Tra svolte e ritorni indesiderati

di Aresshya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un incarico noioso ***
Capitolo 2: *** Vecchie conoscenze ***



Capitolo 1
*** Un incarico noioso ***


Nota: alcune meccaniche di gioco sono state ignorate per rendere la narrazione più fluida.
 

 
Tra svolte e ritorni indesiderati

Capitolo 1: Un incarico noioso



 

 

Un fiero Swanna solcava il cielo notturno di Unova.
L'Allenatrice alzò gli occhi turchesi dal suo candido Pokémon e si guardò intorno: il cielo notturno era sereno, colorato di un nero profondo e avvolgente, illuminato dalla luce argentea della luna e adornato da piccole stelle che somigliavano a dei preziosi diamanti.
Ai suoi piedi c'erano i fitti, cupi e tetri alberi del Bosco Girandola, i cui rami parevano, persino dall'alto, mani scheletriche che si intrecciavano tra loro. I numerosi fiori variopinti che li caratterizzavano di giorno sembravano delle macchie fosche o argentee.
A quell'oscuro paesaggio susseguirono, dopo pochi istanti, le luci colorate delle attrazioni principali e della Palestra di Sciroccopoli. Non riusciva, però, a percepire i suoni caratteristici del giorno, come gli schiamazzi dei bambini e dei vari Allenatori che frequentavano quelle enormi vie: la movimentata metropoli era finalmente caduta in un sonno temporaneo che trasmetteva una pace rassicurante.
Poco lontano dallo Stadio Stellare, poté scorgere l'ingresso del Percorso 5: era quello il suo obiettivo.
All’improvviso, qualcosa cambiò repentinamente nel cielo: nuvole tetre avevano invaso l’ambiente e generarono un'insistente pioggia accompagnata da violenti tuoni e fulmini.
Questa è la volta buona, me lo sento.
Touko si guardò intorno attentamente: secondo il suo Pokédex sarebbe dovuta essere vicina a quel Pokémon.
Looker, come prima missione da poliziotta ufficiale, le aveva chiesto di calmare Thundurus, il Pokémon Fulminante, responsabile della distruzione di numerosi raccolti nella regione di Unova. Aveva già provato ad acchiapparlo due volte, ma era sempre riuscito a sfuggirle.
Portò istintivamente la mano alla piccola tasca della borsa e afferrò una Chic Ball e una Poké Ball. «Swanna, rie-».
Non ebbe il tempo di far rientrare il suo compagno nella sfera rossa e bianca che un violento fulmine si abbatté dinanzi a loro e colpì un’ala del Pokémon Biancuccello, facendolo precipitare a terra.
Touko fu scaraventata sull’erba con violenza: il suo ginocchio destro e il suo braccio sinistro si erano sbucciati e il cruore aveva cominciato ad sgorgare copiosamente dalle ferite.
I suoi vestiti erano completamente bagnati, ricoperti di fango e liquido rosso. L’odore acre del sangue misto a quello dolce dei fiori di pesca e quello salato del mare poco distante permeava nell’aria e le faceva girare la testa. La sua vista era completamente offuscata e si sentì quasi sull’orlo di svenire a causa del dolore pungente che le aveva invaso quasi tutto il corpo.
Riprenditi, Touko, avanti!
Dopo un breve attimo di esitazione, riuscì ad alzare, tremante, il braccio destro, richiamò nella sfera il suo Swanna allo stremo delle forze e, cercando di muoversi il più in fretta possibile, si fasciò le lesioni con delle garzette che portava sempre nella sua borsa, tamponando la fuoriuscita del sangue: non era la prima volta, infatti, che le capitava di farsi male durante il suo viaggio.
Si rialzò, con una sfera nera stretta nella mano. Touko non era la tipa che si dava per vinta facilmente: al contrario, anche con tutte le ossa del corpo rotte avrebbe dato del suo meglio per completare la propria missione.
«Reshiram!», gridò, lanciando la Chic Ball nel cielo. «Trova Thundurus!».
Il maestoso Drago Bianco della Verità si materializzò poco sopra i fitti alberi che torreggiavano sulla minuta Allenatrice, emettendo un verso che riecheggiò per tutta la zona circostante.
Thundurus apparve davanti a Touko con le braccia conserte e, poco dopo, incominciò a preparare un attacco di tipo elettro: nemmeno quel Pokémon era il tipo da farsi intimorire, difatti era rimasto impassibile persino dinanzi a Reshiram.
«Usa Incrofiamma!», urlò lei tempestivamente, con tutto il fiato che aveva in gola.
Prontamente il suo Pokémon spalancò la bocca e generò un’enorme sfera di fuoco che scagliò contro il nemico. Quest’ultimo, allo stesso tempo, scaraventò un altro, ma più potente, Tuono contro l’Allenatrice.
I due attacchi si neutralizzarono quando vennero a contatto tra loro, provocando un’enorme ondata di luce: un assordante fragore inondò le orecchie della giovane e sul campo di battaglia si alzò un gran polverone. Touko tossì per cacciare via quei minuscoli e fastidiosi granelli di polvere che le erano entrati nei polmoni e, impaziente, tamburellava con i polpastrelli una Ultra Ball, rimanendo in allerta.
Dove diamine…?
Dietro di lei sentì un frastuono di elettricità. La figura del Thundurus che stava per colpirla con un altro attacco si fece limpida e chiara in un istante: l’impatto sarebbe stato inevitabile.
Touko deglutì e tentò di allontanarsi più che poteva per schivare l’attacco, trascinandosi con la gamba sinistra. La giovane, però, si sbilanciò a causa del fango creatosi per la pioggia e cadde a terra, atterrando proprio con il braccio ferito. Emise un gemito e strizzò gli occhi per il terribile dolore.
Thundurus fece per rilasciare una scarica elettrica quando un potente Dragospiro si abbatté in pieno sul Pokémon Fulminante, scaraventandolo a terra, allo stremo delle forze.
La giovane Allenatrice alzò gli occhi al cielo e rivide il suo Reshiram: gli rivolse un sorriso, grata per averla salvata.
Quello, per tutta risposta, la osservò con fare interrogativo, come se in realtà non avesse eseguito lui l'attacco, e le indicò con il candido muso un punto nel cielo.
Touko sgranò gli occhi, incredula: dietro l’enorme drago bianco poté, infatti, scorgere la sagoma di quello che sembrava essere il drago leggendario degli Ideali di Unova allontanarsi nel cielo notturno.
Zekrom.
L’Allenatrice non staccò gli occhi dal cielo, che nel frattempo si stava rasserenando. Strinse pugni e denti: lui non poteva andarsene e poi comparire dal nulla, aiutarla e scomparire di nuovo. Lo odiava, non lo sopportava, preferiva rimanesse fuori dalla sua vita per sempre, piuttosto che essere assistita così.
Touko ritornò a concentrarsi sul suo obiettivo: Thundurus era a terra, stremato e avrebbe dovuto approfittare della situazione prima di farselo sfuggire di nuovo: lanciò una Ultra Ball su Thundurus e la riprese quando questa terminò di oscillare.
Aveva finalmente portato a termine il suo primo incarico ufficiale.

* * *

L'Interpoké incominciò a squillare, segnalando una chiamata in arrivo.
Touko spalancò gli occhi e si ritrovò nel letto del Centro Pokémon di Sciroccopoli: la testa sembrava quasi scoppiarle a causa dell'emicrania dovuta alle poche ore di sonno e alla grande perdita di sangue. La sua vista era ancora offuscata e i dettagli della stanza in cui si trovava erano indistinti. Si strofinò gli occhi e afferrò in fretta l'Interpoké.
«Looker!», esclamò, rizzandosi in piedi e cercando di sistemarsi i capelli bruni completamente scompigliati per darsi un’aria più decorosa. «Mi dica!».
«Sei riuscita a calmare Thudurus?».
«Sì, signore.», rispose prontamente l’Allenatrice, prendendo tra le mani la Ultra Ball con la quale aveva catturato il Pokémon e sfoggiandola con fierezza al suo interlocutore. «Giusto ieri notte, ora mi trovo al Centro Pokémon di Sciroccopoli».
«Fantastico, ottimo lavoro. Ascolta, sarò lì entro una mezz’ora, devo parlarti!».
«Certamente, a dopo!».
Touko chiuse l'Interpoké e si buttò di nuovo sul letto, esausta. Si chiedeva di cosa volesse parlarle Looker: probabilmente voleva affibbiarle un’altra missione di prevenzione per la regione.
Erano ormai passate due settimane da quando aveva deciso di accettare la proposta di diventare poliziotta. L’ufficiale le aveva offerto tale incarico subito dopo aver arrestato i Sei Saggi, anche se le sarebbe piaciuto partire per un’altra regione in cerca di nuove avventure e nuovi Pokémon. Nonostante ciò, accettò comunque di buon grado, poiché, dopo l’esperienza con il Team Plasma, si era ripromessa di fare di tutto per garantire la pace nella regione di Unova e di aiutare chiunque fosse in difficoltà.
La sua mente, però, non poteva non immaginare un nuovo viaggio: la sua meta prediletta era Kanto, la storia e la morfologia di quella regione la affascinavano ed era interessata a quel luogo soprattutto per la presenza dei suoi mentori, Red e Green. Neppure Sinnoh ed Hoenn le dispiacevano, le mitologie di quelle regioni erano così affascinanti, intriganti e misteriose, così come i Pokémon lì presenti e le graziose città di cui aveva sentito parlare dal padre da bambina, il quale aveva visitato ogni singola regione da giovane.
Si alzò lentamente e sentì bruciare la ferita procuratasi al ginocchio. Si diresse in fretta verso il bagno e afferrò la sua borsa, tirandone fuori dei vestiti puliti: indossò una canotta bianca, un paio di pantaloncini corti di jeans e gli scarponcini neri che portava dalla notte precedente e medicò le sue ferite.
Scese le scale del Centro Pokémon, abituandosi al bruciore della sbucciatura sul ginocchio e si diresse verso uno dei tavolini in vetro posto vicino all’ingresso della struttura.
«Buongiorno!», esclamò l’infermiera con la sua solita aria gentile. «Ti senti meglio?».
Touko abbozzò un sorriso e si sedette sulla poltroncina di colore indaco. «Sto meglio, grazie!».
«Ottimo! Vedrai che con un po’ di riposo ti sentirai di nuovo nel pieno delle forze! Ti porto un tè speciale per aiutarti a riprenderti prima».
«Grazie»
La ragazza aveva lo sguardo perso nel vuoto e tamburellava le dita sulla superficie del tavolino: i minuti passati ad attendere il suo superiore sembravano interminabili. I suoi pensieri vagarono al punto da ricordarsi della sagoma di Zekrom che aveva intravisto la sera prima. Non poteva credere di averla vista davvero, doveva essere per forza una sorta di allucinazione dovuta alla perdita di sangue e allo stato confusionale in cui si trovava. Eppure, una strana sensazione le diceva che non se l’era immaginato, era davvero…
«Scusami per il ritardo».
L’ex Campionessa sussultò nel sentire quelle parole e si alzò di scatto nella direzione dalla quale proveniva la voce: l’uomo dal lungo cappotto marrone si tuffò sulla poltroncina gialla posta dinanzi.
«Che cosa è successo?», chiese lei, cercando di ricomporsi e di scacciare dalla mente quel dannato pensiero.
Looker aveva gli angoli della bocca rivolti verso il basso e la solita espressione accigliata.
«La scorsa notte, mentre eri intenta a calmare Thundurus, a Libecciopoli sono stati rubati i tipici cristalli della palestra di Rafan. Pare non ci siano stati danni e questo è un bene. Purtroppo non abbiamo ancora alcun indizio utile sugli artefici di tale furto, si sono dileguati in fretta. Rafan ha detto che erano in quattro, vestiti di nero… Non ho altri dettagli.».
Sul volto della giovane si disegnò un’espressione un po’ delusa. «Secondo lei sono solo dei ladruncoli, quindi?».
«Direi di sì», asserì l’uomo, annuendo con la mano sotto il mento, pensieroso. Balzò in piedi e rivolse uno sguardo alla ragazza e solo in quel momento notò le bende colorate di un leggero rossastro. «Touko, che cosa è successo?!»
«Oh, sono solo dei graffi, davvero», affermò lei, mentre portava le mani sulla borsa e prendeva in fretta una Ultra Ball, cercando di spostare l’attenzione sull’incarico che aveva completato. «Ecco qui Thundurus, come mi aveva chiesto!»
Looker sorrise appena. «Ottimo lavoro, Touko, grazie», prese la sfera, riponendola in una delle tasche del cappotto. «Ascolta, se hai bisogno di riposare, non preoccuparti: sei una delle migliori Allenatrici che abbia mai incontrato, meriti di recuperare le forze. Io andrò a dare un’occhiata a Libecciopoli.».
«Verrò anche io».
«No, è fuori discussione! La Polizia Internazionale ha bisogno di agenti nel pieno delle forze» la ammonì l’uomo, con tono fermo. La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che Looker aveva farfugliato un veloce saluto e si era congedato quasi all’istante, con la sua solita aria misteriosa.
L’infermiera, nel frattempo, si avvicinò a Touko con una tazza di tè fumante tra le mani. «Ecco a te. Questo è un tè Roserade, direttamente dalla regione di Alola: recupererai le forze in men che non si dica. Inoltre, ecco qui la Poké Ball del tuo Swanna, ora è di nuovo al massimo della forma. Buona giornata!». La donna esibì un inchino e tornò al suo lavoro.
Touko sorseggiò il tè velocemente, noncurante del fatto che fosse bollente: doveva assolutamente raggiungere Libecciopoli e raccogliere informazioni, non poteva perdere altro tempo.
Era testarda, non riusciva proprio a rimanere con le mani in mano: era convinta che quel furto fosse un evento di poco conto, che avrebbe acciuffato quei criminali con il minimo sforzo. Dopotutto, aveva già sgominato un’intera organizzazione malvagia.
«Swanna, mi dispiace doverti già richiamare così in fretta ma ho bisogno che mi porti sino a Libecciopoli».
Il Pokémon Biancuccello emise un verso sprizzante di energia per acconsentire alla richiesta dell’Allenatrice.



 
 









 
 



 
N/A:
Ed eccomi qui, ancora in questa sezione dopo anni!
Sarà la terza volta che ripubblico questa storia, ma solo perché la prima stesura non mi piaceva e la seconda era da migliorare e l’avevo pubblicata perché volevo tornare attiva su EFP, ovviamente senza risultati poiché non l’ho più continuata… MAAAA ora sono più carica di prima e mi sono portata avanti scrivendo una scaletta di gran parte dei capitoli! Ringrazio tutti coloro che lessero la prima stesura e l’avevano inserita tra le preferite/ricordate/seguite, non so se ci siete ancora, ma in caso siate qui spero vi faccia piacere rileggere questa storia in chiave (quasi completamente) diversa! Ringrazio soprattutto chi aveva recensito la seconda stesura, ho cercato di seguire il più possibile i consigli.
Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito, perché la trama che ho in mente sarà piena di colpi di scena, a partire da questa “vecchia minaccia” citata nell'introduzione. E spero anche che questa storia riesca a strapparvi un sorriso e che la seguiate con piacere, poiché ci tengo davvero molto! 
Al prossimo capitolo!
Aresshya
Pies: No, non ho sbagliato scrivendo "Red e Green", poiché per i protagonisti dei vari giochi userò i nomi in Giapponese. Il nome Blue è prettamente delle versioni Occidentali dei giochi. Per altri personaggi utilizzerò nomi inglesi o italiani, a seconda di come sono abituata a chiamarli.



Aggiornamento: Purtroppo ho deciso di abbandonare definitivamente il progetto; ho altri capitoli completi che andrebbero solo revisionati, ma non so se li pubblicherò mai.

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Capitolo 2
*** Vecchie conoscenze ***


Capitolo 2: Vecchie conoscenze 
 


 
Swanna non sembrava per niente stanco, a differenza della sua Allenatrice: era come se il potente lampo che si era abbattuto sulla sua ala non fosse mai caduto.
Quella mattina, Touko non si sentiva in grado di far esibire delle piroette al suo fedele Pokémon: a stento riusciva a rimanere aggrappata al suo dorso a causa della stanchezza e delle ferite, nonostante il bruciore fosse diminuito drasticamente. Invidiava la capacità dei Pokémon di riprendersi subito dopo l’assunzione di qualche Pozione.
Non riusciva nemmeno a soffermarsi con gli occhi sul paesaggio che si prospettava sotto di lei, per quanto fosse stanca. Riuscì a notare soltanto alcuni Ducklett solcare il cielo limpido e sereno.
Quando vide, finalmente, l’imponente statua posta al termine del Ponte Libecciopoli, la giovane si fece più vigile, indicò decisa il Centro Pokémon posto poco più avanti non appena scorse il caratteristico tetto rosso e il Pokémon Biancuccello atterrò immediatamente con estrema grazia.
La giovane scese dalla sua groppa con un leggero balzo elegante e prese la Poké Ball. «Grazie mille!». Gli fece una carezza sulla testa e lo fece rientrare nella sfera, che ripose con cura nella piccola tasca della sua borsa.
Touko osservò immediatamente le strade della città, alla ricerca di indizi: i reporter erano ben pochi e non se ne meravigliò più di tanto, poiché nessuno a Unova aveva il coraggio di intervistare Rafan o di fare servizi in quella città. Tutti sapevano perfettamente che il Capopalestra odiava i giornalisti, specialmente quando si trattava di una notizia esclusiva sulla sua città o su di lui.
Neanche i poliziotti erano molti, perlomeno non in quella zona. Immaginò che tutti gli altri fossero intenti ad ispezionare in lungo e in largo la città e la periferia in cerca di quei ladri.
Lei, però, non sapeva proprio da dove incominciare ad indagare.
Pensa, Touko, pensa! Se fossi un criminale, dove scapperesti?
Si mosse verso l’incrocio principale della città, quello che portava al mercato di Libecciopoli: diede una rapida occhiata a ciò che aveva intorno. Scrutò nei minimi particolari tutte le persone che stavano svolgendo acquisti per i propri Pokémon in quell’emporio, in cerca di qualcuno dal comportamento sospetto. Notò che quella mattina il mercato era particolarmente frequentato, eppure, nessuno degli acquirenti lì presenti sembrò corrispondere alla descrizione fatta da Looker.
Era talmente concentrata sulla folla che non si accorse di un ragazzo poco più alto di lei con dei capelli bruni e un viso familiare che le aveva urtato la spalla. Lui si voltò, paonazzo in volto, e fece per chiederle scusa; spalancò gli occhi quando la vide bene in volto. «Touko!», esclamò il ragazzo, sorridente.
Touko si voltò al suono di quella voce, ripiombando nella realtà. Rimase un momento stordita.
«T-Touya? Sei proprio tu?» balbettò, sbattendo le palpebre per la sorpresa. Dopo averlo riconosciuto, lo abbracciò immediatamente, stringendolo forte.
«Certo che sono io!», esclamò lui, quasi soffocato dalla stretta della ragazza. Le diede un buffetto sulla guancia e ridacchiò.
Si staccò da lei, si soffermò a guardarla completamente e notò le bende leggermente insanguinate. «Touko, che cosa ti è successo?», domandò, crucciato, dopo aver mosso un dito per indicare il braccio e il ginocchio.
Lei si guardò le ferite, poi rialzò lo sguardo verso di lui e sorrise lievemente, per rassicurarlo. «Ieri notte ho dovuto fermare un Pokémon piuttosto turbolento e, mentre ero in volo, un lampo ha colpito il mio Swanna e sono caduta. Però sto bene, non ti allarmare, è capitato tante altre volte durante il mio viaggio e nessuna ferita mi ha mai fermata!», gli fece un rapido occhiolino.
«Comunque, non sapevo fossi tornato qui a Unova! Com’era Hoenn?», chiese la giovane con gli occhi luccicanti per l’interesse, senza lasciare alcuna possibilità al cugino di commentare la frase precedente. Suo cugino, a differenza sua, aveva viaggiato per Unova un anno prima di lei nonostante si portassero solo pochi mesi di differenza e, dopo aver battuto Nardo, aveva deciso di continuare a sfidare anche la Lega di altre regioni. Avrebbe sicuramente seguito anche lei il suo esempio, se non fosse stato per il nuovo obiettivo che si era prefissata.
Lui fece spallucce, distolse lo sguardo da lei e guardò verso l’alto. «Una regione molto bella, non c’è che dire. Molti luoghi erano piuttosto affascinanti e misteriosi, proprio come pensavamo quando eravamo piccoli, poi ho scoperto tante curiosità riguardo i Pokémon di quella regione. Però…». Posò gli occhi sull’asfalto e arricciò le labbra, rammaricato. «Purtroppo non sono riuscito a battere la Lega al primo tentativo, ho dovuto ritentare una seconda volta.»
«Be’, dai, non è un problema, l’importante è che tu sia riuscito a battere il Campione, no?»
«Hai ragione!» Un’espressione di gioia soppiantò completamente quella di dispiacere sul volto del ragazzo. «E il tuo viaggio per Unova com’è stato?»
«Per certi versi è stato davvero fantastico. Sono diventata Campionessa della Lega di Unova, ma ho abbandonato subito dopo il ruolo. Non sono rimasta Campionessa nemmeno per un giorno, ho battuto Nardo e mi sono ritirata!». Quella frase fu seguita una risata nervosa.
Touya inarcò un sopracciglio: diventare Campionessa era sempre stata la sua massima aspirazione, oltre il suo grande desiderio di viaggiare per altre regioni. Aveva sempre mostrato un certo interesse nel ricoprire tale ruolo e, invece, sembrava aver cambiato completamente prospettiva. Non se ne riusciva proprio a capacitare.
«Ma come, non capisco! Se vuoi, puoi raccontarmi tutto nel Centro Pokémon, tanto è a due passi da qui!».
Ma Touko scosse la testa, seria, afferrò il cugino per il polso, con decisione, e lo guardò dritto negli occhi. «Ti racconterò tutto durante il tragitto.»
Lui, confuso, fece per ribattere, ma lei riprese parola: «La scorsa notte c’è stato un furto in città, vorrei indagare un po’. Non posso proprio fermarmi qui a parlare».
Lui rimase interdetto per pochissimi istanti, poi le diede un leggero pizzicotto sulla guancia. Sin da quando erano piccoli, Touya aveva sempre avuto l’abitudine pizzicarle le gote morbide e lisce. «Va bene, d’accordo, verrò anche io».
Touko sospirò e annuì: prima di incominciare a spiegare diede una rapida occhiata verso il molo della città.
Ma certo, il Deposito Frigo! 
Allentò la presa sul polso del cugino fino a lasciarlo completamente e s’incamminarono per la città, verso il Deposito Frigo: probabilmente nessun poliziotto si era preso la briga di controllare quel posto, come quando il Team Plasma si era rifugiato lì qualche mese prima.
Mentre proseguivano verso la meta a passi leggeri, lei incominciò a spiegare: «Ho deciso di rinunciare al titolo perché un po’ mi annoiava l’idea di rimanere lì giorni interi in attesa di sfidanti.»
«E non hai nemmeno pensato di viaggiare per un’altra regione?»
«Certo che sì!», ribatté prontamente la ragazza, «Però, ormai, ho deciso di perseguire un’altra strada», annunciò, stringendo i pugni.
«Quale strada?», la interrogò, serio.
«Prima di tutto dovrei raccontarti cosa è successo durante il mio viaggio… È una storia un po’ complessa, ma cercherò di riassumerla in breve», si schiarì la gola e prese un respiro profondo. «Un’organizzazione criminale denominata Team Plasma ha sconvolto l’equilibrio di Unova. Il “Re”, se così lo vogliamo chiamare,», Touya dovette soffocare una sonora risata per la smorfia fatta dalla cugina mentre pronunciava la parola “re”, «mirava a liberare tutti i Pokémon degli Allenatori per evitare che soffrissero a causa delle lotte ed ha risvegliato Zekrom, Pokémon degli Ideali, pur di riuscire nel suo intento. Però, prima di soggiogare la popolazione con il Leggendario mi ha sfidata ad evocare l’altro Pokémon della Verità, Reshiram, forse perché si era accorto di essere in torto, e, fortunatamente, sono riuscita ad evitare il peggio.».
La giovane tentò di mostrarsi il più fredda possibile nel raccontare ciò che era accaduto pochi mesi prima, nonostante dentro di lei quel ricordo le facesse un certo effetto: anche solo nominare un appellativo di N le faceva mancare qualche battito, proprio a causa dell’interesse che aveva iniziato a provare nei suoi confronti prima che facesse perdere le sue tracce. Aveva ammirato la sua bontà d’animo e le era dispiaciuto che fosse cresciuto in maniera diversa rispetto ad altri suoi coetanei, ma non lo aveva perdonato per essere fuggito così codardamente, nonostante fosse stato perdonato persino dal Campione.
Touya sembrava adirato. «Spero che questo svitato sia stato arrestato!».
Touko scosse la testa e quasi si sentì dispiaciuta per come suo cugino aveva definito N.
«No, il problema non era tanto lui, ma suo padre, Ghetsis, che gli ha fatto il lavaggio del cervello. In realtà era lui il capo dell’organizzazione, aveva usato suo figlio per poter prendere il controllo della regione classificandosi come uno dei Sette Saggi, ovvero i comandanti dell’organizzazione».
«Caspita, che allegra famiglia di idioti.», sbuffò lui, con un sopracciglio inarcato, «Comunque sei stata fantastica a salvare la regione dal peggio, sono davvero orgoglioso di te, cugina mia!».
«Grazie, Touya!».
Già, proprio una famiglia di idioti. Ma lei si sentiva ancora più stupida per essersi infatuata di quel codardo che, per lei, non provava nulla se non stima per la sua abilità nelle lotte Pokémon. Per fortuna non le importava più di sapere dove si trovasse, ora aveva in mente solo di adempiere i suoi compiti da poliziotta.
«Ma dimmi un po’». Touko sussultò e ritornò alla realtà. «Qual è questa nuova strada che stai perseguendo?»
«Ora sono un membro della Polizia Internazionale, voglio fare il possibile per garantire la pace a Unova. Però in casi eccezionali potrei anche dover viaggiare verso un’altra regione per qualche missione».
Il ragazzo la guardò, colpito: non si sarebbe mai aspettato che sua cugina, così giovane, fosse diventata una poliziotta. Touya, poi, rifletté un momento sul punto di vista della ragazza: effettivamente, il suo ragionamento non faceva una piega. Certo, se da un lato vedeva la positività del viaggio intorno al mondo, dall’altro vedeva la negatività dell’essere reperibili a qualsiasi ora.
«Oh, ecco, siamo arrivati.», proferì Touko, poco dopo.
Lei rimase interdetta, poiché al posto del Deposito Frigo vi erano ruspe, camion e materiale da costruzione: non c’era più la vecchia struttura che aveva visto fino alla settimana prima.
«Che cosa stanno costruendo?», chiese Touya, con la stessa espressione incredula dell’altra. Lei, tuttavia, non gli diede retta e gli fece cenno con l’indice di osservare i dintorni, riprendendo a camminare, con sguardo attento.
Touko scrutò il terreno fatto di sabbia in cerca di impronte che la conducessero verso qualche scoperta.
Poco dopo anche il bruno iniziò a dirigersi dal lato opposto rispetto all’ex Campionessa, verso qualche camion che si trovava nelle vicinanze del mare. Proseguì lungo il terreno sbriciolato finché non notò un pezzetto di asfalto sporco di terriccio e fango. Spostò col piede il pantano e scorse l’angolo di quello che sembrava essere un foglietto ripiegato. Si chinò a terra e afferrò il pezzo di carta.
«Touko, vieni qui. Credo di aver trovato qualcosa!».
La giovane accorse verso di lui, il quale le fece vedere ciò che aveva trovato: lei si piegò sulle ginocchia accanto a lui e, per la curiosità, quasi gli strappò di mano il foglio ricoperto di fango. Lo aprì con foga, mentre Touya si avvicinava con la testa per saperne di più.
Sul pezzo di carta vi era incisa la mappa stilizzata della regione di Sinnoh, con ben cinque punti su alcuni luoghi: tre punti erano in corrispondenza di tre laghi, di colore blu, uno in corrispondenza del Monte Corona colorato di bianco e l’ultimo, nero, era in corrispondenza di un luogo sconosciuto ai due. 
Touya allungò la mano e avvicinò il foglio verso di sé.
Lei continuò a squadrare la mappa, finché i suoi occhi color oceano non caddero su un angolo della mappa, ove notò una piccola scritta che recitava le seguenti parole: “rinascita, leggende, zekrom, reshiram…” e il resto era sbiadito.
Touko trasalì. «Reshiram e Zekrom?!».
Touya sembrò più preoccupato di lei. «Che cosa vuol dire? Queste parole non sembrano per niente collegate tra loro e chi nutrirebbe interesse nei due leggendari», domandò il ragazzo, interdetto.
«Non lo so… Forse sarà ancora il Team Plasma! Ghetsis è l’unico dei Sette Saggi ad essere ancora a piede libero! Sarà meglio parlarne con Looker.».
«Looker?», chiese stupito il ragazzo: era la prima volta che sentiva un nome del genere e nella sua mente suonava piuttosto strano che qualcuno si chiamasse così. «Chi sarebbe?».
Lei alzò le spalle. «È un ufficiale della Polizia Internazionale, nonché mio capo. Mi ha proposto lui di diventare poliziotta».
«Mh, ora capisco. Non sarà mica come quei capi “so tutto io” o---».
Touko scosse la testa e rise: non riusciva proprio ad immaginarsi un Looker burbero. Lo ammirava proprio perché, nonostante il suo ruolo importante, era capace di sdrammatizzare e di rendere missioni noiose e complesse meno pesanti.
«Nulla di tutto ciò!», esclamò lei, divertita. «Vedrai, ti piacerà, è un uomo fuori dal comune, ma davvero brillante!»
Touya sorrise nel vedere gli occhi turchesi della cugina brillare. «Allora mi fido!». Il bruno tornò serio in volto dopo aver lanciano un’occhiata alla mappa che la ragazza aveva tra le mani. «È meglio andare, adesso».
Touko convenne al suggerimento del giovane, si diressero verso il Centro Pokémon mentre lei aveva composto il numero dell’agente sull’Interpoké per comunicargli la sua scoperta.
 
* * *
 
«Touko, accidenti!» Looker fece capolino davanti ai due ragazzi seduti al tavolino di vetro del Centro Pokémon senza che se ne accorgessero, con un’espressione soddisfatta, ma al contempo anche adirata. «Ti avevo detto di riposare e di non venire assolutamente a Libecciopoli!». Non disse più nulla e chiuse gli occhi, pensieroso. «Anche se ammetto di essere sorpreso che tu abbia trovato degli indizi»
Riaprì gli occhi, si soffermò ad osservare Touya e lo scrutò: notò la grande somiglianza con Touko e accennò un sorriso. «Tu sei un parente di Touko?», gli domandò, porgendogli la mano per salutarlo. Il giovane ricambiò il saluto, sorridente.
«Sono suo cugino», affermò il bruno, con tono estremamente formale.
L’ufficiale lo squadrò un po’ girandogli intorno, come per studiarlo, poi annuì quasi impercettibilmente. «Mi sembri un ragazzo sveglio, proprio come Touko», commentò, e Touya aveva alzato le spalle, imbarazzato ma anche grato per il complimento.
Looker per qualche secondo rimase nuovamente in silenzio. A un certo punto, i due cugini lo videro portarsi una mano sulla fronte e assumere un’espressione contrariata. «Che maleducato, ti ho chiesto chi fossi e non mi sono nemmeno presentato!»
«Si figu-»
«Sono un agente della Polizia Internazionale. Il mio nome è», si bloccò un istante, schiarendosi la gola. «Il mio nome in codice, volevo dire, è Looker»
Touya notò come il tono impostato, serio e duro dell’agente fosse in netto contrasto con il suo comportamento. Era un uomo stravagante, fuori dal comune proprio come lo aveva definito sua cugina.
«Senta, che intendeva dire, perché è sorpreso?», aveva domandato Touko con una punta di imbarazzo nel tono, troncando i convenevoli.
L’uomo scosse la testa. «I criminali sono stati catturati quasi mezz’ora fa, erano dei teppistelli in cerca di fortuna»
«Davvero?» si meravigliò Touya, deluso. «Tutto questo allarmismo per dei ragazzini?»
«Con tutti i problemi causati dal Team Plasma nei mesi scorsi non c’è da abbassare la guardia!», ribatté l’ufficiale, con tono duro.
«Ha ragione», convenne Touko, con le braccia incrociate sotto il seno. «Ora, però, ciò che mi preoccupa è la scoperta che abbiamo fatto poco fa»
«Bene, allora fatemi vedere cosa avete trovato» L’uomo si sedette sulla poltroncina rossa posta al lato opposto rispetto ai due e la giovane gli porse la mappa. Lui la osservò per un po’: sembrava quasi rapito da quel foglio e dopo alcuni istanti sgranò gli occhi. «Non è possibile, aveva ragione…!»
I due cugini si lanciarono un’occhiata interrogativa. Fu Touya a prendere la parola: «Che cosa intende dire? E chi è che aveva ragione?»
Looker allargò la mappa sul tavolino in vetro: invitò i due giovani ad avvicinarsi e con l’indice indicò i tre laghi. «Vedete, qui vivono tre Pokémon leggendari, Mesprit, Uxie e Azelf.», disse con un filo di voce, attento a non farsi sentire dalle altre persone presenti nel Centro Pokémon.
Touko osservò i luoghi e mosse la mano per fermare il discorso del poliziotto. «Conosciamo molto bene i luoghi della regione di Sinnoh, Looker!», esclamò quasi a gran voce l’ex Campionessa; l’uomo portò immediatamente un indice sulla punta del naso e la guardò con aria da rimprovero.
Touya alzò un indice per entrare nel discorso e si sporse in avanti con il busto. «Sì, però questo luogo non lo conosciamo: nei libri di mitologia che abbiamo letto da piccoli non c’era nulla riguardo questo posto, non era nemmeno segnato sulle mappe», osservò, indicando il punto di colore nero.
L’ufficiale alzò un angolo della bocca. «Quella è la Fonte Saluto, quarto lago della regione ma sconosciuto alla gran parte della popolazione di Sinnoh.». L’uomo poggiò pollice e indice sotto il mento. «Comunque sia, non credo sappiate del Team Galassia».
I due giovani Allenatori scossero la testa insieme e la ragazza aggrottò un sopracciglio.
Looker appoggiò completamente la schiena sul divanetto. Rimase in silenzio per un po’, pensieroso, con lo sguardo fisso sulla mappa, ed enunciò il suo racconto: «Il Team Galassia attaccò Sinnoh circa quattro anni fa. Il Capo mirava a ricreare un mondo “perfetto” e avrebbe dovuto governare su questo nuovo mondo privo di emozioni. Per farlo, aveva ricreato la Rossocatena dai tre Pokémon dei Laghi per poter sottomettere al proprio controllo Dialga e Palkia. Fortunatamente, durante le indagini ho incontrato tre Allenatori che sono riusciti a fermare il tutto appena in tempo. Nessuno sa dove sia ora il Capo di quel Team. Uno dei tre ha affermato che sia rimasto nel Mondo Distorto, da solo, dopo che un Pokémon terribile fece la sua comparsa.».
Touko fu colpita dal racconto e rimase a pensare per pochi secondi: non aveva mai sentito parlare di un’organizzazione criminale a Sinnoh, la riteneva una delle regioni più tranquille del mondo. «Looker, lei crede che questo Team Galassia sia arrivato sino a Unova? Che voglia creare il nuovo mondo da qui?».
L’ufficiale si portò la mano sotto il mento, scosse la testa e la guardò negli occhi. «Non credo. Unova, per quanto ne so, non ha nulla a che vedere con i Pokémon che, per tradizione, hanno dato origine a tutto il mondo Pokémon. Eppure, i conti non tornano».
«Ci dica, Looker! Che cosa c’è che non va?». Touya strinse un pugno, impaziente di saperne di più.
«Uno dei tre Allenatori di cui vi parlavo poco fa mi ha detto che il Team Galassia sembra essere tornato di nuovo a compiere malefatte, ma perché dovrebbero essere interessati a Reshiram e Zekrom?», l’ufficiale sospirò, e continuò a elaborare spiegazioni plausibili nella sua mente senza, tuttavia, riuscire ad arrivare a una conclusione.
«E se Ghetsis si fosse messo in contatto con quest’altra organizzazione per raggiungere diversamente il suo vecchio scopo? Se fosse questo il motivo per cui Reshiram e Zekrom erano segnati tra gli appunti?», domandò la poliziotta, allarmata.
«Ghetsis? Non credo sia così frettoloso da elaborare una nuova strategia di conquista in pochi mesi» constatò Looker e i due cugini si trovarono in accordo con lui. «Forse tornando a Sinnoh potrò saperne di più.».
«Looker, sono qui ad Unova, non ha senso andare a Sinnoh!», ribatté Touko, quasi gridando per la preoccupazione.
Prima di rispondere, l’uomo chiuse gli occhi e sospirò. «Touko», pronunciò il suo nome con massima serietà e calma, «Il mio fiuto non sbaglia mai. La mappa che avete trovato raffigura Sinnoh, non Unova. È più probabile che il problema sia a Sinnoh».
«Ma allora perché abbiamo trovato questa mappa? Che senso ha fare un viaggio così lungo per Unova solo per portare una stupida mappa? E perché Reshiram e Zekrom sono segnati in questi appunti?».
«Non lo so ed è per questo che devo indagare e assicurarmi che non stia succedendo qualcosa di terribile a Sinnoh.». Looker si alzò in piedi e portò le mani sui fianchi. «Andrò a Sinnoh quest’oggi stesso. Voi due rimarrete qui, ad Unova». Touko fece per parlare, ma l’ufficiale sembrava irremovibile dalla sua convinzione. «Ora dobbiamo separarci! Fate attenzione e non mettetevi nei guai!» Subito dopo, Looker fece un cenno e si congedò, dirigendosi rapidamente verso l’uscita del Centro Pokémon.
Touya si rivolse a sua cugina e strinse le spalle: aveva uno sguardo preoccupato e, al tempo stesso, intimorito. «Bene, Touko, non ci resta che seguire la decisione di Looker».
La poliziotta scosse la testa. «Non andremo a Sinnoh, è vero», si bloccò per un istante e si massaggiò le tempie, con gli occhi chiusi. «Ma non intendo rimanere qui a fare niente: dobbiamo indagare e assicurarci che Unova non sia di nuovo in pericolo».

 
 
 


 
 












 

N/A:
Vorrei che gli aggiornamenti fossero sempre a cadenza settimanale, ma, poiché la scuola si avvicina (e mi toccherà frequentare il quinto anno), non credo di poter rispettare i tempi. Cercherò di non ritardare troppo, ma non assicuro nulla. Son pigra e piena di roba da fare, ma sto cercando di portare avanti più capitoli possibili, in modo tale da potermi dedicare esclusivamente alla revisione.
Dunque, qualche delucidazione: gli eventi di Nero e Bianco sono avvenuti tre anni dopo quelli di Platino: non è una mia scelta, l’ho letto su Pokémon Central Wiki per essere sicura di poter sviluppare al meglio la trama che ho in mente!
Inizialmente avevo pensato di far partire i due per Sinnoh: bastonatemi pure, so che era un'idea ridicola campata per aria, in effetti. Inserisco una mappa di Sinnoh a Unova e Touko non si assicura prima che nella sua regione sia tutto a posto? No, non potevo fare una cosa del genere e nemmeno scrivere sul bigliettino una stupida frase tipo “vieni a Sinnoh, Campionessa” come avevo fatto nella prima stesura (avevo appena tredici anni e poca, pochissima esperienza, perdonatemi). Ma a distanza di cinque anni dovevo necessariamente dare a questa storia un tono maturo e realistico, poi Touko non a caso è una poliziotta e questa storia, non a caso (repetita iuvant), è incentrata maggiormente sulla suspance e sull'investigazione.
Nella prima stesura, inoltre, Touya doveva essere il fratello gemello di Touko, ma ho optato per la cuginanza perché per il loro rapporto mi sono ispirata a quello che ho io stessa con mio cugino (sebbene il carattere di Touya non sia ispirato a lui).  
Tornando al capitolo: sappiate solo che ormai nella storia nulla è lasciato al caso e tutti i personaggi hanno un perché e un come etc, così come gli eventi. Ovviamente non spiattellerò tutte le spiegazioni nel prossimo capitolo o nel capitolo finale, sarà tutto rivelato in maniera graduale.
Ringrazio tutti coloro che leggono e, in particolar modo, chi ha recensito e/o inserito questa mia storia tra le preferite/seguite/ricordate! Significa tanto per me!
Al prossimo aggiornamento!
Aresshya

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