Ciao! eccomi tornata a postare un
nuovo capitolo di In die Nacht! questa volta Bill si troverà
alle prese con i compagni di scuola...anche se non è scritta
perfettamente mi ha fatto piangere scrivere questa capitolo...spero
piacerà anche a voi...cmq buona lettura!
-----------------------------------------
Non dopo molto tempo dal divorzio Simone
si risposò con Gordon Trümper,
un chitarrista, che portò la passione per la musica ai
gemellini. Tom imparò a
suonare la chitarra a soli sette anni e Bill scrisse la sua primissima
canzone
a sei: Leb’ die Sekunde. Comincia per loro una piccola
rinascita. Dopo un
travestimento in maschera per una festa di Halloween comincia a
truccarsi con
la matita di nascosto, ma poi lo fa a scuola e presto si ritrova tra le
mire
dei suoi compagni e numerose volte viene picchiato. Come successe
quella volta…
Bill se ne stava nel suo angolino
a testa china. Tutti i suoi compagni correvano per il parco ridendo e
scherzando. Era ricreazione e stava spiluccando la sua merenda, quando
un’ombra
gli coprì la visuale. “Oggi abbiamo la foto di
classe della quinta. Metti
ancora la matita agli occhi? Io non voglio far vedere ai miei che ho in
classe
un maschio che fa la femminuccia…”
Bill
alzò lo sguardo mostrando i
suoi occhi evidenziati dalla matita come in segno di sfida.
“Oh
ma allora lo fai apposta! E
noi che credevamo fossi tordo o sordo! Noi non le tolleriamo le
femminucce Bill
Kaulitz!” strillò il capo della banda formata
tutta dai suoi compagni di classe.
Fece scrocchiare le ossa delle dita. “Mio papà
dice che quelli, come te, sono
così perché hanno problemi in famiglia e il
più delle volte sono loro a crearli…”
Bill
si alzò e i suoi occhi
marroni scintillarono alla luce del sole.
“Chi
ti ha detto di alzarti?”
ribollì quello, mollandogli un pugno in pancia. Bill si
piegò in due sulle
gambe. “Bravo chinati. Sei una vergogna…x la tua
famiglia…e x tutta la scuola e
x noi!”
I
suoi compari allora
cominciarono a calciarlo. “Li senti questi, è? Te
li diamo noi da parte di tuo
padre. Dice di dirti che se quella sera non portavi le foto lui sarebbe
rimasto…”
Bill
sotto le percosse dei suoi
compagni si scervellò per capire come faceva a saperlo, a
sapere cosa era
successo a casa sua.
“Ti
basta femminuccia? Basta
voi!” ordinò. Afferrò la maglia di Bill
e sollevò il suo corpicino steso a
terra. Lo guardò, mentre le lacrime gli facevano colare il
trucco. Pump! Lo
colpì al naso.
Sangue
che colava…
Dolore
lancinante per tutto il
corpo…
Riuscì
con una gran fatica a
raggiungere il bagno. Si chiuse a chiave e si rannicchiò
vicino al water
portando le gambe contro il petto, stringendole con le braccia e
appoggiando il
mento sulle ginocchia.
Tom
stava cercando Bill per tutto
il cortile della scuola, quando una ragazzina gli disse di averlo visto
andare
al bagno. Tom capì. Bill non ci andava mai se non per
rifugiarsi, quando lo
picchiavano.
Tom
era stufo. Era stufo di
vedere soffrire il fratello. Aveva provato di tutto per fermare i
compagni di
Bill e intimidirli. Però forse era ora che li ripagasse con
la stessa moneta.
Se la prendevano in gruppo contro lui che era solo e indifeso.
Rientrò
nella struttura e s’imbucò
nei bagni. “Bill?” urlò incazzato.
Non
ricevette risposta. “Bill?”
urlò più forte. “Lo so che sei
qui…”
“Qui
Tomi…” disse piano.
Tom
calciò la porta (Bill non si
sarebbe alzato per aprirgli) e ruppe la serratura.
“Bill…” sussurrò vedendolo
in quella miseria. Era peggio del solito. Aveva il naso rotto. Grandi
lividi
sulle braccia e forse anche sotto i pantaloni e sulla pancia. Tom
s’inginocchiò
di fronte a lui. “Bill…”
sussurrò di nuovo.
Il
fratellino alzò leggermente la
testa tanto da vedere in faccia Tom. “Tomi è colpa
mia se mamma e papà non sono
più insieme?” domandò piano.
Tom
scosse il capo. Gli appoggiò
una mano sulla testa. “Certo che no, Bill. È
successo perché doveva succedere.
Tu non c’entri niente, ma chi ti ha detto una cosa del
genere?”
“I
miei compagni...” rispose.
“Bill
non devi credergli! Lo
fanno solo per farti arrabbiare. Ci provano gusto.”
“Ma
allora come facevano a sapere
delle foto Tomi? Delle foto che abbiamo fatto vedere la sera prima che
ci
dividessero…”
Tom
si strinse nelle spalle. “Non
lo so. Ma il papà non è stato. Non ti accuserebbe
mai di aver rotto il loro
matrimonio anche perché litigavano già da
tempo.”
“Però
il papà è andato via per
quello…Perché gli ho detto che lo odiavo come
odiavo la mamma…”
“Appunto…Lei
non è andata via.
Non è andata come il papà. La mamma e il
papà quella sera hanno discusso a
lungo e hanno ritenuto che papà dovesse
andare…per non ricadere in scenate
davanti a noi”.
“Ma
anche perché sono sbagliato…”
“No,
non sei tu quello sbagliato.
Sono loro ad essere sbagliati, fratellino”.
Bill
aveva la faccia rossa e gli
occhi gonfi tipici di un lungo pianto. “Tomi ti ricordi
ciò che mi avevi detto?
Mi avevi promesso che non mi avresti abbandonato”.
“E
non l’ho fatto. Sono qui,
vedi?”
“Mi
puoi abbracciare, Tomi?”
domandò in un sussurro.
Tom
lo abbracciò. Bill appoggiò
il mento alla sua spalla e pianse. Pianse ancora finché non
si fu sfogato.
“Grazie Tomi. Grazie di tutto. Grazie di
esistere…”
Tom
lo strinse a sé. Come aveva
sempre fatto fin da piccolo. Come si sentiva di fare per proteggerlo
dal mondo
esterno, da ciò che gli faceva male. Era più
grande di lui di solo dieci
minuti, solo dieci fottutissimi minuti, eppure si sentiva responsabile
di ciò
che gli succedeva.
“Tomi ho paura. Ho
paura che un giorno le
nostre strade si divideranno e non sarò abbastanza forte per
proteggermi dal
mondo…”
“Se
mai un giorno ci divideremo
sarai forte abbastanza per proteggerti, fratellino. Per cui cerca di
restare
indifeso il più a lungo possibile così ti
potrò proteggere per sempre. Hai capito?”
Bill
sorrise. Era da quando
l’avevano pestato che piangeva e ora Tom era riuscito a farlo
ridere.
“Non
ti abbandono, Bill. No, mai”
E con questo si ritrasse. Si levò il cappello e lo mise a
Bill. “Così puoi
andare a fare la foto senza che ti vedano in questo stato.”
“Tomi
non ti sei mai separato dal
tuo cappellino prima d’ora…”
“C’è
sempre una prima volta,
Bill. Tu ne hai più bisogno di me, no?”
Bill
annuì e si asciugò le
lacrime con il dorso della mano.
“Forza.
Fuori mi aspetta una
scazzottata.”
“Vuoi
fare a pugni?” chiese Bill
preoccupato.
“Non
vorrai che quelli se la ridano,
quando tu sei dolorante? Gli darò la lezione che si
meritano…”
“Ma
sono più di te, Tomi!”
“Vorrà
dire che starò attento.”
“E
se lo scopre la mamma?”
domandò preoccupato Bill.
“Gli
mostreremo cosa hai sul
corpo…quelle botte non spuntano così dal
nulla.”
Bill
gli prese la manica della
maglia. “Stai attento, Tomi!”
Tom
gli sorrise. E insieme
uscirono dal bagno.
“Sorriso!”
disse il fotografo,
mentre scattava la foto. Prima Bill poi Tom pensarono che quello fosse
uno
stupido modo come tanti per far sembrare una classe unita. Solo che non
lo era
affatto. Così in quelle foto si fecero immortalare in due
modi molto
antisociale. Per dimostrare che tutto quello era ridicolo. Bill aveva
il viso
nascosto dal cappellino di Tom, e quest’ultimo aveva girato
la testa in modo da
nascondere la faccia.
Una
volta suonata la campana che
indicava la fine delle lezioni Tom attese al cancello che uscisse la
classe di
Bill. E li vide…
Loro
alti, sbruffoni, spavaldi e
di buon umore. Invece Bill che gli stava distante, aveva la testa bassa
e
fissava il terreno.
Andò
incontro a quegli stupidi
che avevano picchiato Bill. “Ehi tu sacco di
merda!” disse al capo della banda
che aveva dato il pugno in faccia al suo gemellino.
“Perché non ti fai i cazzi
tuoi, è?” continuò piantandosi davanti
al ragazzo con le mani che già gli
prudevano, quando lo sentì li davanti a lui. “Lo
so che tu e la tua banda di
stronzi oggi avete picchiato mio fratello. E questo non mi
piace…No.”
Questi
ribollirono dentro. “Se le
meritava. Tuo fratello è una femminuccia!”
Tom
sorrise. “Ah, si? Allora
anche tu ti meriti questo bastardo!”
Pump!
“Sei
stato eccezionale, Tomi!”
Bill saltellava felice sulla strada per tornare a casa.
Imitò un gancio destro.
“Beccati questo allora bastardo!”
Tom
sorrise mentre Bill
continuava a imitarlo.
“Tomi
mi devi insegnare
quest’estate!” esclamò felice. Poi
d’improvviso si bloccò. “Guarda,
Tomi!”
Tom
alzò la testa. Sopra di loro
passava un aereo diretto a sud.
“Pensa,
un giorno potresti
diventare uno di quelli che scazzotta la gente come sport! Gireresti il
mondo
con un tuo aereo privato e io ti seguirei così potremmo
andarcene da questo
schifoso posto!”
“Bill,
io voglio suonare la mia
chitarra e basta. Voglio una vita fatta di musica…”
“E
io voglio cantare, Tomi!
Potrei rispolverare le canzoni che avevo scritto...”
“Bill
sii realista. Per formare
un gruppo dovremmo avere anche un batterista e un bassista che non
abbiamo”.
“Mi
ci vedo là sul palco. Io
canto. Tu suoni. La gente che urla e grida. Sarebbe una grande
rivincita su
quegli stupidi dei nostri compagni, no?”
Tom
annuì. “Certo Bill, certo!”
Bill
non sapeva se Tom era
convinto di quello che stava dicendo e forse aveva ragione
perché le sue parole
non erano proprio realiste e lui ancora vagava nella fantasia, mentre
suo
fratello forse sapeva che non sempre si poteva ciò che si
voleva, ma Bill
sapeva anche che moriva dalla voglia di poter suonare davanti ad un
vero
pubblico tutto per lui. Decise di lasciare stare
quell’argomento e trotterellò
avanti assaporando di nuovo per l’ennesima volta il viso
pieno di sangue del
suo compagno di scuola. Per una volta tanto non era stato lui quello a
dover
piangere. Tom lo afferrò per un braccio. “Fammi
vedere la faccia…” disse per
vedere se era ancora sporca di sangue. “Vieni
sennò la mamma ti sgrida” disse e
si fermò davanti alla fontana della piazza.
Bill
bagnò un fazzoletto e si
pulì piano il naso per non farsi male.
“Ti
fa male?” chiese Tom fissando
le sue operazioni sulla faccia.
“Un
po’ ma niente di grave…”
“Quel
tanto che basta per far
allarmare la mamma. Cosa gli dici se scopre che metti la
matita?”
Bill
non rispose. Continuò a
pulirsi e si sedette vicino al fratello come se non gli avesse chiesto
niente.
“Bill?”
“Cosa
c’è?” rispose bruscamente.
“Che
gli dici?”
Bill
si volse verso di lui e Tom
intravide nel suo volto un’espressione triste. “Che
lo faccio perché ne ho
bisogno…Solo così riesco a superare il divorzio
di mamma e papà.”
Tom
gli prese il fazzoletto e gli
pulì l’occhio che aveva ancora tracce del trucco
colato. “La farai preoccupare.
Andrà su tutte le furie. Crederà che se le prendi
è solo colpa sua…”
Bill
cominciò a far dondolare i
piedi e a sbattere i talloni contro il muretto della fontana.
“Per me il trucco
è come una maglietta o un paio di mutande. Mi sentirei nudo
senza. È qualcosa
che non mi possono togliere. In fondo perché le donne
sì e i maschi no? E poi
mi evidenzia il colore dei mie occhi…”
Tom
sorrise. “Sai ho sentito nei
corridoi della scuola che una ragazza ha rivelato ad una sua amica che
tu hai
proprio dei bei occhi! Su di me invece non ha detto niente. Sono
geloso!”
Bill
sembrava serio. “Davvero,
Tomi?”
Lui
si strinse nelle spalle.
“Potrebbe.”
Bill
saltò in piedi. “Era così o
no?”
“Ti
prendevo per il culo!” partì
di corsa ridendo alla grande.
Bill
lo rincorse. “Brutto
bugiardo! Torna qui!” ringhiò correndo contro il
vento per prendere Tom, suo
fratello. Il suo adorato fratellone.
“Cosa
avete fatto oggi?” chiese
Simone a tavola.
Tom
e Bill si strinsero nelle
spalle. “Niente di speciale. Solo le foto.”
“Le
posso vedere?”
“Ce
le hanno a scuola. Le puoi
andare a prendere domani mattina” rispose Tom e poi lui e
Bill si alzarono e
andarono in cortile a giocare.
“Bel
canestro Tom!” esclamò Bill
palleggiando. Ci provò anche lui e il pallone
roteò sul canestro e poi entrò
dentro prima di ricadere a terra e Bill strillò felice.
Tom
e Bill batterono un cinque. Erano
imbattibili. Loro due insieme, formando una cosa sola…
“Cos’è
sta roba?” domandò Simone
sventolando le foto sotto i piccoli nasi di Bill e Tom.
“Le
foto, mamma” rispose Tom con
aria assente.
Simone
le riguardò incredula.
“Perché Bill hai il cappello? Ti vergognavi forse
che ti facessero una foto? E
tu Tom! Non me lo sarei mai aspettata che tu avessi potuto girare la
testa!”
Tom
alzò la testa e incontrò gli
occhi indagatori della mamma. “Bill…Fai vedere
alla mamma.”
Simone
spostò gli occhi su Bill.
Lui
esitò.
Tom
sbuffò. Alzò una manica della
maglia a Bill e sotto apparvero vari lividi blu risultato dei calci dei
suoi
compagni.
Simone
rimase pietrificata.
Tom
continuò. Alzò la maglia e le
mostrò la pancia e poi Bill alzò i pantaloni e le
mostrò le caviglie.
“Che…Che
è successo?”
Poi
per finire Tom strizzò il naso
a Bill a suo insaputa e lui si lamentò. “Naso
rotto. L’hanno picchiato mamma. I
suoi compagni.”
“Mi
hanno picchiato anche quando
ero a terra…”
Simone
s’inginocchiò davanti a
Bill. “Hai fatto qualcosa per provocarli, amore?”
Bill
scosse la testa. “Mi picchiano
sempre, quando metto…metto la matita agli occhi.”
Simone
lo abbracciò forte, ma non
disse niente. Non commentò il fatto che mettesse la matita.
Lo sapeva già. Le
maestre l’avevano già avvertita, ma non sapeva che
lo picchiavano per quello.
Gli
accarezzò la testa. “Se
succede ancora devi dirmelo, Bill!”
“Ci
ha già pensato Tomi a farli
smettere, mami!” bisbigliò lui.
Lei
sorrise. “Lo so, mi ha
telefonato la mamma del poveretto. Gliene ho dette su suo figlio da
farle
strappare i capelli…” E ridacchiò.
Tom
si grattò la testa. “Niente
punizione, ma’ ?”
“NO!
Vieni qui”. E abbracciò
anche lui.
“Mamma?
Lo sia che sei la
migliore del mondo?” domandò Bill chiudendo gli
occhi.
Lei
sorrise. “Lo so. Lo so,
Bill.”
“Avete
fatto, tutto?” chiese
Simone scostando la porta con delicatezza.
Dentro
la stanza Bill aveva
appena finito di riporre nella valigia l’ultima maglietta e
il braccialetto con
la stella che Tom gli aveva regalato l’anno scorso al suo
compleanno.
Tom,
invece, chiuse la valigia e
indossò il suo capellino, il suo preferito.
“Forza, Bill”
“Si,
Tomi. Solo un attimo” disse
prendendo la borsa.
Simone
sorrise e scese le scale.
Finalmente finita la scuola li attendeva una fantastica vacanza. Simone
aveva
promesso ai suoi due bambini una vacanza sul lago di Garda.
Salirono
in macchina, mentre
Simone infilava le valigie nel baule.
“Tomi
mi ci vedresti moro?”
chiese piano.
Tom
lo guardò male. “Tutti
vogliono nascere biondi e tu vuoi farti moro?”
“Ma
si per non essere uguale a
tutti…Per andare contro corrente, no?”
Tom
sorrise. “Sei sempre il
solito!”
“Secondo
me staresti bene…” disse
Simone.
“Davvero
ma’ ?” chiese Bill
eccitato.
“Certo
che discorsi. Sei o non
sei Bill Kaulitz?” e dicendo questo mise in moto
l’auto. (non sembra una
frase stupida?)
Bill
allacciò la cintura, mentre
nella sua testa frullavano mille idee. “E voglio un taglio
nuovo di capelli…”
Simone
sorrise e svoltò l’angolo.
Il lago li aspettava.
Passarono
ore di viaggio,
sostarono a diversi autogrill (a Bill scappava sempre la
pipì e Tom non era da
meno). Si fermarono a mangiare a sazietà in un autogrill
italiano (erano già in
Italia) e Simone per farli divertire cominciò a fare facce
strane e a
raccontare barzellette (cosa non gradita dagli altri che erano tutti
italiani e
non capivano ciò che dicevano e poi li sentivano ridere).
Stanchi
morti arrancarono alla
macchina e la adattarono per dormire. Simone sul sedile del guidatore,
Bill nel
posto accanto e Tom dietro disteso e spaparazzato.
“Notte,
ma’. Notte Bill.”
“Notte,
ma’. Notte Tomi.”
“Notte
Tom. Notte Bill.”
E
caddero tutti beatamente nel
mondo dei sogni.
Bill
rimase a fissare lo specchio
d’acqua luccicante al sole di mezzogiorno. Il lago di Garda
era enorme. Almeno
agli occhi dei due gemellini che non l’avevano mai
visto…
La
machina lo costeggiava, Bill e
Tom tiravano il collo per vedere mentre erano fermi in coda.
“Vi
piacerà, vedrete.”
-------------------------------------------------------
Ringraziamenti:
Midnight
of phantom è questo il capitolo che intendevi?
a me piace molto e non sapevo come scriverlo. Ricordo che ora scrivo in
modo diverso ma questa storia è bella scritta
così, che anche se è scritta in modo semplice mi
piace lo stesso. Cmq l'ha postata la mia amica che qui si chiama
Nikkith, è stata molto gentile e infatti la ringrazio per la
pazienza che ha avuto con me. grazie per aver recensito *_* grazie :)
niky94 grazie
per aver recensito la storia. Spero ti sia piaciuta :) ho letto la tua
storia la rockstar e la squattera e mi è piaciuta molto! un
bacione e continua a recensire!
|