3.
Fenomeno
I personaggi di questa storia non mi
appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Stephenie Meyer.
Edward non si è fatto vedere per tre giorni, in
aula come nel corridoio dell’ultimo piano. Forse sta poco bene e ciò
spiegherebbe come mai non stia uscendo dalla sua stanza neanche per mangiare,
ma quando cerco d’indagare nessuno sa rispondermi. Dato il suo carattere schivo
non mi meraviglio. Non è che si sia sforzato di allacciare un rapporto con
qualcuno, gli unici con cui interagisce sono gli altri Cullen e neanche loro
sono il massimo della cordialità. Ragion per cui, vedo di non insistere più del
necessario.
Nel frattempo ho conosciuto altri studenti del
Progetto di Scambio. Josephine Dupont e Miguel Molina sono i due con cui vado
più d’accordo, sarà perché condividiamo la stessa passione per le letture
impegnate e i covrigi. Miguel, in particolare, ha un debole per tutto ciò che
riguarda la cultura popolare e non perde occasione per frequentare la gente dei
luoghi che gli capita di visitare.
È merito suo se sabato sera andremo tutti e tre
a un raduno folkloristico poco lontano da Bistrita. Ci saranno canti e balli
del posto e assaggeremo la cucina tradizionale rumena.
Josephine è preoccupata perché ritiene di non
avere niente di adatto da indossare, ma credo lo dica per abitudine. Ieri
pomeriggio la biblioteca era out per le pulizie e siamo salite a studiare in
camera sua. Ho potuto notare che entrambe le ante dell’armadio non si chiudono,
per via dei troppi vestiti che spingono per straripare. È un particolare che
difficilmente sfugge, persino a un occhio poco attento come il mio.
Sto avviandomi verso l’aula di letteratura per
avvertire il professor Dragomir d’aver perso per strada il mio compagno di
studi, quando Edward mi compare davanti sgusciando da un angolo del corridoio.
«Ciao, Bella!» mi saluta, come se ci
conoscessimo da una vita. «Non ci siamo più messi d’accordo per il compito».
Tempismo perfetto!
«Ho iniziato a lavorarci da sola» gli comunico,
laconica.
Lui non nasconde una punta di delusione. «Non mi
hai aspettato». Non è una domanda.
«Be’, non è che tu mi abbia dimostrato di
tenerci, no?».
«Scusa».
Mi fissa negli occhi restituendomi un’espressione
mortificata, come se mi chiedesse di perdonargli un grosso sbaglio. In quella
parola leggo la frustrazione che prova in questo momento, tra l’altro del tutto
immotivata. Non si sta scusando per il compito di letteratura, c’è dell’altro.
«Non ho avuto l’occasione di presentarmi né di
parlare con te, mi dispiace. Sono stati dei giorni un po’ difficili per me,
anche se non posso metterti a parte dei motivi». Sciorina senza mai prendere il
respiro.
Dal momento che non intendo indagare oltre,
stabilisco di potermi accontentare della sua spiegazione, per quanto blanda.
«Può andar bene sabato?».
«Hai avuto una settimana intera per trovare un
po’ di tempo da dedicare al compito e mi domandi se possiamo lavorarci nel fine
settimana?».
«Hai da fare?».
«Trascorrerò la giornata di sabato con la mia
amica Josephine a fare shopping in vista della serata, perciò…» lascio in
sospeso la frase di proposito, lo ritengo abbastanza intelligente da trarre da
solo le conclusioni.
«Avremo il tempo di rifarci, Bella. Ne sono
convinto» conclude lui, prima di eclissarsi.
Non ho mai conosciuto un ragazzo tanto insolito
in vita mia. Mi domando se non stia nascondendo qualcosa dietro la sua
incostanza. E chissà se questo qualcosa ha a che fare con il foglio che ho trovato
l’altro giorno in aula!
Ho provato a decifrare quelle parole a me
sconosciute, ma a quanto pare sono scritte in una lingua che non esiste (o
almeno è quanto mi risulta utilizzando il traduttore di Google). Ma forse sto
solo diventando paranoica e le fiammelle disegnate sulla piantina sono
esattamente ciò che sembrano. Quanto al disegno del dragone, qualcuno potrebbe
averlo abbozzato colto da ispirazione artistica. Del resto, chi non ha mai
scarabocchiato su un foglio?
Con questi pensieri, faccio dietrofront e corro
a raggiungere Josephine e Miguel in biblioteca.
***
Ho atteso il mio primo fine settimana a Bistrita
come un bambino aspetta di scartare i regali sotto l’albero di Natale.
Non sono il tipo che ama fare vita mondana, ma
l’entusiasmo di Miguel per l’evento di stasera è contagioso. Negli ultimi due
giorni non ha fatto che parlare di tzigani, danze gitane e prodotti tipici
rumeni, snocciolando nomi impronunciabili di piatti che ora non vedo l’ora di
assaggiare.
I miei due amici sono già di sotto quando chiudo
la porta della stanza alle mie spalle, pronta per raggiungerli. A bloccarmi sul
posto è la voce vellutata di Edward che pronuncia il mio nome. È in camera con
una delle sorelle, sospetto la più piccola.
Quando si lascia la porta socchiusa, c’è sempre
il rischio che qualcuno possa origliare.
«Deve essere lei, Alice. Si tratta di Bella, ne
sono sicuro».
«Non posso garantirla io questa certezza, come
pretendi di averla tu?».
«Io non riesco a sentirla, tu invece la
percepisci. È lei per forza».
«La direzione è cambiata, Edward».
Mi avvicino di più all’uscio per non perdermi
nemmeno una parola, ma mi sporgo troppo e la mia sbadataggine colpisce ancora.
Capita che la porta si spalanca e io casco come un sacco di patate. «Ciao!»
squittisco, tentando invano di cancellare l’imbarazzo con un mezzo sorriso.
Se gli sguardi potessero uccidere, gli occhi di
Edward mi avrebbero trapassato da parte a parte in un secondo e in questo
momento sarei defunta. Alice, al contrario, mi osserva con un misto di
curiosità e compassione.
Cosa si stavano dicendo esattamente? E in che
misura c’entro io?
Ho un elenco infinito di domande che mi frullano
in testa, ma nell’istante stesso in cui mi rialzo il mio cervello riesce a
elaborare solo la fuga.
Josephine e Miguel notano il mio affanno e mi
domandano a più riprese se sto bene. Io insisto per entrare in auto e partire.
Non vedo l’ora di distrarmi e dimenticare la tensione che si era creata in
quella stanza. D’un tratto mi sono sentita come se Edward volesse attaccarmi. A
farmi stare peggio è il rendermi conto che, se non ci fosse stata Alice, avrebbe
potuto farlo.
L’evento folkloristico è in un’immensa radura in
mezzo al verde, alla periferia di Bistrita. È quasi il crepuscolo quando
arriviamo e il divertimento è già iniziato. Giocolieri e illusionisti tengono
banco poco lontano dalla tavolata, dove è stato allestito un buffet luculliano.
Miguel fa segno a me e a Josephine di precederlo
mentre lui parcheggia lì vicino. A quel punto non ho il tempo di rendermi conto
di ciò che sta succedendo, né di capire come. Una Chevrolet perde del tutto il
controllo e si dirige verso di noi come una furia impazzita. Io e Josephine
rischiamo di rimanere schiacciate contro l’auto del nostro amico e d’istinto,
senza mettermi a fare congetture su quanto sia fisicamente possibile o meno,
allungo entrambe le braccia e con i palmi delle mani blocco la Chevrolet,
trattenendola dal paraurti anteriore.
La folla si riversa da tutte le direzioni, nel
vano tentativo di capire cos’è accaduto.
Josephine e Miguel mi guardano con l’occhio di
chi ha appena avvistato una creatura aliena.
NOTE
·
Prima di tutto
devo chiedere SCUSA a chi ha letto il secondo capitolo prima di
mercoledì 30 agosto. Non mi ero resa conto di avere caricato il file della
vecchia versione. Oltre al fatto che non avevo inserito il nome di Edward
Cullen da nessuna parte, il cambiamento principale riguarda l’ultima parte,
quando Bella trova il foglio con la piantina della Transilvania. Nella prima
stesura non c’era il riferimento al dragone. Scusatemi, davvero! Ci starò più
attenta.
·
Forse a qualcuno
avrà dato fastidio non trovare nella scuola gli amici di Bella, come Jessica e
Mike. Dal momento che Bella arriva in Romania con un progetto di scambio, non
avrebbe avuto senso includere tutti i suoi amici di Forks anche qui. Mi è parso
più normale inserire nella storia studenti provenienti da altri Paesi.
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Se siete arrivati
fino alla fine del capitolo, GRAZIE! Se ve la sentite di lasciare un
commentino, una critica, un saluto, DOPPIAMENTE GRAZIE! Un ringraziamento
speciale a alexa_cr81, everlark98 e malyegiro per avere
inserito la storia tra le seguite.
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Domani parto per
le vacanze, quindi non avrò modo di aggiornare a breve. Posterò il quarto
capitolo domenica 10 settembre.