Otto Cherik AU

di Inazumiana01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Frequento il corso di yoga solo per guardare quanto è flessibile l’istruttore!AU ***
Capitolo 2: *** Scusa se ti ho investito!AU ***
Capitolo 3: *** Cambio di routine!AU ***
Capitolo 4: *** Al cinema si sta in silenzio!AU ***
Capitolo 5: *** Siamo in biblioteca per studiare ma c'è qualcuno che sta facendo sesso selvaggio dietro gli scaffali e sta cominciando a fare davvero caldo qui!AU ***
Capitolo 6: *** Ostriche, champagne ed Erik in realtà è Gordon Ramsay! ***



Capitolo 1
*** Frequento il corso di yoga solo per guardare quanto è flessibile l’istruttore!AU ***




#1 Frequento il corso di yoga solo per vedere quanto è flessibile il mio istruttore di yoga!



Erik Lahnsherr aveva cominciato da poco a frequentare la palestra. No che non avesse un bel fisico anzi, nonostante un anno di riposo aveva ancora accentuati i muscoli. Anche per quanto riguardasse il viso non si poteva lamentare, aveva gli occhi azzurri, i capelli di un biondo scuro e i tratti del viso duri che spesso incutevano timore.
Inizialmente, o almeno per le prime due settimane, stava nella sala attrezzi a sollevare pesi e fare palestra abitualmente. Poi però la palestra decise di aggiungere un nuovo corso per avere più iscritti...e fino a quel momento nulla che a Erik importasse.
Non appena cominciò il corso Erik decise di frequentarlo. Sapeva che andava contro l'orgoglio della maggior parte degli uomini frequentando quel corso ed era certo che non gli servisse a nulla. Ma fu proprio a causa dell'istruttore, uomo, che Erik decise di iscriversi a Yoga.
La prima volta lo vide che stava firmando alcune carte, probabilmente era il contratto di lavoro, e la prima cosa che notò furono i suoi occhi, grandi e di un'azzurro intenso, e poi le sue labbra sottili e incurvate in un sorriso...fu la cosa più bella che avesse mai visto. O almeno così credeva.
Perchè l'istruttore non aveva solo un viso in grado di incantarti, no, aveva anche un corpo da paura! E se prima non l'aveva notato per la fretta o altro, quando lo vide fare stretching con una canotta e un paio di shorts che mettevano in risalto il suo lato b bello sodo...beh, capì che il suo corpo era la seconda cosa più bella che avesse mai visto.


-Lo yoga è un'attività rilassante, che fa bene sia alla salute che alla mente.- cominciò l'istruttore camminando avanti e dietro per la stanza e guardando ognuno di loro. -Cercate di rilassare i muscoli e farvi guidare dalla musica. Dovete fare dei movimenti sciolti e nel frattempo seguire le mie indicazioni.- disse sorfemmandosi su Erik, l'unico uomo oltre l'istruttore -Ora posizionatevi sul tappetino e tenete le gambe incrociate...questa posizione serve per rilassarsi, perciò dovete avere gli occhi chiusi.-
Il biondo eseguì alla lettera ciò che disse, fatta eccezione del tenere gli occhi chiusi. Ci aveva provato, ma il sedere sporgente e le braccia toniche dell'istruttore erano come una calamita per lui.
-Benissimo. Adesso in piedi. Piede destro in avanti in linea con il tappeto, piede sinistro verso in dietro perpendicolare al piede destro. La mano destra è poggiata sulla tibia della gamba destra e la mano sinistra sale verso il cielo, con le dita chiuse. State con il busto di profilo.- disse mentre Erik cercava di stare in quella posizione senza perdere l'equilibrio. Anche le altre sembravano in difficoltà, tranne l'istruttore, ovviamente.
La stanza fortunatamente era piena di specchi, perciò in qualsiasi posizione stava riusciva a tenere lo sguardo sull'istruttore. Si sentiva un po' un pervertito, ma non era colpa sua se l'istruttore era così!
Ogni tanto l'istruttore lo fissava...forse si era accorto di tutti quegli sguardi? Aveva dato troppo nell'occhio?
-Adesso...stendetevi con le braccia lungo i fianchi e i palmi delle mani rivolti verso il pavimento. Piegate le gambe, avvicinando i piedi alle natiche. Sollevare il bacino verso il cielo, mantenendo le spalle sul pavimento e inarcate ancora di più la schiena.-
Quella posizione fu una tortura per Erik. Il bacino rivolto verso l'alto fece alzare la canotta ad altezza pettorale, dando libera visione del fisico perfetto dalla tartaruga appena accentuata dell'istruttore. Rimase a guardarlo per un'eternità, infatti non si accorse che l'istruttore stava proprio affianco a lui.
-Devi inarcare di più la schiena...- disse quasi sottovoce mentre con una mano andava ad alzare di più la fine della schiena mentre l'altra stava sullo stomaco -Rischi di farti male se scarichi tutto il peso sulle spalle...- disse per poi andare a guardare le altre ragazze lasciando Erik ancora con i brividi per quel tocco così delicato.
Il resto della lezione proseguì normalmente, con sguardi da parte del biondo e un po' di incapacità in alcuni esercizi.
Non appena passarono i cinquanta minuti Erik aveva un po' di affanno ed era leggermente sudato, così andò verso la panchina e prendere la bottiglia e l'asciugamano per poi andare verso la sala d'attrezzi, ma qualcuno gli bloccò il braccio.
Si girò e vide due occhi azzurri puntati su di lui, era l'istruttore.
-Che intenzioni hai?- chiese con un tono pacato ma allo stesso tempo con una punta di rimprovero. Erik lo guardò interrogativo.
-Non sei il primo uomo che viene a fare yoga per guardare le ragazze. Se questa è la tua intenzione allora faresti meglio a non venire.- disse rimanendo calmo.
Erik si schiarì la voce -In realtà non sono qui per vedere le donne allenarsi. Non mi interessano.- rispose alludendo implicitamente alla sua sessualità. -Comunque bella lezione.- disse bevendo un sorso d'acqua.
-Come ti chiami?- domandò l'istruttore sorridente.
-Erik Lehnsherr.- rispose.
-Charles Xavier.Spero di vederti alla prossia lezione, Erik.- disse sorridente mettendo maggiore enfasi sul nome del biondo.
-Oppure...Possiamo prenderci un caffè un giorni di questi, che ne dici?- domandò l'altro con un sorriso soddisfatto.
-Quando preferisci.- disse prendendo un pezzo di carta e una penna dal borsone e cominciò a scriverci qualcosa sopra. -Questo è il mio numero. Aspetto una tua chiamata.- disse per poi uscire dalla sala, lasciando Erik solo e soddisfatto.


Dopo una settimana Erik Lehnsherr si ritirò dal corso di yoga, riprendendo a fare attrezzi normalmente. Alle posizioni di yoga ci pensava l'istruttore a letto con lui.


 

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Capitolo 2
*** Scusa se ti ho investito!AU ***




Scusa se ti ho investito!AU



 

Okay, Charles ammetteva di non essere mai stato un grande guidatore. Effettivamente molti pensano che sia riuscito a prendere la patente solo per miracolo, ma nonostante ciò non si può dire che faccia completamente schifo.
Quella mattina era stata particolarmente stressante all'università, aveva un mal di testa allucinante causato non solo dalle urla dell'insegnante per essere arrivato in ritardo e dalla cioccolata calda che gli era caduta sui vestiti, ma anche dalla montagna di libri che lo aspettava nel suo appartamento. Era il suo ultimo anno da universitario e gli esami e lo studio erano molto più rigidi rispetto a quelli precedenti.
Erano le cinque del pomeriggio e doveva passare a prendere Raven al bar dove lavorava. L'unica cosa che voleva fare era quella di tornare a casa sua. Fortunatamente le strade erano deserte, solitamente a quell'orario e con quella pioggia c'era poca gente per strada.
Il cellulare cominciò a vibrare riportandolo alla realtà. Era Raven, gli aveva inviato un messaggio.
Prese il telefono in mano per vedere cosa gli aveva scritto.

"Raven: Ho appena finito il turno, fammi uno squillo appena sei arrivato ;)"

Neanche il tempo di rispenderle che si sentì un botto. Charles fermò subito la macchina e il panico cominciò ad assalirlo non appena vide che avanti a lui c'era il nulla più totale.
Sperava con tutto se stesso di aver ucciso un opossum e non una persona. Certo gli sarebbe dispiaciuto per l'opossum e avrebbe avuto comunque i sensi di colpa, ma almeno non avrebbe rischiato di essere denunciato. Che poi c'erano opossum da quelle parti? Scaccio vià quel pensiero del tutto irrilevante.
Scese dall'auto e per sua sfortuna non era un opossum quello che aveva investito, ma bensì un'uomo. Era alto, si sorprese di non aver intravisto un uomo di quell'altezza, aveva i capelli biondo scuro, i tratti del viso marcati e degli zigomi pronunciati. Era davvero un bell'uomo, si disse mentalmente ma al momento non era importante. Non aveva l'ombrello, perciò probabilmente si stava coprendo dalla pioggia con il giubbotto di pelle nero. Aveva del sangue che gli fuoriusciva dalla fronte, Charles sperò che oltre a quello non avesse nulla di rotto...anzi sperò che non fosse morto!
Si inginocchiò per testargli il polso, fortunatamente c'era ancora il battito.
La pioggià aumentò, ormai entrambi erano fradici...ma cosa doveva farsene di lui? Doveva chiamare un ambulanza? Oppure doveva lasciarlo lì sotto la pioggia nella speranza che qualcuno lo notasse e lo aiutasse? Se ne doveva andare come se nulla fosse successo?
Si guardò intorno in cerca di aiuto o di una soluzione.
Ma prima che potesse prendere una decisione sentì dei mugugnii provenire da dietro di lui.
Si girò di scatto, l'uomo che aveva appena investito si stava rialzando dolorante. Decise di aiutarlo a rialzarsi.
-Ehi stai bene...riesci a stare in piedi?- domandò preoccupato Charles con i capelli e i vestiti attaccati addosso.
Non ricevette risposta, l'uomo si limitò a fissarlo per un tempo indeterminato.
Charles deglutì con forza, gli occhi azzurro ghiaccio dell'uomo gli mettevano pressione ma al tempo stesso lo affascinavano.
-Tu sei l'idiota che mi ha investito.- disse l'uomo, anche se suonava più come un'affermazione che come una domanda.
-Ehm...si, mi dispiace tantissimo, giuro che non l'ho fatto di proposito!-
-Mi sorprenderebbe se fosse il contrario.- disse con tono duro.
-Vuole che la porti in ospedale? Ha qualcosa di rotto?- domandò Charles preoccupato, cercando di essere cordiale con colui che aveva buttato sotto la macchina. Ma l'altro non fece lo stesso.
-No grazie, non salirei mai in auto con uno che ha preso la patente da una busta di patatine.- rispose, ed effettivamente Charles non potè dargli torto sul salire in macchina con lui, ma sul fatto della patente no.
-Ehi guarda che anch'io ho dovuto sostenere un esame per guidare un'auto, sai?- disse incrociando le braccia al petto.
-E che hai fatto per superarlo? Hai pagato la commissione? Perchè neanche un principiante guiderebbe così male!- rispose a tono il biondo.
-Mi scusi tanto se l' ho investita, okay? Ho fatto un errore e dubito che lei non ne abbia mai fatti! Sopratutto col carattere che si ritrova!- disse.
Quell'uomo cominciava a dargli sui nervi, non aveva mai visto tanta rabbia e arroganza in una sola persona. Proprio quel giorno doveva capitargli di incontrarlo?
-Oh, allora dimmi, lei come si comporterebbe se fosse appena stato investito da un imbecille?- rispose asciugandosi il viso con la manica della maglia.
-Beh, prima di tutto se non avessi nulla si rotto non mi scaglierei contro chi mi ha investito. Poi probabilmente cercherei di capire la situazione e me ne andrei come se nulla fosse successo senza denunciarlo.-
-È un modo implicito, non poi cosi implicito, di dirmi che non devo sporgere denincia?- cominciò -Le ricordo che non sono io quello che non riesce a guardare il telefono e guidare contemporaneamente!-
-Stavo solo leggendo un messaggio di mia sorella! Lei, piuttosto? Perchè non si è portato l'ombrello con tutta questa pioggia? Se l'avesse fatto avrebbe evitato di correre e ripararsi solo col giubbotto!- disse ancora sotto la pioggia. Si sarebbe preso un malanno, ne era certo.
-Come fa a sapere che mi riparavo col giubbotto? Perchè se mi avesse visto si sarebbe fermato.- disse sorridendo trionfante.
Charles rimase a fissarlo a bocca aperta, non sapeva cosa rispondergli.
-Allora...?- domandò soddisfatto l'uomo.
Sospirò, il biondo aveva vinto, non sapeva in che altro modo difendersi. Per di più gli stavano dando fastidio i vestiti bagnati.
-Okay, ha vinto...- disse alzando le mani in segno di resa - È colpa mia, avrei dovuto stare più attento ma ho avuto davvero una brutta giornata. So che questo non conta molto ma...mi dispiace.- disse sinceramente dispiaciuto -Se vuole denunciarmi faccia pure.-
L'uomo lo fissò, sbalordito di tale cambiamento. Fino a qualche minuto prima si urlavano a vicenda...in quel momento invece il tono del moro era cambiato notevolmente. Sembrava quasi...dolce e dispiaciuto?
Charles alzò lo sguardo puntandolo negli occhi dell'altro uomo. Aspettava una sua risposta all'accaduto.
Il biondo lo continuava a fissare. Per tutto quel tempo era stato accecato dalla rabbia, non aveva notato la bellezza dell'uomo. Gli occhi grandi e azzurri contornati da lunghe ciglia scure, le labbra sottili rosse dovute al mordersi di continuo il labbro inferiore, i capelli castani attacati al volto e al collo e le guance leggermente arrossate.
L'uomo fece una cosa che Charles non si sarevbe mai aspettato. Allungò la mano verso di lui e si presentò.
-Erik Lehnsherr.- disse.
C'era qualcosa che non andava...perchè quell'uomo si stava presentando?
-Uhm... Charles Xavier...- si presentò leggermente incerto. Rimasero alcuni minuti a fissarsi e Charles era sicuro di essere arrossito.
A rompere quel silenzio imbarazzante du il cellulare del moro.
-Pronto?- disse con un tono di voce leggermente più alto, non riusciva a sentire bene a causa della pioggia.
-Charles?! Che fine hai fatto? Ti sto aspettando da quasi un'ora fuori dal bar!-
-Oh...- emise Charles. Si era completamente dimenticato della sorella -Raven arrivo subito, sono quasi arrivato. Ti spiego tutto più tardi.- disse attaccando subito sotto lo sguardo interrogativo di Erik.
Stava per salire in auto quando si ricordò che non aveva ancora finito di parlare con Erik.
-Mmh...le andrebbe di prendere un caffè?- domandò con un sorriso imbarazzato.
Il biondo sorrise e salì nella macchina di colui che l'aveva investito.
-Alla fine sei entrato in macchina.- disse soddisfatto lanciandogli una breve occhiata che venne subito ricambiata.





Angolo autrice:
Premetto di non essere particolarmente convinta di come sia uscito il capitolo. Forse il prompt non mi ha ispirato abbastanza :/
Comunque spero che lo appreziate, il prossimo è quasi finito. Lo pubblicherò tra uno o due giorni u.u
Un bacio

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Capitolo 3
*** Cambio di routine!AU ***



#Cambio di routine!AU


Ogni mattina Erik si svegliava al solito orario, beveva il suo caffè rigorosamente amaro e si preparava psicologicamente e fisicamente per andare  a lavoro.
Indossava il suo solito giubotto di pelle, prendeva il portafogli e si chiudeva la porta alle spalle. La solita routine.
Erik lavorava in un negozio di elettronica all'interno di un centro commerciale e prendeva l'autobus per arrivarci, fortunatamente fermava a pochi minuti di distanza dal posto di lavoro.
Come ogni mattina Erik doveva avere a che fare con vecchiette alle prime armi con gli smartphone. Avrebbero dovuto dargli un'aumento di stipendio solo per la pazienza che aveva nei loro confronti, e bisogna dire che ce la metteva tutta per non urlare in faccia alla gente. Effettivamente dopo aver spiegato per l'undicesima volta come bisognava accendere il telefono era stressante...e ancora non aveva parlato delle altre funzionalità.
Lehnsherr di per sè aveva un volto da i tratti duri ma allo stesso tempo sexy. Spesso incutevano timore, forse era lo sguardo freddo che aveva oppure il sorriso intimidatorio che ricordava vagamente uno squalo. Comunque sia, Erik, seppur con un espressione normale sul volto, sembrava sempre che volesse uccidere qualcuno, per questo motivo i clienti raramente si avvicinavano per chiedergli informazioni. Anche se spesso i compratori non si avvicinavano perchè trovavano il dipendente Erik lehnsherr con lo sguardo nel negozio di fronte al suo, più precisamente una caffetteria, per questo solitamente era il capo ad interrompere i suoi sogni ad occhi aperti mandandogli i clienti.
Il motivo per cui Erik Lehnsherr teneva gli occhi fissi sulla caffetteria? Semplice. Un'uomo alto all'incirca un metro e settanta, dai capelli castani sempre ordinati e da grandi e dolci occhi azzurri. Il suo nome era Charles, lavorava al bancone delle caffetteria e ogni volta Erik non poteva far a meno di guardarlo.
Prima di cominciare il suo turno a lavoro andava nella caffetteria e prendeva un caffè (il secondo caffè della giornata) e un muffin ai mirtilli. Arrivava poi l'ora di punta dove, dopo aver mangiato un panino, tornava in caffetteria per prendersi un'altro caffè. Stessa cosa accadeva prima di tornarsene a casa. Era diventata quasi un'ossessione vederlo, vedere il suo sorriso sempre genuino...forse era a causa di Charles che era diventato dipendente dal caffè. Oramai non appena lo vedeva sapeva perfettamente cosa fare senza fargli aprire bocca. "Il solito?" domandava gentilmente e con un sorriso. Erik si domandava se avesse mai avuto una paralisi facciale col tutto quel sorridere, lui sicuramente non ci sarebbe mai riuscito, già spaventava di suo i clienti figuriamoci sorridendo.  
Era diventata una routine stare ore a fissarlo e la cosa non era passata inosservata ai suoi colleghi e probabilmente anche ai dipendenti della caffetteria dato che, ogni volta che entrava e usciva da lì, tutti lo fissavano fino a quando non tornava nel suo negozio.


Quel giorno Erik si era svegliato al solito orario, aveva bevuto il suo solito caffè amaro e si era preparato fisicamente e psicologicamente per andare a lavoro. Indossava il suo solito giubbotto di pelle, prendeva le chiavi, si chiudeva la porta alle spalle e aspettava l'autobus che lo avrebbe portato a lavoro. La solita routine.
Quella mattina era indentica a tutte la altre: vecchiette che vogliono sembrare giovani usando i cellulari, bambini che si credono grandi abbastanza da poter usare un tablet e Charles il tipo della caffetteria che gironzolava tra gli scaffali e-
Erik si voltò di scatto verso la figura che apparentemente sembrava il ragazzo che spesso fissava. Strinse gli occhi per mettere meglio a fuoco la figura. Stava di profilo, carnagione chiara, capelli castani più lunghi del solito. Indossava un pantalone scuro, un maglioncino grigio con sotto una camicia bianca. Si, era proprio lui. Decise di avvicinarsi, quella sarebbe stata l'occasione perfetta per parlargli...e poi si trovava nel negozio in  cui lavorava, poteva dargli una mano a scegliere cosa comprare.
-Posso aiutarla?- chiese e Charles si girò con un sorriso sollevato sul volto.
-Oh si grazie, non ne capisco molto di computer.- disse contento del fatto che qualcuno lo avrebbe aiutato. E che quel qualcuno fosse proprio il tipo che veniva spesso alla caffetteria.
-Certo. Mi dica per che cosa le serve.- disse cercando di capire che tipo di computer dovesse cercare.
-Beh principalmente per un gamer, ecco.- rispose e Erik lo squadrò da capo a piedi. Non sembrava esattamente un tipo da videogiochi.
-Allora i computer da gaming migliori che abbiamo hanno: il Cpu intel i5 o i7, Gpu serie 900, minimo 8 gb di ram e un ssd da  256 gb più hard disk da un terabyte.- disse mostrandogli uno degli ultimi modelli. Dal canto suo Charles, non aveva capito niente di ciò che l'uomo aveva detto. Erik accortosi dello sguardo disorientato del moro si affrettò a spiegare.
-Cpu è un sinonimo di processore, Gpu di scheda video. L'i5 e i7 sono i processori della intel, tra i migliori. Mentre la ram è la memoria.- disse e Charles gli sorrise con gratituine arrossendo leggermente.
-N-non è per me, io non me ne intendo di queste cose...credo si fosse intuito.- disse imbarazzato.
-Leggermente.- rispose Erik divertito dall'imbarazza dell'uomo.
-Ehm...quale sarebbe il prezzo per questo computer.- domandò interessato.
-Ecco...i computer da gaming hanno prezzi abbastanza elevati. Questo verrebbe a fare 1000 sterline.-
-Okay, lo prendo.- disse Charles e quella fu la volta di Erik di guardarlo interrogativo. Non aveva detto di non essere un tipo da videogiochi?
-Ne è sicuro?- domandò preoccupato.
-Certo.- rispose. Si avviarono alla cassa per completare l'acquisto, una volta messa la carta di credito Erik gli consegnò il computer.
-Spero che si trovi bene con l'acquisto fatto.- disse prima che il moro potesse uscire dal negozio.
-Lo spero anch'io.- rispose sorridendo -Ah, io sono Charles. Charles Xavier. Non c'è bisogno di darmi del lei.-
-Erik Lehnsherr.- disse mostrando un sorriso per la prima volta -Posso farti una domanda Charles?- chiese e lui annuì. -Perchè hai preso un computer del genere se hai detto di non esserne il tipo?-  domandò sinceramente curioso.
-Non è per me. Un mio collega, Sean, ha il turno continuo e ha chiesto a me di venirlo a prendere. Mi ha dato la carta di credito e mi ha detto di prendere il migliore.- disse e ad Erik sembrò tutto più chiaro.
-Ora posso farti una domanda io, Erik?- chiese e il biondò annuì. Cosa voleva domandargli?
-Ti andrebbe di uscire con me qualche volta?- chiese con le gote arrossate. Erik rimase immobile a fissarlo con la bocca aperta. Non si aspettava una domanda del genere.
-S-si certo.- si affrettò a rispondere.
-Bene. Dimmi tu quando, tanto sai dove trovarmi.- disse voltandosi per uscire. -Ah...comunque ho notato che mi guardi spesso, non sei stato abbastanza indiscreto.- finì con una punta di divertimento mentre Erik  sorrideva tra il divertito e imbarazzato.
-Allora ci si vede.- disse Erik e Charles annuì prima di andarsene completamente.
Avrebbe dovuto ringraziare quel Sean. Aveva finalmente un'appuntamento con Charles.


Ogni mattina Erik si svegliava al solito orario. Beveva il suo caffè rigorosamente amaro e si preparava psicologicamente e fisicamente per andare a lavoro.
Indossava il suo solito giubotto di pelle, prendeva il portafogli e si chiudeva la porta alle spalle. La solita routine...o almeno così era un tempo.
Ogni mattina Erik si svegliava al solito orario. Beveva il suo caffè zuccherato e si preparava psicologicamente e fisicamente per il lavoro. Preparava qualcosa per colazione, indossava il suo solito giubbotto di pelle, prendeva il portafogli e si chiudeva la porta alle spalle. Tutto ciò senza prima aver dato un bacio sulle labbra del suo compagno e svegliarlo per farlo andare ad insegnare all'università di Oxford.
Non aveva ancora ringraziato Sean per aver chiesto a Charles di andare a prendere al posto suo il computer. Infondo era grazie a lui se erano usciti insieme e convivevano da due anni.

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Capitolo 4
*** Al cinema si sta in silenzio!AU ***




#Al cinema si sta in silenzio!AU



Erik si passò una mano tra i capelli biondi mentre sulle guance traspariva una velatissima punta di imbarazzo «Beh…voglio solo farti sapere che ti ho invitato al cinema solo perché non avevo nulla da fare, okay? Questo non è assolutamente un appuntamento.»  disse mantenendo un tono duro e distaccato, quello che gli era sempre riuscito bene. Non era abituato ad invitare qualcuno per un uscita “romantica”, solitamente scopavano e basta, non ci aveva mai provato con qualcuno in quel senso e orgoglioso com’era non era ancora riuscito ad ammettere che quello era, effettivamente, un appuntamento.Charles fissò l’uomo davanti a sé per qualche istante.
Erik era sicuro di essere arrossito…ancora. Quegli attimi di silenzio e imbarazzo furono interrotti dalla risata divertita del moro «Oh si, questo non è assolutamente un appuntamento, hai ragione.» dichiarò divertito Charles capendo cosa passava per la testa dell’amico «Piuttosto che film hai scelto?»
 



Erano appena entrati in sala e all’inizio del film mancavano ancora quindici minuti. Quindici minuti di estenuanti pubblicità. Erik doveva ammettere che il film non l’aveva scelto lui. In realtà poco gli importava del film, gli interessava principalmente passare del tempo con Charles senza tutti gli altri intorno, compresa  Raven.          
Mentre Charles stava in coda per prendere i popcorn, Erik era in fila per i biglietti. Nonostante avesse avuto tutto il tempo (minimo una ventina di persone davanti a lui) non aveva ancora scelto che film vedere. Charles gli aveva dato libera scelta.
La sua confusione non passò inosservata per la ragazza che stava dall’altra parte del vetro.
«Ha scelto che film guardare?» domandò la ragazza dai capelli color miele.                         «Ecco…in realtà no. Mi dia due biglietti della programmazione che viene per prima, mi va bene qualsiasi cosa»                                                                                               
«E’ un appuntamento?» domandò sorridente squadrandolo da capo a piedi.                     
«Si…una specie» rispose e la ragazza gli diede i due biglietti.
«Sala sei, fila G posti nove e dieci»   
 



Quel film non gli piaceva, stava cominciando ad annoiarlo. Non era mai stato un amante del cinema, si era limitato ai cartoni animati da bambino. Difficilmente riusciva a trovarne il senso, la metafora dietro tutte quelle ore e, il film che stavano guardando non era da meno. Anzi, forse avrebbe dovuto dire il musical. 
Le canzoni non erano male, le trovava quasi orecchiabili, ma la storia in sé non riusciva proprio a capirla.
Che razza di film aveva scelto la ragazza? Evidentemente Charles la pensava in modo diverso da Erik, ovviamente. I suoi occhi erano puntati sullo schermo e distoglieva lo sguardo solo per vedere se i popcorn stavano finendo. Il biondo sorrise istintivamente, vedere Charles così preso da un film (e anche dai popcorn) era la cosa più tenera che avesse mai visto.  Solo dopo si accorse di aver usato l’aggettivo “tenero".
Fortunatamente  nessuno sapeva leggere nel pensiero.
 
 

«Questo film è davvero noioso» disse Erik tra uno sbadiglio e l’altro mettendo il braccio dietro le spalle di Charles.  «L’hai scelto tu, ricordi?» sussurrò Charles per non disturbare le persone in sala.
«In realtà non l’ho scelto io, ero indeciso così ho chiesto alla ragazza che vende i biglietti e lei mi ha dato questi» disse con un’alzata di spalle «Non mi aspettavo che fosse così noioso!» alle loro spalle si udì un vigoroso “SHHH” e Charles si voltò per scusarsi.
«Fa silenzio…» sussurrò prima di voltarsi completamente verso lo schermo «E comunque non è così male, è ricco di significati.» disse continuando a mangiare popcorn. La seconda scatola presa durante l’intervallo.
«Quali sarebbero? Sinceramente non li ho trovati.» chiese Erik cercando di fare mente locale ma allo stesso tempo senza darci troppo peso.
«Beh devi sapere che questo film i primi anni non ha avuto molto successo. Ricorda che è un film degli anni settanta e in quegli anni le tematiche gay e transessuali non erano trattate. Se fai vedere questo film a quelli della nostra generazione e di quelle a venire lo troveranno normale…» sussurrò Charles avvicinandosi all’orecchio di Erik «In parole povere…questo film insegna che non si devono giudicare le apparenze. Non mettersi addosso false maschere e che la bellezza e il fascino non hanno sesso.» disse rivolgendo lo sguardo a Erik che lo fissava fregandosene del continuo del film.
«Come fai a sapere che è degli anni settanta e che non ha avuto successo?» chiese e un altro “SHH” arrivò alle loro spalle.                                                                                                                      
«L’ho letto su una delle riviste di Raven. L’avrebbero programmato solo per tre giorni al cinema. Ora fa silenzio…» sussurrò all’orecchio del biondo ma prima che potesse ritirarsi sulla sua poltroncina, si ritrovò il mento intrappolato tra due dita chiare e le labbra unite a quelle dell’altro.
Erik non aveva mai amato tanto il cinema.  






Angolo autrice:
Salve! Non vi preoccupate non sono scomparsa, semplicemente devo lavorare ^^"
Come penso abbiate notato manca un AU, quello del cowboy e degli escrementi di cavallo. Beh non avevo idee, non sapevo come iniziare la storia o come continuarla perciò probabilemte sarà una delle ultime (il capitolo del cowboy eh, il resto continuerò a scriverle u.u). Ma se voi avete idee e volete mandarmi qualcosa scritto da voi non c'è problema. *cof* come sfruttare i lettori *cof*
Per il resto..spero di poter aggiornare presto e se qualcuno non l'avesse capito il musical di cui stavo parlando è "Rocky horror picture show", se qualcuno non l'avesse visto direi che dovete recuperarlo u.u
Alla prossima! Un bacio


    

 

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Capitolo 5
*** Siamo in biblioteca per studiare ma c'è qualcuno che sta facendo sesso selvaggio dietro gli scaffali e sta cominciando a fare davvero caldo qui!AU ***




Siamo in biblioteca per studiare ma c'è qualcuno che sta facendo sesso selvaggio dietro gli scaffali e sta cominciando a fare davvero caldo qui!AU






Versi. Versi inappropiati in biblioteca. La biblioteca della scuola. La biblioteca dove Charles stava dando ripetizioni ad Erik. O almeno ci stava provando.
Charles Xavier era sicuro di aver scelto il tavolo sbagliato dove dare ripetizioni. Quel tavolo - il suo tavolo - era quello lontano da tutti e il più silenzioso, lo era sempre stato ma non in quel momento. 
Orgasmi per niente trattenuti. Andavano avanti da una decina di minuti e Charles in quei dieci minuti non era riuscito a formulare una frase di senso compiuto.
Dall'altra parte Erik sembrava alquanto divertito e non dava troppo peso a quei due che facevano cose vicino allo scaffale di biologia.
-Il primo coefficiente del quozient- un gemito lo interruppe, Charles si morse il labbro inferiore, cercava di non incontrare lo sguardo di Erik mentre le guace si imporporavano ancora di più. - E' uguale al primo coefficiente del dividendo. Nel nostro caso esso è 2... - prese un profondo respiro dopo un'altro orgasmo -...lo riscriviamo al di sotto della linea orizzontale.- 
Non poteva farcela. Non era assolutamente in grado di gestire la situazione. Si aspettava di non trovare nessuno in biblioteca il sabato sera, infatti non c'era nessuno oltre lui, Erik e la coppietta a qualche metro di distanza da loro.
-Ti andrebbe...non so...di studiare da qualche altra parte?- chiese Charles cercando di sembrare indifferente da ciò che li circondava.. Erik alzò lo sguardo e un piccolo ghigno si formò sul suo volto.
-Nah...la biblioteca è perfetta, se ci serve qualcosa ci sono libri ovunque.- disse guardandosi intorno. 
"Oh si...di più" 
Erik tornò a guardare il ragazzo difronte a sè -C'è qualcosa che ti disturba, amico mio?- chiese con finta ingenuità e Charles alzò brevemente lo sguardo per incontrare gli occhi azzurri del biondo. Era troppo imbarazzato per ammettere che si, c'era qualcosa che lo disturbava, ed era anche troppo orgoglioso per dirlo davanti ad Erik.
-No...- disse scuotendo il capo -Era solo una domanda...così.-disse alzando le spalle. 
-Perfetto.- disse senza smettere di fissarlo.
Passarono svariati minuti che agli occhi di Charles sembravano secoli, ed Erik faceva ancora finta di niente. 
Ma la bibliotecaria? Il moro si guardò intorno alla ricerca della vecchia che pretendeva sempre un silenzio tombale, al costo di essere presa in giro da quasi tutta l'università. Quel giorno non c'era, ovviamente. Charles pensò che avrebbero dovuto mettere qualcuno come sostituto, lasciare la biblioteca incustodita non era molto responsabile, chiunque avrebbe potuto rubare dei libri indisturbatamente. Poi le telacamere nemmeno funzionavano. Il giorno successivo avrebbe fatto rapporto al preside, si...era una cosa intollerabile. 
-A che stai pensando?- domandò Erik notando che da svariati minuti il suo amico era in stato di trans, masticando il tappo della penna e con gli occhi puntati in un punto indefinito della parete dietro di lui.
-Mmm...?- mugugnò Charles guardando spiazzato il ragazzo di fronte a lui.
-Ho chiesto a cosa pensavi.- ripetè Erik.
-Oh...ho notato che la bibliotecaria non c'è. Perciò mi chiedevo se ci fosse un sostituto... per garantire che non ci siano furti.- disse mentre Erik lo guardava come se volesse capire cosa non andasse in lui.
-Charles...- cominciò Erik sospirando -Chi vuoi che ci sia in biblioteca di sabato sera, oltre noi due?- domandò con fare ovvio. Improvvisamente si sentì un tonfo. Entrambi si voltarono, erano caduti dei libri dallo scaffale di biologia. Erik si girò verso Charles con aria divertita.
-Beh oltre noi e loro.-disse con un ghigno, il che fece arrossire ancora di più Charles. Si era dimenticato di loro. 
Continuò a masticare la penna con fare nervoso. Voleva andarsene da lì, erano passati a stento venti minuti e gli sembravano sufficienti! L'aria intorno a lui cominciava a farsi sempre più calda man mano che la ragazza si faceva sentire di più dando poco spazio all'immaginazione. 
Charles arrossì ancora quando si rese conto di essersi immaginato i due che facevano cose...
Perchè Erik era così tranquillo? Lo odiava. Sembrava lui il pervertito tra i due.
Si schiarì la voce -Hai capito il procedimento? Vuoi fare altri esercizi?- domandò cercando qualcosa nel libro di algebra avanzata.
-Sempre se per lei va bene...- si interruppe -...Professor Sexevier...- finì divertito. Charles cercò di ignorare il modo in cui gli avesse storpiato il cognome. Però gli piaceva l'idea di diventare professore, ci avrebbe pensato. Continuò a sfogliare il libro cercando qualche esercizio non troppo difficile, ma sfortunatamente non c'era quello che cercava. O erano troppo difficili o troppo semplici.
-Dobbiamo prendere un altro libro, questo non ha gli esercizi che cerco..- disse dando un'ultimo sguardo alla pagina per poi chiudere definitivamente il libro.
-Vengo con te.- disse Erik alzandosi per poi seguire Charles. Lui non era il tipo da biblioteca, solitamente entrava solo per cercare il suo amico che, puntualmente, stava leggendo qualcosa al tavolo più isolato di tutti. La bibliotecaria lo odiava poichè a differenza di Charles lui non prendeva e non leggeva niente. Infatti la bibliotecaria amava Charles.
Si diressero verso gli scaffali, Charles ritornò adavere un colorito normale senza sembrare un peperone.
-Prendi qualche libro dallo scaffale a destra...vedi se c'è qualcosa che può esserci utile.- disse Charles esaminando gli altri scaffali sapendo esattamente dove mettere mano. Erik invece era l'opposto, non aveva idea di dove cercare. Charles gli aveva detto lo scaffale a destra...ma quali libri dello scaffale a destra? Che differenza c'era tra un libro e l'altro? 
Il biondo cominciò a prendere libri, giusto per far vedere che stava dando una mano, per poi riposarli al loro posto. Cominciò a sfogliare un altro libro preso a caso ma invece di guardare le pagine, si mise a guardare Charles. Quel maglioncino azzurro metteva in risalto il corpo magro ma non minuto del moro. 
"Si intona ai suoi occhi" pensò Erik. Non ci aveva mai fatto caso a quanto potessero essere celesti gli occhi del suo amico, o a come i suoi capelli sembrassero così morbidi ogni volta che se li spostava dal viso, oppure di come fosse bello e rassicurante il suo sorriso. Non ci aveva mai fatto caso a tutte quelle cose. In realtà le aveva notate...ma non l'aveva mai ammesso a sè stesso.
Posò il libro che aveva in mano cercando qualcun'altro da sfogliare svogliatamente. 
Un piccolo gemito distrasse Erik. 
Charles cercava di prendere un libro da uno scaffale troppo alto. Erik rise tra se e sè per poi arrivargli di spalle e prendere il libro al posto suo. Non che ci fosse chissà quanta differenza di altezza, o almeno era quello che continuava a dire Charles. In fondo erano solo dodici centimetri, che potevano mai essere.
Il moro si voltò trovandosi il corpo di Erik appiccicato al suo. -Cercavi di prendere questo?- domandò retorico, giusto per vedere la sua reazione. 
-C'ero quasi riuscito...- disse incrociando le braccia arrossendo leggermente e spostando lo sguardo sul libro che aveva in mano il biondo.
-Certo...- rispose divertito senza spostarsi di un centimetro dal corpo di Charles. 
Si sentirono dei rumori poco più avanti, anzi, delle risate. Si girarono entrambi per poi vedere una coppia (la coppia) correre via dalla biblioteca divertiti e non ancora del tutto vestiti. 
Charles arrossì ancora di più e non solo per la coppia che era appena andata via, anche per il corpo di Erik così vicino al suo, al viso a pochi centimetri di distanza...al fatto che da un paio di mesi a quella parte avesse così tanta voglia di baciarlo. Pochi centimetri, non era una cattiva idea, no?
"No no no, era una pessima idea, assolutamente pessima." si disse tra sè e sè. Stava quasi per cedere alla tentazione. Anche se non era la stessa cosa che pensavano i suoi pantaloni.
Il moro arrossì ancora, sempre più imbarazzato. Erik invece sorrise. Sarà perchè il suo amico era così vicino e così imbarazzato, o forse era per i loro bacini così vicini...Erik gli passò l'indice sul labbro inferiore per poi premerci le labbra. Charles dopo pochi attimi di smarrimento ricambiò il bacio. Possibile che sapesse leggere nel pensiero?
Cominciarono a baciarsi, prima con dolcezza poi man mano con più ferocia e avidità.
Improvvisamente si staccarono per prendere fiato, si fissarono negli occhi per un tempo interminabile affannando leggermente,entrambi rossi in volto.
Erik si avvicinò di nuovo a Charles,cominciando a lasciargli piccoli baci sul collo mentre con le mani gli toglieva il maglione per poi buttarlo da qualche parte nella biblioteca. Stessa cosa fece Charles con lui, portando le mani tra i capelli di lui e tirandoli delicatamente facendolo leggermente mugulare.
Cominciarono a sbottonarsi i pantaloni,senza staccarsi un attimo. 
Charles sapeva che era sbagliato, andava contro la sua etica scopare in biblioteca,o comunque in un luogo "pubblico". Si daveva staccare.
Erik riprese a baciarlo strusciandosi sull'erezione del moro, per poi abbassargli i boxer.
Doveva fermarsi.
Arti aggrovigliati. Piccoli gemiti da parte di Charles. Il bisogno costante di calore umano quando in realtà la biblioteca non faceva che scaldarsi.
Erik lo sollevò avvolgendo le gambe del moro intorno alla sua vita. Charles cominciò a baciargli il collo e a lasciare succhiotti.
No. Doveva allontanarlo, dargli una pacca sulla spalla e andarsene come se nulla fosse successo.
Erik prese un lungo respiro -Mi sono innamorato di te...- gli sussurrò all'orecchio.
Okay, in quel momento la sanità mentale di Charles era andata a farsi fottere, letteralmente. Non poteva dirgli quelle parole mentre stavano infrangendo le regole scolastiche.
Sapeva che Erik non l'aveva mai detto a nessuno, lo aveva sempre considerato troppo importante per dirlo a qualcuno con cui ci sarebbe stato solo una notte. 
Tutta la scuola sospettava che ci fosse qualcosa tra loro due, ma entrambi avevano pensato fosse semplice amicizia. Addirittura Raven lo pensava, forse avrebbe dovuto darle ascolto prima.
Charles lo baciò nuovamente, sentiva che il biondo era in attesa di una risposta.
-Anch'io ti amo.- disse riprendendo a baciarlo.  In quel momento Charles si era completamente estraneato dal mondo esterno, in quel momento esistevano solo lui ed Erik.
O almeno fino a quando la vecchia bibliotecaria, ritornata solo per chiudere la biblioteca e fare un ultimo giro di perlustrazione, non li aveva colti in flagrante.
L'urletto lanciato dall'anziana signora, con tanto di faccia scandalizzata forse era una delle cose che Charles non avrebbe mai dimenticato.
Nei giorni a seguire la bibliotecaria guardava il moro come se fosse un falco, senza nascondere un po' di imbarazzo. 
In fondo non era così grave. Erik e Charles avevano concsluso comunque all'interno dell'università prima che chiudesse.

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Capitolo 6
*** Ostriche, champagne ed Erik in realtà è Gordon Ramsay! ***



#4  Ostriche, champagne e Erik in realtà è Gordon Ramsay!






Erik non si accorse che Raven controllò il suo rossetto nella parte posteriore di un piatto di aragosta prima di avvicinarsi a lui. Né si accorse che si aggiustò i capelli e scioglieva il quarto bottone della sia camicia, rivelando così il reggiseno di pizzo rosa sotto la sua uniforme da cameriera nera. "È il giorno di San Valentino" Raven si avvicinò ad Erik cominciando a fargli le fusa, l’uomo in tutta risposta emise solo un grugnito.
Era in piedi sul tavolo da lavoro in acciaio inossidabile della cucina che esaminava il menu della notte. La sua bianca giacca da cuoco era arrotolata fino ai gomiti e aveva una matita infilata dietro l'orecchio. Il sudore stava già iniziando a imperlargli la fronte.                                                                                     
Continuava a tenere gli occhi puntati sul menù.  Raven spostò i capelli biondi sulla spalla destra e si chinò sul tavolo, premendo i suoi seni sui suoi gomiti. "Hai qualche piano?"
 “Sì. Sto lavorando. E anche tu.” Finalmente alzò lo sguardo e la fissò. "Abbottonati la camicia. E legati i capelli, per l'amor del cielo. Questa è una cucina! Nessuno vuole ordinare una bistecca con i tuoi capelli come contorno!" Rivolse la sua attenzione al menu sul tavolo. Raven fece il broncio mentre si metteva i capelli in una crocchia, ma lui la ignorò. Invece batté il pugno sul tavolo "Dove cazzo è Charles? CHARLES!”
Charles entrò in cucina un attimo dopo (dopo che gli fu detto che "Mussolini ti sta cercando") sembrava composto e rilassato. Aveva aggiunto una cravatta di seta rossa al suo completo nero per la festa, e il suo gilet era inamidato abbastanza rigidamente da deviare un proiettile. I suoi abiti da strada tendevano verso il grungy e casual, ma come capo cameriere, la sua uniforme non era mai stata meno che impeccabile.
Diede uno sguardo alla bionda affianco allo chef e si accigliò. "Gesù, Raven. Vuoi mettere dei vestiti? Posso vedere il tuo reggiseno! "
Né Erik né Charles le prestarono attenzione mentre lei usciva dalla cucina con disappunto.
Erik scattò il menu con le pinze e lo tenne davanti a sé come se l'inchiostro fosse tossico. "Che cazzo è questo?" Sogghignò.
Dietro di lui, la sua linea di cuochi si accucciava. Azazel improvvisamente aveva bisogno di qualcosa dal freezer e Janos fingeva di essere affascinato dalla cipolla che aveva appena tagliato a dadini. Hank, il pasticciere, in realtà si è nascosto dietro il suo mixer.
Charles tranquillamente si aggiustò la cravatta. "È il menu speciale, Erik. È una lista di cibi che stiamo offrendo stasera così le persone possono scegliere ciò che vogliono mangiare. "
"So di cosa si tratta. Quello che voglio sapere è perché pensi di poter riscrivere i miei menu. "
"Oh, calmati. Non ho riscritto nulla. Sono le tue offerte speciali di San Valentino. "
Qualcuno rise, ma chiunque fosse stato mise via il sorrisetto prima che Erik potesse girarsi e catturarli. L'ultima persona che aveva parlato a Erik in quel modo - l'ultima persona che non era Charles, cioè - finì per lavare i servizi igienici nel bagno degli uomini, e la persona che l'aveva preceduta fu licenziata. Quando Charles parlò di nuovo ad Erik, Erik lo definì come uno che "aveva le palle". Quando qualcun’ altro parlò di nuovo ad Erik in quel modo, disse che era "insubordinazione" e lo mandò a fare i bagagli.
I tendini di Erik si tesero. "Hai riscritto gli abbinamenti del vino. Doveva essere Muscadet con le ostriche, ma lo hai cambiato in champagne. Perché?"
"Perché a nessuno piace il muscadet! Gli uomini stanno portando qui le loro fidanzate per cercare di impressionarle o magari chiederle di sposarli. Quale pensi che stiano per ordinare: una bottiglia di champagne da $ 70 o una bottiglia di vino da $ 20 di cui nessuno ha mai sentito parlare? Ad alcune persone piace fare sesso a San Valentino".
"So che alle persone piace fare sesso a San Valentino, ecco perché ho messo le ostriche sul menu in primo luogo. Muscadet va con le ostriche. "
"Va benissimo lo champagne."
"Tu saresti un sommelier?"
"Tu si?"
Erik rabbrividì e fece finta di non notare che la metà dei camerieri si era intrufolata in cucina per origliare. "Le persone compreranno champagne, che lo suggeriamo o no. Nel frattempo, ho sei casi di muscadet sulle mie mani e se non lo spostiamo ora, saremo seduti su di esso fino a settembre. Non ti piace il muscadet? Chissene frega! "Stava cominciando a urlare. "Non devi piacerti! Devi solo venderlo! Se dico che tutti bevono Muscadet questo San Valentino, allora si dice "Sì, chef" e vendi il fottuto muscadet perché te lo dico io! Ora torna alle stampanti e rifai i menù come ti ho chiesto di fare, cazzo! "
L'ultima volta che Erik urlò a Charles in quel modo, Charles chiamò Erik “megalomane malconcio” e gli disse che se gli avesse parlato di nuovo in quel modo, avrebbe pisciato nella zuppa e poi avrebbe chiamato l'ispettore sanitario. E successe tre giorni fa.
Quella volta, però, con sorpresa di tutti, Charles tenne la testa alta e gli rispose con assoluta calma "Bene. Correggerò i menu Ma nessuno ordinerà il muscadet. "
"Lo faranno perché lo venderai."
Charles entrò nello spazio di Erik e incrociò le braccia sul petto. Diede a Erik la stessa occhiata che aveva dato a Raven quando le chiese se poteva vendere i biscotti delle Girl Scout della nipote alla porta principale. "Questo è un ristorante a quattro stelle. Stai davvero andando a sconsigliare lo champagne costoso a San Valentino? "
Erik scoprì i suoi denti a Charles come se potesse semplicemente prendere un boccone. "Vedrai che ho ragione. Muscadet su champagne. "
Il personale aspettava che uno di loro iniziasse a strangolare l'altro. Nessuno dei due lo fece. Charles inarcò le sopracciglia e chiese "È una sfida?"
Erik ringhiò. "Vai a prendere i menu, Charles."
Charles sorrise come se avesse già vinto, strappò il menu dalle pinze di Erik e uscì dalla porta sul retro.




*




Non appena Charles fu fuori dalla cucina, Erik fischiò per il personale di servizio. A volte Charles accusava Erik di trattare il personale come cani. Erik non era d'accordo: almeno i cani venivano quando li chiamavi.
Quando tutti furono rannicchiati in cucina, Erik sollevò una bottiglia di vino sopra la testa. "Questo è muscadet" urlò come se stesse tenendo una conferenza. "È vino bianco di Francia. È frizzante e salato, e fortunatamente per noi, ha un buon sapore con le ostriche. Se qualcuno dei vostri clienti stasera ordina delle ostriche, gli venderete una bottiglia di muscadet”.
Ci fu qualche attimo di pausa. “ Diavolo, non mi interessa cosa ordinano: proverete a vendergli il muscadet! Voglio tutte e sei le casse vendute quando chiuderemo questa sera. Domani mattina ogni blogger di cibo dilettante con un account Twitter parlerà di quello che stiamo servendo stasera e voglio che parlino di quanto io sia brillante per aver fatto servire il muscadet. Tutto chiaro!?"
I borbottii e i cenni che ricevette apparentemente non lo placarono. "Non sono stato chiaro? Che ne dite di questo: chi vende poche bottiglie di muscadet può tornare a casa stasera e non tornare indietro. Se non riuscite a vendere una bottiglia di vino bianco da $ 20 a un gruppo di ventenni innamorati  con i loro portafogli aperti, allora non vi voglio qui! Adesso è chiaro?!”
Messaggio ricevuto.




*




Verso le 7:30, Charles si guardò intorno nel ristorante e notò che quasi un terzo dei tavoli stavano bevendo il muscadet. Controllò le ricevute: muscadet stava vendendo èiù dello champagne di due a uno.
"Che cazzo sta succedendo qui?" Mormorò a se stesso. Non doveva andare così. Per niente. Quella sera Erik non doveva vincere.
Charles afferrò Raven mentre stampava l'assegno per uno dei suoi tavoli.
"Fammi vedere," disse, e strappò il disegno dalle sue mani. Abbastanza sicuro, ostriche e muscadet. "Perché tutti bevono il muscadet?" Le chiese. "È il giorno di San Valentino. Dov'è tutto lo champagne? "
Raven alzò gli occhi al cielo. "Lehnsherr ha detto che avrebbe licenziato chiunque non avesse venduto abbastanza muscadet."
Tipico, pensò Charles, e scosse la testa. "Stava bluffando. Non ti licenzierà. Sai com'è. Pensa che l'intimidazione sia il miglior movente. In realtà non licenzierà nessuno per del vino di merda. "
"Non lo so… voglio dire, ha licenziato Moira."
"Ha fatto cosa?" Charles scoppiò e tornò in cucina.
Trovò Erik che sgusciava ostriche su un bidone della spazzatura con un coltello e gli diede una buona spinta. Erik inciampò un po' e urlò, "Che cazzo! Vuoi che mi tagli la mano? "
"Hai licenziato Moira? Non puoi licenziare Moira! "Urlò Charles.
Erik si raddrizzò e posò il coltello. "Posso e l’ho fatto."
"Perché?"
"Era una spia, Charles. Sai che si scopa quel ragazzo del Culinary Institute? Probabilmente lei gli dirà tutto quello che succede qui. "
Charles divenne rosso di rabbia. "Sei pazzo?"
"Mi chiese della mia tecnica di filettatura, altrimenti perché me l’avrebbe chiesto a meno che  quel tizio non le avesse detto qualcosa a riguardo?"
"Non è una spia, maniaco! La CIA non ti darà una scopata al volante per sapere come preferisci affettare un pesce! La sto assumendo di nuovo! "
"Sul mio cadavere! E se lei arriva a meno di tre metri da questo posto, mi libererò di tutti i tuoi robot a servizio e li sostituisco tutti con gente dal mio stesso carattere, hai capito? "
Charles aprì la bocca per ricominciare a urlare, ma prima ancora di prendere fiato, Erik gli si avvicinò e con un lampo maligno negli occhi, sibilò  "Ora ti piaccio, Xavier?"
*
"Offro - io, personalmente - $ 350 a chiunque venda più champagne stasera."
I camerieri rimasero a bocca aperta . "Sono serio," continuò, e tirò fuori i soldi dalla tasca. "Non mi interessa cosa dovete fare per venderlo, ma voglio una bottiglia di champagne su ogni tavolo. Qualunque cosa voi facciate, non dovete vendere il muscadet. $ 350 a chi vende più champagne, e sapete cosa, comprerò anche una bottiglia per il vincitore. "
Lo champagne scoppiava ogni cinque minuti. Charles correva avanti e indietro verso l'area di stoccaggio dei liquori per tirare fuori altri casi di Moët. Alle 9:00 erano già a corto di Veuve Clicquot. Alla fine della serata, i dipendendi chiesero a Charles se potevano andare al negozio di liquori per comprare più bottiglie.
Quando la notte finì e Charles esaminò le ricevute, avevano venduto quasi tutte le bottiglie di champagne nel ristorante.
Raven tornò a casa con $ 350 e una bottiglia di Cristal. Erik rimase con quattro casse non aperte del muscadet.




*




Charles era quasi fuori alla porta quando Erik lo chiamò "Ne è valsa la pena?"
L'uomo sorrise e rispose: "350 dollari e una bottiglia di champagne per vincere? Si ne è valsa la pena. "
Charles si fermò in pizzeria verso la strada per casa, non solo perché era affamato, ma anche perché sapeva che avrebbe fatto irritare Erik. Non vedeva l'ora di lasciare una scatola di pizza sul tavolo del soggiorno e guardare Erik che lo rimproverava sul fatto che “hai bisogno di mangiare del cibo vero” e “seriamente non puoi aspettare un'ora e lasciare che ti cucini un pasto decente?”
Le sue mani erano piene di cartoni della pizza quando aprì la porta dell'appartamento e, con la vista bloccata dalla torta troppo grande, Charles inciampò e mandò l'intera pizza e la torta a volare. Erano le scarpe di Erik. Le scarpe del cazzo di Erik vicino alla porta. Per qualcuno che combatteva attivamente ogni volta che un giornale voleva una sua fotografia, era terribilmente vanitoso. L'uomo possedeva più scarpe delle camicie e le lasciava in giro per tutto l’appartamento. Charles aveva trascorso metà della sua vita a prendere a calci le scarpe di Erik.
E Charles non solo inciampava di nuovo sulle scarpe del cazzo di Erik, ma aveva una pizza peperoni extra-grande schizzata per tutto il pavimento. E non aveva nemmeno mangiato nulla, e il suo stomaco stava ancora ringhiando, e grazie mille, Erik, ora stava trascorrendo il suo San Valentino cercando di togliere la pizza dal tappeto. Cazzo, cazzo.
Il suo telefono suonò. Testo di Erik. Torna al ristorante.
Charles sorrise.




*




Erik era seduto a un tavolo in cucina. Aveva davanti a sé un piatto di ostriche e due bicchieri di vino: un bicchiere di muscadet e un bicchiere di champagne.
"Siediti", disse Erik, e tirò fuori la seconda sedia per Charles.
Charles rise e si tolse la giacca. "Non hai intenzione di lasciar perdere?" Chiese mentre si sedeva. Dall'altro lato del tavolo, Erik si stava mordendo il labbro inferiore e rannicchiava gli occhi su Charles, che si era vestito con un paio di jeans troppo aderenti e una maglietta.
"Non finché non avrai assaggiato." Spinse in avanti le ostriche.
Erik si appoggiò ai gomiti e osservò attentamente Charles mentre sollevava l'ostrica e la portava alle labbra. Guardò il pomo di Adamo che saltava su e giù per la gioia mentre deglutiva e canticchiava e leccava il liquore dalle punte delle dita. Le labbra di Charles adesso erano lucenti dall'ostrica scivolosa e, immaginava Erik, assaporavano il mare.
"Ora ..." Erik spinse in avanti il ​​bicchiere di vino.
Charles bevve un sorso del muscadet, e di nuovo gemette: "Mmm. Mmm, va bene. "
Erik sorrise e gli porse un'altra ostrica.
Questa volta Charles lo tirò fuori dal guscio e inclinò la testa all'indietro per far scivolare l'ostrica nella sua gola. "Nnnh", gemette mentre deglutiva. A nessuno piaceva il cibo come Charles, ed Erik era stupito nel guardarlo.
Erik spinse in avanti il ​​flute di champagne.
"Sai che non mi piace lo champagne," sorrise Charles, e andò a cercare un'altra ostrica.
"Ti è piaciuto il muscadet, però."
"Vero" Sorseggiò di nuovo con l'ostrica ancora fresca sulla sua lingua. "Scommettere contro lo champagne a San Valentino, però… Se non lo sapessi, penserei che ti stavi preparando a perdere. "
Erik si finse timido. "Perchè dovrei farlo?".                                                                                       Improvvisamente si trovarono l’uno avvinghiati all’altro. Il biondo ancora seduto sulla sedia e ilmoro La mano di Erik si intrecciò fra i morbidi capelli di Charles mentre l’altra andava a sfilargli le vesti. Accarezzò delicatamente il suo petto e sorrise all’uomo. Le sue labbra si posarono sul collo del compagno iniziando una lunga scia di baci su quella perfetta e pura pelle bianca. Senza segni, senza morsi che in quel momento avrebbe solo lui potuto lasciare.
"Allarga le gambe per me."
Erik lo fece.
E fu allora che entrò Hank.
"OH CRISTO SANTO CHE STA SUCCEDENDO!?” Urlò Hank.
Charles ed Erik saltarono entrambi e cercarono di coprirsi. Charles chiuse la cerniera dei pantaloni e si guardò intorno alla ricerca della camicia, ed Erik, realizzando che la metà inferiore del suo guardaroba era dall'altra parte della stanza, provò a tirare giù la giacca bianca, ma finì per coprirsi i gioielli di famiglia con le mani.
"CHE CAZZO!" Hank stava ancora urlando. "CHE COSA? Oh, cazzo! Oh, cazzo! Il cazzo ... Mi stai prendendo in giro? Che cazzo! "
"Sta 'zitto, Hank! Calmati! "Ordinò Erik. "Cosa ci fai qui?"
"Ho dimenticato il mio cellulare!" Urlò e lo afferrò dalla sua postazione. "Sei ... eri solo tu ... Oh, cazzo." Sembrava diviso tra coprirsi gli occhi e lasciarli fuoriuscire dal suo cranio. Indicò Charles. "Cosa stavi? Oddio? Oh, dio, lo stavi violentando ? "
Charles roteò gli occhi. "Oh, per l'amor di Dio. No, non è nulla del genere. "
"È mio marito!" Aggiunse Erik, senza spostare le mani.
Hank sembrava stesse per  svenire. "Che cosa? Lui è..? Voi? Tu sei sposato!?" urlò rivolto ad Erik. Non si aspettava fosse tipo da matrimonio…o relazione. Era un tipo difficile da sopportare.
"Siamo sposati da sei anni!" Disse Charles e porse a Erik i suoi pantaloni.
"Oh, fanculo. State scherzando." Scossero entrambi "Ma…ma…perché l’avete tenuto nascosto? "
"Non è un segreto, semplicemente non lo diciamo alla gente." Disse Erik mentre si vestiva.
"Non indossate gli anelli."
"Erik dice che non può lavorare con un anello" spiegò Charles mentre tirava fuori dalla camicia una catenina con un anello.
Hank rimase a bocca aperta. "Ma non fate altro che sfidarvi, urlarvi a vicenda e minacciare di uccidere l’un l’altro….poi andate a case e..."
Charles, almeno, aveva la decenza di arrossire, mentre  Erik sembrava solo indefferente. Orgoglioso, anche.
"Ugh, voi due siete contorti. Vi meritate a vicenda " disse Hank e uscì dalla cucina.
Erik si rivolse a Charles e sorrise. "Buon San Valentino," disse, e lo baciò sulla guancia. "Andiamo a casa."







Angolino Autrice

Si lo so mi faccio viva ogni morte di papa. Mi dispiace....ma durante il periodo scolastico sono piena di impegni e interrogazioni. Ma vi giuro che quest'estate scriverò mooooolte cherik (sto in astinenza) salvo uno o due debiti ma vbb.
Beh...questo è tutto...grazie mille a coloro che leggeranno e lasceranno una recensione.
Un bacio

 

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