Love time

di I_love_villains
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giorno I ***
Capitolo 2: *** Giorno II ***
Capitolo 3: *** Giorno III ***
Capitolo 4: *** Giorno IV ***
Capitolo 5: *** Giorno V ***
Capitolo 6: *** Giorno VI ***



Capitolo 1
*** Giorno I ***


“Non mi piace come ci fissano” bisbigliò Dory.
“Non ci badare” fece Laito noncurante.
“Ma hanno un’espressione da caccia alle streghe!” sussurrò concitatamente lei.
“Beh, siamo appena stati a colloquio con una di loro, no?” rise il vampiro.
“Intanto vedi di non ridere troppo, o ti notano i denti e va a finire che bruciano te e impiccano me.”
“Potrebbero anche bruciarci assieme.”
“Già, e prima della condanna c’è la tortura. Sai che nel Medioevo era molto comune?”
“Ti ci vedo come inquisitrice, puttanella. Peccato sia una società misogina.”
Laito e Dory avevano preso abbastanza bene la notizia di essere finiti in quell’epoca a causa di un incantesimo sbagliato. Entrambi erano allegri e ottimisti di natura. La strega poi era stata tanto gentile: si era scusata, aveva dato loro dei vestiti, denaro e un po’ di cibo. E, cosa ancora più importante, indicazioni per come tornare a casa.
I due si erano messi immediatamente in viaggio, chiacchierando e scherzando. Appresero da un giornale lasciato sul selciato di essere nel 1745, in Inghilterra.
“Un anno tranquillo, per fortuna” esultò Dory.
“E con gente meno propensa a bruciare il prossimo” aggiunse Laito sorridendo.
Forse i lettori vorranno sapere qualcosa in più sui nostri sfortunati viaggiatori.
Dory era una normale diciassettenne, figlia di un prete protestante. Aveva lunghi capelli neri e lisci legati in due simpatici codini e la frangia si fermava sopra vivaci occhi nocciola. Era carina, ma non certo il tipo di ragazza che attrae gli sguardi.
Laito invece era un vampiro. Lui sì che attirava gli sguardi! Sembrava avere anche lui diciassette anni ed era bellissimo. Aveva magnifici capelli rossi e maliziosi occhi smeraldini.
Per strada più di una donna si imbambolò a fissarlo. Dory serrò le labbra, corrucciata. Possibile che lui riuscisse a fare colpo ovunque? Non che stessero insieme, ma avevano delle priorità! Il redivivo non poteva mettersi a flirtare anche in quella particolare occasione!
“Laito, andiamo di fretta!” sibilò a denti stretti, distogliendolo da una ragazza attratta da lui.
“Puttanella, la strega non ha parlato di alcun limite di tempo. Dobbiamo solo raggiungere il prossimo villaggio e presentarci alla sua amica Priscilla.”
“Prima si arriva meglio è, no?”
“Sì” convenne il rosso. “Affittiamo una carrozza.”
“Buona idea” si congratulò la mora.
Laito ne fermò una come se ci fosse abituato. In effetti la ragazza non sapeva di preciso quanti anni avesse il suo amico. E se lo avessero incontrato in quel tempo, lui o un suo parente? Si accorse che il vampiro era già entrato, senza aiutarla a salire. Dory si issò a bordo e chiuse lo sportello. Lo guardò male.
“Mentre eri fra le nuvole ho chiesto al cocchiere di portarci ai bordi del villaggio, più in là non prosegue.”
“Mh.”
“Perchè quella faccia seccata?”
“Nulla” sospirò lei. Laito sapeva anche essere galante, quando voleva, ma certe volte non comprendeva le cose più elementari. Tipo che era cotta di lui ...
“Approfittiamo di questo momento di riposo per darci un’identità.”
“Un’identità?” ripeté il vampiro, confuso.
“Certo! Ci chiederanno sicuramente chi siamo, da dove veniamo, che ci facciamo qui ...!”
“Ok, ok, frena. Ho capito. Sarò lord ...”
Stavolta fu la ragazza a interromperlo: “Niente lord. Teniamo un profilo basso.”
“Caduto in disgrazia?”
“Nemmeno. Sei un pianista.”
“Beh, ammetto che non è una cattiva idea. E tu?”
“Ballerina, aspirante cantante. Siamo cugini. Viaggiamo per far conoscere al mondo la nostra bravura.”
“Questa storia quando l’hai pensata?” domandò sorpreso il vampiro.
“Leggo molto” si giustificò la giovane.
“Comunque … non c’è niente di male a prendercela con calma. Siamo nel passato, approfittiamone!”
“I viaggi nel tempo sono pericolosi! Non sai che danni possiamo aver causato anche solo stando seduti qui. Se poi restiamo intrappolati per te non è un problema, sei immortale!”
Laito sorrise delle preoccupazioni della sua compagna. Non che avesse torto, ma vederla agitata era divertente.
“Vero, però ci sarebbero due me ad un certo punto, giusto?”
“Se uccidi quello del presente puoi prendere il suo posto ed è fatta.”
“Cos- …”
Mirai Nikki. Te lo farò vedere. A proposito, adesso noi siamo spariti. Chissà se i tuoi fratelli ci stanno cercando.”
“Vi lascio a quella locanda, signore?”
“Ah, sì, grazie. Siamo già arrivati.”
I due scesero dalla carrozza e Laito pagò il cocchiere. Dory guardava ora la locanda ora la strada. Non aveva bisogno di riposare, ma non sapeva quanto lunga fosse quella strada. Il sole stava tramontando, il che voleva dire viaggiare di notte. Le sue riflessioni furono interrotte dal vampiro, che le cinse la vita e le sussurrò all’orecchio: “Cosa ti impensierisce?”
La ragazza avvampò e si affrettò ad allontanarsi.
“Laito, non attirare l’attenzione. Qui certe libertà non te le puoi prendere!” lo sgridò a bassa voce.
“Io l’ho fatto per risparmiare” si giustificò lui con un candido sorriso.
“Risparmiare?”
“Sì. Se diciamo di essere marito e moglie potremo affittare una sola camera e condividere molte più cose, ti pare? Ci sareti dovuta arrivare tu, puttanella.”
Dory arrossì ancora. Aveva scartato quell’idea per un motivo, motivo che al momento le sfuggiva.
“Prima di tutto non chiamarmi in quel modo, magari fallo quando siamo da soli.”
“E come ti dovrei chiamare?” si stupì Laito
“Ah, non saprei … magari col mio nome?” fece sarcastica la mora. “Quanto all’essere s- sposati … ah ecco, manca la fede.”

Dory si stava mettendo sotto le coperte quando Laito comparve in camera sua. Lei cacciò un urletto e si coprì d’istinto. Una candela illuminava debolmente la scena.
“Calma, sono solo io” sghignazzò il vampiro.
“Che vuoi?” gli chiese lei, riprendendosi dallo spavento.
“Dormire con te. Tanto credono che io dorma nell’altra stanza, no?”
“È un rischio inutile.”
“Daiii, so che lo vuoi” la blandì lui.
“Questo non ha importanza. Fa il bravo.”
“Troppa prudenza. Non ti eccita il brivido della trasgressione?” le domandò Laito facendo scorrere un dito sulla gamba della giovane.
Nonostante fosse coperta dal lenzuolo, Dory rabbrividì.
“Per favore, esci” lo pregò lei controllandosi. Qualcuno doveva essere maturo in quella situazione. “Recupereremo a casa, ok?”
“Uff … ok. Ma sono venuto anche per una cosa seria. Ci è rimasto poco denaro.”
“Se ciò che ha detto Vivian è vero mancano due giorni di viaggio. Magari bastano per una seconda locanda.”
“Quanto al cibo?”
“Io ho mangiato metà e … oh” comprese Dory. “Beh, al massimo digiuno un po’, non è un problema.”
“D’accordo. Notte.”
“Buonanotte.”
Il vampiro disparve. La giovane si distese. Tutte a lei dovevano capitare! Purtroppo per loro, la sfortuna era sempre in agguato.



***Angolo Autrice***

Salve!
L'angolino serve a precisare che Laito Sakamaki non mi appartiene (purtroppo). È uno dei vampiri di Diabolik Lovers.
Nel raro caso che qualcuno che segue la mia serie in quel fandom stia leggendo questa fic, le due storie sono separate. Semplicemente adoro questa coppia XD
Ultima nota: pubblicherò una volta a settimana. A presto!

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Capitolo 2
*** Giorno II ***


Delle scosse. Che ci fosse un terremoto?
“Avanti, puttanella dormigliona!”
“Ancora cinque minuti …”
Il sole le colpì il volto. Dory si girò dall’altra parte e nascose la testa sotto le coperte.
“Guarda che sono io il vampiro.”
La giovane mugugnò, assonnata, ma si alzò a sedere.
“Finalmente. Non eri tu quella che aveva fretta?”
Laito approfittò della sua sonnolenza per baciarle il collo. Dory si voltò e lo baciò, cingendogli dolcemente il collo mentre lui le carezzava i fianchi. Il vampiro la fece stendere con delicatezza, continuando le effusioni. La mora lo fermò.
“No, no, te l’ho detto. Forza, esci.”
Un’ora dopo erano in viaggio. Il sole splendeva, gli uccellini cinguettavano e tirava un fresco venticello che rendeva più piacevole la camminata. A sinistra la strada era costeggiata da una fila di alberi, precursori del bosco. A destra invece c’erano campi coltivati. La ragazza si godette tutto questo, guardandosi intorno radiosa. Laito la occhieggiava di tanto in tanto. Corsetto, gonna larga, maniche a sbuffo … sembrava travestita per carnevale, anche perché non aveva rinunciato ai suoi codini. Per fortuna il suo vestiario era più sobrio: camicia, giacca, pantaloni e stivali.
“Guarda, una fattoria!” esclamò Dory indicandogliela come una bambina.
“E allora? Esistono anche nel nostro tempo.”
“Non così.”
Il fattore li notò. Mandò un garzone a salutarli. I due acconsentirono a fermarsi qualche minuto per ristorarsi. O meglio, Dory si sarebbe riposata e avrebbe mangiato, Laito ne avrebbe potuto tranquillamente fare a meno. Mentre chiacchieravano del più e del meno con il tizio, il rosso gli propose di acquistare un suo cavallo. Mostrò i soldi rimasti. L’uomo sorrise soddisfatto e mandò il garzone a prendere un giovane roano. Salutarono il fattore.
Una volta distanti, Laito si decise a dare spiegazioni a Dory, che da un pezzo lo fissava interrogativa: “Con questo faremo prima. Magari troviamo altra gente che offre da mangiare a una puttanella come te e se siamo artisti faremo soldi, no?”
“Se lo dici tu … “
Il vampiro salì a cavallo, poi la tirò su e lei si poggiò contro il suo petto, rossa. Stare fra le sue braccia su un cavallo al galoppo, non ci credeva! Le sarebbe piaciuto poter sentire il suo cuore battere, però. Inutile dire che Laito riuscì a rubarle parecchi baci. Forse perché distratto da tali manovre, non riuscì a controllare il cavallo quando esso si impennò all’improvviso e prese a correre all’impazzata. Dory si strinse più forte a lui, impaurita. Riusciva a vedere solo i capelli del vampiro e le fronde degli alberi. Per questo non seppe come, dall’essere avvinghiata a lui, si ritrovò immersa nell’acqua fredda di un fiume. Annaspò in superficie, tremando. Quei dannati vestiti non le rendevano affatto facile nuotare!
“L- Laito, aiutami.”
Il rosso non era caduto molto lontano da lei. Si avvicinò e la aiutò a raggiungere la riva. La ragazza stava ancora riposandosi per terra, rabbrividendo e lamentandosi di essersi raffreddata, quando sopraggiunsero dei briganti. Erano stati loro che avevano fatto imbizzarrire il cavallo per depredarli.
“Alzati” sussurrò Laito, affinché la giovane si mettesse dietro di lui.
“Guarda guarda, cosa abbiamo qui?” fece il loro capo senza scendere dal cavallo.
“Non abbiamo nulla, controllate pure” disse subito il rosso.
Sentiva i tremiti della sua puttanella, ora dovuti alla paura oltre che al freddo. Ma non c’era da preoccuparsi. Nonostante fossero in sei, capo compreso, e armati di moschetto, per lui non sarebbe stato un problema sopraffarli.
Un brigante si avvicinò su ordine del capo per perquisirli. Lo lasciarono fare. Appurato che il ragazzo aveva detto la verità, il capo sorrise perfidamente.
“Questa non è una fortuna per voi ... poveracci!” Gli altri cinque scoppiarono a ridere. “Significa che guadagnerò da voi vendendovi come schiavi.”
Il brigante che li aveva perquisiti si apprestò a legarli, ma Laito fu più veloce: gli afferrò la testa e con uno scatto secco gli spezzò il collo. Gli altri lo fissarono un istante, sbigottiti, poi si affrettarono a puntare su di lui i moschetti. Il vampiro si teletrasportò alle spalle di uno di loro, ripetè la manovra e lo usò come scudo. Il capo non si curò di guardare come venivano massacrati i suoi uomini. Spostò lo sguardo su Dory. Lei assisteva a quelle morti violente ad occhi spalancati. Non avrebbe mai immaginato che Laito fosse capace di tanto. Sentendosi osservata, si voltò e fissò il capo. Prima che avesse il tempo di alzare il moschetto, la ragazza avanzò invece di indietreggiare e diede una sonora pacca al fianco del cavallo, che partì. Sbilanciato, il suo padrone rovinò a terra. Dory afferrò velocemente l’arma e la lanciò nel fiume. L’uomo constatò di essere rimasto solo: tre briganti erano morti e due erano fuggiti. Laito si posizionò davanti a lui a braccia conserte. Sorrideva, e i canini erano evidenti. Il brigante estrasse spasmodicamente un crocifisso dai suoi abiti. Sia il vampiro che la ragazza scoppiarono a ridere. Le risate della giovane erano più che altro isteriche.
“Idiota, guarda, la luce non mi fa niente. Cosa mi dovrebbe fare quel pezzo di legno?”
L’uomo perse ogni contegno. Si alzò precipitosamente e si diede alla fuga. Laito lo guardò correre via ghignando. Dory gli si tuffò letteralmente fra le braccia.
“Ehi, puttanella, sta’ calma” disse lui non sapendo come reagire.
“Sei stato grande!” si complimentò lei, sorridente.
Laito ricambiò il sorriso, che divenne malizioso.
“Mi merito una ricompensa, giusto?”
Stavolta la ragazza scoppiò in una risata genuina. Annuì. Grazie a quella ricompensa ebbero anche una scusa per far asciugare gli abiti al sole.

Raggiunsero la locanda più vicina al tramonto, stanchi e affamati. Avevano camminato tutto il giorno, fermandosi solo per raccogliere della frutta e fare un sonnellino. Laito si avvicinò al locandiere.
“Mi scusi, io e mia cugina vorremmo due camere, ma non abbiamo denaro con noi. Potremmo esibirci per voi in cambio di vitto e alloggio per stanotte?”
L’uomo non disse nulla. Lo squadrò dalla testa ai piedi, soppesando la richiesta.
“Esibirvi?” chiese infine.
“Sì. Io sono un pianista e lei una ballerina. Canta anche.”
“Possiamo fare una prova.”
Il rosso si girò verso Dory e ammiccò. Lei lo raggiunse, salutando il locandiere. Il tipo fece loro strada verso un piccolo palco con un pianoforte scordato. Poca gente era seduta fra i tavoli e la maggior parte era ubriaca. La ragazza contemplò delusa il suo deprimente pubblico.
“Due anni fa era molto più allegro, qui, ma ormai nessuno si ferma più, colpa di lord Grayson, è il duca di questa contea. Nella sua locanda, Il fagiano dorato, ospita i personaggi più illustri dei paraggi, offre tanti divertimenti ...”
I due annuirono distrattamente. Se avessero saputo che in meno di ventiquattro ore avrebbero conosciuto lord Grayson sarebbero stato più attenti e partecipi. Ma non sapevano prevedere il futuro, così ignorarono le lamentele dell’onesto gestore.
Dory salì sul palco, leggermente imbarazzata. Tossicchiò per attirare l’attenzione. Qualche testa si voltò. Lei si assicurò che il vampiro fosse seduto al piano, gli sorrise e iniziò a volteggiare a ritmo della sua musica. Era una melodia allegra, che incuriosì la decina di ospiti già nelle camere e li fece scendere. Laito e Dory resistetterò per un’ora intrattenendo e divertendo gli altri viaggiatori. Il locandiere fu soddisfatto. Preparò loro una frugale cena e concesse loro due camere.
Come la sera precedente, Laito si materializzò nella camera della giovane, solo che stavolta lei già dormiva. Il rosso le si sedette accanto, pensieroso. Aveva sete. Quella sete. Aveva avuto intenzione di chiedere a Dory di fargli una donazione, tuttavia ora non erano nel loro mondo. La giornata era stata lunga, l’indomani sarebbe stato altrettanto faticoso e il cibo non era dei migliori. Non era il caso di indebolirla. Bere da qualcun altro? Il vampiro scosse la testa. Il bisogno non era ancora così forte. Se doveva solo camminare ancora, senza dar battaglia ad altri briganti, poteva resistere.
La mora borbottò qualcosa nel sonno. Laito sorrise. Era contento che con lui ci fosse la sua puttanella. Era l’unica ragazza che non lo stancava mai. Sospettava inoltre di piacerle. Non avrebbe mai pensato di poter essere amato, amato davvero, né che lui, Laito Sakamaki, potesse provare qualcosa di più che semplice amicizia per quella giovane umana.

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Capitolo 3
*** Giorno III ***


Dory scommise con se stessa fra quanto avrebbe detto addio ad ogni freno e avrebbe preso a ceffoni il bel faccino del vampiro. Sapeva di non avere alcun diritto di essere gelosa, ma Dio se lo era!
Lungo la loro strada avevano incrociato dei pellegrini. Fare il tragitto insieme le era sembrata una buona idea, invece era da un paio d’ore che rosicava in silenzio. Due donne avevano preso a braccetto Laito e flirtavano sfacciatamente con lui. Abbassò la testa affranta. Se c’era qualcuna più bella di lei il rosso non esitava mai a scordarsi della sua presenza. Dory si era ripetuta più volte che se si fosse dichiarata le cose sarebbero cambiate, ma temeva la reazione del vampiro. Lui non credeva nell’amore. E se rivelandogli tutto lo avrebbe perso come amico? Chiacchieravano spesso, scherzavano e dormivano insieme. La giovane non voleva rinunciare a quelle cose. Si sarebbe goduta ogni momento trascorso con lui, e chissà che il caro redivivo non capisse quanto ci teneva a lui.
Verso mezzogiorno si dovettero separare dalla simpatica comitiva. La mora finse di essere troppo stanca per parlare. Quelle due avevano piagnucolato per il dover lasciare Laito e le avevano lanciato sguardi velenosi. Il vampiro non capì il suo malumore, ma lasciò perdere, attribuendolo alla mancanza di un pasto decente e alla mancanza di casa.

Sul far della sera udirono della musica e delle risate. Provenivano dal Fagiano dorato. Laito fece lo stesso patto con la donna che gestiva quella locanda. Il palco era molto più grande e delle ragazze stavano ballando gioiosamente. Altre invece si aggiravano languide per i tavoli, dove numerosi ospiti giocavano d’azzardo e bevevano.
C’era già un pianista, che fu lieto di cedere il posto a Laito e andò a divertirsi con una di quelle dame. Dory si cambiò d’abito. Quella sera cantò anche, oltre che ballare. Il vampiro, che si sentiva sempre più assetato, squadrò criticamente gli uomini che si avvicinavano alla mora. Per loro fortuna si limitarono a farle qualche complimento o a invitarla a farsi un sorso. Uno di loro, vestito da gentiluomo, le fece il baciamano. Lei arrossì di piacere.
“Buonasera, signorina. Non credo di avervi mai visto nella mia locanda.”
“Sono appena arrivata. Vostra?”
“Sì. Ogni tanto vengo a vedere come vanno i miei affari. Sono lord Henry Grayson.”
“Ah, ho sentto parlare di voi. Siete duca.”
“Felice che il mio nome vi sia noto. Permettete un ballo?”
“Come potrei rifiutare?”
Dory gli sorrise gentile. Non si sarebbe mai aspettata di attirare l’attenzione di un nobile tanto cortese, tuttavia accettò per ripicca verso Laito. Non era il solo ad essere ammirato, dopotutto.
Quando si separarono lord Grayson accennò un inchino con la testa e andò a parlare con dei suoi conoscenti. La giovane si unì al tavolo delle altre ballerine e chiacchierò con loro. Laito bevve qualcosa da solo, valutando chi potesse essere la sua vittima. Ormai non poteva più rimandare.
“Salve.”
Il vampiro si voltò, sorpreso che quell’uomo dall’aria distinta gli rivolgesse la parola. Aveva circa quarant’anni, freddi occhi azzurri e basette e capelli castani.
“Siete amico di quella fanciulla, vero?” gli domandò il duca indicando Dory.
“Cugino” precisò.
“Ah, un familiare. Come siete finiti qui?”
“Viaggiamo molto in cerca di fortuna … Come ha potuto notare io suono e la puttanella balla.”
“Puttanella?”
“Dory” si corresse Laito. “Scusi, la prendo in giro così …”
“Non dovreste, non è educato rivolgersi in tal modo a una fanciulla, soprattutto se la sua virtù …”
Il rosso non riuscì a trattenersi e rise. Quel tipo credeva che Dory fosse vergine! Non lo era nemmeno prima di conoscere lui!
Strano a dirsi, quela rivelazione implicita fece piacere al lord. Si congedò dal vampiro, che puntò una ragazza e ci conversò amabilmente. Presto l’avrebbe attirata fuori e si sarebbe cibato del suo sangue.

Dory si irrigidì quando una mano, non quella fredda e delicata di Laito, le palpò il sedere. Reagendo d’istinto, ruotò su se stessa e diede uno schiaffo a chi aveva osato toccarla. Era lord Grayson, che adesso si teneva il labbro sanguinante. Per fortuna nessuno degli avventori si accorse della scena. La giovane, notata l’occhiata cupa del duca, cercò la locandiera, si fece dare il numero della sua camera e salì in fretta le scale. Il gentiluomo la seguì.
“Avete un carattere notevole, cara. Vi prego, fermatevi.”
Dory si appoggiò alla porta della stanza, a braccia incrociate, ancora offesa.
“Scusatemi per l’imprudenza, mio giovane peperino.”
“Non sono in alcun modo vostra! Levatevi dai piedi!” ribatté dura lei, non cedendo al tono lusinghiero di lui.
Lo sguardo dell’uomo si oscurò. Le afferrò con violenza un braccio. Spaventata, la mora gli diede un calcio negli stinchi, inducendolo a mollarla. Aprì la porta, ma non riuscì a richiuderla in tempo. Lord Grayson la spalancò con impeto. Lei indietreggiò per non cadere. Il duca chiuse la porta. Ormai l’aveva in trappola. Stando ben attento a frapporsi fra la ragazza e l’unica via d’uscita, le si avventò contro. Dory ebbe il tempo di un unico urlo prima che il nobiluomo le tappasse la bocca e la spingesse sul letto, bramoso di possederla.

Il vampiro era uscito e stava per dissetarsi, quando udì uno strillo. Lo avrebbe riconosciuto fra mille. In un lampo fu nella camera della giovane, che lottava contro Grayson per non farsi immobilizzare. L’uomo strabuzzò gli occhi alla comparsa di Laito. Dory gli morse la mano e lui si allontanò, reggendosela.
“Che …? Come avete fatto a …?” mormorò stupito, spostando gli occhi dall’una all’altro.
“Che intendevi fare con la mia puttanella?” ringhiò il vampiro minaccioso.
Al lord non sfuggirono i canini. Reagì con prontezza: corse fuori dalla camera, urlando: “Non è finita qui!”
La ragazza si stese tremante sul letto, sconvolta. Laito si sedette, sentendosi debole. Dory allungò le braccia e si strinse a lui senza alzarsi.
“Stai bene?”
“Sì, grazie. Credevo che …”
“Non ringraziarmi, è per colpa mia che ti è venuto dietro.”
“Come colpa tua?”
“Per abitudine ti ho chiamato puttanella” le confessò lui.
“Beh, mica si è offerto di pagarmi” gli sorrise la mora.
Laito accennò un sorriso. Tornò serio.
“Eppure con me non hai mai fatto così” rifletté.
“Mh?”
“Non ti sei mai opposta …”
“E tu non mi hai mai stuprata. Se non mi andava non mi hai mai costretta.”
Il vampiro annuì. Era vero, ma lei non gli aveva spiegato perché non si era rifiutata quasi mai.
“Ehm … non sono un cane” fece.
Infatti mentre lui era immerso nei suoi pensieri Dory gli stava passando la mano fra i capelli.
“Scusa, mi piace farlo” ridacchiò lei.
Nessuno dei due immaginava che presto la collera di Grayson si sarebbe abbattuta su di loro.

Il duca cavalcò fino al suo castello, richiamando le sue guardie.
“Capitano, mi segua fino al Fagiano dorato! C’è un mostro da uccidere!”
Il capitano preparò la sua truppa e seguì il gentiluomo. Il lord cavalcava fantasticando sugli evanti futuri. I suoi soldati avrebbero fatto fuori quel rosso, qualsiasi cosa fosse. Magari l’esecuzione sarebbe stata pubblica. Lui sarebbe apparso come un eroe e avrebbe preso sotto protezione quella fanciulla, ovviamente fuori di sé per essere stata in compagnia di una tale bestia. Ripetè mentalmente il suo nome. Dory. Gli sembrava sempre più dolce. Ammetteva che la ragazza non fosse una di quelle bellezze per cui perdere la testa, ma era graziosa, aveva una voce melodiosa e degli occhi luminosi, davvero stupendi. Anche il corpo non era niente male, per il poco che era riuscito a scorgere. Quello che più l’aveva colpito era stata la sua reazione alla palpata e successivamente al suo tentativo di stupro. Era una piccola ribelle, non c’era dubbio. Quanto gli sarebbe piaciuto domarla …

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Capitolo 4
*** Giorno IV ***


I soldati irruppero nella locanda, creando scompiglio. Tre di loro, fra cui il capitano, raggiunsero per primi la camera di Dory. Puntarono subito le armi in direzione del vampiro.
“Signorina, si allontani, presto!”
Con loro sorpresa la giovane si mise davanti al presunto mostro.
“Come osate aggredirci così?! Vi manda quel bastardo, vero?! Fa così con tutte quelle che non gliela danno?!”
“Dare cosa?” domandò perplesso il capitano.
Laito si teletrasportò con la mora, convincendo le guardie della verità sulla sua natura demoniaca. Non avevano tutti i torti in fondo, visto che Laito era il nipote del re dei demoni, ma questa è un’altra storia.
Lord Grayson li vide scappare mano nella mano verso il bosco. Ad un tratto non li vide più, poiché il vampiro aveva nuovamente usato i suoi poteri per aumentare il loro vantaggio.
“Trovateli! Setacciate il bosco, controllate ogni singola casa, ma riportatemeli!” strepitò il duca. Si sarebbe vendicato di quei due ragazzini che avevano osato sfidarlo.
I soldati obbedirono prontamente.

Laito non aveva le forze per stare in piedi, figuriamoci correre. Un’improvvisa fitta al petto gli fece serrare le dita. Strinse impotente ciuffi d’erba mentre tentava di dissimulare il suo dolore. Ma era inutile, Dory non era una stupida, in fondo.
“Laito, cos’hai?” domandò preoccupata.
Il vampiro scosse la testa, come a voler minimizzare la situazione. Dory si inginocchiò accanto a lui, sempre più ansiosa.
“Che hai?” chiese di nuovo, stavolta più perentoria.
“Ho bisogno di bere” spiegò lui. La vide spalancare gli occhi. “Già, dubito che troveremo presto altre persone.”
“M- ma ci sono animali” suggerì lei, cercando con disperazione una soluzione.
“Non bastano ...” sospirò Laito.
“Ci sono io” tentò Dory, ma lui scosse lentamente la testa.
“No, non mi tratterrei.”
“Però ...”
“Ho detto di no. La verità è che non bevo da troppo. Probabilmente prosciugherei un umano normale, se poi succhio il tuo, di sangue ...”
“Non hai altra scelta. Non ti reggi in piedi e c’è ancora molta strada da fare. Io non ce la farei a reggerti a lungo.”
“Mi hai retto finora, puttanella, non è da tutti.”
La giovane non sorrise alla battuta, anche perché Laito non riusciva a nascondere la sua sofferenza.
“Se non berrai qualcosa al più presto morirai, vero?”
Il vampiro annuì. Dory non lo vide, non le serviva quella conferma. Un piano si delineò nella sua mente. Parlò prima di lui, anticipando una richiesta che mai e poi mai avrebbe soddisfatto.
“Laito, forse da sola riuscirei a cavarmela, ma che mi importerebbe se poi ti lascio qui? Senza di te non intendo proseguire. Bevi. Sei più utile tu in forza che io” lo supplicò.
“Non capisci ...”
“Capisco benissimo invece! Se io mi indebolisco non fa niente, sono solo un’umana. Tu invece hai forza, velocità, resistenza ...”
“No! Ti ho detto che non mi tratterrei! Vuoi che dopo tutto questo sia io ad ucciderti?” gridò Laito perdendo la pazienza. Era l’intera vicenda a frustarlo.
Un paio di lacrime silenziose traboccarono dagli occhi della ragazza.
“So che non lo faresti, mi fido di te” replicò sommessamente.
“Non hai alcuna garanzia! Se vuoi davvero aiutarmi allontanati il più possibile, subito!”
Dory scosse forte la testa, facendo svolazzare i suoi codini. Si asciugò le lacrime e strinse le labbra per non mettersi a singhiozzare. Se voleva ottenere ciò che voleva doveva mostrarsi decisa.
“Vai” sussurrò Laito a testa bassa.
“Subaru mi ha fatto un regalo, sai? Chissà perché era in tasca quando ci siamo trovati qui.”
Il rosso alzò gli occhi per vedere dove voleva andare a parare. Adesso la giovane rigirava un pugnale tra le mani. Laito lo riconobbe con un sussulto. Cercò i suoi occhi nocciola. Lei non distolse lo sguardo.
“Tu hai paura che possa morire dissanguata, giusto? Beh, se non intendi bere da me mi taglierò la gola.”
“Tu ... tu non puoi dire sul serio” boccheggiò lui.
“Sai che non scherzo. Senza di te io non vivo” disse Dory con voce rotta.
“Stupida” mormorò Laito. “Puttanella, sei proprio una sciocca. Che senso avrebbe?”
“Se non ci arrivi lo sciocco sei tu.”
“Ti prego, vai.”
“Lo capisci che non desidererei vivere se tu muori?! E sai perché, vero?”
“E se invece sei tu a morire? Credi che ne sarei felice?”
“No” singhiozzò lei. Ormai trattenersi era impossibile. “M- ma non accadrà. Lo so!”
E Laito, pur pensando che era una pessima idea, decise di accontentarla. Dory gli sorrise incoraggiante. Lo aiutò a sedersi e si mise nella posizione giusta per farlo bere. Il vampiro scoprì le zanne, sfiorando la pelle del suo collo.
“Sei proprio sicura?” indugiò ancora.
“Sì, non temere” lo rassicurò la ragazza. Gli accarezzò i capelli.
Laito morse. Dory gemette, senza smettere di carezzarlo. Non era la prima volta che un vampiro beveva da lei fino a farle perdere i sensi. Si augurava che il rosso smettesse di succhiare quando lei fosse svenuta. Se ne sarebbe sicuramente accorto ... no?
Pian piano le carezze divennero sempre più rade, fino a che cessarono del tutto. Dory si sentiva le braccia di piombo, eppure anche stranamente leggera. Chiuse gli occhi con un sospiro. Li riaprì. Doveva resistere il più a lungo possibile, per il bene di entrambi.
Il vampiro bevve assaporando ogni singola goccia di sangue. Quello della sua puttanella era pura ambrosia, avrebbe fatto impazzire chiunque. Registrò distrattamente il cessare delle carezze. Non ne aveva ancora abbastanza. Gli sembrava che per quanto succhiasse non ne avesse mai abbastanza. Era così dolce, buono ... allegra, energica, spiritosa, adorabile. Laito si staccò. La giovane era inerte fra le sue braccia, pallida come l’alabastro. Non l’aveva uccisa, ma il vampiro sospettava di averle prelevato comunque troppo sangue.

Dory aprì piano gli occhi. Si sentiva debolissima. Mise a fuoco la stanza: si trattava di una camera da letto abbastanza spartana. Avvertì odore di bruciato. La giovane si sedette. Tutto ondeggiò davanti a lei. Richiuse gli occhi e sistemò il cuscino in modo da essere semisdraiata, come in ospedale.
“Ehi, ti sei svegliata!” constatò allegramente Laito. “La prossima volta perdiamoci in un anno meno barbarico, che dici? Magari uno in cui praticano le trasfusioni.”
“Quanto ho dormito?”
“Circa dodici ore” rispose lui sorridendo, come se fosse una cosa buffa e non fosse stato in ansia fino ad allora.
“Oh ...” fece Dory, sorpresa. “E dove siamo? E quest’odore cos’è?”
“In una casa nel bosco. Ho provato a cuocere della carne ... Devi mangiare se non vuoi svenire di nuovo.”
“Mi vuoi avvelenare, allora.”
Il vampiro le fece una carezza. Quella ragazza non era come le altre. Era l’unica che gli faceva provare strane sensazioni. Ora che era cosciente percepiva nuovamente una sensazione di calore nel suo petto che associava a pace e gioia, al piacere di stare in sua compagnia.
Forse la mora percepì i suoi pensieri, in quanto arrossì sotto il suo sguardo. Gli sorrise dolcemente e quando lui la baciò non si stupì. Le sembrava perfettamente naturale. Solo con lui si sentiva se stessa, completamente a suo agio e felice. Avrebbe potuto restare tra le sue braccia per sempre per quanto stava bene.
Con suo dispiacere Laito si alzò, rompendo il piccolo idillio. Il rosso tornò con una fetta di carne bruciacchiata in un piatto. Lo stomaco della giovane brontolò.
“Wow, devo essere proprio affamata se quella cosa mi stimola appetito” scherzò lei.
“Su, fai aaah” fece il vampiro avvicinando la forchetta alla sua bocca.
Dory lo accontentò. Si lasciò imboccare e senza accorgersi aveva mangiato tutta la carne più una mela. Bevve anche del latte.
“Brava la mia puttanella. Ora resta a riposo.”
“Ma dobbiamo andarcene ...”
“Certo, ma sei troppo debole per camminare. Comunque non preoccuparti. So dov’è il villaggio e ora che sei sveglia posso cercare la strega.”
“Che farei senza di te?” disse piano lei, assopendosi.
“No, che farei io senza te ... ma non voglio saperlo” mormorò Laito.

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Capitolo 5
*** Giorno V ***


Il vampiro non se la sentì di lasciare da sola Dory per troppo tempo. Uscì solo per avere qualche indicazione e bere. Il giorno dopo, di buon mattino, Laito si recò in un quartiere malfamato. Alcuni bambini giocavano a rincorrersi mezzi nudi mentre i loro genitori cominciavano la giornata chiedendo l’elemosina o truffando il prossimo.
Il vampiro proseguì fino ad un vicolo più tranquillo e bussò all’ultima porta, che si aprì da sola. Entrò. L’interno era debolmente illuminato da diverse candele. La luce solare non poteva entrare, in quanto le finestre erano coperte. Al centro della camera vi era un tavolino rotondo con due sedie e null’altro.
“Strega? Priscilla?” chiamò Laito.
“Una creatura come te non mi è mai venuta a visitare. Lo considero un onore” fece Priscilla.
Era più vecchia dell’altra strega, ma più carina, con capelli ed occhi scuri e un corpo prosperoso.
“Oh … Senza offesa, ma avrei preferito che non fossi costretto a venire.”
“Siediamoci e racconta.”
Laito obbedì.
“Vivian, eh? Avrà sbagliato ad usare l’adversa futura ...” rifletté fra sé la strega.
“Puoi riportarci a casa?”
“Ma è ovvio, mi hai presa per una novellina? Siete anche fortunati: domani c’è la luna piena, altrimenti avreste dovuto trattenervi qui ancora un po’. Non che mi dispiaccia” aggiunse facendogli l’occhiolino.
“Grazie, ma noi andiamo di fretta anche perché il duca ci sta dando la caccia … A proposito, vado dalla mia amica. Ci vediamo domani?”
“Certo. Vi auguro buona fortuna.”
“Le streghe sono più gentili di quel che credevo” le sorrise Laito.
“Nah, è che a me piace riparare i disastri della mia discepola” si schermì Priscilla. “E anche veder trionfare il vero amore.”
Tornato indietro, il rosso raccontò tutto a Dory, tranne l’ultima parte del suo colloquio con la strega. Fu contento di constatare che non era più tanto pallida e che poteva alzarsi senza barcollare.
“Perfetto. Solo che qui è noioso” commentò la giovane.
“Beh, io qualche idea su come ravvivare il nostro soggiorno ce l’avrei …”
“Sei incorreggibile” disse lei scuotendo la testa, ma sorrideva.
Era seduta sul letto, con la schiena contro il muro. Indossava solo la camicia da notte, il vestito era rimasto nella locanda. Laito si inginocchiò e prese a risalirle le gambe bacio dopo bacio. Dory avvampò, fremendo di piacere ad ogni contatto delicato. Quando lui si sedette sul letto gli si mise in braccio e lo strinse. Il rosso ricambiò, carezzandole la schiena. Adorava l’inebriante profumo del suo corpo vivo, caldo e morbido.
“Mi fai il solletico” ridacchiò la ragazza.
“Scusa, è che il tuo profumo è irresistibile.”
“Neanche tu scherzi, sai?”
“Mh?”
“Sai di buono” esclamò allegramente lei dopo aver inspirato il suo odore.
“È la prima volta che me lo dice un’umana.”
“Qualche vampira te l’ha detto?”
Laito rise, percependo una punta di gelosia nella sua domanda.
“In effetti no, sei la prima. Non ho mai incontrato nessuna come te.”
Dory sorrise raggiante, con le guance rosse e gli occhi luminosi di gioia.
“Anche tu per me sei unico” replicò cingendogli dolcemente il collo.
Si baciarono a lungo, ancora e ancora, e aggiunsero carezze su carezze.
Quando la ragazza si svegliò il vampiro dormiva ancora. Lei lo contemplò adorante: così rilassato, con i capelli spettinati, era un vero angelo!
Dory pensò a come aveva fatto bene a non rinunciare all’idea di conquistarlo. Per lei era stato amore a prima vista, per questo le era così difficile negargli qualcosa. All’inizio sembrava che Laito volesse sola fare sesso con lei, ma poi avevano fatto altre cose insieme, si erano divertiti, lui aveva addirittura suonato per lei, una volta. Sapeva essere tanto dolce e affettuoso. È il mio tesoro, pensò commossa la mora.
“Piangi?”
La ragazza sussultò e si asciugò gli occhi.
“No, no, anzi, pensavo a cose felici.”
Si chinò a dargli un leggero bacio sul naso. Il vampiro sorrise, le passò una mano dietro la nuca e le diede un bacio a fior di labbra, poi si rivestì. Doveva uscire per procurarsi del cibo. Dory lo abbracciò da dietro, facendo ricadere le braccia sul petto e posando la testa sulla sua spalla. Laito le strinse le mani e poggiò la testa sulla sua. Rimasero così per un po’. Alla fine lei gli baciò la guancia e si ritrasse. Lui si alzò, finendo di vestirsi. Prima di uscire la guardò: sedeva sul letto a gambe incrociate. Gli sorrise e agitò la mano in segno di saluto. Il rosso indugiò, non resistette all’impulso di darle un ultimo bacio ed infine uscì. Appena la porta fu chiusa Dory si lasciò cadere sul cuscino ed urlò tutta la sua felicità. Laito sorrise: i vampiri avevano un buon udito.

“Milord, il mostro è stato avvistato” annunciò una guardia entrata di corsa nel castello.
Lord Grayson sorrise soddisfatto. Sapeva che quei due non potevano essere lontani. Molto presto avrebbe avuto la sua vendetta. Annunciò che si sarebbe unito personalmente alla caccia, ora che avevano una pista. I soldati lo guardarono con rispetto, ammirando il suo coraggio.
Dopo un paio d’ore raggiunsero il luogo dell’avvistamento. Il duca diede ordine di catturare il mostro vivo prima che le guardie si sparpagliassero. Lui cavalcò vicino al capitano.
“Signore, una casa” lo avvertì il soldato.
“Perquisitela.”
Il capitano scese dal cavallo, con il moschetto in mano. Aprì cautamente la porta ed ispezionò l’abitazione silenzioso come un gatto.
“Signore, c’è solo la ragazza. Vuole che …?”
Al duca si illuminarono gli occhi. Non poteva credere di aver avuto tanta fortuna!
“Va bene così, capitano. Se lei è qui il mostro non sarà lontano. Cercatelo, io mi occupo della fanciulla.”
Il capitano fece come gli era stato ordinato. Salì a cavallo e scomparve alla sua vista. Lord Grayson scese, entrò nella casa e si attardò sulla soglia della camera da letto. Dory era parzialmente coperta dal lenzuolo, nel dormiveglia. Non aveva davvero udito il capitano, ma le era parso di sentire qualcosa. Si era guardata intorno e non vedendo nulla si era quasi riaddormentata.
Il duca passò gli occhi sui capelli corvini sparsi sul cuscino, sulle labbra sottili, sulla camicia da notte sgualcita e sulle rosee membra che camicia e lenzuolo lasciavano scoperte. Compì in un baleno i passi che li separavano e le diede d’impulso un bacio rovente. La ragazza si svegliò di colpo e lo fissò orripilata. Grayson si mise a cavalcioni su di lei, le afferrò i polsi e le tirò le braccia sopra la testa. Dory urlò.
“Strilla pure, troia, il tuo amichetto non verrà a salvarti.”
Il duca le strinse i polsi con una mano, mentre con l’altra si insinuava nella scollatura della giovane. Dory si dibatté con tutte le sue esigue forze. Iniziò a singhiozzare disperata, sentendo l’eccitazione dell’uomo crescere mano a mano che la toccava più a fondo. Grayson le strappò la camicia da notte, vinto dalla lussuria. Prima che potesse godersi appieno quel corpo giovane e palpitante giunsero dei rumori da fuori misti a terribili grida.
“Laito!” urlò la ragazza.
La mano del duca interruppe l’esplorazione. Le serrò la gola, assieme all’altra. Lei tentò in tutti i modi di allentare la stretta, ma ogni sforzo fu vano. La vista, già offuscata a causa delle numerose lacrime, si oscurò. Non poteva credere di aver affrontato tante avventure solo per morire in quel modo. Il suo ultimo pensiero andò a Laito.

Il vampiro era riuscito a bere da una contadina e stava tornando nel bosco con pane, frutta e formaggi, quando udì rumore di zoccoli e voci che gridavano indicazioni. Imprecò sottovoce, passandosi una mano fra i capelli. Si augurò che non avessero trovato la casa, ma era meglio non sperarci troppo. L’avvistamento di un soldato lo fece decidere su come agire. Sparì e riapparve vicino al tizio, facendolo cadere da cavallo. Laito gli rubò il moschetto e montò a cavallo, cercando di evitare le altre guardie. Sfortunatamente fu proprio il loro capitano a notarlo. Fu così costretto a combattere. L’unico suo vantaggio era essere un vampiro, un vampiro tra l’altro non molto esperto di lotte.
Laito colpì qualche soldato con il moschetto, ma fu anche colpito a sua volta. Dolorante, puntò il cavallo su un suo simile e con un balzo atterrò il suo cavaliere. Succhiò il sangue del soldato per far rimarginare più in fretta la ferita. La guardia urlò di dolore e paura, ma il rosso distinse bene un altro grido. Dory aveva gridato il suo nome!
Si teletrasportò nella casa di legno, con una sensazione di dèjà vu. Rimase per un attimo paralizzato nel vedere Grayson sulla mora, le mani strette attorno al collo, la camicia da notte strappata. Laito ringhiò e lo scaraventò contro il muro. Il duca urlò di sorpresa; si schiantò e restò a terra. Il vampiro lo degnò appena di uno sguardo.
“Dory, puttanella!” esclamò preoccupato.
La giovane era molto pallida; aveva profonde occhiaie, labbra violacee e brutti segni rossi sulla gola, che si andavano gonfiando. Laito li sfiorò con un dito. Pianse senza rendersene conto.
“Ehi, piccola, non mi puoi lasciare … svegliati, ti prego …”
Laito la baciò, soffiando aria come aveva visto fare in televisione. Dory doveva riprendersi, doveva. Le strinse con forza una mano e in quel momento lei iniziò a tossire. Lui la accarezzò, con gli occhi lucidi per il sollievo, mormorando parole rassicuranti per farle sentire la sua presenza. La ragazza prese convulsamente aria, tremando. Dopo alcuni minuti in cui il vampiro continuò a calmarla come poteva, si poggiò a lui esausta. Non si era mai sentita così male. La gola le doleva da morire ed anche il petto, la testa le girava e temeva di vomitare da un momento all’altro. Alzò la testa verso il suo amato salvatore.
“Hai pianto” mormorò Dory stupita, con voce roca. Lo aveva visto sorridere sempre, anche le rare volte in cui si arrabbiava. Ma naturalmente sapeva da tempo che quel sorriso non sempre era sincero.
“Quando sono entrato credevo … no, non voglio pensare mai più una cosa simile. Tu resterai con me per sempre” dichiarò il vampiro.
Le sorrise e la strinse forte, un abbraccio che consolava entrambi, poi le prese il viso fra le mani asciugandole le lacrime. Adesso che era sicuro che Dory era viva, sentì che la rabbia prendeva nuovamente il sopravvento. La ragazza sgranò gli occhi e si buttò su di lui. Caddero entrambi dal letto. Il proiettile si conficcò nel muro.
“Maledetta puttana!” inveì Grayson, affrettandosi a sparare un altro colpo con la sua baionetta.
Laito fu più veloce: gli tolse l’arma dalle mani e lo inchiodò al muro, con il viso a pochi centimetri dal suo. Anche un uomo più coraggioso di Grayson avrebbe tremato sotto lo sguardo infuriato del vampiro.

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Capitolo 6
*** Giorno VI ***


“E questa cosa fa?” domandò Dory, entusiasta.
Lei e Laito erano a casa di Priscilla e la giovane era attratta da ogni fiala, libro e oggetto che vedeva. Il rosso le seguiva con lo sguardo, sorridendo. Trovava quella curiosità adorabile!
Si passò le mani dietro la testa e si accomodò meglio sul divano. Non ricordava di aver mai ucciso nessuno in modo più cruento di Grayson, ma del resto nessuno aveva cercato di portargli via la persona più preziosa della sua vita. Forse aveva perso un po’ il controllo, tuttavia se ne era reso conto solo ad opera compiuta, sentendosi pienamente soddisfatto. Aveva temuto che Dory si spaventasse nel vederlo così simile a come vengono descritti i vampiri, a come il duca ed i suoi soldati lo chiamavano, mostro, ma lei gli aveva rivolto un flebile sorriso. Poi era svenuta.
“Fa parlare al contrario.”
Per fortuna la strega se ne intendeva di cure mediche. Le aveva fetto aspirare qualcosa che aveva una funzione opposta ai sali, in modo da precipitarla in un sonno profondo e ristoratore. Si era poi dedicata a guarirle le ecchimosi sul collo e vari graffi e lividi procurati durante il viaggio.
“Ah ... e a che serve?”
Priscilla si era poi fatta raccontare ogni cosa da Laito. Sosteneva che una buona storia era il miglior compenso che potesse avere. Il vampiro l’aveva accontentata con piacere. Confidarsi gli faceva bene, soprattutto se ad ascoltarlo era una persona attenta ma disinteressata, senza secondi fini.
“A divertirsi, mia giovane amica.”
Laito si era poi addormentato. Aveva raccomandato alla strega di chiamarlo non appena Dory si fosse svegliata, ma lei lo aveva lasciato riposare. Priscilla e la giovane si erano trovate simpatiche a prima vista.
“Voi streghe non siete proprio come si dice” rise Dory.
“Beh, ne esistono di malvagie, naturalmente. È per colpa loro che abbiamo acquisito questa fama. È accaduto anche ad altre creature, fra cui i vampiri.”
“E questi vampiri diffondevano false storie su di loro? Perché ho scoperto che la maggior parte delle leggende sono false.”
“Questo non lo so, ma so che per conoscere bene qualcuno non ci si deve fermare alle apparenze.”
Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi, lo so.”
“Ehi, bella frase!”
“È di Sain-Exupéry … ed è spoiler.”
“Spoiler?”
La ragazza ridacchiò, fece un gesto con la mano per dirle di lasciar perdere e si andò a sedere vicino a Laito, che la prese in braccio.
“Hai cantato una canzone che dice la stessa cosa, giusto?” domandò il vampiro, mordicchiandole l’orecchio.
La Belle et la Bete, sì … la vera bellezza non può essere vista, e molte cose sono così, non quello che sembrano. Ma tu sei bello anche da fuori.”
“Anche, dici?” chiese il rosso, insicuro.
“Sì. Tu sei molto migliore di quello che sembri” affermò Dory, sincera. “Se a volte sei stato cinico o un po’ pervertito non è colpa tua.”
Laito annuì lentamente, assimilando quel concetto. Certo, lui, come i suoi fratelli, era diventato in quel modo a causa dell’orribile infanzia che aveva trascorso. Fino ad allora in pochi avevano come minimo tentato di vedere oltre la sua natura vampiresca e lo scudo del suo sorriso. Ma lei, a poco a poco, era riuscita a fare amicizia con tutti loro. Era stata la prima sposa sacrificale che, magari inconsciamente, aveva accettato il suo ruolo. E fra i vari vampiri presenti, si era innamorata di lui! Laito sospettava che se si fosse innamorata di un altro anche quello avrebbe finito con il ricambiarla.
“Essere un po’ pervertito non mi dispiace” mormorò con un mezzo sorriso.
“Sì, non è poi così male” rise lei. “Ci si può di certo abituare.”
Priscilla li ascoltava sorridendo mentre preparava il necessario per riportarli a casa. Entrambi erano brave persone, secondo il suo modesto parere. Non privi di difetti, naturalmente, ma fondamentalmente buoni. Sospirò. Non sempre si era abbastanza fortunati da trovare presto il vero amore. Lei ancora lo aspettava, per esempio.
Dory si lasciò coccolare dal vampiro, lieta. E pensare che per poco aveva rischiato di perdere per sempre quella felicità …
“Ehi, che hai?” si preoccupò Laito vedendola scoppiare a piangere.
“S- scusa …”
“Calma, ora è tutto finito.”
“Sì, solo p- pensavo che se fosse andata diversamente a- avrei avuto un solo rimpianto.”
“Quale, piccola?”
“Non averti detto una cosa … Non sono stata abbastanza coraggiosa … Ma adesso basta aspettare.” La ragazza si raddrizzò guardandolo negli occhi. “Ti amo.”
Laito sorrise e poggiò la fronte sulla sua.
“Sai, lo sospettavo, ma sentirlo dire fa davvero bene. Ti amo anche io Dory.”
Lei lo abbracciò commossa.
“Prima non sapevo che l’amore fosse così piacevole” sussurrò il vampiro tra i suoi capelli.
“Non è solo gioia” disse la ragazza mentre si scioglieva dall’abbraccio. “È anche sacrificio, impegno, pazienza. Devi dare per poter ricevere.”
“Sì … ora lo capisco meglio. Ma non capisco perché non l’hai detto prima.”
“Beh … non pensavo di essere abbastanza bella da interessarti” ammise lei.
Laito rise e Dory accennò un sorriso di scuse.
“Sono stupida, lo so. In fondo l’aspetto non conta.”
“Non importa, io ti trovo splendida. Cosa vuoi fare ora?”
“Oltre a tornare a casa, dici? Tutto quello che vuoi.”
“Allora continua a sorridere. Voglio che non cambi mai, Dory. Resta sempre con me, fammi restare innamorato di te perché senza di te non posso più vivere.”
“Oh, tesoro” fece la ragazza con gli occhi lucidi per la commozione.
Aveva appena cominciato a divorarlo di baci quando la strega tossichiò per ricordare loro la sua presenza. Dory si staccò, rossa.
“M- magari continuiamo senza pubblico …”
“Ma chi se ne frega!”
Il rosso la attirò in un bacio mozzafiato che la fece sciogliere su di lui.
“Ragazzi, se non siete più interessati a tornare …”
“Arriviamo.”

“Casa” mormorò Dory davanti villa Sakamaki. Con un braccio cingeva la vita di Laito, mentre il vampiro aveva passato il suo attorno alle sue spalle.
Erano tornati nel loro tempo e per fortuna anche in Giappone, ma avevano dovuto camminare per arrivare alla villa.
“Siamo sicuri che non è stato tutto un sogno?”
Laito sorrise e le strinse la mano.
“Non importa, perché nel caso abbiamo sognato insieme. Tutto ciò che ti ho detto è vero.”
“Non ne dubito, tesoro.” La ragazza intrecciò le dita con quelle del vampiro. “Laito, tu credi nella leggenda del filo rosso?”
“Mmh … dice che ognuno è legato alla propria anima gemella da questo filo invisibile, giusto?”
“Sì, e non lo si può spezzare. I due amanti sono uniti per sempre, anche se non si dovessero mai incontrare.”
Laito annuì, poi le baciò il mignolo.
“Grazie per avermi legato a lei, destino” rise.
Dory lo baciò teneramente. Non aggiunse altro. Era felicissima che alla fine di quell’avventura aveva ottenuto ciò che più desiderava al mondo. Una piccola parte di lei era timorosa: e se non avesse funzionato? Ma questo pensiero sgradevole fu subito scacciato. Che esistesse o meno un filo rosso, un destino, non le importava. Sapeva di amarlo profondamente e avrebbe affrontato qualsiasi cosa pur di star con lui, a patto che lui la volesse come compagna.
I due entrarono insieme nella villa.



***Angolo Autrice***
Prima fic romantica che concludo, devo dire che sono soddisfatta di come è vennuta.
Ringrazio chiunque l'ha letta, sperando che gli sia piaciuta!
Bye!

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