Dimmi come non perdermi nei tuoi occhi!

di martylaliscia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Mi chiamo Jeancarlos Dipaola, sono nato il 1 Gennaio del 1992 in Italia, precisamente a Modena. La mia vita, però, non è partita così.

I miei genitori si sono innamorati quando erano giovani, nel lontano 1973, quando mio padre decise di studiare Giurisprudenza all’estero. Era giovane, si può dire che non sapeva neanche cosa significasse il verbo amare, ma il suo cuore voleva iniziare a “funzionare”.

Mio padre non sapeva ancora che a Madrid avrebbe conosciuto l’amore della sua vita.

Una sera, lui e un suo amico, Alberto, stanchi dallo studio decisero di fare finalmente un giro turistico per le vie di Madrid.

Mentre camminavano, una giovane ragazza spagnola dai capelli corvino e un sorriso stregabile, vide in difficoltà due giovani ragazzi e chiese loro se avevano bisogno di un aiuto. Li accompagnò per tutta la città, facendogli vedere posti che nessuno conosceva e che solo una ragazza dal cuore d’oro poteva conoscere. Passarono tutta la serata a ridere, scherzare e a raccontarsi le proprie vite. Le serate passate insieme iniziarono ad aumentare.

Un giorno mio padre fu invitato a casa sua per il pranzo, le cose iniziavano a farsi serie, ma loro ancora non lo sapevano. Il tutto diventò ufficiale, quando una sera, il giovane Carlo decise di chiedere ad Ana di sposarlo. Lei contentissima per l’evento accettò e gli promise che lo avrebbe seguito ovunque.

Passò un anno da questo avvenimento e finalmente il loro sogno diventò realtà! Dopo qualche mese, Carlo finì l’università e fu chiamato per un lavoro in Italia, Ana lo seguì e si trasferirono in Italia, precisamente nella città di Modena.

Dopo alcuni anni la loro vita insieme ebbe un’enorme sorpresa, l’arrivo di un figlio. Si, io! Sono nato in una clinica privata a Modena la notte di Capodanno. Sin da subito è stata una grazia. Dalla mia nascita le cose iniziavano ad andare sempre meglio, il contratto di mio padre da determinato, assunse valore indeterminato; mia madre iniziò a lavorare come sarta in un’importante atelier della città.

Io crescevo in saluta e bellezza, i miei erano sempre più fieri di me. A scuola andavo benissimo, ero sempre ubbidiente, praticamente un figlio modello.

La vita di un bambino, però, non sempre è felice. L’infanzia finisce purtroppo e arriva l’età più critica.

A 18 anni mio padre si è ammalato di cancro al polmone. Le cure all’inizio sembrava andassero bene, ma dopo circa un anno le condizioni di mio padre iniziarono a peggiorare e precisamente il 29 Dicembre del 2009 il cancro me l’ha portato via.

È vero, nell’ultimo periodo io e mio padre non andavamo molto d’accordo, ma darei la mia vita per riaverlo qui con me.

Da quel momento ho iniziato a chiedermi cosa volessi dalla mia vita.

Il mio grande sogno era sempre stato il medico legale, ma decisi di legarmi a mio padre, quale miglior modo di sentirlo vicino se non quello di seguire la sua carriera, pensai. Così feci, mi iscrissi a Giurisprudenza e dopo sacrifici e studi disperati riuscì a laurearmi. Sono diventato un ottimo avvocato penalista, esattamente come mio padre.

Per quanto riguarda mia madre, decise di tornare a Madrid dalla sua famiglia, le si spezzò il cuore a lasciarmi qui, ma sapeva che dovevo rimanere. Ogni tanto ci vediamo, ma di rado.

Amore? Pensavo di averlo trovato, ma in realtà mi sbagliavo.

Una ragazza di nome Carolina si innamorò di me, o almeno così diceva. Ero ancora all’università. Nel giorno del mio compleanno ricevetti un messaggio, me lo ricordo ancora: “Scusami, ma mi sono sbagliata!”

Non avevo capito, non riuscivo a capire cosa avessi fatto di sbagliato. Un giorno però, la vidi con un nostro compagno di corso, che mi riferì di starci insieme da almeno un mese. Da quel momento decisi che più nessuna mi avrebbe fatto del male. Ho iniziato io a far soffrire, semplicemente roba di una notte. Le cose sono sempre andate bene, certo qualche cuore infranto, ma nulla di particolare. Ancora non sapevo però, che sarebbe arrivata nella mia vita una persona della quale non ho più potuto farne a meno. La mia vita è cambiata grazie a lei, ma se devo dire che è stato facile, mentirei!  

Spero che vi piaccia se è cos' continuo volentieri. Su Youtube c'è il trailer della storia, stesso titolo della storia, basta digitarlo e trovarlo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

 

MAR

 

 

 

 

 

 

 

 

-Drinnnnnn!!!!!

Ma perché anche di Sabato il telefono deve squillare? È una domanda che Mar si è sempre posta, ma alla quale non è mai riuscita a trovare una soluzione. Il Sabato e la Domenica sono giorni sacri, si dovrebbe dormire tutto il giorno e invece ripetutamente c’è qualcosa che disturba la sua quiete. Ma potrebbe scommetterci tutto su chi sarà; è sicurissima che si tratta di Shahira, e se così fosse, non poteva non rispondere, insomma è la sua migliore amica. Si volta nel letto e prende il telefono.

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In quel momento iniziò a ricordare. Ha ragione, aveva proposto lei di andare a vedere il film al cinema. Era più di un anno che non andavano. Se non si alzava, lavava e vestiva entro massimo mezz’ora, avrebbero perso lo spettacolo, e sarebbe stata solo colpa sua.

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Doveva sbrigarsi, o avrebbe fatto tardi. Tutto di un colpo, piombò giù dal letto, scese le scale ed ecco il suo primo intoppo.

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Sua madre era così, 360° di preoccupazione. Praticamente del 100% di una persona, il 99% è solo preoccupazione. Ma a lei piaceva così, se no non sarebbe sua madre. Le piaceva dirle sempre questo, caso mai lei le chiedesse scusa per un qualsiasi atteggiamento da lei assunto, che le sembra sempre inopportuno, ma il quale non le pesava affatto.

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Il tempo di mettersi il cappotto, sciarpa e cappello e si diede alla fuga.

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Ed eccola qui, in una grigia e fredda, tipica mattinata di Modena. Modena è una città che va scoperta piano piano, non c’è molto da fare, soprattutto per i giovani. Però a lei è sempre piaciuta. Sarà sicuramente perché non si era mai spostata da qui, ma non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo.

È vero, sembrava una mattinata comune alle altre, se non fosse stato che il traffico era immenso, ci sono semafori a ogni angolo e i minuti passano. Era sicura che Shashi la stava uccidendo con il pensiero. Ma è sempre così, ogni qual volta si ha fretta, sembra che tutto il mondo ti remi contro.

Quando finalmente arriva all’ultimo semaforo, squilla il telefono.

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Certo come no. Stava per perdere le speranze, quando finalmente ecco il semaforo cambiò colore. Svolta il primo angolo, il secondo e poi…

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Qualcuno l’aveva fatta cadere, ma sicuramente gliene avrebbe cantate di tutti i colori.

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Era infuriata con questo essere. Come chiamarlo se no? Sicuramente ora ha la faccia del solito cafone che fa la parte dell’innocente di turno, rammaricato per lo spiacevole accaduto.

Alzò lo sguardo e non vide ciò che si aspettava, bensì un angelo piovuto dal cielo.

È un ragazzo alto, dalla corporatura muscolosa - praticava palestra sicuramente, si vedeva - capelli biondo/castano, con la barba di un giorno e uno sguardo che penetra dentro la pelle. Le fece venire i brividi talmente era bello. Ma che le succedeva? Era solo un ragazzo - si, come no, solo un ragazzo incredibilmente, non aveva neanche le parole per descriverlo. Non sapeva come spiegarlo, ma c’era qualcosa in lui che la colpì, forse non era neanche la sua bellezza, che può essere relativa, ma aveva un qualcosa che non sapeva ma le diceva che lo conosceva bene. Forse era un terribile stronzo, come sicuramente si sarebbe rivelato, ma non poteva saperlo.

Ora però non poteva stare così impalata davanti a lui. Insomma gli doveva dire qualcosa.

<> riuscì a dire solo questo.

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RAGAZZINA?! Serio? Ed ecco che la sua vera natura era venuta fuori. Sicuramente aveva la patente dello stronzo, era assicurato.

<> se ne andò. Si era quasi dimenticate che aveva  un’amica che la stava aspettando.

Per fortuna riuscì ad arrivare appena in tempo per l’inizio del film.

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<> lei si sente addosso lo sguardo malizioso dell’amica.

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<> iniziò a ridere e anche Mar fu costretta a farlo.

Lei e Shashi sono amiche da quando avevano quattro anni. Le loro famiglie sono cresciute insieme e non potevano non farlo anche loro. Ma non si sono mai sentite in obbligo di essere amiche, anzi la loro amicizia è nata con parecchie divergenze scolastiche, che man mano le hanno unite sempre di più. Hanno sempre condiviso tutto, a iniziare dal letto, fino ad arrivare ai loro sogni. Hanno sempre sognato di lavorare un giorno nell’ambito sanitario. Si sono impegnate tantissimo per realizzare questo sogno. Durante il periodo liceale non sono mai uscite più del previsto, anzi studiavano, studiavano e studiavano. Questo ha permesso loro di realizzare il sogno. Mar è al primo anno di Tecniche della Riabilitazione Psichiatrica e Shashi al primo anno di Fisioterapia. Sono successe tante, forse troppe cose negative nella loro vita, ma non si sono mai abbattute, forse proprio perché non eravano sole, ma in due.

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<> iniziarono a ridere come due cretine.

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Questa frase la ripeteva sempre sua madre. 

<>  le diede un bacio sulla guancia, la abbracciò e scappò di corsa verso lo studio.

Come sempre la strada non era per niente breve, anzi tutto il contrario. Praticamente doveva arrivare da una parte all’altra di Modena.

Aveva trovato questo lavoro per puro caso. La notte di Natale al cenone, sua zia si trovava a casa sua a festeggiare e parlando della sua necessità di trovare lavoro le propose di fare uno stage da lei fino a che non avrebbe trovato qualcosa di meglio in giro. Accettò subito.

Circa dieci minuti dopo aver lasciato Shashi, arrivò allo studio. 

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