Alfr

di Naimi97
(/viewuser.php?uid=1035487)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo



Secondo la mitologia, in un tempo molto lontano, esistevano delle creature divine, cacciate dal Paradiso, per le loro enormi conoscenze.
Essi erano di una bellezza unica e immortale, se non colpiti da spade, frecce o veleni.
Questi esseri, si rifugiarono sulla Terra, e presero il nome di Tuatha de Danann. Pian piano, il mondo intero, divenne la loro casa.
Con il passare degli anni, attaccarono l'Irlanda e la conquistarono, ma poco tempo dopo, vennero sconfitti dai Milesi, anche se, avevano dalla loro parte, i quattro tesori: la pietra di Lia Fail; la lancia di Sle·Bua; la spada di Claim Solais; il calderone di Coire an Dagdee.
Con l'aiuto dei Milesi, si nascosero sottoterra, prendendo il nome di Daoine Sidhe.
Al capo di queste entità, c'era il Re Fivarra, che viveva sotto la collina fatata di Knockma, mentre il resto del popolo creò, un villaggio, che prese il nome di Faerie.
Si racconta, che il Re era un vero donnaiolo, infatti molto spesso, rapiva donne umane, per il suo unico piacere.
Questa creature, comunemente chiamate Elfi, erano abili giocatori di scacchi, e nessun umano era mai riuscito a batterli.
Ero molto abili nei lavori manuali. Sapevano forgiare spade, creavano frecce e archi, ed erano molto bravi con la magia.
Essi si prendevano cura della natura, infatti si narra, che li fece dono dei quattro elementi;: acqua, fuoco, terra e aria.
Avevano il potere di controllare gli elementi a proprio piacimento, e infatti, molti di loro ne approfittavano, per questo motivo, coloro che non seguivano le regole, dovevano essere banditi dal regno.
Da qui, nacque la Corte Benedetta, ovvero i Tuatha, a cui si erano uniti, anche altre creauture, entrate a far parte del popolo, anni dopo. Il popolo era formato da: Elfi, Fatine benigne, Sheoques, ovvero folletti, Pixies, Brownies e molte altre creature.
Invece, coloro che erano stati cacciati, presero il nome di Corte Maledetta, spietati assassini e rapitori di donne e bambini, umani. A capo c'erano i Berretti rossi, chiamati in questo modo, per il loro modo d'intingere il proprio berretto nel sangue umano. In seguito, crearono il loro essercito, costituito da: Goblin, Nuckelavee e folletti solitari. Il loro unico scopo era uccidere per trarne piacere.
Molti secoli dopo, i Tuatha, uscirono fuori dal loro nascondiglio e presero possesso delle foreste dell'Irlanda.
Il numeroso popolo si divise, creando villaggi qua e là.
Quello, dove a governare era rimasto il Re Finvarra, si stabilì, nella foresta di Dark Hedges, nel villaggio di Armoy.
La Corta Maledetta, nel frattempo, prese il comando, del vecchio villaggio sottoterra, creato dai Tuatha.
Nel tempo, le guerre tra le due Corti, erano di continuo aumento e da entrambe le parti, sempre più morti, finché, un giorno, la Corte Maledetta sparì, senza lasciare tracce.
Si racconta, in fine, che i Berretti Rossi, dopo la loro improvvisa scomparsa, iniziarono a rapire sempre più bambini umani, creando così un esercito invincibile.


 
“ Ora questa è solo una leggenda. Una favola creata per essere raccontata ai bambini, prima di addormentarsi.
Avete mai pensato però, che forse non tutte le storie sono finte?! “.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


" Chiudi gli occhi. Svuota la mente. Fai un bel respiro. Tira! ". Riapro gli occhi solo nell'udire la freccia incastrarsi nel bersaglio. " Forse un giorno sarò alla sua altezza e gli darò l'onore, che merita. " Nel pensarci mi spunta un piccolo sorriso. Alzo il viso verso il cielo beandomi del debole calore che il sole ancora emana e nel frattempo inizio a riporre le frecce nella faretra. << Naimii. >> mi giro di scatto nel sentirmi chiamare e solo poco dopo riesco a riconoscere Elanor. << Si può sapere perché sei ancora qui? Per tutti gli spiriti, ti ho cercata ovunque! >> << Non mi sembra che... Oh no, non dirmelo, sono... >> << In ritardo. >> conclude la fatina al mio posto. La guardo per qualche istante e noto che lei, a differenza della sottoscritta, è già pronta. Con il suo abitino di foglie verdi è davvero bellissima. In più le ali danno il colpo di grazia. “ Eh si, la mia migliore amica è una fatina stupenda ”. Faccio una smorfia nel pensare a tutti questi complimenti che mai gli dirò realmente. << Naimi aspetti che ti porto in volo? Forza muoviti. >> scuoto la testa ed annuisco. " Come ho fatto a dimenticare una cosa simile?! " Questo è l'unico pensiero che mi accompagna mentre corro facendo zig zag tra gli alberi. Il tempo di entrare in camera e mi ritrovo già a fare destra e sinistra, tra vestiti, trucco e parrucco. << Colinde mi fai male. >> mi lamento, ma così peggioro la situazione, perché la mia balia mette più forza nel pettinare i miei poveri capelli. << Mi dispiace bambina mia, resisti ancora qualche secondo. >> sospiro, la tortura sta per terminare almeno. ...................... << Tanti auguri Eruanna. >> abbraccio forte mia sorella. Mi mancherà davvero tanto. Mi mancheranno i nostri momenti insieme; tutte le volte rimaste sveglie a parlare di qualsiasi cosa ci passava per la testa; i guai in cui ci siamo cacciate e ne siamo uscite quasi illese; altre mille e mille ancora di cose che solo al pensiero la ruberei per tenerla per sempre con me. Questo, però, non è possibile e va bene così. Oggi è il suo matrimonio, il secondo giorno più importante per un elfo, ed è giusto che sia felice. << Ti voglio bene sorellina. >> la sua voce riempie il vuoto che i pensieri di poco prima hanno creato. << Anch'io. >> sorrido ispirando il suo dolce profumo. " Anche questo mi mancherà ". Ci stacchiamo poco dopo con gli occhi leggermente lucidi. Eruanna continua a salutare e ringraziare gli invitati, mentre io ne approfitto per avere cinque minuti di pace. Attenta a non farmi notare imbocco la strada che porta al mio posto segreto. So che il mio comportamento è sbagliato, ma ho davvero bisogno di una pausa da tutti quegli sguardi che mi rivolgono. Non ci vogliono le parole per capirne il significato: " la prossima sarai tu ". Sospiro ed attraverso la cascata. Noto subito la piccola roccia, modellata nei secoli dall'acqua scrosciante, e mi ci siedo senza pensare che forse ho rovinato tutto e che quando tornerò al ricevimento sembrerò uno zombi elfo. Reprimo una risata per la battuta pessima pensata. Passano vari minuti in cui resto troppo sola con i miei pensieri e l'unica cosa in grado di farmi distrarre non è con me. Così, dopo un profondo respiro, mi alzo ed esco tornando alla festa, cercando di aggiustare in qualche modo il mio aspetto. Al mio ritorno, è tutto come prima. Elfi che brindano; Fatine benigne che ballano donando alla foresta un'aura magica con i loro colori; Pixies e Brownies coalizzati per fare piccoli scherzi ai poveri Sheques (anche detti folletti buoni). Tutti si stanno divertendo e ciò mi scalda il cuore. " Il mio popolo per un po ha smesso di pensare solo a come combattere ". Peccato che, il momento magico dura poco, perché in un secondo si scatena l'Inferno. " Ogni cosa bella è durata a finire ".

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Prima ancora, che il mio cervello capisca cosa sta succedendo, i miei piedi già si muovono. Corro, schivando vari attacchi ed evitando alcuni Goblin. Il mio obbiettivo, al momento, è quello di mettere in salvo bambini ed anziani, poi tornerò ad aiutare gli altri. Mi fermo poco dopo, vicino ad Eruanna, solo per sapere se manca qualcuno, ma prima che riesca a rispondere sento gridare. Prendo un profondo respiro e vado più veloce che posso. Arrivo giusto in tempo per vedere un folletto attaccare una bambina. Senza pensarci più di tanto, mi precipito su di lui buttandolo a terra. Mi rialzo quasi subito facendo segno alla piccola di scappare. Non se lo fa ripetere due volte, annuisce, si alza e corre via, mentre io tiro un calcio in pancia al folletto. Prima che si rialzi, trovo un piccolo bastone e con tutta la forza che possiedo lo do in testa al mio avversario. Faccio una piccola smorfia nel sentire il rumore del cranio rompersi. “ Che schifo! ” Penso, vedendo il liquido rosso attaccato al bastone. Lo butto per terra, tornando indietro. La battaglia continua a svolgersi velocemente. Cerco di dare il massimo, anche se il combattimento corpo a corpo non fa per me. Infatti vengo sbattuta a terra facilmente e più di una volta qualcuno è dovuto venire in mio soccorso. E' umiliante, ma non mi arrendo e continuo a rialzarmi. All'ennesima caduta, mi convinco a trovare un'arma. Fortuna vuole che a pochi passi da me, trovo un piccolo pugnale. “ Non è il mio arco, ma me lo farò andare bene ”. Mi butto nella folla, uccidendo quelli che mi sbarrano la strada, o almeno ci provo, perché non è facile se i nemici sono spietati assassini. I minuti passano e con loro anche molte vite, da entrambe le parti volano, via. Resto ferma, in mezzo a tutto quel caos, in preda ad un fortissimo male al petto. Sono i brutti ricordi, tornati a prendermi a schiaffi, quelli che fanno male più di qualsiasi parola. Tutto questo è già successo ed io non posso permettere altri decessi. Respiro, provo a rilassarmi, scaccio i pensieri e ritrovo lucidità. Mi concentro ed ascolto la natura, lei mi saprà aiutare, lo fa sempre. Chiudo gli occhi e lo vedo. È girato di spalle e sta tagliando la gola ad uno Sheoques. Sobbalzo per la crudeltà vista, ho sentito la sua anima godere nel vedere il terrore negli occhi del suo avversario. “ Come può una creatura provare tanto piacere nell'uccidere un suo simile, anche se nemico? ” Ingoio il nodo, che mi si è formato in gola e scaccio le lacrime, una guerriera non piange. Mi faccio forza correndo verso di lui. Lo sorprendo di spalle e mi lancio, ma non so come, riesce a percepirmi spostandosi giusto in tempo, così da farmi cadere sul terreno duro. Con un piccolo salto mi rimetto in piedi, ma mi blocco nel vedere colui che ho difronte. “ E' umano! ” Ecco cosa penso prima di ricevere una botta in testa e perdere i sensi. …................... Apro piano gli occhi, ma sono costretta a chiuderli di nuovo per la troppa luce e per una fortissima fitta alla testa. Borbotto un verso, di dolore, e credo che qualcuno mi abbia sentito, perché mi sento pendere la mano. << Ti sei svegliata finalmente. >> riconosco subito la voce, preoccupata, di Colinde. Faccio un piccolo sorriso, che si trasforma in una smorfia a causa di altri dolori. Cerco di alzarmi molto lentamente e questa volta riesco a tenere gli occhi aperti. Osservo la stanza bianca e con alcune file di lettini a destra e sinistra. L'odore, del disinfettante e di medicinali, mi entra nelle narici e freno a stento un conato di vomito. “ L'infermeria del palazzo, non è mai stata di mio gradimento. “ Sbuffo. << Cosa mi è successo? >> chiedo dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua ed essermi rinfrescata la gola. << Ti abbiamo trovata svenuta vicino al Grande Albero. >> dice Elanor << Nessuna sa come ci sei arrivata lì. Eravamo tutti un po' impegnati. >> Annuisco piano. Mi sembra strano però, non dico niente. L'ultima cosa che ricordo è di essere corsa verso un ragazzo dai capelli neri, ma quando ho capito che era diverso da me, mi sono bloccata e poi l'unico motivo a ricordarmi i secondi successivi è il dolore che mi avvolge la testa. Ingoio, della saliva inesistente e pronuncio la frase che, mi fa rivoltare lo stomaco. << Com'è finita? >> chiedo, anche se dallo sguardo che si scambiano Elanor e Colinde, non deduco niente di buono. << La Corte Maledetta si è ritirata all'improvviso, anche se erano in netto vantaggio. >> non mi muovo aspettando la fine che, non sembra voglia dirmi. << Quanti morti? >> continuo ad informarmi, notando però, che non sono favorevoli a rispondermi << Colinde, Elanor, allora? >> alzo di poco la voce, anche se mi costa un enorme sforzo. << Naimi, ecco... >> la prima a parlare è la mia balia che, si interrompe poco dopo scoppiando a piangere. << Circa duecento morti... >> continua, Elanor << Tra cui anche Eruanna >> mormora, con un filo di voce. Sento il cuore farsi in mille pezzi e le lacrime pizzicarmi gli occhi. La poca forza che ho, scivola via e con essa anch'io. Cado in un abisso buio e senza fine. “Dolce morte, portami con te ”.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Il tempo passa e con esso, anche la mia forza, diminuisce pian piano. Il giorno dopo la battaglia, ci sono stati i funerali. Uno ad uno, ogni creatura ha dato l'addio definitivo ad un proprio caro. Loro, hanno avuto la forza di lottare contro il dolore e di andare avanti, mentre io, resto chiusa in questa stanza. Il mio letto, fatto di rami intrecciati e morbidi petali di biancospino, mi da il conforto che cerco; la forza, che non so come trovare. Tutto, in questa camera è impregnato, di disperazione, dolore, disprezzo e lacrime. Qui, ho il permesso di piangere e gridare, senza che qualcuno mi giudichi; qui, sono sola e posso sprofondare nei ricordi peggiori, senza che nessuno ne provi pietà. << Naimi, bambina, come ti senti? >> ecco che, Colinde, entra in camera, portandomi la colazione. Da quando sono sprofondata, in questo oblio, non mangio più. Mi sto lasciando morire, senza dare a nessuno, la possibilità di aiutarmi. “ Voglio solo riunirmi con loro “. Sento la balia sospirare, ma non me ne curo. So quant'è preoccupata per me, come Elanor e Bor, ma non voglio tornare la fuori con la consapevolezza, di aver perso anche mia sorella. Il leggero scricchiolio della porta, mi fa capire che è uscita, e mi sento tremendamente in colpa per averla fatta di nuovo piangere per la millesima volta in pochi giorni. << Adesso basta! >> le coperte, volano via dal letto << Non voglio più vederti in questo stato. >> Apro gli occhi, trovandomi Elanor a pochi centimetri dal mio viso. “ Per essere una fatina, ha una forza incredibile “. << Alzati subito! >> continua ad urlare, cercando una qualsiasi reazione da parte mia. Io, ferma nella stessa posizione, la guardo con occhi, inespressivi. Non saprei neanche che dirgli, ma anche volendo, non ho la capacità di parlare. Il mio cervello è così pieno di pensieri e ricordi che, non riesco a formulare nessuna frase. Elanor mi viene ancora più vicino, tirandomi una ciocca di capelli, ma anche in questo caso, non reagisco. << Non ti permetto più di piangerti addosso. Voglio che torni ad essere quella di prima. Invece di stare qui aspettando che la morte ti venga a prendere, muovi il sedere e prenditi la vendetta che meriti. Fa in modo che, tutte queste morti, non siano state inutili. Hanno lottato fino alla fine per salvare il tuo popolo, il loro mondo e tu, devi essere la prima a capirlo. Sei la figlia del Re, nata principessa, diventata guerriera per ottenere la fine di queste stupide guerre. Fa vedere alla Corte Maledetta, che la futura Regina dei Tuatha non si arrende dinanzi a nessuno. Dimostra alla Corte Benedetta, il tuo popolo, di non essere una nullità. >> conclude con una determinazione negli occhi che non gli ho mai visto. Se ne va subito dopo, senza vedere se le sue parole mi danno la scarica necessaria per alzarmi e lottare. Ammetto che, il suo discorso, mi ha fatto un certo effetto, ma nonostante tutto, torno nella mia semi incoscienza. …................... << Naimi, vieni... >> sento una voce chiamarmi, ma non capisco, di chi sia. Alzo il viso, notando solo ora lo strano paesaggio, che mi circonda. Il cielo è composto di tanti colori, come la natura in autunno, mentre tutto intorno a me, ci sono alberi di diverse forme, dimensioni e colori. << Naimii. >> sussurra. Quando individuo la posizione da dove deriva, la seguo. Mi ritrovo a camminare su una piccola stradina fatta di foglie verdi, che attutiscono, i suoni e stranamente, danno un senso di pace. Il tragitto è breve, infatti poco meno di una manciata di minuti, arrivo davanti ad una quercia maestosa. Mi fermo, sapendo bene cosa ho a pochi passi da me. << E' tutta un'altra cosa visto da qui, vero? >> Mi giro, e per poco non scoppio a piangere come una bambina. Mi butto su di lei, affondando nel suo dolce abbraccio. << Sei davvero tu? >> chiedo in preda ai singhiozzi. << Ssh. >> mormora, accarezzandomi, i capelli << Calmati, non ho molto tempo. >> Stacco le braccia dal corpo, di Eruanna, e la guardo, asciugandomi gli occhi. << Com'è possibile che sei qui, con me? >> chiedo, con un nodo, in gola. << Naimi, qui tutto è possibile. >> sorride dolcemente, prendendomi la mano. Mi porta vicino alla quercia, ovvero il Grande Albero, e ci sediamo una accanto all'altra. << Eruanna... So che non sei viva, ciò vuol dire che mi trovo io nel tuo mondo. Quindi io... >> << Non sei morta, se è questo, che stai per chiedere. Stai sognando, è il solo modo di farti entrare qui, senza che la tua vita termini. >> mi lancia un'occhiataccia << Naimi, cosa stai combinando? Io non ti avrei mai permesso una cosa simile. Ne io, ne Belecthor. Anche se non siamo più con te con il corpo, ci siamo comunque come spirito e cosa più importante, siamo qui, nel tuo cuore. >> La guardo e al nome di mio fratello, scoppio di nuovo, in lacrime. << Come puoi chiedermi di vivere, se voi non ci siete più? Non farmi stare sola, voglio tornare con voi! >> urlo. Sbarro gli occhi, nel sentire il dolore alla guancia, causato dal suo schiaffo. << Tu devi vivere. Per me, per Belecthor, per il tuo popolo, per tutti quelli, che hanno dato la vita per il nostro mondo. Naimi, il tempo è scaduto, ma ricorda, noi saremo sempre con te. >> mormora, prima che tutto diventa sfocato. “ La vita mi reclama come sua. “

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3696199