The Chamber of Secrets

di Ms Mary Santiago
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

 

 

 

Beatrix aprì gli occhi di scatto, mettendosi a sedere sul bordo del letto a baldacchino.

Cercò a tentoni la candela, illuminando il pavimento alla ricerca delle sue pantofole e indossò la vestaglia sopra la leggera camicia da notte.

Era solo settembre, ma l’umidità regnava già sovrana nel dormitorio di Serpeverde.

Ignorò il borbottio di Carinae quando la illuminò per sbaglio con la luce tenue e la vide limitarsi a girarsi dall’altro lato e sotterrare il volto sotto il cuscino.

Aveva sempre avuto il sonno leggero, ma quella volta era certa che non fossero i consueti scricchiolii del legno del castello ma qualcos’altro.

Aveva sentito delle voci e non riusciva proprio a capire chi potesse essere a quell’ora della notte.

Sgattaiolò fuori dalla sua stanza, richiudendosi la porta alle spalle e percorse la scalinata in marmo che conduceva alla Sala Comune.

La Sala Comune era completamente al buio se si escludevano le fiamme placidamente crepitanti nel caminetto che illuminavano a tratti una sagoma adagiata sulla poltrona davanti al focolare.

Lucifer Gaunt, i corti capelli corvini leggermente scompigliati e le iridi color carbone che riflettevano le fiamme guizzanti, stava seduto lì a braccia conserte con lo stendardo di Serpeverde adagiato sulle spalle.

Gli si avvicinò, appoggiandosi al bracciolo in pelle di drago, osservandolo con moderata curiosità.

- Cosa ci fai qui? –

- Non riuscivo a prendere sonno. Tu piuttosto? –

- Ho sentito delle voci. –

Lucifer annuì come se sapesse perfettamente quello di cui stava parlando.

- Se eri sveglio le avrai sentite anche tu – constatò.

- Le ho sentite. –

- E? –

- E non sono affari nostri. –

Beatrix alzò gli occhi al cielo, roteandoli mentre si sforzava di trattenere una risposta molto poco consona a una giovane Purosangue per bene.

Decise di fare comunque un tentativo.

- Riguardano ancora Godric e Salazar? Stavano litigando di nuovo? –

- Come sempre –, assentì il ragazzo, - mio zio non ha certo il carattere più facile del mondo. –

Ironico detto da uno che passava la metà del tempo perdendo la calma e prendendo a pugni chiunque lo facesse infuriare.

- Sembrava una discussione più accesa del solito. –

- Lo era – confermò proprio mentre l’ingresso segreto della Casa scattava e Salazar faceva il suo ingresso nella Sala Comune.

Gli occhi verde smeraldo dell’uomo si soffermarono per un istante sui due ragazzi.

Si accigliò appena.

- Voi due non dovrete essere a letto? Domani cominciano le lezioni. –

Beatrix annuì rigidamente.

- Naturalmente, signore. Stavamo giusto andando. –

- E allora andate. –

Si rialzò dal bracciolo, rassettando la veste e dopo aver rivolto un cenno del capo a entrambi si diresse verso la scalinata che conduceva al dormitorio femminile.

Intravide con la coda dell’occhio Lucifer che si avvicinava allo zio e li sentì mormorare qualcosa prima di chiudersi la porta alle spalle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Kenna alzò lo sguardo dal piatto di uova strapazzate e bacon croccante, scambiando un’occhiata con Etamin seduto di fronte a lei.

- Quanto credi che andranno avanti le cose tra quei due? – chiese, accennando al tavolo dei Fondatori a cui sia Salazar che Godric mangiavano senza proferire parola.

Rowena ed Helga cercavano di mediare rispettivamente tra Salazar e Godric ma sembrava che i loro tentativi fossero destinati a scontrarsi con un muro fatto di silenzio e gelida rabbia.

Etamin scrollò le spalle.

- Non ne ho idea, ma spero che risolvano in fretta. Hogwarts rischia di andare in pezzi se non riescono a trovare un accordo. –

Già.

I primi effetti delle discussioni tra i due Fondatori si vedevano di già: gli studenti di Serpeverde e Grifondoro sembravano riflettere le discussioni dei loro Capi Casa ostentando un atteggiamento ostile gli uni nei confronti degli altri.

- Helga e Rowena interverranno in un modo o nell’altro, non vorranno certo rischiare di vedere andare tutto in malora. –

- Sempre ammesso che diano loro retta, non mi sembra che abbiano avuto grande fortuna finora. –

L’anno prima si era concluso con una sfuriata colossale tra Godric e Salazar e c’era voluto l’intervento combinato di Helga e Rowena per far desistere i due uomini che apparivano più che mai intenzionati a mettersi a duellare nel bel mezzo dell’atrio della scuola, incuranti della presenza degli studenti.

Tornando a scuola Kenna aveva sperato che le cose fossero migliorate, ma la notizia della litigata della notte appena trascorsa aveva già fatto il giro della scuola.

- Credi che la scuola potrebbe chiudere se Salazar e Godric decidessero di non avere più nulla a che fare l’uno con l’altro? – considerò Etamin.

Non ne aveva alcuna idea, ma era una prospettiva a cui non avrebbe mai voluto nemmeno pensare.

- Non lo so, ma spero che non si arrivi a tanto. –

Tacquero all’improvviso, osservando Godric che si avvicinava al tavolo per distribuire gli orari delle lezioni.

- Se Godric non si sbriga a far fuori Salazar ci penserò io -, sussurrò Etamin non appena il Fondatore si fu allontanato, - Lunedì mattina doppia ora di Pozioni con i Serpeverde. Stilare un orario del genere dovrebbe procurarti di diritto un biglietto di sola andata per Azkaban, è chiaramente un caso di tortura ai danni degli studenti. –

Kenna ridacchiò, scuotendo la testa.

- Pozioni non è poi così male come materia. –

- Questo perché tu non hai mai fatto esplodere un calderone davanti a Salazar, inondandolo di Decotto Dilatante. –

L’immagine di un Salazar dilatato a livelli disumani lampeggiò davanti agli occhi della ragazza, scatenando un attacco di risate che la scossero dalla testa ai piedi.

- Ho adorato quella scena. –

- Beata te, perché io non mi dimentico certo la settimana passata a pulire tutti i sotterranei utilizzando solo metodi alla Babbana. Che poi li critica tanto ma sfrutta i loro modi per punirci, è un controsenso. –

- Già. Mi raccomando, premurati di farglielo presente la prossima volta – lo prese in giro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Darcy assottigliò lo sguardo, osservando gli appunti di Storia della Magia dell’anno precedente che appartenevano a Nihal.

- Secondo te questo che dovrebbe significare? –

Carinae si sporse verso di lei, cercando di decifrare la calligrafia del fratello.

- Dovrebbe essere un “compromesso”. –

- Tuo fratello scrive davvero male -, sbuffò folgorando la pergamena con un’occhiataccia come se fosse tutta colpa del pezzo di carta, - non riesco a capire come facciano a correggere i suoi compiti. –

- Già, immagino che gli diano una sfilza di E dopo l’altra solo per risparmiarsi la fatica di decifrare questa roba. Piuttosto, il tema per quando va consegnato? –

Darcy le rivolse un lieve sorriso compiaciuto che le ricordò all’istante come mai la sua migliore amica fosse risultata una Testurbante tra Corvonero e Serpeverde.

- Andava consegnato questa mattina, ma quella svampita della Smith se n’è dimenticata e io non ho certo sentito l’impellente bisogno di ricordarglielo. –

Carinae sorrise di rimando.

- E dire che voi Corvonero dovreste essere quelli studiosi. –

- Sono Corvonero solo a metà, l’altra parte dei geni mi spinge a imbrogliare ogni volta che non mi va di mettermi sui libri – replicò strizzandole l’occhio.

- Come hai fatto a convincere Nihal a lasciarti i suoi appunti? –

Suo fratello era il tipo di persona che disapprovava del tutto le persone che baravano e che si mettevano a copiare e non avrebbe mai fatto nulla per facilitarli.

Darcy le rivolse uno sguardo colpevole.

- Ehm … chi ha detto che l’ho convinto? –

- Darcy –, esclamò cercando di soffocare le risate e atteggiare la sua voce a un tono indignato, - stai dicendo che l’hai rubato? –

- Rubato è una parola forte. Diciamo che l’ho preso in prestito … un prestito non autorizzato, ma che verrà restituito il prima possibile. –

- Fammi indovinare, Leonys ti ha aiutata vero? –

Tipico di suo cugino, quando vedeva una bella ragazza che gli faceva gli occhi dolci non era assolutamente capace di far finta di niente e finiva sempre con l’aiutarla.

- Ovviamente -, sogghignò, - è stato tremendamente facile. –

- Non ho dubbi -, alzò gli occhi al cielo davanti a quel classico esempio di stupidità maschile, - e cosa gli hai promesso in cambio? –

- Un appuntamento per la prossima volta che andremo a Hogsmeade. –

Scosse la testa, divertita.

- Sei veramente senza ritegno. –

- Grazie. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Cas … ehy, Cas. –

Alzò lo sguardo dalla traduzione in cui era impegnato, rimpiangendo per l’ennesima volta di aver scelto di sedersi accanto a Leonys.

Non poteva scegliere Nihal, che se ne stava buono e tranquillo con la testa sulla traduzione e non proferiva mai parola durante le lezioni?

No, lui doveva necessariamente complicarsi la vita.

- Che cosa c’è? –

- Secondo te diceva sul serio? –

- Secondo te come faccio a sapere di chi stai parlando se non metti un soggetto all’interno della frase? –

Tenne il segno sulla frase a cui era arrivato con la punta dell’indice, voltandosi a guardare il biondo che disegnava distrattamente su un angolo del rotolo di pergamena.

- Parlo di Darcy e di quella storia dell’uscita a Hogsmeade. Non l’ha detto solo per convincermi ad aiutarla, no? –

Conoscendo il tipo di ragazza era alquanto palese che all’ultimo secondo avrebbe inventato una scusa per evitare l’appuntamento, ma non ebbe il cuore di dirlo all’amico.

- No, certo che no. Se te l’ha promesso … -

Salazar, certe volte si domandava davvero come facesse Leonys a essere così ingenuo quando si trattava di Darcy.

D’accordo, era cotto di lei da anni ma avrebbe dovuto imparare a conoscerla in tutto quel tempo.

Apparentemente rassicurato, Leonys tornò a scarabocchiare e lui potè finalmente cercare di completare la traduzione.

Passarono una manciata di secondi prima che il biondo riprendesse la parola.

- Cas … -

- Leo, ti giuro che ti prendo a pugni – lo minacciò.

- Volevo solo chiederti se ti serviva una mano con il compito – assicurò in fretta.

- No, grazie. E adesso chiudi la bocca e fammi finire questa maledetta traduzione. –

- Bene. A proposito di Darcy, posso chiederti un’ultima cosa? –

Si rifiutò di rispondere consapevole che non avrebbe risposto delle sue azioni.

Non gli restava che pregare silenziosamente Merlino affinchè gli concedesse la forza di non strangolare il suo migliore amico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

 

Come vi avevo anticipato nell’Epilogo di “The Founder’s Tournament” sono tornata con il sequel della storia. Ritroverete i figli di alcuni degli OC comparsi nella scorsa storia e alcuni nuovi personaggi. Qui sotto vi lascio nomi e pv dei personaggi comparsi finora.

Possono ovviamente partecipare all’interattiva tutti, sia quelli che hanno partecipato alla scorsa che i nuovi arrivati.

Per partecipare dovrete seguire poche e semplici regole:

 

- massimo 2 OC a testa purchè di sesso e Casa diversi;

- accetto fratelli, cugini e gemelli ma in numero limitato (non prenderò più di una coppia di gemelli e non più di due coppie di fratelli/sorelle/cugini);

- non accetto OC che abbiano come prestavolto personaggi famosi già utilizzati nella Saga di HP, in quella di Animali Fantastici e in “The Founder’s Tournament”;

- non accetto Mary Sue, Gary Stu e/o Licantropi;

- accetto discendenti di Veela per un numero massimo pari a 1 (deve essere per 1/2 o per 1/4 Veela), Rettilofoni (uno solo che deve essere necessariamente il discendente di Salazar), discendenti dei Fondatori (1 per Fondatore. In particolare mi serve un altro discendente di Salazar, ma non dovete scrivere nella recensione che volete crearlo … avvertitemi solo tramite mp se volete creare il discendente di Salazar in modo che sia una sorpresa per tutti gli altri).

- verrà operata una selezione, ma non so ancora quanti OC verranno presi;

- dovrete farvi sentire almeno ogni 2 capitoli, nello spirito dell'interattiva. Dopo due capitoli di assenza l'OC verrà eliminato (se avete problemi di tempo o quant'altro fatemelo sapere tramite mp); - le schede andranno inviate solo ed esclusivamente tramite messaggio privato entro e non oltre la giornata del 6 Agosto con oggetto “Nome OC – The Chamber of Secrets”.

 

 

 

 

 

 

 

Scheda

 

 

Nome:

Secondo nome:

Cognome:

Stato di sangue (se l’OC è Serpeverde o è l’erede di Salazar deve essere obbligatoriamente Purosangue):

Orientamento sessuale:

Aspetto fisico:

Prestavolto (obbligatorio):

Carattere (dettagliato):

Famiglia (componenti e rapporto con essi. Specificare qui se discende da un Fondatore e in che modo):

Materie preferite/odiate:

Ruolo (Caposcuola, Prefetto, Quidditch, etc):

Amicizie (Indicare il tipo di persona ed eventualmente il nome):

Inimicizie (Indicare il tipo di persona ed eventualmente il nome):

Amore (flirt e/o relazione. Indicare il tipo di persona ed eventualmente il nome):

Molliccio:

Patronus:

Amortentia:

Cosa pensa di ognuno dei Fondatori?

Altro:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serpeverde

 

Lucifer Gaunt (PV Michael Trevino) – VII anno, Serpeverde. Caposcuola e Battitore.

Incostante e lunatico, è il classico tipo di persona da prendere con le pinze. Ha un temperamento focoso e perde spesso la calma, non tirandosi mai indietro davanti a una bella rissa

.

 

Castiel Hamilton (PV Sean O’Pry) – VII anno, Serpeverde. Capitano e Cacciatore.

Sfrontato e irriverente, ama stare al centro dell’attenzione e rimanerci il più possibile. Ha un po’ quell’aria da dandy cool e sofisticato che tende ad attirare le persone a sé come una calamita.

 

Beatrix Lestrange (PV Gemma Arterton) – VII anno, Serpeverde. Caposcuola.

Fredda e altezzosa, si circonda di poche persone e guarda dall’alto in basso tutti gli altri. Ha un’altissima considerazione di sé e difficilmente ammette di aver sbagliato.

 

Carinae Adrastea Black (PV Ashley Greene) – VI anno, Serpeverde. Cacciatrice.

Testarda e ostinata, quando si mette in testa qualcosa non cambia mai idea e una volta che ha deciso che sei suo nemico lo rimani per la vita, specialmente se tocchi suo fratello o le persone a cui tiene … con tutti i rischi del caso, vista la sua sete di vendetta.


 

 

 

Corvonero

 

Nihal Avior Black (PV Chace Crawford) – VII anno, Corvonero. Caposcuola e Portiere.

Timido, impacciato e amante della letteratura. Fatica a stringere amicizie e quando si trova a parlare con le ragazze finisce con l’arrossire e balbettare. È convinto di essere una vergogna per suo padre, ritenendo che se potesse scegliere gli preferirebbe Leonys. 

 

 

Leonys Sirius Black (PV Mikkel Jensen) – VII anno, Corvonero. Capitano e Cercatore.

Ha un gran cervello ed è molto abile nel manipolare persone e situazioni. S’impegna poco, tuttavia, mantenendo sempre una certa aria di supponenza e arroganza come se lui fosse sempre al di sopra di tutti gli altri.

 

Darcy Nott (PV Barbara Palvin) – VI anno, Corvonero. Prefetto e Cacciatrice.

Enigmatica, dalla lingua affilata e dalle battute pronte e insinuanti. È molto concentrata su se stessa e quello che accade attorno a lei la tocca poco o nulla.

 

 

 

Grifondoro

 

Etamin Alphard Black (PV Nick Slater) – VI anno, Grifondoro. Capitano e Cacciatore.

Determinato, dal temperamento schietto e spontaneo, se deve dire una cosa lo fa dritto in faccia perché lui non è certo il tipo che si nasconde dietro finti sorrisini di cortesia. Ama la sincerità, per quanto brutale essa possa essere, e non tollera il tradimento.

 

Kenna Hamilton (PV Alejandra Alonso) – VI anno, Grifondoro. Battitrice.

Impetuosa e praticamente incapace di starsene buona e tranquilla, è una forza della natura sempre alla ricerca di una sfida, una scommessa o qualche scherzo da progettare.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 & Selezione OC ***


Capitolo 1 & Selezione

 

 

 

 

 

 

Salve!

Il capitolo non sarà molto lungo e introdurrò solo una parte degli OC per non creare confusione. Nel prossimo compariranno tutti.

Qui sotto trovate il capitolo e poi la selezione.

Come sempre chiedo a chi non è stato scelto di non prendersela perché gli OC scelti sono semplicemente quelli che si adattano meglio a livello di trama.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nihal alzò lo sguardo verso la ragazza seduta accanto a lui.

Lilith scorreva velocemente le righe che aveva trascritto con la sua calligrafia curata.

- Sei riuscita a trovare un senso a questa frase? – chiese, picchiettando la seconda riga della traduzione.

Con il bel volto corrucciato, Lilith si mordicchiò il labbro inferiore.

- Non direi, tu? –

- No, a meno che “i troll attaccarono il pomodoro” non sia un qualche messaggio in codice per indicare chissà che grande strategia. –

La ragazza scosse la testa, cercando di nascondere la lieve risata dietro al palmo della mano.

Eppure non avrebbe dovuto preoccuparsi di disturbare la lezione, non quando Leonys era chiaramente impegnato nel tenere un qualche monologo, Castiel cercava di non strangolarlo e, alcuni posti dietro di loro, riusciva a sentire chiaramente Rastaban e Arhelle chiacchierare della formazione di Quidditch della loro squadra preferita.

In effetti solo Lucifer e Beatrix, seduti in prima fila proprio di fronte alla cattedra del professore di Antiche Rune, erano concentrarti sul compito e conoscendoli l’avevano portato quasi a termine.

Il professore alzò lo sguardo verso di loro, tossicchiando.

- Meno chiacchiere e più concentrazione, ragazzi. Avete ancora dieci minuti. –

Nihal si fece sfuggire un gemito.

- Magnifico, comincio l’anno facendo schifo più del solito in Antiche Rune. –

Lilith annuì solidale.

Continuava a domandarsi cosa li avesse spinti a scegliere quella materia.

- Sai se hanno già deciso i turni delle ronde per questa settimana? – chiese sottovoce, fingendo di esaminare una runa dall’aria molto complessa.

- Lunedì e venerdì hai i turni con Lucifer, il mercoledì invece sei con Beatrix. I nostri turni si alternano – replicò il ragazzo, sorridendo lievemente quando la vide alzare gli occhi al cielo.

Effettivamente i turni con i Serpeverde non erano mai un granchè, perlopiù li passavano in silenzio a camminare per un paio d’ore tra corridoi bui e umidità che si attaccava alle ossa malgrado le spesse divise.

- Spero solo che Arhelle non decida nuovamente di provare a produrre dei fuochi di sua produzione. Dopo aver fatto quasi saltare in aria la Sala Comune di Grifondoro i nostri turni si sono inaspriti ancora di più. –

- Come se bastasse quello a tenerla a freno. Quando lei ed Etamin si mettono in testa di ideare qualche scherzo non c’è verso di fermarli, figurarsi poi se a loro si aggrega anche Kenna. –

- E dire che tua zia si preoccupa di Leonys – rise.

- Già, in confronto lui è un angioletto. –

Se si escludevano i comportamenti poco appropriati all’interno dei dormitori, in effetti, Leo e Castiel erano quasi considerabili dei tranquilli adolescenti.

- Questo è il nostro ultimo anno, sono certa che combinerà qualcosa di epico – profetizzò Lilith.

- E a noi toccherà farle scampare i guai. –

Nulla di nuovo sotto il cielo di quel due settembre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Rastaban raggiunse le ragazze sedute sui gradini dell’atrio, appoggiandosi alla colonna con un sorrisetto pigro dipinto sul volto.

- Cosa state confabulando voi due? –

- Nulla. –

Il sorriso sul volto di Darcy tuttavia la diceva lunga su quanto fosse sincera quella risposta.

- Certo e io sono un idiota. –

- Lo hai detto tu, mica noi – lo rimbeccò la Corvonero continuando a sorridere.

Le scompigliò i capelli, facendola sbuffare, e le sedette accanto.

- Vacci piano, terremoto. –

- Altrimenti? –

Rastaban scoppiò a ridere nella sua classica risata bassa e roca, che ricordava vagamente l’ululato di un lupo.

- Hai sempre la risposta pronta, vero? –

- Sempre. –

- Allora me lo dite o no di cosa stavate parlando? –

Carinae gli mostrò il quaderno degli appunti di Nihal.

- Stiamo cercando un modo per riportare questa roba nella stanza di mio fratello senza che se ne accorga. –

- Avete rubato gli appunti di Nihal? – chiese, incredulo.

- Darcy li ha rubati … -

- Presi in prestito –, corresse la diretta interessata, - ma non c’è bisogno che Nihal lo sappia. –

- Naturalmente -, convenne Rastaban, - ma come ben saprai ogni cosa ha il suo prezzo. Specialmente il mio silenzio. –

Le due ragazze si scambiarono un’occhiata eloquente.

Poco importava che le considerasse come due sorelle minori, Ras non avrebbe di certo fatto loro sconti.

- Ricattatore. –

- Fate la vostra offerta – le rimbeccò.

Carinae sospirò.

- Cosa vuoi? –

- Libero accesso agli appunti di Trasfigurazione di tuo fratello. –

Perplessa, la Serpeverde si accigliò.

- A cosa ti servono quegli appunti? Te la cavi nella materia, non hai certo bisogno d’aiuto. –

Ras si strinse nelle spalle, enigmatico.

- Non è necessario che sappiate troppi dettagli. L’unica cosa che vi dirò è che quegli appunti saranno molto utili per conseguire un fine superiore – concluse malizioso.

Darcy ridacchiò.

- D’accordo, ma quando avrai conseguito questo “fine superiore” dovrai dirci su chi è che volevi fare colpo e se la tattica ha funzionato o meno. –

Facendole l’occhiolino, il ragazzo sogghignò. – Oh, tesoro, puoi scommetterci. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Stephan sbuffò, portandosi una mano tra i capelli.

- Giuro che non capisco a cosa dovrebbe servirci studiare tutti i tipi di legno per la costruzione delle bacchette. Insomma, forse solo uno in tutto il nostro anno diventerà un fabbricante, quindi che senso ha? –

Samuel si strinse nelle spalle.

- Non ne ho idea, ma al momento quello che vorrei sapere è cosa si sono detti Salazar e Gaunt ieri sera. Sembra che dopo la discussione con Godric loro due siano rimasti da soli. –

- E tu questo come lo sai? L’ultima volta che ho controllato non avevi tutti questi amici a Serpeverde. –

Con un sorriso solare, il Tassorosso indicò con un cenno del capo Mordred seduto a qualche tavolo di distanza.

- Diciamo che essere amichevole e aperto al dialogo porta i suoi vantaggi anche con i Serpeverde. –

- Sarà -, replicò scettico, - ma per come mi ricordo io l’ultima volta che hai provato a “instaurare un dialogo” con un Serpeverde è finita con Gaunt che ti scaraventava nel bel mezzo dal Lago Nero. –

- Sì, ma per quello non mi prendo alcuna responsabilità. Insomma, solo la Lestrange e Hamilton vanno d’accordo con lui: e una è una despota alquanto fuori di testa mentre l’altro … beh, ha certe inclinazioni. –

Stephan lo guardò come se gli avesse dato di volta la testa.

- Ancora con quella storia? Lo sai che se Hamilton ti sente ti rifà la faccia a suon di pugni vero? –

- Questo non toglie che ho ragione. A Hamilton piacciono sia le ragazze che i ragazzi, lo sanno tutti. –

- E nessuno lo dice. –

Qualsiasi altro ragazzo sarebbe stato marchiato come strano, deviato, persino da evitare, ma Hamilton proveniva da una famiglia illustre sia per parte materna che paterna ed era il primogenito.

Si era chiuso più di un occhio sulle sue inclinazioni sessuali … per non parlare di quello che invece combinava Rastaban Black nel suo di letto.

Sembrava che tutti i rampolli Purosangue dell’ultimo anno avessero più di uno scheletro da celare nelle rispettive camere da letto.

- Torniamo a parlare di cose serie –, tagliò corto Stephan, - la nostra unica ancora di salvezza è propri lì. –

Indicò la ragazza seduta alla loro destra, intenta a maneggiare con delicata cura ogni singolo stecco di legno.

Gertrude Ollivander passava spesso sotto silenzio all’interno della scuola.

Timida e introversa com’era, sembrava avere sempre paura di sbilanciarsi e dire la cosa sbagliata perciò propendeva per il parlare poco o nulla.

Solitamente era un comportamento che Stephan apprezzava, ma in quel momento lui e Samuel avevano bisogno di tutto il suo sapore nel campo dell’arte delle bacchette magiche se volevano sperare di sopravvivere a quella lezione.

- Gertrude – sussurrò, attirando la sua attenzione.

Perplessa, si voltò verso di loro.

- Puoi aiutarci? Per favore? – chiese Samuel, facendole i suoi migliori occhi da cucciolo.

Con un lieve sorriso la loro compagna di Casa annuì.

- Ci penso io – sussurrò, scarabocchiando velocemente l’angolo di un foglio di pergamena e lanciandolo verso di loro.

Stephan si sporse ad afferrarlo, scorrendo i nomi del legno con voracità.

E per quella volta erano salvi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Come anticipato qui sopra, vi lascio agli OC selezionati e vi ricordo di farvi vivi almeno ogni 2 capitoli; se doveste avere problemi fatemelo sapere tranquillamente tramite mp. Di tanto in tanto vi porrò domande alla fine del capitolo a cui dovrete rispondere tramite messaggio privato.

Per ora è tutto.

Al prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

 

 

 

Mordred Silas Jenkins (PV Robbie Kay) – VI anno, Serpeverde. Prefetto e Cacciatore.

 

Genevieve Clelia Selwyn (PV Holland Roden) – V anno, Grifondoro. Prefetto e Cercatrice.

 

Coralie Erin Moon (PV Kaya Scodelario) – VI anno, Grifondoro. Cacciatrice.

 

Gertudre Ollivander (PV Caterina Shulha) – VI anno, Tassorosso. Prefetto e Cacciatrice.

 

Stephan Alan Robinson (PV Drew Fuller) – VI anno, Tassorosso. Cercatore.

 

Lilith Deena Shaw (PV Miranda Kerr) – VII anno, Corvonero. Caposcuola.

 

Samuel Owen Stoker (PV Tim Borrmann) – VI anno, Tassorosso. Prefetto e Cacciatore.

 

Rastaban Black (PV Mario Ermito) – VII anno, Serpeverde. Cercatore.

 

Arhelle Peverell (PV Natalie Dormer) – VII anno, Grifondoro. Battitrice.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- I miei appunti! –

Nihal richiuse il baule con uno schianto, voltandosi verso il cugino con un’espressione assassina dipinta sul volto solitamente calmo e amichevole.

C’era da dire una cosa su Leonys: non importava quanto fosse schiacciante l’evidenza della sua colpevolezza, lui avrebbe continuato a negare fino alla fine dei suoi giorni. Era quasi ammirevole nella sua spudoratezza.

O almeno lo sarebbe stato se non fosse stato il responsabile della scomparsa dei suoi appunti.

Infatti il suo biondissimo cugino era stravaccato sul letto a baldacchino, le braccia incrociate sotto la testa e l’aria di chi era appena caduto dalle nuvole.

- Quali appunti? –

- Lo sai benissimo di cosa sto parlando, non provarci nemmeno a fare l’innocentino. –

- Mi ferisci, Nihal. Credi seriamente che ti ruberei mai gli appunti? –

- Ovviamente – replicò.

Leonys gli rivolse un sorrisetto lieve, mettendosi a sedere con un colpo di reni.

- Interessanti insinuazioni, ma puoi provarle? –

- Me lo hai appena confermato tu -, sbuffò, - mi dici dove li hai messi? –

Rovistò nella borsa ai piedi del letto, porgendogli il malloppo di pergamena.

- Questi sono quelli di Storia della Magia, gli altri? –

Accigliato, Leonys appariva davvero credibile mentre lo guardava come se gli avesse dato di volta il cervello.

- Gli altri? Io ho preso solo questi. –

Sospettoso, esaminò il volto del ragazzo alla ricerca di qualche indizio di colpevolezza.

Sembrava davvero sincero.

Allora chi era stato a sottrarglieli?

- Sono spariti anche quelli di Trasfigurazione. Idee su chi possa essere stato? –

- Nemmeno mezza, ma se sento qualcosa te lo dico – assicurò, dirigendosi verso l’uscita della loro stanza.

Certo, come no.

Con la soglia d’attenzione di Leonys era alquanto credibile che si sarebbe dimenticato di tutta la storia degli appunti non appena avesse messo piede fuori dalla porta.

- Dove stai andando? –

- Vado da Castiel, dobbiamo metterci d’accordo per come dividerci il campo per gli allenamenti. –

- Cerca di non fare tardi a cena, non puoi permetterti una punizione solo il secondo giorno. –

- Sì, papà. –

Gli strizzò l’occhio, chiudendosi dietro la porta.

Oh, ma che parlava a fare con quell’irresponsabile?

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Seduto sulla poltrona della Sala Comune, Castiel stava sfogliando pigramente un libro dall’aria antica e molto costosa quando Rastaban fece il suo ingresso.

Lo vide alzare le iridi smeraldine dalle pagine, soffermandosi leggermente sul suo volto prima di riprendere a scorrere le righe.

- Cosa leggi? –

Alzò la copertina a mostrargli il titolo.

L’arte della guerra di Sun Tzu.

Un trattato di strategia militare attribuito, a seguito di una tradizione orale lunga almeno due secoli, al generale Sun Tzu vissuto in Cina probabilmente tra il VI e il V secolo avanti Cristo.

Era probabilmente il testo più antico di arte militare esistente ed era un compendio di consigli applicabili agevolmente tanto alla vita militare quanto a quella quotidiana.

- Bel libro, hai in programma di dichiarare guerra a qualcuno? –

Scrollò le spalle. – Non è escluso, potrei cominciare da Godric e dal tema che ci ha assegnato. –

Rise, lasciandoglisi cadere accanto.

- Melodrammatico come sempre. È una fortuna che io abbia la soluzione a tutti i tuoi problemi. –

Scettico, Castiel inarcò un sopracciglio.

- Ma davvero? E quanto mi verrebbe a costare questo aiuto così disinteressato? –

- Poco anzi diciamo nulla. –

- Ti sto ascoltando. –

- Ho gli appunti di Trasfigurazione di Nihal, dovrebbero aiutarti a prendere almeno un Oltre Ogni Previsione. Te li darò in nome dello spirito di solidarietà che dovrebbe albergare tra compagni di Casa – concluse, con quel suo sorriso sornione da gatto che non prometteva nulla di buono.

- Dovrei credere che un giorno non ti sveglierai e mi chiederai di ripagare il favore con qualcosa di assurdo? –

- Esattamente. –

- E tu cosa ci guadagni? –

Rastaban si strinse nelle spalle. – Nulla, ricorda solo che ti ho aiutato quando ti serviva una mano, mi basta questo. –

Con la netta sensazione di starsi infilando nel fosso da solo, Castiel tese una mano e afferrò le pergamene che il ragazzo gli porgeva con fare invitante.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Arhelle diede una gomitata all’amico non appena scorse Lilith e Nihal che si dirigevano al tavolo di Grifondoro.

Incassando il colpo, Etamin emise un gemito di dolore.

- Ahia, Elle, sei completamente impazzita? –

- Nascondi quella roba, stanno arrivando i nostri amati Caposcuola – sussurrò, sorridendo poi all’indirizzo dei nuovi arrivati, - Salve ragazzi, come andiamo? –

Lilith sorrise lievemente davanti a quel forzato tentativo di distogliere la loro attenzione e impedire loro di notare Etamin che faceva scivolare dei fogli all’interno della tracolla.

Sarebbe bastato solo quella furtività a destare sospetti, ma se si aggiungeva la loro reputazione allora guai in vista era praticamente un messaggio urlato ai quattro venti.

- Tutto bene, non è stato troppo duro come primo giorno. Il vostro? –

- Alla grande, è stato molto istruttivo … e non abbiamo combinato guai – replicò Etamin, alzando le mani come a volersi mostrare disarmato.

Non l’aveva detto ma il tono era quello di chi avrebbe voluto aggiungere un “non ancora” alla fine della frase.

Nihal lo guardò dall’alto in basso, poco convinto.

- Quindi quella roba che hai fatto sparire erano appunti delle lezioni giusto? –

- Quale roba? –

Ah, tra lui e Leonys quella non era proprio giornata.

- Et, ho già avuto a che fare con il “Leo show” questo pomeriggio quindi non cominciare anche tu. Fammi vedere quella roba – ordinò, tendendo una mano.

Con lo sguardo da cucciolo bastonato, Etamin tentò l’ultima carta.

- Se prometto che non accadrà nulla di male me li lasci tenere? –

- Non se ne parla proprio. –

- Per favoooore – insistè, con un sorrisone gigante.

- Et … -

- D’accordo d’accordo -, sbuffò rassegnato, - tieni razza di dittatore. –

Arhelle tuttavia era di altro avviso perché si sporse verso la ragazza seduta a qualche posto di distanza e intenta a chiacchierare con Kenna per attirarne l’attenzione.

Coralie le rivolse un’occhiata perplessa.

- Che succede, Elle? –

- Il tuo amichetto del cuore vuole rovinarci giorni di progetti. Convincilo a sciogliersi un po’ – replicò, ammiccando con una malizia che fece arrossire leggermente la ragazza.

Tuttavia si riprese in fretta e si sporse verso Nihal, posandogli una mano sull’avambraccio e sorridendo solare.

- Ni, non ti sembra di esagerare? Non hanno ancora fatto nulla di male e poi potrebbero escogitare qualcosa ai danni dei Serpeverde … sarebbe divertente – concluse.

Sapeva di stare giocando la carta vincente perché quella piccola diatriba tra Case rivali sarebbe ricaduta sui Caposcuola verde argento e non certo su lui e Lilith.

- D’accordo, hai ragione, sarebbe veramente divertente. –

- Specialmente se lo scherzo dovesse coinvolgere la Lestrange – intervenne Lilith, facendoli scoppiare a ridere all’idea di Beatrix Lestrange coinvolta in qualche situazione imbarazzante che avrebbe guastato quell’aria di supponenza e presunzione di cui si circondava.

- Mi avete convinto, non ostacolerò oltre il vostro genio – stabilì Nihal, riconsegnando loro le pergamene.

- Bene, visto che ho fatto la mia magia, è il momento che vada – asserì Coralie, alzandosi dalla tavolata sotto lo sguardo sorpreso dell’amico.

- Vai già via? –

- Sì, ho promesso a Brandon che avrei passato un po’ di tempo con lui prima del coprifuoco. –

- Va bene, allora a domani – replicò Nihal, l’espressione vagamente delusa negli occhi azzurro cielo.

Il ragazzo sentì su di sé lo sguardo inquisitore di Kenna, ma decise di far finta di nulla.

Non sapeva neanche lui perché la cosa gli desse tanto fastidio, figurarsi se poteva spiegare le sue motivazioni a qualcun altro.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Mi sembri molto concentrata – considerò Genevieve mentre percorrevano la strada che le avrebbe portate alla torre di Grifondoro.

Kenna allontanò una ciocca dal volto, portandola dietro all’orecchio.

- Stavo solo pensando a una cosa che è successa in Sala Grande. –

- E sarebbe? –

- La reazione di Nihal quando Coralie ha detto che sarebbe andata da Brandon. Non so … sembrava strano. –

- È il suo migliore amico -, osservò la rossa, - magari voleva solo passare un po’ più di tempo con lei visto che non si sono visti per tutta l’estate. –

Kenna annuì in silenzio.

Poteva essere una motivazione sensata, ma la cosa la insospettiva comunque e lei molto difficilmente sbagliava quando si trattava di giudicare le reazioni delle persone che la circondavano.

Tuttavia le sue riflessioni vennero interrotte dalla sagoma di un ragazzo che si aggirava per il loro piano.

- Non sei un po’ lontano dai sotterranei, Jenkins? –

- Sono stato costretto ad avventurarmi fin qui sopra, a quanto pare la tua amica si è dimenticata del nostro turno di ronda. –

Genevieve imprecò sottovoce.

- Hai ragione, mi era completamente passato di mente. –

Kenna allungò una mano verso la borsa in pelle di drago, togliendogliela dalla spalla, - Ci penso io a portarla dentro, non preoccuparti. –

Venne ricompensata da un sorriso solare dell’amica.

- Sono pronta, possiamo andare – constatò Genevieve, avvicinandosi al ragazzo.

Tuttavia il Serpeverde continuava a fissare Kenna con uno sguardo indecifrabile sul volto.

Non che fosse una novità; Mordred Jenkins se ne stava spesso sulle sue e capire cosa gli passasse per la testa non era affatto facile.

- Ce l’hai già un compagno per Pozioni? –

Sorpresa, Kenna scosse la testa. – No, non ancora, perché? –

- Sei una delle migliori pozioniste del nostro anno, insieme lavoreremmo bene. –

Era una considerazione e non una richiesta, ma la ragazza recepì in pieno il messaggio.

Mordred era interessato a dimostrare di poter dare sempre il meglio e Pozioni era una delle sue materie preferite, era più che logico che le chiedesse di collaborare.

- Credo che si possa fare -, convenne, - ci vediamo domani a lezione. –

Mordred annuì, voltandosi poi verso il corridoio e riprendendo a camminare, incurante di avere Genevieve al suo fianco.

La rossa alzò gli occhi al cielo, sbuffando mentre incrociava lo sguardo dell’amica.

Non riusciva proprio a capire come facessero quei due a intrattenere rapporti civili; Mordred Jenkins a lei dava il nervoso.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Ehi, Lu … cifer – aggiunse in fretta Beatrix, ricordando all’ultimo secondo l’odio incondizionato che il compagno di Casa provava nei confronti di diminutivi, vezzeggiativi e qualsiasi altra storpiatura del suo nome.

- Sì? –

- Sai già quando ci sarà la prima riunione del Club dei Pozionisti? –

Scosse il capo, continuando a osservare le fiamme che ondeggiavano nel caminetto.

- Non ne ho idea, ma immagino che sarà entro la fine della settimana. –

Annuì in silenzio, attendendo finchè non fu chiaro che Lucifer non avrebbe detto nient’altro.

Così gli si avvicinò, arrischiandosi a domandare: - Sembri preoccupato, c’è qualcosa che non va? –

Le iridi color carbone incrociarono le sue castane con una violenza e impeto che la fece trasalire.

La furia lampeggiava in quegli occhi in modo tanto palese che in quel momento non c’era il minimo dubbio sul fatto che lui e Salazar fosse zio e nipote.

- Torni ancora su quella questione? Ti ho già detto che non ti riguarda. –

Incrociando le braccia al petto, gli rivolse uno sguardo piccato.

- Scusa tanto se mi preoccupo per un mio amico, non commetterò più l’errore di preoccuparmi per te – concluse, voltandogli le spalle e raggiungendo la porta che conduceva al dormitorio femminile.

La sbattè dietro di sé con impeto, facendo tremare lo stipite.

Castiel, appena rientrato dalla cena, fece capolino dal passaggio segreto proprio in quel momento.

Il rapporto che lo legava a Beatrix e Lucifer era nato al primo anno e da allora non si erano più separati; per un po’ di tempo lui e Trix avevano anche intrattenuto una sorta di relazione ma avevano infine capito che tra di loro non poteva esserci altro se non amicizia.

- Cosa le hai detto per farla infuriare in quel modo? –

- Sono stato insopportabile -, ammise, - ma non voglio coinvolgerla così come non voglio coinvolgere te. La mia famiglia è già abbastanza complicata e confusionaria senza che costringa qualcun altro a fare i conti con le nostre situazioni. –

- Effettivamente non avete un carattere che può essere definito propriamente “amabile”, ma dovresti sapere che puoi fare affidamento su me e Trix. –

Lucifer annuì, l’espressione seria sul bel volto.

- Lo so, mi fido di voi due. –

- E noi ci fidiamo di te, è a questo che servono gli amici. –

- Credo che domani mattina le chiederò scusa – annunciò.

Castiel annuì. – Mi pare un’ottima scelta. E adesso fanne una ancora migliore e tira fuori quella bottiglia di vino elfico che abbiamo sgraffignato a tuo zio, ho voglia di farmi un goccio. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come promesso eccoci qui con il nuovo capitolo che presenta anche il resto degli OC. Ho dedicato un po’ più di spazio a coloro che nello scorso capitolo non sono comparsi per darvi modo di comprendere meglio le dinamiche che li legano, ma riequilibreremo il tutto nel prossimo capitolo.

Nel prossimo capitolo troveremo tutti e 18 i personaggi della storia.

Nel frattempo vi faccio due piccole domande:

- Il vostro OC fa parte del Club dei Pozionisti?

- Il vostro OC fa parte del Club dei Duellanti?

Per ora è tutto.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

 

 

 

3 Settembre

 

 

 

 

 

 

 

- Sembra che ci sia un po’ di maretta al tavolo delle serpi – considerò Samuel, giocherellando distrattamente con il cibo mentre osservava la forzata indifferenza con la quale Beatrix Lestrange stava seduta compostamente al suo posto.

Bisognava ammettere che la ragazza aveva un talento naturale nel non incrociare lo sguardo delle persone con cui non voleva parlare, perché le sue iridi castano scuro non avevano incrociato la traiettoria di quelle carbone di Lucifer nemmeno per sbaglio.

Stephan scosse la testa, abbandonando per un attimo la porzione di bacon croccante e uova strapazzate che si era servito pochi minuti prima.

- Sei un caso disperato, Sam. È mai possibile che non ti sfugga nulla? –

- Non posso farci nulla, è la mia sete di sapere. –

- A casa mia si chiama voglia di impicciarsi. –

- Chiamala come vuoi -, lo rimbeccò stringendosi nelle spalle, - resta il fatto che il senso non cambia: sembra proprio che in quella Casa non ci sia un attimo di tregua in questi giorni. –

E quello era vero.

Dall’inizio della scuola la Casa di Serpeverde era stata letteralmente bersagliata da discussioni, litigi e ogni sorta di fonte esistente di pettegolezzi.

- A quanto ne so Gaunt e Lestrange hanno litigato perché lui le ha risposto male – confidò una voce sottile e quasi impercettibile.

I due ragazzi volsero lo sguardo verso la compagna di Casa che si era intromessa timidamente nella conversazione.

Gertrude li guardava titubante, come se non fosse del tutto certa di aver detto o fatto la cosa più giusta.

Samuel le sorrise, colpito.

- Chi l’avrebbe mai detto che proprio tu, la timida ragazza della porta accanto, fossi così bene informata su quello che stava succedendo? –

Arrossendo lievemente, Gertrude distolse lo sguardo.

- Ho solo sentito Mordred Jenkins e Carinae Black che ne parlavano mentre risalivano le scale. –

- Nulla di nuovo, dunque, solo Gaunt che si comporta da … beh, da Gaunt – osservò Stephan.

- Già -, confermò Sam pensieroso, - ma mi domando cosa l’abbia fatto sbottare. Lui, Hamilton e la Lestrange non litigano mai. –

- Immagino che lo scopriremo presto. Conoscendoli sbloccheranno la situazione in un modo o nell’altro. E, se proprio dovessero duellare nel bel mezzo della scuola, sono sicuro che sarai informato per tempo in modo tale da assistere allo scontro in prima fila ed eventualmente vendere i biglietti per lo spettacolo – concluse ironico.

Samuel scoppiò a ridere, appioppando una pacca sulla spalla dell’amico.

- Questa sì che è una grande idea. Quasi spero che succeda sul serio. –

- Io invece non ci tengo particolarmente. Quei due sono già abbastanza inquietanti quando sono tranquilli, non oso immaginare cosa combinerebbero da arrabbiati – considerò Gertrude.

- Abbaiano tanto, ma fanno solo scena. –

Gertrude si accigliò, mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore.

Le sarebbe piaciuto avere la stessa sicurezza di Samuel sull’argomento, ma il suo sesto senso le diceva che la visione dell’amico era a dir poco ottimistica.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Non dirmi che sei ancora alla ricerca del responsabile della sparizione di quegli appunti – esordì Leonys, osservando il cugino che faceva scorrere lo sguardo sulle varie tavolate.

- Certo che sì. –

- Ni, ti rendi conto che sei a dir poco esagerato? Sono solo fogli di pergamena, ti comporti come se avessero ucciso qualcuno. –

- Non essere ridicolo. È ovvio che non sto paragonando la scomparsa alla morte di qualcuno, ma voglio solo appurare la sua identità e poi avrò la mia vendetta – concluse.

Leonys osservò gli occhi azzurro cielo del cugino assumere un’aria alquanto inquietante, tanto contrastavano con la solita allegria.

- Cominci ad assomigliare a tua sorella in modo impressionante … e la cosa ammetto che mi fa un po’ di paura. –

- Bene. –

Il biondo rivolse un’occhiata alle due ragazze sedute vicino.

- Lilith, Darcy, una di voi due lo faccia ragionare perché io mi tiro ufficialmente fuori da questo delirio vendicativo. –

La Nott replicò con un sorrisetto sghembo da sopra il calice di succo di zucca che stava sorseggiando.

- Non contare su di me. Ho di meglio da fare che passare il mio tempo dando retta a tuo cugino e le sue crisi nevrotiche. –

Osservandola con curiosità, si sporse leggermente verso di lei.

- Di meglio? E di che si tratta? –

Darcy tamburellò le dita sulla bocca, fingendosi pensierosa.

- Potrei dirtelo … ma non sono davvero affari tuoi. –

Poi, prima che il ragazzo potesse insistere con le domande, afferrò la sua tracolla e li salutò con un cenno del capo.

La videro affiancarsi a Carinae e Mordred, uscendo dalla Sala Grande.

Leonys la osservò finchè non sparì dalla sua vista.

- Cosa credete che debba fare? –

Nihal e Lilith si scambiarono un’occhiata d’intesa.

Con ogni probabilità Darcy non doveva fare assolutamente nulla di particolare e aveva insinuato il contrario solo per far rimuginare Leonys sulla natura del suo presunto impegno.

Quella ragazza sapeva essere così ambigua ed enigmatica che capire quando diceva davvero quello che le passava per la testa era un’impresa non da poco.

- Forse ha appuntamento con qualcuno – considerò Lilith.

Leonys aggrottò la fronte, le iridi color ghiaccio incupite.

- E con chi? –

Lilith sarebbe scoppiata a ridere se non fosse stata l’ennesima volta che si trovava ad affrontare una situazione come quella.

- E secondo te io come faccio a saperlo? Non sono mica la sua segretaria. –

- Giusto. Quindi suppongo che mi toccherà scoprirlo da me. –

Si alzò dalla panca, dirigendosi a sua volta verso l’uscita.

Lilith scosse la testa.

- Dimmi, Nihal, voi Black avete deciso che questa è la giornata nazionale delle ricerche o cosa? –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Beatrix alzò lo sguardo non appena sentì il tossicchiare insistente di Lucifer.

Lo aveva ignorato dal primo istante in cui era uscita dal dormitorio femminile e sapeva per esperienza quanto all’amico la cosa desse fastidio.

Inarcò un sopracciglio con aria di sfida, guardandolo dall’alto in basso.

- Ti serve qualcosa? –

Lucifer roteò le iridi color carbone, sbuffando spazientito davanti alla sua testardaggine.

E dire che ormai avrebbe dovuto esserci abituato.

Beatrix Lestrange non mollava quando si metteva in testa qualcosa, specialmente se riguardava il suo orgoglio ferito.

- Sì, mi serve che mi presti ascolto per una manciata di secondi. –

- Ti sto ascoltando. –

- Mi dispiace per essere stato odioso ieri sera. Non è stata colpa tua … -

- Ovviamente. –

- Fammi finire -, sbuffò, - lo sai che non mi piace scusarmi, ma credo proprio che sia il caso di farlo. –

- Lo credo anche io. –

- Beatrix – sospirò, esasperato.

Stirando leggermente le labbra morbide in un sorrisetto beffardo, la ragazza annuì.

- Lo so, lo so, devo lasciarti finire. –

- Stavo dicendo. Credo che debba scusarmi con te per averti risposto in quel modo. Mi dispiace se ti ho ferita e spero che tu decida di perdonarmi – snocciolò velocemente l’ultima parte prima che la sua bocca si rifiutasse di spingersi oltre.

Il silenzio li avvolse per qualche secondo finchè Beatrix non lo ruppe con una risata.

Lui si scusava e lei gli rideva in faccia?

- Dovresti vedere la tua faccia, hai l’aria di chi ha appena mandato giù qualcosa di disgustoso. –

Rise a sua volta immaginando quanto dovesse effettivamente risultare buffo.

- Dunque sono perdonato? –

Annuì.

- Sei perdonato, ma parlami ancora una volta in quel modo e giuro che ti prendo a calci … non mi interessa se sei mio amico o no. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Genevieve si sporse in avanti per osservare i fogli di pergamena sparsi sul tavolo della biblioteca.

Chiunque altro avrebbe pensato che lei, Etamin ed Arhelle stessero studiando con serietà in vista di qualche compito o interrogazione ma la realtà era ben lontana da quella.

- Kenna non viene? – domandò Arhelle.

- No, doveva vedersi con Jenkins per lavorare a un progetto di Pozioni per dei voti extra. –

Etamin parve decisamente perplesso.

- Non mi sembrava che quei due fossero così in confidenza. –

- Infatti non lo sono, ma ieri è venuto a chiederle di collaborare e lei ha accettato. Suppongo che l’amore per le Pozioni crei strani binomi – considerò la rossa, indicando poi un punto a margine della pergamena, - Qui che c’è scritto? –

Il biondo socchiuse gli occhi, cercando di decifrare la propria scrittura.

- Purpurus Succurentibus. –

- Che per i comuni mortali sarebbe? –

- Una variante del pus di Bubotubero. Questa oltre alle vesciche lascia anche un fetore assurdo addosso al malcapitato – spiegò Arhelle.

- Sembra disgustoso. –

- Lo è. –

- E avete già in mente contro chi usarlo? –

Etamin e Arhelle si scambiarono un’occhiata, replicando all’unisono.

- Vogliamo farlo esplodere nella Sala Comune di Serpeverde. Attacco di massa, mieteremo il più alto numero di bersagli che uno scherzo abbia mai raggiunto a Hogwarts. –

- Attacco di massa, fa molto tentata strage – ironizzò.

- L’idea era quella. Visto che Kenna non c’è e abbiamo bisogno di una terza persona … che dici, ti unisci a noi? –

Per uno scherzo ai danni dei Serpeverde?

Non c’era nemmeno da chiederlo.

- Assolutamente sì. –

Sigillarono l’accordo scambiandosi un cinque.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Castiel stava ridendo come una iena.

Era piegato in due e aveva letteralmente le lacrime agli occhi.

Non riusciva a credere a quello che stava vedendo.

Com’era prevedibile Etamin e il suo piccolo drappello avevano ideato uno scherzo ai loro danni, ma a quanto sembrava non erano informati del fatto che Mordred e Kenna avrebbero studiato proprio nella Sala Comune verde argento.

Così lo scherzo aveva finito con il ritorcersi contro di loro.

Kenna era stata sommersa dal succo e, tra un’imprecazione e l’altra, aveva lanciato una serie di minacce particolarmente colorite all’indirizzo dei suoi migliori amici.

- Posso rimetterti in sesto in poco tempo – la rassicurò Mordred, che era stato colpito dagli schizzi solo in minima parte.

- Bene. Perché una volta che uscirò di qui sarò impegnatissima nell’uccidere tre idioti. –

Castiel continuava a ridere e venne folgorato da un’occhiata assassina della sorella.

- Tu smettila oppure vengo lì e ti spiaccico questa roba sul viso – minacciò.

Il Serpeverde smise immediatamente di ridere, alzando le mani in segno di resa.

- Stai lontana dal mio bellissimo viso, sorellina. –

- Allora piantala oppure quel viso di cui ti vanti tanto diventerà irriconoscibile. –

Mordred rise piano mentre si dirigeva nella sua stanza alla ricerca di qualcosa che potesse sistemare al più presto le cose.

Non aveva alcun dubbio sul fatto che Kenna avrebbe tenuto fede alle sue minacce e francamente l’idea di vedere i Grifondoro alle prese con l’ira della loro migliore amica lo divertiva parecchio.

Ritornò in Sala Comune dieci minuti più tardi, le braccia cariche d’ingredienti, trovando una Kenna a dir poco imbronciata seduta sulla sedia a braccia conserte e un Castiel che si stava palesemente sforzando di rimanere serio per non incorrere nella vendetta della sorella.

- Con questo unguento le bolle dovrebbero sparire in pochi secondi – assicurò, spalmandole un generoso strato sul volto e le braccia.

Kenna avvertì un leggero prurito sulla pelle, simile a quello che provava quando passava del disinfettante sulle ferite, e la sensazione della pelle che si tirava per poi ridistendersi nuovamente e tornare al solito stato fresco e rilassato.

- Ha funzionato – le annunciò.

Mordred l’aiutò a ripulirsi dell’unguento, venendo ricompensato da un sorriso riconoscente.

- Sono in debito, puoi chiedermi qualsiasi cosa – assicurò la ragazza.

Castiel inarcò un sopracciglio, tossicchiando. – Nei limiti del ragionevole, Jenkins. –

- Ovviamente. –

- E adesso scusatemi ma devo andare a tirare il collo ai miei amici – concluse Kenna, recuperando le sue cose e marciando risoluta fuori di lì.

L’inferno non era pericoloso come Kenna Hamilton arrabbiata.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Sto seriamente pensando di darmi malato. Credi che risulterei credibile se mi ammalassi proprio la notte prima della cena del Club dei Pozionisti? –

Carinae scosse la testa, puntandogli contro un dito.

- Non osare nemmeno pensare di saltare la cena del Club, Ras. Se io e Darcy ci andiamo allora vieni anche tu. –

- Ma … -

- Niente ma. O tutti o nessuno. E visto che nessuno non è un’opzione praticabile … -

- Ho capito -, sbuffò, - ci andremo tutti. –

Coralie osservò divertita quello scambio di battute.

- Non capisco perché abbiate accettato di partecipare al Club se non sopportate le cene. –

Rastaban le rivolse un’occhiata che la fece sentire improvvisamente molto giovane e alquanto innocente.

- Tesoro, pensi seriamente che tutto quello che faccio non sia assolutamente calcolato e mirato a ottenere il risultato migliore con il minimo sforzo? –

- Uhm … credo che tu abbia le tue ragioni. –

- Esattamente. Il Club è importante per il nostro futuro, ci metterà in contatto con persone importanti che ci degneranno della loro attenzione perché se Salazar Serpeverde l’ha fatto allora siamo tutto fuorchè uno spreco di tempo. Questo però non significa che io debba farmelo piacere. –

Carinae annuì come a voler confermare ogni singola parola dell’amico.

- Inoltre siamo Serpeverde, sarebbe alquanto problematico spiegare la nostra assenza o la nostra rinuncia. E le cene non sono poi così male. –

Rastaban le rivolse un’occhiata incredula.

- Non sono poi così male? Sono un suicidio assistito. –

- Ma il cibo è buono – sorrise la Black.

Coralie sorrise a sua volta davanti alla spontaneità disarmante con il quale la ragazza se n’era uscita.

Non era certo un segreto che Carinae Black fosse una buona forchetta, ma non aveva mai pensato che il buon cibo fosse più importante del divertimento nella sua personale scala di valori.

- Comunque resto sempre convinta che sia una fortuna che io sia già impegnata con il Club dei Duellanti e le altre attività scolastiche, in questo modo sono riuscita a evitare queste presunte cene tortura. –

- Su questo non ci piove – convenne Rastaban.

- A proposito. Nihal sta cercando i suoi appunti di Trasfigurazione ed è determinato a trovarli – aggiunse poi Coralie, quasi distrattamente.

Era infatti abbastanza sicura che Carinae sapesse che fine avessero fatto.

- Ah –, commentò infatti la ragazza, - quelli non ce li ho di certo io. –

Soffermò le iridi in quelle di Rastaban con fare palese.

Lui per tutta risposta scrollò le spalle, incurante.

- Non ce li ho più nemmeno io. –

- Li hai dati alla tua aspirante conquista? –

- Già. –

Coralie adesso era sinceramente curiosa.

Rastaban Black che si metteva così d’impegno per qualcuno?

Come diceva sempre lui, non era il tipo che si sbilanciava per nulla. Doveva avere un grande guadagno da ciò che faceva e la prospettiva di avances a qualcuno sembrava un buon movente.

- E di chi si tratta? –

- Le mie labbra sono cucite. Lo scoprirete al momento giusto. Buona serata, ragazze. –

Si alzò, lasciandole lì a interrogarsi sull’identità della nuova preda di Rastaban.

Chiunque fosse Coralie sperò che fosse in grado di maneggiare con cura quell’insidioso ragazzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Con un ritardo mostruoso, ma meglio tardi che mai, sono di ritorno.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi siate cominciati a fare un’idea più chiara dei vari OC.

Nel prossimo capitolo vedremo la cena del Club dei Pozionisti e le cose cominceranno a entrare un po’ più nel vivo e in quello successivo la trama si sbloccherà in modo deciso.

Detto ciò, a inizio di ogni capitolo apporrò la data in cui si svolgono i fatti in modo da darvi un riferimento cronologico ben preciso.

Tanto per darvi un’idea, in linea di massima lo schema temporale dei prossimi capitoli sarà questo:

- Cap 4: ambientato il 4 settembre e il 20 settembre;

- Cap 5: ambientato il 2 ottobre;

- Cap 6: ambientato il 15 ottobre;

- Cap 7: ambientato il 31 ottobre;

- Cap 8: ambientato il 4 Novembre;

- Cap 9: ambientato il 2 Dicembre;

- Cap 10: ambientato il 21 Dicembre;

- Cap 11: ambientato il 25 Dicembre;

- Cap 12: ambientato il 7 Gennaio;

- Cap 13: ambientato il 14 Febbraio;

- Cap 14: ambientato il 2 Marzo;

- Cap 15: ambientato il 30 Marzo;

- Cap 16: ambientato il 21 Aprile;

- Cap 17: ambientato il 15 Maggio;

- Cap 18: ambientato il 2 Giugno;

- Cap 19: Epilogo.

 

 

 

Detto ciò, ci sentiamo al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

 

 

 

 

 

 

4 settembre

 

 

 

 

 

 

- Andiamo, Kenna, era solo un innocente scherzo – provò a farla ragionare non appena l’amica riuscì a stanarlo.

Si era rintanato nella Sala Comune non appena era venuto a sapere dei risvolti che il loro piccolo scherzo ai danni dei Serpeverde aveva coinvolto anche lei.

- E poi a nostra difesa non avevamo la minima idea che tu e Jenkins aveste deciso di studiare lì – aggiunse, facendo capolino da dietro lo schienale del divano.

- Bella difesa, Etamin, peccato che non me ne freghi nulla – replicò, scattando verso il divano nel tentativo di acciuffarlo.

Il ragazzo scattò dall’altro lato, dando vita a una sorta di strana corsa attorno al divano sotto gli sguardi divertiti dei loro compagni di Casa.

- Non era calcolato. –

- Prova a calcolare questo. –

Gli tirò dietro il libro di Trasfigurazione, costringendolo ad abbassarsi di scatto per evitare di essere colpito in pieno volto.

- Mai sentito parlare di quella cosetta chiamata “magnanimità del perdono”? –

- Certo. Peccato che io sia decisamente più vecchia scuola: occhio per occhio. –

Balzò in avanti, afferrandolo per le gambe in una sorta di placcaggio, e si ritrovarono a rotolare sul pavimento della Sala Comune.

- I morsi no. Ken, i morsi no – implorò Etamin, volgendo poi lo sguardo verso il resto dei compagni, - Qualcuno di voi si degna di aiutarmi? –

Nessuno mosse un dito, decisamente poco propensi a rischiare di finire sulla lista nera di Kenna.

E per fortuna che i Grifondoro dovevano essere quelli coraggiosi.

Qualche morso e diversi lividi dopo, Kenna parve finalmente ritenersi soddisfatta.

- E uno è andato. Adesso non mi resta che cercare Gen ed Elle. –

Si diresse verso l’uscita, alla ricerca delle amiche, sparendo attraverso il ritratto della Signora Grassa.

Fu solo allora che Arhelle e Genevieve fecero capolino dalla porta dei bagni comuni, sbirciando con furtività da oltre lo stipite.

- Se ne è andata? – chiese la rossa, sussurrando per il timore di vederla tornare indietro all’improvviso.

- Così sembrerebbe … Et, sei ancora vivo? –

Etamin si alzò in piedi, spolverando la divisa, e lanciò un’occhiataccia all’indirizzo delle sue complici.

- Sì, ma non certo grazie a voi. –

Arhelle scrollò le spalle, oltrepassandolo e accomodandosi sul divano.

- In certi momenti ognuno per sé è la strategia migliore se vuoi sopravvivere. –

- Detta così suona molto da Serpeverde – considerò il biondo, sedendolesi accanto.

Inarcò un sopracciglio, minacciosa.

- Et, vuoi che finisca ciò che Kenna ha cominciato? –

Alzò le mani in segno di resa, rannicchiandosi nell’angolo più estremo del divano sul quale era seduta Genevieve.

- Perché oggi siete tutte determinate a uccidermi? Non lo trovo per nulla corretto. Per fortuna c’è Gen che mi adora troppo per farmi del male, vero? –

Sgranò gli occhi azzurri nella migliore delle sue espressioni da cucciolo supplichevole; Gen ridacchiò, scompigliandogli i capelli.

- Certo, ma non farci l’abitudine. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Come è andata con il tema di Trasfigurazione? –

Castiel alzò lo sguardo verso il suo compagno di Casa, abbozzando un lieve sorriso compiaciuto.

- Bene, Oltre Ogni Previsione. –

Annuì, sedendosi sul bracciolo della poltrona, a pochi centimetri dal suo braccio.

Sentendo gli occhi di Rastaban fissi su di sé, inarcò un sopracciglio.

- C’è qualcos’altro che vuoi chiedermi? –

- Diverse cose -, ammise, - ma non credo sia il momento. –

Quell’ultima affermazione l’aveva insospettito non poco.

- E perché non sarebbe il momento? –

- Beh, mi sembra ovvio, stai leggendo no? –

Richiuse il libro di scatto, voltandosi a tre quarti per fissarlo più agevolmente. Questa volta non aveva alcuna intenzione di lasciar perdere la questione; Rastaban Black doveva proprio smetterla di essere così maledettamente ambiguo.

- Il fatto che stessi leggendo non ti ha mai fermato dall’importunarmi mi pare …  Quindi parla, Black. –

- D’accordo, parlo … sei paranoico, Hamilton, e non c’è assolutamente nulla di così urgente da non poter rimandare questa conversazione a un altro momento. –

- Insisto … -

- Ras, sei qui, cominciavo a credere che ti fossi davvero dato malato – esclamò Carinae, facendo capolino dalla porta che conduceva al dormitorio femminile, interrompendo l’arringa con la quale Castiel aveva intenzione di far crollare il compagno di Casa e spingerlo a confessare qualsiasi pensiero fosse passato per quella mente a dir poco incomprensibile.

- La tua insinuazione mi ferisce profondamente, Cara. Sono forse così incline a escogitare modi per svincolarmi dalle promesse da non essere ritenuto attendibile? –

- Detta così è un po’ brutale … ma sì – rispose per lei Castiel, sorridendo beffardo quando il ragazzo si voltò verso di lui sgranando le iridi chiare.

- Farò finta di non averti sentito. –

Il sorriso si allargò ancora di più sul volto di Castiel.

Punzecchiare Rastaban, ribaltando le posizioni per una volta, si rivelava decisamente soddisfacente.

- Meglio così. Non dovete andare a questa fantastica cena? –

- Già -, sospirò con fare melodrammatico Ras, - se non dovessimo tornare … -

- Mi godrò la pace della Sala Comune senza di te che dipingi tragedie e melodrammi in ogni dove. –

Rastaban assottigliò lo sguardo, sforzandosi di ignorare Carinae che rideva palesemente alle sue spalle.

- Lo sai cosa si dice di chi disprezza, vero? –

Dopodichè si voltò, dirigendosi verso l’uscita della Sala Comune, sorridendo soddisfatto nel non sentire alcuna replica provenire dalla poltrona.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- È avvenuto il miracolo, non riesco quasi a crederci – rise Darcy, recuperando le sue cose mentre attendeva che Lilith facesse altrettanto e che si unisse a lei nel cammino lungo i sotterranei.

- Già, Nihal ha misteriosamente deciso di smetterla di cercare il ladro di appunti. Sembra che siano ricomparsi nella Sala Comune circa mezz’ora fa. –

Darcy sorrise con aria furba, facendo accigliare l’amica.

- Non dirmi che c’entri qualcosa tu. –

- Non direttamente. –

- Ma sai chi c’è dietro. –

Sgranò gli occhi, atteggiando il volto nella migliore delle sue espressioni innocenti.

- Cosa te lo fa pensare? –

Lilith scosse la testa, roteando gli occhi davanti a quella scenetta.

- Non sono Leonys, so sempre quando stai mentendo. –

Darcy si strinse nelle spalle, saltando giù dall’ultimo gradino e atterrando nella Sala Comune portando improvvisamente il silenzio tra gli studenti radunati lì.

Come se Lilith l’avesse appellato, la prima persona con la quale incrociò lo sguardo fu proprio lui.

Leonys era vicino all’ingresso segreto, appoggiato al muro, e chiacchierava con una ragazza del quinto anno.

Era una biondina che aveva visto di sfuggita e alla quale come suo solito non aveva mai prestato particolare attenzione.

Un lampo infastidito brillò nelle iridi color ghiaccio vedendolo sorriderle mentre lei scoppiava a ridere.

Lilith le si affiancò, studiandola con attenzione, - Cosa c’è che non va? –

- Nulla. Diamoci una mossa, siamo quasi in ritardo – replicò, recuperando la consueta indifferenza e procedendo a passi decisi verso la coppia ancora intenta a chiacchierare amabilmente. - C’è qualcuno che ha di meglio da fare che stare tutta la sera in Sala Comune a sentirvi cinguettare, perciò che ne dite di alzare i tacchi e farci uscire? –

La ragazza si spostò, bofonchiando qualcosa a mezza bocca che non riuscì a capire, ma il cui senso non era poi così difficile da capire.

Tuttavia, decisa a non fargliela passare liscia, si voltò a fronteggiarla.

- Scusami, temo di non aver sentito bene, cosa dicevi? –

La vide impallidire leggermente sotto il suo sguardo, distogliendolo mentre borbottava che non aveva detto nulla d’importante.

- Esattamente come pensavo – replicò, con un sorriso che persino a se stessa fu chiaramente molto sgradevole, dopodichè uscì insieme a Lilith senza degnare Leonys di un’altra occhiata.

Rimaste sole, Lilith riprese il discorso.

- Dici ancora che non hai nulla? L’hai praticamente sbranata con lo sguardo. Non sarai forse gelosa perché lei e Leonys sembravano molto in confidenza? –

Fece spallucce, evitando di guardarla perché era certa che l’amica avrebbe fiutato la menzogna sul suo volto all’istante.

- Non essere ridicola, Lily, figurati se sono gelosa di Leonys. Può dedicare la sua attenzione a chi preferisce. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

La cena del Club si era rivelata a dir poco piatta.

C’era qualcosa che non quadrava nel modo ostentatamente tranquillo che Salazar sfoggiava mentre chiacchierava con i suoi prediletti su quali fossero le nuove notizie in famiglia, sul posto di lavoro dei genitori o su eventuali nuove potenziali unioni Purosangue.

Appariva assorto, concentrato su altro, e persino Lucifer alla sua destra rispecchiava il suo stato d’animo.

Stephan non conosceva bene nessuno dei due, ma si fidava del suo istinto, specialmente quando lo metteva in guardia da qualcosa.

- Hai notato anche tu che c’è qualcosa di strano, vero? –

Sorpreso, si voltò verso Mordred e annuì.

Loro due non parlavano spesso, né l’avevano mai fatto durante gli anni precedenti, eppure il Serpeverde sembrava pensarla esattamente come lui.

- Sì, ma pensavo fosse solo una mia impressione. –

- No, non direi, se ne sono accorti diverse persone ma sono molto più brave di te a mascherare le emozioni sul loro volto. –

- Da come lo dici, Jenkins, sembra quasi una brutta cosa essere incapace di fingere. –

Il Serpeverde sorseggiò un po’ del suo succo di zucca.

- Non necessariamente, ma di sicuro questo ti rende fin troppo trasparente … e non sempre questo è un bene. –

- E questo che dovrebbe voler dire? –

Tuttavia non ottenne altra risposta perché Mordred tornò a ignorarlo esattamente come aveva fatto per tutti quegli anni e riprese ad ascoltare la conversazione tra Salazar e Beatrix Lestrange, che stava spiegando nel dettaglio il piano di donazioni al Ministero che la sua famiglia stava attuando.

Non avrebbe mai capito certa gente.

Poco ma sicuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

20 settembre

 

 

 

 

 

 

- Sei venuto a spiare gli allenamenti? –

Nihal si voltò verso destra, trovando Coralie a volteggiare vicino alle gradinate in sella alla sua scopa.

- Non sia mai, so quanto diventi competitiva quando si tratta di Quidditch. –

- Non sono poi così competitiva – protestò.

- Sì, competitiva e a dirla tutta anche pericolosa. –

Coralie ridacchiò ripensando all’anno precedente, quando Corvonero aveva battuto Grifondoro e lei aveva messo in atto un vero e proprio sciopero del silenzio nei confronti dell’amico che le era parso fin troppo contento della vittoria.

- D’accordo, magari prendo un po’ troppo sul serio questa storia della vittoria ma sarà una cosa di famiglia. –

E, conoscendo i Moon, Nihal non aveva alcun dubbio in proposito; Coralie doveva dare il massimo sempre e comunque, nessun risultato inferiore sarebbe stato considerato accettabile dai suoi genitori.

- Scherzi a parte, stavo aspettando che finissi di allenarti perché magari avevi voglia di farmi un po’ di compagnia prima di andare a cena. Leonys è con Castiel e Lilith è chiusa in biblioteca a preparare non so quale ricerca supplementare per Pozioni –, arricciò il labbro inferiore in un’espressione da bimbo bisognoso d’attenzioni e Coralie non potè fare a meno di sorridere intenerita di rimando, - Mi hanno lasciato completamente da solo. –

- Povero Ni, abbandonato a un destino di disperata solitudine. D’accordo, dammi il tempo di cambiarmi e sono da te. –

Deviò verso gli spogliatoi, atterrando sul terreno umido, e sfrecciò nello spogliatoio nella speranza che il resto della squadra non arrivasse a rubarle la poca acqua calda a disposizione degli spogliatoi.

La cavalleria sembrava scomparire del tutto dai Grifondoro quando si trattava di scegliere se farsi una doccia calda o una ghiacciata.

Con i capelli dalle punte ancora leggermente umide, Coralie calcò sulla testa il cappello e raggiunse l’amico che l’attendeva ai margini del campo.

Rabbrividì leggermente.

Per essere fine settembre quell’anno l’umidità era alle stelle e il vento freddo che si stava rapidamente sollevando dava l’impressione di essere in inverno piuttosto che in autunno.

- Coraggio, rientriamo al castello, sto congelando. –

Nihal annuì, passandole un braccio intorno alle spalle e attirandola leggermente a sé mentre camminavano lungo il sentiero.

All’occhiata interrogativa della ragazza si limitò a scrollare le spalle.

- Calore corporeo. La squadra di Grifondoro non mi perdonerebbe mai se ti lasciassi congelare. –

Non replicò, accoccolando la testa contro la spalla dell’amico.

O almeno ci provò, perché vista l’altezza considerevole di Nihal non potè fare altro che rassegnarsi ad appoggiare il capo all’altezza del pettorale sinistro e lasciarsi avvolgere da una parte del suo mantello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Samuel assottigliò lo sguardo, cercando di concentrarsi più che poteva.

Gli scacchi erano un gioco di strategia e sembrava proprio che Gertrude riuscisse a prevedere ogni sua mossa prima ancora che potesse anche solo pensarla.

- Ti sei incantato, Sam? –

- Per essere una molto timida diventi tremendamente sicura di te quando stai vincendo. –

Gli rivolse un sorrisetto divertito.

- Ti ricordo che sei tu che hai voluto sfidarmi. –

- Certo, perché non pensavo che fossi una specie di mostro dalle capacità extra sensoriali che mi legge nel pensiero. –

- Sì, come no … o magari è soltanto perché sono molto più brava di te nel gioco degli scacchi. –

- Signorina Ollivander, mi stupisce sempre di più, da dove la tira fuori tutta questa arroganza? –

- Falla finita, Sam, e muovi quel pedone. –

Interdetto, inarcò un sopracciglio.

Adesso aveva la conferma che l’amica gli leggesse nel pensiero.

Come accidenti faceva a sapere che stava effettivamente pensando di muovere il pedone alla sinistra del cavallo?

- Sicura di non essere una Legilimens? –

Gertrude sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

Samuel aveva un vero e proprio talento nel porre domande assurde nei momenti più impensati.

- Per la ventesima volta, Sam. Essere intuitivi non implica essere Legilimens. E no … l’ultima volta che ho controllato non ero una Legilimens. –

- Dicevo solo per essere sicuri, perché in caso contrario non sarebbe stato uno scontro leale. –

Abbandonò l’idea di muovere il pedone e mosse invece il cavallo, che venne prontamente mangiato da quello di Gertrude.

- Ma … -

- Sapevo che dopo che te l’ho fatto presente non avresti mosso il pedone, ma il cavallo. –

- L’hai fatto apposta? – chiese, incredulo.

Annuì sorridendo soddisfatta.

- Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Gertrude Ollivander? –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Il turno di ronda con Lucifer Gaunt era insopportabilmente silenzioso.

Non che lei fosse abitualmente una di quelle persone che nutrivano il disperato bisogno di fare conversazione, ma allo stesso tempo una ronda destinata a essere trascorsa senza aprire bocca aveva la tendenza a sembrare a dir poco infinita.

Vide con la coda dell’occhio che Lucifer si era voltato verso il corridoio buio, l’espressione seria e concentrata, palesemente all’erta.

- Hai sentito qualcosa? –

- Tu hai sentito qualcosa? – rilanciò.

Interdetta Lilith scosse il capo.

- Allora non ho sentito nulla nemmeno io. –

E quello che avrebbe dovuto mai significare, in nome di Rowena?

- E allora perché … -

- Credevo di aver sentito qualcosa, ma se a te non è successo allora è evidente che mi sbagliavo – tagliò corto.

- Oppure hai un udito più fino del mio e dovremmo andare a controllare. –

- Non credo che sia necessario – obiettò, ma si rese conto all’istante che la ragazza non gli avrebbe mai dato retta.

E infatti Lilith era già partita, puntando in direzione del corridoio buio a mezzo metro da loro.

Dannazione a lei e alla sua testardaggine, sbuffò rassegnandosi a seguirla.

 

Sangue.

 

Scosse la testa, scacciando via quella parola.

Doveva essersi suggestionato, perché Lilith continuava a camminare come se nulla fosse.

Raggiunsero l’ingresso del bagno delle ragazze.

- Non c’è nessuno – annunciò Lilith, affacciandosi per controllare nei vari cubicoli.

 

Sangue.

 

Stava andando fuori di testa, non c’era alcun dubbio.

Poi, d’istinto, posò lo sguardo verso i lavandini e individuò un rubinetto dalla forma a dir poco singolare.

Un serpente.

Un’idea gli passò rapidamente per la mente.

Era folle, sconsiderata, e a dir poco assurda.

Eppure aveva un senso.

Una voce che solo lui sentiva.

Un rubinetto a forma di serpente.

- Andiamocene. La ronda è quasi finita e qui non c’è nessuno, non ha senso rimanere. –

Per qualche grazia concessa da Merlino Lilith lo seguì senza protestare.

Sperava di sbagliarsi, ma aveva davvero bisogno di parlane con Salazar.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Eccoci qui, dopo un’attesa a dir poco indegna, con il nuovo capitolo.

Spero che vi sia piaciuto.

Ci vediamo al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 ottobre

 

 

 

 

 

 

- Ti ha morso un Vermicolo? Non riesci a stare fermo – sussurrò Beatrix, osservando l’amico stranamente agitato durante la lezione di Trasfigurazione.

E dire che solitamente sedeva composto, prestando attenzione a ogni minimo appunto che lasciava le labbra dei loro insegnanti.

- È che non vedo l’ora che finisca la lezione. Devo parlare con Salazar. –

Aveva cercato di parlare con suo zio per quasi due settimane, ma sembrava che quando non era a lezione Salazar sparisse nel nulla.

Lo aveva aspettato fuori dallo studio, davanti alla porta della sua camera privata, e persino prima delle lezioni ma per un motivo o per l’altro non era mai riuscito a incrociarlo da solo.

Se fosse stato un pizzico più paranoico avrebbe detto che lo stava evitando volutamente.

- Di cosa devi parlargli? –

Scrollò le spalle.

- Una cosa … potrebbe anche non essere nulla, ma volevo sentire prima la sua opinione. –

Beatrix alzò gli occhi al cielo, roteandoli scocciata.

Ed eccoci nuovamente con quella storia.

Lucifer che continuava a essere maledettamente enigmatico.

Si voltò dietro di sé, lanciando un’occhiata eloquente a Castiel che sedeva accanto a Leonys.

Sembrava che anche loro due fossero in preda a qualche conversazione particolarmente intensa, perché impiegarono un paio di secondi a rendersi conto che li stava fissando.

- Che succede? –

- Che prima o poi noi due ci ritroveremo con un amico in meno perché lo strangolerò con le mie mani … o lo Crucerò finchè non dirà ogni singola cosa che gli passa per la testa – replicò.

Scuotendo la testa con un sorriso divertito sul volto, Castiel replicò: - Non mi dici nulla di nuovo, Trix. Se vuoi ucciderlo uccidilo e basta, al limite ti aiuterò a nascondere il cadavere. –

Mentre la ragazza si voltava di nuovo per seguire la lezione, Leonys tamburellò sul banco con la punta della piuma.

- Fossi in te non le darei idee di quel tipo, secondo me è più che seria quando dice che le vorrebbe mettere in pratica. –

- Probabile, ma finchè non ce l’ha con me è tutto a posto. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Kenna osservò la sua copia del calendario delle partite.

La prima dell’anno sarebbe stata contro i Serpeverde; cominciava a credere che Godric e Salazar lo facessero a posta a far cominciare l’anno facendo fronteggiare le due Case.

Sfortunatamente per loro al momento era Serpeverde a detenere il maggior numero di coppe delle Case.

Ma era più che mai determinata a ribaltare il risultato, se non altro per vedere quel sorrisetto soddisfatto cancellarsi dal volto di suo fratello.

Genevieve e Arhelle fecero passare gli sguardi dall’amica a Etamin, che giocherellava distrattamente con il modellino di un campo da Quidditch.

- Siete quasi inquietanti quando vi comportare così – osservò la ragazza dai capelli castani, pescando una gelatina dal sacchetto che aveva appoggiato sul banco della biblioteca.

L’anziana bibliotecaria tossicchiò eloquentemente, facendole capire che il divieto di consumare alimenti all’interno della biblioteca si estendeva anche alle gelatine.

Con una scrollata di lunghe onde castane, Arhelle continuò imperterrita a ingoiare una gelatina dopo l’altra con crescente rapidità.

Aveva intenzione di mandarne giù il maggior numero possibile prima di vedersele requisire e finire in punizione.

- Bene, perché se perdiamo questa partita diventerò tremendamente incline a commettere un brutale omicidio – la rimbeccò Kenna.

Genevieve fece tintinnare le unghie perfettamente curate sul resistente legno.

- Piuttosto, dov’è finita Coralie? –

Effettivamente non era da lei perdersi un incontro strategico alla vigilia di una partita importante come quella.

Come per rispondere alla sua domanda, la mora fece la sua comparsa al fianco di Nihal.

Etamin inarcò un sopracciglio, perplesso.

- Ci siamo guadagnati un ottavo giocatore e io non ne sapevo nulla? –

Con un sorrisetto ironico, Nihal replicò: - Tranquillo, cugino, non ho intenzione di spiare i vostri schemi. Ho solo accompagnato Cora e penso ne approfitterò per studiare un po’ – concluse, occhieggiando verso il tavolo libero accanto al loro.

Mentre Nihal recuperava i libri dalla sua borsa, Genevieve si sporse leggermente verso Coralie e le sussurrò all’orecchio: - C’è nulla di cui vuoi parlarci? –

Coralie scrollò le spalle.

- Non capisco a cosa ti riferisci. –

Già, ultimamente c’erano molte persone che non capivano quello che veniva loro detto, considerò maliziosamente mentre osservava nuovamente quei due.

C’era qualcosa che bolliva nel calderone, se lo sentiva.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Carinae osservò sconsolata le vesciche sulle mani.

Faceva ancora troppo caldo per indossare i guanti in pelle di drago, ma la conseguenza disastrosa era stata quella di scorticarsi le dita sul legno del manico di scopa.

- Dovresti metterci un po’ di questa roba – le suggerì Rastaban, porgendole un unguento che teneva nella sua sacca da Quidditch.

Lo prese, annusandolo circospetta.

- Cosa dovrebbe essere? –

- Un composto emolliente, risana la pelle in fretta – replicò.

Svitò il tappo, percependo una zaffata disgustosa.

- Roba da voltastomaco. –

- Coraggio, non fare la femminuccia, ti sentirai meglio dopo – le assicurò.

Controvoglia, spalmò il composto con cura su ogni singola vescica.

Effettivamente la pelle stava già cominciando a rimarginarsi.

- Forte, l’hai inventato tu? –

Rastaban annuì mentre camminavano in direzione del castello.

Fu allora che un rumore attirò la loro attenzione.

Sembrava quello di uno scontro in atto, accompagnato dalle grida di due donne.

Percorsero in fretta la distanza che li separava dall’atrio del castello, trovandosi davanti Salazar e Godric impegnati in un duello senza esclusione di colpi.

Darcy li raggiunse, pallida in volto per l’agitazione.

- Nessuno sa cosa sia successo, ma hanno cominciato a lanciarsi incantesimi da una parte all’altra senza apparente motivo – spiegò trafelata.

Decine di studenti assistevano alla scena, ma i due Fondatori sembravano del tutto incuranti e continuavano a duellare, ignorando allo stesso tempo Helga e Rowena che li invitavano a mettere un freno a quella follia.

Alla fine un incantesimo particolarmente violento colpì in pieno petto Salazar, disarmandolo e mandandolo gambe all’aria.

Rimessosi in piedi a fatica, il Fondatore recuperò la bacchetta e marciò furiosamente all’interno della scuola.

- Non promette nulla di buono –, considerò Darcy, - proprio nulla di buono. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Scusate per il ritardo, ma sto girando come una trottola e credo che fino a fine mese la situazione rimarrà invariata.

Il capitolo è breve, ma solo di passaggio.

Nel prossimo vedremo come evolveranno le cose e scoprirete un po’ di più su Lucifer.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

 

 

 

 

 

 

2 ottobre

 

 

 

 

Lucifer si fece largo tra la folla, avanzando a passo di carica, diretto verso le stanze personali di suo zio.

Questa volta non sarebbe riuscito a ignorarlo, non glielo avrebbe permesso.

Gli doveva delle spiegazioni.

Entrò senza bussare, trovandolo intento a infilare indumenti ed effetti personali nei due immensi bauli ai piedi del letto a baldacchino dagli intarsi d’argento a forma di serpente.

- Te ne vai? –

Suo zio si voltò verso di lui, sorpreso dall’inflessione nella voce di Lucifer.

Probabilmente si era aspettato la rabbia, forse persino l’astio per essere stato tagliato fuori, ma di certo non lo sgomento e il tono di chi era ferito nel profondo dall’essere stato tagliato fuori dalle sue decisioni.

- Ovviamente. Hogwarts non è più il posto per il quale ho tanto lavorato. –

- E se non fossi venuto a cercarti te ne saresti andato senza dirmi nulla? –

- Ti avrei lasciato una lettera – replicò, accennando alla busta sullo scrittoio.

- Ma che magnanimità – ironizzò, storcendo il naso.

- Non siamo esattamente la tipica famiglia da baci e abbracci, Lucifer, dovresti averlo notato nel corso di questi diciassette anni. –

- Credevo che potessi contare su di te – rilanciò, sentendo nuovamente la rabbia crescere dentro di lui.

Con quella sensazione si sentiva molto più a suo agio che con la malinconia dell’abbandono.

Salazar aveva ragione, i Gaunt non erano una famiglia di sentimentali.

- Prima di andartene ho bisogno che tu risponda ad una mia domanda. –

- Chiedi pure e se posso risponderò. –

- Ho sentito qualcosa di strano mentre ero di ronda con la Shaw. All’inizio sembrava un ronzio, quasi un sibilo, e poi le parole sono diventate sempre più chiare. È possibile che ci sia qualcosa all’interno del castello … qualcosa che parla Serpentese? –

Suo zio non rispose, limitandosi a stringersi nelle spalle.

- Potresti averlo immaginato. –

- Zio … -

- O potrebbe davvero esserci qualcosa nel castello. Non sei in pericolo, se è questo quello che ti preoccupa. –

- E tutti gli altri? –

- Gli altri immagino che dovranno imparare a guardarsi alle spalle quando camminano per il castello – fu la criptica risposta, dopodichè Salazar fece levitare i bauli dietro di sé ed uscì dalla stanza, incurante dei richiami del nipote.

 

 

 

 

 

 

 

15 ottobre

 

 

 

 

 

Aveva passato le successive due settimane a cercare di capire cosa fosse stato nascosto nel castello dallo zio, ma non riusciva a capire quale tipo di creatura fosse né dove si trovasse.

- C’è qualcosa che non va? –

La voce di Lilith Shaw lo riscosse dai suoi pensieri.

Scosse il capo, le iridi color carbone assottigliate.

- Nulla che ti riguardi, Shaw. –

Lilith sbuffò, oltrepassandolo e bloccandogli il cammino. Incrociò le braccia al petto e lo fissò con espressione risoluta.

- Non sono una stupida, Gaunt, perciò non trattarmi da tale. –

- Non penso che tu sia stupida – replicò prima ancora di rendersi conto di aver aperto bocca.

Ed effettivamente era la verità.

La testardaggine della Shaw certe volte lo innervosiva, ma era una ragazza sveglia e pattugliare la scuola in sua compagnia non era certo la cosa peggiore che gli fosse capitata.

- Stavi pensando a tuo zio? – gli chiese allora, più gentilmente, - è normale se lui ti manca. –

- Non mi manca, è solo che quando se ne è andato mi ha detto una cosa e sto cercando di capire cosa intendesse. –

- Magari posso darti una mano – propose, esitante.

- No. –

Rimpianse all’istante di essere stato tanto secco nella replica, perché lo sguardo della ragazza si rabbuiò all’istante.

- Intendo dire che potrebbe essere qualcosa di pericoloso. La mia famiglia non è esattamente molto normale -, ammise imbarazzato, - e non voglio che qualcuno si faccia male. –

- Anche tu puoi farti male come chiunque altro. Forse non te ne sei accorto, ma sei fatto di ossa e carne come tutti noi –, ironizzò, - perciò parla. –

- D’accordo -, cedette ben consapevole che non avrebbe mai lasciato perdere, - mio zio ha detto che aveva lasciato qualcosa all’interno del castello e che io non sarei stato in pericolo ma tutti gli altri sì. –

Lilith sgranò gli occhi, inorridita.

- Hai idea di cosa si tratti? –

- Mezza idea. Credo che sia qualche creatura serpentiforme, perché un paio di settimane fa l’ho sentita sibilare all’interno del castello. –

- Quando mi hai chiesto se io non avessi sentito nulla e poi hai fatto finta di nulla – riflettè la Corvonero.

Annuì.

- Se tuo zio l’ha convocato allora tu puoi sbarazzartene, no? Anche tu sei un Rettilofono. –

- Non certo uno bravo come lui. Se si tratta di manipolare bisce e vipere, persino un pitone o un cobra, allora non ci sono problemi. Una creatura più grande? Non lo so – ammise.

- Perciò mi stai dicendo che potenzialmente abbiamo un grosso e omicida serpentone per il castello e non lo sa nessuno tranne noi due? –

Annuì, sospirando.

- È esattamente quello che ti sto dicendo. E aggiungo che non puoi dirlo a nessuno finchè non ne sono certo. –

Lilith sgranò gli occhi, incredula.

- Ma … -

- Niente ma, Shaw. Promettilo. –

- D’accordo -, cedette, - terrò il segreto, ma voglio partecipare attivamente alle indagini. –

- Se proprio non c’è altra alternativa … -

- Non c’è – assicurò risoluta.

In nome di Merlino e di tutti i Fondatori, quella ragazza sì che sapeva essere ostinata.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Avete visto Mordred da qualche parte? –

Genevieve alzò lo sguardo dal tema di Trasfigurazione e scosse il capo.

- Da queste parti no, è da ieri in realtà che non lo vedo. –

- Lo stesso -, aggiunse Arhelle, - non ho la minima idea di dove si sia cacciato. Perché lo cercavi? –

- Dovevamo vederci per lavorare a un progetto di Incantesimi, ma non si è visto. Immagino che se lo sia dimenticato – replicò Kenna, lasciandosi cadere di peso sul divano della Sala Comune.

- Et dov’è? – aggiunse poi, osservando le due ragazze immerse nello studio.

- Sarà scappato come suo solito quando si tratta di studiare -, considerò Gen con un sorrisetto, - è sempre il solito. –

- Ah, ma se spera di copiare di nuovo da me può scordarselo. –

Alle parole di Arhelle fece immediato seguito la comparsa della sagoma alta e muscolosa del loro amico, che fece capolino da lungo la scala che portava al dormitorio maschile.

- Questo è profondamente ingiusto, io ero semplicemente a farmi una doccia. –

- Quindi non stavi cercando di evitare i compiti? –

Scosse il capo con decisione. – Calunnia e maldicenza. Vi sembro forse il tipo che sparirebbe lasciandovi a fare tutto il lavoro sporco? –

- Senza esitare nemmeno un istante – confermò Kenna, mentre le altre due ridevano annuendo a loro volta.

- Sono profondamente indignato. –

- Indignati quanto vuoi, ma io i compiti non te li passo. –

Etamin gonfiò le guance e arricciò le labbra in una buffa espressione scocciata che ebbe il potere di far dipingere un sorriso intenerito sulle labbra della rossa.

- Gen, non lasciarti abbindolare, il male sa assumere strane forme – le ricordò Arhelle, dandole una lieve gomitata.

- Giusto … mi spiace Et, ma dovrai cavartela da solo. –

Con l’ennesimo sbuffo indignato, Etamin ripercorse tutta la rampa di scale mormorando tra sé e sé quanto fosse ingiusta la sua vita e come le sue amiche fossero completamente insensibili nei confronti di un povero ragazzo bisognoso di cure e attenzioni.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

- Hanno già deciso chi prenderà il posto di Salazar come docente di Pozioni? –

Rastaban scosse il capo. – Ancora no, ma immagino che per il momento sarà Rowena a farci lezione visto che è quella più versata nell’arte delle pozioni.

- Che somma gioia – sbuffò ironicamente, riprendendo a contemplare le fiamme che guizzavano nel caminetto.

- Perché non lo chiedi a Lucifer? Voi due siete inseparabili e lui saprà certamente cosa passa per la testa di quel matto di suo zio. –

Castiel corrugò la fronte davanti al tono del compagno di Casa.

Solitamente Ras non era così critico nei confronti di Salazar, malgrado sapesse bene che non approvava neppure del tutto i modi di fare del loro Capo Casa.

- Quello che sta succedendo non è colpa di Lucifer. –

- Mai detto il contrario. –

- Ma il tono era decisamente insinuante. –

Rastaban sbuffò a sua volta, con cipiglio altezzoso. – Non essere paranoico Hamilton, ti assicuro che il mio mondo non gira minimamente attorno a Gaunt né a quello che lo riguarda. –

- Eppure non riesco a togliermi dalla testa l’idea che tu sia ingiustamente prevenuto nei suoi confronti, correggimi se sbaglio. –

- Non sbagli -, riconobbe, - e se non fossi così ciecamente legato alla tua idea di indissolubile amicizia te ne accorgeresti anche tu. C’è qualcosa di strano nei Gaunt, quasi una tara di famiglia oserei dire, perciò permettimi di essere quantomeno poco convinto della completa innocenza e sanità mentale del tuo amico. –

- C’è chi direbbe che anche i Black non sono una delle famiglie più equilibrate del mondo magico. Non era tua zia quella che appendeva teste di Babbani nel capanno di caccia? –

Arricciò appena le labbra sottili. – Ah, sì, l’adorabile zia Calliope. Immagino che un matto per famiglia sia d’obbligo. –

Castiel attese che il ragazzo aggiungesse qualcosa, ma le labbra del bel Black rimasero sigillate come a testimoniare il suo scarso interesse nel proseguire quella conversazione.

Quando Castiel fece per alzarsi dal divano, venne tuttavia richiamato dalla sua voce.

- Cerca solo di tenere gli occhi aperti, a volte gli errori di valutazione sono molto più frequenti di quello che credi. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Coralie? –

- Con Brandon – rispose distrattamente Darcy senza preoccuparsi di alzare lo sguardo dalla ciocca di capelli che stava esaminando alla ricerca di qualche imperfezione.

- Nihal? –

- Non ne ho idea. –

- E Lilith? –

Questa volta Darcy alzò lo sguardo per lanciargli un’occhiataccia.  – Ti sembro forse una maledetta agenda personale? Se proprio vuoi sapere dove sono finiti puoi sempre andarli a cercare di persona. –

- Qualcuno si è alzato con il piede sbagliato – replicò Leonys, sedendole accanto con disinvoltura e appoggiando il braccio sullo schienale del grande divano in pelle nera.

- Puoi giurarci. Non hai nulla di meglio da fare che dare il tormento a me? –

- Ah, allora non è questione di piede sbagliato … ce l’hai proprio con me. E potrei sapere il motivo? –

- Scarsa sopportazione? Incompatibilità caratteriale? Scegli pure tu. –

Si voltò del tutto verso di lei, osservandola per una manciata di secondi prima di giungere alla sua conclusione.

- Oppure ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio … ma non riesco a immaginare cosa sia. –

Darcy fece spallucce.

- Prova a chiederlo a qualche bella biondina impressionabile, potrebbe trovare la risposta – replicò, alzandosi dal divano e marciando risolutamente verso il dormitorio femminile.

Leonys rimase seduto a seguirla con lo sguardo.

C’era la possibilità nemmeno troppo remota che Darcy fosse gelosa di lui, considerò sorpreso e allo stesso tempo soddisfatto, quello sì che apriva tutta una nuova serie di possibilità a quella storia.

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Carinae alzò lo sguardo verso il fratello, che continuava a sfuggire il contatto visivo.

- Ti ho fatto una domanda semplice, Ni. –

Già, forse per chiunque altro o in qualsiasi altra circostanza lo sarebbe stata, ma non di certo per lui.

Nulla che riguardasse Coralie era facile da un po’ di tempo a quella parte.

- Vuoi che ti ripeta la domanda? Magari era troppo difficile – lo prese bonariamente in giro.

- Spiritosa. Ho capito benissimo la domanda è solo che non conosco la risposta. –

- Bugiardo. Lo vedo nei tuoi occhi che sai rispondere, è solo che hai troppo paura di ammetterlo persino a te stesso. –

Sospirò, passandosi una mano sul volto.

- D’accordo, ma … -

- Guarda, eccola che arriva. Coralie – la chiamò Carinae, alzando una mano per attirare l’attenzione della Grifondoro e ignorando l’occhiata assassina del fratello.

- Coralie, mio fratello deve dirti una cosa – insistè, non contenta.

E Nihal meditò seriamente di uccidere sua sorella e diventare finalmente fratello unico.

Perplessa, la ragazza si avvicinò a loro con un sorriso.

- Di cosa si tratta? –

- Ecco, io … - bofonchiò, cercando maldestramente di trovare una scusa.

Stava giusto per mormorare qualcosa d’insensato e scappare via quando sentì un urlo riecheggiare nel corridoio accanto al loro.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Gertrude si coprì il volto con le mani mentre sentiva le braccia di Stephan cingerla a sé e batterle ritmicamente sulla schiena in una lenta carezza per calmarla.

Samuel era intento a raccontare ai professori e agli studenti sopraggiunti sul posto cosa era successo.

Stavano rientrando dalla biblioteca quando erano passati per quel corridoio per tagliare e arrivare in Sala Grande in tempo per la cena quando erano stati attratti da un rumore simile a un tonfo.

Avevano deviato dal percorso iniziale, trovandosi in un’ala particolarmente buia del piano.

Inizialmente mettere a fuoco quello che si trovava sul pavimento era stato difficile, ma mano a mano che si avvicinavano alla sagoma i contorni cominciavano a essere più definiti finchè Gertrude non aveva capito cosa fosse.

Un corpo.

Un cadavere.

Mordred Jenkins, rigido e freddo come il ghiaccio, con dipinta sul volto un’espressione di puro orrore.

L’urlo era sgorgato con naturalezza dalla gola di Gertrude e per un attimo aveva temuto di svenire, ma Stephan l’aveva stretta a sé con decisa fermezza e non l’aveva abbandonata nemmeno per un secondo.

Cominciava lentamente a calmarsi, mentre Samuel ultimava i dettagli del racconto, quel tanto che bastava per studiare le espressioni sul volto dei tre Fondatori.

Sembrava quasi che si aspettassero una cosa del genere.

Ma cosa, in nome di Merlino, poteva mai portare un mago a morire in quel modo?

- Tornate tutti nei vostri dormitori e non uscite per nessun motivo al mondo. La cena verrà servita nelle rispettive Sale Comuni – sentenziò alla fine Godric, mentre Rowena muoveva la bacchetta in direzione del corpo di Mordred e lo faceva levitare dietro di lei.

- Ma … - provò a protestare Samuel, desideroso di ottenere risposte.

- Nessun ma, signor Stoker, faccia come le è stato detto – l’anticipò Helga.

Chinando il capo con rassegnazione, Samuel si affiancò ai due amici e raggiunse con loro il dormitorio di Tassorosso.

- Loro sanno cosa è successo. –

Stephan annuì. – Ovvio che lo sanno, ma non ci diranno mai di cosa si tratta per evitare allarmismi. –

- Secondo me anche Gaunt sa di cosa si tratta, aveva una faccia più inquietante del solito. –

Gertrude sbuffò, corrugando la fronte.

- Niente teorie complottistiche, Sam, non è proprio il momento. –

- D’accordo, ma quando si scoprirà che le cose stanno esattamente così dirò “io ve l’avevo detto” – li avvisò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come avete notato cominciamo a mietere vittime anche in questa storia, sembra che ultimamente la maledizione degli autori scomparsi si sia abbattuta sulle mie storie. Nella fattispecie si tratta come penso avrete capito tutti di Mordred Jenkins che non ha fatto proprio una bella fine.

Spero che non si decimino anche qui i personaggi, perché mi seccherebbe alquanto riaprire le iscrizioni anche in questa storia.

Al prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Comunicazione di servizio:

Essendoci stata un’altra scomparsa con conseguente morte dell’OC ed avendo ridotto il numero da 9 OC a solo 7 ho deciso di riaprire le iscrizioni. Le schede andranno inviate entro il 28 ottobre. Selezionerò come minimo 1 ragazzo e 1 ragazza, ma non è da escludere che possa selezionare anche più di due personaggi … dipende da quanto le loro schede mi intrigheranno. Per quanto riguarda le Case avete libera scelta visto che i personaggi sono distribuiti in modo più o meno equo.

Trovate le informazioni sulla scheda e su ciò che è accettato o meno nel Prologo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

31 ottobre

 

 

 

 

 

 

Lucifer trovò Lilith ad attenderlo fuori dalla Sala Comune di Serpeverde. Era appoggiata al muro del sotterraneo, con le braccia incrociate al petto, e tamburellava con un piede sul pavimento.

- Ce ne hai messo di tempo. –

Inarcò un sopracciglio, ironico. – Perdonami, non avevo realizzato che avessimo un appuntamento. –

- Era ovvio che lo avessimo. A che punto sei con lo studio sul grosso coso strisciante? –

- Nelle ultime due settimane ho esaminato praticamente ogni volume contenente le specie di rettili e sono ormai sicuro al cento per cento che si tratti di un Basilisco. Uno completamente fuori controllo, aggiungerei visto che mio zio ha lasciato il castello e non ha più una guida. –

- Ma ci sei tu. –

- Ne abbiamo già parlato. Per quanto sia lusingato dalla tua alta considerazione nei miei confronti, non sono neanche lontanamente un Rettilofono dotato come lui. –

- Quindi stai dicendo che dovremmo semplicemente starcene qui con le mani in mano ad aspettare che muoia qualcun altro? –

- Suona pragmatico, ma sì. Per il momento non sappiamo come affrontarlo perciò non ci resta che cercare di limitare i danni. Con il coprifuoco istituito dai Fondatori siamo avvantaggiati. –

Con la fronte aggrottata, Lilith considerò: - Ma questa notte è Halloween, saranno tutti in Sala Grande per i festeggiamenti, non c’è alcuna sicurezza che qualcun altro non venga attaccato. –

- I rischi del mestiere -, scrollò le spalle, - non guardarmi così. Se cerchi qualcuno che ti tenga la mano e ti dica che tutto andrà bene guardi nella direzione sbagliata. –

- Lucifer … -

La zittì con la mano, indicando con il capo la direzione dalla quale proveniva il rumore di passi in avvicinamento.

Beatrix e Castiel fecero capolino da dietro l’angolo, soffermandosi brevemente sulla figura della Corvonero celando in minima misura la loro sorpresa nel trovarli intenti a conversare.

Effettivamente per chi non sapesse cosa stavano facendo poteva sembrare un incontro romantico nella tranquilla riservatezza dei sotterranei.

Fu Castiel a rompere il silenzio, sorridendo lievemente.

- Interrompiamo qualcosa? –

- No, stavamo parlando di come organizzare la prossima ronda –, mentì prontamente Lucifer, - ma la Shaw se ne stava andando. –

Recependo il messaggio, Lilith gli rivolse una lunga occhiata penetrante e dopo un rapido cenno del capo con i due nuovi arrivati si allontanò accompagnata dal ticchettio dei passi lungo il corridoio.

- Allora, che combinavate veramente? –

- Te l’ho già detto, Trix, stavamo organizzando le ronde. –

- Eppure sembravate piuttosto complici … molto misteriosi – considerò lei, ammiccando.

- Devo andare in biblioteca, ci vediamo alla festa – tagliò corto, ignorando le occhiate dei due amici e ripercorrendo la strada lungo la quale era scomparsa Lilith.

- C’è decisamente qualcosa che non va. –

- Già e confesso che in parte sono spaventata –, ammise Beatrix, - non vorrei che si cacciasse nei guai … dopo Jenkins e tutta quella storia. –

- Lucifer sa badare a se stesso. –

- Lo spero, Cas … lo spero davvero. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Sei stupenda con quel vestito, su chi vuoi fare colpo? – chiese Arhelle, osservando il riflesso di Genevieve nello specchio.

La ragazza indossava un abito verde smeraldo che faceva risaltare ancora di più le lunghe ciocche rosse e gli occhi castani screziati di piccole pagliuzze.

Arrossì lievemente, distogliendo lo sguardo.

- Su nessuno, avevo solo voglia di essere carina. –

Scettica, l’amica decise di lasciar perdere il discorso e concentrarsi sull’acconciatura in cui stava racchiudendo le sue onde solitamente scarmigliate.

Kenna era seduta sul bordo del letto con indosso un paio di semplici pantaloni in pelle di drago, alti stivali dello stesso materiale che le arrivavano alle ginocchia, e un corpetto di pizzo rosso con delicati intarsi neri a decorarlo.

- Hai davvero intenzione di scendere alla festa così? –

- Lo sai che non metto vestiti, Gen. –

Già, le uniche volte in cui Kenna Hamilton era stata vista con un abito indosso risalivano a quando aveva tre anni ed era ancora troppo piccola per ribellarsi ai tentativi della nonna paterna di agghindarla come una bambolina.

- A me piace, è aggressivo e sensuale. È decisamente da lei – aggiunse Arhelle, riuscendo finalmente ad assicurare i capelli nella lunga treccia laterale.

- Direi che ci siamo … possiamo scendere o Etamin ci darà definitivamente per disperse. –

Con una risata uscirono dalla stanza che dividevano una dopo l’altra, richiudendosi la porta alle spalle.

Mentre percorrevano i gradini che le separavano dalla Sala Comune di Grifondoro, Genevieve sentì distintamente su di sé un paio di occhi azzurri che la seguivano nella sua avanzata.

Volse appena lo sguardo, incrociando il volto di Etamin.

La guardava in modo strano, come se avesse realizzato qualcosa per la prima volta nella vita.

Gli sorrise, sforzandosi di non arrossire sotto l’intensità del suo sguardo, e il suo cuore perse un battito quando lui ricambiò il sorriso.

Sentì le labbra stirarsi ancora di più.

Probabilmente doveva avere un’espressione a dir poco ingiustificatamente raggiante ma in quel momento la cosa non le interessava affatto.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Come mai non vai dal tuo bello? Credevo che il ballo fosse l’occasione che stavi aspettando – chiese Darcy, sorseggiando il suo calice di vino elfico.

- Diciamo che c’è stata una piccola discussione – ammise.

- Del tipo? –

- Un piccolo battibecco su Lucifer Gaunt. –

- Ahia, il migliore amico è sempre un tasto dolente. –

- Non dirlo a me. Giuro che se non si comportassero come fratelli … -

- Saresti geloso? – lo interruppe Carinae, scambiando un’occhiata d’intesa con l’amica che ridacchiò.

- Non essere ridicola. Noi Black non siamo mai gelosi. –

Carinae roteò gli occhi al cielo. – Questo sì che è buffo, perché sebbene appartenga alla famiglia la cosa non mi risulta affatto. Anzi, noi Black tendiamo a essere molto possessivi con le persone a cui teniamo. –

Rastaban sventolò una mano a mezz’aria come a dire che non desiderava prolungare ulteriormente la conversazione.

- A proposito di bei tipi -, aggiunse d’un tratto il ragazzo, - Leonys sta venendo dritto verso di noi e non credo proprio che abbia interesse a parlare con me o con Cara. –

- Concordo -, convenne la Serpeverde, - ed è per questo che ti lasciamo a chiacchierare con lui da sola. –

Si allontanarono tenendosi a braccetto e ignorando il commento sibilato da Darcy: “Che razza di serpi”.

Rimasta sola non le rimase che prepararsi a fronteggiare il compagno di Casa.

- Non dovresti essere con Castiel? Voi due di solito siete inseparabili. –

- Dovevo chiarire una questione – replicò.

- Ah, sì? Allora non ti trattengo oltre. –

Fece per allontanarsi, ma la mano del biondo si chiuse delicatamente sul suo polso e la trattenne lì.

- Non fingere di non sapere che la questione che devo chiarire è con te. –

- Non mi risulta … -

- A me invece sì. Non ti lascerò andare via come tuo solito, Darcy, perciò smettila di scappare via. –

Sospirò in modo plateale, inarcando un sopracciglio e battendo il piede a terra con impazienza.

- D’accordo, allora coraggio: parla. –

- Non so cosa ti abbia fatto né perché tu sia sempre sfuggente con me, ma è una situazione che mi fa andare fuori di testa. Perciò adesso dimmi cosa ti passa per la testa e chiariamo una buona volta quello che succede tra di noi. –

- Tra di noi non … -

- Non dire che non succede nulla, perché sappiamo entrambi che non è così – l’anticipò.

- Mi piaci, va bene? E la cosa mi spaventa, perché non sono abituata a lasciarmi coinvolgere emotivamente dalle persone. Soddisfatto? – gettò la verità dritta in faccia al ragazzo prima che il suo freddo autocontrollo le impedisse di fornire una motivazione.

- Sì, molto – confermò, afferrandola per i fianchi e baciandola con passione.

La sentì irrigidirsi e per un attimo temette che sarebbe scappata via, ma l’incertezza venne spazzata via dalle braccia di lei che gli cingevano il collo mentre rispondeva al contatto.

- Non farmene pentire – mormorò a fior di labbra, le iridi chiarissime che si specchiavano in quelle di lui.

- Mai. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Samuel seguì con lo sguardo Gertrude e Stephan che ballavano al centro della pista. Cominciava a sospettare che tra quei due stesse sbocciando qualcosa che andava oltre l’amicizia, ma finchè non ne avesse avuto le prove non avrebbe potuto sbilanciarsi affrontandoli.

Non che gli dispiacesse, erano due brave persone e due ottimi amici, si meritavano a vicenda.

Stava giusto meditando su come riuscire a far ammettere loro i rispettivi sentimenti quando una voce maschile che chiedeva aiuto riecheggiò nella Sala Grande.

La prima a reagire fu Carinae, che scattò verso l’uscita con Leonys ed Etamin al seguito. Fu solo in quel momento che Samuel realizzò che l’urlo era di Nihal; nessun altro se non il fratello avrebbe potuto far scattare in quel modo Carinae.

Il resto della Sala era rimasto paralizzato finchè i Fondatori non avevano intimato a tutti loro di tornare immediatamente nei dormitori.

Samuel vagò con lo sguardo alla ricerca di chi altri mancasse.

Stephan e Gertrude erano ancora abbracciati, il volto di lei spaventato, mentre Kenna e Castiel si erano ricongiunti all’istante ad Arhelle e Genevieve. Beatrix era allarmata e si guardava a sua volta intorno mentre Rastaban e Darcy fissavano con aria tormentata la porta dalla quale era scomparsa Carinae. Quello che però lo sorprese fu la reazione di Lucifer e ancora più quella di Lilith.

La ragazza infatti guardava il Caposcuola di Serpeverde con un cipiglio severo sul bel volto come se sapesse perfettamente cosa stava succedendo.

Lo sapeva, aveva avuto ragione fin dal momento in cui avevano trovato il corpo di Mordred Jenkins.

Lucifer Gaunt sapeva cosa stava succedendo … e inaspettatamente lo sapeva anche Lilith Shaw.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

1 novembre

 

 

 

 

- Ni … -

Il ragazzo alzò appena lo sguardo dalle fiamme che crepitavano nel caminetto ardente, attirato dalla voce della sorella.

C’era dolore e persino la traccia di lacrime represse nelle iridi grigie di Carinae.

Era raro vederla piangere eppure bastava il dolore del fratello per innescarle una reazione come quella. Nihal se ne stupiva ogni volta, ma in quell’occasione egoisticamente non riusciva a distogliere l’attenzione dal dolore che provava lui.

Era uscito dopo mezz’ora passata inutilmente ad attendere l’arrivo di Coralie. Aveva persino parlato con Brandon, che gli aveva detto che Coralie sarebbe arrivata con un po’ di ritardo e che lo aveva mandato intanto a godersi la festa.

Appena uscito si era reso conto che c’era qualcosa che non andava affatto bene. Aveva trovato il corpo di Coralie a pochi metri dall’ingresso della Sala Grande, freddo e gelido come era stato quello di Mordred Jenkins.

E il cuore gli era andato definitivamente in pezzi.

- Mi dispiace così tanto. –

I genitori di Coralie erano venuti a portare via il corpo della figlia appena un’ora prima. La barella improvvisata coperta dal lenzuolo bianco levitava dietro di loro mentre uscivano dal castello, il signor Moon con espressione funerea sul volto e la signora Moon che singhiozza disperata.

- Lo sai che per qualsiasi cosa sono qui, vero? – insistè Carinae, incurante del mutismo del fratello.

Annuì appena.

Lo sapeva.

Carinae ci sarebbe sempre stata.

Era Coralie che non gli avrebbe più sorriso, che non l’avrebbe più abbracciato, che non avrebbe mai saputo cosa provava per lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Devo dire che l’ultimo pezzo è quello che mi ha scombussolata di più, perché Nihal e Coralie sarebbero stati davvero una bella coppia … eppure questa è la seconda ship in solo due capitoli che si sgretola nel nulla. Spero non ne seguano altre e ribadisco che le iscrizioni sono nuovamente aperte.

Domani in giornata dovrei aggiornare anche “Le cronache dell’Accademia”.

A presto.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

 

 

 

 

Salve!

Dopo un po’ più d’attesa di quanto avevo inizialmente previsto, eccoci qui con i nuovi personaggi che prenderanno il posto dei deceduti.

Per cui date il benvenuto a:

Anastasia Ivy Robinson (PV Lucy Hale) – VII anno, Grifondoro. Caposcuola e Cacciatrice.

 

Jacaerys Slater (ovviamente immaginatevelo senza piercing e dilatatori xD) – VII anno, Corvonero. Battitore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

14 novembre

 

 

- Come sta? –

- Uno schifo, continua a non voler parlare più dello stretto indispensabile – sospirò Carinae, lasciandosi ricadere di peso sulla poltrona nell’angolo.

Erano passate due settimane dalla morte di Coralie, ma suo fratello continuava a comportarsi come se il lutto fosse destinato a durare per sempre.

Da un lato lo capiva, dall’altro desiderava disperatamente che si risollevasse e tornasse a essere il vecchio Nihal.

- Devi dargli tempo, erano molto legati – decretò Rastaban.

- Lo so, ma vorrei poter fare qualcosa per lui. –

- Sei al suo fianco, quello è già abbastanza. –

Annuì, tormentandosi le mani.

Tra l’abbandono di Salazar, le morti di Mordred e Coralie e chiunque ci fosse dietro a tutta quella storia aveva l’impressione che il mondo stesse impazzendo del tutto.

- Tu e Castiel avete risolto i vostri problemi? –

Rastaban scosse il capo, stringendosi nelle spalle, - Non direi. Non abbiamo più parlato dal giorno della discussione e sono sempre più convinto che Gaunt non sia così innocente come sostiene di essere. –

- L’ho visto passare molto tempo con Lilith Shaw ultimamente. Credi che lei sappia cosa succede? –

- Potrebbe, ma dubito che lo verrebbe a dire a noi. –

Annuì, meditabonda.

Comunque stessero le cose era più che mai determinata a sapere cosa c’era sotto tutta quella storia; Nihal meritava di guardare negli occhi il responsabile della morte di Coralie.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

- Per l’ennesima volta, Steph, ti ho detto che sto bene – sbuffò Anastasia, voltandosi verso il fratello che nelle ultime due settimane vigilava su di lei come un falco.

- Una tua amica è morta, è ovvio che mi preoccupi per te. –

- Sono io la sorella maggiore, perciò se ti dico che puoi rilassarti fidati di me. Solo perché Cora è morta non significa che accadrà anche a me o che mi deprimerò lasciandomi morire d’inedia -, continuò, - Ovviamente mi manca e vorrei che tutto questo non fosse mai successo, ma non ho intenzione di chiudermi in una torre e smettere di vivere. –

Stephan non controbatté, limitandosi a camminare al suo fianco verso la biblioteca.

Dopo interminabili minuti di silenzio imbarazzato, Anastasia riprese la parola.

- Piuttosto tra te e Gertrude? –

Lo vide arrossire furiosamente, distogliendo lo sguardo.

- Cosa intendi? –

- Dalla tua espressione credo sia piuttosto ovvio che sai bene di cosa sto parlando. Lei ti piace, vero? –

- Io … immagino di sì – ammise, imbarazzato.

- Bene, è una brava ragazza dopotutto, approvo in pieno. Soprattutto se questa storia ti terrà lontano da me e ti impedirà di fare il fratellino iperprotettivo – concluse con una risata.

- Non c’è ancora nessuna storia. –

- Oh, ma non dubito minimamente che presto o tardi ci sarà eccome. Perciò datti da fare. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Chissà perché immaginavo che ti avrei trovata qui. –

Lilith puntò le iridi chiare in quelle carbone del Serpeverde.

- Non ci stiamo muovendo abbastanza in fretta. –

- Non possiamo muoverci più in fretta di così. Sembra quasi che continui a dimenticare che siamo solo noi due contro un Basilisco. –

Sbuffò, allontanando una ciocca di capelli dal volto.

- Cosa suggerisci di fare quindi? –

- Ammetto che è un’idea alquanto rischiosa e potrebbe gettare il panico tra i nostri compagni, ma voglio parlarne con qualcuno. –

Lo guardò come se gli fosse dato di volta il cervello. – Cosa? –

- Non guardarmi in quel modo. È la scelta più saggia e credo anche che il diretto interessato non rimarrà affatto sconvolto da quello che gli diremo. –

- Quindi la persona che vuoi coinvolgere è un lui … lo conosco? –

- Direi proprio di sì -, sorrise divertito, - e credo che sarà tremendamente divertente proprio per questo motivo. –

Perplessa, non le rimase che seguirlo lungo la rampa di scale fino al pianterreno e poi lungo il ciottolato che conduceva verso il Lago Nero.

Sulla riva, seduto con la schiena appoggiata contro il tronco di una quercia, stava un ragazzo dalle scomposte ciocche corvine. Le iridi eterocrome, una color ghiaccio e l’altra verde pallido, osservavano le profondità del lago con fare assente.

- Jacaerys Slater -, sibilò al suo orecchio, - è uno scherzo, vero? –

Con un sorriso fastidiosamente divertito dipinto sul volto, Lucifer le rispose: - L’avevo detto che sarebbe stato tremendamente divertente. –

Lilith alzò gli occhi al cielo, roteandoli.

- Molto maturo, non c’è che dire. –

Tuttavia Lucifer aveva smesso di prestarle ascolto e aveva percorso a rapidi passi la distanza che li separava dal ragazzo.

- Jace –, salutò sedendogli accanto, - permetti una parola? –

Le iridi eterocrome saettarono dal Serpeverde alla sua compagna di Casa prima di replicare, beffardo: - Shaw, non credevo di vedere il giorno in cui saresti venuta a chiedermi aiuto. –

Scocciata, li raggiunse e chiarì: - Non ti sto chiedendo proprio un bel nulla, Slater. –

- Eppure sei qui. –

- E tu cominci già a darmi sui nervi, perciò vediamo di arrivare al punto. Lucifer, spiegagli. –

Mentre il Serpeverde faceva per aprire bocca, Jace lo interruppe.

- So già perché siete qui. –

- Lo sai? – gli fece eco, incredula.

- Per il Basilisco. L’ho sentito anche io – concluse, scambiandosi un’occhiata significativa con Lucifer.

Lilith osservò prima uno e poi l’altro, sconcertata.

- Stai dicendo che anche tu sei un … -

- Rettilofono? Puoi dirlo, non è mica una parolaccia –, la prese in giro, - E sì. –

- Ma non sei un Gaunt. –

- Però, acuta osservazione. –

Prese un respiro profondo prima di mettere mano alla bacchetta e farlo finire sott’acqua.

Lucifer parve leggerle nel pensiero perché chiarì: - Jace è un erede di Salazar per via materna … solitamente la stirpe femminile è meno potente, ma qualche volta si verificano delle eccezioni. E lui … è dotato – ammise.

- E oltre a essere dotato sei anche disposto ad aiutarci? –

- Non ho mai incontrato un Basilisco, sarebbe un’esperienza interessante. –

- È il suo modo di dire che ci sta – chiarì Lucifer.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Gertrude rimase sorpresa nel constatare di non essere la sola all’interno della Sala Comune di Tassorosso.

Era l’una di notte e l’intero dormitorio sembrava essere avvolto nel silenzio più totale, eppure Samuel stava seduto davanti al caminetto dalle braci ormai consumate e fissava il vuoto tormentandosi le mani.

Gli sedette accanto, preoccupata.

- Sam, che succede? –

- Ho seguito Gaunt e la Shaw prima di cena … sono andati al Lago Nero a parlare con Slater – mormorò.

- Ti hanno visto? –

Scosse il capo. – No, ero nascosto bene. –

Emise un sospiro sollevato.

L’ultima volta che Samuel si era immischiato negli affari di Gaunt non era affatto finita bene.

- E allora perché hai quella faccia? Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma. –

- Avrei preferito di gran lunga. –

- Sam, mi stai spaventando. Cosa hai sentito? –

Prese un respiro profondo, voltandosi verso l’amica.

- Loro sanno cosa ha ucciso Mordred e Coralie. È un Basilisco, Gertrude … nel castello c’è un maledetto Basilisco fuori controllo. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

So che il capitolo è microscopico, ma è un po’ di passaggio e volto principalmente ad introdurre i due nuovi personaggi.

Vi annuncio inoltre che mancano circa sette capitoli alla fine della storia e vi pongo un quesito a cui vi chiedo di rispondere o tramite recensione o tramite mp:

- I vostri OC torneranno a casa per le vacanze di Natale o rimarranno a scuola?

Per ora è tutto.

Al prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

 

 

 

 

2 dicembre

 

 

Kenna percorse la rampa di scale a chiocciola che portava alla guferia stando attenta a dove metteva i piedi.

Era arrivata all’ultima rampa quando scivolò su una lastra di ghiaccio e perse l’equilibrio.

Di riflesso tese la mano in avanti, alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi, e finì con l’essere afferrata e tirata in avanti da qualcuno.

Alzò lo sguardo, incontrando le iridi eterocrome di Jacaerys.

- Ci sono stati già abbastanza morti quest’anno, senza contare che cadere dalla torre della guferia non è certo una fine gloriosa … né indolore. –

- Macabro come al solito, i miei più sentiti complimenti per il tuo tatto. –

Il Corvonero aggrottò la fronte, pensieroso.

- Ah, già … la tua piccola cotta per Jenkins. –

- Non avevo nessuna piccola cotta. –

- Lui non sembrava pensarla così … ma a quanto sembra la sua cotta era non corrisposta. Destinato a soffrire, si potrebbe dire; c’è dell’ironia se ci pensi. –

Roteò gli occhi al cielo, esasperata.

- Vuoi qualcosa Slater oppure ti accontenti di esasperarmi? –

- In realtà adesso che mi ci fai pensare volevo domandarti una cosa. Tu e tuo fratello avete intenzione di tornare a casa per le feste? –

- Come tutti gli anni, perché lo chiedi? –

Fece spallucce.

- Curiosità -, fece per scendere le scale ma si fermò a metà strada, - A proposito … buon compleanno. –

Sorpresa da quegli auguri inaspettati, consegnò la lettera con la quale confermava la presenza al cenone di Natale e tornò alla Sala Grande prima che spazzolassero via tutta la colazione.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Darcy prese sottobraccio Leonys mentre uscivano dal castello e camminavano lungo il sentiero innevato che li avrebbe portati a Hogsmeade.

Nihal e Carinae camminavano leggermente più avanti rispetto a loro e chiacchieravano sottovoce.

Nell’ultimo mese Nihal aveva lentamente recuperato il sorriso ed erano finalmente riusciti a convincerlo ad abbandonare il castello e unirsi a loro nella gita prevista per quel fine settimana.

- Sembra che stia meglio – considerò.

- Un po’ meglio, ma il processo di ripresa è ancora piuttosto lento. Spero che il regalo di Natale che gli ho preso contribuisca a tirargli su il morale – replicò Leonys, pensieroso.

- E che regalo sarebbe? –

- Biglietti per la finale di Quidditch del campionato inglese. –

Sbuffò, incredula.

- Dei biglietti dovrebbero tirarlo su di morale? –

- Ovviamente. Insomma, sono in tribuna d’onore, è una cosa che capita una volta nella vita … mi sono costati un rene. –

Rise davanti all’indignazione del suo fidanzato.

Ah, uomini, chi li capiva era bravo.

- A proposito -, aggiunse poi come se gli fosse venuto in mente solo in quel momento e non ci avesse in realtà pensato per giorni e giorni, - volevo chiederti una cosa. –

- Sì? –

- Per Natale hai intenzione di tornare a casa? Perché se non avevi programmi particolari volevo … insomma, mi piacerebbe invitarti da noi. –

Darcy rimase in silenzio meditando su quella proposta.

Da un lato era entusiasta, dall’altro temeva che la cosa ufficializzasse fin troppo in fretta la loro storia. Dopotutto stavano insieme da poco più di un mese.

Davanti all’espressione di Leonys però ogni dubbio venne messo rapidamente in fuga.

- Certo che accetto l’invito. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

21 dicembre

 

 

 

 

Jacaerys alzò la testa di scatto voltandosi verso Lucifer.

Anche il Serpeverde era vigile e attento, si guardava attorno come avrebbe fatto un predatore alla ricerca della sua preda.

Lilith passò lo sguardo da uno all’altro, preoccupata.

- C’è qualcosa che non va e che io non sento, vero? –

Lucifer annuì, alzandosi in piedi di scatto.

- Corri immediatamente nella Sala Comune di Corvonero e restaci, d’accordo? –

Vedendo che la ragazza non gli rispondeva le prese il volto tra le mani e la scosse leggermente.

- Lilith, ascoltami. Vai nella torre di Corvonero e chiuditi lì dentro. –

Annuì, afferrando con mano tremante la borsa e uscendo rapidamente dalla biblioteca proprio mentre Lucifer e Jacaerys prendevano la direzione opposta.

Si fermò in mezzo alla strada. – State attenti, per favore. –

Dopo un rapido cenno d’intesa il Corvonero e il Serpeverde sparirono dalla sua vista e a lei non rimase altro da fare che correre via.

Incontrò Beatrix lungo il corridoio e senza perdere tempo l’afferrò per la mano e la trascinò con sé, ignorando le proteste della ragazza.

Quando si furono allontanate a sufficienza mollò la presa.

- Ti decidi a dirmi che diavolo ti prende, Shaw? –

- Lucifer ha detto che dobbiamo chiuderci nelle nostre Sale Comuni. –

Quelle parole ebbero il potere di calmare Beatrix all’istante.

- Hanno trovato quello che sta uccidendo gli studenti, vero? –

Annuì in silenzio.

- Mi fido di Lucifer, tornerò in Sala Comune – sentenziò all’istante.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Il sibilo furioso aumentava mano a mano che correvano lungo il corridoio. Quando svoltarono l’angolo però non trovarono null’altro che una pozza d’acqua e poco distante un corpo con la faccia riversa al suolo.

Il cadavere era decisamente maschile e indossava la divisa dei Tassorosso.

- Dannazione, lo abbiamo mancato – esclamò Lucifer mentre Jacaerys si avvicinava al corpo e lo voltava leggermente.

Il volto di Samuel Stoker, distorto per la paura, li fissava pietrificato dal freddo abbraccio della morte.

Erano arrivati troppo tardi … un’altra volta.

 

 

 

*

 

 

 

 

Anastasia rimase leggermente in disparte mentre attendeva che suo fratello e la sua amica la seguissero lungo la strada che li avrebbe condotti alla Passaporta per tornare a casa. Da dove era riusciva a sentire chiaramente le loro parole.

- Andarcene a casa è la scelta migliore, Gertrude – insistè Stephan, mentre la ragazza si tormentava nervosamente le mani.

- È solo che mi sembra di abbandonarlo – mormorò.

- Non lo stiamo abbandonando, ma restare qui a scuola per le vacanze non è sicuro. La tua famiglia ha ragione e anche la mia. Qualche giorno lontani da questo dolore e tutte queste morti non potrà che farci bene. –

- E se … se non ce la facessi? Conoscevamo Sam da anni, era il nostro migliore amico. –

Stephan le accarezzò il volto, fissandola dritta negli occhi.

- Io ci sarò sempre, per qualsiasi cosa puoi fare affidamento su di me. –

Annuì, gettandogli le braccia al collo e stringendolo in un abbraccio delicato al quale il ragazzo rispose all’istante.

Erano solo loro due ormai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Purtroppo come avrete ben capito anche l’autrice di Samuel è scomparsa perciò ci siamo trovati con l’ennesimo morto della storia.

Devo dire che all’inizio mi ero ottimisticamente chiesta come avrei fatto a scegliere chi far uccidere dal Basilisco, ma adesso la cosa sta decisamente degenerando.

Vi anticipo fin da subito che se dovesse esserci qualche altra scomparsa mi vedrò costretta a tagliare drasticamente la trama.

Inoltre come avrete notato non c’è il pezzo sulle vacanze di Natale, ma non ho ricevuto tutte le risposte perciò ho preferito rimandarlo al prossimo capitolo.

Nella speranza che non seguano ulteriori scomparse, ci sentiamo al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

 

 

 

24 dicembre

 

 

 

 

- Per l’ennesima volta, nonna, non metterò quella roba – asserì Kenna, incrociando risolutamente le braccia al petto e scoccando un’occhiata di puro odio all’indirizzo dell’abito rosa pieno di balze che sua nonna le aveva fatto trovare sul letto a baldacchino.

Quella sera avrebbero cenato con gli Hamilton – Shafiq al completo e sembrava che sua nonna giudicasse “tremendamente inappropriato” il fatto che avesse preso seriamente in considerazione l’idea di presentarsi con dei pantaloni.

- Allora suppongo che cenerai in camera tua – ribattè serafica l’anziana donna.

- Bene. –

- Benissimo. –

- Doppiamente benissimo – sbuffò, chiudendo la porta della stanza e lasciandosi ricadere di peso sul materasso.

E poi le chiedevano perché ogni volta che arrivavano le feste e si ritrovava costretta a trascorrerle con sua nonna paterna la cosa le dava al cervello.

Sentì la maniglia abbassarsi e suo fratello fare capolino da dietro la porta.

- Papà si stava giusto chiedendo quanto ci avreste messo a saltarvi alla gola a vicenda. –

- Vuole che metta quel coso. –

Castiel osservò l’abito, sollevandolo a mezz’aria e arricciò il naso con disgusto.

- Probabilmente andava di moda tre secoli fa o giù di lì. È tremendo – riconobbe.

- Già, ma non mi lascia molta scelta … e stasera c’è il pan di zenzero. –

Un luccichio illuminò le iridi smeraldine di Castiel.

- Con l’intera famiglia radunata nella sala padronale non oserà certo farti una scenata se scendi vestita come vuoi. –

Kenna sorrise malandrina, scoccando un bacio sulla guancia del fratello maggiore.

- Certe volte il fatto che tu sia una Serpe non è poi così male, Cas. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Quindi questa incantevole signorina è la tua ospite? – chiese Aires, osservando Darcy con espressione amichevole, - e dimmi, nipote, l’hai già avvisata della gabbia di matti con cui dovrà cimentarsi durante queste vacanze? –

Leonys rise mentre Darcy arrossiva leggermente non sapendo come fosse più opportuno replicare.

- Sì, zio, l’ho già avvisata di girare alla larga dalla nonna e dalla prozia. –

- Molto bene, quelle due vecchie arpie sarebbero capacissime di passare la serata organizzando i preparativi per un matrimonio in quattro e quattr’otto. –

La madre di Carinae e Nihal, Ophelia Gamp, li raggiunse e rivolse un’occhiata penetrante al marito.

Darcy registrò come l’espressione giovale e scherzosa dell’uomo diventò immediatamente più composta come se fosse pronto a essere rimproverato.

La signora Black doveva essere una donna molto tenace se riusciva a rimettere in riga quel vulcano in piena eruzione che era suo marito.

- Non stai spaventando i ragazzi con le storie su tua madre e tua zia, vero Aires? –

- Uhm … no, assolutamente. –

Ophelia alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo.

Dopodichè si chinò leggermente verso Darcy e le sussurrò: - Tranquilla, vi ho sistemati il più possibile lontani da quelle due, nessuno ti metterà sotto pressione. –

E a giudicare da come si sentiva osservata la Corvonero non potè fare a meno di provare un moto d’affetto istintivo per quella donna.

- Ora credo sia meglio lasciarvi un po’ tranquilli. Vieni con me, Aires, dobbiamo intrattenere gli ospiti. –

- Dobbiamo proprio?

- È la tua famiglia – gli fece notare.

- Credimi, non serve che tu me lo ricordi – bofonchiò, ma si lasciò guidare via dalla moglie.

Rimasti soli Darcy scoppiò finalmente a ridere.

- Devo ammettere che tua zia è una vera forza della natura. –

- Già -, convenne lui, - è l’unica che riesce a far fare quello che vuole allo zio. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Carinae vuotò d’un sorso il bicchiere di vino elfico, riempiendosene un altro e portando anche quello alla bocca con una velocità non indifferente.

- Non stai bevendo un po’ troppo? – le fece notare Nihal, accigliandosi.

Effettivamente aveva perso il conto dei bicchieri che aveva bevuto durante la cena e di quelli che aveva continuato a svuotare quando si erano spostati nel salone per assistere al consueto concerto di Natale.

- Credimi, non sono ancora neppure lontanamente ubriaca quanto vorrei – replicò in risposta, accennando al pianoforte al quale due loro lontane cugine stavano accompagnando la prozia in una lunga serie di canti tradizionali.

Quando lo zio Arcturus si alzò e annunciò di voler prendere parte a un duetto con la donna Nihal afferrò la bottiglia e la sottrasse alla presa della sorella.

- Dammi qui, credo di averne bisogno anche io. –

Se proprio doveva ascoltare lo zio Arcturus cantare allora una sbronza avrebbe reso tutto più sopportabile.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

25 dicembre

 

 

 

- Abbiamo a pranzo l’intera Inghilterra e nessuno mi ha informata? – chiese ironicamente Genevieve mentre osservava gli elfi domestici trasportare una portata dopo l’altra su immensi vassoi.

Suo padre annuì sorridendo divertito.

- Lo sai che tua madre è sempre molto attenta ai preparativi per gli eventi che coinvolgono tutti i nostri ex compagni di scuola. –

- Già, ma l’ultima volta che li ho contati non erano mezzo paese. –

Maya fece capolino alle loro spalle, rifilando un buffetto ad entrambi.

- Molto spiritosi, ma voi due non avevate dei compiti da svolgere? –

- Io li ho già terminati –, replicò Genevieve all’istante, - mentre papà non ha ancora finito di sistemare lo studio. –

L’uomo le rivolse un’occhiata fintamente scandalizzata.

- Questa poi, tradito dal mio stesso sangue. –

- Solidarietà femminile, nulla di personale – replicò la rossa, facendo una buffa espressione che fece scoppiare a ridere entrambi i genitori.

Una delle elfe domestiche si avvicinò, interrompendoli con un inchino profondo.

- Signore e signora Selwyn, gli ospiti sono arrivati. –

Sorridendo radiosa, l’ex Grifondoro s’incamminò verso la porta per accogliere le amiche dalle quali dopo il suo primo incontro con il mondo magico non si era più separata.

Mentre sua madre abbracciava Calien e suo padre scambiava un’affettuosa stretta con Rigel i figli della coppia si fecero avanti.

Leonys teneva sottobraccio Darcy e i due sembravano troppo impegnati a chiacchierare per prestare attenzione a qualcos’altro.

Etamin invece puntò dritto verso di lei, sorridendole.

- Bel vestito -, commentò accennando all’abito in broccato verde che le faceva risaltare gli occhi, - stai benissimo. –

Arrossendo lievemente, mormorò: - Grazie, anche tu. –

Ed in effetti era vero.

Etamin indossava un completo di una sfumatura di grigio molto particolare che faceva risaltare ancora di più il dorato dei suoi capelli.

Era semplicemente favoloso e fu ben presto consapevole che non sarebbe riuscita a staccargli gli occhi di dosso per tutta la serata.

- Kenna e Castiel non sono ancora arrivati? –

- Non ancora. –

- Bene, allora credo che possiamo prenderci un momento davanti al camino. Immagino che il nostro solito posto sia lì ad aspettarci. –

Annuì, incamminandosi verso il salone padronale in cui il grande camino scoppiettava allegramente.

La poltrona nell’angolo più vicino al camino era sempre stata la loro preferita quando erano piccoli, ma adesso era decisamente troppo piccola per accogliere entrambi come faceva una volta.

- Non credo che ci stiamo entrambi. –

Ammiccando leggermente Etamin la prese tra le braccia e la fece accomodare sulle sue gambe.

- Ecco fatto, così stiamo comodi entrambi. –

Seduta sulle gambe di Etamin, cullata dal calore del camino e dal profumo del dopobarba del ragazzo, Genevieve si ritrovò a sperare che quel momento non finisse mai.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Quando il pomeriggio, qualche ora dopo il termine del pranzo di famiglia, sua madre le aveva annunciato che aveva visite Gertrude avrebbe pensato a tutto fuorchè all’inaspettato ospite che si era ritrovata davanti.

Persino adesso, seduti sul divano in salotto con una generosa quantità di dolci e due tazze di the caldo, non riusciva a credere che Stephan fosse lì.

- Anastasia ti fa i suoi auguri, ma ha detto che aveva delle questioni da sbrigare e che non poteva venire con me – esordì il ragazzo, rompendo il silenzio imbarazzato che era sceso tra di loro.

- Ah, ricambia gli auguri. Sono contenta che tu sia qui, Stephan, ma non ne capisco il motivo – ammise, girandosi una ciocca bionda tra le dita.

- Avevo voglia di vederti -, ammise con spaventosa schiettezza, - e ho pensato che avrei fatto bene ad assecondare questo mio desiderio. Dopotutto manca ancora una settimana al rientro a scuola … e poi volevo sapere come stavi. –

- Sto bene … insomma, per quanto possa stare bene una persona che ha perso uno dei suoi migliori amici. –

- Già, anche io mi sento così. Probabilmente avrei dovuto reagire peggio, ma forse questa quieta rassegnazione ha una sua motivazione. –

- Inoltre credo che sia nostro dovere scoprire come fermare la creatura che ha ucciso Samuel – concluse la ragazza.

Stephan aggrottò la fronte, perplesso.

- Quando dici la creatura intendi dire che sai cosa è stato responsabile di tutte quelle morti? –

Annuì. – Samuel l’aveva scoperto. Si tratta di un Basilisco … e a quanto pare lo sanno anche Gaunt, Slater e la Shaw. –

- Un Basilisco?!? –

- Già … e credo di volerne parlare con loro appena tornata a scuola. Forse possiamo aiutarli nello scoprire la sua tana. –

- E vendicare Samuel -, considerò pensieroso, - Sì, ci sto. Tornati a Hogwarts ne parleremo con quei tre. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

31 dicembre

 

 

 

 

La festa a casa loro era decisamente troppo caotica per i suoi gusti perciò Castiel oltrepassò una scatenata Arhelle in piena febbre danzante e raggiunse il grande terrazzo che affacciava sul giardino della villa.

Lì fuori, stretto nel suo completo d’alta classe, Rastaban stava appoggiato alla ringhiera e prendeva ampie boccate dalla pipa che teneva stretta tra le labbra.

- Non pensavo che ti saresti sottratto volontariamente a tutto quel divertimento – considerò avvicinandoglisi.

Il ragazzo si strinse nelle spalle, porgendogli la pipa affinchè fumasse anche lui.

- Avevo delle cose a cui pensare – replicò fissando la volta celeste.

- Che tipo di cose? –

- I miei genitori hanno inviato una lettera formale di ritiro da Hogwarts – replicò, buttando fuori il fumo.

Castiel sgranò gli occhi.

Non avrebbe mai pensato che i genitori di Rastaban sarebbero mai arrivati a tanto.

- La situazione è troppo pericolosa, a loro giudizio sono morti troppi rampolli Purosangue e io sono l’unico maschio della famiglia … devo portare avanti la linea di sangue – replicò con beffarda amarezza.

- E tu che ne pensi? –

- Francamente me ne infischio. –

Già, conoscendolo non si sarebbe mai piegato a quella decisione e i suoi genitori allora avevano semplicemente deciso di aggirarlo.

- Arhelle lo sa? –

Annuì.

- Anche lei non tornerà al castello. Perciò è decisa a mettere più in imbarazzo possibile la sua famiglia. –

E quello spiegava anche le folli danze sotto gli occhi di tutti.

- La Sala di Serpeverde sarà strana senza di te -, considerò Castiel, - dovrò farci l’abitudine. –

- Se non altro non ci sarà più nessuno a disturbarti mentre leggi. –

- Già … immagino già la noia. –

Si rivolsero un sorriso sghembo e rimasero a fissarsi negli occhi finchè Rastaban non si mosse.

Lo vide annullare la distanza che li separava e afferrarlo per il bavero della giacca per attirarlo a sé con vigore.

Lo baciò con impeto e passione e Castiel sentì il suo corpo rispondere in modo del tutto automatico.

Nel profondo aveva sempre saputo di apprezzare sia i corpi femminili che quelli solidi e muscolosi dei ragazzi, ma non aveva mai creduto che baciare Rastaban Black gli avrebbe potuto fare un effetto come quello.

- Cerchiamo un posto più tranquillo – mormorò a fior di labbra.

Annuendo, Rastaban si lasciò prendere per mano e condurre verso il piano superiore della villa.

Entrarono nella stanza in penombra di Castiel, inciampando nel tappeto ai piedi del letto e cadendo sul letto con una risata.

Mentre si spogliavano a vicenda in lontananza udirono il rumore dei festeggiamenti per la mezzanotte appena scoccata.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

1 gennaio

- Va da lei – sbuffò all’improvviso Jacaerys.

- Come scusa? –

Addentando il toast leggermente imburrato il ragazzo ripetè. – Va da lei. La stai guardando da quando abbiamo messo piede in Sala Grande, è evidente che vuoi starle vicino perciò fallo. –

Lucifer lo guardò come se gli avesse improvvisamente dato di volta il cervello.

- Hai messo qualche strana sostanza su quel pane? –

- No, spiritosone. Sono solo un attento osservatore e credo proprio che tra voi due ci sia qualcosa che non ha niente a che vedere con il nostro “piccolo problema strisciante”. –

- Jace … -

- Datti una mossa prima che ci provi qualcun altro, la Shaw sebbene sia una spina nel fianco è piuttosto carina. –

Ben consapevole che Jacaerys non si sarebbe mai arreso indipendentemente da quanto tempo avesse passato a negare la cosa, fece come gli aveva suggerito il cugino e si avvicinò alla ragazza.

- Ti spiace se mi siedo qui? – chiese, accennando alla sedia vuota accanto a lei.

Alzando lo sguardo dai libri che stava sfogliando Lilith sgranò gli occhi sorpresa.

- Ciao … no, siediti pure. –

- Cosa stai leggendo? –

- Nulla d’importante, solo qualche lettura aggiuntiva per la scuola. –

- Ah … bene. –

Si maledì mentalmente.

Perché non riusciva a trovare un argomento di conversazione che non fosse lo studio o un maledetto Basilisco?

- Volevi chiedermi qualcosa? –

- No, non direi … almeno credo. –

Sorridendo divertita, Lilith gli fece eco: - Credi? –

Fantastico, si stava coprendo di ridicolo.

- Jacaerys credeva che fosse il caso che venissi da te e … -

Ma che accidenti stava dicendo?

Doveva aver riportato un qualche trauma cerebrale durante la nottata, non c’erano altre spiegazioni.

- Quindi sei qui perché Jacaerys credeva che tu dovessi farlo? –

- Sì … cioè no. In nome di Merlino, è più difficile di quanto pensassi. Quello che intendevo era che Jacaerys mi ha fatto notare che mi piace molto la tua compagnia e che forse … -

- Forse? –

- Forse anche a te piace la mia? – concluse incerto.

- Direi proprio di sì – ammise arrossendo, imbarazzata.

- Quindi che ne dici di una passeggiata? Ha smesso di nevicare … -

- Mi piacerebbe moltissimo – confermò sorridendo radiosa.

Le porse il braccio, sentendo la mano delicata di Lilith cingerlo e lasciarsi guidare fuori dalla Sala Grande.

Con la coda dell’occhio vide che suo cugino li osservava sorridendo compiaciuto, per poi far scivolare una collana con un grosso rubino in una busta da lettera che consegnò al suo barbagianni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Questo è un capitolo un po’ di passaggio, in cui ho preferito far fare una comparsata ai personaggi di “Founder’s Tournament” e concentrarmi sulla parte amorosa della storia. E secondo voi a chi avrà mandato quella collana Jacaerys? Immagino che lo scoprirete nel prossimo capitolo.

Approfitto inoltre per informarvi che ho pubblicato una nuova storia “Assassinio sull’Hogwarts Express” e che se siete interessati le iscrizioni sono aperte fino al 12 dicembre.

Al prossimo capitolo.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


Epilogo

 

 

 

 

 

 

 

14 gennaio

 

 

 

 

- Non vuoi proprio dirmi come hai fatto a scoprirlo, vero? –

Lilith scosse il capo.

- Ti ho già detto che è stata solo fortuna. –

- Ho controllato in quella maledetta biblioteca per decine di volte, ma non ho mai trovato nulla. Non è stata solo fortuna – la contraddì Lucifer, scrutandola dritta negli occhi. – Perché non vuoi dirmi come hai fatto, non ti fidi di me? –

Scosse il capo con vigore.

- Non c’entra questo … è solo che è complicato e strano. C’è qualcosa di strano in me – ammise sottovoce.

La voce di Lucifer si addolcì mentre le prendeva le mani tra le sue.

- Più strano di avere una famiglia disastrata che parla con i serpenti e che libera Basilischi in giro per la scuola per uccidere studenti? –

Lilith abbozzò un sorriso divertito.

- Forse non così strana -, ammise, - ma fin da piccola ho avuto la capacità di “leggere” informazioni da persone e oggetti semplicemente con un tocco. È stato così che ho trovato il libro – concluse mordicchiandosi il labbro inferiore.

- Ma è una cosa tremendamente ... –

- Lo so, assurda – lo interruppe.

- No, intendevo dire che è tremendamente affascinante. Personalmente baratterei l’essere un Rettilofono con questa facoltà all’istante. –

- Sul serio? –

Annuì con convinzione. – Assolutamente. Non devi temere il tuo dono o il giudizio altrui, è solo l’ennesima dimostrazione del fatto che sei … incredibile – concluse, accarezzandole il volto.

- Credo che il punto preciso sia il bagno delle ragazze da cui avevi sentito i sibili la prima volta – gli disse, rompendo quel momento d’intesa.

- Avverto subito Jace e andiamo a controllarlo. –

Lilith lo afferrò di nuovo per la mano, trattenendolo, - Aspetta. Ti prego, fate attenzione. –

- Sempre. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Sei sicuro che sia in questo punto? –

Lucifer annuì, indicando la porta dei bagni delle ragazze.

- Lilith ha detto che secondo le fonti che ha trovato sembrerebbe il posto più adatto. –

- E se lo dice Lilith non c’è margine d’errore, no? –

Ignorò il commento sarcastico del cugino e continuò a camminare a passo spedito.

- Abbiamo compagnia – annunciò Jacaerys, fermandosi d’un tratto e trattenendolo.

Si voltarono verso il corridoio deserto, le bacchette puntate dritte davanti a loro.

- Homenum revelio – sentenziò Lucifer.

La sagoma di Gertrude e poi quella di Stephan presero lentamente forma davanti a loro, infrangendo il loro incantesimo di Disillusione.

- Che accidenti ci fate qui voi due?! –

- Sappiamo del Basilisco – replicò Gertrude.

- E quindi sapete anche che è saggio girare alla larga. Altri due cadaveri non ci serviranno a nulla – replicò Jacaerys, appena un po’ più bruscamente di quelle che erano state le sue intenzioni.

I due Tassorosso sgranarono gli occhi, sorpresi.

- Quindi volete affrontarlo da soli? –

- Siamo gli unici due Rettilofoni della scuola, per cui sì. Voi ci sareste solo d’intralcio. –

Gertrude sembrò voler ribattere, ma Stephan la prese gentilmente per mano e la attirò a sé.

- Diamo loro retta, non è sicuro qui. –

- Ma … -

- Non possiamo aiutarli in alcun modo. –

Sconfitta, chinò il capo e si lasciò guidare via mentre i due ragazzi riprendevano il cammino.

- Spero solo che non si facciano ammazzare – mormorò.

Stephan sospirò di rimando. – Lo spero anche io. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Il Basilisco comparve davanti a loro non appena pronunciarono le prime parole in Serpentese.

Era un esemplare giovane, o almeno così sembrava date le modeste dimensioni, e apparve fin da subito che fosse scarsamente propenso ad obbedire ai loro ordini.

- Credo che si prepari ad attaccare – considerò Lucifer, vedendo la creatura chinare il capo verso di loro e sibilare minacciosamente.

- Acuto spirito d’osservazione. Cosa suggerisci? –

- A parte non farci ammazzare? Sono a corto d’idee purtroppo. –

Fece appena in tempo a terminare quella frase che la creatura scattò verso di loro in uno snudare di zanne, affondando il primo morso a vuoto.

Quando tentò nuovamente puntò verso Lucifer, costringendolo a gettarsi di lato e rotolare tra i frammenti di legno ormai andato in frantumi.

Jacaerys si frappose tra l’animale e il cugino, concentrando in quelle poche parole tutta la sua forza di volontà.

- Resta fermo. –

Il colpo di coda che ricevette in risposta lo colpì al fianco.

Le squame robuste tagliarono la divisa, ferendogli il costato e facendolo imprecare.

- Io, Jacaerys Slater erede di Salazar Serpeverde, ti ordino di rimanere fermo!

Questa volta il Basilisco interruppe l’attacco.

Fremette davanti a lui, la coda che vibrava, osservandolo con gli occhi da rettile.

- Bravo, così. E adesso torna nella tua tana e … dormi finchè l’erede non ti convocherà di nuovo – concluse, non trovando un modo migliore per intimargli di rimanere lì.

Il Basilisco obbedì, strisciando dentro la nicchia.

Sigillando l’apertura con un colpo di bacchetta, Jacaerys strisciò verso il cugino ormai privo di sensi tentando di rianimarlo.

Quando le iridi color carbone di Lucifer incontrarono le sue gli sorrise sghembo.

- Il serpentone è tornato a fare la nanna. Sarà il caso di andare a farci rimettere in sesto, morire dissanguati sul pavimento del bagno delle ragazze è terribilmente poco eroico. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

1 febbraio

 

 

 

 

- Non riesco ancora a credere che l’unica soluzione che hanno trovato sia questa – sospirò Genevieve mentre chiudeva il baule e lanciava un’ultima occhiata malinconica alla stanza che in quegli anni aveva condiviso con l’amica.

Kenna annuì, indossando il suo mantello da viaggio.

- Già, sembra assurdo anche a me, ma ricostruire quella parte del castello richiederà del tempo … senza contare lo scandalo di un Basilisco impazzito che ha vissuto all’interno del castello per mesi, mietendo vittime, senza che nessuno se ne accorgesse. –

La rossa annuì con aria afflitta.

L’idea di terminare quell’anno scolastico come privatista non le piaceva nemmeno un po’.

- Vai a trovare Jacaerys prima del banchetto di commiato? –

- Sì, dovrebbero dimetterlo tra poco. –

Genevieve sorrise maliziosa.

- Non è che tra voi due sta scoccando qualcosa, vero? –

- Non essere sciocca, trovo solo che non sia poi così male … e si è dimostrato molto coraggioso nell’affrontare il Basilisco. –

- Coraggioso lo è stato di sicuro -, convenne, - e a quanto pare per conquistare una Grifondoro non c’è nulla di meglio. –

Scosse il capo ridendo sommessamente, ma non la contraddì nuovamente e si limitò a lasciare la stanza.

Genevieve sorrise.

Era ovvio che l’amica aveva finalmente trovato qualcuno che potesse tenerle testa.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Alla fine ti sei decisa a mettere quella collana – considerò Jacaerys non appena la vide entrare nell’infermeria.

Kenna scrollò le spalle.

- Era troppo bella per rimanere chiusa nel baule. –

- Lieto che ti piaccia … e riguardo al giovanotto che te ne ha fatto dono? –

Sedette sul bordo del letto, inarcando un sopracciglio. – A cosa ti riferisci? –

- Intendo dire … so per certo che anche chi te ne ha fatto dono é tremendamente bello. –

Gli diede un buffetto su un fianco.

- E sai anche che è tremendamente arrogante? –

- Non si può avere mica tutti i pregi. –

Questa volta scoppiò a ridere di cuore, sorprendendosi nel vedere Jacaerys che faceva altrettanto.

Era la prima volta che lo vedeva ridere in modo genuino, realizzò, e si sorprese nel notare che quando lo faceva appariva ancora più bello e anche un po’ più giovane e innocente del solito.

- Sei stato fantastico, ma anche decisamente incosciente. Sei sicuro di stare davvero bene? –

- Così dice l’infermiera … e io ho solo fatto quello che doveva essere fatto. Lucifer è pur sempre mio cugino. Inoltre se gli fosse successo qualcosa credo proprio che Lilith avrebbe preteso la mia testa su un vassoio d’argento. –

- Già, sa essere spaventosa quando si tratta di qualcuno a cui tiene – convenne.

La mano di Jacaerys si avvicinò alla sua, intrecciando le dita tra loro, - E tu? –

- Non sarei qui se non mi importasse di come stai. –

Il sorriso sul volto del ragazzo si allargò ancora di più. – Immagino che sia la risposta migliore per preannunciare l’inizio di qualcosa. –

- Questa sarebbe la risposta migliore – lo contraddì Kenna, sporgendosi verso di lui e baciandolo delicatamente sulle labbra.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Etamin la individuò proprio mentre stava scendendo dalla carrozza per arrivare al punto in cui avrebbero trovato ad attenderli la Passaporta che li avrebbe rispediti a Diagon Alley.

Le si affiancò, prendendola sottobraccio e allontanandola leggermente dal resto del gruppo.

- Stai bene, Gen? –

Annuì.

- Solo un po’ di tristezza, Et. –

- Già, Hogwarts mancherà anche a me -, convenne, - ma a settembre torneremo qui e per allora tutto sarà risistemato. E poi non dimenticare la cosa più importante. –

- Che sarebbe? –

- Io non me ne andrò certo da nessuna parte, sarò sempre qui a darti il tormento – replicò, strizzandole l’occhio.

Ridacchiò.

- È forse una minaccia, signor Black? –

- È una promessa – la contraddì, una scintilla seria e profonda nelle iridi grigio azzurre che le lasciò intendere che non intendesse semplicemente in qualità di amico.

Arrossì leggermente.

- Per tutta la vita? –

- Anche di più. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

1 agosto

 

 

- Tornare qui fa sembrare tutto tremendamente strano – considerò Gertrude, mentre s’incamminavano verso le lapidi che riportavano i nomi dei loro compagni caduti vittime del Basilisco.

Si soffermò sulla lapide di Samuel, un sorriso triste sul volto.

Stephan le circondò le spalle con un braccio e l’attirò a sé e le scoccò un tenero bacio a fior di labbra.

- Se ci vedesse in questo momento probabilmente se ne uscirebbe con una delle sue battutine sarcastiche su quanto siamo smielati o su come lui avesse sempre saputo che saremmo finiti insieme – considerò.

- Già e noi gli diremmo di farla finita. –

- E lui non ci ascolterebbe … non ci ascoltava mai del resto. –

Gertrude accarezzò la lastra di marmo, percorrendo con la punta delle dita i solchi che tratteggiavano il nome dell’amico.

- Ci manchi tantissimo, Sam. –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Carinae rimase in leggera disparte mentre il fratello si avvicinava alla lapide di Coralie.

Lo vide chinarsi a depositarvi un mazzo di fiori, gigli candidi come lei, e mormorare qualcosa a voce talmente sottile che non ebbe modo di capire il significato di quelle parole.

Non che ce ne fosse davvero bisogno del resto, il dolore straziante che aveva provato non lasciava alcun dubbio sul fatto che fossero parole che venivano dritte da un giovane cuore ancora ferito.

Lo vide avvicinarlesi poco dopo.

- Possiamo andare. –

- Ne sei sicuro? –

- Sì, le ho detto tutto quello che dovevo … forse troppo tardi, ma credo che alla fine quello che conta davvero è che io l’abbia fatto. Adesso posso ricominciare a guardare avanti e provare a tornare a vivere. –

- Lei lo avrebbe voluto. –

- Lo so. Tutti loro lo avrebbero voluto. –

- Ed è quello che faremo. –

Annuì mentre si allontanavano da quell’improvvisato cimitero all’aperto.

Sì, avrebbero vissuto la loro vita anche per chi non c’era più.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

La storia si è conclusa un po’ prima di quanto avevo inizialmente immaginato, ma la scomparsa dei vari personaggi ha portato a un’inevitabile modifica della trama perciò mi sono dovuta regolare di conseguenza.

Vorrei ringraziare tutti voi che avete seguito la storia, spero di rivedervi in qualche mio altro progetto.

Alla prossima.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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