We can work it out

di QUEEN S OBLADIOBLADA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il furto ***
Capitolo 2: *** Sei un vero ladro? ***
Capitolo 3: *** Sei uno sprovveduto? ***
Capitolo 4: *** Un sorriso ed un saluto ***
Capitolo 5: *** Chitarre,voci,grenbiulini e piumini ***
Capitolo 6: *** Qualcosa in comune ***
Capitolo 7: *** Il tempo qui si tramuta in spazio ***
Capitolo 8: *** Il grembiule la vendetta ***



Capitolo 1
*** Il furto ***


Era appostato dietro un grande albero,stava scrutando un altro ragazzo,suppergiù della sua stessa età,forse poco più piccolo,gli dava le spalle quindi non poteva vedere il suo volto,ma nonostante questo sembrava molto sprovveduto,forse era nuovo da quelle parti,sicuro,non si sarebbe mai spinto altrimenti in quel quartiere alle tre di notte.
Lo sprovveduto passeggiava in un quartiere malfamato,e l'altro ragazzo,quello nascosto,aveva potuto notare che era passato lì proprio nel momento in cui due gruppi di uomini stavano contrabbandando della droga.
Si era trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato,e di sicuro loro lo avrebbero trattato non poco male per quello che aveva appena visto.Lo avrebbero potuto pistare di botte,nelle migliori delle ipotesi,ma sarebbe anche potuto finire all'ospedale,o finire a far parte di quella banda di criminali.
Ma al ragazzo agguattato dietro l'albero,non importava nulla,ormai l'aveva preso di mira,e sarebbe riuscito nel suo intento.
Con uno scatto felino corse verso di lui allungò una mano e gli sfilò il portafoglio dalla tasca.Sembrava abbastanza pieno,forse era uno di quei figli di papà viziati che andavano senza cura in giro con un mucchio di soldi dietro.
Il derubato fu colto di sorpresa,e si girò di scatto,l'altro così,potè vedere il flash del suo volto.
Doveva scappare,più veloce della luce,non era preoccupato,sapeva che il suo piano sarebbe andato a buon fine ed era sicuro che il povero ragazzino non lo avesse visto in volto perchè troppo distratto.
Il derubato gli correva appresso,non proprio con la stessa agilità,corse e lo rincorse,fino a che non arrivarono al centro del piccolo paese,dove a quell'ora era stracolmo di ragazzi e ragazze,e rispetto al bruttissimo quartiere dove era stato poco fà,si sentiva più al sicuro,anche se,ormai era un dato di fatto,non avrebbe più rivisto i suoi soldi e il suo portafoglio.
Ma si sbagliava,il ladro tutto ad un tratto si fermò e gli rilanciò il portafoglio.Il ragazzino sbalordito,non capì il gesto,insomma....il ladro era agilissimo e aveva acquistato molta strada rispetto a lui,ce l'avrebbe fatta di sicuro,e allora perchè rilanciargli il bottino?
Si era pentito?O c'era un altro motivo?
Qualunque esso sia stato,egli non riusciva a capacitarsene.Rimase imbambolato per un po' in mezzo la strada,fissando il teppistello pentito correre via,fino a che non scomparve nella linea d'orizzonte,allora si decise di rientrare nella sua nuova casa situata in questo sconosciuto e pericoloso luogo sperduto dal mondo ma non senza il suo portafogli.

Il ladro finalmente giunse nella sua casa e suonò con insistenza petulante il campanello,il portone si aprì e il ragazzo misterioso rientrò.Lo stava aspettando un altro ragazzo più piccolo:
-Hey John,pensi che potrai fare le ore piccole per sempre e spassartela con la prima che capita ogni notte sperando che ti aspetti sveglio???
-Zitto George,non me la sono spassata,e vai a dormire che domani abbiamo molto lavoro da fare!
-UUUU non se l'è spassata?no?Se se,zitto vallo a dire al vicino di casa cretino,solo perchè hai ventuno anni,tre più di me e io sono il tuo dipendente pensi di potermi trattare così,con questa aria di sufficienza?
Nessuna risposta arrivò alle orecchie del povero George,John,il "ladro" se così si può chiamare,era sprofondato nel sonno,e niente lo avrebbe destato,nemmeno l'isteria di George.

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Capitolo 2
*** Sei un vero ladro? ***


Sono le sette del mattino e sia George che John si trovano nella loro postazione,sono pronti per realizzare il loro nuovo proggetto,molto difficile.
Come già descritto in precedenza,il luogo in cui questi ragazzi si trovano a vivere,è un luogo molto difficile in cui crescere tranquillo,c'è sempre qualcuno pronto a scannarti per un misero soldo,o a condurti nella via sbagliata in gruppi sbagliati,dove l'unico interesse è rubare,vendere e fare i soldi,senza scrupolo verso gli altri e verso le vite altrui,è una lotta tra poveri,sia di animo che di beni.O sei schierato con il bene,e rischi che il tuo negozio possa andare in fiamme perchè ti sei rifiutato di pagare il pizzo,o fai parte della banda senza scrupoli.La posizione di John tra questi due schieramenti è molto evidente.
John e George avevano una piccola botteguccia dove vendevano gioielli,non un negozio di gioielleria normale,no,loro due erano dei veri e propri orafi,tutti i prodotti messi in vendita erano proggettati e realizzati da loro,e di certo la fantasia non mancava tra tutti e due.
-John,potresti andare a comprare qualche tramezzino,così facciamo una pausa,vedi ho molta fame,la saldatura di queste piccole lastre è stata molto difficile!
-La saldatura è stata difficile dici?Certo,ci mancava poco che facessi sciogliere prima il pezzettino di lastra e poi la saldatura,così il nostro lavoro sarebbe andato letteralmente a farsi fondere!
-Hey,mi hai appioppato la parte più difficile del lavoro!
-Metà l'ho fatto anche io!Comunque anche a me ha preso fame,vado subito Geo,intanto vedi di non mangiarti quel martello!
-Non ti prometto nulla Guru John!

L'uscita posteriore della bottega porta nell'atrio d'entrata di un grande palazzo che ha decine di appartamenti.John sta per uscire dal portone  dell'atrio,quando una massa pesante quanto un elefante,o almeno così era per lui,gli piombò addosso,si girò con tutta la sua furia per poter sbraitare imprecazioni alla persona che si era appena scaraventata su di lui.L'"elefante"Era un ragazzo di due o tre anni più piccolo di lui,leggermente più alto,magrolino nonostante la sua faccia dalle guanciotte paffutelle che gli davano un aspetto bambinesco,capelli nerissimi e molto folti,due occhi tendenti verso il basso davvero troppo grandi per un uomo,color ambra all'esterno.Dalla pupilla si sprigionava un colore verde chiaro,come se un campione liquido di quel verde fosse stato liberato nel suo iride.Il suo nasino era perfettamente dritto con la punta che aveva una forma tondeggiante leggermente all'insù,le labbra vagamente carnose.Il ragazzo lo guardò con dispiacere
-Scusi la mia sbadataggine signore!
Anche se prima John si era promesso di fare una bella ramanzina al cretino che gli aveva inciampato sopra,rispose molto tranquillamente.
-Non fa nulla,la prossima volta stia più attento!
John non aveva dubbi,era il ragazzo che aveva tentato di derubare l'altra notte,ricordava perfettamente il suo volto con quei tratti somatici così delicati e quasi femminei,il suo volto gli era rimasto impresso inspiegabilmente nella testa anche se lo aveva visto per un nanosecondo.
-Dinuovo scusi....saprebbe indicarmi un negozio di alimentari qui vicino?Sono nuovo da queste parti eh...
-Certo,si trova proprio difronte al portone,appena uscirà!Comunque io mi chiamo John,John Lennon.
-Oh già scusi,ho dimenticato di presentarmi,il mio nome è Paul McCartney,e credo che non ci sia bisogno di darci del lei,se non sono troppo inopportuno.
-Oh no,avremo suppergiù la stessa età!Senti Paul,sei nuovo e mi sento in dovere di dirti che non hai scelto proprio un bel posto sicuro dove vivere,non vorrei farmi gli affari tuoi,ma se ne hai la possibilità scappa immediatamente da questo paese di merda.
-Oh ti ringrazio per l'accortezza,ma vedi ehm...non posso proprio andare via da qui,e poi non l'ho scelto dicerto io il paesino "splendido".
Ieri notte ho potuto constatare in prima persona che è meglio non addentrarsi in certi posti...sai,hanno tentato di derubarmi!
-Ah si?Mi dispiace!
-Non devi,alla fine il ladro mi ha ridato il portafoglio!
-Mh che strano!-John non poteva fare a meno di ridere,dentro di sè ovvio,come aveva pensato,Paul era il solito figlio di papà,ci avrebbe scommesso.
Ieri notte avrebbe rischiato la pelle,quegli uomini non lo avrebbero di certo lasciato andare dopo che aveva "visto" quello "scambio" e qui stava il problema,in realtà quel ragazzino non aveva assolutamente visto nulla e se lo aveva fatto,non si era accorto che quella era droga,in pratica avrebbe rischiato una coltellata all'addome per nulla,ma per fortuna c'era anche lui,il "ladro".
è adesso molto più ovvio quindi che John non volesse assolutamente il contenuto del portafoglio,anche se,in questo periodo,male non gli avrebbe fatto.Sapeva a cosa sarebbe andato in contro quello sprovveduto,che non si era accorto di nulla,e per evitargli una brutta fine,decise di "rubargli"il portafoglio.Correndo via con il bottino,il derubato l'avrebbe rincorso e,arrivati in un posto più sicuro glielo avrebbe ridato,e infatti il piano aveva funzionato:attirandolo a se da altre parti,lo avrebbe sicuramente salvato da un destino segnato dalla sbadataggine.
E come non si era accorto degli "scambi",non aveva neanche capito lo scopo del "furto".
-Si,sinceramente non ho capito l'atto di quel teppistello da due soldi!.-Riprese Paul imbarazzato da quel silenzio.
-Beh,forse ti ha salvato la vita!
 -E in che modo?
-Mh,non saprei,era così per dire,adesso però dovrei andare Paul,arrivederci,mi raccomando
-Certo John,spero che ci rivedremo presto!
-Senza inciamparci contro però eh!
-Ahahah!assolutamente no!

Otto anni fa John vide un ragazzino costretto a far parte di quelle bande di malavitosi,aveva uno sguardo molto buono che non si addiceva per nulla con quello che la sua vita sarebbe diventata se avesse continuato a far parte del clan,mai si sarebbe perdonato di averlo lasciato in balia dei criminali,mai avrebbe lasciato che avesse dovuto impugnare un coltellino e ferire qualcuno per una miseria,quel ragazzino non doveva vivere una vita del genere,si erano approfittati di lui,era orfano,e debole,cedette alle loro minacce.Alla fine però riuscì a salvarlo da quella vita assurda perversa e pericolosa che gli aspettava mettendo al rischio la propria.Quei criminali non avevano mai potuto vedere John:non si era mai lasciato intimidire,non aveva mai ceduto alle loro minacce,non aveva mai pagato un pizzo,ma soprattutto aveva sempre avuto il coraggio di denunciare.Salvare quel ragazzino gli comportò una bella coltellata al fegato,si salvò per miracolo all'ospedale,erano riusciti a fermare tutto quel sangue che scorreva.Alla fine quel ragazzino divenne amico di John e lo è tutt'ora,George infatti adesso lavora per lui e sono inseparabili,come fratelli.

Forse è per questo che ha indossato i panni di un ladro,per salvare un altro "ragazzino".
 

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Capitolo 3
*** Sei uno sprovveduto? ***


 -John!sbrigati a uscire da quella vasca,anche io devo fare la doccia!
-George io ho bisogno di mantenermi fresco,ho un sex appeal che ha una reputazione fantastica!
-Anche io devo rinfrescare il mio corpicino John,ma ricordati che abbiamo quell'appuntamento dalla polizia e non puoi permetterti di farci fare ritardo,anche perchè in caserma il sex appeal te lo sbatti in faccia!
-Trattiamo!
-Mhhhh....Allora,puoi stare tutto il tempo che ti pare in vasca se mi dici come si chiama il "contrattempo"dell'altra notte!
-Quale "contrattempo"?
-Adesso fai il cretino eh?
-Ah il "contrattempo"
-Vedo che inizi a capire-Disse George avvicinandosi in cucina per prendere un bicchiere pieno di succo di frutta,non nascondendo nel suo tono una punta di curiosità e impazienza.
-Si chiama Paul.
George,che aveva appena sorseggiato la sua bevanda,sputò tutto il liquido,era letteralmente scioccato.
-CHE COSA?SEI STATO CON UN UOMO?
-Ma che diamine vai blaterando George?Non sono una checca!Quella robba è contronatura!Te l'avevo detto che non me la sono spassata no?
-Ah...scusa....si,l'avevi detto!
-In breve:è arrivato un nuovo ragazzo nel paese,e per di più abita vicino al nostro negozio,l'ho incontrato di notte,nel vicolo più malfamato di questo stupido posto,aveva appena assistito ad una compravendita di droga,l'avevano beccato eh....
-Trovo che sia una storia molto familiare!Ma non devi metterti in pericolo così spesso,loro ti odiano già a morte,e poi che ne sai se quel Paul non era uno di loro?
-Come ho fatto a sapere che tu non eri uno di loro?
-Mh già il tuo intuito!
-Si,proprio quello
-L'intuito che mi ha salvato e quello a cui ne sarò sempre grado,soprattutto al suo possessore!
-Oh George,non avrei potuto fare altrimenti!
George era un po' arrossito e imbarazzato dall'affermazione,ogni giorno che si alzava da quel letto ringraziava John,dentro di se,per averlo salvato e allontanato da quella vita,non aveva spesso il coraggio di dirglielo,ma a volte era inevitabile.
-Già!Ma poi come hai fatto per allontanare il ragazzo?-Continuò il minore.
-Gli ho rubato il portafoglio,lui mi ha rincorso eh...-Proseguì John uscito ormai dal bagno.
-Capisco!Sei davvero coraggioso,non saprei se io...
-Coraggioso,se io,se tu...non preoccuparti ragazzino e adesso corri a lavarti,non mi stavi martellando per questo?
-Certo,ma non mi chiamare ragazzino!-Non riusciva proprio a capire perchè mai John,dopo dei momenti,molto rari che gli prendevano di premura,dovesse sempre buttarla in caciara e rovinare quell'atmosfera austera,ma non imbarazzante e di affinità tra i due.
-Se se,corri a farti lindo e pinto ragazzino!
George si avviò nel bagno e chiuse la porta a chiave,perchè continuava a chiamarlo ragazzino?In fondo aveva 18 anni,solo 3 in meno di John,non era uno stupido ragazzino.

I ragazzi uscirono da casa e arrivarono in caserma.Stavano salendo le scale per andare dal commissario Epstein quando John si impietrì improvvisamente:
-Hey Guru,stai bene?-Disse George preoccupato per il suo repentino cambio d'umore.
-No,il ragazzo.....Paul,è appena uscito dalla stanza del commissario eh....-Balbettò nascondendosi dietro al muro delle scale,sperando che Paul non l'avesse visto.
-Quindi,è probabile che abbia denunciato il furto?Disse il minore imitando la posizione dell'amico.
-Spero poprio di no,cioè io...e se poi tutti pensassero che sono in realtà un traditore?
-Ma tu hai detto che non ti aveva visto John?Perchè non ti aveva visto giusto?
-Hey Geo,no,credo di no!Cioè...
-Ok Guru,non ti preoccupare eh,noi entriamo tranquilli da Epstein e se quel cretino ha fatto un identikit tu gli spieghi tutto per bene,come stanno in realtà le cose,perchè tu non sei un traditore!
-Ok...hai ragione amico,speriamo solo che non passi per le scale,sennò sono fottuto!
-No dai,adesso andiamo,e vedrai,non è successo nulla.-Lo rassicurò George prendendolo per le spalle e incitandolo ad entrare nell'ufficio del commissario.Paul aveva preso l'ascenzore,e fortunatamente non li aveva visti.I due entrarono:
-Hey George,John buongiorno!Avete fatto quei lavoretti che vi avevo chiesto?
-Certo Brian!Cioè...abbiamo pensato ad un anello,un semplice anello scatolato!Disse John tranquillizzatosi,dopo essersi tolto dalla testa la stupida idea che quel Paul lo avesse denunciato.
-è composto da piccolissime lastre appuntite che formano tanti angoli aguzzi,in pratica è perfetto,si porta come un anello normale,ma,all'occorrenza diventa subito uno strumento di autodifesa!-Continuò eccitato il minore,parlando con orgoglio del lavoro che avevano fatto.
-Già,vede commissario,un pugno con un anello del genere e si ha il tempo per scappare e chiamare la polizia!-Proseguì il maggiore.
-Oh è stupendo,davvero un ottimo lavoro ragazzi!Eh quell'altro?-Disse il commissario davvero interessato e compiaciuto per il lavoro splendido che quei due ragazzi avevano realizzato.
-Ehm,vede,per quello temo che sia impossibile o quasi,insomma,a meno che non abbiate uno specializzato in fisica,meccanica,elettronica,chimica o qualcos'altro per cui serve un cervellone.
-Dov'è il problema John?
-Beh Epstein,lei ci ha chiesto un oggetto di oreficeria che possa contenere un microcip,o registratore,senza dare nell'occhio e senza farsi scoprire?
-Beh si ormai i criminali hanno capito le nostre tattiche e i nostri punti deboli!
-Benissimo,per questo avevamo pensato sempre ad un anello scatolato,molto semplice,volevamo inserire quei microcip,o come diamine si chiamano all'interno del parallelepipedo dell'anello prima di chiuderlo saldando la lastra superiore.....
-E fin qui ci siamo,è geniale!-Disse euforico il commissario.
-Beh,non proprio,c'è un 90% delle possibilità che il microcip si fonda mentre la lastra che dovrebbe coprirlo si salda.-Disse George un po' deluso e sconfitto.
-Quindi,a meno che lei non trovi un geniaccio che riesca a creare un microcip che non si fonda ad altissime temperature,il proggetto è pressapoco irrealizzabile!-Proseguì l'amico.
-A tutto c'è un rimedio John,lo troverò,troverò un cervellone in grado di fare questo!Ve lo assicuro!-Quasi urlò con convinzione ed euforia Brian.
-Noi lo speriamo.....mi scusi ma è abbastanza importante,sò che lei non potrebbe riferirmi una cosa del genere..ma quel ragazzo,quello nuovo in paese....-Azzardò George,che si beccò uno sguardo di rimprovero da parte di John.
-Vuoi sapere cosa è venuto a fare?Beh ve lo dirò tanto di voi ci si può fidare....è venuto a denunciare delle persone...e adesso stà al piano di sotto a fare un identikit.
A John venne un tonfo al cuore,e se lo stesse denunciando per furto?Subito si affrettò a ribbattere:
-E quante persone erano,quelle incriminate...cioè,quelle denunciate?
-Due,erano due,probabilmente spacciavano droga!
-Ah grazie mille!Per fortuna è un bravo ragazzo che non fa l'omertoso e ha il coraggio di fare denuncie!Ma adesso noi dovremmo andare,lei si preoccupi di cercare il cervellone e ci chiami quando,e se lo trova!-Si affrettò a dire George e insieme scomparvero nel nulla,e corsero al piano di sotto.
-A quanto pare il ragazzo tutto è,tranne che uno sprovveduto!-Lo punzecchiò George.
-Io...beh non credevo li avesse visti!-Disse John scioccato dalla notizia che aveva appena ricevuto.
Prima di andare via,lo videro di sfuggita,Paul, dentro la stanza dell'identikit,descriveva gli uomini con fare molto sicuro e i suoi grandi occhi avevano uno sguardo più che determinato,i due corsero verso l'uscita,il perchè di tanta furtività?Beh credo che neanche loro lo sapessero,ma tutto volevano tranne che Paul si accorgesse della loro presenza,e ci riuscirono.
Ci riuscirono....si,secondo loro.
Paul era nella stanza e descriveva ogni minimo particolare dei tratti somatici degli spacciatori,ma aveva potuto notare rapidamente due figure che correvano via furtive.Una di esse era una figura conosciuta,già quel ragazzo strambo dall'aria artistoide.Un po' più basso di lui,voce roca,capelli folti e ramati,naso aquilino,bocca sottile e delicata ed occhi color nocciola leggermente all'insù,socchiusi il che gli conferivano uno sguardo da strafottente,ma anche più intenso e affascinante.Di sicuro avrebbero avuto modo di conoscersi,e magari perchè no,Paul avrebbe distrutto quel muro che aveva costruito lui stesso,un muro che lo divideva dagli altri e che lo portava a non fidarsi di nessuno e a non avere amici.Un muro costruito piano piano certo,ma che pursempre lo aveva distrutto nell'animo,era stato costretto ad eregerlo,la sofferenza era tale che lo aveva portato a distruggersi e a privarlo di rapporti umani.
Paul era un lupo solitario,parlava con tutti si,ma non si spingeva oltre la conoscenza,non voleva,aveva paura di affezionarsi di nuovo a qualcuno,aveva paura di amare di nuovo.Ma per un attimo,un attimo che lui detestò,pensò di aver potuto abbattere il muro per quel ragazzo,forse un po' più grande di lui,che a malapena conosceva.Ma che diamine di pensieri faceva?Ma chi lo conosceva a quello strambo?Perchè gli infondeva così tanta fiducia?Mai più,da quel giorno qualcuno gli aveva ispirato fiducia.Ma si era promesso di non ricaderci,l'ultima volta che si era fidato,aveva sbagliato,gli era piombata una disgrazia addosso,che ancora oggi lo tormentava.

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Capitolo 4
*** Un sorriso ed un saluto ***


Si girava e rigirava nel letto.George lo poteva sentire,percepiva il malessere dell'amico,e forse sapeva il motivo.Forse non riusciva a dormire perchè l'idea che quel ragazzo dall'aria sprovveduta e tra le nuvole,in realtà fosse più che sveglio,forse anche più di lui,lo lasciava atterrito,aveva sbagliato.Eh già John aveva sbagliato il suo giudizio verso quel Paul,ma George non riusciva a capire:si,in realtà quello non è un cretino,in realtà sapeva benissimo quello che stava per fare,ma non era di certo un criminale,era uno onesto,insomma li aveva denunciati quei due spacciatori!Ma allora perchè John continuava ad essere rattristito dal suo "fallimento intuitivo"?.
Eh già!Il pensiero di George aveva colto nel segno,John stava pensando proprio a quelle cose,ma anche lui non sapeva il perchè del rimanere deluso da quello sconosciuto,appunto perchè tale,non gli sarebbe dovuto importare più di tanto,in fin dei conti il suo intuito aveva solo un po' vacillato,già,perchè Paul,non sarà stato uno distratto,ma di sicuro non era un criminale!Certo John riponeva questa fiducia verso il ragazzo.In fondo non aveva proprio la faccia da criminale!
E con questa insolita speranza,finalmente si addormentò sereno e così potè fare anche George.

Il giorno dopo,il venerdì,giorno libero per i due,John era voluto andare lo stesso a finire un piccolo lavoretto di ristrutturazione di un gioiello per una donna anziana,a lui molto cara.Era un lavoro da poco,e finito quello,sarebbe dovuto andare ad un bar li vicino,dove George lo avrebbe aspettato per una birra.
Il ragazzo finì molto presto il suo lavoretto e uscì di fretta dal retro del negozio,la donna anziana abitava proprio in uno degli appartamenti situati nell'uscita del retro della bottega.Glielo portò e la donna fu felicissima,uscì dalla casa e corse giù per  le scale.Un ragazzo avanti a lui scendeva di fretta con un sacchetto di immondizia in mano,poi si girò,   di scatto   ,un sorriso e un saluto,e il corpo di John si inondò di una calorosa allegrezza,causata da quel semplice gesto,da quel semplice sorriso di quel ragazzo,Paul,che adesso lo stava aspettando per scendere le scale insieme.
-Ciao John!
-Ciao Paul,ti sei ambientato un po' nel paese?
-Mh,non proprio!...Ma tu non abiti qui?
-Oh no,però quella porticina che c'è nell'atrio del condominio porta alla mia bottega di oreficeria!
-Oh!Sei un orefice?Ma è magnifico!Quindi hai frequentato un istituto d'arte?
-Si!-Doveva andare in quel bar,perchè non invitare anche Paul,per conoscersi meglio e magari anche divenire amici?-Senti io sto andando in un bar,dove mi aspetta un mio amico e collega di lavoro,vorresti venire anche tu?-Azzardò John.
-Oh...ok,tanto non ho nulla in programma,ma sappi che non sono proprio di ottima compagnia!
-Ah no?I tuoi amici non la penserebbero così...suppongo-disse John incuriosito.Ormai i due stavano per avviarsi verso il bar.
-No,ti sbagli di grosso i miei amici non pensano,in quanto io non ho amici,e credimi non ci tengo proprio ad averli!
-Scusa?Non posso crederti,sei un ragazzo,quanti anni avrai?19?-
Paul lo interruppe:
-Si ne ho 19 e non ho amici perchè le persone non sono abbastanza pronte e in grado di fare le amiche,sono una massa di coglioni,pronti a rinnegarti e tradirti alla prima occasione!Loro ti usano e basta!-Ma perchè diamine stava perdendo il suo tempo con uno sconosciuto che non lo avrebbe neanche capito,e per di più stava parlando troppo di se.
-Senti Paul,io non voglio sapere i particolari della tua vita,e forse,per pensarla in questo modo ti deve essere successo qualcosa di spiacevole,non metto in dubbio questo,ma non puoi fare di tutta un'erba un fascio!Prova a conoscere qualcuno,esci la sera,fai qualcosa di eccitante e divertente!
-Fare qualcosa di divertente ed eccitante sarebbe?-Disse il ragazzo minore con un tono sprezzante,fermandosi e guardando negli occhi di John.Egli fece per rispondere ma Paul continuò
-Sarebbe forse salvare poveri ragazzi con "furti"depistanti fatti alla bene e meglio?
John rimase impietrito.Non solo si era accorto dello scambio di droga,non solo aveva saputo riconoscere i criminali,ma aveva anche capito lo scopo del furto e lo aveva visto e riconosciuto!
-Tu mi hai visto?I..io volevo solo-Provò a spiegare John,ma riuscì solo a balbettare queste parole.
-Hey tranquillo,sò che cosa hai fatto,ti ringrazio,davvero molto!-Disse Paul sorridendogli rassicurante.L'aveva fatto,di nuovo,quel sorriso sincero,i suoi occhi si sgranarono ancora di più,John li guardava e l'altro faceva lo stesso.Già ma se lui si fosse visto?Il modo in cui lo stava guardando,si sarebbe dato sicuramente della checca isterica.John si accorse che forse lo stava fissando con un po' di insistenza,ma in fondo anche Paul lo stava scrutando attentamente,il maggiore non poteva non guardare queglio occhi così...così...ehm troppo grandi per un uomo giusto?Era così che li aveva giudicati.Esprimevano un nonsocchè di voglia,voglia di conoscere l'altro,ma all'improvviso quell'espressione cambiò.
Guardando John gli era ripassata in mente quella strana idea di abbattere il muro,no,non poteva proprio!Si,lui era stato gentilissimo,ma non poteva fidarsi,non poteva cedere,non ancora perlomeno.Il suo sguardo mutò se prima era aperto all'altro,come se gli chiedesse di conoscersi,adesso si era chiuso,non voleva farsi trasportare troppo.John percepì il cambiamento di espressione del ragazzo,si incupì,sicuramente si trattava del discorso che gli stava facendo prima,già quello della gente tutta cogliona che ti venderebbe per 1 centesimo.Sicuramente Paul in quel momento avrebbe voluto aprirsi a lui e sfasciare quel mito delle personetuttetraditrici,ma no,il suo sguardo era divenuto freddo,si leggeva chiaramente che avrebbe voluto conoscerlo,ma evidentemente la sua esperienza era stata così dura da non permettergli di farlo così facilmente,forse gli sarebbe servito solo un po' di tempo e forse John lo avrebbe atteso.
-Tu hai creduto che io non ti avessi visto vero?E che non avessi capito il tuo intento?
-Beh-Rispose John ancora preso dai suoi ragionamenti
-Hai un'espressione molto singolare ragazzo!Paul non si fà sfuggire nessun particolare tantomeno se è somatico!Ahahahah-Azzardò scherzando il minore-Mi ero accorto della tua presenza dietro quell'albero....ma non mi sono preoccupato,perchè non hai proprio la faccia da criminale!
-Tutti invece dicono che ho la faccia da stronzostrafottente!
-Beh quello si,ma non è sinonimo di criminale.Sei stato coraggioso!Ma....riguardo il discorzo di prima..io non volevo essere sgarbato,cioè,non ce l'ho con te,ma preferirei...
-Ma preferiresti non darmi troppa confidenza,e più in generale non vuoi persone attorno,perchè la ferita che hai subito,non è ancora rimarginata.
-Si-Paul non poteva sopportare che quello sconosciuto avesse capito così tanto di lui,beh,però era stato un imprudente,gli aveva lasciato intendere troppo,e John era riuscito a ricollegare i fatti.....-I...io non snobbo nessuno eh?!Sia chiaro!
-Certo,comunque nel caso tu volessi un aiuto-John stava insistendo troppo lo sapeva-io ti potrei aiutare,non giudico.
-Scusa John ma,no,forse non ti è chiaro non voglio la tua amicizia e nè quella di nessun'altro,non te la prendere!
-Ok non me la prendo,e non proverò più ad essere tuo amico-Sapeva che stava dicendo una grossa stronzata,dentro di se-Ma non è per me che dovresti trovare scuse indecenti!
-Scusa?
-Intendo,non devi fare la grazia a me,pensa a come potrai vivere con la paura costante di affezionarti a qualcuno...la prudenza ok ma forse,non dovresti privarti dell'amare qualcuno,nè dell'amore di qualcuno.
John sentiva bruciare addosso lo sguardo di Paul,i suoi occhi sprigionavano una miriade di sentimenti contrastanti:stupore,per come John avesse colpito nel segno;rabbia,perchè nessuno avrebbe dovuto scavare così dentro le sue paure;odio,verso se stesso perchè aveva lasciato trapelare troppo del suo essere ad un estraneo;vulnerabilità,quel ragazzo lo stava facendo sentire nudo,nudo davanti a un miglione di persone,tante quanto le persone che si trovavano ad un concerto dei Queen.Ma in fondo a quei sentimenti,ce ne erano degli altri,debolissimi ma esistevano,il suo cuore e la sua mente li stavano nutrendo,poco,ma li stavano nutrendo:Allegrezza,perchè finalmente qualcuno lo aveva capito;speranza,perchè forse con il suo aiuto sarebbe potuto andare avanti e uscire dalla sua sofferenza.
Gli stava venendo da piangere nel ricordo di eventi passati,rinchiusi bene nella sua mente.
"Dio mio" pensò solo John.I grandi occhi di Paul si stavano riempiendo di lacrime,di sicuro il ragazzo non le avrebbe fatte trapelare,e John si sentì sconfitto,forse era andato troppo oltre,aveva toccato un punto debole,e adesso Paul sembrava distrutto,il suo sguardo era fisso nel vuoto,ed esso stesso lo era.Ad un tratto Paul si fece coraggio,lo guardò e gli disse di entrare al bar,sennò George li avrebbe menati.Sapeva che John si era accorto delle sue lacrime latenti,ma non voleva che pensasse che fosse colpa sua,lui non c'entrava nulla,aveva solo portato fuori quei sentimenti di Paul,che però già c'erano,quindi,ripetè dentro di sè,non era colpa sua e gli sorrise.
Un altro sorriso semplice e sincero,e John sussultò dentro,era sollevato,questo voleva dire che il ragazzo non aveva nessun rancore verso di lui,così ricambiò il sorriso e insieme entrarono al bar.

-Piacere,sono Paul McCartney-Disse stringendo la mano al ragazzo.
-Oh,io mi chiamo George Harrison!Molto piacere!
George fece una buona impressione a Paul:era alto quanto lui,più piccolo di 9 mesi,capelli foltissimi castano scuro,lisci,probabilmente piastrati,uno sguardo buono e sensibile,nonostante le sue sopracciglia molto folte e aggrottate per natura.Occhi marroni non particolarmente grandi,che tendevano verso il basso,ma in modo differente dal suo,labbro inferiore dalla forma ad arco,di profilo la punta del naso non appariva nè verso il basso nè all'insù,ma era dritta,così come il resto del naso,e frontalmente aveva una forma tondeggiante.
I tre bevvero una birra,scherzarono e passarono un'oretta molto piacevole,poi si separarono,Paul nel suo appartamento e gli altri due verso casa.

Paul si arrangiava come poteva e aveva trovato dei piccoli lavoretti come l'uomo delle pulizie,o il babysitter,ma ovviamente lui aveva un sogno nel cassetto,abbastanza ambizioso,si,ma non era tale,senza buone motivazioni.

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Capitolo 5
*** Chitarre,voci,grenbiulini e piumini ***


John e George erano a lavoro,e finalmente dopo tanta fatica si erano presi tutti e due un momentino di pausa.Stavano suonando la chitarra e cantavano,erano davvero bravi.Suonavano Scarborough fair,John cantava la parte principale,mentre l'altro faceva la controvoce.
Paul stava facendo delle pulizie a una signora dell'appartamento,e poteva sentirli,si fermò anche lui dal lavoro.La voce di John rimaneva praticamente roca anche quando cantava,non che fosse brutto,anzi,a Paul piaceva quell'effetto e quel suono,ne era quasi affascinato e si ritrovò a sorridere come un cretino,di sicuro avrebbe voluto vederli e cantare con loro,essere con loro,ma non poteva prendersi tutte queste confidenze.Senza neanche accorgersene si ritrovò a camminare per i corridoi seguendo la musica che portava proprio davanti alla porticina del negozio dei ragazzi.Doveva essere proprio fuori di testa!Adesso stava persino cantando un ulteriore controvoce,improvvisata lì,sull'attimo.John non si sentiva più,ma George continuava a cantare,anche lui non se la cavava niente male,aveva davvero una bella voce.
La porta gli si aprì davanti,e lui adesso aveva solo voglia di sotterrarsi.C'era John dietro la soglia e sembrava quasi sapesse che Paul si trovava lì ad origliare.Si appoggiò alla porta con pacatezza e guardò Paul con un'aria ultra strafottente e da burlone soddisfatto:
-Paul!Sei qui da molto?Vuoi unirti a noi?Sai che esiste il cellulare e il campanello?
Era rimasto a bocca aperta e John con fare burlesco avvicinò la mano al mento del ragazzo così da poter richiudere quella smorfia di stupore che faceva tanto ridere John che a stento si stava trattenendo.Paul arrossì vistosamente,perdipiù aveva anche un grembiulino addosso ed un piumino in mano,la sua credibilità stava calando a picco.
-Ehm..io,non ero qui da molto!Stavo lavorando e vi ho sentiti!
-Mh....sei attratto dalle nostre voci e dalle nostre chitarre?
-Si.....mi piaci John!
-Che?!-Urlò istericamente John mentre il suo cuore aveva perso un battito,non che gli piacessero gli uomini,non che gli piacesse Paul ma...
-Cosa oh no!-Si corresse Paul-Intendevo che mi piaci come canti!
-Oh ma certo,avevo capito,ovvio!Quindi non vuoi entrare?
-Non posso,e non ne ho alcun motivo,comunque scusa,non avverrà mai più una cosa del genere!-Si mortificò Paul.
-Ok figlio ileggittimo di Leopardi!Rattristati,resta solo,tu e la polvere,la polvere e te,e questo splendido grembiulino che ti fà un macho-E gli chiuse la porta in faccia con fare arrabbiato.
Paul scoppiò,era da tanto che nessuno riusciva a farlo ridere,anche se John aveva urlato tutto arrabbiato c'era quella luce fantastica dentro i suoi occhi che gli suggerivano che stesse scherzando.Continuando a ridere si voltò e fece per risalire le scale.
John stava sentendo le sue risate da dentro la porta e sorrideva anche lui,stava vincendo,avrebbe vinto,Paul si sarebbe lasciato andare,ne era sicuro,avrebbe comunque aspettato e rispettato i suoi tempi si,ma sicuramente lo avrebbe anche spronato,già sarebbero diventati amici di li a poco.John uscì dalla porta e corse verso Paul che stava ancora al primo gradino, girato di schiena.Si abbassò e si lanciò contro il fiocchetto che chiudeva il grembiule e lo slacciò,era morto,stava letteralmente schiattando dalle risate,alimentate poi dallo sguardo mezzo finto offeso e mezzo stupito di Paul.
-Ahahahahah-Rise Paul girandosi,e così facendo si sbilanciò.John fece per prendergli un braccio,ma Paul si resse sulla ringhiera continuando a ridere e lanciando per terra il piumino.John lo stava ammirando,da molto vicino,il suo volto si era fatto serio.Paul ricambiò il suo sguardo,ma appena gli posò gli occhi addosso John si girò nervosamente.
-Che hai?-Chiese preoccupato Paul
-Oh nulla,continua a ridere ti prego!-Lo aveva detto?Ma cosa cazzo stava blaterando di preciso?John non era così,lui prendeva in giro tutto e tutti,e odiava questi pensieri diabetici.
-Perchè ti piaccio?Ahahahah!
John sbiancò improvvisamente,bella domanda,ti piace?Ma no ovvio,il fatto che avesse pensato che fosse grazioso quando rideva,era pura e semplice oggettività.
-Scherzavo John ahahahah!
-Oh,no,è che vestito in questo modo mi sembra che tu stia facendo una cover del video di"I want to break free"Oh ma forse tu ascolti canzoni più recen...
-Mh no!Anche io ascolto quella robba ahahah-Disse divertito Paul-Manca l'aspirapolvere!
-Lo vedi che puoi lasciarti andare!
-Ti avevo detto di no!
-Ma lo stai facendo adesso!
-Stò sbagliando,e poi è colpa tua,sei troppo...
In quel momento uscì George allarmato dalla scomparsa del suo guru
-Sei troppo simpatico e....altre cose simili-Disse imbarazzato Paul.
-Oh,e sarebbero altre cose simili?-Ribbattè John accucciandosi per prendere il piumino.
-Mh,sei davvero speciale suppongo...
-Sese,lui speciale!Oh Krishna questa si che è bella ahahah-George dovette interrompersi,lo sguardo di John era uno dei più minacciosi che avesse sfoggiato.-Ahahah,apparte gli scherzi,hai completamente ragione Paul,lui è speciale,e molto simpatico e sa essere un vero amico,ma è troppo insicuro e dice cose belle davvero raramente.
-Oh George,l'insicurezza fa parte di ogni persona,quelle più insicure si rivelano spesso....-Fantastiche,già era questo l'aggettivo adatto ma non poteva dirlo,il giorno prima era stato così ferreo sicuro e categorico."NO"era la risposta al tentativo di un approccio da parte di John,e non poteva cambiare idea così in fretta,ognuno nasconde la sua magagna.
-Paul ma dove sei?Non ti ho visto più e mi sono preoccupata!-Disse la voce di una signora anziana.
-Oh si signora Eleanor,mi scusi la distrazione,torno subito da lei a pulire-Urlò Paul per farsi sentire dall'anziana.-Se qualcuno quì mi ridà il piumino!-Disse rivolgendosi a John con uno sguardo da sbruffone.
-Mh,il piumino in cambio di...
-Oh no John odio questi giochetti,su!Ridammi il piumino!-Disse Paul tentando di riprendersi l'oggetto da solo,ma senza successo,poichè John gli ronzava da una parte all'altra senza permettergli di prenderlo.George rideva
-Il piumino in cambio di qualche oretta passata insieme a strimpellare e a cantare!Ci stai!-Disse George completando la frase dell'amico.
-Voi due non demordete eh?
-Domani alle 4 e 30,da noi ok?
-No
-Niente piumino figlio di Leopardi!
-Da me!-Rispose Paul strozzando una risatina provocata dalla precedente affermazione.
-Ohoh!-Disse John,che si stava avvicinando a Paul-Respira ogni tanto,spacca questo muro che ti sei costruito attorno!-Gli sussurrò all'orecchio procurandogli un solletichio,mentre gli porgeva il tanto ambito piumino.-O lo faremo io e George al posto tuo!
-Mh potremo farlo insieme,magari,col tempo!-Cristo!Non poteva crederci,l'aveva detto...ed ora?
-Tutto il tempo che vuoi Paul,tutto il tempo che vuoi!-Gli sorrise teneramente.
Il ragazzo ricambiò sorridendogli dolcemente e annuì mentre una felicità gli cresceva dentro,salutò George e corse sù per le scale mentre si riallacciava il grembiule."Tutto il tempo che vuoi Paul,tutto il tempo che vuoi!"Questa frase gli rimbombava nella testa e lo faceva sorridere da solo e apparentemente senza motivo.

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Capitolo 6
*** Qualcosa in comune ***


Erano le sei e trenta,George Paul e John avevano suonato e cantato per tutto il pomeriggio.I due amici avevano scoperto che anche Paul sapeva suonare bene la chitarra e che aveva una voce stupenda.A John veniva da ridere,non aveva mai visto nessuno suonare una chitarra in quel modo:"Storta"come diceva lui,ma il ragazzo era semplicemente mancino.Poi al minore,squillò il telefono,era Epstein,aveva trovato il "cervellone"che i due orafi stavano cercando,e George tutto eccitato corse via,nella centrale di polizia,lasciando il suo amico e Paul da soli.
Così John spiegò il motivo della felicità di George e il lavoro che la polizia gli aveva chiesto di fare.
Paul era seduto sul suo letto e John gli stava davanti,seduto su una sedia.Calò improvvisamente un silenzio molto imbarazzante.
-...Allora John,mi dai il tuo numero?-Spezzò il silenzio Paul-Dietro di te c'è un cassetto aprilo e prendi un foglietto.
John aveva aperto il cassetto,c'erano tantissimi fogli,tutti messi in ordine uno sopra all'altro.Il maggiore divenne sospettoso di tutto quell'ordine,eh già,lo sapeva bene,quando dei fogli bianchi erano messi tutti ordinati in quel modo,molto probabilmente,nascondevano qualcosa,forse dei disegni,faceva anche lui così.Si mise a cercare,e le sue ipotesi si rivelarono fondate,c'erano dei ritratti,ma non paragonabili a quelli che faceva lui,erano realizzati in modo pignolo e perfezionista,si sarebbero potute scambiare facilmente per fotocopie.
-Dio Paul sei davvero bravo!-Disse John realmente scioccato da tanta bellezza.I ritratti raffiguravano sia uomini che donne,anziani,giovani e bambini.L'autore di quei disegni si innervosì subito e si alzò dal letto.
-No John,ecco,preferirei che tu non li vedessi,non mi sembra di averti dato il permesso!
-Diamine,sono....una mano umana,dico umana,che può realizzare cose del genere,sai,quando studiavo gli artisti sono sempre rimasto scioccato dalla loro bravura,ma mi sembrava una cosa lontana,cioè,un artista nel campo della pittura o della ritrattistica non si conosce tutti i giorni,e cavolo,io ti ho davanti!
Paul sgranò gli occhi e le sue guance avvamparono,era tutto rosso,un po' per i complimenti e un po' per quello che sarebbe successo se non fosse riuscito a fermare John dallo sfogliare quei disegni.
-Io ti ringrazio,ma non sono un artista e non voglio che tu continui a sfogliarli,sono personali Dio mio!
-Ma non puoi tenere tanta bellezza nascosta qui dentro,hai un vero talento,dovresti sfruttarlo!Anche io faccio dei disegni,ma a paragone con i tuoi,non potrebbero neanche chiamarsi tali!-Disse John quasi come volesse convincerlo,mentre continuò a sfogliare quelle opere d'arte troppo splendide e piene di talento per essere rinchiuse in quel cassetto e per essere realizzate su quei fogli,così fragili.Tutto ad un tratto John si bloccò.Diamine Paul lo sapeva,avrebbe dovuto fermarlo,anche a costo di tirargli una sberla,e adesso cosa avrebbe pensato di lui?
-Oddio John,i...io non sono un maniaco che và in giro e si porta appresso un foglio ed una matita e disegna tutte le faccie che incontra!Ma ecco-Tentava di giustificarsi.
John scoppiò in una risatina, un po' isterica,cavolo,era il suo volto quello lì,ritrattato sul foglio?
-Ma questo sono io!Ahahahah,ma sono uguale!Mi hai fatto un po' più bello però!
-I..io John scusa è che disegno tutte le faccie che mi rimangono in testa,e non penso affatto che potrebbe dare fastidio,è...è un istinto irrefrenabile,se vuoi brucialo,mi devi perdonare!.
John si avvicinò a Paul posandogli le braccia sulle sue spalle :
-Oh,a me non dispiace affatto,non mi era mai capitato di fare da modello per un artista!
Paul si tranquillizzò un po'
-Io non sono un artista,sono solo uno scemo che disegna volti!E in questa società non importa a nessuno l'arte,basta che si compra,basta che è commerciale,nessuno o quasi capirebbe,disegni discretamente?Per la massa sei solo uno scanzafatiche che non sa fare nulla,ma che si trastulla,come anche per chi sà suonare o cantare!
-Io non sono la massa,le persone,quelle degne di essere denominate in questo modo,capirebbero!Tu sei un artista,e,adesso che lo so ti farò pubblicità e ti eloggerò a tutti i miei clienti,a mia zia,ai miei amici!
-Ma io non voglio,sono sempre stato deriso per questa cosa,sai mi impegnavo davvero molto,finivo un quadro che mi costava molta fatica e dedizione,lo sai il massimo che potevano dirmi cos'era?"Mh...si,carino,ma adesso rimetti a posto la cameretta".
-Quindi ci hai rinunciato?Solo perchè qualche scemo ti ha messo i piedi in testa e ha detto"Cazzo che belle ali che ha questo Paul,sono così belle che dovrebbero essere tagliate"?-Proseguì John con un tono arrabbiato.
-I..io si!Lo ammetto,sono un codardo,ma dentro di me coltivo questa mia passione,e mi rende felice,anche se la conosco solo io.
-Vuoi nasconderti?Cristo!Nascondere il tuo talento sarebbe uno spreco....è uno spreco,sarebbe come dire che tu dovresti uscire con un lenzuolo che ti copre il volto e il corpo perchè sei bellissimo e la gente potrebbe provare troppa ammirazione nei tuoi confronti!E non sia mai!Giusto?-Le parole gli erano uscite forse troppo velocemente dalla sua bocca,e quando si rese conto del paragone che aveva usato si maledisse da solo.
-John,nessuno mi aveva mai detto cose simili-Disse Paul arrossendo ancora di più....gli aveva appena detto che era una bella persona!
-I..io mi sentirei felice,se qualcuno in questo mondo potesse mostrare il suo talento,sbattendosene delle covenzioni sociali,ok?
-Sei un uomo molto altruista John,e io,beh non sò proprio che razza di ragazzo io sia per non fidarmi di te!
-Medita su te stesso,prova ad entrare in te,se non stai bene con il tuo "io",come puoi pretendere di stare bene con le altre persone?
-Hai ragione John,io ci penserò e se vorrai sapere ciò che scoprirò.....
-Certo che mi interessa saperlo...ma adesso,penso che si sia fatto tardi,sono le sette e un quarto,George sarà tornato già a casa!-Disse il maggiore.
-Mh si!-Rispose Paul accompagnando John alla porta.Stava per uscire completamente quando si voltò verso il minore:
-Sai Paul,forse prima ho alzato un po' la voce e mi sono fatto prendere troppo da questo mio istinto da "Sognatore"scusa se i tuoi timpani sono stanchi ora.Comunque sei davvero un testardo!Ma è il tuo carattere giusto?Fai quello che credi,e ricorda,se volessi sfogarti o confidarti,io esisto.
-Oh grazie John!Prometto che ci penserò!
Ormai il maggiore stava già scendendo le scale,e lui aveva chiuso la porta.Ma qualcosa gli disse che non doveva andare a finire così,voleva parlargli e adesso,non gli importava,se quello che stava per fare sarebbe risultato inopportuno o da persona  lunatica,per una dannata volta,dopo tanto tempo,voleva seguire il suo istinto e nulla se non un rifiuto da parte di John lo avrebbe fermato.Così si affrettò ad aprire la porta e ad urlare a squarciagola:
-John!
Si sentì chiamare,gli venne quasi un colpo,ma era così felice,adesso Paul aveva bisogno di sfogarsi,ed era così eccitato dal fatto che avesse ceduto e che volesse frantumare quella diamine di corazza!Si precipitò di nuovo davanti alla sua porta e li lo stava aspettando Paul,con uno dei suoi fantastici sorrisoni,e lo invitò a rientrare,ma prima stette un po' sulla porta,per ammirare quel suo splendido volto,eh si,tutti pensieri troppo strani per un uomo molto etero,ma era solo oggettivo,nulla di più.
Si sedettero nelle stesse postazioni di prima e Paul iniziò:
-Quando avevo quindici anni,mia madre morì di tumore e lasciò papà a dover crescere sia me che mio fratello Mike tutto solo,come anche ci sentivamo noi,per la sua mancanza.
Papà Jim,faceva il poliziotto.Ovviamente soffrivamo per la morte di mamma,ma dopo un po'di anni iniziai a convivere più armoniosamente con il dolore,frequentavo il liceo artistico,anche se avrei voluto fare l'istituto d'arte.Mi ero chiuso con le persone,non avevo più amici,ma un giorno conobbi Jane,una ragazza molto simpatica e affascinante,io mi innamorai presto di lei e ci  fidanzammo.Intanto mio padre era in pericolo,poichè aveva arrestato dei malavitosi,e i loro scagnozzi,che non erano ancora stati sbattuti in cella,minacciavano vendetta.Fummo costretti a trasferirci in un luogo in cui nessuno e dico,nessuno,ci avrebbe mai trovato,l'accordo con papà era di non portare nessuno in quella nuova dimora,diceva che non bisognava fidarsi,ma io stupido,ci portai Jane.-Paul inghiottì rumorosamente,fino ad adesso aveva raccontato tutto di un fiato,per evitare che si interrompesse,o che iniziasse a fare troppi giri di pensieri per ritrovarsi in lacrime.John poggiò delicatamente una mano sulla sua gamba,come per dargli conforto ed incitarlo ad andare avanti,stava avendo mille pensieri anche il maggiore"Gli scagnozzi trovarono la casa e uccisero Jane"e tutte idee molto simili,dopo poco Paul si riprese e proseguì:
-Lei venne a casa,e prima che mio padre tornasse la feci andar via e promettere che non avrebbe mai detto a nessuno dove abitavo,dopo un mese circa,stavo tornando a casa quando entrato,trovai mio padre ucciso da quattro colpi di pistola,proprio nel cuore.Rimasi li impietrito eh....
John aveva capito,forse....altro che Jane la simpatica e la affascinante,era un mostro,Paul si fidava di lei,ma era solo un mostro.Si ritrovò con le sue mani,ad arrotolare le ciocche nere e morbide dei capelli di Paul,solo per farlo sentire un po' meglio,solo perchè era un po' preoccupato per il modo in cui Paul stava raccontando questa parte della sua vita,completamente fissato nel vuoto,come se i fatti non gli procurassero dolore,o meglio,come se dovesse per forza far finta che era tutto passato,ormai.
-Era stata Jane,a dire a quei coglioni dove abitavamo,solo per un po' di soldi,capisci?I soldi,lei ha tradito la mia fiducia,io le volevo bene e mi fidavo,aveva questa maschera così...così dolce,da angioletto,e io ci sono cascato,come neanche fanno i topi nelle trappole.
-Adesso Paul,potrei davvero dirti tutte le parole belle di questo mondo per consolarti-Sussurrò appena John che ormai senza neanche accorgersene,stava accarezzando il suo volto,quel volto che appariva così immaturo,così ancora ragazzino,ma che nascondeva in realtà un uomo anche troppo cinico e distaccato dalle persone e dagli affetti,di una maturità sviluppata "grazie" alla sofferenza.
-...Ma a te non servirebbero a colmare il tuo vuoto,potrei solo dirti che adesso ti capisco,e ti chiedo perdono se in passato ho parlato della tua sofferenza in modo forse superficiale e senza conoscere,ma già ti starei confondendo troppo-Continuò John sperando davvero che Paul capisse il suo modo di parlargli e di fargli intendere che non poteva dire nulla per la sua sofferenza perchè non ne aveva il diritto,perchè non la conosceva,anche se la sua vita era simile a quella del minore,anche se pure lui era orfano,non la conosceva,forse la riconosceva,forse,ma non conosceva.
-Non mi confondi John,le parole non servirebbero davvero a nulla,hai ragione ma..-Disse Paul chiudendo con le sue mani quella di John,quasi come volesse assicurarsi che lui era effettivamente li,quasi come per voler capire se quella mano davvero gli stesse sfiorando il volto,se davvero quella mano lo stesse confortando,o se era solo immaginazione.John era bordeaux, quella presa lo aveva destato,perchè anche lui non si era reso conto che fino a poco fa gli stava accarezzando dolcemente il volto,cosa diamine aveva pensato di fare,doveva consolarlo si,ma non in questo modo,tante volte aveva ascoltato George,ma mai si era permesso di toccargli i capelli,la faccia,in quel modo dolce e strano,che un ragazzo non dovrebbe mai riservare ad una persona della sua stessa natura,ad un altro uomo.Ma dentro di se trovava mille scuse,magari anche quella dell'essere solo oggettivi,che non c'entrava davvero nulla l'oggettività,eh già,trovare tutte quelle scuse per se stesso,lo stava facendo diventare un alpinista degli specchi,un abile scalatore.
-Ma...-Riprese Paul-I gesti valgono molto di più,e ti ringrazio per la tua delicatezza,avresti potuto  dire davvero le parole più belle di questo mondo John,ma a me bastano queste piccole....
-Ho capito Paul-Quasi urlò John per impedirgli di andare avanti e sentire cose su di se,che avrebbe dovuto ulteriormente giustificare o nascondere per il suo "io"-Sono contento che tu abbia capito il mio modo di fare e che ti abbia un minimo confortato,ti ho....
-Oh si John,mi hai confortato.
Così seguì un lungo silenzio,Paul stava fissando John,ma lui sfuggiva al suo sguardo,anzi avrebbe giurato che si stava innervosendo,giustamente poi,forse si chiedeva che diamine aveva da fissare ininterrottamente in quel modo,anche Paul se lo stava chiedendo,perchè continuava,perchè non distoglieva i suoi occhi e portava l'attenzione su qualcos'altro,qualsiasi altra cosa?
-Mio padre se ne andò per lavoro quando io avevo a malapena un anno,sinceramente Paul?Non so neanche che lavoro facesse,o non lo voglio ricordare,comunque mia madre si prese cura di me,anche se percepivo che lo faceva con molta difficoltà.Quando avevo tre anni mio padre venne a casa,di nascosto,e mi portò via con se senza avviso,ovviamente,nell'altro capo del mondo,stetti bene con lui,ma dopo qualche mese mia madre ci trovò,non sò come,e mi dette un ultimatum,cosa che non si dovrebbe mai dire ad un ragazzino di tre anni"scegli con chi vuoi vivere.Me o tuo padre".
-Oh mio Dio John,è orribile!-Lo interruppe un Paul sempre più incuriosito e scioccato.
-All'inizio scelsi mio padre,ma quando lei si girò per andarsene io...corsi da lei.Hai ragione Paul,che diamine di domanda era quella da fare ad un bambino?Comunque tornai con mia madre,ma non era in grado di crescermi,così fui affidato a mia zia Mimi.Continuavo a frequentare la mamma si,ma chi mi cresceva era zia.Avevo dieci anni e stavo passando da mia madre,per parlare un po',quando non sò come e perchè,la casa prese a fuoco,non ebbi neanche il tempo di accorgermene che già erano arrivati i pompieri con la polizia,sò solo che un uomo coraggioso mi portò in salvo,ma mia madre non ce la fece,e così la persi davvero,e per sempre.Tre anni dopo incontrai George,e lo tirai fuori da una situazione molto sconveniente,così lo presentai a mia zia e la convinsi a prendere anche egli in affidamento.
-Mi dispiace molto John!Ma tu sei in vita,sei stato graziato da quell'uomo!
-Già,gli devo tutto!
-Quindi tu e George sareste una mezza specie di fratelli?
-Si!Gli voglio un bene nell'anima!-Poi John si avvicinò leggermente di più al minore e riprese impacciato-So che la vita ti ha insegnato a non fidarti a pieno delle persone,so che pensi che tutti ti lasceranno da solo ma....-
-Ma?-Chiese fiducioso Paul
-Ma,io potrei farti capire altre cose,non sarebbe meglio prendere in considerazione ciò che potrei offrirti io,o George?non posso garantire per le altre persone ok?Ma io ti dico che non tradisco gli amici,perchè se vuoi,io mi dedicherò a te come amico,come un fratello,come tutto ciò di cui hai bisogno perchè.....-Già,perchè????
Paul si sentiva felice per quelle parole,nel suo stomaco si stava svolgendo una gara di volo per farfalle,non capiva cosa gli stava accadendo,forse era così che ci si sentiva quando si era con un vero amico?Ma perchè John non continuava la frase?Perchè aveva così tanta voglia di abbracciarlo?Ma soprattutto,perchè credeva che fosse sbagliato se lo avesse fatto?
-I WANT TO BREAK FREE,I WANT TO BREAK FREE,I WANT TO BREAK FREE FROM YOUR LIES YOU'RE SO SELF SATISFIELD I DON'T NEED YOU....-Irruppe così la suoneria del cellulare di John.Paul rise,ripensando al giorno prima,quando John gli aveva detto che conciato in quel modo gli ricordava il video di "I want to break free"
-Pronto George???No,non sono morto,adesso arrivo!Calmo.....Io Paul,dovrei andare-Si affrettò John.
-Certo certo,vai pure,John-No,non avrebbe dovuto abbracciarlo,quindi non lo fece,quasi come Platone gli intimasse di non far travolgere dalla passione la sua razionalità.Chissà perchè poi...

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Capitolo 7
*** Il tempo qui si tramuta in spazio ***


John e George si trovavano nella bottega, dentro la stanza del laboratorio e osservavano incuriositi e divertiti una minuta figura che gironzolava sotto i loro occhi. Portava una marea di anelli, alcuni di un design meraviglioso. Aveva dei tratti somatici particolarmente pronunciati, a partire dal naso e dalle labbra lunghe e carnose. I suoi occhi erano allungati e all'ingiù, colorati di un blu indescrivibile. Quel ragazzo della stessa etá di John, sprigionava allegria da tutti i pori, ed era il ragazzo che Epstein aveva trovato per i giovani orafi.
"Richard...va tutto bene?" Chiese John trattenendosi una risata.
"Devo ribaltare la domanda, cambiare prospettiva!" Rispose semplicemente, continuando a camminare annuendo esageratamente con la testa.
"Scusate!" Riprese, sdraiandosi per terra ad occhi chiusi.
"Te l'ho detto che era un simpaticone" disse George sottovoce.
"A me sembra solo pazzo!"
"Diamogli tempo...e poi, ha parlato il sano!" Rispose il minore che si beccó una gomitata da Lennon.
"Ah...guru, ho finito i castoni per le pietre dell'anello, l'ho fatto con tanta dedizione, e sbraitando ogni tanto. Per cui ora vedi di saldarlo bene all'anello, senza rovinare le mie preziose fatiche, oppure CHHH!" Disse minaccioso Harrison, mimando il taglio della gola.
"Sai benissimo che saldo molto meglio di te ragazzino!"
George avrebbe voluto sgozzarlo, quel nomignolo gli dava cosí fastidio!
Il maggiore si diresse nell'altra stanza, dove poteva saldare il tutto.
"A questa ci va la borace liquida...mh cosí basta!" Disse tra se e se Lennon, spalmando la borace sulla fine striscia d'argento, mentre dalla porta che da all'atrio del palazzo, c'era un Paul estremamente felice, con una chitarra in mano, ah giá la chitarra che aveva dimenticato il suo amico. Gli faceva uno strano effetto pensare a quella parola, pensare a John come un...
Si decise così a bussare, e si accorse che la porta era stata lasciata incautamente aperta.
"Permesso?"Chiese sottovoce.
 "Saldatura a filo, dove diamine se...sei...sei tu! O avanti!" Continuava a borbottare l'orafo, e a Paul sembrava di aver capito -avanti- quindi entró. 
"Avanti vieni, vieni per l'amor di Krishna vieni!" Ma John stava sbraitando contro il filo di saldatura che tentava di afferrare.
Quando si vide davanti Paul rimase imbambolato. 
"C...ciao John. Sono venuto a portarti la tua chitarra!" Disse imbarazzato indicando lo strumenti. Ma l'altro pareva non saper rispondere a parole, gli uscí un sorrisetto, ma non solo le sue labbra fine e delicate stavano sorridendo. Anche...soprattutto i suoi occhi color ambra stavano sorridendo, e il minore se ne fregó delle parole che John non diceva.
Gli occhi di Lennon sguazzavano velocemente per raggiungere quelli di Paul, fino a che, trovati, non li incatenò ai suoi.
"John" Disse stupidamente, sorridendo.
"Perché diamine non ti muovi, di qualcosa, fai qualcosa, spegni la fiamma ossidrica!" Pensieri tutti accalcati e sovrapposti nella mente del maggiore, talmente in disordine che non captò nulla.
Oddio nulla...gli occhi giganteschi del minore si peró...aveva di nuovo quella strana sensazione, quel calore che si sprigionava in tutto il petto. Da quanto si conoscevano? Era davvero passato qualche giorno da quando lo aveva visto, oppure si conoscevano da prima, da molto prima, da sempre?Da quanto tempo..il tempo che poi...esiste? O quello che noi percepiamo é solo il cambiamento dello spazio? 
"Il tempo qui si tramuta in spazio!" Disse Paul avvicinandosi a Lennon, ulteriormente imbambolato da quell'affermazione. Il minore stava pensando alla stessa identica cosa. E lasció che i suoi occhi vagassero, ed esplorassero John per intero.
"Allora Guru, hai usato la tua tecnica seduttiva? la saldatura é VENUTA? Puahahahah!" Irruppe George nella stanza con una battutina maliziosa.
"É venuto Paul veramente!" E in quel momento McCartney appuró che John aveva ancora il dono della parola.
"Ah Paul, é VENUTO?" Ricominciò scioccante George
"Si sono VENUTO!" Lo imitò Paul, per niente con stizza, ma con simpatia.
"AAAAAAAAA IO TI AMMAZZO!" Urló il minore estremamente arrabbiato, appena si accorse di quello che era rimasto dei suoi castoni, della saldatura e della fascetta di argento. Si fiondò sulla fiamma ossidrica per spegnerla.
"Cazzo! Ho...ho fuso tutto!" Disse John sentendosi terribilmente in colpa.
"Io saldo meglio di te!" Scimmiottó Harrison.
"Scusa!" Dissero all'unisono John e Paul...e George lo trovò insolito, ma infondo McCartney si sentiva responsabile.
"Dai ragazzi tranquilli, peace and love! La prossima volta parlerete nel momento adeguato!" Disse gentilmente Richard per calmare le acque, ma non volendo sembrare comunque un impiccione
"Noi non parlavamo..." Disse sottovoce John
"Ma...io ho sentito parecchie parole prim...ehm, saró uscito fuori di mente!"
"John, mi devi tutti i tramezzini che voglio, da qui a un anno!"
"Si George, io non...non mi era mai successo!"
"Ah...Richard, questo é Paul, Paul, Richard!" Fece il minore per sdrammatizzare.
"Ah, ho sentito parlare di te!"
John si giró arrossito e abbassando lo sguardo, per cui Paul sapeva chi era stato, e si sentiva lusingato.




Salve a tutti, finalmente ho deciso di continuare, scusate la brevitá del capitolo... A presto speriamo!


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Capitolo 8
*** Il grembiule la vendetta ***


"La chitarra puoi poggiarla li Paul!" Disse impacciato John, ancora un po' rosso in viso.
"John, perché non esci e vai a comprare i tramezzini, sarebbe anche ora del pasto!" 
"Per te é sempre ora del pasto George!"
"Mangiate solo tramezzini?" Chiese imbarazzato Paul.
"Anche la pizza, o i panini!" Rispose Lennon
"Che ne dite se vi preparo qualcosuccia di buono e mangiate da me oggi?"
George aveva i cuoricini agli occhi per quell'affermazione. Ringo era euforico di fare altre conoscenze, mentre John gli sorrideva soddisfatto...pian piano McCartney si stava lasciando andare, ed era una cosa positiva per tutti.

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Paul aveva appena finito di preparare il pranzo, era tanto che non cucinava con dedizione, anche se era un buon cuoco, era raro che cucinasse cose buone solo per lui. Pensò che prima che John...e George piombassero nella sua vita, o che lui piombasse nelle loro, si stava lasciando andare pian piano, una specie di morte spirituale...
Il campanello suonó e McCartney si precipitò alla porta.
"John...e gli altri?" Chiese con un sorrisone sul viso.
"A prendere un bel gelato per dopo!"
"Buono!" Disse Paul, che si illuminó ancora di piú.
John lo fissó attentamente, aveva messo il grembiule che portava qualche giorno fa e sorrise.
"Hai usato il forno?"
"É perché fa caldo?" Disse preoccupato il minore.
Lennon avvicinò una mano al volto di Paul, e con un sorriso sghembo afferró tra pollice e indice, anche troppo delicatamente per John, una guancia del minore, che restava imbambolato a fissare gli occhi dell'altro.
"Lo dicevo per questo" sussurró John, che non poteva notare l'imbarazzo dell'altro proprio perché aveva usato il forno e aveva già le guance completamente rosse per il caldo.
Lennon tose la sua mano dal volto dell'amico, ma quelle guance erano cosí paffute che avrebbe voluto toccarle un'altra volta.
"Posso? Per favore?" Urló John con voce stridula.
"...fai" Rispose il minore abbassando lo sguardo. E l'altro non se lo fece ripetere due volte, stavolta con tutte e due le mani, si avvicinó a Paul, e inizió con la stessa dolcezza a tastare le guanciotte.
"Le odio!Sono cosí paffute che mi fanno sembrare un eterno ragazzino!"
"Non sono paffute, non sembri un ragazzino...e  non sono morbide!"
"Ah no?" Chiese a mezza voce McCartney
"Ah no!Non sono semplicemente morbide, sono tanti marshmallows, e ora scappa prima che ti mangi!" John si sentiva davvero diverso quando era con Paul...
"Non ho intenzione di scappare da te" Sussurrò il minore, e l'altro, imbarazzato, mise apposto le mani, e si rese finalmente conto di cosa stava effettivamente facendo, e pensò di star diventando una checca, no no, é l'oggettività! 
John aveva aiutato McCartney in qualche modo, e gli trasmetteva un senso di sicurezza, era inutile continuare ad essere cinici, o per lo meno esserlo con lui, aveva insistito tanto per diventare amici, e inizialmente il fatto lo irritava, ma ora capiva che non sarebbe scappato da lui.
"Dai, togliti il grembiule, e apparecchiamo!" Si riprese John.
"Si" rispose l'altro, che rimase imbambolato a ripensare alla giornata precedente, in cui aveva desiderato abbracciarlo.
Lennon gli si avvicinó allungando le braccia, le passó attorno ai fianchi. Quei due corpi erano vicini, troppo vicini, il volto di McCartney toccava quasi l'incavo del collo del maggiore.
 Paul con il cuore a duemila, lottava con tutto se stesso per resistere a quell'attrazione insolita verso il corpo dell'altro. John gli slacció il grembiule. Ma Paul aveva giá posato le sue mani sulle spalle dell'amico. Ok, mantenere la calma, ora bastava semplicemente riuscire a non poggiare il capo sul suo petto, e scansarsi il prima possibile!
Nemmeno per il maggiore era così facile mantenere la calma...aveva fatto un gesto spropositato, si sarebbe dovuto fare i fatti propri! E ora era li che non capiva come il suo voler slacciare un grembiule si stesse trasformando in un...non meglio identificato come attrazione repressa di due corpi che desiderano stare vicini, anche troppo.
John sentiva il respiro caldo e affannato di Paul sul suo collo, e gli venne spontaneo poggiare le sue mani con le dita ancora intrecciate tra i lacci, sul corpo dell'altro  che ebbe un piccolo sussulto e strinse ancora di piú la maglietta sulle spalle del maggiore. 
Perché tutti e due avevano una tale attrazione, ma tentavano invano di reprimerla?
Dalla porta d'entrata aperta si sentivano in lontananza George e Richard.
"Paul?" Disse a bassa voce
"Mh?"
"A...apparecchiamo!" Disse staccandosi bruscamente dall'altro.
Forse aver tentato di reprimere quel contatto ( non portato a termine ) non fece altro che renderlo più intenso, intenso come il desiderio che aveva lasciato ai due, di abbracciarsi veramente, di avere un contatto fisico.
"Ecco il gelato gente!" Urlarono all'unisono George e Richard. Il minore teneva con tutte e due le mani la scatola di gelato artigianale, e l'altro la indicava, come se stessero facendo una pubblicità di materassi.

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