Un nuovo amore

di esserre93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lei ***
Capitolo 2: *** Impossibile resistere ***
Capitolo 3: *** Situazione difficile ***
Capitolo 4: *** Decisioni ***
Capitolo 5: *** l'una per l'altra ***
Capitolo 6: *** Indecisioni ***
Capitolo 7: *** New York ***
Capitolo 8: *** Finalmente felice ***
Capitolo 9: *** Alla luce del sole ***
Capitolo 10: *** Quiete prima della tempesta ***
Capitolo 11: *** Sofia ***
Capitolo 12: *** Novità ***
Capitolo 13: *** Sentimenti svelati ***
Capitolo 14: *** Gli occhi di Sofia ***
Capitolo 15: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 16: *** Eliza e Sofia ***
Capitolo 17: *** Famiglia ***
Capitolo 18: *** Voglio te ***
Capitolo 19: *** Caso difficile ***
Capitolo 20: *** Discrepanze ***
Capitolo 21: *** Un passo alla volta ***
Capitolo 22: *** Andare avanti ***
Capitolo 23: *** Allo zoo ***
Capitolo 24: *** Non è nulla ***
Capitolo 25: *** Dormire con Sofia ***
Capitolo 26: *** Brutte sensazioni ***
Capitolo 27: *** Non abbandonarmi Arizona ***
Capitolo 28: *** Eliza ***
Capitolo 29: *** Giorno 1 ***
Capitolo 30: *** Giorno 2 ***
Capitolo 31: *** Giorno 3 ***
Capitolo 32: *** Gli occhi di Eliza ***
Capitolo 33: *** Giorno 5 ***
Capitolo 34: *** A casa ***
Capitolo 35: *** Preparativi ***
Capitolo 36: *** La proposta ***
Capitolo 37: *** Dubbi ***
Capitolo 38: *** Indizi ***
Capitolo 39: *** A cuore aperto ***
Capitolo 40: *** Sposiamoci, ora ***
Capitolo 41: *** Si, lo voglio ***
Capitolo 42: *** Te lo prometto ***
Capitolo 43: *** Io e te ***
Capitolo 44: *** Arizona e Sofia ***
Capitolo 45: *** Marion ***
Capitolo 46: *** Avremo una bambina ***
Capitolo 47: *** Siamo sposate, Arizona ***
Capitolo 48: *** Lauren ***
Capitolo 49: *** La gelosia ***
Capitolo 50: *** Sensazioni ***
Capitolo 51: *** Anche io Amore, anche io ***
Capitolo 52: *** Va tutto bene ***
Capitolo 53: *** Il tuo sorriso ***
Capitolo 54: *** Sorprese ***
Capitolo 55: *** L'una tra le braccia dell'altra ***
Capitolo 56: *** Mi prenderò cura di te ***
Capitolo 57: *** Nido d'amore ***
Capitolo 58: *** Dimmi qualcosa ***
Capitolo 59: *** Siamo fortunate ***
Capitolo 60: *** Ti voglio bene mamma ***
Capitolo 61: *** Il ricevimento ***
Capitolo 62: *** Cambiamenti ***
Capitolo 63: *** Non puoi farci nulla ***
Capitolo 64: *** Baciami, scema ***
Capitolo 65: *** Ascolta il tuo cuore ***
Capitolo 66: *** Emozioni fraintese ***
Capitolo 67: *** Amelia ***
Capitolo 68: *** Wow ***
Capitolo 69: *** Atlanta ***
Capitolo 70: *** Certo che lo sono ***
Capitolo 71: *** Amelia vs Eliza ***
Capitolo 72: *** Tornerà ***
Capitolo 73: *** Vero ***
Capitolo 74: *** Codice Rosso ***
Capitolo 75: *** Tra le tue braccia ***
Capitolo 76: *** Nuovi inizi ***
Capitolo 77: *** Un anno dopo ***
Capitolo 78: *** Benvenuti ***



Capitolo 1
*** Lei ***


Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui con una nuova storia. Sono sempre stata una grande fan delle Calzona, ma da quando Callie se ne è andata, penso che Arizona debba finalmente essere di nuovo felice.
La mia storia tratterà la relazione tra Arizona ed Eliza, anche se sono praticamente all’inizio della loro conoscenza. Spero vi piacerà. Buona lettura!
 
Arizona era in caffetteria intenta a leggere un libro, quando alle sue spalle arrivò una donna: alta, capelli scuri e occhi di giacchio.
-Wow bel libro
-Scusi?
-Bel libro quello che stai leggendo
-Grazie
Quest’ultima non diede molta confidenza alla donna che ora era davanti a lei e continuò con la sua lettura.
-Sei di poche parole? – continuò la donna
-Solitamente sono logorroica, mi hai presa nel momento sbagliato.
-Allora spero di prenderti in un momento migliore la prossima volta
-La prossima volta?
- Si esatto, sono il nuovo insegnante degli specializzandi, quindi ci vedremo spesso.
-Ah…Bene! Sei tu quella che ha rubato il posto al Dottor Webber.
-Io non ho rubato nulla, ho solo accettato un’offerta di lavoro, sono Eliza Minnick.
-Arizona Robbins.
-So benissimo chi sei, Arizona. Alla prossima allora
-Alla prossima
Arizona guardò la donna andarsene e pensò tra se e se che fosse davvero attraente.
Nonostante non sopportasse la sua sfacciataggine, sarebbe stato difficile odiarla.
Guardò l’orologio, doveva andare in sala operatoria. Avrebbe dovuto asportare una semplice appendice da un bambino di 10 anni. Alex Karev non era tornato ancora in servizio e l’avrebbe sostituito con tutti i pazienti.
Entrò per lavarsi e davanti a sé trovò la Wilson e di nuovo la donna incontrata qualche momento prima in caffetteria.
-Due volte in un’unica mattina Dott.ssa Robbins, che piacere- affermò Eliza
-Cosa ci fai qui?
-Il mio lavoro in questo ospedale lo inizierò proprio stamattina con questa operazione. La Wilson farà il primo operatore e tu la seguirai passo passo.
-Stai scherzando, vero? Vuoi fare i tuoi esperimenti su un bambino?
-Non sono esperimenti, l’appendicectomia è la prima cosa che un chirurgo impara, quindi non ci saranno problemi, vero Wilson?
-Sono pronta dott.ssa Robbins, davvero
La Wilson era davvero sicura di sé, Arizona lo sapeva e sapeva anche che la specializzanda era molto capace.
-Ok iniziamo allora.
-Bisturi 10 – chiese con autorità la Wilson
L’operazione andò esattamente come programmato, la Wilson era stata davvero brava e il bambino non aveva avuto nessun tipo di problema.
-Donna di poca fede
-Come scusa?
-Ti fidi poco delle persone che ti sono vicine.
-Ti conosco a malapena, perché mai dovrei fidarmi di te?
-Perché se sono qui vuol dire che so il fatto mio, non credi?
Così la donna se ne andò e lasciò Arizona ai suoi pensieri.
“mi darà del filo da torcere” pensò.


FATEMI SAPERE SE PUO' PIACERVI!
ALLA PROSSIMA!

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Capitolo 2
*** Impossibile resistere ***


Arizona aveva appena finito il suo turno e si dirigeva verso la sua auto.
-Ehi dott.ssa Robbins – si sentì chiamare in lontananza.
Aveva riconosciuto la voce, ma fece finta di nulla ed entrò in macchina. Non aveva nessuna intenzione di vedere di nuovo la faccia altezzosa della nuova arrivata. Fu distolta dai suoi pensieri quando qualcuno bussò al finestrino. Era lei. “Non si arrende”, pensò Arizona e abbassò il finestrino.
-Dimmi dott.ssa Minnick
-Sei fuggita, avrei voluto fare una chiacchierata con te.
-Mi dispiace, non credo potremmo.  Non sarebbe professionale.
-Solo una chiacchierata, nulla di che.
-Sai, in ospedale a causa del tuo arrivo si sta scatenando una rivolta ed io tengo al dottor Webber; mi è stato accanto quando ne avevo più bisogno, quindi lo difenderò sempre.
-Puoi anche stare dalla parte di Webber, Dott.ssa Robbins, ma sarà difficile resistermi.
Eliza se ne andò lasciando a bocca aperta Arizona.
Che sfacciata, pensò.
 
Quella notte Arizona dormì molto male, continuava a pensare alla giornata appena trascorsa e soprattutto ad Eliza. Quella donna stava ricoprendo un ruolo molto scomodo in ospedale e non era di certo colpa sua il fatto di sostituire uno dei medici più stimati dell’ospedale. Non solo era molto brava nel suo lavoro, ma ci sapeva anche fare con le donne, l’aveva colpita sin dalla prima parola che le aveva detto.
Si svegliò più stanca di quanto non lo fosse prima di andare a dormire, così decise di andare a fare una doccia e andare in ospedale, ma il telefono squillò e dovette andare direttamente in pronto soccorso.
Era iniziata davvero male quella giornata.
-Cosa abbiamo? – chiese all’infermiera
-Donna, 30 anni, ventisettesima settimana di gravidanza, vittima di un tamponamento a catena, lamenta dolori al ventre.
-Ehi ciao, ora faremo un’ecografia e vedremo come sta il tuo bel bambino, ok?
-È una femminuccia, lo abbiamo scoperto da poco.
-Che bello, anche io ho una figlia.
-Come si chiama?
-Sofia, ma è a New York con la mia ex moglie. Allora, sembra che ci sia una emorragia interna. Dobbiamo intervenire.
-La prego, Dott.ssa salvi la mia bambina.
-Preparatela per l’intervento. Wilson, lavati con me. – disse alla specializzanda che era lì vicino.
 
L’operazione stava richiedendo più tempo del dovuto, l’emorragia era copiosa e doveva evitare di mandare in sofferenza il bambino; farlo nascere alla ventisettesima settimana non era la migliore delle prospettive.
Un’ora dopo l’operazioe era riuscita.
-Chiudi tu Wilson?
-Certo dott.ssa Robbins

Arizona così si diresse nella stanza del medico di guardia. Quel giorno la gamba le faceva male più del dovuto e non aver dormito la notte non la aiutava affatto, così decise di togliere la protesi e massaggiare la gamba. La porta però si aprì. Appena vide chi fosse pensò che quella giornata non potesse andare peggio di così.
-A quanto pare sei sempre nei posti dove non dovresti essere, dott.ssa Minnick.
-Mi dispiace Arizona, la porta non era chiusa e pensavo non ci fosse nessuno. Qualche problema?
-Nessun problema, come vedi sto benissimo
-Dai Arizona, come sai sono anche un medico dello sport, quindi se vuoi posso aiutarti.
-In realtà oggi ho più dolore del solito
-Hai bisogno di un massaggio, aspettami qui vado a prendere una pomata.
Non sapeva perché, ma quella donna le infondeva sicurezza. Mai a nessuno aveva permesso di  toccare la gamba in quel modo, soprattutto in un momento in cui lei era così vulnerabile.
 
-Eccomi qui.
Eliza iniziò a massaggiarle il moncone. Prima con delicatezza, poi applicando una giusta pressione.
Arizona si era lasciata andare completamente con quella donna e quel massaggio le stava facendo davvero bene.
Eliza, però iniziò ad accarezzare anche l’altra gamba e il corpo di Arizona fu pervaso da un brivido.
-Cosa stai facendo? – sussurrò con la poca voce che riusciva a far uscire, data l’eccitazione.
-Zitta Arizona.
Così fece. Eliza fece sdraiare Arizona e iniziò a sfiorare tutto il corpo. Con la bocca andò vicino il suo orecchio e le sussurrò: “Sei bellissima, sai?” e le morse il lobo. Continuò baciandole il colle e mise le mani sotto il suo camice. Notò che a quel tocco Arizona si irrigidì
-Non dobbiamo fare nulla che non vuoi
-Voglio
Eliza allora continuò la sua esplorazione e tolto il reggiseno alla dott.ssa, iniziò ad accarezzarle il seno. Arizona cercò le labbra di Eliza e le baciò delicatamente, con la lingua le chiese il permesso di entrare, che l’altra le concesse. Le loro lingue adesso si cercavano, lottavano e contemporaneamente le due dott.sse penetrarono l’una nell’altra, emettendo un gemito soffocato.
-Dio dott.ssa Minnick, lei mi farà impazzire
-L’avevo avvisata dott.ssa Robbins.
Le due incalzarono il ritmo, fino a quando non vennero contemporaneamente .

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Capitolo 3
*** Situazione difficile ***


Le due donne erano accoccolate sul letto della stanza del medico di guardia.
Eliza accarezzava i capelli di Arizona.
Arizona accarezzava il braccio di Eliza.
Erano in un mondo tutto loro. Fatto di passione, di comprensione.
Questo idillio venne interrotto dalle parole di Arizona.
-È una situazione difficilissima per me
-Lo so Arizona, ma che colpa ne ho io, se mi hanno messa contro un medico che tutti adorano?
-Lo so, lo so benissimo, ma potrebbero vedere questa nostra cosa come un doppio gioco
-Fa pensare loro ciò che vogliono. Io voglio conoscerti meglio, Arizona. Mi piaci e dovresti pensare alla tua felicità.
-Posso pensarci ancora un po’?
-Come vuoi
Così dicendo la mora si alzò e iniziò a rivestirsi.
-Devo assistere ad un intervento, devo andare. – disse alla bionda ed uscì dalla stanza.
Arizona ripensò a ciò che era appena successo. Era molto tempo che non stava così bene con una donna. Callie era l’unica che l’aveva completata in ogni cosa. Adesso Eliza era piombata nella sua vita e la situazione non era semplice. Rappresentava il nemico di tutti.
Si alzò, si rivestì e cominciò il giro delle visite.
In corridoio incontrò April.
-Ehi April
-Ciao Arizona, tutto bene?
-Si sono solo stanca, questa notte non ho dormito
-Ancora incubi?
-Diciamo di si. Tu tutto bene? Harriet?
-Harriet è al nido e con Jackson le cose non vanno molto bene
-Mi dispiace tesoro. Se vuoi qualche sera usciamo e parliamo un po’. Ora devo andare, ho il giro di visite
-Ci vediamo allora
Iniziò a visitare la donna appena operata e fortunatamente i parametri erano tutti nella norma, così passò anche a visitare i piccoli umani.
-Ehi ometto!
-Ciao Dott.ssa Robbins!
-Come ti senti oggi?
-Bene! Quando mi farai uscire? Voglio andare a casa.
-Lo so, piccolo. Adesso controllo la ferita se guarisce bene e poi vedremo quando farti uscire, ok?
-Va bene
Arizona vide che la ferita all’addome del bambino guariva, ma un po’ lentamente, ma decise di non dire nulla al bambino.
-Presto uscirai ometto! Nel frattempo vuoi un bel regalino?
-Siii
Arizona mise una mano nella tasca del camice e vi estrasse un lecca lecca.
Gli occhi del bambino si illuminarono.
Era la cosa più bella di questo lavoro: vedere il sorriso dei piccoli umani.
 
La giornata grazie a quel bambino migliorò nettamente, così a fine giornata decise di chiamare Sofia. Le mancava ogni singolo giorno sua figlia. Le mancava andare a prenderla all’asilo, portarla al parco, prepararle il suo piatto preferito.
Dopo due squilli qualcuno rispose al telefono, non era Callie.
-Pronto Arizona?
-Penny sei tu?
-Si sono io, Callie è sotto la doccia.
-Non importa, vorrei parlare con Sofia.
-Ok ora te la passo
-Mamminaaaa
-Ehi piccola! Come stai?
-Bene mamma, anche se mi manchi tanto. Quando verrai a trovarmi?
-Non lo so tesoro, la mamma deve guarire tanti bimbi qui.
-Allora posso venire io? Mi manca anche Zola.
-Lo so piccola. Ne parlerò con mamma Callie e vedremo cosa fare, va bene?
-Ok mammina, ora vado a vedere i cartoni animati. Buonanotte
-Buonanotte Sofia. Ti voglio bene
-Anche io mammina – e riattaccò
Arizona si sentì svuotata non appena la bambina riattaccò il telefono.
Da quando aveva deciso di mandarla a New York con Callie, la sua vita era concentrata solamente sul lavoro. Non era stata più con una donna, nonostante ne avesse avuto l’opportunità.
Ora però le cose erano cambiate. Eliza era entrata nella sua vita quando meno se lo aspettava e ciò che le trasmetteva quella donna era qualcosa che era tanto che non provava.
Teneva molto a Richard, ma forse se gli avesse parlato avrebbe provato a capirla.
Con questo pensiero crollò in un sonno profondo.

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Capitolo 4
*** Decisioni ***


-Buongiorno Richard, ti va se ci prendiamo un caffè? Vorrei parlarti di una cosa
Quella mattina Arizona era arrivata prima del solito in ospedale, perché voleva affrontare il discorso con Richard, sapeva che probabilmente non l’avrebbe presa bene, ma come le aveva detto Eliza aveva intenzione di pensare anche alla sua felicità.
-Buongiorno Arizona, si andiamo
Arrivati in caffetteria, ordinarono il loro caffè e si sedettero ad un tavolino.
-Dimmi pure – la incalzò Richard
-La questione è un po’ difficile in realtà. Negli ultimi giorni molte cose sono cambiate, non solo qui in ospedale, ma anche nella mia vita. Da quando è arrivata la dott.ssa Minnick si è scatenata una rivolta nei suoi confronti e capisco bene il motivo, poiché tu sei davvero un bravo insegnante e sei la colonna portante dell’ospedale…
-…ma ti sei innamorata di lei... – Richard continuò la frase per Arizona, che rimase sorpresa
-Innamorata è una parola un po’ impegnativa, ma mi piace molto e a lei piaccio io
-Lo avevo capito Arizona. Lo avevo capito dagli sguardi che vi scambiavate e dall’alchimia che c’era durante le operazioni, anche se facevi di tutto per non darlo a vedere
-Mi dispiace Richard
-E per cosa Arizona? Sai quanto io tenga a te e sai quanto io voglia vederti felice. Mi ha fatto piacere che me ne abbia parlato, perché vuol dire che hai rispetto per me e se questa cosa può renderti felice, allora lo sarò anche io
-Grazie Richard, davvero! Scommetto che però gli altri non la prenderanno come te
-Non preoccuparti degli altri, la vita è tua. Ora scusami, ma devo andare. Buona fortuna.
-Grazie! – e si scambiarono un abbraccio, di quelli sinceri, di quelli che un padre dà alla propria figlia.
Dopo quella chiacchierata Arizona si sentiva molto meglio e non vedeva l’ora di parlarne anche con Eliza.
Andò a controllare il tabellone delle operazioni e vide che stava assistendo al clippaggio di un aneurisma cerebrale: l’avrebbe informata più tardi.
Andò a visitare la donna che aveva operato il giorno prima e notò che aveva ancora dei dolori, così decise di farle una nuova ecografia:
-Dott.ssa Robbins, perché ho di nuovo questi dolori? Aveva detto che l’operazione era andata bene
-Infatti è così Lizzie, ma voglio controllare meglio con un’ecografia
Passò l’ecografo sulla donna e non notò niente di sospetto, la bambina cresceva bene, ma era meglio tenerla sotto stretta osservazione.
-Wilson, rimani qui con Lizzie. Non voglio avere sorprese. Non appena i dolori si intensificheranno chiamami subito, ok?
-Va bene dott.ssa Robbins
“Questa non ci voleva proprio”, pensò Arizona. Non si spiegava da dove potessero venire quei dolori e sperava vivamente che non fossero gravi.
Mentre rifletteva si trovò di fronte alla dott.ssa dagli occhi di ghiaccio, senza pensarci molto la prese per un braccio e la trascinò in ascensore.
-Ehi dott.ssa Robbins, che maniere
-Adesso sei tu a dover star zitta, dott.ssa Minnick
Detto questo, Arizona l’appoggiò alla parete dell’ascensore e le diete un bacio pieno di desiderio, passione e voglia di approfondire quel “discorso”
-Woow, a cosa devo tutto questo?
-Lo devi al fatto che davanti a te hai una donna che non ti lascerà fuggire dalla sua vita
-Ci hai pensato bene?
-In realtà bastava che ne parlassi con una persona a cui tengo molto e grazie anche a questa persona posso baciarti proprio ora
Arizona stava per avvicinarsi alle labbra di Eliza, ma il suono dell’ascensore la distolse da quel desiderio
-Magari più tardi, dott.ssa. Che ne dice di una cena a casa mia? – propose la mora
-Direi che è un’ottima idea
-Poi ti invio un messaggio con l’indirizzo.  A dopo! – e le fece l’occhiolino
“Che donna”, pensò Arizona

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Capitolo 5
*** l'una per l'altra ***


Erano più di 30min che Arizona cercava un abito per la cena, ma ogni volta che ne provava uno, era o troppo o troppo poco. Finalmente un’ora dopo era davanti allo specchio soddisfatta: aveva optato per un vestito rosso, lungo al ginocchio, con scollo “da nuoto”  che fasciava le sue splendide curve. Raccolse i capelli in un chignon lasciando libera qualche ciocca di capelli. Era pronta per andare.
Arrivata davanti alla porta sentiva il cuore che le batteva all’impazzata.
Possibile che una persona conosciuta solo 5giorni prima potesse farle quell’effetto?
Suonò il campanello e un attimo dopo si trovò avanti la donna più bella del mondo: abito nero, lungo al ginocchio in morbido tessuto e fascia in vita.
“wow” pensò.
-Ehi Arizona, entra pure
-Grazie, sei stupenda
-Beh, non sei da meno cara dott.ssa
Si sedettero sul divano a bere un drink prima della cena.
-Allora Arizona, mi dici qualcosa di te?
-Avevi detto che sapevi tutto, o era un modo per flirtare?
-Lo ammetto, volevo incuriosirti
-Beh, ci sei riuscita, ma in altri modi.
-Te lo avevo detto che sarebbe stato impossibile resistermi –
-Comunque mi chiamo Arizona e non come lo stato, come potresti pensare, ma…
-Per la nave da guerra, giusto? –
-Wow, come fai a saperlo?
-Beh, ho i miei segreti –
Arizona arrossì vistosamente.
-Ti faccio questo effetto dott.ssa Robbins? –
-Ed io che effetto ti faccio?
-Dio Arizona, se facciamo così non sarò in grado di fermarmi
-Vuoi fermarti Eliza? –
-Direi proprio di no –
 Eliza la prese e la portò in camera da letto. Si mise a cavalcioni su di lei. Le sue mani iniziarono ad esplorare l’intero corpo di Arizona. Si fermò all’altezza della zip del vestito e indugiò un breve attimo, ma poi iniziò a farla scendere, con una lentezza tale da far impazzire la bionda. Quando si trovò Arizona in intimo sotto di lei si fermò ad ammirarla. Gli occhi azzurri di Arizona erano quasi imploranti. Eliza si avvicinò alla sua bocca e iniziò a baciarla, intensamente. Con una mano le sciolse lo chignon e con l’altra iniziò ad accarezzarle il seno. Sentì che il cuore della bionda batteva sempre più forte, così le sbottonò il reggiseno e iniziò a stuzzicare i suoi capezzoli, il respiro di Arizona si faceva sempre più affannoso; con le dita Eliza disegnò le curve del corpo che aveva sotto di lei ed arrivò alla sua intimità. Giocò con il clitoride, prima lentamente, poi incalzando sempre di più, fino a quando dalla bocca di Arizona non uscì un gemito carico di piacere e voglia di vivere sempre di più quella donna.
-Questo è stato molto meglio della cena –
-Eh già, sei ancora più bella dopo aver fatto l’amore, lo sai?
-Grazie, sicuramente anche tu –
 e con un gesto abile ora le parti erano invertite. La bionda dominava sulla mora. Si incollò alle sue labbra, mentre con le sue agili dita toglieva di dosso il vestito alla mora. Le riempì il collo di baci, con le mani accarezzò i seni, prima con delicatezza, poi con più passione. Sentiva Eliza muoversi sotto di lei, le loro intimità erano a contatto l’una con l’altra, Arizona assecondò il suo movimento, che si faceva sempre più veloce. La bionda sentì che Eliza stava per avere un orgasmo, così inserì le dita dentro di lei e con colpi sicuri fece uscire il suo nome dalla bocca della mora.
-Vuole farmi venire un infarto dott.ssa Robbins?
-No, voglio farti capire quanto ti voglia –
-Anche io non sono mai stata così tanto bene con una donna, non mi sembra vero
-Callie è stata la donna che mi ha fatto cambiare idea su molte cose, sul matrimonio e sui bambini, ma adesso finalmente con te sento di riuscire ad andare avanti, grazie
-Grazie a te, Arizona.
Le due donne si addormentarono, con la sicurezza che nessuna delle due sarebbe andata lontana dall’altra, molto facilmente.

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Capitolo 6
*** Indecisioni ***


La prima a svegliarsi fu la bionda, guardò l’orologio sul comodino: era quasi l’alba. Si girò dall’altra parte del letto e vide che la mora dormiva beatamente, così decise di andare in cucina e mangiare qualcosa, la fame iniziava a farsi sentire. Mentre trafficava in cucina alla ricerca di un tegame, si sentì cingere la vita.
-Credevo te ne fossi andata– le disse la mora da dietro, sussurrandole nell’orecchio
Arizona si girò, i loro nasi si sfioravano quasi.
-Perché avrei dovuto?
-Non lo so, ma è stato il primo pensiero che ho avuto quando non ti ho trovata accanto a me.
La bionda non volle ammetterlo, ma quella frase l’aveva spiazzata, non era lì solo per una scopata e via, bensì per cercare di costruire qualcosa con quella donna.
-Beh, sono qui, avevo solo fame
-Siamo in due allora. Va a sederti, faccio io qui.
Arizona andò a sedersi sul divano e guardò Eliza preparare qualcosa da mangiare. Ripensò a ciò che era successo la sera prima, ma soprattutto a ciò che le aveva appena detto la mora.
-Mi farò perdonare riguardo la cena, per ora ho preparato queste due piadine, ma a cosa pensi? – le chiese di ritorno dalla cucina
-Nulla – tagliò corto la bionda e iniziò a mangiare
-Dai dimmi, c’è qualcosa che ti ha dato fastidio, Arizona?
-No, d'altronde a quest’ora sarei dovuta già essere a casa, dato che ho ottenuto ciò che volevo.
-Ma cosa dici? Perché parli così?
-Perché è esattamente ciò che hai pensato appena hai aperto gli occhi.
-Dai Arizona, io non intendevo quello e lo sai
-E cosa intendevi? Spiegamelo
-Intendevo che dato che ci conosciamo da poco tempo, forse non eri ancora pronta a svegliarti con me, tutto qui.
-Va bene non fa niente. Mi preparo e vado in ospedale.
-Di già? Riposa ancora un po’, poi andremo insieme
-No vado ora, riposerò lì.
Arizona finì di prepararsi e si diresse in ospedale. Sapeva che era presto per il suo turno, ma decise di andare comunque e riposare nella stanza del medico di guardia. Durante il tragitto continuò a pensare ad Eliza. Sapeva che la sua reazione era un po’ esagerata, ma voleva far capire all’altra donna, che non era più l’Arizona che tradiva, l’Arizona che ogni sera rimorchiava una donna diversa. Ora era l’Arizona pronta ad andare avanti, a costruirsi magari una nuova famiglia ed Eliza doveva capire che stava facendo sul serio, in fondo erano adulte e non più delle ragazzine.
Arrivata in ospedale andò direttamente a riposare e crollò in un sonno profondo.
Si svegliò due ore dopo per iniziare il turno e come prima cosa andò a controllare Lizzie.
-Ehi come andiamo oggi?
-Ciao dott.ssa, oggi meglio, sembra che i dolori si stiano affievolendo.
-Buone notizie allora! Facciamo un’altra ecografia e vediamo la bimba che dice
-Allora dott.ssa? tutto bene? – chiese la donna, quando vide che la dott.ssa era più pensierosa del dovuto.
-Affatto Lizzie, dobbiamo far nascere subito la bambina, non sento il battito
Così dicendo ordinò alle infermiere di prepararla subito e si diresse in sala operatoria.
-Wilson, chiama il pediatra di turno, abbiamo un parto prematuro
-Subito dott.ssa
La Robbins si preparò ad incidere e tagliato il cordone passò la neonata al pediatra.
Estrasse la placenta alla madre e si apprestò a richiudere.
-Allora? La bambina? Non la sento ancora piangere!
-Un attimo dott.ssa, sto facendo di tutto
Poco dopo un pianto riecheggiò per tutta la sala operatoria: la bambina era sopravvissuta.
Era piccola, aveva bisogno di molte cure, ma era sicura che ce l’avrebbe fatta.
Non appena si accertò delle condizioni di madre e figlia, si sciacquò e si diresse in caffetteria.
Aveva bisogno di una pausa.
Era ad un tavolo della caffetteria e continuava a fissare il telefono, dopo varie indecisione iniziò a scrivere un messaggio:
A: Callie
Ehi ciao. Come va? Ho da poco eseguito un cesareo alla ventisettesima settimana e ho ripensato al nostro incidente e a quanto Sofia dovette lottare già da così piccola.
La risposta non tardò ad arrivare:
 
-Tutto bene, sono in ospedale, ma ho una breve pausa. Eh già, è sempre stata una forza della natura. Di cesarei prematuri, però, ne fai molti, che succede Arizona?
 
Callie aveva sempre avuto quel potere: sapeva sempre quando Arizona aveva qualche pensiero di troppo
 
-Non riesco a scrollarmi di dosso i pregiudizi nei miei confronti
  • Di che pregiudizi parli?
-Sono una traditrice e una che rimorchia ogni sera una donna diversa
  • E tu ti ci senti?
-Ovvio che no! Ho fatto i miei errori, ma sto andando avanti e sto cercando di creare di nuovo qualcosa di sensato nella mia vita
  • E allora vedrai che lo capiranno anche gli altri
-Grazie Callie, mi fa piacere parlare ogni tanto con te
  • Anche a me. Sofia vorrebbe che venissi qui, perché non prendi in considerazione la cosa? Solo un weekend, le manchi molto
-Anche a me manca molto. Non sarebbe un po’ strano con Penny?
  • Non preoccuparti, sei anche tu la mamma di Sofia, quindi scegli i giorni e facci sapere.
-Va bene! Ci sentiamo allora! Buona giornata!
  • Grazie! Anche a te!
 
Nonostante quello che avevano passato, parlare con Callie le faceva sempre bene, forse era proprio perché ne avevano passate molte, che poteva sentirsi libera di parlarle.
Quella giornata sarebbe stata molto piena, così decise di tornare in reparto e pensare dopo a quale weekend utilizzare per volare a New York. Il telefonò iniziò a squillare dalla tasca del camice e vide che era Eliza: non aveva nessuna intenzione di discutere e lasciò squillare. Fortunatamente quel giorno non avevano nessuna operazione in comune, avrebbe pensato a lei in un altro momento.
-Ehi Arizona, c’è la “iena” che ti cerca.
-Chi sarebbe la “iena” Meredith?
-Come chi sarebbe? La Minnick ovviamente. Cosa vuole da te?
-Non mi importa.
-Ottimo atteggiamento Arizona, dobbiamo tenere duro, per Richard.
Così dicendo se ne andò dalla parte opposta lasciando Arizona a rimuginare.
Le cose erano successe forse troppo di fretta, ne aveva parlato solo con Richard e nonostante le avesse dato la sua benedizione continuava a ripensare a cosa era successo quella mattina con Eliza.
Forse non era ancora pronta?
Il prossimo week end sarebbe stato tra un giorno.
A: Callie
Mi libero per questo weekend. Parto dopodomani mattina. A presto!

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Capitolo 7
*** New York ***


Arizona era sull’aereo diretto a New York. Il giorno prima aveva deciso di scrivere un messaggio ad Eliza per informarla che sarebbe partita e che si sarebbe fatta sentire non appena sarebbe tornata a Seattle.
Mancava poco all’atterraggio e non vedeva l’ora di rivedere Sofia, ma era anche nervosa, perché avrebbe rivisto Callie dopo un lungo periodo.
Le dispiaceva per come stavano andando le cose con Eliza, ma forse staccare un po’ la spina le avrebbe fatto bene. L’aereo atterrò e andò a ritirare i bagagli.
-Mamminaaaaa -  Sofia le corse incontro e le saltò in braccio, per poco non perse l’equilibrio
-Ehi tesoro!! Come sei cresciuta!
-Visto mamma? Mi sei mancata tanto!
-Anche tu Sofia – e le lasciò un bacio tra i capelli- Dove sono la mamma e Penny?
-Sono qui fuori, ci aspettano in macchina
-Ok andiamo allora
Uscite dall’aeroporto, davanti a sé vide Callie poggiata alla fiancata della macchina, le mancò quasi il respiro. Era stupenda.
-Ciao Calliope! L’aria di New York ti fa proprio bene
-Ciao Arizona! Grazie, anche tu sei in forma. Come è andato il viaggio?
-Tutto bene.
-Andiamo a casa allora.
-Ciao Penny! – Arizona la salutò non appena salirono in macchina.
-Ciao Arizona, è un piacere rivederti
Il viaggio in macchina fu abbastanza breve
-Fa come se fossi a casa tua, ti mostro la stanza, così metti a posto le tue cose – le disse Callie non appena entrarono in casa
-Grazie mille, devo dire che ti sei sistemata proprio bene, sono felice per te
-Si è vero, finalmente le cose vanno per il verso giusto, mi dispiace solo che tu e Sofia dobbiate essere così lontane
-Anche a me dispiace, ma in questo weekend faremo una scorpacciata di coccole
-Allora vai da lei, poi parleremo un po’
Tra un gioco e l’altro, la mattina volò; dopo pranzo misero Sofia a riposare, così Callie e Arizona potettero sedersi in salotto con un bicchiere di vino a chiacchierare.
-Chi l’avrebbe mai detto, io e te, a New York, a bere del vino nella casa che condividi con la tua compagna
-Eh già, fa un po’ strano. Come vanno a te le cose Arizona?
-Bene
-Sul serio Ari, come vanno? Sono stata in pensiero dopo i tuoi messaggi. Problemi in ospedale?
-Si e no. Come ti avrà detto Meredith, in ospedale è arrivata una nuova responsabile degli specializzandi
-Si me lo ha raccontato. Cose da non crederci, Miranda ha “tradito” Richard dopo tutti questi anni
-Si è creata una sorta di guerra in ospedale, ma devo dirti che Eliza è davvero brava nel suo mestiere e purtroppo si è trovata in una posizione scomoda.
Callie alzò un sopracciglio e guardò Arizona – Non me la racconti giusta con questa Eliza – le disse
-Siamo state insieme, credevo che con lei finalmente avrei potuto iniziare una nuova vita
-Invece?
-Non so, mi ha invitata a casa sua, siamo state davvero bene e ci siamo addormentate, al risveglio pensava che me ne sarei andata, o forse lo sperava
-Ahia, e in te si è insinuato il pensiero che tu possa essere una da una botta e via, giusto?
-Giusto. Ormai tutti conoscono i miei precedenti, ma sono davvero cambiata e lei mi piace molto, ma con quella frase, anche se stupida, mi ha ferita.
-Lo immagino, dai vieni qui – Callie allargò le braccia per accogliere Arizona. Si abbracciarono e ad Arizona delle lacrime rigarono il viso
-Sono stanca Callie: in ospedale devo mentire ai miei amici, a casa mi sento sola e quando finalmente avevo ritrovato la felicità, ho deciso di rovinare tutto per una sciocchezza.
Callie sciolse l’abbraccio e con il pollice accarezzò le guance della bionda per asciugarle le lacrime.
-Vedrai che quando tornerai a Seattle le cose si sistemeranno. Goditi questi due giorni con Sofia e poi vediamo se farla venire da te a Seattle per qualche giorno. Va bene?
-Grazie Calliope – e le diede un bacio sulla guancia
-Non lo avrei mai detto che un giorno saremmo state capaci di parlare senza discutere, oppure di abbracciarci senza finire a letto, ma devo ammettere che il modo in cui pronunci il mio nome mi fa sempre un certo effetto.
-Ho sempre adorato chiamarti con il tuo nome completo. Hai ragione, abbiamo fatto grandi passi avanti. Siamo state una coppia stupenda, ma le cose cambiano e mi rende felice il fatto che siamo riuscite ad andare avanti, nonostante le difficoltà iniziali. Penso che non amerò mai nessun’altra come ho amato te.
-Già, neanche io. Non appena si sveglia andiamo al parco con Sofia, che ne dici?
-Non vedo l’ora!
Il week end finì troppo velocemente. Sofia raccontò ad Arizona i nuovi amichetti di New York, le mostrò i nuovi giochi, le raccontò le giornate che trascorreva con mamma Callie e Penny.
Ora erano tutte e quattro in aeroporto intente con i saluti.
-Ciao Penny
-Ciao Arizona, a presto. Callie, vi aspetto in macchina.
 
-Ciao Calliope, mi ha fatto davvero piacere rivederti e grazie per la chiacchierata di ieri.
-Figurati, quando vuoi sai che puoi e devi chiamarmi o mandarmi un messaggio.
 
-Eccoci qui piccola, dobbiamo salutarci.
Sofia la abbracciò con più forza che poteva
-Mi mancherai tanto mammina. Quando posso venire a Seattle?
-Presto tesoro, io e mamma Callie ne abbiamo già parlato.
-Evvivaaaa
Quella bambina era una forza della natura. Arizona salutò per l’ultima volta Callie e Sofia per poi dirigersi verso l’imbarco. Aveva una questione da risolvere a Seattle.

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Capitolo 8
*** Finalmente felice ***


Non appena l’aereo atterrò, Arizona inviò un messaggio ad Eliza, quella situazione era durata troppo.
A: Eliza
Ehi sono a Seattle. In ospedale torno domani, se sei libera ci vediamo?
 
Inviato il messaggi,  chiamò un taxi e si diresse a casa, posò i bagagli e si allungò sul letto.
Quel weekend le aveva fatto davvero bene. Sofia era la cosa più bella che aveva nella sua vita e non viverla a pieno le mancava, ma sapeva che a New York era felice e che Penny sarebbe stata un’ottima figura per lei. Le era sempre piaciuta quella ragazza, si dalla prima volta che l’aveva vista e sapeva che avrebbe reso Callie felice, come non era riuscita a fare lei.
Non aveva rimpianti, il loro matrimonio, tra alti e bassi, era stato stupendo, insieme erano state una forza della natura e facevano anche invidia, ma il destino aveva riservato altro per loro.
Il telefono squillò e destò Arizona dai suoi pensieri, lesse il nome sul display e il cuore perse un battito.
-Pronto Eliza – rispose
-Ehi Arizona, sto venendo da te, ho un’ora libera, va bene?
-Ok ti aspetto – e chiuse la comunicazione
Si guardò allo specchio: era stanchissima e il suo viso lo dimostrava. Si fece una doccia veloce e si mise un filo di trucco, doveva almeno essere presentabile.
30min dopo la chiamata Eliza era davanti la porta
-Entra pure – la invitò Arizona
-Come è andato il viaggio?
-Bene, anche se l’aereo mi fa ancora uno strano effetto.
-Immagino
-Senti Eliza, mi dispiace aver reagito in quel modo per una sciocchezza, avrei dovuto parlartene subito, invece sono scappata.
-Si è vero Arizona, avresti dovuto parlamene subito. So che il tuo passato ti perseguita, che è difficile andare avanti, ma io ce la sto mettendo tutta con te, voglio viverti alla luce del sole.
-Lo so, anche io vorrei, ma la situazione in ospedale è difficile. Che ne dici se aspettiamo ancora qualche giorno e poi ne parleremo con tutti? Intanto le acque potrebbero calmarsi.
-Va bene, ancora qualche giorno, ma se tu non troverai il coraggio lo farò io. Ora vieni qui, mi sei mancata da morire.
Eliza afferrò il braccio di Arizona e la strattonò contro di sé, le catturò le labbra con un intenso bacio
-Wow, se questo è ciò che mi aspetta al ritorno, partirò più spesso – disse la bionda
-Non ti azzardare neanche
Si ritrovarono sul divano ed Eliza era a cavalcioni su Arizona, le aprì la camicetta facendo saltare tutti i bottoni. La bionda, presa dall’eccitazione strinse tra se le natiche della mora. La mora iniziò a morderle il collo, aveva intenzione di farle capire che non l’avrebbe lasciata mai più scappare. Fece stendere la bionda sul divano e con la lingua esplorò tutto il corpo fermandosi sul collo, dove le lasciò un morso. Riprese l’esplorazione e quelle attenzione fece uscire un gemito strozzato dalla bocca della bionda, gemito che fece aumentare l’eccitazione della mora, che prontamente la penetrò con due dita e gradualmente aumentò il ritmo del movimento. La bionda si agitava sempre di più, aveva le mani serrate sul divano ed era sul punto di gridare, quando la mora le serrò la bocca con un bacio. Arizona si rilassò e Eliza si rilasciò sul suo corpo. Rimasero così qualche minuto, poi Eliza si alzò
-Ehi dove vai? – le chiese Arizona
-Devo correre in ospedale, avevo solo un’ora libera e credo di averla sfruttata al meglio – rispose la mora lasciandole un bacio sulla bocca
-Verrai quando finirai il turno?
-Certo, ma non vuoi riposare?
-Si, riposerò ora, sono esausta, poi al tuo ritorno ti farò un regalino – disse maliziosa la bionda
-Mmmm non vedo l’ora – Eliza le lasciò un altro bacio e si diresse verso la porta. Aveva una mano sulla maniglia, quando si girò verso la bionda dicendole:  potrei quasi abituarmi a tutto questo – ed uscì.
Arizona Robbins era di nuovo felice.

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Capitolo 9
*** Alla luce del sole ***


Era passata una settimana da quando Eliza e Arizona si erano ritrovate, le cose in ospedale erano migliorate, ma di poco. Le due, quando erano a lavoro, si vedevano di nascosto e quando erano con gli altri facevano di tutto per essere il più professionali possibile. Solo Richard sapeva del loro rapporto e se da una parte capiva i pensieri della bionda dall’altra, suo malgrado, appoggiava la decisione della mora, che era sempre più insofferente a questa situazione. Non capiva il motivo per cui Arizona non volesse dirlo a nessuno, neanche alla Kepner, sua grande amica.
Un giorno, erano nella stanza del medico di guardia, quando Eliza decise di riprendere il discorso.
-Arizona, non sopporto più questa situazione, posso sapere il reale motivo per cui non vuoi dirlo a nessuno?
-Te l’ho detto il motivo, non voglio che pensano che sia una doppiogiochista
-Però così lo sei Arizona! Mi sono stancata di tutto questo!
-Va bene, oggi lo dirò a April, ok?
-Guarda che non devi fare un piacere a me, devi volerlo anche tu.
-Mi stai mettendo fretta, Eliza.
- Va bene, come vuoi.
La mora si alzò dal letto su cui era seduta e se ne andò, lasciando Arizona ai suoi pensieri.
Eliza non capiva, non capiva i motivi che spingevano Arizona a comportarsi così.
Quando si era separata da Callie, la situazione in ospedale era invivibile: gli amici che avevano in comune erano stati costretti a schierarsi, soprattutto quando erano andate in tribunale per l’affidamento di Sofia.
Adesso le cose si stavano ripetendo e palesare in ospedale la loro relazione avrebbe comportato la stessa cosa, poiché Eliza era considerata il nemico numero 1.
Scoraggiata, si alzò e andò a cercare April.
-Ehi Arizona, come mai qui in pronto soccorso? Non c’è nessuna emergenza.
-Lo so, cercavo te, hai cinque minuti?
-Si dimmi
-Qui no, andiamo fuori.
Le due si sedettero su una panchina: Arizona fece un grande sospiro e come un fiume in piena iniziò a raccontare tutto alla sua amica.
-Wow Arizona, e chi se lo aspettava.
-Sei arrabbiata, vero?
-Certo che lo sono! Perché non me lo hai detto prima?
-Perché credevo l’avresti presa male.
-E perché avrei dovuto? Non è colpa di Eliza se ha trovato questa situazione in ospedale. È una donna in gamba e sa fare il suo lavoro.
-È vero, è davvero in gamba. Dopo Callie con lei mi sento finalmente felice, ma abbiamo appena discusso, perché non vuole più nascondersi.
-E tu Arizona? Tu vuoi ancora nasconderti?
-Ovvio che no, ma ho paura che riaccada come quando io e Callie ci siamo separate.
-E cosa ti importa? Se sono tuoi amici tali rimarranno. Dovrebbero volere la tua felicità, no?
E se dovessero prenderla male, prima o poi passerà anche a loro. La situazione non è facile, ma neanche insormontabile.
-Grazie April, davvero. Sei un’amica.
-Arizona, puoi sempre venire da me, lo sai
La bionda prese il telefono e compose un messaggio
-Che fai? – chiese l’amica
-Scrivo ad Eliza che ha una compagna stupida
-Ahahah ti do ragione.
Con questa risposta la rossa si prese una bella gomitata al fianco dalla bionda, che si alzò per tornare in reparto. Andò nella stanza degli strutturati e non c’era nessuno, così iniziò a pensare ad un modo per informare gli altri della relazione con Eliza. Dirlo a tutti in una sola volta? Dirlo ad uno per uno? Non dirlo, ma fare le cose direttamente alla luce del sole? Il cervello di Arizona stava per andare in fumo con tutte quelle domande a cui non trovava risposta, che però le si presentò non appena vide Owen entrare nella stanza.
-Ehi Arizona, tutto bene?
-Sisi Owen a te?
-Anche, ho una breve pausa, poi torno giù in pronto soccorso. Sicura che stia bene? Ti vedo pensierosa.
-In effetti ho qualche pensiero di troppo. Con Amelia come va?
-Ancora non è tornata a casa, non so cosa fare. Ho provato a parlarle, ma non sono riuscita a convincerla e se non riesco io, che sono suo marito, chi potrebbe mai riuscirci?
-Vedrai che ha bisogno solo di un po’ di tempo, vi amate e prima o poi riuscirete a risolvere tutto.
-Grazie Arizona, c’è sempre bisogno del tuo ottimismo h24. Posso aiutarti con i tuoi pensieri?
-Beh, un modo ci sarebbe. Sto uscendo con Eliza Minnick.
La bocca della bionda cacciò quella frase prima che il cervello le desse il permesso di farlo.
-Wow sono contento per te! Finalmente stai andando avanti.
La bionda stava per rispondere, quando la porta si aprì ed entrò Meredith. Cosa stava succedendo? In ospedale si era forse diffusa la notizia di una bomba che avrebbe sganciato la dottoressa Robbins nella stanza degli strutturati?
-Ciao ragazzi! Di cosa parlate? – intervenne Meredith
-Mi stavo congratulando con la Robbins – rispose Hunt
-Ah si? E per cosa?
-Per la sua relazione con la Minnick
Arizona non fece in tempo a dirgli di tacere, che Owen aveva già sganciato la famosa bomba. Diresse il suo sguardo verso la Grey: apriva e chiudeva la bocca in modo meccanico, senza far uscire alcuna parola.
Fu la bionda ad interrompere il silenzio:
-Non dici nulla?
-Congratulazioni – ed uscì dalla stanza
-Dalle un po’ di tempo, poi capirà – Owen cercò di consolarla
-Beh lo spero, da lei non mi sarei aspettata nessun’altra reazione, comunque.
-Si in effetti è da lei reagire in questo modo alle cose che sfuggono al suo controllo.
-Eh già
Dopo qualche minuto Arizona rimase di nuovo da sola nella stanza e decise di lasciare un nuovo messaggio ad Eliza:
Sono pronta per viverti alla luce del sole.
Ti Amo.
-Ari-

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Capitolo 10
*** Quiete prima della tempesta ***


Arizona finalmente era riuscita a parlarne con alcuni dei suoi amici. Era felice di essersi tolta un peso, ma allo stesso tempo era dispiaciuta per la reazione di Meredith. D’altronde quest’ultima aveva sempre preso le parti di Callie, però ora lei non c’era ed era stata la prima a farsi una nuova vita, a quasi 5000km di distanza da Seattle. Perché Meredith non poteva semplicemente essere felice per lei?
Decise di accantonare il pensiero. Prese il telefono dalla tasca del camice per controllare se vi fossero messaggi: ancora nulla. Il suono del cercapersone la distrasse: emergenza in pronto soccorso.
La paziente era arrivata in gravi condizioni e salvarla era quasi impossibile. Dopo mezz’ora di tentativi di rianimazione, stavano per perdere le speranze, ma alla fine Arizona fece il miracolo: quella giornata non avrebbe potuto rovinarla niente e nessuno.
Esausta, si diresse verso la stanza del medico di guardia e decise di riposare fino alla fine del turno.
Un’ora dopo si svegliò, ma nel letto non era sola, si voltò e accanto a lei vide Eliza: quanto era bella quella donna, pensò la bionda. Non si era accorta del suo arrivo. Non voleva svegliarla, ma il suo turno era finito e avrebbe tanto voluto portarla a casa.
-Ehi - le bisbigliò con tono dolce – sveglia principessa
La mora si mosse, ma non diede segni di risveglio, così Arizona iniziò a stuzzicarla, lasciandole dei dolci baci, prima sul viso, poi lungo il collo.
-Sicura tu voglia ancora dormire?
-Mmmmm… Mi piace questo tipo di risveglio – la mora cercò di aprire gli occhi ma la stanchezza era troppa
-Lo so piccola, che ne dici se andiamo a casa? Il mio turno è finito.
-Anche il mio, ma sono distrutta, possiamo rimanere qui ancora una mezz’oretta?
-Va bene, poi però andiamo a casa – ma la mora era già crollata in un sonno profondo
Arizona si mise stesa su un fianco, con un gomito poggiato sul letto e la mano che reggeva la testa: contemplava la donna accanto a lei. Era stata davvero fortunata a incontrarla, proprio quando la sua vita sentimentale stava andando a rotoli. Era stata come un’ancora per lei e finalmente lo aveva capito. Gli altri medici purtroppo vedevano solo il ruolo che stava ricoprendo in quell’ospedale, non andavano oltre.
Anche lei non conosceva molto di Eliza, ma quando per la prima volta i loro occhi si incontrarono qualcosa in lei era scattato, sapeva che quella donna non aveva il cuore di pietra, e glielo aveva dimostrato più di una volta. Dalla mora spuntò un sorriso, come se avesse letto nei pensieri della bionda.
Non poteva chiedere niente di più in quel momento.
 
I giorni passavano e la relazione tra le due andava a gonfie vele, avevano trovato un loro equilibrio sia dentro, che fuori dall’ospedale. Meredith era ancora restìa, ma se ne stava facendo una ragione.
Gli strutturati avevano iniziato ad accettarla, anche se la situazione non era del tutto risolta.
Quel preciso giorno, le due donne avevano deciso di andare a pranzo in un ristorante lì vicino. Stavano parlando del più e del meno, fino a quando il telefono di Arizona non iniziò a squillare: era Callie.
Le due non si erano più sentite da quando era tornata da New York. Aveva sentito Sofia ovviamente, ma non era mai capitato che la chiamasse a quell’ora.
Fece un sospiro e rispose alla chiamata.
-Pronto Callie
-Ciao Arizona, devi venire subito qui, Sofia… Sta male
Il cuore della bionda smise di battere per un momento, si sentì mancare la terra sotto i piedi. Sofia stava male. Cercò di fare mente locale.
-Cosa è successo Callie?
-Stavamo al parco, stava scendendo dallo scivolo, ma ha messo la gamba male e ha sbattuto forte la testa, ha un trauma cranico. Non sanno quando risveglierà. Dio Arizona, ti prego vieni.
-Ok Callie, prendo il primo volo.
Nel frattempo Eliza, pietrificata, assistette alla chiamata.
-Arizona, cosa è successo?
-Sofia, è in ospedale, devo correre da lei.
-Ok ma vengo anche io
-A New York, Eliza? Devi lavorare.
-Non mi importa, voglio starti accanto.
Le cose successero velocemente: uscirono dal ristorante, si diressero in aeroporto sperando di trovare un volo e nel frattempo chiamarono in ospedale per comunicare ciò che era successo.
Trovarono il volo, che sarebbe partito da lì a un’ora. Arizona non riusciva a calmarsi: Sofia la sua bambina era gravemente ferita, era in ospedale e lei a km e km di distanza. Perché? Perché la sua Sofia?
Eliza cercò di calmarla come poteva, ma sapeva che non ci sarebbe mai riuscita, fino a quando non sarebbero arrivate a New York.

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Capitolo 11
*** Sofia ***


Non appena le due donne arrivarono a New York si diressero in ospedale.
Corsero verso la stanza che Callie aveva detto ad Arizona, ma furono bloccate da un’infermiera.
-Scusate, dove state andando?
-Mia figlia è in terapia intensiva, ha avuto un incidente qualche ora fa: Sofia Robbins Sloan Torres
-Mi dica il suo nome
-Arizona Robbins
-E il suo invece? – chiese l’infermiera rivolgendosi ad Eliza
-Eliza Minnick, ma non mi troverà sulla lista dei parenti
-Allora non posso farla passare
-Io le dico di si invece – intervenne Arizona
-E io le dico di no. In terapia intensiva possono entrare solo i parenti.
Le due dovettero cedere, così Arizona andò sola.
Non appena entrò nella stanza vide la sua bambina stesa sul letto. Il tubicino della flebo attaccato al braccio, il monitor che segnava il battito cardiaco. A quella vista rabbrividì. Poi vide Callie che era sulla sedia accanto a lei, ma non appena la vide entrare corse ad abbracciarla.
-Arizona, grazie a Dio sei qui. Non so come sia potuto succedere.
-Cosa hanno detto i dottori?
-È arrivata in pronto soccorso che aveva perso conoscenza da circa cinque minuti. Aveva un’emorragia interna alla calotta cranica, quindi hanno dovuto operarla per ridurre la pressione intracranica. L’operazione è andata bene, ma ancora non si sveglia. Non me lo perdonerò mai.
Arizona si sedette al posto di Callie e prese per mano la bambina
-Ti prego svegliati Amore mio, la tua mamma è qui e ti prometto che non ti lascerò più sola.
-Mi incolpi per ciò che è successo vero?
-Ti prego Callie, non é né il luogo, né il momento adatto per discutere. Penso solo che ha pagato anche abbastanza per le nostre stupidaggini.
-Sei venuta da sola?
-No, c’è Eliza, non l’hanno fatta passare, mi sta aspettando in sala d’aspetto. Vado ad avvisarla della situazione e torno.
Quando Arizona tornò in stanza c’era anche Penny
-Ciao Arizona
-Ciao Penny. Mi spiegate per favore come è successo?
-Io non c’ero. Ero qui a lavoro, c’era solo Callie.
-Allora Callie, puoi spiegarmi tu?
-Te l’ho detto: stava giocando con lo scivolo, deve aver messo il piede male ed è caduta. Non è colpa mia.
-Dio Callie! Solo a questo pensi? Sai di chi è la colpa? La mia! Che ti ho permesso di portarla qui, sempre e solo per non ferire te.
-Dai ragazze, smettetela. Sofia vi sente e non le fa bene ascoltare le sue mamme che discutono.
-Ha ragione Penny, Arizona. Finiamo qui questa discussione.
-Ok, prega Dio che si riprenderà. Ora vado ad Eliza, andiamo in albergo a riposarci e poi torno.
-Arizona, sai che potete venire da noi.
-No grazie Penny, ma andremo in albergo. È meglio così.
Arizona andò da Eliza e le due andarono in albergo. La bionda rimase in silenzio per tutto il viaggio, ma non appena varcarono la soglia della stanza, come un fiume in piena si sfogò con la compagna.
-È tutta colpa mia, Eliza. Non avrei mai dovuto farla venire qui. Io per non ferire Callie ho preferito ferire me stessa e adesso quella che sta pagando è proprio lei, Sofia.
Se fosse rimasta a Seattle forse non sarebbe mai successo. Cosa mi è passato per la mente. Non appena si riprenderà la porterò con me, perché con me deve stare.
-Ehi piccola. Vedrai che Sofia si riprenderà, ma non ti fa bene dare la colpa né a te stessa, né a Callie. Questo è un incidente e poteva accadere anche a te a Seattle, sai benissimo come sono i bambini, tu li vedi tutti i giorni. Ora sei ferita, stanca e arrabbiata, non pensare a queste cose. Che ne dici se facciamo un bagno? Così ti rilassi un po’ e andremo di nuovo da Sofia
La bionda acconsentì. Si diressero entrambe in bagno e iniziarono a riempire la vasca mentre loro si spogliavano. Si immerse prima Eliza e allargò le gambe per far stendere Arizona, che si poggiò su di lei.
Sai – interruppe il silenzio la mora – con te ho tutto ciò che ho sempre desiderato. Ci conosciamo da poco, è vero, ma mi è bastato per capire che potrei vivere senza di te, ma non voglio farlo.
-Anche io penso questo, Eliza. Sei una donna fantastica, da sani principi, che non si fa mettere i piedi in testa, ma allo stesso tempo non cerca di prevaricare sull’altro ed io ho bisogno proprio di questo: di una persona che si metta al mio pari. So che potrebbe sembrarti azzardato, ma che ne pensi se venissi a vivere da me?
-Mi piacerebbe molto, Arizona. Prima però vediamo come va con Sofia, ok? Se sei intenzionata a riportarla con te a Seattle non vorrei che non la prendesse bene se dovesse subito ritrovarsi un’estranea a vivere con lei.
-Forse hai ragione. Dai usciamo ora.
La situazione rimase stazionaria per i tre giorni consecutivi. Era un quadro in parte positivo, in parte negativo. Positivo, perché voleva dire che non stava peggiorando. Negativo invece, perché per una bambina della sua età, era troppo il tempo che stava impiegando per recuperare.
Le quattro donne andavano e tornavano continuamente, Callie conobbe Eliza; nel complesso aveva preso bene la relazione dell’ex moglie, ma c’era qualcosa che la turbava e Arizona lo aveva capito.
Un giorno, mentre erano entrambe con Sofia, decise di affrontare l’argomento.
-Che ne pensi di Eliza?
-Mi piace
-Davvero Callie, cosa ne pensi?
-È decisamente una bella donna, ma non credo possa fare per te.
-E per quale motivo?
-Non lo so
-Non lo sai?
-No non lo so Arizona. Ho questa sensazione
-Non è che sei gelosa, Callie?
-Gelosa?? E perché dovrei? Io amo Penny e con lei sto benissimo.
-Questo non esclude che tu non possa essere gelosa.
-E va bene, forse un po’. Vi guardo e penso a come eravamo io e te all’inizio. Mi guardavi esattamente come guardi lei e forse egoisticamente avrei voluto che quello sguardo tu potessi riservarlo solo a me.
-Che sguardo ho?
-Le faresti da scudo con il tuo corpo.
-Tu non lo faresti per Penny?
-Forse si.
-Mi avresti fatto da scudo con il tuo corpo, Callie?
-Si Arizona, lo avrei fatto.
-Anche io Callie, anche io. Sono sicura che lo faresti anche per Penny. La ami.
-Si la amo. Non portarmi via Sofia, ti prego.
-Mi manca, terribilmente. So che avevo ottenuto l’affidamento e che farla venire con te è stata una mia scelta, ma quello che è successo mi ha fatto pensare che la vedo troppo poco. È anche mia figlia e la voglio con me.

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Capitolo 12
*** Novità ***


Callie era in uno stato di shock. Sfregava le mani contro le gambe in modo meccanico, apriva e chiudeva la bocca per parlare, ma poi non emetteva alcun suono, la sua mente cercava di elaborare qualsiasi concetto, per poi fallire miseramente.
-Callie, tutto bene? – le chiese Arizona, che iniziava a preoccuparsi nel vederla in quello stato
-No Arizona, non puoi togliermi anche Sofia!
-Anche? Perché cosa ti ho tolto?
-Il nostro matrimonio!
-Ah, io l’ho fatto finire? Ti ricordo che sei tu che mi hai lasciata, quando io invece volevo tentare di nuovo.
-Tu mi hai tradita!
-Ancora Callie? Siamo ancora a questo punto? Mi sembra che tu non abbia impiegato molto tempo a rifarti un’altra vita. Tutto questo rancore da dove viene?
-Non lo so
-Va bene Callie, quando avrai fatto pace con il cervello fammi sapere.
Arizona uscì dalla stanza ed andò nella sala d’aspetto, dove c’era Eliza.
-Ehi tesoro, come sta Sofia?
-Non è cambiato nulla, ancora. Che dici se chiamiamo Amelia? Voglio un suo parere.
-Ne hai parlato con Callie?
-Lasciamo perdere Callie, mi sta facendo diventare matta. Credevo che le cose tra noi si fossero finalmente risolte, ormai parlavamo pacificamente, invece mi ha appena detto che è gelosa di come ti guardo.
-Ah si? E come mi guarderesti? – chiese la mora, era curiosa di sentire la risposta, anche se in realtà conosceva bene lo sguardo che la bionda le riservava.
-Come se volessi farti scudo con il mio corpo e dice che anche tu mi guardi in questo modo.
-Beh ha ragione  – e le diede un tenero bacio sulla bocca.
-Grazie per essere venuta, non so cosa avrei fatto senza di te. Ti sto facendo perdere troppi giorni di lavoro, però e la situazione in ospedale non è delle migliori. Se vuoi tornare a Seattle, capisco.
-Sai che faccio? Chiamo in ospedale e mi informo sulla situazione e vedo posso rimanere ancora. Non mi va di lasciarti qui da sola.
-Ok allora chiama subito, io intanto sento Amelia e vedo se può darmi una mano.
Eliza si era allontanata per fare la telefonata, così Arizona potette chiamare la neurochirurga.
Al terzo squillo la donna ripose.
-Pronto Arizona?
-Si sono io Amelia. Avrei bisogno di un grande favore.
-Dimmi tutto. Ho saputo di Sofia come sta?
-Male, Amelia. Non si risveglia. Sai meglio di me che più tempo passa e più diminuiscono le probabilità di un suo risveglio.
-Mi dispiace davvero tanto Arizona, cosa posso fare per te?
-Ti invio tutti gli esami che le sono stati fatti: pre e post operatori. Puoi dare un’occhiata anche tu? Mi fido di te.
-Va bene, certo. Aspetto la tua mail e ti farò sapere non appena avrò visto tutto.
-Grazie davvero, Amelia.
Nel frattempo Eliza aveva terminato la telefonata ed era tornata accanto alla bionda.
-Allora? Ti aiuterà?
-Si, mi farò dare tutti gli esami e glieli invierò. Cosa ti ha detto Miranda?
-Potrei rimanere, ma gli specializzandi hanno bisogno di me. Ho iniziato da poco con il mio metodo e non posso lasciarli a metà strada.
-Capisco. Vai tranquilla. Io starò bene.
-Ci sentiremo sempre, non ti farò abituare alla mia assenza.
-Grazie Eliza.
-Grazie a te Arizona.
 
La mora era ripartita da poche ora e Arizona già sentiva la sua mancanza. Nel frattempo aveva inviato la cartella clinica ad Amelia e aspettava con impazienza un suo parere. Era sicura che lì avessero fatto tutto ciò che era in loro potere fare, ma la Sheperd era considerata tra le migliori nel suo campo e voleva avere anche un suo parere. Callie ovviamente era d’accordo con la decisione che aveva preso l’ex moglie. Avrebbero fatto anche l’impossibile per la loro bambina.
Penny non aveva potuto prendere nessun giorno di riposo, essendo una specializzanda viveva praticamente in ospedale. Anche Callie era tornata al lavoro e passava da Sofia non appena aveva un momento libero.
Arizona, invece, ormai rimaneva giorno e notte accanto alla figlia.
-Ehi Arizona, ti ho portato un caffè
-Penny, grazie mille. Ne avevo proprio bisogno. Ti hanno lasciata libera?
-Ho solo dieci minuti, meglio di niente.
-Allora come sta andando?
-Bene davvero, sono felice qui. Ho lavorato sodo per ottenere tutto questo.
-Sono contenta per te Penny. Forse sembra strano, ma lo penso davvero.
-Ti credo Arizona. Posso chiederti una cosa?
-Certo dimmi
-Riguarda Callie. Da quando sei arrivata si comporta in modo strano. Io ero rimasta che vi foste lasciate in modo pacifico, visto anche il grande gesto che hai fatto con Sofia.
-Infatti è così, ma anche con me si comporta in modo strano. Forse dovresti parlarne con lei.
-Forse hai ragione, scusami. È che hai fatto sempre un grande effetto su di lei ed ho paura.
-Abbiamo un figlia Penny e siamo state tanti anni insieme, è normale che le faccia ancora un minimo di effetto, anche a me vederla colpisce ancora, ma non nel senso che potresti pensare tu. Io ormai sono andata avanti, ci ho messo del tempo, ma finalmente sono felice. Eliza è davvero importante per me.
-Grazie Arizona, spero solo che sia per il brutto periodo che sta vivendo.
Il cellulare della bionda squillò: era Amelia.
-Pronto Amelia, allora? Cosa ne pensi?
-Arizona, ho letto tutto e dalla tac post operatoria ho notato che c’è qualcosa che non mi convince. Secondo me è un ematoma subdurale, è piccolissimo, quasi impossibile da vedere, ma c’è. Potrebbe essere questo il motivo per cui Sofia non si risveglia.
-Sapevo che ce l’avresti fatta! Vieni a New York? Voglio che la operi tu.
-Va benissimo. Parlo con il neurochirurgo di lì e lo informo che arriverò in giornata.
-Grazie Amelia, davvero. Non ho parole.
-Non dirlo neanche per scherzo, ci sentiamo più tardi.
Chiusa la comunicazione con la neurochirurga, Arizona spiegò tutto a Penny e informò Callie.
Dopodiché chiamò Eliza
-Pronto Arizona, tutto bene? È successo qualcosa a Sofia?
-Eliza, scusa se ti disturbo a lavoro, ma mi ha chiamato Amelia e ci sono novità: ha trovato un piccolissimo ematoma subdurale, verrà lei ad operarla. Sapevo che ce l’avrebbe fatta, quella donna è un genio.
-È una notizia stupenda tesoro! Spero con tutto il cuore che Sofia si riprenda.
-Ehi Eliza
-Dimmi Arizona
-Ti amo
-Anche io ti amo

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Capitolo 13
*** Sentimenti svelati ***


Il giorno dopo Amelia era a New York.
-Ehi, come è andato il viaggio?
-Tutto bene Arizona, grazie. Callie?
-È ancora di turno, ma tra poco finirà e verrà qui.
-Ok, voglio andare a salutare Sofia prima dell’operazione. Mi porti da lei?
-Certo, da questa parte.
Le due donne si diressero verso la stanza della bambina e Arizona lasciò Amelia con Sofia.
-Ehi piccolina, farò di tutto per salvarti, ma tu devi aiutarmi ok? Dobbiamo essere una grande squadra lì dentro, ci sono le tue mamme che ti aspettano qui con tanti gelati per te.
Amelia si chinò sulla bambina e le lasciò un bacio tra i capelli, poi si andò a preparare.
Le infermiere iniziarono a preparare Sofia. Arizona le prese la manina e l’accompagnò fino all’entrata della sala operatoria, dove c’era Callie ad aspettarla.
-Andrà tutto bene, vedrai -  sussurrò all’orecchio della bambina e le lasciò un bacio.
 
Era tutto pronto per l’operazione. Amelia fece un grande sospiro e iniziò.
Intanto nella sala d’aspetto Callie e Arizona facevano avanti e indietro per il corridoio.
Si fidavano ciecamente di Amelia, ma la loro bambina era sotto i ferri e neanche se ci fosse stato il chirurgo più bravo del pianeta sarebbero state tranquille.
Penny arrivò di lì a pochi minuti.
-La tua ragazza è scappata, Arizona?
La bionda si voltò verso Callie, ma non accolse la provocazione e andò a prendere qualcosa di caldo al distributore, intanto Penny che aveva colto ciò che intendeva dire la sua compagna, non potette non affrontare il discorso.
-Che problema hai Callie?
-La mia bambina è sotto i ferri, ti sembra poco?
-Non mi riferisco a questo, ma a ciò che hai appena detto ad Arizona; perché non la lasci in pace? Non puoi continuare a condizionare la sua vita. Tu sei qui, con me, solo che non mi guardi più.
-Non puoi capire Penny
-Allora spiegami, ho ancora del tempo libero.
-Io amo ancora Arizona, ma amo anche te.
-Bel modo di dirmelo, Callie. Davvero.
Penny fece per andarsene, ma la mora la afferrò per un braccio.
-Non andartene, voglio spiegarti
La rossa allora si sedette e Callie prese posto accanto a lei.
-Quando Arizona è venuta per il weekend siamo state benissimo insieme, non credevo che potessimo stare ancora così, senza dover litigare. Avevo preso questa cosa come un fatto positivo, perché pensavo di essere riuscita finalmente a chiudere con il passato e quindi lasciarmi alle spalle tutto ciò che avevo trascorso con lei. Poi però Sofia ha avuto l’incidente e quando l’ho vista di nuovo dentro di me è scattato qualcosa, non so descrivere cosa, ma si è accentuata quando mi ha presentato Eliza. Ho visto in lei tutto ciò che aveva di più bello quando era con me: il suo sorriso, i suoi occhi. Dentro di me è subentrata un’insana gelosia.
-Callie, penso di aver ascoltato abbastanza. Mi hai appena confermato tutti i miei pensieri. Ne avevo parlato anche con Arizona.
-Cosa? E perché lo avresti fatto?
-Perché ti sentivo distante, capivo che il momento che stavi passando fosse tremendo, ma Arizona non ha mai allontanato Eliza, anzi. Tu hai fatto esattamente il contrario.
-Cosa ti ha detto Arizona?
-Che lei è andata avanti, è felice con Eliza. Non pensa più a te. Non cancellerà mai ciò che avete trascorso insieme, ma sta bene ora, dopo tanta sofferenza.
-Cosa ho fatto per meritarti, Penny?
-Me lo chiedo anche io Callie.
-Io ti amo
-Puoi evitare di dirlo per favore? Mi hai appena detto che sei ancora innamorata della tua ex moglie, come potrei prenderti sul serio?
Arizona tornò e non affrontarono più il discorso. L’aria era tesa, Arizona non capiva il motivo, ma decise di lasciar correre, voleva concentrare il suo pensiero solo ed unicamente a Sofia.
Erano passate cinque ore, quando Amelia uscì dalla sala operatoria, aveva dipinto sul viso un sorriso carico di buone notizie. Le tre donne saltarono dalle sedie come molle non appena la videro
-L’operazione è andata alla perfezione. Adesso sta alla vostra bambina svegliarsi da questo lungo letargo.
-Grazie davvero, Amelia. – Arizona andò verso di lei e l’abbracciò, così fece anche Callie.
-Non posso seguire il decorso del post operatorio, perché ho un’operazione importante a Seattle, ma fatemi sapere ogni minimo cambiamento, ok?
La donna se ne andò e lasciò Arizona, Callie e Penny ad attendere che Sofia uscisse dalla sala operatoria.

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Capitolo 14
*** Gli occhi di Sofia ***


Arizona si era addormentata con la testa poggiata sulla manina di Sofia, era il giorno dopo l’operazione e aveva deciso di non andare in albergo per non perdersi il momento in cui la sua bambina avrebbe riaperto i suoi fantastici occhietti. Si svegliò, perché si sentì accarezzare la guancia sinistra, strizzò un po’ gli occhi ancora assonnati e davanti a sé vide la cosa più bella che potesse accadere: Sofia era sveglia.
Gli occhi azzurri di Arizona incontrarono quelli scuri di sua figlia e un grande sorriso si formò sul suo viso.
-Buongiorno Principessa – le sussurrò
-Mammina – la voce flebile di Sofia non riuscì a dire altro
-Ehi Callie, svegliati, c’è qualcuno che vuole salutarti
La mora appena si svegliò non potette credere ai suoi occhi, finalmente la sua bambina si era svegliata.
-Piccola mia! – Callie si chinò su di lei e la riempì di baci sul viso
-Mammine, cosa è successo?
-Hai avuto un brutto incidente mentre giocavi con lo scivolo, ricordi qualcosa?
-N-no non ricordo
-Ok non preoccuparti piccola, ora chiamiamo il dottore, così ti visita
Il dottore visitò la bambina e constatò che i parametri erano tutti nella norma, nonostante i tanti giorni di coma. L’operazione era andata perfettamente e la bambina reagiva a tutti gli stimoli.
-Sentito principessa? Presto torneremo a casa – le disse Callie
-Verrai anche tu mamma ‘Zona?
-Mi dispiace piccola, ma io devo tornare a Seattle, però per qualche giorno sarò qui con te, va bene?
-Ma mamma! Io voglio anche te!
Ad Arizona le si strinse il cuore. Sì aveva deciso di portare Sofia con sé, ma avrebbe dovuto aspettare ancora un po’ prima di farle prendere un aereo.
-Sai che facciamo? Ora tu riposi ancora un pochino, tra qualche giorno andremo a casa di mamma Callie e poi quando starai meglio verrò a prenderti e verrai a vivere da mamma ‘Zona, che ne pensi?
A quelle parole Callie rimase pietrificata, cercò lo sguardo di Arizona per chiedere spiegazioni, ma le fece capire che davanti a Sofia era meglio non discutere.
-Siiii e mamma Callie?
-Dai piccola, poi parliamo. Ora riposa, io e mamma Callie siamo qui fuori.
Le due donne uscirono dalla stanza  e si allontanarono abbastanza da non farsi sentire da Sofia.
-Arizona…
-Callie, ti avevo già informata su ciò che avevo intenzione di fare, perché ti stupisci?
-Credevo avessi cambiato idea
-E perché avrei dovuto? In realtà ne sono ancora più convinta, ieri ho visto la tensione che c’era tra te e Penny, non so cosa abbiate, ma penso che Sofia non debba assistere ad altre discussioni, quindi la porterò con me non appena starà meglio
-E sentiamo, verrà a vivere con te e la tua nuova fiamma?
-Callie, non ricominciare. Io ed Eliza non abitiamo insieme e se proprio vuoi saperlo glielo avevo anche proposto, ma è stata lei a dirmi di aspettare.
-Non togliermela, ti prego. È l’unica cosa bella che ho.
-Non te la sto togliendo, Callie. Potrai vederla quando vuoi. Nella tua vita hai un’altra cosa bella ed è Penny, dovresti apprezzarla di più. È venuta a confidarsi con me e la stai ferendo, cerca di fare chiarezza nella tua mente, Calliope
-Non chiamarmi così, Arizona, non essere gentile con la mia compagna, non cercare di fare sempre la cosa giusta, perché altrimenti tutti i motivi per cui ho deciso di lasciarti non varranno più nulla.
-Cosa stai dicendo Callie?
-Sto dicendo che sono in crisi Arizona. Da quando sei qui ho capito che provo ancora qualcosa per te.
-No Callie, non continuare. Non voglio ascoltare. Mi hai lasciata, ho sofferto, siamo andate avanti, abbiamo entrambe una nuova vita ed io sono felice così, io amo Eliza.
-La ami? E da quando la conosci? Non puoi metterla a confronto con noi.
-Infatti non la metto a confronto, ma il tempo non conta. Con te sono stata felice, non rinnego nulla, abbiamo avuto un bellissimo matrimonio e una bellissima bambina, ma le cose cambiano ed io sono cambiata. Ora scusami, ma devo fare una telefonata.
Arizona si allontanò da Callie e respirò a fondo. Quella situazione la stava sfinendo. Aveva sofferto troppo per il fallimento del loro matrimonio ed ora che poteva definirsi finalmente felice, Callie era tornata con quelle affermazioni. Prese il telefono e digitò il numero di Eliza. Non ricevette nessuna risposta, allora riprovò. Sapeva che probabilmente era ancora in ospedale, ma aveva bisogno di sentire la sua voce.
Dopo qualche squillo finalmente rispose
-Ehi amore! Tutto bene? Scusami ma ero in sala operatoria.
-Mi dispiace disturbarti, ma volevo avvisarti che Sofia si è finalmente svegliata
-Finalmente! Hai fatto benissimo a chiamarmi. Sono felice!
-Anche io! Ma le cose con Callie non vanno bene.
-Cosa succede?
-Mi ha confessato che prova ancora qualcosa per me
-Ah. E tu?
-Non c’è bisogno di chiederlo. Io amo te e voglio stare con te.
Dall’altra parte del telefono Arizona sentì un sospiro di sollievo e le spuntò un sorriso sulle labbra.
Quanto amava quella donna. Era entrata nella sua vita come un uragano e l’aveva travolta completamente.
-Non devi preoccuparti Eliza – riprese la bionda – tornerò da te.
-Mi manchi
-Anche tu 

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Capitolo 15
*** Di nuovo insieme ***


Sofia finalmente era tornata a casa, ogni giorno dava segni di miglioramento. Avrebbe dovuto fare della fisioterapia per i muscoli delle gambe, ma di lì a poco avrebbe ripreso del tutto.
Arizona era ancora a New York per seguire passo dopo passo la convalescenza della bambina, anche se con Callie la situazione non era cambiata. Fortunatamente lavorava, quindi passavano poco tempo insieme. Anche Penny trascorreva la maggior parte del tempo in ospedale e quando era libera evitava accuratamente di incontrare Callie.
Anche per Arizona, però, arrivò il momento di tornare a lavoro, sarebbe partita il giorno dopo
-Ehi piccola, domani mamma ‘Zona dovrà tornare a lavorare
-Perché mamma? Non stai bene qui con me?
-Certo che sto bene, questo non devi mai metterlo in dubbio, solo che la mamma deve guarire tante persone
-Mamma, ma anche io non sto bene
-Lo so bambina mia, ma ti avevo promesso che quando fosti stata meglio sarei venuta a prenderti
-Quindi quando starò bene verrò con te? A casa a Seattle? E giocherò con Zola?
-Certo! Ci saranno zia Meredith, zia Amelia che ti ha fatta guarire e ti farò conoscere anche una persona
-Chi mamma?
-Una persona tanto importante per me
-Come Penny per mamma Callie?
-Esatto, come Penny per mamma Callie
-Mi dispiace lasciare mamma Callie e Penny
-Lo so piccola, ma loro devono risolvere un po’ di cose e tu rimarrai con me
-Va bene mammina
Quella sera, quando Callie tornò dall’ospedale, Arizona la stava aspettando in salotto.
-Ehi ciao, tutto bene con Sofia?
-Alla grande. Le ho spiegato che domani dovrò tornare a Seattle, ma che tra una settimana tornerò a prenderla.
-Hai proprio deciso quindi.
-Si Callie, ho deciso. Non ti incolpo per ciò che le è successo, ma la mia vita senza di lei non è più la stessa.
-E non pensi alla mia di vita?
-Calliope…
-Ti ho detto di non chiamarmi così!
-Ok, Callie… Se la metti in questo modo, forse devo ricordarti che Sofia è stata qui fino ad ora grazie a me. Quando hai deciso di trasferirti a New York con nostra figlia e la tua compagna a cosa pensavi? Quando siamo andate davanti ad un giudice e mi hai buttato fango addosso non hai pensato a come ci sarei rimasta? No Callie, non lo hai fatto. Hai sempre pensato a te. Ora io penso a me e al bene di Sofia; metti ordine nella testa e nel cuore e vedrai che le cose miglioreranno. Buonanotte Callie.
La bionda uscì di casa per dirigersi in albergo. Callie non aveva avuto il coraggio di ribattere; sapeva che Arizona aveva ragione. Doveva mettere ordine nel suo cuore; aveva una compagna accanto che stava facendo soffrire, proprio come aveva fatto con la sua ex moglie. Penny meritava delle spiegazioni e insieme avrebbero ricucito gli strappi nel loro rapporto.
 
Arizona atterrò all’aeroporto di Seattle e ad accoglierla c’era Eliza in tutto il suo splendore.
Appena la vide le corse incontro e le diede un lungo bacio sulle labbra.
-Wooow dott.ssa Robbins così ci arresteranno per atti osceni in luoghi pubblici
-Magari nella stessa cella – e le diede un bacio ancora più approfondito
-Forse è meglio se andiamo a casa, siamo state lontane per troppo tempo – la mora le fece l’occhiolino e la prese per mano dirigendosi verso l’auto.
 
 
 
-Casa dolce casa – disse Arizona non appena varcò la soglia della sua abitazione
-Vieni qui tu – la mora afferrò la bionda da dietro e le lasciò una scia di baci sul collo. Dopodiché la prese in braccio e la portò in camera da letto.
-Ti sono mancata eh?
-Da morire.
Eliza iniziò a spogliare Arizona e la fece stendere sul letto a pancia in giù, poi si spogliò completamente anche lei e si mise a cavalcioni sul suo corpo. I loro corpi nudi a contatto fecero venire dei brividi ad entrambe le donne. La mora prese una boccetta di olio e lo cosparse sulla schiena della sua compagna. Iniziò a massaggiarla e a quel tocco la bionda gemette. Eliza sorrise a quella reazione e portò le sue mani prima sui glutei e poi sulle gambe. Si abbassò leggermente e lasciò dei baci delicati lungo la schiena di Arizona. Decise così di farla girare con la schiena a contatto con il materasso e non appena la bionda si voltò Eliza rimase incantata da quella visione: aveva la donna più bella del mondo proprio lì con lei.
Continuò il massaggio prima sul collo, poi scendendo sui seni. La bionda era completamente abbandonata ad Eliza, che le divaricò le gambe iniziando a stimolarle il clitoride. A quel tocco la bionda, che fino ad allora aveva tenuto gli occhi chiusi, li spalancò con sorpresa e grande piacere.
Eliza rimase incatenata a quegli occhi azzurri e continuò la penetrazione della bionda, che sotto di lei seguiva il suo stesso ritmo. I movimenti si fecero sempre più intensi fino a quando Arizona non raggiunse il culmine del piacere
-Bentornata a casa Amore mio – le sussurrò la mora
-Ora tocca a te
-Per quanto ne abbia voglia, so che il viaggio ti ha stancata, quindi riposiamo. Avremo tutto il tempo di viverci.
-A volte mi domando se sto sognando
-No dott.ssa Robbins, è tutto reale.

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Capitolo 16
*** Eliza e Sofia ***


Il giorno dopo Arizona rientrò a lavoro e con sua grande sorpresa notò che le cose erano nettamente migliorate. Aveva incontrato Meredith in caffetteria e le aveva rivolto parola come se non fosse mai accaduto nulla e quando incontrò Eliza decise di sapere come fosse successo.
-Non lo so nemmeno io in realtà. Meglio così, no?
-Beh sì, ma non è possibile che tutto sia cambiato così repentinamente.
-Ma Arizona, sei stata via un po’ di tempo e hanno avuto modo di abituarsi
-Anche con te si comportano bene?
-Si certo, non sono sicuramente una di loro, ma non pretendo nient’altro
-Mm va bene – e le diede un bacio delicato sulle labbra
-Ci vediamo stasera?
-Si certo, da me o da te?
-Vieni da me e dormiamo insieme
-Mmm ci penserò
-Ah devi pensarci? – la mora iniziò a farle solletico.
Arizona si dimenava, ma non aveva intenzione di cedere.
-Allora? Devi pensarci dott.ssa Robbins?
-Ok pietà pietà. Dormiremo insieme. Stavo scherzando ovviamente, dormirei con te per il resto della mia vita
-Vacci piano con le dichiarazioni, Robbins – la mora le fece un occhiolino e tornò al lavoro.
 
La bionda rimase sola e ripensò a ciò che era appena accaduto. Era davvero cambiata da quando aveva incontrato Eliza; con nessun’altra aveva avuto mai questo comportamento, con nessun’altra era mai stata così spontanea. Era davvero felice.
Il pensiero poi andò verso Callie. Perché confessarle quelle cose? Era stata lei la prima a trovare una nuova compagna, era stata lei la prima ad andarsene. Perché ora stava tornando indietro?
Aveva davvero amato la sua ex moglie, aveva amato ogni cosa di lei. Con lei aveva avuto il più bel regalo che potesse aspettarsi: Sofia.
Il matrimonio, però era finito e ne aveva sofferto moltissimo, a tal punto da credere di non essere più adatta a nessun’altra, poi però era arrivata Eliza. Si, Eliza le aveva cambiato totalmente la vita e non aveva intenzione di rinunciare a lei.
Non avrebbe mai dato a Callie il potere di condizionare di nuovo la sua vita in base alle sue volontà.
 
-Dai Amore, siamo in ritardo! Perderò l’aereo!
-Non preoccuparti, faremo in tempo.
 Eliza chiuse la porta alle sue spalle e finalmente salirono in auto in direzione dell’aeroporto
-Lo sapevo che avremmo tardato, non dovevo cedere ai tuoi occhi dolci
-Vuoi forse dire che ti è dispiaciuto il modo in cui ti ho svegliata?
-Assolutamente no, ma più andiamo avanti e più troviamo difficoltà a separarci
-Ma starai via solo un giorno, amore. Pensa che quando verrò a riprenderti sarai con Sofia.
-È vero, non vedo l’ora. Sai che le cose cambieranno, vero?
-Lo so Arizona, ne abbiamo parlato. Non potremo più fare sesso in ogni angolo della casa.
-Ahahah che scema, però è vero. E non verrò più a casa tua e per i primi tempi non dormiremo insieme.
-Lo so Tesoro, non preoccuparti, ci tengo anche io a fare le cose per bene.
-Lo so, non vorrei che ti stia costringendo a fare cose che non vuoi
-Arizona, ne abbiamo parlato molto e sono convinta. Ti amo, più di quanto riesca a dimostrarti.
-Lo so, anche io ti amo.
Nel frattempo la mora aveva accostato l’auto. Le due si salutarono con un bacio sulle labbra e la bionda andò verso l’entrata.
Arizona era agitata. Finalmente avrebbe rivisto sua figlia e soprattutto l’avrebbe riportata a casa.
 
-Ciao Arizona
-Ciao Callie, non hai portato Sofia con te?
-No è rimasta a casa con Penny. Andiamo ti sta aspettando.
Arrivate a casa non appena Callie aprì la porta, Sofia le travolse entrambe con un enorme abbraccio
-Mammine, siete qui finalmente!
-Sofia, ma sono solo andata a prendere la mamma in aeroporto – le rispose Callie
-Lo so, ma è bello vedervi insieme
Arizona rimase sbigottita da quella affermazione. Cercò lo sguardo di Penny e come previsto ci era rimasta male. Solamente Callie aveva gli occhi che luccicavano e Arizona pensò subito che in quella settimana le cose tra lei e Penny non erano migliorate.
-Piccolina, preparato tutte le cose? Domani si parte – riprese la bionda
-Mamma Callie mi ha detto che ci vuole tanto per partire
Arizona rivolse immediatamente lo sguardo verso Callie.
-Ho pensato che magari potessi rimanere più di qualche giorno qui
-Visto mammina?
-Sofia, vai a giocare in cameretta, tra poco arrivo e giochiamo insieme – Arizona voleva affrontare subito l’argomento con Callie e chiese anche a Penny di rimanere
-Mi spiegate cos’è questa improvvisata?
-Arizona, come sai le cose tra me e Callie non vanno bene, oggi sono qui perché aveva bisogno di una mano con Sofia e mi ha fatto piacere aiutarla.
-Infatti è stata una mia idea.
-No Callie, mi sono stancata delle tue idee. A Seattle ho una vita, un lavoro e domani devo tornare, ne avevamo parlato.
-No Arizona, io non ti lascio portare via Sofia, capito?
-Ok ragazze, io vado. Mi sono stancata di questa situazione. Credo di aver sopportato anche troppo. Dal vostro rapporto non ne uscirete vive se continuate così. Callie, credo che noi due non abbiamo nulla da dirci. Ciao Arizona.
Le due rimasero sole. La situazione che si era venuta a creare era surreale. La bionda non poteva credere a ciò che stava succedendo.
-Callie, mi spieghi il motivo per cui ti stai comportando da incosciente?
-Da incosciente, Arizona?  Ti ho confessato di amarti ancora, non posso cancellare tutto nell’arco di una settimana.
-No, però non puoi mettermi i bastoni tra le ruote per quanto riguarda Sofia.
-Perché dobbiamo sempre arrivare a questo punto Arizona?
-Quale punto? Credo di aver sopportato anche abbastanza. Sofia è stata affidata a me e farla venire a vivere con te qui a New York è stato un gesto gentile da parte mia, ora però ho capito che non posso vivere senza di lei, è mia figlia. Perché devi farmi arrivare a dire cose che poco carine?
-Tua Figlia Arizona? Tua figlia? Di tuo non ha nulla.
A quella affermazione la bionda rimase pietrificata e senza pensarci molto alzò la mano e diede uno schiaffo sulla guancia della sua ex moglie, che non si aspettava assolutamente quel tipo di comportamento.
-Scusami Arizona, non so perché l’ho detto
-Lo so io perché l’hai detto: stai rovinando la mia vita e anche la tua. Non ho intenzione di vederti mentre vai a fondo e non rimarrò a guardare mentre porti a fondo anche nostra figlia.
Detto questo Arizona si diresse verso la cameretta in cui stava giocando Sofia. Si fermò sulla soglia e rimase qualche minuto a guardare la sua bambina. Era stupenda e stava pagando per tutti gli errori che le loro mamme avevano fatto e continuavano a fare.
-Ehi mammina, giochiamo insieme?
-Certo piccolina, poi prepariamo tutte le tue cose. Io e mamma Callie abbiamo deciso che domani tonerai con me a Seattle.
-Ti voglio bene mamma e voglio bene anche a mamma Callie
-Lo so piccolina, anche noi te ne vogliamo tanto tanto, ma a volte le cose non vanno proprio come vorremmo, ma vedrai che sistemeremo tutto.
 
Il resto della serata lo trascorsero cercando di non far capire a Sofia della tensione che c’era tra loro due.
Dopo che Arizona mise a letto la sua bambina andò in salotto dove c’era Callie.
-Possiamo parlare? Non voglio partire domani sapendo che hai qualcosa che ti fa star male. So che quelle cose che hai detto non le pensavi davvero.
-Si Arizona, parliamo.
-Allora? Cos’è che ti turba così tanto?
-Le cose qui andavano bene fino a quando non sei tornata tu. Mi ha stravolto la vita, di nuovo.
Non so cosa sia successo, perché ero convinta dei sentimenti che provavo per Penny, ma tu hai avuto sempre un grande effetto su di me e lo sai bene. Ho una grande confusione in testa e non so come uscirne.
-Callie, io vorrei che risolvessi questa confusione. Mi dispiace essere io la causa di tutto questo, ma abbiamo deciso di non ricucire più il nostro matrimonio e con grande difficoltà sono andata avanti. Ti chiedo di non stravolgermi di nuovo la vita. Fallo per me. Ti chiedo anche di non far soffrire Penny.
-Ma perché ti preoccupi così tanto di lei?
-Perché so come ci si sente quando si viene rifiutati da Callie Torres. Vedrai che le cose miglioreranno e potremo essere di nuovo felici, devi volerlo però.
-Grazie Arizona. Non so come fai a parlarmi ancora dopo che ti ho detto quelle cose.
-Ti conosco Callie e so che non sei cattiva.
 
Arizona si alzò dal divano su cui erano sedute e si diresse verso la sua camera, ma Callie la prese per il braccio e alzandosi si trovarono una di fronte l’altra.
-Che stai facendo Callie?
-Nulla, voglio solo abbracciarti – la donna allargò le braccia e cinse il corpo della bionda. Fece un lungo respiro e rimase inebriata dal profumo di Arizona. Sentì  il corpo della sua ex moglie contrarsi, così si allontanò e se ne andò in camera da letto.
Arizona si mise sotto le coperte e decise di chiamare Eliza, che rispose quasi immediatamente.
-Ehi amore
-Ciao Tesoro, come è andata la giornata?
-Tutto bene, ho fatto tre operazioni e poi ho avuto a che fare con tante scartoffie. A te?
-Non molto bene. Ho discusso con Callie, ma abbiamo appena cercato di risolvere.
-Arizona, dimmi la verità: cosa c’è ancora tra voi due?
-Da parte mia nulla, Eliza. Te lo assicuro. Callie invece mi ama ancora e non sa come risolvere tutto questo.
-Arizona, vorrei capire la situazione, ma ammetto di avere un po’ di timore. So il tipo di rapporto che avete avuto, ma so anche che non se ne esce facilmente.
-Amore, come posso fare per farti capire che io amo solo te?
-Torna Arizona.
-Domani io e Sofia saremo da te. Te lo prometto.
 
Quella mattina Arizona si svegliò che era a dir poco agitata. Da lì a qualche ora finalmente lei e Sofia sarebbero tornate a Seattle ed Eliza avrebbe conosciuto la sua bambina.
La situazione con Callie non era semplice, ma decise di non farsi condizionare l’umore, perché per lei e la sua compagna sarebbe stato un giorno importante.
Si diresse in cucina dove c’era Sofia intenta a fare colazione
-Buongiorno principessa? Dormito bene?
-Buongiorno mammina. Sisi, non vedo l’ora di prendere l’aereo.
La bambina amava volare, cosa che invece Arizona odiava con tutta se stessa da quando quel maledetto aereo precipitò.
-Mamma Callie dov’è?
-Sta finendo di preparare le mie cose
Arizona si diresse nella camera della bambina e trovò Callie seduta sul letto, stava piangendo.
-Ti prego Callie, non fare così.
-Solo ora capisco cosa hai provato quando hai deciso di farla partire con me. Come hai resistito tutto questo tempo?
-Con tanta forza di volontà, sapevo che qui era felice e cercavo di esserlo anche io. Callie, ieri sera dicevo sul serio: risolvi la situazione con Penny, so che a lei ci tieni molto e vedrai che sarà più semplice andare avanti. Ora andiamo, altrimenti faremo tardi.
 
Arizona, Callie e Sofia erano in aeroporto. La bambina saltellava per la felicità e ad Arizona si riempì il cuore di gioia nel vedere quella scena. Sapeva che aveva preso la decisione giusta, nonostante Callie stesse soffrendo molto.
-Ehi vieni qui bambolina, fatti dare un mega abbraccio – Callie si inginocchiò di fronte a Sofia e la strinse a se. Ci volle tanta forza di volontà per non far cadere le lacrime che minacciavano di uscire.
-Ti voglio bene mammina
-Anche io te ne voglio tanto tanto. Mi raccomando, non fare arrabbiare mamma ‘Zona.
-Va bene mamma.
-Callie, ora dobbiamo andare.
-Va bene. Ciao Arizona, chiamami non appena sarete arrivate
-Certo. Abbi cura di te
-Ci proverò
 
Arizona e Sofia atterrarono all’aeroporto di Seattle alle 7:00 pm.
La bambina, nonostante l’eccitazione del viaggio, aveva dormito per tutta la sua durata.
Alle 8:00 pm sarebbe arrivata Eliza con la cena, così arrivata a casa decise di fare una doccia a Sofia e poi farla anche lei.
-Mammina io ho fame
-Lo so piccola, tra poco arriveranno le pizze
-Yuppiiiii
Erano appena scoccate le 8:00 pm quando sentirono suonare alla porta.
-Vado io mammaaaaa
Aperta la porta la bambina si trovò di fronte una donna mora, occhi azzurri, sorriso smagliante e con tre pizze tra le mani
-Ciao piccola, tu sei Sofia vero?
-Come fai a sapere il mio nome?
-Me lo ha detto un uccellino e so anche che ti piace tanto la pizza.
-È vero! Anche questo te lo ha detto l’uccellino?
-Esatto.
-Questo uccellino è la mia mamma?
-Lo sai che mi aveva anche detto che sei tanto intelligente?
Alle spalle di Sofia comparve Arizona
-Mamma, questa bella donna dice che un uccellino le ha parlato di me
-Ah si?
-Si mamma, ma secondo me l’uccellino sei tu e questa donna è la persona tanto importante per te.
Le due donne scoppiarono a ridere
-Perché ridete?
-Perché sei una bambina speciale – rispose Arizona.
La bionda fece entrare Eliza e decise di chiamare Callie per avvisarla del loro arrivo.
-Ciao Arizona, siete arrivate? Come è andato il viaggio?
-Si siamo arrivate, Sofia ha dormito per tutto il tempo
-Ora dov’è?
-È in salotto con Eliza, stiamo per mangiare la pizza
-Allora ti lascio, ci sentiamo domani.
Chiusero la comunicazione e andò in salotto. La scena che trovò davanti a sé le fece sciogliere il cuore.
Sofia era sulle gambe di Eliza e le stava raccontando di un bambino dell’asilo che le piaceva.
Eliza la ascoltava attentamente con gli occhi che le brillavano e un sorriso che non le aveva mai visto prima.
La mora si accorse della sua presenza e le fece un sorriso di incoraggiamento.
Era davvero la donna giusta.

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Capitolo 17
*** Famiglia ***


Arizona ed Eliza avevano deciso che per qualche notte non avrebbero dormito insieme per far sì che Sofia si potesse abituare alla nuova situazione. Quella  sera, poco prima che la mora se ne andasse, la bambina le fece una proposta che le fece sciogliere il cuore
-    Eliza, mi leggi una favola?
La donna non potette fare altro che accettare di fronte a quegli occhioni dolci.
-    Certo Sofia, la mamma intanto ti prepara per andare a letto ed io tra poco arrivo.
Arizona mise a letto la bambina
-    Mamma ti dispiace se la storia me la legge Eliza questa sera?
-    Certo che no tesoro, ti piace?
-    Mm mm mi piace tanto. Sarà qui sempre con noi?
-    Non sempre tesoro. Domani ricomincerai la scuola con i nuovi amichetti ed io andrò a lavoro, quindi non sempre potrai vederla
-    Forse qualche volta verrà a prendermi a scuola, come faceva Penny
-    Forse si, se lo vorrai
-    Si mamma, perché ti fa ridere tanto
A quella affermazione Arizona rimase a pensarci un po', anche sua figlia aveva notato l’effetto che le faceva la presenza di Eliza e non poteva farle altro che piacere
In quel momento la mora entrò nella camera e chiese a Sofia se avesse scelto la favola 
-    Si sì, questa qui, la mia preferita
Eliza prese il libro che le aveva porto la bambina,  si sedette accanto a lei ed iniziò a leggere.
Arizona intanto era in salotto ad aspettare la sua compagna. Quella era esattamente la vita di cui aveva bisogno. Eliza ci sapeva fare con Sofia e alla bambina piaceva molto. Era molto intelligente e aveva capito come gestire la situazione ancor prima che lo potessero capire le sue mamme.
Mentre era assolta in questi pensieri si sentì cingere la vita
-    Ehi già dorme?
-    Si era stanchissima, tua figlia è adorabile
-    È vero, voi due insieme lo siete. L’hai conquistata ancor prima di entrare in casa
-    La adoro e adoro te
Eliza si avvicinò ad Arizona e le diede un bacio sulle labbra, che la bionda approfondì chiedendole con la lingua il permesso per entrare. La mora schiuse la bocca e le lasciò libero accesso.
La bionda però si allontanò
-    Amore, vorrei tanto, ma di là c’è Sofia, se dovesse alzarsi?
-    Andiamo in camera da letto allora – e le fece gli occhi dolci.
-    Ti prego, sai che non riesco a resistere.
-    Lasciati andare – la mora cercò di alzarle la maglia, ma la bionda si alzò dal divano
-    No Eliza, vai ti prego. So che all’inizio sarà difficile, ma voglio andarci piano. Sofia ti adora, ma voglio comunque farla abituare alla situazione.
-    Mmmm va bene. Ci vediamo domani in ospedale allora – strinse le due mani attorno al colletto della maglia di Arizona e la attirò a sé con forza, catturando le sue labbra in un bacio profondo
-    Ti odio
-    Lo so, anche io ti amo da impazzire – ed andò via.
Arizona sentiva la mancanza di Eliza, ormai vivevano praticamente insieme, ma sapeva che in fondo di quella “lontananza” ne avesse più bisogno lei che la bambina.
Non avevano più toccato il discorso “convivenza”, anche se entrambe avrebbero voluto. Sofia non rappresentava l un ostacolo, anzi, era il coronamento di una famiglia e a maggior ragione le cose andavano fatte nel miglior modo possibile. La bambina aveva sofferto abbastanza: Era uscita da situazioni traumatiche, come la morte di suo padre, anche se era molto piccola, ma quel periodo era stato un incubo: l’amputazione della sua gamba poi aveva reso la convivenza tra lei e Callie un vero inferno, come  la loro separazione e il successivo trasferimento in un’altra città. Fortunatamente era una bambina che, nonostante la sua età, capiva qualsiasi situazione, ma era pur sempre una bambina e andava protetta.
Il telefono sul comodino si illuminò e la bionda lesse un messaggio da parte di Eliza:
Staremo bene insieme, vedrai.
Vi proteggerò sempre.
Buonanotte Amore.

Arizona pensò a cosa rispondere e poi scrisse 
Sei tra le cose più belle che mi potessero capitare
Buonanotte Amore 

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Capitolo 18
*** Voglio te ***


Arizona si abbassò verso Sofia e le diede un bacio tra i capelli
-Sveglia principessa – vide la bambina muoversi, ma non aprì gli occhi – sai che oggi incontrerai tanti amichetti nuovi? Incontrerai anche Zola – continuò la bionda
Non appena fece quel nome, la bambina spalancò gli occhi e si mise a sedere sul letto
-Davvero mamma?
-Davvero, anche se non andrete nella stessa classe, ma la zia Meredith ha detto che ci incontreremo davanti la scuola, solo se non faremo tardi
-Allora vado subito a fare colazione, poi chiamiamo anche mamma Callie?
-Certo piccola, su su veloce!
La bambina scattò in piedi ed andò a fare colazione.
Mamma e figlia erano in auto e Arizona decise di chiamare Callie. La bionda digitò sullo schermo touch dell’auto il numero di telefono della sua ex moglie.
-Pronto Arizona – rispose Callie e la sua voce risuonò in tutta l’auto
-Ciao mamminaaa – intervenne Sofia
-Ehi piccola! Tutto bene?
-Si mamma, stiamo andando nella scuola nuova. Sai che ci sarà anche Zola?
-Si tesoro, lo so. Emozionata?
-Si, non vedo l’ora di conoscere i nuovi amichetti
-Poi stasera mi dirai come sono, ok?
-Sai che ieri Eliza mi ha letto una favola?
Dall’altra parte del telefono si sentì un sospiro di tensione, che ad Arizona non passò inosservato, così cercò di cambiare discorso
-Callie, sei in ospedale?
-Ancora no, andrò più tardi stamattina, devo fare alcuni giri
-Ma mamma, stavo dicendo una cosa importante! – Sofia si intromise e Arizona non potette fare altro
-Scusami piccola, continua quello che stavi dicendo alla mamma
-Allora.. Ieri sera Eliza mi ha raccontato una favola, lo sai che è tanto brava?
-Si si lo so, l’ho conosciuta anche io, quando eri in ospedale e stavi tanto male anche lei è venuta a trovarti tutti i giorni
-Davvero mamma?
-Davvero
-Lo sapevo che era tanto brava – e rivolse il suo sorriso ad Arizona
-Ok siamo arrivati Sofia, saluta la mamma
-Ciao mammina!
-Ciao piccola! Ciao Arizona!
-Ciao Callie!
 Il cortile della scuola era gremito di bambini e genitori, Arizona faticò a trovare nella folla Meredith e Zola e pensò che probabilmente non fossero ancora arrivate, ma quando Sofia le lasciò la mano, vide che era diretta proprio verso di loro; Sofia e Zola si diedero un tenero abbraccio, si erano mancate davvero tanto.
-Ciao Meredith, anche tu in ritardo stamattina?
-Lascia perdere, ogni mattina è la stessa storia
Le due donne accompagnarono le bambine nelle loro rispettive classi e mentre si dirigevano alle loro auto affrontarono il discorso che tanto opprimeva Meredith
-Arizona, so che questo argomento lo avevamo superato, ma ho sentito Callie e non sta affatto bene
-Lo so Meredith e mi dispiace, ma non sta male solo per Sofia
-Me lo ha detto
-E cosa ne pensi?
-Penso che stia iniziando a soffrire per la lontananza; a New York non ha più nessuno, mentre qui a Seattle ha tutti i suoi amici, ha te, ora Sofia
-Pensi che abbia sbagliato a portarla qui?
-No, non hai sbagliato, è tua figlia quanto sua, ma lei ne soffre maggiormente perché ha scoperto di amarti di nuovo
-Mer, io penso che non mi ami di nuovo, ama l’idea di tornare ad essere una famiglia felice, ma ormai non potremo esserlo più insieme
-Come fai a parlare così dopo tutto quello che avete passato insieme?
-Proprio perché ne abbiamo passate tante ne sono certa. Ci siamo danneggiate Meredith e rimettere tutti i tasselli al loro posto è stato uno sforzo immane, non ce la faccio più ad affrontare ogni volta questo discorso. Per me è finita, come lo era per lei quando decise di partire per New York con la sua compagna. Perché lei aveva tutto il diritto di farsi una vita mentre io no? Non merito di essere felice anche io?
-Certo che lo meriti, come chiunque altro, ma forse meriti di essere felice insieme a lei.
-No Meredith, io sono felice con Eliza, non poteva capitarmi persona migliore. Chiudiamo questo discorso, per favore. Ci vediamo in ospedale
-Come vuoi Arizona, a dopo.
La bionda salì in auto. Non riusciva proprio a capire il motivo per cui non potessero accettare il fatto che lei fosse finalmente felice con una persona diversa da Callie. Si erano amate moltissimo, ma anche i più grandi amori possono finire.
Arrivò in ospedale e inviò un messaggio ad Eliza per invitarla a bere un caffè.
Cinque minuti dopo la mora era di fronte a lei.
-Ehi amore, ti vedo pensierosa. Tutto bene a scuola con Sofia?
-Si tutto bene, ma Meredith non mi dà tregua.
-Cos’è successo?
-Vorrebbe che io e Callie provassimo a ricucire il nostro rapporto
-Ah – il volto della mora si incupì
Arizona le prese la mano e se la portò al petto
-Senti questo Eliza? È il mio cuore e batte in questo modo ogni volta che sono con te
-È velocissimo
-Esatto, mi emoziono al pensiero di vederti, mi emoziono quando mi perdo nei tuoi occhi azzurri, mi emoziono quando le tue labbra formulano ogni singola parola e la tua voce, Dio quanto adoro la tua voce.  Questo vuol dire che sono innamorata di te, ma vuol dire anche che Callie farà sempre parte della mia vita, come avrà sempre un pezzo del mio cuore. Abbiamo passato tanti anni insieme e abbiamo avuto una figlia, non posso e non voglio cancellarla dalla mia vita; so che è dura, lo è anche per me, ma ti prego di accettare anche questo lato. È difficile?
-Si Arizona, è difficile. Lavoro in un ospedale dove ogni angolo vi ha viste insieme, dove ogni persona vi ha conosciuto come la grande coppia indistruttibile, dove ogni sala operatoria ha visto le vostre mani fare miracoli. È difficile Arizona, è difficile essere “l’altra”, la “rovina famiglie”, anche se non state più insieme da un po’, è difficile essere quella che “ruba il lavoro”. È dannatamente difficile, ma non mi importa. Ti amo con ogni fibra del mio corpo e ti voglio. Mi fido di te e di ciò che provi, altrimenti non mi avresti mai permesso di entrare nella vita di tua figlia, quindi non ti lascio scappare. Mai più.
La bionda si avvicinò alle labbra della mora e le diede  un bacio profondo
-Ti voglio – le sussurrò all’orecchio
-Così sia – le rispose Eliza, prendendola per mano e trascinandola in un luogo più appartato.

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Capitolo 19
*** Caso difficile ***


Arizona comincia a dare dei lievi baci ad Eliza , prima sulla spalla , poi sulla guancia e fa scorrere le sue dita sul suo fianco . Dalla bocca della mora esce un gemito. Arizona allora continua e le dà dei baci sulle labbra. Le loro bocche si cercano e si incastrano perfettamente . Arizona si mette sopra di lei e le sue mani iniziano ad esplorare il suo corpo sotto il camice, la mora reagisce facendo altrettanto.
-Amore… - cerca di dire Eliza con voce strozzata
-Shhh  - Le sussurra Arizona all’orecchio e le sua bocca continua ad esplorare quella della compagna. Le due iniziano a spogliarsi a vicenda.  I loro corpi nudi sono a contatto e la bionda stringe forte a sé Eliza, e le fa capire che ogni centimetro del suo corpo appartiene a lei. La mora comincia a giocare  con i suoi capezzoli e dei brividi le scorrono sulla schiena che si inarca automaticamente. La bionda, allora, affonda le dita nell’intimità di Eliza, alla quale sfugge un grido di piacere.
-Cavolo! – dice rendendosi conto di aver alzato troppo la voce
-Ti sono mancata così tanto?
-Non sai quanto
La bionda inserisce un dito , poi due e poi tre muovendosi velocemente mentre le loro bocche sono incollate.
-Lasciati andare – le sussurra Arizona
E la mora venne.
Eliza fa sedere  la compagna sul letto allargandole le gambe , comincia a darle dei baci tra le sue cosce per poi arrivare nel suo intimo con la lingua . La bionda stringe le mani attorno alle lenzuola.
Arizona impazzisce ed Eliza questo lo sa benissimo, così continua con quel gioco per un po’,  per poi risalire su di lei. La fa  stendere con la schiena sul materasso e la bacia ovunque fino ad arrivare alle sue labbra. Mentre la bacia inserisce di colpo tre dita dentro di lei ; la bionda cerca di chiudere un pò le gambe per trattenere quel piacere, ma poi viene racchiudendo tutto il suo piacere mordendo la spalla della compagna.
-Ahi! – esclama la mora massaggiandosi il punto in cui Arizona le aveva morso
-Scusa amore, ma se avessi gridato mi avrebbero sentita per tutto l’ospedale
La mora le sorrise e le lasciò un bacio delicato sulla guancia.
-Amore, non avere più dubbi, ok? La situazione è difficile, ma ne usciremo.
-Lo so. Dai ora andiamo, il turno è iniziato già da un po’.
Le due donne si rivestirono e ognuna prese una strada diversa.
Mentre si dirigeva a far visita ad una paziente, Arizona nel corridoio incontrò April
-Ehi Arizona!
-Ciao April!
-So che ora hai Sofia e non hai molto tempo libero, ma mi chiedevo se questa sera ti andasse di uscire per fare una chiacchierata.
-Mmm, magari chiedo a Meredith se può tenere con sé Sofia. Ti faccio sapere, ok?
Dopo aver visitato la paziente, Arizona ricevette un 911 dal pronto soccorso. Quando arrivò c’era già la Wilson con Eliza.
-Eccomi! Come mai qui? – chiese rivolgendosi ad Eliza
-È stata una mia richiesta, dott.ssa Robbins, mi farebbe piacere approfondire questa specializzazione ed ho chiesto alla dott.ssa Minnick se avesse del tempo per darmi qualche dritta nel caso fosse chirurgica.
-Va bene, allora inizia a visitare la paziente e dimmi tutto passo dopo passo
La Wilson iniziò e riferì tutto ad Arizona.
-Ok perfetto, ora fa un’ecografia: il feto di quante settimane è?
-18 settimane dott.ssa
-Fa un’ecografia e dimmi tutto quello che vedi.
-Dott.ssa forse è meglio se guarda lei.
A quel punto, la paziente, vedendo la preoccupazione delle tre dott.sse intervenne
-Cosa sta succedendo? Il bambino ha qualcosa che non va?
-Non si preoccupi, ora la dott.ssa Robbins vedrà meglio e le sapremo dire – rispose Eliza, stringendo la mano della donna.
Arizona prese l’ecografo e dovette confermare le preoccupazioni della specializzanda: il bambino stava sviluppando un teratoma orale fetale.
-Ehi Tamara, hai qualcuno da chiamare?
-Mio marito è fuori per lavoro, ma cosa succede?
-Fai venire tuo marito, ne parleremo insieme.
 
-Arizona, è quello che penso? – chiese Eliza mentre uscivano dalla stanza
-Temo di si. E’ una notizia terribile.
-Ha qualche chance il bambino? – intervenne la Wilson
-È un tumore che colpisce un feto ogni centomila gravidanze e il primo caso lo hanno avuto a Miami.
-E cosa è successo?
-Hanno eseguito un’operazione pre-nascita con esito positivo
-Quindi opererà?
-Si, opererò Wilson
Il marito di Tamara arrivò tre ore dopo, così Arizona andò a parlare con entrambi
-Salve, sono la dott.ssa Robbins – si presentò al marito
-Salve dott.ssa. Mia moglie dice che ci sono problemi con il bambino
-Purtroppo si. Il bambino sta sviluppando un teratoma orale fetale. È un tipo di tumore rarissimo che si sviluppa fuori la bocca.
-Oh mio Dio!
-La situazione è preoccupante, se lasciamo che il tumore si sviluppi potrebbe causare emorragie e non ci saranno più possibilità per il vostro bambino, quindi consiglio vivamente l’intervento chirurgico.
-Quante volte è stato eseguito?
-Per me questa è la prima volta, ma sono sicura di ciò che voglio fare. Non ci sono altre soluzioni. Mi dispiace essere così schietta, ma ogni minuto è importante.
I due si guardarono preoccupati e alla fine decisero di acconsentire all’operazione. Pur di salvare il loro bambino avrebbero fatto di tutto. Arizona così andò a chiamare un’infermiera per far preparare la paziente per l’operazione e chiamò Eliza al cercapersone.
-Ehi amore, mi cercavi?
-Si, sto per operare. Sono preoccupata.
La mora prese le mani di Arizona e le strinse tra le sue.
-Amore, sei un chirurgo pediatrico eccellente e sei stata presa sotto l’ala di una tra i più bravi chirurghi fetali del paese, facendoti diventare altrettanto eccezionale. Ora spicca il volo.
-Che bello essere viste con gli occhi dell’amore.
La bionda sorrise alla sua compagna e le lasciò un delicato bacio sulle labbra.
-Grazie per essermi accanto. Operi con me? Fa venire anche la Wilson
-Sei sicura Arizona?
-Sono sicura. Mi fido di lei e di te. Preparatevi.
 

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Capitolo 20
*** Discrepanze ***


Arizona, Eliza e la Wilson era pronte per iniziare l’operazione.
In galleria c’erano decine di medici per assistere e Arizona sentiva una grande tensione.
Non era la prima volta che effettuava un intervento rischioso mai provato prima, o effettuato rarissime volte, ma ora era diverso. Tutti riponevano grande fiducia in lei e non sapeva se fosse stata in grado di accontentare tutti. Di fronte a lei c’era Eliza, la persona che in quel momento la sosteneva più di tutti e che si fidava di lei ciecamente, mentre accanto aveva la Wilson; era tra gli specializzandi più talentuosi e aveva una grande passione per la chirurgia, nonostante stesse ancora cercando la sua strada; molti suoi colleghi la definivano presuntuosa, ma Arizona credeva nelle sue capacità e per questo in molti interventi richiedeva la sua presenza.
Non appena Arizona fece l’incisione, nella sala calò il silenzio.
-Eliza sei pronta? Sto per estrarre il bambino
-Pronta
Arizona estrasse il bambino e non appena fu fuori anche Eliza lo tenne.
In quel momento le due si bloccarono, come catturate in un vortice di emozioni; gli occhi di Arizona si incatenarono a quelli di Eliza; rimasero così fino a quando la Wilson non le destò da quella sorta di trans.
-Dott.ssa Robbins, tutto bene?
Arizona scrollò il corpo come per togliersi di dosso tutto ciò che aveva appena provato ed intervenne sul teratoma del bambino.
Non appena ebbe concluso si preparò a riposizionare il bambino nella sua mamma
-Wilson, ti va di prendere il posto della dott.ssa Minnick?
Jo si scambiò con Eliza e concluse l’operazione con Arizona.
-Wow è davvero stupendo vedere il bambino e tenerlo tra le tue mani prima di tutti gli altri – affermò la specializzanda
-Eh già, è una posizione da privilegiati – le rispose la bionda.
Non appena ebbero richiuso la ferita nella sala e in galleria esplose un grande applauso.
L’operazione era riuscita e Arizona non vedeva l’ora di poterlo dire al marito di Tamara.
 
Due ore dopo la bionda era stesa sul letto della stanza del medico di guardia, era stanchissima ma felice.
Chiuse gli occhi e si ritrovò a sognare: c’era Sofia che giocava al parco, lei era seduta su una panchina e la guardava giocare, seduta insieme ad Arizona c’era Eliza.
-Sofia, dai la mano a Tim! – esclamò la mora
Arizona seguì lo sguardo di Eliza e di fronte a loro c’era un bambino di appena un anno che stava giocando con Sofia. La bionda guardò meglio il bambino: era identico ad Eliza.
Avevano un figlio e si chiamava Tim, come suo fratello.
Arizona iniziò a muoversi e aprì gli occhi: di fronte a lei trovò il viso di Eliza che la stava guardando con occhi sognanti.
-Ehi, stavi sorridendo nel sonno, stavi facendo un bel sogno? – le chiese la mora, mentre con una mano le accarezzava i capelli
-Eravamo al parco con Sofia e Tim
-Tim?
-Tim, nostro figlio
-Bel sogno Amore, magari potrebbe diventare realtà.
-Dici davvero?
-Ti sei accorta di ciò che è successo quando abbiamo preso quel bambino?
-Si, è stato magico. Mai provata una cosa del genere.
-Neanche io, forse è un segno.
-Mi stai dicendo che vorresti un figlio?
-Perché no?
-Non lo so, è appena arrivata Sofia con noi, vorrei prima stabilizzare questa situazione.
-Mm ok
La mora fece per alzarsi, ma la bionda la bloccò per un braccio
-Ehi scusami tesoro, è che non pensavo fossimo già a questo punto
-Anche io non lo pensavo, ma quello che è successo oggi in sala mi ha destabilizzato.
-Anche a me, ma abbiamo Sofia.
-Ok lascia perdere Arizona, davvero. Non parliamone più.
-No Eliza aspetta.. -  ma la mora era già uscita dalla stanza.
Arizona era rimasta di nuovo da sola, ma questa volta non riuscì ad addormentarsi, migliaia di pensieri le affollavano la mente: Eliza voleva un figlio.
Arizona non aveva più pensato a questa eventualità da quando aveva perso il bambino che tanto avevano voluto lei e Callie. Da allora, nonostante ne avesse parlato di nuovo con Callie, lei non se l’era più sentita di affrontare una gravidanza, ma ora Eliza aveva affrontato di nuovo quell’argomento e meritava delle spiegazioni. Guardò l’orologio, segnava le 6:30p.m. Doveva assolutamente chiedere a Meredith se poteva tenere con sé Sofia. Le mandò un messaggio e poco dopo ricevette l’sms di conferma. Avrebbe pensato a tutto lei. Arizona fece un sospiro di sollievo e confermò con April il loro appuntamento.
 
Arizona ed April erano in un pub intente a sorseggiare un drink.
-Allora April, come va con Jackson? – incominciò la bionda
-Sai, le cose finalmente stanno migliorando, ma non voglio illudermi, è già successo troppe volte. Abbiamo una bambina meravigliosa e abbiamo deciso di concentrare le nostre attenzioni su di lei.
-Ottima decisione, i bambini non devono mai subire i nostri sbagli.
-Ti riferisci anche a te e Callie?
-Si, Sofia ha sofferto molto, anche se non lo dimostra. È forte come Callie e accetta qualsiasi situazione.
-Questo è un bene, ora tu hai una relazione stabile e gioverà sicuramente a tua figlia.
-Hai ragione, poi Sofia adora Eliza.
-È con lei ora? O con Meredith?
-No è con Meredith. Non ci ho pensato a lasciarla con Eliza.
-Perché? Non ci sa fare con i bambini?
-In realtà è bravissima, ma abbiamo discusso su una questione un po’ delicata.
-Cosa è successo?
-Vuole un figlio
-Wow non dovresti esserne felice?
-Non lo so, davvero. Stiamo insieme da talmente poco tempo, perché pensare ora ad un bambino? Abbiamo appena riavuto Sofia.
-Forse lei è sicura di ciò che vuole. Ma tu Arizona, sei sicura di volere Eliza?

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Capitolo 21
*** Un passo alla volta ***


Arizona rispose di getto alla domanda fatta da April
-Eliza la amo come non credevo si potesse amare. È una cosa che non ho mai provato prima, neanche con Callie e voglio creare una famiglia con lei, ma penso che ora sia troppo presto, perché proprio ora vuole….
La bionda si bloccò, all’istante le venne un motivo per cui Eliza avesse voluto forzare in questo modo le cose.
-Cosa c’è Arizona? – le chiese April
-Callie mi ha confessato di amarmi di nuovo, Meredith cerca ancora di spingermi tra le sue braccia e ne ho parlato anche con Eliza. Vuole un figlio perché vorrebbe che io mi impegnassi seriamente con lei, ha paura che io possa tornare con Callie.
-È dolce e sconsiderato allo stesso modo, non so quale dei due aggettivi utilizzare – rispose April
-Neanche io, sinceramente, ma forse non le ho dato abbastanza prove dell’amore che provo per lei.
-Penso che Eliza stia subendo molto questa situazione che si è creata tra te e Callie
-Si è vero, cavolo non so cosa fare
-Arizona, se posso darti un consiglio, penso che come prima cosa tu debba parlare con Eliza, falle capire che avere un figlio in questo momento non è la cosa giusta e poi risolvi la situazione con Callie e chiudi definitivamente, non puoi portarti gli strascichi del vostro rapporto in eterno.
-Hai ragione April, dai beviamoci su e poi torniamo a casa.
Le due donne trascorsero il resto della serata tra risate e drink.
Quando uscirono dal locale erano sbronze entrambe, per cui decisero di chiamare un taxi.
Arizona iniziò a comporre un numero, ma quando si accorse che era quello sbagliato, era troppo tardi.
-Pronto Arizona?
-Eliza? Sei tu?
-Certo che sono io, mi hai chiamata
-Io non ho chiamato te, ho chiamato un taxi
-Stai bene Arizona? Sei ubriaca?
-Forse un pochino, sono con April
-Vengo a prendervi?
-No chiamo un taxi ti ho detto
-Ok allora chiama il taxi e vai a casa
La comunicazione si interruppe e tra un tentativo e l’altro le due riuscirono a chiamare l’auto per tornare a casa. La bionda stava percorrendo il vialetto, quando davanti alla porta vide Eliza.
-Mi perseguiti?
-Mi sono preoccupata
-No tu stai cercando tutti i modi per tenermi legata a te, perché non ti fidi delle mie dannate parole. Io ti amo Eliza! Perché non mi credi??
-Io ti credo
-No non è vero! Altrimenti non vorresti un figlio proprio adesso! – la bionda iniziò a piangere e a tirare pugni sul petto della mora.
-Mi fai male Arizona, fermati! – Eliza cercò di bloccare le braccia della compagna
-Anche tu mi fai male se pensi questo di me. Ti ho fatto conoscere Sofia, non è abbastanza?
-Basta Arizona, ora ti metto a letto e ne parleremo domani.
La mora accompagnò la compagna all’interno della casa e iniziò a spogliarla per poterla mettere a letto.
-Non andare via – le disse la bionda prima di sprofondare in un sonno profondo.
Eliza decise di rimanere lì, ma dormì sul divano.
La mattina seguente la prima a svegliarsi fu proprio lei, aveva un gran mal di testa, come se la sbronza l’avesse presa lei e le tornarono in mente le parole di Arizona di qualche ora prima.
Amava così tanto quella donna, che cercava ogni modo per poterla tenere con sé, ma sapeva che era la cosa sbagliata. Arizona le aveva dimostrato il suo amore, soprattutto quando le aveva fatto conoscere sua figlia, ma la sua mancanza di fiducia verso le persone le faceva compiere sempre gesti avventati.
Decise di preparare la colazione alla sua donna e di portargliela a letto.
Quando entrò nella camera vide Arizona che dormiva ancora profondamente: era a pancia sotto e una parte della schiena non era coperta. Senza pensarci troppo la mora si avvicinò, si sedette sul letto e iniziò a baciare la schiena di Arizona.
-Mmmm – la bionda si stava svegliando e un sorriso le comparve sulle labbra
-Buongiorno Amore
-Buongiorno anche a te – la bionda si girò completamente e incatenò le sue labbra a quelle della donna sopra di lei.
-Aspetta Arizona, vorrei prima parlare
-Io vorrei prima fare l’amore con te – ribattè la donna
-La cosa è molto allettante, ma parliamo, ti prego
Arizona a malincuore si mise a sedere sul letto e iniziò a mangiare la colazione che le aveva portato Eliza.
-Ti ricordi quello che mi hai detto stanotte?
-Certo Eliza, mi dispiace, non volevo
-Credo che tu pensassi davvero quelle cose ed hai ragione. Sto cercando ogni modo per tenerti con me, perché ti amo troppo, ma se tu vorrai andartene non ti tratterrò
-Stai scherzando, vero? Io voglio te e non andrò da nessuna parte. Il capitolo che riguarda Callie lo chiuderò molto presto e a riguardo devo dirti una cosa
-Vai dimmi
-Farò venire Callie qui a Seattle, sarei andata io, ma mi sono mossa troppo e devo essere presente in ospedale, poi non mi va di far partire di nuovo Sofia, ha pur sempre subìto un intervento delicato
-Potresti lasciarla con me
-Lo farei, ma è meglio se Callie venisse qui. Sofia ti adora, ma preferirei che le cose le risolvessimo qui in tua presenza
-Ok va bene.
-Ti chiedo solo quest’ultimo sforzo, dopodiché potremo parlare anche di convivenza
-Davvero? – gli occhi della mora si illuminarono come quelli di un bambino di fronte ad un negozio di caramelle
-Davvero Amore. Stiamo insieme da poco, ma mai come questa volta il tempo non conta.

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Capitolo 22
*** Andare avanti ***


Due giorni dopo Callie era  a Seattle.
Di comune accordo con Eliza, Arizona aveva deciso di farla soggiornare a casa sua, di modo che potesse stare con Sofia ogni qualvolta volesse.
Quella sera, Eliza aveva deciso di lasciare Callie ed Arizona da sole, così erano libere di affrontare qualsiasi argomento; lei le avrebbe raggiunte più tardi.
Arizona era intenta nei preparativi per la cena, quando Callie le si avvicinò da dietro
-Mmm che profumino – disse la mora, respirando a fondo
-Speriamo sia anche buono
Così dicendo si accomodarono a tavola
-È buonissimo Arizona
-Vero, è uscito davvero bene – la bionda le fece un sorriso compiaciuto – come vanno le cose? – continuò
-Come vuoi che vadano, Arizona? Ce la sto mettendo tutta, ma Penny è stanca, lo sento, è una situazione difficile da affrontare
-Lo so, anche per Eliza lo è.
-Ma almeno tu la ami
-Anche tu ami Penny
-No Arizona, io amo te
-Callie…
-Arizona, perché devo continuare a fingere? Non ce la faccio. Non posso continuare a stare con una persona che non amo più, non merita tutto questo.
-Ne sei proprio sicura?
-Purtroppo si – la mora appoggiò la mano sul tavolo e cercò di avvicinarla a quella di Arizona, ma lei la tirò indietro
-No Callie, ti ho fatto venire qui proprio per risolvere questa cosa. Eliza sta soffrendo, nonostante io la ami, è convinta di non poter competere con noi due
-Infatti non può
-È vero che faremo sempre parte l’una della vita dell’altra, ma ci sono dei confini che non vanno superati – mentre diceva questo la mora si era alzata da tavola ed era andata alle spalle di Arizona
-Cosa stai facendo?
-Voglio vedere quali confini non possono essere superati – ­ iniziò a massaggiarle le spalle
-Ti prego Callie, perché devi rendere le cose dannatamente difficili? Perché non rispetti le mie scelte?
-Perché voglio essere sicura delle parole che escono dalla tua bocca – e le lasciò un bacio sul collo
A quel tocco Arizona rabbrividì, ma si alzò di scatto dalla sedia.
-Callie smettila, vedi che le cose non sono cambiate? Devi avere sempre ragione tu, dobbiamo sempre fare ciò che vuoi tu. Sono stanca
Callie si fermò e guardò Arizona dritta negli occhi.
-Hai ragione scusami, forse è meglio che io vada a dormire in albergo stasera.
-Non dire stupidaggini, puoi rimanere qui. Tra poco arriverà Eliza e rimarrà anche lei.
-Hai paura di qualcosa?
-Non ho paura, ma io ed Eliza stiamo pensando alla convivenza.
-Di già?
-Stiamo bene insieme, siamo adulte, perché aspettare?
-Hai ragione, vado in camera.
Callie si chiuse la porta alle spalle e Arizona si buttò a peso morto sul divano. Guardò l’orologio e vide che mancava ancora molto prima dell’arrivo di Eliza, così decise di mandarle un messaggio.
Vieni da me
Mezz’ora dopo sentì bussare alla porta e non appena aprì si getto tra le braccia della sua compagna.
-Andiamo a fare una passeggiata? – propose la bionda.
Dopo una camminata in silenzio, Arizona iniziò a sentire la stanchezza, così decisero di fermarsi a riposare su una panchina.
-Mi dici cosa è successo?
-Callie mi ha baciata – disse a bruciapelo la bionda
-Ed è ancora a casa tua, Arizona? – la mora si allontanò dalla compagna per poterla guardare meglio negli occhi
-Si Eliza, perché è la madre di mia figlia, perché le ho fatto capire che io non provo le stesse cose, perché io amo te
-Questa frase l’ho sentita troppe volte Arizona
-Ma devi credermi. L’ho fatta venire qui proprio per mettere in chiaro una volta per tutte la situazione. Con Penny ha deciso di chiudere, perché vuole rimanere ancorata al passato, mentre io voglio andare avanti e voglio farlo con te.
La bionda si alzò e fece per inginocchiarsi di fronte ad Eliza
-Mi spieghi cosa stai facendo? – chiese titubante la mora
Arizona prese una scatolina dalla tasca della giacca e la porse ad Eliza
-Vuoi tu Eliza Minnick venire a vivere con me e Sofia nella nostra umile dimora? – la bionda aprì la scatolina e comparve la chiave di casa sua
Gli occhi di Eliza si inondarono di lacrime e gettò le braccia al collo di Arizona
-Cavolo! Certo che voglio!
 
 
-Amore, ma quanta roba hai? Non finisce più
Era passata una settimana dalla proposta di Arizona e le due donne erano indaffarate con il trasloco.
-Dai mamma! Non sei forte come me! – disse Sofia, sorreggendo una scatola quasi del tutto vuota
-Hai ragione tesoro, per fortuna che ho te – e le lasciò un bacio sulla fronte
-Sono tanto contenta mamma!
-Ah si?
-Eliza mi piace tanto e finalmente potrà prepararmi la colazione che piace tanto a me
-Mmmm mi stai forse dicendo che la mia non è buona? – la bionda finse di mettere il broncio a sua figlia
-Ma no mammina, solo che la sua è più buona – e scoppiò a ridere
Arizona si avvicinò a sua figlia e iniziò una vera e propria battaglia del solletico. Le risate si espansero per tutta la casa
-C’è una festa qui? – chiese Eliza, entrando con delle scatole tra le mani
Sofia e sua madre si fermarono e con uno sguardo di intesa, si avvicinarono a Eliza e iniziarono a solleticarle tutto il corpo. La mora si dimenava.
-Ma due contro uno non vale! Chiedo pietà! – implorò Eliza
La bambina le si avvicinò e si fece mettere in braccio, dopodiché allungò la mano verso sua madre per accogliere anche lei in quell’abbraccio di gruppo.
-Vi voglio bene! – disse Sofia
-Anche noi tesoro, anche noi

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Capitolo 23
*** Allo zoo ***


Il telefono di Arizona iniziò a squillare, la donna si stiracchiò nel letto e cercò di capire che ora fosse; era notte fonda e c’era un’urgenza in ospedale. Guardò dall’altra parte del letto e vide Eliza dormire profondamente, non voleva svegliarla, così le scrisse un bigliettino, le lasciò un bacio tra i capelli e corse in ospedale.
                         
POV ELIZA
I primi raggi di sole entrarono dalla finestra e illuminarono la camera in cui dormiva Eliza.
La donna aprì gli occhi e con la mano cercò Arizona dall’altra parte del letto, ma non la trovò.
Si alzò e si diresse in salotto, ma la casa era vuota. Andò in cucina dove trovò un bigliettino
Buongiorno amore.
Urgenza in ospedale, non volevo svegliarti,
eri bellissima mentre dormivi.
So che avremmo dovuto trascorrere la giornata insieme.
Mi farò perdonare.
A dopo!
Quella mattina lei, Arizona e Sofia avrebbero dovuto trascorrere del tempo insieme. Era il primo giorno, dopo che la donna si era trasferita, che finalmente avrebbero avuto del tempo solo per loro. Eliza aveva il giorno di riposo, Arizona anche, ma era reperibile e Sofia avrebbe saltato la scuola. La mora sperò che la compagna trovasse un buon modo per farsi perdonare. Le spuntò un sorriso sulle labbra e iniziò a preparare la colazione che a Sofia piaceva tanto.
-Ehi sveglia piccola -  diede un bacio alla bambina – in cucina c’è una cosa buona che ti sta aspettando – continuò la donna
-Oggi non vado a scuola, vero? – furono le prime parole che pronunciò Sofia
-No, oggi avremo tutta la mattinata per noi
-Mamma ‘Zona dov’è?
-Purtroppo è dovuta andare in ospedale
-Ma oggi dovevamo stare tutte e tre insieme
-È vero piccola, ma lo sai che se qualcuno si fa tanto male la mamma deve andare subito
-Si lo so, faremo tutto quello che avevamo deciso?
-Dovevamo andare in montagna Sofia ed è un po’ lontano da qui, quindi no, andremo quando ci sarà anche la mamma, però potremmo fare qualcos’altro.
-Uffa. Cosa faremo?
-Intanto vai a fare colazione e poi faremo tutto ciò che vorrai
-Tutto tutto?
-Se è fattibile, certo
Alla bambina spuntò un gran sorriso sulle labbra e in quel momento Eliza sperò di non ricevere desideri troppo difficili da esaudire.
-Allora? Pensato a cosa fare?
-Mmmm vorrei andare allo zoo
-Si può fare! – rispose la donna alzando la mano per battere il cinque alla bambina – finisci la colazione ed io intanto avviso la mamma
 
-Mm pronto? – una voce assonnata rispose al telefono
-Ehi amore, stavi riposando?
-Si, ho avuto un’operazione abbastanza difficile
-Scusami, volevo avvisarti che io e Sofia andremo allo zoo stamattina. Ci raggiungerai lì?
-Va bene
-Ok, buon riposo allora
-Ehi Eliza?
-Dimmi
-Mi dispiace per oggi, avevamo organizzato tutto
-Non preoccuparti, sarà per un’altra volta.
-A dopo!
Eliza chiuse la chiamata e si diresse verso la bambina
-Pronta per incontrare tante scimmiette come te?
La bambina scoppiò a ridere e saltò in braccio alla donna
-Cosa ha detto la mamma?
-Ha avuto una nottata difficile, ma ci raggiungerà
-Siiii
 
Eliza e Sofia erano in auto dirette allo zoo. La donna ogni tanto dava un’occhiata allo specchietto retrovisore per controllare la bambina, che stava guardando fuori dal finestrino. Sembrava triste e le dispiacque. Sofia ne aveva passate davvero tante e anche se lo dava poco a vedere, ancora soffriva per non avere entrambe le mamme con lei.
-Siamo quasi arrivate piccola
-Yuppiiii
 
-Elizaaa guarda che bella giraffa! E guarda quel leoneee!
La bambina saltellava eccitata per tutto il parco e la donna non potette che esserne felice. Finalmente vedeva negli occhi di Sofia quella spensieratezza tipica dei bambini della sua età.
-Gelato o zucchero filato? – propose la donna
-Mmmm – la bambina si passò una mano sul mento - Gelato, anzi zucchero filato, no no no, gelato!
-Vada per il gelato scimmietta
 
Le due si sedettero su una panchina, vicino un laghetto.
-Eliza
-Dimmi piccola
-Perché le mie mamme non stanno insieme?
-Sai, delle volte due persone anche se si vogliono tanto bene sono costrette ad allontanarsi.
-Io sono felice di essere stata con Penny e anche con te, ma la notte sogno che le mie mamme tornino insieme. Ti dispiace?
-Certo che no tesoro, puoi sognare tutto ciò che vuoi. È normale che voglia far tornare le cose come una volta, ma non credo succederà piccola.
-Lo so, ma sono felice di essere qui con te.
-Anche io sono felice. Sei una bambina fantastica.
Sofia si sporse verso la donna per poterla abbracciare. In quel momento Eliza sentì tutto l’affetto che provava per quella bambina. Aveva dei lati del carattere identici ad Arizona; apparentemente sembravano forti, ma dentro soffrivano e per una bambina della sua età non andava bene. In quel momento decise che avrebbe fatto di tutto pur di rendere l’ambiente più sereno per la bambina e il fatto che Sofia si fosse confidata con lei era un gran passo avanti.

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Capitolo 24
*** Non è nulla ***


-Mammaaaaa – Sofia aveva visto la sua mamma in lontananza e le corse incontro
-Amore ciao! – la bionda la prese in braccio, le diede un bacio sulla guancia e si incamminò verso Eliza, che era seduta su una panchina poco più avanti
-Ciao amore! – la salutò la mora
-Allora come è andata la mattinata?
-Tutto bene mamma, abbiamo visto la giraffa, il leone, le scimmiette e ho mangiato anche un gelato. Manca ancora tanto da vedere, stavamo aspettando te
-Grazie! Allora possiamo andare
La bambina corse verso delle tigri per vederle più da vicino, mentre le due donne rimasero più indietro, senza però perderla di vista
-Grazie Eliza
-E di cosa, sai che amo stare con Sofia ed è stato un modo per rafforzare il rapporto
-Quindi è andato tutto bene?
-Si, però mi preoccupa. Poco prima che arrivassi stavamo parlando e mi ha chiesto come mai tu e Callie non steste più insieme. Sono sicura che abbia capito, ma spera sempre in un vostro ritorno o quantomeno di avervi nella stessa città.
-Lo so, mi si spezza il cuore, ma penso che solo il tempo potrà aiutarla
-Si è vero.
Le due donne si presero per mano e continuarono con la visita, quando Sofia le vide corse verso di loro, separò le loro mani e diede quella sinistra ad Eliza e quella destra ad Arizona. Le due donne si guardarono e non potettero che sorridere a quella scena.
-Allora piccola, oggi è la tua giornata, cosa vorrai fare dopo lo zoo?
-Mmmmm… McDonald’s !!!
-E vada per il McDonald’s!
 
 
Quattro ore dopo erano a casa esauste. Sofia corse verso il divano e accese la tv per guardare i cartoni animati, mentre Eliza e Arizona andarono in camera da letto per indossare degli abiti più comodi.
-Che stanchezza, quella bambina è un uragano – disse esausta la mora
-Chissà da chi avrà preso – le sorrise Arizona
-Mmmm, forse da una donna che è qui di fronte a me
-Dici?
-Certo. Non devi necessariamente essere biologicamente collegata a tua figlia per poterle tramandare qualcosa e penso che Sofia stia prendendo molti lati del tuo carattere. È un uragano e prende la vita sempre dal punto di vista ottimistico, ma in questo modo cerca anche di nascondere ciò che sente realmente. Ne ho avuto la prova oggi su quella panchina. Sta crescendo molto velocemente per la sua età e nonostante abbiamo un lavoro che ci porta via molto tempo vorrei che le stessimo accanto il più possibile.
-Lo faremo amore, adesso ha noi -  le due donne si scambiarono un abbraccio e andarono a sedersi accanto a Sofia.
Mentre erano intente a guardare un cartone animato Arizona però notò che qualcosa non andava in Eliza.
-Ehi Amore, tutto bene?
-Si non preoccuparti ho un po’ di mal di testa, vado a prendere un’aspirina e torno
Quando la mora tornò, Arizona pensò che quel mal di testa dovesse essere molto forte, perché la donna era diventata bianca come un lenzuolo.
-Ehi, non hai un bel colorito. Se ti siedi ti provo la pressione.
-No non serve, forse è meglio che io vada a letto.
-Non ceni neanche?
-No non mi va – la mora andò verso la piccola e le diede un bacio sulla fronte per augurarle la buonanotte e fece la stessa cosa con Arizona.
-Mamma ma Eliza non sta bene? – chiese Sofia quando la mora se ne fu andata
-No piccola, forse l’abbiamo fatta stancare oggi
-Ahahhah è vecchietta allora
Arizona decise di far cenare la bambina e metterla presto a letto, il giorno seguente sarebbe andata a scuola e la giornata l’aveva sicuramente stancata. Quando andò in camera da letto vide che Eliza stava dormendo e si rilassò, forse l’aspirina stava facendo effetto. Si stese sotto le coperte e abbracciò da dietro la compagna; a quel tocco sentì Eliza muoversi e girarsi verso di lei
-Ehi tesoro, mi hai fatto preoccupare prima
-Era un semplice mal di testa, l’aspirina sta facendo effetto – così dicendo la mora iniziò ad accarezzare la schiena della bionda
-Mmmm lo vedo lo vedo – disse in tono malizioso Arizona, che rispose ad Eliza con dei baci, che si fecero sempre più passionali. Lasciò separare le loro labbra solo per sfilarle la maglia e ricominciò a baciarla sul collo, per poi spostarsi sulle sue spalle, sul suo petto, sulla sua pancia. I gemiti che uscirono dalla bocca della mora fecero eccitare ancor più la bionda, che fece scivolare una gamba in mezzo alle sue, spingendo il ginocchio contro la sua intimità. Questo gesto portò Eliza a gemere ancora più forte. Arizona si fermò a contemplare il corpo della sua compagna per poi penetrarla con un colpo deciso.
-Dio Arizona!! – la mora digrignò i denti per urlare il meno possibile.
La bionda sorrise a quell’imprecazione e continuò a provocare la mora, che venne mordendole un braccio pur di non far esplodere il suo piacere in un urlo.
-Ahia! Stai ricambiando per il morso che ho dato a te sulla spalla?
-No, ho trovato un modo per non farmi sentire da una bambina

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Capitolo 25
*** Dormire con Sofia ***


-Buongiorno Amore! – Arizona quella mattina si svegliò di ottimo umore e diede un bacio sulle labbra ad Eliza.
-Buongiorno anche a te! Siamo di buon umore stamattina?
-Esatto! Ho fatto un bellissimo sogno
-Me lo racconti?
-Ci stavamo sposando – la bionda si accoccolò tra le braccia di Eliza
-Non è la prima volta tesoro, per caso stai trovando un modo per propormelo?
-Mmm può darsi – Arizona iniziò a baciare in modo dolce il corpo di Eliza
-Ehi, starei così tutta la mattina, ma dobbiamo andare a lavoro e potrebbe entrare Sofia
-Hai ragione… Meglio alzarsi allora
Qualcuno però irruppe nella loro camera e saltò sul letto.
-Buongiorno!! – Sofia si mise tra le due donne e lasciò un bacio sulla guancia ad entrambe
-Buongiorno Scimmietta! – le rispose la mora – quasi quasi rimarrei così, noi tre nel lettone – continuò
-Siiiiii – la bambina iniziò a saltellare sul letto
-Amore, Eliza stava scherzando. Dobbiamo andare a lavoro e tu devi andare a scuola
-Uffaaaa stanotte però posso dormire con voi?
La bionda lanciò uno sguardo di rimprovero ad Eliza, che ricambiò con un grande sorriso con l’intento di addolcire la compagna.
-Stasera ci pensiamo tesoro, ora vai a fare colazione, altrimenti faremo tardi
Non appena la bambina uscì dalla stanza, Eliza cercò di chiedere perdono come sapeva che sarebbe piaciuto ad Arizona.
-Non mi addolcisci in questo modo – le disse però la bionda
-Daiii.. E’ una bambina e non dorme mai con noi, io non ci vedo nessun problema
-Va bene, vedremo se stasera la penserai ancora così – la bionda le diede un bacio e andò a prepararsi.
 
 
-Buona giornata Amore!
-Grazie, anche a te!
Le strade delle due donne si divisero e iniziarono ognuna il proprio turno in ospedale.
Arizona andò a fare il solito giro di visite e fortunatamente tutti i pazienti avevano i parametri nella norma.
Così andò in caffetteria.
-Buongiorno Arizona!
-Buongiorno Meredith
-Mattinata tranquilla?
-Fino ad ora si, e sperò rimarrà tale
-Zola stamattina mi ha chiesto se può venire Sofia a dormire da noi stasera
-Mi piacerebbe Meredith, ma ho promesso ad Eliza di farla dormire nel lettone con noi stasera
-Ahahah è la prima volta?
-Esatto, ha insistito e sono curiosa di vedere la sua reazione
-Allora facciamo per domani sera, fammi sapere come andrà
 
Arizona rimase un po’ a pensare a cosa sarebbe successo quella sera, ma il telefono iniziò a squillarle e dovette correre in pronto soccorso
-Cosa abbiamo qui?
-Bambino, 10 anni, possibile frattura della gamba destra dopo una caduta da cavallo
-Ciao piccolino, vedrai che sistemeremo tutto – disse rivolgendosi al bambino -  ma Karev dov’è? – continuò rivolgendosi all’infermiera
-Ha chiesto un giorno di ferie
-Ok ci penso io allora. Chiedi un consulto ortopedico.
-Dott.ssa, chiamo la Minnick?
-Ma stamattina non è venuto nessuno a lavorare?
-Mi dispiace dott.ssa
-Ok chiami la Minnick,  io intanto parlo con i genitori
 
Poco dopo Eliza arrivò e iniziò a visitare il bambino
-Allora piccoletto, cosa ti è successo?
-Sono caduto da cavallo
-Ti piace tanto fare equitazione?
-Mm mm a te piacciono i cavalli?
-Si mi piacciono molto.
-E a te dott.ssa? – il bambino si rivolse ad Arizona che nel frattempo era rientrata nella stanza
-Si anche a me piacciono tanto – gli rispose la bionda per poi rivolgersi ad Eliza – allora dott.ssa, cosa mi sa dire di questo ometto?
-Purtroppo si è fatto abbastanza male, la frattura è scomposta, quindi dovremo fare un piccolo intervento
-Voglio vedere la mia mamma! – il bambino iniziò a piangere
Arizona andò dai genitori, fece entrare la mamma del bambino e le spiegò la situazione
-Mamma vogliono operarmi! Io ho paura!
-Amore, non devi avere paura, sarà come fare un pisolino, poi quando ti risveglierai io e papà saremo accanto a te
-Non mi faranno male?
-Certo che no piccolo – intervenne Eliza – noi ti guariremo, così potrai andare di nuovo a cavallo.
-Mm va bene
Così dicendo prepararono il bambino per l’operazione
-Povero piccolo, non ci voleva proprio una frattura di questa portata – disse Eliza mentre si preparava ad incidere
-Purtroppo sono cose che accadono e quando si ha un figlio devi essere pronta a tutto
-È vero, chissà se lo sarò mai
-Non si è mai pronti per una cosa del genere, Eliza. Lo stiamo vivendo con Sofia, è del tutto imprevedibile.
-È vero.
 
Tre ore dopo Eliza era pronta a terminare l’operazione
-Arizona, chiuderesti per me?
-Certo, ci penso io
La bionda guardò Eliza uscire dalla sala e la vide appoggiarsi al lavandino dell’antisala operatoria. C’era qualcosa che non andava, ma decise che ci avrebbe pensato dopo, così si accinse a richiudere il paziente.
 
Ehi amore, ho finito prima del previsto,
ci vediamo a casa, penso io alla cena
 
Arizona lesse il messaggio che le aveva inviato Eliza e non potette che preoccuparsi; poco prima aveva visto la compagna sentirsi poco bene ed ora aveva finito in anticipo il turno, cosa che non avrebbe mai fatto.
Alla fine del suo turno mancavano ancora due ore e il pensiero le attanagliava la mente; in quel momento, però, non avrebbe potuto fare niente se non trovare un modo per distrarsi.
Decise di andare al nido. Quando c’era qualcosa che la faceva preoccupare andava sempre lì. Le spuntò un sorriso sulle labbra non appena vide quei bambini appena nati e ripensò a quando Sofia venne alla luce. La notizia della gravidanza di Callie era stato un fulmine a ciel sereno per lei, ma rimanere accanto alla donna che amava era stata la decisione più giusta della sua vita.
Se qualche anno fa le avessero detto come sarebbe andata la sua vita, non ci avrebbe mai creduto, eppure nonostante gli alti e bassi era felice.
Guardò l’orario e decise di andare a cambiarsi per poter tornare a casa.
 
 
-Amore sono a casa! – annunciò la bionda
-Ehi, eccoti qui – la mora andò incontro ad Arizona e le diede un bacio a stampo -  è tutto pronto, Sofia sta giocando nella sua camera e tu devi solo prepararti per la cena
-Tu stai bene?
-Certo! Perché?
-Ti ho vista fuori dalla sala operatoria e di solito non finisci mai in anticipo il turno
-Avevo solo un leggero mal di testa, che è già passato. Non avevo operazioni programmate, così ho deciso di tornare prima per farti trovare la cena pronta.
-Hai frequenti mal di testa, perché non fai qualche esame?
-Non è nulla Amore, dai ora vieni a cena, vado a chiamare Sofia.
Arizona non si era ancora tranquillizzata, ma sapeva quanto fosse testarda Eliza, così decide di lasciar passare un po’ prima di riparlarne.
-Allora Piccola, come è andata oggi a scuola? – chiese la bionda
-Bene mamma. La maestra ci ha fatto scrivere un tema sulla nostra giornata più bella
-Wow e tu cosa hai raccontato?
-Quando sono andata allo zoo con Eliza. È stato bellissimo.
La mora si commosse di fronte a quella espressione. Non avrebbe mai immaginato che una bambina sarebbe stata capace di rapirle il cuore in questo modo
-Amore, domani sera andrai a dormire da Zola, va bene?
-Davvero mamma???
-Certo
-Stasera però posso dormire nel vostro lettone?
-Certo, Eliza non vede l’ora
La mora non capiva il motivo per cui Arizona era sempre così sarcastica riguardo quell’argomento.
Finito di sistemare le ultime stoviglie le due donne misero a letto la piccola, con la promessa che l’avrebbero raggiunta più tardi.
-Arizona, mi spieghi davvero il problema?
-Mmm no, lo capirai da sola
Così dicendo la mora si sedette sul divano e la bionda si allungò poggiando la testa sulle sue gambe.
Per quella sera avevano deciso di guardare un film, ma fecero esattamente tutt’altro.
-Ehi forse è meglio se andiamo a letto, sono stanca – disse la bionda
-Mmm va bene, ma domani non mi scappi – rispose maliziosamente la mora
-Sempre se non sarai troppo stanca, dopo la nottata che farai stanotte – rincarò la dose Arizona e sparì sotto le coperte. Eliza sospirando si mise all’altro lato del letto e poco dopo crollò in un sonno profondo.
Era notte fonda quando Eliza si svegliò per un dolore acuto alla schiena, si voltò e vide Sofia che stava premendo i suoi piedi contro la sua schiena; mise la bambina con la testa sul cuscino e provò a dormire di nuovo; quando si svegliò nuovamente, fuori non era ancora giorno e pensò che fosse passato poco tempo dall’ultima volta. La bambina questa volta aveva le braccia distese: una sul corpo di Arizona, che però continuava a dormire profondamente e l’altra sul suo collo; era davvero un carrarmato quella bambina quando dormiva. Nonostante ciò Eliza sorrise e capì il motivo per cui Arizona non aveva fatto altro che prenderla in giro il giorno prima. Quando la mora finalmente prese sonno sentì suonare la sveglia.
-Buongiorno amore! – le disse Arizona con un gran sorriso – dormito bene?
Eliza la guardò e le rispose: Benissimo tesoro! Stasera Sofia dormirà da Meredith vero?

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Capitolo 26
*** Brutte sensazioni ***


Arizona ed Eliza stavano tornando a casa dopo aver terminato il turno in ospedale e come promesso avevano lasciato che Sofia quella sera dormisse da Meredith.
-Comunque…  Ancora devo vendicarmi per lo scherzo che mi hai fatto facendo dormire Sofia con noi, non sapevo fosse un terremoto
-Ahahah Amore, tutti lo sanno, quando l’ho detto a Meredith poi ha voluto sapere tutti i dettagli
-E cosa le hai detto?
-Che stamattina ti sei svegliata di ottimo umore, ovviamente – e le diede un bacio a stampo
-Non te la caverai con questo bacetto, dott.ssa Robbins
-Ah no? Io penso di si – rispose la bionda aprendo la porta di casa e scappando dalla compagna
-Sai che ti prendo, inutile che scappi – la mora iniziò a cercare Arizona in ogni angolo di casa. Non appena la bionda uscì dall’interno dell’armadio, Eliza saltò dallo spavento
-Cavolo, mi hai fatto morire di paura
-Ahahhah fifona!
-Io sarei fifona? Ritira quello che hai detto
-Altrimenti?
-Non mi provocare biondina
-Che pauraaaaa
-Ok, lo hai voluto tu – la mora sollevò di peso la bionda e la scaraventò sul letto. Arizona rise a crepapelle, ma la mora la zittì con un bacio lungo e appassionato. Lasciò scivolare le mani lungo i fianchi di Arizona per poi insinuarsi tra le sue gambe. Alla bionda scappò un gemito ed Eliza sentì  il suo cuore accelerare sempre di più.
Le due donne fecero l’amore per tutta la notte; assaporando ogni singola sensazione che quell’atto dava loro.
-Wow amore, potrei non stancarmi mai di farlo – affermò Eliza
-Credimi, prima o poi anche noi ci stancheremo, nonostante ci piaccia così tanto
-Forse, ma secondo me saremo una di quelle coppie che lo farà anche quando avremo settanta anni
-Sei molto ottimista Amore, ti ho contagiata forse?
-Credo di si, ma a me piace pensarlo, a prescindere dal sesso. Amo pensare che quando avremo settanta anni staremo ancora insieme e ci ameremo come ci amiamo oggi. Tu no?
-Certo che si, ma negli ultimi anni sono accaduti talmente tanti disastri, che non mi aiutano ad essere ottimista sul mio futuro
-Lo so, ma qualunque cosa accadrà potremo affrontarla insieme. Buonanotte Amore!
-Buonanotte anche a te!
 
Il giorno dopo Arizona si svegliò prima del solito, un incubo l’aveva tormentata per tutta la notte e sentiva che sarebbe successo qualcosa, ma non sapeva spiegarsi il perché avesse quella sensazione così forte, forse era solo suggestione. Guardò Eliza che dormiva e decise di andare a prepararle la colazione. Prima però si recò in bagno, mentre sciacquava il viso lo sguardo le cadde nel cestino, dove vide il flacone dell’aspirina vuoto. Era sicura che la settimana prima l’avessero preso nuovo, come era possibile che fossero già terminate? L’unica opzione plausibile era che Eliza ne stesse facendo abuso
-Ehi Eliza! – disse la bionda scuotendo la compagna per farla svegliare
-Mmmm che c’è? Non è ancora suonata la sveglia – la mora cercò di aprire gli occhi e davanti a sé vide Arizona con il flacone dell’aspirina vuoto.
-Mi spieghi cos’è questo?
-Arizona, sei un medico, dovresti saperlo
-Non è divertente Eliza. Lo abbiamo preso una settimana fa ed è già terminato. Quanto sono forti questi mal di testa?
-Abbastanza
-Abbastanza da farti terminare un flacone di farmaci Eliza? Avevi detto che non ne avevi più.
-Ho mentito. Sono aumentati.
-E cosa aspettavi a dirmelo? Passiamo la maggior parte del nostro tempo in ospedale e non hai pensato a farti degli esami?
-Ecco il motivo per cui non te l’ho detto. Avresti iniziato con la predica – la mora fece per alzarsi ma venne bloccata da Arizona
-La predica? Sono seriamente preoccupata. Non ne ho il diritto? Stiamo insieme e se pensi di mentirmi su cose così come intendi andare avanti?
-Senti Arizona, io vado a lavoro, grazie mille per il bel buongiorno.
La mora si preparò e sbattendo la porta uscì dalla casa, lasciando Arizona senza parole.
Quella giornata era iniziata nel peggiore dei modi.

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Capitolo 27
*** Non abbandonarmi Arizona ***


Arizona era rimasta a fissare la porta che Eliza aveva sbattuto alle sue spalle.
Era preoccupata non solo per la salute della compagna, ma per il comportamento che aveva avuto. Credeva che alla base del loro rapporto ci fosse fiducia reciproca, invece Eliza aveva dimostrato che non aveva intenzione di condividere con lei le cose importanti. Sofia fortunatamente era da Meredith e non aveva assistito a quella discussione, così si preparò e si diresse in ospedale. Quella mattina avrebbe avuto un intervento impegnativo e aveva bisogno della massima concentrazione.
Cercò Eliza solo dopo aver concluso con successo l’operazione e trovandosi davanti il tabellone sperò di leggere il suo nome; alle 10:00a.m. avrebbe dovuto assistere ad un trapianto di fegato, erano passate quattro ore dal suo inizio e ancora era in sala operatoria. Decise di lasciarle un messaggio, di modo che non appena l’avesse letto l’avrebbe raggiunta.
-Ehi Karev, bentornato! – la donna non appena vide l’amico lo fermò
-Grazie Robbins, come ti vanno le cose?
-Diciamo bene, ma non mi va di parlarne. A te piuttosto?
-Non so come comportarmi con Jo.
-Dalle tempo, magari sarà lei a venire da te non appena sarà pronta. Non forzare le cose, dammi retta.
-Sicura non ti vada di spiegarmi?
-No grazie lo stesso. Andiamo a pranzo insieme?
-Va bene.
I due andarono alla mensa e trascorsero la pausa pranzo parlando del più e del meno. Ad Arizona era mancato Alex;  nonostante alti e bassi la loro amicizia era rimasta salda e sapevano che potevano sempre contare l’una sull’altro.
Quando Arizona ricevette la risposta di Eliza, balzò dalla sedia.
-Cavolo Robbins, che ti prende?
-Scusami ma devo andare.
 Corse verso la sala del medico di guardia, dove si erano date appuntamento e trovò la mora stesa sul letto.
-Eccoti finalmente. Come è andata l’operazione?
-Tutto bene, la tua?
-Anche.
-Senti Arizona, mi dispiace per la scenata di stamattina.
-Anche a me dispiace, soprattutto perché hai dimostrato di non fidarti di me
-Io mi fido di te, però ho paura anche io e ne abbiamo passate talmente tante, che vorrei che avessimo un po’ di serenità.
La bionda si sedette sul letto accanto alla compagna e le prese le mani.
-Non è detto che debbano essere cattive notizie. Potrebbe essere tutto o niente, per questo hai bisogno di fare esami approfonditi. Ci eravamo ripromesse che avremmo affrontato insieme qualsiasi cosa e così sarà. Cosa hai in programma per il resto della giornata?
-Lo so e ti chiedo scusa per il mio stupido comportamento. Ho una lezione con gli specializzandi tra un’ora e poi due operazioni.
-Allora facciamo subito le analisi del sangue e una tac, così non rimandiamo troppo.
-Ok, posso fare anche da sola. Ti faccio sapere quando ho i risultati.
-Ci risiamo Eliza?
-Arizona, non devi starmi per forza con il fiato sul collo. Farò tutto, te lo prometto.
La bionda ci rimase male, ma fece di tutto per non darlo a vedere. L’intento fallì.
-Amore, guardami – la mora prese il mento della bionda e le fece alzare la testa. – ho bisogno di fare questa cosa da sola. So che è difficile per te, ma ho bisogno dei miei spazi.
-Ok cercherò di capire. Andiamo insieme a casa stasera?
-Ho la mia macchina, ci vediamo direttamente lì. Spero di non fare tardi.
 
Erano passate 3ore da quando le due donne avevano avuto quella conversazione e Arizona si stava preparando per tornare a casa. Eliza non le aveva fatto sapere più nulla e lei non voleva essere pesante, così quando arrivò a casa con Sofia decise di preparare qualcosa che alla sua compagna piacesse molto; era un modo per farle sentire la sua presenza.
Eliza non tornò per ora di cena, così la bionda fece mangiare la bambina e la mise a letto.
-Mamma, perché Eliza non c’è?
-Ha avuto molte cose da fare oggi. Vedrai che quando tornerà verrà a darti il bacio della buonanotte.
In qualche modo la bambina accettò quella risposta e si addormentò mentre Arizona le leggeva una storia.
Tornata in salotto la bionda prese il telefono per chiamare Eliza. Non ebbe risposta. Provò più e più volte, ma l’esito non cambiò.
Quando Eliza rientrò a casa era notte fonda e fece un tale baccano, che fece impaurire Arizona.
Varcata la soglia la mora cadde a terra e la bionda si precipitò da lei.
-Eliza, dove diavolo eri finita? Sono stata tutta la notte a fare telefonate, non sapevo più cosa fare.
La mora alzò la testa e i loro occhi si incrociarono. Avevano entrambe pianto.
-Scusa Arizona, sono una fallita.
-Ma che cavolo stai dicendo? Dove sei stata fino ad ora?
-Ho bevuto. Ho bevuto tantissimo.
-Lo sento dal tuo alito. Vieni, sediamoci sul divano.
Non appena si sedettero sul divano Eliza estrasse dalla borsa una busta bianca, era aperta, quindi la donna sapeva già la notizia. Ad Arizona si fermò per un attimo il cuore e allungò la mano per prendere la busta; estrasse le immagini della tac e non appena le espose alla luce sentì le forze venirle meno. Guardò subito la sua compagna accanto a lei e i loro occhi si inondarono di lacrime.
-Non abbandonarmi Arizona, ti prego
-Non andrò da nessuna parte, te lo prometto

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Capitolo 28
*** Eliza ***


Arizona stava camminando freneticamente per tutto il salotto cercando una soluzione alla notizia che aveva appena ricevuto, come un leone in gabbia andava avanti e indietro per la stanza, senza però riuscire a fare mente locale, delle lacrime minacciavano di uscire, di nuovo, per l’ennesima volta; si voltò verso Eliza e la vide nella posizione in cui l’aveva lasciata: seduta sul divano, immobile, quasi pietrificata.
Si avvicinò a lei e le prese il viso tra le mani
-Amore… - cercò di farle alzare la testa, ma l’unica cosa che fece la mora fu alzarsi e chiudersi in camera da letto. Arizona decise di lasciarla sola, non poteva immaginare come si potesse sentire e l’unica cosa che poteva  fare in quel momento era assecondare le sue volontà; si stese sul divano e cercò di dormire quel poco tempo che rimaneva prima di andare a lavoro.
Poche ore dopo si svegliò di soprassalto, sperava di ritrovarsi nel suo letto con la sua compagna e che fosse stato tutto un incubo, invece si ritrovò sul divano con un gran mal di schiena.
Con Sofia doveva comportarsi il più naturale possibile; preparò la colazione e andò a svegliarla per portarla a scuola, ma non appena aprì la porta della sua camera non la trovò; andò in camera da letto e le si sciolse il cuore davanti alla scena che le si presentò davanti gli occhi: Eliza e Sofia stavano dormendo abbracciate. Si mise entrambe le mani sul petto come per intrappolare quella bellissima sensazione che stava provando; ne aveva bisogno; stava per richiudere la porta per lasciare loro ancora qualche minuto, ma gli occhi della bambina si aprirono
-Ciao mammina!
-Ehi piccola, buongiorno! Dormito bene?
-Mm mm.. Eliza è venuta a prendermi per portarmi nel vostro letto, forse si sentiva sola. Avete litigato?
-Assolutamente no tesoro, la mamma è rimasta solo addormentata sul divano. Vieni, lasciamola dormire ancora un po’.
Così dicendo sollevò la bambina dal letto e la portò in cucina. Le cose sarebbero cambiate drasticamente e doveva trovare un modo per coinvolgere il meno possibile la bambina.
Prese il telefono e cercò il nome di Meredith nella rubrica.
-Pronto Arizona
-Ciao Meredith, scusami ma avrei bisogno di un favore
-Dimmi pure
-Puoi venire a prendere Sofia e accompagnarla a scuola? Oggi io ed Eliza prenderemo un giorno di ferie, poi ti spiegherò tutto.
-Certo, va bene, tra poco sarò da te.
 
Poco dopo che le due donne ebbero chiuso la comunicazione, Meredith stava suonando al campanello e nonostante avesse notato il volto distrutto di Arizona decise di non chiedere nulla, ne avrebbero parlato quando la bionda si sarebbe sentita pronta. Arizona fece un respiro profondo e andò da Eliza; dormiva ancora. Non sapeva se svegliarla o meno, ma avrebbero dovuto parlare e mai come in quella circostanza il tempo contava più di qualsiasi altra cosa.
-Ehi amore – la bionda si sedette accanto ad Eliza e le accarezzò i capelli
-Ehi – la mora aprì gli occhi e cercò di fare un sorriso alla sua compagna
-Ti ho preparato la colazione, Sofia è già andata a scuola con Meredith e noi abbiamo il giorno libero dal lavoro
-Cosa faremo Arizona?
-Avevo pensato di chiamare Amelia, la faremo venire qui e ci dirà come dobbiamo muoverci.
-E poi?
-Faremo tutto ciò che è necessario.
-Mi sento così stupida. Ho avuto per tutto questo tempo la risposta davanti gli occhi e ho fatto finta di non vedere
-Non pensarci ora, vado a chiamare Amelia, tu intanto fatti una bella doccia rilassante
La mora si alzò dal letto, andò verso il bagno, ma sulla soglia si fermò e si girò verso la compagna
-Ehi arizona?
-Dimmi Amore
-Ti amo
-Anche io
Arizona guardò Eliza scomparire dietro la porta del bagno e si diresse in salotto per prendere il telefono. Fece un respiro profondo, le mani le tremavano e in quel momento sentiva solo il bisogno di fare un gran pianto liberatorio, ma non poteva, doveva essere forte. Per un attimo le venne in mente il disastro aereo; Callie doveva aver passato l’inferno durante la sua convalescenza e non lo aveva mai capito fino in fondo. Sbloccò il telefono e le spuntò un sorriso sulle labbra, come sfondo c’era Sofia in braccio a lei ed Eliza. Avevano tutte e tre un sorriso contagioso, un sorriso che forse non sarebbe più tornato.
Si destò da quei pensieri e chiamò la sua amica.
-Pronto Arizona
-Ciao Amelia, sei in ospedale?
-Si perché?
-Dovresti venire qui, è abbastanza urgente.
-Cosa succede?
-Non posso spiegarti per telefono.
-Mi stai facendo preoccupare, ora non posso proprio muovermi però. Va bene se vengo durante la pausa pranzo? Altrimenti vieni tu.
-No non possiamo aspettare, riguarda Eliza. Veniamo subito lì.
-Ok ti aspetto.
 
La bionda andò verso il bagno, Eliza stava ancora facendo la doccia
-Ehi amore, Amelia non può venire subito, andiamo noi in ospedale
La mora aprì appena il box doccia e a acconsentì
-Vieni a fare una doccia con me? Ti sei accorta che sei ancora con i vestiti di ieri?
Arizona abbassando lo sguardo constatò che Eliza avesse ragione; quella mattina non aveva pensato a nulla, ed ora che ci pensava non aveva neanche mangiato. Senza pensarci molto si spogliò ed entrò insieme alla compagna, che subito l’avvolse in un abbraccio
-Ho paura Arizona
-Anche io
Il loro abbraccio durò pochi minuti, ma l’amore che si scambiarono in quel gesto comprendeva tutto quello che avevano provato da quando stavano insieme.
Un’ora dopo erano davanti l’ospedale, che ormai conoscevano a memoria. La sensazione che provarono entrando, però, non si avvicinava minimamente a ciò che provavano ogni giorno andando a lavoro.
Era sicuramente quello l’effetto che faceva quell’edificio ai pazienti.
Salirono in neurochirurgia e fortunatamente trovarono subito Amelia
-Ehi ragazze, ma cosa succede? Siete stravolte.
Senza rispondere Eliza le porse la cartella in cui teneva i referti. Amelia, come in una partita di tennis, passò il suo sguardo prima all’una poi all’altra, come se non capisse ciò che stesse accadendo. Senza dire nulla entrò in una stanza e mise le immagini della tac sul diafanoscopio.
 
-Allora Amelia?
-Eliza, da quanto tempo hai i sintomi?
-Quasi tre settimane
-Tre settimane Eliza? Davvero?
-Mi dispiace Arizona, non ho dato peso alla situazione e quando te ne sei accorta i dolori erano già aumentati di molto.
-Eliza, oltre il mal di testa quale altro sintomo hai?
-Tre sere fa ho avuto la vista offuscata per due secondi, pensavo di essere solamente troppo stanca.
-Dio Eliza, sei un medico e hai pensato alla stanchezza?
-Arizona, non serve a nulla fare così ora – intervenne Amelia, poi si rivolse verso Eliza – faccio subito le carte per il ricovero e continueremo con tutti gli accertamenti, ma dalle immagini e dai sintomi sono abbastanza sicura che sia un tumore orbitale, con gli altri esami capiremo meglio come intervenire. Mi dispiace Eliza



 

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Capitolo 29
*** Giorno 1 ***


Arizona stava aiutando Eliza a sistemare le varie cose nell’armadietto della sua camera. Nessuna delle due trovava il coraggio di aprire bocca. Quando la mora si sistemò sul letto ad Arizona le si formò un nodo alla gola. Era tutto vero. Eliza era malata. Si soffermò sugli occhi della compagna: erano stupendi, di un azzurro disarmante, eppure era proprio lì che si annidava il grande male.
-Perché mi fissi così? – chiese la mora
-No nulla, stavo pensando a quanto fossero belli i tuoi occhi
-Beh, anche i tuoi non sono niente male
-Si ma oggi li vedo ancora più belli, nonostante siano spenti
-Arizona, potrai sempre vedere questi due occhi, sono io che forse non potrò vedere più i tuoi
-Non dire queste cose neanche per scherzo. Non sappiamo ancora quanto sia esteso e dalla biopsia potremo capire se sia benigno o meno, quindi smettila
-Ho una brutta sensazione Arizona
-Facciamo un passo alla volta. Devo trovare solo un modo per proteggere Sofia da tutto questo.
-Potresti far venire Callie per qualche giorno
-Forse è meglio, non potrò chiedere per sempre aiuto a Meredith
-Allora vai, chiamala subito, tanto io non mi muovo da qui – Eliza cercò di abbozzare un sorriso.
Arizona le diede un bacio sulle labbra ed uscì dalla stanza per chiamare Callie. A meno che non avesse il giorno libero, l’avrebbe sicuramente trovata in ospedale e sperava tanto che non stesse operando. Fortunatamente al quarto squillo rispose
-Ehi Arizona, ciao
-Ciao Callie, come va?
-Tutto bene, sono in ospedale. A te? Sofia è a scuola?
-Si Sofia è a scuola. Ti ho chiamata per dirti che Eliza sta male e la situazione è abbastanza seria. Per i prossimi giorni non so se continuerò a lavorare, ma comunque mi servirà una mano con Sofia, non voglio coinvolgerla più del dovuto.
-Mi dispiace tanto Arizona, cosa posso fare? Vuoi che venga a prendere Sofia?
-No Callie, non può saltare altri giorni di scuola, mi chiedevo se potessi venire tu per qualche giorno.
-Ho un po’ di cose in sospeso qui in ospedale, ma farò il possibile per prendermi qualche giorno di ferie. Ti farò sapere ok?
-Va bene, grazie Callie
Arizona chiuse la comunicazione e rientrando nella stanza di Eliza le spiegò cosa si fossero dette lei e l’ex moglie. Qualche minuto dopo entrò Amelia
-Allora Eliza, faremo una visita oculistica, una risonanza magnetica e altre analisi del sangue, voglio avere la situazione sotto controllo; dopodiché prenderò un campione della massa e tramite la biopsia capiremo meglio come agire. So che sai perfettamente come funzionano queste cose, ma voglio essere chiara; i sintomi purtroppo ci sono e qualsiasi sia il risultato della biopsia dovremo asportare la massa. Dalle immagini spero di vedere bene quanto vicino sia al nervo ottico. Sai bene però che nel caso fosse maligno dovrai sottoporti a cicli di chemioterapia e in quel caso parlerai con un oncologo. Non voglio allarmarti, ma come ti ho detto, preferisco essere chiara.
-Grazie Amelia. Qualcuno sa di tutto ciò?
-No ancora nessuno, vuoi che ti faccia venire Miranda?
-Si grazie.
-Tu Arizona? Prenderai qualche giorno di ferie?
-Ancora non ho preso una decisione. Ho chiamato Callie e le ho chiesto di venire e non appena mi darà notizie agirò di conseguenza.
-Va bene ragazze, io ora vado. Cercherò di passare più tardi
Non appena Amelia uscì dalla stanza, Arizona si sedette sulla poltrona e avvicinandosi al letto prese la mano di Eliza. Le due si guardarono negli occhi per qualche secondo e riuscirono a dirsi tutto ciò che provavano solamente con quel contatto. La bionda vide una lacrime scendere sul viso della sua compagna e le si spezzò il cuore. Con un gesto del dito gliela asciugò e le diede un bacio nel punto in cui aveva interrotto la discesa di quella goccia. Arizona non sapeva come sarebbero andate le cose, ma sarebbe stata forte per la sua compagna e da quella situazione ne sarebbero uscite più forti di prima, ne era convinta.
-A cosa pensi Amore? – la mora distolse Arizona da quei pensieri
-Ti amo, più di quanto avessi potuto immaginare; nonostante sia un po’ arrabbiata con te per non avermi detto la verità sin da subito
La mora lasciò la presa dalla mano della compagna e la battette contro il materasso per farla stendere accanto a lei. Arizona accolse l’invito e si trovarono l’una accanto all’altra, con i nasi che si sfioravano quasi.
Eliza si sporse verso di lei e le lasciò un bacio sulle labbra, un bacio di pentimento, un bacio che chiedeva perdono per ciò che aveva fatto.
-Mi dispiace Arizona, con te ho provato cose che non avevo mai provato in vita mia e non ho saputo gestire la situazione, potrebbe essere una cosa banale, ma è la realtà. Mi sono sentita un’adolescente alla prima cotta. Con te ho voglia di fare cose che non ho mai voluto fare con nessun’altra.  Con te voglio continuare a crescere Sofia e vorrei tanto darle un fratellino o una sorellina; con te vorrei mettere la fede al dito, perché ti amo più della mia stessa vita e vorrei che tutti sapessero che tu sei mia. Il nostro futuro però ora è un grande punto interrogativo.
La bionda non ebbe il tempo di rispondere, perché in stanza entro Miranda Bailey.
-Oh, scusate ragazze. Non volevo disturbarvi.
-Non preoccuparti Miranda, esco a prendere qualcosa di caldo e torno.
-Allora dott.ssa Minnick. Come si sente?
-Potrei stare meglio. La Shepherd le ha spiegato tutto?
-Si, mi ha dato il quadro della situazione e ovviamente dovrai preoccuparti per il lavoro. Quando sarà guarita sarà ancora dei nostri, su questo non c’è dubbio.
-Sempre se guarirò al 100%
-Non essere pessimista, ci sono buone possibilità di esito positivo. Vorrei parlare anche con la Robbins, per vedere cosa intende fare in questo periodo.
-Falla lavorare, anche se lei non vorrà, convincila. Ne ha passate tante e se non lavorerà non potrà mai distrarsi da tutto questo.
-Ok ci proverò. In bocca al lupo dott.ssa Minnick
 
 
-Ehi Arizona, come mai sei qui? Sapevo avessi preso un giorno di ferie – la dott.ssa Kepner era in caffetteria e non appena vide la dott.ssa Robbins fare la fila al bancone si avvicinò
-In effetti è così, ma ho preso il giorno di ferie perché Eliza sta male. È ricoverata qui.
-Oddio! Cos’è successo?
-Amelia dalle immagini della tac ha visto un tumore orbitale, ma come ben sai capiremo tutto con la biopsia.
-Cavolo, mi dispiace tantissimo. Più tardi passerò a trovarla allora. Tu cosa farai nel frattempo?
-Ancora non lo so, per ora sto qui e sto aspettando che Callie mi faccia sapere se potrà venire per stare con Sofia qualche giorno.
-Sai che puoi contare sempre su di me Arizona
-Lo so e ti ringrazio, ma Sofia ha bisogno di sua madre
April accolse tra le braccia la sua amica e per un attimo Arizona si sentì al sicuro.

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Capitolo 30
*** Giorno 2 ***


Arizona era all’aeroporto di Seattle e stava aspettando che l’aereo su cui viaggiava Callie atterrasse. L’ex moglie era riuscita ad ottenere qualche giorno di ferie ed Arizona ne era felice, a Sofia avrebbe fatto piacere e avrebbe risentito di meno della situazione.
-Arizona! – la bionda si sentì chiamare. Conosceva benissimo quella voce.
-Ciao Callie! Fatto buon viaggio?
-Si grazie. Come stai?
-Preoccupata. Mi fa piacere che tu sia riuscita a venire.
Le due si diressero direttamente verso l’ospedale
-Ciao Eliza – disse Callie non appena entrò nella stanza
-Ciao Callie, grazie per essere venuta
-Non devi ringraziarmi, quando posso aiutare lo faccio volentieri. In bocca al lupo.
Callie uscì dalla stanza per andare a salutare tutti i suoi amici e Arizona si sedette accanto alla compagna
-Allora Amore, come stai?
-Agitata
-Andrà  tutto bene vedrai. Tra qualche ora sapremo cosa ci aspetterà e spero tanto potremo tirare un sospiro di sollievo.
-Anche io lo spero, vieni qui e dammi un bacio.
La bionda si chinò verso la sua compagna e le diede un bacio delicato sulle labbra, ma Eliza lo approfondì
-Scusami, ne avevo bisogno, mi sei mancata stanotte
-Non devi scusarti per questo Tesoro, anche tu mi sei mancata tantissimo. Sofia pensa che abbiamo litigato, ma non appena sapremo gli esiti degli esami le dirò la verità. È un bene che sia venuta Callie.
-Lo credo anche io, avere entrambe le mamme accanto la farà stare sicuramente meglio
-Ci vediamo più tardi ok? Inizio il mio turno
Arizona uscì dalla stanza e fece un grande sospiro. Di lì a qualche ora avrebbero avuto tutte le risposte al grande punto interrogativo che stava aleggiando nella loro vita, ma anche i pazienti avevano bisogno di lei e cercò di trovare tutta la concentrazione possibile.
Arizona era in sala operatoria da un po’ e quando guardò l’orologio affisso sulla parete constatò che in quel momento i risultati della biopsia erano sicuramente pronti. Sapeva che per quel tipo di risultati potevano volerci anche giorni, ma aveva fatto di tutto per poterli ottenere il prima possibile
-Arizona, tutto bene? – le chiese Alex quando la vide sovrappensiero
-Si è che sicuramente ora saranno pronti i risultati di Eliza
-Vuoi che continui io qui?
-No non preoccuparti. Amelia mi ha promesso che avrebbe aspettato me prima di andare a comunicarle il referto
Qualche ora dopo Arizona finì l’intervento e corse verso la stanza della sua compagna, dove trovò anche Amelia.
-Eccoti Arizona, stavamo aspettando te
La bionda si sedette sul letto e cingendo le spalle della sua compagna si preparò ad ascoltare la notizia tanto attesa.
-Allora ragazze, buone notizie. Dalla biopsia è uscito che la massa è sicuramente un tumore, ma benigno, però dalla visita oculistica e dalla risonanza magnetica ho notato che è pericolosamente vicino al nervo ottico. L’operazione sarà abbastanza rischiosa.
-Cosa vuol dire? -  chiese Arizona, anche se sapeva benissimo cosa intendesse
-Amore, sai cosa vuol dire. Potrei diventare cieca
-Esatto, ma sapete benissimo che è nostro dovere elencare tutti i possibili rischi di un intervento. La probabilità di esito positivo è elevata, quindi sono ottimista e dovreste esserlo anche voi
-Quando mi opererai?
-Domani mattina presto
La mora uscì dalla stanza e lasciò le due donne da sole
-Visto amore? È andato tutto bene. Amelia è un genio nel suo lavoro, quindi anche l’intervento andrà come previsto e potrai tornare a casa
-Lo spero
-Dai amore, fammi un sorriso, abbiamo ricevuto una bella notizia
La mora si sforzò di regalare un sorriso alla sua compagna e incrociando il suo sguardo per un attimo sentì veramente che le cose sarebbero migliorate. Arizona dovette tornare a lavoro, con la promessa di ripassare a salutarla prima di tornare a casa, dove avrebbe trovato Callie e Sofia.
Qualche ora dopo, non appena aprì la porta della sua abitazione un profumo le invase le narici e sentì delle risate provenire dalla cucina.
-Mmm che buon profumino
-Mamminaaaa! – la bambina corse ad abbracciare la mamma
-Ciao Piccola! Tutto bene oggi a scuola?
-Si si tutto bene. Mamma Callie ha deciso di cucinare tante cose buone ed io la sto aiutando. Eliza neanche stasera tornerà?
-No tesoro, purtroppo non verrà
-Perché mamma?
-Vieni qui piccola – la bionda invitò la bambina a sedersi su una sedia lì vicino. Arizona abbassandosi alla sua altezza prese le manine tra le sue – io ed Eliza non abbiamo litigato, ma lei non sta molto bene e quindi dovrà trascorrere qualche giorno in ospedale. Oggi però ci hanno dato un bella notizia, quindi guarirà presto – dicendo questo si rivolse anche a Callie, che le sorrise – e potrà tornare finalmente a casa. Domani la zia Amelia l’aiuterà a stare meglio
-Come ha aiutato me?
-Esatto, come ha aiutato te
-Posso venire a trovarla?
-Facciamo così, domani quando mamma Callie verrà a prenderti a scuola poi ti porterà da Eliza, va bene?
-Grazie mamma, mi manca Eliza
-Anche a me tesoro
 
 
-Era tutto buonissimo Callie, grazie – la bionda si avvicinò alla donna passandole gli ultimi piatti da lavare
-Mi fa piacere, anche io avevo  bisogno di un po’ di serenità, nonostante la situazione
-Come vanno le cose a New York?
-Io e Penny ci siamo definitivamente lasciate e continuare a lavorare insieme non aiuta molto. Sto vivendo in una camera d’albergo, perché non riesco a trovare una casa che mi soddisfi
-Mi dispiace Callie, posso aiutarti in qualche modo?
-No Arizona, riuscirò ad andare avanti. Sono quasi riuscita a chiudere il capitolo del nostro matrimonio, riuscirò a chiudere anche questo.
-Perché non torni a Seattle? A parte il lavoro non ti è rimasto più niente lì. Qui hai Sofia, un lavoro con le persone che ti vogliono bene.
-Non lo so. Sarebbe strano tornare, non credi?
-Perché?
-Lavorare insieme dico.
-Non sarebbe una novità. Potresti comunque fare domanda in qualche altro ospedale di Seattle. Non voglio costringerti, ma forse stare più vicina a Sofia potrebbe farti stare meglio.
-Perché lo fai Arizona? Perché nonostante ciò che ci siamo dette, nonostante tutto quello che ti ho fatto, continui ad essere esageratamente gentile con me?
-Perché ci tengo a te, sei la madre di mia figlia e saperti infelice mi dispiace
-Ci penserò





 

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Capitolo 31
*** Giorno 3 ***


-Ora del decesso 11:35
Arizona si svegliò madida di sudore. L’incubo che aveva appena avuto le fece fermare il cuore per qualche secondo. Non vedeva l’ora che tutta quella situazione finisse; nonostante sapesse che l’operazione che avrebbe subìto Eliza sarebbe stata abbastanza semplice, il suo inconscio le stava facendo capire che aveva una gran paura. Si mise a sedere sul letto e girandosi verso la sveglia che si trovava sul comodino vide che erano solo le tre, quindi avrebbe potuto dormire ancora qualche ora, prima di andare in ospedale.
Si stese di nuovo cercando di prendere sonno, ma dopo vari tentativi decise di prepararsi una tisana. Andò in cucina e seduta al bancone vide Callie con una tazza in mano immersa nei pensieri.
-Ehi Callie, non riesci a dormire?
-No, anche tu?
-Ho fatto un incubo
-Preoccupata per l’intervento?
-Si un pò
La mora prese la mano di Arizona e la strinse
-Vedrai che andrà tutto bene, Amelia è la migliore
-Lo so, grazie Callie –  la bionda fece per alzarsi per tornare nella sua camera, ma Callie la afferrò per il braccio e la fermò
-Torno a New York Arizona, nonostante mi dispiaccia lasciare Sofia. Tu qui sei finalmente felice e tornare scombussolerebbe ogni cosa, anche senza volerlo.
-Ci hai pensato bene?
-Si, mi dispiace tantissimo, ma ho preso la mia decisione
-Va bene Callie, spero tu possa ritrovare la felicità che meriti
La mora lentò la presa al braccio della ex moglie e la lasciò andare nella sua camera.
Arizona sapeva che Callie aveva sofferto nel prendere quella decisione, ma in cuor suo sapeva che sarebbe stato difficile vedere continuamente la sua ex moglie, nonostante lei fosse andata avanti e amasse moltissimo Eliza. Sarebbe stato come aprire un vaso di pandora; non sapeva bene il motivo che l’aveva spinta a farle quella proposta senza averne prima parlato con la sua compagna. Decise di non pensarci più e crollò in un sonno profondo.
 
La mattina seguente la bionda era nella stanza della sua compagna, in attesa che la portassero in sala operatoria.
-Ehi amore, devo dirti una cosa – Arizona sentiva il bisogno di mettere al corrente Eliza della proposta che aveva fatto a Callie e non appena pronunciò quella frase vide del terrore negli occhi della sua compagna
-Vuoi lasciarmi?
-Ma che dici! Mai! Solo che ieri sera ho proposto a Callie di tornare a Seattle; la storia con Penny è finita definitivamente e lì non ha più niente, a parte il lavoro.
-Beh davvero premuroso da parte tua
-C’è del sarcasmo nella tua voce
-Non capisco il motivo per cui hai deciso di dirmelo proprio ora, non potevi aspettare dopo l’operazione? O è un modo per scaricarti la coscienza?
-Eliza smettila. Nel mio gesto non c’era nessun doppio fine. Sofia è qui, i suoi amici sono qui ed ho pensato a questa soluzione, ma lei ha rifiutato, perché sapeva che non sarebbe stata una situazione semplice
-Ha ragione. Arizona, mi dispiace per averti risposto male, ma sono agitata per l’intervento e sapere questa cosa non mi fa stare tranquilla
-Tesoro, io amo te e amerò sempre te, non possiamo continuare a vivere con questa ombra che aleggia nella nostra relazione. So che il mio gesto può sembrare ambiguo, ma non è così te lo assicuro
-So che tu cerchi di trovare sempre il lato positivo in ogni situazione, ma in questo caso non c’è e devi accettarlo per quello che è. Avete una figlia e questo vi legherà per sempre, ma lo farà anche a chilometri di distanza
In quel momento entrarono due infermiere per accompagnare Eliza in sala operatoria. Arizona si chinò verso la compagna e le lasciò un bacio sulle labbra
-Ti aspetto qui Amore
 
Esattamente 5 ore dopo Amelia stava andando incontro ad Arizona per informarla sull’esito dell’operazione. La bionda non appena la vide scattò in piedi e cercò di leggere qualcosa dall’espressione della sua amica.
-La  massa era più grande di quanto mi aspettassi, ma sono riuscita a ripulire tutto. È andato tutto bene Arizona, presto Eliza potrà tornare a casa.
La bionda non fece dire altro ad Amelia, perché le piombò addosso abbracciandola con tutte le sue forze
-Grazie, grazie, grazie!!

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Capitolo 32
*** Gli occhi di Eliza ***


Pov Eliza
Eliza sentiva i muscoli del suo corpo indolenziti, cercava di aprire gli occhi, ma non riusciva; l’anestesia doveva ancora finire il suo effetto, ma riusciva a sentire quasi tutto ciò che stava accadendo intorno a lei, le voci erano ovattate, ma una in particolare riuscì a distinguerla bene; era Sofia
-Mammina perché dorme? – la bambina si stava rivolgendo ad una delle due mamme
-Perché ha da poco subìto un intervento e deve riposare – non appena riconobbe quella voce, il cuore di Eliza accelerò i battiti e la donna riuscì a sentire che il monitor di cuore stava segnalando esattamente ciò che stava succedendo al suo organo
-Arizona, forse ha sentito la tua voce – disse Callie alla bionda – non appena hai parlato il suo cuore ha accelerato i battiti
Eliza sentì la mano della sua compagna sfiorare la sua
-Ehi amore, mi senti? – il cuore di Eliza reagì di nuovo a quella voce – mi fai vedere aperti, quegli occhi bellissimi? – continuò
La mora cercò di aprire gli occhi, muovere un dito, fare qualsiasi cosa, ma non ci riuscì e poco dopo si addormentò di nuovo.
 
Quando Eliza finalmente si risvegliò era tardo pomeriggio e aprendo gli occhi si accorse di avere la vista annebbiata; li aprì e li chiuse più di una volta, ma il risultato fu sempre lo stesso. Accanto a sé, appoggiata con la testa sul letto, vide una figura che in un primo momento non riuscì a distinguere; chiuse gli occhi inspirò a fondo e “assaporò” il profumo delicato di Arizona. La mora le mise una mano sui capelli e cercò di svegliarla.
-Amore, amore svegliati
La bionda iniziò a muoversi e non appena vide che Eliza aveva gli occhi aperti iniziò a riempirla di baci
-Finalmente sei sveglia
-Amore, non vedo bene
Arizona prese subito la torcia a penna che aveva nella tasca della giacca e chiese ad Eliza di seguire la luce.
-Ari, la luce riesco a seguirla, ma vedo completamente annebbiato
-Chiamo subito Amelia
5 minuti dopo, entrambe le donne erano nella stanza di Eliza.
-Ben svegliata! Cosa succede?
-La vista è annebbiata, come se fossi miope
-Non so cosa può essere successo. Chiamo l’optometrista e ti faccio visitare subito
Amelia uscì dalla stanza e delle lacrime iniziarono a scendere dagli occhi di Eliza
-Amore, non fare così, vedrai che capiremo qual è il problema
-La fai sempre semplice, Arizona. Per te si risolverà sempre tutto, eppure sono quasi cieca in un letto di ospedale. Sofia dov’è? Vorrei vederla
-È a casa con Callie, è uscita prima da scuola ed è venuta qui a salutarti
-Lo so, vi ho sentite, sembrava più un sogno a dire il vero
-Quindi Callie aveva ragione, mi avevi ascoltata
-Si, anche questa volta aveva ragione
-Sei gelosa Eliza?
-Sbaglio ad esserlo?
-Mi fa piacere che tu lo sia, ma non c’è motivo. La storia tra me e Callie ormai è finita, altrimenti non sarei qui
-Non riuscirò mai a competere con voi due; nonostante vi siate dette di tutto, nonostante abbiate lottato anche in tribunale, siete sempre affiatate
-È stata la mia prima storia importante, è stata mia moglie, ho avuto una figlia con lei, ho lasciato l’Africa per lei, non riesco ad odiarla e non credo riuscirò mai, ma ciò non vuol dire che io prova ancora qualcosa per lei
-Voglio sposarti Arizona
-Anche io Eliza e ci sposeremo
-No non hai capito, ti sto chiedendo di sposarmi
-Eliza, non rovinare questo momento. Quando hai paura di perdermi o mi chiedi di avere un figlio o mi chiedi di sposarti. Io non vado da nessuna parte, te lo giuro.
-Bel modo di rispondere ad una proposta di matrimonio, Arizona
In quel momento nella stanza entrò Amelia seguita dallo specialista.
-Dott.ssa Minnick, la dott.ssa Shepherd mi ha spiegato il problema e visionando  le tac pre e post operatorie non ho evidenziato nessun problema, quindi faremo subito una visita per controllare il fondo oculare e ne sapremo di più.
-Va bene, grazie dottore
Lo specialista uscì e qualche secondo dopo rientrò spingendo il biomicroscopio
-Prego, si segga sul letto
Eliza fece come le aveva invitato a fare il dottore, poggiò la fronte e il mento sui supporti e venne abbagliata dalla luce che accese il dottore.
-Allora, pazienti un pochino. Sembra un distacco della retina dott.ssa, quindi la sua miopia è di tipo traumatico. Interverrò con il laser e in men che non si dica sarà tutto finito
Eliza sentì Amelia e Arizona sospirare profondamente e non appena il dottore ebbe finito con la visita si lasciò andare anche lei ad un sospiro di sollievo. Sembrava che quella situazione non potesse mai finire, come se non bastasse Arizona l’aveva turbata non poco con la risposta che le aveva dato alla sua proposta di matrimonio. Era vero, aveva paura di perderla, ma era anche vero che Arizona in qui giorni era sempre stata in ospedale accanto a lei e non avrebbe dovuto dubitare della sua sincerità.
Non appena nella stanza rimasero solo lei e la sua compagna, la mora la invitò a stendersi accanto a lei.
-Amore, scusami, faccio schifo come compagna
-Non è vero, sei speciale e per questo non ti lascerò mai. Devi fidarti di me e di ciò che io provo per te  - la bionda le diede un bacio sulle labbra ed Eliza cercò di approfondirlo – forse è meglio che ci allontaniamo un po’
-Mmmm no dai, mi manca fare l’amore con te
-Anche a me, ma non è il luogo adatto
-Come no? Sei tra i proprietari dell’ospedale e puoi fare tutto ciò che vuoi
-Ahahah ma non denudarmi
-E chi lo dice che devi spogliarti?
Detto questo la mora coprì anche la bionda con il lenzuolo e con la mano si insinuò nei suoi pantaloni
-Dio Eliza, se fai così mi fai impazzire
-Lo sento – detto questo la mora penetrò nella bionda, che sbarrò gli occhi per la sorpresa.
Arizona iniziò a muoversi seguendo il ritmo della mano di Eliza, che si faceva sempre più veloce, fino a quando non venne, stringendo le lenzuola con tutta la forza che possedeva.
Le cose stavano decisamente migliorando
 
 
 

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Capitolo 33
*** Giorno 5 ***


 Ciao a tutti, questo capitolo sarà più breve di quelli precedenti, perché come da titolo, questo capitolo tratta del quinto giorno di Eliza in ospedale. Da domani tornerà tutto “normale”.
 
 
-Allora dott.ssa Minnick, tra poco le toglierò le bende. In un primo momento le potrebbe sicuramente dare fastidio la luce, sarà solo questione di abituarsi di nuovo.
Era il pomeriggio del quinto giorno di ricovero e lo specialista stava per togliere le bende dagli occhi di Eliza, dopo aver eseguito l’intervento con il laser. L’optometrista avvicinò le sue mani al viso di Eliza e iniziò a togliere delicatamente le bende. Nella stanza erano solo loro due, Arizona stava eseguendo un intervento di emergenza ed Eliza sentiva la sua mancanza in quel momento.
Quando entrambe le bende furono tolte, il medico invitò la mora ad aprire gli occhi; fece un grande respiro e non appena li aprì, li chiuse all’istante.
-Non si preoccupi, gliel’ho detto, la luce non aiuta. Facciamo così: spegniamo la luce nella stanza e accendiamo solo questo neon, così andrà meglio.
Le luci si spensero e ne rimase accesa solamente una che lasciava la stanza nella penombra
-Ora riprovi ad aprire gli occhi
Questa volta fu meno difficoltoso, ma Eliza sentiva ancora qualche fastidio
-Come va?
-Molto meglio, la vista è tornata, ma sento fastidio
-È normale, per questo dovrà portare gli occhiali da sole per evitare la luce diretta e riposi il più possibile, le darò anche un collirio; per me dott.ssa è tutto apposto, prima che la dott.ssa Shepherd la dimetta le farò un ultimo esame.
-Va bene, grazie mille dottore.
Lo specialista uscì dalla stanza ed Eliza rimase sola con i suoi pensieri. Finalmente tutti i tasselli stavano tornando al loro posto. Era stanca di vivere in ospedale, non vedeva l’ora di tornare a casa dalla sua compagna e da Sofia. Le mancava terribilmente la loro quotidianità.
La mora chiuse gli occhi e si addormentò; quando si svegliò accanto a lei c’era Arizona
-Ehi ben svegliata amore. Ho saputo che l’intervento è andato alla perfezione.
-Ehi, si ma dovrò stare al buio per un po’
-Ho parlato anche con Amelia, più tardi verrà a visitarti, ma entro stasera firmerà le dimissioni e domani mattina potrai tornare a casa
-Finalmente, mi manca tantissimo giocare con Sofia
-Anche a lei manchi molto. Domani le faremo una sorpresa. Io domani mattina però ho in programma un intervento, ti faccio venire a prendere da Callie?
-Anche Amelia è di turno? Meredith? April?
-Eliza dai, verrà Callie e poi molto probabilmente domani stesso tornerà a New York.
-Va bene, fai venire lei.
-Perfetto, glielo dico subito.
-Ti odio Arizona
-Lo so, anche io ti amo
 
 
 
 

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Capitolo 34
*** A casa ***


-Ciao Callie, grazie per essere venuta, sono pronta, possiamo andare
Callie era appena entrata nella stanza di Eliza. Non vedeva l’ora di arrivare a casa, stare accanto ad una persona non era mai stato così imbarazzante. Le cose tra loro erano iniziate bene, ma da quando aveva saputo che Callie aveva provato a baciare Arizona e che le aveva confessato i suoi sentimenti, non era più riuscita a far finta di nulla. Era gelosa, lo era perché conosceva l’amore che avevano provato l’una per l’altra e sapeva che un sentimento del genere si prova una volta nella vita. Sapeva bene di non poter competere con loro, ma sapeva anche che Arizona la amava e che se così non fosse stato non le avrebbe mai permesso di conoscere sua figlia e di andare a convivere con loro. Oramai ripeteva questa frase nella sua testa come un mantra.
-Eliza, tutto bene? – Callie la destò da quei pensieri
-Si scusami, ero sovrappensiero, andiamo – prese il borsone e si diressero verso l’uscita
 
-Eliza! Aspetta! – Arizona stava correndo verso le due donne – ho fatto tardi, scusami, volevo almeno salutarti – la bionda prese il viso della sua compagna tra le sue mani e le stampò un bacio sulle labbra – ci vediamo stasera a casa, mi raccomando, fai la brava
-Si mammina! -  le rispose Eliza scherzando
 
Le due more erano in auto. Un silenzio tombale regnava nell’abitacolo.
-Eliza, prima di tornare a New York vorrei risolvere le cose tra di noi
-Non c’è nulla da risolvere, penso sia normale che ci sia tensione, amiamo la stessa donna
-Già, ma ha scelto te
-Ha scelto me perché non hai saputo giocare bene le tue carte Callie. L’hai avuta tutta per te per molto tempo e sei riuscita a fartela scappare
-Non è semplice come sembra
-Lo so, non è mai come sembra, ma ora ci sono io nella sua vita e non voglio perderla, anche se ho costantemente paura che possa fuggire chissà dove
-È una sensazione che avrai sempre. Arizona è così, è una forza della natura, ma a volte ha dei momenti in cui sembra che si stia perdendo. In quei momenti dovrai essere capace di farle capire che stare accanto a te ne vale la pena
 
Nel frattempo le due donne erano arrivate a casa e a passo svelto Eliza si diresse verso la camera da letto, prese il cuscino di Arizona e respirò a fondo il suo profumo. Le era mancato terribilmente quel letto, quella sensazione di protezione che riusciva ad avere solo in quella casa. Finalmente le cose stavano tornando al loro posto e non poteva che esserne felice.
-Callie, farò una doccia e poi riposerò un po’, ti dispiace?
-No assolutamente, fa pure. Ti chiamerò io per il pranzo
Non appena il getto d’acqua invase il corpo di Eliza, tutti i suoi muscoli iniziarono a rilassarsi. Non aveva mai odiato l’ospedale  come lo aveva fatto in quei giorni. Era stanca, ma da quella situazione ne aveva ricavato qualcosa di positivo: la convinzione che non bisognava perdere tempo se si desidera qualcosa o qualcuno. Già, qualcuno. Lei desiderava sposare Arizona, desiderava avere dei figli con lei. Fino ad ora, però, aveva sempre sbagliato modo per proporlo alla sua compagna. Doveva pensare a qualcosa di veramente speciale, qualcosa che coinvolgesse anche Sofia.
Decise di abbandonare quel pensiero per un po’, così si mise sotto le coperte e si addormentò.
 
-Ehi Eliza, svegliati. È ora di pranzare.
-Non mi va di mangiare Callie. Aspetto Arizona
-Ma tornerà tardi, non hai mangiato nulla da stamattina
-Non importa, cenerò direttamente con lei. A Sofia ci pensi tu?
-Si certo.
Non appena Callie uscì dalla stanza, Eliza sospirò pesantemente. Sapeva che stava sbagliando, ma non aveva nessuna voglia di trascorrere del tempo con lei. Chiuse gli occhi e provò a dormire ancora.
La donna si svegliò quando dal salotto iniziò a sentire delle risate. Le si illuminò il viso quando riconobbe la risata di Sofia. Balzò dal letto e si diresse verso il salotto
-Elizaaaaa – la bambina saltò addosso alla donna non appena la vide
-Ehi scimmietta! Fatti stringere un po’. Mi sei mancata tantissimo
-Anche a me! Ti va di giocare con noi?
-A cosa state giocando?
-Battaglia di cuscini
-Ah si? Non so se vi conviene, perché io sono formidabile a questo….
La bambina non le diede il tempo di terminare la frase, che le lanciò un cuscino in pieno viso. La donna fece finta di cadere a terra e non appena Sofia le si avvicinò rispose con un’altra cuscinata, alla quale si aggiunse anche Callie.
 
Arizona parcheggiò la sua macchina nel vialetto, scese dall’ auto e sentì delle risate provenire da casa. Molto probabilmente Sofia e Callie stavano giocando. Girò la chiave nella serratura e aprendo la porta rimase sorpresa da ciò che stava vedendo: Callie, Sofia ed Eliza erano impegnate in una vera e propria battaglia di cuscini.
-Sono tornata!! – si annunciò la bionda
-Mammaaaa vuoi unirti a noi?
-No piccola, sono stanchissima, magari più tardi. Vado a cambiarmi e poi ceniamo.
La bionda si diresse verso la camera da letto e le andò dietro Eliza, che chiuse la porta a chiave non appena entrò nella stanza. La mora abbracciò da dietro la sua compagna e le lasciò un bacio sul collo.
-Mmmm che bello riaverti a casa. Non sai quanto mi sei mancata in questi giorni
-Anche a me, nonostante in ospedale tu mi sia stata costantemente accanto
-Sono felice che con Callie vadano bene le cose
-Si più o meno. Abbiamo parlato un po’ in auto, ma non credo potremo diventare amiche
-Mi basta il fatto che ci abbiate provato. Andiamo di là.
-Uffa, volevo coccolarti un po’.
-Non preoccuparti, stasera sarò tutta tua
-Siiii – Eliza esultò alzando entrambe le braccia al cielo e quel gesto fece sorridere Arizona, che le diede un bacio profondo sulle labbra.
-Si però se fai così l’attesa la rendi una tortura.
-È questo il bello
 
Il resto della serata proseguì tra risate e vari momenti di imbarazzo. L’unica persona che gioiva realmente di quella situazione era Sofia. Nell’ultimo periodo era capitato sempre più di rado che avesse nella stessa casa tutte le persone a cui teneva e vederla così felice fece stare bene tutte e tre le donne.
 
-Amore, non ti sembra un po’ strano che la tua ex moglie stia dormendo sotto il nostro stesso tetto? – chiese la mora ad Arizona, non appena si infilarono sotto le coperte
-Io direi di non parlare. Ho altri programmi per noi – Arizona si avvicinò ad Eliza e le lasciò una scia di baci lungo tutto il corpo
-Beh, direi che mi interessano molto di più questi programmi
-Aspetta e vedrai
Arizona si allontanò dalla compagna e sporgendosi verso il comodino aprì il cassetto estraendovi  un foulard.
-Le cose si fanno interessanti
-Stia zitta dott.ssa Minnick, altrimenti dovrò anche imbavagliarla
La bionda prese entrambe le mani di Eliza, le portò sulla sua testa per poi legarle alla testiera del letto.
-Sono in ostaggio?
-Per questa notte si
-Mmmm, sono in ostaggio di una donna dannatamente sexy, il mio sogno si avvera
Le due donne trascorsero la notte a fare l’amore come non lo avevano mai fatto prima d’ora. Si amarono sconsideratamente. Si amarono come si amano due adolescenti alla prima cotta, ma anche come due donne che ogni giorno consolidano la loro vita insieme.
 
-Secondo te Callie ci avrà sentite? – chiese Eliza non appena le due si abbandonarono stremate sul letto
-Ha il sonno pesante, non credo
-Mm peccato, avrei voluto che sentisse quanto siamo forti
-Eliza, non credo voglia sentirlo. Io non vorrei sentirla mentre fa sesso con qualcuno
-E perché?
-Eliza, stiamo davvero parlando di Callie dopo aver fatto l’amore?
-Rispondi alla domanda
-Non vorrei sentirla perché mi farebbe strano, come penso farebbe strano a te sentire una tua ex farlo con qualcun’altra
-Non so, non ci ho mai pensato
-Appunto, perché pensarci ora?
-Non lo so, ma non vedo l’ora che se ne torni a New York.
-Lo so che per te è difficile e che da quando stiamo insieme non ti ho reso le cose molto semplici, ma la mia vita è un casino.
-No Arizona, non lo è.  Hai una figlia stupenda, una compagna che ti ama e un lavoro che adori. Cos’altro desideri?
-Il mio matrimonio è andato a rotoli, la mia ex moglie è ancora innamorata di me ed ho una gamba sola
-Se il tuo matrimonio non fosse fallito, noi non ci saremmo mai messe insieme, quindi da una cosa negativa ne è nata una positiva; il fatto che Callie sia ancora innamorata di te è un suo problema da quando ha deciso di mollarti ed io ti trovo bellissima anche con una gamba sola. Ti amo così come sei e ogni giorno ti amo sempre di più.
-Grazie Amore. Dovresti essere tu a lamentarti dopo tutto quello che hai passato, invece stai sopportando me
-Non importa, non voglio lamentarmi, perché finalmente sono a casa accanto alla persona che amo. Sto bene così.
-Ti amo Eliza, non devi dimenticarlo mai, anche se ultimamente non sono stata molto brava nel dimostrartelo. Mi farò perdonare. Te lo prometto. Domani Callie tornerà a New York e noi potremo ricominciare a vivere normalmente
-Quest’ultima parola è un po’ azzardata. Io dovrò rimanere a casa a fare la muffa.
-Potrai sempre uscire
-Magra consolazione
-Se può farti stare meglio domani potrai portare tu Sofia a scuola, l’importante è che prendiate un taxi.
-Va bene! Mi è mancata tantissimo, trascorrere un po’ di tempo con lei mi farà stare meglio
 
In quel preciso istante ad Eliza balenò nella mente un’idea per proporre ad Arizona di sposarla; questa volta non avrebbe sicuramente sbagliato.



 

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Capitolo 35
*** Preparativi ***


-    Scimmiettaaa hai lavato i denti? Altrimenti faremo tardi e il taxi è già qui fuori
Eliza stava scalpitando in salotto in attesa che la bambina  finisse di prepararsi, ormai lei era una bimba grande e poteva fare tutto da sola, le diceva sempre Sofia, difatti erano in un gran ritardo.
-    Eccomi qui, pronta! – disse Sofia saltellando verso la donna
-    Ok andiamo allora
-    No aspetta, devo andare a salutare mamma Callie, poi quando torno da scuola non ci sarà
-    Ma sta dormendo Sofia 
-    Devo salutarla
-    Ok vai – Eliza si arrese alla piccola
5min dopo Sofia era di ritorno e le due uscirono per recarsi a scuola. Mentre erano sedute sui sedili posteriori del taxi, Eliza cercava un modo per parlare a Sofia della proposta che aveva in mente di fare ad Arizona.
-    Ehi piccola, sai che io e la mamma ci amiamo molto?
-    Si sì lo so
-    Vorrei chiedere alla mamma di sposarmi – disse a bruciapelo la mora
-    Ma la mamma è già sposata, con mamma Callie
-    Piccola, le tue mamme sono state sposate, ma si sono lasciate e potranno sposarsi di nuovo
-    E tu diventerai la mia mamma?
-    No Sofia, tu hai già due mamme fantastiche, io continuerò ad essere Eliza e continueremo a fare tutto ciò che abbiamo fatto fino ad ora
-    Quindi non posso chiamarti “mamma”?
-    Se vuoi si, puoi chiamarmi come vuoi tu piccola – le rispose alla fine Eliza, lasciandole un bacio tra i capelli – quindi sei d’accordo? – continuò 
-    Si va bene
-    Mi aiuterai con la proposta? 
-    Cosa devo fare?
Eliza spiegò a Sofia il piano che aveva in mente e la bambina ne fu subito entusiasta
-    Siamo arrivate Sofia. Allora mi raccomando, acqua in bocca. Stasera verrò a prenderti a scuola e inizieremo a lavorare, va bene? Cercheremo di finire prima che la mamma torni da lavoro
-    Siii.. Ciaoooo
Sofia scese dalla macchina ed Eliza la vide mentre scompariva dietro il portone dell’edificio. Fece ripartire il tassista e iniziò a pensare a tutto l’occorrente che le sarebbe servito. 
La prima sosta che fece fu dal fioraio, dove comprò tre rose rosse, poi andò in cartolibreria, dove prese dei cartoncini di vario colore ed infine prese un sacchetto di petali rossi.
-    Ciao Eliza, wow belle rose. Occasione speciale? – le chiese Callie non appena Eliza entrò in casa. Aveva completamente dimenticato che la donna fosse ancora lì.
-    Em, chiederò ad Arizona di sposarmi
-    Mi fa piacere, davvero. Anche se così non sembra. I cartoncini fanno parte del piano?
-    Esatto. Mi darà una mano Sofia.
-    Quindi gliene hai parlato?
-    Si proprio stamattina 
-    E cosa dice?
-    All’inizio era un po' titubante, ma poi ha accettato di aiutarmi
-    Ok bene, io ora vado, altrimenti perderò l’aereo. Buona fortuna Eliza e buona guarigione.
-    Grazie mille Callie, anche per essere venuta qui con poco preavviso. 
Le due donne si salutarono e non appena Eliza fu sola in casa come prima cosa nascose le rose, poi aprì un cassetto all’interno dell’armadio e vi estrasse una scatolina di velluto rosso, la aprì e prese l’anello che vi era all’interno, era veramente soddisfatta del suo acquisto. Lo aveva comprato non appena aveva capito che Arizona sarebbe diventata la donna della sua vita e finalmente stava per farle la proposta. Ripose tutto nel cassetto e Tornata in salotto prese i cartoncini e iniziò a pensare a cosa poter scrivere. Qualche ora dopo aveva concluso,. Guardò l’orologio affisso alla parete e notò che senza accorgersene era passata l’ora di pranzo. Andò in cucina per preparare qualcosa, quando sentì nel vialetto di casa una macchina parcheggiare, si diresse verso la finestra e vide che era Arizona
-    Cavolo! Cosa ci fa qui a quest’ora? – disse ad alta voce la mora 
Guardò alle sue spalle e notò che il  salotto era nel caos, doveva assolutamente nascondere tutto. Quando sentì la chiave girare nella toppa era ancora in camera di Sofia intenta a nascondere il tutto.
-    Amore! Ci sei? 
-    Ehi si eccomi! – disse la mora sbucando dalla porta della camera della bambina – cosa ci fai qui?
-    Ho due ore libere, così ho pensato di fare compagnia alla mia dolce compagna
Così dicendo la bionda si avvicinò ad Eliza e iniziò a spogliarla 
-    Non vuoi pranzare?
-    Già ho fatto in realtà, così avremmo potuto avere del tempo tutto per noi
-    Io non ho mangiato ancora 
-    Come mai?
-    Ho avuto un po' di cose da fare e il tempo è volato
-    Visto? Te l’avevo detto che saresti riuscita ad impiegare il tempo. Come vanno questi occhietti?
-    Sembra bene, ma la luce diretta ancora mi crea un po' di fastidio
-    È normale amore. Ora chiudili. – la invitò la bionda
La mora eseguì la richiesta di Arizona e sentì le labbra della bionda posarsi sulle sue palpebre, per poi scendere sugli zigomi ed infine fermarsi sulle labbra, dove le diede un bacio profondo. Togliendosi a vicenda un vestito dopo l’altro, le due donne si ritrovarono nude nel letto. 
-    Amore ora devo proprio andare – Arizona si avvicinò ad Eliza, le diede un bacio a stampo e si alzò per recuperare i vestiti
-    Va bene, meglio non fare tardi
-    Mi stai cacciando per caso?
-    Ovvio che no, ma il dovere chiama e ho alcune cose da fare anche io
-    Mm non me la stai raccontando giusta
-    Non ci pensare, prendi la pizza per piacere?
-    E pizza sia, nient’altro? 
-    No grazie, a posto così – la mora fece l’occhiolino alla bionda e la  accompagnò alla porta – buona giornata Amore 
-    Anche a te, qualsiasi cosa tu stia architettando
La mora chiuse la porta di casa e fece un grande sospiro, odiava nascondere le cose ad Arizona, anche perché la maggior parte delle volte cedeva agli occhi dolci della bionda, ma fortunatamente questa volta non aveva insistito più di tanto e sarebbe valsa sicuramente la pena aspettare un po'. Mancavano due ore prima che dovesse andare a prendere la bambina a scuola, così decise di mangiare qualcosa e poi studiare bene il modo in cui fare la proposta. Iniziava a sentirsi agitata e sperava tanto che questa volta la risposta sarebbe stata positiva.

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Capitolo 36
*** La proposta ***


Arizona aveva appena parcheggiato l’auto sul vialetto di casa, prese le tre scatole della pizza e scese dalla macchina. Guardò in direzione della finestra del salotto e notò che le luci erano tutte spente, accese il display del suo telefono per essere sicura di non aver fatto tardi da lavoro e come pensava era in perfetto orario. Come mai allora in casa non c’era nessuno? Eliza le aveva chiesto di portare le pizze e non le aveva inviato nessun messaggio per comunicarle un cambio di programma. Senza pensarci più di tanto inserì la chiave nella serratura e non appena aprì la porta rimase a bocca aperta per ciò che i suoi occhi stavano vedendo. Le luci erano tutte spente, ma sul pavimento c’erano delle candele che seguivano la strada verso la camera da letto e tra le candele c’erano dei petali rossi.
-Amore dove sei? – provò a richiedere l’attenzione di Eliza, ma dalla cameretta della bambina uscì Sofia e teneva tra le mani un cartoncino bianco.
-Ehi Sofia, cosa stai facendo? – chiese la bionda a sua figlia, ma la bambina non rispose alla domanda e iniziò a leggere ciò che c’era scritto su quel cartoncino
-Cara Arizona, sono tante le cose che in questo momento vorrei dirti, ma per ora mi limiterò a spiegarti il motivo per cui questo cartoncino è di questo colore. Il bianco simboleggia la purezza, ovvero ciò che ho visto la prima volta guardandoti negli occhi.
Ad Arizona iniziarono a scendere delle lacrime sulla guancia. Non sapeva cosa dire. Si mise una mano sul petto con il vano tentativo di fermare quei battiti accelerati, ma Sofia si mosse di nuovo e i suoi occhi seguirono di nuovo i movimenti di sua figlia, che prese dal tavolo del salotto un cartoncino di colore verde
-Come puoi vedere, tra le sua mani Sofia ha un cartoncino di colore verde, che sta a simboleggiare la speranza. Sin da subito sapevo che tu saresti stata la donna della mia vita, ma per convincerti ci ho messo un po’. Si dice che la speranza sia l’ultima a morire e credo che anche grazie a questa sono riuscita ad arrivare fin qui.
A quel punto le lacrime di Arizona uscivano come un fiume in piena. Mai nessuna aveva fatto una cosa simile per lei e vedere Sofia leggere le parole della persona che amava era un regalo bellissimo.
A quel punto Sofia proseguì il percorso e Arizona le andò dietro. Arrivarono davanti la porta della camera da letto. Sofia prese il cartoncino che vi era affisso e iniziò a leggere; questa volta era di colore nero.
-Ero indecisa se includere questa parte della nostra storia, ma nella vita oltre alle gioie ci sono anche dolori. Il colore nero, perché insieme abbiamo vissuto momenti in cui credevamo, o meglio, io credevo che non ne sarei mai uscita. Per questo voglio dirti grazie. Grazie perché sai darmi forza anche quando tutto sembra perduto. Grazie, perché sai sempre trovare il lato positivo in un mare di negatività.
Non appena finì di leggere, Sofia mise la sua manina sulla maniglia della porta per poterla aprire e Arizona fece lo stesso. La camera da letto era completamente cosparsa di petali rossi e al lato sinistro della stanza c’era Eliza con tre rose rosse in mano e un cartoncino dello stesso colore. Sofia ora non c’era nella stanza, era il momento di fare la domanda tanto attesa.
-Ciao Amore, ora tocca a me leggere, nonostante l’emozione sia molta. Visto? Sofia è stata bravissima a leggere. Ora il cartoncino che ho tra le mani è rosso. Rosso come l’amore che provo per te. Ti amo con ogni fibra del mio corpo, ti amo come non ho amato nessun’altra e voglio davvero passare il resto della mia vita con te e Sofia.
A quel punto Eliza si avvicinò alla bionda, le porse le tre rose rosse per poi allungare il braccio verso il comò lì vicino per prendere la scatolina di velluto e aprirla davanti gli occhi lucidi della sua compagna.
-Ieri, oggi e per sempre. Arizona, vuoi sposarmi?
La bionda rimase a bocca aperta di fronte a quella scena. Era completamente pietrificata, l’unica cosa che si muoveva nel suo corpo era il cuore che batteva all’impazzata. Quando però vide il terrore negli occhi di Eliza si riscosse da quello stato di trans
-Si si si certo che voglio!
La bionda saltò addosso alla sua compagna e la riempì di baci.
-Mamma mia amore, mi hai fatto prendere un colpo. Per un attimo ho pensato che volessi rifiutare.
-Scusami, è che mi hai presa letteralmente contropiede. È questo quindi quello che stavi combinando oggi?
-Esatto! Quando ti ho vista nel vialetto ho dovuto nascondere tutto in camera di Sofia. Non lo vuoi questo?
Eliza teneva ancora tra le mani l’anello che aveva porto ad Arizona, che immediatamente tese la mano per accogliere quell’anello stupendo.
-Dio Eliza, è bellissimo. Sarà costato una fortuna.
-Non ci pensare. Andiamo da Sofia? Ci sta aspettando nella sua camera.
Le due si diressero nella stanza della bambina, che trovarono seduta sul suo letto in attesa del verdetto.
Non appena entrarono Sofia posò gli occhi sul dito anulare della sua mamma e capendo che era andato tutto bene, corse verso le due donne per abbracciarle.
-Sei un tesoro Sofia, davvero – le disse Eliza tra le lacrime
-Tu sei fortissima. Mi prometti una cosa?
-Certo! Dimmi pure
-Non lasciarci mai
-Non lo farò. Siamo una famiglia ora.

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Capitolo 37
*** Dubbi ***


Gli occhi assonnati di Arizona si aprirono e la donna con lentezza alzò il braccio sinistro portando la sua mano in direzione del suo sguardo: era tutto vero, non era un sogno, Eliza le aveva chiesto di sposarla e l’anello che portava al dito ne era la prova. La bionda infine si voltò verso la donna che stava dormendo al suo fianco e le accarezzò il viso. Cosa aveva fatto per meritare una donna del genere? Era di nuovo felice, con sua figlia e una donna che era riuscita a rimettere a posto tutti i pezzi del puzzle che ormai credeva di aver perso. Si mise seduta con le spalle che poggiavano alla testiera del letto e dei dubbi iniziarono ad assalirla. Non era forse presto per sposarsi? Cosa avrebbero pensato le persone? Forse stavano correndo…
Un lieve bacio sulle labbra interruppe quel turbinio di pensieri e davanti gli occhi se ne ritrovò due di un azzurro intenso da farle mancare il fiato.
-Buongiorno amore! Conosco quello sguardo
-Quale sguardo?
-Quello che hai ora da: forse stiamo correndo troppo. Ti ho chiesto di sposarmi, ma non dobbiamo farlo domani e neanche tra un mese, è una promessa che ci siamo fatte e potrà accadere anche tra un anno o due, è per farti capire che io voglio che tu sia mia per sempre.
-Lo so scusami. Ti assicuro che non avrò più questo tipo di pensieri.
-Lo spero, altrimenti inizierò a preoccuparmi. Oggi accompagno Sofia a scuola e poi vengo in ospedale.
-Come mai? Hai qualche controllo che ho dimenticato?
-No, il controllo è domani. Vengo per parlare con Miranda. Vorrei tornare a lavoro, anche se non potrò ancora operare vorrei almeno ricominciare ad insegnare, sto ferma da troppo tempo.
-Ti capisco perfettamente. Vado a svegliare Sofia e poi ci vediamo in ospedale. Pranziamo insieme?
-Pranziamo davvero o come ieri?
-Mmmm potremmo fare entrambe le cose
-Interessante dott.ssa Robbins, che ne dice se iniziassimo con un anticipo?
-Mi dispiace, ma devo andare dott.ssa Minnick. Dovrà aspettare
Arizona fece per alzarsi, ma la mora con un gesto veloce la prese per il braccio e la scaraventò su di lei.
-Cos’è tutta questa violenza?
-Quando ti dico che ti voglio, ti voglio e basta
-Ah si? E chi detta queste regole?
-Io ovviamente
-Non mi convincono. Non puoi avermi solo perché sei tu a volerlo, mia cara.
-Staremo a vedere
La mora incolla le sue labbra a quelle della compagna e con fare dominante prende il suo collo per far si che i loro visi siano ancora più vicini. Arizona cerca di divincolarsi, ci prova ma la mora è più forte di lei e si ritrova con la schiena che tocca il materasso: Eliza è sopra di lei e i suoi occhi la stanno bramando. Sente le mani della mora toccarle tutto il corpo, ma quando sente una mano insinuarsi nei pantaloni con una spinta allontana il corpo della sua compagna
-Cavolo Eliza
-Che c’è? L’ultima volta se non ricordo male sei stata tu a legarmi alla testiera del letto
-Ci sono modi e modi e questo non mi è piaciuto
-Perché devi fare una tragedia per ogni cosa?
-Lascia perdere Eliza. Non scomodarti, accompagnerò io Sofia a scuola.
La bionda si alzò dal letto e si diresse nella stanza della bambina. Non capiva il motivo per cui Eliza si fosse comportata così. Era forse un altro modo per dimostrarle che nonostante avesse accettato la proposta di matrimonio, si sentiva insicura della loro relazione?
Scosse la testa e lentamente aprì la porta della cameretta. Sofia era già sveglia.
-Ehi piccola! Dormito bene?
-Mm mm, sono felice! Non vedo l’ora che tu ed Eliza vi sposate
-Lo sai vero che ci vorrà ancora un po’?
-Un po’ quanto?
-Non lo sappiamo, dobbiamo decidere ancora la data
-Posso sceglierla io?
-Va bene, intanto prepariamoci e quando avrai deciso me la dirai
-Non mi accompagna Eliza a scuola?
-No, stamattina ti accompagnerò io, Eliza ha da fare.
 
Arizona lasciò la bambina a scuola e si diresse verso l’ospedale. Quella mattina era iniziata davvero male. Perché ogni volta non poteva godersi a pieno la sua felicità?
Mentre si preparava per il solito giro di visite, il telefono le squillò: era un messaggio di Eliza.
 
Scusami per stamattina
Mi perdoni?
Sul viso della bionda affiorò un sorriso
Se elabori un modo per farti perdonare,
può darsi
Finì di prepararsi e andò dalla sua prima paziente.
-Wow dott.ssa! Chi è il fortunato?
-Cosa? Perché?
-L’anello che porta al dito. Ieri non lo aveva.
-In questo caso siamo entrambe fortunate. È la dott.ssa Minnick.
-Davvero? Gran bella donna. Mm mm scusami dott.ssa.
-Ahahah non preoccuparti. Non credo tu sia l’unica a pensarlo. Vediamo come va questo piccoletto.
Arizona terminò la visita e quando uscì dalla stanza si trovò di fronte Amelia
-Ehi che ci fai qui?
-Ciao Arizona, Meredith mi aveva detto che era qui, ma non la trovo. Come sta Eliza?
-Piuttosto bene – la bionda alzò la mano sinistra di fronte ad Amelia per mostrarle l’anello
-Wow, ci date dentro eh?
-A quanto pare si, non ci sto capendo nulla, ma credo di essere felice
-Ne hai l’esempio lampante di fronte. Io e Owen ci siamo sposati talmente in fretta, che adesso stiamo facendo ciò avremmo dovuto fare prima di prendere questa decisione
-Io ed Eliza ormai ci conosciamo bene, stiamo convivendo e con Sofia è bravissima, ma ho paura che sia troppo presto. Lei mi ha assicurato che non vuole sposarsi immediatamente, può aspettare anche due anni e aveva solamente bisogno di farmi sapere che vuole me e di questo ne sono felice, ma ho paura che voglia più di questo
-Ti ha appena chiesto di sposarla e tu hai accettato, perché stai avendo tutti questi pensieri? Ogni cosa a suo tempo. Sei già passata per un matrimonio
-Ed è andata male, perché sposarci se stiamo bene così?
-Anche con Callie stavi bene e poi sei stata proprio tu a chiederglielo. Perché lo hai fatto?
-Perché la amavo e volevo essere sua moglie e la madre di Sofia.
-Appunto ed Eliza non la ami? Non vorresti sposarla?
-Certo che la amo, ma non so se sono pronta a sposarla. A te quale è stata la cosa che ti ha convinto a sposare Owen così presto?
-Bella domanda. Avevamo sicuramente bisogno entrambi di un’àncora a cui aggrapparci ed è stata una cosa spontanea, ci siamo amati fin da subito.
-Sei pentita?
-Assolutamente no, lo amo, ma ci sono cose ben più grosse di queste, che non ci permettono di andare avanti. Affronta sempre i timori che hai, Arizona. Parlatene e risolverete.
-Grazie Amelia –la bionda si sporse verso l’amica e l’abbracciò. Amava Eliza più di quanto riuscisse ad ammettere e sicuramente Amelia aveva ragione: dovevano parlarne.

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Capitolo 38
*** Indizi ***


Era ora di pranzo e Arizona era seduta a un tavolo con il vassoio pieno di cibo davanti agli occhi. Eliza quella mattina sarebbe dovuta andare a parlare con Miranda, ma le due non si erano mai incontrate e oltre quell’unico messaggio che le aveva inviato non si erano più sentite. Arizona non sapeva se aspettare o no la sua compagna, quando si avvicinò un bambino che le porse un bigliettino.
-Ciao dott.ssa Robbins, una donna mi ha detto di portarle questo.
-Ehi grazie ometto.
Il bambino se ne andò e la bionda iniziò a leggere il contenuto di quel biglietto.
Ciao bellissima, spero di essere ancora in tempo
per farmi perdonare.
Primo indizio: vai nel posto in cui abbiamo fatto l’amore la prima volta
 
Non appena Arizona lesse ciò che la sua compagna le aveva scritto le spuntò un sorriso sulle labbra: trovava sempre un modo per stupirla e lei come una stupida aveva sempre un milione di dubbi inutili.
Si alzò e si diresse nella stanza del medico di guardia; aprì la porta ed era buio pesto, così accese la luce, ma non vide nulla. Sicuramente Eliza aveva nascosto il secondo biglietto per evitare di farlo leggere a persone indesiderate. Iniziò la caccia al tesoro in quella piccola stanza e finalmente dietro un armadietto, attaccato con un pezzo di scotch, trovò il secondo indizio:
Bravissima amore.
Ti prometto che durerà ancora per poco,
ma prima dovrai risolvere questo piccolo indovinello:
Non è il primo, non è il secondo, ma il terzo luogo
In cui ci siamo “scontrate”, se indovinerai
una sorpresa riceverai
 
Arizona si passò la mano sul mento e iniziò a pensare. Eliza le aveva specificato che in questo terzo luogo si erano scontrate. La prima volta era successo in mensa, la seconda volta in sala operatoria e la terza sicuramente nel parcheggio, quando le aveva chiesto di uscire a bere qualcosa e lei non era stata molto gentile. La bionda iniziò a correre più che poteva. Uscì dalla grande porta dell’ospedale e si diresse nel punto esatto in cui aveva parcheggiato la macchina. Non c’era di nuovo nessuno, ma sotto il tergicristallo c’era un bigliettino che ormai conosceva bene.
Vieni da me.
Ti aspetto nel luogo in cui hai ricevuto
la telefonata che ci ha portate entrambe
a New York
 
Arizona sapeva benissimo a cosa si riferisse Eliza, nonostante avesse evitato di menzionare l’accaduto. La bionda prese la macchina e si diresse al ristorante. Era abbastanza vicino dall’ospedale, infatti poco dopo 15min Arizona era lì fuori; entrò e chiese se ci fosse una prenotazione a nome suo o di Eliza. Il cameriere la accompagnò ad un tavolo più appartato dove trovò ad aspettarla Eliza in tutta la sua bellezza.
-Ciao Amore – la mora si avvicinò ad Arizona, le diede un bacio sulla guancia e la fece accomodare
-È stata una sorpresa bellissima
-Sapevo ti sarebbe piaciuta. So che abbiamo poco tempo, mangeremo giusto qualcosa, ho già ordinato anche per te. Voglio scusarmi per stamattina, mi vergono per ciò che ho fatto..
-Ti prego Eliza, non serve che ti scusi. So che con i miei dubbi non è facile starmi accanto e so che è stato più difficile per te essere catapultata in questa situazione
-In realtà si, non è stato facile, ma io ti amo, come amo Sofia e sono sicura di ciò che voglio costruire con te, ma ho sempre una brutta sensazione, come se tu volessi scappare da un momento all’altro.
-Anche io ti amo e devi credermi quando te lo dico, ma sono stata già sposata e penso sia normale che io abbia questi dubbi. Se ci sposiamo lo faccio essenzialmente per te, perché so che ci tieni
-Tu no? Non vuoi essere legata a me a tutti gli effetti? Sai che se non ci sposiamo sarà quasi impossibile avere un bambino?
-Aspetta Eliza, stiamo correndo un po’ troppo ora. Stavamo parlando del matrimonio
-Arizona, è la stessa cosa. Io ti sposerei anche oggi, perché tu non vuoi? Anche Sofia ne è felice.
-Sofia è solo una bambina. E se ci lasciassimo? Dovrà affrontare un altro matrimonio distrutto.
-Ma cosa stai dicendo? Lei vive con noi, anche se dovessimo lasciarci oggi ne soffrirebbe. Perché non mi dici la verità?
-Eliza, voglio sposarti, ma ho bisogno di tempo. Hai detto che mi avresti aspettata.
-E ti aspetterò, ma solo se tu vorrai davvero fare questo passo con me
-Certo che lo voglio. Che ne dici di goderci questi pochi minuti che ci rimangono?
-Va bene, forse è meglio. Oggi sono venuta in ospedale per parlare con Miranda; domani farò prima il controllo e poi se tutto andrà bene tornerò ad insegnare.
-Sono tanto felice per te Amore. Vedrai che con calma tornerai anche ad operare. Vuoi che ti accompagni a casa?
-No non preoccuparti, farò due passi e poi chiamerò un taxi.
-Come preferisci. Allora io torno a lavoro, altrimenti farò tardi. Grazie ancora per la sorpresa. Questo è stato un periodo stressante per entrambe, non avere paura, le cose si aggiusteranno.
-Lo spero tanto Arizona.
Le due donne uscirono dal locale e si salutarono con un lieve bacio sulle labbra. Arizona guardò Eliza andare via e non avrebbe mai voluto avere tutti quei dubbi. Eliza era una donna fantastica, una donna che tutti avrebbero voluto al loro fianco, eppure Arizona non riusciva a capire cosa c’era che la bloccasse così tanto. Aveva accettato la proposta di matrimonio, perché amava davvero tanto Eliza, ma allo stesso tempo aveva una gran paura di soffrire di nuovo. L’esperienza che aveva avuto con Callie era stata devastante e se le fosse accaduto di nuovo, non ne sarebbe uscita illesa. In cuor suo sapeva anche che Eliza alla fine desiderasse avere un bambino. Non erano vecchie, ma neanche tanto giovani per aspettare a lungo. Prima del matrimonio avrebbero sicuramente affrontato quell’argomento, ma Arizona aveva qualcos’altro in mente al momento: voleva trovare un modo per far capire ad Eliza che non sarebbe scappata da lei, voleva trovare un modo per far tornare l’arcobaleno nella loro vita.

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Capitolo 39
*** A cuore aperto ***


Arizona era appena tornata a casa ed era esausta dalla giornata appena trascorsa. In ospedale era arrivata un’urgenza ed era stato più complicato del solito concludere l’intervento positivamente. La paziente aveva avuto un’emorragia interna durante l’operazione e non riuscivano a venirne a capo. Fortunatamente tutto era andato bene e anche la bambina che la donna portava in grembo era salva.
Arizona entrò in casa e un profumo le pervase le narici, era fantastico avere un nido sicuro.
-Sono a casa! – urlò la bionda cercando di farsi sentire, ma non ebbe risposta da nessuno. Andò diretta verso la cameretta di Sofia e la trovò addormentata abbracciata ad Eliza, che non appena la vide sulla porta le fece un grande sorriso
-Ehi si è addormentata, era stanchissima
-Ha mangiato?
-Qualcosa si. Spostiamoci in salotto altrimenti rischiamo di svegliarla – così dicendo Eliza cercò di non svegliare la bambina con i suoi movimenti e andò verso Arizona. Le due si accomodarono sul divano.
-Ti va di parlare? – Arizona cercò di affrontare con la compagna l’argomento che avevano interrotto durante la pausa pranzo
-Di cosa?
-Di quello che è successo oggi
-Non è successo nulla. Hai bisogno di tempo e te lo darò, non sarà certo questo a impedirmi di sposarti. O c’è altro che vorresti dirmi?
-Vuoi un bambino Eliza?
-A questo punto ho paura a rispondere
-Dimmi solo quello che pensi
-Si Arizona, lo vorrei tanto. Vorrei dare un fratellino o una sorellina a Sofia
-Io però devo dirti una cosa. Prima di divorziare io e Callie stavamo provando ad avere un bambino, lo avrei portato io dentro di me, mi sentivo pronta per affrontare una gravidanza e così è stato, ma l’ho perso e nonostante Callie era intenzionata a riprovarci, io non ho più voluto e non voglio tutt’ora, non voglio provare di nuovo quella terribile sensazione di vuoto, non ce la faccio.
-Amore, mi dispiace tanto, ma questa volta non accadrà, perché sarò io ad affrontare la gravidanza, è una cosa che ho sempre voluto.
Arizona si sporse verso la compagna, la abbracciò e iniziò a piangere. Finalmente si stava liberando del peso che la stava opprimendo da troppo tempo.
-Amore, perché piangi?
-Perché sono stata davvero fortunata ad incontrarti, ma nonostante io ne sia convinta non riesco a renderti abbastanza felice
-Ma che dici, io sono felice con te, altrimenti non ti avrei chiesto di sposarmi.  Quando dici di aver bisogno di tempo lo capisco, io non ho dovuto affrontare un divorzio e una lotta in tribunale per l’affidamento di mia figlia. Credevi che avresti trascorso il resto della tua vita con Callie e vedere finire il vostro matrimonio è stato tutt’altro che bello, quindi ti capisco, ma voglio anche dirti che io non posso assicurarti che ti sarò accanto per tutta la vita, ma fino a quando potrò ci sarò e cercherò di non farti mancare nulla, né a te né a Sofia.
Arizona si avvicinò alle labbra di Eliza e le catturò con un bacio, al quale la mora rispose con più desiderio. Eliza adagiò la bionda sul divano e lentamente iniziò a toglierle i vestiti, per poi baciare ogni singolo lato della sua pelle liscia. Arizona stava impazzendo sotto quella meticolosa lentezza e avrebbe voluto tanto accelerare il ritmo, ma Eliza non la assecondò e continuò ad esplorare il corpo della bionda come se fosse alla ricerca di qualcosa.
-Eliza, così impazzisco però – la voce di Arizona uscì roca dalle sue labbra e quella cosa fece eccitare la mora più di quanto già non lo fosse. La bionda se ne accorse e le piacque, ma non ottenne nulla, anzi, la mora quando la penetrò lo fece con altrettanta lentezza da lasciarla sospesa per aria, come se fosse adagiata su una nuvola e non sul divano della loro casa. Si sentiva finalmente serena tra le braccia della persona che amava, cosa c’era di meglio al mondo?
-È stato bellissimo amore. Per caso era un modo per farti perdonare di nuovo per stamattina?
-Forse un po’, ma mi piace anche farti impazzire ogni tanto
-Mangiamo qualcosa? Ho una fame da lupi
-Ordiniamo? Direi di prenderci la serata di relax
-Buona idea
Le due donne trascorsero la serata tra risate, chiacchiere e coccole, come non capitava da un po’. Entrambe avevano capito le esigenze dell’altra e stavano cercando di trovare un compromesso. Si erano ripromesse di parlare di qualunque cosa turbasse l’altra; erano nuovi passi che le avrebbero portate verso il coronamento di un nuovo amore.
-Come vorresti chiamare il bambino? – le due donne erano abbracciate sul divano intente a guardare la tv, quando ad Arizona uscì di getto quella domanda, che lasciò sorpresa Eliza
-Quando ero bambina avevo due nomi che mi piacevano molto: Thomas per il maschio e Andrea per la femmina
-Mi piacciono entrambi. Come sai, non ho mai voluto dei bambini, quindi non ho mai pensato a dei probabili nomi. Quando Callie mi aveva espresso il desiderio di avere un bambino, infatti, abbiamo dovuto prendere un periodo di pausa
-E Sofia?
-Sofia è arrivata come un filmine a ciel sereno e mi ha fatto ricredere su tutto. Era il periodo in cui avevo vinto il Carter Madison e quindi ero partita per l’Africa. Con me sarebbe dovuta venire anche Callie, ma sapevo che lì non sarebbe stata mai felice e la colpa sarebbe stata solo mia, così a malincuore l’ho lasciata. Quando sono tornata era incinta di Sofia
-Ti aveva tradita quindi?
-No, ci eravamo lasciate, quindi era libera di fare ciò che voleva e a questo punto direi che ha fatto bene. Sofia non avrebbe potuto avere padre migliore, anche se purtroppo lo ha potuto vivere per poco.
-Cosa è successo?
-Il disastro aereo che ha portato via la mia gamba, ha portato via anche la sua vita.
-Adesso capisco perché sei così restia quando nella tua vita arriva un po’ di felicità. Secondo te perché non ne abbiamo parlato prima?
-Forse non eravamo ancora pronte, adesso che stiamo per fare questo grande passo sentiamo di dover aprire totalmente i nostri cuori
-Forse è vero e ne sono davvero felice. Ti prometto che con me sarai al sicuro Amore
E forse ciò di cui Arizona aveva più bisogno era proprio ricevere quella promessa a cuore aperto.

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Capitolo 40
*** Sposiamoci, ora ***


-Allora dott.ssa Minnick i risultati degli esami sono tutti buoni, quindi le do il mio consenso per rientrare a lavoro, anche se avrei preferito che aspettasse ancora qualche giorno. Ovviamente…
-… non dovrò operare. Grazie dottore, ma a casa non resisto più.
-Va bene, ma mi raccomando, non esageri.
Eliza uscì dallo studio del medico e fece un grande sospiro: finalmente poteva tornare a lavorare. Arizona le aveva promesso che sarebbe stata accanto a lei, ma non si era fatta vedere. Controllò il telefono, ma non aveva ricevuto nessuna sua notizia, così le inviò un messaggio e si diresse nell’ufficio del capo per confermarle il suo rientro.
-Bene Dott.ssa Minnick. Sono davvero contenta che stia riprendendo totalmente. Da dove vuole iniziare?
-Mandi una mail a tutti gli specializzandi; tra tre ore voglio incontrarli per vedere a che punto sono arrivati durante la mia assenza, dopodiché stilerò un programma più dettagliato e glielo farò avere
-Perfetto. Ben tornata allora dott.ssa Minnick
Felice, Eliza uscì dall’ufficio e andò verso la stanza degli strutturati, aveva ancora un po’ di tempo prima di incontrare i suoi studenti e si sentiva agitata come il primo giorno.
Non appena si sedette sul divano, la mora controllò di nuovo il suo telefono: nessuna notizia di Arizona.
-Ciao Eliza, come mai qui? Sei tornata a lavoro?
-Ciao Meredith, si oggi è il mio primo giorno. Non potrò operare, mi limiterò ad insegnare per il momento.
-Bene! Mi fa piacere.
-Hai visto Arizona?
-Si, l’ho vista correre in pronto soccorso. Sicuramente avrà avuto un’emergenza. Controlla il tabellone.
-Va bene grazie!
Eliza decise di seguire il consiglio di Meredith. Sapeva con certezza che Arizona quel giorno non avrebbe avuto nessuna operazione programmata, ma se l’emergenza fosse stata chirurgica sicuramente sul tabellone avrebbe trovato il suo nome. Così fu. Il nome di Arizona era scritto su quel tabellone, ma l’operazione era già iniziata e sicuramente sarebbe durata a lungo. La mora sbuffò amareggiata e decise di occupare il tempo facendo un giro nell’ospedale. Le era mancato molto, nonostante fosse stata ricoverata per una settimana in quel posto. Respirò profondamente e l’odore di disinfettante le penetrò le narici. Le era mancato tutto di quel posto, nonostante il primo periodo fosse stato difficile da digerire, ma amava con tutta se stessa il suo lavoro e non poterlo svolgere a pieno era straziante per lei.
-Tutto bene, dott.ssa Minnick? – senza accorgersene Eliza, con gli occhi chiusi, era rimasta ferma nel corridoio immersa nei suoi pensieri
-Si scusami dottor Hunt. Ero sovrappensiero. Non pensavo potesse mancarmi così tanto questo posto
-Conosco la sensazione, quando si ama il proprio lavoro è difficile rinunciarvi, anche se per poco tempo.
-Eh già. Come va con Amelia?
-Secondo me tu ne sai più di me. Non riusciamo più a capirci e non so come comportarmi.
-Sai, anche tra me e Arizona le cose stavano prendendo una brutta piega, ma se posso darti un consiglio, parlate; sembra una banalità, ma le cose non dette rimarranno tali e tenerle dentro di te non porterà a nulla. Affrontate i vostri problemi senza giudicare l’altro, i suoi motivi sono sicuramente validi quanto i tuoi, non credi?
-Sicuramente. Ma non è così semplice
-Non è mai semplice, ma ne vale la pena.
-Hai ragione. Bentornata allora
Eliza continuò il suo giro e si ritrovò nel reparto di neonatologia. Sei neonati stavano dormendo, mentre una piangeva moltissimo. Se continuava così avrebbe sicuramente svegliato gli altri. Eliza vide l’infermiera che si stava avvicinando alla bambina e le fece segno di voler entrare.
-Salve dott.ssa Minnick. Come mai da queste parti?
-Sono tornata oggi a lavoro e avendo un po’ di tempo libero sono venuta a vedere questi piccoletti.
-Sono deliziosi vero?
-Moltissimo. Mi chiedevo se potessi prendere in braccio questa bambina.
-In realtà non si potrebbe, ma per lei farò un’eccezione, d’altronde è un medico
L’infermiera prese dalla culla la bambina e la porse ad Eliza. Non appena fu tra le sue braccia smise di piangere
-A quanto pare le piaci. Non riesce a tranquillizzarla nessuno, purtroppo la madre è morta durante il parto.
-E il padre?
-La donna è venuta qui da sola e tra i numeri da chiamare in caso di emergenza non aveva nessuno. Abbiamo chiesto anche alla polizia, ma a quanto pare quella povera donna era sola.
-Cosa ne sarà della bambina?
-Per ora rimarrà qui, poi la porteremo in una casa famiglia. Purtroppo non può rimanere a lungo.
La bambina nel frattempo si era addormentata tra le braccia di Eliza. Quella storia le aveva straziato il cuore: una bimba così piccola e indifesa e già con una vita così difficile. Eliza, a malincuore, mise la bambina nella sua culla. Era quasi ora della lezione e non voleva far tardi.
Avrebbe tanto voluto trovare un modo per migliorare la situazione di quella bambina, ma in quel momento non riuscì a trovare nulla di fattibile.
 
Un’ora dopo Eliza aveva concluso la sua lezione e con suo grande piacere gli specializzandi l’avevano accolta a braccia aperte. Il dottor Webber in sua assenza aveva svolto un buon lavoro e si ritenne soddisfatta della scelta che aveva preso, nonostante il capo le avesse espresso la volontà di chiamare un docente esterno.
Non appena varcò la soglia della stanza del medico di guardia vide una persona stesa su uno dei letti, riconobbe all’istante il profumo di Arizona. Dormiva profondamente, sicuramente l’operazione era stata impegnativa. La mora si sedette accanto a lei e le accarezzò una guancia.
-Ehi Amore – la bionda si svegliò
-Ehi scusami, non volevo svegliarti
-Non preoccuparti, mi dispiace non essere venuta al controllo, ma c’è stata un’emergenza e l’operazione è andata per le lunghe. Sono contenta che sia andato tutto bene. La lezione?
-Tutto bene anche quella. Webber ha fatto un bel lavoro. Stasera stilerò un programma dettagliato e domani lo consegnerò a Miranda.
-Che bello sentire la tua voce con questo tono
-Quale tono?
-Quello che usi ogni volta che parli di lavoro. Si vede che lo adori
-Eh già, è proprio così. Sai, oggi sono venuta in neonatologia. C’erano tantissimi bambini, ma una in particolare ha catturato la mia attenzione
-Posso intuire chi possa essere. Bam ha perso la mamma durante il parto, il padre non si sa chi possa essere e a quanto pare la donna non aveva altri famigliari, o almeno nessuno a cui possa interessare della sua morte.
-Le hai dato un nome, Amore?
-Chiamiamo Bam tutti i bambini che nascono senza che nessuno possa dar loro un nome
-L’ho presa anche in braccio, è stata dolcissima
-Strano, non riesce a calmarla nessuno
-Me lo ha detto l’infermiera, a quanto pare ero il suo tipo
-Forse si sentiva protetta tra le tue braccia
-Vorrei tanto fare qualcosa per lei
-Anche io amore, ma purtroppo l’unica cosa che possiamo fare è curarla e portarla in una casa famiglia dove si prenderanno cura di lei.
-Sperando possa esserci qualcuno che la voglia adottare
-Possiamo fare solo questo, amore
-E se la prendessimo noi?
-Vorresti adottarla?
-Perché no? Entrambe vogliamo allargare la famiglia e questo penso sia il modo migliore
-Non voglio essere sempre la guastafeste, ma non essendo sposate sarà quasi impossibile ottenere l’affidamento e non voglio affezionarmi a lei per poi farmela portare via
-Io sono sicura di ciò che voglio, ora pensaci tu e fammi sapere Arizona
-Sei arrabbiata?
-No, non sono arrabbiata, sono solo stanca di combattere con i mulini a vento. Non facciamo in tempo a fare pace che una tempesta è di nuovo pronta a spazzare via tutto quello che abbiamo costruito. Lo so che sto correndo, lo so che ti avevo promesso del tempo, ma vedere quella bambina mi ha fatto capire che non ce la faccio ad aspettare.
-Io non ho detto che non voglio adottare quella bambina, ma che non la affideranno mai a noi, dato che non siamo sposate
-E allora sposiamoci, ora. 

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Capitolo 41
*** Si, lo voglio ***


Arizona era rimasta a bocca aperta di fronte alla proposta che la sua compagna le aveva appena fatto.
I suoi occhi trafiggevano quelli di Eliza, che la imploravano di prendere una decisione immediata. Come erano arrivate a quel punto? Cosa aveva sbagliato per farsi mettere così alle strette? Non riusciva a trovare una risposta a quelle domande, eppure ora la compagna era di fronte a lei in attesa di una risposta.
-Arizona, allora? La facciamo questa pazzia?
-Vorrei tanto…
-… ma?
-Passiamo a prendere Sofia e la portiamo con noi?
A quella domanda gli occhi di Eliza si illuminarono e un grande sorriso si disegnò sulle sue labbra.
-Dici davvero? -  le chiese incredula la mora
-Dico davvero. Io ho già avuto il matrimonio in grande e anche se mi avrebbe fatto piacere fare le cose per bene con te, sono disposta a sposarti anche in questo momento. Tu ne sei sicura? Non hai mai sognato l’abito bianco, la tua famiglia, i tuoi amici per il giorno più importante della tua vita?
-Certo che l’ho sognato, ma a me ora importa solo avere te e Sofia accanto a me
-Allora andiamo da Miranda e chiediamo il resto della giornata libero
-Aspetta Arizona, sei proprio sicura? Non voglio che tu lo faccia solo perché ti senti in dovere
-Ti amo Eliza e voglio passare il resto della mia vita con te
Le due donne dopo essere andate dal capo andarono  a prendere Sofia a scuola. Quel giorno avrebbe segnato per sempre le loro vite.
-Aspetta Amore – durante il tragitto Eliza fece accostare Arizona vicino un fioraio. La bionda la vide prendere un bouquet di rose e calle color arancio, alternate da rametti bianchi e foglie verdi. Quel mazzo di fiori era stupendo. Quando la mora rientrò in auto, lo  porse alla sua compagna; la bionda respirò  a fondo il profumo intenso di quei fiori e prese il bigliettino.
         Ora e sempre
-Grazie Amore, è bellissimo!
-Ad una sposa non deve mai mancare il suo bouquet
 
 
-Mamma! Perché sei venuta a prendermi prima a scuola? È successo qualcosa? Dov’è Eliza?
Arizona stava uscendo dall’edificio, con Sofia che la tempestava di domande. Le due salirono in macchina e finalmente potettero informare la bambina sulla pazzia che stavano per compiere.
-Ciao Scimmietta! Allora, io e la mamma vogliamo dirti una cosa molto importante. Ricordi quando mi hai aiutato per farle la proposta di matrimonio?
-Certo che mi ricordo
-Io e la mamma stiamo andando a sposarci proprio ora e volevamo che ci fossi anche tu
-E non verrà nessuno? Ai matrimoni ci sono sempre tante persone.
-Lo so Tesoro – intervenne Arizona – ma il nostro sarà un matrimonio un po’ diverso dagli altri. Più avanti faremo anche il matrimonio in grande, come nelle favole, va bene?
-Vi sposate due volte?
-No, una volta sola, ma oggi sarà ufficiale.
-Oddio Amore – ad un tratto Arizona vide sul viso di Eliza disegnarsi un’espressione di spavento
-Cos’è successo?
-Non abbiamo le fedi!
-Non fa niente, le compreremo più avanti. Non è un problema.
-Aspettate! Le ho io
Le due donne si guardarono sorprese e poi videro Sofia cercare freneticamente qualcosa nello zaino della scuola. Dopo varie ricerche la bambina mostrò soddisfatta due rimanenze di lacci di scarpe.
-Dove hai preso questi lacci, Sofia?
-La maestra ce li fa incollare sul foglio e formiamo delle figure. Questi non mi servivano, guardate!
Sofia prese uno dei due lacci e lo legò attorno al dito di Arizona
-Visto? Un nodo di un laccio è come un anello
Le due donne si guardarono stupite e poi riempirono di baci la loro bambina.
-Lo sai che sei proprio una bambina dolce?
-Si me lo dicono in tanti
Nell’auto risuonò una grande risata. Chiunque avesse assistito a quella scena avrebbe potuto pensare che la felicità fosse propria di quella famiglia, e così era; dopo una tempesta sorge sempre il sole.
Le due donne sapevano che la cerimonia non sarebbe stata romantica come avrebbero voluto, ma l’unica cosa che in quel momento importava loro era dare all’altra la certezza che avrebbero voluto trascorrere il resto della loro vita insieme. Erano tutte e tre davanti il municipio ed Eliza strinse la sua mano a quella di Arizona – Sono agitata – ammise
-Anche io, dai entriamo. Ci sono le fedi?
-Ci sono mamma, le tengo al sicuro io
 
-Vuoi tu, Arizona Robbins prendere per moglie la qui presente Eliza Minnick?
Le due donne si guardarono negli occhi e ad entrambe sfuggì una lacrima di commozione.
-Si, lo voglio – Sofia si avvicinò ad Arizona e le porse il laccio che fungeva da fede. Con mani tremanti la bionda fece un nodo all’anulare di Eliza e glielo baciò
-Vuoi tu, Eliza Minnick prendere per moglie la qui presente Arizona Robbins?
-Si, lo voglio – la mora ripetette lo stesso gesto che aveva compiuto Arizona un attimo prima
-E con il potere conferitomi dallo stato di Washington degli Stati Uniti d’America io vi di chiaro unite in matrimonio
Le due donne si scambiarono un dolce bacio, che venne interrotto da Sofia che volle salire in braccio ad entrambe.
-Ti amo, Eliza
-Anche io ti amo Arizona
Sofia:    Anche io vi amo!






 

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Capitolo 42
*** Te lo prometto ***


Arizona ed Eliza il giorno dopo tornarono a lavoro. Eliza era appena rientrata dalla lunga convalescenza e per lei non era il momento adatto per prendere altri giorni di ferie. Le due si salutarono come di consueto in ascensore, quando le loro strade si divisero. Non appena Arizona arrivò al suo reparto, ad attenderla trovò Meredith, che aveva chiesto un suo consulto
-Buongiorno Arizona
-Buongiorno anche a te Meredith
Mentre le due si avvicinavano al paziente che avrebbero dovuto visitare, alla dott.ssa Grey cadde lo sguardo verso la mano sinistra della sua amica.
-Cos’è quella cosa che hai legata al dito?
-La mia fede. Ti piace?
-Questa mi mancava. Credevo che io e Derek fossimo stati gli unici pazzi ad esserci sposati con un post it e poi in municipio in neanche 2minuti, ma a quanto pare tu ci hai superati
-Non lo abbiamo detto a nessuno. È stata una decisione presa al volo. Più avanti faremo le cose fatte bene
-E come mai tutta questa fretta?
-Lo saprai presto. Ora è meglio non parlarne
-Callie lo sa?
-Non ho avuto modo, sinceramente. Lo farò appena posso. Sicuramente non posso dirglielo tramite messaggio
-No infatti. Spero che abbiate prese la decisione giusta, Arizona
-All’inizio anche io ero titubante, ma sono sicura dell’amore che provo per Eliza e soprattutto sono sicura di quanto lei mi ami; me lo sta dimostrando in tutti i modi
-Sono felice per te, davvero. Con Callie allora terrò la bocca chiusa.
-Grazie Meredith.
Le due donne nel frattempo erano arrivate nella stanza della loro paziente e Arizona iniziò con i primi esami. Nel frattempo Eliza era a lezione con gli specializzandi del primo anno
-Allora: chi mi sa dire la procedura per effettuare un’appendicectomia?
Quasi la totalità della classe alzò la mano per poter rispondere, ma l’attenzione di Eliza venne catturata da una ragazza seduta in fondo alla stanza. Non aveva alzato la mano, ma non era il tipo di persona da non sapere una risposta del genere, Eliza lo sapeva bene, perché non era la prima volta che la vedeva e tantomeno la prima volta che non si prenotasse per una risposta.
-Tu, in fondo. Me lo sapresti dire?
-No professoressa. Non ho alzato la mano.
-Ci proviamo insieme?
-No non mi va
-Ok, mi faresti il piacere di aspettare cinque minuti dopo la fine della lezione? Vorrei parlarti.
-Va bene professoressa
Intanto Eliza passò la parola ad un altro ragazzo, che le seppe descrivere ogni singolo passo della procedura. Mezz’ora dopo la lezione era finita e gli specializzandi si apprestarono ad uscire, mentre la ragazza rimase al suo posto. Eliza le si avvicinò e cercò di farle capire che con lei avrebbe potuto parlare
-C’è qualche problema Marion?
-No professoressa
-Sicura? Puoi parlarmene se vuoi. Non è la prima volta che non sei preparata ad una mia lezione.
-Forse non sto studiando
-So perfettamente che sei una ragazza molto studiosa. Se c’è qualche altro problema sappi che non uscirà di qui nel caso tu volessi parlarmene.
-Va bene, lo terrò a mente. Posso andare ora?
-Ok, vai pure
La ragazza uscì dall’aula e lasciò Eliza a rimuginare sull’accaduto. La mora non sapeva bene il motivo per cui ci tenesse tanto a quella ragazza, ma sentiva di doverla aiutare in qualche modo e avrebbe provato ancora a farla aprire. Guardò l’orologio e vide che era ora di pranzo; non si era organizzata con Arizona, così decise di mandarle un messaggio
Ciao mogliettina (adoro chiamarti così). Pranziamo insieme? Ho appena terminato una lezione
Ripose il telefono nella tasca del camice e si avviò verso la stanza degli strutturati, dove si sedette sul solito divano. La donna alzò la mano e guardò il laccio della scarpa annodato al suo anulare. Non avrebbe mai immaginato che un giorno una donna bella e intelligente come Arizona potesse diventare sua moglie e tanto meno che potesse sentirsi legata a una bambina come si sentiva legata a Sofia; era un po’ come se fosse sua figlia ed era felice che anche la bambina avesse così tanto legato con lei.
Il suono del suo telefono la destò da quei pensieri. Arizona aveva risposto al suo messaggio
Ciao mia cara mogliettina (adoro sapere di essere tua moglie), purtroppo ho un’operazione tra poco. Potrebbe andare per le lunghe. Ci sentiamo più tardi, ok?
A malincuore Eliza dovette acconsentire e andò in mensa da sola. Lì incontrò il dottor Webber seduto solo ad un tavolo.
-Ciao Richard, posso sedermi qui con te?
-Certo, accomodati pure. Sono solo voci di corridoio oppure è vero che tu e la Robbins vi siete sposate?
-È tutto vero. Come sempre le voci girano alla velocità della luce.
-Eh già. Sono contento per voi. Se sei riuscita a ricomporre le macerie nel suo cuore vuol dire davvero che sei la donna per lei
-Ammetto che non è stato facile, a prescindere dalla situazione qui in ospedale, ma la amo e farei di tutto per lei. A te come vanno le cose?
-Tutto bene. Mi sento un po’ vecchio per continuare a lavorare. Vedo tutti questi giovani desiderosi di imparare e mi vengono in mente i tempi da specializzando.
-Non vorrai mica andare in pensione? Hai ancora tanto da dare ai tuoi studenti, anche se sono subentrata io. Mi ha fatto molto piacere che tu abbia preso il mio posto. Abbiamo metodi diversi, ma l’uno non esclude l’altro. Non credi?
-Penso tu abbia ragione.
Terminato il pranzo Eliza si diresse dagli specializzandi per un’altra lezione.
Era sicura che Arizona non avrebbe finito in tempo per poterla incontrare, così terminato il suo turno le inviò un messaggio e tornò a casa dove la stava aspettando Sofia con la baby sitter
-Sono a casa Scimmietta!
-Ciao Elizaaaa! E la mamma?
-La mamma ancora non ha finito, arriverà più tardi
Nel frattempo Eliza congedò la ragazza che aveva guardato Sofia fino ad allora
-Allora Scimmietta. Cosa hai fatto oggi?
-La maestra ci ha detto che presto faremo una gita
-Ah si? Dove?
-Andiamo al Pacific Science Center
-Ma davvero? È un posto bellissimo
-Lo so, ce lo ha detto la maestra. Non vedo l’ora di dirlo a mamma ‘Zona. Posso aspettarla?
-Facciamo un patto. Aspettiamo fino alle 9:00p.m. dopodiché a nanna. Va bene?
-Affare fatto. Posso chiamare mamma Callie?
-Certo che puoi.
Mentre Sofia era al telefono con Callie, ad Eliza arrivò una chiamata da parte di Arizona
-Ciao amore, tutto bene?
-Ehi, si sono qui con Sofia. Sta parlando con Callie. Per quanto ne avrai ancora?
-Mi dispiace, ma probabilmente farò più tardi del previsto
-Amore, sicura vada tutto bene?
-Certo, non preoccuparti. Sai che accadono gli imprevisti
-Lo so, solo che Sofia avrebbe voluto aspettarti
-Dalle un bacio da parte mia. Mi dispiace
-Anche a me.
-Ah amore?
-Dimmi
-Sono passata a vedere Bam. Credo di essermi innamorata di lei
-Ce la faremo, vero?
-Certo, te lo prometto.

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Capitolo 43
*** Io e te ***


Quando Arizona rientrò a casa, erano appena scoccate le 11p.m.
Non appena entrò  tolse i tacchi che le avevano creato problemi per tutta la giornata. Nonostante ormai avesse preso dimestichezza con la protesi e i soli tacchi che avrebbe potuto indossare, c’erano giorni in cui il moncone  le doleva molto. La bionda si diresse verso la cucina e sul bancone trovò un biglietto da parte di Eliza
 
Sarai sicuramente affamata. Ti ho messo la cena da parte. Ti amo.
 
Sua moglie era davvero adorabile quando compiva questi gesti per nulla scontati. Le era dispiaciuto non essere riuscita a tornare prima da lavoro, era il giorno dopo il loro matrimonio e non erano riuscite ancora a trascorrere del tempo insieme. Arizona mangiò una parte della cena che le aveva lasciato Eliza e andò a mettersi a letto. Sua moglie stava dormendo, così cercò di fare meno rumore possibile.
-Ehi sei tornata – la mora si strofinò gli occhi e si mise a sedere con le spalle che toccavano la testiera del letto
-Ehi scusami, ti ho svegliata?
-In realtà stavo provando ad aspettarti e mi ero addormentata da poco; è tardissimo
-Lo so scusami, oggi è stata una giornata infernale – dicendo questo la bionda si sedette sul letto e cercò di alleviare il dolore al moncone massaggiandolo
-Ti fa male?
-Abbastanza
-Vieni, ti faccio un massaggio
Ad Arizona venne subito in mente quel giorno in cui Eliza le massaggiò la gamba nella sala del medico di guardia
-Stai pensando anche tu a quel giorno? – le chiese la mora, vedendola sovrappensiero
-Si, ne sono successe di cose nel frattempo
-Eh già. Ora siamo sposate. A proposito di questo – la mora si alzò e andò in bagno. Quando uscì aveva una scatolina tra le mani adoro le fedi che ci ha dato Sofia, ma ho pensato di averne due ufficiali  - Eliza aprì la scatolina e all’interno vi erano due fedi in oro bianco con un diamante.
Arizona a quella vista rimase a bocca aperta, come sempre sua moglie riusciva a stupirla. Vide Eliza prendere una fede e inginocchiarsi sul pavimento
-Io Eliza Minnick, accolgo te Arizona Robbins come mia sposa. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.
Sulle guance di Arizona iniziarono a scorrere delle lacrime di commozione. Con mani tremanti prese la fede per Eliza e come lei le promise amore eterno.
-Grazie Amore! Riesci sempre a lasciarmi senza parole. Quando sei andata a comprarle?
-Non appena sono tornata da lavoro. Sono andata con Sofia, che mi ha aiutata nella scelta. Ti piacciono?
-Le adoro.
La bionda si sporse verso sua moglie e le lasciò un bacio delicato sulle labbra. Le due iniziarono a togliersi un vestito dopo l’altro. Quella notte i loro corpi si fusero, le loro lingue si cercarono, i loro occhi si parlarono, le loro labbra tremarono al contatto con la pelle dell’altra, le loro mani esplorarono ogni singolo centimetro del loro corpo.
-Ti prometto che d’ora in poi cercherò di essere più presente a casa
-So che fai del tuo meglio, ma quando anche io inizierò il lavoro a pieno ritmo ho paura che Sofia possa risentirne
-Hai ragione, soprattutto se dovessimo adottare Bam
-Tu te la sentiresti, Arizona?
-Direi di si, ma vorrei prima parlarne con Sofia e anche con Callie. Non le ho ancora detto del matrimonio
-Da quanto non la senti?
-Da molto, ma penso sia meglio così. D’altronde è Sofia che deve sentire la sua presenza e lei potrà chiamarla ogni volta che vorrà
-Come sta la bambina?
-Benissimo. Come ti ho detto, oggi sono andata a trovarla, è stupenda.
-Domani andrò anche io, ormai l’infermiera mi dà via libera, soprattutto ora che sono la moglie di Arizona Robbins
-Ah si? E chi sarebbe questa Arizona Robbins?
-È una donna con la D maiuscola, una donna intelligente, affascinante e dannatamente sexy
-Sono quasi gelosa di questa qui
-Devi esserlo, perché sono pazzamente innamorata di lei
Non appena Eliza pronunciò quelle parole Arizona fece finta di mettere il broncio, ma riuscì a trattenerlo molto poco, perché la mora iniziò a solleticarle ogni singolo punto debole del suo corpo. Ma chi era quella donna per farle quell’effetto? Si sentiva completamente stregata quando era in sua presenza.
-Facciamo pace? – propose la bionda – il solletico è troppo per me
-Ma davvero? Non lo sapevo, cara. – e riprese con quella dolce tortura
-Chiedo pietà!!
-Ah si? E cosa saresti disposta a fare?
-Vediamo un po’ -  Arizona iniziò a baciare ogni punto debole di Eliza. Conosceva a memoria quel corpo e sapeva benissimo quale tasto toccare.
-Ma così non vale però, stai cercando di adularmi
-Funziona?
-Direi proprio di si
Le due donne fecero l’amore per tutta la notte. Sempre desiderose di fondere i due corpi; sempre pronte a dimostrare l’amore che l’una provava per l’altra.
Nessuno avrebbe potuto rompere quella bolla in cui vivevano e nessuno avrebbe mai osato provare a farlo. Loro rappresentavano l’amore che chiunque avrebbe voluto provare almeno una volta nella vita.



 

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Capitolo 44
*** Arizona e Sofia ***


Arizona quella mattina si svegliò prima del solito. Avrebbe preparato la colazione per sua moglie e sua figlia. Come aveva promesso ad Eliza, avrebbe fatto di tutto per essere più presente nei loro confronti. Non avevano deciso di sposarsi solo per poter adottare quella bambina, ma perché si amavano e avrebbero dovuto dimostrarlo ogni volta che avessero potuto. Mentre trafficava nella cucina, Arizona non fece altro che posare lo sguardo sulla mano sinistra; portare la fede le era sempre piaciuto, era come se le infondesse sicurezza, come se solo il fatto di vedere quell’anello potesse proteggerla da qualsiasi cosa. Da quando lei e Callie avevano divorziato, il suo cuore era entrato in una sorta di baratro, dal quale era difficile uscire; Eliza era riuscita a scombinare tutta la sua vita e ne era più che felice. Ora aveva una moglie, una figlia e un lavoro che amava moltissimo. In questa bolla rosa, però, aveva già vissuto in passato e aveva paura che da un momento all’altro potesse scoppiare.
Terminata la preparazione della colazione, Arizona si diresse verso la sua camera da letto e rimase sulla soglia a guardare sua moglie che dormiva. Aveva una parte della schiena scoperta e le balenò nella mente ciò che era accaduto quella notte in quel letto; sentì avvampare le sue guance e un sorriso imbarazzato si dipinse sul suo viso.
-Buongiorno mogliettina – la voce assonnata di Eliza la destò da quei pensieri.
-Ehi, buongiorno anche a te – Arizona si avvicinò a sua moglie e le regalò un bacio sulle labbra – ho preparato la colazione, che ne dici se la facessimo tutte e tre insieme? Siamo sempre di corsa e sarebbe bello ritagliarci un momento solo per noi la mattina.
-Certo che va bene. Andiamo a svegliare Sofia allora, ieri non ti ha vista mai, sarà contenta di rivederti
Le due donne andarono nella camera di Sofia e la svegliarono delicatamente
-Buongiorno mamma, buongiorno Eliza
-Buongiorno anche a te scimmietta! Dormito bene?
-Benissimo. Mamma, mi sei mancata ieri.
-Lo so piccola, anche tu, ma sai che…
-… quando le persone stanno male, tu devi guarirle. Lo so benissimo.
-Ho preparato una bella colazione. Dai andiamo.
Arizona capiva l’insofferenza da parte di sua figlia. Quella bambina era circondata da chirurghi che trascorrevano le loro giornate e a volte anche le loro nottate in ospedale. Sofia aveva visto divorziare le loro mamme e aveva assistito non solo alla separazione di Penny e Callie, ma anche alle discussioni tra lei ed Eliza, nonostante avessero sempre cercato di non farle pesare quel tipo di situazioni. Solo ora le cose stavano lentamente migliorando, ma il fatto che Arizona trascorresse sempre molto tempo in ospedale, non aiutava l’umore della bambina. Sofia stava legando molto con Eliza, che fortunatamente ora aveva molto tempo da trascorrere con lei, ma nonostante Sofia fosse una bambina intelligente, Arizona avrebbe voluto evitare che pensasse che sua madre non volesse trascorrere del tempo con lei.
-Amore tutto bene? – i suoi pensieri l’avevano distratta di nuovo da ciò che stava facendo, la bionda era rimasta con il piatto dei pan cakes sospeso a mezz’aria.
-Si scusatemi, ero sovrappensiero
-Mamma questi pan cakes sono buonissimi
-Grazie piccola. Sai, ho un’idea: ti andrebbe di iniziare uno sport? Qualunque cosa tu voglia.  Io lo farò con te, sarà un momento solo nostro
-Va bene mamma, ci penserò
La bambina si alzò da tavolo per andare a prepararsi, lasciando le due donne sole. Arizona cercò in Eliza uno sguardo di approvazione, ma ciò non accadde.
-Che hai?
-Nulla Arizona, ma avrei preferito che me ne parlassi. Fino alle 4pm è a scuola e vuoi anche farle fare uno sport?
-Solo una volta a settimana, è un modo per starle accanto
-E se quel giorno non potrai?
-Rimanderemo oppure andrai tu
-E che cosa cambia? Nel nostro lavoro le emergenze capitano e anche quando abbiamo il giorno libero non è mai così in realtà, perché esce sempre qualcos’altro, quindi per me non ha senso questa tua idea. Con lei puoi trascorrere del tempo anche qui a casa o al parco, è piccola per fare dello sport
-Ma il tuo problema è davvero questo o il fatto che non te ne abbia parlato?
-So che Sofia è tua figlia e quindi decidi tu della sua vita, ma adesso siamo sposate e credevo di avere anche io qualche voce in capitolo, mi ha ferita questo tuo comportamento. So che vuoi trascorrere del tempo con lei, ma è intelligente e lo sa che la ami. Prometterle cose che poi non sei sicura di poter mantenere non porterà a nulla.
Arizona si sentì toccata dalle parole di sua moglie. Quando era nata Sofia lei non era nessuno per la bambina e ne aveva sofferto molto, nonostante Callie la rendesse sempre partecipe delle decisioni che la riguardassero. Ora le parti erano invertite e poteva capire i sentimenti che stesse provando in quel momento Eliza. La bionda si avvicinò a sua moglie e le diede un bacio sulle labbra.
-Scusami amore, hai ragione. Ma da quando abbiamo deciso di adottare Bam sono entrata in crisi per quanto riguarda Sofia, ho paura che ne soffra.
-Non siamo ancora sicure che questa adozione vada a buon fine, poi Sofia potrebbe anche desiderarla una sorellina, non ce ne ha mai parlato e noi non glielo abbiamo mai chiesto, quindi solo quando gliene parleremo potremo capire come muoverci
-Da quando sei diventata l’ottimista della famiglia?
-A quanto pare il tuo potere lo hai passato a me. Chiama Callie, altrimenti avrai un grande problema da affrontare
-La chiamerò mentre vado in ospedale. Accompagni tu Sofia a scuola?
-Certo, ci penso io. Vado a vedere a che punto è, così mi preparo anche io e andiamo.
-Vuoi compagnia sotto la doccia?
-Magari, ma Sofia è qui, saremmo due pazze a farlo – Eliza si avvicinò alle labbra della moglie e le passò il pollice sul labbro inferiore, gesto che fece impazzire Arizona
-Sei cattiva se fai così
-Lo so mogliettina mia – la mora, sorridendo maliziosamente, scomparve dietro la porta della loro camera da letto, lasciando Arizona stupita per quello che era appena successo.
 
Un’ora dopo, Eliza e Sofia erano appena uscite di casa e Arizona stava finendo di prepararsi, quando decise di fare la tanto agognata telefonata. Prese il telefono e digitò il numero della sua ex moglie; non appena sentì la sua voce all’altro capo del telefono, per un attimo pensò di aver sbagliato numero. L’ultima volta che l’aveva sentita così serena, le aveva permesso di portare Sofia a New York.
-Ciao Callie, è tanto che non ci sentiamo.
-Anche troppo, a parer mio. Dovremmo sentirci di più
-Ti sento  serena, mi fa piacere Calliope
-Grazie. Le cose mi vanno bene, sai? Io e Penny ci stiamo riprovando e sembra che tutto vada per il meglio. A te, invece? Eliza come sta?
-Molto meglio, grazie! Ha ripreso a lavorare, anche se per il momento non potrà operare e ci siamo sposate.
-Vi siete sposate?? E quando?
-Due giorni fa. In realtà è stata una cosa improvvisata.
-Ma sei sicura di essere Arizona Robbins, la mia ex moglie?
-Ahahah si Callie, sono proprio io. C’è un motivo per cui ho ceduto a tutto ciò
-Devo sedermi? Potrei non reggere lo shock.
-Che scema che sei, ma per precauzione se fossi in te mi sederei
-Ok fatto
-Abbiamo deciso di adottare una bambina
-Wooow. Ho fatto bene a sedermi. Caspita come cambiano le cose.
-Eh già. In realtà avevo anche un po’ di timore a dirtelo, invece mi fa piacere riuscire a parlarne così apertamente
-Finalmente le cose sono tornate al loro posto e anche io posso definirmi felice. Non posso che essere contenta per te, Arizona. Sofia come l’ha presa?
-Benissimo. Lei ed Eliza hanno legato molto. Purtroppo però ultimamente ci sono poco a casa e ne sta risentendo; vorrei trovare un modo per alleggerire la situazione, ma non credo ci sia.
-Purtroppo e per fortuna è il nostro lavoro, noi due anche per questo l’abbiamo pagata cara, quindi anche se è scontato dirtelo voglio che metta sempre al primo posto la famiglia.
-Grazie Calliope, davvero. Mi ha fatto piacere sentirti. Se riesco ti farò sapere come è andata. Comunque faremo sicuramente un ricevimento per il matrimonio; ti farò sapere la data, così tu e Penny potrete prendere qualche giorno per venire
-Va benissimo. Dà un bacio a Sofia e salutami Eliza. Buona giornata Arizona!
-Buona giornata anche a te Calliope
Quando la bionda chiuse la comunicazione, il grande peso che aveva sul cuore finalmente scomparve. Era felicissima per Callie e per Penny ed era felice che la situazione con la sua ex moglie fosse migliorata.
Arizona era sicuramente pronta per un altro grande passo. 

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Capitolo 45
*** Marion ***


Arizona era appena arrivata a lavoro e subito ad attenderla c’era Alex Karev, che aveva un caso per lei.
-Buongiorno Robbins, stamattina sarai con me, ho bisogno di un consulto
-Buongiorno Alex – la bionda prese il tablet che le stava porgendo il suo amico e analizzò immediatamente la cartella clinica del piccolo paziente.
-Cavolo…
-Lo so, è la stessa cosa che ho pensato anche io, ma ho voluto il tuo consulto proprio perché so che potresti sicuramente fare qualcosa, quantomeno dargli un po’ di tempo
-Non lo so Alex. Devo fare qualche ricerca e ti farò sapere, ma non ti prometto nulla
-Grazie Robbins, se hai bisogno di qualcosa chiamami pure
-Va benissimo. Vado subito prima di iniziare il giro di visite
I due si congedarono e Arizona, come aveva promesso al suo amico, andò direttamente a fare qualche ricerca, sarebbe stato quasi vano quel tentativo, ma le avrebbe provate tutte.
Era da circa mezz’ora che la bionda si trovava davanti il pc, quando sentì due mani poggiarsi sulle sue spalle. Immediatamente chiuse gli occhi e si concentrò solo su quel dolce tocco. Conosceva benissimo quelle mani, conosceva benissimo quel profumo che le aveva pervaso le narici e conosceva benissimo quelle labbra che ora si erano poggiate nell’incavo del suo collo.
-Ciao amore, cosa fai qui?
-Ehi… - la bionda si girò verso Eliza alla quale cedette il posto, per poi sedersi sulle sue gambe – Alex ha bisogno di una mano con un paziente e sto cercando qualsiasi cosa possibile a cui appigliarmi.
-Posso aiutarti in qualche modo?
-Averti qui mi aiuta molto. Ti avrei cercata più tardi, ma dato che sei già qui ti informo che ho chiamato Callie
-Come l’ha presa?
-Meglio di quanto credessi, le ho detto anche di Bam. Sai, penso che finalmente le cose stiano andando nel verso giusto; ora anche lei è felice, sta riallacciando i rapporti con Penny e dalla sua voce ho capito che sta veramente bene. L’ho invitata anche al ricevimento che faremo per il matrimonio
-Sono davvero felice Amore. A proposito del ricevimento: quando vogliamo farlo?
-Dobbiamo chiedere a Sofia, avrebbe voluto decidere lei il giorno.
-Ci tieni in pugno quella bambina
-Ha un bel caratterino. Sei già andata a trovare Bam?
-Veramente non ancora, vogliamo andare ora?
-Magari si, ho mezz’ora prima di iniziare il giro di visite ed ho bisogno di riposare gli occhi
Le due donne uscirono dalla stanza e si incamminarono verso il reparto neonatale. Quando arrivarono lì, c’era la solita infermiera, che non appena le vide andò loro incontro.
-Buongiorno dott.sse, la bimba dorme. Ha passato la nottata un po’ agitata, probabilmente qualche colica.
-Non appena si sveglia mi chiameresti al cercapersone? Vorrei darle un’occhiata
-Va bene dott.ssa Robbins, ma non credo ci siano particolari problemi, purtroppo non avendo il latte materno può capitare.
-Lo so, ma meglio essere cauti.
-Va benissimo, anche perché domani la trasferiremo in una casa famiglia
-Cosa? Di già? -  Eliza sapeva che prima o poi quella bambina se ne sarebbe andata dall’ospedale, ma non pensava così presto
-Si dott.ssa Minnick, ma come mai siete così affezionate a questa bambina?
A quella domanda Eliza ed Arizona si guardarono e non seppero cosa rispondere all’infermiera, che ora le stava guardando in maniera abbastanza insistente.
-Ci siamo affezionate alla sua storia più che altro – decise di rispondere Arizona
-Vi fa onore questo, non ci sono molti dottori così
Eliza ed Arizona si guardarono e capirono di averla scampata. Non volevano parlare ancora con nessuno della loro volontà di adottare quella bambina, ma ora che erano venute a conoscenza del fatto che presto sarebbe andata in una casa famiglia, i loro tempi decisionali si accorciavano decisamente.
Quando le due donne tornarono in ufficio, la tensione poteva essere tagliata con il coltello.
-Cosa facciamo? – Eliza decise di interrompere quel silenzio surreale
-Non lo so, la bambina se ne andrà domani e ce la porteranno via, chissà in quale casa famiglia la porteranno.
-E a noi non deve importare, faremo avviare le pratiche per l’adozione e andremo a prenderla in qualunque posto la porteranno. Non ti abbattere ti prego, dobbiamo lottare insieme.
-Scusami, hai perfettamente ragione.  Ora sarà meglio che vada dalle mie pazienti, in più devo continuare con le ricerche, quindi ho molto da fare.
-Va bene. Ci vediamo a pranzo?
-No penso di mangiare una cosa al volo, devo lavorare, te l’ho detto.
-Ok va bene. Ci vediamo direttamente a casa allora
Non appena Eliza chiuse la porta alle sue spalle, Arizona iniziò il giro di visite. Non avrebbe mai voluto affezionarsi a quella bambina prima del dovuto, ma ormai era successo e dovevano muoversi velocemente, anche se sapeva perfettamente che le pratiche per un affidamento duravano mesi e mesi.
 
Eliza nel frattempo era a lezione con gli specializzandi del primo anno e quella mattina si era ripromessa di affrontare di nuovo Marion.
-Buongiorno ragazzi. Oggi parliamo del metodo laparoscopico. Chi mi sa dire innanzitutto di cosa si tratta? – Eliza passò la parola ad un ragazzo che cercava in tutti i modi di farsi vedere
-La laparoscopia è una tecnica chirurgica che viene adottata per evitare di eseguire delle ampie incisioni.
-Perfetto. Chi mi sa dire quale tipo di anestesia prevede? Marion?
-Anestesia totale
-Per quale motivo viene utilizzata?
-Sempre io?
-Si Marion, lo sto chiedendo ancora a te
-Per diagnostica o per terapia
-Benissimo.  Chi mi parla della laparoscopia terapeutica?
La lezione andò avanti con le varie interazioni tra Eliza e i suoi alunni. La mora notò che alcuni erano più indietro di altri e per questo decise di inserire una lezione in più alla settimana di modo da non farli rimanere troppo indietro. Non appena la lezione finì Eliza fermò Marion prima che si dileguasse.
-Ehi Marion, come va?
-Bene. Perché tutto questo interessamento nei miei confronti?
-Perché conosco i tipi come te
-Ah si? E che tipo sarei?
-Una ragazza che si mostra dura e arrogante anche quando dentro ha qualcosa che non va. Ne hai l’esempio proprio di fronte a te
-Professoressa, semplicemente a volte le cose non vanno come vorremmo, quindi ci si ritrova a passare un periodo più cupo di un altro
-Hai ragione e cos’è che ti turba così tanto?
-Ho lasciato il mio ragazzo storico per infilarmi in una situazione che non avrei mai creduto di poter vivere. Ho ribaltato tutti i miei piani
-E non ti fa stare bene questo nuovo piano?
-Forse anche troppo, è questo che mi fa più paura. Lei ha sempre saputo di essere così?
Mentre la ragazza formulava quella domanda, con la mano indicò la fede che Eliza portava al dito
-No, Marion, non l’ho sempre saputo. Anche io ho avuto un periodo come il tuo. Devi essere forte, talmente forte da accettare te stessa. La ami questa ragazza?
-Moltissimo.
-E allora non c’è nulla di sbagliato in questo. Nel momento in cui accetterai ciò che sei realmente riuscirai finalmente ad essere felice. Come sai, io ho una moglie, una figlia e tra poco ne avremo un’altra e non avrei potuto desiderare di più.
-Da come ne parla sembra semplice
-Solo tu sei l’artefice della tua felicità, nessun altro: devi accettare questo cambiamento Marion.
La ragazza istintivamente abbracciò Eliza, che si ritrovò spiazzata da quel gesto, ma che poi ricambiò. Sapeva come ci si sentiva in quei momenti e sapeva che quella ragazza aveva bisogno di sostegno.
Durante quell’abbraccio la porta dell’aula si aprì ed entrò Arizona.

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Capitolo 46
*** Avremo una bambina ***


-Disturbo? – Arizona era appena entrata nella stanza e trovò Eliza e Marion strette in un abbraccio.
Non appena la mora vide sua moglie entrare si allontanò immediatamente dalla ragazza.
-Ehi Arizona, ti presento Marion, specializzanda al primo anno
-Piacere, Arizona – la bionda allungò la mano verso la ragazza e gliela strinse
-Il piacere è tutto mio. La professoressa mi ha raccontato qualcosa su di lei.
-Spero cose positive.
-Di una persona come lei suppongo ci siano poche cose negative da raccontare. Ora io vado, grazie ancora professoressa Minnick.
La ragazza uscì dalla stanza lasciando le due donne da sole.
-Cosa stava succedendo, Eliza?
-Nulla. Mi ha confidato una cosa e aveva bisogno di sostegno
-Quindi abbracci tutti i tuoi studenti?
-Cavolo Arizona, ma secondo te potrei mai farmi una studentessa? Non sono quel tipo di persona. Per chi mi hai preso?
-Per mia moglie. Non mi va che abbracci le tue studentesse.
-Te l’ho detto. Aveva bisogno di sostegno, cosa avrei dovuto fare? Se i genitori dei tuoi “piccoli umani” avessero bisogno di un abbraccio tu non glielo concederesti?
-Certo, fa parte del mio lavoro
-Non è vero, fa parte del tuo modo di lavorare, che io amo, quindi non discutiamo. Se una mia alunna ha bisogno di un abbraccio io glielo concedo, non siamo robot.
-Va bene, finiamola qui. Ero venuta per dirti che farò tardi, perché probabilmente ho trovato una soluzione al caso che mi ha presentato Alex, quindi passeremo la notte qui per studiare un approccio per intervenire
-Una notte in più o una in meno non penso possa cambiare le cose, torna a casa Arizona, anche ieri non sei tornata e Sofia ci rimarrà male, poi avevamo detto che le avremmo parlato di Bam.
-Ok va bene, rimarrò fino alle 9pm, poi tornerò a casa
-Ci conto. – la mora stampò una bacio veloce sulle labbra della moglie e andò a cambiarsi per poter tornare a casa. Quella sarebbe stata una serata importante per le tre ed Eliza sperava tanto che le cose potessero migliorare da quel momento in poi.
Circa un’ora dopo Sofia tornò a casa accompagnata da Meredith. La bambina aveva insistito per andare a giocare con Zola e non avevano saputo dirle di no.
-Ciao Eliza
-Ciao Meredith, tutto bene?
-Alla grande. Le bambine hanno giocato, fatto merenda e anche i compiti, quindi probabilmente crolleranno molto presto. Arizona non c’è?
-No è ancora in ospedale, aveva un caso abbastanza complicato
-La mamma non tornerà neanche stasera? – Sofia, che aveva assistito alla conversazione tra le due, andò verso Eliza e si fece mettere in braccio
-Scimmietta, certo che tornerà. Mi ha promesso che tra un’ora sarà qui
-Lo spero tanto – la bambina scese dalle braccia di Eliza ed andò in salotto a guardare i cartoni animati
-Tutto bene, Eliza?
-Si certo, è solo un periodo un po’ stressante per Arizona, ma risolveremo tutto. Callie ti ha detto che le ha parlato del matrimonio?
-Si me lo ha detto e ne è entusiasta, d’altronde anche a lei le cose stanno andando bene. In realtà mi ha parlato anche di una bambina. È vero?
-Si, purtroppo però le cose sono un po’ complicate, domani la porteranno in una casa famiglia e noi dobbiamo ancora avviare le pratiche
-Quando io e Derek decidemmo di adottare Zola, la cosa è stata tutt’altro che semplice, ma una volta superata quella fase, ci sarà una gioia dopo l’altra. Sono cose che però vanno affrontate insieme.
-Lo so, sono sicura che ce la faremo
Quando Eliza rimase sola con Sofia, si sedette accanto a lei a le tenne tra le braccia per un po’, fino a quando non si addormentò; l’avrebbe svegliata non appena Arizona fosse tornata dal lavoro.
Quasi un’ora dopo, la bionda stava rientrando a casa.
-Amore, sono tornata!
-Ssshh Sofia si è addormentata sul divano. Meredith ha detto che si sono stancate molto – Arizona andò verso sua figlia e passandole una mano tra i capelli le lasciò un bacio sulla fronte. Le mancava terribilmente trascorrere del tempo con sua figlia, ma nonostante si fosse ripromessa di sfruttare ogni momento per stare con lei, stava arrancando nella buon riuscita di quel proposito.
-Risolto il caso con Karev?
-Sembra di si. Domani opereremo insieme e spero tanto che fili tutto nel verso giusto. Che facciamo? La svegliamo?
-Aspettiamo ancora un po’, vorrei coccolare un po’ mia moglie – la mora prese per mano Arizona e la condusse nella loro camera; la fece sedere sul letto e si mise a cavalcioni sopra di lei. Eliza iniziò a baciarle il collo, per poi toglierle la camicetta, lasciando sua moglie in reggiseno, sotto i suoi occhi affamati
-Mmmm wooow è un modo per farti perdonare?
-Riguardo?
-Te e la specializzanda
-Non ho nulla da nascondere, smettila con questa storia
-Altrimenti?
-Mi farai arrabbiare
-Ah si? E cosa mi faresti?
-È una trappola questa, non ci casco
-Anche se fosse? Fammi vedere come ti arrabbi
-No Arizona
-E invece si
Eliza sapeva perfettamente che sua moglie la stesse provocando, voleva avere una reazione da parte sua. Quando Arizona iniziava, lei difficilmente riusciva a tralasciare la cosa; anche quella volta cadde nel tranello. Eliza prese per il collo sua moglie e con forza la stese sul letto, cercò i suoi occhi per capire se stesse esagerando, ma ciò che lesse era puro desiderio. La mora alla vista di quegli occhi che la imploravano di continuare, perse completamente il controllo e una volta infilato un foulard nella bocca di sua moglie, con due dita la penetrò; la reazione che vide da parte di Arizona  la fece eccitare ancor di più e con colpi sempre più sicuri la fece arrivare ad un orgasmo, che le provocò spasmi in tutto il corpo. La mora tolse immediatamente il foulard dalla bocca di sua moglie e allungandosi sopra di lei le lasciò dei dolci baci.
Quando Eliza si riprese, fece per alzarsi dal letto, ma si sentì bloccare per il polso
-Dove vai?
-In salotto c’è Sofia, non vorrei che ci avesse sentite
-Guardami negli occhi Eliza – Arizona prese il viso di sua moglie e quando lo girò dalla sua parte notò delle lacrime – perché piangi?
-Non mi piace trattarti così, come fossi un oggetto
-Io non mi sento un oggetto, ti ho provocata e sapevo cosa sarebbe potuto succedere. Sei estremamente dolce quando facciamo l’amore, ti è concesso perdere il controllo ogni tanto
-“Ti è concesso perdere il controllo ogni tanto”? Bella questa, dove l’hai letta?
-Da nessuna parte, me l’ha detto qualcuno un po’ di tempo fa
-Qualcuno o qualcuna?
-Qualcuna
-Che filosofa. Lo sai che non mi piace perdere il controllo con te
-Ma perché? Non sei mica violenta
-Arizona, è così e basta
 
-Mamminaaaa – Arizona si sentì chiamare da sua figlia e rivestendosi velocemente andò in salotto.
 
-Tu ed Eliza stavate litigando?
-Ma no piccola, stavamo solo parlando. Dai sediamoci a tavola che abbiamo una cosa importante da dirti
-Volete lasciarvi?
-No Sofia, è una cosa bella
-Viene mamma Callie?
-No, però verrà per il ricevimento; hai pensato ad una data?
-Tra un mese sarà il mio compleanno e avevo pensato di festeggiare tutti insieme
-Lo sai che avremmo festeggiato lo stesso con tutti i tuoi amichetti?
-Certo, ma vorrei fare una festa grandissima
-Ok, allora affare fatto! Faremo una mega festa. Hai mai pensato di avere un fratellino o una sorellina?
-No, due mamme non possono avere bambini
-È vero, ma si possono adottare
-Come Zola?
-Esatto, proprio come lei
-Quindi volete prendermi un fratellino o una sorellina?
-Si vorremmo, ma solo se lo vuoi anche tu
-Non lo so mamma. Io sto bene con te ed Eliza, perché volete un altro bambino?
-Scimmietta, perché io e la mamma vorremmo allargare la famiglia
-Io sto bene così, però. Non lo voglio un bambino che prende il mio posto
-Tesoro, non succederà mai.
-Vi ho detto che non lo voglio.
Sofia si alzò da tavola e corse verso la sua cameretta, sbattendo la porta alle sue spalle.
-Vado a parlarle
-Arizona, forse è meglio che vada io
Eliza entrò nella cameretta della bambina e la sorprese a piangere
-Ehi piccola, che succede?
-La mamma non mi vuole più bene, vuole un altro bambino
-Questo non è vero, la mamma ti ama tantissimo e non potrebbe mai sostituirti. È venuta a New York per portarti qui con lei, perché non poteva più vivere senza di te
-E perché ne volete un altro?
-Zola quanti fratellini ha?
-Due
-Però zia Meredith vuole sempre bene a Zola, vero?
-Si
-E ne vuole anche ad Ellis e a Bailey vero?
-Si
-Sarà la stessa cosa per noi. Continueremo ad amarti tantissimo anche con un altro bambino. Non cambierà nulla e quando sarà più grande potrai giocarci insieme.
-Ma dormirà nella mia cameretta?
-No, avrà una stanza tutta sua con i suoi giochi
-Mm va bene
-Brava Scimmietta. Ora vai a chiedere scusa alla mamma
 
Quando Arizona vide Sofia correrle incontro, il suo cuore riprese a battere. Aveva fatto di tutto per riaverla lì con lei e non riusciva più a dimostrarle quanto fosse importante.
-Grazie amore, sei davvero brava con lei; non vedo l’ora di vederti con la bambina
-Non devi ringraziarmi, ma vorrei che facessi di tutto per trascorrere un po’ di tempo con lei. Sta soffrendo moltissimo, più di quanto immagini. È un periodo difficile e dovremmo trasmetterle serenità. Quando la bambina verrà a stare da noi tutte le difficoltà verranno moltiplicate e dobbiamo essere sicure di ciò che stiamo per fare.
-Tu sei sicura?
-Io si e tu?
-Anche. Quindi è ufficiale: avremo un’altra bambina, amore. Domani dopo l’operazione che ne dici di andare ad avviare le pratiche?
-Possiamo andare per l’ora di pranzo, per quell’ora dovrei aver finito.
-Va benissimo
-Ti amo Amore
-Anche io ti amo 

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Capitolo 47
*** Siamo sposate, Arizona ***


Il piede di Eliza batteva freneticamente sul pavimento, le sue mani tenevano il cellulare e un grande sospiro uscì dalla sua bocca. Arizona era in ritardo di mezz’ora per l’appuntamento con l’ufficio adozioni e la mora non sapeva che fine avesse fatto. Era probabile che l’operazione fosse andata per le lunghe, quindi se avesse provato a chiamarla non avrebbe risposto, ma la pausa pranzo sarebbe finita da lì a un’ora e non avrebbero mai fatto in tempo a tornare in orario. Si sedette su una panchina all’esterno dell’ ospedale e decise di aspettare ancora qualche minuto; minuto che diventò mezz’ora e ormai rassegnata decise di mandarle un messaggio e tornare a lavoro. Mentre era intenta nel digitare il testo sullo schermo, si sentì chiamare da sua moglie, che vide correre verso di lei
-Scusa, scusa, scusa. L’operazione è stata lunghissima
-Avresti potuto avvisarmi; è un’ora che aspetto
-Lo so, ma non sapevo come fare. Andiamo?
-No, ormai non facciamo in tempo, era l’unico momento libero nell’arco della giornata
-Dai proviamoci, nel caso ci prendiamo qualche ora libera
-No Arizona, io ho ben due lezioni oggi e non posso saltarle. Lasciamo perdere
-Ma cosa ti prende?
-A me cosa prende? A te forse. Stiamo decidendo di avere un bambino e tu sei su un altro pianeta
-Non è così, cosa posso farci se l’operazione è andata per le lunghe?
-Non era neanche un tuo caso, avresti potuto lasciar finire a Karev, invece hai preferito mollare la tua famiglia, di nuovo
-Non farla così pesante Eliza, è successo, è il nostro lavoro e tu dovresti capirlo. Parli così solo perché ora hai molto più tempo libero
-Beh, scusami tanto se ho avuto un tumore
-Non intendevo questo, e lo sai
-No Arizona, non so più niente
-Io ti amo Eliza
-Non puoi dirmi che mi ami ogni volta che discutiamo, il problema non è certo l’amore che proviamo l’una per l’altra; è l’impegno che dovresti mettere nel dimostrarci che ci sei. Manchi a Sofia e manchi a me.
-È difficile, Eliza, ma ci sto provando. Ho vissuto molto tempo da sola, buttandomi a capofitto nel lavoro. Ora ho Sofia, te e un’altra bambina in arrivo.
-Nessuno ti ha obbligata, lo sai questo? Sei andata fino a New York per riprenderti Sofia
-Lo so e non ho mai avuto ripensamenti, ma forse è successo tutto troppo velocemente
-Ti riferisci al matrimonio e alla bambina?
Arizona abbassò lo sguardo ed Eliza capì. Prese la borsa che aveva poggiato sulla panchina e tornò in ospedale. Aveva sempre saputo di aver forzato un po’ troppo con il matrimonio, ma credeva che fosse stata una scelta consensuale quella di avere la bambina. Il mondo le stava crollando addosso e non sapeva come fare e con chi parlarne; era completamente sola in quella città.
 
Intanto Arizona era rimasta immobile nel punto in cui Eliza l’aveva lasciata. Perché le cose stavano precipitando in quel modo? Si erano sposate da pochissimo e già non si sopportavano più?
Un brontolio nello stomaco le ricordò che era dalla mattina che non mangiava, così decise di andare in mensa e prendere qualcosa.
Con il vassoio in mano cercò un posto isolato dove mettersi, ma i tavoli erano tutti occupati. In uno intravide April e si diresse verso di lei.
-Ciao April, posso sedermi con te?
-Certo
Arizona si sedette di fronte l’amica e iniziò a mangiare in silenzio, sentiva lo sguardo indagatore sopra di lei, ma decise di far finta di nulla e continuare con il pranzo
-Credi davvero che io non ti chieda del motivo per cui hai questa faccia?
-Potresti evitare?
-Sono tua amica, quindi non posso
-Ho discusso con Eliza
-È normale Arizona, sono cose che succedono in un matrimonio, poi sarà più bello fare pace
-Questa volta è diverso, le ho praticamente fatto capire che mi sono pentita di averla sposata
-Cosa hai fatto??? – la voce squillante di April riecheggiò in tutta la mensa facendo girare gli altri medici
-Potresti non urlare per favore?
-Scusa, è che non ci credo che tu possa aver fatto una cosa del genere
-Invece l’ho fatto e ci sto malissimo. Ovviamente non sono pentita di averla sposata, è che con questa storia dell’adozione e Sofia che crede che io non le voglia più bene, rischierò di impazzire
-Quale adozione?
-Io ed Eliza ci siamo sposate soprattutto per poter adottare una bambina rimasta orfana proprio qui. Non abbiamo detto niente a nessuno perché volevamo aspettare che fosse ufficiale e a quanto pare abbiamo fatto bene
-Dai Arizona, siete una bellissima coppia e vi amate, sono sicura che riuscirete a risolvere
-Grazie, un po’ di ottimismo ci vuole. Vado a riposare
 
Quella giornata per Arizona ed Eliza proseguì senza intoppi. La prima a rientrare a casa fu Eliza, dopo essere andata a prendere Sofia a scuola.
-Allora Scimmietta, cosa vorresti fare?
-Mangiamo un gelato davanti la tv?
-Mmm va bene!
-Yuppiiii Eliza…
-Dimmi piccola
-La mamma è dispiaciuta per quello che ho detto ieri, vero?
-No non preoccuparti, è già tutto passato. Lo sa che non pensavi davvero quelle cose
-È che mi manca e lavora tanto
-Lo so, ma risolveremo tutto. Te lo prometto.
In realtà Eliza non sapeva se con Arizona le cose potessero tornare alla normalità. Il silenzio di sua moglie le aveva fatto chiaramente capire che se lei non avesse insistito con il matrimonio e con l’adozione tutto questo non sarebbe successo.
Alle 8:30pm in punto la bionda era di ritorno dall’ospedale e quando varcò la soglia di casa non vi trovò nessuno. Era sicura di aver visto la macchina di Eliza sul vialetto, ma probabilmente avevano preso un taxi. Sul tavolo del salotto, infatti, trovò un biglietto
Io e Sofia siamo a mangiare una pizza. Aveva bisogno di distrarsi, se ti va raggiungici.
Decise di non andare, anche se a malincuore. Eliza e Sofia stavano instaurando un bel rapporto e in quel momento la bambina aveva bisogno di serenità e non di due persone che non riescono a guardarsi negli occhi. Quella giornata era stata pesante sia mentalmente, che fisicamente, la bionda si trascinò in camera da letto e non appena poggiò la testa sul cuscino crollò in un sonno profondo.
 
Eliza e Sofia rientrarono a casa due ore dopo. La mora aveva tra le braccia la bambina, che si era addormentata durante il breve viaggio; la mise nel suo letto e si diresse verso la sua camera.
Arizona dormiva, vedeva dal suo viso che era distrutta. Amava immensamente quella donna, ma allo stesso tempo avrebbe voluto urlarle contro, tutto il male che le stava provocando in quel periodo. Silenziosamente si cambiò e si mise sotto le coperte
-Come è andata la serata? – la voce roca di sua moglie le fece mancare un battito
-Bene, anche se Sofia ha chiesto di sua madre
-Lo so, scusami, ma ho preferito non venire; la bambina aveva bisogno di serenità
-Arizona, perché sta succedendo tutto questo?
-Non lo so
-Cosa posso fare per te?
-Forse sarebbe meglio se ci prendessimo un periodo di pausa
-Pausa? Ma cosa stai dicendo? Siamo sposate
-Ho bisogno di una pausa, Eliza
-Allora prendiamoci un periodo di ferie e andiamocene. Io, te e Sofia. Dove vuoi tu
-Non lo so Eliza
-Non lasciarmi Arizona, se ci allontaniamo non riusciremo più a ritrovarci
Delle lacrime iniziarono a scendere sulle guance della mora. Non appena Arizona se ne accorse iniziò a baciare sua moglie
-Cosa fai?
-Ti bacio, non lo vedi?
-Smettila, ti prego. Mi hai appena detto che vuoi lasciarmi
-Non voglio lasciarti, voglio solo un periodo di pausa, devo capire cosa mi sta succedendo
-Allora smettila di baciarmi
-Voglio fare l’amore con te
-No, vado a dormire sul divano. Domani troverò un’altra sistemazione
-Non andare, Eliza
-Si può sapere cos’è che vuoi, Arizona? Siamo sposate e di là c’è tua figlia, cavolo. Ti stai comportando come una bambina. Non puoi giocare in questo modo. Sei pentita di avermi sposata, no? Allora me ne vado
-Come puoi credere anche solo per un secondo questa cosa? Come potrei essere pentita di averti sposata?
-E allora perché non hai risposto? Perché non mi hai detto subito quello che stavi passando? Siamo sposate Arizona
-Perché adoravo la bolla rosa su cui stavamo vivendo, ero felice, avevo tutto ciò che mi mancava, ma prima o poi si torna alla realtà ed io non credo di essere pronta per un’altra bambina
-Avresti dovuto dirmelo da subito, invece hai lasciato che io mi affezionassi a quella bambina, hai lasciato che io credessi che tu davvero volessi allargare la famiglia con me; perché lo hai fatto? Perché?
-Non lo so Eliza, ma non andare via. Affrontiamo le difficoltà insieme
-Avresti dovuto pensarci prima, Arizona. Invece mi hai mentito. Vado sul divano. Ora sono stanca, ne riparleremo domani

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Capitolo 48
*** Lauren ***


Quella notte Eliza ed Arizona non dormirono. L’una pensò all’altra e a ciò che sarebbe successo nei giorni seguenti. La mora non sapeva come poter affrontare la situazione che si era venuta a creare. Sofia avrebbe sicuramente capito e l’unica a pagarne le conseguenze sarebbe stata lei. Arizona, d’altro canto, voleva il bene di sua figlia, ma allo stesso tempo era sicura che, con le sue continue indecisioni, aveva portato allo sfinimento sua moglie.
Le due donne non si parlarono né quel giorno, né quello seguente; le uniche parole che si rivolsero furono esclusivamente di circostanza.
Questa situazione andò avanti fino a quando Sofia non le portò di fronte ad una decisione.
Quella sera, quando tutte e tre erano in casa, la bambina le chiamò e le fece sedere sul divano parandosi davanti alle due con le braccia conserte.
-Mamma, Eliza, dovete smetterla di fare così. Io non voglio che Eliza se ne va.
-Tesoro, Eliza non andrà da nessuna parte
-E allora perché non vi parlate? Non sono stupida
-Lo sappiamo che non lo sei, solo che a volte si discute ed è una cosa normale
-E quando fate pace?
-È una situazione un po’ difficile, ma ti prometto che faremo pace, va bene?
-Vi abbracciate?
Di fronte a quella richiesta le due donne guardandosi negli occhi decisero di assecondare la richiesta della bambina. Durante quell’abbraccio, le sensazioni che provarono, non seppero spiegarlo neanche a loro stesse.
-Avete fatto pace?
-Amore, i grandi purtroppo non sono come i bambini, che con un abbraccio riescono a fare pace
-Ma perché mamma?
-Perché si discute per cose importanti, ma non preoccuparti, perché io ed Eliza torneremo come prima, vero Eliza?
-Certo Scimmietta. Ora vai in camera tua a giocare, così io e la mamma parliamo
Quando la bambina chiuse la porta alla sue spalle, le due rimasero  a guardarsi per un tempo che sembrò infinito. Ormai il “non parlare” era diventato parte integrante delle loro vite; nonostante abitassero e lavorassero insieme, non trovavano argomenti abbastanza consistenti da mantenere viva una conversazione; Eliza aveva dormito per due notti sul divano e il suo corpo iniziava a risentirne; Arizona odiava dormire da sola, ma nessuna delle due fino a quel momento aveva osato riprendere l’argomento.
-Mi manchi Eliza
-Anche tu
-E allora perché siamo in questa situazione?
-Perché vogliamo cose diverse. Io avrei adottato quella bambina, mentre tu no e la cosa peggiore è che se non ti avessi costretta a dirmelo, chissà quando lo avresti fatto
-Mi dispiace, ma perché non possiamo aspettare per adottare un bambino?
-Perché avevamo deciso di adottare QUELLA bambina, la sentivo già un po’ mia Arizona e credevo che anche per te fosse così
-Lo era, ma ho dovuto fare i conti con la realtà e non mi sento pronta
-Ma cos’è che ti frena?
-Sofia sta soffrendo e se arrivasse un altro bambino ne soffrirebbe di più, nonostante abbia acconsentito all’adozione. Ti prego, Eliza, aspettiamo ancora un po’, rimettiamo insieme i pezzi, dedichiamoci a Sofia e poi parleremo di bambini. Tra meno di un mese sarà il compleanno di Sofia e faremo anche il ricevimento, dedichiamoci ai preparativi, poi ti prometto che ne riparleremo.
-Non fare promesse che non puoi mantenere
-Ti sto facendo questa promessa perché ho intenzione di mantenerla. Ti amo Eliza e voglio passare il resto della mia vita con te, ma concediamoci ancora un po’ di tempo.
-Va bene. Faremo come vuoi tu
Arizona si avvicinò a sua moglie e le diede un bacio sulle labbra. Eliza non appena sentì le labbra di Arizona posarsi sulle sue provò gli stessi sentimenti del loro primo bacio. Era perdutamente innamorata di quella donna e nonostante fosse arrabbiata con lei, non averle parlato e non aver dormito insieme a lei per quei due giorni, le era costata un’enorme fatica
-Ehi a cosa stai pensando?
-A quanto ti amo e a quanto sarei disposta a fare pur di renderti felice
-Anche io voglio saperti felice, promettimi che questa cosa del bambino non ti farà allontanare da me
-Certo che no Amore, avrei preferito che me lo avessi detto prima, ma sono disposta ad aspettare. Ci siamo sposate da poco e abbiamo ancora molto tempo avanti a noi.
-Che ne dici se raccontiamo insieme la favola a Sofia? Poi non vedo l’ora di andare a dormire con te, mi sei mancata terribilmente
-Andiamo dalla nostra scimmietta. Anche a me sei mancata e alla mia schiena è mancato il materasso
Dopo aver raccontato la favola a Sofia, le due donne andarono a dormire finalmente insieme. Non fecero l’amore quella notte, ma si addormentarono l’una tra le braccia dell’altra con la certezza che da quella discussione ne sarebbero uscite ancora più forti.
 
Il giorno seguente iniziò con il suono del cercapersone di Arizona.
-Buongiorno dott.ssa Robbins,  c’è una donna alla sedicesima settimana di gravidanza con probabili sintomi di infarto, c’è già la dott.ssa Pierce a visitarla
Jo Wilson, la specializzanda che stava assistendo in quel periodo Arizona, le corse in contro e le lasciò il tablet con la cartella clinica della paziente. Non appena la bionda lesse il nome non potette credere ai suoi occhi.
-Wilson, ma la paziente è la dott.ssa Boswell e non mi dici niente
-Mi scusi, è che non sapevo come dirglielo
Arizona fece un grande respiro ed entrò nella stanza indicata dalla specializzanda
-Eccoti Arizona, non sembra che sia infarto, ma i dolori al petto sono forti, quindi bisogna fare una tac
-Ok io intanto faccio un’ecografia e vedo come sta il feto
-Ok chiamami allora quando hai fatto, così la porto giù
Maggie uscì dalla stanza, lasciando sole Arizona e Lauren.
-Come mai qui, Lauren?
-Il piacere è tutto mio di rivederti, Arizona?
-No Lauren, mi fa piacere rivederti, ma non mi aspettavo certo questa situazione
-Non ti aspettavi che una donna come me potesse rimanere incinta?
-Non ho detto questo
-Ho trovato la donna della mia vita, Arizona ed ho deciso di affrontare una gravidanza. A quanto pare tu e Callie siete ancora insieme
Arizona vide indicarle la fede
-No, con Callie è finita, si è trasferita a New York. Mi sono risposata con un medico di questo ospedale
-La bambina è con te?
-Si, è con me, dopo una lotta in tribunale
-Mi dispiace che abbia dovuto soffrire
-Non importa, ora sono felice. La tua compagna dov’è?
-Non è qui, sono venuta a Seattle per un convegno. Stamattina alzandomi ho iniziato ad avere questi dolori fortissimi ed ora sono qui
-Vuoi farla chiamare?
-No ci penso io più tardi, non vorrei farla preoccupare per nulla
-Sapete già il sesso?
-No, vorremmo la sorpresa
-Allora ti dico solo che sta bene, il cuoricino è forte. Dobbiamo fare una tac per vedere da cosa dipendono questi dolori
Arizona fece portare Lauren a fare la tac e si ritrovò a rimuginare su ciò che era appena successo. Lauren era lì, in quell’ospedale ed era incinta, non l’avrebbe mai detto che un giorno sarebbe potuto accadere. La bionda scosse il capo come per spazzare via tutti quei pensieri e decise di avvisare subito sua moglie, prima che le voci iniziassero a girare. Guardando l’orologio, però, vide che era ancora presto per l’inizio del suo turno, così le mando un messaggio per darle appuntamento più tardi.
-Ehi Arizona – la bionda si sentì chiamare alle sue spalle
-Ehi Meredith
-Ho saputo la notizia
-Girano velocemente le voci
-Tutto bene?
-Certo, Lauren è stata una sbandata vera e propria in un momento complicato della mia vita, ma è acqua passata, spero solo che non sia nulla di grave
-Eliza lo sa?
-No, lei non sa neanche della sua esistenza in realtà, quindi dovrò raccontarle tutto non appena inizierà il turno
-Buona fortuna!
-Grazie, sei molto incoraggiante
Le due donne si salutarono e Arizona andò da Maggie, per chiederle cosa fosse uscito alla tac.
-Non c’è nulla, Arizona. Le immagini sono pulite
-E da dove proviene quel dolore?
-Non ne ho idea; ECG nella norma, ecocardiogramma anche, il bimbo sta bene. Non capisco proprio dove sia il problema, a meno che non sia un dolore di natura psicosomatica.
-Proverò a parlarle io, allora
-Cosa c’è tra te e la Boswell?
-Ora nulla, ma con lei ho tradito Callie
-Cavolo e pensi sia una buona idea parlarle
-Penso di si, ormai non c’è più niente tra me e lei
 
Arizona guardò l’orologio e si accorse che stava facendo tardi per l’appuntamento con Eliza, così salutò Maggie e andò nell’aula dove Eliza avrebbe dovuto tenere la lezione. Quando arrivò la trovò già lì
-Ehi scusami il ritardo
-Non preoccuparti, sono appena arrivata
-Volevo parlarti della paziente di stamattina
-Ti serve un consulto?
-No, è una cosa personale. Con questa donna ho avuto rapporti
-Parli di sentimenti?
-No, è successo solo una volta, quando ero ancora sposata con Callie
-È tua paziente, quindi è incinta?
-Esatto, ma non troviamo il problema. Maggie ipotizza un dolore psicosomatico, così ho deciso di andarle a parlare
-E perché tu?
-È più facile che con me parlerà
-Non c’è sua moglie o chicchessia?
-No, è venuta qui per un convegno
-Va bene Arizona, se vuoi parlarle parlale, mi fido di te
-Grazie Amore

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Capitolo 49
*** La gelosia ***


-Lauren, tutti gli esami che abbiamo fatto hanno dato esito negativo
-Eppure c’è qualcosa che non va, Arizona
-Lo so, ma crediamo siano dolori psicosomatici
-E dovuti a cosa?
-Sono venuta proprio per questo, c’è qualcosa che non va?
-No Arizona, va tutto bene
-Lauren, so che abbiamo dei trascorsi, ma siamo adulte ed entrambe siamo andate avanti, quindi puoi parlarmene, altrimenti ti consiglio di andare da un terapista
-Non ho bisogno di uno strizzacervelli, Arizona
-Però c’è qualcosa che ti crea questi dolori e ti consiglio di trovare la causa, perché al bambino non fa bene tutto questo stress
-Robbins, Robbins.. La solita maniaca del controllo
-Non ci crederai, ma molte cose sono cambiate
-Ah si? Sul lavoro sei una rock star, eccelli in tutto ciò che fai; in famiglia suppongo la stessa cosa, sarai sposata con una donna stupenda almeno quanto te: mora, alta, occhi azzurri
-Come fai a saperlo? Mi spii per caso?
-No Robbins, perché c’è una donna che ci sta osservando, proprio qui fuori
Arizona si voltò e in corridoio c’era proprio Eliza, con un cenno della mano le fece segno di entrare
-Lauren, lei è Eliza mia moglie
-Piacere di conoscerti Eliza
-Non volevo disturbarvi, ma devo parlare un attimo con Arizona
-Fate pure, tanto noi avevamo finito
Non appena le due donne uscirono dalla stanza, la bionda notò il volto cupo di sua moglie
-È successo qualcosa?
-No, ma sono gelosa
-Di cosa? Lo sai che sono passati anni dall’ultima volta che l’ho vista
-Lo so, ma è terribilmente attraente quella donna
-Adesso sono gelosa io
-Dai Arizona…
-Amore… Fidati di me, non vado da nessuna parte, anzi… Andrei solo in un posto ora
-E dove?
La bionda si avvicinò all’orecchio di Eliza e le bisbigliò qualcosa
-E se andassimo ora?
-Ora non posso proprio, facciamo tra un’ora?
-Va bene, non vedo l’ora
Le due si salutarono e quando Arizona rientrò nella stanza, Lauren scoppiò in una risata
-Cosa ridi?
-Quella donna ti ha fregata, cara Robbins
-Che vuoi dire?
-La guardi come se volessi mangiarla, non avevi questo sguardo con la Torres
-Lo so, la amo davvero tanto, nonostante ci siano stati dei problemi;  l’ho sposata e non la lascerò andare via molto facilmente; con Callie, quando sei venuta, le cose andavano già male ed io con il tradimento ho lasciato che precipitassero
-Da lì avete divorziato?
-No, abbiamo provato anche ad avere un bambino, siamo andate anche da una terapista, ma mi ha lasciata
-Cavolo Robbins
-È stato il periodo più brutto della mia vita, ma ora sto decisamente meglio
-E si vede
-Tu invece, cosa mi racconti?
-Un anno dopo il nostro incontro, ho incontrato questa donna fantastica, Eleonor. È un avvocato molto stimato. La nostra storia era nata come una cosa non impegnativa, invece poi ci siamo innamorate ed eccomi qui; abbiamo deciso di avere un figlio
-Sembri davvero felice, cosa c’è allora che non va? Forse il lavoro?
-No Arizona, con Eleonor le cose non vanno molto bene da quando ho scoperto di essere incinta; si è allontanata, credo che mi tradisca, anche se non ne sono sicura, non è voluta neanche venire a Seattle con me
-Perché non la chiami? Falla venire qui e dille quello che pensi
-Non voglio che confermi i miei sospetti; sono incinta Arizona, non ce la farei mai da sola
-Sei una donna fortissima, Lauren e sono sicura che qualora le cose non dovessero andare bene potresti benissimo farcela anche da sola. Ti dispiace se passo più tardi?
-Vai pure dott.ssa Robbins, ti ho portato via già abbastanza tempo
Arizona uscì dalla stanza. Era sinceramente dispiaciuta per quello che stava passando Lauren. Non avrebbe mai creduto di incontrarla di nuovo ed ora che era lì avrebbe tanto voluto fare qualcosa per poterla aiutare.
Senza che se ne accorgesse era arrivata nel luogo dell’incontro con Eliza: la terrazza dell’ospedale.
Era la prima volta che portava sua moglie lì, da quel punto era possibile vedere Seattle che si estendeva sotto di loro.
-Amore, è bellissimo qui – Eliza arrivò poco dopo di lei, le si avvicinò da dietro e spostando i capelli dal collo di Arizona, le lasciò un bacio che fece rabbrividire sua moglie
-Hai ragione, è stupendo e lo è ancor di più con te
Eliza, senza pensarci, prese Arizona dalla spalle e la poggiò contro il muro. Arizona poteva sentire il seno di sua moglie contro la sua schiena, i battiti del suo cuore acceleravano sempre più.  Sentì le mani di Eliza insinuarsi sotto il camice ed arrivare fino al suo seno e un gemito scappò dalla sua bocca. La mora tenne una mano sul seno sinistro della bionda e l’altra la fece scendere verso l’elastico del pantalone.
Il corpo di Arizona iniziò a muoversi a ritmo della mano di Eliza; le mani della bionda cercarono disperatamente un appiglio, ma davanti trovarono solo una superficie liscia
-Amore, mi stanno cedendo le gambe
-Non preoccuparti, ti reggo io
Eliza avvolse il braccio attorno alla vita di Arizona, mentre l’altra mano fece arrivare la donna all’apice del piacere.
-Mi sei mancata
-Anche tu amore, non litighiamo più, ti prego
-Non litighiamo più

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Capitolo 50
*** Sensazioni ***


Eliza ed Arizona erano di ritorno dalla loro “fuga”, quando alla bionda squillò il cercapersone: codice rosso da una donna che aveva da poco subìto un cesareo d’urgenza.
-    Amore scusami devo andare 
-    Vai pure, ci vediamo più tardi?
-    Non so a che ora finisco qui, ti scrivo, altrimenti direttamente a casa
La bionda corse nella stanza e ad accoglierla trovò la donna in fibrillazione atriale. Arizona si precipitò accanto a lei e iniziò con il massaggio cardiaco
-    Dott.ssa Robbins,  è un DNR
Arizona si bloccò immediatamente, quella donna aveva un melanoma al quarto stadio e prima di partorire aveva firmato il modulo per non essere rianimata. Arizona non era d’accordo, come non lo era il marito della donna, ma non erano riusciti a farle cambiare idea. 
-    Dott.ssa Robbins, faccia qualcosa! – nel frattempo il marito della paziente era tornato ed assisteva impietrito alla scena di fronte a lui
-    Mi dispiace Robert, tua moglie ha firmato quel modulo, lo sai, ne abbiamo parlato
-    No ti prego dott.ssa! Aiutala!
-    Mi dispiace, non posso andare contro il suo volere.
-    No no no!
L’uomo si accasciò sul corpo inerme della moglie fino a quando il suo cuore non smise di battere
-    Ora del decesso: 12:24
Arizona uscì dalla stanza e lasciò che l’uomo salutasse sua moglie. Ora Robert sarebbe dovuto essere forte per il bambino che Bea aveva messo al mondo, con grande coraggio. Non era la prima volta che Arizona assistesse a questo tipo di situazione, ma ogni volta era sempre straziante.. Decise di allontanarsi da quella stanza e andò a salutare Lauren.
Nel frattempo Eliza era in aula in attesa che gli specializzandi arrivassero per un’altra lezione. La prima che entrò nella stanza fu Marion.
-    Buongiorno dott.ssa Minnick
-    Buongiorno a te Marion, come va?
-    Meglio, grazie a lei
-    Non ho fatto nulla, a volta solamente parlarne può aiutare
-    Ha ragione, ma non è così semplice
-    Lo so Marion, ma anche le cose che all’inizio ci sembrano insormontabili, poi diventano più semplici
-    Spero di diventare come lei e sua moglie
-    Beh, non siamo proprio la perfezione, ma te lo auguro

-    Eccoti qui Robbins. Sei di parola
-    Certo, te lo avevo detto
-    Cos’è questa faccia?
-    Ho appena perso una paziente, DNR
-    Cavolo Robbins, mi dispiace
Lauren allargò le braccia facendo capire ad Arizona che le stesse offrendo un abbraccio, ma la bionda rimase titubante
-    Dai Robbins, non mordo mica 
-    Lo so, è che sembra strano
-    Non sei stata forse tu a dirmi che ormai siamo andate avanti?
-    E va bene
Arizona si sedette sul letto accanto alla donna e si sporse vero di lei per poterla abbracciare. Non appena il suo viso fu a contatto con il collo della donna una sensazione che conosceva benissimo le pervase il corpo. Con il naso ispirò profondamente e il profumo della sua pelle le inebriò l’olfatto. Quella donna aveva un grandissimo potere, non solo su di lei, ma su chiunque la conoscesse. 
-    Mm mm ok va bene così – Arizona, visibilmente in imbarazzo si staccò da Lauren per tornare sul ciglio della porta 
-    Non preoccuparti Arizona, anche io ho avuto le stesse sensazioni, ma ciò non vuol dire che ci sia qualcosa che non va
-    Lo so, è che non mi aspettavo una cosa del genere
-    Tranquilla, forse è meglio che vai, avrai tantissimo lavoro
-    Si hai ragione.. Ci vediamo domani
Arizona, uscita dalla stanza, si poggiò con la schiena al muro e cercò di riprendere il controllo di se stessa.. 
-    Ehi Robbins, tutto bene?
-    Alex ciao, si . 
-    Sicura? Sei bianca più del solito
-    Non preoccuparti, sto bene. Vado a mangiare qualcosa. Hai per caso visto Eliza?
-    No, prova in aula, avrà sicuramente qualche lezione
I due si salutarono e Arizona corse verso l’aula dove probabilmente sua moglie stava tenendo una lezione. Quando arrivò davanti alla porta riconobbe la sua voce, intenta a spiegare i passaggi pre operatori. Ascoltare quella voce la fece stare immediatamente bene: le infondeva protezione e in quel momento fu la cosa più bella per lei. Decise di non entrare, ma inviò un messaggio a sua moglie: “Reparto neonatale – stanza medico di guardia”
Aveva bisogno del contatto di sua moglie, aveva bisogno di sentire l’amore che provavano l’una per l’altra, aveva bisogno di porre una differenza tra attrazione fisica e sentimenti veri, aveva bisogno di mettere distanza tra lei e Lauren. La bionda si stese sul letto e una miriade di pensieri affollò la sua mente: perché Lauren era lì? Era la verità quella che le aveva raccontato? 
-    Ehi amore…
-    Ehi, già qui? – Arizona vide sua moglie illuminata dalla luce del corridoio e il cuore saltò un battito: quello era vero amore
-    Si quando mi hai scritto avevo quasi finito. Fortunatamente domani ricomincio ad operare; adoro insegnare, ma è molto meglio farlo con la pratica
-    Vieni qui, facciamo pratica con qualcos'altro 
Arizona prese per un braccio Eliza e la scaraventò sul letto sopra di lei.
Si avvicinò alle labbra della mora, le sfiorò con le sue e poi si allontanò 
-    Che fai? Non mi baci?
-    Tu vuoi che ti baci?
-    Certo
-    E allora dimmelo
-    Baciami
Arizona si avvicinò e le diede un bacio. Non appena sentì la lingua della mora farsi spazio tra le sue labbra, si allontanò 
-    Perché ti allontani?
-    Mi hai chiesto un bacio, se vuoi di più devi chiedermelo
-    No se io voglio di più me lo prendo
Eliza cercò in tutti i modi di far cedere sua moglie, ma non ci riuscì 
-    Te l’ho detto, dimmi cosa vuoi 
-    Voglio che mi baci, voglio che la tua lingua giochi con la mia, voglio sentire le tua mani a contatto con la mia pelle, voglio le tue dita dentro di me
Arizona fece esattamente ciò che sua moglie le aveva appena chiesto. Con una mano prese la testa di Eliza e la avvicinò alla sua; posò le labbra su quelle della mora e vi infilò la lingua. Sentì la voglia che sua moglie aveva di lei, del suo corpo e si eccitò sempre di più. La mano destra esplorò il corpo di Eliza fino ad arrivare al seno; con l’altra mano penetrò la donna, che soffocò un gemito di piacere 
-    Zitta! 
-    Mi stai facendo impazzire Arizona!
-    Ah si? E così?
La bionda, con le dita,  diede dei colpi sempre più sicuri. Per Eliza era sempre più difficile trattenere le urla
-    Ok bisogna avere le maniere forti
Arizona prese il lenzuolo e ne mise una parte nella bocca della mora, mentre faceva ciò, dei colpi fecero arrivare Eliza all’apice del piacere. Arizona potette vedere la schiena di sua moglie inarcarsi e la bocca serrarsi attorno al lenzuolo.
-    Brava amore mio
-    Cavolo, credevo di morire
-    Andiamo a mangiare qualcosa?
-    Dove credi di andare? Adesso tocca a me
-    Non ci pensare proprio, dovrai desiderarmi per tutta la giornata
-    Sei cattiva
-    Lo so e mi piace
-    Devo dire che da quando è arrivata Lauren sei cambiata
-    Che intendi?
-    Non lo so, sembri più rude
-    Lo sono sempre stata, sei tu che non approvi questo tipo di contatto, anche se in terrazza non ci sei andata leggera
-    Lo so, ma la presenza di quella donna ha scombussolato anche me 
-    Sei ancora gelosa?
-    Fino a quando non se ne andrà si, se a me fa questo effetto non oso immaginare a te
-    Solo perché ci sono stata una volta?
-    Si. Solo per quello.

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Capitolo 51
*** Anche io Amore, anche io ***


-Buongiorno dott.ssa Minnick, come mai qui?
L’infermiera del reparto di neonatologia accolse Eliza con un grande sorriso sulle labbra. In quel reparto non era più andata, se non per vedere Arizona.
-Avrei bisogno di un grande favore
-Dimmi pure
-Vorrei sapere in quale casa famiglia è stata trasferita quella bambina
-A dire il vero non potrei dare queste informazioni
-Lo so, ma vorrei solo sapere se sta bene
-Sta bene, dott.ssa. La casa famiglia in cui è stata trasferita è tra una delle migliori qui a Seattle.
-Ok, mi basta sapere questo. Grazie mille.
Eliza se ne andò e potette percepire alle sue spalle lo sguardo perplesso dell’infermiera. Da quando lei e Arizona avevano deciso di prendersi del tempo prima di pensare ad un altro figlio, lei non aveva più osato affrontare l’argomento con sua moglie, anche se quella bambina, per lei, era un pensiero fisso. Sapere che era in una delle migliori strutture, la fece stare meglio e sperava che prima o poi qualche coppia potesse adottarla.
Il suo turno era terminato già da qualche minuto, così decise di andare a prendere Sofia a scuola.
Nonostante le varie incomprensioni con Arizona, poteva definirsi felice, ma sapeva che prima o poi avrebbero dovuto riprendere quell’argomento, che tanto tormentava sua moglie. Inoltre, l’arrivo di Lauren non aiutava molto la situazione, soprattutto perché aveva notato in Arizona un cambiamento, come se volesse dimostrarle a tutti i costi che lei non provasse nulla per quella donna. Eliza capiva bene cosa potesse provare sua moglie; nonostante la loro fosse stata solo una “scappatella”, Lauren era quel tipo di persona che ti fa tremare con un solo sguardo. Era gelosa, lo aveva ammesso anche a sua moglie, ma non perché non si fidasse di lei, ma per il modo in cui Lauren era capace di flirtare, nonostante fosse fidanzata e nonostante aspettasse un bambino.
-Ehi Eliza, sono qui – la mora si sentì tirare la giacca verso il basso. Non si era accorta che nel frattempo i bambini erano usciti da scuola e che Sofia stesse proprio accanto a lei
-Ehi scimmietta, come è andata a scuola?
-Benissimo. Oggi la maestra ci ha fatto scrivere una storia sulla nostra famiglia
-Ah si? E tu cosa hai raccontato?
-Ho parlato di mamma ‘Zona, di mamma Callie, di te, di Penny. Posso leggertelo?
-Va bene, ma quando sarà tornata anche la mamma, ne sarà felicissima
Quando rientrarono a casa, trovarono Arizona intenta a preparare la merenda per la bambina
-Mamminaaaa, che bellooo sei già qui
-Ehi piccola, visto? Oggi avevo poche cose da fare, così sono tornata a casa per stare con te
Ad Eliza si riempì il cuore di gioia davanti a quella scena; si avvicinò a sua moglie e le cinse la vita
-Grazie – le sussurrò
-Avevo bisogno di stare con la mia famiglia
-Sei reperibile?
-Si, per le prossime tre ore, ma spero non succeda nulla; per oggi sono piena
 
-Mamma, mamma, posso leggerti una storia?
-Certo, come si intitola?
-La mia famiglia speciale
-Wow… Vieni sediamoci in salotto
Sofia iniziò a raccontare della sua famiglia speciale. Parlò di Mark, anche se non lo ricordava; del trasferimento a New York, di Penny e delle gite al parco che facevano insieme; fino ad arrivare alla vita con Arizona ed Eliza, che considerava come una terza mamma, una mamma bella e simpatica; una mamma che le faceva mangiare tanti gelati; una mamma con gli occhi luccicanti; così l’aveva descritta e ogni singola parola che pronunciava la bambina quegli occhi luccicavano sempre di più.
Eliza strinse forte la mano di Arizona e Sofia si precipitò tra le braccia delle sue mamme.
-Amore, è una storia bellissima
-Davvero mamma?
-Certo, sei una bambina fantastica e ti chiedo scusa se non ti ho dimostrato abbastanza quanto io ti voglia bene. Ti prometto che le cose cambieranno
-Ti voglio bene mammina
Le tre trascorsero una della tipiche serate in famiglia, come non capitava da molto. Con grande gioia di Arizona, Sofia si divertì tantissimo e con grande gioia di Eliza, Arizona le sembrò molto rilassata; forse qualcosa stava cambiando veramente.
 
-Amore, sono stata benissimo stasera – Eliza si avvicinò nella parte di letto in cui era Arizona e si strinse tra le sue braccia
-Anche io, era troppo tempo che non vedevo Sofia così felice
-Devo dirti una cosa
-Devo preoccuparmi?
-Non credo. Oggi sono andata al nido per chiedere informazioni su Bam
-Ti hanno detto qualcosa?
-Sta bene ed è in una delle migliori case famiglia di Seattle
-Come mai sei andata?
-Avevo bisogno di avere sue notizie
-Amore, tu vuoi ancora avere un bambino, vero?
-Sarebbe tanto grave se così fosse?
-Certo che no, ma pensavo fossimo d’accordo sull’aspettare ancora un po’
-Infatti lo siamo, era solo per sapere se tesse bene; ho trovato un posto per il ricevimento e il compleanno di Sofia
Arizona piegò la testa da un lato e guardò di sottecchi sua moglie; sapeva benissimo che il suo era un modo di cambiare argomento, ma decise di assecondarla.
Eliza prese il tablet sul suo comodino e fece vedere ad Arizona il posto che aveva scelto per l’evento.
-È magnifico Amore – Arizona era meravigliata di fronte le immagini che sua moglie le stava mostrando. Un castello enorme circondato completamente dal verde– non credi sia un po’ troppo?
-Amore, affitteremo solo una sala del castello, basterà a Sofia per sentirsi una principessa. Ci saranno tantissimi giochi all’aperto, vedrai, sarà magnifico
-Hai pensato proprio a tutto
-Ti dispiace che abbia visto da sola?
-Assolutamente no, amo il fatto che tu pensi così tanto a Sofia
-È un po’ come se fosse anche mia figlia, quindi voglio il meglio per lei. Sai, oggi Marion mi ha detta che con la sua ragazza spera di diventare come noi
-Glielo hai detto che non siamo perfette?
-Chi lo è in fondo? Ci amiamo e penso che questo si veda molto dall’esterno
-Sembra una brava ragazza questa Marion
-Lo è, nonostante ne abbia passate tante, ce la sta mettendo tutta anche con lo studio e ammiro le persone così
-A volte la gelosia non ci fa vedere molte cose; ero gelosa di Marion, ma non pensavo che potesse aver bisogno di una mano
-Mi fa piacere che tu dica ciò, però non posso dire la stessa cosa per quanto riguarda Lauren. Sono gelosa, MOLTO gelosa e penso che fino a quando non se ne andrà non mi passerà. So che tra di voi è finita ancora prima di iniziare, solo che con lei hai tradito tua moglie, la donna con cui avevi una figlia, la donna che hai amato con tutta te stessa, la donna che ti ha fatto cambiare idea sul matrimonio e sui figli; cosa potrebbe mai impedirti di tradire anche me?
-Me lo impedisco da sola, sono io che non voglio Amore; non sono più la donna di una volta, io voglio solo te e tu?
-Anche io Amore, anche io

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Capitolo 52
*** Va tutto bene ***


Quella mattina Arizona non appena arrivata in ospedale andò a trovare Lauren. Arrivata davanti la sua stanza, si fermò a guardarla dal corridoio; era intenta a scrivere qualcosa al cellulare, probabilmente stava informando la sua compagna. La vide più stanca del solito. La bionda respirò a lungo ed entrò nella stanza
-    Buongiorno Lauren. Come stai?
-    Buongiorno Robbins. Non ho dormito bene.
-    Qualche motivo in particolare?
-    Eleonor verrà qui oggi
-    E non ti fa piacere?
-    Certo, ma ho deciso di parlarle, quindi spero che non confermi i miei dubbi
-    Vedrai che andrà tutto bene e ti sentirai molto meglio, così potremo lasciarti tornare a casa
-    Tu come stai, invece?
-    Tutto bene. Io ed Eliza abbiamo scelto dove fare il ricevimento per il nostro matrimonio e il compleanno di Sofia
-    Wow sarà sicuramente una bellissima festa 
-    Verrai?
-    Non lo so Arizona, non ti sembrerebbe un po' strano?
-    A me farebbe piacere se riuscissimo ad essere amiche, ma se per te è troppo, ti capisco
-    Ci penserò su, verrà anche Callie quindi?
-    Ovviamente si 
-    Ti immagini se dovessimo trovarci una di fronte l’altra? Sono sicura che non avrebbe parole gentili per me
-    Callie è una donna intelligente, non rovinerebbe mai la mia festa e quella di sua figlia
-    Comunque penso che tu debba parlarne prima con tua moglie
-    Va bene, se può farti stare meglio gliene parlerò 
Uscita dalla stanza Arizona iniziò con il giro delle visite. Non sapeva esattamente il motivo per cui avesse rivolto l’invito a Lauren, sicuramente non sarebbe stata una situazione semplice, però in cuor suo sapeva che la donna forse avesse bisogno che qualcuno le stesse accanto in quel momento. Non aveva mai dubitato della fedeltà di Callie, ma molte volte aveva immaginato come avesse potuto sentirsi Callie quando aveva scoperto il suo tradimento e la difficoltà nel fidarsi di nuovo di lei. 
-    Dott.ssa Robbins buongiorno!
Jackson Avery stava correndo verso di lei, con il suo solito sorriso radioso.
-    Buongiorno Dottor Avery
-    Ho un paziente che sicuramente ti farà piacere operare con me
-    Ah si? Di cosa si tratta?
-    Labiopalatoschisi 
-    Non c’è Karev?
-    Si, ma speravo potessi operare tu con me; l’ultima volta siamo andati benissimo
-    C’era la dott.ssa Baswell l’ultima volta. Chi verrà come chirurgo cranio facciale?
-    Il primario della Hopkins, il dottor Clauser.
-    Ah si, ne ho sentito parlare. Va bene allora. Mi passi la cartella del piccolo? Così me la studio prima dell’intervento
-    Certo, tieni pure
Arizona prese il tablet dalle mani del dottor Avery e si recò di nuovo nella stanza della dott.ssa Baswell
-    Non credevo di poterti mancare così tanto, Robbins
-    Infatti non è così, però guarda qui
La bionda le passò il tablet e non appena iniziò a leggere le si illuminarono gli occhi.
-    Wow, questa si che sarebbe una bella operazione. Suppongo la farete tu e il dottor Avery?
-    Esatto e come chirurgo cranio facciale ci sarà Clauser, che mi sai dire di lui?
-    È bravo. Sa quello che fa, ma non sono io
-    Come siamo modeste, però ti do ragione. Quindi stavo pensando se volessi partecipare con noi
-    Sono una paziente, lo hai dimenticato?
-    L’intervento ci sarà domani. Oggi risolverai i tuoi problemi con la tua compagna e se dovesse essere come io e la Pierce sosteniamo, una volta risolti i tuoi problemi, il dolore dovrebbe scomparire
-    E se così non fosse?
-    Inizieremo a smuovere mari e monti per trovare cosa c’è che non va, ma il bambino sta più che bene, lo stiamo tenendo sotto controllo, quindi non c’è da preoccuparsi. Ora scusami, ma devo andare davvero.
-    Va bene, buona giornata Robbins e mi raccomando non pensarmi troppo
Mentre usciva dalla stanza Arizona sorrise tra se e se. Quella donna era dannatamente brava,, Eliza glielo aveva fatto notare e non era la sola ad averlo capito. Sembrava come se il tempo fosse tornato indietro di 5anni. Fortunatamente, però, ora non stava affrontando i problemi di una gamba appena amputata e un matrimonio in procinto di sgretolarsi. Era felice con sua moglie e Sofia, ma non capiva il motivo per cui doveva ripeterlo come un mantra.
-    Dott.ssa Robbins, tutto bene? – una paziente che Arizona stava visitando, la portò alla realtà
-    Si scusami. Vediamo qui questo piccoletto come sta
Arizona passò l’ecografo sul ventre della donna e notò che tutto stava procedendo per il meglio, se solo quel dannato tumore non si fosse formato proprio accanto al cuore della donna, la quale rischiava di non poter superare il parto. Arizona aveva consigliato di proseguire la gravidanza in osservazione, di modo che potessero aiutare gli organi del bambino a formarsi più rapidamente e fargli avere più possibilità di vita una volta eseguito un parto cesareo. L’obiettivo di Arizona era quello di salvare entrambe le vite, nonostante sapesse che la situazione fosse grave.
-    Qui tutto bene, gli organi si stanno formando come previsto. Tu come ti senti?
-    Affaticata
-    Allora più tardi faccio passare la dott.ssa Pierce, così inizieremo anche a pensare al prossimo passo
-    Grazie dott.ssa Robbins
Una volta uscita dalla stanza, Arizona guardò l’orologio e si accorse che era quasi ora di pranzo. Decise così di andare in mensa e nel frattempo chiamare Callie per informarla sulla data della festa. 
-    Pronto Arizona
-    Ciao Callie, come va?
-    Tutto bene, a te?
-    Anche, grazie. Ti ho chiamata per informarti che la data per il ricevimento sarà il giorno del compleanno di Sofia, quindi se vi va tu e Penny potreste venire una settimana prima, così avrai più tempo per stare con la bambina
-    Spero che Penny riesca a prendere qualche giorno
-    Sofia ne sarebbe davvero felice
-    Arizona?
-    Si dimmi
-    Davvero va tutto bene?
-    Certo, perché?
-    Ho saputo che Lauren è stata ricoverata lì ed è una tua paziente
-    Davvero, Callie, va tutto bene. Oggi l’ho invitata al ricevimento
-    Ah
-    Sarebbe strano per te?
-    Forse un po', ma ormai non ho più voce in capitolo. Eliza è d’accordo?
-    Ancora non gliel’ho detto
-    Diglielo Arizona. Allora ti farò sapere quando potremo partire, ok?
-    Va bene, salutami Penny e buona giornata
Arizona chiuse la conversazione e pensò a ciò che Callie le avesse appena detto. Sapeva dell’effetto su di lei che aveva avuto Lauren, ma secondo il suo parere quella situazione stava andando troppo per le lunghe e non vedeva l'ora che Lauren potesse essere dimessa.
Con Eliza, quel giorno, non riuscì a vedersi mai. Per la mora era il primo giorno per poter operare e stava sfruttando tutto il tempo a disposizione per recuperare quello perso.
Stranamente, quel giorno per Arizona non ci furono operazioni in programma, così andò a riposare nella stanza del medico di guardia, prima di terminare il turno. Quando stava per prendere sonno, però, ricevette un messaggio
Vieni qui, ti prego.

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Capitolo 53
*** Il tuo sorriso ***


Arizona aprì bene gli occhi, il messaggio era da parte di Lauren; si sistemò e corse verso la sua stanza
-    Lauren cos’è successo?
-    Eleonor
-    Cosa? Non è più venuta?
-    Si certo, se ne è andata poco fa
-    E come è andata?
-    Bene. Sono stata una stupida a pensare quelle cose di lei
-    Mi fa piacere, ma mi hai fatta preoccupare con quel messaggio 
-    Scusami, ma volevo parlartene subito. D’altronde siamo amiche, no?
-    Si, siamo amiche, ma non così tanto da farmi correre con la preoccupazione che tu potessi stare male. Passo domani a vedere come stai, ora voglio andare a casa dalla mia famiglia
-    Va bene, non ti intrattengo più. Buonanotte Robbins
-    Buonanotte Lauren
Arizona sapeva che quella situazione stava facendo più male che bene ad entrambe e sapeva anche che essere amiche non sarebbe stato possibile; tra di loro c’erano stati comunque dei precedenti e quando avrebbe detto ad Eliza dell’invito al ricevimento, sicuramente sarebbe andata su tutte le furie.
Arrivata a casa, trovò ad aspettarla la baby sitter di Sofia
-    Buonasera dott.ssa Robbins, Sofia è già a letto, ha mangiato, ha finito i compiti e le ho fatto vedere anche un cartone animato
-    Grazie mille Stefanie, perfetta come sempre. Alla prossima allora.
Arizona accompagnò la ragazza alla porta e andò a controllare Sofia: dormiva profondamente.
Eliza ancora non era rientrata da lavoro ed Arizona decise di andare direttamente a letto, nonostante non avesse avuto una giornata particolarmente stancante non aveva voglia di mangiare nulla e sicuramente sua moglie avrebbe preso qualcosa in ospedale.
Eliza rientrò a casa un’ora dopo. Al contrario di Arizona, quella giornata l’aveva sfinita; le era mancato terribilmente operare, ma recuperare quasi tutto in un giorno era stato quasi un suicidio. Aprì la porta della camera e vide Arizona dormire. Avrebbe tanto voluto svegliarla; era la seconda volta che si vedevano nell’arco della giornata e aveva bisogno di ascoltare la sua voce.
-    Ehi amore, sono tornata – Eliza passò una mano tra i biondi capelli di sua moglie e iniziò a svegliarla delicatamente
-    Ehi finalmente – Arizona si strofinò gli occhi e si sporse verso sua moglie per salutarla con un bacio
-    Mi sei mancata tantissimo oggi 
-    Anche tu. Come è andata?
-    Sono sfinita, ma bene. Non vedevo l’ora di operare di nuovo
-    Sono felice per te Amore
-    Tu invece cosa hai fatto?
-    Sono andata a trovare Lauren, poi Avery mi ha chiesto se domani opererò con lui un bambino affetto da labiopalatoschisi 
-    Wow, posso essere dei vostri? 
-    Se per quell’ora non avrai da fare, certo, ma ho chiesto a Lauren di essere dei nostri
-    Perché Lauren? È una paziente in questo momento
-    Lo so, ma oggi è venuta la sua compagna e sembra che le cose stiano andando bene; il bambino cresce perfettamente e i dolori stanno diminuendo, quindi la Pierce aveva ragione; erano dolori psicosomatici
-    E se così non fosse?
-    Se così non fosse ci sarà Clauser, non sono una sprovveduta. Sto cercando dei modi per farla stare meglio, anche se non ne comprendi il motivo. Lo avrei fatto per qualsiasi altro paziente
-    Voglio crederti, Arizona
-    Dai Eliza, cosa devo dirti per farti stare più tranquilla?
-    Nulla, sono già tranquilla, mi fido di te, ma ciò non toglie che quella donna vuoi o non vuoi ha del potere su di te
-    Vediamo un po' se riesco a farti capire quanto io possa amarti
Arizona si stese su Eliza e iniziò a baciarle le labbra, con la lingua chiese il permesso di entrare e la mora glielo concesse. La bionda iniziò ad alzarle la camicia da notte, ma la mano di Eliza bloccò la sua azione, che fece imbronciare Arizona
-    Scusami, ma sono proprio stanca
-    Ma come, non hai voglia di fare l’amore con tua moglie?
-    Non te la prendere, ti prometto che domani recupereremo
-    Sempre se prenderai bene la notizia che sto per darti
Eliza si mise a sedere e incrociò le braccia al petto. Il tono che aveva utilizzato sua moglie non le faceva presagire niente di buono
-    Ho invitato Lauren al ricevimento
-    Cosa hai fatto??? Dimmi che la stanchezza mi sta giocando brutti scherzi
-    Mi dispiace Amore. Non so neanche io perché l'ho invitata, anche Callie mi ha detto che non l’avresti presa bene 
-    Fammi capire, hai invitato la tua ex amante al nostro ricevimento di matrimonio e lo hai detto alla tua ex moglie?
-    A Callie l’ho detto perché l’ho chiamata per informarla sulla data, poi ha capito che c’era qualcosa che non andava e così le ho spiegato la situazione 
-    Si ok, ma non sono per niente d’accordo. Se tutto va bene domani starà meglio e potrai dirle che hai sbagliato ad invitarla 
-    Ma come faccio?
-    Non farlo, ci penserò io. A volte non so proprio come ti vengano queste cose in mente
-    Non c’è nulla sotto, Amore. Pensavo solo che potessimo essere amiche.
-    Talmente amiche da farla venire a Seattle per il ricevimento del nostro matrimonio? No Arizona, apprezzo il fatto che tu voglia sempre aiutare tutti, ma questa volta non ti appoggio.
-    Ok capisco. Domani le parlerò io; il danno l’ho fatto io e così lo risolverò.
-    Perfetto e evita di farla anche operare, non voglio rischiare su un piccolo paziente 
-    Va bene Amore
-    E non chiamarmi amore solo per addolcirmi
-    Non lo faccio solo per questo, ma perché mi piaci ancora di più quando sei gelosa, mi piace come proteggi il nostro matrimonio e come ti imponi, ti amo, ti amo, ti amo
-    Mmmm sei proprio una stronzetta quando fai così. Sai benissimo che ti amo da impazzire e che non riesco ad essere arrabbiata con te
-    Lo so, sarà per questo mio bellissimo sorriso?
Arizona mostrò a sua moglie il suo più bel sorriso ed Eliza la guardò con occhi sognanti.
Amava sua moglie più di quanto potesse immaginare e sapeva che il sentimento era più che ricambiato; come in ogni altra famiglia c’erano degli alti e dei bassi e come ogni altra famiglia dovevano avere la pazienza e il desiderio di migliorarsi giorno dopo giorno.
-    Ti ho ammaliata con il mio sorriso, amore?
-    In realtà si, non credevo di essere capace ad amare così tanto 
Eliza notò il viso di Arizona arrossire a quelle parole
-    E non credevo che delle mie parole potessero mai avere questo effetto su un’altra persona
-    Perché ti amo, amore. Ti amo da impazzire, anche se non te lo dimostro mai abbastanza.

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Capitolo 54
*** Sorprese ***


Quella mattina Arizona si svegliò più felice del solito. Le parole che Eliza le aveva detto la sera prima le avevano riempito il cuore. Sapeva benissimo ciò che sua moglie provava quando si ritrovavano occhi negli occhi, quando le dita sfioravano la pelle dell’altra; erano tutte sensazioni che lei conosceva bene; erano le stesse identiche cose che aveva provato lei sin dal primo momento. Una cosa che però Arizona aveva sottovalutato, era il fatto che Eliza avesse così tanto bisogno di dimostrazioni. Prima di incontrarla aveva avuto solo storie da una notte e quindi storie che non vedevano mai la luce del giorno; aveva completamente dimenticato come si facesse ad aprire il cuore e sicuramente fino ad allora non lo aveva fatto nel migliore dei modi; da quando lei ed Eliza avevano iniziato a frequentarsi, Arizona aveva portato Eliza sempre di fronte a fatti compiuti, anche contro la sua volontà. Eliza non aveva mai detto nulla, e se in un primo momento dimostrava delusione, poi non aveva mai abbastanza forza per portare avanti quella discussione. Arizona sapeva benissimo che per Eliza, venire a conoscenza dei sentimenti che Callie provava ancora per lei, era stato difficilissimo, quasi una tortura, ma aveva finito per accettarlo, poiché sicura dei sentimenti che la bionda provava per lei; Arizona sapeva benissimo che per Eliza, rinunciare all’adozione di quella bambina era stato straziante, ma aveva messo una pietra sopra anche su quell’argomento che tanto tormentava entrambe; Arizona sapeva benissimo che Eliza era gelosa di Lauren, soprattutto dopo averle confessato di averla invitata al ricevimento, e per questo aveva intenzione di rimediare a quello stupido errore. Non aveva più intenzione di far subire a sua moglie le sue stupide scelte.
Arizona scese dal letto, guardò per l’ultima volta sua moglie dormire e si andò a preparare per iniziare una nuova giornata di lavoro. 

-    Buongiorno Lauren – Arizona entrò sicura nella stanza della Baswell, quasi senza accorgersi che già c’era qualcun’altra – ehm, scusami andavo di fretta e non avevo visto che avessi compagnia – Arizona cercò di giustificarsi, nascondendo non molto bene il suo imbarazzo. Lauren, d’altro canto, la accolse con il suo solito sorriso e le fece cenno di avvicinarsi
-    Non preoccuparti Robbins, ti presento Eleonor.
-    Piacere Eleonor, sono Arizona, Lauren mi ha molto parlato di te
-    Piacere Arizona, devo dire che anche tu sei abbastanza famosa; conosco la vostra storia. Sei anche la dott.ssa di Lauren?
-    Si esatto. Sono venuta per dirti che ti dimetteremo nel pomeriggio; più tardi passerà la Pierce e potrai sicuramente tornare a casa. Per quanto riguarda l’intervento è meglio che tu torni a casa e ti riposi.
-    Perché? Io me la sento, ieri avevi acconsentito
-    Lo so, ma non ci avevo pensato abbastanza. Pensa a stare bene per Eleonor e soprattutto per il bambino
-    Scusate, ma di che intervento state parlando?
-    Hai ragione amore, non ti avevo detto che avrei dovuto partecipare ad un intervento di labiopalatoschisi
-    A questo punto sono d’accordo con la dott.ssa Robbins. Torniamo a casa.
-    Va bene, torniamo a casa.
-    Un’ultima cosa, Lauren. Ho parlato con Eliza per l’invito al ricevimento, ma come da te giustamente sospettato, non ha acconsentito e forse con il senno del poi le do ragione; sarebbe stata troppo confusa la situazione
-    Robbins, Robbins, vuoi avere sempre tutto sotto controllo, ma inevitabilmente qualcosa finirà per sfuggirti di mano.
-    Lauren, sei tu la maniaca del controllo, non io. Ora ti saluto e ti auguro buona fortuna per tutto. Anche a te, Eleonor; mi ha fatto piacere conoscerti
-    Anche a me Arizona e tanti auguri per il ricevimento.
Arizona uscì dalla stanza e sospirò profondamente. Quella situazione assurda finalmente poteva lasciarsela alle spalle; d’ora in poi avrebbe pensato solo ed esclusivamente alla sua famiglia e al suo lavoro; ne aveva avuti abbastanza di imprevisti.
-    Dott.ssa Robbins! – sentendosi chiamare, Arizona sorrise, sapeva perfettamente chi la stesse chiamando alle sue spalle; si voltò e il viso raggiante di sua moglie le stava andando incontro.
-    Buongiorno Amore!
-    Buongiorno anche a te! Perché non mi hai svegliata stamattina?
-    Sapevo che avresti accompagnato Sofia più tardi e volevo farti dormire; poi sono corsa qui, avevo da fare
-    Cosa avevi da fare?
-    Ho parlato con Lauren. Questo pomeriggio verrà dimessa e non la vedrò mai più
-    Quindi le hai detto dell’intervento e del ricevimento?
-    Certo, come promesso
-    E lo hai fatto per me?
-    L’ho fatto per noi. So che non ti dimostro mai abbastanza quanto tu sia importante per me e voglio iniziare a farlo; essere sposate non vuol dire dimenticare di dimostrare il proprio amore alla propria moglie
-    Non sai quanto mi rendi felice
-    Stasera spero di renderti ancor più fiera di me
-    Ah si? E come?
-    Vuoi una dimostrazione qui nel corridoio dell’ospedale, dott.ssa Minnick? Non è opportuno
-    Mmm, andiamo nella stanzetta allora
-    Mi dispiace ma ho un’operazione tra poco. Dovrai aspettare
-    Ufff io non potrò assistere. Ho una lezione e un intervento, avrei adorato vedere le tue mani all’opera
-    Stasera dott.ssa Minnick, stasera
Arizona si allontanò da sua moglie lasciandola con il fiato sospeso; quella giornata sarebbe stata di gran lunga più difficile di quanto credesse. Sperava di riuscire a terminare il turno prima del previsto; avrebbe voluto organizzare una sorpresa ad Eliza, ma prima avrebbe dovuto chiedere un grande favore a Meredith.
Prima che iniziasse con l’intervento, andò a cercarla nel reparto di chirurgia generale; quando non la trovò andò in pronto soccorso.
-    Ciao April, hai visto Meredith? – la dott.ssa Kepner era indaffarata nelle varie disposizioni dei letti; era davvero affollato quel giorno il pronto soccorso e dal viso della sua amica, Arizona poteva capire che era davvero stanca
-    Ciao Arizona, credo sia in sala operatoria; è arrivato un ferito grave
-    Grazie, se la vedi potreste dirle che la sto cercando? Tra poco avrò un’operazione lunga e ho bisogno di chiederle un favore
-    Va bene, glielo dirò
-    Ah e se dovessi incontrare Eliza non dirle nulla
-    Va bene, muta come un pesce
Arizona lasciò la sua amica al suo lavoro e si diresse verso la sala operatoria. Era agitatissima per quell’intervento; fino al giorno prima non sapeva di doverlo effettuare, ma quando Jackson le aveva chiesto di partecipare, aveva accettato non solo perché aveva insistito, ma perché ormai era un po’ che non operava su un piccolo umano e l’emozione che percepiva, quando i loro cuoricini continuavano a battere nonostante le tante ore di intervento, era imparagonabile.
Iniziò a prepararsi e ripassò a mente ogni minimo dettaglio dell’intervento.
-    Salve dott.ssa Robbins, pronta?
-    Certo dottor Clauser. Mi fa molto piacere poterla assistere
-    Penso che il piacere sia mio, la sua fama la precede
-    Grazie mille, amo semplicemente il mio lavoro
-    Conosco questo tipo di amore
Non appena fu pronto anche il dottor Avery, i tre chirurghi iniziarono con l’operazione.

Nel frattempo Eliza era in aula in attesa che i suoi alunni arrivassero; quella sarebbe stata l’unica lezione della giornata; poi avrebbe avuto solo un intervento e anche abbastanza breve, quindi pensò di fare una sorpresa ad Arizona, ma prima avrebbe dovuto chiedere a qualcuno di tenere Sofia per quella notte. L’unica persona a cui riuscì a pensare fu Meredith.
Non appena terminò la lezione, si precipitò nella stanza degli strutturati sperando di trovarla lì
-    Ciao Meredith, ti ho trovata a primo colpo, menomale
-    Eliza, qualcosa non va?
-    No assolutamente, ma avrei un favore da chiederti
-    Sofia?
-    Esatto, per questa notte
-    Mi dispiace, ma anche io ho da fare questa sera, a me li terrà Amelia, se vuoi le chiedo se può tenere anche Sofia
-    Sei sicura? Non saranno troppi quattro bambini?
-    Non sarà sola, andrà anche Owen, probabilmente stanno cercando di riavvicinarsi
-    Ne sono contenta, mi farai sapere tu?
-    Va bene, certo
-    Ah, non dire nulla ad Arizona
Poco dopo che Eliza era uscita dalla stanza, entrò April
-    Eccoti Meredith, ti stava cercando Arizona, sembrava abbastanza urgente
-    Ma che stanno combinando? Eliza mi ha appena chiesto di tenere Sofia, ma di non dire nulla ad Arizona
-    La stessa cosa che ha detto a me Arizona
-    E ora che faccio?
-    Va da lei e fa finta di nulla. È in sala operatoria
Meredith fece come le aveva consigliato l’amica e dalla galleria, tramite l’interfono, richiamò l’attenzione di Arizona
-    Ehi Arizona, scusami l’intrusione, ma April mi ha detto che mi cercavi
-    Si Mer, per caso potresti tenere Sofia per stanotte?
Meredith trattenne a stento una risata; quelle due si stavano organizzando una sorpresa a vicenda e lei si trovava nel bel mezzo di quel tenero circo
-    Mi dispiace ma a me già li tiene Amelia, se vuoi le chiedo di tenere anche Sofia?
-    Lo faresti davvero?
-    Certo, ti faccio sapere non appena mi darà una risposta
-    Grazie mille, a dopo
Meredith tornò da April e le raccontò ciò che era appena accaduto
-    Sono proprio curiosa di vedere le loro facce quando capiranno quello che stanno facendo
-    Anche io, intanto chiamo Amelia, altrimenti sarà stato tutto vano

Eliza stava operando, quando le arrivò il messaggio di conferma da parte di Meredith. 
Tre ore dopo, l’intervento fu concluso e la mora si recò a casa per preparare tutto ciò a cui aveva pensato.
Durante il tragitto verso casa, comprò un mazzo di rose rosse e una bottiglia del vino preferito da Arizona.

L’intervento di Arizona durò più tempo del previsto, ma ciò non le impedì di attuare il piano, dopo aver letto il messaggio di conferma da parte di Meredith.
Arizona si cambiò e andò verso casa. Quella sera avrebbe preparato la cena preferita da Eliza e avrebbe indossato il completino intimo che tanto adorava sua moglie.
Quando si immise nel vialetto di casa, Arizona notò l’auto di Eliza. Cosa ci faceva già li? Il suo piano stava andando in fumo.
A malincuore si avvicinò alla porta, ma non appena diede la spinta per aprirla, Eliza le si parò davanti impedendole di aprirla completamente.
-    Arizona, cosa ci fai già qui?
-    Stavo per chiederti la stessa cosa. Perché non mi fai entrare?
-    Perché non puoi. Stavo organizzando una cosa per noi.
-    Davvero? Anche io avevo qualcosa in mente, ma il tuo ritorno anticipato mi ha stravolto i piani
-     Che ne dici se continuiamo lo stesso? Ti faccio passare, ma tieni gli occhi chiusi e va dritta in cucina, da lì non potrai uscire. 
-    Va bene, chiudo gli occhi allora. Amore?
-    Dimmi
-    Ti amo
-    Ti amo anche io

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Capitolo 55
*** L'una tra le braccia dell'altra ***


Arizona era in cucina intenta a preparare la cena che tanto amava sua moglie. Erano più uniche che rare le volte che potevano concedersi una vera cena, dato che il più delle volte tornavano a casa stremate e sempre con poca voglia di cucinare. Quella sera, però, nonostante la stanchezza, Arizona voleva rendere felice Eliza, anche con un piccolo gesto. 
Quando ebbe finito di preparare non osò aprire la porta che dava sul salotto, così domandò ad Eliza se sarebbe potuta andare in camera da letto per preparare le ultime cose.
-    Amore, io qui ho finito, dovrei andare in camera da letto
-    Aspetta, non ti muovere.
Arizona rimase lì immobile, aspettando che sua moglie facesse qualcosa. Poco dopo la vide entrare nella cucina con un foulard tra le mani
-    Ecco qui, ti bendo, così puoi andare in camera da letto, ma dato che anche lì c’è una sorpresa per te, dovrai fare tutto al buio
-    Mmm va bene, ci proverò 
Arizona si recò in camera da letto con il foulard sopra gli occhi; non appena aprì la porta un profumo di vaniglia le pervase le narici. Eliza molto probabilmente aveva acceso delle candele. A tentoni andò verso il cassetto della biancheria intima e cercò di individuare il completino che aveva programmato di indossare; non appena fu sicura di aver preso quello giusto, andò in bagno a cambiarsi.
Qualche secondo dopo sentì bussare alla porta
-    Amore, è tutto pronto – Eliza la avvisò rimandando dall’altra parte della porta
-    Anche io ho fatto
-    Sai, sono davvero felice che entrambe abbiamo pensato a questa cosa
-    Anche io lo sono, penso che avessimo proprio bisogno di una serata così
-    Hai ragione. Appena hai fatto metti di nuovo il foulard sugli occhi per favore
Non appena Arizona fu pronta, si bendò gli occhi e aprì la porta del bagno. Eliza allungò la mano verso quella di sua moglie e la condusse verso il salotto.
Quando Arizona sentì le dita di Eliza a contatto con i capelli, capì che stesse per sciogliere il nodo al foulard.
La vista che si parò davanti gli occhi di Arizona, la lasciò senza fiato: sul tavolo del salotto vi era adagiato un mazzo di rose rosse; il pavimento era cosparso di petali, che riportò Arizona alla sera in cui Eliza le chiese di sposarla; il divano che di solito era posizionato avanti al televisore, ora era poggiato ad una parete ed al suo posto vi era adagiata una coperta con sopra poggiata non una bottiglia di vino qualunque, ma la sua preferita, con due calici accanto.
-    Amore è stupendo
-    E ancora non hai visto tutto
Eliza si avvicinò al viso di Arizona e le lasciò un bacio sulle labbra. Arizona si allontanò da sua moglie e si recò in cucina per prendere ciò che aveva preparato; poggiò il tutto sulla coperta che aveva preparato Eliza. La mora respirò a lungo il profumo che proveniva dai piatti che aveva portato Arizona.
-    Non dirmi che è ciò che penso
-    Può darsi 
-    Hai preparato il mio piatto preferito? Quello che avevi detto che era super complicato da fare, perché aveva milioni di ingredienti?
-    Esatto, è proprio quello 
-    E come hai fatto in così poco tempo?
-    Ho le mie armi segrete, cara
Eliza non ci pensò due volte e fece sedere Arizona sulla coperta, per poi farla stendere. Le due donne iniziarono a baciarsi fino a quando i loro respiri non divennero sempre più affannati; le due donne si toccarono fino a quando la loro pelle non mostrava evidenti segni di desiderio da parte dell’altra; le due donne si baciarono fino a quando le loro labbra non erano rosse e gonfie dalla troppa eccitazione
-    Aspetta Amore – Eliza cercò di porre distanza tra lei e Arizona
-    Perché ti fermi?
-    Altrimenti la tua sorpresa si rovinerà. Mangiamo prima, abbiamo tutto il tempo per fare l’amore
Arizona sembrò convinta dalla proposta di Eliza, così si mise seduta e iniziò a preparare i piatti. Quando la mora mise in bocca il primo boccone, Arizona poté notare l’espressione di gioia che si dipinse sul suo volto.
-    È buonissimo amore, se mi avessi cucinato in questo modo al nostro primo appuntamento, ti avrei sposata all’istante
-    Fortunatamente ho anche altre qualità e fortunatamente non mi hai sposata per le mie doti culinarie
-    Fortunatamente no
Le due donne trascorsero quella serata tra risate e coccole. La bottiglia di vino era vuota e sui volti delle due si potevano distinguere le guance rosse per l’alcool che non erano abituate a bere.
-    Penso di essere un po' brilla – Arizona cercò di alzarsi dal pavimento, ma perse l’equilibrio e cadde su Eliza. Le due si ritrovarono distese una sull’altra.
-    Lo hai fatto apposta per imprigionarmi sotto di te?
-    Sono brilla davvero, questo vino è tostissimo
-    Guarda caso è il tuo preferito
-    Cosa vorresti dire?
-    Nulla, che ti piacciono le cose forti
-    Vuoi sapere cos’altro mi piace di forte?
-    Illuminami
Arizona, dopo vari tentativi, si alzò e allungando la mano verso Eliza la fece alzare per condurla in camera da letto
-    No aspetta, metti il foulard
-    Smettila con questo foulard, altrimenti potrei usarlo in un modo che non accetteresti 
-    È una minaccia?
-    È un avviso amore.
Eliza si mise dietro sua moglie e le coprì gli occhi con le mani. Entrarono in camera da letto e Arizona confermò ciò che aveva precedentemente sospettato: candele alla vaniglia. Il profumo si espandeva per tutta la camera e Arizona ne fu inebriata 
-    Questo profumo mi manda su di giri – la bionda avanzò verso il letto, iniziando a sbottonare la sua camicia. Vide Eliza avvicinarsi a lei, ma non le permise di toccarla.
-    Guardare ma non toccare, altrimenti dovrai pagare pegno
Eliza mise il broncio, ma Arizona continuò con il suo gioco. Fece scivolare via la camicia mostrando ad Eliza il reggiseno di pizzo che aveva indossato qualche ora prima. 
-    È una tortura questa
Arizona accarezzò con le dita il pizzo del reggiseno e con un gesto veloce lo slacciò per poi lanciarlo verso Eliza, che nel frattempo era seduta al centro del letto per godersi lo spettacolo. 
Arizona, a quel punto, era completamente nuda per la parte superiore e poté vedere negli occhi di Eliza il desiderio che provava per lei in quel momento. Avvicinò la mano destra al bottone del pantalone e fece per sbottonarlo, ma indugiò e fece scendere solo la cerniera. Sorrise all’espressione delusa sul volto di sua moglie e ripeté quel gesto ancora una volta; senza che se ne accorgesse si ritrovò con le spalle al muro ed Eliza che la stava baciando per tutto il corpo
-    Non puoi giocare così con me, rischi di farmi venire un infarto
Arizona sorrise a quella affermazione e, anche se con fatica, si spostò dal corpo di sua moglie
-    Mi dispiace, sei venuta meno all’unica regola che ti avevo imposto, dovrai pagare pegno
-    Ufff di cosa si tratta?
Arizona prese il foulard che Eliza aveva lasciato sul comò e le bendò gli occhi, dopodiché ne prese un altro e, facendola stendere sul letto, lo utilizzò per legarle i polsi alla testiera del letto.
-    Aspettami qui
Eliza non proferì parola, sapeva esattamente in che guaio si fosse cacciata. Quando Arizona tornò nella stanza, aveva tra le mani una bomboletta di panna spray, la posò sul comodino e iniziò a spogliare sua moglie. Iniziò dai pantaloni, che lasciarono scoperte le lunghe gambe della mora; Arizona iniziò a baciare ogni singolo centimetro di quella pelle e potette sentire i gemiti di Eliza man mano che i suoi baci si avvicinavano nell’interno coscia. Mentre con le labbra segnava il terrario delle gambe di sua moglie, con le mani le tolse la maglia e il reggiseno. Rimase per un attimo a contemplare il corpo perfetto di sua moglie; era bendata, legata, nuda e avrebbe potuto farle qualsiasi cosa. 
L’eccitazione le crebbe sempre di più, così allungandosi verso il comodino, prese la panna e la cosparse lungo tutto il corpo della mora. Eliza  iniziò ad agitarsi vistosamente non appena sentì la bocca della bionda risucchiare la panna che le aveva appena cosparso e dei gemiti sempre più distinti iniziarono a riecheggiare nella stanza
-    Cavolo sto impazzendo, slegami ti prego
Arizona non ascoltò le suppliche di sua moglie e avvicinandosi al suo orecchio le morse il lobo per poi spostarsi sulle sue labbra. Non appena gliele sfiorò, Eliza cercò di catturargliele come meglio poteva pur di non perdere quell’unico contatto che aveva con sua moglie. Arizona le concesse questo contatto e con entrambe le mani le sfilò gli slip. Con un gesto sicuro penetrò nell’intimità della mora, che cacciò un urlo quasi disperato. Arizona era affamata, eccitata e vogliosa di sentirsi addosso le mani di sua moglie, ma doveva continuare con il suo gioco, così penetrò ancora, ancora e ancora; gli spasmi di Eliza erano sempre più evidenti, fino a quando la mora non arrivò al culmine del piacere. 
-    Credevo di morire
-    Non lo avrei mai permesso
-    Ora slacciami, perché non sai in che guaio ti sei appena cacciata.
Arizona invece lo sapeva bene, sapeva che Eliza odiava essere dominata e men che meno essere legata. Lo sapeva bene, ma aveva accettato i rischi, conscia che sua moglie avrebbe potuto reagire in qualunque modo.

Nell’arco di un secondo, Arizona si ritrovò sotto sua moglie e con i polsi legati con delle manette
-    Da dove spuntano?
-    Le ho sempre avute. Non ti benderò, perché devi guardare ciò che non puoi toccare, puoi solo desiderarmi e so che mi desideri ancora
Eliza baciò profondamente Arizona e con le mani esplorò il suo corpo, il suo seno, le sue gambe, le sue labbra. La bionda si muoveva allo stesso ritmo della mora e poteva sentire il rumore delle manette contro la testiera. Le manette non erano come un foulard; Arizona poteva sentire benissimo come sfregavano sui suoi polsi.
-    Cavolo Eliza, mi fanno male
-    Le allento un po'?
-    No devi toglierle
-    Non ci penso proprio
Così Eliza continuò con ciò che stava facendo e con due dita penetrò in Arizona, che con un sussulto fece sfregare di più i polsi; man mano che Eliza spingeva, quel dolore divenne quasi piacere, un piacere che non aveva mai provato prima; un piacere che lesionava. Eliza diede un ultimo colpo che fece venire Arizona con un urlo liberatorio 
-    Ora posso togliertele
Non appena Eliza tolse le manette dai polsi di Arizona, potette vedere i segni che le avevano lasciato. Rimase per un attimo sconvolta a quella vista non riuscendo  a dire nulla
-    Non mi fa poi così tanto male, dovevo solo abituarmi
-    Ti ho fatto del male
-    Non è così, guardami – Arizona prese il volto di Eliza tra le sue mani – se mi avessi fatto così tanto male te lo avrei detto
-    Lo hai fatto, ma non ti ho ascoltata. Mi dispiace, non so cosa mi prenda ogni volta
-    Smettila ora, non roviniamo tutto, sono stata benissimo
-    Lo dici sul serio?
-    Certo, ti amo, con ogni fibra del mio corpo
-    Anche io ti amo, ma ti prometto anche che non farò più una cosa del genere
-    Smettila con queste stupidaggini. Vieni qui
Arizona strinse Eliza tra le sue braccia e potette sentire i battiti del suo cuore rallentare; si addormentarono l’una tra le braccia dell’altra.

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Capitolo 56
*** Mi prenderò cura di te ***


Quando la mattina dopo Arizona si svegliò, Eliza era già uscita di casa senza lasciare alcun messaggio.
La bionda avrebbe avuto un intervento: una ragazza alla sedicesima settimana di gravidanza aveva scoperto che il bambino che portava in grembo era affetto da una grave malformazione cardiaca; purtroppo sarebbe stato difficile portare a termine la gravidanza e per questo motivo Arizona aveva informato la ragazza che avrebbe voluto provare con un intervento; Susy aveva accettato, nonostante sapesse i rischi che avrebbe corso; quindi accompagnò Sofia a scuola e si diresse in ospedale per incontrare la paziente prima dell’operazione.
-    Buongiorno Susy, come ti senti oggi?
-    Buongiorno dott.ssa Robbins, preoccupata, ma non vedo l’ora di uscire da questo incubo
-    Lo sai vero che ci sono dei rischi?
-    Certo, ma mi fido di lei, dott.ssa. Sono sicura che farà anche l’impossibile per salvare mio figlio
Arizona rivolse alla ragazza un sorriso di gratitudine ed uscì dalla stanza per andare a prepararsi.
Durante l’intervento le cose non andarono come previsto; il bambino era andato in sofferenza e avevano rischiato di perderlo, ma fortunatamente, con l’aiuto di Karev, erano riusciti a salvare sia la mamma che il bambino.
L’intervento era durato più di cinque ore e la stanchezza era molta. Uscita dalla sala operatoria, Arizona, però, iniziò ad accusare un dolore alla gamba; dolore che era molto che non sentiva, tanto da doversi sedere a terra
-    Ehi Robbins, che succede? – Alex aveva assistito alla scena mentre varcava la porta della sala operatoria e si avvicinò all’amica
-    Alex, aiutami ad alzarmi per piacere
Arizona si mise a sedere su una sedia lì vicino e cercò di massaggiare la gamba
-    Vuoi che chiami Eliza?
-    Si per favore
Alex corse a chiamare Eliza, mentre Arizona rimase seduta cercando di alleviare il dolore come meglio poteva. 
-    Amore, che hai? – Eliza arrivò di corsa
-    La gamba
-    Ti porto in un’altra stanza, così vediamo cosa succede, va bene?
-    Ok..
Non appena arrivarono nella stanza del medico di guardia, Eliza controllò la gamba di Arizona e non appena tolse la protesi, un’espressione preoccupata si dipinse sul suo viso
-    Caspita, è troppo infiammato. Da quando ti fa male?
-    Durante l’intervento non mi sono accorta di nulla, solo quando sono uscita ho sentito un dolore lancinante
-    Devo andare a prendere un anti infiammatorio più forte, con le cose che ho portato non risolveremo nulla
Quando tornò, trovò Arizona addormentata su uno dei letti.
La mora rimase per un po' a guardarla, vedeva dal suo sguardo che stava soffrendo e ripensò alla sera prima, quando le aveva provocato quei segni sui polsi. Le si avvicinò e lentamente le alzò il camice: i segni erano ancora evidenti, anche se meno rispetto alla sera prima. Le aveva promesso che non le avrebbe più fatto del male, per questo motivo aveva deciso di toccarla il meno possibile, nonostante richiedesse molta fatica da parte sua. Eliza aveva pensato molte volte al motivo per cui reagiva in quel modo quando qualcuno cercava di dominarla o sovrastarla e la risposta era sempre e solo una, una risposta che ad Arizona non aveva ancora mai confidato. 
-    Ehi amore, scusami mi sono addormentata – la voce assonnata di Arizona la destò da quei pensieri
-    Non preoccuparti, ecco prendi questo, il dolore dovrebbe fermarsi subito. Cosa farai ora?
-    Riposo un po', poi devo controllare un post-operatorio e iniziare il giro di visite
-    Te la senti?
-    Ora no, ma con l’anti infiammatorio sicuramente starò meglio
-    Chiamami se hai bisogno, va bene?
-    Certo. Come mai te ne sei andata presto stamattina?
-    Avevo bisogno di pensare, mi dispiace per ieri sera – mentre lo diceva, gli occhi di Eliza si fermarono sui polsi della bionda, che si affrettò ad abbassare le maniche del camice
-    Ma non è successo nulla, perché per te è un problema così grande?
-    Perché non è la prima volta che accade e non potrebbe essere l’ultima
-    Perché dici così?
-    Ne parleremo a casa, va bene? 
-    Come preferisci. Io alle 8pm dovrei tornare, Sofia è con la baby Sitter e potremmo ordinare la pizza, che ne pensi?
-    Credo possa andare bene
Quando Arizona, quella sera, tornò a casa trovò Sofia a guardare i cartoni e la baby sitter intenta a rimettere in ordine i giochi che la bambina aveva lasciato a terra
-    Mamminaaaa – Sofia corse verso Arizona e le allungò le braccia per farsi mettere in braccio
-    Ciao piccolina! Non posso prenderti in braccio, la mamma ha un po' di bua 
-    Dove mamma?
-    Alla gamba, ma sto guarendo
-    Forse un bacio potrà aiutarti?
-    Proviamo
Sofia si avvicinò alla gamba e le lasciò un bacio
-    Funzionato?
-    Quasi, avrà bisogno di tempo per andare in circolo questo bacio speciale
-    Eliza quando torna?
-    Tra poco, finisci di guardare i cartoni e poi mangeremo la pizza 
-    Siiii
Arizona vide la bambina allontanarsi e si avvicinò alla baby sitter
-    Tutto bene dott.ssa?
-    Si grazie, Sofia ha fatto la brava?
-    Ha fatto un po' di capricci per i compiti, ma poi l’ho convinta e le ho concesso i cartoni animati, nonostante l’orario
-    Ha fatto bene, grazie mille. Alla prossima allora
La ragazza uscì e Arizona si mise accanto alla bambina. 
-    Piccola, lo sai che abbiamo scelto dove festeggiare il tuo compleanno? 
-    Yuppiii non vedo l’ora!
-    Appena arriverà Eliza ti farà vedere tutto lei, è un posto fantastico 
-    Mamma Callie ci sarà?
-    Certo! L’ho chiamata e mi ha detto che forse lei e Penny riusciranno a venire per un’intera settimana
-    Davvero???
-    Certo! Sei contenta?
-    Tantissimo. Mi manca mamma Callie 
-    Lo so piccola, tra poco avrete un po' di giorni per stare insieme
In quel momento entrò Eliza con le pizze e le tre si misero a tavola. Eliza fece vedere a Sofia il posto che avevano scelto per festeggiare il suo compleanno ed il loro ricevimento di matrimonio. La bambina, come previsto, ne fu entusiasta; la sua mente era già proiettata in quel castello come una vera principessa.
-    Non vedo l’ora di farlo vedere a mamma Callie! Le posso mandare le foto?
-    Certo che puoi!
Inviarono le foto che aveva scelto Sofia e la risposta di Callie non tardò ad arrivare; infatti dopo 5min arrivò una sua chiamata 
-    Pronto Callie
-    Ciao Arizona, ho visto le foto, è davvero bello ma sicure non vi serva nessun aiuto? D’altronde è il compleanno di nostra figlia e potrei fare qualcosa
-    Puoi fare qualunque cosa tu voglia, ma la cosa più bella per Sofia sarà la tua presenza.
-    Sicura?
-    Certo. Ora ti passo lei
Sofia si alzò da tavola e iniziò a spiegare i minimi dettagli del compleanno che avrebbe festeggiato; intanto Arizona informò Eliza della proposta che le aveva appena fatto Callie
-    Amore, se lei vuole partecipare per me non c’è nessun problema; è sua figlia e può fare qualsiasi cosa, anche se non ne abbiamo bisogno. 
-    Lo so, però forse è un modo per renderla partecipe. Poco prima che tu arrivassi Sofia mi ha detto che le manca molto
-    È del tutto normale, non la vede mai
-    Lo so, ma forse non ci ho pensato abbastanza. Dovrei renderla più partecipe della vita di Sofia, nonostante si sentano quasi tutte le sere. Quando Sofia era a New York non passava giorno che io non pensassi a lei, nonostante avessi scelto io di mandarla con Callie, quindi posso solo immaginare come possa sentirsi lei.
-    Lo sai Arizona, nonostante io senta come se Sofia fosse mia figlia, l’ultima parola spetta a te, io posso solo darti qualche consiglio qualora tu lo voglia
-    Lo so Amore e ti ringrazio per questo, ma non credere che io abbia dimenticato del discorso che dovremo affrontare
-    Lo so, e lo affronteremo, ma prima trascorriamo questa serata con la bambina, avremo modo di parlare


-    Eliza…
-    Dimmi scimmietta
La mora aveva appena messo a letto Sofia e stava per raccontare una favola
-    La mamma starà bene?
-    Certo, perché questa domanda?
-    Non mi ha messa in braccio oggi, perché aveva male alla gamba
-    È vero, ha avuto un’operazione molto impegnativa e si è stancata
-    Per colpa di quella gamba che ha?
-    Esatto, ma vedrai che domani già starà meglio
-    Lo spero tanto
Eliza diede un bacio tra i capelli a Sofia e rimboccandole le coperte iniziò a raccontarle la favola. Dieci minuti dopo la bambina era crollata in un sonno profondo.
-    Ehi, Sofia si è addormentata, andiamo a letto anche noi? – Eliza arrivò dietro le spalle di Arizona, che era ancora impegnata a sistemare la cucina e le cinse la vita
-    Si andiamo, sono stanca morta
-    Come va la gamba?
-    Un po' meglio. Se ti va mi faresti un massaggio?
-    Mi andrebbe, ma non vorrei peggiorare la situazione
-    È il tuo campo, non potresti mai farmi del male
-    Non lo so
-    Ok ora basta, mi dici perché ti comporti così? Hai intenzione di non toccarmi più?
-    Non è questo il punto
-    Si è proprio questo; vorrei sapere cosa ti succede
-    È difficile parlarne
-    Sono tua moglie, Eliza. Puoi dirmi tutto ciò che vuoi
-    Quando ero una bambina mio padre era un tipo molto severo; ogni volta che prendevo un brutto voto a scuola mi puniva; ogni volta che rientravo anche solo 5min in ritardo dalle uscite serali mi picchiava; ogni volta che avevo il coraggio di rispondergli a tono mi chiudeva nella mia camera fino a quando non decideva lui. Mia madre molte volte ha provato a reagire, ma lui non permetteva nessun tipo di ribellione, fino a quando un giorno non decisi di chiamare la polizia e denunciarlo. Da allora non ho più avuto fiducia negli uomini e per questo motivo vedo nella donna l’unica persona a cui posso donare amore. Nelle mie storie passate sono sempre stata io quella con il carattere dominante, ma non da quando sto con te, che hai il mio stesso carattere duro, soprattutto nel momento in cui facciamo l’amore. Quando cerchi di dominarmi io rivedo gli occhi di quell’uomo che ha rovinato la mia infanzia e reagisco in quel modo; per questo motivo non posso accettare quei segni sui tuoi polsi.
-    Mio Dio Amore, se solo lo avessi saputo non mi sarei mai comportata in quel modo
-    Lo so, ho sbagliato a non parlartene subito; soprattutto ora che siamo sposate dovresti sapere tutto di me e del mio passato, ma questo era davvero difficile da confessare
-    Io non ti farò mai e poi mai del male lo sai, vero? E so che anche tu non lo faresti mai
-    In quei momenti però non siamo totalmente in noi stessi ed ho paura di perdere il controllo, come è quasi successo
-    Sono sicura che non succederà più; ora ci sono io che mi prenderò cura di te.Per sempre.

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Capitolo 57
*** Nido d'amore ***


Un profumo delizioso, quella mattina, fece svegliare di buon umore Eliza. Ancora nel letto, inspirò profondamente per intrappolarlo il più possibile, come se potesse portarlo con sé per tutto il giorno. Riconobbe all’istante il profumo di muffin appena sfornati e del caffè appena preparato. Uscì dalle coperte, dirigendosi verso la cucina dove trovò Arizona ancora con le mani sporche di farina, intenta a riordinare il caos che aveva creato; sul viso della mora si formò un sorriso, ripensando alla fatica che avesse fatto sua moglie per far uscire bene quei dolci.
  • Buongiorno amore, perché sorridi? –Arizona si rivolse verso di lei e la scrutò incuriosita
  • Non mi aspettavo un risveglio del genere, è per quello che ti ho raccontato ieri sera?
  • Anche, ma ci eravamo ripromesse di dimostrarci il più possibile l’amore che proviamo l’una per l’altra, ed ho approfittato, dato che non sono riuscita a dormire bene
  • Come mai? Ancora dolore alla gamba? – la mora si avvicinò ad Arizona, lasciandole un bacio sulle labbra; aveva appena dato un sorso alla tazza di caffè, perché le sue labbra avevano un sapore buonissimo
  • Il dolore è sopportabile, rispetto a ciò che mi hai raccontato ieri sera, mi fa male pensare che hai dovuto subire quelle cose
  • Amore, ora è tutto passato, sono qui con te e sono felice
  • Lo so, ma mi dispiace aver accentuato il tuo dolore, per delle sciocchezze
  • Non dartene una colpa, perché io non lo sto facendo. Che ne dici se ci sedessimo e mangiassimo? Io intanto vado a chiamare Sofia
  • Va bene, non ne parleremo più, ti ho capita
  • Grazie amore – Eliza sorrise ad Arizona e scomparì dietro la porta della camera della bambina
 
Per quel giorno, le due donne avrebbero avuto la mattinata libera; il giorno della festa si stava avvicinando e ancora erano in alto mare con i preparativi; avrebbero occupato quelle poche ore per andare a vedere la location e per scegliere i vari addobbi, i giochi per i bambini e il catering.
Lasciarono Sofia a scuola e iniziarono con la visita.
  • Wow, è ancora più bello rispetto alle foto che abbiamo visto
  • Eh già, direi che abbiamo scelto proprio bene – le due donne si trovarono davanti gli occhi un castello grandissimo immerso nel verde. Degli archi segnavano l’inizio di un porticato che conduceva verso l’entrata, dove le stava aspettando il titolare.
  • Buongiorno Signore
  • Buongiorno a lei
  • Questa mattina faremo il tour dell’intero edificio, dopodiché mi direte voi quale ala sceglierete per il vostro ricevimento
  • Perfetto, ma sicuramente una stanza che dia sul giardino, perché festeggeremo anche un compleanno, quindi abbiamo bisogno di molto spazio esterno
  • Benissimo, quindi vi farò vedere direttamente quella che penso possa fare al caso vostro. È la stanza più grande del castello. Può ospitare fino a 150 persone e affaccia sulla parte più bella del giardino
Non appena la guida aprì la porta finestra, le due donne rimasero estasiate; il sole illuminava ogni centimetro di quel posto, degli uccelli cinguettavano su degli alberi e una pace assoluta regnava nell’aria
  • È perfetto.
  • Mi sono innamorata di questo posto
  • Vi posso capire, in questo periodo dell’anno è anche più bello del  solito.
Circa un’ora dopo, Eliza e Arizona erano in macchina con il sorriso stampato sulle labbra. Avevano trovato il posto dei loro sogni.
  • Ora cosa rimane da fare? - Eliza si rivolse ad Arizona, che ancora stava guardando le foto che aveva scattato qualche minuto prima
  • Dobbiamo scegliere una ditta di catering. Hai qualche idea?
  • In realtà no, qui a Seattle non conosco molto
  • Potremmo chiedere ad Amelia, al suo matrimonio era tutto ottimo
  • Buona idea, appena arriviamo in ospedale andiamo a parlarle. Per quanto riguarda gli addobbi, invece, potrei conoscere qualcuno che fa al caso nostro, un giorno mi ci sono imbattuta per caso, mentre facevo un giro in centro, organizzano anche feste per bambini
  • Perfetto, te ne occuperai tu? Potresti andare domani, hai il giorno libero vero?
  • Si, ci penserò io allora.
Mentre guidava, Eliza allungò il braccio sulla gamba di Arizona, che sussultò a quel tocco
  • Sono davvero felice – le disse la mora – è come se ci stessimo sposando una seconda volta
  • Hai ragione, questa volta ci saranno anche i nostri amici e sembrerà tutto più reale.
Arizona mise la mano sinistra su quella di Eliza e gliela accarezzò. In quel momento la mora fece una deviazione.
  • Ehi, ma non dobbiamo andare in ospedale?
  • Si, ma prima ho una cosa da fare
  • Ovvero?
  • Non te lo dico, ma ti piacerà – Eliza rivolse ad Arizona uno sguardo malizioso e notò negli occhi della bionda che in quel momento stava provando la stessa sensazione; infatti, le loro mani iniziarono a giocare sulle gambe dell’altra. Arizona posò la mano sinistra sulla gamba destra di sua moglie, approfittando con il fatto che, occupata a guidare, non avrebbe potuto reagire in alcun modo. La mano della bionda stuzzicava il corpo della mora, che più di una volta perse quasi il controllo del veicolo.
  • Amore, siamo quasi arrivate, ma se continui così dovrò fermarmi qui per strada
  • Non avresti mai il coraggio
  • Scommettiamo? – Eliza sterzò verso un punto in cui c’era un parcheggio, si fermò, slacciò la cintura e si sporse verso Arizona, lasciandole un morso sul collo
  • Ahi, ma sei matta! Siamo in mezzo alla strada, ci vedono tutti
  • Lo so, ma hai perso la scommessa
  • Si va bene, però ora riparti
Eliza scoppiò in una risata: amava i rari momenti di timidezza di sua moglie.
  • Ma cosa ridi?
  • Rido perché sapevo che avresti reagito così, ma non avrei mai dato spettacolo
  • Non ne sono certa, ho imparato ad aspettarmi tutto da te
  • Forse di notte lo avrei fatto
  • Scema
Arrivate a destinazione, Eliza lasciò la macchina nel parcheggio di un motel.
  • Mi hai portata in questo posto? Sto quasi rimpiangendo la sveltina sotto gli occhi di tutti
  • Non ti ho portata in uno squallido motel, ti ho portata sul retro di uno squallido motel
Arizona rimase perplessa, fino a quando, dopo aver percorso un vialetto nel retro del motel, non si ritrovarono in una casetta fatta completamente di legno. Questa casetta era distante circa due metri dal resto degli edifici e la bionda non si sarebbe mai aspettata di trovare una cosa così bella. Eliza aveva le chiavi e la bionda stava per farle qualche domanda, ma quando entrarono rimase completamente senza parole: un letto matrimoniale riempiva quasi la stanza, delle candele erano accese su dei mobili di legno scuro e dei petali rossi era cosparsi per tutta la stanza
  • Mio Dio Eliza, ma cos’è questo posto?
  • Una sorpresa. Ovviamente sapevo già che saremmo venute. Ho chiamato stamattina, prima che uscissimo di casa
  • Perché hai le chiavi?
  • L’ho comprata. D’ora in poi questo sarà il nostro nido. Verremo qui per avere del tempo tutto nostro, ma potrai venire anche da sola, se vorrai. Come vedi con il motel non c’entra nulla, neanche si vede da qui, sembra di vivere in una favola quando sei qui dentro, non è vero?
  • Sono senza parole. È stupendo.
Arizona si avvicinò ad Eliza e la baciò. Un bacio di ringraziamento si trasformò presto in un bacio più passionale;  il cuore della mora iniziò a martellarle nel petto. Rispose al bacio e fece scivolare una mano intorno al collo della bionda, rendendo ancora più profondo il contatto tra le due. Un gemito uscì dalla bocca di Arizona che, poggiando la mano destra sulla schiena di Eliza, fece aderire i loro corpi, quasi a voler sentire ogni centimetro del proprio corpo a contatto con quello di sua moglie. Via via che il bacio si faceva più caldo, la passione tra le due donne diventava sempre più incontenibile. Eliza fece scivolare la propria mano sotto la camicetta di Arizona, sfiorando la sua pelle liscia; dei brividi di piacere si formarono sul corpo della bionda che, completamente in estasi, poggiò sua moglie con le spalle al muro. Iniziò a spogliarla molto lentamente, come a voler memorizzare ogni singolo istante di quel gesto; le tolse i pantaloni e infilò una mano sotto gli slip. La bocca di Eliza si aprì immediatamente, come a volere sprigionare tutto il piacere che stava provando in quel momento.
  • Fai più veloce, ti prego. Impazzisco così
Arizona accolse la richiesta di sua moglie, aumentando il ritmo del dito nella sua intimità. Eliza si muoveva al suo stesso ritmo, ma quando la bionda vide che le sue gambe stavano per cedere, la fece allungare sul letto, dove le diede l’ultimo colpo, che portò Eliza all’apice del piacere.
  • Wow
  • Eh già, wow. Sei ancora più bella dopo aver fatto l’amore
Arizona finì a malapena di pronunciare l’ultima parola, che si ritrovò Eliza a cavalcioni sopra di lei. Sapeva le sue intenzioni ed era pronta per provare tutte le emozioni che quella donna stupenda era capace di provocarle, anche solo con un semplice sguardo.

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Capitolo 58
*** Dimmi qualcosa ***


Era arrivato il giorno dell’arrivo a Seattle di Callie e Penny; Arizona camminava avanti e indietro per l’aeroporto: era agitata. Non aveva un motivo in particolare, ma per una settimana lei, Callie, Penny ed Eliza avrebbero condiviso la stessa casa.
Alzò gli occhi verso lo schermo dei voli in partenza e in arrivo e vide che quello da New York era appena atterrato, così fece un gran respiro e aspettò l’arrivo della sua ex moglie.
Sofia era a scuola, avrebbe visto sua madre non appena fosse tornata, mentre Eliza, in comune accordo con Arizona, aveva deciso di non andare in aeroporto.
Una figura alta, mora e con pelle sempre più scura, a detta di Arizona, si avvicinò alla bionda, distogliendola dai suoi soliti pensieri.
  • Ciao Arizona!
  • Ehi Callie! Andato bene il viaggio?
  • Perfettamente, grazie. Ti trovo bene
  • Stavo pensando alla stessa cosa di te, il sole di New York ti fa bene
  • In realtà vedo la luce del giorno poche volte, ma si.
Poco dopo arrivò anche Penny, che nel frattempo era andata a prelevare le valige.
Il viaggio verso casa proseguì tranquillamente; le tre donne, in auto, chiacchierarono del più e del meno, ma soprattutto del motivo per cui erano a Seattle.
  • Tutto pronto per il grande giorno?
  • Si Sofia è emozionatissima. Fino ad ora ha visto solo la location, io ed Eliza abbiamo deciso di farle una sorpresa per quanto riguarda il resto
  • Lo sai vero che avrei potuto aiutare anche io?
  • Lo so Callie e ti ringrazio, ma per Sofia la cosa importante è che voi siate qui per il giorno del suo compleanno.
  • Allora vorrà dire che le farò un regalo grande. Tu dovrai tornare a lavoro?
  • Si, il tempo di farvi sistemare a casa e corro in ospedale. Il viaggio è stato lungo e potete riposare quanto volete, dopodiché andremo a cena fuori, che ne dite?
  • Mi sembra un’ottima idea
  • Anche per me va bene
Arizona parcheggiò l’auto nel vialetto e fece entrare le due donne. Quando varcarono la soglia, la bionda giurò di intravedere una luce diversa negli occhi di Callie; lì per lì fece finta di nulla, ma quando Penny si assentò per andare in bagno, decise di chiedere spiegazioni
  • Ehi, è successo qualcosa?
  • No perché me lo chiedi?
  • Non appena siamo entrate in casa hai cambiato espressione
  • Ci ho vissuto per molto tempo anche io qui e mi ha fatto uno strano effetto esserci di nuovo
  • Non è la prima volta che vieni dopo che ci siamo lasciate
  • È la prima volta che ci sono con Penny e con te
  • Ti è dispiaciuto che abbia tenuto la casa?
  • No assolutamente, in fondo ne eri innamorata ed è stato un bell’investimento per noi, quindi è giusto che sia così; anche per Sofia
  • Mm va bene, me lo diresti se qualcosa non andasse?
  • Certo
  • Bene. Io ora devo andare a lavoro, per qualunque cosa chiamami
  • Va bene, buona giornata
  • Anche a voi
Arizona uscì di casa e ripensò alla conversazione che aveva appena avuto con Callie. Quella casa era stata il simbolo della rinascita del loro matrimonio; l’avevano cercata molto e una volta trovata non l’avevano più lasciata. Arizona, quando era in salotto, in camera da letto o in qualunque altra stanza, non pensava a ciò che aveva vissuto con Callie, ma quello che stava vivendo con Eliza. Anche con lei l’argomento non era mai stato toccato, nonostante Eliza non avesse pensato due volte a vendere la sua per poter vivere insieme; eppure adesso, le si era insinuato questo dubbio.
Quando arrivò in ospedale iniziò il giro di visite. Aveva molte cose da fare e la cosa migliore era non farsi distrarre da altri pensieri, quasi del tutto inutili. Mandò un messaggio a sua moglie per avvisarla del suo arrivo e iniziò con i suoi pazienti.
  • Buongiorno Mary. Come ti senti oggi? – Arizona entrò nella stanza di una donna ricoverata da appena 24ore.  La gravidanza stava procedendo abbastanza bene, ma la donna aveva appena compiuto il cinquantesimo anno di età e avrebbe dovuto fare più accertamenti del dovuto. Mary per molto tempo, con il marito, aveva cercato di avere un bambino e, proprio quando aveva iniziato a perdere le speranze, aveva scoperto di essere incinta.
  • Tutto bene dott.ssa Robbins. Per quanto ancora dovrò rimanere qui?
  • Non per molto, ti prometto che non appena avrò tutti i risultati ti manderò a casa.
Uscita dalla stanza, proseguì con le altre visite, quando incontrò April in corridoio
  • Ehi April, sei di fretta?
  • Ciao Arizona, no dimmi pure
  • Abiteresti mai in una casa dove hai vissuto con il tuo ex?
  • Da sola dici?
  • No con un nuovo compagno
  • Mm, non lo so, dipende se a lui dà fastidio o meno. Perché questa domanda?
  • Stamattina sono arrivate Callie e Penny da New York e Callie mi ha detto che le fa ancora un effetto strano entrare nella nostra casa, sapendo che ci vivo con Eliza
  • Beh, con tutto il bene che voglio a Callie, ma penso che dovresti vedere se lo stesso problema se lo pone Eliza, dopotutto è lei che deve viverci. Se dopo tutto questo tempo non ti ha detto nulla, penso che non le importi.
  • Si anche io ho pensato alla stessa cosa, ma dicendomelo mi ha insinuato il dubbio
  • Parlane con Eliza, ma non credo che per lei sia un problema
  • Grazie April. Con Jackson come va?
  • Insomma, non riusciamo a trovare pace.
  • Mi dispiace. Al ricevimento ho invitato anche lui, è un problema per te?
  • No assolutamente, riusciamo a parlare tranquillamente, solo che vorrei che riuscissimo a fare qualche passo in avanti, anziché rimanere bloccati così
  • Hai provato a parlargliene?
  • Eccome, solo che preferisce deviare l’argomento, quindi ho deciso di pensare solo ed unicamente alla bambina
  • Fai bene e vedrai che le cose miglioreranno anche per te e Jackson
  • Speriamo. Ora corro in pronto soccorso. Ci vediamo in giro
  • Va bene, buona giornata
  • Grazie, anche a te
 
Durante il tragitto che la portava da un’altra paziente, Arizona pensò che April avesse ragione e che forse affrontare quel discorso con Eliza, non era poi così importante; d’altronde, se avesse avuto qualsiasi problema, glielo avrebbe detto
  • Ehi bella bionda!
Arizona sorrise e si voltò; alle sue spalle comparve Eliza.
  • Ehi dott.ssa Minnick. Come mai la trovo nel mio reparto?
  • Mi mancava una dott.ssa con la quale questa notte ho fatto l’amore e sono venuta a salutarla
  • Mm, e chi sarebbe questa dott.ssa?
  • Statura media, bionda, occhi di ghiaccio e sorriso stupendo
  • Conosco solo una dott.ssa così bella e sono io
  • Ah ma allora sono venuta a trovare te
Le due donne scoppiarono a ridere e, dopo essersi rifugiate nell’androne delle scale, si scambiarono un tenero bacio
  • Ne avevo bisogno, grazie per essere venuta
  • Se vuoi possiamo approfondire l’argomento
  • Mi dispiace, ho molte visite da fare; con il fatto che sono arrivata tardi si sono accumulate
  • Tutto bene con Callie e Penny?
  • Si, le ho lasciate a casa a riposare; stasera andremo tutte e cinque a cena fuori. Ti va?
  • Certo, sicura che vada tutto bene? Come mai avevi bisogno di coccole?
  • Perché questa mattina sono dovuta scappare e sai quanto mi piace stare con te appena sveglie
  • Anche a me sei mancata, sai? Quando ti liberi?
  • Mmm ci vorrà ancora un’oretta, dopodiché ho un po’ di tempo libero prima di andare in sala operatoria
  • Mi mandi un messaggio non appena sei libera? Vorrei darti le coccole di cui hai tanto bisogno
  • Mi piace come idea, aspetta un mio messaggio allora
  • Ti amo, lo sai?
  • Certo anche io ti amo. Ci vediamo dopo.
Arizona si chiuse la porta alle spalle e andò verso la prossima paziente.
Era felice di come stessero andando le cose con Eliza. I primi giorni dopo il matrimonio erano stati turbolenti; soprattutto la questione dell’adozione aveva destabilizzato entrambe, fortunatamente erano riuscite a risolvere quella situazione, nonostante Arizona sapesse che Eliza avrebbe tanto voluto un figlio.
Dopo che ne aveva parlato con sua moglie, Arizona aveva pensato molte volte alla possibilità di riprendere l’argomento, ma lo considerava sempre un tasto dolente. Un figlio sarebbe stato sicuramente il coronamento del loro matrimonio e sapeva che, nonostante fossero ancora entrambe giovani, per affrontare una gravidanza, l’età giocasse un ruolo molto importante; oltretutto il loro lavoro non aiutava la situazione.
Molte volte, la bionda, si ritrovò a pensare al bambino che aveva perso; pensiero che le impediva di sfondare il muro di una nuova probabile maternità. Eliza più volte le aveva assicurato che avrebbe portato lei in grembo il bambino, ma ciò non impediva ad Arizona di avere paura. Sapeva che prima o poi ne avrebbero riparlato e per quel momento, doveva farsi trovare pronta.
 
Arizona uscì dalla stanza dell’ultima paziente da visitare per quella mattina e guardando l’orologio notò con dispiacere che fosse più tardi di quanto credesse; mandò un messaggio ad Eliza e sperò che fosse ancora libera. Nel frattempo si diresse verso la stanza del medico di guardia.
 
  • Ehi Amore, ho pochissimo tempo – Eliza entrò trafelata nella stanza e si sedette accanto ad Arizona
  • Lo so, scusami. Non sono riuscita a finire prima
  • Invece di parlare, perché non recuperiamo il tempo perso?
Eliza fece allungare Arizona sul letto e le si stese sopra. Arizona iniziò a muoversi sotto di lei
  • Wow, hai davvero bisogno di me
  • Non ne ho bisogno, ne ho voglia
Arizona ribaltò la situazione e si mise stesa su sua moglie; iniziò a spogliarla e a baciarla in ogni punto del suo corpo. Sentiva l’eccitazione di Eliza salire a mano a mano che le sue mani e le sue labbra andavano a toccare i punti più delicati. In quei pochi minuti che stettero insieme, l’una sull’altra, l’una dentro l’altra, provarono sensazioni sempre nuove, come ogni volta che i loro corpi si sfioravano o che i loro occhi si incrociavano.
  • Penso che tu mi abbia appena appagata per tutta la settimana
  • Ah si? Quindi, dott.ssa Minnick, mi sta dicendo che per una settimana farà a meno di me?
  • Credo di aver appena detto una cavolata
  • Ormai l’ha detta e le volontà altrui si rispettano sempre. Adesso molto lentamente mi rivestirò e tornerò a lavoro
Eliza rimase a guardare Arizona rivestirsi, con una lentezza da farla quasi impazzire. Lo stava facendo apposta e la mora lo sapeva bene; d’altronde amava anche questo di sua moglie; era quel tipo di donna che sapeva di essere attraente e sapeva il potere che aveva su di lei; potere che in quel momento stava sfruttando benissimo
  • Ok ho capito, meglio che esca da questa stanza
Eliza si rimise il camice in fretta in furia e lasciò Arizona nella stanza, con un grande sorriso sulle labbra. Aveva fatto centro.
Il resto della giornata trascorse velocemente per entrambe le donne; alla fine del turno si sarebbero viste direttamente a casa. La prima a rientrare fu Eliza, che trovò Callie e Penny giocare con Sofia.
  • Sono tornata!
  • Elizaaaa hai visto chi c’è?
  • Scimmietta! Certo che ho visto. Sei contenta?
  • Tantissimo.
  • Ciao Callie, ciao Penny, tutto bene?
  • Si grazie, a te? Dopo l’operazione hai recuperato del tutto?
  • Fortunatamente si, ho ricominciato anche ad operare, quindi non ho nessun tipo di problema.
  • Mi fa piacere, Arizona farà tardi?
  • No, doveva finire solo di firmare alcune cartelle. Vi va di fare il bagnetto a Sofia, mentre io vado a prepararmi?
  • Certo, nessun problema
 
Arizona tornò a casa, quando erano già tutte pronte ad aspettarla.
  • Eccomi! Scusatemi il ritardo, vado a preparami e possiamo andare
Eliza seguì la bionda verso il bagno che avevano in camera da letto, con l’intento di farle scontare il comportamento che aveva assunto nei suoi confronti qualche ora prima. Arizona aprì l’acqua della doccia e avrebbe aspettato che si riscaldasse, se non fosse stato per Eliza, che la buttò sotto il getto
  • Ehi, ma sei pazza? L’acqua è fredda
  • Ma davvero?
Eliza chiuse l’acqua ed entrò nella doccia con sua moglie. Passò le dita sulle sue labbra, sui suoi seni, sulle sue cosce. Arizona ansimava sotto il tocco di Eliza e sussultò non appena sentì le sue dita penetrarla; a quel punto dovette aggrapparsi al corpo della mora per tenersi in piedi, ma quest’ultima estrasse le dita ed uscì dalla doccia.
  • Ehi ma dove vai?
  • Siamo in ritardo, dobbiamo andare a cena, sbrigati a fare la doccia
  • E mi lasci così?
  • Certo. Non solo tu hai dei poteri, mia cara dott.ssa
Con un sorriso compiaciuto, Eliza uscì dal bagno e si aggregò alle altre.
  • Eliza, mamma quanto ci mette? Io ho fame.
  • Lo so Piccola, ma ha quasi finito. Deciso cosa mangiare?
  • Mm mm. Prova ad indovinare
  • Secondo me una pizza gigantesca
  • Esatto!! Ho tantissima fame
  • E allora andiamo! – Arizona entrò nel salotto facendo rimanere a bocca  aperta più di una persona.
  • Sei bellissima mamma!
  • Grazie piccolina, dai andiamo.
 
La serata andò come Arizona non avrebbe immaginato. Sofia era completamente felice, aveva entrambe le sue mamma accanto; Eliza e Callie sembravano andare d’accordo e Penny già da molto ormai era riuscita a “conquistare” sia Arizona che Eliza. Finalmente tutto sembrava che stesse andando per il verso giusto.
 
Tornate a casa, Callie mise a letto Sofia e Arizona con Eliza si diresse verso la camera da letto.
  • Voglio un figlio – la bionda rimase pietrificata di fronte a quella affermazione
  • Eliza…
  • Ok ho capito. È che oggi finalmente mi sono sentita di nuovo felice. Credevo che questa serata sarebbe stata un disastro, invece mi sono sentita bene, perché avevo te e Sofia. Ti avevo promesso che ti avrei aspettata, ma sento con tutto il cuore di volere un bambino e lo voglio con te. Ti prego dimmi qualcosa.
Arizona era immobile e guardava Eliza davanti a lei; guardava quegli occhi di ghiaccio riempirsi di lacrime; guardava quel viso incupirsi; guardava quella splendida donna in attesa di una sua risposta; tutto dipendeva da lei.

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Capitolo 59
*** Siamo fortunate ***


Arizona si avvicinò a sua moglie e cercò di prenderle le mani, ma questa si allontanò.
  • No, non devi addolcirmi la pillola, Arizona; dimmi quello che devi
La bionda si avvicinò di nuovo e appoggiò le sue labbra a quelle di Eliza, che ricambiò il bacio. Poco dopo, però, come se si fosse svegliata da un sogno, con uno scatto Eliza si allontanò di nuovo
  • Non stai rendendo le cose semplici. Perché non parli? Mi accarezzi, mi baci, ma non rispondi alla domanda che ti ho appena fatto. E’ troppo presto?
  • No amore, è che non me lo aspettavo
  • Dovresti esserne felice, perché ho la sensazione che per te sia più un fastidio?
  • Mi dispiace, non è così. Voglio anche io un figlio con te, lo voglio con tutto il cuore
  • Però?
  • Però non ora
  • Ancora Arizona?
  • Ti prego, ti chiedo pazienza
  • Ah, perché fino ad ora sono stata forse impaziente? Callie, la bambina, Lauren. Sono stata impaziente vero?
  • Non sto dicendo questo, ma è un grande passo
  • Siamo sposate, Arizona, e tra una settimana faremo anche il ricevimento con tutti i nostri amici
  • Lo so, ma una volta che avremo un figlio ho paura che Callie voglia portarmi via Sofia
  • Non può farlo, è stata affidata a te
  • Lo so.
  • Arizona, ho provato sempre a capirti, ma ora ti giuro che non ci riesco; il mio unico pensiero è quello di renderti felice, di creare una famiglia con te e Sofia, mentre tu non fai altro che passi indietro. Cosa devo fare? Dimmelo tu.
  • Abbracciami, ti prego.
  • Arizona…
  • Abbracciami
Eliza si avvicinò ad Arizona e la prese tra le braccia; tremava e ne rimase stupita.
  • Perché stai tremando?
  • Ho paura di perderti
  • Non mi perderai mai. Ti amo, ma mi rendi le cose estremamente difficili
  • Anche io ti amo e voglio allargare la nostra famiglia
  • Non voglio forzarti, come è successo con il matrimonio
  • Amore, io sono la donna più fortunata al mondo ad essere sposata con te e ti prometto che dopo il ricevimento potremo iniziare a parlare di un bambino, che ne dici?
  • Accetto, ma promettimi che mi dirai tutto quello che ti passa per la mente, non sopporterei il fatto di costringerti a fare cose che non vuoi
  • Te lo prometto.
Le due donne si misero sotto le coperte ed Eliza, allungando il braccio verso Arizona, le fece capire di volerla accogliere tra le sue braccia. La bionda si accoccolò a sua moglie lasciandole un bacio sulle labbra
  • Non sei arrabbiata vero?
  • Non lo sono, so che vuoi le stesse mie cose, solo che hai bisogno di più tempo per ammetterlo; so che avere un matrimonio fallito alle spalle non è semplice, soprattutto se c’è anche una bambina
  • Ho lottato tanto per Sofia e non voglio che me la porti via
  • Nessuno te la porterà via Amore. Ora dormiamo
 
Il mattino seguente, la prima a svegliarsi fu Arizona. Decise di preparare la colazione per tutti. Quando andò in cucina, però trovò Callie già indaffarata
  • Ehi buongiorno Calliope
  • Buongiorno anche a te. Scusami se mi sono permessa di fare tutto questo casino in cucina
  • Nessun problema, le cose sono dove sono sempre state, quindi puoi fare come vuoi. Se tu stai preparando già per tutti, prendo solo qualcosa per Eliza e torno di là
  • Certo, fai pure.
Non appena Arizona ebbe finito di preparare la sua colazione, tornò in camera da letto per svegliare Eliza.
Si sedette sul lato del letto e avvicinandosi alle labbra di sua moglie cercò di svegliarla con dei baci.
Sotto le sue labbra percepì il sorriso di Eliza, segno del suo risveglio. Continuò fino a quando non vennero ricambiati
  • Quanto amo questi risvegli – la voce rauca di Eliza fece sorridere Arizona
  • Anche io li amo. Ti ho preparato la colazione
  • Mmmm che buono
  • Eliza, vorrei parlarti di ciò che è successo ieri sera
  • Certo, dimmi
  • Non voglio che tu abbia il dubbio che io non voglia creare una famiglia con te. Io ti amo come veramente non ho amato nessuno e desidero tantissimo un altro figlio, quindi dopo il ricevimento inizieremo a parlarne seriamente. Mi dispiace averti rovinato il momento, ieri sera, quando avevi più bisogno del mio appoggio. Per questo, anche se quel momento non tornerà più indietro, vorrei che ora tu ti senta libera di dirmi tutto quello che senti o che avresti voluto dirmi ieri
  • Si è vero, il momento di ieri ormai è rovinato; ma voglio dirti che vorrei cercare Bam, voglio sapere se sta bene e se non l’hanno ancora adottata vorrei che provassimo noi. Non mi do pace per averla persa, per non essere andata fino in fondo
  • Ti prometto che faremo tutto il possibile per portarla a casa.
Arizona si avvicinò ad Eliza e le lasciò un bacio sulla guancia, per poi accarezzarla con il dorso della mano. Amava profondamente quella donna e capiva il suo stato d’animo. Ciò  che era successo la notte scorsa, per Arizona, era come fare un tuffo nel passato, quando Callie le aveva espresso il desiderio di volere un figlio. Ora Arizona si sentiva più matura a riguardo, ma nonostante questo si era comportata da incosciente e di nuovo aveva pensato solo a se stessa. Sofia avrebbe voluto un fratellino, Eliza era pronta per allargare la famiglia, praticamente da sempre, e lei era l’unica che aveva continui ripensamenti.
  • Amore tutto bene?
  • Si scusami, stavo pensando
  • A cosa?
  • Sono stupida. Quando ho qualcosa di bello me ne rendo conto sempre troppo tardi. Ti ho fatto soffrire
  • Smettila e non è mai troppo tardi; non ti libererai molto facilmente di me
  • Non ci penso minimamente. Andiamo di là insieme alle altre? Callie ha preparato la colazione per tutte.
Le due donne si alzarono dal letto e aprendo la porta, delle risate riecheggiarono per il corridoio. Arrivate in salotto, videro Sofia e Penny impegnate in una lotta di cuscini e Callie che le stava guardando. Arizona si avvicinò all’orecchio di sua moglie:
  • Siamo fortunate vero?
  • Fortunatissime. Non avrei mai immaginato che un giorno la mia vita potesse essere così
 
Per quella giornata, Arizona avrebbe avuto un intervento dopo l’altro, Eliza anche e Callie e Penny avevano deciso di portare prima Sofia a scuola e poi andare a prenderla per portarla al parco.
Il discorso di quella mattina, con Eliza, sembrava aver riportato la serenità in Arizona. Non si sentiva come se fosse scesa a compromessi, perché era una cosa che desiderava molto anche lei, ma continuava a vedere negli occhi di sua moglie un velo, quel velo che aveva visto solo nei momenti in cui non riuscivano a parlare di qualcosa di importante. Quella giornata per loro due sarebbe stata pesante, quindi non avrebbero avuto modo di vedersi, le loro pause non coincidevano, così la bionda decise di chiedere aiuto a Callie, per farle tenere Sofia più del dovuto; era sicura che avrebbe apprezzato.
Prese il telefono e le inviò un messaggio.
 
  • Buongiorno Arizona! – una April sorridente, come suo solito, stava correndo verso di lei
  • Buongiorno April
  • Come va stamattina?
  • Tutto bene a te?
  • Bene bene. Poi con Eliza hai affrontato quel discorso?
  • No, anche perché ne abbiamo avuto un altro ben più importante
  • Cosa è successo?
  • Eliza vuole avere un figlio
  • Beh, lo sapevi già, o no?
  • Si certo, solo che non avendone parlato più credevo aspettasse che gliene riparlassi io, invece ieri sera ha tirato fuori l’argomento
  • È una bella notizia, vero? Scusami ma non riesco a decifrare il tuo stato d’animo
  • Sono felice, April, ma non l’ho dimostrato ad Eliza ed ho paura che si senta in colpa per avermi “forzata”
  • Ed è vero? Ti sta forzando?
  • Ovviamente no. Voglio un figlio con lei
  • Bene! Siamo felici allora!
  • Si, siamo finalmente felici, April!
  • Che bello! Harriet avrà un’amichetta o un amichetto
  • Ahahah si. Ma dove stavi correndo?
  • Oh cavolo! La Bailey mi ha chiamata, doveva parlarmi di qualcosa. Scappo!
Arizona vide la sua amica scomparire dietro l’angolo. Quella donna era una forza della natura; nonostante la vita le avesse riservato spiacevoli situazioni, aveva sempre trovato la forza per andare avanti. Aveva sempre ammirato la sua amica, per questo amava parlare con lei e ascoltare i suoi consigli; sapeva trarre del positivo anche nel negativo.
Il telefono squillò e Arizona si destò da quei pensieri
Va benissimo. Io e Penny andremo a prenderla a scuola e poi andiamo a cena fuori. Avete bisogno di casa libera?
 
Arizona alla vista di quella domanda sorrise tra sé e sé e digitò il testo del messaggio.
Dopo il lavoro non torneremo a casa, potete cenare lì; Sofia sarà sicuramente stanca.
 
La risposta non tardò ad arrivare, con l’augurio di trascorrere una buona serata.
Arizona ripensò al rapporto che si era venuto a creare con Callie. Dopo che le aveva confessato i suoi sentimenti aveva creduto che il loro rapporto ormai fosse andato perduto, invece eccole lì ad aiutarsi per poter trascorrere una serata con le rispettive compagne.
Per quella sera, Arizona, avrebbe portato Eliza nel loro nido. Avevano decisamente bisogno di trascorrere del tempo tutto per loro. Le inviò un messaggio dandole appuntamento al parcheggio dell’ospedale e iniziò la sua giornata di lavoro.
Si diresse verso la stanza di Mary per accertarsi che stesse andando tutto bene; le varie analisi erano tutte nella norma e se l’ecografia fosse riuscita perfetta, le avrebbe potuto firmare le dimissioni.
  • Buongiorno Mary
  • Buongiorno dott.ssa Robbins. Mi dica che ha buone notizie, voglio tornare a casa
  • Ho buone notizie. Le analisi sono ottime, ti faccio l’ecografica e potrai tornare a casa
  • Finalmente
Arizona sorrise alla donna e iniziò con l’ecografia. I battiti del cuoricino riecheggiarono per l’intera stanza. Ad Arizona si formò un nodo alla gola, al quale non riuscì a dare una spiegazione e vide gli occhi della paziente inondarsi di lacrime.
  • Scusami, è che ogni volta che lo ascolto mi emoziono
  • È normalissimo. Come avrai capito, il cuore è fortissimo, i battiti sono regolari.
Arizona continuò a muovere l’ecografo sul ventre della donna e non trovò nessun problema
  • 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10 dita, ci sono tutte
La bionda fece un grande sorriso a Mary, che ricambiò di buon grado.
  • Tutto nella norma, ti firmerò le dimissioni oggi stesso, nel pomeriggio tornerai a casa. Mi raccomando però, non fare sforzi, mangia sano e ci rivediamo per il prossimo mese.
  • Non si preoccupi dott.ssa. Quindi continuerò a venire da lei?
  • Se vuoi si. Ho iniziato io e vorrei portarti al termine
  • Va benissimo.
Arizona uscì dalla stanza e ripensò al nodo in gola che aveva avuto non appena aveva ascoltata il suono del cuoricino. I bambini erano stati sempre parte fondamentale non sono del suo lavoro, ma anche della sua vita privata; li amava, li guariva, faceva di tutto per vederli sorridere ed ora, vedere quella donna così emozionata aveva fatto crescere in lei il desiderio di provare di nuovo le sensazioni che aveva provato quando Callie aspettava Sofia e le sensazioni che aveva provato dopo la sua nascita: il suo primo sorriso, la sua prima pappa, il suo primo bagnetto, la prima volta che l’aveva chiamata “mamma”; erano tutte cose che fino a quel momento aveva quasi dato per scontate, ma che Eliza non era riuscita ancora a provare e lei non era nessuno per impedirglielo, soprattutto perché, più il tempo passava e più desiderava di nuovo vivere quegli attimi di felicità.
 
Alle 8:00p.m. in punto, le due donne si incontrarono al parcheggio dell’ospedale. Arizona stava guidando ed ogni tanto guardava il viso di Eliza illuminarsi dai lampioni o dai fari delle macchine che andavano nel senso opposto.
  • Sei bellissima, lo sai?
  • Grazie Amore
  • Dico sul serio. Ogni volta che ti guardo rimango senza respiro; quando mi capita di svegliarmi durante la notte rimango per un po’ a guardarti dormire e penso che tu sia la cosa più bella che potesse accadermi, dopo Sofia. Cerchi di trovare sempre il meglio in ogni persona e con me lo fai costantemente; nonostante io ti dia molti motivi per farti perdere la pazienza. Ieri sera ho avuto paura di perderti e non so perché io abbia avuto così tanti dubbi, ma oggi, durante una visita ad una paziente, mi sono emozionata nell’ascoltare un cuoricino attraverso l’ecografo ed ho capito che voglio ascoltare anche io quel suono, lo voglio almeno quanto lo vuoi tu e anche se riusciremo ad adottare Bam, non vedo l’ora di vederla sorriderci, di vederla giocare con Sofia, di ascoltare la sua vocina.
  • Amore, vuoi farmi piangere?
  • Solo se di gioia.
  • Ovviamente. Anche io voglio tutte queste cose, le voglio dal primo momento in cui tu e Sofia siete entrate nella mia vita
Arizona parcheggiò l’auto e si diressero verso la loro “casa segreta”; si chiusero la porta alle spalle e iniziarono a spogliarsi a vicenda. Si erano mancate per tutto il giorno; si erano desiderate in quella giornata impegnativa. Arizona prese la mano di Eliza e la accompagnò in bagno; aprì l’acqua della doccia ed entrambe ci si misero sotto. In un primo momento tremarono per il contatto con l’acqua ancora fredda, ma poi Arizona prese una spugna e iniziò a passarla sul corpo di Eliza; sul collo, tra i seni, sulla pancia, per poi arrivare al suo intimo dove fece cadere la spugna e iniziò a stimolarlo con le dita. Iniziò lentamente, la bocca di Eliza era vicino il suo orecchio e la bionda poteva ascoltare distintamente ogni gemito che le stava provocando quel contatto; man mano che aumentava il ritmo, aumentava anche il volume dei gemiti di sua moglie
  • Vieni Amore, vieni per me
Eliza venne pronunciando il nome di sua moglie ed Arizona, eccitata da quella melodia, prese la mano di Eliza e le fece inerire due dita nella sua intimità; la mora accolse quel desiderio e non appena le sue dita iniziarono a muoversi in Arizona, quest’ultima inserì nuovamente le dita in Eliza; le due, senza fermarsi, uscirono dalla doccia e si distesero sul tappeto della camera da letto. I loro corpi si muovevano allo stesso ritmo, le loro labbra toccavano ogni singolo punto del corpo dell’altra, le due donne arrivarono al culmine del piacere nello stesso momento.
  • Ti amo amore mio
  • Ti amo anche io

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Capitolo 60
*** Ti voglio bene mamma ***


Quando le due donne rientrarono a casa, erano già tutte a dormire ed Arizona ne fu quasi sollevata; si cambiarono e si misero a letto.
  • Sono stata benissimo stasera, grazie – Eliza aveva poggiato il gomito sul letto e con la mano reggeva la testa; i suoi occhi brillavano e l’azzurro sembrava risplendesse per tutta la camera
  • Sono stata bene anche io, avevamo decisamente bisogno di dedicare del tempo a noi due
  • Hai ragione. Stai ripensando alla discussione di ieri sera?
  • Assolutamente no. Sono sicura della risposta che ti ho dato e non vedo l’ora di iniziare, però avrei una domanda da farti
  • Certo, dimmi
  • Stai bene in questa casa?
  • Certo che sto bene, è bellissima
  • Non ti sto chiedendo se è bella o meno; ti sto chiedendo se ti senti veramente a casa; se quando entri dalla porta ti fa pensare a noi tre, oppure se ti viene in mente Callie
  • A volte ci penso, ti dico la verità, ma mi piace stare qui e l’abbiamo resa nostra. Come mai questa domanda proprio ora?
  • Callie mi ha detto che le fa uno strano effetto entrare e sapere che vivo con te nella casa che ho comprato insieme a lei
  • E a te che effetto fa? Penso che questa sia la cosa più importante, no?
  • Ho amato questa casa sin dal primo giorno, ho amato ogni suo angolo, anche quando Callie vi vedeva solo difetti; l’ho amata così tanto perché non vedevo ciò che era in quel momento, ma ciò che sarebbe diventata con la donna che amavo e nostra figlia; questa casa è stato il più grande passo della mia vita e forse proprio per questo non ho voluto cambiarla; anche quando il terreno stava franando sotto i miei piedi, qui mi sentivo veramente a casa. Da quando Callie mi ha confessato questa cosa, però, non sono riuscita a smettere di pensarci e a pensare a ciò che avrebbe potuto suscitare in te, quindi sono pronta a cambiare, sono pronta a ricominciare con te in tutto e per tutto.
  • Amore, fino a ieri non eri sicura di volere un bambino ed ora addirittura vuoi vendere la tua casa? Non devi farlo per me, io sto bene così
  • Lo so che ti sembra una cosa affrettata, ma lo sento qui – Arizona prese la mano di Eliza e la poggiò sul suo petto – senti come batte quando sono con te? Sono sicura di volere un bambino con te, sono sicura di volere te e solo te nella mia vita.
  • Mi rende felice questa cosa, lo sai? So dei sacrifici che hai fatto per ricominciare e per mettere radici qua a Seattle e so che non è facile per te fare questo discorso, ma amo il fatto che tu me ne abbia parlato
  • Basta pensare al passato; Callie sarà sempre nelle nostre vite, ma possiamo andare avanti e avere qualcosa di veramente nostro, come il “nido” che ci hai comprato
  • Ti amo lo sai?
  • Certo che lo so, anche io molto. Che ne dici di dormire? Sono stanca morta
  • In effetti anche io, è stata una giornata pesante
 
Per il giorno seguente Eliza ed Arizona avevano deciso di andare a comprare i vestiti per il ricevimento; con loro avrebbero portato anche Sofia: sapevano che era d’accordo per quanto riguardava il fratellino, ma aveva voce in capitolo anche per la decisione che avevano preso la sera prima. Arizona decise di affrontare l’argomento di fronte ad una coppa di gelato.
  • Ehi piccola, a te piace la nostra casa?
  • Mm mm, tanto. La mia cameretta è grandissima
  • Lo so, io e mamma Callie l’abbiamo scelta apposta per te. Lo sai che tra un po’ di tempo però arrivare anche un fratellino o una sorellina?
  • Si lo so mamma
  • Quindi io ed Eliza stavamo pensando di cambiare casa, così anche lui o lei potrà avere una camera grande come la tua
  • Perché mamma? Casa nostra ce l’ha già una camera in più
  • Lo so, ma poi quando vengono mamma Callie e Penny dove le facciamo dormire?
  • Mamma ma a me piace casa nostra, non la voglio cambiare
  • Piccola, possiamo scegliere una casa più grande e con tanto giardino
  • Anche la nostra ha un giardino
Eliza, vedendo Arizona in difficoltà, decise di intervenire
  • Scimmietta, sai che quando ero bambina anche la mia mamma ed io abbiamo dovuto cambiare casa? Anche io avevo una camera grande come la tua e non volevo andarmene, ma mia madre mi spiegò che in un’altra casa saremmo state più felici e aveva ragione; quando siamo entrate nella casa nuova sono cambiate tante cose, ma avevo sempre la mia mamma accanto
  • Davvero eri più felice?
  • Davvero davvero. Io lo so che sei molto affezionata a questa casa
  • A me piace quella casa perché mi ricordo di quando c’era anche mamma Callie
  • Lo so piccola, ma mamma Callie potrà venire anche in quella nuova
  • Mamma, ma ce ne andremo subito?
  • Non proprio, aspetteremo un po’, così potrai abituarti all’idea e nel frattempo sceglieremo una casa nuova
  • Va bene, andiamo a casa ora, non mi va più di stare qui.
Sofia si alzò dallo sgabello in cui era seduta ed aspettò che anche Arizona ed Eliza si alzassero. Le due donne si guardarono negli occhi e la mora potette vedere un velo di dispiacere in quelli di sua moglie. Odiava vederla così, ma sapeva anche che quando c’erano dei bambini in queste situazioni, non c’era mai un modo giusto per affrontarle.
  • Amore, vedrai che cambierà idea, è solo una bambina, non può capire fino in fondo
  • Lo so e lo avevo previsto, ma passo per la mamma cattiva, quando invece tu sei riuscita ad addolcire la pillola
  • Non è così; Sofia accetta le mie parole, perché un genitore è sempre più temuto rispetto ad un’altra persona, nonostante voi siate molto comprensive con lei; ne ha passate troppe e capire determinate cose è ancora più difficile per lei.
  • Spero sia come dici tu, torniamo a casa.
Quella mattinata aveva decisamente messo di cattivo umore Arizona e vedere Sofia con il broncio non aiutava. Quando rientrarono a casa, infatti, Sofia corse verso la sua camera e si chiuse la porta alle spalle; Callie, che aveva assistito alla scena decise di chiedere spiegazioni alla bambina.
  • Ehi tutto bene? – la mora entrò e si sedette sul letto accanto a sua figlia
  • Si mamma
  • Dimmi la verità, questo broncetto da dove arriva?
  • Mamma ‘Zona ed Eliza vogliono cambiare casa, ma a me piace questa
  • Ah si? E come mai vogliono cambiare?
  • Arriverà un fratellino o una sorellina e dovrà avere una stanza come la mia
  • E tu non sei felice che arrivi un bimbo?
  • Certo che lo sono, ma in questa casa
  • Piccola, lo so che vorresti rimanere qui, ma quando andrete nella casa nuova vedrai che ti piacerà molto di più
  • Sicura mamma?
  • Certo, al 100%. Te la senti di venire di là con noi?
  • Rimango un po’ qui a giocare
Callie diede un bacio tra i capelli a sua figlia e lasciò la stanza. Capiva perfettamente lo stato d’animo di Sofia e un po’ dispiaceva anche a lei farle cambiare casa, ma questa non era certo una sua decisione. Arrivata in salotto, fece cenno ad Arizona di raggiungerla.
  • Non preoccuparti, è solo un capriccio, cambierà idea
  • Lo so, ma mi dispiace; so anche io che ha subìto fin troppi cambiamenti, ma è una cosa che dobbiamo fare.
  • Capisco, ma è per quello che ti ho detto?
  • In parte. Non ci avevo pensato fin quando non me ne hai parlato. Eliza stava bene qui e non ha mai accennato al fatto di voler cambiare casa, ma quando gliene ho parlato ovviamente le ha fatto piacere, d’altronde non è facile vivere in una casa in cui tua moglie ha vissuto con la sua ex.
  • Io non lo farei
  • Cosa? Vivere nella casa dell’ex di tua moglie o vendere questa casa?
  • Entrambe le cose
  • Dovevo chiedertelo prima di prendere questa decisione?
  • No Arizona, non sto dicendo questo, ma che dispiace anche a me che in questa casa ci venga a vivere uno sconosciuto
  • Lo so, ma non posso tenere una casa del genere, mentre vivo in un’altra, è un peccato
  • Avete già iniziato a cercare?
  • No, ma inizieremo presto, perché non appena ci saremo tolte l’impegno della festa, inizieremo con le pratiche di affidamento
  • Quindi avete proprio deciso?
  • Si. Eliza è già da molto che me ne parla e sono felice di aver preso questa decisione
  • Sono felice per te, Arizona
  • Grazie, davvero. È tanto per me.
Callie ed Arizona tornarono insieme alle altre e iniziarono a preparare il pranzo. Non appena ebbero finito, però, ad Arizona suonò il cercapersone e dovette correre in ospedale. Quel giorno avrebbe voluto trascorrerlo insieme a sua figlia, dopo ciò che era successo, ma il dovere chiamava.
  • Ehi piccola, la mamma deve correre in ospedale, ci vediamo più tardi. Qui rimangono Eliza, mamma Callie e Penny. Va bene?
  • Ok. Ciao
  • Ti voglio bene piccola
  • Anche io mamma
Il velo di tristezza che si era creato negli occhi di Arizona non svanì neppure con queste parole, sua figlia ce l’aveva con lei ed era una cosa che orami andava avanti da troppo tempo, nonostante facesse di tutto per renderla felice. Portarla da Seattle a New York e viceversa non aveva fatto bene alla bambina, era troppo piccola per dover subìre tutto ciò ed ora stava ricadendo sulle loro vite. I pensieri avevano affollato la mente di Arizona, tanto che non si accorse di essere arrivata in ospedale.
  • Cosa abbiamo? – la bionda entrò di corsa in pronto soccorso e si rivolse a Jo Wilson, che nel frattempo le era andata incontro
  • È Mary, dott.ssa Robbins
  • Non è possibile, l’ho dimessa ieri e stava benissimo
  • Perde sangue dott.ssa, la stanno portando in sala operatoria
Arizona si lavò ed entrò in sala. Mary aveva perso i sensi da più di mezz’ora e non c’era tempo da perdere, si preparò ad incidere la situazione era più grave del previsto: emorragia interna con conseguente aborto. Arizona fece anche l’impossibile per salvare la donna.
Quando uscì dalla sala operatoria la bionda si preparò a dare la notizia al marito di Mary; era riuscita a salvare la donna, ma per il bambino ormai non c’era più niente da fare.
  • Mi dispiace Thomas, quando è arrivata qui il bambino non c’era già più; tra poco porteranno Mary in terapia intensiva e potrai vederla.
  • Grazie dott.ssa, so che ha fatto tutto il possibile, a quanto pare qualcuno lassù ha deciso già per noi
  • Mi dispiace davvero tanto
Arizona salutò il marito di Mary e se ne andò nella stanza degli strutturati. Si rilassò sul divano e inviò un messaggio ad Eliza per sapere come andasse la situazione con Sofia. Quando sentì squillare il telefono si accorse di essersi addormentata.
  • Ehi amore, ho visto che non avevi risposto al messaggio ed ho pensato di chiamarti
  • Hai fatto bene, sono rimasta addormentata
  • Mi dispiace per la paziente
  • Anche a me. Mi do una sciacquata, vado a controllare Mary e torno a casa. Sofia che fa?
  • È uscita con Callie e Penny. Se torni subito abbiamo un po’ di tempo per parlare
  • Va bene, ci vediamo tra poco
Arizona chiuse la comunicazione e dopo essersi rinfrescata ed essere andata da Mary, prese la macchina per tornare a casa. Non vedeva l’ora di terminare quella giornata.
  • Amore sono a casa
  • Vieni sono in camera da letto, mi sto cambiando
La bionda raggiunse sua moglie, che trovò in accappatoio
  • Come mai hai fatto la doccia?
  • Ho giocato con Sofia e abbiamo sudato un po’ troppo
  • Come sta?
  • Bene, sembra non pensarci più. Callie ha deciso di farla uscire anche per parlarle
  • Ha fatto bene
  • Vieni qui, fatti abbracciare un po’
Arizona accolse l’invito di Eliza e si rifugiò tra le sue braccia, le uniche braccia in cui si sentiva veramente a casa.
  • Sofia ti adora, vedrai che le passerà
  • Lo spero tanto
Le due si stesero sul letto l’una tra le braccia dell’altra. Rimasero così per un tempo quasi infinito, un tempo che avrebbero voluto fermare, un tempo che riprese a scorrere non appena sentirono una risata varcare la porta di casa; quella risata Arizona l’avrebbe riconosciuta anche tra milioni; sua figlia era felice
  • Mammaaaaa siamo tornate
Arizona corse verso sua figlia, che le saltò in braccio facendole quasi perdere l’equilibrio
  • Ecco la mia ranocchietta
  • Scusa mamma
  • E per cosa?
  • Ti ho fatto del male ed io non volevo, io ti voglio bene
  • Non è successo niente piccola, anche io ti voglio bene, un bene infinito
Sofia si strinse forte ad Arizona e il velo di tristezza sugli occhi della donna cadde, lasciando il posto a lacrime di gioia. Sua figlia era tornata da lei

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Capitolo 61
*** Il ricevimento ***


  • TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURI A SOFIA, TANTI AUGURI A TE! – Arizona, Eliza, Callie e Penny entrarono nella stanza di Sofia; Arizona aveva un cupcake in mano e su di esso c’era una candelina accesa.
Era il giorno del compleanno di Sofia e questa, per lei, era solo la prima di una serie di sorprese.
La bambina si svegliò, si stiracchiò e con gli occhi che brillavano spense la candelina.
  • GRAZIE! SONO FELICISSIMA!
  • SE CORRI IN SALOTTO C’E’ UN MEGA REGALO PER TE
La bambina si precipitò dove le aveva suggerito Penny e le quattro donne potettero sentire le urla di gioia della bambina non appena capì in cosa consistesse il regalo
  • E’ BELLISSIMA! – Sofia era in sella ad una bicicletta e girava in tondo per tutto il salotto – LA VOLEVO TANTO! COME FACEVATE A SAPERLO?
  • SIAMO QUATTRO APPOSTA, COSI’ POSSIAMO INDOVINARE QUALSIASI TUO DESIDERIO
  • GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE – Sofia scese dalla bicicletta ed abbracciò le quattro donne una alla volta. Era la prima volta che Arizona vedeva così tanto felice sua figlia
  • CHE NE DICI SE ANDIAMO A PROVARLA IN GIARDINO?
 
La mattinata volò, il sole lasciò il posto alla luna e il cielo mostrò le sue stelle
  • AMORE SEI BELLISSIMA
Eliza andò verso Arizona e da dietro le cinse la vita. Erano davanti lo specchio e Arizona aveva appena finito di indossare l’abito. La mora non riusciva a togliere gli occhi di dosso da quella splendida creatura
  • GRAZIE TESORO, SEI STUPENDA ANCHE TU
Per l’occasione, Arizona aveva scelto un abito mono spalla che le lasciava la schiena scoperta; il blu notte del vestito metteva in risalto l’azzurro dei suoi occhi e il breve strascico di chiffon le faceva ricordare un abito da sposa. Eliza, invece, aveva scelto un abito color champagne, scollo a V e orlo raso terra.
Arizona si girò vero Eliza, le prese il viso tra le mani e le lasciò un dolce bacio sulle labbra.
  • FINALMENTE CI SIAMO, SONO EMOZIONATA COME IL GIORNO DEL NOSTRO MATRIMONIO
  • ANCHE IO. SONO AGITATA, ABBIAMO ORGANIZZATO TUTTO NEI MINIMI DETTAGLI, MA HO SEMPRE PAURA DI AVER DIMENTICATO QUALCOSA
  • VEDRAI CHE ANDRÀ TUTTO BENE. ANDIAMO DI LA
Arizona andò avanti ed Eliza le poggiò una mano sulla schiena; a quel contatto la bionda rabbrividì. Eliza lo faceva sempre quando voleva dimostrargli che c’era, che le era accanto; con la schiena scoperta, però, quel tocco le aveva suscitato molti altri pensieri.
Quando arrivarono in salotto, anche Callie, Penny e Sofia erano pronte.
  • WOW SIETE STUPENDE – furono le uniche parole che Callie riuscì a pronunciare vedendo le due donne arrivare verso di loro
  • GRAZIE CALLIE, ANCHE VOI STATE MOLTO BENE. PENNY SCUSAMI, PUOI VENIRE UN ATTIMO CON ME?  – Arizona vide il viso dubbioso della donna e le fece strada verso la cucina
  • TUTTO BENE ARIZONA?
  • SI SCUSAMI E’ CHE AVREI BISOGNO DEL TUO AIUTO
  • CERTO DIMMI
  • DURANTE IL BRINDISI VORREI DARE QUESTO AD ELIZA – Arizona prese la pochette e vi estrasse una scatolina di velluto, la aprì per mostrare il ciondolo di oro giallo che vi era all’interno
  • È BELLISSIMO ARIZONA
  • SUL RETRO HO FATTO INCIDERE LE NOSTRE INIZIALI CON IL GIORNO DEL RICEVIMENTO. LE FEDI LE ABBIAMO DA QUANDO CI SIAMO SPOSATE, MA AVREI VOLUTO ANCHE QUALCOSA CHE CI LEGASSE A QUESTO GIORNO, QUINDI VORREI CHE LO TENESSI TU, VISTO CHE A VOLTE ELIZA PRENDE ANCHE LA MIA BORSA
  • CERTO, NESSUN PROBLEMA. NON MI ASPETTAVO CHE LO CHIEDESSI PROPRIO A ME
  • ED E’ PER QUESTO MOTIVO CHE TE LO STO CHIEDENDO; IN QUESTI GIORNI NON ABBIAMO AVUTO MODO DI PARLARE, MA PER ME SEI PARTE DELLA FAMIGLIA, SO QUANTO HAI SOFFERTO ANCHE PER COLPA MIA E MI FAREBBE PIACERE SE FACESSI QUESTA PICCOLA COSA.
  • NESSUN PROBLEMA. E COMUNQUE NON PREOCCUPARTI, NON HO MAI DATO LA COLPA A TE PER IL BRUTTO PERIODO CHE ABBIAMO TRASCORSO IO E CALLIE, NONOSTANTE FOSSE PER I SENTIMENTI CHE LE PROVAVA ANCORA PER TE
  • LASCIAMOCI ALLE SPALLE IL PASSATO E ANDIAMO AVANTI, GODIAMOCI LA SERATA
 
  • EHI VOI DUE, TUTTO BENE? – Callie si affacciò dalla porta chiusa della cucina e guardò con fare interrogativo le due donne
  • CERTO, LE STAVO CHIEDENDO SOLO UNA COSA, POSSIAMO ANDARE
 
Quando le donne arrivarono alla location, molti degli invitati erano già arrivati, tra cui molti compagni di scuola di Sofia.
  • MAMMA, MAMMA, E’ BELLISSIMO QUI! POSSO ANDARE A GIOCARE IN GIARDINO CON I MIEI AMICI?
  • CERTO, PUOI FARE TUTTO CIO’ CHE VUOI, E’ LA TUA FESTA
Sofia aveva iniziato a correre verso i suoi amichetti, quando si fermò a metà strada, si voltò verso Arizona ed Eliza e tornò indietro
  • GRAZIE ELIZA, TI VOGLIO BENE
  • ANCHE IO SCIMMIETTA, ED ORA VAI A DIVERTIRTI
Non appena le due donne entrarono nella sala a loro dedicata, un grande applauso riecheggiò nella sala. Arizona, emozionata, vide Meredith sorriderle, April con gli occhi lucidi, Richard Webber con aria fiera, come un secondo papà. C’erano anche i genitori di Arizona, che non vedeva da troppo tempo. Della famiglia di Eliza non c’era nessuno, neanche sua madre, che non se l’era sentita di intraprendere il viaggio da sola.
Arizona sentì la mano di Eliza stringersi alla sua mentre si avvicinavano a salutare gli invitati e andarono a prendere posto. Accanto ad Arizona c’era sua madre, mentre suo padre aveva deciso di prendere posto accanto ad Eliza; non conosceva nei dettagli la sua situazione famigliare, ma non vedere nessuno per lei gli era bastato per cercare di farle capire che lui ci sarebbe sempre stato per la moglie di sua figlia.
La serata proseguì; con grande gioia di Eliza e Arizona i bambini si divertirono moltissimo e arrivati al brindisi finale, Arizona si preparò per fare il suo discorso; quando stava per alzarsi, però, Eliza fece prima di lei, con sua grande sorpresa. Il tintinnio del coltello sul bicchiere richiamò gli invitati, che prestarono subito attenzione alla donna in piedi
  • INNANZITUTTO VOGLIO RINGRAZIARVI PER ESSERE VENUTI QUI QUESTA SERA; IO ED ARIZONA CI TENEVAMO MOLTO A QUESTO RICEVIMENTO. COME BEN SAPETE IL NOSTRO MATRIMONIO E’ AVVENUTO ALL’OSCURO DI TUTTI, QUINDI ESSERE QUI, QUESTA SERA, CON TUTTI VOI PER ME E’ UNA GRANDE GIOIA. DA QUANDO SONO ARRIVATA QUI A SEATTLE, ORMAI E’ PASSATO QUASI UN ANNO E DA QUEL GIORNO SONO CAMBIATE MOLTE COSE. VI RINGRAZIO UNO AD UNO PER AVER AVUTO PAZIENZA CON ME, MA SOPRATTUTTO VOGLIO RINGRAZIARE LA DONNA DELLA MIA VITA. ARIZONA, GRAZIE PER DARMI L’OPPORTUNITA’ DI AMARTI OGNI GIORNO, GRAZIE PER AVERMI DONATO SOFIA, CHE SENTO UN PO’ COME UNA FIGLIA, GRAZIE PER AVERMI CAPITO ANCHE QUANDO ERA ESTREMAMENTE DIFFICILE FARLO. ECCO, COME SEGNO DI RINGRAZIAMENTO VOGLIO DONARTI QUESTO – Eliza si voltò verso il padre di Arizona e prese dalle sue mani la scatolina che le stava porgendo. La mora si voltò verso Arizona, che aveva ormai gli occhi carichi di lacrime, che minacciavano di uscire da un momento all’altro.
  • QUESTA COLLANA APPARTENEVA A MIA NONNA, PRIMA CHE MORISSE ME LA REGALO’ E MI FECE PROMETTERE CHE UN GIORNO SAREBBE STATA AL COLLO DELLA DONNA DELLA MIA VITA; L’HO TENUTA FINO AD ORA E VORREI TANTO CHE AVESSE AVUTO L’OPPORTUNITA’ DI CONOSCERTI, PERCHE’ SONO SICURA CHE LE SARESTI PIACIUTA MOLTISSIMO. DIETRO IL CIONDOLO C’E’ SEMPRE STATA INCISA LA MIA INIZIALE ED ORA E’ INCISA ANCHE LA TUA. TI AMO.
Al termine del discorso scrosciò un applauso da parte di tutti gli invitati; Eliza agganciò la collana al collo di sua moglie, che ormai non aveva più le forze per trattenere le lacrime. Arizona abbracciò sua moglie e prese il coraggio per rispondere.
  • MI HAI FATTO COMMUOVERE ED ORA SPERO DI RIUSCIRE A DIRE TUTTO CIO’ CHE AVEVO PENSATO. GRAZIE PER LE TUE PAROLE, GRAZIE PER QUESTO DONO MERAVIGLIOSO, MA SOPRATTUTTO GRAZIE PER AVER MESSO A POSTO TUTTI I PEZZI DEL MIO CUORE; NON SONO UNA PERSONA FACILE DA AVERE ACCANTO, MA PROMETTO CHE MIGLIORERO’. HO ANCHE IO UNA COSA DA DARTI – Penny si alzò e porse la scatolina ad Arizona – QUESTO CIONDOLO E’ IL SIMBOLO DI UN NUOVO INIZIO, HO FATTO INCIDERE LE NOSTRE INIZIALI E LA DATA DI OGGI, PERCHE’ PER ME OGGI E’ COME SE CI FOSSIMO SPOSATE DI NUOVO, DA OGGI E’ COME SE INIZIASSE UNA NUOVA VITA CON TE. TI AMO
Un altro applauso scrosciò nella stanza ed Eliza posò le sue labbra su quelle di sua moglie.
Era tutto perfetto.
Al termine della serata, quando ormai tutti gli invitati erano tornati a casa, Eliza ed Arizona si fermarono a guardare Sofia che dormiva nel passeggino.
  • E’ STATA UNA SERATA PERFETTA ANCHE PER LEI
  • EH GIA’. NON VEDEVA L’ORA CHE ARRIVASSE QUESTO GIORNO. PORTIAMOLA A CASA, MA CALLIE E PENNY DOVE SONO?
  • CIRCA MEZZ’ORA FA MI AVEVANO DETTO CHE SAREBBERO ANDATE FUORI
  • VADO A VEDERE, COSI’ DICO LORO CHE TORNIAMO A CASA
Quando Arizona uscì, dovette fare quasi l’intero giro della tenuta, prima che le trovasse; erano sedute su una panchina e Penny aveva la testa poggiata sulla spalla di Callie.
  • QUANDO LO DIRAI AD ARIZONA? – non appena Penny pronunciò quella frase, Arizona si bloccò, non fece né un passo avanti, né uno indietro.
  • DOMANI MATTINA, PRIMA CHE VADANO IN OSPEDALE. TU SEI SICURA DI VOLERLO FARE?
  • CERTO, ALTRIMENTI TE LO AVREI DETTO SUBITO
 
  • SCUSATEMI, DOBBIAMO ANDARE
Per tutto il viaggio le quattro donne non parlarono; Arizona aveva ascoltato quella conversazione, ma non voleva dire nulla fino a quando Callie non avesse iniziato il discorso; Eliza, invece, non capiva il motivo per cui si era creata quella situazione.
Quando arrivarono a casa, Penny e Callie andarono subito a letto e mentre Arizona metteva a dormire Sofia, Eliza si adagiò sul divano del salotto.
  • EHI NON VAI A DORMIRE?
  • NO VOGLIO STARE UN PO’ QUI CON TE. TI VA?
  • CERTO, VADO A CAMBIARMI E ARRIVO
Arizona tornò da Eliza, che le fece posto tra le sue gambe. Le due rimasero così fino a quando la bionda non decise di rivelare a sua moglie ciò che aveva ascoltato
  • E PERCHE’ NON LE HAI CHIESTO SPIEGAZIONI? STAVANO PARLANDO DI TE
  • LO SO, MA HO ASCOLTATO CALLIE DIRE CHE MI AVREBBE PARLATO DOMATTINA, QUINDI ASPETTERO’ E POI AVREI DOVUTO CONFESSARE CHE STESSI ORIGLIANDO
  • MMM, VA BENE, ASPETTIAMO DOMANI MATTINA. SECONDO TE COSA POTREBBE ESSERE?
  • NON NE HO IDEA, HO PAURA CHE SIA QUALCOSA CHE RIGUARDI SOFIA
  • NON PUO’ PORTACELA VIA, SU QUESTO NON DEVI PREOCCUPARTI
  • LO SO, MA FORSE VORRA’ TRASCORRERE PIU’ TEMPO CON LEI E CIO’ VORRA’ DIRE PIU’ VIAGGI IN AEREO ED E’ SOLO UNA BAMBINA
  • DAI, NON FASCIAMOCI LA TESTA PRIMA DEL DOVUTO. OCCUPIAMO LA MENTE CON QUALCOS’ALTRO
  • COSA HAI IN MENTE?
Con un gesto, che ad Arizona parve fulmineo, Eliza si ritrovò su di lei
  • VOGLIO FARE L’AMORE CON TE –  la bionda sfiorò con le dita la guancia di Eliza e le posò un
bacio lieve sulle labbra; un bacio delicato, un bacio che non aveva fretta. La mora non ebbe bisogno di parole, quel gesto da parte di sua moglie fu per lei il consenso per approfondire. Arizona fu sommersa da un’infinità di emozioni e diventò sempre più difficile respirare regolarmente. Sentì le mani di Eliza cercare le sue ed Arizona deglutì mentre si perdeva negli occhi di sua moglie, che la guardavano come se fosse la cosa più bella al mondo. Arizona iniziò a muovere le sue mani sotto la maglia di Eliza, le accarezzò la schiena per poi liberarla da quell’indumento. Si cercavano l’un l’altra, come se fosse la loro prima volta. Eliza sfiorò il profilo del naso di Arizona contro il suo e si inumidì le labbra lasciando che Arizona ne studiasse ogni minimo movimento. La bionda sfiorò la bocca di Eliza con la sua e si morse il labbro. La reazione della mora non tardò ad arrivare, infatti Eliza fece scivolare via il pantalone della moglie e con un dito le accarezzò l’intimità; quel tocco provocatorio, fece sì che, senza preavviso, Arizona entrasse in Eliza una, due, tre volte; ogni spinta fece boccheggiare la mora, le parti si erano invertite: la bionda era sulla mora e non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare. Eliza faceva sempre più fatica a mantenere il controllo e quando Arizona se ne accorse, senza lasciare la presa la trasportò in camera da letto dove Eliza si abbandonò ad un lungo e intenso piacere.
 
Quando la mattina dopo il sole filtrò dalla finestra della camera da letto, le due donne erano ancora abbracciate e semi coperte dalle lenzuola. La prima a muoversi fu Arizona, che si stiracchiò e rimase a guardare sua moglie dormire.
  • PERCHE’ MI GUARDI?
  • SEI BELLISSIMA QUANDO DORMI
  • NON STAVO SBAVANDO, OPPURE RUSSANDO?
  • NO, ERI MAGNIFICA
  • GRAZIE AMORE. VORREI TANTO RIMANERE TUTTO IL GIORNO IN QUESTA STANZA
  • E SE CI PRENDESSIMO LA MATTINATA LIBERA?
  • NON POSSIAMO, SOFIA NON ANDRA’ A SCUOLA E POI CI SONO CALLIE E PENNY
  • ANDIAMO AL NOSTRO NIDO?
  • MMM E’ ALLETTANTE, MA VEDIAMO PRIMA COSA DEVONO DIRCI. SPERO NON ROVINERANNO QUESTA SERENITA’
Eliza ed Arizona decisero di alzarsi con la speranze che Callie e Penny fossero già in piedi. Il fatto che avessero deciso qualcosa che riguardasse tutte loro metteva ad entrambe un po’ di agitazione. Fortunatamente, quando entrarono nella cucina, le trovarono a fare colazione, segno che di lì a poco avrebbero parlato.
  • BUONGIORNO RAGAZZE
  • BUONGIORNO ANCHE A VOI
  • SOFIA ANCORA DORME?
  • SI SONO ANDATA A CONTROLLARE ED E’ ANCORA IN UN SONNO PROFONDO
  • IERI SERA ERA STANCHISSIMA
  • SENTI ARIZONA, IO E PENNY DOVREMMO DIRVI UNA COSA
  • DEVO PREOCCUPARMI?
  • NON DOVRESTI, MA DIPENDE DA CHE PUNTO GUARDI LA QUESTIONE
  • VA BENE, DITECI PURE
  • ABBIAMO DECISO DI TRASFERIRCI DI NUOVO A SEATTLE
Eliza ed Arizona si guardarono con lo shock negli occhi.
Arizona: STATE SCHERZANDO, VERO?
Callie:     NO ARIZONA, PENNY ORMAI PUO’ FINIRE QUI LA SPECIALIZZAZIONE ED IO DEVO VEDERE QUALE OSPEDALE DI SEATTLE PUO’ASSUMERMI, ANCHE SE NON CREDO DI TROVARE ENORMI PROBLEMI
Arizona: CALLIE, IO CAPISCO IL MOTIVO PER CUI LO FAI, MA POSSIAMO TROVARE UNA      SOLUZIONE MENO DRASTICA DI QUESTA
Callie: QUAL E’ IL PROBLEMA?
Arizona: SONO STANCA DI AVERTI SEMPRE INTORNO. VOGLIO VIVERE LA MIA VITA CON LA MIA FAMIGLIA, SENZA TROVARMI DI FRONTE AL PASSATO CONTINUAMENTE
Eliza: CALLIE, ARIZONA HA RAGIONE, PERCHE’ CAMBIARE TUTTO ORA? SE E’ PER SOFIA CERCHIAMO DI TROVARE ALTRE SOLUZIONI
Penny: ELIZA, TU HAI SOFIA SEMPRE CON TE, NONOSTANTE NON SIA TUA FIGLIA E SE SOLO PROVASSERO A TOGLIERTELA NE SOFFRIRESTI ALMENO QUANTO NE SOFFRIREBBE ARIZONA, QUINDI PER TE E’ FACILE PARLARE COSI’, MA A NOI MANCA TANTISSIMO E VOGLIAMO AVVICINARCI A LEI
Arizona: BENE, AVVICINATEVI MA NON QUI A SEATTLE. LA QUESTIONE E’ CHIUSA PER ME. ME NE VADO A LAVORO. VIENI CON ME, ELIZA?
Eliza: SI PRENDO LE MIE COSE E POSSIAMO ANDARE. VOI QUANDO AVETE L’AEREO?
Callie: DOMANI MATTINA, PERO’ NON POTETE ANDARVENE COSI’, LA DECISIONE SPETTA ANCHE A NOI
Arizona: CERTO, MA SAPETE CHE A NOI NON STA BENE. QUANDO TORNEREMO A CASA NE RIPARLEREMO. BUONA GIORNATA.
Arizona ed Eliza erano in macchina. La bionda guidava, ma Eliza poteva capire a cosa stesse pensando.
  • AMORE, VEDRAI CHE TROVEREMO UNA SOLUZIONE
  • PERCHE’ DEVONO SEMPRE ROVINARMI TUTTO? PERCHE’? CAPISCO CHE LE MANCHI SOFIA, MA VENIRE QUI A SEATTLE E’ TROPPO PER ME
  • LO SO, NON E’ FACILE, MA FORSE SOFIA NE TRARREBBE VANTAGGIO; AVREBBE ENTRAMBE LE MADRI ACCANTO A LEI
  • LO SO, MA AVERLE QUI A SEATTLE  PER ME E’ DIFFICILE E LO SAREBBE ANCHE PER TE, CREDIMI
  • HAI RAGIONE, MA PROVIAMO A PENSARE AD UNA SOLUZIONE CHE POSSA FAR FELICE SOFIA
  • IO SAREI D’ACCORDO SE SI AVVICINASSERO, MA NON QUI A SEATTLE, PERCHE’ CIO’ VORREBBE DIRE ANCHE STESSO OSPEDALE, PERCHE’ SO CHE MIRANDA PRENDEREBBE ENTRAMBE, SENZA PENSARCI TROPPO. CALLIE E’ TRA LE MIGLIORI NEL SUO CAMPO E PENNY HA UN GRANDE FUTURO AVANTI A SE’
  • STASERA QUANDO TORNEREMO PRENDEREMO IN CONSIDERAZIONE PIU’ OPZIONI, MA NON DOVREMO DISCUTERE, PERCHE’ CI SARA’ ANCHE SOFIA
  • NO SOFIA LA PORTERO’ DA MEREDITH, NON LE FARO’ ASSISTERE AD UN ENNESIMO LITIGIO
  • BUONA IDEA. CI VEDIAMO PER PRANZO?
  • PENSO DI SI, TI CHIAMO PIU’ TARDI. BUONA GIORNATA AMORE
  • BUONA GIORNATA ANCHE A TE

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Capitolo 62
*** Cambiamenti ***


La giornata lavorativa di Eliza ed Arizona si era appena conclusa. Entrambe avevano avuto degli interventi durante la giornata, ma per il pranzo erano riuscite a incontrarsi per trovare una soluzione a quello che Callie aveva detto loro quella mattina stessa. Arizona non voleva in nessun modo permettere alla sua ex moglie di stravolgere di nuovo la sua vita. Era consapevole del fatto che qualche mese prima era stata proprio lei a chiederle di trasferirsi a Seattle, ma era stato un momento buio per la mora e Arizona avrebbe voluto aiutarla. Ora la situazione era diversa: avevano trovato tutte una loro stabilità e tornare a lavorare insieme sarebbe stato tutto tranne che una buona idea.
  • EHI AMORE, CI SEI?
  • SI SCUSAMI, STO  PENSANDO A COSA CI ASPETTERÀ UNA VOLTA ARRIVATE A CASA. GUIDI TU?
Arizona porse le chiavi dell’auto ad Eliza ed entrarono in macchina
  • QUINDI QUAL È LA NOSTRA DECISIONE, ARIZONA?
  • E ME LO CHIEDI ANCHE? OVVIAMENTE NO, DEVONO ANDARSENE
  • MA PERCHÉ? PROVA A RIFLETTERE; SEATTLE È GRANDE E CALLIE NON TI HA DETTO CHE VOGLIONO VIVERE SOTTO IL NOSTRO STESSO TETTO O CHE VERRANNO A LAVORARE AL “GREY SLOAN”, TI HA DETTO SOLO CHE VOGLIONO AVVICINARSI A SOFIA, È ANCHE SUA FIGLIA E LE MANCA. TU SEI ANDATA A NEW YORK A PRENDERLA PER QUANTO TI MANCAVA.
  • ELIZA NON CAPISCI? SE NOI DOVESSIMO ACCETTARE QUESTA SITUAZIONE, CALLIE FARA’ DI TUTTO PER TRASCORRERE PIU’ TEMPO POSSIBILE CON SOFIA
  • ARIZONA, TI GIURO CHE FATICO A STARTI DIETRO. STAI GIUDICANDO CALLIE, PERCHE’ VUOLE PASSARE DEL TEMPO CON  SUA FIGLIA? MI DICI QUAL E’ IL VERO PROBLEMA?
  • E’ QUESTO IL VERO PROBLEMA
  • NON TI CREDO, DIMMI LA VERITA’
  • NON VOGLIO VEDERLA PIU’, NON VOGLIO RENDERLA PARTECIPE DI OGNI COSA CHE ACCADE NELLA MIA VITA, NON LA VOGLIO QUI. IO SONO FELICE CON TE, CON SOFIA E CON IL FUTURO BAMBINO. TU PRIMA DI TUTTI DOVRESTI BOCCIARE QUESTA IDEA
  • SO CHE PER TE E’ DIFFICILE, MA PER UNA VOLTA NON DEVI PENSARE A TE STESSA, MA A SOFIA, A VOSTRA FIGLIA; NON IMPORTA NEANCHE CIO’ CHE PENSO IO IN QUESTO MOMENTO; NON IMPAZZISCO ALL’IDEA DI VEDERE SPESSO LA TUA EX MOGLIE, MA QUANDO C’E’ UNA BAMBINA DI MEZZO NON HO NESSUNA INTENZIONE DI INTERFERIRE
  • COSI’ SEMBRO IO LA CATTIVA
  • NON SEI CATTIVA. NON RIESCI AD ESSERE OBIETTIVA ED E’ COMPRENSIBILE. ORA PERO’ DEVI METTERE DA PARTE IL MALE CHE TU E CALLIE VI SIETE FATTE E PENSARE AL BENE DI SOFIA
Eliza parcheggiò sul vialetto di casa e le due donne si prepararono ad entrare.
Callie era indaffarata ai fornelli, mentre Penny stava apparecchiando la tavola.
Arizona: CIAO CALLIE, CIAO PENNY
  Penny: BENTORNATE. TUTTO BENE IN OSPEDALE?
    Eliza: FORTUNATAMENTE SI, A PARTE LA STANCHEZZA
   Callie: SE VOLETE POTETE ANDARE A CAMBIARVI PER LA CENA, COSI’ NEL FRATTEMPO FINIAMO DI               PREPARARE
Arizona: SI BUONA IDEA, TORNIAMO TRA POCO
 
Le due donne andarono in camera da letto, si svestirono e si misero sotto la doccia. Il getto di acqua calda fece rilassare i muscoli di Arizona. Si sentì cingere la vita da dietro e il calore si espanse lungo tutto il corpo. Eliza le baciò prima le spalle, poi il collo e la fece voltare lasciandole dei baci sulle labbra.
  • EHI, DOBBIAMO ANDARE
  • POSSONO ASPETTARE, HAI BISOGNO DI RILASSARTI UN PO’
Dicendo ciò Eliza accarezzò la schiena di Arizona fino a scendere sulle cosce, per poi andare verso l’interno; a quel tocco la bionda sussultò e la mora portò le dita all’interno di sua moglie. La appoggiò con la schiena al vetro e con dei colpi delicati, ma intensi le provocò un orgasmo.
Arizona iniziò a baciare ogni angolo del corpo di Eliza, mentre l’acqua calda continuava a cadere sui loro corpi.
  • ORA ANDIAMO VERAMENTE
Le due donne, anche se controvoglia, uscirono dalla doccia, si asciugarono e non appena furono pronte tornarono in salotto, dove trovarono tutto pronto.
  • GRAZIE PER LA CENA CALLIE, SEMBRA TUTTO BUONISSIMO
  • ERA IL MINIMO CHE POTESSI FARE
La cena iniziò e nell’aria regnava un clima di calma apparente. Tutte e quattro le donne sapevano di dover incominciare il discorso, ma nessuna aveva il coraggio di farlo.
  • QUALCHE CASO COMPLICATO?
  • NO TUTTO TRANQUILLO. OPERAZIONI GIA’ PROGRAMMATE DA TEMPO E CONCLUSE POSITIVAMENTE
  • MI MANCA OPERARE, NON VEDO L’ORA DI TORNARE A LAVORO
  • DOVE PRECISAMENTE? A NEW YORK O A SEATTLE?
  • ARIZONA… - Eliza cercò di far capire a sua moglie che il tono utilizzato non era appropriato, ma la bionda non ci fece caso
  • NO ELIZA, FA BENE ARIZONA A VOLERE SUBITO DELLE RISPOSTE, MA RIMANGONO LE STESSE DI STAMATTINA; CI MANCA SOFIA E VOGLIAMO TORNARE. NON E’ UN MODO PER INTRALCIARE LA VOSTRA VITA E SE PUO’ AIUTARTI CERCHEREMO UNA CASA LONTANA DA QUI, FAREMO DOMANDA IN UN ALTRO OSPEDALE E CI VEDREMO SOLO ED ESCLUSIVAMENTE PER SOFIA. VA BENE?
  • HO ALTRA SCELTA?
  • NO ARIZONA, L’UNICA SOLUZIONE E’ QUESTA. SIAMO PARTITE PER NEW YORK PER LAVORO ED E’ STATO DIFFICILISSIMO, NONOSTANTE AVESSIMO PORTATO CON NOI SOFIA, MA DOVRESTE SAPERE MEGLIO DI ME QUANTO SIA DIFFICILE ENTRARE IN UN NUOVO AMBIENTE.
  • SI CALLIE, TI CAPISCO, MA I DUBBI DI ARIZONA SONO COMPRENSIBILI: NE AVETE PASSATE TANTE INSIEME E AVERTI DI NUOVO QUI VICINO E’ DIFFICILE DA MANDARE GIU’
  • LO SO ELIZA, ANCHE PER ME NON E’ SEMPLICE, E CREDO CHE NON LO SIA NEANCHE PER TE E PENNY, MA CERCHIAMO DI METTERE DA PARTE I NOSTRI RANCORI E PENSARE A SOFIA: CI VORREBBE ENTRAMBE ACCANTO A LEI
  • EH VA BENE. QUANDO INIZIERETE A CERCARE UN POSTO QUI?
  • A NEW YORK DOVREMO STARE ANCORA UN PO’ PER DARE LA POSSIBILITA’ AL PRIMARIO DI CHIRURGIA DI TROVARE UN MIO SOSTITUTO, DOPODICHE’ INIZIEREMO A FARE QUALCHE TELEFONATA QUI A SEATTLE
  • SICURAMENTE PER I POSTI IN OSPEDALE NON CI SARANNO PROBLEMI, SIETE TRA LE PIU’ BRAVE
  • GRAZIE ELIZA
  • PER QUANTO RIGUARDA LA CASA, INVECE?
  • PER QUELLA NON CI POSSIAMO MUOVERE FINO A QUANDO NON SAPREMO IN CHE OSPEDALE LAVOREREMO
  • NEL FRATTEMPO POTRESTE RIMANERE QUI
  • ELIZA, MA CHE TI SALTA IN MENTE?
  • ARIZONA HA RAGIONE, ANDREMO IN HOTEL
  • MA NOI PRESTO CERCHEREMO UN’ALTRA CASA, QUINDI FINO A QUANDO NON VENDEREMO QUESTA POTRESTE RIMANERE QUI
  • VOI DOVE CERCHERETE?
  • QUESTO QUARTIERE CI PIACE MOLTO, QUINDI RIMARREMO NEI DINTORNI, SPERANDO DI TROVARE QUALCOSA CHE CI PIACCIA. ANDREMO DOMANI POMERIGGIO CON SOFIA
  • BENE, QUINDI SI E’ DECISO. SCUSATEMI, MA ORA SONO STANCA E VADO A LETTO
  • ASPETTA ARIZONA, VENGO CON TE. QUI LASCIATE TUTTO COSI’, CI PENSIAMO NOI DOMATTINA, AVETE FATTO GIA’ MOLTO
Arizona ed Eliza si infilarono sotto le coperte e la mora avvolse un braccio attorno a sua moglie.
  • SEI ARRABBIATA?
  • UN PO’. PERCHE’ HAI DETTO LORO DI VENIRE IN QUESTA CASA?
  • PERCHE’ NON CI VEDO NESSUN PROBLEMA; NOI TRA POCO CE NE ANDREMO E QUESTA CASA RIMARRA’ VUOTA FINO A QUANDO NON ARRIVERA’ QUALCUN ALTRO, MI SEMBRAVA LA SOLUZIONE PIU’ LOGICA
  • E SE NON DOVESSIMO FARE IN TEMPO?
  • ANDRANNO IN HOTEL. AMORE, NON PRENDERLA COSI’ MALE; LA NOSTRA VITA NON VERRA’ CAMBIATA E CALLIE NON VUOLE METTERSI TRA NOI DUE
  • LO SO, MI ERO SOLO ABITUATA ALLA SUA ASSENZA
  • TI CAPISCO
  • QUINDI DOMANI INIZIAMO CON LE RICERCHE?
  • ESATTO E POI SABATO, CHE AVREMO TUTTA LA GIORNATA LIBERA, ANDREMO NELL’UFFICIO ADOZIONI. CHE NE DICI?
  • PERFETTO. CHISSA’ SE RIUSCIAMO A TROVARE BAM, DOMANI CHIEDO INFORMAZIONI AL NIDO, MOLTO PROBABILMENTE SONO ANCORA IN CONTATTO CON LA CASA FAMIGLIA
  • OTTIMA IDEA. CERCHIAMO DI NON ILLUDERCI PERO’, SAPPIAMO CHE I NEONATI VENGONO AFFIDATI PRIMA DEI BAMBINI PIU’GRANDI
  • LO SO, INFATTI NON HO MOLTA SPERANZA. NEL CASO AVESSE GIA’ TROVATO DEI GENITORI COSA FAREMO?
  • POSSO ESSERE SINCERA?
  • CERTO
  • VORREI PROVARE AD AFFRONTARE UNA GRAVIDANZA. VORREI CHE IL NOSTRO BAMBINO POSSA AVERE IL TUO FANTASTICO SORRISO O I TUOI OCCHI. LO VORREI TANTO
  • IO NO ELIZA, IO VORREI TANTO CHE PRENDESSE I TUOI SPLENDIDI OCCHI, MA ANCHE LA TUA BONTA’
  • PER UN ATTIMO CREDEVO MI STESSE PER VENIRE UN INFARTO
  • SCUSAMI AMORE, L’HO FATTO APPOSTA.
  • PERDONATA. SIAMO MEDICI, QUINDI SAPPIAMO CHE CI VORRA’ MOLTO PRIMA DI RIUSCIRCI
  • LO SO, MA SONO SICURA CHE CE LA FAREMO
  • NE SONO SICURA ANCHE IO
  • SONO FELICE AMORE, LO SO CHE E’ PRESTO, MA STARE QUI CON MIA MOGLIE E PARLARE DI UN FUTURO BAMBINO MI FA SENTIRE BENE
  • ANCHE A ME. AVREMO UNO SCRICCIOLETTO PER CASA TE LO IMMAGINI?
  • MMM QUALCOSA SI: IL TUO SORRISO, I MIEI OCCHI E I TUOI CAPELLI. CARATTERIALMENTE, INVECE, PURTRPOPPO CREDO CHE PRENDERA’ IL TUO BRUTTO CARATTERE
  • MA COME BRUTTO CARATTERE? RITIRA QUELLO CHE HAI DETTO
Arizona si buttò su Eliza e iniziò a torturarla con il solletico. La mora si dimenava, ma rideva a crepapelle e così anche Arizona. In quella camera, quella sera, vi era la vera felicità.

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Capitolo 63
*** Non puoi farci nulla ***


  • Sofia, allora cosa ne pensi di questa?
  • Mmm no non mi piace
Arizona, Eliza e Sofia erano all’interno della quarta casa del giorno e l’agente immobiliare che le stava accompagnando sembrava alquanto infastidita. Avevano deciso di far avere l’ultima parola alla bambina, ma non pensavano sarebbe stato così difficile. In ognuna delle case aveva trovato un difetto: nella prima, la sua cameretta era troppo piccola; nella seconda, la camera del futuro fratellino era troppo grande e per un bambino così piccolo non andava bene; nella terza, la bambina si era quasi convinta, fino a quando non aveva visto che non aveva abbastanza giardino.
  • Arizona, mi dici il motivo per cui dobbiamo far decidere a Sofia? Così non finiremo mai
  • Per renderla partecipe. D’altronde anche a me non piacciono le case che abbiamo visto
  • Beh a me si. La prima che abbiamo visto non era affatto male, aveva tutto ciò che cerchiamo
  • A parte il secondo bagno nella nostra camera
  • È una prerogativa?
  • Direi proprio di si
  • Va bene, per oggi basta. Non ce la faccio più
Le due donne congedarono l’agente immobiliare e tornarono a casa.
  • Piccola, lo sai che prima o poi dovremo scegliere una nuova casa?
  • Lo so mamma, ma tutte quelle che abbiamo visto non mi piacciono
  • Che ne dici allora di dare uno sguardo su Internet, così per la prossima volta saremo pronte?
  • Va bene
  • Mentre voi guardate io preparo la cena e poi mi farete vedere
L’ora della cena era arrivata e non appena si sedettero a tavola Sofia finalmente annunciò di aver trovato la casa adatta a tutti e quattro.
Eliza prese il tablet che Sofia le stava porgendo e iniziò a sfogliare le varie foto. Appena le immagini iniziarono a scorrerle davanti gli occhi, un boccone che aveva appena messo in bocca, le andò quasi di traverso
  • Amore, siamo sicure che sto guardando la casa che avete scelto?
Eliza girò il tablet nella direzione di Arizona per essere certa di ciò che stava guardando
  • Si si è proprio questa
  • Non credo possiamo permettercela; ok che guadagniamo bene, ma non abbastanza per questa casa
  • So che è eccessiva e che forse non ne avremmo bisogno, ma con un po’ di sacrifici potremmo farcela
  • Io avevo pensato ad una casa dove non rischiamo di perderci
  • Uffa Eliza, a me piaceva tanto questa
  • Lo so piccola, ma vediamo di cercare qualcosa di più accogliente
  • Va bene, allora cercherò qualcos’altro
Quando le tre ebbero finito di cenare, Sofia andò nella sua camera a giocare, mentre Arizona ed Eliza si sedettero sul divano a guardare un film.
  • Senti Arizona, mi dispiace per prima, ma davvero quella casa è enorme e non è solo per i soldi
  • Lo so, ti capisco, ma era davvero bella
  • Era stupenda, una casa che tutti sognerebbero di avere, ma a noi basta avere un tetto sotto la testa per essere felici; facciamo tutto questo solo ed esclusivamente per i bambini
  • Hai ragione, mi sono fatta prendere la mano. Stamattina sono andata a chiedere per Bam
  • E cosa ti hanno detto?
  • Qualche giorno fa c’era una coppia interessata all’adozione, ma in ospedale non sanno se sia andata a buon fine o meno
  • Ti sei fatta dare il nome della casa famiglia? Domani è sabato e nessuna delle due lavora, magari possiamo dare un’occhiata
  • Si, l’ho salvato sul telefono. Con Sofia come facciamo?
  • Vogliamo chiedere ad Amelia?
  • Provo a mandarle un messaggio
La bionda si alzò, andò a prendere il telefono che aveva lasciato sul mobile all’ingresso e intanto Eliza riprese il tablet in mano con la speranza di trovare una casa che accontentasse tutte.
  • Fatto, cosa stai guardando?
  • Guarda qui questa casa? Penso che sia perfetta: 5 camere da letto, 2 bagni, salotto e cucina in due ambienti differenti e ampio giardino
  • Wow sembra davvero bella. Dov’è?
  • A cinque isolati da qui
  • Bene, domani mattina chiamiamo e andiamo a vederla
La casa era stata approvata anche da Sofia, Amelia aveva acconsentito a tenere la bambina e le due donne, dopo aver messo a letto la bambina, si prepararono per la notte.
  • Posso mettertela io?
Arizona aveva preso il flacone di crema che solitamente metteva prima di andare a dormire e lo porse a sua moglie. La bionda così si mise distesa sul letto in posizione prona ed Eliza sopra di lei, iniziando a massaggiarle la schiena
  • Eliza, se questa casa dovesse essere quella giusta, vorrebbe dire che da qui ce ne andremo molto presto; devo chiamare Callie?
  • Amore, credo di si. Non appena firmeremo il contratto inizieremo con il trasloco; una volta firmato credo però che sia meglio mettere subito in vendita la casa, non vorrei che passasse troppo tempo, poi dipenderà anche dai tempi di Callie e Penny. A New York hanno sicuramente ancora molte cose da sistemare.
  • Sono in ansia per domani
  • Anche io. Promettimi che se Bam dovesse aver trovato già una famiglia non ci abbatteremo.
  • Te lo prometto. Bam sarà sicuramente felice con qualsiasi famiglia e noi proveremo altre strade
Le due donne trascorsero il resto della serata tra chiacchiere e coccole.
Il giorno seguente, come organizzato, portarono Sofia da Amelia per poi dirigersi verso la casa da visionare
  • Wow è ancora più bella di come appare nelle foto
  • Eh già, questa è la volta buona
  • Allora Signore, la prendete?
  • Direi proprio di si
  • Bene, non appena avrò tutti i documenti vi chiamerò
  • Perfetto, grazie mille
L’agente immobiliare uscì dalla casa lasciando le due donne da sole. Eliza si avvicinò lentamente a sua moglie e le lasciò un dolce bacio sulle labbra
  • Sono felice amore
  • Anche io
  • Ti dispiace lasciare l’altra casa a degli sconosciuti?
  • Un po’ si, ma solo perché è stato un pezzo importante della mia vita e non vedo l’ora di arredare e fare nostra questa casa
  • Anche io. Andiamo a pranzo fuori? Nel frattempo chiamiamo anche la casa famiglia
Eliza ed Arizona quella mattina la trascorsero come se fossero ad uno dei loro appuntamenti: chiacchierarono del più e del meno, sognarono l’arredamento della loro nuova casa, immaginarono l’aspetto che avrebbe avuto il loro bambino, il suo primo sorriso, la sua prima parola.
Eliza ed Arizona per la prima volta sgombrarono la loro mente da qualsiasi pensiero negativo.
Chiamarono il responsabile della casa famiglia per fissare un appuntamento, che avrebbero avuto di lì a due ore.
  • Lo sai che ti amo? – Arizona era distesa sull’erba con la testa sulle gambe di Eliza e guardava un punto indefinito sopra di lei
  • Certo che lo so, anche io ti amo
  • Ti amo davvero, ti amo di un amore che non riesco a spiegare neanche a me stessa, nonostante ormai il nostro matrimonio si sia consolidato; ogni volta che siamo insieme riesci a farmi provare sensazioni sempre nuove, se questo è il vero amore, prima di conoscerti cos’era?
  • Era un amore diverso. Forse dovevi provare proprio quel tipo di amore per renderti conto che con me le cose sarebbero state diverse
  • Forse si
Arizona sembrò accettare la risposta di sua moglie e si alzò per incamminarsi verso la macchina. Una volta partite, man mano che si avvicinavano alla destinazione, la loro agitazione cresceva; anche se desideravano, con tutto il loro cuore intraprendere una gravidanza, sapevano che se Bam fosse stata già adottata, un po’ ci sarebbero rimaste male, in fondo quella bambina era entrata nei loro cuori dal primo giorno in cui l’avevano vista e sarebbe stato difficile accettare una risposta negativa, soprattutto per Arizona che aveva avuto fin da subito dei dubbi.
Non appena arrivarono si trovarono in una struttura bellissima; era molto curata e l’ampio giardino era pieno di giochi per bambini di tutte le età. Ad accoglierle trovarono la direttrice, che le accompagnò nel suo studio
  • Per telefono mi avevate anticipato che sareste interessate ad adottare un bambino, giusto?
  • Esattamente, ma in realtà siamo venute per una bambina in particolare. Siamo del “Grey Sloan Memorial Hospital” ed io in particolare ho curato una neonata che poi abbiamo trasferito qui
  • Aspetti controllo subito
  • Se può aiutarla, le dico che questa neonata era in procinto di essere adottata
  • Le faccio vedere qualche foto, così può dirmi se la riconosce
La direttrice girò il monitor verso Arizona ed Eliza e fece vedere loro tutti i neonati che erano in quella casa famiglia. Ad Arizona si strinse il cuore nel vedere ogni singola foto, avrebbe voluto che ogni bambino avesse una famiglia che lo amasse, proprio come lei amava Sofia.
  • Non c’è in nessuna di queste foto
  • Mi dispiace, ciò vuol dire che è stata adottata
  • So che è chiederle troppo, ma si potrebbe sapere da chi?
  • No mi dispiace, non possiamo divulgare questo genere di informazione
  • Ok capiamo
  • La vostra adozione era prettamente legata a quella bambina?
  • Si esattamente. Purtroppo per vari motivi non abbiamo potuto accelerare i tempi e sapevamo che ci sarebbe stata questa eventualità
  • Mi dispiace molto, magari potreste vedere qualche altro bambino, ognuno di loro ha bisogno di una famiglia e voi mi sembrare un’ottima coppia
  • Grazie mille, ma ci penseremo
Le due donne si congedarono a malincuore. In auto la tensione poteva essere tagliata con un coltello; se da una parte Eliza era dispiaciuta per la notizia appena ricevuta, dall’altra Arizona si sentiva in colpa per aver avuto troppi dubbi in un momento in cui non avrebbe dovuto averli.
La prima cosa che fecero fu andare a prendere Sofia da Amelia che, appena aprì loro la porta di casa capì subito ciò che era successo
  • Ragazze, sarebbe inutile chiedevi spiegazioni perle vostre facce, vero?
  • Si Amelia, scusaci. Puoi chiamarci Sofia così torniamo a casa?
  • Certo, vado subito
 
  • Allora mamma, avete preso la nuova casa? – Eliza, Arizona e Sofia rientrarono in casa e la bambina iniziò a tempestare di domande le due donne. La mora si rifugiò nella camera da letto, mentre la bionda rispose ai dubbi di sua figlia, che sembrò accettare tutto ciò che la madre le spiegò
  • Ora vai in salotto a guardare un po’ di tv; io ed Eliza siamo in camera da letto se hai bisogno di qualcosa
 
Quando Arizona aprì la porta della loro camera, trovò Eliza distesa supina sul loro letto. Nonostante avesse gli occhi chiusi, Arizona sapeva perfettamente che sua moglie era pervasa da una moltitudine di pensieri e in cuor suo sperava che nessuno di quei pensieri prevedesse lei. Le si avvicinò e iniziò ad accarezzare il viso.
  • Amore, cosa ti succede?
  • Nulla, non preoccuparti, ho solo bisogno di riposare cinque minuti
  • Ehi, lo sai che puoi parlarmi di tutto, vero?
  • In realtà non lo so, perché potrei ferirti
  • È per Bam, vero? Mi stai dando la colpa?
  • Non ti sto dando la colpa, ma se avessimo agito prima, ora forse sarebbe stata a casa con noi
  • Bel modo per non darmi la colpa, Eliza. Ci eravamo ripromesse che non ci saremmo abbattute e cos’ dovremo fare
  • Lo so, mi dispiace, ma per ora non riesco a non essere delusa
  • Delusa Eliza? Bene, me lo merito a quanto pare. Rimani qui quanto vuoi, io vado di la da nostra figlia; si perché in salotto abbiamo una bambina che ha bisogno di noi
  • Sai benissimo quanto io tenga a Sofia, non cercare di farmi sentire in colpa
  • Mi dispiace Eliza, ma cosa posso farci se in quel momento non me la sentivo di avere un bambino?
  • Nulla Arizona, non puoi farci nulla

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Capitolo 64
*** Baciami, scema ***


Il giorno seguente, per Arizona, arrivò fin troppo velocemente.
Quella notte non era riuscita a chiudere occhio, ma proprio nel momento in cui la stanchezza aveva preso il sopravvento, la sveglia aveva iniziato a suonare.
Ancora con gli occhi semi chiusi, a tentoni arrivò al telefono che si trovava sul comodino e lo spense. Si voltò verso sua moglie, che ancora dormiva e con un gesto della mano le spostò una ciocca di capelli dal viso. Non appena le sue dita sfiorarono la pelle della mora, dei brividi la pervasero per tutto il corpo. La sera prima Eliza le aveva confessato la sua delusione nei suoi confronti; anche se Arizona avesse dovuto aspettarsi una reazione del genere, non avrebbe mai immaginato che potessero andare a dormire senza chiarire. Dopo la cena, trascorsa scambiandosi solo frasi di circostanza, Eliza si era di nuovo rintanata nella loro camera e non vi era più uscita.
 
  • Eliza, svegliati, è suonata la sveglia
  • Che ore sono?
  • Le 7:00
  • Ma è domenica, perché mi svegli a quest’ora?
  • Avevamo deciso di portare Sofia in montagna
  • Hai ragione, lo avevo dimenticato
  • Non ti va?
  • Certo che mi va, lo avevo solo dimenticato. Vado a preparare la colazione
Prima che Eliza si alzasse dal letto, però, Arizona strinse la propria mano attorno al suo braccio impedendole di alzarsi.
  • Cosa c’è?
  • Sei ancora arrabbiata?
  • Possiamo non parlarne? Oggi vorrei far felice Sofia
  • Come preferisci
Arizona lentò la presa dal braccio di sua moglie e la lasciò andare, si alzò dal letto e si mise sotto la doccia.  Sotto il getto dell’acqua, delle lacrime iniziarono a rigarle il viso e un dolore al petto le fece capire che ciò che sua moglie le aveva confessato la sera prima le aveva davvero spezzato il cuore.
  • Arizona, Sofia è sveglia e sta facendo colazione, tu hai fatto qui?
  • Si scusami, esco subito – la bionda rimase stupita dalla voce rotta che emise e in cuor suo sperò che Eliza non se ne fosse accorta
  • Tutto bene?
  • Si, va da Sofia
La cabina della doccia però si aprì e dall’espressione sorpresa di sua moglie, Arizona capì che la sua faccia fosse distrutta.
  • Stai piangendo
  • No mi è andato del sapone negli occhi
  • Non mentirmi, hai il viso distrutto
  • Non è nulla, è già passato. Torna da Sofia, ti prego
  • No Arizona, non me ne vado finché non mi dici cosa succede
  • Il tuo comportamento mi ferisce
  • Mi dispiace, vedrai che mi passerà, ma non voglio che tu pianga
Eliza chiuse l’acqua che continuava ad uscire sul corpo di Arizona, e noncurante del fatto che fosse bagnata, si sporse verso di lei e l’abbracciò.
  • Ti prego non piangere, risolveremo tutto, ma non piangere, non posso vederti così
  • Ti stai bagnando tutta
  • Non importa, voglio che tu capisca che è stata solo la delusione del momento, non ti incolperei mai di una cosa del genere
  • E ieri?
  • Dimentichiamoci di ieri. Ero e sono dispiaciuta per essere arrivate in ritardo con Bam
  • Anche a me dispiace molto
  • Lo so, lo so che anche tu tenevi a lei. Ora usciamo, altrimenti prendi freddo e ci aspetta una bellissima giornata
Ad Arizona spuntò un lieve sorriso sulle labbra ed Eliza glielo baciò con quanta più dolcezza potesse avere.
  • Mammina buongiorno! Non vedo l’ora di partire!
  • Buongiorno anche a te piccola! Hai preparato qualche gioco da  portare?
  • Si si, ho lo zaino in cameretta
  • Perfetto, allora mentre Eliza si prepara noi possiamo andare a caricare la macchina
 
Il viaggio risultò essere più lungo del previsto, a causa del traffico e delle varie soste che Sofia richiese. Quando arrivarono, però, la stanchezza venne ripagata dal paesaggio mozzafiato.
Sofia iniziò a correre, libera come non mai, mentre Eliza, avvicinandosi ad Arizona le lasciò un bacio sul collo
  • Mi sento davvero male per averti fatto piangere, in quel momento non so per quale motivo mi sono uscite quelle parole dalla bocca, ma vedere Sofia così felice mi fa capire che anche io ora mi sento come lei. Vi amo, ad entrambe
  • Lo so che ci ami e so che non avresti mai voluto ferirmi, solo che dobbiamo essere forti e dobbiamo superare tutto insieme. Abbiamo appena comprato una nuova casa e presto avremo un bambino, cosa potremmo desiderare di più?
Come risposta, Arizona ricevette un lungo bacio da parte di sua moglie, un bacio pieno di passione, ma anche di speranza e fiducia.
Il sole non era ancora sorto del tutto, ma la luce che emanava illuminava ogni singolo particolare di quel paesaggio. La vita in città, così frenetica e caotica, sembrava ormai un lontano ricordo per Arizona. La bionda chiuse gli occhi e potette ascoltare lo scroscio di un torrente a pochi passi da lì; li serrò maggiormente e dei cinguettii di uccelli le invasero le orecchie. Aprendo gli occhi vide una farfalla avvicinarsi e posarsi sulla sua mano; cercò di non spaventarla e la avvicinò a sé per vedere ogni sfumatura di quella creatura: le ali di un colore tra il viola e il blu erano sottilissime e  si domandò come, delle creature così fragili, potessero sopravvivere alle intemperie, ma d’altronde, non erano proprio le farfalle a procurare un uragano con un semplice battito di ali?
Inspirò a lungo e si voltò verso Eliza: giocava con Sofia. Non l’aveva mai vista così felice, probabilmente neanche il giorno del loro matrimonio. Era vero, per Eliza quella bambina significava davvero molto e Sofia apprezzava ogni momento trascorso con lei. La mora si voltò verso di lei e con un cenno della mano la invitò a raggiungerle.
Quando Arizona guardò l’orologio al suo polso, era trascorsa già una buona ora, così decisero di stendere un telo sul prato e riposare un po’. Sofia, stremata anche dal viaggio, si addormentò quasi all’istante.
Eliza ed Arizona erano l’una tra le braccia dell’altra; la bionda accarezzava i capelli di Eliza e con lo sguardo scrutava qualcosa nel cielo.
  • A cosa stai pensando?
  • Sono felice. La città non mi manca.
  • Neanche a me, qui si sta benissimo
Eliza si avvicinò al viso di Arizona per lasciarle un bacio sulle labbra, per poi scendere verso il collo; un leggero gemito di sua moglie fece continuare il suo percorso fino ad arrivare tra i seni.
  • Mmm amore, siamo all’aperto e qui vicino c’è Sofia
  • Lo so, voglio solo coccolarti un po’. Stanotte mi sei mancata da morire
Arizona ricambiò i baci della mora per poi allontanarsi, anche se a malincuore.
  • Facciamo qualcosa che ci tenga a distanza di sicurezza?
  • Del tipo?
  • Ho portato gli scacchi. Facciamo una partita?
  • Va bene
Arizona prese la scacchiera nella borsa e iniziò a sistemare i vari pezzi. Eliza la guardò mentre pensava alla prima mossa da fare e le venne da sorridere
  • Perché sorridi?
  • Mi piace quando sei concentrata, come metti la mano sul mento, come socchiudi gli occhi
  • So cosa stai cercando di fare, smettila e giochiamo
  • Ok allora muoviti a fare la prima mossa
Le due andarono avanti così per qualche minuto, ma quando Eliza cercò per la terza volta di far cedere Arizona, la bionda si spazientì
  • Dai scusami amore, non lo faccio più
  • Me lo hai detto anche le ultime due volte
  • Cosa ci posso fare se voglio toccarti?
  • Anche io, non sai quanto, ma non è il luogo adatto
  • Ok dai posa tutto e vieni qui
Eliza allargò le braccia e fece stendere Arizona con lei.
  • Guardati intorno Arizona, quando mai siamo riuscite a goderci tutto questo?
  • Hai ragione, siamo sempre di fretta
  • Guarda Sofia, stamattina si è divertita tantissimo ed ora riposa come un angioletto. Ai bambini basta davvero poco per essere felici, perché noi cerchiamo sempre di più?
  • Siamo alla continua ricerca della perfezione, non ci accontentiamo mai ed è inevitabile che siamo infelici
  • Io, qui ed ora posso dire di essere felice: ho una moglie che amo alla follia, una bambina che considero mia figlia e un lavoro appagante. Sono felice, Arizona ed è proprio per questo che desidero una nuova casa e un bambino
  • Avremo tutto questo, Amore, te lo prometto
  • Adesso posso baciarti? Ti giuro che non ti salto addosso
  • Baciami, scema

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Capitolo 65
*** Ascolta il tuo cuore ***


  • No no no no, avevi detto che avremmo trascorso la giornata in famiglia, Arizona
Eliza si alzò e sbuffò contro sua moglie, che aveva appena chiuso la chiamata ricevuta da parte di Karev. In ospedale avevano bisogno di un consulto.
  • Lo so, ma devo andare
  • È un consulto, Arizona, chiameranno qualcun altro; oggi non sei reperibile
  • Mi dispiace, preferisco andare di persona
Arizona guardò Sofia giocare poco più avanti di loro e le dispiacque doverla riportare in città, ma oltre alla sua famiglia amava anche il suo lavoro e non se la sentiva di mandare qualcun altro al suo posto.
  • Sofia, dobbiamo tornare a casa
  • Perché? Avevamo detto che saremmo rimaste qui fino a sera
  • Ho ricevuto una chiamata dall’ospedale e devo andare lì
  • Mamma, è domenica, devi stare con me ed Eliza
  • Sofia non fare i capricci, lo sai benissimo che…
  • … quando qualcuno sta male tu lo devi guarire. Lo so, lo dici sempre
Arizona con lo sguardo cercò un aiuto da parte di sua moglie, che fortunatamente accolse
  • Piccola, la mamma ha ragione, dobbiamo tornare in città. Anche a noi dispiace andarcene, ma c’è qualcuno che ha bisogno di lei
  • Anche io ne ho bisogno, perché non lo capite?
Ad Eliza, sentendo quella frase uscire dalla bocca di Sofia, si spezzò il cuore e guardando Arizona, potette capire che anche a lei aveva fatto lo stesso effetto, perché i suoi occhi erano colmi di lacrime.
  • Piccola, noi ci siamo sempre per te, potrai sempre contare su noi due, ma ora stai crescendo e devi iniziare a capire cosa significa fare un lavoro come il nostro
  • Ok mi sono stufata, torniamo a casa, vi odio! Ad entrambe!
Il viaggio di ritorno fu un calvario: Sofia aveva deciso di non rivolgere più parola ad entrambe ed Eliza, bensì capisse cosa spingeva Arizona a correre a lavoro, era mortificata per le parole che la bambina aveva rivolto loro. Si voltò verso Arizona e nonostante fosse attenta nella guida, i suoi occhi erano spenti e il suo sguardo era freddo, come raramente aveva visto sul suo viso.
  • Eccoci qui, io corro in ospedale, ci vediamo più tardi. Non dovrebbe durare molto, ci vediamo dopo, va bene piccola?
  • Come vuoi
Eliza scese dalla macchina, fece scendere la bambina e sporgendosi vero Arizona le lasciò un bacio a stampo
  • Non tardare, a Sofia passerà
 
  • Ciao Alex, dimmi pure – Arizona arrivò trafelata in ospedale e nell’atrio trovò il suo amico ad aspettarla
  • Robbins, hai una faccia, che succede?
  • Grazie Alex, anche tu non sei niente male
  • Scusa è che sembri distrutta
  • Non mi va di parlarne. Allora? Dov’è il paziente?
Alex passò il tablet ad Arizona e man mano che passava in rassegna tutte le immagini, il viso si incupiva sempre di più
  • Dimmi che puoi fare qualcosa
  • Alex, è una situazione quasi disperata
  • Lo so, ma ho chiamato te, sei la migliore
  • Ho bisogno di parlarne anche con Amelia. Da quando è in queste condizioni?
  • Da troppo, ma a me hanno inviato le immagini solo oggi
  • Quindi non conosci il paziente?
  • In realtà si, ma non volevano che me ne occupassi per conflitto di interessi
  • Conflitto di interessi, Alex? Di chi stiamo parlando?
  • È il figlio di mio fratello
  • Cavolo, mi dispiace. Chiamo Amelia e la faccio venire subito qui
  • Scusami se ho rovinato la giornata alla tua famiglia, ma mi fido solo di te
  • Cercherò di fare anche l’impossibile
Arizona si allontanò dal suo amico e si diresse verso il suo studio. Si passò una mano tra i capelli e cercò il modo migliore per spiegare ad Eliza che quella sera avrebbe fatto tardi. L’arrivo di un messaggio la destò da quei pensieri: era proprio sua moglie, le aveva mandato un’immagine. Lei e Sofia erano distese su una coperta in salotto e stavano mangiando, entrambe sorridevano. La bionda digitò il numero di Eliza e fece partire la chiamata.
  • Ciao Amore, vista la foto? Te lo avevo detto che le sarebbe passato, abbiamo fatto un pic-nic in salotto
  • L’ho vista, sei stata bravissima, come sempre
  • Non puoi tornare, vero?
  • No mi dispiace. Il paziente è il nipotino di Alex e devo trovare una soluzione, sto per chiamare anche Amelia per farmi dare una mano
  • Capisco, cercherò di spiegarlo a Sofia
  • Portala al cinema, noi ci vediamo direttamente più tardi
  • Va bene
  • Amore?
  • Dimmi
Arizona avrebbe voluto dire a sua moglie quanto la amasse, ma sapeva che in quel momento non sarebbe servito a molto.
  • No nulla, dà solo un bacio a Sofia da parte mia. Sarà arrabbiatissima con me
  • Buon lavoro Arizona
La bionda chiuse la comunicazione e in rubrica cercò il nome di Amelia
  • Pronto Arizona?
  • Si Amelia, ti disturbo?
  • No dimmi pure
  • Sono in ospedale, avrei bisogno di un consulto
  • Di domenica?
  • Lo so, anche io ho rinunciato ad una giornata con la mia famiglia, ma non ti avrei chiamata se non fosse urgente. Tra quanto puoi arrivare?
  • Tra mezz’ora penso di poter essere lì
Dopo essersi salutate, Arizona si stese sulla poltrona e chiuse gli occhi. Iniziò a pensare alle parole di Sofia e alla foto che Eliza le aveva mandato. Sua moglie ci sapeva fare con la bambina, sapeva sempre come farle cambiare idea, sapeva sempre come farle spuntare un sorriso, tutte cose che una volta era proprio lei a fare. Quando Callie non riusciva a farla smettere di piangere era lei a tranquillizzarla; quando Callie non riusciva a farla mangiare era lei ad escogitare qualche stratagemma ed ora? Ora Sofia si stava di nuovo allontanando da lei, dopo il duro lavoro che aveva svolto per riacquistare la sua fiducia. Sapeva che i bambini cambiavano idea molto facilmente, ma era anche vero che lei era sua madre e aveva lottato duramente per averla con sé.
  • Arizona, posso?
Amelia fece capolino nella stanza non sapendo se entrare o meno
  • Scusami, ma ho bussato più di una volta
  • Ero sovrappensiero, entra pure
  • Tutto bene?
  • Non lo so neanche io
  • Vuoi parlarne?
  • Sofia ed Eliza mi odiano
  • Ma che dici! Sofia stravede per te ed Eliza ti ama alla follia. Perché dici così?
  • Sofia non voleva che venissi qui. Ogni volta che mi allontano per lavoro fa storie; non credo riesca a capire fino in fondo cosa facciamo
  • È una bambina, Arizona. Non potrà mai realmente capire. Lei vede solo sua madre che se ne va
  • Lo so, ma vorrei farle capire che per me è tutto, ma questo lavoro non aiuta molto
  • No, non aiuta per niente. Ora è con Eliza?
  • Si e si stanno divertendo da matte – la bionda prese il suo telefono e mostrò la foto alla sua amica
  • Si stanno davvero divertendo, allora non è proprio arrabbiata
  • Quando è con Eliza non è mai arrabbiata, non so neanche come faccia a farle cambiare umore così facilmente
  • Forse perché è una mamma fantastica, nonostante Sofia non sia sua figlia
  • Hai ragione, è davvero fantastica. Scusami, parliamo sempre di me, con Owen come vanno le cose?
  • Come sempre. Non riusciamo a trovare un compromesso ed intanto continuo a vivere da Meredith. Sono stanca di questa situazione, ma non posso sempre cedere io, lui dovrebbe semplicemente capire il mio punto di vista
  • Ti sei mai pentita di averlo sposato?
  • Lo sposerei altre mille volte, ma forse abbiamo fatto questo passo senza conoscerci abbastanza. Dai, fammi un po’ vedere questo piccoletto.
 
Amelia studiò da cima a fondo la cartella clinica e Arizona aspettò impaziente il suo verdetto, nonostante potesse immaginare quale sarebbe stato.
  • Posso vederlo?
  • Non è ancora qui, ad Alex hanno inviato solo la cartella
  • E dov’è ora?
  • A nove ore da qui
  • E perché Alex ha la sua cartella
  • È suo nipote, il fratello ha fatto inviare tutto qui, sono davvero disperati
  • Cavolo, Karev. Dobbiamo stare tutta la notte qui, Arizona. Voglio trovare una soluzione
  • Va bene, vado a prenderci qualcosa da mangiare, intanto avviso Alex
 
Le due trascorsero la notte nello studio di Arizona, cercando ogni soluzione possibile. Il nipote di Alex aveva 3 anni ed era il figlio di suo fratello Aaron. Appena compiuto il terzo anno di età, il piccolo Greg aveva iniziato ad accusare i primi sintomi, di quella che poi sarebbe stata la più grande battaglia della sua vita, nonostante fosse così piccolo: continui pianti senza motivi visibili, continue cadute anche da fermo avevano fatto scattare un campanello di allarme in Aaron e sua moglie, così dopo le prime visite nell’ospedale della loro città, il quadro era già abbastanza chiaro: nella zona toracica e lombare erano state evidenziate delle masse, poi definite metastasi di qualcosa che si erano insinuato nell’area di Wernicke. Da lì avevano iniziato tutte le possibili cure, anche sperimentali, fino al giorno in cui Aaron aveva finalmente preso la decisione di chiamare suo fratello Alex.
  • Sono distrutta – Arizona si buttò sul divano su cui era seduta Amelia e si toccò la protesi. Era tutto il giorno che la portava e iniziava a darle fastidio
  • Ti fa male? Puoi toglierla se vuoi
  • No tanto tra poco torno a casa, quello che potevamo fare lo abbiamo fatto, domani mattina faremo trasferire il piccolo qui. Pensi di potercela fare?
  • Mi fa paura andare a toccare l’area di Wernicke; se dovessi fare anche solo un movimento sbagliato non potrà più parlare; per non parlare delle metastasi, povero piccolo
  • Dobbiamo fare anche l’impossibile, Amelia. È solo un bambino
  • Lo so, dai torniamo a casa
 
Arizona chiuse la porta di casa alle sue spalle e cercando di non fare troppo rumore andò nella camera di Sofia; le era mancata per tutto il tempo e avrebbe voluto darle almeno il bacio della buonanotte. Aprì la porta, ma non la trovò nel suo letto, così si recò nella sua camera dove la trovò addormentata accanto ad Eliza. Le si sedette accanto e sfiorandole la fronte con le dita, le si avvicinò per lasciarle un bacio tra i capelli. Non avrebbe voluto muoverla, ma aveva bisogno di dormire accanto a sua moglie, così la prese in braccio e anche se con fatica riuscì a metterla nel suo letto.
 
  • Arizona, ma che ore sono?
  • Scusami, si è fatto tardissimo
  • Sofia?
  • L’ho portata nel suo letto, avevo bisogno di stare qui con te
  • Sai, abbiamo fatto il pic-nic nel salotto e Sofia si è divertita tantissimo, poi siamo andate al cinema, quando siamo tornate era stanchissima ed ha voluto dormire con me. Ci sei mancata molto
  • Siete mancate anche a me e adoro il modo in cui ti prendi cura di Sofia, state davvero bene insieme
  • Ma non sono sua madre, Arizona. Perché mi sembra come se avessimo già affrontato questo discorso?
  • Perché ogni volta passo per quella cattiva, quando invece faccio solo il mio lavoro, come chiunque altro. Un giorno potrebbe accadere anche a te
  • Ci sono meno probabilità che accada, ma nel caso dovesse succedere, la mia assenza non peserà quanto la tua, sei sua madre, Arizona
  • Possiamo non discuterne? Sono esausta. Domani ricomincia la settimana anche per te e le cose si stabilizzeranno di nuovo
  • Come sta il piccolo?
  • Male, avrebbero dovuto portarlo da noi sin da subito, Alex non sarebbe stato sicuramente un problema
  • Mi dispiace. Amelia ha capito cosa fare?
  • Più o meno, ci lavorerà meglio domani quando visiterà il bambino e quando avrà davanti le nuove immagini
Eliza si avvicinò ad Arizona e le lasciò una scia di baci lungo il collo
  • Basta con i brutti pensieri, è tutto il giorno che ti desidero
Ad Arizona si illuminò il viso e ricambiò i baci di sua moglie. Quando le tolse la maglia, rimase per un po’ a guardarla
  • Cavolo, sei perfetta
  • Grazie amore, ma non esageriamo
  • Lo sei davvero
Arizona, con un dito, iniziò a seguire ogni curva del corpo che aveva sotto di lei e, come ogni volta che lo sfiorava, dei brividi la pervasero. Eliza si muoveva sotto di lei eccitata dal gesto di sua moglie e con il viso le si avvicinò: le loro labbra si bramavano, ma rimasero sospese quando i loro occhi si incrociarono. Per un tempo che sembrò infinito, i loro sguardi rimasero legati, fino a quando Arizona non fece distendere di nuovo Eliza sotto di lei, baciandola con tutto il desiderio che aveva represso per tutto il giorno.
Un’ora dopo entrambe le donne erano distese sul letto stremate, quella lontananza forzata, aveva sicuramente fatto bene al loro rapporto.
 
Il giorno dopo, Eliza ed Arizona, dopo aver accompagnato Sofia a scuola, corsero in ospedale in attesa dell’areo che avrebbe trasportato il piccolo Greg. Si salutarono come sempre nell’atrio e da lì le loro strade si divisero.
Eliza avrebbe avuto una giornata pesante; in programma aveva sei operazioni e in più aveva fissato un test per gli specializzandi del primo anno, che di lì a poco avrebbero dovuto sostenere l’esame per entrare nel secondo anno. Entrando nel suo studio trovò Marion ad aspettarla
  • Ehi, cosa ci fai qui?
  • Buongiorno dott.ssa Minnick, mi dispiace disturbarla, ma avrei bisogno di parlarle
  • Certo, dimmi pure
  • Ho dei problemi a casa, sono rimasta indietro con lo studio e il capo Hunt mi sta con il fiato sul collo
  • Cosa mi stai chiedendo precisamente?
  • Se può darmi qualche lezione privata. So che ha la sua famiglia e il lavoro che le occupa gran parte della giornata, ma ne ho davvero bisogno. Sicuramente se ne è accorta anche lei che non sono riuscita a studiare più come prima
  • In effetti si, ma credevo fosse solo un momento
  • Lo è, ma è davvero il momento sbagliato, vista l’imminenza degli esami
                                                                                                                                                               
  • Vorrei davvero aiutarti Marion, ma non credo di poterlo fare. Oggi, come sai, avrete un test di prova, cerca di farlo nel miglior modo possibile e da lì magari durante le lezioni possiamo colmare qualche lacuna, ma sai bene che più di questo non potrei fare
  • Va bene, grazie lo stesso
  • Posso fare qualcos’altro per te?
  • No, arrivederci dott.ssa Minnick
Eliza guardò frustrata la porta che si chiudeva alle spalle di Marion e si sedette alla scrivania; avrebbe davvero voluto aiutare quella ragazza, ma le regole non lo permettevano e nonostante sapesse che quell’ospedale non era certo il luogo dove venivano rigorosamente rispettate, dare una mano a quella ragazza avrebbe creato un precedente e questo non poteva permetterlo.
 
Nel frattempo Arizona era con Alex ed Amelia davanti alle immagini della tac che avevano appena eseguito al bambino. Arizona continuava a passare la sua mano sul mento; Alex aveva lo sguardo assente, era venuto a conoscenza della malattia di suo nipote nel modo peggiore e non riusciva ancora a darsi pace; Amelia, invece, andava su e giù per la stanza, stava sicuramente pensando a qualcosa, ma per ora non ne aveva ancora parlato con i suoi amici.
  • Amelia, allora?
  • Alex, so che sei preoccupato, ma ho bisogno dei miei tempi. Forse è meglio se te ne vai da qui, tanto non potresti fare nulla, ti avviseremo noi quando avremo pensato ad un piano fattibile
  • Ha ragione, Alex. Vai, ti chiameremo noi
 Non appena il ragazzo uscì dalla stanza, sul viso di Amelia si dipinse un sorriso radioso
  • Stai bene?
  • So esattamente cosa fare
  • E perché lo hai mandato via?
  • Perché voglio prima fare una prova, quando so per certo che funzionerà lo mostrerò anche a lui
  • Sei un dannato genio
  • Grazie, lo so, sono una Shepherd dopotutto. Vieni con me o hai altro da fare?
  • Ho il giro di visite, appena finito ti raggiungo
  • Perfetto, a dopo allora
Arizona iniziò con il giro di visite e solo una delle sue pazienti era da controllare più delle altre.
  • Ehi Wilson, oggi ti voglio con me
  • In realtà dovrei essere in pediatria con Karev
  • Meglio di no per oggi. Segui questa paziente per me e dovrai riferirmi ogni minimo cambiamento. So che vorresti stare accanto ad Alex, ma per ora non potresti fare nulla e fare pratica qui può solo che farti bene
Arizona consegnò la cartella alla specializzanda e andò da Amelia. Quando aprì la porta della stanza in cui si erano date appuntamento la vide immersa in uno dei suoi tanti marchingegni; aveva i capelli legati in una coda bassa e da quel punto si vedeva esattamente il viso concentrato e gli occhi semichiusi, come a non volersi perdere nulla di ogni gesto che compiva. La bionda rimase affascinata da quella donna. Di chirurghi bravi ce ne erano molti, ma come lei forse potevano essere contati sulle dita di una mano.
  • Arizona, ci sei?
  • Si scusami, stavo guardando cosa stessi facendo
  • È affascinante vero?
  • Eh già
La bionda si scrollò da dosso quella strana sensazione che aveva percorso il suo corpo dal momento in cui aveva varcato la soglia di quella stanza e si avvicinò all’amica.
  • A che punto sei?
  • Un buon punto, ma ho bisogno di un altro paio di mani. Mi aiuti?
  • Certo dimmi cosa devo fare
Amelia iniziò a spiegare per filo e per segno il piano che aveva in mente e Arizona seguì ogni istruzione che la mora le dava
  • Hai presente quando ieri mi hai chiesto se mi fossi pentita di aver sposato Owen?
  • Si certo
  • Non sono pentita, ma volevo chiederti come tu ed Eliza abbiate fatto a superare questi ostacoli, nonostante anche voi abbiate fatto questo passo precocemente
  • Io ed Eliza ci siamo sposate per una questione ben precisa e anche se le cose poi non sono andate come avevamo previsto, l’amore che abbiamo provato l’un l’altra, sin da subito non è mai mutato e direi che ogni giorno aumenta, nonostante le cose siano sempre molto difficili. Quando si è sposati bisogna trovare la forza di superare tutto insieme, nonostante il nostro istinto ci dica di scappare. Dobbiamo renderci conto che la persona che abbiamo accanto è pronta a superare gli ostacoli insieme a noi e rompere i muri anche al nostro posto. Le cose non sono mai rose e fiori, ma fino a quando i motivi per lasciarvi non sono più forti di quelli che vi tengono insieme, varrà sempre la pena tentare il tutto e per tutto
  • Eliza è davvero fortunata ad averti trovata
  • Lo è Owen ad aver trovato te
  • Sono una mina vagante Arizona. Stare con me vuol dire che non si sa mai cosa ci si aspetta. Owen mi ha sposata con l’intento di creare una famiglia, ma non sapeva che io non sarei stata pronta, cosa che non sapevo neanche io fino a quando non mi sono trovata davanti alla realtà dei fatti
  • Questo non vuol dire che sia tu dalla parte del torto; le tue idee valgono quanto le sue, ma è pur vero che non potrete continuare così in eterno
  • È vero, ma non so cosa fare
Arizona lasciò uno dei sensori che aveva e poggiò la sua mano sul petto di Amelia.
  • Cosa stai facendo?
  • Ascolta sempre questo, Amelia. Il tuo cuore ha la risposta a tutto, devi solo saperlo ascoltare
  • E se non lo sapessi fare?
  • Sono sicura che tu lo sappia fare benissimo. Perché batte così veloce?
  • Non lo so. Visto? Non so ascoltarlo, non sono capace
Il telefono di Arizona iniziò a squillare e ritirò la mano da Amelia
  • Scusami, devo andare

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Capitolo 66
*** Emozioni fraintese ***


Arizona uscì e lasciò Amelia ferma al centro della stanza.
Durante il tragitto ripensò a ciò che era appena successo; non sapeva il motivo per cui avesse compiuto quel gesto nei confronti di Amelia, sicuramente non vi aveva messo malizia, però la reazione della mora l’aveva sorpresa. Sotto il suo palmo poteva ancora percepire i battiti accelerati del cuore della sua amica, nonostante fossero veloci, al tatto erano ben scanditi, come se tra quell’organo e la mano non ci fosse nient’altro.
La bionda arrivò nella stanza dove trovò due infermiere con la Wilson, intenta nella rianimazione
  • Wilson, cosa diavolo è successo?
  • Non lo so, dott.ssa. Le stavo prelevando del sangue per le analisi che mi aveva chiesto ed il cuore è andato in arresto
  • Spostati. Da quanto tempo è così?
La dott.ssa Wilson lasciò lo spazio ad Arizona, che iniziò con la rianimazione, per poi passare alla defibrillazione.
  • Da 5min
  • È troppo, dobbiamo andare in sala operatoria, dobbiamo operare immediatamente, chiama la Pierce e dille che la aspettiamo in sala 3
Mentre la specializzanda correva a chiamare la cardiochirurga, Arizona si precipitò in sala operatoria. Erica era una ragazza di ventisei anni, era al sesto mese di gravidanza e il bambino era perfettamente sano, ma lei no; aveva una grave malformazione cardiaca e sin da subito i medici le avevano elencato tutti i rischi che avrebbe corso nel portare avanti la gravidanza. Bensì il ragazzo di Erica avesse dimostrato qualche dubbio, man mano che il bambino cresceva, anche lui aveva finito per accettare la situazione. In quel momento stava accadendo esattamente ciò che i medici le avevano detto.
Arizona entrò in sala operatoria e dopo un minuto arrivò anche la Pierce.
  • Siamo riusciti a riprenderla, ma è davvero troppo debole, cosa farai?
  • Penso di eseguire un Bypass aorto-coronarico e spero che basti. Nel caso le cose non dovessero andare bene, il bambino è pronto per nascere?
  • È solo alla ventiquattresima settimana, ma dovrebbe farcela, è un bambino forte
Le due donne iniziarono con l’operazione, che con grande gioia di entrambe riuscì alla perfezione, nonostante entrambe sapessero che il cuore di quella ragazza fosse davvero malandato; di li a poco avrebbe avuto bisogno di un trapianto. Quando uscirono dalla sala operatoria informarono Jason, il ragazzo di Erica, su tutto ciò che era accaduto, compresa la loro volontà di inserire Erica nella lista di attesta per il trapianto di cuore.
  • Riuscirà a portare a termine la gravidanza?
  • Con questa operazione abbiamo allungato di un po’ i tempi, ma dobbiamo continuare a tenerla sotto osservazione e far crescere il bambino, dopodiché lo faremo nascere. Non potrà affrontare un parto naturale e speriamo che riesca a reggere un altro intervento
  • Jason, sappiamo che per te è difficile, ma devi essere forte anche per lei; la decisione che avete preso è stata coraggiosa, ma il suo cuore non è forte quanto voi purtroppo
  • Posso vederla?
  • Certo, ti accompagno io
La Pierce accompagnò Jason dalla sua ragazza e Arizona, guardando l’orario si accorse che era ora di pranzo. Prese il telefono e digitò il numero di Eliza
  • Ehi amore
  • Ehi, sto andando a pranzo, vieni con me?
  • Va bene, 5min e ti raggiungo
Esattamente 5min dopo Eliza e Arizona erano sedute ad un tavolo della mensa
  • Come è andata la mattinata?
  • Faticosa, ma bene a te?
  • Idem. Stamattina appena sono arrivata in ufficio c’era ad aspettarmi Marion
  • Come mai?
  • Sta passando un brutto periodo in famiglia e aveva bisogno di lezioni private
  • Tu cosa le hai detto?
  • Di no ovviamente. Non posso farlo, nonostante mi dispiaccia
  • E al test come è andata?
  • Non li ho ancora controllati, lo farò stasera a casa
  • Se davvero è messa male secondo me dovresti aiutarla
  • Tu dici?
  • Penso di si
  • Con Amelia invece come va?
  • Perché? Come dovrebbe andare?
  • Non state lavorando insieme per il nipote di Alex?
  • Ah si tutto bene. Pensa di aver trovato un buon approccio
  • Fantastico. Lavorate proprio bene voi due. Due geni nella stessa sala operatoria non è da tutti i giorni. Quando opererete?
  • Ancora non lo sappiamo, ma il prima possibile
  • Fammi sapere, così verrò a vedervi
  • Ne sei sicura?
  • Certo, perché non dovrei?
  • No così, non sarà un bello spettacolo
  • Lo so, ma vorrei vederla
  • Come preferisci
  • Che hai, Arizona? Sei strana
  • Nulla, sarà la stanchezza e la preoccupazione per il piccolo Greg
  • Vogliamo andare a vedere Amelia a che punto è?
  • Non avevi delle operazioni?
  • Si ma ho ancora mezz’ora libera, quindi mi fa piacere trascorrerlo ancora un po’ con te
  • Va bene, andiamo
Arizona non sapeva cosa la spingeva a comportarsi in quel modo, non sapeva neanche se tra lei ed Amelia fosse davvero successo qualcosa o se fosse stata una sua sensazione, fatto sta che di li a qualche minuto le tre donne sarebbero state nella stessa stanza a pochi centimetri l’una dall’altra.
La bionda aprì la porta e la sensazione che aveva percepito quella mattina tornò sul suo corpo, non riusciva davvero a capire cosa le stesse accadendo.
  • Arizona, stai bene? – la bionda si era bloccata sul ciglio della porta ed Eliza le era andata a finire addosso
  • Si scusami. Ti sei fatta male?
  • No non è nulla
Amelia, sentendo le due donne parlare, alzò lo sguardo verso di loro
  • Ciao Eliza, come stai?
  • Bene grazie. Sembra che tu stia per compiere uno dei tuoi miracoli
  • È questo che si dice in giro?
  • Non proprio, è quello che dico io
  • Beh, spero di riuscire nel mio intento. Ho anche Arizona che mi darà una mano, quindi potrò essere un po’ più tranquilla
  • Menomale, perché Arizona è abbastanza agitata. Vi lascio lavorare, ci vediamo direttamente a casa?
  • Siamo venute insieme stamattina
  • Ah giusto, speravo di tornare prima
  • Non preoccuparti, posso accompagnarla io
  • Sei sicura? Non vorrei disturbare
  • Nessun disturbo. Eliza, ti prometto che te la riporto presto
  • Mi fido
Eliza uscì dalla stanza e lasciò Arizona ed Amelia sole. Ripresero subito a lavorare, ma l’imbarazzo che c’era tra le due era ben tangibile
  • Come mai sei agitata? Per l’operazione?
  • Si, per cosa altrimenti?
  • Non so, forse per ciò che è successo prima qui?
  • Secondo te cosa è successo?
  • Nulla, stavamo facendo solo una chiacchierata tra amiche. Siamo entrambe molto stanche e si sa che quando si è stanchi le emozioni possono essere fraintese
  • Perfetto, vogliamo chiamare Alex per mostrargli la tecnica?
 
Dopo aver mostrato il tutto ad Alex, le due si prepararono per operare. Arizona ed Amelia erano pronte, ma agitate. La bionda mentre si lavava, passò in rassegna tutti i passaggi che avrebbe dovuto fare e sperava vivamente che nulla andasse storto; la mora, accanto a lei era ferma con le mani sui fianchi ed Arizona iniziò a guardarla sospettosa
  • Amelia, che stai facendo?
  • Quando ho operato Nicole, con la Edwards ho creato questo rito prima di iniziare l’operazione, come un supereroe che deve sconfiggere il cattivo
  • Funziona?
  • Proviamo, vieni qui accanto a me
Arizona occupò il posto indicato da Amelia e assunse esattamente la sua stessa postura. Ora entrambe erano nella stanza pre operatoria, con le mani sui fianchi e gli occhi che puntavano verso qualcosa di indefinito, esattamente come due supereroine.
 
L’operazione era iniziata ormai da tre ore ed Amelia era ferma, immobile, con il laser in mano
  • Amelia, cosa succede?
  • Non posso farcela
  • Ma cosa dici?
  • Non posso, guarda qui, è completamente diverso dalle immagini
  • Lo vedo Amelia, ma devi farcela, posa il laser e prenditi un minuto per pensare
Arizona prese il laser dalla mano di Amelia e la fece voltare verso di lei, le prese entrambe le mani e gliele poggiò sul cuore
  • Cosa ti ho detto stamattina a proposito di questo?
  • Devo saperlo ascoltare
  • Esatto, in questo caso la tua mente ed il tuo cuore devono collaborare, la soluzione è dentro di te, sai cosa devi fare
Amelia si voltò di nuovo verso il campo chirurgico, fece un respiro profondo, riprese il laser in mano e ricominciò ad operare. Arizona fece un sospiro di sollievo ed insieme a lei molte altre persone in galleria.
Eliza non era potuta andare ad assistere l’operazione, ma nei corridoi giravano le voci riguardo il grande miracolo che la dott.ssa Robbins e la dott.ssa Shepherd stessero compiendo.
Tornata a casa, dopo aver giocato e fatto mangiare Sofia, iniziò con la correzione dei test e, come previsto, quello di Marion era sotto la sufficienza. Alcune risposte erano molto dettagliate, segno che lo studio c’era, ma non quanto avrebbe potuto.
  • Eliza…
  • Dimmi piccola
  • Posso aspettare la mamma?
  • Adesso la chiamiamo e vediamo quanto le manca, così la aspettiamo entrambe, va bene?
Eliza digitò il numero di sua moglie ed avviò la chiamata.
Arizona ed Amelia avevano appena terminato l’operazione. L’intervento era andato bene, ma il bambino avrebbe dovuto subire ancora delle operazioni e fino a quando non avesse aperto gli occhi, non erano sicure che tutto fosse andato bene.
  • Grazie Arizona
  • Per cosa?
  • Per prima, non ce l’avrei fatta senza di te
  • Ce l’avresti fatta lo stesso, ne sono sicura
  • Mi sopravvaluti
  • Ti vedo per quella che sei, Amelia
Arizona si avvicinò alla mora e la strinse tra le sue braccia.
  • Penso ti stia vibrando il telefono
La bionda si allontanò dalla sua amica e prese il telefono che aveva in tasca, Eliza la stava chiamando.
  • Pronto Eliza
  • Ehi, come è andato l’intervento?
  • Tutto bene, aspettiamo il suo risveglio
  • Stai per tornare?
  • Si, ci cambiamo e arriviamo
  • Perfetto, io e Sofia ti aspettiamo allora
  • A dopo
Arizona chiuse la comunicazione e guardò Amelia accanto a lei
  • Ti stanno aspettando a casa, vero?
  • Si, è meglio andare

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Capitolo 67
*** Amelia ***


  • Eccoci qui, arrivate – Amelia accostò l’auto di fronte la casa di Arizona e spense il motore – quando andrete nella nuova casa?
  • Abbiamo scelto l’arredamento e stiamo aspettando che finiscano di montare il tutto
  • Sei emozionata?
  • Si abbastanza, questa casa ha significato davvero molto per me, ma è giusto dare un taglio al passato
  • Come vorrei riuscirci anche io
  • È difficile, lo so, ma ci vuole tanta forza di volontà e avere accanto una persona è sicuramente un passo avanti ed Owen mi sembra la persona giusta per te
  • Anche io lo credevo, ma per me è importante che lui capisca la mia posizione
  • Io ti capisco
  • Lo so Arizona, lo so – Amelia prese la mano della bionda tra le sue e strinse forte – stai diventando importante per me
  • Anche tu – Arizona sciolse la stretta tra le loro mani e avvicinandosi al viso della mora le diede due baci sulle guance – a domani Amelia
  • A domani
Arizona scese dall’auto e aspettò che l’amica ripartisse prima di entrare in casa.
Quando aprì la porta sua figlia le corse incontro per stringerla in un abbraccio
  • Mammina! Sei tornata presto!
  • Visto? Fortunatamente a lavoro è andato tutto bene e sono potuta tornate dalle mie donne
La bionda fece scendere Sofia e si avvicinò a sua moglie per salutarla
  • Mi piace questa accoglienza
  • Questo accade quando si è amati dalla propria famiglia
  • Allora piccola, sono le 9:00pm e abbiamo più o meno un’ora prima di andare a nanna, cosa vogliamo fare?
  • Mmm fammi pensare. Che ne dici se ci vediamo un bel cartone animato?
  • Affare fatto! Inizia a sceglierlo, io vado a cambiarmi
Arizona si diresse verso la camera da letto e, quando si accorse che sua moglie l’aveva seguita,  si era già ritrovata con le spalle al muro e le labbra della mora lungo tutto il corpo. Il suo respiro diventò irregolare, come quello di sua moglie ed i loro cuori iniziarono a battere all’unisono.
  • Questo è ciò che ti aspetterà stanotte – detto questo la mora le voltò le spalle e raggiunse Sofia in salotto
La bionda non riuscì a proferire parola; era ancora immobile con la schiena poggiata alla parete e dovette fare dei respiri molto profondi prima di riacquistare il pieno controllo del suo corpo. Quando ci riuscì potette tornare da sua figlia e guardare il cartone animato, che sicuramente non avrebbe catturato la sua attenzione quanto sua moglie qualche minuto prima.
Circa 40min dopo il televisore stava mostrando i titoli di coda, ma Sofia dormiva già da circa un quarto d’ora. Arizona si alzò e prendendola in braccio la portò nel sua cameretta.
Quando, di ritorno, entrò nella sua camera da letto trovò sua moglie ad aspettarla completamente nuda.
La bionda non ci pensò due volte e si allungò su di lei, iniziando a muoversi sensualmente. Eliza, sotto di lei, le tolse ogni indumento. Le parti si invertirono: la mora era sopra la bionda e iniziarono una danza.
Versi gutturali, pelli graffiate, colli segnati; segni di un amore puro, ma anche un amore disperato, un amore che voleva sempre di più. Le unghie di Arizona infilzarono la pelle di Eliza, i denti di Eliza segnarono la pelle di Arizona; era una lotta ad armi pari: l’una sapeva esattamente cosa voleva l’altra. Erano due corpi che si incastravano alla perfezione, due corpi e due menti che si conoscevano forse già da una vita passata.
 
Il sole sorse alle 7:28am illuminando i corpi delle due donne. La bionda dormiva in posizione prona, aveva la schiena completamente scoperta ed i segni della notte prima erano ben visibili; la mora, invece, era sul fianco sinistro, come una bambina immersa in uno dei suoi più bei sogni.
La sveglia suonò alle 8:00am in punto e la prima ad aprire gli occhi fu la mora. Si stiracchiò, si strofinò gli occhi e voltandosi verso sua moglie un sorriso le dipinse il volto. Era felice.
  • Buongiorno Amore
  • Buongiorno splendore, dormito bene?
  • Benissimo. Pronta per una nuova giornata?
Come ormai da routine, dopo aver lasciato Sofia a scuola e dopo essersi salutate nell’atrio dell’ospedale le due si salutarono, con la promessa di rivedersi durante la pausa pranzo.
Il sorriso di Eliza illuminava ogni angolo dell’ospedale man mano che si avvicinava nell’aula dove avrebbe insegnato quella mattina. Entrando, trovò già gli studenti pronti.
  • Buongiorno a tutti
  • Buongiorno anche a lei
  • Ieri ho corretto i vostri test; non ho assegnato un punteggio, ma oggi occuperemo l’ora di lezione per discuterne
Eliza passò il test ad ognuno degli specializzandi e iniziarono con la discussione. A fine lezione, quando Marion le passò davanti per uscire dalla stanza, Eliza la bloccò e aspettò che rimanessero solo loro due.
  • Ci ho pensato molto alla tua richiesta ed ho deciso di aiutarti
  • Davvero?
  • Certo, però deve rimanere tra noi. Vogliamo iniziare stasera con la prima lezione?
  • Va bene, dove?
  • Ci vediamo qui alle 8:00pm?
  • Perfetto – la ragazza fece per andarsene, ma si fermò sulla porta e si girò verso Eliza
  • Tutto bene?
  • Si, volevo solo ringraziarla
  • Quando siamo tra di noi puoi darmi del tu
  • Allora grazie Eliza
  • Prego Marion, ora vai
 
Nel frattempo Arizona era impegnata nel consueto giro di visite. Il decorso post operatorio di Erica stava proseguendo nel migliore dei modi, in attesa sempre di un cuore nuovo.
Dopo aver visitate tutte le sue pazienti si recò nel reparto di pediatria per controllare il piccolo Greg.
Quando si avvicinò alla stanza vide che già c’era Amelia a visitarlo.
La bionda si ritrovò a seguire ogni movimento della donna. Le dita che aprivano dolcemente gli occhi del bambino, il modo in cui inseriva nelle orecchie lo stetoscopio e l’attenzione che metteva nell’ascoltare qualsiasi suono provenire dal corpo del bambino. Rimase affascinata da quei movimenti fino a quando la voce profonda di Alex Karev non la riportò alla realtà
  • Robbins, che stai facendo?
  • Alex, mi hai spaventata
  • Ti ho spaventata perché stai fissando la Shepherd come una stalker
  • Ma smettila, aspettavo che finisse di visitare prima di entrare
  • Avete fatto un bel lavoro, non vi ho ancora ringraziato
  • Devi ringraziare lei, non me. Tuo fratello e sua moglie dove sono?
  • Ho detto loro di rimanere a casa mia e riposare un po’, sono stati tutta la notte qui e non hanno chiuso occhio, verranno più tardi
  • Hai fatto bene. Sono ottimista Alex
  • Anche io, anche se questo è solo l’inizio
  • Era la parte più complicata
Amelia uscì dalla stanza e informò Alex del decorso post operatorio. I parametri vitali erano tutti nella norma e di li a qualche era sicura si sarebbe svegliato.
  • Grazie Amelia, davvero. Vado a chiamare mio fratello, così lo faccio venire qui
Alex se ne andò e lasciò le due donne da sole.
  • Scendiamo a prendere un caffè?
  • Non avrei molto tempo, ma va bene, non rifiuto mai la caffeina
Amelia e Arizona erano a fare la fila per il caffè, quando ad Arizona arrivò un messaggio da parte di sua moglie, in cui le chiedeva di incontrarsi nella stanza del medico di guardia.
  • Amelia, scusami ma devo andare
  • Emergenza?
  • No, è Eliza. Facciamo un’altra volta per il caffè?
  • Va bene, lo lasciamo in sospeso allora. Stasera prima di finire il turno?
  • Ti faccio sapere.
La bionda salutò la sua amica e andò nella stanza suggeritagli da sua moglie. Quando aprì la porta la trovò ad aspettarla seduta sul letto.
  • Ehi
  • Ciao amore
  • Tutto bene?
  • Si, avevo voglia di vederti, ti ho disturbata?
  • Assolutamente no, ero solo a prendere un caffè con Amelia
  • A proposito, potresti chiederle un passaggio anche per stasera?
  • Come mai?
  • Appena finisco il turno ho lezione con Marion, ho deciso di aiutarla
  • E per quanto ne avrai?
  • Poco, non più di un’ora
  • Va bene, magari prendo un taxi, però dalla prossima volta organizziamoci dalla mattina, così veniamo direttamente con due macchine
  • Hai ragione, tanto non sarà tutte le sere
  • Mi fa piacere che abbia deciso di aiutarla
  • Anche a me, spero di esserle di aiuto
  • Ne sono certa
Arizona ed Eliza trascorsero qualche minuto nella stanza, ma il dovere chiamò entrambe e dovettero salutarsi. Dopo aver salutato sua moglie, Arizona prese il suo telefono e scrisse ad Amelia per confermare il caffè e per chiederle un passaggio. La risposta non tardò ad arrivare.
Non crei assolutamente nessun disturbo, se non devi correre da Sofia potremmo prendere il caffè in un bar che si trova sulla via verso casa tua. Che ne pensi?
Arizona pensò alla proposta dell’amica e accettò; avrebbe dovuto chiamare solo la baby sitter per farla rimanere una mezz’ora in più, non era un problema enorme.
Per il pranzo Arizona ed Eliza non riuscirono ad incontrarsi. La bionda, dopo quella breve pausa, aveva avuto un intervento dopo l’altro, mentre Eliza, tra documenti da firmare e interventi da visionare, aveva trovato un momento per respirare solo mezz’ora prima della fine del turno.
Prima che iniziasse la lezione con Marion andò a riposare qualche minuto nella stanza del medico di guardia.
Arizona, invece, si era data appuntamento con Amelia nell’atrio.
  • Eccomi, aspetti da molto?
  • No, sono appena scesa. Giornata impegnativa
  • Anche la mia. Andiamo?
Pochi minuti dopo le due donne erano sedute ad una caffetteria, con una tazza di caffè fumante tra le mani.
  • Ci voleva proprio
  • Eh già. Sembra di non staccare mai la spina
  • Come vanno le cose da Meredith?
  • Bene, ma avrei bisogno di un po’ di privacy
  • Perché non cerchi una nuova casa? Anche solo in affitto
  • Non lo so, sembrerebbe una cosa troppo definitiva
  • Hai parlato con Owen?
  • No, ci stiamo evitando, per quanto possa essere possibile
  • Vorrei aiutarti in qualche modo
  • Lo stai facendo – Amelia allungò la mano verso quella di Arizona e gliela strinse; la bionda ricambiò la stretta e per un attimo le sembrò che il suo cuore cambiasse il ritmo dei suoi battiti
  • Amelia…
  • Dimmi
  • Penso dobbiamo parlare di ciò che sta succedendo
  • Lo facciamo mentre torniamo a casa? Altrimenti farai tardi
Le due presero posto in auto e non appena Amelia partì, Arizona come un fiume in piena iniziò a esternare i pensieri di quegli ultimi giorni.
  • Amelia, io e te ci troviamo davvero bene insieme, siamo sempre andate d’accordo, ma ultimamente sento che qualcosa sta cambiando. Mi ritrovo a fissarti e a rimanere affascinata dai tuoi movimenti; quando mi sfiori dei brividi mi pervadono il corpo e questo, per quanto possa essere bello, non va bene. Sono sposata, amo mia moglie e le cose tra noi due stanno andando davvero bene
  • Arizona, io sono più spaventata di te, a prescindere dal fatto che tu sia una donna, una splendida donna.  Mi spaventa tutto di questa situazione, anche adesso, in questo momento ho una gran paura
  • Paura di cosa?
  • Di ferirti e ferire le persone che amiamo. Non so dare un nome a ciò che ci sta succedendo, ma in questo momento vorrei tanto fare una cosa
Amelia rallentò e accostò l’auto al ciglio della strada.
  • Amelia, devo tornare a casa. Perché ti sei fermata?
  • Scusami – la mora tolse la cintura di sicurezza e avvicinandosi sempre di più ad Arizona fiorò le labbra con le sue, potette vedere la bionda deglutire vistosamente, ma non ritirarsi da quella posizione pericolosa, così si avvicinò quel poco che bastò per far toccare le loro labbra. Pochi secondi dopo si separarono e un profondo senso di colpa pervase la bionda.
  • Amelia, ho appena tradito Eliza, ti rendi conto?
  • Non ti ho costretta
  • Riportami a casa, per favore
 
Quando Arizona rincasò la baby sitter stava facendo giocare Sofia, che non appena la vide le rivolse un grande sorriso.
  • Ciao mamma
  • Ciao piccola. Che fai?
  • Stiamo facendo un disegno. Ti piace?
Sofia porse il disegno a sua madre e non appena Arizona lo vide delle lacrime minacciarono di uscire
  • È bellissimo amore, lo attacchiamo sul frigorifero?
  • Siiii
Qualche minuto dopo rientrò anche Eliza, la bambina era già a dormire, mentre Arizona guardava la tv. La mora si avvicinò a sua moglie per salutarla, ma non appena le si avvicinò, la bionda trasalì
  • Scusami, non mi hai sentita rientrare?
  • No, ero sovrappensiero
  • C’è qualcosa che ti turba?
  • Niente di importante. Come è andata la lezione?
  • Molto bene. Quella ragazza farà strada.
  • Quando vi vedrete di nuovo?
  • Non abbiamo deciso, ma non appena i nostri orari coincideranno di nuovo. Gli orari degli specializzandi sono folli
  • Ci siamo passate anche noi e non tornerei indietro
  • Neanche io
  • Hai cenato?
  • Si, ho mangiato una cosa al volo. Vado a letto, mi raggiungi?
  • Rimango ancora un po’ qui e vengo
Rimasta sola, Arizona ripensò ad Amelia, ripensò alle loro labbra e ripensò a ciò che stava succedendo tra di loro. Indubbiamente erano attratte l’una dall’altra ma non avrebbe mai pensato che potesse andare a finire in questo modo e non riusciva a venirne a capo, in quanto stava impiegando troppo tempo per una cosa che non doveva avere nessun significato. Nell’altra stanza aveva sua moglie, una donna che amava moltissimo, con la quale stava costruendo una famiglia. Un dubbio però la tormentava: doveva confessarle ciò che era accaduto quella sera?

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Capitolo 68
*** Wow ***


  • Pronto, Arizona? – Callie aveva appena risposto al telefono, quando la bionda stava pensando di chiudere la conversazione. Ripensando alla figuraccia che avrebbe fatto, cambiò idea
  • Ciao Callie, ti disturbo?
  • No non preoccuparti sono di turno in ospedale. È successo qualcosa a Sofia?
  • No Sofia sta bene, sta dormendo
  • Come mai mi chiami a quest’ora?
  • Volevo dirti che abbiamo preso la nuova casa e che tra poco andremo a vivere lì, quindi presto questa sarà libera
  • Mi hai chiamato a quest’ora per la casa, Arizona? Non eri neanche d’accordo
  • Lo so, ma non potevo più aspettare. Verrete?
  • Si, è quasi definitivo. Io ho trovato un posto all’Haberview Medical Center e Penny sta aspettando ancora una risposta
  • Wow, quell’ospedale è davvero ottimo
  • Lo so, sono stata fortunata. Ora puoi dirmi la verità, Arizona: perché mi hai chiamata?
  • Va bene, oltre a questo vorrei chiederti un’altra cosa
  • Dimmi
  • Quando ti ho tradita come ti sei sentita?
  • Ma che domande sono? Ti ha tradita Eliza?
  • No no, assolutamente
  • Sei stata tu a tradirla?
  • Ma che dici, stavo solo riflettendo su alcune cose
  • Quando mi hai tradita mi sono sentita come se la terra si franasse sotto i miei piedi, in quel momento credevo che il mio cuore non potesse più ricomporsi, ma oltre al dolore sentivo anche tanta rabbia
  • Mi dispiace Callie
  • È acqua passata ormai. Se ci fosse qualcosa che non andasse me lo diresti?
  • Certo, non preoccuparti
Nel momento in cui Arizona chiuse la comunicazione decise di non rivelare mai a sua moglie ciò che fosse successo tra lei ed Amelia. Non voleva che soffrisse come era già successo con Callie.
Quando si mise a letto, Eliza si avvicinò a lei.
  • Sei sveglia?
  • Si ti stavo aspettando
  • Ho chiamato Callie
  • A quest’ora? Le sarà venuto un colpo
  • Infatti, ma volevo sapere come stavano andando le cose per il trasferimento
  • E cosa ti ha detto?
  • Ha trovato lavoro all’Haberview e Penny sta aspettando una risposta
  • Quindi presto si trasferiranno
  • Esatto
  • Amore, ti sento strana da quando sono tornata, cosa succede?
  • Nulla, veramente. Sono stanca, a volte vorrei staccare la spina e pensare solo a te e Sofia, invece la vita è un casino, non si sa mai cosa aspettarsi
  • Lo so, sembriamo trottole anziché persone, ma è il nostro lavoro e lo amiamo. Per caso ti da fastidio che io aiuti Marion?
  • Ma no, anzi, mi fa piacere che abbia deciso di seguire il mio consiglio. Anche lei ha bisogno di aiuto ed è giusto che tu glielo dia. È solo stanchezza, domani starò meglio.
 
Così non fu. Quando il mattino seguente Arizona si svegliò, i sensi di colpa continuarono ad attanagliarla. Se avesse rivelato tutto a sua moglie, però, avrebbe rovinato ogni cosa, non si sarebbe più fidata di lei, ma tenerla all’oscuro di una cosa di quella portata la faceva pian piano morire dentro.
Arrivata in ospedale cercò subito Amelia e le diede appuntamento sulle scale del terzo piano.
  • Ari, che succede?
  • Sto impazzendo
  • Mi dispiace, è colpa mia
  • Non è solo colpa tua, io non mi sono tirata indietro
  • Perché, però? Perché ci sta succedendo tutto questo?
  • Non lo so, ma qualunque cosa sia deve essere fermata
Detto ciò, Arizona fece per uscire, ma Amelia le sfiorò una mano
  • Così non aiuti
  • Non l’ho fatto apposta
  • Amelia, cerca di risolvere le cose con Owen. È lui la persona che ami. Ti prego, fallo
  • Arizona, ma davvero pensi che io prova queste cose per te perché non ho nessun altro “sfogo”? Per chi mi hai presa?
  • Non mi sono spiegata, non intendevo quello. Solo che stai soffrendo, sei fragile e forse puoi fraintendere le emozioni che provi
  • E sentiamo, la tua scusa quale sarebbe?
  • Non lo so, l’unica cosa di cui sono certa è che amo mia moglie e voglio stare con lei e questo mi basta
  • Glielo dirai?
  • No, non ha senso alzare un polverone per una cosa che non ha avuto significato
Amelia si sentì toccata nell’orgoglio sentendo quelle parole, ma non lo diede a vedere, soprattutto perché dovette correre nella stanza del piccolo Greg
  • Vieni con me
Arizona seguì Amelia e quando arrivarono nella stanza, ad aspettarle trovarono Alex con suo fratello e sua cognata e una bellissima sorpresa: il bambino si era svegliato.
Amelia si avvicinò subito a lui e iniziò a visitarlo. L’intervento sembrava essere andato bene, il bambino non accusava nessun disturbo.
  • Perfetto piccolo, sei un campione
Quando uscirono dalla stanza, Amelia informò i genitori di Greg della sua volontà di eseguire al più presto una risonanza per controllare le metastasi per poi asportarle completamente; era un altro grande passo, ma se l’intervento più rischioso era riuscito, questo poteva essere affrontato con più tranquillità
  • Grazie davvero dott.ssa Shepherd, mio fratello mi aveva detto fossi  un chirurgo eccellente
  • Per questo motivo, una volta dimesso, vorrei comunque seguire io i vari progressi del bambino. So che per voi è un sacrificio, ma per venirvi incontro sono disposta a venire io da voi, anche per non far affrontare il volo al bambino.
  • Per noi sarebbe un grandissimo aiuto, grazie dott.ssa
Dopo essersi congedate Amelia e Arizona tornarono ognuna nel proprio reparto. Avevano deciso di mantenere un rapporto prettamente lavorativo e la bionda si sarebbe impegnata al massimo. Le cose con Eliza finalmente stavano andando nel verso giusto, avevano trovato un equilibrio e proprio per questo non sapeva come muoversi: da una parte c’era la volontà di essere completamente sincera con lei, dall’altra voleva evitare che soffrisse. Sua moglie non le avrebbe mai perdonato una cosa del genere e non avrebbe perdonato neanche Amelia.
Arizona sapeva di aver bisogno del consiglio di un’amica. Meredith era da escludere, anche se i rapporti con la cognata non erano sempre rose e fiori, era pur sempre la sorella di suo marito e l’avrebbe difesa a spada tratta; così pensò ad April. Prese il telefono dalla tasca del camice e le inviò un messaggio dandole appuntamento in caffetteria.
  • Ehi Arizona
  • Ciao April, grazie per essere venuta
  • Figurati, sembrava importante
  • Lo è. Ho bisogno di confidarti una cosa, ma promettimi che non lo dirai a nessuno
  • Mi stai facendo preoccupare
  • Promettilo, April
  • Ok si si lo prometto
  • Ho tradito Eliza
  • Cooosa? Ma sei matta? Non ti è bastato quello che hai passato con Callie?
  • Ti prego April, non ti ci mettere anche tu, i sensi di colpa stanno già facendo il loro lavoro
  • Ok scusami, lo hai detto ad Eliza?
  • No, non so cosa fare
  • Quante volte è successo?
  • Una volta, April. Ci siamo solo baciate
  • Sarei inopportuna se ti chiedessi con chi?
  • Amelia
  • Mio Dio, Arizona. Amelia Shepherd? La nostra Amelia?
  • Quante ne conosci?
  • Non sapevo fosse…
  • Neanche io sinceramente
  • A quanto pare sei proprio brava se sei capace anche di far convertire le etero
  • Dai April, non c’è niente da ridere
  • Dai sto scherzando. Arizona, è stato solo un bacio, non avete mica fatto sesso
  • Lo so, ma l’ho comunque tradita
  • Se non ha significato nulla non l’hai tradita, può essere stato solo un momento di debolezza
  • Ho provato qualcosa mentre la baciavo e provo qualcosa quando sono semplicemente con lei
  • Non continuare, Arizona. Non pensare a queste cose. Non ha significato nulla e cerca di vederla per il minor tempo possibile e vedrai che le cose cambieranno
  • Ed Eliza?
  • Non dirle nulla, so che probabilmente non ti saresti aspettata questo consiglio da parte mia, ma confessarle in questo momento una cosa del genere vorrebbe dire insinuare un costante dubbio nella sua mente e con il passo che state per compiere non ne avete bisogno
  • Va bene, ci proverò. Grazie April
Arizona stava tornando nel suo reparto, quando nel corridoio incontrò sua moglie; il suo sorriso illuminava l’intero ospedale e il cuore di Arizona mancò un battito
  • Ciao Amore, come mai qui?
  • Volevo vederti, ho qualche minuto libero
  • Sei un tesoro. Hai saputo del piccolo Greg?
  • Si e ne sono felicissima. Sono sempre più convinta che Amelia sia una grande donna, si è anche offerta di andare lei per le varie visite
  • Eh già, sarebbe stato oltre che dispendioso per loro, anche pericoloso per il bambino. Condivido la sua scelta
  • Dovrai andare anche tu, quindi?
  • Non credo, non ne abbiamo parlato, ma non penso abbia bisogno di me per cose del genere, poi si tratterebbero di ben 9ore di aereo, starei troppo lontana da voi
  • Quasi dimenticavo, mi hanno chiamata gli operai: la casa è pronta
  • Wow! Sono stati velocissimi. Iniziamo a fare le valigie allora
  • Non vedo l’ora
Eliza la salutò ed un altro pezzo del cuore di Arizona si ruppe. Per tutto il resto della giornata non riuscì a sgomberare la mente da quel peso che aveva. Aveva intenzione di seguire il consiglio di April, ma era davvero difficile. Dopo aver concluso l’ultimo intervento in programma per quella giornata, la bionda andò a chiamare sua moglie ed insieme tornarono a casa.
  • Sofia! Abbiamo una bellissima notizia!
  • Avete trovato il fratellino nuovo? – Le due donne si guardarono e scoppiarono a ridere – perché ridete?
  • Perché non è come un peluche che si trova nei negozi. Ci vorrà tempo e l’unico posto in cui lo troveremo sarà nella pancia di Eliza
  • E come ci va a finire lì dentro?
  • Te lo spiegheremo più avanti. La bella notizia è che la casa nuova è pronta, quindi questo fine settimana ci trasferiremo lì
  • Siiii avrò una stanza grandissima! Devo preparare tutti i miei giochi allora
  • È ancora presto, piccola. Te lo diremo noi quando iniziare
Quella sera Arizona, Eliza e Sofia la trascorsero tra giochi e risate. La bionda non pensò mai ad Amelia e questo le permise di godersi la serata insieme alla sua famiglia. Aveva ragione April, doveva sgomberare la mente da quell’incidente e tutto sarebbe andato nel migliore dei modi.
  • Amore, vorrei dirti una cosa – Le due donne, dopo aver messo Sofia a letto, si ritrovarono in salotto distese sul divano
  • Dimmi pure
  • Miranda mi ha offerto un posto come chirurgo ortopedico
  • Caspita! Quando è successo?
  • Oggi
  • Amore, perché sembra che io sia più felice di te?
  • Perché mi ha chiesto di mantenere anche il posto di insegnante e questo vorrebbe dire…
  • … più tempo a lavoro e meno tempo a casa
  • Esatto
  • Anche io l’ho fatto e non molto tempo fa, ma adesso, nonostante questa scelta mi sia costata cara, sono fiera di essere ciò che sono
  • Sono contenta che abbia pensato a me, perché avrebbe potuto cercare chiunque altro, ma vogliamo un bambino Arizona
  • Non vedo dove sia il problema
  • Io non affronto una gravidanza con la mole di lavoro che comporterebbe questo nuovo incarico
  • Ma perché? Callie ci è riuscita, ha rotto migliaia di ossa ed è andato tutto bene. Beh, fino a quando non abbiamo avuto l’incidente
  • Callie era più giovane di me
  • Amore io non penso che sia una cosa impossibile da fare. Desideri questo incarico?
  • Assolutamente si e desidero anche un bambino
  • Allora accetta, fidati di me. Andrà tutto bene
  • Va bene, domani andrò a parlare con Miranda
  • Anche se è presto: auguri Amore mio
  • Grazie tesoro, festeggiamo un po’?
Quella notte, Arizona ed Eliza fecero l’amore. Arizona si sentì felice, sentì dentro di sé la leggerezza che si provava quando si è al posto giusto con le persone giuste.
Quando però il giorno dopo tornò in ospedale, il macigno sul petto tornò, insieme ad i sensi di colpa. Non poteva continuare a vivere in quel modo.
  • Arizona…
La bionda si voltò e davanti a sé trovò Amelia.
  • Mi perseguiti?
  • Ma la smetti? Per un mezzo bacio che c’è stato perché devi trattarmi così? Anche io ho tradito Owen, anche io sono sposata, anche io ho i sensi di colpa! Oppure pensi che solo tu provi determinate cose, solo tu sei in crisi, solo tu esisti?
  • Scusami, usciamo di qui. Ti va se ci facciamo un giro? Hai qualche minuto libero?
  • Si, tra un’ora ho il giro di visite
  • Bene, anche io, andiamo allora
Arizona ed Amelia uscirono dall’ospedale ed entrarono in auto. Arizona mise in moto e poco dopo si ritrovarono davanti ad una casa che Amelia non aveva mai visto
  • Dove siamo?
  • Questa è la mia nuova casa
  • Wow è stupenda! Ottima scelta
  • Vuoi entrare?
  • Va bene, ma perché mi hai portata qui?
  • Tra poco te lo spiego
Le due donne entrarono nella nuova casa e Arizona, come Amelia, rimase a bocca aperta. Era la prima volta che la vedeva arredata e le sembrò tutto molto famigliare.
  • Avete davvero buon gusto. Io non ricordo neanche più come sia casa di Owen
  • È casa vostra Amelia, non solo casa di Owen
  • Prima o poi gli parlerò
  • Forse non avrei dovuto portarti qui, ma voglio farti capire ciò che sto provando in questo periodo. Vedi questa casa perfettamente arredata? Io ed Eliza abbiamo scelto ogni cosa nei minimi dettagli. Ci sono 5 camere da letto di cui una per il nostro futuro bambino. Vedi Amelia, io ed Eliza abbiamo tutto: ci amiamo, abbiamo una figlia, una nuova casa e pensiamo al futuro; eppure adesso sono qui con te: ti guardo e mi perdo nei tuoi occhi azzurri, anche solo il fatto che tu mi sfiori mi fa girare la testa e non capisco, non capisco il motivo, perché io sono dannatamente felice con Eliza
  • Eppure adesso sei qui con me. Forse è meglio che usciamo, mi sento a disagio nella vostra casa perfetta
  • Hai ragione, torniamo in ospedale
  • Comunque anche io provo tutte queste cose; le provo ed ho paura. Non ho mai provato tanta attrazione come per te
La mora, dopo aver preso posto sul sedile del passeggero, prese la mano di Arizona tra le sue e la guardò dritta negli occhi
  • Cosa dobbiamo fare?
  • Non lo so, stiamo sbagliando entrambe, stiamo tradendo le persone che amiamo, ma siamo lo stesso qui
Amelia si avvicinò ad Arizona, che però si allontanò
  • Non voglio fare nulla, voglio solo abbracciarti
Arizona la lasciò fare e non appena il suo naso fu nell’incavo del collo di Amelia, inspirò il suo profumo, era delicato e inebriante
  • Cavolo, cavolo, cavolo. Andiamocene di qui
La bionda partì e qualche minuto dopo si trovarono di nuovo nel parcheggio dell’ospedale
  • Arizona…
  • Amelia… tutto questo è così dannatamente sbagliato. Ho fatto lo stesso errore con Callie
  • Mi paragoni ad una mezza scappatella con Lauren Boswell?
  • No, ma è comunque una cosa sbagliata
  • Lo so. Probabilmente ciò che ti sto per chiedere ti sembrerà assurdo, ma io domani dovrò partire per Atlanta e vorrei che tu venissi con me
  • Ad Atlanta? A fare cosa?
  • C’è un convegno sulle nuove tecnologie neurochirurgiche  
  • Sembra interessante, ma è una pazzia; io domani lavoro
  • Lo so, ma puoi prenderti un giorno di ferie, ci allontaniamo da qui solo per un giorno
  • Amelia, ho una figlia e una moglie che a casa hanno bisogno di me
  • È solo un giorno Arizona
  • Cosa dirò ad Eliza?
  • La verità
  • Ci penserò, ma non ti prometto nulla
Non appena si allontanò dalla mora, Arizona istintivamente portò entrambe le mani sul viso: era disperata. Non sapeva il motivo per cui stesse agendo in quel modo e la situazione stava sfuggendo di mano ad entrambe: stava tradendo Eliza, la sua Eliza, la donna che aveva ricomposto il suo cuore pezzo dopo pezzo; la donna che aveva condiviso tutti i suoi dubbi, le sue incertezze; la donna che aveva accolto Sofia come una figlia. Perché le stava facendo tutto questo?
Senza che se ne rendesse conto, la bionda si ritrovò davanti la stanza della paziente che avrebbe dovuto visitare quella mattina: fece un respiro profondo ed iniziò ufficialmente la sua giornata lavorativa
  • Buongiorno Erica, come ti senti?
  • Buongiorno dott.ssa Robbins. Stanca, anche se sono costantemente stesa su un letto di ospedale
  • È normale, è il tuo cuore ad essere affaticato e stiamo aspettando con trepidazione il nuovo cuore, anche se non sei la prima della lista
  • Lo so, so che probabilmente ci vorrà molto tempo, ma voglio solo dare alla luce mio figlio
  • Per questo devi stare calma e fare tutto ciò che ti diciamo noi, vedrai che le cose andranno bene
Uscita da quella stanza, proseguì con il resto delle visite per poi iniziare con gli interventi.
Eliza, nel frattempo, dopo aver parlato con Miranda e aver accettato il nuovo incarico, iniziò con la sua prima lezione. Mancava poco all’inizio del nuovo mese e voleva iniziare a programmarsi le nuove giornate; voleva riuscire a far bene ogni cosa.
  • Buongiorno a tutti
  • Buongiorno dott.ssa Minnick. Abbiamo saputo la notizia, possiamo congratularci con lei?
  • A quanto pare le notizie volano. Grazie, quindi per questo vorrei riorganizzare le prossime lezioni che avremo a partire dal prossimo mese
La lezione proseguì e gli specializzandi furono più propostivi di quando Eliza potesse aspettarsi. Sarebbe stata dura, ma valeva la pena tentare e nel caso chiedere aiuto. Prima di uscire dall’aula organizzò, per il giorno seguente, anche la lezione privata con Marion.
  • Ehi Eliza – uscendo dall’aula, si sentì chiamare e  prima di voltarsi sapeva già chi fosse, avrebbe riconosciuto quella voce tra milioni
  • Ehi Arizona, che ci fai qui?
  • Questa volta ho voluto farti io una sorpresa, ma ho poco tempo, devo andare in sala operatoria
  • Caso difficile?
  • No, abbastanza tranquillo. Come è andata con Miranda?
  • Alla grande, dal prossimo mese sarò il nuovo chirurgo ortopedico
  • Fantastico, sono davvero contenta per te. Ho visto Marion, avete fissato la prossima lezione?
  • Si, per domani sera al solito orario
  • A proposito di domani: Amelia mi ha chiesto di accompagnarla ad Atlanta per un convegno sulle nuove tecnologie neurochirurgiche
  • Caspita, mi sembra una cosa da super cervelloni
  • Suppongo lo sia, ma le ho detto che non sarei andata
  • Come mai?
  • Tornerei sabato mattina
  • Io e Sofia sapremo cavarcela
  • Lo so, ma non vorrei che Sofia ci rimanesse male
  • Sarà un’occasione per legare di più con lei
  • Più di quanto non lo siate già?
  • Arizona, non voglio che tu rinunci a qualunque cosa. Siamo sposate, non prigioniere
  • Dici sul serio?
  • Certo, la lezione con Marion la farò a casa nostra, così non tornerò tardi dal lavoro e riusciremo a conciliare il tutto
  • Sei un amore, lo dico ad Amelia allora
  • Ora vai e non dimenticarti che stasera riceverai un regalo pre partenza
  • Non vedo l’ora
Arizona si allontanò da sua moglie per dirigersi in sala operatoria e man mano che prendeva le distanze, quel macigno si faceva sempre più pesante. Sapeva che stava sbagliando, ma c’era qualcosa che la spingeva a farlo e quella giornata con Amelia le avrebbe fatto capire sicuramente cosa fosse.
Alle 6pm la bionda aveva terminato tutti gli interventi e non aveva nient’altro in programma, così dopo aver avvisato Miranda per il giorno di ferie che avrebbe preso, decise di approfittarne per tornare a casa e trascorrere del tempo con Sofia. Avvisò Eliza che avrebbe preso un taxi ed infine inviò un messaggio ad Amelia per informarla che l’avrebbe accompagnata a quel convegno.
  • Ciao piccola! Sono a casa
  • Ciao mamma! Non lavori più?
Arizona congedò la baby sitter e si dedicò completamente a sua figlia.
  • Per oggi non avevo nient’altro da fare e se dovessero avere bisogno di me mi chiameranno, ma nel frattempo voglio stare qui con la mia scimmietta
  • Che bello!
  • Cosa stavi facendo?
  • Kate mi stava insegnando a fare i puzzle
  • Wow, a me piacciono tanto
  • Anche a me mamma, ma sono difficili
  • Facciamo insieme, vedrai che ce la faremo
  • Mamma, ti sta chiamando la zia Amelia, guarda, il telefono si è illuminato
Arizona si girò verso la direzione che indicava Sofia e in effetti il suo telefono stava squillando sul tavolo del salotto, a lavoro aveva sempre il silenzioso e aveva sicuramente dimenticato di toglierlo
  • Hai ragione, aspetta qui, vado a rispondere
Arizona si alzò dallo sgabello della cucina e si precipitò a prendere il telefono
  • Pronto Amelia
  • Ehi, ho letto il messaggio e pensavo fosse meglio chiamarti
  • Hai fatto bene
  • Ti ho cercata in ospedale, ma mi hanno detto che eri già andata via, come mai?
  • Non avevo più nulla in programma ed ho pensato di trascorrere del tempo con Sofia
  • Quindi per domani confermato?
  • Confermato, a che ora ci vediamo?
  • Ti passo a prendere alle 8 domani mattina, va bene?
  • Perfetto, a domani
  • Buona serata Arizona
  • Buona serata anche a te
Chiusa la conversazione, Arizona tornò accanto a Sofia, che nel frattempo aveva già aggiunto qualche pezzo al puzzle
  • Ma sei bravissima
  • Visto mamma? Kate mi ha insegnato bene
  • Eh già. Senti piccola, domani mattina a scuola ti accompagnerà Eliza e noi ci rivedremo sabato mattina
  • Perché?
  • La mamma deve accompagnare la zia Amelia ad una riunione di tanti dottori
  • E perché Eliza non viene?
  • Eliza ha molto da fare qui e starà tutto il tempo con te, poi sabato inizieremo anche a portare i giochi nella casa nuova
  • Mi mancherai mamma
  • Anche tu piccola, ma vedrai che domani passerà presto. Che ne dici di fare un dolce ad Eliza?
  • Siiii, facciamole il suo preferito
  • Accordato, allora vai a lavare le mani, così iniziamo
Il resto della serata lo trascorsero in cucina.
Quando Eliza rientrò le trovò completamente bianche: era cosparse di farina dalla testa ai piedi
  • Cosa è successo qui? È scoppiato un sacco di farina?
  • Siii e tra poco finirà anche su di te!!
Arizona e Sofia si lanciarono verso Eliza, che presto si ritrovò anche lei completamente bianca.
Più tardi, dopo aver sistemato il caos e dopo aver cenato, le tre si ritrovarono davanti al televisore per guardare uno dei cartoni animati che aveva scelto Sofia. La scelta era caduta sempre sullo stesso e per una motivazione molto valida da parte della bambina: “l’ultima volta mi sono addormentata”.
Arizona ed Eliza si sorbirono di nuovo quel cartone fino a quando Sofia non crollò di nuovo.
La mora sorrise a quella visione e decise di portarla nel suo letto.
Tornando verso il salotto si fermò a guardare sua moglie ma, per quanto fosse bella, c’era qualcosa che la turbava. Poteva notarlo dall’espressione che aveva assunto e dagli occhi che vagano verso chissà dove.
  • Amore, tutto bene?
  • Si certo, perché?
  • Ti vedo preoccupata
  • Sono una cattiva persona
  • Perché dici questo?
  • Me ne vado ad Atlanta e lascio la mia famiglia
  • Ma sarà solo un giorno, non capisco tutti questi pensieri. Ti sarà sicuramente già capitato quando eri con Callie
  • Si e si è visto come è andata a finire
  • Amore, non vi siete certo lasciate per un convegno e non stai andando in guerra. O c’è un motivo che mi nascondi?
  • Pensi che io ti nasconda qualcosa?
  • Spero di no
  • Non ti sto nascondendo nulla
  • Allora non preoccuparti, io e Sofia staremo benone. Andiamo a letto?
Qualche minuto dopo, le due ritrovarono distese l’una sull’altra. Arizona appoggiò le labbra su quelle di sua moglie e si concentrò sul loro sapore: dentifricio alla mente. Era rinfrescante e la mandava su di giri. La bionda intensificò il bacio e poggiando la lingua sulle labbra di sua moglie le chiese il permesso per entrare. Eliza non tardò ad acconsentire a quella dolce richiesta e ben presto si ritrovarono a fare l’amore non più con dolcezza e attenzione, ma con passione e voracità. Arizona era impaziente, aveva voglia di far godere sua moglie, ma quest’ultima voleva assaporare ogni singolo momento trascorso con Arizona
  • Amore, aspetta, aspetta
  • Qualche problema?
  • No, è che se continui così mi farai venire tra neanche due secondi
  • E non vuoi?
  • Questa sera voglio far godere te, te lo avevo detto che avresti avuto un regalo
  • Cosa hai in mente?
  • Aspettami qui
Quando Eliza tornò aveva tra le mani una bomboletta di panna spray
  • Wow, la cosa si fa eccitante
Eliza fece stendere Arizona in posizione supina e spruzzò la panna intorno ai suoi seni, sui capezzoli, sul collo. La bionda iniziò a muoversi eccitata da quella situazione, voleva di più ed Eliza riusciva a capirlo, così con la bocca iniziò a succhiarle via la panna che aveva sul collo e presa anche lei dall’eccitazione, le lasciò un succhiotto. La bionda, immersa in quel turbinio di emozioni, non se ne rese conto. Eliza continuò con il suo viaggio e arrivata sui capezzoli con la lingua glieli stuzzicò e dalla bocca della bionda iniziarono ad uscire dei gemiti sempre più sonori. Arizona stava impazzendo.
  • Ti prego, non ce la faccio più, voglio sentirti dentro di me
Eliza accolse quella supplica. Entrò con una, due, tre dita e con colpi lenti e sicuri penetrò nell’intimità di sua moglie. Gli occhi della bionda erano aperti, come la sua bocca. Eliza era incantata da quella donna, era incantata da ogni goccia di sudore che imperlava la fronte di sua moglie; era incantata dalle pupille dilatate dal piacere di quegli occhi azzurri come il cielo; era incantata dai movimenti che il corpo compiva sotto di se; era incantata dagli spasmi di quel corpo che stava arrivando all’apice del piacere.
  • Wow
Fu l’unica parola che Arizona riuscì a pronunciare

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Capitolo 69
*** Atlanta ***


Quella notte Arizona dormì molto male. Si rigirò nel letto più del dovuto; quando si accorse che con i suoi continui movimenti stava rischiando di svegliare Eliza, decise di alzarsi e andare in cucina dove si fece una tazza di tisana. Di li a poche ore sarebbe partita per Atlanta con una persona per cui provava cose che non riusciva a spiegare neanche a se stessa. Fare l’amore con sua moglie era stata una cattiva idea, nonostante fosse stato bellissimo. I sensi di colpa la stavano divorando. Era tutto troppo complicato. Amelia aveva salvato non solo la vita di sua figlia, ma anche quella di sua moglie ed ora stava mandando in rovina il loro matrimonio. Eliza era stata, come sempre, fin troppo comprensiva quando le aveva riferito la volontà di Amelia di portarla con sé ad Atlanta, non aveva fatto domande, l’aveva semplicemente incoraggiata a prendersi un giorno di ferie. Se solo avesse saputo cosa stesse facendo.
  • Arizona… - la bionda sentendosi chiamare si spaventò, era completamente immersa nei suoi pensieri da non sentire sua moglie arrivare
  • Ti ho svegliata vero?
  • Cosa ti succede?
  • Non riuscivo a dormire, sono in ansia per domani. Prendere l’aereo mi suscita ancora brutte sensazioni
  • Capisco. Vieni, torna a letto, altrimenti non riuscirai a svegliarti domattina
Arizona accolse l’invito di Eliza e, una volta distesasi sotto le coperte prese posto tra le braccia di sua moglie.
Le dita di Eliza le accarezzarono i capelli e con quel dolce gesto riuscì a prendere sonno.
Alle 7am in punto la sveglia suonò e come previsto per la bionda fu difficile alzarsi
  • Amore.. Se non ti alzi farai tardi
  • Mi alzo subito, ma sono stanchissima
  • Lo so, magari riposerai un po’ in aereo e non penserai al viaggio
  • Lo spero tanto. Vado a farmi una doccia
  • Vuoi compagnia?
  • Mi farebbe tanto piacere, ma farei tardi. Ne faccio una al volo e bevo un caffè, tu rimani ancora un po’ a letto
Arizona uscì dalla doccia e dopo essersi avvolta nell’asciugamano andò in camera da letto per vestirsi. Appena entrata si ritrovò gli occhi di sua moglie che esploravano il suo corpo, per un attimo si sentì a disagio
  • Da quando ti vergogni di tua moglie?
  • Non mi vergogno di te, ma dello sguardo che stai facendo
  • E che sguardo ho?
  • Vorresti fare sesso
  • Davvero tanto – la mora gattonò sul letto e avvicinandosi ad Arizona iniziò a baciarle la schiena, per poi salire sulle spalle – cavolo!
  • Che c’è?
  • Ieri sera ti ho lasciato un succhiotto
  • Davvero? Dove? Non me ne sono accorta – Arizona si alzò dal letto e si diresse davanti lo specchio. Il succhiotto c’era ed era ben visibile proprio sull’incavo del collo. Come aveva fatto a non accorgersene? – Eliza, adesso devo andare in giro così?
  • Metti una maglia poco più accollata e vedrai che neanche si vedrà
  • Mm, se lo dici tu
Mezz’ora dopo il taxi con Amelia a bordo era in strada in attesa di Arizona
  • Da un bacio a Sofia, ci vediamo domani mattina
  • Io non lo merito un bacio?
  • Certo, vieni qui – Eliza si avvicinò alle labbra di sua moglie, che gliele catturò in un bacio profondo
  • Caspita e stai partendo per un solo giorno
  • Mi mancherai
  • Anche tu, salutami Amelia
La bionda chiuse la porta alla sue spalle e si diresse verso il taxi, dove prese posto accanto ad Amelia
  • Buongiorno Ari
  • Buongiorno
  • Tutto bene?
  • Diciamo di si, non ho dormito stanotte – Amelia prese le mani di Arizona tra le sue e le avvicinò alle labbra
  • Ricordati che stiamo partendo per capire cosa ci sta succedendo, non faremo nulla che tu non voglia fare
  • Lo so, ma se penso ad Eliza che mi ha praticamente spinta a venire con te mi sento male
  • Non pensarci, sgombera la mente
  • Ci proverò. A che ora hai il convegno?
  • Alle 8pm. L’albergo è proprio lì vicino. All’aeroporto di Atlanta dovremmo arrivare per le 5pm, calcolando il fuso orario, quindi possiamo fare una doccia e riposare un po’ per poi andare al convegno
  • Perfetto. Spero di dormire in aereo, ho l’ansia
Nel frattempo le due donne scesero dal taxi e si diressero verso la zona di imbarco.
Un’ora dopo l’aereo decollò.
  • Come è andata la serata con Sofia?
  • Benissimo, abbiamo cucinato e alla fine ci siamo ritrovate cosparse di farina dalla testa ai piedi
  • Sei davvero una brava mamma
  • Tu non vorresti esserlo?
  • Sapevi che ho affrontato una gravidanza?
  • No, non lo sapevo
  • Ho scoperto di essere incinta dopo la morte di Ryan
  • Lo hai perso?
  • No, è nato anencefalico. È stata una dura scelta per me, ma alla sua nascita ho deciso di donare i suoi organi
  • Mio Dio Amelia. Non avrei mai pensato ad una cosa del genere
  • Poche persone lo sanno, non è stato un capitolo molto felice della mia vita. Solo quando mi sono trasferita a Seattle ho ricominciato a vivere
Arizona strinse la sua mano a quella di Amelia e cercò di infonderle più sicurezza possibile.
  • Arizona… Io lo so che ti ho messa in una situazione molto scomoda, ma ho bisogno di capire, ho bisogno di sapere il motivo per cui mi fai quest’effetto
  • Anche io ho bisogno di capire, ma ho paura di ciò che potrebbe voler dire tutto questo. Manderei in frantumi tutto quello che ho costruito fino ad ora
  • Te l’ho detto, io non farei nulla che ti possa dar fastidio o altro, non potrei mai
Qualche minuto dopo entrambe si addormentarono. Il viaggio sarebbe durato altre 4ore ed entrambe avevano iniziato ad accusare la stanchezza.
Quando tre ore dopo la bionda si svegliò, si accorse che durante il sonno era andata a finire sulla spalla di Amelia e le loro mani erano ancora intrecciate. Cercò di allontanarsi il più lentamente possibile, ma la mora si svegliò
  • Scusami, non volevo svegliarti, ma ti sono andata a finire praticamente addosso
  • Stavo bene
 
Non appena l’aereo atterrò  le due donne andarono a ritirare i bagagli per poi dirigersi verso l’albergo
  • Amelia, prendi tu le chiavi? Voglio chiamare Eliza
  • Certo, fai pure
La bionda prese il telefono e digitò il numero di sua moglie, ma dopo vari squilli dovette chiudere la comunicazione, avrebbe provato più tardi
  • Eccoci qui. Accanto la mia c’è la tua camera. Non sapevo cosa volessi sinceramente e ne ho presa un’altra anche per te
  • Hai fatto bene, se non ti dispiace vado a riposare un po’
  • Certo, vai pure, ci vediamo più tardi
Amelia e Arizona entrarono nelle rispettive camere ed entrambe si distesero sul letto. La bionda controllò il telefono, ma da parte di Eliza ancora nessuna notizia, così provò a chiamarla di nuovo. Questa volta fu più fortunata, dopo qualche squillo ricevette risposta
  • Amore ciao, scusami ma sono incasinatissima qui
  • Volevo solo dirti che siamo arrivate e che sono in albergo
  • Va bene, ti chiamo io appena stacco?
  • Qui sarà mezzanotte, non so se sarò ancora sveglia a quell’ora, ma tu prova lo stesso
  • Perfetto, a dopo allora
La bionda poggiò il telefono su uno dei comodini e stendendosi sul letto iniziò a vagare con la mente: era da sola in una stanza di albergo e dall’altra parte c’era la donna che in quel periodo la stava mandando nella confusione più totale. Forse aveva fatto bene Amelia a prendere due camere separate. Non appena formulò questo pensiero sentì bussare alla sua  porta. Era più che certa di sapere chi ci fosse aldilà della porta e non appena aprì ne trovò la conferma
  • Ti disturbo?
  • No entra
  • Scusami, è che ero in camera e non facevo altro che pensare al fatto che tu fossi qui e che l’unica cosa che avrei voluto era stare con te
  • E perché hai preso due camere separate?
  • Perché nonostante la situazione ancora ti rispetto Arizona, rispetto i tuoi sentimenti e quindi lascio a te la scelta
  • Quali sono le opzioni?
  • Non ci sono opzioni. Ci sono solo io qui, accanto a te e possiamo fare tutto ciò che vuoi
Amelia e Arizona erano sempre più vicine, le loro dita si sfioravano e il loro fiato era sempre più corto
  • Non so cosa voglio fare
  • Posso aiutarti?
  • Si
La mora si avvicinò maggiormente alla bionda ed ora le loro bocche si sfioravano appena
  • Sono troppo vicino? – nel muovere la bocca le labbra si toccarono maggiormente in alcuni punti.
Arizona non parlò, scosse leggermente la testa. Si sentiva completamente sopraffatta da quella situazione.
Amelia allora prese coraggio e poggiò completamente le labbra a quelle di Arizona. Nessuna delle due si mosse, rimasero in questa posizione per un tempo quasi infinito, fino a quando la bionda non alzò le mani e non le portò attorno al collo di Amelia, che rispose a quel gesto con lo stesso identico movimento. Arizona iniziò a spogliare la mora sfilandole lentamente la maglia e così fece anche la mora. Quando con la mano destra Amelia scostò i capelli della bionda, però, un’espressione diversa comparve sul suo viso e si allontanò
  • Perché ti sei allontanata?
  • Il succhiotto, Arizona
  • Cavolo
  • Non posso farcela. Ieri sera hai fatto sesso con tua moglie e adesso sei in una stanza di albergo con me
  • Amelia, sai come stanno le cose. Non abbiamo un patto che ci impedisce di farlo, soprattutto perché è mia moglie. Fino a qualche giorno fa non sapevamo neanche di essere attratte l’una dall’altra
  • Lo so, è che non riesco a pensarti tra le sue braccia e quel succhiotto non aiuta
  • Fermiamoci allora
Amelia senza esitare raccolse la maglia che qualche minuto prima era andata a finire per terra e la indossò per poi dirigersi verso la porta
  • Amelia
  • Dimmi Arizona
  • Io ti voglio
  • Tu sei sposata
  • Anche tu
  • Tu ami tua moglie
  • Tu non ami Owen?
  • Io e Owen non abbiamo fatto sesso ieri sera
Amelia abbassò la maniglia della porta e lasciò Arizona da sola nella stanza a rimuginare su quello che era appena successo. Amelia aveva dannatamente ragione, eppure c’era qualcosa che continuava a spingerla verso di lei. Era solo pura e semplice attrazione fisica? Arizona non lo sapeva, ma quando qualche minuto prima Amelia le si era avvicinata il cuore aveva iniziato a martellarle nel petto, quando le loro labbra si sfioravano appena la salivazione era venuta meno; erano tutte cose che mandavano in tilt il cervello.
Per scrollarsi quei pensieri di dosso decise di farsi una doccia e poi di riposare almeno un’ora.
Prima che si mettesse nel letto, però, qualcuno bussò di nuovo alla sua porta
  • Scusami, volevo solo dirti che se non ti va di venire al convegno posso andare da sola, durerà massimo un’ora e mezza, dopodiché posso tornare qui per cenare insieme. Intanto potresti riposare, ti vedo stanca
  • Si hai ragione, forse è meglio fare così. Chiamami quando stai tornando, mi faccio trovare giù
Senza dire altro Amelia si voltò e tornò nella sua camera. Arizona riusciva a capire il suo stato d’animo. Ciò che aveva bloccato la mora era stato il segno evidente che qualcun’altra aveva posseduto il suo corpo e, nonostante sapesse che Arizona era “felicemente” sposata, questa cosa la turbava molto.
Con questi pensieri la bionda crollò in un sonno profondo.
Si svegliò di soprassalto qualche ora dopo, con il telefono che continuava a squillare. Ancora mezza addormentata rispose alla chiamata: era Amelia
  • Arizona, stai ancora dormendo?
  • Si scusami, ho preso il sonno pesante
  • Io sto per arrivare in albergo, ti va di uscire?
  • Si certo, mi cambio e arrivo
Dopo essersi incontrate nell’atrio dell’albergo le due donne decisero di andare a mangiare in un ristorante lì vicino. Il quartiere in cui soggiornavano era molto bello, quindi decisero di non sposarsi più di tanto.
  • Non ti ho detto che sei bellissima stasera
  • Grazie Amelia, anche tu stai molto bene. Come è andato il convegno?
  • Benissimo, tutto ciò che riguarda le nuove tecnologie mi affascina moltissimo
  • Ami molto il tuo lavoro, è difficile trovare persone così
  • E due di queste sono sedute a questo tavolo, è piccolo il mondo
Dopo aver cenato, durante il tragitto di ritorno si fermarono a “Park Piedmont”, Amelia aveva insistito e non accettava che Arizona tornasse a Seattle senza averlo prima visitato. Fecero una lunga passeggiata costeggiando il laghetto, per poi stendersi sul prato.
  • Avevi ragione, è bellissimo qui
  • Visto? Devi fidarti di me
Arizona si stese di fianco con il gomito poggiato sul prato e la mano che reggeva la testa, Amelia imitò la sua postura e si guardarono negli occhi
  • Mi fido di te, Amelia. Se fossi stata un’altra persona te ne saresti fregata di questo dannato succhiotto e mi avresti scopata e basta
  • Io non sono come tutte le altre persone. Io credo di provare qualcosa per te. Mi sento attratta mentalmente e per me è difficile anche ora non baciarti, non toccarti. Non lo faccio, perché nonostante io sappia che questa situazione è sbagliata in partenza, nutro molto rispetto nei tuoi confronti
  • Lo so, Amelia. So che entrambe siamo in una posizione scomoda, ma a casa ad aspettarmi ho una moglie ed una figlia, come dovrei sentirmi secondo te? Dovrei far finta di nulla e cedere a tutto questo?
  • Tutto cosa, Arizona? Parlami, dimmi tutto ciò che provi
Arizona, di fronte alle domande postale da Amelia, prese coraggio e distendendosi su di lei iniziò a baciarla in ogni parte del corpo, senza freni, senza se, senza ma. Poco dopo, anche se con fatica, si allontanò dalla donna e tornò nella posizione in cui era all’inizio. Davanti a sé, aveva ora un’Amelia molto sorpresa
  • Cavolo, Arizona
  • Visto? Non dovrei aver paura a provare tutto ciò per una donna che non è mia moglie?
  • Vieni
Amelia si alzò e allungando il braccio verso Arizona la invitò ad alzarsi e a seguirla. Qualche minuto dopo si ritrovarono nella stanza della mora.
Amelia, era sopra Arizona e la baciava. La bionda, sotto di lei, teneva una mano tra i capelli lisci della mora e con l’altra esplorava la sua schiena; le loro bocche quasi febbrili si cercavano vogliose. Senza staccarsi da Arizona, Amelia infilò le mani sotto il suo vestito e un brivido le percorse tutta la schiena. Il contatto con la pelle nuda, liscia, le sembrò la cosa più bella del mondo. Con un gesto lento, quasi maniacale, tolse il vestito alla bionda, che rimase solo con il completo intimo. Amelia si sedette a cavalcioni su di lei e ammirò la straordinaria bellezza di quella donna.
  • Dio santo, sei stupenda. – avvicinò le sue mani sulle spalle della bionda e facendo scendere le spalline del reggiseno glielo tolse. Strinse i seni perfetti tra le sue mani e le loro bocche si rincontrarono, staccandosi solo per far prendere fiato. Con la bocca Amelia iniziò un viaggio sul corpo di Arizona: sul collo, sul petto, sui seni ed iniziò a stuzzicarle i capezzoli. Non appena con la mano sinistra trovò quella di Arizona, fece intrecciare le loro dita e l’altra vagò sul suo corpo. La bionda inarcò la schiena e Amelia le allargò piano le gambe per farsi spazio nel suo intimo, entrando prima con un dito, poi con due. Un gemito chiaro, feroce uscì dalla bocca della bionda. Amelia, inebriata da quella donna che si muoveva sotto di lei continuò a muovere le dita nella sua intimità sempre più velocemente, fino a quando un urlo liberatorio non le dimostrò che le aveva appena provocato un orgasmo. Amelia però non ne aveva abbastanza, voleva di più, così con le labbra scese per tutto il corpo fino ad arrivare lì, proprio dove un attimo prima c’erano le sue dita e con la lingua iniziò a stuzzicarle il clitoride. Arizona si dimenò, strinse le lenzuola sotto di se, graffiò la schiena della mora, che continuò con quel lento gioco erotico. Era un sapore nuovo per lei, un sapore che la eccitava. La sua lingua si muoveva, prima lentamente, poi sempre più veloce, fino a quando la bionda non fu pervasa dal secondo orgasmo. Anche se sfinita, con un colpo di reni, Arizona riuscì ad invertire le posizioni: ora Amelia era sotto di lei. La spogliò e con il vestito legò i suoi polsi impedendole qualsiasi movimento con le mani. Non appena le tolse anche l’intimo, con la lingua iniziò a vagare lungo tutto il corpo. Amelia era eccitata, poteva sentirlo non solo dai movimenti che compiva sotto di lei, ma anche dal profumo che emanava. Arizona respirò a fondo e con due dita penetrò la donna che, sotto di lei, rimase con il fiato sospeso. Gli occhi che Arizona era abituata a vedere, ora erano quasi completamente neri. Ad ogni spinta che compiva con le dita, la mora sotto di lei veniva pervasa da spasmi sempre più forti. L’orgasmo di Amelia era sempre più vicino, così Arizona con le labbra si avvicinò a quelle della mora e gliele catturò in un bacio profondo nel momento esatto in cui Amelia arrivò all’apice del piacere. In quel momento un brivido pervase anche il corpo di Arizona, come se avesse raggiunto anche lei, in quel preciso istante, il piacere più assoluto.

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Capitolo 70
*** Certo che lo sono ***


Amelia e Arizona erano distese l’una accanto all’altra sul letto della camera d’albergo. Entrambe dormivano, ma il sonno di una delle due fu interrotto  dalla suoneria di un telefono. La bionda si svegliò di soprassalto e iniziò a cercarlo per tutta la camera: era andato a finire sotto il letto. Non appena lo recuperò vide la foto di Eliza in sovrimpressione e per un attimo pensò di non rispondere, ma non ce la fece.
  • Pronto Eliza
  • Ehi, scusami è tardi vero?
  • Stavo dormendo, non so che ore siano
  • Qui sono le 9:00pm
  • Quindi qui è l’una, ma non preoccuparti, ti avevo chiesto io di chiamarmi. Come è andata la giornata?
  • Tutto bene. Alla fine la lezione con Marion l’ho posticipata a lunedì sera, non mi andava di farla entrare in casa nostra
  • Sai che non ci sarebbero stati problemi
  • Lo so, ma è meglio così. A te come è andata?
Arizona guardò verso la donna che stava dormendo accanto a se e le venne una stretta al cuore. Cosa avrebbe dovuto rispondere a sua moglie? “Tutto bene, ho appena finito di farmi un’altra donna”?
  • Arizona, ci sei?
  • Si scusami. Tutto bene. Al convegno è andata solo Amelia, io sono rimasta addormentata in camera
  • Mi dispiace, è perché hai dormito malissimo stanotte, ma spero che ne sia valsa comunque la pena
  • Si certo
  • Vuoi che ti lasci dormire?
  • No per caso Sofia è ancora sveglia?
  • Si vuoi che te la passi?
  • Si grazie, solo per un saluto
Mentre Arizona aspettava che Eliza passasse il telefono a Sofia, si accorse che Amelia si stava svegliando, non appena le vide aprire gli occhi le fece segno di non parlare e indicò il telefono.
  • Ciao mammina!
  • Ehi piccola come va con Eliza?
  • Benissimo, ma mi manchi
  • Anche tu scimmietta, ma domani mattina sarò lì da voi e sai cosa dobbiamo fare
  • Non vedo l’ora mamma
  • Anche io. Ora corri a dormire, altrimenti domani non riuscirai a svegliarti
  • Mamma, secondo te posso dormire insieme ad Eliza stanotte?
  • Secondo me si, chiedilo anche a lei
  • Va bene. Buonanotte
  • Buonanotte piccola
  • Ehi Arizona
  • Ehi
  • Vado a raccontarle una favola, tu vai a dormire?
  • Si, ci sentiamo domani mattina
  • Buonanotte amore
  • Buonanotte anche a te
Intanto Amelia aveva assistito a tutta la conversazione e non appena Arizona chiuse la chiamata le si avvicinò per abbracciarla
  • Come stai?
  • Mi vergogno da morire
  • Posso dire una cosa che forse ti sembrerà fuori luogo?
  • Dimmi
  • Penso sia stato il più bel sesso della mia vita
  • Purtroppo anche io sono stata bene
  • Purtroppo?
  • Si, perché sarà ancora più difficile dirti addio
  • Cosa faremo?
  • Dormiremo, domani prenderemo l’aereo e torneremo alla nostra vita
  • Secondo te perché provo queste cose per te?
  • Non lo so, Amelia. Non si tratta solo di attrazione fisica, ma anche di attrazione mentale e  questo è devastante
  • In vita mia non sono mai stata con una donna, eppure sembrava come se lo avessi sempre fatto, come se conoscessi ogni parte del tuo corpo
  • Nonostante io sia sempre andata con le donne tutto questo è nuovo anche per me
  • Non voglio dirti addio
  • Neanche io, ma dobbiamo. Questa è una bellissima parentesi che chiuderemo non appena metteremo piede a Seattle
  • Abbiamo ancora un po’ di tempo per noi allora
  • Come vorresti sfruttarlo?
  • Voglio dormire tra le tue braccia
Arizona si distese sul letto e allargò le braccia per accogliere Amelia. Il profumo del suo corpo la invase completamente e si irrigidì quel tanto da farlo capire anche alla mora.
  • Qualche problema?
  • No, è che il tuo profumo è buonissimo
Amelia si accoccolò maggiormente alla bionda ed entrambe crollarono.
La mora si svegliò con le prime luci dell’alba. Durante il sonno si erano mosse entrambe, perché Arizona ora stava dormendo sul suo petto. Con una mano le accarezzò i capelli e, sperando di non svegliarla, si alzò per andare a prendere la colazione. Quando rientrò in camera la bionda ancora dormiva.
Amelia le si avvicinò e con baci delicati iniziò a svegliarla. Le baciò le guance, il collo, il seno.
  • Che fai Amelia?
  • Sto cercando di farti svegliare, sei una dormigliona
  • Ci stai riuscendo benissimo
Arizona afferrò il braccio della mora e la scaraventò sul letto
  • Che maniere
  • Non sei la prima che me lo dice
  • Beh è vero, ieri sera mi hai legato i polsi
  • Non ti è piaciuto?
  • In realtà si, ogni tanto anche a me piace farlo così. Chissà con Eliza cosa combini
  • Sei gelosa?
  • No, invidiosa: lei può averti ogni volta che vuole, mentre io non ho fatto in tempo a scoprirti che già devo rinunciare a te
  • In realtà è successo poche volte, ha le sue buone ragioni per non approvare questo tipo di sesso
  • Come faremo, Arizona?
  • Ce la faremo, dobbiamo farcela
  • Dirai tutto ad Eliza?
  • Suppongo di si
  • Non ti perdonerà
  • Lo so
  • Non dirglielo, so che la fiducia è alla base di ogni rapporto, ma tu come reagiresti se al tuo posto ci fosse Eliza e venisse a dirtelo?
  • Penso ne morirei
  • Esattamente. Se glielo dicessi ne uscireste distrutte entrambe
  • Non so se sono così forte da mantenere per me una cosa del genere
  • È dura, ma dovrà essere un nostro segreto. Tutto ciò che è successo qui rimarrà qui
  • Mi sento uno schifo
  • Arizona, ti prego, non fare così, altrimenti fai sentire uno schifo anche me. Affronteremo le conseguenze una volta a Seattle, lì decideremo cosa fare
  • Vogliamo andare a fare una passeggiata? L’aereo ce l’abbiamo alle 2pm, potremo mangiare qualcosa per strada
  • Va bene, vado a farmi una doccia e poi ti lascio il bagno libero
Circa due ore dopo le due donne erano per le vie di Atlanta. Era una bellissima giornata di sole ed entrambe decisero di trascorrere del tempo nel parco in cui erano andate la sera prima.
  • Di giorno è ancora più bello
  • Hai ragione, vieni, stendiamoci qui
Entrambe si stesero sul prato e iniziarono a dare forma ad ogni nuvola sopra di loro
  • Guarda quella – Amelia alzò il dito verso il cielo
  • Quale?
  • Questa proprio sopra di noi, segui il mio dito – Amelia prese la mano di Arizona tra la sua e alzandogliela le fece capire a quale si riferisse -  tu cosa vedi?
  • Un cavallo, tu?
  • Io ci vedo una pecora
  • Hai un’immaginazione molto fervida eh?
  • Ti va di fare un gioco?
  • Vai spara
  • Si chiama “se io fossi”. Io ti inizio una frase e tu dovrai continuarla
  • Va bene
  • Allora… Se io fossi… una bambina
  • Mi godrei mio fratello più di quanto già abbia fatto
  • Ti manca?
  • Ogni secondo. Ora tocca a me. Sei io fossi… una diciottenne
  • Beh, sicuramente non inizierei né a drogarmi e tantomeno a ubriacarmi
  • È stato difficile?
  • Non sai quanto, è una continua lotta contro te stessa. Se io fossi… single
  • La risposta ce l’ho qua davanti. Ti vivrei alla luce del sole per vedere dove le nostre pazzi menti riuscirebbero ad arrivare. Se io fossi.. Arizona Robbins
  • Bacerei Amelia Shepherd
  • Questo posso farlo - Arizona si avvicinò e catturò le sue labbra a quelle di Amelia. Durante il bacio chiuse gli occhi, come a voler memorizzare quel sapore che non avrebbe mai più sentito.
  • Se io fossi.. Amelia Shepherd
  • Allontanerei dalla mia vita una persona complicata come Arizona Robbins. Perché proprio me Amelia?
  • Cosa vuoi che ti dica?
  • La verità
  • Ti ho sempre ammirata: sia come medico, che come donna. Non ti dai mai per vinta, anche quando ti crolla tutto addosso; vedi sempre il positivo in ogni cosa.
  • E il fatto che io abbia avuto una reputazione non proprio raccomandabile?
  • Non ci ho mai fatto caso. Quelle sono voci di corridoio, bisogna sempre stare nella vita di una persona per capire cosa le succede. Solo qualche giorno fa è iniziato a scattare qualcosa dentro di me, una sensazione inspiegabile. E tu? Perché proprio me? Hai una vita praticamente perfetta
  • Non è perfetta come credi, ma sono felice o almeno credevo di esserlo. In ospedale ti abbiamo sempre vista come la sorella scapestrata del dottor Shepherd e mai come realmente sei. Ne hai passata tante, anche troppe e con le unghie e con i denti sei riuscita a rinascere e costruirti una tua reputazione. Ti ammiro per questo
  • Non è abbastanza per continuare a frequentarmi?
  • Amelia… Che ruolo dai ad Owen in tutto questo?
  • Io con te sto da Dio. Non ho paura a confessarti determinate cose, non ho paura di rischiare, non ho freni, mentre con Owen si. Oltre al sesso non mi ha dato nient’altro.
  • Ora dici così perché sei ancora eccitata da quello che stiamo vivendo, quando torneremo a Seattle e le cose cambieranno, cambierà anche il tuo modo di concepire il fatto che tu lo abbia tradito.
  • Dici così solo perché ti conviene. Tu tornerai alla tua vita perfetta, con la tua moglie perfetta
  • Amelia smettila, non sarei qui se non ricambiassi ciò che tu provi per me, non credi?
  • E allora perché non continuiamo a viverci anche a Seattle?
  • Perché non ho intenzione di vivere una seconda vita
  • Hai tolto la fede
  • Cosa?
  • Non appena siamo salite in aereo hai tolto la fede
  • Ti avrebbe dato fastidio se l’avessi indossata, proprio come ti ha dato fastidio il succhiotto. È una cosa che mi lega a lei
  • Secondo me l’hai tolta perché anche a te avrebbe dato fastidio
  • È ovvio, ti ricordo che sto tradendo mia moglie
  • Non fai altro che ripeterlo, ma sei comunque qui con me. Non ti chiederò più di continuare a vederci, ma vedrai che sarà difficile starmi lontana, proprio come lo sarà per me
  • Proviamoci almeno
 
Alle 2pm, ora di Seattle, l’aereo con a bordo le due donne atterrò
  • Siamo partite alle 2pm da Atlanta e siamo arrivate alle 2pm a Seattle, quando smaltiremo il jet leg?
  • L’importante è che non dormi, ma dormigliona come sei ne dubito
  • Ti stupirò: ho un trasloco da fare, quindi rivedrò il letto direttamente stasera
  • Wow che bello, il letto nella tua nuova perfetta casa
  • Amelia…
  • Che c’è? È sarcasmo
  • Sono frecciatine
Il taxi si fermò davanti casa di Arizona e salutando velocemente Amelia, si apprestò a scendere
 
  • Sono a casa!!
  • Mammaaaa
  • Ciao piccola! Quanto mi sei mancata!
  • Ed io? – Eliza spuntò da dietro la porta della camera da letto e si avvicinò a sua moglie
  • Ovviamente anche tu mi sei mancata. Vedo che avete già preparato tutti gli scatoloni
  • Si, ci siamo date da fare. Stanca?
  • Abbastanza, ma vado a farmi una doccia e possiamo partire
Arizona si chiuse la porta del bagno alle sue spalle e sospirò profondamente. Non ce l’avrebbe mai fatta.
Terminata la doccia si avvicinò al lavandino dove aveva poggiato il beauty case e vi estrasse la fede; la indossò e dopo essersi vestita tornò dalle sue donne.
Dopo aver posizionato tutte le scatole in entrambe le macchine spense le luci in ogni stanza e come in un film le passò avanti gli occhi tutto ciò che aveva vissuto in quella casa: il giorno in cui lei e Callie avevano deciso di comprarla, il giorno in cui avevano deciso di separarsi, ma anche quello in cui avevano deciso di provare ad avere un figlio. Le passarono avanti gli occhi tutti i momenti con Sofia, ma anche quelli con Eliza fino al giorno in cui le fece la proposta di matrimonio. Quella casa era stata importantissima per lei ed ora la stava chiudendo per sempre.
  • Mammaaaa
Arizona cacciò via quei pensieri e si diresse verso quella che sarebbe stata la loro nuova casa.
Non appena aprirono la porta sia Eliza che Sofia rimasero a bocca aperta, andava sicuramente oltre le loro aspettative. Arizona l’aveva già vista arredata, ma si dimostrò comunque sorpresa.
  • Allora Sofia, che ne pensi?
  • È stupendissimaaaa
Tutte e tre scoppiarono in una grande risata e il cuore di Arizona sembrò alleggerirsi. Forse aveva ragione lei: una volta tornate a Seattle tutto sarebbe stato più chiaro. Era con sua moglie e sua figlia nella loro nuova casa e tutto sembrava giusto, “perfetto” come avrebbe detto Amelia.
  • Che ne dite di battezzare la nuova cucina? Non abbiamo ancora pranzato
 
Erano ormai le 8pm quando Arizona decise di andare a riposare. Avrebbe voluto trascorrere ancora del tempo con la sua famiglia, ma la stanchezza era molta, così diede la buonanotte e si infilò sotto le coperte. Prima di provare a dormire, però, controllò il telefono. Non lo aveva preso per tutto il giorno e infatti trovò un messaggio di Amelia che le aveva inviato qualche minuto prima
  • Buonanotte dormigliona
Un sorriso spuntò sulle sue labbra, ma decise di non rispondere. Amelia stava ancora pensando a lei nonostante fossero tornate a Seattle.
  • Arizona, stai dormendo? – la bionda sentendosi chiamare si stiracchiò e si voltò verso sua moglie
  • Sei felice della nuova casa?
  • Moltissimo. Mi dispiace svegliarti, ma volevo chiacchierare un po’, mi sei mancata
  • Anche tu, Eliza, ma sono stanchissima. Ti prometto che domani ti dedicherò più tempo
  • Va bene, ti lascio dormire allora
  • Buonanotte
  • Arizona?
  • Dimmi
  • Tu sei felice?
  • Certo che lo sono -  la bionda si avvicinò a sua moglie e dopo averle dato un veloce bacio sulle labbra tornò a dormire
  • Buonanotte amore

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Capitolo 71
*** Amelia vs Eliza ***


-    Ti prego, non posso! Lasciami andare! 
-    Arizona, ehi Amore, svegliati – Eliza cercò di svegliare sua moglie scrollandole le spalle. L’aveva sentita urlare nel sonno e si era spaventata. Arizona aprì gli occhi e cercò di capire cosa fosse successo.
-    Hai avuto un incubo, cosa stavi sognando?
La bionda ripensò al brutto sogno che aveva appena fatto ed era sicura di non poter dire la verità ad Eliza. Nel sogno era con Amelia che cercava di convincerla ad andare con lei.
-    Non lo so, è tutto molto vago – la bionda cercò di capire se sua moglie avesse accettato quella risposta e le si avvicinò per darle un bacio. La mora rispose a quel gesto cercando di approfondirlo, ma Arizona si allontanò – vado a prendere un bicchiere di acqua
Quando la bionda tornò in camera Eliza era ancora sveglia, così le si avvicinò e iniziò a spogliarla
-    Che stai facendo?
-    Non lo hai ancora capito? -  si avvicinò al collo di Eliza e glielo morse, per poi scendere sui seni
-    Direi proprio di si
Quella notte, Arizona ed Eliza fecero l’amore. La bionda cercò di dimostrare a sua moglie tutto l’amore che provava per lei e la mora accettò tutto quello che Arizona cercò di darle.
-    Ammetto che è stato strano – Eliza era distesa in posizione prona, con la testa verso Arizona
-    In positivo o in negativo?
-    Non lo so, non mi era mai successo prima. È stato come se volessi farmi capire qualcosa senza dover parlare
-    È uno dei miei modi per dirti che ti amo
-    Sicura che sia tutto qui?
-    Certo. Cosa vogliamo fare domani?
-    Non lo so, vorrei portare Sofia in piscina, è tanto che me lo sta chiedendo e la domenica è l’unico giorno utile
-    Io non vengo Eliza, lo sai
-    Non dovrai né mettere il costume né fare il bagno. Ho visto che domani ci sarà un evento proprio per bambini, ci saranno gli animatori e quant’altro
-    Va bene allora
Quella domenica, come previsto, Sofia si divertì tantissimo e Arizona ed Eliza furono contente di vederla così.
-    Com’è bello vederla sorridere
-    Dovremmo passare più giornate di questo tipo: fanno bene a lei, ma anche a noi
-    A proposito, domani dopo il turno ho lezione con Marion, però stavo pensando di andare nel nostro nido: è tantissimo che non andiamo e mi manca passare del tempo tutto per noi
-    E Sofia?
-    Potremmo lasciarla a Meredith
-    Domani glielo chiederò
Nonostante per Arizona era stata una giornata piena, si ritrovò a pensare più di una volta al sogno che quella notte l’aveva svegliata. Quel segreto la stava tormentando e nonostante facesse di tutto per nasconderlo, fare l’amore con sua moglie non era più la stessa cosa e anche Eliza se ne stava rendendo conto. Non era più come prima non perché non desiderasse più stare con sua moglie, ma perché le bugie, in quei momenti, rischiavano sempre di sovrastarla e reprimerle non era facile.

Anche quel lunedì mattina, come sempre, le due si salutarono nell’atrio per iniziare le rispettive giornate lavorative. Arizona aveva in programma due interventi, che aveva rimandato partendo per Atlanta, mentre Eliza aveva più tempo libero del previsto.
-    Buongiorno Robbins 
-    Alex, che ci fai qui?
-    Sono venuto a cercarti, oggi Amelia opera Greg e mi chiedevo se la assistessi tu
-    Vorrei, ma ho già due interventi. Sei preoccupato?
-    Abbastanza, ma so che una volta superata questa per il piccolo ci saranno solo miglioramenti
-    Più tardi verrò a salutarlo

Erano le 4pm quando Arizona terminò il suo secondo intervento consecutivo. Bensì fosse tardi per pranzare decise di andare comunque nella mensa per stuzzicare qualcosa. Prima di arrivare a destinazione, però, fu fermata da April
-    Arizona!
-    Ciao April
-    Come è andato il viaggio ad Atlanta?
-    Bene, grazie
-    Questa è la tua unica risposta?
-    Cosa vuoi sapere di preciso?
-    Sei andata con Amelia
-    Lo so con chi sono andata
-    E quindi? Cosa è successo?
-    Nulla di importante, Amelia aveva un convegno
-    Vuoi davvero che ti creda?
-    Non possiamo parlarne qui, se vuoi dopo il turno ne parliamo davanti ad una birra
-    Va bene, allora alle 8pm nell’atrio
-    Perfetto
Arizona continuò il suo percorso e per un attimo, nonostante l’esagerata curiosità dell’amica, era contenta di averle raccontato tutto. Era l’unica persona della sua vita con la quale poteva essere completamente sincera .
Dopo aver finito di mangiare, la bionda decise di andare a trovare sua moglie, che era a lezione con gli specializzandi del terzo anno. Non appena arrivò si appoggiò allo stipite della porta e  rimase ad ascoltare la sua voce; era rassicurante, calda. Per un attimo cancellò tutti i pensieri che le frullavano per la testa e si concentrò totalmente su di lei
-    Amore… - Eliza aveva appena aperto la porta dell’aula 
-    Ehi
-    Come mai qui?
-    Mi piace ascoltare la tua voce. Non mi meraviglia il fatto che gli specializzandi ti adorino
-    Per la mia voce?
-    E per la tua bravura. Comunque ti dispiace se dopo il lavoro vado a bere una birra con April? Giusto il tempo della tua lezione con Marion e se ti va non appena hai finito mi passi a prendere per tornare a casa
-    Hai dimenticato di chiedere a Meredith per Sofia?
-    Cavolo si, vado a chiederglielo subito
Arizona corse verso la stanza degli strutturati, dove sapeva di trovare Meredith
-    Arizona, perché stai correndo?
-    Ho dimenticato di chiederti se stasera puoi prenderti Sofia
-    I miei figli li tiene Amelia stasera, prova a chiederle se può tenere anche Sofia
-    Amelia con quattro bambini?
-    È più brava di quanto tu possa immaginare, ci sa fare
-    Mm ci penso
Arizona, uscita dalla stanza, iniziò a pensare ad una soluzione meno dolorosa. Chiedere ad Amelia di tenere Sofia sarebbe stato troppo, però come spiegarlo ad Eliza? Intanto digitò il suo numero e aspettò che rispondesse
-    Risolto?
-    No, i bambini di Meredith li tiene Amelia
-    Chiediamo a lei?
-    No, quattro bambini per una persona che non ne ha neanche uno mi sembra davvero troppo
-    Cosa pensi di fare?
-    Chiamiamo la baby sitter?
-    Buona idea. Ci pensi tu? Io ora ho un intervento e andrà avanti fino alla fine del turno
-    Va bene, ci penso io. Ci vediamo per le 10pm da Joe allora
-    Perfetto. A dopo

Erano le 8pm e Arizona era nell’atrio ad aspettare April, quando vide avvicinarsi Amelia il suo cuore iniziò a battere all’impazzata.
-    Ciao Ari
-    Ciao Amelia
-    Finito?
-    Si sto aspettando April, usciamo un po’
-    Capito, buona serata allora
-    Grazie, anche  a te
Sentire Amelia con quel tono di voce, così freddo e distaccato le provocò dispiacere. Non sapeva il motivo per cui si stesse comportando così, nonostante fosse stata proprio lei a consigliarglielo. La mente di Arizona stava ricominciando a vagare per sentieri da cui non sarebbe uscita illesa, quando le si parò davanti April
-    Eccomi qui, possiamo andare

-    Allora, sono tutta orecchi – Arizona e April erano sedute ad un tavolo del bar di Joe, con una birra fresca tra le mani. La rossa continuava a guardare Arizona insistentemente, affamata di tutte le novità che di li a poco la bionda le avrebbe raccontato
-    Lo abbiamo fatto
-    Cosa precisamente?
-    Come cosa? Siamo andate a letto insieme - April, istintivamente, si portò la mano davanti la bocca
-    Ed ora cosa pensi di fare?
-    Non lo so, ho evitato Amelia per tutto il giorno e come risposta ho ricevuto un tono freddo e distaccato, l’ho incontrata poco prima che tu arrivassi
-    Puoi biasimarla?
-    No, ma non mi aspettavo che mi trattasse così dopo tutto quello che abbiamo passato
-    Avete solo fatto sesso
-    No April, è stato molto di più. È stato come se un tornado ci avesse travolte. Ho provato cose mai provate in vita mia e so che probabilmente è solo un fatto di attrazione, ma è difficile non pensarci ed è difficile mentire a mia moglie
-    Cosa provi per Eliza?
-    La amo, da ieri siamo anche nella nuova casa e mi sembra tutto così dannatamente perfetto
-    E non va bene?
-    Forse è un po’ troppo perfetto. Amelia mi ha stravolto, mi ha catapultato in una realtà che mi mancava, con lei posso essere completamente sincera
-    Anche con Eliza avresti potuto esserlo, chi te lo ha impedito?
-    Con Eliza sono sempre stata sincera, da quando ho iniziato a provare qualcosa per Amelia ho iniziato a mentirle
-    Amelia cosa ne pensa?
-    Avrebbe voluto continuare a vedermi, ma le ho detto che non ci saremmo più viste, se non per lavoro
-    Hai fatto benissimo
-    Davvero?
-    Se Eliza è la persona che vuoi nella tua vita, certo che si. Non puoi avere due cose contemporaneamente
-    Non rinuncerò mai ad Eliza
-    E allora hai fatto la tua scelta. Finiamoci quest’ultima birra, tu a che ora devi andare?
-    Alle 10pm viene a prendermi Eliza
-    È quasi ora
Poco più tardi Arizona ed Eliza stavano entrando nel loro “nido”. Era da molto che non andavano e anche ad Arizona era mancato quel momento che riservavano solo a loro due. Non appena varcarono la soglia Eliza iniziò a spogliare Arizona, che, ancora su di giri per le birre che aveva bevuto con April, assecondò senza troppe esitazioni i gesti di sua moglie. Trascorsero la serata a fare l’amore, una serata in cui erano solo loro due, una serata in cui tutto il resto del mondo era inesistente. Arizona si sentì finalmente leggera e non sapeva se fosse frutto dell’amore che provava per sua moglie o di altro, ma stava bene, lì in quel momento.
-    Ti amo Arizona
-    Anche io Eliza e scusami se ti sono sembrata un po’ assente, ma ti prometto che migliorerò
-    Non devi migliorare, i periodi meno positivi ci sono per tutti. Ti sta squillando il telefono
Arizona guardò sul comodino e la foto di Amelia lampeggiava sullo schermo
-    Può aspettare
-    È Amelia, è con i bambini e potrebbe essere importante
La bionda ci pensò ancora un po’ su e decise di rispondere
-    Ciao Arizona, fingi di avere una conversazione usuale, so che sei con Eliza, ma vorrei dirti che mi manchi e che non volevo trattarti in quel modo, so che ci sei rimasta male ma non riesco a trovare un modo per non soffrire. Mi manchi
-    Ok allora ci vediamo domani mattina  nel tuo studio e vediamo come fare - e riattaccò
-    Amore tutto bene? Sembri sconvolta
-    No nulla, Amelia domani ha bisogno di un consulto
-    E non poteva dirtelo direttamente domani
-    No, perché vuole che appena arrivo in ospedale vada da lei
-    Mm ok
-    Cosa c’è?
-    Nulla
Per il resto della serata le due donne non fecero più riferimento a quella chiamata, ma Arizona aveva capito che nella testa di sua moglie le si era insinuato un qualche dubbio.
Il giorno dopo, quando le due donne si recarono a lavoro, Arizona andò subito nello studio di Amelia
-    Ciao Arizona ti stavo aspettando
-    Senti Amelia, non puoi chiamarmi a quell’ora, perché Eliza non è stupida e sta iniziando a capire qualcosa
-    Capire cosa Arizona? – Eliza era proprio lì, davanti ad Amelia e Arizona in attesa di una risposta e questa volta dovevano essere entrambe molto convincenti

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Capitolo 72
*** Tornerà ***


Eliza aveva appena aperto la porta dello studio di Amelia e il suo sguardo vagava prima sulla bionda, poi sulla mora, come in una partita di tennis, in attesa che una delle due rispondesse, non importava chi, ma aveva bisogno di risposte.
-    Allora? Nessuna delle due parla?
Arizona guardò Amelia in cerca di aiuto. Sperava che la mora potesse trovare una scusa su due piedi, perché lei non sapeva cosa fare
-    Eliza…Quando siamo andate ad Atlanta Arizona mi ha detto che tra poco sarà il tuo compleanno, quindi voleva prepararti una sorpresa
-    Mancano due mesi al mio compleanno, pensi che io ci creda? 
-    Sto organizzando un viaggio e devo prenotarlo
-    E sentiamo, verso quale luogo?
-    Sto valutando più alternative
-    Devo crederti?
-    Certo. Cosa dovremmo nasconderti altrimenti?
-    Non lo so, sembrate così strane
-    È per questo motivo. Non volevo che lo scoprissi
-    E perché ti sta aiutando proprio Amelia? E non Meredith o April? Sono tue amiche da molto più tempo
-    Ehi perché io che problemi avrei scusami?
-    Conosco mia moglie e nonostante si fidi molto di te, so che la prima persona a cui confiderebbe qualcosa sarebbe April
Scacco matto. Eliza sapeva davvero come muovere le pedine e ad Arizona tutta quella situazione la stava mandando in crisi.
-    Amelia ha viaggiato molto, mentre April e Meredith no, quindi non avrebbero potuto consigliarmi, ma gliel’ho comunque detto. Se vuoi la conferma chiamale pure
-    No mi fido
-    Non sembra. Mi hai seguita fin  qui sperando di trovare chissà che cosa
-    Arizona, nell’ultimo periodo sei davvero fuori fase, non ti ho mai vista così e nonostante i miei tentativi, non sono mai riuscita a farti aprire bocca
-    Diamine Eliza, se sto organizzando qualcosa per te perché mai avrei dovuto rivelartelo?
-    Va bene, ti credo
Ancora titubante, Eliza uscì dalla stanza lasciando Arizona ed Amelia. Entrambe tirarono un sospiro di sollievo, anche se Arizona aveva mentito per l’ennesima volta a sua moglie
-    Grazie Amelia, credevo le avresti detto tutto 
-    Se e quando succederà dovrai essere tu a dirglielo, non di certo io e per una buona volta caccia le palle, se non avessi inventato la scusa del compleanno tu le saresti morta davanti
-    Io non ti ho mai detto la sua data di nascita
-    Quando l’ho operata era scritta sulla cartella clinica. Fortunatamente ho una memoria di ferro e sono anche un’abile bugiarda, purtroppo
-    Che facciamo?
-    Prenota il volo e prendetevi già le ferie, altrimenti il mio sforzo sarà stato vano
-    Mi dispiace, ma sei stata davvero un’ingenua a chiamarmi proprio quando sapevi che sarei stata con Eliza 
-    Ormai è andata, non pensiamoci più 
-    Spero che adesso tu capisca il motivo per cui è meglio non vederci
-    Quello che ti ho detto ieri sera era vero
-    Lo so, ma soprattutto ora non posso fare nessun passo falso, Eliza mi starà con il fiato sul collo
-    Allora avrei preferito dirle la verità
-    Lo so che per te è difficile, ma non possiamo fare altrimenti
-    Troviamo un modo, ti prego
-    No Amelia, dobbiamo finirla qui
Arizona uscì dalla stanza sbattendo la porta. Era grata ad Amelia per non aver detto nulla ad Eliza, ma non per questo avrebbero potuto continuare a vedersi. Sapeva che sua moglie la amava perdutamente e sapeva che molto probabilmente aveva finito per credere a quella scusa solo perché la stava ascoltando con il cuore.

Man mano che i giorni passavano, il rapporto tra Eliza ed Arizona, apparentemente,  si rafforzava sempre di più: la bionda  era più presente a casa, ma soprattutto nei confronti di  sua moglie, anche con gesti all’apparenza insignificanti ed Eliza apprezzava questo suo comportamento, nonostante sapesse che stesse chiedendo scusa per qualcosa di cui lei non era ancora a conoscenza.
Il rapporto tra Amelia e Arizona, invece, era diventato freddo e distaccato: le due  si incontravano solo per lavoro ed entrambe ne stavano soffrendo. In ospedale erano iniziate a girare delle voci a riguardo, poiché un cambiamento così repentino, nel rapporto di due persone che erano andate sempre d’amore e d’accordo, era risultato davvero strano.

Eliza ed Arizona erano in auto di ritorno dal lavoro, quando la mora decise di intraprendere il discorso riguardo i pettegolezzi che stavano girando insistentemente in ospedale.
-    Ehi, ti sono arrivate le voci riguardo la lite tra te e Amelia?
-    Ovviamente si, ma non sono fondate. Non abbiamo litigato. Sai che l’hobby principale in quell’ospedale è il gossip
-    Non voglio insinuare nulla, ma questo vostro allontanamento è andato a coincidere proprio quando vi ho scoperte nello studio di Amelia.
-    Partiamo dal presupposto che non ci hai scoperte a fare nulla, ma così stai insinuando e a distanza di un mese ancora hai dei dubbi, quando a me sembrava che le cose tra noi stessero andando bene
-    Infatti è cosi, ma non ho avuto tutte le risposte che cercavo. Da confidarle tutto a non parlarvi più  è un po’ troppo
-    Cosa vuoi che ti dica?
-    Il motivo di questo vostro allontanamento. Sono tua moglie e vorrei che mi parlassi di tutto
-    Ti parlo di tutto, solo che non mi sembrava di vitale importanza, dato che è uno sciocchezza
-    Dimmelo lo stesso
-    Abbiamo deciso di allontanarci perché da alcune infermiere ci era arrivata voce che tu ci avessi scoperto a fare altro e non semplicemente a parlare, quindi abbiamo deciso di smorzare subito le cattiverie
-    Non mi sembra molto una sciocchezza, soprattutto perché così facendo avete alimentato le voci
-    Lo so, ma non potevamo saperlo. Purtroppo quando sono in stanza con qualcuna, per gli altri è palese che io stia tradendo mia moglie
-    Secondo me non è così 
-    Quindi come la pensi?
-    Lo so che tra te e Amelia è successo qualcosa, non so cosa, ma qualcosa è successo
-    E perché non mi hai mai detto nulla se eri sicura di ciò?
-    Perché avevo paura che tu confermassi  i miei dubbi, è ciò che stai facendo?
-    Si
-    Credo di non aver capito
-    Si, tra me e Amelia è successo qualcosa, ma è durato poco
-    Il viaggio ad Atlanta è stata solo una scusa, vero?
-    Si, Amelia me lo ha proposto per cercare di capire cosa ci stesse accadendo
-    Dio Arizona, te la sei scopata, non è vero?
-    Non sono sicura tu voglia saperlo
-    Dimmelo!
-    Si, Eliza, si! Ma solo quella volta, non è successo nient’altro
A quel punto Eliza accostò l’auto e la mano partì così velocemente verso la guancia di Arizona, che quest’ultima se ne rese conto solo nel momento in cui la mano e la guancia vennero a contatto.
La bionda rimase per un attimo a bocca aperta, per poi massaggiarsi la parte che le doleva
-    Vedi Arizona? Hai appena fatto uscire il mio lato peggiore. Mi stai mentendo da mesi. Hai avuto talmente tante occasioni di dirmi la verità e non ne hai sfruttata nemmeno una. Cosa ho fatto per meritarmi questo da parte tua?
-    Nulla, è successo e basta, non so neanche spiegare come, ma mi dispiace 
-    Ti dispiace, ma a quanto pare non ne sei pentita, vero cara mogliettina?
Arizona non sapeva cosa rispondere, non aveva più il coraggio di guardare la donna accanto a se
-    Guardami negli occhi Arizona! – la bionda sollevò lo sguardo verso Eliza e i suoi occhi incontrarono quelli rossi e pieni di lacrime di sua moglie
-    Basta, finiamola qui ti prego
-    No Arizona, non te la cavi così, dimmi se te ne sei pentita o no
-    Ora si
-    Ora si??? E prima no? Quando in ospedale ti facevi Amelia e a casa ti facevi tua moglie? Eh? Con quale coraggio mi guardavi negli occhi? Con quale coraggio mi dicevi che mi amavi? Eh? Dimmelo Arizona!
-    Eliza, non piangere ti prego. Io ti amo e ti ho sempre amata, ma con Amelia è stato qualcosa di diverso, qualcosa che neanche noi due eravamo in grado di spiegare. Mi sentivo in colpa nei tuoi confronti, ma ti ripeto, è durato pochissimo, neanche il tempo di iniziare, perché non ce la facevo
-    Dio Arizona, chi sei davvero? Hai tradito Callie, hai tradito me. Ti fai  continuamente terra bruciata intorno  ed io non ci sto più, non mi faccio più prendere in giro
-    Mi stai lasciando?
-    Tu cosa credi? Dovrei far finta di nulla e andare avanti?
-    Le cose stavano andando bene, perché non proviamo a rimediare?  Amelia non la vedo da quel giorno. Te lo giuro
-    Non mi interessa Arizona. Mi hai tradita e per di più credevi e credi ancora di provare qualcosa per lei, quindi vuol dire che per me non provi niente
-    Non è vero, ti amo e quando ti dico ciò sono sincera
-    Non ti credo
-    Cosa faremo?
-    Prenderò le mie cose e me ne andrò
-    Dove?
-    Prenderò una camera
-    Vai alla casa che prenderanno Callie e Penny, non ti lascio andare in una camera d’albergo 
-    No me ne vado in Albergo
-    Ti prego, vai lì a casa
-    Va bene, andrò lì, solo perché non credo di meritare un’insulsa camera d’albergo. Ora ti accompagno, prendo  qualcosa e me ne vado
-    Rimani almeno a cena, cosa diciamo a Sofia?
-    Non le diremo nulla per il momento, lei non ha colpe 
-    Ti prego Eliza, ripensaci. Rimani ancora qualche giorno, poi se non ce la farai potrai andartene
-    Non ce la faccio, ho bisogno di pensare e rimanere da sola. Me ne andrò stasera. A Sofia diremo che ho il turno di notte e poi le parleremo con calma
-    Posso fare qualcosa per farti cambiare idea?
-    No, hai già fatto abbastanza
La mora intanto era arrivata davanti casa loro e un senso di dispiacere e delusione la pervase completamente. Arizona l’aveva tradita e lei, pur di non accettare la situazione aveva deciso di indossare dei paraocchi, ma ora davanti alla realtà dei fatti era tutto dannatamente brutto. Dentro di se sentiva come se le avessero stretto il cuore in una pressa e non poteva fare nulla per alleviare quel dolore.
-    Entriamo? – La voce di Arizona la riportò alla realtà e scendendo dalla macchina si preparò ad affrontare il viso gioioso di Sofia; quella bambina che ormai era anche un po’ sua figlia, quella bambina che non sapeva quando l’avrebbe rivista.
Non appena entrarono in casa la bambina corso loro incontro e salì in braccio ad Arizona, per poi allungare il braccio verso Eliza, per stringerla in un abbraccio. Entrambe le donne fecero finta di nulla, ma entrambe erano tese, congedarono la baby sitter ed Eliza andò a preparare la borsa per andare via.
-    Eliza dove vai? Perché hai la borsa grande?
-    Piccola, stasera ho il turno di notte, ci vediamo domani sera
-    Uffiii, ma io volevo stare anche con te
-    Lo so, ma devo lavorare
-    Va bene
La bambina sembrò accettare la risposta di Eliza e tornò a colorare. Arizona, invece, si avvicinò alla mora per consegnarle le chiavi
-    Puoi rimanerci quanto vuoi, a Callie parlerò io
-    Va bene, ciao
-    Ciao Eliza
La mora si chiuse la porta alle sue  spalle e con se portò via un pezzo di cuore di Arizona.
-    Mamma, Eliza era triste, vero?
-    Perché dici questo?
-    Aveva gli occhi spenti
-    Non voleva andare a lavoro, voleva rimanere qui a giocare con te
-    Ma tanto domani tornerà, vero mamma?
-    Certo Piccola, tornerà 

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Capitolo 73
*** Vero ***


Quella notte, entrambe le donne, la trascorsero in bianco. Arizona si girò continuamente nel letto, tormentata da ciò che Eliza le aveva detto in quella macchina. Sua moglie aveva sempre saputo, eppure era riuscita a far finta di nulla pur di darle una chance. Non riusciva a darsi pace per il dolore che le aveva provocato. Possibile che ricadeva sempre nei soliti sbagli? Cosa la spingeva ad allontanare l’amore della sua vita in questo modo?
Eliza, invece, trascorse la notte in lacrime. Nella coppia era sempre stata lei quella più decisa, ma mai come in quel momento sentiva che la terra potesse franarsi sotto di lei da un momento all’altro.
Il giorno dopo, Arizona, dopo aver accompagnato Sofia a scuola, corse in ospedale con la speranza di trovare Eliza, cosa che non successe. Dopo aver chiesto spiegazioni a Miranda, questa le spiegò che aveva preso due giorni di malattia. Sapeva dove avrebbe potuto  trovarla, ma le aveva chiesto di lasciarla da sola, quindi, almeno per quel giorno decise di assecondarla.
-    Buongiorno Arizona
-    Buongiorno April – la bionda era appena entrata nella sala degli strutturati e si lanciò sul divano, era stanca ancor prima di iniziare la giornata lavorativa
-    Che ti succede?
-    Eliza mi ha lasciata 
-    Cooosa?
-    Hai capito bene. Ha scoperto di me e Amelia
-    Ma avevi detto che era tutto finito tra voi due
-    Infatti era così, solo che Eliza ha iniziato a fare 2+2 e alla fine mi ha messa con le spalle al muro
-    Cavolo. Ora dov’è? 
-    Miranda mi ha detto che ha preso due giorni di malattia, suppongo sia nella nostra vecchia casa
-    E non vai da lei?
-    No, mi ha chiesto di lasciarla da sola e per oggi farò così 
-    Mi dispiace Arizona
-    Anche a me, ma me la sono cercata
-    Saputa la notizia?
-    Ovvero?
-    Oggi verrà dimesso il piccolo Greg. Amelia ha fatto davvero un ottimo lavoro. Cavolo, scusami
-    E per cosa? Lo so che è brava. Vado a salutare il piccolo allora
Uscita dalla stanza la bionda si diresse nel reparto di neurochirurgia. Non appena arrivò davanti la stanza del bambino, da fuori intravide Alex con il fratello e la cognata e Amelia che stava finendo di visitare il bambino. Era passato troppo tempo dalla loro ultima conversazione “a cuore aperto”. Ormai si scambiavano solo monosillabi e ad Arizona iniziava a mancare.
Quando decise di entrare nella stanza, la mora stava uscendo 
-    Ciao Arizona
-    Ciao Amelia, ho saputo la notizia. Complimenti
-    Grazie. Ora scusami, ma ho molto da fare
-    Certo, però vorrei chiederti se verresti a pranzo con me, ho delle cose di cui parlarti
-    Non mi sembra il caso
-    Andremo fuori dall’ospedale, è importante 
-    Va bene. Alle 2 alla tua macchina allora
-    Perfetto
Quella giornata sarebbe stata importante anche per Arizona. Dopo una lunga attesa finalmente avevano trovato il cuore per Erica. Ormai mancava poco alla fine della gravidanza, quindi Arizona aveva deciso di effettuare i due interventi simultaneamente. Lei e la Pierce si erano accordate per quel giorno ed Arizona era più che agitata.
Dopo aver terminato il giro di visite e dopo aver visionato per l’ultima volta il piano operatorio con la Pierce, alla 2 in punto Arizona si recò alla sua macchina.
Come previsto Amelia era già li ad attenderla.
-    Dove andiamo?
-    Sali, poi vedrai – dopo 5min di viaggio le due si ritrovarono al porto di Seattle 
-    Vuoi buttarmi in acqua per caso?
-    No. Mi è sempre piaciuto questo posto. È come se avessi una visuale illimitata 
-    È ciò che ti serve?
-    Esatto. Eliza mi ha lasciata
-    Quale dovrebbe essere la mia giusta reazione?
-    Quella che ti senti di avere
-    Ammetto che me lo aspettavo: Eliza è troppo sveglia per farsi fregare sotto il naso
-    Perché pensi che mi abbia scoperta e non che sia stata io a confessarle tutto?
-    Ti conosco fin troppo bene. Saresti andata avanti in quel modo in eterno, nonostante i sensi di colpa. Tu come l’hai presa?
-    Avresti dovuto vedere il dolore nei suoi occhi, sembrava come se potessi sentire il suo cuore andare in frantumi, mi sento uno schifo. Siamo state due incoscienti 
-    Sei pentita?
-    Col senno del poi si, ma in quel momento sono stata bene
-    Non mi sembri disperata
-    Cosa dovrei fare? È una cosa che ora non posso gestire. Mi ha chiesto del tempo e glielo sto dando.
-    Cosa farà?
-    Non ne ho la minima idea. 
-    Ma perché ne stai parlando con me? Non penso di essere la persona giusta a cui  rivelare le tue angosce
-    Mi mancavi. Questo mese di lontananza non è servito né al mio matrimonio, né a noi due
-    Arizona, ammetto che ho pensato molto a questa situazione, ma mi sento presa in giro e nonostante io possa sembrare forte in realtà non lo sono. Ti dico questo perché so dove stai cercando di arrivare, ma tua moglie ti ha appena lasciata e dovresti cercare di riconquistarla, anziché stare qui con me. Sono sicura che se noi iniziassimo a vederci di nuovo, non appena vedrai un barlume di speranza per riallacciare i vostri rapporti, io a quel punto non andrei più bene e mi butteresti via come hai già fatto
-    Non è vero Amelia. Al mio posto avresti fatto la stessa cosa
-    No Arizona, non credo
-    Owen quindi sa tutto?
-    No, ma io con Owen non sono più felicemente sposata da un bel po, quindi non credo che la mia posizione possa essere paragonata alla  tua
-    Ok chiudiamo il discorso, andiamo
-    Arizona, devi fare pace con il cervello. Siamo esseri umani, proviamo sentimenti e non puoi manipolarci a tuo piacimento. Chi vuoi? Me o Eliza?
Arizona non conosceva la risposta a quella domanda.
-    Visto? Come volevasi dimostrare
-    Per te ho rischiato il mio matrimonio, non dovrebbe farti fare due domande?
-    In realtà no, perché sei molto volubile ed è l’ultima cosa di cui ho bisogno
-    Mi stai facendo passare per quella che non sono
-    Arizona, non preoccuparti di questo. Pensa a ciò che vuoi veramente e tutto ti sembrerà più chiaro
La bionda intanto parcheggiò nel suo posto auto e si andò a preparare per l’intervento. 
Amelia aveva ragione; nonostante avesse usato parole che non le erano piaciute, aveva colpito nel segno. Arizona si sentiva confusa e quando si trovava in situazioni di crisi sbatteva da una parte all’altra come la pallina di un flipper. Doveva fare assolutamente chiarezza dentro di se.

Dopo sei lunghissime ore di intervento, Arizona e Maggie Pierce uscirono dalla sala operatoria stanche ma felici, erano riuscite a salvare Erica e il suo bambino. Dopo aver informato il compagno, Arizona corse a casa. Prima di inserire la chiave nella toppa, però, sentì delle risate provenire dall’interno. Erano Sofia ed Eliza. Cosa ci faceva lì?
-    Ciao mammaaaa 
-    Ehi piccola,  che state facendo?
-    Eliza mi stava facendo il solletico. Vuoi venire anche tu?
-    Sono stanca piccola, vado a fare una doccia. Eliza, puoi venire un attimo?
Arizona fece strada ad Eliza e la condusse verso la camera da letto
-    Che ci fai qui?
-    Volevo vedere Sofia. È un problema?
-    Certo che no, ma non c’eri oggi a lavoro
-    Ho bisogno di riposare
-    Hai pensato alla nostra situazione?
-    Si e per ora non ce la faccio a tornare a casa 
-    Ok va bene
-    Wow ti sei arresa subito
-    È che ho bisogno anche io di pensare. Non voglio che torni a casa per poi tornare al punto di partenza. Voglio risolvere tutti i miei dubbi
-    Quindi è come pensavo? Hai dei dubbi su di me?
-    Ho dei dubbi su Amelia. Oggi le ho parlato…
-    Ferma, non voglio sapere niente di quello che combini con lei. Mi basta quello che hai detto
-    Eliza…
-    No Arizona, hai ragione tu. Me ne vado
Eliza si chiuse la porta alle spalle ed Arizona non ebbe la forza di fermarla. Rimase in camera da letto abbastanza a lungo da sentir piangere Sofia, perché non voleva che Eliza se ne andasse. Prese coraggio e andò da lei.
-    Piccola, vieni qui
-    Mamma se ne è andata di nuovo
-    Lo so, ma tornerà. Te lo prometto
-    Avete litigato vero?
-    Si Sofia
-    E perché non fate pace?
-    Perché è un po’ difficile
-    Cosa è difficile?
-    Questa cosa tra me ed Eliza. Ci vuole tempo.
-    Tu non te ne andare però
-    Io non vado da nessuna parte. Sarò sempre con te piccola 
Arizona e Sofia rimasero strette l’una all’altra fino a quando non andarono a dormire. Non appena Arizona fu certa che la bambina si fosse addormentata, tornò in salotto e chiamò Amelia
-    Pronto Arizona
-    Amelia disturbo?
-    No è successo qualcosa?
-    Ho parlato con Eliza, le ho detto che ho bisogno di capire cosa provo per te
-    E perché mi hai chiamato?
-    Perché non posso capirlo se non ti vivo
-    E una volta che l’avrai capito mi scaricherai di nuovo?
-    Non eri tu quella che diceva che bisognava vivere le cose? Anche tu non sei sicura di quello che ti lega a me 
-    E chi te lo dice questo? Io al contrario di te sono sicura di provare qualcosa e sto avendo il coraggio di ammetterlo
-    Perché la fai così semplice?
-    Perché ora lo è. Tua moglie ti ha lasciata ed io ti sto servendo su un piatto di argento la possibilità di vivermi, come vogliamo
-    Non è così Amelia, sono ancora sposata
-    Anche io Arizona! Diamine! Si può sapere cosa vuoi allora da me? Ti sto donando tutta me stessa, ancora non ti basta?
-    Non ho detto questo, ma non voglio che pensino di me quello che già pensano
-    Se già lo pensano lasciali fare. Che ti importa?
-    Devi parlarne assolutamente con Owen
-    Lo farò, è l’ultimo ostacolo prima di stare insieme, vero?
-    Vero.

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Capitolo 74
*** Codice Rosso ***


Amelia e Arizona avevano deciso di provare a stare insieme. Avevano deciso di provare a vivere per quelle sensazioni che non permettevano loro di stare lontane l’una dall’altra. Avevano deciso di tenere per loro tutto ciò che stavano vivendo. In ospedale andavano separatamente, per i corridoi si salutavano come amiche e fino ad allora avevano fatto di tutto pur di non destare sospetti.
Amelia, dopo la chiamata di Arizona, aveva deciso di parlare con Owen. Era andata a casa sua e gli aveva confessato tutto ciò che le passava nella mente e nel cuore. Owen aveva capito, non fino in fondo, ma lo aveva fatto per Amelia, quella donna che ancora amava con tutto se stesso. I loro rapporti ormai erano incrinati da troppo tempo e, nonostante in quel momento Amelia lo stesse lasciando, Owen le promise che se fosse ritornata avrebbe provato a capire cosa non andava nel loro matrimonio.
Amelia non gli promise nulla, ma guardare in quegli occhi chiari, sempre sinceri, l’aveva fatta sentire bene.
Amelia e Arizona avevano deciso di fare un viaggio, avevano deciso di allontanarsi dalla quella vita caotica e lo avrebbero fatto non appena Callie e Penny si fossero trasferite definitivamente a Seattle.
I rapporti con Eliza, invece, continuavano tra alti e bassi. Arizona aveva deciso di non dirle nulla di se e Amelia, ma sapeva che la mora sospettasse qualcosa. Le faceva male vederla in quello stato e anche lei non si era ancora abituata alla loro separazione, ma aveva accettato il fatto che avrebbe dovuto  capire fino in fondo cosa stesse succedendo. 
Mancava ormai un giorno all’arrivo della sua ex moglie e Arizona ed Eliza stavano organizzando il tutto per la casa
-    Eliza, ti ho detto che puoi venire a casa nostra
-    Non è più casa nostra, Arizona
-    L’abbiamo comprata insieme, abbiamo scelto ogni cosa insieme, quindi è ancora tua. Puoi stare nella stanza degli ospiti
-    Non preoccuparti, andrò in quello che una volta era il nostro nido
-    Sicura?
-    Si
-    Guarda che puoi rimanere, io tra qualche giorno partirò 
-    Dove vai?
-    Farò un viaggio
-    E il lavoro?
-    Avevo tanti giorni di ferie arretrate e li ho presi, starò via solo una settimana
-    Perché lo fai?
-    Qui a Seattle mi sento stretta, mi sento sempre sotto controllo ed ho bisogno di pensare
-    Va bene. Stasera stessa inizio a togliere quelle poche cose che ho nell’altra casa, così Callie e Penny avranno tutto pronto. Hai detto loro qualcosa della nostra situazione?
-    Non sanno nulla ancora, ma quando tornerò parlerò con Callie.
-    A che ora arrivano domani? Dobbiamo andarle a prendere?
-    No faranno tutto da sole, prima di venire qui dovranno sbrigare delle pratiche in ospedale
-    Ci vediamo domani a lavoro allora
-    Vuoi rimanere qui a cena?
-    No grazie, ho un impegno, farò tardi
-    Con chi?
-    Arizona…
-    Ok non sono affari miei. Divertiti allora
Eliza se ne andò e Arizona dovette ammettere di essere gelosa. Sapeva di non avere più alcun potere su quella donna, ma era difficile accettare quella situazione.
-    Mamma mamma! Facciamo venire zia Amelia a mangiare la pizza?
-    Mmm vuoi chiamarla tu? 
-    Siii
Arizona porse il suo telefono alla bambina ed avviò la chiamata.
Amelia era entrata poche volte in quella casa. Una sera Arizona l’aveva invitata a mangiare un gelato e la bambina era stata felice di avere con se la zia. Nonostante si vedessero poco erano sempre andate molto d’accordo. La vitalità e la spensieratezza di Amelia creavano un bel connubio con il carattere della bambina.
Sofia, dopo circa due minuti, chiuse la chiamata.
-    Allora? Cosa ti ha detto? 
-    Che verrà tra mezz’ora e porterà lei le pizze
-    Contenta piccola?
-    Molto
Mezz’ora dopo Amelia stava suonando alla loro casa.
Le tre trascorsero una serata bellissima, nonostante ad Arizona le si insinuasse costantemente la sensazione di essere felice, ma non abbastanza.
Per quella serata decise però di non pensarci e dopo aver messo Sofia a letto le due donne uscirono in giardino a parlare.
-    Sofia diventa sempre più intelligente
-    Lo so, sono fiera di lei
-    Si vede, ma non ti ho vista totalmente spensierata
-    Oggi ho parlato con Eliza, ho dovuto cacciarla anche dall’altra casa
-    Dove andrà?
-    Nel nostro nido
-    Avete un nido???
-    Noi lo chiamavamo così, ma è una piccola casa tutta per noi, l’ha presa Eliza
-    Wow. Eravate davvero una bella coppia
-    Eh già. Domani arriveranno anche Callie e Penny
-    Sai, non mi stupisce che tu voglia partire
-    Mi sento davvero condizionata qui
-    Sono felice che abbia deciso di condividere questo viaggio con me 
Amelia si avvicinò alle labbra di Arizona e le lasciò un bacio a stampo.
-    A te è arrivata qualche voce riguardo la nostra partenza?
-    In realtà no, altrimenti Eliza mi avrebbe detto qualcosa
-    Sicuramente quando partiremo si sbizzarriranno
-    Facciano ciò che vogliono
-    Ora vado, ci vediamo domani
-    Grazie per essere venuta
Amelia si alzò e Arizona la strinse a se dandole un bacio sulle labbra. Quando però la mora approfondì il bacio, la bionda dovette allontanarsi.
-    Mi piacerebbe, ma non vorrei che si svegliasse Sofia
-    Capisco, vado allora, altrimenti non mi stacco più
Dopo essersi messa a letto, Arizona ripensò alla serata trascorsa. Sofia e Amelia andavano molto d’accordo, la loro relazione proseguiva bene, ma sentiva sempre come se qualcosa non andasse, come se potesse succedere qualcosa da un momento all’altro.
Il giorno dopo arrivò presto e con se arrivarono anche Callie e Penny.
Finito il turno, Arizona si diresse a casa dove trovò tutta la sua famiglia allargata, compresa Eliza.
-    Sono tornata!
-    Ciao Arizona!
-    Ehi Callie. Ti trovo bene
-    Grazie. Vale anche per te. Tutto bene in ospedale?
-    Solita giornata stancante, ma tutto bene.
-    Mamma, hai visto? Mamma Callie mi ha portato tutti i giochi che avevo a New York e mi ha detto anche che rimarrà qui per sempre, è vero?
-    Certo che è vero. Sei felice?
-    Tantissimissimo!
-    Ehi Eliza, vieni in camera con me?
La mora seguì Arizona e si chiusero la porta alle spalle
-    Non mi aspettavo fossi qui
-    Hai detto che a Callie e Penny parlerai non appena tornerai dal viaggio, quindi per stasera dovrò rimanere qui e fare finta di nulla
-    Cavolo è vero. Mi dispiace
-    Non preoccuparti, tanto andranno via dopo cena e potrò andarmene anche io.
Per tutto il resto della serata Arizona ed Eliza dovettero fingere di essere una coppia felice incontrando non poche difficoltà. Entrambe si sentivano in imbarazzo anche nello sfiorarsi. Subito dopo cena decisero di uscire a fare una passeggiata, impegno che Eliza declinò fingendo un’emergenza in ospedale.
Durante la passeggiata, non appena Penny e Sofia si furono allontanate da loro due, Callie decise di intraprendere il discorso
-    Arizona, tutto bene tra te ed Eliza?
-    Si perché?
-    Non mi sembravate a vostro agio
-    Tutto ok, succede di discutere
-    Arizona, guardami negli occhi, ti conosco abbastanza da capire che stai mentendo
-    Ci siamo lasciate 
-    Ma che dici 
-    L’ho tradita
-    Mio Dio Arizona
-    Non mi fai la predica?
-    No, ci sono passata anche io e non lo augurerei a nessuno, ma avrai avuto sicuramente le tue motivazioni 
-    Non è come con Lauren
-    Ti sei innamorata?
-    No, è una parola troppo grande, ma ci stiamo frequentando
-    Quindi è una cosa importante
-    Non lo so ancora, stiamo cercando di capirlo. Tra qualche giorno partirò con lei
-    Dove l’hai conosciuta? Con il nostro lavoro abbiamo talmente poco tempo per uscire
-    In ospedale, è Amelia 
-    Non ci credo. Amelia Shepherd. E Owen?
-    Le cose tra loro stavano andando male. È successo tutto così improvvisamente che non ci abbiamo capito nulla
-    Stavate pensando di avere un bambino, mi sembra un déjà vu
-    A quanto pare non sono destinata ad avere un altro figlio 
-    Arizona, per un certo verso ti capisco, però prima che sia davvero tutto perso rifletti su ciò che provi. Con Eliza hai compiuto esattamente tutti i passi che abbiamo compiuto noi prima di lasciarci; devi trovare il coraggio di rimanere, di insistere e lottare per le persone a cui tieni; proprio come hai lottato per Sofia.
-    Sofia la amo ed è mia figlia
-    Ed Eliza non la ami?
Arizona rifletté su quella domanda, che però rimase in sospeso, poiché sua figlia richiese la loro attenzione.
Per quella sera Sofia rimase a dormire da Callie e Penny e un’idea folle invase la mente di Arizona, così prese il telefono e scrisse un messaggio
Sono a casa da sola, vieni a dormire da me?
La risposta da parte di Amelia non tardò ad arrivare
Sei sicura?
Certo, non te lo avrei chiesto altrimenti
Arrivo

Circa 15  minuti dopo Amelia arrivò e non appena Arizona le aprì la porta iniziò a spogliarla
-    Aspetta aspetta, come hai fatto a metterci così poco tempo?
-    Ero nei paraggi
-    Nei paraggi dove?
-    Te l’ho detto, qui vicino
-    Amelia, a 15min da qui abita Owen
-    Ero dalla parte opposta
-    Amelia fermati un attimo
Arizona allontanò la mora che continuava a baciarla e finalmente ottenne la sua attenzione
-    Ok ero da lui
-    Perché?
-    Aveva bisogno di parlare
-    Di sera, con la persona che lo ha lasciato?
-    Tu ed Eliza non avete forse fatto la famiglia felice stasera?
-    Si, ma poi ho parlato con Callie, quindi non siamo più costrette a farlo
-    Aveva bisogno di me
-    E fino ad ora dove è stato?
-    Dai Arizona, vuoi rovinarci la serata?
-    No, però mi da fastidio 
-    Anche a me ha dato fastidio la vostra farsa 
-    Ok siamo pari, ora vieni qui
Arizona prese per un braccio Amelia e la trascinò nella stanza degli ospiti
-    Questa non è la tua camera 
-    No
-    E perché non andiamo lì?
-    Ti da fastidio che io abbia fatto la farsa con Eliza e non ti da fastidio fare sesso nel letto dove l’ho fatto con lei?
-    Ok su questo hai ragione
Amelia continuò a spogliare Arizona, che presto si ritrovò nuda tra le sue braccia.
-    Secondo te cosa siamo?
-    Non lo so, ma con te sto bene e voglio godermela fin quando posso
-    Anche io, nonostante la situazione sia estremamente complicata
-    Tu ami ancora Eliza, vero?
-    Si, la amo e sarebbe impossibile il contrario. Con lei ho vissuto cose che neanche con Callie sono riuscita a vivere, mi ha cambiata molto è ancora mi fa male vederla. Mi capisci, vero?
-    Certo che ti capisco. Ho vissuto la stessa cosa con Owen appena sono andata via di casa
-    Mi dici perché stasera sei andata da lui? Da quando vi siete lasciati ha provato raramente a parlarti ed ora che gli hai rivelato di noi ti sta cercando di nuovo
-    È geloso. Mi ama, mi ama come non mi ha amata nessuno e per lui è difficile accettare una cosa del genere
-    Lo so, ma a maggior ragione non saresti dovuta andare, a meno che tu non voglia recuperare il vostro rapporto
-    No, Arizona. Quando ti ho detto di essere sicura dei miei sentimenti nei tuoi confronti ero sincera. Non vedo l’ora di partire e dimostrartelo.
-    Ti va di rimanere a dormire qui?
-    Certo

Il sole iniziò a filtrare dalla finestra della camera in cui stavano dormendo Arizona ed Amelia. Un raggio di sole illuminò il viso della mora, che si svegliò. Vide accanto a se Arizona dormire e andò in cucina per preparare la colazione. Mise su un vassoio una tazza di caffè, un croissant è una margherita appena raccolta dal giardino.
-    Sveglia dormigliona – la mora si avvicinò ad Arizona e le posò le labbra su una spalla. La bionda iniziò a muoversi
-    Buongiorno anche a te 
-    Ti ho portato la colazione a letto
-    Wow è un’anteprima del servizio che riceverò durante il viaggio?
-    Certo, questo ed altro ancora
Le due donne rimasero nel letto a fare colazione ancora per qualche minuto fino a quando il dovere non chiamò entrambe.
-    Spero di riuscire a finire prima il turno, domani partiamo e ancora devo finire di preparare le valigie. Tu a che punto sei?
-    Io ho quasi finito. Mi mancano le cose dell’ultimo minuto
Amelia uscì di casa e Arizona chiuse la porta alle sue spalle
-    Ci vediamo tra poco a lavoro, allora. Stai attenta per strada
-    Certo mammina
-    Amelia, dico sul serio. Ho una brutta sensazione
-    Che sensazione?
-    Non lo so. È già da qualche giorno che ce l’ho 
-    Fa parte di uno dei tanti super poteri?
-    Spero di no
Arizona diede un bacio profondo ad Amelia e salì in macchina.
Circa mezz’ora dopo Arizona arrivò in ospedale. Avrebbe voluto aspettare Amelia, ma aveva un intervento di li a mezz’ora, così andò a prepararsi.
-    Buongiorno Rosy, pronta?
-    Si dott.ssa Robbins
-    Perfetto, andiamo allora
L’intervento stava durando più del previsto, nonostante fosse semplice. Nel bel mezzo dell’operazione, però, il suo telefono iniziò a squillare
-    Dott.ssa Robbins, la stanno cercando dal pronto soccorso
-    Ne avrò ancora per un po’, faccia chiamare il sostituto
-    Forse è meglio che vada lei
-    Perché?
-    La dott.ssa Shepherd sta  arrivando in ambulanza in codice rosso, è stata coinvolta in un incidente stradale 

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Capitolo 75
*** Tra le tue braccia ***


I minuti che seguirono la notizia furono per Arizona una corsa contro il tempo: chiamò un chirurgo che la sostituisse nell’intervento in corso e si precipitò in pronto soccorso. Ad aspettarla trovò April che le bloccò il passaggio.
-    Dimmi dov’è! È grave? Voglio vederla 
-    Mi dispiace Arizona, ma sai benissimo che non posso farti entrare
-    Devo vederla, ti prego April, solo un minuto
April si arrese e lasciò passare Arizona in preda al panico. Non appena la bionda aprì la porta del trauma 2 si trovò davanti sei diversi medici attorno ad un corpo ricoperto da sangue
-    Robbins, non puoi stare qui – Arizona cercò di individuare chi fosse a parlarle e davanti a se comparve Miranda Bailey
-    Come sta?
-    È grave
-    Quanto grave?
-    Le prossime ore sono cruciali, la stabilizzeremo e la porteremo subito in sala operatoria 
Arizona si accasciò a terra. Non riusciva a credere a ciò che era appena successo.
-    Ehi Arizona, vieni qui, alzati – Era Eliza, riconosceva la mano che la stava prendendo dal braccio e la sua voce calda. Arizona si fece alzare e venne portata accanto ad Amelia. Il suo corpo era immobile, ricoperto da lividi e sangue, la gamba destra aveva subito una frattura, mentre il braccio aveva bisogno di molti punti di sutura.
-    Da quanto ha perso conoscenza?
-    Subito dopo l’impatto
-    Avete controllato la reazione pupillare?
-    Certo, Arizona, stiamo facendo tutto il possibile. Ora dobbiamo andare in sala operatoria
-    Non vedo Owen e Meredith, dove sono?
-    Penso siano qui fuori, dovresti raggiungerli 
La bionda fece come le aveva consigliato Eliza e raggiunse Meredith e Owen in sala d’aspetto. Non appena l’uomo alzò lo sguardo e la vide, le si parò davanti prendendola per il colletto del camice. Arizona perse un attimo l’equilibrio, ma non si scompose, sapeva che quell’uomo stesse dando la colpa a lei
-    Owen, ma sei impazzito
-    Zitta Meredith, è tutta colpa sua se Amelia è in questo stato. Da quando sta con te non la riconosco più, non è più la mia Amelia
-    Vi eravate lasciati ancor prima che io e lei iniziassimo a frequentarci
-    Zitta, non parlare, se dovesse morire non te lo perdonerò mai
-    Owen, adesso basta, lasciarla perdere. Non vedi che sta soffrendo anche lei? Amelia è abbastanza adulta per fare le sue scelte. Non stava guidando Arizona e sarebbe successo anche se fosse stata da te
Owen allentò la presa dal camice di Arizona e tornò a sedersi, mentre la bionda  prese posto accanto a Meredith
-    Come è successo?
-    Un camion gli è andato addosso
-    Era ubriaco?
-    No, perdeva olio dai freni, un guasto
-    Dio non posso crederci – Arizona portò entrambe le mani sul viso e iniziò a piangere
-    Arizona, vedrai che ce la farà, Amelia è una tosta

7ore dopo, il primo chirurgo ad uscire fu Miranda Bailey. Tutti e tre, non appena la videro, scattarono come molle precipitandosi da lei
-    L’operazione è riuscita. Hanno dovuto aprire anche la testa, perché le si era formato un coagulo. Le prossime ore saranno decisive
Nessuno dei tre riuscì a tirare un sospiro di sollievo, non sapevano ancora se ce l’avrebbe fatta o no. 
-    Arizona, hai bisogno di una mano con Sofia?
-    No non preoccuparti, continuo a mandarla a scuola, poi ci sono anche Callie e Penny, quindi starà bene. Grazie lo stesso
I giorni seguenti trascorsero molto lentamente. Arizona aveva una settimana di ferie e la sfruttò per stare accanto ad Amelia, alternandosi con Meredith e Owen. I loro rapporti sembrarono migliorare, ma l’uomo le dava ancora la colpa per la fine del suo matrimonio. Per Arizona in un primo momento fu difficile da sopportare, ma poi decise di comprendere le ragioni che portavano l’uomo ad affermare ciò e lasciò correre. Quella stanza era continuamente soggetta ad un via vai di visite da parte degli amici medici. Erano tutti preoccupati, anche se cercavano di non darlo a vedere.
Anche Eliza fece continue visite alla donna, ma soprattutto era una delle persone che cercava di prendersi cura anche di Arizona: ricordandole di dormire, di mangiare e di bere. Fu in quel momento che Arizona capì quanto Eliza fosse ancora  importante per lei.
-    Arizona… - la bionda si sentì toccare le spalle e sobbalzò dalla sedia – scusami non volevo spaventarti
-    Ehi Eliza, sono rimasta addormentata 
-    Perché non vai un po’ a casa? Hai bisogno di riposare
-    No voglio rimanere qui, potrebbe svegliarsi da un momento all’altro
-    Ti prometto che ti avviserò 
-    Vieni anche tu? A Sofia le farebbe piacere
-    Va bene, ti accompagno, tanto ho quasi finito il turno
Mezz’ora dopo erano entrambe in auto
-    Grazie Eliza
-    E per cosa?
-    Per starmi accanto, non deve essere facile per te
-    Non lo è, ma non voglio che ti trascuri in questo modo 
Le due donne trascorsero il resto della serata insieme e per un attimo per Arizona fu come tornare indietro nel tempo, come se non l’avesse mai tradita, come se non si fossero mai lasciate
-    Devo andare
-    A quest’ora?
-    Si Eliza, l’ho lasciata troppo tempo da sola
-    Arizona, non è sola 
-    Io sono qua con te e mi sento bene, mentre lei è in un letto di ospedale a combattere per vivere
-    Non è colpa tua 
-    Lo so, ma tengo molto a lei e voglio essere lì
-    Va bene, vai allora. Rimango io qui con Sofia
-    Grazie Eliza – Arizona si avvicinò al viso della mora e per un attimo non seppe cosa fare, poi le lasciò un bacio sulla guancia e uscì di casa
Per tutto il tragitto, la bionda non fece altro che pensare alla serata trascorsa con Eliza. Il fatto che insieme stessero ancora così bene voleva dire qualcosa, ma nessuna delle due aveva il coraggio di ammetterlo. Arizona aveva infranto la fiducia che Eliza aveva sempre riposto in lei e non sarebbe stato facile riconquistarla. Poi c’era Amelia.. Già, Amelia… Un vulcano in continua eruzione. Nella vita di Arizona aveva portato una ventata di freschezza facendola sentire per la prima volta dopo molto tempo, leggera.
Arizona arrivò davanti la stanza della mora e per poco il cuore non le si fermò. Meredith, Owen, la Bailey e il neurochirurgo che si occupava di lei erano tutti intorno al suo letto. Era successo qualcosa.
Meredith la vide nel corridoio e la raggiunse
-    Ehi Arizona…
-    Dimmi che non è come penso, dimmi che non se ne è andata mentre io non ero qui
-    No Arizona, si è svegliata – un sospiro di sollievo uscì dalla bocca di Arizona, ma il viso di Meredith era ancora preoccupato
-    E perché hai questa faccia?
-    Non ricorda più nulla, non ricorda di me, non ricorda di Owen, non ricorda nulla.
-    Mio Dio cosa dice il neurochirurgo? Si tratta di Amnesia post-traumatica?
-    Molto probabilmente. Ha chiesto di te
-    Mi hai appena detto che non ricorda nulla
-    Ricorda solo di te
-    Come è possibile?
-    Il suo ultimo ricordo è legato al bacio che le hai dato prima di salire in auto. L’amnesia ha coinvolto i ricordi meno recenti, salvando quelli immagazzinati prima dell’incidente.
-    Non ce la posso fare Meredith
-    Vai da lei
Arizona fece un grande respiro ed entrò nella stanza, chiedendo a tutti i chirurghi presenti di uscire. Non appena rimasero sole, la bionda si sedette al lato del letto e si avvicinò ad Amelia per darle un bacio dolce, ma pieno di paure
-    Bentornata tra noi
-    Ti sei preoccupata eh?
-    Tantissimo
-    Un neurochirurgo colpito da amnesia. Non ti fa un po' ridere?
-    In realtà no. Come ti senti?
-    Come un pesce fuor d’acqua. Sto cercando di ricordare ma non riesco
-    Ci vorrà del tempo 
-    E nel frattempo?
-    Ci sono io accanto a te, non preoccuparti
-    Arizona, ricordo di noi solo il bacio che ci siamo scambiate prima dell’incidente, nient’altro. Stiamo insieme?
-    Più o meno. È una situazione un po’ complicata. Ora però non pensare a questo
-    Ho la gamba ingessata, un braccio sul quale mi rimarrà una cicatrice evidente e la testa bucata
-    Amelia, sei viva. L’importante è questo. Vedrai che con il tempo ti riprenderai totalmente
-    Dove abito?
-    Sei da Meredith, ma non appena ti dimetteranno verrai da me
-    Non devi sentirti obbligata
-    Amelia, voglio aiutarti e faremo come dico io
-    Va bene. Dov’è Derek?
-    Amelia…
-    Ahahahah sto scherzando, avresti dovuto vedere la tua faccia
-    Dai smettila, non è divertente
-    Un po’ si
-    Vado a prenderti qualcosa da bere, va bene?
Arizona uscì dalla stanza e chiamò Eliza
-    Ehi Arizona, tutto bene?
-    Amelia si è svegliata
-    Che bella notizia!
-    Ha perso parte della memoria. Ha riconosciuto solo me
-    Cavolo e come è possibile?
-    Perché io sono stata l’ultima persona che ha visto prima di fare l’incidente, era a casa mia
-    Mi dispiace, Arizona. Ora cosa farai?
-    Le ho detto che verrà a stare da me
-    Meredith non può? In fondo è sua cognata 
-    Eliza, non sa neanche chi sia, come pensi che si troverebbe da lei?
-    Scusami, è che tutto questo mi fa impazzire
-    Lo so, anche a me

I giorni che seguirono il risveglio di Amelia furono duri. Era continuamente circondata da persone di cui non conosceva neanche il nome, ma in qualche modo si sentiva legata a loro. Il giorno delle dimissioni, Arizona andò a prenderla e la portò a casa sua.
-    Ecco qui, questa è la tua stanza. Per qualunque cosa io sono in salotto
-    Arizona?
-    Dimmi
-    Ieri è venuto a trovarmi Owen Hunt. Non so perché, ma sento un legame con lui. Chi è?
-    È il tuo ex marito. Dopo poco che vi eravate sposati sono sorti dei problemi, così sei andata a vivere da Meredith. Lo hai lasciato definitivamente quando hai iniziato a frequentare me
-    Perché non mi ha detto nulla?
-    Per non crearti ulteriori problemi suppongo. Vedrai che con il giusto tempo ricorderai anche di lui
-    Posso chiederti un’ultima cosa?
-    Certo, tutto quello che vuoi
-    Ho letto sul campanello il nome di Eliza Minnick
-    Si, mia moglie, ex moglie. L’ho lasciata per te
-    Quindi tra noi è importante
-    Il giorno dopo il tuo incidente avremmo dovuto fare un viaggio di una settimana solo noi due. Si, le cose stavano iniziando ad ingranare
-    Mi dispiace 
-    E per cosa? Non è colpa tua. Riposa un po’ ora
Arizona uscì dalla stanza e scoppiò in un pianto liberatorio. Le emozioni di quel mese la stavano sopraffacendo ed era completamente sola. Componendo quel pensiero il suono del campanello la fece sussultare, aprì la porta e si ritrovò Eliza. Con le maniche della maglia cercò di asciugarsi le lacrime, ma sapeva che il suo viso era stravolto
-    Arizona, che ti succede?
-    Nulla
-    Vieni qui
Eliza allargò le braccia e la bionda tra quelle braccia si sentì  finalmente  al sicuro, finalmente a casa.

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Capitolo 76
*** Nuovi inizi ***


Nei giorni seguenti, Amelia e Arizona continuarono a vivere insieme. La mora conobbe di nuovo Sofia, alla quale fu spiegata la situazione. La bionda studiò ogni metodo possibile per il recupero della memoria e man mano che i giorni passavano, Amelia migliorava sempre di più. Il loro rapporto, però, aveva subìto un cambiamento. Per Arizona era diventato estremamente difficile continuare con quella convivenza forzata, nonostante lo facesse per Amelia e quest’ultima non si sentiva più se stessa in quella casa. Entrambe sapevano che quella situazione non potesse continuare ancora a lungo, ma Amelia non voleva ferire Arizona e rendere vano tutto ciò che aveva fatto per lei in quel brutto periodo. Nei giorni che rimase da Arizona ricevette molte visite, tra cui quella di Owen, al quale si sentiva legata.
Quell’incidente, per Amelia, non solo significò la perdita di una parte della memoria, ma anche l’occasione per avere un nuovo inizio. Quando parlò con Arizona della sua volontà di tornare da Meredith, la bionda accettò la sua scelta, nonostante questo volesse dire la fine del loro rapporto, di qualunque natura esso fosse.
-    Arizona, non finirò mai di ringraziarti, ma sappiamo entrambe che è troppo per noi
-    Mi dispiace 
-    Smettila, vieni qui
Arizona si avvicinò ad Amelia, prendendo posto tra le sue braccia
-    Sono stata davvero bene con te
-    Non ricordi cosa abbiamo passato, come fai a sapere che sei stata bene?
-    In questi giorni ti sei presa cura di me sotto tutto i punti di vista e sei davvero una brava persona, nonché una mamma stupenda, quindi sono sicura che insieme fossimo una bella coppia
-    Si, lo siamo state
-    E ora corri a riprenderti tua moglie
-    Perché dovrei?
-    Andiamo Arizona. È venuta qui quasi ogni giorno e per quanto le possa interessare di me, non credo che venisse a trovarmi, soprattutto dopo che sua moglie l’ha tradita con me
-    Non credo che mi perdonerà mai 
-    La nostra è stata una parentesi, Arizona. Fa di tutto per riprendertela
-    Farai lo stesso con Owen?
-    Non lo so. Qualunque cosa ci abbia separati ora sembra insignificante, ma penso che prima o poi dovremmo affrontare il discorso. Grazie di tutto Arizona
Non appena Amelia uscì di casa per poi entrare in taxi, ad Arizona salì un magone. Le sarebbe mancata, ma adesso doveva fare tutto il possibile per riprendersi sua moglie. Di li a due giorni, infatti, sarebbe stato il suo compleanno e sarebbe stata un’ottima occasione per farle capire le sue intenzioni.
Il giorno dopo, Arizona, rientrò a lavoro a pieno ritmo.
-    Bentornata Robbins – Alex Karev le si era avvicinato non appena Arizona era entrata nell’atrio
-    Grazie Alex
-    Come sta la Shepherd?
-    Ha avuto molti miglioramenti, ma non abbastanza. È tornata da Meredith
-    Pensi che ci vorrà molto prima che ricominci ad operare? 
-    Non ne ho idea. Tuo nipote come sta? Avete trovato un altro chirurgo che lo possa seguire?
-    Sta meglio, ma avrei preferito che lo seguisse lei
-    Mi dispiace, Alex, ma ti aiuterò a trovarne uno all’altezza
-    Grazie
-    Hai visto Eliza per caso?
-    Non è ancora arrivata. Ieri ha avuto una giornata tremenda
Arizona salutò l’amico e si diresse verso la caffetteria. La bionda sapeva il motivo per cui Eliza avesse avuto una brutta giornata. Da quando aveva iniziato con il suo nuovo impiego, conciliare il tutto stava diventando sempre più difficile per lei.
-    Bentornata Arizona
-    Ciao April
-    Comunque non me ne ero andata, ho solo diminuito le ore di lavoro
-    Lo so, ma ci sei mancata
-    Grazie
-    Amelia?
-    Da Meredith. Hai incontrato Eliza?
-    No, non è arrivata
-    Ok vado a prepararmi allora, ho un intervento tra poco
Durante l’operazione il telefono di Arizona iniziò a squillare
-    Dott.ssa Robbins, è la dott.ssa Minnick 
-    Cosa dice?
-    Chiede se l’ha cercata
-    Dille di vederci tra un’ora in caffetteria
Arizona sentì l’infermiera seguire le sue istruzioni e un’ora dopo fu fuori dalla sala operatoria.
-    Arizona è successo qualcosa?
-    No. Ho saputo che hai avuto una brutta giornata ieri e volevo saperne il motivo
-    Niente di che, sono solo oberata di lavoro. Non riesco a mandare avanti sia l’insegnamento che il ruolo di chirurgo ortopedico
-    Perché non chiedi aiuto a Webber? Potreste alternarvi con le lezioni 
-    Non voglio essere quella che fallisce 
-    Non lo sei, ma prima o poi tutti abbiamo bisogno di una mano 
-    Mi manca il tuo ottimismo h24. Come sta Amelia?
-    Sei già la terza persona che me lo chiede 
-    Abitate insieme, solo tu puoi saperlo 
-    In realtà non è più a casa mia
-    Come mai?
-    Abbiamo deciso di ricominciare a “vivere”. La situazione stava diventando pesante, così è tornata da Meredith
-    E come va con il recupero della memoria?
-    Se la cava, ma fin quando non riacquisterà completamente le sue capacità non potrà tornare a lavorare
-    Deve essere tremendo
-    Penso di sì. Quindi domani è il tuo compleanno
-    Eh già 
-    Farai qualcosa?
-    A parte lavorare intendi? 
-    Ovviamente
-    No non credo
-    Allora tieniti libera per la serata, faremo qualcosa insieme
-    Non so se mi andrà
-    Dai Eliza…Ci vediamo da me alle 9
Il giorno dopo arrivò presto e, finito  il turno, Arizona si diresse verso casa
-    Mamma, puoi dare questo regalo ad Eliza?
-    Certo piccola, cos’è?
-    È una sorpresa
Arizona prese il pacchetto che le stava porgendo sua figlia e lo infilò nella borsa. Eliza ne sarebbe stata sicuramente contenta.
Alle 9 in punto era pronta, Callie era già venuta a prendere Sofia ed Eliza stava per suonare il campanello, quando Arizona aprì la porta, ritrovandosela davanti. Per un attimo fu come se il tempo si fosse fermato, esistevano solo loro due e i loro occhi che si scrutavano a vicenda.
-    Wow, sei stupenda
-    Anche tu, Arizona
-    Andiamo?
Le due donne salirono in auto. Eliza, al lato passeggero, cercava di capire i possibili posti in cui avrebbe potuto portarla Arizona, ma quasi immediatamente perse le speranze. Circa un’ora dopo arrivarono in aeroporto.
-    Arizona, cosa ci facciamo qui?
-    Tra poco lo scoprirai
Arizona parcheggiò l’auto e dal porta bagagli estrasse due valigie
-    Non mi dire che stiamo partendo?
-    Esatto!
-    E dove andiamo?
-    È una sorpresa
-    La macchina non possiamo lasciarla qui
-    Non preoccuparti, andiamo dai
Le due donne entrarono in aeroporto e i primi voli stavano per essere annunciati, quando Arizona sentì il loro, prese la mano ad Eliza e la portò con se
-    Parigi???
-    Buon compleanno!
-    Sei matta! Come facciamo con il lavoro?
-    Non preoccuparti. Allora? Sei felice?
-    Sofia direbbe: tantissimissimo!
Il volo durò 9ore, a Parigi atterrarono alle 11pm e le due donne decisero di andare direttamente in albergo.
-    Wow, siamo a Parigi
-    Eh già
-    Te lo ripeto, sei matta!
Non appena entrarono nella loro stanza, Arizona gettò la valigia a terra e prendendo per il braccio Eliza, la attirò a sé
-    Arizona…
-    Non vuoi?
-    Certo che voglio, ma devo dirti una cosa
-    Non può aspettare domani?
-    Meglio di no
Arizona si sedette sul letto e così fece anche Eliza. La mora era nervosa e Arizona iniziava a preoccuparsi, temeva le parole che sarebbero uscite da un momento all’altro dalla bocca che non vedeva l’ora di baciare.
-    Quando ci siamo lasciate sono stata con qualcuno
-    Non è un problema, ci eravamo lasciate. Io ho iniziato una relazione, perché tu non avresti potuto stare con qualcuno?
-    Mi sentivo in colpa a baciarti senza che tu sapessi questa cosa
-    Ora la so e ti ringrazio per essere sempre così sincera con me
-    Grazie per questo viaggio
Arizona si avvicinò ad Eliza e le diede un bacio profondo. Quelle labbra le erano mancate immensamente. Baciò l’incavo del collo della mora e rimase inebriata da quel profumo, rimasto intatto anche dopo le 9 ore di volo. Le due donne iniziarono a spogliarsi, a bramarsi, a riscoprirsi innamorate come prima. Quella notte, in quella camera d’albergo di Parigi, Arizona Robbins ed Eliza Minnick suggellarono di nuovo il loro amore.
-    Sei mia – Arizona, dopo aver pronunciato quelle parole, fece un succhiotto esattamente dove qualche mese prima Eliza lo aveva fatto a lei
-    Eh dai…
-    Tutti devono sapere che hai una moglie che ti ama
-    Anche io ti amo e non puoi capire quanto ho sofferto in questi mesi
-    Mi dispiace e spero riuscirai a perdonarmi
-    Un giorno forse ci riuscirò
-    Aspetta qui
Arizona scese dal letto e prendendo il beauty case nella valigia estrasse la sua fede e la porse ad Eliza, che la baciò e la infilò al dito di sua moglie
-    Per sempre
Eliza ed Arizona quella notte fecero l’amore che non avevano fatto in quei mesi; fecero un amore disperato, un amore bisognoso di certezze, un amore dolce e passionale.
Quella notte, fu per entrambe, l’inizio di una nuova avventura insieme.

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Capitolo 77
*** Un anno dopo ***


UN ANNO DOPO

-    Arizona! Corri! – Eliza era nel bagno della loro casa ed era pallida in viso, con occhi e bocca spalancati
-    Amore, cosa succede? – Arizona, che era in salotto, sentendo urlare sua moglie, le corse incontro 
-    Guarda qui – la mora le porse un bastoncino bianco con la scritta pregnant
-    Oh mio Dio! Ce l’abbiamo fatta! Aspettiamo un bambino!
La mora abbracciò con forza sua moglie e abbassandosi baciò la sua pancia
-    Ciao piccoletto, so che sei ancora  un po’ piccolino, ma avrai una bellissima famiglia
Eliza si inginocchiò all’altezza di sua moglie e le lasciò un bacio sulle labbra
-    Sono felice
-    Anche io. Ci è voluta più fatica del previsto, ma la gioia che provo in questo momento li ha ripagati tutti

Era trascorso un anno dal viaggio a Parigi. Era trascorso un anno dal momento in cui Eliza ed Arizona avevano deciso di stare di nuovo insieme. Era trascorso un anno da quando avevano deciso di avere un bambino. Abbandonata l’idea di un’adozione, le due donne avevano deciso di proseguire con la fecondazione in vitro. Eliza avrebbe portato avanti la gravidanza e avrebbe diminuito i ritmi lavorativi.
Le cose, tra le due, in quell’ultimo anno non erano state sempre rose e fiori, ma ce l’avevano messa tutta per far sì che tutto funzionasse bene. L’ombra del tradimento di Arizona era  stata una presenza costante nel primo periodo della loro riconciliazione e se da una parte c’era un’Arizona più determinata che mai a riacquistare la fiducia di sua moglie, dall’altra c’era un’Eliza che era stata ferita e delusa non solo da sua moglie, ma anche da una delle persone per cui nutriva più rispetto in assoluto.
Amelia, dopo 6 mesi dall’incidente riacquistò la memoria. Ricordò tutti i momenti trascorsi con Arizona e ciò riportò a galla anche i sentimenti verso la donna. Aveva provato a nasconderli, a far finta di nulla, ma anche quando accanto a se aveva di nuovo Owen, disposto a riparare il loro matrimonio, non era riuscita a chiudere il cuore verso quei sentimenti troppo forti. Dopo un’attenta valutazione, quindi, decise di tornare a Los Angeles e ricominciare una nuova vita. Era stata una decisione sofferta non solo per lei, ma anche per le persone che aveva accanto. Arizona, non appena venne a conoscenza della decisione di Amelia, fece di tutto pur di farle cambiare idea, ma la mora non cedette mai, neanche quando Eliza, munita di una grande forza di volontà, le aveva detto che l’avrebbe perdonata per ciò che era successo tra lei e sua moglie.
Amelia, nonostante il dispiacere, decise comunque di lasciare Seattle e la persona che amava.
-    Quindi non siamo state solo una parentesi come dicevi – Le disse Arizona il giorno prima che la mora partisse. Amelia non le rispose mai e in cuor suo ne fu quasi sollevata. Amelia non avrebbe mai voluto chiudere quella parentesi
Se da una parte c’era il dispiacere per la partenza della sua amica, dall’altra c’era la gioia di aver riunito la sua famiglia. Anche con Callie ormai le cose procedevano bene. Lei e Penny  si erano ambientate subito e non appena avevano del tempo libero cercavano di sfruttarlo il più possibile per trascorrerlo con Sofia.
Insomma, era stato un anno pieno di ogni tipo di emozione.

-    Dobbiamo dirlo a Sofia – le due donne si erano spostate in cucina ed esprimendo  questa sua volontà a sua moglie, Eliza  con le dita strofinò il ciondolo che pendeva dal suo bracciale
-    Glielo diremo non appena Callie la riporterà qui. Ti è proprio piaciuto il suo regalo di compleanno, vero?
Il ciondolo che Eliza portava al bracciale era il contenuto del pacchetto che Sofia aveva dato ad Arizona prima che partissero per Parigi. La bionda lo aveva dato a sua moglie il mattino seguente del loro soggiorno.. Non appena Eliza aveva aperto il pacchetto i suoi occhi si erano illuminati di gioia; il ciondolo riportava inciso il nome di Sofia e da quel giorno non lo aveva più tolto.
-    Si mi è piaciuto tantissimo
-    Penso te lo abbia regalato per farti capire che ti considera sua madre, nonostante ti chiami semplicemente con il tuo nome; è una cosa che lega solo voi due
-    Tra meno di nove mesi avremo un altro bambino, ti rendi conto?
-    Ancora non ci credo, però aspettiamo a dirlo agli altri. Sappiamo che i primi tempi sono i più difficili e domani non appena arriviamo in ospedale voglio farti delle analisi e un’ecografia
-    Si dott.ssa – Arizona piegò da un lato la testa e aggrottò la fronte, per far capire a sua moglie che non stesse scherzando
-    Lo so, scusami. Faremo tutto ciò che vuoi, ma possiamo essere felici per stasera?
-    Certo, vieni qui – Arizona abbracciò forte Eliza e per un attimo si abbandonarono a quell’ondata di affetto, dettata anche dalla notizia che aveva appena invaso entrambe. Il campanello però suonò e dovettero allontanarsi. Callie aveva riaccompagnato Sofia a casa.
-    Mamma! Il cartone è stato bellissimo!
Sofia irruppe in casa come un uragano, iniziando a raccontare tutto ciò che aveva fatto.
-    Piccola, non mi dai neanche un bacio?
-    Certo mamma, ti stavo solo raccontando
Tutte e tre le donne scoppiarono a ridere di fronte agli occhi perplessi di Sofia, che sbuffò andandosene in salotto
-    Quindi è andata bene la giornata
-    Si tutto bene. Ha da poco mangiato un gelato, quindi dubito vorrà cenare
-    Callie…
-    Lo so, ma ci ha dato il tormento e abbiamo dovuto cedere
-    Mm va bene
-    Ci vediamo domani in ospedale
-    Come mai?
-    Hanno chiesto un consulto esterno
-    E per cosa?
-    Doppia amputazione degli arti inferiori
-    Conosco il paziente, ma io non ne sapevo nulla, chi lo ha richiesto?
-    Non so cosa dirti Eliza, a me ha chiamato Miranda
-    Va bene, a domani
Non appena Callie se ne fu andata, Eliza come un fiume in piena iniziò ad esprimere tutti i suoi dubbi.
-    Eliza, calmati, domani andrai a parlarne con Miranda. Sicuramente avrà dimenticato di dirtelo, ma lo sai che i pazienti sono liberi di chiedere consulti esterni. Agitarti non fa bene al bambino
-    Quale bambino? – la testa di Sofia fece capolino dal salotto e le due donne si guardarono per capire a vicenda se fosse il momento o meno di rivelarglielo. Con un cenno della testa, Arizona acconsentì ed Eliza si accovacciò davanti alla bambina.
-    Presto avrai un fratellino o una sorellina
-    Davvero?
-    Si piccola 
-    E tra quanto?
-    Tra meno di 9 mesi 
-    Così tanto ci vuole? Chi lo porta?
-    Il fratellino crescerà qui, dentro di me, come tu sei cresciuta dentro mamma Callie
-    E chi ce lo ha messo?
-    Alcuni dottori che fanno queste cose
-    Anche a mamma Callie?
-    No, a mamma Callie ci ha pensato papà Mark
-    E come? – Eliza, ormai imbarazzata da tutte quelle domande, voltandosi verso Arizona le chiese aiuto
-    Piccola, arriverà il momento in cui ti diremo tutto, ma non ora
-    Lo posso dire ai miei compagni di classe?
-    È ancora presto, te lo diremo noi quando potrai. Va bene?
-    Ok, posso continuare a giocare ora?
-    Certo vai pure
Qualche ora più tardi Eliza mise a letto Sofia e le rimboccò le coperte
-    Sono felice Eliza
-    Grazie piccola, anche io e la mamma lo siamo
-    Tu non sei la mia mamma, però lo sai che ti voglio tanto bene?
-    Certo che lo so e anche io te ne voglio tanto, come se fossi mia figlia e presto vorrai tanto bene anche al fratellino o alla sorellina
-    Mamma Callie ci rimarrà male?
-    Per cosa?
-    Io avrò un fratellino o una sorellina, però non sarà lei la mamma
-    Ma certo che non ci rimarrà male, ormai lei sta con Penny da molto tempo ed è felice
-    Va bene, io preferisco un fratellino
-    Davvero? Come mai?
-    Zola e Bailey si vogliono tanto bene
-    Sono sicura che Zola voglia bene anche ad Ellis 
-    Vorrei lo stesso un fratellino
-    Non possiamo deciderlo
-    Pregherò allora
-    Sai pregare?
-    Certo, me lo ha insegnato mamma Callie
-    Ora dormi piccola
Eliza diede il bacio della buonanotte alla bambina e si diresse verso la camera da letto
-    Sofia vuole un fratellino e non una sorellina
-    Ahah partiamo bene
-    E sa pregare
-    Pregare? Chi glielo ha insegnato?
-    Callie
-    Callie non prega da quando ha scoperto di essere bisessuale, perché dovrebbe insegnare a Sofia come pregare?
-    Non so cosa dirti, parlagliene domani, a quanto pare eseguirà un intervento di cui io non sapevo nulla
-    Dai tesoro, vedrai che ci sarà una spiegazione plausibile
-    Lo spero

Il giorno dopo, non appena Eliza arrivò in ospedale si diresse verso l’ufficio di Miranda Bailey per chiedere spiegazioni. Bussò alla porta e rimase ad aspettare finché il capo non la invitò ad entrare
-    Buongiorno dott.ssa Minnick
-    Buongiorno Bailey
-    Dimmi tutto, anche se so come mai sei qui
-    Perché non sono stata informata? Sono o non sono il chirurgo ortopedico di questo ospedale?
-    Certo che lo sei, ti ho scelta io, ma Callie è la migliore per questo tipo di intervento
-    Questo non toglie il fatto che io non sia stata avvisata. Sto seguendo questo paziente da mesi e non ha mai mostrato ripensamenti sul mio piano chirurgico 
-    Fino a ieri. Ha sentito parlare di Callie e ha voluto sentire un altro parere
-    E mi sta bene, però la prossima volta voglio essere informata
-    Non ti è stato detto niente, perché è successo velocemente e a quanto pare ha fatto prima Callie a dirtelo
-    Certo, ci vediamo praticamente tutti i giorni
-    Scusami Eliza, non succederà più
La mora uscì dall’ufficio e quel briciolo di razionalità che le era rimasta le impedì di sbattere la porta. 
Percorse il corridoio quasi alla velocità della luce e si diresse verso la stanza del suo paziente, dove sapeva che avrebbe trovato Callie. Non appena entrò, infatti, oltre al paziente trovò proprio lei.
-    Buongiorno Michael, dott.ssa Torres
-    Buongiorno dott.ssa Minnick, spero non le dispiaccia che io abbia chiesto un altro parere
-    Assolutamente no, ma sarò presente mentre la dott.ssa ti spiegherà il suo piano chirurgico
-    Nessun problema
-    Allora Michael, ho visionato tutte gli esami che hai fatto fino ad ora e sono sicura di poterti salvare una gamba
-    Dice davvero?
-    Si, ma sarà un’operazione estremamente pericolosa, quindi dovrai essere a conoscenza di tutti i rischi a cui andrai incontro
-    Certo dott.ssa
Non appena Callie ebbe finito di spiegare il suo piano chirurgico e le relative conseguenze, le due donne uscirono dalla stanza. Prima che Callie si potesse allontanare, però,  Eliza la bloccò per un braccio
-    Sei matta se credi di riuscire ad eseguire un’operazione del genere
-    Posso farcela
-    Ti rendi conto dei rischi? C’è un valido motivo per cui io avevo optato per l’amputazione doppia, non credi?
-    Certo, vuoi essere cauta, ma non è una mia caratteristica, quindi lasciami fare il mio lavoro. Da ora il paziente è mio
-    Certo, tanto sei abituata a fare promesse che non puoi mantenere, giusto?
-    Non tutti i pazienti sono Arizona Robbins
-    Certo che no, ma prometti cose che non puoi
-    Dall’incidente di Arizona ho buttato tutta me stessa in questo studio e ho fatto grandi progressi
-    Lo so, ti ho seguita, ma secondo me stai sbagliando
-    Sei libera di avere la tua opinione
Callie se ne andò e lasciò Eliza ai suoi pensieri e alla sua rabbia. Cercò di calmarsi ripensando alle parole di Arizona della sera prima e si diresse verso l’aula dove avrebbe tenuto una lezione agli specializzandi del secondo anno.
Non appena entrò salutò l’intera classe e si scambiò un sorriso con Marion.
Quella ragazza era una delle persone di cui andava più fiera. Nonostante i problemi che avevano coinvolto lei e la sua famiglia, ce l’aveva messa tutta per superare il test finale e ci era riuscita.

Un’ora dopo la lezione era finita, giusto in tempo per raggiungere Arizona nello studio di ginecologia.
-    Vorrei Uccidere Callie – Eliza era seduta sul lettino, mentre Arizona le prelevava del sangue
-    Cosa ha fatto?
-    È certa di poter salvare almeno una delle due gambe, che a mio giudizio dovrebbero essere amputate
-    Le hai spiegato le tue motivazioni?
-    Si
-    Lei le sue?
-    Si, ma non mi convincono. Lo so che è brava, ma non voglio che faccia promesse che non può mantenere. Secondo lei sono troppo cauta 
-    Caratteristica non sua
-    È ciò che mi ha detto lei
-    È così, Eliza. Callie ha sempre lavorato in questo modo, prendendosi anche troppi rischi, ma è fatta così
-    Ti aveva promesso che ti avrebbe salvato la gamba
-    Ti avevo promesso che non ti avrei mai tradita, eppure l’ho fatto e mi hai perdonato. Non combattere questa battaglia in mio onore. Io ho superato tutto questo, falle fare il suo lavoro, segui la volontà del paziente. Ora sdraiati
Eliza seguì l’indicazione di Arizona e si alzò il camice.
Arizona, dopo aver mezzo il gel, iniziò a muovere il coreografo ed un sorriso le ricoprì l’intero volto
-    Amore…Guarda qui…
La bionda girò il monitor verso Eliza e lo stesso sorriso apparve sul suo viso
-    Ci vedo bene, vero?
-    Si, altrimenti avremmo entrambe bisogno di una visita oculista 
-    Avremo due bambini
-    Si, avremo due bambini Amore 

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Capitolo 78
*** Benvenuti ***


-    Siamo felici, vero?
-    Certo. Avremo bisogno di organizzarci, una volta che saranno nati, ma ce la faremo
-    Forse dovrei iniziare anche io a diminuire il lavoro
-    E a quale scopo?
-    Per aiutarti
-    Amore, ne riparleremo una volta nati. Va bene?
-    Ok, scusami vado a parlare con Callie
-    Vai, io mi rivesto e vado in sala operatoria
-    Mi raccomando
-    Non preoccuparti
Arizona posò le sue labbra su quelle di Eliza ed uscì dalla stanza.
-    Robbins!
-    Ciao Alex
-    Hai visto Callie?
-    No la sto cercando anche io. A cosa ti serve?
-    Ho saputo che è in ospedale e voglio farle vedere un paziente
-    Lo sai che è Eliza l’ortopedico dell’ospedale?
-    Certo che lo so, ma..
-    Niente ma.. Chiama Eliza e basta. Callie ha già fatto abbastanza danni per oggi
-    Va bene, mi sai dire dove posso trovarla?
-    Avrà un intervento tra poco 
Alex voltò le spalle ad Arizona e se ne andò. Sapeva che Callie fosse un ottimo chirurgo ortopedico e chiedevano suoi consulti da ogni dove, ma anche Eliza sapeva il fatto suo e sicuramente quella  era l’ultima cosa di cui preoccuparsi in quel momento particolare della sua vita.
-    Arizona, ho bisogno di parlarti – La bionda, senza che se ne rendesse conto, si ritrovò Callie proprio di fronte a se
-    Anche io in realtà. Andiamo nel mio studio
Arizona chiuse la porta alle sue spalle e aspettò che Callie dicesse la sua
-    Mi dispiace per ciò che è successo con Eliza
-    Ha a cuore il bene del paziente
-    Anche io, dovresti saperlo
-    Lo so, ma ha lavorato sodo per acquisire la stima dei medici di qui e si sente minacciata
-    Da me? Io domani  me ne andrò 
-    Lo so, ma intanto avrai fatto i tuoi soliti danni. Ti chiedo solo di cercare di lavorare insieme. Siamo una famiglia, giusto?
-    Giusto. Tu cosa volevi dirmi?
-    Ieri Sofia ha detto ad Eliza che tu le hai insegnato a pregare
-    È vero
-    E da quando abbiamo deciso di farlo?
-    Mi ha solo chiesto come si facesse per via di una sua compagna di scuola che ha la famiglia molto religiosa. Tutto qui
-    Callie, riguardo nostra figlia dobbiamo essere d’accordo su tutto. Io non so neanche come si faccia a pregare, non l’ho mai fatto e non mi interessa
-    Sai benissimo in che tipo di famiglia sono cresciuta
-    In una famiglia che ti ha diseredato dopo aver ricevuto la notizia della tua bisessualità. Tuo padre credeva tu fossi posseduta dal diavolo
-    Non esagerare 
-    È così Callie
-    Sofia è troppo piccola per sapere queste cose e per pregare realmente. È troppo presto per affrontare questo argomento e finché me lo chiederà io glielo insegnerò 
-    E se dovesse chiederlo a me?
-    Non te lo chiederà
-    Ok senti, fa come vuoi, tanto sei sempre la solita
-    Cosa vuoi dire con questo?
-    Che parti sempre a 3000 senza preoccuparti delle conseguenze dei tuoi gesti. La cosa importante è ciò che pensi tu e non importa nient’altro
-    Hai appena fatto la descrizione del tuo carattere
-    Ecco appunto, me ne vado, ho molto da fare
-    Arizona, ma che ti succede?
-    Nulla
Arizona se ne andò sbattendo la porta e lasciando Callie a bocca aperta. Sapeva che la sua reazione era stata eccessiva, ma nonostante tra Callie ed Eliza fosse tutto apposto, sul lavoro la competizione era ancora viva e il momento non era adatto.
Quando rientrò a casa, quella sera, trovò Eliza intenta a preparare la cena. Sapeva che lo faceva quando aveva troppi pensieri per la testa. Si avvicinò a lei e le cinse la vita
-    Ehi, tutto bene?
-    Callie è prepotente, non avevo mai lavorato con lei. Per fortuna dovranno sopportarla in un altro ospedale
-    Cosa è successo ancora?
-    Niente di nuovo, sempre quel paziente
-    Per quando avete fissato l’intervento?
-    Per domani
-    Quindi si seguirà il suo piano?
-    È ciò che vuole il paziente
-    Mi dispiace, Amore
-    Fortunatamente domani sarà l’ultimo giorno. Come è andata la tua giornata?
-    Tutto bene, niente di particolare, a parte questi due nuovi fagottini
Arizona mise una mano sulla pancia di Eliza, in cerca di un qualche movimento, ma sapeva che avrebbero dovuto aspettare ancora molto prima che si facessero sentire
-    Sento che le cose in ospedale stiano tornando indietro come l’inizio
-    Ehi, ti stai facendo suggestionare da questa giornata orrenda con Callie. Non appena se ne andrà le cose miglioreranno

Con il trascorrere dei giorni, terminarono  anche i litigi con Callie. Dopo quel giorno nessuno chiese più un suo consulto ed Eliza ne fu grata. 
La notizia della sua gravidanza arrivò in ospedale quando ormai era alla diciassettesima settimana.
Quel giorno, infatti, Arizona ed Eliza avrebbero saputo il sesso dei loro futuri bambini.
-    Pronta Amore? – Arizona iniziò con la visita posizionando l’ecografo
-    Allora…Abbiamo un bel maschietto e…
-    E?
-    Una femminuccia!

Con la notizia dell’imminente arrivo di un maschietto e di una femminuccia, Eliza ed Arizona iniziarono a preparare la loro futura cameretta.
-    Mamma, ma due bambini non staranno stretti in una sola stanza?
-    No Sofia, sono piccoli piccoli, quindi sarà anche troppo grande, poi quando cresceranno come te daremo ad uno dei due la stanza degli ospiti, anche se sono sicura che non vorranno
-    E perché mamma?
-    Perché sono gemelli, vorranno dormire insieme
-    E perché?
-    I fratelli gemelli hanno un legame molto forte, ancora più forte di un fratello e una sorella di età diversa
-    A me vorranno bene?
-    Certo! Tantissimo!

5 MESI DOPO
-    Amore? Amore svegliati!
-    Cosa succede? Tutto bene?
-    Credo che sia arrivato il momento
-    Ogni quanto hai le contrazioni?
-    Ogni 3 minuti
-    Mio Dio! Dobbiamo andare! Perché non mi hai chiamata prima?
-    Dai andiamo! 
-    E Sofia?
-    Cavolo, chiama Callie
Un’ora dopo le due donne erano in ospedale e le contrazioni di Eliza erano sempre più frequenti.
Durante il travaglio Arizona rimase sempre accanto a sua moglie, come nel momento del parto, che avvenne alle 4:35am, quando un pianto riecheggiò nella sala parto
-    Arizona? Perché la piccola non piange? 
La bionda era piegata davanti alla bambina cercando di darle più ossigeno possibile
-    Aspetta amore
Qualche secondo dopo anche la bambina si fece sentire e un pianto di gioia invase Eliza ed Arizona, che portò entrambi i bambini a sua moglie. La bionda si avvicinò alla sua nuova famiglia e diede un bacio per uno
-    Benvenuto al mondo Mark, benvenuta al mondo Nicole





Con questo capitolo chiudo questa Fan Fiction. 
Grazie per avermi seguita, siete stati in tantissimi.
A presto.

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