War Through Time, War Through Hearts.

di Lily710
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Alba di un Mistero ***
Capitolo 2: *** Incubi... o Realtà? ***
Capitolo 3: *** La Prigione ***
Capitolo 4: *** Misteri ***
Capitolo 5: *** Imprevisti ***
Capitolo 6: *** Un Posto Insolito ***
Capitolo 7: *** Rimpatriate di “Famiglia” ***



Capitolo 1
*** L'Alba di un Mistero ***


AVVISO

Salve a tutti, miei cari lettori e lettrici! Prima di iniziare a leggere la storia (e sappiate che per me siete importantissimi❤), vorrei che sapeste alcune cose importanti.
Ho deciso che tutti i capitoli di questa storia, nonostante fossero ancora ben pochi, saranno totalmente riscritti da capo, proprio come ho fatto con il primo e con il secondo – come potrete leggere. È stata una scelta abbastanza difficile, e praticamente ho cambiato idea un'infinità di volte, ma alla fine ho pensato fosse la cosa più giusta da fare.
Ho infatti preso questa decisione perché voglio continuare e portare a termine questo progetto – e, sinceramente, proseguire il racconto seguendo le tracce dei capitoli precedenti si è rivelato essere un qualcosa di davvero impossibile.
Nel corso della storia ho inoltre inserito nuovi eventi, prima del tutto inesistenti, adesso diventati chiave per l'evoluzione della storia stessa. Non ho, in ogni caso, tagliato episodi avvenuti in precedenza – al di là di alcune piccolezze, che non avrebbero avuto senso se combinate con i nuovi eventi, oppure che non mi piacevano più – sebbene abbia invece sostituito alcuni personaggi con altri per una scelta che riguarda, più che altro, la loro stessa caratterizzazione; infatti, questa volta ho intenzione di rendere ciascun personaggio IC. Nel caso in cui dovessi incappare in degli errori (cosa molto probabile xD), sono completamente disponibile ad accettare i vostri punti di vista.
Un'ultima cosa: questa nuova versione della storia ho deciso di ambientarla cinque mesi dopo gli eventi della terza stagione di Sonic X (della quale, comunque, ho seguito le orme della versione originale). Nel caso in cui non aveste guardato la serie, o vi dovessero sorgere alcuni dubbi un po' in generale, (visto che ho inserito numerosi riferimenti a riguardo) non esitate a chiedere.
L'unico fatto al di fuori della saga dei Metarex che tengo in considerazione in questa storia si trova nel gioco "Shadow the Hedgehog" – cioè che il riccio ha lo stesso sangue dell'alieno Black Doom. Al di là di ciò non inserirò altro – infatti, nel corso dei capitoli, Shadow non ricorda molto del suo passato, se non ciò che gli è ritornato alla mente nella saga dei Metarex stessa grazie a Rouge e/o Chris.

In conclusione, vi dico che cercherò di dare il massimo delle mie capacità, nonostante sia un progetto decisamente ampio e complesso – ecco perché, chi mi legge da tanto lo sa, le critiche costruttive sono ben accette.
Grazie per l'attenzione e per il continuo supporto che mi date!❤
PS: se diverse recensioni non combaciano molto con gli eventi dei nuovi capitoli, è ovviamente per il motivo precedentemente descritto.
 
_______________________________

 
1.
L'Alba di un Mistero



[Mobius, 2 Agosto 2017
Ore 16:06]¹



In quel pomeriggio di un'estate prossima al tramonto, in cui il sole illuminava con fare gentile il firmamento, Sonic The Hedgehog stava passeggiando per le colline di Green Hill come da routine. Il vento gli soffiava con forza sul viso, donandogli una sensazione di meraviglioso benessere come nient'altro al mondo riusciva a fare.
Egli, un riccio libero, il cavaliere del vento², ogniqualvolta che correva era come se le cavalcasse, quelle correnti, vivendo ciascun attimo della sua vita guidato dalle emozioni – talvolta senza pensare troppo alle conseguenze delle sue azioni, impulsivo com'era.
Perché l'essenza di Sonic the Hedgehog, il riccio più veloce del pianeta se non dell'Universo, non poteva che essere la libertà stessa, da sempre accompagnata ad un sorriso malandrino sul suo viso.
Secondo lui, la libertà poteva essere trovata tuttavia anche nell'aiutare i suoi amici, nel combattere contro i suoi nemici, nel confrontarsi e nell'arricchirsi di esperienze grazie ai suoi rivali o, semplicemente, assaporare il profumo del vento a pieni polmoni, ogni giorno, sempre di più.
E non poteva esserne più felice di così.
Mentre osservava distratto ciò che si trovava attorno a lui, d'improvviso il riccio percepì la presenza di un certo aeroplano che ben conosceva – riconoscendolo grazie al tipico rumore dell'elica.
Blu, dalle piccole dimensioni, con su scritto "Sonic".
 
《È il colore che ti si addice di più.》
Con delicatezza sorrise, interrompendo la sua corsa. Ricordava ancora una delle frasi che Tails, il suo migliore amico – nonché il pilota del "Tornado 2", il quale in quel momento planava con calma tra le nuvole – gli aveva rivolto il giorno in cui si erano conosciuti, proprio quando il volpino stesso aveva iniziato a dipingere la carrozzeria del suo aereoplanino.³
Non appena alzò lo sguardo al sole gli parve di vederlo salutare verso di lui, con fare dolce e gentile come al suo solito, seguito a ruota da Dash, il proprio fratellino più giovane – che se ne stava invece sull'ala del veicolo.
Così li salutò a sua volta con un cenno della mano, e non appena riprese subito a correre continuò per la sua strada, leggero – dirigendosi verso la casa di Amy Rose.

Costei nel frattempo, dopo aver trascorso l'intera mattina a cucinare una torta di fragole – su cui poi Cream, la sua sorellina, avrebbe soffiato ben sette candeline – era ancora piuttosto indaffarata nello spargere palloncini vari in giro per la sua tenera casa.
Mentre con uno spontaneo sorriso sul volto ella appendeva alla parete l'ultimo festone – il quale componeva le parole "Buon Compleanno Cream!" – la foto della riccia abbracciata a Sonic poggiata su una mensola brillò alla luce dei raggi solari, che illuminarono la stanza come gocce di cielo piovute dalle nuvole.
Scese così dalla sediolina di legno su cui era in piedi per guardare la sua creazione, squadrando infine la scritta arancione dal basso verso l'alto, da sinistra verso destra, con una grossa espressione soddisfatta dipinta sul viso.

《Chissà se le piaceranno, speriamo di sì!》mormorò ella fra sé e sé, saltellando sul posto. Avendo finalmente terminato, a quel punto l'unica cosa che le era rimasta da fare sarebbe stata quella di aspettare con pazienza l'arrivo della coniglietta – la quale, all'oscuro di quella festicciola, sarebbe arrivata lì solo in un secondo momento assieme al team Chaotix.
Sospirando si sedette su quella stessa sedia, un po' stanca. I suoi occhi verdi, per quanto ci stesse mettendo tutta la sua forza di volontà, quella giornata erano comunque più spenti del solito.
Ma certo. Come sarebbero dovuti essere, del resto, dopo quell'evento?
《Forza, posso farcela...》Sussurrò appena, stringendo i lembi della sua gonnellina rossa – alla quale, per quella occasione, aveva abbinato una semplice camicetta bianca. Per un attimo, al solo ricordare quella orribile sensazione di smarrimento e terrore che aveva vissuto, il suo sguardo si disperse nel vuoto, tetrale.
Perché, però, nella sua memoria non era rimasto impresso altro al di là di quella terrificante voce?
Perché quegli incubi continui non avevano un volto ben delineato, se erano stati così... vivi?
 
"Amy Rose..."

《... devo farlo per Cream.》Al solo pensiero della coniglietta si alzò di scattò, ignorando per un solo attimo l'intenso giramento di testa che non tardò ad arrivare; del resto, non avendo quasi chiuso occhio, era quasi grandioso che si reggesse in piedi e che avesse preparato tutto in tempo.
Glielo doveva. Non solo a Cream, ma anche a Vanilla.

Dalla cucina, d'improvviso ella udì il sentito e familiare rumore di un'elica.
《Devono essere loro!》esclamò, saltellando fuori dall'uscio della porta di casa tutta contenta, ed aspettandosi di trovare Tails, Sonic e Dash.
Avanzò così verso l'aereoplano, lasciando ondeggiare i suoi corti aculei rosa al soffio del vento.《Ciao, Tails,》Lo salutò, cordiale, non appena lo vide scendere dal pannello di controllo,《ciao So...》.
La giovane si bloccò non appena si accorse che il riccio di fronte a lei, saltato dall'ala del Tornado 2, fosse in realtà più giovane, avesse il pelo più scuro e gli occhi dello stesso colore delle castagne in autunno.
Scosse poi la testa, dandosi della stupida: sarebbe stata una giornata decisamente difficile. Incrociando lo sguardo con il blu notte, si ripeté a mente quanto si era ripromessa poco prima.
"Per Cream".

《Oh... pensavo che fossi Sonic, scusami tanto Dash! Vi somigliate fin troppo, a dire la verità...》rise sbattendo la propria mano sulla fronte, mentre egli ricambiò il sorriso – appena imbarazzato da quell'errore un po' insolito. 《Ma, a proposito... lui che fine ha fatto? Non doveva essere con voi?》
Non ebbe nemmeno il tempo di ricevere una risposta da Tails che una scia blu elettrico frenò di colpo proprio di fianco a loro, scatenando per un solo attimo una forte folata di vento.
《Parlavate forse di me?》scherzò costui.
La rosa rivolse lui un gran sorriso – uno di quelli che, tanto spontaneamente, solo a lui rivolgeva.
《Ehi, Sonic! Hai appena fatto la tua solita corsetta giornaliera?》Grazie a lui, in quel momento le brillarono nuovamente le iridi alla luce del sole.
Il riccio blu curvò a sua volta le labbra all'insù con fare dolce. Da quando era diventata così carina?

《Già! Senza Eggman in giro, è tutto molto più tranquillo, devo dire》Esordì strofinando l'indice sotto al suo naso, un'espressione un po' osservatrice e riflessiva disegnata tra le sue fossette. Del resto, pensare che gli sarebbe spuntato alle spalle da un momento all'altro – accompagnato dalla sua tipica navicella ovale – era un'ipotesi fin troppo probabile.

《Oh, ma ci sei anche tu!》con quella esclamazione Amy sciolse in un batter d'occhio i pensieri di Sonic: ella si era infatti appena accorta della, silenziosa, presenza dell'amica di Dash, scesa soltanto in quel momento dal sedile posteriore del Tornado 2. Come il fratello minore del blu aveva infatti detto alla riccia di recente, sarebbe rimasta lì in vacanza per un po'.
《Tanto piacere, io sono Amy, Amy Rose!》si presentò, porgendole nel frattempo la mano con fare amichevole.
《Darkly. Il piacere è mio》Rispose ella semplicemente, abbozzando un tenero sorriso con le labbra.
Frattanto le stringeva la mano, sul viso della rosa si dipinse un'espressione sorpresa, le labbra schiuse; soffermandosi infatti sul colore degli aculei di lei, neri come le tenebre – alternati a tratti sfumati color rosa evidenziatore – e sul colore quasi rubino dei suoi occhi, le parve quasi di avere un déjà-vù. Tuttavia poi scosse la testa ancora una volta.
Le martellavano così tanto, le tempie.
Sonic inarcò un sopracciglio, avendo adocchiato il suo strano comportamento. Tails e Dash rimasero pressoché confusi.

《Oh... scusami, scusami tanto. È solo che... mi ricordi un riccio che ho conosciuto diverso tempo fa, sai. Si chiamava Shadow...》Rifletté, soffermandosi per un attimo sul fatto che non lo vedeva davvero da tanti mesi. Al solo udire quel nome, i presenti caddero in uno sconforto generale.
Era passato così tanto tempo, dal suo sacrificio?
Nel frattempo, qualcosa si risvegliò dentro la misteriosa riccia.
Che fosse lo stesso Shadow...?
Dentro ai suoi occhi appena cremisi si poteva leggere fin troppo bene la confusione che vi albergava. Il suo migliore amico, accorgendosi di ciò, le rivolse uno sguardo sottecchi – anche lui disorientato da quell'ambigua dichiarazione della rosa.
Per un attimo, Amy divenne d'altro canto malinconica – non dando troppo peso a quelle insolite reazioni da parte dei due.
Ma dopo ciò che la riccia aveva provato quella notte, pareva che ogni cosa, quel giorno, riuscisse ad assumere un'aria cupa – anche senza che lei se ne accorgesse più di tanto.

《Amy, ti senti bene?》intervenne Sonic d'improvviso, guardandola in viso e spezzando così quello strano silenzio che aleggiava nell'aria.
Da quando era arrivato, la prima cosa che aveva notato in lei era come i suoi occhi fossero velatamente scoloriti, come il suo sguardo fosse meno allegro del solito. Aveva proprio un'aria vaga e stanca – quasi avesse la testa dall'altra parte del pianeta.
Sembrava così turbata. E per esserlo, doveva essere successo qualcosa.

《O-Oh... sì, sì, certo! Va tutto benissimo, perché mai non dovrei sentirmi bene?!》 esclamò balbettante, un po' disagio – accompagnando quella frase ad una risatina isterica. Era proprio un libro aperto, Amy: se provava delle emozioni, quasi mai riusciva a tenerle nascoste.
Sebbene sul momento nessuno dei presenti fosse granché convinto da quella risposta, responsabili della rottura improvvisa di quella conversazione furono due urla più che familiari. Qualcuno stava decisamente litigando.

《Rimangiati immediatamente quello che hai detto, pipistrella!》gridò Knuckles a colei che, sebbene gli volasse quasi di fianco, gli dava comunque le spalle.
《E se non lo facessi cosa farai, tesoro? Ti comporterai in modo ancor più rude e poi mi sfiderai come fai sempre?》proferì Rouge, in tono provocatorio ma comunque seccato. Alzò poi gli occhi al cielo: sapeva essere davvero prevedibile, quella testa dura.
Il rosso imprecò mentalmente.

《Dovresti considerarti fortunata anche solo per il fatto che ti lascio avvicinare al Master Emerald, soprattuto adesso che si è finalmente rimesso in sesto dopo mesi! Ingrata!》schiamazzò l'altro per risposta.
Effettivamente era vero, però. Lo Smeraldo Gigante aveva dato fondo a tutte le sue forze durante la battaglia contro i Metarex, sino ad arrivare al punto di rompersi in mille pezzi; erano infatti trascorse pochissime settimane da quando aveva ripreso la sua forma originaria, e quell'eccessiva protezione di Knuckles nei suoi confronti poteva considerarsi più che lecita... forse.
Nella foga di quella pungente discussione che andava avanti da numerosi minuti, per sbaglio l'echidna si scontrò contro il tavolino che Amy aveva allestito con tanta cura nel giardino fuori casa sua – creando decisamente scompiglio lì attorno.
Così si fermò di colpo, ma non ebbe neanche il tempo di dire o fare nulla che, appena un attimo dopo, si ritrovò di fronte a sé una riccia rosa non troppo allegra e con un martello stretto in pugno tra le mani. Notò più che subito quanto avesse un'aria decisamente arrabbiata.

《Ci ho messo tutta la mattina per sistemare tutti quei disegni carini con i tovaglioli e i bicchieri... e tu osi distruggere tutto così?! Ma come ti permetti!》più che furiosa, fece per prenderlo a colpi di martello quando Knuckles si voltò con indifferenza per darle le spalle – fingendosi intimorito appena. Una goccia di sudore scivolò nel frattempo lungo la sua fronte.
《Non dovresti darla a me la colpa, sai,》Alzò le mani, in segno di resa;《piuttosto a quella lì.》 fece, indicando Rouge con un dito – volata chissà quando sul tetto della casa della riccia. La pipistrella a quel punto si infuriò pericolosamente.

《Come scusa?! Non ho di certo urtato io il tavolino, brutto insolente! Sei tu che sei un disastro, non di certo io!》
Mentre Knuckles divenne ancor più rosso, se dalla rabbia o dall'imbarazzo non si sapeva – più probabile supporre che i motivi fossero entrambe – Amy sembrò d'altra parte avvolta da un'aura di fuoco.
《Ora basta! ORA BASTA!》sbraitò, cominciando a rincorrere il colpevole con il suo innocente martello. D'altra parte, Sonic, Tails, Dash e Darkly rimasero in disparte a godersi la scena, piegati in due dalle risate – nonostante il volpino, per timore che la riccia se la sarebbe presa anche con lui, cercò di celare il suo, tuttavia fin troppo evidente, divertimento.

Approfittando di quel momento, Rouge scese dal tetto per discutere con qualcuno con cui aveva qualcosa di importante da sbrigare. Si poggiò allora alla parete esterna della casa, il più lontana possibile dal resto del gruppo, e premette così il tastino laterale del il suo trasmettitore.
《Pronto, mi ricevi?》lo chiamò lei.
《Ti ricevo.》Gli rispose costui. Aveva un tono profondo, piuttosto fermo – quasi persuasivo. 《Dove ti trovi, adesso?》
Attorno a lei, gli altri erano troppo concentrati sul litigio tra Knuckles ed Amy per notare che lei si fosse isolata.
《Sono ai confini della Fitta Foresta⁴, vicino la casa di Amy Rose. Sai dove trovarmi?》Per alcuni secondi, la pipistrella non ricevette alcuna risposta.
《Hey, mi senti?》riprovò, appena infastidita da quel problema. Tuttavia, dopo ciò il segnale si interruppe di colpo e lei ci rinunciò.
Fece così per dirigersi dagli altri, in attesa dell'arrivo dell'altro, ma una voce piuttosto familiare alle sue spalle spezzò di colpo i suoi silenziosi passi – facendola quindi voltare in seguito ad un lieve, lievissimo sobbalzo.

《Possiamo andare, allora?》le disse, semplicemente. Sul viso aveva uno strano ghigno compiaciuto, forse per il fatto che era riuscito – come Rouge poté ben notare – a prendere un Chaos Emerald, grazie al quale era appunto giunto sino a lì.
《Non ti aspettavo qui così tanto in fretta... Shadow》gli rispose lei, sorridendogli altrettanto.
L'ebano stava per porgergli il Metal Detector per identificare i successivi smeraldi quando, inaspettatamente, una giovane voce urlò verso di loro.
Qualcuno si era accorto della sua presenza.

《Shadow...?!》balbettò questi, indicando costui e la pipistrella al suo fianco.
Entrambi si voltarono verso la volpe, riconoscendo il suo timbro. Aveva un'espressione sconvolta, così come tutti gli altri presenti – notò Rouge.
Subito dopo, tuttavia, la Forma di Vita Definitiva volse loro le spalle ed incrociò le braccia, infastidito da quell'impertinente attenzione su di sé. Di fatti, chiunque aveva puntato il proprio sguardo su di lui.
Era sopravvissuto.

《Ma, Rouge, tu... t-tu lo sapevi?!》esclamò Amy, senza parole, nei riguardi della pipistrella, la quale per risposta ammirò le proprie unghie. Metidabondo, Shadow sbuffò in attesa di andar via il prima possibile.
《Eggman non voleva che si spargesse la voce, tutto qui. Del resto, dopo la battaglia contro i Metarex è stato lui a salvarlo... ancora una volta. È rimasto dormiente per un bel po', ma circa tre settimane fa è stato risvegliato dallo stesso scienziato, e-》
《Smettila di perdere tempo inutilmente, Rouge》La interruppe d'improvviso il riccio striato, stufo e con fare scorbutico, continuando a non guardare nessuno in viso. 《Dobbiamo andarcene, siamo in ritardo.》

Nel frattempo, se attorno a loro nessuno aveva osato emettere un solo fiato, poco più in lontananza un Charmy – scioccato da quella presenza del tutto inaspettata – scoprì, prima del previsto, gli occhi della piccola Cream. Ella d'altro canto portò le mani alla bocca, più che sorpresa.
《Signor Shadow!》esclamò, dirigendosi con calma verso tutti i presenti – i quali nel frattempo urlarono "Buon Compleanno!"... forse un po' a scoppio ritardato e con meno entusiasmo del previsto.

 
* * *


In quel lasso di tempo, dopo essere stata poi invitata da Amy stessa, alla fine la pipistrella aveva convinto pure Shadow a rimanere, almeno per qualche minuto, insieme agli altri – anche perché, in realtà, i due non erano mai stati davvero in ritardo per quella missione.
Era infatti, più che altro, un compito – un po' per conto del dottor Eggman, un po' per tornaconto personale... almeno per Rouge in particolare – nel quale dovevano appunto mettersi alla ricerca degli smeraldi del caos. Uno di questi tuttavia, si vociferava quella mattina, era misteriosamente sparito nel nulla; secondo Eggman, la colpa era di un individuo misterioso di cui, però, ne aveva visto soltanto l'ombra – poiché, da quando si era accorto di quella sagomata assenza di colori proiettata sul muro del suo laboratorio, uno dei due smeraldi che aveva racimolato con tanta fatica si era volatilizzato.
In ogni caso, la pipistrella decise temporaneamente di non pensare a quel fatto – anche perché, ladra professionista quale era, avrebbe sicuramente recuperato quel gioiello in un batter di ciglia... per poi tenerlo tutto per sé.
Una cosa su cui si era per un solo attimo soffermata, comunque, era come non sapesse bene neanche lei in che modo fosse riuscita, esattamente, a convincere il riccio – tantomeno lui sapeva il perché avesse accettato, d'altra parte.

Forse ciò che lo aveva spinto a rimanere, a dire il vero, era lo stesso principio che lo aveva portato a salvare Cosmo ed il giovane Chris durante la battaglia contro i Metarex.
Lo stesso che gli aveva suggerito di colpire Sonic allo stomaco e a salvargli la vita, durante la battaglia contro Dark Oak.⁵
Lo stesso che lo aveva condotto, dopo molte divergenze, a collaborare con lui, con loro.
In ogni caso, egli preferiva soltanto sentire su di sé l'ebbrezza di quel soffio leggero d'estate, che al tempo stesso gli accarezzava il muso, piuttosto che stare in compagnia di quella banda – che rimaneva per lui, sempre e comunque, fastidiosa ed insolente.
Con le mani dietro la testa e la schiena poggiata contro il muro della piccola casetta, pareva che i raggi del sole baciassero il riccio in tutto il suo fascino, facendo brillare in modo mistico ma attraente – un po' come le sue origini – gli aculei ebano dalle strisce rosse che da sempre lo caratterizzavano.
Forse non aveva poi così torto, Rouge.
Era una bella cosa, ogni tanto, rilassarsi, socchiudere le palpebre ed assaporare il vento – assieme al profumo di fiori che portava con sé.

《Signor Shadow...》
Una vocina piccola e delicata, che sembrava quasi si sarebbe spezzata al solo tocco – o forse aveva solo paura della sua reazione, ipotizzò lui – gli parlò. Così inizialmente egli aprì soltanto un occhio, giusto per capire cosa avesse intenzione di domandargli Cream – così si chiamava, da ciò che ricordava.
A quel punto, si accorse di come la coniglietta stava porgendo lui un braccialetto formato da margherite: allora, seppur la sua espressione iniziale fosse un misto tra lo scetticismo ed il sorpreso – anche un pochino piacevolmente, sotto sotto – lo prese comunque tra le dita affusolate. Talmente era leggero che gli faceva il solletico.
《Lo accetti, come dono di riconoscenza per aver salvato l'Universo.》Forse anche un po' per non risultare troppo arrogante di fronte a quella creatura tanto piccola, decise poi di indossarlo. La leporide gli sorrise con fare gentile.
I loro petali erano davvero morbidi.
Chissà perché, in quel momento gli balenò un nome nella mente... solo uno.
Maria.
《Le sta molto bene, signor Shadow!》esclamò di rimando lei, interrompendo subito il suo flusso di pensieri, prima di correre entusiasta verso gli altri – affiancata dal piccolo Cheese.
Al contempo le guanciotte le erano diventate di un velato rosa – magari solo perché contenta per il gesto appena fatto... o forse poiché, se temeva Shadow da una parte, allo stesso tempo lo ammirava. Era felice, a sapere che egli aveva accettato il suo dono.


《Ha ragione, sai? Sembri quasi meno irascibile, con quel braccialino al polso.》Lo punzecchiò Sonic mentre era di passaggio, col solito fare sbruffone, sogghignando subito dopo. Il riccio striato si strinse a braccia conserte, sospirando profondamente.
《Se ti avesse regalato una corona di fiori, come fa di solito con chi le piace davvero, saresti sembrato ancor meno irascibile... ma persino lei immaginava che avresti di sicuro rifiutato!》Rise poi a crepapelle, prendendolo in giro.
Con un'espressione appena saccente stampata in viso, Shadow strinse i propri pugni con fare piuttosto irritato.
《Potrei fartela amaramente pagare per questo, Faker.》disse a denti stretti. Il blu rispose con una seconda risata, che l'ebano ignorò beatamente.
Ebbe tuttavia appena il tempo di riappoggiarsi alla parete rosea che venne nuovamente disturbato dalla stessa voce squillante di prima.

《Sarà.》fece spallucce lui, divertito;《Comunque sia, conti in sospeso a parte... Shadow, ti presento mio fratello, Dash.》Trattenendosi incredibilmente per evitare di strangolarlo, il riccio striato aprì un occhio per squadrare chi avesse di fronte: non appena si accorse di come costui fosse tale e quale al fratello blu lo richiuse con molta nonchalance, lasciando che un lievissimo ghigno – se di disappunto o di scherno questo Sonic non lo capì – nascesse sulla sua bocca subito dopo.
《Molto piacere》disse poi il più giovane, forse un po' sarcastico, lasciando che Sonic poggiasse il suo gomito sulla propria spalla; 《Lei è la mia migliore amica, Darkly the Hedgehog: è da quando sei arrivato che mi dice che gli sembri familiare, ma si vergogna troppo per-》
《EHI!》Le gote della riccetta di fianco a lui si erano nettamente colorate di porpora – un colore fin troppo evidente per non essere visto, tantomeno in una giornata di sole come quella – mentre Dash, con fare un po' arrogante, si prendeva gioco di lei.
Quella frase aveva però attirato l'attenzione di Shadow: di fatti fece lo stesso gesto nascosto di prima, ma gli bastò scrutarla un solo secondo per avvertire, come un tuono nel mare in tempesta, la stessa forte impressione che aveva provato lei.
Così aprì gli occhi ai colori del cielo, incrociando il proprio sguardo con quello rubino della riccia, le cui guance erano ancora piuttosto cremisi.
Le somigliava moltissimo... avevano praticamente quasi la stessa fisionomia.
Iridi dal colore fin troppo simile, pelo ebano accompagnato da striature – nonostante le sue avessero un colore più roseo e delicato.
Ella tuttavia non portava alcun anello ai polsi e non aveva tantomeno scarpe che lasciassero trasparire ignoti poteri, il che apparentemente faceva di lei una normalissima riccia.
Allora perché aveva quella strana sensazione?

Quel contatto visivo parve durare loro un'eternità quando dei grossi nuvoloni, che oscurarono il cielo da un momento all'altro portando con sé grosse e fastidiose correnti, lo interruppero in un batter di ciglia.
《Che sta succedendo?》urlò Amy agli altri guardandosi attorno, confusa; 《Non c'era nemmeno una nuvola, poco fa!》
Effettivamente era vero, constatarono i quattro ricci che sino a poco prima stavano scambiando due parole: il cielo sino ad un attimo prima era perfettamente limpido e puro, come fosse una tavolozza di acquarelli contenente solo l'azzurro.
《Sarà di sicuro un temporale d'estate, non temere! Speriamo solo che non si scateni del tutto...》Esclamò Tails per risposta, facendo spallucce. La rosa, seppur fosse ancora scettica, decise soltanto di recuperare alcune delle decorazioni e dei palloncini che erano volati via dappertutto – brontolando a bassa voce.

Poco prima di riprendere le loro conversazioni, nel frattempo gli altri, che stavano ancora aspettando l'arrivo di Vanilla, Vector ed Espio affinché potessero festeggiare la giovane Cream che soffiava le sette candeline sulla torta – le quali per fortuna non erano ancora state accese... altrimenti ci avrebbe ben pensato il vento, a spegnerle – si scambiarono degli sguardi dubbiosi.
Nello stesso momento Sonic, avendo lasciato Darkly e Dash da soli a battibeccare e Shadow insieme ai suoi pensieri, si avvicinò al resto del gruppo e si intromise nei loro discorsi come se niente fosse.
《Allora, dicevi... come mai non sono venuti con te, Charmy?》gli chiese allora – giacché, solo poco prima, aveva sentito l'apetta parlare di quell'argomento – insospettito già da diversi minuti per via di quel comportamento insolito.

I Chaotix non si separavano mai nelle loro imprese... tantomeno lasciando il più giovane da solo.
Qualcosa non andava, pensò con fare riflessivo – mentre, di fianco a lui, Rouge discuteva ancora con Knuckles e Tails se la spassava in proposito, nonostante si nascondesse appena per evitare di essere ucciso dal martello Piko Piko. Questi, d'altro canto, da troppo tempo minacciava infatti i due litiganti di smettere una volta per tutte, mentre la sua proprietaria saltellava ancora dappertutto per cercare di salvare il salvabile dei suoi bei ghirigori.
Prima Amy, con quell'aria insolitamente stanca e più arrabbiata del normale...
poi Vector ed Espio. E quei nuvoloni tanto improvvisi, se doveva essere sincero, non gli sapevano neanche poi tanto di temporale di fine estate.
No, aveva proprio bisogno di sapere.
Non poteva essere soltanto uno strano presentimento, quello che avvertiva.

《RAGAZZI!》Due voci familiari, che d'improvviso gridarono loro all'unisono con tono terrorizzato, spensero i sorrisi sul volto dei presenti. Avevano un'aria spaventata come non la avevano mai avuta in vita loro, gli occhi strabuzzati ed il fiato corto, spezzato da qualcosa che pareva essere più che intensa.
Fu in quel momento che Sonic, guardando negli occhi i suoi due amici appena piombati lì, percepì bene come quei sospetti stessero divenendo sempre più reali. Al tempo stesso il vento aumentava d'intensità, incurante delle circostanze; il cielo diventava sempre più cupo.
Di colpo Vector, come sfinito da una forza invisibile, si accasciò a peso morto con le mani rivolte verso la terra, distrutto. Non riusciva neanche più a parlare, talmente tremava. Prima di avvertirli subito dopo della situazione, con nota preoccupazione Espio si precipitò verso di lui, poggiandogli una mano sulla schiena.
Sembrava stesse crollando anche lui, sebbene fu in grado di non darlo a vedere come da sua indole.
《Vanilla è stata rapita!》
 
《E così ci rincontriamo...!》
Quando una voce sconosciuta parlò da molto lontano, riferendosi probabilmente ai nostri eroi, il firmamento si oscurò di colpo, generando quasi un'assenza di luce. Tuttavia, l'unica cosa che Sonic in quel momento realizzò davvero fu come Amy aveva iniziato a tremare senza controllo – sino a crollare sulle sue stesse ginocchia.

L'inizio della fine.


 
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¹ = questa data non è scelta a caso, in realtà. Come potete anche vedere voi stessi, è la data di pubblicazione del primo capitolo della storia, quando la scrissi per la prima volta alcuni anni fa.

² = riferimento al gioco "Sonic ed il Cavaliere Nero", dove Sonic viene denominato appunto cavaliere del vento.

³ = riferimento all'episodio 18 della prima stagione di Sonic X, che mostra come Sonic e Tails si sono conosciuti.

⁴ = zona di Mobius da me inventata.

⁵ = riferimento agli episodi 67 e 78 della terza stagione di Sonic X.

 
[Pubblicato il 11/02/2021]

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Capitolo 2
*** Incubi... o Realtà? ***


Nel capitolo precedente...


 
《 E così ci rincontriamo...! 》
Quando una voce sconosciuta parlò da molto lontano, riferendosi probabilmente ai nostri eroi, il firmamento si oscurò di colpo, generando quasi un'assenza di luce. Tuttavia, l'unica cosa che Sonic in quel momento realizzò davvero fu come Amy aveva iniziato a tremare, senza controllo  – sino a crollare sulle sue stesse ginocchia.
L'inizio della fine.


 
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2.
Incubi... o Realtà?



 
[Mobius, 2 Agosto 2017
Ore 17:11]





Incredibile come, nel giro di un'ora talmente scarsa da somigliare a poco più di qualche minuto, erano successe talmente tante cose l'una dietro l'altra che persino un ragazzino tanto logico come Tails faceva fatica a realizzarne l'accaduto.
In quel momento, il cielo era ormai ricoperto per intero da quegli invadenti nuvoloni... i quali, tuttavia, avevano assunto uno strano colore. Pareva tendessero al viola.
Ma il firmamento non sarebbe potuto in alcun modo essere viola, pensò il volpino con un sopracciglio all'insù. Era un fenomeno innaturale, del tutto anomalo.
Che cosa stava succedendo? E soprattutto, perché stava succedendo?
Poco lontano dalle spalle di Sonic, a quella strana vista il cuore gli palpitava come poche volte aveva fatto nella sua giovane vita.

Il blu, d'altra parte, era ancora senza parole per come avesse d'improvviso reagito la povera Amy – la quale per l'appunto se ne stava in ginocchio, inerme, a fissare con espressione piccola e vuota la terra sotto alle sue mani, arida come non lo era mai stata. Era come se quest'ultima stesse cedendo tutta la propria linfa vitale a qualcosa di molto forte, tanto malvagia, di cui però nessuno dei presenti riusciva a capirne l'origine.
Il riccio cercò così di sorreggerla, avvolgendole le spalle con le proprie braccia e standole vicino... ma ogni cosa, agli occhi dello stesso, appariva così invana.
Sembrava fosse stata ipnotizzata da qualcosa, incapace com'era di parlare o agire.
Non muoveva un solo muscolo.
Era letteralmente terrorizzata.

D'mprovviso ella voltò il capo verso di lui, in modo da incontrare i suoi occhi verde acceso. Lo guardò con un'aria che il blu giurò di non aver mai visto dentro quelle perle color quercia – sempre così tenere e colme di affetto, speranza.
《 Sonic, è... è l-la sua voce, ne sono sicura! 》gli sussurrò appena, il cuore che le batteva senza criterio. 《 Stagli lontano, o farà del male anche a te...! 》egli si accorse poi che l'amica aveva iniziato a singhiozzare in silenzio, un po' come se avesse l'intenzione di intrappolare tutta la propria agonia dentro quelle gocce di un cielo, tempo addietro, azzurrissimo – in quel momento andato via, svanito.
Le prese così il viso tra le mani e le asciugò una lacrima con il pollice, lasciando che gli parlasse. Incrociarono dolcemente gli sguardi: tuttavia, a quella – seppur spontanea – vicinanza tra le loro labbra, la riccia nemmeno reagì.
《 Amy... che cosa ti ha fatto? 》le mormorò, dolce ma ferreo – le iridi smeraldo appena lucide dalla preoccupazione. 《 Lui chi è? 》
La riccia, però, non proferì più parola: non riusciva a smettere di piangere.
Sonic si rabbuiò.
Neanche lo guardava più.

Al tempo stesso, se alcuni osservavano da lontano la scena con evidente apprensione, tra cui Dash, Darkly e Tails, d'altra parte Rouge, Shadow e Knuckles stavano studiando una sagoma sconosciuta scendere dal cielo e dirigersi verso di loro con un'inquientante calma – quasi stesse girando le lancette di un'orologio al contrario e si fosse impadronito del tempo e dello spazio.
Sembrava una creatura infernale.
Nel frattempo il Team Chaotix si era finalmente riunito – nonostante, alla vista di un Vector sofferente come non lo aveva mai visto, il più giovane era poi scoppiato in un pianto liberatorio tra le stesse braccia dello stesso. Cream, d'altro canto – sin ora rimasta in disparte vicino Charmy – accorgendosi della situazione si era di soppiatto avvicinata alla sorellina.

《 Amy, Amy! Che cos'hai? 》le domandò esasperata, avvolgendola in un breve abbraccio tuttavia velatamente insicuro. Le castagne poco sopra le sue gote brillavano alla luce di un sole nascosto, anch'esso spaventato da quel potere anomalo che risucchiava la vitalità del terreno.《 Amy...? 》
Quel mormorio fece immergere la riccia ancor più in profondità nei suoi pensieri, quasi avesse deciso – non proprio volontariamente, ma più che altro spinta dalla paura – di affogarvi dentro.
Frattanto pensava e ripensava a cosa le fosse accaduto, il suo sguardo si rimpiccioliva, si assottigliava sempre di più... sino al punto in cui diventò del tutto assente.
 
E così lei annegò, negli abissi dei suoi ricordi.


 
Il sonno quieto e profondo in cui era avvolta la sera prima del compleanno della coniglietta, rimembrò, venne improvvisamente interrotto da una tra le sensazioni più orribili che avesse mai provato in tutta la sua vita.
Frattanto sognava qualcosa di sereno, cullata dalle braccia di Morfeo, di colpo fu sfrattata da esse per colpa di una strana forza, così insistente e dolorosa che anche solo il provare ad opporvi resistenza le faceva male; allora la riccia piombò giù, nel vuoto più totale, e mentre precipitava udiva a ripetizione – quasi fosse un disco rotto – un sibilio appena sussurrato, grave e distorto, schiacciato contro al suo orecchio.
 
Aveva sentito il suo nome per intero, Amelia Rose. O forse quel timbro sconfinato le aveva soltanto mormorato "Amy" – non ne era neanche più sicura, se doveva essere sincera.
A dire il vero, la sola cosa di cui aveva davvero memoria riguardo tutta quella confusione era la teatralità di quella voce senza note, che aleggiava nella sua testa quasi vi avesse preso possesso.
Quasi vi stesse leggendo ogni suo meandro, spazio, minuzia vitale.
Frattanto si dimenava nel vuoto di quel baratro buio ed infinito, in attesa che la paralisi del sonno in cui era precipitata finisse presto, aveva percepito soltanto pochissime parole. O forse aveva solo preferito non ascoltarle, quelle sillabe, messe insieme in ciò che somigliava ad un cruciverba senza soluzione.
Magari, tutto ciò che era rimbalzato nei suoi timpani se lo era lasciato scivolare giù, in quello stesso vuoto dove lei cadeva...
dove tutto era perso, dove tutto era dimenticato.
 
Quel mostro le aveva parlato di come avesse intenzione di conquistare il loro pianeta, di radere al suolo le vite di tutti i mobiani... soprattutto la sua e quella di altri due ragazzi. "Jacob e Bunny", rimbombava la sua mente.
La cosa più inquietante era che le spiegava il tutto come se la conoscesse, e anche piuttosto bene. Proprio come se Amy, secondo costui, sapesse già ogni cosa di quella strana storia.
Ciò che, comunque, ancora tuonava dispersivo nei suoi ricordi – nonostante le numerose ore trascorse – era il suono della sua spaventosa risata. Un suono gutturale, che faceva venire il ribrezzo anche solo a sentirlo. La stessa eco che le martellava nelle tempie senza mai smettere.
 
Al risveglio – erano forse le 03:07 quando rivide finalmente il muro della sua stanzetta – non ebbe neanche il coraggio di chiedersi chi diamine fosse quel mostro, di cui non conosceva nemmeno l'aspetto, o tantomeno come facesse a sapere il suo nome. Non riusciva neppure a trovare la forza di pensare, perlomeno provare a capire, se quello fosse stato un semplice incubo o forse qualcosa di più – possibilità che la turbava incredibilmente.
Mentre il sudore colava dalla sua fronte e bagnava la sua magliettina bianca, testimone di ciò che le era capitato, l'unica cosa che fece in quei minuti infiniti fu quella di lasciarsi andare in un pianto liberatorio – la mano sul cuore, come a cercare di rallentare il battito in fibrillazione.... la bocca semiaperta, come a catturare tutto l'ossigeno che aveva perso in quell'apnea senza fine.



Fu in quell'esatto momento, come se si stesse risvegliando pian piano grazie al tocco di Sonic sulla propria spalla – il quale, per quei pochi secondi, aveva tristemente notato come anche la piccola coniglietta si fosse incupita in seguito al comportamento della rosa – che realizzò davvero come quanto aveva vissuto aveva fattezze reali, forse addirittura tangibili.
Aveva inoltre la forte sensazione che, nonostante fosse spaventatissima all'idea, da quel momento in poi avrebbe di sicuro avuto delle risposte, che le fosse piaciuto o meno.
Sebbene passarono pochi secondi appena da quando percepì tutte quelle cose insieme, alla fine Amy tornò davvero alla realtà; nel farlo, dalle labbra le uscì un gemito di paura.
Nello stesso istante, il blu la strinse istintivamente ancor più a sé.
《 Bene bene... così adesso fai finta di non conoscermi, Jacob? 》disse lo sconosciuto ad alta voce, dopo aver sentito mormorare i tre fra loro per tutto il tempo. Alla riccia mancò l'ennesimo battito.
Chi era, questo Jacob che tanto disperatamente cercava?

Nel frattempo, questi si era avvicinato sempre di più ai presenti, sino al punto dal trovarsi di fronte a loro – con i piedi piantati sulla terraferma, improvvisamente ritrattasi al solo tocco con le suole delle sue scarpe.
La lentezza con cui quella tetra figura si andava appressando loro era un qualcosa di impercettibile, come se ormai quelle lancette che da tempo aveva in pugno le avesse piegate, spezzate e poi rimontate in senso contrario. Ormai riuscivano a vederlo tutti, in ogni sua sfaccettatura e particolare.
Ad ogni suo passo, il fiato di ciascuno di loro si accorciava come la miccia di una candela.
L'essere indossava un'uniforme gialla, la quale gli ricopriva per intero il corpo – magro, ma all'apparenza molto forzuto – compresa la testa, tondeggiante tranne che per due orecchie probabilmente a punta, a giudicare dalla forma ambigua dell'elmo che indossava. L'unico tratto del suo volto che non era ben ricoperto da quell'armatura erano gli occhi, scuri come il fondo di un pozzo.
Alle mani portava dei guanti metallizzati – che gli arrivavano circa a metà avambraccio – del tutto grigi eccetto il palmo delle mani, dove si presentavano azzurri e tetralmente luminosi; ai piedi indossava invece degli scarponcini neri, aventi una grossa striscia rossastra posta circa a metà altezza di ciascuna di esse – e, secondo il volpino, esse presagivano di sicuro strane caratteristiche.

Un brivido attraversò la colonna vertebrale di Sonic, sconvolto da quella assurda somiglianza. Fu come se uno dei Metarex fosse tornato in vita sotto ai loro occhi.
Per un solo secondo, le iridi di Amy – la quale si accinse a guardarlo, spinta da chissà quale forza o istinto – incrociarono quelle dello sconosciuto. Da esse si scorgeva soltanto un'insaziabile sete di potere, forse addirittura di vendetta.
Questi si mise di fronte ai due ricci e alla coniglietta, la quale tuttavia si andava allontanando lentamente. Tails, d'altra parte, si era solo poco prima appropinquato a Knuckles, in quanto si trovava un po' più in lontananza rispetto a quell'inquientante figura.

《 Ehi ehi ehi, mister simpatia! Non avvicinarti troppo, o sarò costretto a combattere contro di te! 》lo avvertì Sonic, con tono provocatorio ma comunque molto arrabbiato, frattanto la riccia le si era accucciata, con la testa, sul petto – il quale palpitava ad un ritmo piuttosto rapido a causa delle molteplici emozioni che ingabbiava.
《 Non osare parlarmi con questo tono arrogante! 》lo ammonì l'altro con molta enfasi, oltre che arroganza – fingendosi offeso.
In ogni caso, quella affermazione fece calare il silenzio più assoluto tra i presenti.

Dopo aver incontrato gli occhi verdi del riccio, con un tono ben più tagliente e profondo continuò poi il suo discorso:《 Chi ti credi ancora di essere, dopo la clamorosa sconfitta che hai avuto contro di me? 》.
Di rimando, il blu sbruffò con fare saccente – facendo imprecare mentalmente Shadow per quel suo solito modo di fare, che per l'appunto non gli andava poi troppo a genio.

《 Io sono Sonic, Sonic The Hedgehog! 》esclamò combattivo, senza distogliere per un secondo lo sguardo da quello dell'altro. 《 Tu chi diavolo saresti, piuttosto? E di quale sconfitta stai parlando?! Io non ti ho mai visto prima d'ora! 》gli rispose quindi, innervosito da quell'atteggiamento di superiorità nei suoi confronti.
Se per un attimo il nemico fu scosso da uno strano brivido lungo la schiena, poco dopo si riprese – decidendo di ignorare l'affermazione del blu.

Dopo infiniti momenti di pausa in cui lo sconosciuto si stirò per bene i muscoli delle braccia e delle mani, decise dunque di passare alle presentazioni.
《 Mi chiamo Zikos... Dark Zikos. 》Con una voce profonda tale da mettere i brividi, ormai di fronte al suo bersaglio principale, questi incrociò le braccia frattanto lo scrutava con attenzione. 《 Ma come... non ti ricordi, di me?¹ 》gli domandò allora indagatorio al riccio – il quale alzò un sopracciglio per risposta.
A quella reazione Dark Zikos perse quasi un battito, nonostante all'esterno rimase ancora impassibile – limitandosi nel dargli di scatto le spalle.
Aveva forse perso la memoria per qualche inspiegabile ragione, e adesso si faceva chiamare "Sonic"?
Ma che storia era mai quella?

Tuttavia, in seguito al brevissimo momento di riflessione, a quel punto egli decise di soffermarsi invece sulla riccia – la quale era ancora piuttosto intimorita da quell'essere – convinto del fatto che, dopo la notte precedente, almeno lei si ricordasse.
《 Sai, mia dolce Amelia, 》Iniziò allora, girando in tondo,《 non ti consiglio di rimanere ancora tra le sue braccia... 》poi la guardò gelido, gli occhi assottigliatisi con fare sadico; 《 ...a meno che tu non voglia che entri nuovamente dentro la tua mente. È stata un'esperienza meravigliosa, in fondo 》concluse ridacchiando, frattanto le ricordava l'esperienza vissuta. La rosa, terrorizzata, neanche fu in grado di rispondere.
《 Che cosa?! 》sbottò Sonic, sconvolto. Tremava dalla rabbia.

A quel punto Cream, fin troppo spaventata, si allontanò sempre più all'indietro, il passo felpato tuttavia troppo veloce: nel farlo inciampò per terra e si schiantò per sbaglio contro Shadow – il quale comunque, di conseguenza, con un gesto della mano la incitò a nascondersi dietro di lui.
Mentre ella si accovacciava su se stessa – nascosta dal corpo del riccio – i petali del braccialino di margherite, da poco legato al polso di questi, oscillarono al soffio di un vento inaspettatamente gelido che non tardò a soffiare su di loro.

Per fortuna l'essere neanche badò alla piccolina, in quanto troppo concentrato sui due ricci per prestare attenzione al resto dei presenti.
Nel frattempo, camminando a ritroso, lo stesso si allontanò di diversi centimetri con fare sospetto.
《 Credo di non aver capito bene... che cosa le hai fatto?! 》ringhiò d'improvviso Sonic, la voce tetra e cupa come poche volte gli era diventata nella sua vita.
《 Sonic, per favore, calmati... non voglio che succeda qualcosa di brutto anche a te! 》gli ripeté Amy una seconda volta, con ancora il muso premuto contro al suo petto, cercando di scavalcare la voce dell'altro – al fine di interrompere così quello sfogo.
A quella ulteriore affermazione, nonostante emise un profondo sospiro come risposta – iniziando ad inveire mentalmente – al blu venne improprio pensare il perché quell'essere la intimorisse tanto persino in presenza sua e di tutti gli altri.
Forse, contro quei poteri mentali di cui costui era capace, Amy non era riuscita a difendersi e temeva che nessuno ne fosse capace?

《 Non ti conviene sfidarmi ancora, Jacob The Hedgehog. Sai bene come potrebbe andare a finire. 》Soffiò, più avido che mai.
L'eroe di Mobius per poco non esplose.
《 Te l'ho detto, mi chiamo Sonic! Smettila di scambiarmi per qualcuno che nemmeno conosco! 》
Nessuno dei presenti, infatti, riusciva capire il perché quel nemico sosteneva di conoscere l'eroe di Mobius con il nome di " Jacob " ; tra di loro, se vi era chi non interveniva per il timore che potesse accadere qualcosa di brutto, o chi se ne stava in silenzio perché rimasto senza parole, vi era anche chi non si esprimeva solo per cercare di capire come sarebbe andata a finire quella strana faccenda.
La tensione nell'aria al contempo cresceva, e cresceva ancora; Zikos a quel punto, che si sentì esplodere la testa, strinse i pugni ed iniziò a camminare avanti ed indietro senza un criterio. Poi di colpo si fermò, fissando un punto vacuo dinnanzi a sé.
 
Perché, all'improvviso, gli appariva tutto così sbagliato?


Sei un vigliacco. Anzi, lo siete entrambi. Credevo voleste affrontarmi, ed anche da un bel pezzo... e invece entrambi fingete di non sapere chi io sia. 》Sputò acido, ricominciando a passeggiare con incredibile lentezza all'indietro frattanto si scrocchiava le dita attraverso i guanti. Sembrava stesse parlando di una rivalità che durava da un po', da come si esprimeva...
Beh, peccato che Sonic ed Amy, così come nessun altro, avessero la benché minima idea di chi fosse quell'alieno – e, comportandosi in quel modo, diede soltanto l'impressione di avere le rotelle fuori posto.
《 Beh... peccato. Non importa cosa vi sia successo, insomma. 》Esordì infine, voltando loro le spalle con fare meschino;《 Farò comunque a modo mio 》.
In seguito a quella affermazione, Cream perse un battito.

Mentre si allontanava dal resto del gruppo a passi rumorosi, lo sconosciuto alzò un braccio al cielo con la stessa lentezza con cui si era mosso poco prima. In seguito a quel gesto e alle sue parole, tutti si scambiarono sguardi ancor più interrogativi – alcuni più spaventati di altri, quasi impotenti.
《 Senti, si può sapere di che diamine stai parl...- 》
La domanda di Dash si interruppe da sé alla vista della mano del nemico, sempre più luminosa – quasi stesse prendendo potere dai fulmini dei cielo; quest'ultimo, per l'appunto, a causa di quella strana influenza somigliava ad un vortice rotante, senza inizio né fine.
Poiché avvenne tutto molto rapidamente, tuttavia, nessuno ebbe più occasione di controbattere o anche solo di chiedersi cosa stesse accadendo.
Voltandosi di scatto verso i loro visi, Zikos infatti lanciò ad alta velocità, con una rabbia inquietantemente controllata, una palla molto concentrata di energia verso di loro: in particolare, puntava proprio a Sonic ed Amy. A quel punto, il riccio non poté far altro che stringere l'amica a sé e rotolare via.

《 OH MIO...!² TIENITI FORTE, AMY! 》le urlò, catapultandosi subito dopo verso destra con uno spin dash improvvisato sul momento. Nel farlo si schiantò contro Tails e Knuckles, che d'altra parte si erano semplicemente allontanati di scatto in quanto abbastanza lontani da quella scarica elettrica. Di fronte a quello strano temporale, il volpino si era poi fatto piccolo piccolo⁴ – motivo per cui, poco dopo essersi messo al sicuro, si era attorcigliato a gomitolo vicino al suo migliore amico.
Shadow d'altra parte, giacché si trovava proprio dietro ai due ricci bersaglio, prese di scatto Cream per una mano e si rifugiò in un angolo della casetta più nascosto – lo stesso dove poco prima si era poggiato per assaporare l'essenza di alcuni caldi raggi di sole.
Non appena la palla si schiantò con violenza contro l'arida terra, bruciandola, lasciò come traccia di sé una grossa voragine – quasi avesse scavato una buca, una fossa. Il terribile odore di terreno bruciato che lasciò intaccò poi l'olfatto dei presenti, portandoli a starnutire o a solleticarsi il naso compulsivamente.

《 COMBATTI! CODARDO, COMBATTI! 》strillò poi Zikos d'improvviso, il cui timbro era talmente tanto squillante da farlo sembrare del tutto impazzito. Un brivido attraversò la schiena di Dash e Darkly, che da un pezzo si proteggevano a vicenda.
《 E tutti voi?! Perché cavolo ve ne rimanete lì, anche voi fingendo di non sapere chi io sia?! Cos'è, un modo per godervi la vostra gloria dopo essere evasi dalla prigione?! 》schiamazzò ancora, senza contesto; con quell'esclamazione, parve come se avesse realizzato davvero soltanto in quel momento che Sonic ed Amy non erano da soli, per l'appunto.

La pochissima e terrificante luce che si intravedeva attraverso le sue iridi faceva intuire come se i bulbi oculari gli volessero scattare fuori dalle orbite – magari per vedere oltre le apparenze, per darsi quelle risposte che di fatto non riusciva a trovare.
Perché, in verità, tutto ciò lo logorava.
Lo distruggeva il non avere spiegazioni sensate, il non sapere dove fossero finiti i suoi fratelli, il perché chiunque attorno a lui fosse tanto uguale a poco prima ma al tempo stesso tanto diverso e, soprattutto, il sentirsi addosso quella pesantissima sensazione di sbagliato, inaudito, che pian piano lo stava schiacciando... uccidendo.
Eccome, se tutto quello lo logorava.

《 Perché nessuno di noi sa chi diamine tu sia, idiota! 》lo minacciò austero ad un certo punto Knuckles, stanco di quelle conversazioni senza un filo logico e di quei continui sguardi vuoti, privi di replica.
A quell'esclamazione Rouge accennò un flebile sorriso, sorpresa e al tempo stesso soddisfatta della risposta data dall'echidna.
《 Piuttosto, piantala di mettere in scena questi teatrini e dicci dov'è Vanilla, SUBITO! 》
Al solo sentir nominare coniglietta Vector si innervosì più del dovuto – sebbene, anche per merito di Espio, riuscì a contenersi stringendo con forza i pugni. Anche il coccodrillo sembrava turbato tanto quanto Amy, tuttavia fu in grado di resistere meglio di lei.

Il nemico scoppiò a ridere d'improvviso, cercando al tempo stesso di soffocare quel peso che premeva sempre più forte contro la sua testa. Lo avrebbe decisamente spiattellato contro al suolo prima o poi, pensò con amarezza.
Così facendo spezzò un silenzio carico di rabbia, tensione e paura, accrescendo d'altra parte intense emozioni negli animi dei suoi nemici. Un po' come se un tuono, con la più totale noncuranza, si fosse abbattuto contro un castello di carte, con il solo risultato di disintegrarlo in un momento di totale quiete.
Dal vivo, la sua risata faceva tremare le ossa.

《 E chi diavolo sarebbe questa "Vanilla", scusa?! 》Knuckles dovette sbattere le palpebre un paio di volte per cercare di non perdere la ragione.
Sonic non ebbe neanche il tempo di controbattere, tantomeno di pensare ad una tra le miliardi di domande che gli balevano in mente, che di colpo il conosciuto rumore di una navicella volante fece sobbalzare tutti.
 
No...
Ancora lui!


《 Tu, stolto che non sei altro! Ridammi immediatamente lo Smeraldo! 》Quella voce gracchiante e squillante venne riconosciuta subito da tutti i presenti.
Non appena fermò la sua corsa sfrenata per mettersi di fronte all'ombra, Eggman a quel punto attenzionò di sfuggita anche gli altri presenti. Rouge, fugace, lo osservò: aveva una strana espressione dipinta in viso – chissà perché.
《 Eggman?! 》gridò l'echidna, squadrandolo con rabbia.
E se tutta quella fosse opera sua?

《 Cosa significa tutto questo, testa d'uovo? Non mi dire che ancora una volta in questa situazione c'è il tuo zampino! 》irruppe in seguito il blu, chiedendo spiegazioni. 《 Perché, se è così, ti consiglio di farla immediatamente finita a meno che tu non voglia vedere i sorci verdi! 》
Sonic proprio non lo accettava. Se Eggman fosse stato ancora una volta il responsabile, quella volta l'aveva combinata davvero grossa.
Aveva fatto del male ad Amy... e questo, per certo, non glielo avrebbe affatto perdonato.

《 Non ho tempo per te adesso, stupido riccio! Smettila di infastidirmi. 》Lo liquidò con fare totalmente distratto, ancora troppo concentrato nel cercare qualcun altro nella folla – al di là dello sconosciuto. Sembrava molto nervoso: era come se gli fosse successo qualcosa di insolito.《 Ci batteremo settimana prossima, adesso ho faccende più importanti da sbrigare 》.
Colpo basso.
Il fiato del riccio si accorciò di colpo; fu come se Eggman, con quella frase, avesse tagliato il filo della miccia che dall'avvento di Zikos era stata accesa in ciascuno di loro... per poi lasciarne soltanto una minuscola, insignificante parte.
Aveva lasciato la bomba in procinto di esplodere.

《 CHE COSA?! 》si fece scappare Tails, sconvolto dal comportamento dello scienziato – un po' come lo erano tutti i suoi amici.
E se, invece, per una volta quella non fosse opera sua? Se dietro ciò si stesse nascondendo qualcosa di più grande? – ipotizzò quindi.
Non si era mai comportato in quel modo con il suo acerrimo nemico, pensò l'eroe di Mobius a sua volta. Se ne aveva anche la minima occasione, cercava sempre di metterlo alle strette.
《 Ecco dove eravate! 》urlò poi con tono stridulo a due individui che ben conosceva; 《 Shadow, Rouge, è lui! Lui ha rubato lo Smeraldo del Chaos! 》
Sul viso di entrambi si dipinse un'espressione più che sconvolta. Perché mai quell'alieno avrebbe dovuto rubare uno Smeraldo del Chaos al dottore?
Per il momento, i due decisero di rimanere sull'attenti.

Era così infastidito, Eggman. Probabilmente non era mai stato tanto arrabbiato quanto lo era quel giorno.
Piuttosto inusuale, da parte sua.
Quindi quella scena non rappresentava un diversivo, ragionò mentalmente il volpino. Magari, allo scienziato era davvero successo qualcosa – che, di fatti, lo aveva portato ad ignorare il suo migliore amico e a prestare invece attenzione a quello sconosciuto, in particolare allo Smeraldo che gli aveva sottratto.
Ma quando si erano conosciuti quei due, allora? Cosa spingeva Eggman ad essere tanto ostile nei suoi confronti – lui, che tanto desiderava avere la meglio contro di loro, occasione che avrebbe potuto benissimo ottenere alleandosi con Zikos?
C'era sotto qualcosa di parecchio losco, anche Sonic ne era sicurissimo. E presto lo avrebbe scoperto.

《 Ma di che diavolo parli, baffuto? 》gracchiò l'alieno. 《 Lo smeraldo che ho recuperato dal tuo covo appartiene a me! 》 poi rifletté su un piccolo dettaglio a cui prima non aveva dato molto peso – ed ancora una volta, a causa di quel ragionamento, quel peso quasi gli spappolò il cervello.
No. Non era possibile.
Non era possibile!
《 Ma come diamine è possibile che anche lui sia qui? Non sarei dovuto viaggiare solo io, nel tempo?! 》mormorò fra sé e sé, frustrato. L'unico che lo udì blaterare fu Eggman, che d'altra parte neanche capì il punto del suo discorso.
《 Smettila di dire baggianate! Con gli smeraldi del Chaos non si può viaggiare indietro o avanti nel tempo³! 》strillò, in preda all'esasperazione. 《 E adesso ridammelo immediatamente, o dovrai vedertela con i miei robot! 》

Un ghigno malefico si dipinse sul suo volto: quel malvagio non volle affatto starlo a sentire.
《 Tu? Contro di me? Fai sul serio? 》lo prese in giro, acido. Poi alzò gli occhi al cielo, divertito da quella situazione, dal canto suo, ridicola.
《 Prendetelo! 》ordinò allora Eggman ad un esercito di Badnik, il quale in pochi secondi appena fu lì solo grazie ad un pulsante;
No. Non aveva intenzione di lasciarsi schiacciare l'orgoglio da quel pallone gonfiato.
Rapidamente quelli gli andarono incontro – lasciando il resto del gruppo a guardare la scena senza sapere come agire – ma non appena le macchine e lo sconosciuto si ritrovarono faccia a faccia quello sparì di colpo, teletrasportandosi sopra la navicella ovale di Eggman.
Una volta lì premette un pulsante a caso... lasciando che i robot attaccassero, invece, i nostri eroi.
《 Distruggiamoli, svelti! 》esclamò Sonic realizzando il tutto in fretta, correndo insieme agli altri verso quell'ammasso di lattine.
Amy, che fortunatamente era riuscita a ritrovare un po' di coraggio, ne fece a pezzettini un paio con il suo martello – seguita subito da Tails, che in un lampo disattivò il sistema operativo di alcuni, e da Knuckles, che assieme al quasi-rivale blu ne ridusse parecchi in pochi frammenti.

《 Cosa pensavi di fare... stolto? 》sogghignò Zikos, incrociando lo sguardo con quello del dottor Robotnik proprio mentre faceva ruotare lo smeraldo sotto al suo naso.
Questi, poco prima di controbattere, esitò un attimo appena – osservando di sfuggita il resto del gruppo, ancora impegnato con i suoi robot.
《 Riprendere ciò che ho guadagnato solo grazie al mio genio, IMBECILLE! 》ringhiò furioso nei suoi riguardi, allungando la mano per afferrare il Chaos Emerald. Così Zikos lo fece sparire nel vuoto, e per risposta l'altro strinse i pugni.

Il suo sguardo penetratorio, d'altra parte, gli faceva ancora tremare le viscere. Soprattutto dopo quello che era successo nello stesso momento in cui il suo prezioso Smeraldo era svanito.
Il dottore sospirò. Doveva fare qualcosa. Non poteva assolutamente, quel coso, umiliarlo sotto i suoi stessi occhi come se niente fosse.
Poi, con totale indifferenza, l'alieno si teletrasportò poco più avanti dello stesso luogo da cui, solo un attimo precedente, si era dissolto nel nulla; se dapprima finse di ammirare, per pochi secondi, quella battaglia con fare interessato, subito dopo cercò di far funzionare il suo trasmettitore da polso – cosa che tuttavia non riuscì a fare, in quanto alla fine lo spense di getto con fare poco delicato.
Sembrava un modello vecchissimo, rispetto a quelli indossati dal resto della combriccola.

《 Beh, questa volta i tuoi robot erano decisamente più deboli del solito, Testa d'Uovo! 》sdrammatizzò Sonic a fine battaglia, sfregando le mani tra loro per rimuovere la fuliggine, dopo aver notato come il Team Chaotix ne avesse distrutti diversi senza pietà.
A quella battuta, anche il resto del gruppo ridacchiò: un minuscolo e leggero momento di spensieratezza si insinuò tra loro...
Prima di lasciare spazio, neanche pochi attimi dopo, ad un qualcosa che non si sarebbero mai aspettati.

Avevano infatti appena finito di affrontare l'esercito dei Badnik quando, d'improvviso, nessuno di loro capì più cosa stesse accadendo.
Uno strano gas si diffuse a macchia d'olio attorno a loro, disorientandoli abbastanza in fretta ed impedendogli di respirare.
Fu proprio in quei preziosi secondi che, per di più, il nemico si allontanò con rapidità da quel posto al fine di cercare risposte,  approfittando del fatto che Sonic e i suoi amici lo avevano perso di vista.
Avrebbe sicuramente guadagnato molto tempo, lasciandoli in balia di quella nebbia tossica.

《 Siete riusciti a scappare, prima, ma non importa più. Non adesso che vi ho in pugno... te per prima. 》Esordì a bassa voce, osservando con attenzione qualcuno in mezzo a loro; 《 Devo solo trovare quei due 》.
Le prime vittime di quel gas furono coloro che in quel momento si trovavano più vicini a Zikos, i quali pian piano iniziarono a tossire senza riuscire a smettere.
Non appena capì cosa stesse accadendo, di colpo Tails balzò in aria.
 
Era gas soporifero.⁵


《 VELOCI, CORRETE! CERCATE DI NON RESPIRARE, È TOSSICO! 》urlò subito agli altri, tra un rumoroso colpo di tosse ed un altro, frattanto cercava Sonic, Amy e Knuckles nella mischia.
Fu così, allo stesso tempo, che tutti cominciarono a scappare senza freni – seguendo per l'appunto il consiglio del piccolo inventore.
Se Shadow, Rouge e Cream si erano già allontanati di parecchio da casa di Amy, di sicuro grazie ad un Chaos Control effettuato dal primo, dopo di loro Dash e Darkly furono i più svelti: entrambi dotati della super velocità, si erano infatti presi per mano e si erano diretti il più lontano possibile da quel luogo – nonostante per entrambi, soprattutto per Darkly, fosse abbastanza difficile orientarsi giacché non conoscevano troppo bene quei posti.

Per Sonic, d'altra parte, ogni cosa si rivelò essere più complicata del previsto. Da quando il gas si era sparso dappertutto in una nuvola di fumo, aveva per l'appunto perso Amy di vista – nonostante, solo un attimo prima, fosse al suo fianco a combattere contro i robot.
《 Amy?! Dove sei?! 》la chiamò, la voce tremante. Poi si schiarì la gola per l'ennesima volta, riuscendo a vedere a stento cosa ci fosse attorno a lui per via degli intensi giramenti di testa.
Si sentiva troppo debole, non avrebbe retto ancora per molto: doveva agire in fretta. Anche le gambe avevano iniziato a tremolargli.
Nel frattempo Tails, avendo sentito l'esclamazione del blu, era finalmente riuscito a ritrovarlo.
《 Sonic, che è successo? Dobbiamo scappare! Non mi sento tanto bene... sbrighiamoci! 》biascicò affannato, il cuore che gli martellava quasi vi stessero suonando sopra – imitando il suono di un tamburo.
《 Non so- 》tossì il blu per risposta; 《 Non so dove sia finita Amy, l'ho persa di vista! AMY! DOVE SEI?! 》tentò di nuovo, urlando con tutte le forze che aveva in corpo.

La sola cosa che riuscì a sentire solo pochissimi secondi dopo, alla fine, fu un grido di aiuto.
Uno lontano, colmo di terrore, che ti spezza e ti ricompone le corde vocali solo al farlo uscire fuori.
Ti svuota dentro, ti spacca l'anima.
Uno di quelli che, se d'altra parte lo senti rimbombare come un boato dentro ai tuoi timpani, avverti subito il sudore colare dalla fronte, il battito accelerare impazzito, il respiro venire meno.
Ti svuota dentro, ti spacca l'anima.
《 SONIICC! 》Era la sua voce.
La voce di Amy.

《 AMY NOOO! 》l'ennesimo urlo del blu, combinato ad un altro ancor più cupo della riccia, quella volta sembrò quasi squarciare il firmamento più di quanto, poco prima, non lo avesse fatto Zikos con quella strana sfera di luce.
Un tuono nel cuor della notte, a ciel sereno, che apre le stelle e le rende contorte, inquietanti. Come se riuscisse a distruggerle, a romperle in due metà, a farle esplodere.
Essendo sicuro fosse vicina, cominciò a muoversi rapidamente per tentare di afferrarla; ormai catturato dalla morsa del buio, però, l'unica cosa che riuscì a fare fu dimenare le braccia attorno a sé – quasi stesse lottando per liberarsi da numerose, salde catene che l'oscurità aveva intrecciato attorno ai suoi occhi.
D'improvviso si sentì sfiorare appena la mano... una presa tuttavia troppo debole, che subito scivolò via.
《 Resisti, Amy! 》 Allora cercò di avvicinarsi sempre di più, quella volta per afferrarla con fermezza e portarla via da lì – l'ansia che gli tagliava la gola.
Non ci riuscì. Fu appena capace di sfiorarle le dita.
Addolorato nell'udire la riccia che chiamava ancora una volta il suo nome, alla fine si accasciò in ginocchio, le mani protratte verso terra, distrutto e col fiato spezzato.
Il petto gli bruciava e non poco: aveva respirato quel gas decisamente più del dovuto.

Da quel momento, lo stesso in cui le forze cominciarono lentamente ad abbandonarlo, fu come se niente importasse più. Amy era stata presa da quel mostro, e chissà cosa avrebbe potuto farle.
Forse le avrebbe letto ancora la mente... o, peggio, magari l'avrebbe tormentata in altri modi che ancora nessuno conosceva.
Rabbrividì, al solo pensiero.
Doveva recuperarla, e anche in fretta.
La vista, tuttavia, gli si sfuocava sempre più, cosa che per l'appunto non fu per nulla di aiuto; sentiva che a breve avrebbe perso conoscenza, era necessario agisse in tempi brevissimi.
《 Sto venendo a salvarti... te lo prometto! 》gracchiò, facendo per alzarsi da terra.
L'ultima cosa che Sonic riuscì ad udire dopo quel gesto, comunque, fu il leggero soffio delle code di Tails in volo.
 
Poi, l'oscurità.
Di sicuro, quella volta era stata capace di incatenarlo dappertutto.



《 Avanti Sonic, svegliati! 》
Nel frattempo, l'aria era diventata fin troppo irrespirabile. Neanche Tails ci vedeva più.
Nella pressione che gli metteva quel gas, il volpino aveva agito quindi d'istinto; dopo aver visto il suo migliore amico svenire dinnanzi a sé, d'istinto lo prese per il braccio e iniziò a volare a tutta velocità, verso una direzione a caso, con tutta l'energia che aveva risparmiato respirando a stento dentro un fazzoletto.
Le sue pupille erano dilatate, il suo petto faceva su e giù senza controllo.
Avendo la vista fin troppo sfuocata per capire sul serio dove stesse andando, ad intuito decise di seguire l'unica cosa che riusciva a vedere: una sagoma rossa che correva in lontananza.
E così si allontanò in volo per una trentina di metri.
Mancava pochissimo, presto sarebbe riuscito a mettere in salvo entrambi – pensò, rincuorato appena.
Eppure, l'ultima cosa che avvertì fu qualcuno che chiamava il suo nome. Neanche sapeva chi fosse, aveva i sensi troppo confusi.
Per il resto, prima che il buio lo colpisse all'improvviso come se gli fosse piombato un macigno sulla testa, l'unica cosa che annebbiò i suoi ricordi fu solo un fastidioso mal di testa.
 
Dovevano essere caduti giù.
A peso morto.





 
*  *  *




 
[Ore 18:34]




Le prime e le ultime cose che Eggman percepì attorno a sé in quello stato di impotenza, che comunque non gli apparteneva, furono tre ombre – ben diverse tra loro.
La prima, quella dello stesso scaltro che gli aveva rubato lo smeraldo.
L'aveva riconosciuta subito: del resto, era la stessa che aveva tormentato i suoi sogni, quella notte.
La seconda aveva un'acconciatura a caschetto, e se ne stava coricata contro al muro – priva di sensi. La affiancava un'altra ombra piccolissima, tondeggiante, anche se non riuscì bene a capire le sue origini.
La terza era molto alta, ed aveva delle lunghe orecchie da coniglio. Sembrava parecchio sofferente, a giudicare dai suoni ovattati di urla che udiva egli attorno a sé – nonostante non seppe ben distinguere la loro provenienza.
 
Poi, solo e soltanto un profondo ed immenso vuoto... senza fondo né inizio.



 
_____________________________________________





¹ = per queste due battute, l'una di seguito all'altra, mi sono ispirata allo scambio di battute che vi è tra Shadow e Mephiles in Sonic 2006 – non appena il nemico compare per la prima volta dinnanzi al riccio ebano.

² = tipica espressione di Sonic, conosciuta come "Oh My...!" in inglese.

³ = so bene che, in realtà, il viaggio nel tempo con gli Smeraldi è una cosa possibile – come appunto vediamo in Sonic 2006. Tuttavia, per il fatto che non ho tenuto in considerazione gli eventi di questo gioco, secondo la trama di questa storia il viaggio nel tempo con i Chaos Emerald non sarà, quindi, una cosa possibile. I protagonisti saranno in grado di effettuare soltanto il Chaos Control, che invece blocca il tempo per pochi minuti.

⁴ = canonicamente, Tails ha paura dei fulmini (almeno, così si vede in alcune serie di Sonic, tra cui Sonic Boom).

⁵ = da diversi film, in realtà so che respirando questo tipo gas si sviene dopo pochi secondi appena. Qui ho voluto fare un'eccezione per una scelta puramente narrativa, facendo sì che i nostri protagonisti potessero resistervi per almeno qualche minuto.



 
[Pubblicato il 21/08/2021]

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Capitolo 3
*** La Prigione ***


Capitolo della vecchia versione della storia
Sonic

Prima di avventurarci, presi insieme a Tails del cibo, dell'acqua e diverse torcie, nel caso si fosse fatto buio.
Lui portò con sé la sua invenzione, ed io conservai invece una piccola coperta: sapevo benissimo che era estate e faceva parecchio caldo, ma avevo la sensazione che ci sarebbe servita, in un modo o in un altro.
Decidemmo di prendere anche i Chaos e i Sol Emerald, nel caso dovessimo averne avuto bisogno – essendo una questione abbastanza seria dove forse, per una volta, pareva che quella Testa d'Uovo non avesse messo il proprio zampino.
I primi li conservai io, i secondi Blaze.
Così partii da casa con il mio gruppo, evitando di camminare troppo rapidamente poiché gli altri non sarebbero riusciti a stare al mio passo.

***

Avevamo cercato ormai in ogni minimo angolo di quelle colline, ma di Amy non avevamo trovato nemmeno un aculeo, e per giunta si era già fatto tramonto. In più, odiavo il fatto di non poter correre.
Eravamo disperati, non sapevamo più dove andare; poi però, mentre osservavo il panorama, mi accorsi per caso che a pochi chilometri da dove ci eravamo fermati vi era una costruzione, probabilmente abbandonata.

«Ehi, possiamo cercarla dentro quell'edificio!» esclamai attirando l'attenzione degli altri, indicando poi ciò che avevo visto.
«Proviamo a guardare lì dentro, no? Tanto abbiamo cercato già ovunque... e quello è l'unico posto in cui non siamo stati.» i miei amici si dimostrarono leggermente titubanti.
«Sinceramente, vista così è abbastanza inquietante... sembra una prigione abbandonata o qualcosa di simile, non mi ispira troppa fiducia.» commentò Blaze sospirando, mentre Cosmo annuì trovandosi d'accordo con la gatta.
«Avete ragione, ma è la nostra ultima possibilità... proviamoci! Se non troviamo nessuno, me ne assumerò le responsabilità.» dichiarai speranzoso, cercando di convincerli.
Nonostante non fossero per niente sicuri alla fine accettarono comunque, fidandosi della mia parola.
Fu così che cominciammo a fare strada.


Era parecchio lontano, dato che quando arrivammo a destinazione ormai si era fatto buio; mi avvicinai poi a quello che pareva essere l'ingresso e vidi una scritta: “Closed since 1952”.
Subito dopo scrutai l'edificio dall'alto verso il basso, il quale era illuminato dalla luna: appariva davvero vasto, difatti per lunghezza si estendeva per moltissimi metri; in altezza, invece, ne era alto circa quindici – ed al centro della facciata iniziale presentava, immediatamente sotto quella curiosa frase, una malandata porta di ferro. La costruzione era infatti costituita da metallo in quasi ogni sua parte, sebbene fosse del tutto arrugginita: sembrava proprio una prigione abbandonata.
Ma come mai era ?

«Cioè, tu pensi che in un posto chiuso dal 1952 potrebbe esserci Amy? Scherzi, spero!» esclamò Knuckles rivolgendosi a me, confuso. 
«E chi te lo dice? Quel tipo lì sembra imprevedibile...» gli rispose Tails sbuffando.
Nonostante fossimo intenti a riflettere, ci accorgemmo che l'altro gruppo ci stava venendo incontro; si fermarono pochi secondi ad osservare quell'edificio, ma poi ci guardammo tutti negli occhi.
«Entriamo.»

La porta fece un cigolio tremendo appena la aprii, ma sebbene provai a lasciarla aperta questa si richiuse di colpo, facendoci sobbalzare. Pareva inoltre esserci buio pesto lì dentro, perciò utilizzammo le torcie che avevamo portato con noi.
Appena ne varcammo la soglia ci ritrovammo subito in un corridoio non molto lungo, dal tetto altissimo: le pareti grigio scuro presentavano molte crepe, mentre sul pavimento dalle mattonelle rotte si trovava qualche inquietante pozza di sangue prosciugata. C'erano ragnatele che si trovavano in ogni angolo di quell'edificio, e oltre a filarle i ragni si divertivano a scorrazzare in giro insieme agli scarafaggi. Puntando lo sguardo verso il soffitto, notai qualche catorcio di telecamera non funzionante puntata su di noi.
Alla nostra destra si trovavano diverse celle, alcune chiuse e altre aperte, nelle pareti delle quali vi erano incise delle scritte, quali date, nomi o “Help me”, invece a sinistra c'era soltanto il banale e grigio muro, dove vi erano appese alcune fotografie che ritraevano assurdi esperimenti.
La via era finita, e la decisione a quel punto consisteva se svoltare a destra o a sinistra.

«Aspettate, ma qui c'è una porta» affermò Darkly, facendoci giustamente notare l'ingresso che si trovava in mezzo al bivio: era talmente buio che non si vedeva neanche.
«A quanto pare... dobbiamo procedere separati.» concluse Tails, rassegnato.
Capimmo tutti che in fin dei conti era la scelta giusta, così prendemmo ognuno strade diverse.
Knuckles, Rouge e Silver andarono a destra, Shadow, Dash e Darkly a sinistra, mentre io, Tails, Cosmo e Blaze...
Andammo nell'entrata centrale.

***

Quel posto era abbastanza strano:
era un passaggio, ovviamente buio, dalle mura azzurre piene di muffa – il quale presentava soltanto scale che, rispetto a dove eravamo noi, erano in discesa e portavano chissà dove.
Impossibilitati nello scegliere, cominciammo a scendere quei gradini.
«Speriamo che vada tutto bene...» sussurrò Cosmo tristemente;
Quasi come fosse stato fatto apposta, la nostra unica torcia si spense, probabilmente a causa delle batterie scariche.
«Ce le hai le pile di ricambio... vero?» chiesi al mio migliore amico con sguardo supplicante, che per fortuna annuì.
Però, dopo averle cambiate, la luce non si accese: assunsi un'espressione abbastanza confusa, e Tails fece spallucce;
«Credo si sia fulminata...»
Merda.


Knuckles

«Tesoro dai a me la torcia, vi guido io!» esclamò Rouge col suo solito tono malizioso, rivolgendosi a me.
«No, faccio io» controbattei, illuminando le pareti.
Era un banalissimo e patetico tunnel bianco e nero e non c'era praticamente nulla, ma con molta probabilità portava in una stanza nella quale, magari, poteva trovarsi Amy.
«Eh no tesoro, tu ti arrabbi e perdi la calma troppo facilmente, dalla a me» rispose nuovamente a tono la pipistrella, facendomi innervosire.
«Ho detto no!» senza rendermene conto gettai lo strumento a terra, causandone la distruzione.

«Visto? Ho ragione, hai il nervosismo troppo facile...» continuò lei incurante, osservando lo smalto viola scuro delle sue lunghe unghie; «...e ora come facciamo, genio?» chiese poi seccata, guardandomi con sguardo truce e mettendosi le mani ai fianchi. In tutto ciò, il riccio grigio si sentì alquanto a disagio.
«Smettetela! Credo di averne una di riserva, state tranquilli.» ci rassicurò l'argentato.
«Ah, meno male che c'è lui...» sospirò ella maliziosa facendomi innervosire ancora di più, provocando nel frattempo un baccano tremendo con quelle che sembravano essere scarpe, ma che in realtà erano tacchi alti quasi quanto il Master Emerald.
Sbuffai; peggio di così non poteva andare.

All'improvviso qualcuno cacciò un urlo, pregando di essere lasciato andare. Era una voce femminile... familiare.
«Amy!» Urlai. I battiti del mio cuore aumentarono per l'agitazione:
in fondo tenevo parecchio a quella riccia chiacchierona e leggermente rompiscatole; alla fine, era davvero finita nel posto più improbabile che potessimo pensare.
Temevo che stesse soffrendo per chissà quale causa, perciò non avrei lasciato che un alieno proveniente da qualche oscuro e assurdo pianeta l'avesse aggredita.
Vidi Rouge in allerta, la quale cercava di capire la direzione di quelle grida, che continuavano a ripetersi.
«Viene da questa parte: su, caro, rompi il muro con la stessa forza con cui hai frantumato la lampada! Almeno è per una buona causa.» mi incitò lei, in tensione per l'amica.

Erano legate in fondo quelle due, ed anche pipistrella stava male al solo pensiero che la rosa fosse in trappola con quel tipo.
Feci come mi aveva detto, e così lo distrussi con le nocche; dei massi caddero ai nostri piedi, e finalmente riuscimmo a vedere qualcosa;
Amy era legata ad una sedia di metallo con delle corde, mentre Dark Zikos interagiva con dei macchinari.
Osservammo il tutto attraverso un vetro che, per qualche strana virtù, non era andato del tutto pezzi – il quale faceva da tetto a quella stanza e da pavimento ad una che era completamente vuota, dove camminavamo noi in quel momento.

«Cosa ha intenzione di farle quello?!» domandò Silver ansioso, entrando nella stanza dal pavimento trasparente.
Quest'ultimo si accorse che c'era un angolo in cui si trovava una frattura enorme; così scoprimmo che era grazie a quello il motivo per cui avevamo sentito la nostra amica implorare aiuto.

«Ma guarda: i tuoi amici sono venuti a prenderti! Ed ecco gli eroi che arrivano gloriosi, salvano la bella principessa e poi sconfiggono il nemico!» ironizzò il tizio, giocherellando con dei fili che erano collegati alle braccia della rosa. «Mi dispiace per voi, ma oggi non andrà come nelle favole: il cattivo non sempre perde, e gli "eroi"» continuò gesticolando «non sempre vincono
Strappò con violenza un pezzo di uno straccio e lo legò alla bocca della riccia con una corda, non permettendole di parlare.

Guardai Rouge e il riccio argentato con un'espressione indignata, ma allo stesso tempo determinata.
«Dobbiamo fare qualcosa. ORA!» ed entrammo tramite quel foro nella fatidica stanza.


Dash

Quel corridoio era COSÌ monotono!
Stretto, alto, con le pareti dallo stesso colore del sangue e... tremendamente buio.
Il pavimento invece era orribilmente appiccicoso, come se vi fosse della colla sparsa sulla superficie. Lo era talmente tanto che le mie scarpe si erano incollarono alle mattonelle almeno una decina di volte.
Osservai ogni singolo dettaglio: era tutto distrutto, vuoto, spento.
Nel frattempo uno scarafaggio salì tranquillamente sulla mia spalla, ma io altrettanto morbidamente lo cacciai via con un colpo secco da parte della mano.
«Okay, umh... dove ci dovrebbe portare questo, umh, inutile ed infinito corridoio?» domandai alquanto seccato, sperando di ottenere risposte.
Silenzio.

D'altronde, cosa potevo aspettarmi dalla Forma Di Vita Perfetta e sua sorella, se non l'essere taciturni e impassibili?
Sospirai, adirato.
Non mi piaceva molto l'idea di avere accanto qualcuno non parlava, dato che io facevo di tutto tranne stare zitto.
Darkly però non si comportava così con me, anzi: conoscendola da moltissimo tempo, si dimostrava leggermente più aperta nei miei confronti. Shadow invece no, dato che le uniche con cui si apriva un po' di più erano la sorella e Rouge, la sua amica più stretta, anche se dialogava molto raramente pure con entrambe.
All'improvviso sentii qualcuno urlare...
Ma solo pochi secondi dopo realizzai chi era davvero.
«M-ma è Amy! Non ci credo... dobbiamo fare qualcosa, e SUBITO!» esclamai preoccupato, e anche abbastanza confuso riguardo alla direzione di quelle grida.

«Il suono sembra provenire da questa parte...» sussurrò la riccia, che si fece seguire da me e dal fratello.
«Non mi fido... fermati Darkly, si tratta sicuramente una trappola» proferì poi il bicolore.
«Vorrà dire che saremo cauti» gli rispose lei. Poi mi guardò negli occhi per un istante e mi sorrise, e successivamente continuò a fare strada.
Non so bene per quale motivo, però lo fece.
Non lo faceva quasi mai, erano perle rare i suoi sorrisi; li amavo tantissimo, erano stupendi. Lei era stupenda: attraente, seria ma simpatica e soprattutto – anche se all'apparenza non sembrava così – la persona più buona al mondo. Avrei fatto di tutto pur di proteggerla, essendo la mia migliore amica da ben otto anni.
O forse...

Shadow si fermò di colpo; così tornai alla realtà, accorgendomi di trovarmi in un vicolo cieco assieme agli altri due; la prima cosa che vidi era un piccolissimo microfono, la seconda un timer.
Sentimmo nuovamente la nostra amica urlare, ma adesso non sapevamo più dove andare. I battiti del mio cuore accelerarono: cosa stava succedendo?!
L'oggetto faceva il conto alla rovescia, e allo scadere del tempo nessuno sapeva cosa sarebbe potuto accadere;
Magari niente...
... o magari una catastrofe.

“Ups, direzione sbagliata! Bello quel timer, non trovate? Tranquilli, non vi succederà nulla, salterete soltanto in aria fra cinque... quattro... tre...”

----------

[Aggiornata il 07/07/2020]

(Old) Angoletto dell'autrice: salve ragazzi! (Non odiatemi per aver finito il capitolo in questo modo xD)
Innanzitutto, grazie mille a tutti coloro che hanno recensito, o anche chi ha solo letto: siete preziosi, vi ringrazio di cuore. ^^
Come al solito, accetto qualunque tipo di consiglio costruttivo e, nel caso in cui notiate degli errori, fatemelo sapere senza problemi (e grazie per tutte le volte che lo fate <3). Bene, detto questo spero vi sia piaciuto e alla prossima!
Baci, Lily :3

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Capitolo 4
*** Misteri ***


Capitolo della vecchia versione della storia
•Shadow•

«CORRETE!» urlai ai due, che avevano un'espressione alquanto sconvolta e spaventata.
Così spaccammo subito il muro del suono... ma non tutto andò come previsto, poiché a Faker Junior rimase la scarpa sinistra incollata al pavimento. Sembrava che non riuscisse affatto a liberarsi.
«AIUTATEMI!»

“...due...”

«DAAASH!» mia sorella era letteralmente entrata in panico, così fui costretto a fermarmi.
Era davvero affezionatissima a quel riccio; peccato che io lo ritenevo stupido ed irritante, proprio come suo fratello.
Però l'aveva conosciuto quando era piccola, ed era il suo unico amico prima di conoscere gli altri.

‘Anche lei* era la mia unica amica...’

Scossi la testa ritornando alla realtà, accorgendomi che, a causa del buio, era capitato in una mattonella dove vi era moltissima "colla" – motivo per cui non era capace di muoversi.

“...uno...”

Per un solo attimo, immaginai le nostre vite andare in frantumi e i nostri corpi carbonizzati dal fuoco: la cosa, sinceramente, non mi andò poi troppo a genio.
«VELOCI, DIAMINE!» gli imprecai contro, arrabbiato, ma alla fine tirai Dash di forza per le braccia lasciandolo senza una scarpa. Sebbene riuscì a scollarsi il piede da terra in tempo, rimase comunque leggermente rispetto a me e mia sorella.
Poi...
Boom.

Un'esplosione catastrofica si verificò nel corridoio numero due della "Oswild Prison" – quale il "corridoio di sinistra".
Un incendio enorme prese il sopravvento e il muro andò in mille pezzi dietro di noi, che lottavamo per non farci uccidere dalle fiamme. Il fuoco divampò dappertutto, riducendo in cenere le pareti, il pavimento e tutto ciò che vi era in quella piccola parte dell'edificio – compreso lo zainetto che avevamo portato con noi, il quale si cosse a puntino come un pollo arrosto.
Tutto venne distrutto: il luogo dove prima avevamo poggiato i piedi da quel momento in poi divenne come inesistente.

Finalmente arrivammo alla fine di quel tunnel: se io e Darkly avevamo riportato soltanto qualche graffio, Dash a causa del leggero ritardo si procurò diverse ustioni sparse in tutto il corpo.
Non appena ci raggiunse perse i sensi, ma riuscii ad afferrarlo al volo per poi distenderlo, supino, sulle mattonelle increspate. Giacché incosciente, verificai subito le sue funzioni vitali: fortunatamente non aveva avuto alcun tipo di arresto, ma era soltanto svenuto – forse dal dolore, o magari per via dell'aria irrespirabile.
Nonostante i miei tentativi, però, il riccio non accennò ad riaprire occhio.

La riccetta a quella scena rimase immobile, con gli occhi lucidi, concentrandosi nel mantenere un minimo di calma.
«Io v-vado a cercare gli altri, allora... torno subito.» sussurrò titubante, dirigendosi verso la porta "nascosta" con lentezza.
Fece pochissimi passi, ma poco dopo si fermò. Udii dei singhiozzi soffocati, vedendola poco dopo tremare. Stava piangendo.
Per un istante mi sentii quasi impotente: tutte le volte che vedevo qualcuno giù di morale non davo affatto peso a ciò, ma quando quel giorno successe a lei la cosa mi fece stare un po' male. Chiusi gli occhi per un secondo, sospirando.

‘Si cerca di fare sempre di tutto, pur di proteggere chi si ama’.

«Andiamo a cercare gli altri insieme.» le dissi con un sorriso accennato, cercando di consolarla nonostante il mio bruto carattere. Forse lei era una delle poche con le quali mostravo il lato più recondito della mia personalità.
Ero comunque affezionato a mia sorella: mi capiva in ogni situazione, spesso soltanto con un'espressione facciale. Molte volte, comunicavamo benissimo tra piccoli silenzi.
E poi, nonostante non sapessi spiegarmi bene il perché... talvolta mi ricordava Lei.

La guardai negli occhi, deciso; così si asciugò le lacrime e annuì, determinata come non mai.
«Dobbiamo trovare il blu, e anche SUBITO» conclusi entrando, con il ferito tra le braccia, dopo di lei nella porta dove erano andati lui, Tails, Blaze e Cosmo.
Così ci avventurammo, sperando di trovare parte del gruppo il prima possibile date le condizioni del migliore amico di Darkly.

***

Andavamo alla velocità del suono quando Darkly si scontrò sbadatamente con qualcuno, cadendo poi rotolando sul pavimento insieme a quella figura. Fui costretto a fermarmi: l'aveva praticamente travolto in pieno.
Nonostante il buio pesto, riconobbi in ugual modo il suo volto: era il volpino giallo, che per fortuna non si era fatto nulla – magari solo qualche graffio.
«Tails...! Stai bene?» gli domandò all'amico, preoccupata.

«Sì, tutto a posto... o forse no» rispose, con tono scoraggiato. Poi però si accorse di colui che tenevo fra le braccia, rimanendone scioccato; nonostante ciò agì immediatamente senza proferire parola, e in un attimo prese dal suo zaino l'occorrente necessario per guarire le sue ferite: garze, acqua e qualche medicinale –presi di sicuro solo un momento prima di uscire di casa.
Distesi il riccio sul pavimento, in modo che il volpino potesse bendarlo con più facilità.

«Speriamo si riprenda presto... quelle ustioni non sono di certo una cosa da nulla» sentenziò preoccupato, avvolgendo le garze attorno alle ferite.
Era strano, il fatto che fosse da solo.
«Ma gli altri tre non dovrebbero essere con te?» domandai, stranito. Lui sospirò amareggiato;
«Il punto è questo, non so più dove sono finiti! Inizialmente ci eravamo divisi in gruppi da due, ma poi ci siamo persi tutti di vista... o almeno, io sono rimasto da solo. Poi con calma vi spiegherò cosa è successo» continuò con un sorriso triste, con lo sguardo fisso altrove.
Sembrava davvero sconvolto.

Improvvisamente sentimmo un colpo di tosse: era Dash, che aveva ripreso finalmente coscienza. Mia sorella al settimo cielo corse a dargli un abbraccio, quest'ultimo altrettanto ricambiato.
In quel momento chiunque sarebbe riuscito a capire quale legame profondo ci fosse tra i due, senza bisogno di spiegare nulla a parole. Era qualcosa che andava ben oltre la semplice ed affiatata amicizia, solo che nessuno dei due non aveva mai avuto il coraggio di ammettere niente.
Strano, ma accennai una bozza di un sorriso a quella scena.
La situazione si ristabilizzò poco dopo, e poiché non forniti di alcuna torcia tutti e quattro fummo costretti a camminare in mezzo alle tenebre a tentoni.

Dopo qualche metro ci ritrovammo, per la centesima volta, davanti ad una porta, che oltrepassammo temerari – ma differenza delle altre, in realtà, quella pareva che fosse già stata aperta da qualcuno.
Cominciai quindi ad osservare l'ambiente circostante: davanti a noi vi era una stanza enorme e stranamente illuminata, dalle pareti arancioni e dal tetto molto alto, in parte fatto di vetro. Vi erano alcuni macchinari messi da parte, mentre in lontananza si poteva scorgere un'altra piccola stanzetta, dall'aria buia e grigia, dove si intravedeva una grande capsula cristallizzata.
Notai poi Rouge e gli altri due in lontananza; erano molto pallidi, di sicuro era successo qualcosa.
«Knuckles!» esclamò il giallo dalle due folte code, con gli occhi lucidi a causa delle lacrime di gioia.
Patetico.

Si aggiunsero alla rimpatriata anche Blaze e Cosmo, che sbucarono da una porta vicina. Incrociai le braccia al petto;
«Tails, finalmente!» esclamò la Seedrian, correndogli tra le braccia. «Ma dov'è Sonic?!» domandò ella, nella speranza che il volpino desse una risposta positiva.
Purtroppo però egli abbassò gli occhi, distruggendo ogni speranza della ragazzina dai capelli verdi.
«L-lui... lui non è con me.» balbettò sottovoce.
«E se non è né con noi né con loro, dove diamine è fin-» il fratello del riccio ricercato, leggermente zoppicante, venne improvvisamente interrotto da un boato, la cui direzione sembrava sconosciuta.

«Adesso basta: le vostre inutili chiacchiere finiscono qui.» disse una voce profonda, che fece la sua comparsa dal fondo del laboratorio.
«Ah... quasi dimenticavo che qualcuno, che ha preso Amy portandola in quella stanza lì mentre noi soffocavamo con una sostanza gialla, ci facesse felicemente compagnia...» ironizzò Rouge, un po' in crisi, girandosi verso Zikos.
«LASCIALA ANDARE, COSO!» urlò poi, furiosa.
«Dark Zikos, se non le dispiace» continuò lui schiarendosi la voce e incrociando le braccia, facendo il finto offeso. Per risposta lei lo guardò con un'espressione carica di odio, una di quelle che gli avrebbe dimostrato davvero chi aveva davanti.
«Finiscila di fare il coglione e libera Amy immediatamente!» esclamò Knuckles con sguardo truce, affiancandosi alla pipistrella;
«Ma perché ci fai questo?! Cosa ti abbiamo fatto di male, sia noi che la nostra amica Amy, per attaccarci in questo modo?!» intervenne diretta Blaze, con estrema rabbia;
Ci fu un momento di silenzio assoluto.
Tombale.

«C'È SEMPRE STATA UNA RIVALITÀ ASSOLUTA TRA GLI OSWILDIANI E I MOBIANI! NESSUNO DI VOI MERITA DI VIVERE, DOPO CHE I VOSTRI ANTENATI IN QUESTA PRIGIONE HANNO SCATENATO L'INFERNO!» ringhiò lui all'improvviso, facendoci sobbalzare, con un tono carico soltanto di odio e sentimenti negativi – sicuramente repressi negli anni. I suoi profondi bulbi oculari pareva minacciassero di uscire di fuori.
«E allora racconta!» dopo che la gatta fece quella esclamazione, nella stanza calò nuovamente il silenzio più totale.
Così, dopo una breve pausa, egli si schiarì la voce, scrutando ciascuno di noi con astio.

«Era il 1952, esattamente 65 anni fa, quando i pochi Oswildiani esistenti arrivarono su questo pianeta... il famoso e bellissimo pianeta Mobius, dove si narrava vi fossero moltissimi eroi e che, soprattutto, possedesse delle particolari pietre magiche dai poteri mistici. Ai tempi ero soltanto un bambino quando la mia specie, dapprima nata nel pianeta dei Seedrian» raccontò, lanciando un'occhiata compulsiva a Cosmo; «e successivamente evolutasi nel pianeta Oswilds, da cui deriva il nostro nome, costruì una prigione nel pianeta dei mobiani e successivamente li catturarono tutti. Tutti... tranne uno.
Ricordo ancora il suo nome: Jacob. Jacob The Hedgehog. Superbo, arrogante. GUASTAFESTE.» sospirò, iniziando a contorcersi le mani dal nervosismo.

«Il nostro pianeta era governato dai miei genitori, Re John e Regina Erthia: ero fierissimo di essere il "Principino Zikos", mi invidiavano tutti del resto. Ed io li amavo, i miei genitori. Solo che quel dannatissimo porcospino dagli aculei blu, che si definiva un "eroe"» ironizzò, al limite dell'euforia;

‘È un antenato di Sonic o cosa...?’

«distrusse ogni nostro piano per la conquista di quel pianeta!
È STATA TUTTA COLPA SUA!»

‘Si vede che non erano tanto "precisi" questi piani, a quanto pare. Mhmp.’

Inspirò, facendo nel frattempo un grande baccano per via di un pugno rabbioso dato ad un macchinario spento; successivamente ci diede le spalle, ma continuò comunque a raccontare.
«Era ormai nostro, Mobius: gli abitanti erano tutti prigionieri, alcuni addirittura morti a causa di quelle assurde scosse elettriche, anticamente molto più potenti... 
Tranne lui.» rise, spaventoso.
«Quelllo sguardo che si ritrovava mi faceva venir voglia di picchiarlo.» tossì, continuando il racconto subito dopo. «Poi, quando si presentò davanti a noi... cominciò a liberare chiunque, schivando ogni singolo attacco. E pensate un po', dopo che si ritrovò con un ESERCITO» urlò furioso come non mai, fissandoci con sguardo infuocato; «Attaccò tutti noi...
UCCIDENDO I MIEI GENITORI!»

***

Aiuto, aiuto! Madre, Padre!”

«Le lacrime agli occhi, la "Oswild Prison" che si distruggeva sempre più... i miei simili che morivano.» farfugliò, più a se stesso che a noi, mischiando al nervosismo quello che pareva essere rammarico per l'accaduto.

“Ehi, ragazzino! Prendi questo e conservarlo fino a quando non sarai un adulto. Fanne buon uso.”

***

«... e quello sconosciuto incappucciato fu l'unico a salvarmi, dandomi una strana fiala. Seguii il consiglio che mi diede, mentre scappavo da quell'inferno...
rimanendo l'unico oswildiano esistente nell'universo.»

***

All'improvviso l'essere prese un fazzoletto e si mise a tossire di nuovo, ma una volta che lo gettò arrabbiato sul pavimento notai che dalla bocca gli era uscito del liquido viola scuro.
Poi ebbi un'illuminazione, riflettendo sulla storia che aveva appena finito di narrare.

‘La sostanza donata, l'età adulta, liquido viola...
"Fanne buon uso." ’

Spalancai nel frattempo gli occhi, incredulo e anche leggermente spaventato.
Dovevamo avere seriamente paura, di chi avevamo davanti?
«Non che sia...?!»

-------

[Aggiornata il 19/07/2020]

*= Maria Robotnik, migliore amica del riccio, la nipote del suo creatore Gerald Robotnik.

(Old) Angoletto dell'autrice: ciao, ragazzi! ^^"
Mi dispiace moltissimo averci messo molto ad aggiornare, ma tra gli impegni, la scuola, i brevi "blocchi dello scrittore" e i momenti in cui «voglio riposarmi, queste interrogazioni mi distruggono» mi hanno impedito di scrivere con costanza. Ho ripreso perché, essendo in pausa didattica, ho avuto un po' più di pace.
Bene, detto questo, spero davvero che vi sia piaciuto, segnalatemi ogni singolo errore o eventuali correzioni in delle frasi (grazie mille per i grandi aiuti che mi date a trovarli, mi fate migliorare tantissimo!) e alla prossima!
Baci, Lily710

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Capitolo 5
*** Imprevisti ***


Capitolo della vecchia versione della storia

|| Tornando leggermente indietro nel tempo... ||


•Sonic•

«Ma dove cavolo stiamo andando?! Caspita, non si vede nulla!» esclamò Blaze, in preda alla disperazione.
Di fatti nessuno sapeva nemmeno dove mettesse i piedi, non essendoci un filo di luce: potevamo anche cadere in un burrore molto tranquillamente senza accorgercene.

Ad un tratto qualcuno lanciò un urlo, la cui voce era anche troppo familiare.
Un urlo straziante.
Uno di quelli che, quando li senti, ti risuonano nel cervello tante, troppe volte, come un gong che suona senza sosta tra le montagne o in una grotta – dove l'eco, a quel punto, può fare due cose senza alcuna via di mezzo:
O diventare divertente...
O farti impazzire.
Entrai nel panico più totale: non sapevo dove andare né cosa fare. Quel buio non era nemmeno d'aiuto.
Il mio cuore batteva all'impazzata mentre il fiato era ormai pressoché smorzato: probabilmente stavo per avere un attacco di panico.
Nel silenzio profondo e oscuro di quel corridoio, ogni rumore attorno a me sembrava amplificato: i nostri passi risuonavano come quelli di un elefante, i respiri come degli uragani e il mio battito cardiaco come mare in tempesta.
Feci un sospiro cercando di calmarmi, ma al contrario ciò peggiorò solo la situazione.

«AAAMYY!» ansimai ancora, ancora e ancora, mentre il contenuto della gabbia toracica impazziva per la mia reazione.
«ARRIVO, MANTIENI LA CALMA!» urlai abbastanza incoerente, poiché il primo che non era per niente tranquillo ero proprio io.
Dimenticando di essere in compagnia, cominciai così a correre senza una meta – girando alla cieca ogni singola stanza nella speranza di trovarla in qualche angolo remoto di quel tunnel.
Sarei potuto andare a finire ovunque, ma in quel momento non me ne importava più niente. Volevo solo trovarla.
Prima che potessi andare troppo lontano o mettermi in serio pericolo, per fortuna Tails mi trovò e afferrò saldamente il mio braccio appena in tempo.

«SONIC CALMATI, RESPIRA!»
Avevo gli occhi lucidi.
«È tutto a posto, ci siamo noi qui con te... cercheremo Amy, insieme! Blaze, Cosmo, voi due andate in quella via a destra,» fece, indicando loro la direzione; «noi due proseguiremo dritto. Va bene?» le due ragazze annuirono, per poi cominciare a camminare; in quel momento il volpino cercò di prendere il controllo della situazione, ma conoscendolo era molto preoccupato anche lui.
«La troveremo, qualunque cosa costi... e soprattutto faremo vedere i sorci verdi a quello lì.» così mi diede una pacca sulla spalla, lievemente sconsolato, cercando di rassicurarmi prima di fare strada.
Così ci separammo, nonostante non sapessimo ancora quanto quel gesto sarebbe potuto ritorcersi contro di noi.

***

Costantemente in allerta, girammo ogni singola stanza che incontravamo durante il cammino: erano tutte buie e vuote, anche se in una di queste sarebbe stato meglio se non ci fossimo neanche avvicinati.

'Diamine, perché non ho dato retta a Tails sul fatto che questa non gli ispirava?! Lui ha sempre ragione, del resto.’

Appena entrammo la porta si chiuse di scatto alle nostre spalle, impedendoci di uscire in qualsiasi modo; un po' spaventato, cercai quindi con l'aiuto del mio migliore amico di sfondare la serranda di ferro con alcuni spin dash, ma invano: niente poté riaprire l'ingresso principale di quella stanza.
Per quel poco che riuscii ad osservare, notai che era uno stanzino di medie dimensioni avente una luce fioca e pallidissima: era del tutto chiuso e interamente fatto di metallo – sia le mura, grigiastre, che il suolo, giallognolo. Nella parete alla mia destra sembrava vi fosse una porta, mentre dal pavimento, presentante dei fori dalle grosse dimensioni in posizione sparpagliata, si intravedevano invece degli strani aggeggi simili a delle tenaglie. Per quale motivo erano lì?

All'improvviso avvertimmo delle scosse elettriche provenire da terra, che non avevano intenzione di smettere; pareva provenissero proprio da quegli strumenti. Mentre cercavamo disperati una via di fuga, quella porta secondaria si aprì improvvisamente, dandoci così la possibilità di fuggire.
Il cuore mi batteva all'impazzata dall'ansia, mentre le mie gambe tremanti stavano per cedere a causa delle scosse elettriche.
Non riuscivo più neanche a correre a velocità supersonica, e ciò non mi andava affatto a genio.

‘No Sonic, devi farcela.
Devi salvarla.
Devi farlo per lei.’

Sospirai e guardai il mio migliore amico, pallido come i raggi solari in inverno ed avente uno sguardo terrorizzato, che annuì deciso.
Allora cominciammo a correre...
...ma quelle strane, e soprattutto giganti, pinze di ferro mi afferrarono saldamente sia i piedi che le mani.

«SONIC!» il volpino cominciò a correre verso di me, schivando tutte le onde elettriche che gli sparavano quegli aggeggi.
Nervoso tentai di liberarmi, ma tutti quegli sforzi furono abbastanza inutili poiché mi costarono solo altre scosse.
Ormai stremato e con il respiro affannoso, urlai con tutto il fiato che mi restava;
«TAILS, VAI VIA, CORRI!» mi sentivo come se mi stessero prosciugando da ogni energia nel mio corpo.
«NO, NON TI LASCIO QUI!» gridò lui per risposta, avvicinandosi imprudentemente a quell'aggeggio dove ero intrappolato – il quale aveva un'aria per niente rassicurante.

«NO, NON TOCCARLO! FERMO!»
Ovviamente il volpino non mi ascoltò, e nel provare a liberarmi subì anche lui quell'elettricità liberata dagli oggetti.
«Ho detto... SCAPPA!» per fortuna quella volta, anche se a malincuore, obbedì; così uscì barcollante da quella porta apritasi poco prima, che si richiuse l'istante dopo in cui il piccolo finalmente la varcò.

Le scosse subito dopo presero di mira soltanto me, lasciandomi abbastanza stordito per un attimo.
In quell'istante in cui non capii più nulla fui imprigionato in una capsula di vetro, che arrivò dal soffitto e con la quale poi scesi sotto il pavimento. Con il buio dominante, cercai di distruggere la "gabbia" dando diversi pugni, ma ovviamente fallii nell'intento.
Per via dell'agitazione, il mio respiro divenne molto veloce, ma lì dentro l'aria diventò sempre più soffocante – peggio di come lo fu quel giorno in cortile.
Forse stavo respirando inconsapevolmente la stessa sostanza nauseante, poiché poco dopo non vidi più nulla...
Solo buio.

***

Aprii gli occhi; mi ritrovai in una stanza strana dove l'oscurità era sovrana, e la poca luce che arrivava – grazie ad una parere di vetro, nella quale si trovava anche una porta dal medesimo materiale – proveniva da un salotto adiacente. Quel posticino era molto piccolo, pieno di macchinari in quel momento forse spenti e presentava alcune ampolle sparse sui davanzali: pareva contenessero qualcosa, ma non riuscii bene ad osservare cosa.
Attraverso la parete riuscii a notare anche alcune sagome che sembravano parlare tra di loro, ma non ne identificai neanche una a causa del mio stato non molto buono: difatti mi trovavo ancora dentro a quella capsula, troppo debole per cercare di distruggerla e quindi fuggire.

All'improvviso, mentre mi misi a gambe incrociate a pensare una soluzione, mi accorsi della presenza di una lastra grigio metallico, sopra la quale vi era un corpicino esile e... rosa.
«A-Amy?!»
Saldamente legata a quel lettino con delle corde, pareva svenuta.
Sentendomi impotente, i miei occhi diventarono lucidi davanti a quella scena insopportabile; dovevo per forza fare qualcosa. Così provai a farmi forza dando diversi colpi al vetro.
Ma niente.

Sentii improvvisamente un fastidiosissimo bruciore al petto: così mi accasciai con le mani sul fondo della piccola capsula, tenendo la testa bassa.
Cominciai a dare un serio peso al fatto che per colpa dello sconosciuto era successo tutto quello, e subito dopo dalla mie debolezze e sofferenze prevalse uno strano senso di rabbia che mi invase in ogni parte. Volevo uccidere Zikos con le mie stesse mani per averci fatto questo.
Per averle fatto questo.
Vampate di calore mi attraversavarono il corpo compresi gli aculei, mutati in un blu talmente scuro che sembrava fosse nero; il mio sguardo divenne quasi infuocato e privo di forma mentre un ulteriorr carico di rabbia enorme mi diede forza.
Poi chiusi i pugni e gli occhi, trattenendo il respiro. Ero invaso da un'aura potentissima, con una voglia matta di staccare la testa a quel maledettissimo infame – per poi spargere i suoi organi e il suo sangue lungo tutta la prigione.
Sembravo quasi una bomba ad orologeria.

‘Cosmo. Chris.’*

Poco dopo esplosi definitivamente: scacciai un urlo e distrussi la capsula con un colpo solo, attirando l'attenzione delle sagome che in un istante si girarono verso me.
Mi entrarono parecchi pezzi di vetro nella mano ed alcuni mi graffiarono il viso, ma continuai la mia impresa riducendo in mille pezzi anche la parete cristallizzata – attivando così diversi allarmi tra cui l'impianto antincendio. Forse quello si accese poi su tutto il posto, poiché iniziò a piovere anche dove vi era quella gente – che finalmente sapevo essere i miei amici.
Strinsi i pugni per un attimo, avvertendo dolore: l'odore di sangue arrivò alle mie narici, seguito da alcune gocce di esso che caddero sul pavimento.
Feci alcuni passi avanti fino ad arrivare nell'altra stanza, guardando dritto negli occhi il mio avversario.

Calò il silenzio: si sentiva solo il rumore dell'acqua che cascava dagli impianti.
Alcune gocce arrivarono sul mio naso, altre mi bagnarono gli aculei facendoli gocciolare come delle foglie di palma, e altre ancora si mischiarono con il rosso puro delle mani facendomi sembrare un killer.
E mi ero davvero trasformato in quello, un assassino spietato... perché d'improvviso mi avventai verso di lui con l'intento di ucciderlo, senza pensarci due volte. Ma Zikos era troppo potente, e quindi riuscì a contrastare il mio potere sbattendomi contro al muro.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, poiché da quell'istante tutti cominciarono ad attaccarlo, chi con colpi alle spalle come Rouge, chi con spin dash arrivati dirimpetto a lui come nel caso Darkly e mio fratello.

Così nel frattempo, con l'aiuto di Blaze e Knuckles, slegammo Amy – prendendola dopo ciò fra le mie braccia.
Per un attimo rimasi immobile a pensare, mentre la sua maglietta bianca e rosa si tingeva di rosso come i miei guanti.
Sorrisi, trando un lieve sospiro di sollievo: era salva... e sembrava quasi strano da realizzare. Non avrei mai più permesso a nessuno di ridurla in quel modo.
«Su, muoviamoci!» ci incitò l'echidna portandomi alla realtà, facendo strada.
Stava andando tutto bene, eravamo compatti, tutti in fuga da quel posto... il piano era perfetto.
Era.

Quel mostro però, giusto per concludere in bellezza la vicenda, trasformò alcune delle mattonelle di quel pavimento, sporco e caratterizzato anche da qualche crepa, in una grandissima voragine, che aveva una vaga somiglianza ad un buco nero e dalla quale non si vedeva neanche uno spiraglio di luce; essa cominciò allora a risucchiarci uno ad uno senza risparmiare nessuno.
Chi cedeva prima, chi dopo, ma eravamo tutto condannati ad entrarci prima o poi, a quanto pareva.
Quello forse era l'ultimo giorno delle nostre vite.
E che giorno di merda!

«Vediamo se riuscirete a tenermi testa, adesso!» rise malvagiamente e anche inquietantemente l'oswildiano, il quale sparì con uno schiocco di dita subito dopo aver detto quella frase.
Provai a scappare nonostante tutto con Amy tra le braccia, ma alla fine arrivò il momento. Insieme alla riccia rosa anche io finii lì dentro, dove non vidi né sentii più nulla, solo il silenzio.
Urlai, ma era come se lì dentro fosse tutto muto. Un vuoto.
E così... scivolammo tutti giù, nell'abisso più totale.

_________

[Aggiornato il 20/07/2020]

*= Qui Sonic, diventato Dark Sonic ricorda di essersi trasformato in tale anche quando i Metarex avevano rapito, in Sonic X, (nell'episodio 67) Cosmo e Chris.

(Old) Angoletto dell'autrice: Ciao ragazzi! Chiedo perdono per l'immenso ritardo, ma la scuola ed alcuni problemi personali di tutti i generi mi hanno tenuta abbastanza impegnata. Mi dispiace davvero tanto :(
Comunque, fatemi sapere se trovate errori di QUALSIASI genere, che io sono qui pronta a correggerli in modo da migliorare. ^^
Bene, detto questo spero che vi sia piaciuto e alla prossima!
Baci, Lily710

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Capitolo 6
*** Un Posto Insolito ***


Capitolo della vecchia versione della storia
•Sonic•

Un brivido gelido attraversò tutto il mio corpo, dalla punta dei piedi fino all'ultimo aculeo della mia testa.
Riuscivo a sentire a malapena il rumore ovattato del vento – che soffiando entrava dentro la mia pelle, congelandomi le ossa.
La mia schiena era diventata circa una lastra di ghiaccio, poiché sentivo come se, in quel momento... fossi coricato supino sopra qualcosa di gelato.
Una distesa fredda. E morbida.

‘Neve?’

Aprii gli occhi, mettendo lentamente a fuoco un'immagine fatta da enormi nuvole grigie.
Con la testa che girava e la vista un po' annebbiata mi sedetti su quel manto, riuscendo comunque ad osservare l'ambiente circostante: vidi una foresta di alberi spogli in lontananza, situata esattamente alla mia sinistra, montagne totalmente imbiancate, neve dovunque... ed un silenzio tombale.
Non si vedeva nessun'anima vivente nei paraggi. Nessuno.
Sembrava che fossi effettivamente rimasto da solo.
Tremai, e non solo per via della bassissima temperatura.

‘... Ma dove cavolo sono finito?!’

Mi alzai così pian piano da terra, ma una volta in piedi fui costretto a rimanere fermo per un attimo a causa di un crampo lancinante alle gamba destra.
Forse era dovuto allo sforzo fatto poco prima, pensai – beccandomi anche numerose schegge di vetro – oppure per via delle diverse scosse elettriche che avevo subito; questo non mi era molto chiaro.
Non mi trasformavo in Dark Sonic dai tempi ormai andati dei Metarex e, se era nuovamente accaduto, lo era stato per una ragione talmente profonda che era riuscita farmi arrivare a quei livelli.
Non volevo nemmeno pensarci. Quando accadeva mi sentivo quasi vulnerabile... cosa che odiavo essere.
Non vedendo nessuno dei miei amici, sbuffai sconsolato.

«Tails?! Dash?! Knuckles?! 
AMY?!
DOVE SIETE FINITI TUTTI?!» urlai.

L'unica risposta che ricevetti fu un'inquietante e lunga eco della mia voce roca e stanca. Respirai profondamente, cercando di mantenere la calma.
Poco dopo guardai in basso... e sussultai di colpo, sgranando gli occhi: il mio zaino, contente inizialmente gli smeraldi e una coperta – poiché il resto lo aveva Tails nel suo – era distrutto, e tutti i suoi pezzi sparsi in giro; il telo di pile era stropicciato, strappato in alcuni punti e gettato in mezzo alla neve...
Ed era rimasto un solo Chaos Emerald. Uno.

Stavo per avere un attacco di panico.
Feci un respiro profondo, cercando di essere ottimista come sempre: magari le altre pietre incantate erano nei dintorni... e forse anche i miei amici erano nei paraggi, di sicuro svenuti, giustificando così il perché delle risposte non date dopo averli chiamati.
Così, di buon animo, presi lo Smeraldo in mano e avvolsi la coperta a scacchi attorno alle mie spalle, nonostante fosse bagnata e fredda. Non riuscivo nemmeno a correre, per via di quel dolore devastante: camminando, mi sembrava che il mondo andasse a rallentatore.

‘Ma è arrivata un'era glaciale in cinque secondi o ho viaggiato nel tempo?
O peggio, nello spazio?
E soprattutto... dove saranno mai tutti
Ed Amy?’

Con tutti quei dubbi, le cose non potevano andarmi peggio di così.

***

Camminando in quell'infinita pianura innevata, improvvisamente scorsi una strana luce verde. Aveva un'aria alquanto sospetta.
Così mi fermai per osservarla: chissà, forse poteva anche essere un Chaos Emerald.

‘Che nervi, mi ci vorrà un secolo per trovarli tutti... da solo.
Sempre che siano qui sparsi in giro, ovviamente.’

Strinsi poi i pugni dalla rabbia, gemendo nel frattempo di dolore: quelle ferite alle mani erano ancora sanguinanti, in particolare il profondo taglio che avevo sul palmo della mano destra. Delle gocce di sangue rosso scarlatto caddero sul manto candido e puro, macchiandolo.
In quel momento mi sentivo così.
La mia anima, fatta eccezione durante la guerra contro i Metarex, era stata sempre candida come quella neve, fin quando l'arrivo di Zikos la ferì, creando un... vuoto.
Quest'ultimo pareva che fosse, in quel momento, riempito solo da rabbia intensa – la stessa che provavo verso lui per aver causato tutto ciò, ma soprattutto per aver osato a toccare Amy e a rovinare, quindi, le nostre vite, ma in particolare quella di lei. Quella pareva essere una ferita incolmabile, o perlomeno ne sarebbe rimasta la cicatrice – che si sarebbe aperta ogni qual volta avessi provato dolore.
Chiusi gli occhi e sospirai, sperando solo che gli altri stessero bene.

Tornai poi alla realtà, determinato verso ciò che avevo notato un attimo prima: quello strano bagliore. Incuriosito ma prudente mi avvicinai, sprofondando ad ogni passo i miei piedi nella coltre di neve. Stava accadendo però qualcosa di strano: più riducevo le distanze, più il freddo diventava pungente.
Improvvisamente il cielo tuonò, e cominciarono a cadere i primi fiocchi dal cielo. All'apparenza pareva una normalissima tempesta, ma ad ogni metro in cui la distanza tra me e quello scintillio si accorciava l'intensità della bufera aumentava sempre più: mi girò la testa in modo assurdo, facendomi sentire quasi troppo debole per continuare.
Ma dovevo farcela, per il bene dei miei amici. Non mi sarei mai arreso di fronte a nulla.

Arrivato all'origine della luce, con gli occhi lacrimanti e le ossa ibernate – dopo che un fulmine si era appena schiantato a pochi metri da me, spaventandomi e non poco – effettivamente ebbi conferma che quello fosse davvero un Chaos Emerald.
Quella bufera, diventata ormai ingestibile, portò ad accasciarmi a terra sul punto di svenire, così strisciai con tutte le mie forze al fine di prendere lo Smeraldo.
Ero ormai vicinissimo, mancavano pochi millimetri. Finalmente fu tra le mie mani, ma appena successe ciò... la tempesta finì, in un batter di ciglia.

«Ma cosa...» il gemello di colore blu brillò appena fu vicino a quello verde;
Strano, molto strano. Cosa stava a significare? Vi erano forse gli altri qui intorno, da qualche parte, come avevo pensato e sperato?
E se invece quella pietra fosse solo un falso?
Nonostante i dilemmi mi alzai a fatica e tremante da terra, proseguendo la strada andando dritto mentre continuavo a zoppicare.

***

Dopo circa mezz'ora di percorso, riuscii ad intravedere un lago completamente ghiacciato, dalle enormi dimensioni – che prima non avevo appunto notato – alla cui sinistra vi era quella strana foresta dall'aria poco rassicurante. Chissà cosa nascondeva questa, mi chiesi – anche se, con una situazione del genere, l'ultima cosa che mi sarebbe servita era saperlo davvero.
Al di là quel laghetto invece vi era una strana costruzione, che non riuscii a osservare bene poiché troppo lontana. Mi avvicinai prudente alla riva ghiacciata, per cercare di capire se da più vicino l'avrei messa a fuoco.
Però vidi ben altro.
Un ignoto riccio bicolore mi stava scrutando: sembrava stanco anche lui.
Mi brillarono gli occhi.
«Shadow, sei tu?»




•Shadow•

L'unica cosa che riuscivo a percepire in quello stato di semicoscienza in cui mi trovavo fu il gelo. Pian piano aprii gli occhi, mi alzai scrollandomi della neve di dosso e osservai cosa mi circondava.
Neve, neve... e indovina un po'?
Ancora neve.
Mhh. Magnifico.
Le uniche cose che facevano la differenza erano un lago ghiacciato, il quale si trovava alcuni metri di distanza da me, ed un enorme castello forse chilometri lontano.
Pareva essere fatto interamente di ghiaccio.

Sbuffai; ero pure rimasto da solo. Chissà dove cavolo era finita Darkly...
Rabbrividii al solo pensiero che le potesse essere successo qualcosa. Non potevo permetterlo, soprattutto dopo quello che era successo a Lei.
Non sapevo se avrei potuto sopportare e affrontare un altro dolore così grande, profondo... incolmabile.
Poco dopo sospirai tornando in me, e quindi osservai ancora una volta quella distesa di acqua congelata che in fondo mi incuriosiva parecchio: emanava una stranissima luce, la quale si avvicinava al rosso; rosso fuoco, rosso sangue.
Sembrava che provenisse dal suo interno, quindi dall'acqua sottostante alla lastra di ghiaccio formatasi.
Con un'immediata adiacenza, alla sua destra vi era una foresta composta da migliaia di alberi – alcuni spogli, altri sempreverdi – mentre, alla sua sinistra, si trovava un burrone di un'altezza inestimabile... e anche un po' raccapricciante.
Mi avvicinai sempre più, vedendo che effettivamente quel bagliore era sempre più forte.

‘Che strano...’

Nel frattempo il vento era notevolmente aumentato, provocandomi un brivido lungo la schiena. Tremante per via del freddo pungente rivolsi il mio sguardo verso il cielo: quel posto era veramente deserto, e perlopiù non l'avevo mai visto.
Non ero nemmeno sicuro di essere ancora a Mobius.
Improvvisamente il cielo tuonò, facendomi scostare lo sguardo verso un fulmine precipitatosi a circa trenta metri di fronte a me. Mi accorsi allo stesso tempo di un dettaglio notevole: vi era una tempesta abbastanza pericolosa alla stessa distanza di quel fulmine, ma si era scatenata soltanto in una piccolissima porzione di spazio.

«Come può esserci una bufera solo in una zona così piccola...?» mugugnai dubbioso, aggrottando le sopracciglia. «Nessuno sa ancora controllare la natura tra i mobiani.»
Poco dopo quella cessò, in un batter d'occhio.

‘... Ma dove diamine sono finito?!’

Mi si rizzarono gli aculei: la situazione si faceva sempre più assurda, e io diventavo sempre più sconvolto.
Confuso osservai nuovamente il luogo in cui si era scatenato l'ambiguo temporale, ma mi accorsi anche di un piccolissimo dettaglio. Non ero da solo.
Uno sconosciuto riccio di colore blu, che aveva due Chaos Emerald in mano, si stava dirigendo verso la mia direzione.
Sussultai alla vista di quella scena, deducendo quindi che forse anche gli altri erano qui, da qualche parte.

«Faker...?» farfugliai.
Pochissimi secondi dopo si voltò verso di me, e accorgendosi anche lui della mia presenza rimase parecchio allibito.
«Shadow, sei tu?» disse con voce tremante, forse per il freddo.
Era in uno stato pietoso: pallido, avvolto da una coperta strappata – forse anche bagnata – e pieno di ferite, da scossa elettrica ma soprattutto da taglio, alcune ancora sanguinanti.

«Ciao, Faker. Chi non muore si rivede... letteralmente.» risposi ironico, incrociando le braccia.
«Già, onestamente non so nemmeno come io sia vivo» disse, laconico. Poi sbuffò;
«Non è che per caso hai visto qualcuno dei nostri in giro?» mi chiese, abbastanza stupidamente. Alzai gli occhi al cielo, senza rispondere.

Non appena mi avvicinai alla riva del lago, poco dopo Sonic fece lo stesso, assumendo un'espressione corrucciata dopo la mia reazione.
«Sai, conoscendoti, saresti capace di tutto» affermò l'altro con noncuranza, notando poco dopo la luce proveniente dal profondo dell'acqua.

«Nessuno mi conosce davvero, Faker, tantomeno tu» bisbigliai con tono grave facendogli spallucce, mentre un vento gelido mi scostò gli aculei e delle nuvole scure come la cenere cominciarono ad avvicinarsi.
Un brivido mi passò attraverso la pelle fino ad arrivarmi ai neuroni: faceva davvero freddo in quel posto.

«In un certo senso è bello avere una coperta, anche se leggermente bagnata» sdrammatizzò con uno sguardo provocatorio e anche abbastanza divertito – uno di quelli che, soprattutto da parte sua, mi facevano perdere la pazienza.
Poi mi guardò deciso, togliendosi il telo a scacchi e mettendovi dentro gli smeraldi: successivamente lo avvolse a forma di palla e me lo lanciò all'improvviso;
Allora lo presi al volo, poggiandolo poi sul manto bianco, stranito dal gesto dell'altro.

«Non concludiamo nulla, se stiamo qui a guardarci. Devo passare per forza attraversando il laghetto a piedi... a meno che non impari a volare, saltando quindi la voragine a destra» fece, indicando con la testa quel burrone lì; «o a sapermi magicamente orientare in quella magnifica ma soprattutto fiduciosa foresta... dato che il lago si estende in essa e chissà dove finisce» affermò ironico, cominciando a camminare prudente.

Avrei preferito che facesse un salto, ma da come zoppicava sembrava avesse una ferita grave da qualche parte, quindi non avrebbe potuto far niente in ugual modo.
Nel silenzio teso che aleggiava nell'aria, d'improvviso sentii uno scricchiolio preoccupante. Poi un altro.
Nonostante non lo desse a vedere, in realtà l'altro stava praticamente morendo dentro, e per di più il vento aumentava di intensità ad ogni passo che faceva.
Quei rumorini per niente sicuri divennero sempre di più, e anche più forti.

«Che succede?!» urlò in preda al panico.

«Non lo so, ma muoviti! Non ho tutto il giorno.» gli urlai, stufo ma serissimo, alzando gli occhi al cielo.
Sembrava fosse diventato stupido all'improvviso: l'acqua gli faceva davvero brutti effetti. Sebbene provò a seguire il mio consiglio... poi caccò un urlo.
Un urlo straziante che mi fece sobbalzare, attraversando i miei organi, i miei tessuti... fino ad arrivarmi alle cellule.
Egli così, affranto dal dolore, si accasciò sul ghiaccio a peso morto, con i palmi delle mani sopra esso. E fu lì che vidi.
Aveva una scheggia di vetro che gli era entrata quasi tutta nel polpaccio, provocandogli un taglio enorme e profondissimo dal quale zampillava del sangue, scorreva lungo la sua pelle.
Poi un pezzetto di ghiaccio si ruppe dall'insieme compatto, e Sonic scattò in piedi cercando di scappare.
Si alzò ancora una volta il vento, accompagnato da una rapidissima neve, ma stavolta il ghiaccio non resse il peso del riccio – che nel frattempo era caduto un paio di volte – poichè si spaccò a metà... lasciandolo cadere nell'acqua congelata.

«NO!» gridò tremante.
Fu l'ultima parola che disse.
Dopo di che venne tirato giù dalla corrente.
Di fretta tolsi così gli anelli inibitori e mi tuffai velocemente per salvarlo, essendo un po' a conoscenza della sua innata abilità verso il nuoto e che forse, in quelle condizioni, non sarebbe nemmeno sopravvissuto.

A contatto con l'acqua mi si congelarono di colpo tutte le ossa, mentre le mie mani cominciarono ad andare in ibernazione.
Sentivo oltretutto una strana sensazione dentro di me, come se mi si stessero gelando tutti i tessuti e che vi stesse spuntando una patina di ghiaccio al di sopra.
Con gli occhi spalancati per cercare di vedere qualcosa, sebbene fossero affaticati dal bruciore, cercai di trovare il riccio – il quale nel frattempo stava precipitando sempre più in quel fondale che appariva senza fine.
Di colpo dentro l'acqua cominciarono a crearsi strane correnti che mi impedirono di avvicinarmi a Sonic, il quale in quel momento si trovava vicino a quella luce vista poco prima. Poi però riconobbi quel bagliore: era un Chaos Emerald.

Così, nuotando il più velocemente possibile mentre il freddo si attanagliava ai miei muscoli e quelle correnti diventavano sempre più forti, afferrai il blu per un braccio – e allungando il polso più del normale un attimo dopo presi a malapena lo Smeraldo.
L'istante in cui la pietra fu tra le mie mani, quelle correnti cessarono improvvisamente.
Al momento non curante di quel dettaglio, salii in fretta in superficie muovendomi il più in fretta possibile. Mi costò una fatica immane, ma alla fine riuscii nell'impresa.
Arrivato lì, avvolsi il suo braccio intorno al mio collo e nel frattempo aprii la coperta mettendo i due smeraldi da parte, poggiando poi Sonic sopra essa.

‘Sarà in debito con me a vita.’

Era più freddo dello stesso ghiaccio.
Misi poi nuovamente gli anelli alle caviglie e ai polsi: ormai avevo perso la sensibilità delle mani, ma da una parte non mi importava. Sperai solo che quella storia finisse il prima possibile.

Subito dopo avvenne un fenomeno che non avevo mai visto: i tre Chaos Emerald si avvicinarono tra di loro, e ruotando ripetutamente in senso orario attorno a noi crearono un leggero teporino capace a riscaldare le mie ossa e forse anche quelle del blu. Mi accorsi però di come il suo battito fosse quasi assente, il suo respiro molto debole, la sua pelle quasi congelata.
Dopo qualche minuto di attesa, però, sentii cacciare un colpo di tosse.

Si stava risvegliando. Grazie agli smeraldi.
Eppure, era già successo una volta* che quelle pietre incantate gli salvassero la vita, ed era accaduto in una situazione anche peggiore di quella.
Che avessero dei poteri celati?
Dopo poco smisero di ruotare e caddero sul manto nevoso, a pochi centimetri dal riccio – il quale aprì gli occhi e, dopo un paio conati di vomito, mi guardò dritto negli occhi, rossi per l'affaticamento.
«Grazie, Faker.» sussurrò a malapena, con le orecchie abbassate e il volto pallido; nonostante tutto, incurvò leggermente gli angoli della bocca.
Nel frattempo il vento si alzò, ed io mi alzai in piedi, incrociando le braccia. Gli diedi le spalle, mentre l'ennesimo brivido mi fece sobbalzare.

Poi tossì ancora una volta.
Stetti qualche minuto fermo così, mentre il freddo mi indeboliva pian piano. Se l'era vista brutta, e quel taglio aveva un'aria dolorosa.
La tempesta sembrava essere passata e, oltre i colpi di tosse del blu – alcuni seguiti anche da altri orrendi conati di vomito – in quel momento non vi era altro rumore oltre quello di un fievolissimo vento.

Osservandomi intorno mi venne in mente nuovamente mia sorella; Darkly amava la neve.
In un certo senso, avrebbe gradito quel posto. Invece era chissà dove, forse qui o magari da un'altra parte... chi lo poteva sapere.
Dopo qualche minuto sentii i suoi passi, segno che si era alzato in piedi, e un attimo dopo la sua mano congelata mi toccò la spalla, come a chiedere di girarmi – cosa che non feci.

Poi si schiarì la gola, indicando il castello in lontananza: «Allora, andiamo verso quel coso o vorrai rimanere qui per sempre?» mi domandò con voce rauca ma con il solito tono provocatorio di sempre, mentre cominciò a sfregare le mani fra loro per riscaldarle.
Sulle labbra mi si formò un lievissimo ghigno: in quel momento, vederlo in quello stato allegro forse non era poi così fastidioso.

«Forse sei tu il primo a volerti ritirare, impostore» lo provocai, pungente. Non appena mi voltai lateralmente verso di lui, lo vidi intento ad alzare gli occhi al cielo – gesto seguito da un leggero spintone con le mani.
Nel frattempo cominciò a fare strada zoppicando, allontanandosi quindi da me.

«Non dirmi che me lo rinfaccerai fino a quando sarò in vita?» mugugnò, affatto serio. Al suo solito, insomma.
«Può darsi» affermai, raggiungendolo per aiutarlo a camminare, facendogli avvolgere il braccio attorno al mio collo.

_________

[Aggiornato il 21/07/2020]

* = cenno al gioco "Sonic 2006", dove il riccio blu, morente, viene risvegliato dagli smeraldi.
 
(Old) Angoletto dell'autrice: ciao, ragazzi!
Innanzitutto, parto con il dirvi che quest'estate sono stata afflitta dal "blocco dello scrittore", che non mi ha permesso di portare avanti questa storia perché altrimenti non avrei rispettato le mie aspettative. L'ispirazione mi è poi ritornata verso settembre-ottobre, ma da lì in poi la mia vita sociale è finita per via della scuola che, soprattutto ultimamente, mi ha uccisa.
Vi chiedo infinite scuse per il ritardo del capitolo, spero possiate capirmi.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, segnalatemi eventuali errori/ datemi qualche consiglio così che io possa migliorare e, detto questo, alla prossima!
Baci, Lily710

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Capitolo 7
*** Rimpatriate di “Famiglia” ***


Capitolo della vecchia versione della storia
•Tails•
 
Un fischio fastidioso risuonò nei miei timpani, stonandomi il cervello.
Nel frattempo, sentii qualcosa di bagnato piombare sul mio viso: prima una volta, poi due, poi dieci. Non smetteva di picchiettarmi nemmeno per un attimo, anzi, la sua velocità si intensificava sempre di più ad ogni secondo che passava.
Pochi attimi dopo compresi che effettivamente si trattava di semplice pioggia - freddissima, aggiungerei - accompagnata da un vento gelido che mi fece tremare come una foglia.
Quei brividi attraversarono ogni strato della mia pelle, da quello più superficiale a quello più in profondità.
Non percepivo nient'altro oltre quello. Solo suoni confusi, mentre la vista mi rimaneva completamente annebbiata.
 
Cominciai a sbattere le palpebre, a fatica per via del mal di testa martellante che mi disturbava in quel momento; appena i miei occhi furono aperti ruotai le mie iridi in ogni dove, riuscendo a scorgere intorno a me solo un'infinità di alberi molto compatti tra di loro, che pareva fossero aceri, mentre la notte oscura contribuiva a rendere quello scenario ancora più raccapricciante.
Il buio era la cosa che possedeva maggiore dominanza, e per via di quello non riuscivo a notare nessun dettaglio che mi poteva, forse, far capire dove diamine fossi finito.
Quel posto mi era, infatti, del tutto sconosciuto... ma chissà: magari non avevo ancora scoperto per intero il mio pianeta.
 
Mi alzai stanco dalla terra, umida e ricoperta da erba verde scuro, con una spalla un po' dolorante.
Quelle scosse mi avevano lasciato il segno, in tutti i sensi.
Mi doleva tutto il corpo: mi ero davvero messo in pericolo, ma sapevo di averlo fatto a fin di bene - nonostante avessi fallito miseramente.
Un perdente. Ecco quello che ero in realtà.
Dopo un po', cominciai sul serio a realizzare che nessuno dei miei amici era lì insieme a me.
 
«Ma dove sono finiti tutti...?» mugugnai a bassa voce confuso, ma in un certo senso anche tranquillo poiché consapevole di avere l'E-427 a portata di mano.
Li avrei rintracciati tutti senza problemi: del resto, quell'invenzione non falliva mai!
Ma girandomi ad ogni angolazione possibile, essendo complicato vedere l'ambiente circostante, non trovai alcuna traccia dello zaino o comunque di qualsiasi altra cosa avessi portato poco prima da casa.
Niente di niente.
Misi le mani sulle guance dalla disperazione: mi sentivo perso, solo...
Abbandonato dal mondo.
 
‘Amy, Knuckles, Dash...
Cosmo...
Dove sono tutti?’
 
E Sonic?!
Dove diamine era finito Sonic?!
Mio fratello... il mio tutto.
Chissà cosa mi sarebbe successo se non mi avesse salvato la vita in quella maledetta prigione.
I sensi di colpa mi stavano uccidendo: non sarei dovuto fuggire lasciandolo da solo lì, in agonia. La sua espressione, sorridente e addirittura rassicurante - quando, in realtà, mascherava oscura sofferenza - ce l'avevo ancora impressa nella mente come un tatuaggio. Non aveva intenzione di andar via.
Dovevo pensare anche a lui.
Dovevo portarlo con me.
E soprattutto, non dovevo lasciare che si trasformasse in Dark, mettendosi così in serio pericolo.
Se avessi fatto tutto ciò, probabilmente in quel momento sarebbe stato al mio fianco.
E invece ero rimasto in quel posto ignoto, inquietante, freddo, piovoso e anche dispersivo da solo, mentre di lui non avevo alcuna traccia.
 
Sospirai giù di morale, mentre mi alzavo a fatica per andare a cercare i miei amici.
Nonostante la mia vista fosse alquanto compromessa, l'unica e fievolissima fonte di luce non proveniva da un luogo preciso...
Bensì nasceva in mezzo agli alberi.
E non ne riuscivo assolutamente a capire l'origine, poiché nessun animale o essere vivente - eccetto quelle rigide piante - vagava in quel luogo così lugubre.
Non vi era difatti alcun rumore, esclusi il frusciare delle foglie e lo schiantarsi della pioggia sul suolo - e sul mio pelo, ormai inzuppato d'acqua.
 
Ma poi, d'improvviso, vidi apparire tra due ceppi uno stranissimo e insolito spirito, di una tonalità tendente al bianco...
che cominciò a dirigersi verso di me.
E così capii al volo cosa fosse quella mistica fonte di luce.
 
A quella vista cacciai un urlo, sorpreso e al contempo spaventato a morte;
così camminai all'indietro il più rapidamente possibile, per cercare di allontanarmi ma averlo sotto il mio sguardo allo stesso tempo. Involontariamente pestai delle foglioline cadute, ma fu l'ultima cosa a cui diedi peso nel momento in cui il mio respiro, ormai, diveniva sempre più affannoso.
Era tutto inutile: si avvicinava a me sempre più velocemente.
 
‘Cosa diamine è?!
Un fantasma?!’
 
Nella foga inciampai, cadendo col bacino sul terreno, indietreggiando poi, impanicato, con i palmi delle mani rivolti verso la terra bagnata, servendomi quindi di movimenti quadrupedi.
Poi si fermò, e io mi bloccai subito dopo.
Per un attimo il mio cuore smise di battere, riprendendo l'attimo dopo ad un ritmo vertiginoso.
 
“No, non spaventati...
Miles.
Sono io...”
 
Una voce, che mi parve immediatamente familiare, mi parlò con un tono talmente grave e soprattutto inusuale che mi fece tremare di paura.
Se c'era qualcuno che mi chiamava Miles, e non Tails...
Era mia madre.
 
‘Sono morto?!’
 
«M-mamma sei tu?!» domandai urlante ed esasperato, con voce tentennante perché ormai sul punto di piangere.
La prima cosa che mi venne in mente in quel momento di confusione fu che gli occhi azzurri che avevo ereditato erano identici ai suoi; forse era solo un'allucinazione quella che avevo davanti, ma non mi importava: ne ero completamente offuscato.
Me lo disse mio padre, una volta: “hai gli occhi di tua madre*.”
E da quel giorno l'avrei ricordata ogni volta che mi sarei guardato allo specchio.
 
Non la vedevo da quando avevo sei anni: mi aveva lasciato troppo presto.
Era volata via come una foglia da un albero in un giorno di inverno, per poi essere cullata dal vento freddo come se stesse semplicemente danzando.
La guardai nuovamente, mentre una lacrima scivolava sulla mia guancia più rapidamente di quella pioggia, che appesantiva i miei pensieri con la stessa semplicità di come cascava giù dal cielo.
Ma quando mi fermai un attimo per osservarla meglio...
 
Notai qualcosa di strano.
Aveva uno strano luccichio nello sguardo.
Però probabilmente quello che stava svisionando ero proprio io, poiché poco dopo giunse un altro spirito che si mise di fianco all'altro.
 
Aveva preso le sembianze di mio padre.
‘Sì, sono decisamente morto.’
 
Eppure io...
Mi sentivo VIVO.
Le mie palpebre si muovevano ancora, avvertivo la dilatazione e il restringimento dei polmoni durante la respirazione, percepivo le palpitazioni del mio cuore.
E questo, qualcuno di morto non avrebbe dovuto sentirlo. Forse.
 
‘Sto sognando, svisionando...
o soltanto vivendo?’
 
Lui però non sorrideva, anzi: in quegli occhi, grigi come la cenere, si leggeva un lieve turbamento causato da qualcosa.
O da qualcuno.
E lui si dimostrava sempre allegro, qualsiasi cosa gli accadesse.
 
Appena pochissimi secondi dopo non riuscii ad osservare più niente nel particolare, poiché venni circondato da talmente tanti individui che non capii nemmeno se, a dire il vero, fossi proprio io l'illusione.
Venni con una pesantissima angoscia oppresso e circondato dalla folla, che si avvicinò verso di me a passi lenti ma al contempo percettibilmente.
Mi sentii soffocare.
 
Erano tutti degli spiriti, che avevano sembianze a me molto familiari.
C'erano tutti: i miei nonni, i miei fratelli...
Ma anche i miei amici.
Ebbene sì, tra quello che pareva essere un ammasso di creature immateriali vidi anche Dash, Amy, Knuckles...
Cosmo...
 
E Sonic.
Il battito cardiaco accelerò improvvisamente;
Zikos ci aveva uccisi tutti?
 
E poi accadde tutto talmente in fretta che se avessi visto un filmato a velocità aumentata avrei capito di più.
Tutti, compresa la Seedrian più innocente dell'Universo, mi fissarono con sguardo truce.
Un ghigno malvagio si dipinse su quello che, in teoria, doveva essere il loro volto, ma che realmente si presentava scomposto e delineato.
Nessuno di loro presentava alcun tipo di carattere naturale.
 
Il mio petto sembrò esplodere.
Mi mossi quieto e tremolante, cercando - invano - di sfuggire al panico che si stava evolvendo in me un po' TROPPO in fretta.
 
Addirittura giurai di vedere, per un momento, cambiare improvvisamente i loro tratti somatici; le orecchie di Amy divennero arancioni e si rimpicciolirono notevolmente, mentre due rose nere appena sbocciate trovarono posto ciascuna di fianco a ognuna di quelle.
Gli occhi di Sonic tramutarono in rosso sangue, che celavano quella che mi parve un'inquietante e macabra sete di vendetta; invece il musetto di Dash modificò la propria forma colorandosi nel frattempo di grigio, e in quanto al suo naso quello si alterò in una piccola spirale.
 
E poi, di tutto quel trambusto paranormale, dopo appena pochi attimi che nemmeno riuscii a percepire non vidi più nessuno...
ma mi rimase solo una strana sensazione... che mi fece soffrire come se qualcuno mi avesse squartato a metà.
Una risata cupa, malvagia e tetra rieccheggiò insieme ai tuoni che rimbombavano in quella foresta.
 
Qualcosa era passato attraverso il mio corpo.
 
Mi sentii come svuotato, mentre lacrime amare cominciarono a scendere solitarie dai miei occhi.
Presi aria, e poco dopo il mio urlo disperato si diffuse in ogni dove, nella speranza che qualcuno avesse potuto udirmi...
Facendomi fuggire da lì.
 
***
 
Dopo minuti che mi parvero ore ad aver fissato il nulla, cercai di farmi forza e riprendermi da uno degli shock più traumatizzanti che avessi mai vissuto.
Mi sembrò di essere finito negli Inferi.
 
Sospirai, cercando di ritornare connesso alla situazione attuale, nonostante il cervello non mi aiutò poi un granché.
Così cominciai a volare basso scoraggiatissimo e totalmente immerso nel buio, supplicando di riuscire a scorgere qualcosa che mi avrebbe aiutato, almeno un minimo, a tornare sui miei passi.
Quegli alberi erano infinitamente alti: dopo la loro lunga e voluminosa chioma pareva esserci solo il vuoto, ma non osai guardare cosa effettivamente ci fosse per evitare di incastrarmi in altri guai.
Ci mancava solo quello.
E in più il freddo stava aumentando gradualmente, in aggiunta a quella pioggia intramontabile che mi fece tremare ancora una volta.
 
Durante il tragitto però scorsi qualcosa di insolito, che mi suscitò immediatamente curiosità e mi sorprese notevolmente, spazzando via – per pochi attimi – la tristezza.
Avevo notato una luce, ma era ben diversa rispetto alla precedente: pareva fosse emanata da una lanterna, poiché di un colore simile al giallo, che mi schiarii la vista quello stretto necessario che mi bastò per vedere, una volta avvicinato a quel bagliore, qualcosa che non mi sarei mai immaginato di incontrare.
Così poggiai i piedi a terra, sbirciando da dietro un tronco bello grosso.
 
Una tenua casetta di legno scuro, come quello su cui tenevo le mani poggiate in quel momento, ricoperta da alcuni lumi accesi e adornata da piccole cascate di fiori colorati, spuntò fuori, in una zona con meno alberi, proprio come un bocciolo in pieno inverno; una cosa parecchio rara ma non impossibile, che avrebbe fatto nascere gioia nel cuore di chiunque avesse visto quella scena.
Una bella sensazione nacque nel mio petto.
Sentivo di non essere da solo; forse avrei potuto usufruire di una mano d'aiuto altrui.
 
E se invece non ci fosse stato nessuno lì dentro?
O peggio, se ci fosse stato effettivamente qualcuno...
Ma che in realtà avesse avuto intenzione di uccidermi, magari per ordine di Zikos?
 
Mi avvicinai nonostante le domande prudentemente alla costruzione – fregandomene di tutto per via della disperazione lampante – cercando di non fare rumore per osservarla così da vicino: non aveva una porta, ma ne presentava soltanto la forma.
All'ingresso possedeva degli scalini affatto ripidi del medesimo materiale, dai quali si poteva sbirciare l'interno del luogo, che appariva modesto e allo stesso tempo accogliente.
Infatti lo stanzino presentava, dal poco che riuscii a scorgere da lì, un tavolino di vetro al centro con sopra poggiato un vaso porcellanato, contenente dei fiori; al muro alla mia destra vi erano sistemate due librerie molto alte, che contenevano una quantità indefinita di volumi, mentre sulla parete adiacente a quella dove erano situati quei due mobili giaceva una scrivania, di un colore simile al ciliegio, sulla cui superficie si trovavano alcuni opuscoli aperti.
 
Così salii ansioso i gradini facendo scricchiolare il legno, e a passi lenti ridussi totalmente le distanze, posizionandomi il più silenzioso possibile alla soglia dell'uscio.
E vidi qualcosa.
Anzi, qualcuno.
 
Una creatura, che mi parve subito una ragazza, avente una chioma azzurra acconciata in uno chignon disordinato, indossava un tenero vestitino nero ricoperto da tantissime decorazioni floreali, il quale le arrivava un po' più sopra delle ginocchia, abbinato a due scarponcini invernali rosa cipria.
Era immobile davanti alla finestra, intenta a contemplare quella pioggia dalla durata indeterminata.
Come se lo facesse da sempre.
Feci alcuni passi in avanti, provocando a mio malgrado un baccano immenso per via di quel pavimento non molto innovativo.
 
Ma poi di colpo, una volta arrivato a metà stanza, l'individuo mistico – avendo sentito quei rumori – si voltò, colpendomi alla sprovvista;
Sobbalzai a quella scena e un urlo scappò via dalla mia bocca.
Mi maledissi per essermi fidato così tanto.
Tentai di correre via da lei il più rapidamente possibile, ma quando ormai ero a pochi centimetri dalla porta...
Improvvisamente quella mi apparve di fronte.
Come per magia.
Pareva bruciassero due fiamme al posto dei suoi occhi, in quel momento fissi malvagiamente su di me.
Avente ormai lo sguardo puntato addosso al mio, impotente camminai all'indietro senza badare a dove andassi -sbattendo infatti distrattamente le spalle contro la libreria più vicina all'ingresso.
E così un libro mi cadde sul cranio stordendomi notevolmente, mentre la creatura mi puntò alla gola quella che sembrava essere una bacchetta, assumendo un'aria pressoché minacciosa.
Mi stava col fiato sul collo.
Serrai le palpebre pur di fuggire a quello scenario, abbastanza pauroso dal mio canto.
 
‘E adesso?’
 
«C-chi sei?! Non ti ho mai visto prima! Sei un oswildiano vivente, un alieno, o COSA?!» sibilò tesa la sua voce, rivelatasi parecchio arrabbiata.
 
Vi fu un silenzio quasi assordante.
Escludendo il frastuono della pioggia, l'unico rumorino che aleggiava nello stanzino era provocato dalle gocce d'acqua che, scivolando dal mio pelo, cadevano poi consecutivamente sul pavimento ligneo.
Un brivido mi percorse violento le spalle, ma da cosa fu causato esattamente non me lo seppi spiegare.
Sbirciai, aprendo per metà un occhio: aveva uno sguardo preoccupato, rivelante probabilmente il panico di essere attaccata da me.
Ma suvvia, ero più disperato di lei!
 
Allora mi feci coraggio e, sospirando e sbattendo le mie palpebre per bene, guardai in viso la sconosciuta.
Aveva gli occhi di un colore misto tra il dorato e il marroncino, cioè color ambra.
Le orecchie, anch'esse azzurre e leggermente a punta -che non avevo precedentemente notato- le quali confinavano perfettamente con la forma dei suoi occhioni tondi, apparivano leggermente tese per via del suo stato d'animo; ma quel musetto lineare che la ritraeva possedeva, però, caratteristiche alquanto familiari.
Difatti sembrava una mobiana: una riccia, per la precisione.
Però che ci faceva in quel luogo?
E soprattutto, riguardo cosa stava blaterando?
 
Mi bloccai, e per un attimo divenni inamovibile.
Non sapevo cosa dire né cosa fare: quell'oggetto anomalo mi incuteva non poca ansia, e se non l'avesse riposto via avrei usato le maniere forti...
O magari sarei semplicemente rimasto lì, in agonia.
 
«O-oh, aspetta.» si bloccò poi quella all'improvviso, togliendomi per fortuna la strana arma di dosso.
Finalmente ero più sollevato.
Successivamente continuò, perplessa.
 
«Hai un aspetto familiare... sembri un mobiano. Ma come cavolo è possibile...?» farfugliò, fissandomi ancora circospetta negli occhi, con mille domande che le si leggevano nello sguardo.
Eravamo l'uno più confuso dell'altra.
 
«M-ma com'è possibile cosa?! I-io non so nemmeno se sono ancora vivo in questo momento!» esclamai balbettante, a disagio e ulteriormente confuso, massaggiandomi nel frattempo il bernoccolo causato da quella terribile botta...
Ricordando però nel frattempo, amareggiato, l'evento vissuto circa venti minuti prima.
 
«Certo che sei vivo! Anche se, onestamente, non so dirti se sei stato fortunato o meno...» affermò sincera, fissando per un attimo altrove.
Mi sentii esplodere dalla rabbia per quella risposta un po' concisa, continuando a fissarle nel frattempo quelle iridi mezze dorate.
 
«E allora perché prima delle ANIME, con le stesse sembianze dei MIEI AMICI, mi sono passate ATTRAVERSO?!» urlai con voce spezzata, mentre la vista mi diveniva nuovamente appannata per via del pianto.
Quella situazione, tutt'altro che normale, stava arrivando al limite della sopportazione.
Poi ella si voltò nuovamente verso di me, stupita, avendo probabilmente compreso a cosa mi stessi riferendo.
 
«È una storia troppo lunga, caro... volpino,» esordì seria, squadrandomi;
«ma sicuramente posso confermarti che quelli non erano i tuoi amici.»
Mi mancò un battito: e chi caspita erano allora?
Assunsi un'aria seccata, lievemente impaurita e al contempo anche dubbiosa: così cercai di capire che intenzioni avesse con me.
 
«Allora mi dici cosa sta succedendo, chi sei e perché sembra che tu voglia andarmi contro?» azzardai irritato bombardandola di domande, stufato da quella situazione che, a mio modesto parere, tramava qualcosa di molto oscuro.
Mise le mani sui fianchi, passiva.
 
«Potrei farti le stesse domande. Tanto per cominciare, come sei arrivato qui?» mi canzonò poi diretta, alzando gli occhi al cielo e allontanandosi da me di qualche centimetro.
Un'espressione truce e misteriosa si dipinse sul suo viso: per un attimo riuscii a immaginare un probabile fulmine tra i nostri sguardi.
Incrociai le braccia, mentre le mie labbra si piegarono lievi a formare un ghigno dispettoso.
 
«Mhh... sicuramente allo stesso modo in cui sei arrivata tu qui, immagino» proferii appoggiandomi con le spalle al mobile, ipotizzando che anche lei fosse stata nei dintorni nella fabbrica al momento della divulgazione di quello strano buco nero.
Avendo finalmente compreso dove volessi andare a parare sbuffò, seccata, rompendo quell'aria di sfida creatasi e dandomela per vinta.
 
«Okay, adesso basta. Abbiamo capito che siamo entrambi in una situazione di merda, per cui è meglio se troviamo un punto d'incontro. Te lo ripeto ancora una volta: come ci sei arrivato qui?» mi disse, con un tono ben più autoritario rispetto a prima.
Poi sfilò nuovamente la bacchetta dalla sua tasca e, con un solo e minimo movimento della mano, avvolse il libro caduto alla mia sinistra con un'aurea luminosa di un colore azzurrino tendente al bianco, facendolo fluttuare in aria e riponendolo nello scaffale di origine.
 
La guardai sconvolto, non avendo mai visto nulla del genere.
Poi ricordai come ella, pochi minuti prima, si era teletrasportata dinnanzi ai miei occhi, e mille sensazioni mi investirono in un colpo solo.
Allora cercai di allontanarmi, ma in parte ero rimasto quasi affascinato da quello strano potere che la sconosciuta domava, motivo per cui non mi mossi.
 
‘Magia...?
Per un momento non riuscii quasi a risponderle, troppo incredulo.
 
«Che c'è? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma» mi chiese divertita, avendo notato il mio strano comportamento -per lei inusuale.
Certo, come se fosse una cosa giornaliera vedere una ragazza, scovata in un luogo perfettamente sconosciuto, effettuare incantesimi!
 
Ignorai il suo SIMPATICISSIMO commento sbuffando, rispondendo quindi alla domanda precedente.
 
«Proverò a spiegartelo, a patto che tu mi dica che fine abbiano fatto i miei amici, dove sono finito... e che quella, qualunque cosa sappia fare, non mi tocchi nemmeno per sbaglio» le ordinai, serissimo e alquanto intimorito, indicandole l'oggetto che stava in quel momento conservando nella tasca destra del suo vestitino.
Sul suo volto si dipinse un ghigno buffo, come quasi a ridicolizzare la mia "paura" verso la sua abilità.
O forse voleva semplicemente prendersi gioco di me.
 
«Va bene. Affare fatto. Tanto per cominciare a rispondere alle tue precedenti domande...
Io sono Tracy, Tracy la riccia» affermò con un tono determinato ma allo stesso tempo pacato e quieto, porgendomi la sua mano destra con un lieve sorrisino tra le guance.
Fidandomi, feci altrettanto e successivamente gliela strinsi, ricambiandole l'espressione.
 
«Mi chiamo Miles Prower.
Ma chiamami Tails, è meglio.»
 
***
 
«Ma sei proprio sicuro che quel tipo si chiami Zikos?» proferì ella grave, seduta su una poltroncina bianca -poggiata al muro opposto rispetto alle librerie- dove mi fece poi cenno di sedere.
 
«Sì, certo che sì... ma perché, lo conosci?» le domandai curioso, continuando ad asciugarmi il pelo con una tovaglietta fornitami dalla riccia, avvicinandomi nel frattempo al piccolo divano e sedendomi poi accanto a lei.
La guardai nuovamente negli occhi, impaziente di sapere la sua versione.
 
«No, non può essere lui... sarà per forza una coincidenza» bisbigliò la ragazzina tra sé e sé, assumendo un'espressione corrucciata e fissando il pavimento, riflessiva.
‘Coincidenza?’
 
«Puoi dirmi di più, su di lui?» mi domandò la streghetta, questa volta con un tono preoccupato, continuando a tenere lo sguardo basso.
Che sapeva qualcosa di macabro di cui non ero a conoscenza?
Così, perplesso, decisi di fidarmi, sperando in un suo probabile aiuto: chissà, magari sarebbe stata veramente dalla mia parte.
 
«Ci ha raccontato che i suoi genitori, che credo si chiamassero John e Erthia, furono uccisi durante una strana ribellione, avvenuta sessantacinque anni fa nella prigione dove siamo finiti casualmente per salvare la nostra amica.» le risposi quindi, serio e il più dettagliatamente possibile.
 
Tracy strabuzzò gli occhi.
Alzai un sopracciglio, con le idee troppo confuse.
Che cosa stava succedendo?
Poi mi guardò in viso.
Questa volta la sua espressione era diversa da prima: appariva quasi impaurita...
Come se, indirettamente, avesse desiderato dirmi qualcosa di parecchio profondo.
Fatto sta che quelle perle dorate dalle sfumature marroncine tumultarono il mio sesto senso, facendomi capire che c'era effettivamente qualcosa che non tornava.
 
«Allora, arrivati a questo punto, credo che tu debba effettivamente sapere cosa sia successo, sessantacinque anni or sono, sul nostro pianeta...
E del perché sia io, ormai diciottenne dal 1952, che tutte quelle anime... siamo finiti qui.» terminò rassegnata e con un tono un po' triste, come se non avesse mai voluto toccare quel tasto.
Ma, alla fine, cominciò a raccontare.
 
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*= frase celebre della saga di “Harry Potter”.
 
Angoletto dell'autrice: ultimamente i capitoli non riescono a venire fuori più corti di così (anzi, si allungano ogni volta sempre più), cavoli! xD
Ciao, ragazzi! A parte gli scherzi, vi avviso dicendo che questa volta l'angoletto è un po' più lungo (ma non troppo) del normale, poiché ci tenevo a dirvi alcune cose importanti. Allora...
Ci tenevo a ringraziare quei pochi che si sono presi la briga di commentare questa storia, ma anche chi ne ha soltanto letto i capitoli: come si dice, pochi ma buoni. :D
Ringrazio poi chi l'ha inserita tra le seguite e ancor di più chi l'ha inserita tra le preferite. Mi date un sostegno enorme, sul serio. ;)
A volte, infatti, mi capita di pensare che non debba continuarla, per svariati motivi che non sto qui a dire, però sono questi i momenti in cui rileggo le vostre recensioni... che, lo ammetto, mi spingono a portarla avanti nonostante tutto. :3
Infatti volevo ringraziare soprattutto i recensori (nessuno escluso ^^) che hanno commentato questa storia, ma in particolare Rory, che mi ha sempre fatto notare gli errori facendomi crescere davvero molto (credo che non ti ringrazierò mai abbastanza, ciccia <3), e Queen (<3) e Melody (<3), che stanno seguendo con interesse questa storia così complicata per me che a momenti nemmeno io so dove sbattere più la testa, talmente ho intrecciato le vicende. O.o Davvero, grazie ragazzi. ;3
Bene, mi dileguo qui. Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere se trovate errori o frasi non fluide, per qualunque consiglio sono a vostra disposizione e alla prossima!
Baci, Lily :3

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