Fairy Tail - Il Pianeta del Tesoro

di DanieldervUniverse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Famiglia ***
Capitolo 2: *** Un caduta del destino? ***
Capitolo 3: *** È arrivato l'arrota-navi ***
Capitolo 4: *** La mappa ***



Capitolo 1
*** Famiglia ***


Nota dell’Autore: Okay, finalmente lo scrivo in italiano come di dovere invece di usare il vecchio planning da “Englishman”. Questa è stata forse la prima vera fanfiction che io abbia mai scritto, prima ancora di “Anime Avengers” su Fanfiction e “FINAL YEAR AT FANTASY HIGHSCHOOL”. Meno male che mi è venuta voglia di ripescarla.

Daniele II: Bei tempi quelli, eh? Io ancora non ero ancora di libera opinione….

NdA: Stai zitto va!


-Cerca di non combinare un guaio abnorme come l'ultima volta. Sono stanca del concilio che ti riporta a casa in manette- le gridò la sorella.

-Tranquilla Mira, oggi non ho intenzione di tornare a casa- rispose lei, caricandosi lo zaino sulle spalle, mentre si avviava alla porta sul retro.

-E non fare azioni spericolate. Un vero uomo non rischia la pelle inutilmente!- le gridò dietro il fratello, impegnato ai fornelli.

-Va bene- "Io non sono neanche un uomo, fratellone".

Lisanna chiuse la porta della locanda e inspirò con vigore, assaporando l’aria libare.

Oggi il suo surf solare (che aveva appena riparato dopo essersi rotta un braccio, collidendo contro una vettura della polizia) avrebbe fatto di nuovo faville.

La vela ancora mostrava i segni dell’incidente con una cicatrice color blu mare che la attraversava nel mezzo, ma almeno la chiusura automatica aveva smesso di incepparsi.

Lisanna accarezzò la superficie dell’oggetto, nascosto in mezzo agli inceneritori sul retro, e se lo caricò in spalla senza problemi.

Si diresse alla rampa del parcheggio, dove i vari veicoli dei clienti erano parcheggiati ed ormeggiati, preparandosi al decollo.

Tuttavia esitò ancora un attimo, rimirando il cielo della tarda mattinata, lanciando occhiate dubbiose al suo surf.

-Già in partenza?

Lisanna per poco non perse l'equilibrio, a sentire quella voce.

-Sai, credevo che saresti rimasta fino a ora di pranzo. Non è prudente girare di prima mattina se sei uscita di prigione solo da tre mesi- le disse un piccolo ometto anziano, semi-calvo e con gli occhi vispi.

-Gramps, cavolo mi hai spaventata- rispose lei, riconoscendo il signor Makarov.

Lisanna si piegò sulle ginocchia portando la sua testa a livello di quella dell’anziano amico di famiglia.

Da quando avevano imparato a parlare lei Mirajane e Elfman lo avevano sempre chiamato "Gramps" abbreviativo di “nonno"(Grandfather).

L'arzillo vecchietto sorrideva tranquillo, tenendo le mani dietro la schiena e le corte gambe divaricate; i suoi baffi risaltavano sul suo viso dandogli un aria quasi comica.

-Vuoi impedirmi di andare?- gli chiese, sollevata quantomeno di averlo potuto salutare.

-Oh, vorrei tanto bambina, ma ormai hai più di sedici anni, quindi ritengo che tu sia in grado di decidere il giusto o l'errato. Ma ricorda non cercare volutamente guai, perché loro ti troveranno- le disse, accarezzandole il capo con una mano.

-Oh non preoccuparti Gramps, oggi voglio fare un giro tranquillo, niente polizia o esplosioni- rispose Lisanna, annuendo convinta e facendogli anche l’occhiolino.

Makarov le rivolse uno sguardo serio, poi le rispose con il medesimo occhiolino e, senza aggiungere altro, si allontanò verso la locanda

Lisanna si assicurò di avere lo zaino assicurato alla schiena, per poi tirarne fuori un casco da aereo e un paio di occhialoni dei primi anni 40.

In pochi attimi stava già sfrecciando tra le nuvole del cielo.

Il surf saettava in aria, facendo scintille e disegnando archi nel cielo con le nuvole.

Lisanna urlava di gioia ad ogni piroetta, come se stesse sfidando il mondo.

Ad un certo puntò si lanciò in picchiata, infilandosi nel traffico, schivando i vari veicoli e scatenando le ire dei guidatori.


Mirajane era rimasta un momento a mordersi le labbra, ma poi gli incalzanti clienti avevano attirato la sua attenzione e la preoccupazione per Lisanna dovette passare in secondo piano.

-Ok Elf, 3 Passi di Ghiara, 2 secchi di Gramigna, 2 Devil Fruit, 4 porzioni di Secco del Mare e… una ciotola di Vermi Gelatinosi Zaralliani? Che ci fa questa roba sul menù?

-Sicura di stare bene Mira? Sembri preoccupata- le chiese il fratello -Ecco le ordinazioni del 34 e del 12.

Mirajane le prese in tutta calma, sorridendo al fratello, e andò a consegnarle ai clienti.

Passando accanto ad un tavolo vuoto, notò un paio di piccole gambe che spuntavano da sotto un giornale, dondolando nel vuoto.

-Gramps?- lo chiamò,

La testa di Makarov spuntò da dietro i fogli.

-Gramps che cosa stai facendo?

-Tengo d'occhio la sala e nel frattempo mi tengo aggiornato su cosa succede nell'universo- rispose lui, ritornando alla sua attività

-Miss, potrei ordina un altro Estratto di Sughetta?

-Certo, arriva subito. Gramps...Gramps?

Makarov si era dileguato nel giro di pochi secondi, lui e il giornale.

Mirajane si guardò intorno, smarrita, ma il vecchietto era sparito nel nulla.

Non trovandolo, si limitò a finire il giro, prendendo un altro paio di ordini, prima di tornare in cucina,

-Elf ho bisogno...

-Portate 3, 22, 16, 23, 31 pronte!

La giovane donna sobbalzo per la sorpresa, vedendo il vecchietto impegnato ai fornelli con la sua leggendaria abilità, nonostante fosse in pensione da un pezzo.

-Gramps! Come diavolo hai fatto ad arrivare qui? E dov'è Elfman?!- chiese Mira, cercando di ritornare in controllo della situazione.

-Sono qui sorella, serve un vero uomo per servire tutti quei tavoli!- le rispose l’altro, passandole affianco carico di portate (oltre il limiti dell'umanamente concepibile dalle leggi della fisica).

-Tu non fai mai servire Elfman tra i tavoli- mormorò Mira, recuperando un po’ di controllo.

-Cosa c'è che non va Gramps, sei preoccupato?- gli chiese, avvicinandosi al vecchio ma restando fuori dalla portata degli schizzi di sugo, oli o pezzi di cibo vari.

-No- rispose lui, mentre finiva una ciotola di ramen

-Allora, se a Elfman serve un aiuto...- rispose lei, dopo aver scosso il capo rassegnata.

-A proposito mia cara! Ho delle ordinazioni pronte. Se fossi…- disse prontamente lui, finendo di preparare i piatti.

-Signori Strauss- fece una voce imperiosa dalla sala principale.

CRASH

-Lisanna!- esclamò Elfman.

-Lo sapevo.

Nel tempo che il signor Makarov parlava, Mirajane era già schizzata fuori dalla cucina e si era trovata di fronte un drappello di guardie che trattenevano la sorella in mezzo a loro.

Fortunatamente la ragazza era illesa; di contro, era decisamente ammanettata e aveva un’aria colpevole.

-Miss Strauss…- proseguì l’ufficiale al comando, guardando Mira fissa negli occhi.

-Sì?- rispose lei, deglutendo.

-Ufficiale di comando Laharal. Sembra che sua sorella abbia commesso una grave violazione degli Statuti Ufficiali per la Regolamentazione...emh.

-Nazionale e Interplanetaria dei Sistemi per il Controllo dell'Attività Illecita- completò per lui Lisanna, roteando gli occhi al cielo.

-Sì, quella!- esclamò lui, irrigidendosi.

L'ufficiale era diventato rosso peperone per la vergogna, ma Mira era ormai color peperoncino, scoccando un’occhiata alla sorella minore che prometteva una punizione esemplare quando tutto sarebbe finito.

-In ogni caso temo che questo porti anche una violazione di un trattato ufficiale con cui sua sorella era trattenuta fuori di prigione- proseguì Lahral, aggiustandosi il ciuffo di capelli neri che gli ricadeva sull’occhio destro.

Gli occhiali tondi gli davano uno sguardo severo, e inquietante per certi versi.

Non gli ci era voluto molto per assumere nuovamente un aspetto dominante e intimidatorio.

Tutte le persone presenti nella sala ebbero un sussulto di sorpresa.

Mirajane perse tutto il colore che aveva sul volto, sgomenta.

-Signora Strauss, vorrei parlare con lei in privato, se mi è concesso- proseguì l’ufficiale.

-Non vi è concesso.

Mirajane poté sentire le mani del fratello sulle sue spalle, ma erano madide di sudore e tremavano.

-E perché mai signor Strauss?

-Perché lo dico io.

A sentire la voce di Makarov l'ufficiale sbiancò violentemente, più bianco della sua divisa.

Mirajane abbassò lo sguardo sull’ometto, affianco a lei, che si ergeva fiero e imponente nonostante la sua scarsa taglia.

Anzi, sembrava essere diventato un gigante in mezzo a tutti.

-Mister Makarov, l-l-l-lei è…- balbettò Lahral, continuando ad aggiustarsi nervosamente gli occhiali sul volto.

-...qui. Sì mio caro, sì- rispose l’anziano, imperturbabile.

-S-signore, l-l-la ragazza è...ecco…- continuò l’ufficiale, mentre anche le guardie facevano titubanti un passo indietro.

-Si sente bene?- chiese l’anziano locandiere.

Ogni volta che parlava sembrava che la voce di Makarov provenisse da un punto diverso della sala.

In mezzo a tutto quel caos Lisanna, stretta ancora tra le guardie (che sembravano molto più propense a farsi scudo di lei piuttosto che a trattenerla), era l'unica persona a sentirsi sicura di sé, e stava visibilmente faticando a trattenere un sorrisino di vittoria.

Per conto Mirajane era pietrificata.

-S-sì-sì…- balbettò Lahral, cercando di ridarsi contegno, strizzando nervosamente il colletto della sua divisa.

-No?- suggerì invece Makarov, avvicinandosi senza timore all’altro, fino a poterlo fissare dal basso in alto.

-N-no-no signore- rispose ammansito Lahral, che distolse lo sguardo, incapace di sostenere il confronto visivo con il locandiere.

-Perché non mi raggiunge in cucina, così le posso offrire qualcosa?- disse l’ometto, facendosi da parte con tono insistente.

-N-n-no signor…- provò a protestare l’ufficiale, ma bastò un -Ho detto…- da parte del locandiere per farlo rigare dritto.

-Come preferisce signor Dreyar- l'ufficiale scattò verso la cucina e in un attimo scomparve alla vista.

La tensione nella sala si distese quasi immediatamente.

Mira si abbandonò contro il fratello, e quello la strinse forte tra le sue possenti braccia.

Poi tornò a posare lo sguardo sulla sorella minore.

Lisanna perse tutta la propria sicurezza non appena incontrò i suoi occhi, e distolse lo sguardo, lanciandole comunque delle rapide occhiate ogni tanto.

Mira dal canto suo non poté dire o fare niente, sia per non turbare le persone nella sala sia perché temeva di usare una parola di troppo davanti ad orecchie indiscrete.

Elfman sulla sua testa era sufficiente a calmarla, ma di sicuro Lisanna ancora incatenata la preoccupava non poco.

Nel tempo di un minuto, ma che alla giovane donna sembrò un lasso di tempo lunghissimo, l'ufficiale uscì dalla cucina grondando di sudore e con il volto color latte, mettendo a stento un piede dietro l'altro.

-La ragazza è libera di andare- ordinò, come se stesse cercando di non mordersi la lingua.

Mira sentì Elfman tirare un sospiro di sollievo; invece lei rimase con il fiato in sospeso in attesa del fatidico ma che si aggiungeva alla fine di ogni discorso..

-Chi lo ha deciso signore? Lei...- iniziò a dire una delle guardie, con i capelli scuri quasi rasati e con una ampia cicatrice sulla tempia destra, prima di essere bruscamente interrotto dal suo superiore.

-Lo dico io ragazzo!

D'improvviso Gramps si materializzò davanti al drappello, e tutti fecero un saltò indietro, tranne Lisanna che ci era abituata.

-Uomini ritirata! Fuori di qui!- ordinò Lahral, facendosi lardo a spintosi tra i suoi sottoposti per primo.

In pochi secondi l’intero drappello aveva alzato i tacchi di gran carriera ed era scomparso al di là della porta.

Gramps rimase fermo sui suoi piedi, con i pugni sui fianchi e il cappello da Chef piegato all'indietro sulla testa (e un mestolo maestosamente brandito nella mano sinistra).

-Sei in anticipo- disse, rivolgendosi a Lisanna.

-Lieta di esserlo- la ragazza fece cadere a terra le manette con la disinvoltura di chi lo faceva ormai da parecchio tempo.

Ma in una frazione di secondo Mira riprese il controllo di sé, e pervasa da una furia incontrollabile afferrò la sorella per un orecchio e la trascinò verso il piano di sopra, dove si trovava l’appartamento.

-Elfman, servi tu i piatti- sentì dire a Makarov, mentre passava per la porta.

E la faccenda si chiuse lì.


NdA: Tranquilli che abbiamo appena cominciato, però come primo assaggio spero andrà.

Daniele II: Ha almeno altri dieci capitoli pronti.

NdA: EHI! Non rovinare le sorprese. Alla prossima. Ciao.

 

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Capitolo 2
*** Un caduta del destino? ***


A\N: Okay, gli esami mi stanno scivolando addosso come le cascate, quindi pubblicare un altro capitolo adesso in fondo non sarebbe così male.

DII\N: Genio, separa la tua vita privata dalla tua vita virtuale, e ne trarrai solo vantaggi.

A\N: E poi a te chi ti ascolta più?

DII\N: Vuoi tentarmi?


Lisanna e Mirajane si concessero qualche minuto di silenzio, sdraiate sul tetto della locanda.

Lisy aveva un labbro gonfio e il chiaro segno di uno schiaffo sulla guancia

Mira un occhio nero.

E un dito fasciato perché la sorella gliel’aveva morso.

-Necessario?- chiese la maggiore.

-Liberatorio- rispose Lisanna, secca e neutra.

-Divertente- aggiunse Mira, concedendosi un ghigno.

-Forse- ammise la minore, alzando le spalle.

Ruppero l'aria di monotonia iniziando a sghignazzare, poi a ridere.

Lisanna si era tolta gli occhialoni e il casco, ovviamente perché altrimenti Mira glieli avrebbe distrutti a suon di pugni.

Gli abiti non erano granché sgualciti: i pantaloni a mezza gamba della ragazza erano intonsi, la giacca in pelle un po’ sgualcita, e i capelli sgualciti.

Mira invece si era tolta il grembiule e a parte l'occhio e il dito, era perfetta: lei vestiva con un lungo abito color magenta, con la gonna a balze e le spalline sottili (sorvoliamo sulla scollatura).

-Cosa hai fatto stavolta?- chiese la maggiore, dopo essersi asciugate le lacrime.

-Sono entrata in una zona vietata. Un cantiere- spiego Lisanna girandosi a guardarla fissa negli occhi.

-Caspita. E cosa hai fatto?- rispose l’altra, alzandosi a sedere.

Avvicinò i propri ginocchi al petto e li cinse con le braccia dondolandosi dolcemente.

-Mi sono infilata tra i denti di una scavatrice.

-E?

-Basta. Appena ho ripreso quota mi hanno beccata.

-Record- commentò Mira, con una scintilla di genuina ammirazione.

-Piantala- rispose Lisy, dandole una gomitata.

-Da chi stavi andando?

-Da Levy e Cana. C'è questo nuovo ragazzo, Gaijel, che Levy dice le ha salvato la vita. Ci teneva a presentarmelo.

-Lei sa che ti hanno presa?-

-Ormai si. Dubito che qualcuno in città non lo sappia. Specie con la scenata dentro la locanda.

Mira abbassò lo sguardo, pensando a cambiare discorso.

-Come stanno le ragazze?

-Strane. sarà perché non le ho viste per due anni- rispose Lisanna, sempre con un tono poco accomodante.

Mira si morse il labbro: quella conversazione stava diventando scomoda.

-Meglio che io torni disotto, arriva il tramonto e tra poco è l'ora di punta.

Mira si alzò con la sua grazia sovrumana, facendo ben attenzione a non pestare la propria gonna mentre camminava sulle tegole, e rientrò dalla finestra della loro stanza, proprio sopra a dove si erano appoggiate lei e la sorella.


Lisanna rimase ad ascoltare i clienti che arrivavano e partivano.

La camera dietro di lei era quella dove dormivano da piccoli, ma alla fine Elfman l'aveva lasciata a lei e Mira.

C'era, nell'angolo destro, una scrivania, con sopra le foto dei loro genitori e di loro da bambini, ma tra tutte spiccava quella del giorno in cui lei era uscita di prigione.

Scattata da una guardia, ritraeva lei, Mira, Elf e Gramps, tutti con le manette finte ai polsi.

C'era da ridere perché lei non ricordava nemmeno come ci era finita in prigione.

Da quel giorno aveva cercato di rimettersi in riga, ma il suo surf nuovo (che ovviamente avevo cominciato a costruire da piccola assieme al fratello e alla sorella, e che loro le avevano fatto trovare finito quando la sua condanna era finita) e il modo in cui erano cambiate le sue amiche le avevano fatto scordare la promessa.

Nel giro di pochi minuti lei rimase sola con il vento, le stelle e una muta domanda: "Perché Cana è sempre mezza nuda?".


-Ehi Mira, che hai fatto all'occhio?- le chiesero un paio di anziani avventori, con l’aria vissuta ma gli occhi che sprizzavano di malizia, rivolta ovviamente alla giovane.

-Niente ragazzi, è solo trucco- spiegò Mira, sorridendo in modo disarmante -Ora devo scappare, divertitevi pure.

Scivolò via rapidissima zigzagando tra i tavoli e si rifugiò in cucina.

-Momentaccio?- le chiese Makarov, intendo a bersi una tazza di tè.

-Gramps ti prego dimmi che ti serve aiuto in cucina- gli chiese la ragazza, quasi pregandolo.

-Dammi il cambio allora, ragazza mia: ho promesso a Macao e Wakaba che gli avrei offerto una birra- rispose al volo il vecchietto, saltando giù dal banco della cucina.

-Di nuovo?

fece la testa di Makarov.

Nel tempo che impiegò a girarsi per prendere il grembiule Gramps era sparito di nuovo.

-Cosa devo fare?- si disse Mirajane, sconsolata, mentre si legava i capelli così che non la disturbassero.

-Sorellona...

-Elf che cosa vuoi?- chiese sbrigativa, mentre si metteva a pulire i piatti.

-Sapere cosa devo fare con quel branco di animali che si chiamano come lo Zodiaco- le spiegò il fratello, indicando un tavolo con quattordici rumorosi avventori vestiti da animali o altre cose confuse.

-Sbattili fuori a calci nel modo più gentile possibile- si limitò a rispondere lei, non proprio dell’uomo di fare scelte temperate e meditate

-Da vero uomo?

-Da vero Gentiluomo- precisò, cosciente che la gentilezza del fratello fosse dosata per macigni.

Elfman ritirò la testa nella sala lasciando Mira di nuovo sola.

-Cavolo, mi manca già mia sorella.


-Cavolo mi mancavate già!- esclamò Lisanna, rischiando di scivolare giù dal tetto per la sorpresa.

Per puro caso Levy, Cana e quello che doveva essere Gaijel, erano sbucati sul tetto per farle compagnia.

Levy era vestita al solito modo, con pantaloncini e una maglietta verde, mentre Cana mostrava prepotentemente le sue forme con un paio di pantaloni attillatissimi oltre ogni capacità e un bustino striminzito.

Gaijel, invece, era del tutto inquietante, con abiti rigorosamente neri, pantaloni e maglietta smanicata, con una fascia di cotone attorno ai fianchi, e un lungo impermeabile.

La parte più pericolosa erano i bracciali metallici attorno ai polsi , i piercing e gli orecchini metallici, la criniera di capelli corvini lunghi fino al sedere, e il ghigno da cattivo ragazzo.

-Sapevo che quando sei schizzata sopra il parco inseguita dalle Pantere non saresti potuta venire, così ho pensato di venire invece io- le rispose Levy, chinandosi ad abbracciarla.

-Lui è Gaijel, come è evidente- disse invece Cana, indicando lo scuro figuro.

-Lietissima- Lisanna offrì la mano, che l’altro strinse con solida fermezza.

-È un piacere.

Gelido al tocco e alla voce...si sarebbe potuto chiamare tranquillamente Mr. Mistero.

"Non dubito che a Levy piaccia" pensò Lisanna.

-Beh, come hai fatto a liberarti dei carcerieri? È arrivato il principe azzurro?- la stuzzicò Cana, sedendosi alla sua sinistra.

-Magari. Gramps si è messo in mezzo e quelli sono morti di paura. Dovevi vedere la faccia dell'ufficiale: dio mio che spasso- raccontò la ragazza, sorridendo.

-Quanto ti invidio- le disse Levy, sedendosi alla sua destra.

Spifff

-Qualcuno ha sete?- disse Cana esibendo una lattina di birra.

-Errr, no.

-La prossima volta.

Rimasero a guardare il cielo in silenzio, con Gaijel e Levy che si coccolavano e non facevano alcun mistero dell’averlo fatto.

-Guarda una stella cadente- disse Cana d'improvviso, eccitata.

Il resto dei tre seguì la sua indicazione, notando per l’appunto una scia di fuoco che stava percorrendo il cielo.

-Ma è enorme!- esclamò Levy.

-E gira in circolo- aggiunse dopo un attimo.

Il che era effettivamente vero: non faceva come le altre che tracciavano una linea retta, questa ruotava in cerchi semi-concentrici, e a volte cambiava verso di rotazione, ingrandendosi sempre di più.

-Dici che cade?- chiese Lisanna.

-Ma no! Probabile- la faccia di Levy era diventata paonazza -Oh mamma.

-Ci viene addosso!

-Al riparo!

-Correte!

I quattro saltarono giù dal tetto mentre la palla di fuoco cresceva di dimensioni, sembrando decisa a cadere su di loro.

E invece, con una brusca virata, quella che ormai era evidentemente una nave virò e si schiantò a qualche decina di metri dalla locanda, con un sordo fragore.

I quattro, che si erano rifugiati dentro i cassonetti (ovviamente vuoti), si azzardarono a spingere il loro naso fuori una volta che il fragore si fu calmato.

La prima a dare un occhiata fuori fu Lisy.

-Scampato pericolo- comunicò, invitando gli amici ad uscire.

-Mi chiedo perché nella locanda nessuno abbia sentito niente- osservò Levy, notando che nessuno dall’interno sembrava intenzionato ad uscire per vedere cosa fosse successo.

-Ma che ti frega? Dai muoviti, vediamo cos'era quella cosa- esclamò Cana, dirigendosi a passo spedito verso il cratere fumante.


A\N: E quindi cominciano i guai. Parecchi per quelli che già se lo aspettano.

DII\N: Ma se lo aspettano, non significa che già sanno come va a finire?

A\N: Alla prossima. Ciao.

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Capitolo 3
*** È arrivato l'arrota-navi ***


A\N: Scusate il ritardo, esami da finire.

DII\N: Continua a sbavarti addosso allora, fai una figura migliore.

A\N: È così solo nei giorni pari.

DII\N: ...


-Mira, fai qualcosa!

-Ti avevo detto di fare il gentiluomo, non di scatenare una rissa!- replicò lei, tirando la testa appena fuori dalla cucina.

Nel locale, quando Elfman aveva cercato di portare fuori i quattordici tizi in costume, si era scatenato il disastro: quelli, del tutto ubriachi, avevano iniziato a tirare le sedie, Elfman allora aveva invocato l'aiuto dei commensali che siccome erano tutti vecchi amici erano accorsi con tavoli e sgabelli alla mano.

Mira si ritirò per evitare un tavolo scheggiato, e si mise a pregare in ginocchio che qualche miracolo li facesse smettere prima che le toccasse ricostruire l'intera locanda.

-BASTA COSÌ!

La ragazza si affacciò speranzosa una seconda volta, sperando che il vecchio Makarov fosse riuscito nell’intento, ma le morì la speranza in gola quando notò il lampo da guerriero nei suoi occhi.

-Oh mamma- mormorò Mirajane ritirandosi dentro le porte della cucina -Ora si che dovrò ricostruire Fairy Tail, sempre che rimanga il tempo per farlo.


-Cana per l'amor della luna allontanati da quella cosa!- gridò Lisanna, raggiungendo l’amica presso i rottami di quella che decisamente non sembrava più una meteora, ma bensì una scialuppa di salvataggio.

-Non sappiamo che cosa ci sia dentro!- le fece eco Gaijel.

-Nè se potrebbe esplodere!- completò Levy.

-E piantatela. È evidente che qualcuno è intrappolato dentro e ha bisogno del nostro aiuto- lì zitti l’amica, mentre si aggirava come una forsennata attorno all’oggetto.

-State indietro- Gaijel prese posizione davanti un oblò oscurato dal fumo, tirò fuori un pugno di ferro e con un colpo preciso sfondò il vetro, provocando una ventata di calore e fumo che fece indietreggiare tutti.

Quasi subito dopo il passeggero, avvolto in mantello lurido e strappato, riuscì a spingersi fuori dal relitto, tossendo convulsamente.

Il volto era annerito dal fumo e il cappuccio sul capo rendeva impossibile individuare qualche tratto distintivo del suo volto.

-È vivoooooooohhh…!!!!!- Cana urlò, imitando il dottor Frankestein.

-E sta morendo- fece notare Levy, con tono sarcastico.

-Dobbiamo portarlo in ospedale- Lisanna prese l’iniziativa, cercando di sollevare l’uomo sulla sua spalla.

-Okay, ragazze mettetelo su quel pezzo di scafo e trasportatelo fino alla locanda- ordinò Cana, spingendo Levy verso il malcapitato -Gaijel tu corri fino alla stazione di polizia più vicina. No ferme! Non quello, usate quell'altro lì, sennò non c’entra!

Levy e Lisanna rimasero per alcuni, preziosi, istanti a fissare l’amica, battendo le palpebre, prima di fare come diceva, trascinando l’individuo per le gambe e braccia.

-Non per le braccia…- riprese Cana, al punto che Lisanna perse la pazienza, sbattendo l’indivudo a terra (almeno per la metà che lei reggeva, e andò dritta a fissare l’amica fronte a fronte.

-Hai finito di dare ordini?- chiese, senza battere le palpebre.

-È una situazione d'emergenza!- replicò l’altra.

-Non è una buona scusa per comandarmi a bacchetta- insisté Lisy, testardamente irremovibile.

-Smettila di lamentarti Lisy e porta quell'uomo dentro- replicò Cana, incrociando le braccia sul petto.

-Allora dammi una mano!- le urlò in faccia, sollevando il pugno ed agitandolo minacciosamente in aria, prima che Levy potesse richiamarle entrambe.

-Coppia di idiote sta cercando di parlare!

L'improvvisa intermissione fece venire ammutolire ambedue le litiganti.

Un attimo dopo l’attenzione di Lisanna era tornata allo sconosciuto, che Gaijel e la ragazza avevano messo a sedere.

-Non preoccupahtevi pher... mehh dovetehhhhh... portare questoooh al sicuro.

A fatica, l'uomo tirò fuori un piccolo avvolto di panno, dal contenuto ignoto, avanzandolo con mano tremante verso Lisanna.

Nel chinarsi a prenderlo, la ragazza notò finalmente che sotto la fuliggine spuntavano due folte sopracciglia di colore tendente all’arancione.

Le parve anche di notare una gamba di legno spuntare da sotto il mantello, ma solo per un attimo.

-Perché è così importante?- chiese Cana, inginocchiandosi affianco a Lisy.

-Dovete...portarla...al .

L'uomo iniziò a tossire violentemente cadendo faccia avanti- e a quel punto giacque immobile.

-D'accordo...noi tre andiamo all'ospedale, tu vai alla locanda con quel…- riprese Cana, ma Lisanna l’interruppe quasi subito.

-Frena ahò, perché me lo devo portare via io?- disse, alzandosi in piedi, ancora confusa.

-Perché ha dato a te il suo prezioso pacco- osservò l’altra, lasciando la ragazza ancora più confusa.

-E allora?

-Ragazze...

-Che razza di domanda è?

-La tua che razza di domanda è?

-Che c**** dici?

-Ragazze.

-Cosa vuoi che ti dica?

-Portalo via.

-Ma perché io?

-RAGAZZE!- esclamò Levy, tirando fuori un megafono dalla borsa

-Che c'è?!- esplosero in coro le due, dopo essere state violentemente assordate.

-Non è il momento di discutere.

Indicando dietro di lei, Levy fece notare che Gaijel era già lontano con il tipo in spalla, mentre loro erano ferme in mezzo ad un mucchio di rottami, e un possente rombo riempiva l’aria.


Quando avvertì il silenzio, Mira si azzardò a sbirciare fuori dalla porta della cucina.

Non vide altro che corpi riversi nelle posizioni più innaturali (uno aveva anche un manico di scopa infilato nel sedere, e aveva tutta l’aria di esserne contento) e con quasi tutti i mobili nella sala ridotti a brandelli e schegge di legno.

L'unico in piedi era Makarov, che sembrava tre volte più alto, forse perché era sopra una pila di gente svenuta.

-Cosa. È. Successo?- disse minacciosamente la donna, andando ad afferrare il nanerottolo per la testa, dato che anche tre volte più alto non superava le dimensioni della ragazza.

-Mirajane cara, scusaaaahh no-no-no-no l'orecchio no mettimi giù!- provò a protestare l’anzino locandiere, ritrovandosi suo malgrado sospeso a un metro e poco più da terra.

-Credevo che fosse il modo più semplice per calmare gli animi- ammise con semplicità l’anziano, allargando le spalle.

-Ma che bell'idea: facciamo altro casino così andiamo in bolletta- lo rimbeccò Mira, sentendo crescere in sé un bieco e maligno potere demoniaco.

-Come fai a pensare una cosa del genere? La locanda "Fairy Tail" è rimasta in piedi per generazioni. Non sarà una rissa da taverna a farla crollare- replicò offeso Makarov, incrociando le braccia sul petto.

-Questo. È. STATO. UN. COMPLETO DISASTRO!- esplose la giovane donna, lasciando andare l’anziano -D'accordo d'accordo devo calmarmi.

Il suono di legno scheggiato segnalò che Makarov era stato involontariamente lanciato via dal gesto esagerato di Mira, ma lei non se ne curò, cercando di rifare ordine.

-Allora Elfman è sepolto sotto qualcuno, tu sei qui, io pure, e Lisanna, ehi a proposito…- si fermò a metà del gesto.

-MIRA…!-

SBAM

Lisanna, catapultandosi nella locanda senza posa, aveva sbattuto di lato la porta con tanta foga che quella era rimbalzata e l'aveva colpita in pieno volto, spedendola un paio di metri indietro.

Nella caduta le cadde un involto di panno, da cui uscirono rimbalzando due semisfere di color viola con striature verdi.

Sembravano metalliche, con vari bottoni lungo tutta la loro superficie.

Mira si precipitò ad aiutare la sorella, e pochi attimi dopo anche Makarov si aggiunse, riuscendo a riportare la ragazza nella stanza, appoggiandola ad una delle poche sedie ancora intatte.

-STO BENE! Sto ben-ahuch. Che botta- replicò Lisy mentre l’adagiavano dolcemente sul legno, tradendosi tuttavia per il dolore.

-Cosa diavolo sono questi?- le chiese Mira raccogliendo da terra le due semi-sfere.

-Una cosa che un tizio mi ha detto di mettere al sicuro dopo che è caduto con la sua nave sulla rampa. Ohiohiohi.

Lisy si portò una mano alla fronte, dove la porta aveva colpito con più forza.

Mira fece un cenno a Makarov con la testa, e quello filò dritto in cucina a recuperare del ghiaccio.

-Un tizio?- chiese Mira, posando una mano sulla guancia ancora savia della sorella -Che tizio?

-Non lo so!

-Va bene, va bene. Mi spiegherai tutto col tempo- la rassicurò la maggiore, riavvolgendo i due oggetti nel panno.

TUMP

-Lisy!

Cana entrò a sua volta a piena velocità, evitando però la porta -Dobbiamo andarcene!

-Si giusto via di qui!- esclamò l’altra, balzando in piedi e trascinando Mira verso l’uscita.

-Cosa? Perch…?- provò a protestare quella.

-Stanno arrivando i pirati!- replicò Cana, spingendola.

-Chi?!

Ma in pochi attimi tutti quelli che erano svenuti si rialzarono molto rapidamente e si lanciarono fuori dalla porta, rischiando di travolgerle.

Lisy, Cana e Mira riuscirono ad addossarsi alla parete, prima che Elfman emergesse dai resti della sala reggendo Makarov.

-Cosa facciamo?!- chiese la maggiore, in preda al panico!

-Io resterò e combatterò da vero uomo- replicò il gigante, agitando con foga il grande pugno in aria, ma Makarvo gli assestò una sana botto in testa.

-Ma tu sei tutto scemo! Usciamo dal retro e prendiamo il mio veicolo!

Gramps si catapultò davanti a tutti e li guidò attraverso la cucina, mentre fuori si sentivano già degli spari.

-Dov'è Levy?!- chiese Lisanna.

-È scappata!- replicò Cana.

-Salite tutti svelti!- esclamò il vecchio, una volta raggiunta la semi-scialuppa.

Una nave di dimensioni poco ragguardevoli era parcheggiata praticamente davanti all'ingresso posteriore della locanda, con le brutali vele al vento.

Aveva a malapena abbastanza spazio per reggersi.

-Qualcuno ha chiamato le guardie?!- gridò Mira, andandosi ad appoggiare al bordo tra il tra fratello e la sorella.

-Ovviamente no! È una situazione di emergenza e non le voglio intorno- replicò l’anziano locandiere.

-Gramps- replicò la ragazza, sentendo le braccia sul punto di cadere.

-È la pura verità- proseguì lui, prendendo il timone -Reggetevi!

La nave schizzò in avanti, poi Gramps lo girò verso la zona residenziale e le banchine d'ancoraggio.

Mentre la locanda e metà delle navi alla fonda erano semidistrutte, una nave pirata di medie dimensioni torreggiava in mezzo allo spiazzo, la bandiera con il teschio sventolava fiera e le vele nere sembravano riempire tutto lo spazio visivo.

Makarov virò senza esitazione, puntando dritto contro l’albero maestro e colpendolo con lo scafo.

Il legno cedette sotto la pressione del bronzo, e si piegò con uno schianto, tra le urla di protesta di molti pirati.

-Yeah! Prendete questa bastardi!- replicò il vecchietto.


A\N: Ecco qui il terzo capitolo. Ce ne sono altri in arrivo, non temete, ma non andranno molto lontano.

DII\N: Per vostra fortuna, se no il nostro amico sarebbe rimasto frustrato tutta la vita.

A\N: Piantala, è più complicato di così.

DII\N: Più coplicato di uno che prende trenta e lode e poi non capisce dove sta parche…

A\N: Questa non la dovete sentire. Alla prossima. Ciao.

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Capitolo 4
*** La mappa ***


A\N: Mh… mh…, devo ringraziare chi mi segue?
DII\N: Autore, chi sono io per dirtelo?

A\N: … Chiedo scusa?
DII\N: Mi hai sentito gallina: FAI. COME. CAZZO. TI. PARE. IO. NON. TI. AIUTERÒ. MAI.
A\N: Ma perché non ti scambio con Nolum? Almeno lui non mi rompe tutte le volte...


-Non ho la minima idea si come funzioni questo coso- disse Lisanna, riflettendo ad altra voce

-Lisy shhhh- le sussurrò Mira, delicatamente.

La sorella più giovane arrossì, realizzando di aver parlato ad alta voce.

Ma facciamo un passo indietro.

Dopo la fuga, il gruppo aveva trovato Levy e Gaijel mentre scappavano da un paio di guardie, e ovviamente Gramps li aveva felicemente accolti dentro la sua navetta, portandoli via di lì.

Sembrava che le guardie li avessero incolpati di aver ferito l'uomo che avevano portato in ospedale: i soliti idioti.

Dato che la casa degli Strauss era bruciata assieme alla locanda, il gruppo si era rifugiato nella casa che Cana e Levy condividevano, ammassandosi nelle poche camere e sui pochi mobili rimasti (spostando ovviamente tonnellate di riviste di scienza, bottiglie e lattine di birra per sedersi).

E poi, quando le sirene d’allarme si erano allontanate e la crisi era finita, il gruppo era caduto in un deprimente silenzio, soprattutto la famiglia di locandieri.

Levy aveva pulito il camino (tenendo Gaijel lontano per evitare che cominciasse a tirare pugni alla canna per far cadere la polvere), e messo il tè a bollire.

L'unico gesto che Gramps fece fu prendere in mano la tazza che gli fu offerta

e portarla ogni tanto alle labbra.

Rispetto al fiero campione della locanda, l’anziano signore ora sembrava piccolo, miserabile, e anche pallido.

Mira gli aveva messo una coperta sulle spalle perché aveva paura che avesse freddo, e a quel punto il suo sguardo aveva incrociato quello di Lisy, appoggiata al muro mentre rimuginava sui due strani semicerchi.

-Coraggio signor Makarov. Siamo tutti abbattuti, ma almeno finché siamo vivi nessuno può impedirci di ricominciare- intervenne Levy, avvicinandosi all’anziano uomo con un’altra tazza calda, prendendo in consegna quella vuota e fredda.

-Quello che mi sorprende è che stessero cercando quelle due mezze sfere- aggiunse poi, incapace di trattenersi dal riflette sugli strani fatti del giorno.

-Evidentemente hanno qualcosa di molto speciale- le fece eco Cana, seduta a terra con una bottiglia di birra già mezza vuota al fianco.

-A chi importa? La mia locanda è stata rasa al suolo, e la mia vita con essa. Non mi è rimasto niente- replicò Makarov; era talmente scosso che la sua voce sembrava un flebile sussurro.

Durante quello scambio di battute, Mira prese una delle due semisfere dalla mano della sorella, osservandola metodicamente come faceva l’altra, più che altro per impegnare il tempo e distrarsi da quella misera condizione di impotenza.

-Gramps, tu sei un vero uomo! Non cedere alla disperazione così dirompentemente!- esclamò Elfman, mettendosi dal nulla a urlare, probabilmente pensando che i suoi modi rozzi e rudi fossero capaci di rimettere in sesto il morale della compagnia.

-E COSA SPERI CHE FACCIA!? CHE MI METTA A DARE LA CACCIA A QUEI PIRATI E FARMI RIPAGARE I DANNI!?- strillò in risposta Makarov, scattando in piedi sulla poltrona con il suo tipico vigore, tornando ad essere un’irascibile individuo alto un tappo e mezzo.

-È SEMPRE MEGLIO CHE RESTARE SEDUTI A PIANGERE!- replicò il ragazzone, chinandosi così tanto da poter toccare con la fronte il vecchio mentore.

-Vi prego non urlate cosi- intervenne con poca convinzione Cana, accennando un sorriso ubriaco e divertito.

Probabilmente si stava godendo la scena.

Mira si limitò a lanciare un paio di occhiate nella loro direzione, tenendo sempre la sua attenzione sulla semi-sfera che teneva in mano.

-Tu ci hai capito qualcosa?- chiese a Lisanna, mentre i due uomini continuavano a battibeccare come al solito.

La sorella minore si avvicinò e con poca convinzione provò ad unire le due metà, stavolta cercando di torcerle assieme, finché con somma sorpresa di entrambe le ragazze un meccanismo s’incastrò e le due metà di unirono in una simmetria perfetta.

A quel punto si aprirono delle fessure sulla superficie, come dei pulsanti e delle linee.

-È un rompicapo- osservò Lisy, con gli occhi che brillavano dall’eccitazione di aver appena scoperto un gioco molto interessante.

-Come fai a saperlo?- chiese Mira, spostando lo sguardo dalla sfera alla sorella, confusa da tutti quegli intricati costrutti.

-Guarda- spiegò la minore, prendendo in mano l’oggetto: iniziò a rigirarlo tra le dita per qualche attimo, e poi si azzardò a premere uno dei pulsanti, apparentemente a caso.

In risposta al click alcuni pulsanti si abbassarono; Lisanna premette un altro pulsante, e alcuni dei pulsanti abbassati si rialzarono, mentre altri si abbassarono a loro volta.

-Credo che dovremo trovare il modo per far scendere tutti i pulsanti- spiegò, concentrata su quel piccolo rompicapo come mai niente prima di allora.

Mira era apertamente sbalordita, non tanto dalla scoperta quanto dall’acume deduttivo della sorella (normalmente lei era quella furba in famiglia).

-Io direi di berci sopra- osservò intanto Cana, probabilmente agitando una bottiglia per accompagnare il gesto.

-Cana ti prego non peggiorare le cose- la zittì Levy.

Mira scosse il capo, ignorando il resto dei co-abitanti per dedicarsi a quello che vedeva: le mani di Lisanna scorrevano sicure sulla superficie, muovendosi quasi come le dita di un pianista sulla tastiera.

Con un crescendo particolarmente attraente, finalmente tutti i pulsanti si abbassarono, lasciando evidenti sulla superficie diverse venature oblique, come se la sfera fosse divisa in tante piccole sottosfere.

-E adesso?- chiese Mira, prima di lanciare un’occhiata nervosa alla scena che le si svolgeva affianco.

-Magari ci fossi stato io. Quei pirati sarebbero scappati con la coda tra le gambe!- proclamò altezzosamente Gaijel, salendo in piedi su una delle poche sedie dell’appartamento.

-Ma se tu eri già scappato quando la nave dei pirati era spuntata dalle nubi- lo rimbeccò Cana, con un ghigno maligno.

-Ehi non DOVEVI DIRLO!

-Ah sì?

-Vi prego non anche voi- implorò Levy, nascosta dietro all’amica.

Mira sbuffò, lasciando Lisanna a risolvere rompicapo (suo malgrado) per fare la donna di casa e mettere un po’ di sale in zucca a quei maschi attaccabrighe e boriosi: afferrò saldamente le orecchie di Makarov e del fratello e tirò finché quelli non piegarono la testa in dolore.

-Non fatemi arrabbiare, ragazzi- minacciò, sorridendo in modo inquietante e intimidatorio, come una mamma che rimette in riga i bambini di tutto il quartiere.

- NON È DA VERI UOMINI LOTT...EHI!

D’improvviso tutte le luci nella sala si spensero, facendo calare un’estrema penombra sull’intero appartamento.

Un flusso luminoso si sollevò dalla sfera nelle mani di Lisanna e si riverso in tutto l'ambiente, cominciando a formare una misteriosa costruzione di luce tridimensionale.

-Che mi caschi la barba sedutastante! Questa è una mappa della galassia!- esclamò Makarov, ancora saldamente tenuto prigioniero dalle dita di Mira.

-È un vero uomo!- gli fece eco Elfman, con tono molto convinto.

“Mi chiedo perché lo dica riferendosi a un oggetto” pensò Mira, fissando sbalordita le immagini che si erano formate attorno a loro.

-Ehi guardate: questo è il nostro pianeta! È la Terra!- gridò d’improvviso Levy, indicando una piccola sferetta colorata in mezzo alla sala.

-E qui c'è Edolas, e Namek, e lì c'èeehi perché ci stiamo muovendo?

Mentre Levy dava sfogo alla sua conoscenza accademica, Gaijel le si era avvicinato di soppiatto, e non aveva resistito a toccare il pianeta che lei aveva indicato come la Terra: a quel punto l'intera mappa aveva iniziato a scorrere velocemente da parte, mentre quella che sembrava l’intera galassia passava davanti agli occhi sbalorditi del gruppo.

Tutti i membri nella sala iniziarono a guardarsi intorno sempre più animatamente, mentre Levy sviscerava nomi a raffica riconoscendo persino i sistemi solari.

Poi una forma planetaria iniziò ad ingrandirsi nel loro campo visivo, finché non splendette gigantesco davanti a loro cancellando tutti gli altri pianeti con la sua mole.

-Cosa... MA QUESTO… QUESTO… QUESTO… QUESTO…- balbettò la ragazza con i capelli blu.

-La pianti di tenerci in sospeso e ci dici cos'è?- chiese Lisanna acidamente, dopo un minuto intero di loop.

-Non credo che serva: è svenuta- le fece notare Cana, facendo seguire un ruttino soddisfatto alla dichiarazione.

Mira abbassò gli occhi dall’immenso ologramma e notò la povera ragazza riversa a terra, con il viso ancora contorto dalla sorpresa.

-Non serve che qualcuno vi illumini, andiamo. Lo conosciamo tutti questo pianeta. È folklore- intervenne Gaijel, tirandosela senza alcun motivo.

-Cheee?- chiese Cana, battendo gli occhi come una forsennata.

-Ma non avete mai letto niente nella nostra vita?- replicò l’altro, ghignando con superiorità.

-Falla semplice, ti dispiace?- intervenne Makarov, lanciando al giovane una di quelle occhiate che esprimevano tutta la sua impazienza.

-Quello è il pianeta del tesoro!- disse improvvisamente Mira con gli occhi sbarrati.

Dal nulla era tornata a riaffiorare quella flebile memoria di quando era bambina: sui libri di fiabe che leggeva da piccola con Elfman e Lisanna, si narrava la storia del tesoro segreto del capitano Zeref, ammassato in anni ed anni di scorrerie ai danni delle più disparate navi e nazioni.

-Nohhhh…- mormorò Elfman, incredulo, a sua volta.

-Siiihhhh- gli fece eco Lisanna, che sembrava sul punto di mettersi ad urlare per la gioia.

Mira spostò lo sguardo sconcertato dalla sorella all’immagine del pianeta, cercando di rimettere assieme i pezzi.

-Il Magico Bottino dei Mille Mondi- ammise ad alta voce Makarov, interrompendo il corso dei pensieri della ragazza -Era una storia vecchia quando ero bambino io. Non posso credere che si stia avverando sotto i miei occhi. Questo è un momento storico. Ci è stato mostrato che le leggende sono vere. Questo tesoro è la chiave per l'immortalità. Colui che riuscirà a…

WUP

La mappa e il pianeta scomparvero di nuovo dentro la sfera, mentre tutte le luci della sala tornavano ad accendersi.

-...uh, che cosa è successo?- balbettò Makarov, mentre anche Mira si metteva a guardarsi attorno, disorientata dall’improvviso crollo dell’atmosfera onirica.

-Basta ciurlare nel manico gente, è la nostra grande occasione- disse imperiosa Lisy.

La sorella maggiore si volse subito verso l’altra, notando che reggeva saldamente la sfera, di nuovo divisa in due, e sembrava essere pervasa da una smania tipica di chi sta per infilarsi nei guai fino al collo

“E questo adesso che vuol dire?” pensò Mirajane, battendo gli occhi, poco convinta dell’espressione fantasiosa della sorella.

-Abbiamo la possibilità di trovare il più grande tesoro di tutti i tempi, proprio ora che la nostra fortuna cade a pezzi! E volete stare qui a fare monologhi?- continuò la più giovane degli Strauss, imperterrita.

-Se non ti piacciono le mie arti oratorie potevi dirmelo quando eri bambina- replicò risentito il vecchietto, incrociando le braccia e mettendo il broncio.

-Non è questo punto Gramps: noi ora possiamo trovare il tesoro, e lo faremo insieme!- esclamò Lisanna, saltando sul tavolo al centro della stanza ed allargando le braccia mentre parlava.

-Siiihhh- le fece eco Levy, barcollando con difficoltà: era ancora sotto shock per la scoperta.

-YHEA!- rispose con energia Cana, afferrando l’amica per il braccio e raggiungendo Lisy sul tavolo -VAI SQUADRA “STRADE DI TERRORE”!

-FERMI TUTTI UN ATTIMO!- scattò Mira, bloccando sul nascere Lisy, Cana, Levy e Gaijel nell’atto di imitare una posa alla Magnolia’s Angels.

-Mira, che c’è? Che succede?- chiese la sorella minore, spalancando i suoi dolci occhioni da casinista.

-Lisanna Strauss, tu non vai da nessuna parte- replicò con voce decisa la maggiore.

Mai e poi mai avrebbe permesso alla sorella di combinarne una delle sue, nello spazio poi figurarsi.

-EEEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHH?!- risposero in coro i quattro amici, sbarrando gli occhi.

-Mi hai capito. Tu non partirai su una nave a cercare un assurdo tesoro e un pianeta sconosciuto incontrando chissàcosa…- iniziò Mira, afferrando la sorella per un braccio e tirandola da parte, lontano dagli altri, con fare protettivo.

-Scusa se ti interrompo…- la fermò Lisy, districandosi con uno strattone violento -Ma PERCHÉ CREDI DI AVERE IL CONTROLLO DELLA MIA VITA?!

-Sono tua sorella maggiore!- rispose di getto Mira, facendo per avvicinarsi ma Lisy indietreggiò.

-E quindi?- replicò lei, mettendo il broncio e fulminando la maggiore con un’occhiata che prometteva sangue e morte.

Mira alzò brevemente gli occhi al soffitto, trattenendosi dallo sbuffare sonoramente: odiava quando sua sorella si impuntava su qualcosa.

Era uno degli esseri viventi più cocciuti che le era capitato di incontrare, e se voleva smuoverla da qualcosa avrebbe dovuto sforzarsi al punto di dover sputare sangue per i dieci giorni successivi.

-E allora tu farai quello che ti dirò- rispose con imposizione, battendo il tacco del piede a terra per sottolineare che la decisione era definitiva.

-Neanche per sogno!- ribadì l’altra, restia a cedere terreno (come al solito).

-E invece sì!

-No!

-MIRAJANE è un vero uomo! Ascoltala sorellina!- intervenne Elfman.

-CHIUDI QUEL BECCO VERO UOMO!- gli risposero in coro loro, prima di tornare a fissarsi con determinazione.

-SÌ, SONO UN VERO UOMO!- fece quello, come se la voce delle sorelle lo avesse dotato di chissà quale frenesia.

-Qualcuno fermi quest'escalation di stupidita!- gridò Levy, ma Mira non l’ascoltò.

Ne tanto meno l’ascoltò Lisanna, che insisteva a guardarla fissa negli occhi.

-Tieni duro Levy, arrivo! PUGNO D'ACCIAO! AUGH!- Gaijel aveva provato a fare qualcosa, ma il suo tentativo era andato a vuoto per azione di qualcun altro, ma ancora le due sorelle lo ignorarono.

D'improvviso Mira sentì una scarica elettrica scuoterla lungo la spina dorsale, facendola rabbrividire, finché lei si voltò verso Makarov.

L’anziano ometto fissava intensamente lei e i suoi fratelli (e, per quello che valeva, anche Levy che cercava di liberare Gaijel da Cana, che gli sedeva allegramente sulla schiena piegata mentre si trangugiava un barile intero di birra), e continuò a farlo finché non regno il pieno silenzio.

-Ritengo che effettivamente sia del tutto ridicolo stupido e inutile che andiate voi quattro ragazzi da soli- disse infine il vecchio, assumendo un espressione rassegnata ma ineluttabile.

-Gramps andiamo- provò a convincerlo Lisanna, avvicinandosi a lui.

-No.

-Ti prego.

-No.

-Solo un pochettino.

-No, neanche un quarto del tuo tempo.

-Gramps…- provò a insistere, inginocchiandosi di fronte a lui, ma a quel punto Mira sapeva di averla vinta.

-Finalmente un discorso sensato- disse, annuendo decisa, pensando di aver chiuso la questione con poco.

Lisanna si voltò a lanciarle un’occhiata d’odio, ma Mira si limitò a scuotere un poco le spalle, dato che ormai non importava più quanto risentimento provasse.

-Trovi ragazza?- le chiese Makarov, spostando l’attenzione su di lei.

-Condivido pienamente- rispose, annuendo con convinzione.

-Quindi non ti dispiacerà andare con i tuoi fratelli in questa follia.

-Gramps!

Ma ormai era troppo tardi, l’anziano locandiere era già scattato oltre di lei, andando a rovistare in giro.

-Ho ancora un paio di amici nella sezione di trasporto. Sono sicuro che troveranno il modo di allestire una spedizione con capitano e equipaggio di tutto punto. Voi ragazzi sarete in una botte di ferro- iniziò a dire, del tutto fuori controllo.

-Spero che tu stia scherzando- disse Mirajane a mezza voce, seguendolo con sguardo terrorizzato mentre metteva sotto-sopra scaffali e ripiani della casa di Levy e Cana.

-Quanto mi piace l'idea del ferro- mormorò Gaijel, e un attimo dopo la ragazza ubriacona gli fece eco con un rutto che aveva del leggendario.

-Gramps, sei GRANDIOSO! Cavoli graziegraziegrazie! Non ti deluderò, promesso!- esclamò Lisanna, sfrecciando oltre la sorella e andando ad afferrare e sollevare per le minute spalle il tanto allegro nonnetto, mettendosi a ballare dalla letizia della concessione.

Mira balbettò qualcosa, prima di passarsi una mano sugli occhi, come se fosse stata appena travolta da una vertigine.

-Lisanna, posso parlarti un secondo?- chiese ad alta voce.

La sorella si fermò a guardarla per qualche istante, prima annuire senza malizia, e rimise a terra Gramps, il quale schizzò subito via a fare le valigie, ignorandole.

Mira attese con pazienza che la sorella la raggiungesse, prima di stringerla in un abbraccio disarmante.

Lisanna rimase spiazzata, almeno finché la sorella non cominciò a parlare.

-Lisy, ho paura. Non voglio che tu ti imbarchi in questo viaggio. Abbiamo già perso due anni della nostra vita lontane per via di quella… quella stupida storia della prigione… e se questa storia dovesse finire male...

La ragazza si rintanò sulla spalla della sorella minore, singhiozzando.

Lisy rimase immobile, prima di allontanare Mirajane con un sorriso.

-Non posso perderti neanche io, ma stammi vicino e avremo molte più possibilità di restare assieme- la rassicurò, dandole una pacca sulla spalla.

-Questo è parlare.

-AHAHHH! Cana non sbucare a caso quando nessuno ti vede!- esclamò Lisanna, facendo un balzo indietro assieme a Mira a seguito dell’intromissione di Cana, così repentina e inaspettata da sembrare uscita da un cartone animato.

-Vedo che siete tutti pronti. Bene. Entro poco tempo avrete modo di partire per la vostra missione in pompa magna. Preparatevi a vedere l'immensità dello spazioporto di Magnolia- disse Makarov rincentrando l'attenzione su di sé, in piedi sopra una pila di valigie e borse varie, uscite da chissà dove.

-Cosa!? Ma è lo spazioporto più importante del sistema. Come facciamo a trovare qualcosa li?- rispose Elfman ficcandosi le mani nei capelli.

-Mi conosci ragazzo. Ho sempre un modo...


A\N: Questo era un po’ più lungo, ma quando scrissi questa… eh, non avevo fatto la divisione per capitoli, quindi dividerla pezzo per pezzo adesso è un po’ complicato.
DII\N: Per favore, non cominciare a riempire queste note con le tue scuse da ragazzino delle elementari.
A\N: Alla prossima. Ciao

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