Ginger Black Solitude Chronicles

di Black_Eyeliner
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Sfondami il Cuore ***
Capitolo 3: *** Il Rosso Firmamento si ritira; e poi solitudine. ***
Capitolo 4: *** Fade to White ***
Capitolo 5: *** The Fool's Monologue ***
Capitolo 6: *** Senza di te nulla sono, nulla è ***
Capitolo 7: *** Postfazione ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Ragazzi, non posso crederci…




Il mio secondo contest e il mio secondo podio!

Sono contentissima di questa raccolta, la mia prima e soprattutto volevo fare i miei complimenti a tutte le partecipanti del contest delle quali non esiterò recensire le storie, e in particolare a Meg89(Rota) che è una delle mie autrici preferite e alla bravissima Iaia86, con me sul podio di questo magnifico concorso.

Un grazie speciale va alla giudice, pignola si, ma assolutamente corretta e imparziale, per il suo giudizio che troverete qui:





http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8507431&p=11



Che dire…

Vi lascio la Prefazione, sperando di aggiornare presto.

Grazie, grazie di cuore anche per il banner, davvero molto, molto carino ^^





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Autrice: Steste

Titolo: “Ginger Black Solitude Chronicles”
Personaggio: Kakashi Hatake. Itachi Uchiha. Sasuke Uchiha. Naruto Uzumaki. Sakura Haruno.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale.
Rating: Giallo.
Avvertimenti: Raccolta.
Introduzione: Questa è la storia di una vecchia dama, che vive da sola, in una dimora decadente dove solo il Tempo le tiene compagnia. Talvolta, però, riceve degli ospiti. E a loro fa scegliere il dono che, per riconoscenza nei suoi confronti, essi custodiranno gelosamente, durante la loro vita. Masticano, da soli eppur in mezzo alla folla, lo zenzero dolciastro. Respingono così il senso di nausea, trascinati nell’oblio senza fine.
NdA: Prima di leggere la mia prima raccolta di flashfics, lascio qualche nota introduttiva.Innanzitutto è bene dire che i personaggi non mi appartengono, ma sono copyright di Masashi Kishimoto. Tutto il resto, è scaturito dalla mia fantasia, dal titolo, alle frasi in corsivo ai piccoli incisi ripetitivi sulla Solitudine, alla quale qui, trattandosi di un’antropomorfizzazione, vengono attribuiti gesti e consuetudini umani.

Per quanto riguarda l’idea delle pietre preziose è scaturita dal potere magico che gli antichi alchimisti ad esse attribuivano.

L’idea dello zenzero mi è venuta perché, in campo medico, viene utilizzato non solo per le sue proprietà analgesiche ma soprattutto per la sua capacità di respingere la nausea.

Infine, colgo occasione per dire che ciascuna flashfic ha come protagonista uno, ed uno solo dei personaggi su citati in ordine di apparizione e per questo motivo, troverete, tipo promemoria, una piccola introduzione per ogni storia.

Anche se le quattro storie possono essere lette singolarmente, c’è comunque un filo logico a tenere unito l’intreccio, sostenuto dalla piccola prefazione e dalla postfazione dove viene sviluppato e spiegato il principio portante su cui si basa l’intera raccolta.

Spero di non essere stata troppo noiosa.

Detto questo, buona lettura!









Ginger Black Solitude Chronicles

 

Prefazione

 




Mastica zenzero la vecchia signora.

Sul dondolo cigolante, oziosa, ondeggia: inarca le labbra sottili e scarne, sorridendo al nulla; della turpe vacuità che la circonda e si avvinghia appiccicosa alla pelle raggrinzita, ella si compiace.

Affetta stanchezza e mastica lenta lo zenzero, le rimane tra i denti marci e cariati dal Tempo.

I capelli sono radi fili d’argento: alcuni, stanchi, sfuggono all’acconciatura che le orna il capo reclino; la veste d’organza nera cinge la sua smunta figura, donandole una parvenza solenne, austera.

 

E le sue iridi verdi sono intrise di malinconico disincanto.

 

Lento passa il Tempo: prende la signora per mano, poi, all’improvviso, la piega.

Furioso, il Tempo la scopa, la sbatte, e sotto ogni colpo la rende deforme, più brutta: la rende orribile.

Tra le quattro mura lerce e macchiate d’umidità della sua stanza al confine del mondo, il Tempo a lei si congiunge in una carnale unione; e svanisce il calendario, l’ultimo granello di sabbia scivola sul fondo della clessidra e il pendolo d’ottone dell’orologio si arresta di colpo, rimanendo fermo e sghembo.

 

Mastica zenzero la vecchia signora.

Respinge la nausea che la folla rumorosa e maldestra le provoca, perché rintanarsi nel cupo antro dell’oblio senza fine la rende più sicura, più forte.

Sull’orlo infuocato del baratro è mero dettaglio l’altrui presenza.

 

Possiede tante ricchezze la vecchia signora.

Nel portagioie di ciliegio intarsiato quanti tesori custodisce!

Sbircia nella scatola di legno, lascia che l’avarizia consumi il suo spirito:

 

possiede il diamante: rende invisibili.

Possiede l’ametista: regala lucidità e pacatezza.

Possiede l’opale: eclissa la luna.

Possiede l’agata indiana: rende eloquenti.

Possiede la corniola: placa il dolore.

 

Mastica zenzero la vecchia signora:

 

 

 

 

Solitudine è il suo nome.

 

 

 

 

Dallo specchio nero delle sue perverse brame, osserva il mondo degli uomini: con cura meticolosa sceglie le sue prede.

Invita i prescelti nella sua decadente dimora e a loro mostra il portagioie: li invita a scegliere l’amuleto. Non ha dolciumi né caramelle da offrire ai suoi ospiti, né caffè o altre bevande da versare nelle tazze di ceramica scalfita, offre solo zenzero. Da masticare.

Per respingere la nausea.

 

 

 

 

 

 

 

[Ginger Black Solitude]

Nera solitudine di zenzero.

Avvolgimi.

Masticami.

 

Ingoiami.

 

 

 

 

 

 

 

 

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N/a: la prefazione è andata! Spero vi piaccia e se questa storia in qualche modo vi colpirà o vi lascerà un bel ricordo, lasciate un commento, sempre molto gradito, anche solo per una critica. L’importante è che sia costruttiva.

Un piccolo consiglio: dato che durante la stesura ho ascoltato ripetutamente “Nymphetamine” dei Cradle Of Filth, vorrei che l’ascoltaste: è coerentissima con il tema della Solitudine.

A presto.

 

Stè^^

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Capitolo 2
*** Sfondami il Cuore ***


Ecco la prima flashfic della raccolta.

Enjoy.^^

 

 

Autrice: Steste

Titolo: “Sfondami il Cuore”
Personaggio: Kakashi Hatake.
Genere: Introspettivo, Drammatico
Rating: Verde.
Avvertimenti: Flashfic.

Conteggio Parole: 499 parole

 

 

 

 

 

 

Solitude # 1

Sfondami il cuore.

 

 

 

 

 

 

 

Come lacrime dolci, versate da un dio misericordioso, opalescenti stille di pioggia gelida colano fitte dal cielo plumbeo, commosso da quella curva e silente presenza.

L’uomo, caparbio, malgrado le nubi gravide continuino a riversare acqua sulla terra, si ostina a rimanere in piedi, immobile; la pioggia penetra nella stoffa, inzuppandola, e dalla pelle filtra lentamente nelle ossa.

 

L’uomo è fermo, le sue vesti grondano e le sue strette spalle sono troppo magre per sorreggere il peso di un dolore troppo grasso, che, troppo spesso, rende invisibile agli altri: lo nasconde e lo sostiene con fierezza tra la folla, ma adesso non c’è nessuno in quella desolata  radura in mezzo al bosco e così si lascia schiacciare, piegando la schiena, cedendo al suo spietato fardello.

Misere e stanche si incurvano le spalle e le ciocche dei capelli ribelli si appesantiscono ora sotto l’intensità della pioggia scrosciante, incollandosi all’ovale spigoloso del volto elegante e al collo scoperto.

 

Tra le rovine solitarie dell’immenso cordoglio c’è un uomo e c’è un nome inciso nel marmo dell’alta lapide dinnanzi a lui.

 

-Cosa devo fare?

 

Come in uno squallido teatro di periferia le maschere di cartapesta si sgretolano nell’ultimo atto della tragedia, così l’indice mesto si uncina sotto l’orlo della nera stoffa, tirandola oltre il naso, passando sulle labbra, inesorabilmente in basso.

 

Cade la maschera e con essa una lacrima, salata.

 

Sono salate  le lacrime dell’uomo che ha reso Solitudine la sua concubina, condannando l’anima ad un dolore incommensurabile, del quale costantemente trabocca.

 

-Se tu fossi vivo, cosa mi diresti, Obito?

 

Non troverà risposta alla sua domanda.

Nessuna voce taglia il velo di silenzio, intessuto solo dal suono liquido della pioggia che viola la pace di quel luogo consacrato agli eroi caduti.

E le lacrime dolci diluiscono quelle salate dell’uomo che piange da solo, pudico dello sguardo altrui: solo nel temporale può versare quelle rare gocce di rammarico, può tenere la testa alta senza rendere noto il suo pianto.

L’indice tremulo ghermisce di nuovo il lembo della maschera nera, tirandola su a coprire il volto segnato, per renderlo di nuovo invisibile, una volta che avrà fatto ritorno al villaggio.

 

Si incammina incerto sulla molle fanghiglia in cui affonda i piedi, sporcandoseli, indistinguibile è adesso il sentiero che quella mattina lo aveva condotto lì.

 

 

A Kakashi tuttavia non importava: le sabbie mobili, per quel che lo riguardava, potevano anche inghiottirlo, facendolo sparire per sempre, ingoiandolo nella terra dove Obito riposava ormai da tempo immemore senza meritare quella fine; il vigliacco, dopotutto era stato lui, Kakashi.

Era  lui la feccia.

 

 

L’uomo apre il libro lasciato a metà, l’inchiostro sbiadisce in tremule macchioline liquide e, nella nebbia asfissiante, dal braccialetto intorno al suo polso, fervido, penzola e rifulge il diamante.

 

 

 

 

 

 

[Ginger Black Solitude]

Nera solitudine di zenzero.

A Kakashi dona il diamante.

Il viso è invisibile.

Dietro la maschera si nasconde in mezzo alla folla.

Mastica zenzero.

 

Respinge la nausea.

 

 

 

 

 

 

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N/a: e così ho già postato la prima flashfic. In questo piccolo pezzo ho voluto fare una piccola introspezione sulla solitudine di questo personaggio che è anche uno dei miei preferiti del manga.

A volte penso che Kakashi sia un caso disperato, spaccato nell’anima tra il dolore della perdita dei suoi cari e la volontà di dimostrare un coraggio che proprio nelle situazioni in cui è più richiesto non riesce a cavar fuori.

Spero di essere riuscita nell’intento di analizzare il suo carattere, specie quando non è in mezzo agli altri, ma colto nell’intimità della preghiera davanti all’obelisco degli eroi caduti.

 

Leggete e commentate, mi raccomando: mi fa piacere :)))

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Capitolo 3
*** Il Rosso Firmamento si ritira; e poi solitudine. ***


Eccomi con il secondo personaggio.

Il mio preferito.

In assoluto.

Proprio per questo motivo mi sono dedicata alla sua introspezione con tutto il cuore, malgrado si tratti solo di una flashfic.

E se scorgete un lievissimo accenno Uchihacest, si, c’è.

 

Enjoy.

 

 

 

 

Autrice: Steste

Titolo: “Il rosso firmamento si ritira; e poi solitudine”
Personaggio: Itachi Uchiha.
Genere: Dark, Introspettivo.
Rating: Giallo.
Avvertimenti: Flashfic

Conteggio parole: 458 parole

 

 

 

 

 

Solitude #2

Il rosso firmamento si ritira;

e poi solitudine.

 

 

 

 

 

 

 

Il pennello affondava nella boccetta di vetro,  imbevendosi nel liquido denso e colloso.

Con meticolosa precisione, il giovane, bellissimo uomo, seduto al tavolo, applicava lo smalto sulle unghie squadrate e lisce; dall’arcata dell’ampia finestra la luna spruzzava brillanti faville, laccando d’argento la stanza buia.

 

L’effluvio pesante del toluene saturava l’atmosfera già colma di frizzanti odori.

 

Itachi storse leggermente il naso mentre, con una pezzuola umettata di solvente, ripuliva le sbavature di liquido violaceo colato sulla pelle.

Improvvisamente un intenso sapore mielato gli pizzicò la lingua.

Si alzò di scatto, portando la sua eterea figura davanti al lungo specchio sulla parete: la nitida immagine speculare si deformò nei suoi tratti decisi sfumandosi, e il blu notturno riflesso fu ingoiato nello specchio da una bianca foschia.

E Itachi vide d’un tratto il bianco macchiarsi di rosso; lo specchio macchiarsi di sangue; il cielo rossastro era vivo oltre la superficie vetrata che pareva una oscura finestra aperta sulla notte fatale; la notte che vide Solitudine prenderlo per mano e farlo suo.

Nello specchio ora c’era la fulgida lama che trafiggeva la carne, c’erano i volti straziati di coloro che sotto la furia del glorioso guerriero erano caduti come fiori recisi; e c’era lui, suo fratello, inginocchiato e supplicante, con il viso macchiato di incontenibile pianto.

Solo per lui, Itachi aveva abbracciato Solitudine , imboccando il sentiero dell’esilio lastricato di voglia repressa di tornare indietro e prenderlo, portarlo con sé, per non stare da solo, per averlo al suo fianco.

 

I volti, i corpi, i colori ed il pianto ondeggiarono piano dentro lo specchio, prima di formare cerchi concentrici in un repentino vortice : si ritirò il rosso firmamento e nello specchio ora c’era solo l’immagine stupenda di Itachi con la sua solitudine a stagliarsi contro il desolato retroscena della notte silenziosa.

 

Itachi appoggiò la fronte accaldata contro la fredda superficie, la lingua ancora gli pizzicava di un gusto dolciastro, che sembrava zenzero.

Indugiò sulle linee del volto: era così simile al suo.

Leccò lo specchio, in un bacio passionale e bagnato, prima di arretrare, osservando la sua saliva che lo imbrattava.

A lungo in passato aveva dovuto contenere il turpe desiderio che gli gonfiava il cuore, facendolo marcire in un peccato che non avrebbe mai commesso, che soleva celare con grazia magistrale dietro la sua proverbiale indifferenza; sapeva rimanere pacato e lucido,  malgrado la lussuria gli divorasse  il corpo e l’anima.

 

-Ti amo.

Sussurrò contro lo specchio, prima di allacciare dietro la nuca la collana d’oro intarsiata d’ ametista, abbinandola allo smalto.

 

 

 

 

 

[Ginger Black Solitude]

Nera Solitudine di Zenzero.

A Itachi regala l’ametista.

Il torbido amore si nasconde.

Sotto lo sguardo lucido e pacato.

Mastica zenzero.

Respinge la nausea.

 

 

 

 

 

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n/a: ok. Credo si sia notato che nutro un amore incondizionato per costui.

Ho ascoltato molto “Silence and the Firmament Withdrew” durante la stesura, ve la consiglio. Mi piace tantissimo scrivere con del sottofondo appropriato.

Mi raccomando, commentate, così appena posto il prossimo capitolo, vi rispondo.

Per il momento un grazie è dovuto anche a coloro che hanno aggiunto questa raccolta tra i preferiti.

E a quelli che mi seguono voglio dire solo una cosa: spero di non deludervi.

A presto.

 

Stè.

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Capitolo 4
*** Fade to White ***


Eccomi con il terzo personaggio e con la sua solitudine.

Spero vi piaccia.

 

 

 

 

 

 

Autrice: Steste

Titolo: “Fade to White”
Personaggio: Sasuke Uchiha
Genere: Introspettivo.
Rating: Verde.
Avvertimenti: Flashfic.

Conteggio parole: 498 parole

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solitude #3

Fade to White.

 

 

 

 

 

 

 

La cornice di legno grezzo, d’un tratto, sembrò perdere la sua dura consistenza tra le dita pallide; divenne malleabile, sciogliendosi come plastica sul fuoco, gocciolando sul pavimento in candide macchie dai contorni irregolari.

Rimase solo la fotografia, sospesa nel buio della stanza, come fosse sorretta dai fili invisibili di una coscienza che si era aggrappata  a quelle chiazze di colore con una tenacia molto simile alla disperazione.

 

Sasuke posò lo sguardo sulla fotografia ancora una volta, indugiando a lungo sulle linee di quei volti distorti in un sorriso radioso che faceva male come uno schiaffo sulla pelle bruciata dal sole.

Fece per voltarsi e prendere congedo da quella immagine amara come fiele, quando i suoi occhi cominciarono a lacrimare.

Una piccola nube di fumo biancastro danzò nell’oscurità della sua camera, guizzò come un’impalpabile fiammella nella sua retina dolente, prima di andare ad avvolgere la superficie lucida della fotografia, confondendone i pixel, mescendo i colori nitidi, sfumandoli.

La foschia risparmiò il suo volto, ritratto nell’immagine insieme a quello dei  suoi compagni.

Rimaneva solo la sua goffa espressione di imbarazzo mista all’arroganza, nel broncio che sovente piegava in giù gli angoli della sua bocca ben disegnata.

E Sasuke, in cuor suo, seppe per l’ennesima volta di essere solo.

 

La fastidiosa nebbiolina che si era addensata sulle facce allegre delle persone ritratte nella fotografia, si diradò con un’ultimo baleno nelle sue pupille, prima di svanire del tutto.

Sasuke aprì l’armadio, estraendone lo zainetto nero che non aveva più usato dal giorno in cui si era trasferito in quel monolocale, al primo piano di una palazzina situata proprio al centro di Konoha.

Era uno zaino comodo,spazioso, e aveva ben due compartimenti.

 

Mikoto lo aveva comprato al negozio di articoli per la scuola all’angolo, appena dopo la bottega dei suoi zii; diceva che, quando avrebbe cominciato l’accademia, gli sarebbe servito qualcosa di grande abbastanza per farci stare tutti quei libri sui quali avrebbe dovuto sgobbare, se voleva diventare come I…

 

Sasuke afferrò di lo zaino: era spazioso, certo, ma chissà perché, il giorno in cui aveva abbandonato la sua casa natale, ci aveva messo solo un paio di slip e una maglietta; un bagaglio leggero, tipico di chi sta scappando.

 

Quella notte Sasuke camminò lentamente, finchè si accorse di non essere solo.

C’era qualcuno che lo aspettava alla fine del sentiero che conduceva fuori da Konoha: sapeva chi era.

Lei non doveva fermarlo.

Ma Sasuke sapeva che non sarebbe riuscito a dirle addio, perché nello zaino aveva solo un paio di slip e una maglietta.

 

Perché  stava di nuovo correndo incontro alla Solitudine.

 

Strinse l’opale nel palmo della mano.

La sua pelle divenne più chiara, restituendo alla luna piena i lattei raggi, prima di diventare ombra, dispersa dal fumo bianco.

 

 

 

 

 

 

[Ginger Black Solitude]

Nera Solitudine di Zenzero

A Sasuke dona l’opale.

Come la luna,

egli si eclissa

Per non essere più ritrovato.

Mastica zenzero.

 

Respinge la nausea.

 

 

 

 

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Ecco un po’ di risposte a coloro che mi hanno commentata:

 

x Saretta x : grazie mille cara, spero che non solo il prologo ma anche il resto sia di tuo gradimento J Fammi sapere cosa ne pensi.

 

beat: che piacere ritrovarti tra i commenti** Si, effettivamente la personificazione della solitudine con la s maiuscola, nel prologo, mette un po’ d’angoscia ma, dopotutto, il tema del contest era proprio quello di descrivere un personaggio e il suo essere solo. Sono felice che quella su Kakashi ti sia piaciuta, effettivamente a lui come personaggio tengo davvero molto.

A prestissimo!

 

neji4ever: ciao cara, ti ringrazio per il bel commento che mi hai lasciato, sono contenta che l’introspezione su Kakashi ti sia piaciuta, in fondo è uno dei miei personaggi preferiti.

Spero di ritrovarti ancora tra i miei commenti. Per ora un abbraccio forte J

 

Mote_Ely: ti ringrazio davvero di cuore! Ehm, non esageriamo, diciamo che mi piace scrivere e ovviamente se riesco a scrivere qualcosa che piace sono tanto più felice. Grazie ancora e a presto^^

 

 

Grazie inoltre ai Preferiti e alle Seguite.

Spero davvero che anche questa flash vi piaccia, i commenti sono più che graditi^^

A presto.

Stè.

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Capitolo 5
*** The Fool's Monologue ***


Ed ecco a voi la mia flash preferita della raccolta.

Io la trovo ben fatta, perdonate questo breve e rarissimo momento di autoelogio, ma mi piace questa storia, nel suo genere.

Spero piaccia anche a voi^^

 

 

 

 

 

Autrice: Steste

Titolo: “The Fool’s Monologue”
Personaggio: Naruto Uzumaki.
Genere: Introspettivo, drammatico.
Rating: Verde.
Avvertimenti: Flashfic.

Conteggio parole: 495 parole

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solitude #4

The Fool’s Monologue.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora. Lo so. Non si dovrebbe mai cominciare un discorso con la parola “allora”, ma io voglio farlo, perché secondo me rende di più il concetto. Dopotutto sto per presentarmi.

Dunque. No, dunque non va bene.

 

Allora.

 

Il mio nome è Naruto. Naruto Uzumaki. Ed io sono il ninja che diventerà Hokage! Il sesto Hokage, per la precisione, dato che il quinto posto se l’è aggiudicato la nonna.

Com’è strana la vita, proprio lei, che non voleva…

Ma bando alle ciance.

Come dicevo, mi chiamo Naruto Uzumaki.

Se dovessi parlare delle cose che mi piacciono, allora non avrei dubbi. La cosa che mi piace di più in assoluto è il ramen. Lo adoro! Che cos’è? E’ una zuppa di carne o di pesce nella quale ci sono anche i tagliolini. E’ buonissimo. Quando vado al chiosco di Teuchi e mi siedo davanti alla mia scodella fumante allora mi sento in pace con il mondo, anche con quell’insopportabile presuntuoso che sta in squadra con me. Anzi, più mangio, più mi sento forte,e, anche se il maestro dice di non esagerare, non lo ascolto nemmeno.

Un giorno sarò in grado di sfidarlo, quel presuntuoso, così gli dimostrerò che non gli sono inferiore in nulla!

Dopotutto, io diventerò Hokage!

Ma questo l’ho già detto , mi pare.

Piuttosto, parliamo di cosa non mi piace.

Non mi piace aspettare che il ramen sia pronto.

E’ angosciante!

Ma poi finalmente Ayame, la cameriera, mi porge il mio piatto bollente e allora non c’è nulla che mi possa fermare.

 

 

 

Mi chiamo Naruto Uzumaki.

Non sono più un bambino, ormai sono un ninja maturo e anche io ho i miei sogni!

Il mio sogno, se ancora non si era capito, è quello di diventare Hokage.

Non importa quanto tempo dovrà passare prima di cacciare via Nonna Tsunade dalla sua poltrona, ma io sicuramente siederò al suo posto.

Non mi importa se vengo considerato un folle.

Folle va benissimo, ma fallito no!

L’ambizione è l’ultimo rifugio del fallimento.

E infatti io non ho ambizioni.

Ho un sogno!

E se devo essere chiamato folle, stupido, scemo, allora voglio essere il più grande scemo del villaggio di Konoha, e non solo…voglio essere il più grande scemo delle Cinque Terre.

Questo è il mio credo ninja!

 

 

 

 

Mi chiamo Naruto Uzumaki.

E non sono un fallito.

Perché l’unica ambizione che avevo, quella di non essere più solo , l’ho relegata in un cantuccio insieme ai miei rimpianti.

Ancora mi sento solo.

Ma non sono più un bambino, adesso sono un ninja maturo, e sto imparando, con il tempo, che non c’è peggior solo di colui che vuole rimanere solo.

 

Io non voglio.”

 

Disse Naruto allo specchio, prima di legarsi il coprifronte dietro la nuca e legarsi alla caviglia l’ agata indiana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Ginger Black Solitude]

Nera Solitudine di Zenzero.

A Naruto dona l’agata indiana.

Lo rende eloquente.

nel suo

Solitario monologo.

Mastica zenzero.

 

 

 

Respinge la nausea.

 

 

 

 

 

 

 

 

n/a: nulla da dire, se non un rinnovato grazie agli altri preferiti e a beat J

A presto.

Stè

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Capitolo 6
*** Senza di te nulla sono, nulla è ***


Ultima flash, posterò a breve la postfazione^^

E’ la volta di Sakura.

Buona lettura.

 

 

 

Autrice: Steste

Titolo: “Senza di te, nulla sono, nulla è”
Personaggio: Sakura Haruno
Genere: Introspettivo, Sentimentale
Rating: Giallo.
Avvertimenti: Flashfic.

Conteggio parole: 498 parole

 

 

 

 

 

 

 

 

Solitude #5

“Senza di te, nulla sono, nulla è”

 

 

 

 

 

 

 

 

Quella sera sua madre non l’aveva ripresa.

Dopotutto non c’era motivo di rimproverare Sakura: non era più una ragazzina, ormai era diventata una donna e non solo nel fisico, divenuto più slanciato e armonioso nella vita stretta e nelle curve ampie del bacino; solo il seno era rimasto piccolo, eppure sodo e proporzionato rispetto al resto del corpo.

Era diventata una donna soprattutto nel cuore: aveva varcato la soglia dell’adolescenza, e già aveva il cuore spezzato, già aveva conosciuto il dolore del rifiuto, il dolore della perdita, il dolore della solitudine; era dunque attraverso la sofferenza che l’anima si plasmava, divenendo bella nelle sue forme, divenendo adulta, matura.

 

Sakura fece girare piano la chiave nella toppa, per non fare rumore e destare i genitori dal sonno tranquillo: forse credevano che la loro bambina fosse già a letto.

Entrata in casa, cercò a tentoni l’interruttore nel buio e quando il neon, dopo tre veloci intermittenze, rimase acceso, la sua convinzione fu smentita dalla vista del suo posto a tavola ancora apparecchiato.

 

“E’ vero, dopotutto non sono sola: ho una famiglia che si preoccupa per me e mi vuole bene”.

 

Cercò di convincere se stessa.

Ma Sakura quella sera non aveva fame.

Aprì  il frigorifero, prendendo una mela verde. La sciacquò minuziosamente nel lavello, strofinando la buccia con le dita. E proprio mentre la stava asciugando, si rese conto che non le andava neanche la mela; la lasciò lì, prima di salire nella sua camera.

Dalla finestra aperta Sakura vide la luna piena e le stelle sfregiare d’argento l’ordito blu del cielo notturno e la brezza, che leggiadra le scompigliava i capelli color ciliegio, fece volare dalla scrivania un pezzetto di carta, che si posò ai suoi piedi.

Sakura lo raccolse, riconoscendo subito la calligrafia infantile e confusionaria:

“Ci vediamo domani all’allenamento. Buonanotte, Sakura-chan”.

Sorrise, di un sorriso intriso di profonda malinconia.

 

“E’ vero, dopotutto non sono sola. Oltre a una famiglia, ho anche degli amici”.

 

Cercò ancora di convincere se stessa, prima di scoppiare in un pianto silenzioso, colmo di un dolore che mai nessuno avrebbe potuto lenire, se non lui.

 

“E’ vero, ho una famiglia e degli amici, ma senza di te, sapendo che tu non ci sei più mi sentirò sola, e la mia vita non sarà più come prima”.

 

Si svestì completamente, per poi distendersi sul letto e, mentre il dito scendeva lungo il suo ventre morbido, passando oltre l’ombelico, ancora in basso, immaginò che fosse il tocco di lui.

L’altra mano, sotto il cuscino, strinse la corniola, mentre la rabbia e le lacrime scemarono lasciando solo le guance striate d’acqua e sale.

Quando il piacere d’un tratto investì ogni cellula del suo corpo, Sakura si accorse di essere irrimediabilmente sola.

 

 

 

 

 

[Ginger Black Solitude]

Nera Solitudine di Zenzero.

A Sakura dona la corniola.

La pietra rifulge nel buio,

e come le dita di un amante,

asciuga le sue lacrime.

Mastica zenzero.

 

 

Respinge la nausea.

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Capitolo 7
*** Postfazione ***


Ultima parte. Grazie a tutti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ginger Black Solitude Chronicles

 

Postfazione

 

Mastica zenzero la vecchia signora.

Ne vuole ancora, ne vuole di più, per respingere la nausea che la folla maldestra le provoca.

Sente bussare all’uscio della sua solitaria dimora, mentre oziosa, continua a dondolarsi sulla sedia cigolante.

 

Un colpo.

 

Dondola la vecchia signora.

 

Due colpi.

 

Mastica lo zenzero.

 

Tre colpi.

 

Si alza cauta, per non inciampare nel lungo strascico del vestito di nera organza e il dondolo, vuoto, continua per un po’ ad oscillare, come mosso da una invisibile, fantomatica presenza, prima di arrestarsi completamente.

 

La vecchia signora, con le mani grinzose e venate di verde e di blu, si copre la bocca, per nascondere le briciole di zenzero rimaste tra le screpolature delle labbra aride; cerca di pulirsi meglio che può : vuole essere presentabile per i suoi ospiti.

 

Quattro colpi.

 

Le dita adunche stringono il pomo d’ottone, prima di ruotarlo a destra, aprendo piano la porta.

Tra il ligneo battente e lo stipite, la vecchia signora sbircia curiosa: le piace scrutare i volti degli incauti avventori, che sempre provano a sfidarla, ad ucciderla.

Ma il Tempo Consorte è suo complice: anticipa le mosse degli avversari, li rincorre, li agguanta, li incatena alla Vecchiaia e  sempre costoro finiscono giogo di Lei, Nera Solitudine di Zenzero.

 

Spalanca l’uscio la vecchia signora.

Sorride languida ai suoi ospiti.

E, come ogni volta che riceve visite, pronuncia le sue consuete, ieratiche sentenze:

 

 

 

 

 

 

 

“Venite!

 

Entrate!

 

Benvenuti nella mia umile dimora.

 

Questo è il luogo ove vi concederò il Valzer dell’ Oscurità

 

Al ritmo del Tempo che tra poco

 

Suonerà il Violino della Vecchiaia.

 

Questo è il luogo ove potrete trovare un rifugio sicuro per le vostre anime colpevoli.

 

Accomodatevi pure.

 

E scusate se non ho sedie.

 

Sedete pure sul pavimento.

 

E scusate se non ho tè, né pasticcini né biscotti da offrirvi.

 

Prego, vogliate assaggiare lo zenzero.

 

E’ ottimo per il dolore e la nausea.

 

E scusate se il mio vestito è impolverato e i capelli in disordine e le labbra incrostate.

 

Assaggiate il gusto della Solitudine.

 

Prima che io assaggi voi.

 

Avvolgendovi.

 

Masticandovi.

 

Ingoiandovi.”

 

 

[Ginger Black Solitude]

Nera Solitudine di Zenzero.

Avvolgimi.

Masticami.

 

Ingoiami.

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