico nella tranquilla riservatezza dei
sotterranei.
Fu
Castiel a rompere il silenzio, sorridendo lievemente.
-
Interrompiamo qualcosa? –
-
No, stavamo parlando di come organizzare la prossima ronda
–, mentì prontamente Lucifer, - ma la Shaw se ne
stava andando. –
Recependo
il messaggio, Lilith gli rivolse una lunga occhiata
penetrante e dopo un rapido cenno del capo con i due nuovi arrivati si
allontanò accompagnata dal ticchettio dei passi lungo il
corridoio.
-
Allora, che combinavate veramente? –
-
Te l’ho già detto, Trix, stavamo organizzando le
ronde. –
-
Eppure sembravate piuttosto complici … molto misteriosi
–
considerò lei, ammiccando.
-
Devo andare in biblioteca, ci vediamo alla festa –
tagliò
corto, ignorando le occhiate dei due amici e ripercorrendo la strada
lungo la
quale era scomparsa Lilith.
-
C’è decisamente qualcosa che non va. –
-
Già e confesso che in parte sono spaventata –,
ammise
Beatrix, - non vorrei che si cacciasse nei guai … dopo
Jenkins e tutta quella
storia. –
-
Lucifer sa badare a se stesso. –
-
Lo spero, Cas … lo spero davvero. –
*
-
Sei stupenda con quel vestito, su chi vuoi fare colpo? –
chiese Arhelle, osservando il riflesso di Genevieve nello specchio.
La
ragazza indossava un abito verde smeraldo che faceva
risaltare ancora di più le lunghe ciocche rosse e gli occhi
castani screziati
di piccole pagliuzze.
Arrossì
lievemente, distogliendo lo sguardo.
-
Su nessuno, avevo solo voglia di essere carina. –
Scettica,
l’amica decise di lasciar perdere il discorso e
concentrarsi sull’acconciatura in cui stava racchiudendo le
sue onde
solitamente scarmigliate.
Kenna
era seduta sul bordo del letto con indosso un paio di
semplici pantaloni in pelle di drago, alti stivali dello stesso
materiale che
le arrivavano alle ginocchia, e un corpetto di pizzo rosso con delicati
intarsi
neri a decorarlo.
-
Hai davvero intenzione di scendere alla festa così?
–
-
Lo sai che non metto vestiti, Gen. –
Già,
le uniche volte in cui Kenna Hamilton era stata vista con
un abito indosso risalivano a quando aveva tre anni ed era ancora
troppo
piccola per ribellarsi ai tentativi della nonna paterna di agghindarla
come una
bambolina.
-
A me piace, è aggressivo e sensuale. È
decisamente da lei –
aggiunse Arhelle, riuscendo finalmente ad assicurare i capelli nella
lunga
treccia laterale.
-
Direi che ci siamo … possiamo scendere o Etamin ci
darà
definitivamente per disperse. –
Con
una risata uscirono dalla stanza che dividevano una dopo
l’altra, richiudendosi la porta alle spalle.
Mentre
percorrevano i gradini che le separavano dalla Sala
Comune di Grifondoro, Genevieve sentì distintamente su di
sé un paio di occhi
azzurri che la seguivano nella sua avanzata.
Volse
appena lo sguardo, incrociando il volto di Etamin.
La
guardava in modo strano, come se avesse realizzato qualcosa
per la prima volta nella vita.
Gli
sorrise, sforzandosi di non arrossire sotto
l’intensità
del suo sguardo, e il suo cuore perse un battito quando lui
ricambiò il
sorriso.
Sentì
le labbra stirarsi ancora di più.
Probabilmente
doveva avere un’espressione a dir poco
ingiustificatamente raggiante ma in quel momento la cosa non le
interessava
affatto.
*
-
Come mai non vai dal tuo bello? Credevo che il ballo fosse
l’occasione
che stavi aspettando – chiese Darcy, sorseggiando il suo
calice di vino elfico.
-
Diciamo che c’è stata una piccola discussione
– ammise.
-
Del tipo? –
-
Un piccolo battibecco su Lucifer Gaunt. –
-
Ahia, il migliore amico è sempre un tasto dolente.
–
-
Non dirlo a me. Giuro che se non si comportassero come
fratelli … -
-
Saresti geloso? – lo interruppe Carinae, scambiando
un’occhiata
d’intesa con l’amica che ridacchiò.
-
Non essere ridicola. Noi Black non siamo mai gelosi. –
Carinae
roteò gli occhi al cielo. – Questo sì
che è buffo, perché
sebbene appartenga alla famiglia la cosa non mi risulta affatto. Anzi,
noi
Black tendiamo a essere molto possessivi con le persone a cui teniamo.
–
Rastaban
sventolò una mano a mezz’aria come a dire che non
desiderava prolungare ulteriormente la conversazione.
-
A proposito di bei tipi -, aggiunse d’un tratto il ragazzo,
- Leonys sta venendo dritto verso di noi e non credo proprio che abbia
interesse a parlare con me o con Cara. –
-
Concordo -, convenne la Serpeverde, - ed è per questo che ti
lasciamo a chiacchierare con lui da sola. –
Si
allontanarono tenendosi a braccetto e ignorando il commento
sibilato da Darcy: “Che razza di serpi”.
Rimasta
sola non le rimase che prepararsi a fronteggiare il
compagno di Casa.
-
Non dovresti essere con Castiel? Voi due di solito siete
inseparabili. –
-
Dovevo chiarire una questione – replicò.
-
Ah, sì? Allora non ti trattengo oltre. –
Fece
per allontanarsi, ma la mano del biondo si chiuse
delicatamente sul suo polso e la trattenne lì.
-
Non fingere di non sapere che la questione che devo chiarire
è con te. –
-
Non mi risulta … -
-
A me invece sì. Non ti lascerò andare via come
tuo solito,
Darcy, perciò smettila di scappare via. –
Sospirò
in modo plateale, inarcando un sopracciglio e battendo
il piede a terra con impazienza.
-
D’accordo, allora coraggio: parla. –
-
Non so cosa ti abbia fatto né perché tu sia
sempre sfuggente
con me, ma è una situazione che mi fa andare fuori di testa.
Perciò adesso
dimmi cosa ti passa per la testa e chiariamo una buona volta quello che
succede
tra di noi. –
-
Tra di noi non … -
-
Non dire che non succede nulla, perché sappiamo entrambi che
non è così –
l’anticipò.
-
Mi piaci, va bene? E la cosa mi spaventa, perché non sono
abituata a lasciarmi coinvolgere emotivamente dalle persone.
Soddisfatto? –
gettò la verità dritta in faccia al ragazzo prima
che il suo freddo
autocontrollo le impedisse di fornire una motivazione.
-
Sì, molto – confermò, afferrandola per
i fianchi e
baciandola con passione.
La
sentì irrigidirsi e per un attimo temette che sarebbe
scappata via, ma l’incertezza venne spazzata via dalle
braccia di lei che gli
cingevano il collo mentre rispondeva al contatto.
-
Non farmene pentire – mormorò a fior di labbra, le
iridi
chiarissime che si specchiavano in quelle di lui.
-
Mai. –
*
Samuel
seguì con lo sguardo Gertrude e Stephan che ballavano
al centro della pista. Cominciava a sospettare che tra quei due stesse
sbocciando qualcosa che andava oltre l’amicizia, ma
finchè non ne avesse avuto
le prove non avrebbe potuto sbilanciarsi affrontandoli.
Non
che gli dispiacesse, erano due brave persone e due ottimi
amici, si meritavano a vicenda.
Stava
giusto meditando su come riuscire a far ammettere loro i
rispettivi sentimenti quando una voce maschile che chiedeva aiuto
riecheggiò
nella Sala Grande.
La
prima a reagire fu Carinae, che scattò verso
l’uscita con
Leonys ed Etamin al seguito. Fu solo in quel momento che Samuel
realizzò che l’urlo
era di Nihal; nessun altro se non il fratello avrebbe potuto far
scattare in
quel modo Carinae.
Il
resto della Sala era rimasto paralizzato finchè i Fondatori
non avevano intimato a tutti loro di tornare immediatamente nei
dormitori.
Samuel
vagò con lo sguardo alla ricerca di chi altri mancasse.
Stephan
e Gertrude erano ancora abbracciati, il volto di lei
spaventato, mentre Kenna e Castiel si erano ricongiunti
all’istante ad Arhelle
e Genevieve. Beatrix era allarmata e si guardava a sua volta intorno
mentre
Rastaban e Darcy fissavano con aria tormentata la porta dalla quale era
scomparsa Carinae. Quello che però lo sorprese fu la
reazione di Lucifer e
ancora più quella di Lilith.
La
ragazza infatti guardava il Caposcuola di Serpeverde con un
cipiglio severo sul bel volto come se sapesse perfettamente cosa stava
succedendo.
Lo
sapeva, aveva avuto ragione fin dal momento in cui avevano
trovato il corpo di Mordred Jenkins.
Lucifer
Gaunt sapeva cosa stava succedendo … e
inaspettatamente lo sapeva anche Lilith Shaw.
*
1
novembre
-
Ni … -
Il
ragazzo alzò appena lo sguardo dalle fiamme che crepitavano
nel caminetto ardente, attirato dalla voce della sorella.
C’era
dolore e persino la traccia di lacrime represse nelle
iridi grigie di Carinae.
Era
raro vederla piangere eppure bastava il dolore del
fratello per innescarle una reazione come quella. Nihal se ne stupiva
ogni
volta, ma in quell’occasione egoisticamente non riusciva a
distogliere l’attenzione
dal dolore che provava lui.
Era
uscito dopo mezz’ora passata inutilmente ad attendere
l’arrivo
di Coralie. Aveva persino parlato con Brandon, che gli aveva detto che
Coralie
sarebbe arrivata con un po’ di ritardo e che lo aveva mandato
intanto a godersi
la festa.
Appena
uscito si era reso conto che c’era qualcosa che non
andava affatto bene. Aveva trovato il corpo di Coralie a pochi metri
dall’ingresso
della Sala Grande, freddo e gelido come era stato quello di Mordred
Jenkins.
E
il cuore gli era andato definitivamente in pezzi.
-
Mi dispiace così tanto. –
I
genitori di Coralie erano venuti a portare via il corpo
della figlia appena un’ora prima. La barella improvvisata
coperta dal lenzuolo
bianco levitava dietro di loro mentre uscivano dal castello, il signor
Moon con
espressione funerea sul volto e la signora Moon che singhiozza
disperata.
-
Lo sai che per qualsiasi cosa sono qui, vero? –
insistè Carinae,
incurante del mutismo del fratello.
Annuì
appena.
Lo
sapeva.
Carinae
ci sarebbe sempre stata.
Era
Coralie che non gli avrebbe più sorriso, che non
l’avrebbe
più abbracciato, che non avrebbe mai saputo cosa provava per
lei.
Spazio
autrice:
Salve!
Devo
dire
che l’ultimo pezzo è quello che mi ha
scombussolata di più, perché Nihal e
Coralie sarebbero stati davvero una bella coppia … eppure
questa è la seconda
ship in solo due capitoli che si sgretola nel nulla. Spero non ne
seguano altre
e ribadisco che le iscrizioni sono nuovamente aperte.
Domani
in
giornata dovrei aggiornare anche “Le cronache
dell’Accademia”.
A
presto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Capitolo
8
Salve!
Dopo
un
po’ più d’attesa di quanto avevo
inizialmente previsto, eccoci qui con i nuovi
personaggi che prenderanno il posto dei deceduti.
Per
cui
date il benvenuto a:
Anastasia
Ivy Robinson
(PV Lucy
Hale) – VII anno, Grifondoro. Caposcuola e
Cacciatrice.
Jacaerys
Slater (ovviamente
immaginatevelo senza piercing e dilatatori xD)
– VII
anno, Corvonero. Battitore.
14
novembre
-
Come sta? –
-
Uno schifo, continua a non voler parlare più dello stretto
indispensabile – sospirò Carinae, lasciandosi
ricadere di peso sulla poltrona
nell’angolo.
Erano
passate due settimane dalla morte di Coralie, ma suo
fratello continuava a comportarsi come se il lutto fosse destinato a
durare per
sempre.
Da
un lato lo capiva, dall’altro desiderava disperatamente che
si risollevasse e tornasse a essere il vecchio Nihal.
-
Devi dargli tempo, erano molto legati – decretò
Rastaban.
-
Lo so, ma vorrei poter fare qualcosa per lui. –
-
Sei al suo fianco, quello è già abbastanza.
–
Annuì,
tormentandosi le mani.
Tra
l’abbandono di Salazar, le morti di Mordred e Coralie e
chiunque ci fosse dietro a tutta quella storia aveva
l’impressione che il mondo
stesse impazzendo del tutto.
-
Tu e Castiel avete risolto i vostri problemi? –
Rastaban
scosse il capo, stringendosi nelle spalle, - Non
direi. Non abbiamo più parlato dal giorno della discussione
e sono sempre più
convinto che Gaunt non sia così innocente come sostiene di
essere. –
-
L’ho visto passare molto tempo con Lilith Shaw ultimamente.
Credi che lei sappia cosa succede? –
-
Potrebbe, ma dubito che lo verrebbe a dire a noi. –
Annuì,
meditabonda.
Comunque
stessero le cose era più che mai determinata a sapere
cosa c’era sotto tutta quella storia; Nihal meritava di
guardare negli occhi il
responsabile della morte di Coralie.
*
-
Per l’ennesima volta, Steph, ti ho detto che sto bene
–
sbuffò Anastasia, voltandosi verso il fratello che nelle
ultime due settimane
vigilava su di lei come un falco.
-
Una tua amica è morta, è ovvio che mi preoccupi
per te. –
-
Sono io la sorella maggiore, perciò se ti dico che puoi
rilassarti fidati di me. Solo perché Cora è morta
non significa che accadrà
anche a me o che mi deprimerò lasciandomi morire
d’inedia -, continuò, -
Ovviamente mi manca e vorrei che tutto questo non fosse mai successo,
ma non ho
intenzione di chiudermi in una torre e smettere di vivere. –
Stephan
non controbatté, limitandosi a camminare al suo fianco
verso la biblioteca.
Dopo
interminabili minuti di silenzio imbarazzato, Anastasia
riprese la parola.
-
Piuttosto tra te e Gertrude? –
Lo
vide arrossire furiosamente, distogliendo lo sguardo.
-
Cosa intendi? –
-
Dalla tua espressione credo sia piuttosto ovvio che sai bene
di cosa sto parlando. Lei ti piace, vero? –
-
Io … immagino di sì – ammise,
imbarazzato.
-
Bene, è una brava ragazza dopotutto, approvo in pieno.
Soprattutto se questa storia ti terrà lontano da me e ti
impedirà di fare il
fratellino iperprotettivo – concluse con una risata.
-
Non c’è ancora nessuna storia. –
-
Oh, ma non dubito minimamente che presto o tardi ci sarà
eccome. Perciò datti da fare. –
*
-
Chissà perché immaginavo che ti avrei trovata
qui. –
Lilith
puntò le iridi chiare in quelle carbone del Serpeverde.
-
Non ci stiamo muovendo abbastanza in fretta. –
-
Non possiamo muoverci più in fretta di così.
Sembra quasi
che continui a dimenticare che siamo solo noi due contro un Basilisco.
–
Sbuffò,
allontanando una ciocca di capelli dal volto.
-
Cosa suggerisci di fare quindi? –
-
Ammetto che è un’idea alquanto rischiosa e
potrebbe gettare
il panico tra i nostri compagni, ma voglio parlarne con qualcuno.
–
Lo
guardò come se gli fosse dato di volta il cervello.
– Cosa?
–
-
Non guardarmi in quel modo. È la scelta più
saggia e credo
anche che il diretto interessato non rimarrà affatto
sconvolto da quello che
gli diremo. –
-
Quindi la persona che vuoi coinvolgere è un lui …
lo
conosco? –
-
Direi proprio di sì -, sorrise divertito, - e credo che
sarà
tremendamente divertente proprio per questo motivo. –
Perplessa,
non le rimase che seguirlo lungo la rampa di scale
fino al pianterreno e poi lungo il ciottolato che conduceva verso il
Lago Nero.
Sulla
riva, seduto con la schiena appoggiata contro il tronco
di una quercia, stava un ragazzo dalle scomposte ciocche corvine. Le
iridi
eterocrome, una color ghiaccio e l’altra verde pallido,
osservavano le
profondità del lago con fare assente.
-
Jacaerys Slater -, sibilò al suo orecchio, - è
uno scherzo,
vero? –
Con
un sorriso fastidiosamente divertito dipinto sul volto,
Lucifer le rispose: - L’avevo detto che sarebbe stato
tremendamente divertente.
–
Lilith
alzò gli occhi al cielo, roteandoli.
-
Molto maturo, non c’è che dire. –
Tuttavia
Lucifer aveva smesso di prestarle ascolto e aveva
percorso a rapidi passi la distanza che li separava dal ragazzo.
-
Jace –, salutò sedendogli accanto, - permetti una
parola? –
Le
iridi eterocrome saettarono dal Serpeverde alla sua compagna
di Casa prima di replicare, beffardo: - Shaw, non credevo di vedere il
giorno
in cui saresti venuta a chiedermi aiuto. –
Scocciata,
li raggiunse e chiarì: - Non ti sto chiedendo
proprio un bel nulla, Slater. –
-
Eppure sei qui. –
-
E tu cominci già a darmi sui nervi, perciò
vediamo di
arrivare al punto. Lucifer, spiegagli. –
Mentre
il Serpeverde faceva per aprire bocca, Jace lo
interruppe.
-
So già perché siete qui. –
-
Lo sai? – gli fece eco, incredula.
-
Per il Basilisco. L’ho sentito anche io – concluse,
scambiandosi
un’occhiata significativa con Lucifer.
Lilith
osservò prima uno e poi l’altro, sconcertata.
-
Stai dicendo che anche tu sei un … -
-
Rettilofono? Puoi dirlo, non è mica una parolaccia
–, la prese
in giro, - E sì. –
-
Ma non sei un Gaunt. –
-
Però, acuta osservazione. –
Prese
un respiro profondo prima di mettere mano alla bacchetta
e farlo finire sott’acqua.
Lucifer
parve leggerle nel pensiero perché chiarì: - Jace
è un
erede di Salazar per via materna … solitamente la stirpe
femminile è meno
potente, ma qualche volta si verificano delle eccezioni. E lui
… è dotato –
ammise.
-
E oltre a essere dotato sei anche disposto ad aiutarci? –
-
Non ho mai incontrato un Basilisco, sarebbe un’esperienza
interessante. –
-
È il suo modo di dire che ci sta –
chiarì Lucifer.
*
Gertrude
rimase sorpresa nel constatare di non essere la sola
all’interno della Sala Comune di Tassorosso.
Era
l’una di notte e l’intero dormitorio sembrava
essere
avvolto nel silenzio più totale, eppure Samuel stava seduto
davanti al
caminetto dalle braci ormai consumate e fissava il vuoto tormentandosi
le mani.
Gli
sedette accanto, preoccupata.
-
Sam, che succede? –
-
Ho seguito Gaunt e la Shaw prima di cena … sono andati al
Lago Nero a parlare con Slater – mormorò.
-
Ti hanno visto? –
Scosse
il capo. – No, ero nascosto bene. –
Emise
un sospiro sollevato.
L’ultima
volta che Samuel si era immischiato negli affari di
Gaunt non era affatto finita bene.
-
E allora perché hai quella faccia? Sembra quasi che tu abbia
visto un fantasma. –
-
Avrei preferito di gran lunga. –
-
Sam, mi stai spaventando. Cosa hai sentito? –
Prese
un respiro profondo, voltandosi verso l’amica.
-
Loro sanno cosa ha ucciso Mordred e Coralie. È un Basilisco,
Gertrude … nel castello c’è un
maledetto Basilisco fuori controllo. –
Spazio
autrice:
Salve!
So
che il
capitolo è microscopico, ma è un po’ di
passaggio e volto principalmente ad
introdurre i due nuovi personaggi.
Vi
annuncio inoltre che mancano circa sette capitoli alla fine della
storia e vi
pongo un quesito a cui vi chiedo di rispondere o tramite recensione o
tramite
mp:
-
I
vostri OC torneranno a casa per le vacanze di Natale o rimarranno a
scuola?
Per
ora è
tutto.
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Capitolo
9
2
dicembre
Kenna
percorse la rampa di scale a chiocciola che portava alla
guferia stando attenta a dove metteva i piedi.
Era
arrivata all’ultima rampa quando scivolò su una
lastra di
ghiaccio e perse l’equilibrio.
Di
riflesso tese la mano in avanti, alla ricerca di qualcosa a
cui aggrapparsi, e finì con l’essere afferrata e
tirata in avanti da qualcuno.
Alzò
lo sguardo, incontrando le iridi eterocrome di Jacaerys.
-
Ci sono stati già abbastanza morti quest’anno,
senza contare
che cadere dalla torre della guferia non è certo una fine
gloriosa … né indolore.
–
-
Macabro come al solito, i miei più sentiti complimenti per
il tuo tatto. –
Il
Corvonero aggrottò la fronte, pensieroso.
-
Ah, già … la tua piccola cotta per Jenkins.
–
-
Non avevo nessuna piccola cotta. –
-
Lui non sembrava pensarla così … ma a quanto
sembra la sua
cotta era non corrisposta. Destinato a soffrire, si potrebbe dire;
c’è dell’ironia
se ci pensi. –
Roteò
gli occhi al cielo, esasperata.
-
Vuoi qualcosa Slater oppure ti accontenti di esasperarmi? –
-
In realtà adesso che mi ci fai pensare volevo domandarti una
cosa. Tu e tuo fratello avete intenzione di tornare a casa per le
feste? –
-
Come tutti gli anni, perché lo chiedi? –
Fece
spallucce.
-
Curiosità -, fece per scendere le scale ma si
fermò a metà
strada, - A proposito … buon compleanno. –
Sorpresa
da quegli auguri inaspettati, consegnò la lettera con
la quale confermava la presenza al cenone di Natale e tornò
alla Sala Grande
prima che spazzolassero via tutta la colazione.
*
Darcy
prese sottobraccio Leonys mentre uscivano dal castello e
camminavano lungo il sentiero innevato che li avrebbe portati a
Hogsmeade.
Nihal
e Carinae camminavano leggermente più avanti rispetto a
loro e chiacchieravano sottovoce.
Nell’ultimo
mese Nihal aveva lentamente recuperato il sorriso
ed erano finalmente riusciti a convincerlo ad abbandonare il castello e
unirsi
a loro nella gita prevista per quel fine settimana.
-
Sembra che stia meglio – considerò.
-
Un po’ meglio, ma il processo di ripresa è ancora
piuttosto
lento. Spero che il regalo di Natale che gli ho preso contribuisca a
tirargli
su il morale – replicò Leonys, pensieroso.
-
E che regalo sarebbe? –
-
Biglietti per la finale di Quidditch del campionato inglese.
–
Sbuffò,
incredula.
-
Dei biglietti dovrebbero tirarlo su di morale? –
-
Ovviamente. Insomma, sono in tribuna d’onore, è
una cosa che
capita una volta nella vita … mi sono costati un rene.
–
Rise
davanti all’indignazione del suo fidanzato.
Ah,
uomini, chi li capiva era bravo.
-
A proposito -, aggiunse poi come se gli fosse venuto in
mente solo in quel momento e non ci avesse in realtà pensato
per giorni e
giorni, - volevo chiederti una cosa. –
-
Sì? –
-
Per Natale hai intenzione di tornare a casa? Perché se non
avevi
programmi particolari volevo … insomma, mi piacerebbe
invitarti da noi. –
Darcy
rimase in silenzio meditando su quella proposta.
Da
un lato era entusiasta, dall’altro temeva che la cosa
ufficializzasse fin troppo in fretta la loro storia. Dopotutto stavano
insieme
da poco più di un mese.
Davanti
all’espressione di Leonys però ogni dubbio venne
messo
rapidamente in fuga.
-
Certo che accetto l’invito. –
*
21
dicembre
Jacaerys
alzò la testa di scatto voltandosi verso Lucifer.
Anche
il Serpeverde era vigile e attento, si guardava attorno
come avrebbe fatto un predatore alla ricerca della sua preda.
Lilith
passò lo sguardo da uno all’altro, preoccupata.
-
C’è qualcosa che non va e che io non sento, vero?
–
Lucifer
annuì, alzandosi in piedi di scatto.
-
Corri immediatamente nella Sala Comune di Corvonero e
restaci, d’accordo? –
Vedendo
che la ragazza non gli rispondeva le prese il volto
tra le mani e la scosse leggermente.
-
Lilith, ascoltami. Vai nella torre di Corvonero e chiuditi
lì dentro. –
Annuì,
afferrando con mano tremante la borsa e uscendo
rapidamente dalla biblioteca proprio mentre Lucifer e Jacaerys
prendevano la
direzione opposta.
Si
fermò in mezzo alla strada. – State attenti, per
favore. –
Dopo
un rapido cenno d’intesa il Corvonero e il Serpeverde
sparirono dalla sua vista e a lei non rimase altro da fare che correre
via.
Incontrò
Beatrix lungo il corridoio e senza perdere tempo
l’afferrò
per la mano e la trascinò con sé, ignorando le
proteste della ragazza.
Quando
si furono allontanate a sufficienza mollò la presa.
-
Ti decidi a dirmi che diavolo ti prende, Shaw? –
-
Lucifer ha detto che dobbiamo chiuderci nelle nostre Sale
Comuni. –
Quelle
parole ebbero il potere di calmare Beatrix all’istante.
-
Hanno trovato quello che sta uccidendo gli studenti, vero? –
Annuì
in silenzio.
-
Mi fido di Lucifer, tornerò in Sala Comune –
sentenziò all’istante.
*
Il
sibilo furioso aumentava mano a mano che correvano lungo il
corridoio. Quando svoltarono l’angolo però non
trovarono null’altro che una
pozza d’acqua e poco distante un corpo con la faccia riversa
al suolo.
Il
cadavere era decisamente maschile e indossava la divisa dei
Tassorosso.
-
Dannazione, lo abbiamo mancato – esclamò Lucifer
mentre
Jacaerys si avvicinava al corpo e lo voltava leggermente.
Il
volto di Samuel Stoker, distorto per la paura, li fissava
pietrificato dal freddo abbraccio della morte.
Erano
arrivati troppo tardi … un’altra volta.
*
Anastasia
rimase leggermente in disparte mentre attendeva che
suo fratello e la sua amica la seguissero lungo la strada che li
avrebbe
condotti alla Passaporta per tornare a casa. Da dove era riusciva a
sentire
chiaramente le loro parole.
-
Andarcene a casa è la scelta migliore, Gertrude –
insistè Stephan,
mentre la ragazza si tormentava nervosamente le mani.
-
È solo che mi sembra di abbandonarlo –
mormorò.
-
Non lo stiamo abbandonando, ma restare qui a scuola per le
vacanze non è sicuro. La tua famiglia ha ragione e anche la
mia. Qualche giorno
lontani da questo dolore e tutte queste morti non potrà che
farci bene. –
-
E se … se non ce la facessi? Conoscevamo Sam da anni, era il
nostro migliore amico. –
Stephan
le accarezzò il volto, fissandola dritta negli occhi.
-
Io ci sarò sempre, per qualsiasi cosa puoi fare affidamento
su di me. –
Annuì,
gettandogli le braccia al collo e stringendolo in un
abbraccio delicato al quale il ragazzo rispose all’istante.
Erano
solo loro due ormai.
Spazio
autrice:
Salve!
Purtroppo
come avrete ben capito anche l’autrice di Samuel è
scomparsa perciò ci siamo
trovati con l’ennesimo morto della storia.
Devo
dire
che all’inizio mi ero ottimisticamente chiesta come avrei
fatto a scegliere chi
far uccidere dal Basilisco, ma adesso la cosa sta decisamente
degenerando.
Vi
anticipo fin da subito che se dovesse esserci qualche altra scomparsa
mi vedrò
costretta a tagliare drasticamente la trama.
Inoltre
come avrete notato non c’è il pezzo sulle vacanze
di Natale, ma non ho ricevuto
tutte le risposte perciò ho preferito rimandarlo al prossimo
capitolo.
Nella
speranza che non seguano ulteriori scomparse, ci sentiamo al prossimo
aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Capitolo
10
24
dicembre
-
Per l’ennesima volta, nonna, non metterò quella
roba –
asserì Kenna, incrociando risolutamente le braccia al petto
e scoccando un’occhiata
di puro odio all’indirizzo dell’abito rosa pieno di
balze che sua nonna le
aveva fatto trovare sul letto a baldacchino.
Quella
sera avrebbero cenato con gli Hamilton – Shafiq al
completo e sembrava che sua nonna giudicasse “tremendamente
inappropriato” il
fatto che avesse preso seriamente in considerazione l’idea di
presentarsi con
dei pantaloni.
-
Allora suppongo che cenerai in camera tua –
ribattè serafica
l’anziana donna.
-
Bene. –
-
Benissimo. –
-
Doppiamente benissimo – sbuffò, chiudendo la porta
della
stanza e lasciandosi ricadere di peso sul materasso.
E
poi le chiedevano perché ogni volta che arrivavano le feste
e si ritrovava costretta a trascorrerle con sua nonna paterna la cosa
le dava
al cervello.
Sentì
la maniglia abbassarsi e suo fratello fare capolino da
dietro la porta.
-
Papà si stava giusto chiedendo quanto ci avreste messo a
saltarvi alla gola a vicenda. –
-
Vuole che metta quel coso. –
Castiel
osservò l’abito, sollevandolo a
mezz’aria e arricciò
il naso con disgusto.
-
Probabilmente andava di moda tre secoli fa o giù di
lì. È tremendo
– riconobbe.
-
Già, ma non mi lascia molta scelta … e stasera
c’è il pan di
zenzero. –
Un
luccichio illuminò le iridi smeraldine di Castiel.
-
Con l’intera famiglia radunata nella sala padronale non
oserà certo farti una scenata se scendi vestita come vuoi.
–
Kenna
sorrise malandrina, scoccando un bacio sulla guancia del
fratello maggiore.
-
Certe volte il fatto che tu sia una Serpe non è poi
così
male, Cas. –
*
-
Quindi questa incantevole signorina è la tua ospite?
–
chiese Aires, osservando Darcy con espressione amichevole, - e dimmi,
nipote, l’hai
già avvisata della gabbia di matti con cui dovrà
cimentarsi durante queste
vacanze? –
Leonys
rise mentre Darcy arrossiva leggermente non sapendo
come fosse più opportuno replicare.
-
Sì, zio, l’ho già avvisata di girare
alla larga dalla nonna
e dalla prozia. –
-
Molto bene, quelle due vecchie arpie sarebbero capacissime
di passare la serata organizzando i preparativi per un matrimonio in
quattro e
quattr’otto. –
La
madre di Carinae e Nihal, Ophelia Gamp, li raggiunse e
rivolse un’occhiata penetrante al marito.
Darcy
registrò come l’espressione giovale e scherzosa
dell’uomo
diventò immediatamente più composta come se fosse
pronto a essere rimproverato.
La
signora Black doveva essere una donna molto tenace se
riusciva a rimettere in riga quel vulcano in piena eruzione che era suo
marito.
-
Non stai spaventando i ragazzi con le storie su tua madre e
tua zia, vero Aires? –
-
Uhm … no, assolutamente. –
Ophelia
alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo.
Dopodichè
si chinò leggermente verso Darcy e le sussurrò: -
Tranquilla, vi ho sistemati il più possibile lontani da
quelle due, nessuno ti
metterà sotto pressione. –
E
a giudicare da come si sentiva osservata la Corvonero non
potè fare a meno di provare un moto d’affetto
istintivo per quella donna.
-
Ora credo sia meglio lasciarvi un po’ tranquilli. Vieni con
me, Aires, dobbiamo intrattenere gli ospiti. –
-
Dobbiamo proprio?
-
È la tua famiglia – gli fece notare.
-
Credimi, non serve che tu me lo ricordi –
bofonchiò, ma si
lasciò guidare via dalla moglie.
Rimasti
soli Darcy scoppiò finalmente a ridere.
-
Devo ammettere che tua zia è una vera forza della natura.
–
-
Già -, convenne lui, - è l’unica che
riesce a far fare
quello che vuole allo zio. –
*
Carinae
vuotò d’un sorso il bicchiere di vino elfico,
riempiendosene un altro e portando anche quello alla bocca con una
velocità non
indifferente.
-
Non stai bevendo un po’ troppo? – le fece notare
Nihal,
accigliandosi.
Effettivamente
aveva perso il conto dei bicchieri che aveva
bevuto durante la cena e di quelli che aveva continuato a svuotare
quando si
erano spostati nel salone per assistere al consueto concerto di Natale.
-
Credimi, non sono ancora neppure lontanamente ubriaca quanto
vorrei – replicò in risposta, accennando al
pianoforte al quale due loro
lontane cugine stavano accompagnando la prozia in una lunga serie di
canti
tradizionali.
Quando
lo zio Arcturus si alzò e annunciò di voler
prendere
parte a un duetto con la donna Nihal afferrò la bottiglia e
la sottrasse alla
presa della sorella.
-
Dammi qui, credo di averne bisogno anche io. –
Se
proprio doveva ascoltare lo zio Arcturus cantare allora una
sbronza avrebbe reso tutto più sopportabile.
*
25
dicembre
-
Abbiamo a pranzo l’intera Inghilterra e nessuno mi ha
informata? – chiese ironicamente Genevieve mentre osservava
gli elfi domestici
trasportare una portata dopo l’altra su immensi vassoi.
Suo
padre annuì sorridendo divertito.
-
Lo sai che tua madre è sempre molto attenta ai preparativi
per gli eventi che coinvolgono tutti i nostri ex compagni di scuola.
–
-
Già, ma l’ultima volta che li ho contati non erano
mezzo
paese. –
Maya
fece capolino alle loro spalle, rifilando un buffetto ad
entrambi.
-
Molto spiritosi, ma voi due non avevate dei compiti da
svolgere? –
-
Io li ho già terminati –, replicò
Genevieve all’istante, -
mentre papà non ha ancora finito di sistemare lo studio.
–
L’uomo
le rivolse un’occhiata fintamente scandalizzata.
-
Questa poi, tradito dal mio stesso sangue. –
-
Solidarietà femminile, nulla di personale –
replicò la
rossa, facendo una buffa espressione che fece scoppiare a ridere
entrambi i
genitori.
Una
delle elfe domestiche si avvicinò, interrompendoli con un
inchino profondo.
-
Signore e signora Selwyn, gli ospiti sono arrivati. –
Sorridendo
radiosa, l’ex Grifondoro s’incamminò
verso la porta
per accogliere le amiche dalle quali dopo il suo primo incontro con il
mondo
magico non si era più separata.
Mentre
sua madre abbracciava Calien e suo padre scambiava
un’affettuosa
stretta con Rigel i figli della coppia si fecero avanti.
Leonys
teneva sottobraccio Darcy e i due sembravano troppo
impegnati a chiacchierare per prestare attenzione a
qualcos’altro.
Etamin
invece puntò dritto verso di lei, sorridendole.
-
Bel vestito -, commentò accennando all’abito in
broccato
verde che le faceva risaltare gli occhi, - stai benissimo. –
Arrossendo
lievemente, mormorò: - Grazie, anche tu. –
Ed
in effetti era vero.
Etamin
indossava un completo di una sfumatura di grigio molto
particolare che faceva risaltare ancora di più il dorato dei
suoi capelli.
Era
semplicemente favoloso e fu ben presto consapevole che non
sarebbe riuscita a staccargli gli occhi di dosso per tutta la serata.
-
Kenna e Castiel non sono ancora arrivati? –
-
Non ancora. –
-
Bene, allora credo che possiamo prenderci un momento davanti
al camino. Immagino che il nostro solito posto sia lì ad
aspettarci. –
Annuì,
incamminandosi verso il salone padronale in cui il
grande camino scoppiettava allegramente.
La
poltrona nell’angolo più vicino al camino era
sempre stata
la loro preferita quando erano piccoli, ma adesso era decisamente
troppo
piccola per accogliere entrambi come faceva una volta.
-
Non credo che ci stiamo entrambi. –
Ammiccando
leggermente Etamin la prese tra le braccia e la
fece accomodare sulle sue gambe.
-
Ecco fatto, così stiamo comodi entrambi. –
Seduta
sulle gambe di Etamin, cullata dal calore del camino e
dal profumo del dopobarba del ragazzo, Genevieve si ritrovò
a sperare che quel
momento non finisse mai.
*
Quando
il pomeriggio, qualche ora dopo il termine del pranzo
di famiglia, sua madre le aveva annunciato che aveva visite Gertrude
avrebbe
pensato a tutto fuorchè all’inaspettato ospite che
si era ritrovata davanti.
Persino
adesso, seduti sul divano in salotto con una generosa
quantità di dolci e due tazze di the caldo, non riusciva a
credere che Stephan
fosse lì.
-
Anastasia ti fa i suoi auguri, ma ha detto che aveva delle
questioni da sbrigare e che non poteva venire con me –
esordì il ragazzo,
rompendo il silenzio imbarazzato che era sceso tra di loro.
-
Ah, ricambia gli auguri. Sono contenta che tu sia qui,
Stephan, ma non ne capisco il motivo – ammise, girandosi una
ciocca bionda tra
le dita.
-
Avevo voglia di vederti -, ammise con spaventosa
schiettezza, - e ho pensato che avrei fatto bene ad assecondare questo
mio
desiderio. Dopotutto manca ancora una settimana al rientro a scuola
… e poi
volevo sapere come stavi. –
-
Sto bene … insomma, per quanto possa stare bene una persona
che ha perso uno dei suoi migliori amici. –
-
Già, anche io mi sento così. Probabilmente avrei
dovuto
reagire peggio, ma forse questa quieta rassegnazione ha una sua
motivazione. –
-
Inoltre credo che sia nostro dovere scoprire come fermare la
creatura che ha ucciso Samuel – concluse la ragazza.
Stephan
aggrottò la fronte, perplesso.
-
Quando dici la
creatura intendi dire che sai cosa è stato
responsabile di tutte quelle
morti? –
Annuì.
– Samuel l’aveva scoperto. Si tratta di un
Basilisco …
e a quanto pare lo sanno anche Gaunt, Slater e la Shaw. –
-
Un Basilisco?!? –
-
Già … e credo di volerne parlare con loro appena
tornata a
scuola. Forse possiamo aiutarli nello scoprire la sua tana. –
-
E vendicare Samuel -, considerò pensieroso, - Sì,
ci sto.
Tornati a Hogwarts ne parleremo con quei tre. –
*
31
dicembre
La
festa a casa loro era decisamente troppo caotica per i suoi
gusti perciò Castiel oltrepassò una scatenata
Arhelle in piena febbre danzante
e raggiunse il grande terrazzo che affacciava sul giardino della villa.
Lì
fuori, stretto nel suo completo d’alta classe, Rastaban
stava appoggiato alla ringhiera e prendeva ampie boccate dalla pipa che
teneva
stretta tra le labbra.
-
Non pensavo che ti saresti sottratto volontariamente a tutto
quel divertimento – considerò avvicinandoglisi.
Il
ragazzo si strinse nelle spalle, porgendogli la pipa
affinchè fumasse anche lui.
-
Avevo delle cose a cui pensare – replicò fissando
la volta
celeste.
-
Che tipo di cose? –
-
I miei genitori hanno inviato una lettera formale di ritiro
da Hogwarts – replicò, buttando fuori il fumo.
Castiel
sgranò gli occhi.
Non
avrebbe mai pensato che i genitori di Rastaban sarebbero
mai arrivati a tanto.
-
La situazione è troppo pericolosa, a loro giudizio sono
morti troppi rampolli Purosangue e io sono l’unico maschio
della famiglia …
devo portare avanti la linea di sangue – replicò
con beffarda amarezza.
-
E tu che ne pensi? –
-
Francamente me ne infischio. –
Già,
conoscendolo non si sarebbe mai piegato a quella
decisione e i suoi genitori allora avevano semplicemente deciso di
aggirarlo.
-
Arhelle lo sa? –
Annuì.
-
Anche lei non tornerà al castello. Perciò
è decisa a mettere
più in imbarazzo possibile la sua famiglia. –
E
quello spiegava anche le folli danze sotto gli occhi di
tutti.
-
La Sala di Serpeverde sarà strana senza di te -,
considerò
Castiel, - dovrò farci l’abitudine. –
-
Se non altro non ci sarà più nessuno a
disturbarti mentre
leggi. –
-
Già … immagino già la noia. –
Si
rivolsero un sorriso sghembo e rimasero a fissarsi negli
occhi finchè Rastaban non si mosse.
Lo
vide annullare la distanza che li separava e afferrarlo per
il bavero della giacca per attirarlo a sé con vigore.
Lo
baciò con impeto e passione e Castiel sentì il
suo corpo
rispondere in modo del tutto automatico.
Nel
profondo aveva sempre saputo di apprezzare sia i corpi
femminili che quelli solidi e muscolosi dei ragazzi, ma non aveva mai
creduto
che baciare Rastaban Black gli avrebbe potuto fare un effetto come
quello.
-
Cerchiamo un posto più tranquillo –
mormorò a fior di
labbra.
Annuendo,
Rastaban si lasciò prendere per mano e condurre
verso il piano superiore della villa.
Entrarono
nella stanza in penombra di Castiel, inciampando nel
tappeto ai piedi del letto e cadendo sul letto con una risata.
Mentre
si spogliavano a vicenda in lontananza udirono il
rumore dei festeggiamenti per la mezzanotte appena scoccata.
*
1
gennaio
-
Va da lei – sbuffò all’improvviso
Jacaerys.
-
Come scusa? –
Addentando
il toast leggermente imburrato il ragazzo ripetè.
–
Va da lei. La stai guardando da quando abbiamo messo piede in Sala
Grande, è
evidente che vuoi starle vicino perciò fallo. –
Lucifer
lo guardò come se gli avesse improvvisamente dato di
volta il cervello.
-
Hai messo qualche strana sostanza su quel pane? –
-
No, spiritosone. Sono solo un attento osservatore e credo
proprio che tra voi due ci sia qualcosa che non ha niente a che vedere
con il
nostro “piccolo problema strisciante”.
–
-
Jace … -
-
Datti una mossa prima che ci provi qualcun altro, la Shaw
sebbene sia una spina nel fianco è piuttosto carina.
–
Ben
consapevole che Jacaerys non si sarebbe mai arreso
indipendentemente da quanto tempo avesse passato a negare la cosa, fece
come
gli aveva suggerito il cugino e si avvicinò alla ragazza.
-
Ti spiace se mi siedo qui? – chiese, accennando alla sedia
vuota accanto a lei.
Alzando
lo sguardo dai libri che stava sfogliando Lilith
sgranò gli occhi sorpresa.
-
Ciao … no, siediti pure. –
-
Cosa stai leggendo? –
-
Nulla d’importante, solo qualche lettura aggiuntiva per la
scuola. –
-
Ah … bene. –
Si
maledì mentalmente.
Perché
non riusciva a trovare un argomento di conversazione
che non fosse lo studio o un maledetto Basilisco?
-
Volevi chiedermi qualcosa? –
-
No, non direi … almeno credo. –
Sorridendo
divertita, Lilith gli fece eco: - Credi? –
Fantastico,
si stava coprendo di ridicolo.
-
Jacaerys credeva che fosse il caso che venissi da te e … -
Ma
che accidenti stava dicendo?
Doveva
aver riportato un qualche trauma cerebrale durante la
nottata, non c’erano altre spiegazioni.
-
Quindi sei qui perché Jacaerys credeva che tu dovessi farlo?
–
-
Sì … cioè no. In nome di Merlino,
è più difficile di quanto
pensassi. Quello che intendevo era che Jacaerys mi ha fatto notare che
mi piace
molto la tua compagnia e che forse … -
-
Forse? –
-
Forse anche a te piace la mia? – concluse incerto.
-
Direi proprio di sì – ammise arrossendo,
imbarazzata.
-
Quindi che ne dici di una passeggiata? Ha smesso di nevicare
… -
-
Mi piacerebbe moltissimo – confermò sorridendo
radiosa.
Le
porse il braccio, sentendo la mano delicata di Lilith
cingerlo e lasciarsi guidare fuori dalla Sala Grande.
Con
la coda dell’occhio vide che suo cugino li osservava
sorridendo compiaciuto, per poi far scivolare una collana con un grosso
rubino
in una busta da lettera che consegnò al suo barbagianni.
Spazio
autrice:
Salve!
Questo
è
un capitolo un po’ di passaggio, in cui ho preferito far fare
una comparsata ai
personaggi di “Founder’s Tournament” e
concentrarmi sulla parte amorosa della
storia. E secondo voi a chi avrà mandato quella collana
Jacaerys? Immagino che
lo scoprirete nel prossimo capitolo.
Approfitto
inoltre per informarvi che ho pubblicato una nuova storia
“Assassinio sull’Hogwarts
Express” e che se siete interessati le iscrizioni sono aperte
fino al 12
dicembre.
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 12 *** Epilogo ***
Epilogo
14
gennaio
-
Non vuoi proprio dirmi come hai fatto a scoprirlo, vero? –
Lilith
scosse il capo.
-
Ti ho già detto che è stata solo fortuna.
–
-
Ho controllato in quella maledetta biblioteca per decine di
volte, ma non ho mai trovato nulla. Non è stata solo fortuna
– la contraddì
Lucifer, scrutandola dritta negli occhi. – Perché
non vuoi dirmi come hai
fatto, non ti fidi di me? –
Scosse
il capo con vigore.
-
Non c’entra questo … è solo che
è complicato e strano. C’è
qualcosa di strano in me – ammise sottovoce.
La
voce di Lucifer si addolcì mentre le prendeva le mani tra
le sue.
-
Più strano di avere una famiglia disastrata che parla con i
serpenti e che libera Basilischi in giro per la scuola per uccidere
studenti? –
Lilith
abbozzò un sorriso divertito.
-
Forse non così strana -, ammise, - ma fin da piccola ho
avuto la capacità di “leggere”
informazioni da persone e oggetti semplicemente
con un tocco. È stato così che ho trovato il
libro – concluse mordicchiandosi
il labbro inferiore.
-
Ma è una cosa tremendamente ... –
-
Lo so, assurda – lo interruppe.
-
No, intendevo dire che è tremendamente affascinante.
Personalmente baratterei l’essere un Rettilofono con questa
facoltà all’istante.
–
-
Sul serio? –
Annuì
con convinzione. – Assolutamente. Non devi temere il tuo
dono o il giudizio altrui, è solo l’ennesima
dimostrazione del fatto che sei …
incredibile – concluse, accarezzandole il volto.
-
Credo che il punto preciso sia il bagno delle ragazze da cui
avevi sentito i sibili la prima volta – gli disse, rompendo
quel momento d’intesa.
-
Avverto subito Jace e andiamo a controllarlo. –
Lilith
lo afferrò di nuovo per la mano, trattenendolo, -
Aspetta. Ti prego, fate attenzione. –
-
Sempre. –
*
-
Sei sicuro che sia in questo punto? –
Lucifer
annuì, indicando la porta dei bagni delle ragazze.
-
Lilith ha detto che secondo le fonti che ha trovato
sembrerebbe il posto più adatto. –
-
E se lo dice Lilith non c’è margine
d’errore, no? –
Ignorò
il commento sarcastico del cugino e continuò a
camminare a passo spedito.
-
Abbiamo compagnia – annunciò Jacaerys, fermandosi
d’un
tratto e trattenendolo.
Si
voltarono verso il corridoio deserto, le bacchette puntate
dritte davanti a loro.
-
Homenum revelio – sentenziò Lucifer.
La
sagoma di Gertrude e poi quella di Stephan presero
lentamente forma davanti a loro, infrangendo il loro incantesimo di
Disillusione.
-
Che accidenti ci fate qui voi due?! –
-
Sappiamo del Basilisco – replicò Gertrude.
-
E quindi sapete anche che è saggio girare alla larga. Altri
due cadaveri non ci serviranno a nulla – replicò
Jacaerys, appena un po’ più
bruscamente di quelle che erano state le sue intenzioni.
I
due Tassorosso sgranarono gli occhi, sorpresi.
-
Quindi volete affrontarlo da soli? –
-
Siamo gli unici due Rettilofoni della scuola, per cui sì.
Voi ci sareste solo d’intralcio. –
Gertrude
sembrò voler ribattere, ma Stephan la prese
gentilmente per mano e la attirò a sé.
-
Diamo loro retta, non è sicuro qui. –
-
Ma … -
-
Non possiamo aiutarli in alcun modo. –
Sconfitta,
chinò il capo e si lasciò guidare via mentre i
due
ragazzi riprendevano il cammino.
-
Spero solo che non si facciano ammazzare – mormorò.
Stephan
sospirò di rimando. – Lo spero anche io.
–
*
Il
Basilisco comparve davanti a loro non appena pronunciarono
le prime parole in Serpentese.
Era
un esemplare giovane, o almeno così sembrava date le
modeste dimensioni, e apparve fin da subito che fosse scarsamente
propenso ad
obbedire ai loro ordini.
-
Credo che si prepari ad attaccare – considerò
Lucifer,
vedendo la creatura chinare il capo verso di loro e sibilare
minacciosamente.
-
Acuto spirito d’osservazione. Cosa suggerisci? –
-
A parte non farci ammazzare? Sono a corto d’idee purtroppo.
–
Fece
appena in tempo a terminare quella frase che la creatura
scattò verso di loro in uno snudare di zanne, affondando il
primo morso a
vuoto.
Quando
tentò nuovamente puntò verso Lucifer,
costringendolo a
gettarsi di lato e rotolare tra i frammenti di legno ormai andato in
frantumi.
Jacaerys
si frappose tra l’animale e il cugino, concentrando
in quelle poche parole tutta la sua forza di volontà.
-
Resta fermo. –
Il
colpo di coda che ricevette in risposta lo colpì al fianco.
Le
squame robuste tagliarono la divisa, ferendogli il costato
e facendolo imprecare.
-
Io, Jacaerys Slater
erede di Salazar Serpeverde, ti ordino di rimanere fermo! –
Questa
volta il Basilisco interruppe l’attacco.
Fremette
davanti a lui, la coda che vibrava, osservandolo con
gli occhi da rettile.
-
Bravo, così. E adesso
torna nella tua tana e … dormi finchè
l’erede non ti convocherà di nuovo
–
concluse, non trovando un modo migliore per intimargli di rimanere
lì.
Il
Basilisco obbedì, strisciando dentro la nicchia.
Sigillando
l’apertura con un colpo di bacchetta, Jacaerys
strisciò verso il cugino ormai privo di sensi tentando di
rianimarlo.
Quando
le iridi color carbone di Lucifer incontrarono le sue
gli sorrise sghembo.
-
Il serpentone è tornato a fare la nanna. Sarà il
caso di
andare a farci rimettere in sesto, morire dissanguati sul pavimento del
bagno
delle ragazze è terribilmente poco eroico. –
*
1
febbraio
-
Non riesco ancora a credere che l’unica soluzione che hanno
trovato sia questa – sospirò Genevieve mentre
chiudeva il baule e lanciava un’ultima
occhiata malinconica alla stanza che in quegli anni aveva condiviso con
l’amica.
Kenna
annuì, indossando il suo mantello da viaggio.
-
Già, sembra assurdo anche a me, ma ricostruire quella parte
del castello richiederà del tempo … senza contare
lo scandalo di un Basilisco
impazzito che ha vissuto all’interno del castello per mesi,
mietendo vittime,
senza che nessuno se ne accorgesse. –
La
rossa annuì con aria afflitta.
L’idea
di terminare quell’anno scolastico come privatista non
le piaceva nemmeno un po’.
-
Vai a trovare Jacaerys prima del banchetto di commiato? –
-
Sì, dovrebbero dimetterlo tra poco. –
Genevieve
sorrise maliziosa.
-
Non è che tra voi due sta scoccando qualcosa, vero?
–
-
Non essere sciocca, trovo solo che non sia poi così male
… e
si è dimostrato molto coraggioso nell’affrontare
il Basilisco. –
-
Coraggioso lo è stato di sicuro -, convenne, - e a quanto
pare per conquistare una Grifondoro non c’è nulla
di meglio. –
Scosse
il capo ridendo sommessamente, ma non la contraddì
nuovamente e si limitò a lasciare la stanza.
Genevieve
sorrise.
Era
ovvio che l’amica aveva finalmente trovato qualcuno che
potesse tenerle testa.
*
-
Alla fine ti sei decisa a mettere quella collana –
considerò
Jacaerys non appena la vide entrare nell’infermeria.
Kenna
scrollò le spalle.
-
Era troppo bella per rimanere chiusa nel baule. –
-
Lieto che ti piaccia … e riguardo al giovanotto che te ne ha
fatto dono? –
Sedette
sul bordo del letto, inarcando un sopracciglio. – A cosa
ti riferisci? –
-
Intendo dire … so per certo che anche chi te ne ha fatto
dono é tremendamente bello. –
Gli
diede un buffetto su un fianco.
-
E sai anche che è tremendamente arrogante? –
-
Non si può avere mica tutti i pregi. –
Questa
volta scoppiò a ridere di cuore, sorprendendosi nel
vedere Jacaerys che faceva altrettanto.
Era
la prima volta che lo vedeva ridere in modo genuino,
realizzò, e si sorprese nel notare che quando lo faceva
appariva ancora più
bello e anche un po’ più giovane e innocente del
solito.
-
Sei stato fantastico, ma anche decisamente incosciente. Sei
sicuro di stare davvero bene? –
-
Così dice l’infermiera … e io ho solo
fatto quello che
doveva essere fatto. Lucifer è pur sempre mio cugino.
Inoltre se gli fosse
successo qualcosa credo proprio che Lilith avrebbe preteso la mia testa
su un
vassoio d’argento. –
-
Già, sa essere spaventosa quando si tratta di qualcuno a cui
tiene – convenne.
La
mano di Jacaerys si avvicinò alla sua, intrecciando le dita
tra loro, - E tu? –
-
Non sarei qui se non mi importasse di come stai. –
Il
sorriso sul volto del ragazzo si allargò ancora di
più. –
Immagino che sia la risposta migliore per preannunciare
l’inizio di qualcosa. –
-
Questa sarebbe la risposta migliore – lo contraddì
Kenna,
sporgendosi verso di lui e baciandolo delicatamente sulle labbra.
*
Etamin
la individuò proprio mentre stava scendendo dalla
carrozza per arrivare al punto in cui avrebbero trovato ad attenderli
la
Passaporta che li avrebbe rispediti a Diagon Alley.
Le
si affiancò, prendendola sottobraccio e allontanandola
leggermente dal resto del gruppo.
-
Stai bene, Gen? –
Annuì.
-
Solo un po’ di tristezza, Et. –
-
Già, Hogwarts mancherà anche a me -, convenne, -
ma a
settembre torneremo qui e per allora tutto sarà risistemato.
E poi non
dimenticare la cosa più importante. –
-
Che sarebbe? –
-
Io non me ne andrò certo da nessuna parte, sarò
sempre qui a
darti il tormento – replicò, strizzandole
l’occhio.
Ridacchiò.
-
È forse una minaccia, signor Black? –
-
È una promessa – la contraddì, una
scintilla seria e
profonda nelle iridi grigio azzurre che le lasciò intendere
che non intendesse
semplicemente in qualità di amico.
Arrossì
leggermente.
-
Per tutta la vita? –
-
Anche di più. –
*
1
agosto
-
Tornare qui fa sembrare tutto tremendamente strano –
considerò Gertrude, mentre s’incamminavano verso
le lapidi che riportavano i
nomi dei loro compagni caduti vittime del Basilisco.
Si
soffermò sulla lapide di Samuel, un sorriso triste sul
volto.
Stephan
le circondò le spalle con un braccio e
l’attirò a sé e
le scoccò un tenero bacio a fior di labbra.
-
Se ci vedesse in questo momento probabilmente se ne
uscirebbe con una delle sue battutine sarcastiche su quanto siamo
smielati o su
come lui avesse sempre saputo che saremmo finiti insieme –
considerò.
-
Già e noi gli diremmo di farla finita. –
-
E lui non ci ascolterebbe … non ci ascoltava mai del resto.
–
Gertrude
accarezzò la lastra di marmo, percorrendo con la
punta delle dita i solchi che tratteggiavano il nome
dell’amico.
-
Ci manchi tantissimo, Sam. –
*
Carinae
rimase in leggera disparte mentre il fratello si
avvicinava alla lapide di Coralie.
Lo
vide chinarsi a depositarvi un mazzo di fiori, gigli
candidi come lei, e mormorare qualcosa a voce talmente sottile che non
ebbe
modo di capire il significato di quelle parole.
Non
che ce ne fosse davvero bisogno del resto, il dolore
straziante che aveva provato non lasciava alcun dubbio sul fatto che
fossero
parole che venivano dritte da un giovane cuore ancora ferito.
Lo
vide avvicinarlesi poco dopo.
-
Possiamo andare. –
-
Ne sei sicuro? –
-
Sì, le ho detto tutto quello che dovevo … forse
troppo
tardi, ma credo che alla fine quello che conta davvero è che
io l’abbia fatto.
Adesso posso ricominciare a guardare avanti e provare a tornare a
vivere. –
-
Lei lo avrebbe voluto. –
-
Lo so. Tutti loro lo avrebbero voluto. –
-
Ed è quello che faremo. –
Annuì
mentre si allontanavano da quell’improvvisato cimitero
all’aperto.
Sì,
avrebbero vissuto la loro vita anche per chi non c’era
più.
Spazio
autrice:
Salve!
La
storia
si è conclusa un po’ prima di quanto avevo
inizialmente immaginato, ma la
scomparsa dei vari personaggi ha portato a un’inevitabile
modifica della trama
perciò mi sono dovuta regolare di conseguenza.
Vorrei
ringraziare tutti voi che avete seguito la storia, spero di rivedervi
in
qualche mio altro progetto.
Alla
prossima.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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