Un desiderio inespresso

di paige95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Album di famiglia ***
Capitolo 2: *** Viaggio nella Terra di Mezzo ***
Capitolo 3: *** Sfide da accettare ***
Capitolo 4: *** Insolite conoscenze ***
Capitolo 5: *** La prima inconsapevole prova: il perdono ***
Capitolo 6: *** Allenamenti ultraterreni ***
Capitolo 7: *** Un sogno inquietante ***
Capitolo 8: *** La scelta...una prova o la soluzione? ***
Capitolo 9: *** Delega ***
Capitolo 10: *** Accettazione: la prova che fece precipitare la situazione ***
Capitolo 11: *** Un desiderio mancante ***
Capitolo 12: *** Ripensamenti ***
Capitolo 13: *** Quel presagio che si avverò ***
Capitolo 14: *** Una famiglia eccezionalmente riunita ***



Capitolo 1
*** Album di famiglia ***


Album di famiglia
 
Era una giornata uggiosa e il piccolo Goten dovette rimanere in casa a studiare. Non un animale, piccolo o grande che fosse, dichiarava la sua presenza. Dalla finestra, che si trovava dietro la scrivania, si poteva solo intravedere qualche filo d’erba, ingiallito dal freddo e ghiacciato dalla brina.
Quel clima così triste non favoriva di certo la concentrazione del piccolo sayan e poi la matematica, quella sconosciuta, non gli entrava proprio in testa, così decise di arrogarsi il diritto di concedersi un momento di pausa.
Scese lentamente dalla sedia, prestando attenzione a non fare alcun rumore brusco: se solo sua madre si fosse accorta di quella trasgressione, l’avrebbe chiuso in camera per almeno una settimana. Si avviò sempre lentamente verso la porta ed uscì lasciandola aperta.
Raggiungere suo padre nel bosco non era una buona idea, anche se aveva una gran voglia di allenarsi. Percorse il corridoio, passando davanti alla stanza dei suoi genitori, la porta era socchiusa, così, dopo un rapido sguardo intorno a sé, sperando di non essere visto dallo sguardo onnipresente della madre, decise di entrare. Era stato poche volte in quella camera, non perché Goku e Chichi glielo avessero esplicitamente vietato, ma semplicemente perché non aveva avuto alcun motivo per farlo.
Goten iniziò a scrutarne ogni angolo, ma non trovò nulla di interessante, così decise di aprire le ante dell’armadio: un mucchio di vestiti di sua madre di ogni forma e colore; il bambino stava per richiudere il mobile, quando il dorso di quello che sembrava un libro attirò la sua attenzione: era in un angolo, mezzo nascosto da un vestito di Chichi; si chinò e lo prese fra le mani. Era un album di foto, almeno quello annunciava la scritta dorata che spiccava in copertina.
 
Album di foto della famiglia Son
 
Il piccolo sayan non lo aveva mai visto, così decise di assecondare la sua infantile curiosità: la prima foto raffigurava Chichi e Goku con abiti molto eleganti e a Goten scappò un sorriso, immaginando la sofferenza del padre ad indossare quel genere di vestiti. Proseguì nella consultazione e riconobbe un bimbo molto piccolo tra le braccia dei suoi genitori, dedusse che poteva solo che essere Gohan. Altre foto raffiguravano sua madre e il nonno Juman con in braccio un altro fagottino, quello doveva proprio essere lui, perché il suo papà non era presente alla sua nascita e di questo ne era pienamente al corrente. Le ultime foto dell’album immortalavano il matrimonio del suo fratellone e successivamente la nascita della sua nipotina Pan.
 
Terminata quella consultazione, Goten rimase perplesso, quello era l’album della sua famiglia, o almeno la famiglia che lui aveva sempre conosciuto e con cui aveva sempre vissuto, ma vederla così tutta raggruppata in quelle foto, gli fece sorgere dei dubbi: non c’era ombra dei suoi nonni, l’unico nonno che conobbe fu Juman, il papà di sua madre, ma degli altri, ad esempio dei genitori di suo padre, non vi era traccia e nessuno nemmeno si era preso il disturbo di parlargliene.
 
Sempre sovrappensiero il nostro piccolo sayan decise di chiedere spiegazioni a Chichi, dimenticandosi per un momento i suoi propositi di nascondere quell’attimo di trasgressione alla madre.
Scese le scale con quell’album fra le mani ed entrò in cucina dove era certo di trovarla a quell’ora di sera. Cercò di attirare la sua attenzione.
“Mamma?”
La donna era intenta a preparare la cena, ma alla voce del figlio si voltò.
“Goten, hai finito i compiti?”
Non sapeva cosa risponderle per evitare che si arrabbiasse.
“Quasi” si affrettò a proseguire per minimizzare “Ho trovato questo album”
Chichi spense i fornelli e si avvicinò al figlio.
“Questo era in camera nostra, cosa ci sei entrato a fare?”
Non era arrabbiata, solo curiosa di sapere.
“P-passavo da quelle parti”
La donna prese l’album ed iniziò anche lei a sfogliarlo, sorridendo ad ogni singola foto che passasse davanti ai suoi occhi.
Il figlio scrutava le sue reazioni ed alla fine decise di porgerle la fatidica domanda.
“Mamma, perché in quelle foto non ci sono i genitori di papà ed io non li ho mai nemmeno conosciuti?”
La madre a quella domanda alzò gli occhi su Goten. Lei sapeva la tragica fine dei suoi suoceri, ma non poteva di certo traumatizzare in quel modo un bambino di 9 anni. Si chinò per arrivare all’altezza del figlio.
“Ecco, vedi tesoro, nemmeno tuo padre ha conosciuto i tuoi nonni”
“Ma come sono morti?”
Un bambino fin troppo perspicace per la sua età, Chichi avrebbe dovuto aspettarselo che la conversazione non sarebbe finita con poche semplici parole di giustificazione.
 
Per fortuna in quel momento Goku fece ritorno e ovviamente la prima direzione che prese fu quella della cucina.
“Ciao!”
La moglie fu grata della sua presenza, tirò un sospiro di sollievo.
“Ciao, papà!”
Quando il sayan vide quella scena, pensò che stesse succedendo qualcosa.
“Che mi sono perso?”
Goten, per tutta risposta, gli corse incontro ed iniziò a tirargli i pantaloni.
“Papà, mi racconti come sono morti i tuoi genitori?”
Goku rimase sorpreso di quella domanda e, dopo un attimo di perplessità, posò lo sguardo su Chichi in cerca di aiuto, ma la donna per tutta risposta gli fece spallucce. Così ritornò a concentrarsi sul bambino.
“E perché mai vorresti saperlo?”
“Perché non me ne avete mai parlato”
Risposta piuttosto ovvia e forse anche la domanda non era nemmeno così strana.
Goku si sedette e Goten gli salì sulle ginocchia.
“Ecco, vedi, figliolo, neppure io li ho conosciuti. Sono morti appena dopo la mia nascita” non era solito ripensarci, ma quel ricordo, non vissuto ma raccontatogli, gli provocava un certo dolore
“Sì, mamma me lo ha detto. Ma come sono morti?”
Come faceva a dirgli che erano esplosi insieme al suo pianeta?
“L-li ha uccisi una persona malvagia” non voleva rivelare il nome dello spietato Freezer, non voleva che suo figlio fosse spinto da sentimenti di vendetta, così cercò di cambiare discorso “Che ne dici di cenare? Chichi, è pronto?” più una supplica che una domanda, tanto sapeva che durante la cena ci sarebbe stato ben poco tempo per la conversazione
“Quasi”
“Papà, perché non li hai mai resuscitati con le sfere del drago?”
“Perché” ma si bloccò, lui per la verità non aveva una risposta a quella domanda, anzi cominciava a farsela lui stesso, perché non lo aveva mai fatto?
 
Continua…
 
Spazio dell’autrice
 
Salve di nuovo a tutti! 😊
Innanzitutto ringrazio Marlena_Libby, che ha spronato la mia immaginazione a scrivere questa storia <3
Spero possa piacervi e come sempre lasciatemi un vostro parere, a me fa piacere sia positivo che negativo 😊
Se vi va, a presto 😊
Baci :3
 

 

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Capitolo 2
*** Viaggio nella Terra di Mezzo ***


Viaggio nella Terra di Mezzo
 
Goku non riusciva a non pensare alla domanda che gli era stata rivolta qualche ora prima da suo figlio. Come poteva essergli sfuggito un dettaglio simile? Tante volte era stato riportato in vita con quelle sfere e con lui anche i suoi amici. Non aveva mai pensato di ridare la vita ai suoi genitori, vittime innocenti di quel spietato mostro di Freezer?
Forse in fondo al suo cuore aveva sempre desiderato inconsciamente di conoscere coloro che lo avevano messo al mondo. Non aveva molte informazioni su di loro e, come giustamente gli aveva fatto notare Goten, non ricordava nemmeno i loro volti.
Provava una certa malinconia, come se all’improvviso avesse preso coscienza di essere orfano, forse una consapevolezza che arrivava un po’ tardi, ma che comunque favoriva quei pensieri e un insensato senso di abbandono. Lui non era solo, aveva sempre avuto una famiglia ad attenderlo e che con amorevolezza si era presa cura di lui, semmai era stato lui ad averla abbandonata per anni, ma alla fine era sempre tornato.
Goku aveva potuto scegliere se tornare a casa in quei sette lunghissimi anni, ma i suoi genitori non avevano potuto scegliere se morire, erano stati vittime incoscienti di un destino crudele, avevano difeso il loro pianeta fino alla fine e, a detta di suo fratello, si erano addirittura presi il disturbo di salvarlo da quello stesso destino che pendeva sulla loro testa.
Quindi, alla resa dei conti, era in debito con loro, era grazie a quegli sconosciuti genitori se lui era vivo e aveva potuto creare a sua volta una famiglia.
 
“Papà”
Goten lo riscosse da quei pensieri.
“Dimmi, figliolo”
Goku era tornato solo da un paio d’anni e non c’era occasione che il bambino perdesse di trascorrere del tempo con suo padre.
“Mi rimbocchi le coperte?”
Lo fissava con degli occhioni speranzosi, il sayan non avrebbe potuto negare quella richiesta a suo figlio.
Mille volte aveva augurato la buonanotte a Goten e ancora prima a Gohan, ma solo in quel momento si rese conto di non aver avuto un padre o una madre che accompagnasse il suo innocente sonno, o almeno lui non lo ricordava; solo nonno Gohan lo faceva e forse grazie a quell’uomo non aveva percepito la mancanza di quelle due figure accanto a sé, aveva colmato un vuoto e di questo gli sarebbe stato sempre grato.
 
Lo accompagnò nella sua cameretta e, come gli era stato chiesto, gli rimboccò amorevolmente le coperte. Ma quell’espressione pensierosa non sfuggì al piccolo sayan.
“Papà, perché sei triste?”
Fissò il figlio ancora sovrappensiero e un po' interdetto.
“Non sono triste” gli sorrise per allontanare ogni sospetto
“È colpa mia, vero? Sei diventato silenzioso da quando ti ho chiesto dei nonni”
Goku rimase senza parole davanti a quelle considerazioni. Aveva c’entrato nel segno.
“Goten, ora dormi che è tardi. Altrimenti la mamma si arrabbia e noi non vogliamo che si arrabbi, giusto?” un altro malinconico sorriso
Il bambino ignorò la domanda del padre, tanto la risposta era scontata; era diventato nuovamente serio.
“Papà?”
“Dimmi, piccolo”
“Domani andiamo a cercare le sfere? Così riportiamo in vita i nonni”
Passò un flash nella mente del sayan alla domanda del figlio, guardava difronte a sé, ma non era l’immagine del bambino a passare davanti ai suoi occhi. Si portò con risolutezza due dita alla fronte e si concentrò per percepire l’aura della persona di cui necessitava in quel momento.
“Papà, dove vai?”
Gli sorrise “Torno presto. Tu però dormi, altrimenti la mamma se la prende con me”
Scomparve senza ulteriori spiegazioni, lasciando il bambino senza parole. Goten percepì solo i pensanti passi di Chichi venire verso di lui.
“Dov’è finito tuo padre?”
Il piccolo sayan si girò verso la madre, aveva un’espressione profondamente interdetta.
“È scomparso all’improvviso, non so dove possa essere andato”
Un'abituale rassegnazione si dipinse sul viso della donna.
 
Comparve esattamente al centro di quel piccolo pianeta. Anche lì il cielo era ormai costellato da luminosi corpi celesti. Si guardò intorno in cerca della divinità e quando la scovò gli si avvicinò rapidamente.
“Re Kaioh!”
Quella voce l’avrebbe riconosciuta tra mille, si voltò nella sua direzione e trovò davanti a sé esattamente la persona che sospettava. Nessuna sorpresa quindi.
“Goku. Che ci fai qui a quest’ora?” una paura improvvisa nei suoi occhi “Non mi dire che è successo qualcosa di grave” diede un’occhiata furtiva in direzione della Terra “Ma non ho percepito alcun nemico!”
Il sayan si affrettò a placare quell’ansia che la sua presenza aveva scatenato.
“Tranquillo, Re Kaioh, nessun pericolo” gli sorride serenamente “Sono qui per un altro motivo” rifletté sulle parole più adatte da impiegare “Diciamo, per una richiesta personale”
La divinità lo guardò interdetto con una certa diffidenza “Che cosa vuoi chiedermi, Goku?”
“Ecco, vede, oggi Goten mi ha insinuato nella mente un pensiero fisso ed anche una curiosità” scrutava le reazioni del suo interlocutore e sperava davvero di essere convincente “Vorrei chiedere alla Sibilla Baba se fosse possibile conoscere i miei genitori”
La richiesta l’aveva formulata, ora doveva solo attendere il verdetto.
Il volto di re Kaioh perse quell’alone di diffidenza e si rilassò, traspariva una certa dolcezza.
“Figliolo, capisco come tu possa sentirti, ma a cosa servirebbe. Non potrai riportarli in vita”
Quelle parole lasciarono interdetto il sayan.
“Aspetti, cosa significa che non posso riportarli in vita?”
“Quello che hai sentito, Goku” una voce alle sue spalle rispose alla sua domanda
“Baba”
Chiaro che la veggente fosse già al corrente di tutto, avrebbe dovuto aspettarselo.
“Non metterti idee strane in testa, Goku. Le sfere del drago non serviranno a nulla stavolta”
Non riusciva ancora a capire per quale ragione la situazione fosse talmente tragica da non poterla risolvere alla solita vecchia maniera.
“Ok, ma spiegatemi almeno il motivo” una finta rassegnazione sul suo volto, non si sarebbe di certo arreso al primo ostacolo, non era nella sua indole, quindi nemmeno ora avrebbe preso in considerazione quella possibilità
Re Kaioh prese un respiro, quell’espressione la conosceva bene, la mente di quel sayan non aveva segreti per lui. Tentò comunque di mantenere una certa dose di tatto, dopotutto Goku era coinvolto personalmente in quella storia e non voleva urtare la sua sensibilità ulteriormente.
“Vedi, figliolo, Bardack e Gine non si trovano né negli Inferi né in Paradiso”
“E dove sono allora?” era tutto molto strano, sul fatto che fossero morti era tristemente certo
Intervenne Baba che di delicatezza ne aveva molta poca “Oh, insomma, sono nella Terra di Mezzo, Goku. Possibile che tu non sappia mai niente?!”
“N-nella Terra di Mezzo?? E cosa sarebbe?” non l’aveva mai sentita nominare, nonostante l’Aldilà fosse un luogo da lui spesso frequentato
La Sibilla riprese con una palese irritazione “Sul tuo pianeta viene chiamato Limbo. In quel posto si trovano tutte le anime che son sospese” l’espressione di Goku parlava da sé, non stava capendo una parola, quindi proseguì nella spiegazione “cioè coloro, che a causa di conti in sospeso con i vivi, non posso proseguire il loro cammino di ascesa in Paradiso o di discesa agli Inferi”
Il sayan rimase in silenzio per interminabili secondi, poi si decise ad esplicitare i suoi dubbi.
“Ma non riesco a capire perché non posso riportarli in vita. Che cosa cambia?”
“È molto più complesso di quello che pensi, figliolo” Re Kaioh percepiva la tristezza di Goku, avrebbe tanto voluto aiutarlo, insomma tante volte quel ragazzo aveva rischiato la sua vita per salvare gli altri ed anche stavolta chiedeva una grazia per liberare due anime innocenti, ma non sapeva davvero come esaudire quel suo desiderio, non ne aveva il potere
“Posso almeno parlare con loro? Vederli?”
Sia la Sibilla che la divinità rimasero in silenzio a quella nuova richiesta, non sapevano cosa rispondere. Potevano leggere negli occhi del sayan la sofferenza, una sofferenza che non era uscita per anni, quindi maggiormente rafforzata dal tempo e insolita.
Fu inaspettatamente Baba a rispondere “Va bene, Goku. Ma ti avverto, sarà doloroso. Sei disposto a rivivere quel distacco?”
Che cosa voleva dire la chiaroveggente?
“Certo. So di doverli salutare per sempre. Ma voglio almeno conoscerli. Non mi ricordo di loro”
“No, Goku, non intendo quel genere di dolore. Quel posto per certi versi è peggio degli Inferi, specie per i vivi”
 
Il sayan non riusciva a capire cosa intendesse la Sibilla con quelle parole. L’unica cosa di cui era certo in quel momento era di non volersi tirare indietro, qualunque cosa lo aspettasse in quel luogo.
 
Continua…
 
Spazio dell’autrice
 
Salve di nuovo a tutti!
Ho osato citare la Divina Commedia, spero di non essermi addentrata in un terreno scivoloso. Comunque il riferimento è veramente molto blando.
Una sorpresa per il povero Goku, che credeva di risolvere il tutto con le tanto amate sfere del drago XD
Ero indecisa se proseguire in questo capitolo con la storia o fermarmi, ma alla fine (lo so, sono cattiva XD) vi ho lasciato la suspence! Mi farò perdonare ;)
Che cosa troverà Goku nella Terra di Mezzo? E a cosa avrà fatto riferimento Baba?
A presto con il seguito 😊
Baci :3

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Capitolo 3
*** Sfide da accettare ***


Sfide da accettare
 
Goku non aveva mai sentito nemmeno accennare a quella Terra di Mezzo, quindi non aveva la più pallida idea di quello che lo avrebbe atteso.
Baba si offrì di accompagnarlo, non solo perché lei sapesse con certezza quello che avrebbero trovato, ma anche perché notava nel sayan una strana ansia e non era così certa, in quel particolare caso, che sarebbe stato in grado di sopportare la nuova esperienza.
 
La Sibilla lo condusse nei pressi di una grande porta, anzi, per la verità, ai loro occhi erano visibili solo i bordi laterali, l’altezza era totalmente sconosciuta. Una luce dorata attraversava la fessura centrale della soglia, era quasi ipnotico quel fascio, Goku dovette sbattere le palpebre più volte per non rimanerne imprigionato.
Baba notava una certa vulnerabilità nel sayan, non vi era curiosità nel suo sguardo, ma un’impaziente voglia di entrare, svelare il mistero e cessare quella condizione di ignoranza che lo avvolgeva. Stava posando una mano sulla porta per entrare, ma la veggente lo rimproverò.
“No”
L’accesso fu consentito qualche attimo dopo; quel pesante uscio si spalancò, ma non c’era proprio nulla da vedere, perché era ancora tutto avvolto da quel chiarore surreale.
La Sibilla entrò per prima e, dopo un istante di incertezza, anche Goku mosse i primi passi.
Più ci si addentrava in quella specie di vuoto, più quella luminosità si diradava. Non c’era davvero niente intorno ai due visitatori e nemmeno una qualunque presenza; solo quella luce aurea in sottofondo, meno abbagliante poiché i loro occhi cominciavano ad abituarsi a quel fascio, che illuminava quell’immenso spazio.
“Baba, dove sono i miei genitori?”
Non gli rispose, ma gli lanciò uno sguardo di compassione. Al sayan non piaceva non sapere cosa lo stesse aspettando.
All’improvviso la veggente si bloccò e lo stesso dovette fare Goku, senza comunque capirne il motivo.
“Siamo arrivati”
L’uomo sgranò gli occhi ed iniziò a guardare in tutte le direzioni. Cominciava seriamente a sentirsi preso in giro, non vedeva nessuno; anche se non conosceva i loro volti, qualcuno ci sarebbe comunque dovuto essere.
“Parla loro, Goku. Possono sentirti”
Baba era impassibile, per nulla sorpresa davanti a quello che stava accadendo.
Il sayan non sapeva cosa dire; come faceva ad iniziare una conversazione con il nulla, senza nemmeno avere in memoria il volto dei suoi interlocutori? Non aveva mai parlato con i suoi genitori, non sapeva da dove cominciare.
Forse due parole, mai pronunciate, potevano essere una buona partenza, per lo meno per appurare che non fosse vittima di un gigantesco scherzo. Una insolita diffidenza si dipinse sul volto di Goku.
Si schiarì la voce per rendere quei due termini più comprensibili. Per la prima volta nella vita il coraggio gli veniva meno.
“M-mamma?” attese una risposta che non arrivò, quindi riprovò “P-papà?”
Ancora nulla ed iniziò davvero a sentirsi uno stupido per quel tentativo fallito. Stava per voltarsi indietro ed andarsene, quando la voce della Sibilla lo fermò dolcemente.
“Attendi”
Una leggera brezza si alzò all’improvviso e con essa dei sussurri.
“Karoth, figliolo, sei tu?”
Era una profonda voce maschile. Goku d’istinto volse lo sguardo verso l’alto, ma non vide ancora nessuno. Era suo padre?
“Papà? Dove sei? Io non ti vedo”
Una lacrima incontrollabile scese sulla guancia del sayan.
“Lo so, Karoth” un velo di malinconia circondava quella voce “Ma noi possiamo vedere te”
Quella situazione stava facendo innervosire Goku.
“Baba, ma che succede?” c’era un misto di rimprovero e di supplica nella sua voce
“Mi dispiace, ma ti avevo avvertito che sarebbe stato doloroso” le dispiacque realmente per quella situazione “Immagino abbiate molte cose da raccontarvi. Non sprecare il tempo che ti è stato concesso”
Ma lui voleva vederli, abbracciarli. In quel modo i suoi genitori erano solo un suono per lui.
“Tesoro, parlaci di te” ora era sua madre ad aver attirato l’attenzione del figlio
“Mamma”
Goku non riusciva serenamente in quell’impresa; la sua indole lo portava a non accettare quell’assurdo frangente.
“Forza, Goku, accogli la richiesta di Gine” Baba lo incoraggiava come poteva
“Ho una famiglia sulla Terra” ma come faceva a farla conoscere loro “Una moglie e dei figli” rivoltava sempre lo sguardo in direzione di quello che si poteva definire in modo inappropriato cielo, gli sembrava di percepire qualcosa e sperava anche di intravedere qualche figura
“Come si chiamano i nostri nipoti? Quanti anni hanno?” il tono di Bardack iniziava ad incrinarsi per l’emozione di quelle notizie
“Bè, Gohan è grande, è sposato e ha anche una figlia. Goten invece ha solo 9 anni; è grazie a lui se oggi sono qui, voleva tanto conoscervi, ma ora cosa gli dico?” avrebbe sicuramente spezzato il cuore al suo bambino
Non gli risposero, ma poteva percepire una certa sofferenza nell’aria.
“Baba, che succede? Se ne sono andati?” si stava preoccupando per quel silenzio e quella sensazione
“No, Goku. I tuoi genitori stanno piangendo” ed anche lei si stava commuovendo, non era solita assistere a scene così struggenti
“Ma io non volevo” era mortificato e non poteva nemmeno consolarli
Il sayan si ridestò dall’attimo di debolezza e con grinta si rivolse alla sua guida.
“Ci deve essere un modo per portarli fuori di qui!”
Lei lo guardò con tristezza.
“C’è, Goku, ma non sarà semplice”
“Non mi importa. Non sono abituato alle cose semplici, desidero solo che funzioni” si accorse di essere stato un po’ aggressivo e placò quell’impetuosità “Cosa devo fare?”
“Dovranno superare delle sfide, Goku”
“Che genere di sfide?”
“Non sono prevedibili, variano in base ai casi e le troveranno sul loro cammino” fissò il sayan con autorità “Ne sei sicuro? È questo che vuoi?”
“Sì, Baba, la prego, non riesco a lasciarli in questo modo”
Non chiesero nemmeno il parere di Bardack e Gine, Goku era convinto fosse la decisione migliore.
La veggente si concentrò e un nuovo vento, più forte delle brezze precedenti, si levò. Goku chiuse d’impulso gli occhi per ripararli da quella corrente d’aria e quando lentamente li riaprì intravide poco distante da lui due figure che si facevano sempre più vicine: un uomo alto, che in circostanze diverse avrebbe sicuramente confuso con la sua immagine, e una donna più bassa ed esile. Il sayan rimase senza parole, erano senza dubbio i suoi genitori e lui li vedeva per la prima volta nella sua vita.
Gli sorrisero. Quando furono abbastanza vicini, Goku non riuscì a proferire nulla per la gioia che gli stava scoppiando nel cuore. Gine allungò una mano verso il figlio per sfiorargli il viso, l’uomo cercò di intercettarla per primo, ma non riuscì, la trapassò, non era in grado di afferrarla.
“Mamma” una triste sorpresa attraversò i suoi occhi
La donna gli fece un sorriso malinconico “Lo so, tesoro”
Baba interruppe quel momento “Qui non funziona come in Paradiso. Le anime restano fantasmi anche durante il loro cammino di redenzione. Possono venire sulla Terra con te per portare a termine le sfide”
“E poi, una volta superate le sfide, raggiugeranno il Paradiso e potrò resuscitarli?”
La veggente non rispose a quella domanda, conosceva la difficoltà di quelle prove e non era certa che sarebbero riusciti nell’impresa.
“Sbrigati, Goku. Il tempo a vostra disposizione è limitato”
Accolse quell’invito, si stava portando due dita sulla fronte, ma gli sorse un dubbio.
“Baba, come faccio a teletrasportarmi con loro, se non posso nemmeno sfiorarli?”
Anche quella domanda non ebbe risposta e, senza che nessuno di loro se ne accorgesse, si ritrovarono sui Monti Paoz.
Ci fu un attimo di confusione per Goku, che aveva ancora le dita appoggiate sulla fronte “Siamo a casa” si voltò ancora incredulo verso i suoi genitori “Questa è casa mia”
Bardack e Gine non risposero a quella considerazione, anche loro erano in evidente stato di commozione.
“V-vi presento mia moglie e mio figlio” era agitato, non sapeva nemmeno lui cosa fare; si stava avviando verso l’ingresso, quando si voltò nuovamente indietro “Forse è meglio se prima vi annuncio, attendete un momento qui”
“Noi ci muoviamo, figliolo” il padre lo rassicurò
Prese un respiro ed entrò. Era ancora incredulo, stava vivendo una situazione inverosimile e persino la sua ansia lo era.
“Chichi! Goten!”
Nessuno gli rispose. La casa era immersa ancora nella penombra, benché l’alba fosse ormai prossima. Intravide appena la figura del bambino che gli stava correndo incontro.
“Papà! Hai trovato le sfere?”
Anche la moglie li aveva raggiunti con uno sguardo poco rassicurante “Goku! Stai fuori tutta notte e nemmeno avvisi??”
“Lo so, scusami” era davvero dispiaciuto “Ho una sorpresa per voi” abbozzò un timido sorriso
Un pensiero però lo fece zittire: non voleva traumatizzare il piccolo, i suoi nonni non erano realmente lì con loro, quindi decise prima di parlarne con Chichi.
“Goten, figliolo, andresti un attimo di sopra a prendere” cercò di riflettere velocemente, ma la moglie, capite le sue intenzioni, gli andò in soccorso
“Vai a prendere la mia fede, tesoro. Credo di averla lasciata in bagno”
Il bambino non perse tempo e, senza troppe domande, si fiondò verso le scale.
“Da quando togli la fede?”
“Mai” gli mostrò la mano sinistra sorridendo “Ma è la prima cosa che mi è venuta in mente” si incupì “Allora, di cosa vuoi parlarmi e che Goten non può sentire?”
Con lei Goku poteva parlare sinceramente senza avere paura di urtare la sua sensibilità.
“Ricordi quando sono tornato dall’Aldilà, perché mi era stato concesso un giorno per partecipare al Torneo?”
La donna rifletté un momento e gli fece un cenno di assenso.
“Io ero in Paradiso, ma i miei genitori sono finiti in un altro posto dopo la morte” cominciava inaspettatamente a spaventarlo quella situazione “Sono rimasti dei fantasmi, Chichi e per raggiungere il Paradiso devono superare delle prove. E comincio a credere di doverle affrontare anche io. Ma voglio riportarli in vita con le sfere del drago e questo è l’unico modo”
La moglie lo ascoltò con attenzione in silenzio.
“Secondo te, è il caso di farli conoscere a Goten in questo stato? O è meglio aspettare?”
Non le aveva mai chiesto un consiglio in tanti anni che si conoscevano, quella era in assoluto la prima volta e sentì il peso della responsabilità; doveva essere davvero importante per lui quella decisione, se non osava fare di testa sua.
La donna rifletté un momento e gli sorrise “Credo di sì, tesoro. Nostro figlio non aspetta altro che conoscere i suoi nonni. E poi credo che abbia passato situazioni ben peggiori, pur essendo ancora molto piccolo” gli sfiorò un braccio per comunicargli la sua vicinanza “Anche io voglio conoscerli. Sono qui fuori?” buttò un occhio verso la porta
“Sì”
Era felice dell’appoggio che la moglie gli stava dando, ma iniziò finalmente a comprendere le parole di Baba e non era così sicuro che per quella storia fosse stato scritto un lieto fine.
 
Continua…

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Capitolo 4
*** Insolite conoscenze ***


Insolite conoscenze
 
Nonostante la moglie gli avesse consigliato di consentire al figlio di conoscere i propri nonni, Goku non ne era ancora pienamente convinto, temeva di traumatizzare Goten; una strana insicurezza attraversava la mente del sayan.
 
Il bambino era ritornato dai genitori perplesso.
 
“Mamma, non l’ho trovata”
 
“Ah sì, tesoro, scusa. Mi sono ricordata dopo di averla lasciata sul davanzale della finestra” gli sorrise con dolcezza “Allora, sei pronto a conoscere i tuoi nonni?”
 
Goku rimase perplesso davanti alla domanda della moglie, mentre sul viso di Goten si stampò un emozionato sorriso.
 
“Papà, dove sono?”
 
Chichi lo incoraggiava con lo sguardo, ma alla fine preferì aiutarlo in altro modo; si chinò davanti al bambino con l’intenzione di comunicargli la delicata situazione.
 
“Vedi, tesoro, i nonni non sono realmente qui con noi” diede uno sguardo al marito, cominciava anche lei ad intristirsi ed agitarsi, ma qualcuno doveva rimanere lucido e provare a dare una spiegazione al loro bambino “Dovrai attendere un po’ prima che il papà riesca a riportarli in vita. Fidati di lui, sono certa che ci riuscirà”
 
In realtà non dipendeva totalmente da lui la riuscita di quella “missione”, ma sicuramente Goku avrebbe davvero fatto l’impossibile affinché quell’opportunità che avevano avuto non venisse sprecata.
 
“Vieni, figliolo, andiamo dai nonni. Non vedono l’ora di conoscerti”
 
Allungò la mano al bambino, forse con l’intenzione di fare coraggio ad entrambi. Ma Goten non si mosse.
 
“Papà, e se non piaccio a loro?”
 
Quella domanda fece sorridere il sayan.
 
“Ma come ti vengono in mente queste idee?! Sei un bambino adorabile. A me sei piaciuto subito, piccolo”
 
Alle parole confortanti del padre, il figlio gli diede la mano e si lasciò guidare appena fuori dalla porta, seguito da Chichi.
 
Appena Bardack e Gine videro il nipote, una nuova ondata di commozione li travolse. Goten strinse sempre più forte la mano del padre, si intimidì e non si mosse da quella rassicurante posizione.
 
La nonna non osò avvicinarsi, anche lei, come tutti i presenti, aveva il timore di ferirlo, ma gli sorrise.
 
“Tu devi essere Goten. Tuo padre ci ha detto che è grazie a te se possiamo conoscerti”
 
Il bambino attese qualche istante, prima di staccarsi dalla mano del padre. Goku fu preso alla sprovvista e non riuscì a trattenerlo.
 
“No, fermo!”
 
Goten fece esattamente quello che tutti temevano, tentò di abbracciare Gine, ma ovviamente il risultato fu sconvolgente per il bambino: trapassò le gambe della donna. In un primo momento guardò le sue mani, convinto di essere il problema, ma poi alzò lo sguardo sulla nonna, la quale si chinò alla sua altezza per tranquillizzarlo.
 
“Vorrei tanto anch’io abbracciarti, piccolo mio. Ma ora non ci è concesso”
 
Lo guardava, estasiata da quella grande somiglianza con il marito e il figlio.
 
Al bambino cominciarono a scendere lacrime di dolore. Dopo qualche singhiozzo, alzò lo sguardo su Bardack, che assisteva alla scena in religioso silenzio, anche lui profondamente scosso da quell’impedimento.
 
“Nonno”
 
Gli sorrise e anche lui si chinò difronte al nipote.
 
“Ti prometto che riusciremo a sistemare tutto e torneremo in vita. Però non piangere, Goten. Questo dovrebbe essere un momento felice”
 
Alle richieste dell’uomo, si asciugò con determinazione le lacrime.
 
“Bravo, piccolo”
 
 
 
Bardack e Gine si avvicinarono al figlio e a Chichi. Anche Goku rimase commosso da quella scena.
 
“Tu devi essere nostra nuora”
 
Sorrise alla suocera, evidentemente emozionata.
 
“È un vero piacere conoscervi”
 
“Anche per noi, cara”
 
L’espressione di Chichi diventò sospettosa, ma allo stesso tempo divertita.
 
“Davvero? Goku non ha colto l’occasione per parlare male di me?”
 
“Ma cosa dici??”
 
Il sayan non colse quel leggero velo di ironia.
 
Bardack ignorò quella domanda e si soffermò piuttosto su un dettaglio.
 
“Ah, a proposito, figliolo, perché ti chiamano tutti Goku? Non è il tuo nome”
 
Domanda piuttosto logica per la verità, loro non erano al corrente della sua storia, dal momento che, dopo che lo avevano lanciato nello spazio dentro quella navicella, erano esplosi insieme al loro pianeta.
 
“È una storia veramente molto lunga, papà” tentò di riassumerla “Quando sono arrivato sulla Terra, un terreste mi ha trovato e si è preso cura di me. Il suo nome era Son Gohan” faceva fatica a raccontare quel periodo della sua vita, ripensando alla tragica fine di quell’uomo “Non conoscevo il mio vero nome, così mi chiamò Goku. Solo molti anni dopo, quando conobbi Radish, mi spiegò le mie origini e venni a conoscenza della vostra tragica fine”
 
Al nome del primogenito, Gine rimase turbata, aveva il desiderio di avere sue notizie.
 
“Dov’è tuo fratello?”
 
Forse la domanda più difficile che potesse porgli. Come faceva a dirle che l’aveva ucciso? Tentò di omettere quel doloroso dettaglio e riferire solo le informazioni necessarie.
 
“È morto”
 
Gli uscì solo un sussurro.
 
Un colpo troppo forte per Bardack e Gine, i loro cuori avrebbero sicuramente ceduto, se solo li avessero avuti ancora pulsanti nel loro petto.
 
“Mi dispiace”
 
Ed in quel momento, con il senno di poi, dispiacque veramente a Goku per il dolore che aveva inferto ai suoi genitori.
 
Chichi cercò di risollevare gli animi.
 
“Che ne dite se entriamo? Così chiamo anche Gohan. Credo che a mio figlio farebbe molto piacere conoscervi e poi c’è anche sua figlia, che è una bambina davvero graziosa”
 
Pronunciò quelle parole rapidamente e con entusiasmo per contagiare tutti i presenti. La guardarono in silenzio.
 
Gine ruppe quella silenziosità, riprendendo la domanda che la nuora aveva rivolto loro in precedenza.
 
“In realtà nostro figlio non ci ha proprio parlato di te, né nel bene né nel male”
 
Goku cercò di rimediare. Si rivolse alla moglie spaventato per una sua possibile reazione.
 
“Tesoro, non pensare male, non ho avuto occasione” si affrettò a dissipare ogni dubbio, dato che Chichi iniziava già a mostrarsi piuttosto offesa “Io non potrei davvero chiedere di meglio” si portò una mano dietro la testa e una risata imbarazzata accompagnò quel gesto
 
Bardack ritornò nella conversazione con toni più cupi.
 
“Karoth, che fine ha fatto Freezer?”
 
Un sorriso fiero e soddisfatto si dipinse sul viso del sayan in risposta alla domanda.
 
Continua…

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Capitolo 5
*** La prima inconsapevole prova: il perdono ***


La prima inconsapevole prova: il perdono
 
Quello sguardo di compiacimento che si era delineato sul viso del figlio non fu gradito a Gine. Cos’era diventato quel dolce fagottino che avevano messo in salvo, per offrire lui una possibilità di sopravvivenza?
 
Bardack ignorò quel fastidio e si informò sui dettagli.
 
“Lo hai ucciso, vero?”
 
“Certo, papà”
 
Goku non perse quell’espressione di soddisfazione.
 
“Bene. Quel mostro ha avuto quello che si meritava”
 
Anche il padre era pienamente soddisfatto della riuscita dell’impresa.
 
“No, invece”
 
Gine si intromise prepotentemente nella conversazione, fulminando entrambi.
 
“È così che risolvete i problemi? Con la vendetta?”
 
“Ma, mamma”
 
Goku non capiva. Li aveva vendicati e nello stesso tempo aveva eliminato una grossa minaccia per tutti.
 
“Tesoro, non è questo che ti avremmo insegnato noi”
 
“Parla per te, Gine”
 
Anche Bardack non riusciva a capire la reazione della moglie. Quella visione che aveva avuto prima di morire era l’unico pensiero che gli permettesse di sopportare la condizione in cui riversavano.
 
“Gli avresti davvero insegnato la vendetta? Non porta a nulla, ti macchia il cuore per sempre e basta”
 
Goku si rese conto che era stata una buona idea non raccontare loro di Radish e della sua spietata indole.
 
“Mamma, a mia difesa posso dire che è stato lui ad attaccare. Noi ci siamo solo difesi”
 
“Karoth, è così che si cominciano le infinite guerre”
 
Il figlio cercò tutte le argomentazioni possibili per giustificare il suo comportamento.
 
“Per la verità, lo volevo anche risparmiare, ma questo mio proposito non fu accolto di buon grado da lui”
 
“Tesoro, non vedo ombra di male nei tuoi occhi, ma uccidere il nemico per vendetta è sbagliato”

“Per difesa, mamma”
 
Chichi era rimasta in silenzio fino a quel momento, ma, alle parole della suocera, non poté che assecondarla.
 
“Tua madre ha ragione. Glielo dico sempre di smetterla con quegli allenamenti”
 
“Sappi che così non mi aiuti”
 
Possibile che quelle due donne non capissero l’inevitabile epilogo di quella storia?
 
“Eppure i terrestri non mi sembrano un popolo di guerrieri”
 
Gine non riusciva ad accettare che suo figlio fosse diventato un assassino, vendicando la loro morte.
 
Bardack non poté fare a meno che sorridere alle considerazioni della moglie. Dopotutto erano quelle le qualità di lei che avevano contribuito ad innamorarsene.
 
“Credo che nostro figlio sappia già che la morte dell’avversario debba essere l’ultima delle possibili soluzioni, Gine” si rivolse a Goku “Hai fatto bene a dare lui un'opportunità di redenzione anche se lui alla fine non l’ha accolta”
 
La moglie gli sorrise, convinta di aver allontanato finalmente dal cuore di Bardack quell’amaro sentimento di rivalsa.
 
 
Per fortuna il piccolo Goten era stato distratto da altro e non prestava attenzione ai loro discorsi.
 
“Fratellone!”
 
Gli era corso incontro, anzi forse quasi volando, visto lo slancio che si era dato.
 
“Ciao, Goten”
 
Gohan lo aveva accolto con un grande sorriso.
 
“Ci sono i nonni”
 
Il ragazzo non riusciva a capire cosa suo fratello intendesse.
 
“I nonni?”
 
Lui aveva sempre e solo conosciuto il nonno Juman, ma quel plurale lo fece insospettire.
 
“Sì, Gohan. I genitori di papà”
 
Ma non erano morti? Che cosa si era perso?
 
Il ragazzo non era ancora pienamente convinto, ma si lasciò comunque guidare da Goten.
 
Quando i due fratelli raggiunsero gli altri, Gohan rimase pietrificato nel vedere quelle due figure.
 
“Ciao, figliolo. Come mai da queste parti?”
 
Non rispose a Goku, ma continuò a fissare Bardack e Gine.
 
“Tu devi essere Gohan”
 
Il nonno azzardò una piuttosto palese ipotesi.
 
“S-sì, sono io”
 
Ci mise un po’ a confermare.
 
Chichi non si aspettava una reazione simile nel figlio, ma si accorse che forse era il caso di dargli qualche spiegazione, dal momento che il suo volto iniziava ad assumere un pallore poco rassicurante.
 
“Tesoro, vieni un momento con me?”
 
Lo afferrò delicatamente per un braccio con l’intenzione di rispondere a tutte le sue ovvie domande.
 
“Mamma, ma che”
 
“Va tutto bene, Gohan” gli sorrise per stemperare la tensione “Tuo padre ha pensato di riportare in vita i suoi genitori, ma al momento sono solo di passaggio”
 
“Che significa?”
 
Il ragazzo ci capiva sempre meno.
 
“Ora non pensarci” gli sorrise “Va’ a salutarli”
 
Gli ci volle un momento per riprendersi da quelle notizie, ma alla fine ascoltò la madre e si avvicinò a quelle sconosciute figure, che si mostrarono subito molto comprensive nei suoi confronti.
 
“Mi dispiace, ma non me lo aspettavo”
 
“Non preoccuparti, tesoro, ti possiamo capire”
 
La nonna gli sorrise, ma subito dopo quell’attimo di gioia si spense alla solita consapevolezza di non poter abbracciare nemmeno quel nipote.
 
“Goku”
 
Una voce distrasse il sayan da quell’ulteriore commovente momento.
 
“Re Kaioh?”
 
“Sì, sono io, figliolo. Ascoltami, la prima prova dei tuoi genitori è stata superata”
 
“Non capisco cosa stia cercando di dirmi”
 
“Hanno perdonato il loro aguzzino, Goku. Non c’è niente di più onesto e puro” fece una breve pausa per permettere all’uomo di assimilare la notizia “Dì loro che sono sulla buona strada per il paradiso”
 
Un sorriso sfuggì dalle labbra del sayan. Forse una speranza di raggiungere il suo obbiettivo c’era ancora.
 
Continua…
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao a tutti!
Scusate per il ritardo. Spero vi sia piaciuto questo breve capitolo 😊
A presto 😊
Baci :3

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Capitolo 6
*** Allenamenti ultraterreni ***


Allenamenti ultraterreni
 
Chichi era davvero felice di quella irreale ma intensa riunione familiare. I suoi suoceri non erano realmente lì con loro, ma lei poteva parlare loro, vederli e percepire, più o meno, la loro presenza. Per lei era davvero una grande emozione. Da quando aveva deciso di condividere la sua vita con quel sayan che portava il nome terrestre di Son Goku, aveva assistito ad ogni genere di evento, più o meno surreale che fosse, ma con il tempo aveva imparato a farci l’abitudine e a superare tutte le sofferenze che la maggior parte delle situazioni portava con sé.
 
Decise quel giorno, forse ingenuamente, di preparare per pranzo qualcosa di speciale, o almeno così faceva quando voleva festeggiare il ritorno di suo marito dall’Aldilà. In quel caso però si stava riferendo a due fantasmi, quindi era davvero il caso di organizzare quella festa di benvenuto e sottolineare la triste situazione in cui riversavano?
 
Si accorse da sola che era una pessima idea, quindi cosa poteva fare per rendere speciale quell’incontro? Pensò e ripensò in solitudine, ma, non avendo mai vissuto un’esperienza simile, cioè quella di ospitare degli spiriti, si accorse ben presto di essere a corto di valide idee.
 
La voce del marito contribuì a riportarla con i piedi sulla terra.
 
“Chichi? Tesoro, stai bene?”
 
Si ritrovò lo sguardo scrutatore di Goku a pochi centimetri da lei.
 
“Sì, certo che sto bene”
 
E si sentiva davvero in piena forma.
 
“Accidenti, Goku, c’è una palese somiglianza tra te e tuo padre”
 
“Già, ne sono rimasto colpito anch’io” uno spensierato sorriso si dipinse sul suo volto “Che fai qui da sola? Vieni fuori con noi”
 
“Sì, ma prima devo preparare il pranzo”
 
Le tolse inaspettatamente il grembiule che aveva in mano, pronto per essere indossato.
 
“Oggi non è necessario”
 
“Vuoi dire che oggi non mangi?”
 
La donna era stupita. Era impazzito?
 
“Magari più tardi. Ora ci alleniamo un po’”
 
“Ora mi è tutto chiaro. Solo gli allenamenti riescono a scollarti da tavola” era quasi sollevata di appurare che non fosse cambiato da quell’avventura “Ed io cosa c’entro? Non combatto. Non sono una sayan” proferì l’ultima frase con un’insolita punta di invidia
 
“Lo so, ma la mia famiglia è qui fuori, quindi il tuo posto non è in questa cucina”
 
Le prese la mano e la attirò con orgoglio verso l’uscita. Sarà stata anche una semplice umana, ma forse la terrestre più forte che lui avesse mai conosciuto.




Quando Goku e Chichi raggiunsero gli altri in giardino, assistettero ad una gara tra titani: chi tra Bardack, Goten e Gohan riuscisse a sprigionare più energia.
 
L’uomo constatò con orgoglio la forza dei suoi nipoti.
 
“Ben fatto, Karoth. Hai fatto un ottimo lavoro con i tuoi figli”
 
“Veramente io ho fatto ben poco. Se sono diventati così forti è merito loro. La forza è nel loro sangue”
 
Questo non sorprese affatto Bardack, era un comportamento tipico dei sayan.
 
“Ragazzi, mi piacerebbe tanto battermi con voi, ma per ovvi motivi non posso”
 
Goten rimase dispiaciuto davanti a quella impossibilità.
 
“Papà, davvero non possiamo fare nulla per batterci con il nonno?”
 
Goku rimase un momento a pensare, poche cosa gli erano state impossibili nella vita. Un’illuminazione si palesò nella sua mente.
 
“Che ne dite di un combattimento virtuale?”
 
Gohan non capì le parole del padre.
 
“Combattimento virtuale?”
 
“Sì, figliolo. Non avete mai provato?”
 
Non ricevendo alcuna risposta, si avvicinò ai suoi interlocutori con l’intenzione di mostrare loro cosa intendesse.
 
“Ok, ve lo mostro” si sedette sull’erba “Goten, facciamo un round io e te?”
 
“Certo, papà!” gli rispose entusiasta e dopo un breve indugio si sedette difronte a Goku
 
“Bene, piccolo. Ora chiudi gli occhi e convoglia la tua energia in un punto davanti a te. Visualizza quel punto nella mente” attese un momento per consentire al figlio di raccogliere la giusta concentrazione, successivamente fece la stessa cosa anche lui “Mi vedi?”
 
“Wow, papà! Sì che ti vedo, sei difronte a me. Ma come è possibile?”
 
“Goten, non perdere la concentrazione”
 
Inaspettatamente, in quell’universo fittizio, Goku aveva attaccato il bambino e avevano iniziato un loro personalissimo duello, senza ovviamente che nessuno potesse seguire le loro mosse.
 
Goku ruppe per primo la sintonia che si era creata tra le loro menti.
 
“Bravo, figliolo, te la sei cavata egregiamente” gli sorrise soddisfatto “Ovviamente è possibile creare questo ring immaginario con più di due combattenti” fece vagare lo sguardo tra Bardack, Gohan e Goten
 
I tre non se lo fecero ripetere due volte e tentarono quello che era appena stato mostrato da Goku; non erano sicuri che sarebbe riuscito l’esperimento dato lo stato in cui Bardack riversava, ma valeva la pena fare una prova. In poco tempo nonno e nipoti riuscirono a convogliare le loro energie dando inizio ad uno scontro senza precedenti solo al pensiero delle identità dei duellanti.
 
Gine non poté fare a meno che commentare con grande commozione quella tenera e insolita scena.
 
“Lo hai reso felice, tesoro. Grazie”
 
“So di non poter recuperare il tempo che abbiamo perso insieme, mamma, ma vorrei che almeno Goten e Gohan possano godere della vostra presenza. Non sono sicuro di riuscire a riportarvi in vita, ma sono certo di non voler sprecare questo tempo con voi” le sorrise e inaspettatamente si commosse ai pensieri che iniziavano ad entrargli nella testa “E poi, per colpa mia, a loro è mancata per tanti anni la presenza di un padre, quindi se posso evitare di privare loro nuovamente di affetto, cerco di non perdere l’occasione”
 
Gine non riuscì subito a trovare le giuste parole per descrivere l’emozione che le aveva provocato suo figlio.
 
“Sono veramente orgogliosa di te, Karoth. Nemmeno nei miei sogni più belli avrei potuto immaginare che diventassi un uomo così nobile” si commosse inevitabilmente “Non sai quanto mi fa soffrire il pensiero di non averti potuto vedere crescere, ma se quel dolore mi è stato ripagato, regalandomi la possibilità di vedere ciò che sei diventato, allora ne è valsa la pena, tesoro”
 
L’avrebbe abbracciata con tutto il cuore, per placare quella malinconia che investì entrambi. Si limitò a rivolgerle un dolce sorriso con l’implicita promessa che presto o tardi si sarebbero potuti riabbracciare, o meglio per Goku sarebbe stato il primo loro abbraccio, quello che avrebbe potuto ricordare nella parte cosciente della sua memoria.
 
Continua…
 
Spazio dell’autrice

Ciao a tutti!
Che dite sto sfociando nel Fluff??
Una piccola lacrimuccia ha minacciato di scendere mentre scrivevo questo capitolo :’(
Spero vi sia piaciuto 😊
A presto 😊
Baci :3

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Capitolo 7
*** Un sogno inquietante ***


Un sogno inquietante
 
Avevano trascorso una giornata stupenda in compagnia di Bardack e Gine. Peccato che quei meravigliosi momenti furono presto interrotti dal calare della sera. Gohan era dovuto rientrare a casa dalla sua famiglia, con la promessa che presto avrebbe presentato loro Pan e Videl.
 
Goku e Chichi avevano insistito per ospitarli, ma erano pur sempre anime che non necessitavano di riposo, quindi avrebbero dovuto attendere il mattino successivo per rivedersi. A malincuore si salutarono dandosi appuntamento all’indomani.
 
 
 
Goku trascorse una notte particolarmente inquieta. Non riusciva a dormire al pensiero che i suoi genitori fossero a vagare fuori da qualche parte.
 
Quando finalmente il sonno lo vinse e crollò fra le braccia di Morfeo, l’alba stava già iniziando a bussare alle finestre della camera. Un sogno prese forma nella sua mente, anche se al sayan sembrò tutto particolarmente reale.
 
“Goku”
 
“Re Kaioh”
 
La divinità di palesò davanti a lui.
 
“Da quando comunica con me attraverso i sogni?”
 
Non gli rispose, ma era estremamente serio e una chiara preoccupazione si delineò sul suo volto.
 
“Re Kaioh, è successo qualcosa?”
 
Anche Goku stava iniziando a preoccuparsi davanti a quella reazione inaspettata.
 
“Figliolo, mi dispiace darti questa notizia, ma non credo che i tuoi genitori riusciranno a superare la prossima prova”
 
Il sayan non riusciva a capire quelle parole, a lui sembrava che stesse andando tutto bene.
 
“Per quale ragione?”
 
“È molto impegnativa. Era giusto che tu fossi preparato all’eventualità di un fallimento”
 
Eppure quella notizia non l’aveva per nulla reso pronto, anzi aveva sortito l’effetto contrario.
 
“Ma, re Kaioh, perché mi toglie all’improvviso tutte le speranze?”
 
“Forse, Goku, non avresti nemmeno dovuto mai pensare di intraprendere una simile avventura”
 
La divinità era estremamente sofferente nel proferire quelle parole.
 
“Non mi dica così, la prego. Ci deve essere una soluzione, un modo per superare quella prova”
 
“Posso solo augurarti buona fortuna, figliolo. Di più non posso fare, mi dispiace”
 
 
 
“Re Kaioh!”
 
Si svegliò all’improvviso, spaventato e con un grido che non riuscì a soffocare in gola.
 
“Goku. Che hai?”
 
Aveva svegliato inevitabilmente la moglie.
 
“N-niente. Era solo un sogno”
 
“Sembrava più un incubo” quel comportamento l’aveva spaventata e quando vide che il marito non accennava a calmarsi, cercò di avere maggiori informazioni “Tesoro, respira e raccontami”
 
“Re Kaioh mi ha detto che non riusciremo a superare la prossima prova” le riferì quella triste notizia con un sussurro, nemmeno lui riusciva a decifrare quello che la divinità avesse voluto dirgli
 
“Ma non ha senso, Goku”
 
“Perché?”
 
Anche le parole della moglie iniziavano ad essere criptate.
 
“Perché non c’è situazione che tu non sappia risolvere” gli sorrise per infondergli fiducia “Sicuramente stavolta re Kaioh ti sta sottovalutando”
 
“E tu sopravvalutando” non riusciva a tranquillizzarsi
 
“Goku, finiscila e dormi. Da quando sei così insicuro?!”
 
Iniziava a spazientirsi, l’ottimismo del marito iniziava a scemare e le mancò come punto fermo a cui aggrapparsi.
 
“Tesoro, tranquillo, sono sicura che andrà tutto bene. Devi avere solo un po’ di pazienza”
 
“E se deludo Goten? Non se lo merita, l’ho già fatto soffrire abbastanza. Forse Gohan potrebbe incassare meglio il colpo, ma Goten è piccolo e non mi perdonerebbe mai”
 
Non c’era davvero modo di placare quell’insolita ansia.
 
“Goku, io sono davvero felice che tu stia prendendo così a cuore questa situazione, ma se non ci riuscirai non sarà colpa tua. Hai fatto il possibile, sei andato contro le leggi della natura per riportare in vita Bardack e Gine. Ci hai regalato la possibilità di conoscerli e questo non è poco. So che la tua natura ti porta a non accettare alcuna sconfitta, ma se alla fine dovremo salutarli, sarà stata comunque una vittoria. Insomma, avresti mai pensato un giorno di conoscerli, di parlare con loro? Perché io no di certo”
 
L’ascoltava, era davanti a lui, ma non la guardava sul serio, i suoi occhi erano attraversati da tristi pensieri che non riusciva ad accantonare.
 
“Goku? Mi hai sentito?”
 
E quell’espressione non sfuggì alla moglie.
 
“Sì, Chichi, ti ho sentito” sforzò un sorriso, forse l’aveva fatta preoccupare fin troppo “Riposiamo ancora un po', tra poco è ora di alzarsi”
 
La attirò a sé afferrandola dolcemente per il braccio con l’intento di abbracciarla. La donna si lasciò guidare, ma era rimasta poco convinta dell’atteggiamento del marito.
 
Nessuno dei due riusciva più a prendere sonno.
 
“Goku?”
 
“Che c’è?”
 
“Mi prometti che non farai nulla che possa mettere a repentaglio la tua vita?”
 
Lo conosceva fin troppo bene e quella richiesta non era per nulla scontata.
 
Indugiò a risponderle.
 
“Non ti lascerei mai sola di nuovo”
 
Risposta vaga che non tranquillizzò per niente Chichi.
 
“No, Goku, devi promettermi che non ti farai ammazzare”
 
Cercò di sdrammatizzare quella richiesta, non sapeva a cosa sarebbero andati incontro in quella prova tanto temuta da re Kaioh.
 
“E chi dovrebbe ammazzarmi?”
 
“Non lo so, chiunque sia, ma non voglio perderti”
 
Si era alzata leggermente sciogliendosi dall’abbraccio e sostenendosi con il gomito per guardarlo dritto negli occhi. Non riuscì a replicare ad uno sguardo così supplichevole della moglie. Si sentiva in trappola e non sapeva come uscirne.
 
Continua…

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Capitolo 8
*** La scelta...una prova o la soluzione? ***


La scelta…una prova o la soluzione?
 
Era una mattina come tante altre. Il sole splendeva in cielo, ma per Goku sembrava esserci ancora buio, aveva le tenebre nel cuore e una grande preoccupazione nella testa.
 
Aveva deciso di distrarsi un po’ da quei pensieri e l’unico modo che aveva per deconcentrare la mente erano gli allenamenti; si sarebbe sfinito pur di non pensare, almeno quelli erano i suoi piani.
 
Era da solo nel bosco a tirare calci e pugni contro un avversario immaginario. Voleva che la sua famiglia vivesse quei momenti in spensieratezza e non avrebbe voluto rattristarli con quegli avvertimenti di re Kaioh.
 
Non si riconosceva nemmeno lui: da quando non aveva una soluzione? Da quando si spaventava davanti ad un nemico? Forse tutto questo accadeva perché una reale minaccia non c’era e quell’incertezza lo faceva impazzire. E poi in gioco c’era molto di più, un suo fallimento avrebbe ferito le persone che più amava al mondo.
 
Con ogni pugno che sferrava, tentava di allontanare un nuovo pensiero. In poco tempo si sentì esausto, più mentalmente che fisicamente.
 
Una vispa voce lo riportò alla realtà.
 
“Papà!”
 
“Goten. Cosa ci fai qui? Non dovresti essere con i nonni?”
 
Anche perché non era certo che il tempo a loro disposizione non si stesse esaurendo.
 
Il bambino gli prese la mano ed iniziò a tirarlo.
 
“Vieni anche tu”
 
Suo figlio si fidava di lui, ma a breve lo avrebbe deluso e Goku non se la sentiva di vedere la sua espressione amareggiata quando questo sarebbe avvenuto.
 
“Figliolo, comincia ad andare, io ti raggiungo”
 
Gli sorrise dolcemente e sciolse la presa.
 
Il bambino però non era molto convinto dell’atteggiamento del padre.
 
“Papà, ma che hai? Non sei felice che i nonni siano con noi?”
 
Beata innocenza! Goten non aveva nemmeno la più pallida idea della gravità della situazione e suo padre avrebbe fatto qualsiasi cosa affinché non soffrisse di nuovo per causa sua. Forse aveva persino sbagliato ad iniziare quella avventura, re Kaioh aveva ragione, avrebbe dovuto prima accertarsi della fattibilità e della riuscita. Ma lui era sempre stato impulsivo e anche stavolta non si era smentito.
 
“Goten, ti va di allenarti un po’ con me prima di rientrare?”
 
Gli sorrise per schivare le domande che gli erano state rivolte. Sapeva quanto il figlio amasse allenarsi con lui e, forse un po’ vigliaccamente, aveva colto l’occasione per distrarlo.
 
Stavolta però il bambino sembrava più intenzionato a comprendere lo strano comportamento del padre: si era allontanato all’improvviso senza avvisare nessuno e mentre attraversava il bosco per cercarlo e si avvicinava a lui, percepiva un’aura sofferente. Temeva gli fosse successo qualcosa e invece lo trovò ad allenarsi con una violenza che fuori dal combattimento non gli era propria.
 
“È colpa mia, vero papà?”
 
“Ma che cosa stai dicendo??”
 
Anche Goten iniziava ad intristirsi.
 
“Volevo conoscere i nonni e tu mi hai accontentato, ma ora non sai come riportarli in vita, vero?”
 
Era un bambino davvero troppo perspicace per essere suo figlio, probabilmente aveva ereditato tutta quella intelligenza dalla madre.
 
“Figliolo, ti prometto che farò tutto il possibile”
 
“So che lo farai, papà. Non mi deluderesti, nemmeno se lo volessi”
 
Dopo tanta ansia, sfuggì un sorriso dalle labbra di Goku.
 
“Che ne dici, Goten, torniamo indietro, prima che la mamma ci venga a cercare?”
 
“Sì”
 
Quella vocina flebile, ma squillante, aveva contribuito a rasserenare l’atmosfera.
 
 
 
Raggiunsero in poco tempo mediante il teletrasporto la loro abitazione, ma quando arrivarono, ad attenderli vi era una pessima notizia.
 
Goku notò preoccupazione e sgomento sul viso di tutti i presenti.
 
“Che cosa è successo?”
 
Nessuno gli rispose, ma tra le mani di sua moglie vi era un biglietto, che lei reggeva quasi con ribrezzo. Lui lo strappò dalle sue mani e lo lesse silenziosamente.
 
Queste sono le regole: una vita in cambio di una vita.

“Chichi, che significa?”
 
Gli sussurrò quella domanda, ma la risposta era scontata.
 
“Tesoro, porta Goten nella sua stanza”
 
Cercò di tranquillizzarla con la voce e di proteggere suo figlio da quella sconvolgente notizia. 
 
“No, Goku, me lo hai promesso. Non fare stupidaggini”
 
“Era questo che intendeva re Kaioh. Loro non mi permetteranno di dare la vita in cambio della loro e a quel punto dovremo salutarli. Ecco perché era difficile da superare”
 
Pronunciava quelle parole quasi con rassegnazione.
 
“Goku”
 
La voce di sua moglie era una supplica.
 
“Chichi, non preoccuparti. Se riesco a far superare loro questa prova, poi potrete resuscitarci con le sfere del drago”
 
Cercò di impiegare una certa enfasi per rendere ancora più convincente quell’idea.
 
“Ma sei impazzito?! Goku, non è un gioco. Non puoi morire e resuscitare tutte le volte che ti pare. Se a te diverte, a me no”
 
Lanciò un’occhiata furiosa al marito, prese per mano il figlio e si avviò su per le scale.
 
Il bambino tentò di divincolarsi dalla forte presa della madre.
 
“Papà, che succede?”
 
Non rispose a Goten e restò a guardarli allontanarsi, finché una voce alle spalle non lo distrasse.
 
“Tua moglie ha ragione, Karoth. Non ti consentiremo di fare una cosa simile”
 
“Ma, papà, è l’unica soluzione, torneremo in vita insieme, una volta che avrete superato tutte le prove. E poi mi avete salvato una volta da morte certa, permettetemi di ricambiare il favore”
 
Anche Gine era contraria a quell’idea.
 
“No, tesoro. Per te sacrificheremmo la vita altre mille volte. Non priveremo la tua famiglia della tua presenza nemmeno per un’ora. Ci hai permesso di rivederti, di conoscere i nostri nipoti, te ne siamo grati”
 
“Mamma, fidatevi di me. Non è la prima volta che muoio, eppure sono qui”
 
Non si sarebbe mai perdonato di aver perso un’occasione così preziosa. Era davvero convinto di non correre alcun rischio reale e anche se lo avesse dovuto correre non si sarebbe di certo tirato indietro.
 
“Parla con Chichi, figliolo. Rassicurala che non la lascerai. Avete vissuto serenamente senza noi e continuerete a farlo. Ora abbiamo ancora un po’ di tempo, quindi godiamocelo senza pensare a questa assurda e crudele prova”
 
Non voleva ascoltare le parole di suo padre. Non si sarebbe arreso tanto facilmente a quella triste realtà. In quel momento riscoprì una tenacia ed una temerarietà che gli erano proprie. E alla fine anche la testardaggine prese il sopravvento, era convinto che quella fosse la soluzione giusta.
 
“No, papà, mi dispiace, ma alla fine sono sicuro che riuscirete tutti a capire le mie ragioni”
 
Continua…

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Capitolo 9
*** Delega ***


Delega
 
Non aveva altra scelta, doveva andare contro tutto e tutti, come sempre d’altronde, e superare quella dannata prova.
 
Sua moglie non riusciva a comprendere quanto quell’eventualità fosse estremamente frustrante anche per lui, ma in cuor suo sentiva che sarebbe stata una sofferenza maggiore dover salutare per sempre Bardack e Gine.
 
Goku però non voleva morire lasciando quel litigio in sospeso e bussava alla porta della stanza di Goten da almeno venti minuti.
 
“Chichi, ti prego, mi apri? Ti devo parlare”
 
Avrebbe potuto sfondare quella porta in meno di un secondo o semplicemente comparire davanti a lei con il teletrasporto, ma preferì non abusare di quei poteri.
 
Goten non riusciva a capire cosa stesse succedendo, perché sua madre all’improvviso si fosse chiusa a chiave con lui e negasse un confronto con suo padre.
 
“Mamma, posso aprire a papà?”
 
Proferì quella domanda con una vocina palesemente spaventata.
 
Chichi per tutta risposta si alzò e si avviò furiosa verso la porta. La aprì leggermente, giusto per vedere in faccia il suo interlocutore.
 
“Goku, la finisci di tirare pugni contro la porta?!” guardò rassegnata i segni lasciati dal marito “Stai spaventando tuo figlio”
 
“Non preoccuparti per la porta, la sistemo”
 
Quella considerazione la fece sorridere amaramente.
 
“E quando pensi di aggiustarla? Visto che tra pochi minuti sarai morto”
 
Era più una provocazione, che però lui non accolse.
 
“E dai, tesoro, non farmi andare via così!”
 
La donna uscì dalla porta, richiudendola alle sue spalle, per non farsi sentire dal bambino.
 
“Goku, ricordi quando mi hai detto che non volevi più far soffrire Goten? Ora mi spieghi io cosa gli racconto??” non gli rispose “Credo che stavolta la verità sia sconsigliata”
 
“Tornerò presto. Non si accorgerà nemmeno della mia assenza”
 
Era estremamente stufa della testardaggine di suo marito.
 
“Stavolta non ti passa nemmeno per l’anticamera del cervello di chiedermi un consiglio, vero?”
 
“A che servirebbe? Tanto so che sei contraria”
 
Non sapeva più cosa rispondergli, la ragione era sempre dalla sua parte, o almeno così pensava lui. Si avviò lentamente verso la sua stanza.
 
“Chichi”
 
Cercava di farsi perdonare con un sussurro. Lei si voltò un’ultima volta.
 
“No, Goku, non voglio nemmeno sapere come te ne andrai, non voglio salutarti, anche se, come dici tu, sarà solo un arrivederci. Ho la vaga impressione che in questo momento tu stia pensando solo a te stesso e ai tuoi sentimenti. Non vedo alcuna traccia dell’eroe che è in te”
 
Riprese il suo cammino e si richiuse di nuovo dentro.
 
Il sayan rimase un momento a riflettere su quelle parole, ma restava comunque il fatto che non ci fossero altre alternative. Sentì sommessi singhiozzi da quella cammera. Non salutò suo figlio e si avviò verso l’uscita.
 
Incontrò i suoi genitori, che provarono un ultimo disperato tentativo di dissuasione.
 
“Karoth, ti prego, ascoltaci, così ci fai stare ancora più male”
 
Ma Goku non si voltò nemmeno verso sua madre che lo implorava.
 
“Figliolo, non possiamo fermarti con la forza, ma dacci retta. Va bene così”
 
“No, non va bene così”
 
Proferì quelle parole a suo padre, prima di teletrasportarsi.
 
 
 
 
Comparve in riva al lago e senza troppi indugi si mise in contatto con la divinità da cui avrebbe sicuramente ricevuto l’aiuto a morire.
 
“Re Kaioh, mi sente?”
 
“Sì, figliolo, ti sento”
 
Ovviamente conosceva già il tema di quella conversazione.
 
“Goku, ne sei sicuro?”
 
Aveva lasciato una scia di sofferenza e lacrime dietro di sé, ma in cuor suo sentiva che era la scelta giusta.
 
“Sono pronto, re Kaioh. La morte non mi spaventa. Almeno non più”
 
“Va bene”
 
Il sayan chiuse d’istinto gli occhi, ma percepì solo un lieve formicolio al cuore. Non ricordava che morire fosse così poco doloroso. Quando riaprì gli occhi ritrovò davanti a sé la divinità.
 
Alzò d’istinto lo sguardo e uno scintillante cerchio luminoso brillava sopra la sua testa.
 
“Però questa aureola non mi mancava proprio”
 
Si dovette ben presto rassegnare alla sua nuova condizione.
 
“Allora, re Kaioh, ora che succede?”
 
Il viso del suo interlocutore era amareggiato.
 
“Dovranno superare altre prove, figliolo”
 
“E perché c’era bisogno della mia vita?”
 
Re Kaioh era davvero dispiaciuto.
 
“Doveva esserci il sacrificio di un cuore puro e non avevo alcun dubbio che tu ti saresti offerto” cercò di nascondere quella tristezza che lo stava travolgendo “Ora però i tuoi genitori dovranno superare altre prove e avranno bisogno dell’aiuto di tua moglie e di tuo figlio”
 
“Sta scherzando, vero re Kaioh??”
 
La divinità non capiva quale fosse il problema.
 
“Mio figlio non sa neppure che sono morto e Chichi non mi vuole nemmeno più vedere”
 
“Goku, questa è una catastrofe! Dai, posa una mano sulla mia spalla e convinci tua moglie ad aiutarti”
 
Il sayan indugiò un istante, ma poi ascoltò la divinità. Non voleva che il suo sacrificio fosse vano.
 
Non sapeva come iniziare, era consapevole del fatto che ogni parola sarebbe stata vana.
 
“Tesoro?”
 
Temeva una sfuriata, anche se non era fisicamente davanti a lui, quella donna aveva sempre avuto una certa influenza sul sayan.
 
Chichi lo sentì, ma non lo salutò nemmeno.
 
“Re Kaioh, non credo mi abbia sentito”
 
“Certo che ti ho sentito!”
 
Una voce squillante attirò l’attenzione di Goku e re Kaioh.
 
“Spero che tu sia all’Inferno, Goku”
 
Le sue speranze di persuasione si stavano notevolmente riducendo.
 
“V-veramente sono qui con re Kaioh”
 
Era intimorito e cercò di misurare le parole.
 
“Hai ragione, all’Inferno ci andrò io dopo che avrai la disgrazia di ritrovarti di nuovo davanti a me, perché stavolta ti uccido con le mie mani! Mi hai capito, Son Goku?”
 
Il sayan si voltò verso la divinità in cerca di aiuto.
 
“Chichi, sono re Kaioh. Metti da parte per un momento l’ascia di guerra e ascoltami. I tuoi suoceri devono superare altre prove, ma avranno bisogno del tuo aiuto. Non rendere inutile il sacrificio di tuo marito”
 
Lei non rispose subito.
 
“Dai, tesoro, fallo per Goten” attese una reazione che non arrivò “C-ci rivediamo presto”
 
“Lo faccio solo per mio figlio, hai capito? E non contare su di me per resuscitarti. Per me puoi rimanere dove sei. Sono arcistufa di essere vedova a giorni alterni”
 
“Va bene, cara”
 
Non poté fare a meno di assecondarla e di sperare che le ultime prove da superare fossero semplici e non pericolose.
 
Continua…

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Capitolo 10
*** Accettazione: la prova che fece precipitare la situazione ***


Accettazione: la prova che fece precipitare la situazione
 
Chichi era davvero spaventata, non sapeva quello che l’avrebbe aspettata, ma allo stesso tempo doveva mostrarsi calma davanti a Goten, non voleva che suo figlio sapesse la verità e ne soffrisse.
 
La donna prese un respiro e trovò la forza di uscire da quella stanza, per affrontare una nuova prova. Iniziava seriamente a credere di doverle superare anche lei quelle sfide e non solamente i suoi suoceri o suo marito.
 
Stava scendendo le scale, quando la vocina di suo figlio la richiamò indietro.
 
“Mamma, dov’è papà?”
 
Chichi dovette trattenere quelle lacrime che tanto aveva faticato a fermare pochi attimi prima. Alzò gli occhi al cielo come per chiedere aiuto a Goku e allo stesso tempo maledirlo per la situazione in cui l’aveva cacciata.
 
“Tesoro, il papà torna presto” si era abbassata alla sua altezza per porgergli una dolce carezza su quei capelli a lei tanto familiari “Ora, però mi devi aiutare, così presto potremo abbracciare i nonni. Ok?” sforzò un sorriso
 
Il figlio indugiò a risponderle. Poteva percepire la tristezza della madre. Le porse semplicemente un cenno di assenso con il capo.
 
“Bravo, piccolo”
 
Si alzò, prendendo la mano del bambino, e scese al piano inferiore.
 
 
 
Quando raggiunsero Bardack e Gine, trovarono una sorpresa poco gradita. Chichi non riuscì a trattenere lo stupore e la paura.
 
“Radish!”
 
Gine si commosse alla vista di suo figlio, senza però poter versare una sola lacrima.
 
Si stava avvicinando a lui, ma Chichi la bloccò.
 
“No, ferma!”
 
Il ricordo della cattiveria di quell’uomo la mise in allerta e d’istinto spinse Goten dietro le sue gambe per proteggerlo.
 
Gine non capiva quella reazione e si girò interdetta verso la nuora.
 
“È un essere spietato” non misurò le parole, gli eventi la stavano travolgendo “Goku ti ha ucciso! Cosa ci fai qui?!”
 
Bardack e Gine rimasero sconvolti da quelle parole. Un ghigno si dipinse sul volto di Radish.
 
“K-karoth ha ucciso suo fratello??”
 
Bardack non riusciva a crederci.
 
Chichi si avvicinò al cognato, sfidando il pericolo. Riscoprì un coraggio che non sapeva nemmeno lei di possedere. Radish non sembrava un fantasma, quindi la donna non riuscì a capire come fosse possibile la sua presenza.
 
Lui la guardava in silenzio con aria di sfida.
 
All’improvviso Radish alzò una mano rivolgendola a Goten. Chichi capite le intenzioni del cognato si mise nella traiettoria e venne investita in pieno dall’onda.
 
L’artefice di quell’attacco scomparve silenziosamente. La donna si accasciò sulle ginocchia, una chiazza rossa si allargò all’altezza del suo ventre, vi portò sopra le mani per contenere il dolore.
 
“Mamma!”
 
Il figlio corse da lei, ma non sapeva come aiutarla. E anche Bardack e Gine rimasero sconvolti da quella scena, non potevano agire in alcun modo, erano inermi.
 
“Mamma, resisti”
 
Chichi sforzò un sorriso al bambino.
 
“G-goten. N-non ti preoccupare”
 
Avrebbe tanto desiderato essere una sayan in quel momento e invece era solo una semplice umana che stava morendo a causa di un’energia disumana.
 
Il figlio non riuscì a trattenere le lacrime.

“M-mamma, non lasciarmi” era una supplica sussurrata tra le lacrime
 
“T-tesoro, non piangere”
 
Non riuscì a proferire altre parole, poiché esse le morirono in gola. Si accasciò a terra e chiuse gli occhi, trovando finalmente un po’ di pace da quell’immensa sofferenza.
 
 
 
Re Kaioh aveva seguito tutta la scena e quello a cui aveva dovuto assistere lo aveva paralizzato.
 
“Che succede?”
 
A Goku non era sfuggita quell’espressione e quell’improvviso silenzio.
 
“Re Kaioh, che cosa vede?”
 
La divinità riacquistò lentamente il dono della parola.
 
“Tuo fratello”
 
“Che c’entra Radish?”
 
Re Kaioh non gli rispose, ma chiuse gli occhi.
 
“Ma che sta facendo?? Mi dica cosa succede!”
 
Il sayan si stava spaventando e agitando.
 
“Sto reindirizzando l’anima di tua moglie”
 
“Che significa??”
 
Re Kaioh si voltò verso di lui con un’espressione dispiaciuta.

“Goku, non so come dirtelo”
 
Ma non ci fu nemmeno bisogno di ulteriori spiegazioni, che il sayan percepì una presenza familiare alle spalle. Si voltò lentamente e trovò davanti a sé l’ultima persona che avrebbe sperato di vedere in quel luogo.
 
“Chichi”
 
Notò l’aureola sulla testa della donna e comprese quello che re Kaioh non era riuscito a comunicargli.
 
“Zitto, Goku. Devi stare in silenzio. Non ti so esprimere quanto odio provo nei tuoi confronti in questo momento”
 
Non avrebbe comunque saputo cosa dire, quello che era successo era stato inaspettato per lui e finì con l’odiarsi da solo per aver lasciato la sua famiglia in balìa di quel pericolo mortale.
 
“Ditemi solo come sta mio figlio”
 
Re Kaioh si concentrò e vide Goten ancora in lacrime. Ma percepì anche qualcos’altro: Bardack e Gine, in quel breve tempo, avevano avuto la consapevolezza della malvagità che aveva investito il loro primogenito ed erano arrivati alla conclusione che Goku avesse agito nel modo giusto uccidendolo. Nel loro cuore avevano accettato la decisione del figlio.
 
“Avete superato la prova e Goten sta bene”
 
Re Kaioh comunicò quella notizia con poco entusiasmo. La situazione stava sfuggendo di mano a tutti.
 
“Chichi, tranquilla, ci sono le sfere del drago”
 
Goku cercò di rasserenare la moglie.
 
Lei era esasperata e rassegnata.
 
“Forse non ricordi che ci sono concessi solo tre desideri e noi siamo in quattro”
 
A quello il sayan non aveva proprio pensato, ma nella mente gli fu chiaro il modo in cui avrebbe salvato la sua famiglia.
 
Continua…

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Capitolo 11
*** Un desiderio mancante ***


Un desiderio mancante
 
Come aveva notato re Kaioh, Goten era rimasto immobile con le lacrime agli occhi a contemplare il vuoto difronte a sé.
 
Gine si avvicinò al bambino, con l’intenzione di consolarlo come poteva, non le era consentito abbracciarlo o asciugare le sue guance bagnate, ma non riuscì nemmeno a restare in disparte davanti a tanta sofferenza. Lei e Bardack si ritenevano i diretti responsabili della situazione in cui riversavano, ma non sapevano come essere d’aiuto.
 
“Tesoro, mi dispiace tanto per la tua mamma”
 
Quelle parole sussurrate dolcemente dalla donna lo riportarono totalmente presente.
 
“Nonna, io non capisco. Dov’è papà? Perché non l’ha salvata?”
 
Erano domande più che lecite, ma Gine non se la sentiva di comunicare al nipote che entrambi i suoi genitori erano morti; allo stesso tempo però si rese conto che non vi era altra persona che potesse informarlo.
 
Bardack, capite le intenzioni della moglie, cercò un modo per fermarla, a suo parere il bambino era già abbastanza provato.
 
“Goten, sono certo che tuo padre troverà una soluzione e tua madre tornerà da te”

Quelle parole nascondevano un’implicita promessa, che il bambino accolse di buon grado, cessando quel pianto disperato.
 
 
 
 
Le parole di Bardack non furono del tutto infondate, Goku era alla disperata ricerca di una soluzione, ma al sayan veniva in mente sempre e solo un’idea e Chichi la poteva leggere negli occhi del marito.
 
“No, Goku. Non penserai di”
 
Non riusciva nemmeno a pronunciare quelle parole.
 
“Tesoro, mi dispiace, ma non c’è altra soluzione. E poi è colpa mia se ti trovi in questo pasticcio”
 
Per lei era totalmente assurdo.
 
“Goku, non osare!”
 
Avrebbe sicuramente pianto a quella notizia, se la morte non le avesse impedito quello sfogo.
 
“Chichi, non priverò Goten di sua madre. Ha vissuto per anni senza di me e potrà farlo ancora”
 
Re Kaioh si intromise in quella sofferta discussione.
 
“Finitela voi due con questi discorsi strappalacrime”
 
Riuscì ad attirare l’attenzione di Goku e Chichi.
 
“Re Kaioh, ha qualche idea?”
 
La divinità indugiò un momento.
 
“Figliolo, ci sarebbero le sfere di Namecc, ma”
 
“Ma?”
 
Chichi iniziò a spazientirsi davanti a quell’incertezza.
 
“Ma non posso andare a prenderle, vero re Kaioh?”
 
La divinità non rispose a quella scontata domanda del sayan.
 
“Ma Goten sì”
 
Chichi rispose ingenuamente ai loro dubbi.

“Tesoro, nostro figlio non sa teletrasportarsi” la sua voce si affievolì sull’ultima parola, una nuova idea si palesò nella sua mente “Ma posso insegnarglielo!” pronunciò quelle parole con una certa concitazione “Re Kaioh, mi faccia parlare con lui”
 
Goku stava per posare la mano sulla spalla della divinità, quando la moglie bloccò quell’azione.
 
“Fermo! Dovrai dirgli che sei morto. È già abbastanza provato dalla mia dipartita”
 
Il sayan si sciolse dalla presa di Chichi.
 
“Cercherò di non traumatizzarlo”
 
Si concentrò per comunicare con suo figlio.
 
“Goten, mi senti?”
 
Il bambino sentiva la voce del padre, ma non ne conosceva la provenienza.
 
“Papà, dove sei? La mamma”
 
“Sì, figliolo, lo so, è qui con me”
 
Chichi lo rimproverò con lo sguardo per essere stato così diretto, ma lui la ignorò, in quel momento le sue priorità erano altre.
 
“Goten, ascoltami, abbiamo la soluzione, ma ci servono le sfere di Namecc e dovrai andare tu al Palazzo del Supremo”
 
Il bambino rimase perplesso.
 
“Ma, papà, io non posso teletrasportarmi da Dende”
 
“Lo so, figliolo, infatti te lo insegnerò” attese una reazione che non arrivò “Goten, ricordi quando ci siamo scontrati in quel combattimento virtuale? Il principio è identico, al posto di un punto visualizza l’aura del Supremo”
 
Il bambino rimase un momento a riflettere e poi tentò nell’impresa. Il padre attese e sperò nella sua riuscita.
 
“Papà, non ci riesco”
 
Si stava allarmando, sulle sue spalle erano state riposte all’improvviso tutte le responsabilità e la vita dei suoi familiari.
 
“Goku, tuo figlio è troppo piccolo per imparare una tecnica simile e poi tu c’hai impiegato un anno prima di saperla padroneggiare”
 
“Re Kaioh, è molto più sveglio di me!”
 
Le speranze di Goku si stavano esaurendo e questo provocò in lui un certo nervosismo.
 
“Mi dispiace, papà”
 
Il padre cercò di calmarsi per non allarmare il bambino.
 
“Non preoccuparti, figliolo”
 
Goten temeva di averlo deluso e Goku poteva percepire questo stato d’animo dalla voce del bambino.
 
“Goten, ti faccio parlare con la mamma”
 
Aveva un altro piano, ma stavolta non era di suo gradimento.
 
“Chichi, parla con lui” era estremamente serio “Tranquillizzalo e digli di cercare le sfere del drago. C’è solo un modo, devo andare io al Palazzo del Supremo” proferì quelle parole con una nota di dispiacere.
 
“Questo significa che resto qui. Goku, va bene. Mi fido di te, so che mi resusciterai”
 
“Per la verità non va bene. Proprio per niente”
 
Chichi gli sorrise.
 
“Pare proprio che l’esperienza della vedovanza la dovrai vivere tu stavolta, se pur breve. E questo ti spaventa?”
 
“Certo che mi spaventa!”
 
Re Kaioh si intromise nuovamente tra i due.
 
“Scusate, ma volevo informarvi che Bardack e Gine sono appena entrati in paradiso”
 
“Cosa??”
 
Goku non riusciva a capire, pensava ci fossero altre prove.
 
“Direi che avete sofferto tutti a sufficienza e non vi verrà chiesto più di quello che potete dare”
 
Goku e Chichi rimasero piacevolmente sorpresi di quella notizia.
 
“Forza, non guardatemi così. Piuttosto, Chichi, parla con tuo figlio”
 
Lei non se lo fece ripetere.
 
“Tesoro”
 
“Mamma! I nonni sono scomparsi. Ho fatto qualcosa che non dovevo?”
 
Sorrise alle parole del bambino.
 
“No, Goten. Ora però potrai riportarli in vita” diventò seria “Ascoltami, devi cercare le sfere, passa a prendere il radar da Bulma. Devi resuscitare i nonni e papà”
 
Al bambino non quadravano le parole della madre.
 
“E tu?”
 
“Non preoccuparti, a me penserà tuo padre. Andrà lui da Dende”
 
Al figlio, come a Goku, non piaceva per niente quell’idea.
 
“Mamma, mi dispiace, vi ho deluso”
 
“Non dire sciocchezze, tesoro. Siamo fieri di te”
 
Goku non riusciva nemmeno ad ascoltare quel dialogo tra Chichi e Goten; per colpa sua erano stati costretti a lasciare il loro bambino da solo in un’impresa alquanto delicata. Non si era mai posto grossi problemi a dover rischiare la sua vita, ma ora la vita ad essere in pericolo era quella di sua moglie.
 
“Goku”
 
Non si era nemmeno accorto che Chichi avesse smesso di comunicare con la terra.
 
“Andrà tutto bene, tra poco torneremo tutti a casa”
 
“Deluderò davvero Goten se non riesco a riportarti in vita”
 
La donna non riusciva a comprendere quel pessimismo.
 
“Perché il drago Polunga non dovrebbe esaudire il tuo desiderio?”
 
“Non lo so, Chichi, ma ho un brutto presentimento”
 
Continua…

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Capitolo 12
*** Ripensamenti ***


Ripensamenti
 
Grazie al radar di Bulma, Goten si era lanciato alla disperata ricerca delle sfere del drago, ma si accorse ben presto che, non potendosi teletrasportare, avrebbe impiegato troppo tempo.
 
Suo padre era stato intenzionato ad insegnarglielo, ma lui non era riuscito. Forse se fosse stato un po’ più grande e più forte avrebbe facilmente imparato quella tecnica.
 
Quei pensieri lo demoralizzarono. Era riuscito solo a recuperare una sfera, ma non era sufficiente per riportare in vita nemmeno suo padre. Pensò a lui e d’istinto gridò una preghiera al cielo.
 
“Papà!”
 
Nuove lacrime solcarono il suo viso.
 
“Papà, come faccio da solo?”
 
Credeva di rivolgere quella domanda a se stesso.
 
“Goten”
 
“Papà, aiutami”
 
“Figliolo, so che ci riuscirai. Credi in te, perché io ci credo”
 
Rifletté su quelle parole di incoraggiamento.
 
“Voglio che tu e la mamma torniate presto da me, ma mi mancano sei sfere e si sta avvicinando il tramonto. Non riuscirò mai a trovarle prima di sera”
 
Attendeva una reazione da Goku, ma essa tardò ad arrivare, facendo credere al bambino di essere rimasto veramente solo.
 
“Goten. Ascoltami, ritenta il teletrasporto”
 
“È comunque inutile se nei paraggi delle sfere non percepisco un’aura familiare, o no?"
 
Aveva drammaticamente ragione e il padre non aveva nemmeno il coraggio di confermare i timori del bambino.
 
“Io però non ti ho mai insegnato ad arrenderti, mi hai capito?”
 
Impiegò un insolito tono di rimprovero, che intimorì ulteriormente il figlio.
 
“Ma, papà”
 
Non gli rispose più. Non lo avrebbe sicuramente più deluso, così si alzò con decisione e riprese il suo cammino.
 
 
 
 
Si sentiva un po’ in colpa per aver alzato la voce con suo figlio, ma probabilmente aveva solo bisogno di essere incentivato con decisione.
 
Chichi lo fulminò inaspettatamente.
 
“Che c’è?”
 
Stavolta il sayan non aveva proprio la più pallida idea del suo errore.
 
“Perché lo hai rimproverato?”
 
Goku comprendeva sempre meno la reazione della moglie.
 
“Tu gli urli contro praticamente tutti i giorni”
 
“Sì, ma non dall’Aldilà!”
 
Era chiaro che quella difficile situazione gli stesse facendo perdere la pazienza e con essa anche il tatto andò a farsi benedire.
 
Goku alzò gli occhi al cielo, o per meglio dire la distesa celeste sopra la sua testa. Possibile che non ne combinasse mai una buona per quella santa donna?
 
“Prego, Chichi, visto che sei così brava, perché non lo incoraggi tu a non arrendersi??”
 
Si stava avviando a passo veloce verso re Kaioh per dimostrare al marito quale dovesse essere l’atteggiamento giusto da tenere con il figlio. La divinità iniziò a spaventarsi dalla veemenza della donna.
 
“Chichi”
 
Il sayan sussurrò il suo nome con sorpresa.
 
“Ho capito, Goku. Ci penso io, se tu non sei in grado”
 
“No, Chichi, guardami!”
 
Si voltò verso di lui e rimase senza parole: suo marito stava scomparendo sotto i suoi occhi.
 
“Credo che Goten mi stia riportando in vita, vero re Kaioh?”
 
La divinità confermò.
 
Si voltò verso la moglie, ma il suo sguardo aveva una nota di dispiacere.
 
“Sapevo che nostro figlio ci sarebbe riuscito” avrebbe dovuto gioire, ma in quel momento non ne era in grado “Tesoro, ci rivediamo il prima possibile”
 
La donna cercò di sfiorargli una mano per tranquillizzarlo, ma non le fu concesso quel contatto. Così gli sorrise.
 
“A presto, Goku. Salutami i tuoi genitori e Goten”
 
Scomparve, lasciandola in compagnia di una grande sensazione di solitudine.
 
“A quanto pare, non importa dove io sia, sarò sempre sola”
 
Si rivolse amareggiata verso re Kaioh, ma nemmeno lui sapeva come consolarla.
 
 
 
 
Ricomparve davanti al figlio.
 
“Papà”
 
E un grande sorriso si dipinse sul viso del bambino.
 
“Ottimo lavoro, Goten!” si guardò intorno e tirò le dovute conclusioni “Non hai ancora resuscitato i nonni?”
 
“No, ho pensato che volessi essere presente”
 
Sorrise al dolce pensiero del figlio.
 
“Ok, allora”
 
Ma Goku bloccò la frase a metà. Il bambino non capì, ma un pensiero passò per la mente del padre ed era proprio la presenza del figlio ad averlo insinuato nella mente.
 
“G-Goten”
 
Ma lui non riusciva a comprendere la titubanza del padre.
 
“Figliolo, sei sicuro di voler resuscitare i nonni e non la mamma?”
 
Gli aveva diretto una domanda complessa, lo aveva posto difronte ad una scelta difficile. Forse però Goku aveva esplicitato al figlio un suo dubbio e aveva dato a lui la responsabilità di scelta.
 
“Goku!”
 
Una voce squillante impedì a Goten di ribattere.
 
“Non fare lo stupido! Resuscitami con le sfere di Namecc” nessuno aveva il coraggio di risponderle “Se mi resusciti prima dei tuoi genitori passi i guai, hai capito?”
 
“Pare proprio che tua madre non gradisca le mie attenzioni”
 
Quell’insolita considerazione provocò un sincero sorriso nel bambino.
 
Il sayan si concentrò e seguì il consiglio - più una minaccia veramente- della moglie.
 
“Drago Shenron, desidero riportare in vita Bardack e Gine”
 
Il drago non se lo fece ripetere una seconda volta e in meno di un secondo i due comparvero sulla terra. Espressi gli ultimi desideri, come di consueto, le sfere si dispersero nuovamente per il pianeta.
 
Goku notò che i suoi genitori non avevano l’aureola e non credette nemmeno lui di esserci riuscito realmente.
 
“Mamma? Papà?” li continuava a scrutare titubante per paura di vivere un sogno “Come vi sentite?”
 
Gine non riusciva a crederci.
 
“Vivi”
 
Goten si gettò inaspettatamente tra le sue braccia e finalmente stavolta l’abbraccio poteva essere ricambiato. Bardack fece una carezza sulla testa del nipote, poi tornò serio e si rivolse al figlio.
 
“Karoth, sbrigati, devi riportare in vita tua moglie”
 
Goku non attese un momento di più, avrebbe abbracciato più tardi i suoi genitori. Si portò rapidamente due dita sulla fronte e si teletrasportò.
 
Destinazione: Palazzo del Supremo.
 
 
Continua…

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Capitolo 13
*** Quel presagio che si avverò ***


Quel presagio che si avverò
 
Goku si teletrasportò in meno di un secondo al Palazzo del Supremo. Il tragitto era stato veramente breve, ma nella testa il sayan aveva sempre e solo un pensiero che lo torturava: la possibilità di un eventuale fallimento. Non si sarebbe mai perdonato se, per colpa sua, non fosse riuscito a resuscitare la moglie. Certo, lo faceva esasperare spesso e volentieri, ma non poteva infliggere un colpo simile ai suoi figli e poi sarebbe mancata anche lui, con le sue grida e tutto il resto.
 
“Dende”
 
Vi era urgenza nella voce del sayan e questo sicuramente contribuì ad allarmare il Supremo.
 
“Goku. Cos’è successo?”
 
Non fece molti giri di parole e arrivò subito al dunque.
 
“Ho bisogno delle sfere di Namecc per riportare in vita Chichi”
 
Dende non gli rispose subito, si stupì a vederlo così agitato.
 
“Chi ha ucciso tua moglie?”
 
“Radish”
 
L’espressione del Supremo passò dall’ansia alla perplessità.
 
“Goku, tuo fratello è morto, non può aver ucciso nessuno”
 
“Chiedi a re Kaioh, se non mi credi”
 
Tutto si sarebbe aspettato, tranne di dover convincerlo della veridicità delle sue parole.
 
“Goku, tu non mi hai capito. Mi fido di te, ma nemmeno le sfere di Namecc possono resuscitare qualcuno che è morto per mano di un essere inesistente”
 
“Ma, Dende, lei è morta sul serio!”
 
Era assurdo, lui non poteva crederci. Non c’era niente che le sfere non potessero fare e a maggior ragione il drago Polunga.
 
“Mi dispiace tanto, ma non posso aiutarti”

Il sayan rimase a riflettere per cercare un’altra soluzione.
 
“D’accordo, allora cambio desiderio. Voglio che la mia vita sia data in cambio di quella di mia moglie. Questo almeno potrà essere esaudito, o sbaglio?”
 
Aveva rivolto a Goten tantissime promesse in pochissimo tempo; era riuscito a riportare in vita i suoi nonni, ma non poteva non salvare sua madre, questo non se lo sarebbe mai perdonato.
 
“Goku”
 
Il Supremo cercò di supplicarlo e di farlo ragionare.
 
“Dende, per favore, altrimenti non trovo pace”
 
“Non devi per forza ritenerti responsabile di tutto”
 
Quella considerazione lo fece sorridere.
 
“Ma è proprio questo il punto, Supremo. Non sono mai stato più responsabile in vita mia. Lei mi aveva avvertito, ma io non l’ho ascoltata ed ora è lei a trovarsi all’altro mondo e non è giusto. Goten ha bisogno di Chichi e anche Pan, nostra nipote è così piccola. Per favore, Dende. So che è una richiesta personale, ma ti supplico, dammi la possibilità di rimediare. So che lei non sarà d’accordo, ma alla fine riuscirà a comprendere le mie ragioni. Stavolta almeno sono giuste”
 
Il namecciano lo ascoltava attentamente e quelle parole avevano toccato il suo buon cuore.
 
“Goku, conosci le condizioni, vero? Prendi il suo posto”
 
“Sì, lo so, inoltre sono appena stato resuscitato da Goten, quindi per un bel po’ dovrò rimanere lassù. Ma mi sacrifico più che volentieri per lei”
 
Forse però in quel momento possedeva una strana consapevolezza e razionalità, il suo gesto non era dettato dall’impulso e dalla foga di gettarsi in battaglia a scapito della vita pur di eliminare un acerrimo nemico per la Terra, ma dall’amore per la sua famiglia, che aveva trascurato per anni. Per una volta quell’istinto eroico, tanto odiato dalla moglie, avrebbe salvato essa stessa, ma anche in quell'occasione non lo avrebbe sicuramente gradito, sarebbe rimasta nuovamente sola e a questo Goku non aveva una soluzione.
 
 
 
 
Chichi era impaziente sul pianeta di re Kaioh, non l’avevano ancora riportata in vita ed iniziava a chiedersi se avrebbe prima o poi potuto riabbracciare la sua famiglia e con essa anche i suoi suoceri, che erano appena stati resuscitati.
 
“Re Kaioh, non mi può aggiornare su quello che succede sulla Terra?”
 
“Tuo marito è riuscito a riportare in vita Bardack e Gine ed ora è dal Supremo”
 
Il suo tono era troppo serio e questo inquietò la donna.
 
“È sorto qualche problema?”
 
La divinità si voltò verso Chichi e la guardò compassione.
 
“Purtroppo sì. Non possono riportarti in vita con quelle sfere, dato che ad ucciderti è stato un essere inesistente, quindi Goku ha pensato di sostituirsi a te”
 
A lei mancò il fiato.
 
“N-non può farlo! Re Kaioh, gli dica di non farlo! Mi faccia parlare con lui!”
 
Pronunciò quelle parole rapidamente, senza riflettere nemmeno un momento.
 
“Goku”
 
La sua voce era già rotta dal pianto.
 
In quel momento la voce di sua moglie gli diede una strana sensazione e gli fece morire le parole in gola.
 
“So che mi senti. Troviamo un’altra soluzione, deve esserci. Ma se tu fai una cosa simile, se ti sostituisci a me, io non potrò più portarti in vita. Ti prego, non farmi questo”
 
Fu una delle poche volte in cui non lo rimproverò, non alzò la voce nemmeno per far valere le sue opinioni, lo supplicava e dichiarava tutta la sua ansia e preoccupazione, e con esse tutto l’amore che provava per lui.
 
“Mi dispiace, tesoro. Mi avevi detto di non accettare quella sfida, ma io non ti ho dato retta. Ma dopotutto io non ti ascolto mai, quindi non avrei potuto smentirmi proprio stavolta”
 
“Goku”
 
Capì subito che non avrebbe ascoltato i suoi consigli nemmeno quella volta.
 
“Ora ascoltami, perché non credo ci sarà più concesso di comunicare tramite re Kaioh dopo. I miei genitori stanno bene e anche Goten. Sono certo che nostro figlio mi odierà, ma almeno ho mantenuto la promessa, di questo non potrà certo accusarmi” proferì l’ultima frase con un sorriso
 
“Goku, non ti odio nemmeno io, come potrebbe odiarti quel bambino?!”
 
Lo rasserenarono quelle parole e lo aiutarono ad andarsene più serenamente.
 
“Ne sono felice, Chichi”
 
Quei pochi anni in cui era tornato dalla sua famiglia erano stati meravigliosi: aveva conosciuto suo figlio e riscoperto la serenità della propria casa.
 
“Cosa posso fare per farti idea?”
 
Fece un ultimo tentativo, ma ormai una rassegnazione non solita si stava impossessando di lei.
 
“Nulla. Non cambierò idea, proprio perché sono egoista, Chichi. Io so che tu puoi vivere senza di me, ma io non ne ho la più pallida idea e questa incertezza non mi piace per niente”
 
“Goku, non sei egoista. Sei la persona più altruista che io conosca. Ora mi stai mentendo, lo fai per i tuoi figli, per tua nipote, ma non per te. Ne sono sicura” non scesero lacrime dai suoi occhi, per fortuna non le era ancora consentito riacquistare quella capacità “Ci rivedremo?”
 
“Ti sarò sempre accanto”
 
“No, Goku, intendevo in carne ed ossa”
 
“Forse un giorno”
 
Si erano lasciati così, per l’ennesima volta, ma stavolta il destino aveva dato loro la possibilità di salutarsi e in cuor suo il sayan sentiva di non aver mai dato la sua vita più volentieri: era riuscito a concedere una seconda possibilità a Bardack e Gine, anche se lui non sarebbe potuto stare loro accanto, ma dopotutto non si poteva chiedere troppo e avere tutto. Questo lo aveva imparato. 
 
 
Continua...

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Capitolo 14
*** Una famiglia eccezionalmente riunita ***


Una famiglia eccezionalmente riunita
 

Era passata una settimana da quando Goku aveva deciso di sacrificarsi per salvare la sua famiglia. Si ritrovava di nuovo sola, anche se in quella occasione la casa era più affollata dell’ultima volta.
 
Bardack e Gine si sentivano terribilmente responsabili e addolorati, avevano perso il loro figlio per la seconda volta e avevano privato Chichi e i loro nipoti del suo amore; non sapevano come rimediare, ma si resero conto che non avrebbero mai dovuto accettare di essere riportati in vita. Karoth aveva concesso loro di raggiungere il paradiso e questo era più di quello che avrebbero mai immaginato, erano usciti dalla Terra di Mezzo, un luogo di incertezza e sospensione, per poter raggiungere una pace eterna. Non sapevano come aiutare Chichi, erano coscienti del fatto che era tutto inutile se non fossero stati in grado di restituire l'unica persona di cui lei avesse veramente bisogno.
 
Nonostante tutte le colpe e le conseguenze che questa esperienza aveva avuto sulle loro vite, a Chichi non passò mai per la mente di far pesare ai propri suoceri quella nuova solitudine; a lei faceva piacere la loro vicinanza e anche Goten riuscì, in qualche modo, a superare questo nuovo distacco, o meglio l’unica separazione che il bambino avrebbe avuto in memoria, visto che la prima volta non era ancora nato.
 
 
Una nuova alba senza suo marito rischiarava il cielo, dove sicuramente lui era; Chichi non aveva una gran voglia di alzarsi, ma Goku le aveva promesso che le sarebbe stato sempre accanto, quindi se avesse visto quella penosa scena, sarebbe stato sicuramente contrariato.
 
Stava raccogliendo tutte le poche energie che le erano rimaste per potersi levare da quel torpore, ma una visita la bloccò nel suo intento.
 
“Mamma”
 
Goten era entrato come una furia nella stanza dei suoi genitori e si era lanciato sul letto accanto a Chichi.
 
Lei lo guardò con un sorriso e si mise a sedere. Il lato destro del grande letto matrimoniale era intonso da sette giorni, ma il bambino con quell’infantile gesto aveva stropicciato le lenzuola e la federa del cuscino. E poi quella sorprendente somiglianza con suo marito le diede la percezione di rivedere lui. Alla fine nemmeno Goku era così maturo, lei lo definiva un eterno bambino ed era proprio quel suo lato a mancarle di più stavolta, nonostante l'avesse sempre fatta esasperare.
 
Essa stessa si sorprese delle considerazioni che vagavano per la sua mente.
 
“Mamma”
 
“Che c’è, tesoro?”
 
Goten si era steso supino e guardava il soffitto color latte.
 
“Papà è lassù, vero? Dove è andato prima che io nascessi?”
 
Quel bambino era più forte di lei e non solo fisicamente, anche moralmente. La donna mandò giù un magone, evitando di non piangere e provò a mantenere la calma per rispondere a suo figlio.
 
“Sì, tesoro. Papà è in paradiso”
 
E dopotutto non poteva che essere lì.
 
“Sai cosa dicono i miei compagni di scuola?”
 
La madre negò con il capo e il bambino proseguì.
 
“Che in cielo ci sono le persone buone e più buone sono più il cielo le accoglie presto”
 
Peccato che suo marito non fosse stato accolto né presto né tardi, ormai ci aveva messo le radici in quel divino posto.
 
“Già. Una bontà che ti ha trasmesso, piccolo mio”
 
Il bambino rifletté sulle parole proferite dalla madre.
 
“Ma quindi anche io raggiugerò presto papà?”
 
“Certo che no! Ma cosa vai a pensare?!” quella domanda la prese alla sprovvista e si affrettò a negare, ma subito dopo gli sorrise “Non permetterò a nessuno di farti del male, tesoro. Mai. E sono sicura che se papà fosse qui con noi, farebbe la stessa cosa”
 
Alzò d’istinto gli occhi e rimase un momento in silenzio a pensare ‘So che sei fiero di lui, anche se avete passato poco tempo insieme’
 
“Mamma, scendiamo a fare colazione? I nonni saranno già svegli”
 
La riscosse da quel silenzioso dialogo unidirezionale, impedendo alle lacrime di scendere: l’ultima cosa che voleva fare era piangere davanti a suo figlio.
 
“Certo, Goten. Andiamo”
 
Il suo bambino le diede la spinta necessaria per uscire da quella stanza e dare inizio ad una nuova giornata.
 
 
 
 
Goten aveva ragione, Bardack e Gine erano già svegli da qualche ora. Dopo anni di buio, avevano solo voglia di godere della luce del sole. Ma ancora nel loro cuore vi era una grande nota di tristezza.
 
Chichi preparò la colazione per la sua famiglia. Non aveva ancora avuto il coraggio di informare nessuno della dipartita di Goku, nemmeno Gohan era al corrente dell’ennesima scomparsa di suo padre, ma si rese conto di dover essere lei a dirglielo. Quando il figlio chiamava, inventava scuse, non era di certo difficile credere che Goku stesse tutto il giorno fuori casa per allenarsi. Quel giorno però Gohan aveva annunciato che sarebbe passato insieme a Videl e Pan per incontrare i suoi nonni e far loro conoscere la sua famiglia, a quel punto non avrebbe più potuto nasconderglielo e sarebbe stato sicuramente un trauma anche per sua nipote e sua nuora.
 
Si sedette a sua volta a tavola per consumare la sua colazione, ma non aveva giustamente appetito, pensando a quello che l’avrebbe aspettata.
 
Gine le sussurrò senza farsi sentire dal nipote.
 
“Mia cara, Gohan capirà. Se non glielo hai detto, hai avuto le tue buone ragioni”
 
Fece un mezzo sorriso a sua suocera, ma continuava ad essere poco convinta che non avrebbe deluso il suo primogenito con la scelta di quel silenzio.
 
“Volevo che lo sapesse di persona e non per telefono”
 
Anche quelle, infondo, erano scuse che raccontava a se stessa per ritardare quel momento e per non addossare ulteriormente di colpe i genitori di suo marito.
 
Pronunciò l’ultima frase tenendo la testa bassa, sconsolata, ma quando rialzò gli occhi, notò l’espressione sorpresa di tutti presenti, i quali guardavano alle spalle di lei. La donna non riuscì a capire subito e rimase interdetta.
 
“Sono d’accordo con te, Chichi. Certe notizie è meglio darle di persona”
 
A quella voce anche lei spalancò gli occhi, ma non ebbe subito il coraggio di voltarsi. Aveva paura che fosse un sogno.
 
Si alzò lentamente dalla sedia e quando lo vide davanti a sé, dovette sbattere più volte le palpebre per essere sicura di non avere le allucinazioni. Le sorrideva e lei per tutta risposta gli corse incontro.
Il tragitto dalla cucina al soggiorno fu infinito, ma quando arrivò, si bloccò ad un centimetro da lui.
 
“Se ti abbraccio non scompari, vero?”
 
Era tornata seria, formulando quella domanda.
 
Il sorriso sul viso di Goku però non si spense “Assolutamente no, tesoro”
 
L’accolse tra le sue braccia e quando la donna percepì la presenza del marito, le sembrò di rinascere.
 
“Papà!”
 
Quel dolce contatto fu interrotto da Goten, che corse incontro a Goku.
 
“Ehy, Goten. Ti trovo cresciuto”
 
Gli fece una carezza sulla testa.
 
“Goku, io non capisco. Perché sei qui?”
 
A Chichi quella domanda venne spontanea.
 
“Ti interesserà sapere che mi hai salvato tu”
 
Le rispose fintamente offeso, incrociando le braccia al petto. Ma la moglie non riusciva a capire.
 
“Re Yammer si è accorto dopo del motivo della tua morte. Io ti ho sostituita e siccome sei morta per salvare nostro figlio, il custode ha pensato bene di darmi un premio” le sorrise “Né tu né re Kaioh mi avete accennato a questo dettaglio. Se lo avessi saputo, avrei informato prima re Yammer, non dopo una settimana, e sarei tornato subito”
 
La donna non poteva credere alle parole di Goku.
 
“Quindi sei tornato grazie a me?”
 
“Sì, ma, Chichi, non dirlo in giro. È già abbastanza frustrante essere salvato da una donna”
 
Le rispose sussurrando, faticando a reprimere un soddisfatto sorriso.
 
Lei invece gli sorrise di gioia, non riusciva a reprimere quella forte emozione, e gli diede una delicata manata sul petto, come se avesse paura che scomparisse da un momento all'altro.
 
“Sai, hai un che di Vegeta in questo momento”
 
“Sia mai! Siamo sayan, ma decisamente molto diversi”
 
Bardack e Gine si avvicinarono al figlio con l’intenzione finalmente di abbracciarlo.
 
“Scusate se vi ho fatto attendere, ma ci sono state delle complicazioni”
 
Gine non gli diede nemmeno il tempo di concludere la frase, che lo strinse forte a sé.
 
“Goku, è così bello poterti riabbracciare”
 
Il sayan si sciolse dalle braccia della madre, interdetto.
 
“Goku? Da quando mi chiamate con il mio nome terrestre?”
 
Stavolta fu Bardack a rispondergli con un sorriso.
 
“Ci siamo solo accorti di quanto siamo grati alla Terra. Ti abbiamo lasciato che eri un bambino, ma di quel bambino, di Karoth, è rimasto ben poco”
 
 
 
Quel pomeriggio Bardack e Gine conobbero il resto della famiglia e la piccola Pan fu palesemente entusiasta di incontrare i suoi bisnonni.
Non accennarono nemmeno a Gohan di quella disavventura e il ragazzo non chiese cosa fosse stato necessario fare per riportare in vita i suoi nonni. La gioia era grande e nessuno di loro voleva rovinare quel momento così insolito e unico.
 
Alla fine Goku si rese conto che, anche se con una grande quantità di sofferenza, era riuscito in quella missione. Aveva rischiato di distruggere la sua famiglia, ma per fortuna per quella volta il destino era stato loro favorevole e la sua famiglia poteva definirsi finalmente completa.


Infondo è sempre così, più è tortuosa la strada, più il panorama che ci attende sarà magnifico.
 
Fine.
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao a tutti!
Spero vi sia piaciuto il finale 😊 non poteva che essere lieto 😊
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno recensito, ma anche coloro che hanno inserito la storia nelle seguite, ricordate e preferite <3 Spero di non avervi deluso, ma nel caso fatemelo sapere 😉
Baci :3

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