Wake Me Up

di giucri89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
 
Voglio che mi trovi e mi salvi.
I miei sogni e tutte le cose che ho voluto
senza sosta stanno diventando vecchi amici.
Non ci posso credere.
Ho urlato ma tutto ciò che mi è ritornato
indietro è stato un “vai”.
Quella frase, quell’unica frase
mi ha fatto chiudere le mani e restare
immobile come un idiota.
Mayday-GOT
 
 
Lee ChoSo è una ragazza semplice. Le piacciono molte cose, come ad esempio le belle scarpe, i bei vestiti, le belle borse, i dolci deliziosi venduti nel suo coffee shop preferito, i bei paesaggi. Al contrario non ne odia molte, forse è possibile ridurle a due soltanto. La prima sicuramente sono gli idol, che purtroppo nella nazione in cui vive, la Corea del Sud, sono una categoria abbastanza numerosa. La seconda è svegliarsi presto la mattina, soprattutto se la sera prima è andata a dormire tardi per via di un lavoro da ultimare. Questa mattina, purtroppo, non è destinata ad iniziare bene. Sono solo le sei del mattino ma il telefono squilla già da un po’. Non può più ignorarlo, a malincuore decide di scorrere il dito sullo smartphone dopo aver letto il nome del suo mattiniero interlocutore. «SaNa-ya[1] sai che ore sono?! Sono andata a dormire solo 3 ore fa! Si può sapere cosa c’è di così urgente?! Se non è qualcosa di importante giuro che ti ucciderò con le mie mani!». La voce di ChoSo non è molto rassicurante e ciò è recepito anche dall’altra parte della linea. Dopo qualche secondo di silenzio, una voce un po’ tremante inizia a pronunciare qualche parola. «Unnie[2]! Sono appena arrivata a lavoro e il capo mi ha detto di chiamarti. Vuole assegnarti un nuovo lavoro. Mi ha detto che vuole vederti subito. Io ho provato a trattenerlo dicendogli che ieri per completare quel lavoro avevi fatto le ore piccole, ma non ha voluto sentire ragioni! Ha insisto, vuole parlare lui stesso con te, dice che è un lavoro importante che solo a te può delegare, si parla di un’agenzia importante, ma non so nient’altro». Di certo questa giornata è iniziata con il verso sbagliato e questo ChoSo lo ha già capito. «Aish![3]Ho capito, ho capito, arrivo subito». «Unnie, lo so che non dovrei dirtelo, ma ha detto pure di sbrigarti perché tra poco ha un volo per un servizio fotografico oltre oceano di cui deve occuparsi». La pazienza di ChoSo sta per essere messa a dura prova sin dal mattino presto. «Ok, ho detto che ho capito. Riattacco. Ciao!». Che cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo? Aveva appena concluso un lavoro importante poche ore fa. Perché? Lo sapeva benissimo, la gavetta nel suo lavoro era importante, quindi, non poteva neanche lamentarsi. Più lavori gli avrebbe dato il suo capo, più sarebbe stato facile sfondare nel suo campo. ChoSo è, infatti, un’apprendista fotografa. Da due anni lavora per l’agenzia fotografica PROD. Una piccola agenzia che pian piano si sta ben ritagliando il suo spazio di successo in Corea del Sud e non solo. Il fatto che il suo capo la tenesse in considerazione per i lavori importanti le faceva piacere. Aveva appena finito un servizio fotografico per la campagna pubblicità di una nota compagnia aerea. Aveva fotografato paesaggi bellissimi. Quello che le piaceva fotografare di più erano proprio paesaggi sterminati, affascinanti, luoghi dove la presenza dell’uomo era ridotta al minimo se non assente. Sperava davvero che anche questa volta avrebbe avuto modo di fotografare nuovi angoli di paradiso terrestre. Almeno questo avrebbe reso più piacevole questa giornata iniziata non proprio nel migliore dei modi.
La PROD si trova all’ultimo piano di un edificio al centro di Seoul. Appena fuori dall’ascensore SaNa, la giovane stagista che prima l’aveva chiamata, era lì ad attenderla. «Unnie, sei qui! Vai subito nella stanza del capo, ti sta aspettando». Un po’ sorpresa dell’accoglienza di SaNa, ChoSo si dirige subito nella stanza del suo capo, Kim HyunJun, un uomo sulla cinquantina con un’unica passione: la fotografia. Dopo aver bussato ed aver atteso un «prego», ChoSo entra e trova il suo capo chino sulla scrivania a firmare chissà quali scartoffie prima di partire. «Oh ChoSo-ssi[4] sei qui finalmente». «Sì, capo Kim sono qui, mi dica pure del nuovo lavoro». Il capo Kim si fa serio in volto, questo preoccupa un po’ ChoSo, perché mai quella faccia così seria? Non era molto da lui. Il capo Kim è un tipo che si fa rispettare ma è anche un uomo ricco di spirito, anche se qualcosa lo preoccupa è raro vederlo triste e con una faccia sconsolata. Perché mai è in questo stato?-pensa ChoSo. «ChoSo-ssi. Ho bisogno davvero del tuo aiuto. Come vedi dalla valigia proprio qui vicino alla scrivania, sto per partire. Non so quanto tempo starò fuori per questo lavoro. Ieri è arrivata una richiesta da un’agenzia sudcoreana molto importante e devo chiederti di occupartene personalmente. Non posso contare neanche su Cho KiKwang-ssi perché si trova all’estero per ultimare un altro lavoro». Non era la prima volta che il capo le affidava lavori importanti, perché adesso si comportava così? «Non si preoccupi capo Kim farò di tutto per portare a termine questo lavoro. Può partire tranquillo senza rimpianti» ChoSo cerca di rassicurare il suo capo, ma quest’ultimo non sembra voler credere alle parole di una delle sue dipendenti più promettenti. «ChoSo-ssi, sono preoccupato ad affidarti un lavoro del genere, ma non ho scelta, cerca di capire». ChoSo annuisce solamente. «L’agenzia di cui ti parlo è la JYP». A sentire il nome dell’agenzia gli occhi di ChoSo si spalancano. «Capo non starà parlando della JYP entertainment, vero? È solo un caso di omonimia, vero?». Il volto del capo Kim si fa sempre più scuro. «Vorrei poterti dire quello che desideri ChoSo-ssi, ma purtroppo non posso. Sì, si tratta della JYP entertainment. Devi occuparti del photo book del nuovo album musicale di un gruppo di idol». Idol? La parola che ChoSo odia di più al mondo è pronunciata dal suo capo. Anche il volto di ChoSo si fa scuro in volto. «Capo, io… io… non posso… lei lo sa… io…» pronuncia con un filo di voce. «ChoSo-ssi lo sai che se potessi ti toglierei all’istante da questo incarico, ma tu sei l’unica di cui mi fido, oltre a KiKwang-ssi. Quindi ti prego di fare del tuo meglio per concludere questo lavoro nel migliore dei modi». Nel migliore dei modi? Con di mezzo degli idol? Impossibile, pensa ChoSo. Da dove deriva tutto quest’odio nei confronti degli idol? Bisogna andare molto indietro nel tempo. Da quest’odio deriva addirittura la sua vocazione professionale, la sua voglia di sfondare nel mondo della fotografia, per riscattare il padre. Padre che, 12 anni fa, fu costretto ad appendere la macchina fotografica al chiodo a causa di un gruppo di idol meschino ed egoista. Suo padre, Lee SooKi, uno dei fotografi migliori di tutta Seoul è costretto a lavori saltuari per via di quegli idol meschini che lo hanno infangato proprio durante un servizio fotografico. No, non voleva fare la stessa fine di suo padre. Il suo sogno era riscattarlo non finire nella sua stessa situazione. Come poteva il suo capo farle questo essendo a conoscenza di quel triste passato? È vero che dalle sue parole si percepiva la sofferenza con la quale è giunto alla conclusione di affidare quel lavoro proprio a lei. Ma perché non mandare qualcun altro? Che lavoro importante poteva mai essere un photo book per un album musicale? Non che lei fosse il tipo da snobbare lavori ma la scarsa considerazione che provava per gli idol la portava anche a tali pensieri. Dopo qualche minuto di silenzio il capo Kim riprende la parola «So che questo non è un lavoro semplice per te. Ci ho riflettuto a lungo. Conosco la storia di tuo padre, ero un suo hoobae[5] nell’agenzia in cui prestava servizio. Ma non può ripetersi lo stesso incidente. ChoSo-ssi devi vincere questo tuo odio». Non poteva credere alle parole del suo capo, come poteva parlare così di un fatto così importante per lei? «Capo Kim, io non credo proprio…». Il capo Kim si fece serio in volto «Mi dispiace ChoSo-ssi ma non accetto nessun rifiuto» pronunciò in maniera decisa. ChoSo non poté ribattere, era pur sempre il suo capo. «ChoSo-ssi stai tranquilla, mi sono anche informato sul gruppo, sono dei ragazzi diligenti, si impegnano molto in quello che fanno. La loro agenzia, lo sai, è una delle migliori del paese. Non hai di che temere. Mi fido di te e so che puoi farcela». Farcela? La stava facendo più facile di quello che sembrava, pensò ChoSo. «Se la mette così Capo Kim, non posso rifiutare, proverò ma non so se riuscirò a portare a termine il lavoro come lei desidera». Nel volto cupo e serio del capo Kim si disegnò un sorriso «È già un inizio. Bene, adesso puoi andare. Chiedi a SaNa-ssi luogo e ora dell’appuntamento. Finisco di firmare qui e vado in aeroporto. Stammi bene ChoSo-ssi e… Fighting[6]». Semplice a dirsi, pensò ChoSo. «De[7] Capo Kim», non poté fare a meno di pronunciare.
«SaNa-ya, quando e dove sarà il primo incontro per il prossimo lavoro? Il capo mi ha detto di rivolgermi a te». SaNa ancora un po’ preoccupata per la sua sunbae[8], non può fare a meno di esclamare «Unnie?! Tutto ok? Non sembri avere un bel colorito». A volte la sincerità di SaNa era davvero disarmante. «Tranquilla tutto ok. Ma poi quand’è che mi chiamerai sunbae e non unnie, eh?» le chiese fingendosi arrabbiata. «No, unnie mi piace molto di più… sunbae non mi piace, sembra rendere il nostro legame più distante» e a queste parole aggiunse un occhiolino. Tsk, le ragazzine di oggi erano proprio strane. Ma SaNa era così minuta e carina, nessuno poteva resiste al suo aegyo[9]. «Ah, ok ok. Adesso dammi tutte le informazioni sull’incontro», pronunciò rassegnata. «De unnie. Oooh unnie come sei fortunata!». Fortunata? Quella era una parola che proprio non si addiceva alla sua situazione attuale. «E perché mai?». A quella domanda SaNa rimase sorpresa. «Ma come perché?! Lavorerai con i GOT7, sei cosi fortunata unnie! Ti prego portami un autografo di Mark oppa[10]!». Aish… Cosa dovevano pure sentire le sue orecchie «Mark… Oppa?». Ancora più sorpresa SaNa esclama «Unnie davvero non sai chi sono?! Ma in quale mondo vivi?». Che poteva farci se a causa del suo passato non aveva mai voluto sentire nulla che riguardasse gli idol, e dire che nel suo paese erano praticamente affissi ovunque, tra pubblicità, promozioni e banner vari. «Diciamo che questo è un mondo che non mi interessa particolarmente». All’interno dell’agenzia solo il capo Kim e il sunbae KiKwang sapevano della storia di suo padre e del suo odio verso gli idol, è normale che la piccola SaNa si comportasse in tal maniera. «Comunque unnie, devi incontrare il presidente Park JinYoung e il manager dei GOT7 al JYP Building alle 11 di questa mattina». Bene ancora aveva del tempo per prepararsi psicologicamente. «Ok. Vado a fare la colazione che non ho potuto fare prima a causa dell’improvvisa sveglia mattutina» disse sorridendo verso SaNa. «Mi dispiace unnie». «Fa niente». La salutò e andò verso l’ascensore «Ah unnie!» si sentì chiamare «Non dimenticarti dell’autografo di Mark oppa!». Accidenti, quella mocciosetta non si arrende. ChoSo si gira verso l’uscita e mostra un cenno di saluto con la mano. Figurarsi se chiederà mai un autografo a un idol, lei? No, non sarebbe mai successo, ne era sicura.
 
Allo stesso orario in cui ChoSo ha avuto la sua sveglia, al JYP Building, una delle sala prove aveva già le luci accese. Dentro vi era un ragazzo che dalla notte precedente non si era fermato neanche un momento. Succedeva sempre così, quando il comeback era vicino, lui praticamente non tornava più in dormitorio, passava lì le sue intere giornate. Im JaeBum, o meglio conosciuto come JB, leader dei GOT7, ambiva alla perfezione e questo non gli lasciava tempo per quello che molti suoi coetanei chiamavano vita sociale. Non vedeva altre persone se non i membri del suo gruppo, il manager e i coreografi. Ma non gli importava, ciò che era importante era raggiunge il top, essere perfetto. Era questo a cui ambiva. Era disposto a sacrificare tutto, anche le sue emozioni. Quelle, infatti, da tempo, forse da troppo tempo, non ne sperimentava più. Più i giorni passavano più diventava un automa senza cuore. Ma questo non importava, nessuno ha mai raggiunto l’apice senza perdere qualcosa e per lui non poteva essere diverso. Quello che doveva fare era solo concentrarsi sul suo lavoro e basta. In mattinata ad uno ad uno arrivarono tutti i membri del gruppo. Il primo ad arrivare fu Jackson, che ormai non si stupì più di trovare il leader già a provare. Tutti si erano accorti che JaeBum non tornava da un po’ al dormitorio, ogni volta che volevano parlarne insieme, lui trovava sempre scuse per sfuggire all’argomento e tornava ad allenarsi come se niente fosse. I membri volevano fare qualcosa per lui, sapevano che questa situazione non avrebbe portato a nulla di buono, ma non sapevano cosa fare. Erano intrappolati tra il desiderio di aiutarlo e la mancanza di coraggio di affrontarlo sul serio. Come ogni mattina, da quando era stato annunciato il comeback, tutti insieme si riunivano per provare la nuova coreografia. JaeBum ogni giorno che passava diventava sempre più esigente. Scherzi, chiacchierate e giochi vari erano assolutamente off limits a parere del leader. La tensione si faceva sentire ogni giorno di più, JaeBum pretendeva il massimo impegno da tutti, non si potevano perdere neanche due minuti in cose inutile che non riguardassero il comeback. Dopo un paio di ore l’ira del leader scoppiò come sempre «Bam Bam, ma non puoi impegnarti di più? E tu Jackson non vedi che sei più lento rispetto agli altri nei movimenti? YoungJae-ya si può sapere che coreografia stai eseguendo? Mark e tu che fai, dormi? YuGyeom-ah sei troppo veloce nei movimenti, JinYoung-ah non puoi essere più serio? Davvero io non so cosa vi prende. Il comeback è vicino e voi non vi impegnate per niente!». I membri abbassarono lo sguardo, tranne Mark. Mark questa volta si era stufato delle sfuriate del suo leader. «JaeBum-ah non credi di esagerare adesso? Non vedi che tutti ci stiamo impegnando? Risparmiaci la tua predica per favore». Sul viso di JaeBum si dipinge subito un sorriso beffardo «Aaaah, questo voi lo chiamate impegno, ho capito. Perché non uscite un po’ per un caffè, una passeggiata, così magari vi riprendete, che ne dici?». «Non penso che noi ci meritiamo tutto questo. Non lo vedi come siamo tutti? Siamo tutti stanchi, non lo sei solo tu!». Ed era vero, i volti dei membri non avevano un’espressione molto rilassata, erano visibilmente stanchi. «Bene, allora magari il problema sono io, esco io allora, tranquilli!». Mark cercò di fermarlo, ma uscì subito fuori sbattendo la porta «JaeBum-ah…». Non sapevano davvero cosa fare, Mark lo seguì fuori e Jackson corse dietro ai due.
 
Sarà questo l’edificio? Pensò ChoSo. Con molta probabilità, anzi sicuramente era quello. Una scritta JYP troneggiava imponente sopra la porta d’ingresso. “Bene ChoSo, respira! Sarà un lavoretto semplice, scatterai quattro foto a questi ragazzetti e poi sarà tutto finito. Non c’è motivo per la storia di tornare a ripetersi. Avanti, su coraggio, fighting!”. Nel frattempo che ChoSo cerca di trovare coraggio entra dalla porta d’ingresso dell’edificio. È davvero enorme e adesso dov’è che deve andare? Forse in presidenza? Decide di seguire le indicazioni per quest’ultima, svolta l’angolo e sbam! Si ritrova a terra. Qualcuno che camminava come una furia le è arrivato addosso. A quanto pare anche lui è finito a terra. «Aish! Ma cos…» si arrabbia pure! Era stato lui a venirle incontro e si arrabbia per giunta! «Hey sei stato tu a venirmi incontro e ti lamenti pure!» disse ChoSo al ragazzo che aveva di fronte mentre cercava di rialzarsi. «Bè tu potevi stare più attenta, no?». Ma sentitelo! Con che coraggio pronunciava quelle parole, pensò ChoSo. «JaeBum-ah» si sentì la voce di un ragazzo gridare verso la loro direzione. Il ragazzo come se nulla fosse continua la sua folle camminata probabilmente verso l’uscita, incurante della persona che continua a chiamarlo. «Mark, lascialo stare, sai che quando è così non è possibile calmarlo. Lasciamolo un po’ solo», gli disse l’altro ragazzo che stava con lui. “Mark?” Aveva sentito bene? Si domandò ChoSo. Non era lo stesso nome che aveva pronunciato SaNa? Era solo una coincidenza che quel tizio si chiamasse così? Non potevano essere loro. Anche perché quello che aveva visto non coincideva molto con le parole del capo Kim “sono dei ragazzi diligenti, si impegnano molto in quello che fanno”. Be’ se lo fanno in questo modo non sarà di certo facile, pensò ChoSo amareggiata in cuor suo.
 
[1] Ya/Ah: È un suffisso coreano che mostra confidenza e familiarità nei confronti dell’interlocutore.
[2] Unnie: È un termine confidenziale coreano con il quale una ragazza più giovane si rivolge ad una più grande; letteralmente significa “sorella maggiore”.
[3] Aish: Termine coreano utilizzato quando si ha a che fare con qualcosa di fastidioso appena successo; letteralmente significa “accidenti”.
[4] Ssi: È un suffisso onorifico coreano che mostra rispetto nei confronti dell’interlocutore; letteralmente significa “signore, signora, signorina”.
[5] Hoobae: Termine che indica un compagno di scuola o di lavoro più giovane.
[6] Fighting: Formula di incoraggiamento; letteralmente significa “forza”.
[7] De: “Sì” in coreano.
[8] Sunbae: Termine che indica un compagno di scuola o di lavoro più grande.
[9] Aegyo: Termine utilizzato per riferire un atteggiamento un po’ infantile che suscita tenerezza.
[10] Oppa: È un termine confidenziale coreano con il quale una ragazza più giovane si rivolge ad un ragazzo più grande; letteralmente significa “fratello maggiore”. Viene spesso utilizzato per rivolgersi al proprio idol preferito o al proprio fidanzato. I ragazzi coreani amano questo appellativo, li fa sentire importanti e si sentono in dovere di proteggere la ragazza che in tal maniera a loro si rivolge.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
 
Così freddo, un mondo senza te.
Così oscuro, non posso vedere nulla.
Ho dimenticato la sensazione del mio
cuore che batte?
Così solo, da solo, penso solo te.
Come se non fosse una coincidenza
vengo spinto verso di te.
Non distogliere lo sguardo da me.
Vieni più vicina così posso conoscerti.
Moonlight-GOT7
 
 
La sveglia ha iniziato a trillare nel piccolo appartamento, al centro di Seoul, in cui ChoSo vive da sola, da un bel po’. Con un occhio chiuso e l’altro a malapena aperto spegne con un gesto deciso quell’aggeggio infernale. Quali sono i piani del mattino? Alle 9 deve incontrare quel gruppo di ragazzetti, così come lei li definiva, in persona e spiegargli quello che il loro capo Park JinYoung aveva voluto per il photo book riguardante il nuovo album. Il loro capo aveva espressamente richiesto un photo book con bei paesaggi che risaltassero le figure dei suoi bei bambini. Bambini? Quel tipo era sembrato a ChoSo molto particolare. Quando si parlava di paesaggi, non poteva che esserne contenta. Almeno, in parte, avrebbe svolto il suo lavoro in modo confortevole circondata da ciò che amava da sempre, i bei paesaggi. Sperava in cuor suo di essersi sbagliata ieri, di non incontrare ancora quei tipi strani che si rincorrevano a vicenda. Brrr, al solo pensiero rabbrividiva. “Speriamo bene”, pensò entrando in doccia.
 
«JaeBum hyung[1], sono quasi le 9, non sarebbe meglio smettere di provare e andare in sala conferenze? Tra poco arriverà il responsabile del servizio fotografico per il nuovo album e…», chiese un po’ titubante il maknae[2] al leader. «Cos’è? Adesso sono i maknae a dare ordini?» chiese JaeBum senza neanche scomporsi e continuando a provare. «Non è un ordine hyung e solo che…». «Gli altri sono già lì?». «Si hyung». JaeBum si avvicinò alla radio, la spense e andò verso il maknae. «Che aspetti lì immobile andiamo, no?». Il ragazzo sorpreso decise di seguirlo senza proferire parola. Era quello l’effetto che ultimamente Im JaeBum faceva ai suoi membri, nessuno aveva il coraggio di parlargli apertamente, si limitavano a seguirlo in silenzio.
Sono le 9 in punto. Lee ChoSo entra nella sala conferenze, dopo qualche secondo anche JaeBum e YuGyeom fanno lo stesso. Dopo i formali saluti tutti si accomodano e il manager prende la parola per primo «Ragazzi, lei è Lee ChoSo, è la responsabile del progetto che riguarda il photo book per il vostro nuovo album, fa parte dell’agenzia PROD. Il suo capo, il signor Kim l’ha presentata come una delle sue migliori lavoratrici. Prendetevi buona cura di lei». Sono proprio loro, i ragazzi di ieri, pensa ChoSo, che a sua volta prende la parola «Come ha ben detto il vostro manager, sono Lee ChoSo, piacere, spero davvero di essere all’altezza delle buone parole del mio capo appena riportate, farò del mio meglio. Fidatevi di me». “Certo se voi non fosse stati idol sarebbe stato tutto più semplice ma… per stavolta mi accontenterò”, pensò ChoSo. «Bene adesso presentatevi ragazzi» disse il manager. «Bene allora inizio io, piacere sono Jackson Wang, vengo da Hong Kong e sono il rapper e la persona più affascinante del gruppo» completando il tutto con un occhiolino. «Il più affascinante? E da quando? Quello sono io ovviamente. Piacere sono Park JinYoung, si ho lo stesso nome del grande capo, ma questo lo saprai già… la storia che prima mi chiamavano Junior ma che da poco ho iniziato ad utilizzare il mio vero nome e non uno stage name…», ChoSo li guardò un po’ incredula, «È una cosa che dovrei sapere?» chiese ingenuamente. Tutti rimasero sorpresi, forse quella ragazza non sapeva davvero chi fossero? Non erano solo formalità queste presentazioni? Tutti restarono leggermente sorpresi. ChoSo si sentì alquanto a disagio. Forse avrebbe potuto informarsi su di loro prima di quell’incontro. “Che vergogna!”, pensò. «Ah! Vabbè continuiamo, io sono il più simpatico del gruppo, fidati. Io sono thailandese, non ti sto a dire il mio vero nome perché è un po’ complicato, ma qui tutti mi chiamano Bam Bam». ChoSo cercò di sorridere, in fondo non sembravano così male. «Io sono il main vocal Choi YoungJae» disse sorridendo. “Che sorriso carino” pensò ChoSo. «Io sono il più vecchio, vengo da Los Angeles e mi chiamo Mark Tuan» “Che denti particolari”. «Io sono il maknae del gruppo, Kim YuGyeom», disse un po’ imbarazzato. Alla fine dopo qualche secondo di silenzio dal fondo del lungo tavolo della sala conferenze si sentì la voce di qualcuno «Piacere io sono Im JaeBum e sono JB, il leader di questo gruppo». «Bene, possiamo considerare chiuse le present…», il manager fu interrotto dalla voce precedente. «Non ho ancora finito di parlare», disse Jaebum con tono aspro. Tutti si zittirono e la tensione cominciò a salire nella sala. «Oh, sì, scusami JaeBum-ah, parla pure», disse il manager cercando di risollevare la situazione. Jaebum si alza dalla sua sedia, si avvicina a ChoSo, forse un po’ troppo, tanto da far arrossire quest’ultima. JaeBum è un bellissimo ragazzo ma ChoSo non lo avrebbe mai ammesso per via del lavoro da lui svolto, e sicuramente dopo le parole che pronunciò un pensiero del genere non sarebbe mai più stato formulato dal suo cervello. «Che vuol dire che sarai tu la responsabile del progetto? Quanti anni hai? Sei sicura di aver finito le scuole superiori? Ah! Non scherziamo, cos’è? La PROD vuole prenderci in giro mandando una principiante? Il nostro photo book è una cosa importante, non un gioco per bambine». A quelle dure parole ChoSo non poté non controbattere «Ma come ti permetti tu! Io non ho solo finito le superiori ma sono anche laureata, e nella mia carriera scolastica ci sono sempre e solo stati i voti migliori se proprio vuoi saperlo. Tu non sai niente di me e del mio modo di lavorare, hai mai visto i miei lavori precedenti per caso?! Non credo proprio data la tua reazione. Non accetto critiche, soprattutto da persone come te». La situazione stava forse un po’ precipitando. «Persone come me? Ah, tu invece mi conosci vero? Dì la verità, non hai mai ascoltato una nostra canzone, non è vero?». Anche se era vero, non poteva rispondergli così, pensò ChoSo. «Ok, ok, cerchiamo di stare tranquilli», il manager cercò di prendere in mano la situazione. ChoSo si vergognò di aver alzato la voce a quel modo e si sedette mogia mogia, JaeBum ebbe una reazione simile e anche lui tornò a sedersi. «Per favore ChoSo-ssi illustraci qualcosa su questo photo book e ciò che ieri hai concordato con Park JinYoung». “Datti una calmata ChoSo! Puoi farcela, sii professionale!”, pensò ChoSo. «Bene, ho sentito che questo nuovo album è legato ai vostri due precedenti. La serie è intitolata Flight Log., nella prima parte, Departure, le foto, a quanto ho capito, riguardavano il cielo, nella seconda parte, Turbolence, le foto riguardavano il mare e adesso nell’ultima parte, Arrival, le foto dovranno riguardare la terra, come chiusura di un ciclo perfetto: cielo-mare-terra. A tal proposito ho proposto al vostro capo una location che fa proprio al caso nostro. Si trova a sud-est del paese, è una grande distesa di terra rossa. La terra rossa e il cielo limpido e sereno tipico di questo periodo ci permetteranno di fare delle foto perfette». Anche i più scettici si sarebbero convinti della bravura di ChoSo dopo un discorso del genere. È vero, ChoSo sembrava una ragazzina con la metà dei suoi anni, forse la sua piccola statura e il suo taglio di capelli corto e sbarazzino non la aiutano in questo, ma chiunque sentendola parlare all’istante si sarebbe ricreduto. Le sue parole sono quelle di una professionista che ama realmente il proprio lavoro. O perlomeno questo era il pensiero di tutti i presenti, tranne di uno. Inutile dire che quell’uno fosse l’esigente e incontentabile leader dei GOT7, JB.
 
Quella mattinata era stata alquanto difficile per ChoSo. Aveva bisogno di un’uscita per dimenticarsi di quell’insolente di JaeBum, aveva bisogno di raccontare tutto alle sue amiche di sempre. Mandò subito un messaggio su Kakao Talk[3] alle sue migliori amiche Lee MinYoung e Kang SoMi. - Ho bisogno di voi chingu[4] T.T, andiamo a bere insieme stasera, ho tante cose da raccontarvi. Incontriamoci alle 21 al solito posto -. La risposta positiva arrivò veloce e puntuale così come lei si aspettava. - Yuuuuh stasera notte fonda! - rispose SoMi. - Beviamooooo - fu la risposta di MinYoung. MinYoung, SoMi e ChoSo erano amiche fin dalle scuole superiori. Nonostante i vari impegni lavorativi e non, ogni scusa era buona per vedersi e andare a bere qualcosa insieme e raccontarsi delle cose belle e brutte che erano loro capitate. MinYoung è una ragazza intelligente, la mente del gruppo, lavora per una grande agenzia di video giochi e l’anno prossimo sposerà un ingegnere che lavora nella stessa azienda. SoMi è una ragazza allegra, è disoccupata, ma non ama definirsi così, preferisce utilizzare il termine “in cerca di occupazione”, al contrario di ChoSo, adora gli idol ed esce con un ragazzo diverso ogni settimana pensando che sia quello “giusto”. Un trio alquanto singolare ma sicuramente molto affiatato.
ChoSo e le sue amiche si erano ritrovate a bere già da un po’. «Allora ChoSo-ya, cos’è che ti affligge da richiedere il nostro aiuto?», la esorta MinYoung. «Sì, sì, sputa il rospo ChoSo-ya!» le fa seguito SoMi. ChoSo inizia il suo discorso con un lungo respiro. «Avete presente il mio odio maggiore, vero?», le ragazze la guardarono sorprese, «Gli idol!», risposero in coro. Ovviamente le sue amiche sapevano della triste storia di suo padre. «Esatto! Io che non volevo mai avere nulla a che fare con loro… dovrò invece lavorarci!». «Cooosa?» domandarono sempre in coro. «Triste verità» disse scoraggiata ChoSo. Alla parola idol le orecchie di SoMi si fecero più attente «Quale gruppo… parla!». Quando si parlava di idol SoMi sapeva tutto, chissà forse questa sua stranezza oggi sarebbe stata molto utile a ChoSo. «GOT7», disse tutto d’un fiato. «Kyyyyyyyaaaaaaah!» gridò SoMi. «Yah! C’è bisogno di gridare così SoMi-ya?!», la rimproverò MinYoung, che era l’unica in grado di calmarla. «Tu lavorerai con il mio piccolo YuGyeom! Non posso crederci! Ti prego presentamelo!». ChoSo porta le mani alla testa in segno di disperazione. «Lasciala stare sai com’è fatta quando si parla di idol», la consola MinYoung. «Quello di cui avevo più paura si è realizzato. O perlomeno per uno di loro. Sembrano tutti bravi ragazzi, ma il loro leader decisamente no!». «Intendi JB?», la interruppe SoMi. «Sì, proprio lui! Dovevate esserci per vedere come mi ha trattata male, ha iniziato ad insultarmi apertamente senza conoscermi minimamente! Ma come si permette! Mi fa troppo arrabbiare, si crede chissà chi!». «Ma sei sicura che stiamo parlando della stessa persona? JB non sembra così come lo dipingi, ai concerti, ai fansign non è mai successo niente di tutto questo. Neanche i membri hanno mai accennato a comportamenti del genere, è tutto così strano…», ChoSo la guardò sorpresa «Mi stai dicendo che sto solo raccontando bugie?». «Su Calmatevi, ritorniamo alla storia. Cosa hai detto dopo? Conoscendoti gli avrai risposto a tono», disse MinYoung. ChoSo abbassò lo sguardo «Sì, in effetti, gli ho risposto. Ma cos’altro potevo fare in quella situazione?». La serata continuò parlando dei problemi legati al nuovo lavoro di ChoSo per poi scadere in discorsi sempre più insignificanti, probabilmente per via dell’alcol che bevevano. MinYoung e SoMi sembravano già ubriache ma ChoSo no. Quando era arrabbiata non riusciva mai ad ubriacarsi. Voleva dimenticare tutto ma non ci riusciva, che destino beffardo!
Alla fine della serata, erano circa l’1:30, ChoSo chiamò un taxi per le sue amiche. Lei decise di andare a piedi, quel posto non era tanto lontano da casa sua. Stare con le sue amiche le era giovato per alleggerire un po’ il peso dei suoi problemi. Fece mente locale sulla giornata appena trascorsa. L’unica cosa cui non riusciva proprio a passarci su era il modo con cui JaeBum l’aveva trattata. Tutto questo non faceva altro che rafforzare le sue teorie sugli idol. “Stupidi palloni gonfiati che si credono chissà chi, pronti a sparare sentenze su tutto e tutti. Tsk”, pensò ChoSo. Nel cammino verso casa si era imbattuta nell’edificio della JYP. Avrebbe voluto urlargli contro. Lo avesse qui tra le mani quel damerino lo strozzerebbe di sicuro. Ah, quanto la mandava in bestia quel tizio. Ad un tratto tre sconosciuti le bloccarono la strada. «Hey bella bambina che ci fai qui tutta sola? Perché non fai compagnia a questi tre bei oppa?». ChoSo notò che quegli uomini puzzavano di alcol, cioè non che lei fosse messa meglio, ma almeno aveva ancora la mente lucida e decise di ignorarli e affrettare il passo. I tre uomini però non cedettero e iniziarono a seguirla.
 
JaeBum guardò l’orologio della sala prove. 1:40, segnavano le lancette. Oggi era decisamente troppo agitato per provare. Quella ragazza l’aveva innervosito fin dal primo momento che l’aveva vista. Quand’anche fosse stata brava era pur sempre una principiante. Sicuramente era anche più giovane di lui. Indubbiamente aveva fatto di tutto per ottenere questo lavoro perché c’erano degli idol in mezzo e girava addirittura la parte di non conoscerci! Ma a chi la voleva dare a bere! Tsk. Non poteva continuare ad allenarsi così, forse per oggi sarebbe stato meglio tornare in dormitorio. Del resto un po’ di riposo non gli avrebbe fatto del male, ormai aveva perso il conto di quante volte non era tornato in dormitorio a dormire su un letto vero e proprio e non in una brandina nella stanza adiacente alla sala prove. Prese il suo borsone e si avviò verso l’uscita.
Appena fuori, vide tre uomini, molto probabilmente ubriachi, che ci provavano con una ragazza indifesa che almeno ebbe il buon senso di ignorarli e allontanarsi da loro. Questi continuavano a seguirla. JaeBum odia davvero mettersi in mezzo agli affari altrui, ma ancora più di tutti odia chi se la prende con il più debole. “Maledizione! Sapevo che era meglio non uscire anche stanotte”. Si alzò la mascherina, abbassò il cappello e si lanciò sui tre uomini.
Riuscì fortunatamente ad allontanarli presto. Nel frattempo la mascherina che aveva sul volto cadde per terra, si girò verso la ragazza «Stai ben…», le parole gli si fermarono in gola. Non poteva credere ai propri occhi. «Jae-JaeBum-ssi?» gli chiese la ragazza ancora spaventata e quasi sul punto di piangere. «ChoSo-ssi…», disse più a se stesso che alla persona che gli stava dinanzi.
 
[1] Hyung: È un termine confidenziale coreano con il quale un ragazzo più giovane si rivolge ad uno più grande; letteralmente significa “fratello maggiore”.
[2] Maknae: Termine che indica il membro più giovane in un gruppo.
[3] Kakao Talk: Applicazione di messaggistica istantanea.
[4] Chingu: “Amico-amica-amici-amiche” in coreano.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
 
Sei ogni giorno speciale nel mio mondo.
Ho una sensazione, una sensazione,
una sensazione su di te.
Quando sono riflesso nei tuoi occhi.
Ho una sensazione, una sensazione,
una sensazione su di te.
Sei più tenera del cielo in primavera
e delle nuvole.
Something Good-GOT7
 
 
Il nuovo giorno appena arrivato ha portato quello strano incontro per Im JaeBum e Lee ChoSo. La figura che ognuno di loro si trovava di fronte era proprio l’ultima che avrebbero voluto vedere, forse anche per l’eternità. Qualcuno doveva pur mettere fine a quel terribile momento di disorientamento e imbarazzo. ChoSo fu la prima a spezzare il silenzio, ancora un po’ scossa per l’accaduto e incredula per quanto riguardava l’identità del suo salvatore, ma non per questo non l’avrebbe ringraziato a dovere. «Io… io ti ringrazio, se non fossi arrivato non so come sarebbe finita con quegli ubriaconi». Leggermente sorpreso dalle parole di ChoSo, JaeBum rispose «Non devi ringraziarmi, chiunque in quella situazione avrebbe fatto la stessa cosa». Forse era vero quello che JaeBum diceva, però per la prima volta era comunque riuscita a vederlo sotto una luce diversa. Forse non è un pallone gonfiato che pensa solo a se stesso, magari sotto quella scorza da duro batte qualcosa, forse un cuore. I pensieri di ChoSo furono cancellati all’istante dalle parole pronunciate successivamente da JaeBum «Ma, a proposito di ubriaconi…» si avvicinò per odorarla più da vicino e continuò «… Non mi pare tu stia messa molto meglio. L’odore di alcool che emani è davvero… Ouch…». ChoSo si maledì per ciò che aveva precedentemente pensato. “Un cafone resta sempre un cafone. Tsk”. Il suo orgoglio non le permise di tirarsi indietro alla provocazione ricevuta «Scusa Mr. “Perfezione” se ogni tanto gli essere umani hanno bisogno di bere per dimenticare le cose tristi! Questi ultimi due giorni, anzi tre guardando l’orario, non sono stati proprio idilliaci per me, sai? Grazie a QUALCUNO! E il problema più grande è che quando sono davvero infuriata non riesco mai ad ubriacarmi sul serio se non ci vado pesante. Ma sfortunatamente le mie amiche avevano raggiunto la loro soglia massima e sono tornate a casa». JaeBum si sentì chiamato in causa «Se per QUALCUNO ti riferisci al sottoscritto, non credere che per me sia andato tutto liscio, Miss “So-Tutto-Io”! Credi che per me la vita sia stata tutta rosa e fiori dopo averti incontrata?! Tsk! Anche per me sono stati tre giorni d’inferno, cara! Almeno tu sei andata a bere con le tue amiche, io non ho potuto fare neanche quello perché sono un uomo troppo impegnato con il suo lavoro!». La testa di ChoSo stava per esplodere dalla rabbia. É incredibile l’effetto che gli fa quest’uomo. Ah, così stava facendo la parte della vittima? “Bene”, pensò ChoSo “Ti sistemerò per benino questa notte. Lo farò ubriacare e lo lascerò in strada solo come un cane! AhAhAh” No, forse stava un poco esagerando. Se lui continuava ad atteggiarsi in quel modo, lo avrebbe fatto sul serio. Magari avrebbe potuto offrirgli da bere adesso e sdebitarsi, non le piaceva proprio avere debiti, soprattutto con le persone che odiava. «Be’, allora Mr. “Sono-L’uomo-Più-Impegnato-Del-Mondo” vuoi venire a bere con me adesso?». JaeBum non riusciva a credere alle sue orecchie «Cosa?! Hai sbattuto la testa da qualche parte mentre scappavi da quei tizi?». ChoSo respirò profondamente, non doveva cadere nelle sue provocazioni, doveva mostrarsi superiore. «Grazie per l’interessamento, ma la risposta è no. Non ho sbattuto la testa. Non mi piace avere debiti con la gente. Tu volevi bere, no? Hai finito con il lavoro, giusto? Io ti offro da bere, finisce tutto lì e io non ho più debiti». Forse ChoSo un po’ ubriaca lo era per fare discorsi del genere, questo era in parte anche il pensiero di JaeBum. «Ti ho già detto che non ho fatto niente, anzi a dirla tutta se avessi saputo che quella ragazza eri tu non so se avrei reagito allo stesso modo», disse girandosi dall’altra parte. “Quest’uomo non è un essere umano! Più lo incontro e più lo odio. Non mi farò sconfiggere!”, pensò ChoSo che mostrò uno dei suoi finti sorrisi più convincenti «Mi hai comunque salvato, quindi, insisto. Permettimi di sdebitarmi e non ti annoierò più». Gliela avrebbe fatta pagare in un modo o nell’altro per tutte quelle brutte parole, ma prima non doveva avere debiti in sospeso. E poi, quale miglior modo per conoscere il proprio nemico se non portandolo a bere e cercare di conoscere i suoi punti deboli? Avrebbe preso due piccioni con una fava. JaeBum non riusciva proprio a capire il motivo dell’insistenza di quella strana ragazza, alla fine decise di cedere e andare fino in fondo a quella che riteneva la più grande pagliacciata della sua vita. «E ok, se proprio insisti, andiamo, ma ti avverto non mi tratterò dal bere perché tu dovrai pagare il conto. Non vado a bere da tanto e voglio farlo bene, se non ti dispiace» e sarcastico fece un sorriso angelico. La voglia di strozzarlo si faceva sempre più forte in ChoSo, ma doveva fare buon viso a cattivo gioco. «Figurati, non chiedo di meglio. Il mio ringraziamento è sincero, quindi, mi va bene così». Quella ragazza non era di certo normale, finiamo presto questa farsa e via, pensò JaeBum.
 
Dopo tre bottiglie di soju[1] bevute una dietro l’altra, JaeBum era ancora perfettamente sobrio e inoltre non sembrava avesse voglia di smettere. “Diceva sul serio”, pensò ChoSo. Quest’ultima era ancora alla prima bottiglia, ma per lei era già il secondo giro della serata, non aveva certo voglia di perdere la lucidità difronte al suo nemico. «Avevi proprio ragione quando hai detto che non ti saresti fatto scrupoli, eh?», chiese ChoSo. «Non so che tipi di uomini conosci o con cui sei stata, ma io non sono il tipo che si tira indietro quando dice qualcosa. Be’, con il carattere che ti ritrovi, non credo tu abbia avuto molta esperienza in fatto di uomini», disse senza scomporsi. “Ma come si permette ancora? Siamo così intimi da potermi dire queste cose? Calmati ChoSo, sarà meglio bere, invece, cerca di dimenticarlo”. ChoSo bevve tutto d’un fiato la bottiglia di soju che aveva in mano, «Non credo che tu debba preoccuparti del tipo di uomini che frequento», finse un sorriso. JaeBum, ormai alla quarta bottiglia, non sembrava voler smettere. «Non devo preoccuparmene è una frase per dire che non stai con nessuno… o peggio, non dirmi… hai un amore non corrisposto?» e scoppiò a ridere. Il sorriso di JaeBum, il suo vero sorriso, era la prima volta, in questi tre giorni che ChoSo aveva la possibilità di vederlo. Il suo sorriso è stupendo, perché non lo mostra più spesso?-pensò ChoSo. «Nessuna risposta? Ah, allora è come penso!» continuò JaeBum. ChoSo scosse la testa, allontanando i pensieri precedenti «Amore non corrisposto? Tsk… che dici, io…», non sapeva davvero cosa dire, perché purtroppo JaeBum ci aveva preso in pieno. In realtà era dal tempo in cui andava alle scuole superiori che prova un amore non corrisposto per il suo sunbae KiKwang. Il sunbae l’aveva sempre trattata come un’amica preziosa ma mai come qualcosa di più. Era un tale donnaiolo, usciva con una ragazza diversa al mese, veniva sempre mollato. Ma questo non poteva certo dirlo alla persona dinanzi, l’avrebbe presa in giro per tutta la vita. Quindi, meglio non parlarne e bere un’altra bottiglia di soju. «Be’ la prendo come una risposta positiva comunque, ci ho preso di sicuro», disse JaeBum, anche lui cominciava a mostrare i primi segni di perdita di lucidità, nel frattempo era, infatti, alla sua quinta bottiglia di soju. «Tu di ragazze puoi averne quante ne vuoi, vero? Ti piace essere idol per questo, vero?», se lui era stato tagliente perché non poteva esserlo anche lei? «Ragazze? Sono l’ultima cosa di cui ho bisogno adesso, le ragazze comportano sentimenti ed emozioni e quest’ultime sono solo d’ostacolo al mio lavoro, quindi, preferisco farne a meno. Voglio solo concentrarmi sul mio lavoro e raggiungere la perfezione», disse JaeBum come se nulla fosse. ChoSo, era ubriaca ma riusciva a capire quanto quelle parole fossero ciniche. È da questo che deriva il modo di comportarsi di JaeBum? «Sai, mi hai sorpreso con quelle parole. Io pensavo fossi semplicemente un pallone gonfiato, così come tutti gli idol», disse con quel poco di lucidità che le restava. «Tutti gli idol? Non sembri avere una buona considerazione di coloro che svolgono il mio stesso mestiere», disse ridendo, probabilmente l’alcool stava iniziando a fare il suo effetto anche su di lui. «Buona considerazione?», ribatté ChoSo «Io gli idol li odio proprio!». «E perché mai, di grazia?», chiese JaeBum, non sapeva ormai neanche perché faceva tutte quelle domande ad una perfetta sconosciuta che per giunta odia con tutte le sue forze. «Storia vecchia», rispose enigmatica ChoSo. «Ormai sono curioso e ho abbastanza tempo per sentirla, spara», non sapeva davvero cosa lo spingeva a tanto. «Non è una storia molto allegra…». ChoSo raccontò tutta la storia che l’aveva portata ad odiare gli idol così tanto da non volerne nemmeno sentirne parlare. JaeBum, data l’importanza della storia, cercò di ascoltarla con la maggiore lucidità possibile, o perlomeno con la lucidità che cinque bottiglie di soju permettevano. ChoSo raccontò di come 12 anni fa suo padre fu praticamente licenziato in tronco a causa di un gruppo di idol. Il gruppo in questione, i Five, ormai scioltisi da tempo, avevano rovinato l’avvenente carriera del padre, per loro semplice sfizio. Correva l’anno 2005 e i Five (N.B. Gruppo inventato) erano all’apice del successo a quel tempo, venivano trattati come delle vere e proprie divinità, la loro piccola casa discografica ben presto divenne conosciuta in tutto il paese e non solo. Non avevano chissà quale talento particolare, avevano semplicemente un bel faccino, a detta di ChoSo, ma non si sa come, ebbero molta fortuna. «Mio padre fu incaricato di occuparsi del photo book per l’anniversario di debutto. Lui notò fin da subito la loro scarsa voglia di lavorare e collaborare. Erano abituati ad avere tutto e subito senza fare il minimo sforzo. Mio padre fu costretto a richiamarli diverse volte, chiedeva semplicemente impegno e serietà in quello che per lui era un lavoro serio e per loro un semplice gioco. Scontato dire come i membri del gruppo si stancarono dei ripetuti richiami di mio padre e così decisero di vendicarsi meschinamente di chi semplicemente stava cercando di svolgere al meglio il proprio lavoro. Pagarono qualcuno per diffondere delle foto del photo book prima dell’uscita ufficiale e andarono a lamentarsi con il presidente della loro agenzia incolpando mio padre di aver rubato e diffuso quelle foto a scopo di lucro. Riuscirono, non si sa come, a ricostruire delle prove schiaccianti e per mio padre non ci fu via di scampo. Con una “pubblicità” del genere nessun’altra agenzia fotografica fu disposta ad accoglierlo, nonostante il suo talento. Vedere mio padre ridotto a lavori saltuari che non c’entravano nulla con la sua vera professione e per giunta mal pagati è qualcosa che mi fece, e tuttora mi fa, soffrire parecchio. Così, al mio primo anno di scuola superiore decisi che dovevo fare qualcosa per lui, che lo avrei riscattato da tutte quelle maldicenze, sarei diventata una grande fotografa e poi lo avrei portato con me in uno studio tutto nostro». JaeBum rimase colpito dalla storia di ChoSo e un po’ si sentì dispiaciuto per le parole che le aveva rivolto contro da quando si erano conosciuti. Questo, comunque, non cambiava poi molto la sua situazione. Aveva ascoltato la storia con attenzione, ma questo non avrebbe mai dovuto coinvolgerlo emotivamente. Lui aveva solo un obiettivo, doveva concentrarsi solo su quest’ultimo. Forse aveva bevuto troppo alcool perché si sentiva strano, il suo cuore sembrava battere troppo velocemente. Ecco perché preferiva non bere ultimamente, la sua lucidità era troppo importante per perderla così. ChoSo sentiva che lacrime stavano per fuoriuscire dai suoi occhi grandi e castani, strano, pensò, ormai non piangeva più raccontando quella triste storia, era sicuramente l’effetto dell’alcool. Era riuscita ad ubriacarsi finalmente, nonostante fosse con il tale che gli procurava tutta quella rabbia? Forse perché oggi lo aveva visto sotto una luce diversa. Vedendo le lacrime di ChoSo, JaeBum fu spinto da un’inspiegabile voglia di asciugarle con le sue mani, involontariamente le sue mani stavano per farlo quando con l’ultimo briciolo di ragione riuscì a bloccarsi. Decisamente, non doveva più bere in quel modo. JaeBum ordinò altre bottiglie per lui e per ChoSo. Restarono lì a bere tutta la notte senza scambiare più una parola, fino a che si addormentarono, distrutti dall’alcool, sul tavolo.
 
«Ragazzi per favore svegliatevi, devo finire di pulire il locale». Una voce sconosciuta cerca di svegliare ChoSo e JaeBum. JaeBum finalmente apre gli occhi, o perlomeno è quello che vorrebbe fare. «Ah! Che mal di testa, ma dove sono?», chiese leggermente confuso. «Siete qui da stanotte, quindi, ti prego, sveglia la tua fidanzata e andate, perché devo pulire prima di riaprire il locale. Vi ho lasciati dormire qui perché ieri avete bevuto un po’ troppo, però adesso non posso più aspettare!» Fidanzata? JaeBum saltò in aria solo a sentire quella parola. Poi con ChoSo, davvero l’ultima persona che avrebbe mai voluto amare. Non voleva apparire ancora più miserabile. Sorvolò su quella parola e tentò di svegliare ChoSo. Certo che dormiva proprio profondamente. Sembrava un angelo quando dormiva, da sveglia era proprio un’altra persona, pensò JaeBum. Adesso non aveva altra scelta, iniziò a scuoterla «Yah, yah, svegliati!». La seconda parte in causa, non sembra proprio aver ricevuto il messaggio. Si sentivano solo dei grugniti come risposta. JaeBum si alza, le va vicino e cerca di sollevarla dalle spalle «Yah! Per favore alzati, la signora sta per buttarci fuori. Collabora per favore». Appena si sentì sollevata, ChoSo, con ancora la bava alla bocca, scattò in aria «Co-cosa succede?», chiese confusa. JaeBum scoppiò a ridere, e anche lui si sorprese, era da tanto che non vedeva qualcosa di divertente come quella. ChoSo capì la situazione, si ricordò della sera precedente e si vergognò da morire, se avesse potuto sprofondare sotto terra, lo avrebbe sicuramente già fatto. «Ma la notte sbavi?», le domandò di getto JaeBum. ChoSo si coprì istintivamente il volto e scappò via dal negozio, lasciando i soldi alla cassa, sperando bastassero. JaeBum a quella scena non riuscì a trattenersi, rise a pieni polmoni, cosa che non succedeva da tantissimo. Quella ragazza era davvero strana.
 
“Accidenti! ChoSo sei una stupida! Per giunta sono quasi le 9, non posso andare a cambiarmi, oggi abbiamo la riunione per i dettagli del servizio fotografico. Aish… è tutta colpa di quello stupido di Im JaeBum! Perché beve così tanto?! Devo correre al JYP Building, per fortuna non è troppo lontano da qui”.
ChoSo arriva finalmente a destinazione, appena in tempo, fortuna che aveva preparato tutto il materiale ieri e aveva messo tutto nella pendrive che porta sempre con sé. Sta per entrare quando non riesce a credere a quello che vede.
 
 
“Poteva almeno aspettarmi, dato che dobbiamo andare nello stesso posto”, pensò JaeBum, ormai arrivato anche lui all’ingresso del JYP Building. “Oh ecco ChoSo… ora gliene dico quattro!”. «Yah…», riuscì a mala pena a pronunciare, catturato dalla figura del ragazzo che stava dinanzi a ChoSo. «ChoSo-ya, è da tanto che non ci vediamo, ho finito prima il mio lavoro all’estero e il capo Kim mi ha mandato qui ad aiutarti», disse il ragazzo sorridendo verso ChoSo «KiKwang sun-sunbae…». Ma che faccia era mai quella? Di certo non era la faccia che rivolgeva a lui di solito. Sembrava in estasi. “Che stupida”, pensò JaeBum “si capisce subito che è la tua cotta non corrisposta, se fai quella faccia. Tsk”.
 
[1] Soju: Forte liquore coreano.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 
 
Sì, è un avvertimento, vattene o verrai ferito.
Nel momento in cui oltrepassi la linea,
è un avvertimento, smettila, smettila, basta.
Guarda solo me, non guardare altrove.
Sono al tuo fianco, guarda solo me.
Gli occhi la cercano di qua e di la,
ovunque. Si stanno avvicinando.
Non sono me stesso adesso,
ho bisogno di stare attento.
Perché è il momento di perdere il controllo.
Mine-GOT7
 
 
ChoSo non riesce a credere a ciò che vede. Il sunbae KiKwang è davanti ai suoi occhi. Era partito ormai tre mesi fa, per ultimare un importante lavoro all’estero. Non lo vedeva da tanto. Avrebbe voluto stringerlo a sé più forte che poteva. Avrebbe voluto dirgli apertamente quanto le era mancato, ma purtroppo non poteva farlo. Erano amici, si conoscevano da tanto, ma nulla di più. ChoSo non gli aveva mai confessato i suoi sentimenti per la paura di un rifiuto che avrebbe potuto spazzare via tanti anni di amicizia e ricordi preziosi. Sapeva benissimo che lei non era il genere di donna che piaceva al suo sunbae. Lei non era una bambola perfetta da esibire, era semplicemente ChoSo, e per tal motivo non avrebbe mai detto nulla dell’amore che provava nei suoi confronti, avrebbe continuato a far finta di niente come sempre. «Sunbae, quando sei tornato?» chiese ChoSo. «Proprio ieri sera, il capo Kim, mi ha aggiornato della situazione difficile in cui ha dovuto mandarti. Adesso puoi stare tranquilla ci sono qui io con te» disse, sorridente come sempre. Cho KiKwang, lavora alla PROD da quattro anni, è stato lui stesso a raccomandare ChoSo al suo capo. È un ragazzo bello e intelligente, ma anche incurante del pericolo, infatti, adora fotografare animali o luoghi pericolosi. ChoSo è davvero felice di poter avere il  sunbae al suo fianco in un momento del genere. Lui sapeva benissimo del suo odio nei confronti degli idol, e avrebbe fatto di tutto per metterla a suo agio e aiutarla ad ultimare presto questo lavoro. «Sono davvero felice di vederti sunbae». Il sunbae le scompigliò i capelli, brutta abitudine che aveva sin dai tempi del liceo, in segno di affetto e sorrise. «Allora vogliamo entrare? Mi racconterai del lavoro strada facendo» e le fece cenno di passare avanti. “Un vero galantuomo, come sempre, non ha nulla a che vedere con quello scorbutico di JaeBum”, pensò ChoSo. «Etciù», si sentì provenire da dietro. «Scusate, mi dispiace interrompere la vostra rimpatriata, ma siete proprio davanti l’ingresso dell’edificio e io dovrei entrare, se non vi dispiace, potreste spostarvi un po’? Grazie», disse JaeBum facendosi largo tra i due. ChoSo lo guardò malissimo, ma perché doveva sempre rovinargli l’umore anche quando succedevano cose belle? Tsk. «Lo conosci?» chiese ingenuamente KiKwang. «Purtroppo sì, e tra poco lo conoscerai anche tu. È il leader scorbutico del gruppo di cui ci stiamo occupando» disse sconsolata. «Mmh, un tipo particolare» si limitò a dire il sunbae.
Le 9 in punto. Tutti sono riuniti nuovamente in sala conferenze. ChoSo dopo aver presentato il sunbae KiKwang e aver ignorato le occhiatacce di JaeBum, prese ad illustrare il piano che aveva in mente per la realizzazione del photo book. «Ho prenotato un albergo, per quattro giorni, nella zona cui vi accennavo ieri. La partenza è prevista per dopodomani. Dopo aver concluso con le foto all’aperto ci concentreremo sulle foto al chiuso, quest’ultime potremmo farle direttamente alla PROD. Avete dubbi in proposito? Avete bisogno di chiarimenti?», alla domanda di ChoSo una mano si alza, inutile dire che quella mano appartenesse al caro leader. «Quattro giorni non sono un po’ troppi per fare “quattro” foto? Cioè la maggior parte le faremo al chiuso, quindi, non mi piace proprio perdere tempo inutilmente», era ovvio che fosse semplicemente un’altra provocazione nei confronti di ChoSo e quest’ultima, infatti, si era ben preparata alle possibili domande dell’intransigente JaeBum. «Se vogliamo, anzi se dobbiamo fare un buon lavoro ci serve il tempo necessario. Ma non solo, il vostro presidente Park JinYoung mi ha espressamente chiesto di lasciarvi una mezza giornata libera per divertitivi e rilassarvi prima del comeback, quindi, se hai qualche problema in proposito puoi andare a lamentarti ai piani alti, grazie», fu la risposta secca di ChoSo. Nella stanza calò il silenzio, i membri rimasero sorpresi dal modo in cui ChoSo riuscì a zittire JaeBum, loro, in tutto questo tempo, non ce l’avevano mai fatta, inutile dire quanto ormai stimavano quella piccoletta che teneva testa al loro leader senza la minima paura. Il sunbae KiKwang non si stupì più di tanto, sapeva benissimo com’era fatta, una piccoletta dalla idee chiare, la definiva lui e sorrise compiaciuto. Dopo vari aspetti tecnici comunicati, la riunione fu considerata conclusa. Tutti furono congedati e andarono a prepararsi per la partenza imminente.
 
«Kyyyyyaaaah! Non è giusto, non è giusto, non è giusto», si sentì urlare dall’altra parte del telefono. «Ti giuro SoMi-ya che se ancora continui a gridare così, ti chiudo il telefono in faccia» rispose brusca ChoSo, che ormai si stava pentendo di aver risposto a quella chiamata. «Anche io voglio andare in vacanza con il mio piccolo YuGyeom, ti prego portami con te!». Vacanza? La sua amica era decisamente impazzita. Quella sarà una lunga e dolorosa tortura, altroché vacanza. «SoMi-ya, ti ho già detto che vado per lavoro, non certo per divertirmi, e sai quanto vorrei non farlo questo lavoro, quindi, finiscila di fare così» rispose pensando di aver finalmente messo fine al discorso, ma SoMi era decisa a non arrendersi proprio. «Almeno dimmi dove andate no? Che ti costa? Non lo dirò a nessuno, giuro!», i giuramenti della sua amica erano famosi per non essere mantenuti, quindi, ChoSo cercò di rimanere cauta. «Perché? Non dirmi che vuoi farti trovare lì quando arriveremo… così per casualità». «Ma noooo, come puoi pensare una cosa del genere, sai che non lo farei mai. Allora dov’è che andate di bello?». Alla fine ChoSo si arrese «Siccome serviva della terra rossa per il concept del photo book, mi è subito venuto in mente quel posto, al sud-est del paese, quel posto dove siamo andati in gita al secondo anno delle superiori, ricordi?», la risposta non tardò ad arrivare «Sì, lo ricordo benissimo. Complimenti ottima scelta. Adesso, comunque, devo lasciarti, ho alcune cose da fare. Ci sentiamo. Bye bye». Tuuu tuuu tuuu. “Che strana ragazza, perché mai avrà riagganciato così presto? Spero davvero non abbia nulla in mente”, pensò timorosa ChoSo.
 
«Yah! MinYoung-ah, ho una bellissima idea! Non avevi detto che da domani sei in ferie? Perché non andiamo a divertirci noi due da sole?» chiese SoMi al telefono all’amica MinYoung. «SoMi-ya, mi hai detto che ti annoiavi ad andare da qualche parte da sola con me e adesso quest’idea, come mai? La cosa mi puzza un po’», ovviamente anche MinYoung conosceva molto bene SoMi, «No, sono sincera, andiamo a divertirci, ho già in mente un posto, penserò a tutto io, tranquilla», ma alla fine ci cascava sempre. «Partiremo dopodomani. Porta dei vestiti carini, mi raccomando. Bye bye!». “È tutto così strano. Si tratta comunque di una vacanza, quindi, perché rifiutare? Cosa poteva combinare di così disastroso?”, pensò MinYoung.
 
Il giorno della partenza arrivò. La JYP aveva noleggiato un autobus per tutti, membri del gruppo, staff, troupe fotografica, ecc. L’atmosfera era abbastanza piacevole, pensò stranamente ChoSo, seduta felicemente al fianco del suo adorato sunbae. JaeBum, anche questo era abbastanza strano, stava sdraiato negli ultimi posti dell’autobus, sembrava stesse dormendo, forse era meglio così, pensò ChoSo, almeno non dava problemi.
Finalmente arrivati a destinazione, tutti si organizzarono per sfruttare a pieno ogni singolo minuto. In quel via vai, ChoSo non credette ai propri occhi. Due figure si stavano avvicinando verso di lei, le avrebbe riconosciute fra mille, Somi, MinYoung, ma cosa ci fanno qui?! No, no, quella mente malefica di SoMi non può aver organizzato tutto questo. «ChoSo-yaaaa! Oh che coincidenza! Anche tu da queste parti?», aveva anche il coraggio di sventolare la mano felice. Stavolta l’avrebbe strozzata sul serio! Corse verso le sue amiche, le trascinò con sé dietro un muretto. «Si può sapere che ci fate qui?», cercò di mantenere il tono della voce più basso possibile, «Mi meraviglio di te MinYoung-ah! Perché non l’hai fermata, eh?». «Hey, io non ne sapevo proprio nulla, mi ha detto solamente che, siccome ero in ferie, mi avrebbe organizzato un viaggio di relax, quindi non prendertela come me», si difese MinYoung. Intanto SoMi era scappata dal controllo di ChoSo. «Dov’è andata adesso? Vuole farmi perdere il lavoro?». ChoSo si sentiva impazzire, non bastava JaeBum nella sua vita a farle saltare i nervi, ci si metteva pure SoMi. «Aiutami a cercarla prima che combini qualcosa di grave» ordinò all’amica, che ormai aveva visto andare in frantumi il suo viaggio di relax, ah le amiche, cosa non si faceva per loro. Intanto SoMi stava per raggiungere la sua preda, quando fu bloccata all’improvviso da ChoSo «Lasciami andare dal mio piccolo YuGyeom», aveva anche il coraggio di farfugliare cose del genere. «Ora tu la smetti, te ne vai in giro lontano da qui con MinYoung-ah e quando stacco da lavoro vi raggiungo, ma solo per tenerti d’occhio, capito?» disse ChoSo con un tono decisamente poco amichevole. KiKwang si trovò a passare di lì proprio in quel momento, e lui conosceva molto bene le amiche di ChoSo, in fondo avevano frequentato lo stesso liceo. «Oh, SoMi, MinYoung, siete proprio voi? È da tanto che non ci vediamo, vero? Che ci fate qui?» domandò ingenuamente. ChoSo era di spalle, al suono della voce del sunbae saltò in aria, «Sun-sunbae, non preoccuparti di loro, adesso vanno via, sono solo di passaggio, vero?», domandò retorica alle amiche. SoMi si voltò dall’altra parte arrabbiata, MinYoung cercò di reggere il gioco a ChoSo «Ah sunbae, è da tanto che non ci si vede vero, ahahah, ma noi come dice ChoSo siamo qui solo di passaggio, una pura coincidenza, ahahah, stavamo proprio per andare dopo aver salutato la nostra amica», ChoSo faceva dei cenni di consenso con la testa. «Cosa? Andate di già? Restate! E poi stasera quando io e ChoSo finiremo potremmo bere una birra tutti insieme. No che qui ci siano dei posti in cui andare, siamo in mezzo al nulla, ma potremmo prenderla al supermercato aperto 24 ore su 24 che ho visto mentre eravamo sull’autobus, e poi potremmo berla qui con questo bel panorama, che dite?», questa gentilezza del suo sunbae alcune volte era davvero fuori luogo e inutile, pensò ChoSo. «Sììììì, io dico sì! Sunbae sei il migliore!» urlò festante SoMi. ChoSo si avvicinò all’orecchio di SoMi «Ti giuro che se ti avvicini ad uno solo di LORO ti uccido con le mie mani, capito?». SoMi si girò dall’altra parte ignorando completamente l’amica.
 
«Chi sono quelle ragazze con la nostra fotografa?» chiese quel curioso di Bam Bam. «Non lo so, ma sembrano conoscersi. Come avrà fatto ad incontrare degli amici in un posto così deserto?», si chiese YoungJae. «Sembrano simpatiche» esordì Jackson. «Ma come fai a dire che sono simpatiche se neanche le conosci?», lo rimproverò scherzosamente JinYoung. «Lascialo stare lo sai che per lui tutte le ragazze sono “simpatiche”» disse ridendo Mark. «Hyuuuung voglio uscire con una ragazza», se ne uscì YuGyeom. Tutti scoppiarono a ridere ascoltando il desiderio del piccolo maknae. «Credo che ora potreste smetterla di parlare di cose inutili e concentravi un po’ di più», il solito guastafeste di JaeBum aveva appena richiamato tutti all’ordine. Nessuno rispose, e iniziarono a prepararsi per le prime foto.
Quando JaeBum fu vicino a ChoSo le lanciò queste parole «Cos’è? Adesso ti porti le amichette al lavoro? È questa la tua professionalità?». Lo sapeva che lui avrebbe avuto sicuramente qualcosa da ridire, ci avrebbe messo la mano sul fuoco senza pensarci due volte. “Stupido pallone gonfiato! Non cederò alla tua provocazione. Tsk”, e si allontanò da lui facendo finta di non aver sentito.
 
Finalmente la prima giornata di lavoro era finita. I primi membri ad essere fotografati furono Mark e YoungJae. ChoSo rimase abbastanza soddisfatta. Erano dei professionisti, non fu difficile fare delle belle foto. Questo rincuorò ChoSo, forse questo lavoro non era poi così male.
Così come aveva promesso il sunbae, alle 21 si ritrovarono tutti e quattro a bere. Il sunbae aveva comprato la birra e ora si stavano godendo il panorama parlando del più e del meno. Il paesaggio era incontaminato, era sfuggito dalla mano distruttrice dell’uomo e le stelle, le stelle erano fantastiche quella sera, in città non si poteva certo godere di un simile spettacolo. KiKwang raccontò del suo ultimo lavoro all’estero e SoMi e MinYoung lo aggiornarono delle novità riguardanti la loro vita. ChoSo non parlò molto, era catturata dalla figura del sunbae al chiaro di luna che di tanto in tanto sfoggiava i suoi meravigliosi sorrisi. Ovviamente SoMi e MinYoung si accorsero della situazione e decisero di lasciare ChoSo e KiKwang da soli con la scusa che erano troppo stanche e dovevano andare a riposare. Sapevano della cotta di ChoSo per il sunbae, così mentre stavano per andarsene lanciarono dei messaggi d’incoraggiamento verso l’amica. ChoSo e il suo amato sunbae restarono da soli. «Mi ha fatto davvero piacere rivedere SoMi e MinYoung, voi tre eravate inseparabili al liceo», «É vero» disse ChoSo, che iniziava a sentirsi in imbarazzo. «Non siamo mai riusciti a portarle al nostro club di fotografia però, ricordi? Non so quante volte ci abbiamo provato», continuò KiKwang, ChoSo annuì solamente. «A proposito di club di fotografia, ricordo ancora il primo giorno che ci siamo conosciuti. Entrasti proprio nell’aula del club con una tale furia, dicendo che volevi diventare a tutti i costi una fotografa professionista. Che ridere! Una ragazza così minuta con una grinta da leone. Ah, se ci penso mi viene ancora da ridere». Adesso si che ChoSo si stava imbarazzando sul serio. «Sunbae ti prego non ricordare queste cose per favore! Ah, che vergogna», e si coprì il volto con le mani. «Sai sono stato mollato», disse KiKwang tutto ad un tratto. «Forse non era quella giusta. Ormai ho perso il conto di quante volte sono stato mollato», disse sorridendo amaramente. «Sunbae…» riuscì solamente a pronunciare ChoSo, aveva notato che il sunbae aveva già bevuto un bel po’ di lattine di birra, era forse ubriaco? «Ogni volta è sempre per lo stesso motivo. Il lavoro che svolgo, è forse così difficile da sopportare per una donna? È vero, lo ammetto, che devo spesso assentarmi, ma è il lavoro che ho scelto, il lavoro che amo. E allora in questi giorni ho iniziato a pensare, non sarebbe meglio avere una fidanzata che lavora nel mio stesso settore? Forse potrebbe capirmi meglio…». Dove voleva andare a parare il sunbae? Il cuore di ChoSo non faceva altro che battere sempre più veloce, temeva sarebbe scoppiato da un momento all’altro. Cosa doveva fare in quel momento?
 
“Accidenti! Non riesco proprio a dormire. E qui non c’è neanche una sala prove. Che faccio adesso? Non mi resta altro che continuare a passeggiare, quando finalmente mi verrà sonno tornerò in albergo”. JaeBum quella notte non riusciva proprio a trovare riposo. Non aveva litigato con ChoSo, nonostante lui l’avesse provocata, si sentiva strano, forse deluso? Ultimamente si sentiva sempre strano, sentiva di poter perdere il suo obiettivo principale di vista da un momento all’altro, ma perché poi? Di certo non poteva essere per quell’insulsa ragazza. Decisamente. Camminando JaeBum vide due figure, decise di avvicinarsi, ma non troppo. Li riconobbe, erano ChoSo e quel damerino di KiKwang. Quest’ultimo gli stava ancora più antipatico di ChoSo, non c’era un motivo particolare. Era così, un odio a pelle. «… Una fidanzata che lavora nel mio stesso settore? Forse potrebbe capirmi meglio…», si trovava abbastanza vicino da riuscire a sentire quello di cui stavano parlando. Riuscì a vedere anche tutte le lattine di birra che c’erano vicino a KiKwang, “Quella ragazza va ad ubriacarsi ogni sera?”, pensò JaeBum. Lui sembrava alquanto alticcio. «Forse mi ci vorrebbe una ragazza come te, ChoSo-ya». “Come può dire cose del genere ad una ragazza che si vede lontano un miglio che gli cade praticamente ai piedi, in una situazione del genere, così ubriaco?”, pensò JaeBum. KiKwang si stava avvicinando un po’ troppo a parere di JaeBum, le loro labbra erano vicinissime. “Allontanati stupida, non vedi che è ubriaco e non sa quello che fa?”, gridò internamente JaeBum.
 
 
“Oh mio Dio! Che Cosa faccio? Il sunbae è così vicino, troppo vicino! Vuole baciarmi?” istintivamente ChoSo chiuse gli occhi, si stava per realizzare ciò che lei aveva sognato da tempo? Non poteva crederci! Il sunbae era ormai ad un soffio dallo sfiorare le sue labbra, sentiva il suo respiro così vicino. Sì, era ormai pronta, ma… «Ah, scusa non so cosa mi sia successo! ChoSo-ya perdonami, non devo essere molto lucido in questo momento» disse allontanandosi di scatto e sorridendo. ChoSo, che aveva ancora gli occhi chiusi, li riaprì velocemente e arrossì. Che vergogna, pensò. La rassicurava un po’ che in quel momento non ci fosse nessun’altro ad assistere a questo disastro, ignorando, in realtà, la presenza di uno scomodo osservatore. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
 
I miei occhi reagiscono,
le mie orecchie reagiscono
quando ti vedo,
 quando sento la tua voce.
Tutto il mio corpo reagisce,
reagisce prima ma io non voglio…
cosa devo fare?
Non riesco a controllarmi.
Ogni singola cellula del mio corpo reagisce,
dalla testa ai piedi…
tutto reagisce.
My Whole Body Is Reacting-GOT7
 
 
É mattina. Il secondo giorno di lavoro, in quel luogo deserto, sta per iniziare. Inutile dire che ChoSo, quella notte, non ha chiuso occhio. Nella sua mente circolavano mille pensieri. Il sunbae la sera precedente stava per baciarla, finalmente si era accorto di lei? L’aveva vista per la prima volta come una donna? Forse non era proprio così. Probabilmente era tutto dovuto all’effetto dell’alcool, pensò ChoSo. Cosa avrebbe fatto non appena rivisto il sunbae? Sicuramente, ignorare l’accaduto sarebbe stata la soluzione migliore. Era così ubriaco ieri sera che quasi certamente non si sarebbe ricordato di nulla. Dopo aver preso tale decisione, ChoSo si alza dal letto, sta per iniziare a prepararsi quando sente bussare alla sua porta con insistenza. Knock knock. «ChoSo-ya apri, sono io, SoMi». “Bene questa giornata non poteva iniziare meglio!”, pensò ChoSo. Quest’ultima aprì la porta, un po’ di controvoglia, chissà quale assurda richiesta le avrebbe fatto l’amica, al solo pensiero rabbrividiva. Finalmente dentro, SoMi prese per mano ChoSo e la fece accomodare sul letto. «ChoSo-ya… ho un favore da chiederti» disse, cercando di essere più convincente possibile. ChoSo non prevedeva nulla di buono da quell’inizio ma fece cenno all’amica di continuare. «Ho saputo che oggi vi occuperete delle foto di Jackson e YuGyeom e…» «Si può sapere come hai fatto a saperlo?», la interruppe ChoSo. «Di questo non devi preoccupartene, ho le mie fonti, cara», rispose, aggiungendo un occhiolino. A ChoSo non rimaneva altro che sospirare, «E allora?». SoMi prese entrambe le mani di ChoSo e le strinse a sé per dire poi tutto d’un fiato «ChoSo-ya ti prego dammi il permesso di starti vicino quando fotograferai il mio YuGyeom! Ti prego. Giuro che non ti darò alcun fastidio, anzi ti aiuterò! Non farò nulla di male, ti prego, ti prego, ti prego, ChoSo-yaaaa» e inizio a scuotere l’amica affinché accettasse la sua proposta. ChoSo la guardò dritta negli occhi «Forse tu sei impazzita», le disse decisa. SoMi iniziò a fare il broncio e a scuotere ancora di più ChoSo, emettendo degli strani gridolini. «Tu te ne rendi conto che io qui sto lavorando, vero?», le chiese l’amica. SoMi non fece altro che guardarla con i suoi occhioni grandi da cane bastonato, che avrebbero sciolto anche il cuore più duro. Come al solito ChoSo fu totalmente sconfitta dalla sua amica. Accidenti, perché doveva essere così carina, pensò ChoSo. «Ok facciamo come dici tu, però ti avverto se ti vedo anche solo avvicinarti troppo a YuGyeom o qualcun altro o se combinerai uno dei tuoi guai sappi che ti ucciderò con le mie stesse mani, hai capito?» chiese ferma ChoSo. SoMi felice le saltò letteralmente addosso. «Kyaaaaa, grazie, grazie, grazie».
 
Come da promessa, SoMi sta aiutando ChoSo nel suo lavoro odierno. O perlomeno, questo è quello che SoMi pensa di star facendo, portando l’attrezzatura dell’amica. ChoSo sta fotografando YuGyeom e lo sguardo di SoMi è fisso sul ragazzo da un bel po’ e ciò è anche percepito da quest’ultimo, mettendolo leggermente in imbarazzo. ChoSo accorgendosi della situazione si avvicina a SoMi e le sussurra «Potresti smettere di mettere in imbarazzo il mio modello? Lui non dice niente, ma praticamente te lo stai mangiando con gli occhi. Lo hai già fissato abbastanza, non trovi? Vai a fare un po’ di compagnia a MinYoung-ah nella SPA dell’albergo, vai vai» «Non ci penso nemmeno. Ho detto che ti avrei aiutata e lo farò e poi non lo sto fissando così tanto», sussurrò SoMi come risposta. Non c’era alcun verso di allontanare SoMi da lì, ChoSo sperò solo che non rovinasse il suo lavoro mettendo troppo in soggezione quel giovane ragazzo.
Per facilitare le riprese dall’alto ChoSo e KiKwang decisero di usare un drone. C’era qualcosa che non andava con quell’aggeggio, oggi faceva un po’ i capricci, non si riusciva a controllarlo perfettamente, ma era l’unico che si erano portati dietro, quindi, dovevano in qualche modo continuare ad utilizzarlo. ChoSo è ancora occupata a fotografare YuGyeom, e SoMi è vicino a lei, quando ad un tratto il pilota del drone ne perde nuovamente il controllo e l’attrezzo inizia a cadere in direzione proprio di SoMi. Quest’ultima, ovviamente, è troppo impegnata ad osservare il suo amato, ChoSo e gli aiutanti fotografi sono tutti di spalle e non si accorgono di quello che sta per succedere. Fortunatamente qualcuno intuisce quello che sta per accadere, YuGyeom, lascia la sua postazione e un attimo prima dello schianto spinge SoMi in direzione opposta. Entrambi finiscono a terra e il drone fa la stessa fine. Tutti sorpresi si voltano e realizzano quello che è successo e del perché l’idol sia scappato in quel modo. SoMi si ritrova tra le braccia di YuGyeom. Riapre gli occhi, che per la paura aveva chiuso, e non riesce a credere a quel che vede. YuGyeom la libera subito dalla presa «Scusami se ti sono venuto praticamente addosso, ma non mi sono venute in mente altre idee, stai bene?». SoMi non riesce a credere a quello che le sta succedendo. Finalmente può rivolgere la parola all’idol che adora, certo la situazione non è delle migliori. «I-io sto be-bene», risponde a bassa voce per l’imbarazzo. Anche YuGyeom è in imbarazzo, fa una smorfia di dolore che non sfugge a SoMi «T-tu stai bene? Ti sei fatto male da qualche parte?» chiede preoccupata. YuGyeom nell’atterraggio si è, infatti, ferito leggermente al braccio sinistro, non era grave, ma di certo questo avrebbe rallentano un po’ la schedule odierna. JaeBum si avvicinò di corsa «YuGyeom-ah! Che succede? Ti sei fatto male?» chiese ancora con il fiatone. Sia YuGyeom sia SoMi si rialzarono. «Tranquillo hyung è solo un graffio». Era molto probabilmente un semplice graffio come affermava YuGyeom ma di certo sanguinava ed anche parecchio. ChoSo, anche lei si avvicinò «YuGyeom-ssi, SoMi-ya tutto ok?» chiese preoccupata. JaeBum si voltò verso di lei «Lo vedi? È tutta colpa tua! Porti del personale non autorizzato, delle attrezzature non controllate e in più metti in pericolo i tuoi clienti, è normale lavorare in queste condizioni?», le urlò praticamente contro. «Colpa mia? Sono cose che si possono prevedere queste? Allora tutte le disgrazie che ci sono nel mondo sono colpa mia anche quelle?», anche ChoSo alzò il tono di voce. Iniziò una vera e propria guerra verbale tra i due. Oggi JaeBum era ancora più ostinato delle altre volte. Nessuno osava intromettersi tra quei due, tanto la lotta era animata. Qualcuno doveva pur prendere in mano le redini della situazione, arrivò il manager e si rivolse ad entrambi «Ora non credete di stare esagerando tutti e due? Ogni occasione e buona per voi per litigare forse? Adesso basta, non vedete com’è tesa l’atmosfera a causa delle vostre urla? Siete ancora dei bambini?». JaeBum e ChoSo ritornarono lucidi, perché sì, ogni volta che litigavano non si sa come perdevano sempre la ragione, a testa bassa fecero cenno di aver capito e stavano per allontanarsi ma il manager lì richiamò «Non ho ancora finito con voi due. Credo che il modo migliore per voi sia passare più tempo insieme e conoscervi meglio ed evitare così queste vostre sfuriate». JaeBum e ChoSo fecero una faccia sorpresa e schifata allo stesso tempo e per una volta la pensarono allo stesso modo, il manager doveva essere impazzito sul serio. «Non guardatemi con quelle facce ed ascoltatemi. È la soluzione migliore. Completiamo le foto di Jackson, YuGyeom lasciamolo riposare per adesso, oggi pomeriggio prenderemo quella mezza giornata libera che il presidente ci ha concesso, noi usciremo tutti insieme a fare una piccola gita nei dintorni e voi due, invece, resterete in albergo, così avrete modo di parlare e risolvere definitivamente i vostri problemi senza coinvolgere gli altri». «Ma…» dissero all’unisono. «Niente ma, non accetto obiezioni. Trascorrete del tempo fruttuoso assieme, mi raccomando. E adesso riprendiamo il lavoro», dette queste parole si allontanò da loro. Nella testa di JaeBum e ChoSo frullavano mille pensieri. Il manager doveva essere proprio impazzito per aver avuto un’idea del genere. Passare del tempo insieme era proprio l’ultima cosa che avrebbero voluto fare in tutta la loro vita e poi per giunta dovevano anche parlare e chiarirsi. Impossibile, pensarono. Ogni volta che si incontravano e aprivano bocca scoppiava sempre un litigio o comunque andava a finire male. Loro due soli in albergo? Sarebbe stato come lasciare due bombe con la miccia accesa pronte ad esplodere da un momento all’altro. JaeBum e ChoSo non dissero una parola, si guardarono con il solito sguardo di sfida, incolpando internamente l’altro a vicenda per l’accaduto, e si allontanarono in direzioni opposte, ormai la sentenza era stata data non si poteva far altro che accettarla, anche se con riluttanza.
 
Il pomeriggio arrivò, tutti si diressero verso l’autobus, JaeBum e ChoSo non andarono per salutarli, restarono nelle loro stanze con la scusa di riposarsi un po’ prima di affrontare la loro grande “chiacchierata”. I membri, il sunbae KiKwang, le amiche di ChoSo, anch’esse invitate all’uscita di gruppo, erano tutti preoccupati per quei due, e in cuor loro si domandavano se avrebbero ritrovato l’albergo intatto al loro ritorno.
In serata ChoSo e JaeBum uscirono dalle loro tane ma solo perché i morsi della fame si facevano sempre più insistenti. Si incontrarono nelle scale, il ristorante era al piano di sotto mentre le camere erano situate su due livelli superiori, JaeBum proveniva dal secondo piano mentre ChoSo alloggiava al primo. L’albergo non era molto grande e al momento non c’erano altri clienti oltre loro. In silenzio, facendo attenzione a non incrociare gli sguardi, ChoSo iniziò a scendere le scale e JaeBum la seguì. Arrivati al ristorante furono accolti dal personale. «Salve signori, volete cenare? Vi prepariamo subito un tavolo per due». «No, per favore faccia due tavoli separati, credo che anche la signorina qui presente preferisca così» rispose JaeBum. ChoSo non ebbe nulla da obiettare, mangiare con quel tizio le avrebbe tolto l’appetito, quindi, meglio così. La cameriera li guardò un po’ stranita e fece come le era stato chiesto. Cenarono in due tavoli separati. La cena durò più del previsto perché entrambi non avevano voglia di iniziare la famosa “chiacchierata”. Purtroppo il tempo cominciava a stringere e prima del ritorno del manager e degli altri avrebbero in qualche modo dovuto risolvere i loro problemi. JaeBum si alzò dal tavolo e si avvicinò a quello di ChoSo. «Non vorrei proprio disturbarti» disse retorico «Ma dobbiamo sbrigarci, andiamo nella sala relax?» domandò senza scomporsi. «Ok» rispose semplicemente ChoSo. Si notava lontano un miglio che nessuno dei due aveva proprio voglia di intraprendere il famoso discorso. Avevano temporeggiato fino ad ora, bisognava adesso darsi una mossa. Si diressero verso la sala relax dell’albergo. Era completamente vuota. Fortunatamente nessuno li avrebbe ascoltati. Si accomodarono in un divano, ovviamente a debita distanza.
JaeBum prese per primo la parola «Allora prima finiamo questa stupidata e prima andiamo a riposarci. Quindi, prego inizia pure». Come la faceva facile, pensò ChoSo. «Perché dovrei iniziare io? Non potresti iniziare tu?» rilanciò ChoSo. «Per galanteria, prima le donne». «Puoi risparmiarti la galanteria in questo caso, inizia tu». «Ti sto dicendo inizia tu». Se avessero continuato così non sarebbero arrivati da nessuna parte. Qualcuno doveva pur cedere. JaeBum fu il primo a cedere, anche se malvolentieri ma sicuramente lo fece con astuzia. «Allora inizio io a parlare, ho una domanda da farti» «Ma così non vale» controbatté ChoSo. «Dobbiamo pur iniziare da qualcosa, no? Almeno io ho una domanda da farti». «E ok», pronunciò alla fine ChoSo «Spara». «L’altra sera, quando mi hai raccontato la storia di tuo padre, hai detto che hai scelto la tua professione per riscattarlo. Quello che mi domando adesso è… ma tu sei felice del tuo lavoro? Cioè, se non fosse successo tutto quel trambusto, avresti comunque scelto la carriera da fotografa?». Non sapeva nemmeno lui perché le poneva quella domanda, ultimamente stava diventando così curioso dei fatti altrui o succedeva solo quando la cosa riguardava ChoSo? Meglio non porsi questa domanda, pensò. ChoSo rimase un po’ colpita da quella domanda, era qualcosa che mai nessuno prima d’ora le aveva chiesto. Rimase qualche secondo in silenzio, cercando di formulare la risposta adatta. «A dire la verità non ho mai pensato a quello che tu ora mi stai chiedendo. Non ho mai pensato ad una me che non faccia il lavoro che attualmente sto svolgendo. Diciamo che è stato come un percorso naturale che mi ha portato fin qui. A 12 anni non avevo altri sogni se non quello di riscattare mio padre, sinceramente non ho mai preso in considerazione altre strade, tutto qui». «E non hai mai sentito come un peso questo voler riscattare a tutti costi tuo padre? Voler sfondare a tutti i costi nel mondo della fotografia non è certo cosa facile con la grande concorrenza che c’è». ChoSo iniziò a meravigliarsi dalle domande poste da JaeBum, nessuno, neanche le persone a lei più vicine erano mai arrivati a tanto e adesso uno sconosciuto le stava ponendo degli interrogativi che forse era meglio celare per difendersi. «È ovvio che io senta il peso di tutto questo, ho sempre paura di fare un passo falso e cadere come successe a mio padre. E questa paura è aumentata con quest’ultimo lavoro. So che la storia non deve ripetersi per forza, so che voi siete idol diversi, ma la paura rimane ugualmente. Io vorrei solo raggiunge presto il mio scopo e salvare mio padre. Tutto qui, è semplicemente questo il mio obiettivo» disse ChoSo. JaeBum cominciò a pensare che lui e quella ragazza non erano poi tanto diversi, avevano dedicato le loro giovani vite ad un unico obiettivo e tentavano di raggiungerlo al più presto e nel migliore dei modi possibile. Sarà per questo che litigavano? Perché erano simili? «Anche io ho una domanda da fare», disse ChoSo alzando la mano destra. «Vai» disse JaeBum. «Tu perché sei voluto diventare un idol? E soprattutto perché ti stai impegnando così tanto?». «A dire la verità non c’è un motivo particolare. Io sono fatto così. Lo so, non è un bella cosa, lo riconosco. Se inizio qualcosa voglio sempre essere primo, era così anche ai tempi della scuola. Sai io sono figlio unico, ho ricevuto tanto amore da parte dei miei genitori, semplicemente adesso vorrei ricambiare tutto quell’amore rendendoli orgogliosi di me. Tutto qui» confessò JaeBum. «Sono i tuoi genitori, non credi che già siano orgogliosi di te?». «Sì, lo saranno sicuramente. Ma io voglio davvero mostrargli il meglio di me». Una strana luce brillava negli occhi di JaeBum, ChoSo si domandò come avesse fatto a non accorgersene prima. L’atmosfera iniziò a farsi un po’ pesante, ChoSo decise di alleggerirla un po’ «Oggi, stranamente riusciamo a parlare tranquillamente senza aver bevuto neanche una bottiglia di soju». Sul volto di JaeBum si dipinse un sorriso «Già». «Comunque ho un’altra domanda», si fece avanti ChoSo. «Non credi di stare un po’ approfittando della situazione?» rispose ridendo JaeBum. «Be’ lo prendo come un sì. Le parole che hai detto l’altra sera riguardo i sentimenti e le emozioni, mi hanno fatto davvero rabbrividire. Le pensi davvero o le hai dette solo perché eri sotto l’effetto dell’alcool?» chiese seria ChoSo. «Le penso sul serio, pensaci, i sentimenti, le emozioni, in questo momento non sono cose che potrei permettermi tranquillamente. Faccio un lavoro che mi impegna quasi 24 ore su 24. Sarebbe ridicolo pensare all’amore in questo periodo. Non trovi?». In effetti, il ragionamento di JaeBum non faceva una piega. ChoSo fece cenno con la testa di aver capito «In effetti…», anche se non condivideva a pieno il suo pensiero, per come lo aveva formulato JaeBum aveva comunque senso. «Allora posso farti anche io un’altra domanda, no?», chiese tutto ad un tratto JaeBum. «Sì, è giusto, vai pure». «A proposito di sentimenti, emozioni, amore e tutta quella roba lì… sei cotta di quel sunbae, come si chiama? KiKwang, vero? Anche un cieco riuscirebbe a vederlo!». ChoSo arrossì all’istante. «C-Cosa, non è vero… è semplicemente un amico. Ci conosciamo da quando, al primo anno di scuola superiore, sono entrata al club di fotografia, ci conosciamo da 10 anni ormai, siamo come fratello e sorella». JaeBum fece due calcooli in testa… “10 anni fa aveva 14 anni giusto? Quindi adesso ne ha 24… Aspetta, questo vuol dire che siamo coetanei? Abbiamo la stessa età? Non posso crederci!” «Ma tu sei nata nel 1994?» chiese all’improvviso JaeBum. ChoSo rimase stupita a quella domanda che non c’entrava niente con tutto il discorso che avevano intrapreso. «Sì, sono nata il 10 maggio del 1994». «Non posso crederci!». «A cosa non puoi credere?» chiese ChoSo sempre più stupita. «Anche io sono nato nel 1994! Il 6 gennaio 1994. Siamo coetanei, non posso crederci. Sembri molto più giovane! Sono scioccato!». ChoSo lo guardò leggermente stranita «E adesso che hai fatto questa grande scoperta?» chiese. «Niente, solo che possiamo lasciar perdere le formalità dato che siamo coetanei, anche se comunque, io essendo nato prima dovrei ricevere il rispetto dovuto, ma sarò magnanimo e lascerò perdere». Ma sentitelo! «Magnanimo tu? Non penso sia un aggettivo che ti si addica!» disse ChoSo cercando ti far finta di colpirlo, JaeBum le bloccò entrambe le mani «Hey cosa vorresti fare? Colpire il fisico di un bell’idol? Rischi la galera lo sai?» disse JaeBum ridendo. Ultimamente quella ragazza gli faceva sperimentare di tutto, dalla rabbia alla gioia. Ma queste non erano forse emozioni? Che stava succedendo? Questo non andava assolutamente bene, pensò JaeBum ma il suo corpo non rispondeva ai suoi comandi e restarono così vicini in quella posizione con le mani intrecciate. Anche ChoSo era imbambolata, ora da così vicino la bellezza di JaeBum era davvero evidente, ne era come ipnotizzata. Il silenzio fu nuovamente infranto da JaeBum ma restarono ugualmente immobili in quella posizione «Tornando al discorso di prima… Non ti sei mai dichiarata al tuo sunbae?», inutile ormai in JaeBum era tutto fuori controllo, il suo corpo e ora anche le sue parole, uscivano prima di riflettere. «N-No, sarebbe una battaglia persa in partenza, diciamo che non sono il tipo di donna con cui il sunbae esce di solito». «In che senso?», chiese JaeBum. ChoSo si avvicinò ancora di più verso di lui «Mi hai vista bene? Non sono per niente femminile. Ho un pessimo caratteraccio e non ho nessuna bellezza particolare. È tutto così stupidamente ordinario in me, non è quello che pensi anche tu forse?». Il cuore di JaeBum iniziò a battere sempre più veloce, sembrava volesse uscire da un momento all’altro dal suo petto. Quest’ulteriore riduzione delle distanze gli stava facendo perdere seriamente il controllo. Ancora, le parole uscivano prima di pensare «Io… non l’ho mai pensato… che tu fossi ordinaria». Tutto il suo sangue ribolliva in quel momento, aveva taciuto i suoi istinti per troppo tempo e ora quella ragazza stava mandando all’aria tutto, ma chi era questa ragazza? Perché gli stava facendo tutto questo?-pensò JaeBum. ChoSo rimase sorpresa dalle parole del suo interlocutore, le sue pupille si dilatarono, non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi neri e intensi di JaeBum. Quest’ultimo non riuscì più a trattenersi, erano ormai troppo vicini per allontanarsi, focalizzò le labbra rosee di ChoSo, voleva troppo farle sue. Mise definitivamente il cervello in stand-by e la baciò.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
 
Ho paura, baby,
mi sto nascondendo da te.
Te lo dirò così proprio adesso,
mi sto innamorando.
Se solamente noi potessimo incontrarci.
Se io potessi tenere la tua mano.
Quando mi avvicino a te
continuo ad avere paura.
Se noi potessimo amarci l’un l’altro.
Sì, io sono sempre dietro di te, dietro di te.
Ci sono troppe cose che non ti ho detto.
If-GOT7
 
 
ChoSo realizza quello che sta succedendo. Di certo JaeBum l’aveva presa nettamente alla sprovvista. Appena recuperata un briciolo di ragione, riesce a spingerlo via. «Ma sei impazzito? Ti ha dato di volta il cervello?» chiese ChoSo visibilmente rossa in volto, un misto tra imbarazzo e rabbia. JaeBum, anche lui ormai riportato alla realtà, solo adesso concretizza la situazione. Lui, che è sempre riuscito egregiamente a tenere a freno i suoi istinti e il suo corpo, adesso ne aveva miseramente perso il controllo. Solo adesso il suo cervello sembra pian piano riprendere le redini della situazione, che cosa diamine aveva combinato?! «Io non so cosa mi sia successo, tu ti sei avvicinata troppo, i-io, scusami davvero, non so cosa mi sia preso, io non sono un uomo del genere!». ChoSo si alza dal divano «Che tipo di uomo saresti allora?!», chiese cercando di non incrociare i loro sguardi. JaeBum non sapeva davvero cosa rispondere, lui non era davvero il tipo da provarci con la prima ragazza che gli capitava dinanzi. Non era mai successo. Prima tutto il suo corpo desiderava solo una cosa, le labbra di ChoSo. Perché? Non doveva mai più abbassare la guardia vicino a quella ragazza. Era troppo pericolosa per lui, se lo portava a gesti simili. «Perdonami, non posso chiederti altro. Neanche io so spiegare cosa mi sia successo. Sarà stata l’atmosfera, il fatto che non c’era nessun altro nella stanza, non so» o semplicemente voleva non sapere, pensò JaeBum. «Quindi, stai dicendo che quando si crea l’atmosfera baci tutte le ragazze che ti ritrovi vicino, Mr “Io-Non-Penso-Mai-All’amore”?». JaeBum non aveva scuse, lo sapeva pure lui, non poteva rispondere malamente alla provocazione di ChoSo, altrimenti sarebbero finiti nuovamente a litigare, e ormai gli altri erano sicuramente sulla via del ritorno. «Hai ragione ad essere arrabbiata con me, non risponderò alla tua provocazione. Non possiamo semplicemente pensare a quello che è successo come un semplice bacio di riconciliazione?» chiese cercando di far ridere ChoSo. «Bacio di riconciliazione? Ah! Questa proprio non l’avevo mai sentita!», ma la reazione di ChoSo non fu quella che JaeBum sperava. È davvero arrabbiata in questo momento. «Ok scusa per la stupidaggine, facciamo una cosa migliore. Dimentichiamo quello che è successo. Facciamo che abbiamo chiarito la nostra situazione, cerchiamo di non litigare più, specialmente davanti agli altri e basta così» e protese la mano destra in segno di pace, aspettando quella di ChoSo come approvazione. ChoSo non è molto convinta delle parole di JaeBum, tentenna un po’, ma alla fine cede, in fin dei conti poteva considerarlo un piccolo sfioramento tra le loro labbra, non era niente di più, poteva pensarlo come un piccolo incidente di percorso. Porge la sua mano destra a JaeBum, il patto è siglato. «Ok facciamo come dici tu. In fin dei conti litigare con te mi stanca molto sai? Facciamo davvero finta che non sia successo niente e soprattutto non facciamolo succedere mai più». Proprio nel momento in cui JaeBum e ChoSo si stanno stringendo la mano, entrano i membri, KiKwang, SoMi, MinYoung e il manager ormai di ritorno dalla loro breve gita. «Oh! Che bella visione» esclamò il manager alla vista di ChoSo e JaeBum che stringevano le loro mani, sperò solamente in cuor suo che quella pace fosse durata quanto più tempo possibile. Le amiche si avvicinarono a ChoSo. «Tutto ok? Mi sembri strana in volto, sei così rossa, ti ha fatto arrabbiare tanto?» chiese sottovoce MinYoung. ChoSo non aveva proprio intenzione di raccontare l’accaduto ad anima viva, con la scusa di essere stanca si congedò da loro e si ritirò in camera sua. Curiosamente JaeBum fece la stessa cosa. KiKwang, intanto, rimasto in disparte sull’uscio della porta, provò come una sensazione di fastidio alla vista dei due che si stringevano la mano.
 
Dopo due giorni dal ritorno dagli scatti all’esterno iniziarono quelli all’interno. Alle 10 di oggi i membri e i manager erano attesi nei locali della PROD. Il personale dell’agenzia è abbastanza in agitazione, delle celebrità sarebbero arrivate da lì a poco. Inutile dire chi fosse la più agitata. «Unnie! Non posso crederci Mark oppa sarà qui tra poco! Sono agitata, come sto?». ChoSo la guardò con aria stanca, era tutta la mattina che SaNa non faceva altro che ripetere quelle stesse parole. “Perché mai le ragazze si facevano abbindolare così facilmente dal bel faccino degli idol?” pensò ChoSo.
Sono le 10 in punto, i membri, accompagnati dal manager, varcano la porta d’ingresso della PROD. Di certo sono puntuali, pensò ChoSo, meglio così. Anche se un po’ riluttante all’idea, ChoSo decise di comportarsi da vera padrona di “casa”. Si avvicinò loro «Benvenuti» disse, aggiungendo il miglior sorriso che riuscì a fingere. Vedere JaeBum le provocava ancora un leggero imbarazzo. Probabilmente anche per la controparte era così, perché ultimamente i loro sguardi tendevano a sfuggirsi. KiKwang arrivò appena dopo. «Oh! Siete già arrivati, bene» disse agli ospiti. ChoSo e KiKwang presentarono loro il personale della PROD, inutile dire come fosse felice SaNa di stringere la mano del suo adorato oppa, e successivamente mostrarono loro i vari locali e le attrezzature. Li fecero accomodare in una sala e andarono a preparare l’attrezzatura necessaria. Oltre alle foto di gruppo avrebbero iniziato le foto individuali, oggi sarebbe toccato a JaeBum, quindi, quest’ultimo si sarebbe dovuto trattenere più a lungo alla PROD.
Gli scatti di gruppo procedettero senza intoppi. Il tempo passò velocemente, il sole era già tramontato da un po’. ChoSo congedò i membri, li ringraziò per l’eccellente lavoro svolto, a JaeBum diede un’ora di pausa prima di iniziare con le foto individuali. JaeBum fu fatto accomodare in una stanza per far si che si riposasse un po’ prima dei nuovi scatti. Tutti andarono per la loro strada. Il sunbae si fermò da ChoSo. «ChoSo-ya, in quest’ora di pausa il capo Kim mi ha chiesto di sbrigare qualcosa per lui, devo incontrare un potenziale cliente, ti lascerò sola per un po’, cercherò di tornare il prima possibile, ok?» disse. «Tranquillo sunbae, io sistemerò velocemente il set per gli scatti e poi andrò a riposarmi un pochino, fai pure con calma» rispose. «Ti porterò qualcosa di buono da mangiare» aggiunse, mostrando il pollice in su. La gentilezza del sunbae la spiazzava sempre. ChoSo non rispose, sorrise solamente e salutò KiKwang agitando la mano.
Dopo aver ultimato il suo lavoro ChoSo, decise di andare nel suo ufficio, che condivideva con il sunbae, e riposarsi un po’. Erano le 19.15, alle 20 erano previsti gli scatti con JaeBum. La PROD a quell’ora era praticamente vuota, soprattutto giacché il capo non era presente in questi giorni, tutti tornavano a casa furtivamente prima. Gli aiutanti di ChoSo e KiKwang, chi doveva occuparsi del trucco e dei capelli, erano tutti usciti a prendere qualcosa insieme. Ad un tratto sentì il suono di una chitarra provenire dalla stanza degli ospiti. “JaeBum?” pensò ChoSo. Si avvicinò istintivamente alla porta, lasciata socchiusa. Vide JaeBum che stava provando qualcosa, si fermava spesso, stava componendo? Non riposava mai quel ragazzo, pensò ChoSo. “Che facce buffe che fa! Però… la sua voce… non credevo fosse così bravo. Non è solo uno spaccone quindi!”. ChoSo restò come ipnotizzata dalla voce di JaeBum. Quest’ultimo si accorse di essere osservato. Guardò verso la porta, i loro sguardi si incrociarono. ChoSo dall’imbarazzo si nascose dietro la porta, anche se ormai non farsi notare era impossibile. «Ti ho vista, sai? Anche se ti nascondi, so che sei lì. Puoi entrare se vuoi» disse JaeBum, stranamente tranquillo. ChoSo entrò lentamente nella stanza, a capo in giù. «Scusami, non volevo spiarti, solo che ho sentito il suono della chitarra, mi sono avvicinata istintivamente e… e… niente… non credevo fossi così bravo». «Devo prenderlo come un complimento?» disse JaeBum accennando un sorriso. «Ah, no, cioè, lo sai… io non so molto delle vostre canzoni, è la prima volta che ti sento cantare, quindi, mi sono sorpresa… tutto qui, davvero» disse ChoSo leggermente imbarazzata. JaeBum fece solamente un cenno con la testa in segno di assenso. ChoSo vide JaeBum con una serie di fogli e una matita nelle mani. Con la coda dell’occhio vide diverse cancellature. «Cosa stai facendo?  Se posso chiedertelo» chiese ChoSo con prudenza, questa, infatti, non era mai troppa con lui. «Sto cercando di scrivere il testo di una canzone che sarà contenuta nel nostro prossimo album. Ma sono fermo alla prima strofa e al ritornello» disse con aria un po’ abbattuta. Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante JeaBum se ne uscì con un «Vuoi sentirla?». ChoSo presa alla sprovvista rispose d’impulso «S-sì, ok». JaeBum iniziò a suonare la melodia, dopo una breve introduzione iniziò a cantare
̴ Gakkawo jilman hamyeon meoreojineu neo
(Ti allontani quando cerco di avvicinarmi)
jabassda nwassda hesgallige haneun neo ara swipji anheun neo
(mi confondi con il tuo tira e molla)
aechoe gidaedo anhaesseo.
(so che non sei facile, non me lo aspettavo dall’inizio.)
Malkkeutmada saram seollege,
(Quando dici qualcosa il mio cuore fa un balzo,)
nal maeil deultteuge mandeuneun geonji.
(mi rendi felice ogni giorno.)
Bogo tto bwado bogo tto bwado ae taege eotteohge,
(Più ti vedo e più voglio vederti mi fai aspettare con ansia,)
nae mame buchajireul haneunji,
(fai infiammare il mio cuore,)
anjeolbujeol moshae nae moseup.
(sembro teso.)
Eoseo sinhoreul bonae ttak hanmadimyeon dwae,
(Sbrigati e dammi un segnale ho bisogno di una sola parola,)
bare bul tteoreojyeosseo neol gajgo sipeojyeoseo.
(è urgente perché ti voglio.)
Eoseo naege mareul hae ttak hanmadimyeon dwae,
(Sbrigati e dimmelo, ho bisogno di una sola parola,)
mildangeun No No, malhaejullae, girl?
(il tira e molla è No No, me lo dirai, girl?)
I just want a Q,
(Voglio solo un indizio,)
hey girl, geu ipsure damgin mal eoseo kkeonaeyo.
(hey girl, le parole sulle tue labbra sbrigati e dimmele.)
I just want a Q,
(Voglio solo un indizio,)
nan michil geot gateunde usgi manhae neon.
(mi sembra di impazzire ma tu stai sorridendo.)
I just want a Q,
(Voglio solo un indizio,)
cause I’m already, would you be my lady?
(sono pronto, vuoi essere la mia ragazza?)
I just want a Q,
(Voglio solo un indizio,)
eoseo wa naege mareul haejwo “Q”
(sbrigati, vieni da me e dimmi “Q”) ̴
 
La voce di JaeBum accompagnata dal suono della chitarra ammaliò letteralmente ChoSo. Quel testo poi, le fece stringere il cuore, la fece sentire strana, come se quelle parole fossero rivolte a lei. Non doveva pensare a quelle assurdità e scosse la testa come per allontanarle. JaeBum leggermente imbarazzato richiamò la sua attenzione «E allora? Cosa ne pensi? Non ti dico di essere sincera, perché per quel poco che ti conosco di certo mi dirai quello che pensi apertamente senza farti problemi» disse ridendo, cercando di alleggerire l’atmosfera. ChoSo, richiamata alla realtà, nella sua testa cercò di formulare una risposta adeguata. «Be’, sì, mi piace, è una canzone fresca e allegra, e il testo, questo gioco di parole tra “Clue” e “Q”, davvero particolare, non so come sei riuscito a pensarlo ma lo trovo davvero simpatico. Complimenti Im JaeBum» disse alzando i pollici in su. JaeBum scoppiò a ridere. «Certo che il tuo modo di fare i complimenti è davvero strano!». «Eeeh? Perché?» chiese ChoSo. «All’inizio suonano come degli insulti… le tue parole poi, come dire… chi definirebbe mai una canzone “simpatica”?» disse JaeBum continuando a ridere. ChoSo si sentì un po’ offesa e mise il broncio «Che c’è di male a definire una canzone simpatica? Eh?». «Ok, ok, ti ringrazio per il complimento» disse infine JaeBum. Perché ogni volta che JaeBum sorrideva a quel modo il suo cuore doveva battere così veloce? No, non doveva farsi abbindolare anche lei come la piccola SaNa, è tutta colpa di quel bellissimo viso che si ritrova, accidenti, pensò ChoSo. Cercò di spostare la sua attenzione più verso JaeBum che verso se stessa. «Dici che le emozioni sono off limits nella tua vita, però non si direbbe dalle parole di questa canzone». «È vero, le emozioni sono off limits, ma posso comunque immaginarle, fingere di viverle, e lo faccio proprio attraverso le mie canzoni». «Fingere di viverle? Io non penso che le emozioni si possano fingere… secondo me riguardano qualche tua situazione avvenuta nel passato, qualcosa che aspetti che possa succedere in futuro o ancora, potrebbe riguardare la tua situazione attuale senza che tu te ne renda conto. Io non credo che gli esseri umani possano vivere senza emozioni. E sono fermamente convinta che anche per te sia così. Semmai tu fai finta di non provare emozioni, no di non provarle». La sincerità delle parole di ChoSo spiazzò totalmente JaeBum. E se fosse vero quello che questa ragazza rompiscatole sta dicendo? Se il suo voler non provare emozioni fosse tutta una farsa mal riuscita? Del resto questo poteva spiegare il perché della voglia irrefrenabile di baciarla, quel giorno in albergo. JaeBum distolse lo sguardo da ChoSo, ecco perché ogni volta si prometteva di non starle vicino, quella ragazza scompigliava il suo equilibrio, metteva sempre sottosopra il suo mondo, e lui ogni volta ci cascava, si avvicina a lei, forse anche troppo. «Io non credo sia come dici…» in qualche modo JaeBum doveva pur difendersi. «Io…», proprio quando JaeBum sta per rispondere all’osservazione di ChoSo, ecco che il suo telefono squilla. JaeBum guarda la schermata, “Mamma”. JaeBum non sapeva se continuare il discorso o rispondere al telefono. ChoSo si accorse della sua indecisione «Oh, tranquillo, rispondi pure». Forse è meglio fare come ChoSo ha consigliato, le preoccupazioni di sua madre quando non rispondeva al telefono arrivavano alle stelle. «Ok, scusa un attimo vado fuori». ChoSo fece cenno di sì con la testa.
 
«Omma[1], sono a lavoro adesso, non posso parlare per molto tempo, scusa. È successo qualcosa?». Dall’altro capo del telefono, la voce della mamma di JaeBum non sembrava molto rilassata. «JaeBum-ah, è da tanto che non ti fai sentire e non torni a casa, io e tuo padre siamo preoccupati per te, stai bene?». «Scusa omma, ma non ho avuto molto tempo in questo periodo, stiamo preparando un nuovo album e, quindi, non abbiamo molto tempo libero, scusami davvero». Sentire sua madre con quella voce affranta lo faceva sentire in colpa, tutto quello che faceva era per i suoi genitori, per fare in modo che fossero orgogliosi di lui, ma spesso pensava che, stando così tanto tempo lontano da casa e sentendoli così raramente, il suo obiettivo sembrava sfumarsi e diventare inutile. «Non hai qualche giorno libero? Perché non torni a casa un po’? Anche solo per un pranzo» lo implorò la madre. «Ok omma, forse domani riuscirò a ritagliare un po’ di tempo per il pranzo». «Oh, sono così felice figlio mio! Anche tuo padre lo sarà di certo. Perché non porti qualche tuo amico?». Amico? Poteva considerare qualcuno “amico” in questo periodo che stava attraversando? Sapeva che tutti lo odiavano ultimamente per il suo caratteraccio. Forse era meglio evitare. «Omma, non credo che riuscirò a portare qualche amico, te l’ho detto siamo piuttosto impegnati in questo periodo». La voce della mamma di JaeBum si fece nuovamente triste. «Ho sentito dalla mamma di YoungJae-ya che ultimamente suo figlio le ha raccontato che stai sempre solo, sono preoccupata per questo… che ti succede JaeBum-ah?». “Perché le persone non si fanno mai i fatti propri?” pensò JaeBum. «Omma non è vero, non sto sempre da solo io…» doveva inventarsi presto qualcosa per non far preoccupare troppo sua madre, questa, infatti, era l’ultima cosa che desiderava «… io ho una fidanzata, per questo ultimamente passo meno tempo con i miei amici». Non riusciva a credere nemmeno lui alle parole appena pronunciate. Perché se ne fosse uscito con una cosa del genere non lo sapeva neanche lui, è stata l’unica cosa a venirgli in mente. Iniziò a sperare che sua madre non facesse troppe domande in proposito, ma… «Oh, davvero JaeBum-ah? Non posso crederci, il mio bambino è cresciuto!», il tono di voce di sua madre era decisamente migliorato. «Be’ sì omma, ora comunque dovrei chiudere, sono nel bel mezzo di un servizio fotografico, quindi…» “Fammi chiudere presto omma, ti prego!” pensò JaeBum. «Aspetta JaeBum-ah, so che ancora presto, ma portala a pranzo domani, ti prego voglio conoscerla, ti prometto che non dirò o farò nulla di imbarazzante!». “Accidenti! Questo non me lo aspettavo! Cosa mi invento adesso per non deluderla?”. «Omma, non credo sia il caso, non stiamo insieme da tanto, non vorrei metterla troppo in imbarazzo, quindi, lasciamo stare, dai!» disse JaeBum, ma la madre non sembra avere intenzione di mollare «JaeBum-ah faremo di tutto, io e tuo padre, per metterla a proprio agio, ti prego dì di sì!». JaeBum non sa davvero cosa rispondere, sente di avere le mani legate. “Magari posso dire che la inviterò e domani potrei inventare qualche scusa” pensò JaeBum. «Ok omma, vedrò quel che posso fare, ci vediamo domani, adesso devo proprio scappare». «Ok figliolo, a domani, e mi raccomando, portala con te, ci tengo tanto! A domani». «Ok, a domani omma, salutami abogi[2]». Riagganciata la chiamata JaeBum rimane per qualche secondo a guardare il vuoto “Come farò? Devo pensare ad una soluzione subito”. Iniziò a colpire la sua bocca dicendo «Perché hai detto questo? Non potevi dire qualcos’altro?» disse incolpandosi. Ad un tratto un lampo di genio, forse ChoSo avrebbe potuto aiutarlo, era l’unica ragazza che in questo periodo vedeva praticamente tutti i giorni. Forse per un pranzo poteva fingersi la sua fidanzata, magari per un pranzo poteva riuscire a non litigare con lei, in fondo erano ormai quasi tre giorni che non litigavano, potevano farcela. Certo avrebbe dato una giusta ricompensa se lei avesse accettato. Qualsiasi cosa, era disposto a tutto pur di non deludere i suoi, anche a pagare e a fingere. Entrò di corsa nella stanza. ChoSo si sorprese a vederlo arrivare di corsa «Hai già finito?» gli chiese. JaeBum, impulsivamente, senza pensarci troppo su, prese le mani di ChoSo «Ti prego, aiutami, ho bisogno di te, è solo per un pranzo, ti darò quello che vuoi in cambio» chiese quasi implorante. Alla presa di JaeBum il cuore di ChoSo iniziò a battere più veloce, il suo cervello le ordinava di staccarsi ma il suo corpo non sembrava volergli dare retta e quindi restarono in quella posizione. «S-sei impazzito? Cosa ti prende così all’improvviso?». «Lo so che è tutto così strano, al telefono era mia madre, era talmente preoccupata per me che sentivo potesse scoppiare a piangere da un momento all’altro. Vuole che domani torni a casa per pranzo». ChoSo non riusciva a capire dove JaeBum volesse andare a parare. «Non capisco cosa questo c’entri con me» chiese stupita ChoSo. «Ti prego domani a pranzo, a casa dei miei, fingi di essere la mia ragazza». «Coooosa???» ChoSo stavolta cercò di staccare le sue mani da quelle dell’idol ma non ci riuscì, perché quest’ultimo strinse ancora più forte. «Ti prego, sarà solo per poco, la durata di un pranzo. In cambio ti darò tutto quello che vuoi». «Perché dovrei farlo io? Chiedi a qualche tua amica!». “Come se fosse facile, se avessi avuto qualcuno a cui chiedere non sarei qui ad implorare te” pensò JaeBum. «Diciamo che attualmente non ho qualcuno a cui chiedere!». «Questo per via del carattere che ti ritrovi». «Sì, ok , hai ragione, ho questo brutto carattere, non posso farci nulla comunque, non litighiamo però adesso. Ti prometto che in cambio ti darò davvero tutto quello che vuoi e in più sarò in debito di un favore con te!». JaeBum sembra davvero non mollare. Deve tenere davvero molto ai suoi, pensò ChoSo, ma non poteva mentire così spudoratamente alla sua famiglia. «JaeBum-ah, non puoi vivere sempre di menzogne! Se comunque vuoi viverci tu in un mondo di bugie ok, ma coinvolgere anche i tuoi genitori non mi sembra giusto» rispose ChoSo con cuore sincero. JaeBum teneva ancora strette le mani di ChoSo, anche il suo cuore batteva forte per via di quel tocco, ma decise di non ascoltarlo, adesso aveva un compito più importante da portare a termine. «Mi hai chiamato JaeBum-ah?» chiese. ChoSo si rese conto di averlo chiamato in maniera informale, si vergognò e abbassò lo sguardo. «Be’ siamo coetanei no? Posso permettermelo» disse con un fil di voce. «Mi hai chiamato JaeBum-ah, quindi, è come se fossimo amici, no? Gli amici si aiutano nel momento del bisogno!», le stava provando davvero tutte il povero leader. «Amici noi? Hai sbattuto la testa da qualche parte? Ah, sì, sto citando qualcuno! Te!». JaeBum abbassò il capo per poi rialzarlo, non era minimamente deciso a gettare la spugna. «ChoSo-ya, te lo sto chiedendo per favore, aiutami». Di fronte a tanta insistenza, ChoSo non poteva far altro che cedere. «Ok, va bene, ma solo per questa volta e in cambio voglio dei biglietti per il musical di Boys Over Flowers». JaeBum non riusciva a credere a quelle parole. «Tutto quello che vuoi ChoSo-ya, grazie, grazie, grazie» e la abbracciò istintivamente. ChoSo ebbe paura che a quella distanza così ravvicinata JaeBum potesse sentire il battito del suo cuore che si faceva sempre più forte. “È solo un amico, tranquilla ChoSo, è tutto sotto controllo” cercò di autoconvincersi. «Che cosa state facendo voi due?», non si erano accorti, infatti, che intanto KiKwang era entrato nella stanza. ChoSo e JaeBum si allontanarono. «S-sunbae, quando sei arrivato?» gli chiese ChoSo, visibilmente rossa in viso. «Proprio adesso» disse con un tono di voce grave, di solito il sunbae era sempre pacato e tranquillo, quella voce non era da lui, pensò ChoSo. «Non stavamo facendo niente di tutto quello che pensi» rispose JaeBum con lo stesso tono. «Niente di quello che penso?» ripeté sarcastico KiKwang. «Sì, stavo semplicemente chiedendo un favore a ChoSo-ya» disse JaeBum con aria di sfida. «ChoSo-ya? Siete già così in confidenza?» rispose con lo stesso tono KiKwang. ChoSo sentì che doveva fare qualcosa, l’atmosfera stava diventando troppo tesa. «Oh, s-sunbae, lasciamo stare questo, hai portato qualcosa da mangiare? Ho una fame da lupi» disse avvicinandosi alle buste che KiKwang teneva in mano. JaeBum e KiKwang continuarono a fissarsi malamente. KiKwang all’improvviso prese la mano di ChoSo e senza dire una parola la trascinò fuori dalla stanza fino al loro ufficio, chiuse bruscamente la porta. Questo era decisamente un lato del sunbae che in 10 anni non aveva mai visto. «Si può sapere quello che stavate facendo?» chiese il sunbae con tono di voce abbastanza alto. ChoSo fu colta alla sprovvista, non sembrava neanche il sunbae che conosceva «É davvero come ha detto JaeBum-ah». A quelle parole KiKwang si avvicinò a ChoSo «Vedo che in meno di un’ora siete diventati molto intimi, anche tu hai lasciato perdere gli onorifici» disse, ormai visibilmente arrabbiato. «È solo perché abbiamo scoperto di avere la stessa età… sunbae non capisco perché ti stai comportando così». KiKwang alzò lo sguardo al cielo per poi portalo nuovamente su ChoSo «Non capisci dici?». ChoSo lo guardò stranita. Non riusciva a capirlo davvero. «Bene, dato che non capisci te lo dico in parole povere… ChoSo tu mi piaci da troppo tempo ormai, non guardare altri ragazzi, questo mi fa letteralmente impazzire, ti prego… esci con me!». «S-sunbae…». ChoSo non riusciva davvero a credere a quello che le sue orecchie avevano appena sentito.
 
[1] Omma: Termine confidenziale coreano con il qualche ci si rivolge alla propria madre. Letteralmente significa “mamma”
[2] Abogi: Termine coreano con il quale ci si rivolge al proprio padre, al padre dei propri amici e/o della propria fidanzata. Letteralmente significa “papà/padre”.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 
 
Tu potresti non sentirti
nello stesso modo
in cui mi sento io.
Potrei non rivederti mai più,
è questo quello di cui ho paura.
Non ho il coraggio di dirtelo.
Con questa canzone
lascia che io apra il mio cuore a te.
Ti amo, baby. Io, io ti amo
(per molto tempo).
Ti amo, baby. Io, io ti amo
(è vero)
Confession Song-GOT7
 
 
ChoSo è pietrificata. Non riesce davvero a credere a quello che sente. Non può essere vero. È da 10 anni che sta al fianco del sunbae, mai un suo gesto, mai una sua parola le avevano dato l’impressione di essere ricambiata in quello che lei ormai considerava da tempo un amore a senso unico e destinato a finire come tale. Adesso questa confessione, improvvisa, arrivata come una doccia fredda in una giornata gelida. Forse stava sognando, era l’unica soluzione possibile, pensò ChoSo. KiKwang si avvicina a ChoSo, prende le sue mani, le stringe forte. «ChoSo-ya, fino ad ora ho celato i miei sentimenti per te, ho frequentato tantissime donne cercando di dimenticarti. So che per me non ci sono speranze, so che mi vedi semplicemente come un fratello maggiore. Pensavo di poterlo sopportare pur di continuare a vivere tranquillamente al tuo fianco. Pensavo di riuscire ad accettare di vederti con un altro uomo che non fossi io, purché tu saresti stata felice, ma ho fallito miseramente. So che non c’è niente tra te e quel JaeBum ma vederti tra le sue braccia, il sentirvi chiamare con confidenza, mi ha fatto capire che effettivamente non ce la faccio. ChoSo-ya non mi sono mai avvicinato a te come un uomo per paura di rovinare la nostra amicizia ma oggi ho mandato tutto all’aria, perdonami se ti ho mostrato un lato di me che non avrei mai voluto mostrarti. Io non sono sempre allegro e solare come tu credi. Perdonami ChoSo-ya» confessò il sunbae. ChoSo sentì perdere il controllo delle sue gambe e se KiKwang non l’avesse presa in tempo, avrebbe fatto un bel capitombolo. ChoSo era molto confusa. Non riusciva a spiccicare parola. Lei e il sunbae, avevano pensato in questi lunghi 10 anni alla stessa cosa, nessuno dei due voleva rovinare il loro rapporto. Lui aveva provato il suo stesso senso d’impotenza causato da un rassegnato amore a senso unico. La dichiarazione che ChoSo sognava da una vita è arrivata ma cos’era questo magone che aveva in gola? Cos’era questo peso che sentiva nel cuore? Perché non riusciva a rispondere al suo sunbae che anche per lei era stato lo stesso e sapeva benissimo come si sentiva? Nulla da fare, le parole non uscivano. Il sunbae la fece accomodare sul divano. «Perdonami, questa mia dichiarazione improvvisa deve averti sorpreso molto» disse dispiaciuto KiKwang. «S-Sunbae…» riuscì infine a pronunciare ChoSo. «Aspetta non dire niente» la interruppe il sunbae «Prima di pronunciare qualsiasi cosa. Dammi l’opportunità di corteggiarti a dovere. Dalla faccia che stai facendo adesso ho troppa paura di un tuo rifiuto, quindi, dammi almeno un’opportunità. Usciamo insieme per una settimana e poi mi darai una risposta. Qualunque sarà la risposta per allora dovrei essere pronto per accettarla, o perlomeno spero» disse risoluto KiKwang. Ad un tratto si sentì bussare alla porta, KiKwang andò ad aprire, inutile dire che il tipo alla porta fosse JaeBum, alquanto arrabbiato, non solo per la sfuriata di prima ma anche perché le 20 erano già passate da un pezzo e bisognava proseguire con gli scatti singoli. «Mi dispiace interrompere la vostra interessante conversazione» iniziò a dire sarcastico «Ma io dovrei tornare ad allenarmi dopo gli scatti, quindi, vi prego di risolvere i vostri problemi personali in fretta e tornare a lavoro» disse con tono di voce aspro. «Hai ragione, scusaci, arriviamo subito» disse KiKwang più con aria di sfida che di scuse. JaeBum vide lo sguardo perso di ChoSo mentre quest’ultima tentava di raggiungerli sull’uscio della porta. Attraversò i due, non disse nulla e si diresse verso lo studio dove erano previsti gli scatti. JaeBum si rivolse a KiKwang «Si può sapere cosa le hai fatto?» disse con un tono di voce abbastanza duro. «Nulla che ti riguardi» rispose con lo stesso tono. «E invece mi riguarda eccome» continuò JaeBum. KiKwang lo guardò fisso negli occhi con aria di sfida «Credo che adesso non ci sia più bisogno che tu ti preoccupi di ChoSo-ya, ci penserò io a lei d’ora in poi. Tra poco diventeremo una coppia vera e propria, quindi, non intrometterti. Non so perché la stavi abbracciando se solo due giorni fa le urlavi contro come un matto, ma sappi che se intendi prenderla in giro puoi considerati già morto. Quindi, pensa al tuo lavoro e basta». Dette queste parole si allontanò da JaeBum. Quest’ultimo strinse i pugni, voleva davvero fare del male a quel damerino. Tutto sorridente e poi se ne esce con certi atteggiamenti, ha una doppia personalità?-pensò JaeBum. Era tutto così strano. Sembra che quel dongiovanni si sia dichiarato, ma allora ChoSo perché sta così? La testa di JaeBum ospitava mille pensieri di questo tipo.
Il lavoro proseguì senza intoppi e pressoché in silenzio, se non per qualche piccola indicazione data dai fotografi riguardante la posizione che il modello doveva tenere. Gli scatti finirono abbastanza presto, nessuno dei tre aveva voglia di restare insieme un minuto di più in quella stessa stanza. Dopo aver preso ognuno il proprio materiale, si ritrovarono all’uscita dell’edificio. «ChoSo-ya sono venuto in macchina ti accompagno a casa» disse KiKwang. ChoSo fu colta alla sprovvista dalla proposta del sunbae «Tranquillo, posso andare anche a piedi, abito qui a due passi, lo sai» rispose. JaeBum guardava quella scena con rabbia, non riusciva ancora bene a capirne il perché. Dentro di lui sentiva di odiare ogni giorno di più quell’idiota di KiKwang, così come lui lo considerava. «Bene, mentre voi perdete inutilmente il vostro tempo così, io vado, la sala prove mi aspetta. Bye» disse alzando la mano destra in segno di saluto e si allontanò. «È un tipo proprio strano» disse KiKwang quando JaeBum fu lontano dal loro campo visivo. ChoSo non rispose all’esclamazione del sunbae, forse era vero, JaeBum era un tipo strano, però perché adesso che se ne era andato sentiva come un vuoto dentro? Scosse la testa velocemente come per allontanare quel pensiero, si voltò verso il sunbae «Ok sunbae dammi un passaggio, per favore» disse. “KiKwang sunbae è l’uomo che ami da 10 anni, non puoi perdere questa grande occasione. Non essere sciocca e non pensare a quello stupido di JaeBum” pensò ChoSo. «Bene. Andiamo la mia macchina è per di là» disse KiKwang contento mostrando a ChoSo la strada. Da vero galantuomo il sunbae le aprì la portiera dell’auto, aspettò che ChoSo si accomodasse, prese posto in auto anche lui e la aiutò con la cintura di sicurezza, il tutto accompagnato da uno splendido sorriso. ChoSo non aveva dubbi sulla gentilezza del sunbae, ma se anche ne avesse avuti con quei piccoli gesti, li avrebbe spazzati via subito. “Vedi ChoSo è così che si comporta un uomo. La gentilezza è importante. Non continuare a pensare a quello scorbutico di JaeBum” continuava a ripetersi internamente. KiKwang mise in moto. «ChoSo-ya, in fondo è ancora presto, ti va di andare a prendere qualcosa da bere insieme?» chiese KiKwang. ChoSo ci pensò su. Forse era la soluzione migliore restare più tempo con il sunbae per non pensare a quello stupido. «Ok, sunbae ci sto. Però cerchiamo di bere poco, domani mattina continueremo con gli scatti singoli, rimaniamo lucidi» disse ChoSo sorridendo al sunbae. KiKwang ricambiò il sorriso «Ok, Ok, giusto, hai ragione».
ChoSo e KiKwang passarono delle ore felici a chiacchierare del più e del meno. Il blocco di ChoSo sembrava ormai essere superato. KiKwang accompagnò ChoSo a casa. Scese dalla macchina e corse ad aprirle la portiera, ChoSo scese e si avvicinò al sunbae. «Grazie per oggi, grazie per avermi offerto da bere» disse. «Figurati» affermò semplicemente il sunbae. Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante ChoSo decise di salutare KiKwang «Comunque… adesso entro dentro. Ci vediamo domani a lavoro» gli disse agitando la mano e dirigendosi verso la porta del suo appartamento. KiKwang la tirò a sé. «Non è un modo un po’ freddo di salutarmi?» le disse stringendola a sé. ChoSo divenne visibilmente paonazza in viso. «C-Come dovrei salutarti?» chiese ingenuamente. KiKwang le prese il viso tra le mani e la baciò. ChoSo all’inizio fu colta alla sprovvista, alla fine si abbandonò a quel dolce bacio. KiKwang si staccò poi da lei «Ecco questo è un modo decisamente migliore per salutarci, non trovi?» disse ridendo. ChoSo di scatto cercò di allontanarsi ma KiKwang non mollò la presa. «S-sunbae, non credo che sia ancora il momento per certe…». KiKwang non le fece completare la frase e la baciò di nuovo. «Scusami, ma sono 10 anni che mi trattengo con te. Perdonami» le disse sempre col sorriso sulle labbra. Accidenti come poteva arrabbiarsi con lui se poi sfoggiava quel sorriso? ChoSo riuscì a liberarsi dalla presa. «Cr-Credo che sia meglio che vada. A domani sunbae» disse sempre più rossa in viso. «Ok, a domani, ti lascio andare per stasera, anche se a malincuore. Passo a prenderti io domani alle 8.50 ok?». ChoSo visibilmente scossa fece cenno con la testa di aver capito. Stava per entrare quando «ChoSo-ya…» si sentì chiamare dal sunbae. Si voltò nuovamente verso di lui «… Spero che alla fine di questa settimana avrò una risposta positiva da parte tua» disse, dopodiché entrò in macchina e si allontanò. ChoSo ancora ferma sull’uscio della porta, scosse la testa ed entrò in casa. Si accasciò davanti la porta d’ingresso e pensò “Cosa diamine sta succedendo? Il sunbae mi ha baciato, per ben due volte, si è comportato come un principe, ma perché il mio cuore sta tentennando così tanto?”. Ad un tratto le venne in mente il bacio con JaeBum, quel bacio che doveva aver dimenticato da un pezzo affiora così dal nulla nei suoi pensieri. Perché proprio adesso? La scarica di adrenalina era molto diversa rispetto a quella che aveva provato oggi, perché? Continuava a chiedersi. Con un gran mal di testa decise alla fine di andare a dormire, sperando di non pensare più a nulla per quella notte.
 
KiKwang il giorno seguente, proprio come da promessa, si fece trovare dinanzi la porta dell’appartamento di ChoSo. Ancora un po’ imbarazzata per la serata precedente ChoSo saluta il suo sunbae cercando di sembrare quanto più naturale possibile. Alle 9 in punto arrivarono alla PROD. Dopo qualche minuto arrivò YuGyeom, oggi era, infatti, il suo turno di scatti singoli. KiKwang e ChoSo fecero accomodare il loro ospite e iniziarono a preparare l’attrezzatura necessaria. La stagista SaNa entrò nella stanza e andò diretta da ChoSo «È appena arrivata una ragazza e cerca te, cosa devo dirle?» disse, quasi sussurrando. «Ragazza? Chi è? Non ti ha detto come si chiama?» domandò ChoSo. «Sì unnie, ha detto di chiamarsi Kang SoMi, ha anche aggiunto che sicuramente tu l’avresti fatta entrare senza problemi, dice di essere la tua migliore amica» rispose innocentemente SaNa. I nervi di ChoSo stavano per saltare definitivamente. Era diventata una stalker per caso? Adesso perseguitava quel povero ragazzo ovunque. ChoSo scosse la testa disperata. «Tranquilla SaNa, lo so, sembra una tipa pericolosa, ma non lo è, o perlomeno spero, è vero, è una mia amica, ma non farla entrare, andrò prima io da lei. Dille di aspettare cinque minuti». «Ok unnie» rispose SaNa e tornò alla propria postazione all’ingresso. «Sunbae, finisco un attimo qui e vado un momento fuori, pare chiedano di me. YuGyeom-ssi ti prego di pazientare qualche minuto». «Va bene ChoSo-ya, fai presto» disse il sunbae, mentre l’idol fece semplicemente cenno con la testa di aver capito. Oggi YuGyeom sembrava un po’ strano, sembrava come ansioso. Continuava a sfregarsi le mani e sospirare. ChoSo iniziò a pensare che fosse a causa di SoMi. Possibile che quella ragazza lo stesse davvero stalkerando sul serio? Aveva forse paura di incontrarla?-pensò ChoSo. Se fosse stato così, oggi avrebbe fatto una bella ramanzina all’amica. Dopo qualche minuto ChoSo si presentò all’ingresso. «Chingu-yaaaa» le venne incontro allegra SoMi. «Fossi in te, sarei meno contenta, andiamo nel mio ufficio, dobbiamo parlare» fu il saluto freddo di ChoSo. SoMi la guardò con aria interrogativa e seguì l’amica nel suo ufficio. ChoSo chiuse la porta. «Si può sapere cosa stai combinando con quel povero ragazzo?» andò dritta al punto ChoSo. SoMi rimase leggermente sorpresa alla domanda dell’amica. «Lo sai già, ChoSo-ya? Te l’ha detto forse lui? Strano, mi aveva detto di non parlarne a nessuno» controbatté l’amica dubbiosa. «Sapere cosa? Chi ha detto cosa? Dannazione SoMi-ya parla in modo che io possa capirti» chiese disperata. «Non ti agitare, sapevo che saresti stata contraria ma ti giuro che la cosa non interferirà minimamente con il tuo lavoro» rispose SoMi cercando di calmare l’amica. ChoSo capiva sempre meno ma di una cosa era sicura, se ha a che fare con un suo cliente, sicuramente, anche il suo lavoro ne sarà coinvolto. «Senti SoMi-ya, questo mio lavoro non durerà per sempre. Non puoi aspettare che io finisca questo maledetto photo book per poi stalkerare quello sfortunato ragazzo?». «Stalkerare?» ribatté SoMi. «Sì, perché conosci qualche altro termine che meglio definisca questa situazione?» domandò sarcastica ChoSo. «C’è qualcosa che non quadra ChoSo-ya…» iniziò a dire SoMi. «… YuGyeom-ah allora non ti ha detto niente?». ChoSo non capiva davvero cosa stava succedendo. «Che cosa doveva dirmi? Non poteva certo dirmi “Sai una delle tue migliori amiche mi stalkera giorno e notte”, ti pare?». «Ancora con questo stalkerare! ChoSo-ya… io e YuGyeom-ah….» sembrava che SoMi volesse aggiungere altro alla frase ma tentennava nel farlo. «SoMi-ya parla più chiaramente, per favore» le intimò ChoSo. «E va bene, te lo dico, non ho altra scelta se continui con questa storia della stalker. Io e YuGyeom-ah stiamo insieme, ok?». ChoSo restò a bocca aperta a sentire quell’affermazione così diretta. SoMi e YuGyeom? Come poteva essere? Quando è successo? Come aveva fatto a non accorgersi di nulla? La mente di ChoSo era affollata da centinaia di pensieri simili. ChoSo prese per le braccia l’amica «SoMi-ya ma ve ne rendete conto di quello che state combinando? Cioè, lui è un idol, è famoso, ci hai pensato seriamente a questo? Sono impegnati per quasi 24 ore al giorno, non hanno praticamente tempo libero. Come farete a vedervi? Avete pensato a come reagiranno l’agenzia e le fan? Ce la farai davvero a stare con qualcuno che non ci sarà mai nei momenti importati della tua vita?». ChoSo non capiva perché quelle parole sembravano fare più male a lei che a SoMi. Quest’ultima prese le mani di ChoSo e le strinse a sé «Amica mia so che sei preoccupata per me, ma se due persone sentono di dover iniziare a camminare insieme io penso che dovrebbero farlo. Questo è quello che noi proviamo adesso. Non possiamo ancora sapere se è amore, ma di certo se non iniziamo a stare insieme non lo sapremo mai, non credi?». Il discorso di SoMi lasciò ChoSo senza parole. ChoSo restò qualche secondo in silenzio a riflettere sulle parole dell’amica. Quello che affermava SoMi sembrava avere senso, ma la realtà secondo ChoSo sarebbe stata molto più dura, ne era certa. Un idol e una persona “normale” non potranno mai stare insieme, o perlomeno non potranno mai avere una storia d’amore facile in cui fili tutto liscio. L’espressione sul volto di ChoSo faceva trasparire le sue preoccupazioni e SoMi se ne accorse. «ChoSo-ya so che sei preoccupata per me. Ma stai tranquilla sono ormai grande abbastanza per occuparmi dei miei affari di cuore, non credi? Io vorrei semplicemente che tu mi appoggiassi. Non essere arrabbiata con me, ti prego» le chiese dolcemente SoMi, a così tanta tenerezza ChoSo sembrò sciogliersi un po’. Fece un sorriso e abbracciò l’amica. «Io ti appoggio sempre lo sai, in tutte le tue pazzie da anni, ormai ne ho davvero perso il conto. Solo, ti prego non uscirne ferita. Odio terribilmente vederti soffrire per uomo» le disse ChoSo a cuor sincero. SoMi l’abbracciò più forte e qualche lacrima cominciò a rigare il suo volto. «Perché devi uscirtene con queste frasi commoventi!» la rimproverò scherzosamente SoMi. Entrambe scoppiarono a ridere. ChoSo la liberò dall’abbraccio. «Mi è venuta in mente un’altra cosa…» disse con fare dubbioso. «Cosa?» chiese SoMi. «YuGyeom-ssi, quanti anni ha? Se non sbaglio ha detto di essere il maknae del gruppo. Non è che minorenne SoMi-ya?» chiese quasi sconvolta ChoSo. SoMi la guardò e scoppiò a ridere. «Ti preoccupi proprio di tutto tu, eh? Tranquilla, è maggiorenne, però è più giovane di noi di tre anni». «Tre anni? Ma questo è un altro problema! È troppo giovane SoMi-ya». SoMi guardò l’amica con aria disperata e divertita allo stesso tempo. Ad un tratto si sentì bussare alla porta. ChoSo andò ad aprire. «YuGyeom-ssi?» disse sorpresa. «Ah, b-bè ecco KiKwang-ssi aveva bisogno di te… così gli ho detto che potevo andare io a chiamarti e…» disse il maknae imbarazzato. Con la coda dell’occhio ChoSo vide SoMi salutare amorevolmente YuGyeom. «Ah, quindi, sei venuto a chiamare me» disse ironica. Il maknae divenne rosso in volto. Che carino, pensò ChoSo. «Ok, vado da lui, tu intanto puoi riposarti qui, ti chiamerò io quando avremo finito di preparare il set» disse ChoSo, girandosi e lanciando un occhiolino in direzione di SoMi. Poteva vedere nei loro volti la felicità di passare un po’ di tempo da soli. Forse aveva fatto una buona azione o forse no. Ma vedere la felicità nei loro volti rese ChoSo alquanto soddisfatta della sua azione. Li lasciò soli e chiuse la porta della stanza. La sua testa era affollata da mille pensieri, ma la felicità dei volti dei due amanti sembrava spazzare via un po’ dei suoi dubbi. Era allora possibile per un idol e una persona qualunque amarsi veramente?-pensò ChoSo. Camminando sovrappensiero s’imbatté in qualcosa o forse meglio dire in qualcuno. «J-JaeBum-ah? Che ci fai qui?» disse stupita. «Ma non guardi mai dove vai? È già la seconda volta che mi finisci addosso» fu il saluto di JaeBum. «Ah, scusa, ero sovrappensiero» disse leggermente imbarazzata, “Si ricorda del nostro primo incontro?” pensò ChoSo. Perché ultimamente quando se lo ritrovava davanti doveva essere così agitata? «Wow! Chiedi scusa facilmente oggi» cercò di provocarla scherzosamente JaeBum. «Sì, oggi, infatti, sono troppo magnanima, comunque perché sei qui?» disse cercando di sembrare quanto più rilassata possibile. «Sono venuto a vedere gli scatti singoli di YuGyeom e poi sono venuto per riscuotere la mia promessa, ricordi?» chiese JaeBum. Con tutte le novità della sera precedente e della mattina aveva rimosso la promessa scambiata con JaeBum. «Oh, già, la promessa!». «Non dirmi che te ne sei dimenticata?!» disse JaeBum fingendosi arrabbiato. «Forse» rispose ChoSo ridendo. «Cosa? Chingu-ya come hai potuto?» disse portando il suo braccio attorno al collo di ChoSo fingendo di strozzarla. «Ok, ok, lasciami, va bene lo stesso, sono comunque libera a pranzo, quindi, verrò con te!» disse dimenandosi per liberarsi dalla presa. JaeBum la liberò. «Bene era questo che volevo sentire» disse sorridendo. Visti da lontano quei due sembravano molto intimi e questo non scappò all’occhio vigile della piccola SaNa, al bancone della reception, al quale da qualche minuto si era avvicinato anche KiKwang, uscito per andare a chiamare ChoSo personalmente. «Sunbae, non ti sembra che quei due siano diventati troppo intimi in così poco tempo?» chiese ingenuamente SaNa. KiKwang non rispose, strinse i pugni e tornò indietro da dove era venuto. Sembrava davvero arrabbiato, cosa starà succedendo?-pensò SaNa.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
 
I tuoi occhi quando mi guardi
sono così intensi, cerco di evitarli.
Ma poi ti vedo con la coda dell’occhio,
sei bellissima. Sei così perfetta,
anche quando non ti prepari.
Non c’è nessun’altra ragazza
come te al mondo.
Baby mi piaci, baby ti amo.
Quando sei qui mi sento come
se avessi il mondo intero.
Lei è un mostro, lei ha tutto.
Non le manca niente.
She’s a Monster-GOT7
 
 
È giunta l’ora di pranzo. Gli scatti singoli di YuGyeom si sono appena conclusi. ChoSo ha permesso a SoMi di restare con la promessa di non combinare guai stavolta. JaeBum si avvicina a ChoSo «Hai finito? Possiamo andare adesso?» chiede. «Sì, sì, ho finito, aspetta due minuti, sistemo l’attrezzatura ed arrivo» rispose ChoSo. JaeBum fece cenno con la testa di aver capito. L’interazione tra i due non scappò all’occhio attento di SoMi che subito si avvicina a ChoSo, quando JaeBum si allontana. «Sbaglio o ha detto “Possiamo andare”? ChoSo-ya, che significa? Da quanto tempo siete amici voi due, eh? Cos’era quest’atmosfera così intima?» la provocò SoMi, aggiungendo degli ammiccamenti alquanto maliziosi. ChoSo che sapeva benissimo dove l’amica volesse andare a parare la bloccò sul principio. «Cancella tutti quei film che ti stai facendo in quella tua testolina bacata. Non è niente di che. Devo solo aiutarlo in qualcosa, stiamo uscendo come amici, capisci il significato di questa parola?» disse sarcastica ChoSo. «Amici? Non pensavo sareste mai diventati “amici”, quella sera in albergo deve essere successo qualcosa che non vuoi raccontarci, non è vero?». Ma cos’era un’indovina?-pensò ChoSo. «Non è successo proprio nulla d’importante. Comunque qualcosa di nuovo che devo raccontarvi c’è. Vediamoci stasera al solito posto dopo cena, chiama anche MinYoung-ah, ok?» disse ChoSo. «Ok» rispose semplicemente SoMi. «Ah, se vuoi, puoi restare qui con il tuo amato se è libero, all’orario di pranzo praticamente si svuota, ma state attenti controllate davvero che non vi veda nessuno». All’udire quelle parole SoMi abbracciò l’amica «Davvero? Ah, grazie, grazie, grazie». «Ok, ho capito, ma non soffocarmi. Fammi completare qui, devo andare presto» disse cercando di liberarsi dalla presa dell’amica.
ChoSo ha appena finito di rimettere a posto l’attrezzatura, sta per dirigersi verso l’ingresso e raggiungere JaeBum, quando viene fermata per un braccio da KiKwang. «Dove vai così di fretta?» le domanda con un’espressione sul volto non molto felice. «Ehm, ecco, io… ho un impegno a pranzo sunbae» tentenna a dire ChoSo. «Che tipo d’impegno?» insiste il sunbae. «Ho fatto una promessa a JaeBum-ah, devo aiutarlo a fare qualcosa per pranzo», tanto valeva dire la verità, pensò ChoSo, lo avrebbe scoperto comunque. «Con JaeBum? Io speravo di pranzare con te oggi» disse KiKwang con un’espressione sempre più cupa sul volto. «Mi dispiace sunbae ma avevo già preso quest’impegno, non possiamo fare un’altra volta? Magari domani? O stasera?» chiese ChoSo, era già abbastanza tardi, doveva raggiungere al più presto JaeBum. «Ok, facciamo per stasera, oggi non abbiamo nessun lavoro, quindi, passo a prenderti da casa?» disse, lasciando la presa sul braccio di ChoSo. «Ok sunbae» disse ChoSo velocemente uscendo dalla stanza. Le dispiaceva lasciare il sunbae in quel modo, ma che altro poteva fare? Una promessa era una promessa, doveva mantenerla a tutti i costi. Non era nient’altro. Quell’inspiegabile voglia di raggiungere JaeBum era dovuta semplicemente al voler mantenere la promessa. Era sicuramente così, cercò di autoconvincersi ChoSo. Di corsa arrivò all’ingresso, dove JaeBum la stava aspettando. Sperò solo che non fosse arrabbiato per il ritardo. «Scusa, ho perso un po’ di tempo e…» iniziò a scusarsi ChoSo. JaeBum le fece un sorriso e le disse «Tranquilla so quanto il lavoro sia importante per te». ChoSo non riusciva a credere a ciò che vedeva. JaeBum non le stava gridando contro? Addirittura le stava sorridendo? Non era abituata a questa sua nuova personalità. “Tranquilla ChoSo, lo fa solo perché gli stai facendo un favore, non è niente di che. Non metterti strane idee in testa”, ancora una volta ChoSo cercò di autoconvincersi a non provare qualcosa nei confronti di JaeBum e ultimamente la cosa succedeva davvero spesso.
 
JaeBum e ChoSo arrivarono a casa Im. ChoSo fu accolta calorosamente da entrambi i genitori di JaeBum. ChoSo pensò subito che fossero delle brave persone. Iniziò a capire un po’ di più perché il figlio ci tenesse molto a fare bella figura davanti a loro. Sono delle persone davvero amabili, concluse ChoSo.
Dopo le presentazioni si sedettero a tavola, il cibo preparato dalla mamma di JaeBum era davvero squisito, pensò ChoSo. Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante i genitori di JaeBum tentarono di avviare una conversazione. Chiesero di ChoSo, del lavoro che svolgeva, che scuola aveva frequentato e roba del genere. Il problema arrivò subito dopo. «Da quanto tempo state insieme esattamente voi due?» chiese ingenuamente la mamma di JaeBum. ChoSo e JaeBum, non si erano preparati all’eventualità di simili domande e fu così che all’unisono dissero «Un mese!» «Una settimana!». A quelle risposte totalmente diverse, i genitori di JaeBum restarono un po’ straniti. JaeBum tentò di chiarire la situazione «Ahahahah, sciocchina la mamma intendeva da quando ci siamo proprio fidanzati e non conosciuti, ahahahah, quindi, una settimana» disse dando un pizzicotto alla guancia di ChoSo. «Omma, si confonde sempre a questa domanda. Forse mi ama così tanto che vorrebbe che già stessimo insieme da più tempo, ahahahahah» disse e si girò verso ChoSo sussurrandole «Sei impazzita? Un mese? Lascia parlare me, per favore» disse arrabbiato per poi tornare a fingere un sorriso voltandosi verso i suoi. «Oh caro, guardali, si parlano anche all’orecchio, che invidia due innamorati così giovani, non è vero?». Due innamorati un corno, pensò ChoSo. Come faceva una signora così gentile ad avere un figlio così scorbutico? Non solo lo stava aiutando ma aveva anche il coraggio di rimproverarla, pensò ChoSo. Una gomitata la risvegliò dai suoi pensieri e nuovamente sentì JaeBum sussurrare al suo orecchio «Ridi per favore». ChoSo iniziò a sperare che quel pranzo finisse presto.
 
Contro le aspettative di ChoSo, i due finti innamorati, uscirono da casa di JaeBum a pomeriggio inoltrato. «ChoSo-ssi, tornate presto a trovarci» disse la madre di JaeBum. «Va bene Omoni[1], torneremo presto» disse cercando di fingere un sorriso. Dopo i saluti si allontanarono. Quando furono abbastanza lontani JaeBum prese la parola «Non so come ma in qualche modo ce l’abbiamo fatta». ChoSo finalmente iniziò a rilassarsi «Aaah, è stato abbastanza difficile ma finalmente abbiamo finito». «Già» disse semplicemente JaeBum. «Adesso andrai ad allenarti?» chiese ChoSo. «A dire la verità per venire qua e stare più tempo con i miei ho detto ai membri di iniziare ad allenarsi senza di me perché improvvisamente non stavo molto bene, ho aggiunto che molto probabilmente li avrei raggiunti in serata, dopo aver recuperato le forze». «Certo che vivi sempre di bugie, eh?» disse a cuor sincero ChoSo. «Cosa potevo fare se non una cosa del genere? Siamo vicini ad un comeback non posso certo assentarmi senza un motivo. Recupererò l’allenamento pomeridiano stanotte, quando tutti andranno a riposarsi» disse risoluto JaeBum. Per i suoi genitori faceva proprio di tutto, pensò ChoSo. «E tu? Cosa fai? Torni a lavoro adesso? Scusa se ci siamo dilungati così tanto» disse JaeBum. «Non fa niente, oggi non avevo altro lavoro in programma. I vostri scatti singoli sono solo la mattina per fare in modo di lasciarvi il pomeriggio libero e provare, quindi, non ho altro lavoro di pomeriggio in questi giorni» rispose ChoSo. JaeBum ci pensò su un attimo e poi esclamò «Ti va allora di andare a prendere un dolce insieme? Consideralo come parte della ricompensa». ChoSo adorava i dolci, ma non voleva approfittare troppo di JaeBum e poi c’era sempre il rischio che qualcuno lo avesse riconosciuto. «Non è pericoloso per te?» domandò ChoSo. «Be’, diciamo che non è semplice ma se mi camuffo per bene potremmo farcela senza essere scoperti». A ChoSo venne un’idea migliore «Forse ho un’idea che ci permetterà di mangiare dolci senza doverci preoccupare che tu venga riconosciuto» disse ChoSo schioccando le dita. «Davvero?» disse JaeBum sorpreso. «Sì. Potremmo andare nel mio appartamento in taxi e prenotare dei dolci e farceli portare lì. Conosco un coffee shop che fa i dolci più buoni del mondo» disse con entusiasmo. JaeBum scoppiò a ridere «Parlare di dolci ti entusiasma così tanto?» le chiese. ChoSo divenne paonazza in volto. “Ah che vergogna, adesso penserà che sono una mangiona”, pensò ChoSo. JaeBum si accorse del cambiamento di ChoSo e disse «Anche per me è così! Già solo a sentirne parlare mi viene il buon umore. Ora sono curioso, assaggiamo i dolci di questo coffee shop». In realtà i dolci erano forse il cibo che meno gli piaceva ma fu la prima cosa che gli venne in mente per risollevare il morale di ChoSo. «Davvero?» disse innocentemente ChoSo. «Certo!» rispose JaeBum che nel frattempo vedendo un taxi lo chiamò. Entrambi salirono sul taxi, JaeBum abbassò comunque il cappello e alzò la mascherina, la prudenza non era mai troppa, soprattutto quando si trovava in compagnia di una ragazza.
Arrivati a casa di ChoSo, quest’ultima fece accomodare il suo ospite in salotto e chiamò al coffee shop per i dolci a domicilio, dopodiché si accomodò anche lei insieme a JaeBum, non nello stesso divano però, non aveva ancora dimenticato quello che era successo l’ultima volta che erano stati seduti sullo stesso divano. Era comunque importante cercare di mantenere le distanze. Solo adesso che vede JaeBum seduto sul divano del soggiorno di casa sua, ChoSo realizza quello che sta succedendo. Aveva invitato un uomo che conosce solo da pochi giorni a casa sua. Oltre il sunbae mai nessun ospite di sesso maschile era entrato in casa sua. Forse non doveva farlo? Cosa penserà adesso di lei JaeBum? “Penserà che invito il primo uomo che capita a casa mia perché vivo sola? Non vorrei davvero dargli quest’impressione! Come posso fare per fargli capire che non è così?”. «Vivi da sola?» le chiese improvvisamente JaeBum, interrompendo il flusso dei pensieri di ChoSo. «Ah, ehm, sì, sì, vivo da sola da quando ho iniziato a lavorare alla PROD. Da casa mia era abbastanza lontana da raggiungere così ho affittato quest’appartamento vicino». «Capito» disse semplicemente JaeBum. ChoSo decise di mandare via quei pensieri, scosse la testa e tentò di cambiare argomento. «JaeBum-ah» iniziò. «Mh?». «Ma tu puoi tranquillamente mangiare dolci nel periodo di preparazione ad un comeback?» gli chiese spontaneamente. JaeBum a quella domanda, posta con un misto di sincerità e preoccupazione, scoppiò a ridere. «Mi stai forse dicendo di fare attenzione alla mia linea? Vuoi dire che dovrei pensare a dimagrire anziché ad ingrassare?» disse JaeBum fingendosi adesso arrabbiato. «Oh, no, cioè scusa, pensavo solo che…» «Pensavi solo cosa?» continuò JaeBum, mettere in difficoltà ChoSo lo divertiva da impazzire. «Scusa» disse semplicemente ChoSo abbassando il capo. «Yah! Sto scherzando» le disse avvicinandosi, sedendosi sul braccio della poltrona e stringendole il collo attorno al suo braccio. ChoSo fu costretta ad alzarsi dalla poltrona. «JaeBum-ah mi fai male così» implorò. «Questo è perché mi hai detto indirettamente che sono ciccione» disse ridendo e stringendo maggiormente la presa. «Ok, ok, scusa, scusa, mi strozzi così». ChoSo nel tentativo di liberarsi si trovò vicinissima al volto di JaeBum, entrambi rimasero sorpresi. JaeBum allentò la presa. Restarono a guardarsi intensamente in quella posizione fino a quando il suono del campanello non ruppe l’incantesimo. Entrambi si allontanarono di scatto, rossi in volto. «V-vado ad aprire» disse ChoSo. Tra i due c’era un’attrazione che chiunque guardandoli lo avrebbe capito, soltanto quei due non l’avevano ancora capito o semplicemente si stavano autoconvincendo che non era così, chissà per quali futili motivi.
ChoSo tornò con i dolci in mano. Li poggiò sul tavolino di fronte al divano e ne offrì uno a JaeBum. L’atmosfera era ancora tesa ma fortunatamente i dolci erano squisiti così come affermava ChoSo e quindi questo portò JaeBum a rompere quella tesa atmosfera di silenzio «Ma è buonissimo! Avevi proprio ragione ChoSo-ya». JaeBum e ChoSo gustarono felici i loro dolci. «Oh, ho dimenticato il tè. Vado subito a prepararlo» disse ChoSo e si allontanò verso la cucina. Dopo qualche minuto ChoSo tornò con in mano un vassoio e due tazze. Proprio mentre stava posando la tazza per JaeBum, quest’ultima le scappa dalle mani e parte del contenuto finisce sui vestiti di JaeBum e la tazza si ritrova in frantumi a terra. ChoSo si scusa con JaeBum e posa il vassoio con l’altra tazza sul tavolino. «Mi-Mi dispiace, io, mi è scivolata, scusa…» iniziò a farfugliare ChoSo. Accidenti, perché questo ragazzo deve agitarmi così?-pensò ChoSo. «Tranquilla, non fa niente, fortunatamente non era troppo caldo» disse JaeBum abbozzando un sorriso. ChoSo iniziò a cogliere i cocci della tazza da terra. Si tagliò con uno di essi «Ouch» esclamò. JaeBum si chinò anche lui, le prese il dito e le disse «Stai sanguinando, lascia perdere. Posso fare io». ChoSo restò immobile a fissarlo. Dopo aver raccolto i cocci e averli adagiati sul tavolo si sollevò e anche ChoSo fece lo stesso. JaeBum le prese la mano «Ti fa molto male?» le chiese. «N-No» rispose ChoSo. Restarono nuovamente immobili a fissarsi, JaeBum iniziò ad avvicinarsi a lei, si sentiva come quel giorno in albergo, sentiva dentro di sé, un’irrefrenabile voglia di baciarla. Così come JaeBum si avvicinava, ChoSo istintivamente si allontanava. Aveva paura, paura di innamorarsi definitivamente di lui, e questo lo riteneva un enorme sbaglio, soprattutto dopo la dichiarazione del sunbae. Continuarono finché la schiena di ChoSo non toccò il muro. Si sentiva come in trappola. Il suo sguardo era imprigionato da quello di JaeBum. JaeBum iniziò a baciarla. In un primo momento ChoSo tentò di allontanare JaeBum, ma quest’ultimo le prese il volto tra le sue mani e continuò. Alla fine ChoSo cedette e JaeBum prese le braccia di ChoSo e le fece passare attorno al suo collo. Continuò a baciarla impetuosamente. Entrambi avevano ormai perso il controllo di loro stessi. JaeBum si stacco dalle labbra di ChoSo e iniziò a baciarle il collo. ChoSo strinse ancora di più JaeBum a sé scompigliandoli i capelli. Il suono del campanello della porta di ChoSo riportò entrambi alla realtà. Si staccarono quasi di controvoglia. Riconquistarono la propria lucidità e dall’imbarazzo non riuscirono ad incrociare i loro sguardi. Senza dire niente ChoSo si diresse verso la porta e restò sorpresa alla vista di quell’ospite «Sun-subae?» disse con un fil di voce. «Sono venuto prima a trovarti per poi portarti a cena» disse sorridendo. Appena entrato in casa, il sorriso sulle sue labbra scomparve «E lui cosa ci fa qui?» domandò infastidito KiKwang.
 
[1] Omoni: Termine coreano con il quale ci si rivolge alla propria madre o alla madre dei propri amici e/o fidanzati. Letteralmente significa “madre”.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
 
 
Quanto a lungo devo aspettare?
Quanto a lungo stare in disparte
e fissarti semplicemente?
Sono già pronto per te,
posso essere felice con te,
se solo tu venissi da me.
Oh, dammi, dammi il tuo amore.
Dammi il tuo amore adesso.
Per favore dammi una possibilità baby.
Oh, rendimi, rendimi il tuo uomo.
Guardo solo te, ti sto aspettando baby.
Gimme-GOT7
 
 
«E lui cosa ci fa qui?» domandò infastidito KiKwang. Il sunbae accecato dalla rabbia che gli provocava la vista di un ospite così indesiderato non si accorse dei visi paonazzi di ChoSo e JaeBum. Quest’ultimo fu il primo a prendere la parola dopo la domanda di KiKwang. «Non credo ti riguardi molto il perché io sia qui, comunque adesso vado via, devo andare ad allenarmi. Con permesso» disse e si allontanò velocemente uscendo dalla porta d’ingresso ancora aperta. Prima di uscire incrociò il suo sguardo con quello di ChoSo. Sembrava uno sguardo che volesse dire mille parole, ma ChoSo era troppo confusa in quel momento per riuscirne a capire pienamente il significato. Di certo era bravo a scappare nei momenti più difficili, pensò ChoSo. Quest’ultima ancora un po’ stordita chiuse la porta d’ingresso e si avvicinò al sunbae. «Sun-sunbae…» iniziò a pronunciare. Il sunbae era visibilmente arrabbiato. «Si può dannatamente sapere cosa lui ci faceva qui a casa tua?» disse con un tono di voce decisamente alto. Al sunbae che alzava la voce ChoSo non era minimamente abituata ma di sicuro quella era casa sua e non doveva chiedere il permesso a nessuno se voleva invitare qualcuno. «Sunbae potresti non alzare la voce in casa mia?» gli chiese ChoSo. «Pensi che la mia reazione sia esagerata, non è vero?» disse, non abbassando volutamente il tono di voce. «Ma mettiti un po’ nei miei panni! Lo so che non stiamo insieme, ti ho chiesto per una settimana di pensare solo a me, a noi, e invece, ritrovo sempre quell’idiota in mezzo, sono solo coincidenze?» continuò KiKwang. «Non credo che tu debba chiamarlo idiota!» disse ChoSo, alzando anche lei adesso il tono di voce. «Oh! Lo difendi anche vedo, la cosa deve essere seria! State insieme in segreto per caso? Il bambino fifone ha troppa paura della sua agenzia e delle sue fan per rivelarlo?» disse canzonatorio il sunbae. ChoSo non capiva perché ma tutte quelle dure parole rivolte a JaeBum le facevano male come se fossero dirette a lei. È vero, non sapeva come definire il suo rapporto con l’idol. Ormai era evidente che c’era molta attrazione tra i due ma nulla di più, di questo al momento ne era sicura. Nessuno dei due si era mai pronunciato in proposito ma puntualmente quando restavano insieme perdevano il controllo di loro stessi, che fosse stata una litigata o un bacio appassionato. Di una cosa ChoSo era sicura, JaeBum non era il suo ragazzo e tantomeno un codardo, quindi, non si meritava gli insulti del sunbae. «Non credo che JaeBum-ah meriti tutti questi insulti!» disse infine decisa. «Ok, continua a difenderlo. Non so come sia riuscito ad ammaliarti così. Sarà meglio che vada per adesso» disse il sunbae dirigendosi verso la porta e chiudendola rumorosamente dietro di sé. ChoSo davvero non riusciva a capire nulla della situazione che si era venuta a creare. Sentì dentro di sé la voglia irrefrenabile di piangere e di sfogarsi. Era da anni che ormai nascondeva le sue lacrime, anche quando era da sola. Ma adesso non riuscì più a trattenersi. Le lacrime iniziarono a rigarle il volto. Perché le cose avevano preso quella strana piega? Perché aveva accettato quel maledettissimo lavoro? Perché aveva conosciuto JaeBum? Perché le stava rivoluzionando così la vita? Perché il sunbae ci aveva messo 10 anni a dichiararsi? Nella sua testa giravano infiniti pensieri simili. Aveva bisogno di qualcuno con cui confrontarsi, non qualcuno che potesse risolvere i suoi problemi, perché quelli in qualche modo li avrebbe dovuti risolvere da sola. Sentiva di doverne parlare con qualcuno. Prese il cellullare, aprì Line e mandò un messaggio istantaneo nella chat di gruppo che condivideva con le sue amiche - Ragazze potremmo vederci adesso? Ho bisogno urgentemente di voi - scrisse. Le risposte non tardarono ad arrivare - 5 minuti e sono al locale - scrisse MinYoung - Arrivo subito - le fece eco SoMi. - No, vediamoci a casa mia ragazze - chiese ChoSo alle amiche. - Ok - scrissero all’unisono.
 
Dopo qualche minuto MinYoung e SoMi arrivarono a casa di ChoSo e la trovarono accasciata a terra nel suo salotto in lacrime. A quella vista le due amiche iniziarono a preoccuparsi seriamente. ChoSo raccontò tutto quello che le era successo in questi giorni. Iniziò dal principio, raccontò del bacio con JaeBum in albergo, della dichiarazione improvvisa del sunbae, del cambiamento di JaeBum, della storia del finto fidanzamento e di tutto quello che era successo nelle ultime ore. Le amiche la ascoltarono con pazienza cercando di tanto in tanto di rassicurarla per far cessare alle lacrime di scorrere. Non erano abituati ad una ChoSo così debole. Dopo l’incidente avvenuto al padre, ChoSo aveva promesso a se stessa di essere forte, di non piangere ed andare avanti nella vita con un unico obiettivo, adesso quelle forze sembravano venire meno. Fu MinYoung a prendere per prima la parola «ChoSo-ya tu non te ne stai rendendo conto, ma tra te e JaeBum-ssi c’è qualcosa di più oltre la semplice amicizia ed entrambi, non capisco il perché, non lo volete ammettere. Voglio dire, le persone non si baciano due volte, così, tanto per passatempo, non credi?». «Ne sono convinta anch’io ChoSo-ya, io vi ho visto e fidati l’aria che emanavate non era quella di due semplici amici. Di questo se ne sono accorti tutti tranne voi due. Siete come bloccati da qualcosa, inconsapevolmente» continuò il discorso SoMi. ChoSo ascoltò le amiche ancora singhiozzando. «Non può esserci qualcosa tra me e JaeBum-ah, non può, proprio adesso che il sunbae si è dichiarato» disse ChoSo in lacrime. «ChoSo-ya puoi davvero considerare amore quello che provi per il sunbae? Io ho sempre pensato che fosse più una sorta di adorazione» le confessò MinYoung. «Anch’io sono d’accordo con MinYoung-ah. Pensaci bene, hai mai pensato seriamente di diventare la sua ragazza? Non hai mai fatto un passo in avanti con la scusa di rovinare il vostro rapporto e anche lui dice di aver fatto lo stesso, ma questo può essere mai amore?» le domandò sinceramente SoMi. «Io non lo so, non so che cosa vuol dire “amore” a questo punto. Un momento penso di essere felice per la dichiarazione del sunbae e di poter diventare la sua ragazza dopo dieci anni, ma poi sento subito un peso nel cuore e JaeBum-ah entra nei miei pensieri. Perché mi succede questo? Perché?» chiese disperata ChoSo alle amiche. SoMi la abbracciò «Sciocchina, non l’hai ancora capito? Tu sei innamorata di JaeBum!». Al sentire pronunciare una volta per tutte quelle parole ChoSo scoppiò in un pianto ancora più forte, come per liberare finalmente il proprio cuore da quell’oscuro segreto che portava nascosto dentro di sé. Anche MinYoung si unì all’abbraccio. Dopo che ChoSo si fu calmata le amiche la liberarono dalla stretta. MinYoung tentò di alleggerire l’atmosfera che si era creata «Certo che tu sei strana, di solito si adorano gli idol e si amano i sunbae, tu hai fatto tutto al contrario» disse ridendo. «Yah! MinYoung-ah ma cosa dici?» le domandò ChoSo fingendosi arrabbiata. Tutte scoppiarono in una risata fragorosa. «E adesso cosa dovrei fare?» chiese ingenuamente alle amiche riprendendo pian piano il controllo di sé. «Devi dichiararti a JaeBum» disse SoMi con enfasi alzando l’indice a mo’ di maestrina. «E devi anche chiarire con il sunbae» continuò MinYoung. ChoSo fece cenno con la testa di aver capito ma la sua mente era affollata da tantissimi pensieri. “Come faccio? E se JaeBum non prova lo stesso sentimento che provo io? Posso davvero lasciar perdere così il sunbae dopo 10 lunghi anni?”. Ad interrompere il flusso dei pensieri di ChoSo ci pensò SoMi. «Io sono straconvinta che JaeBum prova lo stesso che prova ChoSo-ya. YuGyeom-ah mi ha raccontato che quando viene menzionato il suo nome, o quello dell’agenzia dove lavora, o ancora si parla del photo book, il leader fa sempre un balzo e ascolta attentamente». «Oh ma se così fosse sarebbe stupendo!» esclamò MinYoung. Le amiche continuarono a parlare per tutta la notte tentando di risollevare il morale di ChoSo, finché non si addormentarono esauste.
L'indomani mattina ChoSo si recò a lavoro. Il sunbae, come del resto si aspettava, non venne a prenderla quella mattina. Doveva essere molto arrabbiato con lei. Oggi era il turno di JinYoung per gli scatti singoli. Quando quest'ultimo arrivò alla PROD andò dritto dritto da ChoSo, aspettò che nessuno guardasse e le diede una busta. «Non so cosa sia. So solo che JaeBum-ah mi ha chiesto di dartela direttamente e in maniera discreta» disse semplicemente. Cosa poteva contenere quella busta? Una lettera da parte di JaeBum?-pensò ChoSo. JinYoung si allontanò subito da lei. ChoSo stava per aprire la busta quando fu interrotta dal sunbae. «ChoSo-ya, posso parlarti nel nostro ufficio?» le chiese. ChoSo annuì e insieme, senza pronunciare nessuna parola, si diressero verso l'ufficio. Il sunbae chiuse la porta, dopo qualche attimo di silenzio, iniziò a parlare «ChoSo-ya, è tutta la notte che penso a quello che è successo ieri tra noi. Perdonami, forse sono stato troppo duro. Ultimamente sento di comportarmi sempre più in maniera irrazionale. Vorrei riappacificarmi con te. Dammi un'opportunità ChoSo-ya. Stasera usciamo insieme. Permettimi di portarti a cena fuori e scusarmi come si deve, che ne pensi?» propose il sunbae. ChoSo ci pensò su, forse poteva approfittare della situazione per chiarire definitamente con lui, anche se ancora mancava qualche giorno allo scadere della settimana, doveva dire tutto al sunbae, doveva dire tutta la verità, doveva chiudere definitamente con lui e solo dopo sarebbe andata da JaeBum a cuor leggero. «Ok sunbae, non mi piace quando litighiamo. Non ci sono abituata» disse ChoSo ridendo, cercando di alleggerire l'atmosfera. «Ci vediamo sotto casa mia alle 20?» disse infine a KiKwang. «Va bene, vada per le 20» confermò il sunbae sorridente. «Adesso torniamo di là, non vorrei provocare troppo la pazienza di JinYoung-ssi» disse ChoSo scherzosamente al sunbae. ChoSo e KiKwang tornarono alle loro postazioni di lavoro.
 
La mattinata passò molto velocemente. Durante gli scatti, ChoSo aveva ricevuto una chiamata dal capo Kim, quest'ultimo le chiese di incontrare un potenziale cliente nel pomeriggio. Questo incontrò durò più del previsto e ChoSo ritornò molto tardi a casa. Ormai era quasi l'ora d'incontrare il sunbae. Si fece una doccia veloce, altrettanto velocemente scelse dei vestiti carini, ma non troppo appariscenti per la cena. Quando finì di prepararsi, all’improvviso le venne in mente della busta che stamattina JinYoung le aveva dato per conto di JaeBum. Con tutto il lavoro che aveva avuto da fare nelle ultime ore l'aveva proprio dimenticata. Rovistò nella borsa che stamattina portava con sé. La trovò. Con velocità la aprì e vi trovò un biglietto per il musical Boys Over Flowers e una lettera scritta a mano. Nella lettera trovò scritte queste parole:
~Ciao ChoSo-ya. Non sono molto bravo a scrivere lettere ma purtroppo questo era l'unico modo per raggiungerti oggi. Ti mando questa lettera e il biglietto per il musical, tramite JinYoung perché so che è un caro amico e non aprirebbe mai la busta per vederne il contenuto. Come vedi sono un tipo che mantiene le promesse. Ecco il biglietto per il musical che volevi vedere. Se non ti dispiace ne ho comprato anche uno per me. Non sono bravo neanche con le parole, quindi, te lo dico semplicemente. Vorrei accompagnarti a vedere il musical e dopo vorrei parlare con te di una questione importante, se hai del tempo libero da dedicarmi s’intende (sì, in qualche modo anche oggi salterò le prove per raggiungerli dopo, sto diventando un cattivo ragazzo?). Ti aspetto per le 18.00 davanti l’edificio dove danno il musical.
JaeBum.~
ChoSo lesse quelle parole tutto d'un fiato. Erano ormai le 20. Prese la sua borsa al volo e uscì velocemente di casa. Fuori trovò il sunbae ad attenderla. «ChoSo-ya sei puntualissima. Non c'è bisogno di correre» le disse KiKwang. ChoSo agitata si avvicinò a lui «Mi-Mi dispiace davvero sunbae… m-ma… ho avuto un contrattempo, non posso uscire stasera con te. Perdonami davvero. Sarò io la prossima volta ad offrirti la cena. Te lo prometto. Adesso non posso davvero. Scusami» e iniziò a correre via velocemente non lasciando al sunbae neanche l'opportunità di farle delle domande. Lo lasciò lì di stucco.
ChoSo iniziò a correre più velocemente possibile, erano già passate due ore dall'ora dell’appuntamento. JaeBum… lo avrebbe trovato ancora lì? C'erano davvero poche possibilità che fosse ancora lì ad aspettarla dopo due ore ma ChoSo in quel momento pensò solamente a correre velocemente. Avrebbe impiegato più o meno un quarto d'ora a raggiungere quell’edificio se manteneva quella velocità.
ChoSo arrivò al luogo dell’appuntamento. Non vide nessuno, lo spettacolo doveva già essere iniziato da un pezzo. JaeBum sarà entrato da solo? O sarà semplicemente andato via?-pensò ChoSo. All’improvviso sentì una voce familiare, anche se la conosceva da poco. «Certo che ce ne hai messo di tempo per arrivare. Pensavo stessi impiegando più tempo per prepararti e farti bella per me. Ma vedendoti non credo sia così» disse sarcastico JaeBum staccandosi da un muretto e avvicinandosi a ChoSo. Quest’ultima dopo l'estenuante corsa aveva i capelli tutti scompigliati e il vestitino che indossava non era messo molto meglio. Quando JaeBum si avvicinò a lei non riuscì a trattenere le lacrime. JaeBum capì che c'era qualcosa che non andava e istintivamente la abbracciò. «Tranquilla, tranquilla, in qualche modo so che non è colpa tua. Non piangere adesso. Sono ancora qui. Facciamo ancora in tempo per la seconda parte» disse JaeBum ridendo tentando di risollevare il morale di ChoSo. «S-scusami, i-io ho letto solo adesso la lettera, sono stata impegnata per tutta la giornata e…» iniziò a farfugliare ChoSo. JaeBum le accarezzò dolcemente la testa «Va bene, va bene, so che non l'hai fatto di proposito. Adesso smetti di piangere ed entriamo ok? Più tardi avremo modo di parlare» disse JaeBum asciugando le lacrime di ChoSo con le sue mani. ChoSo si sentì confortata da quel gesto. Annuì ed entrarono insieme. Le luci erano accese, la prima parte si era conclusa, tra poco, come accennava JaeBum sarebbe iniziata la seconda parte. Presero posto. ChoSo ormai era riuscita a riprendere il controllo di se stessa, cosa alquanto difficile ormai quando stava vicino al leader. Si avvicinò all'orecchio di JaeBum «Sappi che per venire qua da te ho dato buca al sunbae e ad una cena gratis praticamente buonissima, quindi, spero di non pentirmene» gli disse scherzosamente e proprio in quel momento si spensero le luci. JaeBum a sua volta si avvicinò all'orecchio di ChoSo «Stai pur certa che non te ne pentirai mai di essere corsa qui da me» le disse maliziosamente e intrecciò la sua mano con quella di ChoSo. Inutile dire che entrambi capirono ben poco del musical in quanto c'erano altri pensieri ad occupare le loro menti.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capito 10
 
 
Ero confuso ogni notte.
Non pensavo che riuscissi a prendermi cura di te.
Ma mentre il tempo passava, l’ho capito.
Mi sei mancata, ragazza.
Pensavo continuamente
al modo in cui mi guardavi.
Baby tu mi appartieni.
Mai e poi mai. Non ti lascerò andare.
Non ti lascerò andare mai più, non preoccuparti.
Baby tu sei mia, mia, mia.
Mai e poi mai. Non ti farò mai piangere.
Non ti farò piangere di nuovo, non preoccuparti.
Baby, sei mia, mia, mia.
Never Ever-GOT7
 
 
Lo spettacolo è finito, JaeBum e ChoSo si allontanano presto dalla folla, non possono correre il rischio che l’idol sia riconosciuto. Si fermano in una stradina adiacente poco trafficata. JaeBum per tutto il tempo dello spettacolo fino ad allora non ha lasciato andare la mano di ChoSo. «Mi sa che adesso devo lasciarla, vero?» disse JaeBum all’improvviso. ChoSo, il cui cervello era ancora in panne, non riuscì subito a capire a cosa egli si riferisse e lo guardò con aria confusa. JaeBum sollevò le loro mani intrecciate «Intendevo che adesso dovrei lasciare la tua mano, ma non voglio» disse con leggero imbarazzo. ChoSo, all’affermazione di JaeBum, divenne subito rossa in volto. «Hey, arrossisci per così poco?» la stuzzicò scherzosamente JaeBum. «Eeeh? I-io non sono rossa» disse ChoSo fingendo di mettere il broncio. All’improvviso JaeBum divenne serio. «Credo che noi due dovremmo seriamente parlare. Forse qui per strada non è proprio un bel posto. Potremmo andare in sala prove, di solito a quest’ora non c’è nessuno, che ne dici?» propose JaeBum. ChoSo annuì solamente. JaeBum sorrise e strinse la sua mano con quella di ChoSo ancora più forte «Allora questa non la lascio» disse, riferendosi alla mano e prese a fare strada per il JYP Building.
I due arrivarono in sala prove ed effettivamente quest’ultima era vuota così come aveva predetto JaeBum. «Ammetto che non è un posto molto comodo ma sempre meglio che restare in strada» disse JaeBum. Entrambi si accomodarono nella grande panca appoggiata al muro. Fu ChoSo a rompere il silenzio imbarazzante «Allora di cosa volevi parlare?» chiese ChoSo fingendo di non sapere l’argomento. In realtà sapeva benissimo che oggi, in qualche modo, avrebbero dovuto chiarire il loro rapporto. Certo, le dispiaceva non aver prima chiuso definitamente con il sunbae, ma non poteva fare nient’altro ormai. «Quindi, vuoi che sia io il primo a svuotare il sacco, eh?» controbatté JaeBum. «Direi di sì» rispose astuta ChoSo. Sul volto di JaeBum si dipinse un sorriso che subito lasciò spazio ad un’espressione più seria. «ChoSo-ya, io…» JaeBum sembrava non riuscire a trovare le parole adatte «…Io…». Ad un tratto prese il volto di ChoSo tra le sue mani e la baciò. ChoSo all’inizio sorpresa si abbandonò poi a quel dolce bacio. Bacio che esprimeva tutto ciò che JaeBum non riusciva a pronunciare a parole. JaeBum si allontanò leggermente da lei «… Ecco, lo sai, te l’ho detto, non sono bravo con le parole. Spero tu abbia capito ugualmente» disse imbarazzato. «Mmmh, forse non ho ancora capito» disse ChoSo stuzzicandolo. «Yah! Mi stai prendendo in giro?» disse JaeBum fingendosi arrabbiato. ChoSo scoppiò a ridere e JaeBum fece lo stesso. Ad un tratto i loro sguardi s’incrociarono, come sempre, i profondi occhi neri di JaeBum ipnotizzarono ChoSo. «ChoSo-ya, tu… mi piaci. Proviamo ad uscire insieme. So che sarà difficile. So che sembra strano detto da una persona come me che fino a qualche giorno fa aveva detto di aver chiuso definitamente con i suoi sentimenti. So che può sembrare così poco credibile. Ma credimi, ti prego. Voglio iniziare seriamente a stare con te. In questi giorni ho provato ad autoconvincermi che non sentivo nulla nei tuoi confronti. Ma ho scoperto che non è così. Tu hai scompigliato tutta la mia esistenza in pochissimi giorni. Non so più quante volte ho perso la concentrazione pensandoti. So di non essere stato gentile con te all’inizio, so che tu credi che io viva solo di bugie ma adesso sento di poter cambiare. Di poter essere davvero me stesso se tu accettassi di uscire con me» confessò JaeBum. «Menomale che non eri bravo con le parole» disse ChoSo commossa. Lacrime di gioia iniziarono a rigare il volto di ChoSo. JaeBum la abbracciò. «Non credi di dovermi dare una risposta? Io comunque mi sono sforzato a parlare. Adesso tocca a te» le disse JaeBum scherzosamente. ChoSo si staccò dalla dolce presa di JaeBum, lo guardò dritto negli occhi, stavolta fu lei a prendere il viso di JaeBum fra le sue piccole mani e baciarlo. ChoSo, si staccò poi dalle sue labbra e gli disse «Ti basta come risposta? Sai neanche io sono brava con le parole». JaeBum sorrise e la strinse di più a sé per continuare da dove ChoSo aveva interrotto. Proprio nell’istante in cui JaeBum sfiorò le labbra di ChoSo, si aprì la porta interna della sala prove e due persone uscirono dalla stanza adiacente. «Hyung quando fai cose immorali come questa non dovresti assicurarti che non ci sia davvero nessuno?». ChoSo e JaeBum si girarono di scatto e all’unisono dissero «YuGyeom-ah?» «SoMi-ya?». Sì, erano proprio loro. Probabilmente anche YuGyeom sapeva che a quell’ora la sala prove era sicuramente vuota ed è così che il leader e il maknae ebbero la stessa idea quella sera. JaeBum leggermente imbarazzato si rivolse al più giovane «Y-YuGyeom-ah si può sapere cosa ci fai qui a quest’ora? Dovresti essere già a dormire da un pezzo!», il leader che c’era dentro di lui riuscì ad emergere nonostante la strana situazione in cui si trovava. «Hyung…» iniziò lentamente YuGyeom a rispondere «… Non credo tu sia nella giusta posizione per farmi la predica. Forse dovrei essere io a chiederti dove sei stato questo pomeriggio. Non stavi male? Sembra che ultimamente tu sia diventato alquanto cagionevole. Stai sempre poco bene e salti le prove. Cerca di riguardati hyung» disse il maknae cercando di trattenere una risata. «YuGyeom-ah mi stai forse prendendo in giro?» domandò il leader. YuGyeom scoppiò in una risata fragorosa. Andò verso JaeBum e lo abbracciò. «Hyung sono così contento di vederti così oggi. Sembri meno… robot» disse YuGyeom stringendo forte il proprio hyung. «Yah! Yah! Chi ti ha detto che puoi stringermi così?!». Intanto SoMi aveva raggiunto ChoSo alla panca. «Deduco che ci siano delle belle novità da raccontare» disse rivolgendosi all’amica. «Oh, be’, sì… insomma… diciamo pure che qualcosa c’è» rispose ChoSo imbarazzata. Anche le due amiche scoppiarono a ridere.
Dopo aver svuotato il sacco, i quattro restarono a parlare per un po’. Ad un tratto SoMi si rivolse a JaeBum con queste parole «Caro il mio bel leader, vedi di trattare bene la mia amica qui presente. Mi raccomando vacci piano, non ha mai avuto un fidanzat-» «Yah!» la interruppe ChoSo «Devi proprio dire cose assurde come questa?!», la rimproverò l’amica. JaeBum guardò sbalordito ChoSo accanto a lui «Omo[1] sono davvero il tuo primo ragazzo?» le chiese con stupore. ChoSo era troppo imbarazzata per rispondere alla domanda di JaeBum. Quest’ultimo se ne accorse e la strinse a sé. «Oh, kyeopta[2]» disse ed iniziò a scompigliarle i capelli. «Hey!» ribatté ChoSo ancora rossa in volto e tentando di liberarsi dalla presa del ragazzo. SoMi e YuGyeom scoppiarono a ridere. SoMi era davvero contenta per la sua amica, forse finalmente adesso poteva vivere una storia d’amore vera e come si deve. I quattro restarono ancora insieme per un po’, dopo, gli uomini, così come da manuale, accompagnarono le donne a casa.
 
Un nuovo giorno si affacciava all’orizzonte. I raggi del sole penetravano dagli spiragli della finestra della camera di ChoSo. Qualche minuto dopo la sveglia iniziò a trillare. ChoSo la spense, quella era la prima mattina che lo faceva con il sorriso sulle labbra. Non riusciva ancora a credere a quello che era successo la sera precedente. Lei e JaeBum avevano in qualche modo chiarito il loro rapporto. Adesso erano una coppia. Al solo pensiero il cuore di ChoSo sembrava scoppiare di felicità. Quella mattina si diede diversi pizzicotti, sperò davvero che tutto ciò non fosse un sogno. Proprio in quell’istante sentì arrivare un messaggio su Line. - Buongiorno ChoSo-ya. Sei già sveglia? Forse è ancora presto? Scusa non ho resistito a mandarti un messaggio. Mi manchi tanto. Sono troppo idiota a scrivere queste cose? Non so quando potrò mandarti un altro messaggio. Oggi proveremo tutto il giorno. Stasera quando finisco ti va di vederci? - Ok, ora definitivamente sapeva che non stava sognando. Era la realtà. Lei e JaeBum stavano insieme. Iniziò a saltellare felice sul letto. Proprio mentre saltava di gioia, le venne in mente il sunbae. Oggi doveva assolutamente chiarire con lui. Doveva dirgli tutta la verità. Decise di invitare il sunbae a cena per poi svuotare il sacco. Mandò un messaggio istantaneo a JaeBum per informarlo della decisione appena presa e poi ne mandò un altro a KiKwang scusandosi per la sera precedente e lo invitò a cena.
 
La giornata passò abbastanza velocemente. Durante la mattina ChoSo continuò con gli scatti singoli. Era il turno di Mark, inutile dire della felicità della piccola SaNa. Durante il pomeriggio, invece uscì con MinYoung e SoMi per raccontare alla prima del suo fidanzamento con JaeBum, le prime parole dell’amica furono «Oh! Allora ci sarà un idol al mio matrimonio! Wow!». Anche il pomeriggio passò. Si fece sera e il sunbae arrivò puntuale davanti casa di ChoSo. Il sunbae sembrava non avere un’aria molto felice, sicuramente già immaginava tutto. Arrivarono a locale e ChoSo fu la prima a spezzare il silenzio. «Sunbae, ti piace questo posto? L’ho scelto leggendo delle recensioni su un giornale. Ne parlavano molto bene» disse tentando di essere più naturale possibile. «Davvero?» disse semplicemente il sunbae. ChoSo si accorse dell’umore del sunbae. Come biasimarlo del resto? «Sunbae…» forse era meglio parlargli adesso, strappare subito il dente dolorante. «Sì?» rispose KiKwang con un’espressione alquanto spenta. «Io devo parlarti di una cosa importante…» iniziò ChoSo. «Del fatto che tu e quel JaeBum state insieme?» disse francamente KiKwang. «S-sunbae tu come fai a…» «ChoSo-ya, ti conosco da 10 anni, sei come un libro aperto per me». ChoSo sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime ma decise fermamente di trattenersi. In quell’incontro voleva regalare un’immagine di sé sorridente al sunbae, quindi, ricacciò dentro le lacrime che volevano fuoriuscire. «È vero, principalmente devo dirti questo ma non è l’unica cosa. Voglio essere sincera con te sunbae. La tua dichiarazione mi ha resa davvero felice, felice di non aver provato da sola questo sentimento per 10 anni. Ti ho amato in silenzio da quando ci siamo conosciuti. Per me ci sei stato sempre e solo tu. Sono stata una stupida a non confessarlo mai per paura di perderti. Le mie amiche mi hanno aiutato a capire che pian piano quell’amore che provavo all’inizio adesso è diventato semplice adorazione. L’adorazione non è amore. Me ne sono accorta solo adesso. Mi dispiace tanto perdere un ragazzo come te ma non voglio prenderti in giro. Mi dispiace tanto sunbae per essere stata così lenta» disse ChoSo con cuore sincero. «Riguardo alla tempistica la cosa riguarda anche me. A dire la verità sapevo di quello che provavi per me. Te l’ho detto sei un libro aperto per me. Ma la paura di perderti era più forte. Avevo paura che se le cose tra noi due fossero andate male, noi due non ci saremmo più visti. Pensieri stupidi, lo so. Pensieri che mi hanno portato a tenere tutto dentro. E adesso un ragazzo che conosci appena, che per giunta appartiene alla categoria di uomini che odi di più, ti porta via da me… io davvero… mi sento uno stupido» confessò il sunbae, adesso era lui che provava a trattenere le lacrime. «Sunbae, siamo stati due stupidi» gli fece eco ChoSo. «Ma sappi che io per te ci sarò sempre e mi piacerebbe poter contare sulla tua presenza nella mia vita» chiese diretto KiKwang. «Sunbae non si possono cancellare 10 di vita con un semplice colpo di spugna, non credi?» disse ChoSo sorridendo al suo sunbae. «E ricordati che se quel JaeBum dovesse farti soffrire non gliela farò passare liscia!» disse KiKwang stringendo i pugni. «Sunbae stai tranquillo, so cavarmela da sola» «E come se non hai mai avuto un ragazzo?» «Sunbae! Ti ci metti anche tu? Non basta già SoMi-ya?» disse ChoSo fingendosi arrabbiata. KiKwang sorrise «È perché ti conosciamo bene ChoSo-ya» ed entrambi scoppiarono a ridere.
La cena con il sunbae era appena finita. ChoSo sentiva il suo cuore più leggero, adesso poteva amare JaeBum con tutta se stessa senza avere rimpianti. ChoSo e KiKwang uscirono dal locale. «Ti accompagno a casa ChoSo-ya» disse il sunbae. «No, non preoccuparti sunbae, prenderò un taxi, vai pure» rispose ChoSo. «Da amico non posso lasciarti qui da sola a quest’ora» ribatté KiKwang. «Magari non è da sola» disse una voce proveniente da un tale incappucciato che si stava loro avvicinando. «J-JaeBum-ah?» domandò ChoSo con stupore. «Sì, sono io» disse tirando giù il cappello della felpa che portava. «Oh, vedo che sei entrato già nella modalità fidanzato perfetto» lo provocò KiKwang. «Credo sia normale andare a prendere la mia ragazza se fa tardi la sera» rispose JaeBum alla provocazione. ChoSo si sentiva tra due fuochi, prese JaeBum per un braccio e cercò di trascinarlo via «Bene, noi andiamo» disse, tentando di non far esplodere quei due. «Sappi che anche se ho accettato le scuse di ChoSo-ya, non ti considero degno di lei, dovrai convincermi per bene» continuò il sunbae. «Non chiedo di meglio. Ti farò ricredere vedrai» disse JaeBum con aria di sfida. «Bene» disse semplicemente il sunbae per poi salire sulla sua macchina e allontanarsi. «JaeBum-ah! Perché fai così? Eh?» gli domandò ChoSo. «Così come? Sto semplicemente marcando il mio territorio!» rispose JaeBum prendendo ChoSo per mano. «Marcando il territorio? Cosa sei un cane?» «Stai zitta non puoi capire certe cose tu. Sono cosa da uomini» rispose enigmatico JaeBum. «No, adesso voglio saperlo. Parla, parla, parla» insistette ChoSo. JaeBum si avvicinò a lei, il suo volto era davvero a poca distanza da quello di ChoSo «Se continui così mi fai venire una voglia irrefrenabile di tappare quella tua bocca con un bacio e dato che c’è troppa gente qui in giro, non posso farlo, quindi, non provocarmi, ok?» disse malizioso. ChoSo divenne rossa in un battibaleno. JaeBum se ne accorse e si allontanò da lei ridendo. «Mi piace vederti così imbarazzata per me» confessò JaeBum. «C-chi sarebbe imbarazzata per te. Tsk!» rispose ChoSo cercando di nascondere il suo imbarazzo. JaeBum si avvicinò al suo orecchio «Mi piace anche quando cerchi di nasconderlo» le sussurrò. Il volto di ChoSo divenne sempre più rosso. Si divertiva proprio a prenderla in giro, pensò ChoSo. JaeBum si coprì nuovamente con il cappello della felpa «Adesso andiamo, ti riaccompagno prima che qualcuno si accorga di me» disse JaeBum. ChoSo annuì.
La strada che percorsero a piedi verso casa di ChoSo ai due amanti sembrò davvero brevissima. ChoSo non voleva lasciar andare JaeBum ma sapeva che in questi giorni lui stava lavorando davvero tanto, era venuto anche a prenderla per riportarla a casa nonostante la stanchezza dopo una giornata di duro allenamento, non poteva essere egoista doveva lasciarlo andare, anche se a malincuore. ChoSo si fermò dinanzi la porta del suo appartamento. Si voltò verso JaeBum «JaeBum-ah grazie per avermi riaccompagnato a casa. Adesso sarà meglio che tu vada a riposarti un po’» gli disse sforzandosi di sorridere. Che pena separarsi. «ChoSo-ya, posso chiederti una cosa?» le disse ad un tratto JaeBum serio in volto. «Dimmi» rispose ChoSo un po’ sorpresa. «Posso restare a dormire da te stanotte?» disse JaeBum tutto d’un fiato.
 
[1] Omo: Espressione coreana che indica sorpresa e stupore, è paragonabile all’ espressione di lingua inglese OMG (“Oh My God”).
[2] Kyeopta: Termine coreano utilizzato per indicare qualcosa di tenero e/o carino. Letteralmente significa “carino/carina/carini/carine”.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 
 
I tuoi occhi innocenti mi dicono di non andare via.
Invece, è come se stessi guardando una bestia spaventosa.
Mi guardi con puri occhi da cervo.
Mi guardi e mi dici
“Incontriamoci domani a quest’ora”.
È il momento per noi di salutarci.
È arrivato per me il momento di portati a casa.
Il momento in cui dobbiamo separarci
arriva tutti i giorni senza mancare.
Non voltarti indietro e corri a casa
Prima che io cambi.
Prima che il lupo dentro di me si svegli.
Prima che la luna piena sorga.
Prima che la luna piena sorga.
Before The Full Moon Rises-GOT7
 
 
«ChoSo-ya, posso chiederti una cosa?» le disse ad un tratto JaeBum serio in volto. «Dimmi» rispose ChoSo un po’ sorpresa. «Posso restare a dormire da te stanotte?» disse JaeBum tutto d’un fiato. Choso rimase senza parole alla domanda di JaeBum. Restò come pietrificata. JaeBum si accorse del cambiamento di ChoSo ma non volle cedere. «Ti prego ChoSo-ya, fammi restare con te stanotte. Oggi mi sei mancata così tanto. Il comeback si sta avvicinando non avremo molto tempo da passare insieme nei prossimi giorni» disse guardandola dritto negli occhi. ChoSo, che era stata colta alla sprovvista dalla strana richiesta di JaeBum cercò di far ragionare quest’ultimo «Jae-JaeBum-ah, n-non credo sia una buona idea. Se qualcuno dovesse accorgersi della tua assenza in dormitorio che farai? Non voglio che tu finisca nei guai per causa mia» disse imbarazzata. In realtà questa non era la sua unica preoccupazione. ChoSo non era mai stata con un ragazzo prima d’ora, desiderava andare per gradi, passare la notte con JaeBum era troppo per il suo cuore che in questi giorni ne aveva passate di cotte e di crude. «Tutti penseranno che io sia in sala prove, quindi, puoi stare tranquilla da questo punto di vista. Poi… se tu non vuoi questa è un’altra questione…» disse fissandola con occhi da cane bastonato. L’insistenza dell’idol fece vacillare i buoni propositi di ChoSo. Con quei lineamenti sul volto così perfetti e quelle parole che gli uscivano dalla bocca, non poteva far altro che cedere. È così, infatti, fu. ChoSo lo guardò ormai rassegnata, aveva vinto lui su tutta la linea. «Ok, entra» esclamò ChoSo con un fil di voce. JaeBum non se lo fece ripetere due volte e tutto contento entrò in casa di ChoSo come se nulla fosse. JaeBum si accomodò nel divano e ChoSo nella poltrona. Lo aveva fatto entrare sì, però si sentiva tanto a disagio. Non sapeva davvero come comportarsi. Non si era mai ritrovata in una situazione del genere. «Non credi di essere troppo lontana?» domandò JaeBum. «Ti lascio spazio nel divano, magari sarai stanco e vuoi sdraiarti» gli rispose ChoSo, che pian piano diventava sempre più rossa in volto. «Vuoi già che mi sdrai?» la punzecchiò JaeBum ridendo. «N-No, non intendevo quello» rispose ChoSo confusa e impacciata. JaeBum scoppiò in una fragorosa risata. «È davvero troppo divertente prenderti in giro. Ahahahahah» confessò JaeBum. «Cosaaa?» disse ChoSo arrabbiata. Si avvicinò a JaeBum per picchiarlo ma lui le bloccò entrambe le mani. «Cosa vorresti fare?» domandò JaeBum. «Voglio picchiarti» rispose decisa ChoSo. «Oh, fallo se ci riesci» la provocò JaeBum intrecciando le sue mani con quelle di ChoSo, la quale provò a dimenarsi ma non riuscì a liberarsi dalla presa e raggiungere il suo scopo. Al primo intenso incrocio di sguardi tra i due, l’atmosfera che si respirava nella stanza iniziò a cambiare. Quegli occhi neri che la fissavano profondamente erano qualcosa cui ChoSo non avrebbe mai resistito, quella era una certezza ormai. JaeBum si avvicinò a ChoSo sempre di più. Lui era seduto sul divano, lei si trovava in piedi dinanzi a lui. Con un gesto deciso JaeBum la spinse a sé e così ChoSo si ritrovò seduta sulle gambe del leader. Quest’ultimo con una mano circondò la vita di ChoSo e con l’altra iniziò ad accarezzarle il volto. La baciò dolcemente per poi allontanarsi da lei e sussurrarle «Perché mi fai quest’effetto? Sento sempre di perdere il controllo di me stesso quando sono con te, non vorrei mai allontanarmi da queste labbra». La testa di ChoSo stava per scoppiare, così come il suo cuore del resto. Adesso sentiva di poter dire di aver conosciuto l’amore. Quello con JaeBum era di sicuro amore. Era tutto così nuovo e diverso per ChoSo, ma allo stesso tempo imbarazzante. I baci di JaeBum pian piano si fecero sempre più impetuosi. La sollevò dal divano a mo’ di principessa senza staccare le sue labbra da quelle di ChoSo. «Dov’è?» domandò JaeBum staccandosi a malincuore. A quella domanda ChoSo restò allibita «Dov’è… cosa?» ribatté. Dopo averla baciata velocemente JaeBum continuò a parlare «La stanza da letto». No, no, no, JaeBum doveva essere impazzito. Fin dove voleva arrivare oggi? No, ChoSo non era assolutamente pronta a tutto questo e istintivamente si liberò dalla presa di JaeBum e tornò a reggersi con i propri piedi. «No, aspetta, stanza da letto? Sei impazzito, forse?» iniziò a farfugliare ChoSo impaurita. Adesso era JaeBum a guardarla stranito. Aveva forse detto qualcosa di sbagliato? In realtà sì, ma molto probabilmente non se ne rendeva conto. Per lui era normale continuare quello che stavano facendo. Sentiva di amare ChoSo, anche se magari non glielo aveva mai detto apertamente come le persone normali. Ma questo era importante? Non bastavano i fatti a dimostrarlo? Ad un tratto pensò che forse i suoi pensieri non coincidessero con quelli di ChoSo. «I-io non sono ancora pronta per questo JaeBum-ah» gli confessò ChoSo alquanto imbarazzata. «Scusa, io non sapevo che per te non andava bene… pensavo…» si scusò JaeBum. «Pensavi cosa? Tu molto probabilmente sei stato con tante ragazze, quindi, non ti ricordi l’imbarazzo della prima volta» disse ChoSo con le lacrime ormai sul punto di fuoriuscire. JaeBum si ricordò delle parole di SoMi, del fatto che lui era il suo primo vero fidanzato e iniziò a maledirsi per essere stato così precipitoso. Si avvicinò a lei lentamente, la abbracciò. «Scusami ChoSo-ya per aver pensato solo a me stesso e non ai tuoi sentimenti. Io spesso do per scontate troppe cose, perdonami. Scusami, sono un pessimo fidanzato». Le lacrime che ChoSo tentava di ricacciare dentro ebbero il sopravvento ed uscirono fuori vittoriose. Ricambiò l’abbraccio di JaeBum. «No, scusa me, invece, ti ritrovi una stupida fidanzata che ha paura di tutto» disse ChoSo singhiozzando. JaeBum la strinse a sé più forte. «Mmmmh, può, allora, questo pessimo fidanzato tenere la mano della sua stupida fidanzata tutta la notte?» chiese JaeBum cercando di far sorridere ChoSo. Fortunatamente ci riuscì. «Sì, può» disse ChoSo asciugandosi le ultime lacrime.
Dopo aver passato tutta la serata a chiacchierare del più e del meno in camera i primi segni di sonnolenza iniziarono a incombere sui due. Con l’ultimo po’ di lucidità che gli restava JaeBum chiese a ChoSo «Prima hai parlato di prima volta. Ti ho messo troppa paura?». «Ad essere sincera un po’ sì. È tutto così nuovo per me. Scusa se non riesco a stare al tuo passo. Diciamo che la mia prima volta l’ho sempre immaginata diversa…» rispose ChoSo imbarazzata. Questa risposta incuriosì JaeBum, tanto da risvegliarlo. «Eeeeh? Adesso sono curioso. Come l’hai sempre immaginata la tua prima volta?» domandò JaeBum. «No, ti prego, non farmi parlare di queste cose. Mi vergogno troppo» rispose ChoSo paonazza in volto. «Dai, ormai voglio saperlo sul serio. Sono troppo curioso. Dai, parla» continuò JaeBum. «Ok, te lo dico ma solo se prometti di non ridere» chiese seria ChoSo mettendosi a sedere sul letto. JaeBum fece lo stesso e insieme intrecciarono i loro mignoli e sfiorarono i loro pollici in segno di promessa. «Spara» le intimò JaeBum. «Be’, ecco… mi piacerebbe trovarmi con il mio lui in un bell’attico con vista sul mare. Così la mattina dopo svegli potremmo guardare il mare abbracciati insieme» disse ChoSo abbassando il capo per l’imbarazzo. «Wow! Sogni in grande tu, eh?» esclamò JaeBum. «Ecco, lo vedi, è una cosa stupida e stai ridendo di me» disse ChoSo mettendo il broncio. «No, non è assolutamente una cosa stupida, è invece un’idea dolce e romantica, mi piace» cercò di rassicurarla JaeBum. «Davvero?» gli chiese voltandosi verso di lui. JaeBum fece cenno di sì con la testa. Si avvicinò poi a ChoSo e le sussurrò «Anche i baci sono vietati stanotte?» le chiese. Stavolta fu ChoSo a prendere per prima l’iniziativa «No, quelli no» e lo baciò. JaeBum sorrise e accolse il bacio di ChoSo. Si allontanò poi leggermente da lei per sussurrarle «Saranghae[1] ChoSo-ya». ChoSo lo guardò sorridente, si avvicinò a lui per sfiorare velocemente le sue labbra e poi rispondere «Nado Saranghae[2] JaeBum-ah».
 
È mattina. ChoSo viene svegliata dal suono familiare della suoneria del suo cellulare. Apre gli occhi e si ricorda della sera precedente, del motivo per cui il volto di quel bellissimo idol è lì vicino al suo. Scuote la testa nel tentativo di risvegliarsi. Prende in mano quell’aggeggio infernale che continua a squillare, per fortuna JaeBum sembra ancora dormire beato. Sulla schermata compare un numero a lei sconosciuto, decide di rispondere e avvicina il cellulare all’orecchio. «Lee ChoSo-ssi?» sente dall’altro capo. Una voce mai udita prima d’ora. «Sì?» pronuncia semplicemente ChoSo. «Chiamo per conto del presidente Park JinYoung». Solo a sentire proferire quelle poche parole ChoSo inizia ad entrare in panico. La prima cosa che gli venne in mente fu quella di svegliare JaeBum, ancora immerso in un sonno profondo accanto a lei. ChoSo scuote JaeBum il quale svegliandosi la guarda con fare interrogativo. ChoSo gli fa cenno di non fiatare. «Per conto del presidente Park JinYoung?» ripeté ChoSo, per far capire a JaeBum la situazione. JaeBum a sentire pronunciare quel nome fece un balzo e per poco non cadde dal letto. Nella mente dei due amanti circolava un unico pensiero “Perché questa chiamata di mattina così presto? Aveva già scoperto tutto?”. ChoSo continuava a fare cenno a JaeBum di non far rumore. «Sì, il presidente vorrebbe incontrarla al più presto, se è possibile». «V-vuole incontrarmi?» iniziò a balbettare ChoSo. JaeBum la guardò preoccupato, le prese la mano e la strinse forte. Quel contatto in qualche modo rassicurò il cuore di ChoSo, la fece sentire come al sicuro. «Sì, vorrebbe vedere le foto scattate fino ad ora, soprattutto quelle scattate fuori, le verrebbe bene presentarsi nel suo ufficio oggi pomeriggio alle 18?» domandò la persona all’altro capo del telefono. Tutti i muscoli di ChoSo si rilassarono all’istante, se fosse stata in piedi molto probabilmente si sarebbe ritrovata per terra. «Per le foto? Oh, sì, sì, certo. Va benissimo come orario» disse tutto d’un fiato. Anche JaeBum fece un sospiro di sollievo. Questa volta l’avevano passata liscia ma fino a quando sarebbe stato così? Dopo aver formalmente salutato il suo interlocutore ChoSo chiuse la chiamata. Decisamente la giornata di oggi non poteva iniziare in modo peggiore ma fortunatamente c’era JaeBum accanto a lei a rendere tutto migliore. «Accidenti! Credevo che il mio cuore si sarebbe fermato da un momento all’altro» confessò JaeBum. «A chi lo dici», gli fece eco ChoSo. «So che dovrei prepararmi all’eventualità di essere scoperti ma, come dire, adesso non ero abbastanza preparato ma ti prometto che in futuro non sarà così ChoSo-ya, perciò abbi fede in me, ok?» disse JaeBum prendendo entrambe le mani di ChoSo, la quale fece un cenno di approvazione con la testa. Doveva fidarsi di JaeBum, se lui era al suo fianco, nulla poteva andare storto, di questo era ormai sicura.
 
Durante la mattina ChoSo fu impegnata con gli scatti singoli di YoungJae. Nel pomeriggio come richiesto dal presidente, si recò al JYP Building. ChoSo in cuor suo era molto agitata. Sperava davvero di fare una buona impressione. Se prima o poi la sua storia con JaeBum fosse saltata fuori, sarebbe utile aver dato una buona immagine di sé al presidente. Doveva mettercela tutta e mostrare tutta la sua professionalità e bravura. Con la testa colma di tali pensieri varcò la soglia della porta dell’ufficio di Park JinYoung.
 
La riunione tra i due durò più del previsto. ChoSo, infatti, uscì da quell’ufficio ben tre ore dopo. Il presidente le era sembrato una persona gentile e con le idee ben chiare. Aveva a cuore i suoi affari, certamente, ma teneva altrettanto a cuore i membri del gruppo, parlava di loro come fossero i suoi figli. ChoSo trovò questa caratteristica davvero lodevole per un presidente di una grande azienda. Fortunatamente anche ChoSo aveva dato una buona immagine di sé, il suo lavoro, infatti, fu egregiamente lodato dal presidente. Le promise addirittura di contattarla per lavori futuri. Fosse stata qualche settimana fa ChoSo sarebbe scappata a gambe levate pur di non lavorare nel mondo degli idol ma adesso era tutto diverso, questo grazie a JaeBum, l’uomo che le aveva rivoluzionato la sua intera esistenza, così come amava definirlo lei. Nonostante i complementi c’era qualche piccola modifica da attuare, per quanto riguardava alcuni effetti, cosa da poco, qualcosa che comunque ChoSo pensò di risolvere in serata stesso e l’indomani mostrarla al presidente. ChoSo sentì il suo cellulare squillare, guardò il nome sulla schermata con un sorriso e rispose alla chiamata «JaeBum-ah dimmi». «ChoSo-ya sei ancora qui? Al JYP Building?» domandò JaeBum dall’altro capo del telefono. «Sì, sono appena uscita adesso dall’ufficio del presidente». «Adesso? Dopo tre ore? Di cosa avete parlato per tutto questo tempo? Comunque, i membri sono appena ritornati in dormitorio, vuoi venire in sala prove a farmi un po’ di compagnia?». «Ok, ma anche io devo lavorare stasera, devo modificare qualche foto ma fortunatamente ho tutto quello che mi serve con me». «Bene, ti aspetto allora. Ricordi dov’è la sala prove?». «Sì, Sì, arrivo subito». ChoSo chiuse la chiamata e si diresse verso la sala prove. Non vedeva davvero l’ora di incontrare il suo adorato JaeBum.
Si era ormai fatto davvero tardi, dalla parete interamente ricoperta di specchi JaeBum vide ChoSo addormentarsi nella panca adagiata alla parete di fronte con ancora vicino il computer acceso. JaeBum le si avvicinò. Doveva essere davvero stanca, pensò. In questi giorni non aveva solo lavorato molto ma aveva provato diverse emozioni che molto probabilmente l’avevano sfinita. JaeBum prese una coperta dall’armadietto vicino. La distese su ChoSo. Si sedette accanto a lei, le accarezzò il volto, spostò i capelli dalla fronte di ChoSo e la sfiorò con le sue labbra. Ad un tratto si aprì la porta della sala prove e si sentì urlare «Sorpresa!». JaeBum fu colto in flagrante per la seconda volta, si allontanò subito da ChoSo rosso in volto e si ritrovò le facce sbalordite dei membri dinanzi. Solo Bam Bam ebbe il coraggio di pronunciare con un fil di voce «Hyung… cosa stavi facendo?».
 
[1] Saranghae: Termine coreano. Letteralmente significa “Ti amo”.
[2] Nado Saranghae: Termini coreani. Letteralmente significano “Anche io ti amo”.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
 
 
Tu pensi che io non sappia che ti piaccio.
Questo era così tenero in te,
così tenero.
Vorrei far finta di non saperlo
ma non ce la faccio più a nasconderlo.
Io so tutto, dai vieni qui, non evitarmi più.
A˷ Io so tutto
ma perché continui a nasconderlo?
È già tutto scritto nella tua faccia, che ti piaccio.
A˷ Perché guardi lontano dopo che mi guardi?
Io so già tutto. A˷ A˷
A-GOT7
 
 
«Hyung… cosa stavi facendo?» disse Bam Bam a voce bassa. JeaBum, colto in flagrante per la seconda volta, era davvero agitato. Cosa diamine poteva inventarsi adesso? Probabilmente nulla, si sentiva con le spalle al muro. «I-Io non stavo facendo nulla che vi riguardi» iniziò a farfugliare. I volti dapprima sorpresi dei membri lasciarono presto spazio ad un’espressione sorridente e divertita. All’improvviso JaeBum si ritrovò tra le braccia di Jackson. «Oh JaeBum-ah pensavi davvero che non lo sapessimo?» disse, stritolando il leader. «Povero stolto» gli fece eco JinYoung. «C-Cosa? Voi sapevate tutto? È stato YuGyeom-ah a svuotare il sacco, non è vero?» disse JaeBum additando il maknae cercando di liberarsi dalla presa di Jackson. «Eeeh? Cosa c’entro io in tutta questa storia? Se proprio vuoi saperlo, siccome pensavo fossi qui, ho insistito per trattenere gli altri in dormitorio e non venire qua a disturbarti ma loro si sono impuntati, quindi, che altro potevo fare?» cercò di discolparsi il maknae. «Ha ragione YuGyeom-ah, quindi, era per questo che continuavi a dire di restare in dormitorio, eh?» gli disse YoungJae. Il maknae rispose alla provocazione alzando solamente le spalle in segno di sconfitta. «Mmmmh…», ChoSo, iniziò a fare strani versi, sembrava si stesse risvegliando dal sonno profondo nel quale era caduta. JaeBum se ne accorse e fece cenno ai membri di non fiatare e li condusse silenziosamente nella piccola stanza adiacente alla sala prove. «Si può sapere perché ci hai trascinato qui?» chiese JinYoung una volta dentro la stanza. «Non avete notato che ChoSo stava per svegliarsi? La conosco si sarebbe imbarazzata da morire trovandovi lì tutti riuniti come se foste al suo capezzale, e poi è molto stanca, vorrei che riposasse il più possibile» disse, infine, con un’aria leggermente preoccupata. «Ooooh oooh, il nostro leader sa bene come prendersi cura della sua fidanzata» disse Bam Bam, provocando un risata generale nella stanza. JaeBum lo fulminò praticamente con gli occhi. Mark, che non aveva aperto bocca fino ad allora, si avvicinò al leader, posò una mano sulla sua spalla «JaeBum-ah sono davvero felice di vederti così. Prima avevi un’espressione così rilassata che non vedevo da tantissimo sul tuo volto. Credimi, tutti noi eravamo davvero preoccupati ultimamente. Volevamo parlartene ma nessuno di noi trovava il coraggio o comunque la giusta modalità per affrontare il tutto. Se una ragazza è riuscita a risvegliarti dal torpore in cui eri sprofondato allora noi non possiamo esserne più che felici. Lo abbiamo capito che da qualche giorno c’era qualcosa di diverso in te, una luce nei tuoi occhi che da tanto tempo si era spenta, adesso, come per magia, si è riaccesa. Come potevamo non accorgercene? Certo, ci hanno anche aiutato le tue svariate assenze alle prove» disse ridendo per poi continuare «Se lei è riuscita a cambiarti così vuol dire che per te lei è una persona importante. Non perderla JaeBum-ah, noi ti aiuteremo quanto il più possibile per proteggere il vostro legame. Non sei solo, anzi, non siete soli, potrete sempre contare su di noi. Siamo una famiglia, no?». Dopo aver pronunciato queste parole Mark abbracciò il suo leader, al quale qualche lacrima iniziò a rigargli il viso. Tutti fecero lo stesso. Sapevano che il leader non era molto bravo ad esprimere i suoi sentimenti e le sue emozioni, quindi, capirono e si strinsero tutti attorno a lui, stringendolo il più forte possibile. «Yah! Vi ho sempre detto che odio tutta questa skinship[1], quindi, adesso allontanatevi, per favore» disse JaeBum sempre più imbarazzato. Così come il leader aveva ordinato tutti si allontanarono ridendo. «Forse non è cambiato poi così tanto» fece notare Jackson. «Forse cambia solamente se si trova davanti la fotografa?» continuò YoungJae. «Sì, è probabile» gli fece eco JinYoung. Tutti scoppiarono nuovamente a ridere, era da tanto che non si respirava un’atmosfera del genere quando erano tutti insieme, era davvero confortevole. «Non pensate di esservi presi gioco di me abbastanza per stasera?» gli intimò JaeBum. Ad un tratto si sentì bussare alla porta «Jae-JaeBum-ah?» e una vocina si sentì provenire dall’esterno. «Oh no, ChoSo si è svegliata. State zitti per favo…» non ebbe neanche il tempo di completare la frase che Jackson aprì la porta «Prego, entra pure fotografa» le disse. ChoSo, come aveva previsto JaeBum, si vergognò alla vista di tutti i membri lì riuniti. Restò praticamente pietrificata dinanzi l’uscio della porta. JaeBum, ovviamente, si accorse subito della situazione e raggiunse ChoSo e la afferrò per mano, il che suscitò nuovamente l’ilarità dei membri. «Ooooh Ooooh avete visto che leader figo che abbiamo?», Bam Bam e le sue battute provocarono nuovamente una risata generale nei membri che mise ancora di più in imbarazzo ChoSo. Sapevano già tutto?-pensò ChoSo. Come se JaeBum le avesse letto il pensiero, pronunciò le seguenti parole «Se ti stai domandando se sanno tutto, Sì lo sanno. Se ti stai domandando se sono stupidi di natura, Sì lo sono». «Stupidi di natura? Oh, allora tu sei lo stupido più stupido dato che sei il nostro leader» gli fece notare JinYoung con la sua solita aria di superiorità. YuGyeom si avvicinò a ChoSo. «ChoSo-ssi, scusaci se sembriamo strani, ma il motivo è che siamo davvero felici di vedere il nostro leader provare nuovamente emozioni e sentimenti, siamo talmente contenti di vederlo “vivo” che non riusciamo a trattenerci, come vedi» le spiegò. «Grazie fotografa» continuò Jackson. Adesso ChoSo si sentiva meno in imbarazzo, erano dei cari ragazzi, si notava da lontano un miglio il bene che provavano nei confronti del loro leader, dovevano essersi preoccupati davvero parecchio ultimamente a causa del suo strano comportamento. L’imbarazzo pian piano si trasformò in conforto. «Ah, già che ci siete, perché siete venuti?» domandò JaeBum. «Perché siamo venuti, dici?» ribatté Mark. «A dire la verità volevamo farti una sorpresa, volevamo allenarci un po’ con te e poi farti sputare il rospo sulla tua storia d’amore, le cose sono andate diversamente da come previsto ma in qualche modo abbiamo raggiunto il nostro scopo» spiegò YoungJae alquanto soddisfatto. «Io la butto lì… Soju e birra?» propose Jackson. «Sììììì» risposero i membri in coro. JaeBum guardò ChoSo in cerca di una possibile approvazione. ChoSo ricambiò lo sguardo di JaeBum e fece un cenno di consenso con la testa sorridendo. Fu così che ChoSo passò la sua prima serata a bere e a scherzare con la “famiglia” del suo fidanzato.
 
La mattina successiva ChoSo e KiKwang furono impegnati con le foto di Jackson e nel pomeriggio si ritrovò nuovamente al JYP building per mostrare al presidente Park JinYoung il lavoro effettuato la sera precedente sulle modifiche da lui espressamente richieste. Il presidente fu davvero soddisfatto del lavoro di ChoSo e del suo studio. Quando ChoSo, tutta contenta, stava per uscire dall’edificio, sentì il suo telefono vibrare. Controllò, un messaggio di MinYoung su Kakao Talk. Lo aprì - Io, te e SoMi, possiamo considerare conclusa la nostra amicizia, sempre se così si possa definire. Grazie per avermi escluso dai vostri affari, probabilmente non avete bisogno di me, quindi, vi lascio libere di coltivare la vostra amicizia come meglio credete, ADDIO - ChoSo rilesse più volte quel messaggio. All’inizio pensò ad uno scherzo, l’uno aprile è ancora lontano. Cosa diamine stava succedendo? Cosa significava davvero quel messaggio mandato così all’improvviso? La prima cosa che le venne in mente fu di chiamare l’amica ma quest’ultima sembrava avesse spento il suo cellullare, decise di ripiegare su SoMi. «SoMi-ya, mi spieghi cosa sta succedendo per favore?». Dall’altro capo del telefono sentì solo i singhiozzi dell’amica. «SoMi-ya, stai piangendo? Perché? Cosa succede? Parla per favore» la incoraggiò l’amica. «Cho-ChoSo-yaaaa…» si sentì solo proferire. ChoSo che si trovava ancora ferma dinanzi la seconda entrata del JYP Building si sentì afferrare per un braccio, si voltò e vide un YuGyeom visibilmente preoccupato. «YuGyeom-ssi?» esclamò ChoSo e subito sentì SoMi chiudere la chiamata. «ChoSo-ssi…» disse YuGyeom ansimando, probabilmente era corso lì dalla sala prove. «Era SoMi quella al telefono?» disse con quel poco di fiato che gli restava. «Sì, era lei. Qualcuno vuole gentilmente spiegarmi cosa sta succedendo?» gli domandò ChoSo, che stava iniziando a preoccuparsi seriamente della situazione. Prima lo strano messaggio di MinYoung, poi i singhiozzi di SoMi al telefono e infine YuGyeom che la blocca in maniera così enigmatica all’uscita dell’edificio. Si può sapere davvero che diamine succede?-pensò ChoSo. «Non restiamo qui a parlare, potrebbero esserci occhi indiscreti entriamo dentro». YuGyeom fece accomodare ChoSo in una stanza dell’edificio che pareva essere vuota. Chiuse la porta. «Adesso se sai qualcosa parla, per favore». L’espressione sul volto di YuGyeom si fece sempre più seria. «Non so cosa sia successo di preciso ma stamattina SoMi mi ha chiamato in lacrime, ha detto di voler rompere con me, che non potevamo più stare insieme. Allora ho iniziato a domandarle il perché di una scelta così frettolosa. Lei mi ha detto che lo faceva per il bene di una sua amica. Ha anche detto di non meritarsi questo fidanzamento, ha parlato di se stessa come una persona orribile. Non mi ha dato neanche il tempo di risponderle prima di chiudere la chiamata. ChoSo-ssi ti ho visto uscire dalla stanza del presidente così mi sono precipitato da te sperando tu potessi darmi maggiori informazioni ma a quanto pare non è così» confessò scoraggiato il maknae. Nella testa di ChoSo frullavano mille pensieri. Perché SoMi e MinYoung si stavano comportando così? Che l’amica cui SoMi si riferisse fosse proprio MinYoung? Ma perché poi? C’era stato sicuramente un incontro tra le due. Che cosa era successo esattamente? ChoSo si avvicinò a YuGyeom per tranquillizzarlo. «Calmati YuGyeom-ssi, troveremo la verità e chiariremo tutta questa storia. È ovvio che SoMi non volesse affatto finirla con te. Deve esserci qualcosa sotto. Proverò a scoprirlo». «Spero davvero sia così. So che stare con me non è facile. Possiamo vederci solo furtivamente e so come questo possa essere difficile per una ragazza sensibile come lei. So che la nostra storia è iniziata per gioco ma adesso non voglio e non posso rinunciare a lei. Sentirla piangere al telefono stamattina è stato un duro colpo, mi ha spezzato il cuore, non voglio che tutto questo sia a causa mia. Voglio fare qualcosa ma sento di avere le mani legate. È tutto il giorno che provo a chiamarla ma lei non mi risponde. Non so davvero cosa fare ChoSo-ssi» disse con gli occhi che iniziavano ad inumidirsi. ChoSo posò una mano sulla sua spalla, voleva con quel piccolo gesto mostrargli tutta la sua solidarietà. Doveva assolutamente scoprire cosa fosse successo.
ChoSo lasciò tornare YuGyeom ai suoi allenamenti e gli promise che avrebbe indagato fino in fondo su quella storia. Si diresse verso casa di MinYoung decisa a farsi confessare tutto. Dopo si sarebbe recata anche da SoMi. Fermò un taxi e comunicò l’indirizzo all’autista. Dopo dieci minuti si ritrovò dinanzi alla porta dell’appartamento di MinYoung, suonò. La proprietaria aprì la porta ma la sua espressione cambiò alla vista di quella che lei considerava ormai un’ex amica. «Toh, chi abbiamo qui. Perché non vai a casa della tua cara amica SoMi anziché venire qua e perdere il tuo tempo dato che non abbiamo nulla da dirci?» le disse con un tono di voce aspro MinYoung. «Non credi che io debba sapere almeno il perché di quel messaggio?» ribatté ChoSo convinta di non dover mollare. «Oh! Puoi chiederlo alla tua migliore amica, non credi? Voi due vi dite sempre tutto, no? Parlate anche di questo allora. O forse ti ha già detto tutto e sei venuta fin qui solo per deridermi?». «Non capisco davvero il motivo di queste tue parole così dure. Si può davvero sapere che cosa è successo tra te e SoMi? Perché è in lacrime da stamattina?». «In lacrime da stamattina? Come al solito tu ti preoccupi solo di lei! Io, invece, sono stata felice tutto il giorno, sai? Se davvero non sai come sono andate le cose come puoi sempre difenderla a prescindere?» le domandò MinYoung con un tono di voce decisamente alto rispetto ai suoi standard. «Non credi che se io sia qui è perché mi preoccupo anche di te? Vuoi spiegarmi cosa è successo?» controbatté ChoSo. «Puoi benissimo farti spiegare tutto dalla tua migliore amica. Noi due non abbiamo più niente da dirci» disse MinYoung chiudendo bruscamente la porta dietro di sé. ChoSo non sapeva davvero cosa fare in quel frangente. Perché le sue amiche si stavano comportando così? Le lacrime iniziarono a fuoriuscire, guardandole ChoSo pensò di essersi rammollita. Prima considerava se stessa una ragazza abbastanza forte, adesso quel pensiero iniziava a scricchiolare. Iniziò a vagare per le strade senza una meta. Si era fatto buio da un bel po’ ma ChoSo, così persa nei suoi pensieri, non se ne accorse. Sentì il suo telefono vibrare. Rispose alla chiamata «ChoSo-ya dove sei?» le domandò JaeBum alquanto preoccupato dall’altro capo del telefono. «Jae-JaeBum-ah…» ChoSo incominciò a singhiozzare sempre più forte. «Hey, che succede? YuGyeom-ah era preoccupato e mi ha raccontato quello che sapeva. Dove sei adesso?». ChoSo si guardò intorno, non riusciva neanche lei a capire dove fosse, quella era una zona che non conosceva molto bene. «I-Io non lo so JaeBum-ah» confessò. «Tranquilla, mandami la posizione con il GPS arrivo subito da te, non ti muovere di lì». ChoSo fece come JaeBum le aveva indicato. Dopo all’incirca un quarto d’ora JaeBum trovò ChoSo seduta sugli scalini di un vecchio negozio chiuso con il volto in lacrime. Lui era venuto in auto, auto presa in prestito da Mark hyung, così la invitò a salire alla svelta prima di essere riconosciuto. Vedere il viso di ChoSo così spento e in lacrime spezzò il cuore di JaeBum. Decise di non dire nulla per il momento e intrecciò solamente la sua mano con quella di ChoSo per qualche secondo, prima di cambiare la marcia dell’auto.
JaeBum fermò la macchina in una bellissima spiaggia. Il cielo era limpido e le stelle illuminavano la volta celeste. Era ancora inverno, quindi, quel luogo era praticamente deserto. JaeBum invitò ChoSo a scendere dalla macchina e a godere del panorama. ChoSo scese dalla macchina. Lei e JaeBum si accomodarono sulla spiaggia. ChoSo raccontò a JaeBum tutto quello che le era accaduto. Non riusciva davvero a dare un perché a tutta quella situazione. JaeBum la strinse di più a sé. «Tranquilla sono sicuro che ce la farai a risolvere questa complicata situazione. Vedrai che dopo, tu e le tue amiche, tornerete più unite che mai. E te lo dice uno che ne ha fatte di litigate con i suoi amici e quegli stupidi come vedi sono sempre lì a preoccuparsi per me» disse JaeBum tentando di far sorridere ChoSo. Quest’ultima ricambiò il dolce abbraccio dell’idol. Tra le sue braccia sentiva di poter ritrovare un po’ di tranquillità. Ad un tratto sentì JaeBum solleticarle la pancia «Non va bene, devi sorridere di più… proviamo con questo». «Yah… ahahahah… JaeBum-ah smettila ti prego!» dichiarò ChoSo sdraiandosi disperata sulla sabbia «Ora va un po’ meglio ma si può fare di più» disse JaeBum aumentando la dose di solletico. «JaeBum-ah… ahahahahah… sm-smettila sul ser…». I suoi occhi si persero nei profondi occhi scuri di JaeBum, che buon per lei aveva smesso di solleticarla. Il volto di JaeBum si avvicinò a quello di ChoSo «Ecco, il tuo volto sorridente è quello che maggiormente preferisco» le disse prima di baciarla dolcemente.   
 
[1] Skinship: È un termine che viene utilizzato in Corea per indicare i contatti fisici tra le persone, come per esempio tenersi per mano o abbracciarsi.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13
 
 
Dannazione! Perché mi compari a lui?
Devo attraversare tutto questo per saperlo?
Non sono forse abbastanza per te?
Un tuo giorno senza di me sono sicuro che non andrà bene.
Ascolta, chissà, tu sei solita ascoltare la mia voce tutti giorni,
probabilmente ne sei dipendente
e non riusciresti a dormire senza sentirla.
O forse il “il tipo ideale” di cui parli di solito
più di mille volte è meglio per te.
Aspetta e vedi come sarà ogni giorno.
Chi è quello? Non importa, al tuo fianco
io sono il meglio per te, basta compararmi ad altri uomini.
GOT7-Who’s That
 
 
Quella mattina ChoSo dopo aver completato gli scatti singoli di Bam Bam era fermamente convinta di poter e dover risolvere il putiferio causato dalle sue amiche. Lei, MinYoung e SoMi avevano condiviso gli anni più belli della loro vita, avevano condiviso momenti belli e momenti brutti, non poteva finire tutto così, bisognava trovare una soluzione e subito, pensò ChoSo. Questa volta decise di passare prima da casa di SoMi e poi l’avrebbe convinta ad andare insieme a casa di MinYoung, anche se avesse dovuto trascinarla per strada, l’avrebbe fatto. Parlare tutte e tre insieme di presenza era l’unico modo possibile per affrontare la situazione, o almeno questo era quello cui ChoSo credeva.
ChoSo arrivò dinanzi la porta dell’appartamento di SoMi. Suonò. Nessuna risposta. Decise di insistere. Suonò nuovamente. Ripeté l’azione svariate volte, finché si ricordò di avere il codice d’accesso dell’appartamento dell’amica, lo digitò e la porta si aprì accompagnata dal consueto “bip” di approvazione del codice inserito. Così come ChoSo sospettava, trovò SoMi distesa sul letto di camera sua in lacrime. Quest’ultima si accorse della presenza dell’amica. «Cosa ci fai qui?» disse singhiozzando. «Sono venuta per una passeggiata! Si può sapere che domande fai?! Lo vedi come sei ridotta? È da ieri che piangi ininterrottamente, non è vero?» disse ChoSo. L’amica non replicò, ma il suo silenzio valeva più di mille risposte. ChoSo si avvicinò a SoMi. «SoMi-ya si può sapere che cosa è successo? Posso finalmente sapere come sono andate le cose? Se non so nulla, non posso far niente per risolvere la situazione, capisci?» cercò di farla ragionare ChoSo. SoMi si voltò dall’altra parte «Purtroppo ormai non c’è nulla che tu possa fare per risolvere la situazione». «Questo fallo decidere a me» ribatté decisa ChoSo. Dopo qualche istante di silenzio SoMi si sedette sul letto, si girò verso ChoSo e iniziò a raccontarle tutto. «Ieri mattina ero fuori per delle commissioni e per caso ho incontrato MinYoung-ah, avevamo entrambe del tempo libero così decidemmo di prendere qualcosa al nostro solito coffee shop, eravamo proprio lì a due passi, avevamo appena ordinato quando dissi a MinYoung-ah di dover andare in bagno un attimo, oh non l’avessi mai fatto, lasciai il cellullare lì sul tavolo. Proprio quando mi trovavo in bagno, il cellullare ha iniziato a squillare. Quando sono tornata ho trovato MinYoung-ah un po’ incavolata perché casualmente aveva letto sullo schermo durante la chiamata “My Little Love <3” e voleva ovviamente delle spiegazioni. Le ho spiegato che non le ho detto nulla perché era una storia complicata. Allora lei ha insistito, ho confessato tutto. Le ho parlato di YuGyeom-ah, lei mi ha poi chiesto se tu sapessi di tutta questa storia, e io le ho detto di sì, non pensavo che sarebbe successo tutto questo putiferio. Le ho spiegato che anche tu lo hai scoperto casualmente, lei ha iniziato a pensare che noi due ci vedessimo a sua insaputa e che addirittura sparlassimo di lei, non so perché ha iniziato ad uscire fuori tutta questa storia, poi ha concluso dicendo che noi due non siamo più sue amiche e che forse non lo siamo mai state. Allora io in preda alla disperazione ho chiamato YuGyeom-ah per rompere la nostra storia, pensavo di risolvere tutto rinunciando a qualcosa d’importante, volevo dimostrare a MinYoung-ah quanto tengo a lei ma purtroppo come vedi non è servito a niente se non a far soffrire un’altra persona in più» confessò amareggiata SoMi. ChoSo ascoltò in silenzio la storia di SoMi senza interromperla. Dopo qualche minuto di riflessione riprese la parola «Si può sapere quanto siete stupide voi due? È solo per questo che si è creata tutta questa maledetta situazione? Adesso tu ti alzi da questo letto e andiamo dritte dritte da MinYoung-ah, forza!». SoMi inizialmente restia alla proposta dell’amica dovette infine cedere per via della sua insistenza. Quando ChoSo si metteva qualcosa in testa non tornava più indietro. Non c’era nessun “no” che avrebbe potuto fermarla. Riuscì a far alzare SoMi da quel dannatissimo letto e insieme si diressero verso casa di MinYoung.
La reazione di MinYoung nel trovarsi di fronte quelle che ormai lei considerava le sue ex amiche era proprio quella che ChoSo si aspettava. «Se siete venute qua con l’intenzione di far pace e prendervi gioco di me, avete proprio sbagliato persona». Questo fu il benvenuto di MinYoung. «Credo che almeno dovremmo provare a parlare e a discuterne come persone adulte, non credi? Sarebbe meglio smetterla con questi atteggiamenti infantili, e mi riferisco ad entrambe» disse ChoSo, provocando un senso di vergogna nelle sue amiche che come risposta abbassarono il capo. MinYoung, anche se di controvoglia, fece entrare ChoSo e SoMi. Una volta sedute fu ChoSo a prendere per prima la parola «Allora, adesso vediamo di risolvere per bene questa situazione». Nessuna delle due amiche sembrava propensa ad aprire bocca. «Ok, vediamo di non tirarla per le lunghe. Ho sentito la versione dei fatti di SoMi-ya, adesso tu MinYoung-ah, sputa il rospo, voglio sentire il tuo pensiero in proposito» le intimò ChoSo. Dopo qualche secondo di silenzio MinYoung iniziò ad esporre il proprio pensiero «Ok, se vuoi sapere come la penso, te lo dirò. Quando ho visto il cellulare di SoMi-ya squillare ho letto la schermata, dato che era praticamente sotto miei occhi, ero molto felice per lei. So che di solito è un tipo che non riesce a tenersi tutto dentro, se stava tenendo la sua storia d’amore nascosta ho subito pensato che avesse i suoi buoni motivi e che sicuramente stesse mettendo a dura prova il suo essere per non riuscire a parlarne a nessuno. Quando è uscita dal bagno volevo solo stuzzicarla un pochino, non pensavo vuotasse il sacco così facilmente. Ero davvero felice per lei, so che non sarebbe stato facile per lei un amore del genere, da tenere sotto copertura ma ho visto una luce particolare nei suoi occhi e questo mi ha rincuorato, mi ha fatto pensare che tra loro sarebbe durata. Poi mi ha raccontato del fatto che tu lo sapevi già… da lì ho iniziato a pensare di essere stata lasciata in disparte, cioè adesso voi due avete i vostri begli idol, vivete una situazione molto simile, non avete più bisogno di me, no?» confessò MinYoung e le lacrime cominciarono a rigarle il volto. ChoSo e SoMi si alzarono all’istante e abbracciarono l’amica. «Sei davvero una sciocca a pensare queste cose, lo sai?» le disse ChoSo stringendo l’amica sempre più forte. I singhiozzi di MinYoung si fecero sempre più forti. Adesso non era la sola a piangere, anche ChoSo e SoMi si ritrovarono nella sua stessa situazione. «Scusami davvero MinYoung-ah per non avertelo detto prima, ma davvero non ne ho avuto il coraggio, so che di te posso fidarmi. Non so cosa mi sia preso. Dovevo dirtelo subito come ha fatto ChoSo-ya. Perdonami per essere stata così stupida. Ma non dire più che non sei nostra amica. Senza di te la nostra amicizia non sarebbe completa. MinYoung-ah, ti prego perdonami» disse SoMi, ormai completamente in lacrime. MinYoung non rispose, strinse solamente più forte le sue amiche, perché sì, loro resteranno sempre le sue amiche più care, ormai lo aveva capito definitivamente. La pace era fatta! «MinYoung-ah non dire mai più quello che hai detto prima. Il tuo cervello è fondamentale nella nostra amicizia. Una testa calda come me e una pazza come SoMi-ya, cosa potremmo mai combinare se ci abbandoni, eh?» disse ancora in lacrime ma stavolta con un sorriso sulle labbra. Le amiche si staccarono dalla presa e pian piano tornarono ai loro posti. «Non voglio tornare a casa, voglio restare con voi» iniziò a fare i capricci SoMi. «Quando la finirai con questi capricci, eh?» disse MinYoung fingendo un’aria disperata. «Oh, avanti, lo so che anche tu non vedi l’ora di passare una notte fantastica con le tue migliori amiche» la stuzzicò ChoSo. «E ok, va bene, mi avete convinto. Restate pure qui stanotte, ma sappiate che non vi cederò il mio letto, dormite pure qui nel divano» disse MinYoung fingendo un’aria da dura. «E allora anche tu resterai qui con noi» le disse SoMi tirandola giù dal divano. ChoSo fece lo stesso e tutte e tre fecero un bel capitombolo per terra. Finalmente le loro risate tornarono. «La vostra stupidità mi è mancata troppo» confessò MinYoung. «Su, allora parlatemi dei vostri famosi fidanzati. Come stanno andando le vostre storie d’amore? Come sono gli idol nella vita quotidiana? Sono curiosa, parlate, parlate» le incitò MinYoung. «Stare con YuGyeom-ah è così… ah, non si può descrivere a parole. Ovviamente è il membro più bello del suo gruppo, è così dolce» gli occhi di SoMi sembrarono trasformarsi in due piccoli cuori. «Hey, membro più bello del suo gruppo? Tsk! Lo sanno tutti che il più bello di tutti è il mio JaeBum-ah, non lo sai che lui è il “face of the group”, eh?» ribatté ChoSo. «Omo, da quando tu sai cose come questa ChoSo-ya? Mi sorprendi! Vuoi mettere a confronto il fisico del mio YuGyeom-ah con quello di JB? Il mio YuGyeom-ah è così bello e slanciato!» continuò SoMi. «Stai forse dicendo che JaeBum-ah è basso e tozzo? Ma non hai visto i suoi abs? Credi che il tuo moccioso li abbia? E poi non hai mai visto i suoi occhi magnetici? Sei cieca forse?» respinse l’accusa ChoSo. Ok, qualcuno decisamente doveva mettere un freno a quelle due. «Va bene, va bene, ho capito, ho capito. I vostri ragazzi sono delle bellezze rare. Ma adesso potete smetterla per favore? E se poi volete proprio saperlo non credo che siano loro i più belli del gruppo» si intromise MinYoung. «Eeeeh?» pronunciarono all’unisono ChoSo e SoMi. «Che c’è? Non posso avere un bias[1] nei GOT7?» le guardò MinYoung stupita. «Sì, solo pensavo che tu avessi smesso di ascoltare questi gruppi. Cioè criticavi SoMi-ya perché lo faceva fino a poco tempo fa!» le disse ChoSo. «Sì è vero, ma ultimamente ho ripreso ad ascoltare gruppi musicali, mi hai incuriosito tu ChoSo-ya, con il tuo nuovo lavoro e ho scoperto che alcune canzoni sono davvero carine, fresche e orecchiabili. Quindi, conoscendoli, anche io ho il mio preferito» spiegò semplicemente MinYoung. «Cosaaa? Adesso sono curiosa di sapere chi è! Chi è? Sputa il rospo!» le intimò SoMi. «Ok, Ok, secondo me il più bello è Mark, non è anche il visual? Non credo ci sia nient’altro da aggiungere» rispose MinYoung. Fu così che le tre amiche passarono la loro serata. Erano solo piccole sciocchezze e lo sapevano bene ma questo bastava per farle sorridere. ChoSo, infine, consigliò SoMi di chiamare YuGyeom e raccontargli tutta la verità. Tutto ormai sembrava essersi risolto o perlomeno così sembrava.
 
La mattina successiva ChoSo si diresse al JYP Building, aveva completato il lavoro degli scatti singoli, non aveva ancora finito il lavoro ma far vedere tutto al presidente e dirigersi in quel luogo era comunque un’occasione preziosa per incontrare il suo JaeBum, quindi, non si sarebbe mai lasciata sfuggire un’occasione così ghiotta. Dopo aver portato a termine il suo lavoro, decise di passare in sala prove con la scusa di salutare i ragazzi e fare una sorpresa a JaeBum. Non gli aveva detto, infatti, della sua venuta, proprio per fargli una sorpresa. Si trovò a passare da una stanza e sentì provenire da lì la voce di Jackson, non ci pensò due volte ad entrare, istintivamente pensò che tutti i membri si trovassero lì dentro. «Sorpres…» non ebbe neanche il tempo di completare la parola che restò confusa alla vista davanti ai suoi occhi. Trovò, infatti, Jackson che stava baciando una ragazza. Appena accortasi della situazione imbarazzante nella quale si era ritrovata, chiuse la porta dietro di sé e scappò via. Jackson d’istinto la seguì. ChoSo era appena uscita fuori dall’entrata principale dell’edificio. Si sentì afferrare per un braccio. Si voltò e vide il volto preoccupato di Jackson. Restarono in quella posizione per qualche secondo. «ChoSo-ssi per favore fammi spiegare la situazione, non andartene così, la cosa mi farebbe preoccupare molto» le chiese Jackson. ChoSo che non aveva mai visto un’espressione del genere sul volto dell’idol gli diede ascolto e decise di non opporre resistenza. Tenendola per un braccio Jackson la condusse nuovamente dentro l’edificio, ignaro degli occhi indiscreti che avevano fatto da spettatori alla scena. Jackson fece entrare ChoSo in una delle stanze vuote dell’edificio. «ChoSo-ssi ascoltami per favore, ma ti prego di non parlarne a nessuno. Nemmeno JaeBum-ah deve sapere di questa storia, ok?» disse Jackson sempre più cupo in volto. A tanta serietà e preoccupazione ChoSo non potè far altro che rispondere positivamente. Fece solamente un accenno di consenso con la testa. «Bene…» iniziò il discorso Jackson «Quella ragazza con cui mi hai visto prima è una rookie della nostra agenzia, si chiama Erika. È cinese come me. Quando è arrivata, qualche mese, non sapeva una sola parola di coreano, così ho deciso di aiutarla. Sai, stare lontano da casa, in un luogo straniero e per giunta senza sapere la lingua è davvero triste. Ho iniziato a darle lezioni di coreano, oltre a quelle ufficiali che faceva tramite la nostra l’agenzia. Ci siamo avvicinati molto, ci siamo conosciuti e alla fine ci siamo innamorati. È una cosa che va avanti da circa un mese. Nessuno sa niente. Ho paura che se la cosa si venisse a sapere verrebbe subito licenziata. Vedi i rookies non hanno molta protezione. Non posso dare scandali prima di iniziare la loro carriera. Per quanto il nostro capo possa essere magnanimo non farebbe mai debuttare una ragazza con uno scandalo del genere alle spalle. Ho paura che lei possa perdere tutto a causa mia. ChoSo-ssi, tu sai quanto stare con un idol sia complicato, non è vero? In questo caso la mia situazione è ancora più difficile. Non saprei davvero come proteggerla se dovesse scoppiare uno scandalo. Ti prego non dire nulla di tutto ciò che hai visto oggi» confessò Jackson. ChoSo dopo aver ascoltato tutta la storia di Jackson disse «Tranquillo, pensavo già di non dire nulla a nessuno. Sono fatti che non mi riguardano, quindi, non posso essere così incauta e riferirli a qualcun altro. Mi dispiace davvero di avervi visti. Io volevo fare una sorpresa a JaeBum-ah. Ho sentito la tua voce e ho semplicemente pensato che eravate tutti lì riuniti. Perdonami davvero per aver violato la tua privacy». «No, non devi assolutamente scusarti. La colpa è mia, pensavo di aver chiuso la porta a chiave ma evidentemente non era così. Sono troppo sbadato, accidenti» si auto-rimproverò Jackson. «Tranquillo, quando siamo innamorati tutti siamo un po’ più sbadati» cercò di risollevargli il morale ChoSo. «Sai, averne parlato con qualcuno però mi ha fatto bene» disse Jackson sorridendo. «Quando vorrai parlarne io ci sarò sempre» gli promise ChoSo alzando in aria i pollici. ChoSo e Jackson uscirono dalla stanza per dirigersi in sala prove. «Cosa ci facevate voi due insieme in quella stanza?» una voce richiamò l’attenzione dei due. «JaeBum-ah sei qui? Stavo venend…» la frase di ChoSo fu interrotta nuovamente dalle parole di JaeBum «Ho detto cosa ci facevate insieme in quella stanza?». «Yah, JaeBum-ah cosa vuoi che stessimo facendo! ChoSo voleva farti una sorpresa ma tu adesso hai rovinato tutto!» disse avvolgendo il collo del leader sotto il suo braccio e facendo cenno di no con la testa a ChoSo. Quel “No” significava “Mi raccomando non dirgli niente di tutta la storia che ti ho raccontato” e ChoSo capì e fece cenno di assenso. «È vero JaeBum-ah adesso che mi hai visto hai rovinato la sorpresa ma non fa niente… l’importante è averti visto» non voleva mentirgli ma che altro poteva fare in quel momento? JaeBum sembrò credere alle parole di Jackson e ChoSo e insieme si diressero in sala prove per raggiungere gli altri. ChoSo li avrebbe salutati e poi li avrebbe lasciati ai loro impegni e lei sarebbe tornata ai suoi, purtroppo quella tranquillità non sarebbe durata a lungo.
 
Il giorno successivo ChoSo decise di svegliarsi più tardi, non aveva impegni particolari, aveva ultimato gli scatti singoli, poteva lavorare sul photo book anche più tardi quella mattina. “Ding Dong” si sentì suonare il campanello. ChoSo decise di voltarsi dall’altra parte e far finta di niente, chi poteva mai disturbarla di mattina a quest’ora? Chiunque fosse poteva attendere, pensò. Ma chi era fuori dalla porta non la pensava allo stesso modo, continuò a suonare finché ChoSo stanca di quel rumore si decise ad aprire la porta. Un tizio incappucciato e con la mascherina entrò subito dentro. Ormai lo avrebbe riconosciuto anche tra mille. «JaeBum-ah?» domandò sorpresa. Il tizio tolse il cappuccio della felpa e mise giù la mascherina ed effettivamente era lui. «Non essere così sorpresa. Perché quello sorpreso dovrei essere io!» le disse JaeBum con un tono di voce abbastanza arrabbiato. «Che cosa vuoi dire?» domandò ignara ChoSo. «Cosa voglio dire io? Non credi che dovresti essere tu quella a parlare? Guarda un po’ qui!» disse JaeBum sempre più arrabbiato gettando a terra un giornale che solo adesso ChoSo si accorse che teneva in mano. ChoSo raccolse il giornale, era una testata scandalistica, lesse il titolo enorme in copertina “Problemi d’amore in casa JYP? Jackson Wang ha una fidanzata qui in Corea? È caccia alla ragazza!” e sotto vi era allegata una foto, lei che stava per uscire dal JYP Building e Jackson che la afferrava preoccupato per un braccio. In effetti, per chi non conosceva i fatti quella scena poteva apparire come un litigio amoroso o qualcosa del genere. “Oh mio Dio, come sono finita in questa situazione?” pensò ChoSo guardando lo sguardo arrabbiato di JaeBum proprio dinanzi a lei. 
 
[1] Bias: È un termine utilizzato per indicare il membro preferito di un gruppo.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14
 
 
Ho sprecato troppo tempo per tornare,
mi preoccupo molto per te.
Tornerò, dovrai aspettarmi.
Ancora una volta, ancora quel momento.
Non posso dimenticarmi di te neanche un minuto.
Lo desidero di nuovo, insensatamente.
Aspetta ancora, senza vergogna.
Non farlo ancora, ne ho bisogno di più.
Ovunque il mio cuore mi porti,
ovunque vada, continuerò ad andare.
Non lo sai, non lo saprai mai.
Per favore comprendimi, per favore accettami.
Desiderami, aspettami.
Non posso farlo ancora, perché?
Don’t care-GOT7
 
 
“Oh mio Dio, come sono finita in questa situazione?” pensò ChoSo guardando lo sguardo arrabbiato di JaeBum proprio dinanzi a lei. Cercò di mettere a moto il suo cervello per trovare una soluzione. Soluzione che doveva in qualche modo soddisfare la richiesta di JaeBum di sapere ma allo stesso tempo doveva tutelare la privacy di Jackson, vista la sua già intricata e precaria situazione. Forse perché era ancora presto, forse perché non aveva ancora fatto colazione e ingerito gli zuccheri necessari per riuscire a ragionare razionalmente, non riuscì a dare una risposta a JaeBum incavolato nero proprio davanti ai suoi occhi. «Vedo che non vuoi neanche provare a discolparti. Cos’è? È stato lui a tapparti la bocca?» domandò JaeBum sempre più infuriato. ChoSo non poté far altro che abbassare lo sguardo. Sentiva di non dover mentire a JaeBum ma allo stesso tempo sentiva di dover difendere la storia d’amore di Jackson. «Bene, suppongo che non abbiamo nient’altro da dirci» affermò JaeBum, chiudendo violentemente la porta dietro di sé. Perché stava succedendo tutto questo? Da quando aveva iniziato questo nuovo lavoro le stava succedendo proprio di tutto! Si erano susseguiti sia episodi felici sia episodi tristi ma perché questi ultimi adesso tendevano ad aumentare? Forse era meglio stare lontana dagli idol, tornò a pensare ChoSo. Ma a chi la voleva dare a bere? Era inutile scaricare la colpa su qualcun altro. Perché non era riuscita a pronunciare neanche una parola dinanzi a JaeBum? Sì, è vero, non poteva raccontargli di Jackson ma qualcosa avrebbe comunque dovuto dirla. Si arrabbiò con se stessa più che mai. La sua storia con JaeBum poteva davvero finire così? In questo modo? Le lacrime iniziarono a rigarle il viso una dopo l’altra. Stava da schifo e non poteva raccontare a nessuno della sua situazione, neanche a Jackson perché, sensibile com’è, si sarebbe addossato tutta la colpa e avrebbe mandato all’aria tutto. ChoSo restò sola con le sue lacrime a farle compagnia.
 
JaeBum quella mattina era davvero molto irascibile. Sembrava essere tornato quello di qualche settimana o forse a detta di qualcuno anche peggio. Durante le prove del mattino si lamentò per qualsiasi cosa e Jackson divenne il suo capro espiatorio, nessuno riusciva a capirne il motivo. La notizia non tardò ad arrivare anche al resto dei membri. In un momento di pausa, YuGyeom lesse un messaggio da parte di SoMi con il link riguardante l’articolo di ChoSo e Jackson. SoMi chiedeva a YuGyeom qualche spiegazione sull’argomento ma trovò il maknae impreparato. Agitato, mostrò le foto ai suoi hyung. «Ragazzi, mi è appena arrivato il link di quest’articolo, che cosa vuol dire?» chiese preoccupato. Tutti tranne JaeBum si voltarono verso YuGyeom «Che articolo?» domandò JinYoung. Bam Bam fu il primo ad avvicinarsi «Oh, Jackson hyung, che ci fai con ChoSo-ssi in quest’articolo?» domandò stupito. È vero che non c’era espressamente scritto il nome di ChoSo ma per chi la conosceva non era difficile riconoscerla. Jackson corse a leggere l’articolo seguito dal resto del gruppo, solo il leader continuò ad allenarsi impassibile. «“Problemi d’amore in casa JYP? Jackson Wang ha una fidanzata qui in Corea? È caccia alla ragazza!” Che cavolo significa Jackson?» gli domandò Mark. Jackson così come il resto dei membri capì il perché del comportamento di JaeBum di quella mattina. Jackson non rispose alla domanda di Mark, si avvicinò al leader «JaeBum-ah, io…» iniziò a farfugliare. JaeBum allontanò bruscamente la mano che Jackson stava avvicinando verso di lui. «JaeBum-ah…» continuò ad insistere Jackson ma il leader non sembrava molto propenso a volerlo ascoltare. «Se hai qualcosa da dire dillo e basta. O forse anche tu non hai nulla da dire a riguardo? Avete siglato un patto nascosto voi due?» disse infine JaeBum alzando il tono di voce. «“Anche tu”? Non dirmi che ne hai già parlato con ChoSo-ssi? Cosa le hai chiesto esattamente?» domandò a sua volta Jackson alquanto preoccupato. «Ah! Questa è davvero buona! Non posso crederci! Sono io quello che dovrei fare le domande e avere le risposte ma sembra che i ruoli si siano invertiti» rispose sarcastico. «JaeBum-ah ascoltami… non è davvero come pensi, tra me e ChoSo davvero non c’è nulla!» riprese Jackson, incurante dello sguardo fulminante del leader. «Ah… non c’è nulla… e allora di questa foto che mi dici? Non puoi spiegarmi il motivo di questa foto? Sai perché da questa foto non sembra proprio che tra voi due non ci sia nulla» disse JaeBum sempre più furibondo. «Questo… questo purtroppo momentaneamente non posso dirtelo, mi dispiace davvero. Ti chiedo solo di fidarti di noi» chiese Jackson. JaeBum che quella mattina aveva accumulato troppa rabbia diede un forte pugno nel muro e dalle nocche della sua mano cominciarono a schizzare goccioline di sangue. Probabilmente se non fosse stato un idol, avrebbe tirato quel pugno in faccia a Jackson ma il leader che c’era in lui riuscì a bloccarlo evitando così di deturpare il bel viso del rapper. Uscì dalla stanza, sbattendo nuovamente la porta violentemente.
Dopo quell’episodio Jackson decise di chiamare ChoSo, sicuramente anche lei non doveva trovarsi in una bellissima situazione. «Hey, ho saputo che JaeBum-ah è venuto da te stamattina. Come stai? Domanda stupida, lo so, ma permettimi ugualmente di farla». «Non preoccuparti tutto bene in qualche modo» la voce di ChoSo sembrava tradire le parole appena pronunciate, era ovvio che non andava assolutamente bene e Jackson si rammaricò tantissimo di aver creato tutto quel putiferio. La cosa che odiava di più era veder soffrire i suoi amici, soprattutto se ciò dipendeva da lui. «ChoSo-ssi, io racconterò tutto a JaeBum-ah. Non voglio che tra voi ci siano problemi a causa mia. In fondo, me lo sono meritato, è colpa della mia sbadataggine se tu sei venuta a scoprire tutto, sono stato io a fermarti in quel modo davanti l’entrata principale del JYP Building senza prendere le giuste precauzioni. È giusto che io mi prenda le mie responsabilità» affermò Jackson con voce decisa. Dall’altro capo del telefono i singhiozzi di ChoSo si facevano sempre più forti «No, Jackson non farlo. Anche io mi sento in colpa. Non voglio che siano le cose tra te ed Erika-ssi ad andare male a causa mia. Dovevo essere io più cauta, non dovevo entrare così senza rifletterci su. Ti prego, non far nulla, mi sentirei ancora peggio». La situazione sembrò senza soluzione. Sia Jackson sia ChoSo sembrarono trovarsi dinanzi ad un vicolo cieco, cosa potevano fare per risolvere la situazione? Jackson chiuse la chiamata tentando fino all’ultimo di risollevare il morale di ChoSo, ottenendo purtroppo scarsi risultati. Dopo qualche minuto Jackson, il quale si era allontanato per parlare con tutta tranquillità con ChoSo, rientrò in sala prove. Al suo ritorno trovò i membri sempre più preoccupati. Mark gli si avvicinò «Jackson il presidente vuole vederti nel suo ufficio al più presto, questo è quello che ci hanno appena comunicato» disse. Jackson fece cenno di aver capito con la testa, restò qualche minuto in silenzio e poi chiese «Prima ho bisogno di parlare con JaeBum-ah, sapete dov’è andato?». I membri sempre più tristi e confusi risposero di no. Jackson uscì velocemente dalla stanza alla ricerca del leader. Dopo aver praticamente controllato tutto l’edificio, gli restava solamente un posto. Il tetto. Perché non ci aveva pensato prima? Quello, infatti, era uno dei soliti posti nel quale JaeBum trovava rifugio quando voleva restare da solo a riflettere. Jackson si fiondò su per le scale. Con un gran fiatone arrivò in cima e trovò JaeBum, così come si aspettava. Gli si avvicinò. Aveva deciso, avrebbe raccontato tutto al suo leader e dopo avrebbe svuotato il sacco anche con il presidente. Qualunque fosse stata la loro reazione avrebbe protetto l’amore che lo legava ad Erika a tutti i costi. In amore vince chi ha coraggio e non i codardi. Questo fu il suo improvviso pensiero. Forte di tutto ciò raggiunse JaeBum, si sedette accanto a lui in una delle panchine della terrazza sul tetto. JaeBum, dal canto suo non si scompose alla vista del rapper. Jackson si fece forza e prese la parola. «JaeBum-ah, volevi che ti raccontassi tutto e adesso è quello che farò. Perdonami per non averlo fatto prima. Mi dispiace tanto aver messo di mezzo anche te e ChoSo-ssi. Spero che mi ascolterai». JaeBum non disse una parola, Jackson decise di continuare lo stesso il suo discorso. «Hai presente quella rookie cinese che si è trasferita dalla Cina, Erika? Vedi io e lei stiamo insieme. È da un po’ che ci frequentiamo e da un mese stiamo insieme. Non ho mai detto niente a nessuno, avevo troppa paura che ci scoprissero, avevo paura di non saperla proteggere se fosse scoppiato uno scandalo. Sai bene, quanto è difficile e poco protetta la vita da rookie, no? Non volevo rischiasse la sua carriera a causa mia. Ieri, ChoSo-ssi accidentalmente ci ha scoperto, è scappata via e io l’ho rincorsa pensando che dicesse di noi a qualcuno. È in quell’occasione che ci hanno scattato quella foto. Ho portato poi ChoSo-ssi in quella stanza dalla quale ci hai visto uscire. Le ho chiesto di non parlarne con nessuno per i motivi che ti ho appena detto. Per tale ragione quando tu stamattina sei andato da lei non hai avuto nessuna risposta. Credimi JaeBum-ah, non c’è niente tra di noi. Non potrei minimamente pensare di rubare la ragazza ad un amico che considero come un fratello e per quel che poco che conosco neanche ChoSo-ssi è una ragazza così frivola da tradirti. JaeBum-ah scusami davvero. Ma l’amore ci rende estremamente stupidi, non credi?» confessò Jackson. JaeBum si prese il tempo necessario per riflettere su tutta la storia che Jackson gli aveva raccontato. «Jackson sei davvero un idiota, lo sai?» disse, infine, abbracciando l’amico che aveva trovato il coraggio di confessare. «Grazie per averne parlato con me. È vero forse avresti dovuto farlo prima ma sul fatto che quando siamo innamorati siamo un po’ stupidi non posso fare altro che esserne d’accordo con te» confessò JaeBum, sorridendo. «Grazie JaeBum-ah per aver capito la situazione. Sai, sono stato appena invitato a raggiungere l’ufficio del presidente. A dire la verità, ho un po’ di paura. Sicuramente vorrà delle spiegazioni per l’articolo di stamattina ma quando saprà la verità, non so quale sarà il male maggiore per lui. Ho paura che gli prenderà un colpo quando gli confesserò della mia storia con Erika. Mah! In qualche modo farò». JaeBum si alzò di scatto. «Ok, andiamo!» disse. «JaeBum-ah, che vuoi dire?» domandò Jackson. «Ti accompagno. Sono pur sempre il leader, no? Ti aiuterò in qualche modo, sai che so persuadere il presidente molto bene. Farò quello che posso. Fidati» lo incoraggiò JaeBum. Jackson si alzò a sua volta. Sorrise all’amico e insieme si diressero verso l’ufficio del presidente. «JaeBum-ah ricordati comunque di risolvere la questione con ChoSo-ssi, prima l’ho sentita e non stava decisamente bene. Quindi vedi di fare qualcosa» fece finta di rimproverarlo Jackson. «Non preoccuparti dei miei affari, li risolverò io in qualche modo, per adesso pensiamo alla tua di situazione» gli disse JaeBum, dandogli una pacca sulla spalla.
I due membri entrarono nell’ufficio del presidente. «JaeBum-ah come mai sei qui anche tu?» chiese il presidente. «Sono qui in veste di accompagnatore, Jackson è uno dei membri del mio gruppo, non credo sia poi così sbagliato che io sia qui, non le sembra?» rispose JaeBum. «Ok, ho capito, se vuoi restare fai pure. Accomodatevi» disse con tono gentile ma la sua preoccupazione traspariva comunque dai lineamenti del suo volto. «Ecco, vede io…» iniziò a farfugliare Jackson. JaeBum poggiò una mano sulla spalla dell’amico in difficoltà, pensando con quel piccolo gesto di infondergli coraggio. Jackson sentì JaeBum veramente vicino. Decise di prendere sul serio coraggio e raccontare tutto. «Sì, io… vede la storia che ha visto molto probabilmente sul giornale oggi è completamente falsa. Io e la nostra fotografa non abbiamo nessuna storia» disse Jackson con aria solenne. «Bene, era proprio quello che volevo sentire» disse Park JinYoung, ora la sua espressione sembrò cominciare a rilassarsi. «Ma non è tutto!» disse Jackson tutto d’un fiato, allarmando il presidente. «Non è tutto?» domandò quest’ultimo. «Sì, non è tutto. Voglio essere sincero e confessarle tutto, presidente. Io e la rookie Erika stiamo insieme. Ci frequentiamo seriamente già da un mese. So che se scoppiasse uno scandalo la sua carriera sarebbe compromessa. E io non voglio mettere nessuno nei guai né Erika né tanto meno l’agenzia…» confessò il rapper mettendosi in ginocchio. «Presidente, la prego, accetti la nostra storia d’amore. Le prometto che faremo di tutto per tenerlo nascosto al mondo intero fino al momento che lei reputerà più opportuno. La supplico» disse Jackson restando immobile in quella posizione e abbassando il capo. Park JinYoung si alzò dalla sua poltrona e si avvicinò a Jackson e a JaeBum che intanto aveva assunto la stessa posizione dell’amico per dichiarare la sua pozione a favore. «Su, su, alzatevi entrambi» intimò il presidente. I due membri fecero com’era stato loro ordinato. «Jackson, JaeBum-ah, lo sapete quanto io vi consideri figli miei e quanto non mi piaccia vedervi soffrire. Ma sapete anche come mi stia a cuore quest’azienda che io ho creato a fatica con le mie sole forze. Non voglio deludere né voi né lei. Cerchiamo di trovare un punto d’incontro. Se tu sei davvero in grado di mantenere la tua promessa, Jackson, in altre parole, che riuscirete a non farvi scoprire, allora potrei anche accettare il vostro rapporto ma in caso contrario lo sai che molto probabilmente se scoppiasse uno scandalo potrei fare ben poco per lei, non è vero? Quindi, se dici di amarla sul serio cerca di comportati di conseguenza e fai di tutto per proteggere lei e la sua carriera futura, intesi? Non farmi prendere decisioni che non voglio prendere» disse il presidente. Alle orecchie di Jackson e JaeBum quelle parole ebbero l’effetto di un assoluto consenso. Jackson, dal carattere sempre imprevedibile abbracciò forte prima il presidente e poi JaeBum. «Ricorda Jackson, non è un sì definitivo. Stai ben attento. E tu JaeBum-ah cerca di sorvegliarli per benino» continuò il presidente ma Jackson era ormai troppo su di giri per ridimensionare la sua gioia. «Bene Jackson, per adesso puoi andare. Tu JaeBum-ah resta un attimo, ho delle novità da comunicarti» disse il presidente. Jackson fece come gli era stato chiesto e lasciò la stanza. JaeBum restò e il presidente lo invitò a mettersi comodo. «JaeBum-ah devo parlarti di una questione importante» iniziò il presidente. A quelle parole JaeBum cominciò a preoccuparsi. Possibile che avesse scoperto di lui e di ChoSo e voleva delle spiegazioni? Ma se fosse stato così perché allontanare Jackson?-pensò JaeBum. «JaeBum-ah, ho avuto in quest’ultimo mese diverse richieste da parte di agenzie americane che chiedono dei vostri concerti nel loro territorio. All’inizio non pensavo di rispondere positivamente. Caricarvi di questo grave impegno sulle vostre giovani spalle mi preoccupava e mi preoccupa tutt’ora parecchio. Significa, infatti, per molti di voi, lasciare la vostra patria, la vostra famiglia, i vostri affetti più cari per almeno due mesi. Poi guardandovi ho iniziato a capire che forse potevate farcela. Sono preoccupato però non voglio farvi scappare un’opportunità di tale portata, per questo ho prima pensato di parlartene da solo. Cosa ne pensi, leader?» domandò, infine, il presidente. Gli occhi di JaeBum si spalancarono per la sorpresa. Un tour tutto americano? Era una notizia fenomenale, essere richiesti in un paese straniero è sempre fonte di stupore e piacere. Ma allo stesso tempo era certamente una notizia che faceva paura. Come aveva affermato il presidente non si erano mai allontanati per tutto quel lasso di tempo dalla Corea. Ce l’avrebbero fatta? Magari per Jackson, Mark e Bam Bam, abituati a stare lontani dal proprio paese sarebbe stato più facile ma non era completamente così dato che ormai anche per loro la Corea era un posto considerato come la propria casa. JaeBum pensò anche a se stesso, ce l’avrebbe fatta a separarsi da ChoSo per tutto questo tempo? Stavano insieme da poco, il loro amore appena sbocciato ce l’avrebbe fatta a superare una prova tanto ostica? La sua mente era turbata da simili pensieri, il presidente fu costretto a richiamare la sua attenzione. «JaeBum-ah, allora cosa ne pensi?» disse. JaeBum fece un sospiro, sembrò ritrovare la sua solita calma. «Quando si tratterebbe di partire?» domandò. «Tra un mese, appena finito il comeback» rispose semplicemente Park JinYoung. Un mese? Era un tempo davvero breve considerando che tra una settimana sarebbe stato rilasciato il nuovo album, dopo un mese di fitta sponsorizzazione sarebbero passati ad un tour di due mesi in un continente straniero. Tutto ciò significava tre mesi di lavoro senza sosta. Ce l’avrebbero fatta? Le preoccupazioni di JaeBum si ridestarono. Ma se c’era qualcosa di cui era fermamente convinto era la forza del suo gruppo. Alla fine si convinse che non potevano lasciar perdere un’occasione così importante, sfondare nel continente americano significava aprirsi una porta alla notorietà nel mondo intero. In quanto leader non poteva permettersi di chiudere gli occhi e far finta di niente. Così riferì le seguenti parole al presidente «Io sono del suo stesso parere, non possiamo perdere un’occasione così ghiotta. Riflettendoci ci sono ovviamente delle cose su cui non sono convinto e che mi spaventano non poco ma sono sicuro che insieme potremmo superare qualsiasi situazione difficile dovesse presentarsi, quindi, secondo me dovremmo accettare una proposta del genere. Ne parlerò io stesso ai ragazzi, vedrò di convincerli nel miglior modo possibile, si fidi di me presidente» dichiarò deciso JaeBum. Il presidente non poté far altro che accogliere a braccia aperte la decisione di JaeBum e lo lasciò andare ai suoi impegni. Il leader non disse nulla per oggi della storia del tour americano quando tornò in sala prove. Intanto Jackson aveva raccontato la sua storia d’amore con Erika, si scusò con i membri per essere stato così codardo da non averne parlato prima, si scusò di tutto il trambusto che aveva in qualche modo creato involontariamente. Quell’improvvisa confessione lasciò dapprima a bocca aperta i membri dopodiché tutti si avvicinarono a Jackson. «È ovvio che stiamo dalla tua parte hyung! Ti aiuteremo, non è vero ragazzi?» domandò Bam Bam. Tutti fecero un gesto di consenso. Infine anche JaeBum si avvicinò, posò una mano nella sua spalla «Tranquillo non sei solo. Se stiamo uniti possiamo superare di tutto» disse. Tutti tornarono ad allenarsi, il comeback adesso era davvero vicino, dovevano mettercela tutta.
Le prove finirono abbastanza tardi quella sera, era da poco passata la mezzanotte. JaeBum si trovava dinanzi la porta dell’appartamento di ChoSo. Voleva vederla di presenza per dirle quanto era stata stupido, voleva confidarsi con lei per il tour americano, desiderava ardentemente un suo abbraccio. Era tardi, se stesse già dormendo?-pensò JaeBum. Questo era ciò che lo frenava nel suonare quel maledettissimo campanello. “Oh, dannazione! Suono e basta!” pensò infine e suonò il campanello. Dopo qualche secondo la porta si aprì e JaeBum vide una ChoSo completamente in lacrime. Era tutto il giorno che si trovava in quello stato? È tutta colpa mia, pensò JaeBum. Di scatto JaeBum la abbracciò, la strinse forte a sé e con un piede chiuse la porta. Le prese il volto tra le mani e cominciò a baciare ogni singola lacrima che rigava il suo volto. ChoSo rimase stupita del cambiamento dell’idol ma si abbandonò ugualmente a tutta quella improvvisa dolcezza. Allontanandosi leggermente dal viso di ChoSo, JaeBum le sussurrò «Perdonami, sono stato uno stupido. Non ho saputo fidarmi né di te né di uno dei miei amici più cari. Sono sempre uno stupido idiota» confessò per poi riavvicinarsi a ChoSo e baciarla dolcemente. I baci di JaeBum si susseguirono uno dopo l’altro. Sembrava un assetato in cerca di una goccia d’acqua, le sue labbra non sembravano volersi separare da quelle di ChoSo. Quest’ultima capì ciò che il leader voleva comunicarle con quelle poche parole e quegli infinti baci. Anche lei non aveva comunque voglia di separarsi da quelle labbra, aveva vissuto una giornata terribile pensando che la loro storia potesse considerarsi ormai conclusa e invece no, poteva continuare ad amarlo, motivo in più per non allontanarsi da quella piacevolissima presa. I dolci baci di JaeBum continuarono. Senza staccarsi dalla bocca di ChoSo. JaeBum la sollevò è la poggiò delicatamente sul divano del salotto e lui si posizionò sopra di lei. Si staccò dalle sue labbra anche se a malincuore e iniziò ad accarezzarle il voto. «ChoSo… devo raccontarti tante cose…» disse per poi baciarla di nuovo. ChoSo dal canto suo si sentiva confusa. «Prima devo dirti che ho fatto pace con Jackson e mi ha raccontato tutto… scusami davvero per non aver capito prima e aver fatto irruzione così a casa tua stamattina, alzando per giunta la voce in quel modo…» ad ogni pausa JaeBum posava un dolce bacio nelle labbra di ChoSo. «Ma la cosa che oggi più di tutte mi turba… è che tra un mese dovremmo partire per un tour americano… nessuno dei membri lo sa ancora, me ne ha parlato oggi il presidente per la prima volta… volevo prima parlarne con te… sono così confuso ChoSo-ya… la nostra storia è iniziata da poco e subito a causa mia dobbiamo metterla alla prova duramente… perdonami…» disse baciandola nuovamente. «JaeBum-ah…» riuscì a stento a pronunciare ChoSo. JaeBum capì che non c’era bisogno di parole per comunicare con ChoSo, i loro sguardi potevano comunicare meglio di qualsiasi discorso pronunciato a voce. JaeBum continuò a baciarla. I suoi baci pian piano si fecero sempre più impetuosi. ChoSo cinse in maniera quasi automatica il collo di JaeBum con le sue braccia, sembrava non avere più il controllo di se stessa e anche per la controparte sembrava essere lo stesso. JaeBum si allontanò dalle labbra di ChoSo per scendere giù per il collo, i loro respiri si fecero sempre più affannati. JaeBum ritornò a guardare il volto di ChoSo dicendole «ChoSo-ya, perdonami ma non penso di riuscire a trattenermi stasera, perdonami, non voglio deluderti per la tua prima volta ma concedimi di diventare un tutt’uno con te… ne ho davvero bisogno» e continuò a fissarla con quegli occhi magnetici a cui difficilmente ChoSo sapeva dire di no.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15
 
 
Sono ubriaco di una buona sensazione oggi,
nessuno di noi due ha nemmeno toccato alcool.
Posso tranquillamente tenere la tua mano?
Se sei d’accordo, posso farlo, baby?
Lasciami tenere la tua mano.
Se sarai al mio fianco, al mio fianco, posso tenere la tua mano?
Non essere timida. Oggi stiamo insieme,
oggi tu sei specialmente amorevole con me.
Stanotte è la nostra occasione. Posso abbracciarti?
Non avere paura. Oggi stiamo insieme.
Lasciami tenere la tua mano,
in cima a questo oceano blu, guardami, baby.
Abbracciami ora lady, tu mi fai impazzire,
con la brezza fresca, noi due.
Lasciami tenere la tua mano,
abbracciami in cima a questo mare blu.
Abbracciami adesso con la brezza fresca, noi due.
Let Me-GOT7
 
 
JaeBum continuò a fissarla con quegli occhi magnetici a cui difficilmente ChoSo sapeva dire di no. Il cervello di ChoSo sembrò andare in panne. Aveva certamente paura ma allo stesso tempo non voleva deludere JaeBum ancora una volta. «Jae-JaeBum-ah…» furono nuovamente le uniche parole che riuscì a pronunciare. L’idol si accorse del turbamento provocato alla controparte, iniziò a pensare di aver fatto uno sbaglio, di essere stato troppo diretto. JaeBum si sedette sul divano e fece assumere anche a ChoSo la stessa posizione. Le accarezzò il volto e poi intrecciò le sue mani con quelle di lei. «Perdonami ChoSo-ya, forse sono stato troppo impulsivo. Scusami, davvero, non so cosa mi sia passato per testa. Per un istante ho pensato solo a me stesso senza considerare minimamente il tuo stato d’animo o i tuoi desideri. Perdonami, fai finta di non aver sentito nulla, ok?» disse il leader cercando di tranquillizzare la sua ragazza. Agli occhi di JaeBum, infatti, quest’ultima, sembrava alquanto preoccupata. Maledì se stesso per aver messo in agitazione il cuore della sua amata ChoSo. Quanto era stato stupido. Sapeva che per lei era la sua prima volta. L’ultima volta era stata abbastanza chiara sui suoi desideri e sulle sue paure ma lui come uno stupido era ritornato sull’argomento, in una maniera, poi, così poco delicata. Pensò di dover rimediare in qualche modo. Desiderava tanto che ChoSo si sentisse al sicuro tra le sue braccia. Doveva minimizzare quello che era accaduto prima. «Scusami la stanchezza deve avermi giocato un brutto scherzo. Ho detto una scemenza, perdonami, chiudiamo qui l’argomento» disse sforzando un sorriso. Quelle parole anziché tranquillizzare ChoSo ne provocarono l’effetto opposto. L’accaduto e il conseguente annullamento proposto da JaeBum la fecero sentire ancora più confusa. Era palese che il suo ragazzo si stesse fortemente trattenendo nei suoi confronti. Sapeva che non poteva continuare a sognare una prima volta da favola, ormai stava imparando a fare i conti con la realtà. È vero che molto probabilmente non si sarebbe mai sentita pronta al 100% ma di sicuro oggi si sentiva in grado di fare un passo avanti verso quella direzione. Era stata troppo lenta, come ultimamente le succedeva nelle questioni importanti. JaeBum avrà sicuramente pensato di averla ferita con il suo atteggiamento ma questo non era minimamente quello cui ChoSo pensava. Il solo fatto che lui si fosse confidato con lei prima di chiunque altro, il fatto che avesse così bisogno di un ulteriore contatto fisico con lei, tutto questo la faceva sentire speciale, al centro del mondo dell’idol. Ma adesso ChoSo sentiva di aver perso un’occasione importante per dimostrare all’idol quanto anche per lei ormai lui fosse importante. Tornare indietro sull’argomento sarebbe stato abbastanza difficile, sì, era più propensa rispetto al passato ma non avrebbe mai trovato il coraggio di dire lei esplicitamente a JaeBum di continuare. JaeBum, dal canto suo interpretò il silenzio di ChoSo come imbarazzo e la abbracciò forte. Dopo qualche secondo si staccò da lei e cercò di smorzare i toni dell’atmosfera creatasi. «Hey ChoSo-ya, sono affamato… hai del ramen istantaneo? Mi è proprio venuta voglia di ramen!» disse. ChoSo fu comunque contenta del tentativo di JaeBum di alleggerire la situazione e sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori disse «Certo! Hai mai visto una casa senza adeguate scorte di ramen istantaneo?». JaeBum consumò il suo ramen e alla fine tornò a casa, tra qualche ora sarebbe tornato in sala prove, doveva comunicare al più presto la grande notizia ai membri.
 
JaeBum comunicò la grande sorpresa ai membri. L’entusiasmo all’inizio prevalse, una proposta del genere non arrivava tutti i giorni e soprattutto non capitava a tutti. Dopo qualche minuto di baldoria iniziarono ad insinuarsi i vari dubbi. L’essere lontani dalla Corea, esibirsi in un paese straniero, lasciare le persone, i posti più cari per un lasso di tempo alquanto lungo. JaeBum, da bravo leader, considerò le loro paure ma allo stesso tempo li incoraggiò, affermando più volte che se gli era stata data un’opportunità del genere non poteva essere certo un caso ma tutto era dovuto al loro instancabile impegno degli ultimi anni. Si meritavano, a detta del leader, una proposta del genere, motivo in più per sfruttarla a pieno. I membri incoraggiati dalle parole di JaeBum si fecero forza e alla fine abbracciarono l’idea del grande tour americano. Il tanto atteso comeback arrivò, e come da copione non ebbero se non qualche ora di riposo tra una giornata e l’altra. Quando JaeBum poteva, scappava da ChoSo ma era talmente stanco che finiva per addormentarsi tra le sue braccia. ChoSo sapeva dei sacrifici di JaeBum per riuscire a vederla, anche se solo per poco, e questo le faceva certamente piacere ma desiderava davvero che non si stancasse troppo. Il mese passò velocemente, inutile dire che ChoSo cercò di prendere parte a più esibizioni possibili, quando il lavoro glielo permetteva, e ogni volta restava estasiata dalla perfezione di quello che per lei non era semplicemente un idol che si esibiva sul palco, era il suo ragazzo che metteva tutto se stesso in quello che amava di più e lo guardava, così, con occhi sognanti, ovviamente JaeBum spesso si accorgeva di tutto ciò e adorava stuzzicarla per tale motivo quando si trovava a casa di lei, quest’ultima tentava di ribattere dicendo che stava guardando qualcun altro ma a chi voleva darla a bere, JaeBum non è un tipo da ingannare facilmente e questo purtroppo ChoSo lo sapeva bene. Tutto finiva con un finto litigio seguito da un vero bacio di riconciliazione.
 
Arrivò il giorno prima della partenza. I GOT7 si ritrovarono in sala prove. Nella mattinata dovevano, infatti, affrontare le ultime prove prima della grande partenza. Nel pomeriggio avrebbero, invece, avuto del tempo libero per salutare le persone loro care. A fine prova JaeBum richiamò l’attenzione di tutti. I membri si radunarono attorno al proprio leader. «Abbiamo lavorato sodo per il comeback, la nuova canzone e il nuovo album hanno avuto successo. Ieri abbiamo concluso quest’avventura e domani ne inizieremo un’altra…» «JaeBum-ah! Mi stai facendo accapponare la pelle con tutti questi discorsi, non puoi andare dritto al sodo, eh?» lo interruppe Jackson. «Stavo per dire la stessa cosa, hyung!» gli fece eco Bam Bam. Tutti scoppiarono in una fragorosa risata. «Ok, ok…» il leader dovette ridimensionare il suo discorso «… vado dritto al sodo, come volete. Bene sapete già cosa succederà da domani, quindi, passate una bella serata con le persone per voi più importanti! Ecco tutto, contenti?» disse, infine, il leader. I fischi dei membri riecheggiarono per tutta la stanza. «Oh, oh, bella serata, chissà con chi la passerà il nostro leader» pronunciò, in maniera piuttosto ammiccante JinYoung. Il leader tossì solamente. «Oh, andiamo, perché volete farmi credere che voi non avete una “persona speciale” con cui passare questa serata?» disse sinceramente YuGyeom. Di nuovo risate generali. «Che maknae sincero che abbiamo» disse Jackson cercando di trattenere una risata. «In fondo, quello che dice non è così sbagliato, no?» continuò Mark. «È vero» rispose YoungJae. «Eeeeh? Avete davvero tutti una ragazza con cui passare la serata? Tutti tranne me? YoungJae-ya anche tu?» domandò meravigliato Bam Bam. «Yah! Perché dici anche tu? Che cosa vuoi insinuare, eh?» ripose YoungJae fingendosi arrabbiato. «No, è solo che io non ne sapevo niente… Mark hyung anche tu?» continuò a chiedere il rapper. «Il motivo è che tu stai sempre con la testa fra le nuvole, se no te ne saresti accorto come gli altri» rispose Mark. «Non è proprio giusta questa cosa! Non potete lasciarmi solo in questa notte così importanteeeeee, non mi abbandonate!» supplicò Bam Bam passando da un braccio all’altro. «Anche tu hai una persona importante da salutare, Bam» esordì JinYoung. «Eh? E chi sarebbe?» domandò Bam Bam. «Fa ancora il finto tonto» dichiarò Jackson. «Probabilmente neanche lui sa di provare qualcosa per lei» spiegò YuGyeom. «Ma si può sapere di che state parlando?» continuò il rapper chiamato in causa. «Tonto, stiamo parlando di Lisa delle Black Pink» confessò YoungJae. «Lisa? Ma siete impazziti? Se voi la conosceste, non la considerereste nemmeno una ragazza. No, no, no, assolutamente no! Vi siete drogati ragazzi?» domandò serio Bam Bam. «Lo vedete, è come vi ho detto! Non lo capisce neanche lui!» continuò il maknae. «Bam, avrei delle cose da consegnare a JiSoo-ssi per l’Inkigayo[1], non è che potresti mandarle tramite Lisa?» chiese JinYoung aggiungendo un occhiolino finale alla frase. «Cos’è? È un tentativo per convincermi a chiamare Lisa? Tsk, che cosa banale!» rispose Bam Bam. «Io approfitterei comunque della situazione» commentò YoungJae. «Bè vedremo, ma della tua “persona-con-cui-passerai-la-serata” si può sapere qualcosa?» controbatté Bam Bam. «Ah, ehm leader, che facciamo, possiamo andare?» sorvolò la domanda YoungJae. JaeBum che fino ad ora se ne era stato in disparte ad ascoltare l’animata discussione dei membri, ridendo di tanto in tanto agli argomenti che erano venuti fuori, prese nuovamente la parola. «Hai ragione YoungJae-ya, andiamo, non sprechiamo neanche un minuto di questa serata importante» disse sarcastico. «JaeBum Hyung anche tu stai dalla loro parte? Non lasciatemi qui solo!» tentò ancora Bam Bam, ma inutilmente perché tutti uscirono presto dalla stanza. Alla fine Bam Bam decise di prendere il cellullare digitare il numero e chiamare Lisa, in fondo, lei, anche se era difficile ammetterlo era l’unica ragazza con cui voleva passare questa serata. «Lisa? Senti devo chiederti un favore, sai JinYoung hyung…». Era ufficiale, tutti i membri avevano una persona speciale con cui passare quell’ultima sera prima del grande sogno americano.
 
JACKSON&ERIKA
«Erika, sei qui?» chiese Jackson aprendo una porta al terzo piano del JYP Building, quello ormai era diventato il loro covo d’amore. Jackson chiuse la porta a chiave dietro di sé, non era così stupido da fare lo stesso errore due volte. La stanza era completamente al buio. «Erika?» continuò a ripetere. Ad un tratto si accesero le luci e il «Sorpresaaaa» di Erika fece saltare in alto Jackson. «Yah! Mi hai fatto prendere un colpo!» disse Jackson in un misto tra il felice e il sorpreso. La stanza era stata addobbata da Erika di tutto punto. Un grande striscione con su scritto “Fighting Jackson! Fighting GOT7! Conquistate l’America!” capeggiava sulla parete più grande della stanza. «Hai fatto tu tutto questo?» domandò Jackson. Erika annuì. Jackson si avvicinò e la strinse tra le sue forti braccia. A quel contatto così intenso le lacrime di Erika cominciarono a scendere giù una dopo l’altra. «Hey…» le disse Jackson dolcemente asciugando le lacrime che le rigavano il volto. «Scusa… io mi ero ripromessa di non piangere ma ho miseramente fallito. Perdonami, non sono triste Jackson davvero, quello che vi sta succedendo è una cosa grandiosa, lo riconosco, non capisco davvero il motivo di queste lacrime, sono una sciocca» confessò Erika. Jackson capì ciò che Erika intendeva comunicargli perché in fondo era lo stesso che provava anche lui. Il tour americano era certamente un sogno che si realizzava ma stare così tanto tempo lontani non era qualcosa di semplice da affrontare ma almeno lui doveva mostrarsi speranzoso e infonderle un po’ di coraggio. Le sue doti innate da buffone risollevarono il morale di Erika che finalmente smise di piangere. Passarono insieme la serata gustando il cibo che la rookie aveva preparato con le proprie mani. Per ultimo prese la torta, accese la candelina e spense le luci. «Esprimi un desiderio» disse. Jackson la guardò dritta negli occhi e spense la candela «Desidero che queste luci non si riaccendano più» disse Jackson tirando a sé Erika. «Eh? Che razza di desiderio è questo?» domandò Erika sorpresa. «Lo capirai tra poco» rispose Jackson baciandola. I suoi baci divennero sempre più passionali. «Stanotte non ho la minima intenzione di farti tornare in dormitorio» confessò infine.
 
MARK&SANA
La piccola SaNa era molto agitata quella sera. Aveva ricevuto qualche ora fa una chiamata dal suo adorato “oppa” nella quale quest’ultimo le chiedeva un appuntamento a cena. Non riusciva a credere che tutto quello stava succedendo proprio a lei. Si sentivano telefonicamente da qualche mese, grazie all’aiuto di ChoSo, ma fisicamente lo aveva incontrato poche volte, perlopiù quando durante il comeback aveva accompagnato la sua unnie alle varie esibizioni. Non era mai veramente stata da sola con lui. Il che la metteva non poco in agitazione. Sapeva benissimo che domani sarebbe volato via in America per il tour ma non riusciva a capire il perché di quell’appuntamento. Quella sera, all’orario prestabilito, Mark si fece trovare con la sua auto, sfidando la sua controvoglia nel guidare tra le strade di Seoul, sotto casa della stagista. SaNa uscì puntale dal suo appartamento e si diresse verso la vettura. Mark scese dall’auto e come ogni galantuomo che si rispetti le aprì la portiera dell’auto, la fece accomodare dentro e una volta sedutosi anche lui, la aiutò con la cintura di sicurezza. Inutile dire di come SaNa non riuscì proprio a mascherare i suoi sentimenti nei confronti dell’idol. Ogni volta, infatti, che egli si avvicinava le sue guance diventavano rossissime e questo divertiva non poco il diretto interessato. In macchina regnò il silenzio assoluto, Mark era un ragazzo di poche parole, SaNa, dal canto suo, di solito non lo era ma la vicinanza del rapper gli provocava quest’effetto. Arrivarono al locale, un posto alquanto chic. Il cameriere li fece accomodare in un posto appartato, come molto probabilmente richiesto dall’idol. La cena passò senza che i due spiccicassero molte parole. Salirono nuovamente in macchina. Si trovarono di nuovo sotto casa di SaNa. Nessuno dei due sembrava volesse scendere dalla macchina, volevano dire qualcosa ma entrambi erano molto timidi per fare il primo passo. Ad un tratto «Ecco, io…» dissero all’unisono. «Oh, scusa prego vai prima tu» disse SaNa. «No, no, prego, prima le donne» disse sorridendo il rapper. Dopo un andirivieni di “prego tu” e “No, prego tu”, Mark si girò, poggiò il suo sguardo fisso su di lei, i loro sguardi si incrociarono. «Ok, vado io» si sentì Mark quasi sussurrare. Avvicinò una mano al volto di SaNa e la baciò dolcemente. «Scusami, la cosa può sembrarti un po’ improvvisa, ma credimi non lo è affatto. È tutta la sera che mi trattengo dal farlo» confessò l’idol. SaNa divenne completamente paonazza in volto, persino le orecchie presero lo stesso colore. «SaNa, tu piaci. Mi aspetterai?» le chiese diretto l’idol. SaNa decise di radunare tutto il coraggio che aveva in corpo e come risposta poggiò le sue labbra su quelle di Mark. Una risposta parecchio inaspettata ma che fece l’idol felice tanto da stringerla di più a sé e trasformare quel candido bacio in qualcosa di più.
 
JINYOUNG&CHRISTINA
JinYoung e Christina stanno insieme da ben due anni. Come si sono conosciuti? Difficile, forse, ricordare il primo giorno perché praticamente sono cresciuti insieme. Stesso quartiere, stesse scuole fin d’asilo e poi diretti a Seoul, sempre insieme. All’inizio, il loro rapporto non era tutto pace e amore, litigavano spesso, ma come si dice “l’amore non è bello se non è litigarello”. E i due in questione di litigate ne hanno fatte e anche parecchie. Fino alla cerimonia del diploma di scuola superiore Christina era sempre stata più alta di JinYoung e la prima era solita farlo notare spesso al secondo, tirandogli degli scherzetti non proprio carini, come temperare i colori sulla testa di lui, oppure rimarcandolo verbalmente chiamandolo “donnina”. Durante la preparazione del debutto dei JJProject, JinYoung era stato spesso tanto impegnato da non poter frequentare le persone a lui care. Sembrava essersi gettato a capofitto in quella nuova vita, fu proprio in quel frangente che entrambi capirono quanto l’uno fosse importante per l’altro e viceversa. Quando è stato comunicato alle rispettive famiglie, tutti restarono a bocca aperta, nessuno avrebbe scommesso, neanche un centesimo, su quel fidanzamento. Ma l’amore è così, imprevedibile. Quella sera JinYoung aveva invitato Christina in un grande albergo di lusso per cena. «Ehm... donnin… oh, volevo dire JinYoung-ah, sono qui!» disse Christina dinanzi la hall dell’albergo, certe abitudini erano dure a morire. JinYoung, ancora con gli occhiali da sole, a sera inoltrata, per non farsi riconoscere, si avvicinò a lei. Ultimamente avevano diversi paparazzi alle costole, probabilmente la loro storia stava ormai per uscire allo scoperto ma nessuno dei due voleva affrettare i tempi così decisero di vedersi direttamente lì, dove la sorveglianza contro i paparazzi era abbastanza elevata. JinYoung le porse il suo braccio e insieme si accomodarono al tavolo. «JinYoung-ah non credi di aver esagerato stavolta? Non ti sembra un po’ troppo di lusso questo posto?» chiese all’improvviso Christina. «A te piacciono le cose di lusso, no?» rispose semplicemente JinYoung. «Sì questo è vero, però come dire questa cena mi sembra che ti costerà parecchio, mi sento quasi in colpa» confessò Christina. «È il “quasi” che ti frega sempre» disse divertito JinYoung. «E poi chi ti ha detto che sarà solo una cena?» aggiunse con un fare piuttosto malizioso. «Eh?» controbatté confusa Christina. JinYoung si avvicinò all’orecchio di lei «Ho prenotato la suite più bella di questo posto. Staremo insieme fino all’alba, cara mia» le sussurrò con una voce volutamente rauca e sensuale. Si allontanò da lei non prima di sfiorare velocemente le sue labbra, come per sancire quello che aveva pronunciato a parole con i fatti. Christina portò subito una mano alla bocca «Tsk… lo sai che anche se fai di queste cose per me resterai sempre una donnina» disse cercando di nascondere il suo imbarazzo. «Vedremo» rispose enigmatico l’idol facendo aumentare il rossore nelle guance della sua accompagnatrice.
 
YUGYEOM&SOMI
«Hai detto tu che era tuo desiderio andarci, adesso perché non vuoi entrare?» chiese YuGyeom ormai disperato. «Non è che non voglio entrare, è solo che ho paura che ti riconoscano e ci scoprano» rispose SoMi. «Ti sto decidendo che mi sono camuffato abbastanza bene, non trovi anche tu? Chi riuscirebbe a riconoscermi?» continuò il maknae. E, in effetti, era davvero così. Portava una mascherina, aveva indossato una parrucca biondo platino, coperta a sua volta da un capello da baseball scuro, degli occhiali scuri e vestiva dei pantaloni e dei vestiti molto larghi, insomma era proprio un’altra persona. In quel momento i due si trovavano dinanzi l’ingresso di un noto parco divertimenti della città. SoMi aveva più volte espresso il desiderio di visitare quel luogo insieme a YuGyeom ma adesso che le si presentava l’occasione il coraggio sembrò venirle a mancare. «Ok, basta così, non accetto nessun “no”, quindi, sto andando a fare i biglietti che tu te la senta di entrare o meno io entro» prese posizione YuGyeom. Ormai conosceva bene SoMi, sapeva che con lei servivano le maniere forti, una sorta di terapia d’urto. E, infatti, dopo quest’ultima esclamazione SoMi finì con le sue lamentele e seguì il maknae mogia mogia. YuGyeom ci teneva tantissimo a realizzare tutti i desideri di SoMi, i quali non erano certo pochi s’intende, e oggi prima della sua partenza voleva passare con lei un pomeriggio e una serata indimenticabili, così, se fosse stato possibile, per sentire meno la mancanza reciproca nei due mesi successivi. YuGyeom e SoMi, come c’era da aspettarsi, passarono un allegro pomeriggio insieme, provarono tutte le attrazioni possibili, sfiniti, uscirono a cercare un posto qualsiasi dove mangiare e recuperare tutte le energie sprecate. Mangiarono in un fast food, altro sogno di SoMi, sì, in effetti, ne aveva di sogni strani, e infine YuGyeom la riaccompagnò a casa. Si era fatto abbastanza tardi, ma nessuno dei due voleva allontanarsi dalla persona che aveva davanti. SoMi girò la chiave e aprì la porta di casa sua, all’improvviso il suo volto si rabbuiò. YuGyeom si accorse subito di tutto ciò e la strinse forte tra le sue braccia. «Tranquilla due mesi passeranno in un battibaleno, poi la tecnologia ci aiuterà, vedrai tutti i giorni faremo una videochiamata» le parole appena pronunciate da YuGyeom sembrarono più rivolte ad incoraggiare se stesso che la controparte. YuGyeom prese tra le mani il viso di SoMi e iniziò al baciarla dolcemente. «Oh accidenti alle loro stupide raccomandazioni! Non credo proprio che tornerò presto al dormitorio a riposare anzi, credo proprio che non ritornerò stanotte!» disse il maknae allontanandosi da quelle che considerava le labbra più invitanti del mondo. «Eh?» ebbe solo il tempo di pronunciare SoMi perché YuGyeom riprese a baciarla con sempre più foga, spinse definitamente SoMi dentro l’appartamento e chiuse la porta come meglio poté con il piede. Sì, decisamente il maknae era molto cresciuto ultimamente.
 
YOUNGJAE&JESSICA
YoungJae e Jessica stanno insieme da circa un anno. La prima volta si sono incontrati ad un fansign. Jessica era stata trascinata lì a forza da una sua coetanea che era riuscita a procurarsi due biglietti. Non che i GOT7 non le piacessero semplicemente non erano il suo gruppo preferito, li aveva sempre ascoltati in maniera superficiale. Durante il fansign le idee di Jessica cambiarono, rimase affascinata dal sorriso del penultimo ragazzo della fila. Incuriosita chiese alla sua amica chi fosse e quante più informazioni possibili. Scoprì che si chiamava Choi YoungJae, che era il main vocal del gruppo, che era di qualche anno più piccolo di lei, ma questo poco le importava. Da quel giorno seguire YoungJae in tutti i suoi concerti a Seoul e nelle città vicine, durante le esibizioni per la promozione di un album, nei fansign divenne la normalità per Jessica e a dire la verità pian piano anche YoungJae si accorse di lei e iniziò a sperare che si presentasse alla prossima apparizione in pubblico. La svolta arrivò quando YoungJae durante l’ennesimo fansign stringendole la mano le lasciò un bigliettino con su scritto il suo numero di telefono accompagnato da una semplice scritta - Chiamami -. Dopo turbamenti e dubbi di ogni genere, Jessica si decise a chiamare l’idol e dopo un breve periodo di frequentazione i due decisero di stare insieme definitivamente. Tutto iniziò così per caso, ma si sa l’amore sceglie sempre le vie più improbabili e più strane per arrivare quando meno te lo aspetti. Da allora è già passato quasi un anno. YougJae quella sera aveva deciso di passarla con Jessica in riva al mare. YoungJae e Jessica erano due tipi molto allegri che tendevano spesso a sdrammatizzare una situazione triste e spiacevole ma quella sera, nonostante la loro indole gioiosa, non fu semplice neanche per loro. «Eccoci, siamo arrivati» le fece notare YoungJae spegnendo il motore della macchina. «Wow, è magnifico qui YoungJae-ya» disse Jessica scendendo dalla macchina. «Ta Da̴» pronunciò YoungJae divertito uscendo dal bagagliaio della propria auto un plaid per sdraiarsi a terra e del cibo preparato in casa. «Hai pensato proprio a tutto» disse Jessica avvicinandosi per aiutarlo a trasportare il tutto. «Certo, cosa credi? Sono Choi YoungJae è normale che io pensi a tutto, baby» pronunciò pavoneggiandosi. Sapeva che quando metteva qualche parola straniera nella frase avrebbe automaticamente provocato una fragorosa risata nella sua ragazza, perché, come dire, la sua pronuncia non era certo delle migliori, quindi, ormai lo faceva spesso per provocare proprio quella reazione. Si sdraiarono e per un attimo ammirarono la bellissima volta celeste sopra le loro teste. Un senso di sconforto tentò di insinuarsi nei loro animi per natura allegri ma YoungJae decise di esserne più forte. «Sai, l’America non è poi così lontana, in fondo, staremo sempre sotto lo stesso cielo» disse sorridendo. «E da quando YoungJae-ya usi frasi così filosofiche tu?» ribatté Jessica. «Da sempre, solo che tu non te ne accorgi» disse aggiungendo un occhiolino a fine frase. «Sì come no, sarà meglio mangiare ades…» non ebbe il tempo di completare la frase che YoungJae bloccò il suo tentativo di mettersi seduta. Le bloccò entrambe le mani con le proprie. Dopo aver incrociato i loro sguardi per qualche secondo, la baciò, un bacio dolce e lento così come secondo Jessica solo lui sapeva fare. Poi si allontanò e si mise a sedere. Jessica assunse la stessa posizione «E questo cos’era?» domandò. «Niente, semplicemente l’antipasto della serata» disse sorridendo e anche Jessica fece lo stesso.
 
BAM BAM&LISA
«Sei già arrivata?» disse Bam Bam aprendo la porta alla sua amica praticamente di sempre. Sì, Bam Bam e Lisa si conoscevano da parecchi anni oramai. Da piccolissimi, quando ancora Bam Bam era molto, ma molto, più basso di Lisa, avevano frequentato la stessa scuola di danza a Bangkok. «Non mi vedi forse?» rispose semplicemente Lisa, prendendolo in giro come faceva spesso. In realtà, negli ultimi tempi Bam Bam si era accorto di aver sempre provato qualcosa di speciale per l’amica ma tutto questo preferiva tenerlo nella parte più profonda del suo cuore, pensando in tal modo di poter semplicemente ignorare tale sentimento. La realtà, purtroppo, è ben diversa da come ce la aspettiamo. Oggi, incoraggiato dai membri, Bam Bam era deciso a confessare tutto, a svuotare il sacco dinanzi all’amica. Bam Bam, che sentiva di conoscere bene Lisa come le sue tasche, sapeva benissimo che sicuramente la diretta interessata non avrebbe creduto facilmente alle sue parole e molto probabilmente quand’anche lo avesse creduto lo avrebbe preso in giro per tutta la loro vita. Ma non importava, oggi Bam Bam sentiva di poter affrontare tutto questo, perché non poteva continuare così in eterno, non era più quel basso bambino di tanto tempo fa. Forse poteva farcela? Certo c’era una probabilità su mille che Lisa ricambiasse i suoi sentimenti ma valeva comunque la pena provare. Colmo di tali pensieri Bam Bam non fece caso alla battuta punzecchiante di Lisa e la fece accomodare nel salotto del dormitorio. Sì, aveva invitato l’amica proprio lì perché sapeva benissimo che molti dei membri non sarebbero tornati per la notte e chi avrebbe deciso di tornare lo avrebbe fatto molto tardi. «Bam mi hai fatto venire qua per tirarmi qualche scherzo o qualcosa del genere, vero?» domandò Lisa all’improvviso. «Eh? Scherzo? Cosa te lo fa pensare, scusa?» domandò a sua volta il rapper. «JiSoo unnie mi ha detto che JinYoung-ssi le ha già dato tutto quello che le serviva domenica» confessò Lisa. In quel momento Bam Bam maledì JinYoung, perché gli aveva proposto quel piano se poi non valeva niente “Stupido hyung”, pensò Bam Bam. «Se lo sapevi, perché sei venuta, allora?» domandò a sua volta Bam Bam. «Sembravi agitato quando prima mi hai chiamato, sei agitato per il gran tour?» gli disse Lisa avvicinandosi e dandogli un colpetto sulla spalla. «Be’, sì, in effetti, sì, ma non è solo questo» Bam Bam decise di prendere la questione un po’ alla larga. Lisa non curante dell’ultima frase dell’amico si guardò attorno. «E gli altri dove sono?» chiese. «Sono usciti tutti» rispose solamente Bam Bam. Lisa guardò per un attimo Bam Bam fisso negli occhi. Quest’ultimo iniziò a pensare che forse la controparte femminile stesse iniziando a scoprire qualcosa ma purtroppo dovette ricredersi «Ahhh! Mi hai chiamato perché ti senti solo, non è vero? Fammi indovinare hanno tutti la ragazza tranne te. Vieni qua piccolo amico sfigato!» disse la rapper facendo passare il suo braccio intorno al collo di lui. Bam Bam improvvisamente serio decise di sfruttare quel contatto fisico, si liberò dalla presa senza lasciar andare a sua volta la presa delle mani di Lisa. «E se, invece, ti dicessi che anche io ho la ragazza?» disse guardandola dritta negli occhi. Lisa si sentì come in trappola, cosa stava succedendo, era stata sempre così forte la presa di Bam Bam? Forse per la prima volta lo stava vedendo come un uomo. Prima volta? Ma a chi voleva darla a bere? Ultimamente, soprattutto quando le capitava di vedere delle esibizioni dei GOT7, pensava spesso a quanto il suo amico fosse cresciuto ma semplicemente cercava di non dare troppa enfasi alla cosa. Imbarazzata Lisa cercò di distogliere lo sguardo da Bam Bam e di mettere fine a quel tocco ma il rapper non glielo permise anzi strinse le sue mani ancora più forte. Lisa cercò di mostrarsi quanto più naturale possibile «Ah, davvero? E chi sarebbe questa poveretta?» domandò. «Forse potresti essere tu, non credi?» e detto questo imprigionò le labbra di Lisa con le proprie. In quel momento Bam Bam si pentì amaramente di non averlo fatto prima ed entrambi si lasciarono trasportare dai loro veri sentimenti ormai venuti allo scoperto.
 
JAEBUM&CHOSO
«JaeBum-ah sento che sto per scoppiare» disse ChoSo posando l’ennesimo piatto svuotato. «Hey sei stata tu a voler ordinare tutta questa roba e adesso ti lamenti pure?» la rimproverò JaeBum. I due avevano, infatti, prenotato del cibo da asporto nel ristorante cinese non molto lontano da casa di ChoSo. «Sì ma io l’ho fatto per te» confessò ChoSo. «Per me? E perché mai?» domandò curioso JaeBum. «Be’, vedi, in questi giorni vi siete allenati molto, siete reduci da un mese di fitte esibizioni e da domani non avrete molto tempo libero con i concerti, le prove e tutto il resto. Avevo paura che non ti fossi nutrito abbastanza in questi giorni, volevo farti mangiare tanto ma alla fine ho mangiato quasi tutto io!» ammise ChoSo. «Certo che tu ne pensi di sciocchezze, eh? Non ti ho detto che mi sarei nutrito a sufficienza? Non devi preoccuparti, anzi, in queste occasioni mangiamo sempre di più, dobbiamo essere carichi!» tentò di rassicurarla JaeBum. Quest’ultimo si avvinò a lei e la abbracciò. «Vuoi vedere insieme uno di quei tuoi film mielosi che ti piacciono tanto?» le domandò JaeBum lasciando un bacio nella fronte di ChoSo. «Davvero? Ma tu li odi così tanto» dichiarò ChoSo. «Fa niente, vorrà dire che per questa volta farò un piccolo sforzo» disse rassegnato l’idol. Felice ChoSo andò a prendere un dvd dalla sua collezione di film “mielosi” come JaeBum li definiva, accese la televisione e inserì il disco nel lettore. Decise comunque di non scegliere un film triste, sapeva che, vista la situazione, sarebbe potuta scoppiare a piangere da un momento all’altro e quella sera voleva a tutti i costi lasciare JaeBum con un sorriso. Dopo quasi due ore il film finì. JaeBum ne avrebbe visti ancora altri dieci pur di restare accoccolato nel divano con la sua ChoSo. Ma lui era il leader, doveva dare il buon esempio e ritornare al dormitorio e riposarsi così come era stato loro consigliato dal presidente e dal manager. JaeBum, a malincuore, si alzò dal divano e andò verso la porta, ChoSo lo seguì mogia mogia. Il leader aprì la porta e si girò verso ChoSo. «Adesso devo andare. Ci rivedremo tra due mesi. Stai tranquilla passeranno presto. Ti prometto che anche se avrò un solo minuto libero lo userò per chiamarti» cominciò a salutarla JaeBum. ChoSo, intanto, aveva appena iniziato a lottare con le sue lacrime, quest’ultime sembravano voler uscire dirompenti ma ChoSo riuscì a vincere la prima battaglia tenendole a freno. «Mi piacerebbe anche che tu in quel minuto libero ti riposassi un po’. Non strafare. Mi raccomando niente passi di danza strani!» lo ammonì ChoSo. JaeBum la baciò e con il cuore triste chiuse la porta davanti a sé. Le lacrime con cui ChoSo stava combattendo da un bel po’ alla fine vinsero la battaglia successiva se non la guerra intera perché iniziarono a fuoriuscire con grande velocità una dietro l’altra. ChoSo ancora ferma lì sulla soglia della porta, udì suonare il campanello. Aprì e sentì JaeBum stringerla forte a sé, prese a baciarla e contemporaneamente chiuse la porta alle sue spalle. I baci di JaeBum divennero sempre più voraci, trascinò ChoSo in cucina, la prese per i fianchi, la sollevò e la fece sedere sul tavolo. ChoSo che ancora non riusciva a capire bene quello che le stesse succedendo decise di seguire il suo istinto. Cinse le sue braccia attorno al collo di lui. JaeBum si allontanò dalle labbra di ChoSo per avvicinarsi al suo orecchio «Scusami, non posso lasciarti così, perdonami» e riprese a baciarla. JaeBum si staccò dalla sua bocca per poi scendere giù per il collo. ChoSo impulsivamente lo bloccò «Ma non avevi detto di voler dare il buon esempio, tornare presto in dormitorio e riposare? Non voglio che ti stanchi troppo a causa mia» chiese preoccupata ChoSo che intanto aveva recuperato un po’ di lucidità, cosa che JaeBum sembrò perdere letteralmente. «Stancarmi tu? Al contrario, tu sei la mia ricarica» le confessò JaeBum un attimo prima di riprendere a baciarla con passione. Dopo quelle parole decise pronunciate dall’idol ChoSo non poté fare a meno di abbandonarsi fra le sue braccia. Adesso era pronta, ne era sicura. Poteva finalmente concedersi a JaeBum. Non ci furono parole fra loro due ma entrambi comunicarono attraverso lo sguardo. JaeBum capì tutto, sollevò ChoSo e la portò nella stanza da letto. Adesso il suo non era più un desiderio a senso unico, lo sentiva. Durante quel breve ma intenso tragitto non si staccò mai dalle labbra di ChoSo, in tal modo voleva trasmettergli quanta più sicurezza possibile. La adagiò sul letto. Lei, prendendo tutto il coraggio che aveva in corpo, sfilò via la maglietta di JaeBum per poi passare le sue mani tra gli addominali perfetti di lui. Quest’ultimo fece un sorriso di approvazione e fece la stessa cosa con ChoSo. Via via tutti gli indumenti di mezzo tra di loro furono tolti e restarono così ad amarsi tutta la notte, diventando un tutt’uno così come JaeBum desiderava ormai da tempo.
 
[1] Inkigayo: Programma televisivo sudcoreano trasmesso da SBS live ogni domenica pomeriggio.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16
 
 
Mi manchi, mi manchi davvero
ma ti canterò una canzone così non ti annoierai.
Accendi la radio, accendi la radio.
Mi manchi, mi manchi davvero,
canterò una canzone per te così mi penserai.
Accendi la radio, accendi la radio.
Perché voglio essere giovane per sempre.
I nostri momenti insieme, giovani per sempre,
non voglio perderli, giovani per sempre.
Oh baby, oh baby, oh baby.
Perché voglio essere giovane per sempre.
Tu ed io, proprio come siamo adesso, giovani per sempre.
Anche se il tempo scorre, giovani per sempre.
Oh baby, oh baby, oh baby.
Sarai sempre il mio tesoro.
Sarai sempre il mio tesoro,
tienimi nel tuo cuore come la notte tiene le stelle.
Forever Young-GOT7
 
 
«Buongiorno» sentì pronunciare ChoSo al momento del suo risveglio quella mattina. Quella voce maledettamente sexy riportò alla sua mente tutto quello che era accaduto la sera precedente tra lei e JaeBum. Non riusciva a capire come la sera prima fosse riuscita a contenere il proprio imbarazzo e adesso, invece, provava come un senso di vergogna di fronte all’idol. La controparte non sembrava avere problemi agli occhi di ChoSo. Quest’ultima portò il lenzuolo su fino a nascondere completamente il suo volto. «Eh? Perché ti stai coprendo?» le chiese JaeBum. «Perché mi vergogno, ovvio!» rispose ChoSo da sotto la sua protezione. «È perché mai, se già ho visto tutto quello che c’era da vedere?» le domandò maliziosamente il leader. Un grugnito e degli strani movimenti sotto il lenzuolo furono la risposta di ChoSo. «Yah! Dai stavo scherzando. Volevo solo farti capire che non devi sentirti così in imbarazzo» disse JaeBum tentando di recuperare la situazione. «La fai facile tu!» fu la risposta lapidaria di ChoSo. «E allora cosa dovrei fare? Renderla difficile, ok, come vuoi!» continuò l’idol che con un gesto deciso raggiunse ChoSo sotto la sua copertura. «Yah! Che ci fai qui pure tu?» disse ChoSo cercando di coprirsi alla meno peggio. JaeBum si avvicinò sempre di più. «Yah! Non ti avvicinare» lo avvertì ChoSo. JaeBum, dal canto suo, interpretò quel divieto come un invito e si avvicinò così come non gli era stato detto di fare. «Ti avevo dett…», il discorso di ChoSo fu interrotto dall’arrivo delle labbra di JaeBum. Un bacio dolce e lento. Il leader si allontanò da lei per poi sussurrarle «Mmmh, non credi che questo pigiama sia di troppo?» seguito da una risata. Di certo JaeBum ebbe la conferma che mettere ChoSo in imbarazzo era davvero qualcosa che lo divertiva parecchio. «JaeBum-ah!» lo rimproverò ChoSo. «Ok, ok, stavo scherzando, mi piace quando ti imbarazzi a causa mia» confessò JaeBum. ChoSo fece finta di essere arrabbiata e decise di sedersi sul letto a gambe incrociate, senza abbandonare la sua protezione. Bastò un piccolo tocco di JaeBum per farle dimenticare tutto. JaeBum prese il volto di ChoSo con entrambe le mani e restò immobile, quasi a volerla contemplare. ChoSo si sentì nuovamente in imbarazzo e abbassò lo sguardo ma fu richiamata da JaeBum. «Ti prego, non abbassare lo sguardo. Vorrei restare in questa posizione per un po’, voglio scolpire ogni dettaglio del tuo volto nella mia mente così che in questi due mesi io non debba avere nessuna difficoltà nel ricordarlo» le disse. È incredibile che il JaeBum di adesso riesca a pronunciare addirittura frasi del genere. Fino a qualche mese fa era una persona che pensava di aver chiuso con tutto ciò che riguardava sentimenti, emozioni e roba simile, adesso, invece, era una persona nuova. Era incredibile il cambiamento che ChoSo aveva portato in lui ma anche JaeBum aveva lasciato tracce indelebili in lei. I due amanti dovevano comunque adesso affrontare una prova alquanto ostica ma in cuor loro sapevano di riuscire a farcela, certo sapevano anche che sarebbe stato difficile, non erano così stupidi da pensare che questi due mesi sarebbero passati senza momenti di sconforto ma sapevano allo stesso tempo che il loro amore era ormai troppo forte per essere spazzato via facilmente. JaeBum strinse ChoSo a sé più forte, quest’ultima lo strinse a sua volta. «Non voglio lasciarti qui ChoSo-ya. Vorrei tanto portarti con me» confessò JaeBum. «Non fare il bambino JaeBum-ah» gli disse ChoSo. «Non posso neanche restare a fare colazione con te» le comunicò triste JaeBum. Come spesso le succedeva ChoSo non riuscì a tenere a freno le proprie lacrime. «Non sto assolutamente piangendo perché sono triste, davvero, sono felice per la splendida opportunità che vi sta capitando. Non capisco perché queste lacrime continuino a fuoriuscire così» ammise ChoSo, in realtà sapeva benissimo il motivo per cui quelle lacrime continuavano a fuoriuscire ma non voleva che JaeBum stesse ancora peggio addossandosi la colpa. Le mani di JaeBum si posarono sulle spalle di ChoSo. «ChoSo-ya non devi trattenerti davanti a me. Capisco perfettamente come ti senti perché io mi sento esattamente allo stesso modo. Quindi, non devi fingere davanti a me. Io ti amo ChoSo-ya e so che anche tu mi ami. Il nostro amore è forte. Sopravvivremo a tutto questo e poi lo racconteremo ai nostri figli con un sorriso» disse JaeBum. «Figli? JaeBum-ah non è un po’ troppo presto per parlare di questo?» disse ChoSo ridendo. Era proprio questa la reazione che JaeBum voleva provocare, riportare il sorriso sul volto dell’amata. «Mmmmh potrebbe essere» fece finta di rifletterci su. JaeBum si alzò, indossò nuovamente i vestiti della sera precedente e si diresse verso la porta d’ingresso. ChoSo automaticamente lo seguì. Dopo un ultimo intenso bacio JaeBum salutò definitivamente ChoSo, dando inizio a quei due terribili mesi di afflizione.
 
JaeBum e i GOT7 erano impegnati nel tour americano da un mese ormai. Come promesso ogni minuto libero JaeBum lo dedicava a ChoSo ma purtroppo i minuti liberi non erano tantissimi tra spostamenti, prove e concerti e di certo il fuso orario non aiutava. ChoSo ebbe diversi lavori da ultimare, e questo fu un bene per lei, perché ebbe modo di pensare meno alla lontananza di JaeBum. Quella sera, ChoSo, appena finito di lavorare decise di passare del tempo con le sue amiche. Si ritrovarono al solito locale. «Yah! Ragazze non potete farne un dramma, non potete stare sempre così! Non siete le prime ad affrontare una relazione a distanza e per giunta sarà solo di due mesi» riprese le amiche MinYoung mentre ChoSo e SoMi erano immobili a fissare i loro cellulari nella speranza di qualche chiamata improvvisa oltre oceano. «Parli bene tu che hai il tuo fidanzato praticamente a due passi» le fece notare SoMi. «Ti ricordo cara che anche io ho dovuto affrontare la lontananza quando il mio ragazzo è andato a fare uno stage all’estero» le ricordò MinYoung. «Sì ma il tuo ragazzo non è un idol e tutte le ragazze non sognano di mettergli le mani addosso» rimarcò SoMi. «Scusami se il mio ragazzo non è in idol, eh!» le fece eco MinYoung. «Yah! Smettetela, la situazione è già complicata così. Perché non parliamo d’altro? Possibile che non abbiamo altri argomenti se non quello dei rispettivi fidanzati! Su un po’ di fantasia ragazze» le ammonì ChoSo. «Giusto! Niente ragazzi per stasera! Dimentichiamocene» ripose concorde SoMi. «Sì, mi pare più che giusto!» continuò MinYoung. «Bene, di che parliamo?» domandò ChoSo. Improvvisamente calò il silenzio tra le amiche. «Oh…» esordì SoMi «Un messaggio da YuGyeom-ah, scusate, vado a leggerlo fuori un attimo» e si allontanò. «Fuori una. Ormai è andata. Stavamo dicendo, ChoSo-ya?» chiese MinYoung. Il cellulare di ChoSo iniziò a squillare, una chiamata di JaeBum, c’era da aspettarselo, in effetti, essendo il maknae libero lo sarà anche il leader. «Perdonami MinYoung, mi allontano un attimo, scusa» disse ChoSo all’amica ignorando la domanda precedente. Ormai MinYoung era abituata a scene del genere ma, in fondo, capiva le sue amiche, anche lei c’era passata, non poté fare a meno di sorridere dolcemente e riprendere a bere il proprio drink.
La serata passò e le amiche decisero di ritornare ognuno a casa propria. Si salutarono e ognuno prese la sua strada. ChoSo giunse a casa e decise di farsi una bella doccia rinfrescante. Nell’attimo in cui stava per mettersi a letto, arrivò un sms da JaeBum - ChoSo-ya, come stai? Qui tutto bene, siamo appena partiti per raggiungere New York questa mattina presto. Stasera avremo la prima delle due tappe in questa città. Pare che i biglietti siano andati presto in sold out. Questo ci rende veramente felici. Avere così tante fan straniere è bello, sono molto gentili e ci trattano benissimo ma nonostante sia circondato da migliaia di ragazze, me ne manca una in particolare, come pensi sia possibile? <3 Mi manchi tanto ChoSo-ya! È bello esibirsi ma stare con te è decisamente molto più bello. Anche oggi mi impegnerò tanto così sarai fiero del tuo ragazzo. Ti amo tanto ChoSo-ya, passa una buonanotte <3 -. Era solo un breve messaggio ma il cuore di ChoSo sembrò scoppiare di gioia. Era incredibile quanto ormai bastava poco per farla felice purché si trattasse di JaeBum. Era sul punto di rispondere al messaggio che sentì il suono del suo campanello più volte. Chi poteva essere a quell’ora e perché tanta insistenza? Si domandò ChoSo. Quest’ultima si avvicinò alla porta per domandare chi fosse. Dall’altra parte sentì la voce del sunbae. Perché mai il sunbae si trovava di fronte casa sua a quell’ora? Cosa diamine gli era successo? ChoSo istintivamente aprì la porta di casa e il sunbae entrò. ChoSo si accorse subito dell’odore di alcool che emanava. «Sunbae hai bevuto? Non dovevi tornare domani dal tuo lavoro?» gli domandò ChoSo. Il sunbae, che si reggeva in piedi con difficoltà, si aggrappò a ChoSo. «Lavoro? Come se fossi riuscito ad ultimarlo» tentò di rispondere il sunbae. «Sunbae spiegati meglio» lo sollecitò ChoSo che intanto cercava di adagiarlo sul divano del suo salotto. «Spiegarmi meglio? E a che servirebbe?» rispose KiKwang accennando un sorriso amaro. «Sunbae se non mi spieghi come sono andate le cose, non posso aiutarti» continuò ChoSo. «Pensi pure di potermi aiutare?» domandò sarcastico KiKwang. «Sunbae non puoi parlare in modo che io possa capirti? Perché sai, sono piuttosto preoccupata, di solito tu reggi bene l’alcool, quindi, per esserti ridotto in questa situazione devi averne ingerito parecchio. Si può dannatamente sapere che ti succede?» lo incitò nuovamente ChoSo, alzando inconsciamente il tono di voce. Il sunbae rimaneva comunque una persona speciale per ChoSo, era ovvio che lei tenesse a lui e volesse aiutarlo in quella che pareva una situazione difficile. Di nuovo quell’amaro sorriso prese forma sul volto di KiKwang «Davvero è così difficile per te capire quello che mi sta succedendo?» rispose enigmatico KiKwang. È qualcosa che dovrei sapere? Iniziò a domandarsi ChoSo. Che significavano tutto ad un tratto quelle parole? Cosa c’entrava lei in tutta quella situazione? Aveva fatto qualcosa senza rendersene conto? «Sunbae per favore, sul serio, cosa ti sta succedendo, non ti ho mai visto in questo stato, ho paura» continuò ad esortarlo ChoSo. «Non mi hai visto mai così? Credimi sono stato anche molto peggio. Credo che tu in questi anni mi abbia davvero idealizzato troppo. Non sono il ragazzo carino, perfetto e sempre sorridente che pensi tu. Anche io ho i miei lati oscuri, cosa credi?» confessò KiKwang. ChoSo, dal canto suo, era sempre più confusa. «Vuoi sapere perché sono tornato prima di ultimare il lavoro? Vuoi davvero saperlo?» continuò il sunbae. ChoSo era intanto pietrifica, quello davanti ai suoi occhi era davvero il sunbae che conosceva da 10 anni? «Prima non facevi altro che domandare cosa fosse successo e adesso non vuoi più saperlo?» domandò KiKwang notando la mancata risposta di ChoSo. Quest’ultima si fece coraggio «No, sono solo un po’ confusa, non avevo mai visto questo tuo lato, sono solo sorpresa. Posso davvero considerarmi tua amica? Scusa sunbae starò qui ad ascoltarti se lo vorrai» disse prendendo le sue mani e sedendosi al suo fianco. KiKwang interruppe subito quel contatto. «Amica? Sarai sempre e solo questo per me, non è vero?» domandò più a se stesso che alla controparte. «Sunbae che vuoi dire?» gli domandò istintivamente ChoSo sempre più incredula. «ChoSo-ya, io non penso di essere riuscito a rimuovere tutto quello che provavo per te e gettarlo via come hai fatto tu. La cosa, ogni giorno che passa, continua a sfuggirmi sempre più di mano. Io non faccio altro che pensarti tutto il giorno, non riesco ad ultimare neanche il lavoro più semplice, mi sento così patetico a pensare ad una donna che adesso è di un altro uomo perché io sono stato semplicemente un idiota per 10 lunghi anni. Ho accettato questo lavoro di tre giorni fuori Seoul proprio per non vederti e tentare di mettere fine a quello che provo per te. Stavolta ero davvero partito con le intenzioni migliori, come del resto ho cercato di fare nei mesi precedenti, ma anche stavolta si è dimostrato tutto vano. ChoSo-ya davvero per te è stato così semplice scordarti di me?» confessò KiKwang. Il dolore che aveva attraversato negli ultimi mesi traspariva dai suoi occhi che adesso erano fissi su ChoSo. Quest’ultima rimase pietrificata da una dichiarazione del genere. In questi ultimi mesi era stata così presa da JaeBum che non aveva minimamente pensato a come potesse sentirsi il sunbae, pensava semplicemente che tutto si fosse risolto per il meglio. Come si era potuta creare adesso quest’assurda situazione? «Sun-sunbae…» furono le uniche parole che ChoSo riuscì a pronunciare. Cosa doveva fare adesso? Di certo non poteva mandare in strada un sunbae così ubriaco. Istintivamente tentò di allontanarsi da lui ma il sunbae non glielo permise. «È allora come penso? Hai semplicemente gettato via tutto quello che hai provato per me negli ultimi 10 anni? Per chi poi? Per un idol, ChoSo-ya? Devo ricordarti quanto hai sofferto a causa degli idol? E non continui forse a soffrire ancora a causa di questo? Dov’è lui adesso? So che non tornerà per almeno un altro mese, a te sta bene così? Non sentirvi spesso, vedervi di nascosto? Saltare gli anniversari importanti, ti va bene sul serio?» domandò sempre più incalzante il sunbae. «Io non credo che tu debba preoccuparti di tutto ciò» disse semplicemente ChoSo tentando di liberarsi dalla presa ma sfortunatamente non ci riuscì anzi questa si fece più forte. «ChoSo-ya, io mi preoccupo eccome. Tu sei molto importante per me. Se noi due stessimo insieme io, non starei mai lontano da te, non ti farei mai provare cose tristi come la solitudine, quindi, ti prego ripensaci» le chiese il sunbae, quasi con occhi supplicanti. Adesso stava davvero esagerando, cosa ne sapeva lui di lei e JaeBum, dell’amore che provavano, delle gentilezze di lui nonostante fosse lontano. Intenzionata a dirgliene quattro si staccò definitivamente dalla presa e si alzò dal divano, KiKwang fece lo stesso cercando di non perdere il contatto visivo. «Adesso basta, non credo tu debba fare di queste tue schiocche supposizioni una realtà» gli disse alzando nuovamente il tono di voce. «E allora dimmi che sei ugualmente felice senza vederlo, senza poter stare con lui fisicamente», il sunbae sembrò voler rigirare il coltello nella piaga del cuore di ChoSo. Era normale che preferisse stare con lui, che senso aveva quella frase? Questo rese ancora più debole il già precario equilibrio psichico di ChoSo. Si era ripromessa più volte di non piangere per la lontananza di JaeBum ma tutte le volte aveva miseramente fallito, figuriamoci adesso che era rimarcato con tale enfasi. ChoSo non era una ragazza forte, fingeva solamente di esserlo. Le lacrime iniziarono a rigarle il volto contro la sua volontà. «ChoSo-ya, tu non stai bene, non lo capisci?» disse il sunbae cercando di stringerla tra le sue braccia. Contatto che ovviamente ChoSo rifiutò. KiKwang non era proprio venuto con l’intenzione di provocare una situazione simile, vedere ChoSo piangere era davvero l’ultima cosa che voleva. La sua mente non era molto lucida quando decise di piombare così su due piedi a casa dell’amica e a dire la verità non lo era tuttora dato quello che gli venne in mente di fare. «ChoSo-ya… ti prego smetti di piangere» la supplicò. ChoSo non sembrò voler dare ascolto alle parole del sunbae. Quest’ultimo d’impulso, la baciò prendendo saldamente il suo volto stupefatto tra le mani. Quello fu l’unico modo che gli venne in mente per far cessare il suo pianto, idea alquanto poco geniale.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17
 
 
Tu sei la vitamina della mia vita, ragazza mia!
Voglio mostrarti il mondo intero.
Tu sarai sempre al mio fianco, baby,
tu, yeah, tu sei la mia casa. La mia casa.
Tu sei in cima al mio letto, insieme noi stiamo bene.
Tu sei affascinante come l’interno del mio guardaroba.
Tu sei la mia casa, la mia casa, la mia casa.
Tu sei la mia casa, la mia casa, ragazza.
Tu sei in cima la mio letto, insieme noi stiamo bene.
Tu sei affascinante come l’interno del mio guardaroba.
Tu sei la mia casa, la mia casa, la mia casa.
Tu sei la mia casa, ragazza.
Tu sei l’unica e sola ragazza che mi fa sentire a casa,
io sarò l’unico e solo ragazzo che ti farà sentire a casa.
My Home-GOT7
 
 
Sciaff, si sentì riecheggiare nella stanza. Un’infuriata ChoSo, con tutte le buone ragioni per esserlo, aveva mollato uno schiaffo sul volto di KiKwang. «Sunbae come hai potuto fare una cosa del genere?» gli domandò con rabbia. KiKwang non riuscì a spiegare a parole il motivo del gesto che aveva compiuto. ChoSo non attese oltre, piantò lì su due piedi il sunbae e si rifugiò nella sua camera, non aveva intenzione di stare accanto a lui ancora in quella serata, non poteva buttarlo fuori così ubriaco ma di sicuro non era disposta più a passare anche solo mezzo minuto in sua compagnia in quelle condizioni. Chiuse la porta a chiave e provò a chiudere gli occhi, sicuramente dormire sarebbe stato impossibile. KiKwang, dal canto suo, aveva ormai perso anche l’ultimo briciolo di lucidità, pian piano anche le forze lo abbandonarono e cadde in un sonno profondo.
 
Il sole era appena sorto, i primi raggi di sole penetrarono dalla grande finestra del salone di casa di ChoSo, il cellullare di quest’ultima, lasciato accidentalmente sul tavolino accanto al divano, prese a squillare. Quel suono svegliò KiKwang che sentì subito i postumi della sbornia. Il cellulare continuava a squillare, di ChoSo neanche l’ombra, decise di leggere sullo schermo il nome della persona che stesse effettuando quella chiamata con tanta insistenza. <3 Il Mio JaeBum-ah <3, lesse. «Tks!» scappò istintivamente al sunbae. KiKwang decise di rispondere alla chiamata, aveva proprio voglia di provocare quell’idiota, così come lui lo considerava. Strisciò il tasto virtuale verde e portò il cellullare all’orecchio. «Hey! ChoSo-ya! Scusa per l’ora, so che in Corea è ancora presto ma avevo una gran voglia di sentire la tua voce» disse JaeBum, ignaro di tutto. «In effetti, non credi che sia scortese chiamare le persone all’alba?» domandò con tono beffardo KiKwang. «KiKwang-ssi? Sei tu?» domandò JaeBum con un tono di voce decisamente diverso da prima. «Vedo che ricordi ancora la mia voce» continuò a stuzzicarlo KiKwang. «Si può dannatamente sapere perché hai risposto tu al telefono di ChoSo-ya? Che diamine ci fate insieme a quest’ora del mattino?» chiese JaeBum sempre più infuriato. «Oh, lo hai ammesso di nuovo che è ancora presto, se lo sai così bene perché cavolo chiami così presto, eh?» disse il sunbae con un tono canzonatorio. «Vuoi rispondere alla mia domanda e basta? Si può maledettamente sapere perché sei lì?» domandò nuovamente JaeBum. «Ma quanto sei insistente già di primo mattino. Ok, se vuoi proprio saperlo, sono qui perché ho passato la notte a casa di ChoSo-ya» rispose il sunbae cercando di far intendere altro alla persona all’altro capo del telefono. «Che Cosa?» domandò lapidario JaeBum. «Proprio quello che hai sentito» rispose KiKwang. «Ti giuro che quando torno non ti ritroverai neanche un osso intero in corpo, dov’è ChoSo-ya adesso? Cosa le hai fatto? Vattene da casa sua adesso, hai capito?», JaeBum alzò di parecchio il tono di voce, in quel momento era, infatti, alquanto arrabbiato. «Tranquillo tranquillo, lei adesso è nella sua stanza a riposare, credo, io ho dormito nel divano, non è successo nulla a parte un piccolo ed insignificante incidente di percorso» disse enigmatico KiKwang. Tutta questa sua tranquillità non faceva altro che alterare ancora di più la controparte. «Che diamine è successo?» gli domandò perentorio JaeBum. KiKwang rimase colpito dalla reazione di JaeBum, capì che davvero lui teneva a ChoSo. Fin da subito gli aveva dato una cattiva impressione ma il modo di difenderlo da parte della sua ragazza ieri sera e la sua evidente preoccupazione di stamattina dovettero portare KiKwang a formulare pensieri diversi su Im JaeBum. Forse non era un idol che voleva semplicemente spassarsela con la sua amica, forse c’era davvero qualcosa di serio tra loro. La loro storia d’amore era già abbastanza difficile non poteva peggiorare ulteriormente la situazione. Amava ChoSo, di questo ormai ne era certo ma ciò che era più importante adesso era la felicità di lei, così decise che da ora in poi se avesse potuto fare qualcosa per quei due lo avrebbe fatto, anche se questo avrebbe comportato vedere la sua amata ChoSo tra le braccia di un altro uomo. «Niente di che. Preferisco dirtelo io comunque per primo, perché, lei conoscendola si sentirà terribilmente in colpa ma la colpa non è affatto sua. Ti racconterò tutto quello che è successo ieri sera. Sono arrivato abbastanza tardi a casa di ChoSo-ya dopo aver bevuto, diciamo, parecchio. Insomma ero completamente ubriaco, non riesco ormai a lavorare bene da tanto tempo a causa del mio amore ormai non più corrisposto per ChoSo-ya. Ho svuotato il sacco. Sì, lo ammetto, ho approfittato di questa tua prolungata assenza. Ho iniziato a dirle che la vostra storia non era una storia d’amore normale, le ho detto che, invece, se fosse stata con me l’avrei resa sempre felice, perché io non me ne sarei mai andato lasciandola sola. Le lacrime hanno preso il sopravvento su di lei, ha iniziato ad inveire contro di me, dicendo che non sapevo nulla di voi due, della vostra storia. E con il senno di poi devo proprio darle ragione. Non sapevo come fare per fermare quelle lacrime, l’unica soluzione che mi venne in mente fu quella di baciarla. Ora, prima che tu ti arrabbi ancora di più con me, lo so già da me che è stata un’azione stupida e meschina da parte mia e vi chiedo scusa ma ero completamente ubriaco. Dopo tutto ciò lei si è chiusa nella sua stanza e da allora non l’ho più rivista. È ancora chiusa lì dentro. Probabilmente si sentirà in colpa per quello che successo, si sentirà come se ti avesse tradito ma credimi mi sono beccato anche un bellissimo schiaffo, lei non c’entra niente, quindi, non avercela con lei, ok?» confessò il sunbae a cuor leggero lasciando un JaeBum per qualche istante senza parole all’altro capo del telefono. «Tu! Tra un mese sarai morto, lo sai vero?» disse JaeBum cercando di recuperare la lucidità. «Sempre se mi troverai, non so perché mi sto confidando con te ma ho intenzione di partire, lasciare l’agenzia e fare il fotografo freelance in giro per il mondo» disse il sunbae e un sorriso amaro tornò a disegnarsi sul suo volto. «Buon per te. Non farti vedere davanti ai miei occhi per un bel po’», JaeBum sembrò capire e accettare la sincerità del sunbae anche se cercava di non mostrarlo troppo. «Voglio darti un consiglio» continuò KiKwang. «Pure? Questa conversazione sta durando troppo per i miei gusti. Ho poco tempo libero a disposizione e vorrei anche riuscire a parlare con ChoSo-ya» rispose JaeBum. «Se vuoi stare con lei, devi ottenere l’approvazione di suo padre, lo sai questo, vero?» domandò all’improvviso KiKwang. «Che assurdità stai dicendo? Viviamo ancora nel mondo antico? Approvazione? Tsk!» rispose sempre più infastidito JaeBum. «Tu sei un idol e ormai stai con ChoSo-ya da un bel po’, no? Dovresti sapere la triste storia di suo padre» chiese il sunbae. «Sì, ovvio che so tutto. Ma non vedo cosa c’entri questo con la nostra storia» rispose semplicemente JaeBum. «Ragionamento semplice. Tu sei un idol. Non permetterà facilmente alla propria unica e amata figlia di frequentare un uomo che appartiene alla categoria di persone che di più odia al mondo. A ChoSo-ya sei riuscito a far cambiare idea ma ci riuscirai con suo padre? Ti consiglio di risolvere questo problema quando tornerai dal tour o da quello che stai facendo» gli consigliò il sunbae, consiglio che aveva più il sapore di un triste avvertimento. «Ti ringrazio tanto per l’interesse ma questi sono problemi che posso risolvere tranquillamente da solo. Adesso, se non ti dispiace, vorrei parlare con ChoSo-ya, quindi, passamela!» gli intimò JaeBum. Quest’ultimo, infatti, era molto preoccupato per ChoSo. Sicuramente tutta la notte sarà stata male a causa di tutto quello che le era successo e per giunta lui era lontano e non poteva neanche stringerla forte tra le sue braccia per consolarla. KiKwang, un po’ riluttante all’idea di obbedire ai suoi ordini, alla fine fece come gli era stato chiesto. Dopo un po’ ChoSo aprì la porta con gli occhi colmi di lacrime e gonfi, segno che aveva pianto tutta la notte. KiKwang le passò il cellullare, le disse che all’altro capo del telefono c’era JaeBum che cercava di lei, quest’ultima prese il telefono al volo e si chiuse nuovamente nella stanza, KiKwang poteva sentire i singhiozzi di ChoSo da dietro la porta della sua stanza. Decise di andarsene così in silenzio. Le lasciò un biglietto, augurandole sinceramente un’ottima vita con JaeBum, lui in qualche modo, in qualche parte del mondo avrebbe finalmente dato un senso alla propria.
 
Un altro mese passò. Il ritorno di JaeBum e i membri era previsto per l’indomani. Quelle ultime 24 ore parvero a ChoSo non terminare mai. JaeBum non complicò ulteriormente la già difficile situazione a causa dell’incidente provocato da KiKwang. A quanto pare quest’ultimo era stato abbastanza esaustivo nella spiegazione dell’accaduto nella loro prima ed ultima conversazione telefonica. JaeBum capì la situazione problematica venutasi a creare per la sua ChoSo e decise di non infierire oltre. Quella sera ChoSo arrivò a casa piuttosto presto, non aveva nessun lavoro da ultimare ed entrambe le sue amiche erano impegnate. Si concesse un bel bagno ristoratore, indossò il pigiama con i coniglietti che adorava tanto e decise di guardare uno dei suoi film “mielosi” come li definiva JaeBum, in compagnia del divano e dei suoi fidati pop corn. Il film stava ormai per terminare quando sentì il suono del capello della propria porta. Quel suono le riportò alla mente dei fatti non proprio piacevoli, fu tentata di far finta di nulla ma alla fine decise di andare alla porta e domandare chi fosse. «ChoSo-ya! Sono Io!» si sentì dall’altra parte della porta. Quella voce era ormai inconfondibile per ChoSo che aprì subito. «Jae-JaeBum-ah» disse in lacrime. L’idol chiuse velocemente la porta dietro di sé e strinse forte la sua ragazza tra le braccia. «Su, su, non piangere. Sono venuto qua apposta prima per farti una sorpresa e vedere il sorriso sulle tue labbra e tu, invece, piangi solamente?» cercò di tirarla su il leader. ChoSo, dal canto suo, strinse più forte la presa. Non poteva credere di essere nuovamente fra le sue braccia. Pensava ormai di rivederlo domani a giornata inoltrata. Quale piacevole sorpresa in quella triste serata. «Queste sono lacrime di gioia» chiarì ChoSo ancora avvinghiata al suo JaeBum. «Oh, allora se sono lacrime di gioia vanno bene» disse JaeBum sorridendo. Solo staccandosi da lui ChoSo capì che JaeBum era praticamente scappato dall’aeroporto per raggiungerla al più presto. I lineamenti affaticati del suo volto mostravano tutta la stanchezza degli ultimi due mesi, sembrava anche aver perso peso. ChoSo gli accarezzò il volto «JaeBum-ah tutto bene? Ti vedo così stanco» disse preoccupata ChoSo. «Adesso che sono qui con te va tutto bene» rispose mostrando uno dei suoi meravigliosi sorrisi. «Non dovresti tornare a casa e riposarti?» continuò ChoSo. JaeBum la abbracciò di nuovo, poggiando la testa nell’incavo della spalla di lei. «Adesso che sono qui con te sono a casa, non ho bisogno di andare in nessun altro luogo. Tu sei la mia casa» le confessò JaeBum provocando un leggero rossore nelle guance della sua ragazza. «Arrossisci sempre per così poco» le disse staccandosi leggermente da lei. «Yah! Scusa se sono una ragazza sensibile» disse ChoSo in sua difesa. La fragorosa risata di JaeBum invase tutta la stanza, finalmente erano di nuovo insieme. JaeBum si accomodò nel divano del salone. «Bella questa tua tenuta» fece notare JaeBum indicando il pigiama con i coniglietti di ChoSo, la quale solo in quel momento si ricordò cosa stesse indossando. Certo non era proprio un ottimo vestito da primo incontro dopo non essersi visti per tanto tempo. «È colpa tua stupido! Non potevi dirmi che saresti passato oggi?» lo rimproverò ChoSo. «Ok, se vuoi vado e passo domani» JaeBum si alzò e fece finta di dirigersi verso la porta. Ma le mani di ChoSo lo bloccarono per un braccio «No, no, aspetta, va bene anche così» disse arrossendo nuovamente e cercando di evitare il contatto visivo con l’idol per il troppo imbarazzo. JaeBum che come sempre adorava prendere ChoSo in giro non riuscì a trattenere nuovamente una rumorosa risata. «Ah, ChoSo-ya non sai quanto mi sei mancata, quanto mi sia mancato tutto questo» disse stringendola forte a sé. «Yah! Così mi soffochi» disse ChoSo cercando di trovare uno spiraglio per respirare. Grooooan, si sentì provenire dallo stomaco di JaeBum. «Ehm, sì, è il mio stomaco, per venire di corsa da te non ho avuto il tempo di cenare» provò a spiegare JaeBum. ChoSo fece un sorriso e si allontanò verso la cucina «Ramen?» gli domandò. JaeBum alzò i pollici in segno di approvazione.
Dopo che JaeBum ebbe mangiato il suo ramen, si avvicinò a ChoSo. «ChoSo-ya…» le disse prendendo il volto di lei tra le mani. «Jae-JaeBum-ah…» disse ChoSo. «Non credi di aver dimenticato qualcosa?» le domandò l’idol. «Dimenticato cosa?» chiese ingenuamente ChoSo. «Mmmh, qualcosa tipo questo?» disse JaeBum poco prima di baciarla. Dapprima fu un bacio molto lento e dolce, pian piano si trasformò in qualcosa di più, divenne un bacio sempre più passionale. Le mani di JaeBum passando da sotto il pigiama risalirono lungo la schiena di ChoSo, provocando una scossa in quest’ultima. «Jae-JaeBum-ah io non credo che… sia il caso… hai appena finito di mangiare e…» provò a spiegare ChoSo ma JaeBum la interruppe con un nuovo bacio. «Chi ha detto che ho finito di mangiare?» le sussurrò JaeBum allontanandosi dalle labbra di ChoSo. «Eh?» domandò ChoSo meravigliata. «Non ho ancora finito di mangiare… te» le disse JaeBum sollevandola dal divano e portandola in camera. La adagiò dolcemente sul letto. «Stanotte voglio amarti per tutti i giorni che non sono riuscito a farlo in questi due mesi» le confidò JaeBum riprendendo a baciarla.
 
«Ma che ore sono?» farfugliò JaeBum tentando di riaprire gli occhi la mattina successiva. Si accorse che ChoSo non era più a letto, doveva essersi già svegliata, probabilmente stava preparando qualcosa in cucina, perché sentiva provenire dei rumori proprio da lì. Decise di alzarsi anche lui e raggiungerla. La trovò ai fornelli e impegnata allo stesso tempo in una conversazione telefonica. «Ok appa[1], vedrò di venirvi a trovare presto… sì, lo so, anche voi mi mancate tanto. Appena riuscirò a trovare del tempo libero dopo il lavoro verrò sicuramente… ok… riattacco. Salutami omma. Ciao appa… ti voglio bene». Involontariamente JaeBum ascoltò la conversazione tra ChoSo e suo padre. Subito gli vennero in mente le parole pronunciate da KiKwang. Doveva davvero temere il padre di ChoSo? Erano davvero tante le persone che avrebbero potuto ostacolare la loro storia d’amore se ne avessero saputo l’esistenza, il presidente, le fan e adesso doveva aggiungere anche il padre di ChoSo alla lista. Da qualcuno, pensò JaeBum, doveva pur iniziare e forse era meglio partire proprio dal parente più stretto. Di una cosa era certo, avrebbe difeso il loro amore a tutti i costi, ormai sapeva benissimo di non poter più vivere senza la sua ChoSo e adesso era arrivato il momento di combattere. Intanto ChoSo, indaffarata com’era, non si era accorta della presenza di JaeBum, così quest’ultimo pensò di coglierla di sorpresa. La abbracciò da dietro. «Oh» pronunciò ChoSo sorpresa. «JaeBum-ah ti sei già svegliato?» gli domandò, cercando di continuare a preparare la colazione nonostante la salda presa di JaeBum. «Già. Tu perché ti sei alzata così presto?» chiese JaeBum. ChoSo si staccò da JaeBum, prese i due piatti con sopra dei pancake e li poggiò sul tavolo. «Non volevo che tu andassi via anche oggi senza fare colazione e così mi sono svegliata presto per preparare questi» disse indicando i piatti. JaeBum si avvicinò a ChoSo che si era già seduta facendogli cenno di accomodarsi nella sedia accanto. Le prese il volto tra le mani e la baciò. «Questo è come ringraziamento» le sussurrò allontanandosi da lei ed occupò il proprio posto a sedere. Come sempre il volto di ChoSo iniziò a tingersi di rosso, di certe cose non si può facilmente fare un’abitudine. JaeBum prese a mangiare divertito il suo pancake, le reazioni di ChoSo lo divertivano parecchio per questo non smetteva mai di provocarla. Ad un tratto si fece più serio. Non poteva più perdere tempo. «ChoSo-ya, scusa, prima per sbaglio ho ascoltato la tua conversazione. Ho capito che a breve andrai a far visita ai tuoi genitori… non è che potrei venire anch’io e presentarmi come si deve?» le chiese JaeBum tutto d’un fiato. La forchetta nelle mani di ChoSo cadde nel piatto con i resti del pancake che stava mangiando «Eh?» fu l’unica parola che riuscì a pronunciare.

 
 
[1] Appa: Termine confidenziale coreano con il qualche ci si rivolge al proprio padre. Letteralmente significa “papà”.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18
 
 
Vieni da me, sei così magnetica.
Sono attratto da te. Continuo a tremare.
Mi sto innamorando di te, sempre di più,
sei così fantastica.
Il mio sogno è averti.
Sei la fine di ogni mia decisione.
Sei tu ragazza, sei tu ragazza.
Sii la mia ragazza.
Sei nel mio cuore, nel mio cuore.
Bellissima ragazza,
vengo attratto da te come un magnete.
I tuoi occhi attraenti mi risucchiano.
Magnetic-GOT7
 
 
«Cheeee? Vuole conoscere tuo padre? È impazzito, forse?» disse SoMi alzando il tono di voce tanto da incuriosire gli altri clienti attorno al loro tavolo. ChoSo, SoMi e MinYoung si trovavano in quel momento al loro solito locale. «Io penso, invece, che faccia bene ad affrontare il padre di ChoSo-ya già adesso. Questo vuol dire che ha intenzioni serie, no?» aggiunse MinYoung. ChoSo aveva riferito alle sue amiche della strana richiesta di JaeBum. Come al solito le sue amiche la pensavano in maniera diametralmente opposta e questo non aiutava la già confusa ChoSo. «Non lo so ragazze, è tutto così improvviso. Perché questa richiesta adesso? Stiamo insieme da soli tre mesi, non è ancora presto per le presentazioni ufficiali? Cioè, forse no, io i suoi li ho incontrati prima che stessimo insieme, ma quella era tutta un’altra storia. Aaaah sono così confusa!» disse gettando letteralmente la testa sul tavolo facendo traballare le bibite poggiate sopra. «Yah! Stai attenta» le intimò MinYoung. Da quell’angolazione ChoSo fece caso solo adesso che SoMi non aveva ordinato la solita birra, aveva tra le mani un cocktail analcoolico, che cosa strana, pensò ChoSo. «Hey ora che lo sto vedendo, perché non hai preso la solita birra SoMi-ya? Da quando ci vai leggero con gli analcoolici?» le fece notare ChoSo, ancora nella stessa posizione. «Mi andava così, di solito beviamo per dimenticare, no? In questo momento sono abbastanza felice, il mio YuGyeom-ah è tornato, quindi, va bene anche un analcoolico» rispose semplicemente SoMi. A ChoSo sembrò bastare come risposta, per MinYoung non fu così ma per il momento decise di non aggiungere altro. ChoSo batté più volte la testa sul tavolo «Perché? Perché? Perché?» la si sentiva farfugliare. «Yah! Adesso piantala. Il tuo ragazzo vuole presentarsi alla tua famiglia dopo appena tre mesi che state insieme e tu ti disperi? Dovresti esserne contenta!» la riprese nuovamente MinYoung. «Ma certo ChoSo-ya, devi stare tranquilla, l’amore che prova JaeBum-ssi per te si vede lontano un miglio, anche se è un idol, sono sicura che tuo padre capirà» le fece eco SoMi. «Voi… decisamente non conoscete davvero mio padre. Appena JaeBum-ah confesserà di fare l’idol lo sbatterà fuori a calci» rispose lapidaria ChoSo. «E allora fai dire a JaeBum-ssi di svolgere un altro lavoro, semplice no?» propose SoMi. «Ma sei impazzita? E se lo venisse a scoprire? È pur sempre una persona famosa, non è difficile vederlo in tv. Non farebbe altro che peggiorare la situazione» continuò MinYoung. Bene, neanche le sue più care amiche potevano darle una direzione da seguire talmente si trovavano in disaccordo su tutto. «Ok, ragazze, grazie dell’aiuto, in qualche modo farò. Penso che adesso andrò a casa, vi tengo aggiornate» disse salutando le amiche ed uscendo dal locale. «La vedo proprio presa male» disse MinYoung cercando di continuare il discorso con SoMi. Quest’ultima si alzò dalla sedia portando la mano alla bocca «Oh, scusa un attimo MinYoung-ah, vado in bagno, non mi sento molto bene, credo sia stato qualcosa che ho mangiato» le disse all’improvviso l’amica. «Ma non hai mangiato niente di diverso dal solit…» non ebbe il tempo di completare la frase che SoMi era già sulla strada delle toilette. «Questo è davvero molto strano…» pronunciò MinYoung tra sé e sé.
 
Il giorno tanto temuto arrivò. Per pranzo JaeBum e ChoSo erano attesi a casa dei genitori di quest’ultima. JaeBum quella mattina era abbastanza agitato ma anche ChoSo non era da meno. In quei giorni ChoSo si era spesso domandata se JaeBum sapesse a cosa andava incontro. Guardandolo adesso probabilmente sì, le sue preoccupazioni trasparivano dai suoi delicati lineamenti facciali. JaeBum posteggiò la macchina, ChoSo si tolse la cintura stava per scendere quando fu bloccata per un braccio dall’idol, si voltò di scatto verso di lui. «JaeBum-ah cosa c’è?» gli domandò. JaeBum intrecciò la sua mano con quella di lei. «So che non sarà facile essere accettato da tuo padre ma ti prometto che farò di tutto affinché lui possa considerarmi un uomo adatto a te. Ti amo tanto ChoSo-ya, fidati di me, ok?» con queste parole JaeBum non sembrava volesse incoraggiare solo la controparte, erano anche un incoraggiamento rivolto verso se stesso. Non avrebbe permesso a nessuno di allontanarlo dalla sua ChoSo. Quest’ultima gli rivolse un sorriso sereno «Lo so, ci ho pensato tanto in questi giorni, sai? Se fosse opportuno o meno che tu ti presentassi ai miei, soprattutto a mio padre, conoscendo il suo tragico legame con gli idol. Ma in queste ultime ore mi sono sempre più convinta che forse è meglio togliersi il dente dolente subito. Solo adesso capisco il perché della tua richiesta. Sei davvero coraggioso Im JaeBum ma stai tranquillo, io non lascerò mai questa mano. Insieme supereremo tutte le difficoltà e non che non ce ne siano già state nel nostro rapporto. Questa, in fondo, è solo un’ulteriore prova che insieme riusciremo a superare!» gli disse. JaeBum la abbracciò «Grazie per credere così tanto in me. Farò del mio meglio, davvero» le sussurrò prima di lasciare la presa. Entrambi scesero dalla vettura e si diressero verso la porta d’ingresso. Un ultimo sguardo d’intesa e ChoSo suonò il campanello. I due furono invitati ad entrare. I genitori di ChoSo sembravano davvero contenti, era, infatti, la prima volta che la figlia portava a casa un fidanzato. La madre rimase colpita dalla bellezza di JaeBum. «Piacere, sono Im JaeBum, il fidanzato di ChoSo-ya» si presentò formalmente il leader. «Omo, piacere di conoscerti. Figlia mia, non credi che questo ragazzo sia un po’ troppo bello per te?» domandò la madre scherzosamente alla figlia. «Grazie mamma, sempre molto gentile» rispose semplicemente ChoSo. Sapeva che sua madre lo faceva per rompere il ghiaccio, era sempre così, la sminuiva per apparire simpatica ai suoi amici, non pensava davvero quello che diceva, ormai ci aveva fatto l’abitudine. Il padre di ChoSo sembrò a JaeBum un uomo molto tranquillo, sorrise alla battuta della moglie e anch’egli si presentò formalmente insieme alla consorte. Questo fece rilassare almeno un pochino JaeBum. La madre invitò tutti a prendere il proprio posto a tavola quando all’improvviso suonò il campanello di casa. «Oh, chi sarà a quest’ora? Andate pure a sedervi a tavola ci penso io» disse la signora Lee. Tutti fecero come era stato consigliato, intanto la madre aprì la porta d’ingresso. «Zia, mi manda la mamma, hai del sale? Lo abbiamo appena finito, potresti darcene un po’?» chiese una ragazzina sui quattordici anni. Era la cugina di ChoSo. La madre aveva, infatti, una sorella che stava proprio nella casa accanto. Le due sorelle erano in ottimi rapporti, quindi, scene come questa si ripetevano abbastanza spesso. «ChaeYoung-ah, aspetta un attimo. Sai, oggi abbiamo un ospite importante in casa. ChoSo-ya ha portato a casa il suo primo ragazzo» disse, abbassando volutamente il tono di voce nell’ultima parte della frase. «Davvero zia? Sono curiosa, posso conoscerlo anche io?» domandò ChaeYoung, che moriva dalla voglia di vedere il primo fidanzato della cugina, era un evento ormai eccezionale, finalmente a ventiquattro anni si era decisa a frequentare un uomo, per i parenti che la conoscevano era davvero qualcosa di sensazionale. «Vieni con me un attimo in dispensa, prendiamo il sale e poi te lo presento, ok?» disse la signora Lee, completando la frase con un occhiolino. «Ok, zia» disse la ragazzina tutta sorridente. Le due fecero come la madre di ChoSo aveva detto. Fecero il loro ingresso in cucina, ChaeYoung non poteva credere ai suoi occhi. Il sale che teneva tra le mani fu scaraventato per terra. Iniziò praticamente a strillare, sembrava quasi emettesse ultrasuoni. «Omooooo, JB oppaaaaaaa!» gridò e si scagliò verso l’idol. «Omo, non posso crederci. JB oppa che ci fai qui? Non credevo che un giorno sarei riuscita a vederti così da vicino. Fantastico! Da non crederci! Quando lo racconterò alle mie amiche saranno invidiosissime! JB oppa, io sono un’IGOT7 vi ascolto da sempre. Oh, sono così felice. Non è che puoi firmarmi un autografo?» ChaeYoung continuava a parlare a raffica, lasciando il resto delle persone presenti nella stessa stanza a bocca aperta. JaeBum, dal canto suo, non sapeva davvero cosa fare, era come pietrificato. Non voleva certo svelare il suo segreto così al padre di ChoSo ma cosa poteva fare ormai? Intanto ChoSo cercò di riprendere le redini della situazione. «Yah! ChaeYoung-ah entri e neanche saluti, ti sembra opportuno? E poi che sciocchezze vai blaterando, ti pare che io possa avere un fidanzato famoso? Probabilmente si assomiglieranno un pochino, finisci di infastidirlo» provò a fingere ChoSo. JaeBum chiuse un attimo gli occhi, li riaprì, era arrivato il momento di svuotare il sacco. «Lascia stare ChoSo-ya, ci penso io. Prima di tutto, com’è che ti chiami? ChaeYoung-ah? Grazie per il tuo sostegno. Sono contento di aver incontrato una fan tanto entusiasta come te. Ti farò un autografo più tardi quando finirò di discutere di qualcosa di molto importante per me, puoi venirlo a prendere dopo. Ti chiedo solo un favore, puoi mantenere questo segreto per qualche altro giorno?» disse cercando di mostrare il suo sorriso migliore, il leader che c’era in lui non gli permetteva di trattare male una fan. ChaeYoung acconsentì, capì che forse non era stata una grande genialata la sua, soprattutto di gridare come una forsennata, capì anche che era il momento di andare, raccolse da terra il pacco contenente il sale, fortunatamente ancora integro, nonostante il volo che aveva fatto, e tornò a casa propria. Intanto l’atmosfera in casa Lee non era proprio delle migliori. L’espressione sul volto del padre di ChoSo cambiò completamente. Appena ChaeYoung se ne fu andata si rivolse a JaeBum «Così sei un idol, eh?». «Sì, lo sono» rispose JaeBum. «Lo sapevi anche tu, deduco» disse, stavolta rivolgendosi alla figlia, che fece un cenno di consenso con il capo. «ChoSo-ya, lo sai come la penso sugli idol e tu me ne porti a casa uno, con tanti uomini che ci sono a questo mondo, proprio un idol dovevi portami in casa?» continuò a rivolgersi alla figlia, alzando sempre più il tono di voce. JaeBum strinse forte i pugni. «Sono stato io a chiedere a sua figlia di venire oggi, non se la prenda con lei, la prego» confessò JaeBum guardando fisso il padre di ChoSo negli occhi. «Oh! Mi stai dicendo per caso come comportarmi con mia figlia?» gli domandò il signor Lee, decisamente sempre più adirato. «Non voglio dire questo. Semplicemente non mi sembra giusto incolparla per qualcosa che non ha fatto» controbatté JaeBum. «Ah! Ti sei calato nella parte del fidanzatino perfetto vedo. Voi idol riuscite davvero a mettere su qualsiasi tipo di personaggio, è la prima cosa che vi insegnano durante il vostro periodo di formazione?» disse rivolgendosi a JaeBum per poi continuare con la figlia «Ti sei fatta abbindolare troppo facilmente da questo bel faccino rifatto. Pensavo di averti cresciuto con altri principi. Sai quanto è stata dura per noi a causa di questa infima categoria di persone e tu ne frequenti una? Sei forse impazzita? Non sai come sono fatti? Sono falsi, ti voltano le spalle alla prima occasione senza che tu possa controbattere». Le lacrime uscirono dirompenti dagli occhi di ChoSo, JaeBum si sentì come impazzire. «Non credo che lei debba fare di tutta l’erba un fascio. Non può dire di conoscere tutti gli idol del paese semplicemente paragonandoli agli idol dell’esperienza che ha avuto. Non può insultare così liberamente il lavoro di qualcuno fatto con così tanti sacrifici. I cattivi individui ci sono in tutte le professioni. Cosa crede che nella sua professione non ci siano? Crede che io o la mia agenzia siamo stati ricattati poche volte da alcuni fotografi che volevo speculare con foto riguardanti i nostri fatti personali? Cosa dovrei dire io adesso? I fotografi sono la categoria di persone più ignobili nel mondo del lavoro? Ovviamente non è mia abitudine formulare pensieri del genere perché se no non mi sarei mai avvicinato a ChoSo-ya. Quello che le voglio dire è che non si può insultare una persona solo perché si sa qualcosa della sua professione e nulla della sua vita. È vero, sono soddisfatto della vita da idol che svolgo, ma ho dovuto anche rinunciare a molto, stavo per perdere definitivamente emozioni e sentimenti a causa del troppo lavoro ma ChoSo-ya è venuta per salvarmi. Non rinuncerò mai a lei» confessò, mettendosi, infine, in ginocchio davanti al padre di ChoSo «La prego mi permetta di frequentare sua figlia». ChoSo si gettò su JaeBum ancora con le lacrime che le rigavano il volto. «JaeBum-ah non devi fare questo, ti prego alzati» lo implorò. La madre guardò la scena stupita, il padre sembrò non scomporsi più di tanto. «Dici che vuoi stare con mia figlia ma prima quando è entrata ChaeYoung-ah le hai detto di non dire niente. La tua agenzia, le tue fan lo sanno che stai insieme a mia figlia?» domandò il padre di ChoSo non curandosi della posizione scomoda assunta dal leader. «No, non ancora. Ma lo sapranno presto. Ho intenzione di dire al più presto tutto al presidente e organizzare una conferenza stampa per comunicarlo alle fan» ammise JaeBum. «Bene, quando avrai fatto tutto questo ne riparleremo, adesso per favore andatevene» disse lapidario il signor Lee. I due amanti fecero come gli era stato ordinato. JaeBum come da promessa, prima di mettere piede fuori casa Lee, lasciò l’autografo per la piccola ChaeYoung. Lui non si rimangiava mai la parola data.
 
JaeBum e ChoSo si fermarono a casa di quest’ultima. Pranzarono con qualcosa d’improvvisato e decisero di riposarsi un po’ nel divano del salotto. L’atmosfera non era delle migliori. Si sentivano spesso dei sospiri provenire ora da JaeBum ora da ChoSo. Quest’ultima fu la prima a rompere il ghiaccio. «Perdonami. Mio padre di solito è una persona gentile ma quando ha a che fare con gli idol sembra diventare completamente un’altra persona. Se puoi, perdonalo, ha perso tutto a causa di quel servizio fotografico e credo continui a rimuginarci sopra ogni giorno. Mi dispiace davvero tanto per il modo in cui ti ha trattato» confessò ChoSo. JaeBum con lo sguardo perso nel vuoto, sospirò nuovamente. All’improvviso si avvicinò al volto di ChoSo tenendolo ben saldo con le proprie mani. «Si può sapere cosa mi hai fatto? Devi avermi stregato in qualche modo, perché nonostante tutte le difficoltà che devo passare stando con te, sono sempre più attratto da te. Pur di stare con te sarei disposto a tutto! Ad affrontare il mondo intero se ce ne fosse bisogno» confessò JaeBum. ChoSo restò meravigliata dall’inaspettate parole del leader. «Jae-JaeBum-ah…» farfugliò prima che le sue labbra furono imprigionate da quelle dell’idol.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19
 
 
Non importa quanto io ti prenda da parte
e ti guardi e riguardi.
Non riesco a trovare quella parte di te
che credi non sia carina.
Resta così come sei, sei, sei, sei adesso.
Io, io, io, io, non voglio nient’altro
quindi non cambiare nulla, nulla, nulla.
Non preoccuparti di nulla, nulla, nulla, nulla.
Quindi non cambiare nulla, nulla, nulla di te.
Proprio come sei (proprio come sei adesso).
Oh (proprio come sei).
Oh (proprio come sei adesso).
Oh, oh, oh, resta come sei.
Just Right-GOT7
 
 
JaeBum si alzò dalla sua sedia. Il cuore sembrò scoppiargli nel petto. Le mani gli presero a sudare come ogni qual volta provava una forte agitazione. Raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo per pronunciare le successive parole. «Vi ringrazio per essere qui presenti oggi e aver risposto positivamente al mio invito. Perdonate la mia agitazione ma quello che sto per dirvi per me è davvero importante. Vorrei che voi giornalisti vi faceste portavoce di una notizia per me alquanto rilevante…» iniziò ad annunciare il leader. Non era facile riuscire a trovare le parole adatte per non ferire nessuno e allo stesso tempo non essere frainteso. «… da tre mesi a questa parte mi sono innamorato. So che il lasso di tempo potrebbe sembrare irrisorio per una confessione pubblica del genere ma credetemi il tempo in amore non vale poi molto o perlomeno questo è quello che ultimamente ho scoperto. Prima di essere totalmente deriso o essere considerato un folle vorrei raccontarvi la mia storia di questi ultimi mesi. Non molto tempo fa pensavo di aver chiuso completamente con sentimenti ed emozioni. Pensavo di essere riuscito a mettere il mio cuore perfettamente sotto chiave, pensavo di essere riuscito ad azzittirlo per sempre. Andavo abbastanza fiero di tutto ciò. Ho sempre pensato che la mia carriera venisse prima di qualsiasi cosa. Non credevo però che ciò comportasse delle difficoltà per chi mi stava attorno. I membri, che nonostante tutto mi sono stati vicini, hanno dovuto affrontare un me che desidererei non mostrare mai più. E colgo l’occasione per chiedergli scusa per tutto quello che hanno dovuto sopportare a causa mia. Vivevo in un mondo tutto mio, tutta la mia vita si basava su bugie perenni, non sapevo più neanche distinguere tra ciò che era la verità e ciò che invece era una menzogna. All’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata una ragazza a cambiare totalmente la mia esistenza. Mi ha fatto capire che per quanto io potessi pensare di non provare più emozioni e sentimenti in realtà era tutta una bugia anche quella. Gli esseri umani non possono gettare via il proprio cuore così come io avevo pensato di fare, o perlomeno se lo fanno non vivono in pace con loro stessi e non permettono di farlo neanche alle persone che gli stanno accanto. È così che ho iniziato ad aprire gli occhi, devo tutto a questa ragazza. Lei si chiama Lee ChoSo, è una fotografa che lavora per l’agenzia PROD. Vi prego di non credere che lei abbia approfittato del suo lavoro per avvicinarsi a me, è stato tutto il contrario, semmai, e chi la conosce bene potrà confermare quello che adesso io vi sto dicendo. Io amo tantissimo i miei fan e non potrei ormai viverne senza, il loro amore mi sostiene nel mio lavoro ma allo stesso tempo anche ChoSo, non riuscirei più a vivere senza il suo amore. Quindi, vi chiedo di farvi portavoce di tutto questo. IGOT7 vi prego continuate a supportare i GOT7 e questo povero leader che hanno bisogno del vostro sostegno. Vi chiedo anche di non prendervela con ChoSo, spero, anzi, che ci supporrete. So come sono gentili i nostri fan, quindi, ci spero davvero tanto. Grazie a tutti e scusate se involontariamente ho ferito qualcuno con il mio comportamento impulsivo e irresponsabile», finì il suo discorso JaeBum con gli occhi un po’ arrossati. Si piegò in avanti come per sancire ulteriormente quello che aveva pronunciato a parole con tutto il suo corpo. Ora il suo cuore sembrava essere più leggero. Non sapeva ancora se aveva fatto la scelta giusta o meno ma almeno sentiva di aver fatto quanto in suo potere per farla diventare una decisione giusta.
 
*Flashback-due giorni prima*
JaeBum bussò alla porta del presidente, non sapeva come quest’ultimo avrebbe preso la notizia del suo fidanzamento con ChoSo ma di sicuro non poteva più tergiversare, doveva confessare tutto adesso e convincere il presidente ad organizzare una conferenza stampa affinché potesse raccontare tutta la verità senza rimpianti e in maniera opportuna. «Avanti» si sentì pronunciare dall’interno. JaeBum entrò e si avvicinò alla scrivania del presidente. «JaeBum-ah? Dimmi cosa c’è? Chi è stavolta dei membri ad impensierirti? Dalla tua espressione deduco sia qualcosa che ti dia molta preoccupazione» disse Park JinYoung. JaeBum era un tipo che non gli aveva mai dato problemi, anzi, si era sempre adoperato per risolvere i problemi riguardanti i membri del suo gruppo. Era uno dei dipendenti di cui il presidente si fidava di più. «No, no, i membri non c’entrano nulla. È qualcosa che riguarda me, piuttosto» disse JaeBum. «Te? Che succede JaeBum-ah? Sei troppo stanco? In effetti, lo ammetto partire per un tour subito dopo un comeback e adesso che siete tornati devi occuparti del comeback dei JJ Project insieme a JinYoung-ah. Vuoi qualche giorno di riposo in più?» domandò ingenuamente il presidente. «No, no, assolutamente niente di tutto ciò. Sono davvero contento per tutte le opportunità che ci stanno capitando ultimamente. Non è quello, è solo che avrei qualcosa d’importante da comunicarle» rispose JaeBum. Queste parole incuriosirono non poco Park JinYoung. «JaeBum-ah che sta succedendo?» gli chiese serio. JaeBum strinse i pugni e tutto d’un fiato confessò «Io e Lee ChoSo dell’agenzia PROD stiamo insieme. Lo so che non è il momento per me di parlare di cose del genere ma davvero voglio essere sincero con lei e con i fan. La prego accetti la mia relazione con ChoSo e mi permetta di organizzare una conferenza stampa per spiegare tutto nei minimi particolari». Il presidente dopo qualche secondo di silenzio prese la parola. «JaeBum-ah, credi davvero che io non me ne fossi accorto? Sai bene che per me siete come dei figli e ti assicuro che i genitori si accorgono quando c’è un cambiamento nei propri figli» disse con un sorriso sulle labbra di chi la sapeva davvero lunga. «Sapeva già tutto?» domandò sorpreso JaeBum. Park JinYoung fece semplicemente un cenno di consenso con la testa. JaeBum abbassò lo sguardo in silenzio, assunse la posizione di colui che doveva ricevere un’ardua sentenza che ne valeva la vita. «JaeBum-ah, te l’ho detto più volte che per me la vostra felicità è importante così come lo è questa mia azienda. È vero, più volte, anche il mio consiglio è stato tenervi lontano dall’amore per il momento. Questo perché siete ancora giovani, avete altre priorità al momento. Non avete bisogno di distrazioni bensì di massima concentrazione. Ma purtroppo, come avrai già sperimentato, l’amore è imprevedibile, arriva sempre nel momento meno opportuno. Ciò di cui voglio stiate lontani è l’amore frivolo, l’amore pari a un passatempo. Non ho niente da ridire, invece, con quello che tu e ChoSo-ssi state provando adesso. Nessuno potrà sapere come andrà a finire tra voi due, nessuno sa cosa potrebbe succedere in futuro, ma di certo so che per adesso avete bisogno l’uno dell’altro. E tu particolarmente JaeBum-ah. Non voglio più vederti come un automa che se ne va in giro senza un cuore che batte. Ti prego, non lasciarti più trascinare in quel baratro. Se ChoSo-ssi è riuscita a tirarti fuori da lì in così poco tempo allora vuol dire che tra voi la cosa è davvero seria ed io non posso far altro che approvarla. Ma JaeBum-ah ti avverto, non sarà qualcosa di facile anche dopo aver avuto il mio consenso. Ci saranno fan magari che vi supporteranno ma ti assicuro, ci sarà anche chi non prenderà assolutamente bene questa notizia. Sei una persona famosa, quindi, tutto quello che fai è sotto gli occhi di tutti e devi aspettarti che qualsiasi azione decidi di intraprendere verrà giudicata, nel bene o nel male. Vorrei proteggerti da tutto questo ma purtroppo non è una cosa semplice. Come hai proposto, organizzare una conferenza stampa, nella quale spiegare tutto nei minimi particolari, parlare con sincerità, potrebbe essere un primo passo ma non ti assicuro che tutto possa risolversi con una semplice chiacchierata con i giornalisti. Non ti nascondo che sono preoccupato anche per la controparte. Non vorrei che fosse vittima di attacchi da parte di fan che non hanno preso molto bene la notizia del vostro fidanzamento. Io farò quanto in mio potere per proteggervi ma non ti assicuro che sarà tutto rose e fiori. Le difficoltà ci saranno e vorrei che tu e ChoSo-ssi vi preparaste ad ogni evenienza» ammise a cuor sincero il presidente. JaeBum crollò letteralmente, le sue gambe non riuscirono più a sorreggerlo tanta fu la sorpresa. Park JinYoung aiutò il suo giovane leader a rialzarsi e a sedersi sul divano. JaeBum a stento riuscì a trattenere le lacrime. «Se lo sapeva perché non mi ha mai detto niente?» domandò l’idol improvvisamente. «Volevo che fossi tu a parlarmene per primo. Desideravo che tu fossi preparato abbastanza da affrontare me e i fan. Non volevo forzati, così, semplicemente ho atteso che tu facessi il primo passo» confessò il presidente, mostrando un sorriso rassicurante. «I-Io la ringrazio» pronunciò JaeBum pieno di commozione. «Su, su, figliolo, le vere difficoltà iniziano adesso» lo incoraggiò Park JinYoung battendo la sua mano nella spalla del leader. «E poi, devo aggiungere che questa fotografa mi sta davvero simpatica, è molto promettente, hai buon gusto di certo» disse il presidente per alleggerire l’atmosfera venutasi a creare. Di sicuro riuscì nel suo intento perché si sentì JaeBum scoppiare in una risata.
 
JaeBum quella sera, dopo la conferenza stampa, aveva invitato ChoSo al dormitorio. Gli altri membri non erano presenti, probabilmente anche loro approfittavano di questo raro tempo libero per uscire con le loro dolci metà. Si sentì suonare il campanello. JaeBum corse alla porta, aprì e fece entrare la sua ragazza velocemente dentro. La strinse forte a sé. «JaeBum-ah? Com’è andata?» domandò ChoSo ancora bloccata dal leader. JaeBum non rispose subito, sembrava volesse scaricare tutta la tensione accumulata durante la giornata in quel dolce contatto. Allentò la presa e guardò la sua ragazza dritto negli occhi, intensamente. «ChoSo-ya, oggi è stata una giornata molto lunga, finalmente sei qui, ora mi sento molto meglio» disse sorridendole. «JaeBum-ah…» pronunciò solamente ChoSo e fu lei adesso ad abbracciare il leader. «Oggi mi sono tolto questo grande peso che avevo nello stomaco. Adesso non resta che aspettare e vedere che reazione avranno i fan. Spero davvero sia positiva. Lo spero davvero tanto ChoSo-ya. Comunque, lasciamo stare per adesso tutto questo e ceniamo. Ho cucinato personalmente per te oggi. Mi sono ispirato all’Italia. Ho preparato della pasta. Spero davvero sia di tuo gradimento» disse, trascinandola nel grande tavolo della cucina, da vero galantuomo, le spostò la sedia per farla accomodare, corse a prendere i piatti e si accomodò nella sedia accanto.
 
Finita la cena, i due amanti si accomodarono nel divano del salotto, posto dinanzi ad un grande televisore a schermo piatto. «Tada̴» disse all’improvviso mostrando fiero un dvd. «Cos’è?» domandò incuriosita ChoSo. «Uno dei film “mielosi” che ti piacciono tanto» rispose soddisfatto il leader. «Hai pensato proprio a tutto oggi, eh?» disse ChoSo. «Certo! Sono Im JaeBum, l’uomo perfetto, cosa credi!» rispose, fingendo di pavoneggiarsi. ChoSo sorrise alla visione di un JaeBum così calmo e rilassato. «JaeBum-ah…» disse ChoSo, improvvisamente seria. «Dimmi» rispose semplicemente il leader che si era accorto del cambiamento di lei. «Tu sei sicuro che io vada bene per te? Cioè, stai affrontando tutto questo a causa mia, a volte penso, ne vale effettivamente la pena? Non meritavi qualcosa di meglio?» ammise ChoSo tristemente. JaeBum si avvicinò a lei, a poca distanza dal suo volto si fermò. «Ma si può sapere cosa vai blaterando? Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno adesso. Tu ai miei occhi sei perfetta così come sei. Non voglio nessun’altra che non sia tu» rispose il leader con lo stesso tono serio. Le parole di JaeBum colpirono ChoSo, quelle poche e semplice parole le fecero davvero capire quanto l’idol tenesse a lei. «Maaaa adesso… non credi che io mi sia meritato una piccola ricompensa?» domandò, infine, il leader alla controparte. «Che ricompensa?» chiese ingenuamente la ragazza. JaeBum si avvicinò verso di lei. «Mmmmh, vediamo che genere di ricompensa potrei riscuotere?» disse avvicinandosi sempre di più. Le sue labbra incontrarono quelle di ChoSo. Come al solito il bacio di JaeBum all’inizio fu molto dolce e lento, proprio quando stava per trasformarsi in qualcosa di più i due sentirono il suono dell’inserimento del codice d’accesso e il successivo segnale che la porta era stata aperta. Chi era appena entrato aveva subito acceso le luci, spente precedentemente dal leader per una migliore visione del film, e trovato JaeBum e ChoSo in una posizione alquanto imbarazzante. «Oh JaeBum hyung, ChoSo-ssi, perdonatemi, ho visto le luci spente e pensavo non ci fosse nessuno in dormitorio… scu-scusatemi davvero» pronunciò il maknae imbarazzato. JaeBum e ChoSo, leggermente paonazzi in volto, ripresero le loro giuste posizioni nel divano. «Ah, no, non preoccuparti YuGyeom-ah, avevamo spento le luci solo per vedere un film» disse leader cercando di schiarire la voce dall’imbarazzo. Il maknae fece finta di crederci, salutò i due per dirigersi verso la propria stanza ma all’improvviso tornò indietro. Si mise a sedere nel divano, in mezzo tra ChoSo e JaeBum. I due restarono sorpresi. «YuGyeom-ssi? Che succede?» domandò preoccupata ChoSo. «Io ho qualcosa da chiedervi. Sembrate avere più esperienza di me in amore. Io sono ancora un novellino e mi sento molto insicuro» confessò il maknae. «Oh, il nostro piccolo maknae» disse il leader scompigliando i capelli al più giovane. «Parla pure YuGyeom-ssi» lo rassicurò ChoSo. «Ultimamente SoMi-ya vuole sempre tornare a casa presto. Non capisco perché. ChoSo-ssi tu ne sai qualcosa?» domandò timidamente il maknae. «In effetti, oggi sei tornato troppo presto» gli fece notare JaeBum. «Ti assicuro, non per mia volontà» ci tenne a sottolineare YuGyeom. «Strano» disse semplicemente ChoSo. «ChoSo-ssi sei sicura che lei non ti abbia detto niente?» le domandò nuovamente il maknae. ChoSo rifletté qualche minuto sulla domanda posta da YuGyeom. Non le venne in mente nulla in particolare. A dire il vero, da quando era tornato JaeBum non aveva visto molto le sue amiche se non quella volta per raccontargli di JaeBum che voleva incontrare suo padre, poi non si erano più viste. Non si ricordava nulla di strano, anzi, SoMi le aveva comunicato di star benissimo poiché il suo YuGyeom era tornato. Cosa c’era che non andava in lei?-pensò ChoSo. «No, davvero, non ricordo niente di particolare. È tutto così strano. Proverò a sentirla, vediamo se riesco a scoprire qualcosa, ok?» gli propose ChoSo. Il maknae ringraziò ChoSo e riprese a dirigersi verso la sua stanza, non voleva disturbare i due innamorati oltre.
Dopo aver visto il film, ChoSo decise di tornare a casa, aveva, infatti, mandato un messaggio a SoMi e quest’ultima si stava dirigendo proprio verso casa dell’amica.
ChoSo era arrivata da qualche minuto a casa quando sentì il campanello suonare. Aprì e si trovò dinanzi una SoMi con un’espressione abbastanza preoccupata. Di certo aveva avuto la conferma, qualcosa che non andava in lei c’era sul serio, YuGyeom aveva visto bene. La fece accomodare in salotto. Si sedette accanto a lei. «SoMi-ya che succede? Mi sembri molto preoccupata, è successo forse qualcosa? Prima ho incontrato YuGyeom-ssi e anche lui sembra essere molto preoccupato per te. Che ti succede?» le domandò ChoSo. SoMi non riuscì a trattenere le lacrime alle parole dell’amica. «SoMi-ya perché stai piangendo?» le chiese ChoSo. «ChoSo-ya… io… credo… di essere… incinta» confessò SoMi tra i singhiozzi lasciando ChoSo letteralmente a bocca aperta.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20
 
 
Voglio volare baby, volare con te.
Hey, sei felice? Io lo sono, sì.
Quando apro gli occhi ogni mattina,
sembra come un sogno.
Sembra come se il sole stia risplendendo solo per me.
Di nuovo oggi, come sempre,
il mio giorno inizia con te.
Dormi bene la notte?
A volte non riesco a credere che sia vero,
quindi, mi sveglio.
Sai che cosa significa? A volte ho paura.
Corro senza guardare indietro
ma ora sono tornato tra le tue braccia.
Tu sei il mio conforto, ogni giorno prego, prego.
Tu sei il mio conforto al di sopra del cielo.
Voglio volare in alto.
Fly-GOT7
 
 
«SoMi-ya perché stai piangendo?» le chiese ChoSo. «ChoSo-ya… io… credo… di essere… incinta» confessò SoMi tra i singhiozzi lasciando ChoSo letteralmente a bocca aperta. Quest’ultima si prese qualche secondo per riflettere su quello che l’amica aveva appena confessato. Chiuse gli occhi per poi riaprirli, provò a razionalizzare la situazione. «SoMi-ya tu ne sei sicura al 100% di questa cosa che mi hai appena detto?» iniziò a domandarle ChoSo. «Io… sì… cioè… no…» rispose SoMi in maniera confusa immersa ancora nei suoi singhiozzii. «Ti prego SoMi-ya parla in modo chiaro, abbiamo bisogno di rimanere calme e ragionare razionalmente» le propose ChoSo. «Io… non ho fatto un vero e proprio test di gravidanza in questi due mesi… perché ho troppa paura ChoSo-ya… non sono andata da un dottore… ho troppa paura!» confessò in lacrime SoMi. ChoSo abbracciò l’amica. «Ascoltami, adesso abbiamo bisogno di certezze. Devi fare tutti i controlli necessari e soprattutto devi dirlo a YuGyeom-ssi» le disse ChoSo con un tono di voce alquanto serio. «Cosa? No, no, no, non posso dirlo a YuGyeom-ah, lui è ancora così giovane, ha una carriera davanti… no… non posso rovinargli la vita» rispose SoMi. «SoMi-ya, non puoi prenderti da sola una responsabilità così grande. E poi cosa intendi fare? Lasciarlo senza una ragione precisa? Non credi ci starebbe ancora più male? Non capisci che lui è già preoccupato adesso per te che non sa nulla? SoMi-ya non puoi assolutamente comportarti così» le intimò ChoSo. Spesso con la sua amica servivano delle parole dure per farla tornare in sé. «ChoSo-ya… tu non capisci… YuGyeom-ah… io non posso fargli questo…» continuò imperterrita SoMi. «No, quella che non capisci sei tu SoMi-ya. Un bambino, semmai dovesse esserci, non è qualcosa che dipende da un’unica persona, è qualcosa che dipende sempre da due persone, che la cosa ti piaccia o no. Cosa farai se davvero ci fosse un bambino dentro di te? Lascerai YuGyeom-ssi e lo crescerai da sola? Senza neanche dargli la possibilità di sapere tutta la verità? Tu parli di voler proteggere YuGyeom-ssi e la sua carriera… ma dovresti sapere che YuGyeom-ssi non è solo un idol e una persona come tutte le altre, ha il sacrosanto diritto di sapere se diventerà padre oppure no, poi starà a lui fare una scelta. La tua è una scelta egoistica dettata dalla paura. Sei tu che adesso hai paura. SoMi-ya non fare scelte sbagliate di cui in futuro potresti pentirtene. Ragiona, ti supplico» le chiese a cuor sincero ChoSo. SoMi scoppiò in un pianto senza fine. Dopo essersi sfogata, strinse a sé le mani dell’amica. «Ok… proverò a fare come dici tu. Domani mattina chiamerò YuGyeom-ah, gli spiegherò tutto e andremo da un ginecologo» disse, infine, SoMi cercando di raccogliere quel poco coraggio che le restava. ChoSo le sorrise. «Bene, così si ragiona amica mia. Vuoi rimanere qui stanotte?». «No, penso di dover andare a casa, voglio che YuGyeom-ah venga a casa mia domani mattina presto. Devo farmi trovare preparata» rispose SoMi. «Bene, come vuoi. Fatti forza sono sicura che andrà tutto per il meglio» la incoraggiò ChoSo. L’amica accompagnò SoMi fino alla porta d’ingresso, la salutò e tornò dentro. È vero, ChoSo aveva incoraggiato SoMi in quella triste serata, ma si domandò se lei mai ce l’avrebbe fatta a superare una cosa del genere. Credeva davvero alle parole dette all’amica ma è anche vero che la situazione non era affatto semplice. Quella sera pregò affinché tutto per l’amica si risolvesse per il meglio.
 
La mattina successiva ChoSo andò in agenzia come al solito ma era molto agitata. Non faceva altro che commettere errori e i suoi sottoposti se ne accorsero presto, soprattutto SaNa. «Unnie? Tutto ok?» le chiese la stagista avvicinandosi a ChoSo. «Ah, Ehm, sì, tutto ok SaNa-ya» rispose vaga ChoSo. «A dire la verità non sembra. Sei agitata per via di quello che stanno dicendo i giornali stamattina? Della confessione di JB?» le domandò SaNa. È vero, oggi i giornalisti hanno reso pubblica la dichiarazione di ieri di JaeBum, ma nonostante tutto non era questo ad impensierire ChoSo. La sua testa era altrove, no che non fosse preoccupata per la reazione che avrebbe avuto il mondo intero alla scoperta della sua storia con JaeBum ma in questo momento non riusciva a non pensare alla sua amica e a YuGyeom. Cosa stava succedendo? SoMi aveva già confidato tutto al maknae? Avranno già fatto la visita? Nella testa di ChoSo frullavano mille di questi pensieri era ovvio che la sua concentrazione ne risentisse. Si fece l’ora di pranzo e JaeBum venne a trovarla a lavoro, attirando non poco l’attenzione dei presenti su di sé. Ovunque si potevano sentire bisbigli, non era semplice ma in qualche modo insieme avrebbero superato anche quest’ennesima prova. ChoSo fece accomodare JaeBum nel suo ufficio, che ormai, da quando il sunbae se ne era andato in giro per il mondo a fare il fotografo freelance, non lo condivideva con nessuno. A dire la verità il capo Kim sperava davvero che prima o poi KiKwang avrebbe ripreso il suo posto in agenzia per questo conservava scrupolosamente quella scrivania con scritto il suo nome. Forse non sarebbe mai successo o forse sì? La vita è così imprevedibile e questo ormai ChoSo lo sapeva bene. JaeBum si accorse della preoccupazione che traspariva dai lineamenti di ChoSo, ignaro di tutto ciò che stava succedendo al maknae e alla sua fidanzata imputò il tutto alla dichiarazione ufficiale uscita oggi nelle varie testate giornalistiche. A dire la verità per JaeBum non fu facile raggiungere ChoSo quella mattina, i giornalisti erano già ovunque, davanti il JYP Building, davanti la PROD, probabilmente anche davanti l’appartamento di ChoSo e quello in cui vivevano i suoi genitori. Da adesso in poi avrebbero dovuto davvero affrontare le conseguenze dovute alla verità. Il leader si avvicinò a ChoSo «ChoSo-ya, va tutto bene? Vedrai, insieme riusciremo a superare questa difficile prova» le disse stringendola a sé. ChoSo non rispose, voleva tanto raccontare l’accaduto a JaeBum, avere qualcuno con cui confrontarsi ma non poteva, erano i diretti interessati che dovevano raccontare tutto. All’improvviso il cellulare di ChoSo prese a squillare. Quest’ultima si staccò dalle calde braccia di JaeBum e si precipitò a rispondere, soprattutto dopo aver letto sullo schermo il nome di chi stava effettuando la chiamata. «SoMi-ya e allora?» chiese ChoSo tutto d’un fiato all’amica. «Oh, ChoSo-ya avrei voluto raccontarti tutto di presenza ma voglio farti sapere tutto al più presto… Io… non sono incinta» confessò SoMi. Le gambe di ChoSo cedettero e in men che non si dica si ritrovò a terra con accanto un JaeBum alquanto sbalordito precipitatosi verso di lei per aiutarla. ChoSo scoppiò a piangere «SoMi-ya sono così contenta per voi, cioè voglio dire sareste stati dei fantastici genitori ma per adesso va bene così». «Hai ragione ChoSo-ya. Il dottore ha detto che si trattava di una gravidanza isterica. Probabilmente è stato tutto lo stress accumulato in questi due mesi durante la lontananza di YuGyeom-ah, sarà stata anche la paura… ma adesso è tutto finito» le disse SoMi, anche lei ormai in lacrime. JaeBum guardò la scena sempre più confuso, genitori? Cosa voleva dire ChoSo con quella frase?- pensò JaeBum. Dopo qualche altra breve spiegazione ChoSo riagganciò il cellulare. Tutta l’ansia accumulata durante la notte e la mattina successiva sembrò abbandonare il suo corpo improvvisamente lasciandola comunque senza forze. «ChoSo-ya? Che sta succedendo?» le domandò serio JaeBum. «JaeBum-ah…» riuscì a pronunciare a stento ChoSo prima di iniziare il suo pianto liberatorio. Il leader decise per il momento di non forzarla troppo e la abbracciò. Dopo qualche minuto ChoSo cercò di liberarsi dalla presa dell’idol. Forse era arrivato il momento di dirgli tutta la verità, soprattutto adesso che si era risolto tutto per il meglio. Fu così che ChoSo raccontò tutto a JaeBum, della sera precedente, della notte insonne che aveva passato e della conseguente mattina. JaeBum ascoltò silenziosamente, restò sorpreso ma decise comunque di non commentare l’accaduto. Alla fine entrambi tirarono un sospiro di sollievo. «Ultimamente ne succede una dopo l’altra, eh?» le fece osservare JaeBum. «Hai ragione. Ma in qualche modo anche questa è passata. Fortunatamente è andato tutto bene» continuò ChoSo. «Credo che adesso dovremmo occuparci di noi, invece» disse il leader. «Che vuoi dire?» domandò ChoSo. «Ci sono giornalisti praticamente ovunque, tutti i posti che frequenti di solito sono stati assaliti dai giornalisti. Probabilmente vorranno sapere quante più cose di te» la informò JaeBum. «Eh? E cosa devo fare allora?» chiese ChoSo. «Suppongo far finta di niente. Sarà difficile all’inizio ma ti assicuro che prima o poi ti abituerai e loro si stancheranno di rincorrenti. Per adesso lo fanno perché fa notizia ma quando la nostra storia sarà superata da qualcos’altro di più interessante, vedrai che si dimenticheranno di noi» la rassicurò JaeBum. «Lo spero» sospirò ChoSo. «La cosa che più mi preoccupa sono le possibili ritorsioni di qualche fan pericolosa, quindi, stai più attenta che puoi, ok? Il presidente Park JinYoung mi ha assicurato che ci proteggerà quanto più possibile, quindi, semplicemente crediamo in lui, ok?» le disse JaeBum. ChoSo fece cenno di sì con la testa e si avvicinò al leader. Lo strinse forte. «Hey, vuoi forse stritolarmi?» domandò sorridendo JaeBum. «JaeBum-ah… scusami!» pronunciò ChoSo con un fil di voce. «Scusarti? E di cosa?» controbatté JaeBum. Quest’ultimo, intanto aveva sollevato ChoSo, che si trovava ancora sul pavimento, e l’aveva adagiata delicatamente sul divano senza staccare la presa su di lei. «Ti faccio passare tutto questo» confessò preoccupata ChoSo. «In realtà questo dovrei essere io a dirlo» rispose JaeBum. «È a causa mia, è perché sono un personaggio pubblico che tu devi affrontare tutto questo. Perdonami. Ho pensato più volte di lasciarti andare ma non posso farlo. La mia vita, ormai, senza di te non avrebbe senso. Sarò io la tua forza per affrontare tutto questo come tu sarai la mia. ChoSo-ya non mi stancherò mai di dirti quanto ti amo e quanto sei importante per me» continuò il leader lasciando un lungo bacio nelle labbra della sua amata. ChoSo ormai non aveva più dubbi, la cosa più giusta da fare era stare con JaeBum adesso, ora, in questo momento. Nient’altro la rendeva più felice che stare tra le braccia dell’idol e sapeva benissimo che per la controparte era la stessa cosa. Cullata da quella dolce sensazione in cuor suo decise di non lasciare mai andare via questa mano, queste labbra, questo JaeBum. Lo avrebbe amato per sempre.
 
I giorni passarono, i mesi passarono, ChoSo ormai sapeva bene come gestire anche i giornalisti più curiosi. Era diventata una vera e propria esperta. Il rapporto tra JaeBum e suo padre non faceva passi da gigante ma di sicuro pian piano le cose sarebbero andate meglio tra loro due, ChoSo ne era sicura. Quel pomeriggio ChoSo si trovava a casa dei suoi. JaeBum sarebbe passato a prenderla tra poco. Aveva in mente una sorpresa per lei. Con il comeback dei JJ Project e l’imminente nuovo comeback dei GOT7 non avevano avuto molto tempo per stare insieme. JaeBum le aveva promesso una piccola vacanza fino a domani pomeriggio, solo loro due ma non aveva voluto dirle dove, era una sorpresa, sosteneva il leader. JaeBum, trasvestito per benino, con un ampio cappello nero, una mascherina dello stesso colore e degli occhiali da sole, arrivò a casa di ChoSo. Quest’ultima aprì in men che non si dica la porta dopo che l’idol ebbe suonato il campanello. La madre sorrise dinanzi a tale scena. «Abogi, omoni, salve» li salutò cordialmente il leader appena entrato. I genitori di ChoSo ricambiarono il saluto. «Aspetta vado a prendere le mie cose e arrivo subito» gli disse ChoSo. JaeBum fece cenno di consenso con la testa. Il padre di ChoSo si avvicinò a JaeBum «Ogni tanto che ne dici di restare a cena o a pranzo?» lo invitò in maniera diretta. Certo quelle potevano sembrare delle parole di poco conto ma per l’idol furono delle parole importanti, significava che pian piano il padre di ChoSo lo avrebbe riconosciuto come un fidanzato adatto alla figlia. Forse la strada era ancora lunga ma di certo aveva fatto un passo in avanti verso quella direzione. «La ringrazio abogi, accetto volentieri. Il prossimo giorno che sarò libero, sarò ben felice di accettare il suo invito» rispose JaeBum con il sorriso sul volto. Il signor Lee si schiarì la voce e salutò il leader dirigendosi in un’altra stanza. Per lui forse era già troppo quello che aveva fatto ma a JaeBum bastò. ChoSo ritornò da JaeBum con la sua roba da portare con sé in questa piccola vacanza insieme. Era la prima, quindi, ChoSo era molto entusiasta. JeaBum raccolse la roba di ChoSo, salutò nuovamente i genitori di lei e si diresse verso l’auto. Per tutto il tempo del viaggio ChoSo non fece altro che fare domande sulla meta ma non ottenne che vaghe risposte da parte di JaeBum. ChoSo restò sorpresa quando la macchina di JaeBum si fermò davanti all’ingresso dell’aeroporto internazionale di Gimpo. «JaeBum-ah stai scherzando, vero?» domandò ChoSo sempre più sorpresa. «Andare in aeroporto da quando ha a che fare con lo scherzo?» rispose JaeBum ridendo. «Non ci stiamo fermando qui sul serio, vero JaeBum-ah?» continuò ChoSo. JaeBum sorrise solamente. Parcheggiò l’auto definitamente, scese dalla macchina e si diresse verso il bagagliaio per prendere la sua roba e quella della sua ragazza. ChoSo ancora incredula non si mosse dal proprio posto, indossava ancora la cintura di sicurezza. JaeBum si avvicinò, le aprì lo sportello «E allora principessa che ne pensi di scendere adesso?» le domandò porgendogli la mano libera. «JaeBum-ah non può essere vero» disse per l’ennesima volta. «Tranquilla. Non stiamo andando all’estero. Restiamo qui in Corea» disse cercando di farla uscire dalla vettura. Ancora un po’ stordita ChoSo seguì JaeBum. Andarono verso il check in. «Ti ho già detto di stare tranquilla, non stiamo andando poi così lontano. Dista solo all’incirca un’ora di aereo. Tra poco saremo lì» la rassicurò nuovamente JaeBum. «Ma lì dove?» domandò ancora ChoSo. «Andiamo a JeJu[1]» esclamò festante l’idol. «JeJu?!» ripeté ChoSo con stupore. Quando JaeBum le aveva proposto quella mini vacanza, non poteva mai immaginare che sarebbero andati così lontano, considerando tutti gli impegni imminenti dell’idol.
Dopo un’ora e dieci minuti i due atterrarono a JeJu. JaeBum aveva pensato proprio a tutto. Aveva prenotato in un lussuoso hotel vicinissimo al mare. La loro stanza, o meglio dire piccolo appartamento, era all’ultimo piano di un albergo a 49 piani. La vista era magnifica da lassù. ChoSo non riusciva a credere ai suoi occhi. Negli ultimi giorni, da quando JaeBum le aveva comunicato della piccola uscita, ChoSo non faceva altro che immaginare come sarebbe stato ma tutto questo superava di gran lunga le sue aspettative. JaeBum era alquanto soddisfatto, sapeva di aver lasciato la sua ragazza a bocca aperta e questo lo faceva gongolare felice. Il leader consigliò di lasciare lì la loro roba e dirigersi alla piscina riscaldata nella SPA dell’albergo al più presto, per cena, invece, JaeBum aveva prenotato una lussuosa cena in camera, lontano da occhi indiscreti.
Il pomeriggio e la sera andarono così come JaeBum aveva previsto. Dopo mangiato si accoccolarono nel grande divano. «JaeBum-ah io davvero non riesco a credere che hai organizzato tutto questo solo per me. È tutto così bello qui» confessò ChoSo. «Ma che dici, tu ti meriti di meglio di queste piccolezze» rispose compiaciuto JaeBum. «Ora non fare tanto lo spaccone» lo riprese ChoSo. «La cosa più importante è che tu sia felice» disse infine JaeBum. «Io sono felice perché sono con te JaeBum-ah» chiarì ChoSo. «Eh?! Vuoi dire che tutta la fatica che ho fatto per ottenere questa giornata libera, questa stanza, per organizzare tutto non vale niente?» domandò JaeBum fingendosi offeso. «No, no, ovvio che no. Questo rende tutto più… magico. Ma non potrò mai ricambiare un regalo del genere» disse dispiaciuta ChoSo. «Oh, sì che puoi» controbatté JaeBum avvicinandosi un po’ troppo a ChoSo. «Cosa vorresti dire?» rispose ingenuamente ChoSo. «Niente, solo che mi è venuto in mente un modo per sdebitarti» rispose maliziosamente JaeBum. «Oh, quindi, tu fai regali per avere qualcosa in cambio?» lo stuzzicò a sua volta ChoSo. JaeBum afferrò ChoSo e la sollevò «Mmmh, mai sentito parlare di give and take? È importante al giorno d’oggi, dovresti saperlo» continuò a provocarla l’idol. «Give and take? Sei sicuro sia solo questo?» lo punzecchiò ChoSo. «Hai ragione non è solo questo. È tutto il giorno che mi trattengo con te, soprattutto in piscina, quindi, mi prendo solo quello che mi spetta» disse infine imprigionando le labbra di ChoSo con le sue. In camera distese dolcemente ChoSo sul letto, si staccò qualche secondo dalle sue labbra per sussurrarle «Ti amo ChoSo-ya» per poi riprendere a baciarla. Quella sera voleva stare con lei, voleva sentirla tutta la notte. In quel paradiso terrestre sarebbero diventate due anime in un solo corpo per tutta la notte, per la prima volta liberi da tutto e da tutti, senza alcun rimpianto.
 
La mattina seguente JaeBum si svegliò e non trovò ChoSo nel letto. Si alzò e la trovò ad ammirare il paesaggio dalla grande vetrata posta al centro della stanza. Indossava una delle grandi camicie dell’idol, aveva arrotolato le maniche per via della lunghezza. I capelli erano ancora spettinati, segno che non si era alzata da molto. JaeBum si avvicinò a lei e la strinse forte tra le sue braccia da dietro. «Oh, JaeBum-ah, ti sei svegliato?» chiese ChoSo. «Mmh» rispose solamente JaeBum. ChoSo stava per girarsi nella direzione di JaeBum ma quest’ultimo la bloccò. «No, aspetta voglio restare così ancora un po’, se non ti dispiace» chiese JaeBum. ChoSo fece come le era stato chiesto. «ChoSo-ya devo dirti una cosa mentre guardiamo questo splendido panorama» le disse posizionando la testa nell’incavo del collo di lei. «Dimmi JaeBum-ah» lo esortò ChoSo. «Mi dispiace che io abbia rovinato la tua prima volta. Non puoi pensare che sia questa la tua prima volta? Vedi adesso siamo qui, la mattina successiva, a contemplare il mare da una bellissima stanza d’albergo, come tu desideravi. Scusami se ci ho messo così tanto per realizzare questo tuo desiderio» confessò JaeBum. ChoSo si girò di scatto. «JaeBum-ah hai fatto tutto questo per quello che ti ho detto? Sei un folle! La cosa più importante per me è che la mia prima volta sia stata con te. In fondo, ho capito che non importa tanto il luogo ma conta sicuramente la persona con cui si è» gli disse prendendo il volto dell’idol tra le mani. «Grazie ChoSo-ya» le disse JaeBum posando un lieve bacio nella mano di lei. All’improvviso JaeBum mostrò a ChoSo una scatolina che teneva nascosta dietro, si mise in ginocchio e la aprì. Dentro c’era un bellissimo anello con un diamante a forma di cuore. ChoSo portò subito le mani alla bocca in segno di stupore. «Lee ChoSo-ssi, grazie per avermi fatto capire quanto le emozioni e i sentimenti siano importanti. Grazie per essere entrata così dirompente nella mia vita. Non riesco ormai ad immaginare una vita senza di te, quindi, vuoi sposarmi?» le propose JaeBum. ChoSo non diede neanche il tempo a JaeBum di rialzarsi che si gettò su di lui. «Sì, sì, sì, mille volte sì. Lo voglio» pronunciò ChoSo in quelle che erano certamente lacrime di felicità. JaeBum accolse l’abbraccio travolgente della sua ragazza. Le mise l’anello al dito e la strinse nuovamente a sé sussurrandole all’orecchio «ChoSo-ya… Grazie per avermi svegliato».             

 
RINGRAZIAMENTI
Grazie a tutti per aver letto questa mia prima Fan Fiction fino all’ultimo capitolo. Grazie anche a chi mi ha aiutato con i suoi consigli. Spero di non avervi deluso troppo con questo finale, forse un po’ frettoloso e anche un po’ scontato. Ho già iniziato a pubblicare un’altra Fan Fiction con protagonista Chanyeol degli EXO, se vi va passate a leggerla, s’intitola Fall In Love With The Boss. Se vi va leggetela. Grazie ancora per avermi seguito fino alla fine. Annyeong! :-) 
 
[1] JeJu: È un’isola al sud della Corea.

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