Soldato kazako

di HaikyuuUshijima
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Soldato kazako ***
Capitolo 2: *** Il profumo di un angelo ***



Capitolo 1
*** Soldato kazako ***


Soldato kazako



Yuri Plisetsky aveva un dono molto singolare, un segreto di cui nessuno ne era a conoscenza. Dall’ultima volta che andò a trovare il suo amato nonno in Russia, da quando aveva trovato nello scantinato le sue vecchie foto nel periodo della guerra, tra cui quel dannato ritratto firmato da un artista sconosciuto, Yuri era sempre più tentato di fare qualcosa che non aveva mai osato sperimentare. Una comune giornata primaverile, dopo essersi stabilito nella sua nuova casa nel centro-sud dell’america, Yuri si chiuse nella sua camera scrutando nuovamente quel ritratto che aveva preso di nascosto al nonno. Il soggetto era rappresentato a mezzo busto con la testa di tre quarti verso sinistra senza guardare lo spettatore. Lo sfondo scuro e uniforme. Quella sua espressione composta e quasi disinteressata, i suoi occhi scuri con un velo di malinconia, i suoi capelli ben curati nonostante fosse un soldato in divisa dai colori militari, lo avevano completamente rapito dal primo momento sino ad agire irrazionalmente. Yuri doveva ammetterlo, il soggetto del ritratto era davvero un bellissimo ragazzo, particolare e non di quella bellezza comune. E a dirla tutta, un po’ se ne vergognava, solo a pensare che si sentisse particolarmente attratto da un uomo.. che tra l’altro probabilmente era frutto dell’immaginazione di qualche artista.

“È solo uno stupido ritratto!”

Ripeteva nella sua mente. Tuttavia, decise di provare qualcosa che mai avrebbe dovuto fare, a suo rischio e pericolo. Voleva avere per la prima volta un amico, voleva sapere che cosa si provasse ad averne uno. Il potere che possedeva era la realtà artistica, un potere psichico; aveva la capacità di far uscire da quadri, raffigurazioni o libri, i vari personaggi rappresentati. Prese coraggio; si concentrò intensamente chiudendo i suoi occhi e portandosi indice e medio sulle tempie. Sentiva una stranezza sensazione, mentre pensava vivamente a lui, al misterioso soldato. Riaprì le iridi verdi nel momento in cui sentì dei passi sicuri avvicinarsi.  Si trovò dinanzi un ragazzo leggermente più alto di lui e probabilmente più grande di età, i suoi occhi bruni ispezionavano attentamente tutto ciò che lo circondava. La stanza del biondo era davvero un disordine, i muri della stanza erano tappezzati di vari poster di band punk, possedeva un paio di tavole da surf e c'erano sparse maglie leopardate e accessori che ricordavano i felini. Yuri ne possedeva uno, un gatto bianco che gli soffiò non conoscendolo.

Dal vivo era ancora più bello, pensò il biondo. Quando i loro sguardi si incrociarono, arrossì. I suoi occhi erano così penetranti che non potè fare altro di abbassare gli occhi per l’imbarazzo.

«рахмет.»

«Ah!?»

Yurì sentiva una strana sensazione. Quel misterioso ragazzo era in grado di imparare le lingue straniere leggendo i centri del linguaggio del cervello di qualcuno in esse abile, in questo caso si trattava di Yuri e dunque acquisì una nuova lingua, il russo. Evidentemente non conosceva il kazako.

«Mi perdoni. Piacere di conoscerla, soldato. Il mio nome è Otabek Altin. La ringrazio per il complimento.»

Yuri rimase colpito quando sentì la sua voce così calda e composta, ma era altrettanto confuso. Come diamine aveva recepito il suo pensiero?

«Cosa!? Come cazzo fai a sapere quello che ho pensato!?»

Alzò la voce avvicinandosi minacciosamente al moro, aggrottando le sue sopracciglia bionde.

«Non farlo mai più o uno di noi si farà del male.»

«Perdonami. Ho..dei poteri. Sono telepatico. Come ti chiami?»

«Yuri.»

Rispose seccato, squadrandolo attentamente. La sua divisa militare aveva le colorazioni della bandiera del Kazakistan quindi immaginava fosse kazako anche lui. E se fosse stato solo un errore, quello di averlo tirato fuori dal suo ritratto?”

Otabek aveva usufruito del suo potere usandolo come meccanismo di difesa.

D’altronde non si conoscevano affatto. Eppure, a Yuri sembrava che lui avesse un carattere calmo e gentile nonostante la sua espressione seriosa, quasi indecifrabile a primo impatto.

«Scusa Yuri, potresti prestarmi dei vestiti? Quelli che indosso al momento non penso siano opportuni.»

La sua voce suadente scacciò bruscamente i suoi pensieri.

«Tsk»

Yuri fece un sonoro lamento prima di dirigersi pigramente verso il proprio armadio e aprire un’anta scorrendo fra i vari capi di abbigliamento. Era fortunato, quell’Otabek; il russo aveva quel vizio di comprarsi vestiti di qualche taglia più grande, quindi al soldato kazako gli sarebbero stati benissimo. Solo in quel momento Otabek osservò attentamente Yuri. I suoi capelli erano molto lunghi e dello stesso colore dell’oro sfuso, si notava che erano estremamente curati; incorniciavano un volto ovale e dai tratti sempre contratti in espressioni scocciate o strafottenti, alla cui durezza contribuiscono i suoi affilati ed intensi occhi verdi, simili a quelli di un felino, e la sua carnagione molto chiara che evidenzia le fattezze nordiche. Il suo era un corpo esile e longilineo ma era chiaro che si teneva in forma. Forse era un surfista; prima aveva visto le sue tavole da surf. Il russo optò per una maglia nera semplice e dei pantaloni di jeans strappati alle ginocchia. Subito lanciò i vestiti scelti al ragazzo che prontamente afferró.

«Grazie.»

«Perché mi fissavi!?»

Sbottò Yuri con il volto visibilmente imporporato per l’imbarazzo.

«Non ti accorgi che sei bello come un angelo?»

«S-smettila e vestiti!»

Non era abituato a certi complimenti e non sapeva esattamente come comportarsi in quelle situazioni, non voleva risultare maleducato, però. Abbandonò la propria camera lasciando che l’altro si vestisse. Lo sorprese il fatto di non essere stato respinto un’altra volta da qualcuno. Una cosa, l’aveva capita; lui aveva un’anima gentile e buona. Perché un altro al suo posto l’avrebbe direttamente mandato a fanculo… o viceversa. Sembrava che lo accettasse così com’era. Inoltre llo affascinava la sua telepatia, si chiedeva se magari in quello stesso momento Otabek stesse sentendo i suoi pensieri. A quanto pareva non ci mise molto a cambiarsi. Quella maledetta maglia era molto aderente e il russo arrossì intravedendo i suoi muscoli ben definiti e i bicipiti perfet..

“Yuri!? Cazzo fai!? Hai diciassette anni e stai seriamente fantasticando sui muscoli di una persona appena conosciuta? Puerile, sul serio; non ho 12 fottuti anni.”

Otabek non poté fare a meno di accennare un lieve sorriso nel percepire i suoi pensieri, dove Yuri si poteva sentire libero e non doveva sforzarsi di essere più educato, perché si, Otabek l’aveva notato. Si promise a sé stesso che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe letto il pensiero a Yuri, voleva rispettarlo.

«Eccomi.»

«Usciamo, devo parlarti.»

Il kazako non rispose ma eseguì semplicemente seguendo il ragazzo fuori casa.

Yuri sfilò dalla tasca della sua felpa le chiavi della sua BMX nuova e la aprì infilando successivamente le chiavi all’interno del nottolino per metterla in moto. Entrambi i ragazzi si allacciarono la cintura di sicurezza e subito il biondo accelerò.

«Quanti anni hai?»

Domandò il passeggero per evitare un silenzio assordante.

«Ne ho diciassette. Tu?»

«Ventuno.»

«Se te lo stessi chiedendo ci troviamo a Limòn, in Costa Rica. Sai, purtroppo io non ho i poteri telepatici come qualcuno!»

«Accidenti! Yuri non me ne ero accorto di essere in Costa Rica. Qui si parla solamente in turco..»

Scherzò il più grande con tono sarcastico, cosa che fece spuntare un sorriso all’altro che manteneva lo sguardo fisso sulla strada ed entrambi le mani sul volante.

«Hai gli occhi di un soldato.»

Quella frase fece riflettere molto Yuri, che rimase in silenzio per qualche minuto mentre Otabek scrutava dal finestrino la grande varietà di flora che aveva il Costa Rica, rimanendo del tutto affascinato da quel paradiso caraibico.

«Siamo quasi arrivati.»

Yuri parcheggió il veicolo vicino al grande oceano Atlantico, e scesero dall’auto. Si misero seduti in riva alla spiaggia. Il biondo fissava le proprie scarpe come se in quel momento fossero la cosa più bella al mondo, quando forse in realtà, la cosa, anzi la persona più bella al mondo era Otabek.

«Cosa volevi dirmi?»

Ci vollero un po’ di minuti per ricevere una sua risposta ma il kazako era molto paziente e lo avrebbe ascoltato con attenzione. Yuri aveva semplicemente bisogno solo di tempo per pensare bene a cosa dirgli.

«Otabek, sei arrabbiato con me?»

«Per cosa?»

«Per averti tirato fuori dal tuo ritratto, ormai vuoto.»

«No. Mi devo solo abituare a questa nuova vita.»

«Sai, siamo in pochi ad avere questi poteri. Tu sei il primo..»

«Il primo?»

«Sei la prima persona che conosco ad essere simile a me.. da questo punto di vista.»

«Posso chiederti perché hai deciso di fare uso delle tue abilità con me?»

«Perché volevo sapere cosa si provasse ad avere un.. un amico. Ma se vuoi troverò un modo per far tornare tutto come prima, non è un problema!»

Alzò il capo verso di lui e sorrise con un velo pietoso, quando voleva solo mostrare di essere un duro e menefreghista. Otabek lo sorprese quando sentì la sua presa sotto il mento, non troppo forte, ma comunque costringendolo a guardarlo negli occhi.

«Non pensarlo nemmeno. Io sono tuo amico. Sono il tuo primo amico.»

Le guance di Otabek si dipinsero leggermente di rosso nel pronunciare quelle parole. Mentre Yuri perse un battito. Si conoscevano da poco ma sentivano di potersi fidare l’uno dell’altro, si sentivano vicini. L’oceano è come al solito movimentato, vari surfisti cavalcano le onde impetuose illuminati dal crepuscolo. Dei gabbiani volano spensierati sopra le loro teste, magari alla ricerca di cibo. E nuovi travolgenti amori nascono, lentamente e incondizionati.

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Capitolo 2
*** Il profumo di un angelo ***


«Scusa Yuri, dove potrei passare la notte?»

«Che razza di domande fai Otabek? Da me. Vuoi per caso vivere per strada?»

«Non volevo distur..»

«Sta un po’ zitto. Questa settimana sono in ferie. Dobbiamo fare shopping per te.»

Yuri lo interruppe prima che l’altro potesse replicare qualsiasi cosa, aveva un lieve sorriso stampato sul suo angelico viso al pensiero che Otabek sarebbe rimasto a vivere con lui. Il kazako distolse lo sguardo dal biondo con fare un po’ impacciato.

Yuri cambiò immediatamente discorso mentre prendeva due bicchieri di vetro e prendeva tutto il necessario per preparare quello che aveva in mente. Dopo una cena un po’ improvvisata da Pizza Hut voleva concludere la serata con un qualcosa di “frizzante”. Prese da un mobile una bottiglia riconoscibilissima per l'etichetta, rappresentante il gaucho, tradizionale mandriano delle pampas, che spazia a cavallo per le sconfinate praterie venezuelane.

Il russo versò il Rum, aggiungendo metà crema di cocco e fragole, frullando in seguito il tutto per avere una consistenza densa. Versò il composto in entrambi i bicchieri di vetro. Pulì il frullatore e ripeté gli stessi passaggi con banana, la seconda metà di crema di cocco, il succo d’ananas e ghiaccio. Questo era necessario fosse frullato alla perfezione. Versò il composto bianco nel bicchiere con molta cautela e vide il composto rosso che salì lungo i lati del bicchiere dando l’effetto ottico della lava. Guarnì il bordo dei bicchieri con una fetta di ananas e infilò nei cocktail due cannucce azzurre.

«Shopping..? A proposito, se permetti, che mestiere svolgi?»

«Si, dobbiamo comprare dei vestiti per te ma per ora ti presterò i miei. Non puoi mica andare in giro vestito da soldato! Qui non esiste nemmeno un esercito! Lavoro da starbucks e nel tempo libero vado a surfeare.»

«Mi sdebiterò con te appena mi assumeranno in un lavoro.»

Il kazako rimase in religioso silenzio per un po’. Era sovrappensiero e, ovviamente invaso da vari dubbi, non faceva atro che riflettere. “Quindi in Costa Rica non c'è esercito. L’idea di arruolarmi di nuovo in un esercito non mi piaceva affatto già da prima, ora che ho trovato Yuri nemmeno se ne parla. Non posso perdere tempo a chiedermi come mai mi sia capitata una fortuna del genere.”

«Oi Otabek!»

La voce spazientita di Yuri lo riportò alla realtà. Probabilmente lo stava richiamando da tempo ma non lo aveva sentito, assorto dai troppi pensieri.

«Oh? Ah, ti ringrazio. Non pensavo bevessi..»

Ammise Otabek seguendo con lo sguardo l’altro porgergli il cocktail dal bell’aspetto che subito prese.

«Non è come credi. Quella testa di cazzo, Viktor Nikiforov, mi si è presentato con questa bottiglia di Rum in mano dicendo che l’aveva presa direttamente dalla Spagna, voleva regalarmela. Non volevo accettare.»

«..Però hai accettato. Chi è Viktor?»

«Viktor è uno degli stranieri, o come direbbero qui, uno de los “gringos”, più forti nel surf. Mi si è avvicinato solo perché ha visto la mia tavola con raffigurata la bandiera russa. Avrò pur accettato il suo regalo ma di certo non la sua amicizia. È un ubriacone..»

Nell’espressione corrucciata di Yuri si poteva chiaramente leggere un po’ di irritazione mentre raccontava chi fosse Viktor. Tuttavia, poco dopo il suo viso si rilassò quando Otabek propose un brindisi.

«Questo brindisi è per la mia, la nostra nuova vita!»

«A questa nuova vita!»

Suggellarono il brindisi creando il classico tintinnio faccio picchiettando delicatamente il bordo del bicchiere contro l'altro, entrambi si guardavano negli occhi. Yuri guardandosi dritto negli occhi. Yuri guardava dritto negli occhi di Otabek, quelle sinceri iridi lo ammaliavano sempre. Gli occhi, lo specchio dell’anima. Entrambi bevvero un sorso del Lava Flow; all'olfatto stupí per le note dolci speziate di stecca di cannella e chiodi di garofano, con accenni di tabacco e caffè tostato mischiato con i vari frutti esotici. L'assaggio pungente ma avvolgente, con un’importante nota alcolica in evidenza e numerosi rimandi legnosi che lo rendono perfetto. Un cocktail fresco, dolce ed estivo. Fortunatamente entrambi reggevano bene l’alcool.

«Il tuo gatto ha approvato.»

«Eh? Ti sei per caso ubriacato?»

«No!»

Otabek rise scuotendo la testa negativamente, e proferì nuovamente parola dando una spiegazione logica a quell’affermazione.

«Se desidero posso percepire anche i suoi pensieri. Prima era geloso. Ora.. no. Come l’hai chiamato?»

«..Potya»

La voce di Yuri era incredula, sbalordita. Otabek diede una dolce carezza al felino che gli gironzolava attorno. Potya si strusciò sulle sue gambe ronfando affettuosamente a quella piccola coccola.

«Puoi davvero farlo!?»

Esordì Yuri profondamente meravigliato; aveva sempre desiderato poter comunicare con gli animali ma non lo credeva pensabile. Possibile che Otabek lo sorprendesse sempre? Il suo nuovo coinquilino annuì accennando un sorriso a fior di labbra.

«Io credo che tu abbia il potenziale per poterci riuscire.»

«Dici sul serio?»

«Certo, ti insegnerò se vorrai. Ma ancora non è il momento, per riuscirlo a fare dovremmo entrare in stretto contatto spirituale e mentale.»

Il moro finí bevendo in una sola botta il cocktail, alzandosi poi per lasciare il flûte sul lavandino e voltarsi di nuovo verso il suo interlocutore.

«Dove dovrei dormire?»

Yuri non ci aveva pensato. Diede una rapida occhiata all’orario; 23:59.

Il divano che aveva era troppo piccolo per poterci dormire. L’unica soluzione era quella di dormire insieme, si; il suo letto a due piazze era l’unica alternativa.

«Maledizione, non ci avevo pensato. L’unica possibilità è dormire entrambi nel mio letto.. ma prometto che sistemerò presto questa situazione. Non provare a farti strane idee o ti prenderò a testate in bocca!»

Si sentiva le guance infiammate e incredibilmente in imbarazzo. Perché Altin gli faceva quell’effetto!?

«Va bene così, davvero non ti preoccupare. Ti dispiace se vado a fare una doccia?»

«Prendi un asciugamano nel secondo cassetto e dopo prendi dei vestiti puliti, quelli stesi.»

Lui annuì e scomparse chiudendosi nel bagno.

Yuri finí il proprio cocktail e dopo aver preso il pezzetto di ananas che diede al proprio ragdoll, Potya, mise il bicchiere ormai vuoto nel lavandino, dirigendosi poi in camera sua e buttarsi a peso morto nel materasso, sguardo fisso sul soffitto. Sentiva il rumore dell’acqua scorrere nella doccia. Yuri non aveva voglia di alzarsi per cambiare vestiti e mettere qualcosa di più comodo. Allungò il braccio verso il proprio cellulare e controllò le varie notifiche svogliatamente, mentre con la mano libera accarezzava il pelo morbido e setoso del suo gattino. Sentí una presenza avvicinarsi ma la ignorò pensando che si dovesse trattare di Otabek.

«Yuri.. scusami ma ho bisogno di uno spazzolino per lavare i denti. Ne hai uno in più da prestarmi?»

«Dovrebbe essercene uno nuovo nel primo cas..»

Alzò lo sguardo dallo schermo del cellulare e sgranò gli occhi quando vide la figura di otabek mezzo nudo. Si irrigidì per un istante.

«..cassetto»

Terminò la frase cercando di ricomporsi mentalmente. Lo aveva appena visto con un solo asciugamano legato alla vita, le goccioline d'acqua scorrergli sul petto delineando ogni suo muscolo scolpito e i suoi capelli mori umidicci che incorniciavano quei lineamenti così mascolini e orientali. Non riusciva a staccare gli occhi su quel fisico così atletico che quasi pareva essere una statua di un Dio greco. Affondò gli incisivi sul labbro inferiore tentando di smetterla con quei pensieri poco casti.

«Grazie»

Mormorò Otabek con tono umile e grato prima di fare dietrofront e tornare nel bagno e cercare nel primo cassetto, come gli era stato detto, lo spazzolino.

Prese il dentifricio e premendo appena il tubetto ne fece uscire una piccola quantità applicata poi sullo spazzolino.

Spazzoló delicatamente i denti seguendo un movimento breve e verticale, passando in seguito alla lingua. Risciacquò la bocca prendendo con le mani sotto il rubinetto aperto un sorso d'acqua. Fece uno sciacquo e sputò sul lavabo.

Non aveva intenzione di dormire con i vestiti di Yuri, preferiva arrangiarsi. Stava facendo già troppo per lui.

Quando tornò in camera Yuri già dormiva.

Otabek si sdraiò piano accanto a lui cercando di non fare troppo rumore. «Buonanotte, Yuri.» sussurrò contro la sua fronte lasciando su di essa un piccolo bacio.

Si stese su un fianco volto nella sua direzione.

“Ha il profumo di un angelo.”

Pensò Otabek mentre chiudeva piano gli occhi cadendo dopo poco nelle braccia di Morfeo.



 

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