Bouquet

di mouthless
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ibisco; ***
Capitolo 2: *** Rosmarino; ***



Capitolo 1
*** Ibisco; ***


piccole avvertenze pre-lettura!  (quanto è qt questo colore damn)
prima di tutto, questa è una storia che sto pubblicando su 
wattpad, e che ho deciso di pubblicare anche qui per... nostalgia, se vogliamo chiamarla così. e poi, nonostante wattpad abbia la cosa più bella del mondo, ossia le copertine, a mio parere e gusti personali, la costumization che offre efp è nettamente migliore. sarà perché sono un tipo fissato con l'aesthetic, chissà.questo per dirvi che cercherò di aggiornare la storia regolarmente su wattpad, tenendo conto comunque di impegni ed imprevisti che tutti i comuni mortali hanno e, guarda un po', sono un comune mortale anch'io! la pubblicazione qui su efp credo che proseguirà alquanto a rilento, invece, in quanto aggiungerò nuove parti solo quando avrò a disposizione il pc. detto questo, il link al primo capitolo, se vi interessa, è il gentilmente nascosto dal fiorellino come questo 
❀ rosso che troverete poco più in basso. passiamo alle avvertenze importanti, adesso.
 

  • sull'ambientazione:: eccetto variazioni dovute a stupide esigenze narrative, la storia segue la trama e l'ambientazione del videogioco Pokémon Diamante/Perla;
  • sui nomi:: per una semplice questione di mia comodità, ho deciso di utilizzare solo ed esclusivamente i nomi inglesi per i personaggi, i luoghi e qualsiasi altra cosa abbia un nome. Sto rigiocando il mio amato Perla in contemporanea alla scrittura di quest'opera e purtroppo - o, per me, fortunatamente - ho il gioco in inglese, cercate di capirmi;
  • sulla caratterizzazione:: è presente ooc sparso un po' per tutti i personaggi. Le esigenze di trama fanno la loro comparsa anche questa volta, e i miei headcanons hanno voluto dare una mano;
  • sulle tematiche:: da brava persona triste quale sono, tendo a scrivere cose tristi. Buttando via questo velo di ironia, questa è un'opera progettata per essere abbastanza malinconica, c'è solo da vedere se riuscirò nel mio intento. Sarà presente qualche potenziale accenno a coppie slash, probabilmente anche yuri o yaoi, e soprattutto qualche accenno ad un triangolo. Non una threesome, un triangolo, ripeto. Non credo nemmeno ci sia bisogno di specificare quale;
  • sui personaggi:: ho deciso di prendere Lucas nei panni del player, per cui sarà lui figlio di Johanna e sarà Dawn assistente del professor Rowan.
 


 



Hibiscus è un genere di piante della famiglia delle Malvaceae che comprende circa 240 specie.
Il nome deriva dal greco e probabilmente fu assegnato da Dioscoride, noto medico dell'antichità, vissuto nel I secolo d.C.
Il genere comprende piccoli alberi, arbusti e piante erbacee annuali o perenni.
In Polinesia, da sempre, l'ibisco è portato tra i capelli dalle ragazze; i ragazzi invece sono soliti appoggiarne un fiore sull'orecchio destro, se sono fidanzati, sull'orecchio sinistro, se sono "liberi".
Famoso è il consumo di insalate di malvacee presso gli antichi romani, non foss'altro che per le indigestioni che ne faceva Cicerone.

I suoi fiori sono delicati e leggerissimi e hanno una durata molto breve, di solito un giorno; per questo regalando l'ibisco si vuole esaltare la bellezza fulminea e fugace, l'incanto fuggevole di un istante. Il linguaggio amoroso ottocentesco si è sbizzarrito su questo fiore: donarne uno all'amata significa "tu sei bella", il siriaco a fiore bianco ne loda la lealtà e rosso la pazienza del corteggiatore, mentre i colori cangianti attestano un rifiuto. Il rosso sangue, inutile dirlo, è "ferita al cuore".

 



 

Se avesse dovuto scegliere una parola per descrivere il loro primo incontro, avrebbe scelto inaspettato. Ma anche inopportunotempestivoestemporaneo
Se avesse dovuto scegliere un'unica parola e il silenzio che ne seguiva, semplicemente non avrebbe scelto nessuna parola, alla fine. 
Non era brava con le parole, Dawn. Non era brava in molte cose e, così come chiunque altro, eccelleva in altre. A dirla tutta, non aveva neanche molta importanza. Si limitava a fare quel che gli altri si aspettavano che facesse, chiamalo senso di dovere o come più ti aggrada, o magari aveva semplicemente un'indole responsabile di suo. E cercava di tenere tutto il resto fuori, come inutili decori di cui, alla fine, puoi benissimo fare a meno.
Una cosa era certa: il loro primo incontro era stavo devastante. Devastante come un crampo improvviso allo stomaco di cui, tuttavia, devi celare l'esistenza, perché di certo non puoi rannicchiarti di punto in bianco sotto gli sguardi delle persone e pretendere che non credano che tu abbia problemi. Fisici o mentali, poi, è tutto da verificare.

Aveva diligentemente aspettato il ritorno del suo tanto stimato mentore, il famosissimo Professor Rowan della regione di Sinnoh, specializzato sull'evoluzione dei Pokémon e sui motivi che la causano. Per quattro anni era stato nella regione di Kanto per proseguire una parte dei suoi studi in collaborazione con l'altrettanto famoso Professor Oak. Lontano migliaia di respiri, di sguardi, di sospiri dalla sua piccola assistente, lasciata così abbandonata a sé stessa. Non era mai stata molto Dawn senza il suo professore, e anche quando non poteva vederlo pensava alle sue stanche mani rovinate dal lavoro di anni, ai suoi occhi appannati da una vita vissuta e che ancora veniva vissuta nel pieno, che prima o poi sarebbe passata come passa per tutti, ma era facile dimenticarsi di questo dettaglio ogni volta che si sentiva una leggera punta di fragola nel suo respiro, profondo e rilassato. Il Professore aveva un debole per le caramelle che, invece, a Dawn non andavano giù chissà quanto. Le trovava troppo dolci per i suoi gusti. E trovava anche che, nei rapporti con le persone, fossero le divergenze e le disuguaglianze a dimezzare le distanze, in ogni caso. Molte delle sue convinzioni le aveva sviluppate così, sperimentando la sua vita a Sandgem Town, al fianco del suo punto di riferimento ed amico più fidato.

Gli occhi di Dawn erano intrinsechi di salsedine, e la sabbia le era quasi penetrata sotto pelle. In quattro anni avrebbe potuto fare cose, grandi cose, ma aveva scelto di rimanere con i piedi per terra ed attendere la ripresa del suo lavoro più pronta di quanto lo fosse mai stata in vita sua. Se non altro, si era presa del tempo per prendersi cura della spiaggia a sud della sua città. La sua amata città sabbiosa, con il suo odore pungente, profumo, aria, anima del mare che riesce a penetrarti nei polmoni con dolcezza nonostante non chiedi nemmeno il permesso per farlo.

Dopo quattro anni di blu negli occhi e respiro di sale nei capelli, tutto si sarebbe aspettata fuorché un incontro di petto con la casualità. Lei e la casualità non andavano proprio a braccetto comunque, a quanto pare.
L'appropriamento da parte di Lucas e Barry dei Pokémon del Professore l'avevano colta totalmente alla sprovvista. 
Barry e Lucas erano i nomi dei due ragazzi che aveva avuto la piacevole sorpresa di incontrare mentre si allontanava dal Lake Verity ad una perlustrazione veloce terminata. Non che avesse importanza, per lei erano stati etichettati direttamente come i due che avrebbero potuto metterla nei pasticci. E il loro non era nemmeno stato un appropriamento, ma una semplice presa in prestito, per così dire, prima ancora di poter chiedere l'effettivo consenso del proprietario dei Pokémon in questione. Cosa mai avrebbe potuto fare lei, nelle veci di una semplice assistente. Anche se, qualcosa le sarebbe decisamente piaciuto fare.

Il suo primo incontro con Barry e Lucas di certo non era stato dei migliori. Se avesse dovuto descriverlo in qualche modo, avrebbe scelto semplicemente di rimanere in silenzio, lo stesso silenzio che la aveva accompagnata mentre scrutava le figure dei due ragazzi con un'incertezza e un timore tale da usare quando si rivolge lo sguardo ad una pianta in fiore, per paura di poter rovinare i boccioli anche solo guardandoli, mentre il Professor Rowan si allontanava alle sue spalle verso Sandgem Town.
Silenzio.
Presto si sarebbe risolto tutto, era il pensiero che aveva preso posto nella sua mente, soffocando tutto il resto. E forse, è per questo che i ricordi di quei momenti le suonano tutt'ora come note di una melodia familiare ma a cui non si riesce inevitabilmente a dare un nome.

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Capitolo 2
*** Rosmarino; ***


Il rosmarino (Rosmarinus officinalis, L., 1753) è un arbusto appartenente alla famiglia (tassonomia) delle Lamiaceae e al genere Rosmarinus. Il nome del genere deriva dalle parole latine ros (rugiada) e maris(del mare).
Il rosmarino era anticamente associato ai rituali funebri: si bruciavano rami di rosmarino come incenso e si ponevano rami di questa pianta tra le mani dei defunti come simbolo dell'immortalità dell'anima. A causa forse che erano le guerre a procurare il maggior numero di morti all'epoca, il rosmarino era sacro al dio della guerra, Ares (o Marte per i Romani).
Si riteneva anche che il rosmarino rendesse più acuta la memoria e facesse sì che ricordi remoti si presentassero alla mente con grande chiarezza. Per questo motivo gli studenti romani erano soliti affrontare esami particolarmente impegnativi portando sulla testa coroncine di rosmarino.
Nel Medioevo veniva ancora utilizzato come incenso, ma per scacciare spiriti maligni e streghe durante gli esorcismi.
Il profumo persistente di questo arbusto rappresentava anche la durevolezza di un sentimento d'affetto o d'amore e per questo motivo il rosmarino veniva utilizzato nelle pozioni magiche che avrebbero dovuto suscitare l'amore.
Secondo altre credenze un rametto di rosmarino posto sotto al cuscino prima di dormire avrebbe tenuto lontani gli incubi e favorito sonni sereni.
Tutte le tradizionali credenze sul rosmarino sono accorpate nell'attuale simbologia di cui questo arbusto è caricato nel linguaggio dei fiori. Significa memoria, ricordo, affetto e amore duraturi, il rosmarino simboleggia anche profonda e duratura lealtà.



 

Fresca e libera, dove nuove foglie respirano! Era sempre stato il motto di Twinleaf Town, una piccola città situata nella parte sud-occidentale della regione di Sinnoh. Una cittadina in cui l'aria profumava di foglie fresche, il luogo ideale per l'inizio di un'avventura, che accoglieva i suoi abitanti con la stessa premura con cui una madre stampa sulla fronte del proprio figlio un bacio ogni mattina come bonaugure, un buon augurio per la giornata. Proprio tra le braccia di una così attenta matrigna, anni prima erano venuti alla luce due giovani, il cui futuro prospettava un successo dal retrogusto amarognolo come portata principale accompagnato da risate ed attimi fuggenti nel vento. Quello stesso vento che, dai primi minuti di vita dei pargoli sino ai giorni correnti, aveva cantato alle loro orecchie parole persuadenti, incoraggianti, entusiasmanti, incentivanti, accattivanti. Racconti di terre lontane ed inni all'avventura.

Una finestra aperta su un mare grigio in tempesta negli occhi di uno, un campo di girasoli in un fresco pomeriggio di primavera nella chioma dell'altro. 
Erano sempre stati estremamente disparati, Lucas e Barry. Per loro, disparati significava inevitabilmente anche complementari. Era stato deciso dal destino, così come li aveva fatti sbocciare a pochi passi di distanza aveva anche buttato carboni nei loro cuori ardenti al primo incontro. Ai due bastò semplicemente incrociare gli sguardi per capire che sarebbero stati amici inseparabili per tutta la vita.

In inverno la cittadina faceva scoprire un suo lato accuratamente nascosto, così magico che solo un incantesimo altrettanto speciale poteva rivelare: la neve.
Lucas detestava vestirsi di tutto punto per coprirsi dal gelo ma, come ogni volta del resto, finiva per farsi trascinare dall'allegria di Barry. Barry era tante cose, specialmente due: contagioso e raggiante.
Tra una nevicata e l'altra, i due bambini si divertivano a giocare con la neve fino a quando non era proprio il vento, con una gelida carezza sulla punta del naso, ad invitarli a rientrare.

In primavera erano soliti recarsi al lago a nord della città, il Lake Verity, che aveva catturato la loro curiosità affascinandoli sin da subito con le sue leggende ed i suoi misteri.
C'era un giovane uomo, un vicino di casa, amante dei Bidoof. Era un ragazzo gentile e solare, che tutte le prime domeniche del mese bussava di porta in porta per distribuire allegria, sorrisi e dolci preparati con amore dalla sua compagna. Era un fotografo, un'anima appassionata e completamente dedita all'arte; Barry e Lucas videro per la prima volta il Lake Verity così, di sfuggita, in una delle foto del vicino. E fu stesso lui ad accompagnarli alla scoperta del posto, il giorno seguente.
Fu uno sguardo a far nascere quel legame profondo fra i due ragazzi, il primo, e, così come era successo tante altre volte, sarebbe bastato uno sguardo per capire se un ricordo fosse stato degno da incorniciare e custodire o da abbandonare con le foglie e la polvere al vento. 
Era stato uno sguardo a farli affezionare al lago.
Era stato uno sguardo a farli appassionare ai Pokémon.
Era stato uno sguardo a farli innamorare della vita, e del mondo.

In estate si spostavano verso sud, concentrando completamente la loro attenzione sul laghetto difronte casa di Lucas.
Dire che Barry detestasse pescare sarebbe stata una mezza bugia, nonostante finisse sempre per tornare a casa con un muso lungo, la maglia tutta bagnata e le stelle che gli sorridevano dal cielo limpido. Ecco che, nelle sue mancanze, metteva piede l'altro, aiutandolo a ritornare sul sentiero ciottolato sicuro. Che si completassero era un dato di fatto e un'inevitabile verità, quasi fossero stati creati appositamente uno ad incastro rispettivo con l'altro; come se fossero stati due metà precise di quella che, una volta, era un'unità.

In autunno erano più spensierati che in qualsiasi altro periodo dell'anno. Sarebbero stati ore con gli occhi fissi sul terreno come attirati da una potente calamita, nell'intento di collezionare foglie colorate perse dagli alberi tutt'intorno al villaggio. E si divertivano a giocarci, con i loro amici alberi. Si stendevano sul soffice tappeto di fogliame ed erbetta, accoccolati fra le grosse radici, a contare le poche penne gialle, rosse e arancioni ancora attaccate ai rami, e dai rami il loro sguardo passava oltre, al cielo, ora azzurro ora grigio, perennemente contornato da nuvole al pari di addobbi festivi.
Uno dei loro passatemi preferiti, però, era spargere il miele sulle cortecce, perché sapevano che avrebbero potuto osservare i Pokémon che presto sarebbero arrivati dalla finestra della camera di Barry, mentre addentavano con allegria e stupore un giorno un panino, un giorno un biscotto, lasciando tracce di terriccio sparse su tutto il pavimento.

Dawn non se ne accorse. O meglio, non subito. Fu l'atteggiamento del professore nei confronti delle due nuove facce incontrate che le fece aprire gli occhi. Se un attimo prima era stata diffidente, ora era curiosa. Si sentiva attirata, in qualche modo e per qualche strano motivo, a lei ancora sconosciuto. E sentiva come un subbuglio nel suo stomaco, che i due ragazzi possedessero qualcosa di speciale, qualcosa che lei, nei suoi anni di vita, ancora non era riuscita a scoprire ed imparare. Per questo motivo decise di cambiare piede con cui partire e di appoggiare il suo professore nella scelta che aveva appena silenziosamente fatto. Confrontandosi con il suo io, come era solito operare.

Aveva preso una decisione, ed era proprio per quella decisione, giuratasi di annaffiare giorno dopo giorno senza privarla mai di attenzioni, che si ritrovava in quel momento cruciale della sua esistenza in piedi davanti all'uscio del laboratorio del suo mentore.
Con una leggera brezza che le spostava delicatamente i capelli, riuscì a sentire finalmente qualcosa. Le bastò un attimo per capire che, quel qualcosa, lo avrebbe rincorso, afferrato, abbracciato e custodito per sempre, mentre con occhi che non si accendevano da tempo fissava un berretto rosso avvicinarsi in lontananza.

sorrise, come non faceva da tempo.

 

 

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