Il terzo dopoguerra

di PierOmega
(/viewuser.php?uid=1034919)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Tolosa ***
Capitolo 3: *** La trappola ***
Capitolo 4: *** Il passato di Marco ***
Capitolo 5: *** La spedizione ha inizio ***
Capitolo 6: *** La ragazza della foresta ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ormai è avvenuto l’inevitabile. Come citò Albert Einstein: “non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale; so però con quali armi si combatterà la quarta: con asce e bastoni”. Così è stato. Si è scatenata una guerra infernale con armi nucleari. È terminata con un bombardamento simultaneo in tutti i continenti. Il mondo che conoscevamo è andato distrutto e, ciò che è rimasto è mutato. Tre nazioni sono state escluse dal tumulto: Russia, Stati Uniti e Germania, artefici di questo orribile disastro. Sfruttando le tecnologie sviluppate prima che la guerra avesse inizio scoprirono l’esistenza di particolari montagne composte da rocce chiamate “Tecaridi” che impediscono la mutazione, distruzione e proteggono dalle radiazioni. Facendone buon uso hanno evitato danni e reclutato tutta la nazione con la scusa di proteggerli. La tecnologia è stata preservata da pochi. Come in ogni conflitto sono nati i ribelli costituiti quasi totalmente da ragazzi che hanno perso i genitori in guerra, trovato rifugio nelle montagne di Tecaridi. Il loro obiettivo è quello di spodestare le tre potenze per distruggere il regime costruito con forza e inganno. Le tre potenze per contrastarli, hanno istituito delle squadre repressive con l’ordine di uccidere tutti i ribelli sul loro cammino. Marco, uno spadaccino ribelle proviene da quella che una volta era l’Italia, ha ventidue anni, è alto e prestante. Biondo con gli occhi azzurri, è impulsivo ma astuto, poliglotta. Ora si trova a Tolosa inseguito da una delle squadre repressive capitanata da Shura, un uomo sottoposto ad un esperimento fallito del governo con una spada al posto del braccio destro ed un revolver al posto del sinistro. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Tolosa ***


-Ma quando smetteranno di seguirmi? Non ne posso più, non dovevo provare ad affrontare Shura ed ora mi ritrovo con il braccio destro quasi totalmente inerte. Per di più mi ha sparato alla gamba sinistra per rallentare la mia corsa. Aspetta un attimo! Un rudere! Se riesco a nascondermi lì sono salvo! -
-Correte, non può essere andato lontano! - urlò Shura.
-Fortunatamente non mi hanno visto e sono andati oltre! Non resisto più, sono stanchissimo.
Nel frattempo in edificio lì vicino…
-Sofia, hai visto chi era inseguito da Shura? -
-Si, Boris, è un ragazzo ma non mi sembra di averlo mai visto da queste parti…-
-Va bene portalo qui e cerca di rimetterlo in sesto! –
-Si! –
Tre giorni dopo…
Marco si svegliò in un letto in una stanza adibita a studio medico e vide una bellissima ragazza dai capelli lunghi e castani, con due ipnotici occhi blu, seduta su una sedia accanto a lui.
-D… dove sono? – chiese Marco un po’ confuso.
-Ti sei svegliato finalmente! Sono tre giorni che dormivi, pensavo che ormai fossi morto! –
- Chi sei? –
-Sono Sofia, dottoressa del clan ribelle di Tolosa-
-Tolosa? Allora ce l’ho fatta! –sospirò.
-Piuttosto chi sei tu? Ho capito subito che non eri di qui! –
-Il mio nome è Marco vengo dall’ormai defunto clan ribelle di Brescia-
-Davvero? Io vengo da quello di Como che purtroppo ha fatto la stessa fine- disse tristemente.
In quel momento la porta della stanza si aprì ed entrò un uomo molto alto dai capelli castani che con la sua voce molto profonda chiese a Sofia come stava il loro “ospite”.
Allora Sofia rispose: - Ha appena ripreso conoscenza –
-Ottimo! – rispose Boris.
-Dunque, ragazzo, dimmi, qual è il tuo nome? –
-Marco, signore! – disse come se fosse un soldato.
-Interessante, e da dove vieni? – chiese Boris.
-Brescia, signore! –
- Va bene, Sofia, assicurati che stia bene! – disse con un tono quasi sarcastico.
- Si certo! – gli rispose.
Detto questo Boris uscì dalla porta.
-Sofia, posso darti del tu, vero? Il tuo capo parla sempre in quel modo? –
-Certo che puoi dare del tu, comunque si comportava in modo insolito, ma credo che sia perché sei nuovo. –
-Da quanto tempo sei qui? – chiese Marco incuriosito.
-In realtà da meno di una settimana, ma con me non fu così rigido. –
In quel momento in un’altra stanza con un telefono particolarmente modificato Boris discuteva…
-Quindi siete sicuri che sia lui? – chiese la persona con cui parlava Boris.
-Si certo! - rispose contento Boris.
-D’accordo, allora agiremo come previsto! –
-E della ragazza cosa ne facciamo? –
-Continua a tenerla all’oscuro di tutto e non farla partecipare allo scontro! –
-Ricevuto! –
-Arriveremo in dieci minuti, intanto preparati! –
-Affermativo! –

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La trappola ***


Capitolo II
La trappola
Così, dieci minuti dalla telefonata Boris mise in atto il suo piano…
La porta dello studio medico si spalancò di colpo, entrò Boris urlando: - Shura è arrivato! Ci ha trovati! Dobbiamo combattere, non possiamo fuggire sbrigatevi! -
Entrambi risposero con sicurezza: -Si! –
-Sofia dove sono i miei guanti? – chiese frettolosamente Marco.
-Tieni, anche se non so a cosa ti servano! –
-Oh, lo scoprirai molto presto! – le rispose sorridendo.
Dopo essere scesi in strada Boris ordinò a Sofia, poiché disarmata di nascondersi e lei eseguì, mentre Marco iniziò fin da subito ad affrontare Shura. Indossò i guanti, dai quali fuoriuscirono due enormi lame taglienti fatte con le tecaridi: una a sinistra ed una a destra per ciascun guanto. Tuttavia Shura riuscì a bloccargli le braccia con la sua spada e gli puntò il revolver alla gola.
Gli disse: - Mi piacerebbe molto mettere adesso fine alla tua vita sparandoti ora ma, non sono questi gli ordini – quindi lo girò per fagli guardare in faccia colui che lo doveva colpire – Guarda! –
Marco si accorse solo in quel momento che Boris lo stava puntando con un fucile ed era pronto a far fuoco.
-Aspetta, che vuoi fare? – chiese spaventato e stupito.
-Spiacente, Marco ma ci siamo uniti alle tre potenze il mese scorso! -
-E Sofia allora? Era d’accordo con te? –
- No, lei ne è all’oscuro! – disse con un ghigno in volto – vedi, dopo essermi reso conto che eri tu il fuggitivo di Brescia ricercato da Shura non ho aspettato un secondo a chiamarlo per avvisarlo! È stato bello conoscerti! -disse ridendo e gli sparò, ma senza colpire punti vitali. Svenne dopo aver subito un colpo al fianco destro ed uno sulla spalla sinistra.
-Bene! Caricatelo sul carro! Lo porteremo alla nostra prigione temporanea a Marsiglia! – ordinò Shura ai suoi uomini e congedò Boris.
-Shura, aspetta! – urlò Boris- Sei sicuro che quei cavalli viaggeranno abbastanza? –
-Tranquillo, gli scienziati del governo hanno sviluppato delle zampe robotiche che permetteranno ai cavalli di fare metà tragitto prima che faccia buio! –
-E poi? – chiese Boris incuriosito.
-Di notte i “cavalli” dormono e noi approfittiamo per riposare. - rispose contento Shura.
-Allora vai e fa in fretta- gli raccomandò Boris.
Intanto, Sofia, dopo essersi nascosta aveva assistito a tutta la scena così, nonostante fosse piena di rabbia prese la saggia decisione di seguire il carro di Shura riuscendo ad aggrapparsi senza farsi vedere. Solo dopo aver seguito per circa un terzo della strada si accorse delle zampe robotiche che permettevano ai cavalli di raggiungere quasi i settanta chilometri orari.
-Ecco perché non hanno ancora sostato! -pensò Sofia- da dietro non lo avevo notato!
Una volta calata la notte, il carro si fermò e Sofia ne approfittò per avvicinarsi con l’intento di liberare Marco…
-Psst…psst… Marco! - bisbigliò – Svegliati, ce ne andiamo! -
-Cosa…Sofia cosa ci fai qui? –
-Sono venuta a liberarti, che domande! –disse- lo sai che i compagni ribelli non si abbandonano mai! – gli strizzò l’occhio.
-Grazie, ma è più prudente che io rimanga qui, per ora, altrimenti ci inseguiranno subito! -continuò-Sarà più facile evadere a Marsiglia.
-E io ora cosa dovrei fare? –
-Continua a seguirci, ma prima prendi i miei “guanti”, ti torneranno utili-
-D’accordo, ma appena ti libero devi farti curare subito. – gli raccomandò – quelle medicazioni poco ortodosse non serviranno a molto-
Dopo aver recuperato i guanti Sofia si accampò lì vicino e all’alba si nascose nuovamente dietro il carro e, giunsero a destinazione.
-Wow! È davvero enorme per essere una prigione temporanea! -pensò Sofia- Ma non mi farò spaventare dalle dimensioni di questo edificio-
-Mi raccomando restate a guardia della porta! -urlò Shura a due uomini.
-Va bene, vediamo se ci sono altre entrate- disse Sofia esaminando l’edificio- ci sono tre piani, partendo dall’ alto ci sono le stanze dei soldati e del comandante, la base operativa e il piano terra con le scale che portano ai piani superiori ed alcune che vanno verso il basso- continuò sbirciando da una finestra rotta e ascoltando attentamente i discorsi delle guardie- sicuramente le celle saranno sottoterra, bene un vantaggio per me!
Sofia si assicurò che nessuno la vedesse ed entrò nell’edificio dalla finestra rotta sul lato sinistro del palazzo. Le scale che portavano alla prigione erano accanto a lei, così iniziò a scendere cautamente. Al piano inferiore c’erano sei celle, ma nessuna guardia e ciò la stupì molto, finché non si accorse che erano vuote.
-Com’è possibile che siano tutte vuote- pensò.
Dopodiché notò la presenza di altre scale all’interno di una cella.
-Incredibile- pensò Sofia- come si fa a costruire una prigione dentro una prigione? –
Fu così che scese nuovamente, ma stavolta si fermò prima di arrivare, infatti c’era una sola grande cella ma con una guardia al suo interno. Era una donna bassa, coi capelli viola.  Aveva una lancia in mano che puntava verso il prigioniero, mentre gli parlava. Sofia si avvicinò abbastanza da poter ascoltare. Riuscì a scorgere Marco, era incatenato al muro.
-Alla fine ti hanno preso! – commentò sogghignando la donna. -Finalmente potranno finire il lavoro che avevano cominciato. E comunque dovresti sentirti importante dato che ti hanno messo nella cella per i prigionieri più pericolosi. -
-Stai zitta Rebecca!!- rispose aspramente Marco.
-Ce l’hai ancora con me per la storia del tradimento- disse -e per la distruzione di Brescia-continuò- o forse è per Jasmine e Louis…
-Sta zitta! – disse nuovamente ma stavolta con molta rabbia senza darle il tempo di terminare la frase.
-L’hai voluto tu! – Gli trafisse il braccio destro con la lancia-Finirò quello che ho cominciato un anno fa! -
Marco gettò un grido di dolore, poiché quel braccio non si era mai ripreso dopo i colpi di Shura.
Rebecca tentò di colpirlo un’altra volta, ma si fermò di colpo dopo aver sentito un rumore. Le sbarre della cella erano state tagliate da Sofia con i guanti di Marco.
-Chi sei tu? – chiese sorpresa Rebecca.
-Sono il tuo incubo peggiore! – rispose Sofia.
Non esitò un attimo a tagliare le catene di Marco e a caricarlo sulle sue spalle dato che le ferite lo avevano reso totalmente inerte.
-Dove credi di andare con il prigioniero? – Chiese nervosamente Rebecca puntandole la lancia contro.
-Il più lontano possibile da qui- rispose Sofia.
Dopodiché le spezzo la lancia con le lame di Marco e fuggì.
-Ci rivedremo! - urlò furiosamente Rebecca.
Le due guardie che erano davanti alla prigione si accorsero della presenza di Sofia, ma quest’ultima riuscì a seminarle ed a rifugiarsi in un bosco non molto lontano da lì, dove aveva piantato una tenda. Iniziò fin da subito ad occuparsi delle ferite di Marco.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il passato di Marco ***


Capitolo III
Il passato di Marco
Due ore dopo…
-Finalmente ti sei risvegliato- disse Sofia.
Marco aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu il sorriso nel volto della ragazza
-G ...Grazie… - mormorò Marco.
-So che non è il momento migliore per chiederlo… Ma cos’è successo a Brescia? – chiese curiosa ed allo stesso tempo preoccupata.
- È il momento che io ti racconti la mia storia- disse sospirando Marco.
- L’anno scorso, quando le squadre repressive erano costantemente attive, Louis, mio amico di sempre e mentore, ed io, ci recammo a Brescia dove lui aveva fondato il suo clan ribelle. Era cinque anni più grande di me e lo consideravo come un fratello. Fin da subito fui accolto come un fratello anche dagli altri membri del gruppo. Jasmine era la fidanzata di Louis, era l’ingegnere del clan. Fu grazie alle conoscenze dei due che ebbero origine i miei “guanti”. È tutto ciò che mi resta di loro. – disse tristemente Marco-mi sono rifugiato in luoghi diversi e alle volte bizzarri, finché non mi hanno trovato, poi il resto della storia lo conosci–.
-Mi dispiace tanto, ma cosa è successo al clan- chiese ancor più curiosa Sofia.
-Quell’orribile giorno- continuò- i lanceri di Rebecca ci trovarono. Erano il triplo di noi, e combattemmo fin da subito con tutte le nostre forze, ma non ci fu storia. Fummo decimati immediatamente. Riuscimmo a fuggire in cinque ma due di noi furono raggiunti ed uccisi immediatamente. Io, Louis e Jasmine eravamo gli ultimi rimasti, ma Rebecca e due dei suoi lanceri continuavano ad inseguirci. Io ero il più lento tra di noi, i due lanceri mi raggiunsero ma Louis e Jasmine li misero subito fuori gioco colpendoli direttamente al cuore con due frecce. Continuai a fuggire con tutte le mie forze. A pochi metri da noi c’erano le rovine di una città, forse Iseo, l’ideale era nascondersi lì finché non fossero andati via, ma...Dietro di me correva sempre più velocemente Rebecca. Louis la affrontò invitando me e Jasmine a fuggire. Alle nostre spalle udimmo le lame della spada di Louis e della lancia di Rebecca incrociarsi, la lancia si spezzò Louis ricominciò a fuggire per raggiungerci, ma Rebecca raccolse la punta della lancia da terra e colpì violentemente più volte Louis alle spalle. Non appena ci voltammo, le uniche cose che apparvero davanti ai nostri occhi furono il corpo di Louis disteso per terra e Rebecca dietro di lui. Con il cuore in gola continuammo a fuggire e riuscimmo a raggiungere Iseo. Ciò purtroppo non bastò a fermare l’ira di Rebecca. Jasmine, ormai gravemente ferita da scontri precedenti si diresse assieme a me verso il lago d’Iseo dove era pronta una barca per fuggire. Mi fece salire in fretta sulla barca. Mentre tentava di raggiungermi vide alle sue spalle Rebecca e a quel punto mi disse con le lacrime agli occhi: - Tieni il mio arco e i “guanti” che avevamo progettato per te e scappa-. Io, le chiesi piangendo: - Vieni anche tu, ce la possiamo fare! -. Allora mi rispose spingendo via la barca: - No, devi guadagnare tempo! -Mentre mi allontanavo con la barca vidi Rebecca e Jasmine combattere. Entrambe caddero a terra stremate, ma l’unica a rialzarsi a fatica fu Rebecca. Accanto a lei giaceva il corpo di Jasmine. Udii le sue ultime parole: - Vai a capovolgere il mondo, Marco, io e Louis veglieremo su di te dall’alto- urlò Jasmine prima di lasciare anche lei questo orribile mondo corrotto- disse Marco in lacrime.
-Scusami- rispose piangendo tristemente Sofia- non volevo riportarti alla mente questi brutti ricordi.
-No, hai fatto bene, mi hai fatto ricordare che devo continuare ciò che avevamo cominciato assieme. Quel giorno se ne andarono da questo mondo due persone fantastiche, Louis, un ragazzo di ventisei anni alto, robusto, con i capelli e gli occhi castani, e Jasmine, una ragazza bionda, coi capelli lunghi, gli occhi azzurri alta e con un cuore grande. – disse Marco- se io oggi sono qui è solo grazie a loro ed ora porterò a termine la loro volontà. – Sofia- disse a gran voce- mi aiuterai? –
-Lo farò con vero piacere! – rispose ancora con le lacrime in volto.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La spedizione ha inizio ***


Una settimana dopo Marco si era ristabilito quasi del tutto, così cominciarono a spostarsi…
-Sono contenta che tu sia già guarito- disse orgogliosa Sofia-solitamente la gente ha bisogno di qualche mese per rimettersi in sesto.
-Per mia fortuna ho la “pellaccia” dura-rispose Marco ridendoci su.
-Sai, prima di irrompere nella prigione ho sentito che le due guardie parlavano di qualcosa riguardo il trasferimento di qualcosa da Amburgo a Lipsia…-disse pensierosa Sofia.
-Cosa? -esclamò stupito Marco-perché non me o hai detto subito?
-Be’ eri addormentato e confuso fino a ieri sera e ho dovuto prendermi cura di te per tutto il tempo… Perché cosa c’è ad Amburgo? –
-Devi sapere che in ognuna delle tre potenze si trova un consiglio di circa duecento membri che ora governano il mondo ed hanno sede in determinate città. Per la Germania c’è Amburgo, per la Russia Omsk, per gli Stati Uniti Seattle. A quanto pare stanno muovendo il consiglio a Lipsia vuol dire che Amburgo è sotto assedio da parte di qualche clan. Magnifico! Andremo comunque prima ad Amburgo. Se va come previsto Amburgo diventerà la prima cittadella ribelle di rilievo in Germania, oppure troveremo solo guai-disse ridendo.
-Non posso credere che dopo essere scampato alla morte, con la consapevolezza di essere ricercato tu sia così ottimista! –
-Mi dispiace contraddirti, ma temo che dopo l’irruzione anche tu sei diventata una ricercata, e non sarà difficile risalire a te visto che eri nella base di Boris-
A quel punto la ragazza si adirò, ma sapeva che Marco aveva ragione, quindi gli rispose semplicemente senza nascondere la sua ira: -Ma certo che lo so, era ovvio!!!!- tirandogli un pugno.
-Ahi…Scusa volevo solo puntualizzare- rispose dolorante.
-Si, tuttavia non immaginavo che dopo essere sopravvissuto a dei proiettili, una lancia particolarmente affilata e tutto quel trambusto della fuga, ti lagnassi per così poco-disse con tono di superiorità.
-Cosa c’è vuoi sfidarmi per caso? –
-No, voglio solo sapere quale direzione prendere per arrivare il più in fretta possibile ad Amburgo! – rispose la ragazza.
-Non ne ho la minima idea, non ho un gran senso dell’orientamento io. -rispose perplesso- Sono arrivato qui per caso e per mia fortuna. -
-Perché non me l’hai detto subito? -chiese Sofia ancora nervosa-
- Be’ ero addormentato e confuso e ti sei dovuta prendere cura di me…-
Sofia gli tiro un altro pugno prima che finisse di parlare: -Non provare ad usare le mie scuse contro di me, chiaro? Piuttosto andiamo a cercare qualche mappa, o qualcuno che sappia come orientarsi! -.
-D’accordo, ma credo che durante il tragitto mi terrò a due passi di distanza da te-

La ragazza rise. Anche Marco rise. Entrambi avevano ritrovato il buonumore. Ma il tragitto da percorrere era molto lungo.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La ragazza della foresta ***


Marsiglia è ormai una landa desolata trasformatosi in una gigantesca foresta che i due ragazzi attraversano da circa tre ore, ma quella tranquilla e quasi noiosa “gita” stava per trasformarsi in un campo di battaglia…
-Questa mutazione è davvero strana…-disse Sofia scrivendo su un piccolo quaderno
-Cosa te lo fa pensare, in molti luoghi è cambiato il clima diventando favorevole allo sviluppo di varie piante- rispose Marco
-Si, tuttavia qui è diverso, guarda questo albero ad esempio, e molto robusto per essere nato da una semplice mutazione…
-Attenta Sofia!!- urlò Marco spingendola.
La ragazza cadde a terra e vide che il ragazzo indossò i guanti.
-Cosa succede? – chiese Sofia
-Vedi questa? – prese una freccia- stava per colpirti!
-Questo vuol dire che…-
-Qualcuno ci osserva! - disse Marco
Altre frecce si dirigevano verso di loro ma i ragazzi le notano e scappano, finchè non trovarono un muro.
-Questa è la fine della foresta! – disse soavemente una voce dagli alberi
-Chi sei? Fatti vedere e combatti! – disse Marco
-Non è necessario combattere- rispose la voce
-Ah, no allora perché ci hai attaccati? –
-Perché non avevo notato il marchio-
-Il marchio? - chiese Sofia incuriosita
Una ragazza comparve davanti a loro. Aveva i capelli lunghi, neri, uno sguardo freddo, come quello di chi ha visto cose che non avrebbe mai voluto vedere.
-Si, quello sui guanti- rispose la ragazza-
-Il marchio di Jasmine! - pensò Marco
-Brescia, quanti ricordi, eppure quando tornai lì era troppo tardi- disse la ragazza
-Chi sei? Come conosci Brescia?
-Io sono Claris, non ti hanno parlato di me? – disse la ragazza
Il ragazzo incredulo la attaccò dicendo: - questo è impossibile, eri in missione quando c’è stato l’attacco!
La ragazza prese il suo arco per contrastare le lame di Marco e disse bloccandolo: - Si, ero in missione, o meglio tornavo dalla mia missione quando ho visto i lanceri che distruggevano la base, ma mi sono nascosta e non mi hanno vista.
Il ragazzo ancora non convinto disse: -questo è impossibile quell’arco potresti benissimo averlo rubato-
-D’accordo, allora se non mi credi dimmi chi altro potrebbe averti visto in quella barca, mentre Jasmine dava la vita per salvarti! – disse Claris
-Ma…Ma come, perché, perché non sei intervenuta, perché non hai tentato di aiutarci, magari avremmo potuto salvarci, perché? – disse Marco
-No, mi spiace non potevo rischiare di venire scoperta e la verità è che…Avevo paura! – disse Claris- Non so cosa sarebbe potuto accadere se fossi intervenuta, ma mi sono promessa, da quel momento che vi avrei vendicato, per quello sono arrivata qui e mi sono nascosta nella foresta.
- Va bene, allora aiutaci- disse Marco fiducioso
-Certo, seguitemi nel mio rifugio, faremo il punto della situazione! –

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3695229