Shape of you |STEREK|

di SophLandd
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Derek percorre metà ponte, con molta calma. Non ha fretta, ha tutto il tempo che gli serve. Anche perchè dopo non ne avrá più, e vuole godersi questi ultimi attimi della sua vita.

Si guarda intorno, osservando le chiome degli alberi, scosse leggeremente dal vento. 
È estate, ma saranno le dieci, e in questo momento il buio ha sostituito del tutto la luce. Al momento non c'é nessuno, a parte lui, e il silenzio lo manda come in confusione.

Afferra saldamente con le mani la ringhiera del ponte, come se dovesse assicurarsi sia del tutto vero, e che è davvero intenzionato a fare questa cosa.

Ripensa brevemente ad alcuni periodi della sua vita, ma tutto quello che riesce a ricordare é l'incendio.
L'incendio che ha bruciato quasi tutta la sua famiglia, esclusi lui e sua sorella, che in quel momento erano a scuola.
E suo zio, il quale però ha sempre qualcosa di inquietante, ma nonostante ciò si è preso cura di loro.

Ricorda ancora il perchè dell'incendio: lui, prima di andare via di casa, per andare a scuola, aveva dimenticato il gas acceso. Sì, era quasi adolescente, e a quell'età si è molto distratti, e i genitori forse dovevano stargli dietro, ma soprattutto accorgersene che qualcosa non andava, quando la puzza stava inondando casa.

Ma cosa succede se i genitori stavano dormendo pesantemente sotto effetto di potenti sonniferi? 
E sua sorella maggiore stava facendo il bagno?

Finisce con la morte, perchè la morte è il capolinea di tutti. 
E la domanda è se un ragazzino di quindici anni può mai perdonarsi, nonostante passino poi dieci anni.
Se può non pensare che sarebbero tutti vivi se solo lui fosse stato più attento, se solo... se solo.

Cora, sua sorella minore, non l'ha mai incolpato esplicemente. 
Ha capito fin dall'inizio che non era la soluzione scaricare le colpe su qualcuno, e che ormai il danno era fatto.

Ma il problema è che ognuno reagisce a suo modo al dolore, e, mentre Cora si è rifatta una vita, Derek proprio non ci riesce. Proprio no.

'Mamma, papá, Laura, scusatemi. Tra poco vi raggiungeró.', pensa, mentre afferra con più decisione la ringhiera, fissando il piccolo fiumiciattolo al di sotto, il quale però pieno di scogli.

Alti scogli, molto pericolosi, anche mortali. 
Il buio li nasconde, ma Derek sa bene che ci sono, lì, da qualche parte.
Non è la prima volta che viene qua, ed è un ragazzo intelligente, quindi se deve fare una cosa la vuole fare per bene.
Ha calcolato anche la velocitá con la quale cadrebbe il suo corpo, prima di frantumarsi e di diventare solo una carcassa senza vita.

La matematica é come la sua seconda lingua, per lui tutto è esprimibile sotto equazioni, leggi, regole matematiche.
La natura è regolata da questo alla fine, no?

Il dolore per lui è come un'equazione impossibile. 
Impossibile da superare, da risolvere, poichè il risultato sarà sempre falso. Come falsa la vita che sta vivendo. 
Non dovrebbe fingere di certo di essere felice, a che servirebbe?

E la morte l'ha sempre paragonata a un'equazione invece indeterminata: è misteriosa, ci sono infinite ipotesi dietro, e sta a lui scoprire se sono davvero vere oppure no.

Non si è preparato alcuna lettera di addio: odia queste cose. 
Cosa dovrebbe scrivere? Delle scuse? Non crede di doversi scusare con nessuno, se non con i suoi genitori e sua sorella maggiore. 
Ma forse quello potrà farlo una volta che tutto sarà finito.

Fa per alzare un piede, quando un rumore lo desta dall'intento, e si gira verso la fonte di provenienza, strabuzzando gli occhi.

C'è un ragazzo, poco lontano da lui, che si sta avvicinando anche lui al ponte, con però un passo incerto.
Non riesce a distinguerlo bene, ma è sicuro che è un ragazzino, forse maggiorenne, ma non ci scommetterebbe troppo.

Il lampione non illumina abbastanza il luogo per consentirgli di capire chi diavolo sia quello sconosciuto, che ora si aggrappa con le mani alla ringhiera, come lui in questo momento.

Come guidato da una forza sconosciuta decide di staccarsi, per andargli incontro, senza farsi notare. Nel modo più silenzioso possibile.

Mentre si avvicina nota il suo sguardo perso nell'acqua, come se fosse ammaliato da essa, e qualcosa gli dice che è qui per lo stesso suo motivo.

Probabilmente i suoi occhi, che gli pagliono essere rossi, sicuramente ha pianto fino a poco fa.

Derek si affianca al ragazzino, guardandolo.
Lui non si è neanche accorto della sua presenza, per quanto sembra essersi chiuso in un mondo tutto suo.

«Lo chiamano anche il Ponte dei Suicidi, sai? Credo che il nome sia azzeccato.» Sussurra Derek, fissando quei lineamenti delicati, e il ragazzo sussulta, girandosi di scatto verso di lui, leggermente spaventato.

Sì, è decisamente un ragazzino, ma Derek non può negare che ha più che un bell'aspetto. Il nasino quasi all'insù, gli zigomi definiti, gli occhi che ai riflessi del sole si ritrova a pensare dovrebbero essere di un nocciola particolare, mentre i lunghi capelli castano scuro li tiene tutti su, probabilmente grazie anche a del gel.

«Credevo fosse solo uno stupido ponte.» Borbotta lui, e Derek si ritrova ad accennare un sorriso, senza neanche rendersene conto. 
Non sa bene neanche perché è venuto a parlare con lui, visto che fino a un attimo fa stava pensando di uccidersi, e se anche questo ragazzino lo vuole fare non può di certo impedirglielo.
Ma Dio, così giovane, cosa gli sarà mai successo?

«Si diceva che una volta questo posto fosse infestato di mostri, i quali si manifestassero ogni volta che qualcuno passasse per questo ponte. Possedevano il mal capitato, e l'unico modo per liberarsene era sucidiarsi, buttandosi dallo stesso ponte...» Aggiunge Derek, non guardando più il ragazzino, ma sotto di sè.

Il ragazzino intanto lo guarda con la bocca dischiusa, quasi ammaliato da quelle parole. 
Per poi scuotere la testa, leggermente divertito.

«In realtà questo ponte è buono per suicidarsi solo per tutti quei diavolo di scogli che ci sono sotto ai nostri piedi.» Replica, facendo alzare un sopracciglio a Derek.

«In realtà per suicidarsi sarebbe molto meno indolore ingerire delle pillole.» Riflette Derek.

«Allora perchè sei qui?» Osa chiedere il ragazzino, facendo sussultare Derek.

«Che intendi?»

«Insomma, non sei di certo qui per ammirare la bellezza del paesaggio, come me del resto, anche perchè Beacon Hills è terribile, ma se pensi non sia affatto indolore, perchè?»

Derek rimane qualche secondo in silenzio, guardandolo di sottecchi.

«Perchè forse voglio sentire dolore, forse è quello che mi merito.» Sussurra, e il ragazzino accenna un sorriso.

«Pensavo mi avresti rifilato un'altra cazzata sulla magia di questo posto, tipo che ti hanno posseduto i mostri o cose simili, visto che ormai ho capito che sei uno di quelle persone che sa tutto anche riguardo al sassolino vicino ai nostri piedi, o sbaglio?»

Derek sorride nel buio.
Da quanto non gli capitava? 
Da tanto, ora che ci pensa bene. Dio, forse anche troppo.

«Si chiama cultura, ragazzino.» Ironizza, abbassando leggermente il volto, e socchiudendo gli occhi.

«Ragazzino? Ehi, tra qualche mese ho diciotto anni!» Protesta lui, con un tono infantile, anche se a Derek guardandolo in quegli occhi nocciola non sembra per niente un ragazzino. Come se fosse molto più maturo della sua età.

«Ho sette anni più di te.» Lo informa allora, osservando i riflessi che la luna proietta sul suo volto. 
Non sembra stupito.

«Sará la barba, o il fisico, a farti sembrare addirittura un trentenne.» Commenta, sistemandosi un attimo i capelli.

«Sì, me lo dicono tutti.» Ribatte Derek.
Il ragazzino sorride di nascosto, ma Derek riesce a vederlo quel sorriso, e si chiede perchè vuole porre fine a una cosa simile.

«Mi chiedo come tu faccia ad avere un cervello e anche tutti quei muscoli, sai.» Derek si ritrova a pensare che in effetti ha indossato una maglia a maniche corte abbastanza stretta, e i suoi addominali sono in questo modo parecchio risaltati. 
Sa di averli, sa bene che molti invidiano il suo fisico, ma può ringraziare solo la palestra. É stata utile come distrazione, da altri pensieri, che purtroppo non possono più essere ignorati.

Nota che anche il ragazzino non è messo male: forse un pò troppo magrolino, ma ha belle spalle, e delle mani davvero grandi. 
È poco più basso di lui.

«Non sei messo male neanche tu.» Gli scappa, e se non fosse troppo buio noterebbe del leggero rossore sulle guancie del ragazzino.
Derek si stupisce delle sue stesse parole, soprattutto perchè è sempre stato convinto di essere eterosessuale. E ancora lo è, o almeno così crede.

«Mio padre pensa che sia dal mio migliore amico, Scott, e non pensa minimamente che io stia pensando di...mettere fine a tutto. Sai che mi ha detto prima di andare di via? 'Lo so che non te lo dico spesso, ma ti voglio bene figliolo'...» Comincia a parlare il ragazzino, per poi interrompersi, scuotendo la testa. Derek lo ascolta in silenzio. Almeno lui un padre ce l'ha.

«Scusa, é che tendo a straparlare..» Aggiunge dopo.

«Tranquillo, davvero, va tutto bene.» Gli fa allora Derek, arrivando a sfiorare una mano del ragazzino con la sua, per poi ritirarla, come se si fosse scottato.

«Non va affatto tutto bene! Se non trovo più nulla per vivere non va affatto bene!» Sbotta d'un tratto, e Derek non può che rispecchiarsi in lui. 
Già, niente per cui vale la pena resistere in questo mondo di merda.

«Ti capisco.» Sospira Derek, chiudendo gli occhi.

«Come può uno come te a non trovare nulla per cui vivere? Potresti avere...chiunque! E con la tua intelligenza dubito sia difficile per te avere un qualsiasi lavoro, o sbaglio?» Fa presente il ragazzino a Derek, con un tono quasi incazzato.

«Il problema è questo, ragazzino. 
Non voglio avere chiunque, e nessuno è in grado di far sentire la mia esistenza migliore di quello che è.»
E vorrebbe aggiungere dell'incendio, ma alla fine conosce quel ragazzo da poco, e non si sente di raccontargli tutto. Soprattutto non sa che non riesce ad accettare se stesso, quindi come potrebbe accettarlo mai qualcun altro?

«Perchè ti sei avvicinato a me?» Domanda improvvisamente, e Derek non sa davvero cosa rispondere. 
Non lo sa nemmeno lui, forse era solo curioso? Attratto dal motivo per il quale il ragazzino si vuole suicidare così giovane?

«Voglio sapere il tuo nome.» Se ne esce, e il ragazzino lo guarda perplesso.

«Tutti mi chiamano Stiles.»

«Vai a scuola qui a Beacon?»

«Sì. Vuoi sapere anche qualcos altro? Tipo la mia sessualità? No anche perché non mi sembri affatto gay...» Ironizza, mentre Derek avvampa.

«Comunque io sono Derek.»

Stiles lo guarda di sottecchi, e sembra pensare a qualcosa. La luna rischiara leggermente il suo volto.

«Ascolta, vogliamo entrambi farla finita, no? Allora ho una cosa da proporre.» Se ne esce d'un tratto, e Derek lo ascolta attentamente.

«Parla.»

«Prendiamoci questa notte. Sarà l'ultima della nostra vita, viviamola al meglio: giriamo per la cittá, urliamo, ci ubriachiamo...insomma, ci stai?» Esclama, con gli occhi che luccicano. Occhi che prima erano così spenti.
Derek alza un sopracciglio, ma alla fine che cosa ci perde? Poi sarà tutto finito. Solo un'ultima notte, niente di più.

«Okay, ci sto, ragazzino.»

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


«Due bottiglie di spumante, grazie.» Chiede Stiles, appoggiato al bancone del pub, mentre una musica rilassante comincia ad infondersi nel locale.

Derek sta accanto al ragazzino, ma non lascia sfiorare i loro corpi, come se avesse paura potesse prendere una scossa elettrica.
In realtà non é mai stato un tipo caloroso, e non ama affatto le dimostrazioni di affetto.

Odia gli abbracci, i baci, e considera gli amici solo una perdita di tempo. 
Inoltre, non riesce a vivere in pace con se stesso, perché dovrebbe riuscirci con altre persone?

Ma Stiles non è proprio un amico, solo l'ultima persona con cui passerà del tempo prima di morire.
Che poi che senso ha farsi degli amici, se poi diventerá cenere e non sará più niente? Non sarà mai più in grado di pensare a nulla.
Cambierá qualcosa aver passato del tempo con questo ragazzino?
Non lo crede, ma ormai ha accettato la proposta, e non può tirarsi indietro.

«Non posso dare nulla a te.» Ribatte il cameriere, un omone alto e robusto, fissando malevole Stiles, il quale si finge offeso.

«Sono maggiorenne.» Mente, anche se di poco, facendo il broncio. 
Derek nota che non gli riesce affatto mentire, e capisce che anche il cameriere se ne è accorto.

«E allora fammi vedere i documenti.» Lo sfida, impazientito.

«Ascolti, le compro io, va bene?» Interviene Derek, stanco di sentire i due battibeccare, e tira fuori una banconota da cinquanta.

Il cameriere annuisce, portando loro quello richiesto, e Derek si prende il resto, per poi uscire con le bottiglie in mano.

«Sembro così piccolo?» Si lamenta Stiles, camminandogli attorno.

Derek osserva i movimenti impacciati che Stiles fa con le mani, gesticolando, e le occhiaie fin troppo evidenti alla luce dei lampioni. Ha dei lineamenti così dolci, che lo fanno sembrare forse più giovane, ma il suo sguardo gli dà un'aria così da adulto. 
Possibile che fosse l'unico a pensarlo? Ad accorgersi quanto quel ragazzino dovesse essere cresciuto mentalmente troppo presto, rispetto ai suoi coetanei?

«Dove stiamo andando?» Cambia argomento Derek, seguendo il ragazzino, che sembra guardarsi intorno, come alla ricerca di qualcosa.

«Conosco un posto poco lontano da qui, nel bosco. Ci venivo sempre da piccolo...» Non conclude il discorso, come se si fosse giá spinto troppo, rimanendo con lo sguardo fisso in un punto invisibile, per poi come risvegliarsi.

Nel bosco? Derek non c'è stato spesso, più che altro per correre, per mantere il suo fisico in forma. A volte una corsa all'aperto lo fa rilassare molto di più rispetto alla palestra.

Si chiede a cosa sia servito mantenere questo fisico se poi l'intenzione é quello di mettere fine a tutto.

Stiles dopo una decina di minuti si inoltra nel bosco, e Derek fa di tutto per non perdere le sue traccie, e per tenere al sicuro le due bottiglie, visto che é così buio che non riesce neanche a vedere dove mette i piedi.

Poco dopo si ritrovano su un piccolo spazio, con un enermo masso, e con davanti un pendio, e si trovano probabilmente sotto un fossato.
E una parte di Beacon Hills davanti ai loro occhi, che sembra essere costellata da centinaia di puntini luminosi.

«É meraviglioso.» Afferma Derek, mentre Stiles si siede sul masso, senza prestare troppa attenzione al paesaggio che lo circonda. Probabilmente perchè è abituato a tutto questo, ormai, pensa Derek.

Derek gli si siede accanto, continuando però a guardare avanti.

«Mi racconti qualche altra tua cazzata? Ti prego, se devo morire voglio almeno farlo da persona acculturata.» Ironizza Stiles, beccandosi un'occhiataccia dal più grande, che però decide di accontentarlo. 
Strano, di solito non fa quello che la gente gli dice.

«Sai la leggenda che c'é dietro questo bosco?» Fa Derek, sistemandosi più comodo sul masso. Stiles scuote la testa, mostrandosi attento.

«Una volta c'era un solo albero, in mezzo ad edifici secondari, che portavano solo smog e inquinamento...» Comincia a parlare, mentre Stiles dischiude la bocca, quasi meravigliato.

«... Solo che abitava una fenice, su questo albero. Un giorno i più ricchi della cittá volevano tagliare anche l'ultimo albero rimasto, per poi costruire al posto di esso una piccola riserva. Così una sera vennero qui di soppiatto, e uccisero la fenice...»

«E poi?» Chiede Stiles, sembrando davvero un bambino. Derek sorride.

«Fammi finire, Stiles. La fenice si dice risorge dalle sue ceneri, ma gli uomini di questo non erano a conoscenza. Così rinacque, e diventò una creatura malefica, volendosi vendicare. Cominciò allora a distruggere tutti questi edifici, quando finalmente tutti gli abitanti riuscirano a fermare il suo intento. Ma questa volta dalle sue ceneri non rinacque lei, ma migliaia di alberi...»

«...ed è così che é nati questo bosco.» Conclude Stiles, ammaliato dalle sue parole, e continuando a fissarlo.

«É solo una leggenda, ragazzino.» Lo prende in giro Derek, godendosi il suo sguardo meravigliato.

«Ti diverti a prendermi in giro, ragazzaccio?» Lo guarda male lui, per poi portare lo sguardo sulle stelle. 
La sua maglia si confonde con il buio.

«Diciamo di sì.» Ammette, beccandosi una gomitata dal più piccolo, che ovviamente non gli fa nulla.
Questa notte ci sono così tante stelle nel cielo, è così tutto magico, riflette Derek.

«Secondo te diventeremo delle stelle, dopo la morte?» Chiede d'un tratto Stiles. Derek lo guarda di nascosto.

«Diventeremo cenere e basta, Stiles.»

«Preferisco credere che diventeremo delle stelle, sarebbe fantastico.» Replica lui.

«Io ovviamente sarei la più brillante.» Scherza Derek, ma Stiles resta qualche secondo in silenzio. Non è da lui, per quanto lo possa conoscere.

«Mia madre é la stella più brillante di tutte...» Sussura, e Derek si ritrova a fissarlo con tenerezza.

«È...per questo che vuoi morire, Stiles?» Ha il coraggio di chiedergli, senza staccargli gli occhi di dosso.
Stiles sorride tristemente.

«É morta gente a causa mia, Derek, e tu? Perchè vuoi morire?»

Derek sussulta alle sue parole. 
Anche lui si sente responsabile della morte di qualcuno? 
Gli sembra di stare sognando.

«Siamo più simili di quanto tu possa pensare, Stiles.» Risponde semplicemente, stupendosi anche lui delle sue stesse parole.

Stiles sembra capire, e accenna un sorriso.

«Allora, vogliamo bere qualcosa?» Se ne esce subito dopo, afferrando le due bottiglie, e offrendone una a Derek, il quale si limita ad inarcare un sopracciglio.

Aprono insieme le bottiglie, e si limitano per il momento a berne metà, ritrovandosi poco dopo su di giri.
Derek si sente girare leggeremente la testa dopo una mezz'oretta, e Stiles è giá più logorroico, disteso a terra, accanto ai suoi piedi.

I suoi occhi noccioli sono puntati sul cielo, e ha un piccolo sorriso sulle labbra. 
Derek si ritrova inconsapevolmente a pensare che è un peccato che verrà a mancare un sorriso simile.

«Derek, la luna si è doppiata, o è solo una mia impressione?» Chiede perplesso il ragazzino, suscitando la risata del più grande.

«Credo semplicemente che ti sei ubriacato ben bene.» Risponde lui, bevendo un altro sorso.

Stiles sorride a sua volta, alzandosi in piedi, ma barcollando, instabile.
Derek si alza giusto in tempo per impedirgli di cadere.

«Stai attento, ragazzino...» Fa per riprenderlo, tenendolo sotto le braccia, quando perdono l'equilibrio entrambi, ritrovandosi a terra. Ridono, come se fosse tutto tremendamente divertente, e non stessero pensando di morire fino a poco fa.

Derek si ritrova con il volto poco distante da quello di Stiles, e tutto quelo che riesce a pensare é che vorrebbe vedere quegli occhi alla luce del sole. Per vedere se assumono davvero lo stesso colore del miele.

Stiles si rialza, destando Derek dai suoi pensieri, e si avvicina sempre di più al pendio.

«Attento!!» Esclama Derek, sentendo un forte mal di testa.

Ma Stiles non sembra aver intenzione di suicidarsi, e si ferma poco prima, aprendo con poca grazia le braccia.

«Vaffanculo!» Grida, con il poco fiato che ha, per poi scoppiare a ridere.
Derek si ritrova al suo fianco, e guarda Beacon Hills, ritrovandosi anche lui ad urlare, con l'alcool nello stomaco:

«Morite tutti!!»

Si ritrovano a ridacchiare, senza un valido motivo, e tornano ad urlare al cielo, alle stelle e alla luna. 
Parole spesso incomprensibili, ma che li caricano di un brivido d'emozione, e li portano irrimediabilmente a ridere.
Come se fosse la cosa più divertente del mondo.

«Sai perchè la luna si chiama così??» Cerca di parlare Derek, con una finta voce da intellettuale. Non è molto lucido per neanche solo ragionare.

Stiles si volta a guardarlo, sorridendo come un bambino:

«No, perchè?»

«Non ne ho idea, credevo lo sapessi tu!» Esclama Derek, per riprendere poi a ridere, toccandosi la pancia. 
Da quanto tempo non rideva così? Forse da una vita, prima che succedesse quello che è successo.
E sarà anche l'alcool, sicuro, ma non si sente così leggero da molto tempo.

«Fai lo spogliarello, Derek! Lo spogliarello!!» Urla d'un tratto Stiles, tra una risata e l'altra, mentre finisce di scolarsi la bottiglia. 
Derek fa finta di riflettere un attimo sulle sue parole, per poi togliersi senza neanche pensarci la maglia, rimanendo in jeans.

La lancia per terra, vicino al masso, e sente tutti i suoi muscoli rilassarsi. 
Non è poi così freddo. 
Stiles ha la bocca semi aperta, e lo sta fissando senza pudore, probabilmente se fosse un tantino più in se stesso cercherebbe di non farsi notare, per lo meno.

Derek sente la luna su di sè, e rimane un attimo immobile, beandosi lo sguardo del ragazzino sul suo corpo. Alla fine non é stata proprio inutile la palestra.

«Così mi fai sentire infeeriore, Dereek.» Si lamenta Stiles, con voce stridula.
Derek ride, senza sapere neanche lui perchè, e si avvicina al ragazzino, anche se rischia di cadere una o due volte.

«Non vale così Stiiiles, devi toglierti anche tu la maaglia!» Replica Derek, arrivando ad un passo da lui. 
Stiles fa quello che gli ha appena detto, come se fosse un'automa.

Derek si ritrova a rimirare il corpo del più giovane, che nonostante non sia come il suo è comunque affascinante. È forse troppo magro sì, ma quella pelle bianca illuminata dalle stelle sembra così delicata, quasi preziosa, e si vedono meglio i muscoli del collo, i quali si flettono. 
Tutto in Stiles sembra prezioso, in quel momento.

E si mettono a parlare di cose senza senso, sfiorandosi spesso con i corpi, e rischiando di scontrarsi diverse volte, quando dopo un tempo interminabile arrivano i primi sintomi della sbronza.

Stiles, che sembra essere dei due colui che ne soffre di più, raggiunge l'albero più vicino, per poter regurgitare tutto.

Derek invece si trattiene, sentendo il mal di testa passare piano piano, e si avvicino al ragazzino, per assicurarsi vada tutto bene.
Gli passa una mano tra i capelli, ignorando che sta vomitando pesantemente così vicino a lui.
Quei capelli così morbidi lo ammaliano per qualche minuto, fino a quando Stiles da accuciato non si alza del tutto, mostrando due occhiaie da paura.

Forse anche Derek mostra segni di stanchezza, ma poco gli importa.

Si appoggiano con la schiena al grande masso, uno vicino all'altro, stravolti.
L'alcool ormai sta lasciando i due corpi, e si ritrovano a rimirare Beacon Hills.

«Cosa credi sia la morte, Derek?» Domanda improvvisamente Stiles. Sono ancora senza maglia, e al momento non sembrano intenzionati a rimettersela.

«Un'equazione indeterminata.»

Stiles lo guarda confuso.

«Cosa? Un'equazione?»

«La matematica regola tutta la natura, Stiles.» Si limita a replicare, ancora leggermente stordito.

«E l'amore, Derek?»

Derek sussulta.

«Non sono fatto per amare, Stiles, non più.» Mormora, sconfitto, abbassando il volto.

«Ma l'amore è l'unica cosa che ti farebbe venir voglia di resistere in questo posto di merda!» Esclama Stiles, quasi incazzato per le sue parole, ma gli esce subito dopo un'imprecazione per il mal di testa che è appena ritornato.

'L'amore era negli occhi di Laura, quando mi diceva che ero il suo fratellino preferitoNegli occhi di mia madre, quando da piccolo mi faceva sempre lo zaino la mattina, augurandomi buona giornata
Negli occhi di mio padre, quando tornava ogni volta dal lavoro stanco, non vedendo l'ora di abbracciare i suoi figliE io ho distrutto l'amore, come posso essere più in grado di amare?' 
Pensa Derek, dentro di sè, e si limita a scuotere la testa.

Rimangono così, corpo uno accanto all'altro, con la sbronza che non é ancora passata del tutto, in silenzio.
Non sanno per quanto tempo, tutto sembra passare velocemente, e quando arriva l'alba dei riflessi rossi e rosa cominciano a diffondersi nel cielo.

Ormai è passato tutto, a parte la stanchezza, e capiscono che non possono rimanere tutto il tempo così.

Stiles si gira verso Derek, e lui lo imita, portando i loro nasi quasi a sfiorarsi, mentre Derek nota che il ragazzino è illuminato dalle sfumature rossastre dell'alba. Quasi si confonde.

Stiles gli afferra una mano, e Derek lascia fare, intrecciando le loro dita, sanza sapere dove la cosa vada a finire.
Stiles ha gli occhi lucidi.

«Derek, promettimi che troverai qualcosa per non mollare. 
Promettimi che troverai qualcuno da amare. Promettimelo.» Gli scongiura, sull'orlo delle lacrime.
Derek aumenta la stretta, sorpreso dalle sue parole. 
Non si volevano sucidare dopo tutto questo? 
E adesso lo sta pregando di vivere?

«Io...te lo prometto, Stiles. Ma solo se tu farai altrettanto.» Sospira.

Le loro mani si illuminano di rosso, e Stiles sorride tristemente, annuendo.

«Te lo prometto anch'io, Derek.»

E scioglie le loro mani, alzandosi di botto, e scappando da quel posto, dopo essersi infilato velocemente la maglia. Derek non riesce a dire nulla, e pensa che probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto quel ragazzino.

Oh, quanto si sbagliava.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


L'incontro con quel ragazzino per Derek era come fosse stato un sogno, qualcosa che a ripensarci il giorno dopo ti sembra così assurdo.

Era andato lì al ponte con l'intento di mettere fine alla sua vita, e si è ritrovato in poche ore ubriaco, senza maglia e con un ragazzino che non faceva altro che parlare, nelle sue stesse condizioni.

Quando era tornato a casa, verso le sei di mattina, aveva trovato Peter, suo zio, nel suo loft. Derek era tornato da poco a Beacon Hills, poichè dopo la morte di parte della sua famiglia suo zio aveva portato lui e sua sorella ad abitare in un'altra città. 
Per non rivivere quei ricordi, ma ormai Beacon era come la sua vera casa.

Peter non viveva con lui, e nemmeno sua sorella, ma spesso veniva a trovarlo a sorpresa, giusto quando non trovava nulla da fare di meglio che infastidire il nipote.
Ovviamente era entrato in possesso di un paio di chiavi dell'appartamento- Derek non voleva neanche sapere come- così una volta se l'era ritrovato in case alle tre di notte, e lo zio si era giistificato dicendo che veniva da una festa in discoteca poco vicino, perciò già che c'era...

Purtroppo Derek deve sopportare la presenza spesso sfiancante dello zio nella sua vita, ma sa che si interessa a lui solo perché ci tiene.
Derek non sa se Peter avesse mai intuito che lui non riesce più a vivere così, ma forse ora che ci pensa meglio è proprio per questo magari che si fa vedere così di frequente.

Ovviamente Peter quella mattina aveva subito presupposto che Derek avesse avuto una nottata di follie, e per questo avesse la maglia al contrario e delle occhiaie abbastanza evidenti.

Peccato che Peter intendesse ben altre follie, e Derek non era riuscito a convincerlo che non era così, soprattutto perchè altrimenti avrebbe dovuto raccontargli del vero motivo per cui si trovava su quel ponte.

Ora é passato più di un mese, e Derek spesso ripensa a quegli occhi nocciola, e a quanto fossero morbidi i suoi capelli. Se lo ricorda perfettamente, nei minimi dettagli, come se la sua immagine non potesse mai sbiadire nella sua mente.

Come potrebbe dimenticarselo?
Se non l'avesse incontrato non sarebbe qui a raccontarlo. 
E spesso si domanda se sia stato meglio oppure no, ma la promessa ormai l'ha fatta. 
Certo, potrebbe anche non mantenerla, alla fine non conosce neanche quel ragazzino, e probabilmente non lo rivedrà più, ma si sente come se fosse una sorta di suo obbligo, restare fedele ad essa.

Non che abbia mai amato, e ammettiamo che non ha neanche provato più di tanto a cercare qualcuno, ma sta cercando di tirare avanti, nonostante ogni mattina spesso non trovi facilmente la voglia di alzarsi e di trascorrere la giornata come ogni dannato giorno.
Semplicemente non ha trovato qualcosa per cui vale la pena vivere, e dubita accadrà mai, ma almeno ci prova a resistere, dannazione.

E gli incubi sono sempre quelli, puntuali come la morte, e a volte sembrano così reali. 
In questo modo i sensi di colpa non fanno che perseguitarlo durante tutta la giornata. A pensare alla vita che potrebbe avere Laura se ora non fosse morta, e a come sarebbero invecchiati i suoi genitori. Pensieri autodistruttivi.

In questo momento si trova in un bar, e sorseggia con calma un caffè. Ultimamente cerca di dormire più del solito, giusto per passare del tempo e svegliarsi riposato.

Anche perchè adesso ha trovato un lavoro: fará il professore di matematica. 
Ha sempre amato la materia, ed é quindi risultato essere subito il candidato perfetto, soprattutto grazie ai risultati ottenuti nel college. 
Ci sono meno di una decina di college a Beacon Hills, e alla fine ha deciso di presentarsi in quello più comodo per lui.

Il bar infatti é vicinissimo al college, e nota alcuni studenti entrare nell'ampio locale, per poi sedersi nei tavoli intorno a lui. Lui è solo, come normalmente, e legge distrattamente il giornale che ha davanti ai suoi occhi. 
Solite notizie, niente di nuovo, niente di interessante.

É vero che Derek cerca sempre di acculturarsi il più possibile, ma non tanto perché é curioso o altro, ma perchè oltre a passare parte delle sue giornate in palestra non sa davvero cosa fare. Inoltre in questo modo ha più possibilitá di ragionare correttamente, essendo a conoscenza di molte cose, e di prendere decisioni più giuste possibile.

Eppure niente suscita davvero il suo interessa, niente e nessuno.

Oggi é il primo giorno di college per quasi tutti, non solo per lui, ma soprattutto per chi inizia il primo anno. 
Il bar comincia a diventare pieno di studenti, visto che l'orario si avvicina a quello della prima lezione, e molti sono in vena di un caffè veloce.

Derek si sente quasi oppresso da tutta quella gente, e si affretta a finire il suo caffè, quasi spaventato.
Improvvissamente sente una voce, che gli pare stranamente familiare, ma scarta l'idea che ci possa essere qualcuno che conosca qua dentro.
Prima di tutto perché Derek non ha tutti questi amici, anzi, e secondo perchè il locale è animato in prevalenza da studenti. 
E di sicuro non esce con i ragazzini.

Si alza, pagando il conto, e senza guardare nessuno se ne esce dal posto, ormai più che affollato, dirigendosi con la sua Camaro a scuola.

Entra in sala professori, evitando masse di studenti, e si prepara per la prima leziona che dovrà tenere.
Classe 1D, una classe di novellini, quindi, pensa. 
Le college gli lanciano qualche occhiata di nascosto, anche se lui riesce a vederle, ma fa finta di nulla.
Sono tutte più vecchie, tranne forse una donna di una bellezza che Derek non può non notare, ma al momento sembra impegnata a conversare con un professore anziano.

La campanella suona, interrompendo i pensieri di Derek, il quale si dirige verso la prima classe, con passo deciso ma allo stesso tempo lento.

Alcuni studenti sono ancora in giro, e Derek si sente piacevolmente osservato, anche se questo lo lascia indifferente.

È consapevole di risultare di bell'aspetto per molti, e il suo fisico è quello che è, e stamattina si è anche messo una maglietta blu a maniche corte, la quale risalta in effetti i pettorali e le spalle larghe.

Con la valigietta nera si ritrova in breve tempo davanti al 1D, e apre la porta, mettendo fine al chiacchiericcio che sentiva da fuori prima di entrare.

Cala uno strano silenzio nell'aula, e Derek arriva dietro la cattedra, sistemandosi sulla sedia.
Rivolge una veloce occhiata alla classe, per poi tirare fuori l'appello.

Legge i cognomi uno ad uno, cercando di collegarli con i diversi volti, quando d'un tratto si ritrova a leggere:

«Stiles Stilinski.»

Si blocca, mentre una voce risponde 'presente'. La stessa voce che aveva sentito al bar, ne è sicuro.
Il suo sguardo si posa sul ragazzo del terzo banco alla sua sinistra, e sussulta. Smette un attimo di respirare.
No, non è possibile.

Anche Stiles sembra più che sorpreso, guardandolo con bocca dischiusa, e Derek strabuzza gli occhi.

È proprio lì, davanti a lui, con una maglia rossa, e i capelli sempre tirati su. Ha meno occhiaie del loro primo incontro, e questo lo solleva.
E questa volta non gli sembra affatto di sognare, ma la semplice realtà.

Sapeva che Stiles andasse a scuola qui a Beacon Hills, ma quante possibilitá c'erano che capitasse addirittura ad insegnare nella sua stessa classe?

Inoltre ora che ci pensa Stiles è sicuramente il figlio dello Sceriffo. La sua famiglia era in buoni rapporti con quella dello Sceriffo, soprattutto quando all'ultimo é morta la moglie.
Si ricorda varamente di un bambino, quando con Talia e suo padre andavano a casa sua, ma non l'avrebbe mai riconosciuto.

Anche Peter era molto amico dello Sceriffo, e Derek si ricorda che a volte lo lasciava a casa sua quando i suoi genitori facevano tardi dal lavoro.
Ci si era anche affezionato, ma quando poi era nato Stiles ha cominciato a fare sempre meno visita a John, visto che con un bambino piccolo e la moglie malata cominciava ad avere poco tempo libero.

Derek si accorge improvvisamente di essersi imbambolato nel bel mezzo dell'appello, e tossendo leggermente riprende a leggere i nomi, come se niente fosse successo.

«Verrete sottoposti ad un test per poter valutare le vostre capacità e conoscenze della materia.» Informa poi Derek i ragazzi, per poi alzarsi a distribuire i test ad ognuno.

Quando arriva al banco di Stiles sfiora le sue mani nel lasciargli il foglio, e incrocia qualche secondo i suoi occhi verdi nei suoi nocciola.

Non gli sembra ancora reale, e non sa come reagire. 
Insomma, non si conoscono dopo tutto. È comunque un suo studente da oggi, ed è quindi imbarazzante pensare che era lo stesso ragazzino del quale accarezzava istintivamente i capelli mentre l'altro rigettava anche l'anima, oppure lo stesso ragazzino con il quale aveva intrecciato le mani nelle sue.

Aveva preso per mano solo sua madre, e da quando era morta non ha avuto l'intenzione di provarci con nessun altro. Infatti anche per questo ha avuto solo rapporti occasionali, niente di serio.

Almeno ora Derek sa che la promessa l'ha mantenuta. E deve ammettere che a volte si è ritrovato a pensare se quel ragazzino fosse ancora vivo oppure alla fine avesse deciso di ammazzarsi. E diciamo che la seconda possibilitá non gli era affatto piaciuta.

«Qual è il suo nome, professore?» Chiede improvvisamente una voce, appena finisce di consegnare i test e si mette seduto dietro la cattedra.

É Stiles che ha parlato, e Derek lo guarda un attimo perplesso. In effetti non gli ha detto il suo cognome quella notte.

«Derek, Derek Hale.» Risponde, e Stiles annuisce lentamente, per poi tornare a guardare il foglio.
Derek prova a concentrarsi sul nuovo numero del National Geographic che gli é arrivato, ma il suo sguardo cade puntualmente su quel ragazzino.

Non gli sembra concentrato, e pare guardare il compito come se fosse scritto in un'altra lingua.
Invece il suo compagno di banco scrive velocissimo. È moro, occhi marroni, e ha la mascella forse un pochino storta.
Derek si ritrova a pensare che potrebbe essere Scott, il migliore amico di cui gli aveva accennato.

Derek dopo un pò si alza, passando per i banchi, e ignorando le ragazzine che cercano di richiamare la sua attenzione con scollature più che evidenti. 
Quando arriva dietro a Stiles si ferma un attimo, e osserva il suo compito. 
Non ha scritto nulla.
Sembra anche molto agitato.

Derek non sa che fare, ma si sente come se dovesse aiutarlo a calmarsi, a rilassarsi un pò.

«Sapete perché i bradipi sono così lenti?» Se ne esce, sentendosi subito gli occhi di tutti puntati su di lui.

Derek allora inizia a spiegare il motivo, mentre qualcuno continua il test, e altri lo ascoltano interessati. 
Ma il più preso di tutti dalle sue parole sembra proprio Stiles, che smette subito di essere agitato, e il suo corpo si rilassa.

Così quando Derek finisce di parlare si sente soddisfatto, e nota anche che il ragazzino sembra scrivere qualcosa sul foglio. Meglio così.

Le due ore finiscono veloci, e tutti gli studenti si avvicinano per consegnargli i test, per poi ritornare ai propri banchi e preparare la roba per cambiare classe.

Derek fa per alzarsi, quando qualcuno attira la sua attenzione:

«Grazie.»

Alza lo sguardo su Stiles, che è davanti alla cattedra, quasi incerto su cosa fare o dire. È rimasto solo lui, tutti gli altri sono andati via. Derek accenna un sorriso, ma tenta invano di nasconderlo.

«Non l'ho fatto per te, ragazzino.» Mente Derek, e Stiles sorride.

«Da quando nel programma di matematica hanno inserito la vita dei bradipi?» Lo provoca Stiles, facendo avvampare il più grande.

«Devi essere più calmo e concentrato, Stiles.» Lo rimprovera.
Stiles gioca con le mani, come fosse nervoso.

«Io e la matematica non siamo molto amici, ecco.» Ammette, facendo sorridere leggermente Derek.

«Come stai?» Se ne esce subito dopo Derek, facendo sussultare il ragazzino. Poi si ricorda di essere il professore, e che dovrebbe mantenere un rapporto distaccato con lui, ma omai é troppo tardi.

«Bene, tu?» Mente, abbassando lo sguardo.

«Bene anch'io.» Risponde a sua volta Derek. Sanno entrambi di aver mentito, ma forse preferiscono credere non sia così.

«Io...io adesso devo andare, arrivederci Proffy!» Lo canzona sulle ultime parole, facendo scuotere la testa a Derek, divertito. 
Poi esce dalla classe, e qualcosa dice a Derek che non sarà molto facile ora che vedrà il ragazzino quasi tutti i giorni.

Non sa bene perchè ha questa impressione, ma quello che stavano per condividere insieme, la morte, non é una cosa da poco, affatto.
E non è neanche da poco mantenere una promessa simile.
Perché anche la morte è in grado di legare due persone.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Erano passati pochi giorni da quando Stiles aveva avuto le lezioni di matematica. 
Da quel momento aveva rivisto Derek solo un paio di volte nel corridoio, e ogni tanto a mensa. I professori in quel college mangiavano nella stessa loro sala, ma in tavoli posti più lontani.

Lo voleva salutare quando lo avvistava,   ma accadeva tutto così velocemente che ormai Derek lo aveva giá oltrepassato, e Stiles rimaneva ad osservare la sua schiena, mentre lui si allontanava probabilmente per andare in una delle sue classi.

L'ultima cosa che Stiles si sarebbe mai aspettato era di rivedere quel ragazzo come suo professore di matematica. Era rimasto talmente sconvolto quando l'aveva visto entrare in classe che aveva faticato durante il test a concentrarsi.

Non che di solito riuscisse a stare attento così tanto a lungo, essendo logorroico e iperattivo, ma la presenza di Derek aveva influito sulla sua deconcentrazione.

Poi quando il ragazzo si era messo a raccontare quella curiosità sui bradipi Stiles ne era rimasto affascinato, e si era calmato lentamente. 
E sapeva bene perché queste cose lo affascinavano, gli ricordavano una parte del suo passato, purtroppo.

Stiles non si era mai dimenticato di Derek dopo il loro primo incontro.

Era stato talmente tutto così strano e sfumato nei suoi ricordi- soprattutto perchè in parte era ubriaco- che se si fosse svegliato nel suo letto nel bel mezzo di quella notte non avrebbe dubitato a credere fosse stato solo un sogno.

Invece non lo era, e spesso Stiles faticava a crederci. 
Ricordava ancora il suo petto sotto la luce della luna, le sue spalle larghe e i suoi muscoli che si flettevano e rilassavano, a ritmo.

Per due settimane aveva cercato di scoprire quale fosse il suo cognome, ma non ci era riuscito. 
Non che di Derek ce ne fossero così tanti, ma semplicemente non lo trovava in alcun social ed era pericoloso per lui accedere agli archivi di suo padre senza essere scoperto.

In realtà Derek in effetti non gli ha mai dato l'idea di essere un tipo da social, ma il suo cognome, Hale, non sa bene perché, ha qualcosa di familiare.

E deve ammettere di averlo anche sognato. Quei suoi occhi verdi che gli ricordavano di mantenere la promessa, di resistere. 
E dopo le loro mani intrecciate.

Stiles non sapeva cosa significasse tutto questo. Insomma, lui non ha mai avuto dubbi sulla sessualitá, e sicuramente Derek non poteva che essere eterosessuale. 
Eppure non erano sconosciuti, ma neanche amici.
Cosa, allora?

«Stiles, hai fatto? Scott è arrivato!» Esclama suo padre, dalla cucina. 
Stiles finisce di fare colazione, borbottando un sì.

John esce, con un caffé in mano, e osserva suo figlio con lo zaino in spalla, pronto ad uscire.

«Io tra poco vado a lavoro, okay? Buona giornata, figliolo.» Parla, e Stiles sorride.

«Anche a te pa'.»

«Vedo che stai bene.» Aggiunge lo Sceriffo, visto che solo un giorno prima Stiles aveva minacciato di avere un forte mal di pancia. In realtà non se la sentiva di andare a scuola, era davvero stanco. Stanco un pò di tutto.

Stiles si sforza nuovamente di sorridere, avviandosi verso la porta. Appena supera suo padre il sorriso si trasforma in una smorfia.
Gli tornano in mente sangue, urla e degli spari. 
No, no, no.

Già, papà, sto bene.

Esce dalla porta di casa, tornando a sorridere alla vista del suo migliore amico, che lo aspetta in moto. 
La sua Jeep si è rotta, ed è dal meccanico, questione di tempo.

Sale dietro Scott, mettendosi il casco, e partono velocemente, diretti verso il bar vicino al college. 
É ormai consuetudine andare lì per prendere qualcosa, nonostante abbiano entrambi giá mangiato.

Scott parcheggia lì accanto all'edificio, e i due avvistano il loro gruppo di amici davanti all'entrata.

Lydia, Jackson, Isaac, Kira, Liam, Mason e Malia.

Lydia sta probabilmente raccontando qualcosa di divertente, visto che Kira la guarda ridendo. Stiles nota inoltre che sta incollata a Jackson, probabilmente sono tornati insieme. 
C'é sempre stato un tira e molla tra quei due. Qualche anno fa aveva una cotta per la rossa, ma con il tempo sono diventati come migliori amici. 
Lui tiene davvero molto a Lydia, e lei contraccambia.

«Eccovi arrivati!» Esclama Lydia, andando ad abbracciare prima Stiles e dopo Scott. Stiles sorride, e continua così tutto il tempo, straparlando come al suo solito, forse di cose che non interessano a nessuno.

Entrano nel bar, e fanno per prendere uno dei pochi tavoli liberi per poter ordinare velocemente un caffè, o un thè. Qualcosa che insomma li faccia resistere per un'intera mattinata di lezioni.

Malia si avvicina a Stiles per lasciargli un veloce bacio sulla guancia.

«Usciamo questo sabato, Stiles?» Gli fa, con i capelli lunghi legati in una disordinata crocchia, e quegli occhioni da cerbiatto. Stiles annuisce.

«Sì, certo.»

Malia allora fa un sorrisone, per poi mettersi seduta accanto a lui, mentre lui si guarda intorno, notando che questa mattina c'é più gente del solito. Forse perché oggi sono arrivati prima.

Stiles si ritrova a sussultare quando il suo sguardo si ferma su un tavolo in particolare. 
È davvero lui? 
Si chiede, stropicciando bene gli occhi.

Sì, è decisamente lui.
Derek Hale.
Il ragazzo con cui inizialmente voleva uccidersi per poi ubriacarcisi-non ché il suo nuovo professore di matematica.

È seduto da solo, e ha un giornalino davanti, mentre inizia a sorseggiare un caffè. Ha un'espressione pressochè annoiata, e guarda più volte l'orologio.
Indossa una maglia bordeux, che risalta il suo fisico scolpito.

«Stiles, quindi tu che prendi?» Lo chiama Scott, ma Stiles è troppo preso ad osservare i lineamenti del più grande, che la barba in parte cerca di nascondere.

«Stiles??» Esclama Lydia, non capendo cosa stia guardando.

«Scusatemi.» Risponde allora Stiles, alzandosi dal tavolo, sotto gli occhi confusi di tutti, e dirigendosi verso il tavolo di Derek. 
Non sa neanche perché stia andando da lui, ma ormai è troppo tardi, e in pochi secondi se lo ritrova davanti, che lo guarda perplesso.

Stiles si mette seduto sulla sedia di fronte, muovendo un piede sotto al tavolo nervosamente. 
Derek l'osserva in silenzio, senza dire nulla.

Stiles allora guarda il giornalino che stava leggendo Derek, di rovescio, e fa finta di assumere un'espressione intellettuale:

«Questo è il nostro cervello, giusto?» Si schiarisce la voce, facendo un sorrisetto da 'visto? So essere acculturato anch'io'.

Derek alza un sopracciglio, per poi abbassare il volto scuotendolo, e accennare un sorriso che Stiles non può non notare.

«Sono le feci di rinoceronte.» Afferma, semplicemente, facendo avvampare il più piccolo.

«Perchè diavolo dovresti leggere un articolo sulle feci di rinoceronte? Insomma, i rinoceronti sono carini, ma non capisco a cosa in futuro ti potrebbe servire sapere come sono le feci di rinoceronte...»

Comincia a parlare, ma viene interrotto:

«Per non fare la stessa figura da ignorante che hai appena fatto tu.» Ironizza Derek, provocandolo.

«Okay, okay. Hai vinto tu!» Si arrende Stiles, alzando le mani in segno di resa. Derek finisce di bere il suo caffè.
Stiles si sistema i capelli, con un gesto nervoso.

«Non potremmo parlare fuori da scuola, ne sei a conoscenza?» 
Lo informa poi Derek, sporgendosi leggermente verso di lui.
Stiles fa un sorrisetto, sporgendosi a sua volta.
Gli occhi verdi di Derek sono nei suoi.

«Professore, io mi devo solo accertare che lei mantenga la promessa.» Si inventa Stiles, portando l'altro ad alzare di nuovo un sopracciglio.

«E non ti basta vedermi ancora vivo e vegeto?» Lo stuzzica, e Stiles sente come se la temperatura del locale si stesse alzando sempre di più.

«Professore, uno intelligente come lei crede davvero che tutte le persone che sono vive fisicamente lo siano anche interiormente?» Fa un sorriso tra il triste e il provocatorio, per poi alzarsi dal tavolo, lasciando Derek imbambolato.

---

«Con chi stavi parlando prima?» Chiede Lydia a Stiles, mentre lo accompagna in classe. 
Dopo aver parlato con Derek è tornato dai suoi amici, senza dire una parola, e dopo tutti insieme si sono avviati verso scuola. Malia stranamente non gli ha chiesto nulla, ma dubita non lo farà più tardi.

La rossa ha dei libri in mano, e ha un rossetto rosso scuro. I capelli raccolti in un'ordinata treccia. 
Sono davanti al 1D.
Lydia dopo deve andare a lezioni di biologia.

«Il mio professore di matematica, gli ho chiesto una cosa sui compiti che ci aveva assegnato...» Mente Stiles, mentre Lydia sembra crederci.

«Bel tipo, se non avessi Jackson forse ci proverei.» Ammette, facendolo sussultare.

«S-seria?» Balbetta.

«Scherzo, Stiles. È troppo serio per una come me, anche se è più che bello, e molto misterioso. Perchè, c'é qualcosa che non va?» Parla la rossa, mentre Stiles avvampa.

«No, tutto a posto, Lyds.» Sforza un sorriso lui, e Lydia ne sembra rassicurata.

«Bene allora, io vado.»

Detto questo si sporge per abbracciare Stiles, nonostante i libri. Lui ricambia l'abbraccio dell'amica, appogiando il mento sulla sua testa. 
È molto più bassa rispetto a lui.

«Stilinski, sei pregato di andare in classe.» Tuona una voce, che fa sobbalzare Stiles, il quale si allontana da Lydia. È Derek, accanto a loro. Sembra quasi scocciato.

«Mi scusi, è colpa mia.» Si intromette Lydia, sorridendo, e se ne va.

Stiles abbassa lo sguardo, per poi entrare in classe e mettersi al suo posto. Derek entra in classe subito dopo di lui, poggiando la valigietta nera sopra la cattedra.

«Vi ho riportato i test d'ingresso.» Informa i ragazzi, con ancora un'espressione quasi infastidita.

Li distribuisce uno per uno, e quando Stiles riceve il suo lo guarda con un sospiro. Una bella F.

Scott, il suo compagno di banco, gli mostra contento la sua A-. Stiles fa un sorriso per mostrarsi contento, almeno per lui.

«Ti vorrei aiutare amico, ma con Deaton che mi fa fare anche straordinari e con la palestra non ho un attimo libero.» Gli dice Scott, sembrando davvero dispiaciuto.

«Tranquillo Scott, è solo il test d'ingresso. Vedrai che la prossima volta andrà meglio.» Sussurra Stiles, anche se non ne é molto convinto. 
La matematica é sempre stata un tabù per lui, ma il corso purtroppo è obbligatorio in questo college.

«Per chi ha preso un brutto voto può sempre recuperarlo nella prossima verifica.» Informa Derek i ragazzi, prendendo poi un gesso e mettendosi a scrivere alla lavagna simboli che a Stiles sembrano arabi.

E più che concentrarsi su quelle strane cose che Derek scrive, osserva i suoi movimenti, i suoi gesti e il modo in cui muove la bocca per spiegare.

E la campanella riporta alla realtà Stiles, il quale quasi salta dalla sedia.

Tutti i ragazzi si alzano, per andarsene dall'aula. Adesso Scott e lui hanno due ore di letteratura inglese e poi pausa pranzo.

«Andiamo, Sti?» Lo chiama Scott, già pronto con lo zaino sulla soglia della porta.

«Sì, arrivo, tu intanto avviati!» Gli dice, e Scott annuisce, per poi scomparire.
È rimasto solo Stiles nell'aula, insieme a Derek, il quale lo osserva attentamente.

Stiles si avvicina alla cattedra.

«Prof mi farà passare l'anno vero??» Lo supplica con lo sguardo, e Derek assume un'espressione divertita.

«Stilinski, questo dipende solo da lei.»

«Allora sono fottuto.» Mormora, facendo per andarsene.

«E comunque non è niente male la rossa. Bella...scelta.» Parla Derek, mentre Stiles è sulla soglia. 
Il ragazzino si gira, arrossendo leggermente.

«Oh, no, lei è la mia migliore amica.» Borbotta, gesticolando nervosamente.

«Ma ti piace.» Afferma lui, corrucciando le sopracciglia. 
Stiles capisce che ha inteso male le sue espressioni.

«È come una sorella per me, non potremmo mai stare insieme.» Gli spiega, senza capire questo suo interessamento per la ragazza.

«Nel caso ti interessasse mi dispiace ma è fidanzata.» Aggiunge dopo, evitando il suo sguardo.

Derek si ritrova a ridere, e Stiles lo guarda quasi sbigottito. 
Sta ridendo o è un abbaglio?

«Non mi interessa, Stiles. Ora và, che altrimenti fai tardi a lezione.»

Stiles accenna un sorriso, con una facilità e naturalezza che quasi se ne sorprende.

«Va bene, mamma. Devo anche stare attento ai tipi cattivi che potrei incontrare per il corridoio?» Lo prende in giro Stiles, e Derek lo fissa male.

«Sei irrecuperabile.» Commenta semplicemente.

«Beh, me lo dicono tutti, ma grazie comunque!» Ribatte Stiles, uscendo dall'aula, mentre Derek cerca invano di trattenere un sorriso.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


«Che prendete?» 
Il cameriere guarda i due ragazzi con un block notes in una mano e una penna nell'altra.

«Per me il solito caffè.» Risponde Derek, cercando invano di concentrarsi sul Focus davanti ai suoi occhi, e sulle nuove foto di Marte.

«Per me un cornetto con nutella, grazie.» Aggiunge Stiles, facendo alzare un sopracciglio a Derek.

È già la terza volta che quel ragazzino gli si siede davanti, e ordina senza alcun rimorso o ripensamento una bomba calorica simile, ma la sua presenza in realtá non disturba affatto Derek.

Sì, forse parla troppo e si muove con poca grazia, facendo una volta rovesciare il suo caffè, ma ci si sta abituando.
E lui ha sempre fatto colazione da solo, soprattutto perchè di solito ama il silenzio, stare in solitudine, con i propri problemi.

Ma in questo momento la solitudine é un'opzione che non vuole prendere in considerazione.
Derek non sa neanche perché quel ragazzino venga sempre a sedersi con lui. Insomma, ha i suoi amici, e Derek di certo non é una presenza così amichevole.

Non vuole ammetterlo ma ogni volta che il ragazzino entra nel locale Derek guarda l'orologio, per capire l'orario in cui Stiles tende a presentarsi, per cercare di beccarlo ogni mattina. 
E gli viene da accenare un sorriso ogni volta che vede Stiles cercarlo per i tavoli.

«Ti devo far vedere una cosa!» Esclama Stiles, sorridendo, e Derek lo guarda perplesso, chiudendo il giornalino. 
Focus può certamente aspettare.

Stiles tira fuori una bustina- Derek non sa neanche da dove- per poi posarla sul tavolino.

«Diciamo che ieri ho avuto una visita.» Inizia a parlare. 
Derek corruccia lo sguardo.

«Che visita?»

«Per la vista, niente di grave.» Risponde subito l'altro, facendo tranquillizzare il ragazzo, che si ritrova a non sapere neanche perchè si fosse inizialmente preoccupato.

«Non pensavo fossi miope.»

Stiles abbassa lo sguardo, muovendo le mani nervosamente. 
Derek ha notato spesso questo suo tic nervoso.

«É anche per questo che...quella sera al ponte non ti avevo visto.» Ammette Stiles, facendo sussultare leggermente Derek. 
Non hanno più nominato quell'episodio, come se non fosse mai successo, parlando normalmente come amici.
Anche se non sa neanche se siano davvero amici, Derek non è esperto in queste cose.

Stiles sembra rabbuiarsi un attimo, e Derek giura che quegli occhi nocciola non gli sono mai sembrati così spenti, per poi tornare con un enorme sorriso.

«Insomma, dicevo, mi hanno prestato degli occhiali per provarli a casa con calma e poi sceglierli...»

«...E ti devo consigliare, giusto?» Conclude Derek, ricevendo la conferma di Stiles, con un cenno di capo.

Stiles allora apre la bustina sotto gli occhi stranamente curiosi di Derek. 
Perché si ritrova a voler vedere come stia Stiles con degli occhiali? 
Perchè gli interessa così tanto?

Stiles si indossa velocemente un paio di occhiali neri, semplici, squadrati e i suoi occhi puntano Derek.

«Non ti stanno male.» Ammette il ragazzo, trovando il ragazzino bene anche nella versione 'nerd'. 
Però questo gli ricorda ancora di più che é un suo studente, e che non deve allacciare rapporti con gli studenti, soprattutto se neanche ancora maggiorenni, dannazione.
Eppure non riesce proprio a dirgli di andarsene, e di lasciarlo in pace.

«Modestamente ho sempre saputo di essere attraente anche con gli occhiali...» E gli fa l'occhiolino, portando Derek a scuotere la testa, divertito.

Poi si mette degli occhiali grigi, e un altro paio sul blu elettrico.

Ad un certo punto se ne mette un paio di un grigio particolare, dal materiale ruvido, quel tipo che volendo ci puoi scivere qualcosa sopra.

Derek fissa incredulo una parte precisa degli occhiali, per poi realizzare il tutto e scoppiare a ridere, sputando il caffé, che é arrivato nel frattempo.
Il caffé va a finire tutto sul Focus, ma é così preso a ridere che neanche se ne accorge, e nemmeno della faccia di Stiles, che lo guarda imbambolato.

«Mi stanno così male?» Fa finta di offendersi Stiles, dopo qualche secondo, facendo finta anche di non essere rimasto stregato dalla sua risata. Dovrebbe ridere più spesso, il modo in cui porta la testa all'indietro e strizza gli occhi.

Derek torna a guardarlo, ancora con un mezzo sorriso, e con la risata dietro l'angolo:

«Non sapevo nulla dei tuoi gusti, Stiles.» Parla Derek, e a quel punto Stiles, più confuso che mai, si toglie gli occhiali dagli occhi. 
Li guarda attentamente, per accorgersi del motivo della risata e per avvampare.

Derek nota il rossore farsi strada nelle guancie del ragazzino, e si gode della visione di quest'ultimo imbarazzato.

«Scommetto che è stato Jackson, bastardo!» Esclama, per poi alzarsi, e correre probabilmente da quel Jackson che ha nominato. 
Derek allora finisce quel che resta del suo caffé.
Sugli occhiali c'era disegnato un pene con un pennarello nero.

--

Derek è in aula professori. 
Non ha più nessuna classe durante la mattinata, e si rilassa sulla poltrona, correggendo dei compiti.

Gli si affianca d'un tratto la professoressa che aveva visto il primo giorno. Quella giovane e bella.

«Jennifer Blake, tu sei Derek Hale?» Si presenta lei, sorridendogli. 
Derek cerca di contrabbiare, con scarsi risultati. Non ha bisogno di questo tipo di distrazioni, quindi non é che sia molto interessato ad approcciare con nuova gente.

«Sì.»

«Matematica, giusto?»

«Sì.»

«Allora sei tu quel nuovo professore bellissimo di cui parlano tutti, o sbaglio?» Ridacchia lei, e Derek accenna un sorriso, imbarazzato.

«Gira questa voce?» Chiede, leggermente incredulo.

«Sì: un professore da un fisico pazzesco, figo e molto misterioso.» Afferma lei, guardandolo con malizia. Ci sta chiaramente provando, conclude Derek, capendolo pure lui, nonostante non sappia di solito leggere così apertamente le intenzioni altrui.

E poi pensa alla promessa che ha fatto con Stiles. 
Se fosse arrivato il momento di lasciarsi andare? 
Di trovare qualcuno da amare?

«E tu? Cosa pensi?» Chiede Derek a Jennifer, sporgendosi verso di lei, e inarcando un sopracciglio. 
Lei sorride, e sta per rispondere, quando si sente un rumore ripetuto proveniente da fuori, nel corridoio.

«I soliti ragazzini che fanno i teppisti con la macchinetta! Chi ci pensa questa volta?» 
Esclama un professore, storcendo il naso. 
Nessuno si propone, e il rumore continua.
Derek sospira.

«Vado io.» Risponde, beccandosi un ringraziamento silenzioso da parte di tutti. Inoltre Derek è temuto da tutti i ragazzi, nessuno prova mai a dire nulla in sua presenza, perciò perché non andare a fare una visita a chi sta sfracassando la macchinetta?

«Ti aspetto.» Gli fa Jennifer, e Derek annuisce distrattamente, alzandosi e aprendo le porta che porta al corriodoio.
La macchinetta è in fondo al corridoio, e Derek le rivolge lo sguardo, soprattutto al ragazzino che vi è davanti.

Maglia blu scura, jeans scuri e scarpe basse bordeaux.

Da dietro gli sembra stranamente familiare, e infatti associa subito quel corpo e quei capelli a una certa persona.

Si avvicina, con le mani in tasca.

«Maledetta!» Esclama il ragazzino, calciando di nuovo la macchinetta.

«Stiles?» Lo chiama Derek, facendolo sussultare. Stiles si gira verso di lui, strabuzzando gli occhi.

«Dio, che colpo!» Borbotta.

«Mi hanno mandato a cercare di capire chi sta distruggendo la macchinetta, ma ora che ho visto che sei solo tu posso dire a tutti di stare tranquilli.» Lo prende in giro Derek, accennando un sorriso.

Stiles fa finta di essere offeso.

«Credi che non riuscirei a rompere quest'affare?» Ribatte, ma dal suo tono si vede benissimo che dà ragione a Derek.

«A parte gli scherzi, che ti ha fatto?»

Stiles si rigira verso la macchinetta per un attimo.

«Si è incastrato il mio Kinder Cereali! Non vuole scendere, il bastardo.» Gli spiega Stiles, mettendo su una faccia imbrociata. A volte ha questi atteggiamenti infantili che lasciano Derek perplesso, come se fosse tornato nel corpo di un quindicenne.

Derek guarda la merendina che è tra lo scendere e il rimanere su. 
Basterebbe poco...
Si guarda più volte intorno, come per accertarsi non ci sia nessuno, ma i corridoi appaiono vuoti. 
Stiles segue i suoi movimenti.

«Che fai? Tranquillo che nessuno ci sta vedendo interagire, quindi teoricamente non infrangi alcuna regola morale e...» Comincia a parlare, ma Derek lo zittisce.

«Zitto un attimo.»

Si avvicina alla macchinetta, circondandola con le braccia, sotto lo sguardo perplesso di Stiles, e la scuote con violenza. 
Dopo qualche secondo si sente un rumore: il Kinder Cerali é caduto.

«Visto? Ci voleva poco.» Scherza Derek, staccandosi.

«Sì dal caso che non ho tutti i tuoi addominali, uh!» Si difende Stiles, avventandosi sulla merendina.

«Lo so bene com'è il tuo fisico, Stiles.» Gli ricorda Derek, visto il loro primo incontro, facendo avvampare vistosamente il ragazzino.

«Che succede? Derek?» Esclama una voce, alle loro spalle. 
Si girano entrambi, sussultando, e Derek constata che è solo Jennifer. Dalla sala professori avranno sentito gli ultimi rumori.

«Tutto risolto.» La rassicura Derek, osservando la sua faccia leggermente preoccupata.

«La prossima volta che riprovi a prendere a calci la macchinetta non sarò così indulgente, capito ragazzino?» Recita Derek, essendo osservati dalla prof. Stiles sente un brivido scendergli lungo la schiena, e mantiene quello sguardo che carica l'aria di una strania tensione.

«Capito, Prof.» Si scusa, e appena Jennifer si gira per entrare in classe Stiles fa l'occhiolino a Derek, per poi tornare in classe.

Derek rimane un secondo imbambolato, per poi seguire la professoressa.

Jennifer smuove i capelli sul castano scuro, mentre entrambi rientrano in sala professori, tornando ai loro posti.

«Chi era che dava fastidio?» Chiede un professore, alzando lo sguardo dal giornale. 
Derek si rimette comodo sulla poltrona.

«Stilinski.» Risponde semplicemente Jennifer, e alcuni cominciano a mormorare nell'aula.

«Che succede?» Sussurra Derek a Jennifer, confuso dal rumore che si è creato nel nominare il ragazzino.

«Oh, è uno studente del primo anno. Figlio dello Sceriffo, gli è morta la madre anni fa, e gira voce che sia successo qualcosa quando era al liceo.» Risponde, scuotendo leggermente la testa. Derek si ritrova ad essere tremendamente curioso, e quasi si spaventa della cosa.

«Che intendi?»

«Qualcosa che lo ha fatto cambiare, prima era un ragazzo diverso, almeno così ho sentito dire. Molto più bravo a scuola soprattutto, ma purtroppo non sono abbastanza informata.»

Derek le si avvicina, interessato.

«E chi è abbastanza informato?»

Jennifer ridacchia.

«Stilinski stesso, ovviamente.»

Risposta scontata, ma Derek non può chiedere direttamente al ragazzino cosa gli è successo. 
Probabilmente è il motivo per cui quella sera era lì, sul ponte.

«Perché ti interessa così tanto? Lo conosci?» Si incuriosisce questa volta Jennifer. Derek avvampa.

«No, conoscevo di nome lo Sceriffo, ero solo incuriosito, tutto qui.» La fa breve Derek, spostando poi subito l'argomento sulla materia che insegna Jennifer: filosofia.

Dopo una lunga chiacchierata, principalmente portata avanti da Jennifer, la campanella suona, ed é ora di tornare a casa.

Derek aspetta qualche minuto che gli studenti liberino il corridoio, e si accinge ad uscire dalla scuola, con la valigetta in mano.

Non c'é nessuno, tutti si sono affrettati ad uscire dall'edificio- chi per tornare a casa propria chi nei dormitori- e anche Derek si ritrova ben presto all'esterno, vicino all'ampio prato che circonda un lato del college.

«Non sei bravo a fare il professore cattivo, sai?» Esclama una voce, dietro Derek. Lui accenna un sorriso, abbassando leggermente il volto.

Si gira verso Stiles, il quale è appoggiato con la schiena al muro esterno della scuola. 
Ha i capelli più scompigliati di questa mattina, e ha il volto alzato verso il cielo.
È rannuvolato, il sole non c'é.

«Mi vuoi mettere alla prova, Stiles?» Alza un sopracciglio Derek.

Stiles scuote la testa, sorridendo. Eppure il suo sguardo sembra in qualche modo perso.

«Cosa ci fai qui solo, Stiles?» Aggiunge Derek, perplesso.

«Scott ha accompagnato Allison ai dormitori, lo sto aspettando. Ah, e Scott é il mio...» Inizia a parlare, ma Derek prontamente lo interrompe:

«...Il tuo migliore amico.» Conclude. Stiles lo guarda abbastanza sorpreso.

«Non pensavo ti ricordassi.» Ammette.

Derek vorrebbe dirgli che di quell'irreale incontro si ricorda anche il modo in cui i suoi occhi brillavano nel buio, e il modo in cui gesticolava mentre parlava ubriaco. 
Ma si limita a rimanere in silenzio.

«Che fai?» Chiede d'un tratto Stiles.

Derek corruccia lo sguardo.

«Quando?»

«Dopo, adesso.»

«Oh, torno a casa.»

E probabilmente leggo, faccio qualche esercizio fisico e cerco di non pensare, vorrebbe aggiungere Derek. 
Tutti i giorni così.

Stiles sembra annuire.

«E tu?» Chiede allora Derek.

«Stranamente la stessa cosa, uh.» Assume per qualche secondo un'espressione annoiata, e Derek intuisce che anche le sue giornate non sono poi così diverse dalle sue. 
Eppure il ragazzino ha degli amici, non capisce...
Derek fa per girarsi, per tornare dalla sua macchina.

«Bella, la prof.» Aggiunge la voce alle sue spalle. 
Derek si ferma, senza girarsi.

«Già, non è male.»

«Solo che dice un mucchio di stronzate.» Derek a quel punto si gira, rivolgendosi al ragazzino con uno sguardo confuso.

«Sei nel suo corso di filosofia?»

Stiles annuisce, guardando di nuovo il cielo.

«Afferma che il dolore prima o poi si supera, che é solo questione di tempo. Ma se il tempo é solo un'illusione, non ci stiamo in realtá solo illudendo che prima o poi tutto passerá?»

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


«Stiles! C'è qualcuno che ti cerca!» Esclama lo Sceriffo dal piano terra. Stiles chiude il libro di matematica, del quale non ha capito niente, e perplesso esce dalla sua camera, avviandosi verso le scale.

«Chi é?» Urla, mentre scende, aprendosi la visuale del salotto.

«Ciao, Stiles.» Lo saluta Scott, il quale indossa una camicia a quadri e dei semplici jeans.

«Oh, Scott, sali pure.» Gli fa, e Scott lo segue per le scale, chiudendo la porta della camera alle loro spalle.

Stiles si siede sul letto, e Scott lo affianca.

«Ti avevo detto che non mi sentivo molto bene.» Inizia a parlare Stiles, evitando lo sguardo del suo migliore amico. In realtá fisicamente sta bene, ma negli ultimi tempi la voglia di uscire diminuisce sempre di più.
Scott lo osserva attentamente.

«In effetti forse sei più pallido del solito, ma Stiles, da quant'è che non ci vediamo come si deve?» 
Parla quest'ultimo, sospirando. 
Non riesce proprio a capire cosa non va. Stiles di solito è sempre così sorridente e chiacchierone, ma dopo scuola si rinchiude sempre e solo in casa.

Ha anche smesso di giocare a basket, sport che entrambi praticavano nella vecchia scuola.

«Sono io? Ti ho fatto qualcosa?» Aggiunge Scott, visibilmente preoccupato. 
Stiles sospira, e capisce che deve immediatamente cambiare umore, per non creare sospetti nell'amico. 
E trovare una scusa plausibile.

«No, Scotty, é che matematica quest'anno va peggio del solito. Insomma, il prof è davvero bravo e tutto ma...» Accenna un sorriso mentre mente sul motivo della sua frequente chiusura, e Scott approfitta dell'argomento per chiedergli una cosa:

«A proposito di professore...»
Stiles sussulta.

«Sì?»

«Conosci il professor Hale? Insomma, vedo che la mattina stai sempre con lui.» Il tono di Scott sembra quasi accusatorio. 
In effetti Stiles ammette che la prima cosa che fa quando con gli altri entra nel solito bar è guardare se Derek c'è oppure no. 
Ovviamente non si trattiene tanto con lui, visto che dopo ci sono le lezioni, ma i suoi amici l'hanno ben notato. 
E fino ad ora nessuno gli ha mai detto o chiesto nulla, anche se si doveva aspettare una domanda simile.

«Diciamo di sì.» Fa il vago Stiles, ma capisce di non potersela cavare con così poco.

«Come l'hai conosciuto?» Scott é davvero curioso, e fissa il suo migliore amico, in attesa della risposta. 
È da tempo che cerca di capire cosa ci faccia ogni mattina il suo migliore amico con il professore di matematica.

Stiles si ritrova a boccheggiare, senza sapere cosa rispondere: 
'Sai, Scott, mi volevo suicidare e anche lui, è così che ci siamo incontrati e alla fine abbiamo fatto una promessa l'uno all'altro, capisci?'
Ovviamente non può raccontargli la verità, e si trova costretto a mentire spudoratamente, ma con qualcosa che sia plausibile.

«Ecco, io...l'ho incontrato in un pub.» Si inventa. Scott diventa perplesso.

«Pub? Che significa, Stiles?»

«Che sono gay?» Sembra più una domanda che un'affermazione, e socchiude gli occhi, osservando come Scott non stia reagendo alle sue parole.

«E Malia? Che stai dicendo?»

«Okay, bisessuale.» Si corregge, mordendosi un labbro.

«E hai avuto...una storia con lui?»

Stiles avvampa.

«Emh...sì?»

«E quando pensavi di dirmelo, Stiles?» Scott lo guarda abbastanza male, e Stiles si sente quasi in colpa. 
Purtroppo deve continuare a mentirgli.

«Perchè pensavo non avresti accettato che mi piacciono ancbe gli uomini, sai...» Stiles assume un tono melodrammatico, e Scott si intenerisce.

«Amico, non potrei mai non accettarti per come sei, capito? Solo che non capisco, perchè lo frequenti? Stai con Malia, ricordi?»

Stiles si prende la testa fra le mani, forse si sarebbe dovunto inventare una storia più semplice e lineare.

«Parliamo e basta Scott, come amici.» Gli spiega, anche se l'amico non sembra poi così convinto.

«E com'é finita la cosa, tra voi due?»

«Umh...mi ha lasciato lui, dicendomi che non provava più nulla. Ma è durata poco la cosa, per questo non ti sei accorto di nulla...»

«Provi ancora qualcosa per lui, Sti?» Chiede Scott, triste.
Stiles si ritrova a rabbrividire, senza sapere perchè.

«No, é passato del tempo e...grazie a Malia l'ho dimenticato.» Si inventa.

«Certo che essere stato con il professore figo e sexy di cui tutti ormai parlano deve essere grandioso!» Scherza Scott, ancora incredulo della cosa.

«Dicono tutti che é figo e sexy?» Stiles non ha mai sentito voci su Derek, soprattutto perchè la maggior parte del tempo è assente, con la testa da un'altra parte.

«Certo, stanno facendo pure scommesse su chi riuscirà a farselo per prima!» Esclama Scott. 
A Stiles quasi va di rovescio la saliva.

«Insomma, ritieniti fortunato.» Aggiunge Scott, dando una pacca sulla spalla all'amico.
Stiles non aveva mai considerato che Derek avrebbe avuto tutto quel successo a scuola, ma ora che ci riflette bene è più che normale.

Ha un fisico da Dio greco, alto, degli occhi di un verde così particolare, moro e con una leggera barba che lo rende più sexy di quello che é già.
E al solo pensiero che lui in realtá ha visto quel fisico lo fa arrossire.

«Sai, l'altro giorno ho incontrato Argent. Ci siamo messi a parlare un pò di Allison e...» Cambia argomento Scott.

Stiles si irrigidisce al nome della ragazza, e non riesce più a seguire il suo amico. 
Fissa il vuoto, come paralizzato.

«Scott, vai via per favore.»

Scott guarda il suo migliore amico senza capire.

«Che succede Stiles? C'entra Allison?»

Stiles abbassa il volto, stringendo le mani a pugno.

«Sento che sto per vomitare, sto ritornando a stare male.» Mente, evitando il suo sguardo.

«Hai bisogno di qualcosa?»

«Vattene, Scott! Dannazione!» Questa volta Stiles inizia ad urlare, e Scott tra lo spaventato e il confuso si alza dal letto, andandosene via. 
È sull'uscio della porta, e prima di sparire dalla vista dell'amico si ritrova a pensare se sia davvero solo malore fisico o ben altro.

Stiles, appena esce Scott, chiude la porta della camera a chiave, e lascia le lacrime libere di uscire.
Tira un calcio all'armadio, e un pugno alla scrivania con tutta la forza che ha.
Ignora il dolore lancinante della mano, e le nocche forse troppo arrossate.

Nella sua testa rimbombano solo spari, urla. Tante urla. 
Tra cui anche la sua, o almeno crede. 
I suoi ricordi sono spesso sfumati, e gli impediscono di pensare ragionevolmente.
Non doveva finire così, no.

Si porta le mani a coprire le orecchie, chiudendo gli occhi, come se potesse in questo modo non sentire le urla che minacciano di farlo impazzire, e si siede accanto al letto, rannicchiandosi a terra.

Apre gli occhi, e gli sembra quasi di vedere sangue ovunque. 
Sopra il letto, sopra il suo quaderno, vicino all'armadio...
No, no, no.

«Stiles, stai bene?» È suo padre, dall'altra parte della porta.

«Sì...solo un piccolo malore allo stomaco.» Mente, cercando di avere un tono della voce naturale. 
Si asciuga le lacrime, che gli hanno completamente bagnato il volto.

«Va bene, per qualsiasi cosa io vado a letto.» Lo informa il padre, mentre i suoi passi si allontanano.

E Stiles saprá giá che non riuscirà a prendere sonno questa notte, perchè i suoi incubi torneranno a massacrarlo come non mai.

--

Derek è come al solito seduto su un tavolino del bar, e guarda insistentemente l'orologio che ha al polso.
Stiles tra poco dovrebbe arrivare.

Ha già mandato via il cameriere ben due volte, per quel ragazzino.

D'un tratto la porta del locale si apre, ed entra prima di tutto Scott, seguito dalla rossa, una bella ragazza castana e altri ragazzi, che Derek non conosce, ma sa fanno parte del gruppo di Stiles.
Eppure del ragazzino nessuna traccia.

«Signore, vuole ordinare qualcosa?» Passa un altro cameriere, e Derek perplesso chiede il solito caffé, stupendosi non poco dell'assenza di Stiles. 
Forse sta male e ha deciso di restare a casa?

Non può andare a chiedere di certo al suo migliore amico. 
É anche lui un suo studente, ed è già sbagliato interagire con uno fuori da scuola, figuriamoci due...

Così sfoglia distrattamente il Focus che si porta dietro ogni mattina da una settimana, visto che Stiles riesce sempre a distogliere la sua attenzione da esso.

Eppure pensa solo a cosa diavolo possa essere successo al ragazzino, e finendo velocemente il caffé si dirige verso scuola. 
Mentre passa accanto al tavolo degli amici di Stiles nota che Scott sembra guardarlo leggermente male, il che lo rende ancora di più perplesso.

Parcheggia la Camaro nel parcheggio sotterraneo del college, per poi uscire e ritrovarsi nell'ampio giardino.
Ci sono molti studenti in giro, soprattutto i ritardatari, che si affrettano ad entrare a scuola.

Derek questa mattina le prime due ore ha il 1D, e appena entra in classe sussulta alla vista di Stiles. 
È accanto a Scott, come al solito, ma ha due occhiaie parecchio evidenti.

Inoltre durante tutta la sua spiegazione del nuovo argomento sembra avere lo sguardo assente, e spesso Derek lo becca con gli occhi chiusi.

«Stilinski, il banco non é un letto.» 
Lo riprende, portando a ridere tutta la classe. Stiles allora alza del tutto la testa, come appena risvegliatosi, annuendo.

A fine lezione tutti si accingono ad uscire dalla classe, mentre due ragazze si avvicinano alla cattedra.

«Prof, lei dá ripetizioni, per caso?» Chiede la bionda, mentre la mora le resta accanto sorridendo timidamente.
Derek inarca un sopracciglio.

«No.»

Ha capito bene le intenzioni delle due, e si alza con la valigetta nera, andandosene, lasciando le due ragazze imbambolate.

Avendo due ore di buco decide di fare prima un salto in aula professori, dove incontra Jennifer e ci fa due chiacchiere.
Poi decide di prendere una boccata d'aria, per stare un pò da solo, ed esce da una delle porte situate in uno dei corridoi.

Si ritrova quindi dirimpetto al giardino, con il campo da basket in lontananza. A quest'ora non c'é nessuno in giro, sono tutti a lezione. 
Le panchine e i tavolini lungo il prato sono vuoti.
Anche oggi il tempo é nuvoloso.

O forse non é proprio solo, visto che un piccolo rumore lo discosta dai suoi pensieri. Derek si gira verso la sua destra, vendendo con sorpresa un ragazzino, che ha la schiena poggiata sul muro della scuola.

Stiles Stilinski.

Cosa diavolo ci fa qui fuori?
Inoltre a Derek sembra proprio abbia una sigaretta in mano. 
Eppure la tiene male, e la osserva attentamente, come fosse un qualche reperto archeologico.

Stiles indossa una felpa nera, che si intona ai colori grigi del cielo. 
Il nasino di profilo all'insu, e le labbra quasi contratte.
Sembra quasi che Derek stia osservando un quadro d'arte.

Derek si avvicina, silenziosamente, ma Stiles si accorge quasi subito della sua presenza.

«Buongiorno Professore.» Borbotta, cercando invano di nascondere la sigaretta.

«Che cosa stai facendo, Stiles?» Gli fa capire che è inutile si inventi nulla.
Lui sospira, tirando fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette.
Ci sono tutte, manca solo quella che ha in mano Stiles.

«Da quando fumi?» Si incuriosisce Derek, abbastanza sorpreso. 
Stiles ridacchia, e Derek non può non notare le sue occhiaie.

«Da mai, in realtá.»

«E perché vuoi iniziare?»

Stiles prima gli rivolge un'occhiata, per poi mostrargli la scritta sul pacchetto "Il fumo uccide".

«Posso?» Chiede Derek. Lui annuisce.

«Prendine pure quante ne vuoi.»

Derek allora prende il pacchetto, e con sorpresa di Stiles lo butta per terra, spiaccicandone il contenuto con la scarpa.
Stiles è rimasto leggermente a bocca aperta.

«Perché?» Domanda semplicemente, mentre butta via da solo la sigaretta che aveva in mano. Tanto ha capito l'avrebbe fatto Derek al posto suo.

«Perchè hai una promessa da mantenere, ricordi?» Se ne esce Derek, portando il ragazzino a sorridere. É curioso di sapere perché quella mattina Stiles non era al bar.

"Non mostrarti così interessato, Derek."

"Dopo gli daresti troppa importanza."

«Perchè stamattina non c'eri?»

"Ecco, perfetto!"

«Mi ha preparato stamattina mio padre il caffè, che entrava più tardi al lavoro e se l'è presa comoda.» Gli spiega Stiles, guardando dritto davanti a sè.

«Giornata no, ieri?» Intuisce Derek, riferendosi principalmente al suo aspetto un pò trasandato e stanco.
Stiles sorride tristemente.

«Giornata no.»

«Oggi Scott mi guardava molto male.» Lo informa Derek, sospettando che Stiles ne sappia qualcosa.

Infatti il ragazzino avvampa vistosamente.

«Non lo so...» Mente.

«Stiles.»

«Okay, okay, basta che non ti arrabbi.»

Derek sospira.

«Avanti, spiegati.»

«Forse Scott mi ha chiesto come ti conoscevo.»

«Sì?»

«E forse non potevo dirgli la veritá...»

A Derek non piace affatto la piega che sta prendendo il racconto.

«Sì?»

Stiles arrossisce.

«Forse gli ho detto che ho scoperto di essere bisessuale e ci siamo incontrati in un locale...»

Derek quasi si strozza con la sua stessa saliva.

«E...?»

«E che abbiamo avuto una storia, ma ci siamo lasciati a causa tua...»

Derek a quel punto corruccia lo sguardo.

«Aspetta, perché dovrebbe essere stata colpa mia?»

Stiles accenna un sorriso.

«Ti ho appena detto che Scott pensa abbiamo avuto una storia e tu riesci a pensare solo che ho aggiunto la rottura fosse stata opera tua?
Comunque perché insomma, io che ti lascio? Non è credibile!» Ridacchia Stiles.

Derek alza un sopracciglio.

«Perché no?»

«Avanti, Derek! Il ragazzino diciottenne fisicamente nella media che lascia il venticinquenne ben oltre la media che tutti vogliono?» Cerca di fargli capire l'assurdità della situazione, anche se forse capisce di essere andato troppo oltre con le parole.

Derek vorrebbe dirgli che lui non é affatto nella media, anzi, il ragazzino ha una bellezza particolare, che ti lascia qualche secondo interdetto. 
Ma resta in silenzio.

«E solo perchè ti avevo 'lasciato' adesso mi guarda male?»

Stiles scuote leggermente la testa.

«Non solo, diciamo che c'é un'altra cosa...»

«Cosa, Stiles?»

Lui sospira.

«Malia.»

«Malia chi?» Derek ora é confuso.

«La mia...ragazza.»

Derek strabuzza gli occhi, non aspettandosi una rivelazione simile.

«Da quanto stai con questa Malia?»

«Da qualche mese.»

Quindi Derek capisce che ci stava da prima che tentasse il suicidio. 
Quindi Stiles se ha detto a Derek che l'amore è l'unica cosa che ti può portare a voler vivere davvero, questa Malia non è certo l'amore di cui il ragazzino parlava.

«E Scott ha paura che tu la tradisca con me?» Conclude Derek. 
Stiles lo guarda.

«Esatto.»

Derek fa un sorrisetto, visto che Stiles sembra quasi agitato, dal modo in cui muove un piede ritmicamente.
Gli si avvicina, con le mani in tasca, ritrovandosi di fronte al ragazzino, davvero vicino. 
Forse anche troppo, visto che di solito Derek non é così espansivo.

«Ma tu non sei bisessuale, giusto? Quindi non c'é alcun problema per Malia, o sbaglio...?» Sussurra. 
Stiles sente come una piccola scossa, e il respiro del più grande su di lui.
Derek non sa cosa gli stia prendendo, di  solito non provoca le persone così, ma con quel ragazzino non é la prima volta che gli succede.

«...Non...sbagli...» Tentenna, e Derek alza un sopracciglio, andandosene, e lasciando Stiles imbambolato.

Ha dubitato prima di rispondere, anche troppo, e Derek se n'é ben accorto.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


«Stiles!» Esclama Malia, correndo incontro al ragazzino. 
Stiles si lascia abbracciare, cercando di sorridere tutto il tempo, ed entrano con gli altri all'interno del solito bar.

Malia si siede accanto al suo ragazzo, quando nota che Stiles si sta osservando intorno, per poi alzarsi di botto.

«Scusatemi.» Borbotta, andandosene come al solito e lasciandoli tutti imbambolati. 
Ma non sorpresi però, ormai ci sono praticamente abituati.

Lydia lo segue qualche secondo con lo sguardo, insieme a Malia. 
Osservano Stiles sedersi davanti a Derek, in un tavolo non troppo distante dal loro. 
Derek sembra quasi lo stesse aspettando.

«Non riesco a capire...» Borbotta Malia, continuando a fissare quei due. Ora Derek sembra proprio stia sorridendo, mentre Stiles gesticola.
Malia non ha mai capito come mai il suo ragazzo vada a sedersi ogni mattina davanti al professore di matematica, di cui tutti a scuola ormai parlano.

«Che intendi?» Le fa Scott, seduto tra lei e Hayden. Jackson assume un'espressione perplessa.

«Non capisce ovviamente cosa ci faccia Stilinski con il professore-iosonosexyHale.» 
Spiega brevemente Jackson a Scott, circondando con un braccio Lydia.
Scott sussulta, e cerca di evitare lo sguardo sospettoso di Malia.

«Scott? Tu ne sai qualcosa? Sei il suo migliore amico, in fondo.» Lo riprende lei.

Scott sospira, e sa che non può mentire. Anche perchè non saprebbe cosa inventarsi, e non é così bravo a dire le bugie, purtroppo. 
Spera solo che Stiles dopo non si incazzi con lui.

«Okay, forse so come si conoscono.» Ammette allora. 
Anche Kira sembra interessata, e Isaac si sistema meglio la sciarpa, che non vuole togliere neanche dentro al locale:
tutti insomma guardano Scott con un'espressione interrogativa, curiosa.

«Si sono incontrati in un...umh, locale.»

Malia lo guarda strano.

«Locale? Che tipo di...locale?»

Lui avvampa.

«Non lo so, ma...insomma, Stiles è...bisessuale, ecco.»

Scott si aspettava facce sorprese, esclamazioni, o anche svenimenti se necessario, ma non di certo quell'indifferenza.

«Beh?» Chiede, confuso. Lydia ride, sistemandosi i capelli rossi.

«Scott, si sapeva giá che Stiles avesse un lato gay.»

Jackson annuisce, e Malia aggrotta le sopracciglia:

«Sì, infatti, è per questo che sono preoccupata.» Fa Malia.

«A me Stiles non ha mai detto nulla.» Interviene Hayden, forse l'unica stupita.

«A nessuno ha detto nulla, tranne a Scott ovviamente. È solo che...ecco, ce lo aspettavamo.» Si intromette Isaac.

«Comunque mi ha detto che puoi stare tranquilla, Mal. Hanno avuto una storia, tempo fa, ma ora sono solo amici, ecco.» La informa Scott, anche se a vedere quei due non ne sembra così tanto sicuro. 
Già è abbastanza strano vedere il proprio professore interagire con uno studente, niente di meno che il suo migliore amico, e ancora di più lo è se il cosidetto professore non ha le solite espressioni imperscrutabili e impassibili che assume a lezione.

Jackson sputa il caffè che gli era appena arrivato.

«Vorresti dirmi che Stiles, Stiles Stilinski in persona, ha avuto una storia con...lui?!» Esclama, e anche Lydia ne pare sorpresa.

«Proprio così.» Annuisce Scott.

«Non per dire niente, ma Stiles è davvero un ragazzo fortunato!» Scherza Kira.

Malia non sembra per niente rassicurata.

«Comunque dovrei venire a lezioni con voi, che matematica del livello superiore è troppo difficile per me, così penso mi spostino.»
Parla d'un tratto. 
Così magari può anche far capire a questo professor Hale che Stiles è fidanzato, e non deve averci niente a che fare.

---

Derek appena entra in classe 1D tutti si zittiscono e si mettono ai propri posti. Lui é uno che si fa ben rispettare, e credo nessuno voglia mai provocarlo. 
Le finestre sono aperte, e fanno entrare oltre che un'aria fresca uno spiraglio di luce.

Derek si siede dietro la cattedra, dopo che il suo sguardo si è posato un secondo su Stiles, per poi tirare fuori il libro di matematica.

Sta quasi per iniziare a spiegare un nuovo argomento, quando la porta della classe si apre improvvisamente, e una ragazza sull'uscio guarda Derek:

«Mi hanno cambiato corso, lei é il professor Hale, giusto?» Fa, con voce ingenua.

Derek la osserva bene: capelli castani lunghi e mossi, con degli occhioni marroni. Bel fisico, e gli sembra di averla già vista da qualche parte.

«Sì, tu sei?» Risponde Derek, sospettoso.

«Malia Tate.»

La ragazza allora va a sedersi in un posto libero, mentre Derek resta qualche secondo interdetto, pensieroso.

Malia, Malia....

Quel nome gli ricorda qualcosa... ma sì, ecco! La ragazza fa parte del gruppo di amici di Stiles, e se non sbaglia è proprio la sua ragazza.

Stiles intanto ha il volto leggermente abbassato, e cerca invano di capire cosa stia pensando Derek in quel momento.

«Vieni su Tate, devo valutare come ho fatto con tutti le tue conoscenze e competenze nella materia.» Esordisce Derek, cercando di trattenere un sorrisino sadico. 
Non sa bene perchè, ma quella ragazza non gli sta molto simpatica, e appena viene alla lavagna lo sguardo di Derek cade su un'espressione abbastanza difficile del libro.

Malia si sistema i capelli, quasi con fare superiore, e scrive l'espressione, mentre Derek la osserva stando in piedi, notando come lo sguardo di lei diventi sempre più disperato. Sicuramente non è in grado di farla.

Infatti la ragazza si limita a fissare i numeri e le lettere come in trance.

«Ce la facciamo Tate entro stasera?» Ironizza Derek dopo qualche minuto, seguito dalle risatine generali.
Le solite ragazzine che ridono per portarselo a letto, ormai ci é abituato.

«É troppo difficile, professore!» Si lamenta lei, girandosi per fissarlo male.

«Forse, Tate, questo corso non é adatto a te.» La provoca Derek, incrociando le braccia. 
Malia fa uno strano sorriso.

«Forse, professor Hale, i ragazzini non sono adatti a lei. Che ne dice di qualcuno della sua etá?» Ribatte lei. Derek dischiude la bocca, nessuno fiata.

Gli tornano in mente Paige e Kate, tutto quello che ha passato con loro, tutti i dolorosi ricordi.
Derek stringe la mani a pugno, abbassando il volto, e Malia si rende conto di essere stata troppo impulsiva. Non sa cosa dire, ma di sicuro si è già pentita, troppa gelosia, dannazione.

«Professore io...»

«Vattene, e non tornare piú.» Esclama Derek freddamente, per poi andarsene invece via lui. Deve scautizzarsi, deve scaricare tutta la rabbia. Altrimenti potrebbe esplodere.

Uscito dalla classe ferma il primo bidello che trova, e gli chiede di occuparsi della classe in sua assenza.

Si dirige verso una stanzetta che ha scoperto una settimana prima, chiudendosi la porta alle spalle con violenza. 
Qui non lo disturberà nessuno.

Ci sono dei sacchi da box, e qualche attrezzatura come dei pesi. 
Derek accende una piccola luce che illumina fiaccamente la stanza, e si toglie la maglia, prendendo dei guantoni.

Comincia a dare pugni continui al sacco, senza mai fermarsi, e cercando di ignorare i ricordi che stanno affiorando sempre di più.

Paige è stata la sua prima cotta, il suo primo amore adolescenziale.
D'un tratto, dopo due anni che stavano insieme, l'ha trovata a letto con un altro. E la sua fiducia si stava sgretolando sempre di più.

Con la morte dei suoi genitori e di sua sorella anche l'amore se ne stava andando, e si stava chiudendo in se stesso.

Poi è arrivata Kate. Kate Argent. 
Una bella donna, davvero, incontrata qualche anno fa. 
Peccato che mentre Derek stava cominciando a fidarsi nuovamente di una persona e ad amare, lei lo sfruttava unicamente per i soldi di famiglia, e nel frattempo si sentiva con altri uomini.

Insomma, erano capitate tutte a lui, e ormai non dava più fiducia a nessuno, e meno ancora l'amore.

Chi era quella ragazzina per dirgli certe cose? Non lo conosceva neanche, non sapeva nulla lei. 
Solo il suo nome.
Come si era permessa?

E mentre sgancia l'ennesimo pugno, leggermente sudato visto il caldo soffocante della stanzina, sente la porta socchiudersi.

Si ferma, girandosi perplesso. 
E adesso chi é?

Quando incontra due occhi nocciola quasi sussulta.

«Derek...» Sussurra Stiles, per poi soffermarsi anche troppo sui suoi addominali. 
Dio, ma quanti ne ha? 
É umano?

«Stiles, cosa ci fai qui?» Sospira il più grande, per poi rigirarsi verso il sacco, e tirare un altro pugno. 
Sente la tensione su tutti i muscoli, e Stiles non può che rimirare la sua schiena muscolosa, con uno strano tatuaggio. Ma adesso non gli interessa più di quello che vuole dirgli.

«Volevo scusarmi per Malia.» Mormora, gesticolando nervosamente.
Derek tira un altro pugno ancora.

«Non ti devi scusare tu per la tua ragazzina, Stiles.» Replica, aspramente.

Stiles abbassa leggermente il volto, imbarazzato. Ha una felpa di un verde particolare, e dei jeans semplici.

«È che... posso capire se non vuoi più sentirmi o parlarmi, sai...»

Derek si ferma un attimo, continuando però a dare le spalle al ragazzino.

«...Insomma, sono un ragazzino, e lo so che non dovresti avere alcun tipo di rapporto con i tuoi studenti... 
E Malia probabilmente neanche pensava davvero quelle cose... Insomma, alla fine non ci conosciamo neanche così bene, e posso capire che non hai voglia di parlare con uno stupido ragazzino logorroico sai..
In realtá non so neanche io perché sono qui a dirti queste cose, quando dovrei essere in classe, e perché ogni mattina mi siedo al tuo tavolo...»

Derek a quel punto si gira, cercando di capire dove voglia andare a finire Stiles. Incrocia le braccia al petto sudato, e sente i muscoli rilassarsi.

«... È solo che non riesco a dimenticare il nostro primo incontro, Derek. 
Non riesco proprio e... se vuoi che la smetta di parlarti Derek, o anche solo di rivolgerti la parola, io...capirò.»

Stiles abbassa ancora di più la testa, anche perchè cerca di evitare di fissare il fisico scolpito del ragazzo di fronte a lui.

Derek vorrebbe dirgli "sì, va bene." 
E Stiles così non riempirebbe più le sue mattinate al bar, o eventuali conversazioni fuori da scuola.

Eppure...eppure non ci riesce. 
Fa per aprire la bocca, ma non ne esce nulla. La verità é che neanche lui può ignorare quello che è successo con il ragazzino, e quello che insieme volevano fare. 
La promessa. 
Non può.

E alla fine una chiacchierata di dieci minuti davanti ad un caffé cosa sarà mai? Non comprometterà di certo il suo ruolo da professore, di sicuro non fa nulla di male, insomma.

«Stiles, la ami? Malia.» Parla invece Derek, mentre Stiles sussulta, non aspettandosi di certo una domanda simile.

«Non ho mai conosciuto nessuno per cui valesse la pena amare.» Ammette, con un tono più basso, facendo rabbrividire con queste parole il più grande.

«E allora perchè ci stai insieme?»

«Forse perchè sto cercando di aggrapparmi a tutto ciò che posso per non mollare..»

«E ci stai riuscendo?»

Stiles si limita a fissarlo, senza rispondere. 
E Derek sa che non c'è bisogno di una risposta, così va a rimettersi la maglia, per poi uscire dalla stanza passando accanto a Stiles:

«Ci vediamo domattina, ragazzino.» Semplicemente lo saluta, e Stiles sorride come un ebete, rimanendo imbambolato sull'uscio della porta.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Malia Tate il giorno dopo si era scusata così tanto con Derek che lui alla fine l'aveva perdonata quasi per farla stare zitta. Così lei continua a far parte della sua classe, anche se non osa più aprire bocca, se non interpellata.

È pomeriggio inoltrato, e Derek è in palestra. Ultimamente la frequenta poco, e deve recuperare il tempo perso. Tiene tanto al suo fisico, e si preoccupa di essere sempre in buona forma fisica. Non sa bene perché, ma lo sguardo del ragazzino sul suo corpo l'aveva fatto sentire soddisfatto dei suoi sforzi, e anche se non lo ammetterà mai forse anche un pò eccitato.

Ma basta pensare a Stiles, adesso arriva la vera fatica. 
A quest'ora, essendo vicino alla chiusura, c'é poca gente in palestra, e Derek va a torso nudo verso i pesi. 
Ne prende due dai più pesanti, e comincia a portarli su e giù, mentre i muscoli delle braccia si evidenziano sempre di più.

Comincia a sudare piano piano, e decide di prendersi una pausa andando al bar della palestra- visto che é qua da più di un'ora- dove si rilassano solitamente gli atleti.

Con un asciugamano sulla spalla apre una porta, e sbuca su una piccola sala con dei divani e un bancone. 
Ci sono anche delle macchinette, che gli fanno irrimediabilmente pensare a quando il ragazzino stava litigando com una di esse. 
Il che lo porta a sorridere leggermente.

Ci sono alcune ragazze che conversano sui divani in pantaloncini e reggiseno sportivo, che gli lanciano ogni tanto delle occhiate, mentre i ragazzi sono in fila alle macchinette prevalentemente.

Derek si avvicina al bancone, con una bionda dietro di esso.

«Una bottiglietta d'acqua, grazie.» Esordisce, mentre quella gliela porge sorridendo.

«Sei di queste parti? Non ti ho mai visto.» Cerca di attaccare bottone. Derek la osserva bene: occhi verdi, sotto ai vestiti si intravede un bel fisico.

«In realtà prima non ero qua a Beacon, e di solito quando mi fermo qua, in questa sala, c'è sempre un ragazzo dietro al bancone.» Le spiega, afferrando la bottiglietta in mano.

Conversa qualche minuto con la ragazza, la quale ha anche la prontezza di lasciargli il numero, prima che lui torni agli attrezzi.

Sta per prendere nuovamente dei pesi, quando sente una voce alle sue spalle:

«Professor Hale? É una sorpresa trovarlo qua, anzi, in realtá non proprio.»

Derek si gira perplesso, trovandosi di fronte ad un ragazzino che gli sembra vagamente familiare. 

«Non si ricorda chi sono?» Sorride lui. Ha dei capelli sul castano chiaro, e degli occhi verdi. 
Il fisico niente male, affatto.

«Sei in una delle mie classi, giusto?» Chiede conferma Derek. 
Non sembra essere troppo grande, forse fará il primo.

Il ragazzino annuisce.

«In 1D, prof. Theo Raeken.» 
Derek improvvisamente si ricorda di Theo.

É in classe di Stiles, sì, ed è davvero bravo. Anche troppo, ma quando Derek gli aveva consigliato di frequentare il corso più avanzato Theo gli aveva risposto che dopo gli orari non gli stavano comodi, per i suoi impegni extrascolastici.

E ora quel ragazzino era davanti a lui, in soli pantaloncini della tuta, e che lo fissava molto esplicitamente.

Derek sente d'un tratto il suo telefono vibrare, e sotto gli occhi di Theo lo tira fuori, vendendo sulla home un numero sconosciuto.

"Prof, seriamente non ha mai visto Star Wars? Non ci dormo la notte."

Non può evitare di sorridere. 
É sicuramente Stiles. 
Il giorno prima avevano parlato a colazione, o meglio Stiles aveva iniziato la conversazione, dei film. Purtroppo Derek nell'argomento non è minimamente afferrato, e Stiles lo guardava come se fosse un alieno. Stamattina Derek non aveva lezioni, perciò era rimasto a casa.

Digita veloce una risposta:

"No, StilesDevo consigliarti un modo per passare al meglio la notte?"

Theo cerca invano di sbirciare i messaggi:

«É impegnato, prof? Visto come ha sorriso al messaggio.» Parla Theo, facendo un sorrisino malizioso. 
Derek alza un sopracciglio, è molto diretto il ragazzo, anche troppo, e sfacciato.

«Ci stai provando con me, Raeken? Perché ti ricordo sei un mio studente, e non esco con i ragazzini.» Ribatte, e voleva aggiungere che lui è eterosessuale, ma non sa bene perchè non l'ha detto.

Derek allora si gira, e fa per andarsene:

«Però con Stilinski vedo che ti ci diverti, ed é pure uno sfigato e senza un muscolo, perchè?»

In pochi secondi Theo si ritrova con la schiena contro il muro, e Derek lo blocca con il suo corpo, incenerendolo con lo sguardo:

«Non parlare così di lui, e ringrazia che sei tremendamente bravo a matematica.» Ringhia, mentre Theo sembra leggermente spaventato, anche se fa un sorrisino da 'lo sapevo'.

Derek lo lascia andare, sentendo che gli è arrivato un altro messaggio, e questa volta si allontana parecchio da Theo:

"Professore, mi dicaCosa potrei fare la notte invece di dormire?
Stiles."

Derek fa un leggero sorriso:

"Per esempio guardati i documentari di Piero AngelaSono molto costruttivi."

La risposta arriva subito:

"Non era il passatempo che mi aspettavo... che fai?
Stiles."

Derek non sa ancora come il ragazzino abbia avuto il suo numero, e di sicuro glielo chiederà appena lo rivedrà, e cerca di ignorare il fatto che sta messaggiando con un suo studente, neanche ancora maggiorenne.

"Sono in palestra, tu?"

Derek non si ritrova mai a messaggiare con qualcuno, anche perchè di amici non ha praticamente nessuno, perciò si ritrova con un pò d'ansia senza sapere se va bene quello che ha scritto oppure no. Ha fatto bene a chiedergli a sua volta cosa fa, no?

"Mi sto annoiando a morte, mi piacerebbe parlare con te.
Stiles."

Inoltre in allegato c'è un selfie di Stiles in cui mostra la sua faccia annoiata e un'altra foto che riprende il locale dove si trova. Derek lo conosce bene quel ristorante: é circondato da un lato da un immenso prato, che sembra quasi una distesa d'acqua di notte.

Derek non risponde, senza sapere cosa fare o dire. 
Ha detto che vorrebbe parlare con lui, ma intendeva dal vivo oppure in chat? Anche se gli ha mandato la foto del locale, quindi forse è un chiaro segno che vuole che venga lì. 
Derek sospira, perché le relazioni umane sono così complicate? 
Ecco anche perché non vuole amici, ma in realtà quel ragazzino non sa neanche lui cosa sia.

Alla fine è quasi ora di andarsene, e non ha nulla da fare a casa, perciò decide di andare lì e buonanotte. 
Si fa una veloce doccia in spogliatoio e si riveste, uscendo dalla palestra, passando accanto a Raeken che lo guarda come per dirgli 'Non è finita qui'.

---

Stiles è in un ristorate piuttosto elegante con i suoi amici. 
Ci sono tutti quelli del suo gruppo, ed è seduto tra Malia e Scott. 
Davanti a lui ci sono Jackson e Lydia.

«Tra non molto ricomincia basket a scuola, ci iscriviamo?» Parla Scott, rivolgendosi prevalentemente a Jackson e Stiles. 
Stiles guarda assorto la schermata del telefono, aspettando la risposta di Derek.

Forse non vuole semplicemente parlare con lui, alla fine perchè dovrebbe? 
È il suo professore, in fondo non sono neanche amici. 
Eppure qualcosa sono.

«Se qualcuno ci ascoltasse...» 
Fa Jackson, richiamando Stiles all'attenzione. 
Tramuta la sua espressione annoiata in una sorta di sorriso:

«Non so ragazzi...»

«Stiles, sei bravissimo a basket!» 
Lo riprende Scott, senza capire cosa non vada.
Stiles si stringe nelle spalle.

«Vedremo, okay?»

Lydia lo guarda strano, e Stiles ritorna a guardare il telefono. 
Perchè aspetta così tanto una risposta dal piú grande? 
Che Derek stia entrando piano piano nella sua quotidianità per poi entrare nella sua vita?

No, no. 
Meglio per lui che non entri. 
Non vuole che nessun altro a causa sua si ferisca. 
Eppure...sente questa strana necessità di averlo accanto.

In fondo ci può sempre parlare ogni tanto, senza comunque farlo entrare nella sua vita, no?

«Perchè guardi tutto il tempo il telefono?» Gli chiede Malia, facendolo sobbalzare. 
Lo guarda sospettosa.

«Niente, mio padre deve scrivermi come stava andando il suo nuovo caso, niente di che.» Mente, per poi guardare con lo sguardo fuori dal ristorante. 
Le pareti non ci sono, solo vetrate, quindi ha una buona vista del giardino esterno. 
È buio fuori, e solo qualche lampione illumina il tutto.

Eppure c'è un lampione in particolare che adocchia che sembra illuminare fiaccamente l'esterno, e a Stiles sembra quasi di notare qualcuno fuori che sta guardando proprio nella sua direzione...
Forse sono solo allucinazioni, o effetti della luce, ma quando quel qualcuno si fa più avanti gli sembra proprio Derek.

Che cosa buffa, pensa scuotendo la testa. 
E in quel momento gli arriva un messaggio.

"Esci, idiota.
Derek."

Stiles fa un enorme sorriso, e questa volta non è costretto a sforzarsi, e si alza da tavola di botto. 
Tutti si zittiscono e lo guardano perplessi.

«Emh, scusate, devo andare al bagno.» Si inventa, per poi tornare con lo sguardo su Derek, che è fuori dalla vetrata, un pò nascosto nel buio, e gli occhi verdi puntati su di lui.

I ragazzi allora tornano a parlare, senza sospettare nulla, e Stiles si dirige verso l'uscita.

Esce direttamente in giardino, cercando il ragazzo con lo sguardo. 
Lo trova vicino al lampione, con le mani in tasca, e leggermente imbarazzato.

«Non credevo saresti venuto.» 
Parla Stiles, cercando di non mostrarsi troppo entusiasta, e avvicinandosi a lui.

«Non avevo nulla da fare.» Scrolla le spalle Derek.

«Aspetta, spostiamoci da qui.» Fa il ragazzino, per poi correre verso un piccolo percorso di ciottoli, seguito da Derek, che li porta dietro diversi alti cespugli. 
Di fronte a loro c'é un campo vastissimo, che con il buio sembra quasi il mare, il nulla.

Stiles si sede con la schiena appoggiata al cespuglio, e Derek lo imita. Hanno entrambi una maglia blu, anche se di due tonalità diverse.

«Perchè ti annoiavi? Stavi con i tuoi amici.» Inizia la conversazione Derek, fissando davanti a sè. 
Stiles scuote leggermente la testa.

«Con loro non sono me stesso, devo continuamente fingere di essere felice, che vada tutto bene.» Mormora Stiles.

«E con me?»

Stiles lo guarda di sottecchi.

«Con te non ho bisogno di fingere nulla, sai.» Ammette, il che porta Derek a sorridere leggermente.

«Com'è andata in palestra? Io non riuscirei a resistere neanche un minuto, lì...» Scherza Stiles.
Derek assume un'espressione indifferente.

«Niente di che, una mi ha dato il suo numero, e ho incontrato Theo Raeken, che va a lezioni di matematica con te.»

Stiles strabuzza gli occhi.

«Niente di che? Una ragazza ti ha dato il numero e niente di che? Com'è poi?»

«Bella, anche se mi succede spesso, non per vantarmi ovviamente.» Ironizza Derek, beccandosi una gomitata dal più giovane.

«E...umh, quante di queste richiami?» Ha il coraggio di chiedere Stiles.
Derek sospira.

«A volte nessuna, ad essere sinceri.»

Stiles senza sapere perchè sente tutti i suoi pochi muscoli rilassarsi.
Entrambi fissano la distesa davanti a loro, perdendosi in quell'oscuritá.
C'é un silenzio assordante.

«E poi, Theo? Sì, ho capito chi é, ma che ci faceva lì?» Esclama Stiles, confuso.

«Mh, forse si allenava? Almeno credo sia quello che si fa in palestra, poi non so che idea tu hai.» Lo prende in giro Derek. Stiles sfessura gli occhi.

«Divertente, davvero, e vi siete non so, parlati? Salutati? Ti ha riconosciuto?»

Derek avvampa.

«Sì, penso ci abbia provato con me.» Stiles sussulta alle sue parole. 
Theo é davvero un bel ragazzo, l'ha potuto notare, e anche il suo fisico non è da meno. Peccato che Derek è sicuramente eterosessuale, ma...

«E tu...?»

«Ovviamente gli ho fatto capire di smetterla.»

«Perchè non esci con i tuoi studenti e con i ragazzini, giusto?» Intuisce Stiles. Se ci fosse una minima probabilitá che a Derek piacciano anche gli uomini sicuramente non rifiuterebbe uno come Theo Raeken.

Derek annuisce, osservando il ragazzino di nascosto. 
Quel suo nasino all'insù, quei lineamenti dolci e delicati.

«Adesso sono curioso di sapere come hai avuto il mio numero, in vie dubbiamente legali immagino.» Scherza, e Stiles non può che imbarazzarsi.

«Emh, diciamo che l'ho avuto...grazie a mio padre...» Borbotta. 
Derek lo guarda interessato.

«Lo Sceriffo? Che intendi?»

«Che forse, ma dico forse, ho guardato nei suoi archivi, dove forse, e ripeto forse, ci sono i dati di tutti??» 
Dice tutto d'un fiato, e Derek scuote la testa divertito.

«E non potevi semplicemente chiedermelo?»

«Beh, tu non frequenti i ragazzini, no?» Ribatte Stiles, anche se per 'frequenti' si riferisce più che altro al semplice uscire, stare insieme.

Derek sorride nel buio, e Stiles ne rimane un attimo imbambolato:

«Diciamo che faccio delle eccezioni.» Risponde semplicemente, portandolo a sorridere a sua volta.
Stiles si perde un attimo in quei occhi verdi, quando sentono entrambi dei rumori che li portano a sussultare:

«Stiles?» Sentono urlare una voce, e Stiles si alza immediatamente, facendo segno a Derek di restare giù dietro al cespuglio.

Nonostante il cespuglio sia tremendamente alto riesce a vedere Scott che lo cerca, per il percorso.

«Ei! Sono qui!» Esclama, così che Scott si fermi senza andare avanti. 
E infatti l'amico lo guarda fermandosi di fronta dal cespuglio:

«Che diavolo ci fai qui?»

Stiles avvampa.

«Umh, volevo prendere una boccata d'aria.»

Scott lo guarda sospettoso.

«Umh, okay, vieni dai, che ordiniamo il dolce.»

Stiles sospira.

«Okay arrivo subito, tu intanto vai.»

Appena Scott scompare dalla sua vita torna a guardare Derek, il quale non ha staccato gli occhi dal suo profilo neanche un secondo.

«Scusami, devo andare...» Inizia a parlare, e Derek allora si alza.

«Umh, sì, allora ci vediamo...domani mattina?» Chiede insicuro Derek, rilassandosi poi al sorriso del più giovane.

«Sì, domani.»

E così se ne vanno entrambi, chi in un posto chi nell'altro, e quando Derek entra nella macchina sente il telefono vibrare.

Lo apre, leggendo il messaggio:

"Professore, è stato piacevole passare del tempo in sua presenza nonostante il poco tempo...sì, mi sto sforzando di scrivere con termini formali e di un certo livello...
Stiles."

Derek mette in moto la Camaro, scuotendo la testa divertito.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Derek si alza dal letto, dirigendosi in cucina a prepararsi qualcosa. 
È domenica, quindi ha tutta la giornata libera.

È a petto nudo, con solo dei boxer, e i capelli arruffati. 
Si prepara il caffé, mentre sbadiglia sonoramente, nonostante siano le undici di mattina.
Il sole filtra attraverso le tende delle vetrate del loft, finendo sul corpo di Derek.

«Anche per me, grazie.» 
Parla una ragazza bionda, entrando nel salone. Derek annuisce. 
É Erica, una ragazza che ha conosciuto qualche mese fa in un pub, e lui le ha fatto subito intendere di non volere una relazione seria. 
Lei era stranamente d'accordo con lui, accettato di fare questi incontri saltuari, si definiscono diciamo 'friends with benefits'.

A Derek dispiace che la ragazza voglia perdere tempo con lui, é molto bella e anche intelligente, oltre che ad avere un buon carisma. Potrebbe trovarsi un vero fidanzato in meno di un attimo, ma non si è mai voluto impicciare in queste cose personali.

Diciamo che Erica è la persona più vicina ad un'amica che ha, ed ha solo due anni in meno rispetto a lui.

Non ha mentito a Stiles quando gli ha detto di non chiamare quasi mai le ragazze che gli lasciano il numero, e non solo perchè se vuole può tranquillamente chiamare Erica, ma anche perchè la maggior parte le incontra in palestra, e non vuole poi avere discussioni in pubblico o non poter più frequentare la palestra per malintesi.

Derek ha anche lui bisogni fisici come tutti, ed é più che normale senta il bisogno di soddisfarli.

Derek non vuole relazioni, non vuole impegnarsi nè affezionarsi a qualcuno, e non crede cambierà mai idea.

«Come va con la scuola? 
Gli studenti ti creano problemi?» 
Parla la ragazza, per fare conservazione, in una leggera canotta, seduta sul tavolo di fronte a lui.
Derek beve il suo caffè.

«No, nessun problema, solo troppe ragazze che ci provano di continuo, e non solo.»

Erica ride, anche se non sembra affatto sorpresa.

«Stranamente me lo aspettavo! 
Che vuol dire 'e non solo'?»

Derek sospira.

«Anche un ragazzino ci ha provato esplicitamente, quando l'ho incontrato in palestra.»

Erica si fa curiosa, interessata.

«È bello almeno?»

Derek annuisce, indifferente alla cosa.

«Ti sei fatto qualche amico? Anche tra professori, non so.»

Lui avvampa.

«Diciamo che ho conosciuto un ragazzino, niente di che insomma, penso di...poterlo considerare una specie di amico.» Borbotta, non volendo specificare come l'ha conosciuto.

«Per 'una specie di amico' intendi come noi?» Fa Erica maliziosa, e anche con tono scherzoso.

Derek quasi si strozza con il suo caffè.

«No, Er! Insomma, parliamo ogni tanto, niente di che. É complicato.» 
Cerca invano di spiegarsi, e Erica fa finta di capire.

Eccome se è complicato, pensa Derek. Sembra sempre che entrambi abbiano un continuo bisogno di scambiarsi parola, nonostante fuori da scuola non si frequentino, e quindi il loro rapporto non si può proprio definire con la parola 'amicizia', non che Derek si intenda poi così tanto di queste cose.

Derek pensa che è partito tutto dal loro primo incontro, anche se non sa bene come, ma sente che tutto è collegato a quello che hanno condiviso insieme quella sera.

«Io vado Der, ci risentiamo, stammi bene, okay?» Dice Erica subito dopo colazione, con voce premurosa. 
Lei ci tiene davvero al ragazzo, e vorrebbe solo che lui si fidasse più di lei. Non le interessa se il suo comportamento è burbero o così misterioso. 
Di sicuro c'è dietro un motivo, e spera che prima o poi lui si confiderá con lei.

Derek appena lei si riveste e se ne va prende il telefono, come se si aspettasse un certo messaggio da una certa persona, e scuotendo la testa decide di uscire. 
Una bella corsetta non gli fará di certo male, in palestra preferisce non tornarci per un pò.

---

Prende un sentiero vicino al bosco che di solito non fa quasi mai. 
É nascosto, e ad un occhio poco attento potrebbe diventare come invisibile.

Eppure è immerso nella natura, e sembra quasi che lì il paesaggio è magico.

Il sentiero inoltre é solcato da un ruscello, la quale acqua scorre impetuosa, interrotta dal cinguettio di qualche uccello.

Derek comincia a correre, con una canotta bianca e con dei pantaloncini elastici, forse anche troppo stretti, mentre arriva alla fine del percorso, che porta poi ad un vasto prato circondato da alberi.

Derek sbuca così sull'erba soffice, e decide di fermarsi un attimo, quando sente dei rumori alla sua destra. 
Sa che c'é un piccolo campo da basket, c'è sempre stato.

Si gira, per capire chi diavolo c'è a quest'ora, e quasi salta sorpreso.

Un ragazzino è girato di spalle, con la palla in mano, e la lancia verso il canestro, centrandolo in pieno.

«Stilinski.» Dice semplicemente Derek, poco distante da lui. 
Stiles si gira improvvisamente, sussultando. 
Derek nota che ha le solite occhiaie, anche se oggi forse più evidenti del solito.

«Dio, ma tu sempre i colpi devi farmi prendere? Potresti che ne so avvertire? Magari da lontano, tipo!» Inizia a parlare a vanvera, leggermente sudato. Stiles indossa una divisa rossa, e dei pantaloncini elastici abbastanza larghi.

«Che fai qui?»

C'è il cemento sotto ai loro piedi, quasi in contrasto al prato che li circonda. 
Il sole lancia riflessi dorati sui due, riscaldando i loro corpi.

Stiles sorride ironicamente.

«Direi che sto contemplando il canestro, é molto bello, sai?» Ironizza, mentre Derek lo guarda male.

«Come sai di questo posto?»

Stiles palleggia la palla a terra, tenendo lo sguardo fisso su Derek.

«Ci vengo quando non ho niente da fare, quando voglio stare da solo.»

«Ti...ti devo lasciare solo?» Chiede Derek con voce insicura.

Stiles sorride leggermente.

«No, puoi restare. Tu invece come sai di questo posto? É piuttosto isolato...»

Derek abbassa un secondo lo sguardo.

«Venivo qua quando ero piccolo.»

Giá, Derek si allenava qui fuori da scuola, prima che i suoi genitori e sua sorella morissero. 
Anche perché dopo ha cambiato città.

«Dormi poco ultimamente, Stiles.» Gli fa notare il più grande, mentre il ragazzino fa un altro canestro, con una concentrazione che Derek non può che ammirare. Ha i capelli sudati, e alcune ciocche gli scendono sulla fronte.

«Quasi sempre in realtá.»

«È successo qualcosa?»

«In realtà stamattina ho solo avuto una piccola discussione con mio padre, mangia troppe schifezze, e gli fa male al colesterolo. Non vuole proprio capirlo.» Si sfoga, fermandosi un attimo.

Derek accenna un sorriso, osservando meglio quel ragazzino. 
Chissà perché dorme così poco, ma non si sente di chiederglielo. 
Sono cose molto personali, immagina.
Forse più avanti...

«È buffo come ti preoccupi così tanto degli altri ma mai di te.» Se ne esce Derek. 
Stiles dischiude la bocca, perdendosi nei suoi occhi verdi.

Se si preoccupasse davvero di sè non avrebbe quelle occhiaie così evidenti, e quella sera non sarebbe stato lì sul ponte. Per quel preciso scopo.

«Come puoi dirlo?» Mormora, mentre Derek si avvicina di più.

«Perchè si vede che sei preoccupato per tuo padre, e perché quella sera...quella sera mi hai fatto promettere di non mollare, di non...uccidermi...»

'E neanche mi conoscevi', vorrebbe aggiungere.

Stiles sorride, palleggiando di nuovo la palla con agilità, quando Derek di scatto gliela ruba, per poi fare un canestro a dir poco difficile. 
Si gira alzando un sopracciglio al ragazzino, come in tono di sfida.

«Mi sono perso il momento in cui mi dici di essere non solo intelligente, bello ma anche così bravo a basket.» Si complimenta Stiles, riprendendosi la palla, per poi bloccarsi. 
Aspetta...cos'ha detto?

Derek incrocia le braccia al petto, con la canotta che lascia poco all'immaginazione.

«Bello? Uh, grazie.» Ride, godendosi l'espressione imbarazzatissima di Stiles: non lo voleva affatto dire, dannazione.

«Comunque ci gioco fin da quando sono piccolo, ma più che altro é una passione, anche se mi ha permesso di ottenere diverse borse di studio.»

E vorrebbe aggiungere che è servito molto come distrazione dai suoi problemi, dalla sua vita, ma non lo dice. Stiles é ancora rosso, e annuisce.

Stiles si sposta con il corpo più verso Derek, e il sole gli illumina il viso. 
Fa per spostarsi, infastidito, quando Derek lo blocca:

«Aspetta.»

Stiles cerca di guardarlo senza accecarsi, confuso.

«Aspetta cosa?»

Derek si avvicina al ragazzino, osservandolo attentamente.

«I tuoi occhi...» Sussurra, come incantato. Stiles continua a non capire.

«I miei occhi cosa?»

Derek sorride. Proprio come pensava.

«Hanno lo stesso colore del miele.» Mormora, per poi girarsi dandogli le spalle. Stiles è immobilizzato, senza sapere cosa dire o fare.

«E comunque anche tu non sei affatto male a basket, ci si vede, Stilinski.» Lo saluta Derek, visto che deve finire la sua corsa.

«Ne sono onorato, professor Hale!» Esclama il ragazzino, osservando il corpo muscoloso di Derek sparire oltre il prato.

--

La porta si spalanca, e un ragazzino apparentemente incazzato volge lo sguardo all'interno della stanza.

Derek e Jennifer, seduti su delle sedie, si girano di scatto, insieme agli altri professori.

Stiles Stilinski è appena entrato in aula docenti, o meglio, è sull'uscio, e sembra proprio guardare male Derek.

Derek allora si alza, perplesso:

«Ci penso io.» Dice agli altri colleghi, confuso, mentre segue il ragazzino all'esterno. 
Spera solo che nessuno vada a pensare male.

Trascina il ragazzino per un braccio dentro a quella stanzetta con i pesi e i sacchi da boxe, fiaccamente illuminata, per poi lasciare la presa:

«Stiles! Mi dici che ti prende? Piombare così in aula docenti!» Esclama, innervosito.

«Spiegami perchè diavolo risulto nell'elenco degli iscritti al corso di basket della scuola! E mi hanno detto di riferirmi a te!» Sbotta Stiles.
Sono passati un paio di giorni dal loro incontro in quel campo.

«Ti ho iscritto io, perchè so riconoscere un talento, Stiles, e tu mi servi.» Risponde semplicemente, incrociando le braccia al petto.

Stiles assume un'espressione più che confusa.

«Ti servo? Che stai dicendo?»

«Alleno io la squadra di basket della scuola, Stiles, sotto domanda del preside.» Spiega Derek, mentre il ragazzino strabuzza gli occhi.

«Beh, potevi almeno chiedermelo!»

«Mi avresti risposto di no.» Ribatte Derek, sostenendo il suo sguardo.

«Come fai a saperlo?» Chiede Stiles incredulo. Derek lo guarda negli occhi.

«Perchè hai paura, Stiles. Hai paura che possa diventare più di un passatempo, hai paura di divertirti e che potrebbe essere un qualcosa per voler vivere.»

E detto questo Derek se ne va, lasciando il ragazzino imbambolato.
Stiles si ritrova a pensare che forse quel ragazzo lo conosce meglio di quanto credesse.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


«Stiles! Cosa ci fai qui?» Esclama Scott, vendendo il ragazzino entrare nello spogliatoio della scuola.
Stiles sospira, posando il borsone su una delle panche, mentre alcuni studenti si stanno cambiando.

«Mi hanno segnato al corso senza dirmi nulla, e se lo salto proterebbero anche sospendermi.» Dice semplicemente, mentre Scott lo guarda ancora più confuso.

«Chi ti ha segnato?»

Stiles avvampa, mentre si cambia per mettersi la divisa.

«Il professor...Hale.»

Scott capisce ancora di meno.

«Cosa c'entra lui? E come fa a sapere che sei bravo?»

Stiles evita lo sguardo dell'amico, mentre un chiacchiericcio si diffonde sempre di più all'interno dello spogliatoio. 
È quasi ora di andare in palestra.

«Mi ha visto diciamo giocare, in un posto.» Si mantiene sul vago.

«Non capisco, dove?»

«È un posto dove di solito vado quando voglio stare da solo.» Spiega brevemente. 
Non vuole rivelarlo. 
Lui in realtà ha diversi posti dove potersi rifugiare.

Rifugiarsi da certi pensieri, che minacciano di farlo impazzire.

«Va bene, ma ricordati una cosa Stiles.» Il tono di Scott si fa serio.

«Cosa?»

«Stai con Malia.»

Stiles annuisce, dandogli le spalle, e ritrovandosi poco distante un'altra persona, alla quale associa subito un nome, sussultando.

É Theo Raeken.

Lo stesso che ci aveva provato con Derek in palestra, e il migliore del loro corso. Infatti interveniva spesso durante le lezioni.

«Ciao Stilinski.» Lo saluta lui, notando di essere fissato, con un sorrisino strafottente. Ha anche lui una divisa rossa, e le braccia abbastanza muscolose sono in evidenza.

«Ciao Raeken.«

«Quindi saresti un tipo sportivo, tu?» Lo deride Theo, avvicinandosi. 
Scott resta in silenzio senza capire cosa stia succedendo, e Stiles chiude le mani a pugno.

«Sì, e sai chi afferma che ho talento? 
Il professor Hale, in persona.» Sorride alzando un sopracciglio al nominare Derek, e l'altro pare innervosirsi leggermente.

Theo gli si avvicina sempre di più, sussurrandogli qualcosa all'orecchio che può sentire solo lui:

«Prima o poi Hale me lo porto a letto.» E detto questo esce dallo spogliatoio, mentre Stiles rabbrividisce.

«Stiles? Che diavolo succede? 
E hai le nocche completamente rosse!» Esclama Scott, catapultandosi di fronte al suo migliore amico.

Stiles abbassa il volto, dischiudendo il pugno, e notando che in effetti ha stretto anche troppo.

«Niente, Scott, solo qualcuno che mi sta sul cazzo.» Replica Stiles, come se fosse una cosa normale.

«Ma a te non sta mai antipatico nessuno.» Gli fa notare Scott, e Stiles non ribatte. 
Entrambi, cambiati, si dirigono verso la palestra, notando però di essere tra gli ultimi arrivati.

Infatti al centro della grande palestra si è già formato un gruppo di studenti.

«Stilinski, MacCal, siete in ritardo.» Tuona una voce, poco distante dai ragazzi.
Stiles e Scott sussultano, borbottando delle scuse.

Stiles non riesce inoltre a togliere lo sguardo da Derek: ha una divisa nera e rossa, dei pantaloncini neri e una banda che gli tira su i capelli, e che risalta quegli occhi verdi.
Il fisico è fin troppo evidente, dannazione.

«Ovviamente come stavo dicendo siamo troppi, e ci saranno delle selezioni, a partire da oggi.» Spiega Derek, con tutti intorno.

Cominciano prima di tutto a fare qualche esercizio fisico, sotto lo sguardo vigile di Derek, per poi mano a mano prendere la palla.

A fine allenamento Derek decide di organizzare una mini partita a squadre, e Stiles si ritrova in squadra con Scott.
Entrambi sono parecchio stanchi, e Stiles si ritrova spesso senza volerlo a fissare quelle braccia muscolose, per poi scuotere la testa e tornare a pensare al basket. 
Basket e solo basket.

La partita la sta vincendo la squadra di Stiles, quando ad un certo punto Theo gli intercetta la palla. 
Sono in due squadre opposte. 
Theo guarda il ragazzino con un ghigno, per poi correre verso il canestro, evitando gli avversari. 
Stiles lo guarda fare canestro senza poter farci nulla, ma dopo riprende subito la palla.

Theo lo segue, dandogli improvvisamente una spinta, e Stiles si ritrova caduto a terra, mentre Theo procede spedito con la palla.

«Raeken! Ti sembra questo il modo di giocare?» Grida Derek, fermando il gioco. Poi si dirige verso Stiles, il quale lo guarda imbambolato, porgendogli la mano.

Stiles l'afferra senza esitare, e si ritrova in piedi in pochi secondi. 
Theo sembra molto innervosito.

«Prof, l'ho sfiorato! Se è così leggero non ci posso far nulla!» Cerca di giustificarsi Theo, allargando le braccia.
Stiles quasi ringhia.

«Basta così, l'allenamento è finito.» Dice freddamente Derek, interrompendo sia la discussione che le selezioni. 
Stiles si dirige verso lo spogliatoio insieme agli altri, quando si gira un' ultima volta a guardare Derek.
Lo sguardo del ragazzo era già su di lui.

---

Derek é tornato al loft, e si fa una doccia veloce, uscendo in accappatoio, quando una voce maschile lo fa sussultare, e quasi pensa possano essere entrati i ladri.
Poi riconosce la voce, sospirando.

«A cosa devo la tua visita?» Brontola Derek, mentre Peter si accomoda sul divano. Ha una maglia verde a V.

«Volevo sapere come stava il mio nipote preferito.» Fa lui con innocenza.
Derek lo guarda scettico.

«Dimmi perchè sei qui.» Va dritto al sodo.

«Sei sempre il solito, comunque volevo avvertirti che fra due o tre settimane verrá Cora, e sarebbe carino se organizzassimo una cenetta tutti insieme.»

Derek improvvisamente si ricorda che tra più o meno un mese c'è l'anniversario della morte dei suoi genitori e di sua sorella Laura. Rabbividisce, irrigidendosi.
Scaccia via i ricordi, che tanto tra non molto torneranno a tormentarlo.

«Ho capito, e intendi organizzare qualcosa qui? Al loft, giusto?» Intuisce Derek. Peter annuisce, contento.

«Sì, c'è molto spazio qui, e a Cora piace il posto, forse è solo un pò troppo...anonimo.» Dice Peter. 
Derek sbuffa, tra lui e sua sorella non ha contato lo volte che gli hanno ripetuto di rendere familiare questo posto. 
Eppure lui qui non si sente mai davvero a casa, ed è giusto resti così.

Sente vibrare il telefono, e controlla il messaggio che gli é appena arrivato:

"Ehi Der, ti va di andare ad un'inaugurazione, stasera? 
Erica."

«Chi é?» Si impiccia Peter, notando che il nipote sta fissando lo schermo in silenzio.

«Non sono affari tuoi, e comunque un'amica, o almeno credo.» Borbotta Derek in risposta.

«Hai un'amica? Sono contento per te, nipote.» Eppure il modo in cui hai detto la parola 'amica' lascia alludere molte cose.

«Mi ha chiesto di andare ad un'inaugurazione con lei, ma non so cosa rispondere.» Si confida Derek.

«É un'amica o qualcosa di più?»

«Lo facciamo ogni tanto, ma é prevalentemente un'amica. 
Non credo riuscirei ad innamorami di lei.»

'come di nessun altro', vorrebbe aggiungere, ma resta in silenzio.

«Derek, dille di sì. Bisogna tenerseli stretti gli amici, sai.»

Derek alza un sopracciglio, sorpreso delle parole di suo zio.

«Inoltre quando si hanno certi bisogni, e sai bene cosa intendi, fanno davvero comodo.» E dopo questo Peter fa a Derek l'occhiolino.

---

Derek indossa una giacca nera aperta davanti con sotto una maglia bianca, piuttosto stretta. 
Dei jeans invece attillati il giusto. 
Si è anche fatto leggermente la barba, lasciandone quel pò che serve.

Adesso sta aspettando Erica nella Camaro, davanti al suo appartamento. La vede scedere con un vestitino rosso, che le sta davvero bene, e le fascia perfettamente le forme.

Lei entra davanti, sorridendo a Derek.

«Hai capito dov'è il pub? È un posticino elegante, come ti avevo accennato.» Comicia a parlare, mentre Derek parte.

«Stai davvero bene, e comunque sì, ho capito dov'è tranquilla.» La ferma Derek.
Erica sorride di nuovo.

«Ci conosciamo da diversi mesi Derek, e, nonostante siamo usciti come amici poche volte, ti voglio bene, e ci sono per qualsiasi cosa, ricordatelo.»

Derek alle sue parole resta ammutolito. Non riesce quasi a credere che la ragazza si sia davvero affezionata a lui. La guarda di nascosto: forse dovrebbe davvero cominciare a fidarsi? 
Eppure l'idea di affidarsi ad una persona lo spaventa così tanto.
E non sa proprio come si comportano gli amici, non sa nulla di rapporti, soprattutto nell'ambito di amicizia.

Eppure la sensazione di contare qualcosa per qualcuno è davvero bella.

Derek guida per una ventina di minuti, fino a che non arrivano quasi in cima ad una collina, con il buio che costringe Derek ad accendere i fari.
Parcheggia vicino al locale, e scorge nell'oscurità dei laghetti, poco lontani.

Diciamo che sono abbastanza immersi nella natura, e c'è diversa gente che chiacchiera nel giardino, illuminato fiaccamente da lampioni. 
Derek e Erica entrano all'interno, notando che nonostante non sia così grande è tutto molto elegante.
Il bancone da dove ordinare bibite o alcolici è davvero grande, e i tavolini di un nero lucido sono graziosi.

Delle luci colorate illuminano il tutto, e da una parte c'é un piccolo palco, dal quale sta parlando un ometto, probabilmente per inaugurare il pub.

Derek resta vicino a Erica, senza sapere cosa fare o dove andare, rigido. Erica lo porta al bancone, e prendono due alcolici leggeri per iniziare la serata.

La musica non c'é ancora, anche perché più che altro il pub è stato costruito per accogliere piccole band e per mangiare veloci piatti.

Ad un certo punto Erica adocchia un ragazzo:

«Derek, ti dispiace restare un attimo qui? Cerco di estraporale il suo numero!» Gli fa, e Derek annuisce, anche se appena se ne va si sente abbastanza perso.
Si appoggia al bancone, quando una voce dietro di lui lo porta a sobbalzare:

«No, non ci credo.»

Derek si gira di scatto, e vede una persona illuminata da una luce fucsia.
No, non é possibile.

«Stiles?» Mormora, incredulo. 
È incredibile come incontri quel ragazzino ovunque. 
Stiles lo guarda leggermente a bocca aperta, e indossa una camicia a quadri.

«Cosa ci fai qua?» È in grado di parlare.

«Potrei chiederti la stessa cosa.» Gli fa notare Derek, alzando un sopracciglio.

«Mio padre conosce e il proprietario, e mi ha tipo obbligato a venire, perchè secondo lui esco troppo...poco.» Stiles pronuncia l'ultima frase come se gli pesasse. 
Come se gli pesasse che suo padre si preoccupi per lui, e che debba fingere vada tutto bene.
Come se gli pesasse proprio tutto, in realtà.

Ad un certo punto Erica arriva accanto a Derek, quando si accorge troppo tardi della presenza del ragazzino:

«Derek! Io...uh, no, niente, vedo che sei impegnato. Ci risentiamo dopo.» 
E torna dal ragazzo di prima, non senza aver fatto a Derek un occhiolino.
Comincia ad odiare gli occhiolini, in realtà.

«Ecco, io sono venuto con lei.» Fa Derek, imbarazzato.
Stiles annuisce, pensieroso.

«É davvero bella, complimenti, io allora vado...» Fa, per poi girarsi, quando Derek con uno scatto gli afferra il braccio.

«È bella, sì, ma è solo un'amica, e adesso, visto che sembra molto impegnata con un ragazzo, puoi...restare....»
A Stiles si illumina lo sguardo, che prima era completamente spento, e ordinano due alcolici non troppo pesanti, visto che Stiles ancora non é maggiorenne.

Ad un certo punto sentono qualcuno chiamare Il ragazzino. 
Stiles intanto nasconde il bicchiere vuoto, assumendo un'espressione innocente.

«Papá.» Dice semplicemente, sorridendo. Derek nota che in realtá è un sorriso forzato, finto.

E appena Derek si gira si ritrova davanti lo Sceriffo. 
Ha un maglione rosso, e guarda i due con una strana espressione, soprattutto Derek.

Derek sente improvvisamente dei ricordi tornare a galla, e sente un vuoto nel petto. 
Non pensava facesse così male rivedere lo Sceriffo, che per lui è stato come un secondo padre, soprattutto nei cinque mesi dopo la morte della sua famiglia, prima che lui e Cora partissero con Peter.

Poi hanno perso i contatti, e non pensava l'avrebbe mai incontrato di nuovo. Derek in realtá non pensava neanche che sarebbe ritornato prima o poi a Beacon.

Lo Sceriffo guarda Derek sorpreso, e con gli occhi quasi lucidi:

«Non puoi essere tu...» Semplicemente dice, mentre Stiles guarda i due senza capire.

«Sono proprio io, John.» Sussurra Derek.

Lo Sceriffo lo abbraccia di slancio, e Derek stranamente ricambia, rendendosi conto di quando gli fosse mancato. 
Appena si staccano lo Sceriffo é sul punto di piangere:

«Sei così cambiato, Derek, per un attimo non ti riconoscevo...quando tempo è passato, Dio!» Esclama. 
Derek sorride.

«Dieci anni più o meno...»

«Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?» Interviene Stiles, più che confuso. John sembra accorgersi della presenza di suo figlio solo ora.

«Tu e Stiles vi conoscete?» Fa incredulo a Derek, il quale avvampa.

«É il mio insegnante di matematica, e allenatore da oggi di basket, ero venuto da lui per...parlare dei prossimi allenamenti.»

Lo Sceriffo sembra crederci:

«Diciamo che le nostre famiglie erano molto unite, vero Derek? 
Facciamo una cosa, oggi è giovedì? Sabato sera sei invitato a casa mia a cena, e non accetto un no.»
Parla lo Sceriffo, sorridendo, ancora emozionato nell'aver ritrovato Derek.
Non gli sembra reale.
Stiles adesso sembra davvero curioso.

«Verró sicuramente.» Afferma Derek.

«Perfetto! Allora vi lascio parlare delle vostre cose, ragazzi.» E detto questo se ne va, lasciandoli soli.

«Mi sto annoiando qui dentro, ti va di andare fuori?» Propone Stiles a Derek, il quale a sua volta ammette che tutte queste luci colorate lo stanno stancando.

«Certamente, ragazzino.» Risponde, senza neanche pensarci.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


«Dove vuoi andare, Stiles?» Chiede Derek, cercando di distinguerlo nel buio della notte. 
Stiles si gira, guardando il ragazzo, accennando un sorriso:

«Non so, ci sono due laghetti qua vicino, potremmo andare a dare un'occhiata.» Propone, e Derek annuisce indifferente. 
A lui va bene tutto in realtá. 
Il problema é che Stiles cammina troppo veloce e Derek non sa dove deve andare.

«Cammina piano Stiles, altrimenti scompari nel buio.» Parla Derek, e improvvisamente sente una mano prendere la sua. 
Il suo primo istinto é di sciogliere quella presa, ma é una cosa momentanea. Rimane un attimo a fissare le loro mani intrecciate, come lo erano quella sera nel bosco, durante la promessa.

«Così non mi perderai.» Spiega Stiles, abbassando leggermente il volto, e un pochino nervoso. 
Così il ragazzino riprende a caminnare, e dopo pochi minuti si ritrovano davanti una distesa d'acqua, e poco più lontana un'altra ancora.

I laghetti sono circondati da alberi, e le diverse stelle con la luna contribuiscono ad illuminare i due ragazzi, e lanciano riflessi argentati sulla superficie dell'acqua.

C'é un silenzio quasi surreale, soprattutto per loro che venivano dal pub.

E, nonostante siano arrivati, a nessuno dei due passa per la mente di lasciare andare le mani, come se fosse una cosa tremendamente naturale.

«É tutto così magico.» Mormora Stiles, incantato. Derek annuisce.

«Sai perchè vediamo così poche stelle?» Fa Derek, alzando lo sguardo al cielo. Stiles sfessura gli occhi.

«Questo lo so! Per via dello smog, no?»

Derek sorride leggermente.

«Io parlo di una legenda, la teoria scientifica la sanno tutti.»

Stiles sembra interessato.

«Cioé?»

«Ce ne sono diverse in realtà, infinite. Una che mi piace tanto è quella legata alla morte. È come se ogni volta che morisse una persona anche una stella cessasse di esistere nel cielo, ma se questa persona è stata amata davvero invece resta, e ogni volta che la ricordiamo riappare almeno per una notte. Ecco perchè alcune giornate ci sembra che ci siano più stelle di altre.»

Stiles lo ha guardato tutto il tempo con la bocca socchiusa, e gli occhi che brillano.

«Dici che...un giorno la mia stella cesserà di esistere?» É in grado di parlare dopo qualche minuto. 
Derek lo guarda con tenerezza, e in quel momento vede solamente un ragazzino insicuro, in cerca di affetto.

«Mai, Stiles, te lo posso assicurare.» Risponde senza neanche pensarci.
Stiles sorride nel buio.

«Comunque Raeken è davvero un coglione.» Dice d'un tratto Stiles. 
Derek sospira.

«Che gli hai fatto, Stiles?»

Stiles lo guarda male.

«Che gli ho fatto? È colpa tua, Derek!» Esclama, possibile che non lo capisca?
Derek infatti assume un'espressione perplessa.

«Colpa mia? Che ho fatto?»

«Sei maledettamente sex...cioè, niente, gli piaci, ecco.» Si corregge Stiles, evitando un'ennesima figura di merda. 
Derek corruccia lo sguardo.

«Credo di averlo capito, sì, ma tu che c'entri?»

«Beh, uh, immagino sia geloso perchè ha visto passiamo del tempo insieme??» Ipotizza Stiles, ironicamente. Derek avvampa.

«Se...se ti dovesse dare fastidio o altro fammelo presente, okay?»

Stiles annuisce:

«Okay, adesso voglio sentire se l'acqua è fredda oppure no!» Esclama, trascinando automaticamente Derek verso il lago, il quale scuote divertito la testa. Stiles ha queste uscite infantili, che gli fanno pensare che gli deve essere successo qualcosa in passato che non gli ha fatto vivere a pieno l'adolescenza, e forse neanche l'infanzia.

Sa della morte della madre, conoscendo lo Sceriffo, ma sente che non è l'unica cosa negativa che gli é successa nel corso degli anni.
Infatti ancora ha questi lati che gli fanno tanta tenerezza. 
In fondo Derek ha ricevuto così tante morti e delusioni, solo che ognuno é un caso a parte.
Ognuno reagisce a proprio modo.

Derek si sente improvvisamente curioso nel sapere cos'è successo al ragazzino, ma sa che lo saprà solo quando lui vorrà confidarsi. 
Eppure non si è mai interessato davvero a qualcosa, e questa curiosità lo spaventa un pò.

Ormai sono vicini all'acqua, e quando Stiles si sta accucciando perde l'equilibrio, e in pochi secondi Stiles si ritrova dentro il lago, trascinando Derek con sè.

A quel punto lasciano andare le mani, e rimergono entrambi dall'acqua.
Derek ha uno sguardo assassino che porta Stiles a ridere e allo stesso tempo a temere per la sua vita.

«Stiles.» Ringhia, mollo dalla testa ai piedi.

«Almeno ti sei fatto una doccia, no?» Gli fa l'occhiolino quest'ultimo, realizzando d'un tratto che non si sente così leggero da forse troppo tempo. Come se tutti i suoi problemi, i suoi tormenti, fossero scivolati via per un pò.

Derek lo guarda torvo:

«L'ho fatta prima di venire qua, la doccia, per tua informazione.»

«Non si è mai troppo puliti.» Replica Stiles, uscendo dal lago, seguito da un Derek arrabbiato.

Si sente un telefono squillare, e Stiles tira fuori il suo, completamente bagnato ma ancora intero, e scopre che è suo padre:

«Papá? Umh...sono uscito un attimo...sì, da solo...okay, vengo subito...»

Derek cerca di capire cosa stia dicendo il ragazzino al telefono.

«Mio padre vuole andare via.» Dice semplicemente.

«E come farai con i vesiti bagnati?» Alza un sopracciglio Derek.

«Gli racconto la verità omettendo la tua presenza?» Risponde, non sicuro sia credibile.

Così i due ritornano al pub, entrando uno alla volta, e Derek si dirige subito alla ricerca di Erica, volendo tornare anche lui a casa.

Trova la ragazza parlare con lo stesso ragazzo di prima, e si avvicina ai due:

«Erica, ti dispiace se torniamo?» Domanda, non volendo neanche restare mollo per chissà quanto tempo. Erica smette di parlare, osservando attentamente Derek.

«Va bene, ma perchè sei tipo tutto...bagnato?» È confusa, e allo stesso tempo divertita, ma la faccia seria e infastidita di Derek la porta a trattenere una risata. 
Erica saluta il ragazzo con un casto bacio sulla guancia, per poi seguire il ragazzo fuori, quando si imbattono in due persone:

«Derek, allora ci rivediamo e...» 
Lo saluta lo Sceriffo, con Stiles alla sua destra, quando si accorge che anche Derek è bagnato.

E torna a guardare suo figlio, che é nelle stesse condizioni. 
Si ritrova molto confuso, senza saper cosa dire o pensare.

«Sì, umh, tra due giorni. E adesso se ci scusate noi dobbiamo andare, vero Erica?» Borbotta Derek, imbarazzato.

«Emh, sì.» Concorda la ragazza, e se la filano dal locale, in silenzio.

Una volta dentro alla Camaro la ragazza comincia a guardarlo con una strana espressione:

«Tu sei bagnato.»

«Intuitiva.»

«E anche il ragazzino.»

«Mi dicono che hai una buona vista.»

«Mi spieghi cos'è successo invece di fare il sarcastico?» Porta gli occhi al cielo Erica.

Derek gli racconta mentre guida brevemente tutto, e Erica lo guarda sospettosa.

«Lo sai che è minorenne, vero? 
E che è un tuo studente, Der?» Gli ricorda. Derek sussulta.

«Lo so perfettamente, Erica, e non capisco dove tu voglia arrivare.»

«Che ti potresti cacciare in guai molto seri ad andare dietro un ragazzino, tra l'altro figlio dello Sceriffo, Derek.» Si spiega.
Derek stringe di più le mani al volante.

«Er, lo so. Stiles é un mio studente, minorenne, e non c'è assolutamente niente fra noi, è solo...complicato.» Sospira, e Erica fa finta di aver capito.
Maledettamente complicato.
Non sono nulla, ma le loro mani intrecciate non se le dimentica affatto.

«Perchè devo ammettere che il ragazzino è dannatamente attraente.» Fa Erica, con tono malizioso.

---

Stiles ha dovuto subire occhiate confuse e sospettose, durante tutto il viaggio di ritorno, dallo Sceriffo. 
Ha mentito dicendo che Derek in quel momento stava passeggiando fuori con la bionda, quando lo ha visto cadere dentro il lago e ha pensato di aiutarlo, perdendo a sua volta l'equilibrio.

Che non ha ancora capito se la bionda in qualche modo interessa a Derek, e in quel caso lo capirebbe. 
Eppure lei ci provava con un altro, non ha senso. 
Insomma, chi direbbe mai no a Derek Hale? Forse sono davvero solo amici.
E Stiles si ritrova a chiedersi perchè si sta interessando di queste cose.

Adesso è chiuso in camera sua, cercando di fare qualcosa di compiti per lunedì, visto che non ha niente da fare al momento.

Ha giá avuto una mezza discussione con Malia quando le ha spiegato che suo padre ha invitato il professor Hale a casa sua, e quindi questa sera, ossia sabato, non poteva uscire con lei.

«Stiles!» Lo chiama suo padre, da sotto, e capisce che Derek deve essere arrivato. Si alza dalla scrivania, e in una semplice maglia blu, e scende la scale, quando si ritrova i due in piedi accanto al tavolo.

Derek analizza la figura del ragazzo con lo sguardo, fosse troppo a lungo, e Stiles nota che ha una maglia verde davvero stretta. Possibile che Derek debba risaltare sempre il suo fisico? 
I poveri occhi di Stiles chiedono pietà, soprattutto per la sua autostima.

«Ciao, Stiles.» Fa Derek, con in mano una busta, probabilmente contenente un dolce.
Stiles vorrebbe salutarlo per nome, ma visto che sono in presenza di suo padre preferisce rimanere sul formale.

«Buonasera professore.»

«Derek è stato così gentile da portare il tiramisù!» Esclama lo Sceriffo, e gli occhi di Stiles brillano.

«È il mio dolce preferito.» Sussura Stiles, avventandosi sulla busta, ma per fortuna suo padre gliela toglie da davanti in tempo.

«No, questo dopo, Stiles.»
Lo rimprovera, e Derek si ritrova stranamente a ridere. 
In realtà non sapeva minimamente che a Stiles piacesse così tanto, ma è davvero contento di averci preso.

Così i tre si mettono a tavola, con Derek di fronte a Stiles e lo Sceriffo accanto a Stiles.

Lo Sceriffo ha preparato la pizza:

«Ricordavo ogni volta che venivi qua da piccolo, Derek, adoravi la pizza a livelli estremi!» Ride John, mentre Derek sorride. 
Stiles giura di vedere del lucido in quegli occhi verdi.

«L'hai sempre cucinata così bene...» Ricorda Derek, mentre si accinge a tagliarla.

Lo Sceriffo ha informato precedentemente Stiles che Derek ha perso entrambi i genitori e la sorella maggiore, solo che non gli ha voluto spiegare come.

E Stiles si è ripromesso di andarlo a cercare di nascosto tra gli archivi, appena ha tempo.

Lo Sceriffo fa alcune domande a Derek su quello che ha fatto dopo che è andato via da Beacon, e Derek comincia a parlare brevemente di come ha vissuto lontano da qui, e come se sentisse la necessità di ritornare.

«Eri come un secondo figlio per me, Derek, pensavo che non ti avrei più rivisto.» Parla d'un tratto lo Sceriffo, quasi al punto di piangere. 
Stiles ha visto poche volte suo padre così, e rimane in silenzio. 
E chi lo sapeva che il suo professore di matematica fosse così legato alla sua famiglia?

«E tu come un secondo padre, John. Volevo venirti a trovare, appena sono tornato, solo che ho sentito fossi impegnato in un caso abbastanza difficile, e non ho voluto disturbare.» Si giustifica Derek, visibilmente dispiaciuto.

«Questo è vero, ma ricordati che mi fa solo piacere rivederti. E dimmi, com'é Stiles a matematica?»

Stile quasi si strozza con la pizza, e Derek pure. Lo Sceriffo non sa che suo figlio ha voti così scarsi nella materia, e Stiles non vuole lo scopra proprio ora, così lancia un leggero calcio a Derek, da sotto al tavolo.

I suoi occhi verdi incrociano un attimo i suoi nocciola.

«Umh, non ricordo esattamente la sua situazione...facciamo che ne riparliamo con calma ai colloqui?» Se ne esce Derek, non sapendo neanche lui perchè sta decidendo di reggere il gioco.

«Giusto, hai ragione, ma non ti ricordi di Derek, Stiles? O forse eri troppo piccolo?»

Stiles fessura gli occhi, cercando di ricordarsi il ragazzo nelle sue memorie. Eppure doveva avere sette anni quando se ne era andato...
Improvvisamente i suoi occhi verdi in effetti gli cominciano a essere tremendamente familiari, ma non riesce a ricordarsi un momento con lui, nonostante il ragazzo doveva venire qui spesso...

«Forse qualcosa sì.» Amette.

«Io ricordavo di un bambino davvero curioso e agitato, ma non ti avrei mai riconosciuto.» Aggiunge Derek al discorso. Stiles avvampa.

Finiscono di mangiare la pizza, quando lo Sceriffo fa per prendere il dolce, ma prima decide di parlare rivolto soprattutto a Derek:

«Sai, Derek, anche noi abbiamo avuto altre perdite da pochi anni, soprattutto Stiles, e per qualsiasi cosa...»

A Stiles si blocca lo stomaco, e rimane a fissare il tavolo in un punto indefinito. Urla, sangue, spari. 
Un urlo, il nome della ragazza. Allison. E un altro nome. 
E altre urla, tra cui la sua.

Comincia a vedere il sangue dappertutto. Ovunque.

«Scusate, io non mi sento bene.» Fa, alzandosi di scatto dal tavolo, sotto gli occhi sorpresi dei due, e andandosene via, di corsa.

Derek resta un attimo interdetto, e lo Sceriffo insieme a lui.

«Strano, il tiramisù non se lo perderebbe per nulla al mondo...scusalo Derek, ultimamente soffre molto di mal di pancia.» Sussurra lo Sceriffo, anche se in fondo non ci crede neanche lui.

Derek lo guarda con una sorta di pietà: John sembra afferrarsi con tutte le forze all'immagine di Stiles felice che vede tutte le volte, nonostante dentro di sè sappia sia solo una forzatura. 
È suo padre, Dio, se non se ne accorge lui.

«John, posso usare il bagno?» Chiede dopo diverso silenzio Derek.

«Sì, certo, ricordi dov'è?»

Derek annuisce lentamente, anche se in realtá sa benissimo non andrà mai in bagno.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Derek sale al secondo piano, cercando di captare il minimo rumore, eppure non sente nulla.

Accende la luce del corridoio, e prova ad aprire tutte le porte che incontra, nel più silenzio possibile, per non insospettire lo Sceriffo, che è rimasto di sotto a sparecchiare.

Ad un certo apre una porta che sembra proprio portare alla camera di Stiles, la quale viene subito illuminata: se la immaginava diversa, con forse tanti poster, ma non così spoglia. 
Gli ricorda un pò il suo loft, come se neanche il ragazzino si sentisse davvero a casa.

Si avvicina cautamente alla scrivania, notando una cornice particolare, con una foto di diversi ragazzi: riconosce Stiles al centro. 
Sta sorridendo, ma un vero sorriso, ne è sicuro. 
Gli altri ragazzi li riconosce quasi tutti, avendoli visti la mattina al bar, oppure a scuola.

Eppure tre non ha proprio la minima idea di chi sono. 
Due sembrano proprio gemelli, mentre l'altra è una ragazza. 
Ha un bel sorriso, e dei capelli mori lunghi e ondulati. 
Sta vicina alla rossa, e le due paiono molto in sintonia.

Ma adesso dov'è Stiles? Derek non lo trova, quando si affaccia dalla finestra della sua camera, cercandolo con lo sguardo in giardino. 
No, neanche lì.

C'è un albero molto ravvicinato, e intuitivamente alza lo sguardo per vedere quanto arriva in alto: ecco che finisce per trovare una casetta in legno poco in alto. Anche lui da piccolo aveva una casetta sull'albero, e sorride al ricordo.

Gli pare inoltre di scorgere una fiacca luce all'interno, così capisce che Stiles deve essere salito lassù.
Derek posa un piede sul resistente e grosso pezzo di tronco, e comincia ad aggrapparsi, riuscendo a salire in poco tempo, senza neanche realizzare che potrebbe cadere da un momento all'altro e forse morire.

La porta della casetta è socchiusa, e Derek una volta arrivato in cima si accinge ad aprirla:

«Stiles?» Lo chiama.

La scena che gli si prospetta davanti gli fa stringere il cuore: la casetta non è molto grande, anzi, e non ha nessun mobilio, o altro.

Ma non è questo che nota Derek.

Lui è troppo concentrato al ragazzino appoggiato con la schiena ad una delle pareti.

Stiles lo guarda leggermente sorpreso, con le lacrime che continuano a scendere.

Ha le nocche parecchio arrossate, come se avesse preso a pugni qualcosa, e lo sguardo impaurito, perso. 
I capelli spettinati.

«Vai via, Derek...» Sussurra, con voce rotta dal pianto.

Derek non gli dà ascolto, e si avvicina sempre più, inginocchiandoglisi davanti:

«Perchè vuoi che me ne vada?» 
Il suo tono sembra quasi offeso.
Stiles continua ad evitare il suo sguardo, abbassando il volto.

«Perchè sono in condizioni terribili.» Biascica, passandosi una mano sul volto.

Derek con una mano sotto al mento gli alza il volto, per poter guardare quegli occhi nocciola, che nonostante siano arrossati sono sempre così belli:

«Stiles, non me ne vado da nessuna parte.» Dice sicuro, e Stiles rimane a fissarlo un attimo imbambolato, e quasi sembra lasciarsi andare, ma il suo sguardo si indurisce:

«Non ho bisogno della pietà di nessuno, di nessuna compassione!» Esclama, cercando invano di asciugare le lacrime.
Derek sorride tristemente.

«Stiles, é questo che pensi di me? 
Che sto qui solo per pietà?»

Stiles incrocia il suo sguardo per qualche secondo.

«...No...»

Derek senza rendersene conto si ritrova con una mano sul volto del ragazzino, con il pollice che si strofina sul suo volto, a cercare di togliergli le lacrime.

Stiles rimane immobile, senza sapere come reagire, con il respiro piü pesante. 
E d'un tratto non ce la fa più a tenersi tutto dentro.

«Sai cosa mi ha detto una volta la psicologa della mia vecchia scuola? 
Ci sono stato, una volta.» Se ne esce, e Derek si limita a fissarlo.

«Che a volte é come se ci trovassimo su un palazzo in fiamme. 
E dimmi, Derek, ti butteresti di sotto oppure bruceresti nelle fiamme? 
Quale delle due morti preferiresti?»

Derek di slancio circonda quel corpo esile con il suo, e Stiles non si oppone, finendo per stringerlo stretto.

Corpo contro corpo, cuore contro cuore, dolore contro dolore.

Stiles appoggia il capo sul petto di Derek, tornando a piangere come un bambino. 
É bello trovare qualcuno che ti capisce perfettamente, e questo qualcuno dovresti tenertelo ben stretto.

«E ha anche aggiunto che spesso troviamo un salvagente, qualcuno che spenge il fuoco che ci tormenta. Quando verrà spento il mio? Quando?» Piagnucola, restando stretto al suo professore, il quale replica semplicemente:

«Molto presto, Stiles, molto presto.»

Stiles cerca di aggrapparsi a Derek con tutta la forza che ha, come se fosse il suo salvagente, l'unica cosa a tenerlo in vita.

«È che a volte...a volte...credo di non farcela più...»

Derek sente di avere a sua volta gli occhi lucidi. E lo capisce perfettamente.

«Lo so, Stiles, lo so...» Mormora, sorpreso di come il ragazzino si stia sfogando con lui, di come si stia dimostrando debole di fronte a lui.
I suoi singhiozzi risuonano nella casetta, e l'oscurità cerca di prevalere sulla luce.

Derek lascia il ragazzino calmarsi un'altra decina di minuti, e alla fine decidono di tornare giù.

«Derek...posso sapere perchè mi sei stato...vicino? Non eri obbligato, sai.» Sussurra Stiles con il volto basso, mentre escono dalla casetta. 
Derek sorride leggermente:

«Perchè nessuno lo è mai stato con me.» Risponde, lasciando il ragazzino a bocca aperta, e con gli occhi che luccicano.

In realtà Cora diverse volte ha cercato di aiutare Derek nel suo dolore, ma lei non può capirlo. 
Lei non affronta il dolore nel suo stesso modo. Nessuno l'ha mai potuto capire, o almeno fino ad ora.

Scendono sotto, tornando in salotto, e Stiles nel frattempo ha cercato di assumere un aspetto presentabile.

«Tu aspetta un pò prima di scendere, tuo padre potrebbe insospettirsi.» Gli fa Derek, nel corridoio. 
Stiles annuisce, osservando il ragazzo scendere le scale.

Lo Sceriffo è seduto sul divano, quasi addormentato, quando la presenza di Derek lo fa sobbalzare:

«L'hai trovato il bagno?» Gli fa, abbastanza confuso, visto che quest'ultimo è stato via per una ventina di minuti.

Derek avvampa.

«Emh, non mi ricordavo molto bene...» Mente, e lo Sceriffo annuisce perplesso.

---

Stiles quella mattina si sente stranamente meglio rispetto al solito, e decide che, per ringraziare Derek di come è stato lì per lui due giorni prima, gli offrirà un caffè.

Tanto questa mattina lui c'è sicuro al bar, viso che ha subito lezioni in classe sua.

Scott viene subito a prendere Stiles con il motorino:

«Com'é andata la serata con il professor Hale?» Gli chiede subito, curioso, passandogli un casco.

«Lui e mio padre non hanno fatto che parlare dei vecchi ricordi.» Scrolla le spalle Stiles, salendo.

«Sai, mi chiedo come sia Hale fuori da scuola, è un tipo così...chiuso, imbronciato. Tu poi lo conosci, no Stiles?»

Stiles si mette il casco, sussultando. 
Sì, è passato un mese da quando l'ha ricontrato, e da quando passa quasi ogni colazione con lui, ma concretamente non sa nulla di lui, del suo passato.

Anche se a volte di conoscerlo da una vita, quasi fosse il suo riflesso. 
Sará per il dolore che li accumuna.

«Intelligente, anche troppo, ha un'ossessione per il caffè, sai, sembra che non ne possa fare a meno. 
È in grado di alzare un solo sopracciglio, e Dio solo sa come fa. Quando è infastidito oppure vuole delle spiegazioni tende a incrociare le braccia al petto. 
Ha sempre una sfilza di giornali intellettuali, anche se sinceramente li legge con un'indifferenza che potrebbe sembrare quasi noia. 
È un tipo atletico, molto atletico. 
Ha uno strano tatuaggio sulla schiena, sai che non ho capito ancora cosa sia...»

«...Stiles, non é che ti piace?»
Lo interrompe Scott, il quale lo stava ascoltando in silenzio, non di certo aspettandosi una risposta così lunga. Stiles rabbrividisce.

«...Cosa dici, Scott?? Lui non è gay, ed è il mio professore. Il nostro. Ricordi?» Borbotta tutto d'un fiato, volendo aggiungere che neanche lui è gay, nè bisessuale, anche se non ne é poi tanto sicuro.

Insomma, non ha mai provato attrazione per un uomo, ma allora perché quegli occhi verdi sono come dei magneti per lui? 
Perchè ogni volta si ritrova a lezione imbambolato a fissarlo?

Scott annuisce non convinto, per poi partire. Arrivano al bar in pochi minuti, e ci sono i ragazzi ad aspettarli lì davanti.

«Sempre ultimi.» Si lamenta Jackson, stretto a Lydia, la quale sorride.

Malia va incontro a Stiles, stampandogli un bacio sulla bocca, anche se lui si ritira leggermente. 
Malia per fortuna non si accorge di nulla.

Scott va a parlare con Kira, ed entrano tutti insieme. 
Prendono un tavolo qualsiasi, e Stiles la prima cosa che fa è cercare Derek con lo sguardo, come al solito.

E quando lo trova si sente le gambe improvvisamente molli, e gli trema leggermente una mano.

Derek è seduto davanti alla professoressa di filosofia. 
Jennifer Blake. 
Sembrano conversare piacevolmente.

Così Stiles rimane lì imbambolato, in piedi, a fissare i due, senza sapere cosa fare.

Pensava davvero che a Derek piacesse passare le colazioni con lui? Con uno stupido ragazzino logorroico?

Probabilmente dopo quello che ha visto a casa sua ha lasciato di lasciarlo perdere, forse è vero che due persone che si portano dietro troppo dolore non possono stare insieme.

E credeva fossero una sorta di amici, ma allora perchè ha lasciato sedere la professoressa nel posto che ormai è suo da un mese? 
Ma meglio cosí, meglio che nessuno si affezioni a lui. 
Forse è davvero meglio così.

«Ti siedi con noi?» Domanda Scott a Stiles, posandogli una mano sulla spalla.

«S-sì.» Risponde Stiles, dopo qualche secondo.

«Stiles, se non ti piace perchè guardi quei due così?» Gli sussurra Scott, cercando di non farsi sentire dagli altri.
Stiles sussulta, evitandolo con lo sguardo.

«Cosí come?»

«Come se ti facesse tremendamente male.»

---

Oggi è una bella giornata, nonostante sia ottobre inoltrato, e il sole cerca di penetrare attraverso le tende, per posarsi su alcuni banchi dell'aula 1D.

Derek entra frettoloso, trovando tutti ai loro posti, e sedendosi dietro alla scrivania.

«Oggi interrogo.» Ricorda ai ragazzi, i quali sospirano sonoramente.

«Ci sono volontari?» Chiede, senza aspettarsi risposte affermative, quando Raeken alza la mano, con un sorrisino.

«Io, professore.»

Derek lo guarda.

«Vieni su, Raeken.»

Theo si alza, raggiungendo la lavagna, con un'aria quasi da superiore, che infastidisce Stiles, il quale resta al suo posto impugnando una matita con forse troppa forza.

Derek detta al ragazzo uno degli esercizi più difficili, e Theo lo guarda come se sapesse già la soluzione, e si accinge a risolverlo.

«Scott, non sopporto Theo, visto che aria da superiore ha?» Dice Stiles a Scott, il quale lo guarda corrucciando lo sguardo.

«Beh, sa tutto, se lo puo permettere.»

«Lo so, ma non lo sopporto proprio!» Esclama.

Derek si gira verso i due, sentendo un chiacchiericcio fastidioso.

«Stilinski, MacCal chiudete la bocca.»

Stiles sorride leggermente:

«Altrimenti?» Lo provoca.
Derek incrocia le braccia al petto, fissando il ragazzino senza capire le sue intenzioni.

«Altrimenti ti fai un bel giretto qua fuori, ti piace l'idea, Stilinski?» 
Ribatte, perdendo la pazienza.
Intanto Theo si gode la scena, subito dopo aver finito l'esercizio.

«Direi proprio di sì.» Risponde Stiles, alzandosi inaspettatamente, e uscendo dalla classe, sotto lo sguardo sorpreso e confuso di tutti. 
Derek irrigidisce tutti i muscoli, non capendo cosa sia successo al ragazzino.

«Professore, io ho finito.» Gli ricorda Theo.

«Sí, vai pure a posto.» Lo liquida, mettendosi a spiegare il nuovo argomento, anche se più volte si confonde su alcuni concetti, e a fine lezione tutti prendono la propria roba per andarsene.

Stiles allora rientra per prendere la sua:

«Stilinski, aspetta.» Lo blocca Derek, mentre rimangono solo loro due.
Il sole illumina leggermente i capelli del ragazzino.

Stiles si gira verso di lui, cercando di non mostrarsi deluso o altro.

«Cosa c'è, professore?»

«Siamo solo noi due, puoi chiamarmi Derek.» Gli fa presente.
Stiles inarca lo sguardo:

«Perchè? Siamo amici o altro?»

Derek quindi capisce che il ragazzino ce l'ha con lui, e cerca tutti i motivi per cui potrebbe comportarsi così. 
Poi improvvisamente, guardando i suoi occhi nocciola delusi, capisce:

«É per stamattina? Perchè Jennifer si è seduta al tuo posto?» Intuisce.

«Non capisco cosa c'entri questo. 
Lei è ill mio professore, io il suo
studente. 
Mi sto comportando da tale, in fondo perchè dovrebbe voler stare con un ragazzino logorroico e così complicato?» Esclama, sorridenfo tristemente, per poi andarsene senza far ribattere Derek.

Derek sospira, sì, ce l'ha con lui perchè ha visto la cosa come una sorta di sostituzione, e probabilmente ha associato tutto a quando si è mostrato debole davanti a Derek. 
E ha pensato che lui in realtà non vuole avere a che fare con un ragazzino pieno di dolore, come lui del resto.

Vista da questa prospettiva sembra quasi Derek l'abbia fatto apposta, per far capire a Stiles che dopo la parte di lui che ha visto meglio non si frequentino più.

Ma infondo Derek riflette che è così che deve andare, ognuno resta nei suoi ruoli, nessuno rischia di mettersi nei casini, e nessuno si affeziona, nessuno entra nella vita dell'altro. 
Ma non sapeva fosse troppo tardi.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


É passata una settimana da quando Stiles e Derek non si parlano più.
Una settimana da quando Derek si ritrova sempre seduto da solo al bar, anche se la metà delle volte in realtà si è aggiunta Jennifer, che ultimamente ha preso a frequentare il locale.

Osserva ogni volta Stiles seduto insieme ai suoi amici poco lontano, e non può fare a meno di voler sapere di cosa stiano parlando.

Derek passa le mattinate ora più tranquille, senza una parlantina continua, e forse è proprio quello il problema.

Non è più abituato a bere il suo caffé in calma e quella parlantina alla fine era entrata a far parte della sua quotidinità.
Non sa se al ragazzino manca la sua presenza, ma non crede, visto la bassa autostima che ha del suo carattere.
Perchè dovrebbe mancargli?

È vero che Jennifer spesso gli fa compagnia, ma non è la stessa cosa, e lo sguardo di Derek torna sempre lì, su quelle spalle larghe, e su quel corpo esile.

Jennifer non gli parla di cose stupide, di cavolate, oppure dei suoi nuovi occhiali, dei quali Stiles si era lamentato per una settimana intera.

Li porta solo a lezione, e Derek, contrariamente a Stiles, trova gli stiano davvero bene.
Ma il ragazzino é testardo, e non vuole starlo a sentire.

Adesso Derek sta entrando in 1D, camminando nel corridoio, e osservando gli ultimi ragazzi precipitarsi nelle rispettive aule.

Appena entra tutti gli studenti si alzano insieme, borbottando un 'buongiorno'.
Derek senza mettersi seduto tira fuori dei fogli dalla sua cartella, sotto lo sguardo attento di tutti.

Oggi hanno un test.

«Avete fino alla fine dell'ora per finire.» Li informa, dopo c'è la pausa pranzo. Derek viene in questa classe tre volte a settimana, e sempre in orari diversi.

Passa per i banchi a consegnare i fogli, e quando arriva a quello di Stiles nota che ha delle occhiaie piuttosto evidenti, e uno sguardo sfuggente. 
Ma non solo oggi, negli ultimi giorni più del solito.

Il problema è che vorrebbe chiedergli come sta, cosa gli succede, e se può fare qualcosa per lui.
Ma cerca di imporsi nei suoi confronti solo come professore, come sarebbe giusto che sia.

Si siede dietro la cattedra, tirando fuori un giornalino, e nel frattempo tenendo d'occhio la classe. Tanto nessuno osa aprire bocca in sua presenza. 
Non che a Derek piaccia essere questo tipo di professore, ma è venuto tutto da sè. Un pò perchè le ragazze fanno le ruffiane, un pò perchè i ragazzi sono spaventati dalla sua mole.

Si perde nell'osservare Stiles: ha una maglia grigia, e i capelli abbastanza spettinati. Gli occhioli nocciola sono puntati sul compito, ma non sembra affatto sicuro di quello che sta scrivendo.

Inoltre muove come al solito impercettibilmente la gamba sotto al banco, nervosamente.

Derek osserva poi Raeken: il ragazzo scrive spedito, pare non avere alcun dubbio o incertezza.

Sono così diversi l'uno dall'altro.
Raeken è così spavaldo, ma di carattere suo, mentre Stiles se assume questi comportamenti è solo come reazione nel cercare di proteggersi dal dolore.

Stiles ha un'aurea che fa come sentire meglio le persone intorno a sè, e ti fa quasi desiderare di essere una persona migliore, nonostante dentro lui stia soffrendo così tanto.

E si potrebbe capire già dal suo aspetto trasandato, ma nessuno a parte Derek sembra farci davvero caso.
Inoltre agli allenamenti, che hanno a volte di pomeriggio, ci sono momenti nei quali Derek becca il ragazzino a fissare il vuoto, anche nel mezzo di una partitella.

La campanella improvvisamente suona, e Derek, destato dai suoi pensieri, comincia a ritirare i compiti. Stiles gli passa accanto, dirigendosi verso la sala pranzo, evitando esplicitamente il suo sguardo.

Derek sospira, e quando tutti sono andati via, prima di andare a mangiare, decide di dare un'occhiata veloce ai compiti.

Quando arriva a quello di Stiles quasi si prende un colpo, e lo fissa qualche secondo scuotendo la testa.

---

Stiles ha raggiunto i suoi amici in mensa, sedendosi al solito tavolo. 
Sono tutti, e si trova tra Lydia e Malia, mentre davanti a lui ci sono Kira e Scott.

Non sa bene se c'è qualcosa tra i due, e al momento non gli interessa.

Nell'ultimo mese gli incubi sembravano avergli dato meno tormento, ma ultimamente sono tornati come non mai.

Stiles sa che non avrà mai pace, mai.

Si sforza di sorridere, mentre davanti a un panino Scott parla di come sia severa la sua professoressa di letteratura.

«É incredibile poi come mi odi! L'altra settimana...» Fa per raccontare, quando si blocca, guardando qualcosa alle spalle di Stiles. 
O meglio, qualcuno.

«Stilinski.» Stiles sente qualcuno chiamarlo con una voce che non promette nulla di buono, e si gira immediatamente, scontrandosi in quegli occhi verdi che sta cercando sempre di evitare.

E in quel momento Stilescapisce che le loro chiacchierate mattutine gli sono mancate, compresi i loro diversi messaggi che si mandavano il pomeriggio.
E gli torna in mente quando Derek è venuto al ristorante, dove stava con i suoi amici, solo perchè Stiles gli aveva detto che aveva voglia di parlare con lui.

Ma lui è il suo professore, lo stesso con il quale si è aperto.

L'unica persona con cui si é mai lasciato andare al dolore, e la stessa che il giorno dopo gli ha fatto ben capire che non voleva averlo più averlo tra i piedi. 
Cerca sempre di non fissare male la professoressa Blake quando si siede davanti a Derek. O semplicemente quando ha lezioni di filosofia.

E in questo momento Derek è in piedi di fronte a lui, con un foglio in mano, completamente rosso:

«Mi spieghi che schifo è questo?» Esclama Derek, cercando peró di non attirare troppo l'attenzione su di loro, anche se qualche studente si è zittito.

Stiles si limita a fissare il compito in silenzio, soprattutto la parte in cui sotto un problema ha direttamente scritto 'Non ne ho idea'.

«Il mio compito di matematica, suppongo.» Gli esce, a mò di provocatorio.

«Seguimi.» Gli ordina Derek, con sguardo duro.

Stiles sbuffa, per poi alzarsi dal tavolo, e allontanarsi con Derek dalla mensa, mentre qualche studente comincia a borbottare cosa diavolo stia succedendo.

Derek lo conduce nella stessa stanza dove si era fermato a fare tiri di boxe, e incrocia le braccia al petto, tenendo stretto il compito. 
Aspetta che Stiles sia a parlare.

«Ascolti, professore, mi lasci in pace, okay? L'ha visto anche lei, no? Sono ....rotto dentro! Non sono un normale...diciassettenne! E la smetta di perdere tempo con...»

Non finisce di parlare che si ritrova con la schiena contro il muro, e il corpo di Derek che lo sovrasta e lo blocca. Derek lo fulmina con lo sguardo:

«Stiles, prima di tutto vedi di non rispondere così, dal momento che siamo in una scuola e io sono il tuo professore.» Ringhia, avvicinando pericolosamente il suo volto a quello del ragazzino. Stiles manda giu la saliva, rimanendo in silenzio.
Si limita a fissare quegli occhi verdi che lo affascinano sempre.

«E secondo il tuo compito non era da schifo, di più. E se dai anche rispostine sarcastiche ai quesiti credo proprio che la bocciatura arriverá molto presto.» Conclude, senza staccarsi dal ragazzino. Stiles annuisce, imbambolato, e il suo sguardo va involontariamente sulle labbra del ragazzo.

Anche Derek si ritrova a osservare le labbra di Stiles, e rimane qualche secondo così, per poi improvvisamente lasciarlo andare, e distanziandosi leggermente.

«Mi scusi.» Sussurra Stiles, rendendosi conto che in effetti ha esagerato. 
Che colpa ha Derek se non è voluto restargli accanto? 
Neanche Stiles rimarrebbe vicino a se stesso, figuriamoci un'altra persona. 
È stato solo stupido lui a sperarci, e a far diventare Derek parte delle proprie giornate, pensando che il dolore condiviso li avrebbe avvicinati, non il contrario.

Derek lo osserva andarsene dalla stanzetta, e non fa in tempo di urlargli 'resta' o 'non è vero niente Stiles, ti sei fatto completamente un'idea sbagliata'.

Derek capisce che non può andare avanti così, e che ha bisogno di un consiglio serio.

E sa anche a chi chiedere.

---

Suonano al loft, e Derek corre ad aprire, trovandosi davanti un' Erica perplessa, la quale entra senza troppe parole:

«Hai bisogno di un consiglio? È su cosa, esattamente?»

Erica si siede sul divano, con i capelli biondi che le ricadono davanti, e Derek prende posto di fronte a lei.

«Umh, è difficile da spiegare.»

Erica alza un sopracciglio.

«Der, cosa è successo?»

Derek avvampa un pochino:

«Ho discusso con il ragazzino.»

Erica si mostra improvvisamente interessata e curiosa, come una vera e propria pettegola:

«Ma allora state insieme? Da quanto? La scuola lo sa? E suo padre?»

Derek la blocca, sussultando:

«Non stiamo insieme! Non sono gay, Erica, e neanche lui.» Borbottá.

«Beh, non si sa mai.» Alza le spalle lei.

«Siamo amici, o almeno qualcosa di simile... e non ci parliamo più da una settimana.»

«Perchè?»

«Perché... ero andato a cena a casa dello Sceriffo, quando Stiles si è rifugiato nella casetta sull'albero. 
L'ho raggiunto, e si è letteralmente messo a piangere sul mio...petto. 
Ha esposto tutto il suo dolore. 
Davanti a me.» Sospira. 
Erica vorrebbe chiedergli perché Stiles sta male, ma non le sembra il caso.

«E poi?»

«Te l'avevo detto che lui viene a sedersi al bar, ogni mattina da quando é iniziata la scuola, davanti a me, no?» Le ricorda Derek. Erica annuisce.

«Ecco, il giorno dopo ha praticamente trovato Jennifer Blake, la professoressa si filosofia, al suo posto..»

«...E ha pensato non volessi più avere a che fare con lui dopo che lui si è lasciato andare in quel modo.» Conclude Erica, al suo posto.

«Ma io non volevo Erica. Non potevo certo mandare via Jennifer con la scusa di aspettare un mio studente minorenne!» Ribatte Derek, sentendo su di lui lo sguardo riprovevole della ragazza.

«Gliel'hai detto?»

Derek abbassa lo sguardo.

«No.»

«Sei un coglione, senza offesa però.»

«Lo so.»

«Perchè, Derek?»

Derek si prende la testa fra le mani.

«Perché è arrivato a scuola provocandomi, e ha cominciato a prendere le distanze, non mi ha dato il tempo di spiegare e...ho pensato che forse era meglio così. 
Ognuno ai suoi ruoli. 
Ognuno senza problemi.» Mormora. Erica lo guarda con tenerezza.

«Però ti manca.» Afferma. 
Derek alza lo sguardo sulla ragazza.

«Cosa...cosa te lo dice?»

«Altrimenti non sarei qui, Derek.»

Lui sospira nuovamente.

«Il problema è che ormai quel ragazzino è entrato a far parte della mia quotidianità, ed è strano non sentire nessuno che straparla mentre bevo il mio caffè... oppure non ricevere nessuno stupido messaggio durante la giornata...»

Erica sorride:

«Ti ci sei affezionato, eh?»

Derek sente una stretta al petto. 
Non doveva finire così. 
Non si sarebbe dovuto affezionare a nessuno.

Ma quel ragazzino era entrato così velocemente nella sua vita che la cosa lo sconvolgeva e spaventava allo stesso tempo.

«Non ho amici, Erica, e non so come funzionano queste cose, o almeno da anni non più. Non ricordavo che una persona potesse diventare per te un qualcosa dopo così poco tempo...» Ammette.

«Non è tanto il tempo che unisce due persone Derek, ma la connessione che c'è fra di loro.» Sussurra Erica, sorridendogli leggermente.

Derek dischiude la bocca, come se stesse riflettendo sulle sue parole.
Connessione...connessione...che sia tutto partito dal loro primo incontro?

«Grazie Erica, davvero.»

Lei sorride.

«Di nulla, Derek, devi però spiegarti a Stiles, ricordati che gli amici ci sono sempre per te, e non mi riferisco solo al ragazzino.»

Derek abbraccia Erica sull'uscio della porta, e la osserva andare via, per poi chiudersi dentro. La ragazza adesso dovrebbe tornare a lavorare. 
Gestisce un ristorante tutto suo.

Derek nota sorpreso che é la prima volta che Erica viene a casa sua senza che i due concludino per forza qualcosa.
Forse può davvero fidarsi di lei, può seriamente considerarla un'amica a tutti gli effetti.

Ora rimane solo un problema: farsi perdonare da Stiles. Alla fine non ha scuse per tenerlo lontano: sono amici, e questo non gli è vietato dalla scuola, e non lo ha mai favorito in classe. Perciò tutto nella norma, no?

---

Stiles scende di sotto, per capire se la cena è pronta oppure no, ma si blocca in mezzo alle scale, osservando la scena che gli si presenta in salotto.

Suo padre è seduto sul tavolo, di spalle, con dei fogli davanti.
Ha la testa appoggiata su una mano, e sta sfogliando i diversi documenti con un sospiro dietro l'altro.

Stiles ritorna sopra, chiudendosi in camera, e sdraiandosi sopra il suo letto. Chiude gli occhi, sperando di scomparire, ma appena li riapre é ancora lì. Non ha potuto vedere il contenuto di ciò che stava sfogliando suo padre, ma sa bene cosa sono quei fogli: le bollette e le diverse spese per i lavori che hanno fatto nel corso dell'anno all'interno della casa.

Stiles sa che la situazione non è messa molto bene, e vorrebbe davvero aiutare. Gli viene improvvisamente un'idea, e afferra il telefono.

"Scott, ascolta, sbaglio o conoscevi qualcuno che cerca dei ragazzi per lavorare in una pizzeria?"

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


La sveglia continua a suonare, e Stiles con una manata la zittisce.

Si rigira nel letto, ritrovandosi faccia a faccia con Malia, la quale è ancora mezza addormentata. 
Indossa una maglia di Stiles, e gli si accoccola su un fianco.

«Dobbiamo alzarci.» La informa Stiles, e lei grugnisce in risposta.
Stiles la sposta delicatamente, per poi alzarsi dal letto e vestirsi velocemente. Malia poco dopo lo segue, anche se resta con la maglia di Stiles, e scendono di sotto.

Colazione la faranno al bar con gli altri, come al solito.

Lo Sceriffo li saluta:

«Buongiorno ragazzi, ascoltate, Scott mi ha informato che non può passarvi a prendere con la macchina di sua madre perchè deve passare un attimo da Deaton, quindi prende il motorino.
Perciò ho chiesto a Derek di darvi un passaggio, visto che tanto non abita troppo lontano.» 
Esclama, cercando la sua giacca.
I due sussultano.

«D-Derek?» Balbetta Stiles. 
Lo Sceriffo gli rivolge una veloce occhiata.

«Sì, il vostro professore di matematica, no?» Ricorda ai due, come se non lo sapessero perfettamente.

Malia resta in silenzio, e appena lo Sceriffo se ne va preparano veloci la roba che devono portare via.
Non è la prima volta che la ragazza resta a dormire da lui. 
Malia la maggior parte delle volte si autoinvita dal ragazzo, e lo Sceriffo ormai ci è abituato.

Improvvisamente sentono un suonare di clacson:

«Deve essere arrivato.» Constata Stiles, e seguito da Malia apre la porta di casa.

Davanti al marciapiede c'è una Camaro nera, e il finestrino si abbassa lentamente. Derek li guarda, come ad incitarli a muoversi.

Derek non si aspettava minimamente di trovare la ragazza, e la cosa lo lascia abbastanza sorpreso. 
In teoria non dovrebbe esserlo, è pur sempre la sua fidanzata. 
Eppure non può che pensare che questo significa che hanno dormito insieme, e che di sicuro non si siano raccontati le favole della buonanotte...

Scaccia i pensieri dalla testa, ricordandosi che non c'è nulla di male. Stanno pure insieme. 
Eppure...eppure.

Stiles entra nel posto accanto a Derek, mentre la ragazzina dietro.
Derek dallo specchietto inoltre nota che Malia ha una maglietta probabilmente di Stiles, e gli viene quasi involontario fissarla male.

«Grazie per il passaggio.» Parla Stiles, evitando il suo sguardo, mentre Derek mette in moto.

«Non é un problema.» Ribatte Derek, invece cercando quegli occhi nocciola, che però sono intenti a fissare qualcosa di non definito fuori dal finestrino.

---

Derek questa volta è arrivato prima in classe, saltando la colazione al bar. 
E c'è un motivo ben preciso.

Aspetta il suono della campanella seduto dietro la cattedra, quando i primi studenti si riversano nell'aula.

Derek tiene puntati gli occhi sulla porta, in particolare cerca un certo ragazzino.

Stiles sta parlando con la rossa sul corridoio, quando lei lo saluta, e segue Scott dentro la classe, sorprendendosi non poco di trovare giá Derek qui dentro. Di solito arriva sempre dopo, e in effetti non sembra essere l'unico averlo notato.

Si dirige con lo zaino in spalla verso il suo posto, sentendosi lo sguardo del ragazzo su tutto il corpo, quando si siede dietro il banco.

Stiles sta per posare sopra dei quaderni, ma si blocca giusto in tempo.

C'è una vaschetta di tiramisù.

Scott, insieme ad alcuni della lezione, lo guarda tremendamente curioso e confuso.

«Amico, è per te?» Domanda sottovoce Scott, e Stiles sbatte le palpebre più volte, cercando di capire chi abbia messo sul suo banco il suo dolce preferito. 
E poi, perchè?

Inoltre sembra esserci un post-it azzurro attaccato alla vaschetta, e Stiles lo afferra, leggendolo:

"Forse preferirei buttarmiMeglio che bruciare vivi, non credi?"

Non riesce a trattenere un sorriso, e i suoi occhi si scontrano con quelli verdi di Derek.

Il ragazzo accenna anche lui un sorriso, capendo di aver fatto centro.

Stiles rimane qualche secondo a fissare quegli occhi che ultimamente ha sempre evitato, quando poi distoglie lo sguardo, come scottato.
Non capisce cosa questo voglia dire, è forse un modo per farsi perdonare?

Raeken guarda curioso gli sguardi che si stanno scambiando i due, e ci mette poco a collegare il tiramisù a Derek.
Scott invece resta ancora perplesso a guardare il suo migliore amico, mentre Malia è troppo intenta ad evidenziare delle pagine del libro con il rosso per rendersi conto della situazione.

«Ragazzi, cosa succede? Tutti seduti che la lezione è incominciata.» Schiarisce la voce Derek, e ognuno torna al proprio posto.

Mentre Derek spiega un nuovo argomento Stiles ne approfitta per mangiare quella prelibatezza, senza mai staccare gli occhi dal ragazzo.

Quando la lezione finisce Stiles sistema la sua roba con calma, volendo finire per rimanere solo con Derek. 
Derek indossa una camicia nera, che gli sta davvero troppo stretta, e Stiles si avvicina alla cattedra, con noncuranza.

«È meglio buttarsi, sì, ma ci vuole coraggio, e una determinazione enorme, nonostante sai che stai per mettere fine a tutto.» Se ne esce Stiles. Derek accenna un sorriso, abbassando un attimo lo sguardo, per poi riportarlo sul ragazzino.

«Ma è anche la strada più facile da prendere.» Ribatte.

«Facile se non hai alcun pensiero che ti tiene su quel palazzo, a un passo dal cadere e a un passo dal resistere.»

Derek si fa leggermente più avanti.

«Perché dici così? Hai per caso un pensiero che ti tiene in bilico fra le due possibilità?» Chiede Derek.

Stiles fa un sorrisino, alzando leggermente le sopracciglia.

«Chi lo sa, professore. Chi lo sa.» 
Fa il misterioso, per poi andarsene, lasciando Derek imbambolato.

---

Stiles è in palestra, per gli allenamenti di basket. Derek come al solito coordina tutto, e fanno più o meno sempre le stesse cose. 
Soprattutto perchè ancora ci sono le selezioni, e giá dalla prossima volta si dovrebbero allenare solo i definitivi giocatori.

Stiles si ferma stanco a sedere sulla panchina, insieme ad altri, mentre Derek parla:

«Siete andati bene oggi, ma come sapete altri quattro dovranno essere mandati via. Intanto ho giá scelto il capitano e il co-capitano.» Informa i ragazzi, e tutti si mostrano attenti.

«Chi saranno?» Domanda uno. Derek si rivolge a tutti:

«Il capitano sará...Stilinski.» Esclama, mentre Stiles quasi si trozza con la sua stessa saliva.

Lui? Capitano?

Sa di essere particolarmente bravo, ma non pensava addirittura che gli sarebbe stato riservato un posto simile. 
Scott gli lancia una pacca sulla spalla, e alcuni si congratulano con lui.

«Io...grazie.» È in grado di parlare, e Derek sorride un secondo, per poi tornare serio.

«Il co-capitano invece sarà...Raeken.»

Theo sorride contento, nonostante gli bruci non essere il capitano, e il fatto che lo sia proprio Stilinski non rende la cosa più facile da accettare.

Stiles rimane un attimo interdetto, ma alla fine capisce che è giusto: lui e Theo sono i due che trascinano di più gli allenamenti.

Eppure non ha mai saputo dire se fosse più bravo lui o Raeken.

Vanno tutti nello spogliatoio, quando Theo si avvicina a Stiles:

«Quindi sei il capitano, quante volte ti sei fatto scopare per diventarlo?» 
Gli chiede a bassa voce, senza farsi sentire dagli altri.

Stiles diventa rosso dalla rabbia, e sta quasi per andargli addosso, quando Scott, giusto in tempo, blocca l'amico:

«Stiles, andiamo, non vale la pena di discutere con certa gente.» Borbotta, nonostante non abbia la minima idea di che cosa i due si erano detti.

Stiles annuisce, e si sente che prima o poi a Theo la farà pagare.

---

Stiles si dirige nella pizzeria dove ha mandato i propri dati personali per il lavoro, anche se alla fine scopre che é un ristorante vero e proprio, solo che la pizza la si può ordinare d'asporto.

Non é molto lontano da casa sua, ed é un posto davvero grazioso, molto frequentato.

É vicino ad una piazzetta, con tutti palazzi vecchi, e negozi per lo più locali, d'artigianato.
Beacon è proprio tra le montagne, e nonostante sia più moderna ed abitata dei villaggi o cittadine montane, puoi trovare ancora casette di legno, soprattutto nei boschi.

Eppure, se non fosse per la costante natura, a Stiles sembrerebbe di trovarsi in una qualsiasi città.

Il ristorante all'interno è davvero grande, e i tavoli sono lunghi e di un nero opaco. Adesso é quasi ora di cena, e sono per la maggior parte occupati.

Stiles deve incontrare la proprietaria del locale per essere sottoposto a delle domande, ma appena entra non sa dove andare. 
Si dirige verso il bancone, quando nota una ragazza bionda che gli sembra dannatamente familiare:

«Stiles! Seguimi.» Gli fa lei, subito dopo averlo avvistato, e lui resta un attimo perplesso.

Dove l'ha vista?

Capelli biondi, lunghi, mossi...aspetta! Sì, è la ragazza con cui Derek era venuto all'inaugurazione.

Stiles si limita a seguirla in uno stanzino, dove ci sono degli scatoloni e un tavolo al centro. 
La ragazza si siede su una delle due sedie, e Stiles davanti a lei.

«Come...sai il mio nome?» Osa chiedere. Lei sorride.

«Derek mi ha parlato di te, comunque chiamami Erica.» Esordisce lei, mentre Stiles diventa completamente rosso.

«Umh.»

«Una cameriera mi ha comunicato che un certo Stiles Stilinski voleva parlarmi per avere il lavoro. Sai, siamo a corto di personale ultimamente.»

Stiles capisce che Scott deve aver chiamato quella cameriera.

«Sì, ecco, sono disposto a lavorare ad ogni orario, purché non scolastico.» Mette in chiaro, anche se Erica se lo aspettava già, annuendo.

«Capisco, quest'anno sarai maggiorenne, giusto?»

Stiles annuisce, é questione di due mesi ormai.
Stiles inoltre ha modo di appurare che Erica è davvero bella, e Derek non può non provare niente per lei.

«Sarebbe il tuo primo lavoro? Perché vuoi lavorare qui?»

Stiles muove il piede nervosamente.

«Sì, umh. Perchè vorrei rendermi utile, e come lavoretto durante il college mi è sempre piaciuta l'idea di lavorare in un ristorante.» Mente, ma Erica sembra cascarci, e gli riserva un ennesimo sorriso.

«Ascolta, normalmente prima c'é sempre un periodo di prova, te lo senti di iniziarlo fin da subito?» Gli domanda.

«Umh, sì, certo.» Risponde subito Stiles, ancora non credendo che Erica sta prendendo davvero la considerazione di farlo lavorare. 
Suo padre sará contento.

Erica lo fa uscire dalla stanza, portandolo in cucina. 
Ci sono una decina di cuochi, che sembrano molto indaffarati, e un buon odorino riempe le narici di Stiles.

«Per oggi ti occupi delle consegne a domicilio, okay?» Lo informa la ragazza, dandogli una specie di valigia termica dove dentro ci stanno dieci cartoni di pizza.

I primi tre li deve portare qui vicino, cinque in una villetta poco lontano e due in un appartamente che dovrebbe trovarsi vicino al bosco.

Stiles ringrazia Erica altre dieci volte, e riceve anche le chiavi di una delle macchine del ristorante, visto che la sua jeep é ancora fuori uso.

Entra in macchina, con la valigia sul sedile accanto, e guida fino al primo indirizzo. Indossa anche una stupida divisa rossa, che ha messo prima nel bagno su ordine di Erica.

Gli aprono tre ragazzine, e Stiles lascia tutto velocemente, cercando di ignorare le occhiate di apprezzamente che gli stanno rivolgendo le tre.
Dio, avranno quattordici anni.

Al secondo indirizzo invece trova una famiglia, e il cane cerca quasi di morderlo. Fortunatamente Stiles se ne scappa subito, cominciando già a non sopportare più questo guidare e consegnare pizze, senza però poterle mangiare.

Parcheggia la macchina davanti all'ultimo indirizzo, prendendo le ultime due pizze, più affamato che mai.
Fuori è buio, e il palazzo è proprio al limitare del bosco.

Il portone per fortuna é già aperto, e sul foglio che gli ha lasciato Erica c'è scritto che deve andare al terzo piano. Che strano, sugli altri gli ha scritto direttamente il cognome, così che lo trovasse da solo, qui invece no.

Con i cartoni tra le braccia prende l'ascensore, e in un minuto si trova di fronte a un grande portone di legno.

È davvero strano questo palazzo, sopratutto perché ci sono solo due appartamenti in ogni piano, e per quanto è alto il soffitto potrebbero avere due piani.

Si sistema la divisa, e sente il calore delle pizze sulle sue mani.

Suona al campanello, e aspetta impaziente di lasciare l'ultimo ordine, così da potenersene andare via.

La porta si apre lentamente, e quando il proprietario si fa vedere a Stiles quasi cadano tutte le pizze.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


«Stiles?»

Esclama Derek, incredulo, osservando il ragazzino vestito di rosso davanti al suo loft, con due cartoni di pizza in mano.

Stiles prova a guardarlo in faccia, ma quegli addominali scoperti sembrano impedire l'intento. 
Derek é in semplici boxer, e dal sudore che Stiles intravede immagina si stesse allenando o qualcosa di simile.

«Io...umh, ecco...d-devo consegnare due pizze alla...porta numero 61 di questo piano...» Balbetta, meravigliandosi di riuscire ancora a parlare.

Derek lo guarda senza capire:

«Intanto entra, non restare lì impalato.» Gli fa, e Stiles annuisce, passando accanto al ragazzo, e andando a sfiorare quel corpo perfetto.

Derek si avvicina al tavolo, dove Stiles posa indeciso le pizze:

«Non ho ordinato alcuna pizza.» Afferma convinto Derek, e Stiles strabuzza gli occhi, gesticolando nervosamente:

«Ma Erica mi ha dato gli indirizzi, e questa è la porta 61, non capisco...» Borbotta, mentre Derek porta qualche secondo gli occhi verdi a fissare il vuoto, come se stesse riflettendo. 
Stiles non può non notare goccioline di sudore cadere sui pettorali, e i capelli mori spettinati che gli danno un look...basta, Stiles!

«Erica...lavori per lei?» Chiede, fissando quegli occhi nocciola.

«Non ancora, sono in un periodo di prova.» Risponde Stiles, appoggiandosi al tavolo.

Derek senza dire niente esamina attentamente i cartoni di pizza, e quando ne apre uno scopre che c'è all'interno attaccato un post-it.

Lo stacca, leggendolo:

"Offre la casa, forse poi mi ringrazieraiLa tua amica Erica Xxx."

Derek sorride leggermente, per poi accartocciarlo. 
L'aveva capito era tutta opera sua. 
Gli sta dando una possibilità di spiegare al ragazzino dell'equivoco, e Derek osserva Stiles. 
Il ragazzino si sta guardando intorno spaesato, e curioso. 
Quella tutina rossa lo rende così buffo.

«Le deve aver ordinate mio zio. 
Ogni tanto viene a trovarmi, ed evidentemente stasera non ha fatto in tempo. Ti va di...restare? Offro io.» Mente Derek. 
Stiles si trova impreparato alla richiesta, e resta un attimo con la bocca dischiusa.

Derek adesso è più vicino di prima, e il suo sguardo sembra penetrarlo. 
Stiles sente il suo stomaco brontolare, e capisce che non può restare senza cibo ancora per molto. 
Inoltre se offre pure lui...

«Okay, ma...vestiti, perfavore.» Implora al ragazzo, il quale si ritrova a ridere.
Derek gli si avvicina ancora di più, con un sorrisino:

«Perchè, ti dá fastidio?»

Stiles si ritrova a boccheggiare. 
Poi si riprende, visto che non può darla vinta così a Derek, e si ritrova a specchiarsi a sua volta in quel verde senza fondo:

«Perchè dovrebbe?» Lo provoca, ritrovandosi con il corpo di Derek a pochi centimetri dal suo, e il volto del ragazzo leggermente piegato verso quello di Stiles, visto che quest'ultimo é più basso di qualche centimetro.

Stiles nota che il ragazzo gli sta guardando le labbra, e a sua volta fissa quelle di Derek, senza neanche realizzare davvero quello che sta succedendo.

Dopo secondi che sembrano interminabili Derek si allontana, come se si fosse risvegliato improvvisamente:

«Io..stavo facendo dei pesi, prima. 
Sará meglio che vada a fare una doccia, tu aspettami qui. 
Non so a che gusti siano le pizze, spero non sia un problema.» 
Parla, e Stiles a sua volta si chiede cosa stesse davvero succedendo prima.

Cos'era quella tensione che si percepiva così tanto?

Ma sì, devono essere gli ormoni. Insomma, è un adolescente, e gli viene davanti un simile ragazzo con quegli addominali. Anche se gli sono sempre piaciute solo le ragazze è normale che il suo corpo reagisca così, no? No?

«Umh, no. Mi piacciono tutti i tipi di pizza, tranne quella con i funghi.» Risponde, mentre Derek si dirige in bagno.

«I funghi possono rivelarsi creaturine malefiche.» Borbotta tra sè e sè, cercando di non immaginarsi Derek sotto la doccia. Nudo.

Così per ingannare il tempo gira per il pianoterra. 
C'é un ampio letto, una mini cucina con tavolo e una vetrata gigantesca ricopre gran parte della parete di fronte a lui. Inoltre davanti ad un lungo divano, il quale è a sua volta collegato ad un altro, c'è una tv plasma.

Eppure non sembra molto usata, nonostante sia davvero grande e moderna.

Stiles la tocca con un dito, con il risultato di averlo ricoperto di polvere. In effetti Derek non gli è mai sembrato un ragazzo da serie tv o da film, vista anche la sua ignoranza in merito.

Delle scale a chiocciola portano al piano superiore, dove Derek ora si trova, ma Stiles non se la sente di andare a curiosare fin lassù.
A parte che verrebbe subito scoperto.

Non ci crede ancora che é in casa del suo professore di matematica. 
Dopo un quarto d'ora Derek esce dalle scale vestito con una maglia celeste, e con dei jeans scuri.

Si mettono a sedere sul tavolo, uno di fronte all'altro, mangiando le due margherite.

«Stiles, ti devo delle spiegazioni.» Incomincia il discorso Derek.
Stiles smette un attimo di mangiare.

«Derek, ho capito che...»

Ma Derek lo blocca:

«No, Stiles. Adesso mi lasci parlare.»

Allora il ragazzino annuisce, abbassando leggermente il volto.

«Jennifer è venuta a sedersi davanti a me di sua spontanea volontà, vedendomi solo. 
Non le ho detto di andarsene via semplicemente perché 'scusa ma qui di solito si siede un mio studente' suonava brutto, okay? 
Non ho mai voluto smettere di parlare con te per quello che è...successo a casa tua, Stiles. Ti capisco, dannazione, e spero che ti vada bene continuare...umh...a scambiarci due parole ogni tanto, perchè mi mancava in un certo senso la tua parlantina...Quindi, umh, ti va bene?» Derek avvampa, imbarazzato, e spera che almeno questo parlare sia servito a qualcosa.
Stiles resta con la pizza in mano, osservandolo sorpreso.

A nessuno è mai mancata la sua parlantina.

É vero che Stiles pensa sia meglio nessuno si affezioni a lui, ma Derek gli sta proponendo solo di avere ogni tanto due chiacchiere, alla fine non succederá mai che il ragazzo entrerà a far parte della sua vita, giusto?

«Io...devo chiedere scusa per aver esagerato, e per non averti lasciato spiegare prima...» Mormora. Derek accenna un sorriso:

«Lo prendo come un sì?»

Stiles sorride:

«Prendilo come un sì.»

Appena finiscono le pizze si alzano da tavola, e avvicinarsi al divano:

«Questa tv ogni tanto la usi?» Ha il coraggio di chiedere Stiles.
Derek scuote la testa.

«Solo quando vengono ospiti. Quindi quasi mai.» Ammette, toccandosi la testa.

Stiles apre la bocca, facendo finta di essere scandalizzato:

«Ecco, lo sapevo che era per questo che sei così ignorante nell'argomento 'film'»

Derek alza un sopracciglio.

«Sai, Stiles, normalmente nel tempo libero vado in palestra, a correre oppure leggo, mi acculturo.» Spiega, mentre il ragazzino mima un bla bla con le mani.

Si siedono su uno dei due divani, con la gamba sinistra di Derek che sfiora quella destra di Stiles.

«Devo ammettere che alla fine non è male fare il professore.» Se ne esce Derek, mentre Stiles lo guarda di sottecchia, sorridendo.

«Penso che tu in classe potresti stare in realtà completamente zitto e immobile. Fidati, apprezzerebbero tutti comunque.» Scherza, e Derek si ritrova a ridere. Stiles pensa che dovrebbe ridere più spesso, ma non glielo dice.

«Addirittura?»

«Beh, fidati, ci sono ragazzine che non fanno che sbavarti dietro tutto il tempo.» Fa Stiles.

«Me ne sono accorto.» Ammette Derek.

«Sai, qualsiasi altro professore non ci avrebbe pensato due volte a farsele tutte.» Afferma convinto Stiles.

«Lo so, ma non voglio essere quel tipo di professore che va con gli studenti.» Sospira Derek. Stiles in un certo senso si sente offeso, ma capisce che Derek intendesse portarsi a letto gli studenti, non semplicemente uscire.

«E non sono sicuro se riusciró ad essere un bravo capitano.» Aggiunge subito dopo Stiles, abbassando il volto.

Derek glielo alza, notando che è diventato d'un triste, e afferra la sua mano d'impulso. 
Le loro dita si intrecciano automaticamente.

«Ehi, ehi, sarai bravissimo.»

Stiles sorride tristemente.

«Derek, non sono capace a tirare su me stesso, come potrei incoraggiare un'intera squadra?»

Derek lo guarda con tenerezza.

«Ascolta Stiles, sono sicuro di aver fatto la scelta giusta. Ne sono certo, okay?»

Stiles in risposta stringe più forte la sua mano.

«E perché dormi così poco ultimamente, Stiles?» Chiede subito dopo Derek. 
Il ragazzino evita il suo sguardo.

«Non riesco a dormire a volte, tra gli incubi e la mente che cerca di andarsene dove vuole...» Sussurra.

«Prendi mai camomille? O tisane? Aiutano.» Se ne esce Derek, stranamente preoccupato.

Stiles evita di nuovo quello sguardo magnetico.

«Perchè sei così preoccupato per me, Derek? Nessuno lo è.» 
Mormora Stiles. 
Derek sussulta.

«Perchè siamo...amici, Stiles.» Risponde senza neanche pensarci troppo, e quel punto Stiles incontra quegli occhi verdi.

Sorride. 
E in questo momento non gli viene proprio in mente tutto quello che gli è successo in passato, o che è pericoloso stare vicino ad uno come lui.
Gli viene solo in mente che Derek lo considera un amico, e non può che scaldarglisi il cuore. 
Non credeva di essere mininamente importante per lui.

Però guarda le loro mani intrecciate, che sembra tremendamente giusto siano così, eppure...eppure gli amici non si prendono per mano, no.

----

Derek è seduto al solito tavolino. 
La sera prima Stiles se ne è tornato a casa non troppo tardi, visto che lo Sceriffo si stava cominciando ad insospettire.

Derek poi ha mandato un messaggio ad Erica per ringraziarla, e allo stesso tempo magari di avvertirlo la prossima volta, visto che era mezzo nudo.

Ed Erica gli aveva risposto così:

"Il ragazzino avrà sicuramente gradito."

Questa mattina al bar c'é un via vai frenetico, più del solito. 
Ad un certo punto Jennifer si avvicina a Derek, con l'intento di mettersi seduta di fronte a lui, e allo stesso tempo Stiles entra con i suoi amici nel locale.

Derek prima di bloccare Jennifer rivolge un'occhiata al ragazzino, il quale si limita a fissare i due in silenzio:

«Jennifer, mi dispiace mandarti via davvero, ma a colazione di solito parlo con uno studente, non chè capitano di basket, delle prossime partite. Sai, delle strategia da adottare...queste cose...» Si spiega Derek, e Jennifer annuisce, sorridendo:

«Tranquillo, capisco. Con alcuni professori comunque stavamo organizzando una cenetta, ti va se mi lasci il tuo numero così ti faccio sapere?»

Derek annuisce, dettando il numero alla ragazza. 
Alla fine forse deve davvero tornare a fidarsi delle persone, e anche se non ci riuscisse Jennifer è una bella donna, potrebbe comunque tornare utile, dal momento che con Erica sta instaurando un rapporto sempre più di amicizia.

Stiles nel frattempo è rimasto a fissare i due, chiedendosi di cosa stessero parlando, e appena vede la professoressa andare via gli viene spontaneo sorridere.

«Stiles? Che fai in piedi impalato?» Gli chiede Scott, non capendo cosa stia facendo il suo migliore amico.

«Umh, mi siedo con Derek.» Risponde, senza smettere di guardare il ragazzo.

«Pensavo che tu e il professor Hale avesse discusso.» Si intromette Malia.
Stiles nel frattempo si é giá fiondato davanti a Derek.

Scott rimane a guardare i due qualche secondo con Malia.

«Credi che se Hale sapesse tutto quello che é successo a Stiles resterebbe?» Sussurra Malia a Scott.

Scott scuote la testa, preoccupato.

«Non credo, Mal, ed è questo che mi preoccupa. Se Stiles se ne affezionasse? E dopo lui lo lasciasse così?»

Malia abbassa il volto.

«Oppure se Stiles se ne innamorasse?»

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Erano due settimane che Stiles era il capitano della squadra di basket, e si stava accorgendo di diventare sempre più popolare.

Incredibilmente è più bravo dei ragazzi più grandi, e ormai il suo nome é sulla bocca di tutti.

Cerca sempre di ignorare le occhiate che le ragazze gli riservano quando passa per i corridoi, anche perché Malia ringhia a chiunque gli mette gli occhi addosso.

Adesso è agli allenamenti della scuola, e ha appena finito di allenarsi con gli altri, stanchi. Ormai sono da una settimana la squadra definitiva, e Derek è sempre il loro coach.

Stiles proprio quella mattina parlava a Derek della festa di Halloween che si teneva quella sera stessa in palestra. Non era sicuro di andarci, e voleva un consiglio dal più grande. 
Derek gli aveva risposto che doveva assolutamente andarci e cercare di divertirsi.

Tutti i ragazzi fanno per dirigersi verso gli spogliatoi:

«Stilinski.» Lo chiama Derek, e Stiles si gira, cercando di non fissare come al solito quelle braccia muscolose.

«Sì, coach?» Stiles gli si avvicina, lontani da orecchie indiscrete.
Derek sembra leggermente imbarazzato.

«Volevo solo farti sapere che stasera ci sarò anch'io.» Borbotta.

Stiles lo guarda confuso.

«Non pensavo che i professori potessero venire.» Replica, non capendo.

«Mi hanno chiesto principalmente di dare un'occhiata alla situazione.» Gli spiega Derek. 
Stiles accenna un sorriso.

«Lo sai come funziona la festa, almeno?»

Derek scuote la testa, impreparato.

«All'inizio ci saranno dei lenti, in cui le coppie balleranno e si eleggerà poco dopo la coppia vincitrice, ossia il re e la reginetta del ballo. Subito dopo la musica cambia radicalmente, e la festa sarà una sorta di rave. Non bisogna mascherarsi insomma, ci sono delle ragazze apposta per dipingerti il corpo. Hai capito, no?» Parla velocemente Stiles, e Derek lo fissa qualche secondo senza aprire bocca.

«Intendi quella festa dove nel buio risaltano i colori fosforescenti?» Sintentizza Derek.

Stiles annuisce, asciugandosi con una mano il sudore della fronte.

«Ci divertiremo, coach!» Esclama poi, facendogli l'occhiolino, e andandosene.

---

«Non so, pensavo di mettermi una semplice maglia nera.» Parla Stiles al telefono con Scott.

«Penso vada bene, alla fine tanto ti farai dipingere il corpo, e a quel punto la maglia non servirá più!» Esclama Scott, portando a ridere entrambi.
Ultimamente Stiles si sente stranamente meno giù, e a parte i soliti incubi cerca di focalizzarsi su cose come il basket.

Stiles smette improvvisamente di ridere, ricordandosi di una cosa:

«Sì, io...umh, devo andare Scott.» Chiude la chiamata, scappando in bagno. Lo Sceriffo non è in casa per fortuna, in questi giorni dei casi importanti lo tengono quasi sempre impegnato altrove.

Stiles osserva la sua immagine riflessa allo specchio: non ha troppe occhiaie, e forse la carnagione un pò troppo pallida. I capelli su come al solito, forse dovrebbe dargli una tagliatina, stanno crescendo ogni giorno di più.

Stiles si ritrova a chiedersi da quando gli interessa il suo taglio di capelli, o qualsiasi cosa che riguardi il suo fisico.

Senza togliere gli occhi dall'immagine riflessa alza un lembo della maglia rossa, per poi toglierla senza fretta.

La sua pelle pallida é illuminata dalla luce, e Stiles si avvicina di più allo specchio.

Sospira di sollievo, sfiorandosi delicatamente alcuni punti della pelle.
Per fortuna si sta tutto cicatrizzando, e non si vedono quasi piú le ferite, inoltre al buio della festa e con i colori addosso nessuno si accorgerà di nulla.

Stiles si rimette la maglia, abbassando il volto per qualche secondo, e ricordandosi di dover andare a prendere Malia.

---

Derek ha indosso una semplice maglia blu e dei jeans neri. Sente la musica dal corridoio della scuola, una canzone mai sentita prima, davvero lenta e romantica.

Derek spalanca la porta della palestra, ritrovandosi davanti a una ventina o più di coppie che ballano abbracciate, da fargli quasi venire il volta stomaco.

Una sorta di lampadario appeso al soffitto lancia riflessi colorati ovunque, e Derek si avvicina al bancone delle bibite. La serata sarà davvero lunga, soprattutto dover assicurarsi che non succeda nulla, e se si beve un drink alla fine non accadrà nulla.

Molti studenti stanno vicino alle scalinate dove il pubblico assiste normalmente alle partite scolastiche, lasciando lo spazio centrale alle coppie, bevendo oppure chiacchierando.

C'è anche un piccolo palco, poco distante. Derek é arrivato con abbastanza ritardo, e capisce che gli studenti hanno già votato il re e la reginetta.

I suoi occhi verdi incontrano il corpo di Stiles, il quale sta ballando con Malia abbracciata.

Malia gli sta davvero appiccicata, sussurrandogli ogni tanto qualcosa all'orecchio. Derek osserva che Stiles le sorride, anche se non gli sembra un sorriso poi così vero. 
O almeno non quelli che riserva a lui.

Volta lo sguardo, stanco di guardare i due scambiarsi effusioni, quando incontra lo sguardo di MacCall. 
Il ragazzino lo stava già osservando, e ha un'espressione impenetrabile.
È il migliore amico di Stiles, se non sbaglia.

Derek vorrebbe andare lì e chiedere cosa diavolo stia guardando, ma qualcuno lo chiama da dietro, toccandogli la spalla:

«Ti va di ballare?» Gli propone una ragazza, conciata in modo piuttosto indecente. Derek alza un sopracciglio.

«Sono un professore, non ballo con gli studenti.» Afferma, e la ragazza se ne va via scontenta. Possibile che tutti pensino che un professore con un certo fascino debba per forza portarsi a letto tutte? A lui non servono problemi, se ha bisogno di certe cose sa a chi chiedere.

E Derek ha sentito bene che gira una scommessa su chi se lo porterà a letto per primo, non è stupido.

Ad un certo una ragazza sale sul palco, con una busta bianca, impugnando il microfono:

«E adesso verranno annunciati il re e la reginetta di questo ballo!» Esclama, con gli applausi e i fischi di tutti.

Derek sbuffa, avendo trovato sempre ridicole queste tipo di cose.

Tutti urlano, gridano, mentre la ragazza tira fuori il foglio con il nome dei vincitori.

«La reginetta del ballo é..»

Silenzio totale.

«...Malia Tate!» Esclama, e tutti applaudono, congratulandosi con la ragazza, la quale sale subito sul palco, sorridendo come non mai.

«E il re....»

Ormai Derek ha capito bene chi è, e resta un secondo con la bocca socchiusa.

«....Stiles Stilinski!»

Stiles sale imbarazzato sul palco, e Derek non può che sorridere alla sua imbranataggine, visto che quasi inciampa.

Derek ha visto che il ragazzino, nonostante sia del primo anno, da quando è capitano é diventanto più popolare.

E spera solo questo non lo cambi, o non lo renda uno di quei montati assurdi.

Anche Derek prima che succedesse tutto quello alla sua famiglia era davvero popolare al liceo. 
Aveva chiunque volesse, ed era amico di tutti, oltre il capitano di basket.

Un ragazzino solare, che stava simpatico a tutti.

Finchè dopo la morte della sua famiglia si è chiuso sempre di più in sè stesso, senza parlare più con nessuno, e nonostante a basket fosse rimasto sempre il capitano ormai passava per il ragazzo scorbutico e freddo.

Eppure alle ragazze piaceva comunque, non aveva amici, ma ancora qualcosa aveva.

Purtroppo dopo Paige ha deciso di smettere di far entrare persone nella sua vita, di fidarsi. 
E le ragazze al college le usava solo come una distrazione, consapevole che nessuno poteva amarlo per com'era davvero, ma solo per il suo dannato fisico.

E quando ha provato a fidarsi di nuovo, Kate gli ha dato la botta di grazia, Derek ha innalzato come una barriera intorno al suo cuore.

Ha cominciato a capire che la fiducia forse non faceva per lui, e così l'amore.

Non doveva più fidarsi di nessuno, e nessuno lo poteva amare. 
Era così che dovevano andare le cose.

Solo ultimamente ha capito che forse può lasciare il beneficio del dubbio a persone come Erica, e magari riavere degli amici, ormai per lui qualcosa di sconosciuto.

E persone come...Stiles.

Alla fine gli amici non l'hanno mai tradito, è stato solo l'amore a farlo.

Che in quel momento Stiles sta ballando con Malia sul palco, quando lei lo bacia, e tutti fischiano in approvazione.

Derek volta nuovamente lo sguardo, chiedendosi quanto debba ancora stare qui.

D'un tratto sul palco non ci sono più i due ragazzini, ma una band che Derek non ha mai visto. 
E cominciano a suonare pezzi veloci, più da discoteca, e il lampadario lancia riflessi colorati come impazzito.

È l'unica cosa che illumina la palestra.
Derek capisce che il rave è iniziato, e sospira pesantemente. 
Spera solo che non ci sia nessun problema.

---

Stiles scende dal palco, mentre Malia lo stringe a sè:

«Andiamo a farci dipingere?» Gli chiede, alzando la voce, visto che sta iniziando un altro tipo di musica a volume davvero alto.
Stiles annuisce, anche se non molto convinto.

La moltitudine di studenti si riversa dalle diverse ragazze adette al "mascheramento", mentre molti cominciano a ballare in mezzo alla palestra.

Non riesce a distinguere bene i volti, ma è sicuro che appena la maggior parte della gente sarà dipinta potrá vedersi meglio intorno.

«Sai, Allison sarebbe davvero contenta per me.» Parla improvvisamente Malia, con un sorriso triste sul volto.

Stiles si blocca di colpo, facendo preoccupare la ragazza, fissando il vuoto, come incantanto.
In questo momento c'é solo lui.

«Stiles? Succede qualcosa?» Gli fa, senza capire cosa gli sia preso.

Stiles resta a bocca dischiusa.
No, no, no. 
Non può cominciare a vedere anche il sangue così.

«Vai dagli altri per favore, ho bisogno di stare da solo che non mi sento bene.» Sussurra, evitando il suo sguardo.

Malia cerca di ribattere, ma Stiles la guarda così freddamente che non può che andarsene, a cercare uno qualsiasi del gruppo.

Stiles si avvicina al bancone degli alcolici. Deve assolutamente impedire di vedere il sangue, o di sentire ancora quegli spari, quelle grida.

Riempe un bicchiere con la vodka, e manda giù tutto d'un sorso.

---

Ormai gran parte della gente ha il corpo colorato, che riflette nella scarsa illuminazione.
Derek nota inoltre che invece molti hanno proprio portato da mettersi delle maglie o vestiti fosforescenti, invece di farsi dipingere.

Derek é apoggiato con la schiena ad una colonna, quando qualcuno gli si avvicina. É il professore di storia, che avrà almeno dieci anni più di lui. Indossa una maglia verde fosforescente.

«Hale, anche lei qui a sorvegliare?» Lo saluta lui, dandogli confidenza, nonostante abbiano scambiato parola poche volte. Ma Derek ha giá appreso che Bennet é un tipo molto aperto.

«Esatto.» Sospira, guardando ancora stranito come il prof si sia conciato.

«Già che é qua si goda la festa come tutti! Per il preside basta che non succeda nessun casino. Hai portato maglie come la mia da metterti?» Parla quello, e Derek scuote la testa.

«Non importa, ci sono delle ragazze pronte a dipingerti il corpo!» Esclama Bennet, e Derek nota che é un tantino ubriaco. Lui invece si è limitato a un drink, anche se tutti questi colori lo stanno in effetti mandando un pò in confusione.

«Non é inappropriato?»

Bennet ride.

«Suvvia! Finché non ci fa nulla è tutto nella norma, no? Inoltre con quel fisico mi sarei tolto la maglia giá dall'inizio!» Scherza l'altro professore, che non è messo poi così male.

Derek annuisce non troppo convinto, ma alla fine si lascia trascinare da Bennet verso delle ragazze con dei pennelli, che lo guardano maliziose. Derek vorrebbe tirarsi indietro, ma ormai è troppo tardi e Bennet se n'é andato. Alla fine ha ragione quest'ultimo, almeno che Derek cercasse di divertirsi un pò, altrimenti tutta la serata così diventerebbe insostenibile.

«Professore, vuole dipingersi il corpo?» Gli chiede una bionda in reggiseno, con dei jeans lunghi. 
La pancia della ragazza ha come dipinto una zucca di halloween.

«Umh, sì.»

«E allora si tolga la maglia. Vuole una zucca oppure il corpo di uno scheletro?» Gli domanda sempre quella, mentre la altre non gli staccano gli occhi di dosso, e alcuni studenti si sono fermati a vedere.

«Gli dipingo io il corpo!!!» Borbotta una voce alle sue spalle, con un tono leggermente stridulo.

Derek si gira.

«Stiles?»

Stiles è davanti a lui, e lo fissa insistentemente.

«Ti prego, voglio dipingerti iooo!» Esclama, e Derek capisce che è ubriaco. Ma ancora non tanto, solo che é nella fase dell'intraprendenza e del parlare senza neanche pensarci troppo.

Stiles viene illuminato da una luce fucsia, e Derek si limita a fissarlo qualche secondo.

Poi Derek si toglie la maglia sotto gli occhi di tutti, soprattutto quelli di Stiles, che lo osserva scrupolosamente. 
Ogni muscolo di Derek è sotto tensione.

É come se in quel momento ci fossero solo loro due, e i loro occhi creano strani legami.

«Umh, vuoi i pennelli Stiles?» Si intromette la ragazza di prima, conoscendo probabilmente di nome il ragazzino.

Stiles le rivolge un'occhiata tra l'eccitato e lo spaesato. 
Derek si ritrova a pensare che non deve essere molto abituato a bere. 
Non sarebbe una sorpresa insomma se in questo momento Stiles soffrisse di mal di testa.

«Sì, quelli che vuoi.» Biascica, e la ragazza gli porge due barattoli di pittura gialla e arancio fosforecente.

«Ti faccio una beella zucca!!» Parla, e Derek si rende conto che molti li stanno guardando curiosi.

«É mio fratello adottivo.» Spiega brevemente Derek, capendo che tanto quasi tutti sono ubriachi, quindi il giorno dopo non si ricorderanno certo di questa cosa.

«Tu non sei...»

«...colorato? No, quindi muoviti, Stiles.» Lo zittisce in tempo.
Stiles però resta qualche secondo immobile.

«Sì, ma non ho capito cosa stavi dicendo prima e vorrei capire perché...»

«Stiles, vuoi dipingermi il corpo oppure parlare?» Sbotta Derek, incrociando le braccia al petto.

Stiles dischiude la bocca.

«Assolutamente dipingerti il corpo.» Borbotta.

Stiles intinge il pennello maldestremente nel barattolo arancione, inizialmente non beccandolo, e si avvicina a Derek, non riuscendo a non fissare altro che quel corpo muscoloso e quegli occhi verdi.

Derek rilassa i muscoli mentre il ragazzino appoggia il pennello sul suo corpo, e comincia a trascinarlo lungo i suoi pettorali, per poi scendere lentamente sugli addominali.

Derek si ritrova a pensare che lo sguardo di Stiles non é come quello delle ragazze.

Loro lo guardano come se volessero solo il suo corpo.

Stiles invece lo guarda come se di lui volesse proprio tutto.

Derek sa bene che probabilmente il ragazzino lo guarda in quel modo solo perchè è ubriaco, e sarebbe meglio così...

Meglio così per tutti e due.

Giá è tanto che Derek stia facendo entrare il ragazzino nella sua vita come amico, anche se in questo momento gli sembra tutto fuorchè quello.

Derek inoltre si ricorda che non deve assolutamente affezionarsi più a nessuno in quel senso. 
Purtroppo non sa che i non può decidere lui i sentimenti.

Una luce gialla illumina qualche secondo il corpo di Derek, e Stiles rimane un attimo imbambolato, stordito anche dall'alcool.

Poi prende un pennello giallo, e cerca di completare la zucca, o qualsiasi cosa ne stia venendo fuori.

Stiles non si è neanche reso conto che i due sono circondati da una ventina di studenti, che studiano le loro mosse, come se stessero dando uno spettacolo o altro.

É troppo concentrato su Derek, e qualsiasi altra cosa lo riguardi.

Quando finisce di tracciare una linea vicino all'incavo del collo, si allontana di poco, per ammirare il risultato.

«Direi che é venuto beeene.» Ammette, inclinando leggermente la testa. 
Derek abbassa il volto per capire cosa abbia combinato Stiles, e ride appena si rende conto che ha sul corpo delle linee davvero spesse, senza però alcun senso.

Sembra stiano lì a caso. 
Già, proprio una zucca.

«Adesso tocca a te.» Afferma deciso Stiles, con gli occhi che luccicano nel buio.

«A fare cosa?» Domanda Derek, non capendo.

Stiles sorride.

«A dipingermi il corpo.»

E dopo questo si toglie la maglia senza lasciarlo ribattere, mentre Derek sussulta.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Derek sa che non dovrebbe.

Non dovrebbe dipingere il corpo di un ragazzino minorenne, per giunta suo studente.

E di fronte a tutti.

Ma soprattutto, non dovrebbe volerlo fare.

Perchè sì, Derek lo vuole davvero fare.

Osserva la pelle del ragazzino, illuminata ogni secondo da un colore diverso. Nota che si sta mettendo su un fisico niente male, grazie al basket, ma ancora é esile.

Gli occhi nocciola puntati nei suoi verdi, il nasino all'insu e i capelli sempre tirati verso l'alto. Un sorrisino quasi incosciente, dettato più dall'alcool che altro.

La musica crea un'atmosfera piacevole.

«Al diavolo.» Borbotta Derek, afferrando il grande pennello in mano.

Si avvicina a Stiles, che sembra avere lievi giramenti di testa:

«Cosa vuoi che ti disegno?» Chiede.
Stiles sorride con lo sguardo un pò altrove.

«Voglio diventaaare uno scheletro.» Esclama il ragazzino, e Derek accenna un sorriso, scuotendo la testa divertito.

Si fa passare la pittura nera e bianca. Nervoso intinge il pennello in quella nera, e comincia a tracciare i contorni delle finte osse sulle braccia.

Sente le spalle di Stiles rilassarsi, e il ragazzino in quel momento pare quasi in pace con il mondo.

La sua pelle è così delicata, e Derek non può non notare che i nei del ragazzino sono davvero ovunque.
Come delle stelle sparse nel cielo.

Poi prende la pittura bianca, e una volta completate le braccia passa al petto e poco sopra i jeans.

«Mi fai...il solletico...» Ridacchia Stiles.

«Non muoverti, Stiles.» Lo rimprovera Derek, tracciando linee aggraziante e cercando di premere il meno possibile sul suo corpo, mantentendo un tocco leggero. Quasi come se la pelle del ragazzino potesse rompersi da un momento all'altro.

Derek sente il respiro di Stiles sul suo collo, quando si piega leggermente per definire meglio il disegno.

Poi sotto obbligo del ragazzino si ritrova a disegnargli anche la faccia.
Stiles chiude gli occhi, e Derek gli afferra il volto con una mano da sotto il mento, per tenerlo fermo.

Passa la pittura nera sulle palpebre degli occhi, che vanno a formare due cerchi quasi uguali.

Poi la passa sul suo nasino, e il resto del volto lo colora di bianco, stando attento a non sporcargli i capelli.

I loro volti sono così vicini che i respiri si mescolano, fodendosi in un unico.

Dopo una quindicina di minuti e tre canzoni Derek ha finito.
Indietreggia, mentre qualcuno applaude, e qualcun altro fischia.

Wow, Derek si ritrova a bocca aperta di fronte a quello che ha creato.

É stato davvero bravo, Stiles sembra una creatura demoniaca. 
Un vero e proprio scheletro, ma Dio, uno scheletro davvero sexy. 
Anche troppo.

«Come sto??» Domanda Stiles, curioso.

«Molto bene.» Si limita a rispondere Derek, notando come tutti lo stiano guardando con meraviglia.

«Sei stato davveeero bravo!!» Si complimenta con Derek, dopo aver dato un'occhiata al suo torace e alle sue braccia. 
Derek accenna un sorriso.

«Forse perchè io non sono ubriaco.» Gli fa presente il ragazzo, che pare essere un rimprovero.

Stiles fa il broncio, per poi dire qualcosa, quando qualcuno si mette in mezzo:

«Stiles, wow, chi ti ha fatto tutto questo?! Stai benissimo!» Esclama la rossa, prendendo per un braccio Stiles. Lui sembra rifletterci.

«Umh, Derek!»

La rossa si gira verso il ragazzo, notando che a sua volta è colorato, ma in un modo che solo un bambino di dieci anni potrebbe essere l'autore.

Poi riguarda Stiles, accorgendosi che è un pochino ubriaco, e collega le due cose.

Allora trascina via Stiles, portandolo verso il centro della palestra, con la musica che impedisce loro di parlare normalmente:

«Quanto hai bevuto?» Urla, per farsi sentire. Stiles si tappa le orecchie, come se la voce della ragazza lo martellasse.

«Un pò????»

Lydia scuote la testa.

«Perchè, Stiles?»

Stiles torna imbronciato, e fissa qualche secondo il vuoto:

«Lasciamo in pace Lyyds, voglio divertirmi. Okay??» E detto questo scappa in mezzo agli studenti, lasciando Lydia imbambolata, e incapace di capire.

«Lyds?» La chiama un minuto dopo una voce, e la rossa si gira verso una ragazza. È Kira.

«Kira, ehi.» La saluta lei, mentre si allontanano verso una zona piú tranquilla, dove la musica arriva a volume più basso.

«Malia mi ha detto che Stiles l'ha lasciata dicendo di sentirsi poco bene.» Le racconta Kira, sistemandosi meglio la maglia rosa fosforescente. 
Lydia invece ne ha una rossa.

«Oh, stava benissimo! O meglio, ubriaco, ma di sicuro non aveva alcun malore o altro!» La informa la ragazza, appoggiandosi su una colonna.
Kira la guarda confusa.

«E allora perchè l'ha fatto?»

Lydia alza le spalle, preoccupata.

«Non ne ho idea, ma prima stava con Hale.»

«Hale? Il professor Hale?»

«Sì, e si erano dipinti il corpo a vicenda, ma lui non mi sembrava affatto ubriaco.»

Kira pare incredula.

«Sbaglio o Stiles ha raccontato che era il suo ex?»

Lydia annuisce, stringendo le labbra.

«Questo è quello che ha detto, ma non ci credo molto, sai?»

Kira si mostra interessata.

«Che intendi?»

«Qualcosa non quadra.»

«Spiegati, Lyds.»

La rossa guarda la mora negli occhi:

«Prima di tutto si può rimanere in rapporti così buoni con il proprio ex? Senza provare nulla?»

Kira sembra pensarci, trovandosi d'accordo con la rossa.

«Sì, è strano, ma non impossibile.»

«Okay, ma seconda cosa non ci ha mai voluto raccontare del loro rapporto. 
Del perchè lui l'ha lasciato o cose simili. Insomma, non abbiamo mai saputo nulla della bisessualitá di Stiles.»

«Io l'avevo capito in realtá che gli piacevano anche i maschi, e credo tutti.» Ammette Kira.

«Sì, ma solo adesso lo dice e spunta fuori questo Hale? Come abbiamo fatto a non accorgerci mai di nulla? Insomma, sono la sua migliore amica, avrei dovuto saperlo. O almeno sospettare una sua relazione segreta, diamine!» Esclama, non capendo cosa ci sia dietro tutto questo. 
Kira annuisce pensierosa.

«Quindi insomma credi che Stiles abbia mentito? E perchè poi?»

Lydia si sistema i capelli dietro la schiena.

«È quello che scoprirò.»

Le fa, sorridendo. Anche perchè Malia è la sua migliore amica, ed è preoccupata anche per lei. 
Deve assolutamente scoprire come diavolo Stiles ha conosciuto il professor Hale.

---

Derek, da quando ha visto Stiles con la rossa, si é spostato vicino alla porta d'uscita, in disparte. 
Non vede l'ora che tutto questo finisca, anche perché deve farsi una bella doccia.

La meta della gente è ubriaca e balla come se non ci fosse un domani, mentre l'altra parte si mantiene più calma e meno scatenata.

I colori fosforescenti ormai sono ovunque, e rendono tutto come magico, irreale.

Derek alza il volto verso il soffitto, sospirando pesantemente.
Ma chi gliel'ha fatto fare? 
Poteva restare a casa e dire al preside che in realtá si sentiva poco bene.

«Deeeerekkk» Lo chiama una voce familiare, e Derek si ritrova davanti il ragazzino.

Stiles lo guarda sorridendo, ma è ridotto davvero male. 
Si regge in piedi a stento, inoltre, dallo sguardo che ha, Derek è sicuro che ci vede doppio.

«Stiles, Dio, hai bevuto ancora?!» Lo riprende il ragazzo, sorreggendolo per evitargli cadute.

Stiles si ritrova con un braccio attorno alle spalle di Derek, e con un braccio di quest'ultimo lungo il suo fianco.

«Fooorse?» Fa Stiles, tappandosi poi le orecchie con entrambe le mani.
Derek lo guarda preoccupato.
La musica é già alta di suo, figuriamoci per Stiles, visto com'è ridotto.

«Stiles, non puoi restare qui. Ti riporto a casa.» Gli fa Derek, e nota che le labbra del ragazzino sono dipinte di fucsia, in contrasto con la pittura nera e bianca del corpo.

«Non...non posso tornare a caaasa.» Biascica, aggrappandosi a Derek per non cadere. Se fosse in condizioni migliori si renderebbe conto che i pettorali di Derek sono appiccicati al suo volto, essendo Stiles in parte proteso in avanti con il corpo.

Purtroppo Stiles è troppo concentrato a capire cosa lo circonda, visto che tutto per lui si quadruplica.

Derek capisce che Stiles non può tornare da suo padre, e così stringendolo meglio si avvia per trovare il suo amico MacCall.

Il problema è che la palestra è enorme, e Stiles cammina più lento di un bradipo, rischiandosi di cadere almeno una ventina di volte, e tirando fuori parole per lo più incomprensibili o senza un nesso logico.

Derek sta per perdere le speranze, quando gli sembra di vedere MacCall vicino al bancone delle bibite, che parla con una ragazza mora dai caratteri orientali.

Derek allora fa un ultimo sforzo per raggiungerlo, scansando persone e trascinandosi dietro il ragazzino, che tra poco ci manca solo rigetti tutto ai suoi piedi.

Scott sta parlando con Kira, con un bicchiere di vodka lemon in mano, quando sente una mano toccargli la mano.

Derek vede il ragazzino girarsi, e la sua amica fissarli stranita.
MacCall li guarda un attimo senza capire nulla.

Poi si avvicina a Stiles, osservandolo meglio da vicino, con fare curioso e sospettoso, e dopo qualche secondo esclama:

«Stiles?!»

Lui borbotta qualcosa che i ragazzi non capiscono.

«Perchè diavolo è conciato così? Cosa significa?» Domanda MacCall a Derek, visto che l'altro non sembra in grado di dare una risposta che si capisca in mezzo a tutto questo casino.

«Si é fatto pitturare il corpo e il volto da scheletro, poi me lo sono ritrovato davanti che quasi non si reggeva in piedi.» Spiega brevemente Derek.

«L'hai dipinto tu, vero? Complimenti.» Si intromette Kira, ammirando anche lei quello che Derek ha fatto a Stiles.
Derek avvampa, mentre Scott apre la bocca senza trovare parole adatte per esprimere la sua incredulità.

«Umh, ovviamente non può tornare a casa sua in queste condizioni. 
MacCall, lo ospiti tu?» Aggiunge Derek, ignorando il complimento della ragazzina. Scott sta ancora cercando di metabolizzare il fatto che quei due non solo stiano così attaccati, ma che si siano anche dipinti il corpo a vicenda.

«Io...non posso. Dormo da Kira, e mia madre comunque sia se ne accorgerebbe, lei e lo Sceriffo sono molto...umh, intimi.» Risponde Scott, massaggiandosi il capo imbarazzato.
Derek corruccia le sopracciglia.

«Non c'è nessuno che può portarlo a casa propria per questa notte?»

Sembra quasi stiano parlando di un pacco o qualcosa di simile.

Scott fa per pensarci.

«Non credo. Malia e Lydia dormono insieme, Jackson torna con il motorino, Danny ha trovato appena un ragazzo e non credo torni a casa sua, Liam e gli altri non sono venuti.» Gli fa presente Scott, e Derek sospira.

«Come facciamo?»

Kira nel frattempo non aveva fatto che guardare sia Stiles che Derek.

«Lei non può ospitarlo, professore?» Se ne esce Kira.

Derek e Scott sussultano.

«Kira...» La richiama Scott.

«Scott, non c'é altra soluzione.» Lo interrompe la ragazza, sistemandosi i lunghi capelli mori.

Derek riserva un'occhiata veloce al ragazzino. Stiles ha mantenuto tutto il tempo il capo verso terra, cercando di mettere a fine al mal di testa tenendo gli occhi chiusi. Come se funzionasse.

Derek sa che non può far dormire a casa sua uno studente, Dio, ma non ci sono altre soluzioni. 
Di certo non lo riporta dallo Sceriffo, visto che Derek sa bene che può essere molto severo.
Inoltre non lo lascerebbe di sicuro qui, in mano a chiunque voglia approfittarsene.

«Okay, va bene, ma dovete dire allo Sceriffo che Stiles dorme con voi.» Sospira Derek. Scott non sembra ancora molto convinto, guardandolo abbastanza male, e Derek se ne accorge. Beh, in effetti Stiles gli ha rifilato quella storiella in cui sono entrambi gay ed ex fidanzati.

«Tranquillo, MacCall, non gli faccio nulla.» Parla con un tono infastidito, mentre Scott abbassa lo sguardo, imbarazzato.

«Stiles, vieni da me per questa notte, va bene?» Domanda Derek al ragazzino, scandendo bene le parole, visto che non vuole obbligarlo ad andare da nessuna parte senza il suo consenso.

Stiles alza il volto verso il ragazzo, vendendo due Derek che lo guardano in attesa di una risposta.
Senza rifletterci si spinge verso la guancia del ragazzo con le labbra, lasciandoci un veloce bacio, per poi ridacchiare.

Derek resta immobilizzato, e cosí Kira e Scott.

Scott osserva senza parole l'impronta fucsia che il bacio di Stiles ha lasciato sulla guancia di Derek, poco sopra la barba.

«Voi non avete visto nulla.» Li minaccia Derek, diventato tutto rosso.

Kira si trattiene dal ridere.

---

Finalmente sono arrivati al loft di Derek, con Stiles ancora su di giri, nonostante sembra stare meglio.

Ha dovuto caricarlo in macchina, e ha deciso che avrebbe fatto la doccia la mattina dopo, prima di andare a lezione.

Sono le una di notte passate, e tutto quello che Derek vuole é dormire.
Stranamente Stiles non aveva ancora vomitato, anche se ci é vicino visto il colore pallido del suo volto, e si é seduto sul letto del piano terra, illuminato solo dai riflessi della luna che cercano di entrare attraverso le vetrate.

Derek sistema il divano, dove dormirà, per poi sedersi un attimo accanto a Stiles:

«Come mai ti sei ubriacato così, Stiles?» Domanda, cercando il suo sguardo.

Stiles sorride tristemente, socchiudendo gli occhi, ancora con le idee contuse.

«Per non vedere il sangue.» Biascica, e Derek si limita a guardarlo senza capire.

«Per dimenticare quello che è ti é successo? É per questo?» Prova ad indovinare.

Stiles fa una risata amara.

«Ma io non dimentico mai nulla, Derek! Solo che...l'alcool... aiuta a distaccarti dalla tua vita...aiuta a sentirti invincibile, felice...senti meno dolore nel ripensare a certe cose....» Spiega Stiles, abbassando il volto.

«Stiles...»

«É stata tutta...tutta colpa di Malia! Ha nominato il suo nome! Non...non doveva!» Borbotta, per poi andare a finire steso sul letto, stanco morto.

Stiles si era ubriacato poche volte, ma ogni volta sente quella sensazione di invincibilità, quell'euforia incontenibile.
E tutto sembra meno doloroso.
Non indolore, però.

Inoltre non vede il sangue, non ha quelle maledette allucinazioni.

Derek copre il ragazzino con le coperte pesanti. Stiles ha le labbra socchiusa, e i suoi occhi nocciola vanno ad incontrare quelli verdi di Derek:

«Tu come... fai, Derek?»

Derek si blocca.

«Come faccio a fare cosa?»

«A gestire il dolore, io non ci riesco...» Sussurra.
Derek sospira.

«Forse perchè ci sono abituato, forse perché io non ho bisogno di fingermi contento o sempre sorridente, o forse perchè ognuno reagisce a modo suo al dolore.»

'Forse perché ormai mi sono arreso a questa vita' vorrebbe aggiungere.
Stiles rimane in silenzio, quando vede Derek andarsene via:

«Derek...Derek dove vai??»

Derek rilassa i muscoli del corpo, girandos verso il ragazzino.

«Dormo sul divano, Stiles.»

Stiles borbotta qualcosa di incomprensibile, tanto che Derek é obbligato ad avvicinarsi per capire:

«Non ti affezionare mai a me...Derek. Non voglio che anche tu ti faccia del male....» Mormora, prima di cadere in un sonno profondo.

Derek osserva qualche secondo quel pallido volto, nel quasi totale buio:

«E allora non mi rendere l'impresa impossibile, Stiles...» Sospira, sorridendo leggermente.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


 

Stiles si sveglia con un mal di testa che lo lascia qualche secondo stordito, e si sente davvero stanco.

Apre gli occhi, e la luce é talmente forte da farlo imprecare. 
Aspetta, da quand'è che ha una vetrata al posto di una parete?

E da quand'è che il suo letto é così grande?

Capisce improvvisamente di non trovarsi a casa sua, e i ricordi della festa della sera prima cominciano a farsi vivi.

Aveva bevuto, questo se li ricorda abbastanza bene, anche se per il resto ha un vuoto totale.

Con gli occhi socchiusi si tasta il corpo, scoprendo di essere a petto nudo.
Oddio, e se avesse tradito Malia?

Si mette seduto sul letto, stiracchiandosi, quando mette meglio a fuoco ciò che si trova intorno a sé, e gli sembra tutto dannatamente familiare.

Inoltre scorge una figura vicino a quella che dovrebbe essere la cucina.

É un uomo, girato di spalle.
E a petto nudo.

Stiles comincia ad agitarsi, e ancora con le idee confuse cerca di capire chi possa essere. 
Uno sconosciuto oppure?

Analizza meglio il ragazzo, quando mette a fuoco il tatuaggio che ha sulla schiena.
L'ha giá visto...

«D-Derek?» Lo chiama Stiles, incerto.

Derek si gira, con il caffé in mano.

«Vedo che ti sei svegliato.» Dice semplicemente, e Stiles rimane senza parole.

Perchè è a casa di Derek? Non sará mica per...

Arrossisce di botto.

«Derek...perché s-sono qui...?» Balbetta, nascondendo il corpo sotto alle coperte.

Derek lo scruta un attimo, per poi ridacchiare.

«Non abbiamo fatto niente Stiles, se é quello che vuoi sapere.»

Stiles arrossisce ancora di più, e nota che Derek ha il corpo tutto colorato.
E anche male.

«Ma chi ti ha dipinto al rave? Un bambino?» Domanda ironicamente.
Derek sbatte le sopracciglia, passandosi una mano tra i capelli mori.

«Tu, Stiles, in realtà, anche se più o meno é la stessa cosa .» Lo prende in giro.

Stiles lo guarda senza capire.

«Sì, eri così ubriaco da implorarmi di potermi dipingere il corpo, e di dipingerlo poi a te. 
Qualche ora dopo ti ho ritrovato talmente andato che neanche ti reggevi in piedi, e nessuno dei tuoi amici poteva ospitarti la notte. 
Di sicuro riportarti dallo Sceriffo non mi sembrava una buona idea.» Spiega brevemente Derek, finendo di bere.

Stiles si passa una mano sopra il volto, e si toglie le coperte dal corpo.

È dipinto di nero e bianco. 
Dovrebbe essere uno scheletro, e deve ammettere che Derek è stato davvero bravo.

Eppure non riesce a non imbarazzarsi da morore per non ricordarsi nulla di quello che ha fatto, e di sicuro da sobrio non sarebbe mai andato a pregare Derek di fargli dipingere il corpo, Dio. Che imbarazzo.

È già tanto che il ragazzo non l'abbia uccuso per lo schifo che ha combinato su quegli addominali perfetti.

Chissà perchè ieri sera aveva tutta questa voglia di farlo.

«Immagino che sicuramente ho fatto o detto qualcosa di imbarazzate o che non dovevo dire, perciò fai finta che non abbia detto proprio niente, okay?» Se ne esce Stiles, alzandosi dal letto.
Derek si limita a restare in silenzio.

«Tra mezz'ora devi essere in classe. 
Io ho lezioni più tardi, ma ti accompagno comunque. Vuoi del latte? Dovrei averne. E ti consiglio di fare una doccia prima, dopo che la faró io.» Parla Derek, aprendo il frigo.

Stiles muove a fatica le gambe verso la cucina.

«Come fai a sapere che bevo il latte?» Domanda curioso.

Derek avvampa.

«Una mattina sei venuto con una guancia sporca di latte.» Lo informa, e Stiles strabuzza gli occhi.

«E non mi hai detto nulla?!»

Derek trattiene a stento una risata.

«E non potermi divertire alle tue spalle? No, grazie.»

Stiles mette su il broncio, mentre afferra dal frigo una scatola di cereali.

«Non sapevo avessi anche i cereali, mi sorprendi professore!» Esclama, mettendosi seduto con la roba sul tavolo.

«Beh, quelli sono di mia sorella Cora in realtá, per quando viene a trovarmi. 
Ne va matta. Ma prendili pure, tranquillo.» Gli spiega, massaggiandosi il capo.

Stiles si chiede perchè Derek non si sia messo intanto una maglia, ma forse è proprio deciso a far soffrire i suoi ormoni.
Non c'è altra spiegazione.

Stiles poi su sofferma sul volto del ragazzo, e nota l'impronta di un bacio fucsia sulla sua guancia destra.
Sente un leggero fastidio.

«Rimorchiato, ieri sera?» Gli domanda, fingendo indifferenza.

Derek lo guarda senza capire, quando vede dove é diretto lo sguardo del ragazzino.

«Stiles, anche quello é opera tua.» Cerca di trattenere una risata, mentre Stiles é più rosso di prima.

«Ecco per cosa mi stavo scusando prima.» Borbotta, senza riuscire a guardare in faccia il più grande.

«Comunque dovevo io dormire sul divano, non tu. È giá tanto che mi hai salvato da mio padre.» Aggiunge poi Stiles, finendo i cereali con il latte.

Derek accenna un sorriso, dirigendosi verso il bagno per fare la doccia:

«Ehi, il divano è comodo, più di quanto tu possa pensare!» Ribatte, scomparendo in bagno.

Stiles scuote la testa, divertito.

---

Derek ha accompagnato Stiles a scuola, dopo che entrambi hanno fatto la doccia, e si dirige in aula insegnanti.

Appena entra trova alcuni prof seduti a parlare, mentre il professore Bennett sembra essere ancora parecchio confuso e stanco.

Ieri sera, prima di arsene con Stiles, ha avvertito il professore che se ne sarebbe andato, non avendo altra scelta.
Eppure lui era talmente ubriaco che dubita se ne ricordasse.

Derek fa per mettersi seduto, quando la segretaria della scuola fa capolino nell'aula:

«Hale, il preside lo vuole nel suo ufficio.» Esordisce, guardando il diretto interessato. 
Derek ha tutti gli occhi su di lui.

Che succede adesso?

Dei mormorii prendono luogo nella stanza, e Derek si limita a seguire la segretaria in silenzio, non capendo cosa il preside possa volere da lui.

Una volta davanti la porta della presidenze Derek bussa, ed entra.

Il preside é un uomo sui cinquant'anni, in giacca e cravatta, dietro una scrivania di un bianco pallido.
Si chiama Leon Barren.

«Preside, mi voleva?» Derek domanda, come se la risposta non fosse scontata.

Il preside annuisce, facendogli cenno di sedersi di fronte a lui.
Ha un'espressione imperurbabile.

Derek nervosamente fa come gli é stato detto.

Barren incrocia le braccia al petto, sistemandosi meglio sulla sedia:

«Hale, hai venticinque anni, sbaglio?»

Derek corruccia lo sguardo.

«È esatto.»

«Sono pochi anni in più rispetto agli studenti dell'ultimo anno, posso capire se magari li senti vicini a te.
Sarebbe normale, davvero.» Continua lo strano discorso, e Derek alza un sopracciglio.

«Non capisco.» Borbotta.

Il preside lo guarda attraverso gli spessi occhiali.

«Io invece non capisco come mai proprio uno studente del primo anno, che frequenta le tue lezioni, e tra l'altro ancora minorenne.» Dice freddamente Barren.

Derek sussulta. 
Cosa c'entra Stiles ora?

«Continuo a non capire.»

Barren accenna un sorriso:

«Sei un ragazzo intelligente, Hale. 
E mi dispiacerebbe perdere un elemento come te per un...capriccio.»

Derek chiude le mani a pugno, da sotto al tavolo. Qualsiasi cosa stia sostenendo ha proprio frainteso tutto.

Inoltre Stiles non potrebbe mai essete un capriccio, per qualsiasi cosa lui intenda.

«Si sta riferendo a Stilinski?» Chiede direttamente Derek, ormai volendo arrivare al punto.

Al preside si illumina un attimo lo sguardo.

«Vedo che ci stiamo capendo. 
Mi sono arrivate voci che ti hanno visto più volte in compagnia del ragazzino, e che alla festa di Halloween sei andato via prima...con lui. Per non parlare di quanto sembriate...affiatati.»

Derek alza il sopracciglio a livelli cosmici. Lo sapeva che non sarebbe dovuto venire alla festa.

«Non credo siano vietati rapporti di amicizia tra pofressori e studenti.» Ribatte Derek.

Il preside lo guarda attentamente.

«Non se questi si trasformano in altro.»

Derek lo guarda scocciato.

«Ascolti, lo Sceriffo è stata una figura molto importante per me, e la sera prima suo figlio era così ubriaco che non poteva tornare a casa da solo. Visto che devo allo Sceriffo davvero molto ho deciso di dargli un passaggio, e ho comunicato al professor Bennett che mi sarei assentato per questo motivo.» Controbatte Derek.
Il preside resta qualche secondo in silenzio.

«Quindi lei é convinto del fatto che tra lei e Stilinski ci sia semplici amicizia?»

«Sì.» Derek ha esitato qualche secondo di troppo, ma il preside non sembra essersene accotto.

«E che non lo favorisce in nessun modo?»

«Tratto tutti alla stessa maniera.»

«Sará meglio così, Hale.» Conclude il discorso il preside, e Derek si alza per andarsene via, scocciato.

---

Stiles va verso il tavolo dei suoi amici a mensa, sospirando con il vassoio in mano.

Ovviamente lo stanno guardando tutti i suoi amici con uno sguardo curioso, e sicuramente prima che arrivasse non avranno fatto altro che parlare di lui.

Si siede accanto a Malia, fissando un attimo male tutti:

«Avanti, fatemi le domande.» Parla, mettendosi comodo.

Scott tossisce:

«Chi ti dice che vogliamo farti domande?» Se ne esce.

«Scott, certo che vogliamo fargli delle domande!» Esclama Lydia, sistemandosi i capelli rossi e stringendosi a Jackson.

Stiles apprezza la sua sinceritá.

«Stiles, mi hanno detto che hai passato la notte dal professor Hale, è vero?» Chiede Malia, cercando di nascondere la gelosia e un pizzico di rabbia.

Stiles alza le braccia in difesa.

«Ragazzi, ascoltate, ero ubriaco. 
So solo che mi sono ritrovato la mattina dopo nel suo letto- senza di lui ovviamente- e che nessun altro poteva ospitarmi.» Chiarisce la situazione Stiles.

Malia annuisce, anche se non soddisfatta.

«Quando ti sei risvegliato...avevi ancora i pantaloni?» Domanda Jackson, con finto fare innocente.

«Insomma, Stiles... tutto bene?» Aggiunge Liam.

Stiles inorridisce.

«Dio! Ma pensate che Derek sarebbe così subdolo dal solo pensare di approfittarsi di me?» Esclama, cercando però di non farsi sentire dagli altri studenti.

Jackson avvampa, imbarazzato, insieme a Liam.

«Stiles, nessuno sta dicendo che...» Comincia a parlare Lydia, ma viene interrotta:

«A me sembra che non facciate altro che giudicarlo! Non lo conoscete, non sapete nulla di lui!» Si scalda Stiles, e per un attimo nel tavolo regna il silenzio.

«Perché, tu lo conosci così bene Stiles?» Domanda Lydia, come se stesse riflettendo su qualcosa.

Stiles chiude le mani a pugno, così tanto da rischiare di farsi male.

«Lo conosco abbastanza da poter affermare che é meglio di tutti voi messi insieme.» Sibila freddamente, socchiudendo gli occhi.

Probabilmente poi si pentirà di quello che ha detto, ma al momento non gli interessa. Non si possono permettere di giudicare Derek, solo perché passa del tempo con un ragazzino.

Derek é una delle persone più buone che Stiles conosca.

Si alza dal tavolo, evitando le espressioni sconcertate di tutti, e si gira, notando che tutti gli studenti sono zitti.

Ecco, hanno dato anche spettacolo.
Benissimo.

A Stiles gli viene quasi da sorridere: "cos'è ragazzi, questo non è il solito Stiles sorridente e allegro con cui avete sempre a che fare? Forse dovreste farci l'abitudine!"

Il suo sguardo poi si posa sul tavolo dei professori: Derek lo sta fissando, con lo sguardo corrucciato. 
Accanto a lui c'è la professoressa di filosofia, che sta con un braccio sopra a quello di Derek, provandoci chiaramente con lui.

Eppure Derek guarda solo lui.

Stiles, stanco di stare sotto i riflettori, decide di andarsene via, senza neanche aver mangiato.
Non che poi mangi chissà quanto negli ultimi tempi.

Stiles non sa dove andare, e alla fine opta per arrivare fino al terrazzo-tetto del college.

Sale fino al quarto piano, senza voltare le spalle, quando si trova di fronte ad una porta.

Aprendola è direttamente su una sorta di grande terrazza spoglia, che costituisce anche il tetto della struttura.

Guardando davanti a sè può scorgere palazzi in lontananza, monti, e sporgendosi troverebbe sotto di sé il giardino del college.

Raccoglie un sasso che gli capita sotto mano, vicino a un vaso di una pianta, per poi scagliarlo lontano con tutta la forza che ha.

«Potresti colpire qualcuno, lo sai?» Esclama una voce dietro di lui.

Stiles accenna un sorriso, senza girarsi.

«Possibile che sbuchi sempre dal nulla senza far rumore?» Lo accusa Stiles, per poi voltarsi.

Derek è poco lontano da lui, con le mani dietro la schiena.
I suoi occhi verdi luccicano un secondo.

«Stiles, stai bene?» Gli chiede, guardandolo negli occhi.

Stiles evita il suo sguardo.

«A chi interessa tanto?» Risponde con un mormorio, abbassando il volto.
Derek si avvicina.

«A me, Stiles. Interessa a me.»

Stiles nota che il suo tono di voce è davvero sincero.

«Stavo pensando a come erano sorpresi nel vedermi senza il solito sorriso in faccia. E pensavo come a volte mi sembrino così sconosciuti.» Se ne esce Stiles.

«Forse dovresti smetterla di fingere, Stiles.» Gli fa notare Derek.

«Derek, pensi starebbero ancora con uno che non fa tutto il tempo che stare zitto, giú di morale e con la costante voglia di essere altrove?» Ribatte Stiles, alzando il tono della voce.
Derek si avvicina ancora di più.

«Pensi che non si capisce che fingi, Stiles? Che uno non sappia distinguere il tuo sorriso da quello che usi invece per nascondere il tuo dolore? Che non si capisca che i tuoi occhi sono così costantemente spenti? Che ogni tanto guardi nel vuoto, come se stessi tornando con la mente a ricordi dolorosi? Oppure che quando parli con qualcuno sorridendo, e appena questo si gira fai una smorfia, come se ti costasse fingere e solo fingere?»

Grida, finendo per ritrovarsi a pochi centimetri dal ragazzino, che lo guarda tutto il tempo con la bocca semi aperta.

Derek si rende conto che in effetti potrebbe sembrare leggermente stolker, come se lo osservasse tutto il tempo.

Stiles non sa proprio cosa rispondere.
Possibile che Derek in così poco tempo abbia capito così tanto di lui?

«Il problema è che solo tu l'hai capito, Derek.» Sorride tristemente lui, per poi andarsene, e lasciando il ragazzo rincorrerlo con lo sguardo.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Derek sta seduto in uno dei tanti uffici della scuola, nel quale deve ricevere i genitori per i colloqui.

Ha davanti a sé un computer, da dove accede a tutti i voti dei suoi studenti.

Ha appena finito di parlare con la madre di una studentessa, dicendole che sua figlia non é mai attenta durante le lezioni.

Il problema era che neanche la madre, sui trentacinque anni, lo fosse. 
Quindi Derek ha cominciato a pensare se il problema fosse lui.

Anche il modo in cui la madre gli sorrideva amabilmente era simile a quello della figlia.

Adesso sta aspettando il prossimo, quando entra una figura fin troppo familiare.

Derek si alza, accennando un sorriso, e abbracciandosi con una pacca sulla spalla con l'uomo appena entrato.

«Derek, che piacere rivederti. 
Ancora non riesco a credere che l'ultima volta che ti avevo visto eri quasi un ragazzino. Sei cambiato così tanto.» Esclama lo Sceriffo, indossando un maglione bordeux invece della divisa, e sedendosi di fronte alla cattedra.

Derek, dall'altra parte, va a vedere i voti di Stiles, anche se ha giá un'idea di quali siano.

«Anche per me è un piacere, John. 
Tu invece sei sempre uguale.» Ammette, facendogli allo stesso tempo un complimento.

Dieci anni fa Derek lo considerava pur sempre come un secondo padre, e certi legami non svaniscono nel nulla.

John sorride:

«Ma adesso arriviamo al motivo per cui sono qui. Derek, come va mio figlio? 
Ti ricordi chi é, no?» Gli domanda, sempre con il sorriso sulle labbra.

Derek tossisce.
Eccome se si ricorda chi è.
Purtroppo a quanto pare Stiles non deve aver mai raccontato al padre dei suoi voti così bassi a matematica.

«Umh, Stiles, sì. Diciamo che potrebbe umh..andare meglio.» Borbotta Derek, non volendo dare una brutta notizia allo Sceriffo.

John assume un'espressione vagamente preoccupata. 
Anche se forse non poi così sorpresa.

«Stiles non mi parla mai di come va a scuola, ma ho sempre saputo che la matematica non é la sua materia, diciamo.» Mormora il padre, sospirando.

Derek annuisce.

«Stiles é un ragazzo intelligente, ma forse prende la matematica con troppa superficialità, partendo con il presupposto che non riuscirá mai a capirla.» Spiega brevemente Derek.

Lo Sceriffo cerca di seguire il suo ragionamento:

«Mi stai dicendo in poche parole che Stiles necessita di ripetizioni?»

Derek sospira.

«Se vuole passare l'anno, sì.»

Lo Sceriffo corruccia lo sguardo, pensandoci un attimo.
Derek sa bene che la loro condizione economica non è una delle migliori, e infatti John si passa una mano sul volto.

«È che non vorrei spendere soldi per qualcuno che magari è incompetente o con cui Stiles poi non si trova bene, capisci?» Parla lo Sceriffo, tra i sospiri.

«Sì, capisco.» Risponde Derek, non capendo però in realtà dove questo voglia arrivare.

Lo Sceriffo lo guarda negli occhi.

«Derek, ti chiedo un grande favore. 
So che Stiles si trova bene con te, più volte mi ha detto che sei davvero bravo. Non potresti...dargli ripetizioni tu? Ti pagherei, ovviamente...»

Derek sussulta, preso alla sprovvista. 
Per il momento mette da parte il fatto che Stiles abbia detto quelle cose di lui.
Come può rifiutare? 
Deve molto allo Sceriffo, e alla fine non gli dispiace aiutare Stiles.

John aspetta ansioso una sua risposta.

«Va bene, John. E no, non accetteró nessun soldo. Lo sai che devo molto a te, e prendilo come un modo per ringraziarti, anche se di sicuro non basterà.» Accenna un sorriso Derek.

«Dio, Derek, sei davvero un bravo ragazzo. Sono contento che sei il professore di mio figlio.» Esclama John, e Derek si imbarazza un pò.

Poi i due parlano altri cinque minuti del più e del meno, quando Derek si ritrova a pensare che Stiles quella mattina non c'era a scuola.

Infatti gli aveva anche mandato un messaggio, non che fosse così tanto preoccupato, ma per sapere cos'aveva.

Erano passati due giorni da quando aveva visto il ragazzino discutere con i suoi amici a mensa, ma non aveva capito bene il perchè.
Sa solo che il giorno dopo non si è prioprio fermato a pranzo.

«Jonh, umh, ma sbaglio o suo figlio oggi non é venuto a lezione?» Cerca di mostrarsi indifferente Derek. Lo Sceriffo assume un volto triste in pochi secondi.

«Oh, sì. È voluto rimanere a casa.»

Derek si chiede come mai abbia cambiato anche tono della voce.
Ora é più spento.

«Sta male? Perché in caso quando tornerà dovrò rispiegargli l'argomento che ho iniziato oggi. 
É molto complicato.» Gli spiega Derek.

Lo Sceriffo abbassa il volto.

«Oggi é l'anniversario della morte di Claudia. Si rinchiude tutto il giorno in camera, non vuole vedere nessuno. Neanche me.» Sussurra John, e Derek raggela sul posto.

Merda, non se lo ricordava proprio. 
Se lo avesse saputo prima...

«Io...mi dispiace, volevo davvero bene a Claudia....» Cerca di scusarsi Derek. Aveva conosciuto quella donna, anche perché era morta un anno prima della sua famiglia, ed era davvero gentile e generosa.

«Non devi scusarti, Derek. Davvero.»

John dopo qualche minuto se ne va, dovendo tornare al lavoro, e Derek comincia a capire perché Stiles anche il giorno prima fosse più giù del solito.

Poi pensa che non ha nulla da fare per il resto della giornata, visto che i colloqui sono finiti, e ripensando a Stiles capisce che infondo qualcosa da fare ha.

---

Stiles è chiuso in camera sua, steso sul letto, con gli occhi rivolti verso il soffitto.

È così da un tempo indefinito, e cerca di non pensare a nulla.
Cerca di non pensare a che dannato giorno é oggi.

Suo padre per fortuna é al lavoro, e tornerá più tardi. 
Tanto lo Sceriffo sa bene che Stiles non vuole mai vedere nessuno.
Prima era passato Scott insieme a Lydia. Li ha lasciati fuori casa finché non hanno capito da soli che non gli avrebbe mai aperto.

É da quando hanno discusso che tutti del gruppo cercano di parlare con Stiles, ma in questo momento non se la sente di parlare con qualcuno, specialmente con loro.

Sono undici anni che sua madre non c'è più ormai, ma ogni anno prova lo stesso dolore.

Ricorda ancora suo padre che, quando era più piccolo, gli aveva raccontato che sua madre aveva una malattia.

Non è mortale, diceva.
Non morirà, aggiungeva.
È qualcosa di curabile, gli spiegava.

Invece alla fine, contrariamente alle aspettative di tutti, l'aveva uccisa..

L'odore nauseante dell'ospedale, l'odore di morte che Stiles in sala d'attesa annusava, mentre suo padre parlava con il medico.

Suo padre che andava da lui piangendo. 
Che gli sussurrava con frasi scollegate che sua madre non ci sarebbe più stata. Mai più.

Cercava ogni anno dalla sua morte di non dimenticarsi di lei, di non lasciare che la sua figura sfumasse nei suoi ricordi.

Eppure la voce l'ha dimenticata, e per questo si odia ancora adesso.

Stiles chiude gli occhi, come sopraffatto dai ricordi. 
Che senso ha continuare a vivere se tutto questo dolore lo strazia ogni giorno? Se deve ogni giorno fingere che vada tutto bene?

Se non ha niente a cui aggrapparsi per cercare di resistere in questo mondo di merda?

Deve pur esserci qualcosa per cui vale la pena soffrire così tanto.
O meglio, qualcuno.

Lo sa che ha fatto una promessa, ma non sa quanto riuscirà ancora a mantenerla.

Riapre gli occhi, fissando le stelle fosforescenti sopra di sè.
Le aveva attaccate sua madre lì, per quando era piccolo...

"Mamma, che sono quei cosi luminosi sopra la mia testa??"

Gli sembra quasi che Claudia fosse ancora lì, seduta al limite del suo letto.

"Sono stelle, tesoro. Prima o poi tutti diventeremo delle stelle, ricordatelo."

Giá, adesso sua madre é una di loro.
Stiles ogni tanto guarda il cielo, sperando di riconoscerla in uno di quei puntini dorati.

Stiles improvvisamente sente un rumore, e quasi salta dal letto, accorgendosi che qualcuno nell'oscurità della stanza sta cercando di entrare dalla finestra che ha lasciato aperta.

Spaventato prende la mazza da baseball, che tiene vicino al letto, alzandosi e avvicinandosi cautamente alla persona che è quasi dentro ormai.

Stiles ha dalla sua parte il fatto che é nascosto nel buio, e fuori un solo lampione illumina la figura, tracciandone esclusivamete i contorni.

Se deve morire almeno dignitosamente.

Fa per avventarsi con la mazza da baseball sullo sconosciuto e presunto ladro-assasino, con il battito a mille e con una paura che quasi lo immobilizza, quando quest'ultimo trova l'interruttore per la luce del comodino, e Stiles si blocca di colpo.

«Derek??!?!» Urla, con il fiato corto per la paura che si é preso.
La lampada illumina fiaccamente la stanza.

Derek è davanti a lui, con un sacchetto marrone in una mano, e con lo sguardo terrorizzato. Aggiungiamo anche che la mazza da baseball è a pochi centimetri dal suo volto.

«Dio, Stiles, che diavolo ci fai con una mazza da baseball?!» Grida l'altro, prendendo le distanze dalla pericolosa arma.

Stiles gesticola nervosamente:

«Dovrei piuttosto urlare io cosa diavolo ci fai tu in camera mia! E anche come sei arrivato fin quassù!»

Derek si tocca il capo, imbarazzato.

«Umh, sono salito sull'albero. 
E, emh, visto che oggi non c'eri a lezione ti ho portato gli esercizi svolti in classe.» Borbotta Derek, mentre Stiles si siede sul letto.

«Potevi darmeli domani, Derek. 
E cosa c'é in quel sacchetto?» Gli fa notare Stiles.

Derek si siede sul letto, accanto a lui, ma guardando davanti a sè.

«Venendo qua sono passato davanti al Burgher King, e visto che è ora di cena...ecco, ne ho approfittato. 
Non so cosa ti piace, quindi ho preso un pò di roba.» Gli spiega Derek, imbarazzato.

Stiles accenna un sorriso guardandolo di sottecchi. Sa bene che dal loft di Derek a casa sua non c'é nessun burgher king. O almeno non è di strada.

Stiles non pensava neanche a mangiare, ma adesso che sente quest'odorino provenire dalla busta non può che aprirla immediatamente.

«Mangiamo qui?» Domanda Derek, indicando il letto.

Stiles é già con un panino in bocca.

«Ssì, pecchè??» Biascica masticando, a tal punto che Derek scuote la testa sorridendo.

«Perchè non c'eri oggi a lezione?» Chiede con finta curiosità Derek, ben sapendo il motivo.

Stiles finisce di mangiare, per poi guardare un punto indefinito del pavimento.

«Non avevo voglia.»

Derek corruccia lo sguardo.

«Stiles, lo so che stai mentendo.»

Stiles evita ancora il suo sguardo, abbassando di più il volto.
Chiude le mani a pugno.

«Penso che tu conoscevi...mia madre, Derek. Ecco, è il suo anniversario...» Sussurra Stiles, mettendosi una mano sopra il volto.

«Sì, era una donna fantastica.» Sorride Derek, più che contento che il ragazzino si sia aperto con lui.
Stiles annuisce, nascondendo in parte il volto tra le mani.

«Era così...intelligente. Quasi quanto te, Derek. E mi raccontava cose che non sapevo, storie o leggende... L'ascoltavo sempre...meravigliato...» 
Si confida, sull'orlo delle lacrime.
Dio, ha resistito tutto quel tempo senza piangere, proprio ora deve scoppiare?

Derek strabuzza gli occhi:

«Stiles, è per questo che pendi sempre dalle mie labbra quando ti racconto quelle cose...?»

Stiles sorride tristemente.

«Sì, Derek. Credo fosse anche uno dei motivi per cui quella sera ho...ho deciso di farti fare quella promessa...» Mormora.

Derek gli si avvicina con il corpo:

«Stiles non é che ti dà fastidio? Il fatto che ti ricordi tremendamente di tua madre? Perchè posso smettere di...»

Stiles a quel punto guarda quei bellissimi occhi verdi, bloccandolo:

«No, Derek. Non devi, perfavore.» Quasi lo implora.
E Derek sorride.
E Stiles rimane qualche secondo a contemplare quel sorriso.

«Ti va di vedere... qualche video di me e mia madre? Ho dei dvd che ha fatto mio padre, ma non li ho mai guardarti...» Chiede Stiles, mordendosi il labbro, insicuro.
Non sa neanche perchè l'abbia chiesto a Derek, ma sente che grazie a lui può avere la forza necessaria per non crollare davanti a quei filmati.

A Derek si illuminano gli occhi:

«Non potrei esserne più felice.» Ammette, e Stiles allora si alza dal letto, prendendo il pc.

Tremando si avvicina al secondo cassetto di uno degli armadi, sotto lo sguardo attento di Derek, e ne tira fuori due dvd.

Si risiede sul letto, accanto a Derek, e posa il pc sulle loro gambe, tremando ancora un pò.

I loro corpi sono a stretto contatto, e Stiles esita qualche secondo nell'inserire il disco nel computer.

«Stiles, non sei obbligato...» Gli ricorda Derek.

«Ho aspettato anche troppo.» Lo interrompe Stiles, cliccando poi sulla cartella.

Il primo filmato inizia con una scena di un bambino appena nato, e di una Claudia giovane che lo tiene in braccio.

Stiles si ritrova a rivedere la sua versione molto più piccola e grassottella, e i suoi occhi diventano lucidi nel sentire come sua madre gli parla.

Adesso si ricorda la sua voce.

Suo padre sta filmando.

Qualche minuto dopo Stiles ha sui due anni, e sta giocando questa volta con John a nascondino. 
La voce di sua madre che ride in sottofondo.

Sono tutti momenti della sua infanzia, quando ancora sua madre era presente, e grazie questi Stiles si rende conto quando lei lo amasse.

Appoggia la testa sulla parete, con sotto il sedere il cuscino, e cerca di trattenere le lacrime.

«Stiles...tutto bene?» Chiede preoccupato Derek, che non aveva staccato gli occhi neanche un secondo dal piccolo Stiles, di cui si ricordava sempre di più.

"John, John! Stiles ha detto la sua prima parolaccia! Avrà sicuramente ripreso da te..."

Stiles porta i suoi occhi nocciola in quelli di Derek, che sono fin troppo vicini.

"Mamma, mamma, mi vuoi bene??"

«S-Sì.» Balbetta, cercando di mantenere una respirazione regolare.

"Troppo figliolo, io e tuo padre ti amiamo, non dimenticarlo mai."

Derek gli stringe la mano, cercando di dargli conforto e forza, mentre le loro dita si intrecciano.

Stiles fissa un attimo le loro mani, tornando a respirare normalmente, e riportando l'attenzione sul video.

Adesso lui e sua madre stanno stesi su un prato, accanto ai resti di quello che doveva essere un pick-nick.
Il piccolo Stiles sta dormendo sopra a sua madre, mentre John li riprende.

"Amore, nostro figlio non ti fa male? Comincia a pesare abbastanza..."

"Sì, John, ma non lo sveglierei per nulla al mondo..."

Il video scorre inesorabile, e dopo una mezz'ora Stiles ha sei anni. 
Sua madre sembra invecchiata di botto, e suo padre non ha più il sorriso spensierato rispetto ai filmati precedenti.

Sembra tutto pronto a spezzarsi, a infrangersi. Tutto pronto ad affondare, e a non ritornare più galla.

Anche Derek se ne accorge, e aumenta la stretta della mano, guardando Stiles di sottecchi.

Si sta dimostrando davvero forte, e solo ora sta mostrando segni di cedimento.

Appena il dvd finisce Stiles si ritrova con le lacrime che gli rigano le guancie. 
Prende il secondo dvd, ma nota la scritta "Per il diciottessimo di Stiles."

Sua madre allora sapeva che stava per morire. E Stiles non se la sente di aprirlo prima, rispetterá il suo volere.

Erano davvero felici una volta.
La famiglia perfetta.
Ma tutto è destinato a finire, Stiles lo sa bene.

«Perché, Derek? Come faccio a non mollare quando non ho nessuno che resti davvero?» Si sfoga con Derek, il quale lo avvicina al suo corpo, circondandolo con un braccio.

Stiles si ritrova con il capo sul suo petto, e le sue lacrime bagnano la maglia del più grande.

«Ehi, ehi. Hai me, okay?» Cerca di consolarlo, portando una mano a giocare con i capelli castano scuro del più piccolo.

Stranamente a Stiles sembra quasi di avere un deja-vu, dopo le parole che Derek gli ha detto, ma lo scaccia via subito.

Derek sembra un pò turbato, come se i suoi ricordi di quando stava a Beacon Hills e passava del tempo con la famiglia di Stiles, e con lo stesso, gli avessero rivelato cose delle quali non si ricordasse.

«Io non lo so Derek...non lo so perchè non ho mai voluto nessuno accanto a me in una giornata come questa...ma con te ho avuto la forza di fare cose che non pensavo avrei mai fatto...» Sussurra, riferendosi al video.

Quando Derek é entrato in camera sua non ha mai avuto l'impulso di cacciarlo via, come invece ha per tutti gli altri.
Forse all'inizio sì, ma è stato temporaneo.

Anzi, era anche contento di vederlo dentro di sè.

Stiles non ha un salvagente, non ha qualcuno che lo spinga a resistere, ma forse non è troppo tardi.
Forse non é troppo tardi per aggrapparsi a qualcuno.
E sperare di non venir trascinato ancora più a fondo.

Stiles si stacca leggermente da Derek, riportando le loro mani a formarne un'unica:

«Tu...tu resterai Derek? Resterai davvero mio...amico? Nonostante me?» Mormora, ancora incredulo.

Derek lo guarda con tenerezza.

«Stiles, ricordati che ognuno ha i suoi demoni. E sì, resterò. 
Non me ne vado da nessuna parte.»

Perchè sì, anche Derek era così tormentato, ma ancora forse Stiles non aveva avuto modo di vederlo distrutto.
E non sapeva quanta fatica Derek facesse a fidarsi di qualsiasi persona.

Perchè nonostante tutto Derek stava imparando a fidarsi di Stiles, ma era qualcosa che richiedeva tempo.

E nonostante cercasse di non affezionarcisi purtroppo ormai c'era poco da fare.

Quel ragazzino era entrato nella sua quotidianità in un modo che ogni tanto lo sorprendeva solo a ripensarci, ed era sempre restato.

Era come se quella sera si fossero in qualche modo legati, e ormai non potessero fare a meno di vedersi o parlarsi almeno una volta al giorno.

Come se non potessero proprio evitarlo, come se spinti da una forza misteriosa.

Insomma, in un modo o nell'altro erano finiti per intrecciare le proprie esistenze l'una con l'altra.

Stavano uno di fronte all'altro, con le mani unite.

«Me lo prometti, Der?»

Derek guarda nei suoi occhi, e trova in essi solo tanta voglia di di avere qualcuno che lo capisca come lo capisce lui, che lo aiuti a rimergere da tutto questo.

«Sì, Stiles. Te lo prometto.»

Ma se anche Derek avesse bisogno di riemergere?

E d'un tratto la porta della camera si apre.

Stiles e Derek si scansano velocemente l'uno dall'altro, e lo Sceriffo alla porta li guarda con la bocca semi-aperta.

«Stiles? Derek?» Esclama sorpreso, confuso. 
Ma non arrabbiato, solo perplesso.

«Derek, cosa diavolo ci fai chiuso in camera con mio figlio?»

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


«Derek, cosa diavolo ci fai chiuso in camera con mio figlio?»

Derek guarda un secondo Stiles, e cerca una scusa plausibile da rifilare allo sceriffo.

«Io...umh, volevo portare...» Inizia a parlare Derek, guardandosi intorno in cerca di una risposta.

La trova in un vaso di una piantina, che afferra velocemente.

«...questi fiori in onore di Claudia.» Conclude il discorso, mentre Stiles lo guarda come per dire 'Che diavolo hai appena detto'.

Lo Sceriffo continua a guardare i due con lo sguardo corrucciato.

«Quella pianta non c'era già?» Domanda lo Sceriffo, confuso.

«No, papá. Era simile, molto simile in realtá. Solo che..mi era caduta e niente, questa è di Der...professor Hale.» Borbotta Stiles, cercando invano di salvare la situazione.

«E da quant'è che sei qui, Derek?»

Derek si tocca la nuca imbarazzato.

«Emh da qualche minuto, stavo spiegando nel frattempo a Stiles l'argomento trattato questa mattina a lezione.» Si inventa, e lo Sceriffo annuisce, anche se non troppo convinto.

«Volete venire di sotto? Ho comprato una torta Sacher.» Aggiunge dopo lo Sceriffo.

Derek annuisce, mentre Stiles resta un attimo con la bocca dischiusa, e con lo sguardo fisso nel vuoto.

«Era il dolce che preparava sempre mamma...» Sussurra, come in trance.

John l'osserva leggermente preoccupato.

«Stiles, se vuoi restare qui...»

Stiles lo interrompe, dopo aver guardato Derek di sottecchi:

«No, va bene, vengo.»

John resta in silenzio più dalla sorpresa che altro, e i tre scendono le scale, sitemandosi intorno al tavolo del salone.

John dà un pezzo di torta a ciascuno, per poi rivolgersi a Stiles:

«Malia ti ha cercato diverse volte Stiles, al tuo telefono non le hai risposto e ha chiamato me pensando fossi con te.»

Stiles smette un attimo di mangiare.

«Umh, sì, ho il telefono scarico.» Mente, e anche Derek se ne accorge.

Lo Sceriffo annuisce distrattamente.

«É davvero buona.» Commenta Derek.

«Mamma la sapeva fare anche meglio.» Replica Stiles, accennando un sorriso, con gli occhi lucidi.

Derek vorrebbe alzarsi da tavola ed andare ad abbracciarlo, ma non può di fronte allo Sceriffo.

«Hai ragione, figliolo.» Concorda lo Sceriffo, abbassando qualche secondo il volto.

Finiscono tutti di mangiare, quando Derek capisce che é ora di levare il disturbo.

«Io dovrei andare, è stata una...bella serata.» Parla d'un tratto Derek, mentre lo Sceriffo si pulisce la bocca con un tovagliolo.

«Hai qualcuno che ti aspetta a casa, Derek?» Gli chiede lo Sceriffo, con un'espressione imperturbabile.

Derek sussulta.

«No, John, nessuno.»

Lo Sceriffo lo guarda attentamente.

«Uno come te non ha nessuna ragazza? O ragazzo, non ricordo bene chi frequentavi...» Il suo tono è quasi indifferente, e Derek non capisce cosa lo Sceriffo stia pensando.

«Papá!» Lo interrompe Stiles, in imbarazzo per lui.

Derek non ha mai frequentato ragazzi, e John lo sa bene. 
Derek si ricorda che raccontava tutto allo Sceriffo, e una volta gli aveva persino presentato Paige. 

Solo il ricordo di lei lo fa fremere dalla rabbia.

Quindi non capisce a cosa lo Sceriffo stia alludendo. Che non abbia abboccato alla storia che Derek era venuto per portare qualcosa in onore di Claudia? Che pensi tra lui e suo figlio ci possa essere qualcosa?

Derek stringe forte il tovagliolo di fianco a lui.

«Non so più cosa significhi amare, John.» Dice freddamente Derek, ritornado con la mente a tutto quello che ha passato con le sue ex ragazze.

Con le persone che amava, e che lo hanno solo usato. 
Le persone in cui riponeva estrema fiducia.

Si è ripromesso che non avrebbe mai più amato nessuno, e con il tempo si è quasi dimenticato cosa voglia dire quella parola.

E non riesce più ad immaginare di legarsi a qualcuno, di riporre la propria fiducia totalmente in un'altra persona.

Dargli la possibilità di ferirlo.

Stiles osserva il ragazzo in silenzio.

«Ah, Stiles, oggi ai colloqui dicevamo con Derek che ti aiuterà lui. Ti darà ripetizioni, i giorni e gli orari ancora sono da scegliere.» Cambia argomento John.

Stiles quasi si strozza con l'acqua, e finisce per sputarla davanti a sé.

Lo Sceriffo e Derek lo fissano senza aprire bocca.

«Umh, okay, scusate ma...mi era andata di traverso l'acqua.» Mente Stiles, avvampando.

«Capisco, io adesso sparecchio. 
Stiles, accompagna Derek alla porta.» Fa lo Sceriffo, alzandosi da tavola.

Stiles e Derek si dirigono insieme al portone di casa, e Stiles gli apre la porta, restando sull'uscio.

Derek esce fuori, fermandosi un secondo nel buio della notte. 
Il lampione illumina solo uno scorcio di strada.

«Ci vediamo domani, Stiles.» Lo saluta,  e fa per girarsi, quando il ragazzino lo ferma:

«Derek.»

Derek si gira, perdendosi in quegli occhi nocciola.

«Sì?»

Stiles abbassa lo sguardo.

«Mi dispiace di essere crollato in quel modo davanti a te...io...se non vuoi più parlarmi, capisco davvero...»

Derek allora abbassa il volto, quasi arrabbiato:

«Stiles, non lo dire neanche per scherzo, okay?» Le parole escono con una leggera rabbia, quasi come se Stiles lo avesse offeso.

E Derek infatti si ritrova proprio offeso.

Il ragazzino sta andando a pensare che lui sia talmente stronzo da lasciarlo perdere solo perchè si è voluto aprire con lui.

E a Derek non importa se Stiles si sia mostrato debole davanti a lui, perché anzi, il ragazzino ha dimostrato che si fida di Derek.

E nessuno ha mai aiutato davvero Derek. Nessuno.
Forse é anche per questo che vuole aiutare Stiles. Stargli accanto.

Stiles gioca nervosamente con le mani:

«Scusami. Allora...a domani.»

Derek lo guarda un'ultima volta:

«Sì, a domani.»

Stiles allora chiude la porta alle sue spalle, ritrovandosi il padre in piedi vicino al divano.

John ha gli occhi lucidi, e sorride:

«Non...non ti eri mai fatto sentire...» Mormora semplicemente, riferendosi che è il primo anniversario che Stiles non lo passa rinchiuso in camera sua ventiquattro ore su ventiquattro.

Anche Stiles ora é sul punto di piangere, e di slancio si ritrova ad abbracciare suo padre.

---

Due giorni dopo c'é un'assemblea a scuola, dove si parlerá principalmente delle partite e dei tornei che si terranno per i vari sport.

Non c'é solo il basket, ma anche nuoto e tennis.

Inoltre si discuterà anche delle diverse gite o corsi formativi che l'istituto offre.

Tutto questo avverrà in palestra, dove gli studenti saranno seduti sulle gradinate mentre i professori staranno in mezzo al campo.

Stiles infatti sta entrando nella palestra, quando vede che lo stanno chiamando Scott e Lydia.

Ancora ci sono pochi studenti, e i professori non sono arrivati.

Potrebbe ignorarli, ma alla fine decide di vedere cos'hanno da dirgli.
Così si fa trascinare da loro in mezzo ad una gradinata, mettendosi tutti e tre seduti, con Stiles al centro.

Stiles guarda dritto davanti a sè, per non dargli almeno la soddisfazione di aver ceduto così facilmente.

«Stiles, ti dobbiamo parlare.» Inizia Scott, e Stiles lo guarda inarcando un sopracciglio.

«Mi sembrava abbastanza scontato, Scott.» Replica, e Lydia si trova silenziosamente a concordare con lui.

Lydia allora richiama su di sè l'attenzione.

«Stiles, ascoltami. Non intendevamo offendere o giudicare Hale, capito? 
È solo che è normale che ci preoccupiamo, visto che non ci hai neanche raccontato bene com'era il vostro rapporto.» Spiega la rossa.

Stiles sospira.

«Ci frequentavamo, e poi lui mi ha lasciato. Ecco tutto.» Mente.

«Ecco perchè siamo preoccupati, Stiles, abbiamo paura ti possa lasciare di nuovo.» Parla Scott.

«Ma noi non stiamo insieme! Siamo amici!» Sbotta Stiles, tornando a fissare dritto davanti a sè.

Lydia e Scott si guardano un attimo, poco convinti delle sue parole.

«Okay, okay. Allora...ci perdoni?» Lo supplica la ragazza, assumedo un'espressione a cui Stiles non può dire di no.

Con le labbra, di un rosso scuro per via del rossetto, piegate e con gli occhioni da cerbiatto.

«Mh, va bene.» Si arrende lui, e subito dopo Lydia lo soffoca con un abbraccio, mentre Scott sorride ai due.
Sono pur sempre i suoi migliori amici, e in effetti Stiles si rende conto di aver un tantino esagerato.

Dopo una mezz'ora arrivano anche gli altri, insieme a Malia, la quale prende posto accanto a Stiles, e gli afferra una mano stringendola nella sua.

Stiles guarda le loro mani intrecciate, e, non sa perchè, gli viene da paragonarle alle mani sue e di Derek insieme.

Non sembra la stessa cosa.
Non sembra così dannatamente giusto.

In pochi minuti la palestra si riempe, e cominciano ad arrivare i professori.
Derek entra dalla porta poco dopo, indossando un maglione nero, che gli risalta il fisico, e con i capelli leggermente scompigliati.

I suoi occhi verdi sono magnetici come al solito.

Stiles si perde nell'osservare il ragazzo, mentre il preside inizia il discorso al microfono.
Quando il ragazzino vede Derek avvicinarsi alla professoressa di filosofia corruccia lo sguardo involontariamente.

Stanno parlando di qualcosa che purtroppo non può sentire, ma vede bene la professoressa sorridere.

Delle ragazze dietro di lui cominciano a parlare, e Stiles senza volerlo si ritrova ad ascoltare i loro discorsi:

«Kate, hai visto quant'è figo il professore nuovo?» Dice una, a bassa voce.

«Mamma mia! Girano tante scommesse su chi lo porterà a letto per prima. Secondo te chi vince?» Risponde l'altra, con tono malizioso.

«Secondo me è gay, insomma, fin'ora nessuna ci è riuscita.»

Stiles sussulta.

«Lui gay? Ma l'hai visto? Se lo farebbe anche mia nonna di novant'anni!
Poi guarda come parla con la professoressa di filosofia!»

«Mh, hai ragione. Preferirà gente della sua etá, che sfiga!. Beata la professoressa.»

Stiles comincia ad innervosirsi, e Scott lo nota.

«Ehi, amico, lasciale perdere.» Gli consiglia, avendo sentito evidentemente anche lui i discorsi delle due.

Stiles annuisce, provandoci, ma essendo tutti in silenzio, per ascoltare quello che sta spiegando il preside, le sente benissimo.

E quando le due si spostano sul discorso di quanto si farebbero Derek e di quanto potrebbe averlo lungo, Stiles decide di averne abbastanza.

Si gira di scatto verso le ragazze.

«Invece di parlare di quanto cazzo sia fico il professor Hale e di quanto ve lo vorreste scopare potreste chiudere quella diavolo di bocca?? Tanto non ve lo dá!!» Urla, facendo spaventare le due, che si zittiscono all'istante.

Stiles per fortuna, essendo diventato popolare ultimamente, nota che le ragazze gli danno retta, scusandosi con sguardi ammiccanti.

Stiles allora si rigira soddisfatto, cercando di capire ora di cosa stia parlando il preside, quando si accorge che nessuno in realtà sta parlando.

E tutti lo stanno guardando.
Ma proprio tutti.

Soprattutto Derek.

«Beh? Che c'è?» Sbotta.

Nessuno fiata.

«Hai appena fatto una scenata da fidanzatina gelosa.» Gli sussurra Scott all'orecchio, parlando per tutti quanti.

Stiles comprende improvvisamente, e arrossisce di botto.

«Stilinski, è pregato di venire dopo nel mio ufficio.» Tuona il preside.

A quel punto alcune ragazze dell'altra gradinata cominciano a protestare a favore di Stiles, sostenendo che ha semplicemente fatto la cosa giusta, volendo ascoltare, e che non può punirlo per questo.

«Wow, amico, hai già le ammiratrici.» Gli fa notare Scott, mentre Malia tra poco ringhia e va ad ucciderle tutte.

Così il preside si ritrova costretto ad azzittire tutti, mentre Derek imbarazzato si porta una mano davanti al volto.

Dio, che casino.

---

«Stilinski.» Lo saluta il preside, appena Stiles mette piede nell'ufficio.

«Signor Preside.» Borbotta lui, mettendoglisi seduto di fronte.

Il preside lo guarda attentamente da dietro gli occhiali.

«Avevo già parlato con Hale...» Inizia il discorso, mentre Stiles incrocia le braccia al petto.

«...E gli avevo già spiegato che studenti e professori non possono avere rapporti di un certo tipo...» Continua.

«Cosa sta insinuando?» Lo interrompe Stiles.

«Beh, dalla scenata che hai fatto prima mi sembra abbastanza chiaro cosa sia Hale per te.»

Stiles sussulta.

«Siamo...amici. É molto amico con mio padre.»

Il professore gioca con il tappo di una penna.

«Stilinski, non credere che ora che sei diventaro il capitano di basket voglia dire che non ti posso espellere dalla scuola.» Gli fa presente il preside, avendo notato il tono infastidito del ragazzino.

Stiles fa un sorrisetto.

«E perchè dovrebbe espellermi?»

«Se dovesse succedere qualcosa fra fe e Hale non aspettarti che non ci siano gravi conseguenze. 
Per tutti e due. 
Chiaro?» Gli spiega, freddamente.

Stiles non capisce perchè tutti si aspettano che succeda qualcosa fra lui e Derek.

Non possono essere semplici amici, nonostante gli anni di differenza?

Insomma, Derek sarà pure dannatamente attraente, intelligente e... basta, Stiles!

«Tutto chiaro.»

E detto queste esce dalla presidenza, incontrando alcune ragazze e ragazzi che gli chiedono come sia andata, interessati, o che cercano di scherzare con Stiles riguardo a quello che aveva detto in palestra e a come aveva azzerato le due.

Ma a Stiles non interessa.
A lui al momento interessano solo quei due occhi verdi che lo stanno osservando in silenzio, da lontano.

---

Stiles é a casa da solo, suo padre torna dopo cena.
La sua mente non fa che tornare a due giorni prima, quando Derek era venuto a trovarlo per l'anniversario di sua madre.

Non se lo aspettava affato, ed era stata inaspettatamente una piacevole sorpresa.

E non riusciva a non pensare che si era mostrato già di fronte a Derek debole diverse volte.

Quando quello che vuole in realtá è mostrarsi sempre forte.

Ma con Derek non ha bisogno di fingere proprio nulla, soprattutto da quando si é accorto che il ragazzo non se ne é mai andato, dopo aver visto questo suo lato.

Stiles sa bene che centra qualcosa anche con il passato di Derek.
Lui non era su quel ponte senza motivo.

Eppure non é mai crollato davanti a lui, non ha mai avuto un cambio repentino di comportamento.

Che ormai ci si sia abituato al dolore?

Stiles sa che non va per niente bene quello che sta per fare, ma deve scoprire cos'é successo a Derek.
O almeno quello che c'é scritto negli archivi di suo padre.

Sa che sul suo computer c'è la documentazione di tutti, e sa anche qual è la paswoord.

Deve fare in fretta però, non si sa mai.

Si dirige in ufficio dello Sceriffo, che trova socchiuso. 
Ultimamente John per la fretta non lo chiude mai, di sicuro non sospettando che suo figlio potrebbe andare a ficcanasare.

Stiles non accende neanche la luce, illuminato solo dallo schermo del computer.

Si mette comodo sulla sedia, e digita veloce la paswoord, per poi entrare nell'account di suo padre.

Ci sono tantissime cartelle, ma Stiles dopo una decina di minuti trova quella giusta.

Digita veloce il nome "Derek Hale" su una barra in alto, e vede che la pagina sta caricando i risultati.

Picchietta le dita sul tavolo impazientemente.

Quando si aprono davanti a lui diverse pagine inerenti al soggetto, dá una veloce letta alla prima:

«Dio, Derek...» Sussurra.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


«Dio, Derek...» Sussurra.

Sul primo articolo c'è allegata la foto di una casa avvolta dalle fiamme, al limitare del bosco di Beacon Hills.

Il titotolo a caratteri cubitali:

"Famiglia morta in un incendioSolo due componenti rimasti."

Parla di quest'incendio avvenuto a casa Hale, e Stiles scorre l'articolo, per leggere alcuni pezzi a voce bassa riguardanti le dinamiche del disastro:

«Marito, moglie e figlia maggiore bruciati...incendio doloso... il figlio, Derek Hale, aveva lasciato il gas acceso prima di andare a scuola insieme a Cora Hale, la sorella minore...» Stiles si ferma un attimo, scosso, passandosi una mano sugli occhi, per poi continuare a leggere:

«...I genitori stavano dormendo pesantemente a causa di sonniferi... la sorella maggiore, Laura Hale, si trovava chiusa in bagno al momento dell'incendio...»

Stiles più legge più si sente peggio, e si strofina gli occhi per qualche secondo:

«...Non c'è stato niente da fare, sono morti bruciati vivi.» Conclude la lettura, sentendosi come se avesse corso una maratona, o svolto un compito difficilissimo.

Fissa un attimo quelle parole, con il solo rumore delle lancette dell'orologio, per poi aprire un secondo link.

É un video.

Clicca avvio, nell'oscuritá della stanza:

Un uomo si trova davanti alla casa, poco lontano, e ha un microfono in mano.

Parla brevemente di cos'è accaduto, e dietro di lui si intravedono dei pompieri, che cercano di salvare quel che resta della casa.

Dopo qualche minuto la telecamera inquadra la strada, e si vedono arrivare una bambina e un ragazzino.

La bambina avrà sui dieci anni, mentre il ragazzino Stiles lo collega subito a Derek.

Stesso sguardo, stessi capelli mori e stesso fisico ben scolpito.
Solo che è senza barba, e avrà sui quindici anni lì.

Sicuramente era uno dei ragazzi più popolari della scuola.
Ci metterebbe la mano sul fuoco.

La bambina invece deve essere Cora, la sorella minore. Ha dei lunghi capelli scuri, e un fascino prematuro.

Derek piccolo si guarda intorno spaesato, rivolgendo lo sguardo verso casa sua, ormai ridotta davvero male.
La fissa senza capire, non volendo capire.

Cora scoppia a piangere disperatamente, capendo subito che è successo qualcosa di brutto.

L'uomo si avvicina a Derek, inquadrandosi insieme a lui.
Derek ha lo sguardo vuoto, confuso.
Ha lo zaino di scuola sulle spalle.

"Ragazzino, cos'hai da dire? Sapevi di aver lasciato il gas accesso?" 
Lo accusa l'uomo.

Derek continua a fissare la telecamera senza dire nulla.
Come se stesse cercando di convincersi che è tutto un brutto sogno, dal quale però non riesce a risvegliarsi.

Riguarda la casa, chiedendosi forse se è davvero la sua, e sperando di aver sbagliato strada.

«D-dove sono mamma e papà? L-Laura?!» Urla, guardando a destra e a sinistra, come se sperasse potessero ricomparire da un momento all'altro.

Sembra stare realizzando in quel momento cos'è davvero successo, che quella sua dimenticanza potrebbe aver costato la vita alle persone a cui tiene di più.

Sembra stia realizzando che è appena iniziato un incubo, solo che è reale.
Che la sua vita sta per cambiare radicalmente, sta per prendere una direzione totalmente diversa.

E la quotidianita in cui è vissuto per quindici anni sta andando a farsi fottere.

L'uomo sta per rispondere, quando d'un tratto viene inquadrata un'altra figura, che fa quasi sussultare Stiles:
lo Sceriffo, dieci anni più giovane.

È in divisa da lavoro, e avvicina un Derek privo di punti di riferimento a sè:

«Lasciatelo stare, toglietevi dai piedi!» Grida, difendendo il ragazzino, come fosse suo figlio.

Derek gli si aggrappa come se cercasse in lui qualcosa per non cedere, qualcuno che gli dica che si risolverà tutto.

Cora invece è seduta a terra in lacrime, e un minuto dopo un pompiere si dirige verso di loro, a passi lenti.

Ha un corpo in braccio.

Il corpo di una ragazza, completamente nero.

Lo Sceriffo lascia un attimo Derek, per afferrare Cora e stringerla forte a sè, per impedirle di vedere la scena.

Per impedirle di vedere il cadavere di sua sorella.

Derek purtroppo non può non notarlo, e si avvicina in modo quasi surreale al corpo che il pompiere lascia delicatamente sul marciapiede.

Si abbassa verso quello che una volta era sua sorella maggiore, e le sfiora una guancia, o quel che ne resta, come in trance.

Come se si aspettasse da un momento all'altro che qualcuno gli urlasse fosse tutto uno scherzo.

Lo Sceriffo chiama Derek più volte, ma niente sempre distoglierlo da quel gesto.

«Laura...» Mormora il ragazzino, per poi girarsi verso la telecamera.

I suoi occhi sono qualcosa che Stiles non si dimenticherà mai.
Non riesce a guardare oltre, e si ritrova a chiudere il computer senza neanche pensarci troppo.

Quegli occhi non erano gli stessi di qualche minuto prima.

Derek da quel momento non era mai stato più lo stesso, Derek da quel momento era dovuto scendere a patti con il dolore, per poter continuare a vivere con il continuo pensiero di aver ucciso la sua famiglia.

Ma Stiles sa che non è stata colpa sua.
I suoi genitori non dovevano prima di tutto dormire, con dei figli in casa, con dei sonniferi così potenti, e la sorella non doveva chiudersi a chiave in bagno.

Ma sono cose che succedono.
Eventi che non possiamo prevedere.
Morti che non possiamo evitare.

Quegli occhi di chi ha smesso di vivere.

Perchè Derek in realtà morto con Laura.

É morto con sua madre, ed é morto insieme a suo padre.

Una parte di lui é morto con ognuno di loro.

E mentre Stiles gli piangeva addosso per sua madre, Derek nel frattempo lo consolava, quando aveva perso metá famiglia, e proprio in quel modo.

E Stiles si ritrova sconvolto, e va un attimo a stendersi sul letto per digerire tutto ciò che ha appena scoperto.

E poi si alza, prendendo le chiavi e uscendo di casa.

---

Stiles é davanti al loft di Derek, e prendendo un bel respiro decide di entrare all'interno dell'edificio.

Chiama l'ascensore, leggermente nervoso.

Non sa nemmeno lui perché é qui, ma dopo tutto quello che ha trovato non poteva restare lì a casa e fare finta di niente.

Derek quella sera gli aveva detto che anche lui aveva causato la morte di alcune persone, e Stiles non aveva realizzato fino a quel momento quanto in realtà fossero simili.

Stiles si ritrova in un minuto di fronte al grande portone, ed esita a suonare.
Se Derek non lo volesse vedere? 
Se lo mandasse via?

Al diavolo, pensa poi, suonando il campanello.

Stiles si mordicchia le unghie della mano, quando il portone si spalanca, e Derek non fa neanche in tempo a dire una parola che Stiles gli salta addosso, abbracciandolo.

Derek si ritrova il ragazzino stretto al suo corpo, senza neanche capire cosa ci faccia a casa sua e perchè lo stia abbracciando.

Confuso e perplesso le sue braccia vanno a circondare automaticamente il corpo del ragazzino, stringendolo a sè ancora di più.

Stiles arriva in punta dei piedi ad appoggiare il mento sulla spalla del più grande, ed è proprio a quel punto che si accorge che non sono soli.

Dietro di loro c'è Erica, in piedi e con le braccia incrociate. 
Li guarda con un sorrisetto malizioso.

Stiles si stacca imbarazzato da Derek, probabilmente entrambi tutti rossi.

«Io...non so cosa mi è preso...non volevo interrompervi, scusatemi...fate finta che non sia mai passato...» Borbotta, dandosi dello stupido. 
Certo che Derek aveva altro da fare.

«Resta, Stiles, così parliamo anche di quando finirá il tuo periodo di prova al ristorante.» Gli propone Erica, sorridendogli.

Stiles allora guarda verso Derek, il quale annuisce, ancora stranito dalla situazione.

«Erica si é praticamente autoinvitata a cena, ma ho abbastanza cibo per tutti.» Aggiunge Derek, pensando tra sé che probabilmente senza Stiles la serata poi sarebbe finita come tutte le volte che invitava Erica a casa sua.
Anche se in realtà adesso erano più amici, ma Derek non sapeva dire quando questo influisse.

Stiles allora sorride:

«Cucino io, però!» Esclama, e Derek rabbrivisce al pensiero di dover lasciare la sua cucina nelle mani del ragazzino.

---

«Stiles!» Ringhia Derek, con le risate di Erica in sottofondo.

Stiles corre dietro il divano, come per proteggersi:

«Non é colpa mia!!» Urla, mentre Derek fulmina Erica con lo sguardo.
La ragazza gli fa la linguaccia.

«Ma no, infatti. La maionese è finita da sola sulla mia maglia, oppure una figura invisibile ha agito indisturbata.» Ironizza Derek, guardando la chiazza enorme con orrore.

«Bella ipotesi, davvero. L'accademia dei detective ti sta aspettando.» Lo provoca Stiles, portando a ringhiare di nuovo il ragazzo.

Stiles stava mettendo la maionese sul suo hamburgher, quando ha premuto troppo il tubetto, per far finire metà contenuto addosso a Derek.

Non é colpa sua se il ragazzo si trovava proprio nella traiettoria della salsa.

Derek sospira, togliendosi velocemente la maglia, e rimanendo a petto nudo.
Il suo petto si abbassa ed alza impercettibilmente.

Stiles boccheggia, chiedendosi cosa diavolo stia facendo.

Inoltre nota che Erica sembra perfettamente a suo agio con la visione di Derek mezzo nudo, possibile che solo a Stiles vengano dubbi sulla sua sessualità durante queste mistiche visioni?

Oppure che Erica sia così tranquilla perchè abituata...?

Derek senza dire niente sale di sopra, e torna quasi subito con indosso una maglia nera.

«Sporcami anche questa e ti ritrovi senza un arto.» Lo minaccia, e Stiles cerca invano di nascondere un sorriso.

I tre si mettono poi seduti sul divano, quando Erica si rivolge a Stiles:

«Stiles, mi puoi dare un consiglio?» 
Gli chiede, e il ragazzino annuisce, cercando di capire di cosa si possa trattare. Derek nel frattempo sfoglia distrattamente un giornale, ascoltando peró i due.

«Ho conosciuto da qualche mese un ragazzo, e credo proprio sia la persona giusta...» Inizia il discorso la ragazza, e Derek smette di leggere, alzando un sopracciglio.
Cosa diavolo sta dicendo Erica?

Stiles la guarda perplesso.

«Qual è il problema?»

La ragazza si sistema i capelli biondi.

«È più grande di me.»

Stiles si mostra interessato, mettendosi più comodo sul divano.

«Quanto, esattamente?»

«Sette anni.»

Derek fissa Erica cercando di capire cosa stia tramando la ragazza. 
Sa bene che non esiste nessun ragazzo più grande rispetto a lei di sette anni. 
O per lo meno che lei conosce.

Stiles fa per pensare a qualcosa.

«Non vedo quale sia il problema. 
Non si dice che l'amore non ha età?»

Inoltre Erica è pure maggiorenne, pensa Stiles, non capendo come mai stai dicendo queste sue cose proprio a lui.

«Quindi dici che dovrei lasciarlo perdere oppure?»
Derek sta cominciando a capire qualcosa, e fissa la ragazza con gli occhi ridotti a due fessure.

Stiles gesticola:

«Beh, non credo che sette anni possano ostacolare un rapporto, Erica. Ovviamente dipende anche da quali sono i tuoi sentimenti. 
A volte la differenza di età neanche si sente.»

Erica gioca con una ciocca di capelli.

«Ho finalmente capito che è la persona giusta, ma c'è anche un altro problema...» Fa lei.

«E quale?» Domanda Stiles.

«È un mio superiore. Non sono ammessi i rapporti tra colleghi. 
Tu cosa faresti al posto mio, Stiles?»

Stiles sussulta, e Derek lascia cadere il giornalino a terra, facendo spaventare i due, per poi scusarsi a bassa voce.

Sa che non esiste nessun superiore. Erica lavora solo nel ristorante, ed é lei la figura più importante lì.

A che gioco sta giocando la ragazza?

«Umh, credo che se sia davvero la persona giusta dovresti buttarti Erica. Tutto il resto dovrebbe essere messo in secondo piano...in fondo, se ti rende felice perchè non rischiare?»

Erica sembra davvero soddisfatta dalla risposta, mentre Derek resta immobile, fissando i due.

«E dimmi, Stiles, a te è mai capitato...»

«Erica!» La stoppa Derek, arrivato improvvisamente a capire tutto.

Tra lui e Stiles ci sono sette anni.
Lui è il suo professore, perciò un suo superiore.

Erica sta in qualche modo mettendo Stiles alla prova.

«Sì, Derek?» Fa lei, con un innocente sorriso.

«Vieni un attimo con me, Stiles aspetta qui.» Parla Derek, e incita Erica a salire le scale insieme a lui.

La conduce fino a un piccolo studio, chiudendo la porta alle loro spalle.

«Cosa stavi cercando di fare lá sotto?!» Esclama, incrociando le braccia al petto.

Erica si guarda intorno curiosa, non essendo mai stata in quella stanza.

«Secondo te?»

Derek sbuffa.

«Erica, lui non è gay, ha una ragazza. E ...io non sono gay.»

Erica allora corruccia lo sguardo.

«Avrà anche una ragazza, ma quando ti sei tolto la maglia sicuramente non ci pensava affatto.» Ridacchia.

Derek la guarda senza capire.

«Cosa intendi?»

Erica si siede sopra la scrivania.

«Che ti stava letteralmente mangiando con gli occhi, Derek.»

Derek dischiude la bocca, senza sapere cosa replicare.

«Inoltre non voglio neanche sapere perché ti ha abbracciato, ma se l'avessi fatto io o mi avresti allontanata o saresti rimasto immobilizzato come un paletto.» Gli fa notare.

«Non so neanche io perché l'ha fatto, e non potevo di certo allontanarlo!» Sbotta Derek, cercando di convincere Erica che non c'è proprio niente tra loro due.

Erica fa un sorrisetto malizioso.

«Però l'hai stretto ben forte, Derek, se non ci fossi stata io probabilmente stareste ancora copulando su un qualche mobile della casa.» Ironizza Erica.

Derek le ringhia, senza rispondere, e si gira verso la porta, con l'intenzione di tornare di sotto.

«Perchè non ammetti di essere attratto dal ragazzino, Derek?»

Le chiede lei, con voce maledettamente seria, facendolo sobbalzare.
Derek non si gira, ma si ferma, abbassando il volto.

Dio, gli sta davvero chiedendo perchè non vuole ammettere di essere attratto da un suo studente, pure minorenne?

«Perché mi sono promesso di non affezionarmi più a nessuno in quel modo, Erica. 
E purtroppo non é così facile...»

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


«Bravissimo Raeken.» Si complimenta Derek con Theo, il quale è riuscito a risolvere un esercizio molto complicato.

Theo sorride:

«Grazie, professore.» 
E torna a posto, rivolgendo un'occhiata a Stilinski.

Stiles sta impugnando una matita con una forte stretta, e la preme così tanto sul foglio che d'un tratto si rompe la mina.

«Merda.» Impreca tra sè e sè.

Scott lo guarda preoccupato.

«Stiles, lo sai che Theo si vanta o cerca  sempre di far vedere quanto è bravo, non capisco perché ti infastidisca.» Gli fa notare il suo migliore amico, e Stiles sospira.

«Ha sempre qualcosa in più di me, Scott.» Sussurra, abbassando il volto.

«Stiles, sei tu il capitano di basket, ricordi?»

Il ragazzino accenna un sorriso.

«Giusto, ma devo continuare ad essere più bravo in lui almeno nel basket.»

Scott l'osserva pensieroso:

«E cos'hai intenzione di fare?»

Stiles si perde un attimo nel fissare Derek, che sta spiegando un nuovo argomento:

«Credo proprio andró in palestra.» Parla convinto, e a Scott viene da ridere.

«Tu? In palestra? Poi da quanto ti interessi così tanto al tuo fisico?» Ridacchia, ricevendo occhiate assassine dall'amico.

«Da quando devo essere un buon capitano per tutti...» Risponde, anche se non ne sembra molto convinto.

«Stiles, lo so che lo fai anche perché Theo ha un bel fisico e vuoi provare a raggiungerlo...ma non capisco perchè ti fissi tanto con lui, insomma, che ti ha fatto?» Cerca di capirci qualcosa Scott.

Derek nel frattempo fa una domanda rivolta alla classe, e Theo subito risponde con un tono da superiore.

E Derek si congratula di nuovo con lui.

Adesso Stiles ha definitivamente rotto la matita.

---

Stiles è davanti alla palestra che Scott gli ha consigliato, poco lontano da casa sua, con il borsone in mano.

Probabilmente non resisterà neanche dieci minuti là dentro, ma almeno potrà dire di averci provato.
Quando suo padre l'ha saputo gli ha riso in faccia senza pudore, e non riusciva proprio a smettere.

Appena entra va prima in segreteria, che lo manda nello spogliatoio.
Ci sono diverse persone che si stanno cambiando, e a differenza di Stiles sono tutti muscolosi.

Ecco come ha deciso di abbassarsi -e definitivamente far crollare- l'autostima.

Decide di restare in pantaloncini ma con la canotta che copre il suo fisico, per non dare ancora di più l'impressione a tutti che é il suo primo giorno.

Stiles esce da una porta, ed entra automaticamente nella palestra vera e propria.

Davanti a lui ci sono tantissimi attrezzi diverso, e gente che va e viene.
La sala è davvero grande.

Non sa da dove iniziare, e va a cercare qualcuno del personale che lo possa aiutare, quando sente una voce dietro di lui:

«Primo giorno, Stilinski?»

Stiles si gira di scatto, e quasi sobbalza.
No, non è possibile.
È nella stessa palestra che frequenta Theo Raeken.

«A quanto pare.» Ironizza il ragazzino, cercando invano di non paragonare il fisico che Theo gli sta mettendo in mostra con il suo.

«Non pensavo la palestra fosse qualcosa per te.» Ammette Theo, corrucciando lo sguardo.

Stiles stringe i denti:

«E io non pensavo l'intelligenza fosse qualcosa per te ma...oh, invece avevo proprio ragione.»

Theo irrigidisce i muscoli, guardando storto il ragazzino.

«Stilinski, il tuo sarcasmo lo puoi anche lasciare a casa.»

«Posso sapere cosa ti ho fatto, Raeken?» Chiede esasperato Stiles, volendo solo essere lasciato in pace.

Theo alza le sopracciglia, come se non fosse abbastanza ovvio.
Gli si avvicina:

«Hai qualcosa che io non ho.» Ringhia Theo. Stiles lo guarda confuso.

«A parte l'intelligenza e un cervello cosa mi sfugge?»

Insomma, cosa può mai avere lui che Theo non ha?

«Lo sai bene, Stiles. Ed è proprio qui.» Gli fa Theo, per poi volgere lo sguardo in una precisa direzione.

Stiles lo segue, e quasi salta.
Ma certo, come faceva a non ricordarselo?
Derek gli aveva detto che frequentava la stessa palestra di Theo!

E infatti Derek è proprio poco lontano da loro, su un tapis roulant, a torso nudo, e li sta fissando.

Uno sguardo impenetrabile, che non fa trasparire i suoi pensieri.

I capelli mori sudati, che gli ricadono in parte sulla fronte, e quei pantaloncini corti che risaltano i suoi polpacci muscolosi.

A Stiles viene da ridere.

«Io avrei Derek? Non so se l'hai visto, ma non é gay, e siamo solo amici.» Gli fa notare l'assurditá delle sue parole.

«Non sarà gay, ma ti guardava il fondoschiena da quando stiamo parlando.» Se ne esce Theo, visto che Stiles prima gli era di spalle.

Il ragazzino boccheggia, diventando completamente rosso.
Theo si sta sicuramente sbagliando.

«E come fai ad essergli solo amico ancora mi sfugge.» Aggiunge, per poi andarsene.

Stiles rimane lì imbambolato, senza sapere cosa fare.

«Che ci fai qui, Stiles?» Gli chiede Derek, che nel frattempo lo aveva raggiunto, con un asciugamano sulle spalle.

Stiles si tocca la nuca imbarazzato.

«Umh, volevo solo migliorare le mie prestazioni a basket accumulando un pò più di fisico...»

Derek accenna un sorriso.

«Non ne hai bisogno, ma sono contento che ti interessa così tanto migliorare nello sport.» Stiles non capisce se Derek si riferisse al fatto che non avesse bisogno di migliorare le proprie prestazioni oppure che non avesse bisogno di migliorare il suo fisico.

Ma dubita fosse la seconda opzione.

«Anche perché tra due giorni giochiamo la prima partita...» Parla Stiles, mentre Derek annuisce, togliendosi con il panno il sudore dal corpo.

«Sì, dovrebbe essere una partita tosta.» Commenta.

Stiles cerca di fissargli solo gli occhi.
Quei bellissimi occhi verdi.
E non il modo in cui si strofina l'asciugamano sui pettorali.

«Hai bisogno di una umh, mano?» Aggiunge dopo Derek, vedendo che Stiles non sa cosa fare o dove andare.

Stiles imbarazzato annuisce, e Derek lo porta ad uno dei tapis roulant, mettendosi accanto al suo.

Derek gli spiega come funziona, e Stiles dopo una decina di minuti non si sente ancora troppo stanco, tutto contento:

«Non pensavo fosse così facile!» Esclama, e Derek si mette a ridere:

«Te l'ho messa al livello più basso.» Gli fa notare Derek, e Stiles avvampa.

In effetti nota che il suo livello é il 1, mentre quello di Derek il 9.

Dopo il tapis roulant, Derek lo porta nell'angolo pesi, e mentre Stiles si appresta con non poca fatica a fare qualche serie con quelli da 3 kg, Derek usa quelli da 12 kg per riscaldarsi.

Per fortuna dopo un pò il personale della palestra avvisa tutti che stanno per chiudere, perciò ognuno si avvia verso lo spogliatoio.

In realtá sono rimasti una decina, anche Theo se ne era già andato dopo aver guardato malissimo i due.

Stiles si ritrova senza più le braccia e le gambe, e con un fiatone assurdo, visto che dopo avevano fatto anche un'altra sessione di tapis roulant.

Non crede metterá mai più qua dentro, è solo una tortura. Nient'altro.

Derek e Stiles si avviano in spogliatoio dopo una quindicina di minuti, e si ritrovano completamente soli.

Stiles si dirige verso il suo borsone, sopra ad una delle panche, quando Derek gli propone:

«Stiles, ti andrebbe bene venire adesso da me per ripetizioni? Mangiamo qualcosa al volo. Ti ricordo che domani c'è il compito.»

Stiles ci pensa attentamente. 
Sarebbe la seconda volta che va a lezioni da Derek. 
È passata solo una settimana da quando lo Sceriffo si é accordato con il più grande.

Non si ricordava neanche che il giorno dopo avrebbe avuto un compito, dannazione. Quindi la proposta di Derek non gli sembra così insensata, deve solo avvertire suo padre.

«Va bene.» Accetta.

«Okay, allora vieni in macchina con me.» Conclude Derek, dirigendosi verso le doccie.

«Dove vai??» Domanda Stiles, perplesso. 
Derek si gira, alzando un sopracciglio.

«A fare la doccia? Non vorrai venire via tutto sudato, spero.»

Stiles resta un attimo a bocca aperta, quando la luce va via di botto.

«Ecco, hanno spento l'impianto elettrico. Non importa, dalle finestre entra abbastanza luce dei lampioni qua fuori.» Borbotta Derek.

Stiles sospira di sollievo. 
Se c'è poca luca le cicatrici sul suo corpo non si vedranno.
Altrimenti si sarebbe dovuto inventare una scusa plausibile.

Fa per seguire Derek nella parziale oscurità, quando si accorge che il più grande si sta togliendo i pantaloncini.
Smette un attimo di respirare, immobilizzandosi.

«C-cosa f-fai?» Esclama Stiles, boccheggiando. 
La schiena di Derek si irrigidisce.

Derek si toglie totalmente i pantaloncini, e Stiles tenta di togliere lo sguardo da quel sedere perfetto, che non pensava avrebbe mai visto senza pantaloni a coprirlo. 
Non che i pantaloni di Derek lasciassero poco all'immaginazione.

«Pensi di farti la doccia vestito?» Ride Derek, prendendosi gioco di lui.

Stiles riflette che in effetti non c'è nulla di male. Insomma, sono entrambi eterosessuali, no? 
E amici, no?
Cosa c'è di male?

Allora si toglie a sua volta i pantaloncini, insieme alla canotta, prendendo un bel respiro.

Derek è già sotto la doccia, e quando Stiles gli passa accanto si sente il suo sguardo addosso.
Ovunque.

Fortuna che la luce entra attraverso la finestrella debolmente, altrimenti sarebbe piú imbarazzante di quanto lo è giá.

Si mette sotto la doccia accanto a quella di Derek, e mentre l'acqua calda gli scroscia sul corpo, fa di tutto per non voltare lo sguardo verso quel corpo perfetto.

Cerca di pensare a quanto siano buoni i dolci. 
Il tiramisù soprattutto...

«Non hai un culo niente male per essere il tuo primo giorno di palestra.» Se ne esce Derek, facendo avvampare il ragazzino.

Derek poi si mette subito una mano davanti alla faccia: 
Dio, ma cosa diavolo ha detto? 
Perchè stava pensando al suo culo? Almeno poteva starsene zitto, invece di lasciarsi sfuggire una cosa simile...

Stiles resta in silenzio, senza saper cosa dire. Per fortuna finiscono subito, e Stiles si circonda subito con il suo accappatoio.

E adesso lui e le sue chiappe niente-male se ne andranno con Derek al loft.

---

Hanno ordinato il sushi, tra Stiles che mangiava di tutto mentre Derek non faceva altro che lamentarsi.

Derek non ha finito niente, visto che era il suo primo sushi ed evidentemente ha deciso non faceva affatto per lui.

Stiles scuoteva la testa, chiedendosi come facesse il ragazzo a non riuscire a mangiare prelibatezze simili.

Adesso sono seduti sul tavolo, uno davanti all'altro, con Derek che spiega a Stiles gli argomenti che ci saranno sul compito del giorno dopo.

Stiles ha davanti a sè il quaderno e il libro, e cerca di capire qualcosa di quello che gli dice Derek.

Sembra tutto arabo, altro che matematica.

Derek parla e parla, mentre Stiles si tiene la testa con una mano, non riuscendo più a seguirlo.

Si perde nell'osservare i lineamenti del ragazzo, come la bocca si muove nel parlare, e si mette involontariamente a mordicchiare una matita nervosamente.

Ne mordicchia la fine, infilandosela senza volerlo anche un pò dentro la bocca.

«Stiles...» Lo richiama Derek, con un tono strano, completamente rosso.

«Ssì?» Bofonchia Stiles, con la matita ancora in bocca.

Derek tossisce, fissando la sua matita, e il ragazzino segue il suo sguardo, capendo immediatamente cosa c'é che non va.

Si toglie immediatamente la matita dalla bocca.

«Io...s-scusami...» Avvampa Stiles.

Derek abbassa lo sguardo, imbarazzato quanto lui:

«Vuoi un bicchiere d'acqua?» Cambia argomento Derek, visto che erano quasi due ore che stavano sopra i libri.

«Sì, umh, grazie.»

Cosí i due fanno una pausa di cinque minuti, quando Derek ritorna a spiegare.

Stiles si ritrova improvvisamente troppo stanco, ancora dolorante per la palestra, e fatica a restare con gli occhi aperti.

Vede Derek sempre di meno, fino a quando non si addormenta con la testa sopra il tavolo.

Derek smette di parlare, e guarda un secondo il ragazzino, cercando di capire se si sta solo rilassando o si è proprio addormentato.

Sorride quando realizza che era così stanco da non riuscire a restare sveglio.

Delicatamente prende il corpo del ragazzino in braccio, nonostante faccia più che un piccolo sforzo, e lo posa sul materasso del letto.

Lo copre con le coperte, rimanendo qualche secondo ad osservare i lineamenti dolci del ragazzino, che sono così rilassati quando dorme.

Poi prepara il divano per sè, e manda un messaggio allo Sceriffo in cui lo avverte che Stiles ha finito ripetizioni, che il suo telefono si è scaricato e andrà a dormire da Scott.

Si stende sul divano, rivolgendo un'ultima occhiata al corpo del ragazzino, sotto le coperte.

E si addormenta con l'ultimo pensiero dedicato a quegli occhi nocciola.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Derek sta dormendo, quando d'un tratto dei mormorii lo svegliano:

«Allison...»

Derek si sveglia di scatto, non capendo se quello fosse solo un sogno o provenissero dalla casa.

Il suo sguardo va subito a Stiles, il quale è illuminato leggermente dalla luce della luna, che traspare attraverso la grande vetrata.

Si alza dal divano, avvicinandosi al suo corpo, continuando a sentire questi mormorii:

«Allison no...Aiden...»

Il tono della voce si fa sempre più forte e disperato, e Derek si rende conto che vengono proprio dal ragazzino.

Non sa chi siano questi Allison e Aiden, ma presume fossero suoi amici.
Stiles ha il volto contratto in una smorfia, e gli occhi chiusi, e sta tremando.

Sta avendo un vero e proprio incubo.

«No, no, no! Basta!» Esclama, e Derek d'impulso scuote il suo corpo senza fermarsi:

«Stiles, svegliati!» Grida Derek, trovandosi a pochi centimetri dal suo volto, quando Stiles apre gli occhi.

«C-cosa succede? Dove sono?»
Balbetta, mettendosi leggermente seduto sul letto, con Derek di fronte a lui, a poca distanza.

Stiles sembra ancora spaventato, e spaesato.

«Stiles, sei a casa mia, ricordi? Stavi...stavi avendo un incubo.» Gli spiega Derek, con ancora una mano sopra alla sua spalla.

Stiles dischiude la bocca, abbassando il volto:

«Succede spesso.» Gli fa, e Derek lo guarda intenerito. 
Anche lui fa spesso incubi, solo che sinceramente non sa se, durante uno di questi, parla la notte, visto che abita da solo.

Derek allora fa per alzarsi e torsarsene sul divano, rincuorato dal fatto che Stiles si sia svegliato subito e pare stare meglio, quando Stiles lo afferra saldamente per un braccio.

Derek si gira verso di lui, guardando quei delicati lineamenti attraverso l'oscurità:

«Rimani...per favore.» Lo prega Stiles, con gli occhi completamente lucidi, in procinto di piangere.
Derek rimane qualche secondo a guardarlo negli occhi, in silenzio, non riuscendo proprio a dirgli di no.

«Va bene...non vado da nessuna parte, ricordi?» Sussurra il ragazzo con l'accenno di un sorriso stendendosi sotto le coperte accanto al corpo del ragazzino.

Stiles, ancora tremante, gli si stringe vicino, intuendo che almeno quella notte non avrebbe avuto più incubi.

---

«Ma guarda un pò qui.» Esclama una voce mascolina, con un tono malizioso.

Derek apre gli occhi lentamente, con una forte luce che gli arriva dritta in faccia.

Impiega qualche secondo a capire a chi appertiene quella voce, e chi é la figura che è davanti al letto matrimoniale.

Prima di tutto nota di essere completamente con il corpo appiccicato a quello di Stiles.

Stiles dorme con il corpo tutto da un lato, e con il volto vicino ai pettorali di Derek, coperti però dalla maglia.
Inoltre un braccio di Stiles é sopra al torace del ragazzo, con fare quasi possessivo.

Derek si stacca immediatamente.

«Peter?» Le parole gli escono con una punta di sorpresa.

Lo zio è nella solita maglia verde a V, e con uno sguardo che non promette niente di buono.
Il suo sorriso fa subito capire a Derek che Peter ha inteso male la situazione.

«In persona, nipote carissimo.»

Derek lo guarda male, alzandosi dal letto, e lasciando Stiles dormire sotto le coperte.

«Cosa vuoi? Perché sei entrato di nuovo in tua completa autonomia?» Gli chiede, più che infastidito.

Peter osserva troppo attentamente uno Stiles dormiente, e Derek quasi ringhia, mettendosi davanti alla sua visuale.

«Scusami, se lo avessi saputo sarei passato in un altro momento.» Sorride lo zio, sornione, guardando da un'altra parte.

Derek si dirige in cucina a preparsi un caffè.

«Perchè diavolo sei venuto?» Alza il tono della voce Derek, evidentemente volendo mostrare di non aver gradito la visita.

Peter fa per rispondere, quando qualcun altro parla al posto suo:

«Derek? Chi... è?»

È Stiles, svegliatosi per i rumori.
Tanto la sveglia sarebbe suonata poco dopo, dovendo poi entrambi andare al college, chi per un motivo chi per un altro.

«Almeno è maggiorenne?» Se ne esce lo zio, mentre Stiles si alza dal letto, molto confuso e perplesso.
E anche leggermente imbarazzato.

«Io...non ancora.»

Peter guarda il nipote con uno sguardo di chi la sa lunga:

«Un debole per le prigioni, eh, Derek?»

Derek sputa tutto il caffè che stava bevendo sul tavolo, e Stiles quasi casca a terra inciampando sui suoi piedi.

«Stiles, scusalo. È mio zio, Peter Hale. Ha questa fantastica abitudine di venirmi a trovare nei momenti meno opportuni, visto che è entrato misteriosamente in possesso di una copia delle chiavi.» Borbotta Derek, mentre Stiles cerca di digerire tutte quelle informazioni.

Stiles non vuole neanche sapere in che condizioni è, essendosi appena svegliato. Di sicuro non può non notare che lo zio di Derek é un bell'uomo e ha fascino, nonostante debba avere più di dieci anni del nipote.

C'era da aspettarselo, però.

«Che presentazioni deludenti, nipote.» Gira gli occhi verso l'alto Peter, porgendo una mano a Stiles, il quale l'afferra con poca decisione:

«Piacere di conoscerti....?»

Stiles guardando quegli occhi azzurri improvvisamente pare avere ricordi sfumati di quell'uomo.
Ma sì, adesso che ci pensa bene se lo ricorda eccome.
Era molto amico con suo padre, e aveva sempre queste uscite sull'ironico-malizioso, che però da piccolo non riusciva a cogliere.

«Stiles Stilinski.»

Peter sussulta, più che sorpreso.

«Il figlio dello Sceriffo? Ah! lo sapevo io che prima o poi...»

«Peter!» Lo interrompe Derek, tacendo tutto quello che lo zio stava per dire.

«Io e Derek non stiamo...» Dice ancora confuso Stiles, cominciando a capire che Peter abbia inteso tutto male.
Ma non ha ancora compreso cosa volesse dire lo zio prima che Derek lo interrompesse.

Beh, in effetti stavano dormendo nello stesso letto, qualsiasi persona estranea alla faccenda avrebbe senza dubbio capito male.

«Ragazzi, non dovete tenere conto a me di quello che fate, e ricordatevi sempre che amo i gay.» Lo blocca Peter, sorridendo in modo inquietante.

Derek infatti sa che lo zio è bisessuale.
Non l'ha mai nascosto.

Lo zio ripeteva sempre che é un peccato non poter divertirsi con tutti, ma doversi limitare ad un solo genere.

Stiles corruccia lo sguardo, rivolgendo un'occhiata a Derek, il quale gli fa un cenno come per dire "lascialo stare, é fatto così."

«Ero venuto qui per comunicarti che Cora verrà qua tra due settimane con il ragazzo. Puoi ospitarli, no? E poi per il resto ti chiamerá lei piú tardi.»

Derek finisce di bere, pensando un attimo a tutto quello che gli ha appena detto Peter.

Si ricorda del ragazzo di Cora abbastanza bene.
Un tipo a posto.

Derek sa bene che tra poco più di due settimane è l'anniversario della morte della sua famiglia.

Stringe i pugni senza farsi vedere, e irrigidisce tutti i muscoli.

Adesso deve solo accontentare Peter, per poterlo mandare via il prima possibile. Stiles intanto si appoggia con la schiena al muro, seguendo le mosse dei due:

«Va bene. Adesso se non ti dispiace abbiamo fretta, che dobbiamo andare al college.»

Peter fa un sorrisetto che ai due non piace affatto.

«Sei anche il suo professore, nipote? Basta che non lo fate sopra la cattedra, sai, qualcuno potrebbe accorgersene e...»

Derek e Stiles sono completamente rossi.

«Peter! Vattene.» Lo interrompe Derek, ritrovando non si sa dove la forza di parlare.

Peter alza le mani in difesa:

«Scusate, ragazzi. Ci risentiamo allora, Derek. Ciao, Stiles. È stato un piacere incontrarti. Ah, sei cresciuto davvero bene, complimenti.»

Stiles diventa ancora più rosso di quanto potesse esserlo prima, e Peter esce definitivamente dal loft.

«Quindi è uscito da qua convinto che stiamo tipo insieme?» Chiede dopo Stiles, ancora non ripresosi del tutto dall'incontro.

Derek sospira, guardando il ragazzino.

«E lasciamoglielo credere, cosa potrà mai succedere?»

---

«Peter mi ha detto tutto!!»

Derek entra dentro al loft, tornato subito dopo le lezioni. Cora l'ha chiamato immediatamente.
Peter allora quella mattina diceva sul serio.

«Che cosa?»

Si stende sul divano, stanco.

«Che hai un fidanzato, Derek!!! Sono così contenta!» Cora lo grida così forte che Derek é costretto ad allontanare il telefono dall'orecchio.

«Non...» Fa per ribattere, ma lei è talmente entusiasta che lo interrompe:

«Non credevo sinceramente sarebbe stato un ragazzo, ma visto come con le donne ti è andata sempre di merda...» Comincia a straparlare.

Derek ascolta in silenzio, imbarazzato.

«...E non puoi capire quanto sono felice per te, Derek. Pensavo che dopo tutto quello che ti è successo non saresti più stato felice...» Derek sente che la sorella sta per piangere.

Dopo la morte della loro famiglia è stata Cora l'unica a prendere davvero in mano la sua vita, e ad andare avanti.

Forse perché lei non sente alcun tipo di rimorso, ed era molto più piccola quando è successo tutto.

Cora ha cercato invano di far tornare il fratello quello di una volta, e ha assistito sempre alle sue relazioni finite male.

Derek si ricorda ancora quando dopo aver scoperto il tradimento di Paige era tornato a casa più arrabbiato che mai.

Aveva messo a soqquadro tutta la sua camera, e si era fermato solo perchè la sorella si era messa ad urlare di fronte alle sue nocche insanguinate.

Aveva obbligato Derek a calmarsi, e a spiegarle tutto.
Cora aveva visto tutto il dolore negli occhi del fratello, anche se non era minimanente paragonabile a quello che aveva quando avevano tirato fuori il corpo di sua sorella maggiore, e poi quello dei genitori.

Derek non crede si dimenticherà mai quella mattina, quando doveva essere una giornata tranquilla, e invece si é trasformata nel peggior giorno della sua vita.

Insomma, Derek era innamorato perso di Paige, e da quel momento ci aveva messo ben cinque anni per aprirsi ad una relazione.

Cinque anni per provare di nuovo un sentimento, per affidarsi totalmente ad una persona.

E Cora c'era anche quando Derek aveva tentato di suicidarsi prendendo molte più pasticche per il mal di testa del dovuto.

Anche Kate l'aveva tradito.
Anche Kate l'aveva solo usato.
Aveva sbagliato a dipendere da una persona.

Tutte le persone a cui aveva tenuto di più se ne erano andate, in un modo o nell'altro.

E con sua sorella che gli gridava contro piangendo di non farlo più, si era promesso che non si sarebbe più legato a nessuno.
Mai più in quel modo.

Era solo autodistruttivo, nient'altro.

Forse anche per quel suo tentato suicidio lo zio viene spesso a trovarlo.

E Derek ricorda ancora quando Cora era preoccupata per lui in quegli anni, e quanto si fosse presa cura di lui.

E adesso lei pensa che finalmente Derek ha trovato la persona giusta, pensa che finalmente può essere felice come tutti.

Non può deluderla ancora, non può.
Soprattutto adesso che sta anche piangendo dalla felicità per lui.

«E ovviamente dovremmo fare una cena tutti insieme. Anche con Stiles, non può mancare.»
Aggiunge Cora, e Derek sussulta.

E adesso come fa?

«Va bene...» Borbotta, prendendosi la testa fra le mani.

«Perfetto, Derek. Ci risentiamo.» Chiude la telefonata sua sorella, e Derek capisce che si è appena messo nella merda.

---

«Lydia, psst!» Chiama Malia la rossa. Sono compagne di banco nel corso di arte.

Lydia si sistema la camicetta a fiori, rivolgendo lo sguardo verso la migliore amica:

«Mal, che succede?» Sussurra, cercando di non farsi sentire dal professore, troppo impegnato a mostrare loro quadri dell'Impressionismo.

«Non ti sembra che Stiles sia più sfuggente ultimamente?»

Lydia stringe le labbra:

«Diciamo che non sembrate così tanto fidanzati.» Ammette, tornando a disegnare un albero sul foglio davanti a lei.

«Hai scoperto se lui e Hale sono amici o qualcosa di più?» Chiede ansiosa la ragazza.

Lydia fa per pensarci un attimo.

«No, ma ho un modo per scoprirlo.»

Malia la guarda interessata:

«Spiegati.»

«Diciamo che stavo venendo qua a lezione, quando sono passata accanto a Hale e Blake. Stavano parlando di andare a cena fuori oggi stesso, e hanno pure nominato il ristorante.» 
Spiega la rossa.

Malia sorride:

«Quindi immagino stasera andremo lì tutti insieme e potrò vedere come Stiles reagirà, giusto?»

Le due ragazze si scambiano uno sguardo d'intesa.

---

«Stiles, Scott ti aspetta fuori.» Urla lo Sceriffo a suo figlio dalla cucina.

Stiles si mette velocemente una maglia blu, per poi scendere le scale.
Non voleva uscire, ma Lydia ha insistito talmente tanto che non ha potuto più dire di no.

Gli ha detto che era un'uscita di gruppo in un ristorante poco lontano, e visto che Stiles negli ultimi periodi trova sempre scuse per restare a casa Lydia non ha voluto sentire storie.

Non capisce perché la sua presenza sia così importante, ormai ci dovrebbero aver fatto l'abitudine ad uscire senza di lui.

Scott lo aspetta sulla moto, con il casco sul capo, offrendo con le mani a Stiles l'altro.

Stiles lo saluta frettolosamente, salendogli dietro.

Scott sfreccia per le strade buie, illuminate da qualche lampione, e dopo pochi minuti arrivano davanti al ristorante.

Da fuori é circondato da un piazzale, e nonostante l'edificio sembri piccolo all'esterno, all'interno è davvero grazioso.

«Gli altri sono già arrivati.»
Lo avverte Scott, una volta entrati.
Un buon profumino pervade il naso di tutti e due.

Ci sono diversi tavoli, e una parete è formata da una grande vetrata, che a Stiles viene naturale collegarla a quella del loft di Derek.

Sentono delle voci chiamarli, e Stiles guarda in direzione dei suoi amici, cercando di sorridere come al solito.

Ci sono proprio tutti.

Ma non é quello che lo fa sussultare d'improvviso.

Nel tavolo accanto al loro c'è qualcuno che lo sta guardando sorpreso quanto lui.

Derek Hale.

Con la professoressa di filosofia.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Non é possibile.
Non può essere solo una coincidenza.

Stiles osserva imbambolato Derek, mentre la Blake invece gli dà le spalle.
Non pensava che Derek si frequentasse con qualcuno.

«Amico? Andiamo?» Lo risveglia Scott, e Stiles annuisce. 
Nota che Derek rigira il capo verso la professoressa, e lo ignora totalmente appena Stiles gli passa accanto.

Stiles stringe la labbra infastidito. 
Che adesso debba far finta di non conoscerlo?

Ma forse davvero non gli importa nulla di lui. Magari per Derek lui ê solo un semplice studente con cui ogni tanto scambia qualche parola, niente di che.

Stiles si siede accanto a Malia, con una perfetta visione di Derek.

Lui e la Blake stanno parlando di qualcosa che il ragazzino purtroppo non può cogliere.
Stiles non riesce a fare a meno di fissare quegli occhi verdi, che guardano tutto fuorché lui.

«Stiles, cosa vuoi da mangiare?» 
Gli chiede Malia, distraendolo dai suoi pensieri.
Stiles ordina frettolosamente una piadina, mentre sente di diventare sempre più infastidito per il comportamento di Derek.

Che stesse pure con la Blake, diamine! Provasse più a cercarlo a scuola!

Così Stiles resta con le braccia incrociato a fissare male i due, quando Lydia si sistema meglio sulla sua sedia, coprendo così Derek, visto che lei è di fronte a Stiles.

Stiles allora guarda male anche Lydia,a quale sembra immediatamente capire tutto.

«Che c'è, Sti? Mi devo spostare?» Lo provoca con un sorrisetto.

«Non importa.» Brontola Stiles, diventato d'un tratto di cattivo umore.

Appena arriva da mangiare Lydia, sistemandosi ancora, dá modo a Stiles di vedere di nuovo i due piccioncini.

Derek sta ridendo. 
Sta ridendo.
Non l'ha mai visto ridere con qualcun altro eccetto che con lui.

Stiles preme così tanto la piadina tra le mani che esce fuori tutto il prosciutto.

«Stiles?» Gli chiede Malia, stranita dal suo atteggiamento, e Stiles senza pensarci due volte si sporge verso di lei, afferrandole il volto con le mani.

Le guarda gli occhi, che non può non pensare non siano verdi, e la bacia, cercando invano di trasmettergli qualcosa.

Non sa perchè la sta baciando, e Malia infatti è piuttosto confusa, ma ricambia di slancio, tirandolo verso di sè.

Lydia smette di mangiare, guardando i due con un sopracciglio alzato.
Lei ha capito invece perchè Stiles ha avuto questa uscita con Malia.
La rossa allora si volta verso Hale, il quale sta prevedibilmente fissando Stiles, che sta ancora baciando la ragazza.

Derek osserva i due ragazzi avvinghiati, le loro bocche appiciccate, e sente la voce di Jennifer sempre più indistantamente.

Quando si accorge che la rossa lo ha beccato, con un sorrisetto stampato in volto, Derek distoglie lo sguardo, tornando a concentrarsi sulla donna davanti a lui.

Stiles si stacca da Malia, notando di avere gli sguardi di tutti addosso.

«Non posso baciare la mia ragazza?» Esclama, a voce forse troppo alta, e Derek in quel momento afferra involontariamente la forchetta con particolare violenza.

Scott alza le mani in difesa, e torna a parlare con Kira, mentre Jackson sbuffa:

«Magari non davanti ai miei poveri occhi.»

Lydia gli tira un'affettuosa gomitata.

D'un tratto Stiles si rende conto che Derek ha il braccio steso sul tavolo, e sopra la sua mano c'è quella della Blake.

Derek incrocia un attimo i suoi occhi con quelli di Stiles, quasi a farlo apposta, per poi stringere la mano della professoressa.

Stiles allora rimane un attimo con la bocca dischiusa. Senza pensarci troppo stringe a sè Malia, portando la testa della ragazza sul suo petto.

«Stiles cosa...» Fa perplessa la ragazza, ma lui la zittisce con un bacio.

A tavola ormai, abituati al comportamento strano dei due, tutti fanno finta di niente.

Malia resta con il corpo appiccicato a quello di Stiles, quando il ragazzino vede Derek imboccare la professoressa, sorridendole in un modo che lascia Stiles qualche secondo intontito.

Stiles a quel punto sbatte la mano, chiusa a pugno, forte sul tavolo, facendo sobbalzare tutti.

«Stiles? Tutto bene?» Chiede Liam, dall'altra parte del tavolo.
Scott guarda l'amico preoccupato, mentre Stiles abbassa il volto con un fastidio che non sa bene da dove viene.

«Sì.» Risponde, mentre Lydia si scambia un'occhiata strana con Malia.

«Stiles. Dobbiamo parlare.» Dice freddamente Malia, trascinando fuori Stiles.

Derek con lo sguardo segue i due, chiedendosi dove stiano andando.

«Quindi mi dicevi, Derek? Da quanto sei tornato qui a Beacon?» Gli domanda Jennifer, e lui borbotta qualcosa in risposta. quando nota che il ragazzino e la sua ragazza sono fuori in giardino, e riesce a vederli abbastanza chiaramente tramite la vetrata. Non sono troppo lontani.

Stiles guarda Malia, la quale cammina avanti e indietro per la stradina del giardino, nervosa.

«Mal, che succede?» Le chiede Stiles, provando a sfiorarle un braccio, quando lei si ritira immediatamente.

Malia lo guarda negli occhi, e Stiles si accorge che la ragazza è triste, delusa.

«Ti piace ancora, non è così?» Se ne esce, con una voce ferita.

Stiles corruccia lo sguardo:

«Ma chi? Che stai dicendo?» Gesticola, guardando la ragazza attraverso il buio della sera. 
Un lampione la illumina, rendendola quasi surreale.

Malia fa un sorrisetto triste.

«Hale.»

Stiles boccheggia:

«Che cosa...che cosa dici, Mal?»

Vorrebbe urlare che quell''ancora' non esiste proprio, visto che prima non aveva avuto nessuna storia con lui.

«Perchè oggi sei stato così affettuoso, Stiles? Quando mai sei così nei miei confronti?» Urla la ragazza, con gli occhi completamente lucidi.

Stiles fa un passo verso di lei, mentre quella indietreggia.
Sembra non esserci un punto d'incontro.

«Perchè...perchè mi andava, Mal.» Risponde semplicemente, pensando possa bastare.

Malia sorride tristemente tra le lacrime.

«La risposta giusta era perché mi ami, Stiles. Ma evidentemente non è così.» Grida, con il poco fiato che ancora ha, girandosi per andarsene.

Stiles le blocca prontamente il braccio:

«Dove vai...» Sussurra.

Malia si stacca dalla sua presa, rivolgendogli le ultime parole:

«Non voglio stare con qualcuno che è innamorato di qualcun altro, Stiles. 
Non voglio.» Mormora, con voce spezzata.

Stiles fa per ribattere, ma non gli viene in mente proprio nulla da dire.
Non ha neanche capito bene cosa Malia intendesse.

Derek ha seguito tutta la scena dal tavolo, senza però sapere cosa i due si sono detti. Sicuramente hanno litigato, visto che la ragazza è tornata dentro al ristorante in lacrime.

La rossa va da lei, abbracciandola, e insieme ad altri due prendono la loro roba, uscendo dal ristorante per forse tornarsene a casa.

Derek torna con lo sguardo su Stiles, che é ancora fuori: sta prendendo a calci un albero.
Però si sta facendo più male lui che la pianta.

Per fortuna Jennifer ha incontrato dei suoi amici, così è andata a salutarli, lasciando un attimo Derek da solo.

Stiles si è allontanato, andando a finire seduto su una grande roccia del retro del ristorante.
Un lampione illlumina fiaccamente la zona.

Ha combinato un casino con Malia, e spera almeno di poterci tornare amico.
Forse è meglio così, in fondo non l'ha mai amata davvero.

Non è mai riuscito ad amare sul serio qualcuno, nonostante ci avesse provato così tanto a cercare la persona giusta.

Qualcuno per cui valesse la pena resistere.

Forse deve solo smettere di cercare.

«Tutto bene, Stiles?» Chiede una voce, dietro di lui.

Stiles si gira leggermente, osservando Derek venire verso di lui.

«Penso mi abbia lasciato.» Risponde soltanto, mentre Derek gli si siede accanto.

«Perchè?»

Stiles lo guarda un attimo, per poi scuotere la testa.

«Sinceramente non l'ho capito neanche io.»

Derek lo guarda confuso, ma non aggiunge altro. 
Stiles nota che il ragazzo non dà segni di volersene andare.

«Che c'è Derek? Perchè non sei dentro con la bella professoressa?» Il suo tono sprizza gelosia da tutti i pori, e se ne stupisce lui stesso.

Derek sussulta leggermente.

«Perchè volevo sapere come stavi.»

Stiles cerca di trattenere un sorriso.

«Da quanto...umh, vi frequentate?» Osa chiedere, mordendosi un labbro.

«In realtá non so neanche se da lei voglio una storia seria.» Ammette Derek.

Stiles si gira con il volto verso di lui, trovandoselo fin troppo vicino.
Riesce a sentire l'odore del suo dopobarba.

«Perché?»

Derek porta lo sguardo verso il cielo, osservando forse qualche stella.

«Perchè non mi fido di nessuno.»

Stiles rimira i lineamenti del ragazzo, e quella barba al punto giusto che lo rende così dannatamente sexy.

«Nessuno?»

Derek riporta lo sguardo sul ragazzino.

«Nessuno.»

Stiles abbassa il volto, percependo che quelle parole, non volendo, gli hanno fatto male.

Derek accenna un sorriso:

«Nessuno, eccetto te.»

Il volto di Stiles si illumina, e questa volta non riesce a trattenere un enorme sorriso.

Derek pensa inconsapevolmente che quel sorriso potrebbe illuminare tipo tutto.

Stiles è talmente contento che sente di poter fare qualsiasi cosa.
Sa bene quant'é importante la fiducia di Derek. Ha capito che qualcosa del suo passato lo ha fatto chiudere in se stesso, ed è come se lui stesse riuscendo ad aprirlo.

Derek proprio in quel momento gli arriva una chiamata da Jennifer, e scusandosi torna dentro.

Stiles allora apre il suo telefono, visto che gli è appena arrivato un messaggio da Scott:

"Ehi, Stiles. I ragazzi sono tutti andati via, e non ti trovavamo. Ti dispiace tornare a piedi? Devo accompagnare Kira."

Stiles risponde che va bene, dato che alla fine casa sua non è troppo lontana.

Allora incomincia ad avviarsi, restando sul marciapiede, prendendendosela con calma, con qualche macchina che gli passa veloce accanto, illuminandolo con i fari.

Non è neanche a metà strada, quando d'un tratto una Camaro nera si ferma accanto a lui, prepotentemente.

Quasi Stiles salta in mezzo ai cespugli, pensando ad un possibile pedofilo-assassino, riconoscendo però quasi subito il proprietario della macchina.

Il finestrino difatti si abbassa, ma Derek mantiene lo sguardo sulla strada.

Jennifer torna con quei suoi amici, così Derek ha pensato bene di tornarsene a casa sua a riposarsi, quando ha avvistato Stiles che gironzolava per il marciapiede.

«Entra.» Gli comanda.

Stiles esita, avvicinandosi al finestrino:

«Tranquillo, non abito lontano, posso...»

«È pericoloso Stiles.» Gli fa notare Derek, continuando a guardare davanti a sè. Possibile non capisca che con questo buio nessuno dovrebbe aggirarsi da solo?

Stiles si avvicina ancora di più con un sorriso da ebete, poggiando le braccia incrociate sopra il finestrino.

«Qualcuno qui si preoccupa per me?» Parla, continuando a sorridere come uno stupido.

Derek a quel punto si gira, e in meno di un secondo tira su il finestrino con un pulsante, costringendo Stiles a togliersi.

«Okay, okay! Sourwolf.» Borbotta Stiles, entrando nel sedile accanto a Derek.

«Sour che?!» Esclama Derek, guardandolo male.

«Sourwolf. Sai, avevo un peluche da piccolo a forma di lupo, che avevo chiamato proprio così. 
In realtà non so che fine ha fatto, e non so neanche perché mi è venuto in mente di chiamartici. 
Ho avuto come un flashback, sai.» Inizia a straparlare, mentre Derek dischiude la bocca.

Derek sa bene che fine ha fatto quel peluche. 
Improvvisamente si ricorda molte cose.
E sa anche perché a Stiles é passato per la mente di chiamarlo in quel modo.

Possibile Stiles non si ricordi?

Derek resta in silenzio tutto il viaggio, mentre Stiles continua a parlare di quanto fosse meraviglioso questo peluche.

Una volta tornato a casa Stiles ha ancora il sorriso sulle labbra, e lo Sceriffo lo guarda sospettoso:

«Opera di Malia?» Gli fa, riferendosi al modo in cui sorride.

«Malia?» Chiede perplesso Stiles.

---

«Forza ragazzi!» Urlano le cheerleders, accanto alle panchine della palestra.

Oggi viene disputata la prima partita di campionato. 
Derek raduna attorno a sé i ragazzi, tutti accaldati ed emozionati.
Anche un pò nervosi.

Stiles, Scott e Jackson stanno uno accanto all'altro, di fronte a Derek, insieme agli altri.

Derek indossa una semplice tuta, anche se Stiles è pronto a scommettere che tutto il suo guardaroba è fatto apposta per risaltargli il fisico.

«Mi raccomando ragazzi, dobbiamo fin da subito far vedere che siamo più forti!» Esclama Derek, mentre il resto della squadra fa delle grida per mostrare il proprio accordo.

Poi i ragazzi danno delle pacche a Stiles, essendo il capitano.

Theo é l'unico che non gli si avvicina.

L'altra squadra non dovrebbe essere molto forte, quindi Stiles è abbastanza tranquillo. Ha solo un pò di pressione da capitano.

Ha paura di deludere tutti.

«In campo Stilinski, MacCall, Raeken, Whittemore e Lahey.» Esclama Derek, cercando di sovrastare il rumore degli studenti in platea.

Di solito queste partite le viene a vedere metà college.

Stiles si sistema la fascia sulla fronte, e parte in campo, quando Theo gli si avvicina:

«Prima ho sentito due ragazze parlare di una certa Allison Argent. 
La conosci?»

Stiles si gira verso Theo, guardandolo a bocca aperta:

«A-Allison?» Sussurra, in trance.

Theo alza le spalle.

«Sì, dicevano che viveva qui a Beacon. E che ha avuto una brutta storia, ma non ho capito di cosa parlassero.»

Stiles guarda Theo, e allo stesso tempo lo sorpassa con lo sguardo.

Perchè stavano parlando di Allison? Ormai è passato tanto tempo che...che...

«No, no, no...» Mormora Stiles, prendendosi la testa fra le mani.

Sta cominciando a vedere sangue ovunque. È comparso prima sulla spalla destra di Theo, ora è anche per terra.

L'arbitro fischia l'inizio gara, ma Stiles non riesce a muoversi, beccandosi qualche spintone.

Si accascia a terra, abbassando il volto, e cercando invano di respirare ad un ritmo normale.

Non può avere un attacco di panico proprio qui, no!

Derek vede il ragazzino a terra, che sembra avere qualche problema, e subito manda in campo al posto suo un altro ragazzo, urlando a tutti di continuare a giocare.

Scott si avvicina a Stiles, mentre Derek lo afferra per un braccio, costringendolo ad alzarsi:

«Ci penso io a lui!» Esclama Derek, e Scott annuisce, anche se non troppo convinto.

Derek lo trascina con non poca fatica fino allo spogliatoio, lasciandolo pesantemente accanto a una delle panchine.

Stiles ha la schiena appoggiata al muro, ma gli occhi sono assenti, e comincia a vedere tutto sfocato.
Fa troppa fatica a respirare.

«Stiles! Stiles guardami.» Dice Derek con voce ferma, anche se in realtà é fin troppo preoccupato.

Stiles fa fatica anche a tenere la testa dritta, e cerca invano di guardare Derek. I suoi contorni gli appaiono sfumati.

Derek si accorge che Stiles sta quasi per svenire, se non peggio. 
Anche se viste le condizioni sicuramente peggio.

«Guardami, dannazione!» Urla, alzando il volto del ragazzino con le mani, e avvicinandosi al suo volto.

«Stiles...» Sussurra Derek, in panico. Non può lasciare che gli succeda qualcosa. Non può perderlo.

Stiles d'un tratto spalanca gli occhi, e torna a vedere tutto chiaramente: delle labbra si sono appena appoggiate sulle sue.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Derek lo sta baciando.

Derek Hale, il professore sexy a cui tutte vanno dietro, sta baciando proprio lui. Stiles Stilinski.

Stiles resta con gli occhi spalancati anche quando le labbra di Derek si staccano dalle sue, e le mani del ragazzo, che prima tiravano possessivamente il volto di Stiles verso il suo, si allontanano lentamente.

Stiles fissa il ragazzo in silenzio con la bocca dischiusa, con ancora la sensazione delle sue labbra sulle proprie.

Derek invece sbatte le palpebre, restando un attimo come scosso, immobilizzato.

«P-perchè...?» Riesce a parlare Stiles, notando che l'attacco di panico é bello che passato. 
Lui l'ha fatto passare.

Derek si allontana leggermente.

«Io...io s-scusa. Avevo letto che per fermare un attacco di panico...si dovesse trattenere il respiro.» Spiega titubante Derek, preoccupato per la reazione del ragazzino.

Derek sa che l'ha fatto senza neanche pensarci troppo, ed è questo che lo spaventa.

Stiles sembra pensarci un attimo, evitando il suo sguardo.

«H-ho trattenuto il respiro?»

Derek incrocia i suoi occhi verdi con quelli nocciola del ragazzino.

«...Sì.»

Stiles fissa il vuoto, con ancora quell'espressione imbambolata.
Derek gli ha praticamente appena salvato la vita, anche se in un modo così inaspettato che l'ha lasciato senza parole.

E lui di solito non resta mai senza parole.

Scott ha assistito ad alcuni suoi attacchi di panico, ma non l'ha mai baciato, Dio.

Ha provato a farlo calmare parlandogli, o dandogli delle piccole botte.
A Scott non verrebbe minimamente in mente di baciarlo, perchè a Derek sì?

E perché lui ha trattenuto il respiro?

«Andiamo, Stiles. La partita non è ancora finita.» Si alza da terra Derek, notando quanto il ragazzino stesse pensando troppo, e Stiles un pò spaesato lo segue.

I due tornano in palestra, come se niente fosse, e notano che stanno perdendo.

«Fai del tuo meglio, Stiles.» Raccomanda Derek, e Stiles annuisce rientrando in campo, tra gli applausi generali.

Scott gli si avvicina tutto sudato:

«Ero preoccupato per te amico, ma vedo che Derek se l'è cavata.» Gli sussurra, riferendosi che ora sembra stare benissimo.

Stiles arrossisce.

«Umh, sì.»

Stiles si ritrova in poco tempo la palla in mano, e riesce a fare canestro quasi subito.

Delle urla vengono dagli studenti, e gli altri della squadra incitano il capitano, il quale in una decina di minuti ha fatto giá due canestri.

Derek osserva esterrefatto come Stiles prende mano la situazione, portando la partita dalla loro parte.

Tutta la squadra sembra dannatamente forte e completa con il capitano.

Derek sorride.

Stiles si sta dimostrando davvero all'altezza del ruolo, non gli sta facendo pentire di averlo scelto.

Anche Theo fa qualche canestro, e quando finisce il tempo tutta la squadra si riunisce intorno a Stiles, festeggiando con urla la vittoria.

Anche i ragazzi che stavano in panchina corrono incontro agli altri, che formano un cerchio attorno al capitano.

Derek guarda Stiles impacciato, sorridendo, con le braccia incrociate al petto.

Il ragazzino si gira verso il ragazzo, ricambiando il sorriso, e cercando di scansare gli altri giocatori.

Raggiunge Derek quasi timidamente, abbassando il capo, per poi riportarlo sul volto del ragazzo.

«Sei stato bravissimo, Stiles.» Si complimenta Derek.

Stiles sembra imbarazzato.

«Pensavo avrei fallito.» Ammette, facendo trapelare tutte le sue insicurezze.

«Ho sempre creduto in te, Stiles.»

Stiles sorride spontaneamente.

«Grazie, coach!» Esclama, facendogli l'occhiolino, per poi tornare a festeggiare con gli altri.
Derek scuote la testa divertito.

---

Stiles ha appena finito di cambiarsi e di fare la doccia, notando che è rimasto da solo in spogliatoio.

Fa per uscire, quando una figura entra frettolosamente, andando quasi a scontrarsi con Stiles.

«Ehi!» Fa lui, bloccando la camminata della rossa.

Lydia lo guarda con uno sguardo abbastanza freddo.

«Che ci fai qui? È lo spogliatoio maschile.» Gli fa notare Stiles, e Lydia alza un sopracciglio.

«Lo so, idiota. Aspettavo finissi, io e te dobbiamo parlare.»

Stiles sospira, mettendosi seduto su una delle panchine, intuendo quale possa essere l'argomento da discutere.
Lydia lo imita, mettendoglisi accanto.

«Quindi non ha mai amato Malia, Stiles?» Parte subito con le domande.

Stiles abbassa il volto, muovendo un piede nervosamente.
Meglio dire tutta la verità questa volta.

«Purtroppo no.»

Lydia stringe le labbra, aspettandosi una risposta simile.

«Perché ci stavi allora, Stiles?»

Lui scrolla le spalle, sentendosi male per Malia.

«Speravo solo fosse la persona giusta.» Sussurra, e Lydia lo guarda teneramente.

«Hai avuto un attacco di panico prima, come mai Stiles?» Si preoccupa.

Stiles chiude le mani a pugno.

«Non ne ho idea.» Mente, con una voce indifferente.
Lydia fa finta per il momento di credergli.

«Cosa ti ha fatto Hale in spogliatoio per farti tornare così?» Chiede sospettosa la rossa, facendo sussultare il ragazzino.

«Mi ha...parlato.» Mente ancora, ma Lydia questa volta non gliela vuole far passare.

«Stiles, so che stai mentendo.»

Lui la guarda negli occhi.

«Come...come fai a saperlo?»

Lei gli rivolge un'occhiata da 'e me lo chiedi pure?'

«Una volta che siete tornati in palestra sembravate entrambi...scossi. 
Come se lì dentro fosse successo qualcosa.»

Stiles si prende la testa fra le mani, passandole tra i capelli.

«Mihabaciato.»

Lydia lo guarda con lo sguardo corrucciato.

«Cosa?!»

«Mi ha baciato!» Esclama Stiles, con un tono quasi disperato.

Lydia lo guarda sorpresa, anche se non troppo:

«Baciato come?»

Stiles sospira.

«Un semplice bacio, Lydia. 
E mi è andato via l'attacco di panico, avendo trattenuto...il respiro.» Si confida.

La ragazza lo guarda interessata.

«E perché ne parli con questo tono disperato?» Domanda, non riuscendo a capirlo. Chiunque vorrebbe un bacio dal professor Hale.

Stiles si gira verso di lei, sorridendo tristemente.

«Perché mi é dannatamente piaciuto.» Sussurra, chiudendo gli occhi.
Ed é dannatamente cosí, se Derek avesse voluto approfondire il bacio probabilmente non si sarebbe affatto ribellato.

È la prima volta che bacia un uomo, e credeva non gli sarebbe piaciuto affatto, o che sarebbe stato strano.
Ma con Derek non è risultato essere nessuna delle due cose.

Eppure loro sono amici, e lui l'ha fatto solo per fargli passare l'attacco di panico.
Niente di più.

«Ti piace lui.»

Stiles sussulta, evitando lo sguardo della rossa.

«No.»

Lydia accenna un sorriso.

«Non era una domanda Stiles, era una constatazione.»

No, no. 
Non può di certo innamorarsi di Derek. Meglio che il ragazzo stia dentro la sua vita il meno possibile. 
Meglio per tutti e due, soprattutto per Derek.

«Okay, forse fisicamente mi attrae, forse sono un pochino gay. 
Ma nient'altro, davvero.» 
Cerca Stiles di convincere la rossa, accontentandola in parte, la quale lo guarda sospettosa.

«Stiles, ma tu avevi detto di essere bisessuale. Inoltre ci stavi con Hale, no? Quindi dovevi essere giá sicuramente attratto da lui...» Parla, nel frattempo riflettendo su qualcosa, come cercando di mettere insieme dei pezzi di un puzzle.

Stiles arranca.

«Giusto, sì...»

La rossa lo guarda negli occhi.

«Tu non sei mai stato con Hale. 
Tu non l'hai conosciuto come ci hai raccontato.»

Stiles boccheggia:

«Devo andare, Lyds. Ci vediamo!» Esclama, scappando via dalla ragazza. Lydia cerca invano di fermarlo.

Stiles esce veloce da scuola, correndo per i corridoi, quando va a sbattere contro qualcuno.

Fa per scusarsi, quando nota che tra tutti si doveva proprio imbattere in Derek.

«Che ci fai ancora qua?» Domanda Stiles, confuso.

«Mi sono fatto una doccia nell'altro spogliatoio.» Gli spiega brevemente  più grande.

Stiles annuisce, facendo per avviarsi a piedi verso casa, quando qualcuno gli blocca il braccio:

«Lascia che ti riaccompagni a casa.» Gli propone Derek. Stiles guarda la mano del ragazzo che avvolge il suo braccio in una forte stretta, quasi avesse paura potesse scappare via.

Stiles poi si guarda intorno: il sole è giá calato, e la prospettiva di camminare, dopo una partita come questa, non lo affascina molto.

«Va bene.» Accetta, seguendolo all'interno della Camaro.

Derek sembra stranamente nervoso, e Stiles non capisce cosa stia succedendo.

Mette in moto la macchina, ma si dirige molto lentamente verso casa di Stiles.

«Ti dovevo anche parlare di una cosa.» Ammette il ragazzo. Stiles guarda distrattamente fuori dal finestrino.

«Ti ascolto.»

Derek socchiude gli occhi, non sapendo come cominciare il discorso.

«Ti ricordi di mio zio?»

Stiles si chiede cosa centri adesso suo zio.

«Sì.»

«Sai che crede stiamo insieme, no?»

«..Sì.»

Derek afferra saldamente il volante con le mani, girando a destra.

«Ecco, forse ha raccontato a mia sorella della mia nuova relazione.»

Stiles si fa interessato.
Dovrebbe parlare di Cora, la bambina del video che aveva in parte visto...

«E forse mia sorella mia ha chiamato per dirmi che tra meno di due settimane viene qui a Beacon.»

Stiles continua a non capire dove Derek voglia andare a parare.

«E forse mi ha detto che vuole conoscerti, invitandoti ad una cena tra me, lei, il suo ragazzo e mio zio.»

Stiles quasi salta dal sedile.

«Aspetta, cosa!?» Biascica.

«Ti devo chiedere un favore, Stiles. 
Se non te la senti posso capire, davvero. È solo che mia sorella sembrava così felice avessi dopo tutto incontrato qualcuno...»

Stiles guarda il profilo del ragazzo, che sembra irrigidirsi, come se ricordasse qualcosa doloroso del suo passato.

«...E non ho saputo dirle che Peter aveva sbagliato. Dovresti...fingere di essere il mio ragazzo, solo per uno, massimo due giorni.» Sgancia la bomba Derek, e Stiles resta un attimo perplesso e senza sapere cosa rispondere.

Dovrebbe fingere di stare insieme a Derek davanti alla sua famiglia?
Non sa se sarebbe capace a mentire su questa cosa, ma vedendo come l'espressione di Derek sia così tesa capisce deve essere una cosa davvero importante per lui.

Inoltre quel pomeriggio l'ha salvato dall'attacco di panico, come può dirgli di no ad un favore?

«Io...va bene.» Accetta, chiedendosi se davanti a suo zio e sorella debbano anche baciarsi come due innamorati.
Mandá giù un groppo di saliva al pensiero.

Derek si gira verso di lui incredulo, fermandosi davanti a casa sua.

«Davvero ti va bene? Uh, allora suppongo ti faró sapere poi i dettagli dell'incontro. Grazie davvero, Stiles. Non so quanti altri amici avrebbero accettato.»

Stiles accenna un sorriso, irrigidendosi alla parola 'amici', aprendo lo sportello della macchina.

«Allora ci vediamo, Derek.» Lo saluta.

«Sì, ragazzino.» Sorride Derek, contento per il fatto che abbia accettato.

Stiles allora rientra a casa, osservando la Camaro allontanarsi, e appena apre la porta si ritrova suo padre in piedi davanti all'ingresso.

Ha uno sguardo più che serio.

Stiles lascia le chiavi sul mobile vicino all'ingresso:

«Papà? Succede qualcosa?»

Lo Sceriffo incrocia le braccia al petto, indicandogli la poltrona con un cenno:

«Siediti.»

Stiles perplesso lo accontenta, ritrovandoselo davanti a lui, sul divano.

«Ho saputo che ti sei lasciato con Malia.» Inizia a parlare suo padre. Stiles manda qualche bestemmia silenziosa a Scott.

«Mi ha lasciato lei.» Precisa Stiles, e il padre sembra annuire pensieroso.

«Con chi sei tornato prima, Stiles?» Va dritto al punto suo padre.

Stiles boccheggia, suo padre deve aver visto la macchina:

«Un mio compagno di squadra.» Mente, mordendosi il labbro.

Lo Sceriffo scuote la testa:

«Stiles conosco bene quella macchina, quanto il suo proprietario.»

Stiles abbassa il volto, la domanda dello Sceriffo era a trabocchetto.

«Cosa c'è fra te e Derek, Stiles?» Chiede il padre, con una strana serietà.

Stiles sussulta alla domanda.

«N-niente! Siamo solo amici!»

Amici che si baciano per far fermare un attacco di panico, vorrebbe quasi aggiungere.

«Stiles, conosco Derek, e so che è un bravo ragazzo. Ma so anche che dopo tutto quello che gli é successo non cerca relazioni serie. E so pure che ha sette anni più di te, ed è il tuo fottuto professore di matematica.» Parla lo Sceriffo, mentre Stiles si morde il labbro nervosamente.

«Der-Hale non è gay, papà! E fammi capire, anche se avessimo un'ipotetica relazione, non approveresti solo perché é più grande di me ed é il mio professore?» Ribatte Stiles.

Suo padre lo guarda corrucciando lo sguardo:

«Solo? Stiles, sai che lo metteresti in guai seri? Potrebbe perdere il lavoro, e tu essere sospeso dalla scuola! Potrebbero anche denunciarlo, volendo! Non approverei mai qualcosa di simile!» Controbatte lo Sceriffo, alzando il tono della voce.

Stiles fa un sorrisetto amaro:

«Quando avró diciotto anni potró fare quello che voglio, e comunque io non piaccio a Hale. Lui non piace a me. Siamo solo amici.» Evita però lo sguardo del padre.

«Stiles, non ti ricordi proprio niente di quando eri piccolo e c'era ancora Derek?» Chiede perplesso il padre, anche se non troppo sorpreso. Pensava solo che quando Stiles l'avesse rivisto si sarebbe ricordato qualcosa.

Stiles sembra pensarci su.

«No, in realtà no. Solo un ricordo sfumato di come lui era.» Risponde freddamente, per poi andarsene in camera sua.

Lo Sceriffo sospira, e non sa se è meglio o no che lui non si ricordi proprio niente.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Derek sta tranquillamente dormendo, quando gli arriva un messaggio sul telefono che lo sveglia.

Impreca ad alta voce, prendendo il cellulare, ancora mezzo addormentato:

"Ti ricorda qualcosa??
Stiles."

Allegato al messaggio c'é una foto.
La foto riprende la vista di una parte della città sotto la luce dell'alba.
E infatti sono proprio le cinque della mattina.

Derek riguarda meglio la foto, accorgendosi che Stiles é nel posto dove erano andati dopo essersi incontrati quella sera.

Ormai non riesce più ad addormentarsi, visto che tra due ore avrebbe la sveglia, e decide di alzarsi per andare a cambiarsi.

Non ha sentito Stiles per tutto il week end, in realtá.
E Derek si è ritrovato più volte a pensare a quando il ragazzino aveva avuto l'attacco di panico in palestra.

Si mette una maglia semplice a maniche corte, perchè oggi dovrebbe essere una giornata particolarmente calda, nonostante abbiano le montagne vicino e sia dicembre.

Poi prende le chiavi di casa, ed esce.

---

Stiles è seduto sul grande masso della piccola radura. 
Con il telefono in mano rilegge di continuo il messaggio che ha mandato a Derek, aspettando ansioso una sua risposta.

Picchietta il piede a terra con insistenza, per poi ragionare che Derek è difficile sia sveglio a quest'ora.
Poi che risposta si dovrebbe aspettare? Probabilmente neanche si ricorda di come si sono incontrati...

Così Stiles rimane qualche minuto a contemplare la cittá con i riflessi rossastri, quando una voce dietro di lui quasi lo fa saltare:

«Sì che mi ricordo.»

Stiles si gira verso Derek sorridendo, mentre il ragazzo accenna un sorriso.

«Come mai sveglio a quest'ora, Stiles?» Chiede Derek, perplesso.

Stiles gesticola nervoso:

«Non riuscivo a dormire.» Spiega brevemente, rivelando in effetti due occhiaie ben evidenti. 
A volte Stiles si ritrova con troppi pensieri per la testa, che gli impediscono di addormentarsi.

Derek gli si avvicina, mentre Stiles si è alzato in piedi.

«Vorrei dire di capirti, ma purtroppo non è così.» Parla Derek, con tono leggermente accusatorio.

Stiles all'inizio non capisce cosa intenda dire, per poi esclamare:

«Dio! Ti ho svegliato, vero? Non volevo davvero, mi dispiace tanto...»

Derek lo blocca:

«Tranquillo, tanto fra due ore dovró essere a scuola, come te del resto.»

Stiles annuisce:

«Hai corretto i test?» Domanda curioso Stiles, e anche leggermente preoccupato.

«Umh, sì.»

Stiles ora è piú preoccupato di prima.

«E come...come sono andato?»

Derek si tocca il capo:

«Diciamo che stai migliorando.» 
Stiles sospira, sperando proprio in una risposta così. Sa che questo vuol dire non ha ottenuto la sufficienza, ma almeno ci è vicino.

«Tutto grazie a lei, professore.» Scherza Stiles, parlando formalmente. Derek accenna un sorriso, avvicinandosi ancora di più:

«Beh, senza dubbio, Stilinski.»

Gli occhi di Stiles si incatenano con quelli di Derek.

«Ricordi bene come ci siamo incontrati?» Gli chiede Stiles, con uno sguardo quasi malizioso.
Dopo essersi visti sul ponte si erano fermati prima a comprare da bere, per poi venire qua.

«Benissimo.» Risponde Derek, senza distogliere lo sguardo.
Quello che creano i loro sguardi é qualcosa di pericoloso.

Stiles si avvicina ancora di più:

«Mi rinfrescheresti la memoria?»

Derek non capisce più cosa stia succedendo, ma si sente come se non fosse più artefice delle proprie azioni, come se qualcun altro stesse guidando il suo corpo:

«Siamo venuti qua...» Inizia a parlare, mentre Stiles è sempre più vicino.

I loro occhi non si staccano un secondo di dosso.

«...E ci siamo ubriacati...» Continua, sentendo tutti i muscoli rilassarsi.

«E poi, Derek? Cos'abbiamo fatto?» Chiede Stiles, come se anche lui fosse guidato da qualche forza misteriosa, e non si rendesse conto di cosa stia succedendo.

Derek in pochi secondi si ritrova senza maglia, rimanendo a petto scoperto.

Stiles perlustra il corpo di Derek velocemente, conoscendolo ormai quasi a memoria, per poi togliersi a sua volta la maglia.

Sa bene che le cicatrici si vedono solo sotto una forte luce, e ancora l'alba non fa molto.

Improvvisamente è come se tutto intorno a loro fosse scomparso, come se non riuscissero a guardare altro che loro stessi.

L'alba che illumina i loro corpi, tracciando su di essi mille sfumature rosee e arancioni.

Derek si ritrova ad osservare ammaliato tutti i nei che il ragazzo ha sul corpo.

Il petto di Derek si abbassa e alza a ritmo, e si ritrova il volto di Stiles così vicino che sente il suo respiro sul collo.

I corpi dei due si sfiorano, e Stiles con la bocca dischiusa non fa altro che fissare quella di Derek, ripensando al sapore delle sue labbra sulle proprie.

Derek dal canto suo guarda quelle di Stiles come stregato.

Stiles si ritrova quasi a voler urlare a Derek di mettere fine a quella straziante distanza, ma d'un tratto Derek si ritrova come a svegliarsi, e indietreggia confuso.

Cosa stava succedendo?
Cosa gli è preso?

Anche Stiles sembra rendersene conto, e avvampando riprende la maglia velocemente.

Derek è ancora tremendamente perplesso. 
Non riesce a trovare una spiegazione per quello che stava accadendo prima.
E non sa cosa sarebbe poi successo se non si fosse fermato.

Si rimette la maglia, evitando lo sguardo del ragazzino.

«Direi di andare.» Parla Derek.

Stiles annuisce, ancora imbambolato.
Forse è meglio non pensare a quanto desiderasse baciare Derek.

---

Stiles non vede e non sente Malia da qualche giorno, come lei anche gli altri del gruppo.

Scott gli siede accanto come al solito, mentre la professoressa di filosofia entra in classe.

«Lydia mi ha raccontato cosa vi siete detti in spogliatoio.» Gli sussurra Scott, mentre Stiles annuisce distrattamente.

«Forse dovresti scusarti con Malia, visto che per tutto questo tempo non ti è mai piaciuta.» Aggiunge poi.

«Lo farò.» Replica Stiles, non volendo aprire l'argomento.

«Stilinski, MacCall! Di cosa parlavate così assiduamente di piú interessante della filosofia?» Li riprende la professoressa Blake, con qualche risatina da parte degli altri.

Tutti gli occhi sono puntati su Scott e Stiles. Soprattutto su Stiles, visto che la sua popolarità aumenta sempre di più.

«Non che la filosofia sia poco interessante, ma qualche volta chi la insegna sì.» Viene da ribattere a Stiles, sentendo di provare odio improvviso nei confronti di quella donna.

La Blake lo guarda stringendo le labbra:

«Stilinski, vuoi essere mandato fuori?»

Stiles accenna un sorriso:

«Non si preoccupi, ci vado da solo, conosco la strada!»
Esclama, per poi alzarsi, e sotto lo sguardo esterrefatto di tutti lasciare l'aula.

Si dirige in corridoio, senza meta precisa, quando comincia a sentire fame, e decide di prendere qualcosa alle macchinette.

Mette dentro i soldi, e digita il codice del Bounty, quando questo continua a rimanere al suo posto.

«No! Non di nuovo!» Grida, innervosito.
Lancia un calcio alla macchinetta, come se questo servisse a risolvere la situazione.

«Non stai proprio simpatico a queste macchinette.» Commenta qualcuno dietro di lui, e Stiles si gira sorridendo:

«Ehi! Io piaccio a tutti!» Ribatte verso Derek, il quale ridacchia.

«Beh, questo in parte potrebbe essere vero.»

Stiles lo guarda senza capire, e Derek tira fuori dalla sua valigetta un giornalino.
É il giornalino della scuola, che viene redatto e pubblicato ogni mese.

C'è anche il reparto gossip, anche se Stiles non sa proprio chi ci sia dietro tutto questo.

Derek apre il giornalino su una pagina ben precisa, per poi passarlo a Stiles, il quale legge il titolo:

"La hot list maschile della scuola, sondaggio."

Stiles avvampa, soprattutto leggendo i primi due posti della top ten:

"1. Derek Hale. Il professore sexy ha conquistato tutte le studentesse con il suo fascino misterioso. 
Ma possibile che nessuna riesca a fare breccia nel suo cuore?
2. Stiles Stilinski. Il capitano di basket si è fatto notare soprattutto per il suo carattere spesso sarcastico e strafottente (vedi come ha risposto al preside in palestra) e per la sua performance nella prima partita di campionato.
[...]"

Stiles non credeva addirittura di aver raggiunto il secondo posto.

«L'ho trovato in aula docenti.» Spiega Derek, notando quanto sia arrossito il ragazzino.

«Quindi umh, siamo ai primi due posti?»

Derek si appoggia con un braccio alla macchinetta:

«Pare proprio cosí.»

«Se non fossi diventato capitano nessuno mi avrebbe notato, quindi credo sia merito tuo!» Esclama Stiles, ancora imbarazzato.

«Perché ti sottovaluti così tanto, Stiles?» Se ne esce Derek, osservandolo attentamente.

Stiles sussulta.

«Insomma, mi hai visto??» Replica semplicemente, allargando le braccia.
Stiles non trova niente di bello in sè, e forse è anche per questo che non sfrutterá mai la sua popolarità per diventare uno di quei montati che non sopporta affatto.

Sará anche popolare, ma non si trova cambiato, si sente sempre lo stesso Stiles, e forse é meglio così.

Anche perché altrimenti perderebbe di sicuro tutti i suoi amici, per averne probabilmente altri basati solo sulla popolarità.

«Ti ho visto fin troppo bene, Stiles.» Risponde Derek, alludendo forse soprattutto a quando hanno fatto la doccia insieme in palestra.

«E sinceramente non trovo niente che non va in te, niente che dovrebbe essere cambiato.» Conclude Derek, facendo illuminare il ragazzino.

Stiles si ritrova a non saper cosa dire, perchè vorrebbe vedersi in questo modo, ma riesce solo a pensare che tutti siano meglio di lui.

«Probabilmente dici così solo perché adesso sono popolare e sono nella lista bla bla.» Dice Stiles, sapendo bene quanto sia facile essere influenzati.

Derek si sente quasi offeso.
A lui non interessano affatto queste cose, inoltre non fa più il college, perchè dovrebbe importarsene?

«In realtá l'ho pensato dal primo momento che ci siamo incontrati.»

Ed é così.
Derek non é mai riuscito a trovare difetti fisici in Stiles.
Ed è strano, essendo lui molto critico nei confronti di tutti.
Infatti ancora non capisce come sia possibile.

A Derek piace tutto di Stiles.
Dal nasino all'insù, dagli occhi nocciola-che al Sole assumono il colore del miele- dal fisico che a suo parere va bene così.
Non riuscirebbe a vedere Stiles in versione palestrata, e ha già delle spalle belle larghe.

Stiles sta per ribattere, rimasto sorpreso dalle sue parole, quando la campanella suona, e tutti gli studenti si riversano nei corridoi.

Così Derek é costretto ad andarsene, rivolgendo un'ultima occhiata al ragazzino.

---

Derek è appena tornato a casa da una corsa veloce nel bosco, quando suonano alla porta:

«MacCall? Tate?» Esclama Derek, alla vista dei due ragazzi.

Malia e Scott si rivelano leggermente imbarazzati, e Derek, confuso, li fa accomodare in casa.

I due si mettono in piedi vicino al tavolo, mentre Derek vicino al bancone della cucina.

«Siamo venuti qua per parlarle di una cosa.» Inizia Scott, visto che Malia non sembra molto disposta a parlare al professore, ancora non essendosi ripresa del tutto dal fatto che si é lasciata con Stiles.

Non che lo amasse, ma gli piaceva davvero tanto. Purtroppo sa che é impossibile costringere una persona ad innamorarsi di te, quindi ha capito che é meglio restino solo amici.

Derek irrigidisce i muscoli:

«Se è per parlare di Stiles non...» Previene il ragazzo, quando Malia lo blocca:

«No, non di Stiles. O meglio, della sua festa a sorpresa che pensavamo di organizzare per la prossima settimana.»

Derek li guarda perplessi.

«E io cosa c'entro?»

Scott schiarisce la voce:

«Visto che abbiamo notato come Stiles si sia affezionato a lei, vorremmo invitarla. La festa si terrebbe a casa di Lydia Martin, non so se ha presente chi é.»

Certo che sa chi é la rossa. 
Derek si versa dell'acqua su un bicchiere qualsiasi:

«Prima di tutto datemi del tu fuori da scuola, mi fate sentire tremendamente vecchio. Secondo non lo so se é una buona idea...»

Scott lo interrompe subito:

«Stiles ci terrebbe tanto, davvero.» Cerca di convincerlo, sapendo bene quanto altrimenti Stiles lo torturerebbe per il fatto di non aver convinto Derek a venire.

Derek tentenna:

«Sicuri?»

Malia rotea gli occhi:

«Se non venissi non farebbe che lamentarsene tutto il tempo. 
Con noi, però.» Lei e Scott infatti pensavano alla stessa cosa.

Derek alza un sopracciglio, capendo che i due non se ne andranno da qua senza prima averlo convinto:

«Va bene.» Sospira, sconfitto.

«Perfetto, ti faremo sapere poi dove abita Lydia, e quando inizia la festa. Ovviamente dobbiamo farci trovare tutti prima di Stiles.» Conclude Scott, facendo per girarsi e andarsene con Malia, quando la porta del loft si spalanca.

«Nipote, non sai cosa ti sei perso...» Esclama Peter, entrando dentro casa, quando vede Malia. 
Si blocca improvvisamente, e la ragazza lo guarda incredula.

«Lui è Peter, il mio zio psicopatico. Peter, loro sono Scott MacCall e Malia Tate, amici di Stiles.» Presenta brevemente Derek lo zio ai ragazzi.

Scott guarda stranito Peter e Malia, che si guardano ancora con una strana espressione.

«Tu sei quell'Hale?!» Parla d'un tratto Malia, indirizzata verso Derek.

Derek guarda la ragazza senza capire:

«Mi spiegate cosa sta succedendo?» Domanda, avendo notato anche lui la strana tensione tra Malia e Peter.

«Malia cara, glielo dici tu?» Fa Peter, con un tono stranamente dolce.

Malia ancora mezza sconvolta annuisce:

«Un anno fa ho scoperto di essere stata adottata. Ho cercato di risalire tutti i modi ai miei veri genitori, e mentre mia madre è da qualche parte in Inghilterra...mio padre é... proprio qui.» Sospira la ragazza, e Derek strabuzza gli occhi.

«Aspetta-aspetta. Mi stai dicendo che mio zio è ... tuo padre?!» Esclama Derek, pensando sicuramente sia tutto un fottuto scherzo.

Non solo perchè vedere Peter nei panni di padre gli sembra impossibile, ma anche perché non ne ha mai saputo nulla.

«Purtroppo sì.» Scherza la ragazza, mentre Peter fa finta di essersi offeso.

«Quindi voi due siete cugini.» Conclude Peter.

«É per questo che insistevi tanto per tornare qui a Beacon? E quando pensavi di dirmelo?!» Si arrabbia Derek, con tutti i diritti.

Scott nel frattempo sta ancora metabolizzando il fatto che il professor Hale e Malia sono in realtá cugini.

«Proprio ora.» Tenta invano di salvarsi lo zio.

«Così io e te siamo cugini?» Chiede esterrefatto Derek. In effetti nella ragazza aveva giá notato un caratterino tipico di famiglia.

Malia annuisce, sorpresa quanto lui.

«Sai nipote, quando una delle famose nottate si evolve in una gravidanza, e quando la donna- di cui nel frattempo avevi perso i contatti- partorisce e non ti dice nulla...» Parla lo zio, come se Derek potesse perfettamente capire.

«Capisco, davvero.» Alza infatti un sopracciglio il nipote, non ancora ripresosi del tutto.

«E adesso noi dobbiamo andare...» Interviene d'un tratto Scott, come se prima fosse scomparso.

Peter intanto decide di andarsene, mentre Malia fa per seguire Scott, quandi d'un tratto si volta verso Derek, senza aspettarsi davvero una risposta:

«Per caso stai fottendo il mio ex ragazzo?»

A Derek va di traverso la saliva, e quasi si strozza.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Derek si alza dal letto, stiracchiandosi e dirigendosi in cucina per preparare una tazza di caffè e una di latte, con i cereali.

«Buongiorno.» Borbotta Stiles, alzandosi a sua volta, mezzo addormentato.

«Qualcuno qui è maggiorenne.» Sorride Derek, mentre Stiles afferra la tazza con poca convinzione.

«Devo ancora metabolizzare la cosa.» Scherza, per poi aggiungere: «Come il fatto che tu e Malia siete cugini.»

Derek alza gli occhi al cielo.

È passata una settimana da quando lo ha scoperto, e appena Stiles l'ha saputo non è riuscito a toglierselo dalla testa.

La sera prima avevano ripetizioni di matematica, sul tardi, visto che il pomeriggio c'erano gli allenamenti di basket e Stiles dopo aveva un turno nel ristorante di Erica.

Come al suo solito Stiles si era addormentato lì, e Derek aveva dovuto messaggiare suo padre che stava da Scott.

Poi il ragazzo aveva deciso di dormire direttamente accanto al ragazzino, per evitare sveglie notturne come l'ultima volta.

Stiles non aveva avuto nessun incubo.

E quella sera ci sarebbe stata la festa a sorpresa di Stiles. 
Lì Derek gli darà il suo regalo, al quale aveva pensato per giorni.
È a conoscenza che sicuramente dopo dovrà dare spiegazioni riguardo ad esso a Stiles, ed è pronto a dargliele.

Stiles si stropiccica gli occhi, per poi prendere i cereali dal latte con un cucchiaio.

«Credo tuo padre non sia molto contento di non poterti fare gli auguri questa mattina.» Commenta Derek, seduto accanto al ragazzino.

Stiles si blocca un attimo:

«Tu hai detto a mio padre che ero da Scott, giusto?» Chiede, con uno strano tono.

«Sì, perchè?»

Stiles fissa qualche secondo il vuoto, pensieroso.

«É già successo un anno che Scott mi aveva invitato la sera prima a dormire da lui...» Mormora, concentrato sul ricordo.

Derek lo incita a continuare con lo sguardo, non capendo cosa c'è che non va.

«Merda! Merda! Merda!» Esclama Stiles, smettendo di mangiare del tutto.

«Stiles! Cosa succede?» Cerca di calmarlo Derek, osservando come il ragazzino cammini avanti e indietro per la stanza.

«Quando era successo mio padre era venuto la mattina del mio compleanno a casa di Scott, per darmi il regalo!» Il tono della sua voce è talmente alto che Derek deve quasi tapparsi le orecchie:

«Quindi tuo padre...»

Stiles lo guarda negli occhi, spaventato:

«...Mio padre è andato da Scott...»

Derek corruccia lo sguardo, continuando la frase:

«...E Scott gli avrà detto che non ti ha proprio visto...»

Stiles si prende la testa fra le mani:

«...quindi adesso verrà qui per capire dove io possa essere andato.» Conclude.

Quasi per confermare il tutto suona improvvisamente il campanello.

Stiles si agita come non mai, e Derek, dal canto suo, non é così tanto tranquillo:

«Stiles, corri di sopra. E resta là finché non te lo dico io.» Ordina, prendendo in mano la situazione. 
Stiles non se lo fa ripetere due volte, e Derek toglie velocemente la tazza dal tavolo.

Poi va ad aprire la porta, ritrovandosi davanti lo Sceriffo, come da copione:

«Derek.» Lo saluta John, con un velato sospetto nello sguardo.

«John, accomodati. Successo qualcosa?» Cerca di mostrarsi indifferente Derek.

John entra dentro casa, perlustrandola a fondo, quasi in cerca di un indizio della presenza di suo figlio:

«Ho ricevuto il tuo messaggio ieri sera che dopo ripetizioni Stiles si sarebbe fermato da Scott a dormire.» Spiega lo Sceriffo, ancora all'allerta.

«E io cosa centro?» Replica Derek, con l'accenno di un sorriso.

«Ti ha detto per caso dove sarebbe andato davvero? Non lo trovo da nessuna parte.» Risponde quello, guardandosi ancora intorno, come se Stiles potesse spuntare da dietro una pianta o dalla tv.

Derek alza le spalle:

«Mi dispiace, John, ma se n'è andato da qui dicendomi che avrebbe dormito da Scott, ma avrei dovuto avvertirti io visto il suo telefono scarico.»

John si ritrova costretto a crederci, non potendo ispezionare la casa del ragazzo senza alcun motivo, e fa per andarsene, quando improvvisamente si sente un rumore provenire da sopra.

Derek manda tutte le maledizioni possibili a Stiles, dentro di sé, mentre lo Sceriffo guarda Derek ancora più sospettoso:

«Cos'é questo rumore?»

Derek evita il suo sguardo, non sapendo cosa rispondere.

«Derek, so che Stiles é qui.» Afferma poi lo Sceriffo, incrociando le braccia al petto.

«Io non-»

«Derek, adesso voglio solo parlare con mio figlio.» Parla freddamente lo Sceriffo.

Si sentono dei passi provenire dalle scale, e uno Stiles affranto e dispiaciuto scende le scale.

«Ho urtato contro un coso che non so cosa sia sinceramente, ma non penso si sia rotto...» Inizia a straparlare, mettendo in evidenza la sua grazia e agilitá nei movimenti, quando John lo interrompe:

«Stiles! Vieni subito via!» Comanda, e Stiles lo segue, rivolgendo un'ultima occhiata a Derek.

Appena lo Sceriffo conduce Stiles fuori dal loft, Derek sospira pesantemente.
Spera solo che Stiles non venga messo in punizione o altro, altrimenti la festa a sorpresa non si fará più.

---

Lo Sceriffo ha guidato tutto il tempo in silenzio, stringendo il volante in modo troppo violento, o almeno secondo Stiles.

Non ha osato aprire bocca.
Insomma, è stato appena beccato ad aver passato la nottata con il suo professore, cosa può dire?

Lo Sceriffo esce dalla macchina, seguito da Stiles, ed entrambi entrano dentro casa.

La porta viene chiusa con una forza di cui l'eco riscuote per le stanze.

«Stiles, non so cosa fare con te.» Sospira lo Sceriffo, rimanendo in piedi, accanto al corridoio.

«Non è come sembra-» Fa per spiegare Stiles.

«Non é come sembra cosa?! 
Sei rimasto a dormire da Derek! Mentendo!» Urla il padre, perdendo la pazienza.

«Ho diciotto anni da oggi! Posso fare quello che voglio, senza tenerne conto a nessuno!» Esclama Stiles, infastidito.

«È il tuo professore, Stiles! Rischiate guai seri! Dannazione!» Sbotta John.

Stiles lo guarda scuotendo la testa:

«Ti stavo appena dicendo che non è successo niente! Derek non mi toccherebbe neanche con un dito senza il mio consenso! Mi sono semplicemente addormentato sui libri!»

Lo Sceriffo guarda suo figlio, capendo che sta dicendo la verità:

«Stiles, non voglio che tu smetta di vedere del tutto Derek, visto che quelle ripetizioni ti servono, ma...»

Stiles fa un sorriso amaro:

«Ma cosa? Perchè devi sospettare mi possa piacere Derek?»

Lo Sceriffo fa per spiegare le sue maggiori ragioni, quando si ferma giusto in tempo. 
Stiles non si ricorda niente di quando era piccolo.

«Pensi che non mi renda conto quanto sei sempre maledettamente giù, Stiles? Quanto ti aggrappi sempre al passato? E ogni volta che nomini Derek, o ogni volta che torni da un allenamento, o da casa sua...tu... sei diverso. Ha una luce diversa nel viso... i tuoi amici devono sempre costringerti ad uscire con loro, anche solo a casa loro, ma quando si tratta di Derek sei pronto a girare tutto il mondo!» Lo Sceriffo non ha più il fiato, e si ferma a respirare, guardando suo figlio, il quale é rimasto a bocca aperta.

Stiles al momento non trova proprio niente da dire. Niente da ribattere.
Sa che non può innamorarsi di Derek, e farà in modo che non accada.
Sempre se non sia già troppo tardi.

«Se dovessi venire a conoscenza che hai una relazione con Derek, non potrei stare qui senza fare nulla Stiles. Avvertirei la scuola, e farei in modo che venga trasferito in un altra città.» Mormora queste parole con una freddezza che non é lui, ma al momento si sente solo di dover proteggere suo figlio.

Anche se non sa riuscirebbe davvero a farlo, in fondo Derek era come un secondo figlio per lui.
Ma è troppo grande per Stiles, ed è il suo professore. Stiles rischierebbe di essere sospeso dalla scuola.
La faccenda poi potrebbe anche finire sui giornali, ed aprire uno scandalo.

Lui che figura ci farebbe? 
Stiles rischierebbe di rovinare anche la sua reputazione, rischiando di fargli perdere il lavoro.

Inoltre sa che Derek ne ha passate anche più di Stiles.
Come possono due persone rotte dentro completarsi?
Finirebbero solo per distruggersi ancora di più.

Stiles, fino a prima rimasto senza parole, trova ora il corraggio di parlare:

«Mamma avrebbe capito.»

Parole che fanno male, molto male.
Pronunciate quasi con cattiveria, con rammarico e tristezza.

Lo Sceriffo abbassa lo sguardo, impotente, mentre Stiles lo sorpassa per andare a chiudersi in camera.

John rimane lì, imbambolato, prendendosi la testa fra le mani.
È convinto di aver fatto la scelta giusta, ma se non fosse così?
Se stesse sbagliando tutto?

Si accascia a terra, coprendosi il volto con il mani:

«Claudia...Claudia...dove sei?»

---

Derek è a scuola, preoccupato per Stiles. Non l'ha proprio visto, forse è entrato dopo.

La campanella suona, e tutti gli studenti si dirigono verso l'uscita, per tornare a casa o nei dormitori.

Derek esce dal college qualche minuto dopo, ritrovandosi in poco tempo da solo nel grande spiazzo.

C'é il campo da baseball poco lontano, e il Sole illumina fiaccamente la distesa d'erba.

Derek con la valigetta in mano fa per dirigersi verso il parcheggio, quando improvvisamente si ritrova circondato da un paio di braccia.

La valigetta gli casca, e confuso Derek ricambia l'abbraccio del ragazzino, senza capire come mai quel gesto.

Stiles si stacca dopo qualche secondo, e, appena Derek ha modo di vederlo meglio, constata che ha gli occhi leggermente rossi.
Deve aver pianto.

«Hai pianto, Stiles?» Chiede, visibilmente preoccupato.

Stiles abbassa il volto:

«Forse, diciamo che ho litigato con mio padre, per questo sono entrato dopo a scuola.» Spiega brevemente.

«Ci hai litigato per colpa mia?» 
Si sente in colpa Derek, ma Stiles prontamente scuote la testa.

«Piuttosto, parliamo della prossima partita di campionato.» Cambia discorso il ragazzino, stringendo le labbra.

«Dicono che sono molto forti.» Afferma Derek.

Stiles infatti fa una smorfia, sistemandosi lo zaino sulle spalle:

«Lo so, me l'hanno detto. 
Come facciamo? Dovremmo fare degli schemi, ma in base a cosa? E dopo...» Comincia a straparlare, gesticolando, ma Derek lo ferma:

«Ho giá pensato io a tutto. Posizioneró delle telecamere nella loro palestra, in modo che potrò poi vedere i filmati, visualizzare i loro punti deboli e infine creare degli schemi.»

Stiles guarda il ragazzo meravigliato, euforico. É una pensata geniale, così avranno la vittoria in pugno, anche se dubita sia legale.

«Sei così intelligente che ti bacerei!» Esclama, sorridendo, e guardando le labbra del ragazzo con una grande intensità.

Derek sussulta impercettibilmente, incrociando le braccia al petto:

«Non baciarmi.»

Stiles ha ancora le labbra piegate in un sorriso, e saltella leggermente da un piede all'altro, esitando.

Poi va verso Derek velocemente, lasciandogli un bacio sulla guancia, restando con le labbra sulla sua barba forse qualche secondo di troppo, per poi allontanarsi di fretta:

«Fatto comunque!» Urla, mentre Derek scioglie automaticamente le braccia, le quali gli ricadono lungo il corpo.
Resta qualche secondo come imbambolato, per poi scuotere la testa divertito.

---

Derek suona a casa della Martin, e la ragazza gli viene ad aprire immediatamente.

Lydia ha i capelli rossi sciolti, con un rossetto abbinato al suo vestito, e in mano ha un vassoio con dei drink.
Appena vede Derek sorride:

«Accomodati.»

Derek entra ancora non troppo convinto, con un pacco in mano.
Si è vestito con una semplice camicia nera e con dei jeans abbastanza attillati.

La casa è davvero enorme, e ci sono giá tantissime persone all'interno, che chiacchierano fra di loro.
Probabilmente visto la popolarità di Stiles la ragazza avrá invitato anche gente che lui non saprà neanche chi è.

Derek avvista il gruppetto degli amici di Stiles in piedi vicino ad un divano, e decide di avvicinarsi a loro, visto che non conosce nessun altro.

«Ciao.» Saluta i ragazzi, imbarazzato.
Uno di loro, biondo, lo guarda tra il sorpreso e il sospettoso:

«Non pensavo sarebbe venuto. Stilinski urlerà dalla gioia.» Scherza, con un tono sull'ironico e l'annoiato.
Derek lo collega al fidanzato della rossa.

«Umh, dove posso lasciare questo?» Chiede poi, indicando il pacco che ha in mano.

Kira gli sorride:

«Dallo pure a me, lo poso vicino agli altri.»

Derek glielo passa, e d'un tratto Lydia informa tutti che lo Sceriffo sta accompagnando qui Stiles.

«Come lo avete convinto a venire qui?» Chiede Derek a Scott, curioso.

Scott tossisce imbarazzato:

«Gli abbiamo detto...umh... che tu stavi dando ripetizioni a Lydia.»

Derek lo guarda in cagnesco:

«Cosa?!»

Scott ridacchia:

«Il bello è che lui sa benissimo Lydia abbia il massimo dei voti in tutto, eppure ci è proprio cascato e ha costretto lo Sceriffo ad accompagnarlo subito qua!»

Derek avvampa, mentre Lydia fa segno di averlo avvistato fuori casa.

Tutti si sistemano come meglio possono, e Lydia spegne tutte le luci.

La porta viene aperta, e si sente una voce familiare:

«Lydia, che diavolo vuol dire che ti dà ripetizioni...»
Stiles fa in tempo a finire di parlare che le luci si accendono, e tutti sbucano fuori gridando:

«Sorpresa!»

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


«Cosa?!» Esclama Stiles, guardando sorpreso tutta la gente uscita allo scoperto.

Lydia é gli sorride, abbracciandolo:

«Compi diciotto anni Stiles. 
Pensavi che saresti riuscito ad evitare una festa??» Esclama la rossa, staccandosi poi dal ragazzino, ancora incredulo.

La musica comincia a farsi strada per la casa, e la maggior parte degli invitati va un attimo da Stiles per fargli gli auguri.

Stiles poi rimane qualche secondo con Scott, appoggiati entrambi su un mobile, con studenti che ballano di fronte a loro, tra le luci colorate.

Lydia ha pensato proprio tutto.
C'è sia il cibo in giro per casa, oltre ai drink vari, che delle lampade apposta per le feste.

«Non conosco metà della gente.» Sussurra Stiles a Scott, come se fosse un segreto.

Scott lo guarda divertito:

«Ma tutti conoscono te.»

Stiles rimane un attimo in silenzio, per poi osservare nuovamente tutte le persone che vanno e vengono davanti a lui.

Così tanta gente, così tanti volti.
Ma non l'unico che vorrebbe vedere.

«Chi avete invitato?» Chiede con finta indefferenza Stiles a Scott, cercando di farsi sentire sopra il rumore incessante della musica.

Scott osserva il suo migliore amico, capendo subito dove voglia andare a parare.

«È dietro di te.» Accenna un sorriso Scott, guardando dietro il ragazzino.

Stiles rimane un attimo immobile, trattenendo il fiato, per poi girarsi.

Derek é poco lontano da lui, e lo sta guardando, con le labbra piegate in un sorriso.

Stiles velocemente diminuisce la distanza fra di loro, risultando stranamente impacciato e imbarazzato.

«Uh, ciao Derek, non credevo saresti venuto.» Amette, non riuscendo a non esserne tremendamente felice.
Allora gli importa davvero di lui, se é qui.

Derek si guarda un secondo intorno:

«Diciamo che i tuoi amici mi hanno convinto.»

Stiles avvampa, potendo solo immaginare cosa gli abbiano detto Scott e gli altri per farlo venire.

«Credevi davvero che dessi ripetizioni a Lydia?» Ridacchia Derek, mentre il ragazzino arrossisce di botto, boccheggiando.

«Beh...sì.»

Derek cerca un contatto con quegli occhi nocciola.

«Sai che non sono quel tipo di professore. Non dò ripetizioni ai miei studenti.» Parla Derek, non rendendosi conto subito che in tutto ciò c'é una contraddizione.

Stiles é la contraddizione.

«A me le dai.» Puntualizza Stiles.

«È diverso.» Replica Derek, guardandosi un attimo la punta delle scarpe.

Stiles assume un'espressione perplessa.

«Cos'è diverso?»

Derek lo guarda negli occhi.

«Tu.»

Stiles dischiude la bocca, mentre Derek abbassa di nuovo lo sguardo a terra, come incredibilmente imbarazzato.

«Tu sei diverso.» Aggiunge.

Queste parole per un attimo rimbombano nella testa di Stiles più forti della musica e del casino che c'è alla festa.

Stiles fa per ribattere, come cercando le parole adatte, quando un gruppo di ragazze gli si avvicina, circondandolo:

«Stiles! Vieni a bere con noi!» Esclamano, quasi in coro.
Stiles cerca invano di cercare Derek con lo sguardo, ma ormai le ragazze lo stanno trascinando giá altrove, ridacchiando e toccandolo dappertutto.

Derek rimane lì impalato, stringendo le labbra. Innervosito si avvicina al bancone del cibo, prendendosi qualche salato per distrarsi.

«Stiles ti sta ancora cercando con lo sguardo.» Parla una voce, accanto al ragazzo.

Derek si gira verso Malia.
La ragazza indossa un vestitino nero, che le sta davvero bene.
Ha i capelli raccolti in una treccia.

«È troppo occupato.» Replica Derek, girandosi nella stessa direzione di Malia.

Riesce a vedere Stiles seduto su uno dei divani, insieme alle ragazze di prima.
Ha un drink in mano, e sembra così preso dalla popolarità che la cosa fa innervosire sempre di più Derek.

Stiles sembra gradire davvero tanto la compagnia di quelle studentesse, altrettanto i complimenti che quelle gli fanno, con il solo effetto di aumentargli l'ego. E di farlo sentire sopra a tutti.

Derek mangia altro salato, prendendo il cibo come consolazione.

«È semplicemente in una fase 'popolarità? Venga pure'.» Dice Malia, prendendo anche lei qualcosa.

«Ho visto.» Ringhia Derek.

Ha sempre odiato questo tipo di ragazzi.
Malia osserva la sua reazione.

«Tranquillo, poi si renderà conto delle cazzate che sta facendo. 
È così che si matura, no?» 
Riflette la ragazza, e Derek la guarda un pò sorpreso.

«Non credevo fossi intelligente, ma d'altronde sei un Hale. Anche se di Peter spero hai preso ben poco.» Commenta Derek, ironico, mentre Malia sorride:

«Diciamo che abbiamo iniziato con il piede sbagliato, Derek. 
Ma insomma, siamo cugini. 
Non so come funzionano queste cose, e non aspettarti di certo un abbraccio o varie smancerie, ma penso possiamo almeno parlare, andare d'accordo.» Parla la ragazza, mentre Derek la guarda divertito.

«Non so neanche io come funzionano queste cose, se ti consola. 
E assomigli dannatamente a Cora. Stesso caratterino.» Le fa notare Derek.

«Tua sorella minore, giusto?»

Derek annuisce.

«Forse prima o poi la dovrò conoscere, ma adesso smettila di rimpinzarti di quelle schifezze.» Lo riprende la ragazza ridendo, insieme a Derek.

Derek e Malia parlano un'altra mezz'oretta del più e del meno, quando lei se ne esce con:

«Perché non vai da Stiles?»

Derek sussulta, colto impreparato.

«Dici che...dovrei cercarlo?» 
Fa, avendo già notato che il ragazzino non é più sul divano.

«Sì, insomma, sei venuto qua per stare con lui, o sbaglio?»

Derek annuisce, ringraziando la ragazza per la piacevole chiacchierata, e subito dopo setaccia tutto il salone, alla ricerca del ragazzino.

Dove diavolo è?

Si scontra poi con uno del gruppo di amici di Stiles. Lahey. 
É pure nella squadra di basket.

«Lahey, hai visto Stilinski?» Gli domanda, notando che però il ragazzo sembra abbastanza impegnato.

Isaac infatti sta ballando con una bella ragazza, ma si gira comunque verso Derek, corrucciando lo sguardo:

«Forse l'ho visto andare di sotto. 
C'é una sorta di cantina.» Risponde, per poi tornare beatamente a ballare.

Derek allora passa qualche minuto a trovare la porta che conduce alla cantina, quando delle scale indicano l'accesso ad essa.

Derek non sente una voce provenire da essa, ma scende lentamente e in silenzio, sperando solo di non fare una spedizione a vuoto.

Una volta alla fine della scale si accorge che la cantina é davvero grande, e ci sono file e file di bottiglie di vino.

Caspita se questa Martin è ricca, pensa tra sè e sè.

Percorre una di queste file, quando sente dei bassi rumori.
C'è qualcuno qui sotto, anche perché in effetti le luci sono accese.

Derek a passi lenti arriva sempre piú vicino alla fonte di questi movimenti bruschi, quando cerca di vedere se trova qualcuno attraverso le bottiglie di vetro.

E infatti riesce a scorgere due sagome. 
Eppure non riesce a capire chi sono i due.

Guarda meglio, e sussulta, allontanandosi immediatamente, come scottato.

Ha appena visto Stiles avvinghiato con una ragazza. Bocca su bocca, mentre lei cercava di togliergli la maglia.

Derek rimane a bocca dischiusa, capendo che se ne deve andare, e indietreggia in silenzio, con il volto leggermente abbassato.

L'oscuritá in breve l'avvolge.

Torna di sopra, scontrandosi con la rossa:

«Ehi, Derek, cerchi Stiles?» Domanda lei, affiancata da Jackson.

Derek guarda i due con una veloce occhiata:

«È troppo impegnato a farsi una nella tua cantina.» Risponde, mentre la rossa dischiude la bocca sorpresa.

Derek decide che ha bisogno assolutamente di una boccata d'aria, e fa per uscire un attimo dalla casa, quando una studentessa lo ferma:

«Professore, cosa ci fa qui?» Lo blocca, provandoci chiaramente.

«Conosco Stilinski.» Le spiega, mentre quella gli si fa sempre più vicina.
Derek si ritrova a lasciarla fare, non riuscendo in quel momento a ragionare correttamente.

«È venuto con qualcuna?»

Derek si ritrova ad accennare un sorriso:

«Assolutamente da solo.»

La ragazza è davvero bella, e d'un tratto Derek se la ritrova tremendamente vicina, e quella gli poggia senza pensarci troppo le labbra sulle sue.

Derek al momento ricambia, per poi spingerla subito via.

Cosa stava facendo?
Stava davvero baciando una studentessa?

Esce dalla casa, dandosi dello stupido diverse volte.

Lui non è così.
Non sa cosa gli era preso.

Si appoggia al muretto del giardino, sospirando profondamente.

Stiles nel frattempo, con un pò di alcool nello stomaco, ferma la ragazza, la quale cerca di togliergli i vestiti.

«Aspetta, aspetta.»

La ragazza, con un caschetto biondo, lo guarda perplessa:

«Cosa succede?»

Stiles la osserva attentamente.

«Io ti ho già visto a scuola. 
Non ti piacciono le ragazze?»

Lei sorride maliziosa, senza staccarsi da lui.

«Sì, a te?»

Stiles alza le sopracciglia:

«Uh, sì, e ti piacciono anche i ragazzi?»

La ragazza sorride di nuovo:

«Sì, a te?»

Stiles sussulta, rimanendo a guardarla senza rispondere, con la bocca dischiusa. Alza lo sguardo dal volto della ragazza, come pensando a qualcosa in particolare.

Poi si stacca, lasciandola confusa, e distanziandosi, gesticolando:

«Io..devo andare, solo che...penso mi piacciano anche i ragazzi. 
Anzi, ne sono quasi convinto. 
Sì, convintissimo, decisamente.
E anche te, davvero, ma devo assolutamente andare.»

La ragazza sorride alla stranezza di quel ragazzino:

«Okay.»

«Okay? Okay. Scusa, ciao.» La saluta Stiles, stringendo le labbra, e andandosene da quella maledetta cantina.

Derek intanto é ancora sul muretto, indeciso se tornare a casa o no, quando gli arriva un messaggio:

"Ehi, Derek, ti va di passare da me? Se non hai nulla da fare.
Jennifer."

Guarda qualche secondo il messaggio, per poi rispondere, senza troppi ripensamenti:

"Arrivo subito."

Stiles viene subito investito dalla musica, e dalla moltitudine di gente, cercando insistentemente Derek.

Dove diavolo si é cacciato?

Cerca un volto conosciuto, quando Lydia improvvisamente sbuca dal nulla, e lo tira per un braccio lontano dalla musica:

«Dio, Lydia, meno male che ti ho trovata. Stavo cercando Derek...» Esclama Stiles, notando che però la rossa lo sta trucidando con lo sguardo.

«Prima ho parlato con lui.» Fa, come se fosse una cosa perfettamente normale.

«E?»

«E ti ha visto avvinghiato ad una ragazza, Stiles! Era venuto a cercarti! Credo sia uscito, se non direttamente tornato a casa!» Esclama lei, mentre Stiles scuote la testa, incredulo.

«No, no...se solo fosse restato un minuto in più!» Grida, mentre comincia a sentire i primi effetti dell'alcool.
Non che poi abbia bevuto così tanto, ma si è già appurato che Stilea non regge molto.

Lydia lo guarda, contrariata:

«Per lo meno togliti il rossetto dalle labbra.» Gli suggerisce.

Stiles si strofina una mano sulla bocca, per poi correre verso la porta di casa.

Si scontra con una decina di persone, per poi arrivare davanti al portone.
Lo spalanca, alla ricerca del ragazzo.

Trova Derek sul muretto, alle prese con il telefono. Sta probabilmente messaggiando. Poi lo vede alzarsi, e fa per andarsene via:

«Derek!» Lo chiama, con tutto il fiato che ha.

Derek si ferma, girandosi sorpreso verso il ragazzino.

«Cosa c'è, Stiles?» Pronuncia il suo nome freddamente. 
Stiles abbassa il volto:

«Perchè te ne stai andando?»

Derek stringe la labbra, guardando da un'altra parte:

«Sono venuto qua solo per te Stiles, ma evidentemente sei troppo impegnato, o sbaglio?» Derek sembra arrabbiato.

Stiles si morde un labbro:

«Lo so che sono stato un coglione tutto il tempo, Derek. Mi sono fatto prendere dal fatto che sono diventato popolare, mentre prima non ero nessuno. 
Avere tutte quelle ragazze...non so, mi sembrava come se un sogno si realizzasse. Ma poi ho capito che ci sono cose più importanti, e non voglio rischiare di perdere le persone a cui tengo di più per questo...» Comincia a straparlare Stiles, evitando lo sguardo del ragazzo.

«Lo so bene cosa vuol dire Stiles, e forse è proprio per questo che ti metto in guardia. Non diventare mai così, per favore.» Lo supplica Derek.

Stiles guarda i suoi occhi verdi:

«Com'eri, Derek?»

Derek si ricorda bene com'era dopo che aveva ricevuto la delusione da parte di Paige.

«Ero il più popolare a scuola. Cominciai d'un tratto ad andare con tutte, a montarmi la testa. Diventai un'altra persona, persi gli amici, tutto.» Racconta, tralasciando che lui è diventato così soprattutto a causa di Paige. Popolare lo era giá, ma non aveva mai sfruttato la sua popolarità per queste cose.

Poi sua sorella lo ha fatto ragionare, rimettendolo con la testa a posto, facendogli capire che non solo perchè Paige l'avesse tradito allora dovesse trattare tutte le ragazze come guanti.

Anche se poi l'ultima ragazza con cui si era aperto del tutto era stata Kate, e dopo di lei ha lasciato il college, e ha comunque capito che la vita di prima, cioè l'andare con tutte fregandosene, non era davvero un opzione. 
Non era un'alternativa. 
Era solo una scelta sbagliata, che non portava a nulla.

«È anche per questo che non vuoi andare con le tue studentesse?» Mormora Stiles, cominciando a capire, finalmente.

Derek annuisce.
Non vuole più essere il ragazzino di una volta.
Mai più.

«Sicuro che è solo per questo che ti dava fastidio il fatto che stavo con quella ragazza?» Chiede d'un tratto Stiles, preso del coraggio grazie all'alcool.

Derek trasalisce, evitando lo sguardo del ragazzino. 
Non risponde, si limita a rimanere in silenzio, e Stiles capisce che non avrà mai una risposta.
Alla fine neanche Derek la sa.

Il cellulare di Derek d'un tratto squilla, e il ragazzo guarda un attimo lo schermo. 
È Jennifer.

«Puoi rispondere.» Fa Stiles, vedendo che Derek si sta limitando a fissare il nome sul telefono.

«Non ora.» Risponde semplicemente, e Stiles comincia a sospettare qualcosa.

«Dove stavi andando, Derek? 
A casa tua?» Domanda allora, con voce incerta.

Derek a quel punto lo guarda negli occhi. Non riesce a mentirgli.

«No.»

Stiles corruccia lo sguardo.

«Chi era al telefono, Derek?»

Lui sospira pesantemente.

«Jennifer.»

Il ragazzino sente perdere qualche battito. Abbassa il capo.

«Stavi andando da lei?»

Derek si trova costretto ad annuire, non riuscendo però a guardarlo in faccia.

«Ti prego...resta. Voglio solo passare il resto del mio compleanno con te. 
Non andare da lei...» Sussurra Stiles. Probabilmente da completemente sobrio sarebbe riuscito solo a guardarlo andare via.

Derek apre la bocca, per rispondere...

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Derek guarda Stiles, notando che é leggermente ubriaco.

Poi prende il telefono, tenendo gli occhi fissi sulla chiamata persa di Jennifer.

«Ti prego, Derek, resta con me...» 
Lo supplica di nuovo Stiles, con gli occhi lucidi, e Derek non riesce proprio a dirgli di no.

Allora digita veloce un messaggio:

"Scusa Jennifer, ma ho avuto un contrattempo. Mi dispiace davvero."

Lo invia sospirando, rendendosi conto che sta davvero rinunciando ad una notte di sesso per passare del tempo con quel logorroico ragazzino.

Stiles sorride esageratamente, mentre Derek gli si avvicina:

«Vieni a ballaare!» Esclama, con una vocina stridula, prendendo per mano il ragazzo.

Derek si accorge che l'alcool che aveva Stiles ingerito sta facendo sempre più effetto.

La musica torna a sentirsi chiaramente, e Stiles si fa strada tra i vari studenti, guidando Derek con la mano.

Si ferma poi quasi al centro dal salone, cominciando ad agitarsi a ritmo della musica.

Peccato che si sta strusciando addosso a Derek, e che tiene gli occhi fissi sulle sue labbra.
L'alcool lo sta cominciando a far ragionare sempre di meno, e non ci può far nulla.

Derek rimane un attimo imbambolato, osservando come il ragazzino strusci sul suo corpo. 
D'un tratto Stiles si avvicina con il volto all'orecchio di Derek, cercando di morderglielo.

«Stiles...» Mormora Derek, con un tono  però per niente infastidito, anzi.

Stiles inizia allora a mordicchiargli il lobo, quando Derek lo scansa leggermente:

«Stiles, Dio, ci vedono tutti!» Esclama, facendo un cenno verso tutti i ragazzi che ballano accanto a loro.

Stiles gli rivolge allora uno sguardo sul malizioso, mordendosi un labbro:

«E lasciamoli guardare.»

Poi si avvicina al volto di Derek, guardandogli di nuovo le labbra, con un desiderio incredibile.

Derek si ritrova inevitabilmente a guardare quelle del ragazzino, che sono socchiuse, quasi chiedessero di essere baciate.

I loro corpi entrano a contatto, quando Stiles d'un tratto allontana il volto, con un sorrisetto malizioso, tornando a strusciarsi su Derek.

Derek capisce che Stiles lo vuole torturare, visto che il rigonfiamento dei suo pantaloni si fa ben evidente.

Si chiede come sia possibile che abbia una reazione simile se prima d'ora non è mai stato attratto da un qualsiasi uomo.

Forse c'è sempre una prima volta.
Anche se si ritrova a pensare che non è la prima volta in cui il suo corpo manifesti segni di piacere in presenza del ragazzino.
Dannazione.

Stiles dal suo canto continua nell'impresa, vedendo più unicorni rosa del dovuto, quando qualcuno si mette in mezzo ai due:

«State dando spettacolo. 
Tu, Stiles, vieni con me.» Rimprovera entrambi la rossa, prendendo per fortuna la situazione in mano.

Derek annuisce, trovandosi d'accordo con lei, e sperando nessuno si sia accorto di nulla.

Stiles ridacchia mentre Lydia lo trascina fuori dalla folla, e Derek li segue.

Lydia li conduce in cucina, chiudendo la porta alle loro spalle:

«Stiles, tu vai a letto. Puoi restare a dormire qua, visto che lo Sceriffo non credo sarebbe contento nel vederti così, e domani mattina aprirai i regali.» Decide, mentre Derek ascolta in silenzio, non sapendo neanche perchè abbia deciso di seguirli.

Stiles fa un broncio:

«Solo se Derek mi fa compagnia!» Esclama, mentre il ragazzo avvampa, scambiandosi un'occhiata con la rossa.

«Per me va bene.» Sospira Derek, sussurrando a Lydia che sarebbe rimasto fino a che Stiles non si fosse addormentato.

La ragazza stringe le labbra:

«Okay, salite, ma cercate di non dare troppo nell'occhio.» Conclude la rossa, spiegando che di sopra non é permesso andare a nessuno degli inviati.

Stiles allora prende Derek per un braccio, e si fa condurre per le scale fino ad un lungo corridoio.

«E adesso?» Si chiede Derek ad alta voce, notando una decina di porte.

«Dovrebbe essere l'ultima, per gli ospiti.» Borbotta il ragazzino.

Derek osserva con stupore che Stiles si é davvero ricordato bene, nonostante la sbronza.

La stanza è abbastanza grande, con un semplice letto singolo. Derek dubita sia l'unica per gli ospiti che hanno, ma questa va più che bene.

Le pareti sono spoglie, dipinte di un azzurro tenue, e due armadi si trovano accanto ad una scrivania, munita di televisore.

Stiles con un tonfo cade sopra al letto, sentendosi stanchissimo.

«Dormi vestito così?» Domanda Derek, pensando che sia meglio per lui dormire in un pigiama o per lo meno con qualcosa di comodo.

«Sì, a meno che Lydia non mi voglia prestare un suo pigiamino rosa.» Ironizza, parlando però con lentezza e con gli occhi chiusi.

Derek si accorge che il ragazzino é in posizione per dormire, e fa per alzarsi dal letto, dove si era seduto poco prima, quando Stiles lo ferma:

«Derek.»

Lui si gira verso il ragazzino, il quale ora è seduto sul letto.

«Hai bisogno di qualcosa?» Chiede Derek, perplesso, osservandolo nella parziale oscurità della stanza.

«Di un tuo baaacio.»

Derek sussulta alle sue parole.

«Cosa?»

Stiles sorride:

«Tutti baciano il festeggiaato.» Replica, euforico.

Il battito di Derek rallenta appena capisce che Stiles intendesse solo un normalissimo bacio tra amici.

«Umh, okay.» Mormora allora, e si siede sul letto, accanto a Stiles.

Derek si protende verso la guancia sel ragazzino, quando Stiles si gira all'ultimo, facendo scontrare violentemente le loro labbra.

Derek rimane immobile, con gli occhi spalancati, quando pochi secondi dopo Stiles interrompe quel contatto, ristendendosi sul letto come se niente fosse.

«Il compleanno più bello della mia viiita.» Commenta semplicemente, con il sorriso sulle labbra.

Derek si alza, ancora confuso.
Sa bene che Stiles lo ha baciato solo per l'alcool.

Dopo qualche minuto Stiles é bello che addormentato, e Derek decide di andarsene via, osservando i lineamenti del ragazzino un'ultima volta.

---

«Buongiorno.» Lo accoglie Lydia in cucina, in un pigiama violetto.

Stiles si tocca il capo confuso, ricordandosi poco e niente:

«Ho solo confusione nella mia testa. Perchè ho dormito qua? Cos'è successo ieri sera?» Borbotta, mentre la rossa prepara due caffè.

«Se proprio lo vuoi sapere ieri sera ti sei leggermente ubriacato, anche se abbastanza per farti strusciare senza ritegno sul corpo di Derek, davanti a tutti.» Spiega la rossa, mentre Stiles avvampa, boccheggiando:

«Cosa?!» Esclama.

«Hai voluto pure ti accompagnasse a letto.» Aggiunge lei, ridendo del rossore del ragazzino.

Stiles afferra la tazza di caffè, mentre i ricordi della sera precedente affiorano uno ad uno.

Dio, no...
L'ha baciato.
Ha baciato Derek in bocca.

Smette di bere, imprecando.
Spera solo Derek abbia capito che non era consapevole delle sue azioni, e che gli voglia ancora parlare.

«Che hai?» Chiede preoccupata Lydia.

Stiles la guarda negli occhi:

«Ieri sera ho baciato Derek.»

Anche Lydia smette di bere.

«Quando? Come? Perchè? E lui?»

Stiles cerca di ripescare il ricordo meglio che può:

«Prima di andare a letto...un semplice bacio sulle labbra. Credo che dopo se ne sia andato senza dire nulla.» Le racconta.

«Wow.» Commenta la rossa.

«Ovviamente da sobrio non avrei mai fatto una cosa simile.» Precisa Stiles, anche se non ne sembra troppo convinto.

Lydia alza le sopracciglia:

«Vorresti dire che non vorresti baciare Derek?» la rossa incalza Stiles, il quale trasalisce leggermente, evitando il suo sguardo.

«Nno.»

Lydia incrocia le braccia al petto:

«Non c'è mai stato un momento in cui hai desiderato baciarlo?» Persiste la ragazza.

«Nno.»

Lydia gli si avvicina:

«E allora perchè non mi rispondi guardandomi negli occhi?»

Stiles boccheggia:

«Okay! Forse ci penso ogni tanto, a quanto vorrei baciarlo! Va bene?!» Esclama Stiles, sfogandosi con la ragazza.

Lydia annuisce soddisfatta, e intanto in silenzio porta i regali a Stiles, che deve ancora aprire.

I primi sono tutti dei buoni per negozi di abbigliamento, o direttamente vestiti.
I suoi amici gli hanno fatto una divisa da basket personalizzata, e una palla firmata da Jordan in persona.

Suo padre gli aveva fatto il giorno prima la jeep. O meglio, gliel'ha riportata aggiustata.

Poi si accorge che è rimasto un ultimo pacco.

E legge che è da parte di Derek, visto il biglietto allegato:

"Lo so che ti dovró delle spiegazioni.
Derek."

Stiles si incuriosisce sempre di più, e scarta il pacco velocemente, fino a rivelarne il contenuto.

Guarda esterrefatto ciò che è di fronte a lui.

Lydia gli si avvicina, confusa:

«Un peluche?»

Stiles sbarra gli occhi, fissando quel lupo nero che gli è tremendamente familiare.

«Non è solo un peluche.» Mormora, prendendolo in braccio, ed osservando a bocca aperta la targhetta:

"Sourwolf."

Il nome scritto a penna, con una scrittura infantile.
Stiles conferma ciò che pensava.
Era il suo peluche una volta...perchè ce l'aveva Derek?

---

Derek è seduto sul divano del loft, con un giornalino in mano, quando qualcuno suona al campanello.

Si appresta ad aprire, non molto sorpreso della persona che si ritrova davanti.

«Mi devi raccontare tutto.» Esordisce Stiles, parandogli davanti il peluche, ed entrando dentro casa.
Stiles non si ricorda proprio nulla di tuto questo.

«Va bene. Ogni cosa.» Sospira Derek, mentre gli occhi azzurri del lupo sembrano fissarlo.

Stiles si siede nella poltrona davanti al divano, dove invece si posiziona Derek, leggermente piegato in avanti.

«Quando ero più piccolo spesso mi ritrovavo a casa dello Sceriffo, soprattutto quando i miei genitori lavoravano fino a tardi e mio zio era fuori casa...» Inizia a parlare, mentre Stiles l'ascolta attento.

«...Tu eri molto più piccolo di me, e avevi sei anni quando cominciasti a dar segni evidenti di esserti particolarmente affezionato alla mia presenza in casa. Mi abbracciavi sempre, e mi dicevi...che mi amavi. Ovviamente ancora non sapevi neanche il significato di quelle parole, e io avevo tredici anni...per me eri solo un bambino, niente di più. 
Avevo la mia vita, cominciavo ad essere popolare a scuola, e tutte mi venivano dietro...»

Stiles resta con la bocca dischiusa.
Quasi stenta a credere quel bambino fosse lui, non avendo alcun ricordo in merito.

«...Ero come un idolo per te, eri come ossessionato. Io ti ignoravo per la maggior parte del tempo, preso dai miei primi problemi adolescenziali, ma in fondo ci tenevo a te. Eri come un fratellino minore... tua madre ogni tanto mi diceva di assecondarti nelle tue confessioni assurde e infantili...» Derek scuote la testa, divertito al ricordo.

Stiles avvampa.
Davvero aveva come una sorta di ossessione nei confronti di Derek?

«...Volevi stare sempre con me, e chiedevi sempre di me. Stessa cosa a sette anni, quando tua madre morì. 
Mi ricordo ancora il suo funerale...tu eri rimasto solo, davanti alla bara, sotto la pioggia. Mi avvicinai, con un ombrello, coprendo solo te, mentre ti poggiavo una mano sulla spalla, dicendoti che avevi ancora me. Che ci sarei sempre stato...»

Stiles improvvisamente capisce perchè aveva una sorta di deja-vù quando Derek gliel'ha detto la sera dell'anniversario di sua madre.

«...Ogni tanto mi chiedevo come sarebbe stato se avessi avuto la mia stessa etá. Fantasticavo su quanto saremmo stati legati, mentre a quei tempi, come ho già detto, eri solo un bambino...»

Derek si ferma un attimo, andando a prendere due bicchieri d'acqua.

«...Quando morirono i miei genitori...tu eri lì, appena era successo l'incendio... ti sei avvicinato abbracciandomi, e cercando di mettermi di buon umore, ma purtroppo per me da quel giorno era cambiato tutto...»

Stiles abbassa lo sguardo, cercando di immaginare la scena, bevendo un sorso d'acqua.

«Mi dicevi che ero troppo bello per rattristarmi, e cercavi di farmi ridere in tutti i modi... poi pochi mesi dopo decidemmo io e Cora di andare via da Beacon con Peter. 
Tu eri triste, e anche un pò incazzato. 
Avevi otto anni, e mi sussurravi che ti avevo promesso di restare, ma me ne stavo andando, come se n'era andata tua madre. Ti eri come aggrappato a me, ero come la tua ancora, visto che tuo padre in quell'anno beveva spesso e lavorara il resto del tempo...
Ma non potevo restare, capisci? Non potevo, dopo tutto quello che era sucesso, io...» Derek per un attimo non riesce a parlare, e Stiles si allunga verso di lui, prendendogli la mano nella propria, capendo cosa stia dicendo.
Non si deve sentire affatto in colpa.

«...Il giorno in cui me ne andai passai prima a salutarti. 
Avevi pianto, ricordo bene i tuoi occhietti rossi. Mi hai lasciato il peluche in mano, senza dirmi una parola.
Era lo stesso che ti avevo regalato io due anni prima per il tuo compleanno, sapendo bene che ti piacevano tanto i lupi.  Lo stesso che avevi soprannominato Sourwolf, perché ogni tanto era proprio così che eri solito chiamarmi. Dicevi fossi come un lupo, bello e misterioso, una creatura della notte. E che anch'io, come il lupo, ero il tuo preferito...»

Finisce di parlare Derek, che ha cercato di riassumere il più brevemente possibile il tutto.

Stiles è rimasto in silenzio troppo a lungo:

«Perché non mi ricordo assolutamente nulla?» Mormora, digerendo ancora tutte queste informazioni sul suo passato.

Derek alza le spalle:

«È strano, ma non ne ho la minima idea.»

«E tu non te ne sei subito ricordato?» Chiede confuso Stiles, alzando lo sguardo sul ragazzo, con ancora la mano nella sua.

«No. All'inizio non ti avevo neanche riconosciuto, sono comunque passati dieci anni, ma con il tempo tutti i miei ricordi su di te sono riaffiorati.» Spiega Derek.

Stiles abbassa il volto, volendo tremendamente ricordare anche lui tutto questo.

«E ricordo anche un'altra cosa.» Aggiunge Derek, incrociando i suoi occhi verdi con quelli nocciola di Stiles.

«Cosa?»

«Prima di partite mi avevi fatto promettere che sarei tornato. 
Beh, a quanto pare ho mantenuto la promessa.»

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


«Stiles.» Lo chiama Derek, mentre il ragazzino sta uscendo dalla classe.

Sono rimasti solo loro due.

«Sì, professore?» Chiede Stiles, mentre uno studente rientra velocemente in classe per prendere lo zaino che si era dimenticato.

Stiles si avvicina alla cattedra, mentre Derek resta seduto.

«Ti ricordi che stasera c'è la cena con Cora, il suo ragazzo e Peter, uh?» Borbotta Derek imbarazzato, mentre Stiles annuisce.

«Sì, alle otto da te?»

Il ragazzo annuisce.

«Devo indossare qualcosa in particolare? Non so.» Stiles sembra particolarmente nervoso.

«No, devi essere te stesso, Stiles. 
Se stai più comodo in tuta, vieni in tuta.» Cerca di tranquillizzarlo Derek.

«Umh, va bene. Quindi dobbiamo comportarci come una..umh, coppia?» Stiles si tocca il capo imbarazzato.

«Suppongo di sì.»

Stiles sbatte un piede a terra nervosamente, a ritmo.

«Non so se ci riesco, insomma.»
È difficile pensare di poter far cose con Derek che normalmente non potrebbe fare. Come abbracciarlo dolcemente o stargli addosso.

Non crede deve anche baciarlo... 
o si sbaglia?

«Stiles, fai solo quello che ti senti di fare.» Lo rassicura Derek, che dal suo canto non è che sia poi in una situazione così diversa.

Fingere che il ragazzino sia il suo ragazzo? Vorrebbe dire che nei suoi confronti dovrá atteggiarsi diversamente, e prendersi libertà che prima non ha mai avuto.

Intanto con Cora e il suo ragazzo se la deve prima scontare Derek.

---

«Fratelloneeee!» Urla Cora, saltando addosso a Derek.

Derek la sostiene, rischiando però quasi di cadere.

Il ragazzo di Cora, Chris, è dietro di loro, imbarazzato. Ha la pelle olivastra, occhi azzurri e una capigliatura folta, mora.

Chris stringe la mano a Derek, non è la prima volta che si incontrano:

«Come va, Derek?» Chiede infatti Chris.

«Bene, con Cora tutto a posto?»
Lo sguardo di Derek è vagamente minaccioso, e Chris annuisce quasi spaventato.

Derek ogni tanto gli ricorda che se fará del male a Cora dovrà poi vedersela con lui.

Sono appena arrivati a casa di Derek, e si trovano tutti e tre nel salotto:

«Invece di mandargli minacce mascherate, raccontaci di Stiles!» Esclama Cora, euforica.
Chris intanto porta le valigie di sopra, lasciando soli i due fratelli.

«Stiles? Uh, cosa ti devo dire di lui?»

Cora lo guarda alzando un sopracciglio:

«Beh, come l'hai rincontrato no?
Mi ricordo vagamente di uno Stiles piccino.»

Derek sospira. In effetti Cora era anche lei una bambina a quel tempo. 
Solo due anni più di Stiles.

«Sono andato a salutare lo Sceriffo, quando in casa c'era Stiles, e da quel giorno abbiamo cominciato a parlare sempre di più.» Mente, preparatosi già una specie di storiella da rifilare a sua sorella.

«Non corri qualche rischio nell' uscire con un tuo studente?» Chiede preoccupata Cora.

«A scuola facciamo finta di non conoscerci.» Mente di nuovo Derek, evitando lo sguardo della sorella.

Lei alza le spalle:

«Ero abbastanza contrariata quando Peter mi ha detto che frequentavi un ragazzino, sai. Ma alla fine l'amore non ha età, giusto?»

'E la prigione è solo una stanza' pensa Derek, anche se in realtà adesso Stiles è maggiorenne, alzando un sopracciglio:

«Umh, giusto.»

«Inoltre è lo stesso Stiles che, se non ricordo bene, quando era piccolo stravedeva per te. Non è una buffa coincidenza? Come se fosse destino!» Esclama Cora, con occhi sognanti.

Derek non crede nel destino, ma resta zitto. Sa solo che la serata si rivelerá più lunga del previsto.

---

Stiles torna a casa da scuola, trovando suo padre sul divano, che legge un giornale.
Non hanno parlato seriamente da quando lui gli ha fatto quel discorso su Derek. Se solo sapesse che deve fingere di stare con lui...

Stiles fa per salire le scale, quando suo padre lo chiama:

«Stiles.»

Il ragazzino si gira verso di lui, senza esternare alcuna emozione.

«Sì?» Le parole escono con un tono indifferente.

Lo Sceriffo incassa quella freddezza senza darlo troppo a vedere:

«Tua...tua madre ti ha lasciato questa..per il tuo diciottesimo compleanno...» Mormora John, con in mano il dvd che aveva già visto Stiles, il quale se ne era completamente dimenticato.

Si avvicina al padre, e mentre John gli passa il dvd le loro mani si sfiorano, e Stiles si ritira come se non volesse avere niente a che fare con lui.

John abbassa il volto, tornando sul divano.

Poi Stiles sale in camera, andando a prendere il suo pc, per poi accenderlo.
Inserisce la paswoord, e apre l'hard disk, con il dvd in mano.

Titubante lo inserisce all'interno, tremando leggermente. 
Non sa cosa troverà in quel video, ma sa che rivedere sua madre gli farà maledettamente male.

Gli appare una finestra sullo schermo dal pc, che gli chiede se visualizzare oppure no il contenuto del filmato.

Respira profondamente, desiderando improvvisamente la presenza di Derek al suo fianco, ma sa che questo video è indirizzato a lui soltanto.

Poi clicca sulla finestra, facendo partire automaticamente il filmato.

Non sapeva che si sarebbe ritrovato con una grande confusione in testa.

---

Stiles parcheggia la jeep accanto al loft di Derek, sistemandosi la maglia nera.

Scende dalla macchina, mentre un veticello gli solletica il collo, e i lampioni illuminano la piazzetta.

D'un tratto un macchinone nero, confondendosi con il buio, si fa avanti, parcheggiando accanto alla jeep di Stiles.

Stiles si chiede perplesso chi possa essere il riccone all'interno dell'auto, quando se ne esce una figura molto familiare.

«Stiles, che piacere rivederti.» Esclama Peter, dando una pacca sulla spalla al ragazzino.

Stiles annuisce imbarazzato, mentre i due si dirigono all'interno dell'edificio, aspettando l'ascensore.

Stiles si tocca i capelli nervosamente.

«Quindi stai con mio nipote.» Inizia la conversazione Peter, sorridendo sornione.

Stiles annuisce.

«A me puoi dirlo, ti soddisfa abbastanza? Perchè altrimenti io...»

Stiles boccheggia, interrompendolo subito:

«Sisì, mi..mi soddisfa tantissimo.» Balbetta, evitando lo sguardo del più grande. Entrano dentro l'ascensore.

«E dimmi, chi é il passivo dei due? Qualcosa mi dice che a Derek piace più la parte del dominatore, se m'intendi...» Riprende a parlare Peter, mentre Stiles vorrebbe sotterrarsi per quanto è diventato rosso.

«Peter!» Urla Derek, sentendo da fuori casa la conversazione che i due stanno avendo nell'ascensore.

«Non volevo importunare il tuo toy-boy, nipote.» Si scusa lo zio, appena uscito.
Derek ringhia, avvicinandosi a Stiles:

«Tutto bene?» Gli domanda, vedendo ancora il rossore che il ragazzino ha sulle guancie.

«Umh, s-sì.»

Dentro il loft ci sono Cora e il fidanzato già a tavola, che si alzano appena entra Stiles.

Cora prima lo osserva stupita, quasi non riuscisse a riconoscere in lui quel bambino di otto anni, per poi abbracciarlo:

«Stiles! Da quanto tempo, ti ricordi di me? Sei cresciuto davvero bene!»

Stiles ricambia titubante l'abbraccio, per poi sciogliersi dalla ragazza e guardarla meglio.

Dio, è davvero bella. Possibile che tutti gli Hale debbano essere così?
E Cora è anche molto simile alla bambina che aveva visto nel video. Non è cambiata molto.
E di lei si ricorda abbastanza, anche se la ragazza non passava molto tempo dallo Sceriffo, anzi.

«Secondo me non si ricorda perchè era troppo impegnato ad andare dietro a qualcuno...» Risponde Peter per lui, mentre tutti si siedono a tavola.

Stiles avvampa, insieme a Derek.
Stiles gli si è seduto vicino.

«Peter.» Sibila Derek, passando i cartoni di pizza ad ognuno.

«Fai il primo anno del college, Stiles?» Comincia subito Cora con l'interrogatorio, seduta accanto a Chris.

«Sì.»

«Quindi Derek è il tuo professore di matematica?» Si intromette Chris, curioso. Li vede strani come coppia, uno l'opposto dell'altro, ma in fondo crede stiano davvero bene insieme.

«Sì.»

Peter addenta un pezzo di pizza:

«Immagino avrai tutte A, allora.» Commenta.
Stiles ride:

«In realtà sono abbonato alla F!» Scherza, facendo stupire un pò tutti.

«Nessun favoritismo.» Parla semplicemente Derek, tacendo commentini in arrivo.

«E sei anche il capitano di basket, se non sbaglio.» Continua Cora, masticando.

Stiles annuisce.

«É davvero bravo.» Si complimenta Derek con lui, facendolo avvampare e sorridere.

«Se non fosse stato per te non mi sarei neanche iscritto.» Gli ricorda Stiles, mentre Derek sorride scuotendo la testa.

Cora guarda semplicemente i due con gli occhi a forma di cuore.

«Quanto siete adorabili!» Esclama, mentre i due tossiscono imbarazzati.

«Dovresti allora essere davvero popolare Stiles, quindi avrai molte ragazze o ragazzi che ti vegono dietro...» Esordisce Peter.

Derek ringhia, guardandolo in cagnesco.

«Tranquillo nipote, era solo una supposizione. Non intendevo dire che probabilmente Stiles ti tradisce o cose simili.» Alza le mani lo zio in difesa, mentre Cora e il suo ragazzo ridono di fronte alla gelosia di Derek.

«Com'è Stiles?» Parla d'un tratto Cora.

Stiles guarda la ragazza:

«Com'è cosa?»

Lei sorride, con sguardo sognante:

«Stare con lo stesso ragazzo del quale eri ossessionato da bambino. 
Dopo tutti questi anni, ritrovarsi così...»

Stiles sussulta. 
Purtroppo lui non si ricorda un bel niente.

«Beh, quasi non ci credevo quando Derek ha confessato i suoi sentimenti per me. È stato come un sogno.
Insomma, non avrei mai pensato potesse ricambiarmi, lo stesso Derek per cui avevo una cotta da bambino...» Mente Stiles, abbassando lo sguardo sulla pizza. Cora adora ufficialmente il nuovo ragazzo di suo fratello.

Derek resta in silenzio, un pò scosso da quelle parole, anche se sa benissimo sia tutta una finzione.

«Si sottovaluta troppo, davvero.» Dice Derek agli altri, riprendendo poi a mangiare.

Parlano un'altra mezz'ora del più e del meno, più che altro raccontando annedotti su quando Derek era piccolo, portando a ridere tutto il tempo Stiles.

Ovviamente Derek non fa che trucidare con lo sguardo sua sorella e suo zio.

Poi decidono di spostarsi sui divani.
Peter si siede sulla poltrona, Cora e il suo ragazzo sul divano accanto ad essa, mentre Derek sul divano davanti.

Stiles guarda titubante il posto vuoto accanto a Derek, per poi metterglisi più vicino del dovuto. Derek stende le gambe su una sorta di tavolino, per poi avvicinare ancora di più il ragazzino a sè.

Stiles in poco tempo si ritrova con la schiena a contatto con il petto di Derek, e cerca di non arrossire.
Il resto del suo corpo invece è steso sull'altra parte del divano.

Derek gli cinge i fianchi con le braccia.

«Quindi, stavo raccontando... ah sì, mi ricordo ancora quando Stiles aveva chiesto allo Sceriffo se un giorno avrebbe potuto sposare Derek. 
Credo avesse sei anni! John mi guardava disperato!» Ridacchia Peter, seguito da Cora e Chris.

Derek e Stiles preferiscono arrossire in silenzio.

Derek si perde nel giocare con una mano con i capelli di Stiles.

«Io invece ricordo quanto a Derek desse fastidio essere chiamato Sourwolf da Stiles!» Ride Cora, e a Stiles sembra come se stessero parlando di una persona totalmente diversa.
Non riesce proprio a capire perchè abbia questi vuoti di memoria.

«Dormi ancora con il lupo, nipote?» Chiede d'un tratto lo zio, e cala il silenzio nella stanza.
Stiles dischiude la bocca, confuso, mentre Derek abbassa lo sguardo.

«L'ho ridato a Stiles, per il suo compleanno.» Spiega, stringendo ancora più a sè il ragazzino, quasi potesse scappare.

Cora lo guarda sorpreso:

«Non te ne potevi separare mai!»

Derek la uccide per l'ennesima volta con lo sguardo, mentre Stiles ascolta interessato:

«Dormivi con il lupo che ti avevo dato prima che partisti, Derek?»

Derek non si è sentito mai così imbarazzato in tutta la sua vita:

«Sì...ma voglio che ce l'abbia tu, é giusto così, ora che sono tornato.» Mormora, mentre Stiles è ancora scombussolato da questa notizia.

Anche lui dal suo compleanno ci dorme sempre.

Non credeva lui fosse così importante per Derek.

«Ah, e domani voglio che mi portiate a fare un'escursione qui vicino alle montagne!» Esclama Cora, mente Chris fa un cenno d'assenso.

«Mi aggiungo anch'io.» Si intromette Peter, rivolti poi tutti verso i due piccioncini.

Stiles trasalisce, insieme a Derek.
Sa che non può mollare, in fondo si tratta solo di mentire un altro giorno, no?

«Per me va bene.» Sospira infine Stiles. Derek resta sorpreso dalla sua risposta.

«Perfetto, allora noi andiamo a dormire, che siamo davvero stanchi.» Parla Chris, accennando un sorriso.

Peter ne approfitta per tornarsene a casa, e Stiles fa per andarsene anche lui, quando Cora lo blocca:

«Tu non resti a dormire?» Lo guarda confusa.

«Umh...»

«Almeno domani siamo già pronti per partire, no?» Aggiunge Cora, non capendo perché il ragazzino non vorrebbe dormire con Derek.

Stiles guarda un secondo Derek, ricevendo il consenso, per poi rispondere:

«Sì, resto.»

Cora sorride, e Stiles si ritrova costretto a mentire ancora a suo padre tramite un messaggino.

Cora e Chris si chiudono nella camera degli ospiti, mentre Stiles e Derek salgono di sopra.

«É andata bene.» Sospira di sollievo Derek, nel buio del corridoio.

«Direi di sì, sono davvero simpatici. Peter ogni tanto é inquietante, ma per il resto è a posto.»

Derek ride, aprendo una porta, che dà alla sua camera.

Stiles non c'era mai stato, e rimane un attimo a guardarsi intorno.
Le pareti sono dipente di nero, e a parte la mobilia é completamente in ordine.

Stiles oserebbe dire un ordine maniacale. Una volta aveva letto che le persone che non hanno del tutto in mano la propria vita cercano di mettere ordine dove invece possono.

La scrivania ha dei fascicoli o quaderni, ma tutti uno sopra l'altro.

«Ho una tuta da darti, per dormire.» Gli fa Derek, tirandola fuori dall'armadio.

Stiles annuisce, andando in bagno a cambiarsi. Ha appena appurato che gli sta enorme, e potrebbe tranquillamente sembrare un barbone.
Poi annusa i vestiti che indossa, e si inebria dell'odore di Derek.

Subito dopo torna in camera del ragazzo, vedendo che lui ha una semplice canotta e un paio di boxer, nonostante la notte Stiles senta sempre freddo.

«Dormo...qua?» Chiede Stiles, sull'uscio della porta.

Derek si tocca il capo imbarazzato:

«Se dormissi in un'altra stanza si insospettirebbero. Tanto dormo a terra, tranquillo.» Spiega Derek, indicando poi il materassino che si trova accanto al letto matrimoniale.

Derek intanto pensa che nessuna donna é mai salita qua sopra.

«Uh, va bene.» Borbotta Stiles, avvicinandosi al letto, e mettendosi sotto le coperte.

Derek chiude la luce, mentre i raggi della luna entrano attraverso la finestra.

«Notte, Stiles.»

«Buonanotte, Derek.»

---

«No...no...non sparate...»

Derek si sveglia di soprassalto, non capendo all'inizio da dove provenga quella voce.

Quando capisce che Stiles sta avendo di nuovo un incubo si alza di botto, salendo sul letto.

Si avvicina al ragazzino, scuotendolo:

«Stiles, svegliati!»

Stiles apre gli occhi, tutto sudato, e inizia immediatamente a piangere.

Derek alza le coperte, stendendocisi sotto, e guarda il ragazzino tramite la luce proveniente dalle stelle.

«Stiles, ehi, sono qui.» Cerca di tranquillizzarlo.

Poi lo avvicina a sè con le braccia:

«Vieni qua, Stiles.» Sussurra, e in pochi secondi si ritrova il ragazzino abbracciato al suo corpo.

Stiles gli posa la testa sul petto, mentre con le braccia gli circonda il corpo, cercando invano di trattenere le lacrime.

Derek lo stringe a sè con le sue braccia, e Stiles si sente davvero al sicuro, finendo per addormentarsi.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Derek si sveglia a causa della forte luce proveniente dalla finestra della stanza, e capisce che deve essere piuttosto tardi.

Si accorge poi di essere girato su un fianco, e che qualcosa gli impedisce di muoversi.
O meglio, qualcuno.

Realizza di essere abbracciato a Stiles, con la testa del ragazzino sul suo petto, quasi Derek lo stesse proteggendo da qualcosa.

Lentamente si scioglie dall'abbraccio, alzandosi dal letto, per vestirsi con qualcosa di più pesante.

Poi osserva qualche secondo il ragazzino, che sta ancora beatamente dormendo, tutto dalla sua parte.

Derek pensa che non ha mai dormito nessuno nel suo letto. 
Di solito con le donne, che sono venute nel loft, ha sempre dormito di sotto.

Guarda l'orologio, e accorgendosi che sono le undici passate capisce che deve svegliare Stiles.
Cora e Chris intendevano partire per pranzo.

Derek si avvicina al letto:

«Stiles, devi svegliarti.» Parla, togliendogli le coperte di dosso.

«Mhh.» Mugugna Stiles, cercando invano di ricoprirsi.

Derek lo scuote delicatamente, fino a che lui non si sveglia quasi del tutto:

«Che ore che sono?» Borbotta, alzandosi dal letto.

«Le undici passate. Cora e Chris ci aspettano.» Lo informa Derek.

«Sì, ma io cosa mi metto?» Chiede Stiles, facendo notare al ragazzo che è in tuta, e che i vestiti del giorno prima sono troppo leggeri per andare verso la montagna.

Derek alza le spalle:

«Ti dò qualcosa di mio.»

Stiles accenna un sorriso:

«Una felpa però, magari la più piccola che hai.» Specifica, essendo molto più freddoloso del ragazzo, che di solito si veste sempre con maglie a maniche corte.

Alla fine Derek trova una semplice felpa nera, che dà a Stiles, mentre per lui se ne prende una blu notte.

Stiles la indossa subito, notando come gli stia grande:

«E sembreró sempre un barbone, però profuma di te.» Le ultime parole gli escono senza filtri, e arrossisce appena se ne rende conto.

Derek ride:

«Sono contento che ti piaccia il mio odore.» Lo prende in giro, mentre Stiles gli fa le linguaccie, come un bambino.

I due poi escono dalla stanza, scendendo di sotto, trovando già Cora e Chris a fare colazione.
E c'è anche Peter, il che non lascia i due molto sorpresi.

«Ecco i due piccioncini, avete dormito bene?» Chiede subito lo zio, notando che Stiles ha i vestiti del nipote.

«Benissimo.» Risponde Derek, andando a prepararsi il solito caffè.
Stiles invece si va a prendere dal frigo il latte.

«Peter pensava di condurci in un rifugio per pranzo, ma bisogna prendere la cabinovia.» Esordisce Cora, finendo di bere il suo latte.

«Per me non c'è nessun problema.» Fa Derek, mentre Stiles annuisce in consenso.

Derek nota che lo zio sta fissando troppo apertamente il ragazzino, così si avvicina a Stiles, lasciandogli un veloce bacio sulla bocca, senza pensarci più di tanto.

Stiles fa cadere il cucchiaio dalle mani, che per sua fortuna ricade nella tazza, e resta imbambolato.
Poi si rende conto che probabilmente non sta fingendo bene, così cerca di assumere un'espressione che dice 'ma sì, tutto nella norma.'

Derek ritorna a bere il caffè come se niente fosse successo.

---

«Questa cabinovia è un po stretta.» Si lamenta Cora, stringendosi al Chris.

Derek è seduto accanto a Stiles, e gli prende una mano nella sua, imitando la sorella e il suo ragazzo.

Stiles ha "rubato" un cappellino di Derek dal suo armadio, con ciuffi di capelli che gli escono fuori, andando verso l'alto.

«Mi sembra strano che non l'hai ancora marchiato, nipote.» Osserva lo zio improvvisamente, visto che il collo di Stiles è ben esposto.

Stiles arrosisce, e Derek sospira rassegnato. 
Poi gli sorge un dubbio...che lo zio non stia credendo a tutto questo? 
Stringe la mano di Stiles ancora di più, e gli lascia un bacio sulle guancie arrossate.

Stiles si gira a rimirarlo, con un'espressione quasi timida.

Cora invece guarda i due con il solito sguardo adorante.

Una volta usciti dalla cabinovia si ritrovano in alta quota, su un'immenso spiazzo verde e roccioso.

Il rifugio compare tra qualche albero, vicino a un grande ruscello.
Ci sono diverse persone.

Stiles resta per mano con Derek, non sentendo affatto una sensazione di fastidio, ed arrivano in breve tempo al rifugio.

É davvero grazioso, costruito completamente in legno, con i piatti tipici del luogo.

Si mettono seduti vicino ad un focolare,   guardando il menù. Derek aveva giá detto a Stiles che ovviamente avrebbe pagato tutto lui, ma il ragazzino si sente leggermente in colpa ad ordinare tutta quel ben di Dio.

«Come vi siete messi insieme?» Chiede d'un tratto Cora, curiosa, riprendendo un argomento che i due speravano di essersi lasciati alle spalle.

Derek trasalisce, sentendosi dannatamente stupido per non aver pensato una risposta ad una domanda simile.

Per fortuna che Stiles è bravo nello straparlare:

«Oh, é una storia buffa, in realtà. 
Era venuto a casa mia, per trovare lo Sceriffo. Mi piaceva da morire, insomma, Derek piace a tutta la scuola. Non pensavo avrebbe mai notato uno studente come me, anche perchè non ero ancora così popolare a quei tempi. D'un tratto arriva Malia, la mia attuale ex ragazza, e prendiamo a baciarci davanti ai suoi occhi. 
Dopo un pò se ne vanno entrambi, e quando apro la finestra di camera mia noto che Derek si è appostato lá fuori...»

Stiles si ferma un attimo, sorridendo, e bevendo un bicchiere d'acqua:

«E insomma, entra dentro tutto arrabbiato. Ormai era da due mesi che ogni tanto parlavamo, e mi dava ripetizioni. Mi spinge addosso al muro, urlandomi che non devo più baciare 'quella' davanti ai suoi occhi...»

«Che cosa carina!» Esclama Cora, intromettendosi un attimo.

«...E io gli ho chiesto perchè. 
Sapete cos'ha risposto?»

Derek resta in silenzio, imbarazzatissimo.

Cora prova ad indovinare:

«Che ti ama?»

Stiles ride:

«No, che altrimenti mi avrebbe tagliato la gola. E poi... ci siamo baciati.»
Conclude Stiles la storiella, mentre ridono tutti tranne Derek.

«Questa in effetti sembra più una cosa da Derek.» Ridacchia lo zio, prendendo in giro il povero nipote, che ammazza Stiles con lo sguardo.

Chris poi racconta un pò del suo lavoro, essendo cinque anni più grande di Cora. Ha la stessa età di Derek.
Lavora per un'agenzia di viaggi.

Poi Peter fa qualche sua battuta sconcia, come al suo solito. 
Sarebbe strano se non le facesse.

A Derek d'un tratto arriva un messaggio da Erica. 
Non sente la ragazza da qualche giorno, ma gli aveva parlato di questa finta con Stiles.
Gli chiede come sta andando la cosa, e lui risponde brevemente che la chiamerà appena può.

Stiles ha dovuto raccontare a suo padre di essere andato in gita con la scuola. Spera solo non chiami nessuno per controllare.

Appena finito di mangiare Cora propone di andare a pattinare sul ghiaccio, poco lontano.
A quanto pare c'è una pista all'aperto. Derek brontola un pò, per poi farsi convincere dal broncio di Stiles.

Non riesce proprio a dire di no a quel ragazzino.

Camminano per un breve sentiero, fino ad arrivare davanti ad un baracchino, di fianco ad una grande pista.

Ma quello che lascia i cinque senza fiato è il panorama.
La pista é al limite del pendio, e da qui si possono vedere alte cime innevate, campi e cittá in lontananza. 
Inoltre la luce si diverte a lanciare su ciò che li circonda riflessi particolari.

Sembra tutto quasi irreale, essendo circondato anche in parte da un bosco.

Si dirigono tutti verso il baracchino, pagando dei pattini per poco più di un'ora.

Derek si indossa i pattini riluttante, mentre Stiles sembra euforico:

«Non ho mai pattinato in vita mia.» Confida a Derek, emozionato.
Il ragazzo lo guarda quasi teneramente, per poi parlare:

«Io quando una decina di anni fa me la cavavo davvero bene.» Ammette, con una punta di orgoglio.

Stiles prova a mettersi in piedi per raggiungere la pista, ma cade immediatamente.

Derek ridendo lo aiuta ad alzarsi, offrendogli la propria mano:

«Almeno non caschi più.» Gli propone, e Stiles avvampando annuisce.

In realtà dopo una decina di minuti Stiles ha fatto cadere entrambi almeno una ventina di volte, con Cora e Chris che sfrecciano veloci accanto a loro, ridendo.

Peter ha deciso di essere troppo vecchio per queste cose, e si è autonominato fotografo personale, scattando di continuo foto ai nipoti e ai loro ragazzi.

«È troppo inquietante.» Sussurra Stiles all'orecchio di Derek, cercando invano di mantenere l'equilibrio.

«Fai finta non ci sia.» Gli consiglia Derek, accenando un sorriso.

Poi, mano nella mano, lo porta al limite della pista, da dove si può ammirare il paesaggio.

Guardano entrambi davanti a loro.

«È meraviglioso.» Commenta Stiles, mentre Derek si trova pienamente d'accordo.

Stiles cerca di sporsi per osservare meglio, quando rischia di cadere in avanti, ma Derek prontamente lo tira indietro.

Peccato che tirandolo indietro si ritrovi il corpo di Stiles attaccato al suo.
La schiena di Stiles va a sbattere invece contro la ringhiera della pista.

Gli occhi dei due si cercano, per poi posarsi sulle rispettive labbra.
Sono troppo vicini.

«Stavi per fare una bella caduta.» Sussurra Derek, sentendo il respiro dell'altro sul collo.

Stiles non gli stacca neanche un secondo gli occhi dalle labbra.
Entrambi non riescono a capire cosa diamine stia accadendo, e si lasciano guidare da qualche forza sconosciuta.

«Oh, sì, sai... credo che tuo zio sospetti non stiamo insieme.» 
Se ne esce Stiles.

Derek aderisce meglio i loro corpi:

«Che cosa proponi di fare?» Il tono con cui esce la domanda fa rabbrividire il ragazzino, il quale è incantato da quegli occhi verdi.
Alza le sopracciglia:

«Beh, forse dovremmo dimostrargli che si sbaglia...» 
Non fa in tempo a finire la frase che si ritrova le labbra di Derek sulle sue.

Il cuore di Stiles minaccia di uscire dal corpo, e senza rifletterci su afferra i capelli di Derek.
Derek con le braccia circonda il corpo del ragazzino, in una stretta possessiva.

Stiles sente la barba del ragazzo solleticargli il viso, e si sente completamente inebriato dall'odore di Derek.

Non riesce neanche più pensare chiaramente, a formulare un pensiero che abbia un senso logico.

Così quando Derek gli morde il labbro con poca grazia, Stiles gli dà completo accesso alla bocca, approfondendo il bacio.

Le loro lingue si scontrano, affamate, e i loro corpi premono l'uno sull'altro cosí tanto che potrebbero quasi fondersi in un unico.

Stiles non ha mai incontrato qualcuno che baciasse così bene, e tiene gli occhi chiusi dal piacere.

Prova fin troppo piacere
nell'assaporare quelle labbra, nel giocare con la lingua di Derek.

Non dovrebbe.

Stringe ancora più forte alcune ciocche dei capelli di Derek, dimenticandosi per un attimo dove loro sono, forse anche il suo stesso nome.

Poi morde il labbro di Derek, portandolo a sanguinare, leccando via velocemente il sangue.

I due si staccano, prendendo finalmente fiato.

Le loro lingue chiedono un attimo di tregua.

Stiles si rende conto che aveva smesso proprio di respirare.

Hanno il fiatone, neanche avessero corso, e Derek sta per rifiondarsi sulle labbra del ragazzino, quando Cora esclama:

«Ragazzi, vi ricordo che non siamo soli!» Esclama, ridacchiando, e quando i due si girano si accorgono di aver dato vita quasi ad uno spettacolino.

Derek si stacca leggermente da Stiles, quasi scosso, con un'epsressione persa, e Peter guarda orgoglioso le foto che ha fatto ai due.

Stiles pensa che non gli è mai piaciuto un bacio così tanto, e che forse l'ha sempre sottovalutato.
Non pensava potesse essere così bello e dannatamente intenso.

Ovviamente scende subito con i piedi in terra, sapendo benissimo che tutto questo è solo finzione.
A lui non piace Derek. 
A Derek non piace lui.

Cerca di ripetersi queste due frasi dentro la testa, come fossero un mantra.

Eppure non riesce a smettere di sorridere, come fosse un'ebete.

---

«Andiamo a prendere qualcosa nel pub vicino al loft.» Propone Cora, mentre stanno tornando in cabinovia. 
Il pomeriggio é ormai passato, e in effetti Stiles comincia ad avere fame.

«Pago io per tutti.» Afferma Peter, che sembra più il quinto incomodo che altro.

«E pub sia. Domani mattina vi riaccompagno all'aereoporto.» Replica Derek, mentre Stiles annuisce in accordo.

Stiles poi controlla il telefono, notando che gli sono arrivati dei messaggi da un numero sconosciuto.

"Dal vostro fotografo personale."

Stiles vede che ci sono in allegato una decina di foto, di lui e Derek mentre pattinavano.

Alza lo guardo verso Peter, il quale gli fa l'occhiolino.

Stiles le osserva una ad una: la maggior parte sono dei due per mano che provano a pattinare. Poi Stiles ne trova alcune in cui si stanno baciando.

Dietro di loro si intravede il panorama, rendendo quella foto quasi surreale.

Sorride, e la salva come sfondo del telefono.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


«Brindiamo all'amore!» Esclama Cora, alzando il bicchiere in aria.
Derek rabbrividisce, pensando tra sè che non crede più nell'amore, ma alza anche lui il bicchiere insieme a Stiles, Chris e Peter.

Alla fine sono andati nel pub vicino al loft di Derek, e stanno seduti su dei divanetti, a cerchio, con un tavolo in mezzo.

Derek e Stiles si tengono per mano, appiccicati, come dei veri fidanzati.

Peter d'un tratto si schiarisce la voce, per attirare l'attenzione tutta su di sé:

«Sono davvero contento che abbiate trovato entrambi la persona giusta, nipoti. Entrambi siete innamorati e state crescendo. So..so di non essere vostro padre, ma in un certo senso per me è come se lo fossi...»

Derek e Cora rimangono ammutoliti dalle parole di Peter, il quale per una volta ha fatto un discorso serio e che li ha lasciati senza parole.

Cora allunga una mano verso lo zio, stringendogli la sua:

«Zio, se in questi anni non ci fossi stato tu non saprei come avremmo fatto, davvero.» Mormora, con gli occhi lucidi.

Derek annuisce in accordo, mentre Stiles guarda teneramente la scena, insieme a Chris.
Peter accenna un sorriso, mentre Cora decide anche lei di fare un discorso, giá che sono entrati nell'argomento.

«Derek...sei sempre stato il mio fratellone... ho creduto che non saresti più riuscito ad amare qualcuno, ma in questi due giorni mi sono dovuta ricredere. Non puoi neanche inmaginare quanto sia contenta che hai finalmente trovato la felicità, qualcuno che ti sostenga e ti ami a sua volta. Ricorda che meriti tutto il bene di questo mondo...»

Derek abbassa lo sguardo, commosso, anche se vorrebbe replicare che non si merita proprio nulla. 
Se non fosse per lui Laura e i suoi genitori sarebbero ancora vivi.
Se solo la sorella sapesse che in realtà Derek non sta affatto con Stiles, ed è tutta una finzione...

Chris parla brevemente su quanto sia stato contento di aver incontrato Cora, quando Peter incita Stiles a parlare:

«Tocca a te, ragazzino.» Gli fa, come se fosse un obbligo della serata.
Stiles sussulta leggermente, prendendo il bicchiere in mano, e cercando le parole adatte, mentre Derek lo guarda:

«Umh, penso anch'io che Derek si meriti tutte le cose più belle, e a volte credo solo di non essere abbastanza per lui. Ma sono altrettanto sicuro di potergli dare tutto quello che ho, perchè..umh, certe persone credo siano semplicemente destinate a stare insieme...»

Derek accenna un sorriso, abbassando qualche secondo lo sguardo, senza sapere cosa rispondere. 
Per fortuna Cora e Peter si inteneriscono davanti alle sue parole, e ci pensano loro ai commentini.

«Tocca a te, nipote.» Parla poi Peter a Derek, il quale avvampa, non volendo assolutamente esprimersi.

«Dai, Derek! Oppure racconto a Stiles di quella volta che a dieci anni...» Lo minaccia Cora, e Derek la zittisce subito:

«Okay, okay.» Sospira, sistemandosi meglio. Pensa velocemente a cosa dire, per non far saltare tutto, mentre Stiles lo guarda di sottecchi, piegando le labbra in un sorriso. 
Pensava che fingere con Derek sarebbe stato molto imbarazzante e difficile, invece gli viene tutto piuttosto naturale.

«Io penso che Stiles spesso dica un mucchio di stronzate. 
Crede di non essere abbastanza per me, quando invece non mi basta mai. Non credevo neanch'io di poter riuscire ad amare ancora, ma qualche volta arriva una persona che ti fa ricredere su quasi tutto...» Sorride imbarazzato, per poi girarsi verso Stiles, il quale ancora deve capire che é successo a Derek in passato nella tematica amore.

«...Rincontrarti è stata una piacevole sorpresa, Stiles. Forse è stato il giorno più bello della mia vita...» Conclude Derek, arrossito. 
Stiles resta con la bocca dischiusa, e si sporge d'impulso verso Derek, baciandolo velocemente sulla bocca. Sa che entrambi hanno dovuto improvvisare un finto discorso da innamorati, ma per un attimo gli sembrava tutto tremendamente vero.

I cinque fanno un altro brindisi, e alla fine tornano al loft.

Peter se ne torna invece direttamente a casa, mentre Cora e Chris salgono di sopra.
Stiles é in piedi vicino al portone del loft:

«É meglio che vada, mio padre mi aspetta.» Parla rivolto a Derek.

«Sì, ti accompagno.» Afferma Derek, prendendo le chiavi di casa. 
Stiles annuisce, capendo che è inutile opporsi.

I due escono di casa in completo silenzio, e in macchina Derek accende la radio. Da quel momento in poi non hanno più bisogno di dover fingere di stare insieme, ed entrambi ripensano a cos'è successo in quelle due giornate.

Derek arriva davanti casa di Stiles, e si ferma con la macchina.

«Buonanotte Stiles.» Lo saluta, mentre il ragazzino lo osserva come in trance qualche secondo, per poi risvegliarsi.

«Umh, sì, buonanotte Derek.»

Derek osserva la figura del ragazzino fino a che non entra dentro casa, per poi tornarsene al loft.

Stiles appena entra trova suo padre seduto sul divano, che legge un giornale. Lo stava aspettando.

«Ciao, papà.» Mormora, facendo per ritirarsi subito di sopra, quando John lo chiama:

«Siediti davanti a me, Stiles.» Ordina, con tono freddo.

Stiles rabbrividisce, pensando a cosa possaessere successo.
Lo Sceriffo indossa un maglione rosso, e ha uno sguardo impassibile.

Stiles fa quello che gli dice, aspettando che il padre dica qualcosa.

«Dove sei stato, Stiles?»

Stiles trasalisce:

«Te l'ho già detto, ero in gita.» Mente.

John a quel punto guarda dritto in faccia Stiles, stringendo le labbra:

«Stiles, smettila di mentirmi!» Esclama, innervosito. 
Il ragazzino abbassa lo sguardo.

«Come...come lo sai?» Si arrende, sorpreso e confuso.

«Peter mi ha mandato foto tue e di Derek, Stiles! Mentre pattinate sul ghiaccio e state fottutamente appiccicati!» Alza il tono di voce lo Sceriffo, mentre Stiles dischiude la bocca.

Non dá la colpa a Peter, lui non ne poteva sapere nulla, doveva immaginarselo che si fosse rimesso in contatto con suo padre.

«Posso spieg-»

Lo Sceriffo scuote la testa, deluso:

«Ti avevo avvertito, Stiles. 
E non mi hai ascoltato.»

Stiles chiude le mani a pugno:

«Derek mi ha chiesto di fingere di stare insieme a lui. Solo per due giorni, che è tornata Cora in cittá. Noi siamo..solo amici.» Mormora Stiles, abbassando il volto.

Jonh alza le sopracciglia:

«E la foto in cui vi baciate? Come la spieghi?» Stiles sussulta visibilmente.

«Fa parte della finzione...»

«Stiles, vorresti dirmi che non provi assolutamente nulla per Derek? Che quel bacio ti ha fatto schifo?!» Grida il padre, guardando Stiles negli occhi.

Stiles evita il suo sguardo, non sapendo neanche lui cosa rispondere.

Lo Sceriffo fa un sorriso amaro:

«Ho abbastanza materiale per far trasferire Derek in un'altra scuola, Stiles. Domani provedderó.» 
Lo informa, freddamente.

Stiles si alza in piedi, sbarrando gli occhi:

«Non puoi!» Grida, mentre lo Sceriffo si alza a sua volta.

«Lo posso fare, e lo faró. 
É per il tuo bene, Stiles, cerca di capirmi.»

Stiles si volta da un'altra parte, sorridendo come se avesse appena sentito una cazzata colossole.
Gli viene quasi da ridere. 
Poi si rigira verso suo padre:

«Per il mio bene?» Chiede, sicuro di aver capito male.

«Sì, Stiles.»

Stiles non si é mai sentito così preso in giro, mai.

«Quindi tu per il mio bene vorresti mandare via l'unica persona che voglio accanto?» Sussurra Stiles, con una gran voglia di piangere, di rompere qualcosa.

Lo Sceriffo resta a guardarlo senza dire nulla, sopreso delle sue parole.

«Non posso perdere Derek, papà. 
Non anche lui... non anche lui...» Mormora, mentre delle lacrime gli scendono dagli occhi.

Lo Sceriffo, convinto di star facendo la scelta giusta, replica:

«È meglio così, per entrambi.» Eppure non guarda il figlio mentre parla, non riesce a vederlo piangere, soprattutto se sa sia a causa sua.

Stiles si passa una mano sugli occhi, girando più volte la testa da un'altra parte.

«Non posso credere che mi stai facendo questo... non posso credere che mio padre mi sta ferendo...» Le sue parole escono fuori con una rabbia e una delusione assurda.

Lo Sceriffo le riceve come una pugnalata nel petto.

«Stiles...»

«Stiles un cazzo!» Urla, cercando invano di trattenere le lacrime.
Poi Stiles si avvicina ad un mobile del salone, dove ci sono tutti i dischi.
Tra questi c'è anche quello che gli aveva fatto sua madre per il diciottesimo.

Lo afferra, tremando, e lo lancia a suo padre:

«Guardalo! Mamma non sarà più qui, ma ha sempre capito cos'era o no giusto per me! È sempre stata dalla mia parte! Non ha cercato di allontanarmi da qualcuno che significa così tanto per me!» Si sfoga, rimanendo quasi senza fiato.

"Facile buttarti, se non hai alcun pensiero che ti tiene su quel palazzo, a un passo dal cadere e a un passo dal resistere."

Lo Sceriffo prende il disco in mano, a quel punto alzando tristemente gli occhi sul figlio:

«Perchè Derek significa così tanto per te?» Osa chiedere.

"Perchè dici così, Stiles? Hai per caso un pensiero che ti tiene in bilico fra le due possibilità?"

Stiles sorride tristemente:

«Forse perchè lui...» Cerca di spiegarsi, sentendosi tremendamente ridicolo per ciò che sta dicendo. 
Ma non riesce a trattenere un sorriso, rigato dalle lacrime.

«...forse perchè lui é proprio quel pensiero che mi tiene su quel palazzo, in bilico tra la possibilità di cadere e quella di resistere...»

Giá, si sente proprio ridicolo ad esprimere queste sensazioni, emozioni.

Suo padre resta a fissarlo Stiles senza dire una parola, con la bocca socchiusa, e gli occhi lucidi.
Lui non può capire, e infatti sembra anche confuso.

Stiles a quel punto se ne va di sopra, a chiudersi in camera, e continuare a piangere in silenzio.
Avrebbe proprio bisogno di Derek ora.

Esattamente in quel momento gli arriva un suo messaggio, e tra le lacrime sorride leggendolo:

"Ehi, Stiles. 
Ti volevo solo ringraziare per essere stato al gioco. Sono stato bene in questi due giorni, ed è merito tuo. Cora ti adora.
Derek."

Digita veloce una risposta:

"Tranquillo Der, ricordati che io per te ci sono sempre."

Si stende sul letto, chiudendo tutte le luci.

"Anch'io per te, ragazzino.
Derek."

E Stiles si addormenta con un sorriso, mischiato alle lacrime.

---

Lo Sceriffo sale nel suo ufficio, passando accanto alla camera di Stiles. Resta un attimo davanti alla porta, indeciso se bussare o meno, ma alla fine decide che per quella sera è meglio lasciare perdere.

Così si siede sulla scrivania, chiudendosi dentro alla stanza, ed accendendo il computer.

Inserisce il dvd nell'hard disk, notando che sopra alla custodia c'é un post it, con su scritto un determinato tempo.

Così lo Sceriffo manda avanti il filmato a quei minuti e secondi esatti, trasalendo di fronte alla figura di sua moglie.

Da quanto non vedeva un video con Claudia? Forse troppo...
Si strofina un attimo gli occhi, sospirando, e chiedendosi perchè suo figlio vuole che lo veda.
É un modo per vendicarsi forse? Facendogli rivedere sua moglie morta?

Claudia è seduta su una sedia, e accenna un sorriso verso la telecamera.
È vestita con una camicetta bianca, e dei jeans. Apparantemente sembra stare bene, ma ha due occhiaie evidenti, e il volto sembra stravolto, nonostante il trucco.

L'unica cosa che illumina l'ufficio é lo schermo del computer.

«...E un'altra cosa Stiles.» Continua un discorso Claudia. 
Lo Sceriffo credeva di esseresi dimenticato la sua voce, invece é proprio come si ricordava lui.

«Voglio parlarti di Derek. 
Adesso che guardi questo video hai diciotto anni, ma da quando avevi sei anni eri ossessionato da quel ragazzo...» Claudia si ferma un attimo, sorridendo:

«E immagino che adesso ne sarai innamorato, eh? Così voglio dirti quello che tra qualche anno non potrò più dire...»

Lo Sceriffo sente di avere gli occhi lucidi, non pensava facesse così male rivederla.
Purtroppo Claudia non sapeva che Derek se ne sarebbe andato.

«...Stiles, bambino mio, lotta per ciò che ami, sempre. Per ciò che ne vale la pena, per ciò che ti fa star bene. 
So che Derek é la tua persona, Stiles, e crescendo non potranno altro che crescere anche i tuoi sentimenti nei suoi confronti...»

Lo Sceriffo si passa una mano sulla testa, e Claudia intanto continua a parlare:

«...L'ossessione che provavi da piccolo si trasformerá in qualcosa di più grande, Stiles. Molto più grande. 
È inevitabile, figliolo. 
Vorrei essere lì con te, quando conoscerai finalmente l'amore. 
Quando non farai altro che pensare a lui, a volerlo sempre vicino a te. Quando proverai invano ad immaginarti un qualcosa senza di lui.
Purtroppo non posso, e se è davvero così, se Derek è davvero anche la tua persona...fregatene di tutto il resto. Fregatene della differenza di età, insomma, hai diciotto anni adesso
Fregatene di tutte le difficoltá che possono esserci. Per chi amiamo siamo disposti a fare di tutto...»

Lo Sceriffo ha le lacrime agli occhi, rendendosi conto della cazzata che ha fatto. Potrebbe perdere suo figlio.

«...E so che potrai pensare Derek non ti voglia allo stesso modo, ma io ho visto come tiene a te, Stiles. 
E anche se sei solo un bambino adesso che io sono quicerte persone sono semplicemente destinate a stare insieme, Stiles. 
Certe persone hanno un legame così forte che è difficile da spezzare. 
E sono convinta che Derek si renderà conto che l'affetto che provava un tempo per te si è trasformato in ben altro, perchè lui é uno di quelli che ti conoscerà a memoria, che ti vedrà per come sei davvero, e al quale sembrerai perfetto così come sei...»

Lo Sceriffo si asciuga le lacrime.
Claudia ha sempre capito tutto.
Aveva visto che tra i due c'era una sorta di legame fin da quando erano piccoli, e sapeva che con il crescere si sarebbe potuto solo rafforzare di più.

Lo Sceriffo è convinto che se Derek fosse restato probabilmente i due starebbero insieme già da qualche anno.

Derek aveva sempre dimostrato di tenere davvero tanto a quel bambino, ma ciò che gli impediva di riuscire a vederlo in un altro modo era appunto l'età.

Ora che Stiles è diciottenne lo Sceriffo sa che niente può impedirglielo.
Quando tieni troppo ad una persona e non ci sono ostacoli spesso succede che perdi la testa per quel qualcuno.

E Claudia l'aveva capito.

E lui ha detto tutte quelle a suo figlio, ha minacciato di mandargli via l'unica persona che Stiles ha mai voluto così tanto al suo fianco.
Ha minacciato di togliergli tutto quello che ha di più caro.

Quanto è stato stupido?
Ha sbagliato proprio tutto...

«...E ricorda figliolo, saró sempre con te, anche se fisicamente non mi vedrai. E lotta, lotta sempre, perchè ti meriti tutta la felicità e amore possibile.»

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Derek scende in cucina, trovando Cora già a fare colazione.

«Dov'è Chris?» Chiede il ragazzo, avvicinandosi alla caffettiera.

Cora prende dei cereali con il cucchiaio dalla tazza.

«É di sopra a sistemare le valigie.»

Derek annuisce, preparandosi il caffé, quando nota che sua sorella lo sta guardando in modo strano.

«Che c'è?» Se ne esce, spazientito. Non gli piace come lo sta guardando..come se lei si stesse tenendo qualcosa dentro.

«Okay, so tutto.» Afferma, incrociando le braccia.

Derek sussulta lievemente, guardandola negli occhi:

«Tutto cosa?»

Cora alza un sopracciglio.

«Di te e di Stiles.»

Derek quasi si strozza con la sua stessa saliva, e gli casca la tazza del caffè dalle mani. Impreca.

«Volevo dirtelo, Cora. 
Peter aveva capito male. 
Avevo paura di deluderti...» Sospira, mentre Cora si intenerisce.

«Non potresti mai deludermi Derek. Quindi, fammi capire, lui ha trovato te Stiles nel tuo letto per quale motivo??» Cora cerca risposte ai suoi dubbi.

Derek pulisce per terra.

«Perchè gli dò ripetizioni di matematica, e si é addormentato qui.» Spiega brevemente, per poi bloccarsi.

«Spiegami come l'hai capito.» Ordina poi, perplesso.

Cora accenna un sorriso:

«All'inizio ero sospettosa. 
Insomma, conoscendoti Derek scapperesti dall'amore, non viceversa. Inoltre ne ho avuto la conferma quando vi siete baciati.»

Derek alza un sopracciglio:

«Che vuol dire?»

«Quando vi siete baciati sembrava non riuscivate a contenervi, se non vi avessimo fermati probabilmente dopo qualche minuto eravate lì in mezzo a tutti a scopare e...»

«Cora!» Cerca di fermarla Derek, tutto rosso, incrociando le braccia al petto.

«... e sembrava come se aveste aspettato quel momento da tipo sempre.» Conclude la sorella, e Derek rimane senza parola.

«Come mai non ci sei rimasta male?» Cerca di cambiare argomento lui, notando come stranamente la sorella sorrida.

«Non starai con lui, ma ti piace. 
E anche tanto.»

Derek sussulta, evitando il suo sguardo, sentendo il cuore andare più veloce.

«Non è vero, Cora.»

«Derek, riesco a capire quando menti oppure no. Sono tua sorella.»

Derek sospira pesantemente, rilassando tutti i muscoli.

«Sono il suo professore, Cora. 
È solo un ragazzino, non posso.» Afferma, non troppo convinto.

Cora stringe le labbra:

«Non essere stupido, Derek! Non é solo questo, e lo sai bene! É la paura che ti ferma. La paura di starci male ancora.»

Derek la guarda negli occhi:

«Mi sembra vedere la fregatura ovunque, Cora.» Ammette, mentre la sorella gli si avvicina, posandogli una mano sulla spalla.

«È Stiles, Derek. Il bambino che era ossessionato da te.» Mormora Cora, accennando un sorriso.

«Lo so Cora, lo so. 
É solo che se dovessi essere di nuovo usato, Cora.. io, non ce la farei più...»

La sorella abbraccia d'istinto Derek, soffocandolo con l'abbraccio. 
Derek ricambia la stretta, chiudendo gli occhi.

---

Stiles si sveglia, facendo per alzarsi, quando una figura seduta sul suo letto lo fa sobbalzare.

É suo padre.

Stiles si mette a sedere vicino al cuscino, guardandolo male. 
Cos'altro vuole da lui?

«Cosa vuoi?» Chiede, voltando la testa altrove.

Lo Sceriffo abbassa il volto, non volendo mostare gli occhi rossi, causati dal video.

«Volevo scusarmi, Stiles.» Mormora.

Stiles a quel punto lo guarda, socchiudendo la bocca:

«Cosa?» Chiede, incredulo.
Pensava fosse venuto qua per annunciargli ufficialmente il trasferimento di Derek.

«Sono stato un pessimo padre, Stiles. Tua madre aveva sempre capito tutto...»

Stiles abbassa lo sguardo.

«Ah, davvero?» Chiede, ironicamente.

«È solo che è difficile, Stiles. 
È difficile senza tua madre a volte, non sapere mai se stai facendo la scelta giusta o sbagliata... Sono umano, Stiles. Posso sbagliare anch'io...»

Stiles rimane qualche secondo senza dire nulla.

«Quindi non farai trasferire Derek?»

Lo Sceriffo scuote la testa.

«No, Stiles. Non ti allontano dalla persona di cui sei innamorato.»

Stiles sussulta, arrossendo.

«Non sono innamorato..»

Lo Sceriffo accenna un sorriso, provando invano a credere alle parole del figlio:

«Sai, Stiles...una volta Derek mi chiamò dopo essersi lasciato con la ragazza...» Comincia a raccontare John, mentre il ragazzino ascolta interessato.

«E mi confidò che avrebbe voluto tu fossi più grande. Disse che saresti stato l'unico di cui lui si sarebbe mai fidato...»

Stiles resta a bocca aperta, provando invano a ricordarsi qualcosa di quando era piccolo.

«Perchè non riesco a ricordarmi nulla? Perchè Derek è solo una sagoma sfumata nei miei ricordi?!» Sbotta, disperato, prendendosi la testa fra le mani.

Il padre si aspettava una simile domanda, e cerca le parole adatte per spiegarglielo:

«Stiles, é successo tutto quando Derek è partito. Avevi otto anni, ma dopo la morte di tua madre ti eri aggrappato a lui, come se non avessi altro. 
Quando se ne è andato, hai cominciato a smettere di mangiare, scoppiavi a piangere senza motivo. 
Avevi continuamente incubi su incubi.
Credevi che Derek ti aveva lasciato come aveva fatto tua madre, e non riuscivi a sopportare di aver perso due persone così importanti per te...» Inizia a raccontare lo Sceriffo, mentre Stiles ha gli occhi lucidi.

«...Un giorno sei svenuto, e ti abbiamo dovuto portare all'ospedale, per farti riassumere i liquidi che avevi evitato per quel mesetto dopo la sua partenza. Non sapevo cosa fare, Stiles. 
Credevo di perderti, non potevo perdere anche te. Quando ti risvegliasti non ti ricordavi perchè eri lì, e quando nominai Derek mi guardasti confuso, non sapendo a chi mi riferissi. 
Avevi compiuto da poco nove anni. Chiamai Deaton, che oltre ad essere veterinario si occupa un pò di medicina in generale e anche di arti magiche, e lui ti visitò.
Concluse che il tuo cervello aveva costruito come un meccanismo di difesa, per evitarti di soffrire ancora.
É così che dimenticasti Derek Hale...» Conclude lo Sceriffo.

Stiles ha gli occhi sbarrati, e vorrebbe fosse davvero tutto uno scherzo. 
Gli sembra così assurdo, e deve ancora digerire queste nuove informazioni.

«E...e come faccio a riavere i miei ricordi?» Osa chiedere, senza guardare in faccia il padre.

«Non lo so, figliolo, dovresti chiedere a Deaton.» Sussurra John.
Stiles resta un attimo sconvolto di tutto ciò, quando il suo telefono, e lui l'afferra immediatamente:

"'Giorno, Stiles.
Ti andrebbe di aiutarmi a dipingere la mia camera? Il nero mi ha stancato...
Derek."

Sorride al messaggio, dimenticandosi per un attimo tutto quello che ha appena appreso.

«É lui, vero?» Domanda il padre, accennando un sorriso.

Stiles annuisce, avvampando:

«Mi ha chiesto se l'aiuto a ridipingere la sua stanza...» Spega brevemente.

«Vai, figliolo. E spero tu possa perdonarmi per tutto...»

Stiles si alza dal letto, slanciandosi verso suo padre, stringendolo in un abbraccio.

---

Derek apre la porta di casa, trovandosi davanti Stiles con in mano tre barattoli di vernice.

Stiles ha una smorfia sul volto, evidentemente non riuscendo più a tenere quei barattoli su.

Derek allora gliene prende due:

«Forse non dovevi smettere di fare palestra.» Lo prende in giro, mentre il ragazzino fa finta di essersi offeso.

Entrano dentro casa, e Derek poggia un attimo i barattoli per terra, osservandoli:

«Lilla, rosa e viola. Serio, Stiles?»

Stiles gesticola:

«Erano gli unici che avevo in garage.» Spiega, trattenendo a stento una risata. Derek scuote la testa, divertito.

«Stiles, ce l'ho io la vernice.»

I due allora vanno di sopra, in camera del ragazzo, dove ci sono due barattoli.
Uno di vernice bianca e l'altro di vernice gialla.

«Visto che entra sempre molta luce qua dentro ho pensato il giallo fosse azzeccato.» Spiega Derek, mentre Stiles l'osserva sull'uscio.

Derek è illuminato infatti dalla luce del Sole, e i suoi occhi verdi assumono riflessi dorati. Sembra surreale.
Stiles si perde nel guardarlo, mentre Derek cerca due pennelli.

«....quindi, Stiles?» Conclude un discorso Derek, peccato che il ragazzino non lo stesse minimamente ascoltando. Era troppo preso dai suoi lineamenti, da quei capelli mori leggermente scompigliati, e da quella barba che è sempre al punto giusto.

«Umh, cosa?»

Derek alza un sopracciglio:

«Non mi stavi ascoltando?»

Stiles si tocca il capo imbarazzato.

«Umh, stavo pensando a... quanto in effetti il giallo sia un bel colore.» Improvvisa, mentre Derek scuote la testa con l'accenno di un sorriso.

«Ti stavo spiegando che prima ovviamente dobbiamo dipingere tutto di bianco, per poi passare sopra con il giallo.»

Stiles annuisce.

«Come mai hai voluto cambiare colore, Derek?» Cambia argomento Stiles, mentre il ragazzo guarda da un'altra parte.

«Un anno fa ho comprato questo loft, e quando ho pensato a come dovesse essere la mia camera mi è venuto in mente subito il nero. Nero come riuscivo a vedere tutto fino a quel momento.»

«E ora?» Osa chiedere Stiles.

«Questa mattina mi sono svegliato, e ho guardato attentamente la mia stanza. E l'ho vista luminosa, colorata. Non vedo il nero, Stiles, non più.» Mormora, piegando le labbra in un lieve sorriso.

Stiles sorride automaticamente, come un'ebete, a guardare il ragazzo davanti a lui, che gli sembra la persona migliore che abbia mai conosciuto.
Sa che non è solo questione di colori, nelle sue affermazioni c'é molto altro dietro, di più profondo.

Così cominciano a ridipingere tutte le pareti di bianco, quando per il soffitto non riescono a capire come fare.
La sedia è troppo bassa.

«Ho un'idea!» Esclama Stiles d'un tratto, con gli occhi che brillano.

Derek lo guarda visibilmente preoccupato:

«Le tue idee mi spaventano.» Ammette.

«Posso salire sulle tue spalle!» Spiega il ragazzino, entusiasto all'idea.
Derek corruccia lo sguardo, capendo poi che sembra essere l'unica soluzione. Così si ritrova ad arrendersi.

«Va bene.» Sospira, abbassandosi.

Stiles sorridendo sistema le gambe intorno al suo collo, e Derek gliel'afferra saldamente. 
Stiles cerca di stare in equilibrio, mentre Derek si alza in piedi.

All'inizio sembra andare tutto bene, tanto che Stiles comincia a spennellare sopra di sè.

Purtroppo, come sospettava Derek, l'equilibrio del ragazzino è più che precario, e ad un certo punto Derek si trova a cercare invano di non cadere.

«Stiles!» Grida.

«Non riesco a stare drittooooo» Urla l'altro in rimando, come se fosse una scusa plausibile.

Dopo pochi secondi sono entrambi sopra al letto, caduti per fortuna su qualcosa di morbido.

Stiles ride, mentre Derek lo fulmina con lo sguardo. Il pennello é caduto da qualche parte a terra.

Stiles nota che la barba di Derek è leggermente sporca di bianco, probabilmente il pennello l'ha sfiorata nella caduta.

Sono uno steso davanti all'altro, a pochi centimetri di distanza.

«Aspetta...» Borbotta Stiles, portando la sua mano sulla barba del ragazzo.
Alza leggermente il volto di Derek, strofinando con il pollice il punto in cui è sporco.

Derek osserva in silenzio quel volto concentrato, così vicino che i loro respiri si mischiano.

Il pollice di Stiles continua a strofinare lentamente, nonostante non sia più sporco, e quando Stiles se ne rende conto si distacca, come se prima fosse in una sorta di trance.

«Umh, io direi ora di dipingere di giallo le pareti. Per il soffitto dovremmo trovare un'altra soluzione.» Parla velocemente il ragazzino, alzandosi dal letto.

Derek si chiede cosa gli sia preso a Stiles, ma segue il suo dicorso in silenzio, approvando.

Stiles si ritrova con il cuore che va a mille. Prima sentiva un forte impulso di accarezzare il volto di Derek, e riesce come a controllarsi sempre di meno.
Non sa cosa gli stia succedendo, ma ne è spaventato.

Mentre dipingono di giallo la stanza Stiles pensa che tra una settimana é Natale.

«Derek! Cosa fai a Natale?» Chiede, curioso, guardandolo di sottecchi.

Il ragazzo, accanto a lui, passa delle pennellate sulla parete.

«Niente.»

Stiles a quel punto si gira verso di lui.

«Non stai con Peter e Cora?» Domanda, sorpreso.
Derek scuote la testa.

«Cora sta con la famiglia del ragazzo, mentre Peter non ne ho la minima idea, e non lo voglio sapere.»
Stiles capisce subito che il ragazzo é abituato a passare il Natale da solo.

«Vuol dire che quest'anno non lo passerai più senza fare nulla!» Esclama Stiles, sorridendo, spruzzando felicitá da tutti i pori.

Derek smette di dipingere, guardando confuso il ragazzino.

«Cosa vuol dire?»

«Lo passeremo insieme! Andremo in piazza dove c'é il gigantesco albero di Natale, poi ci rimpinzeremo di cibo e...» Inizia a straparlare il ragazzino, con occhi sognanti, come se stesse immaginando la scena davanti a sè.

«Stiles, e tuo padre?» Lo ferma Derek, chiedendosi come sia possibile che Stiles voglia davvero passare il Natale con lui.

Stiles abbassa lo sguardo:

«Mio padre deve lavorare anche a Natale.» Sussura.

«Sempre?» Chiede sorpreso Derek, non ricordandosi una cosa simile.

Stiles abbassa anche il volto, muovendo il piede nervosamente.

«Sempre.»

Derek riflette che Stiles ha passato sempre il Natale da solo, da quando gli é morta la madre. 
Per i bambini il Natale è la cosa più bella e attesa, mentre per Stiles non doveva essere così. 
Non ha avuto una vera infanzia, ecco perchè talvolta a Derek sembra così maturo per la sua età, mentre altre volte Stiles si comporta come se tornasse piccolo.

«Per me il Natale non è mai stato un bel giorno.» Ammette Stiles, notando lo sguardo di Derek.

«Neanche per me.» Aggiunge Derek, ritrovandosi così simile al ragazzino.

Stiles poi alza lo sguardo su di lui.

«Forse dovremmo solo trasformare qualcosa di brutto in qualcosa di bello.» Parla Stiles, accennando un sorriso triste.

Derek incrocia i suoi occhi verdi con quelli nocciola del ragazzino.

«Stando insieme?»

A Stiles s'illumina lo sguardo.

«Sì, stando insieme.»

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Stiles si dirige nel corridoio con Scott e Lydia. Non ha raccontato niente a loro della finzione che ha avuto con Derek, nè di quello che ha scoperto su quando era piccolo.

Loro sanno che lui e Derek hanno avuto una relazione e ora sono amici.
E devono continuare a crederci.

Stranamente Derek non si è presentato al bar, nonostante abbia lezione con la classe di Stiles alla prima ora.

Il ragazzino ha lasciato stare, senza scrivergli nulla, non volendo sembrare troppo opprimente.

«Che hai fatto questo week end, Stiles?» Gli chiede Lydia, visto che il ragazzino non si è fatto proprio sentire.

Stiles avvampa.

«Umh, sono stato a casa che mi sentivo poco bene.» Borbotta, mentre Lydia lo guarda sospettosa.

Passando per il corridoio tutti guardano il trio, dal momento che Stiles è diventato popolare, ma lui non sembra farci troppa attenzione.

Scott fa l'occhiolino a qualcuna, fino a che Lydia gli tira una gomitata, ricordandogli che sta con Kira.

Poi Scott e Stiles salutano Lydia, per avviarsi in classe.
Stiles sussulta alla vista di un altro professore, e resta impalato sull'uscio.
È anziano, e lo guarda con lo sguardo corrucciato:

«Si sieda.» Gli ordina, ma Stiles continua a fissarlo con la bocca dischiusa.

«D-dov'è il professor Hale?» Balbetta, pensando subito a suo padre. 
Che alla fine abbia deciso davvero di trasferirlo?

«Ha preso un giorno di malattia.» Alza le spalle indifferente il professore, e Stiles sospira di sollievo, andandosi a sedere accanto a Scott.

Le ragazze della sua classe da qualche tempo hanno cominciato a notarlo sempre di più, e, quando non c'è Derek, ci provano chiaramente con lui. Soprattutto da quando non sta più con Malia.

«Stiles, mi aiuti in letteratura? Ho saputo che dei bravo.» Si gira una ragazza verso di lui. 
È anche bella, molto, e Scott gli fa un cenno d'incoraggiamento.

Eppure Stiles la guarda, ma non riesce ad interessarsi a lei. 
E si sente davvero strano per questo.
Mesi fa avrebbe fatto i salti di gioia se una ragazza simile gli avesse rivolto anche solo la parola.

«Scusami ma ultimamente sono impegnato.» S'inventa, per poi prendere il telefono, e digitare un messaggio:

"Ehi, Der, stai male?"

Lo invia, aspettando con ansia una risposta, mentre Scotto guarda cercando di capire perché il suo migliore amico abbia appena rifiutato una ragazza del genere.

---

«Ciao, papà.» Saluta lo Sceriffo, appena tornato a casa da scuola.
È un pò preoccupato, perché Derek non ha mai risposto al suo messaggio.

Lo Sceriffo sta preparando il pranzo, e risaluta il figlio, notando che sembra in ansia per qualcosa.

«Cosa succede, Sti?» Gli chiede, preoccupandosi a sua volta.

Stiles si siede a tavola, appoggiando la testa su una mano.

«Derek oggi si è dato malato. 
Non risponde ai miei messaggi, non so davvero cosa pensare.» Confida, guardando suo padre, in cerca di una risposta.

John smette di cucinare, guardando subito il calendario in cucina, sospettando una cosa ben precisa.
Poi si porta una mano davanti al volto:

«Ma certo!» Esclama, tristemente. Proprio come temeva.

Stiles lo guarda senza capire, che sta dicendo suo padre?

Lo Sceriffo sospira pesantemente.

«Oggi é l'anniversario della morte della sua famiglia. Il decimo, se non sbaglio.» Informa Stiles, il quale fa cadere a terra il telefono, che fino a prima teneva in mano.

«Merda, merda. Devo andare da lui.» Parla velocemente Stiles, alzandosi da tavolo di fretta, senza neanche mangiare. Lo Sceriffo lo blocca:

«Calmo, Stiles. Sei sicuro di andare? Che Derek voglia qualcuno al suo fianco?» Gli chiede, non volendo che il figlio commetta una cazzata, magari venendo trattato male dal più grande.
Non vuole che poi ci stia male, ed é anche per questo che all'inizio non era d'accordo all'idea che Stiles e Derek potessero mai frequentarsi in un altro modo.

Ma dopo il filmato di Claudia John ha capito che Stiles è cresciuto, e che non può pensare sempre a doverlo proteggere da tutto ciò che può fargli male.

Stiles scioglie la stretta:

«Lui non mi ha lasciato solo.» Risponde semplicemente, riferendosi principalmente a quando era morta sua madre.
È grazie a lui se ha avuto la forza di vedere quei filmati.

Il padre annuisce, lasciandolo andare.

Stiles esce subito da casa, caricandosi nella jeep. Nessuno dovrebbe stare solo in situazioni simili.

All'inizio non riesce ad inserire bene le chiavi, ed impreca un pò di volte, per poi partire verso il loft.

Ci arriva in una decina di minuti, e scende subito, correndo all'interno dell'edificio.

Prende velocemente l'ascensore, cercando qualcosa da poter dire a Derek, ma al momento non gli viene in mente proprio nulla.
Arriva davanti al portone, e suona al campanello.

Sbatte il piede in terra nervosamente, aspettando con ansia che la porta si apra.

Dopo un minuto ancora nulla.
Risuona, guardandosi intorno, come se Derek potesse comparire dal nulla.

Sono passati altre due minuti, e Stiles non ha sentito ancora alcun rumore all'interno della casa.

«Derek? Sono io! Stiles!» Urla, con la testa appoggiata alla porta, ipotizzando che forse il ragazzo non vuole vedere nessuno. Eppure non percepisce alcun movimento, e qualcosa gli dice che Derek non é a casa.

«Derek, dove sei?» Mormora, accasciandosi vicino alla porta, con la schiena contro di essa.

Dove può essere andato?
Stiles, ragiona.
Questo è un giorno orribile per lui, quindi sicuramente mentalmente non sta bene. Sarà a pezzi.

E se a Derek venissero strani pensieri per la testa?

"Lo chiamano anche il Ponte dei Suicidi, sai? Credo che il nome sia azzeccato..."

Ma certo, Dio, sa dov'è!

È dove tutto è iniziato.

---

Stiles parcheggia accanto al bosco, e corre verso il ponte, senza mai fermarsi. Ha anche cominciato a piovere, ma a Stiles non interessa.

Ha il fiatone, e quando intravede il famoso ponte rallenta.
Si avvicina sempre di più, quando si blocca di botto, pietrificato.

Vicino alla ringhiera del ponte c'é un muretto, e sopra il muretto c'é una persona in piedi.

Derek.

Stiles si fa forza, facendo qualche passo in avanti, arrivando all'inizio del ponte, con il cuore che minaccia di esplodere.

Derek non l'ha notato, è troppo occupato a guardare l'acqua del fiume, come ammaliato. Come stregato.
Il cielo non é mai stato così grigio.

Stiles dischiude la bocca, mentre sente di avere gli occhi lucidi. 
Non può lasciare che Derek faccia questo, non può.

La pioggia sembra colpire Derek e allo stesso tempo sorpassarlo. 
Lui neanche se ne rende conto, ma ha la maglia molla e i capelli bagnati, che gli ricadono sulla fronte.

«Non è stata colpa tua!» Urla Stiles improvvisamente, più forte che può, con le lacrime agli occhi, mentre Derek si gira di scatto verso il ragazzino.
Stiles osserva il suo sguardo vuoto, triste, pieno di rimorsi.

I suoi occhi verdi non sono mai stati così spenti.

Derek chiude le mani a pugno, abbassando il volto.
Non sa se il ragazzino sta davvero piangendo oppure è solo pioggia.

«Se non era per me, sarebbero ancora tutti vivi.» Mormora, mentre Stiles si avvicina sempre di più, con le lacrime che gli rigano il viso, mischiate alle goccie d'acqua.

«Eri solo un ragazzino, Derek. Non é mai stata colpa tua...» Sussurra Stiles, cercando invano di smettere di piangere, portandosi la manica della felpa sul volto.

«E Laura era solo una ragazza...» Replica Derek, tornando a guardare l'acqua.

Stiles volta la testa da un'altra parte, cominciando a vedere sfocato per le lacrime.
Non si è mai sentito così inutile.

«Hai fatto una promessa, Derek!» Grida, arrabbiato. 
Come può promettere certe cose e poi non mantenerle?

Derek si gira a guardarlo negli occhi, attraverso la pioggia.

«Pensi sia facile, Stiles?
Non trovo niente da amare!
Mi dispiace, Stiles, ma ho...ho solo ricordi brutti.» Derek rilassa tutti i muscoli, cercando di non notare le lacrime del ragazzino, che scorrono inesorabili.

Derek riflette che nessuno ha mai pianto per lui. Forse sua sorella.

Stiles é a un metro da lui.

«Trasformeremo tutti i ricordi brutti in belli, ricordi, Derek? Insieme.»
La sua voce esce spezzata, flebile, distrutta.

Come se Stiles stesse per perdere tutto.
Derek evita il suo sguardo.

«Vai a casa, Stiles.» Le parole escono fuori freddamente, e per Stiles sono come delle pugnalate.

«Non senza di te, Derek. Non senza di te!» Urla con il poco fiato che ha, sembra quasi un bambino capriccioso, mentre Derek vacilla con lo sguardo.

«Perchè sei così preoccupato per me, Stiles?»

Stiles trasalisce, mentre la pioggia continua incessante.

«Perchè...siamo amici, Derek. Ricordi?» Era la stessa cosa che gli aveva risposto il ragazzo, quando Stiles gli aveva posto la medesima domanda.

Derek è insicuro su cosa fare, e torna a guardare il fiume sotto di lui. 
Se si buttasse morirebbe in pochi secondi. Di sicuro non c'è modo di soppravvivere.

Sa anche la velocitá con la quale cadrebbe, e il tempo in cui impiegherebbe il suo corpo a diventare una carcasse.
Derek basa tutto sulla matematica, ma forse a volte qualcosa sfugge ai numeri, alle equazioni...forse a volte qualcosa non si riesce proprio a spiegare.

Derek non dà segni di voler scendere dal muretto, e ormai la maglia gli si é appiccicata sul corpo. 
Trema leggermente, cominciando a sentire freddo.

Stiles ormai addosso ha più lacrime che acqua, e si avvicina ancora di più al ragazzo.

«Derek, non posso perderti... non posso perdere anche te...» Mormora, ormai non sapendo più cosa dirgli, come convincerlo a restare.

Derek lo guarda, senza parlare, e con un'espressione quasi affranta.

«Per favore, Derek...resta con me, non lasciarmi...» Continua a sussurrare, creando strani legami con quegli occhi verdi.

Poi Stiles gli offre una mano, allungandola verso di lui:

«Non lasciarmi...»

Derek si ritrova a pensare che doveva suicidarsi mesi fa, su questo ponte.
E qualcosa gliel'ha impedito.
O meglio, qualcuno.

Lo stesso qualcuno che adesso gli sta offrendo la mano, in lacrime.
Derek tentennando la guarda, per poi afferrarla saldamente, e Stiles lo trascina giù veloce da quel muretto.

«Mi hai spaventato a morte, Derek! Non farlo mai più!» Si arrabbia Stiles, lanciandosi subito dopo su Derek, e circondando il suo corpo con un abbraccio.

Derek chiude gli occhi, ricambiando la stretta del ragazzino. 
Il ragazzo lo stringe a sè così forte che sembra possa volare via da un momento all'altro.

La pioggia cerca di farsi strada tra i due, per separarli, ma i loro corpi sono così vicini che non é possibile.

Si staccano, e Stiles esamina bene il ragazzo:

«Derek, non piangi mai?» Chiede, stupito. Derek abbassa lo sguardo.

«Non ho pianto più da quel giorno...» Mormora, riferendosi a quando hanno ritrovato i corpi dei suoi familiari.

«Perché? Ti farebbe bene piangere, sai, per sfogarti...»

Derek volta la testa da un'altra parte.

«Non ci riesco, vorrei. 
Ma semplicemente non riesco a piangere. Non più.» Sussurra, sospirando.
Come se avesse riservato tutte le sue lacrime alla sua famiglia.

---

Mezz'ora dopo sono al loft di Derek, cambiati e asciutti.
Derek ha prestato a Stiles dei suoi vestiti, mentre il primo era andato a farsi una doccia.
Inoltre Stiles ha dovuto spiegare a Derek che sapeva della sua famiglia per via dello Sceriffo, anche se non è del tutto vero.

Derek è seduto sul divano, con il volto abbassato, e Stiles gli si siede davanti.

«Lo sai che i tuoi genitori vorrebbero che riprendessi in mano la tua vita, vero?» Gli fa Stiles, accennando un sorriso.

«Sì.» Ammette Derek, anche se si ritrova a pensare e ripensare su una cosa in particolare, tanto che Stiles se ne accorge.

«A cosa pensi, Derek?»

Derek sospira.

«Non so se ci sarei riuscito, sai. 
Anche se tu non fossi venuto.» Ammette, mentre Stiles lo ascolta interessato.

«Spiegati meglio.»

«Voglio dire, mesi fa l'avrei fatto senza troppi ripensamenti, senza rimorsi! 
Non avevo niente che mi teneva qui, niente che mi sarebbe tornato in mente proprio mentre ero indeciso se buttarmi o no! Non avevo niente che mi avrebbe fatto venire voglia di vivere!» 
Esclama Derek, con un tono spaventato, prendendosi la testa fra le mani.

Stiles abbassa un secondo lo sguardo, per poi riportarlo su Derek:

«Perché, cos'hai adesso?»

Derek alza lo sguardo su di lui, aprendo la bocca per parlare, ma decidendo poi di restare in silenzio.

Stiles capisce che Derek non parlerà, e realizza che é ora di andarsene, visto che suo padre si stará preoccupando per lui.

Saluta Derek con un veloce abbraccio, per poi andarsene.

Quando John apre la porta di casa si accorge subito che il figlio indossa altri vestiti, e lo guarda corrucciando lo sguardo, con una strana espressione.

Stiles avvampa:

«Non é quello che sembra.» Borbotta, tutto rosso.

«Non ne voglio sapere niente!» Esclama suo padre, ritirandosi nel salone.

---

Il giorno dopo Stiles, Scott e Lydia sono di nuovo in giro per i corridoi.

Stiles si avvicina agli armadietti, quando nota che un gruppo di ragazzi si è raggruppato accanto al suo.

Guarda confuso Scott e Lydia, i quali sembrano non saperne niente.

Allora si avvicina al gruppetto:

«Cosa sta succedendo?» Chiede perplesso, mentre i ragazzi se ne vanno immediatamente, lasciando i tre soli.

Stiles allora guarda il suo armadietto, a bocca aperta, con gli occhi che brillano, e stacca il foglietto che vi era attaccato:

"Adesso ho te."

Rilegge le parole tre volte, per essere sicuro di non stare sognando.

Adesso ho te.

Poi Stiles si gira, guardandosi intorno, quando il suo sguardo cade su una persona in particolare.

Derek é appoggiato al muro del corridoio, poco lontano, e lo sta fissando. Il ragazzo lo guarda e gli sorride, con le braccia incrociate al petto.

Quel sorriso mozziafiato dedicato solo a lui.

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


Lo Sceriffo si avvicina alla camera di Stiles, il quale dovrebbe studiare prima della partita di basket che ha a scuola.

Oggi John non lavora, si è preso il pomeriggio per vedere suo figlio giocare. Anche se ha dovuto fare sacrifici, visto che ultimamente sta lavorando su un caso davvero importante, e i soldi servono.

Lo Sceriffo apre leggermente la porta, per avere una visuale di suo figlio.
Così resta sull'uscio, corruciando lo sguardo alla vista di quello che gli si propina davanti.

Lo Sceriffo alza le sopracciglia, formando con le labbra quasi una smorfia.

Stiles è seduto sulla sedia, con i gomiti appoggiati sulla scrivania, e la testa sulle mani.
Sta osservando un foglio, attaccato alla bacheca sul muro di fronte alla scrivania.

Lo Sceriffo legge le parole
"Adesso ho te."

Ma la cosa che lo spaventa di più é lo sguardo di Stiles. 
Sta guardando quel foglietto come incantato, con uno sguardo sognante, adorante. Inoltre le sue labbra sono increspate in uno stupido sorriso.
Lo Sceriffo sa bene cos'è quel sorriso.
Anche lui ce l'aveva così parecchi anni fa.

Non sa chi sia l'artefice di quel foglio, ma da come Stiles non smette di sognarci su, qualcosa gli dice che è da parte di Derek.

Lo Sceriffo scuote la testa, andandosene via, senza che Stiles si accorga di nulla:

«É proprio innamorato.» Borbotta tra sè e sè.

---

Stiles fa l'ultimo canestro, quando il tempo finisce, e partono urla dagli spalti.

La squadra di Derek ha appena vinto, e tutti si radunano intorno al capitano, contenti.

Lo Sceriffo urla dalla platea qualcosa su quanto suo figlio sia bravo, tutto orgoglioso e sorridente.

Stiles si fa dare delle pacche da tutta la squadra, quando si gira verso Derek, vedendolo sorridere vicino alla panchina.

Euforico per la partita, che è stata tostissima, Stiles senza pensarci troppo corre verso di lui, saltandogli addosso.

Derek strabuzza gli occhi, sorpreso dal suo gesto, e cerca di non cadere, con il ragazzino che lo stritola in un abbraccio.

Quando Stiles si rende conto di quello che ha appena fatto, si stacca subito.
Tutti infatti li stanno guardando.
Anche i giocatori dell'altra squadra.

Stiles diventa tutto rosso:

«Umh, andiamo in spogliatoio?» Chiede, per rompere quel silenzio imbarazzante, e allora ricominciano le chiacchiere, come se niente fosse.

Derek dal canto suo é avvampato, ringraziando il cielo che nessun professore è venuto a vedere la partita.

Lydia è seduta sugli spalti vicino a Kira, e le due si guardano un attimo.

«Te l'ho detto che c'è qualcosa che non quadra.» Le sussurra la rossa, mentre Kira annuisce lentamente.

«Come farai a scoprire cosa nascondono quei due?» Le domanda.

Lydia guarda Derek, il quale si sta dirigendo verso uno spogliatoio, diverso da quello dei ragazzi.

«Oh, prima o poi tutto verrà a galla.» Mormora la ragazza, non capendo perchè il proprio migliore amico le abbia mentito su Derek.
Lei è convinta che quei due non si sono conosciuti in un pub, e che non stavano insieme...ma allora, come sono arrivati a tutto questo?

---

Stiles finisce di fare la doccia per ultimo, aspettando sempre gli altri, visto che nessuno deve vedere le sue cicatici.
Nessuno.

Si veste con semplici vestiti, visto che dopo deve andare al ristorante di Erica per lavorare come cameriere, e lì indosserá altri abiti.
E dopo ha ripetizioni con Derek.
Insomma, gli aspetta una giornatina affatto rilassante.

Stiles fa per andarsene dallo spogliatoio, quando una voce lo fa sussultare:

«Stilinski.»

Stiles si gira alla sua destra, notando Theo in piedi vicino a una delle panche. 
Ma da dove diavolo è sbucato? Pensava di essere rimasto solo.

«Raeken, cosa vuoi?» Sospira, lasciando un attimo la sacca a terra.

Nel frattempo Derek è appena uscito dal suo spogliatoio, decidendo di andare a chiedere a Stiles per che ora dovrebbe finire da Erica stasera. Sempre se non è andato via.

Così si avvicina alla porta del loro spogliatoio, facendo per aprirla, quando sente delle voci familiari, e si blocca, per ascoltare.

Theo si avvicina a Stiles con un sorrisetto:

«Prima tu ed Hale eravate davvero patetici.» Commenta, con un velo di gelosia.

Stiles accenna un sorriso:

«Geloso, Raeken?» Lo provoco. 
Theo ringhia.

«Pensi davvero che a Hale interessi qualcosa di te?» Ride Theo, mentre Stiles rimane un attimo in silenzio.

«Sì...» Afferma, vacillando con lo sguardo, e guardando il ragazzo.

Theo alza un sopracciglio:

«Stilinski, quante cose devi ancora capire. A Hale interessa al massimo portarti a letto. Sei solo uno dei suoi tanti divertimenti. Non hai visto come gira per i corridoi con la Blake? 
Di sicuro non va a mettersi con un diciottene, sei solo la sua puttanell...»
Theo non fa in tempo a finire la frase che Stiles gli tira un pugno sulla mascella.

In effetti ha notato più che bene che Derek a ricreazione sta sempre con quella dannata professoressa.

E parlano come se fossero amici di vecchia data, mentre la Blake sembra ridere a tutto quello che Derek dice, provandoci chiaramente.

Stiles è abbastanza sicuro che Derek punti a qualcuno come la Blake, non potendo non essere eterosessuale.
O per lo meno non vorrebbe mai qualcuno come Stiles, come potrebbe mai? In realtá gli ha fatto diverse volte apprezzamenti fisici, ma Stiles teme siano stati fatti più per amicizia che per altro, anche se...anche se.

Theo si rialza, essendo caduto dopo il pugno, e sibila un 'maledetto' facendo per buttarsi su Stiles, quando la porta si spalanca.

Derek guarda Theo, pronto a colpire Stiles, e la mascella del primo rossa.

«Raeken, Stilinski, avete appena guadagnato un giorno di punizione.» 
Li informa, con un tono molto calmo e rilassato.

Stiles abbassa il volto, mentre Theo freme di rabbia.

«Che dovremmo fare? E quando?» Osa chiedere Stiles.

«Ci devo ancora pensare, intanto uscite e andatevene. 
Manca poco più di una settimana a Natale, quindi sicuramente prima delle feste.» Ordina ai ragazzini, che non sanno che Derek ha ascoltato tutta la conversazione.

---

«Erica, cosa ci fai qui?» Le chiede Derek, non aspettandosi una sua visita.
In effetti ancora non gli ha raccontato com'era andata la finta storia con Stiles, ora che ci pensa.

La ragazza entra dentro casa, vestita con una giacca nera e dei jeans attillati. Ha il solito rossetto rosso e i capelli biondi piastrati.

«È da un pó che non ti vedo, Der.» Gli dice soltanto, per poi avvicinarglisi.

Derek in breve tempo si ritrova la bocca della ragazza sulla sua, e le mani di lei che cercano di sfilargli la maglia.

«Erica...» Mormora Derek, staccando le loro labbre, quando Erica ci si avventa di nuovo, prendendo ciò come un invito a continuare.

«Erica!» A quel punto la ragazza si stacca del tutto, sorridendo, con le braccia incrociate al petto.

«Ah! Ti piace davvero, allora.» Esclama, con un sorriso a trentadue denti.

Derek la guarda senza capire, cominciando a pensare sia impazzita.

«Che stai dicendo?»

Erica si siede sul divano.

«Proprio come pensavo, Der. 
Stiles ti piace, e tanto.» Parla lei, mettendosi comoda.

Derek sussulta:

«Che c'entra Stiles ora?»

Erica fa uno strano sorrisetto.

«Non mi hai mai rifiutato, Derek. 
In un'altra occasione mi offenderei, ma era per metterti alla prova.» Gli spiega, giocando con una ciocca di capelli.

«Mettermi alla prova?» Derek fa finta di non aver sentito il resto del discorso.

Erica annuisce.

«Sì, sai, quando sei davvero preso da una persona di solito non riesci a pensare neanche di andare con qualcun altro.» Afferma, convinta.

Derek resta in silenzio, senza sapere cosa replicare.

«E adesso raccontami tutto.» Gli fa la ragazza, in vena di gossip.

Derek sospirando le si siede accanto, comiciando a raccontare tutto quello che é successo in quei due giorni.
La ragazza ascolta attentamente, interrompendolo ogni tanto per fare delle domande.

«Quindi quando l'hai baciato ti è piaciuto?» Ricapitola lei tutto.

Derek annuisce. 
Anche troppo, e non può negare che ogni tanto guardando il ragazzino gli viene voglia di ribaciarlo. 
Solo per sentire ancora il sapore delle sue labbra.

«Penso che non dovresti bloccarti troppo sul fatto che tu sei il suo professore eccetera.» Commenta la ragazza. 
Fosse solo questo, pensa Derek. 
Il problema principale era quello che gli é successo ogni volta che si è fidato o innamorato, e vorrebbe evitare tutto ciò. Purtroppo non è così facile.

Il problema è che Derek alla parola 'amore' ha associato la parola 'sofferenza'.

«Il preside ci ha minacciati diverse volte.» La informa Derek.

«E allora frequentatevi fuori scuola e basta, o in segreto, se é l'unico modo.»

Derek ci riflette su.

«Grazie per avermi ascoltato, Er. 
Ma adesso dovrei andare a prendere Stiles dal ristorante. 
Piuttosto, perché tu non sei lì?»

Erica alza le spalle.

«Oggi non lavoro.» Risponde semplicemente, per poi alzarsi dal divano.

«Lui lo sa che lo vai a prendere?» Gli chiede Erica, curiosa.

Derek accenna un sorriso:

«No, é una sorpresa.» Ammette.

Erica sorride, dando un veloce abbraccio all'amico.

«Allora vorrei esserci solo per vedere la faccia che fa quando ti vede.»

---

Derek parcheggia accanto al ristornante, illuminato da qualche lampione.

Scende dalla macchina, osservandosi velocemente sul riflesso del vetro, per sistemarsi i capelli.

Sul serio, Derek? Da quando fai queste cose? Sei patetico.

Allora Derek scuote la testa, come per scacciare questa vocina nella sua testa, e si avvia all'interno dell'edificio.

Appena entra sente un buon odorino, e si guarda intorno, alla ricerca del ragazzino.

C'é molta gente quella sera, infatti diversi camerieri fanno avanti e indietro con i piatti in mano.
Inoltre c'è un gran chiacchiericcio.

Derek vede Stiles intento a prendere un ordine da una coppietta, in una maglia rossa, con una ridicola scritta sopra.
È così buffo che Derek sorride alla vista, divertito. Anche il ragazzino stesso sembra leggermente a disagio, anche se ormai ci deve essere abituato.

Inoltre Stiles deve anche indossare dei jeans arancioni, che non sono il massimo. Derek si chiede cosa gli sia preso ad Erica, visto che la ragazza ha un buon gusto normalmente.

Poi nota che quei jeans stanno molto stretti sul sedere del ragazzino, anche troppo! Così, in bella vista...
Derek decide che deve chiedere ad Erica di fargli cambiare jeans.

Derek pensa di fare una sorpresa ancora più grande a Stiles, mettendosi a sedere su un tavolino da solo.

Quando il ragazzino viene mandato al suo tavolo, con tanto di block notes in mano e penna nera, Stiles riserva veloce un'occhiata a Derek, con distrazione, non accorgendosi inizialmente di chi ha davanti.

«Cosa vuole?» Chiede Stiles, con gli occhi fissi sull'orologio, sapendo bene che tra un minuto stacca e deve andare al loft.

«Te, in realtà.» Risponde Derek, sorridendo.

Stiles a quel punto si accorge del ragazzo, e fa cadere il block notes con la penna.

«Dio, Derek, tutti i colpi mi devi far prendere tu!! Quando poi moriró per infarto....» Inizia a straparlare, e Derek divertito si alza.

«Ti aspetto all'uscita.» Gli dice, visto che Stiles prima deve andare a cambiarsi.

Stiles allora vá veloce in una sorta di sgabuzzino, cambiandosi in un battibaleno, e prima di seguire Derek passa a fare un saluto ai colleghi.

«Ciao, ragazzi, io vado.» Saluta i due ragazzi dietro ad un bancone, sul quale si appoggia un attimo.

«Stacchi già?» Chiede la ragazza, Molly, sorpresa, visto che a volte Stiles resta qualche minuto in più, non avendo niente di meglio da fare a casa.

Stiles si gira verso Derek, che sta sull'uscio del ristorante, e che lo sta fissando a sua volta.

«Diciamo che ho di meglio da fare.» Increspa il ragazzino le labbra in un sorriso, forse un pò troppo esagerato.

«Ah! Io non farei aspettare di certo uno così. A domani, Stiles.» Lo saluta ridacchiando Molly.

«Sei fortunato, amico.» Commenta il ragazzo, Patrick. 
Stiles intanto continua a fissare Derek con quel sorrisino fottutamente scemo.

«Oh, ma noi due siamo solo amici.» Corregge Stiles i ragazzi.

Molly guarda l'espressione che ha il ragazzino sul volto, per poi osservare come Derek lo fissa.

«Solo amici? Patrick, se tu mi guardassi così ti castrerei senza alcun rispensamento.» Borbotta Molly, mentre Patrick sbianca.

---

«Stiles, concentrati.» Lo riprende per l'ennesima volta Derek, notando quanto il ragazzino si distragga facilmente.

Stiles fa fatica anche a restare ad occhi aperti, per quanto è stanco.
Giá la partita l'aveva sfiancato, poi il lavoro ha aggiunto il suo peso.

E adesso vede Derek sempre di meno, provando invano a concentrarsi sui suoi bellissimi occhi verdi, o sulla sua bocca, che si sta muovendo.

Stiles alla fine si addormenta con la testa sopra al libro di matematica, mentre Derek scuote la testa, non affatto meravigliato.

Forse dovrebbero riuscire a trovare del tempo il pomeriggio per le ripetizioni, così che non vada sempre a finire in questo modo.

Derek prende con un pò di fatica il ragazzino in braccio, facendo attenzione a non svegliarlo, e lo adagia piano sul letto in salone.

Poi Derek decide di andare a letto anche lui, e spenge tutte le luci.
E si sdraia accanto al ragazzino, sotto le coperte, addormentandosi a sua volta.

---

Derek si sveglia nel mezzo della notte, sudato.
Si alza, avvicinandosi alla cucina, per prendersi un bicchiere d'acqua.

Ha fatto un incubo, ma diverso dai soliti sulla sua famiglia.
Ha sognato Stiles, questa volta.

Stavano facendo matematica, quando d'un tratto sono entrati dei ladri nel loft e hanno sparato a Stiles.

Derek beve, asciugandosi il sudore dalla fronte.
Era così reale, dannatamente reale, tanto che appena ha aperto gli occhi ha subito portato lo sguardo sulla figura del ragazzino.

La luce della luna filtra attraverso le vetrate.
Derek non sa cosa significa quel sogno, ma ricorda bene come si era parato subito davanti al corpo del ragazzino, prendendo il proiettile al posto suo, senza alcuna esitazione.

Ed era caduto poi a terra, mentre Stiles gli stava vicino, urlandogli di resistere, mentre piangeva.

Irrigidisce i muscoli, guardando fuori dalle vetrate. Beacon Hills che splende nel buio della notte.

Improvvisamente gli torna in mente una cosa che gli aveva detto sua madre:

"Figliolo, incontrerai molteplice gente nel corso della tua vita. Ti innamorerai diverse volte, e incontrerai tanti amori. Ma ricorda bene, Derek, solo uno di questi tanti è quello vero, quello che ti fará impazzire, quello che ti fará capire cosa davvero vuol dire amare qualcuno. E quando arriverà questa persona, quella giusta, la riconoscerai. Prima di tutto sarà quella per cui vorresti morire, Derek, ma soprattutto sará quella per cui vivrai."

Derek sospira, avendo una confusione in testa mai avuta prima.
Che il sogno significhi che il suo peggior incubo adesso non sia più la morte dei genitori ma un'ipotetica morte di Stiles?
E che si sacrificherebbe, per lui?

«Torni a letto, Derek?» La voce alle sue spalle lo fa sobbalzare, e Derek distingue nel velato buio la sagoma del ragazzino.

Derek rilassa i muscoli.

«Ti ho svegliato, Stiles?» Chiede, dispiaciuto. Non intendeva affatto svegliarlo.

Stiles scuote la testa, guardandosi la punta dei piedi.

«Ho...ho avuto un incubo, proprio adesso.» Si morde il labbro, insicuro, sentendosi così ridicolo e con tanta voglia di piangere. 
Solito incubo, niente di nuovo. 
Eppure gli fa sempre tanto male.

Derek lo guarda con tenerezza:

«Sì, Stiles, torno a letto.» Mormora, mentre il ragazzino si stende sotto le coperte.

Derek lo imita, per poi avvicinare la schiena di Stiles al suo petto, e circondargli il corpo con un braccio.
Si sente di dover proteggere quel ragazzino.

«C-che fai?» Balbetta Stiles, avvampando.

«Ho letto che il contatto umano aiuta.» Afferma Derek, anche se in realtá non ne ha la più pallida idea.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


Derek cammina per il corridoio, vuoto, visto che tutti gli studenti sono usciti per andare a casa, o nei dormitori.

O meglio, tutti tranne Stiles.
Il ragazzino segue Derek come un cagnolino, con un stupido sorriso, che assume automaticamente ogni volta che vede il ragazzo.

«Stiles, che c'è?» Si gira improvvisamente Derek, portando a sbattere il ragazzino sul suo petto.
Derek inarca un sopracciglio, con un sorrisetto, notando come Stiles si sia imbarazzato e arrossito.

«Volevo chiederti se potevamo spostare le ripetizioni al pomeriggio, trovando un modo per accordarci. 
Sai, mi scoccia addormentarmi sempre poco dopo che abbiamo cominciato.» Si tocca il capo, anche se in realtà se l'è appena inventato adesso. 
In effetti pensava di parlargli di questo problemino, ma prima non ci pensava affatto.

Voleva solo stare accanto a Derek.

«Sì, dimmi quando hai tempo, e faccio in modo di organizzarmi.»

Stiles muove un piede nervosamente a terra.

«Derek, dovrebbe essere l'incontrario. Non voglio incasinare i tuoi impegni.» Mormora il ragazzino.

«Oh, ma non ti preoccupare. 
É più importante che tu migliori, quello che riguarda me viene dopo.» Ammette Derek, ritenendo più importante ciò che riguardi Stiles che se stesso.

Stiles lo osserva con bocca dischiusa.

«Der, sei così altruista che...» Stiles si blocca in tempo, mordendosi un labbro.
Derek incrocia le braccia al petto.

«Che mi bacieresti?» Conclude la frase, con una punta di ironia, riferendosi all'ultima volta che il ragazzino gliel'aveva detto.

Stiles avvampa, abbassando lo sguardo.

«Umh, sì, ma fa finta che l'ultima volta non ti abbia detto proprio nulla, so che non...»

Derek non gli dà tempo di finire:

«Allora baciami.» Ordina, stupendosi delle sue stesse parole.

Non é stato lui a dirle...o almeno non voleva. 
Dio, cosa diavolo gli sta succedendo?

Stiles alza gli occhi sul ragazzo, con un'espressione più che stupita.
Stiles non aveva mai inteso un bacio innocente, sulla guancia, ma visto che l'ultima volta il ragazzo aveva detto chiaramente di no si era limitato a quello.

Non aveva mai detto nulla per scherzo, lui lo voleva davvero baciare.

E adesso Derek gli stava ordinando di farlo, e da come gli guarda le labbra Stiles capisce che neance lui intende un bacio innocente. Anzi.

Stiles sente il cuore cercare di uscire dal petto, e si morde il labbro di nuovo.

Osserva il ragazzo davanti a lui, e non riesce a non pensare a quanto sia troppo perfetto, e le sue gambe inizialmente non decidono a muoversi.

Poi si ritrova a camminare velocemente verso Derek, e in pochi secondi afferra il suo volto con le mani, per poi far scontrare le loro labbra violentemente.

I due sospirano contemporaneamente, come se non aspettassero altro, e fosse passato anche troppo tempo.

«Hale! Stilinski!» Tuona una voce un secondo dopo dietro loro, facendoli sobbalzare.
I due si staccano immediatamente, guardando con orrore la persona che li ha appena beccati.

Il preside.

---

Il preside Barren guarda i due impassibile, da dietro la scrivania.
Li ha convocati subito in presidenza.

Stiles sembra stranamente calmo, con un'espressione quasi strafottente.

Derek, nella sedia accanto a quella del ragazzino, abbassa il volto mortificato.
Non sa cosa gli è successo prima, ma quelle parole gli sono scappate fuori senza alcun preavviso.
Non avrebbe dovuto.

«Preside, voglio prendermi tutta la responsabilità. Non mi sono davvero reso conto di quello che stavo facendo, so bene che non devo-»

Stiles sbuffa, nel vedere la faccia del preside soddisfatta di fronte alle scuse di Derek. Così lo interrompe:

«Penso solo di poter baciare chiunque io voglia, se non ha nulla in contrario, Preside.» Lo provoca, mentre Derek fulmina il ragazzino con lo sguardo. Vuole essere sospeso o peggio?

Il preside ha tutta la faccia rossa dalla rabbia:

«Stilinski, qui ci sono delle regole da rispettare. E non sono ammessi rapporti tra studenti e professori!» Tuona, mentre Stiles continua a sbruffare.

«Premetto che tratto tutti i miei studenti allo stesso modo, a lezione.» Aggiunge Derek, non capendo davvero quale sia il problema. Tutto questo gli sembra esagerato.

«Te lo dico io qual é il vero problema, Derek. È Lia Morton.» Esclama Stiles, incrociando le braccia al petto.

Barren sussulta, mentre Derek guarda entrambi confuso. Non ci sta capendo nulla.

Barren strabuzza gli occhi, dischiudendo la bocca:

«Come fai a...sapere...» Mormora, con lo sguardo perso nel vuoto.

Stiles sorride soddisfatto, inarcando le sopracciglia:

«Mio padre è lo Sceriffo, si ricorda? Sa tutto di tutti. Come del fatto che dieci anni fa lei è stato trasferito qua perchè nel college precedente aveva avuto rapporti con una studentessa, e gliel'hanno impedito...era davvero innamorato, ma l'hanno costretto a lasciarla...»

Derek guarda Stiles scioccato, digerendo la notizia velocemente. Ora capisce perchè Barren é così severo su questa cosa. Ora capisce tutto.
E capisce anche il gioco di Stiles.

Barren rimane in silenzio, senza dire una parola, come in un mondo tutto suo. In un mondo in cui lui e Lia sono ancora insieme, liberi da tutti.

«Perchè fa così, Preside? Perchè sta diventando tutto quello che odiava? Quello che le ha rovinato la vita?» Chiede Derek, conducendo il gioco insieme a Stiles.

Barren a quel punto alza lo sguardo su di loro, con gli occhi lucidi:

«L'amavo...Dio, se l'amavo...» Sussurra, con voce spezzata.

Stiles assume una finta espressione intenerita:

«Ha ancora tempo per cambiare, Preside. Dimostri che lei è diverso da loro, non ha bisogno di farla pagare a chi non c'entra nulla...» Gli parla, mentre Barren annuisce lentamente la testa.

«Andatevene, ragazzi...niente favoritismi, mi raccomando...» Mormora il preside, prendendosi la testa fra le mani, come in preda da troppi ricordi.

Stiles alla fine non voleva farlo stare male, ma era l'unico modo per non finire nei casini.

I due escono dalla presidenza, ritrovandosi nel corridoio.

«Da quando sapevi questa cosa?» Si incuriosisce Derek, corrucciando lo sguardo.

Stiles alza le spalle.

«Due settimane, più o meno. Aspettavo solo il momento giusto per tirare fuori tutto ciò, sai.»

Derek osserva attentamente quel nasino all'insù, quella pelle delicata, quei nei...

«Sei stato davvero bravo, ce l'avevi in pugno.» Si complimenta con il ragazzino, accennando un sorriso.

Stiles sorride a sua volta:

«Merito del tuo fascino.» Ammette Stiles, con una certa malizia nel tono.
Derek gli si avvicina.

«Ci stai provando con me, per caso?» Chiede, increspando le labbra in un sorriso.

Il ragazzino non fa altro che pensare a quanto diavolo sia dannatamente attraente quel ragazzo.

«È abbastanza palese.» Trova il coraggio di rispondere, non riuscendo a filtrare i suoi pensieri. A guardare Derek gli viene da dire tutto ciò che pensa, e si sente quasi in trance.
Dio, è questo l'effetto che gli fa?

In pochi secondi Stiles si ritrova con la schiena appoggiata al muro del corridoio, e con il volto di Derek a pochi centimetri dal suo. 
I suoi occhi verdi richiamano insistemente i suoi nocciola.

Stiles rimane con quel sorrisetto che manda fottutamente in confusione Derek.

«Non provocarmi, ragazzino.» Lo minaccia, non potendo altro che guardargli le labbra.

«Altrimenti?» Se ne esce Stiles, mordendosi il labbro.

In un secondo si ritrova le labbra del ragazzo sulle sue, e la sua testa va a sbattere contro il muro.
Il suo corpo è premuto contro quello di Derek, e le mani l'uno dell'altro vanno a finire sui rispettivi volti.

A Stiles esce fuori un gemito appena la lingua di Derek entra prepotentemente nella sua bocca. Era da quando avevano finto una relazione che Stiles voleva fottutamente assaporare di nuovo Derek.

Derek lo tiene bloccato, mentre Stiles gli stringe i capelli, avvicinando più che può il volto del ragazzo al suo.

È così dannatamente bello baciarlo.
Potrebbe quasi innamorarsi dei suoi baci.

Non sa neanche perchè si stanno baciando, quando un giorno prima non credeva neanche Derek potesse essere gay o qualcosa del genere.

Derek morde il labbro del ragazzino violentemente, proprio dove ci si era morso prima Stiles, quasi come per dirgli che solo lui può farlo.

Stiles sospira dal piacere, mentre le loro lingue si cercano instancabili, senza fermarsi, come se non avessero mai abbastanza.

Stiles pensa che Derek sa un pò di caffé, e la cosa non lo stupisce affatto.

D'un tratto un telefono squilla, e Derek si stacca da Stiles, interrompendo tutto.
Stiles si ritrova con il fiatone, e si lecca le labbra, mentre il ragazzo risponde al telefono.

Hanno entrambi la bocca gonfia e arrossata. Derek inoltre ha i capelli tutti arruffati.

«Raeken voleva sapere quando verrette messi in punizione.» Gli spiega Derek, appena finisce di parlare.

Stiles corruccia lo sguardo.

«Ha il tuo numero?»

«Credo lo abbia preso dagli iscritti della palestra.» Ipotizza Derek, in effetti piuttosto perplesso.

«E quando dovró scontare la punizione? Soprattutto cosa?» Gli chiede Stiles.

Derek fa un sorrisetto sul malvagio, che lo rende comunque troppo sexy.

«Oggi pomeriggio sul tardi, dovrete pulire uno degli sgabuzzini.»

---

Stiles prende due scope e le porta nello sgabuzzino indicatogli da Derek, trovando Theo già dentro.

Stiles lo ignora, lasciandogli una delle scope senza fiatare.
Nota che Theo ha una strana espressione, quasi dispiaciuta.

Inoltre nello sguabuzzino c'è davvero tanta confusione, e Stiles immagina con orrore tutto il tempo che impeghieranno a sistemare tutto.

«Io penso a pulire vicinoa gli scaffali.» Borbotta Stiles a Theo, senza neanche guardarlo in faccia.

Theo gioca con le dita.

«Stiles.» Lo chiama, a bassa voce, quasi il suo nome fosse un segreto. Stiles si gira verso di lui, rendendosi conto che di solito lo chiama sempre per compagno.

«Che c'è??» Il ragazzino incrocia le braccia al petto.

Theo sembra imbarazzato.

«Volevo scusarmi...» Mormora, davvero mortificato.

Stiles alza le sopracciglia, chiedendosi dove siano le telecamere.

«Tu scusarti? Non ci credo.» Scuote la testa Stiles.

«Lasciami spiegare perchè ho sempre avuto questo comportamento nei tuoi confronti, per favore.» Lo supplica. Stiles lo accontenta più per curiosità che per altro.

«Ti ascolto.»

Theo lo guarda negli occhi.

«Se sono stato così stronzo un motivo c'è. Ti ho notato fin dal primo giorno, Stiles. Non mi interessa Hale, mi interessi tu... ma vedevo come tu lo guardavi. Come lo ammiravi. Così ho capito che l'unico modo di avvicinarmi a te era far finta di aver una cotta per Hale. Per caritá, lui è dannatamente sexy e tutto, ma non è il mio tipo...so bene che a te piace lui, quindi volevo proporti di essere anche solo...amici.» Theo sembra quasi essersi liberato di un grande peso.

Stiles continua a guardarlo senza parlare. Se avesse una telecamera tra quei ciuffi di capelli biondi?

«Io piaccio a te?» Esclama Stiles, come se fosse impensabile solo il pensiero. Theo é davvero un bel ragazzo, potrebbe avere molto di meglio.

Theo avvampa, mostrando un lato di sè che Stiles non aveva mai visto. Sembra timido. Certo che era davvero stato bravo ad essere stronzo, e tutto questo solo per avvicinarsi a lui? Quindi in realtá non era cattivo.

«Sì, Stiles.» Risponde, convinto.

Stiles muove nervosamente i piedi.
Alla fine non vuole avere nessuno contro, non vuole complicarsi ancora di più la vita inimicandosi qualcuno.

«Penso...penso che possiamo provare ad essere amici.» Sospira Stiles, mentre Theo sorride a trentadue denti.

«Ovviamente sei in periodo di prova!!» Scherza Stiles.

«Lo supererò brillantemente!» Esclama Theo, tirando al ragazzino un panno per pulire, portando entrambi a ridere.

---

Stiles e Theo escono dallo sgabuzzino ridendo, visto che quest'ultimo ha urtato più volte con un mobile, per poi farlo cadere.

Stiles in queste due ore si é dovuto davvero ricredere su Theo. La sua era tutta una copertura, in realtá è davvero simpatico e socievole.

Ancora non ci crede che può piacere ad un ragazzo simile, e che quel comportamento era tutto un modo per avvicinarsi a lui.

«Io vado, a domani Stiles!» Lo saluta Theo, appena usciti da scuola. È buio, ormai è ora di cena. Domani é l'ultimo giorno prima delle vacanze, a Natale mancano pochi giorni.

«Ciao, Theo!» Ricambia il saluto Stiles, sorridendo.

Appena Theo esce dalla sua visuale, salendo su un motorino, qualcuno parla alle sue spalle:

«Da quando sei amico con Raeken?»

Stiles si gira di scatto, ritrovandosi davanti Derek, illuminato da un solo lampione.

«Dio, non imparerai mai non far prendere colpi alla gente!!!» Gesticola Stiles, alzando il tono della voce.

Derek continua a guardarlo, senza proferire parola.

«Comunque ci ho chiarito. É davvero simpatico, ora siamo amici.» Gli spiega, mentre Derek non sembra esserne contento.

«Capito.» Borbotta, voltando la testa da un'altra parte.

«Perchè sei ancora qua?» Chiede poi Stiles, perplesso.

«Riunione fra docenti.» Risponde semplicemente il ragazzo, mentre una persona esce da quel momento da scuola.

«Ciao, Derek! Ci sentiamo, allora!» Esclama la professoressa Blake, sorridendo ai due, o meglio, solo a Derek.

Stiles sfessura gli occhi, osservando la donna entrare in una macchina.
Derek sembra imbarazzato.

«Ci sentiamo per cosa?» Cerca di mostrarsi indifferente Stiles, anche se non gli riesce bene.

Derek abbassa lo sguardo un secondo.

«Mi ha chiesto di andare al cinema uno di questi giorni.» Parla, evitando lo sguardo del ragazzino.
Stiles mette le mani in tasca dei jeans.

«Ma tu non sei un tipo da cinema...» Sussurra, pensando a quanto la Blake non lo conosca.

Derek accenna un sorriso:

«Lo so, hai bisogno di un passaggio?» Cambia subito argomento il ragazzo.
Stiles guarda il telefono del padre, notando che non gli ha ancora risposto. L'ha accompagnato lui a casa, visto che tanto doveva andare al lavoro, ma Stiles non sa come tornare.

«Umh, va bene.» Accetta, seguendo Derek all'interno della Camaro.

I due restano in silenzio tutto il viaggio, con Derek con lo sguardo fisso sulla strada, mentre Stiles lo guarda di sottecchi.

«Grazie per il passaggio, Derek.» Lo ringrazia il ragazzino, facendo per aprire lo sportello, una volta davanti a casa.

Derek fissa il ragazzino, ormai non piú arteficie delle proprie azioni, bloccandogli un braccio:

«Non dimentichi nulla?»

Stiles lo guarda senza capire. Forse intende un abbraccio? Ma sì, probabilmente.

Stiles allora si allunga verso di lui, facendo per posare la testa sul suo petto, quando il ragazzo decide di prendergli il volto nelle mani, e di posargli per la seconda volta in un giorno le labbra sulle sue.

Stiles strabuzza gli occhi, senza più pensare coerentemente, per poi stringersi a Derek senza ritegno, e picchiettando la lingua sulle sue labbra.

Derek gli dá libero accesso, mugulando qualcosa di incomprensibile.

Derek è spiaccicato contro lo sportello della macchina, e le sue mani viaggiano sulla schiena del ragazzino, avide.
Poi tortura di nuovo quelle labbra che ama tanto, portandole leggermente a sanguinare.

Stiles si ritrova ad inebriare il profumo del ragazzo, che ormai è il suo preferito, per poi staccarsi, sorridendo.

«Forse é meglio che vada, mio padre se é a casa avrá visto la macchina arrivare.» Spiega a Derek, il quale sembra ancora scombussolato da quello che è appena successo.
Non riesce a trovare una spiegazione razionale a tutto ciò.

Stiles esce dalla macchina, e visto che il finestrino é giù si poggia un attimo lì con le braccia.

Ha stampato sul volto un sorrisino stupido, che gli va da un orecchio all'altro, ma con la bocca chiusa.

«Che c'è, Stiles?» Chiede Derek, capendo che non può partire se Stiles sta incollato alla macchina, con quell'espressione scema.

«Stavo solo pensando a quanto sei bello stasera.» Dice semplicemente, continuando a sembrare quasi rimbambito.

Derek inarca un sopracciglio, per poi tirare su il finestrino con un pulsante, facendo sobbalzare Stiles all'indietro.
E poi sfreccia via.

«Sourwolf.» Borbotta Stiles tra sè e sé, mentre entra a casa.

Suo padre sta cucinando, e appena vede le labbra del figlio si preoccupa.

«Sei caduto?»

Stiles lo guarda senza capire.

«Le tue labbra.» Gli spiega lo Sceriffo, mentre il ragazzino avvampa.

«Oh, sì, caduto. Decisamente caduto.» Mente.

Lo Sceriffo corruccia lo sguardo:

«Smettila di sorridere così. Sei inquietante.»

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


«È inquietante il modo in cui lo guardi costantemente e quanto parli di lui, lo sai?» Parla Scott, girandosi verso Stiles, il quale è troppo impegnato a fissare Derek spiegare matematica.
Non che riesca a davvero seguire quello che dice, e forse è proprio per questo che va così male nella materia.

«Forse dovrei cambiare corso.» Mormora Stiles, rendendosi conto da solo che con il ragazzo non riesce a concentrarsi.

Scott lascia perdere il migliore amico, scuotendo la testa sconsolato, quando la campanella suona.
È ora di pranzo, ed é l'ultimo giorno prima delle vacanze.

Stiles si mette lo zaino sulle spalle, e Scott lo aspetta sull'uscio della porta. Sono gli ultimi, come al solito.

Derek si siede sopra la cattedra, con lo sguardo rivolto verso il ragazzino.

«Stilinski, ti dispiace restare qualche minuto?» Parla, facendo capire a Scott che non è il benvenuto.

Stiles trasalisce, guardando poi Scott, che sembra capire di dover lasciare i due da soli. Stiles non ha la minima idea di cosa Derek gli voglia dire.

«Ti aspetto in mensa.» Lo saluta Scott, con lo sguardo leggermente corrucciato.

Stiles indossa una felpa rossa, mentre Derek la solita maglia a maniche corte. È sempre molto caloroso lui.

Scott chiude la porta alle sue spalle, avviandosi verso la mensa, mentre Stiles e Derek rimangono da soli.

«Che mi devi dire?» Va dritto al punto Stiles, avvicinandoglisi lentamente.

«Volevo solo stare qualche minuto da solo con te.» Alza le spalle Derek, accennando un sorriso.

Stiles avvampa.

«Come mai?» Chiede innocentemente, Derek alza un sopracciglio, alzandosi dalla cattedra.

«Non é abbastanza ovvio?» Replica, avvicinandosi pericolosamente a Stiles, il quale cerca di indietreggiare, andando a sbattere contro un banco.

Derek sente di avere sempre di meno il controllo sulle proprie azioni, in presenza del ragazzino. 
Non gli è mai successa una cosa simile, si è sempre cercato di contenere e di controllarsi, mentre ultimamente...

Da quando poi il preside non li minaccia più e Stiles é maggiorenne, 
Derek ha anche meno pensieri su quanto sia sbagliato tutto questo, e quindi gli viene sempre più difficile non saltare addosso al ragazzino.

Resta a poca distanza dal volto di Stiles, cerca invano di allontanarsi e di tornare in sé, quando il ragazzino sospirando si avventa per primo sulle labbra del ragazzo.

Derek allora smette proprio di pensare, e approfondisce il bacio, con le braccia di Stiles legate al suo collo, e alza il ragazzino sopra il banco, facendogli uscire un gemito.

Stiles lo bacia con foga, come se si stesse godendo ogni singolo momento del bacio, e quando Derek si stacca lo guarda perplesso.

Derek gli punta con lo sguardo la pelle del collo, così delicata e puntellata di nei, sfiorandola con le labbra.

Stiles rabbrividisce al tocco, mentre Derek comincia a leccare e mordere in un punto ben perciso, sentendo la necessitá di marchiare quel ragazzino.

Stiles socchiude le labbra, alzando il volto sl soffitto, con le mani nei capelli di Derek.

Poi Derek poco dopo si allontana, guardando soddisfatto il livido violaceo che ha ora Stiles sul collo.
Il ragazzino ha le guancie completamente arrossate, e cerca invano di coprire il succhiotto con il collo della felpa.

«D-Devo andare.» Balbetta Stiles, confuso, mentre Derek va dietro alla cattedra, mettendo a posto le sue cose.

Si ferma sull'uscio della porta, fissando un attimo il ragazzo.

«Cosa siamo, Derek?» Chiede, senza far trapelare alcuna emozione.

Derek sussulta visibilmente, portando i suoi occhi verdi su Stiles.

«Umh, amici.» Afferma, non troppo convinto.

Stiles alza le sopracciglia:

«Amici che si baciano?»

E poi se ne va, mentre Derek sospira. Se solo Stiles sapesse quanto è difficile per lui solo immaginare poter stare di nuovo con qualcuno, amare...

Stiles si siede accanto a Scott e Isaac, con davanti Lydia e Jackson. 
Gli altri sono impegnati in una conversazione tutta loro.

Lydia fissa il collo di Stiles, inarcando una sopracciglia.

«Stiles, ci devi dire qualcosa?» Domanda, con un sorriso malizioso. Stiles arrossisce del tutto.

«È stato un vampiro o cosa?» Ironizza Jackson, vista la grandezza del succhiotto.

Scott invece strabuzza gli occhi.

«Stiles, prima che tu fossi rimasto da solo con Hale questo affare non c'era...» Non c'è bisogno che Scott finisca di concludere la frase che tutti fissano Stiles tra il sorpreso e lo sconvolto.

«Stiles! Te l'ha fatto Hale?!» Esclama Lydia, mentre Jackson non sa se crederci oppure no.

Stiles avvampa, accennando un sorriso.

«Umh, forse?»

Malia alza un sopracciglio.

«Mio cugino si dà da fare.» Commenta semplicemente, tornando a mangiare, come se niente fosse.

«Pensavo non stesse insieme o cose simili.» Si intromette Kira, stringendosi a Scott.

Stiles abbassa il volto, scuotendo la testa.

«Oh, no. Siamo solo...amici.»La corregge, citando il ragazzo, rendendosi conto di quanto suoni assurdo. 
Ma Stiles sa bene che Derek al massimo lo vuole per com'è fisicamente, e non si potrebbe mai innamorare di lui. 
Nessuno potrebbe. 
Non per lo meno se sapesse tutto del suo passato.

Tutti rimangono qualche secondo in silenzio, per poi scoppiare a ridere, come se Stiles avesse appena detto la battuta più divertente del mondo. 
Il ragazzino fa finta di essersi offeso.

«Smettetela!» Sbotta, incrociando le braccia al petto.

«E pensare che tutte le ragazze fanno le scommesse su chi conquista per prima il rinomato professore, ma ci sta già pensando il nostro Stiles!» Se la ride Jackson, immaginandosi la faccia di tutte se sapessero che il sexy Hale è per lo meno bisessuale, se non proprio gay.

«Come ti senti a frequentare il più sexy del college?» Chiede curioso Isaac, sistemandosi meglio la sciarpa blu.

Stiles si morde il labbro, increspando le labbra in un sorriso.

«Derek è il ragazzo più intelligente che conosca, e più altruista, più...tutto. Talvolta non mi sembra neanche reale, è solo così bello che non mi sembra possibile sia tutto vero. 
Poi parla, e Dio, é ancora peggio! 
Ti affascina con tutto quello che sa... e quando sorride...»Stiles non riesce neanche a finire di parlare che il solo pensare al sorriso di Derek lo fa sorridere a sua volta. 
Fissa un punto indefinito, con la testa appoggiata sulle mani, con sguardo sognante.

«Qui qualcuno è innamorato!!» Esclama Lydia, ancora decisa a scoprire come i due si siano conosciuti, e cosa nasconde in merito il ragazzino.

Stiles sussulta, mentre tutti esclamano un "ooooh". Per fortuna gli altri studenti sono troppo presi a mangiare.

«Non... non sono innamorato!!» Replica Stiles, rosso come la felpa.

«Qualcuno qui sta mentendo!!» Parla Scott, dando una pacca sulle spalle al suo migliore amico. Scott è contento che Stiles sia innamorato di qualcuno, anche se Hale un pò lo spaventa.

«Zitto.» Lo zittisce Stiles, più che imbarazzato. Sa di essere più che attratto da Derek...insomma, come non poter esserlo? Ma addirittura innamorato? No, no...

Stiles poi si alza da tavola insieme ai suoi amici, per avviarsi fuori dalla mensa, e si accorge che tutti gli osservano il succhiotto, spettegolandoci probabilmente sopra. Maledetto Derek. 
Stiles prima di uscire si gira verso il tavolo dei professori, trovando Derek che lo guarda con un ghigno.

---

Derek alza un sopracciglio alla vista del ragazzino, sull'uscio della porta del loft.

Stiles tiene tra le mani un pacco gigante, e il suo volto sbuca da sopra per miracolo. 
La carta del pacco ha dei motivi floreali.

«Ho pensato umh, di farti un regalo.» Dice Stiles, fin troppo imbarazzato, mentre Derek gli fa cenno di entrare.
É la vigilia di Natale.

«Cos'è? Un televisore?» Ipotizza Derek, anche se spera vivamente di no. Non ne ha alcun bisogno.

Stiles posa il grande pacco a terra, scuotendo la testa con un sorrisetto.

«Forse dovresti aprirlo.» 
Gli suggerisce.
Derek lo guarda perplesso.

«Non dovrei farlo domani? Ancora non è proprio Natale.» Precisa il ragazzo.

Stiles stringe le labbra.

«Fidati, aprilo ora.» Gli ordina, supplicandolo con lo sguardo.

Derek sospira, non capendo tutta questa urgenza, avvicinandosi così al pacco.
Comincia allora a togliere il nastro, per poi la carta velocemente. 
C'é un grande cartone, e appena apre il sopra quasi sobbalza all'indietro.

Stiles sorride, mentre il ragazzo strabuzza gli occhi, guardando il contenuto esterrefatto.

Una palla di pelo nero salta addosso a Derek, facendolo cadere dalla sorpresa.
Il lupo gli lecca il volto, mentre Stiles guarda divertito la scena.

«Vedi?? Già gli piaci!» Esclama il ragazzino, con un enorme sorriso.

Derek tiene alto il lupetto, osservandolo meglio, senza proferire una parola.
Ha il pelo sul nero lucido, due occhi azzurri ghiaccio ed è davvero bello.
Ha un collare sul collo, essendo domestico, e Derek allunga l'occhio per leggere cosa c'è scritto sopra.

'Sourwolf.'

«Si...si chiama 'Sourwolf'?» Chiede perplesso Derek, poggiando il lupetto per terra con delicatezza.

«Umh, sì, l'ho visto...e ho pensato a te.» Si imbarazza Stiles.

Derek si tocca il capo.

«Non ho avuto nessun animale prima d'ora, quindi non so se riusciró...» Fa per esporre tutti i dubbi Derek, quando Stiles lo blocca:

«Se hai bisogno d'aiuto, io ci sono.» Gli fa presente il ragazzino.

Il lupetto si avvicina alle gambe di Derek, guardandolo con la lingua di fuori, e il ragazzo impacciato si abbassa, dandogli qualche carezza.
Derek non è di sé un tipo affettuoso, e si vede dal modo rigido in cui cerca di coccolare il lupo.

«Derek, non é un pezzo di marmo.» Gli fa notare Stiles, ridendo.

«Zitto, tu.» Borbotta Derek, per poi alzarsi di scatto e avvicinarsi ad un mobile del salone, tirandone fuori una bustina.

«Umh, allora a questo punto ti dò anche il mio regalo.» Dice Derek, avvicinandosi a Stiles.

«Mi hai fatto un regalo?» Domanda incredulo il ragazzino, sorridendo ancora di più.

Derek annuisce, avvampando.

Stiles allora gli prende la bustina dalla mano, aprendola incuriosito, e tirandone fuori una carta platinata.

«Cos'è?» Chiede, senza capire cosa sia.

«Un buono.»

Stiles corruccia lo sguardo.

«Per cosa? Un negozio?»

Derek accenna un sorriso.

«No, per una pasticciera, Stiles.» Derek ricorda bene come ha dovuto pregare la proprietaria della pasticcieria per farle inventare un buono per il negozio.

A Stiles brillano gli occhi.

«Non potevi farmi regalo migliore!!» Grida, buttandosi nella braccia del ragazzo.

Derek ricambia l'abbraccio, divertito dalla felicitá del ragazzo per il regalo.
Sourwolf girella intorno ai due.

«Ora andiamo a mangiare?» Chiede Stiles, sciogliendosi dall'abbraccio. Derek annuisce.

«Andiamo, ragazzino. Sourwolf rimarrà qualche oretta da solo.»

---

«Stiles! Aspetta!» Esclama Derek, mentre il ragazzino corre per la piazza con il cartoncino con le patatine in mano.
Ha un cappellino blu in testa.

C'è un albero di Natale enorme lí vicino, con tutte le persone attorno.
Nell'aria c'è un'aria magica.

Stiles sorride, fermandosi di botto, così che Derek sbatte su di lui.

Stiles non si è mai sentito così contento in tutti questi anni, e non riesce a smettere di sorridere, di ridacchiare.

«Cosa sorridi?» Chiede Derek, increspando a sua volta le labbra in un sorriso.

Stiles alza le spalle.

«Non lo so. Sono sono felice, e non succedeva da troppo...» Risponde, mentre Derek si accorge di essere d'accordo con Stiles.

Il ragazzino finisce tutte le sue patatine, mentre Derek ne mette una in bocca, per metá dentro e fuori.
Stiles con uno scatto fulmineo si avvicina al volto del ragazzo, afferrando tra i denti la parte della patatina fuori dalla sua bocca.

Derek socchiude gli occhi, incrociandoli con quelli di Stiles.

Stiles la strappa via, lasciando il ragazzo un attimo interdetto.

C'ê sempre più gente che si raduna attorno all'albero, e Stiles prende per mano Derek, conducendolo in mezzo alla folla.

L'albero è illuminato da mille colori, e sembra quasi irreale, in mezzo all'oscuritá della sera.

«É bellissimo.» Commenta Stiles, perdendosi nell'osservare le palle colorate e scintillanti.

Derek fissa i lineamenti del ragazzino accanto a lui. 
La bocca dischiusa in un'espressione di pura meraviglia. 
Quegli occhi nocciola che al Sole assumono il colore del miele. 
Quel cappellino che lo fa sembrare più piccolino.

«Ci sono cose più belle.» Se ne esce Derek, mentre Stiles si gira curioso verso di lui.

«Tipo cosa?»

Derek lo guarda negli occhi.

«Tipo te.»

Stiles rimane con la bocca aperta, sulla quale Derek si preoccupa subito di appoggiarci la sua, stringendo possessivamente il ragazzino a sè.

Stiles sorride sulle labbra del ragazzo, e lo bacia, mentre tutti festeggiano per il Natale, essendo scoccata la mezzanotte.

Quando il bacio finisce Stiles si stacca con ancora il suo sapore sulle labbra.
Guarda Derek con un sorrisetto.

«Quindi baci tutti i tuoi amici?» 
Lo provoca il ragazzino, restando ancora a pochi centimetri dal suo volto.

Derek avvampa, alzando lo sguardo al cielo. Verso le stelle.

«Diciamo che alcuni sono più speciali di altri.» Scherza, avvicinando Stiles al suo corpo.

«E io sono speciale?»

Gli occhi verdi di Derek risaltano nel buio della notte.

«Anche troppo, ragazzino.»

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


«Grazie per stasera, Derek.» 
Parla Stiles, una volta tornati nel loft.
Sourwolf salta addosso al ragazzo, il quale goffamente lo prende in braccio, guardandolo come se fosse un alieno.

«Puoi restare, Stiles.» Replica Derek, capendo che il ragazzino ha intenzione di tornare a casa.

«Se...se non è un disturbo per te.» Dice Stiles imbarazzato, stringendo le labbra.

«No, Stiles. Nessun disturbo.» Lo tranquillizza Derek, mentre il ragazzino accenna un sorriso.

«Mi dai un'altra delle tue tute che mi trasformano in un barbone? 
Anche se in un barbone di alti livelli, devo ammettere.» Scherza Stiles, abbassandosi ad accarazzare il lupetto.

«In realtà non ho la minima idea di dove sia finito tutto ciò che ti ho prestato.» Alza un sopracciglio Derek, portando ad avvampare il ragazzino.

Stiles in effetti non ha mai ridato indietro a Derek quello che gli ha prestato lui stesso.
Tiene tutto in un cassetto nell'armadio, e una volta gli è capitato di rimettersi una tuta di Derek per andare a letto, con tutto il profumo del ragazzo addosso.

Quella era stata una notte stranamente tranquilla.

«Prima o poi riavrai tutto indietro, giuro!!» Mente Stiles, alzandosi da terra.

Derek incrocia le braccia al petto.

«Facciamo che ci credo.»

Poi Derek conduce il ragazzino di sopra, in camera sua, con Sourwolf che li segue costantemente.

«Dormo qua?» Chiede Stiles, osservando le pareti pitturate di giallo. Non piú di nero.

«Dormiremo qua.» Lo corregge Derek, appoggiandosi con la schiena sull'uscio della porta.

Stiles arrossisce visibilmente.

«D-dormiremo i-insieme?» Balbetta, come se non fosse mai successo prima d'ora.

«Stiles, vorrei evitare te che ti svegli la notte e io che mi sveglio a mia volta trovandomi a dover venire accanto a te, per tranquillizzarti.» Gli fa notare il ragazzo, e in effetti il suo ragionamento non fa una piega.

«Giusto.» Concorda Stiles, ancora con le guancia arrossate, e imbarazzato.

Derek gli passa una tuta nera, e il ragazzino si va a cambiare in bagno, per poi stancamente tornare in camera.

«Vado di sotto a prepararmi una camomilla. La vuoi anche tu?» 
Chiede Derek, vestito con una semplice canotta e dei boxer. 
Come diavolo fa a non sentire freddo?!

«No, grazie.»

Stiles allora si stende sotto le coperte, cercando invano di restare sveglio per aspettare Derek, mentre il ragazzo va di sotto in cucina.

Derek, nel buio del salone, pensa che é la prima vigilia che non passa da solo, a prendere a pugni il sacco da boxe che ha in una stanza di sopra.

La prima vigilia che non pensa costantemente alla morte della sua famiglia, e che non gli vengono in mente pensieri molto pericolosi.

Ed è tutto merito di quel ragazzino logorroico, che adesso lo aspetta di sopra in camera sua.

Nessuno a parte Derek ha mai dormito nella sua stanza.
Solo Stiles una volta. 
Nessun altro.

Sale le scale con la camomilla in mano, arrivando fino alla porta della sua camera, che ha lasciato socchiusa.
La apre, rimanendo poi immobile con uno stupido sorriso sulle labbra.

Derek osserva la luce del comodino, che illumina vagamente i due corpi sul letto.
Stiles è sotto le coperte, girato da un lato, con un braccio fuori. 
Sta tenendo abbracciato a sè il lupetto, che dorme beatamente accanto al ragazzino.

Derek prende il telefono, appoggiando la camomilla sull'altro comodino, e scatta velocemente una foto ai due.

Poi la riguarda nella galleria, impostandola come sfondo schermo del telefono.

---

Derek si sveglia appena sente dei rumori, rendendosi conto che dovrebbe essere mattina inoltrata.

La luce del Sole illumina la stanza, e si alza dal letto, lasciando Stiles e il lupetto dormire.

I rumori provengono da sotto, e sembra proprio che qualcuno sia entrato in casa.
Derek resta immobile, pensando a cosa fare, per poi prendere velocemente la pistola che tiene dentro un cassetto.

Quando era più piccolo ha preso diverse lezioni al poligono, quindi sa sparare bene.

Se Derek fosse stato solo in casa sarebbe andato a vedere di sotto disarmato, ma non può rischiare di mettere in pericolo la vita di Stiles e di quella palla di pelo.
Non può.

Così il ragazzo scende le scale lentamente, impugnando bene la pistola, quando una sagoma familiare gli si para davanti, vicino al tavolo della cucina.

«Nipote, hai intenzione di farmi fuori?» Chiede lo zio, per niente spaventato.
Derek sospira, mettendo via la pistola.
Doveva immaginarselo.

«Vorrei, ma non posso.» Borbotta, chiedendosi come mai lo zio debba arrivare sempre nelle situazioni meno opportune.

«Quest'oggi non lavoro, stranamente, quindi volevo portarti a pranzo fuori.» Gli spiega lo zio, con un maglioncino bordeux addosso. 
É il primo Natale che Peter è libero da impegni lavorativi.

«Perchè proprio me? Non che non ne sia onorato.» Scherza Derek, andandosi a preparare il solito caffè in cucina.

«Vedo che stai diventando sarcastico, mi sorprendi. La risposta è perché sei sempre solo in questo giorno, Derek. Cora è con Chris.» Replica Peter, chiedendo al nipote un caffé anche per lui.

«E invece oggi non sono solo, Peter.» Alza le sopracciglia Derek, facendo un sorrisetto davanti alla sorpresa dello zio.

«E chi sarebbe lo sfortunato?»

«Io.» Risponde una terza voce, ed entrambi si girano verso le scale.
Stiles ha ancora la tuta di Derek, e un pò assonnato si è alzato per capire da dove provenissero quelle voci.
Sourwolf è dietro di lui, e scodinzola al nuovo arrivato.

Peter sorride, bevendo il suo caffè.

«Stiles, che piacere rivederti. 
Giusto, dovevo ricordarmi che sei il ragazzo di Derek. Benissimo, verrete entrambi con me. Offro io.» 
Parla lo zio, mentre il lupo gli va addosso, facendolo sobbalzare.

«E tu da dove vieni?» 
Domanda Peter, curioso.
Derek sospira.

«È un regalo di Stiles, per Natale...»

Peter guarda il nipote.

«Hai sempre odiato queste creature, sia la volta che ti addolcisci.» Commenta semplicemente, portando a ridere Stiles.

«Cosa gli devo dar da mangiare? 
Non so, Bistecche? Manzo? Cinghiale?» Si informa Derek, per niente esperto in queste cose.

Stiles trattiene a stento una risata, mentre Peter alza gli occhi al cielo.

«Nipote, é un lupo domestico. 
Vanno benissimo le crocchette o la carne in scatola.» Gli dice, mentre Derek fulmina con lo sguardo i due, che se la ridono dietro.

«Okay, okay! Adesso vogliamo andare a mangiare??» Cambia argomento il ragazzo, sentendosi giá troppo preso in giro.

---

Le vie sono addobbate con decorazioni natalizie, e gli abitanti di Beacon camminano per le strade chiacchierando allegramente.
Tutti sorridono, ridono e si mostrano felici.

Stiles cammina accanto a Derek, con Peter che li guida. 
C'é anche un Babbo Natale in piazza, vicino all'albero gigantesco.

«Dovete assolutamente farvi una foto con quell'uomo.» Ordina Peter, fermandosi poco distante dal Babbo Natale.

Derek fa una smorfia, ma a Stiles s'illuminano gli occhi.

«Ti prego Deeeerek.» Lo supplica, con uno sguardo adorante.
Come può dirgli di no?
Inoltre Derek intuisce che Stiles, avendo passato dalla morte di sua madre sempre il Natale da solo, devono essergli mancate nella sua infanzia cose come una semplice foto con Babbo Natale.

Infatti Stiles sembra ritornato piccolo.

«Va bene.» Si lascia convincere il ragazzo, e Stiles lo trascina dall'uomo, con Peter che li segue con il telefono in mano, pronto per scattare le foto.

Derek nota imbarazzato che le foto con il Babbo le stanno facendo solo bambini, con i genitori appresso. 
Sarà tremendamente imbarazzante.

Appena il Babbo è libero Stiles gli si mette da un lato, e costringe Derek a mettersi dall'altro.

Peter li inquadra, contendo di essere stato nominato-da se stesso in realtà- il loro fotografo ufficiale.

«Avete fatto i buoni quest'anno?» Chiede il Babbo a Derek e Stiles dopo le varie foto, con una barba più finta della felicità di Derek in quel momento.

Infatti il ragazzo alza un sopracciglio, mentre Stiles sorride entusiasta.

«Oh, sì! Bravissimi!» Esclama, tornando alla tenera etá di otto anni. Derek scuote la testa divertito, con un certa tenerezza nei confronti del ragazzino.

Poi finalmente Peter e Derek riescono a portare via Stiles, che aveva già attaccato a straparlare con il Babbo.
L'uomo infatti stava mandando segni di voler scappare dal ragazzino. 
Ci mancava solo che lo avesse fatto, tanto per aggiungerlo ai traumi di Stiles.

Dopo una decina minuti di camminata i tre arrivano davanti ad un locale.

«Italian Burgher?» Legge l'insegna Derek, non essendoci mai stato.

Stiles saltella da un piede all'altro.

«Ci sono già stato, è buonissimo. L'Italia fa gli hamburgher migliori!» Esclama, dopo l'incontro con il Babbo, più iperattivo del solito.

«Il cibo italiano é il migliore. 
Per fortuna te ne sei scelto uno che certe cose le capisce, Derek.» Concorda Peter, per poi rivolgersi al nipote.
Derek sospira, prevendo un pranzo con i due piuttosto lungo.

---

«Stiles! Ridammi la mia patatina!» Grida Derek, allugandosi verso il ragazzino, il quale la mangia velocemente.

Derek ringhia.

«Ops.» Replica il ragazzino.

«Possibile che non ti basti mai il tuo cibo? Che vuoi rubarmi anche l'hamburgher, per caso?» Lo riprende Derek, infastidito.

Stiles ha finito tutto prima di lui, e si è preso il disturbo di aiutarlo.
Il ragazzino scuote la testa.

«Il tuo hamburgher non ha le salse, è troppo semplice, Derek. Sei il disonore dell'America.» Dice con tono deluso Stiles, mentre Peter osserva divertito i due, proteggendo peró bene il suo cibo dal radar di Stiles.

«Sai com'è, Stiles. Le salse non solo fanno ingrassare, ma fanno anche male. Sai quante calorie...» Inizia un discorso intellettuale Derek, mentre Stiles lo scimmiotta.

«Bla, bla, bla...» Alza gli occhi al cielo il ragazzino, mentre Derek lo fulmina con lo sguardo.

Peter ride.

«Sembrate una vecchia coppia di sposini! Non oso immaginare come siete a letto...»

---

Lo Sceriffo è al lavoro, dietro la scrivania, davanti a tante scartoffie, quando gli vibra il cellulare.

Prende subito il telefono, sperando in notizie di Stiles, quando vede che gli é arrivato un messaggio da Peter.

Una volta erano molto amici, e spera di poter riprendere il rapporto d'amicizia con quell'uomo. L'aveva aiutato molto dopo la morte di Claudia.

Apre il messaggio:

"Non sono adorabili?
Peter."

In allegato c'é una foto, e lo Sceriffo vede che ci sono Derek e Stiles con in mezzo un Babbo Natale.
Derek sembra piuttosto scocciato, mentre Stiles sorride in un modo spropositato.

Lo Sceriffo sorride automaticamente.
Sapeva che i due avrebbero passato il Natale insieme, Stiles gliel'aveva accennato.

La cosa che lo fa quasi commuovere é l'espressione di Stiles. 
Sembra così felice, lo Sceriffo non l'ha mai visto cosí.
John non si perdonerà mai di dover sempre passare sempre il Natale in ufficio, ma non può fare altrimenti.

E deve solo ringraziare Derek se suo figlio in questa giornata é in compagnia, e sorride in quel modo.

Poi lo Sceriffo ingrandisce la foto sulla figura di Stiles, notando un livido enorme sul suo collo.

É o non é un succhiotto?

Dio, Derek si deve essere trasformato in un vampiro.

---

Peter è tornato a casa sua, mentre Derek e Stiles al loft.

Sourwolf va incontro a loro scondinzolando, e Stiles si preoccupa di dargli da mangiare, comprato in un supermercato prima di tornare.

«Devo andare, Derek. Ci rivediamo, allora.» Lo saluta Stiles, accennando un sorriso, e fare per voltarsi.

«Grazie di tutto, Stiles.» Parla Derek, abbassando un secondo lo sguardo.

Stiles lo guarda negli occhi.

«Grazie a te, Derek. Non sono mai stato così bene.» Mormora il ragazzino, sincero. Non si era accorto di quanto fosse brutto passare il Natale da soli. Ma è così, come non ti rendi conto com'é bello amare fino a che non lo provi davvero.

«Allora rimaniamo...in contatto.» 
Fa Derek, imbarazzato.

«Umh, sì, ti mando un messaggio quando torno?» Parla nervosamente Stiles, muovendo un piede a terra.

Derek si sente tornato un ragazzino.

«Sì, ecco, ci conto.» Borbotta, avvampando, rendendosi conto di quanto sembrino ridicoli visti da fuori.

«Uh, bene. Benissimo. Perfetto.» Replica Stiles, per poi andarsene, e chiedersi cosa diavolo abbia appena detto.

---

Stiles arriva a casa, notando che suo padre non c'è. Dovrebbe tornare la sera tardi infatti.

Sale in camera sua, prendendo il telefono, e digitando un veloce messaggio a Derek:

"Ehisono appena tornatoancora vivo e integro! ;) "

Si ferma un attimo sull'uscio, aspettando una sua risposta, che arriva subito:

"Sono contentoma mi sono dimenticato di fare una cosaChe ho desiderato fare per tutto il giorno.
Derek."

Stiles legge il messaggio perplesso.

"E cosa?"

La risposta arriva immediatamente.

"Sbatterti su un qualsiasi muro e baciarti.
Derek."

Stiles boccheggia, sentendo un calore improvviso nel corpo. 
Dio, che effetto gli fa quel ragazzo.

Poi accende la luce della stanza, rendendosi conto che la finestra è spalancata.
Non si ricordava di averla lasciata aperta, così la fissa qualche secondo perplesso.

Poi nota qualcosa sopra la scrivania, che sembra proprio un foglio, con scritto qualcosa sopra.

Si avvicina lentamente, come percependo che c'é qualcosa che non va.

Qualcuno é entrato in camera sua, e ha lasciato quel foglio là sopra. Anche perchè prima non c'era, e dubita sia stato suo padre.

Appena legge cosa c'é scritto comincia a tremare, restando come immobilizzato:

"Pensavi di esserci sfuggitoStilesStai attentoquesta volta nessuno ti salverá."

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


Stiles guarda il foglio con le mani tremanti, e si accascia a terra, cercando invano di respirare lentamente.

Sente la vista farsi sfocata, e realizza che sta avendo un attacco di panico.
Non può farsi prendere così dalla paura, non può.

Cerca di calmarsi, di pensare a qualsiasi cosa per non farsi sopraffare dall'attacco di panico, visto che é anche solo in casa.

Gli viene spontaneamente nei suoi pensieri Derek. 
Il modo in cui gli piace baciarlo, il modo in cui si specchierebbe per sempre nei suoi occhi verdi, senza stancarsi mai.

È grazie a lui se Stiles si è ricordato cosa significa davvero il Natale, cosa significa passarlo con qualcuno di così importante.

Piano piano il respiro torna normale, e vorrebbe avere solo il ragazzo accanto sè. Che gli sussurri vada tutto bene.
Perchè, se Derek è con lui, ci crede davvero.

Invece Derek non c'é.
Stiles pensa involontariamente che nessun pensiero era mai riuscito a fermare un suo attacco.

E quella scritta significa solo una cosa: l'incubo è ricominciato.

Eppure Crage è in prigione, insieme al suo complice Prassel. 
Forse Stiles dovrebbe controllare se non sono per caso scappati via.

A Stiles sembra di nuovo di vedere il sangue ovunque, nonostante sia passato così tanto tempo dall'ultima volta.

É stata tutta colpa sua, solo sua.
Non doveva finire così, no.

E adesso hanno deciso di farlo fuori definitivamente. 
Come doveva essere successo anni fa, ma l'impresa è stata impedita.

Il telefono di Stiles d'un tratto vibra, e il ragazzino lo prende immediatamente, respirando pesantemente.

"Stavo pensando se ti andasse di venire ad un appuntamento con medomani sera a cena
Conosco un posticino tranquillo.
Derek."

Stiles fa per digitare una risposta affermativa, che non vede l'ora, quando si ricorda della minaccia, e tremando la cancella subito.

Gli occhi gli si riempono di lacrime, e scoppia a piangere silenziosamente, con gli occhi chiusi e il volto rivolto verso il soffitto.

Lancia il telefono in un punto quasiasi., con tutta la forza che ha.
Da quanto desiderava un vero appuntamento con Derek?
Da quando desiderava non essere solo suo amico? Che Derek desse segni di ricambiare almeno in parte?

Ci aveva sperato così tanto, e gli sembrava impossibile accadesse una cosa simile.

E adesso che Derek gliel'ha chiesto, lui non può.
Quella gente fa sul serio, non scherza, e Stiles l'ha provato sulla propria pelle.
Se hanno scritto che lo riavranno, così sará.

Non può rischiare che qualcun altro muoia a causa sua.
Non può rischiare che Derek sia costantemente in pericolo e che rischi poi la sua vita per salvarlo.

Non vuole ritrovarsi poi a dover compilare una lista di tutti coloro che sono morti per colpa sua.

Stiles si stringe la testa fra le mani, stringendo i denti, e lancia un grido di rabbia, disperato.

Tutto quello che può fare è cercare di capire chi c'è dietro tutto questo, prima che sia troppo tardi.

Perché a Derek non può rinunciare, ma il solo pensiero di metterlo in pericolo gli martella la testa.
Rischia di impazzire.

Ma l'amore é anche questo, proteggere l'altro anche a costo di dovervi rinunciare.

---

Stiles si è alzato con delle occhiaie da paura, e il padre non ha fatto domande, capendo che non avrebbe ricevuto mai risposte.

Lo Sceriffo non ha capito cosa non va, visto che Stiles sembrava così contento nelle foto di Natale che gli aveva mandato Peter.

Stiles adesso è in classe, seduto vicino a Scott, con Derek che spiega.
Stiles quella mattina non è neppure andato al bar a fare colazione, visto che non aveva intenzione di incontrare il ragazzo.

Fissa l'orologio sopra la lim, che sta scandendo la fine dell'ora.
Tic, toc. Tic, toc.

«Stiles, ti vedo molto più stanco del solito.» Gli fa notare Scott, preoccupato.

Stiles cerca invano di sorridere, finendo per fare una smorfia.

«Non riuscivo a dormire, tutto qua.» Mente, cominciando a capire che deve prendere le distanze anche dal suo migliore amico.
Non vuole perdere nessuno, nessun altro. Ha giá troppi rimpianti.

La campanella suona, e tutti si alzano per andare via.
Stiles si alza lentamente, con lo zaino che gli pare essere di piombo. 
Si sente così privo di forze.

«Stiles.» Lo chiama Derek, seduto dietro la cattedra, notando che sono rimasti solo loro due.

Stiles si avvicina al ragazzo, tenendo tutto il tempo lo sguardo basso.

«É successo qualcosa?» Gli domanda Derek, osservandolo attentamente.
Stiles scuote la testa.

«Ho dormito male.» Spiega brevemente, facendo per andarsene via, quando Derek lo richiama.

«L'hai letto il mio messaggio? 
Non mi hai risposto.»

Stiles si irrigidisce, non ricordandosi neanche dove sia finito il suo cellulare. A quel punto alza lo sguardo su Derek, perdendosi puntualmente nei suoi occhi verdi.

«Ti devo parlare, Derek. 
Va bene se vengo da te stasera?» Esordisce, tentando di mantenere un tono freddo e distaccato, mentre il suo cuore minaccia di esplodere davanti a quel ragazzo.

Derek annuisce, più che penserioso.

«Perché non ti avvicini a me, Stiles? 
Mi sei mancato.» Parla Derek, non capendo lo strano comportamento del ragazzino.

Stiles si morde un labbro, allontanandosi verso la porta, quando invece tutto quello che vorrebbe fare é corrergli incontro.

«Devo..devo andare, Derek. 
Sono in ritardo per le lezioni. 
A stasera.» Mormora, sparendo il prima possibile dalla sua vista.

Derek si sistema meglio sulla sedia, sospirando pesantemente.

---

Stiles si ritrova davanti al loft, e prima di suonare il campanello si blocca un attimo.

Respira profondamente un paio di volte.

Non è facile dire mentire. 
Non é mai facile dire addio, soprattutto a qualcuno che vorresti solo accanto.
Ma a volte il desiderio non basta.

Suona, muovendo il piede a terra nervosamente.

Derek apre subito la porta, in una maglia blu notte. 
È la preferita di Stiles, perchè risalta i suoi capelli mori, la barba e gli occhi verdi.

Stiles entra titubante, restando in piedi accanto ai divani. Non riesce neanche a guardare in faccia il ragazzo.

Derek dice a Stiles che Sourwolf é di sopra a dormire, quando si accorge che qualcosa non va.

Allora Derek si avvicina a Stiles, alzandogli il volto con una mano, delicatamente, come se il ragazzino fosse qualcosa di prezioso ai suoi occhi.

«Hai pianto, Stiles?» Gli chiede, non riuscendo proprio a capire questo repentino cambio d'umore nel ragazzino.
Fino a Natale stava andando tutto bene, e non aveva mai visto Stiles così felice, senza alcun bisogno di fingere.

Era da tanto che Derek non vedeva più Stiles dover fingere, dover indossare una stupida maschera.

Stiles si allontana dal suo tocco, perchè sa che non può farne a meno, ed é meglio non abituarcisi troppo.

«Non...non é importante, Derek.» Sussurra Stiles, cercando le parole adatte.

Derek sembra quasi arrabbiato.

«É importante per me, Stiles! Sto solo cercando di capire cosa ti è preso!» Esclama, corrucciando lo sguardo.

Stiles abbassa il volto. Deve dirglielo.

«Non...non possiamo più frequentarci, Derek.» Mormora, mentre il ragazzo sussulta, immobilizzandosi.

«C-cosa stai dicendo, Stiles?» Domanda incredulo, convinto di non aver capito. 
Sperando di non aver capito.

Stiles trova dannatamente interessante il tappetto accanto al divano.

«Sono un tuo studente, Derek. 
Non voglio che la gente scopra che esco con il mio professore...pensaci, i giornali ti stroncherebbero...» Mente, senza neanche avere il coraggio di guardarlo negli occhi.

Derek dischiude la bocca, con il battito del suo cuore che rallenta.

«Cosa stai dicendo, Stiles? 
Da quando ti fai questi problemi? 
I giornali hanno altro da pensare, e se é un problema posso cambiare corsi e...» Sussurra Derek, ancora perplesso, non sapendo se crederci oppure no.

«Ho detto che non voglio più questo, Derek! È difficile da capire?» Urla Stiles, interrompendolo, e cercando di sembrare credibile. 
Ma con quale forza?

Derek guarda il ragazzino qualche secondo, senza dire una parola.

«E allora perchè stai piangendo, Stiles?»

Stiles apre la bocca per parlare, ma non ne esce fuori nulla. 
Non si era accorto di stare piangendo. É così debole, in realtà?

«É meglio così per tutti e due, Derek. Per favore, non insistere.» Lo supplica Stiles, asciugandosi invano le lacrime.

Derek indietreggia, scuotendo la testa.
Non può credere che lo stesso ragazzino che gli ha salvato la vota diberse volte lo sta implorando di stargli lontano.
Non può, semplicemente.

«Tu...tu non sei serio, Stiles. Siamo...amici...»

Stiles abbassa di nuovo il capo, non riuscendo a subire quella vista.
Non pensava fosse così doloroso.

«Ti avevo detto di non affezionarti a me, Derek.» Replica semplicemente. 
Ed è vero, il ragazzo sa bene che è vero. Se lo ricorda perfettamente.

Derek stringe le labbra, dando un pugno di scatto al tavolo accanto a lui.
Stiles chiude gli occhi mentre il pugno di Derek colpisce il legno.

Poi il ragazzo gli si avvicina, incazzato.

«Credi che sia facile, Stiles? 
Credi che possa decidere io di chi innamorarmi?!» 
Urla, con tutto il fiato che ha. 
Appena Derek si rende conto delle sue parole indietreggia, voltandosi.

Che cos'ha appena detto? 
Lui non é innamorato.
Non dopo che Stiles gli sta dicendo tutto questo.
Non dopo che si sta dimostrando essere come tutti gli altri.
Non dopo che ha avuto l'ennesima prova di poter ricevere solo delusioni dall'amore.

Ha fatto male a fidarsi di nuovo, sapeva sarebbe andata così anche questa volta.

Stiles é rimasto a bocca aperta, con lo sguardo che vacilla.

«Tu...tu sei innamorato di me?» Esclama sbalordito, non riuscendo minimamente a crederci.
Derek gli dá le spalle, irrigidendo tutti i muscoli.

«Vattene, Stiles.» Risponde, con un tono freddo e distaccato.

Stiles non riesce a fermare le lacrime.

«Rispondimi, Derek...»

A quel punto il ragazzo si gira, e Stiles trasalisce. Derek lo sta guardando in un modo che gli fa venire i brividi.
É lo stesso sguardo che aveva da ragazzino nel video.

«Mi stai lasciando come hanno fatto tutti, Stiles. Quindi per favore, vattene.»

Stiles muore dalla voglia di capire cos'altro é successo al ragazzo in precedenza, che l'ha fatto diventare così mal fiducioso.
Stiles sa che Derek ha perso giá in passato la fiducia, e sa che la sta perdendo di nuovo in quell'esatto momento.

«Mi dispiace, Derek....» Sussurra Stiles, prima di andarsene via, verso la porta.
La apre, quando Derek parla alle sue spalle, con un tono carico di disprezzo, con una risatina amara.

«Dispiace anche a me, Stiles. 
Dispiace anche a me essere sempre deluso e usato dagli altri. 
Pensavo fossi diverso, forse mi sbagliavo. Siete tutti uguali.»

Stiles chiude la porta alle sue spalle, accasciandosi subito dopo con la schiena contro di essa, e scoppiando a piangere senza ritegno.
Ma in silenzio, per non farsi sentire.

Preferisce che il ragazzo resti vivo, anche se questo significa lontano da lui, che poi incolparsi della sua morte.

---

Stiles torna a casa, distrutto, sia fisicamente che mentalmente.

Lo Sceriffo é tornato a casa da poco, e sta beatamente sul divano a guardare la tv.

«Fatti i compiti per domani, Sti?» Chiede il padre, continuando a guardare quella telenovela americana.
Quando si accorge che il figlio resta in silenzio si gira verso di lui, notando che ê in uno stato pietoso.

John si alza dal divano, andandogli incontro di corsa.

«Stiles! Mi vuoi spiegare cos'hai?» Grida, preoccupato.
Stiles volta la testa da un'altra parte, rigata dalle lacrime.

«Niente papá, va tutto bene. 
Come al solito.» Cerca di sorridere Stiles, invano.

Lo Sceriffo stringe le mani a pugno.

«Stiles, pensavo avessi smesso di fingere che tutto andasse bene. Pensavo che da quando tu e Derek foste diventati così stretti avessi smesso di...»

Stiles lo guarda negli occhi, interrompendolo.

«Sono appena stato da Derek. 
Gli ho detto che dobbiamo smetterla di vederci. Sei contento ora, di sapere cosa non va?!» Ribatte Stiles, andandosene di sopra, mentre John rimane imbambolato.

Stiles si chiude in camera sua, a chiave. Non ha più lacrime, non per oggi. Si siede sul letto, nell'oscuritá, e apre un cassetto del comodino.

Tira fuori un oggetto, che sbirluccica nel buio, esitando qualche secondo.

Poi lo avvicina al polso, tirandosi su la manica, e appena intravede una goccia di sangue socchiude gli occhi.
Era da troppo tempo che non faceva più queste cose.

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


È da due giorni che Stiles non va a scuola, dopo la discussione con Derek.
Lo Sceriffo fa finta di bersi le scuse che il ragazzino gli rifila, sui suoi frequenti mal di pancia.

Stiles è sdraiato sul letto, a pancia in giù, con lo sguardo disperso nel vuoto. 
Lo Sceriffo era venuto poco prima a chiedergli se voleva pranzare, ma aveva ricevuto una risposta negativa.
Allora gli aveva ricordato che non aveva neanche cenato la sera prima, e che qualcosa deve pur mangiare.

Bussano alla porta della camera, e Stiles resta immobile, senza emettere un suono.

La porta si apre lo stesso, e Stiles porta lo sguardo sui due ragazzi appena entrati.
Lydia e Scott.

I due guardano con un'espressione preoccupata, e chiudono la porta alle loro spalle.
Si siedono sul divanetto di fronte al letto, mentre Stiles si fa forza per sedersi sull'estremità del letto.

«Stiles, ci vuoi raccontare cosa succede?» Inizia a parlare Lydia, vestita con una camicetta bianca a fiori, e con i capelli rossi che le ricadono davanti.

Stiles abbassa il volto, per poi guardarli accennando un sorriso.

«Sto bene.» Mormora, non riuscendo però a sostenere il loro sguardo.

Scott stringe le labbra.

«Stiles, é talmente chiaro che non stai bene che...» Esordisce il ragazzo, quando Stiles lo interrompe con una risata amara.

«Adesso vi accorgete che sto mentendo? Wow.» Ironizza Stiles, appoggiando le braccia sulle ginocchia, leggermente curvato in avanti con il corpo.

Scott e Lydia lo guardano senza capire.

«Che intendi, Stiles?» Fa Lydia, corrucciando lo sguardo.

«É da quasi tre anni che fingo, Lydia! Da quasi tre anni che sorrido quando invece vorrei solo morire!» Esclama Stiles, mentre la ragazza trasalisce, insieme a Scott.

«Io...non sapevo...» Mormora, non sapendo proprio cosa dire.

«È questo il punto. 
Siete i miei migliori amici, e non vi siete neanche accorti quanto ogni giorno voglia mettere fine alla mia vita! 
Io lo vedo, il sangue. 
Il sangue di Allison e di Aiden. 
Lo vedo...» Stiles si prende la testa fra le mani, sentendosi lo sguardo insistente dei due addosso. 
Non si sono mai accorti di niente, di quanto stia ogni giorno maledettamente male.

Lydia a quel punto si alza in piedi, avvicinandosi al letto, con gli occhi completamente lucidi.

«Pensi sia facile per noi, Stiles? 
Pensi sia facile aver perso la propria migliore amica? Non era solo la tua, Stiles. Era anche la mia! 
Credi che non penso mai a lei? 
A come sarebbe andata se l'avessi convinta a rimanere a casa, invece di venire?» Grida Lydia, con voce spezzata, e le lacrime agli occhi.

Stiles dischiude la bocca, non ci aveva mai pensato. Credeva di essere l'unico a soffrire. Le sue migliori amiche una volta erano sia Lydia che Allison.

Lydia ha le guancie rigate dalle lacrime.

«Amavo Aiden, l'amavo davvero...» Sussurra, asciugandosi con un braccio gli occhi. É vero che sta con Jackson, ma non sará mai la stessa cosa.

Scott a quel punto si alza a sua volta, affiancandosi a Lydia, con le mani chiuse a pugno.

«Hai idea di cosa significhi veder morire nelle tue braccia l'amore della tua vita, Stiles? Ne hai idea? Vederla sussurrare che ti ama, e non avere neanche il tempo di urlarle 'anch'io' che é gia morta!
Kira è fantastica, ma non sarà mai Allison, nessuno sarà mai lei. 
Non credere di soffrire solo tu!» 
Urla il ragazzo, mentre Stiles evita i loro sguardi.

«Non li avete uccisi voi, non avete rimpianti. Non è la stessa cosa...» Mormora.

«Neanche tu, Stiles! È stata una nostra scelta venire lá, per te. Nostra e basta. E sono convinta che sia Allison che Aiden lo rifarebbero! Bisogna solo andare avanti, Stiles!» Cerca di fargli capire Lydia, guardando con tristezza quel ragazzino.

Stiles alza lo sguardo su di lei.

«Non lo so, Lydia...»

«Stiles, se fossi stato al posto di Allison e lei al posto tuo, ti piacerebbe vedere che lei sta rovinando la sua vita? 
Che pensa costantemente di essere colpevole della tua morte? Se ti hanno salvato la vita non lasciare che venga distrutta, Stiles...» Si aggiunge Scott.

Stiles sospira.

«Non é così facile...»

Lydia si asciuga del tutto le lacrime.

«Pesavo che con Derek ci stessi riuscendo, Stiles.» Commenta.

Stiles sussulta, guardando la ragazza.

«Derek non c'entra niente.» Sputa fuori. Scott guarda strano il suo migliore amico.

«Questa mattina Hale era strano. Sembrava avesse dormito poco, e perdeva in continuazione il filo.
Cosa è successo tra voi due, Stiles?»

Il ragazzino si allunga verso il comodino, tirando fuori un foglio dal cassetto.
Lo passa lentamente ai due ragazzi, che appena lo leggono assumono un'espressione sconvolta.

«Ma Crage e Prassel...sono in prigione.» Ha il coraggio di parlare Lydia.

Stiles annuisce.

«Potrebbe esserci qualcun altro, che ci è sfuggito. Ma il problema é che sono tornati, voi non siete al sicuro accanto a me.» Mormora Stiles, abbassando il volto.

«Non lo dire neanche per scherzo, Stiles. Noi scopriremo chi c'è dietro tutto questo insieme, e non provare minimamente ad allontanarci. Chiaro?» Chiarisce subito Scott, con gli occhi lucidi. Lydia annuisce in accordo.

Stiles accenna un sorriso, capendo che se Scott ha deciso così non riuscirá a fargli cambiare idea.

«Hale lo sa, Stiles?» Aggiunge poi Scott, facendo trasalire il ragazzino.

«No, e non deve saperlo.» Dice freddamente Stiles, cercando di mantenere un tono distaccato.

«Perchè, Stiles?» Lydia non lo capisce.

Stiles si alza dal letto, allargando le braccia, con gli occhi lucidi.

«Sono una bomba in via d'esplosione, Lydia! E Derek vorrebbe starmi vicino comunque!» Esclama, sospirando pesantemente, come se in quel momento gli pesasse pure l'aria sopra la sua testa.

«Forse dovresti permettergli di decidere da solo, cosa ha intenzione di fare.» Se ne esce Scott, ma Stiles scuote la testa, con lo sguardo vuoto.

«Se Derek morisse, uscirei letteralmente fuori di testa!» Grida, facendo sobbalzare i due amici.

Lydia accenna un sorriso triste.

«Ne sei innamorato, o sbaglio?» Le sue parole colpiscono Stiles come una martellata, e volta la testa da un'altra parte.

Stiles si asciuga con la manica di un braccio le lacrime che gli stanno uscendo.

Poi torna a guardare la rossa, e il suo migliore amico, con l'accenno di un sorriso.

«Ho sempre desiderato innamorarmi, fin da quando ero piccolo. 
Aspettavo con ansia con questo momento...» Comincia a parlare, con un tono basso, mentre Lydia lo guarda con tenerezza.

«...Ma non credevo potesse fare così male, non credevo sarei stato obbligato a rinuciare a tutto questo, perchè preferisco mille volte vedere Derek vivo, anche se lontano da me, che morto!» Stiles si sente tremendamente ridicolo, e prende qualche secondo per respirare lentamente.

«Lo sapevo che non l'avrei dovuto far entrare nella mia vita! Adesso mi odia, pensa che non mi interessi nulla di lui, quando invece é l'unico pensiero che mi tiene in vita, dannazione!» Scott e Lydia lo guardano senza fiatare.

«Come...come vi siete conosciuti, Stiles?» Osa chiedere Lydia.

Stiles accenna un sorriso al ricordo, e si siede nuovamente sull'estremitá del letto.

«Era una sera d'estate. 
Una delle solite sere a cui pensavo ad Allison, ad Aiden...una di quelle sere in cui i miei pensieri mi tormentevano... così decisi di voler mettere fine a tutto questo, non ce la facevo più...»

Lydia dischiude la bocca, avendo immaginto che era andata tutto diversamente da quanto aveva raccontato all'inizio il ragazzino.

«...Lui era così bello, Dio, che pensai fosse un modello o qualcosa del genere. Era lì sul ponte, per il mio stesso motivo, e si avvicinò a me, anche se non so ancora il perchè... parlammo, e una cosa tira l'altra gli proposi di ubriacarci per un'ultima sera...»

Stiles sorride tra le lacrime al ricordo, che non se ne va via dalla sua mente.
Non riusciva a credere che qualcuno come Derek volesse uccidersi.

«...All'alba stavamo sbollendo la sbornia, quando presi la sua mano nella mia. Eravamo entrambi senza maglia, ma non avevamo fatto niente, no. Gli feci promettere che avrebbe trovato qualcuno da amare, qualcuno che lo avrebbe aiutato a resistere...»

Scott ha lo sguardo abbassato, e Lydia si sta commuovendo al ricordo del ragazzino.

«E lui ha promesso solo se l'avessi fatto anch'io. Poi me ne sono andato, e pensavo di non vederlo più...ho scoperto da non molto tempo che le nostre famiglie erano molto amiche, e da piccolo avevo un'ossessione terribile per lui...non credo nel destino, ma credo che delle persone siano destinate a stare insieme...eppure sembra tutto sia tremendamente contro di noi...»

Stiles alza il volto al soffitto, socchiudendo gli occhi, e cercando di fermare le lacrime.

«Mi odio, mi odio per aver mantenuto la promessa. Per aver trovato proprio in lui qualcuno da amare e il cui pensiero e presenza mi aiuta a resistere in questa merda. Mi odio perché adesso sono costretto a vivere senza, e qualche volta a pensarci mi si blocca il respiro...»

Lydia prende una mano di Stiles, stringendola fra le sue, per trasmettergli forza.

«E sì, ne sono fottutamente innamorato. E dovrei esserne contento! Dovrei fare i salti di gioia! Ma tutto quello che vorrei davvero fare è sparire!» Esclama Stiles, venendo abbracciato di slancio dalla rossa, mentre Scott gli posa una mano sulla spalla.

«Forse sono semplicemente io, che non posso essere felice, forse è solo questo il problema...»

---

Derek esce dalla palestra, dove passa la maggior parte del tempo ormai, dirigendosi verso casa di Erica.
La ragazza lo aveva invitato per fare due chiacchiere, visto che era da un pò che non si vedevano.

In realtá in questo momento Derek non ha proprio voglia di vedere nessuno, ma non può rischiare di perdere Erica.
Non anche lei, l'unica amica che gli rimane.

Erica ha un appartamento niente male vicino al suo ristorante, e Derek ci arriva con la Camaro in un battibaleno.

Suona il campanello, e la porta si apre poco dopo.
Erica é in una comoda tuta, e sorride al ragazzo, facendolo accomodare.
Derek cerca invano di contraccambiare il sorriso.

«Preferivi vederci al loft?» Chiede la ragazza, preparando due caffè.
Derek si siede su un divano lilla.

«Diciamo che il loft non é in buone confizioni.» Risponde Derek, abbassando lo sguardo.

Quando Stiles se n'era andato, due giorni prima, Derek aveva così tanta rabbia in corpo che se l'era presa con tutto ciò che gli capitava intorno.
Sourwolf si era pure svegliato, e l'aveva guardato spaventato, per poi farsi accarazzare per essere tranquillizzato.

«Come mai?»

Derek guarda la ragazza negli occhi.

«Brutto periodo.» Dice semplicemente, ma Erica non molla l'osso.

«C'entra Stiles, per caso? Ieri ha saltato il turno di lavoro.» Indovina, portando a Derek il suo caffé.

Derek trasalisce, stringendo i pugni.

«Ha deciso di chiudere con me, di troncare ogni rapporto.» Si confida Derek, cercando di mantenere la calma.
Non può perdere il controllo in casa della ragazza.

«Perché dovrebbe?» Domanda sorpresa Erica, non aspettandosi una rivelazione simile.

«Non l'ho capito neanche io, Erica! 
Si è inventato solo scuse, e intanto piangeva! La verità é che non gli é mai importato nulla di me! Nulla!» Alza il tono Derek, mentre Erica gli si siede davanti.

«A Stiles importa anche troppo di te, Derek. Fidati.»

Derek abbassa il capo, sentendo montare la rabbia, sempre di più.

«E allora perchè, Erica? Perché mi ha abbandonato come tutti? Io...io mi fidavo di lui, era l'unico di cui mi fidavo davvero...»

Erica l'osserva attentamente.

«Come tutti chi?»

Derek allora le racconta brevemente delle ragazze con cui era stato, dopo che si trovava già in uno stato psicologico precario, vista la morte della sua famiglia.

«Ho sbagliato Erica, ho dato per l'ennesima volta fiducia ad una persona. E sono stato usato e distrutto psicologicamente di nuovo. Ho sbagliato tutto....» Si dispera Derek, prendendosi la testa fra le mani.

Erica smette di bere.

«Giuro che ucciderò Stilinski, dopo tutto quello che hai passato, Dio, Derek...»

Derek irrigidisce tutti i muscoli.

«Perchè devo essere sempre usato, Erica? Perché non posso incontrare qualcuno che mi ami davvero? 
Perchè devo costantemente perdere fiducia nelle persone?» Domanda, con voce spezzata, come se la ragazza possa dargli delle risposte.

Erica infatti resta in silenzio.

«Non so quanto ancora posso resistere così, Erica! Non so quante ancora altre delusioni posso sopportare prima di crollare definitivamente...» Sussurra, con uno sguardo perso, vuoto.
Derek si sente debole, vede perfettamente i pezzi di sé che non ha più, che ha lasciato in giro, a causa della gente.

«Ehi, Der, prima o poi troverai qualcuno che non ti ridurrá così...» Lo tranquillizza lei, provando una profonda tenerezza per quel ragazzo.
Non è così forte come vuole far sembare.

In quel momento il telefono di Derek vibra, e il ragazzo lo afferra, sperando incosciamente sia Stiles.

"Derekti va di venire da meAppena vuoi!
Jennifer."

Derek guarda lo schermo qualche secondo, rispondendo subito senza esitare. Come se non fosse in controllo delle proprie azioni.

"Arrivo."

«Chi è?» Chiede curiosa Erica.

«Jennifer, una professoressa.» Spiega brevemente. 
Erica assottiglia lo sguardo.

«E cosa vuole?»

«Mi ha invitato a casa sua, appena posso.»

«Hai accettato, Derek?»

Derek abbassa lo sguardo.

«É questo che non capisco, Erica!
Dopo Paige, dopo Kate non volevo avere rapporti con nessuno!
E adesso non so neanche se riesco più a fidarmi di qualcuno!
Quindi perché ho accettato immediatamente? 
Cos'é cambiato da prima?
Questa da parte di Stiles é... solo un'altra presa in giro, un'altra delusione, niente di più...»

Erica accenna un sorriso, capendo immediatamente cosa sfugge al ragazzo.

«É normale che cerchi qualcuno che ti dia sicurezze, Derek, visto che fin'ora ti sono state sempre tolte. 
È normale che cerchi qualcuno che resti, nonostante sei distrutto dentro. Speri semprr che qualcuno sia in grado di rimetterti a posto, di prometterti cose che poi mantiene davvero...»

«Ma?» Va dritto al punto Derek, con sguardo disperato.

«Ma questa non é una delusione come le altre, Derek. Stiles non era come gli altri per te. E anche se ti convinci che non ti ci sei affezionato, tu ne eri...sei innamorato, Derek. 
E in questo caso non si tratta tanto di cercare una certezza. 
In questo caso si tratta di riempire un vuoto, che prima non avevi, perché evidentemente questo è veramente amore, Derek. E sai benissimo che ti può aggiustare solo la stessa persona che ti ha rotto...»

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


Derek passeggia per i corridoi insieme a Jennifer, visto che é ricreazione anche per loro.

Jennifer gli racconta quello che le é appena successo in classe sua, e Derek si appresta ad ascoltare, quando il suo sguardo viene catturato da qualcosa.

O meglio, da qualcuno.
Dal ragazzino, che sta accanto agli armadietti con Malia, la rossa e Scott.
Stanno parlando animatamente, ma Stiles non sembra davvero interessato, pare quasi sia in un mondo tutto suo.

Per qualche secondo i suoi occh verdi si incrociano con i suoi nocciola.
Poi Derek volta lo sguardo verso la donna accanto a lui, come se non potesse sopportare lo sguardo del ragazzino solo un secondo di più.

È passata una settimana da quando Derek non parla più con Stiles, e pochi giorni dalla discussione con Erica.
Alla fine la conversazione non era veramente finita lì.

"Non sono innamorato di Stiles
Non dopo tutto quello che mi ha detto!"

Jennifer continua a parlargli, ma Derek con la testa è altrove. 
Ultimamente infatti a lezione gli capita di distrarsi spesso, soprattutto visto che Stiles è nella sua stessa classe.

"E allora perchéDerek
Perchè tutto d'un tratto senti il bisogno di avere qualcuno accanto
Ti rispondo ioDerek
Hai bisogno che qualcuno ti dia tutto l'amore che Stiles non ti ha datoQualcuno che resticome luispecialmentenon ha fatto
Hai bisogno di colmare un vuotoche sempre lui ha lasciato!"

E non importa se Derek non riesce più a fidarsi di nessuno, ma ha la necessitá di sentirsi amato, apprezzato.
Forse perchè l'unico per cui ha mai provato qualcosa di serio, anche se non lo vuole accettare o ammettere, l'ha abbandonato.

E vorrebbe fidarsi di Jennifer, vorrebbe davvero, ma la paura di essere di nuovo deluso è troppo forte.
E se la donna é in grado di supplire, almeno in parte, la mancanza di Stiles... ben venga.
Forse prima o poi riuscirà ad avere di nuovo fiducia in qualcuno.
Ed é così solo per colpa delle persone.

Derek saluta la Blake, e si dirige in 1D, dove ora ha lezione.

Stiles si é già sistemato vicino a Scott, come al solito, ma non riesce a pensare ad altro che a Derek passeggiare con la Blake amorevolmente.

«Tutto okay?» Chiede Scott, capendo bene il motivo del suo umore.

Stiles abbassa lo sguardo sul banco, mentre Derek entra in classe.

«Sì, è solo che...sembra quasi non gli pesi, il mio distacco. 
Una settimana e sta giá con quella.» Sibila Stiles, stringendo le labbra, tra l'arrabbiato e il deluso.

Sapeva che Derek non poteva provare qualcosa per lui oltre l'attrazione fisica, ma fa comunque male.

«Stiles, sono sicuro che non è così...»
Mormora Scott, quando tuona una voce davanti a loro.

«Stilinski, McCall, silenzio.» Esordisce Derek, mantenendo un'espressione impassibile.

Stiles abbassa il capo, cercando di non crollare davanti a tutti.

---

Stiles passa attraverso il cancello, in mezzo agli alberi.
C'è un silenzio mortale, che fa accapponare la pelle.

Il cimitero si trova vicino al bosco, quindi é immerso nella natura.
Stiles si mette il cappuccio in testa, percependo una folata di vento in arrivo, e si fa strada tra delle lapidi, lentamente.

Ha dei fiori in mano, comprati poco prima, e tramite un percorso arriva davanti ad una lapide scolorita, non ridotta molto bene.

Si accovaccia a terra, lasciando davanti ad essa i fiori, e legge il nome scolpito sulla lapide.

"Claudia Stilinski."

Stiles sospira, mentre un venticello fresco gli solletica il viso.

«Umh, ciao mamma...è da un pò che non ci vediamo, e mi dispiace, davvero. Ilproblema é che non ho molto tempo per venire qua, sai, adesso che ho anche un lavoretto...» Inizia a parlare, immaginandosi la madre davanti a lui, che gli sorride.

«Ti ricordi di Derek Hale?» Chiede d'un tratto, accennando un sorriso. 
Silenzio.

«Certo che ti ricordi, era il ragazzo di cui ero completamente ossessionato da piccolo. Anche se purtroppo non mi ricordo praticamente o nulla di questa cosa...»

Un Sole pallido cerca di riemergere dalle nuvole, e di riscaldare il ragazzino.

«...l'ho rincontrato, sai? 
Storia lunga, e quasi incredibile.
E sono venuto qua per questo... Sì, mamma, é lui la persona giusta. 
È sempre stato lui...» Stiles ha gli occhi lucidi, e li chiude, imponendosi di non piangere. 
Di non farsi sopraffare dai ricordi.

«...Mi sono innamorato, mamma. 
Vorrei che tu fossi qua con me, a saperlo di persona, sai. 
Mi sono innamorato, e non posso lottare per me e per Derek. Non posso.
Mi sono innamorato e sono costretto a rimanere in disparte, in silenzio, a salvarlo dalla morte quando lui neanche lo sa...non lo può sapere...»

Stiles si asciuga qualche lacrima.

«Non tutti coloro che si amano stanno insieme, mamma. Non tutti...»

Il cielo minaccia improvvisamente un temporale, e Stiles si ricorda con un sospiro di essere venuto a piedi.

«Voglio stare con lui, mamma! 
Non ho mai voluto qualcosa così tanto! È da quasi tre anni che non mi interessa niente di tutta questa merda, ma lui é ogni secondo la fottuta eccezione!» Esclama, sentendosi ridicolo. Come se sua madre potesse sentirlo davvero.

«Voglio lui, ma non posso averlo! 
L'ho fatto entrare nella mia vita, quando invece era meglio per entrambi restasse fuori. E adesso...adesso tutto parla di lui...»

Stiles tira fuori un fazzoletto, asciugandosi il volto.
Poi si alza da terra, e si incammina di nuovo per il percorso, quando gli sembra di scorgere qualcuno di familiare.
Guarda meglio, socchiudendo gli occhi.

Theo?

Il ragazzo é piegato davanti ad una lapide, con gli occhi chiusi. 
Ha anche lui dei fiori in mano.

«Theo?» Esclama Stiles, avvicinandosi.

Theo si gira di scatto, sorpreso.
Ha gli occhi completamente rossi.

«Stiles? Cosa ci fai qua?»

Stiles accenna un sorriso, come se non fosse abbastanza ovvio.

«Per il tuo stesso motivo, suppongo.» Theo infatti avvampa, alzandosi del tutto. Che domande fa?

«É...é mio padre.» Sussurra il ragazzo, rivolto verso Stiles. Sente il bisogno di dirglielo, anche se non sa perchè.

«Io sono venuto qua per mia madre.» Si confida invece il ragazzino, guardandolo negli occhi.

Non sono poi così diversi.

Theo si tocca il capo imbarazzato, notando che il cielo è completamente rannuvolato, e dovrebbe piovere da un momento all'altro.

«Ti va di andare a parlare in un bar qua vicino? Ho il motorino.» Domanda Theo, e Stiles accetta subito, senza pensarci troppo. 
Ha bisogno di distrarsi.

«Volentieri.»

---

«Quindi avevo ragione. C'era davvero qualcosa tra te ed Hale.» Commenta Theo, davanti ad una tazza di thé caldo.

Stiles sorseggia il suo, annuendo.
Sono in un grazioso bar, con fuori che sta cominciando a piovere.
Hanno parlato un pò di tutto, e adesso sono arrivati all'argomento 'Derek'.

«Già, ma adesso è finito tutto.» Dice Stiles, abbassando il volto.

Theo si sistema meglio sulla sedia.

«Sembra tanto la tipica storia tra professore e studente, sai.» Scherza, pensando probabilmente alle serie tv e ai film.

«Non era così semplice. 
Noi non eravamo così semplici.» Sussurra Stiles, finendo poi di bere.
Ne parla come se tutto fosse finito, come se non ci fosse ormai niente da fare.

Theo guarda Stiles con leggera tenerezza.

«Perché vi siete lasciati?» Osa chiedere, facendo sussultare il ragazzino.

«Non stavamo insieme, eravamo...amici.» Mormora Stiles, beccandosi la faccia scettica e divertita di Theo.

«Non eravate amici, Stiles, e non lo sarete mai. Eravate molto di più.» Commenta semplicemente.

Stiles dischiude la bocca, senza sapere come ribattere.

«Comunque ho deciso io di troncare ogni rapporto con Derek. 
É una storia lunga, e forse un giorno te la racconterò...»

Theo annuisce, anche se non ci crede davvero.

«Ti riaccompagno a casa.» Fa il ragazzo, increspando le labbra in un sorriso. Stiles ricambia.

«Grazie, Theo, davvero.»

---

«Lydia e Scott ti aspettano di sopra.» Annuncia lo Sceriffo a Stiles, appena il ragazzino rientra a casa.
Stiles corruccia lo sguardo, non aspettandosi affatto la visita dei due.

Sale le scale velocemente, aprendo la porta di camera sua. 
I ragazzi sono seduti sul suo letto.

«Cosa ci fate qui?» Chiede sorpreso, mentre Lydia si sistema i capelli rossi.

«Siamo qui per aiutarti, semplice.» Spiega la ragazza, alzandosi, seguita da Scott.

Stiles continua a non capire.

«Dobbiamo capire se Crage e Prassel sono ancora in prigione, Stiles. Potrebbero essere scappati.» Aggiunge  il suo migliore amico, visibilmente preoccupato.

«Mio padre non sa nulla, vero?» Parla Stiles, a bassa voce.

La rossa scuote la testa.

«Non possiamo dirgli nulla, questa gente non scherza, e informare la polizia sarebbe il peggior errore.»

Stiles si trova a concordare con la ragazza, sospirando.

«Il problema é che dobbiamo accedere agli archivi e al computer di tuo padre, Stiles. Per capire meglio.» Esordisce Scott, incrociando le braccia al petto.

Stiles fa una smorfia, non capendo come possano fare una cosa simile con suo padre in casa.

«Non mi sembra fattibile, almeno per il momento.» Infatti parla, anche se Lydia ha un'espressione compiaciuta.

«É per questo che ho sentito Parrish per far invitare tuo padre da lui, per discutere di un caso. 
Tra poco lo Sceriffo se ne andrá.»

Stiles strabuzza gli occhi. 
Parrish é un giovane collega di suo padre, e non pensava che Lydia lo potesse conoscere.

«Non voglio sapere come l'hai conosciuto, ma posso capire cosa gli avresti detto come giustificazione?!» Esclama Stiles, cominciando a confondersi con i suoi stessi pensieri.

Lydia fa un sorrisetto sul malizioso.

«Gli ho chiesto solo un favore, non c'era bisogno che specificassi o altro.»

Stiles non vuole neanche sapere perchè non ce ne fosse alcun bisogno, e preferisce rimanere nei suoi dubbi.

In quel momento i ragazzi sentono dei passi per le scale, e lo Sceriffo sbuca poco dopo dalla porta.

«Ragazzi, io devo andare da Parrish. Torno il prima possibile.» Li informa.

Lydia sorride.

«Si prenda tutto il tempo che le serve, Sceriffo.» Stiles alza le sopracciglia davanti al tono amorevole di Lydia.

«Umh, okay...» Mormora John, prima di andarsene del tutto.

Scott si assicura, guardando fuori dalla finestra, che la macchina dello Sceriffo sia scomparsa dalla visuale.

Poi con un cenno avverte i ragazzi che è tutto a posto, e si dirigono tutti e tre velocemente nel suo ufficio.

Lydia si posiziona davanti al computer, tenendo il lampandario spento, e accendendo solo la lampadina della scrivania.

Scott invece si mette ad aprire i vari cassetti, alla ricerca dell'archivio giusto.
Stiles affianca la rossa, sperando vivamente non faccia casini.

Lydia entra dentro un sito della prigione, a cui lo Sceriffo può ben accedere, e clicca la casella di tutti i nomi dei prigionieri.

Poi digita il nome Crage sullo spazio di ricerca, e la finestra resta in caricamento qualche secondo.

I due restano con il fiato sospeso.

Poco dopo si apre davanti a loro una scheda, con tanto di foto di Louis Crage, e tutti i suoi dati.
Stiles cerca di non perdere il controllo di fronte al volto di quell'uomo..

Lydia scorre le informazioni, fino ad arrivare a quella che interessa ad entrambi.

«L'ultimo controllo della sua cella è avvenuto ieri sera, e lui c'era. 
Quindi...non è stato lui a lasciarti il foglio.» Legge Lydia, mentre Stiles non sa proprio come prendere la notizia.

«Se non lui, chi?» Mormora, avvertendo improvvisamente dei brividi.

Lydia si appresta velcomente a controllare la scheda di Carl Prassel, ma anche lui risulta presente.

Nessuno è scappato.

«L'ho trovato!» Esclama Scott d'un tratto, mostrando ai due una cartellina.

La porta sulla scrivania, e tutti e tre l'accerchiano, leggendo sopra la scritta "Caso Green."

Stiles manda giù tutta la saliva, socchiudendo gli occhi.
Le mani di Scott la aprono, tirandone fuori diversi fogli.

Fogli che descrivono dettagliatamente il caso, e che arrivano perfino a nominare Stiles.

«Leggete qua.» Richiama la loro attenzione Scott, indicando con il dito una frase ben precisa.

"... è stata riscontrata una possibile presenza di altre persone all'interno dell'edificio..."

Stiles sussulta, mentre Lydia rimane a bocca aperta.

«Quindi Crage e Prassel non erano soli.» Mormora la ragazza, stupita.

Stiles sente che sta cominciando a tremargli la mano, e cerca invano di mantenere la calma.
Di non farsi prendere da un attacco di panico.

«Mio padre sapeva tutto, e non mi ha mai detto niente...» Scuote la testa sbalordito, mentre Scott lo guarda negli occhi.

«Stiles, che ti doveva dire? 
Che probabilmente c'erano ancora persone in libertá, pronte ad ucciderti nel momento giusto?» Lo fa riflettere il ragazzo, mentre Stiles fa giu e su per la stanza. Sembra un'anima in pena.

«C'è solo un metodo per avere più informazioni.» Esordisce la ragazza, osservando attentamente la reazione di Stiles.

«Cioè?»

«Domani andremo in prigione, a parlare con Crage.»

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


La rossa si avvicina a Scott, silenziosamente.

«Credi che ce la farà?» Mormora, guardando vero Stiles, il quale è seduto su una delle poltroncine in sala d'attesa.

Il ragazzino ha lo sguardo rivolto vero il basso, perso nel vuoto, come se fosse in un altro mondo.
I tre stanno aspettando che li facciano entrare a parlare con Crage, il quale dovrebbe essere ancora in cella.

Scott guarda a sua volta Stiles, facendo una smorfia.

«Non lo so Lydia, ma non possiamo costringerlo a restare fuori.» Le fa notare il ragazzo, sospirando pesantemente.

Rivedere Crage per Stiles sarebbe come ricordarsi tutto quello che gli é successo tre anni fa.

«Ci vorrebbe Hale accanto a lui, guarda quanto sembra disperso e spaesato.» Sussurra Lydia, increspando le labbra in un triste sorriso.

«Ha comunque noi, Lyds. So che in questo momento vorrebbe solo lui vicino, ma non è possibile.»

Lydia annuisce.

«Dobbiamo risolvere la faccenda il prima possibile.»

I due ragazzi poi si vanno a sedere vicino a Siles, sfogliando qualche giornalino a caso, quando un poliziotto si avvicina a loro.

«Siete venuti per Louis Crage?» Domanda, con un'espressione impassiile.

Annuiscono.

«Seguitemi, avete un quarto d'ora. 
In caso di emergenza o altro dovete pigiare questo pulsante.» Gli spiega il poliziotto, dando alla ragazza un telecomandino.

Li conduce attraverso un lungo corridoio, dalle pareti spoglie che trasmettono solo sensazioni negative.

Lydia si stringe nel cappotto, rabbrividendo, mentre Stiles sembra quasi assente.

Il poliziotto poi li lascia davanti ad una porta di metallo, ricordandogli del tempo a disposizione e di come usare il telecomandino.

«Resteró qua fuori, quindi in caso vi raggiungo immediatamente. 
Allo scadere del tempo entreró all'interno della stanza.» Conclude l'agente.

Lydia porta la mano sulla maniglia, e prima di aprire la porta lancia un'occhiata a Stiles.

Il ragazzino fa un cenno con il capo, come per rassicurarla che sta bene, che va tutto bene.

Allora la ragazza spalanca il portone, e si ritrovano all'interno di una piccola stanza.

C'è un tavolo di metallo al centro della stanza, e le pareti sono di un verdino morto. L'unica finestra ha le aste di metallo.

Dietro ad un tavolo c'é un uomo sui quarant'anni, con pochi capelli mori, e degli occhi azzurri come il ghiaccio.
Occhi impenetrabili, e le labbra increspate in un ghigno.

Scott e Lydia prendono posto in due seggiole davanti, e Stiles tiene tutto il tempo il volto basso, sedendosi in mezzo ai due.

«Stilinski, non hai neanche il coraggio di guardarmi in faccia?» Lo provoca Crage, con le mani intrappolate nelle manette.
Il fisico possente si intravede attraverso la tuta arancione.

Stiles chiude le mani a pugno, stringendo le labbra.

Cerca di alzare gli occhi su quell'uomo, ma il suo corpo si rifiuta.
La sua mente si impone di voler proteggere quei ricordi, di non farli riuscire fuori.

Ma se facendoli uscire fosse l'unico modo per liberarsene?

«Non siamo venuti qua per fare due chiacchiere.» Chiarisce subito Scott, con tono duro e distaccato.

Crage alza un sopracciglio, leggermente divertito.

«Non capisco di cosa vogliate parlarmi.» Esordisce.

«Lo sai bene, Crage.» Si aggiunge Lydia, mentre Stiles continua a guardare in silenzio le sue scarpe.
Si sente un vigliacco, ma è giá difficile sentire quella dannata voce...

«Vogliamo sapere chi sta minacciando Stiles. Sappiamo che non c'eravate solo tu e Prassel, quel giorno...» Fa Scott, incrociando le braccia al petto.

Crage fa un sorrisetto, scrocchiandosi il collo con un rumore sordo.

«Quindi il messaggio é arrivato, vedo.» Risponde Crage, con un tono fin troppo tranquillo.

«Allora centri davvero tu!» Esclama Lydia, dischiudendo la bocca.
Crage alza le mani in difesa.

«Sono solo un carcerato. Non posso uscire da qui, mi dispiace deludervi.» 
Li confonde, osservando compiaciuto i loro volti spaesati.

Stiles stringe i denti, cercando di non perdere il controllo.

«So che sai chi c'è dietro tutto questo, Crage.» Afferma Lydia, convinta, sporgendosi in avanti.

Crage porta gli occhi su Stiles.

«Vi consiglio solo di stare attenti a chi avete vicino.» Li lascia interdetti con questa frase. 
In fondo a Crage sono sempre piaciuti gli enigma, gli indovinelli.

Stiles corruccia lo sguardo, mentre Scott e Lydia rimangono qualche secondo in silenzio.

«Lo sai che se succede qualcosa a Stiles potresti solo aggravare le tue colpe?» Lo informa Lydia.
Crage alza le spalle.

«Non avreste alcuna prova di un mio coinvolgento, visto che fisicamente sono sempre qui. 
E non sará l'unico a farsi male, ci sarà qualcuno che cercherá di salvarlo. Qualcun altro che si sacrificherà per lui, come è giá successo in precedenza. Perderai tutto quello che hai di più caro, Stilinski, come poi accadrà allo Sceriffo. Derek, bel nome, eh?»

Appena Crage finisce di parlare Stiles si alza di scatto, inchiodando i suoi occhi nocciola in quelli ghiaccio del serial killer.

Si allunga verso di lui, credendo che rivederlo lo avrebbe distrutto, invece al momento si sente solo forte. 
Forte nel guardare il suo peggior incubo, e nel non sentire alcun tipo di paura.

«Non nominare Derek. Toccatelo e giuro che...» Sibila, con un tono carico di rabbia.
Lo sguardo di Crage rimane immobile.

«Che cosa vorresti fare altrimenti, Stilinski?» Lo provoca.

«Ti ucciderò con le mie stesse fottute mani.» Conclude Stiles, per poi ritornare a sedere, come se non fosse successo niente.

In quel momento la porta si apre, ed entra il poliziotto, che comunica loro che il tempo è scaduto.

I tre ragazzi si alzano, mentre Crage mormora qualcosa.

«A presto, Stilinski.»

---

Stiles non voleva essere lì.
Lydia e Scott lo sono venuti a prendere a casa di forza, costringendolo a partecipare alla festa di Capodanno che si tiene in una discoteca di Beacon.

«Viene mezza cittá!» Gli aveva esclamato Lydia, tutta emozionata, nel suo abito rosso.

Stiles ha dovuto pure indossare dei jeans neri attillati e una maglia stretta azzurra, che mette in mostra i pochi addominali che ha. 
Con gli allenamenti di basket sta mettendo su piano piano il fisico.

I tre ragazzi sono appena entrati nella discoteca, che è già piena di gente. 
La musica è a palla, e le luci colorate fanno a venire a Stiles un leggero mal di testa.

Scott individua tutto il loro gruppo, e si aggiungono agli altri, restando vicini al bancone del bar.

Un uomo calvo sta preparando da bere per un gruppo di ragazzi accanto a loro. Stiles sospira, lasciando cullare il suo corpo a ritmo della musica, quando il gruppo comincia a dividersi.

Isaac se ne va in mezzo alla folla con Malia, Scott e Kira vanno ad ordinare qualcosa da bere più in lá, Lydia e Jackson si scambiano effusioni.

Stiles volta la testa dall'altra parte, tutto quello che non vuole vedere sono le coppiette felici.

Piano piano rimane da solo, e senza sapere che fare ordina un alcolico leggero.

«Pago io.» Si propone una voce dietro di lui, e Stiles si gira di scatto.

«Theo? Non sapevo venissi.» 
Afferma sorpreso il ragazzino.
Theo è vestito con una maglia nera, che risalta il suo fisico muscoloso, e dei jeans normali.

Theo gli si affianca, sorridendo.

«Ho deciso di venire all'ultimo.» Lo informa, ordinando a sua volta qualcosa.

Parlano un pò del più e del meno, cercando di sentirsi nonostante l'alta musica, quando lo sguardo di Stiles vacilla.

Sono appena entrate due persone all'interno della discoteca.
Ma non due persone qualsiasi.

Derek Hale e Jennifer Blake.

Lei gli sta appiccicata, e lui sorride.
Ma Stiles sa che quello é un sorriso forzato, lo sa bene.

«....Stiles?» Richiama la sua attenzione Theo, notando come il ragazzino si sia immobilizzato.

Stiles stringe forte il suo bicchiere, per cercare di non pensare a come Derek lo abbia già sostituito.
Allora non era poi cosí importante.
Forse Theo aveva ragione, era la tipica storia tra studente e professore.

E per Derek lui era solo uno studente con cui avere un pò di divertimento.

Derek si guarda intorno, accorgendosi a sua volta del ragazzino, che lo sta fissando. Sussulta, mentre Jennifer gli stritola un braccio. 
Che ci fa Stiles con Theo? 
Forse è per lui che ha troncato ogni rapporto con Derek, forse voleva solo divertirsi con qualcun altro.
Derek lo aveva stancato.

«Ti va di ballare?» Propone Theo, mentre Stiles si desta dalla visione dei due. 
Annuisce, e afferma per mano Theo.

Le loro mani intrecciati non sembrano però così giuste.

Poi Stiles si struscia leggermente su Theo, forse ancora con il ricordo di Derek e la Blake appiccati.
Sa che Derek lo sta guardando, visto che i due sono appena andati al bancone del bar, di fronte a dove stanno ballando loro.

Pochi minuti dopo infatti Derek e la Blake stanno ballando poco lontano, e lei ha le braccia completamente intrecciate al collo di lui.

Stiles si avvicina automaticamente di più a Theo, cercando di non fissare il modo in cui anche Derek si stringe a lei. Fa male, tremendamente male.

D'un tratto a Jennifer squilla il telefono, e la donna legge il messaggio che le è appena arrivato, staccandosi da Derek.

Jennifer fa una smorfia.

«Merda, mia madre si è sentita male. Devo andare, Der!» Esclama, avendo giá raccontato al ragazzo i problemi al cuore che aveva la madre.

Derek annuisce.

«Vai pure, tranquilla, ci risentiamo.»

Jennifer gli stampa veloce un bacio sulla bocca, per poi scappare via, preocuppata.
Derek pensa a cosa può fare qui, da solo. Non voleva venire, ma Jennifer l'ha supplicato in tutti i modi.

Sapeva che avrebbe incontrato Stiles, forse è anche per questo che non voleva.
Esce dalla folla, avvicinandosi al bancone, e sedendosi su uno degli sgabelli.

Poi il suo sguardo cerca impulsivamente Stiles. 
Sta ballando con Raeken in un modo fin troppo intimo. 
Non si odiavano, quei due? 
Derek proprio non capisce.

Ma in fondo capisce Stiles.
Raeken ha la sua etá, e non ha il carattere di merda di Derek. 
Non sta quasi sempre in silenzio, non é musone, non ha il sarcasmo pari a zero.
E soprattutto non è il suo professore, quindi possono fare tutto alla luce del sole.

D'un tratto Derek osserva Theo avvicinarsi sempre di più a Stiles, con un sorriso, a tal punto che le loro labbra si scontrano.

Derek volta immediatamente la testa, cercando di ignorare una fitta nel petto.
Lui non è innamorato, cerca di convincersi, chiudendo le mani a pugno. Non vuole starci di nuovo così male. L'amore è solo una fregatura.

«Vuole qualcosa?» Gli chiede una ragazza, dietro il bancone.

Derek alza lo sguardo su di lei.

«Il più forte che avete.»

---

Stiles si siede su uno dei tanti divanetti, prendendosi la testa fra le mani, con tanta voglia di piangere.
La musica gli tartassa la testa, e chiude gli occhi.

Quando Theo lo aveva baciato si era staccato quasi subito, guardandolo con uno sguardo perso.

"Theo...io..." Aveva sussurrato, indietreggiando leggermente.
Theo aveva increspato le labbra in un sorriso triste.

"È per Dereksbaglio?"

Stiles aveva abbassato lo sguardo.

"Scusa Theosono...sono innamorato di lui..."

E se n'era andato.
Aveva sbagliato a dare false speranze a Theo, a strisciarcisi addosso solo perchè non accettava Derek potesse già avere qualcun altro.
In fondo era stato Stiles a troncarci ogni rapporto, nonostante si fosse sentito obbligato a farlo.

Tira fuori il telefono, passando un pò di tempo a rileggere i vecchi messaggi con Derek, in un atto sadico.

Poi si guarda intorno, notando come la metà della gente sia ubriaca.

D'un tratto gli sembra di vedere di nuovo Derek, solo che non é più con Jennifer. Sta ballando con tre ragazze addosso, e da come si muove sembra completamente ubriaco anche lui.

Una ragazza gli offre una pasticca sospetta, e Derek inconsapevolmente l'afferra, e fa per ingerirla, quando Stiles si precipita verso di lui.

Lo prende per un braccio, guardando male le ragazze.

«Andateve.» Sibila, ottenendo l'effetto voluto. Derek guarda Stiles, ma allo stesso tempo il suo sguardo sembra assente.

«Stiiiiiles? Cosa vuoi?!» Esclama, con voce stridula, fissandogli le labbra.

«Derek, come ti sei ridotto? Ti stavano per drogare, se non ci fossi stato io!» Lo rimprovera Stiles, arrabbiato.

Derek vorrebbe solo baciarlo, non sentendo di avere alcun tipo di controllo.

«È solo colpa tua, Stiiles!» Urla Derek, o meglio, urla l'alcol.

Stiles dischiude la bocca.

«Che stai dicendo? Dov'é la Blake?» Domanda, guardandosi intorno, come se la donna potesse comparire da un momento all'altro.

«Non mi ricordo dove sia...foorse se n'è andaata? E dov'é quello lá con cui stavi??» Derek rischia di cadere, e Stiles lo sorregge con qualche difficolta.

«Andiamo fuori, qui dentro é ancora peggio.» Borbotta Stiles, trascinando a fatica il corpo di Derek nel piazzale esterno alla discoteca, visto che il ragazzo non vuole collaborare.

Una volta fuori Derek si stacca dal ragazzino, irrigidendo tutti i muscoli.

«Torna da Raekem, Stiiles! 
Smettila di roovinarmi la serata! Cos'altro vuoi da me???» 
Grida, e Stiles si rende conto che probabilmente Derek il giorno dopo non si sarebbe ricordato di niente della serata.

«Perchè ti sei ubriacato, Derek?»

Derek abbassa il volto, sentendosi euforico, depresso e allo stesso tempo invincibile.

«L'hai baciato, Stiles. Tu...tu l'hai baciato...» Mormora, mantenendo lo sguardo su quello del ragazzino, che invece vacilla.

Stiles sussulta, avvicinandosi leggermente.

«Se avessi visto un secondo di più Derek, ti saresti accorto che mi sono staccato! Per colpa tua, Derek!» Ribatte Stiles. 
Derek sembra star riflettere sulle sue parole, anche se in realtá il suo cervello é attualmente in confusione.

«Che ho faatto, Stiles?» Chiede, perplesso, reggendosi a stento in piedi. Stiles comincia a sdoppiarsi davanti a lui.

«Mi hai solo fatto innamorare!»
Urla, talmente forte che Derek si porta le mani alle orecchie.
Stiles sembra stupirsi delle sue stesse parole, e Derek lo guarda scuotendo la testa.

«Mi hai lasciaato, Stiles. 
Come tutti...ti sei staancato, mi hai usato solo per...per divertirti un pò! 
Mi fidaavo di te, Stiles....mi fidavo davvero...» Biascica Derek, per poi dover venire sorretto da Stiles.

Il ragazzino ha gli occhi lucidi.

«Ti riporto a casa.» Mormora semplicemente, conducendo Derek verso la Camaro.

Lo sistema accanto al posto di guida, e si mette al volante.
Derek resta in silenzio tutto il viaggio, troppo confuso per parlare. 
Ha un mal di testa terribile, la sbornia si sta facendo sentire.

Stiles, una volta davanti al portone del loft, è costretto a prendere le chiavi dalle tasche dei jeans di Derek, il quale cercava di impedirglielo, divincolandosi.

Poi entrano dentro casa, accendendo la luce, e lascia Derek sdraiarsi sul letto in salone.

Derek si stende del tutto, e Stiles lo copre con le coperte, rimanendo qualche secondo seduto accanto al suo corpo, a fissare i lineamenti del ragazzo.

«Perchè, Stiles?» Mormora Derek, con gli occhi verdi in cerca di risposte.

Stiles porta una mano ad accarezzargli la guancia, la barba.

«Non posso, Derek. 
So che domani non ricorderai nulla, ma sappi solo che...che ci tengo troppo a te.» Sussurra, con le lacrime agli occhi.

Derek socchiude gli occhi, stanco.

«Mi piaci, Stiles. Anche troppo. 
Ed è questo che mi condanna...»

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


Sono passate due settimane da Capodanno, e Stiles alla fine aveva festeggiato l'anno nuovo con Derek.

Aveva aspettato che il ragazzo si addormentasse, ed erano subito scoppiati i fuochi d'artificio.

"Buon annoDer."

Derek, dal canto suo, si era alzato la mattina successiva mezzo distrutto, cercando invano di capire cosa aveva fatto.
Si ricordava solo che Jennifer era dovuta andare via per sua madre, e che Stiles e Theo si baciavano.

Nient'altro.

Aveva intuito di essersi ubriacato, ma allora come era tornato a casa? 
Chi l'aveva riaccompagnato?
Non riusciva proprio a capire come rispondere a queste due domande, e un pò si tormentava.

Stiles aveva chiarito con Theo, scusandosi per il suo comportamento, e avevano concordato di restare amici.

Adesso è a scuola, per la partita di basket. La partita in realtà non é ancora cominciata, e Derek ha radunato tutti intorno a sé.

«Lo so che sono molto forti, ma noi possiamo batterli. Dobbiamo solo giocare bene, ragazzi!» Esclama, mentre tutti annuiscono, carichi.

Stiles ultimamente non riesce a dormire molto, quindi ha il viso molto stanco. Tra incubi e il tormento dell'essere odiato di Derek...

"Adesso ho te."

"Mi fidavo di teStilesMi fidavo davvero."

Stiles si porta le mani alla testa, cercando di scacciare quei pensieri.
Gli altri della squadra intanto si dirigono chi in campo chi in panchina.

«Tutto bene, Stiles?» Chiede Derek, cercando di non mostrarsi troppo interessato.

«Umh, sì. Sto bene.» Mente il ragazzino, voltandosi.

«So quando menti, lo sai.» Replica il ragazzo, decidendo poi di non insistere. Ancora non riesce a capire davvero perché il ragazzino abbia voluto troncare tutti i rapporti, e il non capire gli fa quasi rabbia.

Stiles sospira, dirigendosi poi in campo, affiancando gli altri.

La partita inizia, con il pubblico negli spalti, e Stiles si impossessa subito della palla, andando a fare canestro.

Tutti applaudono e fischiano, mentre Derek incrocia le braccia al petto.
Il ragazzino sembra davvero debole, e ha delle occhiaie mostruose.

Infatti dopo un quarto d'ora Stiles comincia a sentire che gli stanno mancando le forze, e si ferma un attimo in mezzo al campo.

Si porta le mani sulle ginocchia, piegandosi in avanti, e la vista comincia a sfocarsi. 
Sente qualcuno chiamarlo, ma tutto gli sembra sempre più lontano.

«Stiles!» Esclama Derek, osservando il ragazzino afflosciarsi a terra.
È svenuto.

McCall si avvicina al corpo del ragazzino preoccupato, e così il resto della squadra.

«Spostatevi!» Grida Derek, capendo che stanno solo togliendo l'aria a Stiles, il quale giace a terra privo di testa. Derek sapeva che non stava bene.

Prende il corpo di Stiles in braccio, e lo porta via da tutti, in infermeria, facendo entrare un altro ragazzo al posto suo.

L'infermiera della scuola fa stendere Stiles su un lettino.
Sembra così in pace, in questo momento.

Derek impaziente gira avanti e indietro per la stanza, lanciando occhiate costantemente a Stiles.

La donna guarda con un sorriso il ragazzo.

«É un suo studente?» Chiede, anche se non sembra affatto un tono critico o altro.

Derek si ferma, calmandosi.

«Già.»

«Ci tiene a lui, eh?»

Derek sobbalza.

«...Giá.»

La donna poi si avvicina al ragazzino, facendogli una puntura distrattamente, guardando nel frattempo Derek.

«Gli sto iniettendo degli zuccheri. 
Il ragazzo deve mangiare di più e trattarsi meglio.» Gli spiega, facendogli capire che Stiles ultimamente si sta trascurando.

Sono tre settimane che Derek non ha una conversazione con lui.
Tre fottute settimane.
Quasi un mese.

Derek si siede su una seggiola, e decide di restare lá fino a che il ragazzino non si risveglia.

Sfoglia un giornale, anche se non è abbastanza concentrato per leggere attentamente.

«Derek?» Si sveglia Stiles una ventina di minuti dopo, confuso, con l'infermiera che se n'è andata un attimo.

Derek fa cadere il giornale per la sorpresa, girandosi verso il ragazzino. Gli sembra così debole.

«Sei svenuto, Stiles. 
Da quanto non mangi?»

Stiles ci fa per pensare.

«Forse da ieri a pranzo.» Ipotizza, anche se non ne é sicurissimo.

«Non va bene, Stiles! Ci devi stare attento a queste cose! Guarda anche quanto sei stanco!» Si arrabbia Derek, facendosi prendere dalla preoccupazione.

Stiles abbassa il volto.

«Come mai, Derek? Come mai ti preoccupi così tanto, nonostante abbia deciso di chiudere ogni rapporto con te? Nonostante ti abbia ferito?» Domanda, senza riuscire a capire.

Derek irrigidisce i muscoli, trasalendo alle parole del ragazzo. 
In realtà non lo sa neanche lui. Dovrebbe essere furioso per come il ragazzino lo ha trattato, ma ormai é anche stanco di discutere, di incazzarsi. É stanco di tutto.
Ed è solo deluso, per l'ennesima volta.

«Come mai hai i manicotti, Stiles?» Chiede d'un tratto Derek, cambiando argomento, notando che il ragazzo non li aveva mai indossati prima d'ora.

Stiles sussulta, guardando da un'altra parte.

«Me li ha regalati mio padre. 
Dice...dice che esteticamente sono belli.» S'inventa, e Derek fa finta per il momento di crederci.
Tanto se il ragazzino non vuole più avere niente a che fare con lui è inutile intrattenerlo.

Poi Derek se ne va, avendo sentito che la partita alla fine l'avevano comunque vinta, anche se di poco.

Stiles sospira, poggiando la schiena sul muro.

---

Stiles è al ristorante, dovendo lavorare quella sera come cameriere.
Si é mangiato una pizza prima di venire qua, seguendo il consiglio di Derek. Non vuole rischiare di svenire anche sul lavoro.

Erica lo ha trattato stranamente in modo freddo, ma il ragazzo si è messo subito al lavoro, senza fare domande.

Molly é in giro per i tavoli, a prendere le ordinazioni.

Stiles accoglie una decina di gente, per poi andare a sentire Carl, un ragazzo come lui, per il tavolo dove deve prendere le ordinazioni.
Carl sta dietro al bancone, e appena Stiles arriva guarda il block notes.

«Tavolo 22, e poi tavolo 30.» Gli fa, e il ragazzino annuisce.

Appena adocchia il tavolo 22 sussulta, bloccandosi di botto.
No, non é possibile.
Ci sono seduti Derek e Jennifer.
Ma allora questo é un incubo.

Proprio qua dovevano venire?
Derek sa che ci lavora, dannazione.

Si avvicina lentamente ai due, tenendo lo sguardo basso. Derek lo nota, smettendo di parlare con Jennifer.

«Cosa volete ordinare?» Chiede Stiles, con un tono neutro, mentre la Blake lo guarda a sua volta.

«Che piacere vederti, Stilinski. 
Per me una pizza capricciosa.» Risponde la donna.
Stiles fa un sorriso che più falso di così non si può.

«Piacere tutto mio, professoressa. 
Le piace il posto?»

Derek guarda Stiles male, cercando di capire dove vuole andare a parare.

«Sì, non é male.» Commenta, indifferente.

«Lo sa che una volta questo posto era frequentato dalle donne che emh...lavorano di notte?» Fa Stiles, senza pensarci troppo, lanciando come un' invisibile frecciatina alla professoressa.

La Blake non sembra accorgersi che Stiles gli ha dato alla lontana della troia, ma Derek sì.
Lo guarda con lo sguardo socchiuso, senza capire il motivo di tutto ciò.

«Umh, okay?» Replica la Blake, senza capire come questa informazione gli possa essere utile.

«Lei cosa vuole?» Chiede poi a Derek.

«Una margherita.» Sibila lui.

«Perfetto. E, oh, quelle donne sono tutte morte.» Conclude Stiles, andandosene subito via.

Poi prende ordinazioni da altri tavoli, quando deve portare ai due le pizze, pronte dalla cucina.

Gliele porta davanti, appoggiandogliele sopra la tovaglia.
Gli occhi verdi di Derek scrutano le mosse del ragazzino.

La Blake, appena Stiles si allontana, apre la scatola della pizza, notando che i funghi di essa sembrano formare insieme una strana parola.

«Guarda che strano, Derek! La vedi anche tu?» Chiede Jennfer, mentre Derek allunga l'occhio sulla pizza della donna.

I funghi, se guardati attentamente, sembrano proprio andare a formare la parola 'troia'.

E Derek si ritrova a ribollire dalla rabbia, sapendo bene come sia possibile una cosa del genere.

Stiles in quel momento decide di prendersi una pausa, e di uscire fuori a prendersi una boccata d'aria.
Vedere Derek e la Blake mangiare come una coppietta non é nei suoi piani.

Appena esce fuori si appoggia sul cofano della sua macchina, nel parcheggio, sospirando pesantemente.

«Stiles.» Ringhia Derek, uscito appena dopo il ragazzino, dicendo a Jennifer di dover andare al bagno.

Stiles sobbalza, guardando perplesso Derek, il quale è illuminato fiaccamente da un lampione.

«Cosa vuoi?» Domanda, senza capire.

Derek chiude le mani a pugno.

«Cosa voglio io, Stiles? 
Come mi spieghi la tua scenetta con Jennifer? E la scritta sulla pizza?!» Esclama, confuso e arrabbiato.

Stiles resta in silenzio qualche secondo, alzando le spalle.

«Qual è il problema, Derek?»

Derek volta la testa da un'altra parte, per poi guardare Stiles negli occhi.

«Il problema é che non ti capisco, Stiles! Mi stai facendo impazzire! 
Prima dici che non vuoi più avere alcun tipo di rapporto con me! 
Mi tratti come un giocattolo di cui ti sei improvvisamente stancato! E poi? 
Poi fai quelle scenette da fidanzato geloso! Non ti capisco, Stiles. 
Non ti capisco prorio! 
Solo stanco di essere usato, anch'io ho dei fottuti sentimenti, e nessuno sembra capirlo! E perdonami se sto cercando di trovare qualcuno che mi voglia così come sono! Perdonami!» Urla, tutto d'un fiato, tanto che Stiles rimane con la bocca dischiusa, ammutolito.

Derek respira profondamente, non essendosi mai sfogato cosí tanto, dicendo tutto quello che pensa.
Rilassa i muscoli, guardando Stiles con uno sguardo troppo vuoto.

Stiles abbassa il volto, con gli occhi lucidi. Derek ha ragione, non può fare così. Non può mandarlo in confusione, e sapere che lo ha ferito così tanto lo fa stare tremendamente male.
Si sente una merda.

«S-scusa...» Sussurra, per poi alzarsi dal cofano e scappare via, lasciando Derek da solo.

Derek stringe le labbra, raccogliendo un sasso da terra di medie dimensioni, e lanciandolo con rabbia più lontano che può.

«Derek! Cosa diavolo succede?» Esclama una voce alle sue spalle, costringendolo a girarsi.
Erica gli sta venendo incontro preoccupata.

«Niente, Er.» Sibila Derek, con tanta voglia di spaccare ogni cosa.

«Ho visto Stiles rientrare quasi in lacrime.» Gli spiega, e Derek strabuzza gli occhi.

«Lui in lacrime? Gioca con i miei sentimenti e poi piange?!» Esclama, con una risata amara, per poi dirigersi verso il ristorante, seguito da un' Erica troppo silenziosa.

Stiles è al bagno, e si asciuga gli occhi con un fazzoletto, cercando invano di calmarsi. 
Appena esce trova Erica come ad aspettarlo, con un'espressione dura e le braccia incrociate al petto.

«Seguimi. Dobbiamo parlare.» Gli ordina, conducendolo in uno stanzino.

Stiles la segue in silenzio, senza capire cosa voglia Erica da lui. Ha lavorato come al solito, e si è preso una piccola pausa che gli è stata concessa.

Lo stanzino è piccolo, e per lo più in penombra. Erica chiude la porta alle sue spalle, e per un attimo Stiles pensa che potrebbe benissimo ucciderlo, tutto gli rimanda ad un film horror.

La ragazza si volta verso di lui, con uno sguardo arrabbiato.

«Stiles, devi smetterla.» Parla, senza troppi giri di parole. 
Il ragazzino sobbalza, confuso.

«S-smetterla? 
Di far cosa esattamente?»

Erica gli si avvicina quasi minacciosamente.

«Di trattare Derek così! 
Di distruggerlo emotivamente più di quanto tu non abbia già fatto!» Esclama, mentre Stiles dischiude la bocca.

«Se teneva davvero a me...si sarebbe almeno opposto quando gli ho detto di non volerlo più vedere...invece ha lasciato perdere quasi subito...» Replica il ragazzino, cercando inutilmente come di trovare un punto a proprio favore.

Erica fa un sorrisetto amaro.

«Ma tu lo sai perchè Derek è così, Stiles? Lo sai?» Lo provoca, intimidendolo.

Stiles esita.

«Per la morte della sua famiglia...»

Erica fa cenno di no con la testa, avendo saputo da Derek tutta la storia.

«Non solo, Stiles. Non solo.
Dopo la morte della sua famiglia ha conosciuto una ragazza, di nome Paige. Era distrutto, Stiles! Non faceva altro che darsi la colpa dell'accaduto! Di tormentarsi tutto il tempo! 
Aveva una cotta per quella ragazza, e l'ha trovata poi a letto con un altro! 
E non è finita qua, Stiles! 
Non si fidava più molto facilmente, si sentiva tradito e a pezzi per il suo passato, quando pochi anni fa è arrivata Kate Argent. 
Ha posto in lei tutta la sua fiducia, Stiles. Si era innamorato, di nuovo. 
Ha pensato che forse non tutte erano uguali. Bene! Kate lo sfruttava unicamente per i soldi e nel frattempo andava a letto con altri! 
Derek ha tentato il suicidio! Il suicidio!
Non riusciva più a fidarsi di nessuno, Stiles. Poi sei arrivato tu! 
Eri l'unico di cui si fidava, Stiles. 
Derek stava riuscendo a trovare qualcosa per cui non mollare, e tu cosa fai? Lo lasci così all'improvviso? 
Come pensi possa sentirsi, Stiles? 
Tutti lo hanno usato, tradito e buttato via. É morto dentro, Stiles! Morto!»
Erica urla queste parole con rabbia, come se si sentisse esattamente come Derek.

Stiles indietreggia, con le lacrime agli occhi. Non lo sapeva. 
Non sapeva tutte queste cose.

«Quindi scusalo! Scusalo se non ha insistito quando gli hai detto che saresti stato l'ennesimo ad abbandonarlo e a giocare con i suoi sentimenti!» Conclude la ragazza.

Stiles abbassa il volto. 
Gli viene da piangere per tutto quello che ha subito il ragazzo.

«Ma lui...lui non é innamorato di me...» Osa replicare. Erica scuote la testa, come se il ragazzino certe cose non le potesse capire.

Poi se ne va, lasciando Stiles a piangere in silenzio.

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Capitolo 44
*** Capitolo 43 ***


«Perché Derek deve essere così dannatamente bello e intelligente?» Mormora Stiles rivolto verso Scott, sospirando pesantemente. Esattamente un mese fa Stiles era andato a casa di Derek a dirgli che non si sarebbero più potuti frequentare. Stiles appoggia la testa sul banco, fissando quel bellissimo ragazzo dietro la cattedra. Derek sta spiegando qualcosa sulla matematica, che come al solito Stiles non riesce a seguire.

«Stiles, prometto che prima o poi risolveremo tutto.» Afferma Scott, guardando preoccupato il suo migliore amico. Stiles scuote la testa.

"Scott, non sappiamo nulla! Crage non ci vuole dire nulla!" Replica, facendogli capire come la situazione sia abbastanza disperata. 
Sa che Lydia si sta informando meglio su Crage, ma dubita riesca a scoprire qualcosa di utile.

Tutto quello che Stiles sa è che è una bomba pronta ad esplodere, e immagina già i suoi amici al suo funerale.

Ecco anche perchè non vuole più che Derek gli stia accanto, meglio che non soffra troppo per la sua morte. 
Il problema è che a quanto pare Derek stia soffrendo lo stesso, a causa anche del suo passato. 
Stiles vorrebbe solo alzarsi e andare ad abbracciarlo, dandogli tutto l'amore che il ragazzo non ha mai avuto. Purtroppo si ritrova costretto ad amare in silenzio, e da lontano. 
Soprattutto in silenzio.

«Sei così innamorato di lui, Stiles?»Domanda poi Scott. 
Stiles si gira verso di lui, con gli occhi che brillano, e dischiude la bocca.

«Quando morirò, Scott, per favore, racconta a Derek tutto. Digli che...digli che io...» Stiles sente di avere gli occhi completamente lucidi, e Scott lo blocca.

«Non gli dovrò dire nulla, Stiles, perchè tu non morirai, okay?»

Scott poi porta una mano sul braccio del ragazzo, e lo stringe forte, come per dargli forza.

«McCall e Stilinski, fate silenzio.» Tuona Derek, avendo notato come i due parlassero animatamente.

«Scusi, professore.» Fa Scott, mentre Stiles abbassa il volto sconsolato.

La campanella suona poco dopo, e tutti gli studenti si alzano, per poi andarsene nelle altre rispettive aule. Scott si porta lo zaino sulle spalle, alzandosi.

«Andiamo, Sti?» Si rivolge al ragazzino, il quale sembra non volersi muovere. Stiles è troppo impegnato a fissare Derek, che sta sistemando nella valigetta i libri.

«Tu vai, Scotty, prima io devo fare una cosa.» Risponde, mentre il suo migliore amico esita.

«Non fare cazzate, mi raccomando.» Stiles annuisce lentamente, e Scott a quel punto esce dall'aula, salutando brevemente Derek.

Derek si rende conto che sono rimasti solo lui e Stiles, e guarda perplesso il ragazzino, che sembra essere sul punto di avvicinarsi a lui. 
Stiles non può far a meno di pensare a quando Derek lo aveva baciato nella stessa aula, alzandolo sullo stesso banco che aveva appena sorpassato. 
E gli aveva lasciato un succhiotto, che era scomparso solo dopo più di una settimana.

«Cosa c'è, Stilinski?» Chiede Derek, assumendo un tono neutro e distaccato. La formalità è un colpo basso verso il ragazzino, che cerca di non scoppiare a piangere. 
Lui non è così debole, no.

Stiles abbassa lo sguardo, muovendo un piede nervosamente a terra.

«Volevo scusarmi per prima, e anche per la scorsa settimana... al ristorante...» Parla, con lo sguardo del ragazzo su tutto il suo corpo. 
Derek poi volta la testa da un'altra parte, cercando di fermare il battito accelerato del suo cuore, che é a pezzi anche grazie al ragazzino davanti a lui.

«Per favore, Stiles, smettila di guardarmi sempre così.» Se ne esce, con un tono quasi ferito.

Stiles sussulta, non aspettandosi parole simili.

«Così come?» Chiede, confuso, senza capire cosa intenda.

A quel punto Derek si rigira verso di lui, incatenando quegli occhi verdi con i nocciola del ragazzino.

«Come se ti importasse tremendamente di me.»

Stiles dischiude la bocca, indietreggiando lentamente.

«Forse perchè è proprio così...»Sussurra, talmente piano che il ragazzo non riesce a capire.

«Cosa?» Infatti domanda, ma Stiles non lo ripete una seconda volta. Accenna un sorriso triste.

«Niente, arrivederci professore.» Risponde, per poi andarsene via dall'aula.

---

Stiles bussa alla porta della clinica, diverse volte.

Qualche minuto dopo viene ad aprirgli Deaton, in un camice bianco che é in contrasto con la sua carnagione scura.

«Stiles, a cosa devo questa tua visita?» Chiede l'uomo, facendolo entrare all'interno. Stiles si sistema meglio la felpa nera, stringendosi nelle spalle.

«Voglio ricordarmi di una cosa, Deaton.» Afferma, sapendo bene che l'uomo s'intende di magia o cose simili. Deaton corruccia lo sguardo, analizzando bene l'espressione del ragazzino.

«Cosa, esattamente?»

Stiles lo guarda negli occhi.

«Voglio ricordarmi tutto. Tutto di Derek Hale.»

Deaton trasalisce, ricordandosi d'un tratto cos'era successo al piccolo Stilinski. Suo padre l'aveva chiamato di corsa, e quando Deaton era arrivato nell'ospedale in cui il piccolo era tenuto, aveva subito capito cos'era successo. La mente aveva chiuso in un angolino tutti i ricordi dolorosi. 
Come per esempio la partenza di Derek, e di conseguenza ogni cosa legata a quel ragazzo.

«Seguimi.» Gli ordina semplicemente, portando Stiles in un'altra stanza. 
Lo fa stendere su un lettino, vestito, e va a prendere un ciondolo di grandi dimensioni.

«Ti ipnotizzerò Stiles, devi eseguire tutto ciò che ti dico di fare.» Gli spiega Deaton, mentre Stiles annuisce, anche se la consapevolezza di venire ipnotizzato non lo tranquillizza molto, ma dell'uomo si fida.

«Ora guarda questo ciondolo, Stiles.» Comanda, e il ragazzino porta gli occhi su di esso. È d'oro, con una strana gemma rossa al centro. 
Sembra antico, prezioso. 
Deaton glielo fa dondolare davanti agli occhi.

«Concentrati sul ciondolo Stiles, concentrati sul suo moto calmo e rilassante.»

Stiles sbadiglia, sentendosi sempre più stanco. Il ciondolo viene mosso con una lentezza incredibile.

«E adesso ti sentirai la testa sempre più pesante, e le palpebre che cominciano a chiudersi. Lasciati andare, Stiles. Chiudi gli occhi, e pensa di essere in acqua. Ti muovi come il ciondolo, lasciandoti cullare dalle onde...»

Stiles si sente davvero di essere circondato dall'acqua, e fa tutto quello che gli dice l'uomo.

«Adesso riemergi lentamente, e ti ritrovi in un lungo corridoio. Le vedi le porte? Ce ne sono tante quante ogni ricordo di Derek che hai, devi solo aprirle per far riemergere quei ricordi, Stiles, sta solo a te...» Sussurra Deaton.

Stiles si ritrova effettivamente in un lungo corridoio dalle pareti spoglie, in legno. Una fiacca luce lo illumina, e troppe porte si parano lungo le due pareti. Stiles si sente come oppresso.

«Trova il ricordo giusto, Stiles. Quello che ti farà accedere automaticamente a tutti i ricordi che hai di Derek...»

Stiles si ritrova indeciso su quale porta aprire, e come in un sogno corre verso un portone di un legno molto chiaro. Gira la maniglia, aprendola lentamente. Una luce fortissima lo colpisce dritto in faccia, ed entra senza pensarci troppo, socchiudendo gli occhi.

Si ritrova davanti alla visione di uno Stiles piccolo, sui sei anni. 
È seduto su un tavolino in camera sua, che ora non c'è più. 
Il Sole filtra attraverso le tende, e sta disegnando qualcosa con dei pastelli.

Stiles si avvicina al bambino, osservando con tenerezza che sta disegnando una bozza di lui e Derek per mano. 
Derek ha una tuta da superman. 
D'un tratto la porta della stanza si apre, e Stiles si gira verso la persona che è appena entrata.

Apre la bocca, con gli occhi lucidi. 
È appena entrata sua madre. 
Claudia si dirige verso il bambino, osservando a sua volta il disegno. Stiles fissa in silenzio il ricordo della madre, immobilizzato.

"Siete tu e DerekSti?" Chiede la madre, con dolcezza.

Il bambino alza lo sguardo su di lei, sorridendo.

"!" Esclama, tutto contento.

Claudia si accuccia accanto a lui, carezzandogli il volto.

"Come mai è vestito da SupermanSti?" Domanda, con un sorriso.

Al bambino brillano gli occhi.

"Lui è il mio supereroe!"

A Stiles esce una lacrima, e se ne va via dalla stanza, capendo che quello non era comunque il ricordo giusto.

Si ritrova nello stesso corridoio, e si dirige alla cieca verso un altra porta.

«Trova il ricordo giusto, Stiles!» La voce di Deaton rimbomba nella sua testa, come se ci fosse un altoparlante da qualche parte.

Apre un'altra porta, ma questa volta non c'è nessuno spiraglio di luce. 
Deve essere un ricordo brutto. 
Stiles esita qualche secondo prima di entrare all'interno.

Si trova sempre sulla sua stanza, ma questa volta il bambino sta guardando fuori dalla finestra, con uno sguardo perso. Ha otto anni. 
È sera, ed è accesa solo una piccola lampadina, che illumina scarsamente la camera. Il bambino ha in mano lo stesso pupazzo che Derek gli ha regalato per il suo compleanno. Sembra dannatamente triste, e Stiles potrebbe giurare che gli occhi del bambino sono rossi.

Improvvisamente si apre anche questa porta, ed entra un'altra persona. 
È Derek, o meglio, la sua versione quindicenne. Ha una maglia verde chiara. Si ferma un secondo sull'uscio, fissando la figura del bambino, con gli occhi lucidi. Poi il bambino si accorge della sua presenza, e lo guarda con uno sguardo deluso, ferito.

"Mi dispiaceStiles." Sussurra Derek, avvicinandosi al bambino. 
Il piccolo indietreggia lentamente, con le lacrime agli occhi.

"Hai promesso che non mi avresti lasciato anche tuDerek." Replica il bambino, stringendo forte a sè il lupetto. Derek abbassa il capo.

"Stilesnon posso farci nullaMio zio vuole andarsenedice che qui ci sono troppi ricordi brutti." Cerca di fargli capire il ragazzo. Il bambino gli si avvicina.

"Allora facciamoli diventare ricordi belli." A queste parole Stiles dischiude la bocca, sorpreso e sconvolto allo stesso tempo. Sono le stesse parole che ha detto a Derek prima di Natale.

Derek sembra vacillare con lo sguardo.

"Ehiehiti voglio benema sono costretto a seguirloCerca di capirmi..."

Derek si accovaccia all'altezza del bambino, accarezzandogli i capelli, con un sorriso triste. Il bambino cerca di smettere di piangere, porgendogli il lupo.

"Voglio che lo abbia tuDerekCosì ogni tanto pensi a me..." Sussurra, abbassando il capo.

Derek lo afferra, ammutolito.

"TorneròStilesTornerò da te." Afferma convinto, e al bambino s'illuminano gli occhi.

"Me lo prometti?"

"Te lo prometto."

Il ricordo finisce, e Stiles si ritrova catapultato nel corridoio. 
Non era neanche quello il ricordo giusto, dannazione.

«Continua a cercare, Stiles...»

Stiles si avvicina ad un portone metallico, aprendolo con non poca fatica. Anche questo deve essere un ricordo brutto, vista la sensazione che si ritrova ad avere Stiles di tutto quel buio.

Entra dentro, appoggiando i piedi su un prato. Il cielo è rannuvolato, e sta cominciando a piovere. 
Guarda più avanti, accorgendosi di trovarsi nel cimitero. 
C'è in corso un funerale, viste le diverse persone vestite di nero attorno ad una bara. Molte cominciano ad andarsene, e Stiles capisce che deve essere finito da poco.

Si avvicina alla bara, quando nota che sono rimasti solo in due lì vicino. 
Uno è un bambino, ed è sempre la sua versione piccola. 
L'altro è un ragazzino, poco dietro il bambino, con un ombrello in mano. 
La pioggia colpisce senza pietà il bambino, ma lui sembra non accorgersene. 
Derek gli si avvicina con un ombrello, con lo sguardo basso. 
Derek gli posa una mano sulla spalla destra, ma il bambino non si gira, come in un mondo tutto suo. 
Poi lo copre con l'ombrello, scoprendosi a sua volta.

"Hai ancora meStiles..." Mormora, e il bambino d'un tratto si gira, abbracciando di slancio il ragazzino. Derek ricambia l'abbraccia, preso alla sprovvista.

"Mi avrai sempreSti..." Aggiunge poi, e Stiles si ritrova a fissare la scena con la bocca dischiusa, e gli occhi tristi. Viene spinto subito via da una forza invisibile, e si rende conto che il ricordo era già finito.

«Cerca, Stiles, cerca...» Gli dice Deaton, e Stiles comincia a stancarsi di cercare a vuoto. Prosegue lungo un corridoio, quando adocchia una porta di color oro. Si ferma davanti ad essa, titubante, con la sensazione che questa volta è quella buona.

La apre, e si ritrova sopra ad un alto palazzo. Nel piatto tetto, esattamente. 
Il cielo è sempre rannuvolato, ma almeno qua non piove. 
Vede di nuovo il bambino, e questa volta è quasi al limite dello spiazzo, tra il cadere e il restare. 
C'è un forte vento, che scuote gli abiti del bambino.

"Stiles!" Sente un grido alle sue spalle, e appena si gira vede di nuovo Derek. Sta guardando il bambino con uno sguardo terrorizzato. Il piccolo si gira verso di lui, accennando un sorriso.

"Posso volareDerekAndrò a trovare mamma fino in cielo!" Esclama, con una felicità fuori dal normale. 
Derek scuote la testa, come se sperasse sia tutto un fottuto sogno, e in lontananza Stiles vede suo padre. 
È appena salito sul tetto, e guarda suo figlio con la bocca dischiusa.

"Figlio mio..." Mormora, facendo per avvicinarsi, ma viene fermato da Derek.

"Stilesnon puoi volare!"Grida Derek, avvicinandosi lentamente al bambino. 
Il piccolo fa una smorfia.

" che possomamma mi aspettaDerek." Replica, con un sorriso.

Derek ha tutti i capelli scompigliati dal vento, e Stiles crede di avergli visto gli occhi lucidi.

"E lasceresti me quaStilesAbbiamo bisogno di teStilesHo bisogno di te." Cerca di convincerlo Derek, allungando una mano verso di lui.
Il piccolo guarda prima la mano, poi si sporge forse troppo, per fissare a terra.

"Non ti lascerei maiDerek." 
Sussurra, quasi offeso, con un tono estremamente sincero, che fa sussultare il ragazzo. Lo Sceriffo sta piangendo in silenzio, e Stiles con lui.

"Allora afferra la mia manoStilesAndremo a trovare la mamma insiemema afferra la mia mano!" Urla Derek, cercando di farsi sentire nonostante i fischi del vento.

Il bambino esita, e fa per prendere la mano di Derek, quando una bufera di vento divide i due, facendo indietreggiare lentamente il piccolo. Stiles osserva il bambino che sta per perdere l'equilibrio e cadere all'indietro, quando Derek con uno slancio lo afferra per un braccio, giusto in tempo. Lo tira indietro verso di sè, circondandolo in un abbraccio.

Il bambino sembra non essersi accorto del reale pericolo che stava per avere. Guarda Derek con occhi che brillano.

"Continuerai ad essere il mio SupermanDerek?" Chiede, con una vocina dolce.

Derek lo guarda sorridendo, mentre lo Sceriffo sta ancora piangendo per il pericolo scampato.

"StilesSempre."

Stiles indietreggia, asciugandosi le lacrime con gli occhi, e d'un tratto si risveglia. Deaton lo guarda soddisfatto, e Stiles si alza di scatto.

«Mi ha salvato la vita...» Sussurra, mentre tutti i ricordi cominciano a farsi vivi, usciti dal loro nascondiglio. 
Deaton annuisce in silenzio. 
Stiles si ritrova a piangere.

«Era tutto per me, era la figura di riferimento che avevo preso da piccolo...» Mormora, mentre comincia a ricordarsi anche il momento dopo la partenza di Derek. 
Come non voleva mai mangiare nè fare qualsiasi cosa. 
Diceva di star aspettando il suo Superman. 
Deaton lo ascolta senza dire una parola.

«Non ho mai realizzato quanto fosse importante per me...è come se ora i miei sentimenti si fossero quadruplicati...» Continua a parlare, guardando un punto non preciso della parete.

«E se prima ne ero solo innamorato, adesso sono nella merda...» Conclude, tra le lacrime.

---

Stiles si ritrova davanti al loft. 
Non sa perchè è qui, e probabilmente è la cosa sbagliata, ma dopo tutto quello che si ricorda deve almeno sfogarsi con il ragazzo. E ringraziarlo per averlo salvato. Si è catapultato subito qua.

Trova la porta stranamente socchiusa, e la apre lentamente, accennando un sorriso. Gli manca vedere Derek, gli manca tremendamente.

Appena ha una visuale del salone strabuzza gli occhi, indietreggiando, senza fiatare. Ha la bocca aperta, e sente le lacrime scendere e rigare il viso. Perchè deve sempre ritrovarsi a piangere?

Derek è senza maglia, e sta baciando Jennifer, la quale è in reggiseno e mutande. Stiles scuote la testa, sentendosi stupido. 
Pensava davvero che Derek l'avrebbe aspettato dopo tutto questo tempo? Doveva sapere che sarebbe successa una cosa simile. 
Eppure fa male, troppo male.

Jennifer d'un tratto si accorge della presenza di Stiles, e si scosta da Derek.

«Stilinski?!» Esclama, senza capire cosa il ragazzino ci faccia lì. 
Derek sussulta al suo nome, voltandosi a sua volta. 
Fissa Stiles con la bocca semi-aperta, e non capisce proprio perchè stia piangendo. 
Credeva di essere stato chiaro al ristorante. 
Se non vuole più vederlo deve smetterla di fare così. 
Se non prova nulla per lui deve smetterla di confonderlo.

«Scusate...io..» Sussurra il ragazzino, girandosi per andare via, trovando la forza non si sa dove.

«Stiles!» Lo chiama Derek, senza sapere cosa fare. 
Ma Stiles ormai se n'è già andato. 
Sale nella Jeep, tirando un pugno sul volante.

Ha agito d'impulso, e adesso Derek penserà che sia impazzito, come minimo. 
Non può tornare a casa, non può farsi vedere così da suo padre. 
Così si dirige verso la scuola, parcheggiando accanto ai dormitori. Senza pensarci troppo va deciso verso la stanza numero 54, bussando, con ancora le lacrime agli occhi.

La porta si apre, e Theo guarda Stiles perplesso.

«Stiles? Cosa...» Non fa in tempo a finire di parlare che Stiles lo bacia, chiudendo la porta alle loro spalle.

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


«Stiles!»
Lo chiama di nuovo Derek, ma gli esce più come una sorta di ringhio che altro. Jennifer incrocia le braccia al petto, affiancando il ragazzo.

«Cos'è tutto questo, Derek?» Domanda, con voce dura, guardandolo dritto negli occhi.

Derek evita il suo sguardo, con tanta voglia di prendere a pugni qualcosa.
Qualsiasi cosa.

«Niente.» Risponde semplicemente.

Jennifer cammina davanti a lui, e alza lo sguardo.

«Niente? Abbiamo appena visto Stilinski in lacrime sull'uscio del tuo appartamento! E da come lo chiamavi, con quel tono, sembrava di essere un fottuto film drammatco-romantico!» Esclama Jennifer, pretendendo spiegazioni.

Derek appoggia le mani sul tavolo, dandole le spalle, e irrigidendo tutti i muscoli.

«Quando ero più piccolo abitavo qui a Beacon, e le nostre famiglie erano molto vicine. Stiles per me era come un fratellino minore. Tutto qui.»
Mente, e Jennifer a quel punto sembra rilassarsi.

«Perchè stava piangendo, però? Non capisco.» Mormora, confusa.

Derek sospira pesantemente.

«Siamo in due.»

---

Stiles incrocia Theo nel corridoio, e il ragazzo gli sorride.

«Sti, come sono andate le lezioni, oggi?» Gli chiede, visto che non avevano alcun corso in comune.
Stiles alza le spalle.

«Bene, suppongo.»

Theo gli cammina accanto.

«Lo diciamo ai tuoi amici, quindi?» Aggiunge poi, e Stiles trasalisce.

«Umh, oggi?»

Theo annuisce, increspando le labbra in un sorriso.

«Credo abbiamo aspettato anche troppo!» Esclama, mentre entrano entrambi in mensa.
È ora di pranzo.

Theo prende Stiles per mano, e al ragazzino viene inevitabile girarsi intorno per vedere se Derek ha notato tutto ciò.

É troppo impegnato come al solito a parlare con la Blake.

«Da quanto state insieme?»
Chiede Scott, rivolto verso Stiles e Theo, appena si siedono insieme agli altri. Le loro mani sono ancora unite.

Tutti guardano i due confusi e perplessi. Erano rimasti che il ragazzino era follemente innamorato del professore sexy, e non capiscono da dove sbuchi fuori questo Theo.

Stiles guarda Theo un attimo, seduto accanto a lui, per poi rivolgersi verso gli altri.

«Due settimane, abbiamo deciso di renderlo ufficiale solo oggi.»
Spiega il ragazzino, mantenendo un'espressione abbastanza indifferente.

Lydia guarda Stiles malissimo, fulminandolo con lo sguardo.
Scott rimane in silenzio, senza far esternare i propri pensieri in merito, e Malia inarca le sopracciglia, pensando a che fine avrebbe fatto in tutto questo suo cugino. In fondo era per lui che si erano lasciati.

«Stiles, possiamo parlare un attimo?»
Gli chiede, anche se è più una minaccia che un'opzione. 
Stiles annuisce sospirando, e segue la rossa fuori dalla mensa.

Per uscire passano vicino ai tavoli dei professori, e Stiles rivolge di nuovo una veloce occhiata verso Derek, che è stranamente appiccicato alla Blake. Sembrano così felici insieme. 
Da quando li ha beccati nel loft non ha più rivolto parola a nessuno dei due, se non per questione scolastiche. 
Derek dal canto suo non ha parlato con Stiles di quello che era successo, non volendo impazzire ancora di più per il comportamento incoerente del ragazzino.

Lydia porta Stiles dentro uno dei ripostigli, e chiude la porta alle loro spalle, con un colpo secco.

«Mi spieghi cosa diavolo stai facendo?» Domanda, senza troppi giri di parole. Stiles sobbalza, non troppo sorpreso dal mancato tatto della ragazza.

«Mi sono messo con Theo, qual è il problema?»

Lydia stringe le labbra, scuotendo la testa.

«Il problema è che tu stai con lui solo per dimenticare qualcun altro.» Afferma, con tono di accusa.

Stiles abbassa lo sguardo.

«Non sto cercando di dimenticare Derek...»

La rossa accenna un sorriso soddisfatto.

«Non ho mai nominato Derek, in realtà.» Gli fa notare, e Stiles volta la testa da un'altra parte.

«Lui ha la Blake, perchè non posso avere anch'io qualcuno?» Cerca di replicare, come se avesse davvero senso.

«Perchè tu ti sei allontanato da Derek per paura potesse morire a causa tua. Cosa cambierebbe con Theo!?» Lo fa ragionare la rossa, con la logica dalla sua parte.

Stiles alza gli occhi sulla ragazza, e resta qualche secondo in silenzio, come cercando le parole giuste.

«È diverso...» Mormora, senza riuscirsi a spiegare.

Lydia lo incita con lo sguardo a continuare la spiegazione.

«Non potrei mai permettere che Derek si faccia del male a causa mia... con Theo non è la stessa cosa...non impazzirei con la sua morte, non... non morirei anch'io con lui...» Lydia lo guarda un attimo, sistemandosi i capelli rossi dietro le spalle.

«Ammetti che lo stai usando per dimenticare Derek, Stiles.»

Stiles appoggia la schiena su un muro della stanza, portando la testa verso il soffitto, con gli occhi chiusi.

«Non posso resistere a tutto questo senza l'aiuto di nessuno, Lydia. 
Tu... tu non sai cosa significa avere costantemente il pensiero di poter essere uccisi in ogni momento... e non avere l'unica persona che vorresti al tuo fianco... ho solo bisogno di qualcuno che mi aiuti a resistere, Lydia.» Si sfoga Stiles, provocando profonda tenerezza nella sua migliore amica.

«E ti sta aiutando? Stai riuscendo a non pensare a Derek e a resistere fino a che tutto questo non finirà?» Lydia però non specifica come tutto questo finirà, perchè, se non riusciranno a scoprire niente su Crage o su chi c'era in quella stanza, la fine per Stiles sarà solo la morte.

Stiles la guarda negli occhi, e accenna semplicemente un sorriso triste. 
Non serve rispondere.

---

«Papà, sono tornato. Va bene se domani vado a dormire da Theo?" Chiede Stiles appena rientra a casa. Suo padre sa che ha una relazione con Raeken, e l'ha pure conosciuto di persona.

"Credevo amassi Derek." Aveva semplicemente commentato, una volta che erano rimasti solo loro due. 
Stiles aveva immediatamente capito che suo padre preferisse Derek a Theo, sopratutto da come trattava quest'ultimo.

Il padre è seduto davanti al tavolo in salone, e dà le spalle a Stiles. 
Sembra star leggendo qualcosa. 
È sera tarda, visto che prima Stiles aveva allenamento.

«Papà?»Lo richiama, più forte, notando che non dà segni di averlo sentito.

D'un tratto lo sceriffo si gira, e Stiles nota che ha il volto rigato dalle lacrime. Sembra invecchiato di almeno dieci anni. Stiles dischiude la bocca, preoccupandosi seriamente.

«Cosa...cos'è successo?» Chiede, con un tono della voce più basso.

John si alza, tenendo il foglio stretto fra le mani tremanti, e Stiles lo riconosce subito, trasalendo vistosamente.
No, no, no.

«Cos'è questo foglio, Stiles?» Parla finalmente, e Stiles solo in quel momento si accorge che sul tavolo c'è anche una bottiglia di birra, aperta. 
Il ragazzino indietreggia.

«È passato tanto tempo da...»

Il padre lo blocca, con un tono tra l'arrabbiato e il deluso.

«L'ho trovato dentro un cassetto della tua camera, Stiles! Stavo mettendo a posto la tua roba! Pensavo addirittura che ormai fosse troppo tardi! 
Mi spieghi cosa diavolo ti è saltato in mente quando l'hai scritto?!» 
Urla, e Stiles avrebbe voglia solo di tapparsi le orecchie, e di scomparire.

«Io...»

«È un messaggio suicida, Stiles! Un fottuto messaggio che la gente lascia prima di morire...» Sussurra il padre, con lo sguardo perso nel vuoto. 
Stiles abbassa il capo.

«Non volevo...»

«Mi avevi promesso che non avresti più pensato a fare certe cose, Stiles! Dopo quello che ti è successo... me l'avevi promesso!»Lo Sceriffo sfoga tutta la sua rabbia sul figlio, portandolo ad indietreggiare ancora di più.

«Non è così facile...» Replica il ragazzino. Ma il padre non può capire.

«Vattene, Stiles.» Ordina lo Sceriffo, evitando lo sguardo del figlio. 
Si sente tradito.

«Ma...»

«Vattene!» Prende la bottiglia di birra in mano, e la lancia addosso al muro dietro di Stiles, rompendola in mille pezzi. Stiles fissa il padre a bocca aperta, sconcertato.

«Scusa se sono soltanto una delusione...» Mormora, prima di prendere le chiavi della jeep ed uscire dalla casa. Si ritrova con le lacrime agli occhi. Doveva bruciarla quella lettera, ce l'ha da quando ha incontrato Derek. Fuori è buio, e qualche lampione lungo la strada illumina il ragazzino. 
Stiles entra dentro la macchina, cercando di non piangere.

Non sa proprio dove andare.

Scott ultimamente dorme da Kira, e Stiles non vuole farsi vedere da Theo in queste condizioni.

Inoltre al momento non vuole vedere proprio nessuno, non vuole farsi compatire. O meglio, quasi nessuno. Così decide di vagare senza meta per le strade, minuto dopo minuto.
Metro dopo metro.

Ma nella sua testa c'è solo lo sguardo sprezzante del padre.

Stiles addentra una strada vicino al bosco, quasi deserta, e i lampioni si fanno sempre più fiochi.

«Sto bene, sto assolutamente bene.» Dice ad alta voce, forse per autoconvincersi.

Le sue mani stringono con troppa forza il volante, ed ha le nocche rosse.

«Sto bene. Sto bene. Sto bene.» Continua a ripetere, come se fosse un mantra. Quante altre volte l'ha già ripetuta? Ma quante volte in realtà lo pensava davvero? Così poche che le potrebbe contare sulla mano. 
Perchè deve continuare a prendersi in giro?

«Sono solo una fottuta bomba in procinto di esplodere...» Mormora, con le prime lacrime che gli rigano il viso. Potrebbe morire da un momento all'altro, la sua vita è contata.

E forse non è poi così pronto a morire.

Ad un certo sbuca un animale dalla strada, e Stiles lo illumina con i fari della Jeep troppo tardi...

---

Derek è nell'appartamento di Jennifer.
Lei ha ordinato le pizze, e stanno mangiando seduti ai lati del tavolino in cucina.

«A cosa stai pensando, Derek?» Gli chiede d'un tratto la donna, visto che negli ultimi periodi Derek è sempre sovrappensiero. 
Derek scuote la testa.

«Niente di importante.»
In realtà non lo sa nemmeno lui, ma a volte gli capita di fermarsi e fissare il vuoto, anche per diversi secondi. 
Quel vuoto che non riesce mai a colmare. Che gli pesa sul cuore ogni istante della giornata.

«...Stiles qui stanotte?» Chiede la donna, e Derek sobbalza. 
Ha sentito bene?

«C-cosa?»Quasi si strozza con la sua stessa saliva. 
Jennifer lo guarda stranito.

«Ho chiesto se stai qui stanotte.»

Derek sospira. 
Stai, non Stiles. 
Dio, quel ragazzino ormai è ovunque. 
E gli basta sentire il suo nome per andare in confusione. 
Derek sta per rispondere, quando gli squilla il telefono.

Lo afferra, strabuzzando gli occhi alla vista del nome del ragazzino sullo schermo. Rimane immobilizzando.

«Scusa, Jennifer, è mia sorella.»Mente, alzandosi da tavola e chiudendosi veloce in bagno. 
Risponde tentennando, non capendo proprio cosa possa volere Stiles da lui. Socchiude gli occhi, ignorando il battito accelerato del suo cuore.

«Stiles?» Cerca di mantenere un tono indifferente e freddo, come è giusto che sia. Sente sospiri affannati dall'altro capo.

«Derek...Derek vieni per favore...» Mormora il ragazzino, con una voce apparentemente spaventata.

Derek chiude gli occhi, irrigidendo tutti i muscoli del suo corpo.

«Stiles, ti prego, mi stai facendo impazzire con questo comp...» Non fa in tempo a finire di parlare, che Stiles lo interrompe.

«Ho..ho bisogno di aiuto...» Il suo tono sembra disperato, e Derek allora si fa attento.

«Che tipo di aiuto, Stiles?»

Per qualche secondo c'è silenzio totale.

«Credo...credo di essere andato a sbattere contro un cervo... ho del sangue sulle mani...io...» Mormora frasi spezzate, non ben collegate, ma Derek intuisce che il ragazzino deve aver avuto un incidente. 
Eppure, perchè sta chiamando proprio lui?

«Dove sei? Tu stai bene?»

Silenzio.

«Stiles?»

Silenzio.

«Stiles, maledizione! Rispondi, cazzo!» Urla Derek al telefono, mantenendo però un tono di voce normale, per non farsi sentire da Jennifer.

«Io...sì, credo...ti...ti invio la mia posizione su un messaggio... non so neanch'io dove sono...»

La chiamata si conclude così, e Derek sospira pesantemente. 
Perchè sta facendo quello che gli dice? Perchè non riesce a dirgli di no? Poteva chiedere benissimo aiuto a suo padre, o ai suoi amici. 
Quello che è sicuro è che il ragazzino si sta comportando troppo stranamente con lui.

Va bene che non vuole più avere niente a che fare con Derek, lo capisce lui stesso. 
Ma allora perchè si comporta così? Perchè gli ha detto addio ma sembra che costantemente gli implori di restare? E cos'era venuto a fare quella sera al loft?

Non ha mai approfondito l'argomento, perchè non voleva uscire fuori di testa per Stiles, per cercare di capire i motivi di tutte le sue ultime scelte. 
Eppure forse ormai è troppo tardi. 
Che alla fine Derek dà sempre una mano alle persone, nonostante dentro sia costantemente rotto, e riceva fregature su fregature. 
Forse dovrebbe smetterla, ma non può non preoccuparsi per lo stato mentale e fisico in cui si trova ora il ragazzino.

Esce dal bagno, tornando dalla donna.

«Scusa Jennifer...devo andare, mia sorella ha bisogno di me.»

Jennifer sorride.

«Non ti preoccupare, Der. Ci vediamo domani, e salutami tua sorella!»

Poi la donna si alza, lasciandogli un bacio sulla bocca, e Derek se ne va via.

Sale nella Camaro, mettendola in moto.

«Sto arrivando, Stiles...»

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


Derek sapeva inconsapevolmente di aver fatto una scelta.

Jennifer o Stiles.

Sa bene che sceglierebbe sempre Stiles, oltre tutti e tutto, e la cosa lo spaventa abbastanza. 
Gli importa così tanto del ragazzino?
Nonostante quello che é successo?

Guida la Camaro a mille, spaventato per quello che potrebbe essere successo a Stiles, con questo presunto incidente. Derek riguarda diverse volte la posizione che Stiles gli aveva mandato, e si rende conto dopo una ventina di minuti di essere arrivato.

La strada è circondata dal bosco, e un lampione illumina debolmente il percorso. Gli alberi torreggiano verso l'alto, minacciosi, mentre la luna emerge dalle nuvole.
Derek si ferma in mezzo alla strada, e scende immediatamente.

«Stiles?» Lo chiama, cercandolo con una mini torcia, che si porta sempre dietro. Illumina un fascio di vegetazione intorno a lui, fino ad individuare una macchina, la Jeep del ragazzino.
Deve essere sbandato tra gli alberi, ma dell'animale che aveva nominato nessuna traccia.

Derek velocemente fa il giro della jeep, quando nota una sagoma davanti al cofano, accucciata a terra. 
Il ragazzo illumina Stiles, il quale si gira di scatto verso di lui, con occhi vuoti e disperati, spalancati. 
È come se non riuscisse a reggere più il peso di tutto il suo dolore. 
Come se fosse arrivato davvero al limite.

Le mani di Stiles sono sporche di sangue, e Derek nota che ha ancbe delle ferite sulle braccia, anche se apparentemente niente di grave.
Anche la macchina sembra intera, tranne per i vetri, che sono completamente rotti. 
Inoltre il ragazzino ha un livido sulla guancia, sotto l'occhio.

«Derek...sei qui...» Sussurra, in lacrime, quasi non ci credesse davvero. 
Derek gli si avvicina.

«Come sempre, Stiles...» Gli fa notare, porgendogli una mano. 
Stiles la guarda tentennando.

«Sono tutto sporco, io...» Mormora, ma Derek gli afferra una mano senza curarsene troppo, aiutandolo ad alzarsi.

«È tuo il sangue sulle mani?» Chiede, perplesso. Stiles si aggrappa a Derek con le poche forze rimaste, e scuote la testa, mente il ragazzo lo aiuta ad entrare nella Camaro.

«È...del cervo....credo...» Borbotta, ancora con il corpo tremante. 
Derek afferra il volante con le mani, e mette in moto la macchina.

«Chiamerò Deaton e gli dirò di venire a perlustrare qua intorno, molto probabilmente il cervo è sopravvissuto, anche se credo non con poche ferite. Hai bisogno di andare in ospedale?» Parla Derek.

«No, sto bene.»
Stiles guarda fuori dal finestrino, rimanendo qualche secondo in silenzio, quando si accorge che Derek sta prendendo la strada di casa sua. 
Non può assolutamente tornare lì.

«Per favore, Derek, non posso tornare... a casa mia...» Lo implora, e Derek capisce che deve aver litigato pesantemente con il padre. 
Questo spiegherebbe come mai girovagava a quell'ora da solo.

«Dove ti devo portare, Stiles? Da Scott?» Domanda, tenendo lo sguardo fisso sulla strada davanti a sè.

«Meglio di no... per favore, Derek, puoi...puoi ospitarmi? Si tratterebbe solo di una notte...» Derek lo guarda di nascosto, per poi ritrovarsi a sospirare. Non riesce proprio a dirgli di no, è più forte di lui. Farebbe di tutto per quel ragazzino, e se ne sta rendendo solo ora.

«Va bene.» Risponde, mentre Stiles accenna un sorriso, per ringraziarlo silenziosamente. 
Solo ora si rende conto di quanto il ragazzo gli era davvero mancato in questi quasi due mesi. 
Si ritrova a pensare a quanto deve essere fortunata la Blake. 
Riflette poi tristemente che la sua strada e quella di Derek erano destinate ad incrociarsi, ma hanno dovuto prendere una direzione diversa.

Non che Stiles abbia mai creduto nel destino, ma tutto sembrava voler che Stiles rincontrasse il ragazzo di cui era ossessionato da piccolo.
E l'ha incontrato praticamente ovunque andava.

Arrivano al loft, e Stiles cammina lentamente all'interno, ancora un pò scosso. Derek accende una lampada, lasciando parte della casa nella penombra. Stiles si siede subito sul letto, sospirando.

Derek gli si avvicina, osservando le ferite. La maglia in parte è bucata, e sporca di sangue.

«Devi toglierti i vestiti, Stiles.»Gli fa notare, e Stiles annuisce, abbassando il capo.

«Perchè hai litigato con tuo padre, Stiles? Perchè hai rischiato quasi di morire?» Si sente d'obbligo chiedere Derek. È più che lecito, dal momento che lo deve ospitare, senza dire nulla allo Sceriffo.

Stiles si prende la testa fra le mani, chiudendo gli occhi. 
Si scombina i capelli, per poi alzarsi dal letto, e ritrovarsi in piedi poco lontano da Derek.

«Lui... lui ha trovato la lettera di suicidio che avevo scritto quella sera...» Mormora, mentre Derek corruccia lo sguardo.

«C'è altro?» Ha l'impressione che il padre non si possa essere arrabbiato così tanto solo per quello.

Stiles annuisce, e inaspettatamente si toglie la maglia, davanti allo sguardo perplesso del ragazzo. 
Rilassa tutti i muscoli, sentendosi completamente esposto, con la luce della lampada che gli illumina proprio il corpo.

Derek dischiude la bocca, fissando senza parole il corpo del ragazzino.

«La maggior parte sono cicatrici... due anni fa decisi che tutto questo dolore era troppo per me, e scelsi di mettere fine a tutto... così presi...presi la lametta... avevo promesso a mio padre che non avrei più...» Non riesce a finire la frase, proprio non ci riesce.

Derek osserva tutti i tagli sulla pelle delicata e bianca del ragazzino. 
Alcuni sono recenti, si capisce bene, ma la quasi totalità sono vecchi. 
Sono vere e proprie cicatrici. 
E ora capisce perchè il ragazzino aveva cominciato ad indossare i manicotti agli allamenti, visto che i tagli recenti sono per la maggior parte sulle braccia.

Un corpo martoriato, sembra quasi quello di un angelo della morte. 
Perchè nonostante tutto Derek è affascinato da quel corpo, tagli o meno. Così gli si avvicina, inginocchiandosi a terra, e sfiorandogli con le mani i tagli, come se fossero comunque qualcosa di prezioso. 
Stiles rabbrividisce al suo tocco.

«Mi trovarono dentro alla vasca da bagno, che nel frattempo era diventata piena di sangue... mi portarono subito in ospedale, e all'inizio non si sapeva neanche se ce l'avrei fatta oppure no... ho promesso da allora a mio padre che non avrei più provato a... a porre fine alla mia vita...» Si spiega meglio, una volta trovata la forza, in balia dei movimenti delle mani di Derek sulla sua pelle.

Derek si sente come stregato, e gli accarezza tutte quelle cicatrici e ferite, come se potessero guarire semplicemente al suo tocco. 
Poi scuote la testa, come risvegliatosi da un sogno, e si rialza.

«Come mai hai chiamato proprio me, Stiles?» Osa chiedergli Derek. 
Stiles sussulta, allontanandosi leggermente dal suo tocco.

«Sei la prima persona che mi è venuta in mente.» Ammette il ragazzino, abbassando il volto.

Derek sospira.

«Dovevi essere solo uno dei miei studenti all'inizio, un amico, niente di più, non dovevo neanche più iniziare ad affezionarmi a qualcuno...»
Comincia a parlare Derek, mentre Stiles ascolta in silenzio.

«...Poi ti accorgi che non puoi decidere tu cosa provare oppure no. 
Ti rendi conto che ti imbarazza avere certi pensieri su un ragazzino, di cui sei il professore, dannazione...»
Stiles incrocia i suoi occhi nocciola con quelli verdi di Derek, cercando invano di capire dove Derek voglia arrivare con questo sfogo.

«...Dovevi essere solo un mio studente, Stiles. Un ragazzino che conoscevo quando ero più piccolo, niente di più.» Afferma nuovamente, abbassando poi lo sguardo.

«E cos'è che è andato storto?» Mormora Stiles. 
Derek chiude le mani a pugno.

«Il fatto che tu non sei solo un mio studente, Stiles. Non sei come tutti gli altri, mi fai venire voglia di essere una persona migliore... mi fai quasi venire voglia di vivere, Stiles. Vivere davvero...» Risponde, lasciando il ragazzino letteralmente a bocca aperta.

«Posso accettare che non ti piaccio, perchè non mi piaccio neanch'io! Ma mentre tu per me eri più di una qualsiasi persona, Stiles, per te probabilmente ero solo il professore con il quale avere una storiella...» Mormora Derek, con voce quasi amara. Poi il ragazzo si mette seduto sulla poltrona dietro di lui, sporgendosi con il corpo in avanti.

«Eravamo solo amici, Derek. Tue parole.» Replica Stiles, provocandolo. 
Il petto gli si alza e abbassa a ritmo.
L'aveva detto il ragazzo stesso, in fondo. Derek volta la testa da un'altra parte.

«Non eravamo solo amici, Stiles, lo sai bene. E non lo potremo mai essere.» Afferma, e Stiles si ritrova ad essere d'accordo. Non puoi essere amico con qualcuno del quale sei innamorato.

«Cos'eravamo, allora?» Domanda Stiles, aspettandosi con asia una risposta. Derek lo guarda negli occhi.

«Nessun'etichetta potrebbe definire mai quello che eravamo, Stiles. Eravamo e basta.
E tu hai deciso di...troncare tutto! Aiutami a capire perchè, Stiles! 
Aiutami a capire questo tuo comportamente incoerente, e come mai il tuo sguardo mi fa sentire una sensazione mai provata prima, Stiles. Mi fa sentire amato!" Esclama Derek, con voce implorante. 
Stiles si copre la testa con le mani, capendo che in effetti il suo comportamento è sbagliato, nei confronti di Derek.

«Io... ti spiegherò tutto, Derek. 
Ma non oggi, per favore. 
Non voglio trovarmi a raccontare certe cose...» Mormora Stiles, e Derek sospira, annuendo.

«Va bene, Stiles. 
E per favore, non farti più del male. Non so perchè lo fai, non so se lo scoprirò quando mi darai delle spiegazioni per avermi trattato una merda, per avermi fatto perdere la fiducia su tutti... ma smettila di fare questo. Sei troppo prezioso per queste cose.» Parla Derek, e Stiles lo guarda con gli occhi che brillano.

«Derek, posso farti una domanda?» Tentenna il ragazzino.

Derek annuisce nella penombra del loft.

«Io...io ti piaccio?»

Derek alza lo sguardo su di lui, rimanendo in silenzio. 
Eppure il modo in cui guarda quel ragazzino...come si fa a non capire che è pazzo di lui? Che parlare di 'piacere' è troppo poco?

Stiles si sente quasi oppresso da quello sguardo. 
Eppure Derek sta con la Blake, solo che il ragazzino non si spiega alcune sue parole, e comportamenti. 
Dopo tutto quello che gli ha fatto il ragazzo è ancora pronto a salvargli il culo e a stare ai suoi comodi. 
Se questo non è amore, cos'è?

«Una volta i miei incubi erano costantemente riguardanti la mia famiglia. L'incendio, e i corpi che venivano ritrovati, sai.» Parla Derek, con gli occhi verdi che brillano nel buio. Stiles lo ascolta, senza capire cosa questo centri.

«E adesso?»

Derek lo guarda attentamente.

«Adesso il mio peggior incubo è la tua morte, Stiles. O anche il semplice perderti. Non faccio che sognarti, mentre scivoli via dalle mie mani. 
Urlo, grido di tornare da me, impotente, e a quel punto mi sveglio. 
Per i primi secondi ringrazio il Cielo che era solo un fottuto incubo, ma poi realizzo che anche nella realtà non sei mio, Stiles. Non sei mio...»Continua il ragazzo, con malinconia nella voce.
Stiles sente delle lacrime scorrergli lungo la guancia.
Quanto vorrebbe essere solo suo.
Non credeva di essere così importante per il ragazzo.

«Quindi sì, mi piaci, Stiles. Sono...sono innamorato di te.»Derek prende un profondo respirodopo quelle parole. 
Aveva sempre allontanato quel pensiero, provato a convincere se stesso e gli altri che non stessero così le cose. Ma finalmente l'aveva accetato, aveva accetato i suoi sentimenti. E detti ad alta voce alla fine non lo spaventano più così tanto.

Stiles adesso piange dalla felicità, e vorrebbe solo potergli dire che anche per lui è così, e che possono vivere felici e contenti per sempre. 
Purtroppo non sono in una favola.

«Perchè lo stai dicendo come se fosse qualcosa di brutto?»Mormora Stiles, abbassando il capo.

Derek stringe le mani a pugno, con le nocche rosse.

«Perchè è successo, Stiles, e non posso farci niente.
Ma vorrei non fosse così! 
Vorrei non essere innamorato di qualcuno che se n'è andato via da me! Da qualcuno che mi sta facendo sentire tutto questo dolore!" Esclama, come se non fosse abbastanza ovvio.

«Derek, non potevi dirmi parole più belle davvero. É il giorno più bello della mia vita...» Sussurra Stiles, sorridendo, riferendosi alla sua sorta di dichiarazione. E non importava quanto quella giornata fosse andata di merda, Derek riusciva sempre a cambiare il suo umore.

Derek rilassa i muscoli, volendo davvero capire cosa significhino quelle parole, e non vede l'ora di avere le spiegazioni che merita.

«Puoi dormire o di sopra o qui sotto, dopo esserti magari lavato, decidi tu. 
Non ti opprimerò nel darmi delle spiegazioni, Stiles. 
Ma così sto impazzendo, e non riesco ad andare avanti." Dice il ragazzo, alzandosi dalla poltrona.

Stiles annuisce, ricordandosi che ha ancora le mani sporche di sangue.

«Derek, ma allora...allora perchè stai con la Blake?» Chiede, perplesso.

Derek si gira verso di lui.

«Non tutte le persone che si amano stanno insieme, Stiles. 
E qualche volta hai solo bisogno di riempire un vuoto, che comunque in parte rimarrà sempre in quel modo...» 
E fa per adarsene in cucina, a preparasi una camomilla. 
Stiles si trova più che d'accordo con lui.

«Se per te è un problema di sopra, dormo qua sotto.» Dice Stiles, a bassa voce.

Derek scuote la testa.

«Nessun problema... sei l'unico che ha mai dormito nel mio letto.» Si confida il ragazzo. Stiles resta in silenzio di fronte a questa affermazione.

Stiles va in bagno a farsi una doccia, togliendosi tutto il sangue, e ripensando alla conversazione che ha avuto con Derek.
Sorride.
Il ragazzo è innamorato di lui.

Non sa come sia possibile una cosa simile, ma al momento non riesce proprio a smettere di sorridere come un cretino.

E decide che Derek deve sapere la veritá, e devono trovare un modo per porre fine a tutta questa faccenda.
Una volta uscito dalla doccia si rende conto che Derek gli ha lasciato una sua tuta per dormire, e la indossa piacevolmente.

Gli piace avere il profumo del ragazzo su di lui.

Sale poi le scale di sopra, e trova Derek nella stanza degli ospiti, accanto alla sua. Il ragazzo è sdraiato sul letto.

Stiles rimane sull'uscio, guardandolo titubante.

«Derek, puoi dormire con me?» Chiede, con voce bassa, ma non abbastanza bassa per non farsi sentire.
Derek, in una semplice canotta, si gira verso di lui.

«Ovviamente sempre se non è un problema, insomma...è che...» Comincia a parlare a raffica poi il ragazzino, e Derek si alza da quel letto, stoppandolo.

«Se ti fa star meglio dormo con te.» Afferma, accennando un sorriso.

Stiles abbassa lo sguardo.

«È che...ogni volta che dormo con te, i miei incubi spariscono...» Si confida, e Derek socchiude la bocca.

Lo segue in camera sua in silenzio, e Stiles si mette sotto le coperte, stanco, da una parte.

Derek si sdraia accanto a lui, chiudendo tutte le luci, illuminati solo dalla luce della luna.

Stiles si gira verso Derek, scoprendo che il ragazzo lo stava fissando.

«Posso...?» Fa per domandare Stiles, ma Derek non gli fa finire la frase che annulla la distanza fra loro, abbracciandolo. Stiles infatti gli voleva chiedere proprio se poteva abbracciarlo.

É che tra le sue braccia si sente maledettamente al sicuro, così poggia la testa contro il suo petto, e si addormenta piano piano.

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


Stiles si sveglia stancamente, cominciando a sentire i dolori della sera precedente. 
Le ferite non sono profonde o altro, ma toccarle gli provoca fastidio, e si sente la schiena a pezzi, come se avesse faticato troppo. È un pò triste nel notare che Derek non è nel letto, accanto a lui.

Fa per alzarsi, quando qualcuno entra dentro la stanza, spaventandolo leggermente.

«Resta pure, non devi affaticarti. Immagino che stai cominciando a sentire i primi dolori.» Parla Derek, con un vassoio in mano. 
Sul vassoio ci sono due cornetti, una tazza di latte e un caffè.
A Stiles brillano gli occhi.

«Sei anche un dottore per caso? 
Dottor Hale, suona bene.» 
Scherza il ragazzino.
Derek poggia il vassio sopra il letto, sedendosi accanto a Stiles, sopra le coperte.

«Mangia e zitto.» Lo minaccia scherzosamente, afferrando un cornetto.

«Non dovevi, Derek.» Gli fa notare Stiles, prendendo la sua tazza di latte fra le mani.

Derek alza le spalle.

«Mi sono svegliato presto, e non sapendo cosa fare sono andato a prendere qualcosa al bar qui vicino.» Spiega il ragazzo, vestito con una giacca sul militare.

«Non mi hanno mai svegliato con la colazione.» Confida Stiles, e si ritrova a pensare che la cosa non gli dispiace affatto, soprattutto se a svegliarlo è Derek.

«C'è sempre una prima volta.» 
Fa Derek, increspando le labbra in un sorriso. 
Oggi è domenica, quindi i due non devono trovarsi a scuola.
Stiles improvvisamente si ritrova a pensare alla sua Jeep, che non sa proprio che fine abbia fatto dopo l'incidente.

«Derek! La mia Jeep!» Esclama d'un tratto, agitandosi, e rischiando di sporcarsi con la nutella del cornetto.
Derek cerca di calmarlo.

«Ho chiamato il carro attrezzi stamattina, la ripareranno, e ho già pagato tutto io. Non rivoglio i soldi.» 
Afferma Derek, e Stiles si tranquillizza, nonostante non sia molto d'accordo sul fatto che debba pagare tutto lui.

Fa per ribattere, quando nella stanza entra una palla di pelo nera, saltando sul letto.
Stiles si ritrova Sourwolf addosso, che gli lecca la faccia.

«Wow! Ma sei cresciuto!» Parla il ragazzino, accarezzando quel lupetto, che nonostante abbia due mesi è già bello grande. Gli occhi azzurri del lupo sono qualcosa di incantevole.
Derek sorride alla visione dei due insieme.

«Già, sta diventando bello grande.» Commenta semplicemente, e Stiles si gira verso di lui.

«Dove lo tenevi nascosto?? Ieri sera sono sicuro di non averlo visto!» Fa Stiles, con lo sguardo corrucciato.

«Probabilmente stava dormendo nella stanza qua accanto, ieri pomeriggio siamo andati a correre qui nel bosco e si era stancato molto.» Spiega Derek, ricordandosi piacevolmente come il lupetto gli ha fatto compagnia nelle sue corse degli ultimi tempi.

Stiles sorride, con tenerezza.

«Ohhh! Qualcuno qui si è affezionato!!» Lo provoca, e Derek ringhia, trucidandolo con lo sguardo.

In quel momento il telefono di Stiles vibra, e legge il messaggio.

"Stiquindi pranziamo insieme come decisono?
Theo."

Giusto, aveva promesso al suo ragazzo che avrebbero mangiato insieme. Sospira, dandogli conferma dell'appuntamento.

Derek guarda curioso come il ragazzo scriva velocemente al telefono, ma non fa domande in merito. 
Anche se vorrebbe proprio sapere con chi sta messaggiando.

«Scusa, Derek, devo andare... Scott ha bisogno di vedermi.» Mente il ragazzino, finendo di mangiare, e Derek annuisce.

«Tranquillo, vai pure.»

Lo accompagna di sotto, fino alla porta, quando Stiles si gira verso di lui e gli stampa un bacio sulla guancia, lasciandolo immobilizzato.
Poi il ragazzino se ne va, e Derek dopo una manciata di secondi è ancora lì, sull'uscio della porta.

---

Stiles è a pranzo insieme a Theo, in uno dei ristorantini in zona, dove sono anche dei fast food.
Infatti hanno ordinato entrambi due hamburgher belli grandi.

Theo racconta a Stiles di qualcosa che gli é successo il giorno prima, ma il ragazzino pare immerso nei suoi pensieri. Sa che non può ignorare i suoi sentimenti per Derek, ma non può neanche lasciare Theo così a caso, soprattutto visto che lui si è rivelato essere un ragazzo d'oro. 
Alla fine ci sta anche bene insieme, e fino a che non ha risolto la faccenda del 'caso Green' preferisce non mettere troppo in pericolo Derek. 
Crage sapeva di Derek, ma forse di Theo non sa nulla.

«Mi stai ascoltando, Sti??» Gli chiede d'un tratto, e il ragazzino si risveglia dai suoi pensieri.

«Scusa, Theo, è che sono molto stanco.» Risponde, finendo il suo hamburgher. Theo si sistema i capelli biondi con una mano, e annuisce alle parole del ragazzino.

«Forse dovresti riposarti.» Suggerisce, avviandosi entrambi per andare a pagare.

«Già, credo proprio che faró una bella dormitina questo pomeriggio.» Ammette Stiles, anche se crede andrà da Scott o di nuovo da Derek. 
Non è ancora pronto per affrontare suo padre, e preferisce farlo sbollire.

Gli arriva un messaggio sul telefono, e lo legge immediatamente.

"Stilesti devo parlareTra un'ora al collegeci incontriamo  dentro.
Derek."

Corruccia lo sguardo, non capendo cosa debba dirgli di così urgente Derek, avendolo visto poche ore fa. Inoltre perchè proprio a scuola? 
Tra l'altro di domenica è chiusa, ma Stiles sa che Derek, essendo professore, ha le chiavi di quasi tutto.

Se avesse scoperto tutto? 
Resta solo andare lì e sentire cos'ha da dirgli.

---

Stiles parcheggia la Jeep accanto al college, e nota alcuni studenti girellare per il campo, con i libri in mano.
Stiles si dirige verso il grande portone dell'edificio, e stranamente appena spinge la porta gli si apre subito.

Sarà stato Derek a lasciarla aperta, quindi vuol dire che lo sta aspettando dentro da qualche parte.

La porta fa uno strano cigolio, che mette i brividi al ragazzino. 
Comunque sia è strano che non ci sia neanche una bidella, visto che spesso loro rimangono la domenica a pulire la scuola, per una gran parte del pomeriggio.

I corridoi sono deserti, e le aule lasciate aperte. 
La luce filtra debolmente attraverso le finestre.

C'é un silenzio mortale, e Stiles comincia ad andare avanti sempre più lentamente, con un'angoscia terribile addosso. 
Di Derek non sembra esserci alcuna traccia.

«Derek??» Lo chiama, ma gli esce più un mormorio che altro. Non sente alcun rumore, niente di niente.
Così decide di chiamare il ragazzo.

Compone il numero, e mentre aspetta che risponde comincia a sentire uno strano odore. Sembra provenire da vicino, forse da uno dei ripostigli.

«Stiles?» Risponde Derek, leggermente sorpreso.

Stiles si avvicina ad una porta, dove l'amaro odore si fa sempre più forte e ripugnante. Si gira più volte, sentendosi come osservato.

«Dove sei?» Chiede Stiles, aprendo la porta. É tutto buio all'interno.

«A casa, perchè?»

Stiles nota che Derek sembra non capire il motivo della sua domanda, e comincia a preoccuparsi.
Accende poi la luce della stanza, e scorge una sagoma.

Fa un verso strozzato, e indietreggia, facendo quasi cascare il telefono. Trema, non riuscendo a staccare gli occhi da ciò che si trova davanti lui.

C'è il corpo di una donna, pieno di sangue. È una delle bidelle, con dei fori sul petto sanguinante. 
Le hanno sparato ben tre volte.

Stiles indietreggia fino a sbattere contro il muro, e spera di trovarsi solo in un incubo. 
Deve essere un incubo. 
Non può essere altrimenti.

«Stiles??» Lo chiama Derek dall'altro capo, e il ragazzino si accascia a terra, con la schiena poggiata sulla parete del corridoio.
Non può venirgli un attacco di panico, non può. 
Non ora.

«Derek...mi hai chiesto tu di venire qua a scuola su un messaggio...» Mormora, in cerca di certezze.

Silenzio.

«Stiles, cosa stai dicendo? Che succede? Io non ti ho proprio scritto niente!» Esclama Derek, più che confuso.

La bidella sembra fissarlo, con me pupille spalancate, come per dirgli 'sarai tu il prossimo'.

«Sono a scuola, Derek... c'è un corpo...bidella....uccisa...» 
Sussurra, senza riuscire a collegare i propri pensieri coerentemente.
Si porta le mani davanti al volto.
Se Derek non gli ha inviato quel messaggio, allora chi?

«Stiles, esci immediatamente, sto arrivando.» Afferma Derek, cercando di infondere calma nel ragazzino.

Stiles si alza, fissando per un'ultima volta la donna, e corre più veloce che può verso il portone del college.
Spinge la porta, e quando non si apre si immoblizza, capendo improvvisamente ogni cosa. 
Non si tratta di qualcuno che come scopo aveva quello di uccidere la donna, e improvvisamente tutti i pezzi si stanno unendo in un unico puzzle.
La bidella era solo un ostacolo.

La minaccia del foglietto, il messaggio inviatogli dal telefono di Derek per farlo venire a scuola, la porta chiusa a chiave.

Stanno cercando lui, vogliono solo lui.
La sua vita sta arrivando al capolinea.

«Derek, mi hanno chiuso dentro. Vogliono me. Solo me.» Afferma con una strana freddezza e distacco nel tono, per cercare di non farsi prendere dalla paura. 
Sta per morire, eppure non si sente pronto. E la cosa gli fa quasi ridere. Non ha mai voluto vivere, mai, e adesso sembra avere trovato proprio quel qualcosa che gli fa temere la morte.

Allora alla fine la promessa fatta a Derek l'ha mantenuta.

Si ritrova con il cuore che corre all'impazzata, e con le lacrime agli occhi. Non vuole morire. 
Non adesso che ha trovato qualcuno per cui vale la pena vivere, qualcuno da amare.

«Stiles? Cosa stai dicendo? 
Rinchiuditi dentro una stanza qualsiasi e non uscire fino a che non sono arrivato!» Urla Derek, non capendoci proprio nulla.

Stiles si asciuga invano le lacrime, e chiude la chiamata, alzandosi con le poche forze rimaste.

Deve assolutamente nascondersi, e sperare per il meglio.
Chiunque sia all'interno del college sta solo aspettando una sua mossa sbagliata.

---

Derek afferra le chiavi relative al college, e la pistola.
Non ha capito molto di quello che sta succedendo a Stiles, ma se é in pericolo deve essere attrezzato al meglio.

Ha capito che c'è una bidella morta all'interno del college, e che qualcuno in realtà vorrebbe uccidere Stiles. 
Non sa perchè, non sa neanche se sia tutto vero, ma il ragazzino non è un tipo che racconta cazzate.
E non fa questi scherzi.

Accende il telefono mentre scende le scale, scorrendo sui messaggi.
È proprio vero, risulta che ha mandato un messaggio a Stiles dicendogli di vederlo a scuola.

Cosa diavolo significa tutto questo? 
Chi potrebbe averlo mandato al posto suo? Ripensa a dov'era prima.

É sempre rimasto a casa, tranne a pranzo. È venuta Jennifer a trovarlo. Poi Derek si é accorto di dover andare a buttare la spazzatura, lasciando la donna da sola in casa.
Derek si blocca davanti alla Camaro.
Perchè Jennifer avrebbe dovuto farlo? Perchè dovrebbe voler far del male a Stiles?

Non ha senso, nulla ha senso.

Jennifer non può averlo solo usato.
Jennifer non può essere l'ennesima persona che ha giocato con i suoi sentimenti.
Non può, non può.

Derek chiama subito la donna, trovando la segreteria.
Entra poi dentro la Camaro, diretto verso il college.

Non può essersi fidato per l'ennesima volta della persona sbagliata.

---

Stiles è chiuso in una stanza di medie dimensioni, con il cuore che minaccia di esplodere, appoggiato a una delle pareti con la schiena, seduto a terra.

Si é chiuso dentro, poggiando contro la porta uno dei mobili della stanza, come se questo bastasse ad essere al sicuro.

Non vuole che Derek arrivi e si metta in pericolo, ma sa che non può fermarlo ormai. Non riesce a stare calmo, non riesce a pensare lucidamente.

Improvvisamente sente dei passi fuori dalla stanza, anche se non vicinissimi.
Smette di respirare.

«Stiles, dove ti nascondi? 
Ti troveró prima o poi. 
Verrai con me, Stiles. 
E avrai quello che ti meriti! 
Non ti voglio uccidere ancora, sempre se non ti comporti bene, ovviamente!» Esclama una voce, che risulta stranamente calma, e con fare provocatorio.

Stiles ammutolisce, riconoscendo benissimo quella voce.
No, non è possibile.
Non avrebbe mai pensato fosse la persona scelta da Crage per ucciderlo.

I passi sorpassano la porta, e a Stiles vengono i brividi. Per ora si sta limitando a girare per i corridoi, ma prima o poi comincierà ad aprire tutte le porte. Fino a che non lo troverà.

I passi scompaiono, e Stiles ipotizza che la donna sia andata di sopra, al secondo piano. 
In effetti sarebbe troppo facile pensare che Stiles si sia limitato a nascondersi da qualche parte nel piano terra.

È anche per questo che non si è spinto oltre. Jennifer Blake penserà che si sarà nascosto il più lontano possibile da lei, sperando che la donna si limiti a girovagare per qualche corridoio.

E poi c'è anche il terzo piano, e i dormitori. Se riuscisse ad entrare nella stanza di Theo, e da lì uscire dalla finestra? No, sarebbe troppo rischioso, e non è sicurissimo che Theo sia davvero in camera sua.
Inoltre i dormitori sono separati dall'edificio scolastico da un portone, che sicuramente é chiuso.

Ha solo più tempo, prima di morire. 
Spera solo che Derek abbia chiamato la polizia. Gliel'aveva detto di farlo.
Lui non può farlo, visto che non deve parlare. Non può parlare.

A Stiles vibra il cellulare, e lo prende subito, leggendo il messaggio.

"Stilesdove seiSono qui.
Derek."

Stiles gli scrive velocemente dove si trova, e spera solo che Derek faccia il minimo rumore. 
Che non si faccia beccare dalla Blake, altrimenti...altrimenti.

Scosta il mobile dalla porta, silenziosamente, e si impone di smettere di tremare.

«Stiles?» Sussurra una voce, fuori dalla porta. Stiles apre subito la porta, facendo entrare Derek, e richiudendola alle loro spalle.

«Stiles, qualcuno ti vuole davvero uccidere? Ho chiamato la polizia, ma non mi hanno voluto credere! 
Oltre il fatto che non ho neanche capito bene la situazione, ma mi hanno risposto che li avevano informati sarebbero arrivate chiamate false riguardo un presunto omicidio e assassino che si aggira per il college!» Esclama a voce bassa, quando viene circondato da un abbraccio da parte del ragazzino.

Ricambia sorpreso. 
Stiles poi si stacca, guardandolo con gli occhi lucidi.

«Sì, Derek. È tutto vero. È una...storia lunga. È qua, Derek. È-é la Blake...» Mormora, cercando di non ricominciare a piangere.

Derek gli alza il volto con una mano, portando i suoi nocciola nei suoi verdi.

«Stiles, non può essere lei.» Parla, cercando di controllare il tono della voce. Stiles si allontana da lui, capendo però il motivo di queste sue parole.
Non é questione che non si fida.
Derek non è affatto stupido, ci sarà arrivato anche lui sul fatto che la Blake c'entra con tutto questo.

Non vuole crederci, è diverso.
Non vuole ritrovarsi un'altra volta deluso. Non vuole credere che tutti coloro che entrino sulla vita lo usino e basta.

«Derek, lo sai benissimo che è lei. Solo...mi dispiace. Davvero, perchè se ti ha usato è solo colpa mia. 
Ti ha usato per arrivare a me.» Mormora il ragazzino. 
Derek volta la testa da un'altra parte.

«Ci sono abituato, Stiles, tranquillo.» Sussurra Derek, facendo un sorriso amaro, e irrigidendo tutti i muscoli. Stiles giura di poter vedere come Derek stia crollando a pezzi, nonostante a vederlo da fuori sembra stia benissimo.

Improvvisamente sentono dei passi poco lontani, e Stiles capisce che li ha trovati. Che lei li ha sentiti parlare.

Si avvicina a Derek, passandogli una mano sul volto, accarezzando quella leggera barba forse per un'ultima volta.

«Non sono pronto per morire, Derek.» Gli dice, con voce spezzata. 
Derek lo guarda scuotendo la testa. 
I passi si fanno sempre più vicini.

«Non morirai, Stiles!» Esclama, prendendo la mano del ragazzino nella sua.

Stiles lo guarda, cercando di memorizzare i suoi lineamenti, tutto ciò che potrebbe essergli fin'ora sfuggito in quel volto perfetto.

Spera solo che la Blake ragioni, non facendo fuori Derek.
Sa che la Blake vorrà portarlo via, per ripetere ciò che era successo tre anni fa, ma, se Derek le impedirà ciò, cercherá di eliminare l'ostacolo.
E, se la situazione si fa difficile, non si preoccuperà troppo a uccidere Stiles stesso.

In fondo alla fine l'importante è che muoia.

«Non cercare di salvarmi, Derek.» Sussurra, guardandolo con forse troppo amore.

Derek corruccia lo sguardo.

«E tu non chiedermi l'impossibile, Stiles.»

Stiles abbassa il capo.

«Io, Derek...io ti...»

«Non dire nulla, Stiles! Non stai morendo! Non morirai!» Urla Derek, quasi arrabbiato.

I passi si fermano davanti alla porta.

«Sapevo che saresti arrivato, Derek.» Parla una voce, da fuori.

La porta si spalanca, e la Blake appare con una pistola in mano.
Derek spinge il ragazzino dietro di lui, e afferra la sua, puntandola sulla donna.

«Sapevo che l'amavi, Derek. Il professore che si innamora del suo studente, buffa storia.
Infatti é per questo che sei stato molto utile nel piano.» Parla Jennifer, con too saccente. Derek ringhia.

«Vattene, Jennifer.»

La donna non si muove di un millimetro.

«Come ci si sente ad essere solo e sempre usati, Derek? Ma alla fine devo ammettere di essermi divertita con te, Derek.» Ride la donna. 
Derek vacilla un attimo. 
Allora Jennifer sa tutto del suo passato.

«Derek, spostati. Se lui verrà con me tu non ti farai male.» Aggiunge poi la donna, con un sorriso inquietante sul volto.

Derek continua a puntare la pistola sul suo volto. Si ricorda ancora bene come si spara. E vedere quella donna lo fa solo arrabbiare sempre di più.

«Non lo avrà mai, Jennifer.» Afferma Derek, facendogli capire che è tremendamente serio.

Lei alza le sopracciglia, sbuffando.

«Ho capito, dovró ucciderlo subito. Crage peró non sarà molto contento.» Parla, per poi premere il grilletto.

Rimbombano nel college due spari.
E si sente un grido nell'aria. 
Un grido di un nome...

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Capitolo 48
*** Capitolo 48 ***


Derek spara a sua volta, quando viene spinto via. Sbatte a terra, e osserva impotente Stiles che viene colpito dal proiettile. Il ragazzino casca all'indietro, con gli occhi spalancati.

"STILES!" Urla Derek, alzandosi e correndo verso il suo corpo.

Intanto anche la Blake è a terra, colpita dal proiettile di Derek. 
Ha un buco proprio sulla fronte.

Stiles si porta una mano sul torace, dove il proiettile ha perforato la sua pelle, e comincia a sentire un sapore amaro in bocca. 
Allora apre la bocca, e percepisce di star sputando sangue.

Derek gli porta una mano sul volto, con la bocca dischiusa, accarezzandogli la guancia.

«Stiles, Stiles, resisti...io..io chiamo l'ambulanza...» Mormora, con tono disperato, afferrando subito il telefono, e digitando con mani tremanti il numero. Dà velocemente l'indirizzo della scuola, per poi riattaccare. 
Stringe i pugni.

«Perchè mi hai spinto via! Cazzo!» Grida, mentre Stiles accenna un sorriso, con la bocca sporca di sangue. I suoi occhi guardano il ragazzo.

«N-non voglio vedere altre persone m-morte a causa mia, Derek...»
Sussurra, con le poche forze che ha. Fa poi una smorfia, dal dolore. 
Derek dà un pugno a terra, facendosi solo male. 
Ma al momento non sente nulla.

«Non dovevi salvarmi la vita, Stiles!» Esclama, arrabbiato più che mai. 
Non può vedere il ragazzino in queste condizioni.

Stiles allunga la mano verso quella di Derek, con molta fatica, e cerca di stringerla nella sua. 
Derek non gliela lascia andare, e respira pesantemente con la bocca.

«È-è stato sempre il mio sogno, Derek...quando ero piccolo...salvarti la vita...„ Gli confida, e Derek vacilla con lo sguardo.

«Tu..tu ti ricordi?» Chiede, sconvolto. 
Lo Sceriffo gli aveva raccontato di quel suo blocco mentale, dopo che Derek se ne era andato via da Beacon. 
Stiles increspa le sue labbra in un sorriso forzato.

«Sì, Derek, e prima che...volevo dirti che...»

Derek volta la testa da un'altra parte.

«Tu non morirai, Stiles! Non morirai, cazzo!» Urla, stringendogli ancora di più la mano. Stiles lo guarda, e allo stesso tempo lo trapassa con lo sguardo.

«Non puoi lasciarmi anche tu...» Aggiunge Derek, chiudendo gli occhi dal dolore. Non è un dolore fisico, è qualcosa di molto peggio. 
Poi osserva la donna, che giace morta a terra. L'ennesima prova che non si deve fidare proprio di nessuno.

«A-almeno come u-ultimo ricordò avrò t-te, Derek...» Parla Stiles, flebilmente. Derek scuote la testa, più volte, sperando di risvegliarsi. 
Sembra proprio di essere in un suo incubo, ma questa volta è tutto reale.

«Ehi-ehi, guardami, Stiles. L'ambulanza sta arrivando, resisti! Resta con me!» Replica, accarezzandogli i capelli, non potendo neanche immaginare cosa farebbe se quel ragazzino logorroico non ce la facesse.

---

Lo Sceriffo cammina lungo il corridoio spoglio, frettoloso, arrivando anche lui in sala d'attesa. Osserva Derek, Scott e Lydia seduti sulle sedie rosse.

«Dov'è mio figlio?!» Urla, e Derek si alza, con uno sguardo vuoto e spento.

«Lo stanno operando, ancora non si sa nulla.« Sussurra, evitando lo sguardo di John. L'ha chiamato subito, raccontandogli brevemente cos'era successo.

«Non capisco, perchè qualcuno lo vorrebbe morto? È ancora per la storia di tre anni fa?» Chiede agitato, camminando avanti e indietro, con una brutta cera.

Lydia e Scott si guardono, mentre Derek non ci sta capendo nulla.

«Stiles ha ricevuto una lettera di minaccia due mesi fa, ma non le ha detto nulla per non mettere in mezzo la polizia e per non farla spaventare. Crediamo c'entri Crage...» Parla Lydia, rivolgendosi a John, con gli occhi tutti rossi. Appena ha saputo di Stiles è venuta qui di corsa, insieme a Scott.

John strabuzza gli occhi, scuotendo la testa.

«Credevo...credevo fosse tutto finito...» Mormora, mentre Derek guarda i tre incrociando le braccia al petto.

«Ho sentito il nome Crage dalla bocca della Blake, ma scusatemi se non sto capendo quello che dite.» Afferma il ragazzo, mentre John si siede su una delle sedie. Derek si risiede a sua volta.

«È iniziato tutto tre anni fa, Derek. Crage a quei tempi era uno dei serial killer più pericolosi, e qui a Beacon tutti avevano paura semplicemente di uscire di casa, per causa sua...»
Inizia a raccontare John, mentre Scott abbraccia Lydia, la quale ha ricominciato improvvisamente a piangere. Derek ascolta in silenzio, con il capo basso.

«... Aveva una moglie. Una bella donna.
Selena Green. Crage era irraggiungibile, e non riuscivamo a trovarlo da nessuna parte. 
Mentre sua moglie invece aveva una casetta poco lontano da qui, in mezzo alla natura, dove viveva per la maggior parte del tempo da sola. 
Non si era capito come lei riuscisse a stare con un serial killer come Crage, ma evidentemente l'amava. 
E fu questa la sua sfortuna, l'amarlo troppo. Ero io a capo del caso, e i miei colleghi mi suggerirono di portare via la moglie per estorcerle dell'informazioni sul marito. Approvai la proposta, ero pronto a tutto pur di far tornare la pace nella mia cittadina...»

Alcuni medici passano accanto a loro, e Derek si distrae un attimo a guardarli, sperando forse siano venuti a dargli informazioni su Stiles.

«...Una sera quindi andammo a casa sua, e contro la sua volontà la portammo in centrale. 
Era sequestro di persona, lo sapevamo, ma era l'unica strada che avevamo per trovare Crage. 
La chiudemmo nello scantinato della centrale, dove c'erano anche strumenti di tortura. C'erano in caso di interrogatori a criminali pericolosi, nei quali c'erano in gioco vite di persone. In realtà non li avevamo mai usati, quelli erano più metodi da FBI, ma quella volta qualcosa andò storto. 
La donna non voleva parlare, continuava a dire che non sapeva nulla di dove fosse Crage, che non ci avrebbe detto comunque niente. 
I miei colleghi erano furiosi, uno di loro aveva perso la madre a causa di Crage...quindi inizió a perdere il controllo, e minacciare la donna. 
La Green insisteva che non avrebbe mai parlato, e l'atmosfera cominciò a scaldarsi in poco tempo. 
D'un tratto la Green parlò che Crage ci avrebbe uccisi tutti, e così i nostri familiari, se non l'avessimo lasciata andare. Un poliziotto d'impulso prese un trasmettitore di scosse, e lo premette sulla pelle della donna. 
La Green urlò dal dolore, ma continuò a non volerci dire dove Crage si trovasse. L'amava, l'amava tanto. 
Così un altro poliziotto prese un coltello, e le procurò un taglio profondo sul braccio. Non li fermai....non feci nulla. La stavano torturando.
Tutto quello che volevo era catturare quell'assasino, e credevo che prima o poi la Green avrebbe parlato, stanca di soffrire....» Si blocca un attimo, respirando pesantemente. 
Derek alza lo sguardo su di lui.

«Com'è finita?» Osa chiedere, avendo giá intuito la fine della storia.

Lo Sceriffo ha gli occhi lucidi.

«La Green morì per troppo dolore, anche se non era nostra intenzione ucciderla. Crage lo venne a sapere, e da quel momento minacciò tutti noi, che facevamo parte del caso. 
Era furioso, l'avevamo solo provocato ancora di più. Come venetta uccise tutti i figli dei poliziotti che facevano parte del caso, uno ad uno, torturandoli, e rapì anche Stiles...tre anni fa..."

Derek corruccia lo sguardo, interrompendolo.

«Perchè uccidere i vostri figli e non voi? Non capisco.»

John lo guarda negli occhi.

«La Green era incinta. Nessuno di noi lo sapeva.»

Derek ammutolisce, rabbrividendo, mentre Lydia scoppia a piangere ancora di più.

«Aveva portato Stiles nella casa della Green, che ora è abbandonata. 
In realtà trovammo delle presunte tracce che Crage non stava facendo tutto da solo, ma erano solo supposizioni.
Insomma, Crage non si sarebbe mai immaginato che l'avremmo fermato in tempo. 
Fu tutto merito di Lydia, Allison, Scott, Aiden, Ethan e Malia. Scoprirono dove l'aveva portato, grazie al localizzatore sul telefono di Stiles. Crage era intelligente, credeva che non avremmo mai pensato l'avesse portato proprio in quella casa. In effetti se Stiles non avesse avuto il telefono con lui avremmo cercato altrove, dando quello scenario per scontato. 
Perchè spesso sono proprio le cose scontate che ci fregano. 
I sei, senza avvertire me o la polizia, andarono a fermare Crage prima che la tortura iniziasse, con delle pistole che Scott aveva preso da suo padre. Ma non tutto andò come previsto...» Continua a raccontare suo padre, e a quel punto Lydia decide di concludere lei il racconto, ripresasi leggermente. Derek comincia a capire molte cose.

"...Eravamo in quella casa, pronti a salvare la vita a Stiles. Lui era legato ad una sedia, imbavagliato, e nudo. 
Non trovavamo Crage da nessuna parte, non sapevamo che ci stava aspettando. Non sapevamo che aveva avvertito la nostra presenza, già da quando stavamo arrivando qua fuori... liberammo Stiles, e facemmo per andarcene, quando trovammo la porta di casa chiusa...» La rossa é sul punto di piangere di nuovo, e Scott le stringe una mano, per darle forza.

«...Crage spuntò dal nulla, con una pistola che era il doppio di quelle che avevano Scott, Ethan e Aiden. 
Ci furono diversi colpi, ma i nostri amici ovviamente non sapevano sparare, non erano bravi come lui... Scott lo colpì ad una gamba, neutralizzandolo. C'era una confusione incredibile, nessuno ci stava capendo nulla, e pensavamo fosse tutto finito. 
Poi Stiles urlò...»

Delle lacrime rigano il volto della rossa.

«...Crage aveva colpito Allison e Aiden. E Stiles era l'unico che li aveva visti cadere a terra, che aveva visto i loro volti realizzare che stavano per morire... Allison morì praticamente subito, era la sua migliore amica, insieme a me, mentre Aiden resistette qualche altro minuto... Ethan, che era suo gemello, lasciò subito Beacon... Stiles era rimasto immobilizzato, seduto a terra, come se fosse in un altro modo... ci vollero giorni prima che tornasse anche solo a parlare, e la prima cosa che fece fu urlare. 
Urlò talmente forte che dovemmo tutti tapparci le orecchie. Si vedeva dal suo sguardo, si vedeva che non sarebbe stato mai più lo stesso...»

Derek si passa una mano sul volto, sentendosi davvero male. 
Male per tutto quello che è successo al ragazzino. 
Eadesso capisce perchè l'ha salvato. Non voleva vedere altre persone morire a causa sua, come gli aveva detto.

Ora Derek capisce fin troppe cose di lui, o su alcune affermazioni che aveva fatto in precedenza. 
Quando si volevano suicidare insieme Stiles aveva ammesso di aver causato la morte di alcune persone... e quando la notte si svegliava gridando il nome della ragazza e del suo amico... 
Ora era tutto tremendamente chiaro.

«Allison prima di morire sussurró che era contenta di aver sacrificato la sua vita per il suo migliore amico...» Conclude Lydia, con il volto trasformato in una maschera di dolore, e con la voce spezzata.

«Gli arrivò un biglietto con una minaccia, mi sembra la sera di Natale. Lo costringemmo a dirci cos'era che non andasse, visto che si comportava poi in modo molto strano, e cercava di evitarci...» parla a quel punto Scott. Derek lo guarda.

«Un momento, è in quel periodo che mi ha detto che non potevamo più vederci...» Mormora Derek, e Scott annuisce.

«L'ha fatto per salvarti, Derek. 
Crage era venuto a conoscenza che Stiles ti frequentava, e lui non voleva tu ti facessi del male. 
Non voleva morissi per stargli accanto, nè che soffrissi per una sua eventuale morte. Ha chiuso con te solo per evitare tutto ciò, nonostante ci stesse davvero male...» Gli spiega Scott, abbassando lo sguardo.

Derek chiude le mani a pugno.

«Doveva parlarmene! Ha sbagliato a decidere anche per me!» Esclama, incazzato.

«Ma tu gli saresti rimasto accanto.» Gli fa notare la rossa.

Derek la guarda, corrucciando lo sguardo.

«Certo, chi ama resta.» Dice semplicemente, come se non fosse abbastanza ovvio. Nessuno fiata.

«Ho discusso pesantemente con lui l'ultima volta che l'ho visto... se avessi saputo, io...» Piange lo Sceriffo, coprendosi il volto con le mani. 
Non voleva dire quelle cose a Stiles, ma dopo quella lettera aveva pensato di averlo perso definitivamente.
E non poteva perdere anche lui, dopo Claudia.

A quel punto si avvicina un medico, guardando i quattro con uno sguardo fin troppo serio.

Si alzano tutti, accerchiandolo.

«Come sta Stiles?» Domanda Derek, mentre Scott e Lydia si sostengono a vicenda.

Il medico guarda la sua cartellina.

«Mi dispiace...» Parla poi, con tono distaccato.

Derek scuote la testa, indietreggiando. Lydia apre la bocca, senza emettere parola.

«Il proiettile era andato troppo in profondità, mi dispiace...»
Spiega, mentre Scott si accascia a terra. John scoppia in un pianto isterico.

Derek scuote la testa, non è possibile. Deve essere uno scherzo. 
Stiles non può essere morto. 
È l'unico motivo per cui si trova ancora qui, e non può non esserci più! 
È l'unico che amava, e che mai riuscirà ad amare.

E adesso come fa, senza di lui? 
Era l'unico che gli era rimasto, l'unico che lo faceva resistere. 
Il suo corpo non ce la fa a resistere con tutto questo dolore.

Possibile che la sua vita sia destinata a continue e sole sofferenze?

Così Derek prende la pistola che aveva riposto nei jeans, e se la punta alla testa.

«Derek!» Esclama lo Sceriffo, tentando di fermarlo. Derek sorride.

«Arrivo, Stiles.» E preme il grilletto.

FINE

 

NO OKAY

 

MI SENTO TROPPO STRONZA

 

PIACIUTO LO SCHERZETTO??


 

NON UCCIDETEMI PLEASE!!!!!!!!!!!

 

Il medico si avvicina ai quattro, con un'espressione rilassata. 
Si alzano tutti in piedi.

«Come sta Stiles?» Chiede subito Derek. Il medico guarda la sua cartellina.

«L'intervento è riuscito, ma ha bisogno di riposo. Temiamo dovrà restare in ospedale per parecchi giorni.»
Parla il medico, e tutti si rilassano. Scott e Lydia si abbracciano forte, mentre Derek si rimette seduto, ringraziando tutte le divinità di questo mondo. 
Se Stiles fosse morto non sa quello che avrebbe fatto. 
Non sa proprio come avrebbe reagito. Lo Sceriffo sorride.

«Quando lo possiamo vedere?» Chiede la rossa.

«Tra qualche ora, anche se non dovete stressarlo troppo. Lo stress potrebbe fargli male.» Risponde, per poi andarsene.

«Derek, grazie per esserci stato. 
Senza di te, sarebbe morto sicuro.» Parla John, abbracciando goffamente il ragazzo. In effetti Derek ha neutralizzato la Blake, nonostante poi Stiles si sia messo in mezzo.

D'un tratto arriva un ragazzo correndo, preoccupato. È Theo.

«Ho saputo cos'è successo a Stiles. Sta bene?» Domanda, con il fiatone. Derek lo guarda corrucciando lo sguardo.

«Raeken, cosa ci fai tu qui?»

Theo alza lo sguardo su Derek, sorridendo.

«Sono il suo ragazzo.»

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Capitolo 49
*** Capitolo 49 ***


La prima cosa che aveva chiesto Stiles appena svegliatosi era come stesse Derek. Pensava che l'avrebbe visto, invece in ospedale c'erano ad aspettarlo solo Scott, Lydia e Theo.

Non che non li volesse, ma preferiva il ragazzo accanto a sè. 
Soprattutto dopo quello che avevano passato insieme. 
Non sapeva che Derek in realtà se n'era andato via non appena aveva sentito che Theo era il ragazzo di Stiles.

Stiles adesso èall'ospedale, da più di una settimana, e resta sdraiato sul lettino, con il capo alzato. 
È appena passato Theo a trovarlo, dopo scuola, come fa ormai quasi ogni giorno. 
Stiles cerca di fargli capire che non deve costantemente passare i suoi pomeriggi in ospedale, ma Theo non ne vuole sapere nulla.

E Stiles non capisce proprio perchè Derek non si sia degnato neanche di venire a trovarlo, almeno una misera volta. Derek gli aveva detto di essersi innamorato di lui, che abbia cambiato idea dopo essere venuto a conoscenza del suo passato? E dei rischi che può avere stando accanto a qualcuno come lui? Sa che il padre gli ha raccontato tutto. Da un lato è quello che voleva, che il ragazzo gli stesse lontano, ma il pensiero di non poterlo avere vicino gli toglie il respiro.

Scott e Malia entrano nella stanza dove Stiles è ricoverato, salutandolo allegramente. Cercano in tutti i modi di farlo sorridere, ma sembra che nessuno ci riesca.

«Stiles! Come ti senti? Tra circa due settimane esci!» Esclama Malia, avvicinandosi al letto. 
Scott annuisce alle parole della ragazza. Stiles cerca invano di forzare un sorriso.

«Un pò meglio.» Risponde semplicemente, non sprecandosi in troppe parole, cosa insolita per uno come lui.

«Tra tre settimane abbiamo il torneo di basket, andremo in un hotel davanti al mare, Stiles. Ci sarai sicuro, e dobbiamo fare il culo a tutti!» Gli ricorda Scott, e a Stiles viene automaticamente da pensare che al torneo ci sarà anche Derek, essendo l'allenatore. E anche Theo, essendo il co-capitano. Sospira pesantemente, per poi abbassare lo sguardo.

«Come sta?» Chiede d'un tratto, mentre i due ragazzi corrucciano lo sguardo.

«Chi?» Domanda Malia, confusa.

«Derek.» Sussurra il suo nome come se non si potesse pronunciare, e Scott trasalisce.

«Abbastanza bene.» Mente, e Stiles se ne accorge subito.

«Stai mentendo.» Lo accusa, mentre Malia volta la testa da un'altra parte.

«Stiles...» Mormora la ragazza.

«Voglio sapere tutto quello che sapete di lui!» Esclama il ragazzino, per poi tossire aspramente.

«Non devi stressarti, Stiles.» Gli ricorda Scott, usando ciò come scusa, ma Stiles non si lascia vincere così.

«Ditemi ogni cosa.»

I ragazzi sospirano, guardandosi qualche secondo negli occhi.

«Ultimamente a lezione si distrae più del solito, e sembra...più musone del solito...» Cerca di spiegarsi Scott, mettendosi a sedere su una sedia nera. Stiles lo guarda.

«Cosa intendi per 'più musone'?» Chiede, perplesso.

«Che sembra più depresso e pronto ad uccidere tutti del solito.» Parla con pochi giri di parole Malia, e Scott la fulmina con lo sguardo per la solita poca delicatezza. 
Stiles chiude debolmente le mani a pugno.

«Perchè non mi viene mai a trovare?» Esclama, con voce spezzata, come se i due ragazzi potessero dargli una risposta.

Infatti Scott scrolla le spalle, e Malia evita di aprire bocca.

«Gli ho fatto qualcosa? Quand'è stato qui l'ultima volta?» Interroga poi i due, sapendo che comunque sia Derek aveva messo piede qua dentro, nonostante Stiles non l'abbia mai visto. Scott fa per rifletterci.

«Ora che ci penso è andato via poco dopo che è arrivato Theo. 
Esattamente quando lui l'ha informato di essere il tuo ragazzo.»

Stiles sussulta.

Poi Scott e Malia se ne vanno dalla stanza, un quarto d'ora dopo, ritrovandosi nel lungo corridoio, con medici che vanno e vengono. 
C'è puzza di morte nell'aria.

«Perchè non gli hai detto tutto, Scott?» Lo ferma Malia, con un tono accusatorio.

Scott scuote la testa.

«Che dovevo fare, Mal? Raccontargli cosa poi?»

«Che Derek va con le sue studentesse, per esempio?»

Scott gli fa segno di tacere, guardandosi intorno, come se Stiles o Derek potessero comparire da un momento all'altro.

«Niente stress, ricordi? Inoltre sono solo voci che girano...»

---

Sono due settimane che Derek sta cercando di ricominciare a vivere la quotidianità. 
Dopo Jennifer il suo cuore si era ristretto sempre di più, quasi a minacciare di scomparire. 
Dopo che ha scoperto che Stiles è fidanzato con Theo da chissà quanto, ha costruito una barriera di ghiaccio intorno ad esso. 
Intorno ai rimasugli. 
Il ragazzino non lo vuole allo stesso modo, lo vede solo come un amico. 
E in fondo non potrà mai accettare questa cosa.

Deve toglierselo dalla testa, il prima possibile, e forse è proprio per questo che ha cominciato a portarsi a letto alcuni suoi studenti. 
Solo storie da una scopata e via, la sua barriera di ghiaccio ormai è indistruttibile, e forse sarebbe in grado di romperla solo chi l'ha provocata. Una volta una studentessa, dopo che l'hanno fatto, gli ha confessato che era innamorata di lui, e che non l'avrebbe mai fatto soffrire.

Derek le ha riso in faccia.

Qualcuno innamorato di lui? 
Qualcuno che non lo fa soffrire? Divertente, davvero.

In realtà il sesso non sta bastando ad aiutare Derek ad ipoteticamente dimenticare quel ragazzino, nessuno ci potrebbe riuscire. 
Vorrebbe dimenticarlo, ma a questo punto spero sia lui a farlo. 
Non può restare amico di qualcuno per il quale prova qualcosa.

Anzi, tutto sembra ricordarglielo. 
A partire da Sourwolf, forse l'unico che non lo tradirà mai, e a partire dalla sua stessa camera. 
Dal letto, che ancora odora del ragazzino, e dalle pareti ridipinte insieme a lui.

Non l'è mai andato a trovare di giorno perchè c'è sempre il suo ragazzo, Raeken, con lui. 
Ma non può smettere di vederlo, proprio non ci riesce. 
Ha pagato un'infermiera per farlo entrare nella stanza la notte, quando finiscono gli orari di visita.

Derek aspetta che Stiles si addormenti, poi entra dentro la camera e si sdraia accanto a lui, nel letto. 
Non importa quanto il ragazzino gli abbia fatto male, se l'ha fatto solo per proteggerlo. E se è felice con Theo non può farci nulla, non può costringerlo ad amarlo, nonostante il ragazzo si fosse illuso più volte fosse così. 
Dovrebbe odiarlo per non avergli raccontato nulla, per avergli imposto tutto ciò, ma non ci riesce neanche un pò. Vorrebbe esserne capace.

Se Derek dormisse da solo gli incubi non lo lascerebbero in pace, ma così almeno dorme tranquillamente. 
Inoltre ha anche occasione di stare accanto al ragazzino, visto che sembra essere l'unico modo. 
L'infermiera poi lo sveglia poco dopo l'alba, e Derek sgattaiola sempre via, pronto per andare al lavoro, grazie ad una buona dose di caffè.

Una volta il ragazzino è capitato che il ragazzino si era svegliato, durante la notte, e si era girato nell'oscurità verso Derek. La luce dei lampioni, proveniente da fuori, illuminava malamente i due.

"Derek... Dereksei tu?" aveva chiesto Stiles, con gli occhi che brillavano.

Derek aveva fatto quasi un salto dallo spavento, per poi avvicinare il ragazzino al suo petto.

"È solo un sogno." Gli aveva sussurrato. Stiles gli si era stretto, mezzo addormentato e troppo confuso per capire che invece era tutto dannatamente reale.

"Era troppo bello per essere vero..."

Adesso Derek è seduto su una sedia nel loft, con la pistola in mano. 
Se la punta sulla fronte, e sa che basterebbe premere il grilletto. 
È da mezz'ora che sta così. Basterebbe premerlo per porre fine a questa misera vita, a tutte queste sofferenze e dolore.

Eppure non ci riesce. 
La sua mano trema, e irrigidisce tutti i muscoli. Perchè non ce la fa? 
Cosa lo trattiene in questo posto di merda?

Proprio in quel momento suonano al campanello, e il ragazzo appoggia la pistola sul tavolo. Va ad aprire la porta, ritrovandosi davanti Erica. La ragazza entra in casa senza troppi complimenti.

«Derek, è vero?» Sbotta, incrociando le braccia al petto. 
Derek la guarda senza capire.

«Cosa?»

Erica cammina avanti e indietro per il salone.

«Che vai con le tue studentesse, Derek!» Esclama, con rabbia. 
La ragazza sa tutto quello che è successo a Stiles, e di Jennifer. 
Era venuta il giorno stesso a casa del ragazzo, abbracciandolo, scoppiando poi in lacrime per Derek. 
Ha sempre pensato che il ragazzo non si dovesse meritare tutto questo. Nessuno dovrebbe.

«Non devo darti alcune spiegazioni, Erica.» Si difende invano Derek, pensando di essere nella parte della ragione. La ragazza lo guarda negli occhi.

«Pensi di riuscire a dimenticare Stiles, facendo così?» Gli domanda, alzando le sopracciglia. Derek sospira pesantemente.

«E anche se fosse?»

La ragazza sorride tristemente.

«Non devi diventare ciò che hai sempre odiato, Derek.»

Le parole della ragazza fanno ammutolire Derek, lasciandolo senza parole.

Poi Erica improvvisamente si alza, attirata da un oggetto sopra il tavolo. 
Derek si dà dello stupido per aver lasciato la pistola là sopra, ma ormai è troppo tardi. La ragazza la scruta attentamente, per poi prenderla in mano.

«Cosa significa questo, Derek?» Lo sa bene cosa significa.

«Che sono stanco, Erica. Semplicemente stanco.»

La ragazza scuote la testa.

"Pensi di risolvere tutto, così?" Lo rimprovera, guardandolo delusa.

Derek le si avvicina.

«Hai mai voluto qualcosa così tanto che a volte a pensarci non riuscivi neanche a respirare, Erica? 
Hai mai voluto qualcosa con tutta te stessa, a tal punto che senza non riuscivi quasi a trovare un senso a niente? Hai mai voluto qualcosa così tanto, Erica? Sai cosa significa desiderare così tanto una persona e non poterla avere? Lo sai!?» La provoca, alzando forse di troppo il tono della voce. Erica regge il suo sguardo.

«È così tanto importante per te, Derek?» Non ha fatto alcun nome, ma entrambi sanno bene di chi stanno parlando. Derek a quel punto evita il suo sguardo.

«Ero sul punto di uccidermi, Erica. Quando sai che ho pensato? 
Che così non avrei più rivisto Stiles. Mai più. E allora ho realizzato che non sarei mai riuscito a premere quel fottuto grilletto!» Urla Derek, arrabbiato, più con se stesso che con chiunque altro. Per non essere riuscito a mettere fine a tutto.

«Derek, ho visto lo sguardo che hai quando parli di Stiles nel suo volto, diverse volte..»

Derek la blocca subito.

«Sta con Raeken, Erica! Lui non è mio, non è mio!»

Poi Derek si mette seduto, cercando invano di calmarsi.
Erica lo guarda con tristezza.

«Quante ancora ne devi passare, Derek?»

Lo vorrebbe sapere anche lui.

---

Stiles saluta suo padre, con un abbraccio frettoloso. 
Si erano chiariti in ospedale, e Stiles non aveva potuto non perdonare suo padre. John non smetteva di piangere e di scusarsi per la discussione che avevano avuto prima dell'incidente.

«Tra una settimana ritornerò, tranquillo!» Esclama Stiles, uscendo dalla porta di casa, con un borsone e una valigia appresso. 
Carica tutto sulla Jeep, e raggiunge scuola, da dove partirà il pulmino. 
Ha l'atteso torneo di basket, e il raduno è proprio davanti al college. 
Partiranno poi tutti insieme.

Stiles è uscito proprio due giorni prima, e, nonostante si senta debole, ha deciso di venire. 
Appena scende dalla Jeep viene investito da Lydia, che lo abbraccia forte, stritolandolo. 
La ragazza ha deciso di salutarlo prima della partenza, e tutti i ragazzi della squadra sono già dentro al pulmino. Come al solito Stiles è sempre in ritardo.

«Non combinare cazzate, mi raccomando.» Lo saluta la rossa, per poi lasciarlo andare dagli altri. 
Stiles posa la valigia e il borsone dentroa stiva, per poi salire nel veicolo.

È poco più di mese che non vede Derek, e osservare di nuovo i suoi lineamenti gli fa sempre lo stesso fottuto effento.

Un martellare assurdo nel cuore.

Il ragazzo è alla guida, con le mani impugnate sul volante, e con lo sguardo fisso sulla strada. 
Stiles si ricorda improvvisamente di come ha preso il proiettile al posto di Derek, senza alcun ripensamento. 
E lo farebbe ancora, senza dubbio. Forse rimane un pò troppo a fissarlo, perchè a quel punto Derek si gira verso di lui, guardandolo con uno sguardo che gli fa venire i brividi.

«Sei in ritardo, Stilinski, vai a sedarti.» Gli parla, freddamente. 
Stiles abbassa lo sguardo, annuendo. Vorrebbe dire a Derek che si è messo con Theo solo per supplire la sua mancanza, ma non riesce proprio a spiccicare parola. 
Ma sa che il ragazzo deve aver reagito male quando l'ha scoperto, soprattutto visto che Stiles con lui si era comportato le ultime volte come se l'amasse. Quindi deve essersi chiesto se era tutta una presa in giro.

«Stiles!» Lo chiama Theo, che gli aveva riservato un posto accanto a lui. Stiles sospira, sedendoglisi vicino. 
Sa già che la settimana passerà molto lentamente...

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Capitolo 50
*** Capitolo 50 ***


Finalmente dopo qualche ora arrivano a destinazione, e tutti scendono dal pulmino, prendendo le proprie cose.

L'hotel è davvero grande, e si fermano tutti nell'ampio ingresso, sistemandosi sulle poltrone. 
Ci sono tanti quadri antichi appesi alle pareti. Derek parla un attimo con la segretaria dell'edificio, dando le spalle ai ragazzi, e Stiles forse si mette a guardare un punto ben preciso del ragazzo, dove non dovrebbe.

«Stiles, smettila di fissargli il culo.» Lo riprende Scott, e fortuna che Theo non si é accorto di nulla.

Derek poi si gira, con il foglio delle camere assegnate in mano.

«Adesso leggeró le coppie e le varie stanze.» Afferma, mentre alcuni si lamentano sul non poterle scegliere.

«...Poston con Lommer, stanza 24...» Inizia a leggere, mentre i primi due cominciano a salire le scale dell'hotel, con le valigie in mano.

«....Reaeken con Lahey, stanza 53...» Theo sbuffa, credendo fin dall'inizio di poter stare con il suo ragazzo. 
Isaac, dal canto suo, rimane piuttosto indifferente alla cosa, con la sciarpa ben stretta al collo.

«....Stilinski con McCall, stanza 101...» Finisce di leggere, essendo rimasti solo Scott e Stiles. I due sospirano di sollievo, ringraziando silenziosamente Derek per essere stati messi insieme.

Salgono due piani, quando arrivano davanti alla stanza. Scott l'apre con le chiavi, e la prima cosa che Stiles fa è buttarsi su uno dei due letti singoli.
Diversamente dalle aspettative, appena ci atterra sopra il ragazzino cade a terra, notando che il letto era giá rotto, con un buco enorme nel mezzo. 
Le coperte avevano nascosto il tutto.

Scott intanto piange dal ridere, piegandosi in due.

«Bastardo, aiutami.» Borbotta Stiles, così Scott gli dá una mano, per poi controllare subito com'è il suo letto. 
Tutto okay.

«Dobbiamo farlo presente a Derek.» Gli fa notare Scott.

Stiles fa una smorfia.

«E ovviamente dovró andare a parlargli io?» Intuisce, mentre il suo migliore amico annuisce.

«A meno che non vuoi dormire a terra.»

Stiles sospira pesantemente, per poi uscire dalla stanza, e cercare di capire dove possa trovarsi Derek. 
Se non sbaglia è al piano superiore, stanza 206. 
Così sale di nuovo le scale, per poi ritrovarsi davanti alla fantomatica stanza.

Esita a bussare, e aspetta con ansia che il ragazzo gli apra la porta.

Si ritrova davanti un Derek perplesso, che sembra guardarlo con un certo distacco e freddura. Stiles si sente oppresso dal suo sguardo.

«Cosa c'é?» Parla il ragazzo, visto che il ragazzino sembra aver perso l'uso della parola. 
Forse colpa di quegli occhi verdi.

«Umh, il mio letto è rotto, quindi non so come fare.» Spiega brevemente, abbassando il capo.  
Derek incrocia le braccia al petto, pensandoci su, per poi sospirare.

«Puoi venire qua, mi hanno dato un letto matrimoniale.» Gli propone, con un volto impassibile. 
Stiles a quel punto alza lo sguardo su di lui, non sapendo cosa rispondere. 
Sa che non è un bene per i suoi ormoni essere nella stessa stanza di Derek, ma non ha altra scelta. 
Non gli va affatto di dormire per terra.

«Va bene.» Accetta, per poi andare a prendere la sua roba dalla camera di Scott.

«Ti abbandono, amico.» Gli fa, afferrando la valigia e il borsone.
Scott lo guarda senza capire.

«Che ti ha detto Derek?»

Stiles stringe le labbra.

«Che posso dormire da lui.»

Scott fa uno sguardo preoccupato.

«Proteggiti il culo stanotte, amico.» 
Si raccomanda, beccandosi una cuscinata in piena faccia.

«Aspetta, perchè dei due dovrei essere io il passivo?» Fa finta di offendersi il ragazzino, e Scott lo guarda come se non fosse abbastanza ovvio.

«Per prima cosa, ti sembra che Derek sia uno che si faccia dominare?» Gli fa notare, e Stiles si trova pienamente d'accordo.

«Seconda cosa, ho trovato in camera tua dei dildi, Stiles. Ne sono rimasto traumatizzato, devo ammettere.» 
A quel punto Scott fa una smorfia, mentre Stiles è rosso come un peperone.
Li aveva comprati qualche tempo fa, convinto di non avere alcuna possibilità con il ragazzo, e accontentandosi di fare pensieri poco casti su di lui, con qualche aiutino.

«A parte gli scherzi, come farai?» Domanda Scott, facendosi serio.

Stiles inarca le sopracciglia.

«A fare cosa?»

«Indovina, Stiles! Sei fidanzato, ma sei innamorato di un'altra persona, la quale mi sembra non stare un granchè bene a causa tua, e con la quale devi condividere la stanza.»

Stiles si siede sul letto di Scott, sospirando pesantemente.

«Devo capire cosa voglio davvero, Scott. Se con Derek sia possibile costruire un qualcosa, senza che ci facciamo altro male, oppure se ormai è troppo tardi...»

---

Il pomeriggio i ragazzi non si allennavano, visto che é il primo giorno. Così la maggior parte di loro si sono riposati in stanza, o si sono andati a fare un giro al mare. 
Dalle finestre dell'hotel si può ben vedere un lembo di spiaggia, con il mare che sembra confondersi con il cielo.

Stiles è rimasto in camera di Scott, vedendo insieme all'amico qualche puntata delle serie tv di Netflix. 
Non sa ancora come affrontare Derek, ma sa che prima o poi devono parlare.
E abbastanza sicuro che i suoi sentimenti verso Derek non siano cambiati nel tempo.

A cena si sono tutti riuniti in un lungo tavolo, e Stiles aveva accanto Scott e Theo. Hanno parlato principalmente delle squadre che andavano ad affrontare in questo torneo, quando un cameriere li ha informati dell'evento di stasera.

Pare che l'hotel organizzi una serata con tanto di musica in un salone.
I ragazzi si sono tanto scaldati quando il cameriere ha aggiunto che non ci sono solo loro nell'hotel, e quindi ci saranno altri ragazzi e ragazze.
Stiles non voleva partecipare alla cosa, ma Theo lo ha in poche parole costretto.

Così adesso si ritrova a dover rientrare in camera di Derek, per potersi cambiare per la serata.
Appena entra dentro la stanza quasi salta, ritrovandosi il ragazzo accanto al letto. Con un solo asciugamano addosso.

Derek cinge l'asciugamano sui fianchi, e con l'altro si asciuga i capelli. 
É appena uscito dalla doccia. 
Stiles osserva a bocca aperta come i suoi addominali siano in bella vista e tutti bagnati.

"Dannazione", pensa, tra sè e sè, quando si accorge di avere appena avuto un'erezione. 
Cerca invano di nascondere il fatto.

«Sul serio, Stiles?» Alza una sopracciglia Derek, notando il rigonfiamento del ragazzino. 
Stiles diventa tutto rosso, boccheggiando.

«Non guardarmi così.» Lo riprende Derek, finendo di asciugarsi i capelli.
Stiles, ancora con la bocca dischiusa, trova il coraggio di parlare.

«Così come?»

Derek fa una strana risata.

«Come se fossi completamente nudo.»

A quel punto Stiles si vorrebbe solo sotterrare, e si sta già pentendo di aver accettato la proposta del ragazzo.
Forse era meglio dormire a terra.

Stiles borbotta qualcosa di incomprensibile, per poi rovistare fra la sua valigia. Non ha un granchè di vestiti, così si ritrova ad afferrare una maglia blu elettrico, e dei jeans attillati.

«Vieni stasera?» Chiede Stiles al ragazzo, cercando di non mostrarsi troppo interessato.

Derek gli volta le spalle per cambiarsi, lasciando cadere a terra l'asciugamano. Stiles tenta invano di togliere lo sguardo, e Derek sogghigna di nascosto.

«Non lo so.» Risponde, per poi afferrare una maglia nera. 
Indossa poi dei boxer, per girarsi verso il ragazzino.

«Senti caldo?» Lo provoca, notando come Stiles sia maledettamente rosso.

---

Il salone dell'hotel è pieno di ragazzi, e c'è una grande palla appesa al soffitto, che lancia luci colorate.
La musica proviene probabilmente da un grande stereo.

Stiles si avvicina a Scott, trovandolo accanto al lungo tavolo di bibite e alcolici. Alla fine sono maggiorenni.

«C'è più gente di quanto pensassi.» Commenta il ragazzino, mentre Scott annuisce.

«E anche molte ragazze.» Aggiunge Scott, ricevendo una gomitata dal migliore amico.

«Hai Kira, ti vorrei ricordare.» Lo riprende, versandosi su un bicchiere della vodka lemon.

Scott sembra fissare qualcosa alla loro destra.

«E là c'è Derek, che ti sta mangiando con lo sguardo.» Stiles avvampa, girandosi a sua volta verso il ragazzo. Derek è appoggiato con la schiena al muro, con le braccia dietro la schiena, e lo sguardo fisso sul ragazzino.

«Quanto cazzo è bello?» Esclama Stiles, rivolgendosi al migliore amico. Scott si ritrova a ridacchiare, mentre Isaac si avvicina ai due.

«Come va, ragazzi?» Chiede, versandosi della birra.

«Bene, Stiles stava appena facendo l'adolescente innamorato, commentando quanto sia bello Derek.» Lo prende in giro Scott, mentre Isaac si gira verso i due.

«Derek? Ah, sì, il coach. 
Mi dicono si stia dando molto da fare con le studentesse.» Li informa, mentre Scott lo trucida con lo sguardo.
Stiles smette improvvisamente di bere.

«Cosa?» Parla, ma Isaac intanto si è allontanato, accorgendosi di aver fatto una colossale cazzata.

«Sono solo voci, Stiles...» Cerca di tranquillizzarlo Scott, ma il ragazzino ormai non lo sta più a sentire.
La musica si alza, e si dirige arrabbiato verso il ragazzo.

Derek si vede arrivare il ragazzino, e si chiede confuso cosa voglia. 
Non dovrebbe andare da Theo?

«É vero che vai con le studentesse, Derek?» Osa chiedere Stiles, con un pò di coraggio dettato anche dalla piccola dose di alcool.

Derek sussulta, staccandosi dal muro.

«Cosa t'importa, Stiles?» Ribatte, abbassando lo sguardo. 
Stiles stringe le labbra.

«Prima dici che ti piaccio e poi vai a farti ragazzi a caso mentre sono in ospedale, Derek?» Lo accusa, ritrovandosi a pochi centimetri da lui. 
Dopo che lui aveva preso una pallottola per lui.
Lo sguardo di Derek però non gli è mai parso così vuoto e spento.

«Non siamo fidanzati, Stiles! 
Dov'é il tuo ragazzo, piuttosto?» Replica, chiudendo le mani a pugno. Ma come si permette di dirgli come vivere la sua vita?

«È per questo, Derek? Comportamento davvero maturo, complimenti!» Urla Stiles, cercando di farsi sentire nonostante la musica, intuendo che Derek se l'era presa per il fatto che sta con Theo.

Derek irrigidisce la mascella.

«Sai, Stiles? Non dormo più nel mio letto! E sai perchè? Perchè odora ancora fottutamente di te! 
Sono stanco di vivere, di impegnarmi sempre per fare le scelte giuste!» Grida, mentre Stiles resta in silenzio. 
Stiles si ricorda che aveva sentito che con il dolore molte persone perdono il controllo sulla propria vita.

«Quindi scusa! Scusa se non voglio piú gestire la mia vita! Scusa se mi sento di non doverti dare alcune spiegazioni! Scusa se cerco costantemente un modo per dimenticarti! Scusa se cerco di odiarti!» Continua a gridare, facendo indietreggiare leggermente Stiles. 
Poi Derek rilassa i suoi muscoli, evitando lo sguardo del ragazzino.

«E scusa se non ci riesco. 
Scusa se le storie da una notte non potranno mai riempire il posto che hai lasciato. Scusa se più cerco di dimenticarti ti penso. Scusa se mi sono innamorato di un mio studente, di uno stupido ragazzino logorroico. 
Scusa se tu in realtà sei e sarai sempre l'unico.» Conclude, osservando poi come Stiles abbia gli occhi lucidi, e lo sguardo che vacilla.

«Ti ammiravo, per non aver mai ceduto alle provocazione degli studenti...» Mormora, come se fosse una risposta per quello che Derek gli ha appena confessato.

Derek lo guarda tristemente.

«Mentre tu mi ammiravi, io m'innamoravo!» Grida, facendogli venire i brividi, per poi andarsene via tra la folla. Per fortuna nessuno ha prestato attenzione ai loro discorsi, tutti troppo presi dal ballare e dalla musica.

Stiles rimane imbambolato, chiedendosi perchè non ha avuto la forza di chiedergli di restare. 
Di urlargli che anche lui non può e non potrá mai dimenticarlo.

«Stiles, eccoti!» Esclama una voce alle sue spalle, e appena Stiles si gira si ritrova delle labbra sulle sue.
È Theo.

Stiles lo allontana immediatamente, come risvegliatosi da un lungo sonno, indietreggiando, per poi scuotere la testa. Gli occhi del ragazzino sono strabuzzati, due pozzi senza fondo.

«Tu non sei lui...» Sussurra, per poi scappare dal ragazzo, senza sapere cosa fare o dove andare. 
Va al bancone, prendendo altro da bere, con tanta voglia di dimenticarsi tutta la serata.

---

Derek sta in disparte, con la testa altrove, guardando distratto la gente che balla. D'un tratto gli si avvicina McCall, e nota che il ragazzo sta sostenendo con fatica una persona.

«Coach, si è ubriacato...è meglio se torna in camera...» Sussurra Scott, mentre Stiles cerca invano di togliersi dalla sua stretta. 
Derek guarda i due alzando un sopracciglio.

«Perchè l'ha fatto?» Chiede, mentre McCall scrolla le spalle.

«Non stava con me, l'ho ritrovato così.» Spiega, mentre Stiles cerca di dirigersi verso Derek, rischiando di cadere una decina di volte. 
Derek sospira, prendendosi come sempre cura del ragazzino, visto che a quanto pare non riesce a non mettersi nei casini almeno una volta.

Stiles sente la testa che scoppia, e si lascia portare in camera dal ragazzo, cominciando anche a vederci doppio.
Derek apre la porta della loro camera, e lascia il ragazzino stendersi sul letto. Gli prende il pigiama, cominciando a togliergli la maglia.

«Coosa faai?» Chiede Stiles, divincolandosi debolmente. 
Derek gliela toglie del tutto, nel buio della stanza, illuminati solo dalla luce della luna, provieniente dalle finestre.

«Ti cambio, Stiles.» Afferma, dandogli poi ordine di alzare le mani, per mettergli il sopra del pigiama.

Stiles a quel punto si fa più docile, avvicinandosi con il corpo a quello di Derek.

«Ti voglio, Derek.» Gli dice chiaramente, facendogli notare come là sotto qualcuno si sia risvegliato.

Derek manda giù la saliva, cercando di mantenere il controllo della situazione.

«Sei ubriaco, Stiles. Devi dormire.» Non si approfitterebbe mai di lui, nonostante vorrebbe quel ragazzino cosí tanto.

Stiles mugugna strane parole, per poi mettersi sotto le coperte.
Derek si stende accanto a lui, ad una certa distanza, ma Stiles non sembra proprio voler dormire.

«Perchè ti piaaccio, Deer?» Domanda, girandosi verso il ragazzo. 
Derek fissa il soffitto, sospirando.

«Perchè sei uno stupido ragazzino logorroico che si mette sempre nei casini, che si distrae spesso, che è quasi sempre nervoso...» Comincia a rispondere Derek, sentendo di poter continuare anche tutta la notte.

Stiles lo interrompe, offeso e divertito allo stesso tempo.

«Maaa questi sono tutti difetti!!!» Esclama, sentendosi improvvisamente stanco.

Derek sorride nel buio.

«Non per me.»

Stiles a quel punto si addormenta, con un unico pensiero sensato nella testa: deve parlare con Derek. 
E il prima possibile.

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