La Custode della Vita

di Arikiot
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Mi prendo questo spazio per dire due cosine ~
Questa storia è vecchia di sette anni. Eh sì, sette anni che ho in mente questa storia, che non vide mai la luce. Col tempo, il mio amore per KH stava lentamente svanendo, un po' per la crescita, un po' per le false promesse di Nomura. Con il trailer del terzo, però, sentendo la me undicenne che aveva giocato al 2, ho deciso di riprendere in mano questa storia, modificarla un pochino per renderla meno...banale? E pubblicarla qui.
Nota : Al momento della prima scrittura, KH3D, Coded e Birth By Sleep non erano ancora usciti in Italia, quindi la storia non tiene in considerazione gli avvenimenti di questi giochi ma verranno solamente citati nel contesto della storia. Si svolge due anni dopo la fine del 2. Ho buttato i miei OC in mezzo e que serà serà. Consigli e critiche costruttive sempre ben accette c:



Il sole splendeva radioso e le campane suonavano gioiose nei cieli di Silver Alcazar, dopo cento anni ininterrotti di pace, i cittadini erano usciti per le strade a fare festa con danze, musica e canti tipici del posto.
Silver Alcazar era un regno tranquillo : ai confini dell’Universo, al sicuro da qualsiasi minaccia ed era un posto molto ambito da chi veniva da altri Mondi, per potersi stabilire.
Tutti i cittadini erano abili guaritori, esperti nella medicina e nella magia curativa, non amavano combattere e i loro scontri si riducevano tra abitanti del posto, potevano vantare di non aver mai dichiarato e subito guerre.
La tranquillità era garantita da un’invalicabile barriera alimentata dalla magia di un particolare oggetto : la Sfera della Vita.
La Sfera della Vita era una sfera contenente l’energia dei quattro Guardiani che cento anni prima si sacrificarono per il bene del regno. In cambio delle loro vite, potevano garantire una protezione perenne alla propria gente, questo però era solo possibile grazie a una persona che nel tempo poteva controllarla, preservando il suo stato ottimale. Nessuna incrinatura, perfetta trasparenza.
Non era un compito facile e ogni venti anni si festeggiava il nuovo Custode, che aveva protetto la sfera per due decenni, dedicando così la propria vita al popolo.
Ma il tappeto bianco su cui doveva camminare il Custode era ancora immacolato, la gente lo stava aspettando.
Al nono piano di un palazzo, una ragazza si sistemava i capelli biondi cercando di tenerli ordinati, seduta davanti a uno specchio, con due forcine nelle mani e una tra i denti.
<< Non ci credo, in ritardo al giorno del tuo festeggiamento? >>
<< Zitta, Mirica. Non riuscirò mai a usarle, lo sai benissimo  >>
La sua amica le si avvicinò, le raccolse i capelli e iniziò ad acconciarli in modo ordinato, in una lunga treccia a cui legò un filo di cristallo per farli risaltare al sole.
<< Ci vuole cura, Larilei. Vuoi apparire al meglio o sbaglio? >>
<< Sì, certo ma io non sono portata per queste cose. >> La ragazza bionda guardava nello specchio la sua migliore amica che le sistemava i capelli con un sorriso.
<< Vedi? Ho già finito. Ora scendi, sei in ritardo. >>
La nuova Custode, Larilei di Mylee, quella mattina si svegliò tardi. Le campane suonavano e la gente cantava per lei ma non si era ancora abituata alla vita da Custode, fatta di riconoscimenti e di feste apposta per lei.
Cercò di arrivare in strada facendo attenzione a non pestare la gonna bianca del suo vestito, ricoperto di cristalli per fare in modo che la luce riflettesse su di lei e attirasse l’attenzione.
La sua migliore amica, Mirica, le diede una veloce lezione sulla giusta postura da assumere mentre camminava sulla Via della Benedizione, ridendo ai falliti tentativi di Larilei.
Una tromba segnalò la fine delle danze e accolse la Custode :
<< Gente di Silver Alcazar : buona giornata, che questa sia una delle tante che aspettano il nostro regno. Recentemente, ci è stata recapitata la triste notizia della morte del nostro Custode Darryl di Mylee. Senza Custodi, il nostro Mondo non può sopravvivere, accogliamo quindi la sua erede : Larilei di Mylee. >>
Dopo un lungo inchino a simboleggiare la sua devozione, Larilei percorse con calma il tappeto bianco che componeva la Via della Benedizione, sorridendo fiera alla gente e splendente come un gioiello.
Alle porte del Palazzo Reale, la attendeva l’Osservatore, colui che a ogni elezione si preoccupava di accogliere il Custode nell’Ordine.
Solo i membri di famiglie ricche o potenti in termini di magia potevano ambire a tale titolo, in quanto era una sicurezza maggiore per il Regno, e ogni membro aveva sviluppato un suo stile di combattimento, nel caso ci fosse stato bisogno di difendere la Sfera, che doveva colpire con la propria arma non appena ottenuto il titolo.
La famiglia Mylee era una famiglia di arcieri, occhi precisi e dita ferme nel centrare sempre il bersaglio, Larilei fermò la sua camminata all’inizio della scala del Palazzo Reale.
L’Osservatore sollevò la Sfera per mostrarla alla folla e la allineò con i raggi solari, Larilei estrasse il suo arco e una freccia di cristallo, mirò al centro e scoccò.
La freccia colpì la Sfera al perfetto centro, liberando la sua magia che si sparse per tutto il regno, rinforzando la barriera che lo proteggeva con un bagliore bluastro, per poi ritornare al suo interno.
La nuova Custode salì le scale e tutti applaudirono per la performance e la sua elezione.
<< Larilei di Mylee. >>
<< Osservatore. >>
Un altro inchino.
<< Mi dispiace per la perdita di suo padre, le mie condoglianze. >>
<< Farò del mio meglio, lo prometto. >>
<< Credo in lei.  >> L’Osservatore quindi tornò all’interno del Palazzo, a Larilei il compito di riportare la Sfera nella sua stanza.
Non appena adagiata sul suo piedistallo, in un’enorme stanza bianca accessibile solo con le sue impronte, uscì per ritornare alla sua vita di ragazza normale, con la particolarità di essere nata in una famiglia di guaritori molto potente.

Mirica la aiutò a cambiarsi, l’abito lungo bianco ricoperto di cristalli che accecava chiunque lo guardasse venne sostituito da un altro più corto ma comodo, con le maniche a sbuffo, la gonna sopra le ginocchia e delle calze leggere coprivano le gambe.
<< Oggi ho imparato che è meglio stare comode che belle. >> sbuffò Larilei mangiando un gelato alla crema con un cucchiaino.
<< Lari, Lari, fossi io al tuo posto giocherei tutto il giorno a fare la principessa. >> rispose l’amica.
<< Mirica, per quanto abbia fiducia nelle mie capacità non credo di essere adatta a fare la Custode. >>
<< Secondo me ce la puoi fare. Sono cento anni che non abbiamo problemi, se continua così puoi stare tranquilla per sempre. >>
Mirica si spostò i capelli mori dietro un orecchio mentre si godeva il panorama dalla terrazza del bar.
<< Oh, Larilei, congratulazioni. Proteggici! >> Rise un ragazzo.
<< Ewyan…. >>
Ewyan era il migliore amico di Larilei. Un semplice figlio di commercianti, esperto di erbe medicinali, innamorato perso di Mirica. La pelle abbronzata, gli occhi scuri e i vestiti rovinati dai vari viaggi lo rendevano adatto a quel ruolo.
I tre erano amici d’infanzia : Mirica veniva dal Giardino Radioso, quando fu distrutto da una guerra; Ewyan era un nativo del regno; Larilei la figlia del più potente guaritore che si riforniva dai genitori di Ewyan.
Legarono molto da bambini, giocavano spesso sulla spiaggia e nei vicoli della Città e nonostante negli anni presero strade differenti, rimasero sempre uniti.
<< Lo so che ce la puoi fare, Larilei. Ti abituerai e guiderai il Regno e noi saremo i tuoi servi. >>
<< Ewyan, ogni volta che parli mi aspetto qualcosa di intelligente ma purtroppo mi sbaglio sempre. >> Mirica amava stuzzicarlo.
<< Mirica! >>
Larilei ridacchiò mentre finiva il suo gelato, per poi tornare seria. << Sapete, pensavo… >>
Gli occhi grigi della sua amica di concentrarono su di lei.
<< …Di uscire da qui. Non in modo permanente ma sono nata e cresciuta qui, voglio vedere altri Mondi. Mio padre me ne tornava spesso quando tornava dai suoi viaggi e mi portava sempre qualche foto o qualche oggetto locale. Peccato non sia tornato dal suo ultimo viaggio. >>
<< Lari, non credo tu sia debole però se tuo padre non è tornato, io non mi fiderei a partire. >> Ewyan sospirò.
<< Io ho pochissimi ricordi del mio villaggio natale e di sicuro non sono ricordi piacevoli… >>
<< Lo so Mirica…però ora che sono una Custode e posso permettermi di viaggiare con la sicurezza che casa mia sia al sicuro, vorrei provare. >>
Il ragazzo le diede una pacca sulla spalla, << Fai quello che ti senti, Lari. >> per poi allontanarsi.
<< Devo aiutare i miei con il negozio, ci vediamo domani. >>
<< Sì, Ewyan. >>
Mirica si alzò dalla sedia dov’era seduta. << Vado anche io. >>
Dopo i saluti e la promessa di vedersi la sera, Larilei si diresse verso casa, andò in camera sua e si buttò sul letto.
Suo padre era morto in una battaglia per contrastare l’Oscurità, una forza che minacciava i mondi da molti anni e nonostante avesse il titolo di Custode, aveva scelto di essere anche un Cavaliere, andando a lottare per la pace dell’Universo.
Non si sentiva per nulla adatta a prendere il suo posto; voleva essere una ragazza normale che viaggiava e vedeva altri Mondi, come i mercanti  che portavano da molto lontano erbe e oggetti, nei giorni del mercato stava ore e ore a fissare le bancarelle che esponevano metalli preziosi, armi forgiate con minerali provenienti dalle cime delle montagne,  proprio in uno di questi banchi aveva trovato le sue amate frecce di cristallo che andavano a colpire le parti impalpabili degli oggetti e delle persone, senza danneggiarne il corpo; di cristallo era fatto anche il suo spillo per i capelli, che teneva sempre in testa per acconciare velocemente i suoi lunghi capelli biondi.
Pur venendo da una famiglia molto potente, la sua casa era abbastanza ordinaria : all’ultimo piano di un palazzo, decorata con mobili moderni, con richiami alla magia solamente negli oggetti e dotata di un grande computer, dove Darryl controllava lo stato dei Mondi.
<< Ohhh su questa bianca terra, io camminerò. In questo mare blu, mi tufferò… >> Iniziò a cantare, proiettandosi nella propria mente come la perfetta Custode, che stava tutto il giorno a Palazzo a fare la guardia e a difendere dalle minacce la Sfera.
<< hmmm, hmmm. >> continuò a ritmo.
Silenzio.

A svegliarla fu un rumore improvviso alla porta, fuori era già notte, si era addormentata senza accorgersene.
“ Lo sapevo che non dovevo stendermi. “ pensò.
D’improvviso si ricordò dell’appuntamento con Mirica e si fiondò alla porta, credendo che fosse stata lei a bussare.
<< Scusa, Mi- >> aprì la porta, nessuno.
<<..rica?>>
La sua amica era solita a questi scherzi, scese le scale e si diresse in piazza, dove avevano pianificato di incontrarsi.
Stranamente, la piazza era silenziosa. Le luci erano accese e i negozi avevano le porte aperte ma non c’era anima viva in giro.
Era insolito, per un’isola come Silver Alcazar, sempre piena di gente, non avere nessuna persona per le sue strade.
“ Spettrale “ Osservò Larilei.
Girò lo sguardo verso il Palazzo : la stanza da dove splendeva la Sfera, visibile da ogni parte del Regno, non sembrava aver subito danni, quindi la cosa le sembrò ancora più strana.
Ma non aveva paura. O forse non aveva un’idea di pericolo.
L’unica cosa che faceva rumore erano i suoi passi sul ciottolato, osservava ogni finestra e vetrina in cerca della più piccola forma di vita.
Poteva chiaramente sentire l’ululato del vento, da tanto era il silenzio.
<< MIRI- >> non appena tentò di chiamare la sua amica ad alta voce, sentì come un senso di costrizione al collo, istintivamente tentò di liberarsi con le mani, che le vennero bloccate dietro la schiena.
<< LASCIAMI! >>
La figura in nero che la teneva stretta con un braccio si lasciò andare una risatina. << Calmi, restiamo calmi, Custode. >> disse.
<< Chi sei? >>
<< Non importa chi sono, il tempo di scoprire la mia identità che non ci sarai già più. >> La voce profonda che la minacciava le faceva venire la pelle d’oca. << Ti faccio vedere un paio di cose, che ne dici? >>
<< Asp-AAH! >>
Con lei stretta, l’uomo vestito di nero saltò da una finestra all’altra dei palazzi della città, fermandosi su una in particolare.
<< Uh, come si chiama lei? Mirica, hai detto? >> domandò, indicando con il mento l’interno di una stanza.
<< MIRICA! >>
Il corpo della sua amica era riverso nella sua camera, il sangue le usciva dal naso, la maglietta era strappata per la colluttazione; i vetri della finestra erano rotti e facevano passare l’aria che spostava le tende.
<< Sì, lo so che me lo stai per chiedere : No, non l’ho uccisa. Non è morta. Mi serviva solo un’esca. L’altro ragazzo non era in città, se no potevo divertirmi anche con lui. >>
<< Cosa vuoi da me? Chi sei? >> Larilei mantenne la mente fredda, anche se quella visione le stava facendo tremare l’intero corpo.
<< Ti faccio vedere subito cosa voglio. >>
Un altro balzo, la ragazza si coprì gli occhi per la paura delle altezze.
I suoi piedi toccarono una piattaforma familiare e riusciva a vedere un bagliore tra gli spazi delle dita, davanti a lei la stanza della Sfera.
Mise la paura da parte e cercò di apparire forte << No. Mai. >>
<< Sicura? >>
La figura nera le allungò a forza il braccio, la sensazione dei guanti di pelle sulla sua nuda la fece rabbrividire, il polso le venne tirato fino a farle male e appoggiato sulla porta, che si aprì all’instante.
Totalmente impotente, Larilei non poteva fare altro che guardare mentre veniva usata come uno strumento per aiutare il nemico a prendere ciò che voleva.
Accecata dalla luce della sfera che reagiva al suo potere, riuscì ad avere un sussulto di coraggio e approfittò della distrazione dell’uomo in nero per puntargli, con i limitati movimenti delle mani che aveva, una freccia sotto il mento.
Con sua grande sorpresa, il piano funzionò, dandole il tempo di scattare, prendere la Sfera e allontanarsi in un punto remoto della stanza.
<< Mai, ho detto. >> sorrise, in preda all’adrenalina, con una seconda freccia puntata come una lancia.
Con la Sfera in mano, tentò di correre via ma l’uomo sapeva usare il teletrasporto, così la raggiunse rapidamente.
Inchiodata al muro e tremante di paura, non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi gialli che la guardavano sotto quel cappuccio nero.
<< Ti avevo sopravvalutato, lo ammetto. >> disse la figura scura, mettendogli una mano tra i capelli, togliendole lo spillo.
<< Voi Argentei siete davvero una razza ammirevole, vi siete creati un piccolo paradiso e senza attirare l’attenzione, avete creato uno dei Mondi più potenti fino ad ora e le uniche cose che posso arrecarvi danno sono gli oggetti che voi stessi fabbricate.>> Quella mano nera rigirava tra le dita lo spillo, facendolo saltare.
Il respirò di Larilei si fece così pesante che il petto le faceva male. Non poteva scappare, in alcun modo e anche se ci fosse riuscita, l’uomo l’avrebbe raggiunta rapidamente. Le lacrime e la paura contenute fino allora cominciavano a uscire, rigandole il viso.
<< Ma non c’è tempo per i discorsi. Un po’ mi dispiace, non te lo meriti. Di’ addio. >>
L’uomo in nero con un gesto fulmineo le conficcò lo spillo nel petto, un dolore lancinante partì dal cuore per poi estendersi per tutto il corpo, che piano a piano si dissolveva.
Larilei si sentì lentamente svanire, fino a che la Sfera cadde dalle sue mani, l’ultima cosa che vide fu il suo corpo trasformarsi in luce e lo spillo cadere dal vuoto che aveva lasciato.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Oh siamo già al capitolo 2! Vi avviso che non durerà molto (credo)  ma sarà comunque una longfic e anche la prima che finirò (spero).
Per favore, ditemi cosa ne pensate! :)


Qualcosa angosciava Re Topolino da giorni, stava sveglio la notte a vagare per il castello perché non sapeva cosa potesse dargli quella sensazione.
Kingdom Hearts non era più una minaccia e l’Organizzazione era stata sciolta ormai da un paio d’anni eppure non era tranquillo e non si sentiva così da quando aveva passato tutto quel tempo nell’Oscurità. Si recò in libreria per distrarsi un po’ e si mise a sfogliare qualche tomo storico e dopo aver letto pagine su pagine del Giardino Radioso e sulle Isole del Destino, sentì la porta cigolare.
<< Topolino? >>
<< Oh, Minnie. Scusa è un’altra notte insonne. >>
<< Sicuro di star bene? >>
<< Stai tranquilla, Minnie >>
Dopo qualche altra pagina, un nome gli balzò nella memoria. << Silver… Alcazar? >>
Non si ricordava di quel capitolo e lo cerco tra gli altri suoi libri e ne trovò uno dedicato, cominciò a leggere.
“ Silver Alcazar è un regno ai confini dell’Universo, popolato da guaritori, maghi e mercanti. Da decenni, serve l’intero Universo di conoscenza sulla magia curativa e oggetti incantati. I suoi abitanti, gli Argentei, hanno una grande carica magica ma quasi nessuna forza combattiva se non difensiva. Composto da un’isola su cui è stata costruita una città con al centro un enorme palazzo a conservare il nucleo della forza magica, è una delle mete più ambite per chi cerca un luogo tranquillo. La sua magia, oltretutto, protegge gli altri mondi con una barriera. Essendo la principale risorsa magica dell’Universo, la Sfera è tenuta in una stanza sicura del Castello ed è collegata al suo Custode, solo lui può spostarla o usarla, nel caso il Custode fallisca nel suo compito o muoia, immediatamente deve esserne eletto un altro. Chi lo visita, non deve parlarne per motivi di sicurezza. Questo è un rapporto di fiducia tra Argentei e Maestri del Keyblade, che si aiutano a vicenda per l’Ordine dell’Universo.“
<> pensò ad alta voce.
Minnie, che era rimasta con lui per tutto il tempo, lo incalzò  << Sì, Darryl di Mylee era l’istruttore di magia curativa dei nostri maghi, l’ultima volta che l’ho visto aveva detto che era stato scelto come Cavaliere contro l’Oscurità.  Devo molto a lui, se ora ci sappiamo curare è merito suo. >>
<< Dove posso trovarlo? >>
<< Non saprei, Topolino. L’ultima volta si era recato al Mondo che Non Esiste contro l’avanzata dell’Organizzazione. >>
<< Chiederò in giro. >> Il Re chiuse il libro e uscì dalla biblioteca.
Si recò nella Stanza del Controllo, una stanza con una finestra sull’Universo, da dove controllava lo stato dei Mondi; sembrava tutto limpido.
<< Un’altra giornata tranqui- >> aguzzando lo sguardo, riuscì a vedere una nuvola grigia in lontananza. << Cos’è quello ? >>
Non riconoscendo alcun Mondo in quella posizione, attivò una mappa in tempo reale, sviluppata l’anno prima da Cid, formata da un enorme ologramma e dei segnali luminosi che indicavano i Mondi e il loro stato.
La mappa virtuale comincio a lampeggiare di rosso e poi comparve una scritta :
- SILVER ALCAZAR : DISTRUTTO -
- CAUSA : SCONOSCIUTA -
Topolino non credette ai suoi occhi. << D-Distrutto?! Come distrutto? >> Con la Mappa, si avvicinò con la veduta aerea, per vedere solamente un cumulo di macerie nere, il Palazzo spento e quello che restava della città totalmente al buio, con le finestre spaccate e buchi di energia nera e rossa che inghiottivano tutto quello che c’era attorno.
Aveva passato la notte a leggere libri su quel mondo misterioso quanto utopico, di come fosse alla base degli altri e ne garantisse l’esistenza.
“ No, non è possibile “ pensò.
Corse all’interno della Biblioteca, dove Minnie era rimasta.  << Devo andare. Starò via per qualche giorno. Prenditi cura degli altri. >> disse con quel poco di fiato che aveva.
<< Aspetta, Topolino! >> La Regina cercò di fermarlo.
<< Non c’è tempo! E’ un’emergenza! >>
Più veloce che poteva, andò ad avvertire Paperino e Pippo, che riposavano in giardino.
<< Paperino! Pippo! >>
<< Ah! Vostra Maestà, ci ha spaventato! >> Paperino fece un salto.
<< Sì, scusami. >> Topolino pensò che il modo migliore per spiegare la situazione ai suoi compagni più fidati era calmarsi per un momento e cercare di dare più informazioni possibili. Dopotutto, se l’avessero accompagnato, doveva essere chiaro e conciso. << Conoscete il regno di Silver Alcazar? >>
<< Sì. >> Risposero all’unisono Paperino e  Pippo. << Darryl di Mylee mi ha insegnato la magia curativa, se ora posso rimetterla in sesto, Maestà, è merito suo! >> aggiunse il papero.
<< Bene. >> Il Re prese fiato. << Anzi, male. Il loro Mondo è stato appena distrutto. >>
<< COSA? >> gridarono Paperino e Pippo.
<< E non è una cosa positiva. Silver Alcazar, da quello che ho letto, gestisce anche le barriere degli altri mondi. Se possiamo chiudere le serrature è anche merito loro che le tengono integre e caricano i nostri Mondi di energia necessaria per permettercelo. Se il Regno viene distrutto, la Sfera, fonte massima della magia, potrebbe finire in mani sbagliate. Dobbiamo fare qualcosa e alla svelta. >>
<< Sua Maestà, ha qualche piano? Non possiamo partire senza sapere cosa fare. >> domandò il Capitano delle Guardie Reali.
<< So a chi chiedere. Non abbiamo già salvato l’Universo due volte? Risolveremo anche questa volta. >> il Re sorrise per la fiducia, guardando entrambi che annuirono.

Era una giornata calda alle Isole del Destino, una delle tante, di quelle estive che tolgono il fiato.
Sora, Riku e Kairi avevano ormai quasi dimenticato cosa significasse combattere, da due anni vivevano tranquilli sull’isola senza preoccupazioni e riferimenti ad Heartless o Nessuno.
Sora, al tramonto, si ritrovava spesso sul molo a pensare se tutto quello che aveva vissuto fosse stato un sogno o meno e sorrideva al ricordo di certi momenti; era fiero di aver salvato i suoi stessi amici e la sua stessa terra.
Stava lavorando al suo rapporto con Kairi, rimuginava giorni interi se fare il “grande passo” o no ma si addormentava sempre prima di prendere una decisione.
Pur non avendo occasione di usare il Keyblade, rimaneva ad allenarsi con Riku sulla  spiaggia per mantenere l’abitudine di combattere, nel caso ce ne fosse stato bisogno. Non si poteva mai restare completamente sereni.
Anche quella sera, guardava il suo riflesso nell’acqua del mare, appoggiato a un palo dove era attraccata la sua vecchia barca, quasi cullato dal rumore che facevano le onde sulla spiaggia.
Sospirò allo stesso pensiero che lo tormentava da mesi, “Chiedo a Kairi di essere la mia fidanzata o no?”
Purtroppo per lui, né la brezza leggera che lo rinfrescava né i gabbiani che strillavano nel cielo avevano risposta così alzò gli occhi al sole ormai calante, accompagnandolo con lo sguardo fino alla sua quasi totale sparizione.
<< So-ra. >> cantilenò Riku dietro di lui.
L’Eroe del Keyblade si girò, rispondendo a tono. <>
L’amico sospirò e si sedette vicino a lui. << Posso sapere come mai ogni sera vieni qui al molo? Ti vedo dalla finestra di casa mia, qui tutto solo, immobile. >>
<< A una certa persona piace il tramonto, gli voglio fare questo favore. >> Già, Roxas.
<< Capisco, capisco. Non credo però che ci sia solo quello, ti conosco troppo bene. >> Riku gli diede un leggero pugno sulla tempia. << Cosa c’è nella tua testa? >>
Sora ridacchiò. << Quando io stesso ci metterò ordine, forse te lo dirò. >>
Il cielo da rosa stava diventando viola, annunciando l’arrivo della sera, i due amici sentirono una voce in lontananza.
<< Ehi, voi due! >> Kairi li stava chiamando. << C’è una festa in paese, vi va di venire? >>
Riku si alzò subito, raggiungendola, non sentendo un secondo rumore di passi si girò verso Sora. << Alzati anche tu prima che ti faccia alzare io. >>
<< Agli ordini, capitano. >> sbuffò Sora.
Insieme, percorsero la passerella di legno per raggiungere l’isola.
Quella sera c’era la festa del paese, le vie erano ricolme di gente e nell’aria si poteva sentire un leggero profumo di dolce, dato dai banchi che servivano ciambelle e pane dolce fatti al momento. Il trio era visibilmente allegro, Kairi tra tutti che adorava queste occasioni per rivivere con i suoi amici tutte le esperienze che, per un periodo, dovette fare da sola.
In paese non erano conosciuti, anzi, erano al pari di tutti gli altri a causa dei ricordi della popolazione cancellati dalla prima distruzione, ma a Sora, Riku e Kairi andava bene così : loro volevano essere ragazzi normali, non eroi acclamati a ogni passo che facevano.
Dopo un breve giro a comprare frutti di Paopu caramellati e granite di giglio, si sedettero in un prato a guardare le stelle; il cielo era sgombro da nuvole e si potevano collegare le costellazioni.
Le stelle più grandi rappresentavano gli altri Mondi, Sora si sentiva sicuro a vedere ogni sera le stesse : significava che nessun Mondo era stato distrutto.
Il suo sguardò si posò su Kairi e sul frutto di Paopu caramellato che stava mangiando, in quel momento non avrebbe desiderato altro che morderlo insieme a lei.
<< Sora? >> La ragazza si accorse degli occhi puntati su di lei << Qualcosa non va? >>
Sora, facendo finta di niente, scosse la testa. << Niente, niente. Ero sovrappensiero. >>
<< Come ogni giorno. >> aggiunse Riku, stendendosi sull’erba fresca. << E come ogni giorno, non lo scopriremo mai cosa gli frulla in testa. >>
<< Oh, Riku. >> rise Kairi << Lascialo stare, dai. Lo sappiamo come è fatto. >>
Sora sbuffò per poi ridere insieme a loro.

Si fece notte.
Troppo pigri per alzarsi, i tre amici si appisolarono sull’erba, sotto il cielo stellato. La terra calda e il vento che soffiava rendeva l’atmosfera ottima per dormire.
Sora, che prima era su un fianco, si girò sulla schiena e aprì gli occhi, nelle sue iridi blu si riflettevano i pallidi bagliori delle stelle.
“ Sono sicuro di volere questa vita? “ si chiese, disegnando costellazioni immaginarie nel cielo. “Quattro anni fa avevo costruito una zattera apposta per andarmene e fino a due anni fa non volevo altro che tornare qui. “
Guardò Riku e Kairi che dormivano beati, sospirò.
“ Ho visto di tutto, ho vissuto più di quanto un vecchio saggio abbia mai fatto. Sembra tutto un sogno, dal cui mi son svegliato troppo presto. “
Si mise seduto, per sgranchirsi la schiena, neanche il tempo di sbadigliare che un oggetto luminoso, caduto in mare dal cielo, attirò la sua attenzione.
<< Mh? >>
Si alzò in piedi per cercare di capire meglio cosa fosse ma gli occhi ancora stanchi glielo impedirono, così decise di andarci più vicino.
Al molo, sciolse la sua barca e con un paio di remate, si avvicinò abbastanza da raccoglierlo con le mani :
Una bussola con un ago impazzito, legato a una catena d’argento, sul quadrante vi erano dei simboli che non aveva mai visto. Non ricollegando quell’oggetto a nessuno dei Mondi visitati, decise di portarlo a riva e, nel caso, conservarlo perché gli piaceva molto.
Ritornato sulla terra ferma, si fermò sotto una fiaccola per osservare meglio i dettagli di quello strano oggetto, riuscendo a distinguere delle lettere in un alfabeto straniero sul retro assieme a uno stemma con una fenice, sul quadrante invece, oltre l’ago che non smetteva di vibrare e gli strani simboli, tanti piccoli numeri e un foro a forma di stella al centro.
La lunga catena d’argento a cui era legata era spezzata e rovinata in più punti
<< Sora! >>
Lo chiamò Riku, per poco l’Eroe del Keyblade non lasciò cadere la bussola, che prese al volo da un’estremità della catena.
<< Riku! Tu hai un talento speciale per farmi spaventare! >> gli rivolse uno sguardo arrabbiato.
<< Se hai paura perfino della tua ombra non è colpa mia. >>
<< Uh? Dov’è Kairi? >>
<< E’ voluta tornare a casa, non si reggeva in piedi e ha detto che potevi avvisare prima di allontanarti. >>
<< Oh, scusa. >>
<< Cos’hai in mano ? >>
Sora allungò la bussola all’amico che la prese in mano, osservandola da molto vicino. << Te ne volevo parlare, sono venuto qui di corsa per questa. >>
<< Una…bus-Oh! >> Riku osservò attentamente il retro. << Interessante. >>
<< L’hai già vista ? >>
<< No ma riconosco la scrittura sul retro : viene da un Mondo chiamato Silver Alcazar, tre anni fa ci andai in perlustrazione. Strano però che sia… >> L’istinto del ragazzo dai capelli d’argento gli fece alzare gli occhi al cielo, dove, in quel preciso momento, una stella si spense in un’esplosione bianca, spezzandosi in tante piccole stelle cadenti.
Sora lo imitò senza neanche farci caso e rimase a bocca aperta.
<< Anzi, no. Non è strano. >> si rabbuiò. Conoscendo cosa significasse il fatto che un oggetto di quel regno fosse atterrato proprio alle Isole del Destino, si domandò internamente cosa avesse portato alla sua distruzione.
<< Dimmi che lo hai visto. >>
<< Cosa? La pioggia di meteoriti? Beh, è tempo, in questo periodo dell’estate capita di vederne. >>
<< Sora. >> Riku non era mai stato così serio, per la prima volta in due anni. << Quelle meteore che hai appena visto non erano altro che i pezzi di Silver Alcazar. >>

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


<< Mi prendi in giro, Riku? Non sei divertente. >>
<< Sora! >> gli gridò  << Io non scherzo su queste cose. >>
Sora, realizzando la situazione e pensando a cosa comportasse e significasse un Mondo distrutto dopo due anni di pace, si allarmò. << Cosa vogliamo fare? >>
<< Prima di tutto. >> Riku fece un respiro profondo. << Calma. Lo so che non è un buon momento per dirlo ma se agiamo d’impulso non ne ricaviamo nulla di buono. >> E guardò la bussola, che continuava a muoversi.
<< Già. >> annuì l’altro.
<< Di sicuro, il Re l’avrà già saputo, strano però che non ci abbia ancora contattati. Se Silver Alcazar è andato distrutto, tutto l’ordine dell’Universo è in pericolo. Quel Mondo ha creato il concetto di guarigione e protezione, alla base delle Serrature c’è la gente di quel mondo, che tanti anni fa insegnò a tutta la gente dell’Universo a costruire una barriera contro i pericoli. Le Serrature che tu hai chiuso non erano altro che barriere create da loro, che tempo fa crearono il concetto di magia, quella che permette alle Serrature di esistere. >> spiegò Riku.
<< Ohh, interessante. >> Sora si portò una mano al mento. << Strano però che non ne abbia mai sentito parlare. >>
<< E’ un Mondo ai confini dell’Universo, non compare nemmeno su alcune mappe. Io ci sono andato grazie ai poteri dell’Oscurità ma non potevo fare molto, la loro barriera è talmente alta che comparivo come un fantasma alla loro gente e non potevo interagire con nulla. In breve, puoi guardarla e visitarla ma come dietro una finestra, se non chiedi il permesso. Magari non te ne hanno parlato per farti concentrare sulle tue missioni o per volere stesso degli Argentei che non vogliono troppi visitatori. >>
<< Mhhh. Che facciamo, Riku ? >>
<< Ascoltami, tu tieni questa. >> Riku gli ridiede la bussola. << E anche se è difficile, andiamo a dormire. Domani mattina, di sicuro, avremo notizie del Re. >>
<< Già, anche se volessimo, ora come ora, non potremmo fare molto. >>
<< Esatto. Torniamo a casa, mettiamo la sveglia presto e valuteremo la situazione. >>
<< D’accordo. Buonanotte. >>
<< ‘Notte. >>
Sora, quella notte, si addormentò tenendo tra le mani la bussola; il suo tintinnare stranamente gli conciliò il sonno.

<< TRENO IN ARRIVO ALLA STAZIONE CENTRALE. ALLONTANARSI DAI BINARI >>
Quella voce robotica e il freddo dell’asfalto dov’era stesa erano le uniche cose che poteva distinguere. I suoi sensi, piano a piano, si rifacevano vivi.
“ Dove…?”
Gli occhi le facevano male ma tentò di aprirli anche se tutto ciò che vedeva erano fumo e ombre.
<< Ehi, ci sei? >> chiese una voce maschile.
<< Hayner, sei il solito rozzo! >> la rimproverò una femminile, per poi rivolgersi a lei. << Chi sei? >>
Dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte, riuscì a vedere due ragazzi e una ragazza che la fissarono. Presa dalla paura scattò in piedi, ma un’improvvisa debolezza le fece cedere le ginocchia.
<< Oh no no, calma. >> La ragazza parlò ancora, sorridendo. << Riesci a capirci? >>
<< S-sì. >> L’unica parola che riuscì a dire, spinta dalla paura che dal voler comunicare. << Chi siete? >>
Non sentendo una grande minaccia in loro, decise di non evocare arco e frecce, ma non era perfettamente a suo agio.
<< Hayner. Pence. Olette >> Un ragazzo robusto introdusse i suoi amici, indicandoli con le dita. << Non sei di qui, vero? >>
<< N-no. >>
<< Già, si nota dal tuo aspetto. >>
Lei si guardò dai piedi fino al busto e le braccia : un vestito nero, con le maniche larghe, la gonna fino al ginocchio e tanti piccoli dettagli azzurri ai bordi la ricopriva. Le scarpe erano nere fino a metà polpaccio, con le stringhe accuratamente legate.
Con la coda dell’occhio vide un’ombra rossa ma non ci fece troppo caso.
Non avendo la più pallida idea di chi fosse, di cosa ci facesse lì e come ci era arrivata, aspettò che uno dei tre ragazzi cominciò a parlare.
<< Non possiamo lasciarla qui, Hayner. >>  Olette gli rivolse uno sguardo preoccupato. << Non è la prima volta che aiutiamo qualcuno. >>
<< Mhhhh. >> L’altro ragazzo, più muscoloso e coi capelli chiari, pensò. << Già. >> per poi riportare il suo sguardo sulla strana ragazza davanti a sé.
<< Ti va di venire con noi? >>
<< Venire? Dove ? >>
<< Abbiamo un ritrovo ! >>  Le rispose Pence, sorridendo. << Nessuno sa dov’è, ci andiamo solo noi da anni, ormai è la nostra seconda casa. >>
<< Uh, va bene… credo. >>
Il ritrovo dei tre ragazzi era composto di un divano rattoppato, un vecchio tavolo con sopra un lenzuolo a mo’ di tovaglia, un mucchio di scatole in un angolo e vari oggetti personali sparsi sul pavimento e su altre scatole che facevano da scaffali.
Un telo che copriva il cancello d’entrata fungeva da porta e la luce veniva da una grata sul soffitto, per qualche strano motivo, le sembrò tutto malinconico.
<< Oh, non ti abbiamo chiesto la cosa più importante. >> Olette le si avvicinò. Osservò il suo semplice abbigliamento formato da una canotta arancione con dei fiori e dei pantaloni color sabbia e anche se non era abituata a questo stile, la trovava molto carina. << Come ti chiami? >>
<< Già ! >> Pence finì di fare ordine sul tavolo. << Qual è il tuo nome ? >>
<< Io mi chiamo… >>
Come si chiamava? Chi era? Una punta accesa e dolorosa le attraversò la testa, forzandola a tenerla con le mani. Un flash di un ricordo, poi un altro e un altro ancora, la mandarono in confusione, fino ad accasciarsi a terra. Hayner, Pence e Olette corsero ad aiutarla e una volta passato il momento di confusione, la fecero sedere sul divano.
<< Io non…non lo so. Non mi ricordo, scusate. >> In quel momento non voleva fare altro che piangere, ma la sua tristezza era solo nella voce.
<< Figurati, scusaci tu. Forse ti devi ancora riprendere e magari siamo troppo insistenti.  Ti va qualcosa da bere? >>
<< Sì, grazie, ho la gola secca. >>
Pence le diede un bicchiere pieno d’acqua, che iniziò subito a bere. Man mano che si rinfrescava, il suo sguardo vagava per tutto il ritrovo, osservandone ogni particolare e, incuriosita da un volantino appiccicato a una parete, si alzò.
<< Crepu..scopoli? >> lesse.
<< Sì, la nostra città. Ora tu sei a Crepuscopoli. >>
<< Bel nome, mi piace. >> Dai volantini, lo sguardo si spostò su alcune foto in cui riconosceva i tre ragazzi, tranne uno.
<< Chi è questo ragazzo? Un vostro amico? >> Non sapeva trattenersi, alla vista di tutti quei pezzi di vita, voleva saperne di più.
<< Oh, sì, Roxas. E’ da un po’ che non viene a trovarci. Ad essere onesti, ogni tanto ci manca. >> Un sorriso triste si dipinse sui volti di tutti e tre. << Sono sicuro che anche tu, da qualche parte, hai degli amici. >>
Amici? Quella sensazione le era familiare, prese un sorso d’acqua. << Sì, spero. >>
Si sentiva strana : ricordava certe sensazioni, il significato di alcune parole ma non il suo nome, la sua origine, nemmeno come era arrivata in un posto sconosciuto. O forse ci era sempre stata? Le sembrava di stare dentro una bolla che non si poteva scoppiare e tutti quegli oggetti, pieni di personalità e vita, la incuriosivano; se ne sentiva attratta.
La sera arrivò presto da domande, curiosità e fatti buffi e interessanti sulla città di Crepuscopoli al contrario del nome che implicava che il sole non calasse mai.
I tre amici erano preoccupati. << Vuoi restare qui? >>
Non sapeva come rispondere, aveva un altro posto dove andare?
<< Solo per una sera, per favore. Vi prometto che domani cercherò un modo per andare via e vi ripagherò per l’aiuto. >>
Non era stata lei a parlare, ma la voce era la sua. Qualcosa, nella sua testa, le disse di dire quell’intera frase, nonostante avesse appena saputo dove si trovava, perché dava per scontato che se ne sarebbe già andata?
<< Gli aiuti non hanno costo, tranquilla. >> Hayner si alzò dal divano. << Puoi dormire qua stanotte. >>
<< Vi ringrazio, dal profondo del… >> Una pausa. <<….cuore? >>
Olette le sorrise. << Non ti preoccupare. Se hai bisogno di noi basta chiamarci, non viviamo lontani da qui. >>
Dopo averli salutati, lei si stese sul divano, a guardare il cielo attraverso la grata, pensando a sé.
“ Non appena mi hanno chiesto il nome mi sono sentita molto triste. Perché ? “
Involontariamente prese a giocare con le sue mani, immaginando al posto delle dita delle persone, con cui creava dei dialoghi tra sé e sé. “Amici? Davvero?”
Chiuse gli occhi, sospirò. “Un vuoto di memoria? Può darsi che io sappia chi sia, solamente non ricordo. “ si rassicurò.
“Forse sono solo stanca, meglio riposarsi. “

Fu un grosso tonfo a svegliarla nel cuore della notte, un tonfo che fece tremare la grata e la struttura che la reggeva.
D’istinto balzò dal divano ma non riuscì a vedere cosa accadeva davanti a lei a causa del buio e l’origine del rumore si confondeva con la notte.
Non avendo una fonte di luce vicina, evocò l’arco assieme a una freccia, la cui punta, al buio, brillava e si fece strada nei pochi metri che componevano il ritrovo  con quella.
Cercò di allungarla più avanti che potesse, illuminando un’arma che le era puntata addosso.
<< Chi sei? >> chiese alla persona che le puntava quella che sembrava essere una spada.
L’arma si abbassò e sentì dei passi sempre più vicini.
<< Non ti avvicinare! >>
La figura si avvicinò fino a sfiorare con il naso la punta della sua freccia.
<< Sei tu l’Argentea? >> disse.
<< Eh? >>
<< Non ti voglio fare del male, tranquilla. Rispondi. >>
<< Non so di che parli. >>
Uno schiocco di dita, dal nulla comparve una palla di fuoco che illuminava la stanza e i tratti della figura si fecero più nitidi :
un ragazzo dai capelli grigi, alto e con delle braccia robuste teneva in mano quella che poco fa era la spada che le era puntata addosso.
Sfogliò un libricino che teneva in mano, togliendo dalle sue pagine una foto, la osservò.
<< Mhh. >> Il ragazzo si grattò la testa. << Posso farti una domanda stupida? >>
Quella domanda, stranamente, la mise a suo agio; la parlata di quel ragazzo la rassicurava. << C-certo? >> Non sapeva come rispondere.
<< Recentemente ti sei tinta i capelli ? >>
Ma che domanda era?
<< A-ah? Scusami? >>
<< Metto le cose in chiaro fin da subito : mi hanno mandato a cercarti, qui ho una tua foto ma non somigli per nulla alla ragazza che c’è qui. >>
<< Scusa… >> gli si avvicinò << Posso vederla? >>
Quella foto ritraeva tre ragazzi sorridenti : alla sinistra una ragazza dai capelli scuri, gli occhi chiari e un sorriso solare, al centro una ragazza bionda in abiti raffinati che timidamente sorrideva all’obbiettivo, sulla destra un ragazzo dalla pelle abbronzata faceva il segno della vittoria. Sembravano tutti e tre grandi…
<< Amici. >> l’unica parola che riuscì a dire.
<< Li riconosci? >>
Quei flash ritornarono ma stavolta, dal dolore, dovette stringere i denti e appoggiarsi a una parete per sopportare il tutto, come poteva una semplice foto farle provare tanto dolore?
I flash scomparvero all’improvviso, lasciandola col fiato corto e delle lacrime sul viso.
Il ragazzo non sembrava sorpreso, come se fosse abituato a certe scene.
<< Allora? >> le chiese.
<< Mirica. Ewyan. >>
<< E la ragazza in mezzo? >>
<< Sono io. >> Non ce la fece, scoppiò a piangere. << Il mio Regno! E’ andato in pezzi ! >>
<< Calma, calma, per favore. >> Il ragazzo non sapeva cosa fare, sembrava quasi a disagio. << Sono qui per aiutarti proprio per questo motivo. >>
La ragazza alzò lo sguardo, incrociando i suoi occhi azzurri. << Davvero? >>
<< Sì, è la mia missione. Anche se voglio farti un paio di domande, per rendere il tutto più facile. >>
Si asciugò le lacrime tirandosi  la manica del vestito. << S-sì, dimmi. >>
<< Cosa ricordi del momento della distruzione? >>
Prese un lungo respiro, per calmarsi e non parlare con la voce rotta dal pianto. << Una persona vestita di nero, incappucciata, mi portò fino alla Sala della Sfera, forzandomi a sbloccarla. Una volta dentro, mi pugnalò con il mio spillo per i capelli, al… >>
<< Cuore? >>
<< …Come fai a saperlo? >>
<< Non si spiegherebbe in altro modo, allora, il tuo cambiamento. >>
<< Cambiamento…? >>>
<< Oh, non ti sei vista? >> Il ragazzo prese dal tavolo uno specchietto che aveva lasciato Olette. << Tieni. >>
Lei lo aprì, per guardarsi in faccia : gli occhi da azzurri divennero di un verde acceso e i suoi lunghi capelli biondi ora erano rossi come il sangue
<< Cosa….Cosa mi è successo? >>
<< Non ne sono sicuro ma ora sei un Nessuno. >>

 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Wow, complimenti a me che non ho smesso di scrivere una ff dopo pochi capitoli! 
Ho cercato di scrivere qualche "Punto di vista" in più, ditemi cosa ne pensate! :)


<< Nessuno… ? >> chiese.
<< Hmm come posso spiegarti. >> Lui  puntò la sua arma a terra, per poi appoggiarcisi << Una persona diventa un Nessuno quando perde il suo cuore. E’ brutto da dire, ma tu, ora come ora, sei solamente corpo e anima. Non dovresti avere sentimenti anche se ho visto che riesci a provarne, il che è molto strano. Comunque, il tuo cuore è là fuori da qualche parte e ha il tuo vero aspetto. >>
<< Oh…ecco perché sono così. >>
<< Esatto. Scusa se prima non mi sono presentato, volevo parlare di cose più importanti : sono Riku. Come ti posso chiamare? Ti consiglio di sceglierti un altro nome, chi ti ha pugnalato potrebbe ritrovarti se usassimo il tuo vero nome. >>

<< Mirica, cosa stai facendo? >> chiese una piccola Larilei alla sua nuova amica.
<< Studio il dialetto argenteo. Come si pronuncia questa parola? >>
<< “Yuli” ! >>
<< Che bel suono, un giorno invece io ti insegnerò il dialetto del Giardino Radioso, che ne dici? >>
<< Sì, sì, per favore ! >>


Gli strinse la mano. << Di solito sono Larilei di Mylee, Custode della Sfera della vita, ma tu chiamami Yuli. >>
<< Piacere, Yuli. Vieni con me. >>
Insieme, Riku e Yuli si incamminarono verso un portale oscuro.

<< Vedo che i miei documenti ti sono arrivati, Sora. >>
Il Re era arrivato presto sulle Isole del Destino, prima del suo arrivo spedì dei documenti e una foto della Custode di Silver Alcazar per dare più dettagli; per questa missione aveva pensato di mandare solo Sora e Riku, sia per la fiducia che nutriva nei loro confronti sia per addestrarli e questa era un’occasione da non perdere.
<< Sì, ho letto tutto, Maestà. >>  Sora sfogliò il libricino contenenti le poche informazioni su Silver Alcazar che Re Topolino era riuscito a raccogliere.  << Anche se non capisco, come mai non me ne ha mai parlato prima? >>
<< Ho scoperto che il motivo per cui non è nemmeno segnato sulla Mappa risale ai miei antenati : è un rapporto di fiducia reciproca tra Eroi del Keyblade e Guardiani Argentei, loro proteggono i nostri mondi e ci permettono di chiudere le Serrature e noi non parliamo di loro per non attirare pericoli. Se la gente sapesse che sono loro alla base di ogni barriera, in tempo zero lo raderebbero al suolo. Anzi, è già successo. >>
<< Chi è la Custode tra questi tre? >> Sora guardò la foto.
<< La ragazza bionda, Larilei di Mylee. Figlia di Darryl di Mylee. >>
<< Oh, sembrano proprio amici, come me, Riku e Kairi… >>
 << Già, Larilei deve essere molto triste, molto probabilmente è stata separata dai suoi amici. >>
L’Eroe del Keyblade sentì una stretta al cuore e sul suo volto comparve  un’espressione triste; conosceva quella sensazione.
<< Ho mandato queste cose anche a Riku ma stamattina non sono riuscito a trovarlo, hai idea di dove sia? >>
<< No, Maestà. Ora che ci penso, ieri mi ha detto che in mattinata avremmo discusso sul da farsi ma non sono riuscito a trovarlo. >>
Una folata di vento, dietro ai due, li colse di sorpresa.
<< Perdonatemi se ho preso l’iniziativa. >> Riku uscì dal portale oscuro, Sora e il Re si girarono. << Mi cercavate? Sono qui. >>
Dietro di lui sbucò Larilei, ora Yuli, che una volta finito l’effetto dell’Oscurità rimase abbagliata dal sole che batteva sulla spiaggia.
<< Riku! Chi… ? >> Il ragazzo castano sembrava aver perso le parole, fu Re Topolino a continuare il discorso.
<< Chi è lei? >>
<< Portate rispetto. >> Rise Riku. << Davanti a voi avete la Custode di Silver Alcazar. >>
<< Uhmm… >> Sora si avvicinò a Yuli, che indietreggiò di qualche passo, fino a toccare coi talloni un palo del molo così si limitò a seguirlo con lo sguardo in silenzio. << Senza offesa Riku, sicuro di vederci bene? >>
Il suo amico si mise una mano in fronte, sospirando.  << Sora, sei il solito stupido. >> Rivolse poi lo sguardo a Yuli, come per farle continuare il discorso.
<< Sono un Nessuno, adesso. >>
Il  << COSA ? >> di Sora era così vicino alle sue orecchie che se le coprì.
Il Re le si avvicinò, la ragazza riconoscendolo improvvisò un inchino. << Oh, no, no, lasciamo stare le formalità. Come lo sei diventata? >> la rassicurò
<< Un uomo dagli occhi gialli mi ha pugnalato al petto con il mio stesso spillo. Maestà, lei saprà che le uniche cose che possono danneggiarci a livello etereo sono i nostri stessi strumenti. >>
<< Sì, mi sono informato più che potevo. Non ci voleva proprio ma tranquilla Lari- >>
<< Yuli. Per favore, mi chiami Yuli. Riku mi ha consigliato di usare un soprannome per non attirare l’attenzione. >> Yuli sorrise, Re Topolino si schiarì la gola per continuare il discorso.
<< Non ti preoccupare, Yuli.  Questi due giovanotti sono due Eroi del Keyblade che mi hanno aiutato a salvare l’Universo per ben due volte, ti aiuteranno a tornare a casa. >> si girò verso di loro, che annuirono. << Non possiamo permettere che la tua terra natia, così importante per l’ordine del nostro Universo vada completamente distrutto; recupereremo la Sfera, i tuoi amici e il tuo vero aspetto. >>
Yuli abbassò la testa in segno di rispetto. << La ringrazio infinitamente. >>
 << Figurati, è il nostro dovere. Ti va di raccontarci qualcosa in più ? >>

<< …Ed è così che sono finita a Crepuscopoli, alla stazione del treno. >>
Attorno a un tavolo sulla spiaggia, con tra le mani una granita di giglio, Yuli cercò di raccontare tutta la sua storia o almeno, quella che si ricordava.
<< Oh, io adoro Crepuscopoli! Un paio d’anni fa ci sono andata. >> Kairi intanto aveva raggiunto il gruppo.
“ Anche io la adoro.”
Una voce dentro Sora parlò, senza farsi notare rispose sottovoce  << Lo so, Roxas. >> e dopo quelle parole, sentì un piacevole calore nel cuore.
<< Quasi tutti i Nessuno potenti nascono lì. >>  disse Re Topolino. << Sei stata fortunata, per quanto sia inadatto da dire. >>
<< Chissà dov’è Mirica… l’uomo in nero aveva detto che non era riuscito a trovare Ewyan quindi per lui non sono preoccupata, se la sa cavare. Ma Mirica… >>
<< Mirica è la tua amica in questa foto, vero? >> chiese Riku.
<< Esatto.  Dodici anni fa il suo Mondo andò in pezzi e lei e la sua famiglia si trasferirono a Silver Alcazar. L’ho sempre aiutata, non era vista di buon occhio dai miei compaesani ma alla fine era sempre lei che mi insegnava a badare a me stessa. >> La Custode aveva gli occhi puntati sulla foto, per poco non le sfuggì una lacrima che asciugò subito. << … Posso tenere questa foto ? >>
<< Certo, certo, figurati. >>
Ci fu un breve silenzio.
<< Sora, Riku, Kairi. >> Il Re prese di nuovo parola. << Abbiamo discusso del piano, io non credo d’esservi d’aiuto. In questa missione lascio tutto a voi ma io sarò raggiungibile ogni momento. Domani pomeriggio si parte, vi lascio la gummiship. >>
Strinse poi la mano ai tre Eroi del Keyblade
<< Sì, Maestà. >> risposero i tre all’unisono.
<< E tu, Yuli, guidali. Conosci i Confini meglio di chiunque altro, da quello che ho visto la situazione non è buona nemmeno lì. Sali con loro e proteggili, come la Custode che sei. >>
<< Certo, Maestà. >> Sorrise lei.
<< Non deludetemi. Avete salvato l’Universo per ben due volte, ora più che mai la gente di tutti i Mondi ha bisogno di voi. Vi saluto, vi lascio preparare al meglio prima della partenza. >> Re Topolino si allontanò in un portale per il castello.
Dopo aver fatto il punto della situazione, si era deciso per partire prima per Silver Alcazar per recuperare più materiali possibili per Yuli, non potendo usare quelli di altri mondi se prima non erano lavorati dalla sua gente e poi fare un giro Mondo per Mondo, per controllare la situazione.
Sora era visibilmente eccitato all’idea di partire di nuovo anche se la situazione generale lo preoccupava parecchio, Riku invece era più tranquillo perché si fidava delle sue capacità.
Kairi, invece, stava mostrando l’isola alla sua nuova amica e si chiedeva se doveva partire anche lei o no.
<< Quindi voi vivete qui? >> chiese Yuli, guardando le alte palme che crescevano sull’isola.
<< Sì, in realtà io vengo dal Giardino Radioso ma sono qui da talmente tanto tempo che mi considero al pari di Sora e Riku che invece sono nati e cresciuti qui. >> spiegò Kairi.
<< Oh… anche Mirica viene dal Giardino Radioso, me ne parlava spesso, avrei voluto tanto visitarlo… >>  Per distrarsi, Yuli cercò di cominciare un discorso riguardante la prima cosa che vedeva. << Cos’è quell’isolotto ? >>
<< Su di esso c’è solamente un albero di Paopu, si dice che se due persone dividono lo stesso frutto rimarranno unite per sempre!  >>
<< Ohh… tu l’hai già diviso con qualcuno? >>
La ragazza dai capelli rubini arrossì << N-no! Non ancora, almeno… >> e cambiò discorso << Quindi tu sei una specie di principessa ? >>
<< Non esattamente, sono una Custode. Proteggo la Sfera che permette al mio Mondo e a tutti gli altri di proteggersi, ogni giorno devo assicurarmi che sia integra. Chiunque può diventare Custode, a patto che sia abbastanza potente o abbia una certa conoscenza magica. Prima di me c’era mio padre. >>
<< Quindi anche tu combatti? Da quello che ho sentito, nel tuo Regno non si combatte mai e in cento anni non avete avuto uno scontro. >>
<< Ci sono i Cavalieri che è come l’esercito ma sono molti pochi e vengono accuratamente selezionati, poi ci sono i maghi che conoscono la magia generale, i guaritori che conoscono la magia curativa meglio di chiunque altro e i mercanti che riforniscono la gente. Io però non ho ancora trovato il mio posto, so solamente tirare con l’arco e usare la magia, ma non mi definisco né una maga né una guaritrice. >>
 << Tempo fa ho incontrato una maga, è l’unico ricordo che ho del mio paese natale e mi salvò, da quel momento i maghi mi stanno simpatici, anche io vorrei imparare a usare la magia. >>
Yuli sorrise assieme a Kairi.
<< Yuli, non ti preoccupare. Vedi questa spiaggia dove stiamo camminando? Tre anni fa non esisteva. Anche le Isole del Destino erano andate distrutte, ne rimanevano solo tanti piccoli pezzi di terra e chiudendo la serratura si riformarono completamente, anzi, più splendenti di prima. Il tuo Regno rinascerà. >>
<< Grazie, Kairi. >>

Delle dita nere tamburellavano su un tavolo di marmo.
<< Su questa bianca terra io camminerò…. >> cantò una voce, per poi ridacchiare. << Faceva così o sbaglio ? >>
La sfera in mano a delle mani ricoperte da guanti neri stava cominciando a reagire negativamente, smettendo di brillare poco alla volta man mano che il tempo passava.
In una stanza bianca di un palazzo abbandonato, un uomo sorrideva alla riuscita del suo piano. << Come abbiamo fatto a farcelo sfuggire? Quando il Capo lo verrà a sapere sarà sorpreso. >>
<< Xigbar. >>
Un altro uomo apparve davanti a lui, si levò il cappuccio rivelando dei lunghi capelli blu.
<< Saix. >>
<< Che hai intenzione di fare? Anche se siamo tornati umani e abbiamo giurato fedeltà a Xemnas mantenendo i nostri nomi, non credo sia ancora pronto per ricreare Kingdom Hearts. Ti sei messo in un guaio più grosso di te, io non scherzerei con gli Argentei. >>
Xigbar rise << Saix, ma che dici? Hai visto con che facilità sono riuscito a bucare la loro barriera per entrarci? E meno male che normalmente Silver Alcazar è visitabile in modalità fantasma. Non sono furbi come credono. >>
<< Quel Regno è alla base di tutta la magia, pure quella che permette a Kingdom Hearts di riformarsi, lo sai che non bastano solo i cuori ma anche delle condizioni favorevoli. Non per nulla noi ci siamo dovuti nascondere per un po’ di tempo. >>
<< E cosa vuoi farmi credere? Che non ne permetteranno la creazione? >>
<< Xigbar, tu dai per scontate troppe cose. Ricorda che hai appena distrutto il loro regno, i superstiti non ci metteranno molto a trovarci. Fai quello che vuoi. >> Saix scomparve di nuovo.
Già, l’Organizzazione, tornata in vita, aveva mantenuto gli obiettivi e le morali da Nessuno. Mancava solo Xemnas all’appello.
Alcuni membri si organizzarono per ricreare la nuova Organizzazione, Xigbar salì al controllo essendo il secondo in ordine anche se gli altri facevano più o meno quello che volevano in attesa della reincarnazione del Capo.
Logorati da ideali sbagliati, volevano ricreare Kingdom Hearts per assorbire tutta la Luce dell’universo e diventare Esseri Eterni, ovvero creature che una volta raggiunta la forza massima data dal potere della Sfera e da Kingdom Hearts, potevano dominare l’Universo e tutti quelli circostanti.
La sconfitta era stato un duro colpo e non si davano per vinti, per due anni avevano cercato invano di ricreare una cerchia di potere forte abbastanza da combattere contro gli Eroi del Keyblade ma ad un tratto, nella libreria del Castello dell’Oblio, Xigbar trovò dei documenti riguardanti quel misterioso Regno splendente ai Confini e studiò un metodo per entrare direttamente e, una volta trovato, aspettò il giorno adatto per attaccare.
L’immagine della Custode spaventata a morte però gli si fermò indelebile nella mente, in fondo si aspettava di lottare e invece trovò una ragazza spaventata, che non aveva idea di cosa fare.
“Eppure l’ho colpita in modo che diventasse un Nessuno, così, se l’avessi trovata, avrei potuto forzarla dentro la nuova Organizzazione. “
Sospirò: non ci voleva pensare, l’importante era ricomporre Kingdom Hearts.

Calato il sole, Yuli rimase sulla spiaggia a osservare il mare, proprio come faceva sulla sua isola.
Si era tolta le scarpe per camminare un po’ nell’acqua e cercare un attimo di pace in quel caos che erano stati i suoi ultimi due giorni.
Osservava le isole attentamente : erano così diverse dagli ambienti a cui era abituata ma le trovava bellissime, con il verde delle foglie delle palme e l’azzurro del cielo che si congiungeva con quello del mare.
<< Yuli ? >> Si girò, dietro di lei c’era Sora con uno strano oggetto in mano.  << Posso chiederti una cosa? >>
<< Certo. >>
<< Ieri sera questa cosa è caduta dal cielo, Riku ha detto che viene dal tuo Regno. >> Il ragazzo gli allungò la bussola con l’ago impazzito.
Yuli riconobbe subito di cosa si trattava. << Ah! Un Mutalico! >>
<< Muta…cosa? >>
<< Mutalico! >>  girò la bussola, per leggere la descrizione.  << “Chiamata Angelica” … Oh! Questo dev’essere bello! >>
<< …Mi potresti spiegare cos’è, per favore? >>
<< I Mutalico sono in breve dei cambia magia. Nel mio mondo sono rari i maghi che posseggono tutti i tipi di magia quindi, se per un po’ di tempo te ne serve un certo tipo puoi usare un Mutalico per cambiare l’elemento dei tuoi oggetti magici. L’ago indica quanta ne rimane, una volta esaurita l’energia puoi buttarlo o ricaricarlo, si attacca agli oggetti con questa catena. Vuoi vederlo in azione? >>
Se si parlava di azione e imparare nuove tecniche, Sora aveva una sola risposta << Sì, certo! >>
Yuli evocò il suo arco e le sue frecce, prese il mutalico  e lo attaccò all’estremità inferiore dell’arco; in un’esplosione di luce, l’arco raddoppiò la sua grandezza e all’estremità si formarono due grandi ali d’angelo, le frecce diventarono lunghe e più sottili, con la punta più affilata.
<< Sembra pesante ma in realtà non lo è. >>  puntò in direzione di una capanna, ora che le frecce erano più sottili poteva tirarne tre per volta tenendole fra le nocche, e scoccò.
Le frecce in volo sibilarono, per poi esplodere in un bagliore bianco non appena centrato il bersaglio; la capanna rimase illesa.
<< Whoa… incredibile! Voi Argentei siete fantastici! >> Sora era visibilmente eccitato.
La ragazza sorrise << Vuoi provarlo? I mutalico sono compatibili con chiunque usi la magia. >> Per poi staccare il mutalico dall’arco, che tornò d’argento.
<< Sì! >> Il ragazzo evocò il suo Keyblade e ci attaccò il mutalico : in pochi secondi la chiave venne sostituita da una lunga lama trasparente, affilata al punto che si poteva sentire il vento che veniva tagliato, l’impugnatura invece,  si trasformò in un grande cerchio d’oro.
Sora rimase a fissarlo. << E’ davvero fantastico… Quanto dura? >>
<< Di solito meno di un giorno ma se lo stacchi puoi risparmiare energia. Ce ne sono di vari tipi, questo è puro Luce, ma ci sono di tutti gli altri elementi, magari domani potremmo ritrovarne qualcuno tra i resti. Mi dispiace rubare però è un crimine di cui devo macchiarmi, se voglio salvare la mia gente. >>
<< Sai, Yuli, io ti ammiro. Ti conosco da poco però da quello che ho visto sei una ragazza molto responsabile e intelligente. Forse Kairi te lo ha già detto ma quattro anni fa mi ritrovai nella tua stessa situazione : le isole andarono distrutte e io feci un lungo viaggio per ricostruirle. >> disse Sora, staccando il mutalico. << Io ero molto più impulsivo e non nascondo di aver sbagliato tante cose. >>
<< Però ci sei riuscito Sora. >>
<< Sì sì, non lo nego. Però avrei tanto voluto essere come te. Posso dire anche di capirti, sai… anche io divenni un heartless. >>
<< Oh, come è successo? >>
<< Non mi va di raccontarlo nel dettaglio, sappi solo che ho sacrificato la mia vita in cambio di quella di qualcun altro. >>
Yuli sospirò. << Un modo molto più nobile del mio… >>
<< Ah, non ti preoccupare, non è quello il discorso : quello che intendo è che capisco, perché anche io ho un Nessuno e capisco come ci si sente, a non essere quello che si è veramente. >>
<< Dov’è ora, il tuo Nessuno? >>
Sora si portò una mano al cuore.
<< Dentro di te? >>
“ Esatto. “ Roxas non poteva fisicamente rispondere ma ascoltava ogni singola parola.
<< Quello che voglio dirti, Yuli, è di non spaventarti della situazione, agisci sempre a mente fredda. Sono certo che ritroverai il tuo Qualcuno molto presto e tornerete una cosa sola. >>
<< Io in realtà non ho ancora ben capito questo discorso dei Nessuno. So che sono la parte oscura di me stessa in questo ma nient’altro, Riku non ha avuto il tempo di spiegarmelo. >>
<< Yuli, magari te lo spiego domani, va bene? >>
<< Sì, per favore. >>

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Mi scuso per il ritardo, ma tra caldo e altri impegni non ho avuto un momento per scrivere ;;
Spero vi piaccia questo nuovo capitolo! Accetto suggerimenti, critiche e consigli!


CAPITOLO 5.
L’alba alle isole del Destino era fresca e calma, Yuli aveva passato tutta la notte a visitarle da sola, camminando fino a che non si addormentò sull’albero di Paopu.
I suoi sogni furono chiari e vividi, come dei ricordi lontani : una spiaggia dalla sabbia bianca, un mare cristallino e il sole che tramontava, colorando di viola, azzurro e rosa il cielo.
Mirica stava testando un nuovo mutalico d’acqua, collegato al suo fioretto, trasformandolo in una spada con l’impugnatura fatta di conchiglie e la lama a forma di corno di capodoglio.
<< Wow, Mirica. >> Ewyan invece stava seduto a lavorare a degli oggetti da vendere. << Dove lo hai preso? >>
<< Al mercato stamattina, ce n’era solo uno, l’ho cercato per un mese intero. >> rispose Mirica, agitando il suo fioretto in aria per fare un po’ di scena.
<< Molto bello, però io preferisco quelli d’aria, sono più leggeri e veloci. >>
<< Perché tu tiri con l’arco, Larilei. Invece, chi attacca con una spada ha bisogno di molta forza e resistenza. >>
<< Tanto non c’è bisogno di combattere, Silver Alcazar tra un po’ festeggerà i suoi cento anni di pace. >> disse Ewyan, incastonando una gemma in un anello.
<< I miei genitori hanno combattuto fin da piccoli. >> Mirica puntò il corno di capodoglio al sole. << E io voglio renderli fieri. >>

<< Yuli ? >>
Una voce la richiamò alla realtà, facendola quasi cadere dall’albero.
<< Oh, Sora… Dimmi pure. >>
Sora ridacchiò. << Come mai dormi qui? >>
Si sentiva attratto da quella ragazza. La sua provenienza, la sua condizione, le sue abilità ma soprattutto il suo aspetto; aveva già visto quei capelli rossi e quegli occhi di un verde brillante. Non voleva apparire troppo sospettoso nei suoi confronti, ma non perdeva occasione per osservarla anche nei movimenti, non l’aveva mai vista in vita sua però gli sembrava familiare, quasi un dejà vu.
Chiederle se fosse imparentata con quella persona sarebbe stato scortese, se la teneva come teoria personale ma per ogni momento che passava, i dubbi erano sempre meno.
<< Non l’ho fatto apposta, mi sono stesa un attimo e mi sono addormentata, il mare rilassa. >> sbadigliò. << Già sveglio ? >>
<< Sì, mi sveglio sempre presto. >>
Yuli chiuse gli occhi per un momento. << Sora… potresti spiegarmi i Nessuno ? >>
<< Certo, certo. >> Il ragazzo si appoggiò con le spalle al tronco. << Yuli, tu lo sai di essere una persona potente, non è vero? >>
<< Stai parlando con la Custode della Sfera, ragazzo. >> rise lei.  << Non per vantarmi ma sì, se mi hanno scelta per tale ruolo. >>
<< I Nessuno è quello che rimane quando una persona perde il proprio cuore; un corpo pieno di ricordi, quasi una copia perfetta, solamente senza l’abilità per apprezzare la vita : i sentimenti. Tu non hai un cuore, Yuli. >>
Yuli tornò seria. << Potrò riottenerlo o sarò per sempre una brutta copia di me stessa? >>
<< Sì, certo, puoi riprenderlo. Da quello che ho notato, tu non sei una persona staccata dal tuo Qualcuno, sei la sua copia. E’ un buon segno, vuol dire che non perderai alcun ricordo, nemmeno questi sulle Isole del Destino. >>
<< Il mio Qualcuno è la mia vera io? >>
<< Sì e sta dormendo da qualche parte, spero sia al sicuro. Poteva andarti peggio : potevi finire nell’Organizzazione. >>
<< Organizzazione? >>
<< Un gruppo di Nessuno, hanno formato un gruppo e vogliono ricomporre Kingdom Hearts con il potere della Sfera, l’uomo incappucciato di cui hai parlato sicuramente era uno di loro, li riconosci dalla tunica nera. >>
<< A che scopo? >>
<< Una persona potente come te avrebbe fatto comodo a loro, fidati. >> Sora guardò i suoi lunghi capelli, ancora ammaliato. << Se li dovessi incontrare, rifiuta ogni contatto. >>
<< Va bene. >>

<< Wow, ammirate il grande Xigbar, colui che mette a segno un colpo brillante per poi lasciarsi sfuggire metà del piano, complimenti. >> Larxene incrociò il Tiratore Libero in corridoio.
<< Larxene, chiudi il becco. >> Xigbar le rivolse uno sguardo disprezzante. << E’ questione di tempo, la troverò. >>
<< Ho trovato una cosa che non ti piacerà. >> La Ninfa Selvaggia gli lanciò quella che sembrava una carta.
Su di essa c’era una foto di Yuli a Crepuscopoli e senza ragionare, l’uomo con la cicatrice si lasciò andare un “MALEDIZIONE!”
<< No, no, Xigbar, in quale Mondo sia finita non è importante; guardala bene, ti ricorda qualcosa…? O meglio, qualcuno? >>
<< In effetti è strano che abbia cambiato così tanto il suo aspetto, i suoi occhi non erano verdi ma azzurri, i suoi capelli ross- >> Avvicinò la carta ai suoi occhi. << No, non ci posso credere. >>
<< Esatto. >> Larxene gli appoggiò il gomito sulla spalla. << Per ora non agitiamo le acque, vediamo la faccenda come si evolve naturalmente. Se dovesse degenerare, interverremo. >>
<< Giusto, Larxene. >>
<< Bravo il nostro nuovo Capo, quando vuole ragiona. >>
Un altro pensiero si fece strada nella mente di Xigbar, riguardante l’aspetto del Nessuno che aveva creato di proposito : possibile che fosse collegato a una certa persona? Una persona anch’essa tornata in vita, questo lo sapeva di certo, ma che non aveva ancora visto.
“Meglio non si faccia vedere. “ Pensò, buttando la foto nel caminetto della stanza.

Yuli osservò la gummiship rimanendone meravigliata. << Quindi è questa la …cosa… che ci porterà in giro? >>
<< Io e Riku la guideremo, tu devi farci da navigatrice. >> disse Sora, controllando che all’interno fosse tutto a posto.
Riku invece controllava gli esterni, assicurandosi che, in caso di urto, non si sarebbe rotta in mille pezzi.
<< Non so com’è l’Universo visto da fuori ma ci proverò. >> Salì anche lei, guardandosi attorno : era esattamente come si era sempre immaginata un’astronave, forse un po’ troppo colorata.
In una parete, scorse un cartello e lo lesse : “ I sorrisi sono il carburante della gummiship, anche se la tua tristezza è tanta, sorridi. “
<< Uh, Sora? >>
<< Sì ? >>
<<… Questa nave va davvero a… >> Puntò col dito il cartello. << Sorrisi? >>
Il ragazzo si era completamente scordato di quella faccenda. << Ehm…. Sì, diciamo. >>
Vide Yuli che tentò di accennare un sorriso sollevandosi i lati della bocca con gli indici e rise. << Apprezzo il tentativo. >>
<< Dai, non mi dite  che avete fatto la cosa dei sorrisi. >> Riku salì a bordo. << Yuli, lascialo stare. >>
<< Sora, Riku! >> Kairi si sentì in lontananza, per poi farsi sempre più vicina. << Io non vengo?  >>
<< Kairi… >> Sora scese dalla Gummiship, per parlare con Kairi in privato.  << Tu resta qui, per favore. >>
<< Perché? Voglio aiutare anche io, questa volta… Ho passato due anni senza far niente. >>
<< Senza di te non ci sarà nessuno a proteggere le isole. Per favore, rimani qui. >>
<< Io non so combattere, Sora. >> La ragazza guardò in basso, Sora la abbracciò.
<< Non posso permettermi di metterti in pericolo ancora. >> Per poi lasciarla e guardare Riku e Yuli alle prese con la Gummiship.
<< Io e Riku siamo più allenati e possiamo gestire queste situazioni, se ci tieni così tanto, passerò ogni giorno da quando ritornerò ad allenarti. >> aggiunse.
Kairi si rasserenò. << Va bene… Sora? >>
<< Sì ? >>
<< Non è che ti stai innamorando di Yuli? Da come la guardi non posso fare altro che pensarlo. >> Lo provocò.
<< No! >> Sora tentò di spiegarsi senza balbettare, c’era già qualcun altro nei suoi pensieri. << No, non è così, davvero; è solo il suo aspetto che in qualche modo non mi convince… >>
<< A me sembra una ragazza normale. >>
<< Sicura, Kairi? Guardala. >> Entrambi restarono a fissarla per qualche secondo, mentre lei guardava l’interno della nave dal parabrezza, seduta sul cofano anteriore. << I capelli, gli occhi e anche il suo atteggiamento… >>
Dopo aver capito, Kairi gli diede una pacca sulla spalla. << Secondo me corri troppo con l’immaginazione, non credo proprio siano imparentati, non scordarti che quello non è il suo vero aspetto. >>
<< Lo so ma è davvero strano… >>
<< Se ti concentri su questo, non riuscirai a compiere al meglio la missione. Non pensarci, preoccupati di cosa dovete fare. >>
<< Già, giusto. >>
I due ragazzi raggiunsero gli altri due, impegnati a controllare le ultime cose.
<< Yuli, trovi così interessante una Gummiship? >> chiese Riku, leggermente annoiato dal fatto che Yuli lo inseguiva a controllare ogni cosa.
<< Ho sempre voluto uscire dal mio Mondo e non ho mai visto un’astronave da vicino quindi sì! >> rispose lei.
<< Non ti piacerà starci sopra quando sballotterà nello spazio, fidati. >>
<< E’ sempre un’esperienza in più. >>
<< Per essere qualcuno a cui hanno appena distrutto il Mondo. >> Sora si aggiunse alla conversazione. << Sei parecchio allegra. >>
Yuli lo guardò, per poi recitare << “I sorrisi sono il carburante della gummiship, anche se stai soffrendo, sorridi!”… o sbaglio? Non voglio salvare la mia gente piangendo, voglio che mi guardino come la Custode coraggiosa che ha ricomposto l’intero Regno senza versare una lacrima. >>
Il ragazzo sorrise.
<< Tutto pronto. >> Disse Riku, accendendo il motore per una prova. << Si parte quando volete. >>
Yuli corse a bordo, sistemandosi su una sedia, Sora rimase ancora un momento a terra per salutare Kairi, quando si convinse a salire e a chiudere il portellone, Yuli urlò a Kairi un << GRAZIE! >> per l’ospitalità, promettendole di portarle qualcosa in cambio da Silver Alcazar.
La Gummiship uscì dall’orbita delle Isole senza problemi, per poi stabilizzarsi nello spazio, Yuli aveva passato tutta la partenza con le mani davanti agli occhi per la paura, una volta che il movimento cessò, Riku si girò.
<< Ora non sorridi più? Guarda fuori. >>
Yuli lentamente allargò gli spazi tra le dita per guardare fuori e, totalmente ammaliata dalle stelle, slegò la cintura per avvicinarsi al vetro.
<< Quindi è questo che si vede…. >>
<< Bello, vero? >> le chiese Sora, la ragazza annuì.
<< Non so le coordinate precise di Silver Alcazar, ti dispiacerebbe dirmele? >> Riku intanto aveva acceso il computer di bordo.
<< A dire la verità non so di cosa tu stia parlando, non avendo mai avuto a che fare con cose simili, ma se ti può essere utile, vai oltre la nube viola che circonda l’Universo, Silver Alcazar si trova tra quella nube e il Confine, direzione Sud da qui. >>
<< Agli ordini. >>
La Gummiship ripartì, questa volta più lentamente dando così a Yuli il tempo di osservare le stelle e i Mondi : secondo lei erano bellissimi.
Poteva vederli quasi di persona, non attraverso libri o documentari, erano davanti a lei ed erano vivi, splendenti di energia e tutti diversi; ognuno con il suo popolo e usanze. Si fece una nota mentale per tornare a visitarli non appena avrebbe avuto l’occasione di guidare un’astronave.
Lo spazio la ammaliava, sperava di non arrivare troppo presto a destinazione per restare a guardarlo ancora per un po’.
Il cielo cominciò a farsi sempre più cupo con l’avvicinamento ai Confini, superata la nube viola, all’orizzonte si scorsero dei resti di un Mondo.
<< E’ quello? >> chiese Riku.
<< Sì. >> Yuli era visibilmente scossa alla vista di cosa rimaneva della sua casa. << Atterra dove il mare incontra i resti. >>
Il ragazzo obbedì agli ordini, atterrarono in un pezzo di terra ricoperto d’acqua e davanti si poteva intravedere lo scheletro della città, Yuli aprì il portellone. << Fermi. >>
Tirò una freccia che creò un ponte temporaneo per raggiungere quella che un tempo era la piazza senza camminare in mare e ci saltò.
<< Se vi fidate, seguitemi. >>
I due ragazzi scesero e la seguirono.
<< Come mai la barriera non ci blocca? >> chiese il ragazzo dei capelli d’argento, guardando i resti delle case galleggiare in acqua.
<< Vi ho fatto atterrare apposta in un punto remoto per non essere bloccati, poi l’ho aperta con la mia magia. Anche se ormai, credo sia così debole da lasciarci passare. >>
La conversazione finì con attimi interminabili di silenzio, Yuli esaminò rapidamente la piazza principale, provando sia rabbia sia tristezza per quello che aveva lasciato accadere al suo mondo : i vetri delle finestre erano tutti rotti, le insegne erano staccate ed erano mosse solo dal vento, gran parte dei palazzi era crollata, tranne il Palazzo della Sfera, quello c’era ancora ma non brillava.
Il cielo era nuvoloso, come se dovesse piovere ma c’era abbastanza luce per vedere dove si camminava.
Sembrava tutto spento, come se qualcuno avesse staccato una spina, Sora e Riku osservarono la città, rimanendo in guardia nel caso ci fossero stati heartless.
<< Sora, Riku. >> Yuli si girò e chiese << Dove vanno le persone quando i loro mondi vanno distrutti? >>
<< Se sono fortunati, in altri mondi come La Città di Mezzo, una specie di rifugio. Se sono sfortunati, non sopravvivono. Però, se riesci a ricomporre il Mondo è come se riavvolgessi il tempo. Tutti possono tornare in vita. >>  rispose Sora.
La ragazza si sentì sollevata e continuò a perlustrare la zona, fino a intravedere qualcosa di familiare incastrato sotto una trave.
<< Non può essere… >> corse a controllare. << Uno Zerubino! >>
Sollevò la trave per liberare l’animale : un cavallo alato di un vibrante color porpora, con al collo ancora la catena che lo teneva legato a un palo. Gli occhi mancavano di pupille e criniera e coda erano di un acceso color viola.
<< Wow, cosa è? >> Riku tentò di avvicinarsi alla strana creatura.
<< Uno Zerubino, la gente li alleva per le loro piume cangianti o come mezzi di trasporto. Sono molto resistenti e possono essere evocati tramite … >> Yuli si guardò intorno, trovando l’oggetto che stava cercando vicino allo Zerubino  << Questo. >>
<< Una collana? >>
<< Sì,più o meno. >> La ragazza si mise al collo un ciondolo formato da un anello, al centro c’era incastrata una piccola sfera rossa, che staccò e
mise vicino allo Zerubino, che scomparve in una scintilla. Quando la scintilla smise di brillare, riportò la sfera rossa al centro della collana.
<< Meno male, ne abbiamo trovato uno addomesticato. Mi dispiace portarlo via da qui ma penso mi tornerà utile, gli Zerubini si possono evocare tramite questi oggetti. >>
La curiosità di Sora e Riku per gli oggetti e le usanze di Silver Alcazar era più grande del senso di allerta, la lasciarono parlare sperando che Yuli spiegasse altre cose.
<< Ora devo solo trovare dei mutalici e credo ne darò alcuni anche a voi, non credo ne troverò solo uno per tipo… vi va di aiutarmi? >>
I tre cominciarono a controllare ogni appartamento e ogni negozio alla ricerca di qualcosa di utile, dai materiali per costruire a pezzi di armi, elisir e pozioni.
Yuli si sentiva un po’ in colpa a rubare ma era necessario.
Dopo un paio d’ore, tanti colpi di tosse dati dalla polvere che si alzava a ogni passo e sforzi per sollevare i resti, si riunirono nella piazza a catalogare gli oggetti.
In tutto, trovarono una ventina di pozioni, otto mutalici carichi e due quasi scarichi, molti minerali e una spada.
<< Tesoro degli Abissi, Chiamata Angelica, Cuore del Vulcano, Soffio di Veleno… >> Yuli si legò i capelli con un nastro trovato in un negozio di accessori per avere il viso libero e concentrarsi meglio. Dopo aver riconosciuto tutti gli oggetti, selezionò quelli che voleva tenersi, mentre lasciò a Sora e Riku gli altri.
<< Io mi prendo il mutalico  Aria Notturna, voglio provare a utilizzare elementi opposti, voi prendete pure gli altri. In più, mi prendo la spada. >>
<< La spada? >> chiese Sora.
<< Qualcosa mi inventerò. >>
Con le tasche piene, tornarono sulla Gummiship, dove sul navigatore lampeggiava un messaggio del Re che Riku aprì :
<< Sora, Riku, Yuli. >> La sua voce era seria. << Cattive notizie, anzi, pessime. Siete stati bloccati fuori, la Nube ora è impenetrabile. Ho provato a scalfirla : è inutile. >>
<< Come bloccati fuori? >> il ragazzo dai capelli d’argento si allarmò.
<< Nel momento in cui avete attraversato la Nube, questa è stata bloccata. In queste ore che avete passato a cercare oggetti, io ho contattato altri Re di altri Universi per un consulto e solo uno mi ha risposto : Re Sehezel di Prisma. Se volete, l’Universo Prisma ora è aperto per il vostro passaggio, andate da lui al Castello d’Ossidiana, vi dirà cosa fare. >>
<< Ricevuto. >>
I tre chiusero la chiamata, un po’ spaventati e un po’ impazienti di vedere altri mondi. << Dejà vu. >> disse Sora, per poi configurare le ultime cose.
<< Non siete preoccupati? >> chiese Yuli nel mentre che guardava la spada e il suo arco sul pavimento della Gummiship, pensando a cosa ottenerne.
<< Un po’ sì, non sappiamo cosa ci aspetta, ma sono intrigato. >> rispose Riku.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Dopo quasi un anno, aggiorno con un nuovo capitolo. Mi dispiace!

Il lavoro, vita privata e altre cose si sono messe in mezzo, oltre al calo di ispirazione....

Credo sia però tornata! ;)



Vexen non era tranquillo : come ordinatogli da Xigbar, con il potere della sfera innalzò i Confini dell’Universo, per evitare che Yuli scappasse ed essere così irrangiugibile ma qualcosa non andò secondo i suoi piani.
Nonostante non si potesse più uscire, non avvertiva la sua presenza in alcun Mondo.
<< Vexen, novità? >> Xigbar aprì un corridoio oscuro nella stanza del computer, dove Vexen si trovava.
<< Ho fatto come mi hai detto ma non rilevo la sua presenza da nessuna parte. >>
<< Come? >>
<< Non riesco a trovarla, il che è impossibile visto che ora è un Nessuno, quindi dovrei riuscire a captarla. >>
<< Vexen, non dirmi che è morta. >>
Il Freddo Accademico scosse la testa. << No, il suo Qualcuno è ancora vivo. >> Si girò verso l’altra parte della stanza dove, in una teca trasparente e immerso in un liquido azzurro , il Qualcuno di Yuli, Larilei, riposava.
Era come addormentata : gli occhi erano chiusi e aveva un’espressione quasi sofferente; i suoi capelli lunghi e dorati le ricoprivano l’intero corpo e tra le mani, appoggiate sul petto, teneva un filo di cristallo.
Vexen sfiorò la bara trasparente. << Se il suo Nessuno muore, il Qualcuno sarà il primo a soffrirne, morendo con lei. >>
Xigbar guardò la ragazza dentro la teca. << Immagina, Vexen : il suo potere potrebbe generare un nuovo Kingdom Hearts e renderlo invulnerabile a qualsiasi cosa. >>
<< Non fantasticare, per usare il suo potere serve il suo Nessuno…ma dimmi, come hai fatto a fartelo sfuggire? >>
<< Vexen, non cominciare anche tu con questa storia. >> Ringhiò Xigbar.
<< Sono curioso, Xigbar, nulla di più. >> disse Vexen.
<< Credevo rinascesse come Nessuno a Crepuscopoli e infatti è stato così. Ma quando andai a prenderla, non c’era più. Qualcuno è arrivato prima di me e devo scoprire chi. >>

<< Ahh, non vedo l’ora di avere un’altra ragazza carina nell’Organizzazione. >> Demyx si stese su un divano.
<< Sei uno stupido se credi alla favola di Xigbar di portarla qui dentro. >> Zexion si voltò verso di lui. << Solo perché c’è un Nessuno Speciale a piede libero non significa che voglia entrare nell’Organizzazione. >>
<< Zexion, sei davvero pessimista. >>
<< No, realista.  Comunque hai sentito? >>
<< Cosa? >> chiese il Notturno Melodico.
<< A quanto pare, il Nessuno è imparentato con un certo traditore. >> Zexion rispose in modo serio. << Sono solo voci, ma credo abbiano un fondo di verità. >>
<< Quindi è per questo che non si è ancora fatto vedere? >>
<< Molto probabile. >>

<< Brrr, che freddo! >> Sora rabbrividì, non appena i suoi piedi toccarono il suolo nel Regno d’Ossidiana.
<< In effetti fa un po’ freddo. >> Riku lo imitò, cercando di non scivolare sulla neve.
Entrambi si misero a guardare Yuli che si divertiva a correre lasciando le impronte e a toccarla, felice come una bambina. Si chiedevano come facesse a non sentire il gelo, non avendo le gambe coperte.
<< Ti diverti? >> le chiese Riku.
<< Un sacco ! >> Yuli si stese sulla neve, provocando una reazione negativa nei ragazzi.
<< Non senti il freddo? >> chiese il ragazzo castano.
<< No. E poi su Silver Alcazar non nevica mai, anzi, il sole splende sempre. >> La ragazza alzò gli occhi al cielo, guardando il sole bianco del Regno d’Ossidiana.
Bianco, come il suo Castello.
Cercò di non farsi rovinare quel piccolo momento di spensieratezza e si alzò, pulendosi il vestito e le gambe dalla neve, si guardò attorno. << Destinazione, Castello! >> disse, guidando Sora e Riku.
<< Perché, tu sai dove si trova? >>
<< No, Riku, posso solamente andare a intuito. >>
Arrivarono al Castello dopo circa un’ora di camminata nella neve e non si aspettavano quello che avevano davanti : un’enorme costruzione nera, con grandi finestre e un portone lucente, decorato con un serpente viola.
Salirono le scale e il portone si aprì in automatico; davanti a loro un lungo tappeto viola decorato con ricami dorati che si allargava sul pavimento di una sala circolare.
<< Permesso…? >> Yuli parlò a sillabe, notando che la sua voce rimbombava.
<< Oh, piacere di conoscervi! >> Una voce sconosciuta dietro di loro li fece sussultare e girare di scatto : un giovane uomo con dei capelli neri, mossi e scompigliati li stava salutando con una mano, con l’altra teneva un enorme vaso nero.
Gli occhi allegri e color nocciola si potevano intravedere attraverso gli occhiali dalla montatura spessa e indossava un lungo cappotto viola.
<< Salve. >> Riku prese la parola. << Ci potrebbe dire dove trovare il Re? >>
<< Sehezel? >> rispose il ragazzo, sorridendo.
<< Esatto. >>
<< Allora avevo indovinato! >>
Il giovane si avvicinò al trio, posando a terra il vaso da cui uscì un cobra con le squame cangianti che lo seguiva. Si diede un leggero colpo alla testa e dal nulla si materializzò una corona, che raddrizzò.
Yuli cercò di non mostrare alcuna emozione ma era chiaro che quel ragazzo l’aveva colpita.
<< Sono io Sehezel, il vostro Re mi ha parlato di voi ma non pensavo di vedervi così presto. >> Si mise una mano nella tasca del cappotto, mentre il cobra si alzò sul suo corpo al pari della sua altezza. << Lei è Vritra, la mia fedele compagna. >>
<< Io sono Sora, lui è il mio amico Riku e … >> Sora si girò verso Yuli, non sapendo come introdurla ma cambiò espressione quando la vide tutta rossa in viso.
<< Cosa c’è? >> chiese lei, facendo un paio di passi indietro.
Sora sorrise. << Tu non dici il tuo nome? >>
La ragazza tentò di farsi passare l’imbarazzo, sfogando l’agitazione sulle pieghe del vestito per apparire in ordine. << Io sono Larilei di Mylee, Custode di Silver Alcazar, però le chiedo di chiamarmi Yuli. >>
Il Re annuì. << Sì, ne ho sentito parlare. Diamoci pure del tu, sono Re da poco e non sono ancora abituato a queste formalità. >> E strinse delicatamente la mano a Yuli.
<< V-va bene. >> Yuli lo guardò negli occhi solo per qualche secondo, prima di distogliere lo sguardo per l’imbarazzo e chiese la prima cosa che le venne in mente. << Potresti parlarmi del tuo Regno? Per capire meglio come puoi aiutarci. >>
<< Sì, certo. >> Sehezel indietreggiò di qualche passo, si tolse gli occhiali e con un rapido movimento della mano si tolse i capelli dall’occhio destro, che brillò di una luce viola. Delle fiamme nere formarono un cerchio attorno a lui e Vritra gli si legò a un braccio. << Ormai lo sapete, io mi chiamo Sehezel e sono il Re e non solo, sono un negromante. Posso richiamare dall’aldilà le anime delle persone morte o parti dei loro corpi e usarli per combattere o per le mie ricerche. >> In uno schiocco di dita, fece smettere il tutto e si rimise gli occhiali. << Ma ovviamente, porto rispetto per loro e per cosa mi permettono di fare, per questo preferisco usare Vritra in battaglia e studiare il veleno. >>
I tre ragazzi si limitarono a un breve applauso, rimasti quasi incantati alla vista del suo potere, solo Riku prese parola, per sciogliere un po’ il ghiaccio. << Gli occhiali servono per avere le ragazze ai tuoi piedi? >>
<< Mi piacerebbe. >> Sehezel sorrise. << In realtà ci vedo davvero poco, non ne ho bisogno quando uso il mio potere perché posso scambiare temporaneamente il mio occhio destro con quello di una persona sana ma purtroppo non posso mantenere questo effetto. >>
<< Sei da solo, in questo Regno? >> chiese Sora. << Abbiamo camminato per quasi un’ora e non abbiamo visto nessuno, nemmeno un’abitazione. >>
<< Il terreno attorno al castello è un enorme cimitero, avete camminato sulle tombe coperte di neve. >> Non fece in tempo a finire la frase che notò Sora, Riku e Yuli visibilmente scossi che si guardavano l’un l’altro senza dire nulla. << No, non vi preoccupate! Non avete fatto nulla di male, anzi la gente che abita sotto terra sarà stata contenta, di avervi visto. E’ normale:  per esercitare il mio potere al massimo, devo essere circondato dalla fonte e non posso rischiare, durante gli allenamenti, di toccare il centro cittadino. Ogni tanto mi sento un po’ isolato, ma va bene così. >>
<< Ironico. >> Yuli pensò ad alta voce. << Io sono il contrario : controllo la vita e tutto ciò che ne permette l’esistenza, il mio compito è proteggerla e fare in modo che sia nella sua forma migliore, con la magia curativa. >>
<< Gli opposti si attraggono. >> ridacchiò il negromante. << Adesso, se volete accomodarvi nel mio studio, vi parlerò di cosa abbiamo discusso io e il vostro Re, mentre aspettavo il vostro arrivo. >>

Il Castello era silenzioso, quasi spettrale. La potente luce del sole, riflessa dalla neve, ne illuminava tutte le stanze facendo risplendere cimeli e oggetti magici.
I passi di Sehezel facevano eco, ogni tanto si voltava verso i tre ragazzi per assicurarsi non fossero a disagio, in particolare nutriva una certa simpatia per Yuli.
Materializzando una chiave trasparente, aprì una porta pesante che dava sulla sua biblioteca personale : una stanza molto alta, con scaffali accessibili tramite delle scale che Sezehel non usava mai : preferiva muovere i libri con la magia.
Si avvicinò alla scrivania, dove sopra c’era un’enorme mappa luminosa, toccò un punto.
<< Questo è il mio Mondo, il Castello d’Ossidiana. Attorno a me, ce ne sono altri sette e in tutto formano il mio Regno, chiamato anche Universo Prisma. >>
Sette piccole sfere si formarono attorno a un’ottava, nera e viola. Sehezel si sedette e appoggiò  il mento sulla mano.  Guardò Yuli dagli ologrammi, notando i suoi lineamenti e vestiti, attratto.
<< Questi sette mondi sono tutti autonomi, ma sono sicuro che liberando la loro forza, potremmo ricostruire Silver Alcazar con poco sforzo. Io sono ancora inesperto, sono Re da poco e voi tre siete esperti, posso darvi il permesso di visitarli e cercare qualsiasi risorsa utile al vostro intento. Però voglio qualcosa in cambio. >>
<< Cosa vorresti? >> Chiese Sora.
<< Hmmmm… >> Il Re abbassò la testa pensieroso. << Voglio… >> guardò Yuli. <<…Un’enorme barriera, che protegga il mio Regno. Purtroppo ho avuto a che fare con persone malintenzionate un paio di anni fa, riuscii a cacciarli ancora coi miei poteri da novizio ma non mi sento al sicuro. Una volta concluso il nostro patto, nessuno dovrà più entrare qui dentro e dovrò sparire dai vostri documenti, nessuno in futuro saprà del Castello d’Ossidiana. Sono stato chiaro? >>
La ragazza rispose senza neanche pensarci. << Sarà la prima cosa che farò. >>
<< Perfetto, allora è deciso. >> Si alzò dalla sedia, chiuse la mappa. << Sora, Riku, potete uscire? >>
I due ragazzi si guardarono, confusi.
<< Non vi voglio cacciare, ma devo discutere di una faccenda privata tra sovrani con Yuli, spero capiate. Non ci metterò molto. >>
Riku lo guardò in faccia, prima di fare un passo indietro, un bagliore viola. << Sora, andiamo. >>
<< Così, senza battere ciglio? >>
<< Se devono discutere, lasciali fare. >>
Sora lo seguì fuori dallo studio, la porta si chiuse alle loro spalle, con un lucchetto chiuso da un incantesimo.
<< Così non ci disturberanno. Non che diano fastidio ma non amo parlare di cose private con gente che non c’entra. >> disse Sehezel << Vieni, ti voglio mostrare qualcosa. >>
La ragazza seguì il Re in un angolo dello studio, una parte di stanza dove mancavano finestre e porte, risultando così molto buio, le fece strada con una fiammella evocata appositamente.
Si fermarono in mezzo a due librerie, piene di libri pesanti e antichi, Sehezel si girò, rimanendo di fronte a Yuli, che si fermò.
<< Sehezel? >>
<< Yuli. >> sussurrò. << Yuli, Yuli, Yuli. >> Ripeté il suo nome a ogni passo che fece verso di lei. << Ti ho osservato, attentamente. >>
Yuli si sentì quasi lusingata, non seppe cosa rispondere, sorrise. << Sì? >>
<< I tuoi capelli rossi come il fuoco, gli occhi verdi brillanti, il vestito nero… Mi ricordi qualcuno… >>
<< Qualcuno… ? >>
<< Uno di loro. >>
<< Loro…? >> la ragazza cercò di distinguere la sua faccia al buio.
<< Sì, loro, sai di chi parlo vero? >>
<< Non ne ho idea. >>
<< Sicura? >>
<< Non so di chi pa- >>
Qualcosa nell’oscurità la colpì al petto, scaraventandola a terra per qualche metro, una stretta al collo. Yuli non poteva nemmeno lamentarsi, la coda di Vritra al collo a malapena la faceva respirare. Una corda magica le bloccava il corpo, forzandola con la testa a terra, poteva solo guardare le scarpe di Sehezel avvicinarsi sempre di più.
Tentò di chiamare Sora e Riku urlando, ma dalla sua bocca uscivano solo rantoli. Il serpente la morse su una spalla, facendole stringere i pugni
<< Cosa credevi di fare? >>
Il ragazzo si sedette vicino a lei, gli occhi illuminati da fiamme viola e ombre nere alle sue spalle.
<< Tu fai parte di loro, dell’Organizzazione! >>
Organizzazione? Ne aveva sentito parlare.
<< Sei riuscita a ingannare due Custodi del Keyblade e il Re, ma i tuoi vestiti e lineamenti parlano più di mille parole, fai parte di loro! Non mi inganni, due anni fa hanno distrutto parte di questa fortezza! NON USCIRAI DA QUI. >> Dal pavimento uscirono due figure umane completamente nere, fatta eccezione per gli occhi che risplendevano di giallo.
<< Non… è vero… >>
Un’ombra evocata da Sehezel le abbassò la testa con violenza, facendole sbattere il naso al pavimento, che iniziò a sanguinare, respirare era ancora più difficile.
Guardò le mattonelle del pavimento, finché non sentì Sora e Riku, dall’altra parte, colpire la porta per aprirla.
Sehezel respinse ogni loro attacco, ma un Blizzaga ben assestato riuscì a rompere il lucchetto e a spalancare le porte. Un secondo ferì il Re all’occhio destro, mentre un terzo servì a sciogliere la morsa che Vritra premeva contro il collo della ragazza, che riprese a respirare e si alzò sulle braccia, tossendo.
<< Sei pazzo? >> Sora bloccò Sehezel a un muro.
<< Io sono un negromante, riesco a percepire l’anima delle persone! Lei è dell’Organizzazione! >> ringhiò. << Come avete fatto a farvi prendere in giro? >>
<< Calmati. >> Riku gli puntò la Via per L’Alba al collo. << O non uscirai tu da qui. >>
<< E’ un Nessuno, è solo una coincidenza che sia simile all’Organizzazione, non farti strane idee. >> aggiunse Sora.
Sehezel tentò di contrattaccare con una delle sue ombre ma vennero subito sconfitte da due ragazzi, aizzò quindi Vritra che però venne colpita da un Firaga, il cobra lanciò un urlo che scosse i vetri. Vedendo la sua compagnia ferita, si arrese. << Avete vinto. Non toccate Vritra. >> Alzò le mani, li guardò negli occhi.
Riku abbassò il keyblade per andare ad aiutare Yuli, ancora dolorante a terra. Strappò un pezzo di una tenda per premerla contro il naso, la prese per mano e la aiutò ad alzarsi.
<< Grazie, Riku. >>
<< Di niente, ti fa male da qualche altra parte? >>
<< Non credo di avere nulla di rotto. >>
<< Bene.  Sora, lascialo andare. >>
Sora indietreggiò, Riku e Yuli si avvicinarono, lei prese parola.
<< Mi hai fatto male, non me l’aspettavo. >> Si tamponò il naso. << Sono un po’ delusa, ora dovremmo cercare un’altra soluzione. Non sono arrabbiata, sono solo molto triste. >>  Sospirò << Meglio andare. >>
Fece per uscire dalla stanza seguita da due ragazzi che mantennero il loro sguardo su Sehezel, restando attenta a ogni rumore per difendersi da un eventuale secondo attacco. Pensò di contattare Re Topolino, ma soprattutto pensò al destino del suo Regno, dei suoi amici e della gente a cui voleva bene, da soli loro tre non potevano farcela, si maledisse di non essersi saputa difendere dall’uomo con gli occhi gialli e di aver perso il suo vero aspetto.
“Come posso difendere il mio Regno se non posso difendere neanche me stessa?”
Pensò a Mirica e Ewyan, i suoi migliori amici, e si chiese dove fossero e se stessero bene, le mancavano tanto.
Ogni scalino in discesa fuori dal Castello le faceva male alla testa, faticò a tenersi in piedi, finché non ricordò un dettaglio importante: Sehezel attaccava con colpi avvelenati.
Non appena giunsero nel cimitero, si accasciò a terra, si sentiva debole, Sora e Riku corsero da lei. Il sangue non smetteva di uscire e sembrava sempre più liquido, aveva iniziato a macchiarle i vestiti e cominciò a sentire calore al collo.
<< Yuli!>>
<< Cosa succede se un Nessuno muore? >> fu la sua prima domanda, chiesta tutta d’un fiato, portandosi la mano al collo, come per alleviare quella sensazione.
<< Yuli tu non….devi morire. >> Sora guardò il Castello. << Dannato Sehezel. >>
<< Non sembri ferita in modo grave. >>
<< Riku io… mi sento male, ho la testa sempre più pesante. >> ansimò, mettendosi con la schiena contro una lapide. << Ho paura. >>
<< Ha ragione, non hai ferite profo- >>
<< Il veleno. >>
<< Riku… ? >>
<< Sehezel usa il veleno. >> si avvicinò alla ragazza, controllandole il collo: un livido bluastro si stava espandendo salendo dalla spalla morsa da Vritra. << E ha cominciato a espandersi. >>
A quelle parole, Yuli iniziò a disperarsi e piangere con le ultime forze che le rimanevano, consapevole che non poteva fare nulla, se non aspettare di morire. << Ho paura! >> gridò.
<< Yuli, Yuli, per favore, stai calma. Non ti devi agitare, soprattutto adesso. Troveremo un rimedio, te lo assicuro. >>
<< Non riesco a muovermi!! Che rimedio vuoi trovare? Sono inutile! Prima il mio corpo vero, ora quello finto! Non riesco a fare nulla! >>
Non sapendo cosa fare, i due ragazzi cercarono di pensare il più velocemente a un rimedio. Pozioni? Non era una semplice ferita. Magia? Quella di Sehezel era più potente. Erano bloccati dentro l’Universo Prisma, senza aiuti, si sentirono impotenti nel vedere che piano piano Yuli veniva meno alle sue forze.
Si sentirono dei passi nella neve,  una voce familiare. << Me ne occupo io. >>
Sehezel.



 

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