Un mese a Parigi

di MauraLCohen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A.A.A. Cercasi i bagagli disperatamente ***
Capitolo 2: *** Parigi è più bella di notte ***
Capitolo 3: *** Le giuste zollette di zucchero ***
Capitolo 4: *** L'attività giusta ***
Capitolo 5: *** Sempre ***
Capitolo 6: *** Parigi non durerà in eterno ***
Capitolo 7: *** Silenzio ***
Capitolo 8: *** Per sempre nel cuore ***
Capitolo 9: *** Possiamo andare! ***
Capitolo 10: *** Mi hai mai odiata davvero? ***
Capitolo 11: *** Escargots ***
Capitolo 12: *** Ciò che succede a Parigi ***
Capitolo 13: *** Cos'hai desiderato? ***
Capitolo 14: *** Chi bussa alla porta? ***
Capitolo 15: *** Voglio restare qui, così, per sempre ***
Capitolo 16: *** Buonanotte ***
Capitolo 17: *** Sciarada ***
Capitolo 18: *** Neanche il mio lavoro ***
Capitolo 19: *** Ne hai bisogno ***
Capitolo 20: *** Morirei per te ***
Capitolo 21: *** Buon compleanno, Maura! ***
Capitolo 22: *** Prigione ***
Capitolo 23: *** Quando ricapiterà? ***
Capitolo 24: *** Ci siamo salvate a vicenda ***
Capitolo 25: *** Non ci saranno mai più due come noi ***
Capitolo 26: *** Stelle cadenti ***
Capitolo 27: *** La casa nel Main ***
Capitolo 28: *** Ah, la France ***
Capitolo 29: *** Andra tutto bene ***
Capitolo 30: *** Resisteremo ***
Capitolo 31: *** Ti voglio bene ***



Capitolo 1
*** A.A.A. Cercasi i bagagli disperatamente ***


Prompt: aeroporto;
Personaggi: Maura Isles e Jane Rizzoli;
Parole: 80.

 
A.A.A. Cercasi i bagagli disperatamente
 
Jane e Maura erano atterrate sul suolo parigino da meno di un’ora e già la futura docente di Quantico dava in escandescenza per la presunta scomparsa dei bagagli.
- Dove sono mr. Tartaruga e la consorte leopardata? – sbuffò, rivolta all’amica divertita.
- Calma, Jane – disse Maura – guarda lì! – Dal rullo comparirono due valige pitturate con una fantasia animalesca e Jane non poté che sospirare un profondo – Finalmente! – sotto lo sguardo divertito di Maura.
- Bonjour Paris! – esclamò la dottoressa Isles. 




 
- The Khamsa's note: sono felicissima di esordire in questo fandom! Amo questa coppia di amiche e non sopporto l'idea che la serie sia conclusa. Mi vedrete spesso da queste parti: prima con questa raccolta e poi con una long post-VII stagione. 
A domani!

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Capitolo 2
*** Parigi è più bella di notte ***


Prompt: 2:00AM
Personaggi:  Jane Rizzoli, Maura Isles.
Parole: 114
 
Parigi è più bella di notte
 
La Ville lumiere si era addormentata nel silenzio della notte e la luna col suo pallore si specchiava sulla Senna. La tour Eiffel faceva da sfondo alla terrazza della camera dove Jane e Maura sorseggiavano il miglior rosso dell’hotel, conversando del più e del meno.
- Lo giuro – disse Jane, poggiando il bicchiere sul tavolino – eravamo in palestra, stavo per saltare, ma alla vista di Caesy mi sono bloccata di colpo e sono caduta faccia in terra. Non so se stessi soffrendo più per il naso rotto o per le risate degli altri. - Maura rischiò che il vino le andasse di traverso dalle risate, ma si riprese subito alla vista della Torre Eiffel illuminata. – Guarda, Jane! – sussurrò incantata. Jane si girò lentamente, ricalcando l’espressione adulante dell’amica. Sorrise alla luna – Hai ragione, Maura… Parigi è più bella di notte. 



- The Khamsa's note: siamo a quota due! Oggi ho voluto omaggiare la bellezza di Parigi la notte, quando la Tour Eiffel da il meglio di sé, e la Senna diventa lo specchio del cielo. Parigi è una soave poesia e non potevo esimermi dal regalare questo momento così intimo a due personaggi magnifici.

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Capitolo 3
*** Le giuste zollette di zucchero ***


Prompt: colazione;
Personaggi: Jane Rizzoli, Maura Isles (solo citata);
Parole: 170.

 
Le giuste zollette di zucchero
 
Jane si era svegliata prima di Maura quella mattina, cosa assai strana, considerando le donne in questione; diede un’occhiata all’orologio appeso sopra la TV: segnava le 7:00am, così decise di ordinare la colazione in camera: per sé un caffè espresso e per Maura lo strano thè ai frutti di bosco che prendeva ogni santo giorno. Jane sapeva che Maura non badava alle grandi parole o alle grandi manifestazioni d’affetto, osservava ed apprezzava i piccoli gesti, quelli che le permettevano di capire se una persona teneva a lei o meno. Per Jane era scontato che qualcuno si ricordasse cosa prendeva per colazione, perché aveva sempre vissuto in una famiglia amorevole; Maura no: aveva conosciuto il lato sfarzoso della vita, ma come contraccolpo la sua infanzia era stata arida di sentimenti. Anche la miglior detective di Boston ci aveva messo non poco tempo a comprendere questo lato dell’amica, ma ormai aveva imparato che una tazza di thè al mattino con le giuste zollette di zucchero era il modo migliore per dire a Maura che a lei teneva infinitamente.


 
- The Khamsa's note: Ciao a tutti e benvenuti nel terzo giorno a Parigi di Maura e Jane. Quest'oggi il cielo parigino è cupo per le nostre eroine, perciò cosa c'è di meglio di una buona colazione? Spero che questa piccola riflessione di Jane vi sia piaciuta, noi ci rivediamo domani con il quarto giorno e con una lunga sorpresa. 

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Capitolo 4
*** L'attività giusta ***


Prompt: corsa;
Personaggi: Jane Rizzoli, Maura Isles;
Parole: 232.
L'attività giusta
 
Il sole era sorto da meno di un’ora nel cielo di Parigi e Maura aveva già pianificato gran parte della giornata; una visitina al Louvre, un po’ di shopping nelle boutique più rinomate e un pranzo veloce in qualche ristorante della zona. Nel frattempo che appuntava ogni piano sull’agenda, rifletteva sul modo migliore per far scoprire Parigi a Jane senza annoiarla. Sapeva bene che l’amica detective la seguiva per negozi, mostre e teatri solo perché non restava ancora molto tempo a disposizione per stare insieme, ma Maura avrebbe voluto che Jane cogliesse l’essenza della Ville lumiere, la sua bellezza più nascosta… Non erano nemmeno le 7:00am, la città era quasi tutta addormentata, Jane compresa; Maura, invece, sostava alla finestra, con la tazza di thè in mano: il cielo era così bello, tinto di un rosa pastello che creava una strana ombreggiatura sui tetti delle case. La tour Eiffel si stagliava, possente ed elegante, nel panorama Parigino, provocando in Maura una spontanea allegria. Pensava e ripensava ad un’attività che potesse ricordare a Jane casa, qualcosa che avevano condiviso anche a Boston… Non le sembrava il caso di portare l’amica all’obitorio, ma forse… Sì, aveva trovato l’attività giusta! Corse vicino al letto di Jane e spalancò la finestra della suite, facendo in modo che la luce arrivasse dritta sul viso della ragazza avvolta dalle coperte.
- Dai, su, alzati! Andiamo a correre, Jane! – esclamò Maura, buttando la dormiente giù dal letto. 


 
- The Khamsa's note: Bentornati a tutti! Oggi la protagonista indiscussa di questa flashfic è Maura. Si sa che per gli amanti dell'arte, del buon cibo e della moda, la metà perfetta è Parigi; ma per Jane? In fondo la birra parigina non offre grandi piaceri, fidatevi! Perciò la nostra Maura si preoccupa di far sentire la sua amica a casa, anche se si trovano in Europa. Nella serie ho sempre apprezzato il modo in cui badavano l'una all'altra ed è forse uno dei motivi per cui sono restata tanto legata a questa opera. 
 

 

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Capitolo 5
*** Sempre ***


Prompt: pioggia;
Personaggi: Maura Isles, Jane Rizzoli;
Parole: 258,
Sempre
 
Erano scoccate da poco le dieci a Parigi e il cellulare di Maura non aveva smesso di squillare neanche un istante nell’ultima mezz’ora. – Rispondi, dannazione! – protesto Jane, coperta fino al collo. Maura fece cenno con la mano di lasciar perdere – È François – spiegò – Non intendo accettare il suo invito. –
Jane rise, facendole posto sul divano – Avanti Maura, va’ ad assaggiare la Crème de Paris, io starò bene! –
- No, non è vero, non starai bene. Hai un brutto febbrone. – obbiettò la dottoressa, sistemandole le coperte – Quindi io resto qui! – Fu la sentenza definita.
- Grazie, mamma! – Maura rise e le si accovacciò ai piedi, Jane la guardava sorridendo. Il brutto temporale del giorno prima le aveva colte senza ombrello e la detective Rizzoli era rimasta fregata. Quel giorno Maura aveva vegliato su di lei come solo Angela avrebbe potuto fare, rimboccandole le coperte e cercando di farla mangiare.
Jane sorrise di nuovo – Grazie, davvero! – disse, stavolta senza alcun tono sarcastico – Ma non c’è bisogno che tu rinunci ad uscire con mister je suis très bla bla bla per un po’ di febbre. Sul serio. – Maura rise per il pessimo accento francese dell’amica e le carezzò la gamba – Non ti lascio a marcire da sola e malata in Hotel. –
- Io lo farei – scherzò Jane.
- Oh – sbuffò la dottoressa, dando un lieve colpetto sul ginocchio della detective -  Non è vero! –
- E chi te lo dice? –
- Al lago sei rimasta con me… - spiegò Maura, mentre Jane le prendeva la mano. – Sempre – replicò la detective, mentre accarezzava la pelle vellutata dell'amica.   

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Capitolo 6
*** Parigi non durerà in eterno ***


Prompt: lontananza; 
Personaggi: Maura Isles, Jane Rizzoli;
Parole: 338. 
Parigi non durerà in eterno 
 
Jane aveva stappato un’ottima annata a sentire Maura, che la stava osservando versare il pregiato rosso in due appositi bicchieri. La dottoressa sedeva sul divano, con un bel tubino verde scuro a fasciarle il fisico e le gambe accavallate. La detective le dava le spalle e intanto parlava; Maura aveva smesso di ascoltarla per un istante: pensava a quando quel mese sarebbe finito, a cosa le avrebbe attese dopo… Quale sarebbe stato l’epilogo della loro storia. – Jane – sussurrò, strozzando il pianto. L’amica si girò di scatto, percependo il tono provato della donna alle sue spalle. La vide, lì, con gli occhi puntati verso di lei pronti ad esplodere. – Che ti succede, Maura? – chiese allarmata. Maura non rispondeva, continuava a guardarla e con la mano picchiettava sul cuscino di fianco al proprio, a mo’ di invito. – Su, bevi! – disse Jane, porgendole un bicchiere – Non esiste malessere che il vino non curi… Lo dico per esperienza – Maura accennò un sorriso. – È solo che… Ci pensi a come sarà la nostra vita dopo? Parigi non durerà in eterno… - Le lacrime si liberarono dalla prigionia della volontà e, copiose, solcarono i lineamenti del viso di Maura. Jane sentì il cuore battere a vuoto. Stavolta il vino non l’avrebbe aiutata. Prese le mani dell’amica tra le sue e le sorrise, cercando di calmarla. – Maura – disse – Non so cosa ci riserverà il futuro, ma adesso siamo qua. Insieme. E lo saremo anche dopo. Sempre. Abbiamo superato bufere più grandi di una lontananza… -
- Dici? – replicò Maura, ancora col viso umido.
- Ho sparato a tuo padre… E mia madre vive con te. – Le lacrime continuavano a scivolare via dagli occhi di Maura, ma le sue labbra ridevano insieme a quelle di Jane. Aveva ragione la detective: nessuno poteva prevedere il futuro, ma il passato poteva aiutare a comprenderlo.

Ce l’avrebbero fatta, insieme. 



 

- The Khamsa's note: Mi rendo conto di aver detto che sarebbero state drabble, eh, lo so; ma non riesco a controllarmi e, anzi, un po' ci sto riuscendo: altrimenti vedreste che One Shot chilometriche.
Siamo già al sesto giorno, che ansia. Non voglio che la raccolta si chiuda presto... 
Nel frattempo, ci tengo a ricordarvi che oltre alla raccolta su Jane e Maura, sul mio profilo trovate anche la long post-settima stagione: "The reunion - il punto di partenza".
A domani!

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Capitolo 7
*** Silenzio ***


Prompt: silenzio;
Personaggi: Maura Isles, Jane Rizzoli (solo citata);
Parole:148.
Silenzio

Quella notte Maura non era riuscita a prendere sonno. Il vento fuori dalla finestra soffiava forte e creava strani rumori fastidiosi che le impedivano di dormire. Abbandonata l’idea di incontrare Morfeo, la giovane donna, avvolta in una coperta, era andata a sedersi sul divano in compagnia di un articolo sulle innovazioni tecnologiche in ambito medico. La sera precedente erano tornate tardi con Jane e anche un po’ ubriache; erano frastornate, doloranti a causa dei tacchi (in verità solo Jane lo era, ma fa lo stesso pensava Maura), così si buttarono vestite e sfatte sull’enorme letto matrimoniale dell’Hotel. La stanza era pervasa di un piacevolissimo silenzio, la luce soffusa rendeva il tutto più rilassante. Maura avrebbe voluto del vino, ma nessuna delle due aveva voglia di camminare, perciò rimasero lì, sdraiate sul letto, a guardarsi negli occhi in silenzio. Quante cose si erano dette. 

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Capitolo 8
*** Per sempre nel cuore ***


Prompt: poesia;
Personaggi: Jane Rizzoli, Maura Isles;
Parole: 247
Per sempre nel cuore

… alla mia migliore amica.

A lei mi appoggio se il mondo mi schiaccia
A me si appoggia se il mondo la schiaccia
Più volte mi ha dato la forza
Altre volte la ragione
Ma una spalla su cui piangere
Quella, me l’ha offerta sempre.
Per me, lei, è il salvagente che mi tiene a galla
quando affogo nell’oceano della vita.

 

Jane chiuse il taccuino in pelle che aveva trovato ai piedi del letto, si asciugò le lacrime col dorso dell’indice e si sdraiò col braccio sotto la testa. Maura era andata a prendere la colazione al bar dell’Hotel, sicuramente non si era accorta di aver fatto cadere il custode dei suoi pensieri, sennò non lo avrebbe lasciato lì incustodito. Jane l’aveva vista scribacchiare spesso su quel taccuino, ma non pensava che tra le pagine ci fosse spazio anche per lei… Si sentì piena come mai prima d’allora. Quando Maura riaprì la porta della suite con due tazze fumanti e due croissants alla crema, Jane aveva già rimesso a posto l’oggetto che le aveva regalato un così bel momento; sorrise all’amica e senza alcun motivo l’abbracciò.
- Che succede? – chiese Maura divertita.
- Mi hai portato il caffè! – rispose Jane, ridendo. Non le avrebbe mai detto quello che aveva letto, non voleva che si sentisse nuda davanti a lei. Capiva quanto profondo fosse il rapporto di Maura con quel taccuino e lo rispettava.
Quei pochi versi che aveva letto li avrebbe portati per sempre nel cuore. 

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Capitolo 9
*** Possiamo andare! ***


Prompt: ritardo;
Personaggi: Maura Isles, Jane Rizzoli;
Parole: 157.
Possiamo andare!
 
– Avanti, Maura, sbrigati... Faremo tardi. –
– Un attimo Jane, ho quasi fatto! – La voce di Maura arrivava a stento dalla camera in cui si stava cambiando. Intanto, Jane faceva avanti e indietro per il piccolo salottino della suite, in attesa che l'amica concludesse i preparativi. Quella sera avevano prenotato in un ristorantino che a detta di Maura era da provare assolutamente. Avrebbero dovuto trovarsi al tavolo alle 21:00, ma l'orologio segnava già le 20:30. Era possibile che Maura dovesse perdere sempre un'ora per abbinare un vestito ad un paio di scarpe? Quando finalmente la dottoressa uscì dalla stanza aveva un bellissimo tubino bordeaux che fasciava le curve scolpite del suo corpo, aveva scelto di aggiungere anche una giacca bianca che richiamava il colore delle décolleté. Jane ne rimase incantata. 
– Possiamo andare! – disse la Isles.
– Almeno ne è valsa la pena – scherzò Jane, alludendo al tempo che aveva dovuto aspettare. Risero entrambe, presero le borse ed uscirono. 

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Capitolo 10
*** Mi hai mai odiata davvero? ***


Prompt: odio;
Personaggi: Maura Isles, Jane Rizzoli;
Parole: 320.
Mi hai mai odiata davvero?
 
Jane era appena uscita dalla doccia, le sue nudità erano coperte da un sottile asciugamano che lasciava poco all'immaginazione. Era bellissima, con i capelli bagnati e la pelle arrossata dal vapore acqueo. Andò subito a sedersi nel divano, vicino a Maura. - Ti verrà il raffreddore, di nuovo - la sgridò la bionda, ma Jane fece spallucce: - Voglio solo stare qui, adesso - le rispose. Maura rise. Era così bella quando i suoi occhi si illuminavano. Jane ammirava molto la femminilità racchiusa in ogni gesto dell'amica. Guardandola, si fece seria: puntò i suoi occhi in quelli di lei e chiese, scandendo ogni parola con voce greve: - Mi hai mai odiata davvero? - Maura sussultò per lo stupore: non si aspettava una domanda simile in quel momento. Incrociò lo sguardo di Jane e si fermò a pensare. - Sai quando hai sparato a Paddy ed ero arrabbiata? - Jane annuì - Ti odiavo non per quello che avevi fatto, ma perché mi avevi lasciata senza qualcuno con cui poter stare male. - Jane avvertì uno strano fastidio allo stomaco, prese le mani dell'amica e la guardò come mai prima d'allora: i suoi occhi esprimevano rimpianto, dolore e sofferenza. - Mi dispiace di averti fatta star male - le disse, ma Maura la rassicurò: - Tu facevi solo il tuo lavoro. E che... Non so nemmeno io che ho provato in quel momento. Ero arrabbiata. -
- Non mi dispiace di aver sparato a Paddy Doyle, Maura. Se lo è meritato. Ma non mi perdonerò mai di aver permesso che quella situazione ci allontanasse. Avrei dovuto capire la tua rabbia. - Era così bello sentirla parlare, Maura non la voleva interrompere; le strinse ancora di più le mani, sorridendole nel modo più dolce che poteva. - E tu... Tu mi hai mai odiata? - Jane fece nuovamente spallucce - Dici tranne quando parli? - La bionda rise, dandole un lieve colpetto sulla spalla. 
La verità che Jane non le disse è che la odiava ogni volta che la sapeva lontana, perché non poteva proteggerla. La odiava in quei momenti perché le era troppo legata. Erano una cosa sola, a discapito del tempo e dello spazio. 

 

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Capitolo 11
*** Escargots ***


Prompt: escargots; 
Personaggi: Maura Isles, Jane Rizzoli;
Parole: 120.

Escargots
 
– Non fare storie! – esclamò Maura, dando un colpo col piede alla gamba di Jane. - Io non mangio quel viscidume - protestò la detective, contraendo i lineamenti in un espressione schifata.
– Jane – protestò Maura. 
– Maura – replicò Jane con lo stesso tono dell'amica, che le aveva puntato gli occhi contro. 
- Okay, ti riporto al Louvre - sentenziò il medico legale, ma la detective avvicinò subito a sé il piatto di escargots: - Meglio il viscidume - esclamò, provocando una sonora risata nell'amica. 
 

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Capitolo 12
*** Ciò che succede a Parigi ***


Prompt: Campanello;
Personaggi: Maura Isles, Jane Rizzoli;
Parole: 293.

Ciò che succede a Parigi...

- Jane, che stai facendo? – Maura guardava l’amica sbigottita. Stavano rientrando a casa dopo essersi concesse un drink in un locale che avevano adocchiato la mattina durante lo shopping. La strada in cui si trovavano era deserta, la luna si specchiava nella Senna e l’aria pungente della notte cominciava a farsi sentire. Jane stava salendo i gradini del portico di una casa – Non ci credo che tu non lo abbia mai fatto da bambina – disse rivolta a Maura, che la guardava contrariata e divertita al contempo. – Vieni via, avanti – le suggerì la coroner, ma Jane, senza ascoltarla, bussò alla porta e ritrasse subito la mano. – Corri, corri – gridò facendo cenno a Maura di scappare. Corsero a rifugiarsi nel parco dinanzi all’abitazione, sicure che lì non sarebbero state viste. Si sedettero su una panchina e, come bambine, scoppiarono a ridere.
- Tu ti rendi conto di quello che hai appena fatto? – chiese Maura, sventolandosi la mano vicino al viso a mo’ di ventaglio. Jane ancora rideva – Tanto qui non sono nella mia giurisdizione. – constatà
- Aspetta che lo sappia Angela… -
- Oh no… Maura! – protestò Jane, ma l’amica aveva schivato il colpo che le stava per dare, fuggendo poco lontano da lei. – Vieni qui… Se ti prendo… Mia madre non dovrà sapere nulla, capito? – le gridò, rincorrendola. Fu difficile, ma riuscì a raggiungerla. Caddero entrambe, senza scarpe, su una panchina poco lontana, sembrava non dovessero più smettere di ridere. Ripresero fiato per qualche minuto, osservando il magnifico cielo che offriva la notte parigina. In quella magica atmosfera, tra i colori degli alberi e le luci dei lampioni, Jane disse: - Quello che succede a Parigi… – interrompendosi, poi, per guardare sorridendo gli occhi dell’amica - Resta a Parigi – concluse questa, rispondendo al suo sorriso. 

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Capitolo 13
*** Cos'hai desiderato? ***


Prompt: moneta;
Personaggi: Maura Isles e Jane Rizzoli;
Parole: 268.

Cos'hai desiderato?

Quella sera le vie di Parigi erano molto trafficate: persone per le strade, ai tavoli dei bar e ristoranti, macchine che sfrecciavano veloci ad ogni incrocio; sembrava quasi che la giornata non dovesse finire. Maura e Jane passeggiavano tranquille lungo il marciapiede: erano serene, felici e soddisfatte del nuovo ristorante. Ormai era diventata una sfida cercare di mangiare in ogni locale vicino all’hotel. Scherzavano proprio su questo argomento mentre camminavano: - Da Boston a Parigi solo per ingozzarci – ironizzò Jane – attenta dottoressa Isles oppure dovrai rinunciare ai tuoi tailleur aderenti. – Maura rise, colpendo leggermente l’amica col dorso della mano. Ridevano felici, tra le luci e i rumori della città. L’hotel era ancora lontano ed entrambe avevano bisogno di sedersi; si addentrarono nel parco per impadronirsi di una panchina e quando finalmente la trovarono, Jane non si sedette: andò dritta verso un bellissimo pozzo in mattoni che troneggiava al centro del sentiero. Quando gli fu vicina si sporse per guardarci dentro e fece cenno a Maura di avvicinarsi.
- Mi fanno male i piedi – si lamentò l’amica, ma Jane insistette a tal punto da convincerla. Adesso entrambe fissavano l’oscurità del fondo. – È un pozzo dei desideri – osservò Maura e, in tutta risposta, la detective le sorrise, estrasse una moneta dalla tasca e la gettò nell’oscura profondità.
- Che hai desiderato? – chiese curiosamente la coroner.
- Non lo saprai mai! – disse tutta soddisfatta la detective. L’insistenza di Maura fu inutile: Jane non le avrebbe mai detto che a quel pozzo aveva chiesto di conservare quell’allegria che le univa anche quando la distanza avrebbe messo il loro rapporto a dura prova. 


 

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Capitolo 14
*** Chi bussa alla porta? ***


Prompt: famiglia;
Personaggi: Jane Rizzoli, Constance Isles, Maura Isles;
Parole: 427.

Chi bussa alla porta?

 
Le due donne soggiornavano a Parigi già da due settimane e quella sera una mano inaspettata bussava alla porta della loro suite. Maura era andata a comprare la cena in un take away vicino all’hotel, mentre Jane era rimasta a casa per scegliere il film che avrebbero guardato. Quando la detective andò ad aprire non si aspettava di trovare Constance sulla porta. – Prego, entri… Maura sta per tornare - disse, spalancando l’anta. La donna sorrise amorevolmente all’amica della figlia, dicendole che Maura non la aspettava. – Non sa che sono qui – spiegò, mentre Jane le offriva da bere. – Sono passata nella speranza di farvi una sorpresa, ma sono contenta di averti trovata sola. –
- Perché? – chiese la detective, poggiando il bicchiere di vino sul tavolino.
- Perché noi ci incontriamo sempre quando c’è anche Maura ed io non ho mai l’occasione di ringraziarti per ciò che fai. – Jane ascoltava in silenzio. – Io non so cosa leghi tanto te a Maura, ma so quanto la tua protezione, la tua amicizia, significhino per mia figlia. Sai bene che non sono mai stata una brava madre con lei e questo peso lo porterò dentro per tutta la vita, ma grazie a te Maura è felice. Tu le hai dato ciò di cui io e Arthur l’abbiamo privata per tanto tempo nella sua vita: la stabilità. – Jane era rimasta immobile, seduta sul divano, con gli occhi fissi in quelli della donna che le parlava; non sapeva cosa dire, farfugliò – Constance, io… -
- No, Jane, cara, fammi finire… - la interruppe la madre di Maura – Hai dato alla mia bambina una famiglia su cui contare, l’affetto di cui tanto aveva bisogno… L’hai resa una donna ancora migliore di quello che già era. – I lineamenti di Jane vennero solcati da un torrente di lacrime lente, strinse la mano di Constance e le sorrise – Maura è una grande donna non certo per merito mio. Vede del bene in chiunque le parli anche quando non dovrebbe, è generosa… Maura è Maura. Ed io non le ho dato nulla, lei si è conquistata tutto: dal rispetto all’affetto… - stava per aggiungere qualcos’altro, ma la porta della camera si spalancò di colpo. – Mamma!? – la voce estasiata di Maura le fece voltare entrambe. Di quella conversazione la coroner non avrebbe mai saputo nulla, ma Constance quella sera uscì dall’hotel felice di sapere che la propria figlia aveva trovato più di un’amica in Jane, la detective per Maura era il rifugio dai mali del mondo, due braccia sicure che l’avrebbero difesa anche da se stessa se fosse stato necessario. 

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Capitolo 15
*** Voglio restare qui, così, per sempre ***


Prompt: silenzio;
Personaggi: Maura Isles, Jane Rizzoli;
Parole: 80
Voglio restare qui, così, per sempre 
 
Nel silenzio della notte, Jane guardava Maura dormire. Parigi aveva regalato loro grandi emozioni che nessuno avrebbe potuto cancellare. Sarebbe stato bello poter fermare il tempo ed impedire alla vita di separarle. Niente Quantico, niente Boston, niente addì. 
- Come faremo? - sussurrò Jane spostando una ciocca di capelli dal viso di Maura - Voglio restare qui, così, per sempre. -



- The Khamsa's note: hello there! Siamo arrivati a metà del nostro percorso. Sono trascorsi 15 giorni dall'inizio di questa raccolta e vorrei ricominciare daccapo. So già che quando arriveremo al trentunesimo racconto piangerò come una fontana! Mi mancherà questo appuntamento quotidiano con Jane e Maura, a voi? 
Vi ricordo che sul profilo trovate "The Reunion - Il punto di partenza" che racconta la vita di Jane e Maura dopo Parigi. 
Trovate i miei deliri anche su:
- Facebook: Sonia Martinelli;
- Instagram: _Moscarda_
- Twitter: imSonia00 
Love u so much people, thanks for your support. ♥️

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Capitolo 16
*** Buonanotte ***


Prompt: buonanotte;
Personaggi: Maura Isles, Jane Rizzoli;
Parole: 70

 
Buonanotte
 
Nel silenzio della stanza una mano si muoveva lenta tra le lenzuola. Era notte fonda e qualcosa aveva turbato i sogni di Maura. - Jane? - chiese, non sentendo l'amica vicina. Si alzò avvolgendosi con il lenzuolo e la trovò addormentata sul divano col PC tra le gambe. Glielo tolse, facendo attenzione a non svegliarla, per sistemarla su un cuscino e coprirla. Prima di lasciarla riposare le accarezzò i capelli - Buonanotte - le sussurrò.

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Capitolo 17
*** Sciarada ***


Prompt: film;
Personaggi: Maura Isles, Jane Rizzoli;
Parole: 179.

 
Sciarada 
 
            
Il servizio in camera bussava alla porta mentre Maura preparava il film che avevano noleggiato la mattina insieme a Jane. Quest'ultima si era alzata dal divano con la birra in mano per andare ad aprire la porta. Il vassoio con le pietanze che avevano ordinato per la cena fumava e rapidamente riempì la stanza di invitanti profumi. 

- Grazie – disse Jane rivolta al cameriere, che le sorrise e si congedò. Come la porta fu di nuovo chiusa, Maura balzò in piedi. – Sbrigati Jane, sta cominciando! – disse e subito la detective la raggiunse con due piatti di viande et salade e due bicchieri di Pinot noir.

- Mi auguro per te che non sia come Colazione da Tiffany – ironizzò Jane, prendendo la custodia del DVD. Maura le diede un lieve colpo col telecomando. – Non ti lagnare. Charade è uno dei migliori film che ti capiterà di guardare nel corso di tutta la tua vita. – 

Risero entrambe dell'espressione che fece Jane per contestare l'affermazione di Maura. Quella serata sarebbe passata così, semplicemente tra vino, film e risate. Erano insieme, felici, non importava altro.

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Capitolo 18
*** Neanche il mio lavoro ***


Erano appena tornate a casa dopo una serata passata a sorseggiare vino e godere della prelibata cucina francese. Maura e Jane si lasciarono cadere su divano, stanche ed eleganti, spalla contro spalla. Maura si era persa nel fissare Jane di profilo, ridevano entrambe. Un sorriso dolce, sincero, felice.
« Grazie » sussurrò la Isles facendo così voltare l'amica che la guardava con fare interrogativo. « Di essere venuta a Parigi con me» aggiunse ora che la guardava negli occhi. Jane le prese la mano, aveva gli occhi lucidi. «Niente, neanche il mio lavoro, potrebbe impedirmi di stare con te.»

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Capitolo 19
*** Ne hai bisogno ***


«Jane.» Maura guardò l'amica con fare provocatorio. «Non ci credo.»
La detective prese un sorso di vino dal calice che aveva poggiato sul tavolino. Entrambe sedevano comodamente sul divano.
«Sarò stata al primo anno di liceo, adesso non ricordo con precisione, so solo che andai a quella festa per Casey. Dissi a mia madre che sarei stata a dormire da un'amica, ma ovviamente non mi credette. Me la ritrovai alla festa, io ero al mio primo drink. Ricordo che mi chiamò per nome»
Maura fece per fare una domanda ma Jane la precedette con la risposta. «Sì, col nome intero.»
«Oh santo cielo!» disse la bionda tra le risate.
«Senza dubbio è stato quello il momento più imbarazzante della mia vita.» Maura scoppiò in una fragorosa risata, rideva talmente tanto che Jane pensava non si sarebbe più fermata, ma lo fece; si voltò per prendere la bottiglia di vino poggiata vicino al divano e la porse all'amica. «Ne hai bisogno» disse, ricominciando a ridere.

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Capitolo 20
*** Morirei per te ***


Maura quella sera era dovuta rimanere sveglia per redigere il prologo del suo romanzo. Le settimane parigine stavano per scadere e lei non aveva cominciato neanche a buttar giù la bozza della storia. Ciò non significa che si stesse pentendo del modo in cui aveva trascorso il tempo nella Ville Lumière; non avrebbe dato via per nulla al mondo il ricordo di un solo istante passato in Europa con Jane. Fece un respiro profondo, abbassando lo schermo del PC. Sul tavolo il suo thè fumante la chiamava a grane voce. Ne bevve avidamente un sorso, avvicinandosi alla finestra. Dalla camera da letto non arrivava nessun rumore e la casa era avvolta nel silenzio. Solo in strada si udiva qualche voce, qualche motore rombare. Le luci della città rendevano l'atmosfera così cinematografica che Maura quasi rise della situazione. Le sembrava di vivere una realtà che sarebbe potuta finire da un momento all'altro. Lei, Jane, la loro amicizia... Sarebbe stato un per sempre il loro? Chissà. Adesso erano lì. Per un attimo tutti i ricordi di Boston le invasero la mente: le gioie, i dolori, le risate e i dissapori. Tutto quella notte le offriva là possibilità di rivivere il tempo passato. Una frase di Jane  risuonò forte tra i suoi ricordi: un'eco chiara che la faceva sentire a casa. « Non so se morire per te. Ma ci andrei molto vicina. » diceva la voce nella sua testa.
Jane avrebbe dato la vita per Maura. Lo sapevano entrambe.
Istintivamente la donna si voltò verso la camera in cui l'amica riposava. Sorrise. « Anche io, Jane. Anche io! » disse. 

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Capitolo 21
*** Buon compleanno, Maura! ***


Le luci del mattino filtravano dalla finestra. La casa era deserta, avvolta in un silenzio tombale. Jane aveva appena abbandonato la culla di Morfeo e con la mano cercava tra le lenzuola una Maura assente. Si alzò lentamente, sbadigliando e sgranchendosi le ossa indolenzite dal sonno profondo in cui il suo corpo era stato fino a pochi minuti prima. Gli occhi rapidamente si puntarono sulla finestra che dava sulla Tour  Eiffel. Oggi è 7 Agosto, pensò. Il compleanno di Maura. L'orologio segnava le otto del mattino, che la festeggiata fosse andata a correre? Mmh. Jane ne dubitava. L'avrebbe certamente svegliata, Maura odiava correre da sola. Allora dove poteva essere? Non era in doccia, nel piccolo soggiornino non sentiva nessuno. Jane perlustrò ogni metro quadrato della suite fino a quando non la trovò. Eccola lì, Maura, distesa sul divano con una copertina leggera a nascondere le sue forme. Era così bella. Così delicata. Chissà che aveva fatto quella notte per essersi addormentata lì. Jane spesso la sentiva battere sulla tastiera o versarsi del vino, di solito non la raggiungeva per paura di disturbarla. Voleva che Maura si godesse quegli istanti solo suoi. Voleva che avesse il tempo di pensare, di riflettere. Sapeva quanto la sua amica amasse non fermare mai il cervello. Adesso la guardava e sorrideva. La lasciò lì a riposare ed uscì di casa. Quando tornò Maura dormiva ancora. Deve proprio aver fatto le ore piccole, si disse Jane. Erano le 9:30. Si allontanò dal divano con una bustina color Tiffany elegantissima con su-scritto "Pierre Hermé". Maura aveva parlato così tanto di quella pasticceria, dei suoi favolosi macarons... Così Jane aveva sfoderato il suo pessimo francese scolastico solo per trovarli. Non ci fu neanche bisogno di disporli su un vassoio, la confezione sembrava quella di un gioiello. Con quello che costano, ci mancherebbe altro, pensò Jane. Prese anche due caffè e si avvicinò al divano in cui l'amica risposava tranquilla. Non avrebbe mai voluto svegliarla, era così bello guardarla dormire, ma lo fece lo stesso. Le accarezzò dolcemente il braccio, chiamandola. « Maura » bisbigliava. « Maura, è ora di alzarsi. Su! »
La donna cominciò a contorcersi lentamente, strizzando gli occhi per la troppa luce. « Jane » sospirò, « che ora è? » 
Jane non le rispose. Le sorrise. Maura sorrideva con lei, ignara di quel che l'amica stesse facendo. Perché sorridi? avrebbe voluto chiederle mentre la guardava. Che hai? Jane le mise una mano sugli occhi. 
« Che giorno è oggi? » le chiese. Maura rise. Ecco che tutto si spiegava. « 7 Agosto» rispose. 
Jane aveva disposto sul tavolino i caffè e la confezione dei macarons. « Esatto! Sei vecchia! » Risero entrambe. Maura si levò la mano di Jane dagli occhi e vide il banchetto preparato dall'amica. « Sono di Pierre? » chiese esaltata. Jane annuì. Maura balzò in piedi e l'abbracciò forte. « Grazie » sussurrò tra i capelli dell'amica. 
« Cosa non farei per te? » Fu la risposta di Jane. 


 


N.d.A

BUON COMPLEANNO ALL'AMORE DELLA MIA VITA! A colei che ogni giorno è per me fonte di ispirazione; a colei che è riuscita a farmi vedere aspetti della mia vita che io non riuscivo a dipingere nitidi nella mente. Grazie a Maura Isles per essere la donna che tutte noi vorremmo essere. Per la sua eleganza, per il suo amore verso la cultura, per la sua curiosità, per la sua sincerità e devozione al lavoro. Grazie per le emozioni che ci hai fatto vivere. Grazie a Sasha che le ha dato uno splendido volto. Grazie al miglior personaggio contemporaneo che sia mai stato creato. Auguri donna stupenda! ♥️

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Capitolo 22
*** Prigione ***


« Ci pensi mai a quando sei stata in prigione? » Jane guardava Maura sfilarsi il tubino verde. « Non sono ricordi che conservo volentieri » spiegò Maura, cercando un pigiama leggero nell'armadio.
Jane sospirò, lasciandosi cadere sul letto.
« Io ci penso. Spesso. Penso a quanta poca pietà provassi per le detenute che stavano con te e a quanta, invece, ne ho provata per quelle che stavamo con me. »
« Che vuoi dire? » Maura si sdraiò vicino a Jane, che intanto guardava il soffitto pensierosa. « Che sarei capace di odiare mia madre se ti facesse del male. »

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Capitolo 23
*** Quando ricapiterà? ***


«Dai Jane... Non fare storie!» Maura si rizzò in piedi portando le mani sui fianchi.
La boutique era affollata da tante donne giovani e non alla ricerca del capo giusto. Per le sue amiche era stata un'impresa trovare una poltrona ed un camerino liberi.
«Ti odio!» protestò Jane, spostando la tenda e mostrandosi agli occhi curiosi di Maura con indosso un tubino color panna.
«Ti sta benissimo, Jane!» constatò la coroner, obbligandola a girare su se stessa. «Lo devi comprare!» sentenziò.
«Maura, no.» Jane corrugò lo sguardo. «N O» scandì. Ma Maura non le diede ascolto e fece cenno alla commessa di raggiungerle.
«Prendiamo questo» disse, indicando il tubino che Jane indossava. « E anche quei tre.» Col dito guidò lo sguardo della piccola commessa su tre abiti ben piegati sulla poltrona accanto a quella dove Maura aveva sostato fino a quel momento. Intanto una Jane estremamente goffa scuoteva ripetutamente la testa e faceva cenno alla biondina servizievole di lasciar perdere Maura. «È pazza» sussurrava. «Pazza! Pazza!» Accompagnava le parole con la rotazione del dito vicino alla testa.
«Oh Jane, finiscila!» sbuffò Maura, voltandosi divertita. «Quando ci ricapiterà di fare shopping insieme a Parigi.»
«Speriamo mai più!» sospirò Jane, lasciandosi cadere sulla poltroncina, mente la commessa guardava la scena incerta tra il dover ridere e il dover piangere.

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Capitolo 24
*** Ci siamo salvate a vicenda ***


«Dici che saremmo diverse se non ci fossimo mai incontrare?» La voce di Jane fece voltare Maura intenta a ripiegare delle gonne di diverso colore. La coroner la guardò incerta, poi si sdraiò sul letto, accanto a lei. «Probabilmente tu staresti cercando di liberarti del cadavere di tua madre ed io sarei a casa leggendo qualche rivista di medicina.» Jane sorrise sospettosamente. Maura non disse più nulla. «Quindi» disse là detective, alzando un cuscino sopra la testa dell'amica. «Ci siamo salvate a vicenda.» concluse, lasciandoglielo cadere in faccia.

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Capitolo 25
*** Non ci saranno mai più due come noi ***


Le 8:00 del mattino erano scoccate da qualche secondo e Jane e Maura sedevano comodamente sul divano, intente a fare colazione. «Il caffè europeo è fantastico!» commentò Jane. «Quanto mi mancherà...»
Maura si lasciò sfuggire un risolino allegro. «Probabilmente anche tu mancherai tanto al bar dell'Hotel.»
«E noi?» disse Jane, appoggiando la tazza sul tavolino. «Noi, insieme, mancheremo a Boston?» Maura si fece seria, guardò intensamente Jane e le strinse le mani. «Boston non sarà più la stessa, Jane. Non ci sarà mai più nessuno come noi.»

 


N.d.A
hello everybody! Siamo a 25 giorni, manca pochissimo ormai al nostro traguardo. La settimana prossima porremo insieme la parola fine a questo bellissimo percorso. Mi mancheranno queste due europee d'adozione!

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Capitolo 26
*** Stelle cadenti ***


«Sai che non mi è mai piaciuto?» Maura si girò sulla ringhiera del balcone. Jane la guardava con fare curioso. «Che cosa?» le chiese, alzandosi dal tavolino per raggiungere anche lei l'inferriata.
«Il mito delle stelle cadenti. Non mi è mai piaciuto. L'idea del carro... Trovo che nella caduta delle stelle ci sia molta più poesia.»
Jane sorrise. «Sei tu l'esperta.»
«Sono seria. Perché non pensare che il cielo si spogli una volta l'anno o che le stelle siano semplicemente le lacrime della notte. Perché limitarsi ad un carro?»
«Perché ci stai pensando?»
Maura indicò il cielo. «Guarda.» Una stella scivolò via. «È poetico, Jane. Già solo così, già solo guardandolo. Allora perché non dedicargli un mito degno? Perché l'uomo si concentra sempre sull'amore, su se stesso... La natura ha così tanto da offrire.»
Jane non si trattenne più: scoppiò a ridere. «Sei proprio strana... Ma ti voglio bene!»

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Capitolo 27
*** La casa nel Main ***


L'ora di pranzo era passata da poco e Parigi  era ancora inondata dal caldo afoso. Jane e Maura per quel pomeriggio preferirono rimanere al fresco nella suite dell'hotel. Il condizionatore appeso alla parete rendeva l'aria pungente e creava uno strano odore di fresco chiuso. Come in una grotta. Jane era distesa sul divano con una birra e la t-shirt dei Red Sox come unica copertura, mentre Maura sedeva in una sedia accostata al tavolo, intenta a scrivere qualcosa al PC.
Jane la guardava e intanto beveva un sorso di birra fresca. «Ti immagino...» disse, facendola voltare. «Nella tua casa in legno, immersa nel verde, nel Main. Farai yoga in veranda e scriverai nel giardino.» Un sorriso amaro comparve nelle sue labbra. «Sarà la tua routine e la solita telefonata per allertarci di una vittima sarà il passato. Probabilmente neanche te ne ricorderai.»
Maura colse nello sguardo di Jane qualcosa che non riusciva a descrivere. Era rammarico? Forse rabbia per il tempo che scorreva. Non lo sapeva. Abbassò lo schermo del PC ed andò a sedersi nel divano. «Fammi spazio» le disse e Jane spostò le gambe per accontentarla. «Invece mi mancherà.» Maura appoggiò il gomito sul bracciolo del divano come sostegno per la testa. «Ma tu verrai a trovarmi, no? Avrai la tua stanza...»
«La mia stanza?» fece da eco Jane, ridendo.
«Sì, perché no? In fondo quando andrai in pensione non vorrai rimanere a Quantico, giusto.»
«E chi ti dice il contrario?»
Maura inarcò un sopracciglio. «Vorresti lasciarmi lì da sola durante la vecchiaia?» Jane rise. «E perdermi le tue scenate isteriche per ogni capello bianco o ruga che  ti ritroverai addosso? Mai!»
«È una promessa?» Le labbra di Maura si inarcarono in un sorriso dolce.
Jane fece lo stesso. «Direi di sì.»

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Capitolo 28
*** Ah, la France ***


«Excuse-moi, madame.» Maura si voltò assumendo un'espressione gentile. Davanti a lei un ragazzo sulla ventina che le sorrideva con un cappello in mano.
«Oui?» rispose. Jane già rideva.
«Ce chapeau est votre?» Maura si toccò istintivamente la testa, nella fretta di raggiungere il taxi non si era accorta di averlo perso.
«Merci, garçon» disse, prendo il cappello azzurro che ricordava tanto Via col vento.
«Louis. Mon prénom est Louis. De rien.» Il giovane sorrise ed, educatamente, si congedò.
«Che carino! Proprio un bravo ragazzo» constatò Maura voltandosi verso Jane che rideva. «Oui, madame» commentò questa con fare beffardo.
Maura rise. «Aah, la France» sospirò. «Mi mancherà.»
«Anche a me» confermò Jane, entrando nel taxi. Le due si guardarono e si sorrisero. Ormai era solo questione di giorni. Parigi sarebbe mancata ad entrambe.

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Capitolo 29
*** Andra tutto bene ***


«Ehi ehi, no! Non fare così.» Jane avvolse Maura in un caldo abbraccio. Era sera inoltrata a Parigi e la dottoressa Isles si era lasciata cadere sul letto ad osservare le prime valigie fatte. Calde, lente, silenziose, le gocce di una sofferenza inespressa le stavano rigando il viso. Jane non riusciva a vederla così. «Come farò senza di te?» le chiese Maura, stringendosi in quell'abbraccio. Jane le posò un bacio affettuoso tra i capelli. «Andrà tutto bene» le disse. «Saprai sempre come trovarmi.»

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Capitolo 30
*** Resisteremo ***


Maura uscì dalla doccia avvolta da un asciugamano bianco. Nel salotto tutte le valigie erano pronte per la partenza. Erano lì, immobili, pronte per ricordare che la fine era vicina. Troppo vicina. Le gambe di Maura tremarono e un brivido lento, indescrivibile, le percorse tutto il corpo, facendola tremare. Come farò? pensò, ferma sulla soglia. Con gli occhi cercava Jane. 
Dove sei? Dove sei? 
Eccola. Seduta al tavolo in cui avevano condiviso ogni pasto, ogni bicchiere di vino e di birra, Jane scriveva su un foglio di carta. Scriveva veloce. Sembrava quasi che volesse incendiare la penna. Inizialmente non si accorse degli occhi di Maura che la scrutavano, ma quando l'avvertì alle sue spalle, si alzò di scatto, ripiegando il foglio in quattro per infilarlo in tasca. «Non mi ero accorta fossi qui» le disse, accennando un sorriso. Maura non rispose. Le sue labbra non sorridevano. Jane si dovette fare subito seria. Perché doveva fare così male? Perché? 
«Maura» provò a dire Jane, prendendole le mani; ma Maura già piangeva. «Non ce la faccio, Jane. Non di nuovo.»
«Maura...» Ora la voce della detective era dolce, protettiva; attrasse a sé l'amica in lacrime e la strinse forte. Nella stanza, tra quelle valigie, tra quei ricordi, erano solo loro. Il silenzio le avvolse. Le lacrime scorrevano rapide sulle gote di entrambe.
«Sono qui» riprese Jane. «Adesso e per sempre.» Sentì le braccia di Maura stringerla più forte. «Per quanto ancora? È solo questione di tempo...» si interruppe. Il tempo. Maledetto tempo. Avrebbe dato via ogni suo avere per poter possederne solo un po' in più con Jane. 
Non ce la farò. Non ce la farò senza di lei. Da sola, a Boston. Senza Jane. Non ce la farò. 
La detective si staccò lentamente dall'amica e la guardò dritta negli occhi. Ora sorrideva. «Ce la faremo, come sempre.» Maura abbassò lo sguardo sulle loro mani ancora strette le une alle altre.
«Mi mancherai...» le sussurrò dolcemente. Jane le fermò una lacrima solitaria.
«Anche tu. Tanto. Ed ho paura di quello che mi aspetta là, a Quantico, senza di te. Ma... Ehi ehi, no, non piangere. È una sfida che vinceremo. Resisteremo.»
«Resisteremo?» la voce di Maura le fece da eco.
Jane l'attrasse di nuovo a sé. «Resisteremo.»

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Capitolo 31
*** Ti voglio bene ***


Prese posto in aereo senza emettere un fiato. Aveva ancora impressa negli occhi l'immagine di Jane che la salutava. Andrà tutto bene, le aveva detto. Non andrà bene niente invece, non se saranno così lontane.
Maura guardò fuori dall'oblò. C'è un modo giusto per affrontare la separazione? si chiese. Chissà se Jane si fosse già seduta al suo posto, se come lei pensasse a come sarebbe stato domani... Svegliarsi e non trovarsi
No, non c'è un modo giusto per affrontare tutto questo. 
Il carrello si staccò dal suolo parigino, l'aereo saliva lentamente. Era fatta. Parigi era finita. Maura continuò a guardare fuori: l'alba era così bella, così... Così triste. Sospirò e rimase a fissare il vuoto. 
«Resisteremo?»
«Resisteremo.»
Se lo erano promesse, ma non avrebbero dovuto resistere, non avrebbero mai dovuto separarsi. Non era così che doveva andare. No, per niente.
La testa le stava esplodendo. Cercò di distrarsi con il lavoro: prese il PC dalla borsa che aveva con sé e aprì lo schermo; sulla tastiera un foglio di carta era ripiegato su se stesso in quattro. Lo spiegò per leggerlo. Dalle prime righe capì che non lo aveva scritto lei. Lasciò che il PC scivolasse sul sedile di fianco mentre lei si curvava in avanti con quel pezzo di carta tra le mani. 

Se stai leggendo, probabilmente siamo entrambe su un aereo dirette in due città diverse e significa anche che io sono riuscita a finire di scrivere qualcosa che abbia senso. Onestamente non so che sto facendo, sei tu la scrittrice, quella brava con le parole, io so solo che non mi basta salutarti in aeroporto o a casa. Non mi basta, Maura. Non mi basta il tempo che abbiamo passato insieme e non mi basterà mai. Sei la mia migliore amica. Sei ciò che mi sostiene se vacillo. Sei la prima persona a cui parlo di un problema, l'unica che voglio con me a fine giornata per una birra. Non ho idea di cosa ci sia ad attendermi a Quantico ed ho paura di scoprirlo. Non so chi sarò, cosa farò... Non so nulla. Adesso mi sento come se dovessi dirti chissà cosa, farti capire quanto mi spaventi sapere che sarai lontana da me, ma la verità è che non riuscirò a farlo. Sei sempre stata con me. Sempre. In ogni momento difficile o felice, sei sempre stata lì. Lì, a due passi. Mi è sempre bastato allungare una mano per trovare la tua. Mi mancherai... Mi mancherai da morire, ma tu già lo sai. Non dovrebbe essere così triste. Nessuno dovrebbe soffrire così tanto. È ingiusto. Eppure l'ho scelto io. Quantico è stata una mia scelta e tu mi hai incoraggiata, anche se ti fa male. Anche se fa male. Tu sei così, pensi sempre a cosa sia giusto per gli altri. Regali organi, perdoni e ti fidi di chiunque, perché è la tua natura. Tu sei buona. Non vedi il male negli altri finché non ti ferisce. Io, invece, sospetto ancora prima di conoscere, non mi fido e non perdono. A te, però, solo a te, affiderei la mia vita. Sono sempre corsa da te ogni volta che avevo paura. Quando è tornato Hoyt, quando è comparsa Alice, era solo te che cercavo. Sai equilibrare la mia vita, darle stabilità, pace, sai far tacere le mie paure... Tu sei la parte migliore di me! Sai tirare fuori quello che è rimasto di ciò che sono sotto la maschera del detective.
Ci pensi a quanti casi abbiamo condiviso, a quanti ricordi conservino le mura del laboratorio, del tuo ufficio, della Omicidi? E il viaggio a Los Angeles, lo ricordi quello? Tu ricordi sempre tutto, nel tuo cervellone da scienziata pazza. È l'unica cosa che adesso mi fa sorridere, pensarti col camice mentre esamini un corpo. A che punto siamo arrivate, eh? Mi fa stare meglio un'autopsia... Promettimi che continuerai ad essere sempre tu, qualsiasi cosa accada. Adesso ho bisogno di sapere che comunque vada tu sarai sempre la stessa Maura, la stessa elegante regina dei morti che sorseggia vino per distrarre la mente. Promettimi che sarai sempre la stessa persona per cui ucciderei. La mia migliore amica. Adesso ho bisogno di sapere solo questo per poter salire su quell'aereo.
È dura pensare di non poterti più proteggere, di doverti stare lontana quando le cose andranno male; ma tu sai come trovarmi, sai che ci sarò sempre. Ovunque io vada sarò con te. Questo non cambierà mai. 
Ed ora basta piangere, perché devo finire questa specie di lettera e non posso farlo se so di non averti strappato un sorriso alla fine. Quindi facciamo così: adesso ti asciughi le lacrime e ripensi a quando abbiamo finto di stare insieme per liberarti di Giovanni, okay? Oppure, sì... Ripensa a quando abbiamo finito la maratona di notte o alla bomba di caffè. Ripensa a tutto ciò che non ci abbandonerà mai, perché quei ricordi sono nostri, solo nostri; neanche il tempo li cancellerà. Ed è questo il motivo per cui adesso sono qui, seduta, a scrivere mentre tu ti fai la doccia a pochi metri di distanza. Sono qui per dirti grazie. Tu ti senti sempre in debito con chi fa parte della tua vita e non ti concentri mai, invece, sulla fortuna che abbiano noi ad averti nella nostra. Non capita tutti i giorni di trovare qualcuno su cui contare, qualcuno che rischi la vita pur di stare con te mentre un serial killer tenta di uccidervi, qualcuno che ti perdoni dopo aver sparato al padre e che ospita tua madre, evitandoti di doverlo fare tu...
Sei la cosa più bella che mi sia capitata, l'unica per cui rivivrei tutta la mia vita incasinata. 
Grazie, Maura. Grazie di essere semplicemente te stessa.
Non ti libererai di me e lo sai. Ti chiamo appena atterro e userò Frankie per sorvegliarti. Ci vedremo ogni volta che sarà possibile: ferie, feste... Ti obbligherò a comprare una casa qui, in attesa di trasferirci entrambe nel Main a bere birra scadente sul portico.  
C'è solo un'altra piccola cosa che devo dirti prima di poggiare la penna; una cosa che non ti ho mai detto, perché tu già la sai e la so anch'io; una cosa che però voglio che tu senta da me, solo una volta, una volta che sarà per sempre. 
Ti voglio bene, Maura Isles, più di quanto tu possa immaginare, più di quanto chiunque altro possa volertene. 
Sei la mia metà. 
Ci apparteniamo. 
Non ci dividerà mai niente. 
Quindi viviamo questo periodo serene, perché è solo una fase che affronteremo insieme, prima di ributtarci sullo stesso divano per non separarci più.
Ti voglio bene. 
È così bello dirlo. 
Ti voglio bene.
E... Mi mancherai tu, il tuo profumo, mi mancherà la tua voce. 
Ti voglio bene.
A presto. 
Per sempre tua, Jane.  

«Ci apparteniamo» ripeté la voce sottile di Maura. Una lacrima solitaria scivolò lungo tutto il suo viso, come se fosse una carezza... La carezza di Jane che non l'avrebbe mai lasciata. 


 


N.d.A.
Quindi, da dove comincio? Non posso credere di dover mettere la parola fine a questa raccolta. Un mese. È già passato un mese? La prima drabble che scrissi la ricordo: avevo da poco finito la settima stagione e stavo recuperando le prime tre che non avevo visto; sentivo al cuore un magone, un magone che mi opprimeva. Non volevo che gli episodi finissero, non volevo staccarmi da Maura. 
Quando sei una persona che punta sempre al successo, che punta ad essere l'eccellenza tra le eccellenze, capita di sentirti incompresa. Quasi nessuno capisce le tue ambizioni, i tuoi sacrifici o semplicemente l'amore che nutri per quello che fai. Maura per me è un simbolo, la reincarnazione di ciò che voglio essere un giorno. È me, in tutto. Dall'amore per i bei vestiti a quello per la cultura; dal lavoro che fa al suo relazionarsi con gli altri. Perciò finire Rizzoli&Isles per me è stato un po' come dire addio ad un amico. Mi ricordo la mattina di quel 18 luglio, perché erano mesi che non scrivevo (dopo aver rinunciato alla pubblicazione del romanzo, avevo deciso di smettere per un po'), ma sentivo la necessità di creare qualcosa che omaggiasse Maura e Jane, così mi misi a creare The Reunion; mentre scrivevo pensavo a come doveva essere stato il loro viaggio a Parigi, le risate, il buon vino... Parigi è magica. Così scrissi quelle 86 parole che poi presero il nome di "A.A.A. cercasi i bagagli disperatamente". Da lì è cominciato tutto: l'appuntamento fisso ogni sera, l'interazione con voi, la voglia di scrivere ancora. Non credevo sarebbe mai tornata e non credevo che stavolta ne sarei stata felice e soddisfatta, ma lo sono. Davvero. 
È stato un bel percorso, con qualche difficoltà quando l'ispirazione non arrivava, ma alla fine ce l'abbiamo fatta. 31 drabbles, 31 giorni. Un mese preciso. Un mese che mi mancherà tanto.
Grazie a tutti voi che avete letto, apprezzato e commentato, a chi si è fatto coinvolgere, a chi ha sperato fino alla fine che Jane e Maura si mettessero insieme (giuro: la scriverò una storia così, promesso!), a chi comunque a continuato a seguirmi.
Cercherò di farmi venire in mente qualcos'altro per le nostre Jane e Maura, magari una raccolta di missing moments a Boston, durante le diverse stagioni, chissà... Si può fare tutto, in fondo.

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